The Big Crossover Games

di Elizabeth_3rd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo (come una scrittrice annoiata ha unito e presentato 12 fandom che non c'entrano nulla l'uno con l'altro) ***
Capitolo 2: *** La sfilata dei tributi (come la scrittrice annoiata ha preso due personaggi a caso per presentare i tributi) ***
Capitolo 3: *** L'allenamento (come la scrittrice annoiata si diverte a creare amicizie e rivalità che non stanno né in cielo né in terra) ***
Capitolo 4: *** Sessione privata con gli strateghi parte 1 (ovvero come la scrittrice annoiata raduna cinque inutili giudici sottopagati e non riesce a finire il capitolo) ***



Capitolo 1
*** Prologo (come una scrittrice annoiata ha unito e presentato 12 fandom che non c'entrano nulla l'uno con l'altro) ***


The Big Crossover Games
Prologo


In un tempo non definito, in un paese che non esiste, c’era una volta… un’aspirante scrittrice annoiata… ma molto annoiata.
Non sapeva che fare della sua triste e miserabile vita così decise di utilizzare i suoi poteri illimitati da scrittrice di fanfiction per creare un enorme Hunger Games crossover tra opere da lei apprezzate e quasi da nessun altro seguite.
Perciò si teletrasportò a Capitol City, dove il presidente Snow stava per annunciare qualcosa a caso, e si elesse dittatorialmente nuovo sindaco, tra lo sgomento generale.
-Evvai, organizziamo Hunger Games vari!- esclamò tutta contenta, osservando i dodici distretti e riscrivendoli completamente per abbinarne ognuno ad un fandom di cui le andava di scrivere.
-Che i Big Crossover Games abbiano inizio!- esclamò, mentre con i suoi poteri magici onnipotenti teletrasportava i protagonisti di ogni fandom sul treno che li avrebbe portati a Capitol City.

Distretto 1 (Frozen)
-ELSAAAAAAAAAAAAAAA!!!!- un urlo eccitato fece svegliare di scatto la regina di Arendelle, che per la sorpresa e la paura congelò per sbaglio il letto.
-Anna?!- chiese, correndo in direzione della voce, talmente preoccupata da non accorgersi di essere in un luogo che non aveva mai visto prima e che non credeva potesse esistere.
-Anna! Cosa c’è? Va tutto bene?- chiese non appena raggiunse la sorella, che con i soliti capelli incredibilmente spettinati del risveglio stava guardando ancora in pigiama il panorama che si poteva osservare dai finestrini della macchina in metallo che le stava trasportando a tutta velocità in un luogo non ben definito.
-Elsa! Che gran figata non trovi?!- chiese la fulva, con un sorriso tutto denti, indicando il paesaggio
Fu solo in quel momento che la bionda si accorse di dove fossero finite.
Spalancò gli occhi e strinse nervosamente i pugni, mentre una grande lastra di ghiaccio si espandeva sotto i suoi piedi per tutto il vagone.
-Ehi ehi ehi!! Non congelarmi il vagone prima che siate arrivate! Non ci metto nulla a scrivere che si scongela subito ma vorrei che non ci fossero intoppi alla mia storia- una voce proveniente da uno schermo attaccato al muro fece sobbalzare entrambe le sorelle.
-Oh, salve! Potrebbe dirci dove ci troviamo?- chiese Anna, riprendendosi quasi subito, e rivolgendosi pacatamente alla voce della scrittrice, che Elsa guardava semplicemente orripilata.
-Siete finite nella mia storia, questo è un treno che vi porterà in una città futuristica dove vi verranno spiegate le regole. Vi assicuro che sarà un vero spasso- si spiegò la scrittrice con un occhiolino, prima di sparire.
Anna guardò la sorella, ancora sconvolta, e tentò di tirarla su.

Distretto 2 (Dexter)
Dexter si svegliò di scatto, nel momento esatto in cui il suo corpo si rese conto di non trovarsi più nel suo letto a Miami ma sulla superficie di un altro su un treno in movimento.
Aveva un sonno parecchio leggero il serial killer.
Ma ovviamente nessuno doveva saperlo.
Si alzò di scatto, e iniziò a muoversi titubante nel vagone.
Qualche suo rivale doveva averlo drogato e portato lì, che si trattasse del killer del camion frigo, o forse Trinity, o forse il killer dell’apocalisse.
Chiunque fosse Dexter l’avrebbe ucciso per primo.
Non avendo la scrittrice preso il personaggio in un momento preciso della serie ovviamente poteva essere chiunque la minaccia a cui Dexter pensava di essere sottoposto.
L’ematologo prese un coltello affilato dalla cucina e si avviò verso l’unica stanza dal quale sembravano provenire rumori.
Entrò di scatto, sollevò il coltello… e lo nascose immediatamente dietro la schiena non appena si accorse che la persona che aveva appena svegliato altri non era che sua sorella Debra.
-Deb… ma che ci fai qui?- chiese, quando la domanda era anche per se stesso.
-Dexter, ma che ca…- la parolaccia assonnata della detective venne interrotta da una figura in uno schermo (che poi che ci faceva uno schermo così grande in una camera da letto, mah) che fece la sua comparsa seduta stante.
-Eh no no no! Io non scrivo parolacce, quindi Debra, nonostante sia OOC, tu non dirai parolacce, capito?- dettò le sue condizioni la scrittrice, guadagnandosi due occhiate assassine.
-Chi caspiterina è questa capoccia tonda?- chiese Debra, venendo prontamente modificata dalla scrittrice.
-Sono la scrittrice della fanfiction in cui vi trovate. State venendo portati a Capitol City dove verranno illustrate le regole del gioco- li informò la scrittrice, entusiasta.
I due fratelli si guardarono, allertati.
A Dexter la cosa non piaceva per nulla, ma cercò di mantenere un’espressione di controllata tranquillità.
Nascose il coltello con la massima discrezione. Era convinto che gli sarebbe tornato utile.
Ma con Deb lì non poteva rischiare di essere scoperto, doveva essere più attento del solito.

Distretto 3 (Mystic Messenger)
Per il grande 707 svegliarsi in un treno completamente a caso e diretto non si sapeva dove non era un fattore poi così preoccupante.
Era più sorpreso del fatto che stesse dormendo che altro.
Non si ricordava nemmeno l’ultima volta che avesse dormito.
Si rigirò nel letto deciso a riaddormentarsi, ma una voce preoccupata e confusa provenire dall’ingresso della sua camera lo fece svegliare di scatto e mettere a sedere.
-Seven, dove siamo?- chiese MC, entrando e sedendosi nel letto accanto a lui, che si ritirò coprendosi come a mettere la massima distanza tra di loro.
-MC, che ci fai qui?!- chiese, sorpreso, rendendosi conto pienamente solo in quel momento di dove si trovava. -Anzi, cosa ci facciamo entrambi qui?- si corresse, guardandosi intorno.
-Siamo su un treno in movimento- lo informò MC.
-Ahah, diretti a Capitoli City per partecipare agli Hangar Games magari- scherzò 707, che trovava la situazione surreale e fin troppo simile alla saga distopica.
-In realtà Capitol City e Hunger Games, ma si, praticamente si- lo corresse una voce provenire da uno schermo anche in questo caso posizionato in camera da letto per qualche strana ragione.
I due ragazzi sobbalzarono, e in meno di mezzo secondo Seven stava già proteggendo con il suo corpo la ragazza.
-Tu chi sei?- chiese alla figura.
-La scrittrice che sta scrivendo la fanfiction nella quale siete finiti, vi spiegherò le regole arrivati a destinazione- li informò lei, prima di sparire.
Eliminato il pericolo 707 si allontanò bruscamente da MC, che lo guardò con un sorrisino appena accennato.
-Speriamo che non ci siano anche tutti gli altri membri dell’RFA- commentò Seven, prima di uscire dalla camera per cercare qualsiasi cosa che risolvesse i suoi dubbi.
MC lo seguì, silenziosa.

Distretto 4 (Percy Jackson)
Percy Jackson era abituato a dormire in luoghi scomodi e in movimento, gli era capitato numerose volte durante le sue avventure, quindi non si accorse nemmeno di essere sul treno quando si svegliò lentamente sul letto molto diverso da quello su cui stava prima che si addormentasse.
Quando si stiracchiò e si ritrovò in una stanza che non aveva mai visto iniziò a fare due più due.
Ma prima che la certezza che quella non era la sua camera raggiungesse il suo cervello ci pensò Annabeth, entrando in camera sua di prepotenza, ad informarlo.
-Testa d’alghe, svegliati! Svegliati immediatamente, siamo su un treno diretto non si sa dove!- lo salutò con modi bruschi.
-Buongiorno anche a te sapientona- le sorrise lui, sbadigliando.
-Ma ti vuoi muovere, dobbiamo capire cosa sta succedendo e tornare al Campo Mezzosangue!- lo incoraggiò lei prima di uscire dalla stanza.
Percy si alzò dal letto e la seguì.
-Calmati Annabeth, non credo sia il caso di agitarsi tanto- cercò di tranquillizzarla, quando uno schermo si accese mostrando una ragazza in vena di ship.
-Awww, che carini che siete- commentò.
Istintivamente, Percy si mise a protezione di Annabeth, guardando storto la figura appena comparsa.
Annabeth portò d’istinto la mano alla vota dove solitamente si sarebbe trovato il suo coltello, ma non aveva armi addosso.
-Tranquilli, sono solo venuta ad informarvi che sono la scrittrice della fanfiction dove siete finiti, che siete diretti a Capitol City e che lì verranno spiegate le regole. Buon viaggio. Ci sono persino dolci blu per Percy- e detto questo la scrittrice se ne andò, lasciando basiti i due semidei.
Percy aprì la bocca per commentare, ma Annabeth lo interruppe.
-Tu non mangerai quei dolci blu, sono senz’altro avvelenati- gli ordinò, lui aprì la bocca per ribattere, ma poi scosse la testa e decise di dare retta alla sua ragazza.

Distretto 5 (Undertale)
-Sans!- una voce spaventata destò un giovane (forse) scheletro dal suo sonno.
-Frisk, hai avuto un incubo?- chiese lui, senza aprire gli occhi, rigirandosi nel letto assonnato.
-No, no, Sans!! Svegliati!- lo incoraggiò la bambina scuotendolo animatamente.
-Conta gli annoying dog per riaddormentarti, funziona sempre- le consigliò lui, seppellendo il volto nel cuscino.
-No, Sans! Siamo in un treno diretto non si sa dove! Dobbiamo tornare a casa!- gli spiegò lei, e lui si decise ad aprire un occhio e guardarsi intorno.
-Ah- commentò, facendo arrivare l’informazione al cervello.
Frisk emise un sospiro di sollievo, finalmente si era deciso ad ascoltarla.
-Svegliami quando siamo arrivati- disse poi lo scheletro, e lei sbuffò.
-Sans! Dobbiamo capire che sta succedendo!- lo incoraggiò lei, cercando di buttarlo giù dal letto senza troppi risultati.
-Ve lo dico io- la solita voce della scrittrice arrivò da un ennesimo schermo posizionato stupidamente nella camera da letto.
Sans era del tutto sveglio in meno di due secondi e pronto a proteggere la bambina, con l’occhio sinistro fiammeggiante.
Fu talmente rapido che non solo sobbalzò Frisk, ma anche la scrittrice che aveva scritto la scena e che quindi era al corrente già di tutto.
-Sans, tranquillo, molla l’osso, non sono qui per uccidervi- cercò di raffreddare la situazione la scrittrice.
Sans si tranquillizzò subito, o almeno finse di tranquillizzarsi.
-Ah, beh, se lo dici tu. Ma sputa l’osso, perché siamo qui?- le chiese, con tono sornione.
Frisk si prese la testa tra le mani per il triste scambio di battute.
-Non è il momento- commentò seccata.
-Mi sembra di sentire Papyrus- ridacchiò Sans.
-Scherzi a parte, sono la scrittrice della fanfiction dove siete finiti, e siete diretti a Capitol City.
Vi verranno spiegate le regole non appena arrivati in città. Per adesso divertitevi, rilassatevi, e iniziate a pensare a strategie di combattimento. Fidatevi ne avrete bisogno. E Sans, mangia qualcosa. Sei tutto pelle e ossa- con l’ultima battuta la scrittrice svanì, e Sans e Frisk si guardarono, confusi.

Distretto 6 (Lost)
Jack era già sveglio da qualche minuto, e osservava pensieroso il soffitto, quando Kate entrò di scatto in camera sua.
-Jack! Oddio, finalmente ho trovato qualcuno! Dove siamo?- chiese la donna, preoccupata e confusa.
Jack sollevò lo sguardo su di lei.
-Mi stavo facendo la stessa domanda. Sembra in una specie di treno- osservò il dottore, incredibilmente confuso ma ormai per nulla sorpreso dalle stranezze che lo circondavano da quando quel maledetto aereo si era schiantato sull’isola che forse aveva lasciato?
Kate si guardò intorno lentamente, non vedeva un posto del genere da fin troppo tempo.
Uscì, per continuare ad esplorare, e Jack decise di seguirla.
-Secondo te come siamo finiti qui?- chiese Kate, mentre controllava l’acqua corrente in bagno e guardava il lavandino sgorgare come se lo vedesse per la prima volta.
Prima che Jack potesse rispondere lo specchio divenne uno schermo (questa poi, peggio degli schermi giganti in camere da letto che nessuno utilizzerà mai più), e i due sobbalzarono, mentre la nostra cara scrittrice si presentava davanti ai suoi occhi, sorridendo amabilmente.
-Ve lo dico io. Siete in una fanfiction scritta da me stessa medesima diretti a Capitol City per partecipare a un gioco dove mettere a frutto tutto quello che avete imparato sull’Isola. I dettagli si discuteranno non appena arriverete a destinazione e incontrerete gli altri- si spiegò la scrittrice.
Jack e Kate si misero subito all’erta.
-Gli Altri?- chiesero insieme.
-Non quegli Altri, altri altri- cercò di tranquillizzarli la scrittrice, fallendo miseramente.
Jack e Kate si guardarono ancora più preoccupati.
-Vabbè, ci vediamo dopo o nel prossimo capitolo- li salutò lei, prima di sparire.
I due si lanciarono uno sguardo sconvolto.

Distretto 7 (Death Note)
Light si rese conto di essere in un luogo molto strano prima ancora di aprire gli occhi.
Lui era un genio, era ovvio che se ne sarebbe accorto.
Il problema era capire perché era lì.
Forse c’erano telecamere posizionate per osservare il suo comportamento.
Come Dexter prima di sé anche lui da bravo Serial Killer era sull’attenti per eventuali nemici, ma se la prese comoda, e tentò di apparire il più normale possibile.
La sua calma venne un po’ meno quando pensò al Death Note.
Non ce l’aveva addosso, e se qualcuno l’aveva preso?! E se avessero scoperto il suo funzionamento?!
Si impose di restare calmo.
Si stiracchiò ed uscì dalla sua stanza per esplorare un po’ il luogo.
-Ben svegliato Light- lo accolse una voce tranquilla e profonda dal salotto, il cui proprietario beveva senza tanti complimenti una tazza di zucchero con un po’ di tè e leggeva una rivista tenendola come se fosse putrida, ovviamente nella sua solita posizione strana.
-Ryuzaki, ci hai portati tu qui? Dove siamo?- chiese Light, incrociando le braccia e osservando L, che lo guardò con espressione indecifrabile.
-A dire il vero non ho la più pallida idea di dove siamo. Il cibo è buono però- commentò, con la massima tranquillità.
-Mi stupisco di come tu riesca a stare così tranquillo in una situazione così tragica- commentò Light, scuotendo la testa e cercando di non tradire l’irritazione e il disgusto.
-Sembrate una vecchia coppia di sposi- commentò la scrittrice apparendo nel solito schermo perfettamente posizionato.
Entrambi la guardarono con la massima impassibilità, ma lei si accorse comunque delle tracce d’odio.
-Tranquilli, niente coppie fanon, solo coppie canon… forse… dipende dalle richieste- guardò un punto imprecisato all’orizzonte, come a fare un cenno ai lettori della sua storia, e Light guardò L confuso, come a chiedergli la sua opinione sulla totale pazzia del personaggio appena spuntato.
La scrittrice continuò.
-Allora, siete in una fanfiction scritta da me, maggiori dettagli arrivati a destinazione, baci e abbracci, alla prossima- si spiegò brevemente lei, per poi sparire.
Light sospirò, irritato nel profondo ma senza poterlo esternare più di tanto.

Distretto 8 (Black Butler/Kuroshitsuji)
-Sebastian, che diavolo significa questo? Dove siamo?!- la voce irritata del suo padroncino che lo chiamava dalla camera affianco svegliò Sebastian, che nella fretta di raggiungerlo non si chiese nemmeno perché stesse dormendo. Lui non ne aveva mica bisogno.
-Si, My Lord? Ha bisogno di qualcosa?- chiese entrando nella stanza e inchinandosi.
Ciel era a braccia incrociate, irritato all’ennesima potenza.
-Portami subito alla villa, te lo ordino!- esclamò il ragazzino.
-Si, My…- prima che Sebastian potesse prenderlo in braccio e riportarlo a casa, una voce con il fiatone lo interruppe.
-No *uff uff* non te lo permetto!- esclamò la scrittrice, appena apparsa nel solito schermo-
-E lei chi diavolo è?!- chiese Ciel irritandosi se possibile ancora di più.
-La scrittrice della fanfiction dove siete, e vi dico già che è impossibile scappare, e che Sebastian è mortale, quindi meglio *pant* che ci vada cauto- rispose lei con voce rotta -Scusate ma dovevo venire qui dal treno di Death Note e per poco arrivavo troppo tardi- si giustificò, respirando lentamente per recuperare il fiato.
Sebastian si permise il lusso di essere confuso, Ciel guardò il suo maggiordomo con lo sguardo di chi gli avrebbe presto ordinato di uccidere la ragazza nello schermo.
-Ora voi calmi e tranquilli arriverete a Capitol City e lì vi spiegherò tutto, ok? Ora perdonatemi ma devo andare nel prossimo distretto, scusate- lo schermo si spense, e Sebastian posò lo sguardo sul suo padroncino.
-Credo che i piani siano cambiati, My Lord- commentò con un leggero sorrisino.
Ciel sbuffò.
-Aiutami a vestirmi, Sebastian- gli ordinò lui, prendendo la benda dal comodino e mettendosela nell’occhio.

