Archie VS. Betty

di OlicityAllTheWay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Archie VS. Betty ***
Capitolo 2: *** Chuck ***
Capitolo 3: *** A new bodyguard ***
Capitolo 4: *** News ***
Capitolo 5: *** Sweetwater ***
Capitolo 6: *** The beggining of a new era ***
Capitolo 7: *** Pop's ***



Capitolo 1
*** Archie VS. Betty ***


Archie e Betty erano amici da sempre. Da quando avevano 4 anni per la precisione, ed era quasi come se fossero fratelli.

 

Ma da qualche tempo Betty aveva iniziato a vedere Archie in maniera diversa, come più di un amico.

Così quella sera ci mise molto più tempo e molto più impegno del solito nel prepararsi.

Per il ballo scelse un abito rosa con dei triangoli che lasciavano scoperta la pelle liscia e chiara della vita. Ondulò i suoi capelli biondi in maniera maniacale, liberandoli dalla solita coda di cavallo che la caratterizzava.

Durante il loro primo e ultimo ballo di quella sera prese coraggio e gli confessò che di tanto in tanto si ritrovava a fantasticare su loro due, soprattutto ora che lei era diventata una cheerleader e lui il quarterback.

Ma non era andata come sperava, anzi era stato un disastro.

Dopo il ballo erano andati tutti a casa di Cheryl Blossom e lì la situazione era peggiorata: Archie e Veronica – la nuova arrivata – avevano giocato a quello stupido gioco “Sette Minuti In Paradiso” e Dio solo sa che cosa avessero fatto dentro quell’armadio. Nonostante quello che lei gli aveva detto durante il ballo.

Davanti al portico della sua splendida casa, Betty, decise di chiedergli chiaro e tondo come stessero le cose fra loro due: << Non ti sto chiedendo cosa abbiate fatto a casa di Cheryl, tu e Veronica. Non lo voglio sapere. Quello che ti sto chiedendo, adesso Archie, è se tu mi ami. >>

Lui la guardò, incerto su cosa dire. Anzi sapeva esattamente cosa dire, ma non come: << Certo che ti amo, Betty. Ma… >> tentennò per un attimo, poi continuò: << …ma non nel modo in cui tu vorresti. >> concluse abbassando lo sguardo.

Ferirla era l’ultima cosa che voleva, ma illuderla era ancora peggio.

Lei lo guardò con occhi pieni di lacrime e senza dire una parola rientrò in casa.

Chiusa la porta alle sue spalle crollò sulle sue stesse gambe, sedendosi sui talloni. Si portò le mani alla bocca per soffocare il singhiozzo che stava uscendo in quel momento. Ma le sentì bagnate. No, non di nuovo. Nemmeno quella volta era riuscita a controllarsi: pur di non scoppiare davanti ad Archie, pur di non sputargli addosso una marea di cattiverie aveva conficcato le unghie sui palmi, fino a bucarli, fino a riempirli di sangue.

Forse sua madre aveva ragione e lei non stava bene, forse aveva ragione e lei sarebbe diventata come sua sorella Polly, andando avanti a forza di pillole piccole e bianche nascoste in anonime boccette arancioni.

Scosse la testa per liberarsi dai quei pensieri e, pur essendo tardi, decise di chiamare l’unica persona che la capiva sempre e che non l’avrebbe abbandonata mai: Kevin.

 

<< Ehi, Betty! >> disse lui con una voce…colpevole? << Tutto bene? >>

Lei non rispose, emise soltanto uno strano verso, strozzato che fece capire immediatamente all’amico che qualcosa non andasse.

<< Ok, tesoro. Dove sei? Sto arrivando >> disse lui cercando di rassicurarla.

<< Casa >> rispose Betty, con una voce piatta, quasi non sua.

<< Ok, arrivo. Ma stà lontana da quella roba >>.

 

Dieci minuti più tardi Kevin entrò in casa di Betty, senza nemmeno suonare: non aveva bisogno di questi convenevoli. Lui era uno di casa.

La trovò seduta a terra, vicino alla cucina. Con lo sguardo vuoto e continuava a fissarsi le mani.

Il ragazzo si sedette sui talloni e le prese le mani piccole tra le sue: in una stringeva la boccetta arancione mentre nell’altra aveva due piccolissime pasticche bianche.

Si passò una mano tra i capelli: << Quante ne hai prese? >>

Lei lo guardò come se si accorgesse solo adesso che lui fosse arrivato. Scosse la testa.

<< No cosa, Betty? >> cercò di incitarla Kevin.

<< Non ne ho preso nemmeno una. >>

<< Brava tesoro. Ora dalle a me e andiamo in camera tua. >>

<< Ok >> rispose Betty.

Lui sospirò, sollevato di essere arrivato in tempo. Quelle pasticche le toglievano la lucidità di cui aveva bisogno. Era da tanto che non le prendeva, sarebbe stato meglio se questo fosse rimasto invariato.

 

Salirono le scale e lui l’aiutò a liberarsi dei tacchi alti e di quel vestito che sicuramente non sarebbe stato comodo per dormire. Betty si avviò verso il letto, e si infilò sotto le coperte.

Fortunatamente era abbastanza grande per ospitare entrambi perché il suo migliore amico non aveva nessuna intenzione di abbandonarla, soprattutto non quella notte.

Si addormentarono mentre lui le accarezzava i capelli e le ripeteva dolci parole.

 

L’indomani Kevin si sveglio solo perché Betty le diede una cuscinata fortissima sul viso.

Aprì gli occhi, spaesato: << Forza Bell’Addormentato! Dobbiamo andare a scuola e tu indossi ancora i vestiti di ieri! >>

Lui la guardò disorientato, ieri era in lacrime, pronta a prendere quelle maledette pillole che ha conosciuto solo per colpa della madre e ora invece sorride, urla ed è perfetta come sempre: coda di cavallo, trucco leggero, jeans e camicetta a fiori.

<< Ok ok! >> disse Kevin vedendo che lei stava per sferrargli un’altra cuscinata.

Kevin si alzò e si mise le scarpe. Betty lo osservava, sembrava stesse pensando a qualcosa da dirgli.

<< Ehi, grazie per ieri >> disse infine. E lui vide un lampo di tristezza passare nei suoi occhi, ma fu questione di un secondo. Un’altra persona non se ne sarebbe nemmeno accorta; ma lui non era un’altra persona. Lui era lui e la conosceva meglio delle sue tasche.

Infatti sapeva esattamente perché ieri l’avesse trovata in quello stato, ma voleva sentirlo da lei in modo da poter intavolare un discorso piuttosto che una ramanzina a senso unico.

<< Sai che per te ci sono sempre. Piuttosto vuoi dirmi che è successo? >> provò lui.

<< Archie >> rispose lei semplicemente, sapendo che un solo nome potesse valere quanto una spiegazione intera.

Ma Kevin non dette segno di volersi arrendere e alzò un sopracciglio come per dire “Allora? Racconta!””

