The blue rose

di Wendy_BluHand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. La rosa blu ***
Capitolo 2: *** 2. La casa sulla montagna ***
Capitolo 3: *** 3. Enigmi ***
Capitolo 4: *** 4. La tana del Bianconiglio ***
Capitolo 5: *** 5. Help me ***
Capitolo 6: *** 6. A modo nostro ***
Capitolo 7: *** 7. Il passato I - una via di fuga ***
Capitolo 8: *** 8. Sorpresa inaspettata ***
Capitolo 9: *** 9. Il passato II - il palazzo di Chul Moo ***
Capitolo 10: *** 10. Corsa contro il tempo ***
Capitolo 11: *** 11. Who are you? Tears. ***
Capitolo 12: *** 12. Il passato III - un posto chiamato casa ***
Capitolo 13: *** 13. Il passato IV - di sere di fine agosto e mangiafuoco ***
Capitolo 14: *** 14. Bacio nascosto ***
Capitolo 15: *** 15. Nightmares ***
Capitolo 16: *** 16. Il passato V - Separazione e cambiamento ***
Capitolo 17: *** 17. Il passato VI - Sono qui per restare ***
Capitolo 18: *** 18. Il passato VII - Di amore, film horror, ubriacature moleste e vasche da bagno ***
Capitolo 19: *** 19. Distillato di ciliegie ***
Capitolo 20: *** 20. Pettegolezzi indiscreti ***
Capitolo 21: *** 21. Tappeto di fiori ***
Capitolo 22: *** 22. Il passato VIII - Sassolino dopo sassolino ***
Capitolo 23: *** 23. Il passato IX - L'anello ***
Capitolo 24: *** 24. Luci sospese e lanterne nel cielo ***
Capitolo 25: *** 25. Una serata indimenticabile ***
Capitolo 26: *** 26. Il passato X - Agatha ***
Capitolo 27: *** 27. Il passato XI - La fine di ogni cosa ***
Capitolo 28: *** 28. Lui e lei ***
Capitolo 29: *** 29. Diviso in due ***
Capitolo 30: *** 30. Il ballo ***
Capitolo 31: *** 31. The little house in the garden ***
Capitolo 32: *** 32. Robin ***
Capitolo 33: *** 33. Capolinea? ***
Capitolo 34: *** 34. L'hotel dei Kim - Parte I ***
Capitolo 35: *** 35. L'hotel dei Kim - parte II ***
Capitolo 36: *** 36. Special final chapter: thank you ***



Capitolo 1
*** 1. La rosa blu ***




                                             


1. La rosa blu


La “Rosa Blu”, “The blue Rose”, “die blau Rose” erano solo alcune delle traduzioni con cui gli stranieri solevano chiamare quel piccolo paesino. Rosa perchè la struttura della città aveva assunto la forma di una rosa e blu...beh, blu nessuno sa davvero il perchè. I più anziani dicevano che il blu stava per dei bellissimi fiori che negli anni venti crescevano in un campo oltre la collina. Una teoria dalle fonti non accreditate. In realtà, quel piccolo paese non sembrava poi essere cambiato molto dagli anni venti. Era come se tutto il mondo si fosse evoluto e la “Rosa Blu” fosse rimasta immobile, sempre uguale, negli anni successivi. Sembrava che fosse una piccola isola, fuori dal mondo, che fosse uscita fuori da qualche libro di fiabe. Era un luogo alquanto singolare per essere situato in Corea del sud. Non c'erano monumenti tipici che ti facevano pensare alla storia della Corea o qualcosa del genere; sembrava, più che altro, che un gigante avesse staccato l'interno di un carillon un po' barocco e lo avesse posizionato in quel bellissimo angolo del mondo, così com'era, tutto intero. Visitare la “Rosa Blu” era come aprire uno scrigno e restare a bocca aperta per la meraviglia. Ovviamente la tecnologia era arrivata anche lì: c'erano macchine nuovissime, smartphone, computer, televisioni ma non appena vedevi uno dei bellissimi palazzi che si erigevano nel paese ti sembrava di essere la protagonista di qualche storia fantasy.

Era come si era sentita Jorinde non appena aveva varcato la soglia del paese. Un po' come “Alice nel paese delle meraviglie” e si guardava intorno a bocca aperta. Aveva lasciato la Germania, il Niedersachsen di cui era originaria, per intraprendere un viaggio in Corea, la Corea che tanto le mancava, che non vedeva da quando era bambina. Dopo svariate settimane a Seoul, trascorse da una carissima amica della madre, si era messa in viaggio per ammirare le bellezze della “Rosa Blu”. Aveva sentito dire da qualcuno che era bellissima ma non immaginava che fosse così straordinaria. I palazzi maestosi che vedeva in giro le facevano avvertire di meno la mancanza di casa sua grazie al loro aspetto un po' occidentale. I primi tempi aveva preso alloggio in un bed and breakfast per visitare per bene la città e un giorno mentre era seduta fuori da una caffetteria, intenta a ritrarre il palazzo che aveva di fronte, un uomo le si era avvicinato. Si era presentato come Jung Chul Moo e non poteva avere più di cinquanta anni. Era rimasto colpito dalla bravura di Jorinde nel disegnare e la trovava estremamente talentuosa. Jorinde amava disegnare e dipingere,lo faceva praticamente da sempre ma era anche abbastanza modesta e quindi arrossì davanti a tutti quei complimenti. Chul Moo rimase ancora più estasiato quando seppe che Jorinde parlava molto bene il coreano e senza chiederle né perchè né come le offrì un posto di lavoro particolare. L'uomo, dallo sguardo dolce, si rivelò essere il proprietario del palazzo che la ragazza stava dipingendo e le chiese di disegnare e dipingere quadri per il suo palazzo e per le altre sue case sparse per il territorio, in Giappone e in Cina. All'inizio Jorinde pensò fosse una truffa ma poi decise di accettare. Avrebbe provato e se non le andava bene, tanti saluti. Il giorno dopo si presentò al palazzo e non avrebbe mai immaginato quale gioia le avrebbe portato accettare quella proposta. Jung Chul Moo era un uomo ricco, ricchissimo ma anche dal cuore buono. Aiutava tutti coloro che avevano bisogno, dava lavoro a chi pensava che sarebbe morto di stenti e fame e inoltre pagava molto bene. Ospitava nel suo palazzo tutti i ragazzi che lavoravano per il suo conto e riservava loro un trattamento speciale,come se fossero figli suoi. Erano tutti ragazzi talentuosi che sapevano ballare, cantare, disegnare, pittare. Li pagava per vederli esibire. Anche a Jorinde propose la medesima cosa: di dipingere per abbellire le pareti delle sue case e di alloggiare nel suo palazzo. La ragazza accettò senza neanche rifletterci e trascorse i quattro mesi migliori della sua vita. Conobbe una ragazza lì con cui strinse amicizia, Choi Yoora. Una brava ragazza che, rimasta orfana, ora intesseva delle splendide tele per Chul Moo. Era davvero piccola, magrolina, con il viso rotondo e il naso a patata ma aveva davvero gli occhi più dolci che avesse mai visto. Condividevano la stessa stanza e si erano raccontate molte cose delle loro vite. Passavano le giornate lavorando per il signor Jung e poi la sera uscivano mettendo i vestiti più belli che il loro stipendio permetteva loro. La gente che incontrava per strada ragazzi o ragazze vestiti con abiti cosi belli e in comitiva, era solita dire “Ah, sono i ragazzi di Chul Moo” oppure “Sono le perle del signor Jung”. L'arrivo di Jorinde poi aveva suscitato ancora più stupore. Un'Europea, tedesca, con i capelli rossi e gli occhi acqua marina. Yoora era convinta che prima o poi le avrebbero trovato un soprannome. Era davvero un sogno fare quella vita. Fare per lavoro ciò che più ami e in compagnia di persone meravigliose.



Però, si sa, tutte le cose belle hanno una fine. La fine di questo sogno non tardò ad arrivare. Il signor Jung si ammalò e inevitabilmente morì. Sembrava essere la fine per i ragazzi di Chul Moo. Aveva un unico figlio, che risiedeva in India, e del lavoro del padre non voleva proprio saperne. Aveva tagliato i ponti con lui molto tempo prima e decise che avrebbe venduto tutte le proprietà del padre. Non seppe quanto pianse Jorinde alla morte di Chul Moo però così tanto che nei suoi grandi occhi verde acqua sembrava fosse passato un fiume in piena.

Stava cercando di trattenere le ennesime lacrime quando Yoora entrò di corsa nella loro camera.

    - Jorinde!- esclamò chiudendosi la porta alle spalle.

La rossa si voltò lentamente. Sembrava in fibrillazione per qualcosa.

    - Non indovinerai mai che cosa sto per dirti!- disse precipitandosi al suo fianco.

    - Girano delle strani voci in paese. Pare che Kim Jonghyun voglia comprarsi il palazzo.- sussurrò poi con un filo di voce.

Jorinde sgranò gli occhi e la guardò allibita, incapace di proferire qualsiasi suono.


Kim Jonghyun?


Tutti sapevano che Kim Jonghyun era un tipo che preferiva starsene sulle sue, senza esporsi troppo, senza interessarsi troppo a ciò che accadeva nel paese. Aveva ben altro a cui pensare, altro a cui badare.

La sua casa risiedeva sul punto più alto della montagna, un grandissimo palazzo, il cui interno i cittadini amavano immaginare.

Kim Jonghyun era anche un tipo particolare, avvolto da un alone di mistero. Spesso metteva i brividi a causa dei suoi modi di fare.


Non l'aveva mai visto da vicino. Solo da lontano, dalla finestra della sua camera.


    - Perchè mai dovrebbe comprarsi questo palazzo?! Ne ha uno grande uguale! - replicò Jorinde - Di certo non vorrà aiutare noi, ci sbatterà ugualmente fuori. - .

    - Lo pensano tutti qui. - mormorò Yoora con tristezza.

Le due amiche scesero di sotto tenendosi per mano, c'era molta confusione. I funerali per il signor Jung si erano svolti il giorno prima e molti ragazzi erano già pronti per farsi le valigie e andare via. A tutti era giunta la voce che Kim Jonghyun voleva comprarsi il palazzo dal figlio del signor Jung e alcuni dicevano che in realtà la trattativa era già conclusa. Nessuno nutriva la speranza che Jonghyun volesse tenerli lì proprio come il signor Jung, anzi pensavano che li avrebbe sbattuti fuori a calci. Tuttavia Park Minhyuk, bravissimo scultore, aveva convinto i ragazzi a restare almeno per la notte o almeno finchè non ci fossero state notizie più sicure sull'atto di vendita.

Jorinde era andata via, voleva prendere un po' d'aria, lontana da tutti e tutto. Camminava da sola per le strade, avvolta in una giacchetta crema, con le mani nelle tasche. La testa le pulsava terribilmente, erano successe troppe cose in quei giorni e nessuna che fosse positiva. Prima la morte di Chul Moo, ora quel Kim Jonghyun che sicuramente avrebbe portato solo guai. Come se non bastasse, una volta aveva sentito dire da delle ragazze che tutte le donne che erano entrate a casa sua, non avevano più fatto ritorno. Nessuno in paese le aveva più viste. Un brivido le percorse la schiena.

    - Potresti prenderti un raffreddore se vai in giro solo con questa giacchetta. L'aria si è raffreddata.- disse improvvisamente una voce.

Jorinde stava per girarsi seccata e dire a quell'idiota di lasciarla in pace ma qualsiasi tentativo di pronunciare anche solo una sillaba le morì in gola quando vide chi aveva davanti.

Era un ragazzo che, a occhio e croce, poteva avere una ventina d'anni. Non sembrava particolarmente alto, aveva la pelle leggermente bronzea e i suoi capelli erano bianchi, di un particolarissimo bianco argentato. Le mani in tasca e lo sguardo fisso su di lei. Indossava dei semplici jeans chiari e una camicia bianca, casual, con il colletto nero e abbottonata quasi fino al collo, solo il primo bottone era fuori dall'asola. Su entrambi i lobi delle orecchie aveva numerosi orecchini che ad un primo sguardo, Jorinde non seppe dire quanti fossero.

Come per magia o per sfiga, Kim Jonghyun era ora davanti a lei.


    - Non è leggera la mia giacca e poi non fa per niente freddo.- mormorò sentendosi incredibilmente stupida a rispondergli in quel modo – Poi, scusami, so badare a me stessa e non credo di averti mai visto prima.- aggiunse stizzita e fece per andare via.

    - Penso, invece, che tu sappia benissimo chi sono ed è proprio per questo che stai cercando di svignartela. - la sua voce la bloccò.

La rossa si morse un labbro innervosita e poi si voltò di nuovo nella sua direzione.


Quel ragazzo era di una bellezza imbarazzante.


Si diede ancora della stupida per aver pensato una cosa del genere per uno che di lì a poco, avrebbe sbattuto lei e i suoi amici fuori da casa di Chul Moo.


    - Non ti conosco affatto. Dovrei? - ribattè impassibile.

    - Non lo so se dovresti ma io conosco te.- replicò il giovane avvicinandosi di qualche passo.

    - Tu sei una dei ragazzi di Jung Chul Moo, dico bene? - sussurrò con un sorriso che alla ragazza parve più un ghigno – Sai, in paese ti chiamano l' “orchidea scarlatta” ma io trovo che chiamarti Jorinde sia molto meglio. Sarebbe un peccato non pronunciare un nome cosi bello.- pronunciò le ultime parole con un tono lascivo.

La rossa si pietrificò sul posto. Come faceva a sapere il suo vero nome?


Adesso il ragazzo la scrutava, l'ombra di un sorriso sornione sulle labbra, sembrava quasi leggerle nella mente.

    - Che cosa vuoi da me? - sussurrò con un filo di voce assottigliando i grandi occhi chiari.

Jonghyun non si avvicinava mai a nessuno e non dava a parlare mai a nessuno.

    - Sei una ragazza intelligente.- disse sfilando le mani dalle tasche.

    - Ho qualcosa da proporti e non credo che rifiuterai alla leggera. - .


Jorinde sentiva puzza di guai.


-Tuttavia, questo non è il luogo più adatto per parlare di “affari”.- disse mimando le virgolette con le mani.

    - Vieni, spostiamoci più in là, dove occhi indesiderati non possono vedere e orecchie indiscrete non possono udire. - .

Le diede le spalle e scese le scalette di pietra alla loro destra. Jorinde lo seguì anche se non avrebbe dovuto, quel tizio era probabilmente pericoloso ma sentiva che quello che voleva proporle doveva essere interessante.

Si sedettero su di un muretto, situato proprio sotto il ponte di pietra su cui stavano parlando poco fa. Nessuno li avrebbe visti lì. Un brivido percorse la schiena della ragazza per la seconda volta. Si voltò verso il suo interlocutore e ne studiò il profilo perfetto: il naso dritto, le labbra carnose, gli occhi scuri erano come pietre di ambra incastonate all'interno di mandorle sgusciate, sembravano brillare di luce propria.

Improvvisamente Jonghyun si voltò verso di lei.

    - Allora Jorinde, vediamo di inquadrare subito la situazione. Tu e i tuoi compagni state praticamente per perdere tutto dopo la morte di Chul Moo: non avrete più un lavoro o un posto dove stare. Per molti sarebbe la fine. Insomma, tu puoi sempre tornare a casa tua ma gli altri? Non saprebbero cosa fare.- disse Jonghyun.

La ragazza non capiva dove voleva arrivare.

    - Si dà il caso che io abbia appena comprato il palazzo in cui vivete e sai, non saprei esattamente cosa farmene, insomma, non posso utilizzarlo di certo come soffitta. - .

Parlava molto lentamente e Jorinde cominciava a innervosirsi.

    - A me non darebbe alcun fastidio se i tuoi amichetti restassero a vivere lì,anzi, potrei lasciare stare tutto com'è. Lascerò che lavorino come quando c'era Chul Moo, saranno ben pagati da me come quando lo erano da lui. Posso farlo, non ho problemi.- disse il ragazzo alzandosi in piedi.

Jorinde non poteva credere alle sue orecchie. I suoi occhi si illuminarono.

    - Tuttavia, c'è un ma.- aggiunse lapidario.

    - C'è qualcosa che voglio o meglio qualcuno. Voglio te, in cambio.- .

Le sue parole arrivarono come uno schiaffo in faccia. Fredde come il vento che si era alzato.

    - Come...? - sussurrò la ragazza stordita.

    - Voglio che tu venga via con me.- ripetè quello impassibile.

    - Hai solo due opzioni: accetti la mia proposta e i tuoi compagni saranno salvi o rifiuta e io domani comunicherò a tutti che devono andare via.- pronunciò le ultime parole come se stesse leggendo la lista della spesa.

Jorinde aveva gli occhi puntati sulle sue scarpe bianche.

    - Questo...- sussurrò – questo è un ricatto! Come puoi essere così crudele da propormi una cosa simile?!- esclamò arrabbiata stringendo i pugni e sporgendosi in avanti.

    - Ricatto? Io ti ho fatto semplicemente una proposta. Non ti sto costringendo a fare nulla. Sei libera di accettare come di rifiutare.- ribattè Jonghyun con un sorriso.

    - Io...io non te lo permetterò. Non farai del male a nessuno! - ringhiò saltando giù dal muretto.

    - Cosa vuoi farmi? Uccidermi qui e poi nascondere il cadavere?! - la derise il ragazzo.

    - Non essere stupida, non puoi farmi proprio nulla. Ho il coltello dalla parte del manico. Ora sta a te.- disse poi avvicinandosi a lei.

Jorinde indietreggiò istintivamente.

    - Non mordo mica. - disse il biondo divertito.

    - Perchè me? Perchè vuoi me? - chiese esasperata.

    - Perchè le orchidee rosse sono così rare.- rispose lui sfiorandole i capelli con due dita.

    - Non toccarmi! - sbottò Jorinde scattando di lato.

    - Hai tempo fino a domani mattina per darmi una risposta. Ci ritroveremo qui.- sibilò il ragazzo.


Si diresse verso le scale e la lasciò lì sotto, sola.



**


Jorinde sapeva, fin da quando le labbra di Jonghyun avevano pronunciato quelle anguste parole, di non avere scelta. L'unica opzione plausibile era una sola.


Non avrebbe abbandonato i suoi amici. Non poteva e non voleva farlo.

Seppure a malincuore, aveva preso la sua decisione. Non sarebbe tornata indietro.


Dopo averci ragionato su, decise che non avrebbe aspettato la mattina seguente per dare la sua risposta a Jonghyun, sarebbe andata via quella notte stessa e avrebbe raggiunto quella maledetta casa da sola. Fece le valigie quando tutti erano a cena, così che Yoora non potesse vederla. Non le avrebbe mai permesso di svendersi in quel modo per loro. Dopo aver sistemato le sue ultime cose, nascose la valigia sotto il suo letto e scese di sotto ma la cena era già finita da un pezzo e ora tutti cercavano di rilassarsi senza pensare a quello che sarebbe accaduto. Yoora e altre due ragazze si erano sistemate su delle comode poltrone rosse e chiacchieravano fra di loro.


    - Jorinde! Sei scesa finalmente! - esclamò l'amica accorgendosi della sua presenza.

    - Non hai mangiato nulla. Hai fame? - chiese subito dopo.

    - No, non preoccuparti. Sto bene, non ho fame al momento. - rispose la rossa sedendosi con loro.

Era vero, aveva lo stomaco completamente chiuso da quel pomeriggio.


    - Comunque quello che vi ho detto è tutto vero. - disse poi Eunsoo, una delle ragazze sedute lì con loro, ritornando al discorso che stavano tenendo in assenza di Jorinde.

    - Piantala! Così mi spaventi.- esclamò Hye Min stringendosi nella maglia larga.

    - Di cosa stavate parlando? - chiese allora Jorinde incuriosita.

    - Di Kim Jonghyun e delle tizie che ha fatto sparire.- rispose Eunsoo prontamente.

Il sangue nelle vene di Jorinde si gelò.


Sembrava proprio che Jonghyun la stesse perseguitando.


    - Si dice che abbia dei complici, sai, per far sparire le povere malcapitate. - aggiunse sempre Eunsoo a bassa voce.


Anche la rossa aveva sentito di queste storie ma non aveva mai saputo se crederci o meno. Potevano essere benissimo le solite malelingue che gettavano veleno su chiunque ma ora che aveva visto Jonghyun così da vicino e ci aveva parlato, quelle storie non potevano essere poi impossibili.


    - Ha ragione Eunsoo! - disse Do Hee – dicono che nei pressi della sua casa, di notte, si aggirino spesso dei ragazzi e non hanno delle belle facce. - .


Tutti quei discorsi non facevano altro che stringerle la presa allo stomaco.


    - Smettila di tremare Hye Min, non verrà certo a prenderti questa notte dal letto e poi sono solo storie. - disse divertita Yoora – Andiamo a letto ora, è tardi! Non sappiamo cosa accadrà domani ma sarà meglio riposare. - aggiunse poi alzandosi dal divano.


Se avesse dovuto trasferirsi in quella casa da lì a poche ore, non le avrebbe reputate solo storie. Se lo avesse sentito parlare quel pomeriggio, anche Yoora avrebbe creduto a quei racconti probabilmente.


    - Buonanotte Jorinde. - sussurrò l'amica voltandosi di lato.

    - Buonanotte. - le mormorò di rimando.


Spense la luce e rimase a scrutare la figura della ragazza.

Forse quella era l'ultima volta che avrebbe visto Yoora.

Sentì le lacrime affacciarsi agli spigoli degli occhi, la pizzicavano ma lei le mandò via: non poteva permettersi di essere debole in quel momento.


Si accertò che Yoora si fosse addormentata profondamente e si alzò dal letto. Si vestì silenziosamente, pose una lettera sul comodino affianco al letto e una volta presa la valigia si diresse verso la porta.


Si voltò un'ultima volta e gettò un'occhiata all'amica.


Dormiva. I capelli scuri sparsi sul cuscino.


Non aveva più nulla da temere Yoora, né lei né gli altri. Avrebbero condotto una vita dignitosa. Sorrise debolmente e andò via.



**



Una volta fuori il palazzo, l'aria fresca della sera le schiaffeggiò il volto. Si allontanò di qualche passo e chiamò un taxi. Fare a piedi la salita per arrivare a casa di Kim Jonghyun sarebbe stato da pazzi, specialmente con una valigia.

Quando disse al tassista la sua meta, questi la guardò sconvolto. Nessuno doveva avergli chiesto una cosa del genere prima. Esitò prima di mettere in moto.


    - Vuole sbrigarsi o no? Guardi che la pago! - sbottò stizzita.


Dopo essersi passato una mano fra i radi capelli l'uomo mise in moto e finalmente partirono. Dopo circa un quarto d'ora arrivarono di fronte a un grande cancello.


    - Siamo arrivati. - bisbigliò il tassista.

    Scese dall'auto, scaricò la valigia della ragazza e dopo essersi preso i soldi, rientrò nella macchina e ripartì velocemente lanciando occhiate furtive al palazzo.


Ora Jorinde era completamente sola. Si voltò per fronteggiare il maniero che si intravedeva alla luce della luna. Era buio pesto quindi non si vedeva molto ma il palazzo sembrava avere molte finestre e grandi balconi. Sembrava infinito. Guardò poi il cancello che si ergeva minaccioso, era davvero altissimo. Per un attimo ebbe paura ma poi si fece coraggio e decise che avrebbe affrontato Jonghyun. Cercò un campanello o un citofono ma non c'era nulla di tutto questo. D'altronde, nessuno doveva mai fargli visita.


    - Al diavolo! - sussurrò Jorinde.

Gettò la valigia oltre il cancello e arrampicandosi su di esso lo scavalcò giungendo dall'altra parte. S'incamminò lungo il viale costeggiato da alberi, si fermò a qualche metro dalla porta e si appiattì contro un tronco. C' era una piccola luce accesa sotto il porticato e due persone, una vestita completamente di bianco l'altra di nero, che parlavano in modo fitto. Jorinde cercò di avvicinarsi e fare meno rumore possibile ma una foglia sotto i suoi piedi scricchiolò rumorosamente nel silenzio della notte. Maledì quella stupida foglia ma era troppo tardi. Si erano accorti di lei e una delle due figure se l'era svignata. Non era riuscita nemmeno a vederla in volto. Allora decise di uscire allo scoperto, non avrebbe avuto via di fuga lo stesso.

Si rimise nel viale centrale e si diresse verso la figura bianca che altri non era se non Jonghyun. Quando la vide rimase sorpreso. Jorinde gettò la valigia ai suoi piedi.


    - Questo che significa? - chiese il ragazzo guardando prima la valigia e poi lei.

    - Questa è la mia risposta. - replicò la rossa nascondendo il suo nervosismo.


Il ragazzo dai capelli bianchi sorrise beffardo.


    - Ne sei sicura? - chiese poi divertito.

Jorinde non rispose.


- Anche se non lo fossi più, sai che non ti lascerei più andare lo stesso, vero? - .






    * Angolo di Natsumi213 *


Ciao a tutti! ^^

Questa è la mia prima fanfiction riguardante gli SHINee. Questa storia si baserà sull'avventura che i nostri personaggi principali vivranno nel villaggio sudcoreano della “rosa blu”. Spero che la storia possa piacervi. Buona lettura! ^^



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Capitolo 2
*** 2. La casa sulla montagna ***


                                                                 







2. La casa sulla montagna






Jorinde era pietrificata.

Jonghyun la guardava con quel ghignetto fastidioso. Le sue parole riuscivano sempre a incuterle una certa ansia. Gettò un'occhiata circospetta intorno alla casa per assicurarsi che quel tipo nero che era fuggito non fosse ancora nei paraggi.

I suoi occhi ritornarono sul padrone di casa. Non aveva smesso di fissarla con le mani in tasca e lo sguardo dritto.



Non mi fai paura.


Cercò di tranquillizzarsi.


    - Jae Hyun! - chiamò poi senza staccare gli occhi di dosso a Jorinde.


Poco dopo la porta d'ingresso si aprì e un uomo sulla trentina, vestito di nero, impeccabile, si affacciò.


    - Mi ha chiamato signore? - chiese in modo pacato.

    - Si, porta la valigia della signorina dentro, per favore. - rispose Jonghyun indicando il bagaglio a terra.

    - Come desidera. - disse e si avvicinò ai due per prendere il borsone.


La ragazza ebbe modo di guardarlo meglio. Doveva essere il maggiordomo della casa nonostante la sua giovane età. Aveva capelli neri e lisci, perfettamente in ordine e uno sguardo gentile di quelli che ti aprono il cuore a metà.


    - Non c'è bisogno che si faccia carico del mio bagaglio, posso portarlo io. - sussurrò la rossa in direzione dell'uomo.

    - Assolutamente! Insisto per portarlo da me. Non si preoccupi. - ribattè Jae Hyun e le fece l'occhiolino con aria complice.


Jorinde rimase abbastanza sorpresa dal suo comportamento. Sembrava averla già presa in simpatia. Seguì Jonghyun in casa, non si era nemmeno accorta che il ragazzo le aveva dato le spalle e stava rientrando. Jae Hyun la seguiva con il suo borsone.

L'atrio di quella casa era bellissimo, forse persino più bello di quello di Chul Moo. Era davvero grande, costituito da una stanza quadrata con al centro un enorme tappeto. Ai lati una serie infinite di colonne, sulle pareti tanti piccoli candelabri. L'atrio si concludeva dove iniziavano, in fondo alla stanza, delle eleganti scale in marmo bianco. Rimase abbastanza stupita dal fatto che ci fosse così tanta luce in quel posto. Una luce fortissima che proveniva dal grande lampadario che pendeva dal soffitto. Si fermò e alzò la testa per osservarlo meglio. Brillava tantissimo, doveva essere fatto di cristallo.


    - Jae Hyun, porta il bagaglio nella sua stanza per favore. - la voce di Jonghyun la riportò alla realtà.

    - Certo signore. - disse e s'inchinò profondamente.

    - Quanto a te...- mormorò il ragazzo guardando Jorinde – seguimi.- sibilò con uno sguardo freddo.


La rossa sentì il suo cuore tremare. Jonghyun voleva che lo seguisse da qualche parte e lei non aveva nessuna voglia di restare sola con lui ma d'altra parte cosa si aspettava? Non era in vacanza premio. Quella era casa sua e avrebbe potuto fare quello che voleva.

Si guardò intorno e l'unica forma vivente che scorgeva erano le spalle del maggiordomo che saliva le scale. Avrebbe preferito che ci fosse anche lui, sembrava una brava persona. Rimase imbambolata al centro del tappeto.


    - Ti sbrighi o no? - sbottò Jonghyun seccato – e togliti dal tappeto che la cameriera l'ha pulito stamattina. - aggiunse indicando il gigante quadrilatero al centro dell'atrio su cui sostava lei.

I suoi occhi la stavano trafiggendo da parte a parte. Alla fine decise di schiodare i piedi da quel prezioso tappeto che probabilmente valeva più della sua casa in Germania e si mosse lentamente verso di lui.

Il ragazzo si voltò e infilandosi tra le colonne, aprì una porta rivestita dello stesso materiale dei muri, fatta in modo che si mimetizzasse con le pareti, ed entrò. Jorinde lo seguì a passi incerti e si affacciò titubante all'interno della stanza.

    - Vieni dentro, non è la stanza delle torture. - esclamò Jonghyun divertito.

La rossa cercò di ignorare il ragazzo che si faceva beffe di lei e varcò la soglia della stanza. C' erano libri tanti tanti tantissimi libri. Scaffali in legno pieni di volumi più o meno spessi. Il ragazzo sedeva su una poltrona verde bottiglia accanto alla finestra, di fronte a lui c'era un tavolino con dei liquori sopra.

    - Vieni a sederti. - disse indicando il divano alla sua destra.

La rossa annuì e si sedette sul divano il più lontano possibile da lui.

    - Vuoi qualcosa da bere? - chiese indicando l'alcol sul tavolino.

    - No, grazie. - rispose lapidaria.

    - Non guardarmi con quella faccia! Sei tu che hai accettato.- replicò il giovane divertito – comunque un goccio non potrà farti male. - .

    - Ho detto di no. - sbottò la ragazza seccata.

Jonghyun sorrise ancora e Jorinde storse il naso ancora.

    - Non ti preoccupare, non voglio farti ubriacare per abusare di te. - sussurrò lascivo.

    - Oh, perdonami se dubito della tua buona fede. - ribattè sarcastica Jorinde.

    - C'è un motivo per cui dovresti? - chiese il ragazzo allungando le gambe.

    - Forse perchè nonostante i tuoi tentativi di sembrare un puro agnellino con questo completo bianco non lo sei per niente!- sbraitò acida.

Jonghyun ritirò le gambe e i suoi occhi color ambra la trapassarono ancora una volta, così forte che dovette abbassare il suo sguardo.

    - Dì un po', cosa ne sai tu di me? Perchè credi che io non sia un tipo raccomandabile? Dai credito alle voci in paese? - chiese alzandosi in piedi.

Jorinde non rispose.


Jonghyun girò attorno al mobilio e si fermò dietro al divano, proprio alle sue spalle.

Quella situazione metteva una certa ansia alla rossa.



Il ragazzo si chinò su di lei.


    - Allora? Oppure devo dedurre che hai sentito qualcosa dalle tue amichette. - sussurrò al suo orecchio facendola rabbrividire.


Jorinde scosse il capo.


    - A me puoi dirlo sai? Devi parlare con me...- mormorò in tono persuasivo.

Le afferrò dolcemente i capelli e li sollevò dalla schiena come per saggiarne la consistenza.

Quel semplice gesto fece girare la testa di Jorinde che balzò in piedi scostandosi da lui e dal divano.


    - N-Non mi toccare! - esclamò confusa con una ciocca di capelli tra le mani.

    - Non posso? - chiese Jonghyun fingendosi dispiaciuto.

La ragazza indietreggiò di qualche passo.

    - Vieni qui, non ho ancora finito di parlare. - aggiunse poi lui.

    - Io si! - replicò aggressiva.

    - Allora vuol dire che mi ascolterai.- ribattè serio il suo aguzzino.


Il suo tono di voce era cambiato e non ammetteva repliche.

    - Quanti anni hai? - chiese passandosi una mano fra i capelli bianchi.

    -...ventuno.- rispose la ragazza dopo qualche secondo.

    - Solo quattro anni meno di me...sembri più piccola.- commentò sorpreso.


Si sedette sul divano accavallando le gambe.


    - Mettiamo subito le cose in chiaro bellezza. Non c'è modo che tu possa lasciare questa tenuta, quindi non provarci nemmeno perchè a me non piace essere preso in giro e quindi potrei diventare molto cattivo se accadesse.- disse Jonghyun.

    - Non fuggirò se è questo che temi, ti ho dato la mia parola.- lo interruppe fredda Jorinde.

    - Sei onesta. Mi fa piacere.- riprese il ragazzo -Comunque non ho finito. Puoi fare quello che desideri in questa casa, puoi chiedermi tutto ciò che vuoi e io te lo darò ma a una condizione: non potrai uscire di qui. Niente uscite, niente di niente. Se scopro che hai messo il naso fuori dal cancello e ti sei allontanata senza il mio permesso...per te saranno guai. Sarai trattata come una regina se lo vorrai ma infrangi il mio divieto e sarai punita. - aggiunse freddamente lui nel silenzio della stanza.

Jorinde era impietrita da quello che aveva appena udito. Restare chiusa in quella casa senza i suoi amici, senza nessuno che la amasse sul serio. Essere costretta a soddisfare i suoi desideri e i suoi capricci senza neanche il conforto di una passeggiata nel verde o per le vie del villaggio, senza poter vedere Yoora di tanto in tanto per rassicurarla.


    - Tu...! Come osi trattarmi alla stregua di una schiava e privarmi anche del diritto di fare una passeggiata?! - gridò la ragazza incredula.

    - Già è insopportabile il fatto di essere sacrificata qui, in queste quattro mura, dove mi costringi a restare con il ricatto. Dovrò stare qui tutti i giorni a soddisfare i tuoi più insulsi capricci e ora vuoi togliermi anche questo?! - sbraitò furiosa.

    - Ah si? Vuoi davvero soddisfare i miei capricci?! Questo non te l'avevo chiesto in teoria ma visto che sei così ben disposta, non sarò io a negartelo.- ribattè Jonghyun malizioso sfoderando uno dei suoi ghigni.

    - Sei...davvero...terribile! - esclamò Jorinde sprezzante.

    - Stammi un po' a sentire, non ti sto chiedendo niente di quello di cui tu vaneggi, anche se potrei farlo benissimo e tu non avresti scelta, l'unica cosa che sei costretta a fare è rispettare il divieto che ti ho imposto poi puoi chiedermi tutto quello che desideri.- disse il ragazzo tranquillamente chiudendo una delle finestre aperte.

    - Perchè? - chiese la rossa ad un tratto – Perchè vuoi tenermi qui senza scopo? Non vuoi torturarmi o uccidermi...allora cosa vuoi?- .

Il ragazzo si voltò nella sua direzione e appoggiò la schiena al muro.

    - Voglio tenerti qui e divertirmi un po'. Hai attirato la mia attenzione e voglio conoscerti più a fondo...voglio vedere se mantenere quei quattro problematici dei tuoi amici ne varrà la pena. - rispose divertito – ah, comunque se davvero vuoi fare qualcosa per me, puoi sempre aiutare la governante a tenere in ordine la casa.- .

Jorinde lo guardò indignata.

    - Scordatelo, non sono la tua cameriera! - ringhiò subito dopo.

    - Va bene, preferisci venire a letto con me allora? Non sono violento se è questo che ti preoccupa.- propose con un sorriso sornione Jonghyun.

Il livello di indignazione di Jorinde si stava alzando oltre la soglia di sopportazione.

    - Non parlarmi in quel modo! - esclamò disgustata sbattendo un piede a terra e arrossendo visibilmente.

    - Oh, abbiamo qualcuno alle prime armi qui...- sentenziò lui in modo maligno e allusivo.

Si staccò dal muro e si diresse lentamente verso di lei.

    - Non devi imbarazzarti...- sussurrò in modo suadente.

Jorinde maledì la sua bocca per non aver taciuto sull'aiutare la governante, almeno ora non sarebbe stata costretta a evitare di diventare la concubina di Jonghyun.

- Non provare a fare un altro passo! - lo ammonì la ragazza indietreggiando.

    - Altrimenti? - la incalzò lui senza smettere di avanzare nella sua direzione.


Jorinde si trovò con le spalle al muro, bloccata dalla poltrona verde sulla destra. Si guardò intorno in cerca di una via di fuga ma Jonghyun le fu subito addosso bloccandola in quello spazio ristretto.

    - No, allontanati! - esclamò la rossa con un filo di voce e con una mano sul petto di lui come a volerlo spingere via.

    - Non cacciarmi, non avere paura...- mormorò il giovane azzerando ancora di più la distanza fra loro due se possibile.

    - Non ho paura! - disse Jorinde alzando lo sguardo che fino ad allora aveva tenuto puntato in basso, sulla camicia bianca del suo avvenente interlocutore.

I suoi occhi acquamarina incontrarono quelli scuri di lui. Era come se in mare avessero gettato una boccetta d'inchiostro per inquinarlo. Il sorriso sghembo dipinto sul suo volto.

    - Sei una ragazza coraggiosa.- sussurrò lui prendendole il mento con due dita e sollevandole la testa.

Jorinde non sapeva come comportarsi, lo guardava fisso negli occhi e poteva sentire il suo profumo acre avvolgerla. Era una fragranza davvero strana...era fresca come se avesse un qualche retrogusto agli agrumi ma non era forte o aspro. Davvero particolare.

Mentre era intontita dal suo profumo, Jonghyun si era avvicinato pericolosamente alle sue labbra. Jorinde si riscosse e quando il ragazzo era a qualche millimetro dalla sua bocca, scostò il capo e lo chinò verso sinistra.


Si aspettava una qualche reazione violenta o stizzita da parte sua, che le afferrasse il volto e la baciasse con la forza ma ciò non accadde.

    - Allora non sei così coraggiosa.- sentenziò divertito lasciandole il volto.

    - Comunque, preferisco aiutare la governante, se proprio devo. - replicò la rossa guardandolo di sottecchi e ignorando il suo commento.


Jonghyun si era scostato e la ragazza ne aveva approfittato per sgattaiolare via ma qualcosa la trattenne per la vita.


    - Lasciami! - esclamò divincolandosi.

    - Calmati, non ti faccio niente! - replicò lui con un sorriso – volevo solo dirti che non sei tenuta ad aiutare nessuno, se non vuoi. - e la lasciò.


Jorinde rimase interdetta. Quel Kim Jonghyun era strano forte. Un attimo prima sembrava un serial killer maniaco e l'attimo dopo sorrideva in quel modo, come se volesse far sciogliere i muri. Se quegli scaffali fossero stati fatti di cioccolato si sarebbero fusi all'istante.


La sorpassò senza rivolgerle più uno sguardo e uscì dalla stanza. Jorinde senza sapere cosa fare, si sedette sul divano, sicura che sarebbe ritornato per mostrarle la sua camera. Insomma, non poteva lasciarla lì di certo.


Comunque Jonghyun doveva essere uno che leggeva molto, pensò guardandosi attorno.







**


Faceva caldo, parecchio caldo. Si sentiva osservata. Sentiva occhi piantati sulla sua schiena mentre se ne stava sdraiata sul quel divano. Quegli occhi dovevano essere penetranti e il loro sguardo appuntito come lame di pugnali. Soprattutto gli sentiva vicini, sempre più vicini. Il loro proprietario si stava avvicinando a lei, poteva udire i suoi passi nel silenzio della stanza. Poi si sentì toccare sul braccio, l'aveva afferrata.


Jorinde scattò a sedere appiattendosi contro la spalliera del divano guardando spaventata in direzione del suo aggressore. Pensava di trovarci un brutto ceffo o Jonghyun ma invece davanti a lei stava una donna giovanissima, con gli occhi sbarrati a causa della sua reazione inaspettata.


    - Santo cielo, scusami! Devo averti spaventata, cara...non volevo...- mormorò stropicciandosi le mani preoccupata.



Era solo un sogno, dunque. Doveva essersi addormentata sul divano aspettando Jonghyun.


Jorinde sospirò.


La donna la guardava perplessa poi aprì la bocca per un attimo e si battè una mano sulla fronte.


    - Che sciocca! Forse non mi capisci, non sei coreana! - esclamò.

    - Do you speak english? - chiese poi gentilmente con un sorriso timido.


La rossa la guardò divertita e alzò un sopracciglio.

    - Si, parlo inglese ma so parlare anche coreano, quindi non preoccuparti. - rispose sorridendole di rimando.

La giovane donna parve leggermente in imbarazzo ma poi sorrise ancora.

Era davvero carina. Era abbastanza alta, con una carnagione scura, gli occhi grandi e i capelli castani raccolti ordinatamente sulla testa. Portava una vestaglia rosa legata in vita con un fiocco.


Jorinde si mise seduta in modo composto.


    - Comunque...tu devi essere l'ospite di Jonghyun, vero? - chiese la donna lisciandosi le pieghe del vestito.




Si, l'ospite.


Pensò sarcastica. Alzò il capo e annuì.


    - Io sono Odette, piacere di conoscerti. - disse quella porgendole la mano.


La rossa l'afferrò e mentre gliela stringeva, s'inchinò educatamente.


    - Piacere mio, mi chiamo Jorinde. - replicò.

    - Tedesca? - chiese Odette.

    - Si, NiederSachsen. - rispose la ragazza.

    - L'ho capito dal nome! Anche io ho un po' di sangue europeo, la mia mamma era francese, il mio papà coreano. - replicò entusiasta – ora però non perdiamoci in chiacchiere. Vieni, ti mostro la tua camera. Jonghyun deve essersi dimenticato di fartela vedere. - e la condusse fuori di lì.


La stanza in cui la portò Odette stava al secondo piano. Era enorme. Non aveva mai avuto una camera così grande in vita sua. Al centro della stanza, addossato al muro tramite la testata superiore stava il letto. Era a due piazze, ricolmo di cuscini. Tra la testata del letto e il muro c'era una tenda che sembrava coprire qualcosa o semplicemente era lì per abbellimento. Ai lati del letto due comodini con sopra una lampada lavorata. C'era anche un balcone in quella camera e vicino a questo un piccolo divanetto. Il suo borsone era appoggiato a terra accanto all'enorme armadio a tre ante. Affianco a questo c'era una specchiera con i cassetti dagli inserti celesti come l'armadio, per il resto la stanza dava sul color champagne. Odette le aveva dato la buonanotte e l'aveva lasciata lì. Jorinde si sdraiò sul letto, le mani dietro la testa. Neanche da Chul Moo aveva mai avuto una camera così, l'aveva sempre divisa con Yoora.


Tutta quella faccenda era davvero strana. Jonghyun le stava dando tutto quello e le avrebbe dato di più, a detta sua, se glielo avesse chiesto. C'era davvero qualcosa che non andava in quella storia.



Cosa voleva davvero Jonghyun da lei? Perchè faceva tutto quello?


Perchè non voleva che uscisse di casa?


Era davvero solo per cattiveria che le aveva imposto quel divieto?


Avrebbe indagato. Jorinde aveva bisogno di sapere.


Aveva mille dubbi per la testa ma nessuno che le impedisse di entrare nel mondo dei sogni.

Girò il capo di lato e si addormentò profondamente.





      * Angolo di Natsumi213 *

Salve a tutti! ^_^ Sono tornata con il secondo capitolo. Spero che la storia vi stia piacendo. Jorinde comincia a nutrire dei sospetti sulle vere intenzioni di Jonghyun che ha probabilmente qualcosa da nascondere. Un sacco di domande e dubbi riempiono la sua testa e vi si aggiunge anche un altro quesito: di chi appartengono gli occhi che la fissavano con insistenza nel suo sogno? Lo scopriremo. XD Sono entrati in scena due nuovi personaggi: il maggiordomo e la cameriera che sembrano piacere già alla nostra protagonista. Che altro dirvi? Magari una piccola curiosità! Il Nome “Jorinde” significa “scudo di legno di tiglio” ed è un nome in uso nei paesi nordici. ^^

Infine, voglio ringraziare chi ha recensito, letto e inserito la storia nelle seguite e nelle preferite!Grazie mille! <3

P.s. Se il capitolo è scomparso per qualche minuto è perchè mi sono accorta di aver fatto un errore con l'immagine e l'ho sistemato, scusate per il disagio!

A presto!

Kisses! :*

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Capitolo 3
*** 3. Enigmi ***


         




                                                                 

3. Enigmi




Ormai era trascorso più di qualche giorno da quando Jorinde era giunta in casa di Jonghyun. Sembrava che il ragazzo non volesse farle mancare nulla. Aveva saputo del suo talento per il disegno e le aveva permesso di utilizzare una stanza per le sue creazioni così da poter operare indisturbata. Le lasciava prendere e leggere tutti i libri della biblioteca. La lasciava dormire tutto il tempo che voleva ma la ragazza era solita alzarsi presto e spesso aiutava Odette con le faccende,con cui aveva instaurato un bel rapporto. Aveva scoperto che la relazione tra Jonghyun e Jae Hyun ed Odette non era così rigida e informale come le era parso la prima sera, anzi, i due davano del tu a Jonghyun e lo chiamavano per nome e lui faceva altrettanto.


    - Sai, conosciamo Jonghyun da quando era un bambino, per noi è normale parlarci così! Solo davanti agli estranei manteniamo una certa distanza. - le aveva detto una volta Odette mentre sbucciava le patate. Jorinde avrebbe voluto chiederle di più ma poi erano state interrotte da Jae Hyun che aveva bisogno di una mano con la spesa.


La rossa nonostante tutte quelle attenzioni non aveva dimenticato il suo proposito di scoprire le vere intenzioni del ragazzo e conoscere qualcosa in più sul suo passato, non avrebbe fatto di certo male.

Jonghyun le sorrideva spesso in quei giorni e Jorinde si sentiva in soggezione. Quando un bel ragazzo come lui ti sorride in quel modo non riesci neanche a guardarlo per bene in faccia. La rossa si sentiva stupida ma non poteva farci proprio niente. Quel ragazzo era il suo carceriere, doveva odiarlo con ogni fibra del suo corpo, non arrossire per un suo sorriso.

Un pomeriggio Jorinde era uscita in guardino e si era seduta sul dondolo a leggere “Cent'anni di solitudine*” e solo dopo circa mezz'ora si era accorta che Jonghyun la stava fissando sulla soglia di casa, si chiese da quanto tempo fosse lì. Il ragazzo si sedette sul dondolo accanto a lei.

    - Hai difficoltà a leggerlo in una lingua che non è la tua? - chiese improvvisamente.

    - No, lo capisco abbastanza...poi posso sempre cercare le parole che non conosco.- rispose incrociando le gambe sul comodo cuscino del dondolo.

    - Leggilo un po' ad alta voce...per favore. - sussurrò buttando la testa all'indietro e allungando le gambe, cosa che faceva spesso.

La rossa fu stupita dalla richiesta ma lo fece, lesse ad alta voce e così andò avanti per un po'.


A vederlo così Jonghyun era amabile, tranquillo, perfino gentile ma sapeva anche metterti i brividi. Jorinde si chiese come potesse essere possibile che dentro di lui vivessero così tante sfumature. Una persona del genere poteva mandarti tranquillamente in manicomio senza nemmeno accorgertene. Jorinde cominciava a pensare che Jonghyun lo si potesse amare facilmente se non cambiasse radicalmente quando accadeva qualcosa che lui non desiderava.


Ne diede una dimostrazione quel giorno di fine maggio, il giorno libero di Odette. Quella mattina era rimasto a casa, Jonghyun si assentava tutte le mattine e anche due pomeriggi alla settimana per lavoro, Jae Hyun le aveva detto che Jonghyun aveva ereditato dal padre una catena di alberghi e si recava in quello più vicino ogni mattina per controllare che tutto procedesse per il meglio e poi si richiudeva nel suo ufficio, l'ufficio del direttore, fra mille e mille carte che Jorinde si chiedeva cosa diavolo fossero. Quella mattina, invece, sembrava volesse svolgere il lavoro a casa.


    - Cosa farai oggi? - chiese Jorinde alla cameriera, seduta sul bordo del lavandino della cucina con le gambe penzoloni che spuntavano fuori dalla sua salopette azzurra.

    - Pensavo di fare shopping, ho bisogno di nuovi vestiti e poi volevo andare a mangiare le frittelle che fanno nella pasticceria vicino alla lavanderia...sono buonissime! - rispose la donna entusiasta – le hai mai mangiate? - .

    - Si...non sono male effettivamente.- mormorò la rossa abbassando lo sguardo.


Ricordava perfettamente le scorpacciate che lei e Yoora si facevano la sera, quando uscivano tutti insieme, quando erano ancora i ragazzi di Chul Moo.


Sentì il cuore diventarle pesante al ricordo del buon uomo e delle uscite con la sua Yoora e con gli altri ragazzi del palazzo. Se fosse stato un macigno, il suo cuore, sarebbe precipitato giù e avrebbe bucato il pavimento.


    - Però fare compere da sola è noioso...vieni con me! - esclamò la donna su di giri.

Sembrava quasi avere dieci anni in meno in quel momento, con il sorriso grande e gli occhi pieni di meraviglia.

Alla rossa parve una bella idea, le sarebbe piaciuto passeggiare per le vie della città, mangiare le frittelle e rivedere Yoora, abbracciarla e scusarsi per non averle detto nulla. I suoi buoni propositi vennero asfaltati dall'immagine di Jonghyun e dal suo maledetto divieto. Se lo avesse infranto, Jonghyun non ci avrebbe perso nulla a sbattere tutti fuori di lì, lo sapeva bene.

I grandi occhi acqua marina si velarono di tristezza.


    - Grazie Odette ma non posso venire...devo rispettare il divieto che Jonghyun mi ha imposto, gli ho dato la mia parola.- mormorò scendendo dal bordo del lavandino.

    - Dai, non farti problemi...non puoi restare sempre chiusa qui! Andiamo a parlargli! - ribattè Odette e prima ancora di darle il tempo di replicare la prese per mano e la condusse al piano di sopra.

Jonghyun sedeva dietro a una scrivania in quello che sembrava un piccolo studio, la porta era aperta e un piccolo ventilatore rinfrescava l'aria. Portava grandi occhiali dalla montatura scura che la ragazza non gli aveva mai visto, i capelli chiari buttati all'indietro mostravano le numerose volte in cui quella mattina le sue mani avevano accarezzato quei fili argentati. Quando entrambe arrivarono davanti la porta, il ragazzo era così preso dal suo lavoro che non si accorse di loro.

Odette tossì per attirare l'attenzione e Jorinde stava quasi per dirle di lasciare perdere quando gli occhi di Jonghyun si posarono su di loro con espressione stupita.


    - Jonghyun, c'è qualcosa che voglio chiederti. - disse Odette entrando nella stanza e trascinando con sé la povera Jorinde.

Il ragazzo alzò le sopracciglia in un espressione che voleva chiaramente invitare la cameriera a proseguire.

    - Come ben sai, oggi è il mio giorno libero. Bene, io ho intenzione di fare shopping, mangiare fuori, fare qualche giro e cose così ma da sola mi annoio e vorrei che Jorinde potesse venire con me.- spiegò la giovane donna – quindi...sai bene cosa ti sto chiedendo.- aggiunse infine con un filo di voce.

Jonghyun le guardò un attimo, poi si sfilò gli occhiali e lasciò i fogli che aveva in mano cadere sul tavolo.

    - Si Odette, so bene quello che mi stai chiedendo e lo sai anche tu, anzi mi meraviglio che tu sia venuta qui a chiedermelo. - disse quello cinico.

    - E quindi? - lo incalzò quella.

    - Quindi no, non può venire con te. - e detto questo spostò la sua attenzione sui fogli.

    - Dai Jonghyun, non devi preoccuparti...ci sono io che- provò a dire Odette in modo dolce ma fu interrotta dalla rossa.

    - Non posso?! Non parlare di me come se fossi una bambina! - esclamò lapidaria la ragazza.


NON POSSO? É forse il mio tutore per poter parlare di me in questi termini?!


    - Santo Cielo! Mi chiedo se tu sia psicolabile a volte! - sbottò Jonghyun dando una sonora spallata allo schienale della sedia nel mentre si accasciava su di essa seccato.

    - Sai benissimo che non puoi, mi hai dato la tua parola! Non dovresti neanche essere qui a chiedermelo. - .

    - A parte il fatto che io non ti ho chiesto proprio un bel niente! Poi, non sopporto che tu debba parlare di me come se non fossi nemmeno in questa stanza con voi. - replicò nervosa Jorinde.

    - Perfetto! - esclamò Jonghyun – Odette, chiedi a Jorinde se vuole uscire con te. È lei la diretta interessata. Non chiedere il permesso a me, Jorinde è abbastanza grande per prendere le sue decisioni e accettare le responsabilità delle sue azioni. - disse poi tranquillamente marcando in modo particolare l'ultima parola.


Jonghyun stava sicuramente alludendo ai suoi amici e compagni del palazzo di Chul Moo. Se avesse detto di si ad Odette, avrebbe fatto innervosire Jonghyun e allora sarebbe stato meglio che i ragazzi avessero tutti prenotato una stanza in hotel.

La povera Odette si voltò preoccupata verso la rossa.


Ancora una volta, la ragazza non aveva scelta.


    - Quanto sei stronzo. - sibilò in direzione di Jonghyun prima di girare sui tacchi e lasciare quei due soli.

Odette sembrava volesse fermarla ma non lo fece, si portò le mani al petto e poi si voltò verso il ragazzo.


    - Non essere così crudele con lei...- sussurrò la donna con una nota di rimprovero nella voce.

    - Non sono crudele e poi non ho scelta e tu lo sai. Non credere che a me faccia piacere...- mormorò questi in risposta.


Jonghyun tornò a concentrarsi sulle carte e non badò più ad Odette che lasciò la stanza silenziosamente.


**



Aveva cercato Jorinde un po' dappertutto e alla fine Odette la trovò seduta sul dondolo, con i capelli sciolti e l'aria pensierosa.


    - Jorinde...posso? - chiese indicando il posto vuoto accanto a lei.

La ragazza annuì.

Odette le si sedette affianco.

    - Senti Jo, mi dispiace per quello che è successo poco fa...è tutta colpa mia. Non avrei dovuto insistere. - disse la donna con tristezza afferrandole una mano delicatamente.

    - Non dirlo neanche per scherzo. Tu non c'entri nulla, volevi solo che uscissimo insieme e che ci divertissimo. Non hai fatto niente di male. - ribattè la ragazza con un sorriso.

La cameriera ricambiò con un altro sorriso, questa volta più piccolo e timido.

    - Ascolta Jo, per quanto riguarda Jonghyun...lui è- provò a dire poi Odette con lo sguardo basso e cercando le parole adatte.

    -...uno stronzo. - la interruppe quella con acidità – stronzo e cattivo. - .

    - Ti capisco...è normale che tu sia arrabbiata, chi non lo sarebbe...però ecco...io posso solo dirti che non è stato sempre così...- sussurrò la cameriera.

Jorinde non rispose né distolse lo sguardo dall'aiuola che aveva davanti. Poco dopo sentì la mano di Odette lasciare la sua e il dondolo farsi più leggero. Odette era rientrata in casa.

**


Alla fine la cameriera,che voleva rinunciare alla sua giornata fuori per i sensi di colpa, era uscita dopo le insistenze da parte di Jorinde e la rassicurazione che Jonghyun non l'avrebbe fatta a pezzi per un simile “affronto” e cucinata per la cena, Jae Hyun potava le rose e l'Individuo, al secolo Kim Jonghyun, era ancora nel suo studio. La ragazza era praticamente sola e gironzolava per la casa. Le parole del biondo la avevano infastidita e l'allusione al suo ricatto l'aveva mandata fuori di testa. Fortuna che in quella casa c'erano Jae Hyun e Odette o sarebbe impazzita. La giovane donna era stata così carina a preoccuparsi per lei, era sempre molto dolce e sincera e le sue parole erano sempre di conforto anche se non credeva minimamente al fatto che Jonghyun, un tempo, non era come ora. “ Il lupo perde il pelo ma non il vizio” dicevano gli antichi e loro dovevano essere particolarmente saggi o aver preso tante fregature.

Immersa com'era nei suoi pensieri non si era accorta di essere arrivata al terzo piano, non aveva mai visitato per bene quella parte della casa, anche perchè Jonghyun non voleva che ci andasse troppo. Ciò che aveva attirato sempre la sua attenzione era una porta dallo sfondo bianco e piena di decorazioni, sembrava davvero vecchia. Si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno e allora si decise ad entrare. Abbassò la maniglia ma la porta non si aprì, doveva essere chiusa a chiave. Si morse il labbro e poi ebbe un'illuminazione: doveva avere delle forcine per i capelli in tasca. Si frugò nelle ampie tasche della salopette azzurra e trovò ciò che desiderava. Infilò la forcina nella serratura e ci impiegò meno di un minuto per farla scattare. Si congratulò con se stessa e varcò la soglia della stanza. Non c'era nessun mostro nascosto lì ma una montagna di roba. C'erano vecchi divani barocchi, tavoli di vetro e oro, tende dall'aspetto principesco, vestiti strambi sparsi qua e la, alcuni simili a quelli indossati da principi zingari, cuscini, tende, un mucchio di tende, argenteria, bicchieri di cristallo tra cui uno scheggiato e fu proprio questo ad attirare la sua attenzione. Sembrava che al suo interno ci fosse qualcosa. Era un ciondolo rotondo. Lo prese fra le mani e provò ad aprirlo, doveva essere uno di quelli con la foto in miniatura all'interno.

Jorinde sapeva che ficcanasare negli affari altrui era sbagliato ma era davvero troppo curiosa, Jonghyun era un tipo misterioso. Nessuno sapeva un accidenti di lui e ora lei era intenzionata a scoprire qualcosa sul suo conto.

Riuscì ad aprire il ciondolo ma rimase delusa, non vi era nessuna foto al suo interno o meglio, non più. C'erano però tre parole: my golden key.

Key? Chiave? Cosa diavolo voleva dire?!

Si riferiva a una persona oppure era un rompicapo? Perchè chiamare una persona “chiave”? Si riferiva a qualcuno che aveva amato probabilmente. Ad ogni modo c'era comunque qualcosa che non quadrava. La stanza arredata in quel modo sembrava quasi una messa in scena, come se qualcuno fosse pronto a riprodurre qualcosa da un momento all'altro.

E poi, quella golden key poteva essere anche una semplice chiave che doveva aprire chissà cosa.

Jorinde aveva bisogno di sapere di più. Rimise il ciondolo nel bicchiere e alzando lo sguardo intravide quello che sembrava un album fotografico sulla credenza di fronte. Magari sarebbe stato d'aiuto. Si voltò ancora una volta verso la porta per assicurarsi di essere sola ma quando lo fece emise un sussulto spaventato.

Jonghyun sedeva sul divano alle sue spalle con un espressione indecifrabile. Chissà da quanto tempo stava lì a osservarla. A gambe divaricate, la mano destra poggiata sul bracciolo che sorreggeva il mento e la sinistra abbandonata in grembo. Gli occhi che avrebbero incenerito una roccia. Jorinde seppe di essere nei guai.


    - Vedo che uno dei tuoi hobby è frugare nelle cose altrui.- disse poi Jonghyun rompendo il silenzio.

La ragazza non rispose e si sentì anche in imbarazzo.

    - Non mi piace il fatto che metti il naso in tutte le camere di questa casa...è una cosa spiacevole.- continuò poi quello imperterrito.

Jorinde trovò il coraggio di alzare lo sguardo per ribattere: - Non che tu faccia qualcosa di piacevole ricattandomi.- .

    - Ricattare è sicuramente meno grave di non possedere le buone maniere. - replicò pacato il biondo alzandosi dal divano.

Jorinde finse di non aver udito quell'assurdità detta solo per attirare acqua al suo mulino.

Jonghyun le si era avvicinato. La rossa si spostò per distanziarsi ma il padrone di casa l'afferrò per un braccio. Strinse forte e l'attirò a sé.

    - Apri bene le orecchie. Non voglio che tu entri in questa stanza. Se ti becco qui anche solo un'altra volta, potrei diventare molto cattivo e farti male.- le sibilò in un orecchio – Sono stato chiaro? - .

La sua voce aveva subito un cambiamento spaventoso e le sue parole le avevano messo i brividi. Ecco un'altra delle tante sfumature di Jonghyun, una che non avrebbe mai voluto conoscere.

La presa sul suo braccio si fece ancora più ferrea. Le stava facendo male e anche intenzionalmente.

    - Smettila! Mi fai male! - gridò Jorinde spingendolo con la mano libera.

Non ce la faceva più, le sarebbe sicuramente uscito un livido.

    - Non costringermi a fartene, allora.- mormorò quello lapidario allentando la presa.

La ragazza ne approfittò per ritrarre il braccio e allontanarsi di qualche passo da lui. Lo guardava stupita e anche un po' spaventata. Tuttavia la sua lingua lunga non si era accorciata.

    - Allora avevo ragione a dirti che sei proprio stronzo. - disse con una punta d'ira nella voce.

Jonghyun inaspettatamente rise tuttavia una risata priva di allegria.

    - Che lingua biforcuta! Allora devo insegnartele io le buone maniere. - sussurrò quello avanzando verso di lei.

    - Ammetto di essere nel torto, non avrei dovuto entrare qui senza il tuo permesso ma la tua reazione è eccessiva. - ribattè Jorinde – se volevi delle scuse, non c'era bisogno di staccarmi un braccio. - .

    - Non volevo delle scuse, volevo metterti in guardia. Non tollero queste cose in casa mia.- ribattè Jonghyun.

    - Come diavolo ti pare ma sii civile la prossima volta.- ringhiò la rossa massaggiandosi il braccio.

Corse via dalla stanza e andò a rifugiarsi nella sua camera da letto chiudendosi a chiave. Si sedette sul letto corrucciata. Il braccio le faceva ancora male e non aveva voglia di parlare con nessuno.

Che razza di comportamento era quello?!

Riconosceva di avere sbagliato ad entrare in quella stanza come una pettegola guardona ma non era il caso di farle male. Non se l'aspettava Jorinde. Aveva detto tante volte quel giorno che Jonghyun era stronzo ma non immaginava che le avrebbe procurato dolore fisico per una cosa del genere. Si chiese se quando le aveva detto di volerle “insegnare le buone maniere” volesse in realtà picchiarla. La rossa storse il naso...non sarebbe arrivato a tanto, forse. Tutti quei sorrisi e quelle premure nei suoi confronti che aveva dimostrato in quei giorni, si erano dissolti in un attimo. D'altronde cosa poteva mai aspettarsi da uno che la teneva in quella casa con il ricatto e le impediva di uscire per chissà quale ragione oscura. Jorinde rimase per tutto il giorno a riflettere e non scese neanche per la cena. Odette e Jae Hyun venivano a turni a bussarle alla porta per convincerla a mangiare ma lei non aveva intenzione di aprire. Probabilmente avevano appreso la vicenda dal biondo che tra l'altro non si era preoccupato nemmeno di controllare se era ancora viva.


    - Dai piccola, vieni a mangiare! Non puoi restare senza cena tutta la notte. - disse sconsolato Jae Hyun da dietro il legno di frassino della porta.

Era la ventesima volta che veniva a bussare, a Jorinde dispiacque di rispondergli con l'ennesimo rifiuto ma non aveva voglia di vedere Jonghyun.

    - Scusami Jae Hyun ma non ho fame davvero. Grazie per la vostra preoccupazione. - rispose con tono deciso.


Sentì l'uomo sospirare e poi il suono dei suoi passi allontanarsi dalla sua camera.

Jorinde aveva preso una decisione. Jonghyun meritava una lezione. Probabilmente era un tipo che aveva sofferto tanto ma anche lei nel corso della sua vita ne aveva passate di tutti i colori ma non andava in giro a maltrattare la gente. Il suo comportamento l'aveva ferita, non si aspettava una cosa del genere. Se non le dava il permesso di uscire di casa costringendola a stare lì con il ricatto allora sarebbe uscita senza che lui lo sapesse, nei giorni in cui era fuori casa. Sarebbe andata a trovare i suoi amici e compagni, la sua Yoora e magari si sarebbe trovata anche un nuovo lavoro. Non voleva dipendere da lui, voleva la sua indipendenza, cosa che le mancava terribilmente. Si sarebbe impegnata per trovare qualcosa in cui avrebbe potuto sfruttare tutto il tempo a disposizione che le era concesso. Jonghyun stava fuori tutte le mattine e anche due pomeriggi a settimana. Sperava di trovare un lavoretto che potesse adeguarsi a questi orari e se lo trovava solo per la mattina era anche meglio. Si, lo avrebbe fatto. Il giorno dopo era martedì e Jonghyun stava fuori fino alle sette di sera, ne avrebbe approfittato per uscire.

Chiuse le finestre, si mise il pigiama e s'infilò nel letto. Era meglio dormire, il giorno dopo sarebbe stata una giornata energica.


**


    - Jonghyun, scusami per oggi pomeriggio...non avrei dovuto chiederti una cosa del genere conoscendo la situazione.- disse Odette quella sera mentre erano tutti e tre seduti in cucina.

    - No, non ti preoccupare...capisco perchè l'hai fatto, capisco il tuo punto di vista.- mormorò quello in risposta.

    - Volevo che Jo si svagasse un po', poi se lei era con me sarei stata attenta...non sarebbe successo nulla.- spiegò con voce flebile la giovane donna.

    - Non dubito di te ma non me la sento di rischiare. Abbiamo troppo da perdere se accadesse...- lasciò la frase in sospeso.

    - Comunque Jonghyun, trattarla in quel modo quando l'hai trovata nella stanza del pavone...non è stata una mossa saggia.- disse Jae Hyun cambiando discorso.

    - ...lo so ma quando l'ho vista in quella stanza con quel ciondolo, ho perso le staffe.- replicò il ragazzo in risposta – Non volevo spaventarla o farle del male...- .

Jonghyun si passò una mano fra i capelli.

    - Non ti preoccupare...vedrai che le passerà. - sussurrò Odette accarezzandogli una spalla.

    - Non lo so...è così testarda!- sbottò Jonghyun seccato – Però deve funzionare...non ho alternative.- .

    - Funzionerà.- disse Jae Hyun deciso.

Il ragazzo annuì con espressione assente.


Fuori regnava il silenzio assoluto, si udivano solo i grilli.


Jorinde non doveva scoprire a cosa si riferiva “key” o sarebbe andato tutto in fumo.












*Angolo di Natsumi213 *

Ciao a tutti! ^^ Sono tornata con il nuovo capitolo. Dovevo pubblicarlo qualche giorno fa ma fra un impegno e un altro è slittatto ad oggi. Generalmente la storia verrà aggiornata una volta a settimana, giorno più giorno meno. Dunque, Jorinde ha conosciuto un altro lato di Jonghyun, sicuramente il peggiore. Il ragazzo sembra essersi innervosito parecchio quando ha trovato Jorinde a ficcanasare in quella stanza, la stanza del pavone, come l'ha chiamata Jae Hyun. Cosa nasconde Jonghyun? Forse è legato particolarmente alla stanza e a ciò che vi è all'interno. Forse, come dice Odette, non era davvero così un tempo il nostro bel Dino (XD). Anche la cameriera e il maggiordomo sembrano essere a conoscenza del suo segreto. La loro conversazione è abbastanza sospetta, no? XD Di Jonghyun non si sa quasi nulla e Jorinde è determinata a scoprire chi è davvero il giovane ragazzo. Anche la nostra protagonista sembra essere un pezzo importante del puzzle a sua insaputa. Cosa vuole davvero Jonghyun da lei?
E cosa diavolo vuol dire “key”?
Va bene, la smetto con tutti questi quesiti. XD
Anyway, non credo ci sia altro da dire a parte il fatto che da questo punto in poi, la storia comincia a prendere davvero piede. Sembra che Jorinde voglia farla in barba a Jonghyun, la poverina ci è rimasta davvero male dopo quello spiacevole incontro.
Una piccola puntualizzazione: *” Cent'anni di solitudine” è un libro di Gabriel Garcia Marquez ed è un libro che ho adorato e niente, ho voluto inserirlo a random. XD
Ora bando alle ciance e passiamo ai ringraziamenti. Ringrazio quelle due personcine squisite di lagartischa e Ninechka che hanno recensito lo scorso capitolo. <3 Ringrazio coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate. Grazie mille a tutti voi! <3 <3 Significa tanto per me! <3
A presto! ^^

Kisses! :*


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Capitolo 4
*** 4. La tana del Bianconiglio ***








4. La tana del Bianconiglio




    - Jorinde! Dove accidenti pensi di andare? - le urla di Odette la rincorrevano per tutta la casa.

La ragazza si sedette sulle scale per infilarsi le converse.

    - Vado a cercare lavoro giù in paese, te l'ho detto! - ribattè la rossa tranquillamente.

    - Come...! Se lo scopre Jonghyun saranno guai! - esclamò la cameriera disperata.

    - Non scoprirà proprio nulla, sarò di ritorno prima di lui. - disse Jorinde alzandosi e scendendo gli ultimi scalini.


Jonghyun era andato a lavoro come tutte le mattine e quel giorno era martedì e come tutti i martedì e giovedì, avrebbe lavorato anche di pomeriggio, fino alle sette.

Erano le dieci, aveva nove ore di tempo. Poteva farcela.


    - Sii ragionevole tesoro! Non puoi andare, se ti scopre- provò a persuaderla la giovane donna ma Jorinde non le permise di finire.

    - Cosa? Sbatte tutti i miei amici fuori di casa? Mi investirà con la sua ira? Probabilmente. Però non posso restarmene qui senza fare niente...non mi scoprirà, stai tranquilla.- .

Si diresse verso la porta e afferrò la sua felpa verde.

    - Mangia almeno qualcosa! - la supplicò Odette.

Era dal pranzo del giorno prima che non toccava niente.

    - Mangerò qualcosa al bar, non ti preoccupare. - cercò di rassicurarla Jorinde con un sorriso.

    - Che sta succedendo qui? - Jae Hyun era appena rientrato dalla porta finestra.

    - Jorinde vuole andare giù in paese a cercare lavoro. - spiegò Odette in modo teatrale e drammatico.

La rossa roteò gli occhi seccata.

Jae Hyun la guardò con espressione severa.

    - Jo, non è effettivamente un'idea brillante...- commentò a bassa voce come se temesse che la pianta lì vicino potesse udirlo.

    - Ho già detto che starò attenta! Tornerò prima di lui! State tranquilli! - ripetè la ragazza sfinita.

La cameriera e il maggiordomo erano giovani, non potevano avere più di trenta o trentadue anni ma a volte era come parlare con due genitori. Di questo Jorinde ne era grata a volte, si sentiva amata. Non aveva avuto la possibilità di confrontarsi su un qualsiasi argomento con i suoi genitori ma se fosse accaduto, sarebbe andata all'incirca così, ne era sicura.

    - Va bene, come vuoi... - sussurrò il maggiordomo arrendevole – sta attenta però! - la redarguì subito dopo con tono deciso e facendole l'occhiolino.

    - Sarò sveglissima! - esclamò Jorinde pimpante.

    - A dopo allora! - e baciò entrambi sulla guancia.


Quando Jorinde si fu chiusa la porta alle spalle, Odette guardò con sguardo di rimprovero l'uomo.

    - Sei impazzito? Dovevi darmi man forte, non assecondarla! - .

    - Non sarebbe servito ugualmente, sarebbe comunque andata via! - .

    - Se Jonghyun lo venisse a sapere, cosa dovrebbe pensare?! Noi siamo a conoscenza della situazione e facendo così non lo aiutiamo di certo! - .

    - Senti, hai paura che ciò che ha detto lei possa avverarsi non appena mette piede fuori dal cancello? Stai tranquilla! Le cose andranno a posto anche se non le stiamo con il fiato sul collo. - .

Le parole di Jae Hyun erano piene di ottimismo. Sembrava credere sul serio a quello che diceva.

    - Lo spero sul serio...- mormorò la donna sconsolata.



**



Jorinde era stata entusiasta di scendere giù in paese, era tanto che non lo faceva. Si era fermata al bar, come aveva promesso a Jorinde e aveva fatto colazione, poi si era subito messa alla ricerca di un lavoro. A dire la verità le sarebbe piaciuto fare visita alla sua Yoora ma non voleva rischiare, quel posto apparteneva a Jonghyun ormai e se in qualche modo lui fosse venuto a conoscenza della sua piccola visita, sarebbe stato un casino.

Si mise a setacciare i negozi presenti in piazza, dal punto in cui si trovava. Provò in un atelier di abiti da sposa, aveva sempre sognato di lavorare in luogo simile ma la titolare del negozio l'aveva guardata come se fosse uno scarabeo putrefatto e molto acidamente le aveva risposto che non avevano bisogno di personale. Jorinde pensava che anche se ne avessero avuto, quella maledetta zitella non l'avrebbe presa. Tuttavia la ragazza non si era persa d'animo e si era subito diretta in pasticceria, dove si era proposta come cameriera per servire ai tavoli ma anche qui ricevette un no, meno acido del precedente ma comunque un no. Poi, era stata la volta del supermercato ma niente. In seguito provò in tabaccheria, in un negozio di cd musicali, al bazar dietro la pizzeria, provò anche in pizzeria già che c'era, in un negozio di souvenir, in un negozio di scarpe e si propose perfino come apprendista in sartoria. Risultato?


Niente. Zero assoluto.


Solo no, nein le dicevano.

Era la prima volta che si era pentita seriamente di aver lasciato la Germania da quando aveva messo piede alla Rosa Blu.


Si accasciò sconsolata su una panchina, accanto al chioschetto dove facevano le frittelle di cui parlava con Odette mentre, appunto ne mangiucchiava una.

Per una come lei in quel posto non c'era nulla. Le uniche cose che sapeva fare erano disegnare e dipingere. A parte Chul Moo, nessuno lì l'avrebbe pagata per dipingere dei quadri, a meno che non volesse fare l'artista di strada ma le possibilità di essere scoperta erano alte e non valeva la pena di mettere a rischio tutto per qualche spicciolo, nemmeno assicurato, alla settimana.

Proprio mentre pensava di gettare la spugna, lo vide. Era così incastrato fra una porta e l'altra che mai lo aveva notato prima d'ora. Una piccola insegnava spuntava di lato, in ferro battuto e presentava un coniglietto bianco a mezzo busto, dotato di occhiali sulla punta del nasino rosa, il panciotto e il papillon. Nella zampetta sinistra reggeva un orologio dorato. Sopra la sua testa le lettere in ferro recitavano “ La tana del Bianconiglio” . Proprio sopra la porta c'era poi un'altra insegna, ocra e rettangolare su cui c'era scritto: “ La tana del Bianconiglio” e sotto “ libreria” .

Gli occhi della rossa s'illuminarono. Quella era la sua ultima speranza. Amava i libri, lavorare in una libreria le sarebbe piaciuto tantissimo. Saltò in piedi, si fece coraggio ed entrò nel negozio. Non appena spinse la porta, uno scaccia spiriti pieno di lune azzurre tintinnò sulla sua testa.

    - Buongiorno! - disse la rossa richiudendosi la porta di vetro alle spalle.

Il negozio aveva un aspetto pulito, chiaro, con i muri color panna ricolmi di scaffali e libri.

    - Buongiorno! - la accolse gentilmente una voce da dietro il bancone.

Il proprietario di quella voce dolcissima era un ragazzo che poteva avere all'incirca l'età di Jonghyun. Aveva il viso un po' ovale, occhi stretti e lunghi, capelli castani alzati sulla fronte. Le labbra grandi e carnose erano dispiegate in un sorriso sincero. Uno solo di quei sorrisi avrebbe fatto piangere come un bambino l'uomo più cattivo del mondo. Indossava una camicia a righe bianche e azzurre, aperta sul davanti, sotto di essa s'intravedeva una t-shirt bianca dallo scollo morbido. I pantaloni azzurri erano in tinta con le righe della maglia. Aveva la faccia da bravo ragazzo, uno di quelli di cui ti fideresti a occhi chiusi.


    - Posso esserti utile? - chiese il ragazzo.


Quando sorrideva, i suoi occhi diventavano piccoli piccoli, quasi due striscette.


    - Forse si.- rispose Jorinde con un sorriso.

Si avvicinò al bancone.

    - Stavo cercando un impiego, avete bisogno di personale? - chiese poi la rossa.

Il giovane la guardò stupito, non se lo aspettava probabilmente.

Guardò meglio la ragazza. Aveva gli occhi più belli che avesse mai visto.


    - Sai, mi prendi alla sprovvista...in teoria no, non cerchiamo altri commessi. - disse poi il castano – d'altra parte però, un aiuto in più fa sempre comodo ma non saprei.- .

La rossa lo guardò supplichevole.

    - Se mi darai una chance, lavorerò sodo.- lo incalzò guardandolo negli occhi.

Il ragazzo non smetteva di fissarla. Si morse un labbro indeciso. Se l'avesse presa avrebbe potuto smistare meglio i lunghi turni della libreria avendo una commessa in più. Poi una bella presenza come quella, avrebbe attirato ancora più clienti.

    - Come ti chiami? - chiese di punto in bianco.

    - Jorinde. - rispose prontamente quella.

    - Ti piacciono i libri Jorinde? - chiese ancora lui.

    - Fin da bambina.- fu la risposta decisa di lei.


Non c'era menzogna nei suoi occhi, era sincera.

Jinki, questo era il nome del ragazzo, era convinto che solo chi amava i libri poteva lavorare in una libreria o in una biblioteca.


    - Facciamo così. Torna domani mattina, ti faccio fare due o tre giorni di prova e in base a come andrà, deciderò se tenerti o meno. Ci stai? - le propose il castano.

    - Certo che si! - esclamò Jorinde entusiasta in risposta.

    - Allora a domani, Jorinde.- le sorrise Jinki.

    - Certo! Grazie!- disse quella inchinandosi profondamente.


Lo salutò pimpante e andò via.

Il giovane rimase a fissare per un po' la porta. C'era qualcosa in lei di speciale. Era sicuro che avrebbe fatto un ottimo lavoro.


**



Jorinde era al settimo cielo. Non era ancora un posto di lavoro sicuro, sarebbe stata solo in prova ma era già qualcosa. Poi, quel ragazzo le piaceva. Si vedeva che era buono. D'altronde uno con un sorriso così bello non poteva essere altrimenti. Ritornò in piazza, era ora di pranzo e iniziava ad avere fame, avrebbe mangiato qualcosa nelle vicinanze. Era fuori dopo tanto tempo, non le andava di ritornare già a casa tanto Jonghyun sarebbe ritornato verso le sette. Mentre si guardava intorno per decidere dove pranzare, la sua attenzione fu catturata da un esile figura alta che sostava davanti l'atelier. Sembrava disperarsi alla ricerca di qualcosa. Forse aveva perso qualcosa d'importante. Era un ragazzo giovanissimo. Jorinde si guardò ancora una volta intorno e notò sulla panchina dietro di lei un libricino dalla copertina gialla. Lo prese fra le mani e ne lesse il titolo: “ Oscar Wilde- L'importanza di chiamarsi Ernesto” . Alzò gli occhi e guardò di nuovo il ragazzo. Forse aveva perso il libro. Decise di provare a chiedere.


    - Scusa? - sussurrò quando gli fu vicino.

Il ragazzo si voltò nella sua direzione.

    - Per caso questo è tuo? - chiese la rossa sventolando il libro.

Gli occhi del poveretto s'illuminarono.

    - Si, è mio! Grazie infinite! - rispose entusiasta.

Jorinde glielo porse sorridente.

    - Era su una panchina accanto a me.- .

    - Grazie ancora. Se non lo avessi trovato sarebbero stati guai. Sai, non è per me è per il mio lavoro. - le spiegò il ragazzo rigirandosi il libro fra le mani.

    - Figurati! É brutto perdere qualcosa di così importante.- commentò Jorinde.

Il ragazzo che aveva di fronte era davvero bellissimo. Alto, capelli nerissimi che ricadevano lisci sulla fronte. Labbra grandi e occhi sorridenti. Era magrissimo, con i pantaloni che indossava, dei jeans morbidi di un blu indaco, lo sembrava ancora di più. Indossava una doppia giacca, una di pelle nera e da sotto una giacca di jeans; entrambe aperte sul davanti e sotto di esse una semplice t-shirt.

D'altro canto, anche lui era rimasto affascinato dalla bellezza della sua “salvatrice”. Con i suoi capelli rossi e gli occhi verde acqua. Non era alta ma aveva un bel visino.

    - Ehi, posso offrirti qualcosa per ringraziarti? - chiese lui indicando il bar dietro di loro.

    - Oh...no, non preoccuparti! É stato un piacere aiutarti e poi è ora di pranzo. - rispose lei sventolandogli una mano davanti al viso.

    - No no, mi hai salvato la vita! Insisto! - replicò il moro – Se vuoi, possiamo mangiare qualcosa insieme ma ho intenzione di offrirti qualcosa per ringraziarti quindi non demorderò! - .

    - No, davvero non c'è bisogno! - provò a ribattere Jorinde.

    - Dai, sarà una cosa veloce! - la pregò quello facendo gli occhi dolci.

    - Ecco...io...oh, va bene! - si arrese la ragazza infine.

Il suo interlocutore sorrise vittorioso.

    - Allora, dove vuoi andare? - .

    - Non so...fai tu! - rispose Jorinde – Ah comunque, io sono Jorinde! - e gli porse la mano.

    - Piacere mio Jorinde, io sono Taemin.- ribattè quello e strinse la mano tesa.

Alla fine Taemin optò per una piccola tavola calda, dietro la piazza. Si sedettero al tavolo n ° 7 e poco dopo ordinarono.

    - Allora Jorinde, da dove vieni? - chiese il moro mentre aspettavano ciò che avevano ordinato.

    - Dalla Germania, dal nord della Germania.- rispose la rossa con precisione.

    - Wow! Deve essere bella la Germania...forse un po' più fredda rispetto a qui. - commentò Taemin con un sorriso.

Jorinde pensò che in quel paese dovevano avere un ottimo dentista. I suoi denti erano bianchi e perfetti.

    - Sei qui in pianta stabile? Sai, da queste parti si vedono solo turisti. - .

    - Se non vuoi rispondere non fa niente eh, non voglio sembrarti indiscreto.- aggiunse il moro subito dopo.


Bene...ora cosa accidenti gli avrebbe risposto?

Abito con un tizio che se potesse mi rinchiuderebbe in una torre senza porte e che non vuole che metta il naso fuori senza di lui? Ah! Non è neanche il mio fidanzato!


No Taemin, non chiamare la polizia!

Anche se sembra uno psicopatico, in fondo non è male...molto in fondo, molto. Proprio alla base di un pozzo lungo quanto la muraglia cinese.


Guardò Taemin che attendeva una risposta perplesso.

Aveva tantissimi orecchini...proprio come Jonghyun. Al pensiero del biondo e del loro ultimo spiacevole incontro s'intristì.


    - Jorinde? - la chiamò titubante.

La ragazza si riscosse.

    - Si, scusami! - esclamò.

Era meglio rispondergli o si sarebbe insospettito.

    - Volevo cambiare aria.- mentì – la moglie di un amico di famiglia è coreana...mi ha parlato di questo posto, diceva che era tranquillo.- .


Alla fine era una mezza verità.


Avrebbe potuto parlargli della sua vita al palazzo di Chul Moo ma poi avrebbe dovuto anche dirgli che ora era andata via e che scusa si sarebbe inventata poi? Troppo rischioso.


    - Capisco. É stata lei a insegnarti il coreano? - chiese ancora il ragazzo.

    - Si, ho abitato in Corea per molti anni quando ero bambina. A casa di questi amici di famiglia. La mia mamma era morta da poco e mio padre è morto prima che nascessi. - raccontò Jorinde.

    - Oh, mi dispiace! Scusami, non avrei dovuto chiedertelo...- mormorò Taemin.

    - No, tranquillo! Va tutto bene! - sorrise la rossa – non è un problema per me parlarne. - .

    - Quando sono cresciuta un po', sono ritornata in Germania e ho vissuto con i miei zii. Erano da poco tornati dall'Africa, sono dei medici. - continuò a raccontare Jorinde.

Il cameriere interruppe la loro conversazione portando i piatti ordinati.

    - Tu invece? Sei di qui? - chiese Jorinde cercando di sviare il discorso.

    - Non proprio...sono originario di Seoul ma lavoro qui da tempo ormai. So che può sembrare strano...insomma, un ragazzo della mia età preferirebbe la metropoli ma a causa di una serie di circostanze mi trovo qui.- rispose Taemin dispiegando il tovagliolo.

Parlarono per tutto il pranzo del più e del meno. Taemin era un ragazzo vivace e simpatico. A volte aveva un po' la testa fra le nuvole, le aveva raccontato che perdeva spesso le sue cose.

    - Se fossi più piccola ti porterei in tasca, con te dietro, sicuramente non perderei più niente.- le aveva detto il moro uscendo dalla tavola calda.

Si erano incamminati insieme per la strada. Erano ormai le tre e mezza quando entrambi si sedettero su delle altalene in un parco deserto.

Forse Jorinde era stata imprudente a trascorrere tutto quel tempo con un tizio conosciuto solo qualche ora prima ma non facevano niente di male e poi Taemin sembrava un tipo apposto. Una chiacchiera non aveva mai ucciso nessuno.

Erano come due fiumi in piena. Sembravano due vecchie conoscenze che non si vedevano dalla vita scorsa e ora avevano davvero tanto da dirsi.

Jorinde gli parlò della Germania, della sua Germania, di quella che conosceva lei. Della regione in cui era nata e poi era tornata a vivere, il Niedersachsen, di Hannover, dello stemma con il cavallo bianco e di come è freddo il mare della costa nord. Freddo e scuro. Gli aveva raccontato delle sue amiche lì in Germania, della sua amica di infanzia, Birgitte, dei suoi nonni che ormai non c'erano più e di quanto le mancavano.

Taemin, dal canto suo, le aveva parlato di quella parte delle Corea che lei ancora non aveva visto. Dei primi anni di vita a Seoul, del rapporto con suo fratello, di come una volta giunto alla “Rosa Blu” si era fatto dei buoni amici, di quelli che durano per sempre. Della sua passione per il ballo.


    - Sai ballare? - chiese Jorinde sorpresa interrompendolo.

    - Probabilmente è una delle poche cose che so fare.- rispose Taemin sincero.

    - Davvero? Mi fai vedere qualche passo? - chiese la rossa con curiosità.

    - Che cosa ti ballo? - .

    - Quello che vuoi. - .

    - Va bene, allora faccio io.- affermò il moro facendole l'occhiolino.


Si alzò dall'altalena e si mise in piedi davanti a lei. Cominciò a esibirsi in una serie di passi semplici che poi divennero sempre più complessi. Taemin ballava bene, davvero bene. Muoveva le gambe come se fossero tentacoli e le braccia sembravano prive di ossa, alternava movimenti fluidi ad altri violenti e scattanti. Era davvero meraviglioso. Jorinde ne rimase stupita e affascinata. Sembravano i passi di qualche coreografia, sembrava saperla a memoria. Qualunque cosa facesse Taemin nella vita era sprecata se non riguardava il ballo, se non poteva muoversi in quel modo affascinando la gente con la sua aurea.

Quando il ragazzo concluse, Jorinde battè le mani entusiasta.

    - Wow! Sei bravissimo! - esclamò quasi saltando dall'altalena.

Taemin la ringraziò con un sorriso timido.

    - Dì la verità Lee Taemin! Quante vite passate hai avuto? Perchè non è possibile che tu abbia imparato a muoverti così bene in poco più di vent'anni.- scherzò la ragazza.

    - Che io ricordi una sola! Però posso dirti che in questa, sono stato anche un ballerino. E tu? Sai ballare? - chiese poi mettendosi a sedere.

    - Spiacente. Le uniche cose che so fare sono disegnare e dipingere.- rispose la rossa dondolandosi un po'.

    - Ah si? Allora voglio un ritratto! Così quando diventerai famosa, potrò dire di avere un tuo quadro originale. - disse il moro fermando con una mano l'altalena su cui si dondolava la ragazza.

Jorinde rise e stava quasi per chiedergli dov'è che aveva esercitato come ballerino quando un rintocco sordo arrivò alle loro orecchie.

Il ragazzo si guardò il polso sinistro.

    - Caspita! Sono già le sette! - esclamò stupito – Forse è il caso di andare a casa. Fra un po' inizierà a fare buio, siamo ancora a maggio dopotutto. Alloggi in un appartamento o in una casa? Non mi va di lasciarti andare da sola, se me lo permetti ti accompagno. - .



Jorinde metabolizzò tutto in un attimo. La parola “casa” scatenò un effetto domino nel suo cervello:

casa – montagna – Jonghyun – sette di sera – GUAI .


La ragazza scattò in piedi. Doveva sbrigarsi. Tra meno di un quarto d'ora Jonghyun sarebbe stato di ritorno e se non l'avesse trovata, sarebbe stato meglio per lei trasformarsi in un cactus.

Già vedeva tutti i suoi compagni in strada con i bagagli.

    - Oh no! Non preoccuparti! Abito qui vicino!- rispose cercando di nascondere il suo stato d'ansia – grazie per il bel pomeriggio passato insieme! Ci vediamo! - e mandò al moro un bacio con la mano mentre si allontanava.

Taemin rimase per un attimo perplesso ma poi la salutò di rimando: - Ciao! Stai attenta!- .

    - Tranquillo! - gridò lei prima di girare alla destra di un palazzo bianco e scomparire.

Dopo nemmeno due minuti che la ragazza era andata via, Taemin si diede dell'idiota: non le aveva chiesto nemmeno il numero di cellulare. Si colpì la fronte con una mano e scosse il capo.


**


Non appena aveva svoltato l'angolo, Jorinde iniziò a correre come non aveva mai fatto prima. Il pensiero di fare la salita che portava alla tenuta di Jonghyun a piedi e di corsa non l'entusiasmava ma il pensiero di essere scoperta l'entusiasmava ancora di meno. Taemin era stato molto carino a offrirsi di accompagnarla a casa ma se avesse accettato, il moro avrebbe con ogni probabilità scoperto che gli aveva mentito e se Jonghyun li avesse visti insieme poteva anche dire addio ad Odette e Jae Hyun perchè il biondo avrebbe spedito lei e il suo nuovo amico al Campo Santo. Quando arrivò davanti al cancello, lo scavalcò, come aveva fatto la prima sera e corse verso l'entrata. Il cuore le stava per scoppiare in petto ma per fortuna della hyundai di Jonghyun ancora non c'era traccia. Bussò al campanello e dopo qualche minuto il volto preoccupato e bianco di Odette le aprì la porta. La giovane donna recuperò più o meno dieci anni quando vide che davanti alla porta c'era Jorinde e non Jonghyun.

    - Grazie al cielo sei tu! - esclamò tirandola dentro.

    - Jae Hyun! È tornata! - gridò la cameriera.

Subito dalle scale si affacciò il maggiordomo con la giacca addosso.

    - Menomale! Cominciavamo a preoccuparci! Stavo venendo giù a cercarti! - disse l'uomo spogliandosi della giacca.

    - Scusatemi! Non mi ero accorta che erano già le sette!- sussurrò la ragazza con la faccia colpevole.

    - Fa niente! L'importante è che sia tornata prima tu! - replicò Jae Hyun – allora, la tua ricerca ha dato i suoi frutti? - .

    - Beh, diciamo di si...in teoria sono in prova per qualche giorno ma forse qualcosa ho trovato! - esclamò Jorinde entusiasta.

    - E dove? - chiese Odette.

    - In una libreria, “ La tana del Bianconiglio”.- rispose lasciandosi cadere sul divano.

Odette e Jae Hyun si scambiarono un'occhiata d'intesa, occhiata di cui la rossa non riuscì a comprendere la vera natura.

    - La conoscevate già? - chiese guardando prima uno e poi l'altro.

    - Si...è molto vecchia! Ci andavo spesso prima. - rispose la cameriera – Comunque complimenti tesoro! Siamo felici per te! - aggiunse subito dopo con un grande sorriso.

In quel momento udirono il motore di una macchina entrare dal cancello secondario, quello dietro la casa, da cui entravano solo le automobili.

    - Oh! Jonghyun deve essere tornato! Andiamo in cucina a preparare la cena! - la esortò la donna afferrandola per il polso.

Iniziò a sbucciare le patate, le piaceva aiutare Odette in cucina. Udì la chiave girare nella toppa. Jonghyun era tornato.

Poco dopo entrò in cucina. La ragazza era troppo felice per continuare a tenergli il muso.

    - Ciao! - lo salutò cordialmente.

    - Ciao. - rispose il biondo leggermente stupito di vederla così solare dopo quello che era successo.

    - Questa sera cucina francese...ti va bene? - chiese Odette al ragazzo.

    - Si, come vuoi. - .

Passando da dietro le spalle delle rossa le accarezzò i lunghi capelli. Era un gesto sensuale ma allo stesso tempo affettuoso. Nessuno era in grado di accarezzarle i capelli come Jonghyun e ogni volta che lo faceva, le metteva i brividi.


Se non avesse avuto dignità e se non fosse ancora un po' adirata per la vicenda del giorno prima, lo avrebbe pregato per farsi accarezzare i capelli da lui ore intere. Si sentiva sciocca a formulare quei pensieri e arrossiva sempre quando ci pensava.



    - Hai caldo? - chiese all'improvviso Jonghyun con un sorriso.

    - Come? No...sto bene.- sussurrò la ragazza.

    - Non direi, hai lo stesso colore dei tuoi capelli. - la schernì il biondo tirandole una guancia.

    - C-Cosa? - bofonchiò quella.

Jonghyun aveva uno dei suoi soliti ghigni stampati sulla faccia. Jorinde si sottrasse alla sua mano che ora aveva preso ad accarezzarle la guancia e cambiò sedia dandogli le spalle.



Il biondo andò via scuotendo il capo. Quella ragazza doveva essere psicopatica sul serio.

Jorinde invece tenne il volto basso: era meglio concentrarsi sulle patate per quella sera.







      * Angolo di Natsumi213 *

Ciao a tutti! ^^
Sono tornata con il quarto capitolo! La nostra Jorinde, con molto probabilità, è riuscita a trovare un impiego carino a insaputa di Jonghyun. Sono entrati in scena finalmente Jinki e Taemin. Il primo come titolare della libreria in cui ha chiesto lavoro e il secondo come un distratto ragazzo comune. Abbiamo i nostri soliti quesiti della settimana (XD) : cosa significa lo sguardo d'intesa tra Odette e Jae Hyun? Sembra proprio che prima trascorressero del tempo in quel posto. Inoltre sembra che il motivo per cui Jorinde non possa uscire è legato a qualcosa che potrebbe accadere se ciò si verificasse.
Insomma, ci sono tanti fili nella matassa da sciogliere.
Ah comunque, ho dato il nome alla libreria pensando al dubu leader Onew. XD Insomma, ho pensato che ci stesse bene. XD
Che altro? Devo ringraziarvi! :*
Grazie a lagartischa e a Ninechka per le scorse recensioni, grazie a tutti coloro hanno inserito la storia fra le seguite e le preferite! Grazie per perdere un po' del vostro tempo e dedicarvi alla lettura di questa storiella. Grazie di cuore! <3 <3 <3
P.s. Sotto vi metto le foto di come apparivano Jinki e Taemin nel capitolo. ^^
Alla prossima! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 5
*** 5. Help me ***


                                                                         








5. Help me



Erano appena scoccate le nove quando Jinki aveva alzato la saracinesca della libreria. Era il legittimo proprietario e apriva quasi sempre lui l'attività, era raro che vi mandasse uno dei suoi colleghi. Quel giorno avrebbero avuto anche una sorpresa, non aveva detto a nessuno di Jorinde...lo avrebbero scoperto oggi. Tutto era come l'aveva lasciato il giorno precedente e a breve sarebbe arrivato anche il carico con i nuovi libri. Si sedette dietro il bancone e aprì il giornale. Avrebbe letto le notizie del giorno in attesa che il carico o i suoi colleghi arrivassero. In quel piccolo paese non succedeva mai nulla, quindi in prima pagina c'era ancora la notizia di Kim Jonghyun che aveva rilevato il palazzo dell'ormai defunto Jung Chul Moo. Nel leggere quel nome Jinki ebbe un piccolo tuffo al cuore. Era stato un buon uomo il signor Jung, non sarebbero esistiti uomini come lui per minimo altri cento anni. Per quanto riguardava Jonghyun...beh, Jonghyun era semplicemente Jonghyun. Se la gente avesse conosciuto Jonghyun almeno la metà di quanto lo conosceva lui, non ci sarebbero stati tanti pregiudizi. Proprio in quel momento la porta si aprì e lo scacciaspiriti tintinnò.

    - Buongiorno!- disse una voce pacata.

    - Buongiorno a te! - disse Jinki di rimando.

Il nuovo arrivato poggiò qualcosa sul tavolo. Erano quattro bicchieri di caffè fumante. Doveva averlo appena preso al bar.

    - Minho, non c'era bisogno. - disse Jinki con un sorriso dolce.

    - Non dirlo nemmeno...mi sono trovato lì davanti e ho pensato di portarvi un regalino. Gli altri non sono ancora arrivati? - .

    - Hai indovinato!- esclamò il castano schioccando le dita nella sua direzione.

Il ragazzo di nome Minho che era appena entrato era uno dei colleghi di Jinki, nonché uno dei suoi migliori amici. Minho era dotato di un'eleganza e una bellezza raffinate. Tutte le ragazze del paese si voltavano a guardarlo al suo passaggio e perdevano la testa per lui. Era davvero alto, aveva un fisico asciutto ma muscoloso. Spalle larghe e mani dinoccolate. I suoi capelli erano folti e castano scuro con qualche sfumatura mogano. Aveva grandi occhi scuri, un po' troppo grandi per un coreano e delle labbra piccole e rosee. Quel giorno era impeccabile come al solito. Indossava una splendente camicia bianca e pantaloni scuri. La camicia era arrotolata sulle braccia e sul polso sinistro portava l'orologio mentre al destro il bracciale con cui Jinki lo aveva conosciuto, ce lo aveva sempre addosso. Minho era un ragazzo dall' animo gentile. Era sempre pronto ad aiutare il prossimo e lo faceva senza problemi, senza chiedere niente in cambio.


Si sfilò il soprabito nero e lo appese all'attaccapanni.

    - Scommetto che Kibum è ancora sotto la doccia! - affermò divertito.

    - Non è poi una grande scommessa...sarà sicuramente sotto la doccia.- replicò Jinki sottolineando quel “sicuramente” - piuttosto Minho, hai preso un caffè in meno. - aggiunse poi indicando i bicchieri di carta.

Il ragazzo guardò confuso il maggiore. - Perchè? - .

    - Perchè c'è una piccola sorpresa oggi...abbiamo una ragazza in prova! - rispose il castano alzando gli occhi su Minho.

    - Cosa? - il bruno sgranò gli occhi – non sapevo avessimo bisogno di personale. - .

    - Effettivamente no ma non potevo mandarla via.- ribattè l'amico.

Minho gli lanciò un'occhiata divertita.

    - Il mio Jinki hyung è troppo buono! - lo stuzzicò il più alto fra i due dandogli una gomitata.

    - Fai poco il simpatico...neanche tu saresti riuscito a dirle di no e secondo me farà un ottimo lavoro. - gli rispose Jinki fingendosi offeso.

    - Allora sono davvero curioso! Quando arriva? - chiese Minho ma la porta in quel momento si riaprì.

Una testolina mora fece capolino biascicando un buongiorno fra uno sbadiglio e l'altro.

    - Buongiorno Taemin, mi dicono che sei poco assonnato.- commentò Jinki.

    - Scusate il ritardo...stamattina è stata dura alzarsi.- mormorò Taemin abbandonandosi sul bancone.

    - Cerca di non sbadigliare troppo oggi...abbiamo una ragazza in prova! - gli comunicò Minho dandogli una manata amichevole sulla spalla.

    - Come? Oggi? Che palle! Non poteva venire un altro giorno...mi sento a pezzi! - piagnucolò seccato.

    - No, mi dispiace ma viene proprio oggi. E poi, a te che importa? Non devi ballarci la salsa insieme! L'importante è che non le sbadigli in faccia! - lo apostrofò Jinki.

Minho scoppiò a ridere e Taemin mise il broncio.

    - Kibum? - chiese per cambiare discorso.

    - Ovviamente è in ritardo. Se fosse già qui, mi avresti incontrato mentre correvo per strada nudo gridando al miracolo. - rispose Minho sorseggiando il suo caffè.

Questa volta furono Taemin e Jinki a ridere.

    - Gli mando un messaggio...vediamo come sta messo.- disse Jinki prendendo il cellulare.

Poco dopo arrivò il carico con i libri nuovi e Minho e Taemin uscirono fuori per aiutare il fattorino a prendere gli scatoloni e a portarli in magazzino.

    - Ragazzi, Kibum mi ha risposto e ha detto che sta arrivando. - gridò Jinki dalle scale mentre i ragazzi erano di sotto ad aprire gli scatoloni.

I due mormorarono qualcosa in risposta.

    - Ah! Minho? - lo chiamò il castano.

    - Dimmi! - rispose quello da sotto.

    - Ha detto che sei un'idiota! - esclamò Jinki divertito.

    - Gli hai raccontato della mia battuta? - chiese Minho ridendo.

    - Certo! E gli ho anche detto della ragazza in prova...chissà che riesce ad arrivare prima di lei. - commentò Jinki ritornando al bancone.

Ovviamente le speranze dei tre di vedere entrare Kibum prima di Jorinde svanirono quando la ragazza arrivò alle nove e mezza.

    - Buong- Taemin! - esclamò sorpresa riconoscendo il ragazzo moro appoggiato al bancone.

Taemin scattò in piedi come una molla.

    - Jorinde! - esclamò di rimando.

    - Devo dedurre che voi due vi conoscete già! - intervenne Jinki uscendo da dietro il bancone.

Taemin annuì e Jorinde sorrise.

    - Beh, allora Jorinde...io sono Jinki e lui è Minho. - disse allora il più grande fra i quattro.

Minho le fece un cenno con il capo sorridendole.

    - Ragazzi...come vi ho già detto prima, Jorinde è in prova per qualche giorno quindi trattatela bene. - affermò il castano sfoderando uno dei suoi sorrisi.

Quando Jorinde e Taemin si avvicinarono per parlare, Minho si chinò verso Jinki e sussurrò: - Credo che Taemin la tratterà più che bene...!- .

Il giovane proprietario trattenne una risatina maliziosa mentre con la coda dell'occhio osservava i due ragazzi.

La nuova arrivata era davvero carina. Aveva capelli rosso rame raccolti in un grande chignon sulla testa. Indossava dei jeans chiari e una camicetta bianca trasparente sulle maniche. I suoi occhi erano grandi e acquamarina. Minho iniziò a farle qualche domanda: da dove veniva, come mai era lì, quanti anni aveva, solite cose insomma. Doveva essere molto timida perchè continuava a tirarsi continuamente le maniche della camicia mentre parlava. Era adorabile. Minho voleva già ribattezzarla come la sua sorellina. Nel bel mezzo della chiacchierata, la porta si aprì di nuovo.

Jorinde si voltò istintivamente verso di essa e così fecero gli altri. Kibum era arrivato.

La rossa iniziò a chiedersi se in quel paese ci fosse qualcosa di particolare nell'aria o se stesse vivendo una situazione simile al film “ La morte ti fa bella”* perchè non era possibile che avesse conosciuto solo bei ragazzi nell'ultimo periodo. Kibum aveva dei lineamenti invidiabili. Occhi felini, sfilati, come disegnati dal migliore dei pittori, bocca carnosa al punto giusto né troppo piccola né troppo grande. Lisci capelli neri e pelle diafana. Ad essere completamente scuro era anche il suo outfit: camicia nera dal colletto bianco e pantaloni di pelle neri. Da sopra indossava un cappotto blu e nella mano destra reggeva una bibita, sembrava essere entrato di fretta. Jorinde notò subito che anche lui aveva parecchi orecchini su entrambi i lobi.

    - Si, lo so, sono in ritardo! - disse non appena ebbe messo piede all'interno della libreria.

    - Niente di nuovo sotto il sole! Se non fossi in ritardo che mondo sarebbe?! - lo stuzzicò Minho divertito.

Kibum stava per rispondergli per le rime quando la sua attenzione fu catturata dalla piccola figura al centro, con i capelli rossi e le mani congiunte in avanti.

Jorinde si sentì in imbarazzo ad essere osservata in quel modo e abbassò un po' lo sguardo. Una strana luce attraversò gli occhi di Kibum ma fu solo un attimo perchè nessuno sembrò accorgersi di nulla e poi era bravo a nascondere le cose.

    - Ah scusate! Quasi dimenticavo di presentarvi! - disse ad un tratto Jinki – Kibum lei è la ragazza in prova di cui ti parlavo prima! Jorinde, lui è Kibum, lavora qui. - .

    - Piacere di conoscerti, Jorinde! - Kibum le sorrise affabile.

    - Oh, il piacere è mio! - si affrettò a rispondergli lei con un grande sorriso.

Quel giorno aveva sorriso così tanto che le faceva male la mascella.

Poi, Jorinde si avvicinò a Jinki per discutere dei turni, nel caso fosse rimasta lì in pianta stabile. Gli spiegò che per ragioni personali poteva fare solo due pomeriggi ma che poteva andare tranquillamente tutte le mattine. Era un po' preoccupata per i suoi orari ristretti, temeva che il castano le dicesse che non andava bene, che era troppo poco ma lui invece le sorrise enormemente e le rispose che non c'era nessun problema che tanto neanche gli altri ragazzi vi andavano tutti i giorni e solitamente facevano a turni.

Kibum stava parlando invece con Minho e Taemin ma ascoltava solo con l'orecchio destro, con il sinistro origliava la conversazione tra Jinki e Jorinde.

    - Ragazzi, ci sono ancora i nuovi libri da sistemare al piano di sotto, quelli di stamattina. Almeno due di noi devono scendere di sotto a riempire gli scaffali. - disse Jinki all'improvviso.

    - Se non hai nulla in contrario, vorrei andarci io.- Jorinde colse la palla al balzo.

Voleva darsi da fare. Voleva accaparrarsi quel posto.

    - Oh, certo! Non c'è problema, magari scendo qualcuno con te così ti fa vedere dove devi metterli.- replicò il ragazzo di rimando.

    - Vado io. L'aiuto io con i libri così avremo modo anche di conoscerci meglio. - disse Kibum prima che altri potessero aprire bocca.

Anche lui aveva colto la palla al balzo.

Jinki aveva annuito con il capo in segno di assenso.


Kibum si sfilò il cappotto e fece strada alla rossa al piano di sotto. La condusse nel magazzino dove avrebbero dovuto aprire gli scatoloni che Minho e Taemin avevano trasportato poco prima. Jorinde non fece nemmeno in tempo a chinarsi su uno degli scatoli che la voce di Kibum la bloccò.


    - Si può sapere cosa diavolo ci fai tu qui? - .

La ragazza si voltò lentamente verso il corvino.

    - Come? - sussurrò stordita.

    - Che ci fai qui? - ripetè ancora lui con insistenza.

Jorinde si guardò attorno perplessa. C'erano solo loro due lì. Quel Kibum doveva essere matto.

S'indicò il petto con l'indice in cerca di risposte.


Ce l'aveva davvero con lei?!


    - Santo Cielo, si! Ce l'ho con te! Vedi qualcun altro? - sbottò Kibum seccato.

    - Scusa ma non ti seguo...-

La ragazza era davvero confusa.

    - Non fare la finta tonta. Sai benissimo che ora non dovresti essere qui ma a casa di Jonghyun. - .

Quelle parole la colpirono come uno schiaffo in faccia. S'irrigidì e sbiancò.


Come accidenti faceva a saperlo quel tizio?!


Porca miseria! Come cacchio fa a sapere che sto da Jonghyun?!


    - Tu...chi diavolo sei? Come fai a sapere queste cose? - gli chiese la ragazza riprendendosi dallo shock iniziale.

    - Lo so perchè ti ho vista. Ero lì la sera che sei arrivata da lui.- rispose serio il corvino.


Era lì? Perchè non l'ho visto?



Poi però tutto fu chiaro. La figura nera che aveva scorto in lontananza al fianco di un Jonghyun completamente vestito di bianco era lui. Era lui quello che era scappato non appena aveva sentito la foglia scricchiolare sotto i suoi piedi.


    - Stavo parlando con Jonghyun fuori casa quando sei arrivata e sono corso subito via quando ti ho sentito avanzare nel viale. Dal punto in cui mi ero nascosto ho potuto osservarti bene.- spiegò tranquillamente Kibum che sembrava averle letto nel pensiero.

Assottigliò i suoi occhi felini come per scrutarla meglio.


Jorinde ricambiò il suo sguardo e un brivido le percorse la schiena.


Quegli occhi che quella notte le stavano penetrando la schiena mentre dormiva sul divano erano i suoi. Non aveva prove certe al riguardo ma Jorinde se lo sentiva.


    - Immagino che Jonghyun non sappia che tu sei qui, vero? - disse ad un tratto Kibum.


Un altro brivido percorse la schiena di Jorinde. Se Jonghyun lo scopriva era la fine.


    - Beh, allora dovrei fargli un colpo di telefono suppongo...- mormorò il ragazzo armeggiando con la tasca dei suoi pantaloni in cerca del cellulare – sai Jorinde, si dà il caso che io e i tizi sopra la nostra testa siamo i migliori amici di Jonghyun.- ora aveva il cellulare in mano.

Jorinde aveva gli occhi sbarrati. Non poteva crederci. Con tutti i posti in cui poteva andare a lavorare, era finita nella tana del lupo.



Ma io ho proprio culo, eh.


Doveva fare qualcosa o tutto l'impegno che ci aveva messo in quella storia sarebbe naufragato.


    - Fermo! Non ti azzardare a chiamarlo! - esclamò avvicinandosi al ragazzo.

Kibum rimase sorpreso dal tono con cui Jorinde lo aveva apostrofato, così diverso da quello utilizzato poco prima.

    - Spiegami perchè non dovrei. - .

Jorinde aprì e chiuse la bocca come se non riuscisse a trovare le parole adatte ma poi sbottò: - Accidenti! Non puoi farti semplicemente gli affari tuoi?! - .


Si pentì subito di quello che aveva detto.


    - Bella tesi ragazzina! Davvero convincente. - ironizzò Kibum.


Entrò nella rubrica del telefono in cerca del contatto ma Jorinde gli si attaccò praticamente al braccio.


    - Ti prego, aspetta! Non lo chiamare! Se mi scopre è finita! - lo pregò la rossa.

    - Ok non lo chiamo. - .


Era bastato davvero così poco per convincerlo?


Jorinde lo guardò stupita.


    - Tu però ora vai di sopra e comunichi a Jinki hyung che non puoi assolutamente lavorare qui e ritorni immediatamente alla villa. - .


Ecco, era troppo bello per essere vero.


    - Non ci penso nemmeno. Non sai quanto ho sudato per trovare un lavoro.- protestò quella.

    - Non vuoi? - la incalzò Kibum – Bene. Allora significa che ti trascinerò di sopra, rivelerò agli altri la tua vera identità e ti riporterò alla villa. Muoviti, andiamo. - e detto questo afferrò per il polso la povera Jorinde e cominciò a trascinarla fuori dal magazzino.


La ragazza però era un osso duro e puntò i piedi a terra. Non gli avrebbe permesso di chiudere la sua avventura lì, non dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per trovare uno straccio di lavoro.


    - Non ci pensare neanche. Io non vado da nessuna parte! Non l'avrai vinta.- gli ringhiò lei di rimando opponendosi con tutte le sue forze a Kibum che continuava a tirarla per il braccio.

    - Non fare la stupida! É inutile che ti intestardisci! - ribattè il corvino e con uno strattone la tirò verso di sé, pronto a portarla su per le scale ma Kibum non aveva fatto i conti con il carattere di Jorinde, nonostante i parecchi centimetri che li dividevano, la rossa era caparbia e audace.

A mali estremi, estremi rimedi. La ragazza, non riuscendo a liberarsi dalla sua presa, gli sferrò un calcio negli stinchi che lo fece imprecare fra i denti. Finalmente le aveva lasciato il polso.

Kibum dovette fare appello a tutta la sua pazienza per non ricambiare il favore alla ragazza. Nel frattempo Jorinde approfittando della distrazione di Kibum se la stava svignando per le scale.


    - Dove accidenti credi di andare? Non pensare di averla vinta perchè ora mi sono stancato. Adesso chiamo Jonghyun e tu puoi metterti anche ad urlare e a rotolare per terra ma non mi fermerai. Non vuoi darmi ascolto? Te la vedrai direttamente con lui. Tanti saluti e arrivederci. - la voce seria del corvino la congelò sui gradini.

Jorinde si voltò di scatto, Kibum aveva di nuovo quel maledetto cellulare in mano.


Doveva tentare il tutto per tutto...o la va, o la spacca.


    - No, non lo fare! Jonghyun mi ricatta! - disse scendendo quei pochi scalini che aveva fatto di fretta.

    - Se scopre che sono uscita di casa nonostante il divieto sbatte fuori tutti i miei compagni da casa di Chul Moo. - gli raccontò disperata.

Questa volta era lei ad averlo afferrato per il polso. Kibum alzò lo sguardo nella sua direzione, il cellulare ancora in mano.


Ricatto? Kibum non sapeva di nessun ricatto...beh, d'altronde Jonghyun doveva trovare un modo per tenerla lì.


    - Eri una dei ragazzi di Chul Moo? - chiese in un sussurro, quasi stupito.

Jorinde deglutì. Non avrebbe voluto raccontarlo a nessuno ma non aveva scelta.

    - Si, lo ero.- mormorò con voce flebile.


Kibum non diede cenni di vita. Sembrava che la sua mente si fosse persa da qualche parte, nei ricordi magari, in un tempo lontano mentre i suoi occhi erano fissi su un punto preciso come se riuscissero a vedere chissà cosa oltre il muro. Forse riusciva ancora a vedere quella stanza, a riconoscere il sapore delle sue labbra, a sentire ancora il suo profumo.

    - Kibum...- lo chiamò la rossa con delicatezza come se temesse di svegliare un sonnambulo.

Egli si riscosse e la guardò negli occhi.

    - Senti, io non...io e Jonghyun...- sembrava volesse dire qualcosa ma non sapeva neanche lui esattamente cosa.

    - Io non posso fare finta di niente! - disse poi velocemente ritornando in sé.

    - Davvero non t'importa nulla se quei ragazzi perderanno ogni cosa? Se resteranno senza una casa?- la gettò sul drammatico Jorinde, che poi alla fine era la verità.

Kibum non rispose. Si morse il labbro nervoso, sembrava combattuto. Era il momento giusto per rincarare la dose.

    - Poi, questo lavoro è tutto quello che mi resta. Da quando sono andata a stare da Jonghyun ho perso tutto. Non posso più entrare nel vecchio palazzo di Chul Moo, non posso più vedere le mie amiche e impazzirò se resterò tutto il giorno chiusa in casa. Questo lavoro potrebbe essere una via di fuga per me, una fuga dalla quotidianità o magari un nuovo inizio, chi lo sa.- Jorinde concluse il suo discorso nel silenzio.

Kibum ancora non rispondeva.

    - Ti prego, aiutami.- lo supplicò a bassa voce.

Il ragazzo si voltò a guardarla.


Cosa doveva fare?


    - E va bene! - disse infine.


Jorinde sorrise raggiante mentre Kibum sospirava sommessamente.


    - Grazie grazie grazie! - esclamò la ragazza entusiasta saltellandogli intorno.

    - Aspetta a ringraziarmi. Dovrai stare molto attenta a quello che fai.- la rimbeccò il corvino scrollandosela di dosso.

    - Specialmente dal momento che io ci sono dentro quasi quanto te ora.- aggiunse con un cipiglio seccato.


Cosa accidenti gli era venuto in mente? Perchè la stava aiutando?!


    - Dai, vieni! Andiamo a mettere a posto quei libri. - disse poi Kibum ritornando nel magazzino.

La ragazza lo seguì senza farselo ripetere due volte ed iniziarono ad aprire gli scatoloni.


    - Kibum? - lo chiamò la rossa fermandosi con i libri in mano.

    - Mh?- mugugnò quello senza guardarlo.

    - Tu che lo conosci da più tempo...che tipo era Jonghyun? - chiese a bruciapelo.

Al ragazzo cadde il libro che aveva in mano e il taglierino, con cui stava liberando gli scatoli dallo scotch, per poco non gli si conficcò nel piede.


    - Stai attento! - lo redarguì Jorinde.


Quella domanda aveva scatenato una strana reazione in Kibum.


    - Che domande sono?! Jonghyun è come lo vedi. - rispose quello stizzito.

    - Beh, non è che si veda poi molto. Con me non è cattivo ma non è neanche buono.- commentò la ragazza da fuori mentre sistemava i libri sullo scaffale.

    - Bisogna conoscerlo bene per darne un giudizio ma ad ogni modo, non ti conviene farlo incazzare.- disse Kibum affiancandola.

    - Questo l'ho capito a mie spese. - borbottò quella tornando in magazzino.

    - Comunque se è così, penso proprio che tu possa essere in grado di dare un giudizio su di lui visto che lo conosci da tempo. - disse poi la ragazza mettendoglisi di fronte.

    - Puoi dirlo forte ma non ne ho nessuna intenzione.- replicò il corvino scansandola.


Jorinde voleva sapere di più su Jonghyun ma Kibum sembrava intenzionato a non collaborare. D'altronde si conoscevano da un'ora più o meno e aveva appena finito di supplicarlo di non dire della sua fuga a Jonghyun, cosa si aspettava? Gli aveva anche dato un calcio!

Decise che era meglio non seccarlo ulteriormente quel giorno. Cominciò a parlare degli argomenti più svariati con il ragazzo ma lui non sembrava ascoltarla davvero. La sua mente era altrove.



Doveva fare attenzione che Jonghyun non scoprisse che Jorinde lavorava lì, che usciva tutte le mattine e come se non bastasse ora doveva anche tenere d'occhio quella seccatura rossa.


Sospirò. Quel pomeriggio sarebbe dovuto andare a scambiare due chiacchiere con quei due allocchi di Jae Hyun ed Odette. Che diavolo stavano a farci loro lì se poi Jorinde faceva quel cavolo che voleva?!


Quella storia avrebbe portato solo guai.







    * Angolo di Natsumi213 *

Ciao a tutti! ^^
Ce l'ho fatta , sono tornata con il quinto capitolo. Jorinde ha fatto conoscenza con i suoi nuovi colleghi e ha avuto più di qualche sorpresa. Da Taemin che non si aspettava di trovare lì a Kibum che è al corrente di tutta la situazione anche di cose che Jorinde non sa. Ha dovuto sudare per convincere Kibum a non spiattellare tutto a Jonghyun ma alla fine ha avuto la meglio. D'altronde anche Kibum sembra nascondere qualcosa, si perde spesso nei suoi pensieri, nei suoi ricordi e quella domanda su Jonghyun sembrava averlo mandato leggermente in crisi. Adesso basta però, non vi annoio più con le mie chiacchiere. XD
Vi lascio qui il link della pagina di Wikipedia di *“La morte ti fa bella” nel caso qualcuno non lo conoscesse. XD
Ora lasciatevi ringraziare come il mio solito. ^^ Grazie a lagartischa e a Ninechka per le recensioni dello scorso capitolo. Grazie a coloro che hanno inserito la storia fra le preferite e le seguite. Grazie mille! <3 <3
P.s. Come al nel capitolo precedente, sotto vi lascio le immagini di Minho e Key più o meno secondo la descrizione nel capitolo. ^^
A presto! ^^
Kisses! :*











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Capitolo 6
*** 6. A modo nostro ***


                                                                           





6. A modo nostro






Fare quella maledetta salita a piedi e con tutti quei pensieri che gli annebbiavano il cervello era ancora più faticoso. Kibum si maledisse perchè non aveva preso la macchina o un taxi ma da bravo sportivo, che non era, aveva deciso di andare a piedi fino a casa di Jonghyun. Aveva approfittato del fatto che Jonghyun lavorava quel pomeriggio per andare a scambiare due chiacchiere con Odette e Jae Hyun. Jorinde faceva il turno in libreria quindi nessun paio di orecchie indiscrete avrebbe ascoltato i loro discorsi. Quei due babbei dovevano essersi bevuti il cervello, ne era sicuro. Finalmente il grande cancello di casa Kim comparve all'orizzonte, il corvino arrivò trafelato dinanzi ad esso. Si teneva una mano sul fianco e ansimava affannosamente. Il cancello era socchiuso, Odette o Jae Hyun dovevano averlo lasciato aperto in vista del suo arrivo. Non perse tempo ed entrò. Stava camminando lungo il viale quando qualcuno lo chiamò a gran voce.


    - Kibum! - .



Jae Hyun si stava sbracciando nella sua direzione e gli fece segno di avvicinarsi. L'uomo stava tosando i cespugli del giardino, gli piaceva tenere tutto in ordine. In un batter d'occhio, il corvino lo raggiunse e insieme si avvicinarono al porticato orientale dove Odette stava servendo del tè nelle tazze.

    - Buon pomeriggio caro! - lo salutò la donna con un sorriso.

Kibum ricambiò il saluto con un cenno del capo e dopodiché si sedette intorno al tavolino bianco che i due avevano apparecchiato.

    - Allora, di cosa volevi parlarci? - chiese Odette sedendosi a sua volta.

    - Sapete bene di cosa voglio parlarvi: Jorinde. - rispose quello secco.

    I due si scambiarono un'occhiata colpevole.

    - Sai Kibum, se non ci avessi preceduto chiamandoci, l'avremmo fatto noi.- disse la cameriera con cautela.

    - No, scusate ma dico io, vi siete rimbambiti? Permetterle di lasciare questa casa? É la cosa più pericolosa che possa fare. - sbraitò il ragazzo sbattendo la mano sul tavolo.

    - Oh, Santo Cielo! Che cosa avremo dovuto fare allora?! - ribattè la donna esasperata.

    - E cosa ne so io! Magari giocare a carte, ballare, intrattenerla in qualche modo, farle fare qualsiasi cosa ma non questo! - .

    Kibum sembrava sull'orlo di una crisi di nervi. Jae Hyun non aveva parlato per tutto il tempo, si era limitato ad osservare la conversazione fra i due ma ora era il momento di intervenire.

    - Oh andiamo Kibum, sai bene che non puoi tenere una persona rinchiusa qui dentro per troppo tempo e senza una motivazione logica e soprattutto non una come Jorinde, prima o poi sarebbe successo. - sentenziò l'uomo pacatamente.

    - Possibile che con lei non funzionino nemmeno i ricatti?! - sbottò il ragazzo – Jonghyun le aveva detto chiaramente che se si azzardava a disobbedirgli avrebbe sbattuto fuori tutti i suoi compagni da casa di Chul Moo. - disse le ultime parole in un bisbiglio chinandosi verso i suoi interlocutori come se temesse di essere udito da qualcuno.

    - Tu come accidenti fai a saperlo? Te l'ha detto lui? - chiese stupita Odette.

- No, me l'ha detto Jorinde! -

- Vi ha detto tutto? - quasi urlò la donna portandosi le mani sulla testa.

- No tranquilli, l'ha detto solo a me semplicemente perchè l'ho messa alle strette io. Gli altri non sanno niente. - la tranquillizzò Kibum.

Odette e Jae Hyun tirarono un sospiro di sollievo. Se tutti avessero saputo che Jorinde era il nuovo “fiorellino” di Jonghyun, ci sarebbe stata una gran confusione.

- Il punto è che mi ha supplicato di mantenere il segreto e io non ho potuto fare altro che prometterglielo ma la verità è che io non so se possa funzionare...quindi io sono qui perchè spero che voi due possiate convincerla a lasciare perdere tutta questa storia del lavoro.- spiegò concitato il corvino.

- Kibum non se ne parla. Non possiamo farle una cosa simile.- ribattè Odette.

- Non potete fare una cosa simile a Jorinde ma a Jonghyun si?! - .

Nessuno dei due ribattè e Odette abbassò lo sguardo, doveva ringraziare Jonghyun se ora lei era seduta a quel tavolo.

- Da quanto conoscete Jonghyun? Quanto gli dovete? Non potete mentirgli così.- sibilò Kibum cinico.

- Ferma un po' ragazzo. É vero che gli stiamo mentendo ma non mi sembra che tu sia corso a perdifiato lungo la salita per spifferargli che Jorinde se l'era svignata. - lo incalzò Jae Hyun.



Anche questo era vero. Kibum si morse il labbro inferiore. La verità era che avrebbe anche voluto dirglielo all'inizio ma poi Jorinde lo aveva convinto a tacere. All'inizio non voleva aiutare quella seccatura rossa ma poi qualcosa era cambiato. Quando aveva appreso che era stata una ragazza di Chul Moo, il suo cuore si era pericolosamente incrinato. Troppi ricordi avevano cominciato a vorticargli per la testa, davvero troppi. Si era sentito quasi in dovere di aiutarla però Jonghyun era Jonghyun. Jonghyun era un pezzo di cuore, del suo cuore. Come poteva fargli una cosa simile, anzi, come potevano farsi una cosa simile?!

- E quindi ora che facciamo? - chiese poi risvegliandosi dai suoi pensieri.

    - Senti Kibum, noi non ce la sentiamo di dirle che no, non può uscire di casa e che deve restare qui senza fare un accidenti. É come un uccello in gabbia. - gli rispose Jae Hyun – quindi noi volevamo chiederti di tenerla d'occhio per noi. - la richiesta di Jae Hyun cadde nel silenzio.


A Kibum non ci volle poi molto per memorizzare quelle parole.


Cosa mi hanno appena chiesto?!


    - Che cosa?! State scherzando spero. Mi state chiedendo di tenerla d'occhio?! Qui non si tratta di me ma di quella stramaledetta maledizione! - gridò il ragazzo incredulo facendo saltare Odette dalla sedia.


Jae Hyun gli fece segno di abbassare la voce ma a Kibum non importava.


    - Avevate anche voi le orecchie quella sera o no?! Avete sentito cosa ha detto lei!- il ragazzo non osava nemmeno pronunciare il suo nome – Jorinde non può uscire prima di un anno dal suo arrivo in questa casa, altrimenti incontrerà lui, il Giusto o...aspetta com'è che l'ha chiamato? Ah si, l'imperatore dalle labbra di more. Dopodiché sarà fatta perchè la porterà via, perchè se ne innamorerà e tutto si distruggerà in un attimo! E io cosa dovrei fare secondo voi? Rapirla, uccidere il giusto o come cazzo si chiama, che poi che razza di nome è, dirle che mi sono innamorato di lei? Per favore, non fatemi ridere! - sbraitò Kibum fuori di sé.


Odette e Jae Hyun ricordavano perfettamente le parole di quella donna. Erano stampate a fuoco nella loro mente da tre anni ormai.

Con occhi furenti e feriti aveva pronunciato quelle parole, come una filastrocca dai suoni sgradevoli:


Oh Kim Jonghyun, una spiacevole notizia ti favellerò

e così il tuo animo nel profondo cambierò.

Il tuo cuore non più in grado di battere sarà

nemmeno quando i suoi occhi il tuo sguardo incontrerà

Freddo sarà il sangue che al tuo cuore condurrà

e non più Sentimento scalfire ti potrà.

Questo è ciò che meriti per il tuo disprezzo

e chi ti ama ne pagherà il prezzo.

Bada bene però che la rossa orchidea ti potrà salvare

solo se il suo cuore riuscirai a scaldare.

Fa attenzione però perchè ella tua non è per certo

se il Giusto l'attirerà a se per il suo diletto

Per quattro stagioni lontana da tutti dovrà stare

se la rovina non vorrai incontrare.

Guardati intorno, silenzioso e splendente si nasconde l'imperatore

con le sue labbra morbide di more

Deleteria la sua venuta per te sarà

se il tuo orgoglio alle mie parole attenzione non presterà.

Inizia il tuo cammino se un destino crudele non vuoi per te

O giovane, superbo e lussurioso re.



Kibum aveva ancora i brividi quando ripensava a quelle parole. Ricordava che le avevano provate tutte per aiutare Jonghyun ma niente, la maledizione di quella donna aveva già fatto il suo corso.

Adesso probabilmente Jorinde era l'ultima possibilità, non potevano mandare tutto all'aria.


    - Capite che falliremo se lasciamo tutto com'è?! - mormorò a un certo punto – Non lascerò andare Jonghyun. - disse poi puntando il suo sguardo deciso sui due.

    - Neanche noi lo faremo mai! - esclamò Odette quasi scandalizzata da quella silenziosa accusa – però non possiamo tenere Jorinde chiusa qui! Sarebbe una lotta continua e lei troverebbe il modo per scappare! Il problema è che non possiamo neanche dirle il motivo del perchè non può uscire e quindi è tutto più complicato. - .

    - Kibum, abbiamo bisogno del tuo aiuto! Tu devi aiutarci, stalle addosso, controllala, fai quello che devi ma aiutaci.- disse Jae Hyun serio -Non guardarmi con quella faccia! - sbottò subito dopo quando Kibum assunse un' espressione indignata.

    - La maledizione- provò a dire quello ma Jae Hyun lo interruppe ancora.

    - Vada al diavolo, lei, la maledizione e l'imperatore con le more-

    - Dalle labbra di more. - lo corresse la donna.

    Il maggiordomo la ignorò.

    - Quello che ci spinge a stare ancora intorno a Jonghyun nonostante tutto è più forte di lei, della sua maledizione e di tutto il resto. Siamo più forti noi. Non possiamo continuare a fare del male ad altra gente per aiutare Jonghyun! Possiamo farlo a modo nostro, possiamo unire le forze e possiamo vincere. Gliela faremo vedere! Noi vinceremo!- disse l'uomo con una serietà intrisa d'entusiasmo.

    - Si, è vero che quel Giusto potrebbe venire da un momento all'altro a cercare di portarsi via Jorinde ma ciò non accadrà se noi glielo impediremo. Non potrà averla per sè, non potrà rubarle il cuore se saremo prima noi a farlo, se noi saremo costantemente al suo fianco. Fatti aiutare anche da Jinki, Minho e Taemin. Insieme possiamo farcela! - lo incoraggiò Jae Hyun.

Kibum era in difficoltà. Sentiva che le parole di Jae Hyun potevano essere vere ma se poi così non fosse stato? Se tutto fosse andato in malora?! Dirlo anche agli altri tre? Poteva essere una buona idea come no. Ognuno di loro poteva avere pareri contrastanti. Da quando quella storia era iniziata loro quattro avevano sempre aiutato Jonghyun con tutte quelle che erano venute prima di Jorinde ma nessuno di loro era riuscita a spezzare la maledizione. Jonghyun aveva detto che Jorinde era diversa che forse c'era qualche possibilità. E anche Kibum, nonostante odiasse ammetterlo, durante il loro battibecco se ne era accorto. Con Jorinde doveva andare, con lei doveva funzionare. Le parole del maggiordomo avevano avuto un qualche effetto su di lui. D'altronde aveva ragione...basta arrecare danni a delle persone per aiutarne un'altra solo perchè si fa così! No, da quel momento in poi si faceva a modo loro. Inoltre,ragionandoci, se il piccolo pettirosso si sentiva chiusa in quella bella gabbia dai grandi balconi, non avrebbe più cantato per Jonghyun e magari non avrebbe funzionato. Invece, se le davano quello che voleva, sarebbe stata più rilassata e le cose sarebbero andate. Vero che loro dovevano stancarsi come non mai a starle dietro ma se ciò avesse posto fine ai loro problemi, ben venga.


Tuttavia Kibum non era sicuro di volerlo dire agli altri tre, ci avrebbe pensato più in là. Un problema alla volta.


    - Va bene, ci sto. - disse infine Kibum – Voi fate la vostra parte che io farò la mia. Le starò addosso sempre, perfino sotto la doccia se necessario. Nessuno le si avvicinerà. - .

I volti dei due domestici si illuminarono.

    - Lo dirai anche a Jinki, Minho e Taemin? - chiese Odette.

    - Veramente non lo so...non voglio creare troppa confusione o potrebbero scoprirci. Magari più in là lo dirò se non riesco più a stare dietro a Jorinde da solo.- rispose il corvino.

    - Fai come credi! Comunque per quanto riguarda Jonghyun...forse è meglio non comuncargli il nostro cambiamento nel piano, non subito almeno. Lasciamo che familiarizzi di più con Jorinde, che abbia l'opportunità di avvicinarsi di più a lei altrimenti potrebbe non prenderla troppo bene.- propose la donna.



Kibum annuì alle sue parole. Quelle stesse parole gli avevano appena squarciato il petto. Quella situazione era sempre stata frustrante per lui, anche quando tutta la gente che aveva preso il posto di Jorinde prima di lei, non andava bene. Non solo Jonghyun ma anche lui era cambiato dalla notte della maledizione. Il cuore di Jonghyun non batteva più e il suo sanguinava. Ogni notte Kibum pensava e ripensava a quando tutto era perfetto, a quando entrambi avevano avuto quello che volevano, a quanto erano belli gli occhi di Jonghyun chiusi e addormentati al suo fianco, in quelle coperte che profumavano di lino.



Forse aveva davvero bisogno di dirlo agli altri perchè le forze ogni tanto gli venivano meno e loro avevano il potere di ricaricarlo. Ci avrebbe pensato su.


Si alzò dalla sedia, pronto ad andare via.


    - Kibum? - lo chiamò Odette.


Il ragazzo si voltò verso di lei.


    - Grazie.- mormorò e lo abbracciò forte sporgendosi sul tavolino.


Lo tenne stretto a sé in modo materno e gli accarezzò i capelli quasi a tranquillizzarlo per qualcosa.

    - Odette...vuoi farmi saltare qualche costola? - sussurrò divertito.

    - Oh, scusa...ti lascio subito. - replicò quella con un sorriso imbarazzato.


Kibum le sorrise ancora. Era una donna dolcissima Odette.


Dopo il suo abbraccio il cuore di Kibum era un po' più leggero. Si sarebbe risolto tutto, dopo quella storia, tutto sarebbe stato come prima, anche Jonghyun glielo aveva promesso.


Già, Jonghyun...


Maledizione a lui e alla sua testa di cazzo!


Kibum sbuffò seccato passandosi una mano tra i capelli mentre si richiudeva il cancello della villa alle spalle.




*


Jorinde era al settimo cielo in quei giorni. Le cose in libreria andavano sempre meglio. Le piaceva il suo nuovo lavoro e le piacevano i suoi nuovi colleghi. Erano tutti simpatici e gentili. Jinki e Minho si prendevano cura di lei in modo fraterno, con Taemin parlava davvero di tutto e ridevano un sacco, Kibum era l'unico ad essere un po' strano nei suoi confronti. C'erano delle volte in cui era affabile, sorridente, la tempestava di domande e l'accompagnava ovunque, ci mancava solo la scortasse in bagno e delle altre in cui lo sorprendeva a guardarla con un cipiglio strano, con le sopracciglia aggrottate e l'aria pensierosa. Magari doveva solo conoscerlo meglio. Taemin le aveva detto che era un ragazzo adorabile. Anche alla villa le cose andavano bene. Jorinde sembrava essersi dimenticata del brutto battibecco avuto con Jonghyun perchè gironzolava felice tra le stanze della casa e sorrideva sempre. Ogni tanto si divertiva a prendere in giro Jonghyun e lui le rispondeva per le rime. Quel pomeriggio sarebbe rimasta a casa. Era mercoledì quindi non aveva il turno in libreria visto e considerato che Jonghyun non lavorava. La rossa aveva voglia di dipingere quel giorno e andava alla ricerca di un soggetto da ritrarre. Stava quasi per rinunciare quando passò per caso davanti allo studio aperto di Jonghyun. Spiò all'interno. Il ragazzo era concentrato sempre su quelle maledette carte. L'espressione seria, le labbra leggermente aperte, lo sguardo attento. I capelli bianco argentati ben pettinati, la camicia bianca a decorazioni nere sembrava essergli cucita addosso per quanto stava bene. Era bellissimo, come sempre.



Perchè cacchio in questo paese devono essere tutti così belli?!



Entrò di soppiatto e si avvicinò al ragazzo altrettanto silenziosamente.

    - Jonghyun! - gli urlò praticamente nell'orecchio.


Ovviamente lo aveva fatto apposta, per il gusto di dargli fastidio e spaventarlo. Il ragazzo sussultò e quando individuò la fonte del suo trauma, la guardò malissimo. Jorinde invece rideva di gusto.

A Jonghyun aveva sempre ricordato un pettirosso ma quel pomeriggio con quella gonna azzurra, sembrava più una farfalla. I lunghi capelli raccolti in uno chignon morbido.


    - Che diavolo fai?! Sei impazzita a urlarmi così nell'orecchio?! - la rimproverò lui severo.

    - Scusa ma era troppo allettante! - sghignazzò quella – comunque ho una notizia da darti, business man! - lo canzonò ancora.

    - Ossia?-

    - Sei il nuovo soggetto del mio ritratto di oggi! - ripose Jorinde raggiante come se gli avesse appena comunicato di aver vinto alla lotteria.

    Jonghyun alzò un sopracciglio.

    - Tutto qui? - .

    La sua cinicità era da oscar. Quando faceva così a Jorinde saltavano parecchi nervi e poi lui si chiedeva perchè adorava infastidirlo.

    - Tutto qui nulla! Adesso vieni con me, non penserai che possa ritrarti qui! - esclamò indignata.


Lo prese per la mano e lo tirò cercando di farlo alzare.


    - Scordatelo! Sto lavorando. - disse il biondo opponendo resistenza alla sua seccatrice.

    - Appunto! Prenditi una pausa! Lavori sempre. - ribattè Jorinde.


Non demordeva.


    - Non esiste.- commentò aspro.

    - Eddai Jonghyun! Ti farà bene. Stacca un po', per favore! Solo un'ora! - piagnucolò la ragazza attaccata al braccio.



Certo che sa come lagnarsi!


Jorinde lo guardava supplicante. Odiava quel tipo di sguardo, lo faceva sentire stronzo.


    - Va bene, verrò con te ma solo per un'ora. - precisò il ragazzo.


Non gli lasciò il tempo di finire la frase che già lo stava trascinando verso la stanza che Jonghyun le aveva permesso di tenere come “studio” in cui dipingere.


    - Siediti qui. - gli ordinò la rossa gettandolo letteralmente su un baule vecchio.


Quel posto era pieno di quadri, da tutte le parti c'erano quadri e solo quattro ritraevano Odette e due Jae Hyun. Toccava a lui per forza di cose. D'altronde non gli avrebbe fatto male passare del tempo con lei se così il suo cuore si sarebbe scaldato almeno un po'. Jae Hyun ed Odette gli ripetevano in continuazione che doveva passare più tempo con lei ed ora eccolo lì.


    - Fai un'espressione decente Jjong! - lo apostrofò Jorinde da dietro la tela.

    - Un'espressione decente? Cosa vorresti insinuare Gretel?! - ribattè lui acido.


Da quando aveva scoperto che il suo nome, Jorinde, era lo stesso di una protagonista delle fiabe*, quando voleva punzecchiarla la chiamava Gretel.


    - Farò finta di non averti sentito! Comunque mettiti in posa ora! Di tre quarti magari...grazie! - .


Jonghyun l'accontentò. Aveva anche l'opportunità di svagare un po' con la testa mentre Jorinde lo ritraeva.


Passò diverso tempo prima che la ragazza lo richiamasse sulla terra.


    - Jjong! Jjong! Vieni qui! Avvicinati, fammi vedere bene il colore dei tuoi occhi.- disse facendogli segno di affiancarla.

Il ragazzo si alzò e fece come gli era stato detto. Ne approfittò per dare una sbirciata al quadro. Sembrava già molto bello ma volle stuzzicarla un po'.


    - Non mi somiglia per niente. - disse all'improvviso.


Jorinde lo guardò a bocca aperta.


    - Stai scherzando?! Sei praticamente tu! - replicò indignata.

    - Lo vedi solo tu che mi somiglia! - ribattè Jonghyun.

    - Devi avere le cataratte già alla tua età! - mormorò acida.

    - Non te la prendere. È sempre così con gli artisti...non puoi piacere a tutti! - .

    - Finora non piaccio solo a te! E dimmi, perchè non ti somiglia? -

    - Troppo...troppo comune. - disse quello semplicemente.


Sembrava credere davvero a quello che diceva.


Stava già gongolando quando la sua splendida e bianca camicia si macchiò di un giallo acceso, proprio all'altezza del petto. Guardò quella striscia giallognola: sicuramente non si trattava di una decorazione, l'ultima volta che l'aveva vista, le sue decorazioni erano solo nere. Alzò lo sguardo su Jorinde. Questa volta era lei a gongolare, con il pennello in mano e un ghigno stampato sul volto.



Gli aveva appena tinto la sua camicia preferita.



-Oh, mi dispiace! - disse la ragazza con una fintissima espressione preoccupata – pensavo avesse bisogno di un po' di colore...sai, mi è sembrata troppo...troppo comune.- biascicò lasciva marcando le ultime due parole.


- Oh, ti dispiace davvero? Che peccato! Anche io sono dispiaciuto...sai, volevo quasi lasciarti uscire con Odette il mese prossimo...sai, durante il suo giorno libero...- sussurrò Jonghyun dandole le spalle.

    - Cosa?! Aspetta! Non puoi ripensarci per una cosa così...non è giusto! - strillò Jorinde spingendo Jonghyun inviperita.


Si allontanò da lui pronta a girare sui tacchi e lasciarlo solo come un babbeo lì dentro.


    - Facciamo così, se fai quello che ti chiedo ora, ti faccio uscire con Odette! Avvicinati!- disse il ragazzo ad un tratto.


Jorinde lo guardò preoccupata.


    - Se vuoi chiedermi di venire a letto con te, puoi scordartelo! - lo avvisò la rossa mentre si avvicinava a lui.

    - Tranquilla! Voglio solo un bacio...dammelo e potrai uscire! - propose malizioso Jonghyun sedendosi sul letto.

    - Cosa?! -

    Jorinde arrossì.

    - Un bacio? Se lo vuoi sulla guancia posso si, altrimenti puoi scordartelo! - sbottò indignata.



Sempre il solito!


    - E sia! - replicò Jonghyun porgendole la guancia.


La rossa non si aspettava che accettasse. Però se un bacio sulla guancia poteva permetterle di rivedere Yoora, si sarebbe sacrificata.

Si chinò su di lui, pronta a dargli quel bacio quando venne afferrata dalla sua mano che si serrò intorno al suo polso e la tirò sul letto senza troppi complimenti.

In un attimo Jonghyun le fu sopra.


    - Ehi! Avevi detto un bacio!- esclamò Jorinde risentita colpendolo sui pettorali sodi.

    - Ho cambiato idea! Voglio di più.- replicò il biondo con un sorriso che si estendeva da un orecchio all'altro.

    - Vuoi di più? Come desideri...ti darò di più, ti darò tutto quello che mi chiederai. - gli sussurrò Jorinde all'orecchio con fare sensuale.


Jonghyun rimase a dir poco stupito da quella reazione tanto che non si accorse che la rossa era riuscita ad afferrare uno dei cuscini alla loro destra e quando il colpo arrivò, secco, sulla sua spalla, gli ci volle qualche secondo per capire quello che era successo.


    - Scusa Jonghyun, non mi hai risposto e quindi ho ben pensato di darti quello che avevo in quel momento!- sghignazzò Jorinde che intanto se la stava spassando, in piedi affianco al letto, dopo che era riuscita a sgattaiolare via da lui.


Jonghyun la guardò incredulo.


    - Ma tu guarda questa pulce! Vieni qui che questa volta sarò io a darti tutto quello che ho! - disse Jonghyun con un sorriso divertito.


Aveva un sorriso grande stampato sul volto, Jorinde non glielo aveva mai visto ed era bello, davvero bellissimo. Sembrava quasi che si stesse...divertendo?

Persa in questi pensieri non si era accorta che Jonghyun stava per acciuffarla.


    - Toccami e lo dico ad Odette! - lo minacciò la ragazza cercando di svignarsela ma Jonghyun fu più rapido e l'afferrò per un braccio.

    - Ah si? Che paura! Me la sto facendo sotto! - la canzonò lui.

    - Fai bene! Potrebbe picchiarti con il battipanni! - lo minacciò ancora la ragazza ridendo.


Anche Jonghyun rise. Era la prima volta da quando era lì che lo sentiva ridere. Mai lo aveva fatto prima d'ora. Una risata cristallina, pura, vera.

La ragazza perse qualche battito a quella risata.


    - Tutto bene? - chiese lui tornando serio.

    - Si, mi ero solo incantata.- mentì la rossa.

    - Allora prima che ti addormenti in piedi, torniamo al dipinto. - disse Jonghyun sorridendole.


Il ragazzo prese posto di nuovo sul baule e la ragazza annuì posizionandosi dietro la tela.


La sua risata le risuonava ancora in testa. Lo avrebbe costretto a posare altre mille volte se così avesse potuto rivederlo in quel modo. Avvolto dalla spensieratezza e vestito di sorrisi. Sembrava quasi un'altra persona, una di quelle che può cambiarti la giornata, renderti felice anche se fuori piove e fa freddo. Jonghyun era capace di fare uscire il sole anche a gennaio, Jorinde se lo sentiva, sapeva che era così.








    *Angolo di Natsumi213 *


Ce l'ho fatta gente! Sono tornata con il sesto capitolo! ^^ Buondì! ^_^
Come va? Finalmente qualche piccolo (?) segreto è stato svelato! Kibum si è convinto, grazie ad Odette e a Jae Hyun, che per aiutare Jonghyun non è necessario sacrificare la libertà di Jorinde. Tuttavia quello che gli si propone è davvero difficile. Dovrà sorvegliarla continuamente sul posto del lavoro per evitare che qualcuno le si avvicini. Jonghyun, dunque, è vittima di una maledizione e sembra proprio che Jorinde potrebbe essere la soluzione al suo problema ma chissà...staremo vedere! XD Intanto si è preso una pausa e si è divertito a giocare con la ragazza rivelando un lato di sé che Jorinde non aveva mai visto. Spero che la filastrocca vi piaccia, non è perfetta ma ci ho provato. XD Ovviamente la donna che ha lanciato la maledizione parla per enigmi. Ho utilizzato le figure dell'imperatore e del re perchè l'imperatore era visto, in passato, come una figura nobile a cui bisogna credere ciecamente, più importante e “superiore” di animo (che poi non era vero comunque in passato XD) e non solo di un giovane re pieno di bizze e capricci. Non credo che debba aggiungere altro, forse solo dirvi che il prossimo capitolo mostrerà qualcosa del passato. :)
Inoltre, la *fiaba di cui parla Jorinde è la seguente: “Jorinde e Jorel” o “Jorinde e Joringel”, una fiaba tedesca molto carina. Una delle mie preferite. ^^
L'immagine che ho utilizzato per la copertina, l'ho scelta perchè penso che rispecchi molto la situazione di Jorinde, una gabbia bellissima ma piena di luce e con la porta aperta da cui può scappare non appena ne ha l'occasione.
Adesso passiamo, come sempre, ai ringraziamenti. Grazie a lagartischa e a Ninechka per aver recensito lo scorso capitolo. Grazie a tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite e le preferite. Grazie di cuore! <3 <3 <3 <3 <3
A presto, allora! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 7
*** 7. Il passato I - una via di fuga ***


                       



                      7. Il passato I – una via di fuga



N.B. Ciao a tutti! Volevo comunicarvi che la prima parte del capitolo è un ricordo, un evento del passato e per questo ha una scrittura differente. Solo questo, ora non vi secco più! Ci vediamo sotto! Buona lettura! ^^



L'estate era alle porte ormai e il caldo cominciava a farsi sentire. Da lì a qualche giorno il sole avrebbe baciato con le sue roventi labbra tutti i petali di quella vecchia rosa. A Jonghyun non piaceva il caldo, Jonghyun non lo sopportava. Gli riportava alla mente la morte dei suoi genitori, deceduti in un incendio due anni prima. Era a casa con la tata quando gli fu comunicata la notizia. Era scoppiato un incendio in uno degli hotel del padre e parecchie persone avevano perso la vita, tra cui i suoi genitori. Da quel giorno in poi era rimasto solo o quasi. Certo, la sua tata, che lui chiamava amorevolmente ajhumma fin da bambino, gli era rimasta accanto e così anche i figli del pittore, suo vicino di casa. In verità, l'unico vero figlio di casa Lee era Jinki, più grande di lui di un anno, l'altro Choi Minho, era stato praticamente adottato. Minho era orfano, di lui si sapevano solo il nome e il cognome, aveva vissuto fino ai dodici anni in un orfanotrofio. Per quel che Jonghyun sapeva, Minho scappava spesso da lì e in una delle sue fughe aveva conosciuto Jinki con cui aveva stretto subito amicizia. D'altronde, il maggiore era un tipo che si faceva volere bene, era difficile non amarlo. Minho diceva che l'orfanotrofio era un inferno e lo odiava con tutte le sue forze. I signori Lee ebbero compassione per il giovane e vista l'amicizia che lo legava al loro unico figlio, decisero di prendersene cura. Così Minho entrò a far parte di quella famiglia. A dirla tutta, non erano legati da chissà quale sentimento profondo all'inizio, Jonghyun aveva giocato spesso con loro e i due ragazzi erano di buon cuore e alla notizia della morte dei suoi genitori, avevano fatto di tutto per fargli ritornare il sorriso. Jonghyun era grato a Jinki e Minho.