Distretto 9 (Once upon a Time)
-Wow, questa volta sono arrivata persino in anticipo- commentò allegramente la scrittrice, comparendo nello schermo in salotto.
Mezzo secondo dopo lo schermo era distrutto in mille pezzi.
-Regina, non credo che sia il modo di risolvere la situazione- commentò Emma, prendendo il braccio dell’amica, che aveva agito d’impulso, e che si scansò subito.
-Credo che sia arrivato proprio il momento di perdere la calma, Emma. Non riesco nemmeno a teletrasportarmi via- commentò Regina innervosita.
-Ma distruggendo le cose non si risolve nulla, anzi rischiamo di creare ancora più problemi- tentò di farla ragionare Emma.
-E cosa propone la salvatrice allora?- chiese Regina, in tono tutt’altro che accondiscendente.
-Io sono d’accordo con lei- commentò la scrittrice comparendo su un altro schermo, che venne prontamente incenerito da un’altra palla di fuoco.
-Regina smettila- la fermò Emma.
-Già, smettila, ti prego- le diede man forte la scrittrice, comparendo in un altro schermo dalla cucina.
Regina strinse i pugni, guardandola storto.
-Chi sei tu?- chiese Emma, cercando di non apparire aggressiva.
-La scrittrice che vi ha messo in questa fanfiction- a sentire questa risposta Regina evocò un’altra palla di fuoco.
-Se vuoi rivedere Henry meglio che non tieni questo atteggiamento, o non avrai sponsor!- la minacciò la scrittrice, ottenendo l’effetto sperato.
Entrambe le donne la guardarono quasi spaventate.
-Maggiori dettagli all’arrivo, non distruggete nulla! Non pago il set ma scriverlo costa un sacco di tempo- concluse la scrittrice prima di andarsene.
Le due madri si guardarono, preoccupate.

Distretto 10 (The Last of Us)
Joel non riusciva a credere di essere in un treno, un treno in movimento e funzionante.
Probabilmente stava sognando, anche se non faceva sogni così da anni.
Quando si svegliò del tutto si rese conto che non poteva stare sognando, e si alzò di scatto, per controllare esattamente dove fosse.
La prima cosa che notò fu che non aveva con sé il suo indispensabile zaino, poi che Ellie… dov’era Ellie?!
Uscì dalla camera e la trovò in fretta vicino al finestrino, che osservava affascinata e a bocca aperta il paesaggio fiori dal finestrino.
Joel tirò un sospiro di sollievo.
-Hey, eccoti, mi stavo preoccupando- commentò, raggiungendola e sedendosi affianco a lei.
-Joel, sei sveglio. Cos’è questo posto?- chiese, aprendo leggermente il finestrino e affacciandosi leggermente per sentire il vento tra i capelli.
-Attenta- la mise in guardia Joel, preoccupato che potesse sporgersi troppo -Questo è un treno, porta molto velocemente da un luogo all’altro, non credevo che ce ne fossero alcuni in funzione ancora- commentò Joel, guardandosi intorno, e notando che sembrava tutto nuovo e perfettamente curato.
-Per favore non distruggete lo schermo vi prego!- una voce provenire da uno schermo per poco non fece cadere Ellie fuori bordo.
Per fortuna Joel la afferrò in tempo.
-Ca…- stava per imprecare la ragazzina, ma la scrittrice la interruppe.
-Niente parolacce, l’ho già detto a Debra, verranno censurate e cambiate- la informò.
Riley fece passare lo sguardo da Joel allo schermo sempre più affascinata e confusa. Ma dove diavolo erano finiti?
-Siete in una fanfiction che sto scrivendo in questo momento. Appena arriverete a Capitol City vi verrà spiegato tutto. In cucina c’è da mangiare, mettetevi a vostro agio, finché ancora siete vivi- commentò, prima di sparire.
Ellie corse in cucina, e subito iniziò ad abbuffarsi.
-Ellie, non credo sia il caso di cominciare già così, non sappiamo nemmeno se…- provò a metterla in guardia Joel, ma lei lo interruppe, mostrandogli un biscotto al cioccolato.
-Joel, devi assaggiarlo, è la cosa più buona del mondo!- esclamò, infilandosene cinque in bocca.
Joel scosse la testa, e la raggiunse in cucina.

Distretto 11 (Gravity Falls)
Dipper era parecchio sconvolto quando si svegliò con il mal di mare e non trovò la sorella.
Uscendo fuori dalla stanza per trovare un bagno si accorse che non era mal di mare ma mal di treno e che era in un posto strano e misterioso.
-Bill! Non è divertente!- gridò convinto di trovarsi ancora in un sogno, ma la voce della sorella dal salotto lo convinse che probabilmente non era tale.
-Dipper, perché gridi al soffitto il nome di Bill, c’è qualcosa che dovrei sapere?- lo guardò maliziosa, facendogli incrociare le braccia.
-Mabel, dove siamo? E’ opera tua e di Stan?- chiese, arrabbiato, lasciando cadere l’argomento Bill.
-In realtà non ho la più pallida idea di dove siamo, pensavo che lo sapessi tu. Ma in cucina c’è un fantastico buffet, e il vagone in generale è pieno di televisioni- come al solito la castana prendeva sempre il lato bello delle cose, senza neanche per un secondo preoccuparsi che fossero in un treno diretto verso l’ignoto e senza sapere come ci fossero arrivati.
-Non è il tempo di pensare a mangiare, dobbiamo uscire di qui- il fratello la prese per un braccio e cercò una stanza per fermare il treno o per fargli invertire la rotta, ma non trovò nulla.
-Non potete uscire- disse la voce della scrittrice da uno schermo.
-Kya!- Mabel, con riflessi degni di una cecchina professionista, prese di scatto il rampino che portava all’interno del maglione in chissà quale anfratto e colpì lo schermo, distruggendolo di scatto.
Meno di un secondo dopo il rampino sparì, e la scrittrice, ricomparendo in un altro schermo, commentò, con voce ancora spaventata dal colpo che Mabel le aveva fatto prendere: -Mi ero completamente dimenticata di togliertelo. Non pensavo nemmeno che lo avessi addosso-
Dipper si mise davanti a Mabel, ad occhi sgranati spaventato a morte.
-Chi sei? cosa vuoi da noi?- chiese, con voce tremante.
-Scusa per il rampino, mi hai spaventata ahah- Mabel non sembrava minimamente spaventata dalla figura.
-Non preoccuparti, Mabel. Sono qui per informarvi che siete in una fanfiction da me scritta, e che vi informerò delle regole del gioco che dovrete affrontare non appena arriverete a Capitol City. Ora riposatevi e tranquillizzatevi, perché secondo me sarete i primi a morire- l’ultima parte la disse tra sé e sé, ma bastò a terrorizzare Dipper per l’eternità.
-Cosa?!- esclamò con voce insolitamente acuta.
-Nulla, nulla, buon viaggio- li salutò lei prima di scomparire.
Dipper si girò verso la gemella spaventato.
-Suvvia, Dip Dip, ti preoccupi troppo- lo rassicurò lei, avviandosi in cucina per mangiare un po’ del buffet.

Distretto 12 (Mirai Nikki)
La cosa che più fece prendere un colpo a Yukiteru, quando si svegliò, non fu il fatto di non trovarsi nel proprio letto, né il fatto di stare su un treno in movimenti, ma la faccia di Yuno a mezzo centimetro dalla propria.
-AH! Yuno, ma che ci fai qui?!- chiese con voce più acuta del normale, allontanandosi il più possibile da lei.
-Yukki, sei sveglio. Mi sono accertata delle tue condizioni. Dovevo sapere se stavi bene- si giustificò la ragazza, con un sorriso innamorato, avvicinandosi a lui sempre di più, e facendolo allontanare.
A quel punto Yukki si accorse di dove fossero.
-AH! Yuno dove siamo?!- chiese spaventato, alzandosi in piedi e guardandosi attorno preoccupato.
-Tranquillo, Yukki, finché ci sono io qui con te va tutto bene- lo rassicurò lei, prendendogli una mano per confortarlo.
-Ma dove siamo?!- ripeté il ragazzo, iniziando a farsi prendere dal panico.
-E non c’è nessun altro su questo treno, siamo soli io e te- con tono da stalker, Yuno si avvicinò ulteriormente.
-Mi hai portato tu qui?!- chiese il ragazzo, preso ormai dal panico.
-Soli… io e te- Yuno era entusiasta.
-Mi dispiace dire che non manca molto all’arrivo, siete l’ultimo distretto che visito- li informò la scrittrice dallo schermo della camera.
Yuno si parò davanti a Yukki per proteggerlo, con sguardo assassino rivolto all’interlocutrice.
-Non toccare Yukki!!- esclamò, furiosa, e facendo sobbalzare più lui della scrittrice.
-Non devi temere me, quanto tutti quelli che vorranno ucciderlo durante i giochi ai quali state per partecipare, maggiori dettagli verranno dati all’arrivo a Capitol City- la informò la scrittrice.
-Yuno ho paura!- esclamò Yukki spaventato.
Yuno arrossì.
-Tranquillo, Yukki, ti proteggo io!- lo rassicurò lei, felice di poterlo proteggere.
-Questo è lo spirito. Buona fortuna per il resto del viaggio- li salutò la scrittrice prima di scomparire anche da quello schermo-




La scrittrice osserva il pubblico in attesa.
-Beh, che c’è? Il capitolo è finito- afferma alzando le spalle.
Si rende conto di quello che vogliono tutti.
-Ah, capisco, volete che vi dica le regole di questi Big Crossover Games. Beh, i tributi non sono ancora arrivati a destinazione, ma immagino che vi possa dare una piccola anticipazione. Dopotutto siete voi gli sponsor.
Eh già, sarete voi a decidere se dare cibo a qualcuno piuttosto che a un altro, se attivare l’”effetto speciale” di un determinato tributo in giorni specifici o permettergli di ricevere un “aiuto da casa”.
L’obiettivo è che rimanga un solo distretto e non un solo tributo, quindi il gioco di squadra tra i tributi dello stesso distretto è fondamentale.
Il vincitore potrà tornare alla vita di tutti i giorni… e cambiare qualcosa di questa vita: un rimpianto, un evento che è andato nel modo sbagliato…
I perdenti, non torneranno mai a casa.
Se non conoscete alcuni dei fandom trattati non disperate, cercherò di rendere i personaggi leggibili anche a sé e nel dubbio risponderò a qualsiasi vostra domanda.
Siete voi a decidere il futuro di questi personaggi meravigliosi, io mi limiterò solo a trascriverlo.
Che dite, vi ho incuriosito?
Ora non vi resta che giocare.
Felici Big Crossover Games, e possa la fortuna sempre essere a vostro favore-

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Capitolo 2
*** La sfilata dei tributi (come la scrittrice annoiata ha preso due personaggi a caso per presentare i tributi) ***


