Leopard x Giraffe

di Vegethia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trovarsi ***
Capitolo 2: *** Cravatta ***
Capitolo 3: *** Verità ***



Capitolo 1
*** Trovarsi ***


Trovarsi

Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Rating: verde | One shot (733 parole)
luccikaku



A cercarsi avevano iniziato per gioco.
Era successo un giorno come un altro, in quegli anni che nessuno dei due ormai ricordava, tra un Tekkai troppo debole e una serie di Soru troppo poco svelti.
Si studiavano nella fatica degli allenamenti con sguardi vigili e curiosi, si scrutavano nella noia delle riunioni al Palazzo della Giustizia scambiandosi occhiate discrete. Si cercavano in silenzio, Lucci e Kaku, perché quelli come loro, alle parole, avevano imparato a dare poco conto.
Poi erano arrivati a Water Seven e per un po' si erano cercati anche lì. Aguzzavano la vista tra il sartiame e i pennoni accatastati nel Dock Uno, tendevano le orecchie al suono di scalpelli che levigavano il legno e di martelli battuti sui chiodi. Ma presto, quasi senza che se ne rendessero conto, il gioco era cambiato. Il gioco cambia sempre quando impari certe cose: per Lucci, era stata la posizione che Kaku assumeva prima di addormentarsi; per Kaku, quella in cui trovava Lucci quando la sveglia non era ancora suonata.
Da allora ogni giorno, tutto il giorno, loro due si trovavano: sapevano sempre dove cercarsi.

Kaku gioca a trovare Lucci anche oggi che non è un carpentiere né un agente del Cipher Pol, ma solo uno che potrebbe lavorare in uno zoo, se non fosse ricercato per il disastro di Enies Lobby.
Avanza lento nella sterpaglia, tra l'erba secca e gli arbusti che schioccano sotto i suoi zoccoli. Il sole non è ancora sorto, ma lui ha la fortuna di riuscire a sbirciarlo già, oltre l'orizzonte, che fa capolino dal mare e tinge il cielo di oro. Lo osserva per un istante, poi punta in direzione opposta, a ovest, dove sa che si rifugia la notte e con lei chi ne ama l'oscurità.
I primi due giorni su quell'isola non aveva proprio capito come Lucci facesse. Lui era stato attento a guardare dove era certo di poterlo trovare, all'ombra dei tronchi dei baobab o delle rocce che uscivano come grossi speroni dal terreno, e sempre lontano dall'acqua. Eppure non era servito a nulla: Lucci nelle sue ore di guardia notturna spariva, e all'alba non c'era verso di trovarlo da nessuna parte.
Alla fine, però, Kaku aveva capito.
Vede un grande albero di acacia e arresta il passo. Il vento gli soffia contro, smuovendogli la tesa del berretto ben incastrato tra le corna.
Aguzza la vista come faceva alla Galley-La, ma con tutto il vantaggio dei suoi sei metri di altezza lo vede subito. Lo vede anche perché, stavolta, lo sa cosa deve vedere.
Sorride e procede lento, approfittando del fruscio delle foglie che copre il rumore dei suoi passi, ma quando avvicina il muso al felino acquattato pigramente sopra uno dei rami bassi, capisce che tanta accortezza è inutile: sta dormendo della grossa, come ci si aspetta da un animale notturno.
«Trovato» gli sussurra Kaku, pacato ma vittorioso, ad un soffio dall'orecchio.
Il leopardo spalanca gli occhi. Le sue pupille non fanno in tempo a restringersi che in un balzo è già a terra, ritto sulle quattro zampe. Lo fissa penetrante, le iridi dello stesso colore del cielo a quell'ora del giorno; poi siede sull'erba e sotto lo sguardo ammirato di Kaku comincia a mutare forma. Le macchie gli spariscono di dosso, il pelo si fa più rado, lasciando intravedere centimetri di pelle chiara, e una cascata di ricci neri gli incornicia il volto -corrucciato perfino adesso che è velato dal sonno- ricadendogli sulle spalle e sparpagliandosi in mille ciocche disordinate e selvagge.
«Così è troppo facile.»
La voce di Lucci è profonda, cavernosa: non ancora perfettamente sveglia, non ancora completamente umana.
Kaku si sorprende a contemplarlo con la consapevolezza di chi sa che nessuna alba, nessuna sua tonalità d'oro sarà mai uno spettacolo paragonabile a questo. Non a Rob Lucci che si sveglia con gli scudi abbassati, in bilico nel suo dualismo. A metà tra l'uomo e il leopardo.
Assapora l'immagine battendo il meno possibile le lunghe ciglia, solo dopo elabora la protesta dell'altro e allora decide di rispondergli come merita.
Pensa: da che pulpito. In fondo, non è stato lui a barare per primo.
Il modo in cui Lucci attorciglia e dimena la coda gli assicura che la sua linguaccia ha colto nel segno.
Kaku sorride di nuovo, assegnando un punto in favore del suo Zoo Zoo: di certi leopardi rari, e dei vantaggi per trovarli, può godere solo una giraffa.