Jonghyun ora aveva quindici anni e cominciava a essere stanco di quella striscia di campagna in cui viveva. Quando l'insegnante privato aveva qualche impegno e non poteva presentarsi la mattina, lui usciva a fare due passi. Ed eccolo lì, in quella particolarmente calda giornata di fine maggio, seduto sui gradini della vecchia casa del signor Park. La casa era ormai vuota da anni, il proprietario, il vecchio signor Park, aveva fatto una vincita e aveva ben pensato di mollare tutto e farsi un viaggio intorno al mondo. Chiamalo idiota, ora era a spassarsela chissà dove. Fatto sta che a Jonghyun quel posto piaceva perchè si aveva una buona visuale di tutto quello che succedeva lì. La vecchia dimora aveva molte case di fronte tra cui la lussuosa casa di Kim Se Joo. Jonghyun storse il naso quando lo vide uscire di casa. Era in assoluto l'uomo più ripugnante che conoscesse. Ricco, di origini nobili, arrogante e viscido. Non poteva avere più di ventisei anni ma era già sposato e anche con una bella ragazza. La povera malcapitata era una vittima in tutti i sensi. Il suo nome era Kang Odette ed era di sangue misto: madre francese e padre coreano. I genitori erano stati per molti anni proprietari di una pasticceria ma da qualche anno erano caduti in disgrazia e da allora avevano avuto gravi problemi economici. Odette era sempre stata una ragazza dolce e premurosa con chiunque e non riuscendo più a sopportare di vedere i suoi genitori in quello stato aveva accettato la proposta di matrimonio di Se Joo nonostante i genitori la pregassero di lasciare perdere e di vivere la sua vita, magari lontana da lì. La ragazza era giovane, aveva appena ventidue anni. Era chiaro che lei non lo amava e mai lo avrebbe amato. Il giovane uomo nutriva per lei una malsana passione che la ragazza non ricambiava.



Sei innamorata di lui?” le aveva chiesto Jonghyun dopo avere appreso le imminenti di nozze della primogenita dei Kang.

Sarà mio marito.” era stata la sua risposta. Con voce decisa e sguardo basso.


Jonghyun conosceva Odette da sempre, da quando era solo un piccolo fagotto e lei una bambina con le trecce e sempre troppo alta per la sua età. Odette gli regalava caramelle e dolciumi, gli faceva dei dolci apposta per lui, con le ricette di famiglia, lo faceva giocare e lo convinceva a studiare quando non voleva. Quindi sapeva bene quando mentiva e in quel momento Jonghyun capì che stava mentendo. Forse la ragazza s'illudeva che con il tempo avrebbe imparato ad amarlo ma entrambi sapevano che non era vero, nessuno poteva amare un uomo ripugnante come Se Joo.


Poco dopo vide uscire Odette di casa, avvolta nel suo vestitino azzurro, con i capelli ben fatti ma l'aria infelice. Sembrava una vera signora truccata di tutto punto, con la borsetta in mano e gli orecchini di perla. Niente più trecce, niente più gonne troppo corte, niente più occhi sorridenti e fiori tra i capelli. Legata ad un uomo che odiava probabilmente e a cui avrebbe dovuto dare anche dei figli presto o tardi. Odette era troppo brillante per un verme come Se Joo. Il ragazzo la seguì con lo sguardo mentre usciva dal cancelletto. Jonghyun sapeva che Se Joo la picchiava e anche Jinki e Minho gli avevano confermato di averla vista e sentita piangere. Odette si strappava via le lacrime dagli occhi gonfi e si truccava, non solo gli occhi ma copriva anche i lividi che il marito le lasciava. A Jonghyun ribolliva il sangue nelle vene ogni volta.

Si alzò di scatto e seguì la ragazza.


    - Noona! - la chiamò posandole una mano sulla spalla.

Odette sussultò voltandosi.

    - Jonghyun! Mi hai fatto prendere un colpo! - esclamò.

    - Sei impegnata adesso? Volevo chiederti una cosa. - disse il ragazzo.

    - Jonghyun, sto andando a fare la spesa. Qualsiasi cosa tu debba dirmi, me la dirai dopo.- rispose sbrigativa e fece per voltarsi e andarsene.

Si comportava in modo schivo da quando si era sposata, sembrava quasi non volesse più avere rapporti umani.

    - Aspetta! - esclamò il giovane.

Le afferrò il polso sottile e nel farlo la manica larga del vestito si alzò scoprendo il suo braccio ricoperto di lividi.

Jonghyun fece di tutto per non urlare mentre la ragazza si coprì in fretta il braccio.

    - Senti, devo andare.- sussurrò a capo basso.

    - E' stato lui, vero? - chiese freddo e distaccato Jonghyun.

Da Odette non giunse risposta.

    - Quanto vorrei mettergli le mani addosso! - ringhiò il bruno fra i denti – perchè continui a farti trattare così? A farti picchiare da quel bastardo? É come dare perle ai porci con quello, lo vuoi capire? Lascialo! - quasi urlò alla fine.

    - Abbassa la voce prima di tutto. - gli intimò Odette – Non sono affari tuoi di quello che faccio della mia vita e poi ci sono cose che tu non puoi capire, sei ancora un ragazzino.- .

    - Lo stai facendo per i soldi, vero? Tanto lo sanno tutti nel vicinato. Lo fai per i tuoi genitori, per dare sostegno economico a loro ma questo è troppo. Non puoi farti trattare così da quello schifoso. Non puoi vivere infelice per il resto dei tuoi giorni! - ribattè Jonghyun lapidario.

    - Stammi bene a sentire, adesso! Prima di tutto, questi non me li ha fatti lui e te lo ripeto ancora una volta: non impicciarti più della mia vita! - sbraitò con voce strozzata Odette.

    - Ah no? E come te li sei fatti? Sei caduta dalle scale? - chiese ironico il più piccolo fra i due – no, aspetta! La tua casa non ha scale! Fammi il favore Odette, Jinki e Minho ti hanno vista piangere e di certo non era per una caduta! - le confessò infine.

La ragazza non rispose subito. Indugiò per un attimo con lo sguardo sul più giovane e poi sorrise, un sorriso amaro, che non si addiceva al suo volto.
- Si, piangevo perchè mi ero fatta male ma non era un dolore fisico. - mormorò con sguardo perso mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime – apprezzo il fatto che ti preoccupi per me ma io non posso più tornare indietro ora, devo andare avanti e perseverare. Ho bisogno tanto del denaro di Se Joo quanto non desidero le sue attenzioni ma non puoi solo ricevere e non dare. Il mondo funziona così Jonghyun. - .

Alzò lo sguardo sul giovane e dai suoi grandi occhi scendevano due lacrimi lunghe e sottili come stalattiti di ghiaccio. Jonghyun poteva leggere in quelle lacrime tutta la sofferenza che era costretta a patire la ragazza, tutto il dolore per una scelta sbagliata ma utile.

    - Lasciami stare ora, dimenticati di me e va a vivere la tua vita! Ti auguro il meglio Jonghyun, noona ti vuole bene.- sussurrò la giovane accarezzando una guancia del bruno.

Odette si asciugò le lacrime con un fazzoletto e diede le spalle al giovane, pronta ad andare via.

    - E se potessi guadagnare più soldi di quanto Se Joo potrebbe mai darti in tutta la sua vita? - chiese di punto in bianco Jonghyun.

La ragazza si fermò ma non si voltò.

    - Mi stai consigliando di intraprendere il mestiere di passeggiatrice? - chiese con una punta di divertimento nella voce.

    - No, non mi riferivo a quello- provò a dire il giovane ma fu interrotto di nuovo.

    - Non ti azzardare nemmeno a pensare di darmi dei soldi perchè non accetterei mai. - disse seria.

    - No, non mi riferisco neanche a quello. So benissimo che non accetteresti. Ti dirò solo un nome e se non ti interesserà, sarai libera di andartene senza nemmeno voltarti per guardarmi.- replicò con un filo di voce Jonghyun.

La giovane donna non ribattè. Sembrava stesse aspettando questo famoso nome.


    - Jung Chul Moo. - .


La voce secca e decisa del castano per poco non la fece sussultare, in modo particolare dal momento che aveva pronunciato quel nome.


Passò qualche secondo prima che Odette si voltasse nuovamente verso il ragazzo. Jonghyun sorrise, sapeva che avrebbe funzionato.




    *


Il ragazzo stava tornando a casa scosso da una serie di scariche elettriche. Si sentiva eccitato. Sapeva che da quella notte le cose sarebbero cambiate. Lui e Odette avevano messo insieme un piano infallibile. La sua vita stava per cambiare. Aveva pronunciato il nome di Chul Moo su due piedi, senza pensarci molto, senza riflettere ma in realtà era da un po' che ci stava rimuginando. Jung Chul Moo era ufficialmente il suo tutore, si era preso carico di tutti gli affari del signor Kim alla sua morte essendo Jonghyun ancora minorenne e non in grado di gestire il patrimonio. Il signor Jung era stato un buon amico del padre e si era sentito in dovere di aiutare Jonghyun prima che potessero subentrare uomini poco affidabili e rovinare tutto ciò che i genitori di Jonghyun avevano costruito. Il castano ricordava perfettamente quando Chul Moo gli aveva proposto di diventare uno dei suoi ragazzi, una delle sue perle e così di abbandonare quella campagna spersa ma il giovane aveva rifiutato. Fatto sta che la proposta era sempre valida e Jonghyun, quel pomeriggio, l'aveva accettata al volo, in un attimo, davanti a quella giovane donna vestita di azzurro.

Per la buona riuscita del piano aveva bisogno anche della collaborazione di Jinki e Minho. Sarebbe passato da loro prima di tornare a casa magari. Nonostante fosse così immerso nei suoi pensieri, non era così distratto da non accorgersi che qualcuno lo stava seguendo. Sentiva i suoi occhi addosso, così come si sentiva osservato prima, seduto al bar con Odette mentre ideavano il loro piano. Continuò a camminare tranquillamente e a un certo punto si voltò di scatto. Riuscì solo a vedere che il suo inseguitore, a qualche passo da lui aveva sussultato e poi aveva girato sui tacchi e se l'era svignata. Jonghyun non poteva lasciarlo fuggire, poteva benissimo aver sentito qualcosa del loro piano. Gli corse dietro senza pensarci due volte. Era veloce ma Jonghyun non era da meno e riusciva a stargli dietro senza problemi. Corsero per un po' e quello che prima era il suo inseguitore si gettò fra la folla del mercato nella speranza di liquidarlo così ma gli occhi di Jonghyun erano attenti e non lo persero di vista. Una volta usciti dal mercato, quasi non fecero cadere a terra le due vecchie zitelle Choi e poi svoltarono a destra ma si ritrovarono in un vicolo cieco. Capolinea. La corsa era finita. Inaspettatamente la “spia” cercò di scavalcare il muro di fronte a loro ma Jonghyun fu più rapido e afferrandolo per i fianchi lo tirò giù rischiando anche di prendersi un calcio nei denti visto che la spia aveva preso a scalciare non appena aveva sentito delle mani afferrarlo. Alla fine il castano ebbe la meglio e riuscì a tirarlo sotto. Ora la corsa era davvero finita. Girò sgraziatamente la sua preda e la sbattè con le spalle al muro altrettanto sgraziatamente. Ora che aveva l'occasione di guardare per bene il suo stalker ne rimase stupito. Aveva di fronte un ragazzo all'incirca della sua età, forse un po' più piccolo. Pelle diafana, capelli corvini, bocca piccola e pronunciata. Era magro molto magro ma ciò che lo colpì di più furono i suoi occhi. Erano felini come quelli di un gatto ma gli sguardi che lanciavano avevano la scaltrezza di una volpe, a Jonghyun bastava guardarlo per accorgersene. Evitava il suo sguardo e si guardava intorno come in cerca di una via di fuga. In verità, Jonghyun conosceva di vista il ragazzo che aveva di fronte. Era la new entry di casa Kim, Kibum, il cugino minore di Se Joo, arrivato a casa del parente qualche settimana prima. Il castano non era stupito di vederselo lì, d'altronde era sempre il cugino di quella canaglia...sicuramente Kim junior non era da meno ma la cosa che lo preoccupava era il timore che il ragazzo lo stesse seguendo per ordine di Se Joo. Non poteva permettersi di mandare tutto in fumo.


    - E' inutile che ti guardi intorno, da qui non scappi. - disse a un tratto Jonghyun.


Il ragazzo gli puntò gli occhi addosso.


    - Perchè me lo impedirai tu? - controbattè tagliente.

    - Perchè mi stavi seguendo? - chiese Jonghyun.

Kibum non rispose, sembrava lo stesse studiando.

    - Se sei qui per conto di tuo cugino faresti meglio a girare sui tacchi e a tenere la bocca chiusa. - sibilò subito dopo avvicinandosi pericolosamente al suo interlocutore. Kibum indietreggiò di qualche passo.

    - Perchè dovrei essere qui per conto suo? - chiese in un sussurro.

    - Non fare il finto tonto, so bene che hai spiato me e Odette per tutto il tempo e hai anche origliato la nostra conversazione. Sei a conoscenza del nostro piano e stasera tornando a casa, spiffererai tutto a Se Joo, vero? - disse il castano.

Aveva ormai bloccato ogni via di fuga al corvino, lo aveva incastrato contro il muro.

    - Peccato che io non abbia intenzione di farmi rompere le uova nel paniere da nessuno. Quindi non sperare di spifferare tutto a Se Joo e poi stare tranquillo perchè se ciò si verificasse te ne farei pentire amaramente e fidati, so perfettamente come fare. - lo minacciò con tono freddo.

Kibum ebbe l'impressione che il ragazzo di fronte a lui non scherzasse affatto. Decise che non avrebbe risposto.

    - Se tieni al tuo bel visino, faresti bene a tenere la bocca cucita.- lo ammonì ancora Jonghyun prendendogli il mento fra due dita.

Kibum ebbe l'impulso di spingerlo ma non lo fece. Ogni tanto vedeva Jonghyun passeggiare con Jinki e Minho, li vedeva passare davanti casa e un po' li invidiava. A volte si era sorpreso a guardare il castano di soppiatto e aveva sempre pensato a lui come a un bravo ragazzo. Anche dopo quella minaccia, non credeva fosse cattivo.

Jonghyun stava per andarsene, convinto di essere riuscito a ottenere il silenzio del ragazzo quando venne afferrato per il braccio.

    - Aspetta! Non sono qui per conto di mio cugino...sono qui per conto mio. - disse il ragazzo dai capelli corvini.

    - Per conto tuo? E cosa ti spingerebbe a spiarci? Sentiamo.- lo interrogò Jonghyun.

    - Sarò sincero...all'inizio, non avevo interesse nello spiarvi, mi ero solo incuriosito vedendovi insieme e allora ho ascoltato distrattamente quello che dicevate ma quando ti ho sentito nominare Jung Chul Moo, non ho potuto fare altro che ascoltare tutto per filo e per segno.- spiegò il più alto fra i due – Voglio venire con voi. - sussurrò infine a un soffio dall'orecchio dell'altro.

Jonghyun si scostò bruscamente.

    - Perchè diavolo dovrei crederti?! Non ci casco! - esclamò.

Fece per andarsene nuovamente ma Kibum lo afferrò ancora per il braccio.

    - No, aspetta! Sto dicendo la verità! Fatemi venire con voi, mio cugino non saprà mai niente. - replicò ancora il più giovane.

    - Piantala! Non ti credo! Neanche un idiota lo farebbe! Come faccio a sapere che non è una trappola, che tu non andrai a raccontare tutto a Se Joo?! E poi, se proprio lo vuoi sapere, non ti porterei a prescindere con me. Tu abiti in quella casa e quindi sarai sicuramente a conoscenza del fatto che il tuo amato cugino picchia Odette e altrettanto sicuramente non hai alzato un dito per impedirglielo a giudicare dai lividi che la poveretta ha sulle braccia! Non potrei mai avere a che fare con uno come te! - gridò seccato il castano spingendo con forza il suo fastidioso interlocutore.

Kibum era sbigottito, anzi quasi offeso da quelle parole. Quel ragazzo nemmeno lo conosceva e si prendeva il lusso di giudicarlo in quel modo. Non si giudica un libro dalla copertina.

    - E tu cosa ne sai?! Vivi per caso in casa con noi? Come ti permetti di additarmi come uno stronzo senza cuore?! Se proprio lo vuoi sapere, non avevo la minima idea che Se Joo picchiasse Odette, almeno fino a una settimana fa. Sono tornato a casa ed entrando la prima cosa che ho visto è stato mio cugino che la strattonava, pronto a colpirla ancora e sai una cosa? Lo schiaffo me lo sono preso io per difendere lei! Ha colpito me perchè l'ho diviso da Odette. Se non mi credi, puoi chiedere anche a lei! - sbraitò Kibum infuriato spingendo Jonghyun a sua volta.

Il silenzio calò fra i due. Forse il ragazzo dagli occhi felini non mentiva, forse non c'entrava davvero nulla con Se Joo ma non poteva fidarsi ciecamente.

    - Non posso fidarmi di te...- mormorò Jonghyun.

Pensava che la questione fosse chiusa ma si sbagliava.

    - E va bene. Tieni, prendi questo se non mi credi ancora.- disse Kibum frugandosi in tasca e porgendogli un oggetto sottile.

Jonghyun lo prese fra le mani. Era un pugnale, non molto grande, la cui custodia era tempestata di pietre preziose. Lo sfilò dal fodero e la sua lama era affilata come poche.

    - E io cosa dovrei farci con questo? - chiese il castano stupito.

    - Era di mio padre, è l'unica cosa che mi è rimasta di lui. Permettimi di venire con voi, fidati di me e se poi se la tua fiducia si rivelasse malriposta, se dovessi dire qualcosa a Se Joo, potrai ferirmi, anche uccidermi se lo vorrai. Questo pugnale è come se fosse la mia vita, è come se ti lasciassi la mia vita in mano, potrai farne quello che vuoi se ti tradirò. - rispose l'altro determinato.

Jonghyun era sconcertato dalla facilità con cui quel ragazzo aveva detto quelle cose, con quale leggerezza. Come poteva parlare in quel modo della sua vita, come se ne avesse nove come i gatti e non una sola. Forse diceva davvero la verità, tutto quello che voleva era davvero raggiungere il palazzo di Chul Moo probabilmente. Il suo nome era una garanzia. Jonghyun lo scrutò per un attimo.

    - E va bene. Accetto il tuo patto. Potrai venire con noi da Chul Moo ma se dovessi tradirci, la pagherai cara.- sentenziò infine.

Kibum sorrise raggiante. Era davvero bello quando sorrideva e gli si creavano le fossette sulle guance.

    - Grazie! - esclamò entusiasta.

    - Aspetta a ringraziarmi! Ci vediamo stanotte, a mezzanotte, vicino al muretto davanti le porte della città. Non fare tardi o non ti aspetteremo.- replicò Jonghyun aspro e lo lasciò da solo nel vicolo.

Guardò ancora quel pugnale che ora non era più un semplice pugnale, un ricordo per quel Kibum. Ora era una vita, la vita di un ragazzo, Kibum gliel'aveva affidata al volo. Jonghyun non sapeva se al posto suo fosse stato in grado di fare una cosa del genere, di autorizzare qualcuno a fargli del male, a ucciderlo pur di scappare da quel luogo. Forse per Kibum, l'aria di quelle campagne era diventata irrespirabile...un po' come per lui.

Scosse il capo e alzò lo sguardo sulla strada. Quasi si stava dimenticando di passare da Jinki e Minho per chiedere loro aiuto. Svoltò a sinistra e si diresse verso casa dei signori Lee.





Jinki e Minho lo avevano ascoltato come sempre ed erano rimasti stupiti della sua improvvisa decisione di accettare la proposta di Chul Moo.

    - Sei sicuro di quello che fai? - chiese Jinki versando il tè nelle tazze.

Per fortuna erano soli in casa.

    - Si, non abbiamo altra scelta e poi era da un po' che ci stavo pensando. Sono stanco di questo posto, non c'è nulla per me qui. - rispose Jonghyun.

    - Non hai torto effettivamente. - commentò Minho – questo posto sta stretto un po' a tutti.- .

    - E quel Kibum? Che ci dici di lui? - chiese Jinki prendendo posto accanto all'amico.

Jonghyun si rabbuiò leggermente nel sentirlo nominare. Ovviamente aveva raccontato tutto ai due amici, anche di Kibum e della sua proposta.

    - Non ho altra scelta che fidarmi a questo punto...non credo che mi tradirà dopo quello che mi ha detto. In fondo mi sembra disperato anche lui. Vedremo questa notte. - mormorò Jonghyun girando il cucchiaino nella tazza.

Jinki annuì. Il silenzio era calato fra i tre. Jonghyun sapeva che quella era l'ultima volta che li vedeva probabilmente. La cosa lo turbava e gli procurava delle strane vertigini all'altezza delle gambe.

    - Allora...stasera farete quello che vi ho chiesto? - chiese ad un tratto come per distrarsi.

    - Certo. Puoi contare su di noi. Stasera alle otto entriamo nella solita locanda in cui va a bere e noi faremo solo in modo che qualche goccia di vino in più scivoli nel suo bicchiere. Quando sarà ubriaco perso lo riporteremo a casa dove, ridotto in quel modo, non si accorgerà nemmeno dell'assenza di sua moglie. - ripetè Jinki gongolante.

Jonghyun sorrise. Si augurava che il piano funzionasse. Quel demente di Se Joo andava quasi tutte le sere a bere e a giocare alla locanda con i suoi amici. Jinki e Minho avrebbero pensato a farlo bere più del solito. Sarebbe stata così ubriaco, da non accorgersi di nulla.

    - Allora vado. Comunque...buona fortuna. - disse Jonghyun alzandosi in piedi.

    - Buona fortuna anche a te. - sorrise Minho alzandosi a sua volta e poggiandogli una mano sulla spalla.

Jonghyun odiava gli addii.

    - Grazie...spero...spero di vedervi...insomma- il ragazzo non aveva il coraggio di dire qualcosa di sensato.

    - Risparmia il fiato Jonghyun, non dire una parola. Credo che ci vedrai prima di quel che pensi. Insomma, il palazzo di Chul Moo dicono che è grande ma sarà davvero un castello se non riusciremmo a trovarti. - lo interruppe Jinki mentre metteva via le tazze.

    - Come?- chiese stupito il castano.

Il maggiore fra i tre alzò lo sguardo su Jonghyun e sorrise, anche Minho era abbastanza incredulo.

    - Insomma, non penserai che io e Minho resteremo qui con un Kim Se Joo incazzato come un bufalo dopo che si accorgerà della fuga...potrebbe ricordarsi di noi due e di quanto lo abbiamo fatto bere. Potrebbe ricollegarci alla fuga e tutto il resto...non voglio rogne per i miei genitori. - spiegò candidamente Jinki.

Jonghyun sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori ma il maggiore aveva già distolto lo sguardo. Forse era vero quello che diceva ma il ragazzo dubitava che Se Joo potesse ricollegare Minho e Jinki alla fuga della moglie...molto probabilmente era solo una scusa per restargli accanto. Jinki era davvero il migliore.

Anche Minho sorrise intuendo il trucchetto dell'amico.

    - Beh...allora, ci vediamo lì. - concluse Jonghyun salutando i due e andando via.

Cercava di nascondere la sua felicità e il pensiero della sua tata quasi ci riuscì. Doveva comunicarle che andava via.


Tornò a casa ed entrando senti l'ajhumma canticchiare. Quella donna era una forza della natura. Si sfilò le scarpe e seguì la voce che lo portò in soggiorno. La tata era di spalle e stava piegando degli asciugamani. I capelli tinti di nero legati in uno chignon stretto, l'abito blu scuro che indossava spesso per stare a casa. Jonghyun era proprio dietro di lei e istintivamente l'abbracciò.

    - Jonghyun! Non ti avevo sentito entrare. - disse la donna con dolcezza.

    - Ti ho sentita cantare e non volevo interromperti. - replicò il ragazzo.

    - Allora, dove sei stato? A fare una passeggiata? - chiese poi la tata.

    - Qualcosa del genere. Dai, ti aiuto! - rispose frettolosamente Jonghyun afferrando uno degli asciugamani.

La tata era davvero anziana. Sempre più rughe solcavano il suo viso e le sue mani erano sempre più nodose.

    - Che cos'ha il mio Jonghyunnie, mh? - sussurrò l'ajhumma con uno sguardo indagatorio e dolce.

    - Niente. Dovrei avere qualcosa? Voglio solo aiutarti e così strano?! - ribattè il ragazzo fintamente offeso.

    - A me non puoi mentire. Ti conosco da quando eri poco più grande di questo asciugamano ripiegato.- lo ammonì la donna – Allora, c'è qualcosa che ti turba? - .

Jonghyun sospirò.

    - Effettivamente...c'è qualcosa che devo dirti.- mormorò con voce spenta.

    - Vai via? - chiese subito quella con semplicità.

Il ragazzo la guardò allibito. Come diavolo faceva a saperlo?!

La tata rise non appena alzò lo sguardo su di lui.

    - Non fare quella faccia. Non ho la palla di cristallo ma semplicemente non poteva essere altro il motivo della tua serietà e accortezza. - affermò ripiegando l'ultimo asciugamano nella cesta.

    - Si, me ne vado...vado da Chul Moo. Alla fine ho deciso di accettare. - confessò Jonghyun a capo chino.

    - Mi sembra giusto. Questo posto è noioso perfino per una vecchia rimbambita come me.- commentò aspra la tata – Parti solo? - chiese in seguito.

    - No, una ragazza viene con me.- rispose semplicemente Jonghyun.

    - Una ragazza? -

Il ragazzo non aveva voglia di dire tutta la verità. Non voleva che qualcosa andasse storto. Tanto più che Odette era una donna sposata ma l'ahjumma sembrava interessata a estorcergli quell'informazione.

    - Si, non posso dirti chi però anche se credo che con il tempo capirai chi è. Tutto quello che faccio l'ho fatto per il suo bene, qui è infelice. - rispose Jonghyun.

    - Credo di essermi fatta un'idea ma tranquillo, la mia bocca sarà cucita a doppio filo. - sussurrò la tata mimando il gesto di cucire sulle sue labbra.

Poteva fidarsi di lei. Quella donna era incredibilmente perspicace.

    - Tu...tu che farai? - chiese Jonghyun inseguendola nella stanza in cui avrebbe riposto gli asciugamani nell'armadio.

    - Io? Non penarti per me. Pensavo di tornare a casa mia. Sono vecchia Jonghyun ma ho un gruzzoletto da parte. Mi godrò la vita. - rispose la donna infilando la testa nell'armadio.

Jonghyun aveva vissuto tutta la sua vita accanto a quella donna. Fin da bambino aveva mantenuto i suoi segreti e coperto le sue marachelle. Non l'avrebbe più rivista. Quel pensiero gli faceva male. Sentiva gli occhi inumidirsi ma non voleva piangere come un poppante, aveva quindici anni ormai.

    - Ahjumma...mi mancherai...- sussurrò con la voce incrinata.

La tata si voltò a guardarlo. Anche i suoi occhi erano lucidi ma le vecchie labbra erano stirate in un sorriso dolce.

    - Jonghyun-goon...mi mancherai anche tu. - rispose flebilmente.

Si avvicinò al ragazzo e lo strinse forte a sé.

    - Il mio bambino...- mormorò staccandosi da lui, forse per evitare di piangere – Su su, non fare il muso lungo. Va e conquista tutti in quel palazzo. Sono sicura che chiunque in confronto a te, sembrerà una scimmia ballerina lì dentro! Il mio Jonghyun è destinato a grandi cose! - esclamò scoccandogli un bacio sulla fronte.

Il ragazzo sorrise a quella “previsione” impertinente.

    - Quando parti? -

    - Stanotte. A mezzanotte. - .



*


La luna era piena quella notte. Illuminava con uno squarcio la scrivania. A Jonghyun piaceva stare al buio. Gli piaceva il buio, lo faceva sentire bene. I suoi occhi erano fissi sul pugnale impreziosito da gemme che con la mano destra faceva danzare sul tavolo. Ogni volta che lo riprendeva in mano, la sua testa entrava in un'altra dimensione. Veniva investito dai ricordi.

La porta del suo studio si aprì con uno scatto.

    - Jonghyun? - lo chiamò una voce.

Era Jae Hyun.

    - Volevi chiedermi qualcosa? - chiese subito dopo.

Il biondo alzò lo sguardo sul maggiordomo.

    - Si, fai venire Yoora qui, per favore. - rispose secco.

Jae Hyun annuì e scomparve oltre la porta di legno massiccio.













    * Angolo di Natsumi213 *

Eccomi!! Scusate il mio immenso ritardo ma fra una cosa e l'altra sono riuscita ad aggiornare solo ora! ^^' Come state bellissimi? ^^
Ad ogni modo, come vi ho annunciato all'inizio, questo è un capitolo sul passato, per conoscere meglio i nostri personaggi e comprendere determinate situazioni. Ci saranno altri capitoli così nel corso della storia. Abbiamo appreso un po' di cose della vita di Jonghyun, del suo passato e della sua infanzia e adolescenza. Abbiamo scoperto che i nostri ragazzi conoscevano bene Chul Moo, in particolare Jonghyun che alla fine ha deciso di accettare la proposta fattagli dall'uomo tempo prima. Insomma, smbra proprio che parta alla volta del palazzo di Chul Moo, luogo di speranza e di sfogo per giovani artisti. Qui abbiamo trovato il suo primo incontro con Kibum che non è stato molto piacevole ma che allo stesso tempo ha fatto riflettere Jjong e del suo rapporto con Minho e Jinki. E subito dopo, ritornando nel presente, Jonghyun manda a chiamare Yoora. Che cosa vorrà ora? XD * mette la musica da suspence come sottofondo*
Insomma, ne vedremo delle belle. XD
Ora, lasciate che vi ringrazi, come sempre. ^^ Grazie a Ninechka e lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo. Grazie a tutti voi che avete messo la storia fra le seguite e le preferite e grazie a chi ha semplicemente letto. Grazie mille! <3 <3 <3 <3 <3
A presto! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 8
*** 8. Sorpresa inaspettata ***


                                                                                   



8. Sorpresa inaspettata





Ormai erano tre settimane che Jorinde lavorava a “La tana del Bianconiglio” e si trovava in sintonia con tutti i suoi colleghi con cui aveva stretto un ottimo rapporto. Minho la viziava e la coccolava come se fosse stata davvero sua sorella, ogni mattina le portava qualcosa di dolce, soprattutto cornetti. Jinki aveva sempre parole gentili per lei e non la rimproverava quando, a volte, per distrazione invertita libri che andavano in ordine alfabetico. Taemin, invece, le stava sempre intorno e parlava tantissimo sorridendo imbarazzato ai suoi apprezzamenti sulle sue doti da ballerino. Per quanto riguardava Kibum, aveva con lui il rapporto più strano. Aveva l'impressione di starle antipatica a volte, di infastidirlo addirittura ma poi se lo ritrovava sempre intorno e le dava anche una mano. Era un ragazzo singolare.

Quella mattina era una delle tante e Jorinde era seduta dietro il bancone, accanto alla cassa, con Kibum. Il ragazzo non le aveva rivolto la parola ed era tutto preso dal suo cellulare. Sembrava quasi che volesse ignorarla, almeno questo era ciò che percepiva la rossa, tanto da sentirsi a disagio. Era vero che il corvino non era d'accordo con il suo losco piano, nonostante la stesse aiutando, però poteva fare uno sforzo in più. A Jorinde dispiaceva vivere quei momenti, voleva avere un buon rapporto anche con lui. Lo guardava di sottecchi dondolandosi sullo sgabello e di tanto in tanto si mordeva le labbra nervosamente, poi ebbe un'idea. Prese il cellulare dalla borsa con cautela.


    - Kibum? - .


Il ragazzo si voltò nella sua direzione e fu investito da un flash.

    - YAH! Che diavolo fai?! - strillò isterico.

Jorinde rise.

    - Voglio farti un quadro e ho bisogno di una tua foto. - rispose con una vocina piccola lei.

    - Potevi almeno togliere il flash. Mi hai accecato! - la rimproverò Kibum stropicciandosi gli occhi.

La ragazza sbuffò. Quel tizio non faceva altro che lamentarsi.

    - Così ti impari ad ignorarmi! - lo rimbeccò lei a braccia conserte.

    - Non ti stavo ignorando! Stavo semplicemente rispondendo a dei messaggi. Devo rimirarti dalla mattina alla sera per caso? Ogni minuto della giornata?! - ribattè Kibum ironico.

    - No ma quando ti comporti così sembra che lo fai apposta. Davvero non ti piaccio? - chiese seccata la rossa.

    - Piantala! Piuttosto sai disegnare? - chiese il corvino di rimando.

    -Si, caro mio e anche dipingere! Cosa credevi facessi al palazzo di Chul Moo?! - ripose con un sorriso Jorinde.

Kibum la guardò per qualche secondo.

    - E vuoi dipingermi? - .

    - Certo! Adoro ritrarre le persone che ho intorno, specialmente quelle che mi piacciono!- rispose la ragazza -ho fatto dei ritratti a Odette e Jae Hyun e ultimamente uno a Jonghyun! Dovresti vederlo, non sembra neanche lui! - .

    - Allora sei proprio brava, mi dicono...- commentò sarcastico il ragazzo.

Jorinde assottigliò gli occhi e lo colpì sul braccio.

    - Non che non gli somiglia fisicamente ma in un senso caratteriale...i suoi occhi sembrano diversi, ecco. Diversi nel profondo. - replicò Jorinde torturandosi le mani.

    - Ti sei capita solo tu. - mormorò il maggiore.

    - Se lo vedessi capiresti! - insistette quella.

    - Va bene! Piuttosto evita di nominare Chul Moo o Jonghyun qui dentro se non vuoi che ti scoprano! - l'ammonì Kibum.

    - Come fanno a scoprirmi se non c'è ancora nessuno a parte noi due.- ribattè la rossa.

    - La prudenza non è mai troppa e poi potrebbe sfuggirti qualcosa davanti a loro. E comunque non dovresti parlarmi in quel modo ragazzina, sono più grande di te, dovresti utilizzare un linguaggio un po' più formale. - la rimproverò ancora il corvino.

    - Vuoi scherzare, non sei di molto più grande di me! Hai solo tre anni in più! - protestò la rossa.

    - Tre anni non sono pochi, non qui almeno! - .

    - Lo fai solo per mettermi in difficoltà! - .

    - No, lo faccio perchè è così che funziona visto che non ci conosciamo poi da chissà quanto tempo! Dovresti chiamarmi oppa come minimo.- la rimbecco lui acido.

    - Se non la smetti, ti chiamo ajhussi! - sghignazzò Jorinde.

Kibum la guardò e sospirò.

    - Sei un caso perso.- commentò infine.

In quel momento Minho fece la sua comparsa entrando con un sacchetto nella mano. Salutò cordialmente i due e poi porse il sacchetto alla ragazza.

    - Minho! Non dovevi, non sei costretto a farlo tutte le mattine! - disse la ragazza prendendo il sacchetto dalle sue mani.

Doveva esserci un altro cornetto.

    - Nah! É un piacere per me, sei nuova e sei la più piccola è giusto viziarti un po' per farti ambientare meglio! - replicò il ragazzo facendole l'occhiolino.

Jorinde sorrise raggiante.

    - Grazie! Sei davvero gentilissimo! - lo ringraziò la rossa – Comunque di questo passo mi farai ingrassare! - aggiunse subito dopo.

La rossa guardò Kibum al suo fianco.

    - Hai sentito? É giusto viziarmi! - disse divertita.

    - Se Minho vuole viziarti che faccia pure ma da me puoi scordartelo “bellissima”! - ribattè il ragazzo con una vocetta antipatica.

La ragazza rise.

    - Comunque, Ki-oppa – si corresse subito dopo marcando quell'oppa in modo canzonatorio – facciamo a metà? - gli chiese spingendo il sacchetto bianco sotto il suo naso.

Il corvino la guardò con un sorrisetto.

    - No cara, sono a dieta.- rispose con finto tono amorevole poggiandole una mano sulla spalla.

Non passò molto tempo che anche Taemin arrivò. Era leggermente in ritardo e sembrava imbronciato ma la verità era che non gli piaceva alzarsi presto, fatto sta che non appena vide Jorinde seduta al bancone, recuperò il sorriso.

    - Buongiorno! - esclamò avvicinandosi ai tre.

    - Ciao Tae! - lo salutò la ragazza agitando la mano nella sua direzione.

    - Di che parlavate? - chiese interessato il nuovo arrivato.

    - Tae?! - disse Kibum sorpreso.

    - Da quando lo chiami Tae? - .

    - Che c'è di strano, scusa? É un diminutivo affettuoso. Sai, Taemin è gentile con me a differenza tua.- lo rimbeccò la rossa con uno sguardo di sufficienza.

Il corvino ignorò il suo ultimo commento.

    - Io la trovo una cosa carina! Anzi, secondo me dovremmo chiamare anche Jorinde con un diminutivo. - disse Minho poggiando i gomiti sul bancone.

    - Ci stavo pensando anche io...magari a qualcosa tipo...Jo! - intervenne Taemin entusiasta.

    - Troppo sputtanato. - commentò Kibum con tono neutrale senza alzare lo sguardo dal cellulare che nel frattempo aveva ripreso in mano.

    - In realtà mi hanno sempre chiamato così...- provò a dire la rossa.

    - Appunto.- replicò secco Kibum.

    - Interrompo una conversazione interessante? - chiese Jinki che era appena entrato dalla porta principale.

    - Ciao hyung! Stavamo cercando un diminutivo per Jorinde. - lo salutò cordialmente Minho.

    - Non ti azzardare a dire Jo. É più scontato di una commedia americana.- lo avvisò Kibum prima che potesse dire la sua.

    - Mmmhhh...vediamo, che ne dite di Dede? - propose il maggiore.

    - Con la i? Quindi, Didi? - chiese Taemin.

    - No, io dicevo proprio con la e. - replicò Jinki serio.

    - Vuoi scherzare? Fa schifo Dede, meglio con la i, è più melodioso. - ribattè il moro.

Jorinde non intervenne. Era curiosa di vedere cosa ne sarebbe uscito.

    - Jorinde è un nome troppo difficile per trarne un diminutivo...quindi non è che abbiamo molta scelta. - disse Minho sedendosi sul bancone fra Kibum e Jorinde.

    - Quindi se il diminutivo fatto con la prima sillaba non vi piace, lo facciamo con l'ultima, “de”, quindi Dede secondo me va bene. - disse Jinki con uno dei suoi sorrisi.

    - Meglio Didi.- ribattè ancora Taemin.

    - Concordo su tutta la linea. - disse Kibum alzando una mano.

    - E tu Minho che dici? Sei d'accordo con me o con loro? - lo interrogò lo hyung a braccia conserte.

    - Mi dispiace hyung ma questa volta sono d'accordo con Taemin e Kibum. - si scusò il più piccolo alzando le mani.

    - Fate come vi pare! Io la chiamo Dede! - ribadì Jinki sciogliendosi poi in uno dei suoi sorrisi.

Ciò che era più divertente era vedere come nessuno di loro si fosse preoccupato di interpellare la diretta interessata. Come se avessero scelto il nome da dare al nuovo cagnolino o gattino appena trovato.

    - Grazie per il coinvolgimento! - esclamò la rossa ironicamente dopo che avevano finito di discutere sul suo diminutivo.

Minho si voltò nella sua direzione e scoppiò a ridere.

    - Scusa! Non ti abbiamo neanche chiesto se ti piace! - disse poi quasi sdraiandosi sul bancone per abbracciarla.

    - Perchè, non ti piacciono? - chiese Jinki.

    - In verità, non ho detto niente solo perchè io non saprei fare di meglio, oltre allo standardissimo Jo. - rispose la ragazza ricambiando distrattamente l'abbraccio dell'amico – stavo scherzando comunque, potete chiamarmi come volete. - aggiunse dopo sorridendo.

    - Questo di chi è? - chiese Taemin prendendo il sacchetto con il cornetto sul tavolo.

    - Lee Taemin! Metti giù le tue zampe, è roba mia. É la mia colazione! - sbraitò Jorinde nella direzione del moro.

Il ragazzo sbirciò il suo contenuto.

    - La tua colazione? Mi dispiace, Didi, è diventata la mia colazione! - la canzonò il più grande fra i due con un ghigno sul bel viso.

    - Non pensarci nemmeno! Me l'ha comprata Minho! - strepitò la ragazza allungandosi sul bancone per afferrarlo ma Taemin prontamente indietreggiò con il sacchetto in mano.

    - Dammelo Taemin! - esclamò Jorinde uscendo da dietro la cassa per “fronteggiare” il suo rapinatore.

    - Ma tu guarda! A me Minho non compra mai il cornetto, al massimo il caffè! Basta! Mi sono ingelosito! Voglio anche io il cornetto! - replicò Taemin sorridendo alla ragazza.

    - Non fare il bullo con me! - lo minacciò la rossa cercando di strappargli il sacchetto dalle mani senza successo.

    - Uffa! Tutti si prendono gioco di me solo perchè sono la più piccola! - sbuffò aggrappandosi al braccio di Taemin.

    - Era così anche per me ma adesso posso infastidire te che sei più piccola di me! - disse il ragazzo con un espressione felice.

    - E va bene! Facciamo a metà. - disse infine la ragazza arrendendosi.

Taemin le sorrise e l'abbraccio. Fu un gesto così spontaneo e veloce che Jorinde non ebbe neanche il tempo di stupirsene.

Kibum la osservava mentre giocava e scherzava con Taemin. S'imboccavano l'un l'altro sporcandosi di zucchero a velo. Guardandola così, sembrava una bambina che ha costantemente bisogno di attenzioni. Era difficile non volerle bene, affezionarsi alla sua vivacità. Alcuni giorni gli sembrava davvero fragile come se una parola detta fuori posto potesse avere degli effetti psicologici su di lei. Altre volte invece, era una vera e propria roccia, instancabile, irraggiungibile, sembrava pronta ad affrontare un tornado. Jorinde era un' orchidea rossa dai petali fragili e morbidi ma dallo stelo forte come una catena doppia.


*



    - Me l'avevi promesso! - .


Erano alle solite. Jorinde urlava contro un Jonghyun impassibile accusandolo di rimangiarsi le sue promesse.

    - Non ti ho promesso proprio niente...ti avevo detto che stavo pensando di farlo ma non che l'avrei fatto sicuramente. - replicò pacato quello.

Jorinde lo guardò sconcertata. Si, non lo aveva giurato sulla tomba dei suoi antenati, questo è vero ma sembrava del tutto intenzionato a farlo.

    - Odette, lo senti? Sta ritrattando tutto! - disse la rossa inviperita rivolgendosi alla cameriera.

    - Non mettere in mezzo Odette ora. - la riprese Jonghyun con un'occhiata seccata.

La giovane donna sorrideva in difficoltà.

    - E poi, io ti avevo chiesto un bacio in cambio dell'uscita con Odette e tu non me l'hai dato! - le rinfacciò Jonghyun che in tutta quella storia sembrava si stesse divertendo.

Aveva un mezzo sorriso dipinto sulle labbra.

    - Chiudi il becco! Hai ritratto anche quello quando mi hai gettato sul letto e mi sei saltato addosso! - lo accusò Jorinde puntandogli il dito sul petto.

Odette dopo quell'affermazione si sentì quasi di troppo e distolse lo sguardo imbarazzata ma nessuno ci fece caso. Jonghyun invece fece di tutto per non scoppiarle a ridere in faccia.

    - Senti Jo, mettiti l'anima in pace perchè non ti lascerò uscire con Odette. Specialmente se continui a borbottare alle mie spalle. - disse il padrone di casa.

    - Sai che novità! L'avevo capito da me, sai? Cretina io che all'inizio ci avevo anche creduto! E comunque, non smetterò di borbottare alle tue spalle, che poi mi lamento semplicemente delle tue cattiverie gratuite nei miei confronti con Odette, se continui a comportarti così. - strillò Jorinde seduta in poltrona.

    - Cattiverie gratuite...non mi sembra di averti messa in catene e chiusa in una stanza. - ribattè il biondo accavallando le gambe.

    - Devo ricordarti che mi tieni qui con il ricatto? - .

    - Basta con questa storia, sono stanco di sentirlo quindici volte al giorno. - sbuffò il maggiore di rimando.

    - Sapessi io quanto sono stanca di stare qui! E comunque, per la cronaca, da me non riceverai mai quel bacio che mi hai chiesto...né altro!- esclamò la rossa velenosa.

Jonghyun si voltò a guardarla e sorrise ancora. Posò il cellulare sul tavolino che aveva di fronte e si alzò. Si stava dirigendo verso di lei e la sua poltrona. Jorinde stava quasi per apostrofarlo male quando il biondo si chinò su di lei. Averlo così vicino la imbarazzava sempre.

    - A prescindere dal fatto che io quel bacio potrei prendermelo anche ora e tu me lo daresti senza fare storie ma poi, chi ti dice che io voglia baciarti? Non ho bisogno delle tue labbra, arrogante e capricciosa ragazza! - le sussurrò Jonghyun accarezzandole con il pollice le grandi labbra carnose.

Jorinde si sentì venire meno a quel tocco ma la ragione prevalse e scostò bruscamente la mano di Jonghyun. Gli avrebbe dato uno schiaffo se non avesse avuto fretta di sparire.

    - Qui l'unico arrogante e anche prepotente sei tu! - sbottò arrabbiata e scattando in piedi, si allontanò a grandi passi.

Si gettò a peso morto sul suo letto. Ogni volta con Jonghyun era sempre la stessa storia. Andavano d'amore e d'accordo per qualche giorno e poi si ammazzavano puntualmente. Era sempre colpa sua. Poi era così arrogante che gli avrebbe volentieri dato una testata.

Non voleva le sue labbra? Benissimo, allora poteva fare a meno di strisciarle intorno. Quel bacio non l'avrebbe mai visto...se lo sarebbe preso chi se lo meritava davvero, avrebbe baciato chiunque che non fosse Jonghyun in quel momento, così, per dispetto. Annuì convinta dei suoi pensieri ma subito dopo si diede dell'idiota. Che andava a pensare ora, a fare i dispetti a un tizio che le aveva detto chiaramente di non volere i suoi baci.

Certo che c'era rimasta un po' male ma solo un po'. Come lui, anche lei poteva fare a meno delle sue labbra che non aveva mai sfiorato tra l'altro. Si mise a pancia in giù, si sentiva una ragazzina in piena crisi adolescenziale. Soprattutto come accidenti si permetteva di insinuare che poteva baciarla come e quando voleva?! Era per caso una facile? Una che si faceva mettere i piedi in testa? No signore. Jorinde Kübler era un osso duro e lo avrebbe dimostrato se necessario.

Era così immersa nei suoi pensieri che quando il suo cellulare vibrò quasi cadde dal letto. Lo prese fra le mani...chi diavolo poteva scriverle ora? Sperava con tutto il cuore fosse Yoora, non le aveva mai scritto da quando era andata via e Jorinde non lo aveva fatto perchè temeva fosse arrabbiata con lei per non averle detto nulla di quella proposta e della sua decisione di andare via. Nonostante tutto, la sua voglia di vederla non era diminuita, anzi, desiderava riabbracciarla e scusarsi un milione di volte. Quando il display s'illuminò, rimase un po' delusa. Non era Yoora. Era Taemin. Non le aveva mai scritto da quando lavoravano insieme.


Ciao. Che fa la nostra Didi? :)

Sei impegnata? ”


Ciao. :) niente, pensavo un po'. Tu?”


Poggiò di nuovo il telefono sul comodino aspettando una risposta che non tardò ad arrivare.


Rimetto in ordine la stanza prima che venga seppellito dalla mia stessa roba. XD

Pensavi? A cosa? Sei forse pentita di aver diviso il tuo cornetto con me stamattina? :O XD”



Jorinde sorrise inconsapevolmente.


No. XD Anche se non ti aspettare che io lo faccia sempre d'ora in poi. XD

Corrompi Minho per fartene comprare uno. XD

Comunque non pensavo a niente in particolare. Solite cose.”


Sicura? Guarda che se c'è qualcosa o qualcuno che ti dà il tormento puoi dirmelo.

Sono qui apposta. Il regale Taemin ti porterà fuori dai guai Didi. ;)”


Taemin era davvero dolce con lei il più delle volte. Si preoccupava per la sua persona anche se non la conosceva da molto. Aveva un cuore d'oro.


Grazie, regale e brillante (?) Taemin ma sto bene, tranquillo. XD ^^”


Mi fido allora! :) Senti Didi, se ora sei libera, ti andrebbe di andare a fare un giro?

Ci prendiamo qualcosa da bere, chiacchieriamo un po', facciamo due passi.

Anzi, ho un'idea migliore! :D Ti porto in un posto davvero molto carino.

Però dobbiamo andare con la macchina. Magari ti passo a prendere.

Dov'è che stai di preciso?”


Jorinde si pietrificò nel leggere quelle parole. La mano serrata intorno allo smartphone. Gli occhi sbarrati, la gola secca. Avrebbe voluto sprofondare con tutto il letto in qualche altra dimensione. Taemin voleva vederla ora, di pomeriggio. Anzi, voleva passarla a prendere con la sua macchina, davanti la sua ipotetica casa che ovviamente non esisteva. Se scopriva tutto, era la fine! Decise di mantenere la calma e inventarsi una balla.


Oh Tae, sei davvero gentilissimo ma non credo di potere ora. :/

Ho una commissione importante da fare. Una signora mi ha chiesto di fare un ritratto del nipote e io devo consegnarglielo fra due giorni e sono ancora in alto mare. :/

Scusami. Facciamo la prossima volta però. :*”


Si sentì male e in colpa per la risposta che era stata costretta a dargli. Il suo cuore era diventato un po' più pesante. Taemin non si meritava un trattamento simile e si sentiva un mostro a mentirgli ma non poteva fare diversamente. Il cellulare vibrò di nuovo.


Che peccato! :/ Fa niente,dai.

Però la prossima volta non scappi da nessuna parte! ;)

Comunque domani mattina possiamo fare colazione insieme.”


Certo. Volentieri! ^^ Otto e mezza?”


Per me va benissimo. ^^ Te lo offro io il cornetto domani! :)”


Jorinde sorrise ancora. Si sentiva viziata e coccolata quando si trovava in libreria con quei quattro. Era una fortuna essere la più piccola. Era felice di trascorrere un po' di tempo fuori dalla villa e dalla libreria per svagarsi un po'. Taemin aveva avuto una buona idea. Mentre scorreva le immagini sul suo cellulare vide la foto fatta a Kibum. Gli aveva detto che lo avrebbe ritratto e così sarebbe stato. Il ragazzo era uscito davvero bene. Era molto fotogenico e quella maglia rossa gli stava benissimo.

    - Jorinde.- una voce fin troppo familiare la chiamò.

Si voltò di poco per scorgere Jonghyun seduto sul letto all'altezza delle sue gambe e per poco non le venne un infarto. Bloccò subito lo schermo del cellulare e lo infilò sotto il cuscino.



Quando accidenti è entrato?!


Cosa sarebbe successo se avesse visto la foto di Kibum? E ancora peggio, se avesse letto i suoi messaggi con Taemin? Le avrebbe strappato i capelli dalla testa con una pinzetta e con un calcio in culo l'avrebbe rispedita in Germania mentre i suoi amici sarebbero stati sbattuti fuori da casa di Chul Moo, ora tristemente proprietà di Jonghyun.


Saltò a sedere e lo guardò spaventata.

    - Scusa, non volevo spaventarti. - disse Jonghyun perplesso guardando la sua espressione.

    - No è che...non ti ho sentito entrare. - replicò subito lei.

    - La porta era aperta.- disse quello con un'alzata di spalle.

Jorinde lo squadrò. Indossava una maglietta nera a maniche corte di cotone e dei semplici jeans grigio chiari. Perchè qualsiasi cosa mettesse, stava sempre così maledettamente bene?!

    - E quindi? - chiese la rossa mantenendo un certo distacco.

Non si era dimenticata quello che era successo poco prima.

    - Non vorrai tenermi il muso ora? - ribattè Jonghyun notando il suo cambio d'umore.

    - E anche se fosse? Ne ho tutto il diritto! Quindi ora vattene e lasciami in pace. - sibilò la ragazza dandogli le spalle e sdraiandosi sul lato sinistro del letto.

    - Dai Jo, te la sei davvero presa per così poco? Certo che è facile farti arrabbiare!- commentò il biondo.

Jorinde non rispose.

    - Piantala di fare la bambina. Non ti ho fatto nulla, quante storie! - bofonchiò Jonghyun -Jo, non vuoi vedere una bella cosa? - chiese poggiandole una mano sul fianco.

    - Non ho due anni, non ci casco. - rispose guardinga lei.

Il ragazzo si chinò su di lei, senza togliere la mano dal suo fianco, e le sussurrò all'altezza del suo orecchio: - Guarda che sono serio. É una cosa davvero molto bella, secondo me ti piacerà. - .

    - Odette ha fatto una torta al cioccolato a quattro piani? - chiese speranzosa.

    - No, mia diabetica ragazza. Credo ti piacerà più della torta. É una cosa che non hai fatto che ripetermi da quando sei qui. - replicò Jonghyun.

Aveva preso ad accarezzarle i capelli mentre le sussurrava all'orecchio.

Se Jorinde ne avesse avuto la forza, avrebbe gettato Jonghyun dalla finestra ma la verità era che le piaceva quando le si rivolgeva con quel tono dolce.

    - Se non la smetti di accarezzarmi i capelli mi addormenterò. - gli disse la rossa senza voltarsi verso di lui.

    - Ti lascerei addormentare se non dovessi scendere immediatamente al piano di sotto. Ho una piccola sorpresa per te. Dai, ti piacerà! - disse quello afferrandola per una mano e tirandola per farla alzare.

    - No, non voglio scendere! - si lamentò la ragazza opponendosi alla forza che cercava di farla alzare.

    - Smettila! Scendi di sotto o rovinerai la sorpresa che ti ho fatto! - sbottò Jonghyun seccato.

    - Tienitela la tua sorpresa! - .

    - Guarda che ti prendo di peso. - la minacciò il biondo.

Jorinde guardò in faccia il suo interlocutore e sbuffò.

    - Va bene, va bene! Scendo! - esclamò la ragazza strisciando giù dal letto.

Jonghyun sorrise vittorioso.

Jorinde scese le scale che conducevano al piano di sotto con Jonghyun alle sue spalle. Chissà cosa aveva architettato. Forse un mazzo di rose giganti per farsi perdonare o forse un cucciolo...nah, forse no. Quando ebbe sceso l'ultimo scalino, si voltò annoiata verso il camino e le poltrone aspettando di trovarsi qualsiasi cosa tranne quello che effettivamente vide.

Perse qualche battito a quella scena.

Un pezzo del suo cuore era lì, davanti a lei. Choi Yoora era seduta sul divano di fianco al camino e si guardava intorno un po' spaesata. Aveva una maglietta color vinaccio e dei jeans chiari. Si era tinta i capelli. Erano prugna e liscissimi come se li ricordava Jorinde. Non appena la vide l'amica balzò in piedi. Restarono a guardarsi per un po' e poi gli occhi di Jorinde si riempirono di lacrime. Corse verso la ragazza e l'abbracciò. La strinse forte a sé e iniziò a singhiozzare. Dopo qualche secondo anche Yoora ricambiò l'abbraccio e nascondendo il volto contro il collo dell'amica, pianse. Erano l'una per l'altra quello che la gente comune definisce “famiglia”. Entrambe avevano perso i genitori e non avevano fratelli o sorelle. Yoora si era arrabbiata con Jorinde all'inizio, come aveva potuto nasconderle una cosa così, come aveva potuto lasciarla sola? Si era detta che non l'avrebbe mai perdonata ma ovviamente era una bugia. Jorinde le mancava da morire ed era sicura che era così anche per la sua amica. Erano così strette l'una all'altra che Jonghyun non si permise di disturbarle. Sostava a metà delle scale e le guardava. Sapeva cosa significava non essere in grado di vedere una persona speciale per te, lo aveva passato anche lui ed era stato crudele non permettere a Jorinde di vedere Yoora. Sorrise teneramente alla scenetta.

    - Kim Jonghyun, il bravo ragazzo. - sussurrò la voce di Odette al suo orecchio.

Si voltò verso la cameriera.


Quando cazzo è arrivata?!


Sostava su un gradino più in alto del suo e teneva fra le mani la cesta dei panni. Sorrideva impertinente verso di lui con l'espressione tipica di chi la sa lunga.

Jonghyun sbuffò e voltò la testa di lato in imbarazzo.


Odette trattenne una risatina. Alla fine Jonghyun era sempre Jonghyun.





    * Angolo di Natsumi213 *


Sono tornata people! Chiedo scusa per il ritardo ma sto studiando per gli esami quindi fare due cose contemporaneamente è sempre una faticaccia ma alla fine l'importante è che la spuntiamo! :D
Come state? :* Spero vi sia piaciuto questo ottavo capitolo, un po' di cazzeggio (passatemi il francesismo) però alla fine serve anche questo ma non abituatevi troppo perchè con il prossimo capitolo ci facciamo un altro giro nel passato. Qui, ho voluto narrare e descrivere un po' il rapporto di Jorinde con gli altri personaggi, da Minho a Jinki, da Kibum a Taemin e infine a Jonghyun. Insomma, sembra proprio che Taemin voglia trascorrere un po' di tempo con Jorinde fuori dal lavoro mentre Jonghyun dimostra di avere anche lui un cuore tenero, con questa bella sorpresa che fa a Jorinde. Come dice Odette, alla fine Jonghyun resta sempre Jonghyun, il ragazzo che lei conosceva prima della maledizione non è del tutto scomparso. :)
Credo di non dovervi dire più nulla, solo ringraziarvi. ^^
Ringrazio Ninechka e lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo. Ringrazio coloro che hanno inserito la storia nelle seguite e nelle preferite. Ringrazio,singolarmente, chiunque abbia letto il capitolo. Grazie mille! <3 <3 <3 <3 <3 (cinque cuori come gli SHINee XD)
A presto! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 9
*** 9. Il passato II - il palazzo di Chul Moo ***


9. Il passato II – il palazzo di Chul Moo





Alla fine Yoora aveva deciso di accettare l'invito a cena della rossa ed era stata tutto il tempo attaccata all'amica. Quando furono rimaste sole, nel grande salone, Yoora ne approfittò per chiedere alla ragazza come se la passava lì.


    - Dimmi la verità, come vanno le cose qui? - chiese Yoora in un sussurro.

    - In che senso? - chiese, a sua volta, una stupita Jorinde.

    - Ti trovi bene? Ti trattano bene? - la voce dell'amica sembrava un po' preoccupata.

Jorinde sorrise istintivamente.

    - Si, alla fine non è così male come pensavo. Odette e Jae Hyun sono buoni con me...- rispose la ragazza lisciandosi le pieghe della maglia.

    - E Jonghyun? - .

    - Jonghyun...è complicato. La prima sera che ho trascorso qui, ero molto intimorita da lui, specialmente quando mi ha detto di seguirlo da sola nella stanza-

    - Non ti avrà fatto del male?! - la interruppe Yoora afferrandole le mani.

    - No! Tranquilla, non mi ha violentata o pestata! - scherzò la rossa divertita.

    - Sai com'è, non è che mi fidi granchè, eh. - commentò aspra l'amica.

    - Per la nominata che ha, ti comprendo però se poi ci stai assieme, ti accorgi che non è così male. Certo, ci litigo spesso ma non è mai stato malvagio con me. - le confessò Jorinde in un sussurro.

    - Effettivamente per averti fatto questa “sorpresa”, forse non è così male ma la prudenza non è mai troppa e poi comunque ti tiene qui con il ricatto! - le ricordò infastidita Yoora.

    - Lo so...è stato lui in persona che ti ha chiesto di venire a trovarmi? - chiese la rossa incuriosita.

    - Si, l'altra sera mi ha mandato a chiamare e io ero preoccupata, pensavo volesse mandarmi via dal palazzo o qualcosa di brutto ma poi quando mi ha spiegato quello che voleva fare, ci sono rimasta di sasso! Non me lo aspettavo proprio! - rispose l'esile ragazza.

    - Devo dirti una cosa Yoora ma non farti scappare niente o finisce male per entrambe. - disse ad un certo punto Jorinde.

La ragazza la guardò preoccupata ma in quel momento furono interrotte da Jae Hyun che le avvisava che era pronta la cena.

Il pasto fu piacevole e a Yoora, Jonghyun non sembrava neanche così cattivo come era abituata ad identificarlo, anzi sembrava quasi che lui e Jorinde avessero un bel rapporto, a tratti burrascoso magari ma non male. Jonghyun le faceva domande sulla vita al palazzo, su come procedeva, di cosa si occupava. All'inizio si sentiva un po' a disagio e faceva fatica a guardarlo in faccia ma alla fine si era sciolta un po'. Non l'avrebbe di certo mangiata!

Quando la cena fu finita, Yoora fu invitata dal padrone di casa a sedersi nel salone, accanto al camino spento. Sola, si sedette sul divano e aspettò Jorinde che voleva dare una mano ad Odette almeno a togliere la tavola.

- Jo? - la chiamò Odette titubante.

    - Dimmi. - ripose prontamente la ragazza poggiando i bicchieri nel lavandino.

La cameriera si guardò intorno e quando si fu assicurata che fossero sole, si avvicinò alla rossa e inclinando la testa verso di lei sussurrò:

    - Quello che hai detto a Jonghyun prima...insomma...-

Jorinde la guardò senza capire.

    - Mi riferisco a quella cosa del letto...si, insomma...tu e lui – provò a dire Odette con un'occhiata tra il curioso e l'imbarazzato.

La rossa sembrò rifletterci un po' e poi capì.


- Chiudi il becco! Hai ritratto anche quello quando mi hai gettato sul letto e mi sei saltato addosso!- ”


    - No no no!- balbettò imbarazzata mentre sentiva che il suo volto stava assumendo lo stesso colore della sua chioma rossa.

    - Non è successo proprio un accidenti fra noi due! Quella cosa si riferiva a un gioco...stavamo scherzando! - aggiunse subito dopo agitandosi visibilmente.

Posò la caraffa d'acqua sul ripiano della credenza e si dileguò velocemente mormorando qualcosa sul raggiungere Yoora.

Odette non sapeva se ridere o preoccuparsi...Jonghyun doveva darsi una mossa.


Quando la rossa ebbe raggiunto l'amica nel salone e dopo essersi assicurata che nessuno le sentisse, le raccontò tutto. Del battibecco con Jonghyun avuto in quella stanza strana in cui l'aveva sorpresa a ficcanasare nelle sue cose, alla sua fuga, al lavoro in libreria, ai nuovi amici che si era fatta che poi erano gli stessi di Jonghyun, a Kibum che sapeva tutto e che nonostante tutto la stava aiutando.


    - Non lo so...forse può sembrarti egoista. Ho sfidato Jonghyun nonostante la posta in palio siate voi ma io non ce la farei a restare chiusa sempre qui. Però stai tranquilla, farò di tutto per proteggervi...lui non lo saprà.- sussurrò Jorinde con sincerità.

Non voleva che fra lei e Yoora ci fossero ancora segreti. Voleva che sapesse tutto, per filo e per segno.

Yoora le strinse il braccio leggermente, come se volesse palesarla della sua presenza al suo fianco.

    - Non penso affatto che tu sia egoista...anzi, credo che tu sia anche coraggiosa nel fare questo. Mi fido di te e so che tutto andrà bene. Non ne farò parola con nessuno. - mormorò.

C 'era una serietà spaventosa nei suoi occhi e quasi non la riconosceva. Però avvertì quanto le sua parole fossero vere, quanto ci credesse e lei non avrebbe dovuto deluderla. Non lo avrebbe sopportato. Jonghyun non doveva sapere anche se dopo quella sorpresa si sentiva un po' in colpa per mentirgli ma non poteva fare diversamente.

Verso mezzanotte, Jonghyun si era offerto di accompagnare Yoora al palazzo in macchina nonostante lei avesse cercato di rifiutare educatamente ma non c'era stato verso.

    - Jorinde vieni anche tu, così forse la tua amica si convince. - disse Jonghyun ad un tratto.

La ragazza non poteva credere alle sue orecchie. Le stava davvero chiedendo di uscire? Certo, non sarebbe stato niente di chè ma era già qualcosa.

Cercò di contenersi e annuì.

Anche Odette e Jae Hyun ne furono sorpresi e lo guardarono incuriositi. Sicuramente sapeva quello che faceva.

Uscirono tutti e tre e la leggera brezza di maggio, scompiglio loro i capelli, come una carezza dolce.

Restarono in silenzio durante tutto il viaggio e quando arrivarono di fronte il palazzo di Chul Moo, scesero dall'auto.

Jonghyun avrebbe, di gran lunga, preferito restare in macchina. Ogni volta che vedeva quel posto, aveva le vertigini.

Quando scorse i suoi grandi balconi e il suo enorme portone stagliarsi contro il cielo stellato, quel solito familiare brivido percorse la sua colonna vertebrale. Era come se i suoi ricordi si fossero impressi su quei muri, come se oltre quella porta ci fosse stata un'altra vita, una vita diversa in un altro mondo,che era il palazzo di Chul Moo. Una volta fuori di lì, era come se non fosse esistito nulla, come se fosse stato un sogno ma Jonghyun, e chi come lui aveva vissuto quell'esperienza, sapeva che non era così. Oltre quei grandi balconi, c'erano ampie camere da letto che se avessero potuto parlare, avrebbero descritto senza alcun problema, ogni curva, ogni centimetro del corpo degli amanti che consumavano le loro notti insonni lì, ogni risata, ogni gioco fatto per noia o per coscienza avvenuto lì, ogni sorriso, ogni vestito scintillante. Se quel palazzo avesse potuto, avrebbe lasciato risuonare le voci di tutti i suoi abitanti e ne sarebbe uscita una dolce melodia.


Jonghyun distolse lo sguardo da lì mentre le due amiche si salutavano ma era troppo tardi.

Sicuramente la cosa che odiava di più era ricordare.




**

Kibum non aveva tardato all'incontro, anzi era arrivato anche qualche minuto prima. Aveva sorriso quando aveva visto Jonghyun e Odette arrivare.

Avevano camminato a lungo, avevano viaggiato per tre giorni, avevano preso il treno alla stazione più vicina e avevano dormito due notti in un hotel. Lì, Jonghyun aveva a lungo osservato Kibum e aveva potuto constatare il rapporto stretto che aveva con Odette. Forse quel tizio era davvero un bravo ragazzo, a differenza del cugino, forse poteva fidarsi. Però non sapeva nulla di lui, da dove veniva, che vita conducesse, perchè era andato ad abitare da Se Joo. L'unica cosa che sapeva o meglio, che aveva intuito, era che per certi versi erano davvero simili. Entrambi avevano voglia di evadere, cercavano una via d'uscita dalla monotonia, da quella che vita, che il treno aveva lasciato alle loro spalle, chilometri e chilometri dietro. Forse quello che cercavano, lo stavano per trovare, insieme per di più. Quella situazione era davvero strana. Jonghyun non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe scappato dal suo paese di origine, con Odette dalle lunghe trecce e il cugino dell'uomo più odioso dell'universo.

La seconda e l'ultima notte passata in hotel, la trascorse pensando a Jinki e Minho. Chissà se poi avevano davvero avuto rogne con Se Joo per averlo aiutato in quel folle piano. Era da quando si era infilato nel letto che si girava e si rigirava. Chissà se davvero gli avrebbe rivisti da Chul Moo. Si scompigliò i capelli castani nervoso e si mise a sedere di scatto.

La stanza sarebbe stata completamente buia se non fosse stato per la luce della luna che filtrava dalla finestra. Alla sua sinistra Odette dormiva profondamente in quel piccolo e comodo letto singolo, abbracciata al cuscino. Avevano preso un'unica camera, con un matrimoniale e un letto singolo. Odette aveva riso e si era subito impossessata del letto singolo, lasciando Jonghyun e Kibum a condividere il matrimoniale. All'inizio, entrambi avevano protestato ma poi si erano arresi davanti i rifiuti di Odette di cedere il suo bel lettino. Si voltò verso destra e quasi non cadde dal letto quando vide che Kibum era sveglissimo e lo stava guardando.

    - Che fai sveglio? - chiese stupidamente.

    - Non riuscivo a dormire visto che tu non hai fatto altro che girarti e rigirarti nel letto e tirarti le coperte.- rispose semplicemente Kibum.

    - Certo che hai una scusa per tutto! - lo rimbeccò il bruno.

    - Non è una scusa, è la verità! - replicò l'altro semplicemente.

Si mise a sedere anche lui.

    - C'è qualcosa che ti preoccupa? - chiese serio.

Sembrava davvero interessato.

Jonghyun scosse il capo.

    - Nulla...stavo solo...pensando.- sussurrò a capo chino.

    - Pensavi all'amore della tua vita? - lo punzecchiò il corvino divertito.

    - No! Che stupidaggini vai blaterando! - gracchiò Jonghyun seccato.

    - E io che ne so, scusa...non ci conosciamo poi molto bene.- si giustificò il ragazzo.

    - Stavo pensando a Jinki e Minho...mi chiedevo se avessero poi avuto problemi con Se Joo.- disse ad un tratto, senza riflettere.

Sentì Kibum muoversi nel buio della stanza, fra le coperte. Sentì il materasso accanto a lui farsi un po' più pesante. Kibum doveva essersi avvicinato.

    - Tranquillo, non credo che Se Joo abbia poi collegato i tuoi amici alla nostra fuga in qualche modo...era sicuramente ubriaco fradicio. Non ci avrà fatto caso, vedrai! - lo rassicurò il ragazzo.

Entrambi sapevano che Kim Se Joo era un uomo influente. Jonghyun non voleva che la sua ira si abbattesse su Jinki e Minho o sulla loro famiglia, era brava gente, non meritavano un trattamento simile.

Jonghyun annuì ancora alle parole di Kibum, quel tizio aveva la straordinaria capacità di riuscirlo a calmare. Lo aveva notato in quei giorni. Ogni volta che qualche ansia o preoccupazione sfioravano la sua mente, Kibum riusciva a scacciarle via.

    - Jonghyun, rivedrai Jinki e Minho, andrà bene.- sussurrò il ragazzo come se gli avesse letto nel pensiero.

Il bruno era stupito da come Kibum riuscisse a leggerlo così bene.

Sentì qualcosa sfiorare il suo gomito. Probabilmente era il corvino che si era mosso e il suo braccio lo aveva sfiorato oppure lo stava accarezzando per infondergli forza.

    - Mi hanno detto che ci rivedremo da Chul Moo. - mormorò Jonghyun.

    - Allora presto o tardi ci raggiungeranno e finalmente potremmo spassarcela! Girano un sacco di voci su quel palazzo, dicono che ci sono stanze enormi, più di duecento! - replicò l'altro entusiasta.

    - Ma va, non ci credo neanche se lo vedo! - ribattè aspro Jonghyun.

    - Duecento no ma cento forse si...a proposito! Per cosa vorresti diventare un ragazzo di Chul Moo? Insomma, qual è il tuo talento? Non arriverai fin lì per lustrare i pavimenti spero, anche se si tratta di un lavoro di tutto rispetto. - gli chiese il corvino stendendosi sul letto e puntando gli occhi sulla schiena del compagno di viaggio.

Jonghyun si voltò verso di lui e sorrise impertinente.

    - Oh no, saranno gli altri a lustrare il pavimento su cui camminerò dopo aver trascorso le prime sere lì dentro...o magari proprio tu! - sussurrò con tono lascivo chinandosi lentamente verso il ragazzo.

    - Ma sentilo...non ti facevo così arrogante, Kim Jonghyun! - lo derise Kibum con un ghigno sulle labbra.

    - Non si tratta di arroganza ma di rispondere con stile alle domande che mi vengono poste. - replicò tranquillamente il bruno.

    - Chiamala come vuoi ma per me resta arroganza! Ah comunque, non credere che io bacerò la terra su cui camminerai...sai, potresti incontrare qualcuno più bravo di te. - biascicò Kibum senza perdere quella sua espressione divertita e maliziosa.

    - E dimmi...quel qualcuno, saresti per caso tu? - chiese Jonghyun.

Il corvino fece spallucce e alzò le sopracciglia.

    - Sai che c'è? Sei un personaggio scomodo...- sussurrò il maggiore.

Si chinò ancora di più verso il corvino e con l'indice sinistro tracciò una linea immaginaria lungo il collo pallido dell'altro.

    - Ho ancora il tuo pugnale...-

Era come ipnotizzato dalla sua pelle liscia e candida, da quel pomo d'adamo ancora non ben pronunciato.

    - Vuoi usarlo su di me? - chiese Kibum – effettivamente te l'ho dato per quello...- .

    - Potrei sgozzarti e lasciarti qui nel letto, così non ti vanteresti di essere più bravo di me...- rispose Jonghyun con un sorriso.

Ora erano estremamente vicini. I loro volti potevano quasi sfiorarsi mentre il bruno continuava a giocare con il collo di Kibum, a disegnarci cerchi concentrici con le dita e Kibum lo lasciava fare, lo rilassava.

    - Però io sono fedele alla parola data, quindi visto che non mi hai tradito, non ti ucciderò! - scherzò Jonghyun lasciando scivolare la mano più in basso, verso le clavicole.

    - Fammi capire...non vuoi uccidermi ma vuoi spogliarmi? Che accidenti ti salta in testa?! Sono più piccolo di te! Che hyung indecente che ho incontrato! - lo rimbeccò fintamente offeso.

Jonghyun rise.

    - Non ti stavo spogliando, stavo solo...giocando.- puntualizzò il bruno.

Kibum stava per rispondergli quando udirono Odette tossire nel sonno. Allora si premette un dito sulle labbra e fece segno al maggiore di coricarsi. Non volevano che si svegliasse anche se a Kibum dispiacque interrompere quello scambio di battute. Stava imparando a conoscere Jonghyun e alla fine sembrava meglio di quello che credeva. Dovette ammettere che averlo così vicino aveva fatto battere a una velocità maggiore il suo cuore, per non parlare delle sue dita che avevano danzato sul suo collo. Ovviamente aveva fatto finta di nulla ma si era sentito un po' in imbarazzo, nessuno lo aveva mai toccato così prima d'ora.



Il mattino dopo erano partiti presto e in serata erano finalmente giunti alla meta. Odette voleva vedere i fiori da cui si diceva aveva preso nome il paese ma erano tutti troppo stanchi, quindi alla fine avevano deciso di raggiungere il palazzo e riposarsi lì. Non appena misero piede nelle vie principali, grandi case e palazzi spuntavano da ogni dove; quel luogo era così diverso dalla campagna in cui vivevano, sembrava di trovarsi in un altro stato. Dopo diverse viuzze un po' tortuose, lo videro. Davanti ai loro occhi sorgeva il palazzo più bello che avessero mai visto. Maestoso, dai grandi balconi e innumerevoli luci, imponente. Le sue vette sfioravano il cielo ricoperto di stelle. A Kibum venne la pella d'oca a quella scena, non se lo immaginava così. Era immacolato, bianchissimo con il tetto blu e le vetrate splendenti. Quasi quasi volevano andare via, un po' impauriti da quello che avevano davanti ma non avevano fatta tutta quella strada per niente. Quel palazzo era l'inizio di qualcosa di nuovo e di eccitante. Non se lo sarebbero fatto scivolare dalle mani. Jonghyun si fece coraggio e bussò al portone. Aspettarono all'incirca cinque minuti e quando stavano per innervosirsi per la lunga attesa, finalmente il portone si aprì. Davanti la soglia stava una cameriera minuta con un sorriso stampato sulle labbra piccole.

    - Posso fare qualcosa per voi? - chiese con una vocina.

    - Si, sono Kim Jonghyun, vorrei parlare con il signor Jung. - disse il castano.

    - Certo, aspettatemi qui, ve lo chiamo subito. - rispose cortesemente la donna.

La regola numero uno all'interno del palazzo era che se c'erano dei nuovi arrivati, il signor Jung doveva essere subito informato. A dirla tutta, era l'unica cosa che chiedeva a chi lavorava per lui. Nel mentre attendevano nell'atrio, si guardavano intorno. Quel palazzo era sfarzoso da cima a fondo, bastava vederlo dall'esterno per capirlo. Perfino l'atrio era dotato di un gigantesco lampadario di cristallo. Sembrava esserci una festa nella sala di fronte, c'era musica, chiacchiericcio, risate. Un gruppo di ragazzine sostava davanti l'entrata della sala e gettavano loro occhiate curiose ridendo di tanto in tanto. I tre le ignorarono e non dovettero farlo neanche per molto visto che,a passo di marcia, dal corridoio alla loro sinistra, un giovane uomo si stava dirigendo verso di loro con il sorriso sulle labbra.

Era davvero alto, i capelli neri ben pettinati, occhi piccoli e sguardo dolce. Jung Chul Moo allargò le braccia verso Jonghyun.

    - Jonghyun-goon! Sapevo che ti avrei visto qui un giorno o l'altro! - esclamò e senza preavviso strinse il ragazzo fra le sue braccia.

Il castano rimase interdetto ma ricambiò ugualmente l'abbraccio. D'altronde, Chul Moo oltre a essere il suo tutore, era la figura più vicina a un padre, l'unica che gli era rimasta.

    - Loro due sono con me. - spiegò Jonghyun quando l'uomo alzò il suo sguardo su i suoi compagni di viaggio.

Chul Moo portò tutti e tre nel suo ufficio.

    - Sedetevi pure, so che siete stanchi ma devo spiegarvi giusto due cosine e poi vi lascio dormire. - disse indicando le poltrone dietro di loro.

I tre obbedirono.

    - Allora, penso che lo sappiate già ma ve lo ripeto. Qui chiunque ha bisogno trova lavoro e alloggio. Non mi sono mai rifiutato di concedere un posto lavorativo a nessuno ma sapete che questo palazzo è famoso per le esibizioni che si svolgono la sera. Quindi, se c'è qualcuno dotato di talento, sarà libero di potersi esibire nella sua arte o di esporre le sue opere. Ci sono numerosi ragazzi e ragazze che sanno tessere, dipingere, disegnare, scrivere, lavorare il vetro o la ceramica. Bene, i loro lavori saranno esposti in casa mia o in mostre organizzate da me per essere venduti. Ovviamente il ricavato va interamente ai ragazzi. Mentre la sera qui c'è molto movimento, c'è spettacolo quasi tutte le sere fra canto, ballo, recitazione, mangiafuoco e cose di questo tipo. Proprio ora mentre stiamo parlando, tutto questo sta succedendo in sala. Anche questi ragazzi vengono retribuiti per il loro talento perchè c'è gente che viene a vederli e molte persone chiedono ai ragazzi di esibirsi alle loro feste o eventi. Questo è quello che succede qui. Niente di più, niente di meno. - concluse raggiante il suo discorso.

Nessuno dei tre rispose ma sorrisero all'uomo.

    - Bene, domani mi mostrerete tutto ciò che vorrete e mi parlerete di ciò che desiderate fare e io farò in modo di accontentarvi. - disse infine.

Jonghyun, Kibum e Odette si congedarono da Chul Moo e vennero scortati dalla cameriera che aveva aperto la porta nelle loro stanze. Il signor Jung aveva invitato i ragazzi in sala ma erano davvero stanchissimi e avevano preferito andare a dormire. Kibum e Jonghyun si trovavano sullo stesso piano ma in camere differenti.

    - Kibum! - lo chiamò Jonghyun prima che quello entrasse nella sua stanza.

Il ragazzo si voltò e il bruno gli porse il pugnale. Il corvino lo guardò per un attimo.


    - Tienilo tu...potrebbe venirti voglia di sgozzarmi ancora. - disse con tono divertito alludendo alla sera precedente.

    - ...o magari di spogliarti ancora. - mormorò Jonghyun con un sorriso sghembo.

Kibum fece del suo meglio per non arrossire e girando sui tacchi si chiuse in camera.


Jonghyun intascò il pugnale e si ritirò anche lui in camera.

La stanza in cui si trovava era grande e c'erano due spaziosi letti con la testata al muro. Probabilmente condivideva la stanza con qualcuno. Si sedette sul letto ben fatto, dalle coperte rosso tiziano e si guardò intorno. In casa sua non c'erano mai state stanza del genere. Alla sua sinistra c'erano tre gradini che portavano verso un enorme armadio a parete intarsiato di rubini intorno alle ante.


Non ci credeva ancora. Ce l'avevano fatta. Guardò il letto affianco al suo e notò che le coperte erano scomposte ma rosse come le sue. Sopra la testata c'erano appese delle lettere colorate. Jonghyun non ci aveva fatto caso all'inizio. Si sporse per leggere. Era un nome. C'era scritto “Taemin”.


Quel Taemin doveva essere il suo compagno di stanza.



**


    - Jonghyun? - .


Una voce femminile lo stava riportando alla realtà.

Il ragazzo si riscosse quando si sentì toccare il braccio. Voltò il capo verso Jorinde che lo guardava accigliata.


    - Stai bene? Yoora è rientrata.- disse la ragazza indicando il portone.

    - Si, scusa. Ero sovrappensiero.- mormorò passandosi una mano fra i capelli.

    - A cosa pensavi? - chiese curiosa la ragazza.

    - Nulla che dovrebbe interessarti. - ripose il ragazzo con un sorriso.

Jorinde sbuffò e seguì Jonghyun verso la macchina.


Prima o poi avrebbe scoperto qualcosa sul suo passato o non si sarebbe chiamata più Jorinde Kübler.





    * Angolo di Natsumi213 *

Salve a tutti! ^^
Lo so, sono in un ritardo da fare schifo ma ehi, l'importante è che sia riuscita ad aggiornare, no? XD
Allora, abbiamo un altro capitolo sul passato e finalmente i nostri protagonisti sono giunti al palazzo di Chul Moo dopo un lungo viaggio. L'uomo ha accolto Jonghyun a braccia aperte e Kibum ed Odette sono finalmente lontani da Se Joo. Abbiamo delle interazioni fra Kibum e Jonghyun che imparano a conoscersi e poi...chissà! XD All'interno della sua camera, Jonghyun scopre di avere un compagno di stanza di nome Taemin. Tuttavia, Jonghyun non sembra interessato a raccontare del suo passato a Jorinde che invece si ripromette il contrario. L'immagine che ho messo come copertina dovrebbe avvicinarsi all'idea mentale che ho del palazzo di Chul Moo, spero vi piaccia! ^^
Ho cercato di scrivere questo capitolo al meglio fra mille dubbi e niente, spero che lo troviate piacevole! ^^
Non mi resta che ringraziare lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo! Thank you! <3 <3
E, ovviamente, ringraziare tutti coloro che hanno letto la mia storia e continuano a farlo, chi ha inserito la storia fra le preferite e le seguite. Grazie mille! <3 <3 <3
Ah, volevo anche ringraziare Ninechka per avermi dedicato la sua one-shot! <3 <3 <3 Grazie! ^^
Questo è tutto.
A presto! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 10
*** 10. Corsa contro il tempo ***


                                                         




10.  Corsa contro il tempo





Jorinde non si era dimenticata di quello che aveva scritto a Taemin, della proposta di fare colazione insieme. La mattina seguente si era alzata alle sette, aveva fatto colazione e si era vestita senza fretta o indecisioni sul vestiario. Dei semplici jeans chiari e strappati sulle cosce, una maglietta bianca e le sneakers. Si legò i capelli in uno chignon alto, un filo di trucco e scese di sotto. Jonghyun era già andato via da mezz'ora. Jorinde si era più volte chiesta come fossero gli alberghi di cui era titolare, le sarebbe piaciuto vederne almeno uno ma ovviamente Jonghyun non l'avrebbe mai portata. Si chiese ancora cosa diavolo la teneva a fare lì, senza scopo alcuno. Lo avrebbe scoperto, avrebbe risposto a tutte le sue domande, doveva cominciare a darsi da fare, a cercare informazioni su Jonghyun e su chi fosse realmente. Era un problema che la riguardava da vicino, non poteva starsene lì a fare finta che tutto fosse normale. Se Jonghyun la teneva in casa sua senza darle il permesso di uscire, c'era sicuramente un motivo. Bello o brutto che fosse, Jorinde lo avrebbe scoperto.

Era quasi arrivata in piazza e vide Taemin in lontananza seduto a uno dei tavolini all'aperto del bar, con il mento poggiato sul palmo della mano. Sembrava pensieroso. Non si era accorto che la ragazza si stava avvicinando. Jorinde gli posò una mano sul braccio.

    - Tae.- lo chiamò con voce chiara e distinta.

Il ragazzo sussultò e si voltò a guardarla. Sulle prime sembrava essersi spaventato ma poi sorrise.

    - Ciao Didi. Scusa, non ti avevo sentito arrivare. - la salutò dolcemente.

Aveva una strana espressione, sembrava stanco.

    - Con la faccia che hai, forse ti stavi addormentando. - scherzò lei sedendosi – sei stanco? - .

    - Si, stanotte non ho dormito granchè bene. - rispose lui scompigliandosi i capelli.

    - Come mai? - chiese leggermente preoccupata.

    - Non so, sarà che ho cambiato materasso...a volte capita. - rispose quello con una risatina.

    - Allora forse dovevi prenderti un giorno di riposo. - propose Jorinde sorseggiando il caffè.

    - Oppure sarei dovuto venire a dormire da te. - replicò Taemin con voce maliziosa.

La rossa lo rimproverò con lo sguardo ma poi rise e disse: - Mi dispiace ma non ho posto, la casa è piccola. - .

Certo, se lo immaginava Taemin che, convinto di andare a casa sua, si ritrovava a casa di Jonghyun. Sarebbero stati guai.

    - Non mi faccio problemi, mi va bene anche il divano se non vuoi dividere il letto con me. - ribattè il moro senza perdere la malizia nella voce.

    - Dormiresti nella vasca piuttosto. - precisò la rossa addentando il suo cornetto.

Taemin rise.

    - No, in realtà non posso prendermi il giorno di riposo perchè oggi non c'è Jinki hyung ed è Kibum ad aprire la libreria. Non so se Minho stamattina va e non voglio sentirmi Kibum che si lagna perchè lo abbiamo lasciato solo. - spiegò il ragazzo rilassandosi sulla sedia.

Jorinde poteva quasi sentire le lamentele di Kibum se ciò si fosse verificato.

    - Dov'è che è andato Jinki? - chiese poi curiosa.

    - Ha un incontro con un tizio per una nuova collana di libri...non lo so con esattezza. - mormorò Taemin sventolando una mano noncurante.

Il ragazzo sembrava davvero molto stanco, tanto che Jorinde si chiese se non si sarebbe addormentato prima di arrivare in libreria. Aveva le mani congiunte sullo stomaco e la sua giacca si era alzata sul polso destro. A quel punto notò dei graffi. Aveva dei graffi rossissimi sul polso e anche sul dorso delle mani. Si chiese come non avesse fatto ad accorgersene prima.

    - Tae, come te li sei fatti quelli? - chiese la ragazza indicando i graffi.

Il ragazzo sulle prime sembrò tentennare.

    - Oh, questi...no, nulla. Mi sono graffiato con la rete del letto mentre cambiavo il materasso. - rispose raddrizzando la schiena.

La rossa gli afferrò una mano per esaminarli.

    - Li hai disinfettati? - chiese con tono indagatorio.

Il tocco della ragazza aveva scaldato il cuore di Taemin e vederla così preoccupata per lui lo intenerì.

    - Si, l'ho fatto. Non ti preoccupare. - rispose stringendole istintivamente la mano.

Jorinde ne rimase stupita.

    - Comunque, dimmi quando sei libera che voglio portarti nel posto di cui ti parlavo l'altro giorno. - disse Taemin all'improvviso.

    - Oh, certo. Ti faccio sapere per messaggio. - gli rispose lei ricambiando la stretta inconsapevolmente.

    - Buong-oh, scusate. - disse una terza voce arrivata sul posto interrompendosi alla vista dei due che si tenevano la mano.

I ragazzi si voltarono verso il nuovo arrivato che altri non era se non Minho e subito sciolsero la stretta fra le loro mani.

    - No, non ti preoccupare. Stavamo parlando! - si affrettò a dire Jorinde spostando la borsa dalla sedia per lasciare il posto a Minho.

    - Si hyung, tranquillo. Siediti con noi. - lo invitò Taemin con un colpo di tosse.

Il ragazzo alto prese posto lanciando un'occhiata divertita al minore.

    - Vi ho visto così presi dalla conversazione che non avevo nessuna intenzione di disturbarvi. - disse dopo aver ordinato un caffè.

    - Non ci stavamo dicendo niente di chè!- borbottò Jorinde che dopo non molto si alzò dicendo che si sarebbe recata in bagno.

    - Di che parlavate? - chiese Minho con un sorriso sornione al più piccolo.

    - Niente...dei libri di Flaubert che sono arrivati l'altro giorno, con la nuova copertina...sono ancora da mettere a posto. - bofonchiò Taemin fissando il bicchiere intensamente.

    - Ah ecco. Allora non ti dispiace se ti parlo delle condizioni meteorologiche tenendoti per mano, vero? - lo schernì Minho afferrandogli la mano e guardando il cielo.

Il moro lo guardò seccato.

    - Vuoi smetterla di prendermi per il culo?! - esclamò indignato.

Minho rise di gusto.

    - Scusa ma è la scusa più scema che potessi inventarti. Non si parla di cose così futili tenendosi per mano...- commentò il castano dando una pacca sul braccio di Taemin.

    - Allora, spero vorrai illuminarmi tu su quando è necessario farlo, casanova. - lo apostrofò il ragazzo con un sorriso impertinente.

    - Taemin-ah, che intenzioni hai? - chiese Minho tutto a un tratto serio.

Il sorriso del moro scivolò via e lo guardò con sguardo penetrante.

    - Secondo te? - .

Minho non rispose.

    - Non vedo l'ora di restare solo con lei per violentarla, tramortirla con un mezzo marinaio e farla a fette. - pronunciò queste parole con una serietà tale che se qualcuno lo avesse udito, lo avrebbe fatto internare.

I due si guardarono per un attimo e poi scoppiarono a ridere.

    - Sei un'idiota! - esclamò Minho dandogli un sonoro ceffone sulla spalla.

    - Scusa ma per chi mi hai preso, per un maniaco pluriomicida?! Che intenzioni potrei mai avere?! - ribattè Taemin allargando le braccia come se fosse un'ovvietà.

    - Non mi riferivo a quello. Volevo sapere se facevi sul serio o no. Comunque vacci con i piedi di piombo...non voglio che nessuno dei due si faccia male. - replicò Minho dolce.

Taemin lo rassicurò con uno sguardo.

    - E questi? Hai lottato con un gatto persiano di un metro e ottanta stanotte? - chiese poi prendendogli il polso.

    - Credo che tu sappia come me li sono fatti. - mormorò indicando i graffi con un cenno del capo.

Minho non potè ribattere perchè Jorinde stava tornando al tavolo.

Dopo che il maggiore fra i tre ebbe consumato il caffè, Taemin si offrì di pagare per tutti e Minho comprò un caffè d'asporto per Kibum. Tutti e tre si diressero in libreria.

Il ragazzo dagli occhi felini stava seduto dietro il bancone e quando li vide entrare disse: - Rientrate da un party esclusivo per caso? No, visto che siete arrivati come tre grandi compari. - .

    - No, veniamo dal bar. - rispose Minho – e questo è per te. - e posò il caffè sul bancone.

    - No ma dico, volevate arrivare per Natale? Guardate che ore sono! - esclamò indicando l'orologio appeso al muro.

    - Quante storie! Tu gli altri giorni fai sempre tardi! - lo accusò Taemin appendendo la giacca.

    - Sempre proprio no! - lo rimbeccò il corvino indignato.

    - Effettivamente non è che gli altri giorni tu sia proprio in orario...- commentò con un sorrisino Jorinde.

    - Yah! Che fai adesso tu, ti metti contro di me? Piuttosto va a mettere a posto la nuova collezione dei libri di Flaubert prima che ci ammuffiscano! - ribattè Kibum indicando lo scaffale.

    - Perchè io? - chiese la ragazza sentendosi discriminata.

    - Perchè Minho e Taemin devono andare a controllare se in magazzino abbiamo svuotato tutti gli scatoli. - spiegò con calma il ragazzo.

I due ragazzi, sentendosi chiamati in causa, lo guardarono crucciati.

    - Non fate quella faccia! Poco fa è arrivata la nuova collana dei libri Goethe e ho dovuto sistemarla io mentre voi cazzeggiavate al bar! Altrimenti sarei sceso a controllare di persona in magazzino ma visto che ora siete arrivati, potete farlo anche voi. - disse il dispotico Kibum dall'alto dello sgabello.

    - Allora già che c'eri potevi mettere a posto anche quelli di Flaubert! - lo rimbeccò la rossa a braccia conserte.

    - Jorinde muoviti o ti distruggo. - la minacciò il corvino con un sorriso vittorioso.

Ovviamente solo la rossa capì a cosa si stesse riferendo e indignata girò sui tacchi mentre Minho e Taemin scendevano in magazzino.

La mattinata passò tranquillamente, con Minho che cercava di mettere una pomata sui graffi di Taemin che invece affermava non ce ne fosse bisogno e il susseguirsi di clienti. Arrivò l'ora di pranzo ed erano tutti e quattro esausti e affamati. Era giovedì e Jorinde doveva fare doppio turno: mattina e pomeriggio. Kibum era andato a comprare da mangiare mentre gli altri tre si erano seduti con le spalle al muro e aspettavano in silenzio. Taemin era più stanco di prima, stava con la testa poggiata sulla spalla della rossa mentre Minho metteva sui suoi graffi quella maledetta pomata.

    - Questa roba brucia! - si lamentò cercando di ritrarre la mano inutilmente visto che Minho non aveva intenzione di lasciargliela.

In quel momento la porta si aprì e Jinki entrò sorridente.

    - Sei già qui? - chiese Jorinde stupita.

    - Si, già fatto! E voi avete mangiato? - chiese a sua volta.

    - Stiamo aspettando Kibum con il nostro pranzo. - rispose Taemin – Ahia Hyung! - esclamò subito dopo in direzione di Minho.

    - Piantala di fare il bambino! É normale che bruci...la pomata è fatta per questo. - sbottò Minho.

    - Che ti sei fatto? - chiese Jinki allungando il collo per sbirciare.

    - Si è graffiato. - si affrettò a rispondere Minho lanciando un'occhiata carica di significato al maggiore a cui Jorinde non badò molto.

Jinki non disse più nulla al riguardo.

    - Com'è andata la mattinata? - chiese sedendosi sul bancone.

    - Bene anche se Kibum ci ha schiavizzato. - borbottò Jorinde.

    - Ma quale schiavizzato! Volevano battere la fiacca solo perchè non c'eri. - disse Kibum che era appena entrato in negozio con il pranzo.

Jinki rise.

    - Allora ha fatto bene! - esclamò tirando il naso della rossa con due dita in modo amichevole.

    - Hyung tu hai mangiato? - chiese Minho.

    - Si io si, quindi fate con comodo. - rispose Jinki estraendo il cellulare dalla tasca.

Iniziarono a mangiare chiacchierando fra di loro del più e del meno.

    - Vado a prendere le bottiglie d'acqua di sotto. - disse Kibum alzandosi in piedi.

    - Aspetta, vengo a darti una mano. - si offrì Jorinde seguendolo a ruota.

Scesero di sotto.

La rossa aveva tre bottiglie in mano, già pronta a ritornare al suo posto quando ad un tratto si bloccò sugli ultimi scalini, pietrificata dal terrore.

Sperò di avere una svista ma purtroppo per lei non fu così.

Quello che vide attraverso la finestra accanto alla porta era decisamente l'ultima cosa che avrebbe voluto.

Una hyundai bianca parcheggiata lì di fronte e il proprietario della macchina che scendeva da essa con eleganza. Chioma argentata, camicia nera, pantaloni scuri e occhiali da sole. Kim Jonghyun si stava dirigendo verso la libreria.

Jorinde restò con i piedi incollati al pavimento per una frazione di secondo, che a lei sembrò un'era, e poi si voltò come un'automa verso Kibum.

    - Che c'è? Stai male? - chiese lui, una volta che ebbe incontrato il suo sguardo.

La ragazza discese velocemente le scale e trascinò con sé il corvino.

    - Che fai?! Sei impazzita? - strillò lui perplesso.

Aprì il magazzino e vi spinse Kibum dentro e dopo essere entrata a sua volta, chiuse a chiave.

Il ragazzo stava per urlarle addosso ma Jorinde fu più veloce.

    - Jonghyun è qui! - disse con tono strozzato.

Il ragazzo perse un battito.

    - Come sarebbe a dire che è qui? - chiese con voce flebile.

    - L' ho visto che stava per entrare in libreria! - sussurrò con voce concitata.

Proprio in quel momento udirono la sua voce provenire dal piano di sopra.

Jorinde sembrava sul punto di svenire mentre Kibum stava entrando in agitazione. Si morse un labbro innervosito.

    - Allora, io vado di sopra perchè se mai dovessero parlargli di te e rivelargli il tuo nome è finita. Tu resta qui, non fare un fiato, non uscire se prima io non vengo a chiamarti. Mi inventerò qualcosa per giustificare la tua assenza. - mormorò a due centimetri dal suo orecchio.

Jorinde annuì.

    - Kibum? - disse prima che egli potesse aprire la porta.

Il ragazzo si voltò di tre quarti.

    - Grazie.- sussurrò con un sorriso.

Il corvino non rispose ma uscì velocemente dal magazzino.



Tu guarda in che pasticcio mi ha ficcato!


**



    - Hyung! - esclamò Taemin saltando in piedi non appena vide quella figura famigliare fare tintinnare lo scaccia spiriti sulla porta.

Jonghyun sorrise raggiante ai ragazzi chiudendosi la porta alle spalle.

    - Come mai da queste parti? - chiese Minho avvicinandosi ai due.

    - Oggi non c'è molto da fare in hotel quindi ho pensato di venire a farvi un saluto.- rispose il ragazzo sfilandosi gli occhiali da sole.

    - Allora ti manchiamo un po'. - disse una voce alle sue spalle.

Un braccio gli cinse la vita e il sorriso gioioso di Jinki spuntò da sopra la sua spalla.

    - Hyung ma che domande mi fai, ogni giorno di più. - replicò il biondo con fare canzonatorio.

In realtà tutti sapevano che le parole di Jonghyun non erano dette solo per scherzare. I ragazzi gli mancavano davvero e lui a loro. Da quando gestiva il patrimonio del padre, non avevano molto tempo per uscire insieme come una volta. Il più delle volte si vedevano in situazioni scomode.


    - Kibum? - chiese notando la sua assenza.

    - E' sceso di sotto a prendere le bottiglie d'acqua con la nuova ragazza. -rispose Minho – anzi, dovrebbero essere già qui. - .

    - Forse staranno bisticciando come sempre! - disse Jinki divertito.

    - Avete assunto una nuova ragazza? - chiese stupito Jonghyun – non me lo avevate detto! - .

    - Si ed è anche molto carina. Taemin ci ha già fatto la mira. - sussurrò Minho dando una gomitata al più piccolo.

Il moro in evidente imbarazzo voltò il capo dall'altro lato bofonchiando qualcosa.

Le labbra di Jonghyun si distesero in un sorriso malizioso.

    - Taemin-goon, non ti smentisci mai, eh? - sibilò tormentando la nuca del più piccolo con una stretta affettuosa.

Taemin cercò di divincolarsi ridendo ma Jonghyun lo attirò a sé.

    - Che intenzioni hai, delinquente? - gli chiese ancora Jonghyun.

    - Perchè mi fate tutti la stessa domanda, vi sembro un pazzo serial killer?! - esclamò il moro con finta indignazione.

    - Normale non sei di certo! - disse una terza voce sovrastando le loro risate.

Kibum era appena spuntato dalle scale.

    - Non so di cosa stiate parlando ma se si tratta di Taemin, non è nulla di buono. - scherzò il ragazzo avvicinandosi al gruppo.

    - Credevo che non sarei riuscito a vederti oggi. - disse Jonghyun.

La sua attenzione era stata completamente calamitata dal nuovo arrivato.

Kibum incontrò i suoi occhi. Lo guardava, con lo stesso sguardo di sempre. Quello riservato solo a lui.

    - L'ho temuto anche io quando ti ho sentito arrivare ma sono stato trattenuto. Didi, la nuova ragazza, non si è sentita molto bene e sono rimasto un po' con lei. - spiegò il corvino.

    - Che cos'ha? - chiese preoccupato Taemin.

    - Niente di chè, cose da donna. - tagliò corto Kibum.

    - Tu Jjong? Come mai qui oggi? - chiese poi rivolto al biondo.

    - Avevo un po' di tempo libero e poi voglio comprare un libro. - rispose quello.

    - Che libro ti serve? - chiese Kibum interessato cercando di spostare l'attenzione in modo da scongiurare l'argomento “jorinde”.

    - “Stardust*”. - .

    - Vieni con me che te lo trovo. - disse afferrando il ragazzo per il polso e portandolo via.

    - Vedi alla lettera S, in ordine alfabetico. - gli urlò Jinki dietro.

Kibum si mise a cercare.

Era meglio tenerlo lontano da lì o sarebbero sicuramente finiti a parlare di Jorinde.

Da quando la maledizione era stata lanciata, si sentiva un po' strano a stare solo con lui, forse perchè non poteva più avere quello che un tempo condividevano. Kibum non era destinato a spezzare la maledizione ma non poteva comunque avere Jonghyun come prima. Ogni volta che stavano insieme il cuore di Jonghyun smetteva di battere, non pompava più sangue, restava immobile nella cassa toracica anche se lui continuava a camminare, ridere e parlare. La sua carnagione perdeva qualche tono e diventava molto bianco ; per questo non potevano stare molto tempo vicini, da soli o sarebbe finita davvero male. Era raro che fossero soli quando si vedevano e se lo erano, era davvero per poco. L'unico modo che avevano di vedersi era stare insieme a tutti gli altri. Era una sorte crudele quella. Non potevano toccarsi e questo era davvero un dolore terribile, lancinante. Però Jonghyun era un guerriero, uno forte, lo era sempre stato e fingeva noncuranza. Per il resto il suo cuore batteva a un ritmo davvero lento ma fino a quando non si sarebbe arreso nella ricerca di chi avrebbe spezzato la maledizione, sarebbe rimasto in vita.

    - E' per lei? - chiese Kibum porgendoglielo.

Jonghyun annuì.

    - Le piacerà sicuramente. - .

Kibum sorrise debolmente.

Il corvino gli diede le spalle per ritornare dai ragazzi quando due braccia forti lo avvolsero da dietro. Sussultò a quel tocco.

    - Jonghyun! Sei impazzito?! Non puoi farlo! - esclamò cercando di liberarsi dalla sua presa.

Tuttavia il ragazzo non lo lasciò andare anzi, strinse con maggiore forza.

    - Stai tranquillo. Va tutto bene. - sussurrò poggiando il mento sulla sua spalla.

Jonghyun non poteva toccarlo ma in quel momento se ne stava infischiando. Sentiva il suo cuore fermo, non battere contro le spalle di Kibum ma gli andava bene così. La verità era che Jonghyun era stato privato dell'amore e ogni volta che provava a colmare quel vuoto con Kibum, rischiava la vita. Quando sentì le mani gelarsi e diventare pallide si staccò. Sorrise a Kibum e lo sorpassò.

Il ragazzo non voleva che Jonghyun facesse così, che rischiasse in quel modo ma soprattutto non voleva perchè ogni volta si sentiva peggio. Avere Jonghyun così vicino e poi vederlo allontanarsi di nuovo, faceva malissimo. Gli aveva promesso che tutto sarebbe ritornato come prima e lui voleva crederci. Sentì le lacrime pizzicargli gli angoli degli occhi ma strinse i pugni e ritornò dai suoi amici. Jonghyun rimase con loro a chiacchierare ancora per un po' e Kibum non poteva fare a meno che guardarlo negli occhi, incrociare il suo sguardo perchè era l'unico modo con cui potersi scambiare affetto. Amava i suoi occhi solo per quello, per ciò che trasmettevano.

Nonostante tutto, Kibum riuscì a salvare la pellaccia di Jorinde trovando i più svariati argomenti di chiacchiera e quando Jonghyun andò via, tirò un sospiro di sollievo per questo.

Scese in magazzino a chiamare Jorinde.

    - Puoi cancellare la prenotazione in albergo per te e i tuoi amici...l'abbiamo scampata bella! - esordì aprendo la porta del magazzino.

La ragazza sorrise e recuperò dieci anni di vita.

Jonghyun non era una persona violenta normalmente ma chi lo sa come avrebbe preso una cosa del genere...era meglio non sfidare la sorte. A parte il fatto che non potevano permettersi di rovinare tutto. Kibum era immerso in questi e altri pensieri di questo tipo quando un sonoro bacio schioccante gli fu depositato sulla sua liscia guancia.

    - E questo cos'era? - chiese fissandola stupito.

    - Era solo per ringraziarti. - rispose con naturalezza.

    - Fammi capire ma voi in Europa vi baciate sempre? - .

    - No, era in segno di ringraziamento. Si fa se si vuole. Anche se generalmente noi tedeschi siamo più freddi. - .

Taemin che aveva assistito alla scena si era leggermente rabbuiato. Jorinde non gli aveva mai dato un bacio sulla guancia. Sbuffò facendo svolazzare i ciuffi ebano sulla fronte.

Il pomeriggio trascorse senza intoppi ma il destino non volle che finisse altrettanto bene. Erano all'incirca le sei meno un quarto quando Kibum udì il suo telefono vibrare. Il display si era illuminato con su scritto il nome di Odette. Rispose chiedendosi cosa diavolo era successo per spingerla a chiamare.

    - Pronto? - .

    - Kibum? Quando diavolo volevate decidervi a rispondere al telefono tu e Jorinde? - .

    - Che stai blaterando? - chiese quello perplesso.

    - Ho provato a chiamarvi mille volte. Fai venire Jorinde immediatamente! - .

Odette sembrava disperata.

    - Perchè? - .

Chissà perchè il ragazzo non voleva udire la sua risposta.

    - Perchè Jonghyun sta tornando, mi ha chiamato poco fa! Ha detto che non ha altro da fare oggi e che quindi torna prima a casa. Se non trova Jorinde si scatena il pandemonio! Andrà tutto a rotoli! - strillò la donna dall'altro lato della cornetta.

Kibum era convinto che se non gli fosse venuta un'ulcera quel giorno, non gli sarebbe più venuta in vita sua. Quasi gli scivolò il telefono dalle mani.

    - Ma porca troia! Tutto oggi! - quasi urlò.

Si passò una mano sulla faccia.

    - Siamo subito da te. - sussurrò e riattaccò.

Afferrò la sua giacca e quella di Jorinde al volo e piombò addosso alla ragazza che non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca che si trovò fuori dalla libreria.

    - Dove stai andando? - chiese Minho a Kibum.

    - Accompagno Jorinde a casa, non si sente bene. Torno subito. - e si dileguò in un lampo.

Condusse la rossa fino alla sua macchina.

    - Che accidenti stai facendo? - chiese lei guardando l'auto scura scintillare sotto il sole.

    - Ti porto alla villa! Mi ha chiamato Odette e mi ha detto che Jonghyun sta tornando! - rispose entrando in macchina.

Jorinde lo imitò confusa e agitata.

    - Come? Sta già tornando? Lui lavora fino alle sette! Perchè torna già?! - chiese più a sé stessa che a lui.

Kibum mise in moto e partirono.

    - Perchè perchè perchè?! Se mi scopre mi avvelena con le pitture dei miei dipinti! - si lamentò sommessamente la rossa – per non parlare di quello che accadrebbe dopo ai ragazzi.

    - Didi chiudi il becco, mi fai venire l'ansia. - la rimbeccò Kibum.

Finalmente comparve all'orizzonte la villa di Jonghyun. Kibum vi si appostò dietro.

    - Non possiamo rischiare di passare lì davanti, va a finire che ci incontriamo e sai che bella sorpresa! - disse quando lei lo guardò.

    - Scavalca il cancello ed entra dal balcone. - sussurrò facendole scattare la cintura di sicurezza.

    - Cosa? Dal balcone? Come diavolo faccio non ci arrivo! - esclamò crucciata la rossa.

Effettivamente il balcone più basso dalla quale poteva accedere era minimo a due metri da terra, solo la cucina aveva le finestre a pianoterra ma si trovava dall'altro lato e questo significava farsi beccare se Jonghyun fosse arrivato in quel momento.

Kibum sbuffò.

    - Ti aiuto io!- sbraitò scendendo dalla macchina – possibile che tu non sappia fare nulla senza di me? Come hai fatto a sopravvivere fino ad ora?! - .

    - Sai com'è, non ero prigioniera in casa di nessuno prima! - ribattè inviperita Jorinde – non è colpa mia se il tuo amico ha dei problemi! Anzi, devi ancora spiegarmi perchè mi tiene qui! - aggiunse mentre scavalcavano il cancello.

    - Muoviti invece di fare storie. - la rimproverò lui.

    - Sali sulle mie spalle!- disse inginocchiandosi per terra.

Jorinde anche se non molto convinta fece come le era stato ordinato e salì sulle sue spalle. Il ragazzo si alzò stando attento a non perdere l'equilibrio e farla cadere. Non appena furono sotto il balcone, la ragazza si allungò il più possibile e dopo alcuni tentativi riuscì ad afferrare le sbarre del balcone.

    - Le hai prese? Ora tirati su! Come se ti stessi arrampicando su una corda. - disse Kibum.

Jorinde lo fece ma era davvero faticoso.

    - Dai forza che pesi! - la incitò il corvino cercando di trattenere una risata nonostante la situazione disperata.

    - Come ti permetti?! - gracchiò la rossa con uno sguardo omicida dall'alto.

    - Guarda che è difficile! Ho bisogno del tuo aiuto! Spingimi! - ordinò quella agitando le gambe penzoloni.

Era riuscita a issarsi ma aveva bisogno di una spinta da sotto.

Detto fatto: Kibum le diede una sonora spinta posando le mani sul suo didietro.

    - YAH! Dovevi spingermi per forza dal culo?! - strillò Jorinde mentre poggiava i piedi sulla ringhiera.

Il corvino cercò di non scoppiarle a ridere in faccia.

    - Ringrazia Dio che ha funzionato piuttosto! - la redarguì agitando una mano verso di lei dal basso.

Effettivamente la collaborazione aveva ottenuto i risultati sperati. Jorinde era riuscita ad atterrare sul balcone.

    - Grazie! Ti scrivo dopo! - sussurrò lei e salutandolo entrò in casa.

Si trovava al secondo piano.

Non poteva crederci ce l'aveva fatta. Stava per dirigersi al piano inferiore per dare la bella notizia a Odette e Jae Hyun ma quando girò l'angolo quasi non urlò. Si era scontrata con Jonghyun.

    - Oddio! Mi hai spaventata! - disse cercando di nascondere l'agitazione.

Il ragazzo non rispose. Aveva un cipiglio strano. Sembrava quasi irritato per qualcosa. La rossa era decisa a superarlo quando la sua voce la bloccò.

    - Jorinde, vieni un attimo con me. Devo dirti due parole. - .

Era freddo e distaccato. Forse l'aveva scoperta. Era arrivato prima di lei e non avendola trovata, aveva fatto vuotare il sacco a Odette e Jae Hyun. Era finita. Avrebbe impiccato lei e Kibum all'albero più alto del suo giardino.

Si voltò nella sua direzione.

    - Jonghyun...- mormorò in cerca di qualcosa da dire.

Il giovane proprietario di casa la presa per mano e la condusse al piano di sopra, al terzo piano.


Perchè la stava conducendo lì?


Ebbe l'impulso di puntare i piedi a terra per impedirgli di portarla di sopra ma la sua dignità glielo impediva.


Sentiva puzza di guai.








      * Angolo di Natsumi213 *

Eccomi qua con il decimo capitolo! ^^
Ho pubblicato prima del previsto, ancora non ci credo! XD
Come va? * lancia caramelle*
Allora qui abbiamo tanti punti interrogativi, una verità amara e il capitolo finisce in sospeso. La giornata in libreria è iniziata in modo strano per Jorinde con quei graffi sul dorso delle mani di Taemin che lui sostiene esserseli procurati con la rete del letto ma la risposta che dà a Minho ci fa intuire che la cosa è andata diversamente. Dopodiché continua anche peggio quando Jonghyun decide di fare visita agli amici in libreria e lei è costretta a nascondersi in magazzino. Qui apprendiamo nel dettaglio in cosa consiste effettivamente la maledizione di Jonghyun e la grande forza di carattere che possiede. Apprendiamo che è una questione molto delicata che se lui si arrendesse nella sua ricerca, morirebbe. Per giunta, non può toccare Kibum, non più di qualche secondo, nemmeno passarci troppo tempo insieme se non in compagnia di altri. Tutto questo per impedirgli di amarlo. Ad ogni modo la giornata si conclude ancora peggio quando una volta tornata a casa, la rossa si scontra con un Jonghyun arrabbiato che dice di volerle parlare e la conduce al piano superiore. L'avrà forse scoperta? Speriamo di no. XD
Non mi resta che ringraziarvi ad ogni modo. Grazie a ninechka e a lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo. Mi rende davvero forte, grazie! <3 <3 Grazie ancora a chi ha inserito la storia fra le preferite e le seguite e a chi l'ha soltanto letta. Grazie mille a tutti! <3 <3 <3 <3 <3 * distribuisce cuori a volontà*
A presto! ^^
Kisses! :*


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Capitolo 11
*** 11. Who are you? Tears. ***











11. Who are you? Tears.




La scala che conduceva al terzo piano sembrava infinita. Non le era mai sembrata così lunga prima d'ora. Jonghyun la teneva ancora per mano e più volte Jorinde aveva pensato di voltarsi e svignarsela ma sarebbe stata una cosa idiota da fare e poi, dove sarebbe andata? Era fuori discussione. Finalmente il pianerottolo si mostrò ai loro occhi illuminato dalla luce dei lampadari pendenti dal soffitto.

    - Dove mi stai portando? - chiese la ragazza lanciando occhiate nervose intorno a loro.

Jonghyun non rispose. Il livello di ansia di Jorinde si stava alzando oltre la soglia di sopportazione.


Il ragazzo si fermò di botto di fronte alla porta bianca, quella in cui Jorinde aveva curiosato tempo addietro. La ragazza lo guardò senza capire. Jonghyun spinse la porta già aperta ed entrò. La rossa rimase perplessa sull'uscio della stanza.


    - Insomma...vuoi spiegarmi che sta succedendo? - chiese lei torturandosi le mani congiunte in grembo.

    - Io speravo fossi tu a spiegarmi qualcosa, invece. - disse il biondo prendendo in mano il bicchiere di cristallo scheggiato.

Al suo interno c'era come sempre il ciondolo rotondo, al cui interno Jorinde aveva letto quella scritta strana.

Jonghyun lo prese tra le mani e con un sussulto la ragazza si accorse che era spaccato a metà.

    - Si è rotto! - esclamò dispiaciuta.

Il suo sguardo indugiò prima sull'oggetto e poi si spostò su Jonghyun. La scrutava con espressione decisa, severa, dura.

    - Non crederai che sia stata io...? - mormorò la rossa con un filo di voce.

    - Vedi Jorinde, non voglio accusarti...- iniziò a dire quello.

    - Invece è quello che stai facendo! - lo interruppe lei.

    - Datti una calmata! Sei sempre così aggressiva?! - sbottò Jonghyun riponendo il ciondolo nel bicchiere.

Jorinde si morse la lingua per non rispondergli male.

    - Ti stavo dicendo, non voglio accusarti ma mi è difficile pensare a qualcun altro che possa essere entrato qui. Odette e Jae Hyun non avrebbero nessun interesse ad entrare qui sapendo cosa vi è all'interno. - spiegò Jonghyun con calma.

    - Quindi? -

    - Quindi, l'unica persona che abita qui, a parte me, sei tu.- rispose Jonghyun.

    - Non ci posso credere! Mi stai dando la colpa? Perchè sarei dovuta rientrare qui e soprattutto perchè avrei dovuto romperlo?! - sbraitò Jorinde indignata.

    - Non ho detto che l'hai fatto intenzionalmente. Potrebbe esserti caduto. - replicò il biondo pacato.

    - Non sono entrata in questa stanza. - disse la rossa greve.

    - Guarda che puoi dirmelo. - insistette il maggiore – magari eri curiosa e sei ritornata qui stando tutto il giorno a casa può capitare. -

La ragazza stava incominciando davvero ad innervosirsi. Non era più entrata in quella stanza da quella volta in cui aveva litigato con Jonghyun, tutta quell'insistenza la stava urtando. In più, era stata tutto il giorno in libreria ma questo ovviamente non poteva dirglielo.

    - Non c'è niente che debba dirti. Non sono entrata qui e non ho rotto quel ciondolo. - ripeté fredda.

Jonghyun non rispondeva, si limitava a guardarla.

    - Non ti fidi di me? - chiese la ragazza in tono flebile.

La risposta avrebbe potuto ferirla.

    - Tu ti fidi ciecamente di me? - chiese il ragazzo a sua volta avvicinandosi alla porta.

Jorinde rimase spiazzata dalla sua domanda. Si fidava di lui?

Jonghyun chiuse la porta.

    - Perchè hai chiuso la porta? - chiese la ragazza voltandosi verso di lui.

Sulle labbra del biondo si dipinse un mezzo sorriso.

    - Credo che questa sia la tua risposta. - sussurrò divertito.

Jorinde ricordava perfettamente le sue minacce la prima volta che l'aveva beccata lì dentro.





Apri bene le orecchie. Non voglio che tu entri in questa stanza. Se ti becco qui anche solo un'altra volta, potrei diventare molto cattivo e farti male.”




    - Sai, la fiducia è una cosa importante. Ci vuole molto tempo per guadagnarsela. Credo sia così anche per te, no? Bisogna stare attenti, a volte si fanno degli errori di cui ti penti per tutta la vita. - pronunciò le ultime parole con una strana tristezza negli occhi.



Quante cose c'erano che non conosceva di Kim Jonghyun.


    - Parli per esperienza personale? - chiese la ragazza.


In un attimo il timore provato quando Jonghyun aveva chiuso la porta era scomparso alla vista dei suoi occhi tristi.


    - All'incirca. Devi stare attenta se non vuoi trovarti con le mani vuote e gli occhi rossi e gonfi. - rispose lui avvicinandosi a lei.

    - Non riesco a immaginare te con gli occhi rossi e gonfi. Ho sempre pensato che fossi tu quello che fa gonfiare e inumidire gli occhi agli altri. - commentò la ragazza.

    - Forse ma c'è qualcuno che l'ha fatto a me invece. - ribattè Jonghyun – ma non cambiamo discorso, eravamo concentrati su di te. - aggiunse subito dopo.


Aveva cambiato tono di voce e aveva annullato la distanza fra loro. Si era seduto su uno dei divani, di fronte a lei che invece stava ancora in piedi. La ragazza lo guardò accigliata.


    - Se ti riferisci ancora al ciondolo, io ti dico e non voglio più ripeterlo che non sono stata qui. - disse Jorinde seccata.

    - E chi sarebbe stato? Ci siamo solo noi qui e tra l'altro io sono stato in hotel tutto il giorno! - esclamò Jonghyun.

Stava per perdere la pazienza ma la ragazza non poteva mentire e confessare qualcosa che non aveva fatto per tappargli la bocca.

    - Basta Jonghyun! Mi sono stancata, ti ho detto che non sono entrata qui! - gridò Jorinde e fece per avviarsi verso la porta ma il suo avvenente interlocutore le afferrò il polso sinistro.

    - Dove pensi di andare? Non ho finito. - la redarguì il ragazzo.

    - Io si, non voglio essere accusata per ciò che non ho fatto. - replicò lei cercando di sciogliere la presa sul suo polso.

Jonghyun si alzò e l'attirò a sé bruscamente, afferrandola per il braccio destro.


    - Ascoltami bene, Jorinde. Mi sto arrabbiando sul serio, basta con questa farsa. Tu non metterai il naso fuori dalla porta di questa maledetta stanza se non mi dici la verità. - sibilò Jonghyun adirato.

    - Sai che c'è? Anche io mi sto arrabbiando sul serio e non resterò qui a farmi trattare in questo modo da te! - ringhiò la rossa spingendo il biondo con tutte le sue forze.

    - E anche se fossi stata io? Se fossi rientrata qui e accidentalmente avessi rotto il ciondolo? Perchè te la stai prendendo tanto? Potresti aggiustarlo tranquillamente. Pensavo che fossi arrabbiato perchè credevi che fossi di nuovo entrata qui senza permesso ma mi sembra che tu ti stia adirando più per quel ciondolo che per il fatto che questa stanza è stata aperta di nuovo. - Jorinde aveva quasi urlato queste parole, infervorata, come poche volte in vita sua.


Era stanca di tutti quei misteri, di non sapere mai cosa stesse succedendo. Non sapeva neanche perchè si trovava in quella casa. Voleva delle risposte.

Era solo un ciondolo. Va bene, magari per lui aveva un qualche valore sentimentale ma le sue reazioni quando si trattava del suo passato erano davvero eccessive. Forse quel “my golden key”si riferiva a qualcuno che aveva amato con tutto il cuore ma non le sembrava il caso di arrabbiarsi in quel modo e darle la colpa di averlo rotto quando lei gli aveva ripetuto più volte che non era

rientrata in quella stramba stanza.

Si diresse verso il tavolino e afferrò seccata il ciondolo.

    - Facciamo così, anche se non c'entro niente, chiederò a Jae Hyun di farlo riparare per te, pagherò io la spesa con i soldi che mi sono rimasti. Non ci vuole un accidenti deve solo saldare le due parti! - sbuffò la ragazza con aria stanca.

Nel mentre guardava le due parti, ormai divise del ciondolo, i suoi occhi caddero su un particolare. Nella parte destra del pendaglio, dove c'era l'incisione della scritta, c'era qualcos'altro che non aveva notato prima quando era sano. La superficie su cui c'era la frase sembrava sollevata, lasciando intravedere un vuoto al suo interno, proprio come quegli armadi che avevano il doppiofondo. C'era nascosto qualcosa lì dentro o molto probabilmente c'era stato e forse era anche il motivo per cui Jonghyun era così nervoso.

Jorinde alzò lo sguardo su di lui.

    - Ora capisco...- mormorò – hai perso qualcosa...quel qualcosa era qui dentro. - .

Il ragazzo la guardò stupito. Non pensava se ne sarebbe accorta probabilmente. Non gli importava della stanza in quel momento nè del ciondolo in sé perchè sapeva benissimo che poteva ripararlo, era quell'oggetto custodito nel pendaglio che temeva fosse andato perduto, che fosse irrecuperabile, che non potesse più trovarlo, che Jorinde lo avesse perso nel momento in cui aveva fatto cadere il ciondolo a terra. Credeva fosse schizzato fuori quando quel piccolo e dorato oggetto si fosse infranto sul pavimento, la botta aveva ammaccato quella parte del tondo e l'aveva sollevata permettendo a ciò che vi era nascosto all'interno di finire chissà dove. Il problema era che Jonghyun non lo aveva ritrovato e ora voleva che Jorinde, che credeva fosse entrata lì, gli raccontasse cosa era successo in modo da comprendere dove potesse trovare quel prezioso oggetto o capire dove fosse finito.

    - Certo, a te non importa del ciondolo, che è riparabilissimo ma di quello che c'era dentro. Vuoi sapere dov'è finito. - disse ad alta voce la ragazza – peccato che io non possa aiutarti perchè non sono stata io a farlo cadere. - .

    - Santo Dio! Vuoi farmi impazzire? Come faccio a crederti? Non ci sono fantasmi in questa casa, chi altri potrebbe essere stato?! - sbottò Jonghyun improvvisamente.

    - Che cosa c'era dentro? - chiese Jorinde, ora era lei a fare le domande.

    - Non ti deve interessare. - rispose cinico lui.

    - Ho il diritto di sapere! Non mi dai mai spiegazioni su niente, mi tratti come se fossi un soprammobile, sono stanca! - gridò la rossa stringendo il ciondolo nel pugno della mano per quanto grande fosse.

Jonghyun non le rispose.

    - Non vuoi dirmelo? Va bene, chiederò ad Odette.- sentenziò infine lei.

Era intenzionata a uscire dalla stanza e a dirigersi dalla donna quando improvvisamente il suo corpo aderì alla parete. Jonghyun era scattato verso di lei e l'aveva spinta contro il muro con veemenza.


    - Sono stato paziente con te, ti avevo detto che se ti avessi ritrovata qui, te l'avrei fatta pagare e invece non l'ho fatto, non ti ho torto un capello. Però ora, voglio la verità, mi serve, devo saperla.- sussurrò il giovane proprietario di casa.


Le stava praticamente addosso comprimendola contro la parete. La schiena di Jorinde pulsava per il forte l'impatto che aveva appena avuto contro il freddo muro. La ragazza era spaventata, forse aveva tirato troppo la corda.

    - Te l'ho detto...non sono entrata più qui...perchè non mi credi? - strillò lei sull'orlo di una crisi di pianto.

    - Sii sincera con me...ho bisogno dell'oggetto che era lì dentro. - mormorò Jonghyun afferrandole il volto con le mani.

    - Non lo so cos'è successo...io non sono nemmeno salita al terzo piano. - disse sfinita la rossa.

    - Jorinde, non hai mai visto la parte peggiore di me...non farla uscire fuori adesso. Non voglio fare qualcosa di cui potrei pentirmi. - replicò Jonghyun.

La sua voce era incredibilmente seria, metteva i brividi e Jorinde poteva vedere in lui il Jonghyun di cui tutti parlavano in paese, quello che faceva paura, quello attorno a cui ruotavano tutte quelle storie che per lei erano solo sciocchezze un tempo...ora però quasi non le reputava più tali. Non era il Jonghyun che aveva invitato Yoora a casa per farle una sorpresa, non era il ragazzo che si prestava a farle da modello per i suoi quadri, che rideva e scherzava con lei, non era il Jonghyun sorridente in compagnia dei suoi amici di quel pomeriggio. Semplicemente quello non era Jonghyun.

La ragazza posò lentamente una mano contro il suo sterno ma non lo spinse via come la prima notte in quella casa ma lo guardò dritto negli occhi.

    - Mi stai già facendo male...- mormorò e non si riferiva alla schiena che continuava a pulsare.

    - Credimi...non ho fatto niente...non ti sto mentendo...- continuò a sussurrare la ragazza.

Jonghyun non spostava gli occhi dai suoi ma era imperturbabile, quasi sordo alle sue parole, con lo sguardo freddo come la neve, come il colore dei suoi capelli.

    - Non vuoi parlare? Fai pure ma non ti permetterò mai di andare via da qui...non ti lascerò tornare a casa tua. Resterai qui e farai ciò che dico io.- .

Le parole di Jonghyun erano come tante lame di coltelli affilati, la freddezza e lo sprezzo con cui le aveva pronunciate sembravano non appartenergli. Era come se una voce che non fosse la sua avesse detto quelle cose.

Jorinde tolse la mano dallo sterno del ragazzo come se si fosse scottata. Gli occhi acquamarina erano inondati di lacrime che ora solcavano silenziose le sue guance disegnando amare strisce trasparenti su di esse.

    - Jong...- sussurrò con voce spezzata.

Si allontanò lentamente da lui, quel poco che lo spazio permetteva loro. Scosse il capo come intontita. Avrebbe preferito essere risucchiata dalla parete in quel preciso istante piuttosto che assistere a una cosa del genere.

Jonghyun la guardò negli occhi e qualcosa dentro di lui si spezzò. Il suo cuore accelerò di botto e per qualche secondo tornò a battere a una velocità normale, a una velocità vera. Il suo cuore batteva come quello di chiunque. Era stata una cosa così improvvisa che per poco non si sentì male. Tuttavia, Jorinde non sembrò accorgersene o meglio non poteva accorgersene. Continuava a piangere silenziosamente e quando Jonghyun allungò una mano verso di lei, la ragazza si ritrasse spaventata e scappò via dalla porta.

    - Jorinde! - urlò cercando di afferrarla per un braccio ma si era divincolata come un'anguilla ed era fuggita via.

    - Che cos'ho fatto?! - chiese il ragazzo a se stesso guardandosi intorno con sguardo perso.

    Aveva sentito chiaramente il suo cuore battere a una velocità normale, non se l'era immaginato ed era successo mentre stava guardando Jorinde negli occhi. Non c'erano dubbi, quella piccola ragazza con i capelli rossi era colei che avrebbe spezzato sul serio l'incantesimo. E lui cosa aveva fatto? L'aveva spaventata permettendo alla maledizione di prendere il sopravvento.

    - Jonghyun! Jorinde sta correndo verso la rete! - urlò Odette disperata dalle scale.

Il ragazzo si riscosse in un attimo e si precipitò giù per le scale scansando la cameriera che ancora non aveva ben chiaro cosa stesse succedendo.

Uscì fuori dalla porta lasciata aperta dalla ragazza e corse verso quel piccolo esercito di bosco che delimitava a sud, la sua villa. Vide la ragazza in lontananza, doveva assolutamente raggiungerla. Alla fine degli alberi, cresceva una rete intricata di spine. Jorinde non lo sapeva, era già buio e se non l'avesse vista si sarebbe fatta molto male.

Corse il più velocemente possibile. Gridò il suo nome con tutta l'aria che aveva nei polmoni. La ragazza si voltò e quando lo vide si addentrò tra gli alberi. Jonghyun imprecò fra i denti. Raggiunse il bosco ed entrò dentro.

    - Jorinde! - la chiamò preoccupato aggirandosi frenetico fra gli alberi. Conosceva bene quel posto, c'era stato infinite volte da quando abitava lì.

Stava per temere il peggio quando udì singhiozzare. Seguì quei singulti che lo condussero a un albero, dove sotto di esso, seduta su una pietra piatta, stava Jorinde tutta raggomitolata, con il volto sulle ginocchia.

A quella vista il suo cuore si strinse. Non voleva spaventarla o farla piangere. Aveva perso la testa, in parte per colpa della maledizione e in parte perchè quella situazione lo faceva impazzire. Lo rendeva irascibile.

    - Jo...- sussurrò inginocchiandosi affianco a lei.

La ragazza, senza alzare il volto, si scostò verso destra, non voleva che la toccasse probabilmente.

    - Ehi Jo...mi dispiace di averti spaventata...- si scusò Jonghyun – dai, torna a casa. Non conosci bene questa parte della villa...c'è una rete di rovi al limitare. Potevi farti male. - aggiunse dopo.

Si sedette con le gambe incrociate accanto a lei.

-Senti, capisco che le mie parole ti abbiano ferita e mi dispiace, dico davvero...avevo la vista annebbiata dalla rabbia...perdonami. - .

A Jonghyun sembrava di parlare con l'albero finché la ragazza non sollevò il volto dalle ginocchia e si voltò nella sua direzione. Il colore dei suoi occhi era ancora più chiaro del solito, colpa o merito delle lacrime salate che si erano mescolate con esso così a lungo che ora risplendeva nel buio della sera. La punta del naso era un po' arrossata e le sue ciglia bagnate come tanti piccoli fili di seta.

    - Alla fine avevo ragione di nuovo. - disse lei stringendosi le gambe al petto.

    - Sul fatto che sono uno stronzo*? -

    - No, che sei tu quello che fa gonfiare e inumidire gli occhi agli altri. - bofonchiò abbassando lo sguardo.


A Jonghyun dispiaceva per Jorinde. Era lontana da casa, in un altro paese, costretta ad abitare a casa di un tizio che non conosce per niente, che non le permetteva di uscire e che le aveva appena detto che non le avrebbe più permesso di ritornare a casa sua e che avrebbe fatto di lei quello che voleva. Sicuramente non era una bella prospettiva di vita. Era davvero indifesa in quel momento, come un fiore che ha paura che il vento possa spezzarlo. Alla fine Jorinde aveva ragione, era un vero stronzo che faceva piangere gli altri.


    - Comunque sei davvero pessimo. Non sai relazionarti con le persone. Per niente. - disse ad un tratto la rossa.

    - Touché. - ribatte Jonghyun con un candido sorriso triste.

La ragazza non sapeva come diavolo facesse a trovarlo ancora bellissimo nonostante il brutto scontro avuto qualche minuto prima però non poteva evitare di pensarlo guardandolo lì, seduto a terra con le gambe incrociate, lo sguardo basso e il sorriso sulle labbra.

    - Hai detto davvero delle cose terribili... e mi hai fatto anche male. - sussurrò la ragazza massaggiandosi la schiena.

Jonghyun non potè che sentirsi in colpa.

    - Comunque... dicevo sul serio. Non sono stata io a rompere il ciondolo e a entrare nella stanza. - mormorò ancora la rossa.

    - Va bene...ti credo. Non parliamone più per oggi. - sospirò Jonghyun massaggiandosi il collo.

Il silenzio regnava sovrano intorno a loro. Era rilassante, calmava e tranquillizzava gli animi.

    - Perchè c'è una rete di rovi al limitare del bosco? - chiese Jorinde perplessa.

    - Vieni dentro e te lo dico.- ripose il ragazzo alzandosi in piedi – sai, penso che alla fine della fiera io e te ci conosciamo poco, anzi quasi per niente. Io non so niente di te e tu niente di me. Ti va se stasera, dopo cena, passiamo un po' di tempo insieme? Credo avremo tante cose da dirci. - chiese poi con un sorriso gentile.

Jorinde lo guardò dal basso.

    - Certo che te ne sei ricordato subito.- commentò acida – comunque va bene, ci sto. - e anche lei si alzò in piedi.

Non aveva dimenticato quello che era successo prima ma non poteva certo evitarlo, abitava in casa sua e poi magari lo avrebbe conosciuto meglio sul serio e avrebbe scoperto qualcosa sul suo passato.

Entrambi si avviarono verso casa senza dire una parola. Jorinde si ricordò che doveva scrivere a Kibum come gli aveva promesso nel pomeriggio. Probabilmente si era preoccupato.


Non appena rientrò in casa, Odette la guardò con uno sguardo spaventato e subito l'abbracciò.

    - Ma che ti salta in mente?! - chiese con aria di rimprovero essendo all'oscuro della vera ragione per cui era corsa via di casa in quel modo.

    - Colpa mia. - rispose Jonghyun sfilandosi la felpa che aveva addosso.

    - Non fatico a crederlo. - lo rimbeccò Odette.

Jonghyun la ignorò e in quel momento rientrò Jae Hyun carico di buste della spesa.

    - Che diavolo succede? - chiese guardando le facce dei presenti.

    - Niente, io e Jonghyun siamo appena tornati da una passeggiata. - rispose con un sorriso Jorinde.

Non voleva che l'uomo si preoccupasse.

    - In tempo per la cena! - esclamò subito dopo il maggiordomo con un rinnovato sorriso – vieni a darmi una mano con i funghi? - chiese alla ragazza che annuì stancamente.

Ovviamente Jae Hyun non se l'era bevuta ma ci sarebbe stato il tempo per le spiegazioni dopo.

Quando la ragazza si trovava con Odette e Jae Hyun non era mai triste, si sentiva a casa. Avrebbe scritto dopo a Kibum, dopo la cena. Ora aveva bisogna di svuotare la testa e distrarsi.







      * Angolo di Natsumi213 *

Buonasera a tutti! ^^
Ecco a voi l'undicesimo capitolo! ^^ Questa volta Jonghyun l'ha combinata grossa, non solo non ha creduto alle parole di Jorinde ma si è anche adirato a dismisura. D'altronde, in casa ci sono solo loro quindi chi sarebbe potuto entrare nella stanza? C'è da dire che la maledizione di certo non gli giova per quanto concerne il temperamento e il fatto di aver perso un oggetto importante ha aggravato lo cosa. Le domande che ci lascia il capitolo sono essenzialmente due: Che cosa c'era di prezioso all'interno del pendaglio? E poi, se non è stata Jorinde munita di forcine per i capelli, chi è entrato nella stanza e ha fatto cadere/ha rotto il ciondolo? La situazione si complica un po'. Almeno non ha scoperto delle sue fughe mattutine! XD
* Una piccola precisazione, quando Jonghyun parla con Jorinde nel bosco e dice: “Sul fatto che sono uno stronzo*”, si riferisce al terzo capitolo della storia, durante la discussione nella stanza.
A parte questo, non devo dirvi altro se non, come sempre, ringraziarvi. ^^
Ringrazio
ninechka e lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie! <3 <3
Grazie a coloro che hanno inserito la storia fra le
seguite e le preferite e grazie a coloro che leggono soltanto. Grazie a tutti! <3 <3
A presto! ^^
Kisses! :*





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Capitolo 12
*** 12. Il passato III - un posto chiamato casa ***


                                                             










12. Il passato III – un posto chiamato casa




Jonghyun aveva deciso di andarsi a dare una sciacquata nel bagno adiacente alla stanza. Era davvero stanco e l'unica cosa che voleva era dormire però prima aveva avvertito l'urgenza di farsi una doccia. Dopo un lungo viaggio era la cosa migliore. Perfino il bagno lì parlava di lusso. La vasca era praticamente un mosaico di colori e lo specchio sul lavandino era largo e circondato da una cornice di ceramica blu e il vetro rifletteva le mille luci appese ai lati delle pareti. Era strano da dire ma in quel luogo Jonghyun si sentiva già a casa. Quando uscì dal bagno in accappatoio rimase stupito di trovare il letto affianco al suo occupato. A gambe e braccia incrociate, stava un ragazzino, poco più di un bambino. Aveva la pelle leggermente ambrata, i capelli neri e un po' spettinati, gli occhi a mandorla tradivano tutto il suo disappunto. Le grandi labbra carnose erano storte in una smorfia e il suo sguardo omicida puntava, in modo obliquo, verso il tappetino ai piedi del letto come se fosse stato colpevole di avergli fatto chissà quale torto. Jonghyun lo trovava buffo e trattenne una risata. Il ragazzino era davvero magro, doveva essere piccolo. Sembrava non essersi accorto di lui. Jonghyun si schiarì la voce con un colpo di tosse cercando di attirare la sua attenzione. Il ragazzino alzò lo sguardo su di lui e per poco non cadde giù dal letto dalla sorpresa.

    - Ciao. - disse Jonghyun con un sorriso.

Il moro non rispose ma lo fissò con occhi spalancati.

    - Io sono Jonghyun e tu...devi essere Taemin, giusto? - chiese gentilmente il ragazzo leggendo il nome sulla testata del letto del più piccolo.

    - S-si. Sono Taemin. - disse quello con voce sottile.

    - So che ti stai chiedendo cosa diavolo faccio in camera tua. Ebbene, sono arrivato poco fa, sarò il tuo compagno di stanza a meno che tu non abbia qualcosa in contrario. - disse il castano sedendosi sul suo letto.

Taemin scosse il capo in segno di diniego.

    - Il signor Jung non mi aveva avvisato...- mormorò poi torturando la coperta.

    - Non ne avrà avuto il tempo...- provò a dire Jonghyun ma il mormorio velenoso del più piccolo lo interruppe.

    - Però ha avuto il tempo di dirmi di no...- .

Il castano lo guardò stupito.

    - Dirti di no? - chiese incuriosito.

Taemin lanciò un'occhiata nervosa verso la porta.

    - Si, non vuole mandarmi ad esibirmi con gli altri a casa dei suoi ospiti...- sussurrò imbronciato.

    - E perchè? - chiese Jonghyun stupito.

    - Dice che sono piccolo. - rispose indignato.

    - Quanti anni hai Taemin? - .

    - Dodici a luglio. - .

Jonghyun sorrise teneramente.

    - Allora non ha poi torto. - replicò con un sorriso – sei più piccolo di me. Io ho quindici anni. - .

Gli occhi di Taemin s'illuminarono.

    - Allora sei uno hyung! - esclamò – sei fortunato! Il signor Jung ti lascerà esibire anche fuori di qui. Dai quattordici anni in poi hai il permesso di fare esibizioni anche fuori dal suo palazzo. - spiegò poi con lo sguardo basso.

    - Questo dipende anche dal talento che possiedi. Che sai fare? - chiese il più piccolo recuperando l'entusiasmo.

    - So cantare. - rispose Jonghyun mentre si metteva il pigiama.

    - Davvero? Ce ne sono parecchi che cantano qui. Dovrai essere davvero bravo per fare la differenza. Cantami qualcosa. - replicò Taemin in ginocchio sul suo letto.

    - Spero di essere in grado di farla la differenza. Comunque non so cosa cantarti. - tagliò corto il maggiore.

    -Dai, hyung! Qualsiasi cosa. - lo incitò Taemin con gli occhi che brillavano.

Il ragazzino non doveva mai aver condiviso la stanza con nessuno prima di lui visto che era animato da una grande energia dovuta alla presenza di un nuovo arrivato.

    - Va bene ma qualcosa di piccolo, non vorrei infastidire gli altri nelle loro stanze. - disse infine il maggiore arrendendosi.

Jonghyun intonò una canzone dalle note basse e la sua voce era suadente, era come oro colato che rivestiva ogni cosa in quella stanza. Ricopriva pareti, mobili, oggetti, tutto. Sembrava foderare di oro caldo persino l'aria. Taemin si sentì ammaliato da quella voce e sentiva già una profonda ammirazione per il portatore di quel magnifico dono.

    - Allora, che dici, ho qualche speranza? - chiese Jonghyun con un sorriso quando ebbe terminato.

Taemin rimase per un attimo imbambolato.

    - Altrochè. - sussurrò poi un po' turbato.

Jonghyun rise piano.


Sarebbe stato divertente dividere la stanza con lui.



Il mattino dopo anche Jung Chul Moo sembrò concordare con Taemin. Trovò che Jonghyun fosse un vero portento e anche Kibum ebbe un esito più che positivo. Alla fine Jonghyun aveva scoperto che Kibum era come un jolly. Sapeva ballare straordinariamente ma sapeva anche cantare ed era stupefacente.

Odette, invece, avrebbe fatto ciò che più le piaceva. Fare dolci. Dolci per tutti. Quella era la sua vera vocazione e Jonghyun e Kibum furono sollevati di vedere che era tornata a sorridere, lontana da quella maledetta campagna e soprattutto lontano da Se Joo.



*


    - Nervoso per questa sera? - chiese Kibum affiancando Jonghyun mentre si dirigevano nella sala per il pranzo.

    - Non dovremmo esserlo?! - controbattè Jonghyun.

    - Si ma tutto questo è eccitante. Credo che venire qui sia la cosa migliore che potessimo fare. Questa sera è la nostra serata. - disse Kibum con un grande sorriso.


Quella sera si sarebbero finalmente esibiti nello spettacolo che si svolgeva al palazzo. Jonghyun si sentiva febbricitante nonostante continuava a ripetersi che sarebbe andato tutto bene. Non aveva mai cantato davanti a nessuno. Continuava ad aggiustarsi il colletto della camicia nera che indossava nervoso. Aveva lavorato per un mese di tempo ad alcune canzoni, tra cui, una in particolare che avrebbe cantato quella sera con Kim Shin. Shin era un bravo pianista che era entrato subito in sintonia con lui.

    - Andrà bene Jonghyun. Abbiamo fatto un ottimo lavoro e tu hai una voce che non ho mai sentito in tre anni che sono qui. - lo rassicurò il maggiore con una pacca sulla spalla.

Dall'altro lato della stanza c'era Kibum. Era di una bellezza eterea con i pantaloni scuri stretti, una canotta bianca e una giacca da sopra. Il ciuffo gli era stato alzato e una collana larga gli pendeva dal collo. Aggiustava i vestiti a Taemin, in modo premuroso, che invece saltava da un piede all' altro per l' eccitazione. Quella sera si sarebbero esibiti insieme.

Chul Moo aveva pensato di affiancare Kibum a Taemin per le prime sere almeno, per farlo conoscere meglio.

Jonghyun era così immerso nei suoi pensieri che non si era accorto che Kibum si era voltato verso di lui e gli stava sorridendo. Quando il castano se ne accorse, gli sorrise di rimando.

Kibum era stata una rivelazione, nel senso più buono del termine. Era un ragazzo abbastanza energico, con tanta voglia di fare che nella vita aveva sofferto parecchio nonostante la sua giovane età e anche se non gli aveva ancora parlato del suo passato, Jonghyun lo sapeva. Se lo sentiva, bastava che lo guardasse per accorgersene. Finalmente stava ottenendo quello che voleva da tutta una vita ed eccolo lì, felice, sorridente e...bellissimo. Ormai, Jonghyun pensava che Kibum fosse bello almeno quattro volte al giorno da quando erano lì e lo credeva sul serio. Kibum era uno spettacolo, dalla testa ai piedi ma il ragazzo era sicuro che lo spettacolo più bello se lo teneva dentro e lo dimostrava ogni volta che si prendeva cura di Taemin, che conosceva da così poco ma a cui si era già affezionato, quando si preoccupava di tenere il posto a Jonghyun a pranzo e a cena, quando si offriva per andare a comprare ad Odette tutto quello che le serviva.

I suoi truccati sottili occhi felini lo scrutavano da vicino ora.

    - Ti sei imbambolato? - chiese Kibum sventolandogli una mano davanti alla faccia.

Jonghyun si riscosse.

    - Stavo...pensando. - rispose semplicemente.

    - Non pensare troppo...fra poco tocca a te! - esclamò il corvino stringendogli forte il braccio.

Il ragazzo ebbe un tuffo al cuore. L'esibizione di musica celtica nell'ampio salone stava giungendo al termine. Jonghyun superò Kibum e si affacciò nel salone dalla piccola porta della stanza nella quale si trovava. C'era davvero un sacco di gente. Sentiva il suo cuore precipitargli giù nello stomaco e poi risalirgli in gola.

Era finita. La musica era cessata. Ora toccava a lui.

Quando entrò nell'enorme salone sentiva tutto ovattato. Sembrava che le grandi e altissime pareti della sala fossero lì per giudicarlo. Le colonne lisce si ergevano minacciose e convergevano tutte su di lui. Maestosi drappeggi pendevano dalle finestre e le tende che da queste scendevano lambivano elegantemente parte delle austere e fredde colonne in marmo come un vestito perfetto. La sala era circolare e la gente sedeva su delle sedie mentre alcuni preferivano stare in piedi sorseggiando qualcosa da bere. Lui e Shin arrivarono al centro del variopinto pavimento. Jonghyun intravide Kibum e Taemin in prima fila. Erano sgusciati fuori dalla stanza per assistere alla sua performance. Lo incoraggiavano con grandi sorrisi e pollici in alto.

Poco dopo che Shin iniziò a suonare le prime note, il ragazzo attaccò. Divenne sordo a tutti i mormorii, sentiva solo la musica. Man mano che cantava acquistava sicurezza e perfino le colonne non gli sembravano più così spaventose. Taemin ebbe l'impressione di essere di nuovo ricoperto dall'oro delle voce di Jonghyun, proprio come la sera che l'aveva conosciuto. Anche se, a dirla tutta, non era l'unico lì dentro. La gente era impressionata ed emozionata dalla sua voce. Gettò uno sguardo a Kibum al suo fianco e lo vide come in trance. Non staccava gli occhi di dosso a Jonghyun e sembravano vitrei, ricoperti da una patina argentata.

Quando il castano smise di cantare, a esibizione finita, ci fu qualche secondo di silenzio prima che tutti iniziassero ad applaudire. Shin e Jonghyun s'inchinarono con enormi sorrisi. Il ragazzo fece scorrere il suo sguardo sui presenti e poi si fermò su Taemin e Kibum e il suo sorriso si allargò a dismisura. Era la prima volta che si sentiva felice dopo tanto, forse troppo tempo. Shin gli scompigliò i capelli con fare fraterno quando furono ritornati nella sala d'attesa, adiacente al salone.

    - Preparati a ricevere un sacco di richieste da più di qualche signore presente stasera. Vorranno farti esibire per loro a tutti i costi, ragazzino. - lo sbeffeggiò il pianista.

Shin era un bel ragazzo, alto con sottili capelli scuri e occhi grandi dalle ciglia lunghe. Uno dei ragazzi con cui aveva stretto di più là dentro.

    - Beh...tu verrai con me però. - gli disse Jonghyun dandogli una gomitata fra le costole con fare scherzoso.

