Leopard x Giraffe di Vegethia (/viewuser.php?uid=52507)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trovarsi ***
Capitolo 2: *** Cravatta ***
Capitolo 3: *** Verità ***
Capitolo 1 *** Trovarsi ***
Trovarsi
Genere: Fluff,
Romantico, Slice of life | Rating: verde
| One shot
(733 parole)
A cercarsi avevano iniziato per gioco.
Era successo un giorno come un altro, in quegli anni che nessuno dei
due ormai ricordava, tra un Tekkai troppo debole e
una serie di Soru troppo poco svelti.
Si studiavano nella fatica degli allenamenti con sguardi vigili e
curiosi, si scrutavano nella noia delle riunioni al Palazzo della
Giustizia scambiandosi occhiate discrete. Si cercavano in silenzio,
Lucci e Kaku, perché quelli come loro, alle parole, avevano
imparato a dare poco conto.
Poi erano arrivati a Water Seven e per un po' si erano cercati anche
lì. Aguzzavano la vista tra il sartiame e i pennoni
accatastati
nel Dock Uno, tendevano le orecchie al suono di scalpelli che
levigavano il legno e di martelli battuti sui chiodi. Ma presto, quasi
senza che se ne rendessero conto, il gioco era cambiato. Il gioco
cambia sempre quando impari certe cose: per Lucci, era stata la
posizione che Kaku assumeva prima di addormentarsi; per Kaku, quella in
cui trovava Lucci quando la sveglia non era ancora suonata.
Da allora ogni giorno, tutto il giorno, loro due si trovavano: sapevano
sempre dove cercarsi.
Kaku gioca a trovare Lucci anche oggi che non è un
carpentiere
né un agente del Cipher Pol, ma solo uno che potrebbe
lavorare
in uno zoo, se non fosse ricercato per il disastro di Enies Lobby.
Avanza lento nella sterpaglia, tra l'erba secca e gli arbusti che
schioccano sotto i suoi zoccoli. Il sole non è ancora sorto,
ma
lui ha la fortuna di riuscire a sbirciarlo già, oltre
l'orizzonte, che fa capolino dal mare e tinge il cielo di oro. Lo
osserva per un istante, poi punta in direzione opposta, a ovest, dove
sa che si rifugia la notte e con lei chi ne ama l'oscurità.
I primi due giorni su quell'isola non aveva proprio capito come Lucci
facesse. Lui era stato attento a guardare dove era certo di poterlo
trovare, all'ombra dei tronchi dei baobab o delle rocce che uscivano
come grossi speroni dal terreno, e sempre lontano dall'acqua. Eppure
non era servito a nulla: Lucci nelle sue ore di guardia notturna
spariva, e all'alba non c'era verso di trovarlo da nessuna parte.
Alla fine, però, Kaku aveva capito.
Vede un grande albero di acacia e arresta il passo. Il vento gli soffia
contro, smuovendogli la tesa del berretto ben incastrato tra le corna.
Aguzza la vista come faceva alla Galley-La, ma con tutto il vantaggio
dei suoi sei metri di altezza lo vede subito. Lo vede anche
perché, stavolta, lo sa cosa deve vedere.
Sorride e procede lento, approfittando del fruscio delle foglie che
copre il rumore dei suoi passi, ma quando avvicina il muso al felino
acquattato pigramente sopra uno dei rami bassi, capisce che tanta
accortezza è inutile: sta dormendo della grossa, come ci si
aspetta da un animale notturno.
«Trovato» gli sussurra Kaku, pacato ma vittorioso,
ad un soffio dall'orecchio.
Il leopardo spalanca gli occhi. Le sue pupille non fanno in tempo a
restringersi che in un balzo è già a terra, ritto
sulle
quattro zampe. Lo fissa penetrante, le iridi dello stesso colore del
cielo a quell'ora del giorno; poi siede sull'erba e sotto lo sguardo
ammirato di Kaku comincia a mutare forma. Le macchie gli spariscono di
dosso, il pelo si fa più rado, lasciando intravedere
centimetri
di pelle chiara, e una cascata di ricci neri gli incornicia il volto
-corrucciato perfino adesso che è velato dal sonno-
ricadendogli
sulle spalle e sparpagliandosi in mille ciocche disordinate e selvagge.
«Così è troppo facile.»
La voce di Lucci è profonda, cavernosa: non ancora
perfettamente sveglia, non ancora completamente umana.
Kaku si sorprende a contemplarlo con la consapevolezza di chi sa che
nessuna alba, nessuna sua tonalità d'oro sarà mai
uno
spettacolo paragonabile a questo. Non a Rob Lucci che si sveglia con
gli scudi abbassati, in bilico nel suo dualismo. A metà tra
l'uomo e il leopardo.
