Episodio 1: Game on

14 settembre 2011 ore 23.43

Stati Uniti d’America, Pentagono

Si mosse veloce, nessun agente riuscì a vederlo. Buio. Le luci al neon che illuminavano il corridoio circolare del Pentagono tremavano accendendosi e spegnendosi come in balia di un imminente corto circuito e come se sapessero che in quella notte sarebbero accaduti quei fatti, sarebbe successo quell’evento, che avrebbe poi dato inizio a tutta la nostra storia.

Il rumore dei passi in corsa insospettì l’agente Johns che si girò di scatto. Un’ombra attraversò la stanza di corsa.

“Who is there?” gridò. “Log in! If you aren’t an agent, come out with your hands up!”

Nessuna risposta. Johns si avvicinava lentamente alla curva del corridoio consapevole della presenza di qualcuno. Un attimo. Il forte dolore alla testa lo fece svenire.

“Neanche il tempo di dare l’allarme… poveretto… non posso permetterti di intralciarmi.”

Si avvicinò a lui e staccò violentemente la tessera magnetica dal cinturone dell’agente Johns. Camminando lentamente, come se ormai nulla lo preoccupasse, si avvicinò alla sala del computer principale e, passando la card nella serratura elettronica, aprì la porta. Un’enorme portone di acciaio inox gli sbarrò la strada.

“Quanta protezione inutile…” pensò.

Digitò sul pannello alla sinistra del portone una serie di numeri e la porta si aprì. Ora davanti a sé aveva solo la sala, la sala in cui avrebbe trovato il suo “tesoro”. Entrò lentamente, evitando i laser che infestavano il pavimento, con la stessa bravura di un ballerino da “Teatro alla Scala”. Si avvicinò al computer principale.

“Enorme!” pensò.

Si chiese come mai non aveva trovato ancora un modo per disattivare il sistema di allarme di laser, ma poi tirò fuori da una tasca un CD dati. Lo infilò in una delle porte del computer e digitò dei numeri sulla tastiera. Lo tirò fuori e in quel momento comparve qualcosa di imprevedibile. Lesse e tradusse la schermata: “Digitare password”. Ecco quale doveva essere il sistema per non permettere ad anima viva di uscire di lì. Senza sapere la password nessuno sarebbe più uscito da quella porta e sarebbe scattato l’allarme. Silenzio. All’improvviso un botto. Un allarme in lontananza si faceva sempre più udibile.

Gli agenti della sicurezza dell’edificio si stavano tutti dirigendo verso la sala del computer principale.

“Avrei dovuto ucciderlo!” Pensò, ma ormai era troppo tardi, urtò senza volerlo uno dei laser. “Maledizione!” imprecò. Johns aveva dato l’allarme.

L’agente Rowan fece passare la tessera nel dispositivo e la porta si aprì. Digitò 2523532 sul display e la seconda porta si aprì.

In quel momento, con sorpresa di tutti, ogni singolo agente sbarrò gli occhi. Non c’era nulla nella stanza, se non il computer. Non anima viva. Nessun essere umano.

La mattina dopo, alle 6.30 del 15 settembre, in Italia una ragazza aprì pigramente gli occhi. Come ogni anno era arrivato il primo giorno di scuola anche per lei. Come era consuetudine ormai da cinque primi giorni dell’anno di scuole superiori, Sonia scagliò violentemente la sveglia contro il pavimento con tale forza da distruggerla in mille pezzi. Ormai i suoi genitori al piano di sotto non ci facevano più caso. L’unica preoccupazione di suo padre era che ne avrebbe dovuta comprare un’altra il giorno stesso. Si vestì rapidamente di viola, suo colore prediletto, si pettinò i capelli castani stando attenta a ricreare la piega finale verso l’esterno e si mise il cerchietto con in cima la rosa rossa e si mise gli stivaletti. Afferrò poi la borsa e se la mise a tracolla. Come ogni mattina ormai da cinque anni, si fece dare da suo padre i soldi per la merenda e per la colazione in un “lussuosissimo” bar del paese.

Scese le scale e uscì di casa salutando i suoi genitori e si diresse verso il suo panettiere di fiducia dove comprò la sua focaccia quotidiana.

“Che noia” sbuffò salendo sull’autobus delle sette.

Il traffico le impose di scendere alla fermata prima e di farsi a piedi i cinquecento metri che la separavano dal bar.

Appena ebbe messo piede all’interno dell’edificio scolastico erano le 8 meno cinque, il solito orario… Sonia prese il foglio su cui aveva stampato la cartine della scuola con la nuova disposizione delle classi e sbuffando salì le scale per il secondo piano.

Si soffermò davanti alle macchinette delle bibite fredde. La ragazza che inserì la moneta da un euro in essa le sembrava familiare. Anzi, di famiglia. Le tirò una pacca sulla spalla e, sorridendo come non mai, disse lei:

“Salve Sabry!!”

In preda allo spavento la ragazza bionda si girò e nel far ciò fece cadere la lattina di tè alla pesca che aveva appena comprato.

“Sempre la solita! Non l’avrai vinta finché non morirò!”

“Beh, a dire il vero mi chiedevo che cosa ci facessi qui. Non sai dov’è la tua classe?”

“No e ti sarei grata se tu mi dicessi dov’è, so che hai la cartina, ce l’hai ogni anno…” disse Sabrina girandosi verso il corridoio e imboccandolo. Sonia la seguì e la indirizzò verso il corridoio laterale destro indicandole perciò la locazione della 5°A del Liceo Scientifico Tecnologico Hongo. Sabry, prima di intraprendere i cinque metri rimanenti, si rivolse all’amica d’infanzia:

“Aaron e l’altro ragazzino che sta sempre con lui sono già in classe! Gli ho visti prima!”

“Grazie Sabry! Ci vediamo dopo!”

“Oggi pomeriggio a casa mia alle quattro! Ricorda!”

Dopo essersi congedate le due ragazze andarono ognuna per la loro strada. Sonia prese la cartina e la stropicciò. Girato l’angolo del corridoio, dove c’erano le macchinette delle bibite, la ragazza si trovò davanti alla 5°C. Il chiasso che proveniva dal suo interno era assordante. Sonia entrò e subito due o tre maschi le si accollarono.

“Ciao bella! Passate bene le vacanze?”

“Mi dicono che hai perso la…”

Questo non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò contorto con la testa e le braccia ripiegate tra le gambe, intermente nel bidone delle immondizie della classe. Nessuno si stupì della reazione della ragazza, la conoscevano tutti, Sonia era nota per la sua fama di maschiaccio. Non poteva tollerare le chiacchiere e i pettegolezzi stupidi e infondati. Una ragazza le si parò davanti. Riccia, bionda, esattamente il tipo di persona che Sonia detestava più di ogni altra cosa. Chiara Persi era nota per il suo carattere tipico delle ragazze che lei definiva come “gatte morte”, le classiche figlie di papà che si danno delle arie e credono di essere le più “cool” che mondo. L’unico “cool” che Sonia, però, notava in lei era la somiglianza della sua faccia ad un ben’altro “cul” e più precisamente alla Maialina Piggy dei celebri Muppets.

“Non ti azzardare a fare del male al mio gioiellino!” gridò come in preda al demonio.

Sonia la guardò con aria schifata ma calma, conscia della “situazione penosa” di vita in cui la sua compagna di classe si trovava. La guardò quindi sorridendo e le rispose con tutta la calma necessaria:

“Al posto che elemosinare la pietà di un povero ragazzino come una cagna randagia, chiamandolo ‘gioiellino’ e al posto di farti i cavoli della mia compagna di classe, – aggiunse riferendosi evidentemente a sé stessa – fossi in te, mi preoccuperei della tua faccia, che assomiglia più che altro, ad un camion dell’immondizia.”

Scocciata dalla risposta di questa, Chiara (o “Payass” come la chiamavano gli altri, senza un motivo apparente) fece per rispondere, ma venne interrotta da una voce maschile proveniente dall’altra parte della classe:

“Ha ragione Sonia. Se qualcuno ti accusasse di non essere più vergine alla tua età, tu non ti arrabbieresti?”

Il ragazzo castano, appoggiato al muro, rimase perfettamente immobile mentre diceva queste parole. Chiara invece rimase paralizzata dallo stupore di quella risposta. E si sorpresa ancora di più quando Sonia, che neanche si era girata per guardare in faccia il ragazzo che aveva parlato poco prima, aggiunse rivolgendosi al ragazzo, come se stesse parlando a lui solo:

“Chiaramente non si rimarrebbe scandalizzata più di tanto da un’affermazione tanto stupida, anzi, ne trarrebbe beneficio di tale ‘accusa’ per farsi pubblicità…” Poi cambiò tono e si rivolse ancora alla ragazza: “In fondo, tu non devi preoccuparti di questo, giusto Payass?”

Chiara la guardò. Il suo viso divenne rosso. Tutta la classe intratteneva le risate.

“E poi Aaron ha perfettamente ragione! Non dovresti neanche preoccuparti che qualcuno azzardi una cosa simile su di te… sta tranquilla, la tua faccia ti protegge perfettamente da ogni accusa di quel genere…!”

Tutti si misero a ridere alla battuta acida di Sonia, che, sogghignando, si girò verso Aaron raggiungendolo. Il ragazzo, dal canto suo, conosceva troppo bene Sonia e sapeva che sarebbe esplosa nuovamente se non fosse intervenuto lui. Aaron Saturn era, come molti, un ragazzo sul metro e ottantacinque con capelli castani semi-lunghi che gli arrivavano più o meno alla fine del collo. Indossava dei jeans che non erano né lunghi né corti, diciamo che gli arrivavano oltre il ginocchio, e una maglietta verde con disegnato un fumetto. Accanto a lui c’era un altro ragazzo all’apparenza sveglio e sorridente. Anche lui si alzò in piedi. Era poco più basso di Aaron ed era anch’egli castano. Era magro e indossava delle scarpe di marca bianche. Sonia gli si avvicinò e salutò con un sorriso:

“Aaron! Davide! Piacere di rivedervi!”

Davide era un ragazzo simpatico, la classica persona popolare in una classe. Nessuno si era mai chiesto come faceva ad essere tanto amico di un ragazzo così “strano” come Aaron, ma a lui non importava dei pettegolezzi. Odiava qualunque forma di cattiveria e praticava molto il calcio e il karate. Sonia era l’unica ragazza che temeva!

Giuly passò per il corridoio correndo, era in ritardo per il suono della campanella. Si diresse verso l’aula in cui in precedenza era entrata Sabry e vi entrò di fretta. Al suo ingresso la professoressa si girò e alzò lo sguardo in modo da inquadrare completamente il viso dell’alta ragazza riccia e mora. Ansimando chiese scusa e si diresse verso il suo posto, tenutole da Sabry stessa. La professoressa la interruppe nel suo tragitto:

“Giulia Rivers, stavo proprio per dire il tuo nome…!”

Giuly, che non era mai stata, come Sonia o Sabry, una ragazza impulsiva e qualche volta anche maleducata, chiese scusa e si sedette al posto a lei designato.

“Sei in ritardo Giuly! Dove sei stata??”

“Scusa Sabry, è che non trovavo l’aula e il pullman ha ritardato!!”

“Aha” annuì l’amica, poi proseguì: “ti sei persa la sclerata mattutina della Cerbi! Ha ripreso Alex per via del suo abbigliamento da bulletto!!”

Un ragazzo scuro e dai capelli quasi rasi, sentendosi tirato in ballo, si rivolse direttamente a Giuly:

“Uffa! Lo sai che quella si arrabbia sempre per tutto! È una alla vecchia maniera!”

“Oh! Taci Alex!”

Alessandro Nimbieri, detto “Alex il Nimber” dagli amici, era sempre stato un tipo alla moda, come Sabry. Indossava spesso la tuta a causa della sua – a detta di molti – eccessiva attaccatura allo sport e detestava quando qualcuno glielo faceva notare.

La lezione proseguì a lungo e alle due del pomeriggio ogni ragazzo era già a casa sua.

Alle quattro e venti il campanello di casa Bianchi suonò. Sabry, che d’altronde vi abitava, corse ad aprire la porta. Un ragazzino di media statura biondo entrò chiedendo il permesso gentilmente. Sabry lo guardò e rimproverandolo disse:

“Sei sempre in ritardo! Dovresti smetterla Theo!”

“Lo so Moonlight, non me lo devi ripetere ogni volta! È che ho perso il primo bus!”

“Non chiamarmi con quel nome!!” concluse la ragazza facendo strada a Matteo Bresciani per poi farlo accomodare in salotto insieme agli altri: Aaron, Dave, Sonia, Alex e Giuly si stavano già abbuffando di patatine e popcorn. Theo si avvicinò a Sonia che gli fece spazio.

“Come è andato il primo giorno di scuola?” chiese sorridendo.

“Oh… stamattina ho fatto una bella scenata a una ragazza!” Rispose Sonia fiera di sé.

“Questa non è una novità! Lo sanno tutti che perfino i professori stanno attenti a metterti voti bassi!!” Scherzò Aaron.

“Non è vero!!” Sorrise la ragazza che divenne rossa.

Sabry spalancò una porta e si gettò sul divano di pelle tanto rapidamente che Dave non fece neanche in tempo a scansarsi. Accese la TV.

“Avete portato tutti i vostri NDS (Nintendo DS)?” chiese poi non distogliendo neanche un secondo lo sguardo dal televisore.

“Si!” Esclamarono tutti in coro, tranne Alex che finse di non averlo portato in modo tale da provocare l’arrabbiatura di Sabry, che gli diede un colpo quando scoprì che in realtà ce l’aveva con sé.

La televisione era tuttavia non funzionante.

“Strano!” suggerì Sabry: “Fino a poco fa andava…”

Ma non fece in tempo a finire la frase. Qualcosa successe… qualcosa che i ragazzi non seppero spiegarsi subito. La televisione si accese di colpo e una luce abbagliante invase la stanza. Per un lasso di tempo, tempo che nessuno di loro avrebbe saputo contare, tutti quanti si sentirono leggeri. Poi tornò il peso e sentirono come un rimbombo. Poi il vento. Il vento trai capelli. Nessuno di loro aveva sentito mai una sensazione così bella. Sembrava quasi di volare. Il primo impavido che ebbe il coraggio di aprire gli occhi fu proprio Alex. Cacciò un urlo che fece spaventare tutti!

Nel vuoto! Stavano cadendo da migliaia di metri di altezza e sotto di loro una cascata circondata da un terreno che sembrava costituito da rocce. La paura li assalì all’improvviso.

Stranamente, tuttavia, la caduta non fu per niente dolorosa. Come se il dolore in quel posto non potesse esistere. Giuly fu la prima a domandare “dove siamo” e “come ci siamo arrivati”. La prima ipotesi, abbastanza agghiacciante devo ammettere, è stata quella della morte… ella aveva ipotizzato che, colpiti dal fascio di luce della televisione dell’amica, i ragazzi fossero tutti morti e finiti in paradiso.

La cosa che però aveva attratto di più Aaron, era stata lì davanti per tutto il tempo. Una sorta di torre altissima, che toccava le nuvole e le oltrepassava. Era blu come il cielo e perciò per vedere fin dove arrivava bisognava riuscire a distinguerla da esso. Il ragazzo guardò attentamente la porta che portava ad essa e, quello che sembrava, un ponte sopra la cascata.

“Passiamoci!” esultò. Non uno dei ragazzi ebbe il coraggio di seguirlo alla prima incitazione, ma poi la paura si tramutò nel desiderio di trovare qualcuno in quella torre che potesse spiegare loro qualcosa di quello che gli era successo.

Corsero per dieci minuti per superare il lunghissimo ponticello che, nonostante la piccola mole, sembrava reggerli tutti senza muoversi troppo. Theo fu il primo a scendere da esso e bussò forte sul portone che da lontano sembrava molto più piccolo. Lentamente, uno ad uno, ogni ragazzo arrivò davanti alla porta. Ogni tocco che uno di loro faceva per bussare rimbombava fortemente nei dintorni, producendo un’insolita eco.

All’improvviso un rumore di passi dall’interno, la porta si aprì leggermente e poi si spalancò. Immaginate voi la sorpresa e lo spavento del gruppo quando un drago aprì loro la porta e li chiese di seguirli!

Tenendo alta la guardia i ragazzi decisero di accontentarlo.

“Chi sei?” Domandò curiosa Giuly – e come biasimarla….

“Sono Majiramon.” disse calmo il drago proseguendo il cammino e non girandosi a guardare i ragazzi che lo seguivano silenziosamente.

Solo Giuly continuava a fare domande del tipo “Siamo morti?”, “Dove ci troviamo?”, domande a cui il drago si limitava ad annuire o a fare cenno di no. Nel primo caso Giuly si sentì sollevata perché il mostro scosse la testa, mentre per la seconda, Majiramon che si sentiva scocciato dalle ripetute domande della ragazza si girò per la prima volta, indicando il NDS di Giuly e chiedendole di tirarlo fuori. La ragazza obbedì: aprì la custodia e notò che esso si era messo a lampeggiare. Quando lo aprì sullo schermò apparvero delle scritte, Giuly le lesse ad alta voce:

“Majiramon, Digidrago Sacro, Livello Evoluto, Tipo Dati, Tecnica è “Frecce Incandescenti”“

Sonia proseguì: “Digidrago sacro? Cos’è un Digidrago?”

Il Digidrago pigramente si fermò davanti ad una porta e rispose:

“Oltre questa soglia troverete chi potrà darvi una risposta.” detto ciò aprì l’uscio e fece entrare i ragazzi.

Dall’interno una voce anziana, roca, calma e allo stesso tempo veloce rispose:

“Grazie Majiramon. Puoi congedarti.”

Al sentire di queste parole il Digidrago chinò il capo e si dileguò. La porta si chiuse lentamente e i ragazzi rimasero soli con la strana entità.

La voce parlò ancora, ma non si capì bene da dove proveniva…

“Spero che non vi siate spaventati alla vista di Majiramon, è un fedele maggiordomo, non vi avrà spaventati…”

“Certo che no… lui è un Digidrago” Disse Sabry ridendo sotto i baffi. Poi proseguì: “Ma dove sei? Noi non ti vediamo…”

“Sono ovunque in questa stanza…” sentenziò la voce rapidamente.

“Eh!?” Sussurrò Sabry davanti ad una risposta così sibillina…

“Penso che abbia ragione… guardatevi intorno…” Alex aveva capito il significato delle parole e indicò la stanza facendo girare il polso.

Sonia fu la prima a notarlo dopo di lui: un enorme e lunghissimo serpente trasparente occupava interamente la stanza tonda.

“Sono Azulongmon.” sentenziò poi il serpente. “Sono uno dei quattro Digimon che proteggono questo mondo digitale!”

“Che cos’è un Digimon??” Chiese Alex.

“Ah, che incosciente… avrei dovuto immaginarlo che voi non sapete…”

Si interruppe e abbassò l’enorme testone verso i ragazzi, invitandoli a seguirlo nella stanza accanto.

La porta si aprì da sola e i ragazzi poterono passare uno ad uno. Dopo che anche Azulongmon ebbe varcato quella gigantesca soglia, si avvolse su sé stesso e si fermò sull’altissimo soffitto della stanza. La luce nella stanza si spense all’improvviso.

“Io sono un Digimon, un Mostro Digitale composto di dati informatici. Noi Digimon viviamo qui, a Digiworld, quello che a prima vista sembrerebbe un mondo digitale pacifico e meraviglioso.”

“Un mondo digitale… quindi questa è una realtà virtuale!” Esclamò Dave tutto d’un tratto.

“Praticamente è così, solo che i vostri corpi sono realmente in questo mondo!” dopo che questa frase fu terminata, Azulongmon cambiò completamente tono del discorso:

“Abbiamo bisogno di voi! La profezia parla chiaro: sette umani avrebbero risvegliato i sette poteri dei Paladini e avrebbero salvato Digiworld dal loro ritorno!”

“Il ritorno di chi?”

Azulongmon si soffermò un attimo a pensare come se stesse architettando e pianificando le cose da dire loro. Poi la stanza assunse colori e forme. Dal buio scaturì la luce.
“Sono immagini olografiche…” riconobbe Aaron.

“Osservate bene quella che è la triste storia di Digiworld: un mondo che ha conosciuto una terribile battaglia tra bene e male.” mentre le immagini scorrevano Azulongmon iniziò a raccontare:

“Molti anni orsono Digiworld viveva un bellissimo periodo di pace e prosperità. Io e altri tre Digimon lo governavamo e ogni Digimon viveva felice e tranquillamente. Però, questo periodo ebbe subito fine quando i sette Digimon che si facevano chiamare “Signori Oscuri” ne presero il comando!”

“Signori Oscuri? Devono essere Digimon molto crudeli…” lo interruppe Sabry, ma Azulongmon non ci fece caso.

“Questi sette demoni sconfissero me e gli altri guardiani e ci sigillarono nelle profondità dell’abisso. Presero il controllo di Digiworld e lo ridussero sul ciglio della distruzione. Tuttavia, fortuna volle che comparvero i sette Paladini. Ognuno di essi riuscì a sigillare uno dei sette signori oscuri e a bandirlo nell’Area Oscura, il nucleo di Digiworld, covo di molti Digimon malvagi. Dopodiché ognuno dei sette paladini lasciò dietro sé un Digiuovo contenente l’erede digitale dei suoi poteri, ovvero il Digimon che quando rinascerà prenderà il suo posto. Queste Digiuova furono assegnate ai quattro Digidraghi Sacri.”

“Chi sono?” Chiese Sonia, che nel frattempo teneva d’occhio le immagini che si alternavano nella stanza.

“Quando mi liberai dall’abisso, per gli altri guardiani ormai non c’erano più possibilità, così mi unii ad altri quattro Digidraghi come me. Ecco come sono nati i quattro Digidraghi!”

“Aha” annuì Theo.

“Così prendemmo in custodia le Digiuova e le custodimmo fino ad ora. I sette paladini non lasciarono solo quelle. Predissero l’arrivo di sette umani e lasciarono per loro sette armi mortali racchiuse in sette ciondoli magici che andarono perduti…”

“Quindi i sette prescelti saremmo noi?”

“Esatto! Nella stanza a fianco sono deposte sette digiuova. Sono rimaste chiuse per molti millenni ed è giunto oggi il momento che si schiudano. Quando vi avvicinerete ad esse dovrebbe accadere il miracolo!”

“Non so… non credo sia reale tutto ciò…” disse Sabry

“Beh, se non lo è vivremo tutti un’avventura lo stesso!” Le rispose Sonia.

“D’accordo! Ci stiamo!” Esultò Dave.

“Ma perché ci avete fatti venire qui…?” Chiese a questo punto Aaron.

“Perché i sette Paladini prima di morire non predissero solo il vostro arrivo, ma anche… il loro ritorno!” L’aria nella stanza divenne fredda. Le immagini si spensero, le luci con loro. Poi si riaccesero.

“Il ritorno dei sette Signori Oscuri?”

“Esatto. Voi siete la nostra speranza. Neanche noi Digidraghi Sacri abbiamo il potere necessario a contrastarli. Sono Digimon che solo dei guerrieri sacri e puri possono combattere. Quando furono sigillati nell’Area Oscura, essa venne chiusa a sua volta da sette sigilli. Ognuno rappresentava uno dei sette vizi capitali. I sigilli vennero dispersi e affidati a dei Digimon segreti e misteriosi. Il cancello che separa Digiworld dall’area oscura si apre solo quando essi verranno riposti su quella porta. Temiamo che qualche Digimon loro accolito abbia intenzione di trovare i sigilli!”

“Ma è orribile! Così i signori oscuri si libereranno e Digiworld crollerà nuovamente nel caos e tanti Digimon soffriranno ancora!” Gridò Sabry nuovamente.

“E’ così. Avete accettato un compito che non vi sarà facile! Le digiuova sono nell’altra stanza, entrate e si schiuderanno!”

Lentamente i ragazzi varcarono la soglia della porta.

FINE CAPITOLO 1

Episodio 2: La prima digievoluzione

Dopo che Azulongmon chiuse la porta, la prima cosa che venne notata dai ragazzi fu la purezza dell’aria nel vallo. Sette uova di colori e dimensioni diverse erano state poste su un cuscino rosso enorme al centro del salone. Con un rapido movimento di zampa, Azulongmon fece scivolare le uova, che finirono ai piedi dei ragazzi.

“Appena i Digimon usciranno dalla Digiuova vi riconosceranno come i “loro prescelti” e stringerete con loro un rapporto di fiducia reciproca. Potrete utilizzare i vostri “Digivice DS” per vederne i dati.”

“I Digivice DS? Ti riferisci ai nostri videogiochi?” Chiese prontamente Sonia estraendo il suo. La prima cosa che notò è che il colore era divenuto viola. La stessa cosa successe agli altri. Ognuno tirò fuori dalla tasca il proprio DS e notò che i colori erano cambiati.

“Si schiude!” Esclamò Sabry.

Dal Digiuovo della ragazza fuoriuscì un cagnolino dagli occhioni teneri. Appena lo vide Sabry lo prese in mano e lo abbracciò. Poi il Digivice divenuto giallo squillò. Glielo puntò contro e lesse le scritte apparse sulle schermate:

“Salamon, Digimon Animale di Livello Intermedio, tipo Antivirus. La sua tecnica: Ruggito Canino!” poi continuò: “e cosi tu saresti Salamon? Piacere io sono Sabrina!”

Immaginate la sorpresa di questa quando vide il cane parlarle:

“Piacere!”

Ma non fu l’ultima: anche il Digiuovo di Giuly si schiuse. La ragazza puntò al Digimon nato il Digivice blu e lesse:

“Fanbeemon. Digimon Insetto di livello intermedio. È di tipo Virus. La sua tecnica: Pungiglioni Tossici” Una sorta di piccola ape drizzò le antenne e, alzandosi in volo raggiunse la ragazza.

“Piacere! Io sono Fanbeemon e sono il tuo Digimon!”

La ragazza chiuse gli occhi. Prese in mano il Digimon e lo accarezzò lentamente.

“Ciao Fanbeemon! Io sono Giulia, ma puoi chiamarmi Giuly!”

Dave fu il terzo a cui si schiuse l’uovo. Dal suo Digiuovo nacque una sorta di coniglio marrone con lunghe orecchie penzolanti. Aveva tre corna sulla testa, al che il ragazzo lo guardò strano:

“E tu saresti?”

Il Digimon si girò dall’altra parte in preda ad un attacco di timidezza e sussurrò così lento il suo nome che dovette ripeterlo per almeno tre o quattro volte e alla fine il ragazzo fu costretto ad usare il Digivice blu per capirlo:

“Lopmon, Digimon animale di livello intermedio. Le sue tecniche: Lop Tornado e Sofflio Polare.”

Dave prese quindi il Digimon e, notando la sua leggerezza, lo mise sulle sue spalle. Successivamente Alex si spaventò alla vista di una…

“…talpa?”

“Sono Ryudamon!” Disse spavaldamente il Digimon, come se si fosse offeso.

“Ryudamon, Digidrago di livello intermedio. Le sue tecniche: Cozzata Contrattaccante e Spade Luminescenti.”

Aaron prese il Digivice verde e lo puntò contro il suo nuovo Digimon.

“Patamon, Digimon mammifero di livello intermedio. La sua tecnica…”

Il Digimon lo interruppe e scagliò una violenta “Bomba d’Aria” dall’altra parte della sala, poi riprese:

“… se volevi sapere qualcosa di me, bastava chiedere…!”

Aaron sorrise, prese Patamon in braccio ed esclamò:

“Io e questo Digimon ci assomigliamo molto!!”

Theo prese il suo Digiuovo, lo strofinò e una crepa si formò sulla sua superficie. Pronto con il DS divenuto rosso, vide schiudersi davanti a lui un Digimon piccolo e blu.

“Dracomon, Digidrago di livello intermedio. La sua tecnica: Baby Soffio.”

“Piacere sono Dracomon!”

Il ragazzo aspettò che il Digimon si mettesse bene in piedi e quando ebbe finito di barcollare lo salutò strofinando la sua mano sulla sua testa cornuta.

“E tu chi sei?” Disse Sonia al Digimon pianta nato dal suo Digiuovo.

“Sono Palmon! Un Digimon vegetale di livello intermedio!” Il Digimon rispose.

Sonia non ebbe neanche il tempo di estrarre il Digivice, che Palmon rivelò la sua tecnica:

“E’ Liane Avvolgenti!”

Sonia concluse: “Sì sì! Sei proprio un bel tipetto! Io sono Sonia! Piacere!”

Quando tutti ebbero i loro Digimon Azulongmon prese la parola:

“Dovete far digievolvere i vostri Digimon. Solo così riuscirete a combattere il male e ad impedire ai demoni di tornare alla luce. Il male esiste ed esisterà sempre, ma voi siete il bene e trovando anche gli altri Digidraghi avrete delle carte in più per vincere! Andate prescelti!”

A queste parole un terribile vento soffiò nella stanza e i ragazzi vennero buttati fuori dalla torre insieme ai loro Digimon. Caddero molto distanti, in una radura completamente ricoperta di fiori.

“Mettiamoci in marcia!” Esclamarono insieme.

Nello stesso momento, altrove, in un posto scuro e senza sole, un Digimon ben diverso da quei pochi che fin’ora erano stati incontrati dai ragazzi mescolava un liquido in un calderone. Spiegò le sue ali si grattò rudemente il petto rosso con le mani, che più che mani definirei artigli, o, ancora meglio, grinfie.

“Sono arrivati?” chiese a qualcuno che si trovava lì con lui.

“Sì… quello stupido di Azulongmon pensa di poterci fermare regalando i sette Digimon nati dalle Digiuova dei paladini a quelli stupidi umani!” rispose l’altro.

Una voce femminile interruppe la conversazione:

“Noi siamo Digimon potenti, ma non sappiamo fino a che punto possono arrivare loro… ricordatevi la grande impresa che erano riusciti a compiere!”

“Lo so, ma erano al livello mega in quel tempo! Non possono competere adesso neanche con noi!”

Il Digimon che mescolava il calderone smise di compiere quel gesto e si girò verso l’altro, lasciando che la luce del focolare illuminasse il volto di questo che, infastidito da quel briciolo di luminosità, si coprì gli occhi.

“Non hanno speranze finché io avrò l’altra metà… ci ho messo tempo per trovarli e pensavo che tutti insieme uniti avrebbero spezzato i sigilli… ma non fu così…”

“Forse…” la voce femminile interruppe il discorso nuovamente: “… dovremmo attaccarli prima che riescano a digievolvere!” Guardava il Digimon al centro con aria di sottomissione.

“Forse hai ragione! Ma non date la vittoria per scontata… sanno essere terribilmente forti… specie se sarete voi due a provocare la loro digievoluzione. In tal caso sarò spietato con voi!” Detto ciò il Digimon scomparve, lasciando dietro di sé il forte odore proveniente dal calderone. I due Digimon con lui lo seguirono.

“Forse dovremmo cercare un villaggio da qualche parte…” propose Sabry.

“Sì, ma dove?” rispose Giuly.

“Voi non sapete dove si trova un paese, una città qui a Digiworld?” chiese Aaron rivolgendosi al gruppo di Digimon.

“No!” Esclamò Lopmon.

Aaron calpestò involontariamente qualcosa di appiccicoso per terra. Sonia lo guardò strano e si abbassò. Scosse le mani e tolse i fiori. La sua faccia cambiò radicalmente quando realizzò che si trovavano su di una tela di ragno gigantesca.

Lentamente avvisò gli altri, ma involontariamente Dave si inceppò e cadde facendo tremare tutto. Fu allora che un ragno enorme comparve dal nulla.

“Bomba d’Aria!” Gridò Patamon e spezzò la ragnatela in cui era incollato Aaron.

“Lop Tornado!” Gridò Lopmon e aiutò Dave ad alzarsi.

Poi insieme scapparono inseguiti dall’enorme ragno.

Theo estrasse il Digivice e lo puntò al ragno durante la fugace corsa. Poi lo lesse:

“Dokugumon, Digimon Insetto, Livello Campione, Tipo Virus. Tecniche: Soffio Velenoso e Ragnatela Velenosa!”

Il gruppo badò poco all’analisi del Digimon. Pensavano più a salvare la pelle.

Correndo i ragazzi riuscirono a seminare il Dokugumon e senza rendersene conto giunsero davanti a delle villette immerse nel verde. Conigli che entravano e uscivano da esse, che tagliano l’erba, che fanno la spesa! Cose che sulla Terra non esistono.

Aaron si avvicinò a Patamon e gli fece cenno di aggrapparsi al suo avambraccio. Patamon di tutta risposta salì sulla testa facendo quasi perdere l’equilibrio al ragazzo.

“Perbacco, Patamon! Devi per forza disobbedire ai miei ordini??”

“Non ho disubbidito. Io pensavo che mi avevi chiesto di salirti sulla testa, che poi è molto più comoda del braccio!”

A quelle parole Lopmon spalancò gli occhi e la sua espressione cambiò. Dave e il suo Digimon si scambiarono a vicenda un’occhiata: Dave preoccupato e Lopmon sogghignante. Dave cautamente fece scendere Lopmon dalle sue spalle e lo mise per terra. Poi lentamente, progredendo in velocità si precipitò verso il villaggio dei conigli, inseguito da Lopmon che voleva, dopo aver sentito Patamon dire che il braccio è più scomodo, salire sulla testa del suo partner. Fece un balzo in avanti e finì con lo schiaffeggiare involontariamente Dave con le sue orecchie. Il ragazzo imprecò e Lopmon chiese il significato di tali parole. Dave si trattenne dal rispondere e Lopmon continuò a ripetere l’imprecazione a lungo inconscio del significato finché Aaron si avvicinò al suo migliore amico e suggerì al Digimon sulla sua testa di smetterla e gli rivelò cosa Dave intendesse dire prima. Lopmon, al sentire di quella rivelazione, sbarrò gli occhi e tirò una sberla a Dave.

“Vergognati! Non devi dire certe cose!”

Dave lo guardò strano. Un terribile impulso di prendere a schiaffi Aaron lo pervase, ma Aaron, prevedendo ciò, si era già allontanato da molto.

Intanto, uno di quei Digimon conigli-formi si avvicinò loro.

Fanbeemon scosse il capo ed emettendo un flebile ronzio si avvicinò al Digimon.

“Benvenuti al Villaggio Prairiemon, stranieri! Io sono un cittadino di questo paese!”

“Ma siete tutti Prairiemon qua dentro?” Chiese Fanbeemon.

“Sì! Noi viviamo pacificamente nel villaggio da molti anni! Voi che Digimon siete?”

“Noi non siamo Digimon…” rispose calma Sonia, abbassandosi fino a raggiungere la stessa altezza del suo interlocutore.

Prairiemon fece accomodare i ragazzi in casa sua, ma intanto…

“Quei mocciosi sono arrivati al villaggio Prairiemon!” Il Digimon tornò a mescolare la sostanza fangosa contenuta nel calderone. Gli altri due si avvicinarono rapidamente e entrambi guardarono nel pentolone. In quel momento delle immagini comparvero al suo interno.

“Che brutti!!” Esclamò la voce maschile.

“Tu dici? A me sembrano molto carini!” Sogghignò l’altra simulando un bacio con le sue labbra rosso carne.

“State zitti!” Esclamò il terzo con voce ferma e arrabbiata. “Voglio che vi sbarazziate di quegli umani e dei loro stupidi Digimon!” disse il Digimon che all’apparenza sembrava essere il capo della “banda” indicando le immagini nel calderone stesso.

“Grande Phelesmon, sarà un onore!” Esclamò la voce maschile.

“Grande padrone, siete sicuro di riuscire a trovare quello che cercate? Voi lo sapete bene! Sono stati nascosti… non so se ci conviene ucciderli ora. Magari, possono condurci nei luoghi in cui…” venne interrotta da Phelesmon che afferrò un tridente e con voce stridula sibilò: “Non mi importa! Ho un compito che non posso ignorare. Loro hanno bisogno di noi! Solo così potranno tornare…”

“Grande Phelesmon… mi chiedevo se mi potreste concedere l’opportunità di ucciderli con le mie mani!”

“No! Boogeymon, ho bisogno del tuo aiuto ancora per un po’. Sarà Witchmon ad occuparsene! Voglio che metta su una sorta di esercito per attaccare i prescelti e distruggere chiunque li aiuti. Fosse anche un villaggio intero.”

La voce squillante e stridula di Phelesmon si fermò, ma i suoi occhi rotearono fino a fermarsi su Witchmon, che, inchinandosi si congedò con rispetto per il suo padrone. Nel frattempo Boogeymon sconsolato per il “no” ricevuto si avvicinò al suo padrone che, con un rapido gesto di mano, lo scansò via. Poi Phelesmon si avvicinò ad una sfera nera situata su un tavolo nella sala del suo castello e, dopo averla afferrata, la scagliò nel calderone; si sedette sul suo trono, depose il tridente e ordinò a Boogeymon di sparire, volgarmente, come un demone iracondo con il suo servo.

Prairiemon, prese la parola dopo aver offerto delle brioche appena sfornate ai ragazzi.

“Noi Prairiemon siamo Digimon pacifici e abitiamo in questo villaggio da molto, ma è da un po’ di tempo che subiamo gli attacchi dei Fangmon! Ogni notte, un gruppo di Fangmon percorre queste vie, seminando il panico.” Si interruppe e scoppiò in lacrime. “Hanno ucciso il mio bambino! Me l’hanno strappato dalle braccia! L’hanno lacerato con le loro fauci schifose e il suo corpo si è scomposto davanti a me!! Non ho potuto fare niente!”

“E’ terribile!” Disse Giuly avvicinandosi al Digimon in lacrime e abbracciandolo.

Poi Prairiemon tirò fuori una fotografia e la mostrò ai ragazzi.

“Ecco… lui era mio figlio! Dopo che mia moglie morì in seguito all’attacco di un Digimon malvagio, mi sono dovuto occupare di lui da solo.” Poi singhiozzando riprese a parlare: “Tutta fatica sprecata per colpa di quei maledetti cagnacci!! Li manderò all’inferno! Sarò un eroe!”

Giuly lo guardò con occhi lacrimanti e gentilmente chiese lui una camera per passare l’ormai imminente arrivo della notte. Sorridendo Prairiemon consigliò ai ragazzi di passare la notte nella casa a fianco, disabitata a causa della morte dei proprietari, anch’essi uccisi dai Fangmon.

La casa a loro consegnata aveva l’aria di essere una di quelle villette all’inglese curate nei minimi dettagli, ma senza la moquette. Numerosi vasi di fiori erano posti in punti strategici della casa dove la luce poteva arrivare. Sonia, che, d’altronde, aveva un debole per le piante e conosceva molto bene molti tipi di fiori, rimase sorpresa di vederne la grande varietà e innovazione. Fiori nuovi, mai visti. In quel momento realizzò di essere giunta in un mondo di cui aveva ancora molto da scoprire.

Lentamente calò la sera e i ragazzi mangiarono quello che Prairiemon portò loro. Un’ora dopo erano già tutti nei loro letti, stanchi della fuga da Dokugumon e del lungo tragitto dalla radura al villaggio.

Giuly non pensava ad altro che alla vendetta. Voleva vendicare il figlio di Prairiemon.

Passò circa un’ora da quando i ragazzi erano andati a letto, ma Giuly era ancora alzata e guardava fuori dalla finestra in attesa di qualcosa  che sembrava non arrivare mai. Fanbeemon si svegliò di colpo e la raggiunse alla finestra. Un tonfo. Il fuoco invase la strada. Giuly sbarrò gli occhi e svegliò l’intero gruppo che, dopo essersi rapidamente rimesso i vestiti, uscì dalla villa. “Grave errore”, pensò subito Aaron: un gruppo di cani demoniaci li raggiunse. Aaron fu il più svelto. Prese il Digivice e lo puntò contro i Digimon:

“I Fangmon! Digimaghi di livello Campione. La loro tecnica: Pompa di Fanghiglia!” Lesse Aaron, che fece subito un appunto: “Stanno appiccando fuoco ovunque!”

“Ma non sono loro a far fuoco!” Notò Sonia.

Spostò poi lo sguardo su un gruppo di Prairiemon con in mano delle torce infuocate. Marciando come zombie pronunciavano tutti la stessa cantilena: “Viva la padrona! Lunga vita a Witchmon!”

Davanti a loro, un Digimon dalle sembianze di strega vestita completamente di rosso, con un cappello appuntito sulla testa e un gatto nero svolazzante da esso uscente.

Volava su di una scopa, proprio come le vecchie streghe delle favole e aveva capelli biondi a caschetto.

“Ma non ha senso! Perché i Prairiemon dovrebbero dare fuoco al loro stesso villaggio??” Si chiese Theo.

“Non sono loro a volerlo!” Una voce proveniente da dietro di loro, ferma, decisa, sogghignante, quasi si prendesse gioco di loro e della loro incomprensione: “Stupidi esseri umani! Sono sotto l’effetto del mio incantesimo! Vi stanno cercando… vi conviene darvela a gambe! Ma non so quanto riuscireste a fuggire dai miei Fangmon!!”

“Chi sei? Perché fate del male ai Prairiemon?” Chiese Giuly che non poteva tollerare tutto ciò. “Sei perfida!”

Detto ciò prese Fanbeemon e fece cenno agli altri di scappare.

“Sono lì, stanno scappando!! Prendeteli!!” Ringhiò Witchmon ai Fangmon e ai Prairiemon.

“Orecchie a Rasoio!!!” Esclamarono i Prairiemon. Colpi di luce taglienti sfiorarono i ragazzi che svoltarono con uno scatto in un vialetto poco distante dalla “loro” villa e si infilarono in un cassonetto ben pulito (nel villaggio dei Prairiemon, avevano notato i ragazzi, era tutto in perfetto ordine).

“Dobbiamo spezzare il maleficio dei Prairiemon! Solo così potranno aiutarci a sconfiggere i Fangmon!” Propose Sonia.

Ma la sua idea era pressoché impraticabile a causa delle circostanze. Ad un certo punto una voce familiare li chiamò dal vicolo! Era Prairiemon che faceva loro cenno di seguirli.

Così uno dopo l’altro i ragazzi uscirono dal cassonetto e seguirono Prairiemon.

“Tu non sei sotto la maledizione di quella strega?” Chiese Giuly.

“No… non credo che possa farmi qualcosa di quel genere…”

“E perché?”

“Bravo Prairiemon! Hai fatto un ottimo lavoro!” La voce interruppe il gruppo in fuga.

“Witchmon, Te li ho portati! Adesso libera mio figlio e mia moglie!”

“E così non sono morti veramente!” Gridò Giuly imbufalita dalle menzogne di questo.

“Era l’unico modo che avevo per riavere la mia famiglia!!”

“Ma così hai distrutto il tuo villaggio e hai mentito a noi che volevamo aiutarti!”

Mentre il gruppo provava a scappare, Giuly e Fanbeemon erano rimasti davanti a Witchmon e al lei di fianco Prairiemon, in attesa di spiegazioni.
“Libera la mia famiglia! I ragazzi te li ho portati!”

“Eccoli!”

Witchmon schioccò le dita e due Prairiemon di statura diversa corsero dal terzo, di fianco alla strega. 

“Bene, adesso non mi servite più!”

La crudeltà con cui disse quelle parole fu superata solo da quella con cui le mise in pratica. Witchmon prese la sua scopa e la mise in bocca al povero piccolo dei Prairiemon. Perforò il suo corpo, che si ridusse in semplici dati, che volarono nell’aria.

Giuly, inorridita da tale gesto, chiuse gli occhi, mentre Fanbeemon la incitava alla fuga. La ragazza tremava. Un Fangmon si avvicinò a Witchmon che fece lui segno di agire: Fangmon non perse tempo. Divorò la testa di mamma Prairiemon e sbranò l’ultimo rimasto. Il ghigno di Witchmon alla vista dei loro corpi sbriciolarsi fece imbestialire Giuly. A quel punto la ragazza capì. Capì cosa aveva portato Prairiemon a mentire. Capì cosa aveva provato nel vedere suo figlio ucciso da quella strega sorridente.

Aaron e Sonia si guardarono reciprocamente, abbracciandosi.

“Giuly, dobbiamo scappare…” suggerì Fanbeemon, ma la ragazza non ci fece caso.

“No Fanbeemon, dobbiamo restare e combattere per loro! Abbiamo fatto una sorta di promessa ad Azulongmon! E io ho intenzione di mantenerla! Sei senza cuore Witchmon!”

“Cosa? Da dove ti viene questo coraggio? Io sono molto più forte di voi… potrei eliminarvi…” Witchmon si fermò, poi incredula si girò verso i Fangmon: “Attaccateli!”

La massa di Fangmon si rovesciò sui ragazzi gridando: “Scasso Veloce!!!”

I loro corpi erano terribilmente veloci e colpivano così forte i ragazzi che furono costretti ad abbassarsi per evitare i colpi. Witchmon rideva.

Fu allora che accadde tutto: un momento. Fanbeemon si alzò di scatto. Giuly, tremante ancora dalla rabbia della spietata Witchmon alzò il Digivice. Fanbeemon in quel momento si illuminò. Lo sguardo della strega cambiò radicalmente:

“Tempes…” Non fece neanche in tempo a finire la frase:

“Fanbeemon, digievolve… Waspmon!!” Il corpo di Fanbeemon era completamente mutato: ora si era trasformata in una gigantesca vespa meccanica con un grosso pungiglione cibernetico al posto della solita punta velenosa. Giuly, ammirata da tale scena, estrasse il Digivice:

“Waspmon, Digimon Androide di livello campione. Le sue tecniche: Cannonata Turbolenta e Pungiglione Laser!”

Witchmon incredula riprovò a scagliare la sua tecnica, ma fallendo si diede alla fuga sulla sua scopa.

Waspmon volò per qualche metro al di sopra del terreno e, sotto le parole incitanti di Giuly e gli sguardi attenti del resto del gruppo, sparò un paio di cannonate di luce dal pungiglione. Tutti i Fangmon vennero spazzati via e il paese venne distrutto completamente e le case rase al suolo.

I Prairiemon si ripresero dall’incantesimo della nemica ed ebbero il tempo di scappare.

Waspmon tornò poi Fanbeemon, una volta esaurite le energie.

Passata la notte i ragazzi dovettero ripartire alla ricerca di uno qualunque dei quattro draghi, come detto loro da Azulongmon.

“Mi è dispiaciuto per i Prairiemon! Adesso il loro villaggio dovrà essere ricostruito…”

“Lo so, ma d’altronde sono stati vittima dell’attacco di Witchmon e dei Fangmon… l’hai vista in faccia quella?” Chiese poi Sonia all’amica che aveva appena parlato.

“Sì, lo sguardo di un’assassina… rideva come se stesse giocando con i poveri Prairiemon…”

“Spero di non rivederla più…”

Intanto altrove, Witchmon era tornata da Phelesmon, il suo padrone.

Nulla di buono la attendeva. Scese dalla scopa e varcò la porta della sala del trono:

“Grande padrone io…”

“Hai fallito…” Rise Phelesmon con la sua voce stridula.

“Lo sapete?”

“Ti ho tenuta d’occhio… sei ridicola! Potevi ucciderli e sei rimasta a parlare con quella bambinetta tutto il tempo… sei stata molto sciocca… meriti una sonora punizione…”

Le urla di Witchmon invasero le sale del castello. Anche Boogeymon, che si trovava dall’altra parte di esso riuscì a udirle.

“Non succederà più…” bisbigliò lei inchinata e ansimante.

“Sarà meglio!”

FINE CAPITOLO 2

Episodio 3: Scommesse pericolose

Lasciandosi alle spalle il villaggio, ormai distrutto, dei Prairiemon, i ragazzi arrivano nel villaggio adiacente, popolato da diversi Digimon. Molti di essi si domandavano cosa fosse successo quella notte nel villaggio vicino, poiché anche dal loro era stato possibile notare il fuoco.

“E’ da molto tempo ormai che i Fangmon turbavano la quiete di quel posto…” sibilò un Orochimon ubriaco appena uscito da un pub, “… ma mai avrei pensato che anche i Prairiemon stessi volessero distruggerlo…”

Al sentire di quelle parole, Giuly si arrabbiò, ma Sabry la rassicurò.

Dave le si avvicinò e la invitò a bere qualche bevanda del posto.

“Ma non sappiamo cosa bevono i Digimon!!” Suggerì Sonia.

“Beh, io ho sete!” disse in tutta franchezza Palmon, che entrò nel pub seguita da tutti gli altri Digimon.

Il locale emanava un forte odore di alcol e il barman era tutt’altro che rassicurante. ExTyrannomon era il suo nome. La sua forma? Un bestione rosa con una pancia la cui circonferenza faceva a gara con quella della città, pensò subito Theo.

Pigramente il barista afferrò una bottiglia di vodka e ne versò un po’ in un bicchiere. Quando gli fu posto davanti, Aaron lo rifiutò e Patamon accidentalmente lo fece cadere. ExTyrannomon si infuriò a tal punto che per poco non sparò una “Sfera Instabile” dalla zip del suo corpo. Patamon riuscì a calmarlo spiegandogli la situazione e ExTyrannomon indicò loro un foglio appeso con una graffetta ad un pilastro di legno nel locale.

Sonia si avvicinò con Alex ad esso e lesse:

“170° torneo all’arena sismica: si aprono le iscrizioni.”

“Dovremmo partecipare!” suggerì la ragazza con aria agguerrita mentre fece per prendere la penna posta su un tavolino lì vicino. Intuendo che su di esso vi erano i moduli per la partecipazione, Aaron le afferrò il braccio e le tolse la penna di mano, rimproverandola riguardo al fatto che nessuno di loro era abbastanza forte per partecipare a tale torneo.

“Uffa! Io speravo che Palmon digievolvesse in quel torneo!!” Ribatté la ragazza.

ExTyrannomon continuava a guardare storto i ragazzi da quando erano entrati per la prima volta in quel locale, quasi come li stesse tenendo d’occhio per evitare che combinassero guai…

Usciti dal pub, Sonia e Sabry, amiche d’infanzia inseparabili, adocchiarono una boutique “d’alta moda” e vi si precipitarono.

“Chissà come faranno quando si accorgeranno di non avere i soldi per pagare…” pensò Alex.

Theo si voltò un secondo per fare il punto della situazione. Una città in stile far west poco lontana da un paese di campagna in cui abitavano i Prairiemon…

“Digiworld è proprio strano…”

Nel frattempo Aaron e Dave presero Alex e lo trascinarono, contro la sua volontà ad uno di quei videogiochi da Luna Park in cui il giocatore deve fare più punti possibile tirando un pugno ad una specie di sacco. Dietro le spalle di Alex, che provava a inserire una monetina, “gentilmente offerta” da un Tapirmon di passaggio che, involontariamente, era stato colpito dalla Bomba d’Aria di Patamon (e sta a voi capire se è stato Patamon che involontariamente lo ha colpito o il se povero malcapitato, senza volerlo, è stato colpito…), per dare il via al videogioco, Aaron e Dave si passavano i soldi che lo stesso Tapirmon era stato così gentile a “donargli” dopo che questi lo avevano “aiutato” a rialzarsi, facendo “per errore” cadere il suo portafoglio e “raccogliendolo”.

“Ops!” aveva gridato Dave, “Ti è caduto il portafoglio!” Aveva aggiunto Aaron.

“Ma qui mancano dei soldi….!”“ Aveva esclamato Tapirmon.

“Ma qui manca una Raffica di Cristalli!” Aveva risposto Lopmon!

Insomma, quando Alex fece 6500 punti, Aaron dovette cedere i soldi che “gli furono gentilmente donati in segno di generosità” a Dave per la scommessa persa.

All’improvviso, poco lontano da lì, si udì un tonfo. Come se qualcuno o qualcosa avesse sbattuto la testa da qualche parte. Sonia e Sabry, sconsolate per non aver potuto comprare niente, avevano udito il frastuono e uscirono dalla boutique di corsa per raggiungere il posto dove, secondo loro, era successo il “delitto”.

Aaron e Dave interruppero il loro gioco d’azzardo basato su scommesse, a cui il povero Alex, “di sua spontanea volontà” prendeva parte, e inseguirono le ragazze nel tentativo di fermarle. Solo Giuly non si riusciva a trovare. Perfino Theo, che si trovava in un negozio di scarpe lì vicino, udì il botto e corse insieme agli altri.

Poco distante da dove si trovavano prima, in un vicolo sabbioso e polveroso, una banda di Digimon capeggiata da un Saberdramon stava dando luogo ad un impari pestaggio. Theo puntò il Digivice contro Saberdramon, un grosso uccellaccio nero munito di dentatura.

“Saberdramon, Digimon Volatile di livello campione. La sua tecnica: Colpo d’Ali Eclissato!”

Saberdramon si voltò rapidamente, così come i suoi sgherri:

“Lynxmon, Digimon Animale, Livello Armor. La sua tecnica: Turbine Termico!”

Lesse Alex dopo aver puntato il suo DS verso gli sgherri.

“Siete in tre! Perché state attaccando quel povero Digimon?” Chiese poi con un tono rimproverante.

“Non ti impicciare, ragazzo! Ti conviene stare fuori dai nostri affari!” Sibilò Saberdramon, poi con un cenno, fece segno ai Lynxmon di dileguarsi.

“Sei ferito… dove ti fa male?” Domandò Sabry al Digimon dolorante, che era stato scagliato con violenza contro un muro di cemento.

Sabry, dal canto suo, si era sempre occupata di medicina. Sua madre era una rinomata chirurga della zona e lei si era fin da piccola appassionata al mestiere del medico.

“Sto bene. Non ho bisogno del tuo aiuto!” Affermò il Digimon.

“Si chiama Gwappamon…” Affermò Aaron, poi riferì il resto di ciò che lesse sul Digivice: “E’ al livello campione e la sua tecnica è Raffica di Dischi!”

“Non possiamo abbandonarti in queste condizioni!” Insistette Sabry.

“Ti ho già detto che sto bene!” Ripeté Gwappamon mentre cercava insistentemente di rialzarsi da terra.

Ma le ferite alle gambe glielo impedivano.

Sonia, che era sempre stata una ragazza impulsiva, gli diede una violenta botta in testa, mentre Palmon lo afferrò con le sue Liane Avvolgenti.

Quando Gwappamon si risvegliò, intorno a lui vide una stanza pulita, con un vaso di fiori sulla finestra aperta. Si avvicinò ad essa e si affacciò:

“Piccoli impiccioni! Gli avevo chiesto di lasciarmi lì!”

“Ti sembra il modo di ringraziare qualcuno che ti ha salvato la vita??”

Ryudamon si avvicinò al malato.

“Digimon cattivi come quelli non si trovano in giro… anche se noi abbiamo incontrato di peggio…”

“Non mi interessa… io ho delle priorità!”

“Quelle di farti pestare da un gruppo di Digimon? Cosa gli hai fatto…??”

Gwappamon e Ryudamon si fissarono a lungo, poi Gwappamon aprì la bocca, quasi per parlare.

Nel frattempo, gli altri si misero a cercare Giuly e Fanbeemon che si erano rintanate in una vecchia taverna puzzolente. Quando Sonia entrò in essa si accorse subito della gentaglia che la frequentava. Il barista, che il suo Digivice identificò come Raremon, emanava un forte odore di fogna e i Digimon che erano seduti al bancone erano perlopiù Digimon intermedi ubriachi che cantavano vecchie canzoni piratesche.

Seduta, su di una sedia scricchiolante, ad un tavolo di legno, Giuly e Fanbeemon si stavano dando alla pazza gioia ad un poker con altri Digimon clienti della taverna.

“Ne cambio tre!” Esclamò la ragazza.

Fanbeemon osservava attentamente la scena. Sonia si avvicinò a entrambe e sbarrò gli occhi.

“Ne cambio una!” Controbatté l’altro Digimon, un Digimon orribile e giallognolo.

Il Digivice lo identificò come Cyclonemon, un Digidrago di livello campione la cui tecnica è “Calura Fondente”.

“Full!” Enunciò il Digidrago mostrando la sua mano e allungando una mano verso gli orecchini d’oro della ragazza.

“Non vedo i tuoi soldi…” Disse lei tranquillamente.

Ritraendo le mani Cyclonemon, con aria stordita, chiese il senso di quelle parole.

“Non vedo i soldi che mi devi… tu hai fatto full? Capisco, ma io ho una scala reale… e pretendo i tuoi soldi!” disse lei mostrando le carte che aveva in mano.

Cyclonemon, che aveva sempre vinto tutte le partite di poker a cui aveva partecipato, si rifiutò di consegnarle il denaro e, pronto ad attaccare, fece cenno di spalancare le fauci. In quel momento Fanbeemon digievolse Waspmon e lo scaraventò fuori dal locale.

Tutti gli altri Digimon lì presenti guardarono con occhi spalancati la scena e Cyclonemon spinto fuori da un attacco del Digimon della ragazza. Impauriti si allontanarono quindi da lei e Waspmon, la quale non tardò molto a recuperare i soldi per la partner.

Sonia e Giuly si fissarono, poi la prima la afferrò per il braccio e la spinse fuori. Waspmon, il cui istinto era quello di aiutare la partner, non osò avvicinarsi dopo che Sonia la guardò storta, mentre Palmon le aspettava fuori.

Così, tutte e quattro si incamminarono con Giuly e Waspmon, regredita Fanbeemon, raccontando cosa era successo quel pomeriggio a Gwappamon.

“Dove l’avete portato?” chiese Fanbeemon.

“A casa sua. Ci siamo fatti dire da un paio di paesani quale fosse e ce lo abbiamo portato. Alex, Theo, Aaron, Sabry e Dave sono andati a cercarvi, ma solo noi vi abbiamo trovate in quel pub… Intanto Ryudamon è rimasto a tenere d’occhio che Saberdramon e i Lynxmon non tornassero…” le rispose Palmon.

Intanto, Gwappamon aveva raccontato la sua storia al Digimon di Alex. Gli aveva detto del debito di gioco che aveva con uno dei due Lynxmon e con il capo della loro banda, Saberdramon. Raccontò a Ryudamon dei suoi problemi finanziari e che l’unica speranza che gli era rimasta erano le scommesse… gli raccontò che all’inizio le vinceva spesso, ma che poi ha iniziato a perderle e si è indebitato con quei tipi.

“Ma che senso ha pestarti… non otterranno niente così!”

“Loro vogliono spaventarmi per fare in modo che io mi sbrighi a dare loro i soldi…domani ci sarà il torneo. In palio ci sono molti soldi. Ho intenzione di iscrivermi per vincere il premio e consegnarlo a loro…”

“Non credo che ne avrai le forze…”

“Non mi importa! Se non ci provo non lo saprò mai!” Lo interruppe bruscamente Gwappamon.

Quando i ragazzi tornarono indietro e dopo aver ascoltato quello che era successo quel pomeriggio a Gwappamon, provarono a impedirgli di partecipare al torneo, ma la volontà di questo di partecipare al combattimento per riscattare il debito era troppo alta per essere fermata.

“E poi?” chiese Sabry: “E poi cosa farai? Una volta che avrai riscattato il debito, non avrai soldi e continuerai a giocare d’azzardo… la storia si ripeterà!!”

“Non mi interessa… la mia speranza è quella di riuscire a…” Ma non finì la frase. Era una cosa che Aaron non permise:

“La tua non è speranza, è follia. Non puoi sperare qualcosa e attendere che accada senza fare niente. In questo caso, mi dispiace, ma non possiamo aiutarti.”

Le parole di Aaron furono dure e Gwappamon si ritrasse.

Aaron era stato molto duro a dire quelle parole. Ma aveva ragione. La sua non era speranza, ma una stupida utopia. Così Gwappamon se ne andò dalla stanza e si iscrisse al torneo. Da solo.

Mentre tutto ciò accadeva, nelle retrovie della città i Lynxmon e Saberdramon avevano fatto un brutto incontro…

“Chi sei? Osi metterti in mezzo al nostro cammino?”

“Non ha importanza, né chi sono e né il vostro cammino. Ci servite per uno scopo più elevato! Abbiamo bisogno del vostro aiuto!”

“Chi sei? Rispondi!”

“Calma i bollenti spiriti, Saberdramon!”

“Come ti permetti!! Non sai chi sono io? Io sono il potente Saber…”

Ma non finì la frase. Witchmon fu più veloce. Una parete d’acqua inondò il corpo del volatile, che si scompose in dati.

“D’ora in poi obbedirete solo a me!”

I Lynxmon, un po’ per paura e un po’ perché avevano riconosciuto la strega come capo branco, chiesero gli ordini.

Il giorno dopo, come previsto, il torneo ebbe luogo. Tutti i Digimon che avevano intenzione di iscriversi all’ultimo secondo avevano formato una lunga fila davanti ad un piccolo tavolo, dietro cui un vecchio Digimon barbuto prendeva i nomi degli ultimi partecipanti stessi.

“Povero Gwappamon… rischia molto!” Pensò Alex, che teneva per mano il suo Digimon in attesa di passare la porta del metal detector digitale.

“Siamo nella fila centrale. I migliori posti che sono riuscita a trovare…” Disse Sonia con voce squillante.

Anima di buon cuore era Sonia: specie per il metodo usato per trovare i biglietti. Gli avevano finiti… per sua fortuna, un gruppo di Gazimon ne aveva un po’… i Gazimon avevano fame, così Sonia provvide a fornire loro il cibo necessario. Solo che “per pura disattenzione”, fece rovesciare la cassa di angurie sulle teste dei malcapitati Digimon, che, poveretti, caddero e batterono la testa.

“Ooh! Come mi dispiace… sono così goffa!” Aveva detto lei ai poveretti che negli stenti di rialzarsi avevano lasciato per terra i biglietti.

“Come posso avervi fatto così male?”

La ragazza era famosa per la sua capacità di farsi amare anche dai nemici, a patto che fossero uomini però… e questo ad Aaron non era mai piaciuto, ma d’altronde la cassa di meloni che cadde poi in testa ai malcapitati Gazimon era stata un po’ più voluta della prima cassa di cocomeri!

“Quando i poveretti si sono rialzati hanno pensato che i biglietti fossero stati trasportati dal vento… poveri…”

Sonia aveva assunto quasi un’aria dispiaciuta… ho detto quasi.

“L’incontro all’arena sta per iniziare! Affrettatevi!” Disse la voce dell’altoparlante.

Pochi quarti d’ora dopo, Gwappamon scese in campo. La folla fischiava e urlava “buuh!” al poveretto, così che Alex dovette reagire e chiedere al suo Digimon di far svenire l’ancor più povero Vegiemon a lui di fianco.

“Che l’incontro abbia inizio: Gwappamon contro i Lynxmon!”

Quelle parole fecero raggelare il sangue a tutti nell’arena, soprattutto a Gwappamon.

Due bestioni infuocati saltarono sul ring e si prepararono all’attacco.

“Via!” Gridò il giudice.

Gwappamon fece segno di resa, ma i Lynxmon lo attaccarono con un getto di fiamme.

Il Digimon non riuscì ad evitarlo e cadde fuori da ring.

Nel tentativo di rialzarsi, il primo Lynxmon lo afferrò per la testa. Il pubblico in delirio.

Alex si alzò e corse dal Digimon, seguito da Ryudamon. Giuly si alzò con lui e Fanbeemon digievolse ancora Waspmon, che allontanò i Lynxmon.

“Sei un folle Gwappamon! Non puoi pensare di combatterli da solo!”

“Infatti io ho detto che mi arrendevo… ma poi ho ritrattato perché mi sono tornati in mente i soldi!”

“Come potete permettere a quei due di lottare insieme? Non è corretto!!” Disse furibonda Giuly mentre tirava per i capelli uno dei due giudici, che spaventati se la diedero a gambe.

I Lynxmon, intanto, erano riusciti a disfarsi di Waspmon.

Gwappamon lanciò una Raffica di Dischi ai nemici, ma l’attacco risultò vano.

“Turbine Termico!!” Gridò uno dei due.

Ryudamon si richiuse nella corazza che ha sulla schiena e si frappose tra Gwappamon e la fiammata di Lynxmon.

“Non potrò stare qui a lungo!” Disse.

“Ryudamon vieni via di lì!” Lo implorò Alex che era al di fuori del ring.

Il pubblico urlava in delirio e incitava i Lynxmon ad eliminare i tre Digimon.

Ryudamon mollò la presa e venne invaso dalle fiamme, per poi cadere oltre il palco.

“No! Ryudamon!”

Sonia si alzò di scatto con Aaron e Theo:

“Ryudamon, rialzati!!” gridarono.

“Ryudamon, reagisci! Puoi farcela!” Si aggiunse Dave.

“Devi combattere! Fagli vedere la tua vera forza! Non devi lasciarti sopraffare da quei due stupidi!! Sono dei rimbecilliti!” Insultò Sabry, al che tutti la guardarono con aria stupita.

A quel punto tutto il pubblico si mise a ripetere gli incitamenti e ad insultare i Lynxmon.

Una pioggia di applausi invase l’arena e Ryudamon si rialzò motivato a sconfiggere i nemici. Ma un’altra vampata lo fece scivolare e battere la testa.

“Ryudamon, no!” Alex si precipitò sul ring. Prese Ryudamon tra le braccia.

“Perché lo hai fatto? Perché metti a repentaglio così la tua vita?”

“Stupido! Non vorrai che io deluda la folla?” Disse tossendo.

Poi chiuse gli occhi e perse i sensi. Uno dei Lynxmon fece per aprire la bocca ed emettere ancora un getto di fuoco. Ma ecco che il pubblico, rimasto in silenzio dopo che Ryudamon venne colpito, riprese gli incitamenti. I Lynxmon, incavolati per gli insulti che gli volavano addosso, si misero a minacciare la folla con vampate e lingue di fuoco. Alex, fece cadere una lacrima su Ryudamon, il quale riaprì gli occhi. Ma Alex lo notò. Notò lo sguardo di un lottatore che non si arrende facilmente. Lo sguardo vendicatore del suo Digimon. In quello sguardo non riconobbe un Ryudamon, riconobbe IL SUO RYUDAMON! Questo si alzò e i Lynxmon lo colpirono ancora, ma il Digimon ne rimase illeso. Gwappamon guardò stupito il Digimon illuminarsi e cambiare forma.

“Ginryumon!!!!” Gridò il nuovo Digimon a quattro zampe nato dalla Digievoluzione di Ryudamon.

“Ecco di chi era quello sguardo!” Esclamò Alex sorridendo: “Avanti Ginryumon! Fai loro vedere la tua grande forza!”

Waspmon si unì alla lotta e colpì i Digimon col suo Pungiglione Laser.

“Freccia Perforante!” Annunciò il nuovo Digimon. Una lancia appuntita di ferro uscì dalla bocca del drago e perforò il primo Lynxmon facendolo scomporre in dati.

Il secondo Lynxmon provò ad attaccare ancora, ma la corazza di Ginryumon era troppo forte per essere perforata. Un altro attacco di Waspmon fece sbilanciare l’avversario, che cadde dal ring e pestò violentemente la testa.

Il pubblico continuò ad incitare la morte di Lynxmon, ma Alex corse davanti a Ginryumon e gli chiese di non farlo:

“Non occorre… penso che abbia capito.” Quelle parole calmarono il drago.

“E’ stata lei! Lei mi ha costretto!”

Lynxmon sofferente si alzò, ma ricadde subito in preda alla debolezza dovuta al colpo subito sbattendo la testa, ma provò a riparlare:

“Quella strega! Ci aveva obbligato a partecipare a questo torneo per eliminare voi! Gwappamon era solo un ostacolo!”

“Credo che parli di Witchmon!”

Aaron e Sonia erano scesi dai posti a sedere insieme ai loro Digimon.

“Credo che pensasse che ci fossimo iscritti al torneo perché non avevamo un soldo e qua a Digiworld avevamo le mani legate…” Ipotizzò Aaron.

“Meno male che abbiamo Giuly!” Rise Sonia riferendosi alla contingente vincita dell’amica.

“Sì, ma quello che conta è che Saberdramon e la sua banda non ti diano più fastidio!”

Disse poi Ginryumon guardando Gwappamon e successivamente spostando lo sguardo sul partner. “Già!” Confermò lui.

“L’ha ucciso! Quella Witchmon ha ammazzato Saberdramon!” Affermò Lynxmon.

“Gli sta bene!” Disse Sonia.

“Non essere così cattiva, Sonia! Infondo parliamo di un omicidio! Digimon o esseri umani, sempre un assassinio è…” Disse Theo, che li aveva raggiunti.

“Comunque sia, adesso sappiamo che questa strega ha davvero intenzione di eliminarci, ma chissà perché…” Pensò Dave tra sé e sé.

“E  in ogni caso, Lynxmon, adesso hai imparato la lezione…”

“Mio fratello era stato ingannato da quel Digimon! Gli aveva sottratto tutti i soldi!” Disse poi l’ex nemico indicando Gwappamon.

“La mia storia è ben diversa…” Continuò poi il Digimon, raccontando la sua versione.

“Non lo sapevo… se ce l’avessi detto prima…”

“Il vostro comportamento è stato scorretto, in ogni caso!” Aaron prese la parola: “Avete minacciato un Digimon assai più debole di voi e per di più in gruppo!”

“Non avevamo intenzione di fargli del male…”

“Ma lo avete fatto… ed è questo che conta!” Sonia parlò così duramente che Lynxmon si alzò con le poche forze rimaste e se ne andò.

“Vigliacco! Codardo!” Urlò il pubblico.

“Penso che la vergogna sia una punizione fin troppo adeguata per quel Digimon!”

“Un po’ mi dispiace… “ Affermò Aaron. “Se uno dei miei due fratelli minori morisse…” si interruppe.

“Non ti comporteresti comunque così.” Concluse Dave: “No, ti conosco fin troppo bene!”

Aaron si girò, conscio che quell’avventura era servita a tutti qualcosa. Patamon lo seguì e, attaccatosi al suo avambraccio, si addormentò.

Quella sera i ragazzi salutarono Gwappamon e Giuly, in particolare, si avvicinò a Cyclonemon, che indietreggiò impaurito.

“Non voglio farti del male, ma ricorda che i debiti di gioco si pagano, comunque. Ecco, questi sono i tuoi soldi…” Porse un sacco.

“Non posso accettarli. Gli hai vinti onestamente ragazzina e te li meriti… vattene!”

Giuly lo guardò storto e pensò sorridendo: “ forse onestamente, ma non legalmente…”  

Cyclonemon si corresse: “Volevo dire che puoi raggiungere i tuoi amici!!” Disse scusandosi.

Giuly fece finta di niente, diede un’ultima occhiata a Gwappamon facendo lui un segno di saluto e raggiunse il gruppo. Insieme lasciarono il paesino.

FINE CAPITOLO 3

Episodio 4: Il coraggio di Theo

La sera passava lenta e la luna appena sorta di Digiworld illuminava il cielo, celando agli occhi le stelle a lei più vicine con il suo luminoso alone.

“Che pace!” Pensò Aaron mentre Theo tornò con la legna per il fuoco.

“Cosa fai?” Chiese sorridendo.

“Niente… stavo solo guardando il cielo…” Aaron si interruppe, poi guardò il suo Patamon addormentato lì di fianco e lo coprì con la sua mano. “Non fa molto caldo…” concluse.

“E’ per questo che ho raccolto questi legni!” sorrise l’altro. Dracomon si avvicinò ad Aaron e gli porse una serie di legnetti minuscoli. Aaron gli sorrise apprezzando il gesto del piccolo Digidrago. Aaron mise la legna vicino a Patamon e invitò Theo e Dracomon a sedersi. Theo si sedette vicino ad Aaron e Dracomon prese il posto vicino a Patamon. Con una fiammata, il draghetto accese il fuoco.

Qualche ora prima…

“Non capisco… qui c’è un bivio!” Sabry si girò per vedere le facce dei suoi compagni. Nessuno sembrava interessato al problema. Perfino Ryudamon, che continuava a vantarsi delle sue gesta precedenti, sembrò darle retta.

“Andiamo a destra!” Suggerì Sonia appena terminata la lattina di cola che, sempre gentilmente, le era stata offerta da un Betamon che aveva avuto la “fortuna” di incontrarla per strada.

Buttò quindi per terra la lattina di cola e prese Palmon.

“Riesci a farmi elevare con e tue liane?”