Non appena Kibum e Taemin entrarono nella stanza, il primo gli si buttò letteralmente al collo. Lo strinse forte a sé.

    - Sei stato bravissimo. - gli sussurrò all'orecchio.

Jonghyun ricambiò l'abbraccio stupito.

    - Concordo. Hai fatto piangere più di qualcuno in sala...grazie anche alle mani magiche di Shin hyung. - aggiunse Taemin infilandosi fra Shin e Jonghyun e stritolando il braccio di entrambi felicemente.

    - Jonghyun-ah! Sei stato bravissimo, tesoro! - esclamò un Odette frizzante assalendo letteralmente il più piccolo e tempestandolo di baci.

Kibum quasi non cadde dalla finestra a causa dell'irruenza della donna. Le lanciò un'occhiataccia.

    - Yah! Fai attenzione! - la rimbeccò acido ad un tratto.

    - Che c'è, Kibum-ah? Sei forse invidioso? Non ti preoccupare, ti stamperò baci ovunque anche a te dopo la tua esibizione! - replicò Odette divertita.

    - E' il minimo! Anzi, mi aspetto un dolce tutto per me visto tutto quello a cui sono andato incontro per te! - ribattè il ragazzo con finta indignazione.

Odette lo ignorò.

    - Quasi dimenticavo! Jonghyun, c' è una sorpresa per te! - sussurrò la donna.

Il ragazzo stava quasi per chiederle di cosa si trattava ma quando la ragazza si scostò, egli vide sulla soglia della porta due figure fin troppo familiari.

    - Te l'avevo detto o no che ci saremmo rivisti tutti e tre qui? - chiese il ragazzo a destra con la sua dolce voce inconfondibile.

    - Jinki hyung! Minho-ah! - esclamò Jonghyun felicemente sorpreso.

I ragazzi raggiunsero il castano e lo avvolsero in un grande abbraccio.

    - Volevamo farti anche noi i complimenti ma eri già sgattaiolato qui! - disse Minho con un sorriso.

    - Quando siete arrivati? - .

    - Qualche ora fa. Giusto in tempo per vederti esibire, chiamalo destino o come vuoi!- rispose Jinki raggiante.

Il castano si guardò intorno ed ebbe una strana calorosa sensazione alla bocca dello stomaco. Ebbe l'impressione di trovarsi in un posto bello e soleggiato anche quando fuori pioveva e nevicava, un posto dove c'era sempre qualcuno ad attenderti con il sorriso sulle labbra, un posto che la gente comune chiama casa. Se quello era un bel sogno, allora desiderava non essere mai svegliato.

Poco dopo assistettero alla performance di Kibum e Taemin. Jonghyun sedeva su una sedia al lato della sala e vicino e a lui Jinki e Minho. Questi teneva il suo lungo braccio sulle spalle di Jonghyun come se temeva che potesse svanire davanti ai suoi occhi. Erano davvero felici di essersi ritrovati.


    - Alla fine avete avuto problemi con Se Joo? - chiese Jonghyun.

    - No. Te l'abbiamo detto, era così ubriaco da non ricordarsi nemmeno il suo nome. - susurrò Jinki divertito.

    - Già...che idiota! Ha avuto quello che si meritava! - commentò Minho compiaciuto.


In quel momento tacquero tutti e tre. L'esibizione dei due ragazzi stava per iniziare. Jonghyun aveva fatto le presentazioni con i nuovi arrivati molto velocemente perchè erano stati costretti a tornare in sala, fatto sta che erano tutti molto incuriositi da quello che avrebbero visto.


All'inizio Taemin ballò da solo e Jonghyun ne rimase sorpreso. Non era la prima volta che lo vedeva ballare. In quel mese di permanenza, aveva assistito a molte sue esibizioni ma ogni volta vederlo ti faceva restare a bocca aperta. Taemin era un ragazzino, aveva quasi dodici anni ma il suo talento apparteneva a pochi. Era fluido nei movimenti, era come un serpente che s'insinuava su per un ramo, come una piovra snella dai mille tentacoli. Sembrava non toccare nemmeno il pavimento, sembrava scivolarci sopra in modo elegante senza produrre rumore alcuno. Poi ad un tratto, le luci si abbassarono e Taemin indietreggiò per lasciare spazio a Kibum. Quando il ragazzo iniziò a ballare, Jonghyun ebbe come l'impressione che la terra sotto i piedi gli mancasse. Era bravo, davvero bravissimo. I suoi movimenti erano precisi, concisi. Il modo in cui il suo corpo esibiva quei movimenti era unico. Il suo sguardo era accattivante. Non sembrava la sua prima esibizione quella, sembrava sicuro di se, sembrava non temere nessuno. Jonghyun si chiese stupidamente dove diavolo fosse stato per tutto quel tempo. Il suo posto era lì e basta e il castano era felice di potergli stare accanto anche soltanto per poterlo ammirare mentre si muoveva in quel modo.

Jonghyun si sentiva in imbarazzo per quei pensieri ma non poteva fare almeno di pensarla in quel modo.

Per concludere l'esibizione, Taemin e Kibum ballarono assieme in una sincronizzazione perfetta lasciando a bocca aperta tutti.

Quando la performance finì, la gente esplose in applausi convinti. Il petto di Kibum e Taemin si alzava e si abbassava ritmicamente ma sorrisero e s'inchinarono più volte.

Felici come delle pasque, una volta che i ragazzi si furono ripresi, andarono a mangiare tutti e cinque nella sala da pranzo allestita per la sera. Passando per il corridoio che dava sull'ingresso, dovettero interrompere il loro vociare e il loro entusiasmo alla vista di un folto gruppo di ragazzi e ragazze bellissimi vestiti di tutto punto che ridevano e scherzavano tra loro.

    - Quelli chi sono? - chiese Kibum incuriosito.

    - Sono i ragazzi più grandi. Solitamente dopo che si sono esibiti, escono e stanno fuori tutta la notte. Vanno a divertirsi fra di loro oppure...- e qui Taemin tentennò nella sua spiegazione.

    - Oppure? - lo incalzò Jinki curioso.

Il ragazzino arrossì visibilmente.

Gli altri quattro si guardarono perplessi l'un l'altro.

    - Oppure...beh, molti dei ragazzi più grandi...hanno la stanza proprio sopra la mia, al piano superiore... - sussurrò torturandosi la maglia.

    - Vuoi dire qualcosa di senso compiuto o no? E smettila di stropicciarti la maglia in quel modo o te la consumerai! - lo rimproverò Kibum con fare seccato.

Taemin sbuffò.


Menomale che gli hyung sono loro! Vedi se queste cose devo spiegargliele io!


    - E niente! Fanno un casino infernale! Sento tutto...praticamente tutto! Loro forse credono che io dorma o non me ne accorga ma se è vero che sono uno dei più piccoli, non è altrettanto vero che io sia stupido però! - disse Taemin indignato e con le guance imporporate.


Gli altri quattro scoppiarono a ridere e Jinki scompigliò i capelli del più piccolo.


    - Dai Taemin-ah, andiamo a mangiare! - disse poi afferrandolo per una mano.

    - Guardate che è impressionante! Sembra di averceli nel letto affianco...prima o poi mi farò cambiare di stanza. - balbettò il moro mentre si lasciava trascinare nella sala da pranzo dal maggiore.


Jonghyun nonostante avesse trovato la cosa inizialmente divertente, dovette ricredersi quando la notte stessa le parole di Taemin divennero realtà. Erano le quattro del mattino, le fottute quattro del mattino quando i rumori molesti e spinti del piano superiore lo svegliarono. Si voltò verso Taemin che stava ad occhi aperti e con le braccia dietro la testa. Anche il più piccolo si voltò verso di lui e lo guardò con una faccia alla “te l'avevo detto”. Neanche la pantofola tirata contro il soffitto con forza servì a qualcosa, anzi, i gemiti sembravano anche più forti.


    - Senti hyung, io vado a dormire in camera di Minho hyung e Jinki hyung. Hanno detto che se non riuscivo a dormire potevo andare da loro. Vieni anche tu se vuoi, eh.- disse il ragazzino prendendo il suo cuscino e strisciando via dalla stanza.


Quando Jonghyun fu solo cercò inutilmente di riaddormentarsi ma alla fine si arrese, sbuffò e uscì dalla stanza scalciando via le coperte.

Uscì dalla camera. Il suo piano era piuttosto silenzioso. Decise che andare a prendere un po' d'aria sul balcone fosse una buona idea. Non riusciva a dormire comunque, quindi tanto valeva rinfrescarsi la testa ma trovò sorprendentemente il balcone occupato.


Kibum stava poggiato alla costosa ringhiera in marmo bianco. Quando avvertì un'altra presenza alle sue spalle, si voltò.


    - Jjong! - .


Subito il suo sorriso si allargò.


    - Ehi. - .


Il castano si avvicinò al ragazzo.

    - Come mai alzato a quest'ora? - chiese poi.

    - Non riuscivo a dormire. Tutto questo mi sembra ancora così surreale. - sussurrò il corvino in risposta – sei qui per il mio stesso motivo?- .

    - Mh...diciamo che più l'adrenalina, a farmi passare la notte insonne sono i simpatici e rumorosi ragazzi che hanno la fortuna di avere la camera giusto sopra la mia. - rispose Jonghyun con un sorriso imbarazzato.

Kibum si voltò a guardarlo e aprì la bocca in un espressione mista, tra il divertito e lo stupito.

    - Si, Taemin aveva effettivamente ragione...si sente tutto.- disse il maggiore davanti alla faccia indescrivibile del minore.

    - Certo che hanno una bella faccia tosta questi hyung e queste noone...insomma un po' di considerazione per gli altri!- esclamò Kibum indignato.

    - Chissà se anche noi fra qualche tempo saremmo così! - replicò Jonghyun divertito.

    - Non così sconsiderati nei confronti dei vicini spero! - commentò vivacemente Kibum.

Entrambi risero.

    - Kibum-ah? - lo chiamò Jonghyun tutto a un tratto serio.

Il corvino alzò lo sguardo su di lui e il suo sorriso si ricompose in un espressione più sera. Il castano lo guardava con le labbra serrate. Il venticello serale di maggio accarezzava la pelle di entrambi provocando la pelle d'oca lungo le braccia.

    - Volevo scusarmi per aver pensato male di te all'inizio...non te l'ho detto mai in questo mese, però si...insomma, ti ho rivalutato e anche molto. - disse Jonghyun.

    - Non c'era bisogno che ti scusassi...d'altronde mi hai scoperto mentre origliavo le tue conversazioni e poi mentre ti seguivo e poi è normale che pensassi male di me essendo il cugino di quel maledetto...- mormorò Kibum agitando una mano.

    - Beh, non è detto che solo perchè siete della stessa famiglia...siate uguali, anzi. Comunque volevo solo dirti questo e...che oggi sei stato davvero bravo. - snocciolò il castano in evidente imbarazzo.

Avrebbe voluto dirgli che lo trovava molto bello ma si trattenne per non fare la figura dell'idiota.

    - Grazie...anche tu non sei stato malaccio. - mormorò Kibum con un'occhiata obliqua e un sorriso sornione.

    - Non sono stato malaccio? Scusa ma non mi hai detto che ero stato bravissimo?! - replicò il ragazzo voltandosi con espressione indignata.

Kibum rise prendendo le distanze da Jonghyun prima che gli venisse in mente di gettarlo di sotto.

    - Ahahahah, si hai ragione! Sei stato bravissimo...anzi, forse il migliore della serata. - disse poi alzando le mani in segno di pace.

    - Stavo quasi per credere che mi avessi mentito...ora dovrai farti perdonare, lasciami dormire in camera tua! - esclamò Jonghyun passando dalla finta indignazione a una malizia spensierata.

Si aspettava una battuta o un commento acido da Kibum ma così non fu.

    - Effettivamente stavo per chiedertelo. In camera mia non si sentono rumori molesti e potrai riposare in pace. - disse il corvino candidamente.

Jonghyun lo guardò negli occhi per sincerarsi che non lo stesse prendendo in giro.

    - Va bene...- mormorò confuso.

    - Allora, andiamo! - .

    - Si, fammi prendere la bottiglia d'acqua dalla mia stanza! - disse Jonghyun ma Kibum si era già avviato verso la sua camera.

    - Si ma muoviti o non ti faccio più entrare! - lo rimbeccò Kibum.

Jonghyun sorrise alla schiena del ragazzo.



Ne era sempre più convinto: era a casa finalmente.








    * Angolo di Natsumi213 *

Buonasera a tutti! ^^
Chiedo perdono per il ritardo ma dovevo sostenere un esame mercoledì ma è stato rimandato all'ultimo secondo e quindi ho deciso di aggiornare nel frattempo.
Il titolo di questo capitolo esprime il calore che Jonghyun avverte circondato dalle persone che ama, lontano da tutto ciò che lo faceva soffrire. Siamo tornati a un capitolo in cui parliamo del passato e assistiamo alle prime esibizioni di Jonghyun e Kibum, facciamo la conoscenza di Taemin e abbiamo il piacere di ritrovare Jinki e Minho. Ora ci resta da scoprire quali sono le loro abilità! XD
Sta andando tutto bene, tutto è perfetto e anche i sentimenti reciproci di Jjong e Key cominciano a prendere forma. Vi anticipo che anche il prossimo capitolo sarà sul passato! ^^
Non credo di dover aggiungere altro, a parte i ringraziamenti. ^^
Ringrazio la dolce lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie grazie grazie! <3 <3 <3
Ringrazio coloro che hanno inserito la storia fra le seguite e le preferite! Thank you! <3
E un grazie anche alla mia Ninechka che mi supporta sempre! <3
A presto!
Kisses! :*

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Capitolo 13
*** 13. Il passato IV - di sere di fine agosto e mangiafuoco ***


                                                                     










                      13. Il passato IV – di sere di fine agosto e mangiafuoco





La luce del sole filtrava dalle persiane scure di quella stanza dalle pareti viola. Uno di quegli spicchi color limone colpirono dolcemente il volto del ragazzo beatamente addormentato sul fianco sinistro.

Strinse gli occhi infastidito. Detestava essere svegliato così, con la luce in faccia. Aprì pigramente gli occhi. Inizialmente si chiese dove accidenti fosse finito e poi le immagini della sera prima si susseguirono davanti a lui. Certo, era andato a dormire in camera di Kibum.

Il corvino sonnecchiava ancora tranquillo al suo fianco. Avevano condiviso lo stesso letto anche perchè non ve ne erano altri, a parte quello del coinquilino di Kibum che non era neanche rientrato.

Jonghyun si voltò lentamente verso l'orologio sul comodino alla sua destra, silenziosamente perchè non voleva svegliare il ragazzo. Erano le nove, pensava fosse più tardi.

Si chiese se dovesse svegliare Kibum.

Guardò il ragazzo e il suo cuore s'intenerì. Gli dispiaceva doverlo svegliare. Era così tranquillo in quel momento. Il castano si chiese se stesse sognando e cosa stesse sognando per l'esattezza.

Sfiorò i capelli di Kibum. Erano morbidi e setosi. Si chinò su di essi e li annusò. Avevano un buon odore.

Agrumi.

Si, era quello il profumo che gli stava inebriando le narici.


    - Se vuoi ti presto il mio shampoo. - mormorò il corvino con la voce impastata dal sonno.

Jonghyun sussultò.

Kibum si era appena svegliato, lo guardava con gli occhi sottili e lucidi e un sorriso divertito sulle labbra.

    - Credo che tu debba farlo ad ogni modo! - replicò Jonghyun cambiando discorso imbarazzato.

Il corvino lo guardò senza capire.

    - Devo farmi una doccia e mi secca tornare in camera mia. Userò quindi il tuo shampoo! - esclamò il castano con un sorriso sornione e balzando giù dal letto.

    - Neanche per idea! Torna in camera tua! - ribattè Kibum ma Jonghyun si era già avviato verso il bagno.

Il corvino si rizzò a sedere tanto velocemente che la testa gli girò.

    - YAH! Non il mio shampoo è quasi finito! - gli strillò il ragazzo dietro.

Sentì Jonghyun ridere e l'acqua scrosciare nella vasca.

    - Adesso mi sente! - borbottò il corvino dirigendosi a passo di marcia verso il bagno.




    - Che accidenti è questo profumo? Avete fatto il bagno in un frutteto di agrumi? - chiese Minho sporgendosi sulle teste dei due ragazzi.

    - Il bagno l'abbiamo fatto sicuramente...non nel frutteto però! - rispose Jonghyun addentando una brioche.

    - E' il mio shampoo che è finito! - tagliò corto Kibum regalando occhiatacce gratis al ragazzo al suo fianco.

    - Hai finito lo shampoo di Kibum hyung? - chiese Taemin.

    - Si, il mio shampoo preferito! - sbraitò il corvino crucciato.

    - Ho dormito da lui e non avevo il mio semplicemente! - si giustificò Jonghyun ridendo.

    - No, la verità è che eri troppo pigro per fotterti a tornare in camera tua! - lo rimbeccò Kibum.

Jonghyun lo ignorò.

    - Ah, Jinki hyung! Oggi siete stati da Chul Moo, vero? Com'è andata? - chiese poi illuminandosi di colpo.

    - Benissimo! Siamo stati presi! - rispose raggiante quello.

    - Che cosa farai? - chiese Kibum interessato.

    - L'illustratore di storie! C'è un mucchio di gente che scrive qui dentro e io riprodurrò i loro personaggi, le scene delle loro storie. Inoltre canterò. Chul Moo ha detto che sarebbe uno spreco se non lo facessi. - rispose Jinki con un sorriso.

    - Wow hyung! Che figata! - esclamò Taemin.

    - E tu Minho? - chiese ancora il corvino.

Minho sorrise gongolante.

    - Oh, lo vedrete! É una sorpresa! - si limitò a dire e poi tacque.

Inutili furono le insistenze di Taemin perchè il maggiore non si sbottonò.



*



Grandi nuvole di fuoco danzavano nell'aria della sala. La gente guardava incantata, imbambolata. Un gruppo di nove ragazzi, a petto nudo e dai pantaloni rosso scuro si esibivano nel loro pezzo.

Erano i mangiafuoco e gli sputafuoco. Gente coraggiosa che aveva l'abilità di maneggiare uno dei quattro elementi con maestria. Erano come nove draghi privi di squame. Il petto lucido risaltava ancora di più alla luce delle fiamme incandescenti. Minho sostava al centro mentre in modo surreale una vampata di fiamme di fuoco si liberava dalle sue labbra.

La loro esibizione era stata spettacolare. Quei nove ragazzi, di cui Minho era entrato a far parte, avevano messo su una delle performance migliori della serata. Il ragazzo alto sorrise vittorioso.


    - Allora, ne è valsa la pena di attendere senza sapere nulla o no? - chiese avvicinandosi ai quattro ragazzi.

    - Quando diavolo hai imparato queste cose? - chiese Jonghyun ancora sotto shock.

    - Quando stavo all'orfanotrofio, in una delle mie fughe, conobbi un ex mangiafuoco. É stato lui ad insegnarmi alcuni trucchetti e qui ho imparato molte cose nuove in questi due mesi. - rispose il ragazzo.

    Minho era ancora molto giovane e sebbene i suoi muscoli non fossero ancora ben delineati, un gruppo di ragazze non smisero di staccargli gli occhi di dosso nemmeno un secondo bisbigliando e squittendo.

    - Faresti bene a coprirti prima che a quelle vengano strane idee in testa! - disse Kibum indicando con il capo le ragazze all'angolo.

    - Strane idee? Tipo quelle che sono venute a noi nella vasca da bagno stamattina? - chiese malizioso Jonghyun cingendo un fianco di Kibum.

    - Piantala, idiota! - esclamò il corvino rosso in viso.

In quei due mesi, Jonghyun aveva preso l'abitudine di stuzzicare e prendere in giro Kibum con questo genere di affermazioni dal momento in cui, spesse volte aveva preso un' altra abitudine, quella di andare a dormire da lui. Vuoi per i rumori molesti, vuoi perchè gli andava e gli piaceva stare al suo fianco, Jonghyun dormiva da lui frequentemente.

Minho rise del loro battibecco.

    - Va bene, vado a mettere qualcosa addosso e poi andiamo a mangiare. - disse il ragazzo e allontanandosi sorrise ammiccando in direzione del gruppo di ragazzine che persero letteralmente la testa.

    - Dico io...c'era davvero bisogno?! - esclamò Kibum infastidito dallo starnazzare delle fanciulle poco distanti.


*



    - Wow hyung! Sono bellissimi! - esclamò Minho stupefatto davanti alle bozze che Jinki stava mostrando loro.


Il maggiore fra i cinque aveva già iniziato il suo lavoro come illustratore. S'incontrava tutti i giorni con una bella e talentuosa scrittrice della sua età e lavoravano sulle illustrazioni del romanzo di quest'ultima. La ragazza gli descriveva come desiderava venissero resi i suoi personaggi e le sue ambientazioni e Jinki descriveva con la matita tutte quello che usciva dalle sue labbra.

Aveva deciso di mostrare, in anteprima, il suo lavoro agli altri quattro dopo cena anche se non era ancora ultimato.

    - Credo che questa sarà la stesura finale! Dopo parecchio lavoro ce l'abbiamo fatta alla fine. - disse il ragazzo sedendosi sul letto della sua stanza.

    - Direi che la tizia con cui lavori non poteva trovare di meglio. - commentò Kibum guardando pieno di meraviglia le bozze.



    - Jinki-ssi! - esclamò una ragazza entrando nella stanza aperta.

Tutti i presenti si voltarono verso di lei e la poveretta rimase ferma sulla porta.

Era davvero molto carina. Aveva lisci capelli castani raccolti in una crocchia disordinata sulla testa, la frangetta le arrivava fin sugli occhi che erano grandi e scuri. Indossava una camicetta pesca, dalle maniche arrotolate e sotto di essa una canotta bianca, jeans chiari e scarpette da ginnastica. Aveva dei fogli fra le braccia che strinse ancora di più a sé quando si rese conto che il suo “collega” non era solo.

    - Oh, scusate. Magari passo dopo. - mormorò.

    - No Bea, aspetta! Non ti preoccupare, vieni...loro sono miei amici. - si affrettò a dire Jinki prima che la ragazza potesse andare via.

Bea sorrise timidamente e facendosi coraggio entrò nella stanza.

    - Volevo...volevo solo lasciarti questi e chiederti se avevi già cenato. - sussurrò la ragazza poggiando il plico di fogli sul letto di lui e strusciandosi le mani sui jeans.

    - Ok, grazie...appena potrò, gli darò un'occhiata. Comunque si, ho mangiato un boccone poco fa...tu? - chiese Jinki con un sorriso.

    - Oh beh, io non ancora ma contavo di andarci adesso. - rispose quella impacciata.


Jinki continuava a sorriderle mentre gli altri quattro non vedevano l'ora che la ragazza andasse a mangiare essenzialmente per prenderlo in giro. Purtroppo, la loro richiesta non fu accolta perchè un altro personaggio irruppe nella stanza.


    - Ragazzi, venite in giardino. É il compleanno di Yi Kyung e ha invitato tutti a scendere! - disse un ragazzo affacciandosi nella stanza – Jiwon-ah, complimenti per l'acconciatura! - aggiunse poi divertito in direzione della ragazza.

    - Quanto sei simpatico Ji Hoon, non ti dico come cosa perchè c'è gente! - sbottò acida – comunque io stavo lavorando a differenza tua! - gli gridò poi dietro mentre il ragazzo continuava per la sua strada ridendosela.

    - Jiwon? Non ti chiami Bea? - chiese a quel punto Kibum.

La ragazza lo guardò per un attimo e poi sorrise timida.

    - No, il mio vero nome è Jiwon ma Jinki-ssi mi chiama Bea perchè per sbaglio una volta scrisse il mio cognome “Baek” invertendo la a e la e. - raccontò la ragazza felice.

    - Ah ecco. D'altronde è un bel nome Bea.- bofonchiò Minho in modo canzonatorio in direzione del maggiore che invece lo ignorò.


Un altro motivo per prendere in giro Jinki quando sarebbero rimasti soli. Anche Jonghyun ghignò in modo malefico ma non ebbe tempo di dire altro perchè Taemin intervenne.


    - Scusate ma chi è Yi Kyung? - .

    - Non lo so...non lo conosco. - rispose Kibum disinteressato.

    - Stiamo andando alla “festa” di uno che non conosciamo? - chiese allora Jonghyun.

    - Esatto! Però andiamoci lo stesso...non c'è granchè da fare. - rispose il corvino facendo spallucce.



Ma chi se ne frega di questo Yi Kyung.


Pensò in quel momento Jonghyun ma non lo disse ad alta voce. La verità era che voleva stare un po' solo con Kibum. Erano giorni che ci provava ma non ci riusciva mai e quella sera di fine agosto, che forse potevano avere qualche possibilità, spuntava dal nulla questo “Tullio Pompeo” e la sua maledetta festa di compleanno, nel giardino del palazzo per giunta.


    - Vieni anche tu? - chiese Jinki a Jiwon.

    - Non lo so...a dirla tutta non mi va molto...sono un po' stanca...- rispose titubante quella.

    - Dai, vieni! Giusto il tempo di cambiare un po' aria...hai lavorato fino ad ora! Stai un po' con noi! - insistette Jinki sfoderando poi uno dei suoi sorrisi dolci.

    - ...con me! - sussurrò divertito Minho a Kibum che gli rifilò una leggera gomitata fra le costole ma sorrise compiaciuto.

    - Ecco...oh, va bene! - cedette infine la ragazza sciogliendosi i capelli.


Uscirono in giardino e l'atmosfera era abbastanza accogliente. C'erano un sacco di ragazzi, chi in piedi, chi seduti su divanetti e poltrone, chi accanto al buffet. Il giardino era, come sempre, illuminato da tante piccole luci che lo rendevano davvero magico.

Poco dopo la fortuna girò dalla parte di Jonghyun perchè il gruppetto si perse di vista. Jinki accompagnò Bea a mangiare qualcosa, Taemin seguì Minho verso il gruppo degli sputafuoco e lui rimase solo con Kibum.

    - Hai fame? - chiese Kibum all'improvviso.

    - No, per niente. Tu? - .

    - Neanche. Facciamo un giro nelle vicinanze? - chiese ancora il corvino.

Jonghyun annuì ed entrambi si immisero in uno dei viali in cui si diramava il giardino del signor Jung.

    - E' proprio una bella serata, non credi? Non fa nemmeno freddo. Anche a me sarebbe piaciuto nascere in un mese abbastanza caldo. - disse Kibum calciando via delle pietroline dal selciato.

    - Non è che tu possa lamentarti...a settembre non fa ancora freddo.- replicò Jonghyun.

    - Fai subito a parlare tu che sei nato ad aprile! Per certi versi settembre è triste. Insomma, viene subito dopo agosto, il mese più caldo dell'estate...calano un po' le aspettative con un mese così piatto come il mio. - ribattè il corvino dondolandosi leggermente verso il maggiore.

Il castano lo guardò e rise. A volte Kibum era strano forte.

    - Che cazzo dici? Hai bevuto?! - esclamò divertito fermandosi un passo dietro di lui per dargli un leggero calcio nel sedere.

    - No, non sono ubriaco anche perchè non possiamo ancora bere, sono solo più profondo di te! - sbottò acido Kibum voltandosi verso l'amico con espressione stizzita.

    - Non mi sembrano delle grandi riflessioni sull'esistenza le tue!- lo rimbeccò il castano.

    - Scusami Confucio, effettivamente quello esperto in materia sei tu! - esclamò il più piccolo

    dandogli le spalle indispettito e continuando a camminare.


Le braccia di Jonghyun lo avvolsero sulla vita.


    - Vuoi tenermi il broncio per questa stupidaggine? - chiese il castano poggiandogli il mento sulla spalla e guardandolo con gli occhi da cucciolo bastonato, cosa che gli riusciva particolarmente bene.


Ogni volta che Jonghyun lo abbracciava così un calore interno ed intenso s'impadroniva di lui mandandogli a fuoco le guance.


    - Quante volte ti ho detto di non abbracciarmi così, hyung?! - gracchiò rigido.

    - Non apprezzi le mie dimostrazioni d'affetto? - chiese Jonghyun con un sorrisetto.


Il ragazzo sapeva esattamente dove colpire, con tutte quelle allusioni, quei sorrisi. Sapeva che a Kibum quei gesti non erano indifferenti e Kibum voleva tanto dargli una testata per quello.


    - Non ti rispondo perchè sono beneducato. Comunque dovremmo tornare indietro, gli altri si staranno chiedendo dove siamo finiti. - disse poi il corvino volgendo lo sguardo indietro.

    - No, non credo. Minho e Taemin staranno ancora chiacchierando con gli altri ragazzi, non si saranno nemmeno accorti che ci siamo allontanati mentre Jinki...beh, credo sia abbastanza occupato a cercare di strappare un bacio alla sua Bea.- replicò in tono canzonatorio il castano mentre parlava del suo hyung con un sorriso beffardo.


Anche Kibum sorrise a quell'affermazione.


    - Sembra una tipa apposto. - disse poi guardando a terra.

    - Si, una brava ragazza...anche molto carina. - commentò l'altro con le mani in tasca.

    - Te la faresti? - .


La domanda a bruciapelo di Kibum sorprese Jonghyun che alzò lo sguardo su di lui. Lo fissò per un attimo e poi rise.


    - Che brutalità! Kim Kibum e il suo linguaggio scurrile, capitolo primo! - esclamò il ragazzo dando una leggera spallata al compagno.

    - Comunque no...mi sembra interessata a Jinki hyung e lui a lei, non mi permetterei mai di mettermi in mezzo. - confessò in tutta onestà.

    - No, intendo se a Jinki hyung non fregasse una mazza di lei, ci proveresti? - chiese ancora Kibum serio.

    - E' una bella ragazza, una di quelle con la faccia pulita che incontri per strada e ti viene voglia di inseguirla per chiederle di uscire, con cui parlare di tante cose magari ma ora come ora no, non me la farei e non le chiederei neanche di uscire. In questo preciso istante della mia vita non lo farei. - rispose serio Jonghyun – Comunque perchè accidenti mi chiedi queste cose ora? - chiese subito dopo vagamente accigliato.

    - Semplice. Perchè dal primo momento che ti ho visto ho pensato che sei uno di quelli che si fa tutto il paesello. - rispose senza peli sulla lingua Kibum.

    - Ma tu guarda questo moccioso! - esclamò inviperito il maggiore – Offese gratuite proprio! Dì un po', vuoi per caso che ti dia la lezione che ti ho risparmiato quella volta che ti ho trovato a origliare le mie conversazioni? - chiese minaccioso facendo un passo verso il corvino.

    - C'era da aspettarselo...anche bullo, ora. - commentò divertito Kibum indietreggiando di qualche passo.


La conversazione sembrava divertirlo. Jonghyun sorrise scoprendo i candidi denti.


    - Sai invece cosa ho pensato di te la prima volta che ti ho visto? - chiese il castano.

    - Cosa? - .

    - Ho pensato che eri il tipico soggetto che si caccia nei guai ed effettivamente avevo ragione. - rispose il maggiore senza perdere il sorriso.

    - Sarei nei guai? - .

    - Non immagini neanche quanto. - .


Jonghyun era di fronte a Kibum ora. Si guardavano negli occhi senza muovere un muscolo perfino il chiacchiericcio proveniente dalla festa in giardino sembrava essere scomparso. L'aria era immobile in quella sera di fine agosto e il cielo era immenso, una gigantesca trapunta blu traforata di stelle. Gli occhi di Kibum sembravano più felini del solito e la sua pelle sembrava avere assunto per riflesso il colore della luna. Le labbra erano serrate in un'espressione indecifrabile.



D'altronde Jonghyun lo aveva avvisato che era nei guai, non si sarebbe salvato da quello che avrebbe fatto di lì a poco.




Jonghyun si avvicinò a lui maggiormente senza staccare gli occhi dai suoi come per cercare di decifrare i suoi mille pensieri. Non lo toccò per paura che potesse svanire sotto il suo tocco. Tuttavia chinò il capo in avanti, dischiuse le labbra e le posò tremanti su quelle del più piccolo. Kibum sembrava una statua di gesso, non si mosse di un millimetro davanti a quel gesto. Le labbra di Jonghyun erano grandi e carnose, le sue molto più piccole dalla consistenza soffice. Anche se non lo disse mai, a Kibum quel gesto avventato era piaciuto.

Dopo qualche secondo, animato da non si sa da quale coraggio, dischiuse le sue labbra piccole e spinse leggermente quelle di Jonghyun come un saluto fra due cagnolini che strofinano i musi fra di loro. Entrambi avevano gli occhi chiusi con le palpebre rilassate.

Le labbra di Kibum erano leggermente fredde mentre quelle di Jonghyun erano bollenti. Quel semplice contatto fra le loro labbra aveva procurato a entrambi un leggero e veloce brivido lungo la schiena. Quel semplice bacio aveva fatto desiderare di più, sempre di più e a quel punto a Jonghyun non gli interessava più di niente. Non gli interessava più di essere visto in un momento così profondo e personale da qualcuno. Passò la sua lingua sul labbro inferiore di Kibum che tremò impercettibilmente a quel contatto. La inumidì per bene come a saggiarne la consistenza, ad assaporarne il sapore e poi premette per avere l'accesso alla sua bocca. Kibum fece resistenza all'inizio, una debole resistenza in verità perchè non gli negò affatto l'accesso. Lasciò che la lingua di Jonghyun esplorasse la sua bocca, che trovasse la sua di lingua e danzasse con questa senza troppi problemi. Le loro lingue s'intrecciarono più e più volte durante quel bacio che da semplice e tranquillo era diventato più spinto e passionale. Jonghyun stava per cingergli la vita quando una voce squillante, da non molto lontano, interruppe il loro momento di intimità.


    - Jonghyun hyung! Kibum hyung! Dove diavolo siete? - .


Era Taemin. Sembrava gli stesse cercando dal lato opposto al loro, non li aveva neanche ancora visti.


    - Siamo qui Taemin, arriviamo! - gridò Jonghyun distanziandosi di poco dal corvino.


Il più piccolo si voltò verso la voce dello hyung e sorrise raggiante.


    - Venite a prendervi un pezzo di torta! - esclamò sbracciandosi.


Jonghyun annuì sorridendo di rimando.


    - Sarà meglio che andiamo...- disse rivolto al ragazzo alla sua sinistra ma non ricevette risposta.


    - Kibum? - .


Il ragazzo si era già avviato verso la strada del ritorno senza dire una parola.


    - Kibum! - lo chiamò a gran voce il castano.


Il più piccolo fra i due si voltò.


    - Spicciati che se non trovo neanche un pezzo di torta, ti uccido! - strillò di rimando.


Jonghyun lo guardò sconcertato. Si erano appena baciati e lui pensava alla torta?!


Stava quasi per arrabbiarsi sul serio ma avvicinandosi al ragazzo notò che le sue guance avevano assunto un colorito porpora. Kibum distolse subito lo sguardo con una piccola smorfia quando Jonghyun l'ebbe raggiunto.


Jonghyun si mordicchiò un labbro divertito.


Non c'era bisogno di preoccuparsi, dopotutto quel bacio aveva fatto battere il cuore non solo a lui a quanto gli suggerivano l'improvvisa voglia di torta di Kibum e il rosso evidente sulle sue guance.


Quando tornarono nel giardino principale i primi che notarono nel dirigersi al buffet per la torta furono Jinki e Jiwon. Il più grande dei cinque aveva un larghissimo sorriso stampato sulla faccia e sembrava più allegro e affabile del solito. Era seduto su un pouf bianco e stava praticamente appiccicato a Jiwon che sedeva su uno nero mentre mangiavano la torta e ridevano per chissà quale motivo di poco conto.

Jonghyun passando lanciò un'occhiata di puro sollazzo a Jinki che vide chiaramente il suo labiale pronunciare le parole “bea” prima di distendersi in un sorriso subdolo.

Jinki gli regalò un'espressione infastidita e lo colpì sul didietro quando gli passò affianco per raggiungere il gazebo del buffet.




Probabilmente lui e Kibum non erano stati gli unici ad approfittare della confusione della festa.




        * Angolo di Natsumi213 *

Salve bellissimi!^^
Eccomi tornata con il nuovo capitolo prima del solito grazie al tempo libero che ho a disposizione dopo l'esame! XD
Allora, questo è l'ennesimo capitolo sul passato e finalmente i ragazzi, una volta riuniti, hanno tutti un “impiego” nel palazzo di Chul Moo e facciamo la conoscenza di Jiwon o Bea che sembra nutrire qualche interesse per il nostro Jinki e, rullo di tamburi, abbiamo il primo bacio fra Jonghyun e Kibum.
Per quanto riguarda i talenti di Jinki e Minho, vi piacciono? Ho cercato un po' di variare dal canto e dal ballo.^^
Non credo di dovervi dire altro quindi, come sempre, concludo con il ringraziare tutti voi.
Grazie a Ninechka e a lagartischa che hanno recensito lo scorso capitolo! Grazie ragazze! <3 <3 <3
Grazie a tutti voi che leggete questa storia e che l'avete inserita fra le seguite e le preferite! <3
P.s. Come banner ho scelto questa torta con i cuoricini per via della festa di compleanno e i cuoricini perchè ciò che più è rilevante all'interno del capitolo è appunto l'amore fra alcuni personaggi. ^^
A presto!
Kisses! :*



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Capitolo 14
*** 14. Bacio nascosto ***


                                                                   




14. Bacio nascosto





Batteva la punta del piede titubante contro il pavimento mentre il braccio destro stava poggiato allo stipite di legno e il sinistro nascosto dietro la schiena. Lanciava occhiate incerte a ciò che le si proponeva in quel momento. Guardava il tutto con aria poco convinta.


    - Dai, entra! - sentì dire chiaramente Jonghyun.


Il ragazzo stava adagiando dei cuscini a terra e spostando alcuni oggetti all'interno della stanza.

Jorinde lo guardava assente.

Jonghyun l'aveva portata in camera sua dopo cena per parlare meglio, per conoscersi davvero e così magari di evitare anche litigate furibonde. Non era mai stata in camera dell' amabile padrone di casa, non si era mai azzardata ad affacciarsi in quella stanza nemmeno quando era sicura che lui non fosse in casa. La camera da letto di Jonghyun era molto bella e spaziosa caratterizzata dalla predominanza di colori scuri. C' era un letto a due piazze, a baldacchino, dalle tende di raso scure poggiato contro il muro, un grande armadio a tre ante in fondo alla stanza, due comodini ai lati del letto, una poltrona morbida nera e bianca, parecchie mensole e una scrivania in ebano con sopra un sacco di carte impilate. Le tende del balcone erano tirate e nell'aria si sentiva un leggero odore di vaniglia.

Era la seconda volta che Jonghyun la invitava ad entrare in camera ma lei era rimasta sulla soglia.


    - Perchè qui? Non potevamo parlare sul divano del salone? - chiese la ragazza all'improvviso.

    - Qui nessuno ci darà fastidio e poi voglio lasciare il salone grande un po' a Odette e Jae Hyun per svagarsi un po'...lavorano tanto. - rispose il biondo ultimando la sistemazione dei cuscini sparsi a terra.

    - Qual è il problema? Pensi forse che voglia sedurti? Guarda che se le mie intenzioni fossero state queste avrei potuto farlo anche sul divano di cui parlavi prima. - aggiunse poi Jonghyun guardandola e sorridendo candidamente.

    - Entra che non ti mangio. - aggiunse poi frettolosamente sedendosi su uno dei cuscini.


Jorinde entrò in camera guardandosi attorno.

    - Chiudi la porta. - .

La ragazza fece come le era stato detto.


Si sentiva un po' nervosa ad aprirsi completamente a Jonghyun, a raccontare del suo passato ma sentiva che doveva farlo.

Jonghyun la guardava e le fece segno di sedersi di fronte a lui. Sorrideva molto dolcemente in un modo che la rossa non gli aveva mai visto fare da quando era lì.

Si sedette e lo guardò. C'era un silenzio imbarazzante.


    - Senti Jo, volevo ribadirti le mie scuse per quello che è successo oggi...non volevo spaventarti. Il fatto è che ho perso la testa quando ho visto che mi mancava qualcosa ma non volevo ferirti. - disse Jonghyun serio guardandola dritta negli occhi.

Jorinde annuì a capo chino.

    - Mi dispiace che tu abbia perso ciò che c'era nel ciondolo...non so cosa sia ma spero che tu l'abbia ritrovato. - mormorò la ragazza con gli occhi puntati sui suoi jeans.

    - Vorrei fosse così ma purtroppo niente da fare...domani cercherò meglio. - replicò il ragazzo preoccupato e scuro in volto.

Jorinde non volle chiedergli altro vista la situazione. Per quella sera era meglio concentrarsi su altro. Jonghyun le aveva offerto l'occasione di conoscere il suo passato e lei non se lo voleva fare sfuggire. Era incuriosita da lui, era particolare, misterioso.


    - Bella stanza...magari un po' scura ma bella! - esclamò lei alzando lo sguardo e cercando di risultare spontanea.

    - La stanza in cui dormi tu è molto più allegra effettivamente! - ribattè lui – e devo dire che combacia con la tua personalità! - aggiunse poi tirandole un pizzicotto sulla guancia.

    - La tua stanza invece è un po' come te! - commentò invece Jorinde.

    - Solo un po'? - .

    - Si, solo un po'. Perchè Jonghyun non è tutto nero e tenebroso...c'è anche altro. - spiegò convinta la rossa.

    - Ah si, cosa? - chiese divertito il maggiore.

    - Non sei cattivo come tutti credono giù in paese...è vero oggi non sei stato per niente carino ma una persona con il cuore di pietra non avrebbe invitato Yoora per farmi una sorpresa, non mi avrebbe trattato come fai tu. Si, abbiamo avuto molti litigi, alcuni stupidi, altri seri...a volte mi hai spaventato ma hai sempre un occhio di riguardo per me. Se fossi stato il cattivo Kim Jonghyun in cui tutti credono non mi avresti ospitato in una delle stanze più belle della tua casa ma mi avresti chiuso a chiave da qualche parte, magari ti saresti approfittato di me, mi avresti fatto del male, mi avresti costretto a fare cose che non volevo e invece no. Non capisco e non so ancora perchè non vuoi che esca di casa e la cosa non mi fa piacere per niente ma io credo in Kim Jonghyun, quello buono. - disse Jorinde, per una volta, senza imbarazzo.

Jonghyun rimase interdetto dalle sue parole, non si aspettava dicesse delle cose del genere, non si aspettava che avesse tutta quella speranza, che credesse davvero che lui fosse un bravo ragazzo.

    - Forse credi ancora a babbo natale. - sentenziò il biondo afferrandole il mento con due dita e facendole girare la testa da una parte all'altra.

    - Magari si...però io so che Babbo Natale esiste...io l'ho visto come ho visto il Jonghyun di cui ti parlo. - replicò la rossa afferrando il polso di Jonghyun per abbassargli la mano.


In realtà Jonghyun le era grato.


Il ragazzo rise.


    - E se prima ti avessi mentito e le mie intenzioni non fossero serie? Come fai a saperlo, eh? Siamo soli in questa stanza...- mormorò il ragazzo attorcigliando una ciocca di capelli della ragazza su due delle sue dita.

    - So benissimo che non lo farai. - disse quella con tono ed espressione da finta saccente.

    - Ah si? - .


Se durante le prime sere trascorse in quella casa, Jonghyun le avesse detto una cosa simile, Jorinde sarebbe morta di paura probabilmente ma così ora non era.


    - Perchè Jonghyun non è un uomo così vile. - rispose candidamente guardandolo dritto negli occhi.

    - Quanta ragione hai. - sussurrò il ragazzo arrendendosi e liberando i suoi capelli.

    - Visto? É raro che io abbia torto. - ribattè lei facendogli l'occhiolino.

    - Su questo avrei da ridire ma lasciamo perdere... - commentò Jonghyun beccandosi un'occhiataccia da parte della ragazza.


    - Perchè c'è un limitare di rovi al limitare di casa tua? - chiese a bruciapelo Jorinde – hai detto che me lo avresti detto. - .

    - Per evitare intrusioni di persone che non voglio entrino qui. - rispose Jonghyun.

    - Non ti bastava il cancello? - .

    - No, la mia tenuta è grande e il cancello non copre tutto. - .


Jorinde sembrò soddisfatta dalla risposta e non chiese altro al riguardo.


    - Posso farti una domanda? - chiese la ragazza dagli occhi acquamarina poco dopo.

    - Certo...siamo qui per questo, no? - .

    - Sei originario di qui? - .

    - No, non direi...la mia città natale è molto più a sud. - rispose Jonghyun passandosi una mano sul collo.

    - Come sei arrivato qui allora? - chiese ancora Jorinde curiosa.


Il ragazzo la guardò per un attimo e poi sospirò, stanco.


    - Vedi Jorinde, mio padre era il proprietario della catena di alberghi che gestisco io adesso. La mia mamma invece era un insegnante di musica. Sono nato e ho vissuto i primi quindici anni della mia vita in campagna, a sud di questo paese...molto a sud. Non c'è molto che io possa raccontarti di quel posto se non che era terribilmente noioso ma è anche vero che lì ho costruito i primi legami di amicizia. Anche Odette è originaria del mio paese, sai? - .


La rossa dovette fare un espressione davvero stupita perchè le labbra di Jonghyun s'incurvarono leggermente verso l'alto. Il biondo poggiò la schiena contro il letto.


-Si è sempre presa cura di me...fin da bambini ma è di me che stiamo parlando ora...non divaghiamo. Ti dicevo, la mia vita era tranquilla finchè non ho perso i miei genitori durante un incendio scoppiato accidentalmente in uno degli alberghi della mia famiglia. Ero poco più di un bambino quando successe e la mia tata si occupò di me fino ai quindici anni. - .


    - Mi dispiace...- sussurrò Jorinde con un filo di voce abbassando lo sguardo, colpevole di avergli “estorto” una cosa così delicata.

    - No tranquilla...non sentirti a disagio. Sto bene, riesco a parlarne ora. - la rassicurò il più grande sfiorandole il braccio.

    - Ho avuto gente intorno che mi ha amato a oltranza dopo questa dolorosa perdita. Mi è stata data una grande mano...- .

    - E come hai fatto poi con l'eredità? Non potevi già gestirla essendo minorenne.- lo interruppe la ragazza sedendogli affianco.

    - A te non sfugge proprio niente, eh? - la rimbeccò Jonghyun con un occhiata tagliente ma allegra – comunque no, non potevo gestirla ma ebbi una mano da un amico di mio padre che divenne il mio tutore, il signor Jung, Jung Chul Moo. - confessò subito dopo il ragazzo.


Jorinde quasi non saltò in piedi per la sorpresa. Si voltò così velocemente verso di lui che le fece male il collo.


    - Si, il tuo capo era come un padre per me. - disse Jonghyun rispondendo alla sua muta domanda.

    - Wow...non l'avrei mai detto...il mondo è davvero piccolo. - commentò lei con sguardo assente – e poi dove sei andato? Hai detto che hai vissuto in campagna fino ai quindici anni! - chiese recuperando subito l'attenzione.

    - Niente, sono venuto qui e Chul Moo mi ha accolto a braccia aperte in casa sua dandomi la possibilità di cambiare la mia vita. - rispose tranquillamente il ragazzo.

    - ...eri uno dei suoi ragazzi? - chiese Jorinde sempre più sconvolta.


Jonghyun la guardò per un attimo.


    - Non so come accidenti tu abbia fatto a capirlo senza che te lo dicessi ma si...ero una delle sue perle. - le confermò lui con finte arie da star.

    - Perchè non me lo hai mai detto? - .

    - Perchè non ne ho mai avuto occasione e prima che tu me lo chieda: cantavo. - disse tutto d'un fiato il ragazzo.


I grandi occhi di Jorinde s'illuminarono e congiunte le mani sotto il suo mento squittì: - Mi canti qualcosa? - .


Jonghyun strinse un occhio infastidito a causa dell'acuto che la voce della rossa raggiungeva quando era eccitata per qualcosa.


    - Scordatelo. - rispose cinico.


La ragazza mise il broncio che durò all'incirca venti secondi perchè riprese a squittirgli nell'orecchio.


    - Avevi un soprannome? Tipo il mio? Le persone quando hanno iniziato a conoscermi, mi chiamavano “orchidea rossa”, lo sai no? E tu? - .

    - Certo che ce l'avevo...avevo una grande presa sulle persone, le affascinavo. - .

Jorinde non faticava a crederlo in tutta onestà.


    - E quindi, Mr. Modestia? - lo stuzzicò la rossa con un sopracciglio alzato.

    - Guarda che non me la tiro e non me la tiravo per niente, Gretel. - replicò acido Jonghyun.


La ragazza voleva dargli una testata nei denti ogni volta che la chiamava Gretel ma decise che la noncuranza era il peggior disprezzo, come le diceva sempre la mamma.


    - Allora, me lo dici? Tu sai il mio e io voglio sapere il tuo! -si lagnò la più piccola tormentandogli il braccio.

    - No.- sillabò odiosamente Jonghyun con un ghigno sul volto – Se fossi abbastanza sveglia scopriresti il mio come io ho scoperto il tuo. - .

    - Fottiti. - ringhiò fra i denti la rossa a braccia conserte.

    - Tu, piuttosto? Che mi dici di te? Io ho parlato anche troppo. - le chiese il biondo spostando l'ago della bilancia dall'altro lato.

La ragazza si accasciò di colpo, come un fiore appassito.


    - Cosa vuoi che ti dica...non me la sono vista tanto meglio di te. Sono nata in Germania nel Niedersachsen, ad Hannover. La mia mamma era di Brema però mentre il mio papà di Hannover. Purtroppo mio padre è venuto a mancare prima della mia nascita e la mia mamma è morta quando ero piccola. Gli unici parenti che avevo erano i miei zii, entrambi medici, che all'epoca lavoravano in Africa. Allora un'amica coreana della mamma decise che si sarebbe presa cura di me per un po' e così è stato. È stata lei a insegnarmi la lingua. Dopo un anno però sono ritornata a casa mia perchè i miei zii erano rientrati e ho vissuto in Germania fino a nove mesi fa quando presi la decisione di ritornare qui. Poi, il resto lo sai. - raccontò la ragazza senza mai guardarlo in faccia una volta.


Jonghyun non si aspettava una storia del genere da una ragazza come Jorinde, forte, piena di vitalità. Aveva perso i genitori molto prima di lui e si sentì di nuovo in colpa per quello che le aveva fatto. La ragazza non l'aveva guardato in faccia mentre gli raccontava la sua vita ma Jonghyun aveva notato come i suoi occhi vagavano per la stanza, saltando da una parete all'altra, da un oggetto all'altro senza fermarsi come per paura di smarrirsi perchè se ci si ferma potrebbe succedere qualsiasi cosa, Jonghyun lo sa bene. Jorinde aveva sofferto molto, non meno di lui ma il suo personale e profondo dolore lo nascondeva bene e anche se lo portava sempre con se, lo indossava in modo così perfetto che nessuno avrebbe sospettato mai nulla.


    - Se non volevi raccontarmelo, potevi anche non farlo...non eri costretta. - mormorò Jonghyun allungando la mano per afferrare la sua abbandonata in grembo.

    - Ci fai l'abitudine...dovresti saperlo anche tu, no? - sussurrò Jorinde di rimando voltandosi piano verso di lui con un sorriso sul volto, come se fosse dipinto.

    - Ti invidio...sai soffrire con compostezza. - le disse il ragazzo scrutandola.

    - Non credo sia una virtù ma sappi che tu sei proprio un mago invece. Pare che tu sappia farlo meglio di me. - ribattè la rossa giocando con le sue dita.

    - Però basta piangerci addosso! Parliamo di altre cose ora! - esclamò subito dopo Jorinde con un sonoro schiaffo sulla gamba di Jonghyun che riprese a guardarla male.

    - Allora, Jonghyun...parlami delle tue conquiste amorose! - disse poi con aria da finta e scadente psicologa spalmandosi sulla spalla di lui per guardarlo meglio.

    - Che accidenti stai blaterando?! - sbottò Jonghyun cercando di non spezzarsi l'osso del collo per guardarla in faccia visto che non accennava a volersi staccare dalla sua spalla.

    - Vuoi farmi credere che un ragazzo bello e avvenente come te, con queste spalle – e qui toccò le larghe spalle di lui – questo bel faccino – e gli afferrò il volto – con queste labbra carnose e questi pettorali ampi – e lasciò che la mano scendesse su di essi – non ha forse fatto conquiste? - .

    - Si ma cosa...? - sussurrò il ragazzo indicando con un dito la mano di Jorinde che sostava ancora sul suo pettorale destro.

    - Che c'è? Ti dà fastidio? Invado il tuo spazio vitale? - chiese allora lei sedendosi con un piccolo balzo nel vuoto che le gambe incrociate di Jonghyun avevano creato.


Il biondo rimase sorpreso dal suo gesto.


    - Hai bevuto a cena? - chiese con un cipiglio perplesso.

    - Senti bello, sto cercando di risollevare un po' questo mortorio di atmosfera dopo che abbiamo avuto la brillante idea di parlare delle nostre deprimenti vite! - esclamò Jorinde ad un tratto – E poi qual è il problema...non si è mai seduto nessuno fra le tue gambe in questo modo?! - lo stuzzicò allora la rossa con un sorrisetto.


Il ragazzo socchiuse la bocca per un attimo e poi sorrise compiaciuto.


    - Ti assicuro che ci ho fatto ben più di una chiacchiera con le persone sedute su di me. Quindi, non mi provocare anche perchè se scendi con la manina un po' più sotto, non sarà l'atmosfera l'unica cosa a risollevarsi. - sussurrò convincente.


Fece per cingergli i fianchi con le braccia ma Jorinde scattò in piedi esterrefatta.


    - Pervertito! - strillò e lo colpì con un cuscino recuperato da terra.

    - Sei tu che me l'hai chiesto! - si difese il maggiore alzando le mani in segno di pace.

    - Come? Io non ti ho chiesto niente! Non potevi parlarmi...che so...del tuo primo bacio?! E non ridere! - strillò ancora a Jonghyun che invece non riusciva a trattenersi.


La ragazza si sedette sul letto lanciandogli il cuscino nella nuca.


    - Perchè non mi parli tu del tuo primo bacio? - chiese allora Jonghyun cercando di trattenersi dal ridere ogni volta che la guardava in faccia.

    - Non ci parlo con i pervertiti! - rispose quella in ginocchio sul letto.

    - Immagino che fosse tedesco quello a cui hai dato il tuo primo bacio! - insistette lui con le braccia poggiate al letto e le ginocchia a terra.

    - Si ed era più alto di te! - esclamò malignamente lei.

    - Ti soffoco con il cuscino. - la minacciò Jonghyun in modo pacato.

    - Dì un po', una delle tue fiamme era per caso la “golden key”? - chiese senza riflettere Jorinde.


Jonghyun quasi sussultò al suono di quelle parole. Jorinde si accorse della sciocchezza detta e si scusò sommessamente.


    - No tranquilla...non hai tutti i torti alla fine. Solo che era qualcosa di più di una semplice fiamma...mentirei se affermassi il contrario. Sai, era il suo soprannome... - sussurrò Jonghyun mestamente.


Gli faceva davvero male parlarne, sembrava diventare stanco e logoro ogni volta che si accennava a quel semplice epiteto enigmatico.


La persona che tanto aveva amato, quella persona così importante doveva aver vissuto con lui da Chul Moo per avere un soprannome.

Jorinde decise di cambiare discorso, non voleva che Jonghyun s'intristisse.


    - Sai, anche se non conosco qual era il tuo di soprannome, io ne ho uno nuovo di zecca per te! - esclamò rompendo il silenzio.

Il ragazzo alzò un sopracciglio perplesso. - Ossia? - .

    - Non me ne ero accorta prima ma adesso che ti ho davanti è così palese. - .

    - Cosa è palese? - .

    - Hai mai letto “Peter Pan”? Il *bacio nascosto. All'angolo della bocca destra. Anche tu ne hai uno. - rispose Jorinde come se credesse fermamente a quello che stava dicendo.

    - ...questo cosa c'entra? - chiese cautamente il biondo.

    - Hidden Kiss. Credo ti calzi a pennello! - ribattè entusiasta la ragazza.

    - Quindi fammi capire, avrei un bacio nascosto all'angolo destro della bocca? - .

Jonghyun era sempre più scettico.

    - Si, aspetta il momento giusto per essere dato. Non è un bacio qualsiasi. - spiegò con aria da maestrina la rossa.


Jonghyun sorrise intenerito. A volte Jorinde sembrava essere spuntata fuori da un qualche libro per bambini.


    - Aspetta un attimo...- mormorò il ragazzo drizzando la schiena e prendendole il volto fra le mani – credo ci sia qualcosa qui...- .


Sfiorò con il polpastrello l'angolo destro della sua bocca.

    - Sembra ne abbia uno piccolo anche tu. - disse il maggiore e si avvicinò maggiormente al suo volto.

Si chinò sulle sue labbra e Jorinde sfuggì il suo sguardo spostandosi leggermente verso sinistra.

    - Non scappare...non ti faccio niente. - le sussurrò dolce il ragazzo.

Jorinde si sentiva andare a fuoco.

Aveva intenzione di baciarla?

Tuttavia Jonghyun spostò l'attenzione sull'angolo destro della sua bocca e vi depositò un bacio veloce e minuto.

    - No, non è il momento. - sentenziò alla fine con un largo sorriso.

Si alzò in piedi e guardò l'orologio.

    - Credo si sia fatto tardi. Dovremmo andare a letto forse...- osservò Jonghyun.

    - Posso dormire qui? - .


La domanda colse alla sprovvista il ragazzo che la guardò ad occhi spalancati.

    - Come? - .

    - Non fraintendermi! La stanza in cui sto è davvero bella e spaziosa ma per una come me che non è abituata a dormire da sola – dormivo sempre con Yoora - è deprimente. - si giustificò la rossa.

    - Va bene, resta se non ti dà fastidio dormire nel mio letto. - .

Jorinde sorrise raggiante.






La stanza di Jonghyun completamente al buio sembrava ancora più grande. Non si vedeva un accidenti di niente ma sembrava di essere immersi in un universo senza stelle.


    - Ti piace così tanto il buio? - bisbigliò a un certo punto la ragazza.

    - Si, da sempre...- rispose la voce alla sua destra.

    - Certo che ti fidi subito a dormire con un ragazzo...ti facevo più vergognosa. - sussurrò Jonghyun.


Anche se non lo vedeva la ragazza avrebbe scommesso tutto quello che aveva sul fatto che il ragazzo stesse ghignando.


    - So bene che non farai nulla e poi, dobbiamo solo dormire. - rispose quella con ovvietà.

    - Si ma non avrei mai pensato che me lo avresti chiesto. - .

    - Ehi, hai un letto enorme non potevo lasciarti qui tutto solo! - esclamò Jorinde colpendolo sul braccio con la mano.

    - E poi non ci vedo niente di male a stare insieme così...anzi, passa anche il tempo a chiacchierare nell'attesa che ti venga sonno. - disse la rossa.

    - Hai ragione! Vuoi farmi qualche altra domanda prima di addormentarti? - chiese allora Jonghyun voltandosi a sinistra nel buio della camera.


Passò qualche minuto di silenzio finchè Jorinde non lo chiamò.


    - Jjong? - .

    - Mh? - .



    - Quando è stata la tua prima volta? - .


Jonghyun rise.


    - A te che frega?! Perchè sei così curiosa? - chiese divertito.

    - Mi hai detto che potevo chiederti qualsiasi cosa. - .

    - Sei senza vergogna! - cantilenò il ragazzo – comunque avevo sedici anni. - .

    - Com'è stato? - .



Jorinde sentì la mano di Jonghyun circondarle il polso da sotto le coperte.


    - Vuoi scoprirlo? - le chiese con voce suadente.

    - Smettila cretino! - strillò nel buio pesto colpendolo su quello che doveva essere il braccio.


A Jonghyun divertivano le sue reazioni imbarazzate.


    - Allora non ti conviene chiedermi queste cose. - biascicò il maggiore tirandola per il braccio verso di sé.

    - Avevo ragione allora quando pensavo che la tua indole fosse perversa e crudele! - ribattè lei sferrandogli una gomitata nelle costole.

    - Oh si, andrò all'inferno. - la derise l'altro scompigliandole i capelli.

    - Tutto può darsi. - replicò cinica la rossa.

    - E tu verrai con me visto che fai tanto la santa e poi infili le gambe dove non dovresti! - sussurrò il ragazzo alludendo alla presenza della gamba di lei fra le sue.

    - E' colpa tua che mi hai tirato! - esclamò indignata Jorinde distanziandosi di colpo da lui.


Fu una fortuna che fosse notte, almeno Jonghyun non avrebbe visto la sua faccia paonazza.


    - Con te non ci dormo più! - disse e si girò dal lato opposto al ragazzo.

    - Come vuoi, vostra maestà! - la preso in giro il più grande.


    - Buonanotte! - le sussurrò fra i capelli.



Era stata una pessima idea restare a dormire lì, pessima decisamente...o forse no.




**




Era decisamente tardi quando i grandi occhi dalle ciglia lunghe di Jorinde decisero che erano sufficientemente riposati per restare aperti per cinque secondi consecutivi. Quando riuscì a mettere bene a fuoco notò che la stanza non era più buia ma che il sole era alto da parecchie ore e che batteva con insistenza sul balcone. Si stropicciò gli occhi e si voltò verso destra in cerca di Jonghyun che però non c'era.

Si mise a sedere. Dovevano essere all'incirca le undici di mattina. Probabilmente Jonghyun non aveva voluto svegliarla.

Mise i piedi fuori dal letto e decise di scendere al piano di sotto. Proprio mentre stava per scendere l'ultima rampa udì una voce familiare dal piano sottostante.


    - Siamo di nuovo nei guai quindi...che novità! - .

    - Ho bisogno del vostro aiuto, Kibum. - .



Cosa accidenti ci faceva Kibum a casa di Jonghyun a quell'ora?!


La ragazza si nascose dietro una colonna per origliare la loro conversazione.

Kibum, Odette e Jonghyun erano in piedi accanto al camino spento con un cipiglio preoccupato.


    - Quella chiave in mani sbagliate potrebbe portare solo guai però non so più dove cercare. - disse Jonghyun poggiato alla mensola del camino.

    - Si ma senza quella chiave non potete entrare e chi curerà i rovi?! E se qualcuno si fosse nascosto in casa per rubarla?! - esclamò Odette disperata lasciandosi cadere sulla poltrona.

    - Se qualcuno si fosse intrufolato in casa l'avreste visto. Avanti, chi avrebbe interesse a rubare qualcosa di cui non dovrebbe sapere nemmeno l'esistenza. Siamo in pochi a conoscenza dell'esistenza di quella chiave...deve essere per forza nei dintorni. - replicò Kibum cercando di mantenere una certa calma.

    - Non può essersi persa da sola. Qualcuno è per forza entrato nella stanza e ha comunque rotto il ciondolo per rubare o disperdere la chiave. - .


Le parole di Jonghyun erano vere quanto spaventose.


Jorinde faticava a credere quello che aveva udito. Quindi c'era una chiave all'interno del ciondolo, ciò che Jonghyun cercava disperatamente era una chiave.

E poi quella storia dei rovi...quali rovi? Di che stavano parlando? Jorinde lo avrebbe scoperto.

Decise che era il momento di palesarsi e quindi uscì da dietro il pilastro e scese le scale. Quando Kibum la vide per poco non si strozzò con il succo. Anche Jonghyun si voltò.


    - Ah si, Kibum lei è la “famosa” Jorinde. - disse facendo cenno alla ragazza di avvicinarsi.

    - Jo, lui è un mio...vecchio...amico. - disse Jonghyun indicando Kibum il quale gli lanciò un'occhiata particolare.

    - Piacere di conoscerti, Kibum. - disse la ragazza cercando di sembrare naturale e seria.


Il corvino accennò a un sorriso.

Fortunatamente il cellulare di Jonghyun squillò in quel momento e lui si allontanò per rispondere.


    - Che ci fai tu qui?! - chiese la ragazza stupita in direzione del corvino.

    - Che ci faccio io qui? Tu piuttosto, disgraziata, perchè non hai risposto ai miei messaggi ieri sera? Temevo che Jonghyun ti avesse scoperto! - esclamò con voce strozzata Kibum.


Si era completamente dimenticata di scrivergli.


    - Scusa mi sono dimenticata! - disse con le mani congiunte a mò di preghiera.

    - Potevi almeno avvisare Jinki che non venivi a lavoro stamattina! Mi sono dovuto inventare una balla per coprirti! - la rimproverò ancora il ragazzo lanciando occhiate fuori per assicurarsi che Jonghyun non tornasse.

    - Oh mio Dio! È vero! Oggi è venerdì! - esclamò lei colpendosi sulla fronte con la mano – mi farò perdonare da Jinki! - .


    - Jinki? Conosci Jinki? - .


La voce di Jonghyun alle sue spalle fece gelare il sangue nelle vene ai presenti.

Il ragazzo guardava la rossa perplesso con il cellulare in mano.


    - No, per fare due chiacchiere le stavo parlando di Jinki e della libreria! Mi stava giusto dicendo che il suono del nome le sembra strano! - intervenne Kibum sorridendo allo hyung mentre sentiva i suoi neri capelli diventare bianchi alla radice.

    - Ah capisco...comunque a proposito, Jinki e Taemin stanno arrivando per portarmi la copia. Minho è rimasto in libreria.- comunicò il ragazzo – Vado ad aprire il cancello posteriore. - ed uscì di casa.



    - Altro che Jinki, dovrai farti perdonare da me! Dovrai comprarmi una casa alla fine di questa storia, se ne usciremo vivi s'intende! - gracchiò il ragazzo saltando in piedi.

    - Va bene, grazie “Santo Kibum” da Daegu! - .

    - Fai poco la spiritosa che ho rischiato un'angina pectoris quattro secondi fa! - replicò il corvino passandosi una mano in faccia.

    - Se non me ne vado subito, adesso ne viene una me! Ci manca solo che mi vedano Jinki e Taemin! Io vado di sopra! - disse la rossa e si dileguò.


Si chiuse a chiave decisa a farsi un bagno e prima di aprire l'acqua udì le voci di Taemin e Jinki nell'atrio.


Certo che quella situazione diventava ogni giorno più difficile. Le possibilità di essere scoperta sarebbero state sempre più alte di quel passo.


S'immerse nella vasca. Nonostante l'acqua fosse calda un brivido le percorse la schiena.








      * Angolo di Natsumi213 *


Eccomi tornata con il nuovo capitolo! Buonasera a tutti! ^^
Siamo ritornati al presente dove Jonghyun ha deciso di aprirsi a Jorinde e viceversa senza però raccontarsi proprio tutto. Sia Jjong che Didi nascondo grandi segreti. Questo capitolo trascorre tra momenti di spensieratezza, fra scherzi e risate che stridono con la realtà delle cose e della vita cruda e fredda in sé (come la morte dei genitori). Il presente non è poi così migliore visto che appena svegli i guai bussano alla porta di casa. Jorinde origlia una conversazione fra Kibum, Odette e Jonghyun e viene a conoscenza che l'oggetto che Jjong ha perduto è una chiave e anche molto importante vista la preoccupazione generale. Abbiamo altri misteri da risolvere! XD
Fatemi sapere cosa pensate che possano essere questi rovi, sono aperte le scommesse! XD
Una piccola curiosità sul “*bacio nascosto” di Peter Pan. Jorinde ovviamente cita il bacio di Peter Pan in chiave ovviamente un po' diversa dall'originale definendolo più come un primo bacio (come molti pensano), un bacio “speciale”. ^^
L'immagine originale del banner è qui. ^^
Ora lasciate che vi ringrazi! Grazie a Ninechka, InfiniteSweetLove e lagartischa per le belle recensioni al capitolo scorso! Grazie ragazze! <3 <3 <3
Grazie a coloro che hanno inserito la storia fra le preferite e le seguite! Grazie! <3 <3
P.s. Avevo pubblicato il capitolo qualche minuto fa ma ho dovuto cancellarlo perchè mi sono accorta di un piccolo errore e ora l' ho ripostato! ^^
A presto!
Kisses! :*

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Capitolo 15
*** 15. Nightmares ***














15. Nightmares




Erano tutti seduti al tavolo della cucina a sorseggiare tè freddo mentre Jonghyun si rigirava fra le mani la copia della chiave perduta che Jinki e Taemin gli avevano portato poco prima.

Discutevano su quello che era successo e si chiedevano se la copia della chiave sarebbe andata bene per la serratura e soprattutto se era stata fatta a dovere sulla forma dell'originale quando Taemin sussurrò a Kibum: - Hyung ma tu l'hai vista la ragazza che abita qui? - .


Il corvino si voltò a guardarlo con un sopracciglio alzato.


    - Si...perchè? - .

    - Voglio vederla anche io...sono curioso! - replicò eccitato l'altro.


A Kibum per poco non andò di traverso il tè.


    - C-Cosa?! - mormorò sputacchiando.

    - Si, solo un'occhiata veloce. - .

    - Meglio di no...è timida. - provò a dire il maggiore abbassando lo sguardo.

    - Non c'è bisogno che mi presenti...anche solo da lontano. Non se ne accorgerà, dai! Andiamo! - insistette il moro e fece per alzarsi.

    - NO. - gridò lo hyung ad un tratto prostrandosi sulla sedia per afferrare l'altro.



Nella cucina calò il silenzio.


Kibum sudava freddo.


    - Scusate...- mormorò con un colpo di tosse e ritornando composto sulla sedia.


Taemin lo guardò come se fosse ammattito.


    - Vedi, il fatto è che...che...- gli disse Kibum quando tutti gli altri avevano riportato la loro attenzione sulla chiave.

    - ...Che? - lo incalzò il minore.

    - Che...ecco...si, insomma... - tentennò l'altro.

Il ragazzo non sapeva più che pesci prendere.


Taemin sbuffò. Si stava spazientendo.


    - Insomma hyung, vuoi dirmi cosa cazzo c'è?! - sbraitò seccato.

    - C'è che è un cesso. - disse velocemente l'altro senza sé e senza ma e con una faccia lugubre.


Taemin lo guardò sorpreso.


    - Si è un po' bruttina...- borbottò sistemandosi il colletto della camicia.

Jinki gli stava guardando.

    - Chi è bruttina? - chiese a un certo punto.



Ecco. Ci mancava solo lui.


    - La nuova ragazza... quella che sta qui. - spettegolò subito quel ruffiano di Taemin.


Anche Jinki guardò Kibum sorpreso.


    - Da come parlava Jjong non sembrava così brutta! - disse stupito il più grande di tutti.

    - Oddio...rispetto ai suoi standard... - commentò Kibum che non sapeva più come tirarsi fuori da quella situazione.

    - Ma se mi hai detto che è bruttissima praticamente! - esclamò Taemin ad alta voce calamitando così anche l'attenzione degli altri tre.


Anche Jonghyun li stava guardando ora.


    - Di che parlate? - chiese allora.



Ma porca...



Kibum imprecò mentalmente.


    - Della ragazza che sta qui da te ora...Kibum dice che è brutta. - gli spifferò ancora Taemin.


Anche Jonghyun guardò Kibum sorpreso alzando entrambe le sopracciglia.


    - Brutta? Non direi affatto...- commentò il biondo spostando il bicchiere davanti a lui.

    - Beh...che dire, hai avuto di meglio. - bisbigliò il corvino spostando lo sguardo da una parte all'altra della stanza.

    - Ad esempio te? - lo stuzzicò il maggiore con un largo sorriso.


Kibum rimase imbambolato a fissarlo. Certe cose non cambiavano mai...come la bellezza di Jonghyun e il fatto che non perdesse mai occasione per metterlo in imbarazzo.


Jinki sorrise malizioso mentre Taemin guardava fuori dalla porta della cucina nella speranza di vedere passare, anche per sbaglio, la famosa ragazza.


    - Stavo parlando in generale... - borbottò ancora il corvino evitando il suo sguardo.

    - Ad ogni modo, non mi avevi detto che la trovavi brutta la prima volta che l'hai vista. - ribattè Jonghyun.

    - Non ti dico mica sempre tutto...comunque dicevamo per la chiave? - disse Kibum cambiando immediatamente discorso.


Taemin era potenzialmente pericoloso con la sua lingua lunga. Kibum non vedeva l'ora di tornarsene a casa.



**



La luna filtrava dai rami scuri e pesanti che s'inerpicavano fino al cielo. Jorinde metteva un piede dopo l'altro su quel soffice pavimento fatto d'erba e piccoli fiori. Non faceva per niente freddo e a dirla tutta l'aria sembrava immobile. La ragazza era circondata da cinque o sei letti, con una sola occhiata non sapeva definirne il numero esatto. Si avvicinò ad uno di essi con il cuore che le batteva all'impazzata e vi sbirciò dentro. Temeva di vedere ciò che poteva celarsi sotto le candide lenzuola. Tuttavia non vide nulla perchè rovi di rose di ogni colore nascondevano il giaciglio e con esso il volto del suo abitatore. Jorinde sentiva che non doveva essere lì ma ormai desiderava scoprire chi o cosa c'era in quei letti.


...se sotto quei rovi si nascondeva qualche tipo di mostro? Fece un passo indietro.



Tuttavia ,mostro o non mostro, la curiosità era troppa.


Si guardò intorno, in quella piccola radura sembrava non esserci nessuno oltre lei. Si morse un labbro innervosita. Infondo, se avesse dato una sbirciatina nessuno l'avrebbe vista.



Si avvicinò decisa all'intrico di rovi, non molto dissimili da quelli che costeggiavano la tenuta di Jonghyun.

Iniziò a spezzare con le mani quegli arbusti forti che le stavano ferendo le mani ma non si curò del dolore e continuò a spezzare e a tirare arbusti finchè non vide cosa si nascondeva lì sotto. Le mani le sanguinavano e le tremavano ma quando finalmente riuscì a scorgere la persona sdraiata sul letto per poco non lanciò un urlo dalla sorpresa.


Rimase di stucco.


Non c'era nessun mostro che si celava sotto quel tumulo di fiori ma una bellissima ragazza che i raggi di luna ora illuminavano. I capelli castani le incorniciavano il volto, le palpebre calate sembravano tinte di un violetto chiaro. La testa poggiata su un morbido cuscino bianco.

Jorinde si chiese se fosse morta ma non riuscì neanche a formulare la domanda ad alta voce che la risposta arrivò quando i suoi occhi caddero sul torace che si alzava e si abbassava ritmicamente.


Allora era viva!


Stava forse dormendo?


Dopo l'iniziale momento di stupore, Jorinde iniziò ad inquietarsi. C'era comunque qualcosa che non andava in quel luogo e con quella ragazza.


Non era normale una cosa del genere.


Indietreggiò e si guardò intorno...probabilmente negli altri letti c'erano altre ragazze ma la curiosità questa volta non prevalse su Jorinde che ora era decisa più che mai a fare dietrofront. Le mani piene di tagli a causa dei rovi, avevano preso a bruciarle. Si voltò e vide la porta semiaperta da cui era entrata. Era il momento di andare via.

Almeno erano quelle le sue intenzioni finchè delle dita non si serrarono intorno al suo polso. Jorinde urlò. Non aveva il coraggio di voltarsi per vedere chi con insistenza cercava di farla voltare.


L'avevano scoperta. Sapeva che non doveva essere lì ma aveva infranto le regole, come sempre. Ora l'avrebbe pagata, se lo sentiva.





Jorinde si svegliò di soprassalto. Era nella sua stanza. Il cuore batteva forte dentro il suo petto. Era stato solo un incubo. Tuttavia, non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di quella bella ragazza addormentata in quel letto. Deglutì a vuoto. Cercò di calmarsi. Si passò le mani fra i lunghi capelli rossi. Guardò l'orologio...erano le due di notte. Decise di scendere al piano di sotto per bere un bicchiere d'acqua così magari si sarebbe calmata.

La ragazza dopo essere andata in cucina ed essersi riempita il bicchiere, si sedette nel salone grande, quello dal tavolo lungo.



Cercava di fare chiarezza nei suoi pensieri.

Quella mattina Odette aveva parlato di rovi e Jonghyun si stava disperando per una chiave persa.


Il suo sogno non poteva essere solo una coincidenza.


I letti che aveva visto erano ricoperti da intricati rovi e quando aveva cercato di tornare indietro aveva visto una porta dalla quale era sicuramente entrata per trovarsi lì.


La chiave serviva forse per aprire quella porta e accedere a quello strano luogo dove quelle ragazze riposavano?


E a chi apparteneva quella mano che stava cercando di farla girare a tutti i costi? Era davvero Jonghyun che voleva punirla per avergli disobbedito ed essere entrata lì dentro per giunta?


E soprattutto chi erano quelle ragazze?



Le tornarono in mente tutte quelle storie su Jonghyun e sulle ragazze scomparse che giravano in paese.



Tutte le ragazze entrate in casa di Kim Jonghyun non ne erano più uscite.


Jorinde fu percorsa da una serie di brividi.


Non poteva essere vero.


Poggiò la testa sulle braccia. Il suo cervello stava andando a fuoco.


Tuttavia poteva anche essere solo un sogno...insomma, chi sarebbe riuscito a spezzare a mani nude degli arbusti. Le sue mani erano insanguinate e piene di tagli ma Jorinde dubitava di averne davvero la forza.


Stava quasi per autoconvincersi quando in un flash un immagine le si presentò davanti agli occhi.


Taemin.


Quei graffi sulle mani del ragazzo. Quelli che aveva detto di essersi procurato cambiando il materasso del suo letto...la stanchezza nei suoi occhi quella mattina.


Taemin era uno dei migliori amici di Jonghyun...


Odette aveva parlato di rovi da curare...





Una mano le si posò sul braccio.


Jorinde saltò dalla sedia e si voltò terrorizzata.



    - Ehi, calma...sono io. - .


Jonghyun la stava scrutando. L'espressione accigliata, i capelli leggermente scomposti, le braccia scoperte. Indossava una canotta grigia e dei morbidi pantaloni blu scuro. Doveva essersi appena alzato.


    - Scusa...- mormorò Jorinde.


Il ragazzo sorrise e si sedette sulla sedia affianco alla sua.


    - Che fai qui? - chiese.

    - Avevo sete. Ho preso l'acqua e sono venuta qui...mi faceva caldo, si sta più freschi nel salone grande. - rispose Jorinde indicando il bicchiere.

    - Allora siamo scesi per lo stesso motivo. - commentò l'altro – il caldo comincia a farsi sentire. - .


La ragazza annuì.


    - Tutto bene? Mi sembri scossa.- le chiese Jonghyun preoccupato guardandola meglio.

    - Si...io...ho fatto un incubo...- mormorò la rossa a viso basso.


La mano di Jonghyun le si posò sulla fronte.


    - Sei bollente...forse hai un po' di febbre. - disse lui mentre la mano scendeva a toccarle le guance incandescenti.

    - No, non credo...mi sono solo agitata un po'...- sussurrò Jorinde cercando di sfuggire al suo tocco.

    - Adesso misuriamo la febbre e poi è meglio se vieni a dormire nella mia stanza. - disse Jonghyun preoccupato alzandosi e prendendole la mano.

    - Sto bene, davvero... - provò a dire la rossa ma il ragazzo la stava già portando via dal salone.

Attraversarono il soggiorno con le poltrone e superarono le scale. La stava conducendo al bagno di servizio.

    - Ti dico che sto bene...nessuno si prende la febbre a giugno, Jjong! - si lamentò la ragazza nei suoi svariati tentativi di persuaderlo.

    - Si, invece...tu. - rispose il biondo senza voltarsi ma con un tono leggermente divertito.

    - Dai smettila, non ho cinque anni so vedermela da sola. - piagnucolò la rossa lasciandosi tuttavia trasportare dal più grande.

    - Beh...ora stai facendo i capricci come se avessi cinque anni. - .

Il ragazzo era entrato nel bagno di servizio e stava cercando in uno dei cassetti sotto il lavandino il termometro.

    - Eccolo! - esclamò Jonghyun trionfante.

Jorinde guardò prima il termometro poi l'espressione soddisfatta del ragazzo. Sospirò. Si arrese e si sedette sulla lavatrice. Tese la mano aperta verso di lui.


    - Guarda che la febbre so misurarmela, eh. - disse alzando gli occhi al cielo.

    - Guardandoti con questo pigiama infantile perdo le speranze che tu sappia fare qualcosa oltre a colorare con i pastelli e bere succo di frutta con la cannuccia. - la derise il biondo squadrando il suo pigiama.

    - Sei divertente come un cactus nel culo. - sbottò acidamente la ragazza strappandogli il termometro dalle mani.

    - Questo ad esempio non è un linguaggio appropriato al pigiama che stai indossando! - esclamò di rimando l'altro con un sorriso sornione.

    - Comunque il mio pigiama non è per niente infantile! - lo rimbeccò lei rimirando il suo fantastico pigiama bianco.


Jorinde lo trovava bellissimo. Era un regalo della zia. Era bianco, a pantaloncino e la maglia aveva maniche lunghe fatte di velo e sul davanti vi erano ricamate due stelle.


    - 39.5! - lesse Jorinde fissando il display del termometro.

    - E dicevi di stare bene, eh? - la rimproverò Jonghyun con un'occhiataccia.

    - Non è così grave...- .

    - Prenditi qualcosa...così la febbre si abbassa. - .


Jonghyun frugò ancora nel cassetto e ne prese una scatola piccola e verde.


    - Adesso tu prendi una di queste e vai a dormire. - .

Il suo tono non ammetteva repliche quindi Jorinde non provò nemmeno a contestare ma prese il medicinale e poi si diresse automaticamente in camera di Jonghyun.


Dopo quel sogno non è che se la sentisse di dormirci insieme ma d'altronde lui si era dimostrato così gentile e poi non poteva sapere se quella mano apparteneva proprio a Jonghyun o era di qualcun altro.

Insomma se avesse voluto farle del male, gliene avrebbe già fatto.


Comunque non si spiegava cosa stesse succedendo...


    - Lasciamo questa accesa, va bene? - .


La voce di Jonghyun la riportò alla realtà. Il ragazzo aveva acceso un abat-jour che era l'unica fonte di luce nella stanza buia.


    - Guarda che non ho cinque anni per davvero...ho fatto un incubo ma a ventuno anni penso di essere in grado di dormire a luci spente. - disse la rossa seduta sul letto.

    - A ventuno anni dovresti essere anche in grado di riaddormentarti da sola dopo un incubo ma eccoti nel mio letto senza neanche troppe storie. - ribattè il ragazzo senza giri di parole.


Jorinde odiava quando faceva così.


    - Me lo hai chiesto tu. - .

    - Voglio solo tenere sotto controllo la febbre. - si giustificò quello entrando a sua volta nel letto – E comunque meglio tenere una luce accesa dopo un incubo. Si dice che i sogni e gli incubi siano capricciosi e subdoli...ci rinchiudono nel loro mondo e gettano via la chiave. - sussurrò poi con un sorrisetto il ragazzo.


Il volto in penombra illuminato sola dalla fioca luce dell'abat-jour.


Jorinde rabbrividì e volle credere che fosse per via della febbre.


Tuttavia la luce le infondò sicurezza e così si addormentò.





Il forte profumo di vaniglia era così intenso che sembrava avere ristretto la stanza. Nonostante il caldo stordente, le tende del baldacchino,tirate giù, si muovevano come in una danza sinuosa. Jorinde si sentiva bene, non aveva mai provato una sensazione simile, le era del tutto nuova. Desiderava non andare mai via. Jonghyun stava in mezzo alle sue gambe aperte e sfiorava ogni centimetro della sua pelle mentre le sue carnose labbra lasciavano una lunga scia di baci sul suo collo. Il ragazzo la premeva contro il letto smanioso mentre con la lingua ripercorreva il sentiero che i suoi baci avevano intrapreso poco prima. Le sue mani calde s'insinuavano sotto i suoi vestiti e toccavano tutto ciò che volevano senza bisogno di chiedere prima, come se sapessero già la risposta. Jorinde era incapace di muoversi, come paralizzata. Aveva dato carta bianca a Jonghyun senza timore alcuno. Le mani di Jonghyun erano abili quanto la sua lingua. Sapevano esattamente cosa fare. Senza nemmeno che se ne accorgesse, il ragazzo la stava liberando dai suoi vestiti. Dopo che l'ebbe sbottonato anche l'ultimo bottone, le sue mani risalirono dal ventre al seno, lasciando dietro di essi una scia incandescente di passione. Jonghyun aveva preso a massaggiarle entrambi i seni mentre i suoi baci si erano fatti sempre più insistenti e più pressanti. Le sue labbra erano ora scese sulle piccole spalle della ragazza. Dalla bocca di Jorinde sfuggì un ansito. La ragazza volse lo sguardo verso sinistra e vide un'ombra aggirarsi intorno al letto.


    - Jjong...- sussurrò con voce roca.


Il ragazzo non rispose.

L'ombra aveva fatto il giro e si era fermata al lato destro. Sembrava fissarli.


    - Jonghyun...- lo chiamò ancora con affanno.


Il ragazzo però non sembrava volerle dare retta.

La rossa allora lo spinse via e notò con orrore che le sue mani erano di nuovo piene di tagli. Il suo sguardo cadde sul suo addome e scoprì che anche questo era ricoperto di tagli.


    - Che succede?! - chiese allora spaventata.

Jonghyun la guardava atono e alla sua domanda le labbra s'incresparono in un sorriso divertito, cattivo. Rise. Iniziò a ridere di gusto.


    - Questo è quello che succede alle ragazze come te... questo è quello che succede a chi non mi presta ascolto. - disse fra le risate.


    - Ogni azione ha una sua conseguenza. - .


Nel mentre diceva queste parole il suo volto prese a deformarsi fino ad assumere dei tratti altrettanto familiari. I suoi capelli bianchi divennero neri come la pece. Il suo viso divenne più ovale e il suo colorito leggermente più chiaro.


    - Taemin! - esclamò stupefatta Jorinde.

    - Non posso che confermare Didi. - sussurrò questi sfiorandole l'addome con un dito.


Al suo tocco i tagli sul suo corpo presero a bruciare.

    - E ogni conseguenza ha il suo peso...- mormorò il ragazzo cingendole la vita con entrambe le mani.


Jorinde lanciò un urlo di dolore. Era come se stesse prendendo fuoco e una nuova fiamma prendesse vita sulla sua pelle ogni volta che quelle mani la toccavano.


    - Smettila! Brucia! - gli gridò Jorinde dimenandosi.


Tuttavia il ragazzo sembrava averci preso gusto e toccava ogni centimetro del suo corpo con rinnovata cattiveria.

Jorinde chiuse gli occhi spaventata e dolorante, le sembrava di morire.

Ogni volta che cerva di riaprire gli occhi, i volti dei due ragazzi si sovrapponevano e lei si sentiva sempre più debole.


Il ragazzo o meglio l'individuo sopra di lei si chinò sul suo volto cercando di carpire le sue labbra ma Jorinde si portò le mani davanti alla bocca come per difendersi. Se le sue mani erano in grado di procurarle così tanto dolore, non volle immaginare cosa sarebbe stato in grado di fare con la sua bocca.


Il ragazzo sembrava spassarsela perchè il sorriso non lo abbandonava mai. Le cinse entrambi i polsi con le mani e fu come se catene incandescenti le circondassero i poveri polsi. Jorinde resistette nonostante le lacrime le solcavano il volto. Il ragazzo stava cercando di spostarle le mani per poterle dare quel bacio mortale.

Jorinde lottò come mai prima, sopportò più dolore di quanto potesse ma alla fine cedette. Le sue mani si staccarono dalla sua bocca e scivolarono via stanche.


Il ragazzo sorrise vittorioso.


Jorinde aveva perso.


Si chinò lentamente su di lei.


    - Ti prego...non lo fare...- lo supplicò stanca.





    - Jorinde! - .


La voce di Jonghyun la fece svegliare di soprassalto. Per poco non cozzò contro la sua fronte.


    - No! Lasciami! - gridò la ragazza divincolandosi dalla sua presa.


Jonghyun era chino su di lei e l'aveva afferrata per le braccia non appena si era svegliata per evitare una sonora testata.

Jorinde, dal canto suo, era ancora sotto shock e non appena aveva riconosciuto il ragazzo aveva urlato.


    - Jorinde, calmati! Era solo un sogno! - le disse Jonghyun cercando di tranquillizzarla.

    - Non mi farete mai del male,vero? - chiese lei ancora turbata senza pensarci.

Jonghyun la guardava preoccupato.


    - Del male? Chi? Voi? Chi dovrebbe farti del male?- chiese il biondo cautamente.


Le lacrime continuavano a scendere copiose dagli occhi.


    - No, Jo. Nessuno ti farà male...va tutto bene. Era solo un brutto incubo...hai la febbre, ricordi? Capita di fare incubi quando si ha la febbre alta. - le disse dolcemente il ragazzo avvicinandosi a lei che invece si era rifugiata al bordo del letto.


Jonghyun le asciugò le lacrime sotto agli occhi.


Jorinde prese a respirare regolarmente. Era un incubo, un altro...questo anche peggio del precedente.

Si guardò intorno mentre Jonghyun le posava per la seconda volta la mano sulla fronte quella sera.


Era nella stanza di Jonghyun. Le tende del baldacchino erano tirate e tutto era come sempre.


    - Comunque sembra che la febbre sia scesa. - le comunicò il ragazzo – ad ogni modo è meglio che vada a riprendere il termometro. - .

    - Forse non è il caso che io dorma qui...potrei mischiarti la febbre.- bisbigliò attaccandosi all'orlo della maglia del ragazzo prima che potesse uscire dal letto.

    - Non dire sciocchezze! Mi arrabbierei se te ne andassi...sto più tranquillo se sei con me.- rispose quello accarezzando la mano che lo tratteneva e riponendola sulle lenzuola.


Jonghyun si era dimostrato davvero dolce con lei. La stava curando come se la conoscesse da sempre e senza pretendere nulla in cambio.


Nonostante tutto, Jorinde si sentì commossa dal suo gesto. Gli si buttò addosso e lo abbracciò fortissimo. Gli cinse la vita e affondò il volto sui suoi pettorali.

Il ragazzo rimase interdetto dal suo gesto e sulle prime si mantenne rigido. Era da tanto che qualcuno non lo abbracciava così.

Non seppe dire se fosse verità o suggestione ma avvertì il cuore accelerare il suo battito di poco ma quel poco era davvero rassicurante. Tuttavia non ne ebbe la certezza...era stata una cosa quasi del tutto impercettibile.


Sorrise e posò una mano sul capo di Jorinde.


    - La febbre ti ha dato davvero alla testa. - sentenziò a bassa voce il biondo.

    - Grazie. - bisbigliò contro la canotta grigia la ragazza, incapace di guardarlo negli occhi.

    - Quante storie! - esclamò lui – lo faccio perchè mi servi viva. - aggiunse dopo con uno sguardo da finto maligno.


Jorinde si staccò di colpo.


    - Come non detto! - ribattè acida.

    - Vado a prendere il termometro. - le sorrise lui gentilmente aggiustandole i capelli che ricadevano sulla spalle e riponendoglieli dietro di essa.


Jorinde ebbe l'impulso di seguire Jonghyun al piano di sotto ma non lo fece. Non aveva nessuna voglia di restare sola nella stanza...anche perchè non si sentiva poi così sola.


Si sentiva osservata come se qualcuno oltre lei fosse nascosto lì, senza farsi vedere.


Si strinse le coperte al petto.




**




Minho quella sera aveva accompagnato Jinki nella sua abituale visita serale.


Minho, a differenza dell'amico, non ci andava spesso. Gli faceva male vedere Jinki soffrire anche se non lo dava a vedere.


Quella situazione andava avanti da così tanto tempo, almeno tre anni e Minho aveva sempre pensato fosse un effetto collaterale della maledizione di Jonghyun che aveva inevitabilmente travolto anche loro. Il ragazzo era del parere che tutti portano una proprio croce, una personale e terribile sofferenza che ti squarta dall'interno, stesso lui ne aveva una che si trascinava dietro dai tempi dell'orfanotrofio. A dirla tutta Minho ne contava almeno due, una molto più recente. La prima era poco più di una cicatrice, si era parzialmente sanata dopo l'adozione mentre la seconda...la seconda pulsava terribilmente.

Nonostante ciò, il ragazzo non poteva vedere soffrire chi amava di più e Jinki era uno di questi.

Ogni volta che lo accompagnava in quel luogo dai muri asettici Minho restava a dormire da lui, non se la sentiva di lasciarlo solo.


Jinki sembrava aggrappato a una grande speranza: credeva che le cose potessero cambiare sul serio e con la sua positività contagiava tutti gli altri. Il maggiore era un anello di congiunzione per tutti loro.


Minho pensava a queste e ad altre cose mentre guardava il più grande dei due addormentato serenamente.

Jinki aveva un cuore grande e ogni volta che tornavano dalla visita insieme, gli diceva sempre la stessa cosa: “è sempre più bella.”



Minho sospirò. Puntò lo sguardo sul soffitto.

Era deciso ad addormentarsi quando quello strano rumore, un insopportabile ticchettio proveniente dal soggiorno, lo spazientì.

Era da mezz'ora che gli trapanava le orecchie e la sua infinita pazienza aveva un limite.

Scese dal letto intento a porre fine a quel rumore magari causato proprio da una loro disattenzione prima di andare a letto...forse la finestra era rimasta semiaperta e il vento faceva sbattere il contrappeso delle tende contro il muro.


Minho aveva quasi raggiunto la porta quando si sentì afferrare per il braccio. Si voltò e vide Jinki guardarlo con espressione seria.


    - Abbiamo un ospite...- sussurrò.


I due si guardarono negli occhi.


Forse non era il contrappeso a fare quell'insopportabile odioso rumore.






      * Angolo di Natsumi213 *


Buongiorno a tutti! ^_^
Ecco a voi il quindicesimo capitolo! ^^ Stanno succedendo un sacco di cose strane: gli incubi di Jorinde, ragazze addormentate e infine un “ospite” non invitato a casa di Jinki.
Inoltre sembra proprio che il nostro dubu leader abbia anche lui i suoi problemi.
I volti di Jonghyun e di Taemin si sovrappongono fra di loro nel sogno di Jorinde e la ragazza non riesce ancora a capire cosa stia succedendo...insomma sa bene che Jjong o Taemin non le farebbero davvero del male (entrambi i ragazzi si dimostrano buoni con lei, Jonghyun si sta prendendo cura di lei e Taemin l'ha sempre trattata gentilmente) ma alla luce degli ultimi avvenimenti i sogni che ha fatto devono considerarsi solo sogni? C'è effettivamente qualcosa sotto. Cose di cui Jorinde non è a conoscenza.
Insomma, staremo a vedere! XD
Da questo capitolo in poi le cose saranno più movimentate, perfino nei capitoli riguardanti il passato e vi anticipo che il prossimo sarà uno di questi. ^^
Non credo vi debba dire altro quindi passiamo ai ringraziamenti.
Ringrazio Ninechka, InfiniteSweetLove e lagartischa per le recensioni allo scorso capitolo! ^^ Grazie mille ragazze! <3 <3 <3 <3 <3
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la fanfiction fra le seguite e le preferite e grazie a coloro che hanno solo letto! <3 <3 <3 <3 <3
p.s. L'immagine utilizzata per il banner rappresenta approssimativamente il salone in cui Jonghyun e Jorinde s'incontrano di notte. ^^
A presto! ^^
Kisses! :*



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Capitolo 16
*** 16. Il passato V - Separazione e cambiamento ***


                                                                       







                                                                16. Il passato V – Separazione e cambiamento





Jonghyun avrebbe tanto voluto mettere la parola fine dopo il suo bacio con Kibum e i giorni felici che ne seguirono. Purtroppo non fu così.


Il ragazzo, in quei tre anni trascorsi da Chul Moo, aveva preso tutte le foto scattate con Kibum e con i ragazzi e le aveva raccolte in un album fotografico. Si potevano notare tutti i loro cambiamenti fisici. Erano cresciuti in altezza, i loro lineamenti erano diventati più decisi e quei piccoli chiodi scuri, chiamati comunemente barba, erano iniziati a spuntare sul viso. Non che fossero poi così tanti ma erano comunque un bel fastidio. L'unico che aveva la fortuna di non conoscere ancora la distesa di chiodi scuri era Taemin. Nonostante anche lui fosse cresciuto di molto, aveva comunque qualche anno meno di loro.

Il palazzo di Chul Moo era un po' il palazzo delle meraviglie. Sembrava essere sotto qualche incantesimo potente, chiunque vi entrasse vi viveva felicemente.

Jonghyun sfogliava l'album che aveva fra le mani, una pagina dopo l'altra, una foto dopo l'altra, un ricordo dopo l'altro.

C'era una foto che gli piaceva tantissimo. Era la foto che ritraeva Kibum sorridente mentre faceva il segno della vittoria. Era nel periodo in cui gli era venuta l'idea di farsi i capelli castano chiaro e la sua frangetta asimmetrica aveva qualche ciuffo del colore dell'arcobaleno. Jonghyun lo trovava bellissimo. Ricordava perfettamente il giorno in cui si era tinto i capelli e si era presentato tutto allegro e gioioso da lui. Ricordava anche i mille baci che gli aveva dato nello stesso giorno e le loro mani che subito dopo si erano incontrate e intrecciate e poi erano corse ad esplorare, toccare e stuzzicare ogni lembo della loro pelle. Ricordava anche ogni istante che si erano amati e si erano donati piacere sullo stesso letto su cui Kibum stava preparando la valigia.


    - Forse dovrei scattarti una foto. - sussurrò Jonghyun guardandolo.


Stava seduto sugli scalini che portavano al bagno, l'album sulle ginocchia.


    - Foto? Perchè? - chiese Kibum dandogli le spalle.

    - Una foto da aggiungere all'album. Così mi ricorderò anche di questo spiacevole giorno mentre lo sfoglierò. - rispose in tutta onestà il maggiore.


Kibum non aveva più i ciuffi arcobaleno nella frangetta, li aveva tagliati via...ora erano semplicemente castani. Erano un po' più seri come la sua espressione.

Jonghyun si voltò verso la finestra e guardò la sua immagine riflessa nel vetro. Anche lui era cambiato parecchio. Aveva avuto diverse sfumature di giallo (si, proprio giallo) in testa e ora era ritornato ad un anonimo castano anche se abbastanza chiaro...un po' come la sua metà.


    - Bumie, quanto tempo pensi di stare via? - chiese poi ad un tratto.

    - Non lo so, il tempo che ci vorrà...dipende tutto dalla salute della zia. - rispose senza preamboli l'altro.


L'unica parente di cui a Kibum importasse qualcosa era appunto la zia, sorella della madre. Era l'unica figura genitoriale che avesse mai avuto dopo la scomparsa del padre di cui gli era rimasto solo il pugnale che custodiva ancora Jonghyun. La zia si era ammalata e Kibum voleva starle accanto.


    - Mi dispiace per tua zia... - mormorò lo hyung.

    - Non ti preoccupare...si riprenderà. - replicò Kibum – piuttosto non fare quella faccia triste che non è ancora morto nessuno. - lo apostrofò poi girandosi di scatto verso di lui.

    - Lo so ma averti così lontano per un tempo indeterminato mi fa stare male...- disse Jonghyun distogliendo lo sguardo dal suo.


Kibum gli si avvicinò e s'inginocchiò di fronte a lui.


    - Non fare così...ci sentiremo tutti i giorni così ti terrò aggiornato. - bisbigliò Kibum a un centimetro dalle sue labbra.




Poggiò la fronte contro la sua.

    - Nel frattempo però puoi tenere questa. - disse poi il più piccolo mettendogli fra le mani un ciondolo dorato.


Jonghyun lo guardò stupito. Lo rigirò fra le mani e poi decise di aprirlo. Era uno di quei ciondoli al cui interno si metteva una foto. Tuttavia nella metà sinistra del pendente c'era una scritta: “My golden Key”.


    - Così mi avrai sempre con te. - gli sussurrò Kibum.


Key era il soprannome che era stato dato a Kibum nella sua permanenza al palazzo. Il suo soprannome gli calzava a pennello. Era stato chiamato così perchè era il migliore lì dentro quando si trattava di dare consigli o risolvere questioni, all'apparenza, senza via d'uscita.


    - E poi guarda, questa parte con la scritta si solleva e puoi metterci dentro quello che vuoi! - gli fece notare Kibum.

    - Allora? Non dici niente? Non ti piace? - .


Jonghyun lo guardò per un attimo e poi lo abbracciò fortissimo. Kibum ricambiò il suo abbraccio e restarono l'uno avvolti nel profumo dell'altro per qualche minuto, poi Jonghyun sciolse il loro abbraccio e lo baciò con passione senza dare il tempo all'altro di respirare.

Avrebbe voluto tenerlo tutto per sé per sempre. Gli sarebbe andato bene restare chiuso in quella stanza tutta la vita fintanto che aveva Kibum con sè. Purtroppo però non poteva. Kibum non era solo suo e ora un'altra persona aveva bisogno di lui. Smise di baciarlo a malincuore.

Era giunta l'ora. Accompagnò Kibum alla stazione e lo vide andare via.

Era il nove Gennaio e Jonghyun aveva il ciondolo d'oro del suo Key al collo.




**



Erano trascorsi quasi cinque anni da quando Jonghyun aveva conosciuto Kibum e da altrettanti (quasi) cinque anni stavano insieme anche se ora lui era lontano. Jonghyun ogni mattina che si alzava pensava al suo Kibum e contava i giorni che erano passati da quando era andato via. Quella mattina erano 37 e lui continuava a portare il ciondolo al collo, non se l'era mai tolto da quando glielo aveva regalato. Si sentivano tutti i giorni ma il più piccolo gli mancava terribilmente. Jonghyun ad aprile avrebbe compiuto venti anni e sperava che Kibum tornasse per quel giorno. Era l'unico regalo che desiderava. Inoltre Kibum gli aveva raccontato che la zia stava meglio quindi c'erano buone possibilità che potesse tornare.


**


Era il 20 Febbraio e fuori c'era un innaturale sole che spaccava le pietre. Jonghyun si era svegliato di buon umore e dopo colazione aveva provato a chiamare Kibum ma il suo cellulare era spento. Forse stava ancora dormendo e si ripromise di chiamare più tardi. Lo richiamò dopo pranzo ma il cellulare era ancora spento. Provo e riprovò per tutta la giornata ma non vi fu risposta. Anche Jinki, Minho, Taemin e Bea provarono a chiamarlo più volte ma il cellulare di Kibum era irraggiungibile anche per loro. Jonghyun a fine giornata era seriamente preoccupato. Nonostante i ragazzi cercassero di tranquillizzarlo, quella notte il castano non dormì per niente. Nei giorni seguenti non faceva altro che rimuginare e rigirarsi il ciondolo fra le mani ed era pronto a partire alla volta della città natale di Kibum quando arrivò posta per lui.

Era una lettera. Da parte di Kibum.

L'aprì con mani tremanti nella sua stanza e lesse. Lesse velocemente e all'inizio sembrò non capire il significato di quelle parole o semplicemente non volle capirle.

Rilesse ancora quelle fredde parole nere su carta bianca e avrebbe voluto strapparsi via gli occhi.



Caro Jonghyun,

so bene che tu e gli altri avete provato a chiamarmi in questi giorni e volevo dirti che ho lasciato il telefono spento di proposito. Mi dispiace se vi ho fatti preoccupare ma non cercatemi più. Desidero stare solo. Sai, pensavo che fra di noi ci fosse qualcosa di davvero speciale ma ora che sono tornato nella mia terra natale ho capito che la vita può imboccare strade diverse. Mi è successa una cosa che mi ha segnato e cambiato per sempre e ci ho pensato a lungo e ho capito che non possiamo stare insieme. Non possiamo continuare a stare insieme quando c'è un intero mondo ad aspettarci, quando possiamo e dobbiamo fare tanta esperienza nella nostra vita. Desidero girare il mondo e conoscere tutte le sue sfumature. Voglio vivere la mia vita in modo diverso ma a malincuore, senza di te. Ci ho riflettuto a lungo e ho scoperto che ci sono tante cose che voglio fare prima di vincolarmi a una persona.

Non tornerò più da Chul Moo. Vivi nel modo che ritieni più giusto e non pensare più a me e non presentarti a casa mia perchè non mi troveresti. Domani parto.

Salutami tutti gli altri. Vi ricorderò con affetto.

Perdonami.






Kibum




Jonghyun aveva sentito il suo cuore andare in mille pezzi, frantumarsi come vetro.

La persona che più amava al mondo lo stava abbandonando.

Non poteva essere vero.



    - Jonghyun, hai visto-


Taemin era appena entrato nella loro stanza e stava per chiedergli qualcosa ma si era subito bloccato non appena lo aveva visto.


    - Hyung? Stai bene? - .


Jonghyun lo guardò con espressione assente.

La lettera fra le mani.


    - Si...- mormorò lasciando cadere il foglio sul letto.


Taemin, non convinto della sua risposta, gli si avvicinò cautamente.


    - Non hai una bella cera...- .

    - Ce l'avresti forse tu dopo aver letto una cosa del genere? - gli chiese pacatamente indicando il foglio abbandonato sulle lenzuola.

    - Dimmi, che cosa faresti tu al mio posto? Perchè io davvero non lo so... - .


Taemin si sedette sul letto e lesse la lettera. Non poteva credere ai suoi occhi. Kibum stava lasciando Jonghyun e in uno dei modi peggiori.



    - Deve esserci una spiegazione...Kibum non farebbe mai una cosa del genere. - disse Taemin convinto.

    - Lo credevo anche io...- .


Taemin gli prese una mano e la strinse. Non sopportava vedere Jonghyun stare così male. Era uno dei suoi hyung...erano praticamente cresciuti insieme.


Quella sera Jonghyun non toccò cibo nonostante le insistenze da parte degli altri. Jinki e Minho si lanciavano occhiate preoccupate. Ovviamente avevano saputo dell'addio di Kibum e avevano il sospetto che ci fosse qualcosa sotto. Desideravano scoprire qualcosa ma gli era praticamente impossibile dal momento che non sapevano dove si fosse cacciato il ragazzo visto che non risiedeva più nella sua città natale. Provarono e riprovarono a mettersi in contatto con lui nei giorni seguenti ma Kibum sembrava scomparso nel nulla.

Jonghyun, dal canto suo, non si dava pace. Non poteva credere che Kibum lo avesse lasciato in quel modo e arrivò addirittura a pensare che la storia della zia fosse tutta una montatura messa in scena dal ragazzo che desiderava allontanarsi. Aveva smesso di esibirsi e non faceva altro che ciondolare per il palazzo tutto il giorno. Dormiva poco e mangiava anche di meno. Odette era disperata e cercava ogni giorno di rifilargli qualche dolce nuovo che puntualmente il ragazzo rifiutava.



    - Santo Cielo Jonghyun! Smettila di pensarci o ti consumerai! - esclamò Odette sull'orlo del pianto.

    - Dovrei cercarlo...devo cercarlo. Ho bisogno di vederlo, di parlargli...deve dirmi in faccia che non mi ama più. - sussurrò Jonghyun catatonico come se non avesse per niente udito la donna.

    - Cercarlo? Dove pensi di andare? Non è più a casa sua e di certo non puoi metterti in viaggio per il mondo sperando d'incontrarlo per sbaglio in una metropolitana di un paese sperso. - lo apostrofò Minho.

    - Non m'interessa. Non posso vivere così. Ho bisogno di vederlo con i miei occhi! Ho bisogno di vedere che sta bene e che davvero è felice senza di me...- ribattè il castano.

    - Evitati questa sofferenza...se fosse felice con te, ora sarebbe qui. - replicò Minho serio come mai prima d'ora.


Non voleva mortificare l'amico ma desiderava solo che si rimettesse in piedi e che si prendesse cura di se stesso. Non poteva pensare agli altri quando lui stesso stava così male. Voleva che la smettesse di logorarsi in quel modo.


    - Non parlare come se sapessi tutto! - sbottò Jonghyun in direzione di Minho.

    - Parlo perchè devo. - .

    - No parli perchè non conosci quello che sto provando! - gridò Jonghyun adirato.

    - So che cos'è il dolore. So cosa significa essere abbandonato da chi ami. - replicò Minho in tono pacato.


Si era creata una strana pesante tensione nella stanza. Taemin e Bea li guardavano preoccupati. Jinki invece sembrava indifferente.


Minho era orfano e sapeva cosa significava soffrire.



    - Allora visto che lo sai, dovresti tacere. - sibilò Jonghyun in piedi poggiato al tavolo.

    - Sei l'ombra del ragazzo che conoscevo. - mormorò Minho a due centimetri dalla sua faccia.


Odette si torturava le mani in grembo e trattenne il respiro a quell'affermazione di Minho. Credeva che Jonghyun stesse per esplodere ma ciò non accadde. Anzi, il castano sgranò gli occhi come stupito.


    - Jonghyun. -


La voce di Jinki fu la prima a spezzare quell'insopportabile silenzio.


Il ragazzo si voltò verso il maggiore.


    - Rispetta la decisione di Kibum e rispetta te stesso. - disse semplicemente Jinki con sguardo deciso.


Jonghyun non disse nulla ma si voltò e andò via.


Rimase chiuso nella sua stanza per i tre giorni che seguirono e il quarto giorno uscì dal palazzo e ritornò solo la sera.


    - Dici che dovremmo provare a chiamare Jonghyun? Sono un po' preoccupato. - chiese Taemin a Minho quella sera a cena.

    - No, credo che voglia stare solo...proprio come Kibum. Tornerà. - rispose l'altro.


Taemin si chiese se si riferisse a Jonghyun o a Kibum con quel “tornerà” ma la voce di Bea attirò la sua attenzione.


    - Smettetela di preoccuparvi...è qui. - .


La ragazza guardava dritto verso la porta che dava sull'ingresso. Jonghyun era appena entrato e puntava verso di loro.


Quando tutti alzarono lo sguardo verso di lui restarono sbalorditi e dovettero sbattere le palpebre più volte per assicurarsi di non vederci male.

Jonghyun era uscito in un modo e ne era rientrato in un altro.

I suoi capelli non erano più castano chiaro ma erano molto più scuri e avevano un taglio molto particolare. Erano come elettrizzati e gli conferivano un'aria da bello e dannato. Il suo viso sembrava essere più spigoloso probabilmente anche perchè era dimagrito in quel periodo e i suoi occhi sembravano assottigliati, come stiracchiati. Indossava una camicia e dei pantaloni neri. Marciò verso di loro e si sedette accanto a Minho. Aveva cambiato taglio e colore e anche il suo sguardo era diverso. Jonghyun era come un fiero animale ferito.

Nessuno ebbe il coraggio di aprire la bocca solo Bea esclamò entusiasta: - Jjong! Hai cambiato taglio di capelli! Stai benissimo! Che figata! Posso toccarli? - .


Jonghyun annuì con un sorriso e chinò il capo verso di lei. La ragazza toccò i suoi capelli come se fossero dei funghi morbidi ma irti.


    - E' così piacevole! Dovreste provare! - esclamò Jiwon agli altri – Comunque con questi capelli sei davvero fighissimo, più di prima! - aggiunse poi complimentandosi con Jonghyun.


Il ragazzo ridacchiò mormorando un “grazie”.


    - No ma hai finito?! - sbottò Jinki innervosito dai commenti della ragazza alla sua sinistra.

Bea si voltò verso di lui e si beccò un'occhiataccia da parte del ragazzo.

La castana abbassò lo sguardo colpevole ma poi lo alzò nuovamente e guardò il suo ragazzo con espressione sbarazzina.

    - Che c'é? Sei geloso? - lo stuzzicò punzecchiandogli il braccio con un dito.

    - Vuoi che mi tagli anche io i capelli per caso? - ribattè Jinki guardandola con la coda dell'occhio.

    - Scherzi? I tuoi capelli con questa lunghezza sono il top! - sussurrò Jiwon affondando una mano dalle dita sottili nei folti capelli di Jinki.

    - La mia ragazza! - .

Jinki le sorrise. Uno dei suoi sorrisi luminosi e poi l'attirò a sé e la baciò davanti a tutti, senza farsi problema alcuno.

Bea ricambiò con entusiasmo aggrappandosi alle spalle ampie di lui.

    - Si va bene però io sto mangiando. Ci sono tante stanze qui! Chiudetevi in una di quelle! - esclamò Taemin roteando gli occhi seccato.

    - A proposito di stanze! Taemin-goon, dove sei stato stanotte? Non ti ho sentito rientrare. - gli chiese Jonghyun con un sorrisetto che Taemin definiva da stronzo.

Minho e Jinki risero mentre Bea gli scompigliava i lunghi capelli lisci. Taemin non rispose ma si concentrò sulla sua cena borbottando qualcosa d'incomprensibile.


    - Comunque Bea ha ragione! Stai bene con questo taglio. - disse Jinki a Jonghyun.

    - Ho pensato che avrei dovuto cambiare qualcosa. - ribattè l'altro facendo spallucce.


Quando gli altri tre avevano ripreso a cenare come tutti nell'enorme salone, Minho mise una mano sul braccio di Jonghyun.


    - Hyung, ti chiedo scusa per quello che ti ho detto qualche giorno fa...non volevo ferirti ma soltanto aiutarti. Non sopportavo di vedere uno dei ragazzi più in gamba che ho mai conosciuto ridotto in quel modo. Non volevo soffrissi...- disse il più alto stringendo affettuosamente la presa sul suo braccio.

    - No Minho, perdonami tu. Hai fatto bene a dirmi quelle cose. Se non fosse stato per te e per Jinki hyung, ora sarei ancora a ciondolare per il palazzo come un fantasma senza mangiare né dormire. Grazie. - ribattè l'altro con un sorriso posando la mano su quella dell'amico.


Era il 19 Marzo: Jonghyun era tornato lo stesso di sempre anche se non portava più il ciondolo di Key al collo, Jinki e Bea continuavano a fare coppia fissa, Taemin era cresciuto e il fato stava per bussare alla porta di Minho.



**



Prima della seconda metà di marzo, Jonghyun era tornato a esibirsi. Il suo codazzo di ammiratrici era cresciuto a dismisura e le ragazzine gli si appioppavano al braccio.

Cantare gli era mancato. Non poteva vivere senza cantare. Dopo un periodo in cui non era più sicuro di niente, il canto era l'unica certezza della sua vita. Era come se cantando si fosse ricostruito poco a poco. Una sensazione irripetibile.



Tuttavia, c'era una cosa che Jonghyun non immaginava durante i suoi primi giorni nel palazzo di Chul Moo, ossia che sarebbe stato molesto tanto quanto i ragazzi più grandi che tempo addietro avevano la camera proprio su quella sua e di Taemin.


Anche quando stava con Kibum non restavano con le mani in mano a guardarsi in faccia ma da quando lui non c'era più dava sfogo ai suoi istinti con diverse persone, senza sentire la necessità di un partner fisso. Non voleva un partner fisso, non lo desiderava più.



L'unico che voleva in realtà era Kibum.


Questo pensiero sfiorava la sua mente tutte le sere ma lui lo scacciava con prepotenza. Non voleva cedere di nuovo.


Ricordava ancora la prima volta in cui, una sera, quella ragazza carina che faceva porcellane gli aveva sussurrato cose poco caste nell'orecchio dopo una bottiglia o due di vino. Anche lui aveva bevuto, anche se di meno ma gli occhi sottili e vagamente felini della ragazza lo avevano ammaliato e aveva ceduto alle sue attenzioni. I suoi occhi lo avevano riportato indietro nel tempo e non era riuscito a non sovrapporre quelli di Kibum ai suoi. Perfino nei gemiti gli ricordava Kibum. Dopo quella sera decise di non vederla più perchè dopo esserci andato a letto, il giorno dopo il suo chiodo fisso era Kibum. Non poteva permetterselo.


Così la sua vita andava avanti e Odette aveva preso a rimproverarlo da quando lo vedeva circondato da ragazzi e ragazze tutte le sere. Gli ripeteva fino alla nausea che la legge “chiodo scaccia chiodo” non era mai servita a nessuno. Jonghyun lo sapeva bene ma non gliene importava granchè. Non avrebbe mai amato più come prima probabilmente.

Jiwon invece cercava di presentargli qualche amica carina ma non andava mai in porto con nessuna.

Perfino Chul Moo si era preoccupato per lui e gli aveva suggerito che forse era il caso di prendersi una pausa per riflettere, secondo lui stava lavorando troppo.

Jonghyun non si sentiva affatto male o almeno così credeva fino alla sera del suo ventesimo compleanno che trascorse a casa di un amico di Chul Moo che aveva chiesto alcuni dei suoi ragazzi per una festa in casa sua. Roba da ricconi, insomma.

Jonghyun si era subito proposto e con lui Minho e Taemin.

La casa in cui si sarebbero esibiti era sontuosa anche se più piccola rispetto a quella del signor Jung. Il salone era un po' cupo ma secondo Minho l'esibizione sua e dei suoi compagni sarebbe riuscita meglio.

    - Sicuramente il fuoco risulta più luminoso. - commentò Jonghyun mentre Minho si vestiva per esibirsi.

    - I pantaloni blu scuro sono voluti così a petto nudo sembrerete galleggiare nell'oscurità della stanza? - chiese Taemin.

    - Qualcosa del genere. - .


Minho sorrise al più piccolo.

In tutti quegli anni che erano trascorsi a crescere non era stata solo l'esperienza ma anche Minho stesso e i suoi pettorali e addominali ne erano un vivido esempio.

La loro esibizione fu come sempre spettacolare. Erano solo in cinque e non in nove come sempre ma ogni volta che i mangiafuoco e gli sputafuoco si esibivano era come fare un tuffo nel passato. Il fuoco incandescente faceva piroette nell'aria e avvicinandosi ai suoi burattinai riscaldava con fin troppo tepore gli ampi pettorali che risplendevano alla fioca luce del salone. La posizione di Minho si trovava quasi sempre al centro essendo fra quelli con più esperienza e da quella postazione potè notare come piccoli occhi lo guardavano con insistenza con troppa insistenza forse con eccessiva insistenza. La proprietaria di quelle due piccole biglie cangianti sedeva a uno dei tavolini laterali e da mezz'ora teneva fra le mani un bicchiere di vino bianco. A esibizione finita la cercò con lo sguardo ma non la vide più.

Si avvicinò a Taemin che stava seduto su una panca di legno e parlava con una ragazzina che non faceva altro che lisciare i lunghi capelli biondi del ragazzo.


    - Taemin! Hai visto la ragazza che era seduta qui fino a poco fa? - chiese.

    - Si ha preso gli scalini a destra. - rispose il ragazzo indicando le scale in fondo alla sala.


Minho le salì di corsa, determinato a trovarla. Percorse il corridoio su cui sbucavano le scale e poi si fermò. Sentiva delle voci.


    - Ti ho detto di no! Smettila di rompermi! - disse la voce di una ragazza.

    - Perchè fai la difficile? Un bacio è solo un bacio. - disse l'altra voce che invece apparteneva palesemente a un ragazzo.

    - Forse per te! - esclamò indignata la ragazza.


Minho si avvicinò lentamente al luogo da cui provenivano le voci. La voce femminile era proprio la ragazza che cercava mentre l'altro era un tizio che non conosceva.

    - Non ti ho chiesto una scopata, ti ho chiesto un bacio. - disse poi il ragazzo avanzando verso di lei con insistenza.

    - Fai un altro passo e giuro che mi metto a urlare. - lo redarguì la fanciulla che reggeva tra le mani ancora il bicchiere di vino bianco.

    - Prova a urlare e ti tappo la bocca con quello che non vuoi darmi! Tanto chi vuoi che ti senta da qui con tutto il trambusto che c'è in sala. - sussurrò lascivo il ragazzo.


    - Io, per esempio. - disse Minho uscendo allo scoperto e avvicinandosi ai due.


La ragazza lo guardò così stupita che per poco non gli cadde il bicchiere dalle mani.

Il ragazzo invece roteò gli occhi seccato.


    - E tu chi sei? Il suo ragazzo? - chiese con tono divertito.

    - Stavo giusto per chiederglielo. Vuoi essere la mia ragazza, signorina? - chiese diretto Minho guardando la poveretta schiacciata contro la parete.



Ma anche tua moglie!



Pensò la ragazza che annuì freneticamente e corse al fianco di Minho.


    - Visto? Ora sono il suo ragazzo. Sloggia! Non mi va di alzare le mani con un imbecille come te. - disse Minho rivolto al ragazzo che era rimasto imbambolato a fissarli.

    - Hai sentito? Il mio ragazzo ha detto che devi andartene e che non devi più importunarmi!- sbottò la ragazza attaccandosi al braccio del moro.


Il ragazzo guardò entrambi e prima di voltarsi e andarsene minacciò: - Lascia solo che ti trovi da sola, disgraziata! - .

    - Prova a toccarmi e vedrai, stronzo! - gli gridò dietro lei mentre il suo molestatore scompariva.

    - E' andato via. Credevo che volesse provocarmi. - commentò Minho stupito.

    - Mpf! Chi? Quello? Figurati! É un codardo! Avrà visto tutti i tuoi muscoli e se l'è data a gambe! - sghignazzò la castana liberando il braccio di lui.

    - Comunque grazie! - si affrettò poi a dire con un sorriso dolce.


Era davvero carina. Aveva lunghi capelli castano scuro tendenti al riccio, ora raccolti in un elegante acconciatura sulla testa. Gli occhi non erano molto grandi ma aveva delle ciglia davvero lunghe e il loro colore era particolare, tra il marrone e il verde, singolare per una coreana. Al collo aveva un collarino indaco da cui pendeva un grazioso pendente.

    - Figurati! Ho visto che quel tizio ti stava importunando e sono intervenuto. Dovere. - replicò semplicemente Minho facendole l'occhiolino.

    - Se non fossi arrivato tu credo che gli avrei tirato questo in faccia! - disse la ragazza indicando il vino nel bicchiere.

    - Sarebbe stato davvero uno spreco! Un vino così buono sprecato per un pusillanime come quello! - esclamò Minho.

    - Io non ne capisco di vino, anzi non mi piace ma per quello qualsiasi cosa sarebbe sprecata. - mormorò con una nota di fastidio lei.

    - Che il vino non ti piace si era capito dal fatto che era una buona mezz'ora che lo tenevi nel bicchiere. - osservò il ragazzo.

    - Quindi mi stavi tenendo d'occhio, eh? - chiese la castana con finta indignazione e una mano sul fianco.

Minho sorrise enormemente.

    - Touchè. - disse poi portandosi la mano al petto e fingendo di essere stato colpito.

La ragazza rise.

    - Ad ogni modo, anche tu mi stavi fissando. Me ne sono accorto, sai? - .

Le guance della castana s'imporporarono leggermente e tossì imbarazzata.

    - Mi piacciono molto le esibizioni dei mangiafuoco e degli sputafuoco. - sussurrò in sua difesa.

    - Fa niente...in fondo sei la mia ragazza, no? - disse Minho ammiccando nella sua direzione.

    - Beh...è quello che ho appena detto poco fa. - mormorò lei impacciata e divertita.

    - Come ti chiami? - .

    - Hyun Soo. - rispose lei raggiante – Tu invece sei uno dei ragazzi di Chul Moo, vero? - .

    - Minho, mi chiamo Minho. - si presentò quello chinandosi leggermente verso di lei.

    - Piacere di conoscerti allora, Minho. - .

    - Senti un po' Hyun Soo...che dici, al tuo fidanzato un caffè potresti concederglielo? - chiese senza peli sulla lingua lui.

La ragazza lo guardò dapprima meravigliata ma poi sorrise.

    - Anche due. - mormorò e insieme scesero le scale per tornare nel salone.




Jonghyun invece aspettava il suo turno e gironzolava fra le persone guardando le altre esibizioni. Minho era scomparso subito dopo la sua e non riusciva più a trovarlo mentre Taemin era intento a parlare con una ragazza o almeno così diceva lui ma l'ultima volta che Jonghyun si era girato il giovane ragazzo era più intento a esplorare la trachea della tizia.

Si fermò accanto a un pilastro e guardava le ballerine che volteggiavano in mezzo alla sala. Era davvero interessato all'esibizione quando ad un tratto gli parve di vedere scendere le scale un viso familiare. Volto sfilato, occhi felini, labbra piccole. A Jonghyun per poco non venne un colpo. Chiuse gli occhi per un attimo ma quando gli riaprì non vide più nessuno.


Possibile che se lo fosse immaginato?


Perfetto! Ora sono diventato anche visionario!


Stava per guardarsi intorno nuovamente alla ricerca di quel viso familiare quando sentì due braccia cingergli la vita. Si voltò e sperò inconsciamente di incontrare il volto di Kibum ma rimase stupito e deluso quando si accorse che era semplicemente una ragazza la padrona di quelle braccia.


    - Oppa! - esclamò euforica ma quando Jonghyun si fu voltato completamente fece un piccolo balzo indietro.

    - Oh scusami! Ti avevo scambiato per un'altra persona! - disse mortificata portandosi le mani alla bocca.


La ragazza non era molto alta. Aveva lisci capelli neri con frangetta. Gli occhi erano grandi, a mandorla e verdi probabilmente erano lentine quelle che aveva. Le labbra erano rosa e lucide. La sua carnagione un po' ambrata ed era vestita con un vestitino a balze completamente bianco.


    - Non ti preoccupare, può succedere. - ribattè Jonghyun sorridendole debolmente.

    -Sono così imbarazzata...un altro mi avrebbe scambiato per una pazza. Sai, somigli molto a un mio amico e mi sono illusa che fossi lui ma ora che ci penso sono davvero stupida, lui non potrebbe essere qui nemmeno volendolo. - spiegò la corvina.

    - Ti comprendo...anche a me è sembrato di vedere un viso familiare...può succedere...non sentirti in imbarazzo. - mormorò Jonghyun guardandosi attorno.

    - Sei gentile. - bisbigliò lei.

    - Non hai fatto niente di male...non vedo perchè non dovrei esserlo. - ribattè prontamente lui.

    - Non s'incontrano ragazzi come te tutti i giorni...comunque è meglio che vada, fra poco toccherà a me esibirmi. - disse la ragazza con una certa fretta.

    - Esibirti? Sei una delle ragazze di Chul Moo? - chiese Jonghyun bloccandola con la voce.

    - Si, suono il violino. Perchè? - .

    - Perchè lo sono anche io ma non ti ho mai vista. - confessò Jonghyun in tutta onestà.

    - Davvero? Neanche io ti ho mai visto! - esclamò stupefatta lei.

    - Beh...d'altronde c'è parecchia gente da Chul Moo. Magari ci siamo incontrati ma non ce ne ricordiamo ora. - disse il moro allargando le braccia.

    - Allora deve essere così. Una conoscenza in più non fa mai male! - sussurrò lei stringendogli l'occhio – ora vado però! A dopo! - e dicendo così andò via.


Jonghyun rimase a fissarla come intontito. Era una ragazza particolare, gli ricordava un po' un serpente nel mentre si allontanava lasciando oscillare i setosi capelli.


Ora che ci pensava non si erano nemmeno presentati ma pensandoci meglio, non gli importava granchè. Si voltò e tornò a guardare l'esibizione.





      * Angolo di Natsumi213 *


Buonasera e buon Natale fatto a tutti! ^_^ Come sono andate le feste? Avete mangiato molto e ricevuto tanti bei regalini? :D
Pensavo di aggiornare prima di Natale ma purtroppo fra una cosa e l'altra non mi è riuscito ma bando alle ciance, l'importante è che il nuovo capitolo sia online ora! ^^
Un altro capitolo sul passato, decisamente meno piacevole del precedente. Kibum è costretto a lasciare il palazzo di Chul Moo a causa delle condizioni fisiche della zia ma promette a Jonghyun che si sentiranno tutti i giorni e gli fa in dono il famoso ciondolo d'oro. Purtroppo però le cose precipitano e Kibum non contatta più Jonghyun e non risponde più alle chiamate di nessuno, dopo giorni di angoscia arriva una lettera per Jonghyun da parte di Kibum in cui gli scrive che lo sta lasciando perchè, in pratica, sono troppo giovani per stare insieme già da subito e non fare nessun tipo di esperienza per conto loro. Jonghyun non riesce a rassegnarsi inizialmente; insomma, lui sapeva benissimo che Kibum era innamorato di lui e ora dopo qualche giorno di “isolamento” lo lascia senza neanche avere il coraggio di dirglielo dal vivo. Tuttavia Jjong deve rassegnarsi anche perchè Kibum sembra scomparso nel nulla e quindi impossibile da contattare o raggiungere. Dopo un periodo terribile in cui il ragazzo raggiunge il culmine con una pseudo-litigata con Minho decide, anche grazie alle parole dei suoi amici, di rimettersi in sesto e cambiare look. Nonostante questo però il ricordo del suo amore non smette di abbandonarlo e tormentarlo tanto è che rivede in quella ragazza che faceva ceramiche il suo Key.
(A proposito di look! XD essendo i ragazzi cresciuti poiché sono passati cinque anni dal loro arrivo al palazzo, vi ho lasciato anche le immagini dei look con cui me li sono immaginati, a grandi linee durante la lucifer era. ^^)
Per quanto riguarda il resto, ci sono novità anche per Minho che conosce quella bella ragazza che non smetteva di fissarlo durante l'esibizione. ^^
Poi, c'è Jonghyun che verso la fine del capitolo fa la conoscenza di questa strana ragazza che abita al palazzo ma che lui non si ricorda di avere mai visto. Voi che ne pensate? Sarà importante questa new entry ai fini della storia? E Kibum? C'è qualcosa sotto al suo inspiegabile abbandono? Jonghyun avrà visto davvero Key scendere le scale oppure se lo è immaginato o magari ha visto qualcuno che gli somiglia? La risposta a questi quesiti nella prossima puntata! XD * parte ending *
Scherzi a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto! ^^
Ora passiamo ai ringraziamenti!
Ringrazio Ninechka, InfiniteSweetLove e lagartischa per le recensioni allo scorso capitolo. Grazie mille ragazze! <3 <3 <3
Ringrazio anche quelle anime pie che hanno inserito la storia fra le preferite e le seguite e grazie anche a coloro che hanno deciso di dedicare qualche minuto per la lettura di questa storia. <3
Grazie infinite a tutti! <3 <3 <3
A presto! ^^ * regala pandori e cioccolate natalizie *
Kisses! :*

Le immagini come promesso! ^^ Ho scavato fra le immagini che ho sul pc e ho cercato di prendere il meglio! XD 

Non c'è una foto di Key in Lucifer version perchè non è comparso in questo capitolo in questo modo ma vi lascio qui l'immagine del look a cui Jonghyun si riferiva quando sfogliava l'album e gli è capitata sotto le mani la foto della frangetta arcobaleno asimettrica di Key! ^^


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Capitolo 17
*** 17. Il passato VI - Sono qui per restare ***


                                                         

















                                                         17. Il passato VI – Sono qui per restare




Quando Jonghyun si svegliò la mattina dopo aveva un fortissimo mal di testa. Cosa alquanto strana dal momento che non aveva bevuto la sera prima e non aveva dormito troppe ore. Si mise a sedere con fatica e con gli occhi semichiusi si passò una mano fra i capelli. Avrebbe voluto dare una testata contro il muro quando riuscì a metabolizzare che il viso che aveva stampato in testa da quando si era svegliato era quello di Kibum. Il suo volto e la sua voce lo assillavano senza tregua. Lo sentiva vicino anche se non fisicamente presente e quel giorno più che mai. Kibum lo avrebbe mandato al manicomio.

Si voltò verso destra aspettandosi di non trovare Taemin visto che ultimamente disertava la stanza di notte ma con sua sorpresa lo trovò che dormiva beato. Era ancora vestito e i capelli lisci ricadevano sul volto inclinato verso sinistra.

Jonghyun sorrise involontariamente.


    - Taemin-ah...- mormorò.


Tuttavia il ragazzo non si mosse.


La sera prima, durante il tragitto verso il palazzo di Chul Moo, non aveva fatto altro che gironzolargli attorno. Gli diceva in continuazione che era strano e che sembrava influenzato e Jonghyun gli ripeteva fino alla nausea che stava benissimo e non doveva preoccuparsi.

Solo la remota possibilità che il ragazzo che aveva visto scendere le scale di quella casa potesse essere Kibum lo aveva mandato nel pallone. Taemin se n'era accorto. Anche se non aveva detto niente a nessuno di quello che gli era sembrato di vedere, Taemin si era accorto che qualcosa non andava.

Doveva essersi preoccupato.

Jonghyun scese lentamente dal letto in punta di piedi e si diresse verso quello di Taemin. Vi girò intorno e poi salì sul letto dal lato sinistro. Il materasso si abbassò quando Jonghyun vi salì ma il più piccolo non si era accorto di niente.

Il ragazzo si sdraiò su un lato e cinse la vita di Taemin. Lo strinse a sé lentamente.


Gli era molto grato. Si preoccupava per lui quando non era tenuto a farlo. Taemin avrebbe potuto benissimo trascorrere la notte con la ragazza a cui stava esplorando la cavità orale quella sera ma non l'aveva fatto, era rimasto in camera a vegliare su un Jonghyun irrequieto.

Nonostante Jonghyun fosse uno dei più grandi all'interno del loro gruppo, in quel momento si sentiva anche più piccolo di Taemin. Si trovava in uno di quei momenti in cui si sentiva vulnerabile e stare aggrappato al più piccolo lo faceva sentire bene.

Chiuse gli occhi e i capelli del minore gli solleticarono la faccia. Arricciò il naso infastidito. Si chiese perchè aveva deciso di farsi crescere così tanto i capelli anche se non gli dispiaceva, al giovane Taemin stavano bene. Inoltre, avevano anche un buon odore, molto simile alla vaniglia.

Cullato da questa fragranza, Jonghyun si riaddormentò.




**



Finalmente l'inverno stava giungendo al termine e la primavera ormai bussava alle porte. I ragazzi nel palazzo potevano addirittura azzardarsi a lasciare le finestre aperte nelle stanze più del dovuto. I fiori stavano iniziando di nuovo a riempire i magri rami e l'aria era più mite.


    - Sei sicura che vuoi tenere la finestra aperta? - chiese Jinki guardando la sua fidanzata perplesso.

    - Si, non fa per niente freddo. Non preoccuparti e spicciati a finire questo ritratto altrimenti mi annoio e comincio a muovermi e a farti perdere la concentrazione e poi non voglio sentire che ti lamenti! - lo redarguì Jiwon inginocchiata sul letto.

Jinki agitò una mano noncurante.


Quel giorno Bea era anche più bella del solito. Era vestita di un bianco puro e luminoso. Era un vestito lungo ma leggero, con bretelline tempestate di piccoli diamanti. Al centro, sul seno, aveva una piccola pietra luminosa. Una sottile cinta in vita e delicati bracciali di perle ai polsi. I capelli lisci e castani erano raccolti in alto in tanti ricci morbidi mentre la frangetta era poco più lunga del solito. I suoi occhi erano risaltati dal colore dell'ombretto che decorava le palpebre: un viola leggero mentre le labbra erano perlacee. Aveva qualche fiore tra i capelli e tanti altri sparsi sulle lenzuola.

Jinki stava ritraendo la copertina del prossimo racconto di Jiwon. La ragazza gli aveva detto che come immagine principale voleva una sposa non troppo sfarzosa con i capelli morbidi e la pelle pulita. Allora Jinki aveva avuto l'idea: sarebbe stata Bea stessa la sposa. Avrebbe avuto una modella per la prima volta. Jinki era un illustratore non un ritrattista ma era determinato a dipingere Jiwon acconciata in quel modo. Aveva avuto l'idea in un lampo e aveva pregato la sua ragazza di assecondarlo.


    - Jagi*, ti manca molto? - chiese Bea.

    - Guarda che un ritratto non si fa in due minuti. - rispose quello senza degnarla di uno sguardo.


La ragazza sbuffò facendo svolazzare qualche ciuffo della frangetta.


    - Alzati la bretellina...ti è scivolata. - disse Jinki.


Jiwon abbassò lo sguardo sulla sua spalla e poi lanciò un'occhiata maliziosa al suo fidanzato.


    - E se lasciassi scivolare anche l'altra? - propose con tono carezzevole.


Il castano non rispose ma si limitò a sorridere.


    - Yah, Jagi! - lo chiamò ancora lei.

    - E' inutile che ci provi! Non riuscirai a sedurmi facendo scivolare le bretelle del vestito! Tanto lo so che ti stai annoiando e vuoi farmi smettere di ritrarti. - l'apostrofò il ragazzo senza tuttavia perdere il sorriso.

    - E se lasciassi cadere il vestito ai miei piedi? Scivolerebbe come acqua...- lo stuzzicò Jiwon abbassando pericolosamente entrambe le bretelle diamantate del vestito.


Il sorriso malizioso della ragazza si era allargato vistosamente.


    - Yah! É questo quello che dice una ragazza per bene in età da marito?! - esclamò Jinki fingendosi scandalizzato.


Ora il ragazzo la stava guardando con un sorrisetto sghembo.


    - Io sono una ragazza per bene! - ribattè la bruna lisciandosi le pieghe del vestito.

    - Ah si? Allora perchè cerchi di sedurre un povero pittore che sta solo facendo il suo lavoro? - le chiese allora Jinki in tono melodrammatico e poggiando la fronte sul palmo della mano.

    - Il pittore è il mio futuro marito, posso provare a sedurlo quanto voglio. - .

    - Ehi, pensavo volessi arrivare vergine all'altare! - esclamò Jinki ammiccando nella sua direzione.

La ragazza lo guardò con sufficienza e trattenne a stento un sorriso.

    - Spiritoso. - commentò con le mani sui fianchi – comunque anche tu ti saresti dovuto trattenere prima del matrimonio. - lo rimproverò Bea facendo una piccola piroetta e lasciando volteggiare il vestito.

    - Perchè, non l'ho fatto?! - disse Jinki sapendo già la risposta ovviamente.

    - Non mi risulta per niente o forse non erano tue le mani sul mio sedere ieri sera? - sussurrò divertita Jiwon.

Jinki rise.

    - Mi stai dicendo davvero che era il tuo sedere? Non me ne ero davvero accorto! Deve esserci stato un equivoco...non posso crederci! Vieni un po' qui, fammi tastare! Giusto per sicurezza, eh! - disse allora il ragazzo tendendo una mano alla ragazza che invece di afferrarla le diede un leggero schiaffo.

    - Che pervertito che sei! - esclamò lei ridendo.


Jinki le fece una linguaccia ma poi le sorrise come sempre. Sembrava scegliesse i sorrisi da dedicarle e selezionava sempre i più belli, una scelta difficile poi trattandosi di Lee Jinki, il signore dei sorrisi smaglianti.

Jiwon non seppe resistere a quell'espressione sincera e gli si sedette sulle gambe allacciandogli le braccia intorno al collo.

    - Alla fine sono riuscita a distrarti! - esclamò Bea vittoriosa.

    - E' solo una pausa.- puntualizzò lui mentre lasciava che la sposa per un giorno gli scompigliasse i capelli folti.

    - Non sai resistermi! - sussurrò Jiwon a un soffio dalle labbra del castano.

    - Guarda che impertinente! Neanche tu riesci a resistermi...- ribattè in un bisbiglio Jinki.


Bea non rispose ma gli stampò un bacio sulla bocca. Jinki ricambiò il bacio stringendola per la vita mentre una mano si era infilata sapientemente sotto il vestito della castana accarezzandole la pelle liscia.


    - Uhm! - .


Un colpo di tosse secco interruppe l'idillio dei due innamorati.

Jinki e Bea si voltarono verso la porta e sulla soglia scorsero la figura di una ragazza carina e dai lunghi capelli neri e lisci.


    - Oh! Ciao Hye Jin! - esclamò Jiwon alzandosi imbarazzata dalle gambe del fidanzato.

    - Ciao Jiwon! Scusa non volevo disturbarvi ma ti ho portato l'altro bracciale di perle di cui ti parlavo. - replicò quella con un sorriso adorabile e porgendo l'oggetto alla ragazza.

    - Oh...grazie! Non dovevi disturbarti comunque! - disse Bea agitando le mani e afferrando il bracciale.


Hye Jin era una ragazza nuova che era molto brava con il violino. Si era dimostrata disponibile a prestare i suoi gioielli a Jiwon non appena aveva saputo che la ragazza doveva posare per la copertina di una delle sue storie.


    - Allora vi lascio soli! - disse con un sorriso Hye Jin – A dopo! - e fluttuò via sinuosamente.


Jinki la guardò per un attimo. Storse il naso infastidito: non le piaceva quella ragazza, a pelle non le piaceva per niente ed era raro che il ragazzo si sbagliasse sulle sue antipatie. C'era qualcosa di strano in lei...tuttavia finchè si sarebbe dimostrata così carina con Bea, se la sarebbe fatta andare bene.


    - Rimettiamoci a lavoro, signorina! - esclamò poi alzandosi dalla sedia.


Si diresse verso la ragazza e la sollevò fra le braccia come una vera sposa.


    - Dove mi porti? - chiese stringendolo a sé.

    - Sul letto...e non a fare quello che pensi! - ribattè Jinki con un sorriso divertito.


Posò la fidanzata sulle lenzuola.


    - Torniamo a fare il ritratto o non ci muoviamo più! - disse lui scoccandole due baci, uno sulla guancia e l'altro sulle labbra.


Mentre Jinki si allontanava per tornare alla sua postazione, Bea sbuffò: odiava stare ferma per troppo tempo!



**



Minho si aggiustava il colletto davanti lo specchio della sua stanza. In realtà erano venti minuti che si sistemava quel colletto inamidato come se fosse fatto d'oro.


    - Cazzo hyung! É mezz'ora che stai davanti allo specchio a rigirarti il colletto tra le mani...di questo passo lo consumerai! - protestò Taemin semisdraiato sul letto del maggiore e davvero seccato di vedere il suo hyung comportarsi come un rimbambito.

    - E' che...che non mi piace come va! - sbuffò l'altro con aria nervosa.

Il più piccolo lo guardò come se si fosse completamente rincoglionito.

    - Minho hyung. É. Solo. Un. Colletto. Di. Una. Comune. Camicia. - scandì Taemin fuori dai panni.

Il più alto lo guardò riflesso nel vetro.

    - Non c'entra nulla. - disse poi tornando a tormentarsi il colletto.

    - Piantala! Non è fatto d'oro zecchino! Va benissimo così! - ribattè Taemin.


Minho si voltò a guardarlo come se avesse appena detto una scempiaggine.

Il ragazzo più piccolo stava seduto sul suo cuscino con una gamba sul letto e l'altra in terra, la schiena contro il muro, i capelli lisci legati in una coda e le mani congiunte sullo stomaco. Invidiava quasi la sua tranquillità.


    - Non capisci! Fra poco sarà qui! - sbottò Minho voltandosi ancora verso lo specchio e iniziando a sbottonarsi la camicia con l'intenzione di cambiarsela.


Non era mai stato così nervoso per un appuntamento prima d'ora.


Taemin roteò gli occhi.


    - La vuoi smettere? Che accidenti ti prende? Hai aperto più gambe che porte da quando sei qui, non vedo quale sia il problema! - disse Taemin a un certo punto allargando le braccia.


Minho lo guardò quasi sconvolto.


    - Taemin! Non voglio aprirle le gambe...voglio...- provò a dire il bruno – aaahhh! Lascia stare! - sbottò dopo non trovando le parole giuste e infilandosi una camicia bianca.


Il minore lo guardò per un attimo, poi aprì e chiuse la bocca come se avesse appena avuto una rivelazione importante. Staccò la schiena dal muro e sul suo viso, le sue carnose labbra si distesero in un sorriso sornione.


    - Ecco qual è il problema allora! Minho hyung si è preso una bella cotta...! - sghignazzò gioviale battendosi le mani sulle gambe.


Minho non rispose. Aveva deciso che per la sua sanità mentale era meglio ignorarlo.


    - Hai paura di fare la figura dell'idiota, vero? - chiese poi il più piccolo fissandogli la schiena.


Minho non rispose ancora ma aveva colto nel segno.


    - Minho hyung! Stai tranquillo! - esclamò subito dopo Taemin.

    - Insomma...ti sei visto? Sei un bel ragazzo. Alto, atletico, figo, occhi grandi...non faresti la figura dell'idiota neanche se ti ci mettessi d'impegno! Andrai alla grande. - .


Taemin gli sorrise incoraggiante.

Le sue parole rassicurarono Minho che sorrise di rimando al più piccolo.


    - Grazie Taemin-ah! - disse.


Diede un'occhiata veloce all'orologio da polso.

Erano le sei precise. Hyun Soo doveva essere arrivata.





Hyun Soo passeggiava nel giardino di Chul Moo che dava sull'entrata principale. Era una bella giornata di fine aprile, l'aria iniziava a riscaldarsi e le giornate diventavano a poco a poco più luminose.

Aveva accettato l'invito di Minho a uscire di buon grado. Dopotutto gli doveva un favore per averla aiutata con quel pusillanime che l'assillava e poi era un bel ragazzo, passare un po' di tempo con lui non le avrebbe fatto male.

Indossava un vestito verde petrolio con la parte superiore in pizzo, una giacchetta da sopra e un po' di tacco, che si sa, slancia. Tuttavia non molto alto se non voleva lamentarsi di mal di piedi davanti a un figo come Minho e fare la figura dell'imbranata che non sa andare sui tacchi.

Giocava con la catenella della borsa mentre il vento le accarezzava i lunghi capelli mossi quando vide Minho in lontananza salutarla e dirigersi verso di lei.

Era più bello della sera in cui l'aveva conosciuto.

Indossava una camicia bianca e un paio di pantaloni beige. I capelli pettinati leggermente verso l' alto, una mano in tasca e un piccolo sorriso sulle labbra.




Per Hyun Soo l'appuntamento poteva concludersi lì. Non avrebbe retto per altre tre o quattro ore a quel trionfo di bellezza.


    - Ciao! - esclamò Minho allegro.


Sembrava avesse recuperato pieno controllo di se stesso.


    - Ciao. - ricambiò con una vocina piccola piccola lei.


Uscirono dalla tenuta di Chul Moo e si diressero verso la prima tappa del loro appuntamento: il cinema.


Minho aveva insistito per andare al cinema e poi a cena fuori. Tuttavia aveva lasciato che Hyun Soo scegliesse il film.


Alla fine avevano optato per una commedia, niente di troppo complicato.

Il ragazzo aveva pagato entrambi i biglietti e anche i popcorn e le bibite.

Era davvero molto gentile.


    - Sai che sei molto bella oggi?! - disse lui accarezzandole i capelli – stai bene con i capelli sciolti. - .

Hyun Soo sorrise raggiante.

    - Grazie! - mormorò abbassando subito lo sguardo.

Averlo così vicino la mandava in uno stato di agitazione terribile.

Si conficcò le unghia nella coscia sperando così di riprendersi perchè prendersi a sberle davanti a lui per evitare di arrossire come una ragazzina alla prima cotta non sarebbe stato saggio.


Per fortuna il film iniziò subito. Era abbastanza divertente ed entrambi sembravano molto rilassati, bevevano e mangiavano tranquillamente.

Verso metà pellicola, Hyun Soo notò un movimento strano da parte del ragazzo.

Inizialmente pensò volesse mettergli un braccio intorno alle spalle e sorrise emozionata.



Che bello! Com'è romantico!



Poi si accorse che nessun braccio le cingeva le spalle e nessuna mano spuntava oltre il suo braccio destro ma anzi quella stessa mano si stava dirigendo verso il basso.



No...non ci posso credere.


Pensò desolata.


La mano di Minho si dirigeva verso le gambe di Hyun Soo. Era sempre più vicina alla sua gonna.


Vuole toccarmi proprio lì!! Che porco!


Pensò ancora la ragazza con una punta di delusione e di rabbia.


Già vedeva la mano del ragazzo infilarsi sotto la gonna e fra le sue cosce e lei pronta a scacciarlo in malo modo quando la mano dinoccolata di lui afferrò un pallino bianco dal suo grembo e se lo portò alle labbra.


    - Ti era caduto. - sussurrò con un sorriso.



Un popcorn.


Aveva raccolto un semplice popcorn.


Hyun Soo tornò a respirare.



Si sentì quasi stupida ad aver pensato che Minho volesse approfittare del buio in sala per toccarla.


Sorrise di rimando al ragazzo e tornò a concentrarsi sul film mentre un braccio dalla presa decisa le strinse le spalle con determinazione.


Hyun Soo non riuscì a trattenere il sorriso e arrossì leggermente...per fortuna che era tutto buio.




**



Taemin girovagava da un piano all'altro annoiato senza sapere che diavolo fare. Strano a dirsi ma non aveva davvero nulla da fare. Niente di niente. Jinki era con Bea, Minho era uscito con Hyun Soo e Jonghyun solo i Santi sapevano dove si era cacciato.

Scese la rampa che portava al pianoterra e sbucò da uno dei tanti corridoi.