La sfilata dei tributi

I treni arrivarono in perfetto orario... dopo 12 giorni di viaggio.
-Perché ci abbiamo messo tanto?- chiese Mabel scendendo dal proprio treno, confusa, tenendo in mano un numero stratosferico di maglioni fatti durante il viaggio con una quantità di lana che era uscita da non si sapeva dove.
-Non lo so… io sono più spaventato dal fatto che siamo arrivati- Dipper, guardandosi intorno terrorizzato, la seguì lentamente, mentre anche altri treni iniziavano a mostrare i propri passeggeri, la maggior parte dei quali molto più grandi dei due gemelli di dodici anni.
La più piccola però sembrò una bambina di circa otto o nove anni che si accompagnava ad uno scheletro che era poco più alto di lei e che fece fare un salto a Dipper di almeno qualche metro.
-Dip! Guarda, uno scheletro!! Credi sia vero?- chiese Mabel indicandolo.
Una ragazza di circa quattordici anni che veniva dal treno subito accanto al loro si nascose dietro di esso, commentando, con il suo compagno di viaggio:
-Joel, hai mai visto un infetto così?- in tono davvero preoccupato.
-Non credo sia un infetto, Ellie. A dire il vero non credo che ci siano infetti qui in giro. Sembra tutto così…- Joel era all’erta, non credendo in una tale calma, e lo erano praticamente tutti, quelli che erano scesi dal treno -…troppo tranquillo-
-Com’è possibile, Emma?!- si lamentò Regina, l’unica che sembrava più irritata che spaventata, almeno tra quelli che erano già scesi.
-Non lo so, Regina- sospirò la bionda, l’unica che sembrava felice di essere finalmente arrivata e non dover subire la compagna ancora a lungo.
-Ma non posso più usare i miei poteri, non è possibile!- continuò a lamentarsi Regina.
Emma non rispose.
La città di Capitol City era immensamente futuristica, e nessuno di loro, ad eccezione di Ellie e Joel, veniva dal futuro.
I moderni erano già più abituati, ma Elsa, che veniva dal lontano 1800, per poco svenne non appena si trovò lì.
In casi normali avrebbe congelato il mondo intero e tanti saluti, ma così come a Regina anche a lei i poteri sembravano scomparsi, e Anna aveva passato giorni interi a rassicurarla.
-Wow, è tutto così interessante, spero proprio di poter fare un giro! Vorrei cantare una canzone per celebrare il tutto!- esclamò la diciottenne, venendo sentita da Mabel, che le si avvicinò trattenuta vanamente da Dipper.
-Ciao! Io sono Mabel- salutò allegramente, ricambiata subito.
-Io sono Anna! Wow, adoro i tuoi vestiti, come sono fatti?- chiese, toccando il maglione caldo e morbido.
-Lana. Li faccio io. Ne vuoi uno?- le porse uno dei tanti maglioni che aveva in mano, e Anna lo prese allegramente.
-Grazie mille, sembra caldissimo-
-Io adoro il tuo di vestito! E’ così elegante!- Mabel lo studiò con gli occhi brillanti.
Tra Dipper ed Elsa, che guardavano la scena in disparte, non si capiva chi fosse più preoccupato.
Non lontano, Percy si portava inconsciamente la mano in tasca ogni dieci o quindici secondi per controllare che ci fosse vortice al suo interno.
La penna che si trasformava in spada gli sarebbe sempre dovuta tornare in tasca, ma in quella situazione sembrava essersene dimenticata.
-Non dirmi che sei spaventato, testa d’alghe- lo prese in giro Annabeth, che si guardava intorno studiando attentamente gli altri soggetti.
I due ragazzi che stavano nel treno prima di loro attirarono la sua attenzione, non tanto perché non erano ancora scesi, ma perché il ragazzo non aveva la minima intenzione di far scendere la sua compagna.
-Seven, fammi scendere!- esclamò lei, ma lui bloccava la porta con il proprio corpo.
-Nope, devi stare al sicuro. Ora tu aspetti qui, io prendo un computer e hackero la guida del treno così da riportarci a casa- le ordinò tranquillamente.
-Seven, ti prego, sembri Jumin- si irritò la ragazza.
Il ragazzo si portò una mano al petto, teatralmente.
-Io, “Mister bambino dal fondo fiduciario”?! Sono profondamente offeso- il suo sogghigno rivelava tutt’altro che offesa.
-Già, Dio Seven, difensore di giustizia- lo prese in giro MC, riuscendo a sgattagliolare fuori dal vagone.
-Ma sono serio sul fatto che devi restare dentro al sicuro, non sappiamo chi possa averci portato qui, e se siamo proprio in una strana versione di Hangar Games…- ritornando serio, il giovane ventunenne, prese la compagna di peso e fece per riportarla dentro, quando Annabeth gli si avvicinò, incuriosita.
-Puoi davvero farlo?- chiese, incrociando le braccia.
-Annabeth!- Percy le si avvicinò, preoccupato.
Seven si mise sull’attenti.
-Fare cosa?- chiese l’hacker, allontanandosi lentamente, con ancora MC sottobraccio come fosse un gattino.
-Hackerare il sistema del treno per riportarci a casa- si spiegò Annabeth.
-Può darsi, perché dovrei dirlo a te?- si mise sulla difensiva, nonostante Annabeth fosse decisamente più giovane di lui, con i suoi sedici anni.
-Non sei l’unico a volertene andare- disse per tutta risposta la bionda.
-Meglio allontanarci, sapientona- Percy non riuscì più a trattenersi e la trascinò via.
Seven mise giù MC, che ne approfittò per scappare via ed esplorare un po’.
-Ehi!- si lamentò lui, inseguendola, e passando davanti a i due che sembravano i più normali lì in mezzo.
-Questa non è decisamente Miami- commentò Debra, togliendosi i capelli da davanti al volto, e guardandosi intorno stranita.
-Direi- le diede man forte il fratellastro.
-Non so come fai a stare così tranquillo. Io sono in procinto di dare di matto- Debra aveva bisogno di calmanti, o in alternativa alcool.
Non sapeva certo che Dexter era tutto meno che calmo, anzi aveva tutti i propri sensi all’erta come quelli di un cane randagio.
E notarono un altro cane randagio esattamente come lui, accompagnato da una ragazzina di quattordici anni.
Dexter e Joel si lanciarono un’occhiata, e Dexter capì che sarebbe stato difficile riuscire a tenere nascosta la sua vera natura a Debra in una situazione così.
C’erano così tanti assassini lì in mezzo, che sarebbero stati perfetti per il suo tavolo.
Chissà perché colei che si era professata scrittrice della storia dove si trovavano li aveva portati tutti lì.
Ciò che più lo spaventò fu vedere lo sguardo dell’assassino in soggetti di decisamente giovane età, come una quattordicenne scesa dall’ultimo treno, che non si staccava dal compagno con un attaccamento possessivo e ossessivo da far rabbrividire.
-Yukki, non devi neanche pensare di allontanarti. Solo io posso proteggerti- diceva Yuno, mentre il suo compagno la guardava più spaventato da lei che da tutti gli altri.
-Yuno ti prego lasciami- le supplicò.
Lei lo lasciò, ma gli rimase comunque appiccicata.
-Non devi lasciarmi, Yukki. Qualsiasi cosa sia questa strana avventura, vinceremo insieme- disse con convinzione.
Jack e Kate, con i loro vestiti logori, sembravano forse i più a disagio in quella situazione.
Molto vicini tra loro osservavano gli altri tributi come se fossero illusioni.
-Secondo te Locke ha messo qualcosa nelle nostre borracce?- chiese Kate, pensando di essere stata drogata.
-Per 12 giorni?- chiese Jack, che invece era più pessimista al riguardo, e iniziava seriamente a credere che fosse tutto vero, benché non avesse senso.
-Come faranno gli altri sopravvissuti senza di te- osservò Kate, spaventata.
-Troveremo un modo di tornare, Kate- la rassicurò il medico, mettendole una mano sulla spalla.
-Allora, sei tu Kira? Guarda che puoi dirmelo- dal treno dopo il loro uscirono due ragazzi, uno tallonato dall’altro che sembrava parecchio insistente.
-Per l’ultima volta, non sono Kira, e non mi sembra il momento di rompermi le scatole su questa storia. Sei stato 12 giorni a chiedermelo, ed io non ti ho ucciso e non hai prove che io sia un assassino perciò ora concentriamoci sul fatto che siamo in un luogo indefinito portati da una pazza che si professe nostra scrittrice e che ci considera come una vecchia coppia sposata- l’ultima parte lo irritava profondamente.
-Quando ti accuso di essere Kira non sei irritato come quando la gente ti dice che sembriamo una coppia, eppure dovrebbe darti maggiore fastidio, almeno che tu non sia davvero Kira- suppose L, facendo quasi implodere Light, che si allontanò maggiormente da lui, passando davanti a Sans che si era seduto a terra troppo stanco per stare in piedi, e teneva Frisk sulle sue ginocchia.
-Almeno noi due siamo amici… per la pelle, vero, piccola?- le fece l’occhiolino, e lei si prese la testa tra le mani, cercando di non far vedere allo scheletro che in effetti la battuta l’aveva fatta ridere.
-Mi chiedo quando la scrittrice pelle e ossa si farà vedere, aveva detto all’arrivo e mi pare che ci siamo tutti- commentò lo scheletro, guardandosi intorno.
Proprio in quel momento dall’unico treno dal quale non era uscito ancora nessuno fece la sua comparsa un dodicenne dall’aria così seria che Sans gli avrebbe voluto fare le condoglianze per la sicura morte del suo senso dell’umorismo, seguito da un uomo dall’età indefinibile che si comportava come se fosse il suo maggiordomo, cosa che in effetti era.
-Quella fastidiosa scrittrice ha interrotto il mio prezioso sonno per farmi incontrare questa plebaglia?- chiese incrociando le braccia e arricciando il naso in segno di disgusto.
-Innanzitutto hai dormito incessantemente per 12 giorni, e poi questa plebaglia… beh, buona parte di questa plebaglia… potrebbe ucciderti in mezzo secondo quindi ti conviene iniziare a farti degli amici o almeno provarci, signor Ciel- la voce della scrittrice attirò immediatamente l’attenzione di tutti, mentre lei appariva tanto per cambiare in uno schermo che fino a mezzo secondo prima non c’era ma dettagli.
Tutti i tributi si girarono a guardarla, e le loro reazioni furono molto diversificate.
Alcuni erano incuriositi, come Anna, Mabel, L, MC e Frisk.
Altri erano spaventati, il caso di Elsa, Dipper e Yukki.
Molti erano ostili: Dexter, Joel, Yuno, Ciel, Regina, Light ed Ellie.
Qualcuno sospettoso e pensieroso: Sans, Seven, Annabeth, Jack, Kate, Emma.
Percy era un misto di tutte quelle emozioni, Debra era indefinibile e Sebastian sembrava divertito.
-Salve ragazzi, ragazze, adulti, bambini, scheletri, demoni, semidei, assassini, principesse, regine, studenti, medico, agenti segreti, detective, sopravvissuti eccetera eccetera- li salutò la scrittrice, cercando di includere tutti.
I tributi si guardarono intorno cercando di capire chi fosse cosa.
-Immagino che tutti voi vi chiediate cose ci fate qui, ebbene per la prima volta finalmente lo scoprirò anche io perché non l’ho ancora mai messo per iscritto ho solo fatto progetti a mente-
Tutti la guardarono confusi.
-Comunque siete qui per partecipare a un gioco, vi allenerete per tre giorni dove il terzo sarà anche il giorno della prova finale davanti ad una giuria da me scelta. Poi ci sarà un’intervista ed infine verrete gettati in un’arena dove dovrete combattere gli uni contro gli altri fino alla morte- disse con un grande sorriso.
I tributi erano ammutoliti, sperarono che stesse scherzando. Non poteva dire sul serio.
-Le regole vorrebbero che resti solo una persona tra tutti e ventiquattro…- continuò la scrittrice facendo finta di nulla.
Elsa prese il braccio di Anna, in segno di protezione. Dexter lanciò una breve occhiata a Debra, che era tutto quello che gli era rimasto della sua famiglia. Seven mise una mano davanti a MC come a proteggerla con il proprio corpo e fu più o meno la stessa reazione che ebbe Percy con Annabeth, solo che nascosta in modo che nemmeno la stessa Annabeth la vedesse, altrimenti lo avrebbe ammazzato.
Sans strinse i denti mentre Frisk spalancava gli occhi.
Jack si morse un labbro, Light sorrise, mentre Sebastian alzava le sopracciglia.
Joel mise una mano sulla spalla di Ellie, che la scansò e lo guardò storto, in un muto segno di protesta al chiaro gesto di protezione.
Dipper e Mabel si strinsero la mano, mentre Yuno lanciò un’occhiata romantica a Yukki, che si sentì esattamente nel proprio mondo, e sospirò rassegnato.
-…MA… dato che far uccidere fratelli o amanti o possibili futuri amanti che sembrano canon anche se non lo sono a vicenda mi sembra troppo pesante da scrivere, ho cambiato le regole ed entrambi i membri del distretto possono vincere, se sono gli ultimi a sopravvivere.
Certo, poi non è detto che ne rimangano due ma si può sempre sperare, e l’unione fa la forza quindi vi consiglio di non cercare di uccidere il membro del vostro stesso distretto- lanciò uno sguardo eloquente a Light, il cui sorriso era già sparito, che rimase il più possibile impassibile.
-Le armi che avete nel vostro mondo vi verranno consegnate prima che entriate nell’arena, perché alcuni di voi hanno poteri magici che sono la vostra arma e che ho bloccato solo temporaneamente ma che verranno a voi restituiti domani nell’arena dell’allenamento. Oggi vi sistemerete nelle camere, e ci sarà la sfilata di presentazione, dove ognuno di voi sfilerà su dei carri con abiti tipici e caratteristici del vostro fandom. Dato che molti di voi non sono conosciuti questo darà modo ai lettori, che sono anche i vostri sponsor, di vedere come siete fatti fisicamente e di iniziare a conoscervi- spiegò, i tributi sembravano seccati, tranne alcuni come Anna e Mabel che invece sembravano entusiaste.
-Questo vi permetterà anche di conoscervi tra voi. Ognuno ha un Nickname, vi sconsiglio vivamente di dire il vostro nome completo, i nomi sono potenti e rivelare il vostro alla persona sbagliata potrebbe uccidervi- Percy e Annabeth annuirono leggermente, Light sbuffò, sembrava che la scrittrice ce l’avesse con lui.
-Nell’arena, e fate attenzione perché è molto importante… non per voi ma per i lettori, tutti voi potrete avere un bonus dagli sponsor.
Tranne il cibo, l’acqua o delle armi, che i lettori appassionati vi potranno dare ogni giorno tramite le recensioni, ogni sette giorni uno di voi riceverà il bonus “Effetto speciale” che vi da o un attacco speciale letale che può uccidere istantaneamente un altro tributo se usato bene o un’abilità speciale e molto potente per 24 ore. Gli Effetti speciali sono segreti, li scoprirete solo se doveste sbloccarli. I lettori possono votare per tutta la settimana e dare anche una seconda preferenza che verrà usata nel caso ci siano dei parimeriti. Se un personaggio dovesse morire nonostante sia stato votato per l’effetto speciale esso passerà al compagno di squadra. Se entrambi sono morti passerà al secondo classificato. Fatevi amare, tributi cari, mi raccomando-
A quest’ultima affermazione molti sobbalzarono.
Persone come Dexter, Ciel, Regina o Joel non erano molto abituate a farsi amare, quanto a farsi temere.
-Un’altro vantaggio, che però verrà attivato ogni cinque giorni, è l’”Aiuto da casa”. Se vi votano per averlo potrete parlare o richiedere un aiuto da un personaggio della vostra serie scelto da me, che potrà anche fisicamente entrare per qualche ora. Possono essere personaggi vivi o personaggi morti, e non possono essere uccisi dagli altri tributi così come non possono ucciderne- questo effetto sembrava ancora più allettante per i personaggi, soprattutto per Jack, Kate, Dexter, Dipper, Mabel, Sans e Regina.
Ciel alzò gli occhi al cielo. A lui dell’aiuto da casa non gli importava nulla. L’unica persona che avrebbe voluto al suo fianco era Sebastian.
-Gay ingenui- commentò la scrittrice, e tutti la guardarono confusi, senza capire il nesso.
-L’ho detto ad alta voce? Volevo scriverlo, scusate. Dove eravamo? Ah, si, le domande dell’intervista le porranno gli strateghi/lettori, possono fare domande a tutti, sarebbe bello soprattutto a chi non conoscono, e credo sia tutto, andate a prepararvi- fece per spegnere lo schermo, ma una Mabel incerta alzò la mano per fare una domanda, cercando di rimanere con il sorriso.
-Si, Mabel?- chiese la scrittrice.
-Non credo di aver capito bene… ci dobbiamo uccidere a vicenda, ma per finta, giusto? Quando saremo morti torneremo a casa e fine della storia, no?- chiese, come se fosse ovvio.
-No, morirete davvero, per sempre, non tornerete mai a casa- rispose lei con tranquillità, facendole togliere per la prima volta il sorriso.
-E il vincitore che ci guadagna?- chiese invece Light, senza neanche alzare la mano.
-Oh, questo è molto più interessante. Il vincitore, o i vincitori, potranno decidere di cambiare un evento fondamentale della trama della propria storia per sempre. Cancellare una morte avvenuta, un trauma vissuto, un’apocalisse. Persino trasformare un altro personaggio e renderlo magari un alleato invece che un nemico. A vostra discrezione- tutti sembravano molto interessati dall’improvvisa piega degli eventi.
-Se è tutto io me ne andrei, il capitolo è già di sette pagine e manca ancora tutta la descrizione fisica e i vari pensieri dei vari tributi sugli altri vari tributi- scomparve dallo schermo, e iniziò a crearsi un putiferio.
-Ok, io propongo di aspettare di ricevere i poteri e uccidere tutti con palle di fuoco- iniziò Regina, e venne prontamente richiamata da Emma.
-Non possiamo uccidere persone innocenti- obiettò, osservando Dipper e Mabel che si stavano già allontanando velocemente per paura di venire uccisi prima ancora che i giochi iniziassero.
-Mi pare di essere autorizzata visto che o noi o loro- ribatté Regina.
-Ah, nel caso qualcuno di voi, per esempio Regina, stesse pensando di uccidere i tributi subito, sappiate che è contro le regole uccidervi prima di entrare nell’arena. Se ci provate verrete uccisi subito voi. Ah!- la scrittrice comparve per un attimo e poi scomparve di nuovo.
Regina sbuffò.
-Hai ottenuto solo di farci odiare- la riprese Emma.
-Almeno io provo a proporre qualcosa, tu che hai in mente, Salvatrice?- chiese irritata lei.
-Aspettiamo, valutiamo la situazione, e poi vedremo nell’Arena- disse con semplicità.
Mano a mano i tributi vennero presi da qualcosa che alla scrittrice non andava di inventare e vestiti con gli abiti da loro più utilizzati nella loro serie.
Poi si misero su dei carri, che iniziarono a sfrecciare mano a mano davanti ai lettori e agli altri tributi.
Le prime furono Elsa e Anna.
Elsa ovviamente con il proprio abito di ghiaccio da lei creato e i capelli biondi platino legati in una treccia, gli occhi azzurri erano spaventati e preoccupati.
La scrittrice la osservava e si disse che mancava qualcosa.
-Uff, è noioso descrivere e basta, mi serve… un presentatore dei giochi!! Perfetto!! Ma non dei fandom che ho già messo perché poi sarebbe di parte-
Dal nulla comparve Steven Universe, dall’omonimo cartone animato.
-Sono di nuovo in un sogno strano?- chiese rivolto al nulla.
-Ciao Steven, caro, ho bisogno di un favore, potresti presentare questa sfilata di carri descrivendo con attenzione i tributi che ci sono sopra?- chiese la scrittrice al ragazzo, i cui occhi divennero stelle.
-Che bello! Una sfilata!! Certamente, è un bel sogno. Posso avere un aiutante?- chiese speranzoso.
La scrittrice ci pensò un po’, poi acconsentì, e dal nulla comparve Rapunzel, del film omonimo.
-Per tutte le luci fluttuanti, cosa ci faccio qui?!- chiese spaventata, guardandosi intorno.
-Ciao, io sono Steven, vuoi aiutarmi a commentare una sfilata di carri con delle persone dentro?- chiese il ragazzino con un sorriso tutto denti.
Rapunzel sembrava un po’ persa, ma poi annuì allegramente.
-Si, sembra divertente! Però devo tornare a casa prima che mia madre se ne accorga- disse poi in direzione della scrittrice, che fece segno dell’ok con il dito.
I due presentatori si misero al proprio posto, se non li conoscete non c’è bisogno che lo facciate perché non parteciperanno, e iniziarono a commentare.
-Nel primo carro potete osservare Elsa- Steven lesse il nome sugli appunti forniti dal nulla dalla scrittrice, ed esso insieme ad un primo piano della regina, comparve anche su un mega schermo in modo che tutti lo vedessero.
-Questa splendida ragazza… sbaglio o un po’ mi assomiglia?- chiese Rapunzel, ma si riprese subito -Ehm volevo dire, è vestita con un lungo abito fatto di ghiaccio. Che figata! Ha dei capelli biondo platino con tanti piccoli fiocchi di neve e sembra un po’ in ansia, poverina-
Steven si sporse e le urlò:
-Non devi essere in ansia, sei fantastica!!- ma invece che esserne lusingata, Elsa sembrava ancora più spaventata.
Mabel era decisamente d’accordo con Steven, ma decise di non dire niente.
Dipper si relazionava molto alla ventunenne, ma la reazione più interessante fu da parte di Regina ed Emma.
-Elsa? …assomiglia un sacco a… non può essere… vero?- Emma guardò Regina, che era confusa quanto lei.
-E’ molto simile, ma credevo che fossimo tutti sconosciuti, non può essere la nostra Elsa-
-Dovremmo chiederle se ha poteri di ghiaccio?- chiese Emma.
-Teniamo un profilo basso per ora- suggerì Regina.
-Vicino alla bellissima Elsa, troviamo la… anche lei mi somiglia o sbaglio?- Rapunzel si interruppe nuovamente osservando attentamente Anna, così Steven prese le redini.
-…la anche lei super bellissima Anna!!- fece un grande applauso, seguito da Rapunzel.
-Lei indossa un vestito molto caldo, con gonna blu, maglia a maniche lunghe azzurra, un corsetto nero con disegni belli conditi con un mantello fucsia davvero meraviglioso, un cappello, guanti e stivali, in pieno stile invernale, anche se qui fa piuttosto caldo- continuò la ragazza, osservandosi poi i piedi scalzi.