<< Ieri gli ho detto cosa sentivo per lui. E gli ho chiesto cosa sentisse lui per me. La risposta che mi ha dato non è quella che speravo. >>

<< Ragazza! Anche io farei follie per quell’Archie! Diavolo ha degli addominali che sono la fine del mondo >> disse Kevin facendo l’occhiolino a Betty: << Ma mi devi promettere di non ridurti mai più così per un ragazzo. Nemmeno se quel ragazzo è Archie Andrews. Non ne vale la pena, credimi. >>

Lei annuì debolmente.

<< Ok, sai una cosa? Da oggi cambi look. Farai cadere ai tuoi piedi tutti i ragazzi della Riverdale High School e ti dimenticherai di Archie in due minuti >> disse lui da perfetto esperto della moda, quale non era assolutamente.

Betty sembrò divertita e in un attimo annuì.

Il ragazzo si avvicinò all’armadio rosa e bianco che si trovava in un angolo della stanza e lo aprì nella speranza di trovare qualcosa che si avvicinasse alle sue idee.

Ma rimase deluso: trovò solo blue jeans e camicette, per lo più tutte simili se non addirittura uguali.

<< Beh! Forse più tardi dovremmo anche andare al centro commerciale per cambiare il tuo armadio: è troppo monotono >> disse Kevin guardando Betty di sottecchi. Doveva stare attento alle parole che usava, lei era troppo fragile: anche una cosa che alle orecchie di chiunque sarebbe sembrata normale, per lei poteva essere una bomba. Viveva eclissata dalla sua famiglia, più precisamente da sua madre, nella paura di non essere mai abbastanza perfetta. Betty era rotta dentro e Kevin aveva intenzione di sistemarla.

 

<< Hai totalmente ragione >> rispose invece lei, mettendosi le mani sui fianchi: << Fino a quel momento però possiamo guardare nell’armadio di Polly >>.

A quell’affermazione Kevin sgranò gli occhi, Betty – o tutta la sua famiglia se per quello – non parlava mai di Polly, non da quando era finita in un ospedale psichiatrico per lo meno. Figuriamoci offrirsi si indossare uno dei suoi vestiti.

Ma il ragazzo, per evitare di turbarla, fece spallucce e si avviò insieme a lei nella camera della sorella maggiore.

 

Kevin e Betty entrarono nei corridoi della scuola tenendosi a braccetto.

Lei portava i capelli lisci, un trucco sempre leggero al quale aveva però aggiunto un rossetto fucsia acceso. Ma questo non era tutto: portava un vestito bianco con una scollatura a cuore, agganciato al collo. Aveva mezza schiena scoperta, ed era decisamente troppo corto per una mattinata a scuola.

Tutti la guardarono sorpresi e straniti: quella non era la Betty Cooper a cui tutti erano abituati. Alcuni ragazzi si diedero di gomito facendo apprezzamenti a bassa voce.

Ma Betty era concentrata solo su un ragazzo e con sguardo furtivo lo cercava.

Le dava le spalle, davanti al suo armadietto, probabilmente sistemando dei libri. Si voltò solo quando Jughead gli diede una pacca sulla spalla.

Il viso di Archie cambiò espressione molto velocemente: prima sorpreso, poi leggermente arrabbiato. Sbatté l’anta dell’armadietto e si avviò verso i due a passo veloce e deciso.

<< Ehi Archie, tutto bene? >> gli chiese Kevin facendo finta di non sapere nulla della sera prima e di non essere responsabile del cambiamento della ragazza.

<< Che ti sei messa addosso? >> fu la risposta di Archie, non indirizzata a lui ovviamente.

Kevin spalancò gli occhi e mimò un “ok” prima di lasciare i due.

Archie aspettò che fu fuori portata di orecchio prima di riiniziare: << Che stai facendo? Sei…diversa >>

<< Beh, mi voglio sentire diversa >>

Archie non aveva mai provato per Betty quello che lei provava per lui. Però allo stesso tempo non gli piaceva che i ragazzi l’abbordassero o cose di quel genere: ha sempre voluto avere l’esclusiva su di lei.

Ma lei si era stancata di quella situazione.

<< Questa non è la Betty che mi piace >> disse lui, ponderando le parole.

Lei fece la finta tonta: << A quanto avevo capito ieri non ti piaceva nemmeno la vecchia Betty. E questa >> disse indicando sé stessa << è una Betty che piace a me. E ho deciso che d’ora in poi metterò me stessa prima di tutto. Basta cercare di essere perfetta per gli altri. >> disse lei tutto d’un fiato e allontanandosi da lui.

Il ragazzo la guardò incredulo: doveva assolutamente riavere la sua amica indietro. Ma forse non ci sarebbe riuscito. 

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Capitolo 2
*** Chuck ***


CHUCK

 

Per tutta la settimana Betty aveva deliberatamente ignorato Archie e aveva deliberatamente flirtato con Chuck Clayton.

Quella mattina li vide nel giardino della scuola. Erano seduti su una panchina, Betty aveva le gambe accavallate e il suo vestito, molto corto, non faceva nulla per nasconderle.

Chuck le sussurrò qualcosa all’orecchio e lei ridacchiò spingendolo via con la mano. Ma non era quello che in realtà voleva perché non ci aveva messo abbastanza forza. Subito dopo Chuck fece scorrere le sue grosse dita sulla coscia scoperta di Betty, fermandosi appena incontrò l’orlo del vestito.

 

Archie non solo conosceva i tipi come Chuck Clayton, conosceva Chuck Clayton stesso e sapeva come trattava le ragazze e cosa volesse da loro. Non poteva permettere che questo accadesse a Betty, alla sua  Betty.

 

Iniziò a camminare a passo concitato verso i due pronto a…non sapeva nemmeno lui a fare cosa. Qualcosa in ogni caso.

Jughead gli si parò davanti e Archie distratto li vide allontanarsi insieme.

<< Non sono affari tuoi amico >> disse.

<< Invece sì. Lo sai cosa vuole Chuck dalle ragazze. Non posso permettere che lo faccia con Betty >> rispose Archie incredulo che Jughead lo stesse fermando.

<< Non è la tua ragazza, è abbastanza grande da poter decidere da sé cosa vuole. >>

<< Se ne pentirà >> disse Archie.

<< Probabile. Dai andiamo, fra poco c’è l’allenamento di football. >>

Archie annuì poco convinto mentre con gli occhi ancora seguiva i due ormai distanti.

 

Dopo gli allenamenti Archie si rese conto che Chuck li aveva saltati. Ma quest’ultimo non tardò ad arrivare nello spogliatoio con un sorriso enorme stampato in faccia.

<< Ehi Clayton! Che è quel sorriso? Non ci dirai che hai già fatto centro con quella biondina… >> qualcuno ammiccò verso di lui.

Fare centro? Biondina? Stavano parlando di Betty e questo fece infuriare malamente Archie. Nessuno parlava così di lei.

Chuck fece per rispondere quando si accorse che Archie lo stava fissando con uno sguardo omicida.

<< Ehi amico! Che hai da guardare? >> lo provocò: << Sei dispiaciuto che sia riuscito a scoparmela prima di te? >>

Okay, questo era davvero troppo.

 

Senza pensarci Archie si fiondò su Chuck e lo buttò a terra. Riuscì a sferrare due pugni: uno colpì il sopracciglio l’altro il labbro del ragazzo, ma velocemente questo ribaltò le posizioni e fece lo stesso.