C'erano un ragazzo e una ragazza che parlavano in piedi vicino a una finestra grande. All'inizio Taemin non ci fece caso, anzi guardò entrambi di sfuggita ma poi qualcosa attirò la sua attenzione tanto che dovette fermarsi sugli ultimi gradini prima di toccare il pavimento.


Quella voce. Aveva sentito tante di quelle volte quella voce che lo rimproverava per le marachelle che causava o che lo rincuorava quando qualcosa non andava per il verso giusto. Quella voce fastidiosa e profonda allo stesso tempo.



No...ho sentito male.


Pensò il giovane perplesso.

Poi però alzò lo sguardo e vide quegli occhi inconfondibili: sottili, lunghi e felini.


Non c'erano dubbi.

Era lui.


Jonghyun deve sapere.


Fu il primo pensiero di Taemin che indietreggiò come un gambero attento a non farsi vedere e poi corse su per le scale.


Doveva assolutamente trovare Jonghyun e comunicargli che lui era qui. Era meglio che qualcuno lo avvisasse per tempo per evitare che gli prendesse un colpo.


Corse velocemente verso la camera che divideva con Jonghyun sperando di trovarlo lì. Spalancò la porta e quel giorno noioso la fortuna doveva averlo baciato sulla fronte mentre correva come un forsennato verso la stanza perchè Jonghyun stava seduto sul davanzale interno della finestra con dei fogli fra le mani ed era tutto intento a leggere. Non appena Taemin spalancò la porta facendola sbattere con un tonfo contro il muro, il maggiore lo guardò allarmato.


    - Che cazzo Taemin! Volevi regalare la nostra porta a Jungshin e Shin?! - disse il moro alludendo alla violenza con cui il più piccolo aveva aperto la pesante porta in legno facendola cozzare contro il muro confinante con la camera di altri due ragazzi sul loro piano.


Taemin non rispose ma aveva il respiro affannoso.

Jonghyun lo scrutò per un attimo. Aveva un cipiglio preoccupato il suo amico.


    - Ehi, tutto bene? É successo qualcosa? - chiese abbassando i fogli che aveva fra le mani.


Ora che ce l'aveva davanti, Taemin non sapeva come dirglielo. Jonghyun ci aveva messo tanto per riprendersi dalla sua storia.


Lo guardò negli occhi.


Non voleva che soffrisse di nuovo ma doveva sapere. Ne aveva il diritto.


    - Hyung...- lo chiamò deciso il minore.


Jonghyun lo guardava.


    - Non so come dirtelo, non trovo le parole ma io credo che tu debba sapere...- mormorò Taemin con cautela.


Tuttavia le sue parole non ebbero la reazione che desiderava su Jonghyun che, dal canto suo, lo guardò ancora più preoccupato.


    - Di che stai parlando? - .


La domanda cadde nel vuoto.


    - Senti, devi stare calmo...io avrei voluto non dirtelo ma prima o poi lo avresti saputo...quindi...- balbettò Taemin in difficoltà.

    - Taemin, vuoi dirmi che sta succedendo? - sbuffò il maggiore che stava cominciando a perdere la pazienza.


Quella conversazione lo stava mettendo in ansia.


    - Jonghyun...è qui. L'ho visto con i miei occhi...è lui, proprio lui. - affermò deciso Taemin.


Al più grande fra i due non servì neanche sentire il nome. Aveva già capito a chi si riferiva.

Lanciò praticamente le carte in aria e sfrecciò fuori dalla stanza e giù per le scale. Taemin avrebbe voluto fermarlo ma non trovò la forza per chiamarlo né per seguirlo.


Jonghyun correva e non sapeva neanche lui perchè lo stesse facendo. Non perse nemmeno il tempo a chiederselo. La sua testa era completamente svuotata.

Girò l'angolo e per poco non s'imbattè in due figure familiari.

Una era una ragazza piccola e minuta con i capelli lunghi e neri.

L'altra era molto più alta della prima. Era un ragazzo magro, dai lineamenti delicati, gli occhi felini e le labbra piccole e rosee. I capelli castani erano bizzarri, rasati su un lato e con un grande ciuffo dall'altro.

Gli occhi felini s'ingrandirono alla vista di quel giovane dai tratti spigolosi e dal respiro affannoso.


Jonghyun era completamente immobile, se il suo petto non si fosse abbassato e alzato ritmicamente, avrebbero potuto scambiarlo per una statua di cera.


Era lui.

Kibum era tornato.


Era in carne e ossa davanti ai suoi occhi.


La ragazza guardava perplessa dall'uno all'altro.


    - Oh tu sei il ragazzo dell'altra volta! - esclamò entusiasta riferendosi al suo incontro con Jonghyun avvenuto in casa dell'amico del signor Jung.

    - Per caso vi conoscete già? - chiese poi ad entrambi.


Nessuno dei due aprì bocca né mosse un muscolo. Si guardavano dritti negli occhi senza nemmeno sbattere le palpebre. Era come se i loro sguardi discutessero in una lingua sconosciuta al resto del mondo. Era un contatto che non potevano spezzare.


A Kibum erano sempre piaciuti gli occhi di Jonghyun. Sapevano comunicare tante cose.


    - Si...ci conosciamo da tanto tanto tempo. - rispose Kibum spezzando il silenzio senza, tuttavia, interrompere il contatto visivo con il ragazzo.

    - Appunto per questo...dobbiamo dirci tante cose. - aggiunse sempre il più alto.



**


Jonghyun si meravigliò di se stesso. Era riuscito a stare solo in una stanza con Kibum senza montare su un teatro tragico o una commedia amara, dipendeva da quale sentimento avrebbe sputato prima fuori.

Invece non fu così. Restò impassibile e senza farsi venire il magone...quasi quasi cominciava a preoccuparsi per la sua salute psicofisica.


    - Allora Jonghyun...ti vedo bene. - disse Kibum bevendo un sorso della sua menta.

    - Anche io ti trovo bene...sei in forma. - notò il maggiore concentrandosi sul verde smeraldo della menta.


Erano entrambi seduti al tavolo nelle cucine, a quell'ora non c'era mai nessuno.


Jonghyun ogni tanto alzava lo sguardo verso Kibum e non poteva non trovarlo bellissimo anche più di prima.


    - Insomma...mi hanno detto che te la stai passando bene. Hai fatto stragi.- disse Kibum all'improvviso con un sorriso spento.


Jonghyun gli lanciò un'occhiata interrogativa.


    - Me l'ha detto Hye Jin...ti sei costruito una bella fama. Il tuo fascino ti precede. - spiegò il castano al ragazzo.

    - Chi diavolo è Hye Jin? - chiese allora Jonghyun.

    - La ragazza che era con me poco fa. - ripose Kibum - Te la sei fatta e non le hai chiesto nemmeno il nome?! - aggiunse poi con un sorriso obliquo.


Jonghyun si morse la lingua per non urlare. Dopo che se l'era svignata in grande stile, aveva anche il coraggio di rinfacciargli tutte le sue avventure con quel tono accusatorio?!


    - Non me la sono fatta. L'ho incontrata durante un'esibizione e per sbaglio anche. - rispose freddo il moro.


Kibum non battè ciglio e la cosa infastidì ancora di più Jonghyun.


Se sarebbe uscito fuori di lì senza commettere un omicidio o impazzire completamente, si sarebbe fatto prete.


    - Piuttosto, avventuriero tu che mi dici? E' andato bene il viaggio intorno al mondo sulla mongolfiera? Hai conosciuto persone interessanti? - chiese Jonghyun senza riuscire a nascondere il suo sarcasmo alla parola “avventuriero” e “mongolfiera”.


Kibum sorrise inspiegabilmente.


    - Ho fatto tante cose in questi mesi. Mi sono occupato di mia zia, ho fatto qualche viaggio, ho litigato con mio cugino Se Joo, mi sono trovato in situazioni spiacevoli e mi sono sposato. - raccontò Kibum senza dare troppa importanza a nessuna delle cose che stava dicendo.


Sposato.


Si era sposato.


Jonghyun pensava che sarebbe esploso come un vulcano ma così non fu e si complimentò con se stesso.


    - Sposato? - ripetè Jonghyun come se non avesse udito bene.

    - Si, avevo pensato di invitarvi al matrimonio ma poi ho cambiato idea...ho pensato che saresti venuto a ficcarmi la partecipazione in un occhio. - replicò tranquillamente l'altro.





Invitarmi al matrimonio...?






Il più grande ebbe l'impulso di afferrare la sedia alla sua sinistra e di romperla in testa a Kibum e lasciarlo tramortito di faccia sul tavolo.


Tuttavia non lo fece e Jonghyun si complimentò nuovamente con se stesso per i suoi nervi saldi.


    - Tutto avrei pensato meno che a un matrimonio...- commentò semplicemente stringendo forse troppo forte il bicchiere di vetro fra le mani.

    - Immagino che sia un po' uno shock ma è andata così. - disse l'altro vuotando il suo bicchiere – Sai, Hye Jin ha suonato alle mie nozze. - .


Quella semplice affermazione, gettata lì tanto per dire qualcosa scatenò una reazione improvvisa nel maggiore.

Jonghyun si era rotto le palle di complimentarsi con se stesso e tutti i suoi nervi erano saltati in aria come una pentola a pressione. Ne aveva abbastanza. Colpì il bicchiere che aveva di fronte così forte che cadde per terra e si frantumò in mille pezze e le schegge volarono dappertutto.


    - MI PRENDI PER IL CULO?! - urlò – SPARISCI SENZA UNA RAGIONE VALIDA, SCOMPARI DALLA FACCIA DELLA TERRA E ORA VIENI QUI A RACCONTARMI DEL TUO MATRIMONIO E DELLA TUA NUOVA VITA?! - .


Il cane di una delle cuoche seduto su un cuscino in un angolo della cucina sobbalzò e guaì piano.


    - Hai davvero pensato di invitarmi al tuo matrimonio? HAI ANCHE IL CORAGGIO DI DIRMELO?! E ORA TE NE STAI SEDUTO QUI A PARLARMI CON QUESTA CALMA INNATURALE COME SE FOSSIMO VECCHI COMPAGNI DI SCUOLA?! - .


Jonghyun stava letteralmente urlando mentre Kibum se ne stava zitto senza dire nulla.


    - Hai la minima idea di come mi sia sentito quando ho letto la tua lettera? Hai mai pensato per un momento che quello non era il modo esatto per lasciarmi? - aveva abbassato di poco la voce ma probabilmente tutto il pianoterra lo aveva sentito ma non gli importava.

    - E poi hai anche il barbaro coraggio di guardarmi con quello sguardo di cazzo mentre parli delle mie scopate e nel frattempo tu ti sei perfino sposato! - .


Kibum non sembrava disposto a controbattere. Non gli toglieva gli occhi di dosso e aveva un' espressione indecifrabile.


    - Matrimonio, viaggi, una tizia che suona il violino alle tue nozze...cos'altro?! Vuoi raccontarmi anche della prima notte di nozze? Non sto nella pelle per sapere i dettagli! Ah però non preoccuparti! Se avrai un bambino e lo chiamerai come me mi passerà tutto e potrai perfino nominarmi suo padrino, anzi mi offendo altrimenti. - mormorò velenosamente e ironicamente il moro.

    - Jonghyun...- sussurrò Kibum con aria stanca.

    - A proposito! Dov'è tua moglie? Perchè non l'hai portata? Potevamo fare una cena tutti insieme in giardino! Sarebbe stato divertente! - ringhiò ancora il ragazzo ignorando completamente ciò che voleva dirgli il più piccolo.

    - Che cosa ti aspettavi Kibum? Che ti sarei saltato al collo non appena ti avessi visto?! - .


Kibum sospirò.


    - Non è stato facile neanche per me. Però se ora tu mi lasci spiegare, ti racconterò tutto. Ti spiegherò il mio abbandono, il mio comportamento strano e questo matrimonio a cui non avevo intenzione di prendere parte. - sussurrò il più piccolo.

    - Hai tutte le ragioni del mondo per avercela con me. Però ora ti prego di ascoltarmi...tanto non ho fretta, sono qui per restare. - disse infine Kibum alzando gli occhi su Jonghyun.



Quando i loro occhi s'incontrarono di nuovo una luce strana attraversò i pozzi scuri dello hyung. Quelle ultime parole “ sono qui per restare” lo avevano colpito all'altezza dello sterno.


Era pronto a scoprire la verità.









          * Angolo di Natsumi213 *


Buon pomeriggio a tutti! ^_^
Questo era il sesto capitolo sul passato nonché il diciassettesimo della storia! ^^
Innanzitutto buon anno e buone feste fatte a tutti! ^_^ <3
Questo capitolo è pieno di emozioni diverse: c'è una piccola scena fluff fra Jonghyun e Taemin, Bea e Jinki che continuano a fare i piccioncini, Minho al suo primo appuntamento con la dolce ma non troppo (XD) Hyun Soo e il ritorno inaspettato di Kibum.
Nel mentre questa ragazza misteriosa che abbiamo scoperto avere nome Hye Jin, continua a comparire, anche se per poco, nella vita dei ragazzi, Kibum torna da Chul Moo e la prima persona con cui Jonghyun lo vede è proprio questa Hye Jin.
Anche Kibum è cambiato e ha tante cose da raccontare ma soprattutto da spiegare. Dopo il suo incontro con Jjong, in cui restano imbambolati a fissarsi, segue una conversazione innaturale fino a quando Jonghyun alla notizia del suo matrimonio esplode e inizia a urlare. Dopo il suo sfogo iniziale è pronto ad ascoltare il racconto e le reali motivazioni che hanno spinto Key ad allontanarsi e a cimentarsi in un matrimonio di cui non voleva sapere niente nemmeno lui. Tuttavia, animo! Kibum ha detto che è lì per restare...cosa accadrà adesso? XD Siete pronti a scoprire cosa è successo a Key durante la sua lontananza? Pazientate un po' e lo scoprirete! ^^
Una precisazione che molto probabilmente già saprete: *jagi è il diminutivo di “jagiya” che è una parola coreana affettuosa che sta per “tesoro”, “caro” e cose così. ^^
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! ^^
Ringrazio
InfiniteSweetLove e lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie mille! <3 <3 <3
Ringrazio tutti coloro che hanno/stanno leggendo la mia storia e coloro che l'hanno inserita fra le
seguite e le preferite! Grazie! <3 <3 <3
P.s. Sotto vi lascio l'immagine di Key con il nuovo look! XD
A presto! ^^
Kisses! :*









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Capitolo 18
*** 18. Il passato VII - Di amore, film horror, ubriacature moleste e vasche da bagno ***


                                             














18. Il passato VII – Di amore, film horror, ubriacature moleste e vasche da bagno




Hye Jin sedeva nella sua ampia camera da letto. Aveva avuto la fortuna o l'abilità, ognuno la vedeva a modo suo, di non dover condividere la stanza con nessuno. Stava seduta su una sedia di legno, resa comoda dal cuscino vermiglio che aveva posizionato sul sedile. Le gambe accavallate in modo femminile, solo quel semplice gesto...accavallare le lunghe gambe faceva perdere la testa ai ragazzi. Poi se proprio voleva che cadessero ai suoi piedi le bastava fare oscillare i lunghi e setosi capelli neri che le arrivavano all'altezza della vita. Se ne stava lì, sotto la luce del giorno, con un sorriso compiaciuto sulle labbra a filare. Probabilmente lì dentro era una delle poche se non l'unica in grado di sapere cosa fosse un arcolaio, a cosa servisse e come usarlo. Era una tradizione di famiglia, sua nonna lo aveva tramandato a sua mamma e sua madre lo aveva tramandato a lei. Era uno strumento antico a cui i giovani non badavano, non se ne interessavo ma a Hye Jin piaceva, lo trovava rilassante.

Aveva lasciato soli Kibum e Jonghyun a parlare. Una persona qualunque sarebbe stata curiosa di sapere cosa i due si stessero dicendo ma lei no. HyeJin sapeva perfettamente cosa si stessero dicendo. Era sempre stata diversa dalle altre ragazze. Hye Jin possedeva un dono.

La corvina sapeva perfettamente cosa si stessero dicendo senza doversi nascondere a origliare dietro le porte. Grazie al suo dono, lei lo sapeva e basta.

Si ricordava perfettamente della prima volta che aveva visto Kibum. Un ragazzo magro, dall'aria pensierosa, gli occhi felini e scaltri. Lo aveva trovato bellissimo, lì, poggiato contro uno di quei grossi e freddi pilastri di marmo. Era attratta da lui come da una calamita. Quando questo succedeva significava che quella persona era estremamente interessante. Era riuscito a farlo parlare quasi subito, d'altronde non aveva grandi interlocutori con cui farlo in quella casa. Era un ragazzo affascinante Kibum, la sua vita era interessante, piena di emozioni. Hye Jin non si era affatto pentita di essersi avvicinata a lui e di essersi fidata delle sue infallibili sensazioni.

Con il passare dei giorni e del suo soggiorno a casa Kim, si era sempre di più attaccata al ragazzo tanto da ritrovarsi a pensarlo sempre, costantemente anche quando si ritirava nella sua stanza. Era diventato il suo chiodo fisso. Nel suo letto pensava e ripensava a Kibum e ripercorreva la storia della sua vita fino a lì e lo trovava eccitante. Si nutriva della storia di Kibum e di quei personaggi che lei poteva solo immaginare, che popolavano gli avvenimenti che Kibum raccontava. Era come leggere un libro e fremere terribilmente per sapere il finale.




Jinki, Minho, Bea, Taemin e Jonghyun.



Quel Jonghyun attirava la sua attenzione. Un sera mentre si pettinava i capelli si scoprì a fantasticare su questo "famoso" Jonghyun. Si chiese che aspetto avesse, come fosse la sua voce, che modi avesse dal vivo.


Non ci diede troppo peso. Lo avrebbe scoperto presto perchè Hye Jin otteneva tutto quello che voleva. Conseguiva tutto ciò che si proponeva perchè lei era Hye Jin.



E poi lo aveva visto Jonghyun. Lo aveva osservato da lontano quella sera in casa dell'amico del signor Jung. Era bello, dannatamente bello e interessante quanto Kibum. Non aveva resistito e lo aveva abbracciato da dietro cingendogli la vita con le braccia sottili. Aveva potuto sentire anche la sua voce e notare quanto fosse ancora turbato per l'abbandono di Kibum.



Sorrise ancora.



Quel gruppo di ragazzi era interessante. Voleva osservarli più da vicino. Era curiosa di sapere come sarebbe andata a finire. D'altronde se il finale non le fosse piaciuto lo avrebbe cambiato perchè Hye Jin poteva.


Il suo lavoro era ultimato. Aveva finito di filare,

Si stiracchiò e sorrise compiaciuta.



**


Jonghyun era pronto. Voleva sapere tutto.


Guardava Kibum dritto negli occhi, senza più paura di vederci qualcosa che avrebbe potuto fargli male. Non era più il tempo di aspettare. Era stanco, spossato e ferito dalle sue azioni e dalle sue parole. Tamburellava con le dita sul tavolo, impaziente.


Kibum lo guardò per un attimo ma poi abbassò gli occhi sul tavolo fissandosi le gambe.

Sospirò.


    - Ti dirò tutto. - disse semplicemente.


Si alzò, afferrò la sedia e la posizionò affianco a Jonghyun poi vi si sedette sopra. Il bruno capendo le sue intenzioni si voltò versò il ragazzo dagli occhi felini. Voleva parlargli a quattrocchi senza niente che si frapponesse fra loro, neppure un misero tavolo.


    - Da dove inizio? Dalla mia partenza da qui. - disse con un soffio di voce.


    - Voglio che tu sappia che non ti ho mentito. Sono davvero andato via perchè mia zia aveva bisogno di me. Tutte le volte che mi chiamavi, non ti ho mai mentito. Tutto quello che ti raccontavo era vero. Anche quando ti dicevo che mi mancavi...sarei tornato da te anche il giorno dopo...- .


Jonghyun non sapeva davvero cosa dire. Nonostante la rabbia, quelle parole avevano sortito un certo effetto su di lui ma desiderava che Kibum continuasse il suo racconto.


    - Le cose sono cambiate da quel giorno in cui non ci siamo più sentiti. É successo qualcosa che mi ha costretto a lasciare tutto quello che mi ero costruito. Mi presi qualche giorno per valutare quello che era meglio fare e quando ho deciso che ti avrei lasciato, ti ho scritto quella lettera. Probabilmente avrai pensato che sono un codardo che non ho avuto il coraggio di mollarti di persona ma temevo che se ti avessi visto non sarei più andato via o tu non avresti creduto a nessuna delle mie parole. - .


    - Non ti nascondo che ho pensato di tutto quando ho letto quelle parole ma non perdiamo il filo del discorso...voglio ascoltare la tua storia, ho aspettato tutto questo tempo. - replicò Jonghyun muovendo nervosamente la gamba destra.

    - Hai ragione. Non mi dilungherò allora. Ti dirò ciò che accaduto. - disse deciso Kibum.

    - Mia zia cominciava effettivamente a stare meglio, i miglioramenti erano evidenti. Non potevo che gioire di ciò per un duplice motivo: mia zia stava tornando in salute e io sarei ritornato alla mia vita, lontano da quel luogo in cui non avevo più nulla da fare e soprattutto dalle visite settimanali di Se Joo con cui non facevo che litigare ogni volta che incrociavamo gli occhi. A proposito, è diventato davvero terribile...quel brutto scherzo che gli avete tirato, non gli ha giovato affatto! - esclamò poi, come ricordandosi qualcosa di estremamente importante – Ad ogni modo, ti dicevo, mia zia stava bene ed io ero pronto a partire. Tuttavia, non avevo fatto i conti con chi non desiderava la mia partenza. Vedi, ti sembrerà una cosa stupida ma mio zio aveva una "proposta" per me. - e qui mimò le virgolette con le mani.

    - Mi chiese con il suo tono arrogante di conoscere e uscire qualche volta con una ragazza, una ragazza di brava famiglia, una signorina adorabile, a detta sua. Nonostante cercassi di nascondere il mio nervosismo per il suo tono sfacciato, rifiutai educatamente e gli dissi che dovevo partire perchè avevo da fare ma come avrai intuito, a mio zio la mia risposta non piacque e insistette così tanto che io sbottai e iniziai a urlare. Sapevo perfettamente quello che stave cercando di fare e il fatto che cercasse di farmi scemo come se io non sapessi dove voleva andare a parare, mi mandò fuori di testa. Tu sai Jonghyun che la mia famiglia è così arida e piatta. Le cose funzionano solo in un verso e o è tutto bianco o tutto nero e nessuno è davvero felice della vita che conduce o che ha condotto. - .


Kibum s'interruppe e si alzò per prendere un bicchiere d'acqua.

Jonghyun lo seguiva con lo sguardo e lo scrutava mentre in piedi vicino la cucina si riempiva il bicchiere di acqua cristallina.


La famiglia Kim era sempre stata abbastanza rigida e retrograda. Kibum gli aveva raccontato qualche annedoto e gli ripeteva spesso quanto odiava le riunioni di famiglia da quando il padre non c'era più. Non c'era nessuno che pensasse o scegliesse con la propria testa. Nessuno che fosse felice, nessuno che aveva sposato qualcuno perchè lo voleva davvero. L'unico che ci era riuscito era suo padre, morto prematuramente. Probabilmente lo zio voleva che sposasse quella ragazza per il "bene" della famiglia o per qualche resoconto di qualche genere.


    - Penso che avrai già capito cosa sto per raccontarti. Mio zio voleva che sposassi quella tizia sconosciuta dopo averla vista qualche volta perchè era un buon partito, era ricca e io ero l'unico single, almeno questo è quello che pensava lui, della famiglia. - narrò Kibum posando il bicchiere nel lavabo – devi sapere che da quando mio padre è morto, mio zio e sua sorella sono diventati i miei tutori non essendo vivi neanche più i miei nonni. Di conseguenza, questo matrimonio avrebbe fatto risplendere l'immagine della famiglia e mio zio avrebbe avuto ovviamente i suoi benefici. Tuttavia, io non mi rassegnavo...non volevo mollare, non volevo permettergli di distruggere la mia vita. Non volevo piegarmi e non l'avrei fatto se...- s'interruppe nuovamente.


Aveva lo sguardo lucido puntato sulla finestra.

Jonghyun avrebbe voluto riscuoterlo.


    - Kibum? Stai bene? - gli chiese lanciandogli uno sguardo preoccupato.


Il ragazzo si voltò lentamente verso di lui, di tre quarti e sorrise debolmente.


    - Si, scusa...- mormorò.

    - Ti stavo dicendo...l'avrei mandato al diavolo se non mi avesse ricattato. Se non mi avesse minacciato utilizzando mia zia. É vero che mia zia stava meglio ma resta comunque cagionevole di salute, l'età inizia a farsi sentire. Mio zio sa quanto io tenga a lei e mi disse che se mi fossi rifiutato di accettare la sua proposta e fossi partito l'avrebbe abbandonata in una clinica senza più badare a lei e non avrei più avuto la possibilità di rivederla. Sarebbe stato in grado di farla passare per pazza...mio zio è un uomo molto influente, purtroppo. Sapevo che diceva sul serio, che lo avrebbe fatto davvero e non potevo ignorarlo per quanto avrei voluto. - rivelò il ragazzo tornando a sedersi sulla sedia.


Jonghyun era esterrefatto. Che razza di uomo era lo zio di Kibum?


    - Cosa?! Mi stai dicendo che tuo zio farebbe una cosa del genere a sua sorella? - espose Jonghyun la sua costernazione.

    - Mio zio è capace di molto peggio, te lo assicuro. Comunque mio zio e la zia non sono mai stati legati, anzi passano buona parte del tempo litigando. Vedi, in realtà mia zia è la sua sorellastra, non hanno la stessa madre. Il fatto è che mia zia è di parecchi anni più grande di lui e non si sono mai piaciuti mentre con mio padre era tutta un'altra storia. La zia e papà erano legatissimi. - spiegò Kibum alla faccia disgustata e sprezzante del più grande.


    - Non avevo altra scelta. Non potevo abbandonarla dopo tutto quello che aveva fatto per me. Non me lo sarei mai perdonato quindi, a malincuore, scelsi di rinunciare a tutto quello che mi ero conquistato e da quel momento iniziò il mio personalissimo inferno. - .


Jonghyun ebbe quasi a dispiacersi per l'orribile famiglia in cui il ragazzo era stato costretto a vivere.


    - Ti dicevo, acconsentì al matrimonio con quella donna di cui non avevo mai visto nememno il volto. Tuttavia, mio zio per sincerarsi che non avrei provato a svignarmela insistette perchè ci trasferissimmo tutti nella tenuta di famiglia a est del paese. Un posto ancora più noioso della nostra casa abituale. Lì vidi per la prima volta mia moglie, un pò viziata e capricciosa e la cosa mi infastidì ancora di più del matrimonio combinato in sè. Tuttavia, conoscendola meglio non era poi cattiva ma un bel pò immatura. In sintesi, non mi piaceva. Nei giorni precedenti al mio matrimonio conobbi Hye Jin, la violinista. È stata l'unica che è riuscita a tirarmi un pò su il morale. É davvero una ragazza speciale, mi ascoltava quando ne avevo bisogno. É diventata una mia cara amica. In realtà, era stata ingaggiata per suonare al matrimonio e in una delle prove generali ci hanno presentato. Ha un non so cosa di speciale Hye Jin...sembra in grado di leggerti dentro... - Kibum sussurrò le ultime parole come se il suo sguardo fosse stato rapito da una presenza invisibile, come se ci fosse dell'altro dietro le sue parole.


Tuttavia Jonghyun non ci diede molto peso. Era più interessato alla storia in sè.


    - Alla fine comunque ho sposata la ragazza capricciosa e abbiamo fatto un bel viaggio di nozze, ho visitato parecchi paesi salvo poi tornare a tediarmi in quella villa di pessimo gusto e a condurre una vita che non era la mia. Non c'era giorno che passasse senza che pensassi a te...- mormorò poi con un'ombra di tristezza negli occhi – Poi, fortunatamente mia zia scoprì tutto sentendomi un giorno parlare con mia moglie. Scoprì l'inganno di mio zio e andò su tutte le furie. Non voleva che io, così giovane, sacrificassi la mia vita per lei quindi decise poi di andarsene, di lasciare la Corea per sempre. É andata a stare da una cugina, a Parigi e io sono finalmente libero. Ho chiesto il divorzio anche se le trattative sono un pò lunghe. Alla fine quello che conta è che sono di nuovo a casa. - Kibum concluse il suo racconto e Jonghyun non sapeva proprio cosa dire.


Nel suo piccolo, il maggiore non si sarebbe mai immaginato una storia simile. Non avrebbe mai pensato che dietro il suo abbandono ci fosse un racconto simile. Notò che Kibum non aveva nessun anello all'anulare sinistro e questo lo risollevò. La cucina era caduta nel silenzio più fitto mentre entrambi si chiedevano che cosa sarebbe accaduto.


    - Perchè sei tornato? - .


Le parole di Jonghyun lasciarono la sua bocca prima ancora che avesse il tempo di pensarle in un ordine giusto.

A quella domanda Kibum rimase sorpreso.


Per te.


Pensò ma poi si diede dell'egoista. Che diritto aveva di tornare lì e avere anche la faccia tosta di dire a Jonghyun che lo rivoleva indietro.


    - Perchè il mio posto è qui. - ripose invece il castano.

    - Perchè non me l'hai detto? Perchè non mi hai detto che avevi bisogno di aiuto? Perchè mi hai mentito? - .


Tutte le domande di Jonghyun arrivarono dritte al cuore di Kibum come frecce scoccate con maestria e affondavano sempre più dentro, sempre più a fondo di quel muscolo involontario ogni volta che gli occhi del più grande lo scrutavano e lo spogliavano della sua armatura e delle sue sicurezze.


    - Non volevo metterti in una brutta situazione vista anche la presenza di Se Joo. Non volevo che tu facessi qualcosa di stupido. - gli confessò con un filo di voce Kibum.

    - Perchè tu non hai fatto qualcosa di stupido allontanandoti in quel modo? - lo attaccò con asprezza la voce di Jonghyun.

    - Meglio io che tu. E poi, si trattava della mia famiglia, dovevo vedermela io...c'era poco che potessi fare tu. - gli rispose freddamente il più piccolo – Poi, se proprio vuoi saperlo, temevo che le mani di mio zio potessero soffocare anche te...quell'uomo è capace di tutto e se ti avesse fatto del male non me lo sarei perdonato. - aggiunse poco dopo con voce spenta.


Jonghyun non sapeva se voleva prenderlo a schiaffi o se volesse stringerlo a sè così forte da togliergli il respiro. Era combattuto, diviso a metà. In realtà non fece nessuna delle due cose ma si alzò dalla sedia, posò il bicchiere di Kibum in cui c'era la menta nel lavabo e disse:


    - Credo che agli altri farebbe piacere rivederti. - .


Jonghyun si odiò maledettamente per avere sprecato tempo per dire una frase così insulsa mentre poteva impiegarlo per togliere il fiato a Kibum con quel bacio che le sue labbra fremevano per dargli. Però Jonghyun, che non era mai stato razionale in vita sua, quel giorno lo fu e quello stesso giorno ebbe paura. Un sentimento che con la ragione non aveva avuto mai nulla a che fare il più delle volte. Jonghyun sorrise amaramente con lo sguardo piantato sulla maniglia della finestra. Si sentiva stupido e confuso. Aveva paura di avvicinarsi ancora a Kibum per il timore di vederlo scappare via di nuovo, aveva paura di rovinare qualcosa se lo avesse baciato in quel preciso istante. Sentiva che non era il momento, che Kibum aveva bisogno di stabilizzarsi.


...o forse sei tu che ne hai bisogno?



Gli sussurrò una voce maligna nella sua testa. La scacciò e si diresse verso la porta quando la voce di Kibum lo bloccò.


    - Mi dispiace...- disse il castano.


Jonghyun non si voltò e uscì dalla stanza.



**



Il giorno seguente, Kibum raccontò la medesima storia al resto dei ragazzi che ne rimasero sconvolti quanto Jonghyun. Bea lo abbracciò forte alla fine del racconto e gli disse che adesso non doveva più preoccuparsi di nulla. Quando il discorso dirottò verso altri argomenti, Jonghyun si alzò e uscì sul balcone. Si trovavano nella stanza di Jinki e Minho, si erano tutti riuniti lì quel pomeriggio con lo scopo di parlare con Kibum.

Jonghyun si era poggiato con i gomiti sulla ringhiera di marmo e aveva gettato la testa all'indietro con lo sguardo rivolto verso il cielo. Era una bella giornata, il caldo cominciava a farsi sentire e il cielo era luminosissimo. Chiuse gli occhi e si beò della tranquillità che vigeva all'esterno. Dovevano essere più o meno le quattro, a quell'ora c'era sempre silenzio. Il caldo tepore che proveniva dal sole gli riscaldava il volto e sembrava soffiargli sulle palpebre chiuse. Udì dei passi avvicinarsi a lui ma non riaprì gli occhi, non ne aveva voglia.


    - Ti fa caldo dentro? - chiese quella voce così familiare che l'avrebbe riconosciuta perfino se avesse avuto problemi di udito.

    - No, volevo solo stare un pò fuori. Mi piace il silenzio che c'è a quest'ora...specialmente l'estate. - rispose Jonghyun.

    - Sei sempre stato strano, fin da bambino. - replicò quella voce mentre avvertiva il suo proprietario poggiarsi, come lui, alla ringhiera.


Il ragazzo aprì un solo occhio, il sinistro e guardò il suo "visitatore" con un mezzo sorriso sulle labbra.

Jinki lo stava fissando.

    - Senti chi parla! Non eri tu quel bambino che rapiva i conigli della prateria vicino casa per dipingerli su tela?! - lo sbeffeggiò Jonghyun.

    - Si e tu mi aiutavi! - gli ricordò il maggiore dandogli una leggera spallata che fece ondeggiare il minore.

    - E poi io li trattavo bene, tu scacciavi gli uccelli! - lo rimbeccò ancora Jinki.

    - E ci credo! Pensavano che il balcone del secondo piano fosse un bagno pubblico, la mia povera tata era già abbastanza anziana all'epoca, pulire quel balcone tutti i santi giorni non era uno scherzo per lei! - si difese Jonghyun.

    - A proposito, con questo nuovo taglio Kibum mi ricorda un uccello!-esclamò poi Jinki mentre scrutava nella stanza.


Jonghyun sorrise.


    - Si, una calandrella...sarà il castano che si è fatto o anche perchè è molto magro. - ribattè scrutando il ragazzo nella stanza.


Dal punto di vista di Jonghyun e Jinki, lì piantati sul balcone, guardare nella stanza era come ammirare un quadro, la cui cornice era la porta del balcone spalancata. La scena che si presentava agli occhi dei due ragazzi era abbastanza imbarazzante. Bea era salita in piedi sulla scrivania attaccata al muro spostando di lato le illustrazioni del fidanzato e si atteggiava a grande diva. Poco dopo Kibum la raggiunse sul tavolo dandosi arie da vip mentre Taemin fingendosi fotografo, fotografava entrambi con una poco convincente macchina fotografica che era in realtà il portafoglio di Jinki. Tutto questo sotto lo sguardo seccato di Minho che cercava di parlare a telefono.


    - Effettivamente, ora che mi ci fai pensare l'idea di stare qui sul bacone non è poi così male...- commentò Jinki perplesso dalla scena.

Jonghyun rise.

    - Forse dovresti dire a Taemin di girare il tuo portafoglio se non vuoi che te lo svuoti sul pavimento. - gli suggerì il bruno con un'espressione divertita.

Solo allora Jinki notò il suo povero portafoglio nelle mani del più piccolo di tutti.


    - Taemin! Metti giù il portafoglio che lo stai tenendo sottosopra e tu Bea, se cadi dal tavolo non voglio sentirti lamentare! - gridò Jinki ai due che per tutta risposta risero.

    - Tranquillo, hyung! La tengo io! - ribattè Kibum che nel frattempo era sceso dal tavolo e aveva sollevato Bea da sotto le ginocchia.

    - Allora si che stiamo freschi! - fu l'ennesimo commento di Jinki.


Quei tre erano davvero così felici di essere di nuovo tutti insieme che se la stavano spassando come se fossero dei bambini. Kibum lasciò cadere Bea sul letto mentre Taemin importunava Minho al telefono.

Jinki scosse il capo e poi si voltò verso Jonghyun che aveva gli occhi fissi su Kibum. Lo guardava con lo stesso sguardo di sempre.


    - Jjong, come va con Kibum? - chiese allora.

    - Non lo so...non so che fare. - borbottò.

    - Riguardo a cosa? - .


Gli era sembrato strano che effettivamente Jinki non gli avesse ancora chiesto niente.


    - A tutto. Ieri abbiamo parlato ma io non so cosa fare. Sono felice che sia tornato ma ho paura di avvicinarmi a lui. La separazione mi ha procurato una ferita così profonda che non si è ancora rimarginata. - sussurrò Jonghyun dando le spalle alla stanza.

    - Le domande da porsi non sono molte...vuoi tornare con lui? - gli chiese Jinki a bruciapelo.

    - Mi chiedi se voglio tornare con lui? Ho voglia di afferrarlo e baciarlo per ore ogni volta che i miei occhi cadono su di lui. - rispose sinceramente Jonghyun senza vergogna alcuna.

    - Allora lo prendo come un si. - sorrise Jinki sollevato dalla risposta – e allora cos'è che ti preoccupa? - .


Jonghyun posò lo sguardo sulle siepi sotto di loro e le fissò intensamente quasi sperando di caderci dentro.


    - Te l'ho detto. - disse dopo un pò – ho paura che possa allontanarsi da me di nuovo o che a causa della distanza, non riesca più a provare gli stessi sentimenti di prima, che sia ferito da tutta quella specie di "corte" che mi gironzolava intorno durante la sua assenza e per questo non voglia interferire, che non si fidi abbastanza di me...- la voce di Jonghyun si spense lentamente come se la lista fosse troppo lunga.

    - Sono convinto che Kibum ti ama e non ha mai smesso di farlo proprio come te, nonostante la tua "corte". - ribattè Jinki mimando con le mani le virgolette.

    - E se così non fosse? Se quello che proviamo fosse solo nostalgia di qualcosa che non può tornare, se fosse solo abitudine? - confutò Jonghyun voltandosi verso Jinki.

    - E se invece fosse paura? Tu non vuoi soffrire più e non vuoi che lui soffra così come Kibum non vuole più soffrire e non vuole che tu soffra. É normale Jonghyun, la sofferenza è una delle paure più grandi ma se vuoi sapere come la penso io, per amore vale la pena rischiare. - replicò serio Jinki.


Come al solito, il maggiore aveva colpito nel segno.


E lui se la sentiva di rischiare?


Si voltò di nuovo verso la stanza e guardò di nuovo Kibum.



Si. Ne valeva decisamente la pena.


    - Vale la pena e tutti i disagi. - disse Jonghyun voltandosi di nuovo verso Jinki – però non voglio soffocarlo...- .

    - E non devi farlo. Vedrai, sarà una cosa graduale e andrà tutto bene. - gli sussurrò il castano.



Jinki aveva ragione. Sarebbe andato tutto bene, loro due si amavano...non si sarebbero arresi senza riprovarci.

In quel momento arrivò Bea che si schiantò letteralmente contro la schiena del fidanzato.


    - Jagi, stasera ci vediamo un altro horror? - gli chiese contro la nuca.

    - Basta con questi maledetti horror! Non ne posso più! - esclamò Jinki sfinito roteando gli occhi al cielo.


Jonghyun guardò la ragazza perplesso.


    - Ti piacciono davvero gli horror? - chiese sorpreso.

    - Si, io adoro gli horror. - rispose Jiwon con aria sognante ignorando i contrariati schiocchi di lingua del fidanzato.

    - Non lo avrei mai detto! - replicò Jonghyun divertito.

    - Lo so , sembra una ragazza tanto carina e dolce ma è una piccola maniaca a cui piace vedere i muri imbrattati di sangue! É la cosa peggiore è che costringe anche me a guardarli! - si lamentò lo hyung.

    - Fa così perchè ha paura! - lo stuzzicò con nonchalance Bea.

    - Non ho paura ma mi secca vederli invece di dormire! - sbottò acido Jinki spingendo la fidanzata con una schienata e interrompendola mentre si divertiva a torturargli i fianchi.

    - Va bene, allora me li vedo con Taemin che apprezza! - esclamò la ragazza indicando il più piccolo che era appena uscito sul balcone.

    - Cosa apprezzo? - chiese Taemin raggiungendoli.

    - Il fondoschiena di quella che ha la stanza sopra la nostra!- rispose Jonghyun causando le risate di Jinki e Bea.


Il più piccolo gettò un'occhiataccia con broncio annesso al suo compagno di stanza.


    - No, dicevo a Jinki che i film horror me li vedo con te visto che tu apprezzi. - disse Bea.

    - Ah, volentieri! Perchè, a te non piacciono hyung? - chiese il più piccolo.

    - No è che non ne posso più. - rispose sconfitto Jinki.

    - Capito, però hyung...potrei apprezzare anche la piccola Jiwon se tu non ci sei! - scherzò Taemin con un sorriso divertito.

    - Io invece penso che apprezzerai anche la siepe che ti caverà un occhio fra cinque secondi esatti. - lo minacciò Jinki indicando il giardino sotto di loro.

Taemin e Bea risero alla risposta poco gentile del più grande.


    - Forse ho sbagliato ragazzo! Dovevo mettermi con te! - disse Bea abbracciando Taemin.

    - Lo so, scappiamo e sposiamoci e lasciamo gli hyung qui a sbrogliarsela da soli. - replicò il ragazzo mentre ricambiava l'abbraccio della castana.


Entrambi guardavano Jinki divertiti aspettando una sua reazione. A Jonghyun i loro siparietti divertivano da morire.


    - Non si capisce che sto ignorando entrambi?! - disse Jinki disinvolto rivolto a Jonghyun.

    - Così non c'è gusto! - si lamentarono i due pessimi e finti amanti.

    - Provate gusto a ferirmi? Ho un amico e una fidanzata pessimi! - sbottò Jinki fingendosi offeso.


Nel mentre Bea correva dal suo ragazzo per riempirlo di baci a stampo uscirono fuori anche Kibum e Minho.


    - Che fate? - chiese Minho avanzando con le mani in tasca.

    - Niente, stavano prendendo in giro Jinki hyung! - rispose Jonghyun indicando il gruppetto con il capo.

    - Allora, basta adesso! Non iniziamo a girare i film porno sulla ringhiera del balcone! - esclamò Taemin divertito in direzione della coppietta solo per il gusto di infastidirli.

    - Esagerato! - gli disse Bea staccandosi dal fidanzato – erano dei bacetti a stampo. - .

    - Si, lingue a stampo. - la corresse Taemin.



Kibum scoppiò a ridere.


    - Tae, sei tremendo! - esclamò poggiando il braccio sulla spalla di Minho.

    - Sono la bocca della verità! - sussurrò candidamente il minore.

    - Mi siete mancati...- mormorò Kibum senza perdere il sorriso.


Jonghyun volse lo sguardo verso Kibum non appena lo udì ridere. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva udito la sua risata? Si accorse di come gli era mancata perfino quella.

Per un attimo il castano incrociò il suo sguardo e sentì le viscere contorcersi nello stomaco.



**



Jonghyun aveva pensato che le parole di Jinki erano giuste e veritiere ma mettere la cosa in pratica era difficile.

Era ormai sera e se ne stava seduto o meglio stravaccato su uno dei divanetti della sala rossa, chiamata così a causa dei suoi colori. Era una sala costruita interamente per rilassarsi e passare un pò di tempo con gli amici.

Quella sera, l'unico fra di loro a esibirsi era stato Minho con gli altri mangiafuoco. A vedere l'esibizione era venuta una ragazza con cui Minho si frequentava da poco, si chiamava Hyun Soo ed era carina ed educata. Era finito da poco lo spettacolo del Choi e i ragazzi si erano tutti spostati nella sala rossa dove Hyun Soo parlava animatamente con Minho e si toccava nervosamente i capelli. D'altronde, il ragazzo era ancora con la divisa che aveva utilizzato per l'esibizione. Indossava una giacchetta nera e rossa che si era tolto prima di entrare in scena. Tuttavia, la giacchetta non era abbottonata tutta e s'intravedevano i duri pettorali scolpiti da cui era difficile distogliere l'attenzione.


    - Hyun Soo, ti presento un altro mio amico, Kibum. - disse Minho non appena il castano si avvicinò ai loro divani, si era allontanato per parlare con delle vecchie conoscenze.

    - Sei la sua ragazza? - chiese Kibum dopo averla salutata educatamente.


Hyun Soo, per tutta risposta, scoppiò in una risata nervosa ma Minho molto lucidamente rispose: - Quasi. - e rivolse alla fanciulla un sorriso sincero.

Hyun Soo sentì le guance riscaldarsi mentre Taemin dava una gomitata nelle costole di Minho con aria compiaciuta.

    - Siamo usciti insieme qualche volta...- rispose timidamente a Kibum.

Le ragazze che costituivano il "fanclub" di Minho restarono attonite nel vedere la ragazza e non fecero altro che bisbigliare e lanciarle occhiate di disapprovazione per tutta la serata.


    - Lasciale perdere! Sono quattro oche starnazzanti! - le disse Jiwon quando si accorse che Hyun Soo guardava perplessa il gruppo di ragazze.

    - Fanno sempre così? - chiese.

    - Si ma Minho non le ha mai considerate più di tanto. - rispose Bea con un sorriso.


In quel momento si avvicinò uno dei ragazzi con cui Minho si esibiva e rivolse un largo sorriso a Hyun Soo.

    - Ti sei fatto la ragazza? - chiese malizioso.

    - Si chiama Hyun Soo. - rispose Minho ignorando la domanda – Hyun Soo-ah, lui è un mio compagno di team, Tae Hoon. - .

    - Piacere di conoscerti Hyun Soo. Scusami se non mi sono presentato prima. Comunque non ti dispiace se ti rubo il principe ranocchio, vero? - disse poi Tae Hoon alludendo a Minho.

    - Piacere mio. Comunque se è per poco no, fai pure. - rispose con fermezza ma con un sorriso gentile la ragazza.


Minho rimase sorpreso dalla sua risposta. La guardò per un attimo e poi le sorrise a sua volta.


    - Visto? Sono ricercato, quindi spicciati! - esclamò Minho e alzandosi in piedi si chinò su Hyun Soo.

    - Ci vediamo fra poco. - le sussurrò e le diede un bacio sulla tempia prima di andare via con l'altro ragazzo.

    - Jonghyun! - lo salutò Tae Hoon passandogli vicino e rifilandogli una sonora pacca sulla spalla.


Il ragazzo ricambiò con un cenno della mano mentre pensava a come accidenti riavvicinarsi a Kibum, cosa dirgli.



Aish! E pensare che la prima volta che l'ho visto mi stava sul cazzo!


Si disperò mentalmente Jonghyun scompigliandosi i capelli nervoso.

Si girò verso destra e notò che Hyun Soo lo stava guardando con un cipiglio perplesso, il bruno le sorrise di rimando. Non voleva che la nuova/futura ragazza di Minho pensasse che era uno svitato.


Nel mentre era perso nei suoi pensieri sentì delle mani posarglisi sulle spalle. Jonghyun, preso alla sprovvista, sussultò. Si voltò e vide una delle ragazze che gli svolazzavano sempre intorno in compagnia di altre due amiche. Ci mancavano solo loro e tra l'altro erano pure ubriache.


    - Oppa, ti vedo strano...non ti senti bene? - chiese quella strascicando ogni parola.


Bene, se perfino una ubriaca capisce che stasera sono strano, sono proprio antisgamo.


Pensò Jonghyun seccato.


    - Effettivamente no. - rispose freddo lui cercando di scrollarsi le sue mani di dosso.

    - Io posso aiutarti a stare meglio. - gli sussurrò quella all'orecchio.

Jonghyun assunse un'espressione infastidita.

    - Non credo...- mormorò di rimando.

    - Oppaaaaaaaaaaaaaaaa...- squittì un'altra sedendoglisi vicino e iniziando ad accarezzargli una gamba fino a risalire su per accarezzargli gli addominali coperti dalla maglia.


La terza ragazza invece si chinò e gli nascose il volto nel collo arpionandogli un braccio. Per Jonghyun era davvero troppo.


    - Quale parte di "no" non vi è chiara?! - gridò seccato facendo sobbalzare le tre ragazze ubriache e una per non cadde dal divano.


Jonghyun le conosceva tutte e tre, da sempre. Non aveva mai legato con loro, anche quando si era lasciato con Kibum, non gli era mai passato per la testa di andarci a letto insieme, loro ci provavano spudoratamente anche da sobrie ed ora che erano ubriache la cosa era quadruplicata. Erano conosciute per essere abbastanza facili ma Jonghyun non aveva mai detto nulla di male su di loro, le ignorava e basta. Aveva fatto conquiste è vero ma restava comunque un tipo selettivo lui e quelle tre non gli erano mai andate a genio.

Anche gli altri si erano girati a guardare. Hyun Soo assunse un'espressione indecifrabile.

    - No, non fraintendere! Jonghyun non fa le cose a tre o a quattro...che io sappia! Sono quelle tipe che sono un pò... insistenti. - le spiegò a bassa voce Jiwon.

    - No, tranquilla...si vede. - ribattè la ragazza rivoltandosi verso il gruppetto.


Kibum poi all'improvviso si alzò e raggiunse Jonghyun.

    - Posso unirmi? - chiese ironico.

Jonghyun lo guardò per un attimo.

    - Era una battuta? - chiese alzando un sopracciglio.

    - Ti sono venuto in soccorso testa di cavolo. - lo rimbeccò acidamente il più piccolo sedendosi accanto a lui.

    - Ma lo sai che sei carino anche tu? - sussurrò una delle tre ragazze quasi sdraiandosi addosso a Kibum per guardarlo meglio.

    - Davvero? Grazie. Io però gradirei che non mi respirassi troppo in faccia...hai l'alito che sa di cherosene. Forse hai bevuto troppo. - rispose Kibum senza farsi troppi problemi.


Jonghyun proprio non ce la fece a trattenrsi e scoppiò a ridere.

    - Ma non l'hai riconosciuto? É Kim Kibum, quello che aveva la frangetta colorata. The golden Key. - disse la ragazza che aveva ripreso a molestare le spalle di Jonghyun.

    - Ah si, il ballerino strano! - esclamò l'altra dopo averci pensato per cinque minuti buoni.

    Poi scoppiò a ridere accasciandosi sul bracciolo.

    - Te la faccio passare perchè sei ubriaca, tesoro. - sbraitò quello inacidito – Comunque se non vi dispiace, io vorrei parlare solo con Jonghyun.- aggiunse subito dopo.

    - Key, stai davvero chiedendo il permesso a tre tizie ubriache?! - chiese allibito il maggiore.

    - Cosa vuoi che faccia? Che le getti dal balcone per farle smettere di impastare con le nostre SPALLE?! - gracchiò il castano nel tentativo di scrollarsi la tizia di dosso che lo aveva trovato interessante e che ora stava fissando intensamente nel colletto della camicia di Kibum come per scovarci qualcosa mentre con l'altra mano gli cingeva la vita. Jonghyun avrebbe voluto mozzargliela quella mano.


    - Senti, non mi ricordo come cazzo ti chiami ma giù le mani! - esclamò Kibum spingendo delicatamente la ragazza.

Quella sbuffò arrabbiata e poi si buttò letteralmente sul bracciolo e non gli rivolse più la parola.


    - Eun Soo, ferma! Come te lo devo dire? Lasciateci soli perfavore! - sbottò Jonghyun afferrando le mani della ragazza e allontanandole con un gesto secco dalle sue spalle.

    - Mi hai fatto male... - piagnucolò quella.

    - Non ti ho nemmeno toccata! - esclamò esterrefatto Jonghyun.

    - Lasciala perdere! É ubriaca, se le chiedi il nome non sa nemmeno risponderti! Andiamo, voglio parlarti! - disse Kibum e afferrato Jonghyun per il braccio si diresse fuori dalla sala.

Lo portò in camera sua, il ragazzo con cui condivideva la camera non c'era, così potevano parlare in santa pace.

Kibum chiuse la porta a chiave.

    - Non voglio che nessuno ci disturbi. - disse poi andandosi a sedere sul suo letto.

Jonghyun lo imitò.

    - Dimmi tutto quello che vuoi, quello che pensi. Prima praticamente ho parlato solo io...tu al massimo hai urlato. Sono a tua completa disposizione. - disse poi Kibum.



Da dove avrebbe iniziato Jonghyun?


    - Ho molto da dirti...- .

    - Abbiamo tutta la notte! - disse il minore facendo spallucce.

    - Kibum...ho bisogno di fare una cosa prima però. -

    - Cosa? Di mangiare? Di bere? Effettivamente non hai toccato cibo. - mormorò l'altro già pronto a mettersi in moto per procurargli quello di cui aveva bisogno.

Jonghyun sorrise. Lo aveva osservato per tutta la serata.

Ora che erano soli in quella stanza il cuore gli batteva all'impazzata. Jinki aveva ragione. In amore si rischia tutto.


Kibum lo guardava in attesa che lui dicesse qualcosa ma Jonghyun scattò in avanti e lo aggredì letteralmente facendolo cozzare contro la testata del letto. Carpì le labbra del più piccolo e lo baciò con impeto. Era da così tanto tempo che desiderava farlo. Avrebbe voluto essere delicato ma proprio non ce la fece. Kibum era come ossigeno per lui, ne aveva un dannato bisogno, gli era necessario. Morse il labbro inferiore del più piccolo e poi gli passò la lingua sopra. Forse gli aveva fatto un pò male ma a Kibum non era dispiaciuto. Il ragazzo, sulle prime, era rimasto imbambolato ma poi aveva risposto con entusiasmo al bacio. Cinse le spalle di Jonghyun e premette con la lingua per entrare nella sua bocca. Jonghyun lo lasciò fare e loro lingue s'intrecciarono insieme di nuovo, dopo così tanto tempo. Jonghyun poteva avvertire il respiro affannoso di Kibum sul suo volto e lo strinse ancora di più a sè mentre una mano di Key affondava nei suoi capelli ma poi Jonghyun si bloccò.


    - Mi dispiace...- sussurrò Jonghyun con il respiro affannoso staccandosi da lui.

    - E per cosa? - .

    - Perchè mi ero ripromesso di non soffocarti, di non starti addosso...invece è proprio quello che sto facendo. - .

    - Se non l'avessi fatto tu, l'avrei fatto io. - sibilò Kibum poggiando la fronte contro la sua.

    - Forse stiamo correndo...dovremmo parlare prima. - sussurrò Jonghyun.

    - Secondo me ti stai agitando...che ne dici se riempio la vasca e ci immergiamo? Rilassa e aiuta molto. - propose Kibum alzandosi e allungando una mano verso il ragazzo.

Jonghyun lo guardò. Era serio.

    - Fidati di me. - disse semplicemente il più piccolo.

E Jonghyun si fidò e seguì Kibum in bagno.


Guardò scorrere l'acqua nella vasca. Kibum gli stava sorridendo. Si sentì subito bene. Forse non erano poi molte le cose che aveva da dirgli e forse Kibum le sapeva già.

Lo scrosciare dell'acqua diminuì fino a sparire del tutto. Kibum aveva chiuso i rubinetti. La vasca era pronta.










      * Angolo di Natsumi213 *


Buonasera o buonanotte, dipende dai punti di vista, a tutti! :)
So di essere in un ritardo mostruoso ma alla fine non sono partita per Granburrone e ho dato quell'esame che mi stavo togliendo la linfa vitale e finalmente ho aggiornato!
In questo capitolo abbiamo scoperto finalmente cosa si celava dietro l'isolamento di Kibum, lo zio, un uomo molto influente gli aveva messo i bastoni fra le ruote e Kibum ha dovuto fare scelte difficili. In questo capitolo fra siparietti simpatici e consigli di Jinki, abbiamo un avvicinamento fra Kibum e Jonghyun che ci mostra quanto ancora si amano ma anche la confusione che ha in mente Jjong che ha paura di perdere Kibum per una cosa o per un'altra. Tuttavia, alla fine del capitolo, Kibum propone a Jonghyun un bagno rilassante e Jong accetta...non ci resta che scoprire cosa succederà. So di avere interrotto sul più bello ma poi usciva una cosa lunga mille pagine! XD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e perdonatemi se ci fosse qualche errore ma a quest'ora ho gli occhi che praticamente sono due zampogne e un dolore alle spalle che manco una vecchietta di centoventi anni. XD
Comunque solo qualche precisazione: la calandrella è questo uccellino qui. Molto carino! <3
Vi informo che il prossimo capitolo sarà sul presente perchè i tre precedenti erano sul passato, quindi dobbiamo un pò spezzare e tornare a vedere quello che succede nel presente. Spero che il capitolo vi sia piaciuto! ^^
Passiamo ai ringraziamenti.
Grazie a Lullox17, Ninechka, lagartischa e InfinteSweetLove per le recensioni allo scorso capitolo! Grazie ragazze! <3 <3
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite e le seguite! Thank you! <3 <3 <3
A presto! ^^
Kisses! :*














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Capitolo 19
*** 19. Distillato di ciliegie ***


                                                                           






N.b. Gli asterischi riportano alle precisazioni o chiarimenti giù nelle note. Buona lettura!



19. Distillato di ciliegie




Minho e Jinki si guardarono negli occhi ancora una volta.


Il ticchettio continuava imperterrito come un orologio a pendolo che scocca l'ora esatta.

Avevano una qualche idea di chi potesse essere colui o colei che si era intrufolato in casa. La chiave era scomparsa e qualcuno l'aveva rubata. Qualcuno che sapeva che Jinki aveva la copia della chiave ma che ovviamente non sapeva che la copia era già nelle mani di Jonghyun.


Contarono fino a tre. Poi entrambi uscirono dalla stanza ed entrarono in soggiorno aspettandosi di trovare il ladro o molto probabilmente la ladra di chiavi. Tuttavia, una volta sbucati nel soggiorno non c'era nessuno. La finestra era semiaperta e il contrappeso sbatteva ticchettando contro il muro.


    - La porta. - disse poi Jinki indicando la porta dell'entrata. Era semiaperta anche quella, nella fretta l'ospite indesiderato doveva averla lasciata aperta senza accorgersene.


Minho la chiuse con uno scatto. Era tutto perfettamente in ordine.


    - Sembra quasi che chi sia entrato non abbia cercato nulla. - disse il più alto.

    - Credo che l'abbia fatto ma che non abbia trovato quello che cercava...- rispose Jinki aprendo uno dei cassetti della credenza e rivelando la confusione che vigeva all'interno.

Sembrava che ci fosse stato un uragano in quei cassetti e come se non bastasse le ante della credenza avevano tutte la chiave girata ed erano socchiuse.


Il mattino dopo avrebbero chiamato Jonghyun per avvertirlo. Avrebbe fatto bene a tenere gli occhi aperti.



**


Jorinde fortunatamente si era ripresa dalla febbre. La mattina sembrava che la febbre fosse scomparsa totalmente visto che la temperatura era tornata nella norma. Ovviamente non aveva dimenticato gli orribili incubi che tanto l'avevano agitata la notte. Il volto di quella fanciulla era come impresso nella sua mente.


Chi accidenti era quella ragazza?


Per non parlare poi del secondo incubo in cui Jonghyun e Taemin si sovrapponevano l'uno all'altro e le facevano del male. Rabbrividì pensando a quelle scene. Le sembrava ancora di sentire la sua pelle bruciare sotto il loro tocco.



La mamma le diceva sempre che non si sogna di ciò che non ci riguarda.


Allora perchè Taemin e Jonghyun? Quei due stavano architettando qualcosa?



Le ritornarono in mente le mani graffiate di Taemin e le sue, in quel sogno, graffiate allo stesso modo dopo aver spezzato gli arbusti che ricoprivano il letto di quella ragazza.


Taemin doveva essere entrato in quella stanza e doveva aver spezzato gli arbusti.


In quel momento sentì una mano sfiorarle un fianco. Si voltò e vide Jonghyun.


    - Allora, come ti senti? Stai meglio? - le chiese rivolgendole un sorriso.

    - Si, niente più febbre. - rispose lei.

    - Ne sono contento. - commentò il ragazzo.


La ragazza sorrise debolmente.


    - Comunque ti vedo strana...sicura che non ti faccia male niente? - chiese poi il biondo osservandola con più attenzione.

    - Si, non ti preoccupare. Sto bene. - cercò di mascherare la rossa.


Jonghyun la scrutò a lungo, così tanto che Jorinde si sentì in soggezione.

    - Ah, forse ho capito. - disse serio ad un tratto – stai ancora pensando agli incubi che hai fatto stanotte. - .

Jorinde sussultò.

    - A proposito, non mi hai raccontato che cosa hai sognato che ti ha fatto spaventare così tanto. - soggiunse poi Jonghyun con interesse.


Non poteva dirgli la verità e soprattutto parlargli di Taemin o avrebbe capito tutto.


    - Ecco, non ricordo bene...sai, erano confusi ma mi hanno lasciato dentro una grande angoscia...- mentì la ragazza sperando che l'altro ci cascasse.

    - Ero io a farti paura? - .


La domanda del biondo cadde nel vuoto.

Jorinde alzò i suoi grandi occhi acqua marina su di lui con le labbra semichiuse.

Poi, Jonghyun scoppiò a ridere improvvisamente.


    - Che faccia che hai! L'ho detto solo perchè stanotte quando ti ho svegliato mi hai chiesto se mai ti avremmo fatto del male, che poi, non ho ancora capito a chi era riferito il voi...suppongo che dovevi essere solo molto confusa. Piccoli deliri da febbre. - sentenziò il maggiore.

Jorinde poté tirare un sospiro di sollievo.

    - Che dici, stanotte dormi nella tua stanza o vieni a rifugiarti in quella di Jonghyun oppa? - la stuzzicò ancora il ragazzo.

La rossa gli indirizzò una smorfia.

    - Sai, forse un po' paura fai. - disse lei pungolandolo su un braccio.

    - Ah si? - .

    - Si quando gironzoli di notte per la casa e poi spunti all'improvviso. Mi hai fatto prendere un colpo stanotte. - rispose Jorinde sedendosi sul tavolo del salotto in cui si trovavano.

    - Sono un po' come la Bestia del castello! - esclamò Jonghyun.

    - Senz'altro Bestia lo sei ma tuttavia una Bestia che si veste bene. - ribattè la rossa alludendo all'abbigliamento del biondo.

    - Ma quanto sei carina! - ringhiò infastidito storcendo le labbra e afferrando il mento di Jorinde per stringerlo in una morsa pseudo affettuosa.

    - Oggi non vai a lavoro? - chiese quella cambiando discorso.

    - No, mi sono preso un giorno di riposo. - rispose lui – così ti tengo d'occhio. - sussurrò per poi farle un occhiolino spregevole.


Fortuna che lei non sarebbe andata a lavoro essendo “in malattia”.


    - Questo significa che dovrò tenerti fra i piedi tutto il giorno? Che bella prospettiva! - esclamò la ragazza trattenendo una risatina.

    - Veramente sarei io quello che ti tiene fra i piedi tutto il santo giorno. - replicò il biondo senza degnarla di uno sguardo.

    - Ehi, sei tu quello che mi ha voluta qui! Se non mi desideri più, rimandami pure a casa! - ribattè la rossa con una piccola nota di speranza nella voce.

Jonghyun la guardò e le si avvicinò fortuitamente.

    - Neanche per sogno. Non puoi andare da nessuna parte. - sussurrò con un sorriso accattivante.

    - Non posso io o non vuoi tu? - chiese voltandosi con il busto per guardarlo meglio.

    - Che io lo voglia o meno è relativo ma tu non puoi perchè il destino ti vuole qui. Non negherai di certo che esiste un forte legame fra me e te. - mormorò piazzandosi davanti alla ragazza.

I loro visi erano davvero vicini ma questa volta la rossa non se ne imbarazzò più di tanto. La sua risposta era così particolare ma non ci diede troppo peso, incantata com'era dalla vicinanza di Jonghyun. Poteva sentire il suo profumo. Era una fragranza così forte che Jorinde l' amava e la detestava allo stesso tempo.

Jonghyun si sciolse in un sorriso, un sorriso di quelli che non sopporti. Jorinde avrebbe voluto dargli una testata. Quel sorriso dai denti candidi e perfetti era come una lenta tortura. Il ragazzo si allontanò da lei.

    - Quindi è solo il destino che mi vuole qui...tu no? - chiese allora con un'occhiata indagatoria.

    - Oh no, io ti voglio qui. Infatti è proprio dove sei ora. Sai Gretel, io ottengo tutto quello che voglio. - rispose Jonghyun con sguardo furbo.

    - Lo sai che sei proprio viziato e arrogante?! - replicò Jorinde con finta indignazione.

    - Credo proprio che me ne andrò per farti un dispetto. - aggiunse scivolando giù dal tavolo.

    - E dove vai? - .

    - Lontano da questa casa. Non ho paura dei cattivi come te. - rispose con finto tono altezzoso.

    - Vattene allora. Voglio vedere se ne hai il coraggio. - la sfidò Jonghyun.

    - Ehi, io sono Jorinde Kübler, non una sciacquetta da quattro soldi, posso fare tutto. - ribattè fissandolo dritto negli occhi.

    - Allora fammi vedere! - la incitò lui.


La ragazza non se lo fece ripetere due volte. Girò sui tacchi e uscì fuori dal salotto. Quella situazione aveva un non so che di eccitante. Davvero Jonghyun le avrebbe permesso di uscire fuori dal cancello?

Scese le scale con calma. Jonghyun la seguiva silenziosamente e la guardava senza dire nulla. Attraversò l'enorme atrio con il grande tappeto al centro senza voltarsi una volta e arrivò di fronte al portone quando la voce del ragazzo sopraggiunse.

    - Stai davvero aprendo quella porta? - .

Jorinde si voltò con la sua cosiddetta faccia di cavolo.

    - Oh si, la sto aprendo. - rispose facendo scattare la porta senza tuttavia distogliere gli occhi dal biondo.

    - Fai sul serio? - .

    - Oh si, signor Kim, sto portando il mio regale didietro fuori dalla tua villa. - .

Il sorriso di Jorinde si allargò.

Jonghyun non l'aveva mai vista così. Era come avvolta da un'aura strana che al ragazzo non dispiaceva.


Jorinde, dopo avergli lanciato un'ultima occhiata, oltrepassò la porta.

Jonghyun la seguì in giardino e nel viale alberato.


    - Vuoi davvero uscire fuori da quel cancello? - le chiese il ragazzo.

    - Credi che non ne sia capace? - replicò lei girando intorno a un albero.

    - Vuoi infrangere il mio divieto? - .

Le labbra di Jonghyun tuttavia s'incresparono in un sorriso.

    - Se lo faccio ti arrabbi? - .

    - Sai le conseguenze. - .

    - Pensavo che con il tempo saresti diventato più permissivo. - brontolò Jorinde addossandosi all'albero intorno a cui girava.

    - Non sono flessibile su queste cose...pensavo che l'avessi capito. - disse Jonghyun avvicinandosi a lei di qualche passo.

Jorinde invece indietreggiò ma non spaventata, divertita. Le piaceva questo scambio di battute e le piaceva prendere in giro Jonghyun.

Anche il ragazzo sembrava averlo preso come uno scherzo.

    - Facciamo un gioco! - esclamò lei improvvisamente – Io cercherò di uscire dal cancello ma tu puoi impedirmelo. Però se io riesco ad oltrepassare la soglia ho diritto a un premio, se tu mi prendi prima il premio lo avrai tu. Accetti? - .


Jonghyun la guardò per un attimo.


    - Proprio che ti annoi qui, eh?! - .

    - Per una volta che hai tutta la giornata libera e ti ho sotto le mie mani, dovremmo pure divertirci in qualche modo, non ti pare?! - replicò la ragazza dondolandosi sul posto.

    - Accetto. - disse Jonghyun – sentiamo, in che cosa consistono i “premi”? - .

    - Se vinco io, visto che abbiamo tutta la giornata davanti, si fa tutto quello che dico io...se vinci tu, quello che vuoi tu. - rispose semplicemente la rossa.

    - Tutto? Ma proprio tutto? - chiese il maggiore con malizia.

    - NO! Niente porcate! - lo ammonì lei strepitando sul posto.

Jonghyun rise.

    - Comunque quando vuoi. Tanto quello più veloce sono io! - la punzecchiò lui.

    - Guarda che io sono agile come uno scoiattolo! - lo rimbeccò la ragazza.

    - Sorprendimi allora. - mormorò Jonghyun.


Jorinde lo trovò incredibilmente bello in quei semplici jeans e con quella giacchetta blu. Il sorriso ampio e i capelli morbidi alla vista.

    - Non ti preoccupare, ti dò il giusto vantaggio bimba. - la schernì il biondo inginocchiato mentre si allacciava le scarpe.

    - Come ti permetti?! Ti darò filo da torcere. Solo perchè sei un maschio non significa che tu debba per forza essere più veloce. - sussurrò velenosa.

    - Oh ma non lo dico per questo. Semplicemente perchè io sarei capace di trovarti e afferrarti, sempre, ovunque. Dovessi anche tornare in Germania. - ribattè Jonghyun rialzandosi.


Jorinde sentì le orecchie andare in fiamme.


Quello era un colpo basso.


    - Lo vedremo! Sei pronto? - chiese lei prendendo le giuste distanze da lui – Tre...due...uno...via! - .


Jorinde iniziò a correre e così Jonghyun dietro di lei, tuttavia non optò per la strada dritta e lunga ma decise di intraprendere un percorso a zigzag fra gli alberi cercando di confondere il suo inseguitore. Jorinde non mentiva quando diceva di essere veloce, lo era davvero ma Jonghyun non era da meno e lo sentiva sempre a qualche passo da lei. Mentre girava intorno agli alberi ridendo, si voltò verso Jonghyun per guardarlo negli occhi. Anche lui sembrava si stesse divertendo. Jorinde si accorse di essersi allontanata troppo dal sentiero principale quando voltandosi vide in lontananza una seria di archi di foglie e rose. Non aveva mai visto niente del genere. É vero che il biondo aveva un immenso giardino ma non immaginava potesse contenere qualcosa di simile.


All'improvviso si sentì cingere per la vita.


    - No, lì no. - .


Il sussurro di Jonghyun le arrivò dritto nell'orecchio. Jorinde rabbrividì.


    - Perchè? - chiese la ragazza contemplando quella bellezza che aveva di fronte.

    - E' meglio non allontanarci troppo altrimenti diventa troppo dispersivo. - rispose il ragazzo stringendola a sé come a volerla allontanare da lì.

    - Un giorno però mi accompagni a vederli? Sono così belli...- mormorò la ragazza.

    - Si ma non oggi! - ribattè lui facendo girare la ragazza in modo che potesse trovarsi di spalle agli archi.


La lasciò libera in modo che potesse tornare a correre.


    - Piuttosto, pensa a correre prima che io ti prenda! - esclamò divertito.

    - Oh, non mi prenderai! - .


Detto questo ristabilirono la loro attenzione sulla loro scommessa. Jorinde iniziò a correre più veloce di prima e questa volta andò spedita verso il cancello. Era a un passo da esso, lo aprì con uno scatto, mise un piede fuori e qualcosa l'afferrò per il braccio.


    - Presa! - esclamò Jonghyun vittorioso.

    - No, presa un corno! Ero già fuori! - protestò la più piccola.

    - Assolutamente no! Non hai oltrepassato la soglia! - .

    - Invece si, il mio piede era fuori! - .

    - Solo quello! Hai perso.- .

    - Nein! Ich habe gewonnen*! - esclamò quella saltellando impaziente.


Come al solito quando si agitava le usciva qualche perla in tedesco, era pur sempre la sua lingua madre.

    - Nein, Frau Kübler non hai vinto! - la rimbeccò Jonghyun con un ghigno – Comunque sei davvero carina quando dici queste cose che non capisco in tedesco. - e le accarezzò la testa.

    - Troviamo un compromesso allora! - replicò la rossa scostando la mano di Jonghyun.

    - Compromesso? Quale compromesso! Ho vinto io! Quindi ti tocca rientrare e attenerti alla mia tabella di marcia per oggi! - disse il biondo poggiandosi al cancello.

    - Non ci penso nemmeno! - .

    - Entra o farò una cosa che tu non sai fare! - la minacciò il maggiore con un sorrisetto sulle labbra.

    - Cosa? Fare pipi in piedi e non c'entrare la tazza? - chiese lei candidamente.

    - No. Questo! - rispose lui e si chinò per afferrarla dalle ginocchia e sollevarla da terra.

    - No! No! Mettimi subito giù!! - strillò Jorinde mentre Jonghyun se la caricava in spalla e chiudeva il cancello con un calcio.

    - Violento arrogante bruto prepotente!! - continuò a strillare la ragazza agitandosi.

Jonghyun se la rideva di gusto.

    - Facciamo una cosa allora, facciamo una cosa che vuoi tu e una che voglio io. - disse alla fine il ragazzo riponendola a terra, sotto il porticato di casa.

    - Va bene! Solo perchè non sai perdere! - scandì con aria altezzosa quella.

    - Veramente quella sei tu. - bofonchiò Jonghyun ma Jorinde lo ignorò.

    - Allora...io voglio vederti cucinare! Cucina tu oggi! - disse la rossa tutta pimpante.

    - Cucinare? Perchè mai? - .

    - Perchè non ti ho mai visto toccare un fornello! Fammi assaggiare qualcosa cucinato da te! - sussurrò quella spingendolo con aria poco rassicurante.


Jorinde era più strana del solito quel giorno. Forse si era drogata con i medicinali presi la notte prima quando aveva la febbre.


    - Va bene! Io cucino ma tu balli per me. - ribattè il biondo con un ampio sorriso sornione.

    - Ballare? Io non so ballare! Perchè proprio ballare?! - protestò la ragazza sbuffando.

    - Perchè ti ho sempre visto dietro la tela a dipingere. Fammi vedere un po' che sai fare. - disse Jonghyun acchiappando il naso di Jorinde con le due dita.


Il ragazzo rientrò dentro casa.


    - Va bene ma tu balli con me! - gli urlò Jorinde seguendolo dentro casa.


Jonghyun aveva dato il giorno libero sia a Odette che a Jae Hyun dunque erano soli in casa. Era già ora di pranzo quindi si diressero direttamente in cucina.


    - Allora che cosa prepari? - gongolò lei dondolandosi sulle punte.

    - Non lo so, dimmelo tu. - rispose Jonghyun appoggiandosi al bordo del lavandino.

    - Allora voglio patate e...patate e pollo! - esclamò quella a cavalcioni di una sedia.

    - Praticamente il menù di una bambina di quattro anni. - commentò Jonghyun inginocchiandosi e aprendo lo stipo di una credenza per prendere le patate.

    - Non capisci niente! E poi ultimamente ho mangiato solo piatti coreani! - replicò la ragazza in sua difesa.

    - Dove accidenti sono finite quelle maledette patate?!- si lamentò Jonghyun con la testa nello stipo.

    - Se sono finite, posso uscire e andare a comprarle eh! - propose la rossa con sguardo furbo.

    - Ahahahahahah no. - rispose lapidario il maggiore con una fintissima risata – non tirare troppo la corda, Gretel! - aggiunse poi rialzandosi da terra.

    - Antipatico! - bofonchiò quella spingendolo di malagrazia quando le passò accanto.

    - Comunque le patate sono in alto a destra! Odette le mette lì! - disse la rossa con aria da saccente.

Jonghyun le prese e iniziò a sbucciarle.

    - Ah già! Voglio anche un dolce! - disse all'improvviso la ragazza voltandosi verso di lui.

Il ragazzo la guardò seccato.

    - Vattelo a comprare. - .

    - Posso? - .

    - No.- .

    - Allora lo fai tu. - ordinò la rossa con fare da bulla.

Il biondo roteò gli occhi.

    - Che dolce vuoi ora amore di papà? - le chiese ironico Jonghyun e con una vena neanche troppo nascosta di acidità.

Jorinde sghignazzò.

    - La “Foresta nera*”. Odette ha comprato il liquore, il kirsch perchè la voleva fare prima o poi. Proviamoci noi! Facciamola insieme! - propose Jorinde sfoderando la bottiglia dal porta liquori come se fosse una katana.

    - Va bene. Ricordati comunque che accetto tutte le tue follie solo per via della scommessa. - le ricordò Jonghyun.

Sbucciare le patate e condirle con il pollo non fu affatto difficile. Jorinde non faceva altro che parlare e gironzolargli intorno passandogli ora il sale e ora l'olio. Il difficile venne durante la preparazione del dolce. Il tavolo della cucina era praticamente un campo di battaglia tutto sporco di farina e panna schizzata dal contenitore di latta in cui doveva essere montata e come se non bastasse avevano quasi rischiato di bruciare il pollo con le patate che ora avevano assunto un colorito leggermente più scuro del normale.

Poi ci fu il panico quando Jorinde non si ricordava se i tuorli dovevano essere separati dagli albumi oppure no.

    - Mi hai detto tu di separarli! - esclamò Jonghyun disperato.

    - Infatti, credo si faccia così...- mormorò lei senza guardarlo.

    - Credi?!- .

    - Non posso mica ricordarmi tutto io! - .

    - Ma sei tu che l'hai voluto fare! - .

Dopo una consultazione sul libro di cucina di Odette, poterono tirare un respiro di sollievo: avevano fatto la cosa giusta.

Cucinare la “foresta nera”, che Jonghyun maledisse svariate volte nel corso della sua disastrosa preparazione, fu un vero e proprio parto. A dolce ultimato si accasciarono sulle sedie.

    - Comunque, alla fine, non è che tu sia proprio una cuoca provetta! - disse Jonghyun.

    - Tu non parlare, non ho ancora assaggiato il tuo pollo con le patate arrostite sotto il sole del 15 Agosto! - lo rimbeccò lei.


Quella ragazza aveva un non so chè di dispotico una volta entrata in confidenza. Quando faceva così, a Jonghyun ricordava qualcuno.


Fatto sta che mangiarono il pollo con le patate che non si rivelò essere un così grande fallimento alla fine.

    - E' sciapito! - commentò Jorinde.

    - Per me è anche fin troppo salato! - ribattè Jonghyun.

    - Ti direi che fa schifo solo per farti un dispetto ma devo ammettere che non è così male! - confessò la rossa.

    - Fai bene a non farmi dispetti visto che altrimenti potrei giudicare male la tua performance di ballo! - replicò divertito il ragazzo.

    - Devo ballare per forza? - chiese quella rabbuiata.

    - Ovvio! Io ho cucinato e tu balli! - rispose il biondo.

    - Si ma tu poi balli con me! - .

    - Non ci penso proprio! Io la mia parte l'ho fatta! - disse sereno il ragazzo.

    - E poi vedi. - sussurrò quella mentre tagliava la torta.

Jonghyun la ignorò.

    - Un pezzo a te e uno a me. - .

La ragazza ripose due fette in due piattini viola. Alla fine la torta non faceva così schifo era abbastanza decente.

    - Forse abbiamo messo poco kirsch, non si sente molto. - bofonchiò la ragazza a guance piene.

    - Io penso che sia abbastanza bagnata invece. - .

    - Lo voglio assaggiare. - disse Jorinde.


Jonghyun la guardò stupito.


    - Guarda che è molto alcolico! Poi tu che rifiuti di bere perfino la menta, figuriamoci il kirsch! - esclamò il ragazzo.

    - Quando mi sono rifiutata di bere era perchè non ti conoscevo! Sai com'è, non accetto alcol da sconosciuti specialmente se maschi! - .

    - Lo sai reggere bene? - le chiese allora il ragazzo.

    - Certo tesoro bello, io sono tedesca, vuoi che non sappia reggere un bicchierino?! - esclamò quella spavalda.

Alla fine fece di testa sua e bevve il bicchierino di kirsch.

    - Effettivamente è abbastanza forte! Devi provarlo! - esclamò la rossa piazzandogli la bottiglia davanti.

    - Io credo che passo! Non sono un ottimo reggitore di liquori! - ribattè il ragazzo allontanando la bottiglia.

    - Solo un bicchierino, dai! - lo incitò lei facendo strisciare il bicchierino di vetro sotto il suo naso.

    - Jo...- .

    - Solo uno, please! - .

La ragazza lo guardava con occhi imploranti.

    - E va bene. - si arrese Jonghyun alla fine e bevve quel dannato bicchierino.

Quel coso puzzava di alcol ma non era poi così male essendo un distillato di ciliegie.

A Jorinde era piaciuto un sacco, così tanto che aveva deciso di berne altri due bicchierini nel mentre straparlava più del solito e Jonghyun iniziava a dubitare della sua resistenza all'alcol nonostante la germanica origine, visto e considerato che il pettirosso iniziava già a dare i numeri.

    - Jorinde forse è il caso che tu smetta! - disse Jonghyun divertito mentre le guance della ragazza assumevano un colorito molto simile alla sua chioma.

    - Cosa? Perchè? Guarda che sto benissimo! Anzi, tu dovresti berne un altro! É davvero buono! - replicò lei.

    - Si ma non possiamo metterci a bere, dobbiamo pulire tutto! - le fece notare il maggiore.

    - E' ovvio che puliamo tutto ma se bevi un altro bicchierino prima di metterci a fare pulizie non muore nessuno. - .


Jonghyun non seppe mai come diavolo fece, sarà perchè aveva iniziato a cantare un'assurda canzone tedesca che parlava di spaghetti, sarà perchè aveva iniziato una strana danza orribile intorno alla sedia ma Jorinde lo convinse a bere la bellezza di cinque bicchierini e mezzo e a quel punto i piatti potevano cominciare anche a lavarsi da soli che la cosa non sarebbe parsa così strana.

Anche Jonghyun stava iniziando a dare i numeri ma Jorinde molto di più. Perfino la punta del suo naso era diventata rossa.

    - Jonghyun!! - esclamò a un certo punto felice come una pasqua senza un motivo apparente – Vieni con me! - e lo afferrò per il braccio e lo trascinò nel salone vicino al camino spento.

Jonghyun si lasciò trascinare con un mezzo sorriso stampato sulle labbra.

    - Hai detto che dovevo ballare! Allora ballo! - esclamò quella accendendo la radio d'epoca di Jae Hyun che stranamente funzionava ancora e iniziando a ballare sotto le note di una improponibile canzone francese.

Jonghyun, che non era esattamente in uno dei momenti più lucidi della sua vita, trovava la cosa estremamente divertente ed entrambi ridevano. Il ragazzo si era seduto su uno dei braccioli della poltrona e guardava imbambolato i lunghi e rossi capelli di Jorinde svolazzare.

    - Balla con me! - disse lei senza smettere di ridere e tirando il ragazzo per un braccio che non oppose poi molta resistenza.

Jorinde lo teneva per le mani ma più che un ballo era un infinito svolazzare e girare i tondo al mobilio del salone cercando di non inciampare e ridendo a battute di pessimo gusto.


    - Aspetta, aspetta...mi gira la testa! - disse a un certo punto la rossa toccandosi la tempia sinistra con una mano e indietreggiando fino al divano.


Giunta vicino ad esso vi si buttò sopra coprendosi gli occhi con il braccio mentre l'altro penzolava giù, sul tappeto.

Jonghyun che invece, vuoi perchè aveva bevuto un po' di meno, vuoi perchè era un maschio ed era più grande di età era un po' più lucido di lei, la guardava senza sapere se preoccuparsi o ridere.

    - Fammi un po' di spazio Jo. - disse colpendola affettuosamente sulla gamba.

    - Mi sento un po' triste...- mormorò lei mentre ritraeva una gamba per fare spazio al suo compagno di bevute.

    - Ah si? Io invece ho un po' di mal di testa. - replicò lui gettando la testa all'indietro.

    - Mi manca Yoora! - piagnucolò la ragazza allungando le sue gambe su quelle di Jonghyun.

    - Dopo tutto il kirsch che ti sei bevuta ti mancherebbero anche tizi che non conosci. - le disse lui a occhi chiusi e ridendo sotto i baffi.

    - A lei piacciono le ciliegie e il kirsch le sarebbe piaciuto...fammi andare da lei. - borbottò mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime.

    - Se potessi ti farei andare dove vuoi. - sussurrò il ragazzo posando una mano sul suo ginocchio.

    - Invece no, non mi fai andare mai dove voglio...- mormorò lei iniziando a piangere – voglio solo vedere Yoora...- e si mise a sedere.

    - No, ti prego la sbornia triste no...- bofonchiò Jonghyun passandosi una mano sugli occhi.

    - Dai, non fare così...vedrai presto Yoora. - la rassicurò il più grande massaggiandole le gambe per infonderle sicurezza.

Era tuttavia troppo tardi. La ragazza singhiozzava e tremava tutta. Se a Jonghyun la sbronza stava andando via lasciandogli come regalo un mal di testa terribile, a Jorinde invece sembrava non volerla ancora mollare del tutto e ora le aveva appena aperto i rubinetti.

    - No Jorinde non piangere! Vieni qui! - le sussurrò lui allargando le braccia e facendole segno di avvicinarsi.

Nonostante l'invettiva di poco prima, la rossa si avvicinò a Jonghyun mettendo una gamba sulla sua e l'altra dietro la schiena del biondo restando tuttavia immobile a fissarlo.

Il ragazzo le afferrò il volto con le mani. Gli occhi grandi era languidi e azzurrissimi mentre la punta del naso e le labbra erano rosso fuoco.

    - Smettila di piangere! La Jorinde che conosco io è forte e non piange mai. È troppo bella per piangere. - le sussurrò lui asciugandole le lacrime con i pollici.

    - Fra poco non sarai più triste. - aggiunse il ragazzo avvicinandola di più a sé.

    - Tu non piangi mai? - .

    - Oh si, tantissimo! Se avessi bevuto un po' più di te a quest'ora avrei allagato la casa. - rispose Jonghyun con un sorriso.

La ragazza rise debolmente. Si sentiva la testa leggera.

Jonghyun si dispiacque ancora per Jorinde. Sembrava così indifesa in quel momento reclamando la compagnia della sua migliore amica.

    - Mi dispiace...- sussurrò abbracciandola istintivamente.

    - Anche a me...- disse quella giocando con la maglia di Jonghyun.

Poi alzò il volto e lo fissò con insistenza. Dopodiché alzò una mano e con un dito gli sfiorò le labbra. Le sembravano più grandi e carnose del solito.

    - Voglio darti un bacio. - disse la rossa in tono innocente.

    - Se lo fai, dopo potresti pentirtene. - ribattè Jonghyun.

    - Te ne pentirai tu se non mi baci. - replicò la ragazza puntandogli un dito sul petto.

    - Credo che io me ne pentirei a prescindere. - osservò il ragazzo.

    - Solo un bacio. Baciami come baceresti una rosa e poi posso dormire. - .

Jorinde parlava lentamente mentre salde nella mano stringeva due dita di Jonghyun. Era ancora più bella del solito con i capelli mossi, lo sguardo lucido, la labbra rossissime e lisce e la camicia sbottonata fino all'incavo del seno.

    - Non posso baciarti ora. Mi sentirei male a baciarti dopo che hai bevuto troppo. - confessò il biondo.

    - Sei un cavaliere però io quel bacio lo voglio! - ribattè lei mentre gli si sedeva come se niente fosse in grembo.

    - Sai, tu sei gentile con me ma se sapessi quello che ho fatto non lo saresti così tanto. - mormorò la ragazza giocando con i passanti del jeans di lui.

    - Perchè? Cosa hai fatto? - chiese Jonghyun curioso della sua risposta.

    - Dovrei dirti tante cose però tu non devi arrabbiarti. - rispose lei con sguardo colpevole.

    - Arrabbiarmi? Perchè dovrei? - .

    - Vorrei dirtelo ma non posso....so già che ti arrabbieresti con me. - sibilò la rossa mortifera.


Fece per alzarsi ma Jonghyun se la tirò di nuovo sulle gambe. C'era qualcosa che non andava. Sembrava nascondergli effettivamente qualcosa.


    - Che cos'hai fatto Jorinde? Dimmelo...non mi arrabbio. - le chiese gentilmente il ragazzo cercando di essere convincente.



    - Ragazzi! Perchè diavolo la bottiglia di kirsch è a metà? - .


Odette era arrivata di gran carriera dalla cucina con una mano sul fianco mentre l'altra stringeva la bottiglia.


    - Ma che succede? - chiese guardando i due ragazzi perplessa.

    - Jonghyun! Che hai fatto a Jorinde? L'hai fatta piangere?! - tuonò quella non appena notò lo stato della rossa.

Anche Jae Hyun sbucò nel salone attratto dalle urla. Erano appena tornati dalla loro passeggiata.

    - No, non le ho fatto niente e non urlare che ho mal di testa! - rispose quello con un gesto impaziente della mano.


Jae Hyun rise alla scena.


    - No Odette, penso semplicemente che abbiano abusato del kirsch. - confutò l'uomo ridacchiando.

    - E' buono. - commentò Jorinde scivolando dalle gambe dell'altro e sedendosi sul tappeto.

Jae Hyun cercò di trattenere le risate mentre cercava di rimettere seduta sul divano la ragazza.


    - Jonghyun! Ho incontrato Jinki, ti sta cercando! Faresti bene a chiamarlo. - gli comunicò la donna.

Il ragazzo annuì.

La ragazza sorrise a sentire il nome di Jinki. Era un bravo ragazzo, le piaceva Jinki. Fortunatamente non espresse il suo pensiero ad alta voce.


    - Si, dopo la tisana alla zenzero. - biascicò voltandosi poi a guardare Jorinde che sembrava che stesse per addormentarsi.

    - Forse ne ha bisogno di una anche lei. – mormorò indicando la ragazza.


Si trasferirono tutti in cucina dove Odette preparò loro le tisane allo zenzero mentre Jae Hyun lanciava loro occhiate divertite. Gli effetti della tisana si fecero subito sentire. Alleviò il mal di testa ma non la sonnolenza di Jorinde che, nonostante stesse già un po' meglio, si portò in camera sua con l'unico desiderio di gettarsi sul letto.

Non appena si chiuse la porta alle spalle quasi non lanciò un urlo.

Seduta sul suo letto stava una bella ragazza bionda che saltò in piedi non appena la vide.


    - No no, non urlare ti prego! - si affrettò a dire quella avanzando nella sua direzione.


Jorinde se ne stava addossata al muro terrorizzata.


    - Non sei vera! Sono gli effetti della sbronza! - cercò di autoconvincersi strisciando contro la parete.

    - No io sono vera! Non te lo stai immaginando! Sono fatta di carne come te! Mi chiamo Valery. - disse la ragazza cercando di non alzare il tono della voce.

    - Come come può essere vero?! Da dove sei entrata? Perchè sei nella mia stanza? - gridò la rossa squadrandola dalla testa ai piedi.

    - Ssshhh! Sono qui perchè io ho vissuto la tua stessa vicenda prima di te! Jonghyun mi aveva portato qui! - .


A quelle parole Jorinde la guardò con interesse.


    - Credeva che io fossi colei che stava cercando ma non era così! - spiegò la giovane.

    - Che significa colei che stava cercando? - chiese perplessa e agitata la ragazza.

    - Non ha importanza ora, non c'è tempo da perdere! Io sono qui per avvisarti! So che stai infrangendo il divieto ma non mentire più a Jonghyun! Sei in pericolo! Smettila di uscire di nascosto se non vuoi che le cose prendano una brutta piega rischiando di mettere in pericolo tutti. Dammi ascolto Jorinde, chi può farvi del male è più vicino di quello che pensi! - le comunicò la ragazza prima di aprire la porta e fiondarsi per le scale.


Jorinde era confusa e spaventata. Che diavolo stava dicendo?


    - Valery! Valery aspetta! - disse con voce strozzata inseguendola per le scale.


La vide rifugiarsi nel salottino a pianoterra e stava per chiamarla ancora quando Jonghyun uscì dal suo studio di fretta e furia prendendo la porta secondaria e gridando ad Odette che stava per uscire. Poco dopo anche Valery sgattaiolò dallo studio e prese la porta. Jorinde era indecisa sul da farsi. Si morse un labbro nervosa. Non aveva altra scelta: doveva seguirla. Senza ripensarci uscì subito dopo di lei e la seguì per capire dove accidenti stava andando. La ragazza era molto veloce e la rossa fece fatica a starle dietro.


    - Valery fermati! - gridò.

    - Jorinde torna a casa! Jonghyun è uscito! - le urlò di rimando la ragazza.


Jorinde però doveva sapere. Quella ragazza non le aveva detto tutto. Sapeva perfino il suo nome e la cosa la inquietava e non poco. La testa aveva preso a girarle tanto che arrivata al paese, nei pressi di una delle vie minori e quasi disabitate, dovette poggiarsi al muro della pasticceria. Non avrebbe dovuto bere così tanto. Valery invece continuava la sua corsa finchè una figura familiare non sbucò all'improvviso afferrandole un braccio.


    - Lasciami! - gridò quella liberandosi dalla presa con uno strattone violento.

    - Valery, Valery calmati! Non voglio farti del male. - disse la voce calda di Jinki.

    - No tu non vuoi lasciarmi andare...- sibilò quella con il respiro affannoso.

    - Sai bene che non posso...nessuno di noi può...- .


A quelle parole Kibum, Minho e Taemin uscirono dallo stesso punto in cui era sbucato Jinki.

Jorinde si nascose dietro la casa disabitata trattenendo il fiato.


Cosa accidenti stava succedendo.


    - Presto o tardi sarai libera...non costringerci a portarti indietro con la forza per favore. - disse Kibum tendendole una mano.

    - Key...non voglio ritornare lì...non ce la faccio. - sussurrò lei.


Poi gli occhi verdi della ragazza si soffermarono su Taemin e i suoi graffi quasi del tutto sanati.


    - Dovrei ringraziarti...- mormorò con un sorriso spento – Tuttavia so che non posso...hai fatto più danni tu di quanti un uragano ne potrebbe fare. - .

    - So di non esserti stato mai molto simpatico e mi dispiace...sarebbe potuta andare diversamente fra noi. - replicò lui stringendosi nelle spalle.

    - Non mi riferisco a quello...- provò a dire la ragazza ma Minho la interruppe.

    - Non c'è più tempo. Valery, devi venire con noi. - .


La bionda scosse il capo energicamente.


    - Voi dovete ascoltarmi! - .

    - No, sei tu che devi ascoltare noi. - disse Jinki avanzando verso di lei.


Stringeva fra le mani un fazzoletto strano. Perfino da lì Jorinde riuscì a notarlo.

Anche la ragazza sembrò accorgersene perchè scosse il capo e indietreggiò.


    - No...no Jinki, ti prego! - sussurrò senza staccare gli occhi dall'oggetto.

    - Ti prego Valery, non fare così! É già abbastanza difficile. - la pregò il castano.


Valery si voltò per fuggire ma finì dritta nelle braccia di Jonghyun che l'afferrò per non permetterle di scappare. Il biondo si era avvicinato furtivamente a lei. La ragazza gridò divincolandosi ma Jinki era ormai a qualche centimetro da lei e, senza non poche difficoltà, riuscì a premerle il fazzoletto dalla colorazione strana sulle labbra.


    - Ti prometto che ti lascerò andare...- le sussurrò il biondo mentre la voce della ragazza si spegneva e si afflosciava fra le sue braccia.


Quello più provato di tutti sembrava essere Taemin. Aveva gli occhi lucidi e lo sguardo strano.


Jorinde era terrorizzata. Che diavolo le avevano fatto. Indietreggiò cercando di non fare rumore.


Non poteva credere a quello che aveva visto.

Le venne in mente quella sera, la sera stessa che aveva raggiunto la villa, in cui le ragazze di Chul Moo parlavano di Jonghyun e la voce di Eun Soo le rimbombò nella testa.


    - Di cosa stavate parlando? - chiese allora Jorinde incuriosita.

    - Di Kim Jonghyun e delle tizie che ha fatto sparire.- rispose Eunsoo prontamente.”



Si dice che abbia dei complici, sai, per far sparire le povere malcapitate.”



Quello era sicuramente un incubo.


Corse via senza voltarsi indietro. Doveva tornare a casa prima di Jonghyun.


Nel frattempo Minho aveva preso in braccio la ragazza e senza dire una parola, l'aveva portata nella sua macchina. L'avrebbero riportata dove doveva stare.

Kibum stava per raggiungerlo quando notò qualcosa a terra brillare.


Si chinò e raccolse un bracciale di pietroline piccole e scintillanti.

L'aveva visto addosso a una sola persona e quella persona in quel preciso istante doveva essere a casa.


    - Kibum, andiamo. - lo chiamò Minho.

    - Arrivo. - mormorò il ragazzo.


Si diresse verso la macchina e con sguardo pensieroso s'infilò il bracciale in tasca.









      * Angolo di Natsumi213*


Salve a tutti! ^^
Sono tornata abbastanza puntuale con il diciannovesimo capitolo. Si ritorna nel presente e dopo un piacevole pomeriggio, in cui Jorinde ha quasi spifferato tutto a Jonghyun, il capitolo ci lascia con il fiato sospeso. Come anticipato ci sono alcune precisazioni da fare:

    * alcune parole tedesche come “Ich habe gewonnen” che significa “ho vinto” e “Frau” che significa “signora”.

    * Il kirsch è un liquore o meglio un distillato abbastanza forte ricavato dalle ciliegie che si utilizza volendo per cucinare la torta la “*foresta nera”.

A parte questo, oggi sarò breve e non mi resta che ringraziarvi. Ringrazio InfinteSweetLove e lagartischa per le recensioni allo scorso capitolo. Grazie ragazze! <3 <3 Grazie a Nina unnie che mi supporta e mi sopporta! <3 e grazie a tutti coloro che hanno letto e inserito la storia fra le seguite e le preferite! Grazie! <3 <3 <3
A presto!^^
Kisses! :*




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Capitolo 20
*** 20. Pettegolezzi indiscreti ***


                                         







20. Pettegolezzi indiscreti




Jorinde non seppe mai come riuscì a non impazzire. Quello che aveva visto la sera prima sembrava un racconto di giallo anni cinquanta e mai mai si sarebbe immaginata una cosa del genere. Doveva essere decisamente un incubo. Non poteva crederci, non voleva crederci.

Purtroppo ciò che aveva visto era la dura realtà. Quella Valery non se l'era immaginata, era vera, l'aveva vista e sentita parlare. Non appena era tornata a casa, la sera prima, era corsa direttamente nella sua stanza con il cuore che le martellava nel petto, credeva che stesse per scoppiarle da un momento all'altro. Si era gettata nel letto e si era coperta con le lenzuola. Non ne aveva parlato nemmeno con Odette perchè non sapeva cosa dirle esattamente, era troppo shoccata per riuscire a parlarne con qualcuno. Dopo un'ora circa, aveva sentito i passi di Jonghyun salire le scale e attraversare il corridoio. Sperò non entrasse in camera sua. Non voleva vedere nessuno. Tuttavia, udì la porta aprirsi lentamente allora la rossa fece finta di dormire. Il ragazzo si avvicinò al letto e allungò il collo per accertarsi che stesse davvero dormendo. Jorinde non si mosse di un centimetro. Dopo pochi attimi, il biondo uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.

Il mattino seguente, la ragazza sarebbe tornata a lavoro ma per la prima volta, da quando era lì, non ne aveva voglia. Non sapeva se sarebbe riuscita a fare finta di niente o se invece avrebbe attirato l'attenzione essendo troppo nervosa. Era come camminare sul filo di un rasoio. Durante tutto il tragitto verso la libreria le immagini della sera prima le si susseguivano in testa. Se avessero voluto fare la stessa cosa anche a lei? Se in realtà, Kibum invece di coprirla avesse spifferato tutto agli altri quattro e ora stavano aspettando il momento propizio per farle la festa? Jorinde rabbrividì.

Non potevano essere capaci di farle del male, no? Erano suoi amici, le volevano bene. Jorinde si fidava di loro...allora perchè aveva sussultato non appena Jinki le aveva afferrato gentilmente il braccio mentre era assorta in questi pensieri a qualche passo da “La tana del Bianconiglio” ?


    - Scusa, non volevo spaventarti! - esclamò Jinki gioviale.

Jorinde aveva sussultato al contatto.

    - No, scusami tu...ero sovrappensiero e non mi ero accorta che ti eri avvicinato! - replicò la ragazza con una mano sul petto.

Jinki aveva come sempre un sorriso smagliante. Sembrava quasi che quello che Jorinde aveva visto la sera prima non era mai accaduto. Di quel passo sarebbe impazzita.

    - Come stai allora? Niente più febbre? - chiese il ragazzo aprendole la porta della libreria.

    - Nulla. Neanche una lineetta! - rispose prontamente Jorinde cercando di risultare spontanea.

    - Benissimo! Puoi tornare con noi allora...mi raccomando, non ti ammalare più! Altrimenti come facciamo senza di te?! - ribattè Jinki afferrandole il mento con le dita in un gesto affettuoso.

    - Buongiorno! - disse Kibum pacatamente seduto dietro il bancone.

Jorinde non lo aveva proprio visto. Ad ogni modo lo salutò educatamente.

    - Ciao Kibum! Visto, la nostra Dede è tornata da noi! - disse il maggiore sfilandosi la giacca.

    - Oh, si! Fortuna nostra che la signorina Kübler è tutta intera! - replicò il corvino con una risata.

Il suo sguardo si posò sulla rossa e Jorinde vide passare nei suoi occhi lo stesso lampo, la stessa strana luce che gli aveva visto la prima volta che si erano incontrati quando lui l'aveva riconosciuta per la ragazza che stava da Jonghyun. All'epoca la rossa non ci aveva fatto poi molto caso ma adesso aveva imparato a cogliere anche i segnali più piccoli.



Lo sa.



Pensò la rossa appendendo la borsa. Evitò il suo sguardo. Non sapeva come accidenti aveva fatto a saperlo ma Kibum sapeva che lei aveva visto. Non appena entrò la prima cliente decise subito di occuparsene lei. Non voleva stare troppo vicina a Kibum. Quella mattina sarebbero stati solo in tre, loro tre. Minho e Taemin non erano di turno. Jorinde non vedeva l'ora di tornarsene a casa.

Purtroppo però non poteva evitare il corvino per sempre e inevitabilmente si ritrovarono troppo vicini per non potersi scambiare nemmeno una parola.


    - Sei strana oggi. - commentò il ragazzo girando fra gli scaffali dei libri gialli.

    - Sono solo un po' spossata...ho avuto la febbre molto alta in questi giorni. - ribattè quella seduta su uno sgabello di gomma intenta a liberare dal cellofan i primi libri dell'infanzia con lo scatolone ai suoi piedi.

    - Allora saresti dovuta restare ancora un po' a casa così ti saresti ripresa completamente. Non è saggio uscire così presto dopo una febbre così alta. - disse semplicemente il ragazzo poggiandosi ora con le spalle allo scaffale e le mani in tasca di fronte a lei.


Jorinde sapeva benissimo dove voleva andare a parare. Non aveva neanche bisogno di guardarlo in faccia. Era arrivato il confronto, quello che lei aveva cercato di evitare senza successo.

Non rispose subito. Tentennò squarciando il cellofan come se avesse qualche colpa.



E va bene, vuoi sbattermi in faccia che sai che io so? E sia!


Pensò la ragazza. Non si sarebbe tirata indietro.


    - Non è saggio uscire e basta, vorrai dire. - disse la rossa secca alzando gli occhi chiarissimi su di lui.


Kibum sembrò sorpreso.


    - Come? - chiese perplesso.

    - Piantala Kibum! Non girarci più intorno...dimmi quello che devi. Non sono idiota! Sai benissimo che io ho visto. - .


Il ragazzo probabilmente non si aspettava che lei lo affrontasse a viso aperto perchè per un attimo non fece altro che guardarla. Poi sorrise.


    - La nostra Didi è davvero intelligente e coraggiosa. Peccato che un piccolo dettaglio ti abbia tradito. - sussurrò e tirò fuori dalla tasca quello che Jo riconobbe come il suo braccialetto con le pietroline.


Doveva averlo perso nella corsa.


Il sorriso gongolante del maggiore fu quello che le fece saltare i nervi. Scattò in piedi e cercò di afferrare il suo bracciale.


    - Dammelo! - .


Tuttavia, Kibum essendo più alto di lei, alzò il braccio fuori dalla sua portata.


    - Datti una calmata Didi! Sei tu quella che lo ha perso, non te l'ho sottratto io. - l'ammonì il corvino.

    - Beh, allora visto che sei stato così carino da ritrovarlo potresti ridarmelo! - .

    - Sei spaventata? - le chiese lui di punto in bianco.

La rossa lo guardò sorpresa.

    - Ti comporti come se fossi finita nella savana. Gli altri potrebbero accorgersi di qualcosa...devi stare attenta. - .

A Jorinde venne improvvisamente da ridere.

    - Me lo stai dicendo sul serio? Sai che me ne faccio dei tuoi consigli? Nulla, niente, un cazzo! Dopo quello che ho visto ieri permettimi di essere più che shoccata, signor Kim. - sbottò arrabbiata la ragazza.

    - Abbassa la voce...- mormorò Kibum – Jinki potrebbe sentirti. - .

    - Me ne fotto! Tutte quelle voci...tutte quelle storie...- .


La ragazza s'interruppe e scosse il capo.


    - Voci? Quali voci? - .

    - Tutte quelle storie su Jonghyun e le ragazze che scomparivano una volta oltrepassata la soglia di casa sua. Pensavo fino a ieri che fossero menzogne, che la gente non avesse altro da fare che inventarsi balle ma poi ho visto Valery...e voi...voi siete tutti suoi complici. - .


Jorinde indietreggiò di qualche passo. Sembrava fuori di sé. Vomitava fiumi di parole dando sfogo alla tensione che si portava dietro dalla notte prima, aveva gli occhi lucidissimi e rossi.


    - Continua a non dare credito a queste storie...non è così che è andata. - cercò di tagliare corto Kibum.

    - Pensi davvero che sia un imbecille?! Ho visto TUTTO! Non puoi fare finta di niente...voglio che tu mi dia delle spiegazioni! - .


Jorinde era davvero seccata. La paura aveva per un attimo ceduto il posto o al massimo diviso la poltrona con la disperazione. Il disperato bisogno di conoscere la verità, di sapere cosa ne era stato della ragazza, del perchè non le avevano permesso di andare via, di chi erano davvero.


    - So che sei spaventata, è normale dopo quello che hai visto- .

    - Io non sono spaventata, io sono arrabbiata e...e...DELUSA! - gridò Jorinde interrompendolo.

    - Mi dispiace che tu ti senta così...non posso fare molto se non chiederti di fidarti...non giudicare da quello che hai visto. - mormorò il ragazzo avvicinandosi a Jorinde che invece lo schivò disgustata.

    - Se non sarai tu a darmi delle spiegazioni, sarò costretta a chiederle a Jonghyun in persona...vada come vada. - sussurrò lapidaria ma Kibum non le permise di andare via, l'afferrò per un polso e la tirò verso lo scaffale su cui era poggiato lui prima e le si parò davanti.

    - No.- disse secco.

    - Che cosa avete fatto a Valery? - .


Jorinde lo guardava con lo sguardo di chi vuole aprire i muri a metà e spaccare le montagne dalle fondamenta.


Kibum si guardò intorno, poi afferrò la rossa per le spalle e l'avvicinò a sé.


    - Niente. - sussurrò.


Jorinde lo spinse via.


    - Non ti credo! Dove l'avete portata? - .

    - Perchè ci tieni così tanto a lei? - .


La rossa si morse un labbro. Non avrebbe rivelato a Kibum che la ragazza era andata a parlarle...non ancora.


    - Perchè Valery potevo essere io...perchè le avete vietato la libertà. - rispose spenta.

    - Valery sta bene, non le abbiamo fatto del male...non ne faremmo mai a nessuno. L'abbiamo solo portata dove starà al sicuro, che tu ci creda o meno, se non le abbiamo permesso di scappare è anche per il suo bene. L'abbiamo solo addormentata per evitare che scappasse perchè lei non capisce tutto questo, non capisce che è per lei...non a fondo. - replicò Kibum.

    - L'avete fermata con la forza... - .

    - Si ma per evitarle un destino peggiore...- si affrettò a dire lui.

    - Dov'è ora? - .

    - Non posso dirtelo qui però se vuoi te la mostrerò, ti porterò da lei... - .


Jorinde non credeva alle sue orecchie. Kibum diceva sul serio?


    - Non pensare male di noi...ci conosci. Sai che non siamo cattivi, ti porterò da Valery per tranquillizzarti e mostrarti che non le abbiamo fatto del male e un giorno saprai tutto quello che ora non posso dirti. Capirai tante cose che ora ti sembrano strane, crudeli anche...come il fatto che Jonghyun non vuole che tu esca. Io...io capisco che tu ti senta male, spaventata, arrabbiata, delusa, disgustata, ferita...e ne hai tutti i diritti. Ti senti abbandonata, in balia degli eventi e appesa a un filo però ti assicuro che tutti noi non ti torceremo mai un capello. Ricordi quando mi hai chiesto che tipo era Jonghyun? E io ti ho risposto in modo vago? Ecco, io ti dico che Jonghyun non è la persona fredda e dispotica che nel villaggio credono e te lo dico io che lo conosco bene. Non temerlo, non evitarlo...non sai quanto detesti fare quello che fa. - .


Non c'era menzogna negli occhi di Kibum, solo tristezza e voglia di essere creduto.

Jorinde aveva capito da tempo che le nascondevano qualcosa e aveva sempre desiderato conoscere la verità e lo desiderava anche in quel momento ma Kibum le aveva appena dato uno dei sollievi più grandi. Le aveva appena detto che Jonghyun non era la persona malvagia che tutti credevano ma più il ragazzo a cui piaceva prenderla in giro, che si lasciava ritrarre, che si era preso cura di lei quando era stata male. Il corvino poteva anche essere un grandissimo attore e le stava raccontando di conseguenza un sacco di frottole per tenersela buona ma nel suo sguardo non vedeva nulla di tutto ciò.

Kibum le afferrò il polso e le allacciò il suo braccialetto.

    - Fidati di me, di noi. - sussurrò.

Jorinde si sentiva stanca, davvero stanca come se fosse appena tornata da un viaggio logorante. Si accasciò lungo quello scaffale e iniziò a piangere. Si sentiva davvero stupida a frignare in quel modo davanti a Kibum ma ne aveva davvero bisogno mentre i volti dei suoi amici le vorticavano davanti. In tutto quel tempo, dopo lo shock iniziale dovuto al ricatto di Jonghyun, aveva trovato la forza di andare avanti ed essere felice grazie al supporto che quei quattro ragazzi della libreria le avevano dato. Poi aveva scoperto che Jonghyun non era così freddo e crudele come dicevano in giro e che non l'aveva torturata o uccisa ma anzi le dava davvero tutto, anche il suo tempo libero. Le ritornò in mente quando aveva portato Yoora alla villa solo ed unicamente per lei e pianse ancora più forte. Tutto quello in cui credeva si stava per sgretolare dopo quello che aveva visto, dopo quello spiacevole avvenimento ma le parole di Kibum non sembravano dette per dire, non erano false, lei vedeva e sentiva che Kibum non le stava mentendo. Però si sentiva così confusa. Era un vortice di emozioni e non riusciva a fare altro che piangere.

Non le piaceva piangere davanti agli altri, da quando era rimasta sola, senza la mamma e il papà, si era sentita un sacco di volte fragile e nuda agli occhi degli altri e lei non voleva dimostrarsi debole e vulnerabile. Odiava essere compatita o presa in giro. Aveva odiato quando Jonghyun era stato in grado di farle accettare la sua proposta e non avere un accidenti di nessuno su cui contare. Aveva accettato per il bene dei suoi compagni. A parte Yoora, lì non aveva mai avuto nessuno a cui importasse realmente di lei ed ora eccola lì a piangere come una fontana addossata a uno scaffale di libri gialli con Kibum, che pensava fino a qualche tempo prima che non le stesse troppo simpatica, inginocchiato di fronte a lei, in silenzio a guardarla mentre lei piangeva senza riuscire a fermarsi o a spiegargli il perchè di tante lacrime. Quello che più la confortò fu il fatto che Kibum non glielo chiese nemmeno, come se sapesse già. Piuttosto le allacciò la scarpetta che le si era slacciata senza battere ciglio.



    - Scusa... - riuscì a dire la rossa fra i singhiozzi.


Kibum non rispose.


    - E' che...è così difficile...- sibilò prendendo un respiro profondo per poi tossire e riprendere a piangere più forte di prima davanti alle premure del maggiore.

    - Yah! Se non la smetti di piangere ti verrà una sincope! - la rimproverò lui in tono dolce.

    - Scusa! Sei così gentile... - piagnucolò ancora lei.

    - Ti ho solo allacciato una scarpa! - esclamò lui con un sorriso – Aaaahhhh! Chiudi il becco! - sbottò dopo afferrandola per un braccio e tirandosela addosso per stringerla a sé.


Jorinde ricambiò l'abbraccio di Kibum e continuò a piangere.


    - Lo so, lo so bimba...è difficile...- mormorò lui cullandola nel suo abbraccio.


Sembrava sottile Jorinde fra le sue braccia tanto che temeva che se avesse stretto di più si sarebbe frantumata fra le sue mani.


Kibum si maledisse. Adesso non si sarebbe più scollato la seccatura rossa di dosso. Sorrise e le accarezzò la schiena per calmarla.



    - Ragazzi, Jinki hyung mi ha detto che eravate-


La voce si spense non appena scorse le due figure a terra.

Entrambi si voltarono verso il proprietario di quella voce. Taemin stava impalato di fianco a loro e i suoi occhi indugiavano su entrambi.


    - ...qui. - concluse secco.

    - Ehi Taemin. Che ci fai qui? Oggi non sei di turno. - lo saluto Key separandosi dalla ragazza che, dal canto suo, girò il viso dal lato opposto al loro per asciugarsi gli occhi.

    - No, infatti. Ero venuto per parlare con Jorinde. - rispose il moro – Qualcosa non va? - chiese poi indicando con il capo la rossa.

    - No tranquillo, niente di preoccupante. - replicò Kibum con finta noncuranza – comunque se devi parlare con Jorinde io torno di là. Ad ogni modo Didi, non preoccuparti per quella cosa...non pensarci più. - e detto questo il ragazzo girò sui tacchi lasciandoli soli.


Jorinde sperò che Taemin non facesse domande ma ovviamente le sue speranze svanirono non appena il ragazzo aprì bocca.


    - Stai bene Didi? Sembra che tu abbia pianto. - le disse gentilmente sedendosi al suo fianco.

La ragazza si voltò a guardarlo sforzandosi di sorridere.

    - Si, sto bene...non ti preoccupare. A volte mi capita di essere un po' giù di morale. - rispose lei abbracciandosi le gambe.

Sperò che Taemin se la bevesse.

    - Beh, immagino succeda a tutti...- commentò il moro.

La ragazza annuì.

    - Tu e Kibum avete instaurato proprio un bel rapporto... - .

Jorinde rimase sorpresa da quell'affermazione. Lanciò uno sguardo al ragazzo, sembrava infastidito da qualcosa.

    - Beh...è un bravo ragazzo, siamo diventati buoni amici...- riuscì a dire un po' a disagio.

    - Immagino. É per forza tuo amico uno che ti abbraccia così forte. - .

Jorinde era sempre più stupita.

Guardò il profilo del moro che invece guardava dritto davanti a sé. Sembrava che stesse controllando la voce in qualche modo...sembrava quasi irritato?


    - Voleva che smettessi di piangere e mi ha abbracciato. - ribattè in tono innocente la rossa.


Ma perchè accidenti gli stava dando spiegazioni ora?


    - Ovvio. D'altronde è quello che gli amici fanno, no? - disse Taemin voltandosi verso di lei con un sorriso.

    - Si...immagino che tu avresti fatto lo stesso! - esclamò Jorinde ricambiando il sorriso.


Adesso sembrava il Taemin di sempre sorridente e gentile con lei.

    - Didi c'è una cosa che voglio chiederti! - disse tutto pimpante gettandosi i morbidi capelli scuri all'indietro.

    - Dimmi tutto Tae! - esclamò quella entusiasta voltandosi completamente verso il ragazzo e incrociando le gambe.

    - Ricordi la nostra uscita? Ti avevo detto che volevo portarti in un bel posto e i miei propositi non sono cambiati! Ti va se ci andiamo domani? Lo so che abbiamo entrambi il turno di pomeriggio ma disertiamo un'oretta e poi siamo subito di ritorno! - le propose con sguardo sbarazzino quello.

Jorinde tentennò.

Non sapeva se sarebbe stata una cosa saggia allontanarsi durante il lavoro. Insomma, le sembrava una cosa avventata e se Jinki si fosse arrabbiato?


    - Non lo so Taemin...e se Jinki si arrabbia? E se non ci permettono di uscire? - espose i suoi dubbi la ragazza.

    - Ah, non ti preoccupare! Non stiamo lontano molto...inventiamo una scusa e ce la filiamo. Jinki non si arrabbierà. - cercò di convincerla il moro afferrandole il mignolo della mano sinistra e scuotendolo un po'.

    - Non lo so...- mormorò Jorinde mordendosi il labbro inferiore.

    - Dai, ti prego! Please! - la pregò Taemin facendo gli occhi dolci e mettendo su quel broncio che Jorinde odiava con tu se stessa.

    - Non guardarmi così! - esclamò lei cercando di trattenere una risata.

    - Tu dimmi di si! - .

    - Non puoi costringermi...neanche con quello sguardo e quel labbruccio infame! - brontolò la ragazza puntandogli il dito contro.

    - Questo lo dici tu! Ho altri metodi per convincerti! - sibilò il moro facendo sparire in un attimo il labbruccio infame che solitamente piegava la volontà di chiunque e sfoderando un sorriso sornione.

    - Ah-ah? - chiese scettica la rossa.

    - Ti farò pentire del tuo scetticismo! - la rimbeccò il moro chinandosi verso di lei così tanto che la ragazza dovette poggiarsi sui gomiti per non cadere.

Jorinde lo guardò con un cipiglio tra il preoccupato e il perplesso.

    - Ma cos-ahahahahahahahahahahahahah! No, no fermo! Lo odio! - strillò la ragazza fra le risate.

Taemin non le aveva dato neanche il tempo di formulare una domanda di senso compiuto che aveva preso a farle il solletico riducendo la ragazza in un convulso di risa intervallato da qualche “smettila” e “basta”.

    - Dimmi di si e ti lascio stare! - l'ammonì divertito il maggiore.

    - Fidati, vorrei dirti di si ma non voglio che gli altri si arrabbino.- replicò la rossa reduce dalle risate di qualche attimo prima.

    - Risposta sbagliata Jorinde! - canticchiò Taemin con maligno sollazzo.

    - No no aspetta! Ci penso! - si affrettò a dire la ragazza e cercò di fermare le mani del ragazzo con le sue ma inutilmente.

Taemin aveva ripreso a farle il solletico e lei a ridere contorcendosi e scalciando per fermare il suo “aggressore”.

    - Va bene, va bene! Si, si si e si! - esclamò infine la rossa stremata.

    - Sicura? Guarda che non puoi ritrattare dopo! - l'avvisò Taemin ma prima che potesse rispondere uno strillo acuto fece sobbalzare entrambi.


    - Che diavolo state combinando voi due?! - .


Kibum fissava entrambi con sguardo di disapprovazione.


    - Che c'è? - chiese Taemin perplesso.

    - Che c'è? CHE C'é?! Ma vi siete visti? - strepitò ancora quello indicandoli.


Jorinde guardò Taemin e poi capì.

Effettivamente la loro posizione poteva essere travisata. Era praticamente distesa a terra con Taemin sopra di lei. Poteva essere abbastanza fuorviante anche se il ragazzo le stava solo facendo il solletico. Non si era nemmeno accorta di avere assunto una posizione simile.


    - Oh! - esclamò Jorinde con lo sguardo di chi aveva appena avuto una rivelazione – Non è come sembra...stavamo solo scherzando! - disse poi con una risata mentre si rialzava.

    - Scherzando o non scherzando non è questa la posizione da assumere in un luogo pubblico e sul luogo di lavoro per giunta! Pensate se qualche cliente entrava e vi vedeva così! - li rimproverò Kibum.

    - Si scusa! Non ci abbiamo pensato. - si giustificò la rossa pulendosi i jeans.

    - Pensateci la prossima volta! - esclamò inacidito il corvino – dai, vieni con me! - disse poi afferrando la ragazza per il braccio e portandola via.

    - Aspetta...io e Taemin - provò a dire ma Kibum la interruppe con un gesto della mano.

    - Taemin tanto stava per andarsene! - disse con aria noncurante.


Kibum sembrava intenzionato a portarla fuori di lì.
La ragazza si voltò verso Taemin e alzò le spalle come a voler dire che non sapeva perchè il ragazzo si stesse comportando così. Un mezzo sorriso sulle labbra.
Taemin le sorrise di rimando a denti scoperti ma non appena i due sparirono dalla sua vista il sorriso scivolò via e i suoi occhi lanciarono un'occhiata raggelante alla soglia su cui prima sostavano i due.


    - Stai al bancone. - le disse Kibum indicando il posto vuoto – Jinki hyung è sceso in magazzino. - .

    - Non potevi starci tu?! - protestò sbuffando la ragazza.

    - Ehi angioletto non ti paghiamo per la tua bella faccina! - replicò Kibum afferrandole il volto e avvicinandolo al suo con un ghigno maligno.

    - Beh, dovremmo. - interloquì Taemin che nel frattempo era sopraggiunto all'entrata del negozio.

    - Grazie Taemin! Ricordagli che pezzo di figa avete come collega! - esclamò Jorinde fingendo arie da vip.

Taemin rise.

    - Tu non eri andato via? - gli chiese a quel punto Kibum.

    - Oggi vuoi proprio cacciarmi via, eh hyung? - ribattè il moro – Comunque no, a meno che non volessi fare un buco nel muro per esaudire prima il tuo desiderio...non ci sono uscite nelle aree dei reparti. - .

    - Non voglio cacciarti, l'ho detto per te...non hai il turno stamattina. Potresti fare altro invece di venire qui. - disse semplicemente il maggiore.

    - Hyung c'è la tua ex moglie! - esclamò Taemin indicando con il capo fuori dalla porta come se avesse già perso interesse nella conversazione.

    - Oh no! Che palle! - borbottò il corvino voltandosi poi verso la porta.

    - Kibum eri sposato?! -


Jorinde non se lo sarebbe immaginato neanche nei suoi sogni più bizzarri.


    - Oh si, è stato sposato! - sghignazzò Taemin entusiasta.


In quel momento la porta tintinnò e una bellissima ragazza di non più di ventiquattro anni entrò. Aveva capelli castani mossi, grandi pendenti alle orecchie e occhiali da sole enormi. Indossava un cappotto lilla aperto e da sotto una camicia bianca elegante. Aveva davvero molta classe.


    - Buongiorno! - esclamò pimpante – Kibum! Non vieni a dare un bacio alla tua ex moglie? - e qui si sfilò gli occhiali mostrando un grande paio d'occhi con ciglia lunghissime.


Kibum sorrise debolmente. Sembrava non volesse vederla granchè. Tuttavia le andò incontro per accoglierla come richiedeva la situazione.


    - Jisoo-ah! Da quanto tempo! Come sta l'ex migliore che potessi sognare di avere? - chiese sforzandosi di sembrare spontaneo.

    - Falso...ehm ehm! - bofonchiò Taemin camuffando quel “falso” con due colpi di tosse.

Jorinde cercò di trattenere una risatina mentre Kibum ignorava entrambi.

    - Come mai da queste parti? - le chiese il corvino.

    - Cerco un libro per neomamme! - rispose entusiasta – Ne avete? - .

    - Penso di si. É un regalo o...? - provò a indagare il ragazzo.

    - Nessun regalo! Sono incinta di tre mesi! - esclamò felice come una pasqua Jisoo scoprendo la pancia non troppo grande da sotto il cappotto aperto.

    - Wow! É una notizia bellissima! - si congratulò Kibum scoccandole un bacio sulla guancia.

    - Non ci credevo neanche io quando ho visto il risultato del test! - disse arrossendo Jisoo.


Jorinde sorrise alla notizia.

Anche lei e Taemin si congratularono.


    - Sei la sua fidanzata? - chiese la giovane donna indicando Taemin.

    - E' la nuova ragazza che lavora qui. - rispose Kibum al suo posto.

    - Capisco...e Jonghyun? Sta ancora con quella bella ragazza...com'è che si chiamava...Valery? - chiese Jisoo con la fronte aggrottata nello sforzo di ricordare.


Tutti e tre assunsero una faccia da funerale.


    - No. Si sono lasciati qualche tempo fa. - rispose serio Kibum – non erano fatti per stare insieme. - e detto questo convinse Jisoo a seguirlo dietro gli scaffali per scegliere il libro.



Jonghyun e Valery sono stati davvero insieme o è solo una balla inventata appositamente per Jisoo?


Jorinde era perplessa. Ci mancava solo quella.
Taemin si era pietrificato al solo sentire pronunciare quel nome. Jorinde ricordava ancora i suoi occhi lucidi la sera prima.


    - Tae...- sussurrò toccandogli un braccio.

Il ragazzo si riscosse e le rivolse un sorriso.

    - Stai bene? - gli chiese ancora lei.

    - Perchè non dovrei. Stavo solo pensando. - rispose accarezzandole i capelli.

    - No è che avevi una faccia. - commentò la ragazza abbassando lo sguardo.

Poi le venne in mente che magari poteva chiedere a Taemin di Jonghyun, forse il ragazzo avrebbe detto qualcosa che le avrebbe dato uno spunto per scoprire di più su quella faccenda.

    - Jonghyun è un vostro amico? - chiese allora la rossa cercando di sembrare disinteressata.

Taemin la guardò un attimo.

    - Si, è un carissimo amico. - rispose Taemin.

    - Capisco...l'ho mai visto? Sai, sono passati parecchi vostri amici da qui. - chiese ancora la ragazza.


Non avrebbe mollato facilmente.


    - Mmmmhhh...no, credo di no. L'unica volta in cui è passato in libreria, durante la tua permanenza qui, tu stavi male e non vi siete incontrati. - fu la risposta del moro.

    - Peccato! A proposito, spero vi siate scusati per la mia assenza ma non mi ero sentita per niente bene. - la buttò lì la rossa.

    - Tranquilla, non è stato poi a lungo. Magari avremmo altre occasioni di presentarvi ma sicuramente avrai sentito parlare di lui. Ha una catena di alberghi e ha rilevato il palazzo di Chul Moo. - replicò il ragazzo.

Jorinde finse di pensarci su. Stava diventano una brava spudorata attrice da quando quella storia aveva avuto inizio.

    - Oh si! - esclamò -L'ho letto sul giornale, Kim Jonghyun, giusto? - chiese poi conferma all'altro.

Taemin annuì.

    - Immagino che tu abbia sentito anche un sacco di voci sul suo conto...- mormorò il ragazzo.

    - Davvero tantissime effettivamente.- commentò Jorinde.

    - Buone o cattive? - .

    - Abbastanza cattive a dirla tutta. Ho lavorato da Chul Moo per un po'...quindi puoi immaginare quante cose abbia sentito su di lui. - rispose Jorinde.

A Taemin per poco non cadde il cellulare dalle mani quando udì quelle parole.

    - Eri una delle ragazze di Chul Moo? - chiese stupito.

    - Beh si...gli piacevano i miei dipinti. - rispose timidamente con un sorriso al ricordo del solare e gentile signor Jung.

    - Perchè non ce l'hai mai detto? - .

    - Non pensavo fosse di vitale importanza semplicemente. - comunicò la ragazza con un'alzata di spalle.

    - Effettivamente...comunque che dicevano da Chul Moo? - le chiese interessato poggiandosi al bancone con la schiena.

    - Beh a grandi linee che non era una persona molto a posto, che le donne che sono entrate in casa sua non ne sono più uscite, che aveva dei complici per farle sparire...cose così. Però a dirla tutta non ci ho dato mai molto peso...insomma, non puoi giudicare un libro dalla copertina. - raccontò la ragazza mettendosi di fronte a lui.

    - E fai bene. Conosco Jonghyun da tantissimo tempo. Ti assicuro che non è un ragazzo cattivo...le voci che girano sul suo conto sono tutte stupidaggine. - disse Taemin sprezzante al solo pensiero dei pettegoli del villaggio.

    - Sono dell'opinione che le persone bisogna conoscerle prima di parlarne male. Tuttavia c'è una strana storia che gira da qualche tempo...insomma più strana delle altre... - disse la rossa a quel punto.


Stava per dirgli una cosa pericolosa ma doveva tentare, doveva rischiare.


    - Cosa? - .

Taemin era serio, quasi nervoso.

    - Si dice che...una delle ragazze che vivevano da Chul Moo sia...beh, sia ora chiusa in casa di Jonghyun. Sai, è scomparsa da un po' e allora hanno ipotizzato che Jonghyun l'abbia portata a casa sua. - .

Vide Taemin nascondere il suo disagio e poi ridere di gusto.

    - Davvero? Beh effettivamente devo ammettere che è un pò geloso ma che l'abbia segregata in casa...stiamo andando di fantasia ora! - esclamò Taemin battendo le mani sulle gambe.

    - Quindi è la sua ragazza quella? - .

    - Si. Stanno insieme da poco per quello che so. - rispose il moro.

    - Allora era come pensavo...l'ennesima storiella senza fondo di verità. - mentì Jorinde fingendo ancora una volta disinteresse.

    - Lo sai alla gente piace inventarsi leggende di ogni sorta. - replicò lui con un'alzata di spalle.

    - Le definirei più racconti. Le leggende hanno un fondo di verità...qui sembra non ce ne sia nemmeno l'ombra. Allora mi chiedo: perchè la gente di questo villaggio è così interessata a chiacchierare sul suo conto? Insomma, se non rompe le scatole a nessuno, non vedo perchè prenderlo di mira...- sussurrò la rossa cercando di apparire più ingenua possibile.


Se Taemin si accorgeva che stava indagando erano guai.
Jorinde attese con trepidazione una risposta. Il ragazzo sospirò.


    - Beh, sai...Jonghyun è mio amico e per questo lo difendo senza pensarci su ma sento che di te mi posso fidare e devo ammettere che un fondo di verità c'è in quello che dicono in giro. Effettivamente tutte le vecchie fiamme di Jonghyun non hanno più messo il naso fuori dal cancello di casa sua. Chi per un motivo, chi per un altro...a grandi linee possiamo dire che Jonghyun si annoia facilmente e quindi se ne libera. - e qui fece un gesto rapido con la mano come ad allontanare zanzare fastidiose – Ricordo però che per quanto riguarda una delle ragazze più belle che ha avuto...se l'è tolta dai piedi molto prima. Lo ha tradito e Jjong non l'ha presa bene... - .

Jorinde stava con il fiato sospeso.

Il moro si guardò intorno, erano soli. Jinki era ancora immerso fra i cataloghi e gli scatoloni del magazzino mentre Kibum e Jisoo stavano ancora sfogliando libri per neomamme mentre chiacchieravano rumorosamente.

Taemin le fece segno di avvicinarsi.

La ragazza si chinò verso di lui.


    - La poveretta è seppellita sotto metri di terra nel suo giardino. - sussurrò nel suo orecchio – io lo aiutai a seppellirla, vicino agli altri cadaveri...sai, avevano visto cose che non avrebbero dovuto vedere in quella casa. Non poteva lasciarle andare una volta che la storia finiva. Per questo, tutte coloro che venivano dopo e scoprivano il triste destino di chi le aveva precedute cercavano di far durare la relazione a lungo ma con tentativi vani. Quindi figurati quella povera malcapitata che aveva ceduto al fascino di un altro. Jonghyun non gliel'ha perdonata nonostante le sue suppliche e quindi...addio. - .


Jorinde era scossa da brividi. Quella era la descrizione di un giovane e spietato barbablù che cambiava partner tanto velocemente quanto quello della fiaba cambiava moglie e poi uccideva i suoi amori quando si stancava di loro o quando gli facevano un torto. Quella storia era raccapricciante...Jonghyun era davvero così crudele? Jorinde lo conosceva ormai...non era un assassino. Tuttavia...come spiegarsi quello che era successo la sera prima? Forse Valery era una povera vittima scampata alla morte e ora l'avevano riacciuffata? Però Kibum l'aveva tranquillizzata quella mattina, le aveva detto che non erano dei pazzi assassini...non c'era menzogna nei suoi occhi ma neanche in quelli di Taemin. Anzi, il ragazzo era più serio che mai nel raccontare quell'orribile storia. E Valery? Cosa volevano dire le sue parole? Kibum le aveva promesso che l'avrebbe portata da lei...quindi non era morta? E se fosse stata una trappola quella di Kibum?


Taemin le afferrò i polsi e lei sobbalzò. L'avvicinò a sé tanto da annientare la distanza che c'era fra loro due.


    - Non hai sentito la parte migliore. - le comunicò guardandola negli occhi.

    - Esiste qualcosa di buono in questa storia nauseante? - chiese fuori da panni la rossa.

    - Oh si. La ragazza lo tradì con me. - rispose lapidario il moro.


Jorinde non poteva credere alle sue orecchie.


    - Ovviamente Jonghyun non l'ha mai scoperto. - aggiunse subito dopo.


Sul volto di Taemin si dipinse un sorriso cattivo, di quelli che su un viso come il suo non stanno bene, di quelli che compaiono tuttavia sulle labbra di chi meno ti aspetti.


    - Come...- .


Jorinde era davvero senza parole. Non sapeva come reagire.

Poi improvvisamente Taemin scoppiò a ridere.


    - Non ci credo, te la sei bevuta! Dovresti vedere la tua faccia! - esclamò piegandosi in avanti a causa delle risate.



Un momento...mi ha preso in giro?



Pensò la ragazza spalancando la bocca indignata.


    - Certo che a te possono anche raccontare che gli asini volano e ci crederesti ugualmente! - sghignazzò il più grande cercando di non riderle direttamente in faccia – Hai davvero creduto a quello che ti ho detto?! Didi non immaginavo fosse così facile spaventarti! - .


Taemin continuava a sopprimere risate che puntualmente riuscivano a trovare un modo per esplodere in tutta la loro ilarità.


    - Ma sei proprio stronzo! - esclamò Jorinde picchiando Taemin sul braccio.

    - Dai, stavo scherzando! - si giustificò sorridendo lui.


D'altra parte era sollevata che fosse una balla, le aveva dato un sollievo enorme però si sentiva stupida ad aver creduto al racconto di Taemin.


    - Non m'interessa! Mi hai fatto prendere un colpo! - ribattè allontanandosi di colpo da lui.

    - Devi ammettere che hai creduto ad ogni parola! - replicò il ragazzo senza abbandonare il sorriso.



Anche tu ci avresti creduto se avessi visto quello che ho visto io ieri!


    - Ci credo! Avresti dovuto vedere la tua di faccia mentre lo raccontavi...per non parlare del tuo sorriso. - lo rimproverò la ragazza con le mani sui fianchi ma con un'ombra divertita nello sguardo.

    - Posso fare l'attore? - chiese lui guardando con espressione sexy un immaginario obiettivo fotografico.

    - Non ti parlo più! - rispose quella incrociando le braccia e voltandogli le spalle.

    - Eddai Didi! Era uno scherzo! - disse in tono dolce lui.


Si staccò dal bancone e le si avvicinò per avvolgerla in un abbraccio.


    - No, non voglio abbracci da te! - esclamò Jorinde ricambiando tuttavia l'abbraccio.

    - Non volevo traumatizzarti! Tranquilla, non ti andiamo a seppellire nel giardino di Jonghyun! - scherzò Taemin scoccandole un bacio in testa.

    - Non è divertente! - replicò lei mascherando però il tutto con una risata.

    - Che succede? Siamo forse di troppo qui? - chiese Jinki risalendo dal magazzino e notando i due dietro la cassa.

    - No, è Taemin che è cattivo! Mi fa spaventare! - strepitò Jorinde cogliendo l'occasione per colpire il ragazzo sul petto.

    - Taemin lo fa spesso...con chi ci casca! - disse Jinki divertito – quindi con noi non succede più...qualche volta con Kibum però funziona ancora. - mormorò poi malignamente il castano.

    - Sento il mio nome nominato invano! - esclamò Kibum arrivando con l'ex moglie dietro.

    - Da quanto tempo Jinki! Ciao! - cinguettò la donna fiondandosi sul poveretto che ebbe a malapena il tempo di riconoscerla.

Nel mentre Jisoo informava Jinki della sua gravidanza, Taemin sussurrò qualcosa a Jorinde.

    - Ci vediamo lo stesso domani o per dispetto mi dai buca? - .

    - Ci vediamo ma solo perchè sono curiosa di vedere questo posto! - rispose la ragazza facendo l'occhiolino al moro.

    - Allora io scappo. A domani! - e così dicendo Taemin si dileguò.

    - Mi cercavate? - chiese poi Kibum alla rossa.

    - No, Jinki diceva che sei facile da spaventare. - rispose quella con un'alzata di spalle.

Il corvino la guardò senza capire.

    - Taemin mi ha raccontato una brutta storia e mi ha fatto spaventare allora Jinki ha detto che Tae è solito a queste cose. - spiegò la ragazza.

    - Si, Taemin si diverte a raccontare storie dell'orrore e cose così. Che ti ha raccontato per farti spaventare? - .

    - Te lo scrivo stasera per messaggio. - gli sussurrò Jorinde mentre accompagnavano Jisoo alla porta.



**



Jorinde a fine serata aveva la testa che le scoppiava. Si sentiva stanca, forse per colpa del pianto di quella mattina. Aveva creduto a Kibum, sembrava così sincero ma c'era sicuramente qualcosa in tutta quella storia che non le tornava. Jonghyun nascondeva qualcosa e se non era una schiera di ex morte sotto il letto, qualcosa che non andava c'era lo stesso. Il ricordo della sera precedente la faceva ancora rabbrividire ma se davvero avevano impedito a Valery di scappare anche per il suo bene, questo “bene” desiderava che Kibum glielo spiegasse...almeno avrebbe avuto un quadro più chiaro, per quanto possibile. Erano agli sgoccioli, Jorinde sentiva che avrebbe scoperto qualcosa, che qualcosa sarebbe tornato a galla.

Stava seduta in uno dei salotti a tema di casa di Jonghyun. Molte stanze in quella villa avevano un colore principale, soprattutto i salotti e le camere da letto più piccole. Quello in cui stava comodamente seduta aveva le pareti e parte del mobilio di un azzurro intenso. Era uno dei preferiti di Jonghyun perchè a lui rilassava parecchio. Jorinde stava messaggiando con Kibum con un libro aperto sulle gambe mentre Jonghyun sedeva al tavolo rotondo intendo a compilare delle carte per la direzione dei suoi alberghi, si diceva volesse cedere l'amministrazione delegata di qualche sede della sua catena alberghiera a un amico. Jorinde si chiedeva chi fosse.

Nel mentre la sua testa vagava da un pensiero all'altro, il suo cellulare vibrò. Era un altro messaggio di Kibum.




Davvero ti ha raccontato una storia simile?

Scema tu che ci hai creduto!!

Puoi stare tranquilla, non troverai cadaveri sparsi per il giardino! ;D”


Aveva raccontato a Kibum del tentativo, riuscito per giunta, di farla spaventare di Taemin.


Grazie Kibum. Sei di conforto. -.-

Ti saresti spaventato anche tu se avessi visto la faccia

che aveva mentre raccontava e poi aveva un sorriso inquietante! >_<”


Fatico a immaginarmi Tae con un sorriso inquietante.

Ad ogni modo, ora che mi ci fai pensare: perchè stavate parlando di Jonghyun??”


... ^^'”


JORINDE KÜBLER!

Non avrai avuto la brillante idea di spiattellare tutto a Taemin?”


Certo che no!! Ho soltanto colto la palla al balzo per chiedergli qualcosa su Jjong

quando Jisoo ha chiesto di lui. E poi una cosa tira un'altra e lui mi ha raccontato

questa storia bruttissima... T_T

A proposito, non mi avevi detto che sei stato sposato! ;) ”


Ben ti sta! Hai fatto una cosa rischiosa a fargli domande su Jonghyun!

Pensa se avesse capito che sei tu la tizia che abita da lui ora!

Non farti venire più queste pensate geniali o giuro che ti rinchiudo io in una

torre senza porte e finestre e ti faccio il caschetto per non permettere ai Taemin chiacchieroni di entrare!! Così non combini casini!

Comunque ma a te non sfugge nulla? Si, sono stato sposato ma per poco. Un errore di gioventù.”



Stai tranquillo sono stata attenta! E comunque, sono stanca!

Ho tutto il diritto di indagare su questa storia, specialmente dopo quello che ho visto ieri!

Visto e considerato che non mi dici nulla, faccio da me! >_<”


Ancora con quella storia di ieri?! Se continui a ripensarci ti verrà una crisi d'ansia!!

Comunque ci vediamo a mezzanotte sotto i porticati di casa di Jjong.

Ti porto da Valery.

P.s. Stai attenta a non svegliare Jonghyun o gli altri!”


Davvero mi ci porti? Grazie! :*

Tranquillo, sarò silenziosa come un'ombra!”



Jorinde non stava nella pelle. Era emozionata, un misto fra eccitazione e paura. Lanciò un'occhiata a Jonghyun che stava ancora sulle carte. Il telefono vibrò di nuovo.


Lo spero! Altrimenti preparati a starci tu al posto di Valery!”

Comunque che fai?”


La rossa rabbrividì. Qualunque fosse la posizione della ragazza non doveva essere un soggiorno in una spa.


Niente, leggo un po'. Tu?”


Cucino. Stasera che mangiate?”


Non lo so, cucina Odette! :D”


Per fortuna! Fareste la fame senza di lei!

Sei con Jonghyun?”


Si, sta lavorando al tavolo di fronte a me.

Comunque io so cucinare! >_> u.u”


Chissà perchè non ho fiducia nelle tue abilità culinarie!

Comunque occhio a Jonghyun, potresti insospettirlo sei stai sempre attaccata al telefono.”



Detto fatto.

Jorinde non aveva fatto in tempo a finire di leggere il messaggio che si chiese se Kibum avesse poteri telepatici o leggesse nella mente del biondo.


    - Con chi messaggi con così tanta attenzione? - .


La ragazza alzò lo sguardo sul proprietario della voce che invece aveva ancora gli occhi puntati sulle carte.


    - Con Yoora. - mentì lei.


Jonghyun alzò il volto per guardarla.


    - Immagino stiate discutendo della situazione geopolitica nel mondo per essere così pensierosa. - replicò ironico lui.

La rossa rise.


    - Le ragazze si dicono sempre cose interessanti! - lo rimbeccò – Tu non puoi capire! - .

    - Come vuoi! Comunque credo sia il momento di andare a vedere se Odette ha bisogno di una mano . - ribattè Jonghyun alzandosi dalla sedia.

    - Si, saluto Yoora e arrivo. - .


Come cazzo hai fatto a capire che Jonghyun si stava insospettendo? O.O

Mi ha appena chiesto con chi stavo messaggiando! OoO

Comunque sto andando in cucina ora, ci sentiamo dopo! <3”


Perchè lo conosco, bambola. <3 ;)

Va bene, buon appetito!

A dopo! <3”



    - Ti vuoi sbrigare?! - le intimò Jonghyun dal corridoio.

    - Si si, sono qui! - disse Jorinde correndo fuori dalla stanza.


Jonghyun si era fermato a metà corridoio per aspettarla. Sostava sotto a una finestra e notò come la luce della luna facesse sembrare che avesse riflessi blu fra i capelli. La rossa non potè non collegarlo a Barbablù, con cui l'aveva paragonato quel pomeriggio quando Taemin si stava divertendo a prendersi gioco di lei.


Maledetto Taemin. Gliel'avrebbe pagata per quella dannata storia.


Jonghyun la guardava come se si fosse rimbambita.


    - Beh, che hai da guardare? Andiamo Hyunnie! - esclamò quella afferrandolo per la mano e trascinandolo per il corridoio.

    - Hyunnie? - chiese lui tra il perplesso e il disgustato.

    - Non ti piace? - .

    - No, va benissimo Gretel. - sibilò con un ghigno il biondo.

    - Ti detesto. - bofonchiò quella.

    - Non hai detto così quando eri ubriaca. - replicò lui malizioso.

    - Perchè, che ho detto? - chiese quella allarmata, preoccupata di aver detto qualcosa di cui non si ricordava.

    - Non cosa hai detto, cosa hai fatto...- mormorò lascivo in risposta Jonghyun.

    - CHE COSA?! - strillò la rossa fermandosi di botto a qualche metro dalla cucina.

    - Andiamo a cenare, si fa tardi...- disse il ragazzo superandola con lieto sollazzo.


La ragazza rimase interdetta per un attimo.


    - Odeeeeeeeeeette! - piagnucolò entrando in cucina fra le risate malvagie di Jonghyun il cui passatempo preferito era, da qualche tempo, prenderla in giro.



Maledetto Jonghyun. Gliel'avrebbe pagata anche lui.


Sbuffò lanciando un'occhiataccia a Jonghyun che invece ricambiò con uno sguardo affettuoso.







      * Angolo di Natsumi213*

Buonasera a tutti! ^^
Sono tornata con, udite udite, il ventesimo capitolo! Mi fa stranissimo, non ho mai scritto venti capitoli. XD
Comunque, abbiamo un altro capitolo sul presente in cui Jorinde ha una crisi di pianto con Kibum a causa di quello che è avvenuto la sera precedente. La ragazza è confusa ma crede nella buona fede di Kibum che le promette di portarla da Valery. Tuttavia, forse il centro del capitolo è proprio Taemin con i suoi racconti su Jonghyun e il suo sorriso inquietante...un po' particolare. XD
Bene, questo è un capitolo un po' di passaggio, transitorio che ci preparerà a quello che accadrà nel prossimo e infatti, ho avuto problemi a trovargli un titolo e anche una foto come copertina e a questo proposito devo ringraziare Ninechka che mi ha consigliato per bene! Grazie ciccina! :* <3
La storia si complica un po'...credere o non credere alle parole di Kibum? Credere o non credere alle parole di Taemin? Tutto scherzo o mezza verità? Traete le vostre conclusioni dunque! XD
Comunque anche se il Taemin della copertina non ha i capelli neri come nella storia, ho pensato che la sua espressione fosse azzeccata per rappresentare il sorriso ambiguo che mostra a Jorinde. XD
Fatevi ringraziare per bene ora, che se non fosse per voi, non sarei mai arrivata a questo ventesimo capitolo ( oggi mi sento smielata! <3). Grazie a InfiniteSweetLove e lagartischa per le recensioni allo scorso capitolo! Grazie mille! :* <3 * lancia fiorellini *
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la storia fra le
seguite e le preferite! Grazie a tutti! <3 <3 <3 <3 <3 * regala cioccolate *
P.s. Vi sta piacendo il comeback di Taemin? A me un sacchissimo! <3 *^*
A presto! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 21
*** 21. Tappeto di fiori ***



21. Tappeto di fiori




Jorinde aspettò che scattasse la mezzanotte. Si alzò dal letto, infilò una maglia e un pantalone di tuta e uscì dalla stanza. Attraversò il corridoio in punta di piedi e prima di prendere le scale, si affacciò nella stanza di Jonghyun. Era così buio che non vedeva un accidenti ma il ragazzo doveva essersi addormentato perchè sembrava di scorgere nel buio una figura immobile sul materasso. Indietreggiò anche più silenziosamente di quando era arrivata. Se lo svegliava era la fine. Una volta nell'ingresso, afferrò una felpa appesa all'attaccapanni e mentre se la infilava uscì di casa.

La lieve brezza notturna di giugno le accarezzò la pelle facendola rabbrividire. Scorse Kibum alla sua destra.


    - Kibum. - sussurrò andandogli incontro con un sorriso smagliante.

Il ragazzo la salutò con un cenno del capo.

    - Visto? Sono stata brava! Non ho fatto svegliare nessuno! - esclamò eccitata.

    - Ci mancherebbe altro! Con una casa così grande dovevi avere il passo di un ippopotamo per svegliare gente a dieci stanze da te! - la schernì il corvino aggiustandole il colletto della felpa.

    - Farò finta di non aver notato la tua aria di sufficienza. - borbottò la ragazza.

    - Dai, andiamo! Ci manca solo che si affaccia Jonghyun e ci becca qui sotto insieme...sai che bella sorpresa! - replicò Kibum avviandosi verso il giardino di Jonghyun.

    - Dove andiamo? - .

    - In giardino. - .

    - Valery sta nel giardino? - .

    - Si, ha una casa sull'albero! - esclamò il corvino ironico - Santo Cielo Didi, chiudi il becco e seguimi. - . sbraitò poi lanciandole un'occhiata obliqua.

    - Non mi piace entrare in questo giardino a notte fonda, mi ricorda le fiabe dei fratelli Grimm che leggevo da bambina...ti assicuro che alcune erano da brividi, ambientate in quei boschi folti. - mormorò la rossa tirandosi le maniche della felpa.