La poveretta, che il giorno prima aveva dovuto alzare la ragazza per farle prendere una monetina sull’armadio della camera di Gwappamon, tremò al solo pensiero di dover di nuovo affrontare tale impresa e si girò lentamente terrorizzata verso la despota che le stava accanto!

“Mi piacerebbe, ma ultimamente soffro di art…”

“Bugiarda! Ammettilo! Pensi che peso tanto!!”

“Ma che stai dicendo…??” Palmon si interruppe, ma poi trovo il coraggio e… “Sì, pesi troppo per me” Sonia trattenne le lacrime di coccodrillo e guardò Aaron:
“Cosa ti aspetti che faccia??” Chiese lui.

“Il tuo Digimon sa volare!!”

In quel momento si sentì come strozzare: Patamon, che poveretto aveva dovuto portare una cesta che, per lui, pesava un po’ troppo, saettò verso Aaron e si infilò sotto la sua maglietta.

“Ti prego, non voglio…”

“Paaaaataaaamooon!!” ridacchiò la ragazza con aria da santa, ma, fortunatamente per il piccolo Digimon, Fanbeemon parlò:

“Dobbiamo andare a sinistra!!”

Sonia si voltò di scatto: “E tu come lo sai?”

“Lo so perché dall’alto ho visto che a sinistra, poco distante da qui, c’è un villaggio!”

Giuly guardò soddisfatta il suo Digimon e lo abbracciò. Poi Fanbeemon e Ryudamon digievolsero per arrivare prima al villaggio: Waspmon portò in volo quattro ragazzi e gli altri tre in groppa a Ginryumon.

Durante il percorso accadde però qualcosa di strano: un terribile vento nero sconvolse i prescelti. Sonia, Sabry, Giuly e Dave, che volavano su Waspmon, vennero fatti cadere quando questa regredì Fanbeemon. Aaron, Theo e Alex, vennero invece letteralmente spazzati via dalla tempesta.

Spostiamo le nostre attenzioni adesso in un posto lontano. Infestato dalle ombre danzanti degli alberi scheletrici e dagli Aurumon. Il posto non è un gran che, soprattutto per chi volesse passarvi una notte. Su di una rupe, un vecchio maniero immerso nell’oscurità.

Al suo interno Phelesmon faceva ancora roteare pigramente il suo tridente nel calderone, in attesa che le immagini della nera tempesta fossero chiare.

“Grande Phelesmon. Posso chiedervi le vostre intenzioni?” Sussurrò Witchmon, appena tornata dalla sala delle torture.

Phelesmon spostò le pupille degli occhi, sogghignando e rimanendo immobile, verso Witchmon, la quale, davanti a tale gesto, fece un passo indietro, rimanendo tuttavia inchinata.

Parlò il demone con la sua voce acuta e squittente, quasi come fosse il richiamo di un ratto:

“Sì che puoi, Witchmon!”

Spostò poi gli occhi nuovamente al calderone, che cominciava a dare le prime immagini: i prescelti erano stati divisi dalla tempesta.

“Perfetto! I prescelti sono stati separati… così saranno più vulnerabili. Il mio intervento sarà poco necessario finché non saranno uniti!” Sibilò.

“Vi prego lasciate che…” Witchmon fu interrotta dall’apertura del portone della sala del trono:

“Grande Phelesmon! Vi ho portato il Digimon!” Tuonò Boogeymon.

“Ooh! Meno male… temevo che avessi perso la via del ritorno, amico mio!” lo prese in giro Phelesmon ridacchiando.

“All’inizio non voleva collaborare! Ma poi ha deciso di farsi avanti!”

“Bene, bene, Gwappamon! Cosa hai da dirci?”

Al Digimon tremavano le gambe. “Cosa volete da me? Sono solo un povero Digimon…”

“Ma i prescelti si fidano di te…” controbatté Phelesmon con voce rassicurante, quasi stesse chiedendo un favore ad un vecchio amico.

“Non so come posso aiutarvi!”

Witchmon sorrise: “Vi prego lasciate fare a me… spiegherò come si deve a questo Digimon cosa deve fare per noi!”

“Non sarà necessario.” Ringhiò Boogeymon, facendo allontanare Witchmon dal seggio del trono, poi aggiunse: “Padron Phelesmon sa come occuparsene, dico bene?”

“Dici male!” Ribatté Phelesmon: “… non ne ho la minima idea… pensavo che come Digimon fossi un pochino più forte… invece…” si soffermò a guardare il povero Gwappamon, che intanto chiuse gli occhi dalla paura.

“Invece sei del tutto inutile… addio.”

Con un segno di mano diede ordine che Gwappamon venisse portato nelle segrete, e così fu.

“

Così, mentre Sabry e Sonia furono scagliate altrove e Alex e Dave furono spazzati lontano, Theo ed Aaron, vennero spediti in un bosco nei paraggi.

“Dove siamo capitati, che cosa ci è successo?” Domandò Theo ad Aaron.

Patamon prese il volo, ma al suo ritorno non poté essere di molto aiuto:

“Ci sono solo alberi nei paraggi.”

Aaron sbuffò con aria sconsolata: “Non ce ne va mai una giusta.” Concluse.

In effetti, la foresta era così fitta che anche in pieno giorno i ragazzi avrebbero avuto bisogno di una torcia, oggetto che fu loro possibile ricreare grazie al Baby Soffio di Dracomon e a qualche rametto nei dintorni.

Dopo qualche ora di vagare, arrivò la notte e il gelo ricoprì la foresta.

“Forse ci conviene accamparci qui… fa freddo…” suggerì Aaron.

“Sì, hai ragione.” ammise l’altro, mentre con Dracomon si sedette in una piccola radura ricoperta di foglie.

“Forse è meglio che io e Patamon andassimo a cercare del combustibile per le fiamme…”

“No, lascia che ci vada io! Così perlustreremo l’area… non sei d’accordo Dracomon?”

“Ma non ha senso… quello potrei farlo io…” Aaron si interruppe quando vide che ormai, Theo e Dracomon erano a qualche metro da lui.

La sera passava lenta e la luna appena sorta di Digiworld illuminava il cielo, celando agli occhi le stelle a lei più vicine con il suo luminoso alone.

“Che pace!” Pensò Aaron mentre Theo tornò con la legna per il fuoco.

“Cosa fai?” Chiese sorridendo.

“Niente… stavo solo guardando il cielo…” Aaron si interruppe, poi guardò il suo Patamon addormentato lì di fianco e lo coprì con la sua mano.

“Non fa molto caldo…” concluse.

“E’ per questo che ho raccolto questi legni!” sorrise.

Anche Dracomon si avvicinò ad Aaron e gli porse una serie di legnetti minuscoli. Aaron gli sorrise apprezzando il gesto del piccolo Digidrago. Aaron mise la legna vicino a Patamon e invitò Theo e Dracomon a sedersi. Theo si sedette vicino ad Aaron e Dracomon prese il posto vicino a Patamon. Con una fiammata, il draghetto accese il fuoco.

“Ho paura.” Affermò il ragazzo dopo che il suo Digimon ebbe dato fuoco ai legnetti.

“Di che cosa?”

“Ho paura di non essere abbastanza forte…”

“Sciocchezze…”

“No, no, è vero… ho davvero paura che la mia presenza qui sia deleteria. Dracomon non può ancora digievolvere in fondo…”

“E’ strano… io non mi sento affatto come te… Patamon non può digievolvere, ma io sono convinto che, grazie a me, un giorno ce la farà!”

“Ma Dracomon non ci prova…”

“Neanche Fanbeemon e Ryudamon ci avevano provato!”

“Sì, ma loro hanno avuto un buon motivo per farlo! Hanno salvato la vita a dei Digimon innocenti…”

“Ascolta…” Aaron prese un tono semplice e amichevole e si girò verso il fuoco: “Io penso che solo chi rimane con le mani in mano e continua a ripetersi di essere inutile lo è davvero.”

“Io sono inutile?”

“No, tu sei solo confuso... il che molte volte è normale! Ma vedrai che anche Dracomon digievolverà. Presto o tardi ce la farà…”

“In questo caso aspetterò!”

“Fai bene!” esultò Aaron.

Patamon e Dracomon si erano addormentati. Aaron coprì Patamon con un pezzo di corteccia spezzato in modo tale da piegarsi e coprirlo interamente.

Theo, che nel frattempo si era addormentato seduto, cadde lentamente fino a quando la sua testa non toccò il terreno. Aaron era l’unico ad essere rimasto sveglio.

“Forse dovrei addormentarmi…” Pensò, ma l’ansia e l’agitazione che potesse accadere qualcosa agli altri non gli fece chiudere occhio.

Fu allora che Patamon si alzò in volo per pochi centimetri: “Arriva!”

“Chi arriva??” Chiese spaventato Aaron.

“Lui!!”

Camminando lentamente, un Digimon completamente rosso si avvicinò ai ragazzi. Aveva due enormi ali viola ed una coda appuntita fuoriusciva dal suo deretano. Emanava un puzzo terribile, come se si fosse appena fatto un bagno nello sterco dei porci.

Gli occhi brillavano di una luce rossa e nella mano destra brandiva un tridente.

“Chi sei?” Urlò Aaron in modo tale da svegliare gli altri due.

“Sono Boogeymon!! Un Digimon molto malvagio…” Disse questo.

Ad Aaron diede l’orribile impressione che Boogeymon lo credesse un bambino dell’asilo dal tono in cui parlava…

“Vi ho portato un regalo!” Disse poi facendo un inchino in perfetto stile clown. “Vieni fuori! Coredramon!!”

A quelle parole, un drago verde alato uscì da dietro una pianta. Theo, lesse i suoi dati nel Digivice:

“Coredramon, Digidrago di livello campione. La sua tecnica: Fiammata Smeraldo!”

Detto ciò Boogeymon augurò buona fortuna ai ragazzi e si dileguò nelle tenebre, scivolando tra gli alberi senza muovere un piede.

“Fiammata Smeraldo!”

Coredramon non lasciò neanche il tempo ai ragazzi di alzarsi che scagliò il suo colpo.

Theo lo schivò e Dracomon con lui.

Aaron afferrò Patamon e fece segno a Theo di scappare verso destra, da dove la tempesta gli aveva trasportati e proseguire il cammino.

Coredramon non perse tempo ad inseguirli, scagliando fiammate da ogni direzione. Alberi su alberi vennero abbattuti da tale furia.

Tanta era la potenza di quel fuoco, che un altro albero cadde a terra e sbarrò la strada ai ragazzi.

Fortunatamente, Theo scorse una rientranza nel terreno e vi si gettò dentro. Aaron, che lo vide per un istante, lo seguì. Anche Coredramon però aveva notato la buca e capì che i ragazzi e i loro Digimon erano finiti lì dentro. Con un salto anche l’enorme drago ci si buttò e sputò un’altra fiammata che invase la grotta.

Aaron e Theo avevano però trovato un’altra rientranza che permise loro di sfuggire al fuoco.
“E’ inutile che scappiate!” Tuonò Coredramon. “Tanto questa grotta è un vicolo ceco e prima o poi dovrete uscire allo scoperto!”

All’udire quelle parole ai ragazzi venne il cuore in gola.

“Non potete risalire senza ali! Fareste bene quindi a venire allo scoperto e subire la mia collera adesso, piuttosto che ritrovarvi in un rogo a sorpresa… la preparazione è importante!” E con queste parole il nemico scoppiò a ridere.

“Che cosa vuoi? Perché ce l’hai con noi?”

La voce di Aaron fece eco nella grotta e Coredramon si voltò di scatto, senza capire da dove provenisse.

“Io… ma non voglio farvi del male…”

“Questa era proprio bella!” pensò Theo.

“Ma per chi ci prende?” Pensò Aaron, mentre teneva Theo dietro di sé, in modo tale da fare lui scudo col suo corpo.

Patamon si era rintanato nella maglietta di Aaron e Dracomon era riuscito a trovare un piccolo buco sul soffitto. Ma nonostante la sicura posizione, Dracomon non poteva pensare ad altro che al suo partner, tremolante dietro la schiena di Aaron stesso.

“Venite fuori! Voglio chiedervi scusa per il mio comportamento!!” ribatté il drago.

“Smettila di dare la caccia a quei ragazzi, idiota!”

“Padron Boogeymon?” ipotizzò il Digimon.

“Sì! Esci subito dalla grotta, idiota! Non hai capito che sono usciti??”

Il Digimon prese il volo e risalì la buca.

Aaron aveva sempre saputo imitare le voci alla perfezione, cosa che qualche volta anche a scuola gli era stata utile.

Una volta, per esempio, la professoressa di italiano delle scuole medie si era ricordata accidentalmente dei soldi che il ragazzo le doveva. Aveva ella infatti prestato ad Aaron qualche spicciolo per le macchinette. Il ragazzo, che mai era stato modesto, si era tenuto il numero di cellulare della poveretta da quando l’insegnante glielo aveva dato in gita scolastica. Mettendo lo “sconosciuto”, Aaron Saturn aveva chiamato la prof. fingendosi il marito, che l’aveva accompagnata a scuola quel giorno in cui pioveva a dirotto.

“Pronto, cara… lo sai? Ci hanno rubato il cane!” a queste parole la professoressa Annarolgi corse a gambe levate fuori da scuola. In dieci minuti aveva già percorso il tragitto fino alla metropolitana e in mezz’ora era arrivata a casa.

Immaginate voi la sorpresa di lei quando ha scoperto il marito a letto con un’altra. La professoressa di lettere Annarolgi, o come era comunemente nota, Anna-rogna, era da sempre una grande collezionista di scarpe. Beh, dopo quel giorno dovette ricominciare la collezione da capo. Il marito e l’amante erano finiti sulla strada con tanti di quei tacchi nelle loro parti intime che quando furono trovati dall’autoambulanza, la povera prof. dovette fuggire e cambiare nome per non finire in gattabuia. Da quel giorno di lei non si seppe più niente.

Aaron prese l’amico e lo tenne vicino a sé, dandogli, con l’aiuto dei Digimon, una spinta verso l’alto e facendolo uscire dalla grotta. Poi, grazie a Patamon e Dracomon, uscì anche lui e subito dopo i Digimon in volo.

“Meno male! Pensavo che saremmo morti!” ansimò Theo.

“Non devi dire neanche per scherzo queste cose!” Lo rimproverò Aaron.

Coredramon udì le risate e ritornò sui propri passi. In poco tempo li raggiunse e i ragazzi ripresero la fuga, dalla parte opposta a quella dove era caduto l’albero.

“Ma così torneremo indietro!”

“Non importa! La mia vita vale di più!” gridò Aaron all’altro, mentre lo strattonava.

“Fiammata Smeraldo!”

Il colpo prese un albero che prese fuoco. Aaron e Theo lo schivarono mentre cadeva. Patamon e Dracomon si girarono:

“Bomba d’Aria!”

“Baby Soffio!!” I colpi non toccarono minimamente il Digimon, ma la Bomba d’Aria riuscì per lo meno a creare uno scudo contro la fiammata.

I ragazzi ripresero a correre, ma Aaron inciampò in una radice.

“Non preoccuparti, io mi rialzo! Tu devi correre e salvarti!”

“Sì, lo so, ma non posso permettere a quel mostro di farti del male!”

Coredramon li aveva raggiunti.

“Adesso morirete!”

“Bomba d’Aria! Bomba d’Aria!” Patamon non poté niente per attaccare la difesa di Coredramon, che gli diede una zampata che bastò a fargli perdere i sensi.

“Patamon!!!!” Gridò il partner che faticava a rialzarsi.

“Aaron, sta’ giù!” Gli gridò l’altro che notò una seconda fiammata che lo stava per raggiungere.

Ma Aaron non fece in tempo a spostarsi.

Ma non successe niente. Dracomon si era messo tra Aaron e le fiamme. Esse non gli facevano male, anzi, riusciva a domarle.

“Vai Dracomon!!” Esultò il suo prescelto: è il tuo momento!

Il Digimon si rivoltò a Coredramon e cambiò forma. Crebbe a dismisura e il suo corpo divenne di un blu intenso. Ma la sua forma… la sua forma era la stessa… la stessa di Coredramon!!

Theo puntò il Digivice sul Coredramon blu:

“Coredramon, Digidrago di livello campione. Si differenza dal Coredramon di prima perché è di tipo Antivirus e la sua tecnica è la Fiammata Zaffiro” Poi sorrise: “Così anche tu sei digievoluto, Dracomon!”

Aaron guardò Patamon e lo raccolse. Il suo Digimon riaprì gli occhi ed Aaron gli spiegò che Dracomon era digievoluto in Coredramon.

“Fiammata Smeraldo!” Gridò il Coredramon verde, ma il suo attacco venne contrastato dalla fiammata blu emessa dal Coredramon di Theo, che respinse il colpo, facendo cadere Coredramon verde in dietro, che provò a darsi alla fuga.

Ma l’altro lo sorpassò e gli sbarrò la strada:

“Eddai, voglio solo chiedere scusa!”

Il Coredramon blu prese in giro il Coredramon Verde citando le parole da lui usate in precedenza. Poi sparò una violenta fiammata verde che invase il nemico, il quale si gettò a terra in preda al fuoco.

Aaron si alzò e ordinò a Patamon di alimentare il fuoco con le sue Bombe d’Aria. Il Digimon obbedì e sparò almeno una decina di bombe al nemico che in pochi secondi si ridusse in semplici dati volatili.

“Ce l’abbiamo fatta!” Sorrise Theo mentre si avvicinò a Coredramon.

“Sì, puoi dirlo forte!” Confermò Coredramon.

“Siete stati grandi!” Esultò Aaron, mentre Patamon gli volò sull’avambraccio.

I ragazzi ripresero quindi il cammino e, grazie all’aiuto di Coredramon scavalcarono l’albero che intralciava il cammino.

Intanto…

Boogeymon tornò rapidamente al castello con lo scopo di leccare i piedi del capo osannandolo per della splendida idea di separare i ragazzi che aveva avuto Phelesmon stesso. Ma quando aprì la porta del trono, Phelesmon era tutt’altro che felice.

“Vieni avanti, Boogeymon…” Il nemico cambiò subito espressione.

“Cosa è successo, padrone?”

“Niente, caro mio! Hai trasformato la mia idea fantastica… in un completo fallimento!!”

“Padrone, cosa intendete?”

“Sei proprio un tonto! Il Digimon dei prescelti è digievoluto e ha sconfitto il tuo mandato! Sarai punito per questo.”

Phelesmon sollevò il tridente, ma una voce lo fermò. Una voce profonda, cupa, che fece rabbrividire i due Digimon in un istante.

Phelesmon raggiunse il calderone. Due occhi erano intravedibili nella poltiglia marrone in esso, e il colore scuro di essa impediva anche di distinguere quello delle pupille.

“Voi sapete?” Domandò Boogeymon al suo padrone.

“Sì… il momento sta arrivando.” Disse l’altro con la sua voce squillante.

“Non dobbiamo perdere tempo.” Sussurrò.

In un luogo lontano…

Giuly si era accorta di essere rimasta sola nel peggiore dei posti che potesse capitare. Un cimitero…

Imboccò uno stretto sentiero costeggiato da alcune bare impolverate. L’unico rumore che udiva era quello dei suoi passi, provocato dallo scricchiolare dei legnetti che continuava a calpestare.

Fu in quel momento che raggiunse un bianco mausoleo. Era torreggiante e alto abbastanza perché la notte lo oscurasse. La Luna non illuminava la volta celeste e la luce delle stelle non era visibile nel nero cielo. Un gufo emise il suo gelido verso: Giuly vi puntò contro il suo DS:

“Aurumon, Digimon volatile di livello Armor. La sua tecnica: Cecchino Notturno.”

Giuly era sola. Sola in un cimitero. Il freddo della notte la costrinse a sedersi su una bara, ma anche la bara era gelida.

“Maledizione! Perché proprio io dovevo rimanere sola?”

FINE CAPITOLO 4

Episodio 5: La principessa

Voltandosi verso il castello, Sonia si chiese quale genere di Digimon vi abitasse. Lei e Sabry erano arrivate in quel posto ormai da qualche ora, ma non gli era stato ancora concesso il permesso di entrare. Annoiata per l’attesa e scocciata dalla spavalderia dei Digimon guardiani del castello, Sabry afferrò una pietra dal prato fiorito e fece per scagliarlo ai Sunflowmon, ma Sonia la fermò.

Sabry d’altronde aveva imparato ad agire d’istinto parecchie volte in vita sua. Palmon tornò dal giro d’ispezione:

“E’ un settore in cui prevalgono Digimon vegetali!” Borbottò.

“Ah sì? Non l’avevamo notato…” ironizzò la partner.

Palmon assunse un’espressione imbronciata: “Ma scusa, me l’hai chiesto tu di andare a controllare…”

“Sì, ma volevo che tu notassi qualcosa o qualcuno…”

“Del genere??”

“Witchmon o qualche suo seguace o addirittura quei ciondoli di cui parlava Azulongmon l’altro giorno…”

“Ma non posso sapere come sono fatti quegli affari..:!!” Ribatté Palmon che stava iniziando a scocciarsi. Poiché Sonia si accorse di questo, restò zitta e afferrò il suo Digimon per la zampa, andando incontro ai Sunflowmon che, minacciati dal rapido ritorno di lei, la attaccarono con un “Raggio Abbagliante”.

Sonia lo schivò di colpo, ma Palmon venne letteralmente cotta da quell’attacco.

“Chi siete voi per attaccarci così? Noi vogliamo entrare in quel castello e parlare col suo sovrano!”

Sabry, che si era riproposta di usare toni gentili, prese la parola: “Vorremmo sapere da che parte dobbiamo andare per ritornare al bivio… una tempesta nera ci ha letteralmente spazzati qui… stiamo cercando i nostri amici.”

I Sunflowmon si guardarono. “No!” esclamarono.

“Senza speranze…” si rassegnò Salamon.

Sonia decise di andare a perlustrare la città e chiedere informazioni.

“Mannaggia!” Esclamò Sabry, “La tempesta mi ha fatto cadere di fondoschiena! Mi fa male il sedere! Non posso andare in giro co…” non finì la frase che si dovette voltare di scatto. Dietro di lei, immobile, vi era un Mushroomon che aveva “appoggiato” la sua mano sul sedere di lei. Sabry gliela tolse delicatamente e Salamon provvide ad “allontanarlo”.

“Quel Mushroomon starà attento la prossima volta.” Affermò lei.

Sonia, che non fece caso all’accaduto, fermò un Kiwimon che passeggiava per strada.

“Mi scusi, non è che lei ci potrebbe dire chi è il sovrano di questa regione?”

“Questo è il settore dei fiori di loto!” rispose quello spavaldamente, “Qui è sovrano il principe Kabukimon!”

“Il principe Kabukimon…” si ripeté tra lei e lei con tono interrogatorio.

Poi l’altro riprese: “Ma il principe sta molto male… sta per morire e nel settore sta per infuriare una terribile guerra per decidere chi sarà il successore…”

“Cosa??? Una guerra??”

“Sì… è molto triste, ma… voi dovete morire!!”

Sonia tirò uno schiaffo al Digimon, che cadde. “Guai a te infame! Io sono una ragazza che non si fa dire le cose due volte prima di agire, e questa ne è la prova!!”

“S-sì!” deglutì l’altro che si diede alla fuga al più presto che poté.

“Certi Digimon sono proprio maleducati!” Ribatté Sabry.

“Eggià!” Confermò l’altra.

Quando Sabry finì di parlare, uno dei Sunflowmon si avvicinò lei: il padrone è pronto a ricevervi…

Il castello era arredato con fiori e piante ovunque e d’altronde la cosa era intuibile anche dall’esterno: le mura del maniero erano ricoperte di rampicanti fioriti.

La sala in cui Kabukimon era sdraiato, su un letto a baldacchino, era decorata con dipinti di ogni genere.

Sonia intravide il volto del Digimon malato e vi puntò il Digivice:

“Kabukimon. È un Digimon mutante di livello Armor. La sua tecnica: Sakura Fubuki!”

Sonia si fermò non appena vide che questo aprì la bocca.

“Raccontano la storia di Digiworld.” Parlò il sovrano che faticò a parlare. Poi indicò una parte del quadro verso il centro. “Eccola lì. È lei che ha fondato questo settore.”

Al centro del dipinto troneggiava una figura femminile con un lungo mantello verde e un vestito rosso.

“Lei è la dama misteriosa. Così la chiamiamo qui. Nessuno sa quale sia il suo vero nome, però…” il Digimon si fermò.

“Però cosa? Non ce la fa a parlare?” Chiese Sabry avvicinandosi al letto.

“però molti…” il Digimon tornò a parlare normalmente: “pensano che sia uno dei Paladini che salvarono Digiworld nel lontano passato!”

“Che cosa? Uno dei Paladini leggendari di cui parla la leggenda?”

“Sì… ma non si sa se è così… è solo una leggenda. Voi cosa sapete?”

“Ben poco. Azulongmon ci ha detto che…”

“Azulongmon?” La fermò Kabukimon, “Voi avete incontrato lui?”

“Sì.” Affermò Sonia. “Azulongmon ci ha detto che i sette Paladini salvarono Digiworld dalle grinfie dei sette demoni che lo dominarono despoticamente…”

“E’ così. I sette Paladini diedero la loro vita per sigillare i sette Signori Oscuri in un posto dove alberga il male: l’area oscura. Comunque questa è un’altra storia. Cosa siete venute qua a fare?” Domandò allora il sovrano.

“Noi siamo state portate qui da uno strano tornado. Eravamo in un gruppo di sette esseri umani e sette Digimon e siamo state divise dagli altri. Ci chiedevamo se lei sapesse come fare a tornare indietro…”

“Prima mi dovete dire dove volete tornare.”

“Non sappiamo di preciso dove si trova… era una strada lunga che terminava con un bivio. Lei magari…”

“E’ da molto tempo che sono qui.” La interruppe: “ormai credo di conoscere questo posto molto bene. Proseguite per la strada che scorre accanto al fiume che alimenta il fossato. Se la seguirete arriverete dritte dritte al bivio di cui parlate!” Disse sorridendo il principe.

“Grazie infinite!” disse la bionda mentre fece segno a Sonia di uscire.

Fu allora che un Digimon dalle sembianze vegetali irruppe nella stanza.

“E’ scoppiata! La rivolta che temevamo è scoppiata, sire!”

“Cosa? Dobbiamo subito fare qualcosa…!” sbottò lui alzandosi dal letto con fatica.

Fuori dal castello, numerosi Digimon piante lottavano senza sosta per il trono. Sonia si affacciò alla finestra ad osservare quello che lei aveva definito come “disgustoso scempio”. Sabry era conscia dei metodi poco ortodossi da sempre utilizzati dall’amica. Vi ricordate della sua compagna di classe, Chiara? Ebbene, Sonia era sempre stata del parere che le ragazze un po’ troppo mielose fossero inutili alla società e dovessero essere, come dire… “raddrizzate”!

Quando Sonia entrò in classe, quel giorno, Chiara si era già messa d’accordo con altre due ragazze ed il suo “gioiellino” per insultare Sonia rinfacciandole di vestirsi come una fiorista (a causa della rosa fermata sul cerchietto). Sonia, che non ha mai avuto un pelo sulla lingua, di tutta risposta le diede della prostituta e le mollò un ceffone, dopo il quale, la ragazza non attaccò più Sonia da sola. Ma d’altro canto il resto delle ragazze stava bene attento a tirarle dietro qualche “parola di troppo”.

Sonia, quella volta, non si resse in piedi dalla voglia di partecipare alla rivolta, ma Sabry la fermò. I loro Digimon non erano decisamente in grado di competere con una massa così popolosa.

Palmon continuò imperterrita ad osservare la battaglia senza poter fare niente. Fu allora che il principe uscì dal castello e la raggiunse.

“Queste lotte sono una rovina…”

“Ma perché non nomini tu un erede?”

“Perché il popolo non lo accetterebbe.”

“E’ una rivolta troppo sanguinolenta. Che popolo ci sarà al termine di essa?”

“Non ci sarà di sicuro un popolo forte come prima. Io sono vecchio. Ho regnato su questo posto molto tempo. E ti voglio confidare una cosa….”

“Che cosa?” Palmon si sedette ai piedi di Kabukimon.

“Vieni con me.”

Kabukimon fece strada a Palmon nel castello e tornò nella sala in cui era confinato a letto.
“Il dipinto di prima. Bisogna leggerlo a partire da qui.” Il principe si soffermò indicando un punto celato nell’angolo alto del muro.

“Guarda. Prima di questo villaggio esisteva solo polvere qui. I Digimon erano stanchi e affamati, la pioggia non cadeva quasi mai. Fu allora che apparve lei. Io c’ero, sai? E sono tutte vere quelle dicerie. Lei era una di loro! Portò la fecondità in questo settore, che si riempì di fiori e la pioggia cominciò a cadere. E quando i sette Signori Oscuri assunsero il comando di Digiworld lei mi si avvicinò e mi disse…” il ricordo nella mente di Kabukimon era così vivo che ancora poteva sentire quelle parole:
“Io mi assenterò a lungo. Mi sono unita ad un gruppo di ribelli. Affronteremo le forze del male e ti prometto che le sconfiggeremo. Ma dopodiché non so quello che accadrà di me. Potrei sopravvivere e ritornare qua. Ma se così non fosse, tu devi proteggere questo settore da loro. Me lo prometti?”

Kabukimon riferì le esatte parole. Ricordò ancora di averle promesso che si sarebbe occupato lui di tutto ciò. Palmon lo seguiva, ma anticipava nella mente il suo racconto come lo avesse vissuto di persona.

“Ma il popolo come la prese quando lei ti ha dato il suo trono?”

“Il popolo appoggiava ogni sua iniziativa, mia cara, non hanno avuto nulla in contrario alla mia ascesa al trono.”

“E perché allora non fai anche tu come ha fatto la paladina in passato, affida il tuo regno a qualcuno che sia consono a questo ruolo!” Suggerì Palmon.

“Ci ho già pensato, ma sfortunatamente nessun Digimon mi è sembrato mai adatto. Guardali… stanno lottando come degli stupidi idioti per il potere.”

Palmon riusciva a capire il perché Kabukimon non avesse scelto qualcuno che lo potesse sostituire, ma la rivolta ormai era iniziata e lei era del tutto intenzionata a fermarla!

Nel frattempo, Sonia e Sabry, accompagnate da Salamon erano scese in mezzo alla rivolta per provare a convincere i popolani a fermarsi.

Sonia lasciò il compito a Sabry, mentre lei andò proprio nel mezzo dei “dimostranti”. Proprio da lì riuscì a scorgere un Digimon rannicchiato per terra in un angolino della piazza. Sonia gli si avvicinò: “Chi sei?”

“Sono Floramon!”

“E perché stai rannicchiata qui?”

“Perché ho paura e voglio che la smettano!”

Sabry, da dove si trovava al momento, si diresse verso Sonia non appena la vide parlare con qualcuno. Ma mentre cercava di raggiungerla vide un Digimon rosso a forma di diavolo parlare alla folla:

“Volete il trono?” e la folla urlò il suo consenso.

“E allora dovrete lottare per averlo! Queste sono le ultime volontà del vostro sovrano!”

A Sabry parve strano che un Digimon dalle sembianze di demone abitasse in un posto simile, quindi estrasse il Digivice, ma non fece in tempo a puntarlo sul Digimon, che questo, quando la vide scappò volando.

“E’ fin troppo strano! Che ci fa un Digimon come quello qui, e perché è scappato…?”

Intanto, Sonia stava cercando un nascondiglio per Floramon, che non aveva intenzione di combattere.

Ma la battaglia si fece ancora più incessante dopo l’intervento di quel Digimon e le vie di fuga erano assai ristrette.

Intanto Boogeymon tornò da Phelesmon.

“Ho fatto ciò che mi avete ordinato, mio signore.”

“Bene. In questo modo quelle due stupide umane finiranno schiacciate nella rivolta!!”

Ancora una volta nella stanza si udì una voce cupa e penetrante.

“Phelesmon…”

Phelesmon corse al calderone, ma ormai ogni immagine era scomparsa.

“E’ sempre più vicino!” Borbottò tra sé e sé.

Sonia provò a farsi spazio nella rivolta per permettere a lei, Palmon, Floramon e a Sabry e Salamon, che nel frattempo le avevano raggiunte.

“Come facciamo? qui la strada è impraticabile!” Notò Sabry mentre scansò un Digimon piccolo e ripugnante.

“Non ne ho idea, se solo qualcuno ci desse una mano!!”

In quel momento il volto di Sonia si illuminò.

“No e poi no!” Negò Palmon. “Non vi trasporterò mai con le mie liane lassù!” Disse indicando il castello.

“Ma tu devi solo tirare Floramon!” Ribatté Sonia.

“Ah beh, se è così… Liane avvolgenti!!” Palmon si aggrappò al balcone del castello e dall’alto ripeté: “Liane Avvolgenti!” Nuovamente le liane avvolsero Floramon e lo trascinarono sul balcone. Poi Palmon ridiscese.

“Perfetto possiamo pensare a fermare la rivolta adesso!”

Intanto Kabukimon aprì la finestra e fece entrare Floramon.

“E tu chi sei? Ti hanno portata qui due esseri umani?”

“Sono Floramon e… sì.”

“Capisco… ciò significa che ti hanno portata via dalla rivolta…?”

“Oh sì, principe Kabukimon, ma non fraintenda… io ero spaventata e la ragazza mora mi ha solo fatto un favore…”

“Quella accompagnata da Palmon?”

“Sì…”

“Capisco…!”

La rivolta era devastante. Digimon su Digimon perdevano la vita inutilmente.

“E’ una follia! Una lurida follia! Perché si fanno tanto male? Dove vogliono arrivare con tanto dolore?”

“Sonia…” sussurrò Palmon all’udire le parole della partner.

“Non posso crederci che uno di questi folli potrà mai diventare il sovrano di un settore come questo e governarlo nella legge e nell’ordine!!”

“Sonia…”

“Non posso permetterlo!!!”

A quel punto la rivolta cessò. Palmon fu invasa da una luce abbagliante e quando riaprì gli occhi il suo corpo era cambiato. Ora poteva vedere bene tutta la piazza. Poteva vedere le sofferenze che quei Digimon stavano passando. Così, Togemon, Digimon Vegetale di livello Campione, prese Sonia, Salamon e Sabry tra le sue mani ricoperte da guantoni rossi e scansò i Digimon nella folla.

“Dovete finirla!” gridò Sonia: “Voi siete degli stolti! Pensate che lottando capirete chi di voi ha le capacità di un leader?”

In quel momento Kabukimon si affacciò alla finestra.

Sonia riprese: “Un vero sovrano è qualcuno che sa tenere i suoi sudditi calmi e che sa fermare le rivolte! Non qualcuno che rade al suolo la sua stessa città per il potere!”

Davanti a quelle parole tutti i Digimon si scatenarono e andarono addosso a Togemon.

“Raffica di Spine!” il Digimon gridò.

Una tempesta di spine avvolse l’area. Tutti i Digimon caddero a terra e ci volle un po’ perché si riprendessero.

Sonia sorrideva al suo Digimon appena digievoluto.

“Sei stata fantastica Palmon!”

“Togemon!” Disse lei facendo l’occhiolino alla partner.

“Oh sì, certo! Togemon!!”

La rivolta si placò di colpo.

“Ascoltatemi!” Riprese Sonia. “Kabukimon è stato investito del suo potere direttamente dal Digimon che fondò questo settore! Lasciate che sia lui a scegliere il suo successore!”

Kabukimon ebbe un sussulto. Per qualche secondo sembrò onorato di poter parlare alla folla, come non lo avesse mai fatto.

“Per quanto mi sembri strano, la ragazza ha ragione. Un bravo capo riconosce quando abbandonare il proprio trono. Un bravo leader sa a chi consegnarlo. Fino ad ora non mi è mai venuto in mente un Digimon che potesse prendere il mio posto! Ma oggi la questione è diversa!”

Intanto, Phelesmon osservava la scena dal suo calderone. Non riusciva a capire. Non poteva nascondere le sue perplessità nel comprendere come un mucchio così largo di Digimon potesse farsi sottomettere da un colosso come Togemon.

“Vai e scatena l’inferno!”

“Sì padrone.” Rispose Boogeymon che nel frattempo era apparso dal nulla.

“Un bravo Digimon il cui compito è quello di amministrare la giustizia sa perfettamente che con la guerra non si risolvono le questioni importanti. Un bravo capo è capace di evitare la guerra. Io oggi voglio scegliere un mio successore. Voglio che l’unico Digimon che ha avuto la capacità di vedere la paura scatenata da questo scempio diventi il mio erede.

Voglio che l’unico Digimon tra voi che ha saputo non combattere e rimanere nascosto, dicendo “no” a tutto questo sia il nuovo re: Floramon!”

Tutti i Digimon si guardarono a vicenda:

“Floramon?” “Com’è possibile?” “Un Digimon intermedio?”

“Anni fa, io ero il Digimon che provò a contrastare la nostra amata prima regina. Quando lei mi sconfisse, mi accudì come un figlio. Così sono cresciuto in questa corte con lei e ho imparato tutto quello che so. Solo quando mi ha detto che sarebbe andata a combattere contro le forze del male ho capito che questo settore non sarebbe stato mai più lo stesso. Le ultime parole che mi disse furono: “In questa guerra non sarò sola. Avrò dei compagni! E soprattutto avrò lui al mio fianco. Non so davvero se ci rivedremo ancora, Kabukimon, ma so per certa che sarai un ottimo sovrano e che saprai scegliere un degno sostituto.” Ora, io non so se quello che mi ha detto è vero. Non so se davvero sono abbastanza saggio per scegliere il sostituto ideale, ma Floramon mi ha dato davvero l’impressione di essere un Digimon con i fiocchi, oserei dire!”

La folla cominciò ad esultare il nome di Floramon.

“Sono contenta che sia finita così.” Affermò Sonia sorridendo mentre si scambiava occhiate felici con Sabry e i due Digimon.

“Nomino Floramon mio ere…” Kabukimon si fermò.

“E’ lui! È il Digimon che ha parlato prima!” Esultò Sabry.

Boogeymon era apparso in cielo proprio davanti a Kabukimon.

“Si dia inizio all’inferno!” Bisbigliò.

“E tu chi sei?” chiese Kabukimon.

“Non ti importa, idiota! Tanto farete una brutta fine, tu e quel microbo di fianco a te!”

“Non credo proprio!” Kabukimon lanciò il suo attacco contro Boogeymon, ma non lo sfiorò neanche. Anzi, per tutta risposta, il nemico lanciò il suo tridente contro il principe, perforandolo da parte a parte.

“No!!” urlò Sonia.

“Kabukimon!!” proseguì Sabry.

“Togemon, fa qualcosa!”

“Raffica di Spine!!”

Boogeymon schivò in volo il colpo. Poi lanciò un secondo tridente contro Floramon, che scomparve divisa in tanti piccoli dati.

“Il mio lavoro qua è finito.” E scomparve dalla vista.

Il popolo urlò e l’inferno si scatenò. Togemon portò in salvo tutti, ma ormai solo un Digimon era rimasto in vita in quella piazza. Quando vide che Togemon, Sonia e le altre erano vive, si scagliò contro di loro: “Shuriken in Estensione!”

“Raffica di Pugni!”. Il Digimon scomparve in tanti piccoli frammenti.

“Maledizione! Chi era quel Digimon?” continuò a ripetere Sonia riferendosi evidentemente a Boogeymon.

Il tempo passò lento e le ragazze si erano già rimesse in cammino da un bel po’ per ritornare al bivio.

“Non posso fare altro che pensare a quella storia…” disse Sonia.

“Parli della storia del povero Kabukimon?”

“Sì… l’ultima parte dico… lei era innamorata. Ha lasciato tutto quello che aveva per andare in guerra col suo amato, pur sapendo che non sarebbe più tornata indietro… può l’amore spingersi così avanti?”

“L’amore è pericoloso. Può farci compiere gesti orribili. Ma alla fine quello che conta è il bene per gli altri. Se lei era innamorata di qualcuno, stai pur sicura che io so di chi.”

“Ma a chi ti riferisci?” chiese incuriosita Sonia.

“Non ci arrivi?”

“No, dai non essere così cattiva!!!”

Sabry si mise a ridere e tutte e quattro ripresero il cammino.

FINE CAPITOLO 5

Episodio 6: Ricongiunzione

Giuly e Fanbeemon erano, ormai da un po’ di ore, vaganti nel cimitero. L’aria si faceva sempre più tetra e la nebbia cominciò a diradarsi. La luna splendeva alta nel cielo e il suo alone copriva le stelle a lei più vicine.

“Che atmosfera spettrale!” disse Giuly tremando.

La nebbia stava rendendo vano l’effetto illuminante del satellite, che venne mano a mano ricoperto e nascosto dalle nuvole. Dopo un po’ di tempo che la ragazza camminava. Essa notò una bara aperta. Perfino lei si chiese da dove le fosse venuta l’idea di guardarci dentro… quando mise la testa su di essa, un Digimon ne saltò fuori volando con così tanta rapidità che lei fece appena in tempo a scansarsi.

“Ponchomon, Digimon Fantasma, livello Armor, la sua arma è il Pugno Ubriacante… Mi hai fatto prendere un colpo!!”

“Scusi signorina… non era mia intenzione, è che a quest’ora gli spiriti escono a giocare…” disse lui con voce morta, al che Sabry si spaventò ancor di più. Per tranquillizzarla, Fanbeemon le ricordò che con il potere della digievoluzione al suo fianco non aveva nulla da temere.

“Mi scusi, buon anima…” disse quindi la ragazza al Digimon: “… non è che conosce la strada per uscire dal cimitero?”

“Se conosco la strada?” disse questo in tutta risposta: “No… nessun Digimon che abita questo posto si sognerebbe mai di uscirne. È troppo pericoloso!”

“Siamo rassegnati!”

“Però… c’è un Digimon che la conosce!” esultò Ponchomon, “Si chiama…”

Intanto che Giuly si faceva dire la strada per ritornare dai suoi compagni, Dave e Alex si erano trovati in uno strano paese illuminato completamente.

“Ma dove diamine siamo finiti?” si chiese il primo mentre si girò a 360 gradi per avere meglio uno sguardo sulla situazione.

“Sembra che ci sia una festa!” concluse l’altro.

“Una festa di carnevale!” intervenne un Digimon da dietro.

“E tu chi sei?” chiese Lopmon, spostando poi lo sguardo su Dave che aveva già tirato fuori il Digivice.

“E’ Yasyamon!” esclamò Dave “Un Digimago di livello Armor. La sua tecnica è: Bokken Incrociati…”

“Esattamente” concluse il Digimon, “sono uno dei preparatori dei carri nella zona. Questo è il settore Neon. Qui si preparano sempre feste e banchetti per tutta la comunità!”

“Wow! Che spasso!!” Concluse Alex.

“No, non più… non più da quando lui ci ha minacciati di farci saltare in aria!”

“Lui chi?”

“E’ una vecchia storia… questo settore ha un sindaco, si chiama BigMamemon! Quando BigMamemon fu eletto a tale carica, il suo avversario che non poté sopportare di avere perso così giurò che avrebbe fatto saltare in aria il paese. All’inizio nessuno diede retta a quelle assurdità, ma ultimamente un dinamitardo sta appiccando fuochi qua e là. Tutti i Digimon sono spaventati e le feste vengono sempre più ignorate e meno frequentate. In altre parole, il Settore Neon sta diventando uno stupido dormitorio…” il racconto era straziante da ascoltare a voce.
“Ma chi è che ha promesso tutto ciò?”

“Lui, Kogamon!” disse indicando un cartellone sul quale era scritta in grande la parola “Ricercato”.

“Quindi Kogamon si vuole vendicare? Dobbiamo trovarlo in fretta!”

“E’ compito nostro salvare Digiworld dal male o no?” Incitò Dave.

“Anche se non credo che Azulongmon si riferisse a questo tipo di male…” disse Ryudamon sconsolato.

“Si chiama Soulmon!”

“Soulmon?” Chiese la ragazza disorientata. “E dove possiamo trovarlo?”

“Beh, tutti sanno che vive nella parte più alta del cimitero. È il capo dei Bakemon!”

“Ah perfetto… ha una banda anche lui!”

“So che sembra brutta come cosa, ma i Bakemon e Soulmon non fanno mai del male a nessuno se non vengono provocati… potete provare a parlarci…”

Giuly sorrise al Digimon e gli strinse le mani. “Sarà fatto! Però devi accompagnarci da lui!”

“Va bene, seguitemi!”

Dopo qualche minuto di passeggiata attraverso le buie lapidi del cimitero, Giuly e Fanbeemon scorsero una sorta di mausoleo.

“Ecco, lì in cima vivono i Bakemon e tra di loro troverete senz’altro Soulmon, ma state in guardia, i Bakemon, appena pensano di essere in pericolo, colpiscono senza sosta il nemico!!” avvisò Ponchomon, che quindi si dileguò.

“E così… i Bakemon vivono in cima al mausoleo, eh!”

“Abbiamo finito! Grazie di avermi aiutato a terminare il carro!” disse Yasyamon mentre riprese in mano le sue spade di legno.

“Potete dormire nell’hotel sette stelle in centro alla città, se volete!”

“Grazie, ma… non abbiamo soldi!”

“Oh, ma la città offre il soggiorno ai visitatori che vengono qui per assistere alle feste… prima degli avvenimenti sinistri di cui vi ho appena parlato, i visitatori pagavano, e tutto ciò era fonte di grande guadagno per la città, ma poi… tutto è divenuto gratis per colpa di Kogamon. Non dovete preoccuparvi di ciò.”

Così, Dave e Alex, seguiti dai loro Digimon arrivarono all’hotel sette stelle.

“Strano, l’hotel è pieno di gente nonostante la presenza di Kogamon…”

“Non l’avete saputo?” intervenne un Digimon nello spazio bar: “Hanno appena appiccato fuoco alla casa dove abita Yasyamon!”

“Cosa??”

“Dobbiamo subito andare là!”

Correndo a più non posso e seguendo le tracce del fumo, i ragazzi trovarono la casa in fiamme dell’amico Digimon.

“Dov’è il proprietario?” chiese Alex al primo Veedramon di passaggio.

“Non ne ho idea, credo che sia scappato non appena ha visto il fuoco… mi sembra di aver visto un’ombra correre…”

“E dove è andata?” intervenne Dave.

“Boh, ma andava davvero veloce. Adesso che mi ci fate pensare, ha scavalcato il muretto di quella villetta laggiù ed è corso via a gambe levate…”

“E’ sicuro che non fosse il famigerato Kogamon quello che ha visto?”

“Boh, può darsi… ma francamente credo che se fosse lui, il nostro amico Yasyamon non ha possibilità né di sopravvivere né di uscire da un incendio come questo…”

“Oh no…”

“La mia casa…” mormorò qualcuno da dietro.

“Yasyamon, sei ancora vivo!”

“Maledetto Kogamon! Ti prenderò! Costi quel che costi!”

E così Yasyamon si diede all’inseguimento del ricercato. Scavalcò il muretto della villa vicina e si dileguò.

Qualche ora dopo la festa ebbe inizio. I carri sfilavano per le strade e le luci si erano ormai accese. Si era fatto buio.

I carri illuminati fecero più volte il giro della città mentre i nostri due prescelti e i loro Digimon si erano arrampicati sul tetto dell’hotel per osservare tutto dall’alto.

“Che bella parata!” suggerì Lopmon.

La musica si riusciva a sentire anche da lì. Era talmente forte, che quasi coprì il rumore di un’esplosione.
“L’avete sentito anche voi?”

Intanto Giuly aprì la porta scricchiolante del mausoleo, convinta della presenza dei Bakemon, ma poi si rese conto che essi erano solo ai piani più alti. Decise quindi di chiedere permesso prima di entrare e di essere gentile con loro. Fanbeemon la seguiva zampettando per tenere il passo della ragazza che saliva le scale del monumento torreggiante che si innalzava nel bel mezzo di quel lugubre postaccio.

“C’è nessuno?” Domandò più volte lei. Ma di sottofondo si udivano solo dei leggeri bisbigli, come se qualcuno la stesse osservando da dietro o dall’interno delle pareti di marmo bianco. “C’è qualche fantasma qui?” chiese tremolante lei mentre Fanbeemon le stava accanto.

“Vattene via!!” Disse una voce che aveva l’aria di essere impaurita. Giuly, che era ormai arrivata al secondo piano, si avvicinò ad una tomba centrale.

“E tu chi sei?”

“Sono Bakemon, e tu?” Disse questo nascondendosi dietro la bara.

“Io sono Giuly. Mi sono persa qui e vorrei trovare la via d’uscita. Un Digimon del cimitero mi ha detto che Soulmon, il vostro capo, avrebbe saputo portarmici…

“Sì! Confermo!” Ma lui è ai piani alti!” Disse sollevato il Digimon.

Giuly sorrise e chiese al Digimon se avesse potuto accompagnarle. Bakemon, la cui paura ormai era svanita, accettò.

“Devo avvertirvi di stare in silenzio. Non tutti i Bakemon sono timidi o gentili come me… qualcuno potrebbe anche avere cattive intenzioni…” suggerì il Digimon che, uscito dal retro della bara, cominciò a fluttuare sulle scale.

“Presto. Dobbiamo scendere da qui!” strillò Alex mentre l’intero paese si girò ad osservare l’hotel in fiamme. Molti Digimon che lo abitavano persero la vita in quell’incendio.

“Guardate là!”

“Qualcuno, sta scappando!”

“Inseguiamolo!” Propose euforico Lopmon, come se il fumo gli fosse andato alla testa.

I ragazzi inseguirono l’ombra scendere le scale e alla fine arrivarono al piano terra. Ma l’ombra si fermò.

“Chi sei?”

“Sono un abitante dell’albergo!”

“Fatti vedere.”

Un Digimon bassoccio e vola uscì allo scoperto.

Il Digivice di Alex si illuminò. “Kogamon!!!”

“Sì, perché? Anche voi pensate che sia stato io ad appiccare il fuoco?”

“Digimon Mutante, livello campione. La sua tecnica: Sdoppiamento Oscuro!” confermò il ragazzo, che ripose il Digivice.

Kogamon iniziò a tossire e cadde a terra.

Quando riaprì gli occhi, era stato portato in salvo dai ragazzi.

“Perché mi avete salvato? Non credete che io appicchi gli incendi?”

“Sì, ma prima hai detto una frase che ci ha fatto venire un dubbio…”

“Sì, dovete credermi! Io non farei del male ad una mosca! Quando ho detto che la città sarebbe finita tra le fiamme sono stato frainteso!!!”

“Cosa? Dici davvero?”

“Sì, dovete credermi! Il padrone di questo posto potrà confermarlo! Quando è stato appiccato il secondo incendio, io ero qui! E lui mi ha visto! Ecco perché ha deciso di nascondermi!”

“Se fosse vero… allora significa che non sei tu il colpevole…”

Intanto…

“Grande Phelesmon!”

Witchmon entrò lentamente nella sala del trono. Il suo padrone non ci fece molto caso all’inizio. Continuò a mescolare la sua pozione ancora a lungo, in attesa di immagini.

“Grande Phelesmon!” Ripeté la strega.

Ancora una volta Phelesmon la ignorò. Aveva altro per la testa. La voce roca e profonda che ogni tanto si faceva sentire, ormai da un po’ di tempo stava tacendo.

“Che vuoi, Witchmon?” si decise finalmente a parlare.

“Non immaginerete mai che cosa sono riuscita a fare!”

Giuly era salita al terzo e poi al quarto piano. Il numero di Bakemon continuava ad aumentare. All’ultimo piano, i lamenti degli innumerevoli Digispettri erano assordanti.

“Scusate, vorrei parlare…” Bakemon la zittì.

“Lascia fare a me!”

“Grande Soulmon! Grande Soulmon! C’è una ragazza qui che vuole chiederle una cosa!”

“Portamela qui!”

Bakemon fece cenno a Giuly di raggiungerlo. Seduto su uno scaffale c’era un Digimon del tutto simile a Bakemon, che indossava un busso cappello da strega.

“Io sono Soulmon. Un Digimon fantasma che regna sui Bakemon. Cosa vuoi chiedermi?”

“Vorrei sapere dove devo andare per uscire da questo cimitero… lei lo sa mi hanno detto.”

“Oh sì, cara, lo so.”

Giuly rimase qualche secondo in attesa di una risposta.

“Poco tempo fa ho ricevuto una lettera di qualcuno che mi scrisse che avrebbe fatto saltare in aria la città dando la colpa a me. All’inizio non volevo crederci, ma poi scoppiò la prima casa. Poiché tutti pensarono a me come colpevole, decisi di nascondermi sugli alberi, dove nessuno guarda mai. Ero triste perché non potevo vivere felice la mia vita. Fortunatamente, quando è stato appiccato il secondo incendio, il padrone di questo posto mi stava rincorrendo e ha capito che non ero stato io a generarlo. Allora mi ha nascosto qui. Ma le lettere non finirono. Ne ricevetti altre e l’ultima diceva che stanotte ci sarebbero stati i “botti” e dopo di quella non ne ricevetti più. Naturalmente non avevo capito a cosa si riferisse, almeno fino ad adesso..:”

“I botti…” ripeté Dave. “Che si riferissero alla festa?” ipotizzò.

“Questa città è molto corrotta. Dovete sapere che BigMamemon è un politico molto corrotto che sfrutta le debolezze degli altri per attuare i suoi piani. Se c’è qualcuno dietro a tutto questo penso proprio che ci sia lui. Nessun altro gode di così tanta fiducia. Quando scoprii che cosa aveva in mente mi candidai alle elezioni, ma la sua popolarità era alta e mi sconfisse.” concluse Kogamon.

“Il dinamitardo farà saltare in aria la città ‘sta sera. Mi sembra ovvio… ma come?”

“In che senso?”

“La lettera ricevuta da Kogamon era l’ultima. Ciò significa che il colpevole sapeva che stanotte ci sarebbe stata la sua ultima mossa. Quindi farà saltare in aria la città! Ma come? Non credo che possa piazzare tante bombe indisturbato…”

Poi Dave ebbe un’illuminazione. “Ma certo! I carri! Ha messo le bombe nei carri!”

“E’ vero!” Confermò Kogamon. “I carri vagano separati in giro per il paese! Avrà messo le bombe sui carri per farle esplodere quando essi saranno ben distribuiti in tutto il settore!”

“L’hotel era solo un diversivo!” affermò Lopmon con aria da detective.

“Dobbiamo avvisare tutti!!” Affermò Ryudamon.

“Ma perché tutto questo?” Si chiese Dave.

Poco più tardi…

“Kogamon, tu vai avanti, spiega quello che abbiamo scoperto alla folla! Alex, Ryudamon, Lopmon, voi venite con me!”

“Dove andiamo?” Chiese il partner.

“All’hotel!”

“Cosa? Ma era in fiamme fino a poco fa!” controbatté Ryudamon con una faccia sconvolta.

“Lo so!” ripose Dave sorridendo.

Poco più tardi, Dave e gli altri raggiunsero l’hotel e salirono lentamente le scale fino ad arrivare al tetto.

“Sapevo che ti avrei trovato qui.”

Lopmon e gli altri sbarrarono gli occhi.

“Non c’è posto migliore per osservare la postazione dei carri, dall’alto intendo… oh certo, c’era il rischio di essere visto, ma appiccando il fuoco qui ti sei assicurato che nessuno entrasse nell’edificio.”

“Quindi il colpevole è…”

“L’unico che avrebbe potuto mettere le bombe nei carri. Yasyamon!”

Il Digimon si voltò con fare minaccioso.

“Come hai scoperto che ero io?”

“All’inizio non mi è parso strano che Kogamon provasse a difendersi, ma poi ho notato che fuggiva dai piani alti dell’hotel, un dinamitardo come si deve metterebbe le bombe ai piani bassi e mai le farebbe esplodere con sé stesso dentro. Sarebbe stata una follia! Per di più, aveva un alibi per il secondo incendio e la sua scarsa insistenza nel confermarlo mi ha spinto a pensare che lui non c’entrasse davvero niente. Anzi… lui era un caprio espiatorio perfetto. Ma tu non avevi capito che quando Kogamon ha affermato che la città sarebbe finita, si riferiva invece al fatto che il sindaco era corrotto e avrebbe anche dato fuoco ad essa piuttosto che essere pagato…”

“Sì, ci sono arrivato tardi, troppo tardi per fermarmi. Fortunatamente però qui in città nessuno sa che BigMamemon è un corrotto, a parte me che ho lavorato per lui a lungo!”

“Inoltre come preparatore dei carri avevi tutto il tempo per metterci dentro le bombe e preparare una piantina con la strada da far seguire loro. Scommetto che tra un po’ si troveranno esattamente sparpagliati per il settore!”

“Immagino che qualcos’altro ti ha fatto capire che ero io il colpevole!”

“Ho capito che di certo non poteva essere stato Kogamon ad appiccare l’incendio a casa tua, dal momento che si trovava qui nascosto nell’hotel. E quando quel Digimon ci ha detto di aver visto un’ombra scappare dalla casa in fiamme, scommetto che voleva dire che l’ombra è uscita dalla casa poco prima che scoppiasse l’incendio. Se no, avrebbe subito capito che l’ombra in questione eri tu che fuggivi dal fuoco. Inoltre ci ha detto che “l’ombra” ha scavalcato il muro della villa vicina. Tu sei partito all’inseguimento del presunto colpevole e hai scavalcato lo stesso muretto della stessa villa, pur non avendo avuto occasione di sentire la storia del Digimon. Quindi non potevi sapere, logicamente, che il colpevole era fuggito proprio in quella direzione. Ti sei messo nelle grane, caro mio!”

“Non credo proprio!” con uno scatto Yasyamon colpì Ryudamon, che cadde a terra stordito.

“Perché fai tutto ciò?”

“Perché sono stato pagato, è ovvio!”

“Da chi?”

“Tanto state per morire, vi dirò tutto. Poco tempo fa una strega è venuta da me e mi ha detto che tra qualche momento dei forestieri sarebbero venuti qui. Mi ha dato molti soldi perché facessi esplodere casa mia e altre ville in giro per la città. Il suo piano era stato ben congegnato.”

Lopmon scese dalla testa del partner!

“Tra poco l’intera città esploderà in un furibondo caos! Sarà uno spettacolo!”

“Non possiamo permettertelo!”

“Ah sì, e cosa credete di fare? So benissimo che solo il Digimon del tuo amico è in grado di digievolvere! Se no perché credi che non abbia atterrito anche il tuo?”

“Maledizione! Lui è troppo forte davvero per Lopmon! Devo pensare a qualcosa!”

Lopmon mosse i primi passi e si avvicinò a Yasyamon.

“Lop Tornado!” gridò, ma l’attacco fece solo smuovere leggermente il corpo di Yasyamon, che riuscì nel mantenere l’equilibrio.

“Cosa credi di fare, microbo?”

Lopmon ancora roteò su di sé e lanciò un altro tornado su Yasyamon:

“Protezioni Kendo!” gridò il Digimon al che, le protezioni sulle sue braccia si ingrandirono e respinsero il tornado su Lopmon, che venne scaraventato via.

“Lopmon rimani qui!” Gridò Dave al suo partner, che invece continuò ad attaccare, mentre veniva ripetutamente respinto.

“Se distruggo il dispositivo di innesco che ha nascosto negli scudi le bombe non salteranno!” esclamò.

“Potresti prenderlo nel punto sbagliato, dammi retta!”

“Beh, a questo punto anticiperò i fuochi d’artificio!!” esclamò brutalmente Yasyamon.

Lopmon e Dave in quel momento si alzarono. Dave prese il suo Digivice.

“Non posso continuare a permettere una cosa simile. La vita dei Digimon non è un gioco!”

Lopmon si illuminò. Yasyamon fu come paralizzato. Avrebbe voluto tanto premere quel bottone, ma la situazione glielo impedì. Lopmon si ingigantì e gli spuntò una divisa da Kung fu. “Turuiemon!!” Esclamò.

Dave sorrise. Adesso hai finito di giocare.

“Bokken incorciati!” Esclamò mentre un raggio a forma di X partì dalle spade di legno che tirò fuori.

Turuiemon subì il colpo, ma lo assorbì. “Turuie Pugno!!” Bastò un attacco di lui per far cadere il nemico dal tetto dell’hotel.

Purtroppo nell’urto con il pavimento il pulsante venne premuto. Ma non accadde niente.

“Imbecille di uno Yasyamon! Davvero pensavi non avessi raccontato la storia a Kogamon e che lui abbia disattivato le bombe prima del previsto…?”

“Perché non me l’hai detto?” Chiese Turuiemon.

“Perché l’ultima volta che ho detto qualcosa, il primo giorno in cui siamo arrivati a Digiworld, e quella cosa l’ho detta solo a te, cinque minuti dopo la sapevano tutti!”

“Uffa!” Esclamò desolato il Digimon.

Dopo quell’avventura Kogamon venne eletto sindaco all’unanimità a causa delle rivelazioni sulla corruzione di BigMamemon, che venne incarcerato per un po’. I ragazzi, aiutati da Kogamon raggiunsero il bivio e lo salutarono. Kogamon tornò indietro poco prima che anche Theo, Aaron, Sabry e Sonia arrivarono.

“Uff! Che avventura!” disse Sonia mentre corse ad abbracciare Aaron.

“Non dirlo a noi!” Rispose Aaron.

Dave e Alex stettero zitti!

“Si è digievoluta Palmon!”

“E anche Dracomon!” ribatté Theo mentre si girò soddisfatto verso il suo Digimon, che gli sorrise.

“Anche Turuiemon è digievoluto! Ci ha salvato la vita!” affermò Alex.

“A quanto pare io e te siamo gli unici che devono ancora provare la digievoluzione!” Disse Salamon rivolta a Patamon.

“Eggià!” Rispose lui.

In mezzo all’euforia generale sorse una domanda: “Dov’è Giuly?”

FINE CAPITOLO 6

Episodio 7: Un avversario in più e…

“Se vuoi che ti dica dov’è l’uscita di questo cimitero, devi portarmi con te!”

“Cosa? Perché dovrei?”

“Beh, perché questo posto non mi piace affatto! Io voglio vedere la luce del giorno ogni tanto… qui invece è sempre notte!”

“Se questo è quello che vuoi…”

Dopo qualche ora di cammino, Giuly e Soulmon uscirono dal cimitero. La luce del sole apparve improvvisamente. Tanto era forte che Sabry ne venne praticamente accecata.

“Grazie mille, ragazzina!” esultò Soulmon mentre si allontanò indisturbato.

“Ehi aspetta! Devi portarmi al bivio!”

Ma ormai Soulmon era arrivato troppo avanti.

Intanto gli altri prescelti si erano messi in marcia nella speranza di ritrovare la compagna scomparsa.

“Tutti noi siamo finiti in posti che pressappoco si trovano qui vicini… quindi anche Giuly dovrebbe trovarsi qui vicino…”

Camminando e camminando i ragazzi proseguirono alla sinistra del bivio, ovvero dalla parte opposta a quella proposta in passato da Sonia, la quale non esultò all’idea.

Durante il tragitto i ragazzi si raccontarono di quello che ebbero dovuto affrontare: Aaron e Theo raccontarono della digievoluzione di Dracomon effettuata allo scopo di salvarli da Coredramon; Alex e Dave raccontarono vantandosi di aver risolto il caso del dinamitardo; mentre Sonia e Sabry raccontarono di quello che a loro era successo. Si resero conto che tutte le loro avventure avevano a che vedere con un certo Digimon a forma di diavolo rosso e Witchmon: il Coredramon affrontato da Theo ed Aaron era stato assoldato dal misterioso Digimon, lo stesso, si rese conto Sabry, che istigò la rivolta nel Settore dei Fiori di Loto, mentre Witchmon aveva pagato Yasyamon perché desse fuoco al Settore Neon.

Ma tra tutti spiccò il racconto della Paladina che fondò il Settore dei Fiori di Loto:

“Kabukimon mi ha detto di averla conosciuta! Mi ha detto che lei era davvero una dei sette Paladini che affrontarono quei sette demoni!” affermò Palmon.

“In questo caso significa che quel settore era collegato a loro!” ipotizzò Aaron, “Dovremmo tornarci!”

“Credo che non sia possibile…” Affermò Sabry.

“… il settore è stato raso al suolo dalla rivolta popolare. Ci sono solo macerie ovunque. Inoltre quel Digimon ha eliminato anche Kabukimon e Floramon, che avrebbe dovuto prendere il trono…” aggiunse Sonia con una nota di tristezza.

Aaron rimase di stucco. Non poteva credere in tanta malvagità.

Nel frattempo…

“Grande Phelesmon!”

Phelesmon era ancora impegnato a mescolare l’intruglio nel suo calderone e aveva tutta l’aria di essere ansioso di attendere qualche immagine. Immagine però, che non arrivava mai.

“Cosa c’è…?” Ringhiò con la sua vocetta stridula.

Boogeymon entrò nella stanza: “E’ arrivato!”

“Bene!” esclamò il Digimon che si sedette sul suo trono fatto di teschi e ossa di Digimon. “E’ da tanto che ti aspettavo…!”

“Sapevo che avreste avuto bisogno di me!” Una voce femminile riecheggiò per la stanza.

“Sono venuta qui per offrirvi ogni mio servigio!”

“Bene, bene!” Sorrise lui. “Ti unirai a questi due incompetenti. Il tuo aiuto mi sarà prezioso!”

Boogeymon sbarrò gli occhi. “Che cosa? Un altro Digimon ad aiutarci?”

“Taci, vecchio verme di fogna!” disse la voce con tono autoritario. “Se no farai una brutta fine! E dati i tuoi precedenti risultati nello scontro con i prescelti, dubito che il Grande Phelesmon (e qui usò una voce autoritaria, come per far esaltare il nome, al che Phelesmon sorrise) vorrà rimproverarmi!”

Boogeymon tacque. Sapeva che quel Digimon aveva ogni potere necessario per eliminarlo, quindi preferì stare zitto e si allontanò.

Dopo aver deciso di dare la priorità a Giuly, i ragazzi proseguirono, come già stato scritto, sulla stradicciola a sinistra, in modo tale da raggiungere un paesino alquanto vicino.

Guardandosi intorno quella sembrava una cittadina come le altre. Case, palazzi e strade percorse da numerosi Digimon. Ad un certo punto si sentì una porta sbattere in lontananza. Giuly, uscì correndo inseguita da un’infinità di Digimon malintenzionati:

“Correte!” Gridò lei, “In questo posto c’è una taglia sulle nostre teste!”

Impauriti e shoccati i ragazzi si diedero alla fuga. Riuscirono a nascondersi in una piccola cantina il cui ingresso non era stato sigillato.

“Una taglia?” chiese Sonia all’amica.

“Sì! Il Digimon che controlla questo settore è d’Arcmon, un Digimon Angelico!”

“Un Digimon Angelico?”

“E’ così, ma purtroppo si comporta in un modo ben diverso da quello di un Angelo…”

“Ma tu come ci sei finita qui?” Domandò Aaron.

“La tempesta ha spazzato me è Fanbeemon (e indicò il Digimon sulla sua testa) in un cimitero. Un certo Soulmon ci ha fatte uscire a patto che lo portassimo con noi. Quando siamo uscite, lui se l’è data a gambe e io e Fanbeemon siamo rimaste da sole sulla nostra strada. Il bivio era ancora lontano, ma un Digimon rosso ci ha fermate e ci ha indirizzate qui…”

“Un Digimon rosso?” interruppe Alex.

“Che si tratti dello stesso Digimon che abbiamo visto tutti noi?” Ipotizzò Theo.

“E’ probabile… sappiamo che quel Digimon ce l’ha con noi…”

“E non è l’unico! Anche Witchmon sta collaborando con lui! Ci vogliono entrambi fare fuori!” tremò Sabry mentre Salamon si avvicinò a Fanbeemon: “Vi ha detto come si chiama, quel Digimon dico…?”

“Oh sì! Si chiama Boogeymon!” rispose l’apetta svolazzando giù dalla testa di Giuly.

“Analizzandolo con il digivice abbiamo scoperto che è di livello campione! Non sembra essere molto forte!”

“Non è così… è riuscito ad eliminare un Digimon che era sovrano nel Settore dei Fiori di Loto…!” sospirò Sonia.

“E ci ha anche scagliato contro un Coredramon nella foresta!” controbatté Theo.

“Che sia lui il Digimon che vuole risvegliare i Signori Oscuri?”

“Quando l’abbiamo visto la prima volta ho sentito in lui una grande forza… ma non abbastanza forte…” Patamon non sapeva come spiegarsi.

“Anche io ho avuto la stessa impressione vedendo Witchmon… era un Digimon di sicuro in gamba, con esperienza… ma non il genere di nemico imbattibile, non so se mi spiego…” Lopmon si mise con le braccia conserte e aspettò che Dave parlasse, ma il ragazzo non disse niente.

“Ecco, leggete qui…” Giuly tirò fuori un foglio di carta. Su di esso erano disegnate ne facce di tutti i sette prescelti e dei loro Digimon: “d’Arcmon l’ha messo in giro…”

“d’Arcmon! I prescelti sono stati avvistati in città! Cosa facciamo?”

“Niente per ora, mio fedele amico…” disse lei rivolgendosi ad un Digimon semi umano che le stava di fianco, “Dobbiamo attendere che siano loro a venire da noi!”

“Pensavo che li avresti eliminati uno ad uno… facilmente…!” sogghignò Witchmon che era apparsa lì vicino.

“Non dovresti ridere, vecchia befana! Se non fosse per me fareste tutti una brutta fine…”

Witchmon inarcò le sopracciglia e rise. Poi sparì nel nulla.

“Vecchi Digimon inutili… vi farò vedere io!”

Sonia si avvicinò a due Digimon di passaggio: “Scusate, è vero che siamo ricercati?”

I due Digimon urlarono e poi grugnirono.

“Siete Doggymon, non è vero…? Siete proprio carini!” Con un cassonetto dell’immondizia, la ragazza di assicurò che i due Digimon non potessero dare l’allarme.

“Vedi, Giuly… tu sei poco pratica!” disse lei sorridendo.

Poi l’intero gruppo si diresse verso il palazzo di d’Arcmon, nel centro del paese. Patamon, Salamon e Lopmon, che tanto si erano opposti a tutto ciò, furono costretti ad inseguire il resto dei prescelti.

“Andremo incontro a seri guai!” Aveva detto Salamon. Ma nessuno parve darle ascolto.

Correndo ed eliminando qualche ostacolo, tutti e sette raggiunsero il palazzo e, dopo aver stordito le guardie con dei “Turuie Calci”, entrarono indisturbati.

“Dove sei, d’Arcmon?”

“Fatti vedere!!”

d’Arcmon apparve del tutto a suo agio nel vedere i ragazzi, quando uscì da dietro un drappo.

“Sembrate arrabbiati, miei cari ragazzi, che cosa vi ha spinti dritti nel mio nascondiglio…? Non siete stati molto furbi…”

“Vogliamo delle spiegazioni su questo foglietto!” disse Sabry lanciandole una pallina di carta. Il Digimon la aprì e lesse, poi si mise a ridere e glielo gettò indietro con la velocità di un proiettile, ma Turuiemon lo scansò.

“Siete dei folli! Siete venuti fin qua…”

Sonia la interruppe: “C’è la possibilità che tu sia stata stregata da una certa Witchmon! Lei ci vuole uccidere e…”

“Taci, ragazzina!” e a quelle parole Sonia aprì la bocca stupita e offesa. “Nessun Digimon è abbastanza potente da farmi il lavaggio del cervello! Io sono la sovrana di questo luogo, e ho l’ordine di eliminarvi!!” un Digimon blu uscì da dietro la schiena dell’”Angelo” appena questa ebbe tirato fuori la spada dalla sua fodera.

“Lekismon! È un Digimon Animale di livello Campione! La sua tecnica è: Bomba Lunare!” lesse Aaron dal suo Digivice.

“Io e Lekismon abbiamo fatto una scommessa: io ho scommesso che non sareste resistiti più di cinque minuti. Lei è stata più buona, ve ne ha dati dieci. Beh… vediamo chi ha ragione!”: d’Arcmon e Lekismon partirono all’attacco. Tutti i Digimon dei prescelti digievolverono non appena intuirono il pericolo.

“Bombe Lunari!” Esclamò Lekismon.