Archie stava per reagire quando non si trovò più l’altro davanti.

Il coach era arrivato e aveva alzato di peso Chuck.

<< Che diavolo pensate di fare voi due, eh? >> disse lui ancora in mezzo ai ragazzi, con le braccia allargate in modo da tenerli il più lontano possibile.

<< Con me, dal Preside! >>.

Vedendo che i due ragazzi non mossero un muscolo urlò: << Adesso! O siete fuori dalla squadra! Entrambi >> disse puntando un dito al petto di Archie.

 

La “chiacchierata” dal preside fu veloce e indolore. Era abituato a vedere ragazzi fare a botte, specialmente per una ragazza. Certo, questo non lo rendeva giusto, ma lo rendeva una “routine” e il preside si limitò semplicemente a dire “ma siete impazziti” “non fatelo più” “nella mia scuola non tollero queste cose” un numero infinito di volte.

I ragazzi annuirono e si scusarono ogni volta così alla fine li lasciò andare.

 

Fuori dall’ufficio del Preside c’era Betty, chi stesse aspettando dei due non lo sapeva nemmeno lei.

Ma forse la sua espressione fu la risposta. Alla vista di Archie con un occhio nero e il labbro spaccato si portò le mani alla bocca trattenendo un sussulto.

<< Archie, o mio Dio >> iniziò a dire allungando una mano per sfiorare il sopracciglio del ragazzo.

Ritrasse subito la mano vedendo Chuck uscire dallo stesso ufficio pochi momenti dopo.

<< Ehi piccola! Sei venuta a vedere come stavo? >> le chiese quest’ultimo avvicinandosi esageratamente a lei. Lo stava facendo apposta perché a due metri da loro c’era Archie che li guardava.

Betty non rispose, si limitò ad indossare un sorriso. Agli occhi di Archie quel sorriso sembrò finto. Forse la sua migliore amica era ancora lì, sepolta sotto quello strato di trucco e di vestiti che non le si addicevano.

 

Chuck passò un braccio sulle spalle di Betty, con fare possessivo e si avviò all’uscita: << A domani Andrews. E’ stato un piacere >> disse portandosi due dita sulla fronte e muovendole in avanti a mò di saluto.

Archie non rispose, ma li guardò allontanarsi. E vide Betty che, per un secondo, pensando di non essere vista si girò a guardarlo da sopra la spalla, con uno sguardo dispiaciuto e colpevole.

 

Archie era fuori da scuola, aspettando Kevin. Sapeva che fosse ancora lì per qualche progetto extracurriculare.

Lo vide qualche minuto dopo, sorridere e salutare Moose.

Moose? Che ci faceva con lui?

Ma queste non erano questioni importanti, per lo meno non per Archie e non in quel momento.

Una volta abbastanza vicino lo fermò per un manica.

<< Ehi Archie. Tutto bene? >> chiese Kevin senza guardarlo. Ma quando lo vide in volto le parole gli morirono in bocca: << Accidenti! Chi ti ha conciato così? >>

<< Lunga storia >> rispose evasivo: << Senti tu conosci Betty molto bene. Sai per caso perché si sta comportando così? >>

Kevin spalancò gli occhi e la bocca in cerca di una risposta da dare. Non gli piaceva essere messo sotto torchio.

Ma Archie si accorse subito del suo disagio e lo prese per la collottola: << Mi stai nascondendo qualcosa Kevin! Di che si tratta? >>. Non era da lui agire così istintivamente, ma ultimamente stava perdendo la testa. Le mancava Betty e non sapeva come raggiungerla; inoltre sapeva bene che quello che le stava accadendo era “colpa” sua.

Cioè non era proprio colpa sua perché non ci poteva fare niente se non amava Betty però forse i sentimenti di lei non erano nati dal nulla, forse lui li aveva incoraggiati in qualche modo.

 

Kevin boccheggiò: << Ok, lasciami e ti dirò tutto >>.

<< Bravo inizia a parlare allora >> disse Archie lasciandolo andare.

Kevin si sistemò per un attimo la giacca, poi guardò Archie e decise di parlare: << Ti dirò queste cose solo perché non piace nemmeno a me come si sta comportando. Io le ho detto solo di cercare di essere più libera dalla sua famiglia, da sua madre e…da te >> disse studiando l’espressione di Archie: << lei ha sempre avuto paura di non essere all’altezza e quando tu l’hai rifiutata è esattamente quello che lei ha percepito: non si è sentita all’altezza di te. Ma adesso è tutto cambiato: si sta comportando come quelle stupide ragazze che non hanno altri interessi se non uscire con il più figo della squadra di football. Non so come possiamo fare a riaverla indietro >> disse il ragazzo visibilmente scoraggiato.

<< Chuck prima o poi farà qualcosa che la farà pentire di averlo anche solo guardato. In quel momento tornerà da noi >> disse Archie sperando segretamente che il ritorno di Betty avvenisse prima di quel momento.

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Capitolo 3
*** A new bodyguard ***


A NEW “BODYGUARD”

 

Era mezzanotte e quarantacinque e Archie dormiva quando sentì il telefono squillare ripetutamente. Si allarmò subito anche perché chi poteva chiamarlo a quell’ora?

Allungò la mano verso il comodino e lo acchiappò notando che non era la prima chiamata persa: era la terza ed erano tutte da parte di Betty.

Lei era ancora arrabbiata con lui e se lo aveva chiamato tutte quelle volte, a quell’ora non poteva essere un buon segno.

 

La richiamò immediatamente e nel mentre si era già alzato e infilato il pantalone di una tuta.

<< Betty che succede? >> disse lui appena sentì che lei aveva risposto.

<< Archie >> disse semplicemente lei. La voce rotta dal pianto.

<< Dove sei? >>

<< Da Pop’s >> rispose Betty.

<< Arrivo >>.

Finì di vestirsi e uscì di casa correndo.

 

Arrivò da Pop’s dopo solo cinque minuti e la vide. Era seduta sulla panchina subito fuori dal locale. Piangeva e si teneva stretta le braccia.

Accelerò il passo e la raggiunse, sedendosi affianco a lei.

Tutto quello che Betty fece fu gettarsi su di lui e abbracciarlo forte piangendo ancora di più di prima.

Lui aspettò che lei si fu calmata prima di capire cosa fosse successo.

Aveva il trucco colato e i capelli leggermente spettinati.

<< Ehi, dimmi che è successo >>

<< Chuck… >> iniziò lei e Archie si irrigidì immediatamente al sentire quel nome.

Lei lo notò e si bloccò.

<< Chuck cosa Betty? >>

<< E’ passato a prendermi stasera, dovevamo andare a cena. Quando ho visto che non stava prendendo la strada per la tavola calda gli ho chiesto dove stessimo andando e lui mi ha detto che prima voleva portarmi in un posto: allo Sweetwater. >> si bloccò un attimo e poi continuò: << Lì abbiamo iniziato a baciarci ed era tutto normale, come al solito. Ma poi voleva spingersi…oltre e io non volevo. >> le costava tanto dire quelle cose: << ha insistito e insistito e alla fine si è arrabbiato, mi ha chiamato puttana viziata e mi ha colpito >>

Archie spalancò gli occhi e si alzò di scatto passandosi le mani tra i capelli rossi.