-I suoi capelli sono fulvi e legati in due trecce ben curate, gli occhi azzurri come quelli della sorella sono circondati da lentiggini e come una brava sorella dovrebbe fare rincuora la compagna, con un sorriso incoraggiante, e saluta intorno allegra- concluse Steven, con tono da presentatore provetto.
-Che tenere che sono- commentò Rapunzel, con un grande sorriso.
-Ok, sono senza ombra di dubbio le nostre Anna ed Elsa- commentò Emma, c’erano troppe coincidenze.
-Forse no, non scendiamo a conclusioni- obiettò Regina.
Seven la guardava sorridente.
-MC, alleiamoci con lei e formiamo il team capelli rossi!!- propose, indicandola e poi indicandosi.
MC, che i capelli li aveva castani, lo guardò eloquente.
-Andiamo!!- insistette lui, e lei non riuscì a trattenersi dal ridacchiare.
-Procedendo con il prossimo carro…- continuò Steven, mentre Dexter e Debra procedevano sul proprio carro -…vi presento Dexter!! Un bell’applauso. Vestito con una maglia aderente marrone e dei pantaloni marroni anch’essi ma più chiari. Ha dei guanti e i capelli corti e castani sono… corti e castani. Sembra tranquillo e leggermente preoccupato. Non temere, tigre, sei fashion anche tu, anche se sembra stai per uccidere qualcuno- Steven ridacchiò, Dexter gli lanciò un’occhiataccia che nessuno notò.
-Perché ti hanno vestito così? Non ti sei mai vestito così- gli chiese Debra confusa.
-Chiedilo alla scrittrice, è colpa sua- commentò Dexter, alzando le spalle e sorridendo fingendo di essere confuso quanto lei.
Esso era invece il suo abito da assassino.
-Quel tipo non mi convince affatto- commentò Joel, riconosceva un assassino quando lo vedeva.
-E’ sicuramente un assassino, come Light qui presente- gli diede man forte L, da qualche carro di distanza.
-Per l’ennesima volta, io non sono un assassino, non sono Kira!!- si lamentò Light.
-Vedremo, vedremo. Quando ucciderai tutti e vinceremo ti arresterò per essere Kira e la giustizia vincerà-
-Accanto a lui sua sorella Debra, capelli lunghi poco oltre le spalle castani più scuri di quelli di Dexter e lasciati sciolti, vestita con abiti semplici ma fantastici. Una camicia e dei pantaloni. Vai a conquistare il mondo Debra- la incoraggiò Steven.
-Non avevo mai visto abiti del genere in vita mia- commentò solo Rapunzel.
Debra guardò i due presentatori con un sorriso leggermente divertito.
-Mi sembra piuttosto insignificante- commentò Ciel.
-Spara meglio di te, conte- lo illuminò L, che era nel carro davanti a lui.
Ciel storse il naso.
-E’ una poliziotta. Sono l’unico deduttore decente qui dentro? Non poteva metterci anche Sherlock- L scosse la testa.
-Sarebbe stato incredibilmente seccante- commentò Light tra sé.
La scrittrice si diede una manata sulla fronte. Sarebbe stata un’ottima idea.
-Sarà per la prossima edizione!- le urlò L.
Light si chiese perché era capitata proprio a lui la sfortuna di finire con un compagno che era più che altro un rivale.
-Sul terzo carro arriva una coppia. Quanto siete carini insieme- commentò Steven, con gli occhi a cuoricino.
-Non stiamo insieme- ci tenne a dire Seven, arrossendo.
MC alzò gli occhi al cielo, divertita dal suo imbarazzo.
-Abbiamo da un lato il grande 7 0 7… o in alternativa Seven, o in alternativa Luciel…?- Steven sembrava confuso.
-Seven va benissimo!- disse Seven, sperando con tutto il cuore che non venisse rivelato il suo vero nome.
-Ohhhh, ma così diventa come il mio nome ma senza la T- esclamò Steven, eccitato.
-Il ragazzo è vestito con un… un… mi dispiace non so come definirlo- Rapunzel osservò un attimo gli appunti, poi continuò, leggermente incerta -Una felpa nera con cerchi arancioni, sopra una maglietta arancione scuro/rossa con un crocifisso, jeans e occhiali a strisce. I capelli sono spettinati e rossi, oh, come quella di prima, Anna- trovando un appiglio, la sua voce divenne più sicura.
Anna sembrava emozionata, gli fece un grande segno indicandosi i capelli e sembrò dire: “Team capelli rossi?”.
Seven ridacchiò, alzando i pollici, mentre MC scuoteva la testa, ridacchiando tra sé.
Ellie, dal suo carro, si rigirò una ciocca di capelli tra le dita.
-Credi che i miei capelli siano abbastanza rossicci per far parte di quel team?- chiesa a Joel, scherzosamente.
Lui la guardò allertato.
-Non ci alleeremo con loro solo perché hanno i capelli leggermente simili ai tuoi- obiettò, fermamente.
-Se fosse per te non ci alleeremmo con nessuno- commentò Ellie, sbuffando.
-Ce la facciamo benissimo da soli!- ribatté Joel.
-Al fianco di Seven, una meravigliosa ragazza con un maglione rosa che lascia scoperte le spalle e una corta gonna marrone con lunghe calze nere lo accompagna. I suoi capelli sono marroni e lunghissimi. Una frangetta le copre quasi interamente il volto. Il suo nome è MC, e lei e Seven formano senza dubbio un’ottima coppia- continuò Steven, guardando MC con gli occhi a cuoricino.
-Ti ripeto che non stiamo insieme- obiettò Seven.
-Già, non ancora- MC gli fece un occhiolino, e lui divenne più rosso dei suoi capelli.
-Una seduttrice potrebbe essere pericolosa- commentò Ciel, tra sé e sé.
-Padroncino, non si deve preoccupare delle coppie, i suoi membri sono il punto debole l’uno dell’altro e in questo modo si eliminano velocemente entrambi- commentò tranquillamente Sebastian, guadagnandosi l’occhiataccia dei presenti nei carri davanti e dietro di loro.
-Il tuo sadismo è sempre al suo posto vedo- commentò Ciel, in tono neutro.
Nel quarto carro, proprio mentre venivano presentati, Percy commentò sottovoce ma amplificato in modo che alla fine tutti lo sentirono:
-Siamo noi la coppia più bella però!-
-Awww, un’altra fantastica coppia- commentò Rapunzel, emozionata.
Percy divenne tutto rosso, e Annabeth ridacchiò.
-Presentiamo Percy, un giovane ragazzo dai capelli neri e gli occhi verdi vestito con una maglia arancione con su scritto Campo Mezzosangue, dei jeans e una collanina con un numero imprecisato di perle… forse cinque? Non vedo bene- presentò Steven, cercando di osservare ma decidendo poi di lasciar perdere.
-Sembrano quasi Boone e Shannon- commentò Jack a due carri di distanza.
-Boone aveva i capelli più chiari- Kate alzò le spalle.
-Sono tutti così…- Jack non trovava le parole. Si sentiva completamente fuori posto lì dentro e fin troppo normale.
-Già- Kate sembrò capire esattamente cosa provasse.
-Un po’ ti somiglia- commentò Yuno rivolta a Yukki dall’ultimo carro -Dovrò eliminarlo subito!- aggiunse poi, con un grande sorriso decisamente inquietante.
-Al suo fianco troviamo Annabeth, un’abbronzata biondina dai capelli ricci e legati in una coda. Gli occhi sembrano nuvole temporalesche, e non vi conviene farla arrabbiare. I vestiti sono molto simili a quelli del fidanzato. Si tengono per mano, non sono troppo teneri?- commentò Rapunzel presentando Annabeth, che sorrise rivolta verso il pubblico con uno sguardo enigmatico.
Era il primo tributo che spaventava Dexter, perché non era decisamente un’assassina, ma era senza ombra di dubbio esperta nell’arte dell’uccidere, ed era incredibilmente scaltra.
Strinse la mascella, e rimase zitto.
Non voleva esporsi troppo fin da subito, soprattutto con Debra vicino.
Regina invece non ebbe paura a dire la sua.
-Quella sembra una tipa tosta. Peccato che ti somigli- si rivolse a Emma, che assunse un’espressione offesa.
-Ehi, che intendi dire?-
-Dal quinto carro, diamo il benvenuto a… OH PER TUTTE LE LUCI FLUTTUANTI QUELLO E’ UNO SCHELETRO?!- diede di matto Rapunzel, per niente abituata.
-Che figo, uno scheletro!- esclamò Steven che invece era strabiliato.
-Il suo nome è Sans, ed è vestito con una felpa blu, dei pantaloni da ginnastica neri e delle pantofole… ed è uno scheletro, sarà semplice da ricordare penso- finì di presentarlo poi, salutandolo e venendo ricambiato.
Light commentò, confuso.
-Ma in questo caso non è già morto?- chiese rivolto a nessuno in particolare.
-Evidentemente no, puoi ancora ucciderlo. Hai già in mente come fare, Kira?- chiese L, in modo irritante.
Light non si diede neanche la pena di rispondergli.
-Ed io che pensavo che tu fossi strano- commentò invece Ciel, rivolto a Sebastian, che fece solo uno dei suoi divertiti sorrisi e non rispose.
-Al suo fianco una bambina dolcissima dai capelli castani a caschetto, un maglione indaco con due strisce rosa e pantaloncini dello stesso colore… ecco a voi Frisk!- Rapunzel, ripresasi dallo spavento, presentò anche l’altra concorrente.
-Io e Frisk diventeremo grandi amiche!- commentò Mabel con sicurezza.
-Non è che solo perché qualcuno indossa un maglione dovete formare il team maglioni riuniti- sospirò Dipper.
-Ottima idea!!- Mabel cercò di richiamare l’attenzione di MC e Frisk -Hey, amiche mie!! volete formare il Team maglioni riuniti?!- chiese sonoramente, attirando l’attenzione di tutti.
Dipper voleva sotterrarsi, ma sorprendentemente sia MC che Frisk reagirono bene alla proposta.
Frisk fece un cenno di ok sorridendo, mentre MC ridacchiò e annuì cortesemente.
-Dipper, siamo in un team… Dipper?- il fratello si era buttato a terra per non farsi vedere e sussurrava tra sé, in preda al massimo imbarazzo.
-Voglio morire, voglio morire, voglio morire-
-Non dovrai aspettare molto- disse amabilmente Yuno, dal carro dietro al loro.
-Ebbene siamo arrivati a metà, il prossimo signore e signori, è un uomo dai capelli molto corti e vestiti logori composti da una canottiera strappata e sporca e dei pantaloni sportivi e comodi. Il suo nome è Jack!- presentò Steven
-Wow, che nome originale- commentò Regina sarcastica.
-Seguito dalla compagna, e per inciso anche loro sarebbero un’ottima coppia, dai ricci capelli castani, anche lei vestita con abiti malmessi e comodi… Kate!-
-Wow, anche questa che nome originale- commentò nuovamente sarcastica Regina, guadagnandosi una gomitata da Emma.
-Almeno metà delle persone al mondo si chiamano Jack o Kate- disse a sua discolpa la regina.
-Sbaglio o il tipo ti somiglia- Ellie prese in giro Joel.
-Forse, se avesse la barba- e lui finse di non importarsene.
-Lei mi sembra una tipa molto camaleontica- commentò Annabeth, parlando per la prima volta, analitica.
-Nel settimo carro possiamo osservare due uomini… o sarebbe più corretto dire ragazzi… non si riesce molto a capire- Rapunzel introdusse L e Light.
-Troviamo Light, capelli castani e occhi dello stesso colore, vestito elegantemente con camicia e pantaloni ben stirati. Anche la sua postura è davvero ottima, andrebbe d’accordo con Perla- continuò Steven, pensando a una delle sue mamme.
-Quello è pericoloso- dissero insieme Dexter, Joel e Annabeth, come se si fossero messi d’accordo.
Light avrebbe voluto ucciderli tutti all’istante. Come mai senza un motivo apparente credevano tutti che fosse un assassino?!
Ok, certo, lo era davvero, ma non avevano la minima prova che lo fosse.
-Wow, quanto è figo- commentò invece Mabel, facendo fare facepalm al fratello.
Sentendo quel commento Light si girò per vedere chi poteva usare per i suoi piani malvagi, ma rendendosi conto che era una ragazzina di dodici anni ritornò alla sua situazione da Mai Na Gioia.
Era anche un pluriomicida, ma non era un pedofilo.
-Al suo fianco possiamo osservare L, che o è molto basso o è molto curvo- commentò Steven quasi tra sé.
-Curvo, curvo- confermò Light.
-Questa posizione mi fa pensare meglio- ribatté L.
-Indossa dei jeans e una maglia bianca, i capelli sono neri e molto spettinati e gli occhi anch’essi neri sono circondati da grosse occhiaie- continuò Rapunzel, sbirciando gli appunti -Poverino, forse dorme poco- si rattristò poi.
-O forse è solo un recluso sociale che vive come un vampiro- ghignò Light.
-Sbaglio o sento una traccia di ostilità nella tua voce, Light?- osservò L.
-No, ma figurati-
-Sembra un tipo apposto, mi piace- commentò Debra, che era una detective come lui anche se non lo sapeva ancora.
-Sembra un po’ pazzo- sussurrò invece Anna -Mi piace!-
-Nell’ottavo carro vediamo altri due uomini, o meglio, un uomo e un bambino. Innanzitutto Ciel, vestito con abiti troppo eleganti per descriverli di un blu scuro. Gli occhi, o meglio, l’occhio scoperto è dello stesso colore blu, mentre l’altro è coperto da una benda, i capelli sono neri e l’espressione è di porcellana- presentò Rapunzel.
-Anche lui è molto figo, e ha la nostra età!- Mabel sembrava sul punto di svenire, Dipper di vomitare. Ciel sentendo quel commento si trattenne a fatica dall’ordinare a Sebastian di uccidere la ragazzina.
-Vorrei vederlo in mezzo agli infetti. Secondo te si toglierebbe quella puzza sotto il naso?- chiese Ellie a Joel, che si limitò a scuotere la testa.
-Accanto a lui Sebastian, vestito con un completo nero e dei guanti bianchi, decisamente elegante. Molto alto, con capelli neri e occhi castani- descrisse Steven -Sembra decisamente divertito da tutto. Fai bene, Sebastian, goditi la vita!-
-Sai, Frisk, per ora mi sembra l’unico capace di battermi- commentò Sans ridacchiando, quasi tra sé.
-Ma comparirà prima o poi uno normale?- chiese Kate a Jack, quasi irritata.
-La Debra di prima mi sembrava piuttosto normale- alzò le spalle lui.
-Dal nono carro invece due donne dall’aspetto forte e completamente opposto. Emma, con una giacca di pelle rossa e dei pantaloni comodi. I capelli sono biondi e mossi, e le ricadono sciolti sulle spalle- presentò Steven.
-Un po’ ti somiglia- commentò Percy, rivolto ad Annabeth, che gli lanciò un’occhiata indecifrabile -Certo tu sei molto più bella e avvenente tesoro mio- ci tenne a sottolineare poi, e lei sorrise divertita.
-Al suo fianco Regina, che indossa un tailleur nero molto elegante… che diavolo è un tailleur?!- chiese Rapunzel, confusa.
-I suoi capelli sono corti e il trucco molto elegante. Ha un’espressione da regina. Un nome, un programma- continuò Steven per lei.
-Ohhh, un’altra regina come te. Potreste andare d’accordo- commentò Anna allegra.
-Anna, ti prego…- Elsa non sembrava voler andare d’accordo con nessuno.
-Nel prossimo carro possiamo vedere un uomo e una ragazzina. Joel ha i capelli castani corti e una barba molto trasgressiva. E’ vestito con abiti stracciati e comodi e porta uno zaino che per ora mi sembra vuoto- descrisse Rapunzel, ritornando sicura di sé nonostante stesse dicendo cose di cui non capiva esattamente il senso.
-Ti somiglia un sacco- commentò Kate rivolta a Jack.
-Si, se mi facessi crescere la barba. E penso sia più grande di me grazie tante- Jack si considerava offeso, ma Kate ridacchiò e lo spintonò scherzando.
-Piuttosto non credi che sembrino anche loro parecchio provati? Forse sono sopravvissuti come noi- osservò curiosa.
-Chissà a cosa però… chissà cosa hanno dovuto fare per sopravvivere. Potrebbero essere molto pericolosi- Jack forse era il tributo più all’erta.
-La ragazzina, che pare abbia sui quattordici anni, indossa una maglia a maniche lunghe sotto una maglia a maniche corte rosa scuro e dei pantaloni comodi, anche i suoi vestiti sono molto logori ma mantengono la loro fashionità- continuò Steven -I capelli rossicci sono legati in una coda, ha una cicatrice sul sopracciglio destro e uno sguardo combattivo. Abbiamo la stessa età!- come al solito era entusiasta da tutto.
-Quattordici anni? Ha la nostra stessa età quindi- commentò Yukki sorridendo verso Yuno, che sorrise a sua volta in modo molto poco rassicurante.
-Già- disse solo. Era diventata all’improvviso il suo obiettivo principale.
Doveva tenerla lontana dal suo Yukki!!
Nel carro davanti a loro un dodicenne invece osservava Ellie con occhi tendenti ai cuori.
-Dipper, ti sei già preso una cottarella? Il fascino dei rossi di capelli?- lo prese in giro Mabel, facendo voltare Ellie che era nel carro davanti a loro.
-Mabel sta zitta! Non è vero!- negò lui arrossendo, proprio mentre toccava a loro.
-Siamo agli sgoccioli, mancano ancora solo due carri e in quello che sta arrivando abbiamo il piacere di presentare due gemelli!! Dipper ha i capelli castani un po’ ricci, coperti da un cappello con un pino blu disegnato sopra. Indossa una maglia rossa con sopra un giacchetto senza maniche blu, dei pantaloncini grigi e delle scarpe da ginnastica. Sembra imbarazzato, che tenero- lo presentò Rapunzel, Dipper nascose il volto tra le mani, imbarazzato, e Mabel ridacchiò.
-E questo plebeo dovrebbe avere la mia età?- si chiese Ciel, arricciando il naso.
Ellie sollevò un sopracciglio osservandolo. Era proprio a un mondo intero di distanza da lei.
Frisk, invece, lo guardò intenerita, il suo istinto materno si risvegliò, ed era strano dato che era la più piccola di tutti i partecipanti.
-Al suo fianco un’allegrissima membra del team dei maglioni, Mabel, con capelli castani leggermente mossi come quelli del fratello, un meraviglioso maglione fucsia con il disegno di una stella cadente con una specie di arcobaleno al posto della scia, una gonna viola e un frontino dello stesso colore. Porta un apparecchio luccicante e saluta tutti con un gran sorriso. Lei e Anna se la battono per allegria- una frase di Steven che avrebbe inconsciamente dovuto mettere contro le due ragazze non fece altro che farle sorridere a vicenda, mentre facevano il tifo l’una per l’altra.
Anna prese il maglione che Mabel le aveva regalato, e sillabò: “Posso unirmi al team?” ricevendo una risposta affermativa da parte di Mabel.
-Adoro quella ragazza- disse poi a Elsa, che preoccupata la incoraggiò a smettere e le tolse il maglione di mano.
Percy e Annabeth si guardarono preoccupati.
-Sono spacciati- commentò Percy tristemente.
-Non credo che qualcuno qui avrà mai il coraggio e la forza di volontà di fare loro del male- commentò Annabeth, senza sapere se esserne sollevata o no.
Tutti i tributi avevano già preso in simpatia Mabel, e il fatto che fossero giovani e innocenti fece venire alla maggior parte di loro voglia di proteggerli, o comunque di non ucciderli.
-Ed eccoci arrivati all’ultimo carro, altri due ragazzi che non si capisce se sono una coppia o no…- continuò Rapunzel.
-No!- esclamò Yukki, proprio mentre Yuno annuiva con un solenne -Sì!-
Si guardarono, e l’imbarazzo fu bloccato da Steven, che presentò gli ultimi concorrenti.
-Il ragazzo ha anche lui la mia età!! Che cosa bella!! Ha i capelli neri coperti da un cappello e gli occhi azzurri. Veste con dei pantaloni fino al ginocchio, una maglia e una giacca sopra, con una sciarpa coordinata- Yukki fece un breve saluto, poi abbassò la testa verso le sue scarpe.
-Il tributo più insignificante che ho visto finora- commentò Ciel.
-Intendi dopo te stesso?- lo aggredì Regina, che dal carro dietro si era proprio stufata di quel bambino viziato, che la guardò offeso.
-Regina, calmati- la fermò Emma, in tono pacato.
Sebastian guardò Regina affascinato.
-Ci sono parecchi ragazzini qui in mezzo- commentò preoccupato Joel.
-Ma nessuno è abile quanto noi insieme- Ellie sollevò la mano per dargli il cinque, ma lui non ricambiò.
-Che rompiscatole- commentò alzando gli occhi al cielo.
-Accanto a lui la ragazza più particolare di tutti dopo lo scheletro. Ha i capelli rosa legati in quattro codine e gli occhi dello stesso colore. E’ vestita con un abito scolastico giapponese. Sorride amabilmente, sembra molto tenera e dolce- la presentò Steven. Yukki scosse la testa in chiaro segno di dissenso -Mia madre aveva i capelli dello stesso colore- aggiunse poi quasi tra sé, portandosi una mano alla gemma del quarzo rosa che aveva sulla pancia.
-Quella tipa è decisamente preoccupante- commentò Dexter. Nei suoi occhi non vedeva la minima traccia di pietà o emozioni ad eccezione che verso il suo compagno.
-Solo perché ha i capelli strani non significa che sia preoccupante- lo prese in giro Debra, che non aveva notato nulla di strano.
-Mi divertirei un sacco con lei se fosse nella nostra storia- commentò L.
-Un pluriomicida da sgamare non ti sembra già abbastanza?- chiese Light leggermente geloso.
-Non si fa mai abbastanza interessante-
Sans guardava la quattordicenne come se la conoscesse. E chi poteva biasimarlo, conosceva una persona molto simile, che l’aveva ucciso numerose volte nel suo fandom.
-E con lei concludiamo la sfilata dei tributi. Io ora andrò a casa o la mamma si preoccupa. Non sarei mai dovuta uscire di casa- Rapunzel lanciò un’occhiata alla scrittrice, che annuì e la fece sparire.
-Tanto la richiamerò per le interviste- disse tra sé, poi si rivolse a Steven -Grazie mille per l’aiuto. Buona fortuna con tutto e ti va bene di ritornare per le interviste?- chiese speranzosa.
Lui annuì vistosamente.
-Ma certo!! Con grandissimo piacere- esclamò, felicemente.
-Perfetto!- lo fece sparire, poi si rivolse alle persone nei carri -Allora, i tributi vadano nelle loro stanze, e dato che il capitolo è uscito bello lunghetto io concludo qui- i tributi scomparvero uno alla volta nel grande edificio a loro disposizione.
Poi si rivolse ai lettori.
-Salve, amici miei, allora, che ve ne pare? Siamo solo all’inizio, ma devo farvi conoscere bene tutti, e quale modo migliore di fare qualche capitolo preparatorio. Secondo voi che Team potrebbero formarsi? Per chi tifate per ora? Chi trovate insopportabile? Iniziano i sondaggi, e cercherò di essere io per prima del tutto imparziale. Potete iniziare a votare già da ora e proporre qualcosa di completamente folle se volete. Io aspetto i vostri consigli e i vostri commenti per rendere la storia sempre più interessante e avvincente.
Al prossimo capitolo- schioccò le dita, e scomparve anche lei.