Note dell'autrice
note dell'autrice
Questa raccolta nasce come tributo alle splendide fan art che hanno alimentato il mio amore per la Lucci/Kaku negli anni (perché le mode passano, ma un OTP è per sempre ♥).
Titolo generico in quanto diversi saranno i generi delle storie proposte; ho volutamente scelto un'illustrazione "a tema" per il primo capitolo, ma è chiaro che non vedrete Lucci e Kaku solo in veste di leopardo e giraffa!
La raccolta non seguirà un ordine cronologico e potrebbe subire variazioni nel rating (non sforerà comunque nel rosso).
Grazie a chi è arrivato fin qui.

Vegethia


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Capitolo 2
*** Cravatta ***


Cravatta

Genere: Fluff, Slice of life | Rating: verde | One shot (790 parole)
Cravatta



Kaku ha otto anni quando scopre di odiare le cravatte.
Il suo esiguo vestiario consiste in tute, scarpe sportive e berretti colorati, ma lui trova che non esista nulla di più bello e comodo per affrontare la dura vita da recluta del Cipher Pol. Può tuffarsi in una lotta o in una gara improvvisata senza alcun timore di strapparsi il cavallo dei pantaloni, né di perdersi i bottoni di una costosa camicia per strada.
Non ha mai capito la fissa del Governo Mondiale per doppiopetti, giacche e mocassini, e quando gli uomini in nero lo portano per la prima volta ad Enies Lobby e gli ordinano di indossare il completo, lui non trattiene una smorfia.
Alla fine obbedisce, ma lo fa con tutta la malavoglia del mondo.
Inizia a prepararsi appena cinque minuti prima del ricevimento col signor Spandam –suo compagno e superiore, anche se l'ha visto in pochissime occasioni in vita sua– che aspetta di riceverlo insieme agli altri membri del CP9 nella sala grande del Palazzo della Giustizia.
Infila la camicia e ficca svelto tutti i bottoni nelle asole, salvo ricominciare da capo quando si accorge di averne saltato uno. Calza i pantaloni del vestito, che gli fanno rimpiangere all'istante la praticità dei suoi bermuda in cotone, e stringe la cintura fino all'ultimo buco.
I rintocchi della cattedrale gli intimano di sbrigarsi, risuonando tre volte nel cuore della città. Sono le 15:00 in punto: Spandam si sarà appena accomodato in sala.
«Acc... Com'è tardi!»
Arriva la parte difficile. Kaku prende la cravatta e la fa passare intorno al collo, nervoso.
Gira l'estremità sinistra verso destra, fa un nodo; ci gira sopra l'altra estremità una, due volte; stringe un altro nodo, lo tira... si ferma. Non sa come diavolo s'indossa quell'affare, l'unica cosa certa è che stava per strozzarsi.
E dire che Kumadori aveva cercato di spiegarglielo più volte. Fukuro aveva persino inventato una filastrocca perché memorizzasse tutti i passaggi per indossarla correttamente –spifferandogli, tra l'altro, che Spandam non ne è capace e che per questo porta ancora il papillon.
Con una punta di amarezza, Kaku pensa che anche quello sbruffone di Jabura è in grado di mettersi una cravatta. Lui, invece, non vede proprio come possa trasformare l'inutile strisciolina di stoffa in un accessorio d'alta moda.
Qualcuno bussa alla porta della camera, ma è la voce che chiama il suo nome a farlo trasalire.
Lucci non aspetta di essere invitato ad entrare; varca la soglia: segno che nessun ulteriore ritardo sarà tollerato.
«Sei ancora qui? Manchi solo tu.»
«Sono pronto!» esclama il bambino, afferra la giacca e si precipita verso l'uscita. Prima che possa superare la porta, però, il collega lo trattiene per una spalla.
«Aspetta...» Lucci inclina la testa e studia Kaku all'altezza del collo, lo sguardo sottile e puntiglioso. Storce un po' le labbra: «Vuoi presentarti con quel cappio alla gola?»
«Non so come si mette», borbotta Kaku, e dà all'altro l'immediato sospetto di non averci provato fino in fondo.
Lucci si piega su un ginocchio e gli scioglie la cravatta annodata in modo maldestro. Vorrebbe ricordargli che le bugie hanno il naso lungo e le gambe corte, ma non lo fa, perché non vuole toccare un nervo scoperto. Grazie all'idiota di Jabura, Kaku è suscettibile a certi commenti.
«Devi imparare» dice, paziente ma categorico, risistemando la seta sotto il colletto della camicia. «Tra poco sarai un agente effettivo.»
Ma Kaku alza le spalle poiché ritiene di avere un'intaccabile soluzione: «Metterò la felpa sotto la giacca!»
Che idea ridicola, pensa Lucci accigliandosi un poco; poi capisce che Kaku sta dicendo sul serio e rimane a corto di parole. Torna a concentrarsi sul cravattino. È già tardi ma lo annoda con calma, illustrando la tecnica più semplice che conosce.
Kaku osserva attentamente. Le dita di Lucci ripiegano la cravatta in quattro mosse con esperienza e disinvoltura, il tocco talmente leggero che gli pare impossibile che le stesse dita eseguano degli Shigan micidiali.
In pochi secondi, la sua cravatta spicca perfetta al centro della camicia.
Lucci controlla che la lunghezza delle code non oltrepassi la cintura e solo allora concede a Kaku un cenno di approvazione.
«Mi soffoca», protesta sommesso il bambino, trattenendosi a fatica dall'allargare il nodo «E non mi piace...»
Si dà una rapida occhiata allo specchio e finisce per imbattersi nella figura austera del compagno. Con quel vestito addosso, Rob dimostra molto più dei suoi tredici anni e Kaku si sente ancora più piccolo. Un vero soldo di cacio, per usare un'odiosa espressione di Jabura.
Ma c'è dell'altro.
«Ti ci abituerai. Ora andiamo, siamo in ritardo.»
Kaku annuisce, affrettandosi fuori dalla stanza con le guance improvvisamente rosse.
Forse a lui le cravatte non piaceranno mai, ma gli piacerà sempre Rob Lucci quando ne indossa una.