<< Stai scherzando, vero Betty? >> disse camminando avanti e indietro, come impazzito: << Non ci posso credere! Io lo ammazzo >>

Betty si alzò e lo raggiunse tenendolo fermo per le maniche.

<< Archie, guardami >> disse lei costringendolo a guardarla.

<< Mi ha chiesto subito scusa, ma quando ha visto che non volevo cedere alle sue suppliche mi ha detto che non mi lascerà in pace >> disse agitata: << Ho paura Archie. Ho bisogno del tuo aiuto >>.

Archie la strinse a sé: << Tutto quello che vuoi Betty >>.

Si tolse il giubbotto e lo mise sulle spalle di lei: << Andiamo a casa >>.

 

L’indomani era come se il tempo fosse tornato indietro: Betty era tornata nei suoi normali vestiti e stava andando a scuola a piedi insieme al suo vicino e amico.

Quella mattina faceva piuttosto caldo eppure Betty portava un cardigan a maniche lunghe.

<< Non hai caldo con quella giacchetta? >> chiese Archie guardando a sinistra e poi a destra prima di attraversare la strada.

Betty non rispose subito e guardò altrove per non incontrare i suoi occhi ai quali non sarebbe riuscita a mentire.

Lui la tenne delicatamente per un gomito: << Betty? >>

<< No, non ho caldo Archie >> disse lei, con un tono di voce stridulo e poco credibile. Quello che le usciva sempre quando mentiva.

Archie non si fece ingannare e prima che lei lo potesse bloccare gli tirò giù la manica destra. Quello che vide lo fece arrabbiare quanto – se non di più – la sera prima, quando aveva scoperto cosa Chuck le avesse fatto.

Le braccia di Betty erano ricoperte di segni rossi che si stavano trasformando in lividi e questi segni avevano una forma ben precisa: erano dita, come se qualcuno – anzi, non qualcuno, ma Chuck – l’avesse stretta con forza.

 

<< Perché non me lo hai detto? >> chiese lui.

<< Sì che te l’ho detto. Ieri sera, pensavo si fosse capito. >>

<< Avevo capito che avesse insistito ma non a questo punto Betty. Siamo vicino allo stupro >> sbottò lui.

Lei sbiancò in un attimo. Nel suo momento di rabbia verso Chuck si era dimenticato di ponderare le parole, eppure lo sapeva bene che con lei doveva stare attento ad ogni singola sillaba.

Lo stupro era il motivo per cui sua sorella era caduta in depressione, quasi impazzita e finita in un ospedale psichiatrico.

 

Archie si morse la lingua: << Betty, Betty. Scusa, non so cosa mi sia preso, ho parlato senza pensare >>.

Di sottecchi vide che Betty strinse i pugni. Non glielo aveva mai detto ma sapeva cosa faceva quando era arrabbiata. Se la prendeva con le proprie mani e mai con la persona che l’aveva fatta arrabbiare, un effetto collaterale della tirannia di Alice, sua madre. Lo aveva scoperto vedendo le piccolissime cicatrici sulle sue mani.

Velocemente gliele prese tra le sue, e questo sembrò calmarla.

<< Dai, andiamo a scuola. Oggi non ti posso e non ti voglio perdere di vista nemmeno un minuto >> disse Archie inclinando la testa di lato, cercando di distrarla da quello che era appena successo.

Lei annuì e si fece condurre da lui.

 

Appena arrivati a scuola Betty notò che Chuck era poggiato al suo armadietto. Oh no, la stava aspettando.

Strinse involontariamente il braccio di Archie che le disse prontamente: << Ci sono io. Non ti succederà nulla >>

Non appena erano abbastanza vicini Chuck esordì: << Ehi piccola. Che fine hai fatto ieri? >> stava parlando con lei ma non smetteva di guardare Archie.

Betty non rispose ma si sporse verso il proprio armadietto per prendere i libri della prima lezione.

Chuck si infastidì e sbatté forte una mano sull’armadietto.

<< Ti ho fatto una domanda! Rispondi >>

Archie decise di intervenire.

<< Forse non ha voglia di risponderti. E io non ho voglia di farti l’altro occhio nero. Quindi spostati >> disse con tono basso e minaccioso, un tono che non gli apparteneva ma che Betty trovò sexy per un momento.

Chuck si raddrizzò e guardò dritto negli occhi Archie. Stava per ribattere quando il coach apparve nel corridoio: << Non di nuovo signori. Filate in classe >> disse con un tono che non ammetteva repliche.

I ragazzi erano consapevoli che avrebbero potuto ricevere un solo avvertimento, al secondo si sarebbe trovati sospesi. E il primo lo avevano già bruciato qualche giorno prima.

Così Chuck girò sui tacchi e fece per andarsene, ma Archie lo trattenne per la manica, in maniera molto discreta per non farsi notare da nessuno, tanto meno dal coach: << Oh e un’altra cosa: stà lontano da lei. O la prossima volta non ti spaccherò solo il labbro e il sopracciglio. >>

Il ragazzo se ne andò e Archie si girò verso Betty che aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo: << Ehi tutto bene? >> le chiese.

<< Sì, grazie >> rispose abbassando lo sguardo e stringendo i libri al petto.

 

 

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Capitolo 4
*** News ***


NEWS

 

Kevin entrò come una furia nell’aula di scienze.

Betty era già seduta insieme ad Archie, pronti a fare un esperimento di vivisezione su una rana.

<< Oddio! Betty sei tornata! >> disse lui abbracciandola forte.

<< Sono andata da qualche parte? >> chiese Betty ridacchiando.

<< Oh, smettila sai benissimo di cosa sto parlando >> dopo spostò lo sguardo su Archie: << Ti dispiace? >> chiese indicando la sedia affianco a Betty.

Archie fece spallucce e si alzò portando con sé tutto ciò che gli serviva.

Si guardò intorno e notò che l’unico posto libero era quello affianco a Veronica.

Prima di dirigervisi però si girò a guardare Betty, in cerca di un consenso.

Lei lo guarda per un attimo prima di annuire silenziosamente.

 

<< Allora…scusa se questa settimana sono stata…assente >> esordì Betty.

<< Non fa niente, tesoro. Mi sei mancata però >> rispose il ragazzo ignaro di quello che fosse successo tra lei e Chuck e del motivo per cui Archie fosse così appiccicoso con lei.

Forse un giorno Betty glielo avrebbe detto, ma per il momento era una cosa che voleva tenere per sé, non era pronta.

Dopo qualche minuto di silenzio gli chiese se avesse qualcosa di nuovo da raccontarle.

<< Beh, in realtà una novità ci sarebbe. Ma te ne parlerò più tardi. A casa tua? >>

<< Va bene >> rispose lei, felice che le due persone a cui teneva di più fossero tornate nella sua vita.

 

Tra Veronica e Archie la tensione era palpabile. Entrambi cercavano di tenersi impegnati nell’esperimento che il professor Phylum aveva assegnato ma un argomento lasciato in sospeso aleggiava fra loro.