Numerosi esplosivi colpirono i Digimon dei ragazzi, che furono costretti ad indietreggiare. D’Arcmon attaccò con la spada, ma mancò Turuiemon, che si spostò in tutta la sua velocità.

“Pungiglione Laser!” esclamo Waspmon e, con un raggio, distrusse metà dell’edificio.

Tutti i Digimon in piazza si riversarono nelle strade e fuggirono in preda al terrore.

“Coda a flagello!” Esclamò invece Ginryumon, che colpì il terreno con la sua coda provocando una piccola scossa sismica.

“Fiammata Zaffiro!” disse Coredramon contro d’Arcmon, che venne avvolta tra le fiamme. Purtroppo il colpo fu nullo sul nemico, che, come se niente fosse, colpì Coredramon con il suo scettro. Al che, il Digimon venne scagliato a terra.

“Raffica di spine!” roteando su sé stesso, Togemon gettò una pioggia di spine sui nemici, ferendo lievemente Lekismon, che contrattaccò con una delle sue bombe.

D’Arcmon, che d’altronde voleva vincere la scommessa, colpì Waspmon, che regredì Fanbeemon che venne poi soccorso da Giuly. Poi anche Ginryumon venne colpito in pieno petto dalla bomba di Lekismon, regredendo Dracomon.

Sabry, la quale era rimasta in disparte insieme ad Aaron poiché Salamon non era ancora in grado di digievolvere, decise di non rimanere a guardare e prese uno dei pochi bicchieri ancora intatti di vetro contenuti in una vetrinetta vicino alla porta e lo tirò a d’Arcmon, che esitò e poi, sfoderando le sue armi si avventò sulla ragazza, che riuscì ad evitare la nemica grazie ad una spinta di Aaron.

D’Arcmon rise: “E’ vero… perché non cominciamo da quelli che non possono ancora digievolvere?” sogghignò. Lentamente si avvicinò ad Aaron e Sabry, ma Togemon la spinse via.

“Grazie Sonia!” Gridò Sabry mentre Togemon spingeva con la sua mole d’Arcmon fino a farla cadere giù dal buco che si era creato nella parete.

“Non ringraziare me, ringrazia Togemon!”

Nel frattempo Togemon si era lanciato sul corpo di d’Arcmon sul pavimento della piazza, ma il Digimon, veloce, si spostò a sua volta facendo cadere il partner di Sonia direttamente per terra.

“Spada dan…” d’Arcmon non potè proseguire: “Turuie Pugno!!”

D’Arcmon venne colpita in piena schiena dal pugno di Turuiemon e venne scagliata violentemente contro la statua centrale che la raffigurava.

“Maledetto, la pagherai!”

Intanto, Dracomon si riprese e digievolse ancora Coredramon.

Lekismon danzava a ritmo dei suoi colpi che venivano scagliati da ogni parte.

“E’ meglio che lasci tutto nelle tue mani!” Ringhiò d’Arcmon. “Stai vincendo la scommessa e quindi preferisco lasciare tutto a te! Ma non me ne andrò senza causare danni!”

Con la spada tagliò la statua, che cadde su Togemon, il quale regredì Palmon.

“Ora non potrai perdere!”

“Sarà fatto d’Arcmon!!” disse l’altra scagliando Bombe Lunari ovunque.

Aaron si guardò intorno. “Ci dev’essere un sistema! Lekismon è davvero veloce a lanciare le sue bombe… non ci lascia nemmeno il tempo di prepararci all’attacco. Dobbiamo trovare un qualche modo per rallentarlo!!”

Sabry nel frattempo aveva recuperato altri bicchieri e dall’alto continuava a lanciarli su Lekismon.

“Perfetto!” esultò Aaron. “Se Lekismon dovesse continuare ad evitare i bicchieri, non avrebbe il tempo materiale per attaccare, non le lasceremmo il tempo di agire! In caso contrario verrà atterrita dalle schegge di vetro!! Sei un genio, Sabry!”

“Io? Vabbè, a me veniva spontaneo a dire il vero…”

Salamon e Patamon fecero lo stesso con una tale grinta che Aaron dovette ricordare la sua ultima cena di capodanno per risalire ad una cosa simile: era noto a tutta la famiglia che la nonna era una gran vincitrice, ma mai come quel giorno. Si ricordava, Aaron, ancora quando questa gridò “Ambo!”, “terna!”, “quaterna!”, “cinquina!” e alla fine: “tombola!!!!”. “Che fortuna la nonnina!” aveva pensato.

Come previsto, Lekismon smise di attaccare, ma qualcosa andò storto. Sì, vabbè, Palmon ebbe il tempo di riprendersi e ri-digievolvere Togemon, e così anche Fanbeemon e Ryudamon, ma l’avversaria, schivando uno dopo l’altro i colpi che le arrivavano, saltò abbastanza alto per raggiungere il piano da dove Aaron, Sabry, Salamon e Patamon lanciavano i bicchieri.

“Bomba Lunare!” gridò.

Per un attimo fu silenzio: Salamon si era messa in mezzo, e aveva incassato il colpo.

“Salamon!!” gridò Sabry, che si avvicinò al Digimon dolorante al centro della sala, trai cocci di vetro e i pezzi del tavolo.

“Sabry…” chiamava la partner.

“Non dovevi farlo! Sai benissimo che potresti morire da un colpo come quello.”

“Io volevo solo proteggerti…”

“Sì, e ti ringrazio, ma da adesso in poi devo essere io a proteggere te!”

“Non è giusto… anche io voglio partecipare alla battaglia dall’interno e non rimanere a guardare..:”

“… lanciando bicchieri come il pubblico di un teatro lancia i pomodori, vero?” disse lei.

“Sì…” Salamon chiuse gli occhi.

“Che Digimon inutile… morire per un essere umano… adesso ti darò il colpo di grazia, così le lacrime della ragazzina non saranno vane! Bomba Lunare!!”

Turuiemon balzò in alto e diede un violento spintone a Lekismon.

“Maledetto! Come hai osato??”

“Nessuno può uccidere Salamon!” minacciò lui.

“Turuiemon, distruggila!!” incitò Dave urlando.

“Nessuno può ferirmi così!!” e lanciò una raffica di bombe che colpirono in pieno Turuiemon, facendolo regredire Lopmon.

“Adesso basta! Non rimarrò qui con le mani in mano… Salamon è ferita… devo proteggerla.” Continuava a ripetersi Sabry. Lekismon si avvicinò al Digimon e si preparò a sparare un’altra Bomba Lunare, ma questa volta fu Ginryumon a fermarla. Poi ancora Togemon, Waspmon e infine Coredramon. Tutti caduti a terra e regrediti.

“Non potete fermarmi! Sono troppo forte per voi. Bomba Lunare!!”

Allora la luce bloccò Lekismon, che fu costretta ad indietreggiare. Nel far ciò cadde e si ribaltò. “No, no!! Ce l’avevo quasi fatta.”

Lo stupore di Sabry salì alle stelle quando al posto del cagnolino si ritrovò ad abbracciare un gatto. Questo si alzò su due zampe: aveva il pelo bianco e la coda lunga portava, sulla cima arruffata un anello dorato. Sulle zampe anteriori aveva due guanti che lasciavano fuoriuscire tre artigli per mano.

“Sono Gatomon!” rise lei.

“Oh! Finalmente, anche tu, Salamon!!”

Gatomon aveva un’aria assente: osservava Lekismon riprendersi dalla brutta caduta. Era immobile e intorno a lei i prescelti si domandavano a cosa stesse pensando. Sbatteva ogni tanto le palpebre e sorrideva, ma non distoglieva mai lo sguardo dal nemico.

Lentamente Lekismon si alzò.

“Sabry, allontanatevi!” sentenziò lei.

“D’accordo, ma… cosa hai intenzione di fare?”

“Lo vedrai!” disse questa facendo l’occhiolino all’amica, che ricambiò e fece allontanare tutti.

Lekismon si riprese e velocemente attaccò con un’altra bomba. Quando essa fu a circa due centimetri da Gatomon, quest’ultima saltò con una rapidità che neanche a rallentatore sarebbe stato possibile vedere i suoi movimenti. Evitò quindi la bomba e scagliò un potente “Calcio Felino” su Lekismon, così rapido che non fece neanche in tempo ad evitarlo. Lekismon cadde a qualche metro di distanza.

Gatomon sorrise e disse sottovoce: “Sei agile, Lekismon, ma quello che ti manca è la difesa!”

“Bomba Lunare!”

Ancora una volta, Gatomon si scansò e la bomba finì contro il lucernario del soffitto, che si frantumò.

Gatomon ormai si muoveva così velocemente che nessuno riuscì a vedere i suoi movimenti.

“Dove sei? Fatti vedere!!” Ripeté Lekismon pensando che il Digimon si fosse nascosto.

Gatomon si fermò ed assunse uno sguardo felino d’attacco!

“Ti finirò in meno di un minuto!” Ringhiò Lekismon e si avventò su Gatomon stringendo tra le mani una bomba.

“Ha intenzione di farti esplodere una bomba a distanza ravvicinata!!” Gridò Sabry, ma Gatomon la guardò come per dire “so tutto!” e le sorrise.

Quando Lekismon fu ormai vicinissima al micio, Gatomon si spostò di profilo e cominciò a scatenare una raffica di colpi:

“Pugno Felino! Calcio Felino!” tirava pugni e calci con una velocità pazzesca, che neanche un Digimon veloce come Turuiemon avrebbe saputo evitare.

Dopo qualche secondo, Gatomon smise di colpire e si allontanò di qualche metro. Alle sue spalle, Lekismon si scompose in tanti piccoli dati.

Sabry esultò e corse ad abbracciare l’amica che contraccambiò.

“Hai visto che anche io sono forte?”

“L’ho sempre saputo!!”

Aaron prese Patamon con aria interrogatoria: “Ora manchi solo tu…”

Nel frattempo, d’Arcmon era tornata al quartier generale di Phelesmon, poco lontano dalla sua città. “Grande Phelesmon! Il mio orgoglio mi ha impedito di partecipare a quella lotta, ma non si preoccupi. Ho paura che neanche quella gatta sia in grado di eliminarmi! La prossima volta li farò fuori, tutti in blocco!!”

“Non ho bisogno di promesse, d’Arcmon! Voglio certezze… e so che non mi deluderai in futuro!”

“Può contarci!”

“Ma… Grande Phelesmon… io sono stata punita, non è giusto…” ribatté Witchmon con tono pietoso.

“Non ho bisogno che tu mi dica come fare il mio lavoro, vecchia bacucca!”

Witchmon, davanti all’insulto del suo padrone, si inchinò e si allontanò.

“Grande Phelesmon, ho bisogno dell’aiuto di quegli stupidi idioti che la servono…”

“Puoi agire..:”

“Perfetto, non potevo chiedere altro!”.

Phelesmon continuava a mescolare il liquido catramoso nel suo calderone ancora nella speranza di ricevere immagini. Poi parlò con la sua orribile vocetta stridula:

“d’Arcmon! Ne hai trovati altri?”

“No, Grande Phelesmon! L’unico che era nascosto nella mia città è quello verde…”

“Se è così, allora, presumo che dobbiamo allargare d’area delle ricerche…”

D’arcmon non aveva il coraggio di ribattere e si rialzò dalla posizione inchinata. Phelesmon non ci fece caso. Continuava imperterrito a mescolare il suo calderone con il tridente.

“Ne manca solo uno…” si ripeteva, “Solo un prescelto deve ancora far digievolvere il suo Digimon… devo agire prima che questo accada… se no è la fine!”

FINE CAPITOLO 7

Episodio 8: Il ladro

Quando Witchmon aprì la porta della sala fece un gran fracasso. Boogeymon, che si trovava al suo interno, si spaventò terribilmente. Phelesmon, invece, non ci fece caso, continuando a mescolare il fango nel pentolone sempre nella sua interminabile attesa che quella voce si facesse risentire.

“Grande Phelesmon! Io tutto ho potuto tollerare, ma che mi si metta al servizio di quella là…” Witchmon parlò chiaro, ma Phelesmon non la udì. Fu d’Arcmon a rispondere al posto suo: “Pensavo di essere stata chiara. Tu lavorerai per me, che ti piaccia o no. Se non lo farai… nessuno ti rimpiangerà!”

La strega ebbe un gemito. Sapeva che quel Digimon angelico aveva tutte le capacità e i poteri necessari a distruggerla e non poteva far altro che tacere.

Boogeymon si avvicinò al suo padrone: “Forse Witchmon ha ragione… secondo me è tempo sprecato mettere insieme quelle due, sono già forti singolarmente…”

“Witchmon non è forte, e tu nemmeno!” Sibilò Phelesmon con la sua vocetta stridula. D’Arcmon è il Digimon che vi serve per migliorarvi. Fino a quando vorrò, lei sarà una di voi.” Ma Boogeymon, che voleva difendere la sua più longeva compagna ripeté: “Capisco quello che volete, o grande Phelesmon, tuttavia sono obbligato a farvi presente che Witchmon, io e d’Arcmon siamo sullo stesso piano… non è giusto che quella voglia fare la comandina…”

“Infatti hai ragione! Sono stato io a ordinarle di farlo.”

Boogeymon tacque.

“Quali sono i piani per la prossima mossa, d’Arcmon?” Continuando a mescolare l’intruglio, Phelesmon si voltò verso l’alleata.
“Ho intenzione di farli fuori tutti in blocco. A partire da quello che ancora non può digievolvere, ma ho bisogno di tempo… prima farò in modo che sia Witchmon ad affrontare i prescelti… per indebolirli!”

“Sono d’accordo con te!” Sibilò ancora Phelesmon.

“Io non lo farò! Dovrei essere una pazza per andarmi ad ammazzare così!” Gridò l’altra.

Phelesmon smise di mescolare la pozione e, alzando la mano sinistra, evocò il manico del suo tridente dal pavimento, che penetrò Witchmon. Questa gridò e il tridente si ritrasse.

“Fino a quando sarai mia serva, farai quello che io e d’Arcmon ti ordiniamo, d’arrordo?”

“S-sì…” rispose Witchmon ansimando.

I prescelti decisero di distruggere completamente quello che restava della base di d’Arcmon, per indebolire il nemico colpendo ciò che lo circonda.

I paesani, fuggirono sotto i colpi di Gatomon e Waspmon che fecero a brandelli l’edificio.

“Dobbiamo prepararci allo scontro!” Rise Sabry, “E quale modo migliore di fare ciò, se non distruggere ogni cosa del nemico che vediamo? La statua!!” proseguì.

Con un calcio, Turuiemon ridusse in polvere la statua centrale che già in precedenza era stata fatta cadere dalla sua stessa costruttrice.

“Forse è meglio iniziare ad incamminarci verso il prossimo villaggio. Come potete vedere, quel maniero lassù (e indicò un punto all’orizzonte) dev’essere il quartier generale del nemico.” Propose Aaron.

Sonia confermò e Togemon fece cadere alcuni edifici del paese come fossero tessere del domino.

Poco dopo…

Lasciato il paese di d’Arcmon, i ragazzi intrapresero una strana strada piena di specchi. Il Sole cominciò a calare e in poco tempo divenne notte. Pian piano la sagoma del castello prendeva forma. All’orizzonte erano quasi perfettamente visibili le torri appuntite e pericolanti, stile medievale e, quando ormai la notte calò, esso parve mimetizzarsi col suo colore.

“Finalmente! Dobbiamo entrare in quel castello. Probabilmente è lì che si è nascosta d’Arcmon con Witchmon e Boogeymon!!” esclamò Sabry con un tono allegro.

La Luna era sorta all’orizzonte e il suo riflesso cominciò a generare una sorta di “ragnatela di luce” tra le superfici riflettenti del percorso. Numerosi Digimon cominciarono a fluttuare nell’oscurità e di loro era udibile solo il lamento.

“E’ tutto così tetro…” gemette Giuly.

“Dobbiamo stare attenti!” incoraggiò Alex prendendo per mano Sabry.

Salamon, Patamon e Lopmon guidavano la compagnia lungo lo stretto sentiero costeggiato dagli alberi spogli da cui pendevano tutti quegli specchi macabri.

Dopo qualche minuto di cammino, il riflesso della luna comparve per terra. Sabry si avvicinò meglio al punto e notò che a qualche metro da loro c’era un piccolo laghetto a forma di mezzaluna. Il punto in cui la luna era riflessa, era il punto dove ogni fascio di raggi di luna prodotti da ogni singolo specchio si incrociavano.
“Che splendido spettacolo!” disse Sonia avvinghiandosi ad Aaron. “Così romantico…”

“Hai ragione!” Assentì lui mettendole una mano intorno alla vita.

Giuly si avvicinò al lago.

“Una così bella fanciulla!” sentì parlare. “Avvicinati di più, così che io possa vederti!”

La voce parlò, ma solo lei parve sentirla. Avvicinò il volto al lago, che lo riflesse. Ma la ragazza nel riflesso non era lei. Era più vecchia, i suoi capelli erano crespi come rami. I suoi occhi erano infossati e le labbra screpolate.

La ragazza urlò toccandosi volto e capelli. “Non posso essere io quella là!”

“Cosa stai dicendo…?” chiese Theo mentre si chinò.

“Quel lago… mi ha fatto vedere il mio riflesso… ma non ero io! Sì, i lineamenti erano i miei, ma la mia faccia era squadrata, sfatta, e sembravo invecchiata di cent’anni!”

Theo rise a quella frase. Non ci credeva affatto, pensava – al massimo – che la ragazza avesse avuto una sorta di allucinazione. Così si avvicinò anch’egli allo specchio d’acqua e si specchiò.

“Tutto normale.” Concluse. “Avrai avuto un’allucinazione!”

“No, no vi dico! Era vero! Ho visto quell’orribile cosa nel lago!!” Poi si avvicinò ancora al lago e si specchiò una seconda volta. Tutto normale.

“Forse è stata la luna a disfare la mia immagine…” ipotizzò.

Dave si accorse che i fasci di luce riflessi della luna vibravano leggermente: il vento si stava alzando all’improvviso.

“Avvicinati.” Ancora la voce. Giuly aveva ancora sentito quella voce. All’inizio pensò che si trattasse del rumore del vento, ma poi udì le indistinte parole: “Avvicinati, non aver paura!”

“Le avete sentite?” nessuno diede una risposta affermativa, ma Sabry ormai si era avvicinata al laghetto. Ancora vide il suo volto sfigurato, ma non disse nulla. Allungò la mano verso di esso, ma non riuscì più a tirarla fuori! Anzi, il lago la tirava dentro di sé la ragazza, esercitando una tale forza, che neanche Fanbeemon, quando se ne accorse e digievolve Waspmon, riuscì a sottrarla. Lei e il suo partner vennero risucchiate nel lago, ma non emisero alcun tonfo.

Quando ebbero gridato aiuto, Aaron, Theo e gli altri si erano precipitati al laghetto. Niente. Di loro non c’era traccia.

La voce di Giuly riecheggiò nell’aria.

“Dove sei??” gridò Sonia.

“Sono qui!” La voce rispose. La ragazza, e il resto del gruppo si voltarono. Giuly era lì, in uno degli specchi che circondavano il lago. “Non dovete avvicinarvi al lago, o verrete risucchiati!”

“Oh no! E come faremo a liberarti?”

“Provate a rompere lo specchio!!”

“No! Potrebbe darsi che non riuscirà più a liberarsi!”

“Ottima deduzione, mio caro ragazzo!” Disse di nuovo quella voce a Dave, ma tutti questa volta riuscirono a sentirla.

“Oddio, come ho fatto a non averlo capito prima!!” sibilò Giuly: “Sei Witchmon!”

La strega emerse dal lago, ma non era bagnata.

“Questo lago è un passaggio per una regione parallela a questo mondo! Non riuscirete a salvare la vostra amica e il suo Digimon facilmente!”

Poi mise un piede sulla terra ferma e tutti i Digimon dei ragazzi digievolsero.

“Tempesta Lunare!” Gridò la strega agitando la scopa.

Un uragano compreso in un’area ristretta fece agitare l’acqua del laghetto che travolse i Digimon dei ragazzi. Come lame, le raffiche di vento procuravano piccoli tagli lungo il corpo dei Digimon, che caddero stesi. Gatomon, Turuiemon e Togemon si rialzarono: i primi per abilità nella lotta e l’ultimo perché la sua mole è così grande da redere impossibile il suo abbattimento.

Witchmon ringhiò: “I soliti odiosi che si rialzano… devo fare qualcosa.” Sibilò.

“Getto a Pressione!”

Turuiemon volò distante, ruppe uno specchio e cadde.

“No, Turuiemon! Reagisci!” Incitò Giuly.

Witchmon era seccata da quei Digimon che si rialzano sempre. Preferiva fare un lavoro breve e vincere in quattro e quattr’otto, ma purtroppo quello non era il suo caso. Scomparve di colpo e riapparve dietro ad Alex. Con una spinta lo fece cadere nel lago, che lo teletrasportò in uno degli specchi. Anche Ginryumon cadde nel lago nel tentativo di salvare il suo partner.

Poi apparve dietro di Theo e lo strattonò verso lo specchio d’acqua. Ma Coredramon riuscì a fermarlo.
“Tempesta Lunare!”

Nel tentativo di proteggere il ragazzo, Coredramon venne spinto nel lago e con lui anche Theo.

“No, Theo, Coredramon!!” Gridò Aaron accompagnato da Sonia.

I due comparvero in uno specchio dietro a Patamon, che si spaventò nel vederli comparire.

“Gatomon!” gridò poi, “Per salvare i ragazzi dagli specchi devi sconfiggere Witchmon!”

“Lo so, ma scompare troppo velocemente!”

Sabry raggiunse il suo Digimon: “Ma tu sei veloce…”

“Ma non basta!”

Witchmon apparve ancora dietro a Sabry, ma Gatomon le diede uno dei suoi Pugni felini, facendola roteare tra gli specchi. Poi la strega salì sulla sua scopa e scagliò un altro “Getto a Pressione!”.

Gatomon lo schivò, ma il getto colpì Sonia che, infradiciata, venne afferrata da Togemon:

“Tu, lurida, vecchia megera!!” gridò a Witchmon che la colpì di nuovo facendo cadere lei e Togemon nel lago:

“No, Sonia!” Sabry aveva gridato troppo tardi. Neanche Gatomon riuscì a salvare la ragazza in tempo.

Witchmon si mise a ridere. “Non potete fare niente per fermarmi.

Turuiemon attaccò Witchmon saltando, ma Witchmon volò via evitandolo. Inoltre, colpendolo con la scopa, lo fece sbilanciare. Turuiemon cadde nel lago.

Witchmon sogghignò ancora. Poi fece per buttare giù Aaron e Patamon, ma Dave la spinse via.

Gatomon ne approfittò per colpirla ancora, ma sbagliò bersaglio e distrusse uno specchio di quelli che circondavano il lago.

“Maledizione!” gridò Gatomon.

Witchmon colpì con la scopa Aaron mentre si allontanava dal laghetto e si sbilanciò cadendo in esso con Patamon e Dave, che si trovava dietro di lui.

“No Aaron…” ironizzò Sonia mentre si pettinava i capelli nello specchio.

“Sempre la solita!”

“Turuiemon!!”

“Non ti preoccupare per me, Dave! Io sto bene! Piuttosto… Gatomon! Sconfiggila!”

Ormai Gatomon era rimasta sola contro Witchmon. Lei e Sabry si erano rifugiate dietro ad uno specchio.

“Cosa facciamo, Gatomon?”

“Dobbiamo prenderla alla sprovvista!”

“Ho un’idea!” esclamò Sabry in preda ad un’idea geniale (e il che era a dir poco sorprendente per Sabry, dato che era risaputo che ad avere le idee geniali nel suo gruppo era Sonia).

Sussurrò qualcosa nell’orecchio di Gatomon, che corse come una folle qua e là. Corse così veloce che nessuno poté vederla. Neanche Witchmon.

“Cosa pensi di fare?” sibilò lei. “Se non colpirò prima te, prenderò la tua amichetta!!”

“Pugno Felino!”

Gatomon aveva saltato sugli specchi e colpì Witchmon così forte che questa cadde dalla scopa e fece un volo di tre piani, rompendo numerosi specchi.

“Come hai fatto?” Grugnì quella mentre si rialzava.

“Non importa come ho fatto, io riesco bene a saltare e a correre! Quello che conta è quello che ti farò adesso!”

Witchmon si mise a ridere. “Non puoi prendermi… io posso sparire!”

“No, non puoi…”

“Cosa?”

Sabry era apparsa da dietro.

“In realtà sfruttavi i riflessi creati dagli specchi per risultare invisibile. Veniva continuamente riflesso il paesaggio intorno a te e non la tua figura… Per quanto sei forte, non puoi apparire e sparire da nessuna parte. Al massimo voli con la tua scopa!”

“Maledetta ragazzina..:”

Sabry si avvicinò lentamente a Gatomon evitando Witchmon che, a quattro zampe, faticava a rialzarsi dopo il brutto colpo di Gatomon.

“Getto a pressione!” Gatomon si spostò e il getto colpì uno specchio, che andò in frantumi. Con abilità, Gatomon si spostava rapidamente da uno specchio all’altro e Witchmon colpiva ripetutamente tali specchi distruggendoli. In poco tempo, gli unici specchi rimasti erano quelli in cui erano intrappolati i ragazzi. I fasci di luce che si riunivano al centro del lago scomparvero e l’unica luce che illuminò l’area su quella della vera luna, splendente nel cielo.

“Ora non sei rimasta che tu e le tue tecniche!” Rise Gatomon. Continuò a fissarla a lungo con i suoi occhietti da gatto. Un’espressione allegra, sorridente. Witchmon colpì ancora con una delle sue Tempeste Lunari, ma Gatomon saltò altrove.

“Calcio Felino! Pugno Felino!!” Continuava a gridare. Ma Witchmon non sentì i colpi. Non capiva neanche da dove provenisse la sua voce.

“Dove sei…? Fatti vedere! Perché non mi attacchi??”

Le sue preghiere furono esaudite. Una raffica di ganci e calci distrusse Witchmon letteralmente.

“Maledetta d’Arcmon… non sarebbe successo se tu non mi avessi costretta…” disse con voce spezzata.

“E tu, maledetto gattaccio! Farete tutti una brutta fine quando affronterete il Grande Phelesmon!!!” e si scompose in un’infinità di dati.

Un grido di esulto sconvolse i dintorni e gli specchi in cui i ragazzi erano rinchiusi si spezzarono.

“Finalmente liberi!” esultò Dave.

“Sei stata grandissima, Gatomon!”

Tutti i Digimon si congratularono con il gatto e così anche gli esseri umani.

La felicità di aver sconfitto la nemica ci mise un po’ a passare. Ognuno dei Digimon si vantava delle sue gesta:

“Hai visto che colpi sferrava! Ma io non mi sono lasciata intimorire e le ho sferrato un destro, un sinistro, un calcio, una ginocchiata! E si è piegata davanti a me mormorando strane parole…!”

“E io, quando mi sono rialzato??” si vantò Turuiemon.

“Io non ero neanche caduta…”

“Ma tu sei pesante, Palmon..:!”

La notte era ormai fonda e i ragazzi si accamparono in un posto isolato in un bosco.

“Che pace… sulla Terra non ci sono così tanti spazi verdi!” Disse Sonia inspirando profondamente ed espirando lentamente.

“Hai ragione!”

“Dobbiamo trovare qualcosa per accendere un fuoco… non fa poi così caldo…” Suggerì Aaron.

“Aaron ha ragione. Io e lui andremo nella foresta a cercare qualche legnetto… non ci metteremo molto!” Propose Sonia sorridendo.

“No, non lo permetterò.” Dave si alzò. “Patamon è l’unico dei Digimon a non essere in grado di digievolvere. Se comparisse d’Arcmon o Boogeymon non potreste combatterli.”

“E’ vero… non ci avevo pensato…”

“Vedrai che non compariranno!” Ottimizzò Aaron. “E se lo faranno… Patamon avrà un buon motivo per digievolvere!!”

“Però voglio venire anche io!” controbatté ancora Dave.

“D’accordo!”

Intanto…

D’Arcmon venne fatta mandare a chiamare da Boogeymon.

“Cosa è successo, o Grande Phelesmon?”

Phelesmon era tutt’altro che rilassato. Continuava a tremare, ma non si capiva se era a causa di un malessere, di una paura o dell’ira. Ben presto, comunque, le sue parole tolsero ogni dubbio a d’Arcmon, che si era inchinata davanti a lui.

“Il tuo piano non ha avuto il successo sperato.”

“Non ce l’ha fatta…?”

“No. Witchmon è perita sotto i colpi di Gatomon. Comincio a credere di dover prendere in mano la questione personalmente.”

“No, Grande Phelesmon. Non si deve disturbare.”

Boogeymon che era presente sputò per terra.

“Leccapiedi..:” sussurrò. D’Arcmon lo sentì, ma fece finta di niente. Ci avrebbe pensato dopo.

“Hai ragione Boogeymon.” Sogghignò Phelesmon. “d’Arcmon si sta comportando proprio male. Potrei riservarle lo stesso trattamento che ho usato su Witchmon?”

“Sì!” esultò il Digimon.

Sussurri delle ombre riecheggiavano nel castello: “Sì, sì!” incitavano. Ma pestando il tridente per terra, Phelesmon li fece tacere.

“Mi sarai ancora utile.”

Intanto Aaron, Dave e Sonia avevano imboccato la strada nel bosco. Appena il gruppo scomparve in lontananza Sonia cominciò il suo discorso: parlò dei piani futuri, di come il suo Digimon avrebbe annientato Boogeymon e ipotizzò le varie digievoluzioni che Patamon avrebbe potuto intraprendere. Aaron non le badò. Dave era soprapensiero.

Sonia continuò a parlare e Dave tacque per tutto il tempo. A un certo punto, la ragazza si voltò: “Dov’è Aaron?”

Il silenzio avvolse l’area. Dave indietreggiò: “Oh no… si sarà perso? È colpa mia! Avrei dovuto stare attento…”

“Stai calmo… vedrai che sarà qua intorno e vuole farci uno scherzo! Aaron!! Vieni fuori, non ci caschiamo! Non è divertente.”

Un rumore indistinto era udibile nel buio. Le chiome degli alberi coprivano la Luna. Buio.

Un altro rumore, ma questa volta erano passi. Sonia si girò: “Avanti Aaron! Sappiamo che sei dietro l’albero! Vieni fuori!”

Nessuna risposta.

“Non scherzare Aaron! Mi sto preoccupando!” disse tremolante Dave.

“Aaron! Se non esci subito fuori ti assicuro che torno dagli altri e ti lascio al freddo tutta notte!! Ecco bravo! – una figura indistinta uscì da dietro l’albero – Fai bene ad uscire!”

Ad un certo punto soffiò un forte vento. I rami degli alberi si mossero e le foglie danzarono vivamente, permettendo ai raggi della Luna di illuminare la scena.

Un individuo alto era apparso tra gli alberi. Indossava un lungo mantello nero che si chiudeva linearmente lungo la linea di simmetria del corpo di tale figura e una maschera bianca senza tratti distinguibili che gli copriva il volto. La sua testa era coperta da una tuba nera e i capelli neri a caschetto si muovevano con il vento.

“Chi sei?” mormorò Sonia.

La persona stette zitta.

“Sei un essere umano?”

Di nuovo silenzio.

“Dov’è Aaron?”

Non si sentì volare una mosca.

“Parla! Ti giuro che se li hai fatto del male io…”

Ad un tratto una mano sbucò dal mantello, aprendolo e lasciando intravedere i vestiti sotto: era completamente vestito in nero. All’inizio parve perfino che sotto il mantello non vi era niente, ma poi lentamente si riuscirono a distinguere le braccia, le mani ricoperte da vistosi guanti bianchi e i pantaloni.

Nella mano destra, lo strano individuo brandiva una pagina di giornale.

“Quello è un giornale… come fai ad averlo tu?”

La figura umanoide non parlò.

“Ragazzi!!” si sentì urlare in lontananza.

La figura mascherata scomparve all’improvviso.

Dopo poco tempo Aaron riapparve da dietro di loro.

“Ma dove sei stato???” gli gridò Sonia con aria piuttosto incacchiata. “Ci hai fatti preoccupare..:” aggiunse Dave.

“Ho raccolto qualche legnetto…” si scusò lui.

“Chi era quello?”

“Non ne ho idea. Non ha detto una parola. Ma gli è caduto questo giornale!”

“Un giornale?? Dalla Terra?”

“A quanto pare sì.” Disse Sonia prendendolo in mano.

“Di quand’è?” chiese Dave. Sonia tacque, poi alzò gli occhi dopo aver letto.

“E’ del giorno in cui siamo partiti dalla Terra… il titolo dell’articolo è…” Sonia si fermò.

“Rubati File Top Secret Al Governo Americano. Colpito il Pentagono.”

FINE CAPITOLO 8

Episodio 9: L’articolo

Uno sguardo al passato…

“Chi era quello?”

“Non ne ho idea. Non ha detto una parola. Ma gli è caduto questo giornale!”

“Un giornale?? Dalla Terra?”

“A quanto pare sì.” Disse Sonia prendendolo in mano.

“Di quand’è?” chiese Dave. Sonia tacque, poi alzò gli occhi dopo aver letto.

“E’ del giorno in cui siamo partiti dalla Terra… il titolo dell’articolo è…” Sonia si fermò.

“Rubati File Top Secret Al Governo Americano. Colpito il Pentagono.”

C’eravamo fermati qui, vero? Bene, forse è arrivato il momento di spiegare un po’ di cose che ho taciuto fino a questo momento…

Quella notte quando i ragazzi tornarono indietro nessuno volle parlare dell’accaduto. Preferirono tutti aspettare il giorno dopo, quando tutti avrebbero recuperato le forze dello scontro con Witchmon. Alex fu il primo a svegliarsi: prese la maglietta, ormai asciutta e se la mise e osservò il suo Digimon e il resto del gruppo ancora addormentati. Poi si avvicinò ad Aaron, che ancora stringeva il giornale in mano e cercò di portarglielo via, ma il ragazzo si svegliò e spinse via Alex.

“Scusa, non pensavo fossi tu!” Si scusò.

Tutto il gruppo si svegliò. Fortunatamente per Alex il fuoco si era già spento da un po’ di tempo e nella caduta non si fece male.

“Forse è meglio rimettersi in marcia…” ipotizzò Giuly che non aveva parlato fino a quel momento – dato che era stata la prima a cadere nella trappola del nemico, si vergognava un po’…

Dopo poco tempo quindi, ognuno si preparò e imboccarono il percorso che li portò fuori dal bosco. Quando ormai la foresta fu superata, i prescelti si sedettero per riposarsi e cominciarono a parlare.

“E’ successo ieri sera, poco dopo essere partiti per andare a cercare la legna, ma non sono il più adatto a raccontare la storia, perché io non ero presente…”

“Aaron se ne era andato a cercare la legna da solo!”

“Per forza!” controbatté lui all’osservazione di Sonia: “Tu continuavi a blaterare su chi avrebbe sconfitto Boogeymon, d’Arcmon e chi so io, di quali digievoluzioni Patamon avrebbe potuto fare…” Sonia lo interruppe dopo essersi resa conto che Aaron un po’ aveva ragione. “Ok, ok!”

Dave, in imbarazzo, prese la parola: “Insomma, pensavamo che Aaron volesse farci uno scherzo e nei dintorni c’era buio…”

“… a un certo punto abbiamo sentito dei rumori provenire da dietro alcuni alberi..:”

“… il vento mosse la chioma degli alberi e la Luna illuminò la zona…”

“… un individuo apparve all’improvviso.” La voce di Sonia si interruppe quando Dave la fermò.

“Quel tizio, era del tutto vestito di nero e indossava una maschera bianca priva di tratti del volto, sapete… una di quelle che si usano a teatro… e comunque indossava uno strano cappello, come quello che mettono i gran signoroni quando vanno fuori a cenare… stile Professor Layton.”

“Si chiama tuba.” Lo interruppe Alex: “Mio padre ne ha una simile… la metteva quando era giovane.”

Tutti lo guardarono strano, ma lui continuava a fissare Dave in attesa della fine della storia.

Dave riprese a parlare e l’atmosfera tornò quella della contemplazione: “insomma, questo tizio stava zitto, non diceva niente. E noi abbiamo anche pensato che avesse potuto fare del male ad Aaron. Così gli abbiamo chiesto se fosse così.”

“E lui per tutta risposta ci ha fatto vedere questo.” Sonia indicò il giornale che Aaron aveva tra le mani.

“Quando Aaron ha gridato il nostro nome, noi ci siamo girati e ci siamo distratti, ma ti dico… questione di un secondo!”

“E quando ci siamo rigirati non c’era più. C’era solo quel pezzo di carta.”

Aaron si avvicinò agli altri che si erano sistemati a semi cerchio intorno a Sonia, Aaron stesso e Dave.

Lesse:

“Rubati File Top Secret Al Governo Americano. Colpito il Pentagono.

Ieri notte, 14 settembre 2011, a circa mezzanotte meno dieci, un ladro si è introdotto negli archivi segreti del Pentagono, la famosa e rinomata base del Dipartimento della Difesa Statunitense. Più che un ladro andrebbe definito come un genio, un grande maestro del crimine e dell’informatica che si è introdotto nella camera del computer principale e ha rubato dei file il cui contenuto il governo si rifiuta di rendere pubblici. D’altronde anche la notizia del furto avrebbe dovuto rimanere celata, ma una e-mail al New York Times ha rivelato la natura del furto e la notizia si è propagata in mezza giornata. Il governo ha inizialmente voluto tacere la cosa, ma la notizia ormai è nell’aria. L’agente Johns, dopo essere stato rimosso dal suo incarico, ha rilasciato un’intervista lampo al rinomato quotidiano: Non ho avuto neanche il tempo di pensarci. Non me ne sono neanche accorto – ha detto lui con parole spezzate – sono stato colpito alla testa. Non ricordo molto di quello che è successo in quei frangenti, ma quando mi sono ripreso mi sono accorto che la chiave magnetica d’accesso alla porta era stata rubata e la mia pistola anche. Me l’ha dovuta prestare una nuova il mio capo, perché quando sono andato a controllare ero disarmato… io e altri agenti siamo entrati nella sala principale, ma il ladro si era volatilizzato. All’inizio non era ben chiaro cosa avesse rubato, ma per quanto ne so lo hanno scoperto. La notizia non ha suscitato molto scalpore. Purtroppo sono stato licenziato prima che mi venisse a comunicare la notizia, ma so che il Dipartimento sta prendendo severe precauzioni per evitare nuove intrusioni. Pensano all’attacco di un terrorista.”

Intanto…

L’aria nella stanza si era fatta lugubre nell’attesa interminabile di un altro segnale dal calderone. Phelesmon era ancora in piedi, roteava il suo tridente prima in senso orario poi antiorario e non toglieva gli occhi di dosso al liquido dall’odore di morte che proveniva dal suo calderone. Boogeymon e d’Arcmon erano inchinati davanti al suo trono, che si trovava esattamente dietro al calderone.

Boogeymon non vedeva l’ora che il suo padrone gli desse la parola e quando quel momento arrivò…

“Grande Phelesmon! Dovete sapere che ieri notte i prescelti hanno fatto un incontro molto speciale!” Disse sogghignando.

“Ah sì…”

“Sì! Ieri notte mi trovavo nella foresta nera, stavo spiando i ragazzi. Ad un certo punto tre di loro con i loro Digimon si sono allontanati dal resto del gruppo per cercare della legna, inoltrandosi, come degli idioti, nella foresta. Comunque sia, uno di loro si è separato ancora e gli altri due si sono fermati in uno piccolo spiazzo d’erba. Non vedevano niente. Poi hanno iniziato a dire: chi va là? Fatti vedere! E io pensavo si rivolgessero a me, ma quando un tizio mascherato vestito di nero è saltato giù da un albero mi sono sorpreso…”

Phelesmon interruppe il Digimon con aria disgustata:

“E tu perché non hai sfruttato l’occasione per eliminare il ragazzo che se ne era andato da solo? Perché, se no, non hai attaccato il resto del gruppo?? Sei un idiota incompetente!!”

“Ma grande Phelesmon…”

“Zitto! Non ho più voglia di sentire i tuoi racconti senza senso! Vai e uccidili tutti!!”

“Sì, mio padrone.” Boogeymon uscì dalla stanza e d’Arcmon sorrise a tanta stupidità.

“Sì, me lo ricordo! La mattina che siamo partiti, prima di venire a scuola, come al solito, ho acceso la TV e davano il Telegiornale del mattino. Una delle notizie è stata questa. All’inizio non ci ho dato tanto peso, ma adesso mi dovrò ricredere!” Giuly strappò il foglio di giornale dalle mani di Aaron e lo guardò con aria perplessa.

“Se queste due storie sono collegate, mi chiedo perché Azulongmon, o qualche altro Digimon non ne abbia mai parlato…”

“Forse perché non ne era al corrente…”

“Questo non ci toglie il dubbio su chi sia il tizio che avete incontrato ieri notte…” Theo pronunciò queste parole e il silenzio cadde nel gruppo come quando un pianoforte cade dall’ultimo piano di un palazzo e schiaccia qualcuno sotto di lui in un cartone animato.

“Uffa! Phelesmon mi affida sempre i compiti più noiosi! I prescelti si sono spostati, ma chissà dove…” Boogeymon si fermò. “Eccoli!! Sono così tranquilli… ! Giocherò loro un brutto scherzo!” Ridacchiando si nascose dietro una pietra lì vicino.

Giuly gridò. “Sei Boogeymon! Ti ho visto! Ti ho visto!”

Boogeymon sbarrò gli occhi e i Digimon dei ragazzi si prepararono alla lotta.

“Aah! Ma come hai fatto a vedermi…? Pensavo di essermi nascosto bene…!”

“Beh, ti ho sentito ridere…”

Boogeymon rimase di stucco: “Ma… ma…” Non poteva credere di essere stato visto nascondersi da una ragazzina umana… la sua stima cadde come Willy il Coyote quando cade da un precipizio.

“Va bene! Ehm…” Non sapeva neanche cosa dire per dare inizio allo scontro… “Noi dovremmo…”

“Oh sì, dovremmo combattere…” lo anticipò Sabry.

“E’ un po’…”

“… imbarazzante… sei lì, completamente nudo, tutto rosso…”

Boogeymon strizzò gli occhi. “L’avete voluto voi, marmocchi!”

“Tridente Spettrale!”

Si precipitò proprio su Salamon, facendola svenire.

“Tu che sei la più pericolosa, adesso non potrai darmi fastidio!”

Sabry non poteva proprio credere a quello che aveva appena visto: Salamon non aveva neanche fatto in tempo a digievolvere che era stata schiaffata contro un masso.

“Perdinci!”

“Bravo tridentuccio! Hai fatto proprio un bel lavoro!”

“Ehi! Tu sei quel coso rosso che ha attaccato il Settore dei Fiori di Loto!!” Sonia riconobbe il Digimon e gli puntò contro un dito. “Farai una brutta fine!”

“Palmon digievolve… Togemon!!”

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!”

“Lopmon digievolve… Turuiemon!”

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”

“Dracomon digievolve… Coredramon!”

“On guard!”

Togemon tirò un forte pugno a Boogeymon, che però svolazzò via.

“Raffica di Pugni!”

“Tridente Spettrale!” Un turbine nero colpì Togemon in pieno petto. Il Digimon cadde a terra e regredì Palmon. Sonia non poteva credere che un Digimon di tale grandezza era caduto con un solo colpo.

“Maledetto satanasso!” disse sottovoce.

“Patamon… devi digievolvere! Solo così potremo sconfiggere quel Digimon! Dobbiamo lottare insieme.”

“Ma io non sono capace!” Aaron prese con sé il suo Digimon e lo portò altrove, nascondendolo dai colpi oscuri che stava sparando Boogeymon.

“Freccia Perforante!” Disse Ginryumon sputando una lancia dalla bocca. Boogeymon fermò la lancia con il tridente.

“Fiammata Zaffiro!”

“Cannonata Turbolenta!”

I colpi di Coredramon e Waspmon si unirono in un unico grande ciclone di fuoco e luce. Boogeymon contrastò il colpo con il tridente ancora, ma questo si screpolò leggermente. Quando Alex vide i piccoli frammenti di tridente gocciolare, esultò Ginryumon perché lo colpisse:

“Coda a Flagello!”

Ma Boogeymon se ne accorse per tempo e lo schivò facendo piombare il Digimon come un proiettile contro un albero dell’ingresso della foresta. Dopo che Ginryumon si inceppò nell’albero con la coda, Boogeymon ne approfittò per attaccare:

“Tridente Spettrale!” ‘sta volta un turbine nero colpì Ginryumon che regredì e cadde a terra e regredì.

“Lo facevo più debole…” sibilò Aaron mordendosi il labbro.

Boogeymon rise a crepapelle. Prese il tridente e colpì forte Ryudamon, che dopo essere volato via, gridò dal dolore.

Sonia corse da Palmon. Al che la poveretta si girò lentamente verso la partner, la guardò e indietreggiò lentamente.

“Poche storie, bella mia! Devi combattere ancora! Digievolvi!”

“No… non me la sento!”

“Razza di pigrona…”

“Non servirebbe! Nessuno può competere con me!” La burlò Boogeymon.

“Ma se non hai indosso neanche un vestito!” lo derise Sabry.

“E allora?? Sono forte lo stesso!!”

“Beh, dicevo così per dire…”

Boogeymon sollevò ancora il tridente.

“Sguardo Ipnotico!” Gatomon si sollevò in aria e fissò Boogeymon, ma gli occhi di questo brillarono di rosso improvvisamente facendo rotolare per aria Gatomon per qualche istante.

Boogeymon rise: “Le vostre tecniche sono inutili con me! Io sono un Digimon malvagio con i fiocchi.”

“Turuie Calcio!”

Boogeymon, distratto, colpì il suolo come una meteora dopo essere stato calciato da Turuiemon.

Su una roccia, il Digimon si ergeva solenne. Il vento smuoveva le lunghe orecchie rosa e sui guanti comparvero dei grossi artigli metallici.

“Preparati per il mio colpo di grazia!”

Boogeymon sogghignò.

“Non farmi ridere! Il mio tridente e io non saremo mai battuti!”

Sabry soccorse Gatomon, che nel frattempo era regredita Salamon ed era caduta a terra.

Waspmon provò a raggiungere Boogeymon per attaccarlo direttamente con il suo Cannone-Pungiglione, ma questo la colpì ferocemente con la sua arma e quella regredì Fanbeemon. Anche Giuly andò a soccorrerla.

Turuiemon si girò verso Coredramon: “Non provare a colpirlo! Lo eliminerò io. Non mi intralciate!”

Coredramon fissò per qualche secondo Turuiemon e si allontanò sorridendo al compagno.

Theo si voltò: “Ma che fai?”

“Eliminare Boogeymon è compito di Turuiemon! Non mi immischierò!”

“Cosa stai dicendo, Turuiemon? Perché vuoi combatterlo da solo?” chiese preoccupato Dave.

“Perché è un folle! Non può ferirmi! Io sono immortale!!”

“Non sei immortale. Sei solo il solito pallone gonfiato. Ma prima di eliminarti ho bisogno di sapere due cose da te…”

Boogeymon ghignò: “Due cose: la prima è che non mi eliminerai, la seconda è che non lo farai se non ti dirò quello che vuoi sapere, pertanto, in ogni caso, tacerei!”

“In tal caso eliminerò anche d’Arcmon! Le cose me le dirà lei prima di spirare!”

“d’Arcmon? Cosa vorresti sapere da lei? Pensi che ti dirà facilmente cosa vuoi sapere…!?”

Turuiemon sorrise, come se volesse far dire a Boogeymon qualcosa che lui già sapeva. O come se già sapesse le risposte che il nemico gli avrebbe dato.

“Dipende… innanzitutto vorrei sapere chi è Phelesmon. Lavori per lui, no? All’inizio pensavo che fossi un mandato di Witchmon, ma lei è debole, non sembra un nemico così imponente, e poi il fatto che ci attacchi quando ormai lei è morta significa che non lavori per lei. E soprattutto ho notato che voi malvagi vi credete così forti anche da attaccare un gruppo di ben sei Digimon campione…”

“Questo non c’entra niente! Come fai a sapere di Phelesmon…?”

“Alla prima domanda hai risposto! Volevo sapere per chi lavoravi e mi hai confermato almeno di conoscere Phelesmon!”

“Non vuol dire niente!”

“d’Arcmon è forte, questo sì, ma non ce la vedo lei nei panni del “cattivo della saga”. Inoltre, anche lei mi ha dato l’impressione di lavorare per qualcuno!”

“Ma come fai a sapere chi è Phelesmon??”

“Witchmon prima di morire ha fatto il suo nome e l’ha chiamato Grande Phelesmon. Ciò vuol dire chiaramente che ha una posizione di comando rispetto a lei. E visto che non ha detto “Grande Boogeymon”, significa che non sei considerato molto più di quanto lo fosse quella strega.”

“Ok, ti ho sottovalutato! Qual è la seconda cosa che vuoi sapere…?”

“Prima dimmi chi è Phelesmon e poi dimmi anche dove lo possiamo incontrare!”

“Non risponderò né all’uno, né all’altro dei quesiti che mi hai fatto! E adesso, combatti!!”

Boogeymon si precipitò verso Turuiemon, ma il Digimon, con un pugno, distrusse il tridente e Boogeymon volo oltre la roccia, pestando violentemente la testa.

“E’ inutile che io ti dica chi è Phelesmon, tanto non potreste affrontarlo in ogni caso! È troppo forte per voi mocciosi!”

Tutti i ragazzi e i Digimon, compreso Coredramon che nel frattempo era regredito, ascoltavano con attenzione la conversazione. Boogeymon a terra continuava a evitare di rispondere. Al che Turuiemon lo “incoraggiò” nuovamente.

“Mai! Non saprai mai da me con chi avete a che fare!”

Turuiemon decise di passare alle maniere forti. Afferrò Boogeymon per la gola e lo sollevò. Poi chiese ancora le stesse cose di prima, ma Boogeymon si rifiutò ancora di collaborare. Gli occhi di quest’ultimo si illuminarono ancora. Ma Turuiemon, con la sinistra, glieli strappò dal cranio. Il grido fu agghiacciante. Nessuno dei prescelti e dei Digimon osò guardare.

“Perché tanta crudeltà, Turuiemon?”  Chiese Dave, che non poteva sopportare tanta cattiveria.
“Lui è uno di quelli che ha mandato a fuoco il settore Neon, lui e Witchmon collaboravano! Lui ha distrutto il Settore dei fiori di loto, eccetera!”

Tutti i prescelti abbassarono lo sguardo, come un consenso per Turuiemon.

“Se non vuoi collaborare, povero diavolo, non mi resta che ucciderti: non mi sei d’alcun aiuto…”

Boogeymon si alzò, ma ricadde subito senza poter vedere la strada per fuggire.

Con un violento pugno Turuiemon distrusse la testa del Digimon e in poco tempo il suo corpo si disintegrò.

Tutti i prescelti emanarono un sospiro di sollievo.

“Se lo è meritato!” sussurrò Dave. “Dopotutto, lui e la strega sono stati davvero malvagi…”

Nel frattempo, al castello di Phelesmon, tutti avevano osservato il combattimento dal calderone.

“Boogeymon non ce l’ha fatta, me lo aspettavo.” Disse Phelesmon con la sua orribile vocetta stridula.

“Grande Phelesmon, immagino che adesso sia arrivato il mio turno!”

“Esattamente, brava d’Arcmon, hai capito la questione! Ma non sarò gentile con loro!” dal calderone uscì una sorta di corvo nero. “Vai, e raggiungi il gruppo!”

“Infondo Boogeymon non si è fatto scappare niente!”

Phelesmon riprese in mano il tridente con cui stava mescolando l’intruglio nel calderone:

“Dovremo dare loro una mano noi allora!”

D’Arcmon spalancò gli occhi, “Cosa sta dicendo?” pensò.

Mentre i ragazzi decidevano sul da farsi, il corvo nero volò da loro. Si posò dove ancora c’era il segno della morte di Boogeymon e poi volò su un ramo davanti a loro. Sonia, che lo vide, si girò di scatto facendo fare lo stesso a tutti gli altri.

“Cosa c’è, Sonia?”

“Su quell’albero! C’è un corvo!”

“Il mio Digivice non rileva nulla!”

Per un attimo sembrò che lo strano uccello ebbe parlato. Poi riaprì il becco e questa volta le parole furono chiare: una risata. Una vocetta stridula.

“Non mi sorprende questo fatto!! Questo bellissimo corvo non è un Digimon! È una creatura creata da me, per i miei scopi!”

“Chi sei?” gridò Alex.

Il corvo gracchiò e si rimise a ridere. “In realtà questo corvo è un mio incantesimo! L’ho creato per darvi un aiuto… per portarvi la mia voce, per portarvi… nel posto in cui mi trovo!”

“Ho capito! Sei Phelesmon!!” aggiunse Aaron.

“Esattamente! Bravo, settimo prescelto!”

“Rivelati! Fatti vedere!”

“Purtroppo per voi non sono qualcuno che ama farsi vedere! Dovrete raggiungermi voi nel castello nero oltre la Città degli Spiriti, a Nord! Vi aspetto!!”

Il corvo scomparve.

“Che facciamo? Seguiamo le sue indicazioni?”

“Il muschio cresce anche qua a Digiworld, a quanto pare. Quel Digimon sapeva che avremmo trovato la strada… non ci resta che seguire le sue indicazioni. La città degli spiriti, oltre a quella troveremo il suo castello. E chissà, forse Patamon… riuscirà a digievolvere.” Aaron sorrise e si mise in cammino. Tutti lo seguirono. Anche Patamon.

FINE CAPITOLO 9

Episodio 10: L’angelo

Parte 1: Astrazione

Questo capitolo è ispirato a “La città incantata” di Miyazaki.

Dopo che Phelesmon si è praticamente rivelato ai ragazzi sottoforma di una sorta di corvo incantato, i ragazzi sono stati spinti da questo verso un misterioso paese dal nome sibillino: la Città degli Spiriti. Aaron, che era stato come incantato dal nome del posto, ha deciso che lui e i suoi amici, volenti o nolenti, ci sarebbero dovuti andare. Nessuno parve però controbattere la sua idea nel momento in cui questi lo hanno seguito senza fiatare. Aaron era, però, di sicuro molto più preoccupato di far digievolvere il suo Digimon. Non sapeva né quando e né come, ma soprattutto contro quale Digimon e in che occasione questo sarebbe successo. Aaron sapeva con certezza, però, che quel momento sarebbe arrivato. Tutti i sette ragazzi sapevano che Aaron era molto motivato in questo, sapevano che avrebbe voluto rendersi utile e sapevano che non temeva di sapere in che Digimon Patamon sarebbe digievoluto. No, non lo avrebbero neanche mai sospettato.

Superato il percorso il gruppo sopraggiunse in uno strano posto: un vecchio castello che sembrava uscito da una qualche favola. Non era molto grande, era un castello in perfetto stile giapponese, con un grande tetto triangolare e molti piani sovrapposti. I ragazzi entrarono nel piccolo ingresso e, percorso lo stretto, lungo corridoio, arrivarono in una grande sala rotonda, piena di statue e ornamenti. Ma era tutto grigio, spento, come se il Sole coprisse con la sua luce, quella del castello. A proposito, pensò Sabry, chissà di che genere di Sole si tratta quello che illumina i giorni di Digiworld, di che Luna quella che tiene compagnia alle sue notti…

Davanti allo sbocco del corridoio, dall’altra parte della sala, un altro corridoio lasciava intravedere al suo termine la luce dell’astro oltre una porta.

I ragazzi imboccarono anche quel corridoio e, quando ne uscirono, lo spettacolo fu mozzafiato: un grande prato verde che ricopriva colline su colline. Qualche casetta qua e là faceva compagnia al posto. Dai comignoli delle villette usciva del fumo.

“Devono essere abitate.” Ipotizzò Sonia sbattendo più volte le palpebre, forse infastidita dalla luce dopo il piccolo momento di buio nella sala tonda.

I ragazzi si incamminarono, così, ancora verso il villaggio. Ma Aaron aveva qualche presentimento. Il prato era molto duro, nonostante l’erba… Durante il cammino il Sole iniziò a tramontare. Man mano che i loro occhi si avvicinavano ad esso, era sempre più evidente che il villaggio non sorgeva sul prato, ma le ville erano, piuttosto, state costruite su un pavimento di pietra e ciò non faceva altro che impreziosire quella bellissima vista. I ragazzi scesero alcuni scalini. Quella che si presentava davanti a loro era una bellissima via di pietra ai quali lati si trovavano varie tavole calde, ristoranti, eccetera, tutti vuoti. Era strano quel vuoto.

“L’assenza è la più acuta presenza…” sussurrò Aaron.

Nessuno ci fece caso. Tranne Theo.

“Non posso far altro che pensare che questo posto a qualcosa di strano… città degli spiriti…”

“Più che una città, a me sembra un villaggio fantasma… non vedo spiriti!” aggiunse Aaron.

Giuly si ricordò dei Bakemon, di Soulmon… quelli erano spettri, spiriti, e vivevano in un mausoleo, in un posto lugubre, spettrale e sporco, polveroso: non era quello il posto per Digimon fantasmi...

Aaron rimase diffidente per tutto il tempo. Theo lo seguì. Patamon sollevò le orecchie.

“Cosa c’è, Patamon?”

“Avverto qualcosa di strano… come se questo posto fosse circondato da un’aura allegra, ma allo stesso tempo…”

“… triste.” Concluse Aaron, mentre tutti gli altri entrarono in una tavola calda.

“Esatto.”

“E’ strano. Qui i camini vanno, ma non c’è anima viva nei dintorni.”

Era vero. I camini erano accesi e i comignoli fumavano. Quando Aaron e Theo raggiunsero gli altri, li trovarono seduti ad un tavolo. Davanti a loro cento, no anzi, mille piatti di cibo.

“E’ squisito!” squittì Sabry mentre addentava una grossa bistecca.

Tutti gli altri fecero lo stesso. Aaron era disgustato da quella scena e Theo con lui. Sarà che entrambi non sono grandi divoratori di cibo, e la loro linea lo dimostrava…

“Fate schifo…” disse quindi con un tono ironico e si allontanò seguito da Theo e Dracomon.

“Non sai cosa ti perdi…” sogghignò Dave.

Aaron si allontanò di qualche metro dal ristorante e il Sole stava ormai per calare del tutto dietro ai colli. L’atmosfera era magica. Patamon, però, ribadì che sentiva qualcosa di strano in quella magia. Come se quel posto non fosse tutto come appariva, ma piuttosto come se da un momento all’altro, il terreno si sarebbe capovolto e avrebbe mostrato il vero volto della città. Ad un certo punto un particolare attirò l’attenzione di Aaron.

Il ragazzo corse verso degli scalini al termine dell’altro lato della strada. Li salì velocemente. Theo lo seguì e Dracomon con lui.

Patamon spalancò gli occhi. Una grande statua angelica sormontava un piccolo altare. Ma non era d’Arcmon il Digimon raffigurato. No, sembrava più maestoso, più forte!

E poi, così come quando il Sole sparisce e la luna acceca gli occhi di chi ormai si è abituato al buio, così, nel momento in cui il Sole scomparve all’orizzonte, le luci che erano appese qua e là nella via si accesero di colpo.

“Wow” sospirò Theo.

“L’avevo detto che c’era qualcosa di strano… città degli spiriti… vuoi vedere che…!”

Aaron corse nel posto in cui si era fermato il gruppo a mangiare. Ma non vi era anima viva al suo interno. Tutti si erano come volatilizzati. Lui, Theo e i loro Digimon si ritrovarono in quella via così splendidamente illuminata. Ombre nere cominciarono a danzare lungo la strada. Pian piano esse passarono dall’astratto trasparente al concreto: erano Digimon.

Ognuno di loro con colori diversi, splendenti nella notte.

“Gli altri sono scomparsi! Dobbiamo trovarli!”

Aaron e Theo corsero, seguiti dai loro Digimon, verso l’ingresso.

“E’ come se fossero spariti… ma non possono essere spariti nel nulla… sono esseri umani e gli umani non hanno poteri magici!”
“Che siano stati rapiti?”

“Non ho sentito rumori strani! Se fossero stati attaccati, avremmo almeno sentito qualcosa!”

Patamon urlò per farsi sentire: “C’è molto rumore qui! Un rumore per nascondere il silenzio!”

“Un rumore per nascondere il silenzio.” Queste parole rimbombarono nella mente di Aaron fino a quando tornarono davanti al castello: luci, luci ovunque. Digimon che entravano nell’edificio e che uscivano. Digimon che davano il benvenuto agli ospiti. Insomma, una grande festa. Manifesti ovunque portavano una grande insegna: villaggio degli spiriti: dove gli spiriti vengono a riposare e a divertirsi.

Aaron si continuava a chiedere come avevano fatto a sparire i suoi amici. Dove? Dove sono? Perché si sono volatilizzati…

Poi Aaron si girò verso Theo. Dietro l’amico un Digimon si era eretto con maestosità: era uguale a… a quella statua!

Theo si voltò e rimase quasi incantato da quel Digimon. Un angelo. Un angelo in vesti rosse e un casco che gli copriva gli occhi. Lunghi capelli biondi scivolavano lungo la schiena e una lunga asta gialla era brandita nella sua mano destra. Sulla cintura e alle due punte di tale asta, una mezzaluna splendente nelle luci. Theo estrasse il Digivice:

“Piddomon, è un Digimon Angelico di livello Campione. La sua tecnica è Piume Infuocate!”

Il Digimon rimase immobile per un po’ di tempo.

“Avete tutta l’aria di non essere del posto.” Sentenziò in modo calmo.

Aaron e Theo si guardarono. Poi quest’ultimo si avvicinò di più all’amico, che si trovava più lontano dall’angelo. Dracomon lo seguì e si nascose dietro il suo partner.

“Non dovete temermi. Io sono uno degli abitanti di questo posto. Sono un Digimon pacifico. Venite con me.”

Con un gesto di mano, Piddomon si girò e raggiunse la statua dell’angelo. Aaron però aveva notato qualche differenza tra lui e la statua. Ma tacque nel timore di fare osservazioni sbagliate nel momento meno opportuno. L’atmosfera era magica e in mezzo a quel viavai di Digimon, loro erano dinnanzi ad una meravigliosa opera di marmo bianco.

“Questo è l’angelo. Sorveglia la nostra città. Qui gli spiriti dei Digimon vengono a riposarsi.” Aaron non fece caso a quelle parole. Lo sapeva già. Sapeva che quella era una città in cui gli spiriti si riposano. L’aveva letto sul cartellone.

“Dove sono i nostri amici?”

“Quali amici. Nessun altro essere umano è entrato qui oltre a voi.”

Aaron sbarrò gli occhi e si avvicinò il più possibile a Theo.

“Voglio parlare con colui che controlla tutto questo. Fammi parlare con chi governa questa città.”

“Eccolo. Ce l’hai davanti.”

“Tu?” Aaron fu chiaro e severo in questo “Tu”. Era sempre stato un ragazzo diffidente e si fidava di pochi. Patamon si ancorò alla sua testa e quasi gli fece male.

“Sì, e vi garantisco che non ci sono altri esseri umani oltre a voi qui dentro. Ma, nel caso io non li abbia visti, potreste andare a controllare la tavola calda di Dexmon.

Aaron strattonò Theo per un braccio e corse lungo la strada analizzando parecchi Digimon.

“Mi raccomando, qualsiasi cosa, non dovete entrare nel castello. Non vedono di buon occhio degli essere VIVENTI là dentro!”

Theo, lo sentì, ma Aaron non fece caso alle sue parole. Analizzò parecchi Digimon prima di arrivare a Dexmon: Digimon Fantasma al livello Mega. La sua tecnica: “Maledizione Frammentante”.

“Livello Mega…” pensò Aaron. “Dev’essere forte.

Dexmon era un grande Digimon alato, aveva lunghe braccia strane e reticolate. Il colore prevalente era il viola, ma anche il verde era chiaramente visibile.

“Ehi! Vogliamo parlare con te!”

Dexmon non ci fece caso immediatamente. Continuò a cucinare spaghetti e polpette per i suoi clienti.

“Ci scusi.” Ripeté Aaron con un tono secco e scocciato.

“Cosa volete… voi non siete spiriti.”

“Ci ha mandati qua Piddomon.” Al nominare Piddomon l’area cambiò nel locale.

“Se è così allora chiedete pure…”

“Cinque esseri umani e cinque Digimon stavano mangiando qui oggi pomeriggio, sul far della sera. Sono spariti nel nulla e ci chiedevamo se lei sapesse qualcosa…”

“No, non so niente. Non ho visto nessuno qua.”

Theo continuava ripetere ad Aaron di fuggire, ma Aaron lo rassicurò dicendogli che Coredramon li avrebbe protetti.

Theo si rassicurò, ma non si spiegava che fine avessero fatto gli altri.

“Non ci prenda in giro… i nostri amici sono stati qui! E dopo il tramonto sono spariti!”

“Non è possibile vi dico. Me ne sarei accorto se una creatura vivente fosse entrata qui.”

I ragazzi uscirono sconsolati dal locale.

“Come se tutta la città si fosse capovolta a testa in giù…” ripeté Theo.

Aaron ritornò alla statua. Theo gli rimase vicino.

“Come è possibile che nessuno abbia visto i ragazzi… eppure erano qui con noi…”

“Forse ci siamo sognati tutti e solo noi tre siamo entrati..:”

“No… è impossibile. A meno che vogliano farci uno scherzo…”

“Credi?”

“No, lo escludo. Sonia non farebbe mai una bambinata simile. E poi sarebbero rimasti incantati anche loro da questa atmosfera e ci sarebbero rientrati.”

“Hai ragione.”

“Ma sono qui… li sento… sono vicini!!” disse Patamon.

Aaron si guardò intorno. Solo Digimon luccicanti passeggiavano lungo la strada. Nessun essere umano.

“È tutto così strano… guarda: la statua non è uguale a Piddomon… la statua del guardiano. Ma Piddomon è il governatore di questa zona. Perché mai una statua dovrebbe raffigurare un Digimon a lui simile, ma non lui??”

“Non lo so… anche io trovo molto strana la statua…”

“Inoltre, non mi sembra che Piddomon sia un mitomane… insomma, farsi aggiungere quattro ali… la croce sul casco… Piddomon aveva solo una linea orizzontale… che senso ha tutto questo…?”

“Qui sotto c’è scritto qualcosa!” notò Dracomon abbassandosi ed evitando gli spiriti.

“E’ vero… c’è scritto: L’astrazione è solo una via per la verità. Se poi essa la rappresenti più o meno bene è secondario. Perché mai la luce non dovrebbe sorgere nel buio?”

“Cosa significa?”

“La luce dovrebbe sorgere nel buio… ma perché? L’astrattezza… una via per la verità…”

“Guarda Aaron… ci troviamo su un punto molto alto!”

La via percorreva il diametro di un cerchio in pietra ai cui estremi vi erano due statue. La prima era quella del Digimon angelo e la seconda non aveva nessun Digimon raffigurato: solo il piedistallo. La strada d’altronde era posizionata alla fine degli scalini che portavano sotto di un piano, quindi era ribassata rispetto al punto in cui si trovavano ora Aaron e Theo.

“E’ tutto troppo strano.”

I ragazzi raggiunsero l’altra parte della “piazza rotonda” e, risalite le scale, si ritrovarono davanti all’appoggio della seconda “statua”, che però non c’era.

“Forse qui c’era la statua di Piddomon…”

“C’è un’altra scritta: La concretezza ci mostra tutta la verità, ma come lo fa è fuorviante. Non tutto ciò che splende è luce, non tutto quello che si spegne è buio.”

Aaron non capiva… due frasi così simili: concretezza e astrattezza… cosa potevano significare. La verità e l’opinione. La verità pericolosa e l’opinione rassicurante. Le due “statue” sono poste l’una di fronte all’altra. Si fissano. Si sfidano. Ma la vera sfida qua era capire dove fossero i ragazzi… che fine potevano avere fatto?

“Astrazione… concretezza… opposti, ma così legati.” Ripeté più volte Aaron.

“Non ci capisco niente… qual è l’astrazione? Qual è la concretezza?”

Aaron continuava a pensare ai suoi amici. Dov’erano? Dove mai saranno stati? E il messaggio sulla statua… come poteva aiutarli.

“Mi chiedo dove sia l’altra statua… qualcuno dovrà saperlo…”

È vero! Aaron sapeva che Theo qualche volta poteva avere delle idee. Così semplice… perché non ci aveva pensato lui…?

“Chiediamo a qualcuno qualcosa sulla statua!”

Aaron e Theo ridiscesero le scale e ritornarono nella cucina di Dexmon.

“Ci scusi, ma vorremmo sapere che fine ha fatto la seconda statua…”

“Le seconda statua? È stata rubata molto tempo fa… ma nessuno si è mai importato di molto…”

“Chi l’ha rubata?”

“Il Digimon che vi era raffigurato!”

“Chi?”

“Mi dispiace, ma non posso aggiungere altro…”

Aaron lo sapeva! sapeva che cosa raffigurava la statua. Anche Theo aveva le sue idee, peccato che non coincidevano con quelle di Aaron…

La notte era ancora lunga e nessuna stella splendeva in cielo o forse, se c’era, le luci delle luminarie le coprivano.

Aaron e Theo camminarono verso il castello lentamente, pensando a qualche soluzione plausibile per quell’intricato mistero. Stavano salendo le scale quando una mano afferrò la spalla di Theo. Il ragazzo urlò ed Aaron si girò. Un Digimon vestito di rosso e giallo, con un grande loto al posto della testa e con lunghi capelli arancioni li fermò.

“Siete amici di Palmon, vero?”

Per un attimo i ragazzi esitarono a rispondere. Non sapevano chi era quel Digimon.

“Beh, se ti riferisci al Digimon di Sonia…”

“Sì, proprio lui! Siete esseri umani anche voi, dico bene?”

“Non si nota?”

Il Digimon li strattonò in un posto isolato. “Dovete andarvene da qui. Questa non è una città per esseri umani e Digimon vivi.”

“Palmon, Sonia, e gli altri nostri amici sono scomparsi e noi dobbiamo trovarli!”

“Sono scomparsi perché sono stati presi da quel Digimon!”

“Di chi parli?”

“Dovete sapere che quando un Digimon muore, rinasce da un digiuovo nella città della rinascita, un posto lontano dove i Digimon possono ricominciare a vivere la loro vita in armonia tra di loro. Quando però Phelesmon comparve, gettò una maledizione sui settori nei dintorni del suo castello, sulla cima della scogliera infernale, oltre questa città.”

“Credo che con “maledizione” si riferisca al fatto che le anime dei Digimon non possono rinascere insieme alle digiuova.”

“Peggio! Un Digimon può rinascere da Digiuovo solo se il suo corpo e il suo “spirito” si ritrovano insieme nello stesso Digiuovo! Se noi spiriti rimarremo qui in eterno, condannati a vivere solo di notte, saremo privati della nostra esistenza! Dovete ritrovare i ragazzi! Seguite le statue e affrontate quel Digimon. Se vincerete, la maledizione sarà ad un solo passo dall’essere spezzata!”

“Cosa significa seguire le statue?” Aaron fece tardi la domanda, perché il Digimon scomparve davanti a lui.

“Chissà chi era quel Digimon… come faceva a conoscere Sonia?”

Più confusi che prima e consci del loro obiettivo i ragazzi tornarono verso il castello, dato che era l’unico posto che non avevano ancora controllato.

“Piddomon aveva detto di non entrare! Che gli spiriti non vedono di buon occhio i vivi!”

“Non mi interessa..: dobbiamo trovare i nostri amici!” Ribatté Aaron e Patamon drizzò ancora le orecchie.
“C’è qualcosa di strano qui… la tristezza…”

“Uffa Patamon… non potresti essere più specifico?” Si lamentò Aaron. “Sei quasi più “profetico” tu di tutti gli altri Digimon qui…”

Camminarono a lungo e raggiunsero un ponte stracolmo di Digimon: luci ovunque e altri che accoglievano i Digimon entranti.

“Sono due Frogmon! Sono Digimon Mutanti di livello Armor! La loro tecnica è il Morso d’Anfibio.” Aggiunse Theo leggendo il Digivice.