Assapora l'immagine battendo il meno possibile le lunghe ciglia, solo
dopo elabora la protesta dell'altro e allora decide di rispondergli
come merita.
Pensa: da che pulpito. In fondo, non è stato lui a barare
per primo.
Il modo in cui Lucci attorciglia e dimena la coda gli assicura che la
sua linguaccia ha colto nel segno.
Kaku sorride di nuovo, assegnando un punto in favore del suo Zoo Zoo:
di certi leopardi rari, e dei vantaggi per trovarli, può
godere
solo una giraffa.
Note
dell'autrice
Questa
raccolta nasce come tributo alle splendide fan art che hanno alimentato
il mio amore per la Lucci/Kaku negli anni
(perché le mode
passano, ma
un OTP è per sempre ♥).
Titolo generico in quanto diversi saranno i generi delle storie
proposte; ho volutamente scelto un'illustrazione "a tema" per il primo
capitolo, ma è chiaro che non vedrete Lucci e Kaku solo in
veste di leopardo e giraffa!
La raccolta non seguirà un ordine cronologico e potrebbe
subire variazioni nel rating (non sforerà comunque nel
rosso).
Grazie a chi è arrivato fin qui.
Vegethia
|
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Capitolo 2 *** Cravatta ***
Cravatta
Genere:
Fluff,
Slice of life | Rating: verde
| One shot
(790 parole)
Kaku ha otto anni quando scopre di odiare le cravatte.
Il suo esiguo vestiario consiste in tute, scarpe sportive e berretti
colorati, ma lui trova che non esista nulla di più bello e
comodo per affrontare la dura vita da recluta del Cipher Pol.
Può tuffarsi in una lotta o in una gara improvvisata senza
alcun timore di strapparsi il cavallo dei pantaloni, né di
perdersi i
bottoni di una costosa camicia per strada.
Non ha mai capito la fissa del Governo Mondiale per doppiopetti,
giacche e mocassini, e quando gli uomini in nero lo portano per la
prima volta ad Enies Lobby e gli ordinano di indossare il completo, lui
non trattiene una smorfia.
Alla fine obbedisce, ma lo fa con tutta la malavoglia del mondo.
Inizia a prepararsi appena cinque minuti prima del ricevimento col
signor
Spandam –suo compagno e superiore, anche se l'ha visto in
pochissime occasioni in vita sua– che aspetta di riceverlo
insieme agli
altri membri
del CP9 nella sala grande del Palazzo della Giustizia.
Infila la
camicia e ficca svelto tutti i
bottoni nelle
asole, salvo ricominciare da
capo quando si accorge di averne saltato uno. Calza
i pantaloni del vestito, che gli fanno rimpiangere all'istante la
praticità dei suoi bermuda in cotone, e stringe la cintura
fino all'ultimo buco.
I rintocchi della cattedrale gli intimano di sbrigarsi,
risuonando tre
volte nel cuore della città. Sono le 15:00 in punto: Spandam
si sarà appena
accomodato in sala.
«Acc... Com'è tardi!»
Arriva la parte difficile. Kaku prende la cravatta e la fa passare
intorno
al collo, nervoso.
Gira l'estremità sinistra verso destra, fa un nodo; ci gira
sopra
l'altra estremità una, due volte; stringe un altro nodo, lo
tira... si ferma. Non sa come
diavolo
s'indossa quell'affare, l'unica cosa
certa è che stava per strozzarsi.
E dire che Kumadori aveva
cercato di spiegarglielo più volte. Fukuro aveva persino
inventato
una filastrocca perché memorizzasse tutti i passaggi per
indossarla correttamente –spifferandogli,
tra l'altro, che
Spandam non ne è capace e che per questo porta ancora il
papillon.
Con una punta di amarezza, Kaku pensa che anche quello sbruffone di
Jabura è in grado di mettersi una cravatta. Lui, invece, non
vede proprio come possa trasformare l'inutile strisciolina di
stoffa
in un
accessorio d'alta moda.
Qualcuno bussa alla porta della camera, ma è la
voce che chiama il suo nome a farlo trasalire.
Lucci non aspetta di
essere
invitato ad entrare; varca la soglia: segno che nessun ulteriore
ritardo sarà tollerato.
«Sei ancora qui? Manchi solo tu.»
«Sono pronto!» esclama il bambino, afferra la
giacca e si precipita verso l'uscita. Prima che possa superare la
porta, però, il collega lo
trattiene per
una spalla.
«Aspetta...» Lucci inclina la testa e studia Kaku
all'altezza del
collo, lo sguardo sottile e puntiglioso. Storce un po' le labbra:
«Vuoi presentarti con quel cappio alla gola?»