Il giorno del ballo, il giorno in cui tutto cambiò loro si erano baciati a casa di Cheryl Blossom, pur sapendo entrambi quello che Betty sentiva per Archie.

Lei stessa lo aveva detto a Veronica, quando pensava potesse davvero diventare sua amica e Kevin non aveva aiutato dicendo che Archie e Betty fossero fatti l’uno per l’altra.

Eppure si erano baciati. Avevano combinato un casino innescando una serie di eventi che non avrebbero potuto prevedere.

Veronica, sentendosi a disagio, decise di rompere il silenzio: << Allora come sta Betty? >>

Archie la guardò: << Non ci hai ancora parlato dal ballo? >>

<< No. Dovrei? Ho incasinato tutto, in una sola settimana che mi trovo a Riverdale. Non so cosa dirle. >> disse la ragazza portandosi le mani tra i capelli.

<< Non posso dirti io cosa dirle, ma credo che dovresti dirle almeno qualcosa. >>

Lei fece un cenno con la testa, un cenno d’assenso.

 

Alla fine della lezione Betty stava andando verso gli spogliatoi per mettersi con il cambio da cheerleader e iniziare con l’allenamento. Da una parte era nervosa perché sapeva che avrebbe incontrato Chuck, ma dall’altra sapeva che ci sarebbe stato Archie.

Si sentì chiamare e quando si voltò vide che Veronica stava correndo per raggiungerla.

<< Andiamo insieme? >> chiese come se niente fosse, come avevano fatto tutti i giorni per una settimana da quando era arrivata.

Non si conoscevano da tanto, eppure entrambe sentivano uno strano sentimento per l’altra. Come se fossero destinate ad essere amiche.

Betty non rispose, aspettò invece che l’altra dicesse qualcosa.

<< Senti, scusa per quello che ho fatto che Cheryl. Se ti può consolare, mi sento uno schifo. Non so perché l’ho fatto. Quando vivevo a New York ero la tipica ragazzina ricca e viziata che si poteva permettere di fare tutto, non ero una bella persona. Per questo quando io e mia mamma ci siamo trasferite quì ho deciso di diventare una versione migliore di me stessa. Non ho fatto un buon lavoro fino ad ora, ma ci sto provando. Con tutta me stessa. Ti prego Betty dammi un’altra possibilità e ti giuro che non ti deluderò. >>

<< Ok >> rispose semplicemente la bionda. Aveva dato una possibilità ad Archie perché non darla anche a Veronica? In fondo non era colpa sua se Archie non ricambiava i suoi sentimenti e Betty sapeva bene che quello fosse il vero motivo per cui era tanto arrabbiata, triste e ferita.

Veronica spalancò gli occhi, ma si ricompose subito: << Grazie, grazie Betty! Non ti deluderò e ti prometto che non lascerò mai più che un ragazzo si intrometta fra noi >>.

 

Durante gli allenamenti si poteva percepire un triangolo immaginario di sguardi: Chuck fissava Betty, Archie fissava Chuck e Betty fissava Archie.

Tutti e tre fissavano l’altro per motivi differenti ma tutti e tre lo facevano con la stessa intensità.

Betty non riusciva a togliersi di dosso un brutto presentimento, quindi quando finì gli allenamenti decise di aspettare Archie direttamente nel campo, senza allontanarsi e andare da sola negli spogliatoi.

Lui la raggiunse nel giro di dieci minuti e andarono a casa insieme.

 

Kevin arrivò alle sei a casa di Betty. Salì le scale e si buttò sul letto con viso sognante mentre Betty faceva dei compiti di matematica.

Lo guardò interrogativa.

<< Mio Dio è stato fantastico >> disse lui chiudendo gli occhi e sospirando.

<< Kev? Rendimi partecipe! >>

<< OK, tieniti stretta. Dal giorno del ballo mi sto vedendo in segreto con un ragazzo. Mi ci vedo in segreto perché lui non è dichiarato, anzi in realtà tutti pensano che sia pieno di tipe. >> disse lui picchettando l’indice sul labbro inferiore, con fare pensieroso.

<< E chi è? >> chiese Betty: << lo conosco? >>

<< Se lo conosci?! Certo, è nella nostra scuola, gioca a football. Alto, muscoloso, un figo da paura. Rullo di tamburi… >> disse imitando il suono: << E’ Moose! >> disse infine tutto eccitato.

<< Moose come Marmaduk Mason? Quello che si è fatto mezza squadra delle cheerleader? >>

Kevin la guardò un po’ storto, roteando gli occhi: << Sì, lui. >> la guardò incerto se continuare o meno: << Sono un po’ spaventato Betty. Quando ci vediamo stiamo bene, e lui oltre che essere un figo da paura è anche una bella persona. Ma non è pronto per rivelarsi al mondo. Io non posso, non voglio rimanere nell’ombra con lui per un’eternità. Lo potrei sopportare per un po’ di tempo, fino a quando lui non si sentirà pronto, ma è proprio questo il punto: non credo che lo sarà mai. >> disse guardando il soffitto e tormentandosi le pellicine intorno all’indice sinistro.

<< Kev, mi dispiace. Senti dagli ancora un po’ di tempo, magari con il tempo e con l’affezionarsi a te deciderà di dichiararsi. No? >> disse lei senza sapere cos’altro dire. Era una situazione strana e nessuno avrebbe potuto dire come sarebbe andata.

<< Grazie Bet. Sei la migliore. >>

Quella affermazione non fece altro che ricordarle che in realtà non era così.

 

 

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Capitolo 5
*** Sweetwater ***


SWEETWATER

 

Jughead era un tipo…diverso. Non era popolare e non gli piacevano le frivolezze. Amava stare solo, davanti al suo PC dove scriveva innumerevoli pagine di storie, sia inventate che realmente accadute. Avrebbe voluto diventare uno scrittore, e sicuramente un giorno ce l’avrebbe fatta.

Certo non era un misantropo, gli piaceva stare con le persone a patto che fossero quelle giuste, ovvero quello che lo accettavano per com’era senza mai giudicarlo. Una di queste persone, se non l’unica era Archie.

Ma c’era un’altra cosa che gli piaceva fare, una di cui nessuno era a conoscenza: osservare Betty. Non nel senso di spiarla o fare il “guardone”.

 

Lui la trovava bella, non in un senso solo estetico, la trovava bella dentro.

Sapeva che i genitori la pressassero affinché desse sempre il massimo e sapeva che lei fosse irrimediabilmente insicura. Ma sapeva anche che aveva un cuore buono, era bella, gentile, simpatica, ambiziosa ed intelligente. Era perfetta.

 

Ma non aveva mai fatto nulla per cercare di modificare la loro relazione. Beh se così si poteva chiamare. Erano semplicemente entrambi amici di Archie e questo faceva di loro due “conoscenti”.

In più un giorno Archie aveva notato che Jughead stava osservando Betty e appena lei si fu allontanata lo aveva subito guardato male e gli aveva detto “Non metterti strane idee in testa”.

Non capiva cosa ci fosse di sbagliato in quel ragazzo: lei voleva stare con lui e tutti lo sapevano. Lui non voleva stare con lei e tutti sapevano anche questo. Quello che nessuno capiva era perché non appena si intravedesse un ragazzo nella vita di Betty, Archie abbandonasse tutto quello che stava facendo per riottenere le attenzioni di lei. Distraendola dal nuovo ragazzo, illudendola e portandola in un circolo che non sembrava avere fine. La voleva tutta per sé senza mai volerla avere fino in fondo.