“Voi non siete spiriti! Non potete passare!” gracchiò uno dei due.

“Bomba d’Aria!” rispose Patamon, facendo precipitare entrambi nel fossato.

“E bravo Patamon… hai capito tutto!”

Nell’edificio l’atmosfera era molto accogliente. Sembrava un posto dove gli spiriti potevano rilassarsi. Vari spiriti qua e là si facevano massaggiare da altri spiriti, quali Taomon e Doumon.

Quando i ragazzi passarono lungo le scale che portavano al piano più alto, gli spiriti si giravano e li fissavano storto.

“Mi fanno accapponare la pelle…”

Presero un ascensore e salirono fino all’ultimo piano possibile, il piano 31. Con loro nell’ascensore c’era un altro Digimon, che emanava un forte odore di marcio. Il Digivice lo riconobbe come Raremon. Insomma, usciti dall’ascensore i ragazzi dovettero farsi qualche piano a piedi perché più di così esso non salì.

Nei piani più alti Theo riconobbe delle vasche termali. Digimon piccoli ed enormi erano rilassati al loro interno. Si percepiva il calore che emanavano e, senza di esso, il piano sarebbe stato gelido.

Ad un certo punto un altro Digimon uscì dalla vasca riconoscendo i due esseri umani.

“Non vi siete arresi, eh?”

“Anche tu qui?”

“Eh già! Purtroppo devo avvertirvi che vi state cacciando in grane che, senza un miracolo, non potrete superare! Datemi retta! La maledizione non si può spezzare!”

“Dove sono gli altri prescelti? Tu lo sai, vero?”

“Non so di chi state parlando…” Disse il Digimon sogghignando.

“Non fare il finto tonto! Parlo anche di Dave e del suo Digimon, quello che ti ha fatto fuori!”

Boogeymon rise: “Mi state prendendo in giro? Lui mi ha fatto fuori!” E indicò Dracomon, che appena vide ciò punto il suo indice destro verso di sé e ripeté: “Io?”.

“E chi se no? Mi hai colpito con le tue fiamme quella notte, ricordi?”

“No…”

Boogeymon si avvicinò. Non aveva nulla in mano e sembrò non avere cattive intenzioni.

“Quando Coredramon fu sconfitto, io mi trovavo nei paraggi e le tue fiamme mi hanno letteralmente investito! Fu un attimo! E mi ritrovai qui!”

Aaron prese Theo per un braccio quando vide che Boogeymon si avvicinò troppo e si cambiò di posto con lui strattonandolo: “Ok, ci hai detto tanto, ma da te voglio sapere un’ultima cosa: anche Piddomon, il padrone di questo posto, è uno spirito?”

“Sicuro!” Sbadigliò l’ex-nemico.

“Allora dobbiamo continuare a salire. Quando troveremo Piddomon ci faremo dire tutto quello che sa su come tornare nel mondo reale!”

“Bravi! Fareste bene. Qui è troppo pericoloso! Phelesmon potrebbe trovarvi! Non ho intenzione neanche adesso di dirvi chi sia, ho ancora paura di lui!”

“Lo immaginavo… adesso ce ne andiamo.”

Aaron e Theo salirono ancora le scale. Questa volta non aveva paura, né l’uno né l’altro. Ma solo uno dei due aveva capito tutto!

FINE CAPITOLO 10

Episodio 11: L’angelo

Parte 2: Concretezza

Salirono l’ultima scala. In cima, un grande atrio rotondo e buio. La luce della Luna che entrava dai due finestroni ai lati delle porte frontali illuminava poco o niente di quel locale: grandi statue di marmo erano poste lungo la larga circonferenza e un lampadario di cristallo pendeva dal soffitto. Un grande tappeto pregiato ricopriva il centro della stanza e su di esso una grande vasca sospesa a mezz’aria. I ragazzi si avvicinarono ad essa lentamente. Poi ci guardarono dentro: non si vedeva molto, solo erano udibili delle leggere voci. Un secondo dopo una porta dall’altra parte della stanza si aprì.

“Oh, vedo che avete ignorato il mio consiglio di non entrare qui… spero che gli spiriti non siano stati scortesi con voi…”

Aaron sorrise a Piddomon, appena entrato nella stanza in cui si trovavano loro.

“Questo è l’atrio del mio ufficio privato… volete seguirmi? vi ci porto!”

“No, questo posto va bene, è perfetto… ora puoi restituirci i nostri amici.”

Piddomon lo guardò con aria perplessa. “I vostri amici? Non c’è nessuno in questa città, oltre a voi, me e gli spiriti…”

“Aah! Puoi finirla con questa messa in scena! Guarda che l’ho capita già da un pezzo! Le statue, di cui una mancante, gli spiriti, la città, i ristoranti che cuociono da soli il cibo da servire i clienti, il castello, e anche tu.”

“Non so dove vuoi arrivare!”

“Dici? Vediamo dove posso cominciare…”

Theo riusciva a malapena a seguire il battibecco a causa della tremenda velocità con cui Aaron e Piddomon parlavano. Patamon si alzò in volo.

“Patamon l’ha capito subito, appena è entrato qui! Un’aura allegra, ma allo stesso tempo triste… all’inizio ho collegato l’allegria con la festa e poi, quando quello che io credo fosse lo “spirito” di Kabukimon, il Digimon che sorvegliava il villaggio dove Sonia, Palmon, Sabry e Salamon si erano trovate, ci ha detto della maledizione, ho collegato la tristezza al maleficio stesso. Oh quanto mi sbagliavo!”

“Cosa intendi dire, Aaron? A cosa doveva riferirsi se no?”

“A un piano ben congegnato per eliminarci tutti! Ad un grande dispendio di energia per una congiura da oscar!”

“Mi dispiace, ma non sono il Digimon che tesse cong…”

“Ma smettila! Cosa credi? Che io non l’abbia capito?”

“E’ stato facile! All’inizio non mi è venuta subito in mente questa soluzione… ma poi… ho visto le statue. È stato strano fin da subito… il Guardiano, hai detto tu, mi sbaglio?”

“E chi altri dovrebbe essere?”

“Ma quello sei tu, Piddomon! Non la statua! Quell’icona non rappresenta affatto un guardiano. Questo posto faceva al caso tuo, no? Le statue… davano un tocco chic alla trappola!”

“Quale trappola, Aaron?” sospirò Theo mentre Dracomon si aggrappò alla sua gamba.

“Un gioco, forse… sarebbe più corretto dire un gioco da Luna Park! Triste come cosa, vero?”

“Questi spiriti sono venuti qua per rilassarsi, e voi siete capitati qui per caso e volete distruggere la città, facendo finta di cercare amici inesistenti e facendo così del male ai pacifici spir…”

“Non esiste nessuno spirito! Erano tutti finti, ologrammi, vero? Ho avuto l’illuminazione quando ho visto Boogeymon… tutti gli abitanti di questa città sono spiriti. Boogeymon mi ha detto che tu sei uno spirito. Boogeymon non aveva con sé il tridente, gli era stato distrutto da Turuiemon. Lui ha negato di averlo conosciuto Turuiemon, ma poi ha detto che non ci avrebbe detto niente su Phelesmon, come l’ultima volta. È una contraddizione! Se Boogeymon fosse stato davvero rimasto ucciso dalla fiammata di Coredramon, vuol dire che lo scontro “finale” non è mai avvenuto, e quindi che noi non avremmo mai avuto la concreta occasione di chiedere a Boogeymon qualcosa riguardo a Phelesmon.”

“E’ vero… non ci avevo pensato…” sussurrò Theo.

“In altre parole la storia della maledizione è una mera baggianata! Insospettito da questa storia ho chiesto a “Boogeymon” se anche tu fossi uno spirito. La sua risposta affermativa mi ha dato la conferma di quello che volevo sapere! Se anche tu fossi uno spirito, non avresti con te il bastone, così come Boogeymon non aveva con sé il tridente. Tu non sei uno spirito, ci hai mentito per tutto questo tempo!”
“Ma cosa stai insinuando! Avrete chiesto a Boogeymon di Phelesmon quando Coredramon l’ha distrutto…”

“Impossibile! Siamo venuti a conoscenza di quel Digimon solo quando Witchmon ha fatto il suo nome sul letto di morte. Non potevamo conoscerlo allora, visto che la fine di Witchmon è stato un evento postumo!”

“Ma vi dico che vi sbagliate! Non esistono altri umani oltre a voi in questo mondo!! D’altronde… dove sarebbero?”

“In quella bacinella al centro di questa stanza! Sono stati rinchiusi in un’altra dimensione.”

“Cosa?” Theo si precipitò verso la bacinella e ci guardò dentro. “E’ vero! Le voci sono le loro! Non temete ragazzi, vi tireremo fuori noi!!”

Di sottofondo si udiva la voce di Sonia: “Appena esco distruggo quel Digimon che ci ha portati qui!!”

“Sempre la solita” pensò Theo.

“Dove ero rimasto… ah sì!” proseguì Aaron: “Il mistero della loro sparizione. Sapete che non ho mai creduto a questa storia, ma soprattutto mi è sembrato strano che Kabukimon conoscesse Sonia, visto che, come dici tu, solo io e Theo avremmo dovuto essere qua. Avete creato delle marionette perfette. Un’atmosfera da brivido, in senso buono ovviamente, e vi faccio i miei complimenti. Ma il piano che avevi progettato cominciò a scricchiolare: dovevate sbarazzarvi dei prescelti in fretta e confondere quelli che erano sopravvissuti alla sparizione. All’inizio non ce ne siamo accorti, eravamo girati verso l’angelo. Ma poi ho visto la conformazione della via con i ristoranti: erano come due cerchi concentrici e la via centrale era come il diametro del cerchio più piccolo. Alle estremità di esso, le due statue. Furba la cosa… far girare il cerchio più piccolo in modo tale di avere più tempo per imprigionare tutti lì dentro e scappare. Alla fine noi siamo scesi dalle scale della statua e abbiamo, senza essercene accorti, ripercorso la strada al contrario e siamo entrati nella tavola calda di fronte a quella in cui realmente i ragazzi stavano venendo rapiti.”

Piddomon cambiò espressione. “Sì, ho fatto molti errori, purtroppo…”

“E poi la storia delle statue e dei loro messaggi profetici su la concretezza e l’astrazione… potevi risparmiarteli.”

“Che cosa volevano dire?” chiese Theo, ma Aaron rispose al posto di Piddomon:

“Assolutamente niente! Erano solo frasi d’effetto che ci avrebbero portato fuori strada!”

“E’ così! Ho scritto quelle frasi nella speranza che avreste dedicato più tempo possibile al loro significato. Invece siete andati alla ricerca dei vostri amici! Avreste dovuto ascoltare il mio consiglio e andarvene! Almeno finché ne eravate in tempo!”

“Probabile, ma non ho paura di fronteggiare te…”

Piddomon esitò: “Non ha senso…”

“Dov’è?” chiese Aaron con un sorriso spavaldo sulla faccia.

“Chi?”

“Lo sai benissimo… chi ha architettato questo stratagemma… chi ha preparato l’illusione degli spiriti del cibo, il cui odore modestamente, faceva proprio schifo! C’era solo una cosa che non poteva prevedere: che io e lui – riferendosi a Theo – Non andiamo matti per la cucina altolocata! Avanti rispondi! Dov’è…?”

“Non lo saprai mai!”

Theo si avvicinò il più possibile a Aaron e Patamon, il quale affermò che c’era una presenza strana dietro a Piddomon.

All’improvviso le luci della città si spensero. Freddo. Non si riuscì a vedere niente.
“Aaron… lo sento! È qui!” aggiunse Patamon.

Piddomon cadde a terra. La luce della lama che gli trafisse la schiena rifletté i raggi della Luna e illuminò tutta la stanza.

“Immaginavo che saresti saltata fuori da sola, d’Arcmon!”
“Come hai capito che c’ero io dietro a tutto questo?” disse lei estraendo la spada dal corpo inerme di Piddomon, che si disintegrò in dati.

“A dire il vero lo sospettavo da quando ho visto il piedistallo su cui si doveva trovare la seconda statua. Un tempo anche questo paese faceva parte del tuo dominio, vero?”

“Esatto, ma poi è andato in crisi e l’ho abbandonato…”

“Portando con te la statua che ti rappresentava! È così che ho capito che eri collegata a questo posto! Quando vidi il piedistallo per la prima volta, mi resi conto di aver già visto una statua che si adattava ad esso e delle dimensioni pressappoco dell’altra che le sta di fronte. Nella tua città, dove abbiamo affrontato Lekismon!”

“Ah già sì… quella statua è andata distrutta, vero? Non avete proprio considerazione e rispetto per le cose altrui!”

“Proprio tu parli di rispetto? Avanti d’Arcmon! Non ho intenzione di perdere tempo! Voglio che mi porti da Phelesmon e liberi i miei amici!”

“Presuntuoso! Non avrai mai quello che desideri!”

“Ah sì?! Allora libererò io i ragazzi da quell’affare!!”

Aaron corse verso la bacinella, anticipando d’Arcmon che fece lo stesso. Urtandola fece rovesciare il liquido bianco al suo interno e ogni prescelto e ogni Digimon al suo interno ne uscì materializzandosi.

“Hai liberato i prescelti! Il mio piano è in fumo! Non mi resta che affrontarvi personalmente tutti insieme!”

D’Arcmon prese ancora la spada e si avventò su Aaron, che, per schivarla, cadde da una delle vetrate laterali dell’atrio.

Theo corse per aiutarlo, ma d’Arcmon lo anticipò. Ma non fece in tempo a toccarlo che già Coredramon la fece spostare con un colpo di coda.

“Palmon digievolve… Togemon!”

“Vai così Togemon!! Devi annientarla!”

Togemon distrusse il lampadario di cristallo e una pioggia luminosa invase la stanza. Togemon riuscì a colpire d’Arcmon con una Raffica di Spine che mosse qualche pezzo di cristallo.

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”

Anche Ginryumon contribuì ad attaccare la nemica, facendo piovere su di lei una raffica di frecce contro cui dovette brandire la spada.

“Giuly! Aaron è caduto di sotto!!”

“Ci pensiamo noi!”

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!!”
Waspmon volò giù dalla finestra. Aaron e Patamon erano riusciti a salvarsi rimanendo su una delle tettoie del castello.

“Waspmon! Corri dagli altri! Di loro di raggiungermi al castello giapponese che c’è all’ingresso! Finché staremo su questo piano d’Arcmon lotterà nel suo campo di battaglia!

Waspmon portò giù Aaron, che attraversò la strada che fino a pochi secondi prima aveva ogni luce accesa. Ora il buio regnava sovrano.

Ancora una volta la statua dell’angelo attirò Aaron. Una gocciolina d’acqua cadde ai piedi del ragazzo. Guardò su… quella era una… lacrima? Lacrime luminose scendevano lentamente  dal viso di quella creatura, riflettendo ancora i raggi della Luna.

“Com’è possibile che una statua pianga?”

Patamon era anch’egli incantato da quella vista.

“Sta piangendo perché sente quello che è successo a questo posto…” disse.

“Dici?”

All’improvviso Aaron alzò gli occhi verso il castello più grande e vide Togemon volare giù dalla finestra: d’Arcmon era sotto di lei. Anche Ginryumon, Gatomon, Turuiemon, Coredramon e Waspmon (che portava gli altri ragazzi) la seguirono.

“Stanno arrivando!”

D’Arcmon si spostò da sotto Togemon, che cadde di colpo spaccando il pavimento in pietra che si trovava dove prima c’era il prato.

“Lo sapevo! Non era morbido come un prato normale! Era solo un’illusione!”

Aaron scese le scale e si ritrovò nella via:

“Guarda Patamon! Ecco la concretezza! Tutto quello che avevamo visto prima non era altro che astrazione!”

“Gli opposti!” sussurrò Patamon.

D’Arcmon roteò su sé stessa: “Spada Danzante!” Si fermò e provò a pugnalare Sabry. Gatomon la anticipò e provò a tirarle un calcio, ma d’Arcmon cambiò traiettoria di volo e la evitò.

“Codarda!”

“Voglio proprio vedere cosa sapete fare…”

“Pugno Felino!”

“Turuie Calcio!”
“Freccia Perforante!”

“Cannonata Turbolenta!”

“Fiammata Zaffiro!”

“Raffica di Spine!”
Gatomon e Turuiemon, seguiti dalle tecniche dei ragazzi colpirono d’Arcmon. Ma senza effetto.

“Cosa? L’abbiamo attaccata tutti insieme… non è possibile che sia ancora sana e salva!!”

“Siete inutili, prescelti! Non vedo come possiate affrontare da soli Phelesmon così! E voi due! Vi devo ringraziare! Avete fatto il mio gioco fin dall’inizio…!” disse rivolgendosi a Gatomon e Turuiemon.

“Avevo mandato Witchmon ad eliminarvi… sapevo che sarebbe morta! Ovviamente all’inizio ho avuto paura che vincesse… ma adesso non più!”

“Quindi sei tu il capo di Witchmon!!”
“No, stupida mocciosa! Io sono una serva fedele di Phelesmon! Witchmon e Boogeymon erano miei, se si può dire, colleghi!”

“Allora perché mandare al macello Witchmon?”

“Non solo lei! Anche Boogeymon… ho fatto in modo che morisse in quello scontro!”

“Ma qual è lo scopo in tutto questo?”
“Assorbire i dati dei vostri Digimon personalmente e diventare invincibile!!”

Il viso di d’Arcmon divenne rugoso e la sua espressione demoniaca.

“Un Digimon come te non meritava la sua statua! Forse il Digimon raffigurato in quell’altra sapeva che avevi cattive intenzioni! È per questo che sta piangendo!”

“Aaron…” sussurrò Sonia.

“Non dire stupidaggini, marmocchio! Quella statua non può lacrimare… è solo una statua! Non ha nessun valore!”

“Forse è l’unica cosa vera a parte noi prescelti e i nostri Digimon a esistere in questo posto!” sibilò lasciando intendere a d’Arcmon che lei era odiosamente falsa.

“Come osi? Io sono reale almeno quanto voi! E sono anche più potente! Sei solo un inetto, e visto che hai svelato il mio trucco stanotte, provvederò a rivelarti che, quando avrò sconfitto voi, ucciderò anche Phelesmon! Non mi interessa di lui! Poveretto! Sta cercando di riportare in vita i suoi vecchi padroni! Ma non mi interessa!!” rise a crepapelle. Poi si librò in volo. Il suo scettro divenne enorme e con esso cominciò a pestare per terra. I ragazzi correvano qua e là per evitare di essere schiacciati.

“Brutta stregaccia! Un servo che vuole sostituirsi al padrone… non c’è sbaglio più grande che tu possa fare, a prescindere da quanto malvagio egli possa essere!!”

Aaron fu chiaro quando pronunciò quelle parole. D’Arcmon provò a calpestarlo, ma, nonostante Aaron stesse immobile, ogni volta lo mancava e imprecava.

“E’ come se intorno a te ci fosse un campo di forza! Non riesco a colpirti!”
Sonia e Dave, che non avevano sentito quello che d’Arcmon aveva detto, continuarono a ripetere all’amico di spostarsi che quel posto era pericoloso.

Aaron non li ascoltava. Non gli importava di morire. C’erano cose peggiori al mondo.

“Anche se la concretezza è come la luce che ci mostra la verità, questo posto è buio e desolato. Non ha senso che esista se nessuno lo considera. Hai fatto tu tutto questo. Hai abbandonato il tuo popolo nel momento del bisogno, facendolo estinguere! Ecco il vero motivo per cui la statua sta piangendo! Perché mai la luce non dovrebbe sorgere nel buio????”

Aaron urlò così forte che tutti i prescelti si topparono le orecchie.

Il bastone di d’Arcmon riprese le sue dimensioni originali.

“No, non è ancora troppo tardi! Posso fermarlo prima che riesca a…”

Così come quando un lampo divide l’oceano con il suo fragore, così Patamon volò in aria dividendo il cielo con la sua luce verde, che illuminò le nuvole e coprì la Luna con la sua immensa luminosità. D’Arcmon si chiuse gli occhi, coprendoli anche con le mani.

Luce, luce, luce ovunque. D’un tratto Patamon era scomparso. La statua esplose in tanti piccoli frammenti di polvere brillante. Quando la luce diminuì d’intensità, un angelo era comparso al posto del partner di Aaron.

Aveva le stesse sembianze del Digimon raffigurato nella statua! Sei ali argentee che risplendevano nella notte, vesti blu e bianche e capelli rossi che ondeggiavano nel vento.

“Avanti Angemon! Sei l’unico che può distruggerla!” gridò Aaron che aveva appena letto i dati del suo Digimon.

“Wow… quello sarebbe Angemon?”

“Non avrei mai creduto che saresti digievoluto proprio in un combattimento contro di me! Beh, a questo punto ammetto che non sono più così sicura di vincere!”

“Ritengo saggio concederti una seconda opportunità. Ti arrendi d’Arcmon? Decidi di unirti a noi e sconfiggere il tuo padrone?”

“Mai!! Ti distruggerò e acquisirò i tuoi dati. Poi farò lo stesso con gli altri Digimon e lo combatterò da sola!”

“Leggo un dubbio nei tuoi occhi, d’Arcmon… lo sai che non sei in grado né di eliminare me, né di eliminare lui.”

“Menti!”

“Sei tu quella che mente a sé stessa. Accetta la mia proposta, e non ti farò del male.”

Angemon si voltò verso Aaron, in attesa di una conferma.

“Mi arrendo.”

Aaron rise. “No… non te lo permetto… sarebbe troppo facile per te dopo tutto quello che hai fatto!!”

“Ma, Aaron… potrebbe essere un aiuto…”

“No Angemon… non lo merita!”

“Maledetto ragazzino!!” d’Arcmon scese rapidamente dal cielo mantenendo una postura eretta e fece segno di brandire il suo scettro contro Aaron, ma Angemon la precedette e le puntò contro il suo: “Mai minacciare Aaron davanti a me, vecchia befana!”

I ragazzi si misero a ridere. Neanche Aaron poteva credere che Angemon stesse usando quelle parole contro di d’Arcmon… non pareva il tipo!

D’Arcmon indietreggiò. Angemon e lei cominciarono a duellare. L’uno col bastone e l’altra con la spada.

Angemon fu più abile e fece volare la spada contro il piedistallo dove si ergeva la statua di d’Arcmon e le tirò un violento pugno nello stomaco: “Facciamola finita… questo scontro sta durando da troppo tempo.”

D’Arcmon era paralizzata. Non riuscì a muoversi.

“Raggio Celestiale!”

Un lampo di energia colpì d’Arcmon a bruciapelo che si incenerì in pochi istanti.

I ragazzi esplosero in un urlo di felicità.

“Sei stato grandioso Patamon!”

Angemon si girò verso Aaron e si abbassò alla sua altezza:
“Sei stato tu a darmi la forza, sei il mio prescelto!”

Poi regredì Patamon.

“Nella tavola calda forse è rimasto qualcosa…”

“Era tutta un’illusione!” rispose Theo ad Alex.

“Oh no…”

I ragazzi uscirono dal castello. Ridendo e scherzando. Ma intanto…

“Perfetto! Stanno per arrivare! Devo accoglierli nel migliore dei modi…”

Phelesmon parlò con la sua vocetta, che riecheggiò all’interno della sala. Vuota. D’un tratto delle immagini.

“Oh! Siete voi! Vi prego… non andate via… no! Maledizione!”

Un Digimon entrò nella stanza.

“Grande Phelesmon! Siamo pronti a riceverli!”

“Perfetto SkullMeramon… Non vedevo l’ora… ma dimmi… quanti siete?”

“Qualche migliaio… disposti intorno al castello!”

Ridendo Phelesmon cominciò a danzare.

“Sono contento che lei sia felice, mio signore.”

Finalmente, i tre ostacoli più grandi che impedivano ai ragazzi di fermare Phelesmon e di conseguenza la venuta dei Signori Oscuri erano stati rimossi.

Aaron non dimenticherà mai quella nottata. Sì, è vero, ha dovuto combattere per sconfiggere d’Arcmon, ma si era anche divertito parecchio a risolvere il misero con Theo!

Dave volle sapere tutti i particolari e li comparò con il caso che aveva risolto lui al Settore Neon. Sonia continuava a fare i complimenti a Patamon e Palmon la seguì. Alex e Sabry ridevano insieme sui loro compagni ancora sui banchi di scuola e Giuly si faceva portare in braccio da Waspmon, la quale, tra l’altro si sentiva un po’ sfruttata.

Sonia mise la mano nella borsetta. Poi si fermò e tirò fuori un vecchio pezzo di carta.

“Me l’ero quasi dimenticata… dobbiamo chiedere a Phelesmon che cosa c’entri Digiworld con il giornale del tizio mascherato…”

Tutti si fermarono. Poi Aaron si girò e la guardò. Poi facendole l’occhiolino rise: “Prima dobbiamo sconfiggerlo però!”.

“Hai ragione!”

FINE CAPITOLO 11

Episodio 12: Guerra

Ormai si stava quasi per fare giorno quando i ragazzi cominciarono a vedere chiaramente le guglie del castello nero in cui alberga Phelesmon. Il paesaggio tutt’intorno sembrava morto. Gli alberi erano spogli e il piccolo sentiero che permetteva ai passanti di salire sulla montagna del maniero era pressoché impraticabile.

“E certo! Tutti i suoi seguaci sapevano volare…” pensò Sonia dando un violento calcio a una specie di scarafaggio.

Il Sole sorse all’orizzonte, ma le nubi lo ricoprirono pressoché interamente. Non c’era luce. Ogni tanto si poteva udire qualche verso di qualche strano Digimon, ma niente era visibile oltre gli alberi.

I ragazzi, ignari del pericolo che stavano per affrontare, proseguirono facendo Digievolvere i loro Digimon, perché potessero aiutarli a percorrere il sentiero.

“Angemon, non pensi che c’è qualcosa di strano che ci sta attendendo oltre il percorso?”

“Sì Gatomon. Sono convinto che qualcuno ci sta aspettando… ma non avverto un solo Digimon…”

Angemon volò al di sopra degli alberi con Aaron in braccio che lo implorava di rallentare. Dall’alto vide un grande ammontare di Digimon che, schiacciati l’uno contro l’altro, formavano una massa spropositata che marciava verso valle. Angemon fece una brusca virata e tornò indietro sui suoi passi.

“Abbiamo pattugliato l’intera area intorno al castello.” Concluse. “C’è un intero esercito di Digimon che ci sta venendo addosso.

“Cosa?”

“Dobbiamo prepararci al peggio!”

I ragazzi si chiedevano per lo più come avrebbero potuto fare a fronteggiare un intero esercito di centinaia, forse migliaia di Digimon, essendo in sette. Solo Sonia non dubitò della buona riuscita della loro “missione”.

Così, tutti, chi volando, chi correndo, arrivarono di fronte all’esercito. Migliaia di Digimon, capitanati da SkullMeramon ruggivano minacciosi contro i prescelti.

“SkullMeramon, Digimon di Fuoco, livello Evoluto. La sua tecnica: Metallo Liquido Infuocato!”

“Livello Evoluto?”

“E’ un livello più alto del campione, ma non è un gran problema… un buon Digimon campione può sistemarlo.”

I ragazzi si erano nascosti in un cespuglio e rimasero a guardare e analizzare i Digimon dell’armata.

Aaron scese da Angemon. “Sonia, tu, Sabry, Dave, Theo e Alex, con i Digimon entrate nel castello. Io e Giuly sistemiamo l’esercito qua fuori con un attacco aereo! Non c’è neanche un Digimon fornito di ali lì!”

“E tu avresti notato che non c’è neanche un Digimon alato in quel mucchio di almeno duemila Digimon??”

“Beh, qualcosa dovevo pur fare, no? Adesso andate, vi facciamo strada io e Angemon!”

Angemon prese con sé qualche ragazzo e un po’ alla volta, senza farsi notare, li portò davanti al portone del castello. Quando anche gli ultimi erano stati portati a destinazione (anche grazie a Waspmon) Giuly ricordò ai ragazzi che la loro priorità era Phelesmon, gli altri Digimon andavano ignorati.

“Buona fortuna! E noi, caro Angemon, abbiamo un mucchietto di Digimon da sistemare!”

Così, Aaron su Angemon e Giuly su Waspmon si innalzarono in volo.

“Eccoli! Imbecilli, dovete attaccare in alto!!” ringhiò SkullMeramon. “Metallo Liquido Infuocato!”

Un Maildramon sparò una Freccia Fulminante dal suo corno, ma mancò Angemon che sparò un Raggio Celestiale come contrattacco. L’impatto tra la tecnica del Digimon e i nemici fu devastante ed esplose in una grande onda d’urto che eliminò vari Maildramon e Rhinomon.

“Cannonata Turbolenta!” Il cannone sul pungiglione di Waspmon sparò un colpo che ebbe poco meno dell’effetto del Raggio di Angemon contro il terreno. Ma altri Digimon morirono sul colpo.
“Catena Rovente!” gridò SkullMeramon, lanciando la sua catena contro Waspmon. Ma Waspmon la evitò.

Un’altra pioggia di raggi cadde sull’esercito di Phelesmon.

“Sono troppi! Ci vorrà un po’!”

Nel frattempo Sonia riuscì ad aprire il grande portone situato aldilà del fossato che circondava il castello. Entrarono uno dopo l’altro in esso e la prima cosa che videro fu una stanza enorme dalla quale partivano numerose scale. Ognuna portava in una stanza diversa.

“Siamo nei pasticci…” ironizzò Alex mentre provò a salire sulla scala a lui più vicina. Quando entrò nella porta, come per magia ne uscì da quella che si trovava dietro a Sabry, facendo spaventare lei e Gatomon, la quale gli mollò un destro per impulso: Alex ci mise un po’ a riprendersi del tutto.

“Scusa!”

Ogni tanto si potevano udire lamenti e catene che sbattevano, come se ci fossero prigionieri qua e là, ma in realtà le uniche anime vive lì erano i ragazzi… e Phelesmon.

Sabry entrò in un’altra porta e si ritrovò nei sotterranei del castello. Scese qualche scalino, poi decise di tornare sui propri passi e aspettare gli altri. Oltrepassò nuovamente la porta, ma questa volta si trovò in una sala ancora diversa.

Allora capì che le porte sono tutte passaggi casuali.

“Sabry!!” gridò Theo mettendo il viso nella stessa porta, ma vide una sala ancora diversa. Purtroppo non sapeva che quella che era davanti a lui non aveva nulla a che fare con le cantine viste da Sabry. Quindi entrò e la porta si richiuse subito dietro di lui. Pertanto Sonia e Dave decisero, spaventati, di farlo uscire. Quando Turuiemon distrusse la soglia, tuttavia, non vi era traccia di Theo, né di Sabry. Si trovarono in una sala piena di armature.

Come Sabry, fecero per tornare indietro ad avvisare gli altri, ma, quando oltrepassarono ancora la porta, si trovarono nuovamente in una sala ben diversa, piena di Digimon legati, mal ridotti e perennemente flagellati da una grande frusta robusta che all’apparenza rimaneva in aria da sola. Fu solo quando vi comparve un Phantomon che i ragazzi capirono che dovevano combattere.

“Phantomon, Digimon Fantasma di livello Evoluto. La sua tecnica: Ombra della Falce!” Lesse Dave: “Maledizione! Un altro Digimon di livello Evoluto!”

Appesi come salami, ridotti allo stremo delle forze, tanti Digimon trai quali un Digimon a forma di mago: “FlaWizardmon. Digimon Mago di livello Armor. La sua tecnica è il Fuoco Cadente!” Sabry si soffermò su di lui, mentre Gatomon e Turuiemon lottavano contro Phantomon con scarsi risultati.

“Perché siete qui? Cosa vi è successo?”

“Ci hanno rinchiusi in questo posto perché non siamo riusciti a ritrovare quello che Boogeymon e Witchmon ci hanno ordinato…”

“Ora non ci sono più! Boogeymon, Witchmon e d’Arcmon sono stati sconfitti!”

“Dite davvero? Che bella notizia! State attenti! In questo castello sono nascosti due tesori molto preziosi! Siamo stati carcerati qui perché non siamo riusciti a trovarne altri. Dovete sottrarli a Phelesmon! Quegli affari contengono un grande potere!”

Sabry e Dave slegarono FlaWizardmon.

Phantomon, alla vista di ciò, corse contro Dave, ma venne deviato da un calcio di Turuiemon.

“Dovete andarvene da qui. È molto pericoloso!”

“Pugno Felino!”

“Turuie Pugno!”

I colpi sconfissero Phantomon.

“Adesso dobbiamo andare! Entra ed esci da qualche porta in continuazione! Prima o poi ti ritrovi all’entrata!”

“Ok! Buona fortuna!” Augurò, mentre una porta si aprì davanti a loro: i ragazzi esitarono.

Theo prese la porta che più li era vicina e con Coredramon trovò una sorta di sfera luccicante al centro di una grande sala. Si avvicinò lentamente. Guardò la sfera. Sentiva qualcosa di strano. Avvicinò gli occhi quasi fino a toccare lo strano oggetto col naso. Scottava. Si sentiva lontano un miglio il calore che emanava. La sala era completamente vuota oltre a quella palla di energia.

“E’ tutto così soprannaturale…”

“Ehi Theo! C’è qualcuno qui!” Sibilò Coredramon.

Theo e il suo partner si girarono a 360° per trovare il nemico.

Una scheggia attraversò l’aria. Theo e Coredramon la evitarono di colpo.

“Chi sei?”

“L’oscurità.” La risposta ebbe la stessa intensità vocale di una candela che si spegne.

Coredramon prese Theo e lo coprì quasi del tutto col suo corpo.

“Vieni fuori!”

Theo cominciò ad avvertire una sensazione sgradevole e gli venne freddo. Coredramon sbarrò gli occhi. Avvertiva una presenza molto forte nella stanza.

Ad un tratto un Digimon nero saltò fuori dal nulla. Con grandi riflessi, Theo estrasse il Digivice, e dopo che Coredramon lo scacciò via, glielo puntò addosso:

“Duskmon, il Padrone delle Tenebre! La sua tecnica è lo Sguardo Folgorante!”

“Un Digimon che controlla le tenebre! Siamo nei guai, qua è tutto buio!!” Ringhiò Coredramon.

Nel frattempo…

Alex camminò per parecchie sale prima di raggiungere una sala con parecchi affreschi di vario genere. Si soffermò con Ginryumon a contemplarne uno in particolare che aveva attirato la sua attenzione. Raffigurava una battaglia. Una decina di Digimon lottavano gli uni contro gli altri. Alex pensò che dovevano trattarsi di Digimon parecchio potenti. Così, accese una torcia che aveva portato con sé dalla Terra e illuminò l’area per vedere meglio i dintorni. Vide qualcosa di molto veloce passargli davanti. Non capiva cosa fosse. Era qualcosa di vivente, pensò. Ginryumon sparò varie lance, ma lo mancò ogni volta.

“Chi sei? Sei un nostro nemico?”

Ad un certo punto il Digimon si fermò. Alex puntò lui contro la torcia e prese il Digivice:

“Rinkmon, Digimon Androide, livello Armor. La sua tecnica è Rotazione Fulminante.”

“Coda a Flagello!”

Rinkmon scomparve. Ginryumon e Alex si guardarono intorno per un po’ di tempo. Poi il Digimon ricomparve e colpì violentemente il partner del ragazzo con un calcio. La lama dei pattini che Rinkmon indossava procurò una leggera crepa nell’armatura di Ginryumon, che si appallottolò per evitare i suoi colpi.

Intanto, nella sala del trono, Phelesmon attendeva con ansia un messaggio dal suo calderone. Continuava a mescolare l’intruglio al suo interno lentamente, fissandolo con i suoi occhi raccapriccianti. Sapeva che alcuni prescelti erano riusciti ad entrare nel castello, ma sapeva che i Digimon che aveva messo qua e là nel maniero avrebbero potuto fargli guadagnare un po’ di tempo. Ma quella era la sua ultima preoccupazione.

Nel calderone comparve un’immagine: SkullMeramon che veniva colpito dalle raffiche di colpi di Angemon.

“Non resisterà a lungo. Ma quel Digimon non deve entrare in questa stanza, o il mio piano potrebbe andare in rovina!”

Pochi secondi dopo SkullMeramon si disintegrò in tanti piccoli dati e tutti i Digimon che Phelesmon aveva inviato come esercito del castello vennero abbattuti.

Angemon e Waspmon, con i loro domatori, entrarono nel castello e si trovarono di fronte la stessa situazione che avevano già dovuto affrontare i loro amici: porte ovunque e scale in ogni dove.

“Secondo te dove dobbiamo andare?”

Angemon si concentrò, poi lanciò il suo bastone in aria, il quale si mise a roteare.

“Non si ferma…”

Angemon lo richiamò a sé: “Ognuna di queste porte è quella giusta, ma sbagliata allo stesso tempo… dobbiamo separarci! Avremo più possibilità…”

“Hai ragione!” Assentì Giuly, che s’incamminò verso una porta. “Tu aspettaci qua, Aaron!”

“Non è molto ragionevole, cara Giuly! Il mio Digimon è molto più forte…”

“Sì, lo so, ma in questo caso è meglio che tu rimanga di guardia. Nessuno può interrompere il combattimento se tu glielo impedisci. Se tra un’ora non sarò di ritorno, entra e cercaci!”

“Ok, Angemon! Vieni qui!”

Angemon si mosse, mentre Giuly e Waspmon, regredita Fanbeemon, entrarono in una delle infinite soglie.

Giuly fu la più sfortunata in un certo senso: si trovò in una grande sala circolare con una grande ghigliottina al centro. Il pavimento era fatto di pietra e sotto la ghigliottina vi era un alto patibolo.

“Fiammata Zaffiro!” Gridò Coredramon emettendo una grande vampata. Ma Duskmon scomparve nelle tenebre.

“Diamine! Quel Digimon è davvero forte… dobbiamo riuscire a fermarlo!”

“Forse se emetto altre fiamme riuscirò a illuminare qualcosa!”

“Ma non c’è combustibile… a cosa vorresti dare fuoco… nel castello ci sono anche tutti gli altri, non possiamo appiccare un incendio…” Theo dovette fermarsi.

Duskmon aveva cominciato a colpire Coredramon con le sue spade. Fortunatamente per Coredramon, le sue scaglie riuscirono a ripararlo dai colpi e i suoi artigli gli concedettero qualche contrattacco. Ma non era sufficiente. Ogni volta che questo provava a colpire Duskmon con qualche tecnica seria, questo si scansava ogni volta.

“Vortice Oscuro!” Sibilò il nemico.

Coredramon fu scaraventato da questa mossa aldilà della sala e Theo lo seguì per non rimanere da solo tra le grinfie di quel Duskmon.

Alex si nascose sotto un tavolo che era stato appoggiato al muro, mentre il suo Digimon lottava contro i colpi di Rinkmon. La sala era buia e l’unica luce nei dintorni era quella della sua torcia. Ogni tanto qualche fulmine provocato dalle tecniche del nemico aiutava a far luce nella scena. All’improvviso un piccolo tornado blu si innalzò al centro della stanza. Dentro il tornado vi era Ginryumon, che si era ancora appallottolato, mentre al di fuori vi si poteva scorgere Rinkmon che colpiva a raffica il suo nemico.

“Colpi a Ciclone!”

Ginryumon fu scaraventato verso il tavolo sotto cui si era nascosto il suo partner, al che Alex dovette spostarsi.

Giuly si avvicinò alla ghigliottina. Più si avvicinava e più iniziava a scorgere un Digimon in essa.

“Dinohumon, si chiama così! È al livello campione e la sua tecnica è Lame Ritmiche.”

“Ti prego, sii gentile e fammi andare via da qua!”

Giuly corse verso la fune della ghigliottina. La slegò, ma le scivolò la fune dalle mani e la lama venne scagliata sul collo del povero Digimon. Un grido agghiacciante preannunciò la morte di Dinohumon. Giuly e Fanbeemon si erano girate in tempo per non vedere la scena.

Dall’altra parte della sala una risata malefica si alzò. “Che ragazza davvero gentile! Hai fatto proprio un bel lavoro!”

Intanto Aaron era rimasto all’ingresso a rigirarsi i pollici con Angemon. In preda alla noia questi avevano cominciato a giocare a vari passatempi come Carta, sasso e forbici, bim bum bam, eccetera…

Di scatto Angemon si alzò. Una delle porte si aprì scricchiolando.

“Chi è là?”

Un leone con una pelliccia che ricordava vivamente il fuoco uscì dall’uscio. “Voi due non dovete entrare nel cuore del castello.”

“Beh, Angemon e io la pensiamo diversamente. Vero?”

“Sì!”

Firamon, così si chiamava quel Digimon, fece due passi avanti. “E allora mi sa che dovrò impedirvelo io!”

Fece uno scatto, ma Angemon fu nettamente più veloce. Con un colpo del bastone atterrì Firamon, che, svenuto, venne usato come divano dai due partner mentre aspettavano il passaggio dell’ora. Il tempo passava inesorabilmente lento. Aaron cominciò a sbadigliare. Pian piano si assopì e si addormentò. Angemon lo prese e lo strinse.

“Chissà quando lo devo svegliare…” si chiese senza sapere quanto durava un’ora.

“Sono Shadramon e sono il boia di questo settore. Eseguo coloro che vanno contro gli ordini del Grande Phelesmon!”

Giuly lo guardò, ma non lo prese sul serio.

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!!”

La grande vespa era comparsa dietro Giuly e con fare minaccioso fissava Shadramon.

“Non mi fai paura.”

“Shadramon, Digimon Insetto di livello Armor. La sua tecnica è la Carica Ustionante!”

I Digimon cominciarono a lottare. Shadramon impediva a Waspmon di volare continuando a lanciarle contro bolidi di fuoco. Poi il nemico prese fuoco e si gettò a picco su Waspmon.

Duskmon continuò imperterrito ad attaccare usando le spade. Coredramon ribatté ogni colpo con gli artigli finché poté. Poi bloccò Duskmon e lo arse vivo con una fiammata.

Il Digimon si scompose in dati e scomparve, mentre una porta si aprì dinanzi a Theo.

Waspmon contrattaccò tutti i colpi del nemico:

“Energia Psico Cinetica!”

“Cannonata Turbolenta!”

“Tornado Stridente!”

“Pungiglione Laser!”

Waspmon fece scaraventare Shadramon contro la ghigliottina, con tale precisione che la testa gli rimase impigliata nel foro ad essa destinato. Poi Giuly lasciò ancora andare la corda. Comparve una porta.

Anche Rinkmon non fu molto fortunato nella sua morte: Ginryumon cominciò a bombardare l’area con le sue Frecce Perforanti, aumentando le probabilità di colpire il nemico e riuscendolo a distruggere. Anche davanti ad Alex comparve una porta.

Sonia colpì forte con una scure la testa di MetalPhantomon, facendolo scomporre in dati, dopo che Togemon lo stordì con un pugno. Non che MetalPhantomon fosse il più debole tra gli emissari di Phelesmon, è che era il più inesperto… Anche davanti a Sonia comparve l’ultima porta.

Giuly oltrepassò la porta.

Sabry e Dave oltrepassarono la porta.

Theo oltrepassò la porta.

Alex oltrepassò la porta.

Sonia oltrepassò la porta.

Tutti si rividero l’uno di fronte all’altro. Questa volta la sala in cui erano arrivati era diversa dalle altre: grandi stendardi neri volteggiavano nell’aria senza che niente li sostenesse.

Grandi simboli satanici qua e là. Un Digimon era legato a testa in giù al centro della sala. Volteggiava lentamente come se una fune invisibile penzolante lo reggesse, ma così non era.

“Cos’è?” Sonia alzò la testa, ma notò un calderone davanti ad un grande trono: “Ecco! Sul trono c’è qualcuno!”

Phelesmon troneggiava con il suo amato tridente tra le mani. Ancora parlò con voce acuta e stridula, la stessa che i ragazzi avevano udito dal corvo nero prima di arrivare nella Città degli Spiriti: “Ci avete messo parecchio, prescelti… non mi aspettavo che foste così rapidi! Lasciate che mi presenti…”

“Sappiamo chi sei, non c’è bisogno di nessuna presentazione…”

Phelesmon si alzò e i ragazzi indietreggiarono, poi si avvicinò al centro della sala, dove più o meno si trovava il Digimon appeso.

“Lo riconoscete?”

Sabry e Dave si guardarono: FlaWizardmon era ansimante. Chiedeva pietà.

“Questo Digimon ha provato a fuggire dalle segrete dopo che voi lo avete liberato. Una mossa azzardata che ha firmato la sua condanna a morte.”

Sabry volle parlare, ma non ebbe il coraggio di farlo quando notò il terribile tridente che quel Digimon aveva in mano.

Con esso Phelesmon cominciò a bucare il corpo di FlaWizardmon, ridacchiando con tale atrocità che i ragazzi si coprirono tutti gli occhi per evitare la vista della scena.

Phelesmon rideva di gusto, mentre il sangue gli colava sul viso. Poco dopo, quando Phelesmon smise, il corpo di FlaWizardmon si fermò, tacque e si frammentò in dati.

“Sei atroce!”

Ridendo rispose a Dave: “Tu sei Dave, uno trai prescelti più forti, mi dicono… sei uno che odia vedere la crudeltà. Beh, ti garantisco che allora non potrai sconfiggermi né oggi né mai. Un problema in meno!”

“Aaron ci mette tanto, perché non arriva! Gli avevo detto un’ora!”

Phelesmon li guardò con il suo sguardo letale e poi andò verso il calderone.

FINE CAPITOLO 12

Episodio 13: Il tesoro

Phelesmon si avvicinò al calderone. “Immagino che sappiate le mie intenzioni, cari ragazzi!”

“Sì! Sei un Digimon perfido che vuole liberare i sette Signori Oscuri dalla loro prigionia!”

Phelesmon rise. “Avete le idee chiare, ma lasciate che vi spieghi! I sette Signori Oscuri avevano creato un impero basato sulla collaborazione tra Digimon! Non fraintendeteli! Poi sono arrivati i paladini, che li hanno scacciati, facendo ricadere Digiworld nel caos dell’assenza di un forte governo!”

“I sette signori oscuri non fondarono un impero forte e basato sulla collaborazione, ma piuttosto sulla paura e sulla schiavitù!” Intervenne Sabry.

“Cosa ne vuoi sapere tu, ragazzina? Eri qua ai loro tempi?”

“Cosa importa? Noi ci fidiamo di quello che ci ha detto Azulongmon!”

“Ah! Azulongmon! Non c’è malfattore peggiore! Quel Digimon ha mandato alla morte tanti suoi collaboratori! Scommetto che vi ha raccontato tante storielle sulla guerra di Digiworld e di come i sette Signori Oscuri vennero umiliati, no? Non lasciatevi ingannare dalle parole di quel vecchio burbero!”

“Noi ci fidiamo di Azulongmon! È stato lui a incaricarci di…”

“Azulongmon vi usa solo come miseri burattini!!”

“Menti!!”

“No! Se non volete ragionare con me, dovrete allora affrontarmi! Morirete, poveri sciocchi!!”

Phelesmon si ingigantì, i suoi occhi divennero di un rosso vivo e le iridi scomparvero. I suoi muscoli divennero ben evidenti, il tridente lo seguì nella sua crescita e ali si fecero minacciose.

“Phelesmon! Digimon Demone di livello Evoluto! La sua tecnica è il Fluido Statuario!”

Phelesmon rise in un modo insano e divenne così grande da spaccare il soffitto del maniero.

Perfino Aaron si svegliò da quel fracasso, ma poiché l’ora non era passata, pensò bene di riaddormentarsi!

Phelesmon colpì i ragazzi col tridente, ma esso si inforchettò nel terreno, impedendogli di agire e tenendolo occupato qualche secondo nel tentativo di estrarlo, stile Excalibur! Sonia e Sabry si rifugiarono in un abside laterale della stanza, dove trovarono una sorta di cassaforte.

“Dobbiamo aprirla!” Esclamò Sabry: “Forse qua ci sono i tesori di cui parlava FlaWizardmon!”

“Può darsi! Mentre i nostri Digimon affronteranno Phelesmon, opto per la rimozione della cassaforte e la sua apertura!” sentenziò Sonia assumendo un’aria “importante”.

Aaron si svegliò come è sua consuetudine ogni mattina alle sei. Stropicciò gli occhi e si girò verso Angemon, che si era addormentato con lui.

“Ma guarda te! Che Digimon pigro!”

Si alzò, guardò sul Digivice l’orario: “Perfetto! Siamo in orario e Giuly non è ancora tornata!” Poi si girò e gridò: ”Svegliati pigrone! Dobbiamo andare ad aiutare gli altri!” Angemon fece uno scatto e guardò quasi terrorizzato Aaron. Poi spostò lo sguardo verso il gigantesco demone rosso oltre il soffitto distrutto: “Guarda, Aaron! Quello dev’essere Phelesmon!”

“Può darsi! Che gigante! Non ci sarà facile distruggerlo!”

“Andiamo!”

Aaron corse verso una delle porte, ma prese quella sbagliata, perché si trovò nella sala delle torture dove anche Dave e Sabry erano passati. C’erano tre Digimon legati: Cyclonemon, Lynxmon e un Kogamon.

“Tu sei uno dei ragazzi umani che vogliono affrontare Phelesmon, vero?” chiese uno di loro.

“Sì, perché siete qua incatenati?” Chiese.

“Perché ci siamo rifiutati di collaborare con lui!”
“Vi libero io!”

“Noi non vogliamo essere liberati, perché FlaWizardmon, un Digimon che stava qui, è stato catturato mentre cercava di fuggire…”

“Bando alle ciance! Vi porto io fuori di qui!”

“No! Phelesmon ci ucciderebbe!”
“State dicendo che preferite rimanere qua a marcire, piuttosto che provare a liberarvi?”

“Esattamente!”

“Siete pazzi! Phelesmon in ogni caso vi ucciderà se crederà che gli siate inutili…”

“Meglio tardi che presto, in questo caso!” Sibilò Kogamon.

“Tu eri con la ragazza che mi ha stracciato a carte qualche tempo fa! Lei è qui?”
“Sì! Ma sta affrontando Phelesmon! Dovete aiutarci!!”

“Io ero quello che era stato accusato di aver dato fuoco al Settore Neon! Dave mi ha scagionato da ogni accusa e mi ha aiutato a svelare la verità!” sorride Kogamon.

“Io invece ero uno di quelli che vi hanno attaccato nell’arena, ricordi? Sono stato sconfitto da Ginryumon. Da quel giorno non ho più fatto del male ad una mosca, sono cambiato!”

“Io invece ho smesso di giocare d’azzardo..:”

Aaron sorrise, poi chiese ad Angemon di spezzare le catene, il quale, senza fatica, obbedì.

“Avete visto che i miei amici vi hanno aiutati a cambiare in meglio? Certo… qualche volta hanno usato metodi poco ortodossi…” si rivolse a Cyclonemon e Lynxmon, “Ma siete diventati consapevoli di quello che avete fatto a voi stessi o agli altri, e siete cambiati! Per quanto riguarda te, dovresti essere grato a Dave di averti aiutato! Perché non vieni ad aiutarlo?”

“Perché non ha liberato anche me?”

“Non lo so, vieni a chiederglielo!”

I tre Digimon si alzarono: “Visto che ci avete aiutati, come dici tu…”

“vi daremo una mano per ringraziarvi!”

“Insieme sconfiggeremo Phelesmon!” sorrise Aaron.

Poi i cinque si incamminarono. Comparve una porta e la oltrepassarono.

Anche Aaron si ritrovò nella mischia. Colpi che venivano scagliati nella stanza. Delle catene piombavano dal soffitto e Phelesmon combatté con tutte le sue forze, facendo cadere qualche Digimon partner, che si rialzava subito e proseguiva la lotta. Non vide nessun essere umano. Poi si girò e vide i sei amici circondare un altare.

“Aaron! Vieni a darci una mano!”
“Sì! Angemon, combatti al fianco degli altri!”

Aaron corse verso Sabry e Sonia che si erano voltate: “Cosa è successo?”

“Un Digimon incatenato nei sotterranei ci ha detto che Phelesmon sta raccogliendo dei tesori! E qui c’è qualcosa che ricorda una cassaforte!”

“Forse un Digimon di quelli può aiutarci…”

“Ah! Ma quello è Cyclonemon!!” sorrise Giuly con un tono insospettito.

“C’è anche Lynxmon!”

“E… Kogamon!” Dave parlò e si volto verso Aaron: “Sei stato nella sala delle torture!”

“Sì.”

“Gli hai liberati tu? Ci aiuteranno?”

“Sì e sì. Kogamon è un ninja! Forse lui sa come aprire una cassaforte come questa…”

Aaron si avvicinò ad essa e la guardò. Aveva tre fessure allineate orizzontalmente nel centro.

“Kogamon!” Chiamò. Kogamon si avvicinò e gli fu detto di aprire la cassaforte.

“Ah sì… è da qua che si apre… ma non so come poter fare…”

La colpì un paio di volte con uno shuriken, ma non si aprì.

Intanto gli altri Digimon lottavano disperati contro il nemico.

“Raggio Celestiale!”

“Calore Fondente!”

“Raffica di Spine!”
“Pugno Felino!”
“Turuie Calcio!”

“Turbine Termico!”
“Coda a Flagello!”

“Fiammata Zaffiro!”

“Cannonata Turbolenta!”
I nove colpi impattarono con Phelesmon, che fu spinto di qualche metro più indietro, ma il nemico non subì seri danni, anzi, per ripicca cominciò emettendo una delle sue Onde Malefiche. Tutti nella stanza si coprirono le orecchie e Lynxmon si scompose in dati.

“Ha fatto il suo tempo!” rise Phelesmon.

Aaron provò a scassinare la cassaforte, come quella volta scassinò la porta della casa della sua professoressa di disegno per sostituire il disegno di una bara che gli era venuto male. Era stato attento che la prof. non fosse in casa in quel momento, quindi non fece molta attenzione a come si muoveva nella casa. Quando trovò il posto dove quella teneva i compiti dei suoi “affezionati alunni”, rapidamente sostituì il suo con quello che gli era stato gentilmente offerto da un bulletto che Sonia aveva pestato qualche giorno prima. Quando notò, trai disegni già corretti, che l’odiata Chiara aveva fatto un disegno da otto non si fece problemi nel modificare il voto… nessuno seppe come fece, ma da otto il voto della poveretta diventò tre. Comunque nessuno seppe, a parte Sonia e Dave, cosa accadde quella notte. Ecco perché la ragazza nutriva una particolare confidenza con Aaron mentre questo provava a “scassinare” la cassaforte. Ma niente. Aaron non riuscì ad aprirla.

Nel frattempo lo scontro con Phelesmon era diventato insostenibile per ogni Digimon. Cyclonemon cedette quando fu torturato da Phelesmon, che gli strappò via gli arti uno ad uno.

Quando Kogamon venne sbudellato vivo, Alex non ce la fece. Intervenne nello scontro:

“Maledetto demone! Come puoi vivere nel rimorso di aver massacrato migliaia di Digimon con la tua perfidia?”

“Io ho un compito: devo liberare i miei padroni! La vita dei Digimon è secondaria! Voi siete tutti un ostacolo per me! I vostri amici sono stati degli sciocchi a pensare di potermi sconfiggere con voi. Hanno fatto la fine che si sono meritati.”

“Maledetto! Tu sei il male in persona…”
“Ho deciso di concedere una possibilità a te e il tuo Digimon perché hai dimostrato coraggio!”
“Non voglio la tua misera compassione!”
“Cerca di non dire stupidaggini! Io ti offro la tua vita, a patto che tu la passi a servire me e i miei padroni!”

“Mai!”

Aaron corse contro Phelesmon e strattonò Alex, che in caso contrario, sarebbe stato schiacciato dal tridente.

“Morirai!”

Aaron stava per essere schiacciato dal tridente a sua volta, ma Angemon si fece colpire al suo posto, regredendo Patamon.

“Maledetto! Ce la pagherai!” sospirò Alex.

“Fluido Statuario!”

Il suo Digimon in quell’istante provò una sensazione che non aveva mai provato prima. Il suo corpo s’irrigidì e divenne duro come la pietra.

Ridendo Phelesmon provò a schiacciarlo, ma la pietra in quel momento si distrusse: il corpo di Ginryumon si ingrandì e divenne molto più lungo. Si ingrandirono anche delle lame sui suoi arti e la sua corazza divenne molto più resistente: Hisyarumon è il suo nome!

“Hisyarumon, Digidrago di livello Evoluto! La sua tecnica è Metamorfosi Lacerante!” Sonia richiuse il Digivice e guardò Alex.

“A quanto pare il tuo Digimon è riuscito a super Digievolvere!”

Phelesmon rise, ma Hisyarumon sfrecciò per aria muovendo sinuosamente il corpo. Poi si arrotolò sul nemico e lo sollevò.
“Avvolgimento Bombardante!” Gridò. Dal suo corpo uscirono numerose raffiche energetiche che bombardarono letteralmente Phelesmon, il quale gridò in un modo straziante. Patamon ri-digievolvse Angemon.

“Raggio Celestiale!”

“Raffica di Spine!”
“Calcio felino!”

“Turuie Pugno!”

“Pungiglione Laser!”

“Fiammata Zaffiro!”
I colpi si unirono e Hisyarumon lasciò andare la presa su Phelesmon, che cadde e venne colpito dai colpi dei Digimon. A quel punto Hisyarumon si trasformò in una gigantesca lama.

“Metamorfosi Lacerante!”

Si mosse rapidamente e tagliò la testa di Phelesmon, che si scompose in dati. Il suo tridente cadde a terra e si rimpicciolì. Mentre Alex faceva i complimenti al suo Digimon regredito, Sonia prese il tridente e lo diede a Aaron:

“Tre buchi allineati sulla facciata della cassaforte. È ovvio che l’unica cosa in grado di aprirla è il tridente…”

Aaron lo prese e lo infilò nella cassa. Facendolo girare essa si aprì. Una luce pervase la stanza.

“Questi sono… due ciondoli…” Aaron tirò fuori due pietruzze dalla cassaforte. Quella che delle due era viola scivolò verso Sonia, che la attaccò al suo Digivice. L’altra, quella Rossa raggiunse Theo, che fece lo stesso.

“Cosa sono?”

“Ma è possibile che tu non l’abbia capito?? Questi devono essere il tesoro di cui parlava FlaWizardmon e i ciondoli di cui parlava Azulongmon!”

“Questo significa che i ciondoli contengono parte del potere dei paladini?”

“Esatto!!” Con tono ironico Sabry puntò le dita contro i due ciondoli.

Theo e Sonia esultarono quando compresero effettivamente il loro potere e cominciarono a correre. Quando però arrivarono al trono di Phelesmon notarono il calderone. Vi si avvicinarono e guardarono dentro.

“Ehi! Venite qui!”

Tutti i ragazzi accorsero e circondarono il calderone nel quale ancora ribolliva il fango.

“Cosa sarà? Sembrerebbe un calderone con dentro una sorta di pozione…”

All’improvviso le torce di fuoco che illuminavano il castello si spensero come spente da una folata di vento gelido. Una fredda risata percosse la stanza.

“Prescelti!!”

Ogni ragazzo si scosse e si, ma quando realizzarono che quella voce, contro cui quella di Phelesmon non era nulla, proveniva dal calderone, si voltarono ancora verso calderone, che emanava una luce verde.

“Chi sei?”

“Sono il governatore del Continente delle Ombre! Vi aspetto qui! Troverete quello che state cercando e che Phelesmon non è riuscito ad ottenere!!”

La voce tacque e le luci si riaccesero, poi il Digivice di Dave si mise a vibrare. Dave lo estrasse dalla tasca.

“Azulongmon!!” esultò.

“Prescelti, so che avete trovato il castello di Phelesmon e che lo avete sconfitto. I miei complimenti.”

“Lo so, siamo grandi!”

“Ma questo non è il momento di esultare! Il vostro compito non è finito!”

“C’entra qualcosa quella voce cupa che ci ha contattato poco fa dal calderone di Phelesmon?”

Azulongmon tacque e si sorprese: “Allora è riuscito a connettersi con voi?? Maledizione! Prescelti! Dovete venire nella mia torre! Subito!”

“Ma come facciamo, non ci vorrà poco!”

Subito vennero strattonati qua e là come portati da un grande tornado e chiusero gli occhi. Quando li riaprirono era come se il forte vento li avesse subito trasportati al castello del drago, ma esso era quasi tutto distrutto. Non aveva nulla dello stesso castello visto qualche giorno prima dai ragazzi.

Azulongmon uscì volando dal castello e si fermò poco prima dei ragazzi, che ormai erano atterrati sulla roccia.

“Cosa è successo qui?”

“Le forze del male… un grande esercito di Digimon ha attaccato il mio castello.”

“Chi li ha mandati?”

“Non ne sono sicuro, ma ho la sensazione che si tratti di NeoDevimon.”

“NeoDevimon?” Sonia non era affatto rassicurata dal nome del nuovo nemico: “Chi è?”

“NeoDevimon è un Digimon malvagio che era qui quando i sette Signori Oscuri furono sigillati. Ai tempi della loro ascesa, lui era un loro grande sostenitore ed era il loro braccio destro.”

“Quindi ora dovremo affrontare il loro braccio destro…”

“Lui vive nel Continente delle Ombre! Dovete andare là!”

“Continente delle Ombre?? Prima quando eravamo nel castello siamo stati contattati da una voce orribile, quella di Phelesmon non era nulla in confronto a quella… ci ha detto di andare proprio in quel posto!”

“Allora non ci sono dubbi… dovremo andare lì!”

“A proposito, Azulongmon. Quali sono gli obiettivi di quei Digimon malvagi?”

“Loro vogliono riportare in vita i Signori Oscuri…”

“Sì, ma… hanno secondi fini… come… ottenere questi ciondoli?”

“E quelli dove li avete presi??” Azulongmon interruppe Aaron: “Pensavo che fossero stati nascosti!!”

“Infatti credo che Phelesmon li abbia cercati da qualche parte.”

“Quelli sono i leggendari ciondoli dei sette Paladini! La leggenda narra che i sette Paladini, prima di sparire, si divisero in sette Digi-uova e sette ciondoli. Le Digi-uova le avete viste e i ciondoli…”

“Ma perché tutto ciò?”

“I sette Paladini erano Digimon della loro specie che erano stati in grado di raggiungere il massimo livello di sviluppo, erano come i Digimon più potenti di Digiworld, più forti anche del resto dei Digimon della loro stessa specie. Tuttavia, per qualche strana ragione non furono in grado di distruggere completamente i Signori Oscuri, e furono costretti a sigillarli.”

“Ma questo che c’entra con i ciondoli?”

“I sette Paladini crearono usando i loro poteri un grande cancello e sigillarono l’area Oscura, ma prima di far ciò, vi imprigionarono i sette Digimon malvagi. Nel far ciò persero tutte le loro energie. Quando un Digimon rinasce da un Digi-uovo, raramente preserva la forza che possedeva in precedenza. Perciò i sette Paladini hanno creato sette ciondoli dai poteri misteriosi e li affidarono ad alcuni Digimon perché li nascondessero. A quanto pare Phelesmon li ha trovati e nascosti nel suo castello per evitare che venissero trovati.”

“Quindi ora dobbiamo affrontare NeoDevimon!”

“Ognuno dei sette ciondoli nasconde un’arma micidiale. I primi quattro ciondoli nascondono dei poteri in grado di controllare gli agenti naturali: il ciondolo rosso controlla il fuoco e nasconde una spada che si dice essere in grado di distruggere qualunque cosa; il ciondolo viola nasconde lo specchio di Venere e controlla i poteri della natura; il ciondolo marrone nasconde i poteri sulla terra e nasconde la catena Sismica, in grado di scatenare terremoti; il ciondolo arancione nasconde le forze del vento e la Lancia delle Tempeste. Poi ci sono i tre ciondoli che governano le forze dell’anima: il ciondolo giallo, che nasconde un arco in grado di scagliare quattro frecce potentissime e controlla la misericordia e il potere di controllare l’amore. Il ciondolo blu, che nasconde i poteri sul giudizio e nasconde la scure del Giudizio e il potere di controllare le menti. Essi non possono essere usati sulle persone care. Tuttavia, il ciondolo verde nasconde i poteri sul Silenzio. Nasconde la Falce e controlla la morte. Quest’ultimo è il più pericoloso: non fa distinzione tra le persone care e non. Colpisce chiunque, come la morte stessa. State in guardia quando li troverete.”

I ragazzi seguivano attentamente.

“Non vi preoccupate… vi farò arrivare al Continente delle Ombre con un soffio!”

Azulongmon si alzò e ancora i ragazzi vennero scossi da una specie di tempesta che li sollevò e scaraventò via.

“Buona fortuna, prescelti! Fate digievolvere i vostri Digimon! È l’unico modo in cui potrete sconfiggere il vostro nemico!!”

Intanto…

La polvere si mosse quando quel Digimon entrò nella stanza.

“Allora, li hai trovati?”

“Li ho contattati nel castello di Phelesmon… povero alleato. È stato eliminato in un modo così sciocco…”

“E i ragazzi avranno di sicuro trovato i ciondoli che aveva nascosto…”

“Non è un problema nostro.”

“Peccato però che i poteri in quei ciondoli sono veramente forti. Non so se ce la faremo a combattere i prescelti se li troveranno tutti…”

NeoDevimon si alzò dal trono e si avvicinò al suo compagno.

“Quegli sciocchi non sanno neanche da dove cominciare a cercare quei cosi… e sicuramente non sanno neanche come azionarli…”

FINE CAPITOLO 13

Episodio 14: Il potere del silenzio

Azulongmon raggiunse i ragazzi sulla montagna dove erano caduti in seguito al tornado da lui provocato. Ormai erano così abituati a questo genere di situazioni, che non ci fecero più neanche caso. Il sole ardeva nel cielo e picchiava forte sulle loro teste, mentre qualche Digimon gironzolava qua e là. Quando gli abitanti videro Azulongmon scendere dal cielo tutti si prostrarono in segno di sottomissione.

“A Digiworld sono ancora considerato quasi una divinità!” Scherzò lui appoggiando i suoi enormi piedi per terra. Il suo corpo era trasparente e lasciava intravedere un ruscello dietro ad esso. I ragazzi si sdraiarono in un punto dove la testa del gigantesco digidrago faceva ombra. Guardarono verso l’alto e aspettarono che Azulongmon parlasse. Quando lo fece, la sua voce risuonò come un tuono all’orizzonte:

“Il vostro compito è quello di trovare i ciondoli e fermare NeoDevimon. Se fallirete, Digiworld cadrà nel caos.”

“Ma perché non lo fai tu?” Ryudamon si nascose quando il digidrago lo guardò. Poi gli occhi di questo si illuminarono e i Digivice con lui.

“Se avrò bisogno di mettermi in contatto con voi userò il Digivice come fosse uno di quei cosi che sulla Terra usate per chiacchierare a distanza.”

“Si chiamano telefoni!”

“Come non detto! Ora vado, prescelti. Ricordate quello che vi ho detto sui ciondoli. Sono molto pericolosi, se usati nel modo sbagliato!”

Quando Azulongmon si levò per aria una grande ventata avvolse la zona e ogni ragazzo si alzò in piedi. Sonia andò a bere al ruscello che passava lì vicino e Palmon la seguì.

“Un po’ strano questo Azulongmon… non trovi?”

“Nel caso non l’avessi notato, qui è tutto strano!” Le sorrise Palmon.

Poco distante da lì vi era un paesino di Sheepmon, Digimon cordiali e amichevoli. Quando i ragazzi vi sopraggiunsero era ormai quasi il crepuscolo.

“Possiamo dormire qui!”
“Ma dove? Non vedo uno straccio di posto nei paraggi…”

I ragazzi capitarono in una fattoria e vi entrarono. In essa non vi era niente. Diciamo che aveva solo la forma della fattoria, ma non aveva animali: ovvio visto a Digiworld non ce ne sono. Solo pesciolini colorati di piccole dimensioni.

Aaron entrò, bussò ad un enorme portone e si fece aprire la porta.

“Sheepmon, Digimon Mammifero di livello Armor. La sua tecnica è Siluri di Lana!”

Lo Sheepmon che aprì la porta fece accomodare i ragazzi su alcuni cuscini, si scusò per il poco disordine che c’era e si avvicinò ad un cuscino:

“Vorrei farvi vedere una cosa.”

Prima di sedersi del tutto si risollevò e prese delle chiavi con la bocca. Poi fece segno ai ragazzi di seguirlo. Senza fare storie i sette ragazzi e i loro Digimon si incamminarono lungo i sentieri del paesino. Sheepmon si fermò in un granaio accogliente.

“Potete dormire qui stanotte. Non mi darete fastidio.”

Aaron ringraziò il Digimon e gli chiese se avesse mai sentito parlare dei ciondoli. La sua risposta fu negativa, però senza molta convinzione li indirizzò a chiedere al capo del paese, Pajiramon, perché forse egli avrebbe potuto dare qualche informazione in più.

Aaron e Dave si proposero per l’iniziativa e iniziarono a incamminarsi verso il centro del paese, dove abitava Pajiramon.

“Ho paura che la storia dei ciondoli ci terrà occupati per un po’…” si confidò Dave.

“No… Phelesmon si era sbagliato. Aveva cercato i ciondoli in questo continente, ma anche in quello dove ci trovavamo prima…” Aaron si fermò, prese qualcosa dalla sua tasca e lo mostrò a Dave.

“Ma questo è un ciondolo verde…!! Dove l’hai trovato?”

Aaron si sedette su di un piccolo masso sulla strada.

“L’astrazione è solo una via per la verità. Se poi essa la rappresenti più o meno bene è secondario. Perché mai la luce non dovrebbe sorgere nel buio? La concretezza ci mostra tutta la verità, ma come lo fa è fuorviante. Non tutto ciò che splende è luce, non tutto quello che si spegne è buio.”

“Eh?!”

“L’incisione sulle statue. Concretezza e astrazione, il buio e la luce. La prima parte dice che l’astrazione non è la verità, ma la rappresenta, non importa se in bene o in male. L’altra parte ci dice che la concretezza è la verità, ma senza l’astrazione non puoi arrivare ad essa. Se arrivi alla concretezza senza seguire l’astrazione potresti sbagliare…”

“In che modo?”

“Beh, magari… non capendo COSA bisognava trovare seguendo quel metodo… ti faccio capire meglio: se tu avessi letto quello che c’era scritto sulle statue, non avresti capito quello che davvero il messaggio voleva dire!”

“E cosa voleva dire?”

“Che per trovare quello che cerchiamo dobbiamo mettere insieme astrazione e concretezza.”

“Come?”

“Bah… in realtà ho pensato semplicemente di cercare dove le statue avrebbero dovuto incrociare il loro sguardo: in mezzo alla strada con le tavole calde.”

“Ah…”
“Ho sollevato una specie di tombino quando Angemon combatteva d’Arcmon e in mezzo c’era questo coso. Solo che non si è mai illuminato… a parte quando mi è entrato in tasca…”

“Chissà forse aspetta solo il momento buono… e comunque… se il tuo ciondolo l’hai trovato lì, ciò significa che forse anche i nostri sono nel vecchio continente!!”

“Boh, forse. Comunque… sappiamo che qua ce n’è qualcuno. Dobbiamo solo cercare bene.”

La villetta di Pajiramon non era molto accogliente. C’era erba ovunque. Il Digimon, un grosso animale che sembrava un misto tra un cavallo e un ariete con fattezze umane come le braccia, canticchiava allegramente mentre apriva una paniera.

“Così voi sareste i famosi prescelti…”

Prese una bacinella e vi si sedette sopra. Un rumoraccio fu provocato da qualcosa di molle che uscì dal didietro di Pajiramon e un forte odore di letame “avvolse” la stanza. Il Digimon si alzò e raccolse il secchio.

“Volete un po’ di…?”

“No!” La interruppe Dave mentre si toppò il naso con ambo le mani.

“Ma è buooooooona!” belò Pajiramon insistendo.

“Lo so, ma è meglio di no!”

“Ma daaaaai!” belò ancora.

Patamon provò a scappare volando, ma Pajiramon lo afferrò.