«Non so come si mette», borbotta Kaku, e
dà all'altro l'immediato sospetto di non averci
provato fino in fondo.
Lucci si piega su un ginocchio e gli scioglie la cravatta annodata in
modo maldestro.
Vorrebbe ricordargli che le bugie hanno il naso lungo e le gambe corte,
ma non lo fa, perché non vuole toccare un nervo scoperto.
Grazie all'idiota di Jabura, Kaku è suscettibile a certi
commenti.
«Devi imparare» dice, paziente ma categorico,
risistemando la seta sotto il colletto della camicia.
«Tra poco sarai un agente effettivo.»
Ma Kaku alza le spalle poiché ritiene di avere
un'intaccabile soluzione: «Metterò la
felpa sotto la giacca!»
Che idea ridicola, pensa Lucci accigliandosi un poco; poi
capisce che Kaku sta dicendo sul
serio e rimane a corto di parole. Torna a
concentrarsi sul cravattino. È già tardi ma lo
annoda con calma, illustrando la tecnica più
semplice che conosce.
Kaku osserva attentamente.
Le dita di Lucci
ripiegano
la
cravatta in quattro mosse con esperienza e disinvoltura, il tocco
talmente leggero che gli pare impossibile
che le stesse dita
eseguano degli
Shigan micidiali.
In pochi secondi, la sua cravatta spicca
perfetta al centro
della camicia.
Lucci controlla che la lunghezza delle code non oltrepassi la cintura e
solo
allora concede a Kaku un cenno di approvazione.
«Mi soffoca», protesta sommesso il bambino,
trattenendosi
a fatica dall'allargare il nodo «E non mi piace...»
Si
dà una rapida occhiata allo specchio e finisce per
imbattersi
nella figura austera del compagno. Con quel vestito addosso, Rob
dimostra molto più dei suoi tredici anni e Kaku si
sente ancora più piccolo. Un vero soldo di cacio, per usare
un'odiosa espressione di Jabura.
Ma c'è dell'altro.
«Ti ci abituerai. Ora andiamo,
siamo in ritardo.»
Kaku annuisce, affrettandosi fuori dalla
stanza con le guance improvvisamente rosse.
Forse a lui le cravatte non piaceranno mai, ma gli piacerà
sempre Rob Lucci quando ne indossa una.
Note
dell'autrice
Piccoli
approfondimenti
per i più curiosi:
- La fan art che ha ispirato il capitolo non
è mia, ma
dovrei aver azzeccato l'età dei protagonisti. Lucci,
infatti, mostra i
capelli corti in un breve flashback del manga in cui aveva
tredici anni (Kaku
ha cinque anni meno di lui, sapevatelo).
- Non si sa se Kaku abbia l'avversione per gli abiti formali in canon,
ma da adulto indossa veramente la felpa sotto la giacca. Inoltre, nelle
SBS, Oda
lo ha disegnato bambino con un
abbigliamento sportivo che ricorda un po' quello che sfoggiava alla
Galley-La.
- Sempre dai disegni
di Oda,
sappiamo che Spandam portava il papillon
da piccolo, mentre da ragazzo (a 25 anni, nel flashback di Franky)
aveva la cravatta. Quindi, essendo ventiquattrenne in
questa
storia, è probabile che fosse già capace di
indossarla. Fukuro ha mentito? Lo lascio decidere a voi.
Grazie per essere arrivati fin qui!
Vegethia
|
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Capitolo 3 *** Verità ***
Verità
Genere:
Fluff,
Romantico, Slice of life | Rating: verde
| One shot
(718 parole)
Dal primo giorno della sua improbabile carriera da carpentiere, Lucci
si chiede che funzione abbiano gli imponenti portoni in acciaio
massiccio dei Dock alla Galley-La.
L'intero cantiere, regno indiscusso di Iceburg e motore dell'economia
di Water Seven, è circondato da una recinzione bassa e
obsoleta, valicabile facilmente anche dai bambini della metropoli. Di
rado qualcuno osa oltrepassarla senza autorizzazione, ma sono in molti
i curiosi che si accalcano alle sbarre per guardare i carpentieri
tagliare e inchiodare, saldare e levigare, rendendo, di fatto, i cinque
cancelli all'ingresso di ogni Dock puri elementi decorativi.
Ed è proprio per la mancanza di una recinzione degna di tale
nome che alla schiera dei visitatori si è unita lei:
l'ammiratrice numero uno di Kaku.