    - Didi è solo un giardino non la foresta malesiana. - replicò il ragazzo roteando gli occhi.

    - Stai scherzando? É il giardino più grande che abbia mai visto e poi tu dici così perchè non le hai lette! - .

    - Oh si che le ho lette ma non sono fifone come te! - .

    - Solo perchè conosci bene questi posti! - .

    - Da questa parte. - la guidò lui ignorando la sua affermazione.

Jorinde notò che la stava conducendo verso il corridoio di archi a cui Jonghyun le aveva vietato di avvicinarsi. Tutto a un tratto si sentì elettrizzata. Brividi le percorrevano la schiena.


    - Dove...dove mi porti? - chiese mentre intraprendevano il corridoio di archi.

    - Fidati di me. - le rispose semplicemente Kibum.

La ragazza si fidò, come sempre.

Tutti quegli archi sembravano davvero infiniti, tanto che Jorinde si chiese quanto grande poteva essere il giardino di Jonghyun. Era vero che tutta la sua tenuta era enorme ma mentre camminava sotto quelle foglie verdi le sembrò anche più grande del normale. Gli archi le ricordavano quelli sotto cui si sposavano le persone nei film americani, nei giardini di casa. Anche se la rossa dubitava potesse trovarci una felice coppia di sposi alla fine. Quando stava per lamentarsi della strada infinita, il corridoio di archi finì e...non c'era nulla. Assolutamente nulla.


Jorinde guardò l'amico perplessa.

    - Scusa Kibum, cosa dovrei vedere qui? - .

    - Qui niente. - .


Il corvino prese la ragazza per un braccio e la condusse oltre una schiera di cespugli di rose. In lontananza la ragazza vide quella che sembrava una piccola costruzione che, a occhio e croce, poteva essere uno sgabuzzino per gli strumenti di giardinaggio. Tuttavia la rossa non si era mai sbagliata tanto. Arrivati di fronte alla porta, Jorinde notò che aveva delle adorabili finestre con dei vasi sui davanzali. Kibum ne prese uno e svuotò il contenuto nella sua mano aperta facendone uscire una chiave. Guardandola meglio più che uno sgabuzzino sembrava più una casetta. Quando il ragazzo aprì la porta, Jorinde rimase stupefatta. Entrò come incantata, quella era un'adorabile e piccola casetta per davvero. Era tutto in una stanza. C'erano un letto pieno di cuscini, un tavolino rotondo con quattro sedie, una credenza, una stufa piccola e una porticina che probabilmente portava a un bagno altrettanto piccolo. Aveva uno stile rustico ma davvero carino.


    - E' così *shabby chic! - esclamò guardandosi intorno.

    - Oh si! Sai è dove ci rinchiuderà Jonghyun vita natural durante se ci scopre stanotte e ti assicuro che poi ti apparirà molto meno chic! - replicò amaramente Kibum.

    - Smettila di dire queste cose! - lo apostrofò la ragazza voltandosi di scatto verso di lui.

    - Paura? - sussurrò Kibum con un mezzo sorriso.

Jorinde sentì un leggero fastidio lungo la colonna vertebrale.

    - Piantala! Piuttosto, dov'è Valery? Vive qui? - chiese poi guardandosi intorno.

    - Certo che no. - rispose semplicemente il corvino.

    - E allora? - .

Kibum si avvicinò alla credenza, la spinse verso sinistra e rivelò una porta. Jorinde trattenne il fiato.


    - Seguimi. Ti porto da lei. - disse poi guardandola.

Il corvino aprì la porta e l'unica cosa che la rossa vide fu una lunga discesa di scale con tante torce attaccate ai muri.


    - Non ci penso proprio! Sembra una cripta! - esclamò Jorinde fissando le scale.

    - Senti vuoi vedere Valery si o no? - sbottò il ragazzo seccato.

    - E se tu mi stessi mentendo?! - .

Jorinde lo disse senza pensarci.

Kibum la guardò per qualche secondo, incredibilmente serio.

    - Avevi detto che ti fidavi. - .

La ragazza non rispose.

    - Se non è così posso benissimo riportarti indietro. - .

    - No, aspetta...- ribattè lei in un sussurro.

Kibum attese che parlasse.

    - Scusa. É solo che voi siete così legati...insomma, sarebbe normale se tu decidessi di raccontargli la verità e- ma Kibum la interruppe.

    - Non voglio farti del male e non permetterei mai che te ne facciano. - .

Il corvino tese la mano verso di lei.

Jorinde si sentì stupida, Kibum si era sempre dimostrato, a modo suo, gentile con lei...l'aveva perfino coperta con Jonghyun. Non l'avrebbe abbandonata.

Afferrò la mano che le veniva offerta ed entrambi si avventurarono lungo le scale. La discesa era davvero ripida e le scale tante, e quando finirono, intrapresero una strada pianeggiante. La rossa ebbe l'impressione di trovarsi sottoterra. Restarono in silenzio per tutto il tragitto quando alla ragazza venne spontanea una domanda.


    - Kibum a che serve quella casetta così bene arredata se non ci va mai nessuno? - .

    - In verità a niente. Quando Jonghyun ha comprato la villa e la terra circostante c'era già e a Odette era piaciuta così tanto che l'hanno tenuta...e alla fine si è rivelata utile anche come passaggio segreto. - rispose il ragazzo.

Il lungo tragitto pianeggiante li portò alla base di corti scalini ripidi.

    - Stai attenta alle scale...sono fastidiose. - l'avvertì Kibum mentre iniziavano la salita.

    - Dove sbuca questo passaggio segreto? - .

    - A casa di Jonghyun. In una stanza del terzo piano. - le rispose il ragazzo.

Quando le scale finirono una porta nera comparì davanti a loro.

    - Perchè allora abbiamo fatto tutta questa strada se sbuchiamo in casa? - chiese a quel punto la rossa come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

    - Perchè non abbiamo le chiavi, genio! - rispose stizzito il corvino spingendo la porta nera.

Quello che Jorinde vide le fece spalancare la bocca per lo shock.

Si ritrovavano nel posto che aveva sognato qualche notte addietro. Era come se l'era sognato: i letti, gli alberi, tutto al proprio posto. Corse dentro inginocchiandosi accanto al letto più vicino. La bella ragazza che aveva visto in sogno, era ora davanti a lei, con gli occhi chiusi e il respiro regolare.

Le sfiorò una mano e notò che era calda. Stava solo dormendo.


    - Valery è nel letto affianco. - sussurrò Kibum.

    - Io...io la conosco! Io ho visto questo posto! - esclamò Jorinde senza muoversi di lì.


Kibum strabuzzò gli occhi.


    - Che stai dicendo? - chiese piano.

    - Io l'ho sognato! Ho sognato di entrare qui e ho visto lei. É tutto così strano... - rispose rialzandosi.

    - L'hai sognato? Ne sei sicura? - .

    - Si, io ho visto tutto questo! - .


Seguì un silenzio inquietante.


    - Certo che fai paura, a volte... - commentò Kibum.


E non gli aveva nemmeno raccontato del sogno su Jonghyun e Taemin.

Jorinde si avvicinò poi al letto di Valery dove la ragazza dormiva. Era molto bella Valery. I capelli biondi sparsi sul cuscino, le labbra rossissime, il naso a punta. Notò che aveva la mano destra stretta in un pugno e notò che le ciglia sembravano bagnate...forse aveva pianto prima che i ragazzi l'addormentassero. Si sentì male per lei. Le scostò un ciuffo di capelli vicino alle labbra e si sedette sul letto accanto a lei.


    - Stanno dormendo davvero? - chiese.

    - Si...vedi quella rosa sulla testata del letto? Quella fa si che dormano senza che riescano a svegliarsi nemmeno una volta. Valery è riuscita a scappare perchè Taemin ha tagliato il fiore per sbaglio. - rispose Kibum.

    - Come?! - .

    - Ogni tanto veniamo qui e aiutiamo Jonghyun, Odette e Jae Hyun a tagliare gli arbusti per evitare che crescano troppo e premano sul letto finendo per soffocarle. Quando Taemin è venuto a tagliare gli arbusti ha inavvertitamente tagliato il fiore così Valery dopo qualche ora, cioè quando è svanito l'effetto della rosa, si è svegliata e ha cercato di svignarsela. - spiegò Kibum davanti alla sua faccia esterrefatta.


Le tornarono in mente i graffi sulle mani di Taemin e ora le era tutto un po' più chiaro.

Quando diede un'occhiata alle altre ragazze nei letti vide che erano tutte molto carine.


    - Sono tutte ex di Jonghyun? - chiese poi a Kibum.

Kibum rise, una risata triste.

    - Se ti piace definirle così...diciamo che qualcuna è stata davvero la sua ragazza, qualcuna no e poi c'è lei che non c'entra niente. - rispose indicando con il capo la ragazza castana che Jorinde aveva visto in sogno.

    - Lei non c'entra niente con Jonghyun? - .

    - No, lei si trova qui per un'altra ragione...è la ragazza di Minho. - .


Jorinde quasi non inciampò nei rovi.


    - La ragazza di Minho?! Che ci fa qui? - chiese fuori dai panni la rossa.

Il corvino esitò.

    - Non mi dire che si era infatuata di Jonghyun! - esclamò con voce stridula.

    - No ma che accidenti ti viene in mente! Ha solo fatto qualcosa che non doveva fare... - .

    - Che significa? Piantala di parlare come Gandalf il grigio! - sbottò seccata la ragazza.

    - E' una storia lunga! È stata punita perchè ha fatto la cosa giusta... - .


Jorinde notò che sul suo letto non c'era nessuna rosa blu ma la ragazza continuava a dormire tranquillamente.


    - Non c'è nessun fiore sul suo letto...perchè dorme allora? - .

Kibum era diventato davvero molto triste.

    - Hyun Soo ha subito gli effetti collaterali di ciò che ha colpito Jonghyun. Sai, c'è una persona che ce l'aveva davvero tanto con lui e gli ha reso la vita un inferno. Tutti coloro che stavano intorno a lui non hanno subito una sorte migliore e Hyun Soo è una di questi. Fa quasi male vedere come Minho se ne occupa...si prende personalmente cura di lei. - raccontò il giovane con le mani in tasca.

A Jorinde si strinse il cuore a quelle parole. Minho era un ragazzo buono e gentile, non immaginava avesse sofferto tanto.

    - Capisco ma perchè le altre ragazze sono qui? Perchè le sue ex sono addormentate? Che intendevi quando mi hai detto che era per il loro bene? - .

Jorinde doveva sapere.

    - Per evitare che morissero. Jonghyun non le lascia andare perchè non vuole che muoiano. - .

    - Che significa? Perchè dovrebbero morire? Quella persona che odia Jonghyun potrebbe fare loro del male? - .

    - Non posso dirti altro. - tagliò corto lui.

    - Come sarebbe che non puoi dirmi altro?! Non puoi lasciarmi così...a metà della storia! Anzi, nemmeno a metà! - protestò Jorinde.

    - Significa quello che ho detto: non posso dire altro. É già abbastanza che ti abbia portato qui e ti abbia raccontato alcune cose, anzi, dovremmo andarcene ora. - .

Jorinde aprì la bocca come per dire qualcosa ma poi la richiuse. Sbuffò. Kibum non le avrebbe detto più niente...era inutile provare ad estorcergli altro. Almeno sapeva che Valery era viva e non le avevano fatto del male.


    - Meglio se esci dalla porta. - le consigliò Kibum – tanto dall'esterno non può essere aperta senza chiave e tu ti ritroveresti direttamente in casa, senza perdere tempo. Io torno indietro dal passaggio segreto invece. - .


Il ragazzo l'accompagnò alla porta.


    - Kibum era stata Valery a rubare la chiave? - chiese prima di andare via.


Il corvino assunse un espressione stralunata.


    - Come sai della chiave? - .

    - Beh, diciamo, in breve, che Jonghyun mi aveva accusato di averla persa e che non è stato esattamente gentile con me in quell'occasione...- rispose a mezza voce la rossa.

    - Ah, capisco...comunque si, era stata lei. Voleva tornare qui per liberare le altre penso...sai, Valery non era al corrente di tutta la situazione...credo fosse per quello che ha cercato di fuggire...- replicò lui a braccia conserte.

    - Sono felice di vedere che non mi hai mentito. - disse Jorinde con un sorriso.

    - E io sono felice che tu ti sia fidata di me. - ribattè Kibum con un sorriso altrettanto sincero.

La ragazza gli saltò al collo e l'abbracciò.

Il corvino rimase leggermente interdetto ma poi ricambiò l'abbraccio finchè Jorinde non gli scoccò un rumoroso bacio vicino l'orecchio.


    - YAH! La vuoi piantare con questi baci rumorosi?! - sbraitò staccandosi da lei.

Jorinde rise.

    - Si chiama affetto, Kibum. - cantilenò la ragazza con un ghigno benevolo – comunque ho quasi finito il tuo ritratto, te lo voglio dare una volta terminato. -

    - Si va bene, ora però sbrigati! Non vorrei che qualcuno si svegli! - la esortò Kibum spingendola delicatamente verso la porta.


Jorinde salutò il ragazzo e sgattaiolò in camera sua. Si gettò sul letto e sospirò. Era contenta di avere qualcuno come Kibum di cui fidarsi ed era altrettanto felice di sapere che Jonghyun aveva fatto del bene, a modo suo, trattenendo quelle ragazze lì anche se addormentate per evitare loro di morire. A volte pensava di essere troppo ingenua, magari qualcun altro al posto suo non avrebbe creduto a Kibum ma il suo sesto senso le diceva che il ragazzo non stava mentendo. Poi le ritornarono in mente la ragazza castana e Minho. Sentì una morsa allo stomaco. Le dispiaceva davvero tanto che Minho dovesse soffrire in quel modo, il mattino dopo gli avrebbe portato la colazione, come lui faceva sempre con lei come se fosse la sua sorellina e dato che aveva iniziato a considerarlo come il fratello che non aveva mai avuto, gli avrebbe dimostrato il suo affetto. Persa nei suoi pensieri sprofondò in uno sonno senza sogni.



**



Jorinde era in un ritardo mostruoso. Aveva mandato un messaggio a Taemin scrivendogli che sarebbe arrivata il prima possibile perchè aveva avuto un piccolo problema con la lavatrice.


Menti sapendo di mentire.


Pensò Jorinde con finta aria melodrammatica.


In realtà, se era in ritardo non era colpa della lavatrice ma di Jonghyun che quella mattina se la stava prendendo con tutti i comodi. Jorinde avrebbe voluto cacciarlo fuori a pedate ma lei lì era solo un ospite e se poi avesse dato segni di impazienza, Jonghyun si sarebbe insospettito.


Se ne stava in cucina ad aiutare Odette a pulire il forno. Si era svegliata riposata quella mattina, si era fatta un bagno profumato e aveva indossato un vestitino lilla a maniche corte che tuttavia le scopriva un po' le spalle. Il caldo cominciava a farsi sentire e lei lo soffriva terribilmente.

    - Quando si spiccia Jonghyun?! Mi sta facendo fare tardi! - bisbigliò disperata alla donna china sul forno.

Odette si raddrizzò e lanciò un'occhiata all'orologio.

    - Se la cosa può consolarti, sappi che è in ritardo anche lui. - disse la donna di rimando – anzi, fammi un favore Jo, vallo a chiamare forse non si è accorto dell'ora. - .

Jorinde salì le scale e bussò alla camera del ragazzo ma non ebbe alcuna risposta, allora decise di entrare lo stesso. Il letto era vuoto e i vestiti del giorno prima erano poggiati sulla spalliera della sedia. Probabilmente era andato in bagno. Tuttavia quando si girò per tornare di sotto cozzò contro qualcosa di duro.

    - Ehi – borbottò ma qualsiasi altra cosa avesse in mente di dire non lasciò mai le sue labbra alla vista di quello che aveva davanti.

Jonghyun era appena uscito dalla doccia. I capelli bagnati e il forte profumo di bagnoschiuma. Tuttavia gli occhi della ragazza erano fissi su quell'ammasso duro contro cui aveva sbattuto che, dopo qualche secondo, il suo cervello elaborò come pettorali. Jorinde aveva sempre immaginato che Jonghyun avesse un bel fisico, un fisico niente male ma trovandoselo di fronte con l'asciugamano in vita, il torso nudo scolpito e la pelle ancora umida per via della doccia era tutta un'altra cosa. Ebbe l'impulso di allungare un dito e toccare quei muscoli per accertarsi che fossero veri ma per fortuna non lo fece.


    - Jorinde? - la chiamò Jonghyun in tono preoccupato.

La rossa alzò lo sguardo su di lui.

    - Si? - sussurrò con voce strozzata.

    - Che ci fai in camera mia? - .

    - Ti cercavo. - rispose lei vagamente.

    - E perchè? - .

    - Perchè sei in ritardo per andare a lavoro. - .

I suoi occhi, per qualche legge della fisica, riuscirono a staccarsi da quel bronzo di riace e vagarono nella stanza. Cercò di sembrare disinvolta sedendosi sul suo letto. Non voleva fare la figura della baccalà.


    - Ah, non ti preoccupare! Non ho un orario preciso...in fondo il direttore sono io. - commentò il biondo con un gesto della mano di noncuranza.

    - Si ma non vorrai fare la figura del lavativo... - mormorò la ragazza lisciandosi le pieghe del vestito.


Ci manca solo che se la prende comoda tutte le mattine.


    - Lavativo? Non direi proprio... sono sempre mattiniero ma oggi mi va così. - disse Jonghyun senza dare troppa importanza a quello che diceva.

Poi scomparve dentro una cabina armadio per cinque minuti buoni tanto che Jorinde pensò fosse stato risucchiato dai suoi stessi vestiti. Proprio quando stava per darlo per spacciato, il biondo uscì con un paio di pantaloni neri addosso.


    - Dove accidenti sarà finita la camicia. - bofonchiò il ragazzo tra sé e sé guardandosi attorno.

    - Effettivamente faresti bene a trovarla quella camicia... - sussurrò Jorinde evitando di guardare il petto nudo del biondo.

    - Come?! - chiese Jonghyun.

    - Oh no, niente... dicevo che dovresti chiedere a Odette. - mentì la rossa cercando di trattenere una risata.

Il ragazzo le lanciò un'occhiata perplessa e poi un sorriso sornione spiccò sul suo volto.

Jorinde lo guardò preoccupata.

Jonghyun avanzò verso il letto e poi si chinò su di lei. Jorinde temette di svenire. Nel chinarsi i suoi maledetti pettorali erano a un passo dal suo naso. Jonghyun allungò una mano dietro la schiena della rossa e dopo due secondi che alla ragazza sembrarono un'eternità, il ragazzo afferrò qualcosa.


    - La cinta. - disse semplicemente mostrandole l'oggetto senza tuttavia abbandonare il sorriso.

Jorinde sorrise debolmente di rimando.

    - Già, la cinta...- mormorò come in stato catatonico.

Avrebbe voluto prendersi a sberle da sola.

    - Jo, vuoi farmi un favore? Vuoi chiedere a Odette se mi ha stirato la camicia bianca che le ho dato l'altro giorno? - .

    - Si, certo. - .


Sarebbe stato meglio che si fosse allontanata da lì. Jonghyun senza maglia nuoceva alla sua salute. Sorrise fra sé e sé mentre scendeva le scale. Sembrava una mocciosa che fantasticava sul belloccio della scuola.

Odette le diede la camicia appesa a una gruccia di velluto viola non appena gliela chiese e Jorinde ritornò al piano di sopra per consegnare l'indumento al ragazzo.


    - La tua camicia! - disse pimpante consegnandogliela.

    - Grazie, gentilissima! - replicò Jonghyun.


Jorinde fece dietrofront per tornare al piano di sotto mentre il ragazzo s'infilava la camicia ma la sua voce la bloccò.


    - Aspetta un attimo Gretel! Lo sai che oggi sei proprio carina? Devo forse insospettirmi...? - .

    - C-Cosa?! M-Ma che dici! È un vestito come un altro...- balbettò la rossa girandosi verso il suo interlocutore.


Ci manca solo che adesso si metta strane idee in testa...che poi non sono tanto strane...se solo sapesse...


Pensò Jorinde con un senso di disagio mischiato al senso di colpa.


    - Io non ho parlato del vestito... - le fece notare Jonghyun – Però è molto carino anche quello...per non parlare dei tuoi capelli... così lunghi. - e le sfiorò le punte rosse e mosse.


Jorinde si ricordava della prima volta che aveva provato a toccarle i capelli, il giorno della proposta sotto il ponte di pietra e lei si era ritratta spaventata. Adesso invece non aveva più paura, anzi le piaceva quando le toccava i capelli o quando le sorrideva.


    - Sei così bella che potrei pensare che qualcuno di importante venga a trovarti...magari qualche povero disgraziato che ti ha visto alla finestra come una raperonzolo rinchiusa nella torre...solo che io sono più cattivo della strega... - sussurrò Jonghyun mellifluo.


Jorinde non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se Jonghyun avesse scoperto che usciva di nascosto, che lavorava in libreria e che avevano praticamente gli stessi amici. Per non parlare di Taemin che le stava sempre appiccicata...



    - No, non sei più cattivo della strega! - disse Jorinde scuotendo il capo – Il mio Jonghyun non è affatto cattivo...- sussurrò poi abbottonandogli gli ultimi bottoni.

    - Non mi credi capace di abbandonarti nel deserto* ? - chiese il biondo con aria divertita.

    - No, per niente...mancherebbe il sole in questa casa senza di me. - rispose quella con aria di sufficienza.

Jonghyun non potè non sorridere. La tirò per un braccio e l'abbracciò. Jorinde rimase stupita da quel gesto...non lo aveva mai fatto prima. Poi così come l'aveva abbracciata la lasciò e la superò uscendo dalla stanza.

La ragazza perplessa decise di tornare di sotto. Era proprio strano Jonghyun ma dolce...quando voleva.

    - Jonghyun? - chiese Odette seduta al tavolo in cucina.

    - Credo sia quasi pronto...per fortuna. - rispose sedendosi accanto a lei.

    - Come va in libreria? - chiese la giovane donna in un sibilo per evitare che colui che non doveva sentire potesse sentire.

    - Bene, sono tutti molto carini con me...è un ambiente lavorativo che mi piace...- rispose la rossa giocando con la frutta finta del vassoio.

    - Loro non sanno del tuo legame con Jonghyun? - .

    - No...però Kibum- ma Odette la interruppe con una gomitata.


Dopo qualche secondo entrò Jonghyun, impeccabile come sempre. Indossava il pantalone nero che Jorinde gli aveva visto qualche attimo prima, la camicia bianca che gli aveva portato di sopra e una giacca nera. Si stava infilando il telefono in tasca mentre nell'altra mano reggeva gli occhiali da sole.


    - Odette ti serve qualcosa per la cena? - .

    - Niente di urgente però se quando torni mi porti delle olive nere te ne sarei grata. - rispose la giovane donna.

    - Certo. - replicò il ragazzo poi il suo sguardo si posò su Jorinde.


    - E tu - sibilò infilandosi gli occhiali da sole - vedi di filare dritto in mia assenza, Gretel . -.

Jonghyun sorrise malizioso e andò via.

Non appena la porta si richiuse, Jorinde si afflosciò sulla sedia.

    - Devo stare attenta...se scopre la verità, terrò tutti i ragazzi di Chul Moo sulla coscienza finchè non muoio. - gemette.

    - Ti sei lasciata sfuggire qualcosa? - chiese Odette allarmata.

    - Assolutamente no! É lui che mi ha trovato troppo carina con questo vestito e ha pensato a chissà cosa. - .

    - Allora non ti preoccupare...se non ha prove non può fare niente. L' ha detto giusto per prenderti in giro. - la rassicurò la donna.


Jorinde, dopo dieci minuti era già fuori casa. Non era mai stata così in ritardo da quando lavorava lì.

Si fermò al bar per prendere il cappuccino per i ragazzi e poi si catapultò in libreria.


    - Buongiorno! - cinguettò entrando - si lo so, sono in ritardo. - aggiunse subito dopo.

    - L'importante è esserne consapevoli...comunque Taemin ci ha informato, tranquilla! - le comunicò Jinki.

    - Ho portato una cosetta per voi! - esclamò dopo entusiata.

Posò il contenitore con i quattro cappuccini sul tavolo. Quando Minho aprì il suo trovò sulla schiuma un cuore fatto di cacao.

    - Ma che carina che sei Didi! Grazie! - esclamò il ragazzo con un sorriso che scopriva i denti piccoli e candidi.

Anche Jinki e Taemin si sporsero per vedere.

    - Yah! Perchè a me niente cuore?! - protestò Taemin con un broncio.

    - Perchè Minho mi porta il cornetto, tu no! - replicò la ragazza.

    - Allora significa che mi donerai il tuo di cuore! - ribattè il moro con un'occhiata furba.

Jinki rise bevendo un sorso del suo cappuccino.

    - Non credo proprio Taemin! É troppo pura per te! - replicò Minho abbracciando la rossa affettuosamente.

Qui Jinki quasi si soffocò con il cappuccino nel tentativo di contrastare una risata.

    - Non ascoltarli Didi! - .

    - Dov'è Kibum? - chiese quella accorgendosi dell'assenza del ragazzo.

    - Non sta tanto bene...non viene oggi. - rispose Taemin.

    - Oh, mi dispiace...gli scriverò un messaggio. - replicò la ragazza impensierita.

La mattinata trascorse velocemente e in meno che non si dica era giunto il pomeriggio. Taemin le aveva comunicato che sarebbero usciti un'ora prima da lavoro così poi l'avrebbe portata in quel posto di cui le parlava. Jorinde era davvero curiosa. Tuttavia avvertiva uno stato di irrequietezza, non sapeva spiegarsi il perchè. Quando arrivò il momento atteso, si sentiva un po' nervosa.

    - Ho chiesto a Jinki hyung il permesso di uscire prima con te e lui è stato d'accordo...che ti dicevo?! - le raccontava Taemin mentre uscivano dalla libreria e si avvicinavano alla sua macchina.

    - Jorinde, mi stai ascoltando? - .

La ragazza quasi sobbalzò.

    - Oh si, scusa. - sussurrò.

    - Stai bene? - chiese il ragazzo preoccupato.

    - Si, mi ero solo distratta un attimo. - rispose la rossa.

    - Bene, allora andiamo. - disse Taemin e salirono in macchina.

Taemin prese tutte strade di campagna, tanto che Jorinde si chiese dove stava andando...non era mai stata da quelle parti.

    - Dove andiamo? - chiese guardando fuori dal finestrino.

    - Lo vedrai tra poco. - rispose il moro sorridendo.

Dopo non molto parcheggiò sull'erba, al lato della strada.

Jorinde lo guardò.

    - Siamo arrivati. - disse lui semplicemente.

    - Già? - .

    - Si, vieni! Scendi! - la esortò Taemin.

Jorinde scese dal veicolo. Cosa accidenti avrebbe dovuto vedere in una strada di campagna?

Taemin la prese per mano.

    - Resterai a bocca aperta. - sussurrò mentre la conduceva verso la discesa davanti a loro.

Erano in aperta campagna, parcheggiati su una striscia d'erba. Cosa poteva mai celare di così mozzafiato una discesa d'erba e margheritine?

Tuttavia Jorinde non ebbe il tempo di formulare il suo pensiero ad alta voce perchè sentì la mascella sganciarsi e cadere a terra con un tonfo dalla meraviglia. Davanti a loro c'era una maestosa distesa di fiori di tutti i colori possibili. Jorinde non aveva mai visto niente del genere in tutta la sua vita. Era uno spettacolo mozzafiato. Era come un tappeto verde intrecciato dalle stoffe più preziose.

Taemin si godette la sua espressione con aria felice. Poi senza dire una parola la tirò per la mano ed entrambi iniziarono a camminare in mezzo a quei fiori bellissimi. Jorinde li sfiorava con la punta delle dita al suo passaggio e guardava estasiata i loro colori vivaci.


    - C'è una leggenda su questo posto. - disse Taemin fermandosi per guardarla.

    - Una leggenda? Di che tipo? - .

    - I più anziani dicono che negli anni venti qui crescevano rose dai poteri particolari. - rispose il moro indietreggiando lentamente senza tuttavia smettere di scrutare la rossa.

    - In che senso? - chiese la ragazza curiosa.

    - Gli anziani dicono che avessero il potere di addormentare coloro che respirassero il loro profumo...perchè credi si chiami “la rosa blu” questo posto?! -.


Jorinde aveva sentito parlare delle origini del nome del paese in riferimento a delle rose blu che crescevano da qualche parte ma non sapeva che avessero poteri magici. D'altronde, non potè non pensare alle rose sui letti delle ragazze che aveva visto la notte prima con Kibum.


    - E ci sono davvero queste rose? - chiese.

    - Lì ci sono delle rose blu...vuoi forse avvicinarti? Provare? - la tentò il ragazzo con un sorriso provocante.

    - Forse è meglio di no. - rispose la rossa.

    - Paura, Didi? - la stuzzicò il maggiore.

    - Assolutamente no! Non hai visto i boschi del Niedersachsen se pensi che io abbia paura di quattro fiori in croce. - replicò altezzosa la ragazza.

Taemin rise.

    - Allora perchè non vuoi? - .

Jorinde non sapeva cosa rispondergli. Non poteva di certo dirgli che aveva visto quei fiori nella stanza in casa di Jonghyun e che di leggenda non c'era un accidenti di niente perchè le rose funzionavano alla grande visto e considerato che le poverette dormivano come sassi e lui lo sapeva benissimo. Allora perchè insisteva tanto? L'aveva portata lì per farle fare un sonno?


    - Non ti preoccupare, se ti addormenti all'improvviso ti afferrerò prima che tu possa toccare terra. - cinguettò Taemin prendendole i polsi.

    - Vuoi proprio farmi fare una dormita? Guarda che stanotte ho dormito benissimo! - scherzò Jorinde afferrandogli le mani.

    - Dai, voglio solo fartele vedere. - le sussurrò il ragazzo iniziando a camminare senza staccarle gli occhi di dosso.

    - Devo avere qualcosa in faccia se continui a guardarmi in questo modo. - mormorò Jorinde imbarazzata.

    - Sei davvero bella. - disse Taemin con serietà.

    - Grazie...non me l'avevi mai detto...- bofonchiò a disagio la rossa.

    - Sono uno di poche parole...credo che tu l'abbia capito. - ribattè il moro – comunque le rose sono quelle. - e indicò un piccolo roseto.


Erano davvero quelle effettivamente, le stesse che stavano piantate sui letti. Erano davvero bellissime e innaturali...in natura non esistono rose con quel colore. Era davvero un prodigio che in quel preciso punto crescessero rose del genere.


    - Vedi quelle venature più scure sui petali? - .

Taemin era alle sue spalle e con il busto la spinse più avanti.

    - C'è un racconto simpatico al riguardo. Gli abitanti del paese pensavano fossero velenose per questo e altri credevano che, assomigliando a vene, fosse il sangue delle rose oppure il sangue di tutti coloro che provando a coglierne una si addormentavano di colpo e cadevano in avanti nel roseto finendo per tagliarsi il viso e le mani. Si pensava che proprio grazie al sangue continuassero a nascere e a prosperare. - spiegò il ragazzo divertito.

    - E' inquietante. - commentò la ragazza.

    - Fandonie. Sono dei semplici fiori. E poi sono più inquietanti gli uomini dei loro racconti. - sussurrò Taemin al suo orecchio.

    - Tipo te? - .

    - Mi trovi inquietante? - .

    - Generalmente no. Però devi ammettere che mentre racconti queste cose hai certe facce... - .

    - Potrebbe essere apparenza o forse adesso potrei spingerti in mezzo alle spine e procurarti tanti tagli giusto per il gusto di farti male. - replicò il moro.

    - Sei un sadico! - esclamò Jorinde sconvolta.

Taemin rise ancora.

    - Sto scherzando Didi! Credi davvero che possa farti del male?! Mi piace solo prenderti in giro! - esclamò il ragazzo dandole un buffetto sulla guancia.

    - Anche perchè non te lo permetterei! - ribattè la rossa.

    - Ah no? - .

    - Sono più forte di quello che pensi! - .


In verità Jorinde cominciava a sentire una leggera sonnolenza a furia di stare lì vicino.


    - Pff! Ma se fra poco ti addormenti in piedi! - la schernì Taemin.

    - Beh...come vedi forse non si tratta poi tanto di leggenda... - mormorò Jorinde strofinandosi un occhio.

    - Dai vieni, spostiamoci. - disse il ragazzo prendendola per un braccio e conducendola lontano da lì.


Non appena si allontanarono il sonno svanì.


    - Didi, ti piacciono le more? - chiese Taemin.

    - Si, tanto! - rispose la ragazza pimpante.

    - Laggiù ci sono un sacco di cespugli! Siediti qui, vado a prenderne qualcuna! - le comunicò solare Taemin.


Jorinde si sedette allegra non appena il ragazzo si diresse verso i cespugli. Era circondata da fiori belli e profumatissimi. Era stato carino da parte di Taemin portarla lì. Era davvero un paradiso quel posto, si sentiva bene. Dopo poco Taemin tornò con un pugno di more in un fazzoletto di stoffa. Si sedette a terra, accanto a lei.


    - Allora ti piace questo posto ? - chiese con un largo sorriso.

    - Tantissimo! Non pensavo ci fosse un luogo simile da queste parti. È bellissimo! - rispose entusiasta la più piccola prendendo una mora dal pezzo di stoffa che il ragazzo le porgeva.

    - Dovresti vederlo al tramonto! É proprio da favola...sai, a volte vengo qui a pensare, da solo. - .

    - A cosa pensi quando vieni qui? - .

Nel frattempo entrambi continuavano a mangiare more mentre una leggera brezza faceva sussurrare i fiori intorno a loro.

    - A volte mi sento strano, come se un peso immaginario gravasse sulle mie spalle, come delle mani pressanti sulla schiena...non ne ho mai parlato con gli altri perchè spesso non ci do molto peso ma quando sento che continua a diventare più pesante vengo qui e tutto svanisce. Saranno i fiori, il tramonto, l'aria che si respira ma mi sento meglio... - le confessò il ragazzo con gli occhi puntati sulla linea che divide cielo e terra.

Jorinde gli mise una mano sul ginocchio.

    - Capita a tutti di stare poco bene...magari hai nostalgia di casa o senti di avere troppe responsabilità. Forse dovresti parlarne anche con gli altri...potresti sentirti meglio. - disse la ragazza.

    - No, hanno già troppe preoccupazioni! Poi capita rare volte! - replicò Taemin con un sorriso forzato.

Jorinde gli scoccò un bacio sulla guancia.

    - E' rimasta una sola mora! La vuoi tu? - chiese indicandola.

    - No mangiala tu! -.

    - Va bene ma prima ti coloro! - replicò la rossa prendendo il frutto e utilizzandolo come un rossetto sulle labbra grandi di Taemin che assunsero una tinta violacea.

    - Perchè mi trucchi?! - replicò il più grande.

    - Il viola ti sta bene! - sghignazzò la ragazza.

    - Dici che dovrei tingermi i capelli di viola? - scherzò il ragazzo.

    - Ti starebbe bene! Poi ti farei una corona di fiori da metterti sul capo! Saresti il re di questo posto poi! - esclamò divertita Jorinde mangiando la sua mora.

    - Solo re? - chiese lui con una faccia delusa.

    - No, l'imperatore! - si corresse la ragazza ridendo.


Sul volto di Taemin si aprì un sorriso ampio.


    - Lo sai che mi piace come suona? Imperatore...non male. - .

    - Megalomane! - lo schernì lei spingendolo.

Taemin cadde all'indietro distendendosi.

Jorinde si affacciò puntellandosi sulle mani.

    - Adesso è venuto sonno a te? - .

    - No, il potere delle rose non ha effetto sull'imperatore. - sussurrò Taemin ridacchiando.

Anche Jorinde rise.

    - Come la prenderesti se io adesso ti baciassi? - .

La domanda di Taemin pose fine alle sue risate. Era di nuovo serio e la guardava negli occhi.

Jorinde voleva dirgli che non l'avrebbe presa poi bene, che non desiderava un bacio e glielo avrebbe detto se in quel momento non fosse accaduto qualcosa di davvero bizzarro, così bizzarro che perfino il vento smise di soffiare e il tempo sembrava essersi fermato. Jorinde lo vide con occhi diversi. Sembrava quasi che l'ultima folata di vento che gli era corsa fra i capelli scuri gli avesse lasciato addosso qualcosa di particolare. Una scia di qualche sostanza magica che chiunque la tocchi o la respiri non può fare a meno di cadere nel suo tranello. Jorinde lo fissava e desiderò le sue labbra come se da esse sgorgasse acqua cristallina in una giornata particolarmente afosa. C'era ancora una parte di lei che si opponeva a questa voglia incontrollabile, che le diceva che non era quello che in realtà bramava ma poi la Jorinde Kübler irremovibile venne seppellita dall'aria irrespirabile che si era venuta a creare, venne soppressa come un qualcosa di pericoloso perchè l'imperatore lo aveva ordinato con il suo sguardo e una forza sconosciuta l'attirò verso Taemin e non fu soddisfatta finchè le sue labbra calde non s'incontrarono con quelle fredde del ragazzo. Jorinde non seppe mai spiegarsi quello che accadde. Era come se Taemin avesse esercitato su di lei una qualche sorta di potere. Rispose al bacio di Jorinde rapendo le sue labbra rosse e assaporandone la consistenza. Le cinse la vita e capovolse le loro posizioni: la ragazza ora posava la schiena contro l'erba mentre i fiori le spuntavano fra i capelli. Mentre sentiva il corpo di Taemin schiacciarla contro il terreno, pensò che si sarebbe gettata anche in quel roseto se lui glielo avesse chiesto. Schiuse la bocca per permettere alla lingua di Taemin di entrare, stanco di perlustrare le sue labbra. La lingua di Jorinde l'accolse come una brava padrona di casa lasciandole fare tutto. E nel mentre le lingue s'intrecciavano, Jorinde si avvinghiò al ragazzo aggrappandosi alla sua schiena permettendo ai jeans del moro di tirarle un po' su la gonna mentre si strusciavano l'uno contro l'altro. Jorinde non era più Jorinde. Era come se qualcuno la muovesse come un burattino, intontita da una forza ammaliatrice che elimina qualsiasi forma di contrapposizione. Desiderava sempre di più, non le bastavano più solo le sue labbra, aveva bisogno di fondersi con lui, desiderava sentire il ragazzo entrargli nel petto, nella carne, nelle ossa. Stava per chiedergli di più, le sue labbra stavano per farlo, le sue mani sotto la sua maglia, le sue gambe che s'intrecciavano con quelle lunghe del ragazzo poi però in mezzo a quel nulla totale, in mezzo a quella voglia incontrollabile, cieca, accade qualcosa che non era contemplata. Come in un flash, il volto di Jonghyun apparve nella sua testa come un lampo che illumina il cielo durante un temporale.


Rivide il ragazzo e i sorrisi gentili solo per lei.

Jonghyun che le accarezzava i capelli in quel modo che le piaceva tanto.

Jonghyun che si prendeva cura di lei quando stava male e aveva gli incubi.

Jonghyun che le aveva portato Yoora a casa.

Jonghyun che giocava con lei nel giardino della villa.

Jonghyun che la prendeva in giro ma poi si faceva ritrarre.

Jonghyun che le prendeva la mano mentre lei raccontava del suo passato.

Jonghyun e il bacio che le aveva dato all'angolo della bocca.

Jonghyun e lo sguardo che le aveva rivolto quella mattina prima di inforcare gli occhiali da sole e andare via.



Jonghyun. Jonghyun. Solo Jonghyun. Riusciva a vedere solo Jonghyun.


La Jorinde che era stata soppressa e spazzata via ritornò in superficie, come se fosse stata sott'acqua per lungo tempo.

Si trovò ancora coinvolta in quel bacio senza aria, abbracciata a Taemin, e ora che era cosciente, avvertì la mano di Taemin infilarsi sotto la gonna corta e toccare la sua gamba con trasporto.


Che sto facendo?! Che cos'ho fatto?!


Pensò la ragazza shoccata aprendo gli occhi di scatto. Taemin invece aveva ancora gli occhi chiusi, non sembrava essersi accorto di niente. Poggiò le mani sullo sterno del ragazzo e proprio mentre stava per spingerlo avvertì un dolore familiare. Un bruciore insopportabile sembrava essersi sprigionato dalle dita del ragazzo e ogni centimetro che toccava ardeva come fuoco. Il suo incubo stava per diventare realtà. Non poteva essere vero.


    - NO! - gridò la ragazza frapponendo gli avambracci fra lei e Taemin e cercando di allontanare la gamba dal suo tocco.


Taemin sembrò riscuotersi e la guardò allarmato.


    - Jorinde... - .


La ragazza si mise a sedere aggiustandosi la gonna.

Taemin si guardò intorno leggermente smarrito.

Jorinde era terrorizzata da quello che era successo. Il bruciore era reale questa volta. Che cosa significava?


Poi si sentiva in colpa nei confronti di Jonghyun...non stavano insieme ma si sentiva terribilmente in colpa.


Cosa accidenti era successo? Perchè aveva baciato Taemin?

Alzò i suoi occhi spaventati sul ragazzo che la guardava preoccupato.


    - Scusa Tae...io non posso. - mormorò mentre sentiva gli occhi inondarsi di lacrime.

    - No scusami tu...è colpa mia. Ho corso troppo...non volevo spaventarti... - replicò il moro con la voce roca.

    - No, non ne hai colpa...io.. io ti ho baciato...è tutta colpa mia! - sussurrò la rossa abbracciandosi le gambe.

    - Non avrei dovuto farti quella domanda...scusami, davvero... - .


Entrambi sembravano un po' confusi come se si fossero accorti che era effettivamente accaduto qualcosa fuori dal normale, che aveva sconvolto il loro ordine e i loro pensieri come un vento che soffia dal versante opposto. Solo che Jorinde aveva il terrore che quel vento provenisse da Taemin stesso.


    - Jorinde...ti senti bene? - chiese poi il ragazzo.

La ragazza non rispose.

Taemin allungò una mano per accarezzarle un braccio e la rossa, temendo il bruciore conosciuto, tremò leggermente. Il ragazzo sembrò notarlo.


    - Didi, se non ti va, va bene lo stesso. Non è successo niente. - cercò di rassicurarla il moro.

E poi finalmente il tocco la raggiunse ma questa volta non avvertì nulla.

Jorinde gli prese la mano non appena Taemin smise di accarezzarle il braccio.

La strinse nella sua. Non successe nulla.


    - Scusami tanto... - mormorò con la voce spezzata da un imminente pianto.


Non sapeva nemmeno lei perchè si stesse scusando...forse perchè una delle persone a cui voleva più bene, le aveva procurato dolore, senza nemmeno che lo sapesse probabilmente.


    - Didi, smettila di scusarti! Non è morto nessuno! - esclamò Taemin alzandosi da terra e poi inginocchiandosi di fronte a lei.


Le prese il volto fra le mani.


    - E' una tua decisione. Sei padrona di te stessa, se non vuoi, non vuoi...non devi preoccuparti. Io sto bene e voglio che anche tu stia bene. - sussurrò scoccandole un bacio fra i capelli.


Il problema era che lei non si era sentita padrona di se stessa in quei momenti. Si era sentita intontita, come una marionetta...come sotto un maleficio.


    - Torniamo indietro, dai. - le disse Taemin dolcemente aiutandola ad alzarsi.


Mentre il ragazzo si avviava alla macchina con un sacco di pensieri nella testa, Jorinde si attardò di qualche passo. Si alzò la gonna sulla gamba destra e vide con orrore un taglio sulla coscia. Uno di quei tagli che l'avevano fatta svegliare di soprassalto una notte come un'altra. Deglutì mentre raggiungeva il ragazzo in macchina.




      * Angolo di Natsumi213 *


Salve a tutti! ^^
So di essere in un ritardo mostruoso ma sono iniziati i corsi all'università e ho dovuto fare mille cose ma alla fine, ecco il nuovo capitolo! ^^ Un capitolo particolare...Kibum mostra a Jorinde il luogo dove viene tenuta Valery, viene a conoscenza del destino triste della ragazza di Minho e c'è la fantomatica uscita con Taemin che la porta in un posto bellissimo. Immagino che i riferimenti alla maledizione siano evidenti! XD Tuttavia, l'uscita non finisce poi bene. L'incubo di Jorinde sembra sia diventato realtà. Ho cercato di scrivere la parte del coinvolgimento fisico fra Tae e Jorinde in modo tale che possa trasparire quello che succede davvero sotto questa semplice “voglia”.
Insomma c'è qualcosa di grosso sotto.
Comunque l'immagine intera del prato ritratto in copertina è un dipinto di Carlo Antinori.
Per quanto riguarda il riferimento di Jonghyun a lasciare Jorinde nel *deserto: visto il precedente riferimento a Raperonzolo, Jonghyun continua a utilizzare la metafora della fiaba originale alludendo all'azione della strega cattiva che, scoprendo la relazione clandestina con il principe, abbandona Raperonzolo nel deserto sperando che muoia di stenti.
Poi, vi lascio un link che spiega cos'è lo *shabby chic e cosa significa. ^^
Insomma informazioni a gogò. ^^
E nulla, ho detto tutto!
Grazie a Blakneco e lagartischa per le bellissime recensioni allo scorso capitolo! Grazie di cuore! <3 <3 <3 <3 <3 Grazie a Ninechka che mi ha aiutato con la ricerca delle immagini per il capitolo ed è sempre qui per me! <3 <3
Grazie a coloro che hanno inserito la storia fra le seguite e le preferite! <3 <3 Grazie a tutti voi che semplicemente leggete, che seguite la storia in silenzio! Grazie mille! <3 Grazie a bummie_claaa96 che è stata davvero troppo buona e gentile! <3 <3
Grazie a tutti! <3
A presto! ^^
Baci per tutti! XD :*
Kisses! :*


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Capitolo 22
*** 22. Il passato VIII - Sassolino dopo sassolino ***






22. Il passato VIII – Sassolino dopo sassolino





La vasca di ceramica accolse Jonghyun e Kibum nel suo caldo ventre. Il familiare profumo agli agrumi solleticò le narici del maggiore. Era da tanto tanto tempo che non sentiva più quel profumo, il profumo inconfondibile che ogni mattina aveva Kibum. Gli sembrava passata un'eternità, era come un tuffo nel passato, in un passato neanche troppo distante ma che sembrava appartenere a un'altra vita. Jonghyun alzò lo sguardo su Kibum. Sembrava che le sue spalle fossero diventate un po' più larghe mentre allargava le braccia lunghe e pallide e le posava ai bordi della vasca. Forse era solo la sua impressione o forse era il peso della sua vita che gli aveva allargato le spalle scarne. Aveva visto tante volte Kibum nudo e quindi non si era scomposto quando entrambi si erano spogliati per entrare nella vasca. Tuttavia, gli sembrava di averlo visto per la prima volta. Il suo Key era davvero bellissimo.



Mio?



Pensò con ironica tristezza il bruno.


    - Allora Jjong. - disse Kibum rompendo il silenzio – dimmi tutto quello che volevi dirmi! - .

Jonghyun si riscosse come da un sogno e assunse un'espressione perplessa.


    - Parlami! - lo incitò l'altro con un sorrisetto schizzando con l'acqua gli addominali del ragazzo.

    - Pensavo di doverti dire un sacco di cose ed effettivamente è così ma credo che tu sappia già quello che voglio dirti...come hai ben capito, non ho preso affatto bene il tuo abbandono senza un motivo valido. Ci sono stato male e ho cercato di dimenticare ma non mi è stato possibile...poi però oggi mi hai spiegato e capisco tante cose. - mormorò Jonghyun giocando con la schiuma bianca.

    - Tipo? - .

    - Tipo che hai sofferto tanto anche tu, che se fosse dipeso unicamente da te, non mi avresti mai lasciato e che...io ti amo. -

Seguì un silenzio assoluto a quelle ultime parole, gli unici rumori che si udivano in lontananza erano quelli di alcuni ragazzi che facevano baldoria sul loro stesso piano.

    - D'altronde capirei se tu non provassi più lo stesso per me dopo la lontananza e dopo tutto quello che è successo...sarebbe una conseguenza più che normale. Ci tengo a dirti, comunque, che non ho nessuna intenzione di starti addosso o di soffocarti in qualche modo...prenditi il tuo tempo, pensa a te...io farò lo stesso. - disse ancora il più grande cercando di riempire quel silenzio assordante.

Kibum lo guardava come se volesse riprodurre la sua immagine ovunque andasse, come se volesse ricordarselo così per sempre. Non aveva sbattuto nemmeno le palpebre.


    - Sai bene che ho avuto uno stress psicologico non inferiore al tuo in questi mesi però vorrei che tu non ti facessi troppi problemi, vorrei che non temessi la mia vicinanza...che non ti spaventasse la prospettiva di guardarmi troppo a lungo. Il bacio che mi hai dato prima non è stato precipitoso o avventato...è stata come una boccata d'aria fresca per me...è stato giusto. Hai fatto quello che ti sentivi di fare ed è stata la cosa giusta anche per me. - replicò il castano in tutta tranquillità e serietà.


Jonghyun si stupì di quelle parole. Guardò Kibum che ricambiò il suo sguardo.


    - Non guardarmi così! - esclamò poi il più piccolo voltando il capo verso destra leggermente imbarazzato.

    - Scusa è che sono stupito dalle tue parole...- mormorò Jonghyun.

    - Io sono stupito delle tue invece! Ti sei fatto mezzo palazzo e ora ti fai tanti scrupoli per un bacio che hai dato a me? Dico, a me? - sbottò divertito Kibum - Ah, se questo bagno potesse parlare! - esclamò poi in tono scherzoso lanciando la sua spugna a Jonghyun.

Il bruno fissò la spugna irriverente per qualche secondo.

    - Come accidenti fai a scherzare in una situazione come questa?! Io cerco di essere delicato proprio perchè si tratta di te! Non voglio spaventarti o perderti, è per questo che mi faccio tutti questi scrupoli! - sbottò indignato Jonghyun rilanciandogli la spugna.

Kibum non potè non sorridere di fronte a quella confessione a cuore aperto.

    - E io te ne sono più che grato...però non voglio che ti preoccupi troppo per me...sono diventato molto più forte di prima! Voglio che inizi a trattarmi come hai sempre fatto! Lo so, forse chiedo troppo ma piano piano potremmo ritornare ad essere quelli di sempre...l'importante è iniziare, no? Chi non inizia, non finisce. - ribattè Kibum afferrando la sua spugna e avvicinandosi al ragazzo.


Il castano afferrò il braccio di Jonghyun e iniziò a insaponarlo. Il maggiore lo guardò senza dire nulla. Kibum era pieno di ottimismo. Era come la cornacchia di una della favole di Esopo*, che per bere la poca acqua rimasta sul fondo di una brocca inizia a gettarvi dei sassolini dentro per far salire l'acqua in superficie e potersi dissetare. Ed era quello che Kibum gli stava proponendo: gettare un sassolino dopo l'altro all'interno del loro cuore per poter finalmente bere l'uno l'amore dell'altro e avere salva la vita. Solo che il cuore di Jonghyun era pieno di amore per il ragazzo e forse non sarebbe stato tanto difficile far salire il dolce nettare in superficie. Era una sfida interessante e lo era soprattutto perchè l'avrebbe affrontata con Kibum. L' aveva detto lui, era lì per restare.


    - Anche se non mi rispondi, devo dedurre che è una cosa buona il fatto che ti abbia toccato un braccio e non mi hai guardato come se fossi ammattito. - disse il giovane riportandolo alla realtà.

    - Perchè dovrei? Mi sono mancate le tue attenzioni... - rispose Jonghyun con un sorriso dolce.

Le labbra di Kibum s'incurvarono ma non alzò gli occhi da quello che stava facendo.

    - Ah si? Eppure hai ricevuto le attenzioni di parecchia gente in mia assenza... - notò il ragazzo passando a insaponargli i pettorali.

Jonghyun roteò gli occhi.

    - Prima di tutto, cosa diavolo ne sai tu, se appunto, non c'eri? Secondo, quelle non erano attenzioni...era più una cosa fisica...puramente fisica...- .

    - Bello mio, io so anche quando non ci sono! - .

    - Non sapevo avessi il dono dell'ubiquità...- commentò sarcastico il bruno.

    - Mi hanno riferito tutto quello che è successo in questi mesi e fidati, ne ho sentite delle belle. Sei andato proprio a caccia! - esclamò Kibum con un sorriso beffardo.

    - La gente esagera! - ribattè Jonghyun fissando con interesse il mosaico sulla parete di fronte a lui.

    - Non penso... - .

    - Ti dà fastidio? - chiese poi serio Jonghyun.

    - No, non più del dovuto. Insomma, è stato un periodo difficile...hai semplicemente sfogato la tua frustrazione perchè so, anche senza che tu me lo dica, che non provavi niente per coloro che ti sei portato a letto...e poi, ti avevo lasciato, eri libero di fare quello che volevi. - rispose Kibum sedendosi a un soffio dalle ginocchia di Jonghyun.

    - So e sapevo che scoparmi altre persone per cercare di dimenticare non è stata la cosa giusta ma avevo perso la bussola...credevo che se mi fossi fermato a pensare un giorno in più a quello che era successo, sarei impazzito. - rivelò il ragazzo prendendo a sua volta la spugna e iniziando a insaponare il collo di Kibum.

Lo fece in automatico ed era stato come gettare il primo sassolino nella brocca, da parte sua.

    - Tranquillo, non me la lego al dito questa... - sussurrò ammiccando nella sua direzione il più piccolo di fronte allo sguardo crucciato dell'altro - d'altronde, io mi sono addirittura sposato. - e qui fece spallucce.


Già, il matrimonio.


    - E so anche a cosa stai pensando! - esclamò poco dopo Kibum.

    - A cosa? - .

    - Ti stai chiedendo se ci sono andato a letto. - disse il castano afferrando un po' di schiuma e posandola sulle spalle di Jonghyun.

    - No. Non ci ho fatto niente. - aggiunse subito dopo.

Jonghyun lo guardò scettico.

    - Sono sincero. Non ci ho mai fatto niente. Ho passato la prima notte di nozze a consolarla. - disse Kibum.

    - A consolarla? - .

    - Si, la poveretta è scoppiata a piangere come una fontana non appena siamo rimasti soli. - spiegò il ragazzo a bassa voce.

    - Perchè piangeva? - .

    - Sai, Jisoo, questo è il suo nome, desiderava sposarsi anche meno di me. Il matrimonio le è stato imposto e lei non riuscendo a sottrarvisi ha avuto un crollo di nervi. Insomma, passare il resto della tua vita con un tizio che non conosci per niente è abbastanza spaventoso e triste. Mi è dispiaciuto vederla così e allora ho passato la mia prima notte di nozze a consolarla e a cercare di tirarle su il morale. - raccontò il più piccolo con un'alzata di spalle.

    - E' stata fortunata che fossi tu il suo sposo. - commentò Jonghyun.

    - Fortunata, dici? - .

    - Si, poteva anche sposare un brutto bastardo che se ne sarebbe infischiato della sua sensibilità e avrebbe potuto farle del male. Sposata a un tizio che non conosci e anche stronzo per giunta, pensa che bello. - .

    - Non posso darti torto. - sussurrò Kibum con un filo di voce.

Restarono un altro po' in ammollo nella vasca a scambiarsi qualche parola in totale tranquillità.

    - Comunque ci sto. - disse all'improvviso Jonghyun.

    - In che senso? - .

    - Alla tua proposta...a ricostruire il rapporto passo dopo passo...piano. Non c'è nessuna fretta. - .

Kibum gli sorrise.

    - Non c'era bisogno che me lo dicessi l'avevo capito! - mormorò il castano toccandogli la gamba con la sua – Ad ogni modo dovremmo uscire da qui o diventeremo rane. - aggiunse subito dopo alzandosi in piedi e uscendo dalla vasca.

Jonghyun lo seguì subito dopo. Kibum si stava già infilando l'accappatoio quando il bruno lo chiamò.

    - Kibum, non vorrei disturbarti ma potresti darmi qualcosa per coprirmi? Non ho nulla di mio qui. - gli chiese il ragazzo.

Il più piccolo lo squadrò dalla testa ai piedi.

    - Ti darei volentieri qualcosa ma sarebbe un peccato coprirti. - sussurrò con un ghigno sornione.

Jonghyun rimase esterrefatto per un attimo ma poi sorrise compiaciuto.

    - Però non è giusto...allora dovresti toglierti l'accappatoio e stare nudo anche tu. Almeno avrei qualcosa da guardare. - replicò mentre il suo sguardo indugiava sui capelli bagnati dell'altro e scendeva sulla cintura dell'accappatoio.

Kibum rise.

    - Sei più sfacciato del solito! - esclamò - Comunque va bene, ti presto uno dei miei accappatoi. - .

Il minore sparì per qualche secondo e poi tornò con un accappatoio azzurro che porse al ragazzo.

Quando ritornarono nella stanza, si sedettero sul letto di Kibum.

    - Cioccolata? - chiese il castano indicando il suo cassetto del comodino aperto.

Jonghyun annuì. Kibum prese la tavoletta e la spezzettò.

    - Allora avevo ragione o no? Si sta meglio dopo un bagno caldo?! - .

    - Non credo sia opera del bagno. - ribattè Jonghyun addentando il suo pezzo di cioccolata.

    - Ah no? - .

    - No, credo che lo stare insieme e parlarci a cuore aperto sia un rimedio migliore di un bagno caldo. - .

I due ragazzi si sorrisero.

    - Allora com'è questa cioccolata? - chiese Kibum poi indicando la tavoletta.

    - Non male ma ne ho mangiate di migliori... - rispose vagamente il ragazzo.

    - Credo che tu non l'abbia assaggiata bene. - .

    - Oh si, invece... - .

    - Ti dico di no. - sussurrò il più piccolo e chinandosi sulle sue labbra lo baciò.

Diversamente dal bacio disperato che gli aveva sottratto Jonghyun prima del bagno, il bacio di Kibum era lento, dolce, bagnato. Si aggrappò all'accappatoio azzurro del ragazzo con veemenza tanto che l'indumento gli scivolò dalle spalle. Le mani di Jonghyun si avvicinarono lentamente alla cintura dell'accappatoio di Kibum e sciolse il nodo in vita. Non era sorpreso questa volta dal gesto di Kibum e rispose con altrettanta dolcezza a quell'invito a svuotare la mente. Il castano si lasciò scivolare l'accappatoio lungo le braccia senza interrompere il contatto creato dalle loro bocche. Entrambi sentivano crescere il desiderio mentre un fuoco particolare ardeva nel basso ventre. Jonghyun invase il campo visivo di Kibum mentre il ragazzo si lasciava andare alle soffici e pulite coperte del letto. Jonghyun abbandonò le sue labbra per baciare ogni centimetro della sua mascella, sentiva la sua lingua lambire la sua pelle e disegnarci cerchi concentrici. Kibum gettò la testa all'indietro per permettere al ragazzo di scendere lungo il suo collo.


    - Jonghyun... - sussurrò il più piccolo accarezzandogli la nuca.

Il bruno continuò a baciare e a mordere il suo collo lasciandogli segni rossi al suo passaggio e procurando brividi di piacere al più piccolo.


    - Forse...forse dovremmo fermarci... - sussurrò Jonghyun con il volto nascosto contro il suo collo e le labbra posate sulla pelle incandescente del castano.

Kibum lo guardò.

    - C'è qualcosa che non va? - .

    - No, tu sei perfetto! É solo che...non voglio sia una cosa precipitosa. So che può sembrarti stupido visto i nostri precedenti ma voglio che sia tutto fantastico...non una cosa spicciola fatta in fretta e furia in camera tua per timore che torni il tuo compagno di stanza. Tu non sei una sveltina qualunque...non sei una di quelle conquiste fatte dopo un'esibizione che gemono solo se tocco loro i capelli e tanto vale allora fartele contro il muro di una stanza qualsiasi. Tu sei speciale, sei il mio Key. Sei stato lontano da me così tanto...voglio tenerti al mio fianco e donarti il meglio... - rispose Jonghyun accarezzandogli i capelli umidi.

Kibum quasi si commosse alle parole del ragazzo, alla sensibilità che gli stava dimostrando.

    - E chi l'avrebbe mai detto? King Jonghyun, il bravo ragazzo. - sibilò Kibum allacciandogli le braccia al collo.

    - Adesso mi chiami anche tu re? - sussurrò il ragazzo al suo orecchio.

    - Qui ti chiamano tutti così...non ti piace il tuo soprannome? - .

    - Solo se piace a te! - .

Si sciolsero a malincuore dall'abbraccio. Kibum si richiuse l'accappatoio.

    - Dovremmo vestirci. - commentò il maggiore.

Kibum annuì. Jonghyun riprese i suoi vestiti mentre il più piccolo si metteva il pigiama.
Il bruno non faceva che sorridere mentre lo guardava. Se il suo cuore avesse potuto sarebbe scoppiato di gioia. Kibum era tornato da lui ed era la cosa migliore che potesse capitargli. Non si era pentito di tutto ciò che gli aveva detto quella sera, si sentiva bene, aveva detto tutto ciò che aveva dentro, tutto ciò che si sentiva. Non aveva dubbi: sassolino dopo sassolino ce l'avrebbero fatta, insieme.



**



Perfino il tempo sembrava sorridere del ricongiungimento di Kibum e Jonghyun. L'estate si poteva dire che era finalmente giunta e ad annunciarla, da bravi trombettieri, erano stati il sole caldo e l'erba rigogliosa che cresceva nel giardino più verde che mai. Tutto procedeva per il meglio ma oltre a Kibum e Jonghyun, le persone più felici del palazzo sembravano essere due in particolare: Minho e Hye Jin. La felicità dell'uno dipendeva da quella dell'altro. Minho era felice da quando poteva godere tutti i giorni della compagnia di Hyun Soo. Si era incredibilmente legato alla ragazza e fra loro sembrava essere nato qualcosa di più a giudicare anche da quello che un giorno aveva raccontato Bea a colazione.


    - Dici sul serio? - chiese un divertito Kibum.

    - Si, li ho visti con i miei occhi! - rispose la ragazza guardandosi intorno.

    - Che fai adesso, ti metti a spiare la gente che pomicia?! - esclamò Jinki tuttavia interessato alla notizia.

    - Assolutamente no! - replicò la giovane indignata – Ho visto tutto per caso! Stavo entrando in camera mia e io li ho visti sotto la finestra che si baciavano come due piccioncini carini! - .

    - Hai capito Minho! Non ci ha nemmeno detto niente! - ribattè Jonghyun con un ghigno.

    - Non vi azzardate a prenderlo in giro! Anche perchè non voglio che pensino che sono una guardona quando è capitato per sbaglio che io li abbia visti! - li ammonì Jiwon puntando il dito contro i ragazzi.

    - Hai la nostra parola! Comunque quando se ne va Hyun Soo? É da un po' che sta qui e dorme in camera tua. - chiese Kibum bevendo il suo succo.

    - Da quel che ho capito, il padre non sa che lei è qui. - rispose la ragazza rubando una fetta biscottata dal piatto del fidanzato.

    - Quella era mia! - protestò Jinki che fu bellamente ignorato.

    - Forse...dovremmo chiedere a Minho. Tra l'altro non credo che Chul Moo possa farla stare qui vita natural durante. - commentò Taemin.

Quella più interessata a sapere del bacio fra Minho e Hyun Soo era Hye Jin. Seduta al loro tavolo era stata in silenzio per tutto il discorso continuando a fare colazione senza battere ciglio. Il suo livello di attenzione si era alzato ancora di più quando aveva sentito che la piccola Hyun Soo poteva avere problemi in casa. Sorrise contro la tazza di tè che stava per bere. Sarebbe stato davvero un peccato se il signor Park fosse venuto a conoscenza dell'attuale “residenza” della figlia.
Hyun Soo apparteneva a una famiglia ricca e suo padre non le avrebbe di certo permesso di vivere lì. Era stata una fuga d'amore per il bel Minho a dettare la sua decisione di lasciare la casa paterna contro la volontà di suo padre? La notizia avrebbe mandato il signor Park su tutte le furie a sapere della sua unica figlia con un orfano mangiafuoco. Hye Jin decise che sarebbe andata a fargli visita, in fondo, che c'era di male se una vecchia compagna di scuola della sua bambina, preoccupata per lo stato in cui versava la sua amica in casa di Chul Moo, avesse preso la decisione di parlarne con il padre? Niente di male, in fondo.


Hye Jin si divertiva a stare lì, era diventata un'amica stretta di Kibum e non poteva chiedere di meglio. S'interessava alle vite di quei ragazzi e ogni volta che succedeva qualcosa di nuovo ne era felice. Che c'era di meglio di giocare con loro? Kibum aveva commesso l'errore di descriverle il suo affascinante mondo e lei ora non ne poteva fare a meno. Complicare le cose poi la eccitava.

In quel momento arrivò Minho con Hyun Soo. Si sedettero al loro tavolo.


    - Avete fatto tardi. - commentò Jonghyun con una nota allusiva nella voce, come se volesse intendere altro.

Taemin trattenne una risata mentre Bea sferrava un calcio sotto il tavolo al maggiore dei Kim.

Minho guardò di sbieco i due ragazzi.

    - Ho aspettato che Hyun Soo uscisse dalla doccia! - rispose inacidito.

    - Oh si, la doccia...- mormorò Taemin mostrando i denti candidi in un sorriso che voleva sembrare innocente ma non lo era per niente .

Hyun Soo arrossì ma sorrise versandosi da bere.

    - Lasciali perdere! Fanno sempre così! - le disse Minho.

    - Oh, non ti preoccupare! Sono simpatici, mi piacciono i tuoi amici! - replicò la ragazza.

    - Hai sentito hyung? Ha detto che le piaccio! - esclamò Taemin.

    - Ha detto che le piacete! - lo corresse Minho colpendolo sul braccio.

    - E' geloso perchè faccio sempre questo effetto alle donne! - sussurrò Taemin alla ragazza che scoppiò a ridere.

Mentre parlavano del più e del meno vennero interrotti dal signor Jung in persona.

    - Buongiorno ragazzi! - disse gioviale.

Tutti balzarono in piedi e s'inchinarono per salutarlo educatamente.

    - No no buoni, continuate pure a mangiare! - disse sorridendo e indicando il tavolo - Volevo solo scambiare due parole con la signorina Hyun Soo. - .

I presenti si congelarono sul posto.

Hyun Soo guardò preoccupata l'uomo che invece continuava a sorridere cordialmente.


    - Signor Jung lasci che- provò a dire Minho ma l'uomo gli mise una mano sulla spalla impedendogli di alzarsi.

    - Non ti preoccupare Minho, te la riporto subito. - .


Hyun Soo si allontanò con il signor Jung. Hye Jin sorrise ma nessuno sembrò notarla.



Il signor Jung la fece accomodare nel suo ufficio.


    - Prendi un biscotto. - disse mentre si sedeva dietro la scrivania.

    - No grazie, ho appena fatto colazione. - rispose la ragazza.

    - Insisto. - .

La ragazza accettò per fargli piacere.

Jung Chul Moo era uno di quegli uomini il cui sorriso non lo abbandonava mai. Hyun Soo temette che l'uomo le dicesse che non poteva più stare lì.


    - Allora Hyun Soo, ti piace qui? - .

    - Si, non c'ero mai stata...è davvero bello qui. - rispose.

    - Ti piacerebbe diventare una dei miei ragazzi? - .


La domanda colse di sorpresa la ragazza tanto che non riuscì a dargli una risposta immediata.


    - Immagino che tuo padre non sappia che tu sei qui. - disse poi l'uomo.


Hyun Soo abbassò lo sguardo e Chul Moo sorrise in modo paterno.


    - Tranquilla, tuo padre sarà anche mio amico ma non farò la spia. - la rassicurò l'uomo.

    - Grazie...io e mio padre non siamo in buoni rapporti ultimamente. - gli comunicò la ragazza.

    - E' per Minho? - .

Ancora una volta la domanda la sorprese.

    - Ho i miei informatori... - scherzò il signor Jung.

    - No lui non sa di Minho...me ne sono andata perchè siamo gli opposti e mio padre vuole sempre impormi il suo punto di vista. Non mi lascia respirare. - confessò la ragazza.

    - Capisco...senti Hyun Soo, puoi restare qui tutto il tempo che vuoi...non ho nessuna intenzione di mandarti via ma ti conviene risolvere con tuo padre il prima possibile. - disse il signor Jung.

    - Grazie signore. - .

La ragazza si alzò e dopo un breve inchino si avviò verso la porta.


    - Comunque Hyun Soo, la danza con i ventagli che hai mostrato ieri a Minho, non era affatto male. - disse il signor Jung bloccandola sulla porta.


La ragazza si voltò perplessa. Aveva visto lo spettacolo privato che aveva fatto per Minho nella sala gialla? Quell'uomo era davvero ovunque.
Ringraziò imbarazzata e uscì subito dall'ufficio.


**



Hye Jin sbuffò seccata. Il signor Jung si era comportato come il solito perbenista, buono e saggio che era e Hyun Soo aveva il permesso di stare lì e di quel passo avrebbe avuto anche un posto nella compagnia del palazzo. La cosa rischiava di diventare noiosa...doveva intervenire il prima possibile e lo fece una mattina soleggiata di fine Giugno. Si era recata a casa dei signori Park quella mattina, si era travestita di tutto punto e i capelli biondi e le ciglia lunghe avevano funto bene. Il signor Park ci era cascato con tutte le scarpe. Aveva creduto ad ogni parola, aveva creduto alla storia che la sua unica figlia si era trasferita a casa di Chul Moo, il suo grande amico, e che per farsi ben volere dai ragazzi e per avere un posto nella compagnia, si concedeva tutte le sere a un ragazzo, un orfano di nome Minho che a seguito delle prestazioni sessuali le spianava la strada in quel mondo intricato. Aveva recitato incredibilmente bene piangendo come una fontana per il destino a cui si sottoponeva la sua amica.

Quello stesso pomeriggio successe ciò che era prevedibile. Hye Jin era in camera di Kibum sdraiata sul suo letto con le belle gambe poggiate contro il muro incurante della gonna corta che era salita ancora più su.

Stavano parlando del più e del meno quando delle terribili urla squarciarono la quiete pomeridiana.

    - Che diavolo succede?! - disse Kibum e si diresse di corsa al piano di sotto.

Davanti la grande entrata del palazzo si era creata una piccola folla e come in un'arena si stavano fronteggiando Hyun Soo e suo padre. Minho poco distante da lei. Kibum e Hye Jin si fecero largo a gomitate.

Il signor Park era un uomo severo, con le labbra sottili e strette, gli occhi piccoli e cattivi, lo sguardo intransigente e i capelli brizzolati.

    - Tu verrai via con me, punto. - disse l'uomo inflessibile.

    - Sono maggiorenne, posso fare quello che voglio. Non hai più nessun potere su di me...non lo avevi prima, non lo hai adesso. - replicò fredda la ragazza.

    - NON PERMETTERO' CHE MIA FIGLIA VIVA QUI COME UN'ORFANA SENZA FUTURO, ALLE DIPENDENZE DI UN UOMO CHE RACCATTA PARASSITI DI OGNI GENERE E LI FA PASSARE PER GRANDI ARTISTI! QUESTO GIOCO PERVERSO FINISCE QUI! - urlò l'uomo perdendo le staffe.

    - Gioco perverso? Di che diavolo stai parlando?! Questi ragazzi si guadagnano da vivere onestamente! - ribattè Hyun Soo scaldandosi.

    - Onestamente dici? Pensi che non sappia la verità? So bene che per farti accettare da questi quattro disgraziati ti concedi tutte le sere alle perversioni di un certo Minho come una volgare prostituta di basso borgo! - sputacchiò l'uomo indignato e disgustato - MIA FIGLIA! MIA FIGLIA CHE SI CONCEDE A UN POVERACCIO ACCATTONE! - .

Il signor Park fumava rabbia da ogni poro ma Hyun Soo non gliela avrebbe data vinta.


    - C-COME OSI?! MINHO NON E' UN ACCATTONE DA QUATTRO SOLDI! E POI COME TI PERMETTI DI INSINUARE CHE IO MI PROSTITUISCA PER ENTRARE A FAR PARTE DELLA COMPAGNIA? HAI COSI' SCARSA FIDUCIA NELLE MIE ABILITA' CHE PENSI ABBIA BISOGNO DI QUESTI MEZZI PER REALIZZARMI?! - .


Hyun Soo era esplosa come un fiume in piena. Aveva urlato con tutta l'aria che aveva nei polmoni, così forte che Kibum si chiese da dove diavolo aveva preso tutta quell'aria. Di fronte a lui Jonghyun, Taemin, Jinki e Bea erano sconvolti.


    - Ho sentito abbastanza. Smettiamola con queste pagliacciate e vieni via. - sibilò l'uomo cercando di non perdere ancora le staffe.

    - Vattene. Vattene subito o non risponderò di me. - replicò la ragazza senza muovere un muscolo.

    - Come osi rivolgerti così a me, ingrata, a me che sono tuo padre? Vieni via prima che te ne penta. - .

    - Ti ho detto di andartene. Non voglio vederti mai più. - .

Hyun Soo era irremovibile.

Il signor Park era livido di rabbia e a quelle parole le sue guance flaccide tremolarono.

    - Se non vuoi venire via con le buone, verrai via con le cattive. - mormorò mortifero e avanzò in direzione della figlia ma in quel momento Minho si frappose fra loro.

    - Sua figlia le ha detto di andarsene. - disse pacato.

    - E tu chi diavolo saresti? - .

    - Io sono il poveraccio perverso accattone. - rispose Minho con un mezzo sorriso.

L'uomo fremette di rabbia.

    - Non ti vergogni, eh? Non ti fai schifo da solo approfittando di una povera ragazza confusa per i tuoi sporchi piaceri?! - ringhiò a un soffio dal mento del ragazzo.

Minho era di una spanna più alta dell'uomo.

    - Sa che cosa le dico? Ha perfettamente ragione! Mi sento in colpa ogni volta che guardo sua figlia negli occhi perchè so di non meritarmela ma rispetto enormemente sua figlia e accetto ogni sua decisione. È libera di fare quello che vuole, fintanto che vorrà restare al mio fianco ne sarò lieto e se deciderà di andarsene lo accetterò anche se a malincuore. - replicò il ragazzo.

    - Si si, belle parole le tue ma sai quanti ne ho incontrati di tipi come te? Spostati prima che perda la pazienza! - sbottò l'uomo agitando le braccia.

    - Io amo sua figlia. - rivelò Minho senza muoversi di un millimetro.

    - E io amo lui. - sussurrò Hyun Soo da dietro la schiena del ragazzo.

    - Si certo, come no! Bella recita! Non posso credere che pur di stare in questo postaccio, ti pieghi a qualsiasi baggianata che questo disgraziato ti propone! - sbraitò il signor Jung guardando la figlia con disprezzo.

    - Basta papà! Smettila! Chi ti ha messo in testa queste menzogne?! Non facciamo niente di male! - strillò la ragazza esasperata.

    - Lascia perdere chi me l'ha detto! So che quello che dico io è vero e voglio che tu venga via con me prima che perda la pazienza e faccia crollare questo posto in due minuti! - minacciò l'uomo con espressione dura.

    - Sua figlia non verrà via con lei, quindi le consiglio vivamente di andarsene come anche Hyun Soo le ha chiesto. - ribattè Minho.

Hyun Soo abbracciò il ragazzo da dietro cingendogli le braccia in vita come a dire che il suo posto era lì, che nessuno l'avrebbe portata via.

Davanti a quell'abbraccio impertinente e pieno d'amore insieme, il signor Park si sentì ribollire il sangue nelle vene forse perchè non capiva davvero il significato di quel gesto o forse perchè non era più in grado di provare quel sentimento. Forse era più arrabbiato per la seconda opzione che per altro.

    - Adesso...- sibilò minaccioso ma una voce gioviale e cristallina lo interruppe.

    - Sentivo uno strano e differente baccano per i corridoi. - .

Il signor Jung era arrivato e tutti si erano spostati per fargli largo.

    - Dong Chul! Qual buon vento ti porta qui! - esclamò non appena vide l'uomo rosso in volto - Sicuramente non una visita di piacere. - aggiunse subito dopo non appena vide la sua espressione.

    - Giù la maschera Chul Moo! So bene cosa succede all'interno di queste quattro mura e te lo dico ora, non lascerò correre la cosa. - ringhiò puntando il dito contro l'uomo.

Chul Moo non smise di sorridere e la cosa snervò molto il signor Park.

    - Di cosa stai parlando Dong Chul? - .

    - Credi forse che sia idiota? Mi hanno riferito che mia figlia si concede a questo bell'imbusto - e qui indicò Minho - per un po' di notorietà fra questo branco di indisciplinati! E TU! Tu sapevi tutto altrimenti mi avresti messo al corrente sul fatto che mia figlia si trovava qui. - .

    - Veramente io credevo che Hyun Soo ti avesse detto che si trovava qui...non immaginavo che ne fossi all'oscuro. - disse il signor Jung in estrema tranquillità e facendo l'occhiolino alla ragazza non appena i loro sguardi s'incrociarono - Per quanto riguarda Minho, è questo il nome del ragazzo, puoi stare tranquillo. Minho è un tipo a posto, chiunque ti abbia riferito queste nefandezze è in torto marcio...ha sbagliato con chi prendersela. L'unica cosa che so è che i ragazzi sono innamorati e spero che la notizia possa rallegrarti. - e concluse il suo discorso fra gli sguardi divertiti di tutti.

Chul Moo era in grado di riportare la pace ovunque andasse, alcuni dicevano che avesse qualche potere magico ma altri dicevano che erano tutte sciocchezze.

    - Rallegrarmi? Preferirei che il lampadario dell'atrio mi cadesse in testa piuttosto che accettare che mia figlia faccia sesso con..con questo depravato di bassa lega. - sbottò guardando con odio Minho.

    - Dong Chul! Non permetto a nessuno di offendere i miei ragazzi quindi ti consiglio di moderare il linguaggio se non vuoi che ti sbatta fuori personalmente. - l'apostrofò il signor Jung duramente e fu come se nel rabbuiarsi il cielo si scurisse.

Un brivido percorse la schiena di Kibum.

    - Non c'è bisogno che mi accompagni tu alla porta, ci vado da solo e mi portò via questa screanzata di mia figlia. - ribattè l'uomo aggiustandosi il soprabito.

    - Hyun Soo ha espresso il desiderio di restare qui e io e te non siamo nessuno per dirle cosa deve fare. Chiunque voglia alloggiare qui è il benvenuto. Le mie porte sono aperte per chi desideri entrare e per chiunque desideri uscire. - sentenziò il signor Jung mentre i suoi occhi si posavano sul signor Park.

Il padre di Hyun Soo fremette un'ultima volta e poi girò sui tacchi dirigendosi verso la porta.

    - Non finisce qui! - urlò mentre il portone sbatteva alle sue spalle.

    - Direi che possiamo dire alle nostre cuoche che possono iniziare a preparare la cena. - comunicò il signor Jung con un largo sorriso avviandosi verso le cucine e canticchiando un motivetto come se niente fosse successo.

    - Figo il signor Jung, eh?! - esclamò Taemin dondolandosi.

Tuttavia Hyun Soo e Minho non sembrarono sentirlo, si guardavano negli occhi e poi Hyun Soo lo abbracciò sussurrandogli dolci parole all'orecchio.

Jonghyun prese per mano Kibum mentre si dirigevano ai divani della stanza gialla e gli scoccò un bacio a fior di labbra.

    - E questo per cos'era? - chiese il ragazzo.

    - Per niente in particolare...le tue labbra mi chiamavano. - .

    - Che diavolo lussurioso! - esclamò Kibum.

    - Il bello deve ancora arrivare...- sussurrò Jonghyun afferrandolo per la vita.





La sera stessa Chul Moo comunicò a Hyun Soo che il mattino seguente voleva parlarle di lavoro e quella sera festeggiarono tutti insieme nel giardino del palazzo e proprio quando avevano deciso di uscire a bere qualcosa si accorsero che Minho e Hyun Soo erano spariti.


    - Hyung non ti conviene tornare a dormire stasera! - sghignazzò Taemin in direzione di Jinki.

    - Ne farò a meno...credo di sapere dove andare... - replicò Jinki tirandosi la fidanzata sulle gambe e sussurrandole poi qualcosa che fece ridacchiare Jiwon.

    - Per l'amor di Dio! - esclamò disgustato Taemin.

    - Non abbiamo fatto niente! - protestò Bea girandosi verso il più piccolo.

    - E menomale! Non ci tengo a fare una lezione di anatomia dal vivo...a meno che non m'invitiate. - disse Taemin malizioso con un sorriso divertito.

    - Mi dispiace...niente cose a tre! - replicò Jinki.

    - Chi è che fa le cose a tre? - chiese Jonghyun che fino a poco prima era immerso in una conversazione con Kibum.

    - Guardalo come resuscita! - gracchiò Kibum spingendolo via dalla sedia per farlo cadere e rinunciandoci alla fine ma sedendosi in grembo al ragazzo.

    - Taemin fa le cose a tre. - rispose Jiwon divertita.

    - Non è vero! - replicò il ragazzo.

    - Taemin! - cinguettò una ragazza sbracciandosi nella sua direzione dall'altro lato del giardino.

    - Mi chiamano! - disse come per giustificarsi e si allontanò verso la ragazza allargando le braccia nella sua direzione.



Minho e Hyun Soo si erano allontanati furtivamente per parlare da soli. Erano in camera di Minho e Jinki e la ragazza si era seduta sulla scrivania.


    - Grazie per essere intervenuto. - disse lei prendendogli una mano.

    - Non c'è bisogno di ringraziarmi...non avrei permesso a tuo padre di farti del male. - rispose Minho.

    - Mi dispiace che tu abbia assistito a tutto lo show...tutte quelle cattiverie che ha detto...per non parlare delle stupidaggini che si è inventato. Mi dispiace per le offese... - mormorò triste la ragazza.

    - Non ti preoccupare! Non mi ha scalfito per niente...ero più preoccupato per te a dirla tutta. - .

    - Sto bene...sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento e sono felice che sia passato. - sussurrò la bruna.

Si strinsero le mani nel silenzio della stanza.

    - Dici che avremmo dovuto dire a mio padre che non abbiamo ancora fatto sesso? - chiese divertita Hyun Soo.

    - Assolutamente no...la sua faccia era impagabile e poi, possiamo sempre recuperare... - rispose suadente Minho avvicinandosi alla ragazza e baciandola con passione.

Hyun Soo gli si lanciò praticamente addosso aggrappandosi alle sue spalle e rispondendo al bacio con trasporto. Permise alla lingua di Minho di fare quello che voleva della sua e aprì le gambe per consentire al ragazzo di posizionarsi fra di esse. Le mani di Minho percorsero le sue gambe scostandole il vestito.


    - Lo prendo come un si? - sussurrò Minho staccandosi dalle sue labbra.

    - E' tutto ciò che voglio adesso. - rispose.


Il moro sorrise e la sollevò dal ripiano mentre la ragazza gli allacciava le gambe in vita. Si diressero verso il letto e lì si lasciarono andare svuotando la mente e dimenticandosi di tutto e di tutti. Il vestito blu della ragazza scivolò via come seta mentre desiderava ardentemente che le mani di Minho non lasciassero mai il suo corpo. La prospettiva di restare nuda davanti a lui non la spaventava più come quando pensava alla sua prima volta con il ragazzo. Minho si sfilò la maglia mostrando gli addominali scolpiti alla luce della luna. Lo sguardo fisso su Hyun Soo come se non volesse perdere nemmeno un secondo della reazione della ragazza. E mentre Hyun Soo e Minho si abbandonavano a gemiti soffusi, a voglie incontenibili, a baci scottanti e mentre un pungente dolore si faceva strada dentro Hyun Soo per poi lasciare il passo a un piacere senza eguali, qualcun altro sembrava annoiarsi parecchio. Hye Jin aveva perso interesse quando Minho e Chul Moo avevano riportato le cose in ordine. Doveva trovare qualcosa per svagarsi, magari riportare la sua attenzione su i suoi soggetti preferiti. Il suo sguardo incantatore cadde su Kibum e Jonghyun che proprio in quel momento si erano alzati dalle sedie e stavano andando via felicemente.


Oh si, con loro si sarebbe divertita molto di più.
Sorrise bevendo un altro sorso di birra.


Jonghyun e Kibum avevano deciso di rientrare per stare un po' da soli. Mentre camminavano lungo il corridoio del secondo piano, delle risa alle loro spalle li sorpresero. Si voltarono e videro una scena bizzarra. Un Taemin bendato che, tenuto per mano dalla ragazza che prima lo aveva chiamato, avanzava a tentoni.


    - Dove mi porti? - chiese il ragazzo.

    - E' una sorpresa! Fidati di me, oppa! - squittì la fanciulla guidandolo verso la camera da letto della ragazza.


    - Dici che dovremmo preoccuparci? - chiese Kibum perplesso non appena i due furono scomparsi dalla loro vista.

    - Nah! Sembra una brava ragazza! - rispose Jonghyun.

    - Non credo che stanotte tornerà in camera... - commentò Kibum con un sorrisetto.

Jonghyun rise piano.

    - Beh forse è un occasione per noi... - mormorò allacciando le braccia sui fianchi del ragazzo.

    - Mi stai chiedendo di non lasciarti solo stanotte? - .

    - Ti sto chiedendo di lasciarti amare da me... - .

I loro sguardi s'incatenarono e il desiderio tornò a farsi sentire premendo in ogni centimetro del loro corpo.


Quella sera di fine giugno era la serata che entrambi stavano aspettando.
Sapevano di non potere più aspettare.
Entrarono in camera di Jonghyun e si richiusero la porta alle spalle mentre l'eccitazione procurava loro brividi e pelle d'oca.
Quella era la loro serata.







        * Angolo di Natsumi213 *


Salve a tutti! ^^
Lo so, sono in un ritardo mai visto ma abbiate pietà di me e pregate per la mia anima visto che sono stata molto impegnata in quest'ultimo periodo: sto studiando per un esame del 6 Aprile e seguo i corsi tutta la settimana o quasi. T_T
Allora, passiamo al capitolo! Già nell'angolo della scorsa settimana volevo anticiparvi che il capitolo sarebbe stato sul passato ma me ne sono dimenticata! Ebbene si, siamo tornati nel passato e anche il prossimo capitolo sarà sul passato per poi tornare nel presente! Il capitolo 22esimo è leggermente più corto degli altri perchè in sostanza narra e descrive il chiarimento e il riavvicinamento fra Jonghyun e Kibum, l'amore fra Minho e Hyun Soo con tutti i problemi che ne derivano e iniziamo a guardare più da vicino la figura di Hye Jin, cosa che continueremo a fare anche nel prossimo capitolo. Hye Jin è più subdola e perfida che mai, trama contro i ragazzi ma nessuno si accorge di niente e c'informa che sposterà la sua attenzione su Jonghyun e Key, il suo bersaglio principale da sempre. Sembra proprio che Kibum e Jonghyun abbiano trovato la loro stabilità e meglio di così le cose non potrebbero andare ma loro non sanno che gli eventi stanno per precipitare. Scrivere questo capitolo è stato un parto con il poco tempo a disposizione ma sono felice di esserci riuscita! Spero che vi piaccia! ^^
Un piccolo riferimento *la favola di Esopo di cui parla Jonghyun è la seguente “ La cornacchia e la brocca” e il titolo del capitolo deriva proprio da questa favola! ^^
Inoltre la ragazza ritratta nella copertina si avvicina molto all'immagine mentale che ho di Hye Jin, quindi quando l'ho visto non ho potuto che esserne sorpresa! ^^ Vi lascio qui l'immagine originale e vi comunico che l'artista è Kuvshinov Ilya! ^^ mi piace un sacco! ^^
Passiamo ai ringraziamenti: ringrazio Blakneco, annaminho4429 e lagartischa per la recensione allo scorso capitolo! <3 <3 Grazie infinite! <3 <3 Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite e le seguite e chiunque l'abbia letta! <3 <3 <3
Grazie a Ninechka che mi aiuta e mi supporta ad ogni capitolo! <3 <3<3 Grazie a bummie_claaa96 per il suo sostegno! <3 <3 <3
Grazie a tutti! <3 <3 <3 <3 <3
P.s. Ne approfitto per farvi gli auguri: buona Pasqua a tutti! ^_^ * regala uova di Pasqua e conigli di cioccolato*
A presto!
Kisses! :*



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Capitolo 23
*** 23. Il passato IX - L'anello ***


23. Il passato IX - L'anello




Kibum e Jonghyun erano eccitati. Non avevano bisogno neanche di accendere la luce. Jonghyun chiuse la porta a chiave e il suo sguardo s'indirizzò verso la sagoma di Kibum. Sentiva gli occhi felini del più piccolo divorarlo nel buio della stanza.


    - Sei sicuro questa volta? - chiese il minore dei Kim.


Jonghyun per tutta risposta gli si avventò contro con un tale entusiasmo che Kibum cozzò contro il muro ma non sembrò importarsene. L'unica cosa di cui gli importava in quel momento era delle braccia di Jonghyun che si erano strette intorno alla sua schiena, delle sue labbra brucianti e delle sue mani che strepitavano per strappargli via quegli inutili stracci che nascondevano quel corpo perfetto. Affondò le mani nei capelli scuri del ragazzo mentre rispondeva al bacio con trasporto e questa volta fu lui, Kibum, a chiedere il permesso di entrare nella sua bocca. Permesso che Jonghyun gli concesse senza pensarci due volte. Poi, le mani lunghe e affascinanti di Kibum iniziarono a sbottonare la camicia di Jonghyun, che fremeva per essere liberato da quell'incombenza, e iniziò ad accarezzare ogni centimetro di quella pelle incandescente. Le mani di Jonghyun invece indugiarono sul bottone dei suoi pantaloni e dopo dei secondi che sembrarono eterni decise di sbottonare quei fastidiosi jeans e puntare la sua attenzione su quello che più di tutto torturava dolcemente Kibum. Il più piccolo sussultò quando avvertì la mano del più grande toccare la sua virilità con decisione, la stessa che sembrò vibrare quando Jonghyun ne tirò la pelle. Kibum gemette sulle labbra carnose del maggiore mentre si lasciava trasportare verso il letto. Si lasciò cadere all'indietro permettendo a Jonghyun di sfilargli via anche gli ultimi indumenti: fu come essere esposti per la prima volta al mondo. Interruppe il contatto fra le loro bocche solo per baciare, succhiare, mordere e tirare la pelle del collo, delle spalle e dei pettorali di Jonghyun che non smetteva, nel frattempo, di dargli piacere. Avvertì il rigonfiamento nei pantaloni del bruno mentre erano premuti l'uno contro l'altro e fu allora che decise di invertire le loro posizioni. Non esitò un attimo a sbottonare i suoi pantaloni e a liberare ciò che opprimeva il ragazzo. Desideravano quel momento da così tanto che quasi non sembrava reale. Kibum prese a baciare e a leccare qualsiasi parte del corpo di Jonghyun che glielo permettesse mentre scendeva senza timore sempre più giù lasciando una scia umida al suo passaggio. Leccò, quasi con fare sadico, la vena esibizionista che pulsava accanto all'anca del maggiore. Ci passò la lingua più di una volta facendo rabbrividire Jonghyun. Quella vena impertinente era sempre più visibile ogni volta che la sua lingua se ne andava, quasi la risfidasse a tornare. Così pulsante, così doppia mentre trasportava il sangue in un punto altrettanto doppio ma molto più sensibile. Kibum non seppe resistere oltre e la sua bocca con le sue labbra rosa iniziarono a dare piacere alla virilità di Jonghyun, il quale non riuscì più a trattenere i gemiti che fuoriuscirono dalle sue labbra in modo automatico. Fu come essere pervasi da una serie di brividi elettrizzanti che lo costringevano ad inarcare la schiena, desideroso di avere sempre di più. E, quando proprio sentì di non poter più aspettare quel momento scattò a sedere e, afferrato Kibum per le braccia, rovesciò le loro posizioni e lo baciò ancora, ancora e ancora. E Kibum era tutto un fremito nella consapevolezza di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. Poi avvertì un senso di fastidio quando le dita di Jonghyun si aprivano la strada dentro di lui ma non disse niente, era un fastidio piacevole, il migliore del mondo o almeno credeva fosse il migliore del mondo fino a quando non avvertì un corpo estraneo farsi largo dentro di se con così dolce ma decisa determinazione da strappargli un forte gemito.


    - Ti ho fatto male? - chiese Jonghyun in un sussurro accarezzandogli i capelli.

    - No, per niente, non ti preoccupare. - rispose il più piccolo con un sorriso.


E da quell'istante in poi ci fu solo quel sorriso per Jonghyun, non riuscì a vedere altro. La stanza buia e calda si riempì di gemiti, risucchi, baci e passione febbricitante. Era come sentirsi completi, era come se per tutto quel tempo fossero stati privati di qualcosa di vitale. Era come essere una sola persona. Il cuore di Kibum batteva gli stessi ritmi, pulsava insistentemente lo stesso sangue di quello di Jonghyun. Era come un ballo a due, uno dei più meravigliosi di sempre. Era come fondersi l'uno dentro l'altro, come perdere le proprie sembianze per acquisire un aspetto indefinito che va a confondersi fra le pieghe della pelle dell'altro, fra le sue labbra voluminose, fra i suoi capelli scuri. Kibum credette di scomparire per davvero quando entrambi, al culmine del piacere, raggiunsero il proprio climax sotto le mani e i movimenti sensuali l'uno dell'altro. Gli sembrava quasi di sparire come polvere sotto il peso e il respiro di Jonghyun...come una polvere dorata troppo stremata dall'amore di quel ragazzo impulsivo.

Jonghyun gli crollò letteralmente addosso. Il volto seppellito nell'incavo del suo collo.


    - Sei pieno di succhiotti. - mugugnò con le labbra schiacciate contro la spalla.

Kibum avrebbe scommesso tutto che se avesse potuto vederlo in faccia l'avrebbe visto ghignare soddisfatto. Sorrise.

    - Anche tu non scherzi, eh... - sussurrò di rimando tastando con il suo lungo dito un punto preciso del collo di Jonghyun.

Il maggiore ridacchiò.

    - Daremo nell'occhio... - commentò Kibum divertito.

    - E chi se ne frega! Non siamo i primi né gli ultimi... - ribattè Jonghyun giocando con i capelli del ragazzo.

    - L'altra volta ho visto una tizia che più che un innocente succhiotto sembrava avesse un ematoma. - sghignazzò il bruno.

    - Un succhiotto non può essere innocente... - .

    - Rispetto a un ematoma si. - .

    - Come siamo finiti a parlare di ematomi? - .

    - Non lo so...comunque tu sei il re dei succhiotti...avrebbero dovuto soprannominarti “king of *Hickeyland.” - disse il minore disegnando davanti a sé con la mano un vasto regno invisibile.

    - Che vuoi farci, la mia fama mi precede. - commentò malizioso il maggiore.

    - Già immagino durante la mia assenza a quante povere vittime avrai strappato via il collo. - replicò Kibum.

    - Non sono Hannibal Lecter, faccio le cose con un certo garbo...magari il periodo immediatamente successivo alla notizia del tuo abbandono, ero parecchio arrabbiato e sarò stato un po' irruento ma non se ne è lamentato mai nessuno... - bisbigliò Jonghyun.

    - Con te, forse... - .

    - Aaaahhh, non parliamo degli altri ora! Parliamo di noi...di te...sei bellissimo. - sussurrò il maggiore sfiorandogli le labbra con un dito - My golden Key... - sussurrò poi come incantato.

Kibum sorrise in modo amabile.

    - Ti amo. - .

    - Ti amo anche io.- .


E poi le palpebre divennero pesanti.




**



Il palazzo di Chul Moo era grande abbastanza da contenere un esercito intero. Aveva tante, tantissime stanze e tante, tantissime sale di colori e mobili diversi.
Chul Moo poi si sbizzarriva a dare i nomi più strani alle sale.
C'era una sala tutta gialla ma così gialla che a starci troppo dentro ti facevano male gli occhi. Quella sala aveva il nome di “Spicchio di Sole”. A Taemin piaceva un sacco perchè il giallo era uno dei suoi colori preferiti ma ci andava quasi sempre da solo perchè nessuno voleva mai accompagnarlo lamentandosi del colore che procurava mal di testa.
Poi c'era una stanza con tre tinte prevalenti: blu, verde e dorato. Chul Moo l'aveva chiamata la “Stanza del Pavone”. A Jonghyun piaceva un sacco...diceva sempre che un giorno avrebbe arredato casa sua con lo stesso stile del signor Jung.
Poi fra le tante stanze che c'erano, ve ne era una azzurra, di un azzurro intenso che si chiamava “Sala di Narciso” a causa degli innumerevoli specchi che ricoprivano le pareti. Taemin ricordava ancora quando, all'età di undici anni, giocava ad acchiapparello con gli altri ragazzini in quella sala e poi puntualmente le cameriere rimproveravano la loro deplorevole condotta ma il signor Jung invece, si faceva una bella risata e lasciava che continuassero a giocare. Grande uomo il signor Jung. Ricordava anche che quella era la sala in cui aveva dato il suo primo bacio. Era una sera di metà aprile e lui e Choi Soohyun si erano chiusi a chiave nella sala semivuota mentre tutti gli altri facevano baldoria. Era stato un bacio casto, a fior di labbra e che sapeva di cocacola. Invece ora la stessa Choi Soohyun, senza più codine, lo guardava con sospetto come se avesse paura che se lo avesse salutato sarebbe impazzita o qualcosa del genere. Taemin sorrise divertito.
Poi c'era la stanza “Dorian Gray” piena di quadri e di un bordeaux cupo. Quella stanza metteva i brividi a chiunque. Si aveva la netta impressione di essere osservati da ogni dove e alcuni quadri erano davvero inquietanti. Non ci entrava mai nessuno, solo le cameriere in pieno giorno e con i balconi spalancati per pulirla. Avrebbero dovuto organizzarci una festa di Halloween un anno.
Poi c'era un orribile nauseante stanza rosa confetto piena di gingilli, pizzi e altra roba da nonna. Alle ragazze piaceva un sacco mentre lui ne aveva dimenticato anche il nome visto che non ci entrava mai.
E poi c'erano ancora un sacco di stanze altrettanto belle e con diversi nomi. Mentre l'enorme sala con le colonne in cui si esibivano la sera si chiamava “ The Great Gatsby”, Taemin credeva per la spettacolarità dell'evento. L'unica sala che non aveva il nome era quella in cui facevano colazione, d'altronde non ne avevano bisogno.

Taemin, quella mattina di una domenica noiosa, sedeva tutto solo nella stanza gialla. Quando era solo rifletteva un sacco, pensava e ricordava un sacco di cose. Da bambino non avrebbe mai immaginato che avrebbe vissuto in un posto del genere. Era davvero un sogno abitare lì anche se a volte avrebbe preferito avere una vita più raccolta ma non si era mai pentito della sua decisione di restare lì. Il signor Jung era un uomo eccezionale, il palazzo era bellissimo, faceva l'unica cosa che amava davvero fare e si era trovato dei buoni amici, degli ottimi amici. Non c'era nessuno che gli stava particolarmente antipatico della fauna che popolava il palazzo. Ognuno ricopriva il suo ruolo nella “scala gerarchica” di quel luogo. Molti la chiamavano così ma a Taemin non piaceva. Per Taemin erano tutti sullo stesso piano, come su una lunga sottile linea retta. C'erano i tipi che piacevano a tutti, quelli che stavano lì da anni e che dispensavano consigli su consigli e che erano una sorta di veterani che tutti rispettavano. Poi c'erano quelli che amavano tutti, che eccellevano particolarmente in qualcosa e avevano codazzi di ammiratrici, quelli i cui soprannomi conoscevano tutti per forza di cose ma che erano allo stesso tempo abbastanza discreti, tipi come Jonghyun e Minho. Anche Jinki lo aveva inserito nella stessa categoria e forse era così. Era il ballerino migliore lì dentro, anche il suo soprannome lo diceva, ma non per questo si sentiva migliore di tutti.
Poi, c'erano quelli che svolgevano tranquillamente il loro lavoro e che erano contemporaneamente dei grandi osservatori, Taemin pensava che Jinki fosse il primo della lista: Jinki hyung riusciva a vedere cose che altri non vedevano con la stessa immediatezza. Poi c'erano quelli bravi a fare tutto, gli oratori, capaci di rimbambirti con una parola, tipi come Kibum per intenderci. Poi c'erano i silenziosi, bravi ma sempre quieti come se non volessero essere visti da nessuno. E proprio persone così attiravano Taemin, come quelle ragazze così silenziose e posate, le stesse ragazze che lui aveva attirato e stretto a sè. Però poi si dispiaceva se doveva ferirle, se doveva “rovinarle”. Gli era capitato di aver spezzato il cuore di una ragazza che si era affezionata a lui, che aveva accettato di buon grado di andare a letto con lui ma per cui Taemin non era riuscito a provare niente di profondo. Si era sentito un vero stronzo a dirle che era stato solo sesso e gli era dispiaciuto davvero farla piangere, non voleva farle del male, non era mai stata sua intenzione ma non aveva calcolato che la ragazza si sarebbe presa una cotta per lui dopo esserci andata a letto, dopotutto pensava che le cose fossero chiare. Taemin non era un tipo dall'innamoramento facile, non si era mai innamorato davvero e si chiedeva se mai sarebbe successo. Gli piaceva divertirsi ma temeva che un giorno avrebbe avvertito necessità diverse.
In quel momento la vista gli si oscurò e un paio di mani dalle dita sottili e affusolate gli si posarono sugli occhi.


    - Indovina chi è! - cinguettò la voce.

Taemin tastò le mani e poi si ricordò che quella voce la udiva ogni giorno e inevitabilmente la sua proprietaria si palesò nella sua mente.

    - Hye Jin noona! - disse con un sorriso.

    - Indovinato! - replicò quella andandosi a sedere affianco al ragazzo.

Taemin la guardò mentre prendeva posto. Quel giorno era bella come sempre. Indossava una gonna azzurra corta e una camicetta bianca, i capelli sciolti e le labbra lucide.

    - Che fai qui tutto solo? - chiese.

    - Niente, penso un po'...e tu invece? Già in piedi? - .

    - Si, non aveva molto sonno stamattina. Comunque lo spettacolo di Hyun Soo con i ventagli di ieri era molto bello, non trovi? - chiese subito dopo.

    - Si, è stata bravissima... - .

    - Sei pensieroso stamattina? Come mai? Un'altra serata ieri sera in cui ti hanno portato bendato in qualche stanza? - lo stuzzicò con malizia la maggiore.

Taemin sorrise.

    - No, a volte capita anche a me di essere riflessivo semplicemente. - rispose il ragazzo.


Hye Jin era una di quelle persone che Taemin non era riuscito bene a inquadrare. Era entrata nel loro gruppo come amica di Kibum ed era davvero molto carina e gentile, però a volte sembrava avesse pensieri proibiti e troppo cupi per chiunque quando se ne stava da sola e in silenzio a occupare il suo posticino. Taemin si chiedeva cosa le passasse per la testa in quei momenti. Hye Jin lo sorprese a fissarla.


    - Ti sei incantato? - chiese la ragazza con un sorriso smagliante.

    - Si...sei proprio bella stamattina. - rispose il ragazzo sorridendole di rimando.



Astuto giovane Taemin.



Pensò la ragazza.


    - Sei proprio senza vergogna, eh? - ridacchiò quella con una mano sulla bocca.

    - Sono sincero. Dico quello che penso. - .


    - Ecco dove diavolo vi eravate cacciati! - .

Entrambi si voltarono e videro Minho andare loro incontro.


    - Ci stavamo chiedendo dove eravate finiti. Venite a fare colazione? - chiese il Choi con un sorriso.

    - Ovvio, stavamo giusto venendo. - rispose Taemin.


Durante la colazione, Hye Jin propose loro di uscire quella sera subito dopo le esibizioni anche perchè nessuno di loro ne aveva una in programma, quindi potevano prepararsi con calma.

Taemin quel giorno stesso decise di andarsi a tagliare i capelli e di tingerli di rosso.


    - Taemin! Ma quanto sei figo!! - esclamò Bea saltando quasi in piedi sulla sedia non appena lo vide, quella sera stessa, a cena.

    - Grazie piccola Bea. - rispose divertito il ragazzo.

    - Come mai questo cambio improvviso? Non mi dire che c'è finalmente una che ti piace davvero! - sghignazzò la ragazza colpendo Taemin sul sedere quando le passò accanto.

    - YAH! - sbottò Jinki davanti a quel gesto.

Minho quasi si strozzò con l'acqua per ridere della reazione del maggiore. Hyun Soo gli colpì ripetutamente la schiena.

    - Non so se hai una grande passione per i capelli per quanto ti esalti ogni volta o cosa. Ho un fastidioso deja-vu al riguardo. - borbottò il maggiore scoccando un'occhiata a Jonghyun che rise.

    - Non fare il geloso...era un colpo di amicizia. - replicò la ragazza leggermente imbarazzata ma con un sorrisino.

    - Lascia perdere Bea, non dire più niente oppure potrebbe scoprire che altri tipi di “colpi” ci diamo io e te, alle sue spalle. - sussurrò con finto fare cospiratorio Taemin chinandosi per abbracciare Jiwon mentre lanciava occhiate a Jinki.

Jiwon rise.


    - Vi infilo l'acqua su per il naso. - li minacciò il maggiore con un'occhiataccia che avrebbe incenerito una roccia.

Mentre tutti ridevano, Taemin prendeva posto fra Hyun Soo e Kibum.

    - Dov'è Hye Jin? - chiese Jonghyun a quel punto notando che la ragazza non era ancora scesa per la cena.

    - Non lo so...doveva essere già qui effettivamente. - commentò Kibum.

    - Forse starà pensando a che mettere per non farci aspettare le ere geologiche dopo. - disse Hyun Soo scrutando l'entrata della sala per vedere se le riusciva di vedere il viso familiare della ragazza.


Tuttavia i ragazzi non potevano sapere che la scaltra Hye Jin non stava affatto decidendo quello che desiderava mettere ma stava filando. Ogni volta che filava, tramava qualcosa di nuovo. Era stata ferma e buona per troppo tempo e le cose stavano filando troppo lisce e lei, poverina, stava iniziando ad annoiarsi. Sarebbe morta per il tedio. Erano tutti troppo felici e di quel passo sarebbero morti felici e Hye Jin non lo avrebbe permesso. I suoi preferiti erano come sempre Kibum e Jonghyun ed erano così innamorati che quasi le dispiaceva mettersi in mezzo ma d'altronde doveva salvaguardare se stessa. Erano così belli, così perfetti. Poteva abbindolare Kibum quando voleva, ormai ce l'aveva in pugno. Poteva piegarlo ai suoi desideri e fargli fare quello che voleva, si fidava di lei ormai. Poi c'era Jonghyun. Hye Jin aveva notato che si sentiva attratta ogni giorno di più da lui, lo desiderava per lei...anche se avere entrambi sarebbe stato anche meglio. Era un piacere fare i massaggi a Jonghyun quando si sentiva le spalle incordate, sedersi sulle gambe di Kibum e scoccargli baci sulla fronte o sulla guancia. Trascorrere nottate intere a parlare con Kibum, distesi sui letti. Kibum gli parlava di Jonghyun e lei si nutriva delle informazioni che il ragazzo ingenuamente le riportava. Erano davvero così innamorati ma lei non poteva più sopportarlo, sentiva l'urgenza di dividerli sempre di più. Voleva allungare le sue grinfie su Jonghyun, lo voleva per sé, così come voleva Kibum. Era davvero avida ma non le importava. Si alzò dalla sedia e si diresse verso la specchiera. Aprì un portagioie intarsiato e ne prese un anello con una grande pietra rossa. Kibum non sarebbe stato in grado di dirle di no.

Decise di scendere per la cena per non dare nell'occhio.



**


Dopo cena e dopo le esibizioni, andarono a cambiarsi per uscire. Era una serata caldissima e le uniche cose che si vedevano per strada erano vestiti e gonne leggere come veli e colori variopinti. Passeggiavano, chi chiacchierando, chi mangiando dolci, chi come Hyun Soo cercando di infilare una frittella in bocca a Minho che invece la rifiutava e finendo poi per essere sollevata da terra e minacciata di essere gettata nel fiume.

    - Ci fermiamo a bere qualcosa? - propose Jinki indicando il locale all'aperto poco più avanti.

    - Per me va benissimo! - rispose Kibum e mentre tutti gli altri davano il loro consenso, lui si girò verso Minho e Hyun Soo che erano rimasti poco più indietro.


Minho alla fine non l'aveva gettata nel fiume come minacciato ma l'aveva fatta sedere sul muretto del ponte che stavano attraversando e si stavano scambiando effusioni amorose molto teneramente.


    - Non vorrei interrompere il vostro pomiciare ma vogliamo andare a bere qualcosa, voi venite o aspettate che vi vengano i reumatismi affacciati sul fiume? - chiese Kibum.

    - No veniamo, anche perchè ho sete! - rispose Minho.

Hyun Soo approfittando della distrazione di Minho gli infilò cosa restava della frittella in bocca e scese dal muretto soddisfatta.


    - Non...vale! - bofonchiò Minho masticando e raggiungendo la fidanzata e il gruppo di amici.

    - Kibum, non te l'ho detto prima ma biondo stai proprio bene. Mi piaci un sacco! - disse Hyun Soo allegramente.

    - Grazie tesoro! - rispose Kibum di rimando.

Circa una settimana prima, Kibum, approfittando del fatto che i capelli erano cresciuti, aveva deciso di tingersi di biondo.

    - Visto? Anche Hyun Soo fa i complimenti ai ragazzi per i capelli! - protestò Jiwon in direzione del fidanzato.

    - Ma Hyun Soo non ha toccato il culo a Kibum! - replicò Jinki.

    - Che vuol dire! Non lo faccio con malizia io! È in amicizia! - ribattè Jiwon.

    - Allora io la prossima volta che vedo Hye Jin o Hyun Soo tocco loro le tette, in amicizia eh! - disse il maggiore.

    - Scusa hyung, non ho nulla contro di te ma se vedessi una cosa del genere, farei scoppiare una guerra civile nel palazzo di Chul Moo! - esclamò Minho, tuttavia sorridendo.

    - Bravo Minho, diglielo! - sbottò Bea - Non è la stessa cosa caro! - aggiunse poi rivolta al ragazzo.

    - Tranquilla Jiwon! Ti faccio toccare il mio culo tutte le volte che vuoi! Per me è sempre un piacere! - disse Kibum voltandosi verso l'amica e ammiccando verso di lei divertito.

    - E io che ci guadagno, scusate? - intervenne Jonghyun.

    - Niente! Tu e Jinki vi fregate! - rispose semplicemente Kibum cingendo le spalle di Bea.

    - Facciamo così, Jiwon! Io chiudo un occhio e ti lascio toccare il didietro di Kibum senza seccature però tu mi ricambi con la stessa moneta...e magari con qualche interesse. - sussurrò Jonghyun facendole l'occhiolino con le mani in tasca.

    - Calma il tuo pene! - sbottò il biondo fingendo di calciarlo via.

    - Jonghyun ti faccio ritornare moro. - lo minacciò Jinki.

    - Non fare il geloso Bummie, si può sempre fare una cosa a tre. - .

    - No, scusate! Qui l'unico amante di Bea sono io! - esclamò Taemin sopraggiungendo da dietro le spalle di Jiwon.

    - Hai ragione Tae, scusami! Non volevo dimenticare il nostro patto tra amanti e compagni di film horror. - replicò Bea prendendogli le mani.

    - La piantate di attentare alla mia ragazza?! - sbraitò Jinki afferrando Jiwon per un braccio e stringendola a sé.

    - Beh, posso sempre stringere un altro patto fra amanti...Hyun Soo vuoi essere la mia seconda amante? - le propose Taemin ridendo.

    - Taemin ma tu proprio ci tieni a fare a nuoto tutto il corso del fiume. - disse Minho colpendolo su un braccio.

    - La prima o niente da fare. - rispose Hyun Soo fintamente indignata.

    - Vediamo quello che si può fare, baby. - mormorò il rosso Taemin.

    - Hyun Soo è venuta voglia di nuotare anche a te, mi è sembrato di capire.- la minacciò Minho con un sorriso.

    - Dai, scherzavo! - mormorò alzandosi sulle punte per scoccargli un bacio sulle labbra.



Si sedettero ai tavolini all'aperto e tutti ordinarono un drink o due da bere.

Il cielo era pieno di stelle e l'aria soffocante del giorno sembrava aver ceduto il passo alla collega leggermente più tiepida, quel tanto che bastava per permettere di respirare.

    - Fammi assaggiare un po' il tuo. - disse Kibum alludendo al drink alcolico di Jonghyun.

    - Perchè? Il tuo non ti piace? - .

    - Credo ci sia l'ananas o qualcosa del genere. Non mi piace l'ananas. - rispose il ragazzo con una smorfia di disgusto.

    - Perchè non hai chiesto che c'era dentro prima di ordinarlo. - lo ammonì il più grande passandogli tuttavia il suo bicchiere.

    - Il tuo è più buono. - bofonchiò il biondo mettendo il muso.

    - Puoi fare a cambio con il mio. - intervenne Hye Jin che aveva assistito a tutta la scena.

    - Tu che hai preso? - chiese interessato Kibum.

    - Non ti preoccupare Hye Jin-ah, gli do il mio tanto a me l'ananas non dispiace. - disse a quel punto Jonghyun con un sorriso.

In realtà al bruno non andava a genio l'idea che la ragazza si trovasse costantemente in mezzo a loro due. Era da qualche tempo che stava notando delle piccole cose, che seppur piccole, lo infastidivano. Aveva imparato a conoscere Hye Jin, sapeva che era una brava ragazza e che era solo amica con Kibum ma tutti quei baci troppo frequenti, quelle carezze, il fatto che gli si sedesse troppo spesso in braccio, avevano iniziato a dargli fastidio.

    - Se ne sei convinto, va bene! - replicò la fanciulla con un sorriso dolce.

La musica che proveniva dal locale faceva da sottofondo alle loro chiacchiere.

Jonghyun discuteva con Minho le ultime notizie che Chul Moo gli aveva comunicato sull'andamento della catena di alberghi, eredità dei suoi genitori, mentre Bea, in grembo a Jinki, stava disegnando su un tovagliolo uno dei personaggi della sua nuova storia cercando di far capire al fidanzato come voleva che fosse.

    - Deve essere più così! - disse marcando con la penna il suo capolavoro.

    - Bea, più che una sirena, sembra una patata ficcata a forza in un merluzzo aperto. - le fece notare Jinki.

Hyun Soo e Taemin risero di cuore sulla piccola sedia che entrambi avevano deciso di dividere per rimirare più da vicino l'opera d'arte di Jiwon.

    - Senti, io non so disegnare! Sto solo cercando di farti capire come dev'essere! - protestò quella agitandosi sulle sue gambe.

    - Si ma io guardando questo disegno, illustrerei una patata in bikini! - esclamò Jinki divertito.

    - Effettivamente Bea, non prendertela ma tutto sembra tranne una sirena. - le fece notare Hyun Soo affacciandosi da sopra la spalla di Taemin.

    - Ha ragione...forse se la descrivi con le parole a Jinki hyung è meglio. - disse Taemin guardando con sollazzo il disegno.

    - Basta! Voi non mi capite! - borbottò la ragazza prendendo a disegnare fiori storti sullo stesso tovagliolo.

    - Parlando di cose serie...ma lo sapevate che Hye Jin è uscita con Shin? - sussurrò Taemin agli altri tre.

    - Chi? Il pianista? - sussurrò Hyun Soo incredula.

    - Si si...quello che accompagna Jonghyun con il pianoforte ogni tanto. - .

    - E tu come lo sai? - gli chiese Jinki incuriosito.

    - Me l'ha detto una ragazza ieri sera...Kibum gliel'ha presentato. - rispose Taemin svuotando il suo bicchiere.

    - Beh, forse non è andata così bene se Shin è dall'altra parte del locale. - notò Jiwon.

    - Non mi stupisce... - sibilò Jinki con lo sguardo basso.

    - Perchè dici così? É carina Hye Jin! - lo rimbeccò la fidanzata.

    - A me non piace...e non sto parlando esteticamente. Ha qualcosa che non mi convince...non so come Kibum faccia a esserle così amico. - replicò gelido il ragazzo – tutte quelle premure, quelle carezze, quei baci...troppo buona, troppo appiccicosa. Secondo me non si mostra per quella che è davvero. - .

    - A volte è un po' strana ma alla fine secondo me è carattere. - ribattè Taemin.

    - Bah...sarà come dici tu... - .

Taemin si voltò per lanciare un'occhiata a Hye Jin che stava confabulando con Kibum.

    - Non mi hai detto com'è andata poi con Shin ieri. - le ricordò il ragazzo sorseggiando il suo drink.

    - Più o meno...è un ragazzo intelligente, anche simpatico ma vuole arrivare subito al sodo...non credo di aver bisogno di ragazzi così... - rivelò la ragazza con una nota di delusione nella voce.

    - Davvero? Eppure Shin non sembra davvero il tipo! - esclamò Kibum – quindi mi stai dicendo che ha cercato di portarti a letto ieri sera? - .

    - Esatto. Subito dopo la nostra uscita...ha insistito perchè andassi in camera sua e mi è praticamente saltato addosso! Io l'ho spinto via ma lui insisteva e cercava di convincermi in tutti i modi! Mi trovavo le sue mani ovunque...alla fine gli ho detto che se non la smetteva andavo dritta filata da Chul Moo e allora lui si è arrabbiato e mi ha minacciata che me l'avrebbe fatta pagare se avessi fatto una cosa del genere, allora l'ho mandato al diavolo e sono andata via... - raccontò Hye Jin giù di tono senza guardare in faccia Kibum e stringendo convulsamente il suo bicchiere.

    - Tu guarda che stronzo! Perchè non me l'hai detto subito? Se mi chiamavi venivo subito e gliene dicevo quattro io a Mozart! - sbottò Kibum scaldandosi e lanciando occhiate velenose a Shin.

    - Non volevo disturbarti...probabilmente eri con Jonghyun! Non volevo che lasciassi lui per soccorrere me. - bisbigliò la ragazza alzando sul biondo occhi incredibilmente lucidi.

    - Lascialo perdere Hye Jin! Se si avvicina ancora avrà quello che si merita! - la rassicurò l'amico stringendo a sé la ragazza.

    - Grazie Kibum...sei davvero un pezzo del mio cuore! - sussurrò la ragazza – Avrei bisogno di un uomo come te. - aggiunse poi lentamente.

Gli occhi puntati in quelli felini del ragazzo, la mano sinistra con il luccicante anello color cremisi posata sul volto di Kibum. Il biondo si sentì come intontito.

In quel momento Jonghyun, ancora intento a parlare con Minho, si voltò nella sua direzione e, a quella scena, i suoi tratti sembrarono indurirsi.

Anche Minho aveva smesso di parlare una volta scorti i due.

    - Ma che diavolo...? - sussurrò confuso il Choi.

    - Kibum. - tuonò Jonghyun facendo sobbalzare i due.

Il biondo si voltò spaventato.

    - Sposta il bicchiere o farai cadere il drink a terra. - disse poi semplicemente il bruno alludendo al bicchiere blu pericolosamente vicino al gomito di Kibum.

    - Che cazzo Jonghyun! Mi hai quasi fatto prendere un colpo! Potevi chiamarmi più tranquillamente! - sbottò il biondo spostando il bicchiere.

Hye Jin si alzò dal tavolo.

    - Vado in bagno. - sussurrò e si allontanò da lì.

    - Che ha Hye Jin? - chiese Minho che aveva notato gli occhi lucidi della ragazza.

    - Mi stava raccontando di quello stronzo di Shin fino a quando Jonghyun non ha deciso di farci venire un accidenti urlando in quel modo. - rispose Kibum lanciando un'occhiataccia al ragazzo.

    - Shin? - .

    - Si Minho, Shin! Sono usciti insieme ieri sera e lui si è comportato come uno schifoso con lei. - ringhiò Kibum arrabbiato.

    - Chi cazzo se ne frega. - sbottò Jonghyun che fino a quel momento era stato in silenzio.

    - Come sarebbe a dire, scusa? Non vorrai difendere il tuo amico spero! - ribattè indignato il minore dei Kim.

    - No Kibum. Non m'interessa nulla di questa storia. M'interessa solo che Hye Jin tenga le mani a posto con te. - sibilò il bruno glaciale.

Kibum assunse un espressione indecifrabile.

    - Sei davvero geloso di Hye Jin? - chiese incredulo.

    - Ho visto cose che non mi sono piaciute. - .

    - Avanti Jjong, io e Hye Jin siamo solo amici! La stavo consolando per quello che le è successo ieri! - ribattè Kibum come una nenia.

    - Dai Minho, diglielo anche tu! - disse poi rivolto al Choi esortandolo ad aiutarlo.

Il ragazzo mostrò un sorriso forzato e guardò Kibum dispiaciuto.

    - Vedi Bum, il fatto è che eravate così vicini che anche io ho pensato male...- mormorò a mo' di scusa Minho – tuttavia, non credo lei volesse baciarti o altro...magari abbiamo solo frainteso visto la vicinanza. - aggiunse subito dopo cercando di fare da paciere.

Kibum sospirò e s'inginocchiò accanto al bruno che se ne stava seduto a gambe divaricate e con le mani in tasca.

    - Lo sai che sei più bello quando sei geloso? - disse punzecchiandogli una guancia.

    - Piantala! Non attacca! - mormorò mortifero Jonghyun scostando il volto infastidito.

    - Guardami. - disse dolcemente Kibum.

    - No. - .

    - Invece lo farai.- .

Si alzò e si sedette in braccio al ragazzo così che Jonghyun fu costretto a guardarlo in viso.

    - Non ti ricordavo così geloso...- disse Kibum a braccia incrociate.

    - Ah si? Facciamo adesso che io mi alzo, prendo Lee MinYoung e la limono davanti a te. Che dici? T'ingelosisci? - sbraitò Jonghyun.

    - M'ingelosisco? No perchè tanto non lo faresti. - rispose in modo pacato il biondo.

Il volto di Jonghyun si deformò in una smorfia mentre puntava il suo sguardo da un'altra parte.

    - Jjong...ti amo e tu lo sai bene. Non potrei mai tradirti...con Hye Jin poi! É solo una buona amica per me...mi ha aiutato quando ero in difficoltà e io voglio fare lo stesso con lei. - disse il biondo prendendogli il volto con una mano.

Lo sguardo duro di Jonghyun si addolcì di fronte alla sincerità di Kibum.

    - Lo so e non stavo dubitando di te ma vi ho visti così vicini che – Jonghyun s'interruppe.

    - Capito ma ti giuro che Hye Jin non aveva intenzione di baciarmi! Poi, davanti a te non l'avrebbe fatto neanche se ne avesse avuto l'intenzione! - esclamò divertito Kibum.



Questo era vero. Quale idiota bacerebbe il partner di qualcuno davanti a quel qualcuno? Jonghyun si tranquillizzò.

    - Scusa, mi sono lasciato prendere dalla gelosia. - disse alla fine il ragazzo scoccando un bacio a fior di labbra a Kibum che rispose con un sorriso.


**


Hye Jin, chiusa in bagno, non si stava affatto asciugando le lacrime per un ragazzo poco elegante. Tutt'altro: stava preparando la sua prossima mossa. Aveva chiuso a chiave la porta principale del bagno e, di fronte allo specchio, alzò la lunga e ossuta mano destra e pronunciando parole incomprensibili, muoveva le dita dalle unghia lunghe come se da esse vi pendessero fili trasparenti intenti a muovere una marionetta invisibile. Anche se un nome ce l'aveva quella marionetta e quel nome era Kim Shin. Il bravo pianista che aveva provato a sedurre la povera ed innocente Hye Jin, ora le sarebbe tornato utile.




Il bello e affascinante Shin sedeva all'interno del locale, la birra in mano e il sorriso stampato in volto. Era circondato dai suoi amici e discorrevano del più e del meno. Era una bellissima serata e sarebbe stato seduto lì ancora qualche ora se non avesse avvertito l'impellente desiderio di alzarsi dalla sedia, posare il bicchiere sul tavolo e uscire fuori dal locale.


    - Shin, dove diavolo vai? - chiese un amico perplesso.


Tuttavia non ebbe risposta mentre Shin continuava a marciare in direzione del tavolo di Jonghyun. Gli posò una mano sulla spalla.

Jonghyun si voltò a guardarlo.

    - Ehi Shin! - lo salutò cordialmente.

Kibum lo guardò di sbieco.

    - Posso dirti due parole Jonghyun? - chiese il ragazzo.

    - Anche tre. - rispose il bruno alzandosi dalla sedia.

Jonghyun e Shin iniziarono a camminare lungo il ponte e il ragazzo moro iniziò a parlare a raffica e a raccontargli che una certa So Hee, con cui Jonghyun aveva avuto una storia nemmeno troppo seria, continuava a tartassarlo perchè la facesse incontrare con Jonghyun di cui era perdutamente innamorata.

    - Beh, se me ne parli significa che ti ha proprio rotto le palle. Mi dispiace che tu debba subire questa seccatura ma non ho nessuna intenzione d'incontrarla. Sono felice adesso con Kibum e non desidero altro. - disse Jonghyun interrompendo quel flusso di parole.

    - Lo so ma temo che possa fare una stupidaggine... - sussurrò pallido Shin.

Jonghyun si ammutolì per un attimo.

    - Se lo temi davvero, dovresti portarla da chi può aiutarla. - .

    - Ne sono quasi sicuro. É così pallida e magra. Non vuole mangiare niente e piange sempre, tutti i giorni. - gli comunicò il ragazzo spaventato.

    - Shin, secondo me- ma il bruno fu interrotto dallo scatto improvviso del pianista.

Kim Shin si afflosciò su se stesso, piegò il busto in avanti e quasi non cadde in acqua. Jonghyun lo afferrò per la vita.


    - SHIN! - gridò - Ti senti male? - .

Il bruno credette per un attimo che fosse svenuto ma dopo qualche secondo, Shin alzò il capo che fino a poco prima ciondolava in avanti. Aveva lo sguardo spento e si guardava intorno con aria smarrita.


    - Shin, ti senti bene? - chiese Jonghyun cautamente.

Il ragazzo lo guardò per un attimo.

    - Jonghyun! - esclamò poi come se fosse sorpreso di vederlo lì.

Aveva la fronte corrugata come se stesse cercando di ricordare qualcosa.

    - Vuoi sederti? - chiese il bruno non riuscendo a celare la sua preoccupazione.

    - No no, tranquillo! É solo che non riesco a ricordare cosa stavo dicendo... - rispose il ragazzo – forse ho bevuto troppo! - .

    - Mi stavi parlando di So Hee. - .

Shin assunse un espressione ancora più perplessa se possibile.

    - Perchè diavolo dovrei parlarti di So Hee?! - chiese più a se stesso che a Jonghyun.

Questa volta fu il turno di Jonghyun di essere perplesso e preoccupato.

    - Mi stavi raccontando che sei preoccupato per lei. Hai paura che possa fare una stupidaggine perchè innamorata follemente di me. - cercò di riportargli alla memoria il ragazzo.

    - Ti ho detto questo? Ma So Hee è fidanzata con Ji Yong...non è più innamorata di te da un pezzo... - .

Jonghyun dovette davvero fare una faccia terribile perchè Shin disse: - Forse è meglio se torno al palazzo. - e sorrise cercando di non sembrare preoccupato.

    - Aspetta, vengo con te. - mormorò il bruno.

Non se la sentiva di lasciarlo da solo dopo quello a cui aveva assistito.
Anche il resto del gruppo decise di ritornare al palazzo con Jonghyun e Shin. Dopo aver lasciato il ragazzo nella sua stanza, Jonghyun spiegò agli amici del pianista quello che era successo.


    - Chissà che gli è preso. - sussurrò preoccupato Taemin a distanza dalla camera di Shin.

    - E' una cosa davvero strana... - commentò Jinki pensieroso.


Jonghyun si congedò dagli amici di Shin e tornò dai ragazzi.

    - Come sta ? - chiese preoccupata Jiwon.

    - Si è addormentato. - rispose Jonghyun.

    - Forse aveva davvero bevuto troppo... - commentò Minho.

In quel momento Jonghyun si accorse che mancava qualcuno.


    - Dov'è Kibum? - chiese guardandosi attorno.



**



Kim Shin oltre ad essere uno straordinario pianista, era anche un ottimo diversivo. Proprio come aveva progettato Hye Jin, Shin aveva attirato lontano Jonghyun così lei era riuscita a portare via Kibum con una scusa. Gli aveva detto di non sentirsi bene e gli aveva chiesto di accompagnarla nella sua camera. Kibum aveva accettato senza pensarci due volte. Una volta in camera si erano entrambi seduti sul letto.


    - Vuoi qualcosa di caldo per lo stomaco? - le chiese il ragazzo.

    - No, non ti preoccupare. Ho solo bisogno di una dormita credo. - rispose Hye Jin.

    - Se è così, ti lascio sola allora, così puoi riposare. - .


Il biondo fece per alzarsi ma Hye Jin l'afferrò per un polso.


    - No, non lasciarmi sola... ti prego... - sussurrò in un soffio.


L'anello cremisi scintillò sinistramente e Kibum si sentì ancora una volta intontito.

    - Va bene... - mormorò sedendosi di nuovo.

Hye Jin approfittò della confusione dell'altro per sfilarsi l'anello e infilarlo al dito di Kibum. Il ragazzo lo guardò imbambolato, come ipnotizzato.

    - E' un regalo da parte mia, è come se ti facessi dono della mia anima. Me ne privo per darlo a te che riempi le mie notti solitarie e riscaldi la mia pelle. - sussurrò sensuale Hye Jin e stampando ripetuti baci sulle labbra di Kibum.

    - La tua anima? Non la posso accettare...- .

    - Ssshhh. Non dire così...lasciati andare...lasciati andare con la tua Hye Jin. Tu hai bisogno di me... - sibilò la ragazza spingendo Kibum contro il materasso e affiancandolo con movenze serpentine.

In quel momento però qualcosa andò storto e l'anello al dito di Kibum perse la sua brillantezza, divenne cupo e scivolò dal suo dito cadendo a terra con un tonfo. L'influsso si era spezzato.


    - Hye Jin! Che è successo? - chiese Kibum mettendosi a sedere.

    - Nulla, tranquillo! Ti eri addormentato sul mio letto e mi ero chinata per svegliarti. - rispose la ragazza.

    - Capisco... - borbottò il biondo – tu stai meglio? - .

    - Si si, sto molto meglio. - rispose in modo sbrigativo.

    - Meglio così... - bofonchiò il ragazzo trattenendo uno sbadiglio.

Guardò l'orologio. Era davvero tardi.

    - Caspita! É tardissimo! - esclamò saltando in piedi – Meglio che vada! Jonghyun si starà chiedendo dove sono finito! Notte Hye Jin! - aggiunse subito dopo scoccandole un bacio sulla fronte e uscendo di fretta dalla stanza.

La ragazza sorrise debolmente e non appena la porta si fu richiusa, raccolse l'anello da terra.

Perchè il suo incantesimo non aveva funzionato? Perchè l'anello aveva fallito? Non era mai successo che i poteri ipnotizzatori e ammalianti dell'anello di famiglia fallissero.
Aveva sbagliato qualcosa?
Si portò le mani alla bocca pensierosa.
Kibum non poteva essere immune alla sua magia a meno che...ma certo! Era stata una vera stupida!


La nonna le ripeteva sempre che l'anello non avrebbe funzionato sulle persone che avevano addosso qualcosa della persona amata. Kibum indossava il bracciale di Jonghyun quella sera. Come accidenti aveva fatto a dimenticarsene? Avrebbe dovuto sfilarglielo!


Si morse le labbra innervosita mentre una grande rabbia le montava in corpo.
Avrebbe voluto fare a pezzi qualcosa ma si calmò.
Prese un respiro profondo e ripose l'anello al suo posto.


Aveva fallito una volta ma la prossima non sarebbe finita così. Sarebbe andato tutto liscio. Niente più intoppi e, questa volta, avrebbe puntato al re. Avrebbe puntato a king Jonghyun. Sarebbe stato meglio cambiare bersaglio anche perchè, una volta avuto Jonghyun, sarebbe stato più facile prendersi anche Kibum.
Il giovane re dallo sguardo penetrante non avrebbe resistito al suo fascino e la magia lo avrebbe piegato.


Hye Jin sorrise soddisfatta. Si sedette alla specchiera e canticchiando iniziò a pettinarsi i capelli.


Hye Jin ce l'avrebbe fatta perchè Hye Jin non perdeva mai.








*Angolo di Natsumi213 *

Salve a tutti! ^^
Sono tornata sana e salva dall'esame e finalmente mi sono potuta dedicare alla storia! *^*
Come state? ^^
Il capitolo ventitré ci mantiene ancorati alle vicende del passato e ci mostra l'amore passionale di Jonghyun e Kibum e le macchinazioni di Hye Jin. Per quanto riguarda la scena di letto fra Jjong d Key, ho cercato di non entrare troppo nei dettagli essendo questa fanfiction arancione e non rossa. Spero di esserci riuscita! ^^ Mi sono “servita” dell'introspezione di Taemin per descrivervi meglio la struttura del palazzo: le sale o stanze hanno tutti nomi, come avrete capito, di opere letterarie o di miti! ^^ Poi c'è una piccola precisazione su *hickey. XD
Di attinente alla storia in sé credo di non dovervi dire più niente! Vi dò qualche informazione sull'immagine di copertina: si tratta di un altro disegno stupendo e bellissimissimo di Kushinov Ylya. Fra i suoi disegni ce ne sono tanti che mi hanno ricordato personaggi che la mia mente ha creato! ^^ La ragazza ritratta si avvicina molto al prototipo di Hyun Soo che ho nella mia testa! ^^ Qui vi lascio anche l'immagine originale! Restando nel tema immagini, sotto vi lascio, tanto per gradire, una foto di Taemin rosso e una di Kibum biondo visto i recenti cambi di look nel capitolo! XD <3
Adesso, passiamo come sempre e con piacere, ai ringraziamenti: ringrazio annaminho4429, lagartischa e Blakneco per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie! <3 <3 <3
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite e le preferite! <3 <3
Ringrazio chiunque abbia deciso di leggerla anche se in silenzio! <3
E, per ultime ma non ultime, ringrazio Ninechka e bummie_claaa96! Grazie a Ninechka che mi ha aiutato a rileggere il capitolo quando i miei occhi non avevano intenzione di vedere più niente se non il cuscino e grazie a bummie_claaa96 per il costante sostegno! <3 <3 Grazie a tutti!<3 <3 <3
A presto con il prossimo capitolo ambientato nel presente! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 24
*** 24. Luci sospese e lanterne nel cielo ***





24. Luci sospese e lanterne nel cielo






Pioveva a dirotto. Pioveva da un'ora e la casa era più silenziosa del solito. Il brodo cuoceva a fuoco lento e Kibum sedeva da solo al tavolo. Le braccia conserte, le gambe allungate e la fronte corrugata. Davanti a sé, poggiato sul ripiano liscio del tavolo giallo, un foglio con una lista di nomi. Alcuni spuntati, altri no. Kibum si sentiva tanto l'ispettore Derrick o Sherlock Holmes mentre con una serietà da meravigliare perfino se stesso scrutava il foglio bianco con la penna nera affianco. Era da un paio di giorni che aveva in testa un chiodo fisso, un unico pensiero, un unico fastidio che lo gettava nel panico: il “Giusto” o l' “Imperatore”, che dir si voglia. Kibum aveva iniziato a pensarci...dove diavolo era questo “Giusto”?

Ormai era da un po' che Jorinde lavorava da loro, erano nel mese di luglio ma di questa fantomatica figura neppure l'ombra. Possibile che non avesse tentato nemmeno un avvicinamento alla ragazza? Quello era il suo compito.

Vero anche che Jorinde non era mai sola. Era sempre circondata da loro quattro e, oltre l'orario di lavoro, non usciva mai di casa.

Tuttavia c'era qualcosa che non gli tornava. C'era qualcosa che puzzava. Non poteva credere che in tutto quel tempo l' “Imperatore” non si fosse fatto avanti, che non avesse dato segni della sua ineluttabile presenza. La cosa invece di sollevare Kibum, lo inquietava. Gli sembrava la tipica quiete prima della tempesta. E se stesse architettando qualcosa per colpire con grande effetto?

A quel punto, Kibum si era chiesto chi diavolo fosse il “Giusto”. Aveva iniziato a guardarsi intorno e a stilare un elenco di nomi. I primi erano tutti nomi e cognomi di gente che lavorava nei dintorni della libreria: il figlio del pasticciere, il proprietario del bar, il tipo inquietante dell'edicola, il nipote della fioraia, l'uomo che consegnava loro i libri. Tuttavia, nessuno di questi o altri si erano avvicinati con interesse a Jorinde.

E se il “Giusto” spiasse la ragazza da lontano o si fosse avvicinato a lei nel tragitto che la rossa percorreva da casa di Jonghyun alla libreria? Kibum s'incupì ancora di più. Doveva parlare con Jorinde.

Poi, mentre spremeva le sue meningi in cerca della soluzione, un terribile e nauseante quesito si fece largo dentro di lui, quesito che lo fece sussultare non appena affiorò nella sua mente.




E se il “Giusto” si nascondesse fra loro?

Se qualcuno, consapevolmente o inconsapevolmente, stesse facendo il doppio gioco?



Kibum all'inizio non voleva crederci, rifiutava una simile possibilità. Insomma, erano amici da sempre, uniti più che mai. Perchè qualcuno di loro avrebbe dovuto fare una cosa del genere?



E se l'avesse fatto nella più totale inconsapevolezza?



Kibum odiava quella vocina che gli formulava domande così spinose e insinuava in lui il dubbio.



Impossibile...vero?



Non era nemmeno da contemplare un'opzione simile ma senza neanche accorgersene, Kibum aveva scritto, con riluttanza, i nomi dei suoi migliori amici su quel foglio.



Il corvino ora fissava il primo nome.


Jinki.


Se fosse lui l'artefice di tutto? Se dietro ai suoi sorrisi gentili e ai suoi occhi dolci si celasse la volontà di mandare tutto all'aria? Se stesse aspettando il momento giusto per avvicinarsi a Jorinde e farla sua?



Minho.


E se invece fosse l'aitante Minho il “Giusto”? Se fosse lui a complottare contro i suoi compagni? Se sotto le sue premure e le carezze da fratello maggiore ci fosse invece l' “Imperatore” che, con la sua nobile sfrontatezza, attende il momento che più gli aggrada per allungare la mano e distruggere così tutto?



Kibum storse il naso.

Jinki e Minho erano fuori discussione. Il cuore di entrambi apparteneva ad altre donne e non aveva mai notato niente di anomalo in loro. No, decisamente no. Kibum depennò i due nomi.



E, se invece fosse proprio lui? Kibum, l' “Imperatore”? Se la maledizione non aspettasse altro che il momento propizio per abbindolare il suo animo e fargli pugnalare Jonghyun alle spalle? Se, allo scadere dell'anno perdesse completamente la ragione e decidesse di giocare con Jorinde?

L'idea pietrificò Kibum sul posto. Sarebbe stato orribile.

Tuttavia, dopo qualche secondo, storse di nuovo il naso. Chi era, Di Caprio in “Shutter Island”?

Sorrise debolmente. No, sarebbe stato troppo complicato.


Mentre l'orologio da parete segnava l'una e mezza, gli occhi di Kibum caddero sull'ultimo nome della lista: Taemin.

Un brivido gli percorse la schiena ma non seppe spiegarsi il motivo.


Se fosse proprio Taemin il “Giusto”? Se tutto, alla fine, convergesse su di lui?

D'altronde, però, i suoi gesti d'affetto nei confronti di Jorinde erano solo e non più di quello...affetto...no?

Kibum si sentì come se gli avessero sganciato una bomba nel petto.

Le immagini di Taemin che abbracciava la ragazza si susseguirono nella sua mente. Una volta, due volte, tre volte, quattro volte...tante tante volte. Le carezze, i baci sulle guance, i sussurri nelle orecchie, le mani sulla vita.

Kibum avrebbe voluto affondare la testa in una vasca piena d'acqua fredda e calmare il suo cervello che stava andando in tilt di fronte a tutti quei ricordi.

Insomma, non voleva dire nulla...anche Jinki e Minho l'abbracciavano.



Ma non con la stessa frequenza...


Gli sussurrò ancora una volta la voce, con malignità.

Kibum odiava doversi trovare in quella situazione.


    - Al diavolo! Non vuol dire nulla il fatto che Tae gli dimostri affetto...è normale...Jorinde sa farsi volere bene... - sbottò ad alta voce Kibum allontanando in malo modo la penna come se fosse colpevole di qualcosa.


Si sarebbe quasi convinto se in quel preciso istante un flashback non riaffiorasse nella sua mente.


Mi ha baciato hyung, mi ha immobilizzato e mi ha baciato...è stato come se il freddo mi entrasse nel cuore...”

L'avrà fatto solo per puro divertimento, visto il terrore sulla tua faccia...d'altronde tu non gli hai mai creato problemi...credo volesse solo spaventarti ulteriormente...”


Fu come se l'inverno fosse arrivato in anticipo. Kibum era tutto un brivido.


Come avevano fatto ad essere così idioti?


Alzò lo sguardo sull'orologio: due meno un quarto.
Scattò in piedi. Aveva bisogno di parlare con lui.


In un attimo fu fuori casa. La pioggia lo aveva inzuppato tutto. Era come in trance, voleva raggiungere l'appartamento di Taemin ma si sentiva come intorpidito nei movimenti. Forzò se stesso e iniziò a correre e mentre stava per svoltare a destra, per poco non gli prese un colpo.
Si era scontrato con una Jorinde fradicia più di lui.


    - Didi! - esclamò Kibum spaventato.


La ragazza lo guardò con espressione smarrita.


    - Ti devo parlare. - gli sussurrò mentre l'acqua gocciolava dai suoi capelli.


Chissà perchè Kibum non aveva voglia di sentire quello che aveva da dire ma doveva farlo.


**


Il sonno di Jorinde era stato popolato da incubi per tutta la notte trascorsa. Si era svegliata così shoccata che nemmeno la colazione preparata da Odette era riuscita a metterla di buonumore. Tuttavia, adesso che era con Kibum si sentiva leggermente meglio. Era pronta a raccontargli tutto, senza tralasciare nulla.
Kibum la fissava serio e pensieroso mentre lei snocciolava, una dopo l'altra, le notizie che davano al corvino la terribile conferma di quello che aveva realizzato qualche attimo prima. Jorinde gli disse tutto: del sogno che aveva fatto quella notte in cui i volti di Taemin e Jonghyun si sovrapponevano, all'uscita con Taemin, a quel bacio passionale e soffocante, al bruciore che aveva avvertito non appena lui le aveva toccato la gamba.
Jorinde alzò di poco la gonna per mostrare il taglio ancora vivido sulla gamba. Kibum sussultò.


    - E' proprio come quello nel mio sogno. È uguale ai tagli che avevo sul mio corpo. - sussurrò con voce tremante.

Il corvino deglutì. Allungò una mano e le abbassò la gonna.


    - Jorinde, io ora voglio che tu mi risponda sinceramente... - mormorò Kibum di rimando.

La ragazza sembrò trattenere il fiato.

    - Ti piace Taemin? Sei innamorata di lui? - .

La domanda sorprese la rossa.

    - Perchè me lo chiedi? - .
    - Rispondimi. - .

Jorinde lo fissò intensamente.

    - No. - rispose - non sono innamorata di Taemin...io, io non volevo baciarlo. - aggiunse con voce incrinata.
    - No? - la incalzò il maggiore.
    - No, è stato come se non rispondessi più di me. Quando lui, in quel campo, mi ha chiesto se poteva baciarmi io volevo rispondergli di no ma poi non so cos'è successo, mi sono ritrovata avvinghiata a lui e non sapevo perchè ma lo desideravo...poi però... - e qui la ragazza s'interruppe.
    - Però? - .
    - Però poi, mi è tornato in mente Jonghyun ed è stato come tornare a respirare, sono ritornata ad essere me stessa e ho interrotto quel bacio che non avevo mai voluto. - rispose Jorinde con lo sguardo perso mentre cercava di ricordare quel momento.


Allora, forse, non è tutto perduto...


Pensò con malinconia Kibum.


    - Comunque sono preoccupata per Taemin. Anche lui sembrava così smarrito...ho il sospetto che nemmeno lui sappia cosa sia successo esattamente. Dimmi la verità Kibum, Taemin c'entra qualcosa con la storia di Jonghyun e di quella persona che ce l'aveva con lui? - chiese a quel punto la rossa afferrando una mano del corvino nella sua.

Kibum non rispose subito.

    - Tu l'altra volta mi hai detto che Hyun Soo aveva subito gli effetti collaterali di ciò che aveva colpito Jonghyun, è lo stesso anche per Taemin? Ho bisogno di sapere, sono davvero preoccupata. - lo incalzò la ragazza.
    - Io...credo di si. Me ne devo ancora accertare ma ne sono quasi sicuro e i tuoi racconti non fanno altro che convincermi ancora di più. - rispose infine il ragazzo.
    - Kibum, che sta succedendo? Penso che sia arrivato il momento che tu mi dica tutto di questa storia...non posso più starne all'oscuro. Ho il presentimento che, non so come, c'entri anche io. - .


La voce di Jorinde era così risoluta che il ragazzo non ebbe il coraggio di contraddirla. Sospirò.


    - Hai ragione. Ti dirò tutto e spero che tu ci crederai.- disse il corvino con aria stanca.
    Jorinde era pronta ad ascoltare i peggio racconti in quel momento. Niente l'avrebbe più sorpresa.


    - Ricordi quando ti dissi che c'era una persona che voleva fare del male a Jonghyun e che ci era anche riuscita? Bene, quella persona è una donna e si chiama...Hye Jin. Questa persona è una nostra vecchia conoscenza ed era una mia amica quando abitavamo da Chul Moo. Vedi, Hye Jin aveva sviluppato un ossessivo, frenetico interesse per me e per Jonghyun...voleva averci a tutti i costi ma noi non glielo permettemmo. Era furba ma alla fine capimmo il suo inganno e cercammo di darle il benservito ma, purtroppo, qualcosa andò storto. Hye Jin non era sicuramente chi diceva di essere ma non era nemmeno una ragazza qualunque...Hye Jin era una strega. - Kibum quasi sussurrò le ultime parole e poi guardò attentamente Jorinde.

Si aspettava scetticismo da parte sua o che lo mandasse al diavolo credendola una favoletta della buonanotte ma Jorinde sgranò gli occhi.


    - Una strega?! Avete cercato di dare il benservito a una strega?! - esclamò più shoccata dalla loro ingenuità che alla notizia che avessero conosciuto una vera strega.


Jorinde non era, decisamente, come le altre.


    - Si, ci abbiamo provato almeno. Comunque, come ti dicevo, qualcosa andò storto e lei andò su tutte le furie, ferita nell'orgoglio e, chissà, forse anche nel cuore, maledì Jonghyun e chiunque fosse vicino a lui, ossia noi. Da quel giorno in poi, Jonghyun è stato privato della felicità e noi cerchiamo giorno dopo giorno di spezzare la maledizione. Sai, il suo cuore ha smesso di battere, è come se non appartenga più a una persona viva. Nel momento in cui la maledizione l'ha colpito ha perso tutto...o quasi. É forse per questo che il cuore non batte più. Non ha più un motivo per farlo. - .


Ora Jorinde capiva a cosa si riferiva Odette quando le diceva che Jonghyun non era sempre stato così. Avvertì una morsa allo stomaco.


    - E Taemin? In che modo la maledizione lo ha colpito? - chiese poi con cautela.
    - Questa è nuova anche per me. - rispose amaramente il corvino.
    - Pensavamo che Taemin fosse l'unico scampato alla sua maledizione ma così non è, a quanto pare. Sai, la maledizione che ha scagliato su Jonghyun può essere spezzata in qualche modo ma c'è qualcuno che ci mette i bastoni fra le ruote. Quel qualcuno viene chiamato il “Giusto” o “Imperatore” nella maledizione. E credo di avere appena scoperto che il “Giusto” sia proprio Taemin. Hye Jin, in modo subdolo, è riuscita a complicare le cose ancora di più. Tra l'altro, non penso proprio che Taemin sappia che l' “Imperatore” è lui. - continuò Kibum con lo sguardo fisso sulla ragazza.


In quel momento a Jorinde tornò in mente quello scambio di battute, all'apparenza innocuo, avuto con Taemin in quel campo di fiori.


    - Ti starebbe bene! Poi ti farei una corona di fiori da metterti sul capo! Saresti il re di questo posto poi! - esclamò divertita Jorinde mangiando la sua mora.