“Forse tu vuoi assaggiare questo ben di Dio!”

“No, no! Patamon non lo vuole!” Sospirò il suo partner.

“Oh, ma è una tale booooontà!” belò verso Lopmon, che si mise a roteare su sé stesso.

“Per carità…”

“Ma qualcosa di commestibile c’è?”

Aaron era disgustato. A Digiworld si pratica la coprofagia, pensò. Che orrore. Prese Dave per le spalle e lo spostò dalla mira di Pajiramon, che intanto inizio a farsi colare addosso quella roba.

I ragazzi si girarono disgustati ancor di più e venne loro l’impulso di vomitare. Pajiramon porse loro un altro secchio.

“Fate pure, sapete che prelibatezza!” disse riferendosi al vomito.

“No grazie!!! Volevamo solo sapere se avesse mai sentito parlare dei leggendari ciondoli dei sette paladini…”
“Sì! Ne uno nel…” disse porgendo e allargando le chiappe.

Dave si girò ancora. “Che schifo!”

“Ehi! Sto scherzando, ragazzi!! No, non so cosa siano questi ciondoli di cui parlate!”

“Oh no…”

“Però dovreste provare al museo… ecco le chiavi!”

Aaron le afferrò e le pulì con il panno che ricopriva il divano. Pajiramon emise un suono sgradevole e puzzolente da quel posto lì, poi si sedette vicino a Dave, appoggiando il deretano su di esso, ma subito si rialzò. La coperta le sia attaccò proprio lì e una volta camminato un po’ si scollò rapidamente, tanto che Dave dovette scansarsi per evitare che gli finisse addosso. Questo si accorse anche che il didietro aveva dato un “bel bacio a stampo” sul telo del divano, lasciando un francobollo marrone puzzolente che metà bastava.

Così si avvicinò a Aaron con una smorfia pazzesca, tanto che l’amico lo fotografò con Digivice. Pajiramon prese una fotografia e si sedette ancora vicina a Dave, il quale si alzò. “Questo è Vajiramon, mio marito!” Emise ancora un suono puzzolente da lì.

“Che coraggio!”

“Ha un grande savoir-faire! Lo conoscerete! Abbiamo tante cose in comune!” Un altro suono ancora.

“Davvero?” Disse Aaron con una faccia impalata, mentre Patamon vomitava nel secchio.

“Grazie piccolo amico Digimon, quello lo bevo dopo!”

Aaron si sentì mancare.

“Lui gestisce il museo. Sono sicura che lo trovereste lì se ci andaste ora!”

Quando Aaron e Dave uscirono dalla casa di Pajiramon erano delusi per aver dovuto sopportare tante schifezze senza ottenere nulla di concreto. Aaron era preoccupato per il fatto che l’unico che poteva conoscere qualcosa era il marito di una mangiatrice di escrementi…

“Ma quanto sono sporchi i Digimon di questo paese?” Disse.

“Forse sono puliti, ma fanno schifo!” Rise Dave.

“Beh, Pajiramon non si è lavata il buc… ah sì, con la coperta sul divano…”

“Bastaa! Dimentichi che quella roba nel secchio me l’ha schiaffata in faccia!!! A me!!!!”

Aaron continuava a ridere e a Dave dava fastidio, mentre gli mostrava la foto che gli aveva fatto in precedenza.

Quando tornarono al granaio i due raccontarono tutto e gli altri non riuscirono a smettere di ridere e prendere in giro Dave per l’accaduto.

“Se vuoi ti do un po’ di…”

“Basta!!”

“Dai ragazzi smettetela! Vi garantisco che non è stato divertente neanche per me che ero di fianco a lui!”

Sheepmon scese dalle scale di casa sua, inciampando nel suo cammino.

Quando raggiunse i ragazzi nella loro “stanza” offrì loro del pane e dell’acqua scusandosi per non avere altro. Dave e Aaron non toccarono cibo.

“Così siamo punto a capo… non abbiamo indizi.”

“A proposito, Aaron ce l’ha il suo ciondolo!”

Aaron assunse una posa attenta e si spaventò sentendo pronunciare il suo nome.

“E tu come fai a saperlo, Theo?”

“Perché ti ho visto… ho visto una piccola lucina verde entrarti in tasta la sera in cui Patamon è comparso la prima volta. Solo quando ho visto che anche a noi è successa praticamente la stessa cosa ho ricollegato i fatti…”

“Comunque dovremmo andare a visitare questo museo… Pajiramon dice che suo marito lavora lì…”

Dave rabbrividì.

“E smettila! Se vogliamo anche solo delle informazioni dovremmo andare là!”

“Ok…”

I ragazzi si alzarono e andarono al museo.

“Pajiramon ci ha dato le chiavi e ci ha fatto vedere che faccia ha questo Vajiramon…”

“Non c’è che dire…” rise Lopmon: “sembrano fatti proprio l’uno per l’altra!”

Poco dopo i ragazzi raggiunsero un piccolo capanno e vi bussarono: “C’è scritto Museo del Paese! Reperti delle Antiche Montagne del Continente delle Ombre!”

“Che scritta rassicurante… non ha nulla di speciale…” sbuffò Sabry mentre prendeva Salamon in braccio.

Un Digimon dalle sembianze di un toro aprì loro la porta.

“Vajiramon, Digimon Animale Sacro di livello Evoluto. La sua tecnica è Spade del Terrore.”

“Sì, cosa volete?”

“Pajiramon, sua moglie, ci ha dato queste chiavi…”

“Oh bene… non vedo a che scopo…”

“Vuole che lei ci accompagni nel museo!” disse chiaramente Alex.

“Cosa volete che vi mostri in particolare?”

Aaron mostrò il suo ciondolo: “Uno come questo, per esempio.”

“Azulongmon ci ha mandati qui!” Ryudamon non si trattenne.

“Ci ha detto di cercare i ciondoli!” Intervenne Giuly.

“Azulongmon vi ha detto questo?”

“Sì!”
Vajiramon fece loro cenno di entrare. “Mia moglie è una suonata di mente! Spero che non vi abbia infastidito con le sue cianciare…”

“Non erano quelle che infastidivano…”

“Non si offenda, ma sua moglie non dovrebbe mangiare tanti fagioli… se mangia quelli…”

“No, mia moglie mangia altre cose. Comunque eccolo!”

Vajiramon mostrò una piccola sfera marrone ai ragazzi. La sfera si illuminò e ruppe il vetro della teca in cui era conservata.

Alex aprì le mani ed esso gli rimase in mano. “E’ il mio ciondolo. È lui!!” esultò.

Vajiramon uscì rapidamente dalla stanza emettendo anch’egli vari scoppiettii da quel posto lì.

“Dove corre?”

“Che puzza!! Ma che gente è questa!”

“Ora sappiamo che i ciondoli si trovano anche qui! Andiamocene da questo zozzo postaccio!”

Quando uscirono dal capanno i ragazzi furono “accolti” da una folla di Digimon. Tra di essi Pajiramon e Vajiramon!

La folla era in delirio. Voci, insulti e risate.

Sonia e Dave si guardarono: “Quella è quella schifosa? Il capo del villaggio?”

“Sì… oddio mi viene da vomitare…”

Ad un certo punto la folla si divise in due. Un grande ed imponente Digimon alato vi passò in mezzo. Al suo passaggio gli alberi si imputridivano e perdevano le foglie. Emanava una forte aura di odio e dolore che raffreddava l’aria circostante. Con i suoi grandi artigli si faceva largo e ogni Digimon si prostrava a lui come fosse l’imperatore del Continente.

“I nostri prescelti! Da quanto tempo vi aspettavo! Avete combattuto molto bene la battaglia contro Phelesmon e l’avete vinta. So che avete preso un ciondolo stasera. La mia trappola ha funzionato!”

“Sei NeoDevimon?” sibilò Dave.

“Sì…”

“Allora finirai male oggi!”

NeoDevimon rise a crepapelle.

“I miei servi stanotte vi uccideranno, prenderanno i ciondoli che avete fin’ora trovato e li porteranno a me.” Poi si rivolse al popolo: “Portatemi i ciondoli, uccideteli, non so cosa dovete farne dei loro corpi… mangiateli, infilzateli, fateci qualche giochetto, bevete il loro sangue, torturateli, insomma, fate quello che volete con loro! Ma voglio i ciondoli!”

Detto ciò si librò in volo sbattendo violentemente le ali, al che una grande aria fredda si alzò.

“Saette Sfreccianti!” Gridò Pajiramon, facendo scoccare tre frecce luminose dalla sua balestra. Nessuna freccia fece centro.

“Inseguiamolo!”

 “Patamon digievolve… Angemon!”
“Fanbeemon digievolve… Waspmon!”

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”

“Ginryumon super digievolve… Hisyarumon!”

Hisyarumon caricò tutti su di sé e cominciò a volare, mentre Angemon prese con sé solo Aaron, Sonia e Palmon lo incitò a partire.

Durante il volo NeoDevimon cominciò ad attaccare i ragazzi. Lanciando colpi oscuri che si confondevano nella notte, riuscì a far precipitare Angemon, che regredì Patamon. Palmon digievolse Togemon e prese Sonia, Patamon ed Aaron prima che cadessero sui Digimon. Pajiramon colpì ancora e Vajiramon la assecondò sparando un raggio cruciforme attraverso le spade.

“Patamon, Patamon!!”

“Aaron dobbiamo andarcene!”

“Ma Patamon non si sveglia!”

Intanto il resto del gruppo si accorse che Angemon era caduto e decise di aiutare gli altri. Ma NeoDevimon non si fermava. Continuava a lanciare i suoi colpi mortali e anche Hisyarumon regredì Ryudamon una volta colpito. Tutti i Digimon digievolsero e salvarono gli esseri umani dalla caduta.

“Pugno Felino!” Gatomon eliminò parecchi Sheepmon!

“Questi Digimon sono talmente sporchi che dovrebbero chiamarsi Shitmon…”

“Turuie Calcio!”

Altri Sheepmon morirono. Alcuni vennero sgozzati vivi dalla esuberante Sonia, altri vennero presi a calci da Giuly che, dopo aver decapitato due Digimon, ormai ci aveva preso gusto…

Aaron notò che Patamon aveva riaperto gli occhi: “Ce la fai a combattere?”

“Sì… non mi sono fatto poi così male!”

“Patamon digievolve… Angemon!”

Ancora una volta Angemon sfrecciò nel cielo e colpì Pajiramon con un Raggio Celestiale, che la disintegrò.

“Come hai osato distruggere mia moglie?? Spade del Terrore!”

“Varco Soprannaturale!” Il raggio cruciforme venne risucchiato in una specie di vortice creato da Agemon facendo roteare il bastone.

Ma un altro colpo lo fece regredire nuovamente Patamon.

“Maledizione!”

“Ryudamon!!” Ma Alex non riuscì a far rinvenire il suo Digimon.

“Cosa possiamo fare?” Erano tutti nel panico… sarebbero morti?

“Perché mai la luce non dovrebbe sorgere nel buio?” Ad un certo punto Aaron brillò di una luce verdastra. Dalla sua tasca il ciondolo cominciò ad diffondere un’aura luminosa che avvolse l’intera area. Da solo uscì dalla tasca del ragazzo, che lo prese in mano. Così come fece ciò, lo strano oggetto brillante mutò aspetto. La sua grandezza aumentò in altezza, diventando una sorta di bastone del tutto simile a quello del suo Digimon partner. Sulla cima di esso, una lama a due punte spuntò rapidamente. Una falce.

“Aaron! Come hai fatto?? Aaron…”

Ma il ragazzo non rispondeva. Aveva gli occhi chiusi e sembrava addormentato.

“Aaron…”

Ridendo, Vajiramon si avvicinò a lui. “Cosa credevi di fare ragazzino? Quell’arma farebbe ridere anche un Digimon Primario!”

Ma Aaron non rideva. Quando Vajiramon fischiò un altro branco di Digimon ricoprì l’area.

“Ho un brutto presentimento…” Disse Sabry.

Vajiramon continuò a ridere a crepapelle mentre emanava strani odori dal didietro.

La falce nelle mani di Aaron smise di brillare.

“Hai perso, ragazzino!”

Appena Vajiramon provò a toccare il ragazzo il suo corpo divenne pallido e senza vita, le vene nel suo corpo si gonfiarono e diventarono viola. Vajiramon si sollevò per aria. Qualcosa di invisibile lo strattonò a destra e a sinistra, poi si fermò per aria. Sangue cominciò a uscire dalla sua bocca, dalle sue orecchie, dal suo naso e perfino da quel posto da cui fino poco prima emanava quei forti odori di concime.

Poi la sua coda smise improvvisamente di sbattere qua e là. Il suo copro cadde a terra e si scompose in dati. Aaron non si era mosso per tutto il tempo. I ragazzi si nascosero dietro un piccolo masso. Quando tutti i Digimon cominciarono a darsela a gambe, una forte luce verde invase il campo di battaglia. Tutti i Digimon che ne furono colpiti si sollevarono per aria e subirono la stessa sorte di Vajiramon. Alla fine non rimase nessuno. I ragazzi uscirono fuori dal loro nascondiglio.

“Per Bacco… cos’è stato…?”

“Il ciondolo! Ricordate? Il ciondolo verde scatena la morte!”

Aaron svenne. I ragazzi accorsero e quando riaprì gli occhi, Aaron rivide i suoi amici introno a sé.

“Cos’è successo?”

“Hai distrutto un intero esercito di Digimon… con quel coso!” Sonia porse il ciondolo ad Aaron.

“Non ricordo niente… solo di un forte odore di…”

“Ook! Capisco! Ma quel coso è davvero pericoloso! Azulongmon ha detto che quel coso può scatenare i poteri della morte e che non distingue i nemici dagli alleati. Avrebbe colpito anche noi se non ci fossimo messi al riparo.”
“Non so come sia possibile… io volevo solo che quel fetore sparisse! E anche il Digimon che lo emanava, ma non so proprio come sia possibile che… mah… non importa. Questo affare è troppo pericoloso. Patamon! Distruggilo!”

Patamon e gli altri ci provarono, ma non riuscirono neanche a scalfirlo. Neanche Angemon o Hisyarumon riuscirono a distruggerlo.

“A quanto pare me lo devo tenere… ma giuro che non userò ancora i suoi poteri. Sono potenti, ma possono nuocere a voi e questo è più importante.”

Theo e Sonia guardarono i loro ciondoli. Era visibile il loro riflesso sulla superficie. Chissà quali poteri nascondevano…

FINE CAPITOLO 14

Episodio 15: Passato e presente

Dopo l’attacco di NeoDevimon e il genocidio nel villaggio di Pajiramon, Aaron si rattristì.

Nessuno riuscì a calmarlo, aveva paura che i suoi poteri potessero scatenarsi nuovamente e fare del male ai suoi amici. Non solo, ma anche gli altri avevano paura, non solo dei suoi, ma anche dei loro stessi poteri e provarono a distruggere il ciondolo di Aaron, ma ogni tentativo sembrava vano, visto che il ciondolo non subiva il minimo danno…

Il ciondolo di Alex, a differenza di quello di Aaron o quello di Sonia, venne polverizzato da Hisyarumon, ma i frammenti si ricomposero subito dopo fino a ricompattare la struttura originale dell’oggetto.

In quel momento i ragazzi entrarono nel settore dei mulini, un luogo collinoso e ricoperto da un rigoglioso prato che si trovava ai piedi della montagna dove si trovava il villaggio dei Sheepmon. Qua e là alcuni solitari girasoli giravano su loro stessi ripetutamente in un secondo. Sonia si avvicinò ad essi, quale esperta di piante, pensò che ci fosse qualcosa di strano in quei cosi.

“Non c’è niente di strano.” Una voce attrasse l’attenzione di Sonia, che si girò e osservò il Digimon dall’altro al basso: “Tu sei un Digimon che ho già incontrato prima…”

Osservò attentamente il suo corpo: verde e assomigliava del tutto ad un girasole.

“Nel settore dei fiori di Loto. L’abbiamo incontrato lì!” Suggerì Sabry.

“Ah già… era una delle guardie del castello… maleducate guardie del castello…”

Sunflowmon si girò su sé stesso e ignorò Sonia, la quale esplose: “Scusa! Guarda che stiamo parlando di te con te qui presente! Come minimo dovresti prestare attenzione!”
“No, no! Non ero io quel Digimon! Io sono un altro Sunflowmon!”
Sonia si grattò la testa e camminò lungo i colli e si avvicinò al villaggio. Floramon, Aruraumon, Sunflowmon, Digimon vegetali ovunque. La luce del Sole era abbagliante e molti di loro erano sdraiati come cadaveri per prenderla.

“Veramente patetico…” disse Sonia disgustata. Perfino Aaron si sorprese. Per quanto conoscesse la ragazza, sapeva che quel posto sarebbe stato un paradiso per lei, cosa le ha fatto cambiare idea così presto?
“Questo posto è morto! È una noia mortale! I fiori sono qualcosa di bello, piacevole e profumato e richiamano la vita! Questo postaccio, o meglio i Digimon che vi abitano, fanno schifo! Sono noiosi e pigri, non fanno altro che prendere il Sole!”

Il Sunflowmon smise di girare su sé stesso e si diresse goffamente verso la ragazza. “Sembra uno di quei pupazzi che vengono riempiti con aria compressa!” disse Sonia disgustata riferendosi a quei tubi di tela di forma umana nei quali viene pompata da sotto dell’aria compressa che esce da sopra, facendolo oscillare come una fiamma al vento.

“Scusa, ma ho l’impressione che tu stessi parlando male della gente che vive qui…” disse Sunflowmon con un tono che sono Nemon di Digimon Frontier avrebbe saputo imitare.

“Sì, problemi?”

Sunflowmon tirò uno schiaffo a Sonia, la quale girò su sé stessa. Quando si fermò contrattaccò con un altro violento schiaffo verso il Digimon, che perse l’equilibrio e cadde a terra con un tonfo.

Solo un’altra persona sulla Terra aveva avuto il coraggio di schiaffeggiare Sonia. Beh, da quel giorno di lui non si seppe più nulla. Qualcuno ipotizzò che avesse lasciato il paese nella paura di una vendetta da parte della bella giovane, qualcuno più intraprendente pensò che il ragazzo, in preda ad attacchi isterici provocati dalla suddetta paura (o in questo caso, terrore) sia stato rinchiuso in una “casa di cura per malati di mente”, o che ne avessero riaperta una solo per lui, dato che i manicomi sono stati chiusi da un bel po’ di anni…

Comunque sta di fatto che Sunflowmon si rialzò, rimbalzando contro il prato come una bambola gonfiabile per pugili.

“Sei una bimba e i tuoi colpi mi fanno il solletico!!”

Sunflowmon tirò un pungo a Sonia, ma le foglie non le causarono il minimo dolore.

“You’re a fool little flower!” Sorrise Sonia, ma Sunflowmon la spinse con il suo corpo facendola cadere indietro.

“Sonia!” Interruppe Palmon.
“Lascia stare, Palmon. Me ne occupo io! Dovessi far brillare il mio ciondolo!”

“Non mi sembri una che ha colpito un Digimon con un’ascia…” rise Dave.

Sonia lo ignorò e tirò un violento calcio a Sunflowmon, che volò per aria. Tuttavia l’attrito col vento lo rallentò e lo tenne sospeso per qualche secondo, così che poté attaccare emettendo un brillamento dal viso e accecando Sonia.

“Palmon digievolve… Togemon!”

Togemon emerse dal nulla. Sunflowmon attaccò ancora, ma Togemon parò il colpo e rispose con una Raffica di Pugni, che fece cadere Sunflowmon sanguinante per terra.

“Alla fine sei intervenuta… mah…”

“E cosa avrei dovuto fare?”

“Lasciarmi combattere!”

Togemon regredì e Sonia prese in braccio Palmon. “Forse è vero che io e te abbiamo lo stesso carattere, non credi?”

Il villaggio dei mulini si chiamava così perché all’incirca su ogni colle che lo componeva si ergeva un mulino a vento con ampie e bianche pale.

La scritta “Benvenuti” era visibile su una sorta di cartello all’ingresso del paese.

“Il settore dei mulini… chissà come mai questo nome non mi stupisce affatto…” rise Theo mentre provò ad entrare in un piccolo bar.

“C’è scritto “Chiuso”, ma perché, siamo nelle piene ore diurne…”

Correndo qua e là a cercare un posto aperto dove dissetarsi, Theo inceppò in un Digimon molto alto dalle sembianze di un vegetale. Il suo Digivice lo localizzò come Cherrymon.

Questo fu ben felice di accogliere i prescelti in casa sua per offrire loro qualcosa di dissetante.

“Vedete, nel continente delle Ombre ormai è tutto cambiato…”

Tutti i ragazzi si sedettero su un tavolo.

“Anche se all’apparenza il nome c’entra poco con questi posti, dovete sapere che in questo continente abita e regna un Digimon malvagio trai peggiori!”
“Parli di NeoDevimon?”

“L’avete già incontrato?”

“Sì… l’altra notte! L’abbiamo seguito, ma ci è sfuggito!”

“Siete pazzi?? Avete seguito NeoDevimon? Ma non lo sapete che quel Digimon è estremamente potente?? Potrebbe schiacciarvi come vermi se solo lo volesse!”

“Beh, il nostro compito è distruggerlo…”

“No! È al di fuori delle vostre possibilità!”

“E cosa ne sai tu?”

Cherrymon piegò le radici come un essere umano piega le gambe per accovacciarsi.

“Io sono un Digimon molto vecchio. Abito qui da molto, ma in passato, quando ero ancora un Digimon Campione, ho viaggiato per questo continente ed altri assieme a dei miei amici. A quei tempi Digiworld era un posto dove la legge e l’ordine erano fatte rispettare dai quattro cosiddetti Digimon Supremi, ma andiamo avanti…”

“Digimon Supremi? Forse Azulongmon è uno di questi?”

Cherrymon sbarrò gli occhi e indicò Alex, che aveva parlato, col suo bastone.

“Ragazzino, vedo che sai già molte cose. Comunque sì, Azulongmon era uno dei quattro Supremi, ovvero un gruppo di Digimon di livello Mega che erano ritenuti invincibili, ma non era così…” Cherrymon assunse un tono malinconico.

“Per quanto forti fossero, vennero sconfitti facilmente da sette Digimon malvagi. Nessuno li vide mai quei Digimon…”

“Cosa? A noi è stato detto che quei Digimon hanno regnato su Digiworld a lungo, portando un periodo di disperazione e di crisi…”
“E’ così, ma non si sono mai fatti vedere di persona. Qualcuno pensa che furono un’invenzione dei Supremi per giustificare la loro sconfitta, ma io sono convinto che quei Digimon siano realmente esistiti, perché parecchi Digimon della mia compagnia furono trucidati dal loro capo in persona!!”

“Chi è questo?”

“Non so dirvelo… purtroppo sono sempre rimasti avvolti nel mistero, l’unica cosa che testimonia quello che ho detto è questa lettera.” Cherrymon si alzò e aprì un cassetto, vi tirò fuori una busta ingiallita e quando provò ad aprirla si strappò.

“E’ molto vecchia… ma la lettera la conservo come il mio tesoro più grande!” Spiegò la lettera e la lesse ad alta voce: “Caro Woodmon, sono io, ti scrivo dai meandri del Continente Stregato. Qui regna un Digimon perfido e molto forte che si fa chiamare… non ricordo come si chiama, ma il suo nome mi fece raggelare il sangue quando lo udii la prima volta… comunque sia dicono che vogliono uccidermi perché mi ritengono un pericolo per il regno che è stato instaurato da questi sette Digimon! Sono loro che hanno sconfitto e sigillato i supremi altrove e hanno anche ucciso il loro capo. Se mai questa guerra dovesse finire, ti auguro una vita lunga e saggia, ma a me non resta molto. Gli sgherri di quella persona sono qui, in questa città, mi staranno cercando, mi troveranno! Non credo che ci rivedremo ancora.” Cherrymon si asciugò le lacrime.

“Era il mio migliore amico… era partito come soldato per combattere i sette Signori Oscuri! Ma non c’è riuscito! Era il suo sogno e io non ho voluto impedire che ciò che lui desiderava più ardentemente, ovvero la libertà, gli venisse a mancare!”

“Su, dai, non piangere! Vedrai che forse è ancora vivo!”

“Questa è stata la sua ultima lettera!” disse quello singhiozzando. “Ma non è finita qui. Qualche tempo dopo, questi sette Digimon demoniaci e crudeli furono spodestati a loro volta e – assunse un tono rauco e sbarrò gli occhi. Il suo tono divenne quasi divertito – vennero sigillati nel peggiore dei posti che a Digiworld si possa immaginare: l’Area Oscura! È quello che si sono meritati!”

“Concordo…” assentì Dave.

“Il mio amico non si è più fatto sentire… ma voi cosa ci fate qui? Perché ascoltate la parole di un vecchio nostalgico? Non sembrate Digimon…”

“Hai mai sentito parlare dei Prescelti?”

“Sì… dicono che siano sette ragazzi provenienti da un altro mondo che porteranno la pace in un tempo di crisi postumo a quello dei Signori Oscuri…”

“Noi siamo quei sette ragazzi!”

“Dite davvero?”

“Sì, e questi sono i Digimon che ci affiancano!”

“In questo caso confiderò in voi tutta la mia fiducia! NeoDevimon è un avversario molto forte ma, se voi siete davvero i sette prescelti, riuscirete a sconfiggerlo di sicuro!”

“Hai mai sentito parlare dei ciondoli?”

“Ciondoli? No… non ne ho mai sentito parlare… perché?”

“No, niente, non importa…” Aaron sperava che Cherrymon avesse potuto dare loro qualche nuova certezza sul fatto che i poteri dei ciondoli non fossero poi così pericolosi come Azulongmon aveva detto loro in precedenza, ma non fu così.

“Voglio darvi un consiglio, prescelti. Azulongmon è un Digimon terribilmente potente, ma neanche i suoi poteri sono sufficienti per eliminare il male che si cela dietro NeoDevimon. Ricordate che i vostri avversari, anche se momentaneamente inoffensivi, hanno molti seguaci. Il Digimon malvagio di cui vi ho fatto il nome è uno di questi. Voi non avete più a che fare con qualcuno che si serve di altri Digimon per raggiungere i suoi scopi. NeoDevimon è famoso per la scarsità dei Digimon da cui si fa aiutare. Ma, ora come ora, non mi sembrate affatto abbastanza forti da poterlo equiparare… state in guardia!”

“Grazie infinite per le preziose informazioni, Cherrymon, ti auguro di ritrovare il tuo amico, forse è ancora vivo, me lo auguro…”

“Ma perché non mi avrebbe dovuto scrivere per tutti questi anni?”

“Forse ha voluto farlo… ma non è riuscito a combinare niente…” Propose Sonia, la cui rabbia un po’ le era passata. Provava simpatia per quel Digimon, lui non era come gli altri: non si assopiva al posto che vivere la vita. Ma una cosa la turbava: il suo eccessivo attaccamento al passato. Quasi sicuramente quel Digimon che scrisse la lettera era morto, ma Cherrymon avrebbe dovuto fare tesoro della sua amicizia e provare a costruirne una ancora più solida o, forse… semplicemente impedirgli di partire, così la libertà gliel’avrebbe di certo lasciata: una libertà che noi chiamiamo vita.

Nel frattempo…

NeoDevimon assunse un tono pensieroso: si chiedeva se i prescelti avessero imparato come controllare i ciondoli. Sapeva quali terribili poteri nascondessero e non voleva che venissero risvegliati tutti. Strinse tra le mani una pallina di cristallo. Un liquido nero ribolliva in essa: “Quando mi darete vostre notizie…?”

Intanto nella sala entrò qualcun altro.
“Che c’è, NeoDevimon? Sei pensieroso?”

“Non intrometterti!”

“Non hai ancora sentito la sua voce, non è così?”

“No… ma di’ un po’, dove sei stato?”
“Ho trovato qualcuno che potrebbe mettere in difficoltà i prescelti e portarci i ciondoli!”

“Lo sai che preferisco agire di persona!” sibilò NeoDevimon mentre si rigirava i pollici.

“Lo so, stai tranquillo! Ma ora come ora è meglio impedire loro di azionare i ciondoli! Un nostro prematuro intervento potrebbe esserci fatale!”

“Aah… sempre il solito previdente… guarda che noi due, se lottiamo insieme, o anche separatamente, riusciremo a fermarli in ogni caso.”

“Lo so, ma può darsi che il ciondolo verde si riattivi e in quel caso, anche se i prescelti venissero sconfitti dal suo stesso potere, il ragazzo verde ucciderebbe anche noi. Non possiamo permettercelo!”

“Bah! Sono stanco di queste chiacchiere! Vediamo come agisce il Digimon che li hai mandato contro…”

“A dire il vero non ho trovato un Digimon pronto a combattere, ma se infonderai parte della tua energia in quello che faceva a botte prima con la ragazzina, forse la rabbia mescolata all’oscurità potrebbe dare la forza a quel Digimon per…”

“Hai ragione! Vado subito!” NeoDevimon si alzò dal trono e scomparve nelle tenebre.

Quando ricomparve si trovò in un posto schifoso: mulini a vento ovunque e… oddio, no che orrore! Erba e fiori ovunque!! Non sopportava quella vista orripilante. Si avvicinò a Sunflowmon, che giaceva per terra.

“Artiglio Malefico!”

Sunflowmon si colorò di nero e il suo corpo si tagliò in due. Da esso uscì una sorta di creatura umanoide che si inchinò davanti a NeoDevimon, il quale scomparve e la lasciò agire.

Sonia fu l’ultima a lasciare la casa di Cherrymon e fu la prima ad imbattersi in lei: Lilamon.

“Lilamon. Digimon superdigievoluto da Sunflowmon. La sua tecnica è Pioggia di Granate!”

Tutti si girarono quando Sonia lesse i suoi dati.

“Che c’è? Sei anche tu una pigra che si deve sdraiare qui?”

Lilamon tirò uno schiaffo a Sonia con uno dei suoi bracci floreali e la scagliò via. Aaron e Palmon accorsero in suo aiuto.

“Palmon, digievolve… Togemon!”

Lilamon si mise a ridere: “Bene! Abbiamo un conto in sospeso noi due!”

“Sei il Sunflowmon di prima?”

“Sì! Ma adesso sono fedele a NeoDevimon e non mi farete fuori.”

“E’ al livello evoluto, Alex! Posso sconfiggerla in quattro e quattr’otto!”

“Turbine di Polline!” Danzando, una raffica di polline investì Ryudamon che ne rimase paralizzato e cadde.

“Oh no! Ryudamon! Ryudamon alzati!” Le parole di Alex risultarono inutili.

“Voi non vi muoverete di lì!” sibilò poi, ma Togemon la colpì con un pugno facendola volare per aria, ma questa volta a fermarla fu la sua capacità di volare.

“Raffica di Spine!” Tirano un altro Pugno un vero e proprio spruzzo di spine si diresse verso Lilamon, che contrattaccò col suo attacco più potente, il quale non si limitò a fare da scudo, ma colpì in pieno anche Togemon, che cadde con un tonfo profondo, lasciando alcuni solchi nel terreno.

“Chi è che ride adesso? Eh! vecchia canaglia di un cactus!”

Togemon provò a rialzarsi, ma regredì Palmon sotto una scarica di proiettili di luce fuoriuscenti dai cannoni di Lilamon.

Cherrymon udì gli spari e uscì dalla sua casetta.

“Che cosa succede qui? Come osi disturbare la quiete del villaggio??”

“Ciao Cherrymon! Ci siamo già visti oggi, ma non fa mai male salutare due volte!”

“Non ti ho mai vista prima di ora!”
“Ma non mi riconosci proprio??”

Cherrymon sbarrò gli occhi e la riconobbe: “Sunflowmon! Sei tu? Chi ti ha fatto digievolvere!”

“E’ stato Padron NeoDevimon, nella sua immensa bontà mi ha concesso di avere la mia vendetta su questi ragazzi!”

“Cosa ti hanno fatto di male?”

Lilamon rise e la sua voce assunse un tono malefico: “Mi hanno attaccata senza nessuna ragione! Mi hanno derisa per il mio stile di vita!”

“Se eri pigra non ci posso fare niente!” Intervenne Sonia mentre si alzò e accorse in aiuto di Palmon, stesa sul pavimento fiorito.

“Ha ragione questa ragazza! Da un po’ di tempo questo settore ha perso vitalità! Tu e gli altri state diventando parassiti che si nutrono di energia solare! Non mi importa quanta frutta mi porti ogni giorno, anche se sono vecchio, quella posso prendermela da solo!”

“Taci vecchio! Se ti metti contro di me farai una brutta fine!!”

“Non ho intenzione di combattere contro di te! Fattene una ragione!” Detto ciò sparò un colpo contro Sonia, ma Cherrymon si frappose e tirò il suo bastone a Lilamon, che cadde a terra, dopo essere stata centrata in faccia.

“State bene?”

Sonia e Palmon annuirono. “Sì, stiamo bene, ma Lilamon va fermata!”

“Ci penso io! Ciliegie Bomba!”

Lilamon fu tempestata di ciliegie scoppiettanti. Poi Cherrymon provò a farla tornare in sé e la colpì col suo Fruscio della Foresta, ma il tentativo fallì quando Cherrymon fu colpito da uno schiaffo di Lilamon, che lo face volare per aria. Dopodiché Lilamon lo scolpì con una raffica luminosa sotto le radici e Cherrymon venne polverizzato.

“Oh no, Cherrymon! Me la pagherai stupida…” Sonia non trovava insulti: era la prima volta che le capitava una cosa simile: “… … … Stupida… dipendente da Sole!!” (fu la cosa che più si avvicina ad un insulto che le venne in mente.

Palmon si alzò in piedi e provò a bloccare Lilamon con le sue Liane Avvolgenti, ma il Digimon si liberò e scanso via Palmon, che, durante il “tragitto” digievolse Togemon e frenò la caduta.

“Vai Togemon! È il tuo momento.”Togemon si illuminò di una forte luce, quasi più forte di quella del sole. Tutti i Digimon nei paraggi si voltarono… è il caso di dire che si voltarono a prendere Togemon!

Ma in poco tempo, le dimensioni del Digimon diminuirono e da Togemon scaturì un Digimon che rassomigliava Lilamon: Lillymon!

“Lillymon, è un Digimon folletto, la sua tecnica è il Cannone Floreale!” lesse Aaron.

“Vai Lillymon, falle vedere chi comanda!”

“Sonia!” Rispose lei: “Lilamon è controllata da NeoDevimon! Proverò a farla tornare in sé!”

“Cosa vuoi fare??”

Lillymon girò rapidamente intorno a Lilamon e una Collana di Fiori sbucò dal nulla e la avvolse: “Questa collana può annullare gli effetti dei virus che colpiscono i Digimon!” Lillymon, che era girata verso Sonia, subì un brutto colpo che la fece cadere a terra, anche se si rialzò in poco tempo. Lilamon sogghignava.

“A quanto pare non ci sei riuscita! I poteri di NeoDevimon sono forti, troppo per essere annullati! Per ora ti conviene affrontarla faccia–a–faccia!”

“D’accordo!”

“Pioggia di Granate!” Lillymon volò via ed evitò ogni bolide che sfrecciò davanti a lei.

“Cannone Floreale!” Rispose: le decorazioni sui suoi guanti si unirono e formarono un grande cannone che sparò un colpo di energia verde. Al contatto con esso Lilamon venne sparata per terra: “Hai perso, Lilamon!” Le braccia di Lillymon tornarono normali. Poi Lillymon si illuminò: “Liana Perforante!” Una liana si allungò dalla mano di Lillymon e perforò in pieno petto a Lilamon, che si riempì di spine e scomparve in poco tempo.

Tutti guardarono Lillymon, che si girò, fece loro l’occhiolino e regredì. Ryudamon fu libero dall’incantesimo di Lilamon.

Tutti esultarono e Sonia si complimentò con la partner per lo splendido lavoro svolto, anche se rimase un po’ triste per la sorte dei Digimon del villaggio: condannati a vivere una vita infinita e noiosa. “Forse a vivere per sempre ci si annoia veramente. Ma il sogno di noi esseri umani è questo infondo: l’eterna giovinezza. Ah… se sapessimo davvero quello che vogliamo…” Sonia era trista anche per la fine di Cherrymon.

“Forse il suo amico è davvero vivo, chissà cosa farà quando scoprirà che Cherrymon è morto… mi auguro che anche lui avesse fatto una fine come Cherrymon: almeno ora si potranno ritrovare…”

I ragazzi si allontanarono e si lasciarono alle spalle quel posto.

Intanto…

NeoDevimon si sedette ancora sul suo trono e guardò nel pendolo di cristallo che aveva in mano.

“Che cosa guardi?” Gli chiese l’altro Digimon.

“La Fine di Lilamon! La danno in diretta su Pendulum channel!” NeoDevimon assunse un’aria scocciata: “Avevi detto che avrebbe funzionato!”

“Io dico molte cose… ma lascia perdere. Vedrai che prima o poi quelli fanno la fine del sorcio!”

“L’unica cosa di cui vado fiero e che nessun altro ha attivato il ciondolo per ora!”

“Sì, di quello c’è da andar tranquilli! Continuano a contare solo sui loro Digimon e questa è una gran cosa.”

“Già, non sottovalutiamo i passi avanti che facciamo, anche se piccoli, sono estremamente importanti!” NeoDevimon chiuse il pendolo nelle mani e si assopì.

FINE CAPITOLO 15

Episodio 16: Il piano di NeoDevimon

Sonia era fiera di sé per la performance di quel pomeriggio, ma non ne proferì parola. Preferì rimanere in silenzio e non vantarsi di niente. Palmon, invece, non fece altro che quello, tanto che Sonia dovette farla tacere per evitare che i ragazzi si stancassero del suo Digimon. I ragazzi camminarono giusto per un’ora quando il prato cominciò a venire rimpiazzato da un arido canyon. A dire il vero, ad Alex non sembrava un vero e proprio canyon, ma più che altro una spaccatura nel terreno senza vegetazione che la ricoprisse.

“Se cadessimo di qui di certo non potremmo aggrapparci ad alcun albero!” Scherzò Theo.

Aaron prese sul serio queste parole e cercò in tutti i modi di tenere gli altri lontani dal precipizio prima che qualcuno di loro dovesse finirvi dentro.

“Se dovesse succedere – cominciò Ryudamon – io digievolverei subito Hisyarumon e vi salverei la vita…!”

Patamon gli si avvicinò: “Ma se contro Lilamon hai solo avuto il tempo di digievolvere!! poi non ti sei accorto che ti ha tirato un attacco a sorpresa…”

Aaron sbarrò gli occhi: che stupido che era stato! Ma forse era meglio così. Se Patamon fosse digievoluto, forse Lilamon non avrebbe avuto speranze, ma se l’avesse fatto era anche vero che Togemon non sarebbe digievoluta a sua volta nella splendida Lillymon. A questo proposito, Aaron aveva notato fin da subito una sorta di compiacimento di Sonia nel vedere che il suo Digimon aveva assunto una forma carina.

Tirava un debole vento quel giorno e il sole cominciò a scendere. Si stava facendo sera. I ragazzi decisero di fermarsi ad ammirare il tramonto e poi Angemon, Lillymon, Waspmon e Hisyarumon li avrebbero aiutati ad oltrepassare il burrone volando.

Ma non fecero in tempo: il Digivice di Giuly cominciò a emettere dei vivaci “bip bip bip”. Giuly lo estrasse dalla tasca: un ologramma di Azulongmon comparve trai due schermi:

“Ah, sei tu! Azulongmon! Mi hai fatta spaventare!” Ribatté Giuly con tono di rimprovero, ma Azulongmon non ci fece caso: “Prescelti.” I ragazzi si misero tutti intorno al Digivice mentre le catene intorno al corpo del Digimon si muovevano ritmicamente e il suo corpo si muoveva di qua e di là per vedere se i ragazzi c’erano tutti.

“Prescelti, vi ho contattati appena ho saputo delle gesta di Palmon, che è riuscita a super digievolvere Lillymon! Volevo anche fare i miei complimenti a Ryudamon per aver sconfitto Phelesmon, ma questo è tutt’altro discorso. Vi ho contattati perché, dati i vostri risultati, ho pensato che sia meglio affidarvi una missione ben precisa, al posto che farvi vagare senza meta in quel vasto continente…”

“E sarebbe…”

Azulongmon tacque per qualche secondo, come se cercasse le parole giuste per dare una brutta notizia: “Voglio che vi mettiate alla ricerca dei sette Sigilli!”

I ragazzi si guardarono, poi Sabry parlò: “E cosa sono?”

“Vi ricordate quando vi ho raccontato la leggenda dei sette Paladini, vi ho detto che i Signori Oscuri furono rinchiusi in una sorta di cimitero dove i dati vengono scomposti e ricomposti in continuazione, l’Area Oscura.”

“Sì, ce lo ricordiamo.” Confermò Lopmon.

“Bene, quando i sette Paladini dovettero per forza rinchiudere i Signori Oscuri in quel posto, lo sigillarono con una sorta di Cancello che venne rinchiuso con i sigilli estratti dai corpi dei suddetti Digimon malvagi.”

“Ecco cosa sono i sette Sigilli…”

“Quando il cancello fu chiuso, i sette Sigilli furono nascosti in luoghi sicuri, protetti da forti guardiani. Se voi troverete i posti sacri e spiegherete ai guardiani i vostri motivi, sono sicuro che vi concederanno di prendere i sigilli prima che lo faccia NeoDevimon.”

“Immagino che se ci riuscisse sarebbe la fine!”

“Libererebbe i Signori Oscuri e restituendo loro la libertà io sarei sconfitto ancora e gli altri Digidraghi con me. Digiworld piomberà ancora nel caos, e così come siete adesso, non riuscireste a tener testa neanche al più debole di loro. State attenti e digievolvete a più non posso, raggiungete il Livello Mega e allora avrete qualche speranza.”

Detto ciò, Azulongmon scomparve nel Digivice di Giuly, che lo ripiegò e lo mise in tasca.

Nel frattempo…

NeoDevimon rimase impacciato a guardare il suo pendolo di cristallo, in un certo senso mi ricorda un po’ Phelesmon, che rimaneva tutto il tempo a mescolare il suo calderone aspettando notizie da un’altra dimensione.

Contemplava in silenzio quando entrò lui nella sala: “Che fai? Ancora ad aspettare notizie?”

L’aria nella stanza era putrida e terribilmente gelida. Non esistono microbi o batteri “estremofili” in grado di sopravvivere in quel gelo!

“Sì… dovrebbero arrivare da un momento all’altro. Non mi piace aspettare, l’attesa è snervante, come si suol dire.”

NeoDevimon lanciò lui un’occhiata di sfida, sfida che l’altro accolse con ardore, con una battuta acidula:  “Aah… la pazienza è la virtù dei forti, come si suol, dire!” disse con un tono ironico lasciandosi scappare un piccolo ghigno.

NeoDevimon arrotolò il laccio del pendolo intorno al suo braccio e si avvicinò all’altro.

“Ho pensato che magari tu potessi avere già avuto le notizie di cui voglio sapere…”

Dopo qualche attimo di silenzio l’altro deglutì e rispose, sempre sorridendo…: “Hai pensato male… l’unica cosa, oltre al calderone di Phelesmon, in grado di mettere in comunicazione le dimensioni è quel pendolo, e ce l’hai tu. Se non hai ricevuto nulla, allora forse è meglio aspettare e far fuori i prescelti!”

NeoDevimon sorrise, si sentiva importante con quelle parole! Non c’è Digimon che poteva mettersi in contatto con loro, se non lui!

In quel momento uno stridio demoniaco invase la stanza. Un forte vento spense ogni luce e NeoDevimon si mise a ridere: “Sì! È questo che aspettavo!”

Per un certo momento sembrò che l’urlo agghiacciante in realtà fossero parole ben scandite: “Trovate – i – sigilli.”

I due si guardarono. La risata che NeoDevimon lanciò fece capire il suo grado di eccitazione. Alla fine questo si avvicinò ad uno scaffale ampio e con molti libri. Ne prese uno e lo sfogliò. NeoDevimon guardò con attenzione le pagine di tale manoscritto e lo porse al compagno che lo lesse. Quando terminò la lettura, fissò NeoDevimon in attesa di qualche spiegazione. L’altro si mosse leggermente facendo cenno di voler iniziare una conversazione, ma l’alleato lo interruppe e fece una chiara domanda: “E’ proprio necessario?”

Il volto di NeoDevimon prese quasi a brillare. “I prescelti sono un ostacolo. Se mi libererò di loro, i nostri padroni ne saranno felici. I Sigilli vengono per ultimi, ma dato che essi sono nascosti in luoghi inaccessibili, quale posto è meglio della Valle del Crepaccio, la fitta crepa che separa la parte chiara del continente da quella scura?”

“Strano… ero convinto che i prescelti si fossero fermati al settore dei mulini…”

“E’ ciò che hanno voluto farci credere! Quella carogna di Azulongmon ha depistato le nostre ricerche.”

Sfogliò ancora il libro e rise: “E tu avresti intenzione di eliminarli tutti così?”

NeoDevimon riprese il grosso volume intitolato “I peggiori latitanti di Digiworld” e lo riaprì a pagina 1056, dove la foto di un grande Digimon verde riempiva il foglio.

“In un luogo desolato come quello, nessun Digimon è più avvantaggiato di lui. Se poi sommiamo il fatto che è un latitante di prima categoria e otteniamo un risultato sorprendente: i prescelti… kaput!”

“Chissà come mai, ma ho l’impressione che anche questo tuo piano andrà a finire male!”

NeoDevimon schioccò le dita della mano sinistra. Un Digimon arancione e tozzo entrò nella stanza e si inchinò davanti a NeoDevimon: “Ordini?”

“Ah! Arkadimon! Ho proprio un lavoro che fa per te!”

L’altro ospite nella stanza si mise a ridere: “vuoi affidare la missione di trovarlo ad un misero servo?”

“Non ti aspetterai che lo faccia io…! Ho altro a cui pensare ora! E comunque… anch’io contribuirò al gioco!”

Aaron provò a considerare la distanza trai due lati della crepa e giunse alla conclusione che, tranne che in volo, sarebbe stato più facile attraversarla percorrendola orizzontalmente fino a dove essa finiva, per poi camminare fino all’altro lato, oppure scendere rischiando la vita e trovare un modo per risalire dall’altra parte.

Quest’ultima idea in particolare fu bocciata nel momento in cui ci si accorse che il precipizio era decisamente troppo profondo per poter essere scalato sia verso il basso che viceversa, così Sonia mandò al diavolo le varie ipotesi e decise di volare con Lillymon. Solo che Palmon sapeva, da quando una volta Sonia le era caduta addosso, che la ragazza non era poi così leggera, nonostante fosse magra come un chiodo, e si vide bene dall’accettare di farlo. Sonia non ribatté da quando aveva assunto un tono più amichevole con Palmon, ovvero da quando era riuscita a raggiungere il livello Evoluto – e,  se vogliamo fare i so–tutto –io, da all’incirca un’ora e mezza – quindi non fiatò.

Patamon aprì le orecchie e volò fino all’altro capo del precipizio, poi tornò indietro e concluse, come ormai era ovvio, che sarebbe stato mille volte meglio volare.

“Quante storie per passare da una parte all’altra di una crepa!” Esplose Alex sedendosi per sbaglio sul povero Ryudamon.

“Eddai ragazzi, che aspettiamo?” Aaron indicò Patamon col Digivice che in poco tempo digievolse Angemon. La stessa cosa fece Giuly con Waspmon e Alex con Ryudamon e quindi Ginryumon.

A gruppi salirono sui Digimon e volarono dall’altra parte del crepaccio.

L’aria cambiò radicalmente. Dall’altra parte un freddo raggelò il sangue nelle vene di tutti. Un senso di dispersione, terrore e impotenza avvolse il gruppo. Ecco cos’era il Continente delle Ombre.

“Ragazzi, io ho paura!” sibilò Giuly.

“Questa me la voglio segnare…” scherzò Sonia fingendo di prendere un foglio.

“Azulongmon me la paga! Non può mandarci in un posto simile dove riusciamo a malapena a trovare il coraggio di andare avanti!”

“O quante storie! È un posto come gli altri!” rise Theo mentre prese in braccio Dracomon, che gli sorrise. Poi un terremoto scosse la terra. Un grande Digimon verde dalle sembianze di drago spuntò fuori dal crepaccio. Camminando sulle sue quattro zampe raggiunse i ragazzi e mosse le ali rotte che aveva sulla schiena, le quali terminavano con una sorta di mani. Con frenesia mosse la grande coda che terminava con un gigantesco globo appuntito. I ragazzi riuscirono a schivare il suo colpo, ma notarono una figura avvolta nell’ombra che fece capolino dalla schiena del grande drago. NeoDevimon! Il Digimon parlò.

“Salve prescelti! Che bel Digimon, non trovate?”

“Vuoi ancora distruggerci? Mi dicono che a te non piace servirti degli altri Digimon per raggiungere i tuoi scopi!”

NeoDevimon si grattò il mento e spiegò le ali. “Infatti è così, ma questa volta ho anche un altro compito da portare a termine, non posso rimanere troppo tempo a combattervi, anche se… ammetto che non mi ci vorrebbe molto…” rise.

“Groundramon, Digidrago di livello Evoluto. Le sue tecniche sono gli Arti Opprimenti e il Globo Megatonico!”

NeoDevimon scese dal mostro e si avvicinò ai ragazzi, i quali indietreggiarono, mentre i loro Digimon avanzavano.

“Non c’è bisogno di combattere. Io e Groundramon siamo venuti a cercare una cosa e se non ci darete fastidio vi risparmieremo.”

Sonia lo guardò storto e poi si voltò verso Aaron che a sua volta si girò verso Giuly.

“Sei qui per i Sigilli?”

NeoDevimon sgranò tutti i suoi occhi. Non poteva immaginare che anche loro avessero appreso dei sette Sigilli… “Come fate a sapere di quei cosi?”

“Ce l’ha detto Azulongmon!” Rispose Alex senza esitare: “Quello che non ti abbiamo fatto l’altra notte te lo faremo ora!”

NeoDevimon rise: “Cosa speri di farmi, ragazzino? Mi sembra di aver già dato prova delle mie capacità! Spostatevi, andatevene!”

Theo si fece avanti: “Non possiamo farti trovare il sigillo! È compito nostro fermarti!”

“Beata gioventù! Così inesperta, così sciocca e così tanto innocente! Per voi Digiworld è solo un gioco, ma per me è una realtà!”

I ragazzi si scambiarono qualche occhiata: “Non dire sciocchezze! Tu vuoi distruggere questo mondo risvegliando i tuoi vecchi padroni!”

“Non sfidare la sorte, marmocchia!” Sabry fece un passo indietro, mentre Salamon le salì sulla spalla e le suggerì di farla digievolvere per affrontare e quindi, a suo parere, sconfiggere NeoDevimon una volta per tutte.

“Beh! Vedo che non volete levarvi di torno! Allora non c’è altra alternativa: Groundramon, occupatene tu!”

Con un salto, NeoDevimon si gettò nel precipizio e Groundramon partì all’attacco facendo cadere come un peso morto uno dei due giganteschi arti sulla sua schiena. Questo causò una scossa sismica che fece perdere l’equilibrio a buona parte del gruppo.

“Palmon, digievolve… Togemon!”

“Togemon superdigievolve… Lillymon!”

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”

“Ginryumon superdigievolve… Hisyarumon!”

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!”

“Dracomon digievolve… Coredramon!”

“Lopmon digievolve… Turuiemon!”

“Salamon digievolve… Gatomon!”

“Patamon digievolve… Angemon!”

Tutti i sette Digimon crearono come una parete con la quale i ragazzi si sentirono protetti. Theo si avvicinò al precipizio e guardò di sotto. La sagoma di NeoDevimon che stava cercando qualcosa era leggermente visibile in fondo al precipizio.

Groundramon fece girare la coda contro i sette Digimon che caddero e fecero un grande tonfo. Hisyarumon e Lillymon si alzarono in volo con Angemon e Waspmon e cominciarono a scagliare colpi su colpi, senza però riuscire a scalfire la pelle di Groundramon, il quale mise a tacere i Digimon che stavano per terra causando un altro terremoto con le sue braccia.

“Raggio Celestiale!” Angemon cominciò a scagliare i suoi colpi a ripetizione, senza fermarsi, ma Groundramon non subì alcun danno apparente.

“Pungiglione laser!” Provò Waspmon sparando un violento lampo di luce dal suo pungiglione robotico, ma anche in questo caso l’efficacia fu minima o addirittura pari allo zero.

Anche Lillymon si unì ai colpi con il suo “Cannone Floreale”, mentre Hisyarumon provò la sua “Metamorfosi Lacerante” trasformandosi in una sciabola e colpendo duramente il nemico. Nessuno di quei colpi parve avere effetto.

Dracomon si avvicinò a Theo: “Voglio digievolvere ancora!” e Theo lo accontentò. In pochi secondi anche Coredramon si unì alla lotta e Salamon e Lopmon seguirono l’esempio.

“Pugno Felino!”

“Turuie Pugno!” Provarono i due Digimon. Gatomon provò anche a lanciare una raffica di “Pugni Felini” tutta insieme e Turuiemon combinò i “Turuie Pugni” ai “Turuie Calci”, ma l’effetto fu scarso e con una bracciata Groundramon si sbarazzò di loro facendoli cadere per terra.
“Fiammata Zaffiro!”

Neanche questo riuscì a scalfire l’armatura di Groundramon, che scagliò un violento attacco di coda contro di lui. Coredramon volò indietro, ma venne fermato dal gigantesco Hisyarumon che avvolse il suo corpo intorno a quello del nemico e lo bombardò con raggi di energia. Ma purtroppo la difesa impenetrabile di Groundramon si dimostrò ancora efficiente.

“Tifone Celestiale!” Gridò Angemon facendo roteare il bastone. Questo movimento generò un turbine che spinse di qualche metro Groundramon, ma anche questo non bastò nel momento in cui il valore del peso del nemico era troppo alto per farlo cadere nel precipizio.

“Sonia, Dave, Theo e tutti gli altri!” Cominciò Aaron: “Correte a nascondervi!”

Sonia lo guardò perplessa: “Cosa vuoi fare?”

Aaron abbassò lo sguardo: “Non c’è altra scelta, userò i poteri del ciondolo!”

“Non scherzare! Non puoi fare una cosa simile! E se non ti riprendessi più? Potresti ucciderci tutti!”

Aaron alzò gli occhi verso il gruppo e Sonia lo fulminò con lo sguardo. Quindi Aaron si rimangiò ciò che aveva appena detto e cominciò a sperare che Angemon o qualsiasi altro Digimon riuscisse a sconfiggere quel mostro.

“Avanti Lillymon! Eliminalo!” Tifò Sonia.

Lillymon si girò verso la partner e si avvicinò: “Guarda che non è mica così facile! Hai visto che armatura c’ha??”

“Sì che l’ho visto e tu puoi farcela!”

Lillymon fece finta di niente e tornò a combattere a fianco degli altri.

Intanto…

“NeoDevimon è convinto di trovare un sigillo in quel posto…”

Nella sala entrò anche Arkadimon, che si inchinò e proseguì: “Non dovrebbe farcela?”

“I guardiani che sorvegliano quegli oggetti sono a dir poco potenti. Forse neanche NeoDevimon sarebbe in grado di fare loro del male!”

Arkadimon alzò appena appena la testa, ma l’altro lo fulminò con lo sguardo facendogliela riabbassare: “Come osi fissarmi, stupido schiavo! Tu sei una nullità davanti ai miei occhi!”

Theo corse incontro a Coredramon che era ferito poco vicino al precipizio, gli passò di fianco e si interpose tra lui e la fossa.

“Che cosa ti ha fatto?”

“Non preoccuparti, vedrai che mi riprenderò!”

“Ma che dici? Guarda come sei ridotto… devi assolutamente ritornare Dracomon, così è troppo pericoloso!”

“No! Io devo combattere!”

“Non se ne parla nemmeno!”

In quel momento una mano nera afferrò Theo per una caviglia: NeoDevimon!

“Non ho trovato nulla qua sotto, perciò almeno ucciderò uno dei sette prescelti!”

NeoDevimon tirò Theo, che perse l’equilibrio e cadde a terra, strattonato da NeoDevimon che lo tirava verso l’imminente precipizio. Coredramon si rialzò in fretta, gridò il nome del partner abbastanza forte perché gli altri lo notassero e lo prese per le braccia.

“Coredramon, aiutami!!”

“Tieniti forte!”

NeoDevimon rise: “Povero sciocco!” Emise un forte getto nero dall’artiglio destro e fece cadere Coredramon. Poi NeoDevimon riemerse dal precipizio e scomparve nel nulla. I ragazzi corsero verso di lui e Angemon si precipitò per salvarlo, ma venne bloccato dal nemico che lo stritolò con le sue spire.

Intanto Theo cadeva inesorabilmente verso l’oblio. È difficile esprimere quello che provava mentre cadeva. Pensava a tutto e allo stesso tempo a niente. Guardò Coredramon, poi chiuse gli occhi: “Sapevo che sarebbe finita così.”

Quando riaprì gli occhi, il forte sole di Digiworld lo abbagliò. Sotto di lui un grande drago blu alato lo riportò in superficie.

I ragazzi corsero da lui quando esso lo ripose per terra.

“E’ Coredramon! È super digievoluto!” rise Aaron mentre aiutava Theo, ancora un po’ sotto shock, ad alzarsi.

“Wingdramon, digidrago di livello Evoluto. La sua tecnica è la Fiammata Sonica!”

Wingdramon si fece largo tra gli altri Digimon e lanciò una potente fiammata contro il nemico. Il suo corpo venne avvolto da una nuvola di fuoco e quando esso si spense il Digimon provò a rialzarsi. Ma Wingdramon era sparito.

Groundramon percepì una forte debolezza agli arti. Poi il Sole si oscurò sopra di lui. Wingdramon era in caduta libera contro di lui!

“Pugnale in Picchiata!” gridò e in un attimo perforò il corpo robusto di Groundramon con la lancia incorporata nella schiena. Il nemico emise uno strido di dolore e poi scomparve in tanti dati prima che Wingdramon regredisse.

“Come stai?” chiese il Digimon al partner.

Theo lo guardò, sorrise e rispose che stava bene, ma poi cambiò subito il tono del discorso: “Ho visto una cosa luccicante laggiù, mentre cadevo!”

In un battibaleno Hisyarumon volò di sotto con tutti i ragazzi e i Digimon sulla groppa. Incastonato nella roccia, un piccolo oggetto emetteva una flebile luce azzurra, ben visibile nel buio di quel posto.

“Sembra un ciondolo!” il Digivice di Giuly si illuminò mentre pronunciava quella frase e dalla roccia si staccò immediatamente un piccolo pallino che andò direttamente nelle sue mani.

“Bene! Un altro di questi cosi è nostro! Ora ne mancano due!” Sorrise Dave mentre abbracciava Giuly.

I ragazzi si guardarono e Aaron non poté fare a meno che pensare all’ultima volta che il suo ciondolo si era illuminato. Quanta morte che aveva sparso in quel villaggio. Tanti Digimon, per fortuna non proprio innocenti, morirono in quel silenzio. Pensò alla fortuna che aveva avuto lui e che avevano avuto i suoi amici nel nascondersi dietro a quel masso. Se fossero stati allo scoperto sarebbero morti anche loro…

“Dobbiamo ritornare in superficie!”

Uno dopo l’altro i ragazzi tornarono su e guardarono tutti davanti a loro il vero aspetto del continente delle ombre.

“Fa quasi venire la pelle d’oca!”

Poi una grande bufera li colpì senza preavviso. Senza che potessero accorgersene, vennero tutti scaraventati dall’altra parte del canyon, dov’erano prima.

Una voce di sottofondo parlò chiaramente: “Non siete ancora pronti!”

FINE CAPITOLO 16

Episodio 17: Attacco alla Base Reale!

NeoDevimon si materializzò nella stanza con tale rapidità che l’altro si spaventò. Poi salì lungo gli scalini che portavano ad un piccolo altare e vi ci poggiò qualcosa.

“Scommetto che non hai trovato niente!” Sibilò mentre NeoDevimon fece cenno di silenzio.

Infondo era quasi sicuro che in quel posto desolato non ci sarebbero stati sigilli. Anzi, NeoDevimon era scocciato che un altro dei suoi piani fosse andato a farsi benedire, specie dopo quel “doppio fallimento”, doppio perché il Digimon da lui mandato aveva fallito contro la super Digievoluzione di uno dei Digimon dei prescelti, in secondo luogo anche perché non aveva trovato quello che cercava.

“Dammi retta, è meglio cambiare tattica! I Digimon che nascondono i sigilli sono potenti! Non puoi sconfiggerli da solo!”

NeoDevimon si voltò di scatto. Aveva entrambe le mani appoggiate sull’altare e con aria seccata chiese all’altro di lasciarlo solo.

L’altro lo guardò e gli fece l’occhiolino. NeoDevimon, arrabbiato si voltò verso l’altare colpendolo forte con i suoi pugni.

“Dobbiamo trovare quei sigilli!”

“Dammi retta e lascia fare a me! Prima o poi li troverò!”

In quel momento però entrò un Digimon nella stanza.

“Padrone! I prescelti stanno entrando nel settore della Base Reale… cosa facciamo?” JewelBeemon si avvicinò al suo padrone. “Allora?”

“Non possiamo fare niente! Devi attaccarli con tutte le forze che hai! Distruggili!”

Con un inchino, il Digimon si congedò.

“Ah! Adesso mandi emissari in giro per tutto il continente a tener d’occhio quei mocciosi?”

Sgranò gli occhi: “Quel Digimon è l’accolito che gestisce la Base Reale, il mio centro dati. Se i prescelti scoprissero la sua funzione saremmo tutti nei guai!”

L’altro lo guardò con aria di sfida: si aspettava che NeoDevimon agisse di persona, in fondo era la cosa migliore… ma non lo voleva fare. L’ultima volta aveva quasi ucciso uno di quegli odiosi ragazzini. Se non fosse stato per Wingdramon, sicuramente Groundramon avrebbe vinto! Quante storie, quella volta era davvero sicuro di vincere…

Così il secondo Digimon prese ancora il libro dei ricercati e lo sfogliò. Lo riaprì alla pagina di Groundramon e lesse: “Non lavora bene se controllato da qualcuno…” Si fermò e aspettò che NeoDevimon si girasse: “Dovresti leggere le clausole…”

“Al diavolo!! Ho solo riposto la mia fiducia nel Digimon sbagliato, ma c’è un altro Digimon che ha suscitato il mio interesse!”

Con una risata l’altro chiese chi fosse. NeoDevimon indicò il libro con il suo lungo artiglio ed esso cominciò a girare qualche pagina autonomamente. Il libro si fermò su un Digimon: Butenmon!

“Vuoi contare su questo qui?”

“Non è molto convincente?”

“Non è questo, è che è un mercenario…”

NeoDevimon emise una forte risata, strinse il pendolo tra le mani e lo puntò poi contro il libro: “Appunto per questo conto su di lui e so che non mi deluderà!”

Nel frattempo si era fatta notte e i ragazzi avevano deciso di percorrere il margine del precipizio perché erano stati bloccati in precedenza. Dato che mentre camminavano non è successo nulla di speciale degno di nota, ho deciso di saltare alla parte divertente dei fatti. Ora, voi sapete che Sonia non è una ragazza con i peli sulla lingua e sapete che è molto temuta per il suo carattere, vi prego quindi di immaginare una piccola tenda da campeggio poco distante dalla strada che i ragazzi percorrevano. La tenda, di un colore rosa molto intenso aveva suscitato l’attenzione dei ragazzi nel momento in cui in essa si accese un piccolo focherello. Non pensiate subito che questo abbia qualcosa a che vedere con NeoDevimon o il suo misterioso alleato, ma piuttosto con due Digimon molto “intraprendenti”. Quando il gruppo si avvicinò compatto alla tenda, l’ora era paragonabile alle dieci di sera terrestri e la Luna aveva iniziato a risplendere nel cielo, illuminando con i suoi raggi i dintorni, così che ai ragazzi fu possibile avvistare una sorta di muraglia in lontananza. Ma ci stiamo dilungando troppo nei dettagli del paesaggio… torniamo invece al discorso tenda, dov’ero rimasto? Ah sì! Nella tenda, dicevo, c’erano Digimon molto intraprendenti, ma in che senso “intraprendenti”? Anche Sonia se lo era chiesto praticamente e le venne l’impulso di curiosità tipico delle ragazze annoiate che trovano all’improvviso qualcosa da fare. Con la scusa di chiedere indicazioni sulla muraglia che a loro stava davanti, Sonia aprì la tenda, cacciò un urlo, la richiuse e le diede un forte calcio che la fece rotolare più avanti.

I ragazzi sorpresi da tale comportamento, o meglio, più o meno se lo aspettavano, chiesero alla ragazza cosa, nella tenda, avesse suscitato in lei tali reazioni.

Sonia prese il fiato: “Due… due Digimon!”

Aaron scosse la testa: “E’ sotto shock!”

“Sotto shock, un…” Sonia si fermò, respirò prontamente e riprese: “Lui era sopra, poi era sotto, poi di lato, sul soffitto, sul pavimento! E lei lo seguiva!” Disse rapidamente, poi riprese il fiato come se avesse appena corso una maratona e disse lentamente con voce profonda: “Tutto questo in qualche secondo…!”

I ragazzi, che più o meno avevano capito cosa i Digimon nella tenda stessero combinando – e come non avrebbero potuto capirlo – Si stropicciarono gli occhi: “Non pensavo che i Digimon facessero certe cose!” Disse con orrore Sabry che girò la testa in segno di disprezzo. Così la ragazza si avvicinò alla tenda e la aprì. Al suo interno c’erano un Chuumon e un Mikemon. Su, giù, destra, sinistra, pose che neanche un essere umano era in grado di riprodurre. Sabry era disgustata dal fatto che non avevano neanche la decenza di fermarsi, tanto che: “Scusate!” dovette ripetere la parola per qualche secondo, finché non arrivò Dave insieme ad Alex che ad alta voce ripeterono: “Scusate!” perché questi smettessero. Sabry riprese quindi il fiato e con calma proseguì: “Va bene che questi sono fattacci vostri, ma non vi sembra un tantino maleducato da parte vostra continuare a…” non le venivano le parole, guardò i ragazzi al suo fianco per avere qualche suggerimento: “Fare queste porcherie?” ipotizzò Dave.

“Esatto! A fare queste porcherie, quando una gentile ragazza vi sgama e vi sta per chiedere qualcosa?”

“No!” Rispose Chuumon alzandosi.

Sabry sgranò gli occhi alla vista di quel coso (scusate la franchezza, ma è così!)

“Non pensavo che i Digimon…” disse nelle orecchie a Dave, il quale assunse un tono incredulo (per non parlare della faccia che aveva Alex). Poi Chuumon riprese: “Anzi, volete unirvi a noi?”

Sabry tirò a lui dietro la lampada della tenda. Quando i Digimon si diedero una sistemata, uscirono dalla tenda: “Cosa volete sapere?” Chiese Mikemon.

“Vorremmo sapere, gentilmente…” Sabry era ancora scossa dalla vista di quel… ma continuò: “Cos’è quel grande muro laggiù!”

Senza esitare rispose: “E’ la Base Reale! A dire il vero è una sorta di fortezza militare in cui vengono addestrati i Digimon insetto, ma non solo… dicono che sia la base segreta di un mostro!!”

“Non è un mostro! Ma piuttosto un Digimon malvagio!” Li rassicurò Chuumon.

“Bene, grazie per la risposta, adesso potete tornare a… fare quella roba lì…”

Detto ciò i Digimon rientrarono in tenda e ricominciò la “festa”.

I ragazzi invece, si avvicinarono al muro e notarono un grande cancello con tanto di filo elettrico che impediva agli intrusi di entrare e uscire dall’imponente edificio all’interno.

I ragazzi decisero di entrare e bussarono alla porta. Dubito un Digimon giallo si affacciò dall’alto: “Vegiemon, Digimon Vegetale di livello campione, la sua tecnica è la Bomba Composta!”

“Chi siete?” disse quello con sgarbo, tanto maleducatamente che i ragazzi risposero con lo stesso tono: “Vogliamo entrare. O ci fai entrare tu o entreremo noi con la forza.”

Vegiemon si girò di scatto e parlò in un walkie-talkie: “Grande NeoDevimon, sono qui!”

La voce dall’altra parte rispose: “NeoDevimon non può rispondere! È andato in bagno, ma comunque falli entrare e attaccateli quando saranno entrati nel Modulo di Base!”

“Agli ordini!”

Vegiemon aprì il cancello e i sette ragazzi non esitarono ad entrare. “Uff! Non credevo che bastasse usare questi toni con dei Digimon così stupidi!”

Aaron avanzò per ultimo, si aspettava qualcosa: “Non credi che ci stiano tendendo una trappola?”

Dave gli si avvicinò e parlo senza che nessuno lo potesse sentire: “Sì, stiamo attenti!”

Intorno a loro, centinaia, anzi migliaia di Digimon insetti venivano presi a frustate da alcuni Vegiemon.

“Trentasette! Trent’otto!” Urlò il primo Vegiemon: “Sei caduto? Ricominciamo da capo! Una, due…!”

“Che carogne questi Digimon!” Fanbeemon guardava inorridita dietro di Giuly dalla testa della ragazza, che era entrata per prima: il cancello si richiuse e i ragazzi vennero fatti entrare nell’edificio centrale. Al suo interno numerosi Digimon insetto erano torturati in svariati modi: c’era chi veniva legato ad una macchina che lo tirava per gli arti, chi veniva tagliato con lame affilate tra le dita delle mani e, ancora, chi veniva fatto sbranare da alcuni Fangmon nelle parti intime. “Orribile!” Pensò Giuly.

Tra le grida una voce accolse i ragazzi: “Aah! I prescelti tutti insieme! Che ci fate qui? Non mi direte che vi siete persi!”

“Come sai chi siamo?”

JewelBeemon rise e rispose: “Non ci sono molti esseri umani in questo mondo! Comunque sia, vorrete sapere come mai non abbiamo fatto storie per farvi entrare qui, immagino!”

“Prima vogliamo sapere chi sei tu!” disse Giuly.

“Sono il capo qui!”

“Sei tu il Digimon malvagio che manda avanti la baracca?”

“Oh no! Indovinate un po’ chi è!” Rispose quello ridendo.

I ragazzi sapevano la risposta e non esitarono nel rispondere: “NeoDevimon!”
Ancora JewelBeemon rise: “Avete indovinato! Questo è il posto dove vengono addestrati i Digimon insetto, o meglio lo era! Ora è il posto dove si trova il modulo di comando del continente!”

Una voce dal walkie-talkie di JewelBeemon: “Idiota, questo non glielo dovevi dire!”

JewelBeemon rimase qualche secondo in silenzio e proseguì: “Pardon, questo è il posto dove vengono addestrate le reclute di NeoDevimon in persona!”

Alex rise: “Ma per chi ci prendi? Abbiamo sentito la voce da quel coso là!”

JewelBeemon prese un fischietto e lo suonò. Subito una marea di HoneyBeemon, Arukenimon e altri luridi Digimon insetto fece come un muro davanti ai ragazzi:
“Pungiglione Perforante!” urlarono gli HoneyBeemon;

“Colata Acida!” risero gli Arukenimon;

“Soffio Velenoso!” sussurrarono i Dokugumon;

“Pungiglione Letale!” gridarono i Flymon;

“Luride mezze seghe!” Imprecò Sonia!

Subito i sette Digimon digievolvero al livello campione…

“Ginryumon super Digievolve… Hisyarumon!”

“Togemon super Digievolve… Lillymon!”

“Coredramon super Digievolve… Wingdramon!”

Giuly corse da Waspmon: “Dobbiamo liberare i Digimon!”, le saltò in groppa e il Digimon prese il volo scagliando violenti lampi di luce dal suo pungiglione.

“Raggio Celestiale!” Un Arukenimon volò per aria e si scompose in dati, mentre Angemon continuò a scagliare altri Raggi celestiali. Purtroppo più Digimon venivano abbattuti, più ne arrivavano.

“Sguardo Ipnotico!” disse Gatomon colpendo poi con i suoi pugni alcuni Dokugumon.