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Capitolo 3
*** L'allenamento (come la scrittrice annoiata si diverte a creare amicizie e rivalità che non stanno né in cielo né in terra) ***


L'allenamento

La colazione del primo giorno di allenamento era stata qualcosa di meraviglioso per i tributi che come Jack e Kate non mangiavano un cibo decente da mesi se non anni, come nel caso di Joel e Ellie.
Incredibilmente normale per alcuni come Percy e Annabeth o Dexter e Debra che erano abituati al cibo comune.
Decisamente povera e quasi un insulto per quelli che, come Ciel, o Regina, erano abituati a cibo ben più regale.
Ciel in quel momento stava facendo il muso, seduto su una panchina a braccia incrociate, per niente interessato a qualsivoglia allenamento.
La sala però era decisamente ben fornita.
C’erano sei aree dedicate a diverse funzioni.
Un’area enorme era adibita per gli attacchi magici nel caso dei tributi che ne avessero alcune.
Un’altra addestrava nel combattimento corpo a corpo.
Un’altra ancora l’uso delle armi, sia quelle per combattimento ravvicinato che quelle per il combattimento a distanza.
Oggetti scientifici e roba varia di cui Ciel non capiva assolutamente nulla erano nella quinta area.
Poi ce n’era una specializzata in tecniche di sopravvivenza. Era la meno frequentata ma probabilmente sarebbe stata la più importante.
Infine una stanza era dedicata al resto delle attività, che non potevano essere perfettamente classificate.
Sebastian era nel corpo a corpo, ma Ciel sapeva perfettamente che non gli sarebbe servito a niente perché era già perfetto così.
Ma Ciel gli aveva comunque ordinato di iniziare a studiare gli altri tributi, perché alcuni di essi sembravano meno insignificanti degli altri, e nonostante Ciel fosse lungi dall’essere spaventato, preferiva essere sicuro, anche se Sebastian non lo aveva mai deluso, per fortuna.
E mentre era lì, seccato e desideroso di cibo degno delle sue papille gustative, forse il personaggio più insignificante di quelli che avesse notato gli si sedette accanto, con un sorriso tutto denti e… perché diavolo aveva del metallo in mezzo ai denti.
-Ciao!! Tu sei Ciel, giusto?- chiese Mabel.
Lui non rispose e si limitò ad allontanarsi da lei.
-Sei timido eh? Tranquillo, non mordo. Volevo solo consegnarti questo. Ti ho sentito prima lamentarti con il tuo maggiordomo che qui fa freddo e ho pensato che sarebbe stato perfetto! L’ho fatto nell’area extra. Ne ho fatti un po’ per tutti a dire il vero- gli porse un capo d’abbigliamento di lana molto simile a quello che portava lei, solo che blu con in viola il suo nome e un disegno che lui trovava incredibilmente familiare.
Sgranò gli occhi e sobbalzò notando che era il simbolo del suo patto demoniaco con Sebastian.
-Come hai scoperto questo simbolo?!- la aggredì, nascondendolo contro il suo petto e notando che wow, era davvero caldo quel maglione.
-Non ti piace, mi sembrava adatto a te. L’ho trovato tra i simboli mistici che stanno nell’area extra. C’è tutto quello che è conveniente per la trama lì dentro, chissà a che sta pensando la nostra scrittrice- commentò lei ridacchiando, senza scomporsi di una virgola.
-Non mi interessa non accetterò questa carità!- Ciel cercò di ritornare austero e freddo e gettò il maglione da un lato.
Il sorriso di Mabel si incrinò leggermente, non era triste per il chiaro rifiuto, quanto per la tristezza in sé di un ragazzo che aveva solo la sua età.
Aprì la bocca per parlare, ma fu interrotta da un coltello che veniva verso di loro ad una velocità e una precisione disarmante.
Mabel, con riflessi degni di Sebastian (dato che in questo momento il punto di vista è di Ciel mi sembra un buon confronto), prese il rampino da dentro il maglione (la fisica deve ancora spiegarsi questo fatto) e lo lanciò contro il coltello deviandolo e facendolo finire dritto in mano a Sebastian, che era accorso per difendere il padroncino e lo fermò, senza ovviamente farsi neanche un graffio.
-Ops, che sbadata. Non li so proprio lanciare i coltelli. Non si è fatto male nessuno vero?- chiese Yuno, in tono innocente e mortificato.
Mabel si bevve la sua facciata.
-Tranquilla capita a tutti- le sorrise, poi rimise il rampino apposto, e si rivolse nuovamente a Ciel, che la guardava come se la vedesse per la prima volta.
-Io meglio che vada a cercare Dipper, starà stalkerando la rossa che era nel carro davanti a noi. Ahahahah- e pensando al fratello ridacchiò e saltellò via.
Ciel guardò Sebastian, che osservava la situazione divertito.
-Togliti quella smorfia dalla faccia! Stava già per uccidermi non sei partito molto bene!- incrociò le braccia.
-Perdonami, padroncino. Credo però che sia opportuno trovare degli alleati. Uno contro squadre da due non è l’ideale- provò a suggerire Sebastian, criticandolo velatamente e facendolo innervosire.
-Tu dovresti valere dieci persone. Sei decisamente più forte di tutti loro- affermò con certezza.
-Secondo me sarebbe una buona idea osservare anche gli altri tributi per farci un’idea delle loro strategie- commentò, aspettando ordini.
-Uff, e va bene. Tu torna alla tua occupazione, io mi faccio un salto nel reparto magia, e magari in quello vario- gli ordinò, prima di alzarsi, prendere il maglione e avviarsi nell’area da lui scelta.
Non aveva intenzione di metterlo, ma non poteva lasciare in giro evidenze del patto che aveva fatto.
Intanto, proprio nel reparto magia, Regina ed Emma stavano facendo una sfida amichevole sul tipo di magia più potente tra i loro due.
Emma aveva il talento naturale che veniva dall’essere figlia del vero amore, ma Regina aveva anni e anni di pratica.
Il risultato aveva attirato una folla di spettatori interessati, tra cui Elsa che le osservava un misto tra terrorizzata e affascinata, e Light, che avrebbe tanto voluto poter assorbire i loro poteri.
-Questo era sleale!- si lamentò Emma dopo un colpo alle spalle da una Regina che ci si era teletrasportata con l’inganno.
-Quando si combatte per la vita tutto è concesso- commentò lei, riteletrasportandosi davanti a lei per aiutarla ad alzarsi, ma venendo involontariamente spedita dall’altra parte della stanza dalla compagna di distretto.
-Oh cavolo! Regina mi dispiace, mi aspettavo un attacco a sorpresa!- Emma si alzò seduta stante e si accertò delle condizioni dell’amica.
Regina si sistemò i capelli e si alzò con eleganza.
-Niente male, stai imparando- commentò orgogliosa.
-Credo che tornerò ad esercitarmi con le pistole. E’ meglio saper fare un po’ tutto- Emma, dal canto suo, non era molto felice di quello che aveva fatto. Preferiva decisamente comportarsi con lealtà e come un’eroina.
Era l’esempio giusto da dare a tutti. Era come avrebbe voluto essere ricordata, viva o morta che fosse.
Regina questo lo sapeva, e da un bel po’ provava, nel suo mondo, ad entrare in quella mentalità. Ma la situazione in cui si trovavano risvegliava la regina cattiva che c’era in lei.
Almeno era molto probabilmente la più pratica di magia, da quelle parti. Non erano in molti in quell’area.
Mentre si guardava intorno intrecciò lo sguardo con Elsa, che sobbalzò notando di essere stata beccata e distolse lo sguardo, facendo dietro front.
-Tu hai poteri di ghiaccio per caso?- le chiese Regina, senza sapere bene da dove le venisse quella richiesta.
Certo, somigliava decisamente tanto a una conoscenza sua e di Emma, ma magari era solo una coincidenza.
Per tutta risposta il pavimento congelò.
-E tu come fai a saperlo?- chiese Elsa, preoccupata.
Regina sollevò le sopracciglia, sorpresa.
-Ah, quindi sei davvero come lei- commentò tra sé.
-Lei chi?- la lastra di ghiaccio si espanse.
-Nessuno, una ragazza del nostro mondo che io ed Emma conosciamo. Ti va un duello di magia?- chiese per rompere il ghiaccio… si, anche l’autrice si odia per questa battuta.
Elsa diventò se possibile ancora più spaventata, e Regina, iniziando anche a sentire freddo, avocò una palla di fuoco e sciolse letteralmente il ghiaccio che stava raggiungendo anche gli altri partecipanti.
-Tranquilla, regina, non ho intenzione di farti del male- alzò poi le mani, in segno di incoraggiamento.
-Ho paura di essere io a farti del male- commentò Elsa, con sguardo basso.
-Dovresti parlare con Emma, avreste un’interessante conversazione- le consigliò Regina prima di continuare con l’allenamento in solitaria.
Elsa fece un profondo respiro, e cercò di controllarsi, iniziando a creare oggetti con il ghiaccio e cercando di non renderli troppo pericolosi.
Quanto avrebbe voluto poter avere Olaf lì con lei ad aiutarla.
Iniziò anche a provare, giusto per sicurezza, qualche raggio di ghiaccio per l’attacco quando per sbagliò, invece di colpire il bersaglio, colpì un ammasso di coperte, che sembrò perdere consistenza non appena fu colpito.
si avvicinò sperando con tutto il cuore che non ci fosse nessuno, anche se la cosa sembrava impossibile, ma trovò al suo interno una felpa blu.
Se la rigirò tra le mani con un senso di ansia che iniziava ad impossessarsi del suo corpo, ma prima che potesse chiedere in giro informazioni la bambina che era accompagnata dallo scheletro le si avvicinò, e sgranò gli occhi, trattenendo il respiro.
-Che hai fatto a Sans?- chiese, indicando la felpa.
-Cosa?- Elsa elaborò velocemente quello che doveva essere successo.
E se avesse… ucciso lo scheletro? Forse non rimaneva il corpo ma si dissolveva… che cosa aveva fatto?! -Oddio! Mi dispiace! Non l’ho fatto apposta, io…- stava di nuovo per congelare il mondo intero quando una voce assonnata interruppe gli scleri di entrambe.
-Ottimo attacco, ice queen- si complimentò Sans sinceramente colpito, stiracchiandosi.
Frisk si gettò ad abbracciarlo, ed Elsa cadde in ginocchio decisamente sollevata.
-Mi dispiace davvero, non volevo. Se avessi saputo... non avrei provato così vicino- la regina di ghiaccio cominciò a piangere cubetti di ghiaccio, e Sans si inginocchiò per rassicurarla.
-E’ stato un incidente, non preoccuparti. E poi io sono un osso duro- scherzò, facendole un occhiolino ed Elsa scoppiò a ridere come se non avesse mai sentito una battuta così divertente in tutta la propria vita.
Frisk alzò gli occhi al cielo, e se ne andò scuotendo la testa.
Elsa e Sans rimasero un altro po’ a chiacchierare.
In tutto questo arrivò preso la pausa pranzo, e Jack e Kate, che si erano alternati per tutta la mattina tra la sopravvivenza e le armi da fuoco, furono tra i primi a mettersi a sedere, seguiti da Ellie e Joel, che però presero un altro tavolo, a debita distanza.
C’erano solo sei tavoli da quattro persone, quindi inevitabilmente, man mano che la sala si riempiva, diversi fandom furono costretti a sedersi vicini.
In alcuni casi, i fandom si divisero pure tra loro per via di interessi diversi.
Come nel caso di Dipper e Mabel.
La prima decise infatti di sedersi con Ciel e Sebastian in un posto molto isolato per passare un po’ di tempo con il ragazzino della sua età, e venne poi raggiunta anche da Anna che l’aveva presa molto in simpatia, e che indossava con orgoglio un maglione rosa con su scritto il suo nome e con il disegno di una renna.
Erano in molti a portare maglioni che la ragazzina aveva fatto nel tempo che avrebbe dovuto passare ad allenarsi.
MC era seduta con un maglione rosa con un gattino bianco vicino a Seven, che ostentava con orgoglio un maglione con codici di errore che aveva descritto lui stesso alla dodicenne.
Accanto a loro c’erano Annabeth e Percy, che discutevano di allenamento ignorando quasi del tutto l’altra coppietta che ancora non lo era.
Sans si era messo vicino ad Elsa, che però ogni tanto lanciava sguardi per controllare che Anna stesse bene.
Accanto a loro si erano sedute strategicamente Regina ed Emma, quest’ultima molto interessata a parlare con la regina di ghiaccio.
Frisk si era seduta vicino a Jack e Kate, che la guardavano spaventati, come se la sola idea di doverle torcere un capello facesse loro pensare a situazioni che avevano veramente vissuto e che portavano a galla tristi ricordi.
Debra, separatasi abbastanza controvoglia da Dexter, si sedette insieme a loro.
Dipper, invece, si sedette cercando di sembrare sicuro di sé e noncurante, vicino a Joel ed Ellie.
Se l’uomo lo guardava con un astio incomprensibile, Ellie sembrava averlo già preso in simpatia.
Certo, quando l’aveva beccato a guardarla per poco non lo aveva ucciso con un coltello, ma poi avevano chiarito il malinteso e si erano allenati anche insieme per un po’.
Vicino a loro si sedette anche L, che non aveva trovato nessun altro posto.
Dipper stava cercando di trovare elementi di conversazione per non sentirsi un idiota totale, quando fu L a parlare ponendo la domanda che tutti si stavano facendo su tutti, con tono casuale e giocherellando con le sette ciliegie che aveva messo sopra la sua torta di cioccolato a cui aveva anche aggiunto una quantità industriale di caramello.
-Allora, cosa succede nel vostro mondo?- chiese.
Ellie fece per rispondere, ma Joel le fece cenno di stare in silenzio.
-Posso dire quello che voglio! Non sei mio padre- si lamentò lei, incrociando le braccia.
-Ah no?- chiese Dipper sorpreso. Si comportavano davvero come padre e figlia. Se non era suo padre chi era?
-No, in realtà siamo finiti insieme perché mi deve portare da alcuni tipi, così riceverà le armi che desidera- spiegò con tranquillità Ellie.
Dipper era ad occhi sgranati, sconvolto.
Joel si esibì in un elegante facepalm.
L osservò i due protagonisti di The Last of Us con parecchia curiosità.
Ellie sembrò rendersi conto che forse per altre persone non era tanto normale scortare ragazzi in cambio di armi, e si affrettò a spiegarsi.
-Non contro la mia volontà, ovviamente. Diciamo che mi aiuta a raggiungere un gruppo di sopravvissuti di cui faccio parte-
Dipper era sconvolto.
-Sopravvissuti a cosa?- chiese L interessato.
-Non sono affari tuoi!- si innervosì Joel, stringendo un pugno.
-Infetti che tentano di ucciderci e se ci mordono ci infettano a loro volta- rispose Ellie, che era in fase ribelle.
Joel sospirò.
Dipper era completamente sconvolto.
-Tu, invece? Il tuo mondo com’è?- chiese Ellie con un sorriso curioso.
-Beh, io vivo a Portland con i miei genitori… e quando sono stato portato qui ero a Gravity Falls… dal mio prozio, con mia sorella- disse, la sua vita era normale, se non si contavano le creature sovrannaturali di Gravity Falls che aveva iniziato ad affrontare dall’inizio delle vacanze.
-Oh, e che facevi a Gravity Falls?- chiese Ellie interessata.
-Io… beh… una volta ho affrontato un demone… a forma di nacho… nella mente del mio prozio… con degli scudi a forma di palla dei criceti…- Dipper cercò di ricordarsi la sua avventura più emozionante, ma non aveva poi così grandi storie.
Ellie però lo guardava affascinata.
-Forte. Io una volta ho affrontato da sola un gruppo di infetti, e avevo solo un fucile e un coltello. Poi mi sono creata qualche molotov, ma è stata un’impresa abbastanza eroica- si vantò lei, sfidandolo.
-Ellie…- si lamentò Joel.
-Io ho sconfitto degli zombie! E avevo solo una macchina del karaoke… certo stavo con mia sorella e il mio prozio ma…- si interruppe, notando che non era poi così geniale come aneddoto.
-Io una volta ho ucciso un uomo, che voleva uccidermi ed era un sacco più grande di me e armato fino ai denti, solo con un coltello!- continuò lei.
-Wow… beh io ho… ho… ah, ho affrontato con incredibile coraggio un personaggio uscito da un videogioco… perdendo ma non morendo… e un orso con un sacco di teste, che ho sconfitto… ma che ho lasciato vivere perché adorava Disco Girl, la mia canzone preferita… non è che abbia affrontato granché dopotutto- cedette poi, un po’ deluso.
-Sei troppo forte!- commentò invece Ellie, che non conosceva almeno tre quarti di quelli di cui stava parlando e lo trovava incredibilmente figo.
-Davvero?- chiese lui sorpreso -Anche tu sei un sacco forte- commentò, arrossendo.
-Fattelo dire, ragazzino, tu sei spacciato- commentò L, che in tutto quel discorso aveva fatto in tempo a mangiare ben cinque pezzi di diverse torte e cinque budini.
Dipper sbuffò, perché lo dicevano tutti?!
-Beh, io vado ad allenarmi- commentò, lasciando il tavolo.
Non era il primo ad essersene andato.
C’era un tavolo, poco distante dal loro, che aveva un’atmosfera più ghiacciata del tavolo di Elsa (l’autrice si vergogna davvero tanto per queste pessime battute).
Infatti lì seduti c’erano, per mancanza di altri posti disponibili, tre dei peggiori killer di quell’edizione, e non lo sapevano minimamente, anche se lo sentivano.
Dexter, Yuno e Light, accompagnati da uno Yukki decisamente terrorizzato, che non sapeva se temere più la ragazza innamorata persa di lui o i killer che lo avrebbero ucciso immediatamente senza pensarci due volte.
Per fortuna Light se ne andò quasi subito, alleggerendo leggermente la tensione.
Piano piano i tavoli iniziavano a svuotarsi e i tributi a ritornare ai loro allenamenti.
Dexter incontrò uno stressato Joel nell’area delle armi, impegnato ad allenarsi in un corpo a corpo con un coltello.
Joel non era molto portato, preferiva di gran lunga le armi, ma doveva tenersi in forma sotto ogni punto di vista se voleva proteggere Ellie.
-Oh, perdonami, non sapevo che la sezione fosse occupata- commentò affabile Dexter facendo per uscire, ma venendo richiamato dall’uomo, che con un sorriso poco affidabile lo invitò ad unirsi a lui.
-Che ne dici di allenarci insieme?- gli propose, porgendogli un coltello.
Dexter si forzò a sorridere.
-Mi faresti a fettine, amico- commentò, declinando l’offerta.
-Non sei forse qui per allenarti?- lo sfidò Joel.
La strategia di Dexter era sembrare debole agli occhi degli altri, soprattutto a quelli di sua sorella, ma non poteva rifiutare una chiara sfida, il suo orgoglio e il suo istinto non lo avrebbe mai perdonato.
Era il bisogno animale di affermare la propria forza, e Dexter cedette.
-Ok, vacci piano con me, però- prese il coltello come se non lo sapesse maneggiare e i due sfidanti iniziarono ad osservarsi, con attenzione e girando in cerchio lentamente.
-Allora, cosa fai nel tuo mondo?- chiese Joel, girandosi il coltello tra le mani e avvicinandosi con circospezione allo sfidante.
-Sono un semplice ematologo forense. Studio il sangue nelle scene del crimine e aiuto a risolvere omicidi- Dexter tentò un goffo affondo per illudere l’avversario che non sapesse nulla di coltelli.
Joel lo schivò con grande semplicità, e ribatté con foga.
I riflessi di Dexter si attivarono, impossibili da trattenere, e lo scontro divenne decisamente bestiale.
Se fossero stati un tantino meno preparati avrebbero di certo rischiato la vita, ma erano due tra gli assassini più preparati di questa edizione, quindi il loro combattimento era decisamente epico.
La preparazione e l’abilità specializzata in coltelli di Dexter alla fine ebbero la meglio sulla bestialità e lo spirito di sopravvivenza di Joel, che finì a terra, con il coltello premuto sulla gola.
Ma l’uomo aveva un’arma segreta.
-Butta immediatamente il coltello!- gli intimò Ellie, che aveva notato il combattimento e senza farsi vedere era riuscita ad avvicinarsi all’ematologo di spalle e premergli il coltello sulla base del collo.
Dexter lo lasciò subito, sorridendo innocentemente.
-Non sono un esperto, ma non mi pare uno scontro amichevole corretto- commentò, rimanendo fermo chino su Joel, il coltello ancora premuto sul collo.
Joel stava per richiamare la compagna di distretto quando un’altra voce, confusa e preoccupata, bloccò entrambi.
-Che cavolo pensi di fare?! Lascia subito andare mio fratello!- Debra puntava una pistola contro Ellie. Non aveva assistito allo scontro ma aveva notato il fratello mentre si allenava con le armi da tiro poco distante, ed essendo un’agente il suo istinto le aveva detto che era meglio immischiarsi nei suoi affari se voleva proteggerlo, anche se di solito questo a Dexter dava davvero fastidio.
-Non c’è bisogno di scaldarsi tanto, era solo uno scontro amichevole- commentò Joel, alzando le mani e facendo cenno a Ellie di allontanare il coltello.
Debra abbassò la pistola, ma rimase all’erta.
Dexter si rialzò e tese una mano a Joel per aiutarlo a fare altrettanto.
Joel la prese con una stretta davvero ferrea.
-Niente male per uno non esperto- lo accusò velatamente.
-La fortuna del principiante- commentò Dexter, apparendo innocente.
-Meglio che torni nel reparto scientifico, è più adatto a me- affermò poi, avvicinandosi alla sorella e iniziando a spiegarle la situazione.
Debra era decisamente confusa, preoccupata e arrabbiata.
Ellie si avvicinò a Joel per controllare le sue condizioni, mentre lui continuava ad osservare l’ematologo.
Doveva senza ombra di dubbio temerlo, ma era anche curioso. Chissà quali altre sorprese aveva.
Nella sezione scientifica Seven si stava dando alla pazza gioia.
Aveva assemblato e disassemblato circa una decina di diversi robot, sette dei quali a forma di gatto.
-Mi manca la mia Elly!!- commentava ogni volta che qualcuno gli chiedeva il perché di quella strana forma.
Le domande venivano solitamente da MC o da Annabeth, che aveva deciso di rimanere lì per quella prima giornata.
Se la prima sapeva perfettamente chi Elly fosse, per un po’ Annabeth aveva avuto il sospetto che si riferisse ad Ellie, e ciò aveva creato parecchia confusione nella semidea.
Ora per fortuna, il malinteso era sistemato.
-Un gatto? Elly è un gatto?- chiedeva Annabeth, con le sopracciglia inarcate.
Era stata MC a rivelarle la grande notizia.
-Già, Elizabeth the 3rd- annuì, divertita dalla piega che stavano prendendo gli eventi.
-E quindi lui in questa situazione si preoccupa del suo gatto?- Annabeth aveva moltissime persone che le mancavano terribilmente, a casa, ma aveva trovato decisamente più logico concentrarsi su quello che avrebbe dovuto affrontare di lì a pochi giorni che pensare a loro, e di certo non erano animali, anche se uno di loro lo era per metà.
-No, non è il suo gatto, in realtà, ma il gatto di Jumin- la corresse MC.
-Lui sta creando inutili robot, perché gli manca il gatto di un’altra persona?- Annabeth era sempre più confusa.
Seven non aveva un senso.
MC ridacchiò.
-Lo so, è un po’ fuori di testa, ma è per questo che è adorabile-
-Adorabile? State parlando di Yoosung per caso?- chiese Seven entrando nella conversazione con un incredibile prototipo di un robot identico ad Elizabeth, che diede come regalo a MC.
-Parla in quattordici lingue e ti protegge sputando fuoco- la informò, e per tutta risposta il gatto fece una leggera fiammata in direzione di Annabeth, che si ritirò in un misto di timore e interesse.
Il suo massimo rapporto con la tecnologia era con il computer di Dedalo, che purtroppo non aveva a disposizione.
-Grazie, Seven- MC sorrise, accarezzando il gatto.
-Non rischia di bruciarsi?- chiese Annabeth, indicandolo.
-Sono programmata per bruciare chiunque all’infuori di MC, fastidiosa biondina- rispose il gatto.
Seven sobbalzò, e si affrettò a scusarsi.
-Non so che le abbia insegnato ad insultare! Cattiva Elly!- la rimproverò, e rischiò di prendersi una fiammata.