    - Solo re? - chiese lui con una faccia delusa.

    - No, l'imperatore! - si corresse la ragazza ridendo.”


Jorinde rabbrividì.

    - Insomma, è un bel pasticcio! Chi dovrebbe farci la guerra è fra di noi. - sussurrò con voce spenta Kibum.
    - Che cattiveria. - mormorò la ragazza – Sai, Taemin mi ha raccontato che a volte si sentiva strano, come se qualcosa gravasse su di lui ma non ve l'ha mai detto per non farvi preoccupare... - .


A quelle parole Kibum si sentì ancora peggio.


    - Come si spezza la maledizione? - chiese la ragazza a quel punto.


Questa era la nota dolente. Doveva dirle che lei era la chiave di tutto? Jorinde aveva capito che c'entrava qualcosa. Tuttavia se quel bacio con Taemin significava qualcosa ai fini della maledizione, il suo ruolo si era esaurito, ma d'altronde Jorinde gli aveva detto di aver interrotto il bacio al pensiero di Jonghyun...allora poteva esserci un barlume di speranza.


    - Credo che ormai sia inutile mentirti. Come avrai già intuito, dai sogni e dalle ultime vicissitudini, tu hai un ruolo chiave nella distruzione della maledizione. É questo il motivo per cui Jonghyun ti ha voluta a tutti i costi e Taemin, tristemente, è il motivo per cui non voleva farti uscire di casa. L' “Imperatore” avrebbe fatto di tutto per portarti via e impedirti di svolgere il tuo ruolo per spezzare la maledizione. - le confessò il più grande.


Jorinde aveva sospettato che ci fosse qualcosa di grosso sotto quella storia ma non pensava così grosso. Che cosa avrebbe dovuto fare per spezzare la maledizione? Perchè Jonghyun non gliel'aveva mai detto?

Sentiva un formicolio lungo le gambe.


    - Cosa devo fare per spezzare la maledizione? - chiese temendo la risposta.


Doveva dirle che si sarebbe dovuta innamorare di Jonghyun per salvarlo e, probabilmente, salvare tutti loro? Kibum sospettava che la ragazza non fosse indifferente a Jonghyun ma non poteva essere certo della profondità dei suoi sentimenti, non glielo aveva mai chiesto. Era un rischio enorme rivelarle una cosa del genere...se Jorinde, pur di aiutare il biondo, si fosse “imposta” di amarlo con tutte le sfumature annesse ma la cosa non sarebbe andata in porto perchè troppo forzata, allora potevano dire addio per sempre alla loro felicità.


    - Non lo sappiamo nemmeno noi, stiamo cercando di scoprirlo. A cose fatte, Jonghyun te lo avrebbe rivelato. - mentì il corvino.


Poi posò entrambe le mani sul volto di Jorinde.


    - Non avere paura. Non sei sola. - le sussurrò prima di scoccarle un sonoro bacio sulla fronte.

    - Non ho paura...mi sento solo strana... - bisbigliò stringendosi le pieghe della gonna con le mani - perchè io?! - .

    - Questo non lo sa nessuno...forse perchè doveva essere così e basta. - replicò Kibum – guarda ha smesso di piovere! - esclamò poi indicando fuori e cercando, così, di sviare il discorso.


Jorinde guardò prima la finestra e poi l'orologio. Doveva tornare a casa o Jonghyun sarebbe arrivato prima di lei.


    - Kibum, Taemin non ha compromesso in qualche modo la mia “missione”, vero? Insomma, non mi ha portata via. - chiese la rossa.

    - No...mi auguro di no. - rispose flebile Kibum con un mezzo sorriso.



Forse c'è speranza.


La ragazza si alzò e si diresse verso la porta.


    - Meglio che vada...non vorrei che Jonghyun arrivasse prima. - gli comunicò come in trance.

    - Jorinde? - la chiamò il ragazzo.


La ragazza si voltò.


    - Non dire nulla a Jonghyun. Continua a mantenere il silenzio e...stagli vicino. - disse il maggiore.


La più piccola annuì ed uscì chiudendosi la porta alle spalle.


Kibum si passò una mano fra i capelli, forse non tutto era perduto. Doveva assolutamente parlare a Taemin e agli altri, dovevano sapere.



**


Jorinde, per tutto il tragitto, fu come in stato catatonico. Aveva sospettato che c'entrasse qualcosa con le vicende di Jonghyun, che c'era un motivo non indifferente per il quale la teneva lì in casa, come un uccellino in gabbia, ma non immaginava fosse qualcosa di così grosso. Si sentiva davvero strana...chissà cos'avrebbe dovuto fare per spezzare la maledizione. Chissà perchè il destino aveva scelto lei.

Non sapeva nemmeno se dovesse avere paura. Era come se guardasse la cosa da un punto di vista esterno, forse perchè doveva ancora elaborare.

Entrò in casa in totale silenzio.

    - Jorinde hai fatto tardi! Come mai? - le chiese Jae Hyun non appena la vide.

    - Jorinde! Ma che hai fatto?! Santiddio sei tutta bagnata! - esclamò Odette arrivando di gran carriera e urtando Jae Hyun che puliva l'argenteria.

    - E' successo qualcosa?! - strillò ancora accalorandosi intorno a lei.

Jorinde scosse il capo.

    - Odette! Lasciala respirare! - l'ammonì l'uomo.

    - Jonghyun? - chiese la rossa guardandosi intorno.

    - Ha chiamato poco fa e ha detto che si trattiene qualche altra ora e menomale, direi io! Oggi hai fatto anche tardi! - rispose Odette afferrando uno degli asciugamani appena piegati sulla sedia e mettendoglielo in testa.

Doveva aver appena fatto il bucato. Il profumo dell'ammorbidente avvolse la rossa.

    - Come mai hai fatto tardi? É successo qualcosa? - chiese Odette guardandola in volto.

Anche Jae Hyun le lanciava occhiate allusive.

Jorinde avrebbe tanto voluto dire ad entrambi quello che aveva saputo ma invece non aprì bocca e scivolò in un lento mutismo. Erano successe tante cose così velocemente che aveva bisogno di fermarsi un attimo a pensare.

E pensare era tutto ciò che aveva fatto nel mentre si faceva la doccia, si vestiva, si faceva la treccia e si abbandonava sugli scalini che davano sull'entrata principale, la stessa da cui era entrata per la prima volta almeno due mesi prima. Ricordava la sua paura nel varcare quella soglia e poi il terrore che l'aveva presa quando Jonghyun le aveva detto di seguirlo in quella stanza. Ricordava di aver pensato tante cose in quel momento, tante cose le erano passate per la testa e nessuna positiva. Aveva guardato quella casa con diffidenza, aveva lanciato occhiate sospettose alle grandi stanze da cui si sentiva seguita da mille occhi. Poi però si era fidata di Odette e Jae Hyun da cui si sentiva costantemente protetta e anche la casa le era sembrata più amichevole. Tuttavia la cosa migliore era stato scoprire che Jonghyun non era il ragazzo cattivo di cui tutti parlavano con paura o con terrore ma poco a poco si era rivelato essere un'anima nobile, anche se rigida, a cui avevano gelato il cuore.

Completamente assente dal luogo in cui si trovava, non avvertì nemmeno i passi alle sue spalle e la presenza che si soffermava dietro di lei.


    - Ho sentito che c'è qualcuno che non ha voluto mangiare. - disse la voce cogliendola di sorpresa e facendola sobbalzare.


Si voltò leggermente allarmata per constatare che Jonghyun la guardava con un sorriso.


Jorinde si chiese se fosse legale essere belli come lui. Doveva essere proibito per forza.

Il sorriso splendente, i capelli morbidi. Lo stile impeccabile.

Non sembrava neanche fosse andato a lavorare con quei pantaloni bianchissimi, che gli calzavano alla perfezione, la camicia blu chiaro a quadri grandi e le maniche arrotolate sulle braccia.


    - Oh...sei tu. - mormorò la ragazza - no, non avevo fame. - aggiunse subito dopo.

Aveva saltato il pranzo perchè troppo immersa nei suoi pensieri, in un'altra dimensione.

    - Fai preoccupare Odette così...ha detto che sei stata incredibilmente silenziosa oggi. - continuò il ragazzo.

    - Non volevo farla preoccupare...è solo che non avevo fame. Tu non mangi quando non hai fame, no?! - replicò la rossa mentre poggiava la schiena contro una delle gambe del biondo che spuntavano ai lati della fanciulla.

    - Anche tu hai ragione. - commentò Jonghyun spallandosi e posando i gomiti sul gradino subito dietro di lui.

    - Come mai oggi non sei tornato a casa? - chiese la ragazza cercando di cambiare discorso.

    - Ho avuto qualche imprevisto in hotel. - rispose il maggiore - Perchè? Ti sono mancato? - la stuzzicò subito dopo divertito.

    - Era una semplice domanda. - lo rimbeccò la rossa fingendo noncuranza.

Jonghyun strinse le gambe intorno a lei.

    - Hai paura che ti costringa a sposarmi se mi rispondi di si?! - esclamò il ragazzo.

    - Perchè dovrei dire il falso? Posso dipingere in santa pace quando non ci sei tu a importunarmi! - ribattè acida Jorinde senza mai abbandonare il sorriso.

    - Ah si? T'infastidisco così tanto che l'unico quadro presente nella tua stanza è quello che ritrae me mentre tutti gli altri sono nello studio in cui dipingi? - ghignò il più grande.


Quello era un colpo basso. La ragazza arrossì.


    - N-Non è per quello che pensi... - balbettò abbassando gli occhi.

    - Ah no? - .

    - No. Lo tengo lì solo...solo perchè sto cercando di capire che colore usare per i tuoi capelli...non voglio lasciarli bianchi come la tela. - borbottò Jorinde.

    - Ma i miei capelli sono bianchi. - .

    - Non quel bianco...voglio trovare il colore giusto. - .

    - Quindi mi stai dicendo che è questo l'unico motivo per cui il mio quadro è il solo presente in camera tua? - .

Jorinde tentennò e quel momento di esitazione strappò l'ennesimo ghigno a Jonghyun che scostò il busto dal gradino e si avvicinò pericolosamente al suo volto.

    - Lo sapevo. - sibilò.

    - Sapevi cosa?! - esclamò rossa in volto la più piccola cercando di mettere più distanza possibile fra loro due.

Jonghyun gongolò.

    - Non è come pensi! - strillò la ragazza sulla difensiva.

Il biondo alzò un sopracciglio scettico.

    - E' che...beh, mi piace quel quadro! - ammise infine incrociando le braccia – i tuoi occhi sono...diversi! Brillano tantissimo...sono splendenti e...sembri felice. - aggiunse poco dopo con fatica come se ogni parola usata non fosse abbastanza per descrivere quello che provava guardando quel dipinto.

Si voltò di tre quarti per guardare in faccia il suo interlocutore e così arrivò, veloce, tempestivo e soffice: un bacio.
Jorinde rimase di stucco.
Jonghyun le aveva appena dato un bacio a stampo.


    - Ogni volta che dirai una cosa carina ti darò un bacio. - disse quello semplicemente.


Jorinde lo guardava ancora incredula. Le aveva dato un bacio sulle labbra.

Forse si sarebbe dovuta arrabbiare, avrebbe dovuto picchiarlo o si sarebbe dovuta gettare al suo collo e permettergli di baciare tutto quello che voleva ma la rossa non fece niente di tutto questo.


    - Perchè? - chiese stupita.
    - Perchè mi va. - rispose semplicemente lui facendo spallucce.


Jorinde lo colpì con un sonoro schiaffo sulla gamba.


    - Perchè ti va?! Che diavolo di risposta è? Io sto qui a cercare di renderti una persona migliore attraverso i miei quadri e questo è tutto quello che sai dire?! - esclamò agitandosi sul posto.


Ancora più repentino del primo, un altro bacio toccò le sue labbra.
Jonghyun scoppiò a ridere osservando la sua espressione interdetta.


    - A modo tuo, hai detto una cosa carina. - si giustificò il maggiore.


In quel momento Jonghyun pensò che Jorinde lo aveva salvato anche se non aveva ancora spezzato la maledizione.


    - Rassegnati, per ogni cosa carina che dirai, avrai un bacio da me. - aggiunse dopo davanti al silenzio della ragazza.
    - Vuol dire che dirò solo cose cattive allora, per farti dispetto. - commentò la rossa.
    - Non ti piacciono i baci? - ribattè il ragazzo.
    - Oh si! I baci sono una delle cose più belle del mondo. - .
    - Non vuoi i miei baci allora? - .
    - Ho detto questo? - .
    - Beh pazienza, vuol dire che subirai. - scherzò infine il più grande ammiccando verso di lei.
    - Mi cucio le labbra. - replicò la fanciulla e mimò con le mani ago e filo.
    - Le tue labbra non oseranno serrarsi davanti alle mie. - sussurrò suadente Jonghyun mentre una mano accarezzava la schiena della ragazza.
    - Perchè mi minacceresti di cacciare a calci i miei compagni dal palazzo?! - esclamò Jorinde cercando di smorzare l'atmosfera che si stava creando e che la metteva in imbarazzo.

Jonghyun, per fortuna o sfortuna della ragazza, smise di accarezzarle la schiena.

    - Non sono cattivo fino a questo punto. - bisbigliò il ragazzo con un sorriso.
    - Per quanto fai il tosto, hai l'animo buono. - commentò la minore con un sorriso dolce.
    - Guarda che hai detto un 'altra cosa carina... - .
    - Basta baci o ti mordo le labbra! - .
    - Guarda che potrebbe piacermi. - la redarguì Jonghyun con un sorriso malizioso.
    - Hai l'animo buono ma anche pervertito! - .
    - Piantala di lagnarti, ho una sorpresa per te stasera. - .
    - Yoora? - chiese speranzosa la ragazza memore dell'ultima sorpresa ricevuta da Jonghyun.
    - Mi dispiace Jo, niente Yoora questa volta ma spero che tu gradirai lo stesso. - disse il ragazzo leggermente dispiaciuto.

Jorinde inizialmente sembrò restarci male ma recuperò subito il suo spirito allegro.

    - Cos'è? Sono curiosa! - esclamò con tanta veemenza che Jonghyun credette, per un momento, che sarebbe rotolata giù per le scale.
    Jorinde, invece, s'inginocchiò sul gradino e posò le braccia sulle gambe del biondo per poterlo guardare bene in faccia.
    - Non sei in grado di aspettare altre due ore? Sei più impaziente di una bambina delle elementari quando si parla di sorprese! - la rimproverò in modo tenue il ragazzo.
    Tuttavia Jorinde notò l'ombra del sorriso sulle sue labbra.


    - E va bene, aspetto! Spero che ne valga la pena. - disse seccamente la rossa cercando di celare il suo divertimento.
    - Alle otto vieni in giardino. - disse Jonghyun e poi si alzò lasciandola lì sulle scale.


Jorinde non voleva andasse via, la sua presenza la distraeva e la rendeva felice. Non appena restava sola le tornava in mente l'immagine di Taemin e di quel bacio soffocante e le parole di Kibum. Era tutto nuovo e anche un po' spaventoso per lei. Fortuna che c'era Jonghyun, si sentiva un po' meno sola.



**


Alle otto in punto, Jorinde fece le scale di corsa e si precipitò davanti al portone principale. Era davvero curiosa di vedere cosa aveva in serbo Jonghyun. Aprì la porta e uscì. Il caldo la investì in pieno. Non era abituata a quelle temperature così alte.


    - Jorinde, sono qui. - .


La voce di Jonghyun la guidò fuori dal viale e la condusse sotto i grandi porticati.
Rimase a bocca aperta dallo stupore.
Non che ci fosse una parure di diamanti e zaffiri davanti a lei ma quella semplice visione scaldò il suo cuore stremato in quella giornata di rivelazioni.
C'era un tavolino bianco rotondo poco distante da loro e due sedie lavorate. Sopra di esso stava una tovaglia di un rosa pallido apparecchiata per due. Dagli alberi e dal soffitto del porticato pendevano tante palline di vetro rotonde, come bolle di sapone dai più svariati riflessi, che emanavano una luce bellissima. Era semplice, nel complesso, anche se Jorinde immaginava che non doveva essere stato proprio facile appendere tutte quelle palline.


    - Ti piace? - le chiese Jonghyun.


Era immersa nel verde di un giardino rigoglioso, circondata da tantissime luci sfavillanti e con Jonghyun. Non poteva chiedere di meglio. Nel suo piccolo universo felice.


    - Si! É bellissimo! - rispose entusiasta.


Gli occhi le brillavano.


    - Meglio così. Stasera ceniamo qui. - le comunicò il ragazzo poggiandosi contro il tavolo.
    - A cosa devo questa sorpresa? - chiese girandogli intorno.
    - Visto che oggi eri un po' giù di corda, volevo farti ritornare il sorriso. - rispose Jonghyun seguendola con lo sguardo - ci sono riuscito? - .
    - Si! Mi hai sorpresa, devo ammetterlo! - .
    - Quindi, questa volta il bacio me lo merito io, visto che ho fatto una cosa carina? - chiese allora il biondo con aria divertita.
    - Non ci provare. - cantilenò Jorinde.
    Jonghyun stava per ribattere ma in quel momento Odette arrivò con la cena.
    - Avete fame? - chiese la donna allegra.
    - Si! - rispose Jorinde sedendosi.
    - Lo credo bene! Non hai mangiato nulla! - la rimproverò con tono severo la governante.
    - Non avevo fame Odette! - ribattè la ragazza – Ma non ti preoccupare che adesso ne ho il doppio. - aggiunse subito dopo.

Odette la guardò per un attimo e poi sorrise bonariamente.

    - Sei così piccina! - esclamò con voce stridula e con sguardo materno.
    - Non è così piccola Odette, ha ventuno anni. - disse a quel punto Jonghyun senza alzare gli occhi dal piatto.
    - Per me si. É proprio una bambina rispetto a me, una pupattola*! - ribattè la donna accarezzando i capelli di Jorinde che, a bocca piena, la guardava perplessa.
    - A cosa devo questa botta di maternità? - chiese la rossa con cautela.
    - Forse perchè ti vede così bassa, rispetto a lei. - sussurrò Jonghyun come se la conversazione fosse chiusa.
    - Non che tu sia esattamente altissimo. - ribattè Jorinde.
    - Ti avverto, una parola fuori posto e ti appendo insieme alle luci. - l'ammonì divertito il biondo.
    - La mia era una constatazione. - disse pacata la ragazza.

Odette rise.

    - Vi lascio mangiare allora. - disse.
    - Tu e Jae Hyun non cenate fuori? - chiese allora Jorinde prima che la donna potesse andarsene.
    - Oh no, tesoro! Io e Jae Hyun andiamo a farci una passeggiata al villaggio. Si sta benissimo stasera. - rispose facendole l'occhiolino e allontanandosi a grandi passi.
    - E noi non la facciamo la passeggiata? - chiese poi rivolta a Jonghyun conoscendo ovviamente già la risposta.
    - Ci provi ogni volta, eh?! - .
    - Tentar non nuoce. - sentenziò lei con un sorriso.

Le tornarono in mente le parole di Kibum. Jonghyun non le permetteva di uscire per Taemin. Si chiese se il biondo fosse al corrente della scoperta fatta dal minore dei Kim. Forse no altrimenti non se ne sarebbe stato così tranquillo. Ora capiva a cosa si riferiva Valery quando le aveva detto che stava commettendo un errore a disobbedire a Jonghyun.
Guardò il biondo intento a mangiare. Non avrebbe mai immaginato fosse vittima di una maledizione. Jorinde, in quelle ore di mutismo, aveva cercato di immaginare come fosse la donna che aveva odiato così tanto Jonghyun da avergli fatto una cosa così brutta. Privare qualcuno di essere felici è una delle cose più cattive che si possano immaginare. Non riusciva a immaginare come il suo cuore potesse essere fermo, ora che ce l'aveva davanti e mangiava, respirava, esattamente come una persona qualunque. Lo stomaco di Jorinde si strinse. Jonghyun aveva perso quasi tutto e Jorinde sapeva quanto faceva male. La sua mente volò a quel “golden Key”...forse era proprio quella persona che non poteva riavere, era quella persona la felicità che gli era stata strappata. Jorinde, quella sera, decise che avrebbe spezzato la maledizione anche a costo della vita. Avrebbe ridonato la felicità a Jonghyun, e se proprio doveva sacrificare tutto, per lui lo avrebbe fatto. Se le avessero detto che sarebbe dovuta morire, l'ultima cosa che avrebbe voluto vedere prima di chiudere gli occhi, sarebbe stato il sorriso di Jonghyun con lo sguardo ridente del suo dipinto.



Quanto importante era diventato Kim Jonghyun per lei?



Doveva scoprire in cosa consisteva esattamente il suo ruolo e lo avrebbe fatto a ogni costo.



    - Che c'è? - .


La voce del ragazzo la riportò sulla terra.


    - Cosa? - .
    - Mi stai fissando. - .
    - Scusa, ero immersa nei miei pensieri. - si affrettò a ribattere.
    - Questo lo vedo. A che pensavi? Forse al fatto che vuoi dormire con me stanotte? - la schernì il più grande.
    - No, razza di pervertito! Dormo nella mia stanza anche se dovessi dividere il letto con Dracula! - sbottò Jorinde puntando la forchetta contro di lui.

Jonghyun rise.

    - Allora significa che quando avrai gli incubi non sgattaiolerai nella mia stanza?! - .
    - Mi hai fatto restare perchè avevo la febbre! - .
    - Me l'hai chiesto tu di dormire insieme. - .
    - Che facciamo dopo? - chiese Jorinde cambiando discorso imbarazzata.
    - Tu vai a dormire e io me la vado a spassare al villaggio! - sghignazzò Jonghyun alzandosi e raccogliendo i piatti.
    - Ah! Contaci! Esco di nascosto e me la vado a spassare anche io! - ribattè indignata raccogliendo le posate.

Jonghyun sorrise.

    - E io ti scotenno. - disse con una voce amabile mentre rientrava in casa per portare i piatti in cucina.

Jorinde lo seguì con le posate e i bicchieri.

    - Devi essere per forza così cruento?! - replicò abbandonando gli oggetti nel lavandino – Oh guarda! Il distillato di ciliege! - esclamò subito dopo indicando il liquore nefasto sullo scaffale.
    - Scordatelo! Non ne berrai più un goccio finquando resterai qui! - esclamò Jonghyun ancora scottato dall'ubriacatura recente.

L'afferrò per il braccio e la trascinò fuori dalla cucina.

    - Solo un bicchierino piccolo piccolo! - disse lei fermandosi e puntando i piedi.
    - No! Non voglio finire a ballare sugli alberi! - disse seccato il biondo.
    - Un dito, dai! - brontolò la rossa accarezzandogli il braccio in maniera lasciva.

In quell'istante Odette e Jae Hyun scesero le scale vestiti di tutto punto.

    - Noi andiamo! - cinguettò Odette.
    - Divertitevi! - li salutò Jorinde agitando la mano.

Quando la porta si fu richiusa Jonghyun si voltò verso di lei e prendendole la mano disse: - Comunque no. - .
Jorinde sbuffò mentre il ragazzo la trascinava verso il giardino.
Si sedettero sul dondolo.

    - Fa caldo! - sospirò la rossa dando la spinta con i piedi per creare il movimento.
    - Nella mia città natale, di questi tempi fa ancora più caldo. - commentò il ragazzo.
    - Hai delle foto della tua città natale? - chiese Jorinde di punto in bianco.

Jonghyun la guardò stupito.

    - Sono curiosa! Me ne fai vedere qualcuna? - chiese con un sorriso.
    - Va bene...aspettami qui. - replicò Jonghyun e si allontanò.

Tornò dopo una decina di minuti con un grosso album di foto che Jonghyun iniziò a sfogliare sotto il suo naso. Jorinde vide un sacco di paesaggi ma sostanzialmente tutti uguali, apprese che Jonghyun era nato e cresciuto in una zona di campagna. Poi vide tanti volti e tanti nomi che non se li sarebbe ricordati tutti neanche fra due vite. Vide i genitori di Jonghyun e Jorinde finalmente comprese da chi il ragazzo aveva preso la sua bellezza imbarazzante, poi Jonghyun le mostrò la sua tata e le raccontò che persona straordinaria fosse la sua ajhumma, con cui era ancora in contatto e a cui spediva dei soldi per assicurarsi che non le mancasse proprio niente. Jorinde, poi, gli squittì nell'orecchio quando il biondo le mostrò una foto di se stesso da bambino, seduto nell'erba con un pallone fra le gambe incrociate.


    - Quanto eri carino! - strillò tirando le guance di un Jonghyun infastidito.


Alla ruvida pagina successiva, la ragazza quasi non cadde dal dondolo, non appena riconobbe nei due bambini alla destra di Jonghyun, Minho e Jinki.


    - Era il mio undicesimo compleanno! Questi erano tutti i miei amichetti del quartiere. - le raccontò il maggiore.
    - Con questi due, Jinki e Minho, sono ancora amico. - le spiegò indicando le due facce paffute e morbide dei due infantili ragazzini.


Poi lo sguardo di Jorinde cadde su una foto che non apparteneva a quell'album e probabilmente c'era finita dentro per sbaglio.
Ritraeva Jonghyun, Jinki, Minho, Kibum, Taemin e altre due ragazze: una doveva essere la fidanzata di Minho, l'aveva riconosciuta dai capelli e l'altra non la conosceva. La foto sembrava strappata a destra e sullo sfondo c'era il mare.
Jonghyun notò che l'interesse della ragazza era stato calamitato da quella foto strappata.


    - Questi sono dei miei amici. Jinki e Minho, quelli che ti ho mostrato prima. - spiegò indicando i due ragazzi molto più simili a quelli che conosceva la rossa – poi questo ragazzo biondo è Kibum e quest'altro è Taemin. Mentre le due ragazze sono rispettivamente le fidanzate di Minho e Jinki. - continuò poi indicando le persone una ad una.
    - Eravate al mare? - chiese ancora la ragazza.
    - Si, in realtà, un amico di Chul Moo aveva organizzato una festa in spiaggia e alcuni di noi si esibirono anche...fu una bella giornata. - .

Jorinde aveva notato lo strappo sulla foto ma non chiese nulla a Jonghyun, non voleva metterlo di cattivo umore. C'era sicuramente un'altra persona in quella foto ma se era stata strappata via, doveva esserci un motivo e le foto si strappano solo per ragioni poco piacevoli. Magari era proprio quella Hye Jin, Kibum le aveva raccontato che si erano conosciuti al palazzo di Chul Moo.
Tuttavia non disse nulla.


    - Anche io voglio andare al mare! - bofonchiò.
    - Beh, purtroppo dovrai accontentarti della piscina per quest'anno. - replicò Jonghyun chiudendo con un colpo secco l'album che posò accanto a loro.
    - Piscina? Hai una piscina? - chiese incredula Jorinde.
    - Si, non te l'ho mai detto? Possibile che non l'hai vista mentre ficcanasavi per casa? - disse stupito il biondo – forse perchè è dietro una delle porte che si mimetizza con la carta da parati, non ci avrai fatto caso! Comunque sta vicino il salotto blu, a pianoterra. É al chiuso però. - aggiunse subito dopo.
    - Perchè non me lo hai detto prima?! Siamo stati un mese e mezzo a squagliarci! -protestò la rossa – Perchè non andiamo a farci un bagno?! Dai, la sera è più bello! - .
    Saltò in piedi e afferrò Jonghyun per le mani.
    - Sei seria? - chiese il ragazzo.
    - Certo che si! Ci divertiamo! - esclamò tirando il ragazzo per farlo alzare.
    - Vuoi fare il bagno proprio ora che siamo soli? Le cose potrebbero precipitare...- mormorò suadente.
    - Correrò il rischio... - mormorò in risposta Jorinde.
    - Ah si? Le cose si fanno interessanti ma purtroppo per te ma soprattutto per me, dovremmo rimandare. Abbiamo cenato poco fa, non sarebbe saggio entrare in acqua adesso. - replicò il ragazzo.
    - Ah già! Che palle! Ci andiamo domani? - chiese speranzosa.
    - Se ci tieni, si. Ad ogni modo ho un'altra piccola cosa per te. - disse alzandosi e tenendo per mano la ragazza, la ricondusse accanto al tavolino.
    - Aspettami qui. - le disse con un sorrisino.

Jonghyun si allontanò e Jorinde si guardò intorno. Il giardino era silenzioso e bellissimo e le luci racchiuse nelle palline di vetro sembravano tante fatine che viaggiavano in bolle di sapone.
Poco dopo, il biondo fu di ritorno con...


    - Lanterne volanti*! - esclamò la ragazza entusiasta.
    - Vedo che ti piacciono! - sorrise Jonghyun – quale vuoi? - .


Il ragazzo reggeva fra le mani due lanterne: una rosa e l'altra rossa.
Jorinde le guardò come si guarda qualcosa di incredibilmente bello ed eccitante.

    - Rosa! - .
    - Come vuoi. Io prendo la rossa allora! - .


Le accesero e Jorinde rimase per un po' a fissare la fiammella che l'animava dall'interno.


    - Non dimenticarti di esprimere un desiderio. Una volta arrivata in cielo potrebbe tramutarsi in realtà. - le ricordò Jonghyun.
    - So già quello che voglio. - replicò con un sorriso mentre il fuoco le illuminava parzialmente il volto.
    - Siamo in due. - ribattè Jonghyun.

Le lasciarono andare insieme, nello stesso istante. Le due lanterne si librarono leggere nel cielo danzando a poca distanza l'una dall'altra.
Jorinde aveva il naso a punta all'insù e il sorriso sulle labbra. Guardava rapita le due lanterne che diventavano sempre più piccole e gli occhi le brillavano come se in quel verde particolare vi danzassero miriadi di quelle lanterne. Se gli occhi di Jorinde erano puntati verso il cielo trapuntato, quelli di Jonghyun erano puntati su di lei. Era uno spettacolo anche migliore delle lanterne.
La pelle di Jorinde rifletteva il chiarore della luna e i suoi capelli, di un rosso tenue, s'intrecciavano fra di loro sulla sua spalla. Era bella Jorinde, Jonghyun lo aveva sempre pensato. Era bella dentro e fuori. Era bella in quel momento in quel top bianchissimo e in quegli shorts verdeacqua, era bella nei suoi pigiami imbarazzanti, era bella quando rideva e anche quando piangeva. Aveva lo spirito più leggero di quelle lanterne che vorticavano fra le nuvole.
Solo in quel momento, Jonghyun si rese conto, che con quelle lanterne, le aveva appena dato la possibilità di abbandonarlo ma sembrava non gli importasse più di tanto.
Jorinde abbassò il capo e si voltò a guardarlo. Gli sorrise sinceramente.


    - Qual è il tuo desiderio? Oppure non puoi dirmelo finchè non si avvera? - chiese curiosa.
    - Niente di irrealizzabile. - rispose Jonghyun avvicinandosi a lei.
    - Ah si? - .
    - Si, anzi, credo di potertelo dire fra qualche minuto se me ne darai la possibilità. - sussurrò.


Il sorriso di Jorinde scivolò via lentamente non appena si accorse che il ragazzo era sempre più vicino a lei, che il suo volto era sempre più vicino al suo. Indietreggiò spaventata, aveva intuito perfettamente le intenzioni di Jonghyun e sentiva, nel profondo, di volerlo anche lei ma per qualche strana ragione, fu presa dalla paura mista ad eccitazione.
Sentì la schiena cozzare contro uno dei pilastri del porticato. Le mani dietro la schiena. Era davvero in trappola ora. Jonghyun non sembrava avesse il suo stesso timore perchè avanzò ancora e annientò presto la minima distanza che vigeva fra loro. La sua mano destra si posò sulla sua guancia incandescente e chinò il volto verso di lei. Voleva fermarlo Jorinde perchè il cuore le batteva davvero troppo forte ma poi quando le labbra carnose e lussuriose di Jonghyun sfiorarono le sue, se ne infischiò altamente. Chi se ne importava se, secondo qualche strano disegno, fosse il luogo o il momento sbagliato. Jorinde capì che avrebbe baciato Jonghyun anche se avesse piovuto o nevicato senza sosta, l'avrebbe baciato anche dentro un mulinello d'acqua o nel mezzo di un tornado, l'avrebbe baciato anche se per quel bacio avesse speso il suo ultimo respiro. Lo avrebbe baciato sempre e comunque. Avvertì le mani di Jonghyun insinuarsi nei suoi capelli sulla nuca e allargarle così la treccia. Le loro bocche si scontravano bollenti e gonfie per gli urti, come se su di esse fosse stato appiccato fuoco con frecce appuntite. Una delle mani della ragazza si posarono sul collo di lui. Jonghyun rabbrividì. Quella mano era fredda, troppo fredda per una serata estiva come quella ma era piacevole come un cubetto di ghiaccio che scende lungo la schiena e ti dona freschezza in una giornata afosa. Jorinde, con grande coraggio, si strinse a lui come se temesse di volare via anche lei. Non si sarebbe data pace se fosse finita dall'altra parte del mondo senza più sfiorare le sue labbra. Le mani di Jonghyun scesero lungo la sua schiena e si strinsero intorno alla sua vita e la sollevò leggermente da terra mentre il marmo gelato accarezzava le spalle della ragazza.
Quel bacio durò tantissimo, sembrò durare un'eternità. Fu dolce ma allo stesso tempo aggressivo. Fu secco e bagnato. Fu lento ma anche impetuoso.
Jorinde non aveva più paura quando quel contatto magico terminò.
Si guardarono a lungo negli occhi, in silenzio.
Poi Jonghyun la prese per mano e la condusse al dondolo dove si sedettero senza proferire parola alcuna. Il ragazzo buttò la testa all'indietro, com'era sua abitudine, e avvertì la testa di Jorinde posarsi sulla sua spalla.

Jonghyun guardava il cielo scuro e stellato mentre, con il fiato sospeso, ascoltava ciò che non udiva da tempo: il battito del suo cuore, il suo cuore batteva. Lentamente, troppo lentamente per una persona sana ma batteva di nuovo.










    * Angolo di Natsumi213 *


Eccomi qua con il ventiquattresimo capitolo! ^^
State tutti bene? ^^
Allora, vediamo un po'. Questo capitolo, ancora sul presente, ci mostra un importante svolta per la storia (la rivelazione che il “Giusto” è proprio Taemin) e udite, udite, c'è il primo vero bacio fra Jonghyun e Jorinde. <3
Mi sento in dovere di avvisarvi che stiamo entrando nel pieno della storia! ^^
Non credo debba dire altro ai fini del capitolo, se non una precisazione sul termine *pupattola che vuol dire bambola, bambina o in senso dispregiativo (non è questo il caso), donna graziosa ma inespressiva.
Qui vi lascio il link che ho trovato sulle lanterne volanti che spiega anche il significato dei colori. ^^
Bene, non mi resta che ringraziarvi (oggi sono meno logorroica! XD).
Grazie ad annaminho4429, lagartischa e Blakneco per aver recensito lo scorso capitolo! ^^ Grazie mille ragazze! <3 <3 <3
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite e le preferite! Grazie! <3 <3
Grazie a chiunque abbia solo letto la storia. <3
Un grazie altrettanto speciale a bummie_claaa96! <3 E grazie alla mia Ninechka che,come sempre, ha letto la storia in anteprima e mi ha detto la sua aiutandomi a scegliere il titolo del capitolo e consigliandomi sull'immagine di copertina, essendo io indecisa per natura! <3 <3
Penso non debba dire altro!
A presto! ^^
Kisses! :*



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Capitolo 25
*** 25. Una serata indimenticabile ***







25. Una serata indimenticabile



Taemin non prese affatto bene la verità sul suo profondo ed insistente interesse nei confronti di Jorinde. Si era rabbuiato in volto ed il suo umore era diventato nero come i suoi capelli. Si sentiva un traditore sebbene lui non avesse scelto quel ruolo di sua spontanea volontà. Il giorno dopo non andò a lavoro. Non uscì di casa e occupò la maggior parte del suo tempo a rimuginare e alla fine prese una decisione che avrebbe comunicato agli altri solo quando sarebbe stato necessario, solo quando non avrebbero più potuto fermarlo.

Kibum fu costretto a rivelare anche agli altri di Taemin e di conseguenza, dovette confessare tutta la storia di Jorinde, dall'inizio alla fine. Tuttavia Minho era partito. Aveva delle questioni personali da sbrigare con il “suocero” e altre di natura diversa per conto di Jonghyun. Erano rimasti solo lui e Jinki. Il maggiore fu abbastanza stupito nello scoprire la vera identità di Jorinde e addolorato nell'udire del fardello che il più piccolo fra di loro stava portando. Kibum aveva parlato senza sosta e Jinki non aveva proferito parola. Le sue espressioni parlavano per lui. Quando cadde il silenzio, Kibum lo guardò ansioso ma Jinki continuava a stare zitto.


    - Allora? Non dici niente? - .

Jinki aveva lo sguardo puntato in basso, sulla superficie piana del bancone.

    - Ho così tante cose da dire che preferisco non dirne nessuna e stare zitto. - .

    - Che diavolo di risposta è?! - .

    - Dovevi dirmelo, Kibum. - .

Il corvino non sbuffò come previsto, sapeva perfettamente che aveva ragione.

    - Non potevo dirtelo. Insomma, se lo avessi detto non avremmo fatto mai giorno! Avevo promesso a Jorinde che l'avrei coperta, se avessi condiviso il segreto con voi e magari tu o un altro non foste stati d'accordo, cosa avrei detto a Didi?! Non potevo fare la spia e farla scoprire da Jonghyun! - protestò il più piccolo.

    - Oh si, invece! Avresti dovuto, almeno ora non saremmo in questa situazione! - .

Kibum lo guardò esterrefatto. Jinki non aveva alzato gli occhi dal bancone ma aveva preso a spuntare una lista di libri lì affianco.

    - Ma piantala! Neanche tu saresti stato in grado di dirle di no! - sbottò il corvino guardando male il castano.

Jinki ridacchiò piano.

    - No, forse no ma comunque avresti dovuto parlarcene. Deve averti stressato parecchio fare tutto da solo. - .

Il ragazzo aveva alzato finalmente gli occhi e sembrava più tranquillo di prima.

    - Lo hai detto a Jonghyun? - .

    - No, voglio aspettare... - .

Jinki lo scrutò.

    - Temi la sua reazione? - .

    - Non ti nascondo che non mi farebbe piacere raccontargli che Jorinde gliel'ha fatta sotto il naso per tutto questo tempo anche grazie alla mia complicità, non voglio ferirlo... - .

Jinki annuì.

    - E poi, il fatto che lei abbia interrotto il bacio perchè le è tornato in mente Jjong, qualcosa vorrà anche dire! Io credo che non sia tutto perduto... è riuscita a spezzare l'influenza di Taemin! Aspettiamo prima di allarmare Jonghyun! - disse ad alta voce Kibum come se dovesse far risultare credibile la sua tesi davanti ad un giudice.

    - Kibum-ah, se ci fossero più persone con la tua stessa speranza e con il tuo ottimismo, ci sarebbe il sole ogni giorno. - commentò Jinki in quello che doveva essere un complimento.

In quel momento entrò Jorinde e dall'occhiata che le scoccò Jinki, la rossa capì subito che in un modo o nell'altro lei c'entrava con la conversazione.

    - Buongiorno. - mormorò mentre si avvicinava con cautela ai due.

    - Taemin? - chiese poi rivolta a Kibum.

    - Non verrà. - rispose lui secco.

    - Non sta bene? - .

    - Didi, Jinki hyung lo sa...gli ho detto tutto. - .


La ragazza si voltò con aria colpevole verso il più grande.

    - Già. - commentò quello.

    - Mi dispiace. - mormorò Jorinde.

    - E di cosa? Non è colpa tua...tu volevi solo la tua libertà. Non sapevi di tutta questa storia. - replicò Jinki.

    - Lo direte a Jonghyun? - .

Jorinde temeva la risposta. Le sarebbe dispiaciuto se Jonghyun si fosse arrabbiato con lei se avesse saputo la verità ora che le cose avevano preso la piega giusta. La rossa si sentiva un fuoco dentro al ricordo delle loro labbra che si scontravano.

    - No, abbiamo deciso di temporeggiare...vogliamo vedere se riusciamo a sbrogliare la matassa anche così. - fu la risposta di Kibum.

Per tutta la mattinata la testa di Jorinde fu invasa da due volti familiari che, come nel suo sogno, si confondevano: Jonghyun e Taemin. Era preoccupata per entrambi e non riusciva a distrarsi e a pensare ad altro.

Aveva l'impulso di scrivere a Taemin ma si frenò diverse volte. Voleva mandargli un messaggio per informarsi del suo stato, Kibum gli aveva parlato il giorno prima e non doveva aver preso la cosa esattamente bene. Tuttavia non era la cosa migliore da fare al momento. Voleva bene a Taemin e desiderava la sua felicità ma nella situazione in cui si trovavano non poteva contattarlo, qualcosa nel profondo del suo cuore le diceva che era la cosa sbagliata.

L'unica consolazione era che poteva stare accanto a Jonghyun e sapere che c'era ancora la possibilità che lei potesse aiutarlo. Inoltre, era inutile nasconderlo, Jorinde provava qualcosa di forte per il ragazzo. Vegliarlo da vicino, viverci insieme, per lei era la felicità, il benessere. Sorrise rincuorata da quel pensiero ottimista. Si alzò e iniziò a servire una signora che gironzolava per gli scaffali.

Però se le cose fossero andate diversamente? Se non ci fosse più alcuna possibilità di spezzare la maledizione? Cosa sarebbe successo se Jonghyun fosse venuto a conoscenza di tutto?

Presumibilmente nulla di buono.

Ancora una volta i due volti si confondevano nella sua testa: Taemin e Jonghyun, Jonghyun e Taemin, chiaro e scuro.

La piccola pila di libri che aveva fra le braccia cadde a terra con un tonfo.

Jorinde sussultò come se il rumore l'avesse risvegliata dal sonno.

    - Stai bene cara? - chiese la signora leggermente preoccupata.

Si era così immersa nei suoi pensieri che non aveva nemmeno prestato ascolto alla donna che stava servendo.

    - Jorinde! Fa attenzione! - la rimproverò in modo tenue Jinki che aveva assistito alla scena dal bancone.

    - Si, scusami hai ragione! Sono stata sbadata. - mormorò in tono di scusa la rossa inginocchiandosi per raccogliere i libri.

    - Sicura di stare bene piccina? Sei davvero pallida. - notò la donna con aria materna.

Jinki si avvicinò e s'inginocchiò accanto a Jorinde.

    - Va a sederti, non fa niente. Ci penso io qui. - le sussurrò dolcemente sfiorandole un braccio.

    - Scusa. - sussurrò ancora la ragazza stringendogli un po' il polso.

Si rialzò e s'inchinò alla cliente.

    - Mi scusi signora. Ho avuto un giramento di testa. Non volevo spaventarla. - disse a disagio.

    - Tranquilla cara, può capitare a tutti. - la rassicurò la donna.

    - La ringrazio per la comprensione. - replicò prima di dileguarsi con un altro inchino e raggiungere Kibum dietro il bancone.

    - Ti senti bene? - le chiese il corvino.

    - Si, tranquillo...avrò avuto un calo di zuccheri. - .

    - Ti faccio un po' di acqua e zucchero, mi hanno detto che aiuta. - .

Jorinde sorrise a Kibum.

Bevve e si sentì subito meglio.

    - Ho finito il tuo dipinto, sai? - disse mentre sorseggiava dal bicchiere di plastica.

    - Ah si? E me lo regalerai? - chiese lui con un mezzo sorriso.

    - Se lo vuoi, volentieri. Così te lo appendi e potrai constatare ogni giorno che sei proprio tu, che è identico a te. - replicò Jorinde posandogli una mano sul braccio e stringendolo un po'.

Lo fece senza pensarci, in automatico, come se temesse di non poterlo più fare dopo quel giorno. Aveva bisogno di sentirlo incredibilmente vicino.

Anche Kibum sembrò avvertire questo bisogno. Mise una mano su quella lunga e sottile dell'amica.

    - Allora me lo darai la prossima volta. - mormorò il ragazzo.

    - Sono contenta di aver incontrato un tipo come te, Kibum oppa.- sussurrò la ragazza marcando l'ultima parola.

    - Cos'è tutto questo affetto, mh? Parti per il fronte? - scherzò Kibum ma la strinse a sé con un braccio e le scoccò un bacio fra i capelli.



**


Jorinde avrebbe tanto voluto consegnare il dipinto a Kibum il giorno seguente ma voleva ultimare il dipinto che aveva fatto di loro cinque insieme. Non aveva raccontato a nessuno di quel suo piccolo piacevole lavoro, voleva che fosse una sorpresa. Nascondeva quei ritratti quando non era in casa per evitare che Jonghyun li trovasse. Era in camera sua quando sentì la porta del piano sottostante scattare e quella voce inconfondibile annunciare il suo ritorno.

Non ci pensò nemmeno un secondo, si alzò di scatto e si precipitò giù dalle scale. Si fermò sul terzultimo gradino e lo guardò. Il ricordo della sera precedente riaffiorò nella sua mente e sentì le guance riscaldarsi. Jonghyun non si era accorto di lei, sorrideva di cuore a Jae Hyun. Stavano parlando ma Jorinde non sapeva nemmeno di cosa e non gliene importava. Sarebbe rimasta lì a fissarlo per altre due ore se Jonghyun non si fosse voltato verso di lei. Rimase un po' stupito a vederla lì. Le sue pupille si allargarono un po' e il suo sorriso si distese maggiormente.

    - Che fai sulle scale? - chiese gentilmente.

    - Nulla. - rispose in modo vago scendendo lentamente gli ultimi gradini ricoperti dal tappeto rosso.

    - Hai preso l'abitudine di soggiornare sulle scale? - .

    - No, stavo scendendo per...aiutare Odette. - rispose quella esitante.

    - A fare cosa? - chiese Jonghyun che invece sospettava che fosse scesa per vederlo.

    - In cucina, con le patate. - .

    - Odette però non cucina patate oggi. - .

    - Hai fatto tardi oggi. - notò la ragazza cambiando discorso.

Jonghyun sorrise e le cinse le spalle con le braccia. Jorinde sussultò un po' a quel contatto ma non più di tanto, desiderava la sua vicinanza.

    - Guarda che puoi dirlo se sei scesa per me. - le sussurrò il biondo a un orecchio.

    - Ma non sono scesa per te. - mentì la rossa.

    - Ah no? - .

    - No, non ti stavo nemmeno pensando. - .

    - E' per questo che hai notato che sono arrivato in ritardo? - la stuzzicò il più grande.


Colpita e affondata. Jorinde non rispose ma si divincolò dalla sua presa e se ne andò in cucina mentre Jonghyun sghignazzava dietro di lei. Nonostante Jonghyun avesse una casa enorme, mangiavano sempre al tavolo della cucina, tutti e quattro. A Jorinde era sempre piaciuto perchè la cucina era una delle parti della casa che preferiva. Aveva passato dei bei momenti lì con Odette, a parlare di tutto e quel posto le era sembrato il più accogliente del mondo quando il resto della casa le sembrava troppo grande e freddo.

    - Jorinde, che ne dici se stasera facciamo quel bagno che tanto volevi fare ieri? - le chiese Jonghyun durante il pranzo.

La rossa per poco non si strozzò. Si era ricordato della piscina. La prospettiva di trascorrere del tempo con un Jonghyun in costume la imbarazzava.

    - Stasera? Oh...ecco... - .

    - Non ti va? Te lo propongo oggi perchè nei prossimi giorni sarò troppo occupato credo. - .

    - Lavoro? - chiese Jae Hyun.

    - No, con il palazzo di Chul Moo, si avvicina il venticinquesimo anniversario del palazzo. Chul Moo festeggiava ogni anno, mi sembra giusto continuare sulla sua strada. - .

Jorinde se n'era quasi dimenticata. Anche Chul Moo preparava tutto giorni prima e la festa era sempre stupenda.

    - Già, me ne dimenticavo quasi! É carino da parte tua mantenere le sue usanze! - esclamò Jorinde.

    - Ero molto legato al Chul Moo, anche se non sono venuto al suo funerale. È stato sempre dalla mia parte. - replicò Jonghyun senza alzare lo sguardo.

    - Sono curiosa di sapere come addobberai il palazzo! Hai già qualche idea? - chiese la ragazza entusiasta.

    - Ci stavo pensando. Magari mi dai una mano visto che in questi giorni non andrò in albergo, penso di restare a casa e poi di recarmi al palazzo. - .

Jonghyun era sorridente ma Jorinde meno: non sarebbe potuta andare a lavoro. Avrebbe dovuto, controvoglia, scrivere a Jinki e a Kibum quella sera. D'altra parte, però, avrebbe passato più tempo con Jonghyun.

    - Allora, si fa questo bagno? - .

Jonghyun era troppo bello e sorridente per dirgli di no.

Jorinde annuì mentre Odette e Jae Hyun si scambiavano occhiate eloquenti.


**


Jorinde si trovò a infilare il suo costume blu e bianco sommersa dai suoi ritratti. Con Jonghyun si erano accordati per le sette ma lei, che si era messa a completare i suoi dipinti incompiuti, non si era accorta dell'orario e ora si stava vestendo in tutta fretta. Nascose il ritratto che stava completando dei suoi amici sotto il letto, s'infilò un paio di pantaloncini e scese di sotto. Si vergognava come una ladra a mostrarsi in costume ma non poteva entrare in acqua vestita. Entrò in punta di piedi oltre la porta rivestita e a prima vista sembrò non ci fosse nessuno. La piscina era grande e limpida e aveva una forma strana, sembrava ovale e sul fondo c'era rappresentato un mosaico a forma di rosa. Tutte quelle rose l'avrebbero mandata al manicomio, cominciava ad odiarle.


    - Hai fatto tardi. - .

La voce di Jonghyun la colse di sorpresa e nel voltarsi per poco non cadde in acqua.

    - Oh si, scusa... - balbettò la ragazza e subito cercò di guardare altrove con scarsi risultati.


Non ci teneva a fare la figura della baccalà come l'ultima volta che l'aveva visto senza maglia ma Jonghyun in costume andava oltre ogni sua comprensione. Se qualcuno, in quel momento, le avesse chiesto quanto faceva 2 + 2 avrebbe risposto 5 senza ombra di dubbio.

Jonghyun indossava un costume bianco e nero e la guardava con quel sorriso che Jorinde avrebbe voluto strappargli e gettargli in acqua.

    - Sei proprio bianca bianca. - commentò il ragazzo.

Jorinde dovette fare uno sforzo per ignorare la sua più che bella presenza per rispondergli come una persona che aveva qualcosa nella scatola cranica.


Forza Jorinde, non sono i suoi addominali che ti stanno parlando.


    - Sono sempre stata così, dalle mie parti fa freddo. - rispose dondolandosi.

    - Bianca come la neve. - sussurrò il biondo avvicinandosi e sfiorandole un braccio – Sai, preferisco il freddo al caldo estivo...la neve non mi dispiace affatto. - .

Jorinde non sapeva se quello era un complimento ma ad ogni modo lo apprezzò.

    - A me invece piace l'estate. - replicò posandogli una mano su uno dei pettorali, spingendolo via.

    - Tu sei l'estate in questa casa. - mormorò Jonghyun e si chinò su di lei per lasciarle un bacio a stampo.

La ragazza doveva ancora abituarsi a quei gesti. Restava sempre stupita quando la baciava. Cosa significavano quei baci per lui? A Jorinde piacevano e lei ne avrebbe voluti dare altre mille in risposta ma erano così inaspettati che non sapeva rispondere.

Certo, non era stata ferma come una statua di sale quando la sera prima si erano dati quel bacio lungo ma si sentiva ancora molto strana. Avrebbe voluto chiedergli che cosa significava tutto quello per lui però aveva paura. Improvvisamente si sentì triste.


    - Cos'è quel faccino? - .

Jonghyun non aveva smesso di fissarla un attimo.

    - Stai bene Jo? - .

La ragazza sollevò i suoi grandi occhi chiari su di lui. Jonghyun la guardava un po' preoccupato.

    - Si, sono solo felice... - mormorò in risposta cercando di essere convincente.

Avrebbe voluto fargli mille domande ma allo stesso tempo voleva che Jonghyun le rispondesse con mille baci, che non la lasciasse respirare un attimo.

    - Lo sai che puoi dirmi tutto? - .

Jorinde annuì e un piccolo sorriso deformò le sue labbra. Magari avrebbero affrontato la cosa dopo, più tardi.

    - Beh, forse dovremmo entrare in acqua ora. - disse Jonghyun e prima che Jorinde potesse dire qualcosa era già immerso nella piscina.

In teoria anche lei avrebbe dovuto entrare in acqua. Guardò i suoi pantaloncini e poi Jonghyun.


    - Jorinde vuoi raggiungermi prima che arrivi il tramonto di domani o stai aspettando che io mi metta comodo perchè vuoi esibirti in uno striptease?! - esclamò Jonghyun con malizia.

    - Ti lancio l'infradito dietro! - lo minacciò la più piccola.

    - Allora muoviti! - .

    - Si però... - .

    - Però cosa? - .

Jorinde si torturava le mani mentre lanciava occhiate allusive prima ai suoi pantaloncini e poi a Jonghyun. Il ragazzo la guardò un attimo e poi capì. Emise un verso tra il comprensivo e il divertito.


    - Non dirmi che ti vergogni a toglierti quei miseri pantaloncini davanti a me?! - sghignazzò.

La rossa non rispose ma emise un verso gutturale.

Il ragazzo fece di tutto per non ridere.

    - Pensa allora quando dovrai toglierti altro.- bofonchiò il biondo divertito.

    - Piantala! - gridò la ragazza sorridendo tuttavia.

    - E va bene, non guardo. Mi copro gli occhi. - .

Detto fatto, Jonghyun si coprì gli occhi con le mani e Jorinde veloce come un fulmine si sfilò i pantaloncini di tessuto ed entrò in acqua.

    - Posso vedere ora? - .

    - Ora si. - rispose la ragazza avvicinandosi a lui.

    - Ci voleva tanto? Sai che è stato stupido farmi coprire gli occhi quando adesso posso vederti in mutande? - .

    - Non capisci, è il gesto. Non volevo spogliarmi davanti a te. - replicò con aria saccente lei.

    - Se ne sei convinta tu. - sussurrò Jonghyun – Non sei costretta a fare niente se non ti va. - .

    - Lo so. Neanche tu. - .


Jonghyun sorrise.


    - Credi che ci sia qualcosa che non voglia fare ma che mi sento costretto a fare? - .

    - Sicuramente...anche per il temibile Jonghyun ci sarà qualcosa che deve fare ma che odia a morte. - osservò la ragazza in tranquillità.

    - Hai ragione...anche se in questo momento non me ne viene in mente neanche una...sarà la tua presenza...sgombra la testa dai pensieri. - .

Prima che Jorinde potesse replicare la porta si aprì ed entrarono Odette e Jae Hyun con un carrello coperto da un telo.

    - Abbiamo preparato qualcosa in caso poi vi venga fame! - esclamò la donna pimpante.

    - Non c'era bisogno, Odette! - ribattè Jonghyun.

    - L'abbiamo fatto con piacere...giusto qualche stuzzichino. - .

    - Restate con noi almeno. Prendetevi una pausa. - disse il ragazzo sedendosi a bordo piscina.

    - No, tranquilli...magari volete stare soli. - bofonchiarono Jae Hyun e Odette in risposta.

    - Che diavolo dite, se volevamo stare soli, non vi avrei invitato a restare. Jorinde è d'accordo con me, vero Jo? - .

    - Certo! Così stiamo tutti insieme! Restate con noi. - si affrettò a dire la ragazza entusiasta.

Odette e Jae Hyun si scambiarono un 'occhiata.

    - Oh e va bene. - disse infine la donna – Allora andiamo a metterci il costume! - ed entrambi sparirono oltre la porta.

    - E' carino da parte tua. - disse la rossa voltandosi verso il ragazzo.

    - Lavorano tutto il giorno, non fanno mai una pausa...insomma, sono giovani anche loro, meritano di divertirsi ogni tanto. - .

    - Si vede che sei molto legato a loro ma d'altronde, si fanno volere bene. - .

    - Un po' come te. - .

    - Quindi sei legato a me? - chiese la ragazza piazzandosi davanti a lui.

Aveva colto la palla al balzo.

    - Ho detto questo? - chiese lui scettico.

    - Beh, si... - .

    - Ho detto che sei una tipa che si fa volere bene ma non ho detto, specificatamente, che sono io a volertene. - .

Jorinde lo guardò corrucciata.

    - Allora non baciarmi. - disse velenosa allontanandosi.

    - Non posso? - .

    - No, se non tieni a me! - .

Jorinde se ne stava sulla difensiva e lo guardava di sottecchi.

    - Credi davvero a tutto quello che dico? - esplose Jonghyun con ilarità – io stavo scherzando. Non bacio le persone a caso. - .

    - E io come faccio a saperlo? - .

    - Puoi chiedere a Odette. - rispose il ragazzo facendo spallucce.

    - Glielo chiederò e spero per te che sia effettivamente così. - replicò la ragazza stando al gioco.

In quel momento rientrarono Odette e Jae Hyun provvisti di costume e con sottobraccio una palla gigante.

    - Abbiamo pensato che potremmo giocare! - esclamò Odette emozionata lanciando il pallone a Jonghyun.

Quella fu una delle sere più belle che Jorinde avesse mai trascorso in quella casa. Giocarono con il pallone che avevano portato la governante ed il maggiordomo, si schizzarono, provarono a insegnare a nuotare a Odette con scarsi risultati. Poi Jonghyun riempì la piscina di schiuma e inseguì Jorinde per strapparle il pallone. Jorinde non rideva così da tempo. Si dimenticò di tutto in quelle ore: della maledizione, del fardello sconosciuto che pesava sulle sue spalle, di tutto.

Verso le 20:30 uscirono dall'acqua per darsi una sciacquata e mangiare i manicaretti cucinati da Odette con l'aiuto di Jae Hyun.

La casa era così grande che non dovettero fare la fila per lavarsi ma ognuno poteva usufruire di un bagno tutto per sé. Jorinde si lavò in fretta, s'infilò un vestito con le bretelline e andò in cerca di Odette per farsi pettinare i capelli. La trovò seduta nella sua stanza. I lunghi capelli castani sciolti e il sorriso stampato sulle labbra.


    - Odette mi aiuti a pettinare i capelli? - chiese la rossa entrando nella stanza.

    - Certo, siediti qui. - rispose girandosi e indicando il pouf rettangolare accanto a lei.

Jorinde obbedì e avvertì la donna pettinarle i capelli. Era davvero bella Odette, con i capelli sciolti sembrava ancora più giovane. Non le aveva mai chiesto se avesse avuto un fidanzato o qualcosa del genere.


    - Jo, posso farti una domanda? - chiese la castana interrompendo i suoi pensieri.

    - Si, certo. - .

    - Non voglio sembrarti indiscreta ma fra te e Jonghyun sembra vada tutto bene...siete molto sorridenti ultimamente. - sussurrò al suo orecchio divertita.

Jorinde si morse un labbro imbarazzata e udì Odette ridere piano.

    - Guarda che non c'è da vergognarsene... - .

    - Non me ne vergogno...è strano, tutto qui. - replicò la rossa in un basso borbottio.

    - Jonghyun ti fa arrossire e tu lo fai sorridere...siete davvero carini! - esclamò la donna agitando la spazzola.

Anche Jorinde rise. - E tu Odette? Hai mai avuto un fidanzato o una persona speciale? - chiese guardando il suo riflesso nello specchio.

Vide Odette rabbuiarsi leggermente e quasi se ne pentì di averle fatto quella domanda.

    - Beh, diciamo che non sono stata molto fortunata in amore... - mormorò fissando i capelli rossi della ragazza.

    - Non ne parlo mai ma ho contratto un matrimonio sbagliato quando ero molto giovane. Il mio non era esattamente il marito dei sogni ma lo scelsi consapevolmente...lo feci per aiutare i miei genitori. Credo che a quest'ora sarei morta se non fosse stato per Jonghyun, ed è grazie a lui se ora io e te siamo qui a parlarne. - .

Odette aveva sofferto molto. Nel mentre ne parlava, Jorinde vide i suoi tratti indurirsi come se invecchiasse di colpo.

    - Tuttavia, adesso sto bene...e forse ho trovato davvero qualcuno di speciale... - mormorò la donna con un sorrisetto.

Jorinde stava per indagare quando la risposta le arrivò nell'istante in cui Jae Hyun, in pantaloni e camicia azzurri, si affacciò nella stanza con un grande sorriso stampato sulle labbra.

Jorinde cercò di non ridere davanti agli sguardi complici che i due si scambiavano credendo di non essere capiti dagli altri.

Mentre scendeva le scale con Jae Hyun ed Odette si sentì afferrare una mano.

    - Non vuoi aspettarmi? - .

Jonghyun era spuntato al suo fianco in jeans chiari e maglietta nera.

    - Pensavo fossi già sotto veramente. - rispose Jorinde felice come se non lo vedesse da giorni.

    - Eri con Odette? - .

    - Si, mi stava raccontando un paio di cose... - .

    - Tipo? - .

Jorinde si bloccò e attese che i due giovani davanti a loro fossero abbastanza lontani.

    - Lo sai che fra Odette e Jae Hyun c'è del tenero? - sussurrò aggrappandosi alla sua maglia nel tentativo di non farsi sentire dai diretti interessati.

Jonghyun alzò un sopracciglio.

    - Ho sempre avuto dei sospetti ma non credevo che fossero così vicini vicini. - sghignazzò il biondo.

    - Sono carini! - esclamò Jorinde.

Questa volta fu lei a prenderlo per mano e lo fece così in automatico che non se ne rese nemmeno conto. Cenarono tutti insieme seduti sulle poltrone o sul tappeto del salone con il grande camino in pietra spento. Odette aveva preparato un sacco di cose, aveva persino fatto il gelato al melone.

    - Che bello! Ma come si fa a prepararlo? Voglio imparare anche io! - esclamò Jorinde seduta sul tappeto con la ciotola di gelato in mano.

    - E' facilissimo! Magari te lo insegno nei prossimi giorni! - replicò Odette.

    - Non ti conviene, con Jorinde è tempo perso. - mormorò Jonghyun cercando di non farsi udire ma invano.

    - Che vorresti dire?! - esclamò la ragazza dandogli una gomitata sul ginocchio.

    - Devo ricordarti quel giorno che siamo rimasti soli in cucina?! - .

    - Guarda che il dolce era fighissimo! - protestò la più piccola.

Jonghyun sorrise.

    - Facciamo finta che hai ragione. - disse abbandonando il cucchiaio nella ciotolina e chinandosi su di lei per darle un bacio in testa.

    - Lo sai che i tuoi capelli hanno un buon profumo? Sanno di ciliegia. - osservò il ragazzo prendendo una ciocca umida in mano e annusandola.

    - E' il mio shampoo! Non ci hai mai fatto caso?! Lo uso sempre! Mi piace un sacco! - .

    - Piace anche a me! Poi su di te sta bene. - .

Jorinde sorrise raggiante e poi si concentrò sul suo gelato per finirlo. Anche Odette e Jae Hyun sembravano rallegrarsi di come le cose fra loro due stessero andando. Il resto della serata trascorse in tranquillità fra i racconti di Jae Hyun dei suoi viaggi intorno al mondo per servizio e quelli di Jonghyun sui suoi piani per la festa, le ricette di Odette e i suoi ricordi legati a Chul Moo e le parolacce tradotte dal coreano al tedesco da Jorinde. Verso mezzanotte, quando la testa di Jorinde ciondolò sulla spalla di Jonghyun, decisero che era il momento di andare a letto. Jae Hyun e Odette furono i primi a salire. Era scesa la notte e tutti i pensieri riaffiorarono nella testa di Jorinde. Come piombo, l'immagine di Taemin le scivolò addosso paralizzandola davanti alla porta della sua camera. Non ci aveva pensato per tutto quel tempo, non aveva pensato a niente in compagnia degli altri tre ma ora non poteva farne a meno. Era come se tutte le preoccupazioni violassero ora la sua mente cercando di terrorizzarla. Pensò ancora al suo ruolo in quella storia, alla maledizione che incombeva su Jonghyun e gli altri, a come doveva sentirsi Taemin in quel momento. Si sentì ancora una volta tristissima. Guardò il suo letto nella penombra della stanza e un senso di angoscia la pervase: non voleva entrare lì e restare sola.

Avvertì i passi di Jonghyun superarla per dirigersi in camera sua. Lo seguì con lo sguardo e fissò la sua schiena che si allontanava.

    - Jjong. - lo chiamò nel silenzio della casa.

Il ragazzo si fermò e si voltò verso di lei.

    - Posso dormire con te stanotte? - chiese senza vergogna alcuna.

Neanche Jonghyun ne sembrò sorpreso.

    - Paura del buio e del mostro sotto al letto? - la punzecchiò il maggiore.

    - Stasera proprio non mi va di dormire da sola...Posso? - mormorò la ragazza.

    - Certo se così credi che i mostri se ne stiano per i fatti loro. - replicò Jonghyun divertito.

I suoi non erano proprio mostri in carne ed ossa ma pensieri angoscianti. Ad ogni modo non se lo fece ripetere due volte e chiudendo la porta della stanza, raggiunse il ragazzo e gli si lanciò addosso buttandogli le braccia al collo.

    - Jo, stai bene? - chiese Jonghyun accarezzandole la schiena.

Jorinde si sentì in colpa per avergli mentito ed essere uscita nonostante lui avesse un motivo più che valido per non permetterglielo. Se solo avesse saputo tutto prima!

La ragazza annuì contro il suo collo.



La stanza di Jonghyun le piaceva, come sempre, tantissimo. Non appena vi entrò, si sedette sul letto morbido.


    - Vorresti fare a cambio stanza? - .

    - No, voglio solo dormire con te. - rispose la ragazza senza riflettere.

Jonghyun la guardò stupito per l'inaspettata risposta. Anche Jorinde si accorse di quello che aveva detto e desidererò diventare un coprilenzuolo.


    - Ma che carina che sei! Meriteresti un bacio! - ghignò il biondo avvicinandosi pericolosamente a lei.

    - Se vuoi riempirmi di baci a stampo solo perchè ho detto una cosa carina fingo di essere morta! - lo minacciò la ragazza bloccandogli le mani e cercando di restare seria nonostante l'espressione del ragazzo.

    - Hai capito Jorinde, vuole i baci alla francese. - la schernì il biondo afferrandola per la vita.

La rossa si sentì svenire.

    - No, io non voglio proprio niente! - mentì poggiando le mani sulle braccia di Jonghyun nel tentativo di distanziarsi da lui.

    - Hai ragione! Ne voglio uno io! - replicò prontamente il più grande.

Jorinde lo guardò sconvolta.

    - Vuoi che ti dia un bacio? - .

    - Non so ancora baciarmi da solo. - rispose ironico l'altro.

    - Sei serio? - .

    - Si. Io ti lascio dormire nel mio letto ma un piccolo pedaggio dovrà anche pagarlo la piccola Jorinde. - .

La ragazza lo guardava tra il perplesso e lo sconcertato.

Jonghyun scoppiò a ridere.

    - Sto scherzando Jo! Possibile che tu mi prenda sul serio ogni vo- ma Jonghyun non ebbe modo di finire la frase perchè Jorinde scattò verso di lui e divorò le ultime tre lettere che erano rimaste appese al suo labbro.

Jonghyun era così shoccato che per poco non scivolò dal letto. In quel momento si aspettava di tutto tranne che Jorinde lo baciasse, soprattutto con quella veemenza.

La ragazza posò le mani sul suo petto senza staccarsi un attimo da lui. Inizialmente Jonghyun rimase interdetto ma quando la rossa succhiò il suo labbro inferiore dolorosamente, sembrò risvegliarsi e rispose a quello strano bacio con entusiasmo. L'afferrò per i fianchi e se la tirò addosso quasi appiattendola contro il suo sterno mentre la sua mano sinistra correva al volto di Jorinde e s'insinuava fra i suoi capelli. La ragazza non si fece nessun problema a guidare la sua lingua nella bocca del ragazzo, il quale non tardò a fare gli onori di casa. Le braccia di lei si strinsero intorno al suo collo come in una morsa pericolosa e trasportata dal bacio gli salì in grembo.

Jorinde si sentiva scissa in due, si sentiva sdoppiata: da un lato sapeva benissimo quello che stava facendo ma dall'altro era come se non ne avesse la più pallida idea, come se istinti profondi guidassero i suoi gesti. Le mani di Jonghyun vagavano sulla sua schiena, fra i suoi capelli profumati di ciliegia, sulle sue cosce scoperte come a saggiarne la consistenza. Una delle bretelle del vestito era scivolata ma non gliene importava un fico secco. Si sentì cadere all'indietro e quando riaprì gli occhi vide Jonghyun sopra di sé. Ora, in un'altra situazione, con le gambe divaricate per permettere a un uomo di starvi al centro, si sarebbe imbarazzata, sentita a disagio ma non quella notte. Jonghyun era più bello del solito, i tratti spigolosi sembravano ancora più evidenti, gli occhi allungati erano pozzi di lussuria. Jonghyun non aveva resistito, aveva bisogno di Jorinde, la voleva e lei voleva lui, lo sapeva, lo percepiva. Le sue pupille lucide e scure se la stavano divorando mentre le sue braccia erano immobili accanto alle spalle scoperte della più piccola. Jorinde alzò una mano e con l'indice sfiorò le labbra carnose del biondo e un piccolo sorriso spuntò sulle sue labbra.

    - Trovi la cosa divertente? - mormorò Jonghyun sorridendo a sua volta.

    - Trovo divertente una cosa in particolare... - replicò con un filo di voce la ragazza.

    - Cosa? - .

    - Che ti desidero. Entrando per la prima volta in questa casa non l'avrei mai pensato. Invece ti voglio. - .

Il ragazzo baciò la sua mano.

    - Non hai paura? - .

    - Di cosa? - .

    - Di quello che provi adesso, di quello che potresti provare, di quello che potrebbe succedere. - .

    - No, non ne ho. Neanche un po'. - disse la rossa accarezzandogli i capelli argentati.

    - Beh, allora lascia che ti dica una cosa signorina Kübler, ti voglio anche io. - sussurrò il maggiore e si chinò ancora su di lei per baciarla.

Jorinde si aggrappò alle sue spalle e nascose il suo volto nell'incavo del suo collo che tempestò di baci. Le labbra di Jonghyun si posarono sulle sue spalle e fu come se da quei tocchi si liberassero fiamme che bruciavano la sua pelle. Il suo vestito scivolò via come se fosse fatto d'acqua e Jorinde non se ne accorse nemmeno. Le sue labbra cercavano quelle di Jonghyun come se non potesse farne a meno, come se avesse paura di non poterlo più baciare mentre le sue mani sottili non avevano più timore di toccare ciò che prima le faceva provare imbarazzo alla sola vista. Le sue dita tastavano i perfetti addominali del biondo fino a risalire ai pettorali ben formati. Quando la maglia iniziò a diventare un impedimento, Jonghyun se la tolse e lasciò che raggiungesse il vestito bianco di Jorinde. La loro pelle a contatto si scaldava e si arrossava sfregando l'una contro l'altra. Le mani di Jorinde corsero alla cinta dei suoi pantaloni, voleva liberarlo da quell'inutile peso ma una mano di Jonghyun si posò sulla sua. La rossa lo guardò senza capire.


    - Sei davvero sicura? Se non vuoi possiamo fermarci. - disse il ragazzo serio.

    - Mai stata più sicura in vita mia. - fu la risposta secca di lei.

    - In tal caso... - mormorò di rimando e tolse la sua mano da quella di lei e lasciò che Jorinde continuasse a slacciargli la cintura e in seguito i pantaloni.


Fu più facile del previsto e non sentì nemmeno la cintura cadere sul pavimento mentre avvolgeva le sue gambe intorno alla vita di lui. Jorinde mai si pentì della sua scelta, mai si pentì di essersi concessa a lui. Toccavano tutto senza chiedere il permesso, le loro mani correvano su piste diverse ma parallele costruendo strade e sentieri nuovi al loro passaggio, inaugurando ogni centimetro di pelle con un bacio e con cerchi concentrici umidi. Jorinde ansimò quando Jonghyun baciò i suoi seni e le tormentò un capezzolo fra i denti dopo averlo succhiato forte. Era un piacere leggermente doloroso ma a Jorinde piaceva e quasi se ne dispiacque quando smise. Tuttavia si riprese subito dopo quando avvertì le sue mani accarezzarle l'interno coscia e risalire verso la sua femminilità. Emise un verso di stupore quando sentì le sue dita sfiorarla lì, dove a nessuno aveva permesso di arrivare. Lasciò che Jonghyun le donasse piacere, che la toccasse come più gli piacesse, che la penetrasse con le sue dita. Aveva un modo suo di fare le cose, anche le cose più intime, riusciva a farti comprendere quanto davvero ci tenesse a farti stare bene. Tuttavia anche Jorinde voleva donargli piacere, voleva farlo davvero, se c'era qualcuno a cui voleva donare tutto ma proprio tutto, quella persona era Jonghyun. Accarezzò la sua virilità e si accorse che il ragazzo ebbe un fremito a quel semplice tocco. Jorinde aveva sempre immaginato che in un momento come quello avrebbe avuto paura di non essere all'altezza, di non esserne in grado ma invece agì con decisione anche se con il cuore che le tremava nella cassa toracica. Prese in mano la virilità di Jonghyun e fece tutto così d'istinto: percorse la sua lunghezza, si soffermò sulla punta e la massaggiò, avvertì quel muscolo indurirsi sotto la sua mano. Jonghyun gemette contro le sue labbra e Jorinde sentì le sue dita andare più a fondo come se quei gesti gli facessero perdere il controllo. Bastò un solo sguardo fra di loro, bastò che i loro occhi s'incontrassero per capire ciò che stava per accadere. Non potevano più aspettare, il desiderio li sgretolava da dentro. Jorinde si sentiva un po' tesa ma il sorriso di Jonghyun la rincuorò. Quando avvertì un corpo estraneo premere per entrare nella sua apertura, Jorinde afferrò il braccio di Jonghyun.

    - Stai tranquilla, cercherò di non farti troppo male... - sussurrò il ragazzo dandole un bacio sulla fronte.

La ragazza ebbe a malapena il tempo di annuire quando avvertì il membro farsi strada attraverso la sua stretta apertura. Fu come essere spaccati in due, un dolore lancinante la prese e la fece strillare affondando le unghia sulle spalle del biondo. Si morse un labbro, non voleva che Odette e Jae Hyun si svegliassero. Una lacrima le scappò dall'occhio destro. Jonghyun ripercorse il solco della lacrima con piccoli baci nel tentativo di distrarla dal dolore.

    - Passa subito... - sussurrò accarezzandole i capelli.

Tuttavia alla seconda spinta, un'altra ondata di dolore la pervase seppure meno forte della precedente. Alla terza spinta, invece, le cose cambiarono. Il dolore si era quasi totalmente attutito e un grande piacere prese il suo posto. I suoi gemiti divennero più frequenti e sempre più acuti e si mescolarono a quelli di Jonghyun mentre le loro dita s'intrecciavano e le loro bocche si prendevano, soffocando ansimi, e poi si lasciavano per poi riprendersi ancora. Jorinde cedette sotto il peso di quel trasporto e lasciò che il suo desiderio si liberasse accompagnato dalle mani del ragazzo che non le davano sosta. Poco dopo anche Jonghyun la raggiunse nello stesso stato di tranquillità lasciando che la sua passione sfumasse. Sdraiati l'uno affianco all'altra, non dissero nulla per un po' di tempo. Avevano ancora le mani intrecciate nel silenzio della stanza semibuia.

    - Ti ho fatto male? - sussurrò ad un tratto Jonghyun.

    - No, non ti preoccupare...un po' all'inizio ma non è colpa tua. - rispose la rossa accarezzando un braccio del ragazzo.

Jonghyun la strinse a sé.

    - Resta con me. - mormorò il ragazzo accarezzandole una spalla.

Jorinde sorrise e allungò il collo per stampargli un bacio sulle labbra, poi si rannicchiò al suo fianco posando il capo sulla sua spalla. Si addormentarono abbracciati, senza pensieri.


**


Il sole illuminava il grande giardino ricolmo di fiori profumati e batteva con insistenza sulle facciate color panna dell'edificio. Jinki camminava per il viale, come ogni volta che si recava in quel posto. Entrò nello stabilimento e salutò cordialmente l'infermiera.


    - Buongiorno Jinki! Mi stavo giusto chiedendo quando saresti arrivato. - disse la giovane gentilmente.

    - Hai imparato i miei giorni e orari di visita, eh? Comunque ho sistemato alcune cose in libreria e ora eccomi qua. - replicò il ragazzo raggiante.

    - Vieni, ti accompagno da lei, anche se già conosci la strada. - .

Jinki seguì la donna attraverso i corridoi bianchi finchè non si fermarono davanti a una stanza aperta.

    - Jiwon-ssi, guarda chi c'è! - esclamò la donna facendo segno a Jinki di entrare.

Una ragazza dai lunghi capelli castani guardava fuori dalla finestra aperta. Le mani congiunte dietro la schiena, i capelli legati con un fiocco, una camicia e una gonna rosa. Si voltò non appena si sentì chiamare, poi i suoi occhi si posarono su Jinki. Lo guardò dalla testa ai piedi e poi lanciò un'occhiata spaventata all'infermiera.

    - E' Jinki tesoro, ricordi? - le sussurrò la donna con dolcezza.

La ragazza fece qualche passo incerto verso il ragazzo. Jinki le sorrise rassicurante. Come incoraggiata, Jiwon si avvicinò piano e toccò delicatamente il viso del castano. Lo fissò intensamente come a studiarne i tratti, poi si alzò sulle punte dei piedi e sussurrò al suo orecchio:

    - Io non credo di averti mai visto qui ma ti conosco, ti vedo nei miei sogni. - .

Poi lo guardò e rise invitandolo a sedersi sul balcone con lei.

Jinki le sorrise di rimando e tentò in tutti i modi di ricacciare le lacrime indietro.


Era la sua Bea, la sua Jiwon e un giorno sarebbe tornata da lui, se lo sentiva.








    * Angolo di Natsumi213 *


Uno stregone non è mai in ritardo, Frodo Baggins. Né in anticipo. Arriva esattamente quando intende farlo.”



… ok, sto mentendo. Sono in un ritardo mostruoso e avrei aggiornato molto prima se solo avessi potuto ma sono stata sommersa dai corsi e dagli esami da preparare ma alla fine ce l'ho fatta.
Allora, ci ho messo un po' per scrivere questo capitolo e spero che vi piaccia. Anche questo capitolo è un po' di passaggio ma e allo stesso tempo importante. Jorinde e Jonghyun sono sempre più vicini, tanto che trascorrono la notte insieme. Il capitolo si conclude con la visita di Jinki alla struttura dove, a quanto pare, soggiorna Bea che sembra non riconoscerlo più nonostante gli riveli di sognarlo la notte. Ora le domande sono tante: che cos'è successo a Bea? Perchè non riconosce più Jinki? E Taemin, cos'ha in mente? Tutti questi quesiti riceveranno presto risposta! XD
Che altro? Ah si! L'immagine di copertina è un'altra bellissima illustrazione della bravissima Kushinov Ylya e già che ci sono vi lascio anche l'immagine originale. <3
Ora, passiamo come al solito ai ringraziamenti. Grazie a Blakneco, annaminho4429 e lagartischa. Grazie mille ragazze, siete deliziose come sempre! <3 <3 <3
Grazie a tutti coloro che hanno letto la storia o inserita fra le preferite e le seguite! <3 Grazie a bummie_claaa96 e alla mia Ninechka che, come al solito, mi aiuta quando il mio cervello non ce la può fare! <3 <3
Grazie mille a tutti amorevoli! <3 (sembro una vecchia zia! XD)
A presto! ^^
Kisses! :*


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Capitolo 26
*** 26. Il passato X - Agatha ***



                                                       

                      26. Il passato X - Agatha





Calze a rete.


Nere o blu?


Nere, ovviamente.


Bionda o mora?


Bionda.


Occhi blu o verde smeraldo?


Blu. Blu. Blu. Blu come l'oceano in cui sperava di affogare tutti.


Seduta sul letto, minuta e bianchissima stava una ragazza, una bambola a vederla così. I boccoli dorati incorniciavano il piccolo volto a punta, gli occhi blu erano gemme circondati da ciglia lunghissime ma, sorprendentemente, scurissime, così lucide da sembrare bagnate.

Si stava infilando in modo sensuale un paio di calze a rete davanti a uno specchio limpido che, tuttavia, non le rimandava indietro la sua immagine delicata ma, come davanti a una finestra, le rimandava l'immagine di un'altra ragazza.

Era bella come lei, solo che aveva una bellezza diversa. Aveva lunghi capelli lisci e neri, occhi conturbanti e un sorriso malizioso.


    - Che guardi? - sussurrò in un soffio.


La mora non rispose.

La bionda tornò ad aggiustarsi le calze canticchiando un motivetto sconosciuto mentre l'altra ragazza la guardava a braccia conserte.


    - Non mettermi fretta, la preparazione del vestiario richiede concentrazione...un po' come la seduzione. - cinguettò rimirandosi le gambe avvolte nelle calze.

    - Chi lo sa meglio di noi... - replicò la mora sollevando un angolo della bocca.

    - Sono bella? - chiese la bionda mettendosi in posa come davanti a un obiettivo immaginario.


Rise tutta sola passandosi una mano fra i folti capelli.

Si morse un labbro spesso e roseo.



Oh si, Agatha era bella, era sexy.


Oh si, Agatha l'avrebbe aiutata. Agatha avrebbe aiutato Hye Jin.


**

L'anniversario per il palazzo di Chul Moo era ormai vicino e i preparativi fervevano. Stavano allestendo grandi gazebo nell'enorme giardino del palazzo.


    - Non sono in anticipo quest'anno?! - disse Kibum poggiato contro il portone mentre, con le mani in tasca, guardava gli uomini intenti a montare i gazebo.

    - No, la festa è fra due giorni. Credo vogliano fare le cose per bene. - replicò Jinki al suo fianco.

    - Si vocifera che abbia ingaggiato una compagnia teatrale per uno spettacolo la sera della festa, è vero? - .

    - Anche io ho sentito una cosa del genere. Dicono che il pezzo teatrale verrà rappresentato proprio qui in giardino. - rispose Jinki puntellandosi sui piedi nel mentre lanciava un'occhiata a Bea che, volteggiando,cercava di coinvolgere in uno strano ballo Hyun Soo.

Jonghyun invece era coinvolto in una conversazione con Shin che sembrava essersi ripreso da quella sera, tuttavia il più piccolo aveva la testa piena di pensieri.

Non riusciva a togliersi dalla testa lo strano malore del pianista e il viso di Hye Jin così vicino a quello di Kibum. Forse era vero che si era ingelosito senza motivo ma c'era qualcosa che non gli quadrava. Shin aveva fatto accertamenti, analisi, risonanze ma non avevano trovato niente. Allora cos'era successo quella sera esattamente? Perchè gli aveva detto tutte quelle menzogne prima di sentirsi male? Aveva impressa nella mente la faccia del ragazzo quando, smarrito, negava tutto quello che gli aveva riferito qualche secondo prima.

Poi si ricordò che Hye Jin si era lasciata consolare da Kibum perchè Shin si era comportato male con lei. Tuttavia Jonghyun non aveva mai saputo se crederci fino in fondo, conosceva Shin e non era il tipo di ragazzo da saltarti addosso al primo appuntamento.

    - Shin senti, Kibum mi ha detto che tu e Hye Jin siete usciti insieme! Volevo chiederti com'è andata. - la buttò lì il bruno.

Il pianista si rabbuiò.

    - Niente di memorabile, te lo assicuro Jonghyun. - .

    - Non era come te l'aspettavi? - .

    - Hye Jin è tutto meno quello che sembra. - .

    - Non capisco. - replicò Jonghyun.

    - Ci credi che ha passato la sera a flirtare con mezzo locale?! - sbottò inacidito Shin – E quando gliel'ho fatto notare mi ha mandato al diavolo. - .


Alla faccia del mi è saltato addosso.


Pensò sarcastico Jonghyun.


    - E non hai sentito la parte migliore. Sai, credo che dovresti stare attento...Hye Jin sembra interessata a Kibum. - .


Fu come se una vipera l'avesse morso, Jonghyun si voltò di scatto verso Shin.

Allora non era lui ad essere esagerato, non era lui quello che vedeva il male in tutto.

Stava per chiedergli ulteriori informazioni quando furono interrotti da un grido acuto. Uno dei gazebo appena montati, era crollato e qualcuno era rimasto intrappolato sotto.

Shin e Jonghyun si avvicinarono insieme agli altri presenti. La figura nascosta dal telo bianco lottava per liberarsi dal peso. Jonghyun le diede una mano e ben presto una testolina riccia spuntò da sotto quella coltre bianca.

Jonghyun rimase stupito. Non l'aveva mai vista da quelle parti. Le tese una mano per farla alzare.

La fanciulla aveva grandi occhi blu languidi e le labbra rossissime. Seduta a terra, con un ampia gonna viola e una camicetta lilla sembrava una di quelle bambole di porcellana che si mettono in vetrina.

    - Stai bene? - chiese il ragazzo.

    - Oh, si... - mormorò in risposta la giovane accettando di buon grado la mano che le veniva offerta.


Aveva uno sguardo perso, smarrito mentre posava i suoi occhi sul ragazzo che era stato così gentile da aiutarla ad alzarsi.

Un colpo di tosse sopraggiunse.


    - Stai bene? Ti sei ferita? - chiese Kibum, appena arrivato con Jinki.

La ragazza lo squadrò quasi impaurita e poi gettò un 'occhiata disinteressata a Jinki.

    - Oh si, sto bene grazie. Per fortuna non mi sono fatta niente. - rispose svenevole la ragazza.


Sorrise raggiante mentre le ciglia lunghe sbattevano ripetutamente sugli occhi lucidi.

    - Forse è meglio se ti siedi un po'...ti porto un bicchiere d'acqua. - disse Kibum perplesso.


Una volta che la ragazza si fu seduta con un bicchiere d'acqua fresca fra le mani pallide, venne fuori che si chiamava Agatha e che lavorava per la compagnia teatrale che Chul Moo aveva ingaggiato per la festa e che era lì per parlare con il signor Jung.

Kibum continuava a squadrarla in modo strano: aveva qualcosa di familiare quella Agatha. Non capiva cosa ma gli sembrava di conoscerla.

Gettava lunghe occhiate ammaliatrici, di quelle che ti restano addosso, come una scia gelatinosa ma piacevolmente fastidiosa.

    - Vuoi che cerchi il signor Jung? Hai detto che dovevi parlargli. - le chiese gentilmente Jonghyun.

    - No, non preoccuparti. Ci vado dopo...le gambe mi funzionano ancora. - cinguettò la biondina scoprendo i candidi denti in un sorriso smagliante.

Non parlava molto ma quando lo faceva era capace di intontire chi la ascoltava, di rapire gli occhi e la mente dei suoi interlocutori così tanto che Kibum non si accorse di quanto tempo era trascorso stando impalati lì, a chiacchierare con quella ragazza svenevole.

Puntava i suoi occhi blu essenzialmente su Jonghyun ma nessuno sembrava averci dato peso, nemmeno il diretto interessato.

    - Caspita! È già ora di pranzo! - esclamò Jinki guardando l'orologio al polso.

Il discorso s'interruppe. Effettivamente non era rimasto quasi nessuno in giardino.

    - Credo dovremmo andare a pranzo o non troveremo più nulla. - disse il maggiore.

Jonghyun e Kibum gettarono un'occhiata alla ragazza. Non potevano lasciarla lì da sola.

    - Agatha vuoi venire con noi? - chiese il maggiore dei Kim.

La ragazza lo guardò come se fosse caduta da un pero e quando capì cosa le era stato chiesto sorrise leggermente.

    - No grazie, non preoccupatevi, andate pure! Io non ho fame. - rispose candidamente.

    - No, insistiamo! Non possiamo lasciarti qui da sola e, poi, mettere qualcosa nello stomaco non fa mai male. - replicò Kibum.

    - No cari, non preoccupatevi per me. Sto bene così, davvero! E poi, mi duole la caviglia, non credo di riuscire a camminare bene. Preferisco stare seduta ma voi andate pure. - ribattè la fanciulla con lo sguardo basso.

    - Avevi detto di stare bene! Perchè non ci hai detto della caviglia? Ti portiamo in infermeria. - disse Kibum avvicinandosi alla ragazza per aiutarla a mettersi in piedi.

    - Non ve l'ho detto per non farvi preoccupare! Non voglio vi sentiate in dovere di aiutarmi, mi conoscete appena. - .

    - Non c'entra niente! È umano aiutare chi è in difficoltà! - ribatte Jonghyun.

    - Kibum non c'è bisogno di portarmi in infermeria, sto bene, sul serio! - esclamò Agatha afferrandogli le mani.

    - Non puoi di certo aspettarti che ti lasciamo qui. - disse Jonghyun.

L'unico a non dire niente era Jinki.

Se ne stava in silenzio a guardare la scena. Aveva sempre pensato di essere esagerato o affrettato nell'elargire giudizi sulle persone ma quella Agatha non gliela contava giusta. Se voleva essere lasciata in pace, avrebbe taciuto sulla sua caviglia invece eccola lì a farsi tirare la calzetta.

    - Allora facciamo così, vengo con voi in sala da pranzo ma non infermeria! Troppe scale, non penso di farcela. - disse a un certo punto la ragazza.

Gli altri due acconsentirono e la bionda si mise su senza non poca fatica.

Si poggiò al braccio di Kibum e iniziò una processione esasperante verso il portone, vista la lentezza con la quale avanzava Agatha a causa della caviglia.

    - Oh Santo Cielo ragazzi! Scusatemi ma non penso di riuscire ad andare oltre. Mi fa troppo male, andate voi. - gemette ad un certo punto Agatha fermandosi.

    - Ti fa davvero così male? Se vuoi vado a prendere del ghiaccio. - disse Jonghyun.

    - Oh no, non devi assolutamente preoccuparti per me. - .

    - Almeno una pomata, la fasciamo. - .

    - No, davvero, andate a pranzare. - .

    - Se proprio non riesci a camminare, posso prenderti in braccio. - propose Jonghyun a un certo punto.

Una strana espressione passò sul volto della ragazza e poi scosse il capo energicamente.

    - No, no, no! Ci mancherebbe altro! Non posso chiederti una cosa del genere. - .

    - Guarda che non è un problema. - .

    - Jjong ha ragione, se non riesci a camminare non vergognarti ad accettare. - disse Kibum ingenuamente.

    - Mi sembra sbagliato- ma in quel momento fu interrotta da Jinki.

Si era morso la lingua per tutto quel tempo e ora si era seccato di quello stupido teatrino.

    - Di questo passo arriviamo per il pranzo di Natale! Senti Agatha, ho capito che non vuoi arrecare disturbo e, appunto per questo, ti consiglio di accettare la proposta di Jonghyun anche perchè i miei amici stanno cercando di aiutarti spinti dal più puro e innocente senso umanitario. Quindi, di grazia, non intralciare il miglioramento della specie umana. - .

Tutti e tre guardarono basiti Jinki che invece era sorridente e tranquillo.

    - Oh. - sussurrò semplicemente la bionda – allora va bene. - .

Jonghyun passò un bracciò sotto le ginocchia della ragazza e un altro intorno alla sua vita e la sollevò mentre Agatha, dal canto suo, si aggrappava alle sue spalle come se temesse di cadere da un momento all'altro con la sua espressione da gatto sparuto.

Jinki lottò contro se stesso per non storcere il naso.

Jonghyun aveva un buon odore, un buon profumo. Ad Agatha era sempre piaciuto quel profumo e quando lo sentiva addosso a Kibum, lo abbracciava forte e più volte in una giornata.

Notò quel maledetto ciondolo dorato che il ragazzo che la stava portando fra le braccia aveva al collo. Non se ne separava mai. Doveva trovare il modo per farlo sparire.


    - Bel ciondolo! - esclamò Agatha sfiorandolo con un dito.

    - Ah, questo? Grazie. - replicò il ragazzo con un sorriso sincero.

    - E' fatto molto bene. Sai, me ne intendo, la mia famiglia lavora con questo tipo di cose. - mentì la ragazza.

    - Allora saprai dirmi se ha qualche particolarità. - disse il ragazzo.

    - Mmmhhh...fammi indovinare, è uno di quelli che si aprono con dentro la foto del tuo amore o comunque una persona importante. - sussurrò lanciando un'occhiata lasciva al ciondolo che tintinnava al collo del bruno.

    - Allora sei proprio brava. - commentò Jonghyun.


Poco dietro loro Jinki e Kibum li seguivano.

    - Chissà da dove viene. - mormorò il più piccolo.

    - Magari non troppo lontano da qui, visto che sapeva che bisogna fare un mucchio di scale per arrivare in infermeria...non male per una che non è mai stata da queste parti, no?! - sussurrò Jinki dando una pacca sul braccio all'amico.

Kibum rimase imbambolato per un attimo.


Non ci aveva fatto caso ma era vero. Come accidenti faceva a sapere delle scale che portano all'infermeria se non era mai stata lì? Forse lo aveva immaginato...


    - Kibum, muoviti! - lo chiamò Jinki.

Il ragazzo si affrettò a seguirli ed entrarono nella grande sala da pranzo.

Lì Agatha fece la conoscenza anche di Minho, Taemin, Jiwon e Hyun Soo. Disse di essere originaria della Provenza e s'interessò ai loro ruoli all'interno del palazzo. Mentre la ragazza parlava Jiwon lanciava occhiate divertite a Jinki. Gli strinse una gamba sotto il tavolo.

Non gli piaceva, lo aveva capito al volo.

Dopo pranzo accompagnarono Agatha in infermeria e lì, l'infermiera di turno le fasciò la caviglia dopo averla impomatata.

    - Siete stati gentilissimi! Grazie. - disse con la sua vocina piccola.

    - Figurati, anzi, se possiamo fare qualcosa per te, non farti problemi. - replicò Kibum con un sorriso.

    - Effettivamente avrei bisogno di una bottiglia d'acqua, non è che saresti così gentile da procurarmela? - chiese in imbarazzo la bionda.

    - No, figurati! Vado a prendertela, resta pure con Jjong. - rispose Kibum affrettandosi a uscire dalla stanza.

Era come se fosse in grado di far fare alle persone quello che voleva senza che se ne accorgessero.

    - Va meglio? - chiese Jonghyun sedendosi sulla sedia accanto a lei.

    - Si, molto meglio. - rispose la ragazza - spero di non avere arrecato disturbo. - .

    - Non preoccuparti, nessun disturbo. - ribattè il bruno.

    - Sei davvero gentilissimo. - mormorò posandogli una mano sulla spalla.

    - L'avrebbe fatto chiunque. - .

    - Non ne sono convinta... - .

I suoi occhi blu si aggrapparono con insistenza a quelli scuri del ragazzo.

    - Vorrei chiederti una cosa ma me ne vergogno. - sussurrò a un certo punto la bionda.

    - Allora non vergognartene e dimmela. - .

    - Oh..beh...ecco... - .

Gettò una timida occhiata al più grande e poi rise coprendosi il volto con le mani.

    - Così mi fai incuriosire! - esclamò il ragazzo.

    - Ecco...Santo Cielo! Che imbarazzo! Mi chiedevo se potevo toccarti i capelli...sono bellissimi! - disse portandosi le mani sulla bocca.

Jonghyun la guardò per un attimo interdetto e poi scoppiò a ridere.

    - Volevi davvero chiedermi questo? Certo che puoi. - disse Jonghyun inclinando il capo.

Agatha allungò una mano ma poi la ritrasse.

    - Forse è meglio di no. - sussurrò in un cinguettio ma con sua sorpresa, il bruno le afferrò una mano e gliela portò delicatamente sul capo.

    - Sono davvero morbidi! - esclamò entusiasta la bionda.

    - Mi fa piacere che ti piacciano allora. - replicò il ragazzo.

Agatha gli sorrise nel modo più bello che conoscesse e gli piantò addosso i suoi occhi da cerbiatta.

Jonghyun avvertì una strana sensazione in quel momento e un brivido terribile gli percorse la schiena. La porta si aprì ed entrò Kibum con una bottiglia d'acqua.

    - Ecco a te. - disse porgendola alla ragazza.

    - Grazie caro. - rispose delicatamente la bionda.

Lo sguardo di Kibum si posò su Jonghyun: aveva una strana espressione. Lo guardò come a chiedergli cosa avesse ma il bruno scosse il capo e afferrato Kibum per il polso lo attirò a sé e gli scoccò un bacio sulle labbra.

    - A cosa devo questa botta di affetto?! - chiese scompigliandogli i capelli e sedendoglisi in braccio.

    - Oh, non sapevo che voi... - disse a quel punto Agatha.

    - Ah si, non c'è stato modo di parlarne. - disse Jonghyun dondolando la gamba su cui il più piccolo stava seduto.

    - State bene insieme! - esclamò la bionda con un sorriso caldo all'apparenza ma freddo come il ghiaccio in realtà.

In quel momento entrò Hyun Soo.

    - Agatha, Chul Moo è rientrato quindi se ti va, puoi andare a parlargli. - .

    - Certo cara, grazie. Vado fra un attimo. - rispose cordiale la bionda.

Scese dal lettino e si rimise le scarpe.

    - Ce la fai a camminare? - chiese Kibum.

    - Si, non preoccuparti. - rispose Agatha.

    - Se vuoi, ti accompagno. - le propose Hyun Soo gentilmente.

    - Grazie, saresti gentilissima. - .

Le due uscirono dall'infermeria seguite da Jonghyun e Kibum per poi dividersi al secondo piano.

In compagnia della bella fidanzata di Minho percorsero lunghi corridoi. La ragazza le dava a parlare in continuazione e si preoccupava della sua caviglia ogni due secondi. Agatha era molto annoiata ma non lo diede a vedere e continuava a sorridere e ad annuire come una maschera di porcellana.

    - Sai, Minho conosce un posto fighissimo dove fanno dei frappè buonissimi, dovremmo anda-oh, hai una cosa fra i capelli! - esclamò la ragazza interrompendo il suo discorso e annullando la distanza fra lei e la bionda.

Si alzò sulle punte dei piedi e le tolse effettivamente un filo di cotone fra i capelli. Tuttavia, alzando lo sguardo vide qualcosa che la lasciò perplessa. Riflesso nel vetro della finestra a cui Agatha dava le spalle, non c'era l'immagine sbiadita dei suoi capelli biondi e boccolosi ma lunghi e lisci capelli neri. Strabuzzò gli occhi. Com'era possibile?

Forse c'era qualcuno fuori che sostava di spalle alla finestra dall'esterno.

    - Tutto bene? - chiese Agatha.

    - Si, si...mi ero spaventata. Sembrava un insetto e invece è solo un filo di cotone. - rispose Hyun Soo mostrando il filo rosso - Comunque siamo arrivate all'ufficio del signor Jung. - .

Una volta che Agatha fu entrata nell'ufficio, Hyun Soo corse verso la finestra per controllare se ci fosse qualcuno ma non vide nessuno.

Rimase impalata davanti al vetro. Non riusciva a spiegarsi come fosse possibile...era sicura di averci visto bene, non se l'era immaginato.

Decise che quello stesso pomeriggio ne avrebbe parlato con Minho.


    - Ne sei sicura? Potresti aver visto male. - le disse il ragazzo incerto.

    - No, l'ho vista con i miei occhi. Il suo riflesso aveva i capelli neri e lisci. - ribattè Hyun Soo.

    - Forse c'era qualcuno in giardino e tu hai pensato fosse il suo riflesso. - .

    - Non c'era nessuno Minho! - protestò la ragazza contrariata dal fatto che il suo fidanzato non le credesse.

    - Senti Hyun Soo, anche se fosse non puoi andare di certo a dirle: “ehi, sai il tuo riflesso ha i capelli neri. Saresti così gentile da spiegarmi il perchè?” - pigolò falsamente il Choi.

Hyun Soo gli gettò un'occhiataccia.

Minho le sorrise, invece.

    - Non è che, inconsciamente, Agatha non piace neanche a te proprio come a Jinki hyung? - la punzecchiò Minho afferrandole il mento con le dita.

La ragazza scostò il volto infastidita.

    - Perchè, a te piace? - chiese acidamente.

    - Non la conosco bene. - rispose candidamente Minho - e poi, a me piaci solo tu. - aggiunse il ragazzo scoccandole un bacio sulla punta del naso.

Vero era che non era facile credere a una cosa simile ma lei non si era inventata niente. Se ci aveva visto bene e sicuramente era così, il tempo le avrebbe dato ragione.

Kibum informò tutti che Hye Jin era andata via per qualche giorno per problemi personali e Jonghyun non potè che gioirne internamente. Voleva la ragazza fuori dai piedi da un po' di tempo: stava sempre appiccicata a Kibum e riuscivano a stare poche volte da soli. Poi, quello che Shin gli aveva accennato lo aveva innervosito. Non avevano avuto modo di continuare il discorso perchè poi Agatha era stata travolta dal tendone. D'altronde, qualsiasi cosa Shin avesse voluto riferirgli, sapeva già che l'avrebbe mandato in bestia.

    - Peccato che Hye Jin sia andata via, spero torni in tempo per la festa... - disse Bea quello stesso pomeriggio.

    - Ma chi se ne importa... - mormorò Jinki voltando la testa di lato.

Jonghyun, che stava bevendo una spremuta, per poco non si strozzò nel tentativo di reprimere una risata.

Kibum scoccò guardò i due di sbieco e poi si volse verso Bea.

    - Credo riesca a tornare per la festa, almeno così mi ha detto... - replicò serenamente.

Jonghyun sussurrò qualcosa a Jinki, qualcosa di estremamente divertente visto che scoppiò in una risata goliardica.

    - Volete piantarla voi due? - sbottò seccato Kibum.

    - Che c'é? - replicò con fare innocente Jonghyun.

    - So benissimo che state dicendo cattiverie su Hye Jin! Non capisco cosa avete contro di lei! - .

    - Vuoi davvero che sfoderi la lista? Potrebbe arrivare Capodanno nel frattempo... - disse Jinki a mezza voce.

    - Siete troppo prevenuti! É una ragazza che ha sofferto molto e quando finalmente ha pensato di aver trovato un bravo ragazzo è andato tutto in malora! Era pronta ad aprirle il suo cuore ma lui si è rivelato uno stronzo. - ribattè furioso il minore dei Kim.

    - Bummie, l'unica cosa che Hye Jin ha aperto sono le gambe...fidati. - replicò Jonghyun.

Tutta l'attenzione si era catalizzata su di lui.

    - Che vorresti dire? - .

    - Voglio dire che ho parlato con Shin stamattina e mi ha raccontato che Hye Jin non l'ha sfiorata manco con il pensiero perchè lei era troppo occupata a strusciarsi addosso a tutti i tipi che c'erano nel locale. - rispose il bruno con un cipiglio disgustato.

    - E certo! Cosa vuoi che ti raccontasse? Che le è saltato addosso senza pensarci due volte?! Ovviamente lei non c'è stata e lui ora la diffama. - sbottò contrariato e seccato Kibum.

    - No Bummie, questa è la favoletta della buonanotte che ti ha raccontato lei però mi dispiace, le cose stanno diversamente. - sbraitò il bruno indignato.

    - Smettila di difenderlo! - .


Kibum si era voltato di scatto e con irruenza.


    - No, smettila tu di difenderla! - .

    - Non ci penso nemmeno, è mia amica! - .

    - Beh, anche Shin è mio amico. - .

    - Come puoi credergli?! Sai benissimo che ha avuto un sacco di ragazze! Credi che non mi siano giunte alle orecchie tutte le storie sulle vostre conquiste quando non ero qui? So che eravate buoni compari in questo genere di cose! E conosco, come tutti, anche la nomea che ha! - esclamò infervorato il più piccolo.

Jonghyun lo fissò per un attimo. Odiava il fatto che Kibum dovesse ritirare fuori la storia del suo vagabondaggio notturno in quel momento. Non voleva che ciò s' intromettesse fra di loro, anche perchè non voleva che Kibum ne soffrisse.

    - Che diavolo c'entra adesso?! - farfugliò imbarazzato - e poi, non è che Hye Jin sia esattamente una santa, anzi. - .

    - Dici così solo perchè da quella sera in cui Shin si è sentito male, l'hai presa antipatica! Solo perchè pensavi ci stesse provando con me. - ribattè Kibum sbuffando.

    - “Pensavi...” - sussurrò Jinki scettico.

    - Basta! Non voglio più tornare sull'argomento. - disse il minore fra i Kim alzandosi all'improvviso dalla sedia e lasciando la stanza.

    - Se l'è presa sul serio?! - esclamò Minho stupito.

    - Lascialo andare! Non ha voglia di sentire la verità evidentemente. - replicò algido Jonghyun.

    - Non vi sembra esagerato discutere per Hye Jin? - chiese preoccupata Bea.

    - Ho solo detto quello che penso, non mi sembra di avergli ucciso il cane. - rispose Jonghyun poggiandosi contro lo schienale del divano.

Erano tutti comodamente seduti nella stanza del Pavone. Erano andati lì per rilassarsi finchè non avevano toccato l'argomento Hye Jin.

    - Ma non avevi risolto i tuoi problemi con lei? - chiese ancora Jiwon.

    - Credevo di avergli risolti ma Shin stamattina mi ha praticamente detto che Hye Jin è interessata a Kibum e non mi va di essere preso per il culo. Avevo ragione ad incazzarmi quella sera. - rispose ancora un nervoso Jonghyun.

In quel momento Agatha entrò in sala. Salutò i ragazzi solare e quando fu invitata a sedersi prese posto accanto a Jonghyun.

    - Tutto bene? - chiese guardando la sua espressione corrucciata.

Il ragazzò la guardò e un familiare brivido gli percorse la schiena. Chiuse gli occhi e scrollò la testa per scacciare via quella sensazione.

    - Si, sto bene. - rispose distendendo la fronte e le labbra in maniera serena.

    - Che fate? - chiese ancora la bionda.

    - Io e Jiwon stavamo andando via. Sono venute delle cugine a farle visita, passiamo il pomeriggio fuori. - rispose Jinki alzandosi in piedi.

    - Già! Me ne ero quasi dimenticata! - esclamò Bea saltando in piedi - devo andare a prepararmi! Ci vediamo stasera! - e afferrato Jinki per il braccio lo trascinò via.

    - E' da tanto che Jinki e Jiwon stanno insieme? - chiese Agatha con aria sognante.

    - Praticamente da quando Jinki ha messo piede qui, quindi si, da qualche anno. - rispose Minho.

    - Che cosa meravigliosa! - mormorò la ragazza svenevole - E Kibum? - chiese subito dopo notando l'assenza del ragazzo.

    - E' andato a fare due passi. - rispose Minho evitando di far aprire la bocca a Jonghyun.

Hyun Soo, accanto al Choi, la guardava senza dire una parola. Sembrava ancora stralunata da quello che aveva visto nel riflesso della finestra.

Agatha parlava tranquilla, con quel suo modo di fare svenevole che ti portava alla sonnolenza. Minho e Hyun Soo l'ascoltavano mentre Jonghyun era in realtà su un altro pianeta. Era immerso in chissà quali pensieri mentre con l'orecchio sinistro fingeva attenzione per le parole della bionda.

Minho parlava in modo affabile quando ad un tratto Hyun Soo gli conficcò le unghia nella coscia. All'inizio il ragazzo non ci fece più di tanto caso pensando che la fidanzata gli avesse posato una mano sulla gamba in modo affettuoso ma poi la presa si fece più insistente tanto da fargli male. Lanciò un'occhiata seccata alla ragazza che invece fissava la credenza dell'argenteria, oltre la spalla di Agatha che era intenta a parlare con Jonghyun.

    Hyun Soo! Mi stai facendo male! - sbottò afferrando il polso della fidanzata.

La ragazza si voltò spaventata e lo guardò negli occhi.

    - Il vassoio. - mimò con le labbra.

Minho diresse l'attenzione verso l'oggetto nominato ma non vide nulla perchè Agatha si era voltata verso di loro coprendogli la visuale.

Hyun Soo gli stringeva forte la mano mentre fingeva nonchalance. Il comportamento della ragazza lo preoccupava e tutta quella situazione lo innervosiva.

Hyun Soo pensava già che le avrebbero dato della pazza finquando Jonghyun, girando il capo verso destra, non vide qualcosa che gli fece fare uno scatto improvviso. Si rizzò sul divano e per poco non colpì Agatha con una testata.

    - Stai bene? - chiese Minho.

Tutti e tre lo guardavano sorpresi.

    - Oh, si...scusate. - sussurrò - mi sono solo ricordato che dovevo dire una cosa importante a Jinki ma è già andato via. - .

Il bruno scoccò un'occhiata eloquente a Minho che, dallo sguardo dello hyung, capì che qualcosa non andava.

Jonghyun non sapeva se si era completamente rimbambito ma riflesso sulla superficie piana del vassoio d'argento gli era sembrato di avervi visto una ragazza con i capelli neri.

    - Oh Jonghyun, mi hai ricordato che devo contattare dei membri della compagnia teatrale. Ci vediamo dopo, scappo. - disse ad un certo punto Agatha colpendosi la fronte con la manina.

    - Va bene, a dopo. - sorrise di rimando il bruno mentre la bionda si allontanava velocemente dalla stanza.

Non appena Agatha oltrepassò la soglia della porta, Hyun Soo saltò dal divano come se su di esso ci fossero state spine acuminate. Sembrava spaventata.

    - L'ho visto! L'ho visto di nuovo! - esclamò indicando il vassoio.

    - Hyun Soo-ah calmati! - disse Minho cercando di farla sedere.

    - No no! Non capisci! É la seconda volta che vedo questa tipa riflessa su una superficie specchiata: prima la finestra e adesso il vassoio! E ogni volta c'era lei! - sbottò Hyun Soo avvicinandosi alla credenza.

    - Tranquilla, non sei l'unica... - borbottò cupo Jonghyun.

Hyun Soo si voltò subito a guardarlo.

    - L'hai visto anche tu? Allora non sono io pazza! - esclamò la castana gettandosi al collo di Jonghyun.

Minho li guardava senza capire.

    - Volete darvi una calmata e dirmi cosa diavolo sta succedendo?! - .

Sia Jonghyun che Hyun Soo raccontarono a Minho di ciò che avevano visto riflesso nel vassoio d'argento. Il ragazzo assunse un'espressione inquieta: quella storia metteva i brividi.

    - Cosa...cosa credete che sia? - chiese con un filo di voce.

    - Non lo so ma non mi piace...questa Agatha prima se ne va e meglio è. Mi ha dato una strana sensazione oggi...non lo so, voglio tenerla lontana, specialmente dopo quello che ho visto oggi. - mormorò Jonghyun.

    - Teniamo gli occhi aperti. - replicò Minho serio.

    - Decisamente. A proposito, sarà meglio che vada a trovare Kibum, non voglio resti da solo. - ribattè Jonghyun.


Si alzò dal divano e si diresse fuori dalla sala.



Aveva cercato Kibum in lungo e in largo ma di lui non c'era traccia. Quando stava per preoccuparsi seriamente, lo vide affacciato a uno dei balconi del corridoio del quarto piano. Sorrise guardando la sua schiena e si avvicinò fortuitamente. Kibum sussultò quando avvertì un paio di braccia circondargli la vita.

    - Jjong! Sei tu! - esclamò guardandolo con la coda dell'occhio.

    - Chi ti aspettavi? L'amante? - bisbigliò il bruno con le labbra compresse contro il collo dell'altro - Guarda che sono geloso!Ti getto di sotto. - .

Fece aderire il suo corpo a quello del più piccolo e lo spinse contro il davanzale di marmo.

    - Oh si, hai ragione! Ho l'amante...è Hye Jin. - replicò sarcastico il castano.

Jonghyun smise di baciargli il collo per bisbigliare: - Allora getto anche lei di sotto. - .

    - Sei qui per fare pace? - chiese Kibum cercando di resistere ai suoi baci insistenti.

    - Perchè, abbiamo litigato? - ribattè con noncuranza il maggiore.

Kibum gli lanciò uno sguardo scettico.

    - Senti, non la pensiamo allo stesso modo su Hye Jin ma non per questo voglio rinunciare a te. - disse serio Jonghyun.

    - Prima non la pensavi così però. - .

    - Beh, ho cambiato idea. - .

    - Pensala un po' come ti pare. Tanto a me Shin non è mai piaciuto granchè, quindi siamo pari. - disse alla fine il castano voltandosi per guardarlo negli occhi.

    - Ok! Io non faccio tutte queste storie. - biascicò Jonghyun in quella che doveva essere un'autentica frecciatina.

    - Farò finta di non aver compreso la tua allusione! Ad ogni modo, king Jonghyun, mi auguro che alla festa la tua intenzione sia quella di starmi appiccicato... - sussurrò lascivo il minore allacciandogli le braccia al collo.

    - E perchè, di grazia? - chiese divertito il bruno.

Kibum avvicinò le labbra al suo orecchio.

    - Ho visto come ti guardava Agatha a pranzo e, vorrei ricordare a quella bambolina, che tu sei mio. - mormorò mortifero mordendogli il lobo dell'orecchio.

    - Ricevuto, signore.- replicò eccitato l'altro rapendo le labbra di Kibum in un bacio scivoloso.



**



Verso le otto di sera, Jinki rientrava da una giornata stancante in compagnia delle cugine di Bea.

    - Non ci credo, sono a casa. - mormorò esausto mentre camminava mano nella mano con Jiwon per gli immensi corridoi del palazzo.

    - Casa? - chiese dolcemente Jiwon guardandola innamorata.

    - Si, è casa nostra questa in fin dei conti, no? - .

    - La tua casa in campagna invece? Quella non è casa? - .

    - Certo ma è diverso. Le case sono un po' come le persone. La casa dei miei genitori è la casa dell'infanzia e dei primi affetti, il palazzo di Chul Moo è la casa degli amori di diversa natura, quelli maturi. Casa è dove ci sei tu. - rispose Jinki sfiorandole il naso.

    - Wow! Che romantico! Ti bacerei tutto! - esclamò Bea giocando con le sue mani mentre indietreggiava lungo il corridoio che portava ai dormitori.

    - E chi t'impedisce di farlo?! Già che ci siamo, possiamo fermarci un po' più a lungo in camera tua prima di andare a cena, visto che devi cambiarti... - mormorò Jinki sornione.

    - Certo che per te ogni occasione è buona, eh?! - replicò Jiwon divertita.

Erano quasi arrivati in prossimità della stanza quando Jiwon cozzò contro qualcuno. Si voltò per scusarsi e rimase interdetta quando si accorse che davanti a una delle porte c'era Hyun Soo che vi spiava dentro.

    - Hyun Soo! - esclamò sconvolta la ragazza.

La danzatrice di ventagli gli tappò la bocca terrorizzata e indicò la camera. Anche Jinki e Bea si sporsero quel tanto che bastava per scorgere chi vi era all'interno. Agatha canticchiava mentre si spogliava della camicetta lilla. Danzava per la stanza perfettamente nonostante la caviglia fasciata. Jinki storse la bocca: lo sapeva che aveva mentito. Poi successe l'impensabile. Si posizionò davanti alla specchiera per sfilarsi i fermagli dai capelli e quello che i ragazzi videro gelò loro il sangue nelle vene. Riflessa nello specchio non c'era Agatha ma Hye Jin con i suoi setosi capelli neri.

Canticchiava pettinandosi.


    - Forse dovrei tingermi di biondo. Sto davvero bene. - sussurrò divertita.

Riprese a canticchiare quando si fermò di botto e guardò se stessa nello specchio.

I ragazzi trattennero il respiro, per un attimo temettero di essere stati scoperti ma poi sotto ai loro stessi occhi, i capelli biondi e mossi di Agatha divennero neri e lisci, la sua bocca più carnosa e gli occhi scuri. Agatha lasciò il posto a Hye Jin.

La ragazza si sfilò un ciondolo che aveva al collo: una catenella con una fialetta appesa. Svitò la fialetta color ametista e da essa uscirono capelli, capelli scuri, di un castano scurissimo.

Aprì la finestra e dal davanzale esterno prese una ciotola marrone che emanava un fumo denso. La mise sul ripiano della consolle e vi gettò dentro i capelli.

Hye Jin sorrise.


    - Non mi scappi più Jonghyun. Una volta che avrai bevuto questo, cadrai ai miei piedi. - sussurrò scoppiando poi a ridere.

Dopodiché si avvicinò all'arcolaio e iniziò a filare.

Stava filando della lana color oro che era diventata sottilissima grazie al lavoro dell'arcolaio in legno.

    - Jonghyun e Kibum saranno miei. - cantilenò divertita continuando a filare senza sosta con un cesto pieno di lana sottile accanto ai piedi.


Jinki prese Jiwon e Hyun Soo per un braccio e indietreggiò lentamente. Poi quando furono abbastanza lontani iniziarono a correre per le scale velocemente. Si fermarono al primo piano con il fiato corto.

Tutti e tre si guardarono in faccia spaventati.


    - Che cosa...che cosa abbiamo appena visto?! - disse con voce strozzata Bea appoggiandosi al muro freddo.

Non sapevano esattamente chi o cosa fosse Hye Jin ma una cosa era certa: Jonghyun e Kibum erano in pericolo.






      * Angolo di Natsumi213 *


Eccomi tornata! ^^ Salve a tutti! ^^
Sono un po' in ritardo (come sempre ^^') ma questo è un periodo davvero impegnatissimo per me, fra esami e altro, quindi vi chiedo perdono e pazienza se gli aggiornamenti sono un po' più lenti.
Allora, dopo due capitoli intensi sul presente, abbiamo un capitolo sul passato. Lo so, magari è un capitolo un po' insapore e più corto rispetto agli altri ma ho dovuto scriverlo così perchè è la base, il punto di svolta, il trampolino di lancio per il prossimo (sempre sul passato) che sarà denso di avvenimenti e sarà il fulcro di tutto il nostro iter sulle vite dei ragazzi in questo viaggio nel tempo. Quindi, brace yourself (XD) perchè il prossimo capitolo sarà “terribile”. XD
Sicuramente il punto più importante del capitolo odierno è la scoperta da parte di Hyun Soo, Jinki e Bea che Agatha non è altri se non Hye Jin che non è assolutamente chi dice di essere e credo proprio che se ne siano accorti. Tuttavia la presenza di Agatha non sembri entusiasti Jinki e provoca strane sensazioni a Jonghyun quindi Hye Jin non ha vita facile nella sua missione ed è per questo che sembri stia architettando qualcosa per riuscire nel suo intento: è riuscita a rubare dei capelli a Jonghyun e questo non è sicuramente un buon auspicio. Insomma, quando una strega ha un tuo oggetto personale non è mai una buona cosa, basta sfogliare un libro di fiabe per rendercene conto! XD
L'immagine di copertina è un disegno/illustrazione di Nguy Thuy Ngan e qui potete trovare l'immagine intera. ^^
Non penso di dover aggiungere altro in merito, quindi se avete domande o perplessità, basta chiedere e sarò felicissima di rispondervi. ^^
Pertanto, ringrazio Blakneco e lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie mille! <3 <3
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite e le preferite e chi l'ha soltanto letta! <3 <3 Grazie a tutti! <3
A presto! ^^
Kisses! :*




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Capitolo 27
*** 27. Il passato XI - La fine di ogni cosa ***


                                                     






27. Il passato XI - La fine di ogni cosa

Kibum e Jonghyun all'inizio avevano pensato a uno scherzo di cattivo gusto. Tuttavia Jinki non era il tipo che faceva scherzi del genere e meno di lui Hyun Soo. Ciò che avevano udito era così assurdo che chiunque avrebbe stentato a crederci ma il silenzio tombale e il terrore dipinto sui volti dei loro amici erano così intensi che non lasciavano nessun dubbio: Hye Jin non era umana.
A Kibum sembrava folle pensare una cosa del genere. Hye Jin, la sua Hye Jin, la sua amica, lo aveva preso in giro, aveva preso in giro tutti. Hye Jin voleva fare del male a tutti loro, Hye Jin era crudele, voleva giocare con le loro vite e quasi sicuramente lo aveva già fatto. Hye Jin voleva Jonghyun, il suo Jonghyun, voleva strapparglielo da sempre e lui non se ne era mai accorto. Si sentiva uno stupido, si era fatto mettere nel sacco e nonostante Jonghyun gli avesse confidato i suoi timori nei confronti della ragazza, non lo aveva creduto. Si chiese cosa accidenti avesse fatto nella sua vita passata per essersi meritato Hye Jin, doveva essersi macchiato di un crimine atroce per meritarsi una maledizione come quella.
Stava seduto immobile sul letto, non si sarebbe permesso neanche di respirare se non fosse stato indispensabile per la sua vita. Fissava nel vuoto, davanti a sé e pensava.

- Kibum. -


La voce di Jonghyun gli arrivò ovattata. Si voltò verso di lui senza dire una parola.
Il maggiore era preoccupato, gli era bastata un'occhiata per capirlo.


    - Non lascerò che ti faccia del male. - disse risoluto.
    - Vuole te. - replicò debolmente il minore.
    - Vuole anche a te. -
    - Non capisci? Sei tu quello che vuole davvero, io sono in omaggio...paghi uno prendi due. -
    - Non riuscirà a farci del male.-
    - Sembra proprio che tutti siano destinati ad averti, tranne io. - sentenziò il castano.
    - Che accidenti stai blaterando?! Non mi donerò di certo a lei. -
    Kibum sorrise triste: - Credo che Agatha servi proprio a quello -.
    - Beh, Agatha se ne andrà all'inferno. - replicò Jonghyun innervosito.
    - Fosse così facile... - mormorò Kibum accasciandosi contro lo schienale del letto.
    - Piantala di essere così remissivo! - sbottò il bruno.
    - Cosa vuoi che faccia?! Ci ha fregato alla grande! - sbraitò il più piccolo di rimando.
    - Cercare di non farci più fregare sarebbe un'idea! -
    - Non so se hai capito megafusto ma quella...quella stronza è...è una strega. - sibilò con una punta di esasperazione nella voce il castano.
    - Santo Cielo piantatela entrambi! - esclamò Jinki che era stato in silenzio, come gli altri, fino a quel momento - non litigate o farete esattamente il suo gioco. -

Sia Jonghyun che Kibum tacquero.

    - Che facciamo quindi? - chiese Bea a quel punto.
    - Io sto con Jonghyun, non possiamo permettere che continui ad operare indisturbata. - rispose Taemin.
    - Su questo credo che siamo tutti d'accordo, nervosismo a parte, però come facciamo? Come si ferma una strega? Come ci liberiamo di lei? - chiese Minho cautamente.

Il silenzio angoscioso cadde nuovamente sui presenti. Nessuno di loro sapeva come fare esattamente. Nessuno di loro aveva una risposta esaustiva.


    - Ci serve un piano. - sussurrò Jonghyun puntando gli occhi in quelli di Jinki di fronte a lui.

Lo hyung sostenne il suo sguardo.
Oh si, avevano bisogno di un piano, di un buon piano e doveva assolutamente funzionare. I loro piani funzionavano sempre.



**


Hyun Soo non aveva mai indossato un vestito così bello e ne aveva avuti di vestiti belli. Quello però era importante. Lo aveva scelto insieme a Minho una settimana prima ed entrambi se ne erano subito innamorati. Poi però ci aveva fatto cadere il frappè al cioccolato sulla schiena mentre lo mostrava a Jiwon e avrebbe voluto uccidersi. Lo aveva subito portato in lavanderia ma la macchia non si era tolta, solo sbiadita. Stava per perdere le speranze quando Minho lo aveva preso con sé ed era sparito per qualche ora. Al suo ritorno le aveva mostrato il vestito vittorioso e all'inizio Hyun Soo non aveva notato nulla di nuovo, poi però rigirandoselo fra le mani, aveva notato un particolare non indifferente: l'abito aveva uno scollo profondo sulla schiena. Non riuscendo ad eliminare la macchia, Minho aveva fatto apportare delle modifiche laddove il frappè aveva macchiato il tessuto. Ora il vestito era ancora più bello.
Sembrava un raggio di sole vestita così. L' abito era giallo ma non un giallo troppo carico, era tenue e nonostante fosse lungo, era leggero. Delle onde increspavano il tessuto sul davanti lasciando scoperte le gambe mentre dietro scendeva lungo fino a terra.


    - Lo sapevo che ti sarebbe stato bene lo stesso. - disse una voce alle sue spalle.


Un sorriso spuntò sulle sue labbra non appena scorse Minho sulla soglia della porta. Era bello ed elegante come un principe. Indossava un completo blu navy con una giacca a doppiopetto dallo scollo profondo e dai bottoni dorati.


    - Arrivi giusto in tempo! - esclamò Hyun Soo - Puoi aiutarmi a mettere il fermaglio fra i capelli? -


Minho annuì e afferrò il fermaglio. I suoi movimenti erano lenti e sembrava immerso in pensieri profondi. Minho avrebbe voluto fermare il tempo in quel momento, avrebbe voluto che restassero così per sempre, come due statue, immobili. Lo avrebbe preferito piuttosto che affrontare il mondo esterno, in quei secondi si era sentito debole, aveva avvertito un senso di paura come mai prima. Nemmeno nel suo vagabondare da bambino aveva avuto quella stessa paura, neanche quelle notti in cui solo, all'età di nove anni, scappava dall'orfanotrofio e si sentiva osservato da mille occhi nell'oscurità e per un attimo temeva di morire.
Odiava quella sensazione e odiava il fatto che dovesse provarla giusto la sera in cui avrebbero rischiato il tutto per tutto.


    - Minho, stai bene? - chiese Hyun Soo preoccupata.
    - Si...fa troppo caldo stasera, mi sento intontito... - rispose il ragazzo.
    - Sicuro di stare bene? In mezzo a tutte quelle persone potresti stare peggio se soffri così il caldo. -
    - Fidati, preferirei di gran lunga trascorrere tutta la serata qui con te. -

    Le lasciò una serie di baci sulla schiena scoperta facendola rabbrividire come se del ghiaccio avesse toccato la sua epidermide.

    - Sei preoccupato per stasera? - chiese Hyun Soo voltandosi.
    - Non ti nascondo che ho qualche perplessità... -
    - Andrà bene, vedrai. - sussurrò la ragazza inginocchiandosi accanto a lui e scoccandogli un bacio sulla mano.
    - Oh ma come siete carini! - esclamò una Jiwon entusiasta facendo sobbalzare entrambi.
    - Da dove diavolo spunti? - chiese Minho stupito.
    - Ero in bagno! Ti sei dimenticato che divido la stanza con la tua bella, Minho-ah?! - lo apostrofò la più grande - A proposito di bella, come sta la noona per eccellenza? -

Fece un giro su se stessa.

    - Sincero? -
    - Certo. -
    - Sembri un abat-jour anni venti ma per il resto bene! - sghignazzò Minho.
    - YAH! - gridò Jiwon lanciandogli dietro una pantofola.

L'abito di Bea era sicuramente ispirato alle magnifiche decorazioni e drappeggi degli anni venti. Era lungo e scendeva dritto. Sembrava formato da tante piccole stelle cadenti che insieme costituivano un effetto strabiliante.

    - Non è vero unnie, sei bella! - disse Hyun Soo - Poi con i capelli raccolti, stai benissimo. -
    - Grazie Hyun Soo-ah! Tu si che ne capisci... - e lanciò un'occhiataccia a Minho.

Il ragazzo rise.

    - Scherzavo Jiwon, sei bella, molto bella! -

Bea sorrise e disse: - Io direi di scendere - .




**


Il palazzo di Chul Moo sembrava più affollato del solito. Da ogni parte c'erano vestiti eleganti e dai più svariati colori che rendevano l'atmosfera calda e allegra.
In un angolo della sala “The Great Gatsby” stavano Jonghyun, Kibum, Jinki e Taemin. Vestiti di tutto punto, sorseggiavano dello champagne parlottando e guardandosi attorno.


    - Quindi hyung, lei ti ha detto che non riusciva a partecipare alla festa? - chiese Taemin in un sussurro.
    - Esattamente. In compenso però c'è Agatha... -


Kibum e Taemin indossavano dei vestiti molto simili. Entrambi indossavano dei completi grigi: il vestito di Kibum era però più chiaro e un fazzoletto variopinto fuoriusciva dal taschino mentre il completo del minore era grigio scuro, con un solo bottone abbottonato e una collana particolare gli cingeva il collo.


    - Occhi aperti. Non deve assolutamente sospettare. - mormorò Jonghyun fra Jinki e Taemin portandosi il bicchiere alle labbra.
    - Io non la vedo ancora, immagino non sia ancora scesa. - replicò Jinki con le mani in tasca.

I due si scambiarono un'occhiata un po' tesa.
Dal canto loro, Jinki e Jonghyun non erano meno eleganti degli altri. Jonghyun indossava un completo nero e una camicia bianca. Un papillon nero al collo e delle piccole borchie sulle spalle. Jinki invece portava con disinvoltura uno spezzato: la giacca e la camicia di un bianco intenso, pantaloni neri e cravatta scura.
Dopo poco fecero il loro ingresso in sala Minho, Jiwon e Hyun Soo che si avvicinarono al gruppetto senza dare troppo nell'occhio.

    - Taemin-ah! Hai tinto di nuovo i capelli! Sei figo anche così! - esclamò Jiwon avvicinandosi al ragazzo entusiasta.
    - Grazie! Ho fatto tinta per l'occasione...sai, trovo che il castano mi dia un aspetto più maturo. - replicò il più piccolo con finta disinvoltura.
    - Stai comunque benissimo. - ribattè la ragazza.
    - Non dirlo ad alta voce o Jinki scoprirà che continuiamo a tradirlo... - sussurrò Taemin con aria divertita e lanciando uno sguardo allo hyung.
    - Bea, si può sapere perchè fai i complimenti a Taemin e io, che sarei il tuo fidanzato, invece vengo completamente ignorato?! - chiese Jinki con una smorfia.
    - Mi sembra ovvio che tu sei sempre bello! Soprattutto quando fai il fidanzato geloso in cravatta... - mormorò Jiwon accarezzandogli i capelli e allacciandogli le braccia al collo.
    - Niente concepimenti sul buffet però! - sghignazzò Taemin alludendo ai due fidanzatini.

Nessuno ebbe il tempo di replicare perchè Agatha fece il suo ingresso nella sala. Puntò verso di loro come se già sapesse che erano fermi lì e mentre camminava con il sorriso stampato sulle labbra, il vestito svolazzava come onde di un mare in tempesta. L'abito che indossava rispecchiava appieno la personalità della sua reale proprietaria: aveva un colore livido come il cielo plumbeo durante un naufragio, le maniche erano lunghe e aveva uno scollo e uno spacco esagerati. Sui seni e sulle spalle erano ricamati dei fiori, gli stessi che adornavano i suoi capelli biondi. Tuttavia nessuno fra di loro pensò che altri potessero portare quel vestito meglio di lei. Hye Jin si muoveva con un'eleganza e una sfrontatezza sconosciuta ai più.
Salutò cordialmente tutti facendo rimbalzare i suoi occhi languidi dall'uno all'altro.


Si, ciao anche a te stronza.


Pensò malignamente Jonghyun mentre Agatha o Hye Jin parlava allegramente con Jiwon.

    - Oh Jonghyun, che giacca singolare. - commentò la bionda toccando con la punta delle dita le borchiette sulle sue spalle.
    - Beh, anche tu non ti sei risparmiata stasera... - replicò con un sorriso il bruno.

Gli occhi di Jonghyun scivolarono suadenti nella scollatura profonda del vestito di lei per poi risalire magnetici al delicato volto di Agatha.
Entrambi si guardarono per un istante ed entrambi pensarono una sola cosa:
che il piano abbia inizio”.


**


La rappresentazione teatrale era prevista per le undici in un'ala del giardino del palazzo, verso le nove la cena e fra una portata e l'altra gli invitati s'intrattenevano ballando.

    - Nessuna esibizione stasera? - chiese Agatha.
    - No, questa sera riposo. - rispose Kibum seduto a uno dei tavoli rotondi con davanti ancora il piatto di alta cucina francese, con molta probabilità opera di Odette.
    Tante coppie ancora volteggiavano al centro della sala e Agatha le guardava con avidità. Minho si era allontanato per parlare con dei suoi compagni mangiafuoco e Hyun Soo e Kibum non persero tempo. Bastò un'occhiata di intesa.

- Kibum, balliamo? Ho voglia di fare un giro di valzer ma dubito che Minho finisca di parlare adesso...balli con me? - chiese la ragazza.
- Certo! Se Jonghyun non ha niente in contrario... - rispose Kibum guardando il ragazzo.
- Assolutamente...Hyun Soo, è tutto tuo. - ribattè il bruno leggermente disinteressato.

I due ragazzi si alzarono e raggiunsero la pista. Jonghyun non aveva tolto gli occhi di dosso ad Agatha per tutta la cena e continuava a fissarla mentre la ragazza osservava le coppie che danzavano.

    - Vuoi ballare? - le chiese chinandosi verso di lei.

La bionda lo guardò stupita.

    - Come?! -
    - Ti ho chiesto se ti va di ballare. Possiamo fare un salto in pista. - replicò tranquillamente il ragazzo.
    - Grazie, sei gentile ma forse è meglio di no...non vorrei che Kibum fraintendesse... -
    - Tranquilla! Kibum non se la prenderà di certo e poi, al momento, è impegnato a ballare.-

Sotto il tavolo, una mano di Jonghyun si posò sulla gamba della ragazza, proprio dove lo spacco iniziava. Agatha lo guardò ad occhi sbarrati e subito si voltò verso Kibum ma il ragazzo era concentrato sul ballo. Posò ancora i suoi occhi su Jonghyun e poi abbassò lo sguardo imbarazzata mormorando qualcosa che suonava come una conferma all'invito del bruno. Si alzarono dalle sedie e raggiunsero anche loro la pista.


    - Kibum non è geloso? - chiese Agatha mentre volteggiava stringendo la mano di Jonghyun.
    - Non così tanto...si fida. -
    - E fa bene? -
    - Credi di no? -
    - Beh...non volevo dire questo... - balbettò Agatha arrossendo.

Era incredibile come Hye Jin sapesse fingere bene.

    - Ah no? - la incalzò il bruno algido.
    - Non volevo offenderti, scusa. -

Jonghyun rise.

    - Non sono offeso, non ti preoccupare. Non farti problemi... - sussurrò accarezzandole i capelli.

Agatha lo guardava rapita e imbarazzata.
E Jonghyun avrebbe tanto voluto ridere davanti alla sua espressione e farle un applauso per l'ottima recitazione ma si trattenne.
Strinse ancora più a sé la ragazza e le sussurrò all'orecchio: - Alle undici e mezza, durante la rappresentazione teatrale, fatti trovare nell'ingresso...voglio portarti in un posto - .
La ragazza rimase interdetta.

    - Perchè? Ma Kibum...? - mormorò la bionda.
    - Non pensare a Kibum...pensa solo a me. - sussurrò Jonghyun sfiorandole il collo con le sue labbra carnose.

La lasciò poi al bordo della pista e ritornò al tavolo dove pochi attimi prima vi avevano fatto ritorno Kibum e Hyun Soo.
Agatha rimase a guardare il bruno che si allontanava e un orribile sorriso le deformò il viso.

Il suo piano stava funzionando, anche meglio di quello che credeva.

La rappresentazione teatrale stava per avere inizio. Chi era interessato prese posto sulle sedie bianche posizionate una accanto all'altra come una schiera di denti da latte. Anche i ragazzi presero posto. Jonghyun guardava nervosamente l'orologio da polso e si guardava intorno.


    - Che ha detto? - chiese Kibum in un sussurro mentre i primi attori cominciavano a spuntare sul palco.
    - Tu cosa credi? Ha accettato. - rispose Jonghyun con gli occhi fissi sul palco.
    - Stronza maledetta...ci avrei scommesso! Non metterci troppa lingua, eh. - replicò il più piccolo con acidità.
    - Tranquillo, quella la riservo per te. - sussurrò Jonghyun con un ghigno.

Poi avvicinò il suo volto a quello di Kibum e lo baciò, un bacio veloce ma morbido. Dopodiché si alzò, si abbottonò la giacca e si allontanò a grandi passi. Kibum si voltò a guardarlo.
Gli occhi puntati sulla sua schiena che si allontanava, la mano in tasca. In quel preciso istante Kibum sentì come dei piccoli macigni cadergli in petto e avrebbe voluto alzarsi e gridare, con ancora il suo sapore sulle labbra, di non andare ma non lo fece. Dovevano seguire il piano e fra un po' sarebbero entrati in azione anche loro.
Jonghyun giunse nell'ingresso e trovò Agatha seduta su degli scalini. Sorrise non appena la vide.

    - Pensavo non saresti più arrivato. - disse la ragazza scorgendolo.
    - E ti lasciavo qui tutta sola?! Neanche per idea. -

Porse la mano alla ragazza per farla alzare.

    - Dove volevi portarmi? - chiese emozionata.
    - In un posto dove possiamo stare soli, voglio parlarti. - replicò il bruno conducendola verso le scale.

Voleva portarla nella sala “Dorian Gray” perchè era sempre vuota e a nessuno sarebbe mai venuto in mente d'intrufolarsi lì dentro. Una volta entrati si chiuse la porta alle spalle. La bionda guardava i quadri appesi con un certo timore.

    - Ti impauriscono? -
    - Sono un po' inquietanti... -
    - Lo dicono tutti ed è proprio per questo che ti ho portata qui: così possiamo stare soli e nessuno ci importunerà. -
    - Devo quindi pensare che c'è una sola ragione per cui mi hai chiesto di incontrarci qui? - chiese a quel punto Agatha.

Jonghyun la guardò e in quel momento gli parve di vedere davvero Hye Jin in Agatha.

    - Non una sola... -
    - Non capisco. -
    - Sai come mi chiamano i miei compagni? - chiese il bruno.

La ragazza scosse il capo.

Si che lo sai invece.

    - Sai, ognuno ha un soprannome qui ed il mio è “King”, mi chiamano re e sai perchè? -

La bionda scosse ancora una volta il capo.

    - Perchè ho potere, ho un sacco di potere in questo posto. E sai perchè ho potere? Perchè affascino un sacco di persone. Riesco a piegare alla mia volontà uomini e donne. Se chiedessi loro qualcosa, qualsiasi cosa, me la darebbero senza pensarci due volte. È fatta così la gente in questo palazzo. - spiegò il ragazzo sedendosi sul divanetto che dava le spalle al camino.
    - Beh, indubbiamente hai un sacco di ottime qualità. - commentò la ragazza.
    - Lo pensi anche tu quindi? -
    - Si, mi è bastato osservarti in questi pochi giorni per capirlo. -
    - Anche io ti ho osservata in questi giorni e mi sono accorto che sei più sveglia di quello che vuoi dare a vedere. -

Agatha lo scrutò intensamente.

    - Ah si? E da cosa l'hai capito? -
    - Dalle occhiate che mi indirizzavi. I tuoi occhi erano costantemente su di me nel tentativo di ammaliarmi, sembrava quasi volessi strapparmi via qualche pezzo. Anche io sono più sveglio di quello che sembra e ti assicuro che ne ho viste tante di ragazze che cercavano di rapirmi con lo sguardo. -

Agatha, o meglio Hye Jin, iniziava ad innervosirsi. Dove voleva arrivare? Aveva forse scoperto tutto?

    - Beh, è difficile non notarti... - sussurrò la ragazza.
    - Però tu, a differenza delle altre, mi piaci. Non hai cercato di metterti fra me e Kibum. Sei stata rispettosa e credo dovrei ringraziarti. - replicò Jonghyun con un filo di voce.

Hye Jin tirò un sospiro di sollievo. Non si era accorto di niente.

    - Ringraziarmi? Di cosa stai parlando? -

Il ragazzo le fece segno di sedersi accanto a lui. La bionda si sedette.

    - Credo che tu sia speciale...non ho mai visto nessuna come te. Sei diversa. - disse il ragazzo sfiorandole con il pollice il labbro inferiore - All'infuori di tutto, penso che tu sia in qualche modo pura. -
    - Penso che ti stia sbagliando... - ribattè Agatha.
    - Non parliamo più... - sussurrò il bruno.


Annullò la distanza fra di loro, le afferrò il volto con le mani e si avvicinò lentamente alle sue labbra.

    - No aspetta! Non possiamo fare questo a Kibum! - esclamò la bionda ritraendosi.
    - Kibum non lo saprà mai. Non ha bisogno di saperlo e di conseguenza, non soffrirà. -
    - Come puoi dire questo? Non è una buona idea. -
    - Si che lo è. È un'ottima idea, la migliore che possa venirci in mente ora e poi so che lo vuoi anche tu. - mormorò Jonghyun mentre lasciava che una sua mano entrasse dallo spacco profondo e si poggiò sulla coscia della bionda accarezzandola lentamente e stringendo piano la sua carne fra le dita.
    - Sono sempre stato abituato ad avere il meglio e il meglio sei tu. - sibilò il bruno avvicinandosi alla sua bocca deciso.

Questa volta Agatha non si ritrasse ma si lasciò andare a quel bacio che Hye Jin da tanto agognava.
Jonghyun non faceva altro che pensare a Kibum durante quel bacio, che immaginare il suo volto oltre le palpebre chiuse. Immaginava che le mani che s'insinuavano nella sua camicia toccavano i suoi addominali, fossero le sue.
Kibum restava, come sempre, il suo chiodo fisso.
E forse fu proprio il suo pensarlo insistentemente che accelerò i tempi o almeno a lui sembrò così. Mentre stringeva quella creatura infernale a sé, si sentì spingere dalla stessa con una forza fuori dal comune. Riaprì gli occhi e vide Agatha che dopo averlo spinto via si accasciava a terra con un urlo lacerante.
I ragazzi ce l'avevano fatta.



**


Dopo dieci minuti che Jonghyun era andato via, anche gli altri si alzarono e si allontanarono dal giardino, diretti in camera di Hye Jin.

    - Hyun Soo, quindi ne sei proprio sicura? - chiese Minho mentre si affrettavano a salire le scale.
    - Certo! Io e Jiwon abbiamo passato ore intere su quei libri! Se distruggiamo l'oggetto a cui tiene di più, la sua magia dovrebbe svanire o perlomeno i suoi effetti non saranno efficaci. - rispose la ragazza tenendosi la coda del vestito sollevata mentre saliva le scale.
    - Quindi cosa c'è di meglio del suo arcolaio, giusto?! - disse con un sorriso maligno Jinki.

Entrarono cautamente nella camera da letto della ragazza. L'arcolaio era al suo solito posto con il cesto ai suoi piedi.
Jinki e Minho facevano i pali alla base delle scale mentre Jiwon, Hyun Soo e Kibum erano entrati nella stanza. Taemin era andato a recuperare lo zaino, nascosto nella sua camera, al cui interno era conservato tutto il necessario per mettere in azione l'ultima fase del loro piano.

    - Quando si spiccia Taemin?! - sbottò innervosito Kibum.

Non passò molto che il ragazzo fece la sua comparsa.

    - Finalmente! - esclamò Kibum avvicinandosi mentre il più piccolo svuotava il contenuto dello zaino sul letto.

Hyun Soo e Jiwon afferrarono subito la legna e gli accendini mentre Kibum aveva preso l'ascia. Non aspettarono un minuto di più: Kibum iniziò a spaccare e spezzare in pezzi disuguali quel maledetto arcolaio aiutato da Hyun Soo mentre Jiwon accendeva il fuoco nell'enorme camino spento della stanza, per via della stagione estiva. Taemin dal canto suo aveva iniziato a frugare nei cassetti in cerca di gioielli: bracciali, anelli, collane e tutto ciò che poteva avere un qualche potere magico proprio come c'era scritto nel libro consultato dalle ragazze in biblioteca giorni prima. Nel mentre svuotava lo scatolo degli anelli, si ritrovò fra le mani un particolare anello rosso, rosso cremisi e notò che nella parte interna vi era raffigurato uno stemma sbiadito. L'anello aveva qualcosa di particolare, Taemin si sentì come intontito mentre lo fissava. Scosse il capo energicamente.


    - Tu sarai il primo ad essere distrutto. - sussurrò.


Dopo aver fatto a pezzi l'arcolaio, Jiwon aveva appiccato il fuoco con successo e Kibum e Hyun Soo iniziarono a gettarvi i pezzi di legno dentro che bruciavano in pochi secondi.
Taemin invece, preso il piccone aveva iniziato a colpire i gioielli in massa.
Quando anche l'ultimo pezzo dell'arcolaio bruciava fra le fiamme, i tre ragazzi rimasero a fissarlo con il fiato sospeso.



**


Agatha lo aveva spinto via con forza e accasciatasi a terra, lanciò un urlo raccapricciante. Jonghyun si era alzato in piedi e guardava con un misto di orrore, angoscia e disgusto, la ragazza a terra che continuava a urlare.


    - Il mio arcolaio... - sussurrò con voce spezzata - L'arcolaio della mia famiglia...-

Si sollevò da terra tremante e sotto gli occhi increduli di Jonghyun, il suo volto iniziò a crepare come terra vecchia e arida, i suoi occhi divennero scuri, le pupille si dilatarono, i capelli tornarono neri e si sciolsero dall'acconciatura in cui erano costretti facendo esplodere i fiori che li adornavano.
Si voltò verso Jonghyun e suoi occhi erano puro veleno tanto che Jonghyun credette che sarebbe caduto a terra morto.

    - Ve ne pentirete. - sussurrò con voce mortifera.

Le porte della sala “ Dorian Gray” si spalancarono nonostante fossero chiuse a chiave e Hye Jin si avviò verso l'uscita, sinuosa come un serpente ma allo stesso tempo forte come un uragano. Ad ogni suo passo, il pavimento si lesionava come se una mandria di buoi stesse calcando quel suolo. Al suo passaggio le finestre si spalancavano e i suoi capelli svolazzavano come mille serpenti e il suo vestito volteggiava vorticosamente. Jonghyun si affrettò a seguirla. Le cose stavano precipitando troppo velocemente, Hye Jin non sembrava aver perso tutti i suoi poteri.
Era diventata incredibilmente veloce e in un attimo la terribile ragazza si trovò all'imbocco delle scale che portavano alla sua camera. Minho e Jinki furono così sorpresi di vederla lì che non ebbero il tempo di dire o fare nulla ma in compenso, una forza invisibile sollevò entrambi da terra facendoli cozzare contro il muro per poi lasciarli a terra privi di sensi.
La porta della camera da letto si spalancò e i quattro ragazzi furono sorpresi di vederla lì davanti a loro.

    - Come avete osato piccoli insignificanti insetti?! Come avete osato distruggere l'arcolaio della mia famiglia?! Vi farò pentire di essere nati! - tuonò la donna con occhi lampeggianti.
    - Dov'è Jonghyun? - chiese Kibum che sembrava non temerla.

Hye Jin lo guardò e poi rise, una risata che faceva accapponare la pelle.

    - Jonghyun? Credo sia rimasto indietro, non credo si aspettasse di vedermi così arrabbiata. E scommetto neanche tu... -
    - Ti abbiamo scoperto Hye Jin, è finita. Vai via da questo palazzo e non farti rivedere mai più. - disse serio Kibum.
    - Pensi davvero di potermi dare degli ordini? Credi di essere nella posizione di darmi ordini? Lascia che ti dica una cosa, Key, non sei mai stato nella posizione di potermi dire quello che devo fare. -

Si avvicinò al castano in modo sensuale.

    - Sei inferiore. - sussurrò con un ghigno.
    - Inferiore io? No, sei tu che sei inferiore. Hai cercato di averci entrambi, di avere me e Jjong, intendo. Le hai provate tutte, hai cercato di ammaliarci in tutti i modi ma hai perso. Credi che non sappia che Jonghyun stasera ti ha baciata? Credi che non sappia che ti ha portata nella sala “Dorian Gray” per restare solo con te? E credi che non sappia che mentre baciava le tue labbra da meretrice infernale pensava continuamente a me? Oh si, Hye Jin-ah, hai perso. Hai perso fin dall'inizio. Hai fallito. - replicò Kibum con un sorriso.

Un lampo di ira attraversò gli occhi di Hye Jin e un'altra crepa comparve sul suo viso. Una ciocca dei suoi lunghi capelli serpeggiò in aria e si attorcigliò intorno al collo del ragazzo stringendo forte.

    - NO! LASCIALO! - urlò Hyun Soo gettandosi su di lei.

Hyun Soo non riuscì nemmeno a toccarla che venne sbalzata via contro la parete. Jiwon si precipitò al suo fianco e in quel momento Jonghyun fece la sua comparsa.

    - Non ti azzardare. - sibilò il bruno.

Hye Jin si voltò e allentò la presa sul collo del castano.