“Turuie pugno!” ripeté più volte Turuiemon eliminando Flymon e HoneyBeemon.

Poi anche JewelBeemon si unì alla lotta: “Pungiglione Pungente!” Estrasse un lungo giavellotto e lo tirò verso Hisyarumon, che lo colpì con la coda e lo fece cadere a terra. Esso si smaterializzò e ricomparve tra le mani di JewelBeemon stesso, che lo afferrò e lo rilanciò contro Wingdramon.

Come mossa dalla forza del pensiero del nemico, la lancia lottava contro quella di Wingdramon in un duello mentre vari Digimon lanciavano i loro attacchi tutt’intorno.

Lillymon colpì con il suo cannone vari Digimon insetto e Sonia uscì dal castello, ma venne ancora attaccata da vari altri Digimon malvagi. Fortunatamente il Digimon folletto corse in suo aiuto, sollevandola (nonostante il peso della ragazza) e sconfisse un paio di Digimon su una torre di controllo. Vi lasciò Sonia e cominciò ad attaccare tutti i Digimon sulle altre torri.

JewelBeemon intanto, stava perdendo contro Wingdramon. “Pungiglione Pungente!”

Ma nessun colpo riuscì a perforare la dura pelle di Wingdramon, anzi, il partner di Theo rispose con una Fiammata Sonica così potente che scagliò lontano il nemico, fino a fargli perdere i sensi.

In quel momento un grande Digimon uccelli-forme apparve dietro a Theo.

“Butenmon, Digimago di livello Evoluto. La sua tecnica: Ballo Solare!”

Wingdramon fissò a lungo il nemico prima di attaccarlo, ma questo contrattaccò con una grande spada. Wingdramon scivolò oltre, rompendo il muro dell’edificio, mentre Butenmon si avvicinò a Theo. Angemon lo attaccò da dietro, ma i suoi colpi risultarono inefficaci sul mostro gigantesco, inoltre, dopo che altri Digimon insetto disgustosi cominciarono a bombardarlo da dietro, fu costretto a cambiare bersaglio.

Giuly spezzò con uno strattone le catene che ingabbiavano un Wormmon e lo liberò lasciandolo aldilà del muro.

“Grazie!” Disse scappando. Intanto che c’era Giuly diede un’occhiata più in là: ancora, la luce della tenda era accesa e dall’esterno si potevano vedere le ombre danzanti dei Digimon al suo interno.

“Ma non si stancano?” Si chiese Giuly.

Intanto Butenmon e Wingdramon uscirono all’esterno e proseguirono la battaglia. Mentre Angemon, Turuiemon e Gatomon colpivano duramente i nemici, Waspmon e Lillymon si unirono al combattimento e Hisyarumon con loro.

Le lame che costernavano il corpo del grande drago rosso cominciarono a danzare lungo la sagoma di Butenmon, nel  vorace tentativo di renderlo inoffensivo. Ma l’avversario, che era, come videro i ragazzi, abile ad usare la spada, ci mise un attimo a scaraventare via anche lui, facendolo sbattere contro Wingdramon. I due regredirono sotto lo sguardo stupito dei propri partner. Sonia si mise le mani nei capelli, ma proprio in quell’istante, vide qualcosa in lontananza, oltre il muro.

Nel frattempo, in un luogo oltre la spaccatura, NeoDevimon riapparve soddisfatto del suo nuovo piano. Pensava al fatto che Butenmon avesse poteri sacri, benché una forza molto bassa… ma confidava in pieno nelle sue potenzialità. Così si sedette comodo su una piccola poltrona e fissò a lungo il suo pendolo.

“Quella Persona non si farà sentire facilmente… e se lo facesse non credo che sarebbe felice di sapere dei tuoi fallimenti!” disse una voce dall’altra parte della stanza.

NeoDevimon non rispose: non aveva voglia di litigare con lui.

Butenmon era un Digimon così potente agli occhi di NeoDevimon… quale Digimon dei ragazzi avrebbe potuto sconfiggerlo? Nessuno! Nonostante attaccasse con una spada dal lungo manico, non si poteva di certo dire fosse scarso…

Butenmon colpì col manico della spada un Digimon insetto lì nei paraggi e gli tagliò la testa. Uno schizzo di dati esplose da esso e da altri Digimon che vennero colpiti dal rinculo dell’arma.

Comunque Aaron fece una cosa che non aveva fatto dall’anno prima… sapete, la professoressa di matematica gli era sempre stata simpatica. Una professoressa di quelle toste, sulla cinquantina, un po’ cicciotte e con i capelli neri e corti. Sempre col sorriso sulle labbra, una di buone maniere! Dovete sapere, che ogni volta che entra questa signora comincia a fare la sua predica ai ragazzi sul fatto che quando la professoressa entra, ci si alza, si saluta, ci si guarda eccetera… Aaron quel giorno aveva la testa tra le nuvole. Se non l’avete ancora capito, quella professoressa è quel genere di donna con un carattere così forte, da far paura perfino a Sonia in persona! Aaron non la vide entrare in classe. Quando lei si accorse di ciò e, vedendo che lui non si alzò, cominciò:

“We! Saturn! Ci alziamo! Ci salutiamo! Ci guardiamo…!!” aveva detto con aria scocciata.

“Scusi prof!” rispose lui.

E si alzò con uno scatto tale da far paura al corridore più veloce al mondo, schivando una spadata del nemico e mettendosi in salvo dietro ad una delle torri di controllo.

Fu in quel momento che Sonia lo chiamò. “Aaron! Presto! C’è qualcosa in lontananza! Vieni a vedere!” Aiutato da Angemon, che era accorso in suo aiuto, Aaron si arrampicò sulla torre di Sonia fino a raggiungerla. La ragazza gli mostrò un punto in lontananza che brillava di luce gialla.

“Potrebbe essere un fuoco.” Suggerì, ma la ragazza disse che un fuoco avrebbe emesso una luce intermittente e quella luce era fissa, quasi provenisse da un punto fermo.
“Potrebbe essere la tenda di quei due Digimon di prima!” Ma Sonia mostrò lui che essi stavano ancora pomiciando dal punto in cui li hanno visti l’ultima volta.

Sabry si arrampicò sul corpo del grande Digimon e provò a colpirlo con numerosi pugni, ma non ottenne effetti visibili. Anzi, Gatomon dovette farla scendere quando Butenmon si accorse di lei.

“Pungiglione Laser!” gridò Waspmon, ma non ottenne il minimo risultato neanche lei. Anche Angemon proseguì nel colpirlo con il suo Raggio Celestiale, ma era come se il nemico fosse avvolto da uno “scudo” di energia sacra che impediva a tecniche sacre di raggiungerlo.

“Pungiglione Laser!” Insistette Waspmon. Butenmon, scocciato da tale noia, scagliò Waspmon via con la spada. Fortunatamente il corpo corazzato del Digimon resistette all’impatto e Waspmon cadde a terra in silenzio.

Giuly la rincorse e la soccorse.

“Waspmon! Waspmon! Che cosa ti hanno fatto? Me la pagheranno cara!”

“No, Giuly, non devi fare niente!” rispose lei: “Il nemico è troppo forte e immensamente potente. Questa volta abbiamo perso! Aveva ragione NeoDevimon, siamo troppo deboli per lui, dato che non riusciamo ad eliminare neanche uno dei suoi emissari…!”

“Non dire così! Noi siamo i prescelti! Aah… se solo il mio ciondolo si attivasse… potrei scatenare anch’io i miei poteri! Il ciondolo azzurro… che poteri aveva? Il vento! Potrei scatenare qualche tempesta e distruggere Butenmon con i miei colpi!”

“Non fantasticare…!”

“E perché mai, è l’unica cosa che ci resta da fare!”

Tutti guardarono attoniti la scena. Aveva ragione Giuly? Sarebbe finita tutta lì?

“Muoviti, idiota! Eliminala!” si sentì una voce dall’alto. NeoDevimon era apparso sulla torre opposta a quella in cui era riparata Sonia. Ora l’attenzione si spostò nuovamente su Butenmon, che prese la spada e provò ad infilzare Giuly. Ma una luce lo abbagliò e lo scaraventò via. NeoDevimon si spostò e rimase sollevato in volo per un po’. Waspmon digievolse in un Digimon ancora più grande, corazzato e con enormi ali a reazione. Il pungiglione mutò e divenne ancora più lungo e minaccioso.

“Cannonbeemon, Digimon Androide di livello Evoluto. La sua tecnica: Pungiglione Demolitore!”

NeoDevimon sogghignò e la luce intorno a Cannonbeemon si spense. Butenmon cominciò a colpire il nuovo Digimon con la sua spada, ma la corazza di Cannonbeemon era impenetrabile e non subì il minimo danno.

“Vai così Cannonbeemon!”

Con una cannonata, questo distrusse Butenmon, la quale difesa lascia un po’ a desiderare e si rivolse poi a NeoDevimon. Sparò un altro colpo e NeoDevimon venne colpito in pieno! L’effetto fu vanificante… NeoDevimon uscì dalla coltre di nubi e scagliò una violenta bolla nera contro Cannonbeemon, che regredì di colpo. Giuly corse a prendere il suo Digimon e insieme i ragazzi scapparono.

Quando furono lontani, Sonia raccontò di ciò che aveva visto. Difatti, era ancora visibile in lontananza la lucina e in gruppo, si avvicinarono. La luce proveniva da una grande duna di sabbia dorata, che come niente si dissolse e lasciò nelle mani di Sabry un piccolo ciondolo giallo. La luce si spense e i ragazzi proseguirono nel loro cammino.

Perché sono stato così sintetico nel raccontare la battaglia? Semplice, perché quello che fece NeoDevimon dopo che i ragazzi si erano allontanati era senz’altro più interessante.

Nell’immensa oscurità della notte, un gelido forte vento si abbatté sulla base reale, rimuovendo la tettoia dell’edificio centrale. Al suo interno, l’unico Digimon rimasto era JewelBeemon, ancora dolorante per il colpo subito.

NeoDevimon si avvicinò a lui e lo fissò dall’alto al basso per un po’. Quando JewelBeemon se ne accorse ormai era tardi. Lo prese per la faccia e cominciò a graffiarlo con i suoi affilati artigli. Il Digimon iniziò invece a gemere per il dolore.

Lentamente NeoDevimon percorse la schiena di JewelBeemon mentre una colata di sangue seguiva il suo artiglio.

“Non sei stato capace di portare a termine il colpo che ti era stato assegnato…” cominciò, mentre JewelBeemon continuava a lamentarsi dal dolore e a scuotersi nella speranza di evitare le unghie.

“Mi fidavo di te!” NeoDevimon assunse un tono tranquillo, quasi paterno. Mentre il suo interlocutore, si fa per dire perché non poteva parlare a causa della mano che gli bloccava la bocca, continuava a scuotersi. Ad un certo punto NeoDevimon tolse la mano e lo tenne fermo in volo per le ali. Gliele strappò violentemente e JewelBeemon, in preda al dolore cadde di sotto urlando.

“Sei un po’ troppo chiassoso, non trovi?” Così il Digimon insetto implorò pietà più volte, ma NeoDevimon gli lacerò la cavità orale, impedendogli di continuare e urlando ancora più.

Così NeoDevimon constatò che forse era meglio accontentare il suo bisogno di avere un po’ di pace: gli staccò lentamente l’occhio sinistro e glielo mise in bocca. Poi mosse la sua testa, in modo tale da costringerlo a masticarlo e glielo spinse in gola. Il Digimon vomitò, ma NeoDevimon gli toppò la bocca, la quale esplose e di conseguenza, anche JewelBeemon si scompose in dati.

“Questo è quello che succede a chi mi delude.”

FINE CAPITOLO 17

Episodio 18: Il furto dei ciondoli

NeoDevimon ritornò seccato nel suo nascondiglio dove trovò il suo alleato seduto ad un tavolo ben apparecchiato, ma dato che era ancora deluso per il suo ennesimo fallimento, decise di non badare a tutto ciò. Salì le scale lentamente e con passo sicuro aprì una porta e vi entrò. Prese il pendolo che aveva lasciato vicino al piccolo altare e chiuse la porta dietro si sé, assicurandosi di essere solo nella stanza. Accese una piccola candela e guardò nel ciondolo sedendosi su una specie di panchina di pietra. Poi si avvicinò all’altare. Guardò i sette simboli su di esso incisi e poi scaraventò via il piccolo oggetto sferico che teneva tra le unghie generando un piccolo tintinnio.

“Il mio piano ha fallito. JewelBeemon è stato punito per questo. Ora che cosa posso fare? Che cosa mi rimane per sconfiggere quei dannatissimi esseri umani?”

Depose la candela sull’altarino e schioccò le dita. Subito apparve Arkadimon, che si inchinò e chiese gli ordini.

“Portami il prigioniero.”

Arkadimon si rialzò e uscì dall’uscio. Quando riapparve aveva con sé un Digimon bianco e dalle sembianze demoniache.

“IceDevimon, ti ricordi di me?” chiese sadicamente.

L’altro non rispose.

“Suvvia… non mi dirai che hai paura… solo perché una volta hai provato a dartela a gambe non significa che io voglia eliminarti…”

“Sì…” rispose: “Sei NeoDevimon.”

NeoDevimon tacque. Si aspettava qualcos’altro. Qualcosa che poi arrivò: “Sei il più potente Digimon malvagio di questo continente.”

“Non mi piacciono le adulazioni. Sai, mi ricordo quando eravamo collaboratori…”

Ad IceDevimon tornarono in mente ricordi lontani di quando lui e l’ancora Campione NeoDevimon lottavano per il male a fianco dei sette demoni che presero il controllo di Digiworld. Insieme avevano combattuto guerre e vinto battaglie. Ma poi tutto è cambiato. Quando l’allora Campione NeoDevimon super Digievolse, gli fu dato un posto di comando in quel mostruoso regno e si trasformò nell’essere maligno e devastatore che è adesso. Tanto crudele da abbandonare il suo migliore amico e schierarsi con gli altri contro di lui, non c’è disonore più grande. Quando IceDevimon espose le sue preoccupazioni al vecchio amico, NeoDevimon aveva risposto cinicamente: “Ti stai ribellando a noi?” e senza neanche dare lui il tempo di spiegarsi lo fece rinchiudere nelle segrete di quella fortezza.

Adesso NeoDevimon era davanti a lui e sembrava aver dimenticato l’amicizia che li legava. Fu questo l’ultimo pensiero nella vita di IceDevimon…

Aaron prese Patamon e lo guardò davanti a sé con aria assorta. Sonia se ne accorse e fece lo stesso con Palmon. I ricordi della notte prima ancora tempestavano la mente dei due prescelti e Dave non poté fare a meno che rivolgersi a Sabry per chiederle dove, secondo lei, potesse trovarsi l’ultimo ciondolo. La ragazza, che ovviamente non sapeva rispondere, si girò e guardò a sua volta Salamon. Theo propose di passare aldilà del crepaccio dato che pensava che, ormai, quattro Digimon di livello evoluto bastassero a fermare NeoDevimon. Fanbeemon sussultò ricordandosi del colpo che le fu inflitto dal nemico l’ultima volta che lo aveva affrontato e Giuly la rassicurò.

“Tuttavia…” disse poi la ragazza: “Theo non ha tutti i torti. Se i nostri Digimon di livello evoluto fronteggiassero NeoDevimon potrebbero sconfiggerlo…”

Aaron non la ascoltò. Da quando Theo aveva proposto di andare avanti oltrepassando la fossa non faceva altro che fissare il nebuloso orizzonte.

“Non credo che Hisyarumon, Wingdramon, Lillymon e CannonBeemon siano sufficienti.” Disse: “NeoDevimon ha sconfitto Fanbeemon al livello evoluto senza fare molte storie l’ultima volta. Penso che non gli ci vorrà niente a fare la stessa cosa con gli altri tre!”

Sonia lo guardò storto, come per dire che Lillymon non si sarebbe fatta sconfiggere, ma Alex precedette le sue osservazioni: “Hisyarumon ha sconfitto Phelesmon… che vuoi che ci vuole?”

“Il tuo caro Hisyarumon non ha neanche scalfito l’armatura di Groundramon, mentre Wingdramon c’è riuscito, non è riuscito anche a colpire Lilamon e a ferire Butenmon! Se non è stato capace di far loro del male, come puoi credere che riuscirà a colpire il loro padrone??”

Alex tacque. Patamon volò dall’altra parte del crepaccio sparendo dietro la folta coltre di nebbia. Quando tornò indietro sembrò voler parlare, ma ci mise un po’ a trovare le parole per rivelare loro che oltre il crepaccio la nebbia non c’era…

I ragazzi rimasero un po’ ridondati quando sentirono questa cosa e tutti i Digimon digievolsero in modo tale da saper volare. Anche se avevano paura di rivivere le stesse orribili emozioni provate la prima volta che ci misero piede, con un po’ di coraggio tutti i sette ragazzi giunsero a destinazione. Effettivamente era come se la nube oscurante fosse solo una parete che la prima volta non c’era. Oltrepassato tale scudo ora i ragazzi avevano chiara la visuale del vero continente delle ombre: una desolata landa piena di rami secchi e arbusti morti. In lontananza era ben evidente una sorta di fortezza grigia con enormi armi che da essa spuntavano verso l’esterno. Catapulte, cannoni e altre artiglierie più o meno pesanti emergevano come un sottomarino emerge da un mare calmo e allo stesso tempo tempestoso.

Tutt’intorno vi erano grandi patiboli di legno marcito e grandi ghigliottine arrugginite. Sembrava che in quel posto il tempo si fosse fermato da un giorno all’altro, un posto così cupo, che perfino le ombre non avevano il coraggio di manifestarsi.

Nel frattempo, all’interno della fortezza, NeoDevimon aveva appena finito di torturare il suo prigioniero e di berne il sangue. Ad un certo punto il suo servo entrò nella stanza con un messaggio scritto su carta. NeoDevimon annusò la lettera e capì che era scritta col sangue e perciò la scartabellò subito.

“NeoDevimon, collaborare con te è stato molto istruttivo si questi tempi. Ma adesso i prescelti sono entrati nel tuo settore e il mio lavoro è finito: da adesso in poi fermarli è compito tuo. Partirò alla ricerca dei sigilli. Buona fortuna.”

NeoDevimon lesse la firma e capì che il suo amico aveva deciso di lasciare lui campo libero. Pertanto stracciò la lettera e accese il fuoco, buttandocela dentro. Nei suoi occhi splendeva il riflesso dei frammenti di fuoco che vennero sparati tutt’intorno quando la lettera si incendiò.

“Così i prescelti hanno varcato la soglia del mio settore… gli ho già mandati via una volta. Sarebbe scortese se lo rifacessi!” disse con un tono ironico. In quell’istante una strana ombra nera comparse a lui davanti.

“Ordini” affermò.

NeoDevimon fece qualche passo verso di lui e si sedette sugli scalini dell’altare. Mummymon non osò guardarlo.

“Va’ incontro a quei mocciosi e distruggili. Non conta se fallirai o meno. Devono giungere fin qui più deboli possibile.”

Con un inchino Mummymon se ne andò. Pronto ad affrontare i ragazzi.

I ragazzi si misero in marcia velocemente per raggiungere il castello più in fretta possibile. Lungo il cammino furono fermati da una sorta di obelisco molto alto sul quale erano incisi dei simboli. Incapaci di decifrarli, Aaron e Theo provarono a capire quello che era raffigurato sulle immagini. C’erano Digimon su Digimon e in cima un simbolo che stava ad indicare qualcosa di luminoso. “Il sole” ipotizzò Giuly.

“Non è il sole…” la sorprese una voce alle sue spalle. Un Digimon incappucciato marciava lento, come se avesse un forte dolore alle gambe.

“E’ un oggetto sacro. Si trova in cima all’obelisco!”

I ragazzi si voltarono verso la colossale scultura e, gettate le maschere (o, in questo caso, il mantello…) Mummymon si scagliò su di loro. Fortunatamente i riflessi di Sonia furono ancora migliori di quelli di Aaron la sera prima e con la stessa rapidità con cui spinse in una vasca di melma la sua “cara” compagna di classe Chiara il giorno del suo compleanno fece Digievolvere Palmon in Togemon.

“Togemon Super digievolve… Lillymon!”

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”

“Ginryumon Super digievolve… Hisyarumon!”

“Patamon digievolve… Angemon!”

“Salamon digievolve… Gatomon!”

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!”

“Waspmon super Digievolve… CannonBeemon!”

“Dracomon digievolve… Coredramon!”

“Coredramon super Digievolve… Wingdramon!”

“Lopmon digievolve… Turuiemon!”

I sette Digimon partirono all’attacco. Riuscirono facilmente a colpire Mummymon, il quale contrattaccò con ferocia evocando numerosi spiriti oscuri: “Spiriti dell’Oblio!”

I fantasmi si scagliarono sui Digimon, che caddero. Solo alcuni di loro riuscirono ad alzarsi: Angemon, Turuiemon, Gatomon e Lillymon. Gli altri vennero messi al tappeto dal Bendaggio Mummificante di Mummymon, col quale vennero avvolti da strette bende soffocanti e regredirono di un livello.

Angemon colpì Mummymon con il suo Raggio Celestiale, facendolo indietreggiare e cadere. Gatomon lo colpì con una serie di Pugni Felini dai quali scaturì un polverone che accecò la vista di Turuiemon mentre provava a concludere la serie di colpi.

Mummymon si rialzò e avvolse anche Gatomon nelle sue bende cogliendola di sorpresa.

Il cielo nel frattempo aveva iniziato a coprirsi e qualche goccia di pioggia puzzolente cadde dalle nuvole. I ragazzi, temendo l’arrivo di un temporale si fecero proteggere dai Digimon regrediti al livello campione e Lillymon ebbe l’idea di regredire Togemon e proteggerli lei stessa con la sua mole. Così, nuovamente i Digimon partirono alla carica digievolvendo al livello evoluto.

“Togemon! Torna subito a combattere! Non fare la cialtrona!” gridò Sonia da sotto il corpo dell’imponente Digimon.

“Ma se Togemon se ne va…” Dave venne fulminato dallo sguardo della ragazza. Lo stesso sguardo che usò contro la suddetta Chiara sempre il giorno del suo compleanno. Ah già… vi sarete chiesti perché la buttò nella pozza di melma… beh, diciamo che ho raccontato i fatti in un modo diverso da come sono andati… nel senso che non era stata buttata dentro una pozza di melma, ma piuttosto in una pozza di fanghiglia di una fattoria. Successe l’anno prima dell’inizio di questa storia: era circa la fine dell’anno quando il compleanno di Chiara venne annunciato al popolo. Ora, voi forse non vi ricordate che Chiara assomiglia a Miss Piggy Muppets, se non sapete chi è cercatela sul vostro motore di ricerca. Ma non solo di aspetto, ma anche di carattere! Infatti anche a lei piace farsi notare e si comporta spesso da diva. Come un altro prima di lei, anche Chiara evitò di invitare Sonia ed Aaron alla sua festa, non che questo facesse dispiacere ai due, anzi… ma dato che lei aveva una terribile cotta per Dave, si guardò bene dal non invitare lui. Dave, al quale quella era sempre stata in un posto dove non batte il sole, si era messo d’accordo con gli altri due per tirarle un brutto scherzo. Il luogo dove si tenne la festa fu una cascina presumibilmente appartenente allo zio di lei (Sonia scherzava spesso su questo dicendo che la famiglia della ragazza vive in una cascina come le mucche), un luogo sudicio, ma finemente arredato con fiori e grandi fili colorati di rosa, un posto, cosa che a parere del fantastico trio, faceva accapponare la pelle. La ragazza, dato che aveva una cotta per lui, stette sempre appiccicata a Dave, ricordandogli quanto fosse brutta la compagnia degli altri due. Quando la festa incominciò erano circa le nove di sera e Sonia ed Aaron entrarono senza farsi vedere. La puzza di letame era nauseabonda. Comunque sia, la ragazza continuava a parlare con Dave… diceva lui di abbandonare la compagnia di Sonia ed Aaron, che con lei e i suoi “amici” si sarebbe divertito di più. Fu in quel momento che Sonia comparve da dietro di lei, la fissò storta e afferrò per la vita, la buttò nel recinto dei maiali senza esitare:

“Questo posto ti si addice di più! Buon compleanno maialina!” disse ridendo.

Il suo bel vestitino blu divenne improvvisamente indistinguibile nella notte appena calata. Tutti si misero a ridere, non uno escluso. Dave si avvicinò al recinto e la fissò per qualche secondo. La ragazza si colorò di rosso, ma nessuno poté notarlo perché il suo colore era più scuro, se sai cosa intendo. Dave iniziò a parlare: “La tua sudicia vita e i tuoi amici non mi interessano.” E se ne andò con Aaron e Sonia.

La ragazza d’era rimasta di stucco e non aveva più avuto il coraggio di guardare negli occhi Dave.

Comunque sia Dave non ebbe più il coraggio di ribattere Sonia quando quella aveva detto a Togemon di darsi alla pazza gioia in battaglia.

Mummymon sparò un raggio di luce dal suo fucile.

Intanto NeoDevimon osservava il combattimento dal suo pendolo trasparente. Arkadimon attraversò la stanza risucchiando l’ingente quantità di ragnatele. Fu allora che NeoDevimon si fece portare nelle segrete del castello. Queste si trovavano in un posto nascosto sotto le mura della fortezza. Una lunga serie di gabbie dalle quali provenivano lamenti e sussulti, misti a delle grida e rumori di catene che sbattevano riecheggiava nel salone. Quando NeoDevimon entrò nel locale tutti i rumori cessarono. Il malvagio Digimon aprì una delle prigioni e vi entrò. In fondo alla cella un Digimon umanoide era incatenato al muro.

“Ciao Nohemon! Sono finiti i tempi belli, eh!”

Il Digimon alzò lentamente lo sguardo e fece una faccia schifata. “Cosa sei venuto a fare? Non ti basta avermi tenuto senza pane né acqua per tre giorni di fila?”

NeoDevimon si mise a ridere mentre Nohemon lo guardò con uno sguardo cupo, che chiedeva pietà.

“Mi fai pena! Ma la colpa è solo tua! Hai voluto insultarmi l’altro giorno… comunque ho deciso di alleviare le tue sofferenze. Ho bisogno di te… ho fame e devo affrontare i sette prescelti! Mi servono forze!”

Nohemon sorrise: “Non vedo come potrei aiutarti! Sono felice che quegli esseri umani stiano venendo qui! Così ti distruggeranno e ci libereranno!” detto ciò i prigionieri scoppiarono in urla di festa.

NeoDevimon, che da prima lo guardò disprezzando, poi sogghignò: “Io so come puoi aiutarmi! Basta solo che mi dia tutto il nutrimento di cui necessito!” NeoDevimon si avvicinò all’incatenato Nohemon. Il  Digimon prigioniero gridò in modo tale che avrebbe spaccato i timpani di chiunque di voi che fosse stato presente in quella scena. Con le sue unghie appuntite NeoDevimon squartava il ventre di Nohemon e beveva il suo sangue come se il suo prigioniero fosse una tazza. Al termine di ciò, ripassando l’unghia lungo il dorso del Digimon, richiuse la ferita. Nohemon era ancora, miracolosamente, vivo.

“Goditi le tue ultime ore di vita! Nessuno potrà liberarti visto che sarai morto prima del loro arrivo.”

Con il poco sangue che gli era rimasto in corpo, Nohemon chiuse gli occhi e continuò a soffrire in silenzio davanti agli sguardi del prigioniero che si trovava incatenato nella cella di fronte. NeoDevimon uscì dalla stanza e i rumori delle grida e delle catene ripresero il loro corso.

NeoDevimon risalì le scale e prese un fazzoletto che gli fu porto da Arkadimon. Si asciugò le macchie del liquido rossastro che aveva in faccia e ritornò all’altare, guardando il pendolo.

Mummymon scagliò ancora un violento lampo dal suo “Obelisk” che fece regredire nuovamente Wingdramon, ma stavolta in Dracomon direttamente. Theo corse in soccorso al suo Digimon e lo portò dietro Togemon che sparò le sue spine a gran velocità verso Mummymon.

Sonia alla fine aveva approvato che Togemon attaccasse pur rimanendo ferma davanti a loro, anche se l’idea non la faceva sorridere.

Intanto Mummymon continuava a sparare i suoi colpi, non che essi fossero in un qualche modo efficaci, ma raramente uno dei cinque Digimon in combattimento era riuscito ad avvicinarsi a lui. Così, mentre Angemon continuava a gettare violenti raggi di luce sul nemico e Gatomon gli correva intorno, Turuiemon cominciò ad avvicinarsi.

Sembrava quasi un duello in stile western tra lui e Mummymon e con Gatomon che girava tutt’intorno si alzò anche un polverone nella desertica landa.

Mummymon scagliò un altro lampo violentissimo contro Turuiemon, che sollevò ancora più polvere di quanta già non ce ne fosse. La forza dell’impatto fu così forte che Gatomon venne spazzata via contro l’obelisco.

Dave si precipitò verso Turuiemon, ma Togemon lo fermò con le sue potenti braccia vegetali.
“Non fare sciocchezze, Dave! Potresti rimanere ucciso!!” Gli gridavano gli amici.

Dave continuava a dimenarsi nelle spire di Togemon, che non lo lasciava andare, mentre Sonia continuava a gridare: “Brava Togemon! Non lasciarlo andare!!”

Poi qualcosa si sollevò dal terreno tanto velocemente da spazzare via la nube di polvere. Nel cielo un gigantesco coniglio dalle lunghe braccia cadde facendo un grande tonfo:

“Turuiemon super Digievolve… Antylamon!”

Alex prese il digivice: “Antylamon, Digimon Animale Sacro di livello Evoluto. La sua tecnica è la Scure Veloce!”

Giustamente è giusto che vi dica che l’Antylamon di cui parliamo è una versione Antivirus di quella originale. Proprio questo di Antylamon mi ha affascinato: esiste di tutti i tipi!

Ma torniamo alle cose interessanti: senza dire una parola, Antylamon sfrecciò avanti e scagliò Mummymon contro l’obelisco, distruggendo il suo amato fucile.

Dave si calmò e i suoi occhi si riempirono di lacrime di gioia alla vista del suo nuovo e potente Digimon. Mummymon provò ad usare le sue bende mummificanti su Antylamon, riuscendo a fermargli le braccia. Tuttavia le mani del Digimon si trasformarono in asce a doppio taglio e spezzarono il bendaggio. Poi Antylamon prese la rincora e infilzò Mummymon contro l’obelisco. Il Digimon, ansimante, provò a rievocare gli Spiriti, ma Antylamon cominciò a girare vorticosamente su sé stesso:

“Scuri Rotanti!” Un immenso tornado colpì Mummymon e lo disintegrò e riuscì anche a creare una lunga crepa orizzontale nel centro del monumento.

Mentre girava, Antylamon regredì in Lopmon che continuò a girare. Avete presente gli occhi in stile fumetto dei personaggi confusi? Quelli a forma di spirale? Ecco, quelli erano gli occhi di Lopmon in quel momento.

Quando Dave corse ad abbracciare Lopmon, si accorse che l’obelisco stava iniziando a cedere e, dopo pochi secondi, cadde del tutto. Doppia sorpresa oggi per Dave!

Un piccolo pallino arancione scivolò dall’ormai distrutto obelisco e finì tra le sue mani. Dave lo guardò un po’ prima di esultare con Lopmon, solo che il suo Digimon si rifiutò (e come biasimarlo…) di fare i salti di gioia che faceva lui…

Mentre NeoDevimon si alzava dagli scalini, sentì bruciare il braccio. Guardò il pendolo che portava ad esso attaccato e udì uno stridio pazzesco provenire da esso, talmente forte da spaccargli quasi le orecchie e dovette quindi usare le mani per topparle, una delle quali aveva attaccato il pendolo stesso. Non c’era tortura più grande che doversi difendere con l’arma che lo stava ferendo. Decise quindi che il dolore era troppo intenso per essere sopportato e si strappò l’ornamento dalla mano violentemente e lo gettò per terra. Il pendolo cominciò a fluttuare nell’aria, come se avesse preso vita. Come l’ultima volta, si poterono udire delle parole scandite nel caos: “Prendi – i – ciondoli”, poi tutto cessò e il piccolo pendolo cadde a terra, frantumandosi.

“Gli ultimi due ordini… i ciondoli e i sigilli… sarà fatto!”

Prese così tutta la forza che aveva e uscì dalla roccaforte lasciando Arkadimon di guardia. Spiegò le ali e si alzò in un volo lento e inesorabile verso il punto in cui si trovavano i ragazzi, i quali Digimon erano stanchi morti per il combattimento appena vinto.

Theo fu il primo a vederlo: un grande Digimon nero che si avvicinava in volo. Appena lo vide lo riconobbe: NeoDevimon, il nemico che aveva provato ad ucciderlo pochi giorni prima! Esso si fermò poco distante da loro e sollevò una delle due mani: un tornado si abbatté in quella piccola area scaraventando in volo tutti i sette prescelti e i loro Digimon (povero Lopmon…). Quando i ragazzi caddero a terra pensavano solo che il grande momento era arrivato, ma si sbagliavano. Non era ancora arrivata l’ora destinata allo scontro con il loro avversario.

Aaron alzò lo sguardo e vide tutti i ciondoli fluttuare nell’aria, staccati dai loro Digivice. NeoDevimon li afferrò. Poi volò via.

I ragazzi provarono ad inseguirlo, ma il nemico era troppo veloce e li seminò.

“Maledetto!!” Urlò Dave: “L’avevo appena trovato!”

Quando NeoDevimon tornò alla fortezza volle rimanere solo nella stanza dell’altare, i ciondoli gli bruciavano terribilmente nelle mani, tanto che quando li gettò sul piano di pietra, la differenza con la temperatura circostante gli fece provare un freddo polare negli arti superiori.

Sollevando le mani sull’altare, i sette ciondoli si disposero in modo tale che uno di essi era al centro e gli altri tutt’intorno. Si sollevarono proprio come i loro possessori quando NeoDevimon gli aveva mandato contro il violento tornado e cominciarono a girare e girare. Il tavolo petroso si era illuminato di una strana luce viola e l’aria nella stanza si raffreddò di colpo.

Quando tutto terminò, NeoDevimon si sedette e i ciondoli caddero sull’altare nella loro posizione originale. Arkadimon accompagnò il suo padrone nelle prigioni, aveva bisogno di cibo. Scese così nelle segrete e si guardò in giro. Vide Nohemon ancora ansimante appeso alle catene nella sua cella, mentre alcune gocce di sangue gli colavano dalla cicatrice sul ventre… chi sarebbe stato la sua prossima cena?

Nel frattempo i sette ragazzi decisero di mettersi in marcia verso il castello di NeoDevimon. Così, tutti insieme intrapresero il loro cammino verso una meta nuova, mai visitata prima. Chissà se ad attenderli c’era NeoDevimon oppure il suo esercito… solo interrogativi nella mente dei ragazzi: cosa voleva farci NeoDevimon con quegli affari? Cosa lo spingeva a tanta crudeltà?

FINE CAPITOLO 18

Episodio 19: La fortezza di NeoDevimon

Le ombre danzanti dei focolari che si accesero all’ingresso della fortezza nera quando il sole tramontò nella landa desolata sembravano avere una coscienza propria e la illuminavano fiocamente il grande cancello di ferro che separava i ragazzi dal loro oscuro avvenire. NeoDevimon, dal canto suo, non aveva alcuna intenzione di aprire tale soglia, non per viltà, ma perché le sue risorse non erano ancora terminate. Siccome non voglio buttare i “nostri eroi” subito in battaglia e affidarli così ad una disperata lotta contro l’invincibile potere oscuro di NeoDevimon, mi permetto di fare alcuni piccoli accorgimenti su ciò che passava nelle teste dei sette giovani amici.

Il pensiero che più asfissiava i prescelti era la lotta contro il terribile e crudele nemico, il quale, ripeto, se ne stava ben rintanato nella sua roccaforte in attesa che i ragazzi compaiano a lui davanti. Diciamo pure che NeoDevimon si era deciso a sfidare i sette ragazzi e quindi volle esaminare la loro caparbietà e la loro potenza sottoponendoli al suo ultimo esperimento. D’altronde sapeva bene di aver terminato il suo compito e che ora l’unica cosa che separava lui dal far rinascere i suoi sette padroni erano i sigilli dei vizi capitali che aprono il celebre cancello. Tuttavia la preoccupazione di NeoDevimon non era rivolta allo scontro in sé per sé. Uno dei prescelti era infatti riuscito a risvegliare l’arma a lui destinata e a sconfiggere un intera coltre di Digimon al suo servizio solo con un attacco. Infatti, nonostante quanto NeoDevimon potesse essere forte, non era da sottovalutare l’incredibile potenza dei Digimon nati dalle Digiuova dei paladini che, benché a loro il livello Mega era ancora precluso, i ciondoli avrebbero ben presto colmato tale lacuna. Era però consapevole anche che dopo quell’episodio al ragazzo non sarebbe più saltata in mente l’idea di usare quel terribile potere e questo un po’ lo rasserenava.

Arkadimon sapeva che oramai era questione di tempo. Il grande orologio a pendolo che segnava le undici e un quarto ticchettava nella grande sala. Ogni secondo passava lento da quando i rintocchi delle ventitre avevano iniziato a battere. Un minuto di pura ansia. NeoDevimon aveva però deciso di concedersi un breve pasto, ma non subito. Per quello aveva un piano ben chiaro in mente. Decise che era meglio nascondere i ciondoli, che rappresentavano una specie di ancora di salvezza su cui affidarsi per i prescelti, in un posto che non avrebbero osato guardare. Decise così di tenere Arkadimon ancora buono per sé e decise di afferrare personalmente i ciondoli sfidando il dolore ustionante che ciò gli provocava. Scese nelle segrete dove i Digimon incatenati, questa volta, non smisero di lamentarsi quando lo videro scendere le scale scricchiolanti. Era come se sapessero che a momenti avrebbero potuto essere ancora liberi. Ma non fu così… NeoDevimon buttò lo sguardo su Nohemon nella sua cella. Il Digimon, ancora appeso come un salame, aveva cominciato a respirare affannosamente: la sua ora si avvicinava sempre di più.

NeoDevimon si avvicinò, aprì la cella e lo guardò con tutti i suoi occhi splendenti. Non poteva lasciarlo morire o, meglio, non voleva lasciare morire un Digimon così facilmente. Si divertiva a vedere soffrire Nohemon e quando il Digimon lo implorò di finirlo, NeoDevimon non si tolse il gusto di negargli tale concessione. Ma questa volta non era mosso dal divertimento sadico di veder soffrire un Digimon innocente… no. Voleva che Nohemon rimanesse vivo per poter essere visto dai ragazzi, così che potesse rivelare loro dove egli aveva nascosto i ciondoli. Così gli fece un buco nel braccio. A Nohemon mancava la forza di gridare dal dolore. Dal buco uscì una goccia di sangue, non di più. Poi NeoDevimon stese l’altra mano parallelamente al pavimento ed il sangue che era schizzato poche ore prima si rese più liquido possibile per poi rientrare nel buco. Poi il malvagio Digimon ci passò uno dei suoi artigli ed esso si richiuse. Non era molto il sangue che gli rimise in corpo, ma sarebbe bastato perché il suo piano avesse successo.

Aaron si soffermò a guardare in silenzio il portone della fortezza ben protetto dalla grata di ferro senza dire una parola. Pensava al potere che NeoDevimon avrebbe ricavato dall’utilizzo dei ciondoli. Però non aveva idea del perché li avesse presi, nessuno di loro ne aveva idea. Così Aaron si avvicinò a Sonia e la guardò come se si aspettasse una sorta di reazione da parte della ragazza. Niente. Decise perciò di provocarla: “E se non ce la facessimo? Torneremo nel mondo reale?”

La ragazza lo guardò storto poi sorrise e gli rispose: “Sono pensierosa… so che ti aspetti che ti dica qualcosa, ma ho paura di entrare in quella fortezza e non so se ciò ci sarà facile… come mai non hai paura tu?”

Aaron sorrise e citò un verso:

“’Da che tu vuo’ saver cotanto a dentro, dirotti brievemente’, mi rispuose, ‘perch’i’ non temo di venir qua entro. Temer si dee di sole quelle cose ch’anno potenza di fare altrui male; de l’altre no, ché non son paurose.” Ora, per chi non ci ha capito niente forse è meglio che faccia una sorta di parafrasi momentanea: “Dal fatto che vuoi sapere così nei dettagli, ti dirò brevemente, mi rispose, perché io non temo di venire qua dentro (usciamo dal contesto della Commedia dove il “dentro” sarebbe il purgatorio…). Paura si deve avere di sole quelle cose che possono fare male agli altri; delle altre no, perché non sono paurose.” Detto ciò… Sonia annuì e rimase perplessa: “Secondo canto dell’Inferno… perché proprio adesso?” chiese all’altro che si era girato. Al che Aaron dovette voltarsi nuovamente. Non esitò a dar lei una risposta: “Hai voluto sapere il perché non ho paura di entrare lì e, anzi, il perché sto cercando un modo per entrarci, no? Eccoti il motivo: Non ho paura di qualcosa che non può farmi del male. Non ho paura di entrare in un posto che non ho mai visto prima e che non vale la pena di giudicare dalle apparenze…!”

Tutto il gruppo lo guardò. Non so se perché aveva appena recitato dei versi con estrema precisione o se perché Aaron non temeva l’entrata nella fortezza, ma credo più che sia giusta la prima opzione dato che neanche Dave aveva molta paura. Si fidava di Antylamon, tutto qui.

Giuly, che si era messa a ridere solo quando Fanbeemon era andata a fare qualcosa dietro una roccia, riassunse subito un tono pensoso. D’altronde, sia chiaro, è una delle ragazze che si fanno più problemi nel gruppo: se Sonia non se ne fa per niente ad eliminare un Digimon per scopi personali e Sabry invece ci penserebbe due volte, Giuly, nonostante la sua fama di giocatrice d’azzardo professionista, ha un cuore troppo tenero e questo è sempre stato un mistero per tutto il gruppo. Avrete d’altronde capito che i prescelti che ho creato per questa storia non sono trai più generosi e buoni di tutti.

Alex non si preoccupava affatto della lotta. Era più propenso a credere di essere invincibile con Hisyarumon al suo fianco. Perché? Ma perché il suo Digimon aveva annientato Phelesmon, aveva salvato il suo partner in almeno due occasioni… Ma Alex non era famoso per la sua facoltà di apprendere dall’esperienza… preferiva non pensare alle batoste che NeoDevimon aveva dato senza battere ciglio al suo amato Hisyarumon. Questo, purtroppo, non gli faceva aprire gli occhi sulla vera forza del nemico che lui tendeva, perciò, a sottovalutare.

Theo si era un po’ agitato nell’attesa dell’apertura del cancello. Non vedeva l’ora di entrare; il suo ottimismo riguardo all’esito dello scontro con NeoDevimon riguardava il lavoro di squadra. Aveva infatti cominciato a pensare le lotte tra Digimon come una partita di calcio: due squadre che si affrontano in un match. Purtroppo anche Theo faceva i suoi errori. Non ha senso paragonare una partita ad uno scontro in cui un Digimon avrebbe potuto perdere la vita.

I sentimenti più difficili da spiegare erano, in quel momento, quelli di Sabrina. Lei non era una grande calcolatrice, come il nostro Aaron. Era più che altro una stella delle competizioni! A lei piaceva portare a termine il suo lavoro senza lasciare traccia di sé e perciò sta attenta a non lasciare troppe “impronte” in stile “Sabry was here” sulla scena del crimine. Era già famosa alle medie per rubare le caramelle in sala professori durante i doposcuola. Nessuno se ne accorse mai.

“Arkadimon. Sei il mio ultimo luogotenente. Voglio che sia tu ad occuparti dei prescelti!”

Arkadimon chinò il capo e sparì nel nulla. NeoDevimon era conscio delle basse probabilità che il servo aveva di vincere contro Digimon così forti, ma non poté fare a meno che mandare lui per primo, dato che la sua forma fisica non era ancora delle migliori, nonostante il suo ultimo pranzo sia stato sostanzioso, preferì utilizzare il suo accolito per indebolire i ragazzi.

“Forse è veramente giunta l’ora di aprire quella porta…” NeoDevimon scosse una mano e si udì un tonfo in lontananza: la grata si era abbassata e il portone ad essa dietro si aprì scricchiolando. Questo perché tutti i Digimon che sono entrati in quel castello sono stati portati dentro con una sorta di teletrasporto, lasciando così serrato per anni l’ingresso principale.

Aaron entrò seguito da Patamon e dagli altri curiosoni dei prescelti. Quando si affacciò nella fortezza, già da prima di entrare del tutto, si accorse che in essa vi era buio. Niente e nessuna luce. Non si riusciva a vedere un palmo dal proprio naso. Se quando erano entrati per la prima volta nel vero e proprio continente delle ombre, i prescelti provarono paura e disperazione, davanti a quell’oblio così denso da essere quasi percepibile e tastabile con le mani i ragazzi tremarono così tanto da non avere il coraggio di muoversi. Furono i Digimon a dare loro la forza di muovere i primi passi. L’aria era calda, afosa, come se entrando nella fortezza fossero stati catapultati a cento metri sotto terra. Tutti e sette si sentivano confusi. I loro sensi cominciarono ad impazzire: era il potere delle tenebre. Sabry cominciò a starnutire, era allergica alla polvere e ciò stava a significare che nell’edificio ce n’era tanta.

Nessuno aveva capito come comportarsi in un posto così ostile: qualcuno perse più volte l’equilibrio e ad altri venne un forte capogiro. C’era inoltre una gran puzza di muffa nella stanza che riempiva i polmoni. Un posto così lugubre e sporco che i ragazzi dovettero trattenersi con tutte le loro forze alla voglia di uscirne.

Aaron cominciò a tastare qua e là alla ricerca di Patamon. Quando lo trovò gli chiese di Digievolvere, ma Patamon preferì adagiarsi sulla testa del partner.

“Che sbruffone!” pensò Aaron. Ma in quella folle partita contro le ombre non aveva senso fare battute sulla personalità del proprio Digimon. Aaron sentì Sonia sedersi, così vece lo stesso ma pestò erroneamente la zampa di Ryudamon con il suo deretano.

Spostatosi dal Digimon Aaron decise di rialzarsi e di provare ad illuminare l’area. Chiese ad Alex l’accendino che il ragazzo usava sulla Terra per le sigarette e lo accese. Ma la luce che la fiamma produsse si spense in un attimo, come se temesse anche lei il potere di quelle ombre.

In lontananza si udì un grande tonfo e lo scricchiolio di una porta che si apriva. Una voce nuova, mai sentita riecheggiò per la stanza emettendo una sonora eco ridondante.

“Prescelti, vi do il benvenuto nella fortezza di NeoDevimon. Questo luogo è stato creato per spegnere la luce. Qui, l’ombra non è creata dai raggi del sole, ma dalla loro assenza. Io sono Arkadimon. Un Digimon al servizio del mio signore: NeoDevimon. Sono venuto per ferirvi il più possibile prima della battaglia contro di lui.”

Dato che l’eco rimbombava da tutte le parti, non fu possibile capire da dove la voce provenisse. La quantità di polvere nell’aria però diede a Sonia tutti i dati per risolvere questo problema. Con un’azione magistrale scansò il colpo di Arkadimon.

“Tentacolo Ibernante!” sibilò il mostro nuovamente, ma tutti i prescelti si mossero in direzioni diverse in modo tale da non essere facili prede.

“Credo che possa vederci!”

Arkadimon colpì ancora in un punto indistinto della sala e tutti i sette Digimon partirono alla carica:

“Patamon digievolve… Angemon!”
“Salamon digievolve… Gatomon!”

“Lopmon digievolve… Turuiemon!”

“Turuiemon super digievolve… Antylamon!”

“Palmon digievolve… Togemon!”

“Togemon super digievolve… Lillymon!”

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”

“Ginryumon super digievolve… Hisyarumon!”

“Dracomon digievolve… Coredramon!”

“Coredramon super digievolve… Wingdramon!”

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!”

“Waspmon super digievolve… Cannonbeemon!”

Ora tutti i Digimon avevano raggiunto la loro forma più potente! Angemon scagliò il suo potente Raggio Celestiale nelle tenebre, ma esse assorbirono il colpo. Subito Angemon ringraziò il cielo per questo: non aveva pensato alle conseguenze che tale attacco avrebbe avuto su uno dei prescelti, se l’avesse colpito.

Gatomon si muoveva rapidamente nella sala per evitare di essere colpita, nella speranza di sbattere contro Arkadimon e colpirlo, ma così non avvenne.

Anche Antylamon provò questa tattica, ma quando trovò Wingdramon, lo colpì per sbaglio con le sue scuri. Il Digimon cadde a terra quasi esausto.

Alex si rese conto che Arkadimon non si stava muovendo e che rimaneva fermo al centro della stanza. Avvertì poi l’orribile sensazione di essere osservato… Alex iniziò a tremare e a dire il nome del suo Digimon sottovoce. Nessuno poté udirlo. Solo quando urlò a squarciagola:“Hisyarumon!! Ho paura!!” frignando come un moccioso tutti poterono sentirlo e anche Sonia si mise a ridere. Al che Hisyarumon si guardò intorno per capire da dove veniva la voce del partner, ma senza successo si buttò nella mischia.

I ragazzi si mossero per trovare la porta, ma non riuscirono nel loro intento. Anzi, andarono anche a sbattere tra di loro. Aaron e Sonia si trovarono l’uno di fianco all’altra, ma ancora dovettero dividersi per evitare un colpo di Hisyarumon.

“Sta attento!!” Gli gridò Sonia mentre Lillymon provò ad attaccare il nemico: “Cannone Floreale!” Tuttavia il colpo non fece neanche il solletico all’avversario poiché sparì nell’oscurità.

Che strana situazione… le tenebre stavano per averla vinta senza neanche che i Digimon avessero potuto lottare… se quello era il servo di NeoDevimon, figuratevi il suo padrone…

Aaron sbarrò gli occhi: “Ma certo!” toccò il muro qua e là finché non avvertì Sonia e ne approfittò per parlarle sottovoce:

“Questa stanza ha solo due ingressi! Ma non riusciamo a trovarne neanche uno… se senti le pareti…” la ragazza proseguì…

“… mi accorgerei che sono tonde… non ci vuole un genio… è per questo che l’eco si propaga così bene. È una grande stanza tonda e vuota.”

“Solo la voce si propaga qua dentro. È che lo fa nel modo sbagliato! Dobbiamo riempire questa sala con qualcosa che fermi la eco!”

Di sottofondo erano udibili i rumori dello scontro: rumori di armi da taglio che si strusciavano l’una sull’altra. Rumori di pugni contro le pareti. I ragazzi si erano abbassati completamente per evitare i colpi. Stranamente Arkadimon non si muoveva. Stava a guardare in silenzio dalla sua postazione la confusione nelle menti dei suoi avversari.

Mentre NeoDevimon se la rideva tra sé e sé (e solo lui sa che cosa può trovarci di divertente in una lotta così sciatta…), Arkadimon partì al contrattacco.

“Tentacolo Ibernante!” gridò contro Hisyarumon, che sentì un gran freddo avvolgerlo, tanto gelido che fu costretto a regredire. Con un calcio, il nemico lo spinse contro il suo partner che lo tirò su dal pavimento.

“Cannone Floreale!” Disse Lillymon che si trovava nelle vicinanze. Purtroppo ancora una volta l’oscurità assorbì il colpo e Arkadimon poté colpire il folletto con uno dei suoi tentacoli. Così anche Lillymon tornò Palmon e fu scagliata verso Sonia.

Poi toccò a Cannonbeemon, che provava a sparare cannonate a raffica, purtroppo senza effetto. Subì così la stessa sorte dei suoi predecessori e regredì Fanbeemon.

Per Antylamon fu più divertente. Il Digimon continuava a roteare su sé stesso e ad Arkadimon bastò congelarlo mentre si trovava nel turbine, per poi spaccare il ghiaccio e colpire il suo avversario fino a farlo regredire.

Se non ho fatto male i conti, gli unici rimasti sono Angemon e Gatomon. Io non ho una grande fantasia e scommetto che la maggior parte di voi ha già capito come andrà a finire… come ogni nemico che si rispetti, Arkadimon commise una sciocchezza: decidere di attaccare gli esseri umani, vero pericolo della faccenda per renderli inoffensivi.

Così si buttò su Theo, ma Sabry parò il colpo, finendo contro Gatomon, la quale la aiutò ad alzarsi.

La rabbia di Gatomon cominciò a crescere.

Poi Arkadimon diede una violenta strattonata a Gatomon.

La rabbia di Gatomon continuò a crescere.

Poi Arkadimon scagliò Sabry ancora contro una parete.

La rabbia di Gatomon esplose.

“Gatomon super digievolve…”

Sabry sorrise non appena Gatomon pronunciò quelle parole e vide il copro della partner diventare molto più alto e antropomorfo.

Poi la luce cominciò a irradiare la stanza e Arkadimon si coprì gli occhi, così come i prescelti. Solo a Sabry la luce non diede fastidio. Il suo Digimon si era trasformato in una bellissima donna angelo con otto ali e biondi capelli splendenti. Fasci di luce rosa splendevano nelle direzioni e la vera natura di Arkadimon si fece vedere: un orribile Digimon satanico: grandi artigli rossi che si muovevano come i tentacoli di un polpo erano vistosamente visibili ora. Anche il viso si dimostrò terrificante e le pelose ali sul suo dorso incutevano una grande paura. Ma non a lei, non ad…

“… Angewomon!”

Lentamente la pesantezza opprimente delle tenebre svanì e la leggerezza della luce prese il sopravvento. Quando la situazione fu stabilizzata tutti videro la splendida Angewomon sbarrarono gli occhi e sbavarono.

Arkadimon ebbe un gemito di paura e provò a colpire anche Angewomon, ma la luce che il Digimon irradiava era troppo forte per permettergli di sfiorarla con i suoi tentacoli congelanti. Angemon scagliò uno dei suoi colpi su Arkadimon e questa volta lo fece cadere a terra con un tonfo. Sabry, invece, si rialzò da terra e si avvicinò al suo Digimon. Arkadimon ne approfittò per attaccare la ragazza, ma Angewomon si preparò all’evenienza e scagliò un raggio fucsia dalla sua mano, che si interpose tra la partner e il nemico. Angewomon si librò in volo fino a raggiungere quasi l’alto soffitto di pietra e alzò la voce:“Arkadimon. Voglio sapere dove si trova esattamente il tuo padrone!” disse poi con tono autoritario, al che l’avversario capì che ormai non aveva più vie di scampo:
“Proseguendo per quella porta – indicò tale porta – raggiungerete la sala principale. Da lì è possibile raggiungere sia le segrete, sia il luogo dove NeoDevimon vi sta aspettando.”

Angewomon proseguì: “Sai che non ti lascerò andare dopo tutto ciò, vero?”

Arkadimon annuì e rispose: “Non sconfiggerete mai NeoDevimon. Non senza un miracolo. Inoltre il mio padrone ha nascosto i vostri ciondoli in un posto segreto… “

Angewomon splendette ancora di più, poi allungò il braccio destro e su di esso spuntò un grande arco. Nella mano sinistra, una freccia di luce venne fatta passare sotto la sottile corda di tale arco:

“Freccia Sacra!!” gridò. La freccia sfrecciò (scusate il gioco di parole) nella stanza e perforò il nemico, che scomparve avvolto in un alone di pura luce.

“Sììììì!” Gridò Sabry che corse ad abbracciare il suo nuovo Digimon.

Dietro di loro una piccola porta di legno si aprì autonomamente scricchiolando. Non fu chiaramente visibile ciò che dietro di essa l’aveva aperta poiché il buio impediva agli occhi di dare una sbirciata. Con la luce di Angemon e Angewomon i prescelti riuscirono per lo meno a vedere l’ambiente una volta entrati in esso.

Grandi decorazioni di pietra simili a gargoyle emergevano da alcune colonne sporgenti dalle pareti ricoperte da vistosi mosaici di varie forme e dimensioni. Non era ben chiaro cosa essi rappresentavano poiché, ripeto, la luminosità restava comunque scarsa e le mostruose statue sporgenti ricoprivano la maggior parte di essi. Al centro della stanza vi era una tetraedro di specchi alla quale base, chi aveva occhio, poté riconoscere una sorta di piccolo passaggio. Pertanto, Theo, che aveva il suddetto “occhio” individuò il piccolo ingresso.

“Forse dovremmo entrarci!” Propose Theo ipotizzando poi quello che avrebbe potuto esserci al suo interno: “Forse c’è una stanza…!”

Aaron fece cenno di no con la testa: “Non credo… questa piramide è troppo piccola per contenere una stanza… ma forse hai ragione tu… infondo questo è Digiworld!”

“No… non c’è una stanza!” Concluse Sonia: “se batto le nocche non sento un rumore a vuoto, ma piuttosto il battito dei miei pugni viene assorbito dal vetro!”

“Vedi di non romperlo almeno!” Scherzò Dave.

I ragazzi rimasero qualche secondo a contemplare il vano: la piramide dava un tocco di tecnologico alla stanza, mentre i dintorni davano ad esso qualcosa di antico…

NeoDevimon sorrise quando capì che i ragazzi stavano per passare la porta. Non che sapesse se l’avrebbero fatto o no, ma più che altro si immaginava che il gruppo avrebbe trovato più strano un ingresso nascosto agli occhi piuttosto che un ingresso in bella vista. Avrebbero di sicuro sospettato che Arkadimon avesse mentito loro quando gli disse da che parte si trovava il suo padrone, ovvero quando disse loro che se si sale si procede per la sala di NeoDevimon e quando si scende si va nelle segrete. Tuttavia vi era un problema: Gatomon era super digievoluta in un Digimon Angelo di livello Evoluto: ora la faccenda si complicava… il fatto che i prescelti avessero preferito scendere le scale nel tetraedro significava che avevano capito che lui vi aveva nascosto i ciondoli. Era facile da notare infondo… bastava immaginarsi che oggetti così forti e preziosi non potevano che essere nascosti in un posto così celato. NeoDevimon ormai non avrebbe potuto impedire che il gruppo ritrovasse i ciondoli… ma qualcosa per impedire che i ciondoli venissero ripresi l’aveva già fatto…

I ragazzi si trovarono quindi davanti ad una porta pressoché invisibile e rimaneva loro il problema della sua apertura.

“Spacchiamo il vetro!” propose Sonia, che come al solito aveva avuto idee distruttive.

Così, con il suo bastone, Angemon disintegrò il vetro, mentre Angewomon protesse i ragazzi dai frammenti di esso.

Cosa attende i ragazzi oltre il passaggio da loro creato? Chi avrà la meglio su NeoDevimon?

FINE CAPITOLO 19

Capitolo 20: Lo scontro con NeoDevimon

Dietro la frattura, oltre lo specchio tetraedrico, una rampa di scale polverose di pietra si rivelò agli occhi dei prescelti. Angemon e Angewomon illuminarono la discesa mentre i sette ragazzi e gli altri Digimon si guardavano intorno, lentamente scendevano lungo gli scalini al che, alcuni di loro cominciarono a starnutire per l’allergia. Alla fine della rampa vi era una grande porta di legno all’apparenza molto pesante con un lucchetto di metallo che la richiudeva. Angewomon lo distrusse e regredì insieme ad Angemon prima che la porta potesse aprirsi autonomamente scricchiolando. Quando Sonia entrò nel vano, si accesero molteplici torce di fuoco, le quali ombre proiettate nella stanza davano occasione ai protagonisti di vedere il lungo corridoio che si presentava avanti a loro. La pavimentazione in pietra faceva riecheggiare nei dintorni il rumore dei loro passi, al che il silenzio nella stanza si interruppe e prese vita una cantilena di agghiaccianti lamenti di Digimon sofferenti legati con catene all’interno di numerose celle poste ai lati del corridoio. Questi Digimon, era evidente, soffrivano parecchio in quelle celle e non avevano una bella cera. Tuttavia, nonostante le celle fossero molte, solo alcune di esse erano abitate. Sabry si soffermò sul primo Digimon che vide in una cella aperta: il suo Digivice lo analizzò come SuperStarmon, un Digimon Evoluto che sul display compariva di un colore oro vivo, tuttavia quello che boccheggiava davanti a lei era pallido e quasi senza vita. Il Digimon la guardò con uno sguardo assente, anch’esso privo di vitalità, che poi riabbassò. Sabry seguì il percorso fatto dai suoi occhi e ciò che vide per terra le fece raggelare il sangue nelle vene. Gridò. Vicino ad un paio di occhiali da sole vi era una pozza di sangue splendente ampia almeno un metro, così densa da riflettere perfettamente il volto di Alex, accorso dopo l’urlo della prescelta.

Il Digimon legato cominciò a tossire sangue e pezzi di carne. Lungo il dorso aveva una lunga linea rossa che sembrava una cicatrice lasciatagli da un taglio alquanto profondo.

Sabry gli si avvicinò: “Chi ti ha fatto questo? NeoDevimon?”

Il Digimon esitò a rispondere e ci mise tutto sé stesso per spostare gli occhi verso la ragazza che, invece, non staccava i suoi dal Digimon. Quando finalmente lui riuscì a inquadrarla, l’energia necessaria a tenere in quella posizione i bulbi gli venne a mancare e i suoi occhi si riabbassarono. Provò quindi a parlare, mentre anche gli altri cinque accorsero nella cella. 

“NeoDevimon…” riuscì a malapena a dire. “Neo… Devimon… ci ha… ridotti… così…”

I ragazzi si scambiarono un’occhiata esterrefatta e provarono a slegare SuperStarmon. Quando riuscirono a spezzare le catene il corpo del Digimon cadde a terra con un tonfo e fece schizzare il sangue dappertutto. Fortunatamente Patamon vi scagliò contro una Bomba d’Aria abbastanza forte per far cambiare direzione allo schizzo. Con un piede, Sonia girò SuperStarmon supino e il Digimon ringraziò lentamente i prescelti per averlo liberato. Sabry si guardò intorno e uscì dalla prigione. Quando tornò nella cella dovette riprendere il fiato: “Ci sono sette Digimon in queste prigioni!”

Chi di voi ha buon occhio forse ha anche capito il motivo per cui NeoDevimon ha tenuto in vita questi Digimon… ma per chi non ci fosse ancora arrivato, tra poco lo scoprirà.

SuperStarmon chiuse gli occhi e si addormentò.

“Non può esserci molto d’aiuto in queste condizioni…” affermò Dave.

“Però ci sono altri sei Digimon…” Sonia venne stoppata da Sabry che deluse le sue aspettative: “Sono tutti nella stessa situazione di questo Digimon…”

Alex si tolse il berretto che si era procurato in un modo talmente poco ortodosso che non ho intenzione neanche di descrivere: “Poveretti… NeoDevimon è senza cuore!”

Lopmon ebbe una strana sensazione e guidò i ragazzi alla prigione adiacente: Theo parlò: “Quello si chiama Nohemon, è un Digimon Burattino di livello Armor… la sua tecnica è la Freccia di Guglielmo… è ridotto proprio male, anche lui ha una cicatrice sul dorso…”

A differenza di SuperStarmon, Nohemon parlò chiaro, anche se era evidente la fatica con cui lo faceva: “Vi ho sentiti mentre avete visitato SuperStarmon… vi ringrazio per averlo slegato.”

“Perché NeoDevimon vi ha fatto questo?” Chiese Dave il quale, ricordo, non poteva sopportare la cattiveria.

Nohemon provò a sorridere all’essere umano che aveva avuto pietà di lui, ma non ci riuscì e chinò la testa. “Non morirò, nessuno di noi morirà se NeoDevimon non ci ucciderà…”

“Vuole farvi morire lentamente?”

Nohemon scosse un paio di volte la testa: “Non è questa la ragione per cui ci ha tenuti in vita! Una volta noi eravamo Digimon liberi e pacifici che vivevano in questo settore, ma poi, dopo un lungo periodo in cui non si era visto, NeoDevimon ricomparve e noi fondammo un movimento di resistenza. Ma il nemico era troppo forte. Il Digimon che avete incontrato prima, SuperStarmon, era a capo della resistenza, ma ha fallito. Lui merita di marcire qui… ci ha guidati all’oblio!”

Sabry non poteva capire come in un Digimon in quelle condizioni potesse esserci tanto odio verso un alleato, piuttosto che verso il nemico: “Non devi dire così! NeoDevimon è molto forte! È stato un suicidio combatterlo da soli!”

“Voi siete i prescelti, non è così?”

I ragazzi annuirono. “Allora sappiate che NeoDevimon vi sta aspettando. Quando ci ha catturati lo ha fatto per un’unica ragione… e, badate, loro erano stati informati! Sapevano che i sette Paladini sarebbero tornati, e si sono organizzati!”

“Loro chi?”

Nella stanza ci fu il silenzio, poi Nohemon riprese: “Le forze del male vogliono tornare libere. Questa guerra ormai è imminente e più il tempo passa, più mi accorgo che i Digimon come NeoDevimon sono disposti a tutto pur di vincere, anche giocare sporco e per questo sono imbattibili! Se sconfiggerete NeoDevimon, o meglio, se qualcuno da lassù vi sorriderà, allora sappiate che dovrete affrontare altri Digimon che hanno intenzione di riportare alla luce le sette capitali… ma voi non dovete arrendervi!”

“Cosa sono le sette capitali?”

“Non lo so e francamente non credo che la cosa possa interessarvi… vedete, NeoDevimon può essere sconfitto solo dalla luce più pura che questo mondo possa conoscere. Per ora non ho ancora visto un Digimon così forte.”

“In questo caso, allora, significa che tu hai sempre saputo che NeoDevimon non può essere sconfitto da comuni Digimon. La colpa della tua situazione attuale non è di SuperStarmon, ma è solo tua!” Affermò Aaron.

“A quei tempi ero speranzoso per un futuro migliore e ho creduto di poter cambiare il mondo… In ogni caso siamo spacciati! Loro torneranno alla luce!”

Aaron prese le redini del discorso: “Sei uno dei soliti Digimon che confondono speranza con utopia… forse è vero che meriti di morire qui… andiamocene! Sconfiggiamo NeoDevimon!”

I ragazzi guardarono per l’ultima volta Nohemon e si allontanarono. Ma egli li richiamò: “Tornate indietro!”

Quando tutti i prescelti tornarono nella cella, si radunarono intorno al Digimon.

“Volevate sapere il perché NeoDevimon ci ha tenuti in vita… ebbene, dentro…” si fermò.

“Dentro di noi…!”

“Cosa? Cosa c’è dentro di voi?”

“NeoDevimon ha nascosto i vostri ciondoli dentro di noi…!!!!”

I ragazzi sbarrarono gli occhi. Giuly si coprì gli occhi e Dave la prese tra le sue braccia. Gli occhi di Aaron cominciarono come a risplendere per colpa delle lacrime che in essi si erano formati: Povero Nohemon – pensò – lui era, come gli altri sei Digimon, solo una pedina di NeoDevimon, una pedina per fare in modo che loro prescelti non avessero il coraggio di riottenere ciò che gli apparteneva.

“Come possiamo riprendercele?” Chiese Sonia.

“La cicatrice che vedete sulla mia pancia me l’ha fatta NeoDevimon: ha bevuto il mio sangue direttamente dal mio corpo, come se fossi un bicchiere. La mia dignità morì in quell’istante. Il dolore che provai era così forte che mi vidi passare la vita tutta davanti a me. Maledii il giorno che mi misi contro di lui.”

Aaron lo guardò e quando disse quest’ultima parte della frase, il suo sguardo si accattivò: “La devi smettere! Le vostre azioni hanno avuto delle conseguenze che non potevate immaginare…! Scommette che NeoDevimon in questo istante se la sta ridendo come un pazzo!” (e io vi assicuro personalmente che NeoDevimon effettivamente se la sta ridendo tra sé e sé)

“Voi prescelti dovete uno ad uno aprire gli sterni di noi prigionieri ed estrarre i ciondoli!”

“Morirete?”

“Non credo, NeoDevimon non lo permetterà…”

Le ragazze (tranne Sonia) si coprirono gli occhi mentre Alex prese un coltellino e recidendo lentamente lungo la cicatrice un urlo di dolore si propagò nelle galere: Giuly piangeva e dopo di lei anche Sabry cominciò a fare lo stesso.

Il sangue cominciò a sgorgare dal corpo del Digimon sofferente. Alex tagliò i muscoli e le urla di dolore a quel punto furono strazianti. Alex dovette chiudere gli occhi per non vedere il Digicuore pulsante nel petto del Digimon. Dentro di esso, un piccolo pallino luminoso emetteva una fioca luce viola intermittente. Quando Alex tagliò anche il cuore, come un proiettile, esso ritornò tra le mani di Sonia e il Digimon cessò di urlare. Poi si scompose in dati. Ma non era finita lì: c’erano ancora sei Digimon da “squartare” per riavere i ciondoli: Digimon che NeoDevimon aveva distrutto con la sua fame. Così, Alex tornò nella prigione di SuperStarmon, solo Aaron e Sonia entrarono con lui: gli altri non vollero. SuperStarmon ancora dormiva, così Alex inserì la lama del coltello nel corpo del Digimon, che spalancò gli occhi e provò ad urlare, ma non riuscì ad emettere neanche un suono: “Che cosa orribile il silenzio…” pensò Aaron davanti a quello spettacolo macabro. Alex tagliò le fibre muscolari di SuperStarmon che lo guardava come per implorare la sua pietà, ma Alex non vedeva niente. Teneva gli occhi chiusi per paura. Il Digicuore di SuperStarmon risplendeva di una luce verde, il colore dei cadaveri. Alex ci mise un po’ a tagliarlo, ma poi, tra schizzi di sangue, eccetera, il ciondolo di Aaron tornò nelle sue mani e il Digimon esplose in tanti piccoli dati.

“Riposa in pace.” Si ripeterono i prescelti.

Ah… quanta pietà che si può trovare nella morte. Per molto tempo mi sono proposto di trovare una definizione al silenzio. L’ho trovata alla fine: il Silenzio non è quando rimani a guardare qualcuno fare del male a qualcun altro senza voler reagire, ma quando rimani a guardare la sofferenza di qualcuno senza POTER reagire, essere costretti ad ascoltare lo straziante urlo di chi vorrebbe gridare aiuto, ma non può. Su un social network gira un link che mi è capitato di leggere non molto tempo fa: “due amici in silenzio si dicono più di mille parole” o giù di lì. Badate che il Silenzio tra gli amici non fa altro che bruciare un rapporto lentamente e portarlo alla rovina. Vi ho parlato di prescelti che fanno scherzi a chi non sta  loro simpatico, ma alla fine anche loro provano pietà per un Digimon in fin di vita… a nessuno piace il silenzio, nemmeno a chi lo può controllare.

La cella successiva conteneva un Digmon. Il ciondolo al suo interno era quello di Sabry. Dopo ancora, il ciondolo di Dave si trovava in un Digitamamon, quello di Giuly in un Flamedramon, quello di Alex in un Gargoylemon e quello di Theo in uno Shurimon. Ora tutti i ciondoli erano usciti allo scoperto, ma a che prezzo…

Visto che l’ultima volta, contro Phelesmon, vi avevo narrato di come i prescelti lo hanno raggiunto, sfidando i mille pericoli del suo castello, ora invece vi racconterò di quello che faceva NeoDevimon nell’attesa che i ragazzi giungessero da lui. Confrontando la lotta passata, vi sarete accorti che i prescelti, nel maniero del loro primo nemico, hanno dovuto affrontare nemici che hanno messo alla prova le loro capacità fisiche, mentre ora hanno dovuto affrontare una prova emotiva, più che fisica. Quindi vi aspettate che il combattimento con NeoDevimon sia eccezionale, ricco di colpi di scena, mi sbaglio? Comunque sia NeoDevimon non stava più nella pelle di farsi dire che cosa Alex avesse provato nello squartare sette Digimon innocenti e, quindi, ucciderli. Non vedeva l’ora di far ricordare a Sabry, a Giuly, a Theo, a Dave e agli altri quello che avevano provato a rimanere a guardare. La preoccupazione per il fatto che i prescelti avevano ritrovato i ciondoli era come sparita. I suoi occhi brillavano di una luce malsana, le sue unghie splendevano come fiamme nella notte. Ormai era quasi arrivato il momento di affrontare i prescelti. Se li avesse sconfitti avrebbe avuto terreno libero nella ricerca dei sigilli, se avesse perso sarebbe finito tutto. Si era concesso un pasto prelibato e abbondante prima della lotta, era al pieno delle sue forze. Un Digimon così forte avrebbe fatto tacere perfino Phelesmon con un colpo secco. Si alzò dagli scalini che portavano all’altare in pietra e li salì fino a raggiungerlo, vi si appoggiò dando di spalle alla porta e cominciò a recitare degli strani versi in una lingua sconosciuta. Mentre faceva ciò, le ustioni sulle mani provocategli dal contatto diretto con i ciondoli guarirono e rimasero solo dei piccoli segni bianchi.