Annabeth borbottò un insulto in greco antico, al quale il robot rispose nella stessa lingua, in modo anche più offensivo.
Un getto d’acqua proveniente dall’area magia, con una precisione allarmante, inglobò il gatto in una bolla, facendolo andare in corto circuito.
-Nessuno insulta la mia ragazza- commentò Percy raggiungendoli e mettendosi accanto ad Annabeth, che non riuscì a trattenere un sorrisino, soprattutto alla vista del maglione blu con un cervello fatto di alghe verde che portava indosso.
Seven guardava il gatto ormai distrutto a bocca aperta, e Annabeth tirò una sberla a Percy.
-Non si distruggono le creazioni altrui!- lo rimproverò, il ragazzo la guardò confuso.
Non doveva essere felice che stava difendendo il suo onore?
Ma Annabeth non voleva mettersi contro Seven, sembrava un ottimo alleato.
-Che. Gran. Figata!- commentò il rosso, prendendo cautamente i resti, e sorprendendo sia Annabeth che Percy, che lo guardarono confusi.
Anche MC era nello stesso stato di Seven, e guardava Percy affascinata.
-Sai controllare l’acqua?- chiesero insieme, dimostrandosi una coppia perfetta sotto ogni punto di vista.
-Si, ehm, mio padre è Poseidone- Percy era a disagio per tutta l’attenzione.
-Quindi venite da un mondo con gli dei dell’Olimpo? E tu?- chiese Seven, sempre più curioso, rivolgendosi ad Annabeth.
-Sono figlia di Athena- affermò, toccando il gufo grigio che era raffigurato sul proprio maglione arancione confezionato da Mabel.
-Wow, dobbiamo proprio temermi se vogliamo vincere- commentò Seven.
I due semidei non sapevano se prenderlo come un complimento o una dichiarazione di guerra.
-Beh, un genio costruisci robot sembra piuttosto temibile anche a me- commentò Annabeth.
-E non sono neanche il membro più pericoloso della squadra- con questa frase enigmatica, Seven prese i resti del gatto e ritornò ad armeggiare.
-Hai bisogno di una mano?- chiese Percy alla ragazza, che declinò l’offerta e decise di dirigersi alla zona dei coltelli, per esercitarsi.
Avevano troppe cose da poter fare e troppo poco tempo per farle.
Percy tornò alla zona magia, dove Anna stava incoraggiando Elsa durante le sue prove.
-Centro pieno! Sei fantastica, sorellona!- la complimentò, con un gran sorriso.
-Anna, secondo me dovresti esercitarti in qualcosa, almeno tecniche di sopravvivenza, potrebbero risultare utili- le consigliò Elsa, mentre si riposava e beveva un bicchiere d’acqua.
-Dopo tutto quello che ho affrontato per venirti a riprendere alla montagna del Nord mi considero un’esperta di sopravvivenza!- commentò Anna, ridacchiando al ricordo.
-Ma c’era anche Kristoff, ed io mi sentirei molto più a mio agio sapendo che almeno una di noi due sa come sopravvivere in diversi ambienti- osservò Elsa, tesa.
-Sai, è una buona idea, hai proprio ragione, vado ad informarmi!- Anna annuì con un gran sorriso e saltellò via allegramente, diretta nell’altra ala, dove incontrò Jack e Kate, intenti a discutere.
Decise di non immischiarsi, e si mise in un angolo per conto proprio.
Prese un libro di costruzione capanne ed iniziò ad armeggiare con rametti e corde per terra.
Inutile dire che il risultato fu parecchio traballante e incerto.
Però la fulva non si scoraggiò, anzi lo osservò molto orgogliosa.
Era più di quanto avesse mai fatto.
Si asciugò il sudore dalla fronte e cercò di studiare meglio il libro per vedere doveva aveva sbagliato e migliorarsi.
-Sta tutto nella corda- le fece notare Kate, avvicinandosi ed indicandola.
-Ah si?- chiese lei, osservandola attentamente e confrontandola con il disegno del libro.
-Si, vedi? Devi sostenere il peso in questo modo, bilanciare il tutto così e anche la capanna più traballante con alcune corde si tiene in piedi- le mostrò come tutto andava fatto, e in pochi minuti aveva completamente risistemato il lavoro di Anna.
La ragazza era esterrefatta.
-Wow, tu si che sei fantastica- commentò entusiasta.
Anna non sentiva ancora la competizione, e per ora amava semplicemente osservare tante cose che non aveva mai avuto occasione di conoscere.
Già da poco aveva avuto l’opportunità di uscire dalle mura del suo castello, un intero altro mondo da esplorare era un’idea semplicemente spettacolare.
Anche se la faccenda dell’uccidersi a vicenda era poco confortante.
-Voi due che cosa fate nel vostro mondo? Costruite tende così di professione?- chiese la fulva rivolta a Kate e a Jack, che si voltò nella sua direzione sorpreso di essere stato interpellato.
Non era molto sicuro di voler dare informazioni a sconosciuti che avrebbero potuto utilizzarle contro di loro, ma Kate non ci vedeva nulla di male.
-No, beh, diciamo che ho vissuto per strada e quindi so come sopravvivere, poi qualche mese fa io, Jack e un’altra quarantina di persone siamo naufragati su un’isola sconosciuta durante il volo 815 Sydney-Los Angeles della Oceanic. Se non sai costruire una tenda o procurarti del cibo sei morto anche se sopravvivi- spiegò, guardando il compagno di sventura
Anna non sapeva cosa fosse un volo, non conosceva la Oceanic e non aveva mai sentito nominare né Sydney né Los Angeles, ma in qualche modo, dal tono della giovane donna e da quello che trasmetteva riuscì a capire.
Abbassò lo sguardo.
-Deve essere stata molto dura- osservò, tristemente.
-Tu, invece? Cosa facevi nel tuo mondo?- cambiò argomento Kate, sorridendole e prendendo qualche corda per rafforzare i sostegni.
-Ah, beh, niente di che. Giro per la città, passo tempo con mia sorella, con Kristoff. A volte la aiuto con le scartoffie anche se non ci capisco nulla- le sembrava ingiusto parlare della sua bella vita davanti a persone che ne avevano passate tante, ma a Kate non dispiacque, anzi le sorrise.
-Sembra una bella vita, che lavoro fa tua sorella?- chiese curiosa.
-Oh, beh… è la regina di Arendelle- rivelò, sorprendendo parecchio la sopravvissuta.
-Quindi lei è una delle regine citate dalla scrittrice. Capisco, dovevo aspettarmelo. E tu quindi sei la principessa. Non ci facciamo mancare nulla in questo sadico gioco- commentò, segnandosi l’informazione.
-E tu?- indagò Anna.
Avrebbe dovuto studiare altre tecniche, ma parlare le piaceva molto di più.
Adorava conoscere persone nuove.
Kate si rabbuiò.
-Non ho un lavoro- disse solo, ritornando dritta e allontanandosi in direzione di Jack.
Anna era mortificata.
-Scusa, non intendevo intromettermi, mi dispiace tantissimo- si scusò, mordendosi il labbro inferiore.
-Non preoccuparti. Se ti interessa, Jack è un medico- la informò Kate, guadagnandosi un’occhiataccia del citato, che però non ribatté.
-Io rispetto tantissimo i medici! Dalle mie parti i migliori guaritori sono i Troll, i genitori di Kristoff… beh, adottivi, lui è umano, comunque…- Anna si rese conto di stare andando per la tangenziale, e decise di cambiare argomento -…meglio che io vada a… ad allenarmi con la spada. Bisogna saper fare un po’ di tutto- commentò, e scappò via.
Jack si rivolse a Kate, che la guardò sparire ridacchiando tra sé.
-Troll?- chiese, come se avesse capito male.
-Sarà la principessa di qualche misteriosa fiaba- Kate alzò le spalle.
-Locke avrebbe amato questo posto- commentò il medico, pensando al compagno rimasto sull’isola.
-Se ci fosse stato lui qui non avrebbe avuto molti rimorsi ad uccidere persone innocenti- commentò tra sé Kate.
-E tu?- chiese Jack, non rivolgendosi direttamente a lei, che lo guardò profondamente offesa.
Jack si rese conto di quello che aveva sottinteso, ma era tardi.
-Non intendevo…- iniziò a scusarsi, ma lei lo interruppe.
-Lascia perdere- gli diede le spalle e si allontanò, per allenarsi con i coltelli.
Jack rimase l’unico in sopravvivenza, fu avvicinato da L, che si aggirava di lì quasi per caso.
-Non è una serial killer- commentò, parlando di Kate.
Jack lo guardò senza capire.
-Come, scusa?- chiese, confuso.
-Tu hai sottinteso che uccida senza rimorso, comportamento da psicopatico o serial killer, ma lei non lo è. Non so cosa tu pensi che lei sia ma se anche ha ucciso non lo rifarà senza una ragione più che valida- commentò in tono casuale, mangiando un marshmallow che aveva preso chissà dove.
Jack scattò sulla difensiva.
-Non immischiarti in fatti che non ti riguardano!- esclamò, seccato.
-Certo,  una situazione di vita o di morte in un’arena potrebbero davvero farla diventare un’assassina spietata, ma chi può dirlo?- L sembrava quasi parlare da solo, ma Jack lo sentiva, e quello che diceva gli faceva parecchia rabbia.
-Tu non conosci affatto Kate!- obiettò.
-Eppure dovresti sperarlo. Avreste più chance di sopravvivere- L alzò le spalle.
-Tu pensa alla tua sopravvivenza!- Jack gli diede le spalle, leggendo dei modi per filtrare l’acqua.
-Oh, ma a me non interessa più di tanto, voglio solo dimostrare inconfutabilmente che Light è Kira. Anche perché ho una mia teoria su questi giochi che voglio dimostrare- sorrise tra sé, e si allontanò.
-Quel tizio non mi piace- commentò Jack tra sé.
-E comunque, dottore, si vive insieme e si muore soli, giusto?- concluse L, prima di sparire del tutto.
Jack rimase di sasso.
Quella era la sua frase… quella che aveva detto ai sopravvissuti e che spesso con pesante insistenza gli rinfacciavano.
Come faceva lui a conoscerla.
Era una coincidenza, senza ombra di dubbio.
Ma ultimamente capitavano troppe cose strane nella sua vita.
Mentre L si dirigeva nella sezione elettronica, una bambina allegra e saltellante procedette nella direzione che dall’inizio aveva puntato, ma che non aveva potuto raggiungere perché Sans si era messo in mezzo.
Frisk infatti era molto attratta dall’area delle armi, in particolare dai coltelli.
Non amava usarli, lei era fondamentalmente una bimba molto pacifica, ma a volte, in qualche linea temporale del suo videogioco, aveva sperimentato armi di ogni genere su mostri di ogni genere.
E una parte di lei che non le apparteneva del tutto e che esibiva con orgoglio occhi rossi e sorriso inquietante le diceva che in quel gioco essere pacifici non avrebbe portato a nulla.
Si avvicinò tranquillamente e silenziosamente, valutando la situazione.
Per fortuna Sans era distratto con la sua nuova amica di ghiaccio.
A Frisk la cosa non piaceva per niente.
C’erano molte persone in quell’area.
Percy si allenava con una spada non ben bilanciata contro Annabeth che al contrario aveva solo un coltello, e che lo stava battendo di brutto.
Anna si allenava da sola con una spada, ed era più portata di quanto sembrasse.
Sebastian lanciava forchette mentre preparava un tè, e centrava sempre il bersaglio nonostante non lo guardasse.
Emma era anch’essa appena arrivata, e stava dirigendosi in direzione di Anna per parlarle.
L’unica rimasta con cui allenarsi in compagnia era Yuno, che stava affilando un coltello e osservava con occhi di fuoco Yukki mentre si scusava dopo aver urtato Ellie, che stava esercitandosi a sparare con l’aiuto di Joel.
-Hey, ti va di allenarti con me?- chiese Frisk alla quattordicenne, che la guardò per un attimo con espressione terribilmente ostile, poi mascherata da un sorriso caldo e innocente.
-Oh, non saprei, io non sono molto brava- aveva in effetti finto tutto il giorno di essere incapace, e molti ci erano anche cascati, anche se non tutti.
Ma Frisk era un’acutissima osservatrice, nonostante nella sprite ufficiale di gioco non avesse occhi veri e propri.
-Neanche io, vorrei provare con qualcuno perché non saprei come allenarmi da sola- provò a convincerla, con occhi da cucciolo.
Era anche molto persuasiva.
-Oh, va bene, ma ti avverto, sono parecchio maldestra- ridacchiò Yuno.
Abbiamo già assistito ad un combattimento corpo a corpo con un coltello, e sarebbe ripetitivo farvi assistere ad un altro.
Ma la tecnica era talmente diversa che merita una considerazione.
In entrambi i casi c’erano due assassini più o meno esperti, uno dei quali non voleva in alcun modo dimostrarlo, ma se nel primo caso lo scontro era stato quasi brutale e senza esclusione di colpi, nel secondo c’era molta più tecnica.
Yuno sapeva essere decisamente brutale, come Yukki sapeva bene, non aveva uno stile di combattimento preciso e se avesse fatto uno scontro vero e proprio contro Dexter o Joel li avrebbe battuti in istinto animale e persino in forza bruta.
Ma era molto più brava a fingere di essere una totale innocente ragazzina della sua età.
Fu effettivamente il corpo a corpo con coltelli meno esaltante del mondo, almeno per i primi minuti di combattimento.
Nessuno nella sala era allertato o preoccupato, nessuno aveva timore che a una bambina sugli otto anni e una ragazzina di quattordici potessero farsi male a giocare con i coltelli.
Lo scontro tra Annabeth e Percy era decisamente più entusiasmante.
Ma mano a mano che lo scontro procedeva, e Frisk studiava la tecnica di Yuno, e Yuno si chiedeva che cosa volesse da lei quella bambina, qualcuno iniziò a rendersi conto che l’aria intorno a loro si era fatta decisamente pesante.
Non parlavano tra loro, si esercitavano e basta, ma Yuno si sentiva minacciata. E tensione iniziava ad accumularsi.
E Frisk la guardava in un modo che lei non sapeva definire, come se scrutasse la sua anima.
E i colpi iniziavano a farsi meno controllati, più brutali, più adatti al suo genere di combattimento.
E Frisk li schivava come se fosse decisamente semplice, come se fosse solo un divertente gioco.
Il primo ad accorgersi che qualcosa non andava esattamente come doveva fu Sebastian, che però rimase ad osservare, per niente deciso ad intervenire. Non era nel suo interesse.
Studiò la situazione pronto a riferirla il prima possibile al suo padrone.
Yuno iniziava ad avanzare sempre di più, Frisk indietreggiava schivando e mantenendo la posizione, sembrava volerla stremare.
E ci stava riuscendo.
Eccome se ci stava riuscendo.
Il respiro di Yuno si faceva sempre più affannato mano a mano che assestava un colpo dopo l’altro.
Si erano mosse così tanto che andarono a sbattere contro la schiena di Percy, che si scansò appena in tempo prima di ricevere una pugnalata alla schiena.
Finalmente i tributi iniziarono a rendersi conto che qualcosa non andava in quel combattimento.
-Percy, fa qualcosa- lo incoraggiò Annabeth, decisa ad interrompere le due ragazzine senza però sapere come.
Frisk ridacchiò leggermente, schivando l’ennesimo attacco, e approfittò di un punto scoperto per ferire molto superficialmente il braccio di Yuno, che subito la scrittrice si affrettò a curare, approfittando del suo essere onnipotente all’interno della storia.
La quattordicenne esplose, e iniziò a menare fendenti così violenti che tutti nella stanza indietreggiarono di scatto.
-Smettila di guardarmi così!- esclamò furente, mettendola all’angolo e preparandosi a farle male sul serio.
In qualche modo che nessuno dei presenti riuscì a spiegarsi, Frisk disarmò Yuno e la buttò a terra, premendole poi il coltello alla gola.
-Ho vinto!- esclamò contenta, con un grande sorriso, come se fosse solo un semplice e molto divertente gioco.
Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, e quasi tutti quelli della sala volevano ad eccezione di Sebastian, dal petto di Frisk comparve un cuore rosso fluttuante, che divenne blu e la mandò a sbattere contro il muro, bloccandola lì.
Yuno si alzò di scatto per prendere il coltello e vendicarsi, ma un cuore, questa volta di colore viola, comparve anche dal suo petto, diventando blu e bloccandola però sul pavimento.
-Frisk, ti avevo detto che era meglio non venire in quest’area!- esclamò una voce seccata.
Tutti si girarono verso la voce, che apparteneva a Sans, con entrambe le mani sollevate in direzione delle due combattenti a terra e con l’occhio sinistro brillante di blu e giallo.
Era più inquietante del solito.
-Lasciami andare!- urlò Yuno con le lacrime di frustrazione agli occhi.
Sans eseguì, non prima di aver portato il coltello a distanza di sicurezza facendolo scivolare lungo il pavimento con un piede.
Poi si avvicinò a Frisk, e l’occhio luminoso e la magia che ancora la tenevano bloccata al muro risultarono parecchio minacciosi ai testimoni.
-Credi che qui ci sia un telefono azzurro da poter chiamare?- sussurrò Percy in direzione di Annabeth, che si porto una mano sulla fronte, scuotendo la testa senza credere alle sue orecchie.
-Scusa, Sans… mi stavo solo allenando- tentò di giustificarsi Frisk, alzando le spalle e abbassando la testa, senza guardarlo negli occhi.
Sans sospirò.
-Che non accada più, ok?- si fece promettere, lasciandola andare.
Lei sembrava parecchio pentita.
-Ma è Chara che…- provò a spiegarsi, Sans le diede le spalle scuotendo la testa.
-Non dare la colpa a Chara e tienila lontano dalla tua testa. Sei tu che scegli che cosa fare- disse, mettendo le mani in tasca e tornando nella zona magia.
Frisk lo seguì, silenziosamente e a testa bassa.
Yukki si avvicinò a Yuno, preoccupato per lei.
-Va tutto bene?- chiese, offrendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
La temeva e la credeva una pazza stalker maniaca, ma l’aveva aiutato e protetto tantissime volte, e non poteva ignorarla quando era lei ad avere bisogno di aiuto.
Questa piccola attenzione le fece tornare immediatamente il sorriso.
-Oh, Yukki, ti preoccupi per me!- esclamò eccitata, e guardandolo con uno sguardo mille volte più innamorato del solito.
Era strano che a Yukki non venisse il diabete solo a guardarlo.
-Ti ha ferita per caso?- chiese, cercando di non sembrare che ci badasse troppo ma fallendo miseramente.
Entrambi guardarono il braccio, e notarono con sorpresa che era tutto normale.
-Chissà perché?- chiese Yukki, sorpreso.
Yuno gli lanciò un’occhiata languida, e il ragazzo si affrettò a lasciar perdere.
-Va bene, io vado ad esercitarmi a tirare con le freccette- la lasciò a se stessa, e andò nella sua specialità.
Light aveva osservato la scena con più interesse di chi l’aveva vissuta in prima persona.
Era stato tutto il primo giorno di allenamento solo ad osservare e farsi un’idea dei tributi.
Elsa era insicura di se stessa, facilmente manipolabile e decisamente incontrollata. Di certo aveva più a cuore l’interesse della sorella che il proprio, e sarebbe senza troppi problemi arrivata ad ucciderla pur di farla sopravvivere.
Anna insignificante, troppo fiduciosa e più interessata a farsi amici che non avrebbe mai mantenuto che alla sua sopravvivenza. Le possibilità che uccidesse qualcuno erano molto molto scarse se non inesistenti.
Dexter era molto più bravo di quanto desse a vedere, non avrebbe avuto il minimo problema ad uccidere pur di salvarsi e salvare la sorellastra. Ma non voleva che lei lo scoprisse, quindi poteva essere meno problematico di quando Light credesse.
Debra era una poliziotta con un grande codice morale, quindi Light non era molto sicuro di come avrebbe agito. Forse avrebbe fatto del male solo agli assassini o criminali, per mantenere una sorta di karma positivo. Sicuramente avrebbe ucciso per difesa, era improbabile però che andasse sull’attacco. Voleva proteggere Dexter quanto Dexter voleva proteggere lei. Erano l’uno il punto debole dell’altra.
Stesso discorso per Annabeth e Percy, che erano forse la squadra più temibile, ma non erano tipi da uccidere senza una ragione, soprattutto altri esseri umani, se non per difesa. Percy avrebbe fatto di tutto per Annabeth, poco ma sicuro.
Annabeth era forse la persona più intelligente lì dentro dopo di lui, quindi Light la temeva parecchio, così come temeva Seven, che però sembrava più innocuo.
Il problema di quella coppia era che sebbene Seven non sembrasse voler sopravvivere, avrebbe ucciso pur di proteggere MC, pur di sembrare un mostro ai suoi occhi.
La protezione della ragazza era tutto per lui, quindi se lei fosse morta subito lui sarebbe stato senza ombra di dubbio un bersaglio facile.
E lei non aveva dato prova di alcuna abilità particolare.
Sans era un pigrone dalla battuta facile e dai poteri incredibili che però, questo Light lo aveva capito non appena l’aveva visto, non avrebbe mai ucciso un innocente.
O almeno così sembrava.
Frisk era un punto interrogativo grande come una casa, Light non aveva minimamente idea di cosa diavolo fosse e cosa diavolo fosse in grado di fare.
Jack e Kate non erano temibili, ma erano da uccidere, perché era pressoché impossibile che morissero per cause naturali, e Kate aveva già ucciso qualcuno, Light lo aveva notato dal suo sguardo.
Jack invece non avrebbe mai ucciso, era un medico, non un assassino.
Ma in situazioni del genere chissà cosa si è disposti a fare.
Light sapeva già che lui e L avrebbero litigato dall’inizio fino alla fine e sperava che il compagno di squadra morisse il prima possibile.
Forse Light poteva utilizzarlo come scudo umano.
Ciel faceva completo affidamento sulle abilità di Sebastian, che erano allucinantemente strabilianti.
Era forse il tributo più temibile dei giochi, ma almeno aveva un peso morto appresso.
Ma non avrebbe esitato un secondo ad uccidere chiunque, uomo o bambino che fosse, si mettesse nella sua via.
Regina ed Emma erano forti, se la cavavano sia in magia che in combattimento. Regina non aveva una grande moralità ma aveva una compagna fin troppo buonista.
Joel ed Ellie non avrebbero avuto problemi ad uccidere, ma Ellie non sembrava volerlo fare più di tanto, soprattutto se si trattava di persone che non le sembravano cattive.
Per autodifesa sarebbero stati un gruppo decisamente temibile.
Dipper e Mabel erano decisamente spacciati in qualsiasi caso. Mabel era troppo buona e Dipper troppo incapace.
Yukki dipendeva da Yuno, che era un po’ il misto tra Seven e Sebastian nei confronti del suo compagno di squadra.
Light però aveva capito che per vincere, non c’era bisogno di abilità, ingegno o forza.
Bisognava conquistare una persona in particolare.
Come se stesse sentendo i suoi pensieri (ed effettivamente li stava scrivendo lei) la scrittrice comparve da uno schermo affianco a lui.
-Oh, Light, mi lusinga ma non pensarci nemmeno- disse ridacchiando.
Lui sobbalzò, e fece un sorriso conquistatore.
-Non so di cosa tu stia parlando- disse facendo il finto tonto.
-Senti, io ti adoro e ho sempre tifato per te. E lo so che la tua voce è una delle più belle del mondo, visto che è quella di Flavio Aquilone, ma ti darò un’informazione… anche Percy ha la voce di Flavio Aquilone. Pensa ad ottenere il favore del pubblico, non il mio- lo scoraggiò, facendolo innervosire.
Poi si rivolse ai lettori.
-E questo era tutto per il capitolo. Volevo mettere entrambi i giorni di allenamento ma credo che metterò solo questo. Volevo chiedervi, ci sarebbe un altro giorno di allenamento da scrivere, ma secondo me si andrebbe a perderci. Penso che ormai abbiate conosciuto abbastanza i tributi, e avrete sia la sessione privata con gli strateghi sia le interviste, quindi altri due capitoli prima dei giochi. A voi la scelta: un altro capitolo così che rischia di essere noioso o passiamo già alle cose più interessanti? Ah, e come procede la storia, vi piacciono le alleanze e le rivalità? Vorreste più spazio per alcuni personaggi? Avete altre domande per l’intervista? Fatemi sapere con una recensione. Vi aspetto numerosi- fece un occhiolino ai lettori, e tutto si spense.