Note dell'autrice
note dell'autrice
Piccoli approfondimenti per i più curiosi:
- La fan art che ha ispirato il capitolo non è mia, ma dovrei aver azzeccato l'età dei protagonisti. Lucci, infatti, mostra i capelli corti in un breve flashback del manga in cui aveva tredici anni (Kaku ha cinque anni meno di lui, sapevatelo).
- Non si sa se Kaku abbia l'avversione per gli abiti formali in canon, ma da adulto indossa veramente la felpa sotto la giacca. Inoltre, nelle SBS, Oda lo ha disegnato bambino con un abbigliamento sportivo che ricorda un po' quello che sfoggiava alla Galley-La.
- Sempre dai disegni di Oda, sappiamo che Spandam portava il papillon da piccolo, mentre da ragazzo (a 25 anni, nel flashback di Franky) aveva la cravatta. Quindi, essendo ventiquattrenne in questa storia, è probabile che fosse già capace di indossarla. Fukuro ha mentito? Lo lascio decidere a voi.

Grazie per essere arrivati fin qui!

Vegethia

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Capitolo 3
*** Verità ***


Verità

Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Rating: verde | One shot (718 parole)
lukaku_verità


Dal primo giorno della sua improbabile carriera da carpentiere, Lucci si chiede che funzione abbiano gli imponenti portoni in acciaio massiccio dei Dock alla Galley-La.
L'intero cantiere, regno indiscusso di Iceburg e motore dell'economia di Water Seven, è circondato da una recinzione bassa e obsoleta, valicabile facilmente anche dai bambini della metropoli. Di rado qualcuno osa oltrepassarla senza autorizzazione, ma sono in molti i curiosi che si accalcano alle sbarre per guardare i carpentieri tagliare e inchiodare, saldare e levigare, rendendo, di fatto, i cinque cancelli all'ingresso di ogni Dock puri elementi decorativi.
Ed è proprio per la mancanza di una recinzione degna di tale nome che alla schiera dei visitatori si è unita lei: l'ammiratrice numero uno di Kaku.
Lucci non ricorda neanche da quanto va avanti quella storia. Per Lulu sono solo due mesi, secondo Tilestone quattro e a dare retta a Pauly è da almeno mezzo anno che lei viene ogni mattina, poco dopo l'apertura dei cantieri navali, per appoggiarsi alla ringhiera e ammirare Kaku con faccia trasognata mentre lavora. Se non ne può fare a meno, saluta anche il resto dello staff di Iceburg, ma i suoi sorrisi sono solo per Vento di Montagna, e ogni volta che lui la ricambia, Lucci le vede brillare gli occhi di emozione.
Aveva subito deciso che la cosa non gli interessava.
Anche se lui e Kaku passavano sovente la notte insieme e dividevano il letto molto più spesso di quanto facessero ad Enies Lobby, nessuno aveva mai imposto all'altro di non frequentare altre persone. E perché avrebbe dovuto? Sarebbe stato addirittura controproducente per il loro incarico.
Erano sotto copertura: dovevano frequentare la gente di Water Seven.
Eppure, adesso, davanti a Kaku che s'intrattiene a tu per tu con quella donna, Lucci non riesce a estraniarsi dai pettegolezzi dei colleghi.
«Alla fine ha chiesto davvero al signor Iceburg il permesso di parlare con Kaku...»
«UNA DONNA ASSAI DETERMINATA!»