 

Quel giorno Archie non si presentò a scuola, in quanto aveva un provino con il coach per entrare in prima squadra. Jughead aveva notato che lui non aveva lasciato sola Betty nemmeno per un attimo e da buon osservatore quale era (gli sarebbe servito se avesse voluto scrivere storie che sembrassero reali) aveva sospettato che avesse a che fare con Chuck Clayton. Anche lui sapeva bene come si comportasse con le ragazze e quanto fosse lunatico e forse anche pericoloso, quindi aveva deciso di tenere d’occhio Betty.

Certo, senza farsi notare. Era seduto due tavoli dopo quello di lei e faceva finta di niente.

Lei era con Veronica Lodge, ecco quello era proprio il tipo di ragazza che a Jughead non piaceva e non capiva cosa ci facesse una come Betty con una come Veronica.

Ma aveva imparato a non giudicare e si morse la lingua appena quel pensiero sfiorò la sue mente.

Betty si alzò e saluto Veronica dicendo qualcosa di veloce per congedarsi.

Camminò a passo svelto verso il cancello che delimitava la scuola dal mondo esterno, ogni tanto si guardava intorno ma lo faceva cercando di non essere notata.

Jughead la seguì stando a debita distanza.

Quando varcò la soglia del cancello girò a destra convinto di trovarsi Betty davanti di qualche metro. Ma non fu così. Vide invece una Range Rover nera sfrecciare via.

La macchina di Chuck.

 

Jughead si guardò un attimo intorno cercando un modo per raggiungerli. Non aveva una macchina e Archie non avrebbe risposto. Tornò indietro e corse incontro a Veronica: << Hai la macchina? >> le chiese.

<< Ehm, ciao anche a te Jughead. Sì sono venuta in macchina, perché? >>

<< Betty è andata via con Chuck, o Chuck ha preso Betty. Non lo so >> iniziò ad agitare le mani. Ma che gli prendeva? Non credeva di tenere tanto a lei.

Veronica spalancò gli occhi e si alzò senza pensare al vassoio con il cibo che aveva davanti. Camminando veloci verso la macchina lei cercava le chiavi nella borsa griffata.

<< Hai idea di dove possano essere andati? >>

<< Credo di sì. All’incrocio ha svoltato a destra e c’è solo un luogo che puoi raggiungere prendendo quella strada: lo Sweetwater. >>

 

Veronica guidò come una furia e lei e Jughead si ritrovarono al fiume in pochissimi minuti.

Scesero dalla macchina cauti, guardandosi intorno.

<< Guarda lì >> disse Veronica indicando una macchina dietro un cespuglio. No, non una macchina. La sua macchina.

Iniziarono a correre verso quel punto. Ma Jughead sapeva che Chuck fosse un tipo imprevedibile e che era meglio non provocare. Infatti si fermò e fece segno a Veronica di fare silenzio.

Sbirciarono e videro che Chuck stava legando Betty ad un albero mentre questa piangeva e gli chiedeva di smetterla. Lei era in biancheria intima e completamente fradicia. Stava calando la sera e insieme a lei un freddo umico, certo quello non aiutava per niente Betty a smettere di tremare.

Non sapevano con esattezza cosa volesse fare, forse non lo sapeva nemmeno lui.

 

Il ragazzo si allontanò un attimo da Betty per andare a prendere qualcosa in macchina e fu in quel momento che Veronica si sporse per farsi vedere, giusto per tranquillizzarla e farle capire che sarebbero intervenuti.

Infatti, poco dopo, Jughead uscì dal cespuglio e si mise alle spalle di Chuck: << Ehi Clayton >>.

Lui si girò e si becco un gancio destro, dritto sulla mascella.

Crollò a terra.

Wow. Jughead era soddisfatto del proprio pugno, non era uno abituato a fare a botte.

Scosse la mano destra più volte, facendo una smorfia di dolore.

Nel frattempo Veronica aveva liberato Betty, che piangeva a dirotto e diceva frasi sconnesse e Jughead chiamò subito lo sceriffo Keller.

 

La volante, insieme ad un’ambulanza, arrivarono pochi minuti dopo: menomale che Riverdale era così piccola.

L’ambulanza portò via Betty mentre lo sceriffo Keller prese con sé Chuck. Jughead aveva dato la sua versione dei fatti non appena questi era arrivato al fiume.

Non sapeva quali fossero le ritorsioni su Chuck, ma sapeva che non sarebbero state leggere.

<< Vuoi un passaggio a casa? >> gli chiese Veronica.

<< No. In realtà vorrei andare all’ospedale per sapere cosa dicono a Betty. >>

Veronica accennò un sorriso malizioso: << Posso accompagnarti lì se vuoi. >>

<< Grazie >> rispose il ragazzo.

 

Il viaggio fu silenzioso e sembrò durare un’eternità. Jug non era sicuramente il tipo che intavolava una discussione, e in più rendeva difficile agli altri farlo perché si limitava a osservare il mondo esterno in silenzio.

Quando arrivarono Veronica disse: << Fammi sapere come sta. Io vado a casa a cambiarmi e torno dopo. Magari avviso Archie. >>

<< Sì ok. Grazie del passaggio >> disse lui scendendo dalla macchina e dirigendosi alla reception.

Entrò nella stanza dove era tenuta in osservazione. Era un po’ pallida e aveva le labbra di uno strano colore, violaceo. Come se fosse stata vicina all’ipotermia, ed era esattamente quello che era successo.

Si sedette nella poltrona posta sotto la finestra, di fianco al letto.

Lei stava riposando, in un sonno indotto dai numerosi farmaci che le avevano somministrato, e si concesse qualche momento per guardarla indisturbato.

Dio, era davvero bella.

 

Fu svegliato da una pacca forte, sulla spalla. Aprì gli occhi e vide il suo unico amico.

Cercò di ricomporsi, si sentiva quasi in colpa. Come se avesse fatto qualcosa con la ragazza di un suo amico e fosse stato colto il flagrante. Non era così e lo sapeva bene, ma era talmente abituato a considerare Betty off-limits che non ci pensò in quel momento.

Archie strinse gli occhi: << Che ci fai qui? >>

<< Sono venuto a vedere come stava e mi sono addormentato sulla poltrona. >>

<< Puoi andare ora, ci sono io con lei. >>

Sapete una cosa? Jughead era veramente stanco di questa cosa. Vederla e saperla in pericolo gli aveva dato una scarica di adrenalina mai provata prima. E aveva deciso che forse poteva rischiare di più con lei.

<< Senti amico. Qual è il tuo problema? >> chiese Jug senza troppi convenevoli.