Poi sentì la porta sbattere e i passi di molte persone entrare nella stanza: i sette nemici erano arrivati, loro e i sette Digimon erano intenzionati ora più che mai a distruggerlo.

“Ben arrivati, miei cari prescelti!”

La prima che ebbe il coraggio di rispondergli fu Sonia, ma lo fece ironicamente: “Ben ritrovato, mio caro NeoDevimon…”

Lui la guardò quasi come divertito da quella battutaccia.

“Dicci perché hai preso i ciondoli! Dicci perché ce li hai voluti ridare! E dicci perché hai fatto del male a così tanti Digimon innocenti!” insomma, Dave ripropose il solito dialogo tra nemico ed eroe.

“In primo luogo – cominciò quindi NeoDevimon senza girarsi dalla sua posizione – sono un Digimon che ha servito per molto tempo i miei padroni con devozione e riconoscimento e ora che hanno bisogno di me non volterò loro le spalle. Io non so niente del motivo per cui mi hanno chiesto di rubare i vostri dannati aggeggi! Secondo, ora che non mi servono più ve li ho restituiti e terzo… per Giove! Sono un Digimon malvagio – disse voltandosi – fare del male è la mia aspirazione!”

Erano tutti disgustati da queste parole e subito tutti i Digimon pronunciarono le parole famose:

“Patamon digievolve… Angemon!”

“Salamon digievolve… Gatomon!”

“Gatomon super digievolve… Angewomon!”

“Lopmon digievolve… Turuiemon!”

“Turuiemon super digievolve… Antylamon!”

“Palmon digievolve… Togemon!”

“Togemon super digievolve… Lillymon!”

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!”

“Waspmon super digievolve… CannonBeemon!”

“Dracomon digievolve… Coredramon!”

“Coredramon super digievolve… Wingdramon!”

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”

“Ginryumon super digievolve… Hisyarumon!”

Ecco sette potenti Digimon affrontare NeoDevimon. La sfida che lui aveva tanto atteso aveva appena avuto inizio!

Come il diavolo, che regna sovrano nell’inferno, combatte il bene con i suoi seguaci, così l’imperatore di questo continente oscuro spiegò le ali vermiglie e si lanciò in battaglia, poiché di un esercito non ne aveva bisogno.

Egli rimase inerme mentre CannonBeemon e Lillymon avevano cominciato a bombardarlo con le loro tecniche, ma quando anche Wingdramon aveva iniziato a lanciare i suoi attacchi, il nemico reagì di conseguenza:

“Globo Oscuro!” Disse spiegando le ali. Ombre ed entità maligne si convogliarono ad esse e presero la forma di una gigantesca palla oscura che venne scagliata su Wingdramon, il quale regredì subito a contatto con essa. Non solo, ma come se non bastasse anche Lillymon e CannonBeemon subirono i danni dall’onda d’urto causata dall’impatto.

NeoDevimon colse l’occasione per usare il suo secondo attacco mortale:

“Tocco Folgorante!” disse rilasciando un’intensa scarica elettrica, dalle sue gigantesche unghie, su CannonBeemon che fu costretta a regredire.

In poco meno di qualche secondo NeoDevimon aveva già atterrito due trai Digimon più potenti del gruppo. Ma fu il colpo di Angemon che lo fece esitare. NeoDevimon venne strattonato da un vento divino creato dal Digimon angelico, che al fianco di Angewomon si stava preparando ad un secondo attacco congiunto.

NeoDevimon lanciò quindi un altro attacco, rilasciando un’altra ondata di energia oscura dalle ali. Angemon si protesse roteando il bastone, mentre Angewomon usò le ali, pur venendo scagliati contro una parete. Ma i danni che riportarono furono lievi.

Nascosti dietro alcune grandi colonne, i ragazzi osservavano la scena, mentre colpi di luce e raffiche di ombre bombardavano i dintorni distruggendo parti della fortezza. Quando NeoDevimon scagliò il suo terzo colpo, a rimetterci fu Antylamon, che lo aveva appena attaccato con una raffica.

“Artiglio Malefico!” Aveva gridato NeoDevimon tendendo il suo lungo braccio verso Antylamon. Al solo sentirsi sfiorare, Antylamon cominciò a perdere il senno e si scagliò su Lillymon, che dovette nascondersi dietro una colonna per evitare i colpi del Digimon. Poi Sonia e la partner si scambiarono un’occhiata di incredulità, ma Sonia spronò Lillymon a tornare alla carica.

Intanto NeoDevimon continuava a colpire i Digimon rimasti con le sue tecniche più potenti, ma Angewomon e Angemon riuscirono quasi sempre ad evitarli, riportando solo qualche graffio.

“Raggio Celestiale!”

“Freccia Sacra!” gridarono.

La freccia saettò verso NeoDevimon e il raggio creò una sorta di coda dietro di essa, dandole l’apparenza di una cometa. Analogamente a come Angewomon si era protetta dal colpo di NeoDevimon, così lui spiegò le ali e le richiuse intorno al suo corpo, facendosi scudo per la tecnica combinata dei due Digimon. Il risultato fu evidente: neanche un graffio. Allora NeoDevimon ripeté quelle oscure parole: “Globo Oscuro!” ma questa volta la sfera era molto più densa e grande. Da essa provenivano lamenti agghiaccianti delle anime di tutti i Digimon eliminati da NeoDevimon stesso e il terribile globo fu così scagliato contro Antylamon. L’impatto fu così catastrofico che i prescelti vennero letteralmente scagliati contro le pareti in pietra, Angewomon e Angemon subirono considerevoli danni, ma a differenza di Antylamon, Lillymon e Hisyarumon, non regredirono. Riuscirono, anzi, a proteggere i loro prescelti dall’attacco. Quando Aaron riaprì gli occhi tutti i suoi amici erano sparsi sul pavimento e NeoDevimon, da re delle tenebre, camminava tra essi lentamente.

“Siete degli ingenui… voi non potete sconfiggermi.” Affermò lui.

Aaron si alzò e Angemon gli si avvicinò, mentre Sabry e Angewomon guardavano la scena: “No, Aaron!! Non andare!”, ma Aaron parve neanche sentire quel richiamo della sua amica.

“Sono venuto fin qui e sapevo che ti avrei sconfitto. Non accetto che uno come te atterrisca le persone alle quali voglio più bene, i miei compagni d’avventura! Non te lo permetto!”

“Stai zitto, sciocco essere umano! Sei destinato a soccombere per mano mia!!”

Angewomon corse a spostare Aaron, ma il ragazzo venne colpito da un raggio nero. Angemon ed Aaron stesso caddero a terra.

“Forse però è davvero finita… Angemon, grazie per questa stupenda avventura. Non ti dimenticherò mai!” NeoDevimon si avvicinò ad entrambi, pronti a dar loro il colpo di grazia in mezzo a quella desolazione. Aaron chiuse gli occhi, mentre Sabry visse tutto a rallentatore. Ma ad Aaron non importava, non aveva paura della morte.

Poi NeoDevimon fece uno scatto indietro, accecato dalla terribile luce abbagliante che lo avvolse: come una stella che sul punto di morte esplode straordinariamente, così Angemon riemerse dalle tenebre. Più grande, più potente, insomma: MagnaAngemon!

Sabry, Angewomon e gli altri prescelti riaprirono gli occhi mentre Aaron guardava fiero il suo nuovo Digimon. Tutti si concentrarono in un punto della sala, formando un gruppo compatto, mentre la luce che avvolgeva MagnaAngemon lentamente si attenuava. Fu possibile notare il grande angelo dalle otto ali candide e dai lungi capelli biondi estrarre una spada viola dal bracciale che portava nella mano destra.

NeoDevimon allungò la mano, mostrando gli artigli, e i due, l’uno con le unghie e l’altro con la spada, cominciarono un duello in cui venivano sferrati colpi all’ultimo sangue.

“Globo Oscuro!!” Gridò ancora NeoDevimon, ma MagnaAngemon allungò lo scudo nel braccio sinistro e assorbì il colpo:

“Scudo a Contatore!” Gridò scagliando su NeoDevimon la sua stessa sfera oscura. Il nemico cadde a terra quasi senza vita. Quando riprese i sensi, MagnaAngemon fluttuava a mezz’aria emettendo una forte luce verde.

“NeoDevimon che hai zittito la luce portando le tue tenebre in questo mondo… sei pronto a morire?” chiese.

“Non morirò! Non dopo tutto quello che ho fatto fin’ora! I tuoi sforzi saranno inutili, MagnaAngemon! I tuoi sforzi saranno deleteri! Artiglio Malefico!!”

MagnaAngemon allungò ancora una volta la spada e la puntò su NeoDevimon: “Spada Spezza Anima!” enunciò.

La spada divina sfrecciò dal bracciale, perforando il corpo di NeoDevimon, che sparì in un’onda di luce. Ecco, avevano vinto la loro seconda battaglia.

Quando la luce si spense, MagnaAngemon regredì Patamon. Aaron corse a raccoglierlo dal punto in cui era caduto dal cielo e vide che la fortezza stava iniziando a cedere. Così, avvisò gli altri e di corsa uscì dalla roccaforte, la quale crollò in un batter d’occhio, lasciando solo cenere e macerie. Nell’oscurità, il sole sorse all’orizzonte e dal terreno sorsero piante, fiumi, laghi. Dal settore arido che era, il settore delle Ombre ritornò al suo antico splendore. Le tenebre se ne erano andate!

Intanto, in un posto lontano, egli ripiegò il giornale.

“Povero NeoDevimon. Mi dispiace averti mentito, ma era tutto parte dei miei piani… il tuo pendolo! Ah! Non era di certo l’ultimo oggetto in grado di mettersi in contatto con loro! Alla fine gli sforzi dei prescelti non sono stati vani, ma neanche i tuoi, non preoccuparti! Sfortunatamente ci sono forze, che oltre i prescelti, vogliono fermare il mio progetto. Ma non glielo permetterò! Addio, amico mio!”

FINE CAPITOLO 20

Episodio 21: Una nuova missione

Il continente delle ombre rinacque sotto un’altra luce, da quando MagnaAngemon sconfisse NeoDevimon con la conseguente distruzione della fortezza di quest’ultimo, rivelando un’immensa distesa di colline variopinte e alberi d’ogni genere. I prescelti avevano ripreso i loro ciondoli, ma ancora non avevano capito cosa NeoDevimon ci avesse combinato. Insomma, il loro nemico, come spesso capita, aveva lasciato più quesiti irrisolti con la sua morte che in vita: chissà come se la stava ridendo all’inferno!

MagnaAngemon, d’altronde, non era stato molto gentile con il suo avversario durante lo scontro: chi di voi conosce che razza di Digimon è quello di Aaron, saprà anche che la sua tecnica più celebre è il cosiddetto “Varco Soprannaturale”, il quale scopo è quello di imprigionare i nemici in una dimensione dalla quale è impossibile sfuggire. Avrete quindi compreso che questa volta, MagnaAngemon ha preferito porre fine una volta per tutte alla vita del suo nemico, ma se vi aspettate che un Digimon della sua portata sia abbastanza sufficiente per sconfiggere i nemici che i ragazzi affronteranno poi, sappiate che siete fuori strada. I ragazzi incontreranno molti, ma molti Digimon ancora più potenti e più malvagi, sia di MagnaAngemon che di NeoDevimon.

Detto ciò, i ragazzi avevano deciso che si meritavano un po’ di riposo in seguito alle fatiche (e che fatiche...) che avevano dovuto combattere quella notte. Stavano così distesi supini a guardare le nuvole, quando un enorme Digimon volante oscurò il cielo e i ragazzi se ne accorsero subito.

Azulongmon volò e atterrò scivolando nell’aria, appoggiandosi con le zampe posteriori al prato. Erano così grandi, le sue zampe, che occupavano un’intera collina… ciascuna.

I ragazzi si alzarono tutti in piedi non appena il grande Digidrago abbassò la testa.

“Prescelti, ho saputo che avete sconfitto NeoDevimon e ottenuto i ciondoli. Sono fiero di voi.”

Dopo essersi un po’ guardati l’uno con l’altro uno di loro disse: “Sì, ma abbiamo dovuto rubarli a NeoDevimon… dopo che lui li aveva rubati a noi, si intenda…”

“NeoDevimon vi avrà rubato i vostri ciondoli per paura che voi potevate usare i loro poteri su di lui… immagino almeno. Comunque, siete riusciti ad attivarli?”

Sonia guardò per terra: “No… solo Aaron c’è riuscito!”

Azulongmon guardò il ragazzo mentre tirava fuori il ciondolo verde: “Sei riuscito ad usare i suoi poteri? E come… sì, come vi siete salvati?”

Aaron lo guardò: “Tu sapevi di cosa questo affare è in grado di fare??”

“E ve l’ho anche detto…”

“Per poco non uccidevo anche loro!! Avresti dovuto dirmi che non avrei potuto controllarli!”

Azulongmon rise: “Non potevo immaginare che avresti saputo attivarli così presto!”

“Già…” ammise Aaron con un tono di disgusto.

“Comunque sia sono felice che i vostri partner siamo cresciuti così tanto, riuscendo addirittura a super digievolvere. Devo ammettere che mi aspettavo di peggio!” rise, mentre i Digimon arrossirono.

“Vi devo chiedere una cosa…”

I ragazzi tesero l’orecchio verso Azulongmon, pronto ad affidare loro una nuova missione degna dei prescelti: “Dovete raggiungere il settore del Nord, dove si trova il castello di MegiDramon, uno dei quattro Digidraghi sacri. Quando egli vi riceverà dovete informarlo su ciò che sta accadendo a Digiworld. Lui dovrebbe essere a conoscenza del luogo che fa da confine tra Digiworld e l’Area Oscura e, con un po’ di fortuna, saprete anche dove si trovano i sigilli del peccato. Attenzione, MegiDramon non è un Digimon socievole. Potrebbe attaccarvi da un momento all’altro. È molto forte. Mi raccomando. Trovate il Castello del Nord, nel settore dei Vulcani. Proseguite lungo questo percorso e uscirete dal Continente.”

Quando Azulongmon se ne andò, un forte vento si alzò, probabilmente causato dal battito delle grandi ali del Digimon.

I ragazzi si alzarono tutti dalla loro postazione e fecero digievolvere i loro Digimon. Decisero di lasciare il continente in volo, agevolati dal fatto che tutti i loro Digimon erano in grado o di volare, o per lo meno di correre veloce, come nel caso di Antylamon.

Ma l’impresa non fu semplice: il continente era molto più esteso di quanto si aspettassero. Si era quasi fatta sera quando i ragazzi non erano ancora usciti da esso e perciò decisero di accamparsi.

La luna splendeva alta nel cielo circondata da flebili nuvole nere che si confondevano col cielo della notte e le stelle intorno ad essa vibravano splendenti nel firmamento digitale. Vicino al loro “accampamento”, vi era una serie di pilastri di pietra alti almeno tre metri che rassomigliava vagamente a quella che sulla Terra è Stonehenge. La luce magica degli astri di Digiworld era riflessa da uno specchio sferico posto su di un altare al centro delle megaliti, colorando d’oro tutti i dintorni.

Sonia si stiracchiò e decise di avvicinarsi allo spettacolo. Aaron, Patamon e Palmon la seguirono. I fasci luminosi riflessi, ricreavano una sorta di cielo artificiale sul prato. Sonia diede una leggera spinta alla sfera che roteò sul tavolino in pietra modificando la posizione dei riflessi degli astri.

“Che atmosfera magica…!” disse lei guardando il cielo. In quel momento una serie di piccoli fiori rossi sbocciarono dai loro bulbi, e la luce delle stelle si colorò dello stesso colore.

“Wow!” Esclamò Patamon, mentre si posò per terra. “Che bello…”

Aaron annuì. Poi guardò l’orologio. Segnava le sette del mattino… “Sulla Terra il tempo scorre in modo diverso… come è possibile?”

“Forse ci troviamo ad una latitudine diversa…” ipotizzò Sonia.

Aaron guardò gli altri. “Forse è meglio tornare nel gruppo… io ho sonno…”

Così, insieme ai loro Digimon, Aaron e Sonia si riunirono al gruppo. Stesero dei teloni e si sdraiarono. Curiosa era la storia di come Alex avesse ottenuto gli stessi. Diciamo che è meglio che non lo sappiate.

Dopo qualche minuto, sotto il pesante suono del silenzio, uno dopo l’altro i ragazzi si addormentarono sotto quel cielo stellato.

Erano passate circa due ore quando Alex si svegliò, lo sapeva perché il suo orologio dava le nove. Scavalcò Ryudamon e anch’egli si diresse verso la Stonehenge digitale per fare i suoi bisogni fisici (che spreco…).

Giuly si svegliò. Guardò a destra e a manca: il suo Digimon dormiva a lei accanto e Sonia subito dopo di lui. Lopmon era davanti a lei, dall’altra parte c’erano Dave ed Aaron. Si alzò e vide un’ombra allontanarsi dal gruppo. Quando si accorse che effettivamente Alex mancava all’appello, intese che quello era proprio lui e lo seguì. Quando ormai era prossima alle megaliti, l’ombra era già sparita, ma Alex fissava imperterrito la sfera speculare sull’altare.

“Che fai qui?”

“Mi sono svegliato e non riuscivo più ad addormentarmi, così ho deciso di fare quattro passi per ammirare questo posto!” Mentì il ragazzo.

“Ah beh… hai ragione! È proprio bello! La descrizione di prima di Sonia ed Aaron non gli rende affatto giustizia!”

Giuly e Alex si scambiarono un’occhiata fugace e arrossirono.

“Strano… noi due qui, soli, sotto un cielo, o meglio, due cieli, stellati…” disse lei a bassa voce.

Lei gli si avvicinò, lui fece lo stesso. La prese per una mano e salì sul tavolo di pietra. Con un salto lei lo seguì.

“Sfruttiamo l’atmosfera!” disse lui. Le labbra di Giuly si avvicinarono alle sue, lentamente, come in un film. Poi Alex esitò un secondo…

“Perché sei venuta qui? Hai sentito il richiamo dell’amore?”

“A dire il vero ho seguito te!”

Alex la guardò con aria perplessa: “Mi hai seguito? Quindi hai anche visto che… facevo… beh sì, quella cosa lì!”

Giuly si mise a ridere: “Mi prendi in giro! Quando sono arrivata tu stavi contemplando questa sfera!”

Alex ci pensò su… “Mi sa che hai seguito il mio spirito che ti portava da me!”

Giuly sorrise e si avvicinò ancora a lui con le labbra. In quel momento fu lei ad esitare: “C’è qualcuno che ci guarda…”

Alex fece per girarsi, ma Giuly sussurrò di non farlo. “Che sia lui la persona che ho visto?”

Lui la guardò per un momento, poi decise di voltarsi: “Vieni fuori! Chiunque tu sia!”

Nessuno rispose.

“Sei sordo! Vieni fuori! Se volevi farci uno scherzo, sappi che non è divertente!”

“Non ti è venuto molto bene!” Aggiunse Giuly.

Nessuna risposta.

“Vado a controllare!” Con un balzo Alex scese dall’altare e guardò dietro la megalite. Con sua grande sorpresa si accorse che non c’era nessuno.

“Credo che ti sia sbagliata, qui non c’è nessuno!”

In quel momento Giuly gridò. Alex tornò da lei e si accorse che era scivolata giù dal tavolo.

“Cosa c’è?”

Fissandolo, Giuly chiuse gli occhi e indicò un punto sulla megalite davanti a lei. Alex guardò e sbarrò gli occhi: una figura umanoide completamente vestita di nero, con un mantello fluttuante nella notte e una tuba nera in testa, era in piedi di profilo sulla gigantesca roccia. Immobile, come se il tempo intorno a lui si fosse fermato.

I lungi capelli neri che gli scivolavano sul volto e la posizione di profilo di quell’individuo, impedivano ai ragazzi di vederne il volto.

“Chi sei??” Chiese Alex a bassa voce, ma dato che non ottenne risposta, decise di alzare la voce, temendo che da lì non fosse possibile udirla: “Chi sei?”

Nessuna risposta ancora. Giuly parlò piano: “Allora fa apposta a non rispondere!”

“Rispondi! Se non lo fai ti attaccherò con il mio Digimon!”

Si girò di scatto e Giuly sussultò. La faccia era coperta da una maschera teatrale bianca, senza espressione, fredda come il ghiaccio.

“Togliti la maschera! Sei Aaron? Sei Dave? Chi sei?”

Alex rabbrividì. L’individuo lo fissava con sguardo fisso e assente allo stesso tempo. Non si poteva neanche immaginare l’espressione sul suo viso, perché la maschera impediva a tutti di vederla.

“Giuly! Sveglia gli altri!”

Giuly corse verso l’accampamento e quando tornò, Alex e il tizio si fissavano l’un l’altro negli occhi. Ryudamon arrivò al fianco della ragazza.

“Vai Ryudamon, colpiscilo!”

Ryudamon attaccò il ceffo mascherato, ma con un salto, evitò il colpo del Digimon e si appoggiò su di un’altra megalite.

“Ancora!”

“Spada Luminescente!” disse sparando una lama di ferro dalla bocca.

Ma ancora l’entità evitò il colpo e lanciò una sorta di spada dal mantello, spada che colpì Ryudamon, facendolo cadere indietro.

“Ryudamon! Rialzati! Non permettere a quello di sconfiggerti!”

Silenzio.

“Che succede?” Theo era accorso in soccorso dei ragazzi.

“Ancora tu!” Esclamò.

Alex e Giuly lo guardarono con aria perplessa: “Lo conosci?”

“E’ il tizio che ci ha dato il giornale prima dello scontro con d’Arcmon!”

L’individuo scese dal megalite e camminò verso Theo. Parlò. Per la prima volta parlò, ma la sua voce aveva qualcosa di strano, come se fosse contraffatta:

“Il cancello sta per riaprirsi. Non potete fermare le forze del male. Questo mondo cadrà nell’oblio.”

“NeoDevimon è morto!” Gridò Theo così forte da far svegliare gli altri del gruppo a circa cento metri da lui.

Egli tacque.

“Bomba d’Aria!” Emise Patamon, colpendo di sorpresa la persona, che volò via, ma, come una marionetta, si rialzò indenne.

“Il cancello sta per riaprirsi. Non potete fermare le forze del male. Questo mondo cadrà nell’oblio.” Ripeté.

Aaron si fermò. Sonia lo aveva seguito di corsa e aveva il fiatone. Così gli corse incontro e provò a colpirlo con un calcio. Ma con precisione cronometrica lui si spostò e Sonia scivolò per terra.

Dal mantello nero uscì una mano bianca, probabilmente la sua vera mano era coperta da un guanto candido. In mano brandiva una lunga spada nera.

Sonia corse via e si avvicinò agli altri. Intanto quell’essere saettò in avanti con la spada puntata sugli altri.

“Bomba d’Aria!” Ma la spada tagliò la bolla di Patamon. I ragazzi si spostarono di colpo.

“Il cancello sta per riaprirsi. Non potete fermare le forze del male. Questo mondo cadrà nell’oblio.” Ripeté ancora girandosi verso i suoi avversari. Poi scomparve di colpo, davanti ai loro occhi.

“Chi è quello?” chiese Giuly intimidita.

“Qualcuno che nasconde un grande segreto…” ipotizzò Sabry con aria assorta.

Il mattino dopo i ragazzi si svegliarono con mille pensieri per la testa e poche chance di farli stare zitti. Così Sabry decise di farsi aiutare a cercare il confine del continente per vedere quanto effettivamente mancasse al suo superamento.

Quando raggiunse il posto dove si trovavano le megaliti si accorse che a pochi metri c’era un piccolo cartello, che il buio di quella notte aveva oscurato: “Continente Nord” c’era scritto.

“Non ci posso credere!” Esclamò mentre Angewomon tornò Salamon.

“L’abbiamo sempre avuto sotto il naso e non ce ne siamo accorti!” ridacchiò l’altra.

Così tornò indietro, avvisò gli altri, e con loro partì alle volte di nuovi settori.

“Ci sono nuovi e potenti Digimon in questo posto. Digimon malvagi e alleati. Pensi che potremo farcela a sconfiggere i nostri nuovi nemici?” Chiese Lopmon al suo partner.

“Non posso saperlo! Aspettiamo di conoscerli prima di parlare!”

“Perché conoscerli?” Chiese sospettoso Theo: “Speriamo che ce ne sia uno!”

“Io credo che ce ne siano di più… se è vero che il cancello sta per aprirsi, allora è meglio metterci alla ricerca dei sette sigilli e distruggerli prima che lo facciano loro!” affermò invece Sonia.

“Non possiamo fidarci delle parole di uno sconosciuto che ci appare davanti mormorando parole sibilline e senza alcun senso presente, ma solo ipotisi future!”

“Aaron, prova a spiegarti meglio!” Disse Fanbeemon: “Io non ci capisco un’acca di questo linguaggio!”

“Però conosci espressioni del genere “non ne capisco un’acca”, vero Fanbeemon?” rise la sua partner.

“Eggià!”

“Ho detto che non ha senso dare retta alle parole che ha detto quel tizio stanotte, perché sono solo parole al vento, non è ancora successo niente di preoccupante in fondo!”

Andarono avanti a parlare così per qualche ora finché non raggiunsero un pozzo su di un’alta roccia . Strana postazione per un pozzo, comunque quando ci salirono provarono a farci scendere un secchio lì vicino e a tirare su dell’acqua. Qualcosa di pesante effettivamente era salito sul secchio, ma al posto di acqua ciò che ne venne su fu un Digimon assai strano. Aveva la faccia di un caprone e il corpo anche. Ma si ergeva su due zampe e due grosse ali da pipistrello gli sbucavano fuori dalla schiena.

“Mephistomon! Digimon maligno di livello Evoluto! La sua tecnica è la Pioggia Decadente!”

Parlò con voce caprina: “Grazie per avermi liberato, ma è giusto che mi presenti: sono Mephistomon, un Digimon malvagio!”

La presentazione diretta di Mephistomon aveva lasciato il gruppo a bocca aperta: “Dovremmo scontrarci?”
“E’ ovvio!” Disse il (a quanto pareva) nemico.

“Ma scusa… ti abbiamo liberato…”

“Sciocca ragazzina! Io so volare!” Disse librandosi in aria: “Vi stavo solo aspettando! Il mio padrone mi ha detto di aspettarvi lì!”

“Chi è costui?”

Mephistomon sparò un colpo sui ragazzi, ma lo schivarono.

“Patamon digievolve… Angemon!”

“Salamon digievolve… Gatomon!”

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!”

“Lopmon digievolve… Turuiemon!”

“Dracomon digievolve… Coredramon!”

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”
“Palmon digievolve… Togemon!”

Mephistomon sorrise: “Sette Digimon di livello campione! Sarà una passeggiata!”

Poi alzò le mani: “Pioggia Decadente!”

Una raffica di proiettili neri caddero a pioggia sui Digimon. A contatto con essi i loro corpi  sembrarono bruciare.

“Dovete contrattaccare, svelti!”

“E’ troppo forte! Devo super Digievolvere!” ringhiò Coredramon!

“Coredramon super Digievolve… Wingdramon!”
Mephistomon non si arrese e sparò un’altra serie di proiettili: “Pioggia Decadente!”

Questa volta Wingdramon parò i colpi con la sua mole, ma il contatto con così tanti di essi lo costrinse a regredire.

“Raggio Celestiale!” gridò Angemon e subito gli altri Digimon super Digievolsero per partecipare allo scontro:

“Ginryumon super Digievolve… Hisyarumon!”
“Togemon super Digievolve… Lillymon!”

“Gatomon super Digievolve… Angewomon!”

“Turuiemon super Digievolve… Antylamon!”

“Waspmon super Digievolve… CannonBeemon!”

“Razzi Folgoranti!” Disse quest’ultima sparando un’infinità di siluri dal container sulla sua schiena.

“Scure Veloce!” Disse invece Antylamon attaccando con le scuri apparse sulle sue mani.

“Freccia Sacra!”

“Cannone Floreale!”

“Metamorfosi Lacerante!”

Ma Mephistomon contrattaccò di netto: “Preghiera Satanica!” recitando dei versi caprini, Mephistomon si assicurò che i Digimon dei ragazzi regredissero tutti, uno dopo l’altro.

“E adesso mi preparo per l’attacco finale!” Nuovamente alzò le braccia: “Pioggia Decadente!” Questa volta l’attacco fu diretto sui ragazzi, che gridarono.

Ma una luce azzurra proveniente dal ciondolo di Giuly generò uno scudo che impedì all’attacco nemico di colpirli. Presto il ciondolo di Giuly divenne una lunga lancia appuntita decorata da strani simboli e disegni.

I ragazzi ammirarono estasiati l’arma di Giuly, mentre la ragazza sembrava avere piena coscienza di quello che stava succedendo.

“Questo vuol dire che ho evocato la mia arma leggendaria!! E soprattutto che ho risvegliato i poteri del ciondolo!!” Ridacchio tra sé e sé.

“Non cantare vittoria prescelta del vento! Non vincerai così facilmente! Preghiera Satanica!”

Giuly si toppò le orecchie e così fecero i suoi compagni, ma poi il vento sembrò ascoltare i pensieri di Giuly, cambiando direzione dalla parte opposta. Così il suono della voce di Mephistomon non poté più raggiungere i prescelti!

“Preparati alla morte! Vortice Impetuoso!!”

Piantata a terra la lancia in posizione verticale, un grande tornato si generò da essa propagandosi in ogni direzione. Quando la sua creazione si fu conclusa, esso aveva raggiunto dimensioni macroscopiche, abbattendosi su Mephistomon.

Il Digimon, malridotto, cadde a terra senza fiato.

“E ora… Lancia delle Tempeste!” Disse scagliando su Mephistomon la sua lancia, come un arpione, che si conficcò in pieno petto di esso.

In una nuvola nera, Mephistomon scomparve, senza lasciare traccia. Giuly chiuse gli occhi e la lancia si ritrasformò nel suo ciondolo.

“A quanto pare i prescelti hanno iniziato a scoprire come attivare i ciondoli!” Disse ridacchiando tra sé e sé. “Ma non è un così grande problema. Quello che conta ora è trovare i sette sigilli in fretta e aprire il cancello!” Disse poi sorseggiando una sorta di vino scarlatto.

“Povero Mephistomon… se penso che se non ti avessi mandato là adesso i prescelti sarebbero ancora punto a capo con la storia del ciondolo… e poi, è ovvio, tu saresti ancora vivo, ma la tua vita contava poco, diciamo che meno alleati ho e meglio è. Guarda NeoDevimon… ora non c’è più, posso controllare tutto di persona. Prescelti, non cantiate vittoria. Impedirò con ogni mia forza l’attivazione dei vostri poteri!”

Quando Giuly smise di vantarsi cominciò a chiedersi il perché con lei non avvenne ciò che successe ad Aaron, il cambio di personalità, eccetera…

Guardò il cielo. Fino a pochi secondi prima lì si era abbattuta una tremenda tempesta, non sembrava però… i fiori erano stati sradicati e il pozzo ormai era ridotto in cenere. “Colpa di Mephistomon!” Pensò, “ci è finito addosso quando è caduto… o forse l’ha sradicato il mio tornado e l’ha scagliato contro di lui…” una cosa era certa, il pozzo su Mephistomon o viceversa, quei due erano entrati in contatto, e ciò aveva provocato la distruzione dell’unica fonte d’acqua nei paraggi.

“Non puoi creare una nuvola di pioggia?”

“Non credo, Sonia… io controllo l’aria, non la pioggia.”

“Uffa…”

FINE CAPITOLO 21

Episodio 22: Un essere umano a Digiworld

“Settore del Fuoco” diceva la grande insegna posta alle porte di una città di ferro. Digimon dalle sembianze di treno entravano ed uscivano da essa su un’unica rotaia, sembravano degli equilibristi.

“Sono dei Trailmon. Digimon macchine che fungono da trasporto a Digiworld.” Analizzò Theo con il suo Digivice.

L’aria in quella città era irrespirabile, l’odore acre del ferro di sentiva lontano un miglio e quel cocente sole estivo che ardeva nel cielo limpido provocava il riscaldamento dello stesso, il quale contribuiva nettamente all’afa e al riscaldamento di quella città.

Le mura perimetrali di essa, d’altronde, non erano fatte di ferro, questo permetteva, fortunatamente per i ragazzi, al calore di disperdersi dal settore, raffreddando, anche se di poco, l’ambiente.

Davanti a quella che l’insegna riferiva essere “Portale Est” vi era una sorta di Digimon umanoide infuocato: Meramon. Il Digimon salutò cordialmente i ragazzi, ma nel suo sorriso c’era qualcosa di strano, come se augurasse ai ragazzi buona fortuna per le temperature estreme di quel posto.

Allo schioccare delle dita di Meramon, il portone si aprì e i ragazzi poterono vedere un’infinità di Digimon di Fuoco passeggiare per i torridi viali della città, comprare strane lampade ad olio in un grande mercato e mangiare ad una tavola calda. Mannaggia, però era tutto di fuoco! I ragazzi decisero di entrare, ma la calura era così forte che era per loro difficile quasi respirare. Perfino Patamon non aveva la forza di volare in quel postaccio.

Quando arrivarono al mercato, e alcuni di loro si erano tolti la maglietta per il caldo, rimanendo in canottiera, si stupirono per la gran folla che percorreva le sue strade. Inoltre, la grande presenza di Digimon di Fuoco e la strettezza di piazze e strade, alimentava la calura, tanto che Giuly decise di intervenire personalmente sulla faccenda.

Sollevò il ciondolo: “Lancia delle tempeste, risveglia i tuoi poteri!” Ma non successe niente.

“Che strano… non funziona più…”

Sonia si avvicinò ad una bancarella: “Quanta roba… ma sono tutte lampade ad olio!”

Il Digimon aldilà del bancone ci mise poco a rispondere alla ragazza, avendo capito che ella era straniera: “In questo settore siamo pressappoco tutti Digimon in grado di emettere fuoco e calore! Quindi la nostra fonte luminosa per i periodi bui non è la corrente elettrica, ma il fuoco delle lampade, che oltre a far luce, riscalda l’ambiente domestico durante la notte!”

Sonia lo guardò strano: “Credo di capire: in questo posto è tutto fatto di ferro, perciò di notte questo materiale tende a disperdere calore nell’ambiente, raffreddandosi. Quindi occorre a voi mantenere temperature elevate per sopravvivere! Dico bene?”

“Esattamente!” Rispose l’altro dalla parte opposta del bancone.

“E tu saresti?” Chiese quindi Sonia.

“Sono Salamandermon! Il miglior mercante di lampade ad olio dell’intera città!”

Sonia non fece caso alla seconda parte della frase, non le piacevano i discorsi futili, non le erano mai piaciuti: vi ricordate pressappoco i compagni di classe di Sonia, no? Beh, a parte Aaron e Dave, c’erano i bambini leccapiedi e la ragazza brutta e snob. Bene, concentriamoci su di lei. Quando Sonia, in tutta la sua religiosità, con i religiosi Aaron e Dave, partecipava all’ora di religione, e anche un tizio grosso e grasso, con una capacità di tirarsela vi partecipava. Era, il suo pensiero (di quello là), un pensiero politicamente corretto e religiosamente ateo, insomma, un vero e proprio non-sense: poiché chiunque di voi sa che le parole “politicamente” e “religiosamente”, non vanno per niente d’accordo, rispettivamente, con “corretto” ed “ateo”. Difatti, aveva alzato la mano più volte durante quella lezione e, come al solito, aveva sparato i suoi discorsi senza senso con come unico scopo quello di sporcare le menti sane dei suoi rispettabili compagni di classe, i quali, scocciati, si erano allibiti dell’ultimo discorso (non-sense) che quel giorno osò pronunciare davanti a Sonia stessa:

“Che cos’è l’amicizia?” Aveva chiesto il docente armato di penna e registro come se intendesse dare un voto che poi, evidentemente, non avrebbe dato (perché a religione è legge non dare voti sul registro, almeno nella scuola frequentata da Sonia). “Da cosa è dettato il vostro desiderio di avere degli amici?”

Il maiale, non provò neanche a frenarsi, rispose con spavalderia, inarcando, non le sopracciglia, ma la sua gigantesca e lipidica bocca catramosa: “L’amicizia è un dare e ricevere.”

Ora, io non so che idea voi abbiate dell’amicizia, ma vi sfido a pensarla come un legame tra due persone in cui l’unica cosa che tiene vivo tale vincolo è il dare e ricevere di qualcosa. In soldoni, chi di voi ha un amico vero solo perché quell’amico fa a voi dei regali? Spero nessuno. La classe intera, che si avvaleva dell’ora di religione, aveva cominciato ad urlare contro il poveretto. Sonia non poteva permettere uno scempio simile, quindi chiese tranquillamente la parola e si alzò. Al che tutti tacquero.

“Ragazzi, la dovete smettere di urlargli contro. Faccio appello alla vostra magnanimità. – e a quel punto tutti erano curiosi di sentire un discorso che perfino Paolo Bonolis avrebbe faticato a mettere in piedi – non potete pretendere che codesta anziana mentalità, che sfiora per assurdo la nostra terrena comprensione, sappia quello che dica, anche se, miei esimi colleghi, dovreste ben conoscere la situazione di complicate relazioni sentimentali che tempestano il nostro compagno ogni giorno. Perfino numerosi matematici hanno così stimato il numero di amici che assillano il nostra inquilino di vano ogni pomeriggio su Facebook, ovvero una quantità “così elevata” di persone, il quale limite tende a zero da valori infinitamente più piccoli.” Voglio un applauso per Sonia che l’ha detto e per me che l’ho scritto!

Comunque sia, Sonia non vide di buon grado il discorso pieno di vaneggiamenti del caro Salamandermon, decise quindi di cambiare bancarella insieme ad Aaron che le era rimasto a fianco per tutto il tempo.

Stava cercando qualcosa di interessante quando il suo occhio ricadde su di un cartellone affisso su di una bacheca:
“Inaugurazione del museo della città infuocata! Accorrete numerosi questa notte per un’esperienza ai confini degli eoni del tempo e viaggia con la mente nel passato!” Lesse Palmon. “Dovrebbe essere bello! Ci andiamo?”

“Mah… non saprei…” rispose titubante la partner.

“Ma sì, Sonia, andiamoci!” La incoraggiò Aaron, che corse ad avvisare gli altri della decisione.

Stava chiacchierando con gli amici quand’ecco che un grosso Digimon si avvicinò a loro:

“Voi non dovreste essere qui!!” sogghignò.

Poi prese una sorta di ascia affilata e la scagliò sui ragazzi. “Fortunatamente” colpì un Digimon nei paraggi, che si scoprì poi essere Salamandermon, che sparì in dati.

“Boltmon! Digimon Androide! La sua tecnica è il Colpo d’Accetta!” Dave lesse e sbarrò gli occhi: “Livello Mega!!”

Aaron e Theo capirono che avevano a che vedere con un Digimon al di fuori della norma: avevano già incontrato un Digimon mega, nella città incantata di d’Arcmon.

Così, Boltmon riprese il tomahawk e lo scagliò nuovamente contro i ragazzi. Ma una bolla di fuoco incandescente lo colpì, distruggendolo completamente. Boltmon, disarmato, indietreggiò e scomparve nella folla.

“Cosa voleva quel Digimon?” domando retoricamente Aaron.

“Forse voleva uccidervi…” rispose una voce da lì vicino.

Quando Aaron, Sonia e gli altri si girarono, non ci fu sorpresa più grande in un mondo come quello: un essere umano.

“E tu che ci fai qui?” chiese Theo incuriosito dal vedere quel ragazzo poco più basso di lui e dai lunghi capelli neri e crespi.

“Ah! Questa sì che è una bella sorpresa! Theo! Che ci fai TU qui!?”

Theo lo guardò con aria perplessa e poi spostò lo sguardo sul Digimon che gli stava di fianco: un grande colosso a quattro zampe quasi del tutto rosso.

“AncientGreymon! Digidrago Preistorico di livello Mega! La sua tecnica è il Tornado Solare!” disse Sonia leggendo i dati apparsi sullo schermo del suo Digivice.

I ragazzi si sorpresero di vedere un altro essere umano oltre a loro in quel mondo alla rovescia e si stupirono nel vedere che era seguito da un Digimon di livello Mega!

L’altro essere umano gli fece così cenno di seguirlo. E così, mentre AncientGreymon regredì in un Digimon basso e giallo di nome Agumon, i ragazzi seguirono in quelle afose strade il nuovo conoscente.

Durante il tragitto, Alex si avvicinò a Theo: “Credo di aver capito chi è quell’essere umano! Si tratta di Lorenzo Magni, vero? Il ragazzo che frequenta la tua stessa classe!”

Theo fece un cenno di consenso con la testa con aria malinconica: “Non è venuto a scuola il primo giorno. Pensavamo che stesse male, ma nessuno aveva avuto sue notizie. Di solito avvisa sempre qualcuno di noi quando non può venire a scuola…”

Lorenzo ascoltava tutto quello che Theo stava dicendo ad Alex. Ad un certo punto si fermò di scatto davanti ad una porta di ferro: “Eccoci qui! È qui che ho vissuto per tutto questo tempo!”

Entrati nella casupola i ragazzi poterono respirare la freschezza di un grande impianto di refrigerazione: “L’ho costruito io con l’aiuto di Agumon!” si vantò il ragazzo.

I ragazzi si sedettero intorno ad un tavolino raso terra e cominciarono ad ascoltare il racconto di Lorenzo:

“Cinque mesi fa ho ricevuto un messaggio sul mio cellulare, c’era scritto che il primo giorno del calendario scolastico sarebbe cominciato tutto. Il 15 settembre 2011 ci sarebbe svolto un evento che avrebbe provocato l’inizio di una sorta di rivoluzione planetaria, che avrebbe riguardato non solo la Terra, ma anche un altro mondo!”

“Parli di Digiworld?” Chiese Theo, ma Lorenzo non lo ascoltò, “All’inizio non diedi troppo peso alle parole scritte in quell’SMS, anzi, credetti che fosse uno scherzo di qualche mio compagno di classe e lascia correre. Tuttavia, la mattina del 15 settembre, la storia prese una svolta inattesa: comprai come mio solito il giornale all’edicola sotto casa mia e mi resi conto che quella notte era successo qualcosa di inspiegabile!”

“Il furto dei file al Pentagono…” lo interruppe Aaron.

“Esattamente. La notizia occupava la prima pagina per intero! Lessi l’articolo molto attentamente e con motivazione e iniziai a ricollegare quel messaggio ai fatti di quella notte. Ma la cosa non finì lì… quando entrai a scuola un bidello molto giovane mi si avvicinò e mi diede una lettera del preside in cui mi diceva che mi avrebbe ricevuto in aula informatica 3, se non sbaglio. La cosa strana è che quel bidello portava un berretto e non era molto più alto di me, ma soprattutto, non disse una parola, si limitò a consegnarmi la lettera. Quindi salii le scale per raggiungere quell’aula, pensando che il preside avesse accettato la mia proposta di concedere lo spazio compiti pomeridiano, ma quando raggiunsi il terzo piano ed entrai in quella stanza, un forte lampo mi abbagliò la vista. Chiusi gli occhi e quando li riaprii mi sono ritrovato in questo posto. Qui ho conosciuto Agumon e per tutto questo tempo ho vissuto qui con lui: ci siamo allenati in palestra e abbiamo raggiunto livelli di Digievoluzione molto elevati!”

“Ho visto!” rise Sabry con un po’ di invidia negli occhi, mentre Sonia guardava storto il suo Digimon.

“Comunque sia non sono ancora riuscito a capire come tornare sulla Terra… potete rimanere qua con me se vi va! Così potremo vivere a Digiworld per sempre!”

“Non possiamo!” Lo interruppe Theo. “Abbiamo una missione! Dobbiamo trovare i sette sigilli…”

“Temo di non capire…”

Sonia prese le redini del discorso: “Siamo stati convocati a Digiworld da Azulongmon, uno dei quattro Digidraghi Sacri che governano questo mondo. A noi sono stati assegnati i Digimon dei sette Paladini!”

Lorenzo tossì: “Chi sono i sette Paladini?”

Così uno ad uno i ragazzi provarono a narrare delle vicende di questi sette Digimon a Lorenzo, gli narrarono delle avventure che avevano vissuto fino ad allora e di tutti i nemici sconfitti.

“Vedi, Lorenzo, noi non siamo stati fortunati come te – iniziò Sonia – noi abbiamo dovuto affrontare mille e più nemici…”

“Chiamatemi Lore, vi prego! Comunque sia, nemici o no, tra poco verrà sera e non è prudente rimanere in questo settore la notte, senza un posto dove dormire: come nel deserto anche qua nei periodi di buio si raggiungono temperature polari!”

“Se è così accettiamo volentieri!”

“Bene! Conosco un ottimo ristorante in questa città che fa una pizza degna di un re! Ci andiamo? È al coperto e si paga poco!”

I ragazzi accettarono e prima che facesse buio si fecero un’ottima scorpacciata di una pizza buonissima gratis, poiché il proprietario del posto trovava Lore simpatico e quindi gli aveva fatto un super sconto del 100%.

Quando uscirono dal locale, gonfi e sazi più che mai, ormai il sole stava calando e le temperature del posto stavano lentamente scendendo.

“Nonostante di notte faccia freddo, il ferro rilascia tutto il calore assorbito durante il giorno e quindi le strade rimangono calde. Ma se doveste uscire dalla città, state pur certi che crepereste di freddo, garantito!”

Così rimasero per un po’ a chiacchierare fuori dal museo: “E’ vero!” Esclamò Lore: “Oggi è il giorno dell’inaugurazione… credo che si entri gratis!”

“Allora entriamoci!” propose Dave con enfasi sulla parola entriamoci, come per evitare che Aaron, come al solito, dicesse di no.

L’interno del museo lasciava presagire un senso di vecchio e noioso che Giuly, da grande appassionata di storia qual era, tentava di modificare in stupore per l’antico, con scarso successo. Nonostante fosse l’inaugurazione, il museo era completamente privo di Digimon: solo loro otto e i loro Digimon.

“Propongo di visitare alla svelta il museo e tornarcene a casa. Mi suona noioso questo posto!” sbuffò Dave, che tanto aveva desiderato entrarci.

Aaron gli rise quasi in faccia come per deriderlo delle sue iniziative stupide e insensate. “Io me ne vado!” e così Aaron uscì dal museo: “Vi aspetto fuori!”
Theo avvertì una strana presenza. Come se qualcuno lo stesse osservando. Chiuse un secondo gli occhi e poi si accorse che gli altri erano già andati avanti. Provò a raggiungerli, ma di loro non vi era traccia. “Ragazzi!” chiamò, ma nessuno parve udirlo. Ad un certo punto, camminando a tentoni nell’oscurità scorse una porta sulla quale era scarsamente leggibile la scritta “Sala della biologia”. Gli era sempre andata a genio la biologia, quindi entrò. Un grande scheletro di un Digidrago era esposto al centro della sala con tutte le sue ossa sospese a mezz’aria da una serie di fili invisibili nella notte. “Ragazzi…!” chiamò ancora, ma nessuno gli rispose. Non aveva paura, ma non si spiegava dove fossero, in così poco tempo, finiti gli altri. Appesi qua e la c’erano anche modellini del corpo umano di alcuni Digimon, antropomorfi o zoomorfi che fossero. Altre pareti erano tempestate di profumati fiori che, a giudicare dalle apparenze, dovevano essere stati colti da un qualche Digimon floreale come Togemon o Lillymon.

Era così assolto nell’illuminare l’area col cellulare dalla parte sbagliata, che non si accorse di quello che gli stava dietro. Dracomon e continuava a fissare il grosso scheletro: “C’è qualcosa che non mi quadra…”

“Che cosa? È uno scheletro finto…?”

“No, no! C’è qualcuno sullo scheletro!”

Theo provò ad illuminare le ossa delle spalle del prominente reperto, ma la luce non arrivava fin là.

“Tu sei Theo, il prescelto dal ciondolo di fuoco. Sono felice di incontrarti faccia faccia. Effettivamente questa è la seconda volta che ci incontriamo!”

“Chi sei?” chiese il ragazzo, confuso e disorientato, mentre strizzava gli occhi in cerca di una visuale migliore.

“Sono il nulla. O il Mago della Notte, mi puoi chiamare come preferisci.” La voce sembrava calma, già sentita da qualche parte, ma non si ricordava dove.

“Io… io non so… non so di che parli… cosa significa che sei “il nulla”?”

Ridendo l’individuo risponde: “E’ proprio vero, noi esseri umani cerchiamo sempre di semplificarci l’esistenza e ricordarci solo le cose più facili…            io sono Serafin, e sono meglio conosciuto come “Mago della Notte”, sono l’inafferrabile ladro che ha rubato i file del Pentagono!” con una risata strana, una figura mascherata, nera cadde come un peso morto dallo scheletro del Digidrago. Con un breve inchino si rimise in sesto. Ora la luce del cellulare poteva illuminare completamente la figura umana torreggiante avvolta nel lucido mantello nero. Sul volto, ancora quella maschera senza espressione. Raggelante.

“Cosa vuoi? Perché sei qui?”

“A dire il vero sono venuto perché volevo dire a voi prescelti qualcosa di nuovo riguardo a questa faccenda, ma mi sono soffermato ad ammirare questo splendido museo… ah… la più grande raccolta di reperti digitali in tutta Digiworld, in un così piccolo museo…”

“Sei stato tu a rubare quei file…? Cosa contenevano??”

“E’ ancora troppo presto per rivelartelo! Per ora sappi solo che mi sono divertito con voi… mi dispiace che il manichino di me stesso che ho inviato l’altra notte per spiarvi vi abbia attaccato… è andato oltre il mio controllo…”

Theo sbarrò gli occhi: “E’ per questo che ripeteva praticamente sempre la stessa frase… era tutto registrato…!!”

“In pratica sì… ma in un modo molto alternativo: cercherò di spiegartela in un modo molto semplice. Digiworld è come un grandissimo computer, solo che quando ci sei dentro puoi creare dei programmi per la modulazione e il controllo vocale di qualcosa senza doverti sprecare molto e applicare così il programma a qualcosa che a Digiworld c’è già.”

Theo si grattò il capo, poi il “nulla” si incamminò come niente fosse verso la porta: “Ci sono ancora tanti misteri che dovrete svelare, ma ricorda: molti di essi è meglio che non vengano mai risolti… in caso contrario, dove sarebbe il bello?”

Poi chiuse la porta dietro di sé e quando Theo la riaprì, si accorse che era sparito nelle tenebre.

Poi ci fu un grande botto: Aaron da fuori si accorse che un grande Digimon volando si era introdotto nel museo: passando davanti alla luna, il suo esile corpo da quadrupede atterrò sul tetto e lo distrusse. Un grande ruggito riecheggiò minaccioso tra le vie della città.

“Duftmon, modalità animale! Digimon Guerriero di livello mega! La sua tecnica: “Pilastri Tossici! Oh no, un Digimon di livello mega! Devo correre ad avvisare gli altri!”

Aaron entrò nel museo. Nel frattempo, Dave, Sonia e gli altri, che si erano divisi fin dall’inizio, si ricongiunsero nella sala principale. Tutti tranne Theo, che si era perso trai corridoi del museo. Aaron apparve di corsa: “Un Digimon mega! È apparso in cielo ed è entrato qui!”

“Dov’è Theo??” Chiese Lore che si era accorto della mancanza dell’amico: poi Aaron e Lore stesso pensarono un secondo: “la Sala del museo dedicata alla biologia!”

Così si precipitarono da quella parte, ma ormai Theo non c’era più. Un grido poi si alzò all’improvviso: proveniva dalla sala dedicata alla geofisica.

Quando i ragazzi arrivarono sul posto, Wingdramon giaceva a terra privo di sensi e Theo era minacciato da un enorme leopardo nero con un paio di grosse ali bianche attaccate alle cosce posteriori.

Provò a colpirlo con la sua coda sferica, ma Theo riuscì a scansarsi.

“Avanti Agumon! Devi mega digievolvere!” e in un batter d’occhio AncientGreymon emerse nella sala. Era così grande che toccava l’alto soffitto con la testa. Duftmon si riparò dietro al ragazzo, che provò a fuggire, ma il Digimon leopardo lo inseguiva ovunque, frapponendolo tra lui e AncientGreymon, che a quel punto non poté attaccare.

Palmon provò a digievolvere, ma venne fermata da Lore, con la scusa della potenza del nemico. Sonia, difatti, lo guardò storto.

Giuly provò ancora ad attivare il ciondolo, ma non ci riuscì. Era come se qualche energia arcana impedisse ad esso di illuminarsi.

Invece fu una luce rossa a sorgere nel buio. Dalle spalle del nemico, come quando il fuoco, colpito dal vento, le sue dimensioni incrementa, così una grande spada incendiata cominciò a danzare nelle tenebre.

“Sei la mia arma… la spada di fuoco del paladino!” sorrise il prescelto mentre gli altri, specialmente Giuly, erano rimasti a bocca aperta.

Duftmon mostrò minaccioso la coda, poi ruggì e dal terreno fuoriuscirono numerose e grandi spine nere.

Con la spada di fuoco, Theo le tranciò tutte. Poi la mosse verso il nemico ed esso volò contro la parete del museo, frantumandola e finendo dritto all’esterno del museo.

Theo lo raggiunse: “Bene! Vediamo di quali poteri sono dotato… Fiammata Percotente!!” Disse conficcando la spada nel terreno. Al che, intorno a Duftmon, un largo anello di fuoco si venne a formare. Rapidamente esso si restrinse abbastanza da concentrarsi in un unico punto, trasformandosi in una torre di fuoco che incenerì completamente il corpo di Duftmon. Ecco, il secondo ciondolo si accese così.

Il mattino dopo Sonia fu la prima a svegliarsi. Guardò con disprezzo il ragazzo che dormiva vicino a Giuly. Era ancora incavolata nera perché questo si era permesso di dire a Palmon di non intervenire… un oltraggio!!

Dopo di lei anche Sabry uscì dalle coperte: “Strana l’avventura di ieri notte, vero?”

“Non riesco a smettere di pensare a che assurdi poteri potrà mai nascondere il mio ciondolo…” rispose Sonia.

Passarono così una mattinata a chiacchierare del più e del meno. E quando tutti furono svegli, decisero che ormai era arrivato il tempo di ripartire. E decisero che Lore avrebbe dovuto unirsi al gruppo, sarebbe stato un aiuto prezioso in quelle circostanze!

Lore accettò volentieri. Mentre lasciavano l’afosa città a Sonia sorse un dubbio: “Come facevate a sapere che Theo sarebbe entrato nella sala della biologia?”

Aaron e Lore si guardarono e risposero: “E’ la sua materia preferita..:!”

FINE CAPITOLO 22

Episodio 23: Oceanya

Theo camminava soprapensiero quando si fermò in mezzo alla strada. Prese il ciondolo e lo fissò. “Ci ha presi in giro!” mormorò. I ragazzi si girarono verso di lui, che era rimasto indietro.
“Cosa intendi dire?”

Theo abbassò lo sguardo: “Ieri notte al museo, il tizio mascherato mi ha parlato!”

I ragazzi guardarono Theo in modo disorientato: “Era lì?”

Theo si sedette davanti ai ragazzi ed assunse un tono serio: “Mi ha raggiunto nella sala della biologia e mi ha parlato. L’altra notte, quando ci siamo trovati a quella specie di Stonehenge, quello che abbiamo incontrato era solo un fantoccio… avrei dovuto capirlo perché ripeteva sempre le stesse parole!”

Aaron chiuse gli occhi: cominciava a capire dove volesse arrivare il suo compagno di squadra. Sapeva che voleva assumersi le colpe di qualcosa che non gli apparteneva, ma non disse nulla.

“Ha detto che si chiama Serafin, e che è soprannominato “Mago della Notte”. Mi ha detto di essere lui il ladro dei file del Pentagono.”

I ragazzi sbarrarono gli occhi. Ora la faccenda si faceva misteriosa… non solo Lore, ma anche un altro essere umano era arrivato a Digiworld e probabilmente ancora altri… chi poteva saperlo, ma soprattutto… chi è veramente il Mago della Notte?

I ragazzi decisero di non pensarci al momento, ma fecero scrivere a Theo tutto quello che ricordava sulla notte prima.

Scrisse più o meno questo: “L’altra notte c’è stata una fugace apparizione di Serafin, il Mago della Notte, che mi ha rivelato di essere l’artefice del furto al dipartimento militare della difesa statunitense. Era venuto per rivelarmi dei particolari nuovi di questa faccenda… che siano proprio questi i particolari?”

I ragazzi camminavano ormai da un paio di ore e il sole aveva iniziato a calare, dopo aver raggiunto il punto massimo nel cielo. Quando ormai le speranze di incontrare un ruscello o un fiume (pulito) da cui bere erano svanite, ecco che vicino alla strada gli si accosta un piccolo corso d’acqua limpida e lucente. Uno ad uno i Digimon e i ragazzi cominciarono a bere sorsate d’acqua fresca.

Fortunatamente per loro, che ebbero l’idea di seguire il corso del fiumiciattolo, gli si aprì la vista ad una bellissima radura costituita da piccoli isolotti, di qualche metro quadrato l’uno, separati tra di loro da mezzo metro d’acqua poco alta. Ponti di legno collegavano le isole tra di loro e, all’incirca su ognuna di esse, sorgeva una sorta di piccola abitazione.

Nuotavano nello spazio acquoso tra gli isolotti, una serie di Digimon acquatici molto piccoli di dimensioni. Alcuni di essi erano addirittura di livelli molto bassi, come Poyomon, che è al livello Primario.

I ragazzi percorsero un piccolo ponte ed entrarono all’interno del villaggio.

“Benvenuti ad Oceanya!” li accolse un piccolo Digimon. Sonia lo guardò storto e lo inquadrò: “Tu a che livello sei? Non puoi essere di certo al livello mega!” disse con un tono retorico e di ilarità, visto che, a parer suo, di sicuro quel Digimon non era al livello da lei pronunciato.

“Sono MarineAngemon!” e suppongo che tutti possiate quindi immaginare cosa sia successo dopo. Il Digimon sorridendo svolazzò intorno alla ragazza che si aspettava una risposta più concreta. “Sono MarineAngemon e sono il sindaco di questa bellissima città!”

Sonia lo guardò strano: credeva che scherzasse, ma quando lo analizzò con il Digivice si accorse che la gaffe l’aveva fatta lei.

“Digimon Folletto di livello Mega??? questo gingillo dev’essere guasto!”

Lore si mise a ridere, ma rimase incuriosito dal Digivice: lui non ne aveva uno.

“Che cos’è?” chiese al compagno di classe: “Chi te l’ha dato?”

Theo prese il suo Digivice e lo mostrò a Lore, che lo prese in mano e lo studiò: “Ce l’ha dato Azulongmon, uno dei quattro Digidraghi che proteggono e amministrano Digiworld!”

“Wow!” disse l’altro porgendo il Digivice al suo proprietario.

Mentre succedeva ciò, Sonia e MarineAngemon si stavano osservando l’uno con l’altra.

“Non sei sorpreso?” chiese la ragazza.

“Di cosa?” rispose l’altro chinando la testa sulla piccola spalla rosa.

“Beh, noi non siamo Digimon… non siamo di questo mondo… non sei curioso di sapere chi siamo?”

Palmon intervenne in favore di Sonia: “Sono esseri umani! Creature buone e che vogliono aiutare noi Digimon a sconfiggere le forze del male!”

MarineAngemon rimase fermo per qualche secondo: “Lo so!”

I ragazzi lo guardarono sbalorditi: “Lo sai?”

“Non siete i primi umani che vedo!”

E a quel punto i ragazzi si grattarono il capo: “Lore, sei mai stato qui?”

“No, per quanto abbia voluto, non sono mai uscito dalla città infuocata, specie perché Agumon viveva lì… forse MarineAngemon mi ha visto quando è venuto alla città… sempre che vi sia mai andato...”

“Non ci sono mai andato! Anche dai noi c’è un essere umano! È molto in gamba e ci aiuta negli affari interni della città!”

I ragazzi si guardarono: “Quindi, Lore, tu non sei l’unico essere umano ad esistere a Digiworld oltre a noi…!”

“Non ne so niente…”

La porta di una casa si aprì di botto: “E che non si ripeta più! Sono stata chiara? Se ho chiesto cinquantamila lanterne per Halloween, pretendo che cinquantamila me ne siano consegnate!”

I ragazzi si avvicinarono l’uno all’altro, attendendo che la ragazza che aveva parlato uscisse dalla casetta.

“No, non le ho ricevuto tutte, santo cielo! E non mi prenda in giro! È da mesi che mi sto ammazzando di lavoro per combinare qualcosa per Halloween! E lei mi viene a dire che me le ha consegnate tutte! Non dica scemate! Ne ho ricevuto quarantanovemila e novecentonovantanove!”

Un pinguino blu uscì dalla casa, e per un momento i ragazzi pensarono che fosse lui che aveva parlato, ma poi una ragazzina piuttosto alta con lunghi jeans blu e una maglietta azzurra uscì dall’uscio, con in mano una conchiglia tesa verso l’orecchio.

“Voglio che entro stasera mi venga consegnata la zucca! Sono stata chiara?” poi riattaccò, guardò verso MarineAngemon e sbarrò gli occhi: “Altri esseri umani??”

“Ehi Aaron… quella ragazza la conosciamo, no?” sibilò Dave.

“Sì, veniva a scuola dove andavamo noi alle medie, ma lei credo abbia due anni in meno di noi… si chiamava… non ricordo…”

La ragazza fece un passo avanti e li guardò per due secondi: “Voi due avete un volto familiare… frequentavate la mia stessa scuola media! Vi chiamate Aaron e Dave, giusto?”

Aaron e Dave arrossirono perché la ragazzina si ricordava i loro nomi e loro non si ricordavano il suo… che figura…

“Ad ogni modo mi chiamo Sarah. Sono capitata qui per caso… ma prego! Entrate nella mia casa! Io e Penguinmon saremo felici di raccontarvi tutto quello che volete sapere e spero, che voi farete la stessa cosa per me!”

La casa in cui abitava Sarah era uno spazio molto stretto e si espandeva per tre piani: il piano terra, il piano -1 e il primo piano. Se si scendeva le scale, si arrivava in una stanza sotto il livello del mare con delle ampie vetrate e una tenda che, secondo l’occasione, poteva essere sì o no tirata. Nella stanza di sopra, invece, vi era il letto in cui la ragazza e il suo Digimon dormivano.

Sonia guardò una piccola foto riposta sul comodino della ragazza: tre persone erano ritratte in un ambiente aperto, forse un parco. Erano vestite molto bene, come se avessero appena partecipato ad una grande festa.

“Sono i tuoi genitori?” provò ad indovinare Sonia, “La foto è stata scattata parecchio tempo fa, eri molto piccola, ma la somiglianza non inganna, e si capisce che sei tu!”

Sarah esitò, prese la foto e la guardò con aria sognante: “Sì, sono i miei genitori. Questa foto l’ho scattata il giorno della mia Prima Comunione, ero molto carina e mi avevano vestito di bianco come fossi una piccola sposa. Quello nella foto è mio padre, era un professore di chimica all’università della città e mia madre era una nota ricercatrice.”

“Sono morti?” la interruppe Giuly.

“Quella sera, mentre tornavamo a casa, la macchina si fermò lungo la strada, vicino ad un bosco. Mio padre e mia madre andarono a cercare aiuto nel bosco pensando che avrebbero raggiunto il paese lì vicino e mi lasciarono in macchina con mio fratello… mi dissero che non mi dovevo preoccupare, che sarebbero tornati presto e che avrebbero chiuso la macchina…” alcune gocce di lacrime cominciarono a scivolare lungo i lineamenti sottili del volto della ragazzina: “… poco dopo il bosco prese fuoco e i corpi dei miei genitori furono ritrovati la sera stessa… ma era troppo tardi!”

“Basta così! Non devi per forza raccontarci tutto!” la interruppe Alex.

Sarah prese Penguinmon in mano: “Fu qualche giorno dopo, mentre mi trovavo in camera mia davanti al computer che mio padre mi aveva regalato il giorno dell’incidente… un’improvvisa luce abbagliante invase la stanza e quando riaprii gli occhi MarineAngemon era davanti a me. Mi ha portato qui e mi ha fatto conoscere Penguinmon! Se non fosse stato per lui penso che sarei morta di solitudine… è da molti anni ormai che sono qui…”

Sarah ripose la foto e si sedette sul letto.

“Noi siamo stati chiamati qui da un Digimon molto potente… ci ha affidato il compito di riportare la pace in questo mondo…”

“Ma in questo settore non ci sono guerre…”

Giuly prese la parola, conscia della difficoltà che avrebbe impiegato nello spiegare alla ragazza il pericolo reale di quel mondo.

Dopo qualche ora i ragazzi uscirono dalla casa ed Aaron prese Dave per un braccio e lo trascinò altrove.

“Credo che qualcuno ci stia osservando… insomma… ho questa sensazione da quando siamo arrivati qui…!”

“Anch’io ho sentito qualcosa, ma non ho visto nessuno… sei sicuro di non sbagliarti?”

“E’ solo una sensazione, ma di sicuro qualcuno ci sta guardando…”

All’improvviso un grosso camion guidato da un RedVegiemon si fermò davanti alla casa di Sarah: “Ecco la zucca che aveva richiesto, signorina!”

“Bene! E la prossima volta sta’ più attento!”

“Sì, signorina!” e detto ciò fece scendere dal tir una grande zucca di Halloween e la fece scivolare ai piedi della ragazza.

“Stasera ci sarà la festa per Halloween, i piccoli Digimon Acquatici che abitano qui busseranno alle porte dei vicini per chiedere le caramelle!”

“Che cosa tenera!” disse Giuly con aria allegra.

“Pensavo che a Digiworld non si festeggiassero le stesse festività terrestri!”

Sarah finì di sistemare la zucca vicino a casa sua e poi rispose in modo calmo: “A dire il vero è una tradizione a cui ho dato il via personalmente! Di solito ricicliamo gli addobbi per l’anno successivo, ma dato che, con tutti gli anni che sono rimasta qui, si sono rovinati, ho deciso di acquistarne degli altri!”

“Sarah si preoccupa sempre di fare le cose per bene!” Aggiunse Penguinmon mentre attaccava un grande striscione.

Sonia pure si era sempre preoccupata di fare le cose per bene, ma nessuno a parte Aaron e Dave l’aveva mai ringraziata per questo… forse perché le modalità in cui faceva le cose per bene era un po’ fuori dai normali schemi… per esempio c’è stata una volta in cui il suo compagno di classe più obbrobrioso, che oggi rivelerò chiamarsi Eros, ha superato la sua solita schifo-mania: di solito, e chi frequentava la stessa scuola di Sonia lo sapeva, al massimo veniva a scuola con la camicia abbottonata male, ma quella volta aveva superato sé stesso! Era mercoledì, e come tutti i mercoledì che si rispettino i nostri amici avevano lezione in laboratorio di biologia. Quella volta i ragazzi dovevano osservare, al microscopio, la mitosi nelle cellule vegetali degli apici radicali della cipolla. Per far ciò, era necessario l’uso di una cosiddetta “soluzione fissatrice”, ovvero un liquido incolore creato mescolando acido acetico (molto concentrato e quindi corrosivo) con dell’alcool etilico. Ora, “cosa c’entra?” vi chiederete… ebbene, si dia il caso che quel giorno, Sonia aveva molti pensieri per la testa: il suo canarino appena morto e il suo imminente viaggio a Las Vegas erano i più assillanti. Anche Aaron e Dave sarebbero andati con lei e questo le rallegrava il viaggio.

Fatto sta che Eros, che si veste sempre con gli stessi vestiti, ha una taglia di pantaloni talmente superiore alla XXL, che è difficile per lui trovarne un paio che gli stiano. Tra l’altro, e Sonia non poteva capirlo, si metteva sempre una cintura viola che a malapena riusciva a percorrere la circonferenza, da parte a parte, della sua pancia. Due sono le domande che si era posta la ragazza quando i pantaloni del nostro grosso amico erano scesi al di sotto della cosiddetta “Area 51”, lasciando intravedere la “Fossa delle Marianne” (e chi ha occhio ha capito di che parlo…). Tra l’altro la vista fu così deprimente che ogni pensiero che assillava la ragazza, scomparve, lasciando a lei l’occasione di porsi le due suddette domande: la prima, “Cosa gli serviva a fare la cintura, se poi i pantaloni gli scendevano lo stesso?”. La seconda, “come potevano dei pantaloni, che tra l’altro gli andavano stretti, scendere fino a tal punto?”. Sonia rimase quindi scandalizzata da tale, oscena veduta. Tuttavia, la ragazza, che aveva buon cuore (ah ah, come sono divertente!), provvide a fare in modo che il ragazzo se li tirasse su. Vedete, l’acido acetico è una sostanza corrosiva, specie se è molto concentrato… quindi alla ragazza venne bene in mente di utilizzare la soluzione fissatrice a scopi puramente umanitari: prese la fialetta che conteneva i pochi millilitri di tale liquido e, con la destrezza felina che aveva, versò l’intero contenuto di ben due fiale all’interno del buco nero del compagno di classe. Nessuno avrebbe notato niente se il tipetto non avesse urlato. Fortunatamente nessuno aveva visto Sonia e quindi, quando arrivò l’ambulanza, Sonia non fu beccata. Tuttavia, lo sconcio di vedere Eros sciacquarsi le pelose chiappone sotto i rubinetti del laboratorio, rimarrà per sempre nella pente dei poveri compagni di classe.

Tornando a noi, i ragazzi decisero che era cosa giusta aiutare Sarah con i preparativi e mentre facevano ciò le proposero di unirsi al loro gruppo insieme a Penguinmon. La ragazza aveva però esitato a rispondere, poiché aveva chiesto qualche ora per pensarci, voleva vivere la festa senza la consapevolezza di dover dire addio a tutti i Digimon che vivevano lì, specialmente MarineAngemon.

Quando calò il sole, le luci si accesero e i loro riflessi nella laguna creavano uno spettacolo luminoso. Mentre i ragazzi e i loro Digimon si ingozzavano al tavolo con gli altri abitanti di Oceanya, i fuochi d’artificio cominciarono a esplodere in cielo, sopra le loro teste. I ragazzi erano incantati da tale spettacolo. Dopo cena i Digimon del villaggio si erano tutti travestiti da fantasmi o altre creature mistiche, preparandosi a chiedere “Dolcetto o Scherzetto?” ad ogni porta a cui bussavano.

I ragazzi decisero pertanto di rientrare in casa con Sarah e il suo Digimon e MarineAngemon decise di andare con loro per sapere quale scelta avesse poi fatto Sarah.

Si sedettero sul divano nella stanza al piano di sotto, circondati dall’acqua luminosa.

“A dire il vero è una scelta complicata… non credo che ce la farei a lasciare tutto per seguire voi, visto che vi conosco da un giorno appena…”

“Ti prego di pensarci bene – la interruppe Theo – il tuo aiuto ci sarebbe prezioso!”

Sarah chinò il capo: “Ma non credo di avere la forza mentale sufficiente per lasciare MarineAngemon da solo…”

MarineAngemon decise di risponderle, perché gli dispiaceva che la ragazza perdesse una tale occasione: “Guarda, Sarah, che ce la farò anche senza di te! E poi un giorno tornerai!”

Sarah si voltò e si alzò dal divano. “Non posso…!”