«Scostumata, vorrai dire! Da quando in qua sono le donne a fare il primo passo?! È tutto sbagliato!»
«Ad ogni modo, è un buon partito: brava ragazza e di buona famiglia! Proprio quello che ci vuole per Kaku.»
Lucci finge di non ascoltare. Continua a tagliare alcune assi di rivestimento per l'ultimo galeone commissionato alla Compagnia, ripetendosi che l'intera faccenda non lo tocca.
Lancia comunque un'occhiata alle due figure che parlano al di là della staccionata, defilati dal viavai degli operai. Lei è una bella donna, o almeno lo sembra. Lucci non spreca quel momento di distrazione per accertarsene; guarda Kaku.
Gli sembra in imbarazzo. Gli sembra che le sorrida mentre si cala il berretto sulla fronte, e quel gesto, che lui sa appartenere al suo io più sincero, per la prima volta in tanti anni gli fa annodare lo stomaco.
Un attimo dopo, Kaku intercetta il suo sguardo da lontano.
Lucci abbassa repentinamente gli occhi sui trucioli di segatura. Ritrova un interesse che non ha mai avuto per le opere di carpenteria navale.

Passano dieci minuti o poco più quando Kaku, bypassando le domande impiccione degli altri carpentieri, torna a lavorare al fasciame con Lucci. Passano altri cinque minuti di silenzio, quando gli dice: «Mi ha chiesto di uscire con lei.»
Hattori si volta di scatto. È pronto a mimare una risposta, ma le parole di Lucci non sopraggiungono. Guarda il suo padrone e non capisce che tipo di atteggiamento voglia che mostri al suo posto; se d'indifferenza, o addirittura di rabbia.
Certe volte Rob Lucci è un mistero anche per lui.
«...Ma ho rifiutato.»
«Oh» replica infine il colombo, la voce meno acuta e squillante del solito «Forse è meglio così. Oggi abbiamo parecchio lavoro, finiremo tardi.»
«Non è per il lavoro» ammette Kaku, stringendosi nelle spalle «Io... le ho detto la verità.»
Lucci smette di armeggiare col saracco e lo fissa con un'espressione per metà smarrita e per metà turbata. Non chiede, ma i suoi occhi lo fanno per lui: quale verità?
Kaku allora sorride e si getta un'occhiata intorno: sono nascosti dietro una paratia, nessuno può vederli.
Ripone gli attrezzi per terra e si protende verso Lucci, costringendo anche Hattori a lasciargli un momento d'intimità.
Forse lui si arrabbierà, ma sinceramente non gli importa.
Stringe le braccia di Lucci, affonda il naso tra i suoi ricci scuri. Sottovoce confessa: «Le ho detto che io sono già innamorato.»





Note dell'autrice
note dell'autrice
Ammettiamolo, Rob Lucci che arrossisce in quella fan art è l'ottava meraviglia del mondo*^* piuttosto OOC, e quindi ho preferito non raccontarvelo; ho provato invece a immaginare un ipotetico retroscena a monte di quella reazione.
A parte l'ammiratrice numero uno di Kaku, che non è mai esistita (per quello che ne sappiamo), tutti i dettagli che avete letto sui cantieri navali di Water Seven sono come Oda ce li ha illustrati nel manga.

Prima di chiudere, mi scuso per il ritardo dell'aggiornamento! Spero di farmi perdonare con le pubblicazioni future.

Come sempre, grazie per essere arrivati fin qui!

Vegethia

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