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Capitolo 4
*** Sessione privata con gli strateghi parte 1 (ovvero come la scrittrice annoiata raduna cinque inutili giudici sottopagati e non riesce a finire il capitolo) ***


Sessione privata con gli strateghi
parte 1

La scrittrice era in fermento, stava reclutando degli strateghi per valutare con grande neutralità i tributi durante la sessione privata.
Avrebbero dovuto assegnare un punteggio da 1 a 12 a ogni tributo in base a quello che avrebbero mostrato.
Aveva richiamato Severus Piton dal mondo di Harry Potter, Sherlock dall’omonima serie TV, Cal Lightman il quasi sconosciuto esperto di verità da Lie to Me, Levi Ackerman dall’anime Attack on Titan e Hiro Hamada di Big Hero 6.
Ma era poco convinta che avrebbero stilato una classifica del tutto imparziale. Magari ai lettori non sarebbe piaciuta.
Non che i lettori fossero ancora molti ma la scrittrice voleva renderli partecipi il più possibile.
Mentre rifletteva osservava da ventiquattro schermi cosa facevano i tributi, nelle loro stanze.
Regina stava preparando una lasagna, Mabel disegnava allegramente e Yukki stava giocando a freccette cercando di ignorare Yuno che faceva il tifo.
Gli altri stavano o riposando o facendosi una doccia o parlando con i compagni di distretto, niente di spettacolare.
All’improvviso alla scrittrice venne una grande idea, e si voltò verso i lettori.
-Cari amici miei, ho una nuova sorpresa per voi, oggi non sarete solo sponsor, ma anche strateghi. Vi chiedo di valutare con la massima correttezza le performance che andrete ad osservare, senza privilegiare un tributo piuttosto che un altro ed esprimendo il voto da 1 a 12 solo considerando quello che andrete ad osservare.
Si farà poi la media aritmetica e i tributi li sapranno nel prossimo capitolo, prima delle interviste.
In questo modo ci saranno due giudizi, quello dei giudici e quello vostro. Sappiate che il punteggio non influirà nella probabilità di sopravvivenza, ma sarà solo indicativo della forza che hanno. Quindi non vi chiedo di votare il vostro preferito, ma quello che reputate più forte e interessante- detto questo scomparve, e la visuale passò agli appartamenti dei tributi.
Al primo piano Elsa stava scrivendo su un foglio, e Anna la guardava confusa.
Era decisamente preoccupata per lei.
Non necessariamente in senso negativo ovviamente, ma nella situazione più difficile in cui loro due si erano trovate Anna non l’aveva mai sentita ridere così tanto.
E poi bisognava ammettere che le battute di Sans non erano così divertenti.
-Elsa, cosa stai facendo?- chiese Anna avvicinandosi cautamente alla sorella.
-Sto cercando delle battute sul ghiaccio da proporre a Sans- rispose lei concentrata.
-Placa i bollenti spiriti sorellona- le suggerì Anna, facendola scoppiare a ridere.
-Bollenti spiriti! Ahahah, è fantastica- commentò segnandola.
Neanche Anna aveva capito che battuta avesse fatto ma finché Elsa era felice, era felice anche lei.
-Comunque volevo dirti che dobbiamo scendere tra dieci minuti, e che la scrittrice ha ordinato che tutti indossino degli abiti da lei portati. Possiamo decidere se portare il maglione di Mabel o no, dipende se sentiamo freddo. Ma il freddo non ti ha mai dato fastidio, giusto?- le fece l’occhiolino, Elsa ridacchiò.
Il secondo giorno di allenamento non aveva avuto molti colpi di scena, ma era servito perlopiù a far interagire i tributi tra loro e formare delle piccole alleanze tra vari tributi.
La più solida sembrava quella tra Seven, MC, Annabeth e Percy, e non solo per via delle cose che Annabeth e Seven avevano in comune.
Quando Seven si era deciso ad allenarsi con le armi, infatti, si era ritrovato con Percy vicino, e dal punzecchiamento iniziale erano presto passati alle battute e alle scherzose prese in giro che li avevano fatti diventare amici in breve tempo.
Un’altra amicizia molto interessante ma poco propensa a diventare un’alleanza era quella tra Ciel e Mabel, anche se la più amichevole tra i due era senz’altro quest’ultima.
Anche se persino il cuore di ghiaccio di Ciel si stava lentamente sciogliendo a poco a poco.
O forse era solo il fatto che Mabel gli ricordava tantissimo la sua promessa sposa Elizabeth… che lui non voleva sposare mai nella vita ma che essendo sua vecchia amica d’infanzia era comunque una persona piuttosto importante per lui.
-Padrone, deve indossare questi vestiti per la prova finale con gli strateghi- lo informò Sebastian, porgendoglieli con un inchino -E se vuole può metterci sopra il maglione della signorina Mabel- aggiunse poi, con un sorriso di chi la sapeva lunga.
Sebbene non lo avesse mai messo durante i combattimenti, il maglione della ragazza era diventato praticamente il suo pigiama.
-Se lo indosso è solo perché sento freddo altrimenti- provò a giustificarsi il ragazzino, scattando subito sulla difensiva.
-Certo, mio signore- lo fece vincere il maggiordomo, aiutandolo a vestirsi.
Poco a poco tutti i tributi iniziarono a scendere nella sala comune per prepararsi alla sessione privata con gli strateghi, senza sapere cosa aspettarsi.
I primi ad arrivare erano i più ansiosi: Elsa accompagnata da Anna, Jack e Kate e Dipper e Mabel.
Poi quelli più sicuri di loro stessi e meno preoccupati ma affetti più che altro da ansia da prestazione.
In quel gruppo c’erano Percy e Annabeth, Joel ed Ellie, Seven e MC e Debra e Dexter.
Gli ultimi, che si alternavano tra gli indifferenti e i sicuri di sé, erano L e Light, Regina ed Emma,, Yuno e Yukki ed infine, solo perché si era appena svegliato, Sans.
Tutti i tributi indossavano una tuta nera termica che sembrava parecchio comoda e anche poco infrangibile.
In molti, inoltre, si erano messi il maglione di Mabel, creando un chiaro confine tra quelli che avevano fraternizzato di più con la ragazzina e quelli che non volevano affezionarsi troppo a lei o che semplicemente la consideravano insignificante.
Elsa, Anna, Seven, MC, Annabeth, Percy, Sans, Frisk, Ciel, Ellie e Yukki lo avevano indossato.
Debra, Dexter, Jack, Kate, L, Light, Sebastian, Regina, Emma, Joel e Yuno non ne avevano avuto la minima intenzione.
Dipper semplicemente non lo aveva perché la sorella si era dimenticata di farlo anche a lui, che oltretutto di solito non ne andava pazzo.
Si ripromise di farlo come prima cosa nell’arena.
Si misero in sedie in ordine di distretto, sarebbero stati chiamati prima i maschi di ogni distretto e poi le ragazze, ne caso di distretti con persone dello stesso sesso si sarebbe fatto a “caso”.
La scrittrice comparve da uno schermo.
-Ma salve tributi carissimi che io adoro. E anche a te, Light- li salutò.
Light sbuffò.
-Vi spiegherò brevemente le regole della sessione.
La stanza è stata sistemata in modo che appena entriate possiate scegliere una modalità di agire che poi verrà simulata durante la sessione.
Ci sono 4 modalità:
La modalità di combattimento, divisa in quello ravvicinato e in lontananza, dove degli avversari finti verranno messi nella storia e voi dovrete ucciderli o comunque sconfiggerli;
La modalità di abilità manuali, dove dovrete dimostrare cosa siete in grado di costruire o realizzare per la vostra sopravvivenza o per l’attacco;
La modalità di mimetismo e sopravvivenza, dove potrete dimostrare le vostre tecniche per nascondervi e non dare nell’occhio degli altri tributi;
E la modalità X, che è la più rischiosa perché non saprete cosa vi capiterà.- spiegò, eccitata.
-Perché mai qualcuno dovrebbe voler scegliere questa modalità?- chiese Light, cercando di non risultare troppo acido.
-Perché vi sarà data l’arma che avrete a disposizione nell’arena, e probabilmente è una prova decisa per ogni tributo personalmente da me. Date il vostro meglio perché sarete giudicati e il vostro voto sarà indicativo per gli sponsor- li incoraggiò, prima di sparire.
-Elsa- chiamò una voce robotica random, la regina di Arendelle sobbalzò.
La sessione privata con gli strateghi era cominciata.
E da quel punto in poi, il punto di vista sarebbe stato quello degli strateghi prima citati.
Quindi meglio che il tono sia più formale.
E aggiungiamo dei titoli per ogni personaggio che ci sta.