Archie che stava osservando Betty si voltò verso lui con un sopracciglio alzato: << Scusami? >>

<< Sai benissimo di cosa sto parlando >> rispose l’altro allargando le braccia: << Facendo così la confondi, la illudi. E confondi tutti noi. >>

<< Così come? >>

<< Fai sempre il protettivo, il geloso e il possessivo. Ma quando lei oltrepassa una delle tue linee immaginarie allora la allontani e ti concentri su un’altra ragazza >>

<< Io faccio così per proteggerla. Tu non sai cosa ha passato e come è la sua famiglia nei suoi confronti. Lei ha bisogno di me >> disse il rosso enfatizzando l’ultima parola.

Jug ridacchiò: << No amico, lei ha bisogno di qualcuno che tenga a lei e che la protegga. Ma non per forza quel qualcuno sei tu. >>

Archie sbuffò una risata. Voleva bene a Jug ma in quel momento stava mettendo a dura prova la sua pazienza con tutte queste chiacchiere su Betty << E dimmi, potresti essere tu secondo te? Il ragazzo giusto per lei, eh? >>

Jughead decise di andare fino in fondo: << Perché no?! >>

Archie fece un passo avanti trovandosi faccia a faccia con l’amico.

Ma Jughead lo conosceva fin troppo bene e sapeva quali fossero le sue intenzioni: << Non c’è bisogno di fare a pugni per stare nella stessa stanza con lei. Bastava che me lo chiedessi anziché ordinarmelo come se fosse di tua proprietà. Accomodati pure >> disse spostandosi di lato e indicando la poltroncina.

 

Se ne andò guardando Archie che si era seduto sul bordo del letto, una mano che teneva quella di Betty, l’altra che le accarezzava il viso e i capelli.

 

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Capitolo 6
*** The beggining of a new era ***


Scusate il ritardo T.T sono stata fuori per un esame universitario e non ho potuto pubblicare ;(

Buona lettura :*

 

 

 

THE BEGGINING OF A NEW ERA

 

Quando Betty si risvegliò trovò Archie seduto sulla poltrona che aveva avvicinato al letto. La testa poggiata sul bordo dello stesso, le loro dita intrecciate.

Sorrise e passò le dita della mano libera tra i suoi capelli ramati.

A quel tocco il ragazzo si svegliò.

<< Ciao, come ti senti? >> le chiese subito

<< Molto meglio, grazie. Hai passato la notte qui? >>.

<< Sì. Ero fuori per il provino. Veronica mi ha avvisato di quello che è successo e sono corso subito qui. Mi dispiace tanto, Betty, per quello che ti ha fatto >>

<< Com’è andato il provino? Ti hanno preso? >> chiese Betty per non concentrare l’attenzione su di sè. Non ne voleva parlare.

Archie lo capì subito così sorrise e annuì.

<< Vado a prenderti un po’ d’acqua e ad avvisare gli infermieri che ti sei svegliata >>

<< Okay >>

Si abbassò e le stampò un bacio sulla fronte.

 

Appena fuori dalla sua stanza vide Jughead seduto, scompostamente, su una delle sedie poste per l’attesa. Indossava gli stessi vestiti del giorno prima.

Quando vide Archie si raddrizzò e lo guardò in un modo strano, che non gli apparteneva. Quasi di sfida. Non era mai stato il tipo che litigava per una ragazza. Anche perché prima di Betty non aveva mai provato quel tipo di interesse.

<< Sei stato qui tutta la notte? >> chiese Archie con voce piatta.

<< Cosa te lo fa pensare? >> rispose il moro indicandosi i vestiti.

<< Amico, va’ a casa. >>

<< Voglio solo vedere come sta. Posso entrare? >> non poteva credere che gli stesse davvero chiedendo il permesso, ma aveva capito che con Archie e Betty funzionava in quel modo o non funzionava affatto.

Archie si arrese e lo fece passare.

 

Quando Jughead entrò nella stanza Betty fu molto sorpresa ma si ricompose subito.

<< Ehi. Volevo vedere come stavi >> disse imbarazzato, infilando le mani nelle tasche.

<< Meglio, grazie >> fece una breve pausa: << Ti volevo ringraziare per quello che avete fatto tu e Veronica ieri. Se non foste arrivati in tempo…io… ecco io non so cosa sarebbe potuto accadere. >> disse la bionda  e una piccola lacrima le solcò la guancia.

Jug si avvicinò al letto e gliela asciugò con il pollice. Ma rendendosi conto di quello che aveva fatto ritrasse la mano come se si fosse scottato.

Betty lo guardò con occhi sgranati per un attimo, anche lei sorpresa di quel gesto.

<< Avrei aiutato chiunque >> disse per cercare di rimediare, guardando un punto indefinito della stanza.

A quel punto Archie entrò schiarendosi la gola: << Interrompo qualcosa? >>

Ecco appunto.

<< No. Stavo giusto andando. >> disse Jug: << Ciao Betty. Ci vediamo a scuola >> aggiunse salutandola goffamente con la mano.

 

 

Era passato un mese da quando Betty era stata dimessa. Chuck era stato trasferito in un riformatorio e lei si sentiva libera. Continuava a passare il suo tempo con Veronica e Archie, ma a loro si era aggiunto Jug spesso e volentieri.

Durante quel mese i due si erano scambiati delle occhiate furtive, piene di cose non dette.

Betty sentiva qualcosa crescere dentro di lei, qualcosa nei confronti di Jug che non era più solo gratitudine per quello che aveva fatto un mese prima. Era affetto, e non platonico.

Era spaventata perché non sapeva come gestirlo, l’unico per cui aveva provato quello strano…sentimento era stato Archie e ora che si trovava di fronte ad un’altra persona non sapeva come comportarsi.

Sentiva il desiderio di conoscere più cose di lui, di leggere le sue storie, di sentirlo parlare dei suoi racconti e vederlo perdersi in essi.

Sapeva che Jug non fosse il tipo da “prima mossa” ma sapeva anche che qualcosa stava accadendo tra loro e che non voleva rinunciarvi, così decise di farla lei la cosiddetta prima mossa.

 

Lo aspettò fuori dalla classe di giornalismo e appena lo vide gli andò incontro: << Ehi Jug, come va? >>

Lui si guardò un attimo intorno. Forse alla ricerca di Archie o forse per assicurarsi che lei stesse parlando davvero con lui. Ma aveva detto “Jug” e quanti altri Jug ci potevano essere alla Riverdale High School?

Vedendo che lui non rispondeva la ragazza tentò di nuovo: << Stavo pensando che magari potremmo tornare a casa insieme. Tanto prendiamo la stessa strada >>

Jughead arrossì leggermente e si schiarì la gola: << Sì, buona idea. >>

Parlarono del più e del meno per tutto la passeggiata ed entrambi si sentirono stranamente a proprio agio. Come se fossero legati da un filo invisibile. Jug la fece ridere come non la faceva ridere nessuno da tanto tempo.

Beh se passare del tempo con Jug avesse voluto dire stare così allora lei ci si sarebbe anche potuta abituare, molto velocemente e molto volentieri.

 

 

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Capitolo 7
*** Pop's ***


POP’S

 

Betty e Jughead passarono molto tempo insieme da allora. E non solo tornando a casa da scuola, ma anche la sera. Si vedevano spesso da Pop’s e prendevano un frullato o un gelato insieme.

Quella sera erano seduti sullo stesso lato del tavolo, particolarmente vicini mentre bevevano insieme un frullato alla vaniglia.