    - Jonghyun, alla fine mi hai raggiunto. Non ti aspettavo. - disse con un sorriso inquietante, goliardico.
    - Lascia andare Kibum. - disse il ragazzo senza toglierle gli occhi di dosso.
    - Vuoi prendere il suo posto? -
    - Non ti temo. -
    - Facciamo così Jonghyun, io lascio stare il tuo amore ma Taemin mi restituisce l'anello che ha in mano...mi appartiene. -
    - No. Non siamo sicuri che mi lascerà davvero andare, potrebbe uccidermi lo stesso...Taemin non darle quel maledetto anello. - disse Kibum.
    - Non preoccuparti Kibum, tu e Jonghyun morirete insieme. Non ho intenzione di separarvi. - disse la ragazza divertita.
    - Allora dovrai ucciderci tutti perchè non ti lasceremo far loro del male. - disse Jiwon risoluta.
    - Jiwon ha ragione. Nessuno di noi ti vuole qui...abbiamo pensato questo piano tutti insieme. Io e Jiwon abbiamo consultato insieme dei libri per liberarci di te...sappiamo tutto, ti abbiamo vista. - aggiunse Hyun Soo ancora seduta a terra.
    - Pensavate forse di restare incolumi voi?! - chiese glaciale la donna.
    - Faresti meglio ad andare via. - disse Jiwon mentre Taemin ne approfittava per raggiungere il piccone sul tavolo e distruggere l'anello ma sfortunatamente Hye Jin non era così ingenua.

Aveva avvertito Taemin muoversi e con la coda dell'occhio l'aveva scorto.

    - Dove credi di andare ragazzino?! - disse lapidaria.

Bastò uno schiocco di dita e una fiamma che ardeva nel camino acceso disegnò un cerchio concentrico nell'aria e dopo aver colpito il pavimento come una frusta di cuoio, lambì la caviglia di Taemin che cadde con un tonfo mentre l'anello rotolava via dalla sua mano.

    - Taemin! - urlò Kibum divincolandosi da quell'intreccio di capelli e gettandosi a terra per afferrare il più piccolo dalle braccia mentre la fiamma dardeggiante trascinava il ragazzo verso la grande bocca del camino. Hyun Soo e Jiwon urlarono e poi la prima corse in bagno per trovare dell'acqua mentre la seconda raggiunse Kibum sul pavimento e afferrò il ragazzo dalla vita nel tentativo di fermare quella desolante scivolata verso quella porta per l'inferno.

Hye Jin corse per afferrare l'anello che rotolava sul pavimento ma Jonghyun le si avventò addosso e lottò per impedirle di riprendersi l'anello. La spinse contro il muro e cercò di raggiungere quel maledetto gingillo con le urla di Jiwon e Kibum di sottofondo che incitavano Hyun Soo a fare presto ma la stessa forza che aveva sbalzato via Hyun Soo, colpì Jonghyun che sbattè contro l'unica finestra della stanza che si spalancò dietro di lui. Si sentì sollevare da terra, si aggrappò alla cornice della finestra mentre Hye Jin lo guardava fisso: stava cercando di farlo cadere di sotto.

    - JONGHYUN! - urlò Kibum nel panico.

Hye Jin si avvicinava al ragazzo, senza togliergli gli occhi di dosso come se la vicinanza aumentasse la sua forza. Jonghyun credette che sarebbe caduto dalla finestra ma quando la strega fu vicina fece la prima cosa che gli passò per la testa: afferrò Hye Jin per i capelli con la mano destra e con la sinistra afferrò il piccone lasciato sul tavolo lì vicino e la colpì con l'estremità sottile sul lato sinistro del volto. Hye Jin urlò di dolore e il contatto visivo svanì.
Stava per gettarsi infuriata su Jonghyun, con il volto sanguinante ma un paio di mani le tapparono gli occhi e le impedirono di lanciare incantesimi. Minho e Jinki si erano ripresi e si erano immediatamente fiondati nella stanza.

    - Stai ferma. - ringhiò Minho lottando contro la strega che opponeva resistenza.

Tuttavia Hye Jin riuscì ad afferrargli una mano e a morderla con denti particolarmente aguzzi, denti così affilati che entrarono in profondità lacerando la carne e sfiorando l'osso. Minho mollò la presa e lanciò un urlo. Nel punto in cui era stato morso c'erano una serie di buchi dai quali sgorgava sangue copiosamente. Nel frattempo Jinki si era chinato per raccogliere l'anello e fu la prima cosa che Hye Jin vide perchè si fiondò su di lui.

    - JAGI! - gridò una Jiwon senza forze che ancora reggeva Taemin per la vita.

Jinki non dovette neanche girarsi, afferrò il piccone caduto a terra e si voltò di scatto colpendo la ragazza sull'occhio destro.
Tutti trattennero il fiato, persino Hyun Soo che era appena tornata dal bagno e aveva gettato l'acqua sulla fiamma liberando così Taemin da quell'emissario infernale. Hye Jin barcollò tenendosi una mano sul volto mentre Jiwon corse verso Jinki e gli tolse l'anello dalle mani.

    - So cosa fare! - disse e corse via dalla stanza.

Tuttavia Jiwon non aveva fatto i conti con l'ira di Hye Jin. La strega si raddrizzò e in quel momento parve alta e spaventosa. Tutti rabbrividirono come se nella stanza fosse entrato un vento glaciale. Il volto di Hye Jin era pieno di crepe e sangue usciva fuori dalle sue ferite. Allargò le braccia e spalancò gli occhi. Tutti sussultarono: le sue orbite erano vuote e nere come la pece.


    - ADESSO BASTA! - urlò e la sua voce era profonda e priva di emozioni – NESSUNO DI VOI USCIRA' INCOLUME DA QUESTA STANZA. I GIOCHI FINISCONO QUA. -


Non ebbe neanche terminato di pronunciare queste parole che si udì un grido e una serie di tonfi.

    - Proprio come io non piaccio a te, tu non sei mai piaciuto a me Jinki. - disse mortifera voltandosi verso il ragazzo - Non ti preoccupare però, hai avuto quello che ti meritavi. -

    Jinki impallidì.

    - No, no...no...la mia Bea... - mormorò fuori di sé e si catapultò fuori dalla stanza.

Non aveva nemmeno sceso i primi gradini che scorse una figura riversa a terra. Jinki scese le scale di corsa e si precipitò accanto a Jiwon. La ragazza giaceva sul marmo priva di sensi come un passerotto argentato a cui hanno sparato in volo.

    - Jiwon! Jiwon! Jiwon rispondimi! Ti prego Jiwon, svegliati! - sussurrò disperato prendendola fra le braccia - Non farmi questo jagi, ti prego! Svegliati! -

Purtroppo però la ragazza non aprì nemmeno gli occhi. Continuò a giacere inerme fra le braccia dell'unica persona che aveva amato con tutta se stessa.

    - Ti prego Jiwon...ti amo! Apri gli occhi Bea... - la scongiurò mentre le lacrime sgorgavano a fiotti dai suoi occhi.

Hye Jin poteva avvertire il dolore di Jinki anche da lì. Sorrise compiaciuta mentre tutti erano paralizzati dalla nausea e dal terrore. Mentre Hyun Soo non ci pensò due volte e cercò di raggiungere Jinki ma la voce di Hye Jin la fermò sulla porta.

    - Tu dove credi di andare?! Per te ho in serbo una cosa migliore di una caduta dalle scale. - sibilò - Non avresti dovuto dirmi che tu e quell'altra povera idiota di Jiwon avete cercato informazioni per sbarazzarvi di una come me...faresti bene a tenere la bocca chiusa per un po', vero Minho? -
    - No, non lo fare - provò a dire il Choi ma era troppo tardi.
    Hye Jin alzò imperiosa una mano verso la ragazza, pronunciò parole incomprensibili e nella frazione di qualche secondo, Hyun Soo cadde a terra.

    - HYUN SOO! -

Minho urlò e le fu subito accanto.

    - Perchè? Perchè te la prendi con loro?! Sono io il tuo bersaglio, lascia in pace gli altri! Come puoi essere così crudele?! - gridò Jonghyun fuori di sé.
    - Oh ma tu non lo sarai meno di me. - replicò la strega con un sorriso diabolico - Tranquillo ce n'è anche per voi. -

Dette queste parole, assunse un colorito bluastro e con voce impersonale pronunciò ciò che Jonghyun e Kibum mai avrebbero dimenticato:


 

- Oh Kim Jonghyun, una spiacevole notizia ti favellerò

e così il tuo animo nel profondo cambierò.

Il tuo cuore non più in grado di battere sarà

nemmeno quando i suoi occhi il tuo sguardo incontrerà

Freddo sarà il sangue che al tuo cuore condurrà

e non più Sentimento scalfire ti potrà.

Questo è ciò che meriti per il tuo disprezzo

e chi ti ama ne pagherà il prezzo.

Bada bene però che la rossa orchidea ti potrà salvare

solo se il suo cuore riuscirai a scaldare.

Fa attenzione però perchè ella tua non è per certo

se il Giusto l'attirerà a se per il suo diletto

Per quattro stagioni lontana da tutti dovrà stare

se la rovina non vorrai incontrare.

Guardati intorno, silenzioso e splendente si nasconde l'imperatore

con le sue labbra morbide di more

Deleteria la sua venuta per te sarà

se il tuo orgoglio alle mie parole attenzione non presterà.

Inizia il tuo cammino se un destino crudele non vuoi per te

                                                                                                    O giovane, superbo e lussurioso re - .

 


Quelle parole rimbombarono una ad una nelle orecchie del bruno. Sentì la testa girare e quando Hye Jin smise di parlare un forte dolore lo colpì allo sterno costringendolo a piegarsi in due. Sentì Kibum chiamare il suo nome, poi più nulla. Fu come se il cuore diventasse improvvisamente gelido e gli venisse strappato via dal petto.
Taemin aveva assistito alla scena terrorizzato e incapace di muoversi. Era così spaventato che non riuscì a muoversi neanche quando Hye Jin gli si avvicinò e a un centimetro dalle sue labbra sussurrò: - Ci vediamo carino. - e lo baciò.
Fu come se gli avesse risucchiato via l'anima per un attimo, fu come se il gelo gli fosse entrato nel cuore e poi il nulla.
Quella sgradevole sensazione sparì con Hye Jin lasciandoli nel dolore e nella disperazione totale.
In una sola sera avevano perso tutto.
Taemin si guardò intorno: poco lontano da lui Jonghyun stava a terra rannicchiato con Kibum affianco, davanti alla porta Minho cercava di rialzarsi con Hyun Soo fra le braccia e alla base delle scale Jinki stringeva ancora Bea a sé come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
Taemin desiderava che quello fosse un incubo, un terribile incubo. Desiderò che Hye Jin non fosse mai arrivata, che non li avesse conosciuti, che non fosse mai esistita.
Taemin sapeva che niente sarebbe stato più come prima.


**


I giorni che seguirono furono i peggiori mai trascorsi nel palazzo di Chul Moo. Hyun Soo continuava a dormire, i medici non sapevano spiegarsi cosa avesse, dicevano che non sembrava neanche un coma comune e di conseguenza non sapevano cosa fare. Minho preferì riportarla al palazzo e passava la maggior parte del tempo accanto a lei. Jiwon invece si riprese dopo una settimana, si svegliò completamente ma non senza conseguenze: aveva perso la memoria. Non fu in grado di riconoscere nemmeno Jinki e sembrava dimenticare quel che faceva ogni giorno. Quando il giorno seguente Jinki tornava a trovarla nella clinica in cui soggiornava, Jiwon non ricordava che il ragazzo era andato a trovarla il giorno prima. Per lei erano tutti estranei ormai ma Jinki non si arrendeva, Jinki non la lasciava sola, Jinki andava a trovarla sempre.
Jonghyun invece era cambiato. Era sempre arrabbiato, parlava di rado e il suo sguardo brillante si era incupito. D'altronde non c'era da biasimarlo: non aveva neanche la consolazione di Kibum. Non potevano più stare insieme lui e Kibum. Non potevano più amarsi, non potevano toccarsi, non potevano stare da soli troppo a lungo e il suo cuore aveva smesso di battere. Se al posto dell'organo pulsante ci fosse stato un sasso sarebbe stata la stessa cosa. Jonghyun aveva rischiato di restarci secco l'ultima volta che aveva baciato Kibum, aveva rischiato di morire sul divano della “sala del pavone” e Taemin ebbe l'impressione che avrebbe preferito andarsene per sempre piuttosto che vivere quella vita.
Era una poco soleggiata ma molto ventosa mattina d'autunno quando Jonghyun comunicò a tutti il suo desiderio di lasciare il palazzo di Chul Moo. Nessuno ne fu più di tanto sorpreso, aveva smesso di esibirsi dopo quel tragico incidente e restare lì sarebbe stato inutile. Minho e Jinki dissero che anche loro volevano andarsene, volevano farsi una vita fuori di lì ma prima sarebbero passati a trovare i loro genitori. Kibum, dal canto suo, non avrebbe mai abbandonato Jonghyun, e fu molto risoluto nel dire che avrebbe seguito quello che gli altri decidevano. Per quanto riguardava Taemin invece, era stato indeciso sul da farsi ma poi pensò che gli avrebbe fatto bene allontanarsi da lì dopo un'esperienza così traumatica.
Chul Moo non provò nemmeno a convincerli a restare, si dimostrò comprensivo davanti a quella decisione e si mise a disposizione per qualsiasi cosa. Odette, che nei giorni successivi alla maledizione di Hye Jin, era stata molto vicina ai ragazzi e in particolare a Jonghyun, disse che se il bruno era interessato a una governante lo avrebbe seguito e si sarebbe presa cura di lui e della casa. Jonghyun aveva accettato senza nemmeno pensarci e così i ragazzi lasciarono per sempre quel posto magico, quel posto che affascinava chiunque sostasse sotto le sue finestre, davanti ai suoi giardini maestosi, quel posto che era stato una casa per tutti, quel posto in cui erano cresciuti e avevano fatto nuove esperienze. Il palazzo di Chul Moo era stato per loro un sogno bellissimo, un sogno splendente ma ognuno di loro sentiva nel profondo di doverlo lasciare, dovevano lasciare il palazzo perchè non erano più in grado di vedere i suoi colori brillanti, non erano più in grado di muoversi nei suoi corridoi, di esibirsi nella sala “The great Gatsby”, non erano più in grado di sognare fra le sue mura e questo si sa, è il requisito fondamentale per vivere in quel palazzo.

Il palazzo di Chul Moo era un sogno ad occhi aperti ma loro avevano conosciuto con brutalità il mondo reale, erano stati schiaffeggiati con violenza dalla realtà e nessuno di loro poteva permettersi di essere eterni in quel posto senza tempo quando oltre quei giardini il tempo scorreva inesorabile.

Lasciarono il palazzo insieme e insieme si voltarono a guardarlo con nostalgia. Stavano per cambiare vita per sempre, stavano abbandonando tutte le loro passioni ma l'unica cosa che contava era che erano insieme, uniti più di prima e non si sarebbero arresi, avrebbero lottato fino alla fine. Hye Jin non l'avrebbe avuta vinta. Sarebbero potuti passare venti, trenta, settanta anni ma sarebbero riusciti a spezzare la maledizione e l'avrebbero fatto insieme, come sempre.





      * Angolo di Natsumi213 *


Salve a tutti! ^^
Sono tornata con l'undicesimo e ultimo (ahimè!) capitolo sul passato! So di essere sempre in ritardo (lo so, dov'è la novità?! XD) ma la sessione estiva è un inferno e ci ho messo un po' ad aggiornare!
Dunque, questo capitolo ci mostra ciò che successe la sera che Hye Jin maledisse Jonghyun! I ragazzi avevano architettato anche anche un bel piano ma ovviamente contro l'ira di una strega c'è poco da fare. Ho preferito chiudere con un aspetto decisamente malinconico, come l'addio al palazzo e ai suoi fasti, però insieme anche determinato: i ragazzi non hanno nessuna intenzione di piegarsi a un destino imposto loro da Hye Jin e vogliono combattere. Per quanto riguarda il piano ho preferito mostrarvelo direttamente con le azioni che con la parte teorica perchè ho pensato facesse più effetto. Che altro dirvi? Sotto vi lascio le immagini degli outfit dei ragazzi e delle ragazze alla festa e poi ci tengo a dirvi che la foto di copertina mi ha fatto subito pensare all'idea che ho di Jiwon e quindi ho pensato di metterla come immagine di copertina visto che è l'ultimo capitolo sul passato! ^^ Ovviamente non sto nemmeno qua a dirvi che è un altro bellissimo disegno di Kushinov Ylya! <3
Poi vorrei scusarmi se nello scorso capitolo c'era qualche errore di distrazione ma mi deve essere sfuggito nonostante l'abbia riletto, questo perchè non c'era la mia Ninechka, che era rimasta sotto il sole in cortile (Ninechka you know! X'D), e che legge il capitolo in anteprima e vede cose che ai miei occhi stanchi sfuggono ogni tanto! Anyway, diamo il bentornato a Ninechka e ne approfitto per ringraziarla! <3 <3 <3 Thank you bebbi (?) (XD)! <3
Ovviamente ringrazio, con enorme piacere, Blakneco e lagartischa che hanno recensito lo scorso capitolo! <3 Grazie mille! <3 <3 <3
Ringrazio chiunque abbia letto e inserito la storia fra le preferite, le seguite e le ricordate! Grazie infinite, siete tutti carinissimi! <3 <3 <3 <3 <3
P.s. Ho saputo, ovviamente, che Taemin è a Milano per la Fashion Week, qualcuna di voi ha avuto il piacere di vederlo anche solo per 30 secondi?? <3 <3
A presto! ^^
Kisses! :*





Qui, come detto sopra, vi lascio gli outfit per i ragazzi:






(Questa foto di Key non sono riuscita a trovarla più grande!!)








Per quanto riguarda l'outfit delle ragazze invece vi lascio i link qui ( altrimenti facciamo la lista della spesa! XD) : Hye Jin, Hyun Soo e Jiwon.

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Capitolo 28
*** 28. Lui e lei ***


 









28. Lui e Lei




“ Era terribile e bella insieme. Il suo volto era perlaceo e affilato come quello di un serpente ricoperto di squame azzurre. Era come una regina del terrore mentre camminava sinuosa sul pesante pavimento che si crepava sotto di lei.”



“ Aveva il sorriso più gentile di tutti. Attendeva sempre che lei uscisse da quella porta intarsiata di pietre e non appena la vedeva, allargava le braccia come il sorriso e i suoi occhi, per riflesso, diventavano piccoli piccoli e sottili. Allora lei gli si catapultava fra le braccia e respirava più che poteva il suo profumo. Era il profumo che la perseguitava ogni notte nei suoi sogni, che la costringeva ad alzarsi e ad inseguirlo per corridoi pallidi e vuoti. Non erano i corridoi in cui lei abitava, non erano i corridoi variopinti pieni di quadri e di voci, erano asettici e silenziosi. Lui sapeva di buono, sapeva di bucato pulito accatastato nella ceste dei giardini di chi sa amare anche quando non ha più niente oltre uno spazio verde e una piccola casa. Lei ci sarebbe morta fra le sue braccia, sarebbe volentieri morta avvolta in quel profumo, sarebbe morta per quel sorriso.”



“ Lo aveva sentito piangere in una notte buia e senza stelle. L'aveva sentito piangere forte e chiamarla con tutta l'aria che aveva nei polmoni ma lei non aveva potuto raggiungerlo e allora aveva pianto insieme a lui, al quale si sentiva indissolubilmente legata come se le loro viscere fossero intrecciate e il loro cuore battesse allo stesso ritmo. Poi però il sole era tornato e tutto era sparito ma lei sognava ancora che lui potesse giungere per portarla via con sé.”



“ Poi c'erano giorni di insofferenza in cui il suo sguardo era puntato sempre fuori dalla finestra, in cui desiderava ardentemente sentire il tocco di lui sulla pelle e le sue labbra soffici contro il collo. A volte la notte sentiva i suoi occhi benevoli addosso. Sentiva la sua bocca fresca sulla fronte accarezzarle i capelli, la sua voce melodiosa cullarla.”



Jinki strinse il quaderno fra le mani. Jiwon appuntava su quel quaderno tutto quello che la notte sognava, ogni volta gli diceva che da quei sogni avrebbe voluto scrivere una storia e ogni volta gli diceva che il ragazzo dei suoi sogni era uguale a lui. Jiwon sognava ricordi del passato il più delle volte, sognava il palazzo di Chul Moo e i loro momenti insieme.


    - Lei sogna continuamente di lui e desidera incontrarlo fortemente...s'incontrano ogni notte nei suoi sogni. Non è una bella storia d'amore? Atipica, certo, però bella. - disse la ragazza curando i fiori sul balcone.


Jinki annuì e sorrise mentre un brivido freddo gli percorreva la schiena. L'infermiera gli aveva spesso raccontato che, a volte, Bea si svegliava nel cuore della notte credendo di inseguirlo. Ovviamente il giorno seguente, lei credeva che fosse stato tutto parte dei suoi sogni.

In quel momento Jinki si sentì afferrare la mano con delicatezza. Alzò il suo sguardo e incontrò quello di Jiwon. Stava per chiederle cosa volesse dirgli quando la ragazza, improvvisamente, gli scoccò un bacio sulla guancia. Jinki ne rimase sorpreso, non si aspettava una cosa del genere, non lo aveva mai fatto da quando era lì. Poi prima che potesse dire qualcosa, la ragazza rise e si rifugiò imbarazzata nella stanza. Il bruno sorrise fra sé e rientrò nella camera, consapevole che il giorno dopo Bea si sarebbe dimenticata di lui, come sempre da quel maledetto giorno in cui era caduta dalle scale e aveva perso la memoria.

Bea si era seduta al tavolino della sua stanza e sorridente, gli faceva segno di avvicinarsi e Jinki non potè fare altro che obbedire desiderando come non mai di portarla via da lì proprio come il ragazzo dei sogni della nuova protagonista di Bea. Quante cose aveva in comune con quel ragazzo che la notte sorvegliava la sua Bea; si diceva che quando la notte non si chiude occhio è perchè si è svegli nei sogni di qualcun altro e Jinki avrebbe preferito passare tutte le notti della sua vita insonne, se così gli sarebbe stato permesso di stare accanto a Jiwon.




**



Jorinde ci mise qualche secondo per ricordarsi perchè si trovava nuda nel letto di Jonghyun al suo risveglio, poi le immagini della sera prima le ritornarono alla mente. Lei e Jonghyun erano andati a letto insieme senza pensarci neanche troppo. Era stata la sua prima notte con qualcuno ma Jorinde non si sentiva in imbarazzo, neanche un po' mentre guardava con occhi sognanti il ragazzo dal viso bello profondamente addormentato. Voleva accarezzargli il viso ma temeva di svegliarlo, quindi sgattaiolò fuori dal letto e andò a lavarsi e a vestirsi, le sarebbe dispiaciuto svegliarlo, in quei giorni stava lavorando parecchio per la festa dell'anniversario del palazzo ed era molto stanco. Una volta scesa in cucina pensava di essere sola ma una voce la fece sobbalzare.


    - Già in piedi? - .
    - Odette! Mi hai spaventato! - esclamò la ragazza rimettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio che era sfuggita alla sua crocchia.
    - Scusa! Ero andata a svegliarti prima ma non eri in camera tua..non hai dormito nella tua stanza? - chiese la donna divertita.
    - Come? No...cioè si...e-ero in bagno... - balbettò la rossa senza tuttavia guardarla negli occhi.
    - Ah si? Strano, sai...sono andata a svegliare Jonghyun, come mi aveva chiesto ieri sera, e ha chiesto di te appena sveglio... - mormorò di rimando frullando le banane.
    - Ah...mi avrà sognata... - sussurrò desiderando di infilare la testa nel frullatore insieme alle banane.


Odette sorrise divertita. Jorinde arrossì. Lo aveva capito, aveva capito che lei e Jonghyun avevano dormito insieme.

    - Buongiorno! -


La voce di Jonghyun la fece sobbalzare.

    - Oh sei già qui! - lo salutò gioviale Odette.
    - Jae Hyun? -
    - E' andato a ritirare le stoffe che avevi ordinato. -
    - Potevo andarci anche io, non c'era bisogno che andasse. -
    - Non ti preoccupare, l'ha fatto perchè sa che sei stanco. -
    - Ci sono stati giorni in cui sono stato più stanco. -
    - Non fare storie Jonghyun-ah! Siediti e fai colazione con noi. -

Il ragazzo si lasciò cadere sulla sedia e i suoi occhi si posarono inevitabilmente sulla schiena di Jorinde.

    - Guarda che il buongiorno valeva anche per te. -
    - Oh si, scusa. Stavo spalmando la marmellata sulle fette biscottate - mormorò la ragazza.
    - Lascia perdere le fette biscottate! Ci sono già anche a tavola! - sghignazzò Odette.
    - Beh, potevi dirmelo prima - borbottò la ragazza sedendosi a tavola e portando comunque con sé le altre fette biscottate.


Jonghyun la guardava divertito.

    - Stai bene? - chiese prendendo una fetta biscottata ricoperta d'albicocca.
    - Non dovrei? -
    - Hai una faccia!-

Odette ridacchiò.

    - Oh Odette piantala! - sbottò imbronciata la più piccola.
    - Scusami Jo ma sei così trasparente! - esclamò la donna.
    - Non è vero! Sei tu che sei maliziosa... -
    - Jorinde! Hai usato il mio shampoo! - disse ad un tratto Jonghyun con il naso nei suoi capelli.
    - Ah! Allora avevo ragione, non hai dormito nella tua stanza... - sussurrò la giovane donna concentrata sul suo frullato alla banana.
    - Jonghyun! - protestò la rossa indignata.
    - Che ho detto? - chiese con finta innocenza il maggiore.

In quel momento rientrò Jae Hyun con qualche busta colorata ma ciò non bastò per salvare Jonghyun dalle occhiatacce di Jorinde. Per tutta risposta Jonghyun le fece l'occhiolino e le sfiorò una gamba sotto il tavolo.

    - Ho ritirato le stoffe. - canticchiò Jae Hyun.
    - Grazie Jae Hyun, vengo a darci un'occhiata in salone. -
    - Vengo anch'io! - si affrettò a dire Jorinde che non aveva nessuna voglia di restare lì a farsi prendere in giro da Odette e probabilmente Jae Hyun.

La rossa aiutò Jonghyun a tirare fuori dalle buste le stoffe colorate e a dispiegarle sul tavolo.

    - Queste per cosa sono?- chiese la ragazza.
    - Per decorare le sedie. -
    - Davvero? Potresti fare il wedding planner! - sghignazzò la più piccola.
    - Io direi di eliminare quella bianca - replicò Jonghyun ignorando la sua battuta.
    - Secondo me anche quella viola! -
    - Quale ti piace? - chiese a quel punto il ragazzo.
    - Quella azzurra! -
    - Quella verde no? -
    - Si ma azzurra è più bella. Anche il tessuto mi piace di più! -
    - Io sono indeciso. -
    - Fra quella verde e quella azzurra? -
    - No, se continuare a guardare queste stoffe o baciarti senza ritegno. - rispose semplicemente Jonghyun.

Jorinde lo guardò stupita, non si era ancora abituata a sentirgli dire queste cose.

    - Beh, dopo stanotte non credo di scandalizzarti dicendoti una cosa del genere... - sussurrò con un sorrisetto.
    - Oh beh no ma è strano sentirti dire queste cose... -
    - E tu cosa scegli? -
    - Mmmmhhh...la stoffa azzurra! - esclamò la ragazza che, per cambiare discorso, afferrò la stoffa e gliela mostrò con aria vittoriosa.

Jonghyun la guardava serio.

    - Io quella rossa! -
    - Non c'è quella rossa! -
    - Oh si invece! - sussurrò il ragazzo afferrandola dolcemente da dietro il collo e baciandola contro il tavolo.

In un modo o nell'altro Jonghyun trovava sempre il modo di fregarla ma la cosa non le dispiaceva. Sorrise contro le sue labbra allacciandogli le braccia al collo e mollando la stoffa che comunque rimase incastonata fra loro due.

    - Ti sei pentita per questa notte? - chiese poi con un filo di voce lui.
    - Assolutamente no - rispose lei mordicchiandogli il mento affettuosamente.
    - Sei timida però.-
    - Colpa di Odette...ha capito tutto quella e si diverte a prendermi in giro - bofonchiò la più piccola abbracciandolo per la vita.
    - Il punto è che è divertente prenderti in giro! - esclamò il maggiore accarezzandole i capelli.
    - Non è giusto, mi prendete tutti in giro! Anche i ragazzi- ma subito s'interruppe mordendosi la lingua.
    - Come? Ragazzi? Quali ragazzi? - chiese Jonghyun perplesso.


Cazzo, sono proprio una stupida!


    - I ragazzi...i ragazzi...del palazzo di Chul Moo. Mi prendevano in giro anche loro, in buona fede però! - si affrettò a correggersi Jorinde mascherando la sua ansia.


Jonghyun la scrutò per un attimo e poi sorrise.


    - Sei adorabile! Sarà per quello. - la punzecchiò.
    - Non è un motivo per prendervi gioco di me! - ribattè Jorinde cercando in tutti i modi di allontanarsi dall'errore madornale che stava per compiere.
    - Si invece! Allora, abbiamo deciso azzurro? - chiese ad alta voce staccandosi dalla ragazza.
    - Io si! Tu non hai scelto però. -
    - Se a te piace azzurro, faccio le decorazioni delle sedie azzurre. -


Jorinde sorrise e lo abbracciò da dietro stringendolo forte.

    - Vuoi farmi saltare una costola? - chiese il ragazzo ripiegando le stoffe.
    - Non lamentarti, è affetto! -
    - Ah si? Effettivamente io ne ho bisogno e a tal proposito...stanotte dormirai di nuovo da me? - chiese con malizia Jonghyun.
    - Pervertito screanzato! - lo rimbeccò la ragazza sghignazzando, tuttavia, tra sé.


I giorni che seguirono trascorsero nella più totale armonia. Jonghyun aveva molto da fare con i preparativi e quando poteva Jorinde lo aiutava volentieri e a volte lo sorprendeva portandogli coppe di gelato e regalandogli baci che sapevano di fragola. Jonghyun, dal canto suo, rapiva la ragazza nei corridoi in penombra per lasciarle segni rossi e poco più scuri sul collo lungo. Si amavano giorno dopo giorno, come se fosse la normalità, come se fosse abitudine. Si amavano notte dopo notte scambiandosi il loro profumo e riscaldando l'ambiente circostante nonostante le finestre aperte.


    - Dove vai? - chiese Jorinde una mattina come un'altra mentre lo vedeva sistemarsi la maglia.
    - Ho una questione da sistemare con un mio amico a lavoro - rispose semplicemente lui.
    - E i preparativi per la festa? -
    - Torno subito. Nel frattempo, se vuoi aiutarmi, puoi dare un'occhiata ai fiori con Odette. Sono certo che sceglieresti dei bellissimi fiori. -
    - Oh...va bene. -
    - Che c'è? Già ti manco? - la schernì il ragazzo.
    - No, non è questo! È che non mi avevi detto che stamattina uscivi. -
    - Torno subito Jo. - ripeté ancora il ragazzo e prima di andarsene le diede un bacio a fior di labbra.



**


Minho era stanchissimo per via del viaggio e quando gli dissero che doveva attendere perchè Jonghyun non era presente in albergo, non fece storie e si abbandonò sulla poltrona morbida dell'ufficio dell'amico. Si massaggiò la testa e chiuse gli occhi. Parlare con il padre di Hyun Soo non era stato affatto facile. Il signor Park pretendeva che gli portasse sua figlia in casa senza capire che spostandola da quel “sudicio luogo”, a detta sua, le avrebbe garantito morta certa. A Minho non piaceva parlare con lui e odiava fargli notare che era stato lui ad allontanarsi dalla figlia quando le aveva dato, neanche troppo indirettamente, della prostituta davanti a tutto il palazzo di Chul Moo. Fatto sta che alla fine di quello spiacevole incontro, nessuno dei due ne era uscito vittorioso e ora lui stava accasciato su quella poltrona con un mal di testa incredibile e il pensiero fisso su Hyun Soo, da cui voleva tornare il prima possibile.


    - Ne devo dedurre che è stato un incontro seccante - disse Jonghyun entrando nel suo ufficio.


Minho aprì gli occhi.


    - Seccante è dire poco. È come parlare con un muro. Poi il viaggio mi ha dato il colpo finale. -


Jonghyun sorrise amaramente.


    - Vuoi qualcosa da bere? - chiese avvicinandosi al vassoio dei liquori.


L'amico annuì.


    - Non ti preoccupare, non ti tratterrò a lungo, ti faccio tornare subito da Hyun Soo – disse pacato Jonghyun versando un liquido beige in due bicchieri pesanti di vetro.


Era come se l'amico gli avesse letto nel pensiero.
Prese il bicchiere che gli era stato porto e ne bevve un sorso. Jonghyun gli si sedette affianco.


    - Senti Minho, quello che sto per chiederti ha per me molta importanza. Sai, l'eredità dei miei genitori è così vasta che dovrei possedere il dono dell'ubiquità per controllarla tutta. Fino ad ora ho fatto il possibile ma sono davvero stanco e non ce la faccio più a reggere tutto da solo. Ho bisogno di un uomo di fiducia e io ho pensato a te. Mi fido ciecamente di te e voglio chiederti di aiutarmi - disse Jonghyun con ancora il bicchiere mezzo pieno.

Minho lo guardava incredulo.

    - Non guardarmi con quella faccia. Senti, voglio che tu diventi mio socio. Ti cedo metà dei miei alberghi, sono dodici su tutto il territorio, vorrei che sei fossero sotto la tua supervisione...non dirmi di no, ho bisogno del tuo aiuto. Dimmi che accetterai. -

Minho continuava a guardarlo senza dire niente.

    - Jonghyun io ti ringrazio tanto ma è la tua eredità, non posso...insomma i tuoi genitori hanno lavorato sodo...io... - provò a dire il ragazzo.
    - Appunto perchè hanno lavorato sodo ti sto chiedendo aiuto. Non credo che a lungo andare riuscirei a mantenere dodici alberghi, potrei non affidargli all'uomo giusto e rovinare tutto. Non saprei davvero a chi altro chiedere. Jinki ha la libreria e poi tu sei perfetto, non dirmi di no Minho-ah. - sussurrò il più grande stringendogli il braccio.
    - Tu lo sai che ti aiuterei anche se dovessi affrontare il Pacifico a nuoto... -
    - Allora, se non vuoi rispondermi subito, promettimi almeno che ci penserai! -
    - Va bene, ci penserò. -


Jonghyun sorrise e si lasciò andare anche lui sulla poltrona.

    - So che farai la scelta giusta. -

Minho lo colpì affettuosamente sulla spalla.

    - Allora, mr. Kim, come vanno i preparativi per questa festa? - chiese stancamente.
    - Procedono. Piuttosto voi verrete, vero? -
    - Ovviamente. Non ce ne perdiamo una. È l'anniversario del palazzo di Chul Moo! -
    - Cercherò di essere all'altezza delle feste che il signor Jung era in grado di organizzare.-
    - Lo sarai sicuramente. - lo rassicurò il castano - ah senti Jjong, vorrei portare con noi anche la nuova ragazza che lavora in libreria, Didi, le piacerebbe sicuramente venire alla festa - disse Minho recuperando un po' di energia.
    - Certo, va benissimo. Chissà se riesco a vederla finalmente! -
    - E' adorabile! La troverai sicuramente carina! É europea ma parla coreano benissimo! -
    - Ah si? Di dov'è? - chiese interessato il maggiore.
    - E' tedesca, del Niedersachsen. -
    - Tedesca? Si chiama Didi, hai detto? - chiese ancora Jonghyun pensando a che grande coincidenza fosse il fatto che sia lei che Jorinde fossero della stessa regione, magari anche lei stava al palazzo di Chul Moo prima, magari si conoscevano.
    - Si ma Didi è il soprannome che le abbiamo dato noi anche se Jinki hyung si ostina a chiamarla Dede, il suo vero nome è Jorinde. - rispose Minho con un sorriso.






Jorinde?






Jonghyun credette di non aver sentito bene.


    - Come? - sussurrò con un filo di voce rizzando la schiena.
    - Jorinde! Aspetta, ho una foto, te la faccio vedere. -


Jonghyun cercò con tutte le sue forze di scacciare il pensiero che quella tipa e Jorinde potessero essere la stessa persona mentre Minho armeggiava con il telefono. Non potevano essere la stessa persona, la sua Jorinde non usciva di casa, restava con Odette e Jae Hyun tutto il giorno, non sarebbe potuta uscire di casa.


    - Eccola, è la ragazza rossa ovviamente - disse il più piccolo mostrando la foto al maggiore.


Jonghyun avrebbe voluto cavarsi gli occhi piuttosto che guardare la foto che Minho allegramente gli porgeva.
Jonghyun sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé non appena posò gli occhi su quella foto. Era una foto di gruppo, Jorinde stava in mezzo a Kibum e Taemin e sorrideva a denti scoperti.

Avvertì il suo cuore perdere un battito, poi un altro e poi un altro ancora.
Chiuse gli occhi aggrappandosi al bracciolo.


    - Jonghyun stai bene? - chiese allarmato Minho.
    - Si, sto bene...era solo un giramento di testa - rispose il ragazzo.
    - Sicuro? Sei pallido. -
    - Si, tranquillo Minho. Sto bene. -


In realtà, sentiva che il suo sangue si era gelato nelle vene.


    - Guarda che posso riaccompagnarti a casa se non stai bene. -
    - Sto bene Minho, non farti problemi. Piuttosto tu torna a casa a riposare, si vede che sei stanco, io torno da solo, sono perfettamente in grado. -


Il minore si alzò poco convinto intascando il cellulare.


    - Ah comunque, Minho-ah! Bella ragazza. - commentò Jonghyun con un sorriso freddo come il ghiaccio.

Il castano sorrise e uscì dall'ufficio chiudendosi la porta alle spalle.


Gli occhi di Jonghyun avevano assunto un'espressione dura mentre le sue dita si torturavano il labbro inferiore.



Jorinde gli aveva mentito, Jorinde lo aveva ingannato, Jorinde gliel'aveva fatta sotto il naso.
Jae Hyun ed Odette l'avevano aiutata, non ci sarebbe mai riuscita senza di loro.
Minho, Jinki e Taemin erano probabilmente digiuni della verità. Non avevano mai visto Jorinde, quindi non potevano sapere che la ragazza che lavorava con loro era la stessa che dimorava in casa sua ma Kibum...Kibum lo sapeva. Kibum l'aveva vista.



Kibum invece di rispedirla da lui, l'aveva aiutata.




Kibum l'aveva coperta.




Strinse il pugno sinistro.



Era tutto perduto.



Sferrò con forza un calcio al tavolino che aveva di fronte.

L'avevano pugnalato alle spalle, uno dopo l'altro.
Come avevano potuto fargli una cosa come quella? Come avevano potuto tradirlo così?
C'era rimasta una sola soluzione, la più spiacevole di tutte.

Si alzò lentamente dalla poltrona e si affacciò alla finestra.




Perchè lo stavano costringendo a fare una cosa come quella? Loro sapevano benissimo cosa sarebbe potuto succedere.

Avrebbe voluto urlare e invece decise di prendersela con il vassoio di liquori. Si voltò di scatto e spazzò via bottiglie e bicchieri con un colpo del braccio calciando poi il vassoio a terra.
Si morse il labbro così forte da farlo sanguinare.
Nel silenzio della stanza udì un flebile vibrare. Era il suo cellulare. Il nome di Taemin era comparso sul display.





**



Erano giorni che Taemin non usciva di casa, erano giorni che non aveva voglia di vedere nessuno. Aveva tradito uno dei suoi migliori amici senza neanche accorgersene. Jonghyun era come un fratello per lui, un fratello maggiore che da sempre guardava con ammirazione, da cui aveva imparato tanto.



Come avrebbe fatto a dirgli che l' Imperatore era lui? Come avrebbe fatto a spiegargli che aveva il nemico in casa?



Doveva dirglielo sempre se Kibum non l'avesse già fatto. Non avrebbe fatto la figura del vigliacco. Avrebbe chiamato Jonghyun e gli avrebbe confessato la verità e poi sarebbe andato via dove non avrebbe più potuto fare del male.


Prese deciso il cellulare e digitò il numero dell'amico.


Uno squillo.


Forse non avrebbe risposto.


Due squilli.


Magari era impegnato.


Tre squilli.


Sapeva già tutto e non voleva vederlo né sentirlo.


Quattro squilli.


Lui avrebbe fatto lo stesso.



    - Pronto? -


Taemin sentì il cuore sprofondare non appena udì la sua voce. Quasi quasi avrebbe preferito che non rispondesse.


    - Ciao hyung, sono io. Senti, devo parlarti. Puoi venire da me? -


Il suo tono di voce era spento. Jonghyun esitò per un attimo.


    - Certo. Arrivo subito, Taemin. -


Il moro posò il cellulare sul tavolo. Stava facendo la cosa giusta...si, era così.





Jonghyun uscì velocemente dall' ufficio.
Perchè Taemin lo aveva chiamato? Sapeva dunque qualcosa che voleva rivelargli?
Non gli era sembrato esattamente felice al telefono.

    - Signore, ha lasciato le porte aperte- provò a dire una piccola cameriera con voce flebile ma s'interruppe non appena gli occhi freddi e duri di Jonghyun si posarono su di lei.

La poveretta chinò il capo sentendosi in soggezione sotto quello sguardo inquisitore.


- Ti stavo cercando. Dove diavolo eri finita? - le chiese cercando di controllare la voce - lascia perdere! Vai nel mio ufficio, lava e spolvera. Dopo che hai finito chiudi a chiave, consegnale poi a Minhyuk e digli di riportarle a casa mia. Chiaro? -
- Si, signore - mormorò la ragazza.
- Bene. Adesso muoviti - replicò il ragazzo allontanandosi poi a grandi passi.


La piccola cameriera lo guardò allontanarsi.
Era nuova, era arrivata qualche settimana prima e non aveva mai avuto a che fare prima di allora con Jonghyun. Nel paese le avevano detto che era un tipo strano e sinistro, in hotel invece le avevano detto che in realtà non era male e che trattava tutti con educazione e rispetto. Non aveva mai saputo a chi credere ma visto il suo primo incontro con il suo datore di lavoro, forse la gente del paese non aveva poi torto.
Sospirò ed entrò nell'ufficio e quando vide il macello che c'era a terra per poco non lanciò un grido.



Kim Jonghyun era davvero terribile.



**

Jonghyun salì in macchina e si diresse verso casa di Taemin.
Non poteva crederci. Tutto quello che si era costruito stava per sgretolarsi sotto i suoi piedi.


Ora capiva. Era tutto così ovvio.

    - Non è giusto, mi prendete tutti in giro! Anche i ragazzi -”


I ragazzi.
I ragazzi erano i suoi amici.
E quella volta che Kibum era andato da lui, quella mattina in cui lo aveva contattato per la sua chiave andata persa, era la stessa mattina in cui li aveva sorpresi a parlare di Jinki.


Come aveva fatto a essere così cieco?
Vero anche che erano stati molto bravi a non farsi beccare. L' avevano messo nel sacco, ingannato fino all'ultimo.


Ecco perchè la sua trasformazione non si era completata. Ecco perchè la maledizione non si era spezzata.
Jorinde gli aveva disubbidito, i suoi amici di sempre lo avevano ingannato. Jorinde era uscita nonostante il suo divieto e qualcosa doveva essere successo, qualcosa che aveva causato disordine nell'equilibrio che si era creato.


E ora come nelle tragedie shakespeariane qualcuno doveva riportare l'ordine nel mondo messo a soqquadro, qualcuno doveva agire e non sarebbe stato per il meglio.
Si fermò davanti casa di Taemin, era arrivato. Scese lentamente dalla macchina con la sensazione che qualsiasi cosa l'amico volesse dirgli, non era nulla di buono.












          * Angolo di Natsumi213 *


Salve a tutti! ^^
Scusate il grande ritardo ma questo è stato un periodo pienissimo ma finalmente ho concluso la sessione estiva! ^^ ergo, ho un po' di tempo per dedicarmi pienamente alla storia e non dovrete più aspettare settanta ere geologiche per avere un capitolo! <3 XD
Dunque siamo tornati nel presente dopo aver concluso con lo scorso capitolo il nostro excursus sul passato. Inizialmente abbiamo una situazione un po' malinconica con Jinki in clinica da Jiwon e subito dopo il bel quadretto formato da Jorinde e Jonghyun ma le cose precipitano quando Minho, inconsapevolmente, rivela l'identità della nuova ragazza della libreria che scopre poi essere Jorinde. Con poche e semplici parole Minho ha fatto crollare il lavoro di tutti questi capitoli e il duro lavoro di Kibum e gli altri di tenere nascoste le fughe di Jorinde! XD
Ad ogni modo Jonghyun non sembra averla presa troppo bene dando sfogo alla sua rabbia all'interno dell'ufficio e trattando duramente una povera cameriera. E poi la telefonata di Taemin che ovviamente non presagisce nulla di buono.
Allora, ci tengo ad informarvi che la storia sta volgendo al termine, siamo a circa quattro/cinque capitoli dalla fine. Ad essere sincera mi dispiace terminare la storia, mi piace scrivere e adoro scrivere “ The blue Rose”! <3 <3
L'immagine di copertina è sempre un disegno della bravissima Kushinov Ylya! <3
Ah e un'ultima cosa, il titolo “ Lui e Lei” fa riferimento a tutte le coppie che direttamente (Bea e Jinki, Jonghyun e Jorinde) o indirettamente (Minho e Hyun Soo) compaiono nel capitolo, riprendendo i “protagonisti” della “storia” di Jiwon!
Comunque non penso di dover dire altro in merito al capitolo! XD Quindi passo ai ringraziamenti. Ringrazio lagartischa e Blakneco per le bellissime recensioni! Grazie mille! <3 <3 Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite, le seguite e le ricordate! Grazie a tutti voi che avete letto lo scorso capitolo! Grazie mille! <3 <3 < 3 <3 <3
Grazie poi a Ninechka che, come sempre, legge il capitolo in anteprima e mi dice sempre la sua! Grazie teshoro! <3
Bene, a presto amorevoli! XD ^^
Kisses! :*



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Capitolo 29
*** 29. Diviso in due ***


N.B. La parte scritta in corsivo è un piccolo flashback! ^^ Buona lettura! ^^

29. Diviso in due




    - Ma quando torna Jonghyun? Mi ha detto che sarebbe ritornato subito - disse ad un tratto Jorinde guardando l'orologio perplessa.

Era ormai fuori da un paio d'ore.

    - Si saranno fermati a mangiare qualcosa, non preoccuparti! - la rassicurò Odette con noncuranza.

Jorinde stava quasi per scrivergli un messaggio quando udì la porta d'ingresso scattare. Seduta sulla poltrona si voltò raggiante verso la porta del salone in attesa di vederlo comparire. Non appena lo vide affacciarsi, la rossa saltò dalla poltrona e gli saltò letteralmente in braccio. Lo strinse con entusiasmo e Jonghyun avrebbe preferito morire.

    - Iniziavo a preoccuparmi, mi avevi detto che saresti tornato subito - biascicò la più piccola contro la sua spalla.
    - Scusa...non mi ero accorto dell'ora. - replicò Jonghyun accarezzandole la schiena e facendo uno sforzo per non iniziare ad urlare.
    - Non ti preoccupare...sono felice che tu sia tornato! -


Non sai quanto lo sono io...

Pensò sarcastico il maggiore.

Jorinde si staccò da lui e si diresse verso il tavolino, pronta a fargli assaggiare i dolcetti al cocco che aveva imparato a fare con Odette quando Jonghyun disse: - Odette vado nello studio, chiamami per cena - .
Il ragazzo scomparve in un attimo e Jorinde rimase interdetta con il piatto in mano.
Si era dileguato in un minuto senza neanche darle il tempo di salutarlo. Ci aveva messo un sacco a fare quei dolcetti e non si sarebbe data pace finchè Jonghyun non gli avesse assaggiati.






**




Jonghyun sapeva di doversi controllare, non poteva esternare ciò che provava in quel momento quindi aveva preferito andarsene. Quando Jorinde lo aveva abbracciato al suo ritorno, si era sentito morire e gli erano cresciuti dentro sentimenti contrastanti: da un lato la rabbia e la disperazione avrebbero voluto spingerla via, dall'altro il suo cuore avrebbe voluto intrappolarla, egoisticamente, dentro di sé per sempre.
Cercava di concentrarsi sulle carte che aveva davanti ma proprio non gli riusciva. Si sentiva ancora confuso, era come vivere un incubo, la sua peggiore paura era diventata realtà. Poi, come se non bastasse, il suo incontro con Taemin non aveva giovato al suo stato. Ce lo aveva perennemente davanti agli occhi, in quello che sembrava un quadro surreale di un'angosciante storia dell'orrore. Mollò di colpo le carte e voltò la sedia girevole verso la finestra dando le spalle alla porta. Si era aspettato di tutto mentre si dirigeva da Taemin meno quello che il ragazzo gli aveva rivelato. Non poteva essere vero, era tutto troppo assurdo. Cercava di scacciare con tutte le sue forze le parole e le azioni che invece si susseguivano nella sua testa come se fossero inserite in un vecchio registratore.
Fermo nella sua mente il volto colpevole di Taemin non appena aveva varcato la soglia della sua casa. Jonghyun chiuse gli occhi con la testa reclinata di lato.


**


    - Sei arrivato prima del previsto. -


Questa fu la prima cosa che Taemin gli disse non appena lo vide.


    - Ero nei paraggi. -
    - Lavoro? -
    - Ho visto Minho. -
    - Davvero? -
    - Si. Era da tempo che non lo vedevo. È stata una sorpresa. -


Taemin annuì e gli indicò con la mano la sedia di fronte alla sua. Jonghyun si sedette e guardò bene il moro in faccia. Sembrava davvero stanco, spossato...quasi malato, a giudicare dal sottotono delle sua pelle. Aveva le occhiaie e gli occhi vitrei, vuoti. Era come se avesse perso la voglia di vivere, abbandonato su quella sedia da chissà quanto tempo.

    - Taemin, stai bene? - chiese il ragazzo preoccupato.
    - Si, io si...tu no. -

La sua risposta lo spiazzò.


Cosa voleva dire?
Jonghyun lo guardò perplesso, con gli occhi leggermente spalancati.


    - Come? - mormorò.
    - Non so dove stia trovando il coraggio per dirti ciò ma sento che una forza più forte di tutte, più forte di quella che mi ha dominato fino ad ora, mi spinge a confessarti tutto, a dirti anche quello che da poco mi è stato rivelato - sussurrò con voce flebile.
    - Di che stai parlando Taemin? -
    - Tu sei come un fratello per me...io...mi addolora così tanto che vorrei strapparmi il cuore e gettarlo via... -


Jonghyun iniziava a preoccuparsi sul serio. Taemin, con le sembianza di un morto, lo fissava senza espressione mentre la sua voce tremava sotto ogni sillaba che pronunciava.


    - Taemin, io credo che tu debba riposarti...non hai per niente una bella cera. Forse non è il caso che tu stia solo - disse il maggiore afferrandogli una mano.
    - Non affannarti troppo per me...io ti ho tradito – sibilò e ritirò la mano come se si fosse scottato o temesse di attaccargli qualche malattia contagiosa.


Tradito? Cosa diavolo stava blaterando?


Jonghyun deglutì.


    - Che stai dicendo? -
    - Io...io sono chi ti ha fatto del male. Sono io, Jonghyun. Sono io l'imperatore...sono io che ho distrutto ogni tua possibilità di salvezza. La colpa è mia...è tutta colpa mia. La maledizione non avrà mai fine perchè io ho baciato Jorinde. -

Jonghyun ebbe l'impulso di afferrare uno dei coltelli della cucina e trafiggersi con esso.
Le sue orecchie si rifiutavano di ascoltare quelle parole.

    - Non può essere possibile... - sussurrò mentre i suoi occhi fuggivano da una parte all'altra della stanza.

Taemin, uno dei suoi migliori amici, era l'imperatore.
Taemin lo aveva tradito, come tutti gli altri.


    - Non avrei mai voluto dirti una cosa del genere...so che perdonarmi ti sarà impossibile, neanche io riesco a perdonare me stesso. -
    - Non è possibile. Non deve essere possibile. Non puoi essere tu! Deve esserci un errore - borbottò Jonghyun fuori di sé scuotendo la testa.
    - Non c'è nessun errore...evidentemente quelli come noi sono destinati a soffrire e a ferirsi l'un l'altro - replicò Taemin.
    - Non posso credere che mi abbia colpito attraverso di te... - ribattè Jonghyun che sembrava parlare più a se stesso che al padrone di casa.


I suoi occhi mostravano come la sua mente avesse oltrepassato, per un momento, il sottile velo tra la ragione e la follia, sembrava aver toccato quel terreno indisposto come un bambino che trova elettrizzante trasgredire le regole ma ha troppa paura per farlo e anche sapendo che entrare in quella stanza gli è vietato, vuole, per un attimo, entrarvi ma ritira subito dopo il piede. E così gli occhi di Jonghyun, come uno specchio, mostrarono come per un attimo avesse sfiorato la follia ma poi quando il suo sguardo tornò su Taemin, che lo guardava preoccupato e sconfitto, ritornò in sé.
Il ragazzo moro era lo spettro di se stesso. Jonghyun incatenò i suoi occhi con quelli dell'amico e un sorriso debole gli si dipinse sul volto. Taemin non chiuse gli occhi nemmeno per un secondo e quando Jonghyun gli sorrise in quel modo amaro, sentì il suo cuore spezzarsi in un milione di pezzi e seppe che mai gli sarebbe tornato intero. Come non seppe mai se i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime per non aver mai sbattuto le palpebre o perchè la vista di Jonghyun in quello stato lo uccideva.


Come faceva a sorridergli dopo quello che gli aveva fatto?
Perchè gli sorrideva invece di sbatterlo di testa nel muro?
Perchè Jonghyun non riusciva ad odiarlo neanche dopo una cosa simile? Lui si odiava terribilmente.


Le lacrime gli solcarono il viso e Taemin le lasciò fare.
Si morse l'interno di una guancia: odiava piangere. Non piangeva mai, Taemin.


    - Odiami, ti prego. Sarebbe più facile per me. - ringhiò fra i denti conficcandosi le unghie nel palmo della mano.
    - Non riuscirei ad odiarti nemmeno se mi avessi ucciso. Non hai colpa, nessuna colpa... - replicò il più grande alzandosi in piedi.
    - Io ti ho tolto tutto! - quasi gridò il minore balzando in piedi.
    - Non puoi addossarti tutto. Anzi io credo che tu sia il meno colpevole di tutti - ribattè Jonghyun sempre con quel sorriso debole e amaro.
    - Se io non l'avessi baciata-
    - Se lei non fosse uscita - lo bloccò Jonghyun - il mondo è pieno di se e ma, è fatto così. “Se non avessi fatto quello, non sarebbe successo questo” e cose così ma noi non possiamo farci proprio niente. -
    - Uscita? Non è uscita, sono io che sono venuto nel vostro giardino. L' ho vista alla finestra una volta e ho pensato che fosse davvero bella - disse Taemin.


Jonghyun sorrise fra sé. Era intenerito da come il moro cercasse di difendere Jorinde, di prendersi tutta la colpa ma lui sapeva che le cose erano andate diversamente.

    - Sai Taemin, ho pensato di tutto non appena mi hai rivelato la tua identità, mi è passato davvero di tutto per la testa ma nonostante tutto, credo che non ci siano poi molte alternative a questo problema - disse Jonghyun infilando una mano in tasca per prendere le chiavi della macchina.
    - Non lo fare... - sussurrò il moro con un filo di voce.

Il maggiore gli lanciò un'occhiata.

    - Fare cosa? -
    - Non farle del male. Fanne a me se vuoi ma lasciala in pace, non fare del male a lei – rispose Taemin con voce tremante.

Jonghyun stringeva convulsamente le chiavi nella mano sinistra poi si avvicinò al ragazzo nel silenzio della casa, allungò un braccio e lo afferrò dalla nuca. Le loro fronti si scontrarono e i loro occhi s'incontrarono di nuovo.

    - E' nobile da parte tua, davvero nobile - mormorò Jonghyun - Un bravo ragazzo il nostro Taemin...con la mente avvelenata e il cuore d'oro - e qui lo colpì affettuosamente sul pettorale sinistro.

Poi lo lasciò e senza dire più una parola andò via.
Taemin rimase interdetto al centro della stanza.




**


Jonghyun riaprì gli occhi e avvertì un brivido lungo la schiena. Era come se l'inverno fosse arrivato in anticipo.


Cosa fare?


Qual era la soluzione migliore?


Si massaggiò le tempie. Sembrava che la testa stesse per esplodergli quando sentì qualcuno bussare.


    - Avanti. -

Quel qualcuno bussò di nuovo.

    - Ho detto avanti, la porta è aperta - ripetè il ragazzo.

Tuttavia, il bussare si ripetè ancora.
Jonghyun si voltò seccato ma con sua sorpresa non trovò una persona sulla soglia della porta ma un piattino azzurro posato a terra. Il ragazzo si alzò e si avvicinò a quell'oggetto recapitato lì. Quando fu abbastanza vicino, notò che a quel piatto ne seguiva un altro e un altro ancora, tutti di colori diversi e su ognuno di essi c'era un dolcetto. Quel singolare viale conduceva alla stanza di fronte al suo studio. Jonghyun seguì quella scia di indizi come un novello e cresciuto Hansel finchè non giunse alla scrivania su cui al posto dell'ennesimo piattino, c'era un vassoio con sopra un piccolo servizio da tè e altri dolcetti. Accanto alla teiera c'era un bigliettino. Jonghyun lo prese e lo lesse.



Dove vai così di fretta? Io ho fatto un sacco di dolcetti!

Assaggiali cattivo! >.<

E bevi anche un po' di tè così non pensi alle cose brutte che ti hanno fatto tornare di malumore.

I'm here for you! <3


JoJo.



Jonghyun fissò quel bigliettino e quel cuoricino glitterato accanto alla scritta in inglese ed ebbe l'impulso di gettare il vassoio dalla finestra. Se avesse saputo il motivo del suo malumore sarebbe diventata bianca come un lenzuolo. Jonghyun si rabbuiò e chinò il capo stringendo il foglietto nella mano.
“Non farle del male” aveva detto Taemin...male? Quanto male avrebbe potuto farle? Male quanto la sofferenza che provava lui? Sarebbe riuscito a farle così male? Ne dubitava. Avrebbe potuto picchiarla a morte e torturarla ma Jonghyun dubitava che avrebbe mai provato il dolore che lui sentiva.
Due braccia gli cinsero la vita e il biondo sussultò. Tuttavia non gli servì girarsi per capire di chi fossero quelle braccia, a chi appartenesse quel calore smisurato in grado di scacciare la notte dal suo volto. Quasi si spaventò dei pensieri avuti un attimo prima quando fu costretto a fronteggiare quegli occhi chiarissimi. Jorinde dovette accorgersi di qualcosa perchè gli accarezzò il viso e gli chiese: - Stai bene? -
Jonghyun annuì.


    - Sei arrabbiato per qualcosa? -


Non sai quanto.


    - Ho qualche noia con il lavoro...niente di troppo importante però - mentì il maggiore.

Preferì mantenere il silenzio su quello che aveva scoperto per il momento, non aveva ancora deciso che strada intraprendere.

    - Mi dispiace...sembri così stanco - disse la ragazza prendendogli le mani.
    - Non ti preoccupare Jo, sto bene - ribattè Jonghyun sforzandosi di sorridere.

Era una delle cose più difficili che avesse mai fatto: fingere indifferenza quando in realtà avrebbe voluto spaccare il mondo in due. Avrebbe voluto dare sfogo alla sua rabbia ma sapeva che non sarebbe servito a niente. Doveva pensare, doveva riflettere.


    - Dai, non pensare più al lavoro adesso! Mangia uno di questi dolcetti! Li ho fatti io con Odette! Ho imparato oggi! - esclamò Jorinde pimpante prendendo un dolcetto al cocco e mettendoglielo sotto il naso.

Il ragazzo la osservava. Jorinde era così piena di vita che era capace di travolgere tutto e tutti, non biasimava quindi i ragazzi che si erano affezionati a lei...d'altronde era riuscita a mettere nel sacco perfino lui.


    - E' la prima volta che li fai e vuoi che io ti faccia da cavia? Scordatelo! - replicò Jonghyun allontanando la testa da quello che doveva essere una specie di cupcake.
    - Adesso li assaggi e non rompi! Ci ho messo un sacco! - ribattè guardinga la più piccola fendendo il dolce come se fosse una lama sotto il naso e gli occhi di Jonghyun.
    - Va bene, va bene ma piantala! Facciamo a metà! -
    - Ce ne sono tanti perchè dovremmo fare a metà? Hai paura che ti avveleni? - cantilenò la rossa.
    - Io scherzerei poco se fossi te! - sibilò il maggiore con un sorrisetto e togliendole il dolcetto dalle mani.
    - Dove vai? - chiese perplessa la rossa.
    - Vieni con me.-


Jorinde lo seguì nello studio. Jonghyun posò il dolcetto sul tavolo e aprì un cassetto.

    - Che stai facendo? - chiese ancora la più piccola.

Il ragazzo le mostrò un pugnale arancione dal fodero delicato e intarsiato di pietre. Lo sfilò dal fodero e la lama appuntita sembrò brillare sinistramente. Per qualche motivo a Jorinde non piacque quel pugnale né il riflesso di Jonghyun su di esso.

    - Vieni qui, Jorinde - la chiamò il biondo senza distogliere gli occhi dalla lama.
    - Che vuoi farci con quella? -

Jonghyun le fece segno di avvicinarsi.
Jorinde riluttante si approssimò al ragazzo.

    - Tagliarci il dolce - rispose candidamente il più grande.
    - E' tuo? -
    - Il pugnale? No, è di un amico, Kibum, mi chiese tempo fa di conservarglielo -rispose Jonghyun marcando con enfasi quel “Kibum” e divertendosi nel guardare la sua reazione a quel nome, gettato così all'improvviso.

Jorinde cercò di non sussultare e di nascondere le sue espressioni facciali davanti a quel nome.

    - E' sicuramente una cosa strana da chiedere... - mormorò la rossa senza distogliere gli occhi dalla lama che affondava nel povero dolcetto con facilità.
    - Cosa è strano? -
    - Chiedere a un amico di conservargli un pugnale. -
    - Oh beh, è singolare ma è una storia lunga... è bello, vero? -

Jonghyun le mostrò il pugnale più da vicino ma Jorinde si ritrasse quasi orripilata.

    - Non...non tenermelo così vicino - sussurrò pallida.
    - Perchè? È solo un pugnale, non ti si pianterà nel cuore da solo. Prendilo. -
    - No, non mi piace. -
    - Voglio soltanto che lo guardi. -
    - No, non lo prenderò in mano. Puoi rimetterlo a posto. -
    - Hai paura? -
    - Si, quindi per favore mettilo via. - disse la ragazza con una certa determinazione.


Jorinde si toccava convulsamente le braccia evidentemente a disagio. Jonghyun lo depose nel fodero. Era stata una piccola nascosta vendetta per Jonghyun ma subito dopo si dispiacque per Jorinde. Proprio non riusciva ad essere cattivo con lei.

    - Jo, stai bene? -
    - Non mi piacciono i pugnali o i coltelli grandi. Quando ero piccola mi sono tagliata con un vecchio pugnale di mio padre e ho perso un sacco di sangue...ne ho sempre avuto paura da quel momento. Poi, questo pugnale per qualche ragione mi piace ancora meno. -


Jonghyun la guardò e poi la tirò a sè per abbracciarla.
Era incredibile che riuscisse ancora a farlo dopo tutto quello che era successo quel giorno.

- Scusa, non volevo insistere - mormorò fra i suoi capelli.
- Non ti preoccupare, non lo sapevi - replicò la ragazza scuotendo il capo contro il suo collo.
- Non pensarci, mangia il dolcetto! - disse Jonghyun prendendone una metà e imboccandola.

Jorinde imboccò a sua volta Jonghyun con un sorriso e le guance piene.




**



    - Tu hai fatto COSA?! -

L'urlo strozzato di Kibum echeggiò nella libreria e per poco non gli caddero tre libri sul piede.
Taemin roteò gli occhi.


    - L'ho detto a Jonghyun! Gli ho detto chi sono in realtà, aveva diritto di saperlo Kibum! - ribattè seccato il più piccolo.
    - Ma...perchè? Cioè, non adesso! Glielo avremo detto con calma! - disse esasperato il più grande.
    - E quando? Quanto ancora a lungo volevi aspettare? Volevi che lo scoprisse da solo? Sai che sorpresa! -
    - No ma magari le cose potevano mettersi a posto anche così! Magari Jorinde si è innamorata davvero di Jonghyun e il contatto con te sarebbe stato insignificante! -
    - Ed è davvero quello che vuoi? Vuoi davvero che Jorinde si innamori di lui? -

La domanda di Taemin cadde nel vuoto.


Era davvero quello che voleva? Kibum se l'era sempre chiesto e in fondo, sapeva già la risposta.


- E tu? Vuoi Jorinde per te, non è vero? - chiese il corvino con cattiveria.

Taemin sgranò gli occhi per un po' e poi deglutì.

    - Non ha importanza quello che voglio io. Se Jorinde mi piace perchè deve essere così o perchè l'ho scelto. Ho fatto quello che credevo giusto...proprio come te. -
    - Come...come l'ha presa? - chiese Kibum.
    - Non bene ma è rimasto abbastanza calmo...almeno in apparenza. -
    - Gli hai detto tutto? Proprio tutto? -
    - Non gli ho detto che Jorinde lavora da noi, ho preferito evitare. Gli ho detto che l'ho vista alla finestra di casa e da lì è partito tutto. -


Kibum tirò un sospiro di sollievo.

    - Almeno questo. Non oso immaginare se sapesse che lei è uscita di casa e noi l'abbiamo coperta. -
    - Noi? Voi. Io non sapevo chi fosse e a tal proposito, potevi anche dircelo. Hai tenuto la bocca chiusa e guarda che diavolo è successo - ribattè Taemin.

Kibum lo guardò incredulo.
Lo stava accusando davvero? Si stava sbagliando o voleva scaricargli gran parte della colpa? Non poteva crederci.

    - Come, scusa? -
    - Non fare quella faccia, hyung! Avresti dovuto dircelo, lo sai bene! Anzi, se ce l'avessi detto ora non sarebbe accaduto niente! -
    - Ma sentilo! Almeno io non sono l' “Imperatore” o come diavolo si chiama e non ho limonato chi ci avrebbe portato fuori dai guai rovinando tutto! Brutto vizio quello di farti le tipe di Jonghyun! -


Forse Kibum si era spinto troppo in là. Taemin si era voltato a guardarlo come non aveva fatto mai. Il suo sguardo era ferito.

    - Ti riferisci a Valery? -

Kibum si pentì subito di quello che aveva detto.

    - Senti Tae, io-
    - No, lascia perdere! Hai ragione! Io ho l'attitudine, per natura o per destino, di infatuarmi di chi non dovrei ma forse a te va bene così. Insomma, con Jorinde fuori dai giochi, avresti Jonghyun per te. È vero, non potreste comunque stare insieme ma almeno resterebbe solo come te e tu non lo perderesti. Penso proprio che potrebbe piacerti. -


Kibum non poteva credere alle sue orecchie. Taemin aveva pronunciato quelle parole con cattiveria. Le aveva sputate come proiettili avvelenati che lo avevano colpito dritto al cuore uno dopo l'altro.


    - Pensi che ne sia felice? Pensi che l'abbia fatto di proposito? Credi che possa trarre giovamento o goduria nel pensare a che destino orribile toccherebbe a me e Jonghyun, a tutti noi? Non posso credere che tu mi stia accusando di tanta meschinità... -
    - Perchè tu non hai fatto lo stesso? Non mi hai accusato di aver rovinato tutto? Io sono quello che sono ma non sono l'unico ad aver sbagliato! -
    - Non sono state esattamente queste le parole che hai utilizzato poco fa! Dovresti pensare bene a quello che dici prima di-
    - VA BENE! MI DISPIACE! - urlò Taemin interrompendo il flusso di parole del più grande.

Kibum era sempre più sconvolto. Era esploso tutto ad un tratto.

    - Taemin... -
    - Contento? Ho detto che mi dispiace. È tutta colpa mia, lo stronzo sono io e voi non avete nessuna colpa ma tranquillo, non vi annoierò ancora a lungo con la mia presenza. Dopo la festa parto.-

Il corvino stava per ribattere shoccato dalle sue ultime parole quando vennero interrotti da Jinki.


    - Ragazzi che diavolo sta succedendo? -


Entrambi si voltarono a guardarlo.


- Niente - mormorò Taemin.
- Niente? Vi si sente dall'ingresso! - ribattè Jinki.
- Scusa hyung, abbiamo alzato un po' la voce - replicò Kibum lanciando un'occhiata a Taemin.
- Si, scusami hyung - disse il più piccolo - vado di sotto ad aprire gli scatoloni – e si dileguò in un attimo.
- Ma che cavolo è successo? - chiese Jinki rivolto a Kibum.


Il corvino scosse il capo con aria truce e si diresse verso il bancone lasciando Jinki perplesso.



**



Jonghyun si era immerso nella vasca prima di cena cercando di distendere i nervi. Lì sarebbe stato solo e avrebbe potuto riflettere.
Non sapeva ancora cosa avrebbe fatto. Quale delle due strade avrebbe intrapreso per aggiustare quella situazione già rovinata di per sé. Si sentiva frustrato, arrabbiato, sconsolato, un po' deluso e sofferente. Era un turbine di emozioni pronto ad esplodere.
Doveva prendere una decisione e sapeva benissimo che qualsiasi strada avesse imboccato avrebbe avuto un esito disastroso.
Colpì l'acqua piena di schiuma mordendosi un labbro.


Non aveva scelta.


Avrebbe fatto l'unica cosa possibile ma prima di tutto ciò, gli altri dovevano sapere e avrebbero saputo.
In fondo, la festa per l'anniversario non era lontana.















        * Angolo di Natsumi213 *


Eccomi tornata! :D
Come procedono le vacanze, tutto bene? Mare? Montagna? Piscine varie?
Io mi sto riposando finalmente e non c'è niente di più bello! <3
Eccoci con il ventinovesimo capitolo, l'ultimo capitolo di calma “apparente” prima del grande balzo! Diciamo che gli ultimi due capitoli hanno preparato un po' il terreno per quello che accadrà nei prossimi e, con molta probabilità, ultimi capitoli!
Jonghyun sa praticamente tutta la storia, Taemin gli ha rivelato anche l'ultimo tassello del puzzle e ora il nostro Kim senior ha solo due scelte: impazzire completamente o mantenere la calma e trovare una soluzione, soluzione che non è detto che sia bella. Il ragazzo decide di non rivelare subito a Jorinde che ha scoperto l' “inganno”, preferisce meditarci sopra e prendere una decisione diversa. Tuttavia, si sente scisso in due (come suggerisce il titolo, che si riferisce a lui e anche al dolcetto che è una sorta di metafora che indica comunque il suo attuale stato) : da un lato vorrebbe far esplodere tutta la sua rabbia, dall'altro non riesce ad essere cattivo con Jorinde a cui si sente legato. Jonghyun vuole troppo bene anche a Taemin, a cui non porta più di tanto rancore come dovrebbe ma anzi, lo reputa il meno colpevole di tutti.
Poi, a proposito di Taemin, abbiamo un litigio fra lui e Kibum in cui si accusano reciprocamente e pesantemente toccando tasti dolenti. Insomma, non è proprio un quadro idilliaco quello che si prospetta in questo capitolo ma bisogna aspettare e vedere quello che succederà.
Pertanto, passo nuovamente ai ringraziamenti! ^^
Ringrazio Blakneco e annaminho4429 per aver recensito lo scorso capitolo! <3 <3 E, ovviamente, grazie a tutti voi che avete inserito la storia fra le preferite, le seguite e le ricordate! <3 Grazie a voi che avete speso anche solo cinque minuti per leggere ogni capitolo di questa storia! É davvero importante per me! <3
Grazie alla disagiata ma dolce abitante del mio (nostro XD) giardino Ninechka che come sempre legge il capitolo in anteprima, mi dice la sua e spesso mi aiuta a pensare a un titolo per il capitolo! <3 <3
Non penso debba dirvi altro, quindi divertitevi e alla prossima fagiolini teneri! <3 XD
Kisses! :*

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Capitolo 30
*** 30. Il ballo ***


30. Il ballo




Jorinde quella mattina fu svegliata dall'incessante vibrare del suo cellulare, che a contatto con la superficie piana del comodino, emetteva un terribile e fastidioso rumore martellante. Allungò una mano e afferrò il telefono. Con gli occhi semichiusi, sbloccò il cellulare e distinse a malapena il nome di Kibum. Aveva due o tre chiamate perse e un numero indefinito di messaggi. Si strofinò gli occhi e schioccò la lingua infastidita.



Che diavolo era successo perchè Kibum continuava a chiamarla incessantemente? Gli era forse crollata la casa? La libreria era andata a fuoco?
Si mise a sedere e si decise a leggere i messaggi del corvino che erano tutti connotati da un allarmismo crescente.

“Jorinde, ti sto chiamando. Perchè non rispondi?”
“Didi, vuoi rispondere a questo maledetto telefono?”
“Senti, sono le undici, non è possibile che tu stia ancora dormendo.”
“Cazzo, rispondimi.”
“Tutto bene? Dai, non fare la stronza e fammi sapere.”
“Giuro che vengo a casa tua e sfondo la porta.”
“DIDI?????”


Rispose ai suoi messaggi prima che Kibum mettesse in atto le sue “minacce”.



Scusa, stavo dormendo. Comunque che succede? Vuoi darti una calmata?”


Calmata? Un corno! Pensavo che Jonghyun ti avesse messa tutta intera nella lavatrice!”


Perchè avrebbe dovuto, scusa?!”


Non lo sai? Taemin gli ha rivelato che l' “Imperatore” è lui! Però, tranquilla, non gli ha detto che sei uscita di casa e che hai un legame anche con noi, si è inventato una balla sul fatto che ti ha vista a una finestra e cose così. Ad ogni modo sembra che se la sia bevuta.”



A Jorinde per poco non venne un colpo quando lesse quel messaggio.
Ecco perchè era di cattivo umore la sera prima: aveva scoperto di Taemin.



COME?! CHE DIAVOLO ASPETTAVI A DIRMELO?!

Ecco perchè Jonghyun era arrabbiato ieri sera!”


Non ti ha detto niente?”


No, nulla. Era un po' strano ma mi ha taciuto tutto.”


Non ti preoccupare, lascia che gli parli io. Gli ho detto che dopo la festa gli avrei parlato della situazione. Troveremo una soluzione.”


E io nel frattempo che faccio??!”


Niente, stai alla larga da Taemin e aspetta mie notizie. A proposito, se vuoi puoi venire all'anniversario per la festa di Chul Moo. Jonghyun non ci sarà per questioni lavorative. Pare proprio che ci sia una cena importante all'hotel proprio nello stesso giorno della festa. Lascerà da Chul Moo alcuni suoi uomini fidati. Ho saputo che ha lasciato tutto in mano a Jinki. Quindi, puoi venire, via libera. ;)”


“…

Via libera un paio di pere! E Taemin? Non hai detto che dovevo stargli lontana?!”


Taemin non credo si tratterrà molto alla festa e poi tu starai con ME. Non avrai modo di parlarci o di averci molto a che fare. Quindi piantala di lagnarti che abbiamo già un sacco di rogne.”


Ricorda che l'hai detto tu bellezza.”


So, quello che faccio! Comunque, ci vediamo domani sera alle otto. Ti passo a prendere io. :)”


Si ma io non ho un vestito.”


Possibile che devo pensare a tutto io? Jonghyun oggi pomeriggio va in hotel. Ti passo a prendere e andiamo a comprarne uno.”


Cosa?! No, non posso uscire!”


Senti tesoro, se è per questo saresti dovuta restare a casa dall'inizio di questa storia ma ormai è fatta quindi poche chiacchiere.”


...va bene ma facciamo subito!”


Allora, ci vediamo alle quattro. ;)”


Va bene, non fare tardi o Jonghyun si farà un paio di stivali con la nostra pelle.”


Sei l'ansia di vivere.”


Anche colpa vostra! >.>”


Ora vado, ci vediamo dopo. <3”


Ok! ^^”


Jorinde scese in cucina.
Ora si spiegava perchè Jonghyun fosse così arrabbiato. Aveva scoperto di Taemin, non c'era da biasimarlo. Anzi, si chiedeva come non aveva fatto a sbatterla con la testa nel muro appena l'aveva vista. Al posto suo, lei lo avrebbe fatto. Non appena si sedette al tavolo, scoprì che Jonghyun era uscito e che non sarebbe tornato nemmeno per pranzo.

    - Forse vuole stare solo... - mormorò la rossa a testa bassa.
    - Come?! - chiese Odette.

La ragazza scosse il capo e addentò il suo pane tostato.


**



Come d'accordo, alle quattro Kibum si fece trovare fuori dalla villa di Jonghyun. La portò in tutte le boutique della zona ma Jorinde non faceva che scuotere la testa davanti allo specchio mentre si rimirava annoiata o disgustata.

    - Senti, questo è l'ultimo negozio! Non so più dove portarti, o qui trovi qualcosa che ti piace o te lo cuci stanotte con le tende della stanza di Jonghyun! - esclamò il corvino esasperato lasciando scattare la cintura e scendendo dalla macchina.

Jorinde sorrise immaginandosi avvolta nelle tende scure del biondo.

    - Non scendi? - chiese il ragazzo.

La rossa annuì.
Sfortunatamente neanche in quel negozio riuscì a trovare qualcosa che la convincesse sul serio nonostante Kibum la incoraggiasse a prendere quello rosso o quello verde.

    - Vedo le tende di Jonghyun sempre più vicine... - mormorò Kibum mentre scompariva fra un vestito e un altro.
    - Forse sono l'unica soluzione...dell'unico vestito che mi piace non c'è la taglia - replicò imbronciata la più piccola.

Tornarono a casa a mani vuote e con i musi lunghi. Odette invitò Kibum ad entrare a casa per una tazza di tè freddo visto che Jonghyun aveva chiamato e aveva comunicato alla donna che avrebbe fatto tardi.

    - Possibile che non abbiate trovato niente? - chiese la giovane intenta a versare il tè nelle tazze.
    - No, a Jorinde non piaceva nulla. Mi usciranno delle ulcere per tutto il tempo che sono stato in piedi – replicò aspro il corvino.
    - Non è che non mi piacevano, non ero convinta e allora non ho comprato nulla! - ribattè indignata la più piccola.
    - Si ma adesso come fai?! Verrai in vestaglia?! -

Jorinde sbuffò.
Odette emise un risolino.

    - Io credo di avere qualcosa per te! - esclamò poi alzandosi e dirigendosi al piano di sopra.

Jorinde guardò Kibum perplessa e questi scosse il capo.
Dopo non molto, la donna ritornò nel salotto reggendo in mano quello che sembrava un informe sacco marrone. Stavano quasi per chiederle cosa dovessero farci con quell'impermeabile deforme che Odette appese alla credenza dalla gruccia, da cui pendeva quel “sacco” e abbassò la cerniera che aveva davanti e per poco a Jorinde e Kibum non caddero gli occhi per terra e rotolarono via.


    - Odette ma è-
    - Bellissimo! - esclamò Jorinde emozionata.

Appeso alla gruccia c'era uno stupendo vestito blu con uno scollo interessante ma davvero particolare. Sembrava fatto di rami e foglie ricoperti di una scintillante polvere blu. Era lungo, con la gonna che scendeva leggera e la coda ampia.

    - Vorrei che lo indossassi tu - disse la donna mentre la rossa guardava ancora estasiata l'abito.
    - Dici davvero?! -
    - Scherzi? Dovrebbe mettersi sui trampoli per indossare un tuo vestito! - esclamò invece Kibum con noncuranza.

Odette rise mentre Jorinde metteva il broncio come una bambina a cui vietano di andare sulle giostre per gli adulti.

    - Non c'è nessun problema! A me andava corto e non l'ho mai messo. Mi farebbe piacere che lo mettessi tu - ribattè la donna raggiante - al massimo lo stringiamo un po'. -
    - Oh, Odette! Non so come ringraziarti! - esclamò Jorinde alzandosi dal divano e correndo ad abbracciare la sua consigliera e amica.

Kibum sorrise intenerito.

    - Senza me e senza Odette saresti persa - sghignazzò poi svuotando del tutto la sua tazza di tè.

Jorinde lo colpì sul braccio ma sorrise dolcemente.
Forse non aveva tutti i torti: Kibum ed Odette erano per lei amici preziosi e niente le avrebbe mai fatto cambiare idea.




**


Jonghyun era tornato sorridente con lei. La trattava anche meglio dopo l'incidente con il pugnale e le dava casti baci sul collo ogni volta che ne aveva l'occasione. A Jorinde piacevano i suoi baci sul collo, le procuravano un brivido lungo la schiena anche se il ragazzo vi poggiava solo le labbra per qualche secondo. Era il suo segno distintivo e Jorinde era certa che se l'avessero bendata e dieci, cento o mille ragazzi le avessero dato un bacio sul collo, lei avrebbe riconosciuto quello di Jonghyun fra tutti.

Era arrivato il giorno del ballo, organizzato per l'anniversario del palazzo di Chul Moo, e Jorinde era elettrizzata. Odette le aveva stretto il vestito in vita e sui fianchi e dopo averglielo visto addosso aveva esclamato con entusiasmo ed emozione che era bellissima e che non poteva esistere abito che le calzasse meglio. Jorinde stava pensando ancora al vestito sfavillante mentre guardava Jonghyun che si aggiustava davanti allo specchio il completo che avrebbe indossato quella sera a quella seccante cena all'albergo.


    - Certo che è una sfiga che tu non possa prendere parte alla festa che hai organizzato con tanto zelo! - commentò la ragazza con il mento poggiato sul palmo della mano.
    - Che vuoi farci! Mi tocca, è il mio lavoro. -
    - Si lo so ma che palle! Non potevano fissare un'altra sera per questa cena?! Sembra quasi che lo hanno fatto di proposito! -

Jonghyun sorrise.

    - Non credo ma purtroppo non posso dirgli di no – mormorò il ragazzo voltandosi in direzione della rossa - allora, come sto, signorina Kübler? - chiese poi.

Era davvero bellissimo, lo era sempre ma fasciato in quel vestito le sembrava meraviglioso.
Indossava un completo scuro: giacca, pantalone e gilet, da sotto il giustacuore spuntava una camicia bianca con il colletto ornato da un intreccio di fili argentati e gli stessi si presentavano nella catenella che collegava il gilet al taschino della giacca aperta.

    - Stai benissimo! - esclamò Jorinde con un sorriso sincero.
    - Grazie, allora io vado. -
    - Già vai via? -
    - Si, ho delle questioni da sbrigare prima della cena. -

Dopodiché Jonghyun si avvicinò al letto e si chinò su di lei.

    - Ci vediamo dopo o domani. -

Jorinde annuì e Jonghyun inclinò la testa di lato per lasciarle quel familiare bacio. La rossa gli allacciò le braccia al collo di slancio prima che lui potesse rialzarsi.

    - Jonghyun, io...-
    - Mh? -
    - Io volevo dirti una cosa...-
    - Cosa? -

La ragazza lo guardò dritto negli occhi. Cosa voleva dirgli esattamente? Perchè voleva parlargli ora?

    - Io volevo augurarti buona serata...divertiti! - esclamò lisciandogli la giacca.

Jonghyun le sorrise ma mentre si allontanava dalla stanza ebbe come l'impressione che fossero altre le parole che la rossa voleva rivolgergli.


La ragazza non vedeva l'ora di partecipare al ballo. Certo, ci aveva preso parte anche in passato ma quello che le premeva di più era rivedere Yoora. Poi, non vedeva l'ora di indossare il vestito che le aveva donato Odette. Mentre si preparava per la festa e lo indossava, il suo pensiero volò a Jonghyun. Avrebbe voluto dirgli tutto da una parte, evitare che fra loro ci fossero segreti ma dall'altro lato, cosa sarebbe successo se gli avesse detto che lei e Taemin non si erano incontrati in casa sua ma che era uscita infrangendo le sue regole? Era già abbastanza arrabbiato avendo scoperto di Taemin, Jorinde non immaginava cosa avrebbe detto se avesse saputo la verità. Mentre era immersa in questi pensieri, sentì il telefono squillare: Kibum era arrivato.



**



Taemin girovagava per il palazzo con un bicchiere di champagne in mano e l'altra in tasca. Jinki era occupato ad impartire ordini al posto di Jonghyun che quella sera non ci sarebbe stato. Il più piccolo si chiese se fosse a causa sua e probabilmente lo era. Passò davanti la vetrata di un balcone e vi si specchiò. Quanto era cambiato da quando aveva messo piede lì l'ultima volta? Tanto, anche troppo. Il vetro rimandava la sua immagine così come la vedevano tutti. Avvolto in quella camicia bianca e in quel completo nero aveva davvero un'aria galante ma per Taemin poteva anche essere avvolto nel pigiama che non se ne sarebbe importato granchè. Sarebbe rimasto poco a quella stupida festa e poi sarebbe andato via, la valigia era già pronta, sarebbe partito la sera stessa. Quando si voltò per tornare al suo posto, alzò lo sguardo sull'entrata del salone e rimase a bocca aperta per quello che vide. Jorinde era arrivata con Kibum e Taemin guardandola si convinse ancora di più del fatto che doveva andare via. Era bellissima, più bella di quanto fosse mai stata, il che era difficile. Era sorridente, gli occhi che brillavano, i capelli raccolti e fluttuava in quel bellissimo vestito scintillante verso Minho che sventolava la mano nella sua direzione. Jorinde gli piaceva, che fosse per la maledizione o no, sentiva di non riuscire a controllare i suoi sentimenti verso di lei.
Minho era solare e doveva ancora essere all'oscuro di tutto visto come si comportava. Non ci doveva essere stato tempo per riferirgli tutto. Fece segno a Taemin di avvicinarsi. Taemin e Jorinde non poterono fare a meno di guardarsi negli occhi e salutarsi.

    - Ciao Taemin. -
    - Ciao. -

Seguì un silenzio imbarazzante in cui Minho guardava entrambi con uno strano cipiglio.
Che cosa potevano dirsi dopo quello che era successo?
Kibum tossì.

    - Allora, Didi, vuoi qualcosa da bere? - chiese e senza aspettare risposta la portò via.
    - Ma che succede? - fu la domanda di Minho posando gli occhi sul più piccolo.
    - Niente. -
    - Ti aspetti che ti creda? C'è qualcosa sotto. -
    - Non è il momento per le spiegazioni. -
    - Jorinde ti ha rifiutato? -

Taemin sorrise amaramente.

    - Molto peggio - fu l'unica risposta del più piccolo.

Minho stava per chiedere spiegazioni quando furono interrotti da Jinki che, nel suo completo bianco e nero, li raggiunse con un sorriso.

    - Va tutto bene? -

Taemin annuì ma Minho non rispose.

    - Sono arrivati Kibum hyung e Jorinde - lo informò il moro.
    - Ah, bene - mormorò il maggiore perdendo un po' del suo smalto.

Ovviamente ciò non sfuggì all'occhio attento di Minho che lo inseguì per tutta la sala.

    - Hyung c'è qualcosa che dovete farmi sapere? -
    - Ma di che stai parlando?! -
    - E' visibilmente successo qualcosa. Magari fra Jorinde e Taemin visto come sono impacciati, si sono salutati a malapena. Sai qualcosa? -
    - No. -
    - Tu sai qualcosa. -
    - Ok senti, dammi due minuti e ti racconto tutto. -

Il più alto non disse né si né no ma accompagnò Jinki al tavolo dove Kibum, in giacca viola di velluto e cravattino, beveva un bicchiere di vino con la rossa.

    - Jorinde, ciao - la salutò il proprietario della libreria.
    - Oh, Jinki ciao! - esclamò la rossa pimpante abbracciandolo di slancio.
    - Immagino tu sia contenta di essere di nuovo qui - commentò il maggiore.
    - Tantissimo. Anzi, vorrei fare un giro per il palazzo! -
    - Se vuoi ti accompagno, tanto devo controllare che sia tutto in ordine – si propose Jinki offrendole il braccio.

Jorinde accettò volentieri e insieme s'incamminarono per i corridoi decorati da nastri e fiori.

    - Non vedo l'ora di rivedere Yoora - confessò la rossa.
    - Non la vedi da quando sei andata via? -
    - In realtà non la vedo da quando Jonghyun – ma s'interruppe subito mordendosi un labbro.


Che idiota! Parlo sempre troppo!


Con sua sorpresa però Jinki rise.

    - Non ti preoccupare, Kibum alla fine mi ha raccontato tutto. -
    - Ah, in questo caso allora... - sussurrò con un sorrisino Jorinde.
    - Mi dicevi? -
    - Dicevo...? Ah si! Non la vedo da quando Jonghyun per farmi una sorpresa non l'ha invitata a casa sua. - raccontò la rossa – Non credevo ai miei occhi quando l'ho vista! Non mi aspettavo una mossa del genere da lui...da quel giorno ho pensato che non era così cattivo come tutti dicevano. -

Jinki sorrideva con la testa china.
Jorinde lo guardò per un attimo.

    - Jinki...non sei offeso o arrabbiato con me, vero? -
    - Dovrei? -
    - Beh...ti ho mentito per tutto questo tempo. -
    - Beh, avevi le tue ragioni. -
    - Su una cosa però non ho mentito. -
    - Su cosa? -
    - Sul fatto che ti voglio bene, a te e agli altri. Il mio amore è sincero - sussurrò in tutta serietà.

Jinki le afferrò il mento con due dita e sorrise teneramente, come avrebbe fatto con una bambina. Jorinde era convinta che ci si poteva innamorare mille volte del suo sorriso e ogni volta con lo stesso trasporto.

    - E Jonghyun? - le chiese.
    - Cosa? -
    - Il tuo amore per lui è sincero? -

Jorinde rimase spiazzata dall'immediatezza e dalla naturalezza di quella domanda.


    - Il mio amore...? -

Jinki annuì.

    - Vorrei che non andasse mai via la mattina, che restasse con me sempre, vorrei vederlo sempre sorridere come nel mio quadro. Vorrei potergli dire tutta la verità ma al contempo il pensiero di farlo soffrire mi rattrista. Vorrei che il suo cuore tornasse a battere a una velocità normale, in cambio darei volentieri il mio...vorrei un sacco di cose per lui e cercherò di farle tutte. È amore questo, no? - sussurrò poi con gli occhi lucidi.
    - Credo di si...non so dirti come l'amore si possa riconoscere ma io guardando quel quadro, sento il mio stomaco stringersi come se ce l'avessi davanti in carne ed ossa – replicò Jinki indicando un quadro di fronte a loro raffigurante una giovane sposa.
    - E' il quadro della sposina*! Era uno dei miei preferiti - esclamò Jorinde voltandosi.
    - L'ho fatto io. -

La rossa si voltò a guardare l'amico che invece fissava il magnifico dipinto sfiorando con le dita il volto di quella bella ragazza. A Jorinde venne un groppo in gola e avrebbe voluto allungare una mano per sfiorare Jinki ma non se la sentiva di riportarlo alla realtà, non davanti alla bella ragazza che aveva ritratto e reso umana al contempo su quella tela.

    - Si chiama Bea - le comunicò.
    - Bea? Da Beatrice? -
    - No, da Baek. Il suo vero nome è Jiwon. -
    - La tua fidanzata? -
    - Si ma non mi riconosce più. -

La più piccola rimase colpita da quelle parole. Jinki le raccontò la triste sorte che era toccata a Bea e Jorinde si sentì profondamente dispiaciuta per il ragazzo.
Gli mise una mano sul braccio ma in quel momento sentì due braccia cingerle la vita. Sobbalzò voltandosi di scatto e recuperando subito dopo colore non appena vide Yoora avvolta in un vestito viola, con il corpetto di pizzo.

    - Yoora! - esclamò abbracciandola.
    - Jorinde ma sei bellissima! - ribattè la ragazza tenendole le mani e rimirandola nel suo abito.

La rossa presentò l'amica a Jinki e scoprì che i due si conoscevano già perchè l'amica faceva talvolta compere da lui. Tutti e tre poi ritornarono nel salone, le due amiche si raccontarono quello che era successo in quel periodo di tempo e Jorinde voleva un consiglio dell'amica a tutti i costi su quella intricata situazione, Yoora sapeva sempre dire la cosa giusta.

    - Yoora devo raccontarti un sacco di cose – disse la rossa mentre la ragazza si prendeva un bicchiere di champagne.
    - Spara! - la incitò l'amica.
    - Non qui. -
    - Allora vieni con me – disse Yoora ma nel mentre si voltava, si scontrò contro qualcuno.
    - Santo Cielo, mi scusi! - esclamò mortificata quando si accorse di avergli versato lo champagne sulla giacca.
    - Non ti preoccupare, va tutto bene – replicò sbrigativamente il ragazzo mentre Yoora afferrava un fazzoletto e cercava di ripulirgli la giacca blaterando mille scuse.

Jorinde guardava la scena divertita ma quando riconobbe Taemin per poco non sputò un polmone insieme allo champagne.

    - Senti, non fa niente - continuava a dire Taemin mentre Yoora ripeteva le sue scuse con mille inchini.
    - Sono davvero dispiaciuta, deve scusarmi ma non l'avevo proprio vista! Se vuole porto la giacca in tintoria...-
    - Ho detto che non fa niente e smettila di tamponarmi con il fazzoletto! - sbottò Taemin afferrandole i polsi e costringendo la ragazza a guardarlo dritto in faccia.

Yoora aprì di poco la bocca, forse voleva dire dell'altro ma non appena mise a fuoco il moro la richiuse e i suoi occhi s'ingrandirono. Taemin le sorrise e poi girò sui tacchi.

    - Yoora? - la chiamò Jorinde perplessa.
    - Jorinde ma per caso lo conosci quello? - le chiese senza staccare gli occhi dal ragazzo che si era allontanato verso un gruppetto.

La rossa rise.

    - Si, è Taemin. Non l'hai mai incontrato in libreria? Lavora anche lui lì. -
    - Non mi avevi detto che Taemin era così figo! - l'accusò l'amica alzandosi sulla punta dei piedi per spiare.
    - A dirla tutta ho un sacco di cose da dirti su di lui - ribattè mestamente la ragazza.

Quando furono sole e lontane da orecchie indiscrete, Jorinde raccontò all'amica per filo e per segno quello che era successo senza tralasciare niente.

    - Hai fatto sesso con Jonghyun?! - esclamò lanciando quasi via il bicchiere.
    - Urla un altro po', da Parigi non riescono a sentirti bene! - la rimbeccò acida la rossa.
    - Scusa è che non me l'aspettavo! - ribattè Yoora cercando di non ridere e ricomponendosi.

Jorinde gli raccontò anche della maledizione e di Taemin lasciando la ragazza sempre più stupefatta. A fine racconto, la povera Yoora non sapeva cosa dire. Era una situazione complicata e anche se avrebbe voluto aiutare l'amica, non sapeva come fare.



Kibum, dal canto suo, non perdeva di vista Jorinde neanche quando la ragazza era in compagnia dell'amica. Allungava sempre il collo per cercarla nella folla di abiti svolazzanti e colorati.

    - Tranquillo, non l'ho ancora mangiata, sono qui con voi, non ho il dono dell'ubiquità - lo apostrofò malignamente Taemin.
    - Ma devi fare per forza lo stronzo?! - ribattè seccato Kibum.
    - Smettetela subito! Vi sembra il momento di mettervi a litigare?! - disse Jinki guardando entrambi in modo bieco.
    - Comunque non ti preoccupare, non mi trattengo molto, fra un po' vado via. Ho già la valigia pronta - comunicò il moro a Kibum.
    - Via? Dove vai? - chiese Jinki incredulo.
    - Mi allontano da qui. Gioverà sia a me che a voi - confessò il più piccolo a mezza voce.
    - Non ti sembra di esagerare? - chiese Kibum leggermente a disagio.
    - Chi sta esagerando? - chiese allora Minho tornato dalla sua incursione al tavolo del buffet.

Il ragazzo allampanato sorrideva con i suoi denti candidi guadagnandosi occhiate interessanti da parte delle ragazze che squadravano con aria sognante quel principe azzurro in completo nero a quadretti piccoli e camicia bianca.
Non appena notò l'espressione dei ragazzi però il suo sorriso scivolò via perdendo luminosità.

    - Che succede ora? -

Nessuno gli rispose.

    - Potete rendermi partecipe o il fatto che mi sia allontanato qualche giorno mi ha reso un completo estraneo indegno dei vostri “segreti”? - sbottò innervosito quando si vide negata una risposta per l'ennesima volta.
    - Scusaci Minho è che la situazione è più complicata del previsto - sussurrò Jinki - non ti abbiamo detto niente prima perchè eri in viaggio e non volevamo darti ulteriori preoccupazioni. -

Minho lo guardava ora preoccupato.

    - Stasera vado via e non penso di tornare presto – disse all'improvviso Taemin rivolto allo hyung.

Prima che Minho potesse replicare, Jorinde si avvicinò interrompendo i loro discorsi.

    - Kibum, vuoi ballare con me? - chiese pimpante afferrando il ragazzo per la mano.
    - Come?! Perchè dovrei? Scordatelo - tagliò corto il maggiore.
    - Eddai! Un ballo solo! - piagnucolò la rossa tirandolo verso la pista.
    - E va bene! Uno solo però - cedette il corvino seguendola.

Taemin approfittò dell'interruzione per dileguarsi ma non sfuggì alla vigilanza di Minho che lo seguì, a sua volta seguito da Jinki.
Taemin entrò in bagno e si fermò davanti il lavabo dove cercò di ripulirsi per bene la giacca dallo champagne.

    - Che significa che te ne vai? - chiese Minho entrando in bagno.
    - Significa che io sono la causa di tutti i vostri guai. -

Il bruno continuava a guardarlo senza capire.

    - Hai litigato con Kibum? -
    - Non ha nessuna importanza ora! Ho fatto un macello ed è bene che io mi allontani da questo dannato posto. -

Nel frattempo anche Jinki li aveva raggiunti.

    - Taemin, senti-
    - Sono io l'Imperatore, Minho - disse lapidario il moro interrompendo il bruno.

Il ragazzo impiegò qualche secondo per elaborare quelle tre parole, poi sgranò gli occhi e fu incapace di proferire parola alcuna.

    - Ho tradito Jonghyun, ho tradito tutti voi. Sono l'unica ragione per cui non avrete più indietro la vostra vita di prima. Se non abbraccerai più Hyun Soo sarà colpa mia– disse Taemin mortifero avvicinandosi al più alto.
    - Come...com'è stato possibile? - sussurrò Minho che sembrava fuori di sé.
    - Jorinde. É Jorinde - rispose Jinki dietro di lui.


Minho si voltò a guardarlo.




Jorinde? Jorinde.



L'unica cosa che Minho riuscì a pensare di fronte a quell'informazione, anzi, l'unica cosa che i suoi occhi riuscirono a vedere fu l'immagine di Jonghyun.

Cos'aveva fatto quel giorno mostrandogli quella foto?

“Hai contribuito alla rovina” sussurrò una piccola voce maligna dentro di sé.




**



Kibum e Jorinde stanchi di volteggiare decisero di uscire su uno dei grandi balconi spalancati sulla sala.

    - Dove sono gli altri? - chiese Jorinde.

Il corvino si guardò intorno.

    - Non lo so, erano qui quando siamo andati via. -

Il ragazzo si voltò per cercare gli amici tra la folla ma l'unico volto familiare che vide lo fece impallidire e per poco non svenne.

    - Jonghyun... - mormorò con un filo di voce anche se avrebbe voluto urlarlo quel nome ma improvvisamente gli era mancata la voce.

Il ragazzo si stava avvicinando da bordo pista con le mani in tasca, lo sguardo fisso su loro due e le labbra serrate.
Jonghyun aveva visto tutto: i suoi amici che parlavano in modo concitato, Jorinde che si era avvicinata e aveva portato Kibum a ballare e poi era rimasto a guardarli volteggiare fra mille colori e gonne di ogni tipo. Quando i due poi avevano abbandonato la pista da ballo, si era detto che era il momento di entrare in scena, aveva sceso lentamente le scale e si era diretto verso i due ragazzi usciti sul balcone.


Jorinde nell'udire quel nome si era voltata di scatto e non appena aveva scorto il ragazzo, poggiato allo stipite della porta balcone, aveva sussultato e si era portata le mani alla bocca.


La sua mascella era rigida e i suoi occhi impietosi.


    - Vi state divertendo? - furono le prime parole che rivolse loro.


I due erano pietrificati.
Nello stesso momento Minho, Taemin e Jinki si avvicinarono al balcone.

    - Jonghyun! - esclamò sorpreso Jinki non appena riconobbe l'amico.

Il biondo si voltò verso i nuovi arrivati.

    - Che tempismo ragazzi! Siete giunti giusto in tempo - fu il commento del ragazzo.

In tempo per cosa?


Taemin aveva la faccia di uno che avrebbe preferito morire sul posto piuttosto che assistere a una scena del genere.

Un leggero vento si era alzato e fra tutte le cose che avrebbe potuto portare con sé, aveva deposto sul quel pavimento prezioso solo guai, grandi e densi.









          * Angolo di Natsumi213 *


Toc toc.
C'è qualcuno? Sono tornata! ^^ Come sono andate le vacanze? Io mi scuso per il ritardo ma sono stata un po' al mare anche io e sono tornata non molti giorni fa!
Dunque, eccoci con il trentesimo capitolo. Siamo alla sera del ballo della festa del palazzo di Chul Moo. Tutto sembra abbastanza tranquillo, salvo per gli screzi di Taemin e Kibum e i sentimenti ancora vivi del ragazzo per la rossa. Jorinde rivede finalmente Yoora a cui racconta tutto ma il colpo di scena si presenta alla fine del capitolo: Jonghyun non è andato a nessuna cena di lavoro, è lì, in carne ed ossa davanti a loro e li guarda in modo impietoso. Cosa accadrà adesso? Cos'ha in mente Jonghyun? Sono tutte risposte che non tarderanno ad arrivare visto che mancano pochissimi capitoli alla fine.
Inoltre, devo farvi una precisazione, il quadro della sposa* che compare nel tenero siparietto in cui vi sono protagonisti Jorinde e Jinki è lo stesso dipinto che Jinki ha fatto di Bea nel capitolo “17. Il passato VI – Sono qui per restare”, esposto al palazzo come molte opere dei ragazzi che vi abitano.
Non penso di dover aggiungere altro, tranne che sotto vi lascio le immagini degli outfit dei ragazzi per la festa.
Grazie mille a lagartischa e Blakneco per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie! <3 < 3
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite, le ricordate e le preferite! Grazie mille! <3 <3 <3
Un grazie piccolo piccolo ma grande grande va, come sempre, a Ninechka! <3
P.s. La foto di copertina è del bravissimo Christian Birmingham!
A presto! ^^
Kisses! :*

Molto simile al vestito blu di Jorinde. Per la verità è il modello a cui mi sono ispirata ma ha qualche particolare diverso come le gambe più coperte! ^^

Il vestito di Yoora! ^^

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Capitolo 31
*** 31. The little house in the garden ***










31. The little house in the garden





Come aveva potuto pensare che Jonghyun non avrebbe mai scoperto la verità? Come aveva potuto essere così stupida?
Jonghyun era lì davanti a loro e ora non potevano più nascondersi dietro nessuna scusa. Era arrivato il momento del confronto.
Tutti i nodi vengono al pettine, alla fine e Jorinde ne aveva uno molto intricato proprio sotto la nuca.

    - Jonghyun, prima che tu dica qualsiasi cosa, lascia che ti spieghi quello che è successo – disse Kibum in modo molto pacato.
    - Cosa è successo esattamente? Dimmelo, per favore. Sono davvero curioso di sapere cosa v'inventerete questa volta - replicò il biondo in modo tranquillo.

Il corvino sospirò.

    - Niente, questa volta niente, giuro. -
    - Allora lascia che ti risparmi la fatica Kibum, credo di sapere cosa è accaduto se è la verità quella che vuoi dirmi. -
    - Senti, so che sei arrabbiato e mi dispiace tantissimo ma-
    - Arrabbiato? Non sono arrabbiato ma desidero che questa conversazione termini qui. -
    - Jonghyun, io ti conosco-
    -Non ricordarmelo - replicò sprezzante il maggiore.

Quest'ultima affermazione di Jonghyun ammutolì Kibum. Non aveva mai usato un tono come quello nei loro confronti, soprattutto nei suoi.
Jorinde guardava entrambi afflitta. Jonghyun era un vulcano sul punto di esplodere. Ciò che stava accadendo fra Jonghyun e Kibum aveva un gusto personale, amaro e personale. La causa di quel disprezzo era lei.


    - Non prendertela con lui, è colpa mia. -


Tutti si voltarono nella sua direzione come riscossi da qualche torpore. Kibum si era girato con terrore alle sue parole. La guardava come se desiderasse che non avesse mai parlato. Taemin la guardava sgomento come se avesse notato la sua presenza solo in quel momento.

    - Jorinde... - sussurrò a mezza voce Kibum.
    - Sono io che ho causato tutto questo. Dovresti guardare me con disprezzo, non Kibum. -
    - Se è per questo il vero problema sono io. Se io non ci fossi stato, nessuno avrebbe sofferto quello che sta patendo ora - disse Taemin facendo un passo avanti.
    - Non dire sciocchezze, tu non mi avresti trovata se io non fossi stata così testarda da uscire. -
    - Non puoi saperlo. Sarei stato in grado di arrampicarmi davvero su per la finestra - ribattè il moro guardandola per bene negli occhi per la prima volta in quella sera.
    - Piantatela tutti e due. Il mio errore ha permesso ad entrambi di agire - disse Kibum.
    - Cerchiamo di mantenere la calma, insieme possiamo trovare una soluzione! - esclamò Minho non meno a disagio degli altri.

L'unico a non dire niente era Jinki che si limitava a guardare Jonghyun a braccia conserte.

    - Non ascoltarli! Sono io che sono uscita di casa e sono io che ho convinto Kibum a mantenere il mio segreto! - esclamò a quel punto Jorinde avanzando verso Jonghyun - Se proprio vuoi sfogare la tua rabbia, fallo su di me. -

Jinki e Minho erano sorpresi, Taemin era senza parole e Kibum le afferrò la mano impedendole di andare oltre.

    - Tu di certo non mi hai costretto a fare niente! Ho deciso da solo di aiutarti! - ribattè il corvino tirando la ragazza verso di sé come se temesse di perderla.
    - Non è vero Jonghyun, non erano queste le sue intenzioni. L' ho convinto io, voleva riportarmi da te. -
    - Non dire stronzate, mi sono intenerito e ho deciso di aiutarla. È andata così. È stata principalmente colpa mia - sussurrò Kibum senza lasciare la mano della più piccola e facendo qualche passo avanti come se volesse nasconderla.
    - Kibum-
    - SILENZIO - tuonò Jonghyun sorprendendo tutti.

Il ragazzo non alzava mai la voce, erano rarissime le volte in cui l'aveva fatto.

    - Ma tu guarda un po'...chi l'avrebbe detto - disse poi abbassando il suo sguardo freddo sulle loro mani incrociate - chi avrebbe mai detto che il passato e il presente si sarebbero spalleggiati così bene? A mie spese, poi - aggiunse infine sarcastico.

Jorinde guardò confusa Jonghyun, poi Kibum pietrificato sul posto, e poi Jinki in cerca di una risposta a quello che il biondo aveva detto. Cosa aveva voluto dire?

    - Dì un po' Jorinde, fai da spalla a Kibum oppa? - chiese poi divertito rivolto alla rossa.
    - Jonghyun, ascoltami - tentò di dire Kibum inutilmente.
    - Voi eravate le uniche persone di cui mi fidavo...come avete potuto farmi questo?! Come avete potuto essere così sconsiderati? Fatico ancora a crederci - disse il biondo scuotendo il capo incredulo.
    - Lo so, abbiamo commesso...anzi, ho commesso un errore. Però devi credermi, non l'ho mai fatto con l'intenzione di ferirti, tradirti o mandare tutto all'aria! Pensavo che sarei stato in grado di avere la situazione sotto controllo - ribattè Kibum a bassa voce.
    - Sotto controllo? QUESTO LO CHIAMI SOTTO CONTROLLO?! - urlò Jonghyun facendo sussultare Jorinde - Non c'è proprio niente che sia sotto controllo, non lo è mai stato dal primo momento in cui Jorinde ha messo piede fuori da casa mia, e voi invece di riportarla indietro, l'avete assecondata! Credevate davvero che io fossi così idiota che non mi sarei accorto proprio di niente? Pensavate davvero che mi sarei bevuto la stronzata di Jorinde alla finestra e di Taemin sotto come un novello Romeo indemoniato?! Questa è tutta la stima che avete di me? Grazie, troppo gentili. -

Se questo era il trattamento che stava riservando a loro, Jorinde non immaginava cosa aveva o avrebbe detto a Odette e Jae Hyun.

    - Smettila di parlare al plurale, gli altri non sapevano niente - puntualizzò Kibum tetro.
    - Nobile da parte tua - sbottò ironico Jonghyun - giusto per assicurarti meglio che nessuno potesse convincerti a portare Jorinde a casa. -
    - Smettila di dirgli queste cose! - gridò Jorinde - Kibum pensava di fare la cosa giusta, come puoi pensare tu che lui abbia mai potuto tradirti o essere avventato nelle sue scelte?! -
    - Jorinde... - sussurrò Kibum.
    - Parli così ragazzina perchè non hai idea di quello che succederà - replicò Jonghyun lapidario.
    - Non m'importa, non trattare così Kibum o perlomeno, non aspettarti che io me ne stia zitta mentre tu lo aggredisci così. Kibum mi è stato amico e mi ha sempre aiutata e difesa - replicò Jorinde con aria di sfida.
    - Se tu fossi me e Kibum Yoora, come avresti reagito? - chiese a quel punto Jonghyun.
    - Amo Yoora incondizionatamente...penserei che ha avuto i suoi buoni motivi per averlo fatto. Conosco Yoora e so che non avrebbe mai fatto nulla per danneggiarmi. -

Kibum la guardava sbalordito, non immaginava che lo avrebbe difeso.

    - Che Kibum l'abbia fatto per danneggiarmi o meno, non ha importanza adesso. Ogni azione ha una conseguenza e devi tenerne conto prima di fare qualsiasi cosa. -
    - Invece ha importanza. A me non piacerebbe che un mio amico pensasse quello che tu gli stai rinfacciando. -
    - Che c'è? Ti sei innamorata di lui? - chiese Jonghyun con un sorriso canzonatorio e un'occhiata significativa che a primo impatto Jorinde non afferrò.
    - E anche se fosse? - rispose con una smorfia la più piccola.

Jonghyun, poggiato al muro, rise inaspettatamente.


    - Sarebbe una commedia di Plauto questa - disse poi piano con un ghigno.
    - Ad ogni modo, trovo ingiusto che lui debba prendersi tutta la colpa e che tu debba essere così duro - ribattè la più piccola.
    - Quando saprai tutto, dubito che la penserai ancora così. -
    - Jonghyun, io capisco che tu sia fuori di te ma adesso dovremmo parlarne con calma - disse Jinki a quel punto.
    - Fuori di me? E tu? Non potresti avere più la possibilità che Bea si ricordi di te. L'hai presa davvero così bene? - chiese il ragazzo voltandosi verso lo hyung - E tu, Minho? Potresti non riabbracciare più Hyun Soo. Non ti fa davvero nessun effetto? - chiese poi al più alto.


Jinki non rispose.

    - Lo sai bene che non è così, è la rabbia a farti parlare - disse invece Minho.
    - Non ho un cuore che batte come si deve ma sono ancora umano, Minho-ah. -
    - Allora dovresti sapere che ci rimettiamo anche noi - ribattè allora Jinki.
    - Appunto. Dico io, non avete pensato a niente di tutto questo? Kibum, avevi calcolato tutto e non questo? Non hai tenuto in conto anche degli altri mentre facevi l'anima pia con Jorinde? - disse poi Jonghyun fintamente sorpreso.
    - Neanche tu saresti stato in grado di dirle di no al posto mio - replicò Kibum mortifero.
    - Sai qual è la cosa che mi fa più incazzare? Il fatto che mi abbiate tenuto all'oscuro di tutto. Potevi dirmelo, potevi condividere l'onere con me quando potevi...magari avremmo trovato una soluzione, invece no. Poi quando è andato tutto storto, avete ben pensato di rifilarmi balle su balle. Sono io l'oggetto principale di questa maledizione...pensavi davvero che non me ne sarei accorto?! Certo che no ma non volevi che qualcuno si facesse male, giusto? Peccato che si è verificato tutto quello che volevi evitare. -
    - Kibum ha agito con le migliori intenzioni - disse Jorinde.
    - Sei diventata il suo avvocato? - la schernì Jonghyun.
    - Lascia stare Jorinde - disse Kibum con un leggero sorriso alla ragazza.
    - Credo semplicemente che non meriti delle parole di rimprovero...va bene, le cose non sono andate come dovevano ma non sei l'unico ad averne la colpa. Se io non avessi deciso di uscire, non sarebbe successo nulla di tutto questo. Poi, come ha detto Taemin, lui avrebbe potuto trovarmi lo stesso. -
    - Si ma forse io qui ho fatto l'errore più grande e non biasimo Jonghyun per essere così arrabbiato. Probabilmente lo sarei anche io al posto suo. Sei davvero molto gentile a difendermi Didi ma Jjong non ha tutti i torti - ribattè Kibum prendendo finalmente la parola.
    - Ora che hai sentito con le tue orecchie che non sono io troppo stronzo, sei soddisfatta? - chiese a quel punto Jonghyun.
    - Si ma ora che vorresti fare? È andata! - sbottò seccata Jorinde stropicciandosi il vestito per il nervoso.


Gli occhi di Jonghyun si posarono su di lei e Kibum avrebbe voluto che non avesse quello sguardo. Non gli piaceva quello sguardo.


    - L'unica cosa possibile rimasta. -


Si avvicinò lentamente alla ragazza e allungò una mano nella sua direzione come volesse afferrarla ma a Jorinde la sua improvvisa, eccessiva pacatezza non la convinceva appieno. Quando le sue dita stavano per sfiorarle il polso, la ragazza si scostò leggermente turbata.
I ragazzi fissavano la scena con il fiato sospeso.
Jonghyun la guardò con i suoi occhi profondi e a Jorinde fece quasi male specchiarvisi, come se le sue iridi fossero frammenti di vetro che trapassavano i suoi bulbi oculari con lacerante dolcezza.

    - Jorinde. -

La sua voce era profonda come mai l'aveva udita prima.
La rossa fece un incerto passo indietro. Jonghyun, invece, le afferrò il polso con fermezza.

    - Andiamo - disse dirigendosi verso il salone.
    - Jonghyun, che vuoi fare? - chiese Kibum cercando di nascondere il suo allarmismo.
    - L'unica cosa che posso fare. Torno a casa con ciò che mi appartiene - rispose freddo voltando le spalle ai ragazzi.
    - Cosa vuoi fare? - ripetè Minho sbarrandogli la strada.
    - L'ho appena detto: stiamo andando a casa - rispose Jonghyun superando poi il bruno.
    - Non vorrai...! - disse Taemin spaventato prendendo l'amico per il braccio.
    - Cosa, Taemin? -

Il moro era estremamente pallido.
Jorinde era confusa: cosa diavolo stava succedendo?

    - Non ti possiamo permettere di andare via con lei - sussurrò Taemin.

Jonghyun lo guardò stupito.

    - Oh, invece si che posso. Lo sapete bene. Siete stati voi ad aver creato la situazione in cui io posso fare esattamente quello che sto facendo. -
    - Ma che diavolo state dicendo?! - sbraitò Jorinde guardando i ragazzi in faccia.
    - Jonghyun, mi fido di te...so che non lo farai... - disse Jinki alle spalle di Minho.

Jonghyun incrociò lo sguardo con quello del maggiore e senza dire una parola, si voltò e si allontanò con la ragazza.



Jorinde era stupita, confusa, nervosa e anche un po' spaventata.
A che cosa alludevano i ragazzi? Cosa temevano Jonghyun potesse farle?
Il ragazzo la trascinava via attraversando la sala da ballo rapidamente. La presa sul suo polso era particolarmente ferrea e cominciava a farle male. La rossa era stanca, voleva delle risposte e le avrebbe avute.

    - Fermati un attimo! - esclamò piantando bene i piedi a terra cercando così di fermare la corsa del biondo.

Tuttavia il ragazzo era sordo alla sua richiesta, non si era nemmeno voltato a guardarla da quando avevano lasciato gli altri.

    - Insomma, vuoi fermarti o no?! - gridò seccata arrestandosi di colpo e staccandosi quasi il braccio per la violenza con cui aveva interrotto quella specie di fuga iraconda.

Jonghyun si voltò di scatto senza lasciarle il braccio.
Era arrabbiato, era evidente e i suoi occhi non perdonavano nessun centimetro del suo essere.

    - Vuoi spiegarmi a cosa alludevano gli altri? -
    - Smettila di fare domande e muoviti - rispose cinico Jonghyun e fece per voltarsi di nuovo.
    - Non vado proprio da nessuna parte. Credo di essere in diritto di ricevere una risposta e lasciami il braccio o finirai per farmi male! -
    - E che ti aspetti? Che ti batta le mani e ti ricopra di fiori? -
    - Vuoi farmi del male? - sussurrò incredula la rossa.

Jonghyun non rispose.
Forse Jorinde iniziava a capire.

    - Vuoi farmi fare la fine di Valery...? - mormorò con un filo di voce e gli occhi sgranati.

Il più grande la guardò sorpreso. Forse non si aspettava che fosse a conoscenza della sorte delle altre ragazze.

    - Lasciala subito! -

Una voce fin troppo familiare interruppe quella terribile conversazione.
Entrambi si voltarono verso la fonte di quel suono autoritario e scorsero la piccola Yoora che marciava verso di loro.

    - Yoora! - esclamò Jorinde.
    - Che accidenti ci fai tu qui?! - sbottò seccato Jonghyun recuperando quel cipiglio cupo di qualche istante prima.
    - Non ti permetterò di farle del male! Ti conviene lasciarla subito! -
    - Oppure? - chiese sarcastico il biondo.
    - Oppure te ne pentirai. Non ho potuto fare niente quando con il ricatto sei riuscito a strapparmela via ma ora non resterò a guardare mentre le fai del male. Jorinde è la mia migliore amica e per lei sarei capace di tutto! -

La rossa non aveva mai visto l'amica così seria.


    - Che c'è, hai cambiato idea Yoora? Quando ti ho fatto venire a casa mia per farti stare con la tua amichetta ero diventato il magnanimo Jonghyun e ora sarei lo stronzo ricattatore? Stammi sentire, ti conviene girare sui tacchi se non vuoi comunicare ai tuoi compagni che domani mattina devono sloggiare - replicò il ragazzo in tono mellifluo.

Yoora perse un battito a quelle parole ma non si mosse di un centimetro.

    - Non me ne andrò finchè non sarai tu ad andartene ma senza Jorinde. -


Il ragazzo sorrise per l'audacia della più piccola.

    - Stai sprecando il tuo tempo - disse semplicemente.
    - Non mi convincerai ad andarmene. -
    - Hai proprio voglia di lasciare questo posto tu - sentenziò Jonghyun impietoso.
    - Sbattimi pure fuori, non m'interessa. -
    - Yoora ti prego, lascia stare - disse a quel punto Jorinde.

Non poteva permettere che l'amica perdesse tutto per colpa sua.

    - Jorinde, non ti preoccupare-
    - Fallo per me - la interruppe la rossa.
    - Che differenza fa? Hai infranto le sue regole, ci butterà tutti fuori ugualmente! - ribattè con fervore l'amica.
    - Andrà tutto bene, fidati di me - sussurrò Jorinde.
    - Ma perchè vuoi farti fare del male?! - strillò Yoora con la voce incrinata e gli occhi lucidi.


Jorinde corse da lei e l'abbracciò forte.

    - Non mi farà del male, starò bene, te lo prometto. Dopo ti scrivo, va bene? - le bisbigliò all'orecchio.
    - Come fai a saperlo...? -
    - Devi fidarti di me. Lo conosco...non mi succederà niente. Però ora devo andare, ok? - e la baciò sulla fronte.

Poi senza voltarsi indietro superò Jonghyun e si avviò verso l'uscita.
Il ragazzo la seguì come un'ombra e non disse nulla finchè non arrivarono al parcheggio e la rossa si fermò accanto all'auto scintillante di lui.


    - Sali - disse il ragazzo perentorio.
    - Forse non dovrei...magari dovrei andarmene - ribattè la più piccola.
    - Questo lo decido io. -


Jorinde alzò i suoi bellissimi occhi chiari su di lui.


    - Allora avevo ragione io. -

Jonghyun continuava a guardarla senza dire niente.

    - Valery - aggiunse la ragazza con un'alzata di spalle.

Il ragazzo sorrise amaramente.

    - Lo vorrei - disse in un soffio aprendole la portiera.

Jorinde assunse un'espressione confusa ma entrò comunque in macchina: voleva cercare di salvare il salvabile, come il futuro dei suoi compagni del palazzo di Chul Moo.
Il ragazzo mise in moto e non la degnò di uno sguardo per tutto il tragitto. Invece la ragazza lo guardava di sottecchi di tanto in tanto e l'unica cosa che notava era il suo profilo severo e lo sguardo fisso sulla strada.
Quando la villa comparve dinanzi a loro, le luci erano tutte spente: Odette e Jae Hyun dovevano già essere a letto.
Jorinde sapeva, una volta entrata in casa, che avrebbe dovuto affrontare Jonghyun. Non lo voleva, avrebbe preferito che la mandasse al diavolo all'istante piuttosto che affrontarlo e litigarci.
Entrò in casa prima di lui e una parte di lei avrebbe voluto scappare al piano di sopra ma non lo fece anche perchè la voce di Jonghyun l'anticipò.

    - Non andartene, devo parlarti.-
    - Questo l'avevo capito - ribattè lei sarcastica.
    - Evita quel tono con me, l'unico che dovrebbe essere alterato sono io. -
    - Certo perchè tu hai fatto tutte cose giuste. -
    - Perchè mi hai mentito? -
    - Perchè non mi hai detto della maledizione? -

Jonghyun rimase interdetto.

    - Si, Kibum me l'ha detto anche se non so cosa dovrei fare per aiutarti. -
    - Niente. Ora più niente. -
    - Non hai risposto alla mia domanda. -
    - Non potevo dirtelo. -
    - Perché? Perchè non mi dici mai niente?! - gridò esasperata la più piccola.
    - PERCHE' DOVEVI INNAMORARTI DI ME E SE TE L'AVESSI DETTO NON AVREBBE FUNZIONATO! NESSUNO AMA A COMANDO - urlò il maggiore in risposta.

Jorinde sgranò gli occhi.

    - Cosa?! - sussurrò.
    - Kibum questo non te l'aveva detto? Se l'era dimenticato?! Beh, è la verità che tu ci creda o no - sbraitò Jonghyun sprezzante.
    - Volevi questo da me? -
    - Pensavo che se ti avessi ricattato usando i tuoi compagni, non saresti uscita di casa ma mi sbagliavo. -
    - Potevi almeno avvertirmi di qualche pericolo, se mi avessi detto almeno una mezza verità sarebbe stato più facile invece di nasconderti dietro una maschera da finto tiranno! -
    - Potevi restartene a casa! Credevo che per te i tuoi compagni valessero di più! -
    - Come, prego?! Mi stai forse accusando di egoismo?! - esclamò a voce alta l'indignata ragazza.
    - L'hai detto tu. -

Jorinde era fuori di sé. L'avrebbe sgozzato a mani nude in quel momento se avesse potuto.

    - COME TI PERMETTI?! COSA CREDEVI AVREI FATTO?! ERA TROPPO SOTTOSTARE AI TUOI RICATTI SOPRATTUTTO DOPO IL TRATTAMENTO RICEVUTO IN QUELLA STUPIDA STANZA PER COLPA DI QUELLO STUPIDO PENDAGLIO! ERA OVVIO CHE AVREI CERCATO DI USCIRE, CHE AVREI CERCATO DI RIBELLARMI IN QUALCHE MODO! E ORA, TU, CHE MI HAI RICATTATO E MI HAI IMPEDITO DI USCIRE DI CASA, VIENI A DIRMI CHE SONO EGOISTA?! -

Aveva urlato con tutta l'aria che aveva nei polmoni. Non poteva più tollerare quella situazione, figurarsi quelle offese.

    - Pensi che mi divertissi a tenerti qui? Credi l'abbia trovato allietante ricattarti per averti qui? Non avevo scelta. Dovevo tenerti in gabbia per spezzare la maledizione e si, lo ammetto, sono stato egoista e non mi sono sentito affatto bene a sacrificare la tua libertà per il bene degli altri. -
    - Come hai fatto con le altre?! Da quanto tempo sono addormentate? - chiese la più piccola.
    - Non credo debba interessarti. Ora è svanita anche la speranza di svegliarsi per loro. -


Jorinde deglutì a quelle parole. Era la responsabile delle loro vite e non l'aveva mai capito davvero, non aveva mai compreso appieno che il destino di quelle ragazze era nelle sue mani neanche quando Kibum le aveva parlato della maledizione. Non aveva capito nemmeno quanto i ragazzi di Chul Moo dipendessero da lei, non le era sembrato un peso troppo pesante quando aveva disobbedito a Jonghyun o forse si era sentita semplicemente al sicuro, le sembrava impossibile che Jonghyun la scoprisse all'inizio di quella storia. E Jinki? Minho? Le loro povere fidanzate? Le cadde il mondo addosso.
Era l'unica che poteva spezzare la maledizione ma quella possibilità era andata in fumo a causa di un bacio che non voleva nemmeno dare.


Avevano sbagliato e c'erano tutti dentro.


    - Non c'è davvero più niente che si possa fare? - chiese con un filo di voce sedendosi sul bracciolo della poltrona.
    - Abbiamo due possibilità. -
    - E quali sarebbero? -


In realtà la ragazza temeva la sua risposta. Aveva un terribile presentimento. Jonghyun la guardava con occhi tristi e spenti. Le si avvicinò e s'inginocchiò accanto a lei.

    - Non avrei mai voluto allontanarti da me...il mio angelo - le sussurrò a un soffio dalle sue labbra che baciò sfiorandole con le sue.

Poi le afferrò il volto fra le mani e le baciò la fronte.
Jorinde lo prese per i polsi e lo guardò dritto negli occhi mentre lui, come un serpente incantatore, la faceva alzare. La condusse nel suo studio e lei lo lasciò fare.

    - Non sei costretto a farlo - mormorò la rossa con gli occhi lucidi.

Il ragazzo, di spalle, armeggiava con qualcosa e quando si voltò aveva fra le mani il famigliare fazzoletto bianco che Jorinde aveva visto la sera in cui avevano ripreso Valery.
In quel momento, la paura l'assalì. Aveva capito cosa voleva farle fin da subito ma ora che lo vedeva con i suoi occhi, avvertì le gambe diventarle molli e i polsi tremarle.

    - Non farmi questo... - singhiozzò indietreggiando.
    - Puoi scappare, se vuoi - replicò con una punta di dolore il più grande.
    - Non lo fare. -
    - Non te lo impedirò, vattene. Scappa. -

Jorinde scosse il capo mentre le lacrime le solcavano le guance.
Jonghyun avanzava verso di lei.

    - E' la cosa migliore che possa farti in questo momento - sussurrò Jonghyun a un passo da lei.

La ragazza era con le spalle al muro e i suoi occhi, troppo chiari, troppo luminosi e dolorosi da guardare seguivano, spaventati e rassegnati, quel temibile fazzoletto bianco che non tardò a posarsi sul suo naso e la sua bocca. Un forte odore le entrò dalle narici e il suo istinto di sopravvivenza la portò a opporsi ma Jonghyun la tenne ferma fra le sue braccia e Jorinde non potè fare altro che mollare.
Jonghyun la strinse ancora di più a sé quando la più piccola smise di lottare e si inginocchiò, tenendo fra le braccia la ragazza. Le scostò i capelli dal volto e baciò i suoi occhi chiusi che non avevano fatto altro che fissarlo finquando non si erano chiusi e si era abbandonata sul suo petto mentre le ginocchia le cedevano.
Gli faceva male all'altezza del cuore mentre sollevava Jorinde e usciva da quella stanza lasciando che la coda ampia e scintillante del vestito di lei strusciasse per terra accanto a loro.
Jonghyun sperava che mai più avrebbe dovuto usare quel posto, che mai più sarebbe dovuto entrare in quella piccola casetta nel giardino*.
Posò Jorinde sulle candide lenzuola del letto.
Restò a guardarla a lungo, le teneva la mano e le accarezzava i capelli rossi. Fra le mani reggeva una rosa blu, la più bella che avesse trovato e colto. Restò due ore accanto a lei e di tanto in tanto guardava il fiore e se lo rigirava fra le mani.
Alla fine si alzò e uscendo fuori dalla piccola casetta, la chiuse a chiave. Dopo essersi allontanato di qualche passo, gettò il fiore a terra e lo schiacciò.


No, non l'avrebbe data in pasto a lei.





**


Quando Odette si svegliò al mattino non trovò Jorinde nel suo letto. La cercò per tutta la casa e alla fine decise di chiedere a Jonghyun. Trovò il ragazzo nel suo studio e non appena varcò la porta, dal suo sguardo capì che qualcosa non andava.
Jonghyun sembrava non aver dormito. Aveva ancora i vestiti della sera precedente addosso e reggeva fra le mani il pugnale intarsiato di Kibum che guardava con macabro interesse.


    - Buongiorno Odette - la salutò il ragazzo con un sorriso tirato.


Perfino il tono della sua voce era diverso.
C'era assolutamente qualcosa di diverso e qualsiasi cosa fosse successo, Odette pregò che quel pugnale non avesse avuto nessun ruolo in quella faccenda.










        * Angolo di Natsumi213 *


Eccomi tornata! ^^
Come va anime belle? ^^
Ecco a voi il capitolo 31. Immagino (forse XD) che il suo contenuto è stato un po' doloroso: Jonghyun è arrabbiato con tutti, tratta male Kibum in primis, poi “scappa via” dalla festa portando con sé Jorinde, litiga con questa e dopo decide di addormentarla ma non del tutto perchè la rosa che doveva posizionare accanto al letto, la getta via, incapace di lasciarla andare via. È da notare che il luogo in cui porta Jorinde non è lo stesso in cui dormono beatamente le altre ragazze ma la casetta nel giardino di cui abbiamo parlato già nel capitolo 21*, la stessa che le mostra Kibum la sera in cui la porta dalle ragazze.
C'è aria di tempesta. Odette trova Jonghyun nello studio con il pugnale di Kibum in mano. Cosa succederà? Jinki ha detto di fidarsi di Jonghyun e sa che non farà niente di sbagliato ma sarà effettivamente così? Jonghyun ha detto a Jorinde che è la cosa migliore che potesse farle in quel momento, c'è forse di peggio? Tutte queste domande e altro troveranno una risposta nei prossimi e ultimi capitoli.
Ora non mi resta che ringraziarvi!
Grazie a Blakneco e lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie mille! <3 <3
Grazie a coloro che hanno inserito la storia fra le seguite, le preferite e le ricordate! Grazie a tutti voi che leggete la storia! <3 <3 <3
Un ringraziamento speciale, come sempre, alla mia wifey per eccellenza: Ninechka. <3
A presto! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 32
*** 32. Robin ***












32. Robin




Forse aveva fatto un incubo o due ma l'unica cosa che seppe Jorinde quando riaprì gli occhi era che il cuore le batteva all'impazzata. Sembrava che stesse per schizzarle fuori dal petto, l'unico rumore che sentiva intorno a sé era il battere furioso del suo cuore. Non appena si svegliò e si accorse di non trovarsi nella bella casa di Jonghyun, balzò in piedi come se fosse stata punta da tanti aghi.
Dove si trovava? Cos'era quel posto?
Si guardò intorno spaventata e con la testa che le girava per lo scatto improvviso. Ci mise qualche minuto per riconoscere quel posticino. Era la casetta nel giardino di Jonghyun. L'unica volta in cui l'aveva vista era quando Kibum l'aveva portata dalle ragazze addormentate.

Cosa ci faceva lì?

Era ancora vestita con l'abito della festa.
L' ultimo ricordo che aveva della sera precedente era della discussione avuta con Jonghyun una volta tornati a casa e di come lui l'avesse addormentata.
Allora perchè era sveglia e perchè non si trovava con le altre ragazze in quella strana stanza? Stava sognando forse?
Si tirò un capello per assicurarsi di essere nella realtà e il dolore alla testa, laddove vi era il suo capello martire, le diede la conferma.
Jonghyun non l'aveva addormentata, perchè? Aveva forse in mente qualcosa di più crudele?
Alzò un sopracciglio scettica: quella casetta non era esattamente la definizione di crudeltà a giudicare dal suo arredamento pulito e carino. Era piccola ma accogliente, con il letto, il tavolo e le sedie tutte nella stessa stanza. Sembrava proprio che quella casetta fosse stata costruita per ospitare effettivamente qualcuno.
Guardò verso la finestra. Era già giorno e potevano essere all'incirca le dieci. Si diresse verso la porta, abbassò la maniglia ma non si aprì. Jorinde non poteva crederci: era chiusa a chiave. Provò più e più volte ma la porta non si aprì. Jonghyun l'aveva davvero rinchiusa in quel posto.
Jorinde diede un calcio alla porta ma poi, conscia di non risolvere nulla prendendo a calci ogni singolo mobile della casa, tornò al centro della stanza e si lasciò cadere sulla sedia. Odiava restare sola, soprattutto se restare soli implicava ripensare a tutto quello che era successo nelle ultime ventiquattro ore. Il suo pensiero volò ai ragazzi, a Yoora che non aveva ricevuto nessun suo messaggio, a Odette e Jae Hyun che probabilmente avevano affrontato Jonghyun e infine, a Jonghyun stesso. Lo stomaco le si strinse. Ricordava perfettamente il suo sguardo il secondo prima di premerle quel fazzoletto sulla bocca. Soffriva, lo vedeva e lei soffriva con lui. Jonghyun non era cattivo, Jorinde lo sapeva, Jorinde lo sentiva o magari voleva credere che fosse così. Doveva aggrapparsi a quel pensiero con tutte le sue forze.

Però perchè l'aveva confinata lì dentro?



Sarai trattata come una regina se lo vorrai ma infrangi il mio divieto e sarai punita.”


Le parole che Jonghyun le aveva rivolto al loro secondo incontro le tornarono in mente.
Era questa la punizione? Un cottage in mezzo al giardino? Da come aveva parlato, la rossa si aspettava le fiamme dell'inferno.
Sorrise fra sé. No, non poteva essere questo...c'era qualcosa sotto.
In quel momento sentì la porta scattare. Jorinde sussultò e si voltò verso di essa. Pensava fosse Jonghyun invece erano Odette e Jae Hyun.
La donna non appena la vide le corse incontro e la strinse fra le sue braccia.

    - Jorinde! Tesoro, stai bene? - chiese preoccupata.

La ragazza annuì.
Jae Hyun con espressione seria si sedette accanto a lei.

    - Devi esserti spaventata quando ti sei risvegliata qui! - esclamò Odette apprensiva.
    - No, non ti preoccupare...piuttosto, voi state bene? Immagino che ve ne abbia dette di tutti i colori - rispose la rossa tristemente.
    - Beh, a dirla tutta, è stato abbastanza diplomatico. Credevamo avrebbe demolito l'intera casa ma è stato abbastanza mite - la informò Jae Hyun.
    - Meglio così! Con i ragazzi invece non si è risparmiato. -
    - Forse si è sentito tradito - disse Odette.
    - Credo di si e mi dispiace tantissimo. Non desideravo che le cose finissero in questo modo - mormorò mestamente Jorinde con il capo chino.
    - Nessuno l'avrebbe voluto ma non fartene una colpa...se una cosa deve accadere, accadrà comunque - replicò con un sospiro Jae Hyun.
    - Jae Hyun ha ragione. Piuttosto, ora pensa solo a mangiare qualcosa e a riposarti un po'...ti abbiamo portato dei vestiti e la colazione – disse Odette indicando i due cestini posati sul tavolo.

Jorinde seguì la sua mano e rimase a fissare i due cestini. Appena i due erano entrati non si era nemmeno accorta che portavano con loro qualcosa.
Colazione?
Vestiti?

    - Jonghyun ha intenzione di lasciarmi qui?! - esclamò la rossa esterrefatta interrompendo Odette e la lista degli oggetti presenti nei cestini che le stava elencando.

I due visitatori si scambiarono un'occhiata preoccupata.

    - Vedi Jo, Jonghyun ritiene che per il momento sia meglio così...in fondo ha ragione, se ci pensi- ma la ragazza la interruppe.
    - Per il momento? Ma non fatemi ridere! Ieri sera mi ha addormentata ed io pensavo che mi avrebbe portata in quella stanza dove ci sono le altre ragazze e invece la sua brillante idea è stata quella di rinchiudermi qui dentro?! -
    - Credo che non ne abbia avuto il coraggio...non ce l'ha fatta ad addormentarti - sussurrò Jae Hyun.
    - Non ce la fa ad addormentarmi ma ad imprigionarmi in un cottage nel suo enorme giardino si?! Vuole tenermi qui finchè non crepo? È questa la sua punizione? -
    - Punizione? Di che stai parlando? - chiese Jae Hyun perplesso.
    - E' quello che mi disse al nostro secondo incontro: sarei stata punita se avessi infranto le sue regole.-
    - Jorinde, sono cambiate così tante cose da quell'incontro...io non credo che lui voglia punirti, certo, è arrabbiato ma non vuole farti del male - disse dolcemente Jae Hyun.

Odette annuì guardando la più piccola.

    - Lo so che è arrabbiato ma non voglio restare qui - confessò la rossa con un filo di voce.
    - Neanche a me piace pensarti qui da sola ma non possiamo fare diversamente. Troveremo poi una soluzione! - disse la donna con un sorriso.

Jorinde non rispose mentre Jae Hyun guardava la governante con uno strano cipiglio. Odette lo ignorò e prese uno dei cestini.

    - Però adesso basta parlare, mangia qualcosa! Non voglio che ti indebolisci - disse poi pimpante tirando fuori dal cesto varie pietanze.

Jorinde mangiò controvoglia e quando i due furono andati via, si gettò sul letto e si assopì nuovamente.





    - Soluzione? Dilla un po' anche a me questa soluzione! - sbottò Jae Hyun quando furono abbastanza lontani dalla casa.

Odette roteò gli occhi.

    - Cosa volevi che le dicessi?! Era così abbattuta, povera piccina, che non sapevo che pesci prendere! - rispose Odette seccata.
    - Jonghyun è stato chiaro al riguardo. -
    - E quindi? Volevi che le dicessi che l'unica soluzione abbordabile è quella di vivere qui vita natural durante, chiusa in quella casa e senza mettere il naso fuori dalla porta, per evitare la morte? Con che cuore potevo dirle una cosa del genere in questa situazione?! -
    - Purtroppo la verità è questa e prima o poi dovrà saperla. -
    - Oh Jae Hyun! È anche colpa nostra...se le avessimo impedito di uscire quel giorno! Abbiamo pugnalato Jonghyun alle spalle come due disgraziati mascalzoni... - sussurrò la donna fermandosi di botto, con lo sguardo basso e velato di lacrime.

Jae Hyun perse la sua espressione severa e la guardò con tenerezza.

    - Odette, non tormentarti ancora...non servirà a nulla. Non c'è niente che possiamo fare ora se non stare vicino ad entrambi. -
    - Si lo so ma ogni volta che penso a che vita aspetta tutti loro, non posso fare a meno di sentirmi triste e in colpa. -

L'uomo le si avvicinò e la prese fra le braccia forti cullandola dolcemente.



**



Jorinde si era risvegliata dopo due ore, si era lavata, vestita e aveva mangiato quello che Odette le aveva portato mentre era sotto la doccia. Durante tutto lo svolgimento di quelle azioni l'accompagnava un pensiero fisso: da quanto tempo Jonghyun aveva scoperto la verità?
Non da poco a giudicare dalla pulizia di quel posto. Sembrava che il cottage fosse stato pulito il giorno prima di accoglierla.
Si chiese se si sarebbe mai fatto vedere lì dentro, se ogni tanto la pensava perchè lei lo pensava tantissimo. Nonostante tutto, Jonghyun le mancava. Le mancava trascorrere i pomeriggi insieme, le notti insieme, le mancava chiacchierare con Jae Hyun ed Odette in cucina, le mancavano Kibum, Jinki, Minho e Taemin, le mancava lavorare in libreria. Pensò a Yoora e a come doveva essere preoccupata perchè non aveva ricevuto nessun messaggio da parte sua. Jorinde si sentiva inutile. Da piccola sognava di essere come le eroine dei suoi libri, pronte a tutto in qualsiasi momento, intelligenti, audaci, brillanti, invece si sentiva più simile alla protagonista di qualche stupido romanzo rosa. Ferma lì, immobile, ad attendere che il mondo e gli uomini che lo governano decidessero il suo destino. Sempre pronta ad amare ed aspettare l'uomo della sua vita qualsiasi cosa accada. Si guardò nello specchio e le sembrò di essere proprio così, seduta sul letto, con le mani in mano.


Era dunque così che sarebbe finita?


No, Jorinde non poteva accettarlo.
Possibile che non c'era più niente che potesse fare?
Doveva davvero credere che quel maledetto bacio con Taemin avesse mandato tutto all'aria? Possibile che non c'era davvero un punto debole in quel maleficio? Forse, bisognava colpire chi la maledizione l'aveva scagliata, per spezzarla. Se si fosse tolta dai piedi la strega, sarebbe potuto ritornare tutto come prima?
Perchè non provare? Perchè non crederci?
Aveva bisogno di parlare con Odette. Conosceva tutto del passato di Jonghyun, sarebbe stata in grado di raccontarle della maledizione, di Hye Jin e di tutto il resto.
Certo, fantastico! Ma come ci arrivava da Odette? La porta era chiusa a chiave.
Si morse un labbro e si guardò intorno. Le finestre erano troppo piccole per uscire di lì, poi il suo sguardo cadde sulla credenza.
Che idiota! Come aveva fatto a non pensarci prima? Il passaggio segreto che portava in casa di Jonghyun, lo stesso attraverso cui Kibum l'aveva condotta per portarla da Valery.
Saltò in piedi e si diede subito da fare per spostare la credenza che, senza non pochi sforzi, scivolò lentamente di lato ma la rossa ricevette un'amara sorpresa quando ai suoi occhi si presentò solo il liscio muro; la porta non c'era più.
Strabuzzò gli occhi incredula. Non era possibile...l'aveva vista quella porta, era sempre stata lì e ora era scomparsa. Jonghyun doveva averla fatta murare.
Tastò il muro centimetro per centimetro ma non c'era niente che le lasciava minimamente pensare di riuscire ad aprire la porta che c'era sotto.

    - Jorinde. -

Si voltò di scatto e vide Odette, con la cena in un cesto, guardarla perplessa. Era così presa che non si era accorta che qualcuno era entrato.

    - Ha fatto murare la porta?! - gridò indicando il muro.
    - La porta? Tu come sai...? -
    - Non ci posso credere! L'ha fatta chiudere per evitare che io potessi tentare di entrare in casa! - strillò la ragazza ignorando la mezza domanda di Odette.
    - Jorinde, per favore, non fare così...so che è difficile ma devi avere pazienza. -
    - Non importa, volevo parlare con te - replicò la più piccola febbricitante.

Odette la guardò preoccupata: sembrava una pazza eccitata.

    - Odette, voglio che mi racconti della maledizione, come è successo, cosa è successo, tutto, senza tralasciare il minimo dettaglio. -
    - Come, scusa? -
    - Ho bisogno di sapere cosa è successo e so che tu puoi dirmelo. -
    - Perchè così d'un tratto? Non so neanche da dove iniziare... - disse a disagio la cameriera.
    - Dall'inizio, parlami di Hye Jin e di come è entrata nella loro vita. Sono l'unica che può fare qualcosa, se non ci provassi nemmeno tanto varrebbe per me gettarmi dalla finestra più alta della casa - ribattè la rossa con sguardo deciso.

Odette esitò per un attimo poi deglutì.

    - E sia. Avviso Jae Hyun che ceno qui con te. -

Jorinde sorrise, sapeva che Odette non l'avrebbe abbandonata.

La donna le raccontò tutto quello che sapeva e tutto quello che ricordava, senza tralasciare niente, di Hye Jin e della maledizione.
Quella storia avrebbe frantumato il cuore in mille e mille pezzi a chiunque. Tuttavia non riusciva ancora a capire cosa avrebbe dovuto fare per trovare una via d'uscita ma era sicura che la cosa non sarebbe finita così, c'era sicuramente dell'altro, ci avrebbe scommesso.


    - Odette? - la chiamò la rossa mentre la donna raccoglieva i piatti.
    - Cosa sarebbe successo se la buona riuscita della maledizione fosse stata compromessa, come ora? -

La donna sembrò pensarci.

    - Guarda che puoi dirmi la verità - sussurrò la rossa.
    - A quest'ora dovresti essere addormentata da un po' - rispose con una smorfia di tristezza.
    - Eternamente o temporaneamente? -

La domanda spiazzò la donna.

    - Ma che ti salta in mente Jo?! - mormorò spaventata.

Tuttavia la più piccola rise.

    - Lascia stare, sono solo un po' stanca - ribattè con un occhiolino.

La donna andò via un po' meno turbata e Jorinde rimase sola ancora una volta. Mise la credenza al suo posto.
Odette era stata scrupolosa nel suo racconto però la rossa aveva notato che non aveva fatto cenno a quella famosa fiamma di Jonghyun, la “golden Key”. Le aveva parlato di Jinki, Kibum, Minho, Taemin e le loro fidanzate ma non di quell'amore innominabile. Era stata sicura al 99% che i ragazzi erano stati perle del signor Jung insieme a Jonghyun ma pensava che anche chi si nascondesse dietro quell'epiteto lo fosse.
Sentì la porta scattare di nuovo e Jorinde pensò che Odette si fosse dimenticata qualcosa.

    - Fammi indovinare, hai dimenticato qualcosa - disse la rossa voltandosi ma restando interdetta non appena scorse una figura altrettanto familiare anche se non era la governante.

Era Jonghyun a essere entrato con qualcosa in mano.
Jorinde s'irrigidì di colpo.

    - Beh, effettivamente si - replicò il biondo.

Jorinde non rispose.

    - Ti ho portato questo, in caso volessi finire di leggerlo - disse il ragazzo posando un libro sul tavolo - avevo chiesto a Odette di portartelo ma se l'era dimenticato. -

Vanity fair.
Ciò di cui aveva meno bisogno in quel momento.

    - Grazie. Buonanotte - rispose sbrigativa cercando di guardarlo il meno possibile negli occhi.
    - Non posso biasimarti per tenermi il muso - constatò Jonghyun.
    - Fortuna che lo sai... -
    - E' la scelta migliore - replicò Jonghyun come se la cosa fosse chiusa lì.
    - Da quanto tempo lo sai? Perchè hai aspettato giusto ieri sera per renderci partecipi? C'era davvero bisogno di fare le cose così in grande? - sbottò Jorinde.

Aveva tanta rabbia dentro e sentiva di non riuscire a controllarla.
Jonghyun le piantò addosso uno sguardo penetrante, uno di quelli che lei odiava.

    - Forse hai ragione, ho esagerato ma sono umano anche io, come tutti, domato da istinti e passioni. Non ho potuto farne a meno, ero arrabbiato proprio come te ora. -
    - Perchè mi fai questo? Vuoi vendicarti? -
    - Farti questo, cosa? -
    - Perchè non mi hai addormentato? Perchè non l'hai fatto?! Vigliacco! - quasi gridò Jorinde spingendo il ragazzo con tutta la forza che aveva.
    - Lo avresti preferito? Vorresti non vedermi più - ribattè atono Jonghyun.
    - Si, lo vorrei - fu il sussurro appena percettibile della ragazza.

Jorinde era stravolta. Il solo rivederlo l'aveva scossa e la rabbia, poi la tristezza e il dolore erano scoppiati dentro di lei.
L'avrebbe preferito per davvero, almeno non avrebbero più sofferto, né lui e né lei. Non si sarebbero visti e sarebbe stato meglio per tutti. Se il cuore di Jonghyun era lentissimo, il suo andava fin troppo veloce e sanguinava copiosamente.
Il suo viso era bollente e i suoi occhi lucidi e troppo scintillanti. Quando erano così chiari, Jonghyun sentiva un dolore profondo perchè significava che un mare salato gli aveva bagnati e non sarebbero più tornati come prima ma sarebbero stati sempre diversi e sempre più freddi.