“In questo caso non ti costringeremo… ma ti prego di pensarci bene! Non avrai un’altra occasione!”

In quel momento un Digimon in maschera entrò nell’edificio. Era un Poyomon che indossava un panno da Bakemon.

“MarineAngemon! MarineAngemon! C’è un Digimon che vuole vederti! Minaccia di far saltare in aria il paese se non ti farai vedere!”

Sarah, Penguinmon e MarineAngemon anticiparono i prescelti e corsero al di fuori dell’edificio.

“Chi sei?” Chiese MarineAngemon al grosso Digimon che gli era davanti.

“Sono ZeedGarurumon! Sono venuto perché voglio prendere il controllo di questo settore!”

Sarah si avvicinò: “Perché? Cosa ci trovi di interessante in questo posto?”

“Niente, è che le feste mi attraggono e questo posto è molto suggestivo! Lo trasformerò nella mia tana personale!”

I ragazzi uscirono dall’edificio: “Attenta Sarah! È pericoloso! Vieni via!” gridò Lore.

“Non intervenite! È compito mio!” Rispose stizzita l’altra, mentre Penguinmon si gettò nella lotta: “Penguinmon, mega Digievolve… AncientMermaimon!”

Ed ecco che anche il Digimon di Sarah era mega digievoluto! Forse stare in un gruppo aveva indebolito i ragazzi? Boh… ora Penguinmon si era trasformato in una sirena.

“AncientMermaimon! Digimon Acquatico preistorico di livello Mega! La sua tecnica è il Gorgo Sommergente!”

Lore fermò Agumon che voleva entrare in battaglia.

“Turbine Polare!” Sibilò ZeedGarurumon, che colpì AncientMarmaimon con un getto di ghiaccio dal suo cannone.

AncientMermaimon si ricoprì di brina, ma brandendo il tridente che aveva in mano riuscì a liberarsi. Dopodiché fece roteare l’arma che aveva in mano: “Schegge di Ghiaccio!” Disse mentre un’infinità di proiettili cristallini perforarono la robusta armatura del nemico, riducendolo a semplici dati frammentari.

“Ce l’abbiamo fatta! Ora quel Digimon non ci darà più fastidio…” Ma non fece in tempo ad aggiungere altro che un’infinità di ZeedGarurumon sbucarono dalla boscaglia circostante. Sembravano incavolati perché AncientMermaimon aveva appena distrutto il loro capo!

“Non ce la farai mai ad affrontarli tutti! Dobbiamo darti una mano!”

MarineAngemon scese in battaglia, insieme a tutti gli altri Digimon della città: “Difendiamo il nostro paese! Aiutiamo AncientMermaimon a distruggere gli invasori!” Incitò il sindaco.

“Amore Oceanico!” Disse.

“Fiocchi di Nuvole!” dissero invece i Poyomon e gli altri Micro Digimon.

Altri attacchi partirono dai dintorni.

“Salamon digievolve… Gatomon!”

“Gatomon super digievolve… Angewomon!”

“Vai Angewomon! Spaccagli il collo meccanico!” Incitò Sabry.

“Patamon digievolve… Angemon!”

“Palmon digievolve… Togemon!”
“Togemon super digievolve… Lillymon!”

“Lillymon, dimostra loro che le piante vivono anche in acqua e che quindi non la temono!” disse Sonia prima di accorgersi che era una frase senza senso, comunque…

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”

“Ginryumon super digievolve… Hisyarumon!”

“Dracomon digievolve… Coredramon!”

“Coredramon super digievolve… Wingdramon!”

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!”

“Waspmon super digievolve… CannonBeemon!”

“Lopmon digievolve… Turuiemon!”

“Turuiemon super digievolve… Antylamon!”

“Agumon mega digievolve… AncientGreymon!”

I sette Digimon si prepararono ad attaccare, ma più i ZeedGarurumon venivano distrutti, più ne comparivano all’orizzonte.

“Amore Oceanico!!”

“Cannone Polare!” disse uno dei nemici sparando dal cannone che aveva sulla schiena. Sarah se ne accorse, ma ormai era tardi…

“MarineAngemon!! MarineAngemon! Tieni duro!”

“Mi dispiace Sarah, ma non sempre si può vincere nella vita…” E si scompose in dati.

Alex, che aveva visto la scena, decise di affrontare i ZeedGarurumon al fianco del suo Digimon, ma nonostante la buona volontà, non poté far niente…
“Dobbiamo usare i ciondoli!” Incitò Theo, ma il suo ciondolo non dava segni di vita. Neanche quello di Giuly pareva funzionare.

“Siete un mucchio di ferri vecchi!” Una lunga e pensante catena avvolse il braccio destro di Alex finché non si propagò anche sul sinistro. “Vi distruggerò!”

Poi saltò su Hisyarumon, che volò a qualche metro di quota. Alex vi saltò giù, davanti agli sguardi attoniti dei suoi compagni di gruppo. Una luce marrone avvolse l’intera area.

“Catena sismica!”

Il terreno intorno ai piedi dei ZeedGarurumon si frantumò e i nemici caddero in una fossa senza fondo.

Sarah si era nascosta in un angolo, in lacrime per la perdita dell’amico.

“Non ti devi preoccupare! Vedrai che MarineAngemon starà bene dove è adesso!” la rassicurò AncientMermaimon.

“Sono tutte balle! Non esiste il Paradiso!” gridò.

Un piccolo Poyomon le si avvicinò. “Grazie Sarah! Grazie a te e ai tuoi amici la città è salva!” Sarah prese il piccolo Digimon e lo strinse a sé. Tutti gli altri Digimon le andarono incontro: “Non devi rimanere qui solo perché pensi che senza di te siamo perduti! Guarda che ci difenderemo bene!”

“Ma io non posso lasciarvi qui! Non ora che MarineAngemon… se n’è andato!”

Intervenne Sabry: “MarineAngemon l’avrebbe voluto… ti prego… se rimarrai qui non potrai fare niente per gli abitanti di Oceanya quando i sette demoni si risveglieranno…”

Tutti i Digimon guardavano Sarah senza dire una parola, le sorridevano.
“Avete ragione… se dovessero tornare loro, Digiworld cadrebbe nel caos e i Digimon di Oceanya morirebbero per causa loro… ho deciso… verrò con voi!”

Così anche Sarah si unì al gruppo. Insieme agli altri otto conoscerà nuovi Digimon e affronterà ancora più pericoli. Ma una domanda sorge spontanea: i loro sforzi saranno vani?

“Bravi prescelti… state attivando uno dopo l’altro i ciondoli! Raggiungete MegiDramon! E distruggetelo!”

FINE CAPITOLO 23

Episodio 24: La voce del silenzio

La morte insegue tutti noi. Troviamo il coraggio di continuare a correre.

Voglio dedicare questo episodio a Sebastiano, il ragazzino di 14 anni, che dopo essere stato investito l’11 ottobre scorso da un pirata della strada, è morto il 17 ottobre all’ospedale Niguarda di Milano. Non so se esiste una vita dopo la morte, ma lo spero, perché un ragazzino non può smettere di vivere alla tua età e sparire nel nulla. Sfortuna o no, è una vergogna. Riposa in pace, Sebastiano.

“Povero MarineAngemon… non possiamo fare un tomba per lui?”

I ragazzi chinarono il volto: forse non avevano il coraggio di chiedersi ad alta voce quale fosse il destino dei Digimon dopo la morte. È sempre stato un dibattito molto acceso quello degli esseri umani riguardante una vita nell’aldilà. Io francamente non voglio dare opinioni, ma solo consigli. Che ci sia qualcuno o no, la vita è una e va vissuta fino all’estremo, non ce ne sarà un’altra. MarineAngemon, come tutti sanno, è un Digimon e i dati dei Digimon vengono riconfigurati dopo la loro morte, consentendogli una nuova vita alle spalle di quella vecchia, dimenticandosi di ogni brutta cosa che possono aver combinato, ma questo i ragazzi non potevano saperlo.

Effettivamente l’idea di costruire una tomba in onore di MarineAngemon senza il suo corpo sembra ridicola. E di fatti lo è. Perciò i ragazzi proposero di creare una sorta di monumento, più che una tomba, in ricordo del coraggioso Digimon. Tuttavia, non tutti erano d’accordo nel perdere il loro tempo così: “Non possiamo fermarci a discutere e costruire una tomba per un Digimon senza avere il suo corpo! È inutile! Ci porta via solo tempo!” aveva detto Alex.

“Non è una perdita di tempo! È un modo per ricordare un Digimon che ha dato la vita per il suo popolo!” ribatté Sonia.

“Dare la vita per un popolo è una cosa stupida! Sacrificarsi così per preservare un luogo è un totale spreco. La vita è più preziosa di un lago…!”

“Cosa ne sai tu di che cos’è l’amore… sei solo un maschio!”

Al che Aaron, Dave, Lore e Theo provarono a ribattere, ma la ragazza li guardò storto e subito gli passò la voglia… e come dargli torto infondo? Quello sguardo malefico che tutte le ragazze hanno quando si arrabbiano è devastante…

“Ah ah, bella scusa… voi donne siete proprio limitate! Non sapete reagire ad un dibattito con qualcuno più intelligente di voi e vi schermate con la solita scusa… sei solo una disperata che crede nel nulla!”

Sonia non ci mise molto a pensarci alla risposta, ma venne interrotta da Theo, che si sentì in obbliga di appoggiare Alex e sfidare Sonia: “Sonia, guarda che Alex ha ragione! Perché fare una tomba per un Digimon? I Digimon non rimangono dopo la morte! In questo senso sei proprio suonata, dove è finito il tuo buon senso? Non mi dirai che patteggi per il buonismo proprio ora! Mi stai diventando vecchia?”

Sonia si guardò le unghie: tutti aspettavano una contro risposta a tale opinione.

“Non ti sarai mica offesa?” Theo cercò di attenuare la situazione, temendo la risposta di Sonia. A dire il vero i secondi sembravano interminabili, ma passò poco più di un attimo perché la ragazza rispondesse: “No, no, non ti preoccupare! Vedi, quando la persona è zero, l’offesa è nulla.”

Aaron, Sabry, Giuly, Lore, Sarah e Dave nascosero un sorriso, mentre Theo ci rimase di stucco per la risposta di ghiaccio che ricevette. Mai Sonia lo aveva definito una nullità. Alex, che si sentiva tirato in ballo, preferì tacere, per evitare un’altra risposta di Sonia come quella che la ragazza aveva dato a Theo. Una risposta, ovvero, alla quale è praticamente assurdo e impossibile ribattere.

Theo e Alex rimasero in disparte mentre Sarah costruiva una piccola statua, aiutata dagli altri Digimon e dagli altri prescelti.

“Che c’è? Non stai bene o non ti è piaciuta la risposta di Sonia?”

“Più che altro non mi è piaciuto che nessuno, nemmeno tu, mi abbia appoggiato. È brutto quando ti dicono che vali zero e nessuno controbatte, perché significa che non solo per lei, ma anche per voi sono una nullità…”

“Ma smettila…” E anche Alex andò ad aiutare il gruppo, che finì in un’ora.

Sarah guardò soddisfatta la statuetta raffigurante MarineAngemon e la portò sul tetto del municipio di Oceanya: “D’ora in poi questa starà qui. Proteggerà questo settore dai nemici!” disse infilzando il piccolo monumento nell’antenna in cima all’edificio.

Volete sapere perché questa puntata sarà memorabile, almeno per me? Perché è la prima in cui narro di vicende e personaggi che almeno per una piccola percentuale sono realmente accaduti e esistiti. In questo episodio saprete il motivo vero e proprio per cui Sonia ha combattuto per avere una sorta di memoriale di MarineAngemon, saprete quale vicenda ha sconvolto la sua vita. Per la prima volta non parlerò di come lei ha preso a calci un ciccione o di come ha “spento” una discussione con qualcuno, ma piuttosto vi narrerò l’evento che ha distrutto internamente una ragazza e vi parlerò di come è possibile uscirne.

Quando i ragazzi lasciarono Oceanya, il paesaggio si faceva sempre più monotono. Il lago in cui sorgeva il paese era ormai tornato allo stadio di fiume e in lontananza era visibile il mare. La spiaggia antistante al bagnasciuga era molto vasta e composta di una sottilissima sabbia bianca che, nonostante l’ora, non scottava affatto. Dato che quella notte i ragazzi non avevano dormito, decisero di fermarsi e chiudere gli occhi, riposare e poi ripartire.

Così fecero. Quel giorno di sole splendente, regalò ai ragazzi un pomeriggio di riposo, pigre nuvole coprivano la stella ardente nel cielo, che lentamente si lasciò cadere dietro all’orizzonte del mare.

Sonia ed Aaron si svegliarono: “Stai pensando a quello che è successo quattro anni fa, non è così?”

“Un altro essere vivente è stato eliminato ingiustamente… è una cosa orribile. Non posso tollerare chi si permette di negare a queste povere creature il diritto di essere ricordate.”

Aaron chinò il capo: “Tranquilla… il problema è che tutte queste morti in questo mondo mi danno da pensare…”

“Uccidere un Digimon malvagio non è un gran che. Se pensi che i Digimon forse neanche hanno una coscienza vera e propria…”

“E’ la stessa cosa… un Digimon e un essere umano, infondo, sono esseri viventi.”

“Anche mio fratello lo era…”

Aaron si sedette e la ragazza fece lo stesso: “Anche io ho due fratelli. Solo che i miei sono fratelli minori e credo conti poco. Come sai, sono gemelli e hanno un anno in meno di me, quindi penso che dopo tutto si possano aiutare tra di loro. È un vantaggio. Però non riesco a smettere di preoccuparmi per loro. Ogni giorno quando vanno a scuola mi viene voglia di stargli dietro e di non togliergli lo sguardo di dosso.”

“Perché non lo fai?”

“Perché penso che la paura della morte ci porta a vivere la nostra vita in un modo limitato. Invece dovremmo tutti guardare avanti.”

“Tu non hai paura della morte?”

Aaron sorrise, guardò il mare: “Non ho paura di morire, perché la morte è facile da affrontare. Invece, ho paura che muoiano le persone a cui tengo di più.”

“E’ vero, è terribile.”

“Alla fine, la cosa di cui più ho paura è proprio la morte. Vederla in azione.”

Sonia sollevò lo sguardo e strizzò gli occhi: la luce del tramonto le dava un po’ fastidio.

“Forse è proprio questo il motivo per cui ti hanno dato il ciondolo verde. Il ciondolo del silenzio. Aaron, tu non hai paura della morte. Non l’hai mai avuta. La cosa di cui hai paura è il silenzio. Hai paura di te stesso. Hai paura di dover vedere gli altri soffrire senza poter far niente per alleviare il loro dolore.”

“Ma perché allora il ciondolo del silenzio è capitato proprio a me? Perché?”

“Oh Aaron… se sapessimo tutto di noi stessi non avrebbe alcun senso vivere, non trovi?”

Uno dopo l’altro, Theo, Dave, Sabry, Lore, Giuly, Alex e Sarah si svegliarono e si radunarono intorno ad Aaron e Sonia, che si erano abbracciati, ammirando quello splendido tramonto.

Fu in quell’attimo che l’acqua si alzò come una torre trasparente.

“Conosciuto come conquistatore delle cascate, Suijinmon è un Digimon Macchina di livello Mega. La sua tecnica si chiama Cannoni a Ripetizione!”

Il Digimon appena comparso, in tutta la sua grandezza, cominciò a ridere di gusto. “Voi siete i prescelti?”

“Sì!”

“Allora preparatevi ad essere eliminati: Cannoni a Ripetizione!” e cominciò a sparare bolle di energia contro i ragazzi. Al che i ciondoli di Giuly, Theo e Alex si illuminarono. Subito la lancia comparve nella mano destra di Giuly, così come la spada di fuoco in quella di Theo e le catene che si avvolsero intorno alle braccia e alle dita delle mani di Alex.

“Patamon digievolve… Angemon!”

“Salamon digievolve… Gatomon!”

“Gatomon super digievolve… Angewomon!”

“Lopmon digievolve… Turuiemon!”

“Turuiemon super digievolve… Antylamon!”

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!”

“Waspmon super digievolve… CannonBeemon!”

“Dracomon digievolve… Coredramon!”

“Coredramon super digievolve… Wingdramon!”

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”

“Ginryumon super digievolve… Hisyarumon!”

“Palmon digievolve… Togemon!”

“Togemon super digievolve… Lillymon!”
“Bene, bene! I paladini al gran completo! E chi siete voi due?” disse ridendo, mentre Agumon e Penguinmon si preparavano a digievolvere.

“Agumon mega digievolve… AncientGreymon!”

“Penguinmon mega digievolve… AncientMermaimon!”
Davanti al grande mostro ora era comparso un mega schieramento di potentissimi Digimon. Chi avrebbe vinto?

“Catena Perforante!” disse Alex, mentre allungò la mano verso Suijinmon. La catena che la avvolgeva spiccò a gran velocità verso il corpo del Digimon, ma il suo corpo era metallico e non riuscì a perforarlo.

“Lancia Vorticosa!” disse invece Sabry, emettendo un forte tornado dalla punta della lancia, ma anche questa tecnica poté ben poco contro il resistente corpo di Suijinmon.

“Cannoni a Ripetizione!!”

“Parete di Fuoco!” disse Theo generando uno scudo rosso che riuscì a reggere i diversi colpi di Suijinmon.

“Metamorfosi Lacerante!”

“Raggio Celestiale!”

“Cannone Floreale!”

Nessuna delle mosse di Hisyarumon, Angemon e Lillymon parve avere effetto sul nemico.

“Pungiglione Demolitore!” sibilò CannonBeemon.

“Vibrazione cosmica!” Gridò Suijinmon colpendo l’oceano con una delle sue braccia meccaniche. Ciò generò un’onda altissima che si schiantò contro la terraferma. Neanche lo scudo di Theo riuscì a proteggere i Digimon. Lillymon, Hisyarumon e tutti gli altri Digimon regredirono. Fatta eccezione per AncientMermaimon, che resse il colpo.

“Gorgo Sommergente!” rispose la sirena generando un imponente vortice marino che provò ad inghiottire Suijinmon. Ma il corpo dei Digimon era grande e toccava il fondo del mare. Pertanto non subì danni.

“Palmon! Palmon ti prego rispondi!” Sonia era corsa a soccorrere il suo Digimon, svenuto sulla spiaggia. “Ti prego, Palmon rispondi!”

Per un momento a Sonia tornò in mente quella giornata: “Non ancora, ti prego…”

Quel giorno non sembrava molto diverso dagli altri. Mi ero svegliata come al solito presto la mattina perché dovevo andare a scuola. Mio fratello era già sveglio prima di me.

“Sonia! Muoviti o farai ritardo a scuola!”
“Lo sai che non ho molta voglia di andarci! In quel posto mi annoio!”
“Ma non sei in classe con Aaron e il suo amico?”

“Sì, infatti è anche e soprattutto grazie a loro se non mi viene da suicidarmi!”

Mio fratello mi aveva guardata storta: “Non dirlo neanche per scherzo!”

Quella sembrava una mattina come le altre: le nuvole andavano e venivano e il sole scompariva saltuariamente dietro di esse. In casa ci saranno stati sui quindici gradi centigradi… era una bella giornata invernale. Mi ricordo che ero rimasta a cercare il mio giubbotto per tutta la casa: la giornata prima ero andata da Aaron, pensai che forse l’avevo lasciato da lui, ma poi mi ricordai che al ritorno lo avevo: che sciocca pensai.

“Ti muovi Sonia?”

“Che scocciatore che sei! Se non ti va di aspettarmi puoi anche andare!”

Sono passati tre anni da quel giorno… eppure tutto è ancora così vivo nella mia mente… mio fratello decise di aspettarmi comunque. Mi avrebbe accompagnato a scuola perché secondo lui è dovere di ogni fratello maggiore comportarsi così. Aaron gli assomigliava molto in questo senso.

“Hai visto il mio cerchietto? Quello che mi hai regalato tu!”

“Quello con la rosa? Non lo so dov’è! Sei sempre la solita disordinata!”

“Nel mio disordine mi ci trovo! Se poi voi mettete tutto in ordine io perdo le cose!”

Ricordo che trovai il giubbotto nell’armadio. Ma il cerchietto lo avevo lasciato in bagno, sotto una montagna di roba mia.

“Sbrigati che è tardi!”

“Arrivo!!”

Quando scesi le scale di casa mia, mio fratello mi precedette e mi aprì la porta. Poi uscì e aprì il cancelletto. Faceva freddo e decisi di mettermi i guanti. Quando uscimmo di casa, incontrammo quasi subito Sabry che stava andando a comprare la merenda.

“Ciao Sabry!”

“Ciao Sonia! Corro che se no arrivo in ritardo!”

“Ah! Anche io! Forse devo stare più attenta a dove metto le cose! Non trovavo più il mio cerchietto!”

“Che bello! Dove l’hai preso?”

“Me l’ha regalato lui! – dissi indicando mio fratello, che si stava spazientendo – Ha detto che me lo ha preso in quel nuovo negozio che hanno aperto in via…” francamente non ricordo quale fosse la via.

Mio fratello mi chiese se avessi voluto andare a scuola con Sabry e io accettai, anche perché era più divertente. Così mi diede una moneta e mi lasciò andare, mentre lui andò a scuola direttamente.

Entrammo nella panetteria più vicina e comprammo un pezzo di focaccia a testa. Quando uscimmo ci dirigemmo verso l’incrocio della scuola. Proprio in quell’attimo passò di fianco a noi un’ambulanza con le sirene a tutta manetta. Un’automobile dei Carabinieri e una della Polizia stradale dietro di lei.

Corremmo verso l’incrocio e quando lo raggiungemmo, ci siamo accorte che una gran folla si era radunata lì e che il traffico era bloccato completamente.

Maledetta la mia sbadataggine… quando arrivammo in prima fila, vedemmo un ragazzo tramortito, qualche metro distante dalle strisce pedonali. Indossava un giubbotto nero tutto rovinato e dei jeans blu. Quando mi avvicinai meglio mi accorsi di chi fosse in realtà. Da quel momento in poi tutte le immagini mi parvero sfocate: Giuly che mi afferra, l’agente che mi porta via, l’autolettiga che prende mio fratello… io che mi dimenavo come una pazza.
“Lasciatelo stare! Lasciatemi andare da lui!”

Solo quando Sabry disse all’agente che ero la sorella mi permisero di entrare nell’ambulanza con lui. Chiamarono i miei genitori e mentre arrivavamo all’ospedale mio fratello aprì gli occhi e mi disse: “Di’ a mamma e a papà che se non dovessi più vederli, voi siete sempre stati il mio pensiero primario.”

Quando chiuse gli occhi non gli riaprì più.

Ricordo che quando ricominciai ad andare a scuola, il mio carattere cambiò radicalmente. Divenni più scontrosa, più cattiva con chi mi infastidiva. Solo Aaron, Sabry, Giuly e Dave ebbero il coraggio di tornare amici miei.

Tutti iniziarono a trattarmi, da prima con pietà, e poi con indifferenza. Non so quale tra le due mi stava più sui nervi.

“Nessuno di loro poteva provare quello che ho provato io.” Pensavo. “Non possono capirmi. Perché sono solo un mucchio di teste d’asino.”

Aaron iniziò a venire da me più spesso e ogni giorno mi portava un mazzo di fiori diverso. È così che imparai i nomi dei fiori e i loro significati. Fu così che nacque in me la passione per il giardinaggio.
Col tempo ho imparato ad accettare quello che era accaduto e a non pensarci, ma mia madre ci mise più tempo a dimenticare. Ha fondato anche un’associazione di beneficenza che si occupa delle cure per i minorenni che vengono investiti dalle macchine, perché di questi tempi ce ne sono stati tanti. Si è battuta perché i pirati della strada ricevano pene più severe per ogni infrazione del codice stradale e continua a ripetere che è stata tutta opera di mio fratello, non sua.

Mio padre cerca di starle vicina, ma non riesce ad accettare la fine che ha fatto mio fratello. Ogni giorno viene a casa dal lavoro e si precipita da me, perché sono l’unica figlia che ha. Mio fratello avrebbe vent’anni se fosse ancora vivo.

Palmon riaprì gli occhi e Sonia la abbracciò forte. Quasi la strozzava.

“Bene, bene! La paladina dal ciondolo viola ha paura della morte! Vediamo di terrorizzarla ancora un po’!”

Sonia prese Palmon: “Dobbiamo andarcene da qui!” disse con un tono spezzato: “E’ pericoloso!”

“Ma noi dobbiamo combattere!” Ribatté Palmon singhiozzando.

“Ma scherzi? Tu non potresti fare niente!”

Palmon la guardò perplessa: “E tu?”

In quel momento Sonia rimase a pensare, come se tutti i Digimon e gli esseri umani intorno a lei fossero spariti: “E io? Ho intenzione di rimanere a guardare? Ho intenzione di non fare niente? Ho intenzione di farmi spaventare da qualcosa di invisibile? Ho intenzione di lasciare che il mio nemico l’abbia vinta? No. Questa non sono io! Se c’è una cosa che mio fratello ha fatto mentre era vivo è stata quella di insegnarmi a combattere. Non voglio tradire la sua memoria! Non adesso che Palmon conta su di me!”

“Non ho paura di morire, perché la morte è facile da affrontare. Invece, ho paura che muoiano le persone a cui tengo di più.” Le tornarono in mente queste parole

Tutti la guardavano. Il rumore delle onde rompeva il silenzio. Già, il silenzio. Così potente ma allo stesso tempo fragile di fronte alle onde del mare. Il silenzio è il rumore più forte che possa esistere. Ecco cos’era. In quel momento Aaron capì quello che passava a Sonia per la testa. Tutta la sua vita in un film che la tormentava da tre anni a quella parte.

“Sonia! Il ciondolo! Usa il ciondolo!” La voce del ragazzo spezzò i suoi pensieri.

“E’ vero… non devo avere paura della mia morte, perché non ha senso. Se continuerò ad avere paura di lei, di sicuro mi troverà!” pensò. “Ciondolo viola, ti prego! Apriti! Ho bisogno dei tuoi poteri!” Quando esso si illuminò, un grande specchio cuori-forme prese il suo posto. Eccola. La più potente dei quattro prescelti che fino a quel momento avevano attivato i loro poteri.

“Suijinmon. Non ho idea del motivo per cui ci hai attaccati e francamente non mi interessa. Ma hai fatto del male a Palmon e agli altri miei amici. La tua crudeltà è stata troppa e ingiustificata. Preparati a morire.”

Rise: “Non penserai che con uno stupido specchio a forma di cuore, puoi sconfiggere un Digimon della mia portata?!”

Sonia saltò in aria e rimase sospesa, mentre gli altri prescelti si raggrupparono sulla spiaggia.

“Cannoni a Ripetizione!” Ancora una volta, una moltitudine di sfere luminose venne scagliata su Sonia, ma l’effetto fu vanificato dallo specchio, che le risucchiò e le rispedì al mittente.

“Petali Armonici!” Una pioggia di rose circondò Suijinmon che si chinò privato di ogni forza.

“Che cosa succede? Cos’è questo odore??”

“Specchio di Venere!” disse facendo cadere a picco lo specchio, che si conficcò col manico nel terreno. Un’infinità di piante e arbusti nacquero dalla terra incolta e stritolarono il nemico. Erano così tanti che l’acqua dovette regredire per fargli spazio.

Suijinmon venne legato alla terra ferma, cadendo e provocando un terribile tonfo.

“Vibrazione cosmica!”

“Dardi di Venere!” gridò ancora Sonia. Questa volta non fu una pianta ad attaccare Suijinmon, ma delle rose. Rose, rose ovunque con la punta rivolta perso di lui.

“Non farlo!”

Al via della ragazza, l’incredibile ammontare di fiori rossi, neri, gialli e bianchi, cadde a raffica sul nemico, perforando la sua armatura da parte a parte.

Suijinmon scomparve in una scia di dati e così anche le piante create da Sonia. Lo specchio tornò ciondolo e raggiunse Sonia con Palmon.

“Sei stata magnifica!” si congratularono i suoi compagni di squadra.

Ma Sonia si avvicinò solo ad Aaron: “Grazie a te ho capito che avere paura di morire è solo una cosa fuorviante! Grazie!”

“Ora siamo noi la tua famiglia! Almeno finché saremo a Digiworld.”

“Sarà un onore!”

Sonia, Aaron, Dave e Sabry si abbracciarono in gruppo. “Non serve avere paura di morire se poi moriamo tutti. È al di fuori di ogni schema!”

“Promettetemi che rimarrete sempre con me!”

“Sempre!”

La morte insegue tutti noi. Troviamo il coraggio di continuare a correre. Certo, poi a correre ci si stanca… dobbiamo solo trovare chi è disposto a renderci la maratona più piacevole: i veri amici. Se avremo capito questo nessuno sarà morto per niente.

FINE CAPITOLO 24

Episodio 25: Il castello di MegiDramon

“I prescelti sono al confine con il settore dove sorge il castello di MegiDramon. Non sanno quale sorpresa li aspetta. Certo, i ciondoli si stanno illuminando uno dopo l’altro, ma questo non è un grande problema! Quando arriveranno lì si accorgeranno che il Digidrago Sacro non sarà contento di vederli!”

La luna era ormai alta nel cielo e i ragazzi avevano percorso numerosi chilometri sulla spiaggia in groppa, o comunque portati, dai loro Digimon, chi in volo o chi correndo. La sabbia era sempre più fina, sempre più bianca e rifletteva i raggi lunari, così come il mare, che creava una sorta di sentiero luminoso verso l’orizzonte. L’acqua era calma e fresca, poterono notare i ragazzi, e in lontananza era già possibile identificare una sorta di torre in mezzo al mare. Fu così che i ragazzi decisero di sviare verso di essa, addentrandosi in mare a aperto. Mano a mano che si avvicinavano ad essa, era sempre più visibile una sorta di isola circolare, con un piccolo lago centrale. In effetti, non era una vera e propria isola, ma piuttosto una sorta di stretta circonferenza che, come un fossato proteggeva un castello medievale dai nemici, così quello spessore proteggeva il castello di MegiDramon dai Digimon acquatici abbastanza forti e robusti, da superare senza disturbo i gorghi marini che circondavano il tutto.

Quando i ragazzi atterrarono sulla terraferma, si resero subito conto dello spettacolo visivo che avevano di fronte. La pace e la tranquillità rendevano unico quel posto: il castello era situato al centro del lago, illuminato dai raggi bianchi della luna che gli davano un pallore soprannaturale. Numerose torri si elevavano dall’acqua, ma una più delle altre si ergeva fino al cielo. Un grande ponte illuminato collegava l’isola rotonda con l’ingresso del castello, situato a qualche decina di metri dalla riva. Il perimetro dell’isolotto era percorso da numerose piante sempreverdi che creavano una fitta boscaglia. Pur rimanendo dall’altro lato della circonferenza, era possibile ammirare lo splendore dell’edificio emergente dalle acque anche grazie alla sua imponenza. Ma d’altronde non era poi così complicato scorgere una meraviglia simile, dato che da una riva all’altra del cerchio vi erano non più di cinquanta metri.

“Questo è il castello di MegiDramon! Non ne sono sicuro, ma a giudicare da come è imponente non potrei dire diversamente!” affermò Dave mentre si arrampicava su di un magro albero rassomigliante un cipresso. La presenza di acqua favoriva la mitigazione del clima notturno e faceva sì che i ragazzi non avessero freddo nella notte.

“Può anche darsi che sia il castello di MegiDramon, ma come ci entriamo? Non mi sembra che la porta sia aperta!” Rispose Alex, ma Dave ormai era troppo in alto per poter udire le sue parole.

“Vedi qualcosa?” Gli gridò Aaron.

“Solo il castello! Emerge dalle acque di un lago! Almeno così sembrerebbe… forse l’isola in realtà è a forma di mezzaluna e l’acqua del lago non è altri che mare, ma non posso esserne sicuro finché non riuscirò ad osservare tutto!”

“Farai meglio a scendere! Propongo di perlustrare l’isola!”

“Ma… Sonia… che bella idea che hai avuto… originale direi!” Ironizzò Sabry.

“Lo so! D’altronde sono alternativa io!” Ci scherzò la ragazza.

Lore, Theo e Sarah erano stati zitti per tutto il tempo.

“Non avevo mai visto luoghi così spettacolari a Digiworld…”

“Sei sempre rimasto in quella città afosa?”

“Sì… Agumon l’ho incontrato lì! E’ grazie a me che è riuscito a digievolvere!”

“Toglietemi una curiosità, ma quali altri stadi possono raggiungere i vostri Digimon?” chiese Sonia.

“Non lo so – Sarah si fermò a riflettere, poi decise che era meglio chiederlo a Penguinmon – Qual è il tuo livello Evoluto?”

“Mermaimon!”

“E il tuo, Agumon?”

“MetalGreymon!”

Patamon volò sulla testa di Aaron: “Sarà meglio che mi porti tu… non credo di andare abbastanza veloce!”

Quando Dave scese dall’albero il gruppo partì in perlustrazione dell’isolotto e, dopo una decina di minuti, ritornarono al punto di partenza, concludendo che si trattava di un isolotto circolare con un buco in mezzo nel quale sorgeva un lago e, all’interno del lago, un enorme castello.

“Non c’è dubbio, un luogo magico come questo non può altri che essere il luogo in cui si trova un Digimon della portata di MegiDramon!”

In quel momento il Digivice di Theo squillò, cadde a terra e l’ologramma di Azulongmon brillò tra gli schermi.

“Bene, prescelti! Avete finalmente raggiunto il luogo in cui si trova il castello di MegiDramon!”

“Ma come ci entriamo? La porta è chiusa!”

“MegiDramon non è un tipo sociale… di sicuro ha serrato il castello per evitare che intrusi varchino le sue soglie! Non si fiderà di voi, non vorrà ascoltarvi! Di questi tempi, MegiDramon si sarà chiuso in sé stesso! Dovrete riuscire a convincerlo! Costi quel che costi!”

“Ma cosa dobbiamo chiedergli?”

“Forse è stato MegiDramon a nascondere i sigilli! Chiedetegli in quali luoghi sono stati nascosti e a quel punto prendeteli prima del nemico!” Azulongmon si fermò: “Cosa ci fanno altri due esseri umani con voi?”

“Sono Lore e Sarah, sono stati convocati qui a Digiworld chissà come e non riescono più a tornare a casa loro… magari tu potresti aiutarli!”
“No… non mi è concesso… so che da qualche parte in questo mondo esiste un varco che collega i due mondi, ma non so esattamente dove si trovi! Forse MegiDramon lo sa… chiedetegli anche questo.”

Aaron si sedette davanti al Digivice: “Comunque sia non potresti parlarci tu con questo MegiDramon?”

“In questo momento non posso raggiungervi… ci metterei troppo tempo e non possiamo perderne! Quindi bando alla ciance ed entrate nel castello! Ma state attenti: non dovete entrarvi con la forza, o MegiDramon si convincerà che siete dei nemici e vi attaccherà!”

In quel momento la connessione si interruppe e i ragazzi si ritrovarono davanti al ponte che porta all’ingresso principale, le quali pareti laterali erano costituite da semicolonne che si restringevano fino all’ingresso vero e proprio, simulando un corridoio che in realtà era lungo appena qualche metro.

“Che strano posto… sembra tutto tranquillo! Non si direbbe il luogo in cui abita un Digimon irrequieto…”

“Anche le anime meno tranquille cercano di nascondersi in luoghi che celino la loro vera natura… come se avessero paura di mostrare agli altri la loro vera natura.”

“Oh Sabry… che filosofa!” Scherzò Giuly.

“Non è questo il punto… non sappiamo cosa ci sia dentro il castello e poi l’avete sentito Azulongmon! Ha detto di aspettare che ci aprano! Se entreremo noi MegiDramon ci attaccherà!”

“Questo posto è così bello che gli farei una foto! Ma non so se con la mia console riuscirò a farne… in questo mondo sembra non funzionare…”

“Ci sono persone che si fanno fare fotografie davanti a qualche monumento, come per dimostrare di esserci state… io preferisco fotografare solo il luogo, perché non voglio inquinare la scena!” disse Sarah, ma ci volle un po’ perché tutti capissero il senso della frase.

“Vorrei godermi ancora il panorama!” Concluse Sabry.

“Dobbiamo entrare invece… in qualche modo dobbiamo farci aprire la porta!”

“Maledizione! Se solo Azulongmon ci avesse detto qualcosa a riguardo…”

“I prescelti sono bloccati! Non sanno neanche da dove iniziare! Perché non gli diamo una mano?”

Aaron si sedette davanti alla porta del castello. “Qualcuno dovrà aprire questa porta prima o poi…”. Sonia lo guardò storto.

“Ma se non sei mai stato un tipo paziente, cosa vuoi fare, aspettare lì anche per giorni?” rise Dave.

“Hai ragione… finirei per entrare con la forza!”

Era passata circa un’oretta da quando i ragazzi erano approdati sull’isola e ancora nessuno si era accorto della loro presenza.

Ma ecco che la porta del castello si aprì davanti ai prescelti: una serie di Digimon apparve davanti ai loro occhi. Con aria minacciosa avanzarono e circondarono i ragazzi.

“Questa ha tutta l’aria di essere una sfida!”

“Che MegiDramon abbia pensato che siamo invasori?”

“Non ne ho idea, ma sono tanti!”

“Dovete digievolvere!” incitarono i ragazzi:

“Patamon digievolve… Angemon!”

“Salamon digievolve… Gatomon!”

“Gatomon super digievolve… Angewomon!”

“Lopmon digievolve… Turuiemon!”

“Turuiemon super digievolve… Antylamon!”

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!”

“Waspmon super digievolve… CannonBeemon!”

“Dracomon digievolve… Coredramon!”

“Coredramon super digievolve… Wingdramon!”

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”

“Ginryumon super digievolve… Hisyarumon!”

“Palmon digievolve… Togemon!”

“Togemon super digievolve… Lillymon!”

“Agumon mega digievolve… AncientGreymon!”

“Penguinmon mega digievolve… AncientMermaimon!”
E fu subito pronto un contro-esercito di Digimon potentissimi!

“Quelli laggiù si chiamano MetalTyrannomon!! Sono Digimon Androidi di Livello evoluto e la loro tecnica è il Mega Laser!” Annunciò Sabry!

“Quelli altri invece sono dei MegaDramon!” la spalleggiò Sonia.

“Quelli sono Grademon!” disse Aaron indicando dei Digimon Guerrieri dorati che avanzavano dietro alla cerchia di Digimon: “Sono Digimon Guerrieri di livello Evoluto! La loro tecnica è la Spada Aurea!”

Poi un Digimon più alto comparve da dietro tutti loro: “Magnamon! È un Digimon considerato molto forte, nonostante sia al livello Armor… attacca con i Missili Aurei!”

E l’esercito di MegiDramon era apparso davanti a tutti i prescelti: un centinaio di Digimon di livello Evoluto, capitanata da Magnamon e nove Digimon dovevano annientarli.

Fortunatamente i ragazzi disponevano di armi ben più forti di un qualunque livello Evoluto!

“Risvegliati, potere del ciondolo rosso!” e la spada di fuoco apparve nelle mani di Theo, ardente e minacciosa!

“Risvegliati, potere del ciondolo marrone!” disse Alex. In quel modo le catene sismiche avvolsero i suoi arti.

“Risvegliati, potere del ciondolo blu!” disse Giuly, mentre la piccola pietra divenne la lancia delle tempeste!

“Risvegliati, potere del ciondolo viola!” sussurrò Sonia, e lo Specchio di Venere le apparve tra le mani.

Ora i poteri di quattro dei sette paladini erano lì, svegli e pronti all’attacco!

La cerchia di MetalTyrannomon attaccò per prima, scagliando violenti getti di luce dalle fauci. Per rispondere all’attacco Giuly scatenò una tempesta controllata e scaraventò in cielo i Digimon, che ricaddero in acqua.

“Cannone Floreale!” gridò Lillymon accompagnata dai colpi di Angemon, Angewomon, Antylamon e Hisyarumon.

Wingdramon stava combattendo contro i Grademon, ma non stava avendo molto successo.

“Tempesta di Corona!” gridò Theo per soccorrere il suo Digimon. Al che scoppiò una tempesta di fuoco che incendiò la foresta. I Grademon bruciarono con essa, mentre i MegaDramon volavano tranquilli sparando i loro Missili d’Attacco: un vero e proprio raid aereo!

“Raggio Celestiale!” gridò Angemon, ma solo qualche MegaDramon ne venne colpito.

“Cerchio del Destino!” Proseguì Angewomon e un grande cerchio luminoso si aprì nel cielo, come una grande aurora. I MegaDramon più prossimi ad esso caddero a terra e iniziarono a bruciare nella boscaglia. Qualche Grademon resisteva abbastanza per poter scagliare i suoi colpi su Sonia, che rispondeva con grazia e con stile (come una brava ragazza, insomma…)

“Catena di Rovi!” disse quindi. Una frusta di rovi apparve nel suo braccio sinistro. La fece roteare verso i Grademon, le quali gambe vennero tagliate dalla frusta: altro che brava ragazza… la sua frusta non bruciava tra le fiamme e la sua consistenza impediva alle spade dei nemici di tagliarla.

“Un MegaDramon attaccò Angemon, che perse l’equilibrio e cadde.

“Angemon! Devi super digievolvere!!”

“Angemon super digievolve… MagnaAngemon!”

Così, per la seconda volta, Angemon super digievolse e riprese a volare.

Antylamon corse verso Magnamon e provò a scalfirne l’armatura con le sue scuri: “Non farmi ridere, razza di antilope! Io sono uno dei Cavalieri Reali! Proteggo Digiworld dagli invasori e la mia corazza è composta di metallo cromato digizoide! È indistruttibile! Pugno Aureo!” disse scagliando Antylamon altrove.

“Razza di incompetenti!” gridò poi ai suoi soldati: “Dovete rialzarvi e combattere!”

Ora il castello era circondato da una luce arancione: le fiamme che lo avvolgevano, rompevano l’armonia della notte e i suoi colori si accesero.

“Cannone Floreale!” gridò ancora Lillymon colpendo un MegaDramon.

“Fiammata Sonica!” gridò invece Wingdramon, dando fuoco a Magnamon, ma non bastò. La sua armatura era davvero indistruttibile.

Il cerchio nel cielo si spense e i MegaDramon tornarono a combattere con tutte le loro forze: “Missili d’Attacco! Missili d’Attacco!” dissero, dando inizio ad una seconda e più intensa pioggia di missili.

“Dardo di Venere!” disse Sonia, mentre una rosa rossa sfrecciò verso uno dei Digimon volanti, perforandolo e scomponendolo in dati.

“Missili Aurei!” controbatté Magnamon, mentre i MetalTyrannomon riemergevano dalle acque.

“Tornado Solare!” disse AncientGreymon scagliando un vortice di fuoco su uno di loro. Il MetalTyrannomon venne distrutto sul colpo.

“Schegge di Ghiaccio!” aggiunse AncientMermaimon.

Angewomon, MagnaAngemon, Hisyarumon, Lillymon e Wingdramon, svolazzavano qua e là colpendo nemici su nemici, mentre Antylamon si era appena ripreso.

“Scure Tornado!” disse contro Magnamon, ma ancora una volta non ebbe successo sul nemico.

Magnamon rimaneva immobile davanti alla porta del castello e ogni colpo non lo sfiorava nemmeno. “Sei proprio di coccio! Non vuoi capire che le tue tecniche sono insufficientemente forti per penetrare la mia armatura?”

“E’ mio compito distruggerti! A qualunque costo! Raffica Esplosiva!” disse muovendo le braccia in avanti. Ma neanche questo colpo riuscì a raggiungere il nemico.

“Pugno Aureo!”

E Antylamon sfrecciò in avanti colpita dalla forza del Cavaliere Reale.

“Liana Perforante!” gridò Lillymon su un MegaDramon, eliminandolo.

“Missili Aurei!” il colpo di Magnamon colpì Hisyarumon e Lillymon, che caddero a terra regrediti.

“Palmon!”

“Ryudamon! Questa la paghi, Magnamon! Catene Possedute!” Le catene intorno al corpo di Alex, come se avessero coscienza, cominciarono a colpire Magnamon con tutte le tecniche che da esse potessero scaturire, contemporaneamente.

Ma purtroppo, la corazza di Magnamon era proprio indistruttibile, tanto che nemmeno i Dardi di Venere poterono perforarlo.

“Specchio di Venere!” disse allora Sonia, mentre dallo specchio fuoriuscirono numerose piante che avvolsero il nemico.

“Riflesso Aureo!” rispose Magnamon generando un’onda di luce abbagliante che spezzò i lacci erbacei.

Intanto Dave aveva raggiunto Antylamon.

“Antylamon! Stai bene?”

“Sì Dave! Lasciami andare! Devo combattere!”

“Non parteciperai alla lotta! Non posso permettertelo! Sei ferito!”

“Lo so, ma perché non vuoi che combatta… sono ferito, mica morto!”

Dave abbracciò il suo Digimon: “Non ci pensare nemmeno! Non voglio che tu muoia! Devo preservare la tua vita fino all’ultimo!”

Nel frattempo Magnamon stava colpendo tutti i Digimon uno dopo l’altro. MagnaAngemon e Angewomon furono tra gli unici a non cedere.

“Freccia Sacra!”

“Spada spezza Anime!” dissero sparando i loro colpi. Magnamon per evitarli dovette inevitabilmente schivarli col corpo. La freccia sacra di Angewomon aveva già scheggiato la sua armatura e se avesse continuato a colpirlo di certo l’avrebbe distrutta.

“Missili Aurei!” Provò a contrattaccare, ma MagnaAngemon e Angewomon riuscirono a schivare i suoi colpi volando.

“Palmon! Presto, devi digievolvere! Se attacchiamo tutti insieme Magnamon lo sconfiggeremo!”

Ma intanto tutti i Digimon dell’esercito di MegiDramon continuavano a combattere. Le catene di Alex riuscivano a sconfiggerne in parte e i colpi di Giuly riuscivano a spedirli in mare, ma chissà come riuscivano sempre a riemergere. Qualcuno di loro venne invece travolto dal Vortice Sommergente di AncientMermaimon, rimanendovi intrappolato. Altri furono distrutti dall’Esplosione Finale di AncientGreymon, ma più ne venivano distrutti, più ne comparivano dal nulla.

Antylamon regredì Lopmon. “Mi dispiace Dave… ma hai ragione. Non ce la faccio a combattere ancora!”

“Non ti devi dispiacere! Non è da tutti accorgersi di quando si sono raggiunti i propri limiti!”

Fu allora che anche il ciondolo di Dave si illuminò. La luce arancione che veniva emanata dalla piccola sfera eclissava quella del fuoco che avvolgeva l’isola.

Una grande asta bianca apparve davanti a Dave e alle sue estremità apparvero due grosse lame d’ascia.

“Dave! Hai attivato il tuo ciondolo!” Esultò Sabry. Ma era presto per cantare vittoria. Magnamon avanzava verso di lui con aria impavida.
“Sono un Digimon che gode della forza dei miracoli! Sono invincibile! Missili Aurei!”

Dave venne colpito dai missili di Magnamon, sotto le grida di Aaron e Sonia, ma quando il fumo da esse provocato svanì, Dave ne risultò indenne.

“Hai paura… Magnamon!”

Magnamon sentendosi dire queste parole, si chinò e prese la sua testa tra le mani, gridando.

“Hai paura di morire! Sai che non puoi farcela contro i prescelti… sai di… morire!”

Le grida di Magnamon si facevano sempre più intense. È come se Dave potesse controllare la sua mente a distanza. Come se potesse infondergli emozioni che non gli appartenevano. Dave, il paladino dalla Scure dei Fulmini, il paladino con il potere sul Giudizio!

“Morirai, Magnamon!” disse tranquillamente Dave avvicinandosi a lui, evitando tutti i Digimon che soffrivano e che attaccavano in quel campo di distruzione. Magnamon provò ad alzare lo sguardo e lo vide brandire la sua scure.

“Implora pietà, Magnamon!”

“Ti prego! Ti scongiuro! Non uccidermi! Risparmia la ma vita!”

“Non ti ho ancora sentito implorare…”

“Ti imploro! Risparmia la mia vita!! Risparmia la mia vita tanto bassa!”

Dave guardò Aaron, guardò Alex, Palmon e tutti gli altri Digimon. Poi guardò il suo Lopmon, lì, a terra, privo di sensi.

“Hai sprecato la tua vita e hai fatto del male ai miei amici! Non avrò pietà di te!”

MagnaAngemon e Angewomon osservavano tacitamente la scena.

“No, no!” implorava Magnamon.

“Scure del Giudizio!” disse Dave, scindendo la testa di Magnamon con la scure elettrificata. L’armatura su cui Magnamon aveva fatto tanto affidamento, ora venne sgretolata come un castello di sabbia colpito da un pallone: Magnamon si dileguò in dati.

I prescelti rimasero attoniti di fronte al potere del ciondolo di Dave. Un potere che poteva quasi competere con quello scatenato da Aaron in passato.

“Varco Soprannaturale!” disse MagnaAngemon, al che mosse la spada circolarmente, disegnando una circonferenza in cielo. In essa, un cancello giallo si aprì ruotando sul proprio centro, risucchiando al suo interno tutti i Digimon nemici. Quando si richiuse, i prescelti erano rimasti soli davanti alla porta aperta del castello di MegiDramon. Che si siano guadagnati la fiducia del Digidrago Sacro?

“Povero Magnamon! Ha fatto una fine atroce! Purtroppo anche i ciondoli dai tre poteri sull’ultraterreno hanno iniziato a illuminarsi… è un pericolo che devo evitare! MegiDramon sarà abbastanza forte per fermarli?”

Così i ragazzi misero piede all’interno del castello, lasciandosi alle spalle il fuoco e le fiamme che percotevano l’isola, generando un vero e proprio anello di fuoco. La lotta si avvicina…

FINE CAPITOLO 25

Episodio 26: Il cavaliere magico

Così i ragazzi misero piede all’interno del castello, lasciandosi alle spalle il fuoco e le fiamme che percotevano l’isola, generando un vero e proprio anello di fuoco. La lotta si avvicina…

Mi ero fermato qui l’ultima volta. Ma ricapitoliamo: Dave attiva il potere del ciondolo arancione e scatena la scure del giudizio, la terribile arma con cui controlla e decapita Magnamon.

Nel frattempo alla bellissima isola circolare, in cui si trova il castello di MegiDramon, è stato dato fuoco.

Se prima il castello assumeva una candida luce azzurra, ora il colore che più lo descriveva era il rosso delle fiamme: il castello sembrava emergere da un lago di fuoco e i prescelti erano ormai entrati al loro interno.

Da dentro si poteva ancora udire lo scoppiettio delle fiamme e il calore che emanavano. Sonia, Dave, Giuly, Theo e Alex, ancora con in mano le loro armi facevano strada ad Aaron, Sabry, Lore e Sarah e ai Digimon regrediti di livello, lungo il corridoio bianco.

Quando giunsero al termine di esso aprirono una porta di legno e si accorsero che l’atmosfera era completamente cambiata: fiaccole accese attaccate al muro perimetrale della stanza circolare, con tre porte alla parete opposta a quella d’entrata. Alex si guardò intorno e poi si accorse che qualcosa di rosso gocciolava dal soffitto. Guardò in alto e si accorse dello spettacolo macabro che gli si presentò alla vista: numerosi corpi di Digimon appesi al soffitto da chiodi conficcati nei polsi e nelle caviglie. Non emettevano alcun suono, eppure si capiva che erano ancora vivi, come tenuti immobili da un incantesimo dolorosissimo.

“Tiriamoli giù di lì!” propose Dave, ma la sua idea venne bocciata da Sonia: “Non possiamo! Se MegiDramon se ne accorgesse potrebbe non fidarsi di noi! Se quelli sono i suoi prigionieri non dobbiamo toccarli! Ricorda che è un Digimon buono… avrà avuto le sue buone ragioni per appenderli lì!”

“Un Digimon buono… ci ha scagliato contro un intero esercito di Digimon…”

“Che noi abbiamo sconfitto… potrebbe essere stata una prova!”

“Forse anche questa è una prova. Per vedere se abbiamo davvero il cuore dei Paladini…”

Sonia guardò Dave e rispose con calma: “Non credi che sia abbastanza dimostrargli di saper distruggere centinaia di Digimon?”

Aaron guardò Patamon: “Hai fatto un ottimo lavoro sbarazzandoti di tutti quei Digimon nel tuo portale!”

“Grazie! È il mio dovere!” gli sorrise il partner.

“Ma perché non hai subito attirato Magnamon in quel varco? Ci avresti fatto risparmiare tempo aprendolo fin dall’inizio!”

“Non ci avevo pensato!” mugugnò il Digimon prima di posarsi sulla testa del partner.

“Se lo dici tu..:”

Intanto Sonia e Dave continuavano a bisticciare: “Non mi importa cosa questi poveretti hanno fatto! Tutto questo è una mera crudeltà!” diceva lui.

“Se li tiriamo giù, MegiDramon potrebbe attaccarci! Non facciamo mosse avventate!” rispondeva lei con brio.

“Basta! A loro penseremo dopo aver parlato con il drago… adesso concentriamoci sulle ricerche di quel Digimon…”

“Se è uno dei quattro Digidraghi Sacri probabilmente risiede in una grande sala… abbiamo visto Azulongmon, è enorme!”

“Caspita! Se MegiDramon ci volesse sfidare finiremmo nei casini! Non voglio affrontare un Digimon della stazza di Azulongmon!” rabbrividì Alex.

“Sempre il solito fifone! Pensiamo a cercare MegiDramon!”

Già, ma non era semplice trovarlo, c’erano tre porte diverse davanti ai ragazzi: la prima porta, su cui era incisa una fiala era blu e fatta di rubini luccicanti; la seconda era fatta di topazi e su di essa era inciso un ingranaggio e sull’ultima, quella fatta di smeraldi, erano incisi dei pallini.

“Proviamo la prima!” propose Sarah aprendola. Ma al suo interno era visibile solo un’impenetrabile nube nera. 

“Aspetta! E se non fosse quella giusta?” Controbatté Giuly aprendo anche la seconda porta, ma anche oltre ad essa, l’orizzonte era oscurato da una coltre di nebbia nera.

“Sciocchezze! MegiDramon è un drago e ai draghi piace il fuoco, o almeno lo sputano, visto che la porta è rossa dovremmo passare di qui!” disse indicando il portale.

“E se invece la porta gialla fosse quella giusta? In fondo è quella in mezzo… e la più grande…” ipotizzò Sabry aprendo anche la terza porta. Anche attraverso di essa non era possibile vedere niente.

“Ma non sempre quella più grossa è anche quella giusta… probabilmente è un metodo per ingannarci… dovremmo prendere quella verde!” disse allora Alex, avvicinandosi alla suddetta porta.

“Qualunque porta sia io mi auguro di non trovarmelo davanti!”

“A questo punto dividiamoci! Entriamo in una porta a gruppi e se non è quella giusta tornano indietro. Il gruppo che non torna è quello che ha trovato il drago!!”

“Ottima idea, Sonia! Io entro nella porta verde!” esclamò Aaron facendosi coraggio.

“Io vengo con te!” sussurrò Dave seguito da Lopmon.

“Io, Giuly e Sabry entriamo in quella gialla allora!” sospirò Sonia.

“Ci sono anche io…!” commentò Sarah.

“Allora a me, Lore e Theo tocca la porta rossa… speriamo in bene! chi entra per primo?”

“Entriamo tutti insieme, Alex…!”

I ragazzi si posizionarono così intorno alle porte: Aaron e Dave davanti a quella verde, le ragazze davanti a quella gialla e il resto del gruppo davanti a quella rossa.

Lasciandosi indietro i corpi appesi al soffitto agonizzanti, i tre gruppi varcarono i portali. Per un attimo i ragazzi vollero tornare indietro, ma le porte sbatterono violentemente alle loro spalle: l’unica possibilità che avevano era proseguire.

Aaron e Dave ora riuscivano chiaramente a vedere quello che conteneva la stanza verde: un ammasso di Digimon che si dimenavano nel fango e nella nebbia puzzolente. Tutto ciò nel più totale silenzio.

“Cosa succede? Perché si stanno ammazzando?”

“Non lo so!” rispose Lopmon: “Forse sono due eserciti che combattono!”

“Credo che siano prigionieri anche loro…” propose Dave: “Guardate… non sembrano eserciti, è come se combattessero tutti contro tutti!”

“Proviamo a fermarne uno e a chiederglielo!” propose Patamon avvicinandosi ad un Digimon tutto insanguinato. Il Digimon lo guardò e poi i ragazzi lo riconobbero: Vajiramon! Il putrido Digimon che i ragazzi avevano incontrato all’inizio dell’avventura nel Continente delle Ombre!

“Che ci fai tu qui? Aaron non ti aveva ucciso?” chiese il piccolo Digimon arancione al toro.

“Voi che ci fate qui!” controbatté lui mollando la testa di un altro Digimon nei paraggi.

“Siamo venuti per parlare con MegiDramon! Dobbiamo chiedergli delle informazioni…”

“Badate, prescelti! Questo castello non è un semplice castello… ma piuttosto è come una sorta di luogo in cui le anime dei Digimon destinate a rinascere sottoforma di Digiuovo vengono per subire le conseguenze dei loro peccati in terra. MegiDramon regna su questo purgatorio come un re infernale governa l’oscuro regno. È un Digimon malvagio che ci infligge sofferenze lunghissime!”

“Un Digimon malvagio? Non è uno dei quattro…”

“Sì che lo è! Ed è il più cruento dell’organizzazione!! Statene lontani!”

“Siamo venuti fin qua per chiedergli dove si trovano i sigilli! Non ce ne andremo a mani vuote! Dovessimo affrontarlo a mani nude!”

“Siete dei folli! Guardate cosa ha fatto a noi povere anime di Digimon…”

“Ma piantala! Te lo sei meritato! Dopo tutto il male che hai fatto…” Aaron diede un colpo sulla spalla del suo amico, come per chiedergli di smetterla. In fondo era colpa sua se Vajiramon era finito lì, l’aveva eliminato in balia delle forze del Silenzio…

Così Aaron e Dave si fecero largo trai dannati ed aprirono una porta dall’altra parte della stanza.

Intanto Lore, Alex e Theo erano entrati nella sala dalla porta rossa. Al suo interno un enorme lago pieno di Digimon che provavano a nuotare, ma senza successo. Digimon che venivano spinti sott’acqua e che riemergevano. Ma non era acqua quella… era sangue! Un’immensa pozza di sangue nella quale erano immersi Digimon. Ma c’era silenzio. L’unico rumore udibile era quello provocato dai corpi che sbattevano qua e là nel sangue, ritorcendosi su di loro a causa dell’elevata temperatura del sangue.

Ma un Digimon spiccava nel bel mezzo degli altri: un Digimon già incontrato dai ragazzi.

“Tu sei la stessa Witchmon che abbiamo incontrato noi?”

“Ma non può essere, Theo! Witchmon è morta!”

Singhiozzando mentre veniva sommersa dal sangue, approfittando dei momenti in cui riemergeva il Digimon parlò, spezzando il silenzio: “Luridi prescelti! Sono io, Witchmon!”

I ragazzi spalancarono gli occhi: “Com’è possibile?”

“In questo castello vengono mandate le anime prima di essere smistate! Alcuni di noi andranno dritti nell’area oscura, altri rinasceranno come digiuova e altri ancora sono condannati a diventare carne per i demoni! Aspettiamo il nostro giudizio!”

“Quindi i Digimon possono rinascere come Digiuovo…”

“In questa stanza vengono puniti i Digimon che si sono macchiati di peccati legati all’anima! In questo lago – venne sommersa dal sangue e riemerse – in questo lago sono sommerse le anime che sono destinate all’area oscura! Cosa ci fate qua?”

“Siamo qui perché dobbiamo incontrare MegiDramon!”

“Pazzi! Se pensavate che Phelesmon fosse forte, aspettatevi l’inferno dinnanzi all’oscura bestia!”

“Cosa intendi dire con “Oscura bestia”? perché mai MegiDramon sarebbe una bestia?”

“E’ il più cruento dei quattro Digidraghi Sacri ed è quello incaricato di occuparsi di noi anime! Guardate come ci tratta!”

“Ve lo siete meritati!”

Voltandosi dall’altra parte il gruppo percorse il perimetro del lago, allontanandosi da Witchmon e passando attraverso una porta.

Le ragazze non furono molto fortunate: non vedevano niente. Solo una pesante puzza di marcio e tanta, tanta nebbia. Abbastanza da rendere difficile il respiro. In quel vano si sentivano grida, urla e lamenti ad alto volume, ma non si capiva da dove provenivano. Il buio. Il buio regnava sovrano in quel posto.

Poi un’ombra si accese davanti a loro. Sonia fu la prima a riconoscerla e non dovette neanche chiedere se fosse lo stesso Digimon che avevano incontrato in passato.

“Prescelti!” parlò senza che Sonia e Sarah potessero dire una parola.

“Chi è questo?” chiese Sarah.

“E’ il nemico che abbiamo affrontato prima di metterci alla ricerca di questo castello. È NeoDevimon.”

NeoDevimon era lì, davanti a loro, ma non era tangibile, né tanto meno trasparente, diciamo che era una via di mezzo.
“Prescelti, avete trovato il castello di MegiDramon, mi aspettavo che arrivaste qui! In questo luogo vengono puniti i Digimon che si sono macchiati di vizi terribili che hanno corrotto sia la loro anima che il loro corpo. Tutto il dolore delle altre sale silenziose può essere udito solo qui e noi, i Digimon peggiori che siano esistiti, siamo costretti ad ascoltare queste terribili grida fino a che non arriverà il giorno in cui saremo giudicati e… purtroppo il nostro giudizio sarà unico: saremo dati in pasto ai demoni nell’area oscura!”

Sarah era confusa, ma non Giuly, Sonia e Sabry: loro erano abituate a questo genere di cose.

“Perché tanto dolore? Perché un Digimon di legge come MegiDramon, un amministratore di questo mondo, dovrebbe permettere qualcosa di simile…?”

“Perché a lui è stato affidato il controllo su questo genere di affari. E questa è la legge qui.”

Poi NeoDevimon si interruppe. Cadde in ginocchio e si coprì le orecchie urlando a squarciagola, lasciando intendere che fossero le grida dei Digimon delle altre sale a dargli fastidio. Ma alle ragazze non dava lo stesso effetto. Le ragazze erano indifferenti a quel suono.

“In questo castello sono puniti i Digimon morti. Ognuno di loro ha commesso peccati legati al corpo, allo spirito o a entrambi.” Parlò una voce nella stanza. La sua voce era rauca, roca e spezzata, come quella di un anziano gravemente malato. Non si capiva da dove proveniva, ma appena parlava tutti i lamenti tacevano, come impauriti.

“I vostri compagni non sono stati molto fortunati: il soldato del silenzio e il guerriero del giudizio – disse con chiaro riferimento ad Aaron e Dave – sono capitati in un luogo in cui soffrono i Digimon che hanno commesso i peccati meno gravi, quelli legati al corpo: il sadismo, il masochismo, eccetera… peccati che si possono espiare per poi tornare ad una nuova vita, lasciandosi alle spalle quella vecchia. Il resto dei ragazzi del vostro gruppo ha visto il lago del sangue, dove sono immersi gli spiriti dei Digimon che hanno commesso peccati legati all’anima, come la corruzione o la concussione… questi poveracci sono destinati a finire nell’area oscura, trai demoni! Mentre questi qui… sono costretti a patire le grida dei loro compagni “più fortunati”, soffrendo per aver commesso peccati legati sia al corpo che all’anima. Questi non hanno speranza di rinascere in superficie o nell’oscuro pozzo. Diverranno cibo per i dannati dell’area Oscura!!”

“Avverto una forza e una potenza molto pericolose!” annunciò Salamon.

“Chi sei? Sei Phelesmon?”

“No… non mi paragonate a Phelesmon, lui è già stato divorato da tempo! Io sono l’imperatore di questo purgatorio e governo su questo sottore!”

In quell’istante entrarono Dave, Aaron e tutti gli altri, dalla stessa porta.

L’imponente Digimon si illuminò davanti a loro: con grandi ali di membrana gialla e un corpo rosso come il fuoco. Una maschera rossa e un lungo corpo serpentesco.

“MegiDramon! Digidrago nero di livello Mega! La sua tecnica è Fiamme di Megiddo!”

“Prescelti! Azulongmon vi ha annunciati, ma io non ho intenzione di sottostare a lui! Morirete qui e non tornerete mai più nel vostro mondo!”

“Chi sono quei Digimon appesi nella prima stanza?” chiese Theo per distrarlo.

“Sono anime di Digimon che sono destinate a patire per l’eternità! In guardia!”

Strisciando lungo il tappeto di anime, MegiDramon si scaraventò sui ragazzi che oltrepassarono la porta dietro di lui, ritrovandosi nella sala con i Digimon appesi.

MegiDramon li raggiunse, minaccioso più che mai!

“Patamon digievolve… Angemon!”

“Salamon digievolve… Gatomon!”

“Gatomon super digievolve… Angewomon!”

“Lopmon digievolve… Turuiemon!”

“Turuiemon super digievolve… Antylamon!”

“Fanbeemon digievolve… Waspmon!”

“Waspmon super digievolve… CannonBeemon!”

“Dracomon digievolve… Coredramon!”

“Coredramon super digievolve… Wingdramon!”

“Ryudamon digievolve… Ginryumon!”

“Ginryumon super digievolve… Hisyarumon!”

“Palmon digievolve… Togemon!”

“Togemon super digievolve… Lillymon!”

“Agumon mega digievolve… AncientGreymon!”

“Penguinmon mega digievolve… AncientMermaimon!”
Dave e gli altri provarono ad attivare i ciondoli, ma stranamente non ci riuscirono. C’era come una sorta di inibizione in quella stanza.

“Non potete usare quei cosi qui!” spiegò MegiDramon: “sono inutili in un posto dove le anime dei Digimon soffrono in silenzio!” rise. “Fiamme di Megiddo!” disse sparando un violento getto di fuoco dalle fauci, incenerendo ogni cosa e colpendo gli spiriti, ma senza provocare loro danni apparenti.

“Cannone Floreale!”

“Spada Spezza Anime!”

“Scure Veloce!”

“Freccia Sacra!”

“Non mi scocciate!” ruggì il Digimon. “Siete patetici e non potete distruggermi con le vostre futili armi di livello evoluto!”

Presto fatto: AncientGreymon e AncientMermaimon partirono all’attacco, ma vennero inceneriti dalla tecnica del drago e regredirono.

“Guarda quanto dolore! Perché tu, che sei un Digimon di giustizia, permetti tutto ciò?” disse Sabry, mentre le scendevano le lacrime.

“Come dici? Sei lì, inerme e mi assali così? Sei una stupida!”

“Sabry! Vieni via!” Le urlava Angewomon, ma la ragazza non la ascoltò.

“Sei un Digimon che non merita rispetto!”

“Varco Soprannaturale!” grido MagnaAngemon, ma benché MegiDramon ne venisse attratto, il risultato fu minimo. Anzi, si richiuse quando MagnaAngemon venne colpito dalle fiamme del nemico, regredendo Patamon.

“Cos’altro vuoi fare? Non ti è bastato torturare questi Digimon?”

“Come posso fartelo capire che è il loro destino? Non posso farci niente se sono destinati a patire! Sei un Digimon malvagio e irritante!”

“Come osi rivolgerti a me così? Bene! Allora significa che Azulongmon ha davvero riposto molta fiducia in voi! Vi ha sopravvalutato e vi siete montati la testa! Un peccato che si espia con la vita! Fiamme di Megiddo!”

Ma il ciondolo giallo di Sabry si illuminò, creando uno scudo luminoso che bloccò le fiamme e le spense.

“Cosa? Quell’affare non dovrebbe illuminarsi in questo castello! – poi spostò gli occhi sugli altri ragazzi: anche i loro ciondoli si erano illuminati – che sia la forza della luce?”

Il ciondolo divenne ben presto una bellissima balestra dorata, con diamanti su ogni parte: “Non voi pentirti, MegiDramon?”

“No… non ce la farai mai a farmi tacere come queste anime!”

Sabry risplendeva di luce aurea e le anime appese cominciarono a sorridere, come se non sentissero più il dolore.

“Non lo uccidere, Sabry! È uno dei quattro Digidraghi Sacri!” gridò Alex.

“Non ti preoccupare! Ho solo intenzione di togliere da lui le tenebre che lo stanno divorando! Qualcuno deve averlo come maledetto!”

MegiDramon si avvicinò alla ragazza, ma lei prese una delle frecce con inciso un fiore e la sparò attraversò la balestra contro MegiDramon: “Freccia Positivizzante!”

Colpito in pieno, il Digidrago cadde. Giuly tornò normale e i ragazzi si radunarono intorno a lui.

“Mi dispiace per avervi colpito. Non era mia intenzione. Sono stato corrotto dalle forze del male che volevano prendere possesso dei miei poteri e ho perso il controllo. Mi dispiace anche che non posso far smettere di soffrire queste anime: non mi è concesso.”

Sabry chinò il viso.

“So che volete sapere se io so dove si trovano i sigilli… ebbene no. Non sono stato io a nasconderli!” I ragazzi ascoltarono in silenzio, un po’ delusi, ma si voltarono non appena sentirono la porta del cancello spalancarsi: un forte rumore di passi si sentì lungo il corridoio, finché anche la porta della sala non si spalancò.

“Com’è commovente! MegiDramon che si scusa, ma che non sa dove sono i sigilli! Mi dispiace per voi, ma anche per me! Significa che me li devo cercare da solo!”
Un Digimon cavalleresco con un lungo mantello rosso che gli scendeva dalle spalle.

“Che ci fai tu qui? Sei stato tu a influenzarmi con il potere delle tenebre, vero?”

Ridendo l’altro Digimon rispose: “Ho fin da subito messo in atto il mio piano, fin da quando spalleggiavo NeoDevimon fingendomi interessato alla sua causa! Ora però troverò personalmente i sigilli e risveglierò i sette Signori Oscuri! Non c’è niente che mi può fermare!”

“Tu dici, MedievalGallantmon? – ruggì MegiDramon – “Io non credo che sia così!” disse ergendosi in tutta la sua maestosità.

“Non mi intralciare MegiDramon! Farai una brutta fine!”

I ragazzi si alzarono, ma MegiDramon li obbligò a lasciare la sala. Come per magia si trovarono all’esterno del castello, circondati dalle fiamme. E MegiDramon che in cielo lottava con il suo avversario.

“Quel Digimon… mi sembra di averlo visto di sfuggita nella fortezza di NeoDevimon…” sussurrò Sonia, mentre i due combattevano.

“Ho scritto una falsa lettera a NeoDevimon dicendogli che me ne sarei andato, ma invece ho dovuto sbrigare qualche cosetta prima di andarmene!” disse ridendo.

“Maledetto!” ruggì il drago: “Fiamme di Megiddo!”

Ma il nemico si fece scudo del mantello, che spense le fiamme.

“Ghigliottina Falciante!” disse l’altro correndo incontro al drago e tagliandogli le ali. Questo, senza che potesse ribattere, cadde nel fuoco. MedievalGallantmon scese a picco su di lui, perforandolo con la sua ghigliottina. I ragazzi erano stupiti: MegiDramon era stato ucciso in un batter d’occhio da un altro Digimon. Impressionante.

Dopo avere assorbito i dati del Digidrago Sacro, MedievalGallantmon si avvicinò ai ragazzi con fare minaccioso. Fortunatamente, da dietro le nuvole di cenere, come un fulmine, Azulongmon apparve, e portò in salvo i ragazzi.

“Prescelti! Anche se siete arrivati fin qui, vi garantisco che non vincerete anche contro di me! Sono un Digimon molto potente e non per niente ho distrutto MegiDramon! State pur tranquilli che contro di me non avete speranze!”

Così, anche un’altra parte dell’avventura dei ragazzi a Digiworld si è conclusa. I ragazzi lasciano il castello di MegiDramon, meta che fino a quella notte gli era stata prefissata. Meta che non aveva portato a niente, solo al disastro. Chi era MedievalGallantmon? Che cosa rimase a fare nella fortezza di NeoDevimon?

 
FINE CAPITOLO 26