Lucci non ricorda neanche da quanto va avanti quella storia. Per Lulu
sono solo due mesi, secondo Tilestone quattro e a dare retta a Pauly
è da almeno mezzo anno che lei viene ogni mattina, poco dopo
l'apertura dei cantieri navali, per appoggiarsi alla ringhiera e
ammirare Kaku con faccia trasognata mentre lavora. Se non ne
può fare a meno, saluta anche il resto dello staff di
Iceburg, ma i suoi sorrisi sono solo per Vento di Montagna,
e ogni volta che lui la ricambia, Lucci le vede brillare gli occhi di
emozione.
Aveva subito deciso che la cosa non gli interessava.
Anche se lui e Kaku passavano sovente la notte insieme e dividevano il
letto molto più spesso di quanto facessero ad Enies Lobby,
nessuno aveva mai imposto all'altro di non frequentare altre persone. E
perché avrebbe dovuto? Sarebbe stato addirittura
controproducente per il loro incarico.
Erano sotto copertura: dovevano
frequentare la gente di Water Seven.
Eppure, adesso, davanti a Kaku che s'intrattiene a tu per tu con quella
donna, Lucci non riesce a estraniarsi dai pettegolezzi dei colleghi.
«Alla fine ha chiesto davvero al signor Iceburg il permesso di
parlare con Kaku...»
«UNA DONNA ASSAI DETERMINATA!»
«Scostumata, vorrai dire! Da quando in qua sono le donne a
fare il primo passo?! È tutto sbagliato!»
«Ad ogni modo, è un buon partito: brava ragazza e
di buona famiglia! Proprio quello che ci vuole per Kaku.»
Lucci finge di non ascoltare. Continua a tagliare alcune assi di
rivestimento per l'ultimo galeone commissionato alla Compagnia,
ripetendosi che l'intera faccenda non lo tocca.
Lancia comunque un'occhiata alle due figure che parlano al di
là della staccionata, defilati dal viavai degli operai. Lei
è una bella donna, o almeno lo sembra. Lucci non spreca quel
momento di distrazione per accertarsene; guarda Kaku.
Gli sembra in imbarazzo. Gli sembra che le sorrida mentre si cala il
berretto sulla fronte, e quel gesto, che lui sa appartenere al suo io più
sincero, per la prima volta in tanti anni gli fa annodare lo stomaco.
Un attimo dopo, Kaku intercetta il suo sguardo da lontano.
Lucci abbassa repentinamente gli occhi sui trucioli di segatura.
Ritrova un interesse che non ha mai avuto per le opere di carpenteria navale.
Passano dieci minuti o poco più quando Kaku, bypassando le
domande impiccione degli altri carpentieri, torna a lavorare al
fasciame con Lucci.
Passano altri cinque minuti di silenzio, quando gli dice: «Mi
ha chiesto di uscire con lei.»
Hattori si volta di scatto. È pronto a mimare una risposta,
ma le parole di Lucci non sopraggiungono. Guarda il suo padrone e non
capisce che tipo di atteggiamento voglia che mostri al suo posto; se
d'indifferenza, o addirittura di rabbia.
Certe volte Rob Lucci è un mistero anche per lui.
«...Ma ho rifiutato.»
«Oh» replica infine il colombo, la voce meno acuta
e squillante del solito «Forse è meglio
così. Oggi abbiamo parecchio lavoro, finiremo
tardi.» «Non è per il lavoro»
ammette Kaku, stringendosi nelle spalle «Io... le ho detto la
verità.»
Lucci smette di armeggiare col saracco e lo fissa con un'espressione
per metà smarrita e per metà turbata. Non chiede,
ma i suoi occhi lo fanno per lui: quale
verità?
Kaku allora sorride e si getta un'occhiata intorno: sono nascosti
dietro una paratia, nessuno può vederli.
Ripone gli attrezzi per terra e si protende verso Lucci, costringendo
anche Hattori a lasciargli un momento d'intimità.
Forse lui si arrabbierà, ma sinceramente non gli importa.
Stringe le braccia di Lucci, affonda il naso tra i suoi ricci scuri.
Sottovoce confessa: «Le ho detto che io sono
già innamorato.»
Note
dell'autrice
Ammettiamolo,
Rob Lucci che arrossisce in quella fan art è l'ottava meraviglia
del mondo*^*
piuttosto OOC, e quindi ho preferito non raccontarvelo; ho provato invece a immaginare un ipotetico retroscena a monte di
quella reazione.
A parte l'ammiratrice numero uno di Kaku, che non è mai esistita (per quello che ne sappiamo), tutti
i dettagli che avete letto sui cantieri navali di Water Seven sono come
Oda ce li ha illustrati nel manga.
Prima di chiudere, mi scuso per il ritardo dell'aggiornamento! Spero di
farmi perdonare con le pubblicazioni future.
Come sempre,
grazie per essere arrivati fin qui!
Vegethia
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