    - Ti comprendo ma io sono egoista e ti voglio qui, con me, per sempre - sibilò il ragazzo scoccandole un bacio sulla fronte.

A che gioco stava giocando Jonghyun? La sua mente le ordinava di allontanarlo ma il suo cuore urlava disperato di gettarglisi fra le braccia ancora una volta o magari per sempre.

Jorinde, tuttavia, non obbedì a nessuno dei due. Rimase immobile, con le sue labbra premute sulla fronte.

    - Non sono il tuo pettirosso da tenere in gabbia - soffiò di rimando la rossa lanciandogli un'occhiata agghiacciante.

Il biondo ricambiò il suo sguardo e lo sostenne senza timore.

    - Oh si invece e canterai per me, e se non lo farai, sarai un pettirosso triste e ti lascerai andare, come la villa e chi la abita - mormorò il più grande accarezzandole il collo.

La guardò per l'ultima volta prima di voltarsi e dirigersi verso la porta.

    - Jonghyun - lo chiamò Jorinde ma lui non si voltò.
    - Jonghyun, sto parlando con te - ripetè a gran voce ma il ragazzo la ignorò prese la porta e la chiuse dietro di sé.

Che diavolo significava quell'insieme di fandonie che le aveva appena detto?
Udì la chiave girare nella toppa e un brivido le percorse la schiena: la chiudeva a chiave, di nuovo.

    - Jonghyun! - lo chiamò ancora - Jonghyun! Apri questa dannata porta! APRILA! JONGHYUN! - urlò poi mentre colpiva il legno massiccio della porta a pugni e calci.

Un singhiozzo le sfuggì, forse per rabbia o era semplicemente il rumore che fa un cuore quando comincia a spezzarsi. Si afflosciò lungo la parete.

Jonghyun era davvero cambiato così tanto? Pensava davvero quello che diceva? No, il suo Jonghyun non era così crudele, così vuoto. Non lo era stato nemmeno quando il suo amore non era entrato nella sua vita, nemmeno quando il suo cuore era completamente immobile. Tuttavia, il suo amore non gli era bastato, non aveva fatto il suo dovere, si era rivelato inefficiente davanti a un potere così grande come la maledizione, si era piegato e poi disintegrato di fronte a quel potere freddo. Però la forza di quel sentimento era vivo e pulsante dentro di lei, possibile che fosse completamente sparito dentro di lui?
C'era o c'era stato, lei lo aveva visto. Lo aveva toccato ogni volta che si erano sorrisi, ogni volta che la loro pelle si era sfiorata nell'oscurità silenziosa della casa, ad ogni bacio, ad ogni sguardo, ad ogni gesto affettuoso. E ora? Jorinde non riusciva a vedere nulla ed era colpa sua, tutta sua, ne era certa.

Che cosa avrebbe fatto? Se avrebbe cantato per la malinconia di quel re dai capelli argentati o si sarebbe lasciata morire, non gliene importava.
Iniziò a piangere senza freni finchè la testa non le sembrò scoppiare e allora si addormentò.




**



Jonghyun aveva combattuto contro se stesso per non tornare indietro e stringerla a sé, quando, oltre la porta l'aveva sentita piangere. Non sopportava di vederla in quello stato e i suoi singhiozzi gli avevano squarciato l'anima. Gli era costato dirle quelle parole quanto rinchiuderla in quella casetta ma non aveva potuto farne a meno. Jorinde doveva stargli lontano, non doveva capire cosa sarebbe successo.

    - Perchè non rispondi al telefono? -

Quella voce lo colse di sorpresa.
Alzò gli occhi sul visitatore e non fu sorpreso di vederlo lì: Kibum stava in piedi davanti la soglia del suo studio.
Lo guardava fisso, con le labbra serrate e l'aria decisa.

    - Va bene, domanda di riserva: perchè Jorinde non risponde al telefono? Dov'è? - chiese a quel punto il più piccolo.
    - Sotto tre metri di terra - fu la risposta secca del biondo che distolse lo sguardo dal suo.
    - Ah Jonghyun, piantala! So benissimo che non le hai fatto del male...dov'è? - replicò Kibum aspramente.
    - Cosa ti fa pensare che io non le abbia fatto del male? Come fai ad esserne sicuro? -
    - Lo so e basta. -
    - Beh, potresti sbagliarti. -
    - Vuoi davvero che ti metta la casa sottosopra per cercarla da me?! -
    - Fai pure ma non la troverai...non è in casa. -

Kibum perse qualche battito a quelle parole.

    - Dimmi che non l'hai fatto...dimmi che non l'hai addormentata. Dimmi, per favore, che non sei stato così precipitoso! - esclamò spaventato il corvino.
    - Ci avevo pensato, sai...tuttavia sei in errore. -
    - E allora dov'è? -
    - Fuori, in giardino - rispose il più grande con noncuranza.

Kibum non aveva esattamente afferrato cosa intendesse Jonghyun con “è in giardino” finchè Jonghyun, conducendolo attraverso il giardino, non vide davanti a sé la piccola casa.

    - Perchè è qui? Perchè l'hai confinata qui? - chiese Kibum spiando dentro il cottage.

Jonghyun non rispose.

    - Soprattutto perchè è seduta a terra?! Forse dovremmo andare a controllare... - disse il corvino ma Jonghyun l'afferrò per un braccio.
    - Credo che preferisca stare sola al momento - sussurrò allontanando il più piccolo.
    - Avete litigato? -
    - Lascia perdere, non ha importanza. Piuttosto, adesso che hai visto che Jorinde sta bene, puoi tornare a casa e dormire sonni tranquilli. -


Kibum invece non si mosse, il suo sguardo s'indurì per un attimo ma poi sorrise.

    - Si ma sono venuto anche per un'altra cosa...c'è qualcosa che devi sapere e qualcosa che vorrei darti. -

Jonghyun attese in silenzio.
Kibum, poi, posò delicatamente una mano sul suo braccio e fece una cosa che non faceva da anni, una cosa che da quella maledetta sera non aveva più il diritto di fare, che non poteva fare: posò le sue labbra soffici su quelle carnose di Jonghyun, un bacio, il bacio migliore che mai gli avesse dato.
Jonghyun rimase interdetto. Kibum non lo baciava da anni e ogni volta che lui aveva provato a baciarlo, lui si scansava perchè conosceva bene le conseguenze di quel gesto e non voleva che si facesse del male. Inizialmente sentì la dolce pressione delle sue labbra che subito si tramutò in dolore. Sentì il suo lento cuore smettere di battere e il freddo impossessarsi dei suoi arti per primi, poi del suo volto. Quando Kibum si staccò da lui, si allontanò velocemente indietreggiando e il cuore di Jonghyun riprese il suo lento battere, il freddo lo abbandonò gradualmente e il respiro divenne regolare.


Perchè quel bacio all'improvviso?
Fissò Kibum perplesso e lo vide sorridere ancora e, senza un motivo, gli sembrò ancora più distante di quanto in realtà si fosse allontanato.


Tuttavia, se a Jonghyun il corvino sembrava distante, c'era qualcuno a cui entrambi non potevano sembrare più vicini e dolorosamente distinti.
Jorinde fissava con occhi sgranati la scena dalla piccola finestra. Le voci lontane, fuori dal piccolo rifugio, l'avevano svegliata e così aveva deciso di avvicinarsi alla finestra. Aveva subito riconosciuto i due ragazzi e anche se non riusciva a capire ciò che si dicevano era rimasta a guardarli. Poi, aveva visto Kibum avvicinarsi a Jonghyun e li aveva visti scambiarsi quel bacio. Era rimasta immobile, con i piedi piantati a terra e il respiro mozzo. Il suo cervello non riuscì a elaborare niente.



Jonghyun e Kibum?


Jonghyun e Kibum. Kibum e Jonghyun.


Jonghyun.


Kibum.


Non poteva essere vero. Forse era un incubo, un altro dei suoi incubi.
Indietreggiò senza tuttavia scollare gli occhi da quella scena, non sbattè nemmeno le ciglia.
Ogni respiro era come una pugnalata in pieno petto, un dolore acuto e penetrante inflitto ora dagli occhi gentili di uno, ora dai sorrisi dell'altro.







L'avevano usata, sfruttata. Non era altro che uno strumento per spezzare la maledizione, non era altro che quello.












    * Angolo di Natsumi213 *


Ecco a voi il trentaduesimo capitolo! ^^
Lo so, forse ora vorrete uccidermi (o forse no) ma c'è una spiegazione a tutto quello che è successo! Giuro! XD
Jorinde è ormai rinchiusa in questa casetta/cottage in mezzo al giardino e Jonghyun non vuole saperne di farla tornare in casa perchè è una sofferenza per entrambi e anche per un altro motivo che in questo capitolo non rivela. Hanno un confronto che non va neanche troppo bene e che lascia entrambi tristi ma il colpo finale arriva indubbiamente alla fine del capitolo. Kibum giunge alla villa per avere notizie di Jorinde ma anche perchè ha qualcosa da dire a Jonghyun e poi improvvisamente lo bacia, lasciando perplesso Jonghyun ma distrutta e fuori di sé Jorinde che, all'insaputa dei due, assiste alla scena. Quindi, ora, che succederà? Cosa farà Jorinde?
Il nome del capitolo, Robin, è la parola che in inglese indica il pettirosso, un ovvio riferimento al modo in cui Jonghyun chiama Jorinde nel capitolo.
Inoltre, “angolo curiosità” : Jorinde ha lo stesso nome della protagonista della fiaba (il cui nome mi è piaciuto sempre molto) “Jorinde und Joringel”, in cui la ragazza viene trasformata in un uccello da una strega! :D
Non credo di dover aggiungere altro se non i soliti e speciali ringraziamenti! ^^
Grazie ad annaminho4429 e a lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie mille! <3 <3
Grazie ancora a tutti voi che avete letto il capitolo e inserito la storia fra le seguite, le ricordate e le preferite! Grazie infinite! <3 <3 <3 <3 <3
Un grazie, come sempre, alla mia wifey Ninechka che mi supporta sempre e legge il capitolo in anteprima! <3
P.s. Avete visto e sentito il nuovo album degli SHINee? Che ve ne pare? ^O^ A me piace parecchio! *^*
A presto! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 33
*** 33. Capolinea? ***


33. Capolinea?



Jonghyun era rimasto imbambolato a fissare Kibum che invece non smetteva di sorridere.
Che significato aveva quel bacio?
Kibum aveva smesso di baciarlo da quando la maledizione lo aveva colpito per evitargli una grande sofferenza. Jonghyun ricordava perfettamente, durante i primi mesi della maledizione, quando cercava di strappargli un bacio e Kibum lo scansava con un tenero e addolorato sguardo di rimprovero.
E ora?
Che gli era preso?


    - Che significa? - chiese il maggiore leggermente confuso.
    - E' un regalo - rispose il più piccolo facendo spallucce.
    - Un regalo? -
    - L'ultimo da parte mia. -
    - Che stai dicendo...? - mormorò Jonghyun incredulo.
    - E' un bacio d'addio. -


Jonghyun trattenne il fiato a quelle parole.


Un bacio d'addio.


Nessuno gli aveva mai dato un bacio d'addio.

Che stava per fare Kibum?



Se ne va.


Sussurrò una voce velata dal profondo del suo cuore.


    - Stai andando via? -


Gli occhi di Kibum erano ricoperti da piccole gemme scintillanti che rendevano i suoi occhi incredibilmente lucidi. Tuttavia, il sorriso non abbandonò le sue piccole labbra.


    - Devo - mormorò con un filo di voce.

    - Kibum...-

    - Jonghyun, tu non mi ami più come una volta - replicò il corvino - Lo so, me ne sono accorto. Te lo leggo negli occhi. Io, che ti conosco come se fossi me stesso, sono a conoscenza del fatto che il tuo amore per me è cambiato. Tranquillo però, non te ne sto facendo una colpa. -

Jonghyun non sapeva davvero cosa rispondere.

    - Io credo che non sia tutto perduto. Se c'è davvero la più remota possibilità che questa maledizione possa essere spezzata, io non esito a farmi da parte - continuò a dire Kibum - non voglio che tu ti senta più vincolato a me in qualche modo. -

Il maggiore non aveva nessuna voglia di ascoltare quello che aveva già intuito da tempo ma prima che potesse aprire bocca, il corvino lo anticipò.

    - So cosa provi per Jorinde e quello che lei prova per te. So anche che l'unico motivo che ti trattiene dal lasciarti andare completamente è che temi e odi farmi del male. Purtroppo, in questa situazione, è inevitabile. Sapevamo fin dall'inizio che qualcuno si sarebbe ferito in questa storia. Tuttavia, ammetto le mie colpe. So di essere stato egoista ma il mio cuore non era ancora pronto. Quindi, ora ti dico, di non preoccuparti di ferirmi perchè io lascio la presa. Non ci sarò ad aspettarti dall'altra parte, non ci sarò quando tutto sarà sistemato o meglio, non sarò presente nella veste che ho indossato fino ad ora per te. Sei libero Jonghyun. Ora puoi lasciare definitivamente la tua presa su di me. -

Era come trovarsi davanti ad uno specchio.
Era come sentire parlare la sua coscienza.
Erano quelle le parole che non voleva assolutamente sentire? E perchè poi?
Kibum aveva ragione. Kibum l'aveva capito come sempre.


Jorinde. Jonghyun amava Jorinde. L'amava così tanto che non riusciva a farle del male.
Tuttavia quante volte le aveva detto “ti amo”? Mai.
Perchè?
Perchè sentiva che l'immagine di Kibum aveva gli occhi puntati su di lui.
Non l'amava più come prima ma il pensiero di ferirlo lo uccideva
Kibum l'aveva capito. Non era stupido, non lo era mai stato e per questo che aveva deciso di andarsene.
Quel bacio era l'ultimo che avrebbe ricevuto da lui.
Avrebbe voluto dire a Kibum che lui una decisione l'aveva già presa ma tacque.


    - Sei molto migliore di quanto lo sia io... - sussurrò il biondo.
    - Non credo di aver conosciuto nessuno migliore di te.-
    - Il tuo era il ruolo più scomodo di tutti ma sei riuscito a mantenerti al di sopra delle parti. Grazie per aver voluto bene a Jorinde, grazie per averla protetta quando io non sono riuscito...-.
    - Pff! Non credere che io sia così buono - replicò Kibum con una smorfia.

Jonghyun lo guardava con i suoi occhi stanchi e lucidi.
Kibum, dal canto suo, cercava di non guardarlo affatto negli occhi altrimenti temeva che non sarebbe più andato via.

    - Non me la dai a bere. Sei fatto interamente d'oro, come dice il tuo soprannome - lo rimbeccò il maggiore mordendosi un labbro per distrarsi e non permettere alla sua voce di tremare e ai suoi occhi di appannargli la vista.
    - Il fatto è che è impossibile non volerle bene...la odio terribilmente - ribattè il corvino con una risata ma con la voce dolce.
    - Grazie per essere stata una delle persone più importanti della mia vita - sussurrò Jonghyun in tutta serietà.

Kibum si permise il lusso di guardarlo negli occhi questa volta e un po' se ne pentì.
Rivide in lui il suo bel ragazzo dai capelli scuri e dal sorriso raggiante.

    - Il piacere è tutto mio - mormorò in risposta il più piccolo.
    - Non avrei mai voluto farti del male...non volevo che nessuno di voi soffrisse - disse Jonghyun.
    - E io non avrei mai voluto farne a te. -
    - Vorrei ridarti il ciondolo... -
    - No, tienilo. È stato un regalo e poi chissà, magari ci si vedrà ancora, presto o tardi, in questa vita o in un'altra, in stanze affrescate e palazzi spettacolari o in casupole e locande da quattro soldi, con questi occhi o con altri, king Jonghyun - ribattè Kibum con un sorrisetto.

Jonghyun ricambiò il sorriso e restarono a guardarsi per un po' finchè il corvino lo salutò ancora con un cenno del capo e si voltò andando via e lasciandolo lì mentre guardava la sua schiena allontanarsi.

Kibum represse un singhiozzo violento mentre le lacrime gli rigavano il volto. Voleva allontanarsi velocemente da lì, non voleva che Jonghyun lo sentisse piangere. Avrebbe tanto voluto abbracciarlo e stringerlo forte a sé invece di salutarlo con un cenno del capo e un sorriso ma non ce l'avrebbe mai fatta. Sarebbe scoppiato in lacrime sulla sua spalla e Kibum non poteva permetterlo. Jonghyun non sarebbe più stato suo in quel senso, non potevano più stare insieme e questa era una cosa che sapeva da tempo. Era giusto così. Kibum aveva fiducia in Jorinde, sentiva che lei lo amava almeno quanto Jonghyun amava lei e che quel bacio con Taemin, peraltro interrotto, non aveva potuto rovinare tutto. Kibum aveva giocato il tutto per tutto, era l'ultima carta che avevano. Per Jonghyun era una persona importante nonostante tutto e non voleva ferirlo, per questo forse non riusciva a lasciarsi andare completamente e quindi incontravano maggiori difficoltà nello spezzare la maledizione. Però se lui si fosse allontanato magari le cose avrebbero funzionato e tutto sarebbe finito.

Si, sarebbe andata così.




**


Jorinde aveva distolto lo sguardo da quella visione dopo che, indietreggiando, aveva urtato il tavolo e si era nascosta nell'ombra incredula.
Perfino respirare le faceva male. Si guardò intorno e le sembrò di impazzire.
L'avevano tradita tutti. Ora comprendeva come doveva essersi sentito Jonghyun. Affondò le mani nei capelli rossi e nascose il volto nelle ginocchia dopo essere scivolata lungo la parete.
Non poteva credere a quello che Jonghyun e Kibum le avevano fatto. Si rialzò a fatica e percorse la stanza. Non voleva guardare fuori, non voleva vederli ancora. I suoi occhi caddero sul libro che le aveva portato Jonghyun.
Si sentiva proprio come una stupida protagonista di un romanzo rosa. Afferrò il libro e lo scagliò contro la porta.
Era un vulcano pronto a esplodere. Doveva sfogarsi o sarebbe impazzita.
Diede un calcio all'armadio con tutta la forza che aveva. Era pronta a ribaltare tutte le sedie quando udì un rumore provenire dall'armadio, come di un peso che cade. Aprì le ante dell'armadio e per poco qualcosa, che poi identificò con il fondo del guardaroba non le cadde addosso. Si scansò appena in tempo e quello che vide sedò per un attimo la sua rabbia.
L'armadio non era altro che l'ennesimo passaggio segreto.
Scale di marmo sembravano condurre da qualche parte. Jorinde non aveva niente da perdere. Entrò nell'armadio e coraggiosamente si fece strada.
La via che stava percorrendo era molto simile a quella che Jonghyun aveva fatto murare. Era abbastanza lunga quindi la rossa ne dedusse che doveva sbucare da qualche parte nella villa. Arrivata alla fine della strada c'erano, proprio come nell'altro passaggio segreto, una serie di ripidi e alti scalini che la ragazza salì con non poca fatica. Alla fine di questi, c'era quella che sembrava una tenda di colore rosso. Jorinde la scostò e dovette lottare un po' prima di uscire dall'altra parte. Quando però fu libera si ritrovò in una stanza famigliare, una stanza da cui non entrava da parecchio. Era la stanza in cui Jonghyun le aveva proibito di mettere piede.
La ragazza era sempre più sbalordita.
Si guardò intorno e riconobbe il divano ricoperto di vestiti da scena, il tavolino con sopra i bicchieri, in uno dei quali vi era il ciondolo che ora non c'era più. Poi notò l'album delle foto, sulla credenza, quello che era stata in procinto di aprire se Jonghyun non l'avesse beccata.
In quel momento però non aveva nessuna voglia di aprirlo, tuttavia le sue gambe l'avevano già condotta davanti la credenza. Qualcosa la spingeva ad aprirlo. Allungò le mani tremanti su quell'album mentre il cuore le batteva fortissimo e iniziò a sfogliarlo.
C'erano un sacco di foto, alcune ritraevano solo Jonghyun, altre Odette, altre ancora Jonghyun, Jinki e Minho. Poi gli scenari cominciarono a diventarle familiari. Le foto, da metà album in poi, ritraevano i ragazzi durante la loro vita al palazzo di Chul Moo. Vide una foto di Taemin con insoliti capelli biondi e lunghi in compagnia di un Kibum giovanissimo e da capelli strambi seduti sulle scale che portavano al dormitorio dei ragazzi. Altre foto ritraevano Jinki con in braccio una bellissima ragazza dai capelli castani, la stessa del quadro, doveva essere Bea. Ancora Minho che baciava la sua bellissima fidanzata che ora riposava tranquillamente in un grande letto comodo. Poi vide la foto che più di tutte attirò il suo sguardo. Decise di toglierla dalla pellicola trasparente per guardarla meglio.
Strinse fra le mani quella foto dai colori sgargianti. Lo sfondo di quell'immagine le era familiare, come gli altri d'altronde, sarebbe stata in grado di riconoscerlo fra mille: erano in casa di Chul Moo. Il ragazzo sulla sinistra era così diverso da quello che vedeva tutti i giorni in libreria. I capelli biondo platino, le braccia piene di bracciali, l'aria di chi si stava divertendo. Il sorriso stampato sulle labbra. Al suo fianco, un Jonghyun dai capelli folti e castani, la pelle più ambrata di ora. Le sembrava quasi di sentire il suo profumo inconfondibile. Sembrava quasi una festa ma ciò che la colpì di più fu il suo sguardo.
Quello sguardo.
Fisso su Kibum che sembrava non essersi accorto di nulla.
Quello sguardo che gli aveva visto già un'altra volta.


Le ritornò in mente quando una mattina aveva trovato Kibum in casa e Jonghyun aveva posato su di lui uno sguardo particolare. Lo stesso che aveva nella foto.
Le tornò in mente tutte le volte che si era accennato alla “golden Key” in presenza di Jonghyun e poi come un fulmine, le si parò innanzi il momento in cui avevano riacciuffato Valery. La ragazza lo aveva chiamato Key ma lei era troppo spaventata per rendersene conto.


Key...non voglio ritornare lì...non ce la faccio”


Golden Key doveva essere il soprannome di Kibum quando stava da Chul Moo.


Certo che era stata proprio un'idiota a non capirlo prima.
Cominciò a sfogliare rapidamente l'album e tutto quello che i suoi occhi riuscivano a vedere erano Jonghyun e Kibum che si baciavano, abbracciavano, si tenevano la mano, si guardavano complici.
Chiuse di botto l'album e si lasciò cadere sul divano.
Si accorse che quella stanza in cui si trovava era una delle stanze di Chul Moo, la stanza del pavone, Jonghyun aveva trovato il modo di ricostruirla per qualche ragione. La stessa stanza della foto che ritraeva Kibum biondissimo e Jonghyun che non aveva occhi che per lui.
Quei due si amavano ma la maledizione li aveva separati e lei era l'unico modo che permettesse loro di stare insieme. Jorinde era uno strumento, il mezzo che avrebbe permesso loro di tornare a stare insieme. Però nessuno aveva messo in conto i suoi sentimenti, a nessuno era importato.


Volevano usarla e poi gettarla via.
Alla fine di quella storia il suo ruolo sarebbe diventato inutile e poteva benissimo tornarsene da dov'era venuta ma lei non poteva farlo, non potevano chiederle di allontanarsi da Jonghyun che amava così profondamente, lui non poteva farle una cosa del genere...eppure lo stava facendo.
Jorinde non credeva si potesse soffrire così tanto per amore, non lo immaginava lontanamente quando aveva messo piede in quella casa la prima volta. Si piegò in avanti, il volto che sfiorava le ginocchia, i capelli che ricadevano come una cascata e le coprivano la visuale.


Pianse. Pianse di nuovo, pianse un sacco.
Non riusciva a smettere e non voleva neanche farlo. Magari se avesse pianto tutte le sue lacrime, il terribile peso che le opprimeva il petto sarebbe andato via. Tuttavia non ottenne il risultato sperato ma si addormentò sul piccolo divano.


Quando si risvegliò, si sentiva svuotata e aveva un gran mal di testa. Restò immobile. Poi le venne in mente che se qualcuno fosse entrato nella piccola casetta non l'avrebbe trovata. Un tempo sarebbe balzata in piedi e si sarebbe mangiata le mani dall'ansia ma ora non le importava.

Che cosa doveva fare ora? Andarsene? Lasciare quel posto per sempre?
Avvertì una stretta allo stomaco.


Non aveva ancora deciso cosa fare quando udì delle voci familiari vicino alla stanza. Tese le orecchie. Era Taemin. Non capì cosa stesse dicendo ma subito dopo udì la voce di Minho.
I ragazzi avevano pensato di fare visita a Jonghyun dopo quello che era successo, magari per chiarirsi e per decidere del destino della povera sciocca che avrebbe riportato le loro vite alla normalità.
Le sembrò di sentire anche le voci di Kibum e di Jinki e ovviamente quella di Jonghyun.
Jorinde voleva tanto riuscire a capire quello che si dicevano ma non riuscì a concentrarsi finchè non avvertì le voci sempre più lontane. Stavano sicuramente scendendo nel salone.
La rossa si guardò intorno, i suoi occhi si fermarono per un po' sulla tenda da cui era spuntata fuori e poi subito alla sua sinistra, sulla porta.


Questa volta sarebbe stata lei a fare la sorpresa agli altri e a fare l'entrata a effetto.
Afferrò l'album, si infilò una mano nella tasca da cui ne trasse una forcina per capelli e fece scattare la serratura della porta.





    - Davvero vuoi partire? - chiese Minho incredulo.
    - Si, penso che sia meglio cambiare aria per me - rispose Kibum seduto sul bracciolo di una poltrona.

Quella mattina si erano recati da Jonghyun perchè non l'avevano più visto da quella sera al palazzo di Chul Moo ed erano seriamente preoccupati per quello che era successo.

    - Quando parti? - chiese Jinki.
    - Volevo partire stanotte ma ho rimandato perchè volevo salutarvi.-
    - Non è un po' affrettato? - chiese ancora Minho.

Taemin stava per dire la sua ma s'interruppe bruscamente quando alzando lo sguardo vide Jorinde scendere le scale con aria mortifera.
Jinki e Minho si accorsero del suo cambio repentino di espressione e si voltarono per vedere cosa avesse turbato il più piccolo.
Jinki per poco non cadde da seduto mentre Minho strabuzzò gli occhi, quindi tutti si voltarono increduli verso la ragazza che scendeva le scale con lentezza e in quel momento Odette spalancò la porta del salone.


    - Jonghyun, Jorinde non è- ma anche lei s'interruppe quando notò la presenza della rossa nel salone.
    - Cosa...che ci fai qui? - chiese a quel punto Kibum.
    - Jonghyun doveva murare anche il passaggio segreto nell'armadio - rispose in tono distaccato lei.


Jonghyun, per l'appunto, la guardava fisso e capì al volo che qualcosa non andava. Aveva gli occhi arrossati e il loro colore era più vivido che mai, le labbra erano screpolate e rossissime.

    - Come hai trovato il passaggio segreto nell'armadio? - le chiese il biondo con calma.
    - Ha importanza? -
    - Non dovresti essere qui. -


Jorinde rise.


    - Fidati, sono proprio dove vuoi che io sia! - esclamò sprezzante.

Jonghyun inarcò un sopracciglio. C' era qualcosa di diverso nella sua Jorinde.


    - Didi ma cosa stai dicendo? - chiese Kibum perplesso.
    - NON CHIAMARMI DIDI. - gridò la rossa lanciando uno sguardo furioso al corvino che rimase interdetto da tutta quella rabbia - non dopo il trattamento che mi avete riservato... - mormorò in seguito con voce stanca.
    - Trattamento? -
    - Si, questo - rispose e buttò a terra con violenza l'album di foto che aveva sotto il braccio.


Lo schianto fu così forte che alcune foto volarono via dalle pagine ruvide cospargendone il pavimento.
Jonghyun chiuse gli occhi a quella vista mentre tutti gli altri trattenevano il fiato.


    - Il vostro unico scopo era quello di usarmi... - cominciò a dire la più piccola con voce tremante.
    - No, non è vero - provò a controbattere Kibum.
    - Si, invece! Sono uno strumento! Avete bisogno di me per spezzare la maledizione, avete bisogno di me per riavere indietro le vostre vite! Tu e Jonghyun mi avete mentito dall'inizio! Tu, Kibum, ti sei finto mio amico e protettore quando l'unica cosa che ti importava era di tornare con Jonghyun. E tu - disse poi rivolta al biondo - tu hai fatto in modo che cadessi ai tuoi piedi, hai fatto con me tutto quello che ti passava per la testa, in attesa che la povera idiota abboccasse e ti permettesse così di tornare con il tuo vero amore. -
    - Jorinde so che sei shoccata ma non è come credi - disse Jinki cercando di calmare la ragazza.
    - Oh no, è proprio come credo! So che vuoi dirmi, non sprecare fiato. So che per spezzare la maledizione io dovevo innamorarmi di Jonghyun, il tuo amico si è premurato di urlarmelo in faccia la sera della festa ma vedi Jinki, io ho pensato, da stupida, che Jonghyun fosse davvero innamorato di me. Invece a lui non importa dei miei sentimenti, mi ha spezzato il cuore e l'unica cosa che ha sempre voluto è che io spezzassi la maledizione e me ne vada all'inferno, fuori dai piedi. Se io fossi riuscita a rompere la maledizione si sarebbe liberato di me - ribattè velenosa la rossa.
    - Sei accecata dalla rabbia e non riesci a vedere come stanno davvero le cose - disse Kibum.
    - Tu come l'avresti presa se avessi visto la persona che pensavi fosse innamorata di te baciare un altro? Vi ho visti ieri sera...non è stata una mossa furba baciarvi lì, sotto i miei occhi - ribattè glaciale Jorinde.

Jinki, Minho e Taemin guardarono increduli prima Kibum e poi Jonghyun.

    - Non è come credi. -
    - Vuoi forse farmi credere che quel bacio non c'è stato?! -
    - Non era quello che pensi...-
    - Qualcuno vuole spiegarci cosa diavolo succede?! - chiese a quel punto Taemin interrompendo i due.
    - Kibum e Jonghyun si sono baciati ieri sera quindi sentiti meno colpevole per avermi infilato la lingua in bocca Taemin - rispose Jorinde sarcastica.
    - Datti una calmata, è vero che Kibum mi ha dato quel bacio ma era l'ultimo, davvero l'ultimo. Non ha intenzione di mettersi in mezzo - disse Jonghyun intervenendo per la prima volta nella discussione.
    - Tu non parlarmi - sibilò la più piccola inviperita - non prendermi in giro, qui l'unica che si è messa in mezzo sono io. Per tutto questo tempo tu non hai mai pensato a me...non mi hai mai detto “ti amo”... - aggiunse poi lentamente e con la voce spezzata.
    - Non te l'ho detto ma non vuol dire che non lo penso. -

Due lacrime rigarono il volto di Jorinde.

    - No, non me l'hai mai detto perchè non ami me. Non mi hai amato e non sarai in grado di farlo perchè il tuo cuore appartiene a Kibum. Per te sono stata un passatempo, uno strumento per arrivare a Kibum, per riavere indietro la tua “golden Key”. -
    - No, non è così. Jonghyun non ama più me, ama te. Cosa credi che abbia fatto ieri sera? Ho pensato che non era tutto perduto, che forse c'era una possibilità di salvare le cose. Sapevo che tu amavi Jonghyun, lo speravo e lo so con certezza adesso e so anche che Jonghyun provava e prova qualcosa di forte per te. Non potevo credere che un bacio con Taemin, interrotto stesso da te, potesse aver fatto danni irrecuperabili e allora mi sono detto che forse la maledizione non si era spezzata perchè qualcosa frenava Jonghyun e non gli permetteva di lasciarsi andare completamente. Così sono andato da lui e gli ho detto che andavo via e che avevo capito che non mi amava più come prima, che l'unico motivo che gli impediva di dirti quel fottuto “ti amo” non era l'amore per me ma la paura di ferirmi. Quello era un bacio d'addio! - esclamò Kibum con disperazione.
    - Come faccio a crederti?! - strillò con isterismo la rossa.
    - Devi fidarti di me, come in passato. -
    - Mi sono fidata di te, mi sono fidata perfino di Jonghyun che mi teneva prigioniera qui e mi ha portato qualche giovamento? No. Sono stata tutto questo tempo a chiedermi perchè Jonghyun mi tenesse qui, perchè m'impedisse di uscire, mi sono chiesta cosa c'era sotto e non riuscivo mai ad avere risposte concrete. Poi, qualche tempo dopo scopro che io sono l'incaricata a spezzare una maledizione di cui non sapevo neanche l'esistenza, peccato però che nessuno mi dice quello che dovrei fare per riuscirci anzi, mi mentite ancora. Poi Jonghyun mi rivela che mi sarei dovuta innamorare di lui per spezzare il sortilegio e che se me l'avesse detto, la cosa non sarebbe riuscita con molta probabilità. Non posso biasimarvi per questo, avete ragione...forse la cosa non avrebbe funzionato ma a me non sembra che abbiamo risolto qualcosa ora - replicò Jorinde - ma sapete che c'è? Mi sono innamorata di Jonghyun, non è difficile innamorarsi di lui ma non immaginavo che poi il mio cuore si sarebbe spezzato, che sarei stata gettata via, che sarei stata uno strumento e nulla più. Tutta questa crudeltà era compresa nella maledizione? -
    - Sei arrabbiata e ferita ma devi credermi quando ti dico che la mia intenzione non era quella di lasciarti alla fine di questa storia. Kibum ti ha detto la verità, Jo - sussurrò Jonghyun avvicinandosi alla ragazza e afferrandola delicatamente per un braccio.

Jorinde lo ritirò bruscamente.

    - Non toccarmi! - ringhiò - non voglio che mi tocchi. -
    - Non ho mai voluto ferirti e se l'ho fatto mi dispiace ma devi credermi quando ti dico che nessuno ti sta mentendo adesso. -

La ragazza guardò Jonghyun con occhi di fuoco. Come poteva chiederle di avere fiducia in loro, di nuovo, dopo tutto quello che era successo?

    - Dimmi Jonghyun, che ne sarà di me adesso? Ora che non mi è più possibile spezzare la maledizione, cosa mi succederà? - chiese adirata la più piccola - Vuoi uccidermi perchè non servo più? Vuoi rinchiudermi in uno stanzino buio per sempre e gettare via la chiave? Non puoi mandarmi via, vero? Altrimenti suppongo che l'avresti già fatto. -
    - Jorinde cerca di calmarti, se ti siedi ne parliamo tutti insieme. È bene che tu sappia come sono andate le cose - disse Jinki avvicinandosi con cautela alla ragazza.

La rossa era pronta a mandare al diavolo anche lui ma una stridula risata fece sobbalzare tutti. Quel suono fastidioso e che faceva accapponare la pelle al contempo proveniva dalla persona meno probabile di tutti. Odette era rimasta nei pressi della porta da cui era entrata poco prima ed ora era tutta scossa da risate. Quando si accorse che gli occhi di tutti erano su di lei, si ricompose ma quel sorriso derisorio non l'aveva abbandonata.


- Scusate, scusate ma è così divertente! - esclamò avanzando di qualche passo.

I ragazzi la guardarono come se fosse impazzita e anche Jorinde la guardò stupita.

    - Insomma, mi sarei voluta trattenere ma è davvero troppo esilarante – disse la cameriera con una sinistra luce negli occhi.
    - Odette ma che diavolo stai dicendo?! - sbottò Taemin fuori dai panni.

Il sorriso della donna era beffardo, quasi canzonatorio, e i suoi capelli sotto le luci del lampadario sembravano assumere una sfumatura ebano.

    - Non è Odette - mormorò Minho con terrore.

Sotto ai loro occhi la dolce cameriera si trasformò nell'ultima persona che avrebbero voluto vedere: i capelli neri e lucenti, il viso a punta, le palpebre pesanti, le labbra tinte di nero e una profonda scollatura. La sua figura era longilinea come sempre e il vestito che indossava la faceva sembrare sinuosa come un cobra particolarmente velenoso.

    - Hye Jin! - esclamò Jonghyun sconvolto.
    - Da quanto tempo king Jonghyun - sussurrò di rimando la strega.

Jorinde non poteva credere ai suoi occhi. Aveva appena assistito ad una delle cose più strabilianti della sua vita e la tanto nominata Hye Jin era davanti ai suoi occhi.

    - Che hai fatto ad Odette e Jae Hyun? - ringhiò il biondo.
    - Oh niente tranquillo, quei due sciocchi erano venuti a fare visita alla tua “orchidea” e nulla, hanno trovato me al posto suo. Li ho rinchiusi nella tua casetta dei sogni - rispose con noncuranza lei.
    - Esci da questa casa - disse Kibum con durezza.
    - Ciao anche a te Kibum. Così che si trattano le vecchie amiche? - chiese quella fintamente offesa - Ad ogni modo, non hai potere qui, non è casa tua. Neanche Jonghyun che ne è il legittimo proprietario può farlo. -
    - Lasciaci in pace. Tornatene da dove sei venuta - sbottò Minho.
    - Da dove sono venuta? Ah si, credo di essere passata a fare un saluto a Hyun Soo prima di venire qui...si, si! Sai Minho, la trovo un po' pallida - lo schernì Hye Jin ridendo subito dopo.
    - Avete altro da dirmi oltre a invitarmi ad accomodarmi fuori? - chiese poi dopo squadrando tutte le sue vecchie conoscenze.
    - Perchè sei qui? - chiese allora Jonghyun.
    - Perchè siamo al capolinea. -

Quella semplice risposta fece rabbrividire Jorinde. Hye Jin faceva paura, era spaventosa e affascinante allo stesso tempo. Aveva un fascino misterioso che era capace di rapire chiunque. Era bella Hye Jin ed era forte, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. La strega alzò lo sguardo su di lei e i loro occhi s'incrociarono.

    - Ciao tesoro - mormorò lasciva.

I presenti spostarono l'attenzione su Jorinde.

    - Immagino che tu non abbia gradito l'effetto sorpresa di ieri. -

Jorinde non rispose.

    - Sei timida? Non credo che ti abbiano tagliato la lingua, ti ho sentito parlare fino a un momento fa. -

Hye Jin si avvicinò lentamente alla rossa, sempre in quel suo modo sinuoso.

    - Stai lontano da lei - sibilò Jonghyun con rabbia.
    - Sai Jorinde, non avrei potuto immaginare una ragazza più carina di te quando ho lanciato questa maledizione e neanche più brillante - disse Hye Jin girandole intorno.
    - Non hai sentito Jonghyun? Non ti avvicinare a Jorinde - disse Jinki con sguardo truce.
    - Stai attento Jinki, ho fatto già cadere la tua fidanzatina dalle scale una volta, posso rifarlo.-

Per un momento, nell'arco di quella storia, Jinki ebbe uno scatto convulso e avrebbe stretto le mani al collo di Hye Jin se Minho non l'avesse afferrato per un braccio mormorandogli qualcosa.

    - Sei saggio Minho - sussurrò la strega che aveva assistito alla scena - e scommetto che la nostra Jorinde lo è più di tutti qui. -
    - Che cosa vuoi? - chiese la rossa parlando per la prima volta da quando Hye Jin aveva assunto le sue reali forme.
    - Fare due chiacchiere fra donne. Capisco il tuo cuore, anche il mio è stato fatto a pezzi. -
    - Qualsiasi cosa ti dica non ascoltarla! - esclamò Kibum.
    - Gli uomini ti usano, ti sfruttano, ti spezzano il cuore...gli uomini sono inutili. E tu devi averlo testato sulla tua pelle, povero tesoro - disse a mezza voce la conturbante ragazza specchiandosi negli occhi umidi della più piccola.
    - Non sei costretta ad aiutarli...loro non ti hanno considerata, sei un oggetto ai loro occhi. Jonghyun ti avrebbe gettata via anche se la cosa avesse funzionato. Fidati, non è l'uomo gentile che credi, io l'ho conosciuto quando stava da Chul Moo, io ho visto cose che non immagineresti. Jonghyun è borioso, superbo, tratta tutti come se fossero ai suoi ordini, anche i suoi amici. È un buon oratore ed è l'unico motivo per cui è riuscito ad abbindolarti - continuò a dire Hye Jin all'orecchio di Jorinde.
    - Non ascoltare le sue parole Jorinde! Sta cercando di confonderti! - disse Jonghyun.
    - Cerca di espiare le sue colpe adesso, non è vero quello che ti dice! Sai perchè lo chiamavano “king Jonghyun”? Perchè era un trascinatore, la sua parola era legge. Poteva chiedere tutto quello che voleva e l'otteneva. Ha fatto la stessa cosa con te e tu non te ne sei resa nemmeno conto - ribattè Hye Jin.
    - Non ti avrei mai fatto questo, Jorinde. Tu mi conosci, sei solo arrabbiata adesso ma nel profondo sai che non è vero - replicò il biondo.
    - Jonghyun fa tutto quello che può portargli beneficio. Tu gli servivi per spezzare il maleficio e per tornare con Kibum. Solo a quello. Non gli importa nulla di te. -
    - Sai che non è vero. Sta mentendo, Jorinde. È lei che mi ha ridotto in questo stato! Non crederle! Ti vuole portare dalla sua parte ma dopo ti ucciderà! -
    - Non ti ha mai amato - sibilò freddamente la strega.
    - No, è l'unica cosa certa che so - sussurrò Jonghyun - fidati di me Jo. Un' ultima volta e non te ne pentirai! Ti lascerò libera. Potrai lasciare questa casa stasera stessa...te lo prometto. -

Jonghyun le tese la mano aperta.

    - E' un bugiardo. Non lo farà - ribattè con leggerezza la strega.
    - Te lo giuro. Jorinde prendi la mia mano. -

La ragazza guardò per un attimo la mano aperta del più grande.
Stava dicendo la verità? Hye Jin stava mentendo sul suo conto?
Poi alzò lo sguardo e lo piantò negli occhi del biondo che non potevano essere più sinceri di così. Non stava mentendo, diceva sul serio. Jorinde tese la sua mano e prese quella di Jonghyun. Il ragazzo sorrise, il più bel sorriso di sempre e la tirò verso di sé.
Hye Jin serrò la mascella con astio e la sua espressione divenne dura come l'acciaio.

    - Hai fatto la scelta sbagliata ragazzina. Jonghyun non potrà mantenere la sua promessa e sai perchè? Perchè è un vigliacco. Non perderà la possibilità di salvarsi la pellaccia, ti sacrificherà. Non ha scelta perchè nessuno lascerà questa casa senza aver regolato i conti - disse sprezzane Hye Jin e mentre pronunciava queste parole il suo viso sembrava diventare livido.
    - Non parlare così di Jonghyun! - gridò Taemin scattando in piedi.
    - Oh ma è la verità! - ribattè divertita la donna - Jonghyun sa che la soluzione migliore è quella di uccidere Jorinde, lo sa da quando ha scoperto delle sue continue fughe.-
    - Non lo farà. Ci fidiamo di lui - disse a quel punto Minho.
    - Non lo farai Jonghyun? Io invece penso di si anche perchè sai che non me ne andrò senza la vita di qualcuno. -

Hye Jin a quel punto fece comparire dal nulla un pugnale dalle sembianze familiari. Kibum ebbe un sussulto quando lo vide: era il pugnale di suo padre, quello che aveva donato a Jonghyun.

    - Prendilo Jonghyun. Uccidila, io andrò via e voi sarete liberi - sussurrò la strega porgendo l'oggetto a Jonghyun.

Il ragazzo lo guardò per un attimo luccicare e Jorinde ci avrebbe scommesso un braccio sul fatto che il biondo non avrebbe accettato una cosa del genere ma dovette ricredersi quando vide che il maggiore afferrò con decisione il pugnale. Tutti trattennero il respiro e Jorinde sgranò gli occhi.


    - E sia. Facciamola finita con questa storia. -

Si voltò a guardare la ragazza che, immobile, non osava nemmeno respirare.

    - Ci vediamo dall'altro lato, Gretel - disse il biondo che teneva ancora per mano la ragazza.

Jorinde non provò nemmeno a divincolarsi, era così sconvolta che non le riuscì neanche di aprire bocca.
Jonghyun stava davvero per ucciderla?
Il ragazzo l'attirò a sé con il braccio sinistro mentre con la mano destra impugnava la lama.

    - NO! - urlarono con forza i ragazzi balzando in piedi e scattando verso l'amico.

Hye Jin sorrideva compiaciuta mentre Jorinde lanciava un urlo straziante.
Non aveva avvertito nessun colpo ma non appena abbassò lo sguardo vide le sue mani ricoperte di sangue ma non il suo.
Le sue mani erano all'altezza del ventre di Jonghyun e poco più sopra, nei pressi del polmone destro del ragazzo, il pugnale era conficcato fino all'elsa.
Jorinde urlò di nuovo. Guardò Jonghyun turbata, gli occhi annebbiati dalle lacrime.
Jonghyun sorrideva con labbra tremanti. Il suo incarnato era più pallido del solito e dalla bocca ora scendeva un rivolo di sangue vermiglio.
Il ragazzo le afferrò le mani mentre scivolava verso il basso, in ginocchio, ai suoi piedi.

    - Che cos'hai fatto?! - gridò Kibum fuori di sé.

Anche Jorinde s'inginocchiò per guardarlo negli occhi la cui luce li stava abbandonando.

    - Ti avevo detto di fidarti di me...ogni promessa è debito. Sei libera - sussurrò con un filo di voce Jonghyun.
    - Io non vado da nessuna parte - replicò Jorinde lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
    - Non c'è più niente che tu possa fare... -
    - No, io ti salverò! Io devo salvarti, è il mio compito! - quasi gridò la più piccola singhiozzando convulsamente.
    - Tu mi hai salvato non appena hai messo piede qui dentro. Io mi sento al sicuro adesso ed è tutto grazie a te. -
    - Non puoi andare via senza di me, non andrai lontano da me! - esclamò la ragazza portando le mani accanto al pugnale ma Jonghyun la fermò.
    - Sciocchezze! Starai bene senza di me. Era una cosa che avrei dovuto fare da tempo...-
    - Non andartene... -
    - Vado dove non puoi seguirmi ma io sarò qui... - mormorò Jonghyun indicando con grande sforzo il cuore di Jorinde - io vivrò in te...-

Jonghyun si voltò verso i ragazzi e sorrise largamente. Taemin, che non piangeva mai, aveva il viso rigato di lacrime e stringeva i pugni.

    - Taemin-ah, vieni qui - sussurrò facendogli debolmente segno.

Il moro si avvicinò cercando di non scoppiare in singhiozzi e mordendosi forte un labbro.

    - Non tormentarti più. Ti ho perdonato e ad essere sinceri non so se mai ho portato rancore nei tuoi confronti. Vivi bene, vivi davvero, senza paura. Io ti guarderò così come ti sto guardando adesso, ovunque io sarò, sempre - mormorò accarezzandogli i capelli.
    - E tu Minho, grazie per avermi dato addosso quando ne avevo bisogno, grazie per avermi aiutato a rialzarmi, grazie per essermi stato amico. Spero che tu possa riabbracciare Hyun Soo e possiate vivere in pace - disse il ragazzo una volta che fu accerchiato dagli altri - Jinki hyung, credo che non possa essere più felice di andarmene di così, con i tuoi occhi che hanno sempre vigilato su di me fin da bambini. Chiuderò tranquillamente le mie palpebre se saprò che il tuo sguardo sarà su di me fino all'ultimo respiro. -

Jinki e Minho piangevano silenziosamente mentre il ragazzo dal viso sempre più scarno si voltava verso Kibum, il cui volto era bagnato dalle lacrime salate.

    - Sei sempre stato un gran frignone, quasi quanto me - scherzò il biondo sfiorandogli il braccio - per questo non ti chiederò di non piangere. Grazie Kibum! Grazie per essere stato importante nella mia vita, grazie di aver combattuto affianco a me, grazie perchè sei una persona meravigliosa. Grazie per aver vegliato su Jorinde anche se potevi non farlo. -


Jorinde non aveva smesso un attimo di piangere. Jonghyun le sorrise ancora e le prese il volto fra le mani.


    - Qui abbiamo qualcuno che piange più di me e di Kibum. Complimenti Gretel! - disse Jonghyun avvicinando la sua fronte a quella della rossa - saluta Odette e Jae Hyun da parte mia, so che non capiranno ma io ho dovuto farlo e so che con il tempo lo capirai anche tu. Ti amo... -

Quello di Jonghyun era poco più di un sussurro e il ragazzo sfiorò con le sue labbra pallide la bocca di Jorinde prima di scivolare con il capo lungo il suo collo. Quando la più piccola avvertì la testa del più grande ciondolare pesantemente sulla sua spalla, la rossa scoppiò in un pianto violento e strinse con forza il corpo esanime del ragazzo.


    - Ti amo! - esclamò fra i singhiozzi che la scuotevano tutta.


Hye Jin sorrise vittoriosa. Certo, non si aspettava un gesto del genere da parte di Jonghyun ma non era importante. Aveva vinto.








        * Angolo di Natsumi213 *

Salve a tutti! ^^
Sono tornata, con un bel po' di ritardo ma ce l'ho fatta! XD Ho dovuto studiare per un esame importante e non sono stata in grado di aggiornare prima!
Allora, questo è il capitolo 33 e con molta probabilità è il penultimo. Jorinde arrabbiata ha affrontato i ragazzi e con un colpo di scena Hye Jin si è palesata a tutti! Ha cercato di confondere la rossa che però, nonostante la rabbia, è riuscita a fidarsi ancora di Jonghyun e a scegliere lui di nuovo che ha sacrificato la sua vita per amore di Jorinde in primis e per il profondo affetto che nutre verso i suoi amici di sempre. Crolla fra le braccia di una Jorinde disperata e accerchiata dai suoi amici distrutti. Cosa accadrà nell'ultimo capitolo? Sono aperte le scommesse! XD
Ad ogni modo, passiamo ai ringraziamenti! :D
Ringrazio lagartischa e annaminho4429 per aver recensito lo scorso capitolo! <3 <3 Grazie a Blakneco per aver recensito il capitolo 31 anche se con ritardo! Grazie! <3 <3
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite, le preferite e le ricordate! Grazie mille a tutti! <3 <3 <3
Un grazie speciale alla mia Ninechka, la mia mogliettina! <3 <3
A presto! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 34
*** 34. L'hotel dei Kim - Parte I ***


34. L'hotel dei Kim - Parte I



Gli occhi vuoti, aridi e stanchi erano fissi su quelle lenzuola fin troppo familiari. Nere e fluide come acque torbide pronte a celare i più oscuri segreti come una metafora della vita di Jonghyun. Era stato così Jonghyun in vita: un ragazzo riservato, affascinante ma che nascondeva terribili segreti che aumentavano le dicerie sul suo conto. Jonghyun sarebbe diventato un simbolo di quello strano paese sottoposto a una giurisdizione tutta sua, Jorinde lo sapeva già. La sua lapide e la sua storia sarebbero diventati motivo di attrazione turistica per i più curiosi. Jonghyun era l'entità della Rosa Blu come lo era stato Chul Moo prima di lui. La storia del ragazzo senza cuore, la sua immagine di giovane uomo eterno sarebbero state le prime cose a venire in mente a chiunque avesse sentito parlare della Rosa Blu. Sarebbe stato così per tutti ma non per lei. Jorinde avrebbe conservato un ricordo diverso di Jonghyun. Il suo Jonghyun non sarebbe stato quello dalle sembianze fredde e il volto bello come un principe, il suo Jonghyun era un'altra persona, il ragazzo che aveva conosciuto lei sarebbe stato differente da quello impresso nella mente degli sconosciuti. Il suo Jonghyun aveva il sorriso e gli occhi brillanti dell'unico quadro che gli avesse mai fatto, aveva il profumo intenso del vento che soffia alle prime luci dell'alba nelle mattine d'estate, aveva il respiro caldo come fuoco e una voce che colorava d'oro il mondo intorno a chi l'ascoltava.
Proprio mentre credeva di non avere più lacrime da versare, Jorinde avvertì delle altre solcarle le guance mentre osservava la sua scura stanza. Il balcone era aperto e le tende oscillavano sinuosamente e senza rumore nell'aria sospinte dal caldo vento della sera. A Jorinde sembrò quasi di udire i suoi passi sul balcone e quasi s'illuse che le mani che le stavano toccando le braccia fossero le sue quando con un sussulto si voltò di scatto. Riconobbe il familiare e spossato volto di Jinki che la guardava con apprensione con le mani che le accarezzavano le braccia.

    - Jorinde, vuoi scendere di sotto? - le chiese in un sussurro.

La ragazza si voltò di nuovo a osservare la camera vuota, con il letto dalle lenzuola lisciate con cura e un groppo le salì in gola.

    - E' proprio come era lui, vero? - mormorò in un soffio quasi impercettibile.

Jinki all'inizio sembrò non capire ma poi guardando la stanza capì al volo quello che la rossa stava dicendo.

    - Si, è proprio com'era lui - replicò in risposta.
    - Jinki, mi dispiace un sacco per quello che è successo... - provò a dire la più piccola ma il maggiore la interruppe abbracciandola da dietro e stringendole le spalle con le braccia.
    - Va bene così - fu l'unica cosa che disse.

Jorinde si morse un labbro per reprimere il singhiozzo violento che stava per investirla e afferrò con delicatezza il braccio sinistro di Jinki.



Minho nel frattempo si era allontanato dalla cucina e dai pianti infiniti di Odette che da quando aveva appreso della morte di Jonghyun non aveva più detto una parola e non faceva che piangere e fissarsi le mani per tutto il tempo. Minho si sentiva a pezzi, come tutti e tutto quello gli sembrava un sogno orribile e irreale. Con le mani in tasca e lo sguardo basso stava attraversando il corridoio buio e silenzioso quando a un certo punto alzò lo sguardo nella direzione dell'atrio che dava su tre porte e in cui, al centro, stava la nerissima bara di Jonghyun. Si avvicinò ad essa e guardare il rigido volto di Jonghyun gli fece avvertire una fitta allo stomaco. Il soffitto era una cupola di vetro da cui filtrava la luce lunare che illuminava il viso del ragazzo. Jonghyun era bello in quell'elegante completo blu che avevano scelto per farlo seppellire. I capelli sembravano più bianchi di come lo fossero mai stati, le labbra erano pallide e le mani fredde come il ghiaccio. Minho se lo ricordava quando i suoi colori erano altri, quando i capelli erano scuri, la pelle bronzea e il viso irregolare ma non scavato come lo era in quel momento. Gli tornò in mente il loro litigio nelle cucine del palazzo di Chul Moo, anni addietro, quando Jonghyun aveva deciso di lasciarsi andare e Minho questo non poteva sopportarlo, proprio non poteva permetterlo e allora lo aveva scosso per riavere il suo amico indietro. Peccato che questa volta Minho non era riuscito a impedirgli di andare via, l'aveva deciso senza dire niente a nessuno e l'aveva fatto prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa.
Sorrise brevemente mentre sentiva le lacrime appannargli la vista. Jonghyun era stato uno dei suoi pochi veri amici da quando era scappato dall'orfanotrofio e vederlo morire così presto gli apriva il cuore in due. Posò la sua mano su quella del ragazzo e si chinò su di lui per lasciargli un bacio sulla fronte.


    - Buonanotte dolce re - mormorò Minho prima di allontanarsi a grandi passi verso la cucina.



**


Nessuno aveva voglia di mangiare niente quella sera, se ne stavano tutti in silenzio, persi nei loro pensieri. Kibum sedeva sotto la finestra e ogni tanto domandava a un Taemin sempre più pallido come si sentisse e questi gli rispondeva sempre con una sola parola fatta di due o tre sillabe. Jae Hyun era quello che sapeva mascherare meglio le sue emozioni nonostante gli occhi lucidi e rossi. Stava affacciato alla finestra a fumare e ogni tanto gettava un'occhiata ad Odette che sempre zitta, sedeva al tavolo con Minho che le stringeva un braccio intorno alle spalle. Jinki scese dal piano superiore insieme a Jorinde e si unirono a quella per niente allegra combriccola vestita di nero.
Odette si alzò poco dopo e farfugliò qualcosa e poi si mise a bollire dell'acqua. Kibum si voltò a guardare Jorinde che, completamente distrutta, faceva di tutto per trattenere una nuova ondata di lacrime. Anche il corvino sentì gli occhi pizziccargli ma allungò una mano e picchiettò piano la rossa sul braccio che si voltò sorpresa. Kibum le sorrise e le sue labbra mute mimarono un "ti amava davvero" prima di accarezzarle una guancia. La più piccola rimase colpita dal suo gesto inaspettato, Kibum aveva davvero un cuore grandissimo. Gli strinse la gamba affettuosamente ma non disse nulla.

    - Le ragazze nella stanza si sono svegliate? - chiese Jae Hyun gettando la sigaretta nel portacenere.
    - No, ho controllato prima e a esserti sincero mi è sembrato strano - rispose Taemin.
    - E voi? Nessuna notizia di Jiwon e Hyun Soo? - chiese poi rivolto a Jinki e Minho.

I due scossero la testa.

    - Credo sia ancora presto. Non abbiamo mai saputo con esattezza quando tutto sarebbe tornato alla normalità dopo la rottura della maledizione. Aspettiamo fino a domani mattina - rispose Jinki.

Jorinde ascoltava tutto come se fosse in una bolla di sapone volante ma poi improvvisamente la sentì rompersi e le sembrò di precipitare per poi ritrovarsi di nuovo su quella sedia accanto a Kibum.


E se Jonghyun non fosse davvero morto?


No, impossibile. Ero morto fra le sue braccia, lo avevano visto tutti.


Allora perchè le ragazze non si erano risvegliate e Jiwon non aveva recuperato la memoria?


Magari, come diceva Jinki, dovevano davvero dare tempo al tempo ma se così non era? Se c'era altro sotto?


E se anche Hye Jin doveva morire perchè la maledizione fosse completamente spezzata?


Forse era così.


Mille pensieri le passavano per la testa e quell'affollamento nella sua mente doveva essere visibile attraverso il suo volto perchè si accorse che Taemin la stava guardando. La ragazza si guardò intorno ma gli altri erano sprofondati nuovamente nei loro pensieri mentre Odette versava l'acqua nelle tazze. I suoi occhi chiari allora incontrarono di nuovo lo sguardo cupo di Taemin e le sembrava che la stesse rimproverando dopo averle letto nel pensiero.


Non mi fermerai Taemin.


Pensò allora la ragazza distogliendo lo sguardo soltanto per accettare la tazza dalle mani di Odette.




**


Avevano deciso di dormire tutti lì quella notte perchè era una casa troppo grande e triste per solo tre persone anche se in realtà nessuno avrebbe chiuso occhio quella notte. Come potevano dormire dopo quello che era successo quel giorno? Come potevano dormire quando uno dei loro migliori amici giaceva in una fredda bara foderata di seta, freddo come l'inverno mentre loro se ne stavano in quelle enormi stanze dai grandi letti? No, nessuno avrebbe mai potuto.
Jorinde era nel letto da qualche ora e fissava il soffitto e il suo affresco nei minimi dettagli ma il suo cervello nel frattempo lavorava. Ci aveva pensato su e la sua decisione finale riconfermò le intenzioni che aveva già da quando era seduta in cucina. Si alzò dal letto senza fare rumore, si vestì, afferrò una molla per i capelli e uscì in punta di piedi dalla stanza. Si diresse nello studio di Jonghyun, aprì il secondo cassetto e prese il pugnale con cui si era trafitto e che Jinki aveva riposto di nuovo lì. Poi scese al piano di sotto e si diresse alla bara aperta di Jonghyun. Jorinde si fermò ancora una volta a guardarlo e si sentì debolissima. Gli accarezzò i capelli per un pò e poi prese il pugnale e si tagliò una piccola ciocca dei suoi capelli rossi, fece un piccolo nodo e li depose accanto alla mano di Jonghyun.

    - Non renderò vano il tuo sacrificio - sussurrò.

La più piccola si chinò sul ragazzo e decise di dargli probabilmente l'ultimo bacio e così facendo una lacrima calda bagnò la bocca senza vita del più grande.
Ormai aveva deciso, sarebbe andata fino in fondo.
Lasciò l'atrio con la bara e salì fino al terzo piano dove si fermò davanti alla porta che nascondeva al suo interno le ragazze addormentate. In quel momento si ricordò di non avere la chiave per aprirla.

    - Cazzo! Chissà dove sarà adesso! - esclamò ad alta voce.

Dubitava fortemente potesse aprire quella porta con una forcina per i capelli qualsiasi.

    - Cerchi questa? -

Una voce la fece sobbalzare.
Taemin stava in piedi nel corridoio con la chiave in mano.

    - Taemin! Che ci fai qui? -
    - Potrei chiederti la stessa cosa. Vuoi entrare nella stanza, vero? -
    - Si. -
    - Perchè? -
    - A che ti serve saperlo? -
    - Non lascerò che tu faccia qualcosa di stupido. -
    - Dammi quella chiave Taemin. Non resterò qui con le mani in mano. -
    - Cosa vuoi fare? -
    - Uccidere Hye Jin. Morta lei, la maledizione sarà spezzata per davvero. -

Taemin sorrise scettico.

    - Credi che sia facile sbarazzarci di lei? Non ci siamo riusciti noi in sette, cosa pensi di fare tu da sola?! -
    - Sola?! Chi ha detto che sarò sola?! -

Taemin la guardò perplesso ma poi spostò lo sguardo sulla chiave e infine sulla porta.

    - Tu sei pazza - sussurrò con un filo di voce ma un brivido di eccitazione balenò nei suoi occhi.
    - Allora me la dai o no questa chiave? -
    - E sia ma vengo con te. -


Jorinde non obiettò ma prese la chiave che il moro le porse e fece scattare la serratura della porta. Entrarono in quella paricolare stanza al cui interno, come sempre, regnava un religioso silenzio. Le ragazze nei cinque letti dormivano profondamente. La rossa si avvicinò al primo letto e rimase sorpresa nel trovarlo vuoto come se in realtà attendesse qualcuno, rabbrividì e si allontanò. Dopodichè Jorinde tirò fuori il pugnale e iniziò a tagliare gli arbusti che crescevano intorno al secondo letto.
Vide Taemin avvicinarsi a un albero, prendere delle cesoie da dietro a questo e darsi da fare vicino a un altro letto.

    - Non crederai che tagliavamo via gli arbusti a mani nude - disse quello con semplicità.

Jorinde sorrise un pò, forse per la prima volta dopo qualche giorno. Era bello sapere che Taemin era lì con lei.
Quando Jorinde arrivò a tagliare il fiore sul letto lo tranciò di netto e poi lo tagliò nel mezzo per evitare che i suoi poteri soporiferi potessero colpirla. Non appena gettò la rosa lontana la ragazza nel letto si svegliò di soprassalto e non appena vide Jorinde lanciò un urlo.
La rossa non l'aveva mai vista prima, le uniche che conosceva erano Hyun Soo e Valery. Era molto carina, aveva occhi grandi e un pò rotondi e un caschetto castano.

    - Non preoccuparti, non voglio farti del male - si affrettò a dire Jorinde - voglio solo aiutarti. -

La ragazza la guardò stralunata poi i suoi occhi caddero su Taemin.

    - LEE TAEMIN! - gridò correndo a ripararsi dall'altra parte del letto.

Il moro sussultò.

    - Su Kyung-ah è bello rivederti! - disse lui leggermente a disagio.
    - Stai lontano da me! - esclamò frastornata la ragazza.
    - Ma che succede?! - chiese perplessa Jorinde.
    - Quel disgraziato mi ha adescato per poi portarmi da quell'altro folle psicopatico del suo amico Jonghyun! - spiegò con un certo isterismo Su Kyung.
    - Ok, va bene, capisco che non hai un buon ricordo di me ma Jorinde ha ragione, non vogliamo farti del male! Se ti calmi un attimo, ti spiegheremo tutto - replicò Taemin.
    - Spiegare che cosa? -

Taemin si voltò e vide Hyun Soo seduta sul letto guardarlo confusa.

    - Hyun Soo! - esclamò Taemin felice - come stai? - chiese poi avvicinandosi subito al suo letto.
    - Taemin come sei...cambiato - disse in un sussurro squadrando il ragazzo incredula - ma che è successo? -
    - E' una storia lunga! - sorrise il moro.

Quando anche Valery e l'ultima ragazza, la più piccola di tutte, furono liberate dal sortilegio, Jorinde e Taemin raccontarono loro tutto quello che era successo.
Tutte si sorpresero di udire della morte di Jonghyun e Hyun Soo se ne rattristò parecchio. L'ultima cosa che ricordava Hyun Soo era Hye Jin nella sua stanza che lottava contro di loro e poi il nulla. Fu Taemin a raccontarle del maleficio e del perchè si trovasse in quel luogo adesso.

    - Vi chiedo di aiutarmi - disse Jorinde a quel punto.
    - A sconfiggere Hye Jin? - chiese di rimando Valery.
    - Si, non posso farcela da sola ma con voi si. -
    - Si ma dove troviamo Hye Jin? Non sappiamo dov'è - fece notare Taemin in quel momento.

Ah, già. Non avevano la più pallida idea di dove si trovasse Hye Jin. Non potevano certamente andare alla ceca. Temeva che se non fossero riuscite a trovare e uccidere Hye Jin, la cosa si sarebbe ritorta contro di loro avendo svegliato le ragazze di loro spontanea volontà.
Jorinde si guardò intorno preoccupata e non passò molto che la risposta giunse da sola. Si udì un lieve scricchiolio e una piccola parte di terreno iniziò a franare.

    - Cosa sta succedendo? - mormorò Valery.

Gli alberi iniziarono a sbriciolarsi come se fossero fatti di carta e i due letti più esterni sprofondarono nella voragine che si stava creando. I ragazzi indietreggiarono spaventati.

    - Ma che diavolo significa?! - esclamò Hyun Soo guardandosi intorno.

Anche le pareti costituite da ricco fogliame crollarono in modo tale che il cielo stellato e le montagne in lontananza furono ben visibili al gruppo.
Fu un attimo e poi tutto cessò.
Rimasero in silenzio a contemplare la notte.

    - La casa si è aperta a metà - notò Taemin.
    - Odette non ne sarà felice ma credo che qualcuno ci stia indicando la via da percorrere - replicò Jorinde indicando quello che restava del pavimento e la scia di rose nere che si susseguivano l'una all'altra e continuavano la loro corsa fuori dalla tenuta di Jonghyun, nel buio della notte.
    - Dite che gli altri si saranno svegliati? - chiese Hyun Soo.
    - Forse no, paradossalmente il crollo non ha prodotto nessun rumore - rispose Valery.
    - Dobbiamo fidarci? - chiese Su Kyung guardando con sospetto le rose.
    - A me non piace per niente questa storia ma non abbiamo scelta - sussurrò la più piccola, Han Sul, stringendosi a Su Kyung.

Era la più spaventata di tutti e i suoi capelli rosso fuoco pesavano probabilemte più di lei tutta intera mentre con occhi inquieti squadrava la stanza ormai distrutta.

    - Beh Jorinde, io sono con te - disse Taemin a quel punto.

La ragazza si voltò e gli sorrise. Presero un respiro profondo e lo strano gruppo cominciò a seguire il sentiero di rose nere.



**


Era vicina. Aveva sentito la sua voce. Sapeva benissimo che era accanto a lui e gli sarebbe bastato allungare una mano per afferrarla ma qualcosa glielo aveva impedito. Poi aveva sentito scendere dentro di sè un calore cocente che aveva colpito il cuore con dolore e poi si era esteso nei suoi arti con velocità disarmante. Aveva poi mosso gli occhi ma era tutto buio e davvero troppo silenzioso. Il rintocco dell'orologio fu come un richiamo familiare. Le palpebre si alleggerirono e si sollevarono lentamente.
La prima cosa che vide fu il cielo scuro trapuntato di piccoli diamantini attraverso la cupola di vetro. Jonghyun si mise a sedere e si accorse di essere in casa sua. Tuttavia non era nel suo letto o nella sua stanza. Si trovava in uno degli atrii che si affacciavano su quattro corridoi e quello non era un letto. Abbassò lo sguardo e quasi non saltò giù per lo spavento quando si accorse di aver riposato in una bara.

    - Che diavolo è successo?! - mormorò a bassa voce.

Poi ricordò tutto: Jorinde aveva scoperto la verità, si era arrabbiata, poi era spuntata dal nulla Hye Jin e lui aveva deciso di sacrificarsi per liberare tutti dal giogo sotto il quale erano costretti a stare.
Il ricordo dei volti degli altri stravolti dal dolore lo investirono come una doccia fredda. Quando cercò di alzarsi avvertì qualcosa solleticargli la mano: c'erano dei fili rosso chiaro accanto alle sue dita. Erano i capelli di Jorinde. Li strinse nella mano e scese giù dalla bara. Indeciso su quale corridoio prendere, optò per quello a sinistra ma la scena che gli si parò dinnanzi per poco non gli fece cadere tutti i capelli. La casa era sventrata, era aperta a metà.

Ho decisamente bisogno di spiegazioni.

Pensò e prima di fare dietrofront notò un gruppo di persone in lontananza. Ci avrebbe pensato dopo, ora doveva scoprire se in casa c'era effettivamente qualcuno. Intraprese l'altro corridoio e salì le scale di fretta. Una volta al secondo piano vide una flebile luce in fondo al corridoio. Doveva essere una delle lampade a muro, forse qualcuno si era alzato.
Vide una figura familiare intenta ad aprire la porta del bagno.

    - Kibum! - lo chiamò ma il ragazzo non si voltò.

Il corvino si era alzato per andare in bagno e non appena sentì il suo nome, pensò che se lo stesse immaginando. Insomma, era la sua voce a chiamarlo. Non poteva essere vero. Scrollò le spalle.

    - Yah, Kibum! Girati! - esclamò la voce con insistenza.

Il ragazzo si gelò sul posto. La sua voce lo stava ancora chiamando. Voleva che si girasse ma non poteva essere lui...insomma, Jonghyun era morto. L'aveva visto con i suoi occhi. Se lo stava sicuramente immaginando, era tutta suggestione quella...anche se la sua voce era così vera, così forte, così reale. Si voltò lentamente verso sinistra anche se sapeva già che se ne sarebbe pentito. Quando mise a fuoco quella figura poco distante da sè, sgranò gli occhi terrorizzato.

    - MA CHE CAZZO! - urlò balzando di lato e mollando la maniglia di colpo così forte che la porta sbattè contro il muro con fracasso.

Il frastuono aveva svegliato Odette che si affacciò dalla sua camera con i capelli sciolti e non appena vide Jonghyun lanciò un grido così acuto e forte che Jonghyun credette di essere diventato sordo. La giovane donna si portò le mani alla bocca visibilmente shoccata.

    - Ma che cazzo è tutto sto casino! - gridò Minho affacciandosi dalla sua camera e guardando metà sconvolto e metà preoccupato Kibum e Odette che invece fissavano un punto davanti a loro.
    - Che sono quelle facce?! È per caso entrato un drago in casa?! - chiese ironico il Choi voltandosi a guardare nella loro direzione e perdendo dieci anni di vita nel vedere Jonghyun in piedi davanti a loro.
    - Jonghyun! - gridò restando a bocca aperta.
    - Avete smesso di urlare tutti?! - chiese seccato Jonghyun al che si affacciarono dalle loro stanze anche Jinki e Jae Hyun che non ebbero una reazione migliore degli altri.
    - Ecco, appunto - commentò ancora Jonghyun.
    - Non è possibile... tu sei morto - mormorò Jinki strabiliato.
    - Non lo so sono, respiro! Sono vivo, non sono un fantasma! Piantatela di guardarmi in quel modo! - esclamò Jonghyun esasperato.
    - Beh scusaci Lazzaro se l'ultima volta che ti abbiamo visto eri morto stecchito e dentro una bara! - sbottò Kibum rabbrividendo al ricordo.
    - Com'è possibile?! - sussurrò Minho più a se stesso che a Jonghyun avvicinandoglisi cautamente.
    - Non so neanche io esattamente come sia possibile, tutto quello che ho avvertito prima di svegliarmi sono solo delle sensazioni - ribattè Jonghyun.

Dopo essersi assicurati che non fosse effettivamente un fantasma, decisero di sedersi nella camera in cui dormiva Kibum.

    - Scusate perchè non andiamo in salone? - provò a proporre Minho.
    - Perchè la casa è aperta a metà. A proposito, sapete niente? - chiese a quel punto Jonghyun - suppongo di no - aggiunse subito dopo aver visto le loro facce incredule.
    - Che significa aperta a metà?! - esclamarono all'unisono Jae Hyun e Odette.
    - Significa che metà casa non esiste più. Crollata, scomparsa, non avete sentito niente? -
    - Assolutamente nulla. -
    - Com'è possibile?! Sarà stata Hye Jin?! - ribattè preoccupato Kibum.
    - A che pro? Non le interessavamo più. Perchè avrebbe dovuto attaccarci?! - osservò ancora Minho.
    - Se non vi dispiace, io vado a dare un'occhiata alla casa sventrata. Cose dell'altro mondo - disse Jae Hyun e si allontanò con Kibum alle costole.
    - Non sarebbe il caso di andare a chiamare Taemin e Jorinde? - chiese allora Jinki avviandosi fuori dalla porta.
    - Attento a quello che dici tesoro. Potrebbe essere un doppio shock per entrambi... - lo raccomandò Odette pensierosa.
    - Allora Jonghyun, a che sensazioni ti riferivi prima? - chiese Minho ancora leggermente turbato dal fatto che metà casa era crollata e non si erano accorti di niente.
    - Mi sembrava davvero di stare in un'altra dimensione. Non so se fossi davvero morto oppure no ma era così strano. Poi ho sentito la presenza di Jorinde...era accanto a me, l'avvertivo. Poco prima di risvegliarmi, un fortissimo calore si è esteso in tutto il mio corpo ma non so da dove venisse...non ne ho idea - rispose Jonghyun come in estasi mentre rifletteva su quello che era successo.
    - Molto strano... - borbottò Minho - credi c'entri Hye Jin? Ho un brutto presentimento. -
    - Con il crollo della casa potrebbe darsi ma con il mio risveglio non penso...che interesse avrebbe avuto nel farlo?! -

Guardò il profilo di Minho corrucciato e pensieroso.

    - Yah, Minho-goon! Il mio dongsaeng non è felice di rivedermi? - chiese con un sorriso sornione.

Il Choi si riscosse.

    - Stai scherzando? É bello averti qui hyung - sussurrò con un sorriso largo.

Sentirono dei passi affrettati lungo il corridoio e Jinki si stagliò sulla porta.

    - Taemin e Jorinde non sono in casa! - comunicò lasciando di stucco i presenti nella camera da letto.
    - Gente abbiamo un problema! La stanza delle ragazze è sprofondata! - esclamò Jae Hyun arrivando di corsa con Kibum e quasi sbattendo addosso a Jinki.

Quando si dice che le brutte notizie non arrivano mai da sole, forse ci si riferiva a qualcosa del genere. Jonghyun guardò prima Jinki, dopo Jae Hyun e infine Kibum. Poi si ricordò della piccola ciocca di Jorinde che aveva riposto in tasca.
Forse aveva una mezza idea del perchè la casa era sprofondata.




**



Il sentiero costeggiato dalle rose era lunghissimo. E se Hye Jin li stava aspettando? Beh, non potevano fare più niente ormai, la decisione era presa e non sarebbero tornati indietro, almeno non lei. Jorinde stava andando un pò alla cieca. Non sapeva se uccidere Hye Jin avrebbe liberato definitivamente tutti dalla maledizione ma il suo istinto le diceva di agire in quel modo.

    - Hai idea di come ucciderla? - chiese Taemin interrompendo il suo flusso di pensieri.
    - Ho portato il pugnale ma a dirla tutta non ho delle idee precise. Possiamo darle fuoco - rispose la ragazza.
    - A parte il modo raggelante in cui hai detto che vuoi dare fuoco a qualcuno, mi stai dicendo che non hai un piano in mente? -
    - Non lo so che cosa potrebbe succedere, è una strega. Qualsiasi piano potrebbe risultare vano con lei. -
    - Si ma andare a farsi spappolare il cervello non è più utile - commentò Valery.
    - Mi state dicendo che stiamo andando lì come tante pecorelle smarrite? Oh povera me! Che destino infame ci tocca! - iniziò a piagnucolare Han Sul tirandosi, come un tic nervoso, le maniche della maglia.
    - Oh Santo Cielo, non ti metterai a piangere adesso?! - sbottò seccata Su Kyung alzando gli occhi al cielo.
    - S-Scusa è che è più forte di me! P-Piango sempre! - singhiozzò la più piccola copredosi gli occhi con le mani.
    - Ma come diavolo hai fatto a sopravvivere a casa di Jonghyun per tutto il tempo che ci sei rimasta! Ti avrà addormentata prima per la disperazione! - ribattè sempre Su Kyung.
    - Non ricordarmelo! I primi giorni non facevo che piangere e non mangiavo e bevevo quasi niente, così mi sono disidratata e hanno dovuto farmi una flebo! -

Su Kyung ringhiò qualcosa a mezza voce.

    - E poi una volta Jonghyun mi si è avvicinato ma io avevo così tanta paura che sono svenuta! - continuò a dire la ragazza senza smettere di piagnucolare.
    - Va bene, va bene, basta! - tagliò corto Su Kyung pattandole nervosamente e distrattamente la schiena.
    - Mi ero dimenticato che lagna fosse! Pensa che Jonghyun ha dovuto addormentarla nel sonno altrimenti temeva che le sarebbe scoppiato il cuore come a un canarino - borbottò Taemin verso una Hyun Soo allibita.

Jorinde ne aveva piene le tasche. Stavano perdendo tempo prezioso.

    - Ok, basta! Statemi a sentire. Magari io non avrò un piano, non sarò la Van Helsing delle streghe ma se c'è anche solo una remota possibilità che Hye Jin paghi per quello che ha fatto io non me la lascerò scappare. Non permetterò che lei se ne vada in giro tranquillamente mentre Jonghyun riposa in una bara gelida, non permetterò che il suo sacrificio cada nell'oblio, no, non posso permetterlo. Forse voi non avete buoni o grandi ricordi di lui e non vi biasimo ma c'è sempre stata una logica dietro ogni sua azione. A volte vi sarà sembrato un pò duro, a volte spregevole addirittura ma non vi ha mai fatto del male o sbaglio? Ha sempre cercato di tutelarvi, di darvi tutto ciò che poteva permettersi. Han Sul, Taemin ha appena detto che ti ha addormentata nel sonno perchè temeva tu fossi troppo debole per sopportare uno shock del genere, non è forse questo un segno di accortezza? Non vi ha lasciate andare perchè non poteva farlo ma non vi ha mai torto un capello perchè non era nella sua natura. I primi tempi che avevo messo piede a casa sua, ero spaventata, arrabbiata, lo disprezzavo perchè pensavo fosse una specie di mostro che faceva sparire le ragazze ma poi dietro la sua corazza, ho visto altro e ho conosciuto un Jonghyun diverso da quello di cui parlava la gente di questo posto. Lui si è ucciso anche per voi, per darvi quella libertà che meritate. Io ho intenzione di andare fino in fondo, non mi fermerò e se voi non vorrete seguirmi lo stesso...beh, credo che non abbiamo altro da dirci - disse Jorinde guardando le ragazze una ad una.

Han Sul la guardava con occhi sbarrati.

    - Vuoi scherzare? Ci hai fatto fare tutta questa strada e adesso ti aspetti che ritorniamo indietro? Puoi scordartelo, bambola - disse con un sorrisetto astuto Valery.
    - Beh, tu mi hai risvegliato, quindi suppongo che ti devo un favore - disse Su Kyung scrollando le spalle.
    - Beh, io non sono molto coraggiosa però credo sinceramente che la ragazza destinata a spezzare la maledizione sia tu e mi sembri davvero molto buona quindi ti aiuterò come posso - balbettò Han Sul smettendo finalmente di tormentare le maniche della sua maglia.

Hyun Soo invece non aveva distolto gli occhi da Taemin che a sua a volta aveva lo sguardo puntato su Jorinde. Sorrideva, un sorriso sincero che in pochi avevano avuto la fortuna di suscitare in Taemin. La bruna si ricordava come al palazzo di Chul Moo fosse impossibile far innamorare Taemin e che nessuna ragazza era riuscita a farlo sorridere in quel modo. Tuttavia notò una nota di amara tristezza nei suoi occhi e Hyun Soo capì molto di più in quel momento di quanto avrebbe potuto se fosse stata presente in quei mesi.
Jorinde riprese il cammino rincuorata dall'appoggio delle ragazze e marciò a passo più svelto lungo la strada costeggiata dalle rose nere. Mille pensieri affollavano la sua testa quando, all'improvviso, fu costretta ad arrestarsi per non sbattere contro la schiena di Taemin. Il ragazzo si era fermato di colpo e Jorinde stava per chiedergli cosa stesse succedendo quando egli esclamò: - Però, Hye Jin si tratta bene! -
La rossa alzò lo sguardo e vide una grandissima struttura color amaranto, piena di finistre, balconi e di un lusso sfrenato.

    - Che cos'è? - chiese titubante la più piccola.
    - Questo? Oh beh, è uno degli hotel dei Kim. È l'albergo di Jonghyun - rispose con noncuranza il moro.

La ragazza credette potesse cadergli la mandibola davanti a quello spettacolo. Non immaginava minimamente che gli hotel di Jonghyun potessero avere quell'aspetto.
Le rose nere conducevano proprio all'ingresso dell'edificio. L'insegna lucida recitava " Red Orchid Hotel" proprio sopra le cinque stelle e Jorinde si sentì attraversare come da centinaia di fiaccole accese mentre si chiedeva se i suoi hotel avessero sempre avuto quel nome.

    - Scusate mi state dicendo che Hye Jin si è prenotata una s.p.a? - chiese ironica Su Kyung.
    - Io invece sono preoccupata...non mi piace il fatto che si sia insediata nell'hotel di Jonghyun - mormorò scura in volto Hyun Soo.

Era una scelta singolare effettivamente e magari era lì che li aspettava con il suo sorriso beffardo. Non restava altro da fare che varcare quella soglia.



**


Hye Jin sedeva nella sua suite, di fronte alla consolle e guardava con occhi intensi una fotografia. Aspirava grosse boccate di fumo dalla sigaretta e ogni tanto chiudeva le pesanti palpebre truccate di nero come a scacciare qualche ricordo negativo. Ritornava poi sulla foto rovinata e vecchia che la guardava con espressione statica. Era in bianco e nero e ritraeva un bel ragazzo con i capelli scuri e probabilmente con occhi fin troppo chiari. Philippe era stato il suo nome, una volta, Hye Jin ricordava perfettamente di averlo incontrato durante la grande guerra a Parigi. Era un uomo distinto, il bravo ragazzo con addosso un buon profumo e Hye Jin l'aveva amato una volta, forse. Non se lo ricordava più tanto bene ma sapeva che Philippe aveva ridotto il suo cuore in brandelli e l'aveva fatta arrabbiare, così tanto arrabbiare che la guerra era diventato l'ultimo dei suoi problemi. Nessuno aveva saputo più niente di lui, i genitori avevano creduto fosse morto combattendo ma solo lei sapeva la verità. Philippe era stato sciocco e ne aveva pagato le conseguenze.


    - Non avresti dovuto farmi questo Phil... - mormorò in tono spento.


Spense il mozzicone di sigaretta e in quel momento dal camino spento schizzarono fuori due scintille di fuoco che cadendo sul tappetto, iniziarono a girare elegantemente su loro stesse fino a quando non presero la forma di due lunghi e rossissimi serpenti dalle squame lucenti e dagli occhi come rubini. Sibilarono all'unisono mentre strisciando si avvicinavano alla loro padrona.


    - Le mie piccole creature hanno fatto ritardo - sussurrò la donna accarezzando le teste dei due rettili che posavano la loro viscida testa sulla gamba scoperta di lei.


Hye Jin pronunciò poi delle parole in una lingua sconosciuta e i due animali dopo aver sibilato un'ultima volta scomparvero nel nulla con uno suo schiocco di dita.


    - Mi dispiace Chul Moo ma morto anche Jonghyun, il tuo palazzo non ha più motivo di stare in piedi...fuoco e fiamme porteranno la nera Morte sulla tua casa - sentenziò la strega sorridendo mentre si accendeva un'altra sigaretta.


Il suo sguardo ricadde sulla superficie piana della consolle e poi di nuovo sulla foto.


    - Non guardarmi così Phil, dovresti conoscermi adesso - sibilò e rinchiudendo la foto in un cassetto con malagrazia si alzò e si diresse sul balcone.











        * Angolo di Natsumi213 *


Salve bella gente! <3
Si, lo so, sono in un ritardo da fare schifo ma abbiate un pò di pietà per me. Ho avuto un sacco di cose da fare! Comunque, ho deciso di dividere il finale in due parti altrimenti usciva una roba chilometrica che manco l'Antico Testamento quindi, questo, ovviamente, non sarà l'ultimo capitolo ma il penultimo e ho in serbo una piccola sorpresina per voi... * rullo di tamburi *
... Ci sarà un altro capitolo speciale che fungerà da epilogo! * urla di folle in giubilo *
Scherzi a parte, spero che l'idea vi faccia piacere! ^^
Anyway, vi è piaciuto il capitolo? Vi aspettavate che Jonghyun non fosse realmente morto? Vi aspettavate che gli eventi avrebbero preso questa piega? E che Hye Jin ha forse amato un uomo una volta? Insomma, fatemi sapere cosa ne pensate! ^^
Per il prossimo capitolo vi prometto che non dovrete aspettare otto secoli e mezzo, cercherò di postarlo il prima possibile (questa volta davvero XD) e vorrei concludere la storia prima di Natale!
Ad ogni modo, lasciate ora che vi ringrazi con immenso piacere, come sempre. Grazie a MinMin, annaminho4429 e lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie infinite! <3 <3 <3 Grazie a tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite, le ricordate e le seguite! Grazie a tutti! <3 <3 Un grazie decoroso e sempre speciale a Ninechka che come al solito mi supporta e legge il capitolo in anteprima! <3 E soprattutto facciamole tanti auguri perchè il 9 oltre a essere il compleanno del nostro carssimo Minho è stato anche il suo, non a caso è il suo ultimate bias! XD Thank you wifey! <3
P.s. Fatemi sapere se notate che la scrittura di questo capitolo è diversa dai precedenti perchè ho avuto qualche problema con il programma. ^^
E non mi resta altro di dire se non: a presto! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 35
*** 35. L'hotel dei Kim - parte II ***


35. L'hotel dei Kim - parte II




Jorinde aveva provato molte volte paura. È un emozione che accompagna l'essere umano fin da bambino sotto ogni aspetto e forma. Aveva avuto paura dell'uomo nero quando era piccola, dei mostri, poi aveva avuto paura di restare sola a casa, dell'interrogazione e del compito in classe. Aveva avuto paura di Jonghyun la prima volta che l'aveva visto ma quel tipo di paura che le stava facendo venire la pelle d'oca e rizzare i capelli dietro la nuca, era una paura che che non aveva mai provato prima. Paura di Hye Jin certo, ma anche paura dell'ignoto, di non sapere cosa sarebbe successo, se sarebbe uscita viva da lì. Se si fosse soffermata a pensarci troppo, le sarebbe venuto un attacco di panico probabilmente. Tuttavia non poteva più tirarsi indietro, stava camminando fra i corridoi del lussuoso albergo di Jonghyun e sembrava che tutti stessero trattenendo il respiro. Gettò un'occhiata alle ragazze e a Taemin e si chiese se anche loro provavano la sua stessa sensazione, se anche loro avvertivano quel sottile e piccolo serpentello fatto di brividi e scosse strisciare sotto l'epidermide e viaggiare senza sosta da una parte all'altra lasciando piccoli bozzi al suo passaggio.
Era spaventata e non sapeva che cosa avrebbe fatto ma Jonghyun era più forte di tutto. Il pensiero di Jonghyun era più forte di qualsiasi cosa. La sua immagine, la sua figura che si rifiutava di diventare già ricordo aveva gli occhi penetranti puntati sulla sua schiena. La guardava insistentemente e Jorinde sapeva perchè.
Hye Jin non l'avrebbe passata liscia, non avrebbe più fatto male a nessuno.
L'hotel era deserto, dormivano tutti a quell'ora, e il fatto che quindi tutte le porte delle stanze erano chiuse e ora avevano davanti agli occhi l'unica aperta in tutto l'albergo, era inquietante.


    - Che si fa? - chiese Hyun Soo che non avrebbe mai voluto rivedere Hye Jin e invece era lì, alle due di notte, in un albergo a darle la caccia.
    - Si cerca di non morire - rispose Jorinde.
    - Se non dovessimo farcela...sapranno che almeno ci abbiamo provato - mormorò a voce bassa Su Kyung.


Poi Jorinde ebbe un'idea stravagante, un'idea rischiosa da mettere in atto ma seppe di dover provare.


    - Qualsiasi cosa succederà lì dentro, reggetemi il gioco -
    - Che vuoi fare? - chiese Taemin.
    - Giocarmela in tutti i modi - rispose la rossa.


Il moro la guardò ma sapeva che non era più tempo per le domande, non c'era più tempo per niente. Dovevano fidarsi a scatola chiusa, non avevano altra scelta.
Entrarono nella stanza e non seppero neanche loro come, le loro gambe si erano mosse in automatico. La camera in cui si trovavano era di un bel rosso, con un grande letto a baldacchino e un tappeto persiano alla parete. Uno speziato profumo di incenso investì il gruppetto. Jorinde arricciò il naso sperando che quell'odore nauseabondo non le desse alla testa.


    - Vi aspettavo - disse la suadente voce di Hye Jin dal balcone.


Le ragazze alzarono lo sguardo verso le porte del balcone spalancato e videro Hye Jin al centro, poggiata contro la ringhiera. I capelli scuri erano mossi dal leggero vento della notte, il suo corpo ambrato era avvolto da un vestito liscio di seta che la faceva sembrare ancora di più un serpente.


    - Anzi, ti aspettavo - si corresse la strega.


I suoi occhi indugiarono sui volti delle ragazze che l'accompagnavano, poi su quello di Taemin e infine si fermarono su Jorinde.


    - Non immaginavo che avresti avuto compagnia durante il viaggio - disse Hye Jin - avevo avvertito che ti stavi avvicinando ma non pensavo che il bel Taemin e le altre ragazze sarebbero stati dei tuoi...-


Jorinde si rincuorò un po', la presenza delle altre l'aveva colta di sorpresa, non se l'aspettava ma la rossa le aveva portate con sè proprio per quel motivo.


    - Però non importa. Jorinde perchè sei qui? - chiese con lentezza la strega.
    - Perchè non ho altro luogo dove andare. È l'unico posto in cui ho avvertito il bisogno di recarmi. -
    - Tu vuoi uccidermi - sentenziò la donna rientrando in camera.

Jorinde sentiva il suo sguardo addosso anche se in quel momento non la stava guardando, era una sensazione spiacevole che ti faceva desiderare di dartela a gambe.

    - Si - fu la risposta secca della rossa.

Hye Jin sorrise mentre passava le sue lunghe dita sui portaincenso di metallo che si accendevano di colpo, da soli.
Taemin guardava Jorinde preoccupato.

    - Sei arrabbiata, ferita e triste. È per questo che desideri la mia morte. Ti ho portato via Jonghyun e vuoi che io muoia ora. -
    - Si, lo voglio - sibilò Jorinde incantata dai suoi gesti.
    - E' una storia vecchia questa - mormorò Hye Jin alzando lo sguardo su Taemin - Amore e coraggio...tradimento e dolore, passione e vendetta - e spostò i suoi occhi su Jorinde.
    - Si potrebbero scrivere mille libri con questi temi e tutti con personaggi e trame diverse - riprese la strega - tuttavia c'è un quesito alla base di tutto ed è il seguente: ne vale davvero la pena? -
    - Se è a me che lo stai chiedendo allora risparmia il fiato perchè è una domanda del tutto inutile - replicò la rossa aggressiva.
    - Ora che sei annebbiata dal dolore, vorrai dire. Jorinde, perchè vendicare un uomo che non ti ha mai amato davvero? Perchè gettare la tua vita alle ortiche per chi non se lo meritava quando era in vita e non se lo merita ora che è morto? -
    - Tu non conoscevi davvero Jonghyun, lui mi amava -
    - E' qui che ti sbagli. Conosco Jonghyun da molto più tempo di te e non era il tipo di uomo che una sognatrice come te pensa che fosse. Taemin lo sa meglio di me. -
    - Mente, Didi. Jonghyun è uno dei miei migliori amici e lo stesso ragazzo che hai visto tu era quello che ho sempre conosciuto io! - esclamò il moro.
    - Colui che muore appare sempre migliore ai nostri occhi, le sue qualità diventano più numerose e limpide una volta che non c'è più. Quando io ho conosciuto Jonghyun era borioso e sfacciato, giocava a fare il re fra i principi e diciamoci anche che poteva permetterselo. È sempre stato molto bello e dotato di grande fascino. Ha sempre giocato con i sentimenti delle persone anche quando il suo cuore apparteneva ancora ad altri. Ha sempre sfogato le sue voglie con chi voleva lui utilizzando il corpo degli altri come contenitori. Sai quante ragazze come te ha messo nel sacco al palazzo di Chul Moo? Sai quante hanno portato i segni delle sue voglie sfrenate anche per soltanto una notte? Sai quante si sono aggrappate alla sua schiena e ai suoi fianchi credendosi eterne sotto la luna? Potrei stare qui ad elencarle ma secondo me Taemin ricorda tutti i loro nomi e i loro cuori spezzati...d'altronde era un vizio non estraneo neanche a lui - sibilò Hye Jin squadrando la ragazza per carpire la sua reazione.
    - Non è come dice Jorinde...- provò a dire Taemin.
    - Vuoi davvero negare la verità? - lo incalzò la strega.
    - No, sarò sincero. Ha avuto un sacco di avventure Jonghyun al palazzo ma era per lui un periodo difficile, di cambiamento, e non era peggiore di nessuno lì dentro ma sicuramente migliore di lei. Jonghyun amava Kibum e questo lo sai già, gli è sempre stato fedele. Jonghyun è sempre stato sincero e non ha mai voluto ferire nessuno intenzionalmente...tanto meno te. Ti ha detto che ti amava ed era la verità - spiegò Taemin rivolto a Jorinde.
    - Verità. Ma per favore, aveva bisogno di te così come aveva bisogno delle ragazze che ti hanno accompagnata qui oggi. Il suo grande amore era Kibum. Ha sfruttato ognuna di voi come meglio poteva e quando ha capito che non gli eravate utili vi ha rottamato. È questo l'uomo per cui sei qui oggi? Un bugiardo, malizioso, sfruttatore, borioso ragazzo? -

Jorinde sentì il sangue ribollirle nelle vene ma prima che potesse aprire bocca, qualcun altro lo fece per lei.


    - Zitta. Sta' zitta - disse Hyun Soo furente.


L'attenzione della strega si concentrò sulla ragazza.


    - Non so cos'è successo in questi anni in cui sono stata addormentata, non conosco i dettagli ma una cosa la so. Conoscevo Jonghyun, era una persona amabile. È vero, aveva dei difetti! Faceva sgolare Odette che desiderava soltanto che si riprendesse dalla rottura con Kibum, era testardo e non aveva un temperamento facile. Ma andiamo, chi è che può dire con assoluta certezza di avere un carattere semplice? Nessuno. Quello che questa donna, questa strega, questa persona sta descrivendo è il dipinto di un uomo mortale, comune, con i suoi pregi e i suoi difetti...non sta parlando di un mostro che vuole che tu, Jorinde, veda. -
    - Hai ragione Hyun Soo ma non c'è peggior mostro dell'uomo. Gli uomini sono inetti, sono malvagi, sono superficiali. Jonghyun non ha mai amato Jorinde, come non ha mai amato nessuna delle ragazze alle tue spalle. Aveva bisogno di loro e le ha sfruttate, cercava soltanto quella giusta che le permettesse di ritornare da Kibum. Se non fosse stato così vigliacco da togliersi la vita, sarebbe tornato dal suo grande amore e tanti saluti al piccolo pettirosso del Niedersachsen - replicò con cattiveria Hye Jin.
    - Vigliacco? Non è stata la vigliaccheria a portare il pugnale a conficcarsi nel suo torace - ribattè accaldata Jorinde.
    - Ah no? Tu come lo chiami? -
    - Coraggio, amore, dedizione. Scegli pure il tuo. -

Hye Jin rise divertita lasciandosi cadere sul divanetto lì di fianco.

    - Senti un po', io ne ho altri da suggerirti: paura, viltà, sofferenza. Scegli fra questi piuttosto. Vedi tesoro, a Jonghyun è mancato il coraggio di fare una scelta, è mancato il coraggio di dirti in faccia la verità! Non ha avuto il fegato di sbatterti in faccia quanto in realtà fosse menefreghista, quanto poco gli importasse di te e che sarebbe ritornato da Kibum a gambe levate non appena tu avresti fatto il tuo dovere - replicò con un terribile sussurro la strega.
    - E' impossibile quello che dici! É vero che Jorinde si sarebbe dovuta innamorare di Jonghyun per spezzare la maledizione ma lui avrebbe dovuto ricambiare altrimenti non avrebbe funzionato! - esclamò Valery indignata.
    - E infatti non ha funzionato! Jonghyun ha preferito ammazzarsi piuttosto che affrontare la situazione -
    - Lascia perdere Valery, lei non può capire - mormorò Jorinde con un sorrisetto.
    - Cosa? Tutte quelle baggianate sul vero amore che io non conosco? Oh quanto ti sbagli! - ribattè Hye Jin.
    - Oh no, non quello! Non puoi capire perchè non sai - disse la rossa semplicemente.
    - Non so cosa? -

Hye Jin scrutava Jorinde che ostentava sicurezza. Cosa stava macchinando quella smorfiosa?

    - Che hai perso - rispose Jorinde con un'alzata di spalle.
    - Che accidenti stai blaterando? Il dolore ti ha mandato in pappa il cervello?! -
    - No, assolutamente! Sto solo dicendo che hai perso perchè Jonghyun non è morto - affermò con totale certezza.

Taemin e le ragazze dovettero fare appello a tutta la loro forza di volontà per controllare le loro espressioni davanti a quelle parole. “Reggetemi il gioco” aveva detto Jorinde ma nessuno immaginava fosse una cosa del genere.
Hye Jin scoprì i denti candidi in un sorriso.

    - Vuoi prendermi in giro? - chiese alzandosi in piedi e iniziando a camminare intorno a loro come un leone con la preda.

Stavano rischiando ma Jorinde non aveva pensato a niente di meglio. Doveva bluffare.

    - No, è la verità. -
    - Non mi piace quando gli altri si credono più furbi di me. Stai mentendo ragazza. -
    - Che c'è, hai paura? Non ti sto mentendo e se tu non provassi così tanto terrore, ti accorgeresti che sto dicendo il vero. Jonghyun non è morto, era tutta una messa in scena, è quello che ti abbiamo fatto credere! -
    - Bugiarda! -
    - Oh no, ti sta dicendo la verità! È stato Jonghyun a risvegliarci! Non credevamo ai nostri occhi neanche noi eppure eccoci qua! - disse Su Kyung con un sorriso.

Un baluginio sinistro attraversò gli occhi di Hye Jin mentre la sua aria da trionfo cominciava a vacillare.

    - Vedi, io so che lui mi ama perchè è stato proprio lui a ripetermelo prima che venissi qui - disse Jorinde.
    - Smettetela di fingere. Avete parlato di lui al passato, Jonghyun è morto, state soltanto cercando di confondermi! - strillò la strega.
    - Soltanto perchè non volevamo scoprire subito la nostra carta...siamo previdenti - ribattè Taemin con un sorriso sornione - è finita, Hye Jin. Non potrai più manipolarmi, non potrai più fare del male a nessuno. -

Hye Jin indietreggiò di qualche passo ma poi si arrestò.

    - Se davvero lui è vivo perchè non è qui con voi a combattere contro di me? Mi teme così tanto da nascondersi dietro di voi? Oppure è già all'altro mondo e voi state inventando un mucchio di frottole?! - disse recuperando un po' di colore in volto.
    - Paura di te? Non credo ne abbia mai avuta. Arriverà, sta arrivando - rispose Jorinde a testa alta.

Taemin si chiese come diavolo facesse a mentire così bene. Vero era che aveva fregato tutti in libreria e nessuno, a parte Kibum, era venuto a conoscenza della cosa se non dopo molto tempo. Tuttavia, aveva capito perfettamente cosa stava cercando di fare Jorinde. Era un piano furbo ma pericoloso. Voleva spaventare Hye Jin, confonderla e indebolirla in modo da avere vita più facile nel momento in cui avrebbe tentato di ucciderla ma se la strega scopriva la realtà erano belli che morti. Il problema ora era cosa avrebbero risposto alla strega nel momento in cui Jonghyun non si sarebbe presentato, cosa sicura al cento per cento.

    - Sta arrivando? Bene vuol dire che resteremo qui ad aspettare Jonghyun, uccidervi tutti insieme sarà più d'effetto - disse con una smorfia la donna - nel frattempo potremo parlare dell'incendio che adesso sta divampando al palazzo di Chul Moo! Non avete notato quei caldi bagliori in lontananza? - chiese subito dopo indicando fuori dal balcone.

Jorinde girò il collo così velocemente che quasi non le cadde la testa a terra.
Non l'avevano notato, non se n'erano accorti. Subito pensò a Yoora e il suo primo pensiero fu quello di correre da lei ma sapeva di non potersi muovere.

    - Sei stata tu! Come, come hai potuto?! - ringhiò la rossa fuori di sé.

Hye Jin aveva recuperato la sua aria vittoriosa. Aveva mandato lì i suoi serpenti di fuoco qualche ora prima e a causa della visita di quei seccatori, se n'era quasi dimenticata.

    - Ti piace? È una cosa che ho pensato su due piedi! Non era premeditato! - replicò divertita Hye Jin.

Erano tutti pietrificati dall'orrore mentre quella terribile creatura sembrava entusiasta della cosa.

    - Tu sei un mostro! Aspetta e - gridò Jorinde ma fu interrotta dalla donna.
    - E cosa? Voi e Jonghyun mi darete una lezione? A proposito dov'è? È in ritardo per il tè - la schernì Hye Jin.

    - Proprio dietro di te - sussurrò la voce di chi mai nessuno di loro avrebbe pensato di risentire più.


    - Jonghyun! - urlò Hyun Soo portandosi le mani alla bocca.

Taemin non credeva ai suoi occhi.
Sulla soglia della camera stava Jonghyun, vivo e vegeto.

    - Non è possibile... - sussurrò Valery.

Han Sul e Su Kyung erano sbigottite mentre Jorinde avvertì le gambe diventare molli. Jonghyun era vivo, vivo davvero. Era davanti a loro.

    - Sapevo che non mi avresti lasciato... - mormorò la rossa con voce roca.

Jonghyun le regalò il più bel sorriso di sempre.
In quel momento si accorsero che era solo, gli altri non l'avevano accompagnato.


    - Hyung...sei solo? Gli altri? - chiese Taemin confuso.
    - Volevano venire con me ma ho preferito che andassero al palazzo di Chul Moo per dare una mano con l'incendio! E poi il problema principale sono io, quindi è giusto che sia venuto qui da solo - rispose Jonghyun tranquillamente.


Poi si voltò verso Hye Jin che si era visibilmente allontanata da loro. Il viso scuro contratto in una smorfia.

    - Non è possibile! Tu sei morto, ti ho visto morire davanti ai miei occhi, non puoi essere qui ora! - strillò fuori di sé.
    - Fa piacere anche a me rivederti Hye Jin! - la schernì il ragazzo.
    - Non può essere vero! Deve esserci un errore! -
    - Si, il tuo! Ci hai sottovalutati, hai pensato di poterci vincere con le tue arti ma non c'è arte che tenga di fronte al forte sentimento che unisce noi tutti. Hai perso, rassegnati. -

Hye Jin sorrise.

    - Io non perdo mai Jjong, dovresti saperlo - disse con voce melliflua.
    - Sai già che hai perso, stai solo fingendo. Non avevi messo in conto che Jorinde mi ama e che io amo lei. L'incantesimo si è spezzato, fine dei giochi. -
    - Non è finita finchè non lo ordino io e io posso farvi fare quello che voglio. -
    - No, non puoi perchè tu non sei mai stata in grado di capirci o magari non lo sei più. Il problema è che tu non sai amare. Ciò che c'è fra me e Jorinde mi ha tratto in salvo, l'affetto dei miei amici mi ha aiutato a resistere a te e alla tua maledizione ma tu non riesci a comprendere perchè non sai cosa voglia dire. Hai perso dall'inizio perchè hai sottovalutato i sentimenti umani non riuscendo a capire quanto profondi possano essere - replicò Jonghyun freddo.
    - No, tu non puoi sfuggirmi. Tu, che hai i suoi occhi, non puoi vincere. Tu mi appartieni, sei mio di diritto - disse con voce mortifera Hye Jin.
    - Non lo sono mai stato - ribattè con pacatezza il biondo fissando con sguardo glaciale la donna.
    - Tu...non...devi...NON GUARDARMI CON I SUOI MALEDETTISSIMI OCCHI - gridò la strega con voce scossa mentre indietreggiava addossandosi alla parete come si sentisse attaccata da una forza invisibile.
    - Non so di chi tu stia parlando ma è evidente che stai delirando. Non puoi combatterci Hye Jin - disse Jonghyun con naturalezza.
    - Stai zitto! - esclamò con forza la strega.
    - E' stata lei a impedirmi di morire adesso. È stata Jorinde a farmi capire che non sei invincibile perchè, semplicemente, io ho quello che tu non potrai più avere - continuò a dire il ragazzo afferrando delicatamente il polso di Jorinde.


Hye Jin aveva smesso di guardarlo in faccia. Aveva la testa abbassata e i lunghi capelli neri ricadevano lisci ai lati. Non disse nulla ma le pareti iniziarono a tremare, il letto presente nella stanza a traballare, i mobili si scuotevano con tanta forza da spostarsi, gli oggetti presenti su di essi iniziarono a cadere con fracasso.

    - Jonghyun...- mormorò la rossa con apprensione.

Il ragazzo le accarezzò il dorso della mano con il dito per cercare di tranquillizzarla.
Han Sul si strinse a Su Kyung e Hyun Soo si avvicinò a Taemin e Valery.


    - Il tuo errore è stato incontrare me...il destino ha scelto per te la via del dolore nel momento in cui ha deciso di fare incrociare le nostre vite - sibilò Hye Jin con una voce capace di far rizzare i capelli in testa a chiunque l'avesse udita.


Sollevò il capo da chinato che era e Han Sul lanciò un urlo non appena vide la trasformazione sul suo volto. Era scavata, gli zigomi in rilievo la facevano somigliare a un cobra, la pelle sembrava tirata al massimo e gli occhi sporgenti si stavano tingendo completamente di nero, un nero intenso che copriva la pupilla e la sclera*. Era come guardare in due enormi buchi neri.


    - Credo che a te sia andata peggio, sai? Devo aver risvegliato spiacevoli ricordi in te... - replicò Jonghyun mantenendo una calma innaturale.


Le porte del balcone iniziarono a sbattere con violenza, così tanto che comparvero delle crepe sui muri.


    - Chiuderai il becco quando ti avrò strappato gli occhi con le mani e il sangue ti sarà arrivato alla gola - ringhiò Hye Jin mentre le lampadine del grande lampadario sopra di loro scoppiavano una dopo l'altra.
    - Come desideri ma sono io quello che vuoi, lascia stare gli altri. -
    - Moriranno Jonghyun e tu li vedrai morire - sussurrò con un sorriso dalle labbra livide Hye Jin.
    - Non hai ucciso me, non ucciderai loro. -


Lo specchio appeso al muro cadde a terra e si frantumò.

    - OSI SFIDARMI?! - urlò Hye Jin sempre con una voce innaturale e profonda come gli abissi.

In quell'istante il pavimento iniziò a tremare e le mattonelle si ricoprirono di acqua mentre dai muri una ripugnante melma scura scendeva velocemente.

    - Vuoi far crollare l'intero hotel? Fai pure ma non sarai niente di meno di una bambina che fa i capricci perchè non sa accettare la sconfitta. L'amore di Jorinde si è propagato come un veleno dentro di te e come un infuso benefico dentro di me. Fare così tanto rumore non farà altro che portarti alla fossa. Arrenditi adesso - disse Jonghyun convinto delle sue parole.
    - Stolto, non ci sarà vita dopo una maledizione come la mia! Morrai infine - gridò la strega.
    - Stai mentendo. Non hai più carte da giocare! -

Alle sue parole la melma che aveva ormai raggiunto il pavimento, creò un vortice al centro della stanza. I ragazzi furono svelti a spostarsi ma non Valery che inciampò e cadde a terra con uno strillo mentre il vortice cercava di trascinarla verso il basso ma Taemin fu rapido e l'afferrò per le braccia.

    - Aspetta, ti tiro fuori di qui! - esclamò tirandola per le braccia.

Hyun Soo invece afferrò una grossa scheggia di vetro da terra e si gettò su Hye Jin colpendola nell'occhio destro nel tentativo di indebolire i suoi poteri visivi.
La strega urlò dal dolore mentre la ragazza veniva sbalzata via contro lo stipite della porta.
Dall'occhio nero di Hye Jin scorreva un inquietante sangue scuro.


    - Jonghyun non puoi sfuggirmi, ovunque tu andrai, io ti troverò e sarai mio. Il tuo destino è segnato - disse la strega.
    - Ti ucciderò a mani nude se oserai toccarlo! - ringhiò Jorinde.
    - Non sarai tu a decidere cosa ne sarà di me. Hai perso, forse per la prima volta in tutta la vita. Il mio cuore appartiene a qualcun altro, è il momento che te ne faccia una ragione - sussurrò Jonghyun.
    - Hye Jin non perde mai. Non vuoi arrenderti a me? Bene, allora perirai per primo. Forse la mia fine è vicina come dici ma tu verrai via con me. Muori Jonghyun e tu piccola stupida ragazzina lo guarderai morire insieme ai tuoi idioti compagni di giochi! - gridò Hye Jin e scattò in avanti velocemente mentre la sua persona sprigionava tutt'intorno forze raccapriccianti. Invisibili sensazioni di malessere, paura, sofferenza inumana, cattiveria.

Jonghyun non ebbe il tempo di pensare a niente perchè successe tutto in un attimo. Hye Jin si arrestò di colpo a qualche centimetro dalla sua faccia e fra di loro, compressa, stava Jorinde. I suoi capelli rossi gli solleticavano il mento. Il biondo aveva sentito Taemin e le ragazze urlare e prima che avesse realizzato ciò che davvero era accaduto, la rossa si era frapposta fra loro. Jonghyun disperato abbracciò la ragazza da dietro e si allontanò di qualche passo, spaventato dal fatto che la rossa avrebbe potuto commettere qualche follia. Tuttavia con sua enorme sorpresa, Jorinde era sana e integra mentre Hye Jin era immobile con il pugnale del padre di Kibum conficcato nel petto, all'altezza del cuore. La rossa aveva solo un taglio sul palmo della mano ma per il resto non aveva riportato altre ferite.
Tutti trattenevano il respiro increduli. Jorinde, non appena aveva visto Hye Jin scagliarsi contro Jonghyun, aveva velocemente sfilato il pugnale dal fodero tagliandosi anche il palmo della mano per la fretta e si era frapposta fra i due colpendo a morte la donna.
La strega abbassò gli occhi sull'elsa che spuntava fuori dal suo petto.

    - Che cosa...che cosa hai fatto? - sussurrò cadendo in ginocchio.

Lei, Hye Jin, una strega brillante, messa al tappeto da una ragazza comune.
Perfino lei era incredula mentre spostava gli occhi da Jorinde a Jonghyun e poi li riabbassava sul petto ferito. Respirava a fatica mentre avvertiva i suoi poteri disperdersi.

    - Te l'avevo detto che se l'avessi toccato ti avrei ucciso - disse la rossa con voce bassa.
    - Questo...questo non è reale. Non è possibile... tu non puoi averlo fatto - bofonchiò Hye Jin confusa.
    - Io non ho fatto proprio niente. Il legame che mi unisce a Jonghyun ha fatto tutto, quello è soltanto un pugnale. Vedi, Jonghyun ha ragione, tu non sai amare ed è per questo che non ti sei accorta che fra me e lui c'era davvero qualcosa di importante, hai preso sottogamba tutta questa storia dei sentimenti. Ti eri fatta un'idea sbagliata di Jonghyun. Non è il tipo di uomo che tu credevi fosse ma è il tipo di uomo che è e che io amo con i suoi pregi e difetti. Si, io amo Jonghyun più della mia vita stessa ed ero pronta a tutto per lui anche dopo averlo visto morire. E poi hai fatto un altro errore: hai pensato che Jonghyun si fosse tolto la vita per vigliaccheria ma è stato l'amore a muoverlo. Vedi, lui non è in grado di uccidere nessuno tanto meno me che ama. Ha preferito uccidere se stesso per liberare me e gli altri dal peso della maledizione. Hai sbagliato tutto Hye Jin, è finita - disse Jorinde guardando la strega senza timore.
    - La maledizione si è spezzata nel momento in cui Jorinde non si è arresa davanti a quello che è successo, nel momento in cui il suo amore è andato oltre tutto e tutti. Hai perso ancora prima che te ne accorgessi - aggiunse Jonghyun.

Hye Jin, in ginocchio, ascoltava quelle parole in modo meccanico e a poco a poco sembrava assottigliarsi e prosciugarsi.
Il suo occhio sinistro tornò lentamente al suo stato originario, il nero lasciò il posto al bianco e alla pupilla con la sua iride mentre l'occhio ferito da Hyun Soo non subì cambiamenti.
Guardava entrambi rintronata, confusa.
Abbassò gli occhi sul pugnale infilzato nel suo cuore e con mano tremante sembrava quasi volesse sfiorarne l'elsa ma poi non lo fece e rialzò gli occhi su Jorinde.


    - Allora eri davvero tu... - sussurrò come in trance.


Jonghyun prese la mano di Jorinde senza dire niente e la strinse forte.
Hye Jin si guardava intorno confusa. Aveva perso. Erano riusciti davvero a spezzare la maledizione, Hye Jin lo avvertiva ora nelle ossa deboli, nel sangue, lo avvertiva in quel cuore raggrinzito che soffriva trafitto dal pugnale.
Riconobbe ciò che pensava di aver dimenticato. Rivide in quelle due mani congiunte ciò che credeva non avrebbe più rivisto.
Era finita, finita per davvero questa volta.
Sarebbe scomparsa per sempre, andata via. Sperava soltanto di rivedere lui, per l'ultima volta.
La strega guardò Jonghyun intensamente e un velo le passò davanti agli occhi mentre alzando una mano nella sua direzione pronunciava per l'ultima volta il suo nome.

    - Phil...- disse e fu come se un impercettibile alito di vento si fosse alzato.

Poi davanti allo sguardo strabiliato dei presenti, Hye Jin chiuse gli occhi e divenne nient'altro che polvere. L'elsa ricadde a terra con un tintinnio, tuttavia senza lama. Il silenzio regnava nella stanza mentre la temibile Hye Jin andava via per sempre.

    - E' morta sul serio... - mormorò Valery attonita.
    - Ce l'avete fatta! Hye Jin è morta! - esclamò Taemin sfoderando un sorriso.

Jorinde si voltò verso Jonghyun per festeggiare con lui ma il ragazzo diede in un urlo e si accasciò sulle ginocchia.

    - JONGHYUN! - gridò Jorinde spaventata - che cos'hai? Stai male? -

In un attimo tutti gli furono attorno preoccupati ma il ragazzo non rispose. Stringeva la mano di Jorinde così tanto da farle male ma nessuno poteva capire cosa stava succedendo in quel momento.
Il suo cuore aveva fatto una capriola. Lo sentiva battere con forza, con vigore dentro la sua cassa toracica. Era stato così improvviso da fare male. Era come ritornare a nascere, come se una mano gli avesse stretto il cuore.
I ragazzi stavano per disperarsi ma poi un avvenimento spettacolare si svolse sotto i loro occhi. I capelli di Jonghyun da argentati che erano cominciarono a scurirsi fino ad assumere un colorito castano scuro mentre la sua pelle recuperava qualche tono e il suo volto rinvigoriva come se una nuova energia si sprigionasse dentro di lui. Jonghyun respirava velocemente, il suo petto si alzava e si abbassava con forza.
Il ragazzo prese poi la mano di Jorinde e la posò all'altezza del cuore.

    - Batte per te. Batte grazie a te, solo per te - disse prima che un nuovo grande sorriso gli si dipingesse sulle labbra.

Jorinde avrebbe voluto gridare e piangere per la gioia ma riuscì soltanto a sorridergli di rimando e a saltargli al collo per stringerlo forte a sé.
Jonghyun fece fatica a staccarla da sé e quando ci riuscì le rubò un bacio senza riuscire a trattenersi.



Quando uscirono fuori dall'hotel, il sole era appena sorto e sotto la luce rosea-dorata dell'alba si accorsero che le rose nere che avevano indicato loro la via per trovare Hye Jin, si erano ora colorate di rosso, rosa, bianco e oro.
Hyun Soo camminava a cuor leggero costeggiando la scia di fiori e si stava chinando per raccoglierne uno quando i suoi occhi individuarono in lontananza un gruppetto di persone familiari. All'inizio non voleva crederci, si alzò in piedi, con le gambe che le tremavano e fissò quei ragazzi che si avvicinavano sempre di più. La gola le divenne secca e gli occhi lucidi quando fra tutti quei volti di amici, riconobbe il suo. Il cuore batteva forte quando ad ogni passo che lui faceva, Hyun Soo ricostruiva la sua figura. L'altezza, i capelli scuri, gli occhi grandi, le labbra piccole, le mani affusolate: tutto coincideva con il ragazzo dei suoi ricordi.
Le labbra tremavano mentre cercava di pronunciare il suo nome. Quelle cinque lettere che non pronunciava da tre anni.
Anche lui faticava a credere che quella bella ragazza dai capelli scuri fosse proprio lei ma quando i loro sguardi s'incrociarono, capirono di essersi ritrovati. In quell'istante si dimenticarono di tutto e tutti. Hyun Soo iniziò a correre nella sua direzione e Minho fece altrettanto. La ragazza in lacrime si gettò fra le braccia del Choi e fu come se non fossero mai stati lontani. Le loro labbra secche e tormentate per l'emozione trovarono ristoro fra i tanti baci che si scambiarono stretti l'uno all'altra.
Jinki, Kibum, Odette e Jae Hyun dopo l'incredulità iniziale, furono ancora più sbalorditi non appena posarono gli occhi su Jonghyun. Fu come incontrare una persona che non si vedeva da tempo. Bastò guardarlo per capire che Hye Jin era morta, che avevano vinto.


    - Jonghyun... - mormorò Jinki esterrefatto.
    - Santo Cielo! - esclamò Odette prima di scoppiare in singhiozzi e abbracciare forte Jonghyun che le accarezzava la schiena cercando di tranquillizzarla.
    - Il palazzo di Chul Moo? - chiese ai ragazzi da sopra la spalla della cameriera.
    - Nessun morto o ferito per fortuna. L'incendio è stato domato e a un certo punto le fiamme si sono spente da sole, infatti non riuscivamo a capire perchè ma ora credo di saperlo - rispose Jinki.
    - Beh si, Hye Jin è morta quindi credo che nel momento stesso in cui è deceduta, i suoi incantesimi sono svaniti - replicò Jonghyun.
    - E' davvero morta?! - esclamò Kibum incredulo - Adesso vogliamo sapere tutto! -
    - Davanti a una tazza di tè, ci diremo tutto quello che dobbiamo! - ribattè Jonghyun gioviale.


Mentre s'incamminavano verso la villa sventrata, la Rosa Blu non gli era apparsa mai più bella di così.




**


Se gli altri avevano il cuore più leggero, a Jinki sembrava di avere un mattone. Aveva chiamato in clinica per informarsi se c'erano state anomalie nel comportamento di Jiwon e a una risposta negativa, aveva iniziato a incupirsi così si era recato in quel luogo che amava e odiava allo stesso tempo. L'infermiera gli fece strada verso la stanza di Jiwon anche se avrebbe potuto andarci da solo per quante volte era stato lì.
La donna si affacciò nella stanza dalla porta aperta e bussando delicatamente disse: - Jiwon-ah, guarda chi è venuto a trovarti. -
La ragazza stava curando delle piccole piante in vasi di terracotta e quando si sentì chiamare si voltò.

    - C'è Jinki! - esclamò l'infermiera entusiasta invitando il ragazzo ad entrare e allontanandosi poi velocemente.

Bea guardava Jinki incuriosita e davanti a quello sguardo un po' smarrito, il bruno desiderò sprofondare.
Perchè con Jiwon non aveva funzionato?

    - Ciao - sussurrò con malinconia.

Jiwon sorrise debolmente.

    - Vieni spesso qui? Sei un amico? - chiese congiungendo le mani in grembo.
    - Diciamo di si. Passiamo del tempo insieme - rispose Jinki che l'unica cosa che avrebbe voluto fare era piangere.
    - Davvero? E cosa facciamo? -
    - Beh, la maggior parte delle volte mi racconti delle storie che scrivi tu su uno dei tuoi diari. -
    - E ti piacciono? -
    - Si, sono tutte molto belle. -
    - Raccontami la tua preferita! - esclamò Jiwon emozionata mentre tornava a curarsi delle piante.

Jinki rimase per un attimo interdetto e combattendo contro il groppo in gola che cresceva sempre di più, acconsentì.

    - C'è questa storia che parla di una ragazza, una bella ragazza. Una principessa. Ti somiglia un po' sai...anzi, ti somiglia un sacco. Ha i capelli lucenti come i tuoi e gli occhi vivaci, occhi che hanno sempre voglia di vedere posti nuovi - cominciò a raccontare Jinki senza smettere di guardarla un secondo.
    - Come si chiama la principessa? - chiese ancora Jiwon senza alzare la testa dalle piante.
    - Bea, si chiama Bea - rispose lui - la principessa Bea abitava in un sontuoso palazzo ma nel suo mondo era sempre notte, non era mai possibile scorgere il sole o il cielo azzurro. La principessa ne aveva sentito parlare e voleva tanto vedere la luce del sole. Voleva partire e lasciare che i suoi occhi vedessero quella parte di mondo ma la principessa Bea non poteva perchè era prigioniera nel castello. -
    - E poi? -
    - Poi un giorno passò di lì un pittore, un giovane pittore. La principessa lo scorse dal suo balcone e gli chiese chi fosse. Quando apprese chi egli fosse, gli chiese se avesse mai visto il sole. Il giovane rispose di si e allora la principessa Bea gli chiese di dipingere per lei il sole e il pittore lo fece. -
    - Come si chiamava il pittore? - chiese Jiwon interrompendolo.
    - Jinki - fu la risposta.
    - E com'era Jinki? - chiese ancora lei - descrivilo! Non riesco a immaginarmelo! -
    - Beh, la principessa Bea lo descrive molto bene. -
    - E come? Descrive i suoi occhi? -
    - Si, dice che i suoi occhi sono piccoli e sottili - rispose Jinki ricordandosi di quante volte aveva letto quella storia scritta da Jiwon.
    - E le sue labbra? -
    - Dice che le sue labbra sono carnose e che formano il sorriso più bello del creato. -
    - E dice qualcosa sulla sua voce? -

Jinki guardò Jiwon perplesso da tutte quelle dettagliate domande, tuttavia rispose: - Si, dice che la sua voce è come una tazza di cioccolato caldo d'inverno. -
Il ragazzo si aspettava un'altra domanda ma invece Jiwon tacque e smise anche di armeggiare vicino alle piante. Lo guardò per un attimo tanto che Jinki pensò non si sentisse molto bene.

    - E lei dice anche che Jinki ha dei bellissimi capelli folti in cui le piace affondare le mani e io non la biasimo anche se adesso ce li hai così corti - sussurrò mentre la sua voce s'incrinava verso la fine.

Jinki credette di non aver sentito bene o di essere in un sogno ma poi Jiwon disse: - Non so cos'ho fatto di buono per riaverti indietro ma ti giuro che non permetterò mai più a nessuno di allontanarmi da te! -
Il castano scattò in piedi.

    - Jiwon! Sei davvero tu? La mia Jiwon! - esclamò mentre una patina lucida annebbiava la sua vista.
    - Quando stamattina mi sono svegliata ho chiesto all'infermiera di te e lei ne era molto meravigliata, voleva correre a chiamarti ma io le ho chiesto di non farlo! Scusami se ti ho fatto preoccupare ma volevo che fossi tu il primo a vedermi, volevo che fossi tu il primo ad accorgertene! Ho creduto di morire per la gioia sapendo dall'infermiera che tu avevi chiamato e ho pregato perchè ti recassi qui oggi! Poi ho letto tutte quelle storie che ho scritto e parlano di te, c'eri solo tu nella mia testa!- esclamò la ragazza fra i singhiozzi.

Contrariamente a quanto era successo a Hyun Soo che non ricordava di essere stata addormentata, Jiwon aveva avuto la percezione che qualcosa era andata storta al suo risveglio quella mattina, che Hye Jin le aveva fatto del male ed era quello il motivo per cui si trovava in quel luogo ma a Jinki in quel momento non importava. Afferrò Jiwon e la baciò con così tanto trasporto da strapparle il fiato bevendo alcune delle sue lacrime.


    - Ti amo... - mormorò Jinki.
    - Ti amo anch'io... - mormorò Jiwon.




**



Jonghyun fu ben lieto di rivedere Jiwon e Hyun Soo e soprattutto di rivedere Jinki e Minho felici. Ebbe l'idea di organizzare una piccola festa per celebrare l'inizio di una nuova vita a uno degli hotel di Jonghyun, in cui lui, Jorinde, Odette e Jae Hyun alloggiavano mentre la villa veniva ricostruita. Se è vero che iniziare una nuova vita comporta felicità e benessere, è anche vero che comporta mutamenti. Fu quella sera stessa che Kibum e Taemin comunicarono a tutti la loro partenza. Non potevano più aspettare, era il momento di andare via. Forse un lungo viaggio avrebbe potuto sanare i cuori spezzati.


    - Per dove? - chiese Odette stupita.
    - Non abbiamo una meta precisa ma pensiamo che cambiare aria non potrà farci che bene - rispose Kibum.


Jorinde non spiccicò parola per il resto della sera, trascorse tutta la notte a pensare e solo il mattino della partenza dei due amici le si sciolse la lingua.
Con occhi tristi osservava Kibum caricare le valigie in macchina.

    - Kibum, posso parlarti? - chiese quando gli fu abbastanza vicino.
    - Tutto d'un tratto mi chiedi il permesso? Di solito non stai mai zitta! - replicò lui divertito.
    - Senti, so che per te dev'essere stato davvero difficile e so che il motivo per cui hai deciso di partire riguarda anche me e Jonghyun. Appunto per questo, io volevo dirti che mi dispiace per quello che è successo e che ti ringrazio davvero tantissimo per avermi aiutata e protetta nonostante tu eri a conoscenza di tutto fin dall'inizio e - ma il suo lungo discorso fu interrotto da un inaspettato bacio a stampo da parte di Kibum che afferratole il mento con due dita, le aveva lasciato un piccolo bacio sulle labbra.

Jorinde lo guardò stupita, sbattendo le lunghe ciglia confusa.

    - Chiudi il becco Didi! Non voglio sentire un'altra parola. Non hai niente per cui scusarti e niente per cui ringraziarmi. Va bene cosi - disse e l'abbracciò brevemente.

Taemin, che aveva assistito alla scena da una certa distanza, si avvicinò solo quando Kibum la sciolse dall'abbraccio e andò a salutare gli altri.

    - Beh Didi, ci vediamo presto allora. Mi raccomando, aiuta Jinki con la libreria, credo sarà a corto di due dipendenti per un po' e se Jonghyun ti fa arrabbiare picchialo con tutte le tue forze e se non basta, chiamaci che veniamo a picchiarlo noi! - disse con un sorriso sornione.

Jorinde rise di cuore alle sue parole. Sapeva quanto era costata quella storia a Taemin, quasi quanto era costata a Kibum e da una parte la rossa era felice che i due avevano deciso di partire per un lungo viaggio, ne avevano davvero bisogno.

    - Magari chiama me, noi tre saremo nello stesso luogo ma almeno il cellulare di una donna è più affidabile di quello di un uomo! - esclamò ad un tratto Yoora che si era avvicinata di soppiatto.

Jorinde la guardò a bocca aperta.

    - Parti anche tu? - chiese mettendo subito dopo il broncio.
    - Si, ci pensavo da quando ieri sera mi hai detto che Taemin e Kibum sarebbero partiti e niente, ho deciso di fare questa follia! Sono confinata da così tanto tempo al palazzo di Chul Moo che sento il bisogno di vedere il mondo e sgranchirmi un po' le gambe! - rispose con sincerità.
    - Mi mancherai un sacco ma in fondo ti capisco. Sono arrivata in questo posto con il tuo stesso pensiero - mormorò Jorinde di rimando.
    - I viaggi possono cambiare un sacco di cose, chissà. Spero almeno che io non venga coinvolta in nessuna maledizione! - sghignazzò Yoora.

Le due amiche risero e poi si abbracciarono.
Si diedero l'abbraccio più lungo di sempre prima che l'amica salisse in macchina con gli altri due.

    - Scriveteci! - gridò la rossa salutando con la mano l'auto che partiva.
    - Lo faremo! - strillò Yoora di rimando affacciandosi al finestrino.

Jorinde rimase ferma, immobile sul ciglio della strada insieme a Odette, Jae Hyun, Jinki, Jiwon, Minho, Hyun Soo e si sentì a casa.
Si sentiva finalmente felice, sentiva che le cose da quel momento in poi sarebbero state diverse e mentre avvertiva le braccia di Jonghyun cingerla da dietro capì che in fondo andava bene così.







      * Angolo di Natsumi213 *


Salve a tutti e buon anno nuovo! ^^
Bene, a quanto pare questa piccola storia è effettivamente giunta a termine. Di fatto ho intenzione di pubblicare un ultimo capitolo che più che un capitolo vero e proprio sarà una sorta di “epilogo” se vogliamo definirlo così.
Tutto è bene quel che finisce bene, si dice, e con questa storia ho cercato di fare proprio questo. Minho, Jinki, Hyun Soo e Bea si sono finalmente ritrovati. Jonghyun e Jorinde sono pronti a vivere la loro storia d'amore. Kibum, Taemin e Yoora decidono di andare via e di allontanarsi dalla Rosa Blu per un po' per sanare la mente e lo spirito. ^^
Ora, ci sono tante cose che vorrei dire su questa storia, di cui vorrei parlare, anzi scrivere ma mi trattengo fino al prossimo e davvero ultimissimo mini-capitolo, pertanto mi limiterò come sempre a ringraziare tutti voi. ^^
Grazie a bummie_claaa96, lagartischa e annaminho4429 per aver recensito lo scorso capitolo, grazie a Blakneco per aver recensito il capitolo 33! Grazie di cuore! <3 <3 <3
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite, le preferite e le ricordate! Grazie a chi ha anche soltanto letto! Grazie mille! <3
Un grazie specialissimissimo (?) a Ninechka che è il mio supporto da sempre! <3 thank you! <3
P.s. La *sclera nonostante il nome strano, non è niente di meno che la parte bianca dell'occhio per chi si stesse chiedendo, come me fino a qualche ora fa, che diavolo fosse! XD
A presto allora, con il piccolo epilogo e con i miei ringraziamenti finali! ^^
Kisses! :*

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Capitolo 36
*** 36. Special final chapter: thank you ***



36. Special final chapter: thank you





Si era detta soltanto altri dieci minuti, dieci minuti prima.
Anche se forse ne erano passati venti o trenta non aveva voglia di aprire gli occhi. Niente l'avrebbe convinta, niente tranne quel tocco soffice sul suo nudo collo. Quell'impercettibile tocco che avrebbe riconosciuto fra mille.
Aprì gli occhi e fissò per un attimo il familiare volto che la stava guardando con un sorriso stampato sulle labbra.
Jonghyun l'aveva appena svegliata e ora, piegato sulle ginocchia le accarezzava i capelli.

    - Non ti ho trovata nel letto e allora ho capito che dovevi per forza essere qui - mormorò con voce roca.

Jorinde si rese conto in quel momento di avere la faccia appiccicata al tavolo che era sommerso per metà di fogli pieni di schizzi di disegni e volti abbozzati.
La ragazza si lasciò sfuggire un ansito disperato.

    - No, mi sono addormentata...- mugolò rizzandosi di scatto e schiaffeggiandosi le guance.

Jonghyun la guardava divertito.

    - E il matrimonio è fra una settimana! - esclamò subito dopo sconvolta.

Tuttavia il maggiore non sembrava per niente preso quanto lei, anzi era ancora più divertito dalle sue espressioni.

    - Tu che hai da sogghignare in quel modo?! Sono nei casini! - sbottò sciogliendosi la crocchia arrangiata in un gesto esasperato.

I capelli le ricaddero sulla schiena curvata.

    - Riuscirai a fare quel disegno prima del matrimonio, hai ancora tempo, non disperarti - la consolò Jonghyun rialzandosi.
    - No invece, no! Ci vorrà un sacco per farlo e io sono ancora al punto di partenza e poi se faccio tutto di fretta va a finire che esce uno schifo...uffa ma perchè mi sono addormentata! - si lamentò Jorinde portandosi le gambe al petto.
    - La vuoi smettere di essere così paranoica? Non ho mai visto un tuo dipinto brutto, è solo ansia da prestazione...tranquilla, a Odette e Jae Hyun piacerà - ribattè Jonghyun mollandole un buffetto sulla guancia.
    - Speriamo... -
    - Ah, senti Jo...a proposito di prestazione, è molto duro il tavolo? - chiese il ragazzo con aria lasciva.

La rossa alzò uno sguardo incredulo su di lui.

    - Prego? - sussurrò con un sopracciglio alzato e un mezzo sorriso sul volto.
    - Ti ci sei addormentata no? Ti è sembrato troppo duro? - chiese ancora il bruno con una leggera malizia nella voce mentre la sua mano allontanava i tanti fogli di fronte alla ragazza.
    - Oh beh, sai...dipende quanto vuoi intrattenerti... - sussurrò la rossa capendo al volo le intenzioni dell'altro e poggiandosi con la schiena contro il legno.

Jonghyun le si parò davanti, gli occhi nei suoi.

    - Quanto basta... - sibilò stringendola per la vita e avventandosi sulle sue labbra.

Jorinde si sentì sollevare da terra e l'ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare fu il quadro di Jonghyun appeso alla parete. Era il dipinto che aveva fatto lei, quello che ritraeva il ragazzo così come lo vedeva.
Jorinde fu felice di realizzare, ancora una volta, di non aver sbagliato. La luce degli occhi di Jonghyun in quel quadro era esattamente la stessa che vedeva negli occhi del ragazzo in carne e ossa, la stessa luce, la stessa energia.





**


Jorinde non credeva che quel giorno sarebbe mai arrivato. Quando Odette e Jae Hyun avevano comunicato a tutti che si sarebbero sposati, la data del loro matrimonio fissata per il 12 luglio, sembrava lontanissima. Tuttavia quel giorno non le era mai sembrato più reale di così. Era in piedi dalle sei, con i bigodini nei capelli, la camicia da notte lilla, il correttore spalmato a metà e con le ciabatte che rischiavano di consumarsi a furia di fare avanti e indietro in casa di Odette e Jae Hyun. Stare dietro a una sposa era una delle cose più stancanti, estenuanti e terribili dell'universo. Odette era in uno stato di ansia che esplodeva in crisi nervose e di pianto a ogni ora esatta. Aveva già pianto tre volte quella mattina e aveva bevuto tre caffè. Jorinde, Hyun Soo e Jiwon avevano passato la notte lì con la sposa mentre Jae Hyun era stato sfrattato e aveva trascorso la notte a casa di Jonghyun con Jinki e Minho.
Jorinde entrò nella camera da letto della sposa con l'arricciacapelli e la prima cosa che vide fu un'estetista disperata che cercava di truccare Odette che invece non la smetteva di frignare e torturarsi le mani.

    - Santo Cielo cara, basta o il trucco non prenderà! - esclamò l'estetista sull'orlo delle lacrime anche lei.
    - Odette, ha ragione sai? Basta piangere! - disse Jorinde avvicinandosi alla cameriera.

Era decisa a farla finita con quella storia o le cose sarebbero andate per le lunghe. S'inginocchiò di fronte a lei.

    - Capisco che sei emozionata ma questa giornata è importantissima per te e non dovresti far altro che sorridere, basta con le lacrime dai - provò a farla ragionare la rossa.
    - Lo so ma...insomma, cambierà tutto e-e sarà t-tutto così diverso. Sono stata già s-sposata una volta ma era davvero uno schifo e invece adesso J-Jae Hyun è così buono...io spero di meritarmi uno come lui! - esclamò mentre le lacrime continuavano a scenderle copiose dagli occhi.
    - Vuoi scherzare? Lui ti ama tantissimo e siete fatti per stare insieme! Andrà tutto bene! Questo giorno andrà alla grande! - la rincuorò la rossa afferrandole le mani e stringendogliele con forza.

Odette sorrise e annuì. Poi si chinò per abbracciare Jorinde.
Hyun Soo e Jiwon sedevano sconfitte sul letto sorridendo a quella scena. Poi a un certo punto l'espressione di Bea mutò dalla commozione al disgusto più totale.

    - Che cos'è quest'odore? - chiese terrorizzata.
    - Quale odore? - chiese stupita Hyun Soo.
    - Quest'odore fortissimo... - mormorò portandosi le mani al petto.

Hyun Soo annusò l'aria.

    - Oh sarà la verdura aromatica in cucina! - esclamò balzando in piedi.
    - Verdura aromatica? Perchè cacchio state cucinando la verdura oggi? - chiese Jorinde perplessa.
    - Oh ma non è proprio verdura, da queste parti la chiamano così ma in realtà si fa bollire, poi si secca, si chiude in un sacchetto e si mette nell'armadio. Serve per mantenere freschi i vestiti - spiegò Odette.
    - Oh no ragazze non mi fate questo... - sussurrò Jiwon portandosi una mano alla bocca mentre Hyun Soo correva via in cucina - Scusate non mi sento bene... - aggiunse subito dopo e corse via nel bagno.
    - Ma che le prende? - chiese l'estetista incerta.
    - Oh beh, è incinta ed è nel periodo delle nausee, quindi... - rispose a bassa voce Jorinde ricordandosi solo ora che la povera Bea probabilmente non avrebbe mangiato quasi niente quel giorno.


Quando Jiwon e Hyun Soo furono ritornate aiutarono Odette a mettersi l'abito, poi Jorinde si affrettò subito a cambiarsi. Mise il vestito verde da damigella che Odette aveva proposto a tutte loro, si tolse i bigodini e s'infilò le scarpe. Non si era mai preparata in così poco tempo. Erano in ritardo, afferrò la pochette e uscì subito di casa. Vide Jonghyun che l'aspettava, nel suo abito elegante, contro lo sportello della macchina e poi vide altre due figure familiari, troppo familiari. Erano alti, belli, più belli di quanto se li ricordava, uno era rosso e l'altro biondo. Si fermò per un attimo a guardarli, interdetta.
Si era dimenticata che quella mattina sarebbero arrivati. Era passato un anno dall'ultima volta che li aveva visti.

    - Ciao Didi! Non salutarmi troppo calorosamente o rischi di commuovermi! - esclamò scettico il rosso che la guardava da cinque minuti.
    - Kibum! - esclamò a sua volta prima di catapultarsi tra le sue braccia e appendersi al suo collo.
    - Buona, buona così mi fai male! - la redarguì ma ricambiò l'abbraccio con vigore e sorridendo largamente.

Jonghyun rise e anche Taemin lo fece, cosa non buona per il suo collo perchè Jorinde si ricordò di lui a pochi centimetri da lei e lo stritolò fra le sue braccia.

    - Siete bellissimi! - disse cercando di trattenere le lacrime e squadrandoli commossa, avvolti anche loro in vestiti da cerimonia.

Erano tornati apposta per il matrimonio di Jae Hyun ed Odette.

    - Ehi Jo, guarda un po' là, credo ci sia qualcuno che muore dalla voglia di vederti! - disse Jonghyun indicando un punto poco distante da loro.

La ragazza si voltò e vide Yoora. I suoi occhi si riempirono di lacrime e corse verso la ragazza che abbracciò senza darle il tempo di rallegrarsi.


La festa per il matrimonio di Odette e Jae Hyun si svolse all'aperto. Erano seduti tutti allo stesso tavolo. Jorinde si accorse di quanto Kibum e Taemin fossero diversi, quanto erano rilassati rispetto a quando erano partiti. Taemin non la guardava più come prima e per lei era un sollievo.

    - Allora Tae, avrai fatto di certo qualche conquista in questo viaggio... - lo stuzzicò Jiwon.
    - No, mi sono rilassato... - rispose quello evitando il suo sguardo tuttavia.
    - Valeryehm - tossì via Kibum concentrato sul suo piatto.

Taemin lanciò un'occhiataccia al maggiore mentre i presenti scoppiavano a ridere.

    - Come sarebbe Valery? Io credevo che Yoora ti ronzasse intorno... - chiese Jonghyun approfittando della lontananza della ragazza.
    - Beh, lo trovava bello effettivamente ma poi viaggiando il suo cuore è stato rapito da un altro... - sussurrò Jorinde con fare pettegolo.
    - Si, un francese! Siamo stati in Provenza due settimane ed è stato colpo di fulmine! - spiegò Taemin facendo spallucce.
    - E tu Kibum? - chiese ancora Jiwon.
    - Io? Niente... -
    - Si, come no - borbottò Taemin vendicandosi della soffiata di prima.

Mimò con le labbra un “ha gli occhi azzurri” prima di ricevere un calcio da sotto il tavolo.

    - Allora, c'è qualcuno...- sussurrò divertita la ragazza.
    - E chi lo sa...potrebbe esserci come no - replicò Kibum divertito con un sorriso - tu piuttosto, come va la gravidanza? -

Jiwon si portò istintivamente una mano al ventre.

    - Bene, le nausee mi uccidono ma va bene - rispose con un sorriso.
    - Sei diventata più bella - ribattè Kibum.
    - Glielo dico anche io ma lei non ci crede! - intervenne Jinki cingendo le spalle della fidanzata.
    - Detto da te non fa testo! E tu e Minho, Hyun Soo? Voi due ancora niente? - chiese subito dopo malizioso.
    - No per carità! Se fosse incinta, suo padre tirerebbe le cuoia e non è consigliabile dal momento che si sta sforzando per riavvicinarsi alla figlia - rispose Minho con un'occhiata dolce verso la ragazza.
    - Davvero? - chiese incredulo il rosso.
    - Si, domenica prossima siamo a pranzo da lui - rispose raggiante Hyun Soo.

Kibum ricambiò il sorriso.

    - Mi fa davvero piacere! E voi due invece? - chiese poi a Jorinde e Jonghyun.
    - Io lavoro al palazzo di Chul Moo adesso! Ora si fanno un sacco di corsi interessanti! Insegno a disegnare e a dipingere ai bambini ma ci sono tante altre attività di qualsiasi tipo! - rispose entusiasta Jorinde.
    - Io invece dirigo la mia catena di alberghi con Minho, siamo soci adesso - disse il bruno accanto alla rossa.
    - Il palazzo di Chul Moo è ancora il tuo? - chiese Taemin.
    - Si, è parte di me...anzi di tutti noi. -
    - Beh, non è più la mostra dei ragazzi prodigio, ora ha la tua impronta. Sai, credo che d'ora in poi ne sentiremo parlare come il palazzo di Kim Jonghyun. Attenderò quel giorno - replicò Kibum sorridendo.
    - Io invece attendo che voi raccontiate le vostre avventure...soprattutto se si parla di occhi blu - ribattè il maggiore.

Taemin ghignò e Kibum fece finta di non aver sentito e prima che qualcuno potesse dargli il tormento, Odette li costrinse ad alzarsi per farli ballare sotto le stelle.


Jorinde volteggiava con Jonghyun e pensava che il mondo non le era mai sembrato più bello. Si sentiva grata, grata per tutto quello che aveva, per tutto quello che stava vedendo quella sera. Ebbe come il sentore che tutti, finalmente, avevano lo stesso cuore. Tutti si sentivano grati per qualcosa. Tutti avevano qualcosa per cui ringraziare la vita.

Jorinde si sentiva grata per la luce negli occhi di Jonghyun, per ritrovarselo sempre accanto la mattina, per non essere più sola.
Jonghyun si sentiva grato per aver trovato una come Jorinde, perchè il suo cuore batteva di nuovo, perchè era tornato ad amare.
Jinki era grato ogni volta che guardava Jiwon negli occhi, ogni volta che realizzava che lei lo riconosceva, che non lo guardava più con timore.
Jiwon era grata per la vita che stava crescendo dentro di lei, perchè poteva di nuovo accarezzare i capelli del suo Jinki, perchè potevano essere di nuovo Bea e Jinki.
Hyun Soo era grata perchè poteva stringere Minho fra le sue braccia ogni volta che voleva, perchè suo padre aveva capito di aver sbagliato e stava rimediando, perchè aveva avuto una seconda possibilità.
Minho era grato perchè aveva una famiglia ora, perchè non era più costretto a scappare, perchè Hyun Soo lo baciava tutte le mattine.
Odette era grata perchè ce l'aveva fatta, perchè dopo un matrimonio di soprusi aveva Jae Hyun affianco che le lasciava una rosa sul tavolo della cucina ogni giorno, perchè guardava il dipinto che Jorinde aveva fatto per il loro matrimonio e sentiva che sarebbero stati felici, come in quel quadro, per sempre.
Jae Hyun era grato perchè desiderava sposare Odette dalla prima volta che l'aveva vista e ora danzava con lei in frac.
Kibum era grato perchè il cuore non faceva più male, non sanguinava più e ora di rosso c'erano solo i suoi capelli, Kibum era grato perchè c'erano un paio di occhi blu nel mondo, solo per lui.
Taemin era grato perchè l'ombra scura dal suo volto se n'era andata, era grato perchè le labbra di Valery non erano mai state così dolci sotto il cielo francese, era grato perchè Hye Jin non era riuscita a vincere su chi amava davvero.


Jorinde inspirò il profumo di Jonghyun, stretti l'uno all'altra.


    - Grazie - sussurrò.
    - Di cosa? -
    - Per tutto...grazie di essere qui, al mio fianco. -


Jonghyun sorrise e la baciò.
L'ennesima cosa per cui essere grata, pensò Jorinde.
Amava, era amata e non c'era niente di meglio al mondo.









        * Angolo di Natsumi213*



...e io sono grata a voi.
Grazie, grazie, grazie e un milione di volte grazie.
Quando ho iniziato a scrivere questa storia, non ci credevo davvero, non immaginavo che sarebbe piaciuta, che qualcuno l'avrebbe letta e recensita.
Ho avuto qualche difficoltà nel corso della sua stesura, ho avuto paura di non essere in grado di portarla avanti ma alla fine ce l'ho fatta ed è grazie a voi. Siete stati una motivazione in più per continuare a scrivere e portare a termine questa piccola storia senza pretese.
The Blue Rose è la mia prima vera fanfiction sugli SHINee, è stata una delle prime storie a formarsi nella mia testa. E' nata da un'idea semplice e poi si è sviluppata diventando la storia che avete letto. Ce l'avevo in testa da un sacco e io funziono così, quando mi viene in mente una storia poi devo per forza scriverla.
So che molti di voi sono occupati e non hanno molto tempo per recensire o magari siete rimasti indietro di qualche capitolo ma non ha importanza, grazie lo stesso.
Grazie a lagartischa, Blakneco, annaminho4429 e minmin (spero di non aver dimenticato nessuno) per aver recensito i capitoli della mia storia. Un grandissimo grazie a voi! <3
Grazie a tutti i 19 che hanno inserito la storia nelle seguite, i 17 che l'hanno inserita nelle preferite e i 2 che l'hanno inserita nelle ricordate. Grazie infinite! <3
Grazie a bummie_claaa96, una ragazza dolcissima che ho conosciuto proprio qui e che mi ha sempre sostenuto! <3
Grazie a Ninechka senza la quale, sarei crollata molto prima. <3
Grazie a tutti voi che avete condiviso con me questa piccola avventura, che avete impiegato dieci minuti del vostro prezioso tempo per leggere e commentare questa storia, grazie di cuore, è stato importante per me. <3
Kisses! :*

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