Jug le stava raccontando delle sue storie e di come si ispirava e Betty ascoltava incantata. Le piaceva vederlo perso in qualcosa che gli dava così tanto entusiasmo.

Lui teneva un braccio poggiato sullo schienale, quasi sulle spalle di lei.

 

Ad un certo punto furono interrotti dalle campanelle che suonavano ogni volta che la porta della tavola calda si apriva.

Alzarono lo sguardo e videro Archie insieme a Veronica.

Bene a quanto pare non erano gli unici che nascondevano qualcosa.

Archie si era accorto che Betty non era mai a casa e quando le chiedeva il motivo lei rispondeva che era da Ethel a studiare. Una ragazza del terzo anno con cui aveva stretto amicizia da poco.

Si chiedeva perché gli avesse mentito ma il suo subconscio gli diede la risposta: se avesse saputo che stava vedendo Jug avrebbe fatto una delle sue solite scenate e avrebbe sabotato tutto quanto.

Si raddrizzarono leggermente sul sedile ma Jug non tolse il braccio dallo schienale e guardò Archie aspettando che fosse lui a fare il primo passo.

 

I due, appena arrivati, si avvicinarono al tavolo e chiesero: << Possiamo unirci a voi? >> Archie socchiuse impercettibilmente i suoi occhi nocciola.

Betty e Jug si scambiarono uno sguardo, annuendo poi contemporaneamente.

Iniziarono a parlare come facevano di solito, ma in realtà c’era qualcosa di insolito e Archie lo sapeva bene guardando i due suoi amici.

<< Scusate vado un attimo alla toilette >> disse Betty guardando Jug in modo che si alzasse per farla passare.

Nemmeno un minuto più tardi Archie la raggiunse e la fermò tenendola per un polso.

<< Perché non mi hai detto nulla? >> le chiese semplicemente, sapendo bene che lei aveva capito a cosa si riferisse.

<< Ne possiamo parlare più tardi per favore? >> rispose Betty lanciando un’occhiata alla sala.

<< Ok, più tardi nel giardino sul retro? >>

Lei annuì.

Quando tornarono al tavolo Veronica e Jughead li guardarono interrogativi.

Jug si alzò e fece spazio a Betty dove si trovava prima. Rimise il braccio intorno alle sue spalle e si avvicinò al suo orecchio: << Tutto bene? >>

Lei rispose con un solo sguardo. Che strano, non stavano insieme eppure si sentivano complici, sentivano che potevano capirsi all’istante.

 

Due ore dopo Jug stava accompagnando Betty a casa. Si parcheggiò non troppo vicino, sicuro che la madre le avrebbe fatto il terzo grado se l’avesse vista rientrare in macchina con un ragazzo.

<< Allora, che è successo con Archie in bagno? >> tipico di Jug, andava dritto al punto. Anche se non voleva ammetterlo, nemmeno a sé stesso, aveva paura che lei potesse rispondere che Archie aveva cercato di convincerla a non uscire più con lui.

<< Mi ha chiesto semplicemente perché non glielo avessi detto. >> rispose invece lei.

Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.

<< Gli parlerò stasera >> continuò Betty.

Jug voleva capire se quello che stava sentendo lui, quello che stava nascendo per lui era lo stesso per lei.

<< Di cosa esattamente? >> le chiese cauto. Non era bravo in queste cose e aveva paura che la domanda gli fosse uscita nel modo sbagliato. Del tipo “di che gli devi parlare? Non c’è niente da dirgli”

Ed è esattamente quello che Betty percepì.

Lei spalancò per un attimo gli occhi e cercò qualcosa da dire.

<< Io…io credevo che fosse cambiato qualcosa tra noi Juggy. >> disse guardandosi le mani. Chiuse gli occhi e dopo un attimo lo affrontò con un sorriso falso in viso: << Non fa nulla, devo aver frainteso io. Non ti preoccupare è tutto a posto. Amici come prim… >>

Ma non riuscì a finire la frase perché Jug si era sporto verso di lei e aveva premuto le proprie labbra contro le sue.

Visto che non sapeva spiegarglielo a voce aveva deciso di passare ai fatti. Quello non poteva sicuramente essere frainteso, non quanto una frase in ogni caso.

Lei fu colta di sorpresa e per questo non rispose subito al bacio. Ma quando Jug si staccò credendo che lei non lo volesse, lo trattenne per il giubbino in jeans.

Lui le prese il viso tra le mani e lei fece lo stesso, e continuò a baciarla ed esplorare la sua bocca con una dolcezza infinita.

Betty non poteva credere a quello che stava provando: era di più delle farfalle nello stomaco, era un piacere talmente intenso da arrivare a stringerti il petto.

Si baciarono ancora e ancora, staccandosi solo per riprendere fiato e guardarsi negli occhi e sorridersi.

Era davvero tutto perfetto.

Fino a quando una macchina si parcheggiò di fronte a loro con i fari sparati sulle loro facce. Si staccarono immediatamente e videro che era la macchina di Archie.

Jug la guardò interrogativo e lei lo rassicurò: << Gli parlerò e domani sarà tutto perfetto come lo è stato oggi. Te lo prometto >> scese dalla macchina, ma solo dopo avergli dato un ultimo bacio a timbro.

 

Archie e Betty erano seduti sull’altalena nel giardino sul retro di Archie. Era lì da quando lui era un bambino.

<< Allora, perché non me l’hai detto? >> interruppe il silenzio lui.

<< Perché sapevo come avresti reagito. E prima che sabotassi tutto anche con lui volevo sapere come stavano le cose >>

<< E come stanno? >>

<< Mi piace Archie, mi piace davvero. E sento che non mi farebbe mai del male. >>

Archie sbuffò.

<< Sentì Archie. Non so perché fai così e francamente non lo voglio sapere. Ma sono stanca. Finalmente ho trovato un ragazzo che tiene a me e voglio che tutto vada per il meglio. E non voglio più litigare, non come abbiamo fatto l’ultima volta. Per cui chiariamo adesso: voglio stare con Juggie e sono felice se tu starai con Veronica. >>

Archie sapeva che Betty aveva ragione. Voleva solo proteggerla da tipi come Chuck, e ne aveva tutte le ragioni dato quello che era successo. Ma Jughead era diverso, Jughead poteva accettarlo.

<< Sai, il giorno del tuo…incidente con Chuck lui è rimasto in ospedale tutta la notte. Solo per poterti vedere o per sapere come stavi. >>

<< Sul serio? >> chiese lei con un attimo di sconcerto.

<< Sì, sul serio. Quindi anche io credo che tenga davvero a te e che non ti farebbe mai del male. Se vuoi stare con lui, hai la mia benedizione. >> disse ridendo per l’ultima frase: << Aah non sono bravo in queste cose. E’ così che si dice? >>

Lei sorrise e saltò dall’altalena ancora in movimento. Si parò davanti a Archie e gli diede un bacio sulla guancia: << Grazie! Sei l’amico migliore che si possa mai desiderare. E adesso raccontami di Veronica >>.

 

Finalmente tutto aveva preso la giusta piega e Betty e Archie erano più pronti che mai ad accettare quello che la vita li avrebbe riservato. Insieme ma separati.

 

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