Elsa
Piton si stava chiedendo cosa ci facesse lì, Levi stava segnandosi mentalmente quanto quella stanzetta per i giudici fosse sporca, Hiro stava studiando affascinato la tecnologia e Sherlock e Lightman stavano discutendo di tecniche per scoprire la verità quando Elsa, titubante, entrò nella stanza.
I quattro pulsanti le si pararono davanti: Una spada a simboleggiare il combattimento, una mano per quelle manuali, una foglia per la sopravvivenza e una X.
Lei non aveva armi particolari oltre il ghiaccio e la neve che già le erano stati restituiti.
Sherlock alzò gli occhi al cielo.
-Noioso, terribilmente noioso. Fa qualcosa, deciditi in fretta, regina- la spronò, con la sua solita indelicatezza.
Presa dall’ansia, Elsa premette sul pulsante di combattimento, senza neanche rendersene conto, e poi sul combattimento ravvicinato.
Subito la stanza divenne uno spiazzo dal quale non si poteva scappare, e davanti a lei si materializzarono dei combattenti da forma umana ma fatti di una materia simile al vetro completamente rossa.
-Credo che la scrittrice abbia detto che il combattimento è più il mio campo- commentò Levi, in tono tranquillo, osservando.
-Hai venti secondi per scegliere un’arma- disse la voce robotica di prima, mentre le figure erano bloccate pronte ad attaccarla.
-Quella ragazza non è sicura di se stessa- affermò Lightman, che conosceva benissimo il linguaggio del corpo.
-Signor Lightman, mi hai veramente illuminato- commentò sarcastico Sherlock, che lo trovava del tutto ovvio.
-Ehm, credo dovremmo vedere l’esibizione e non litigare- indicò Hiro.
Il tempo era scaduto, ed Elsa non aveva scelto nessuna arma.
-Se muore non ci pagano, vero?- chiese Severus Piton con un accenno di curiosità.
-Perché, veniamo pagati?- chiese Hiro sorpreso e speranzoso.
-Lo spero, con il mio stipendio da insegnante non ho molti soldi da parte-
Il combattimento iniziò.
Elsa si era imposta di non farsi prendere dal panico.
Le figure erano due, con spade e scudi.
Le si avvicinarono dai due lati, ed Elsa sorprese tutti lanciando due getti di ghiaccio dritti alle mani, disarmandoli.
Uno di loro si gettò da un lato, ed Elsa approfittò della distrazione dell’altro per rinchiuderlo in una gabbia di ghiaccio.
Poi sbattè il piede a terra e creò una lastra di ghiaccio che fece scivolare il primo che era riuscito ad alzarsi e recuperare l’arma e che la stava per attaccare.
Poi creò una statua vivente di ghiaccio che si gettò all’inseguimento, e strinse sempre di più la gabbia di ghiaccio dell’altro fino a spappolarlo e a farlo dissolvere i pezzi di vetro.
La statua dell’enorme marshmallow riuscì a prendere l’altro e a sbatterlo dall’altra parte della stanza, facendolo dissolvere a sua volta.
La simulazione cessò ed Elsa sembrò tornare in sé.
Era bianca come un lenzuolo, guardò i giudici come a chiedere istruzioni.
Hiro la guardava sconvolto e a bocca ed occhi spalancati.
Sherlock e Lightman erano senza parole.
Levi era impassibile.
Piton aveva accennato un sorrisetto, che nel suo caso voleva dire piegare all’insù il labbro di un millimetro.
-Interessante questa concorrente- commentò.
-Posso… posso andare?- chiese lei, iniziando a rendersi conto di quello che aveva fatto e non sentendosi per niente bene al riguardo.
-Si, puoi andare- la congedò Lightman, sbrigativo.
-Allora, pareri?- chiese la scrittrice comparendo dietro a loro e facendoli sobbalzare… facendo sobbalzare Hiro.
-Era completamente nel panico, probabilmente viveva la situazione come se fosse una vera minaccia. L’abbiamo vista già in azione come se fosse nell’arena- commentò Lightman -Ma aveva un sacco di blocchi, perché sapeva comunque che non erano persone vere-
-Concordo, li ha trattati come manichini o pupazzi, e aveva una paura immensa negli occhi mentre li affrontava, come se anche così si temesse e si stesse odiando- aggiunse Sherlock.
-Esattamente- confermò Lightman.
-Non posso commentare un combattimento così poco preciso e senza una strategia. Davanti ad un essere senziente non so se sarebbe riuscita a mantenere il controllo e a difendersi da eventuali altri attacchi- commentò Levi, monotone.
-Sono l’unico che pensa sia stata una forza?- chiese Hiro, l’unico dei presenti a non essere privo di emozioni.
-Sii più professionale, Hiro!- lo riprese la scrittrice.
-Scusa capo. Io trovo che sia stata molto letale- commentò, facendo il finto professorino.
-Allora, Piton, tu sei quello che si deve occupare di magia perlopiù, cosa ne pensi?- chiese la scrittrice rivolgendosi all’ultimo giudice.
-Tecnica magica impeccabile, anche se poco varia. Ha utilizzato il ghiaccio in modi molto creativi ma non so se è l’unico modo in cui può usarli. Molto brava- commentò.
-Perfetto, passiamo alla prossima-

Anna
La ragazza entrò con un sorriso tutto denti, e non esitò neanche un secondo a premere il pulsante X.
Era ovvio che l’avrebbe premuto.
E la scrittrice ne era ben felice.
Subito la sala divenne rossa, e una enorme X comparve come logo davanti alla sezione dei giudici, che divenne un tavolo da giuria come nei relaity show.
-Che diavolo sta succedendo?- chiese Hiro confuso, osservando una tazza con lo stesso simbolo rosso e guardando il microfono davanti a sé.
Dal nulla comparve Simon Cowell, che si mise in mezzo ai cinque giudici, che sobbalzarono e si allontanarono leggermente.
Anna osservava la situazione senza sapere bene cosa stesse succedendo.
-Benvenuti signori e signore ad una edizione speciale di X factor!!!- presentò Simon Cowell.
-Se tutti i pulsanti X sono così io mi dimetto- commentò Piton irrigiditosi più di quanto già non fosse.
-Salutiamo la prossima concorrente!!- continuò Simon, indicando Anna, che non sapeva bene cosa stesse succedendo.
-Sembra a suo agio e divertita dalla situazione- commentò Lightman.
-Che canzone vuoi cantarci?- chiese Simon.
Gli occhi della ragazza si illuminarono.
-Posso cantare qualcosa?!- chiese, eccitata.
-Si, ma dovrai cantare combattendo contro qualcuno- continuò Simon, a quanto pare l’unico che sapesse il suo copione.
La scrittrice lo aveva reclutato solo per quello, ed era felice di averlo fatto.
-Hai dieci secondi per scegliere l’arma- la informò la voce robotica, e con molta vivacità Anna scelse subito la spada, che le si materializzò in mano.
-La sorella non ha poteri magici quindi- commentò Sherlock.
-Come hai notato che sono sorelle?- chiese Lightman.
-Andiamo, Cal, è ovvio!!- Sherlock sembrava infastidito, ma anche felice di sapere qualcosa di più del suo collega e rivale.
-Ed guarde!- disse Anna divertita da tutta la situazione.
-Tre, due, uno… ATTACCA!!!!- la incoraggiò Simon, e lei attaccò, in tutti i sensi, vocale e combattivo.
Iniziò ad intonare le note di Oggi per la prima volta con una voce cristallina, e combatteva anche con una certa maestria che nessuno riusciva a spiegarsi come avesse imparato in così poco tempo.
Era anche vero che aveva preso qualche lezione da Percy, che era il maestro dell’imparare la scherma in poco tempo.
Anche loro avevano formato una discreta amicizia.
Levi era quello, oltre a Simon, più concentrato e attivo nell’osservazione.
Qualche volta la voce stava per spezzarsi a causa di un affondo che le aveva fatto il pelo, ma si recuperò sempre subito.
L’intensità, il timbro e il diaframma erano sempre molto ben utilizzati e rendevano la voce pulita e forte.
La tecnica di scherma era quasi un ballo, imprecisa e poco pratica.
Tutti rimasero sconvolti da come non rimanesse mai senza fiato.
Aveva due polmoni d’acciaio.
Alla fine della canzone, come se lo avesse tenuto all’ultimo apposta, tranciò in due con una piroetta il nemico, che si dissolse in mille frammenti.
Fresca come una rosa si voltò verso i giudici, mentre la spada scompariva dalle sue mani.
E aveva anche indosso un maglione di lana, la scrittrice vorrebbe ricordare.
-Un’esibizione molto interessante. Hai una buona padronanza della voce e se fosse per qualsiasi giudice di X Factor saresti già in finale, ma dato che io sono una persona orribile, ti dico NO! Puoi andare- Anna non aveva capito esattamente che cosa intendesse, ma sorrise comunque, e salutò i giudici.
-Grazie, è stato divertente!- commentò allegra, prima di andarsene.
Simon scomparve a sua volta.
-E’ stato epico!!!- esclamò Hiro, togliendo le parole di bocca alla scrittrice appena apparsa, che però dovette comunque riprenderlo.
-Professionalità, Hiro Hamada!- gli ripeté.
-E’ stato molto interessante e originale- si corresse lui sbuffando.
-L’ho trovata decisamente frivola- commentò invece Piton, con una smorfia di disappunto.
-Era decisamente a suo agio e molto sicura di sé. Ha una mente limpida e serena- Lightman aveva notato pura verità nelle sue emozioni.
-Non ucciderà mai nessuno veramente. Mai, non è il tipo da farlo, neanche nella situazione più disperata- commentò Sherlock più pessimista ma non per questo meno corretto.
-Levi?- la scrittrice si rivolse all’esperto in combattimenti.
-Ha molto fiato, buona mobilità, ma fa moltissimi errori e in un combattimento vero con un professionista sarebbe sicuramente stata fatta a fettine già dalle prime battute. Ma la concentrazione per fare tutto quello che le è stato detto non mancava e questo è ammirevole. Padronanza voce mano ma tecnica troppo danzata e troppo imprecisa e dettata dal momento- disse impersonale.
-Bene, passiamo oltre-

Dexter
Non voleva mostrare le sue carte in tavola, quindi, non appena raggiunse la sala, decise di premere il pulsante di sopravvivenza.
Dopotutto era un’altra disciplina in cui eccelleva abbastanza, anche se la sua idea di sopravvivenza era perlopiù evitare di essere beccato.
La prima regola del suo codice era proprio quella, probabilmente come sopravvivenza poteva intendersi anche nascondersi e non farsi trovare dai nemici.
La stanza si trasformò in una fitta foresta con resti di pezzi di metallo e corde intorno, come se fosse esploso qualcosa di recente.
Dexter sentì dei suoni attutiti da dietro un albero, l’ambiente era decisamente realistico.
Non perse tempo e salì su un albero, con grandi riflessi.
Sherlock sbuffò, la sopravvivenza e un po’ le abilità manuali erano i settori di competenza suoi e di Lightman, e li trovava decisamente i più noiosi.
Lightman era interessato, invece. Osservava ogni movimento di Dexter, aveva già notato che c’era qualcosa di non normale in lui.
Dalla foresta comparvero dei lupi, che subito fiutarono in giro.
Erano almeno cinque, troppi per poterli affrontare.
Dexter salì più in alto possibile sull’albero, ed iniziò a guardarsi intorno.
Su un ramo accanto a lui, poco distante, c’era un pezzo di metallo affilato, che sarebbe funto da ottimo coltello.
L’ematologo aveva capito perfettamente cosa la scrittrice lo stesse spingendo a fare, ma non avrebbe ceduto ai suoi trucchetti.
Nessuno doveva sapere che lui era un serial killer, nessuno mai! Neanche qualche uomo di qualche altro universo parallelo.
Prese il ferro, e lo usò per tagliare con maggiore facilità un ramo abbastanza grande da fare rumore se gettato per terra.
Lo usò per attirare i lupi in una direzione diversa, e per sua fortuna la maggior parte di loro abboccò subito, trascinandosi poi anche gli altri nella foga.
Con il massimo silenzio scese dall’albero, e prese velocemente la maggiore quantità di scarti, che si rivelarono terribili per ottenere qualsiasi altra cosa ad eccezione di oggetti per il combattimento.
Dannazione!
-Potrebbe creare un coltello per uccidere i lupi- commentò tra sé Levi.
-Ci sono centinaia di migliaia di modi per utilizzare ferro, alberi, corda e un telo- ribatté Sherlock.
Purtroppo a Dexter, che non uccideva qualcuno da troppo tempo, l’idea dell’arma era l’unica che gli venisse in mente.
Sentì i lupi che si avvicinavano, e decise di risalire sull’albero.
Dalla grande altezza notò che c’erano altri modi per usare teli e coltelli oltre che per fare a fette qualche criminale scampato alla giustizia ma non al suo tavolo.
I lupi seguivano l’odore del sangue, come gli squali.
Decise di prepararsi un sostegno di corda di emergenza per passare da un ramo all’altro, tagliò con il coltello di fortuna un altro piccolo ramo da usare come distrazione e si inferse una ferita sul palmo, spalmando poi il sangue sul legno in grande quantità.
Utilizzò poi un pezzo di telo per fasciare alla meglio la ferita, e lanciò il pezzo di legno, sperando che i lupi abboccassero, cosa che per fortuna fecero.
Iniziò quindi a muoversi il più velocemente possibile tra i rami, usando la corda per passare da un ramo all’altro e non cadere.
Quando finalmente raggiunse uno spiazzo, sulla riva di un fiume, i lupi sembravano lontani anni luce.
Scese, e controllò la ferita, che nonostante fosse solo una simulazione con effetti che non dovevano perdurare, non si stava ancora rimarginando.
Un ululato dietro di sé lo fece quasi sobbalzare.
Era convinto che la strategia pacifista avrebbe funzionato, per una volta, ma probabilmente la scrittrice ce l’aveva con lui.
Questa volta non cercò neanche di provare a ragionare su cosa fare. Prese il pezzo di ferro e si gettò sull’unico lupo che lo aveva seguito con una furia selvaggia, uccidendolo in pochi affondi.
Coperto di sangue dalla testa ai piedi, con uno sguardo decisamente infastidito, lanciò uno sguardo ai giudici che erano da qualche parte oltre gli alberi, e la simulazione finì, mostrandoli appieno.
Lightman lo guardò con sguardo di chi la sapeva lunga, la ferita sul palmo di Dexter iniziò a rigenerarsi.
-Puoi andare- lo congedò l’esperto di verità.
La scrittrice comparve, soddisfatta.
-Allora?- chiese divertita.
-E’ un serial killer- dissero insieme Sherlock e Lightman con semplicità.
-Gli attacchi di arma erano precisi e forti, si vede che si è trattenuto dall’attaccare prima- alzò le spalle Levi.
-Mi inquieta un casino!!- esclamò Hiro, osservando il punto doveva aveva ucciso il lupo.
La scrittrice non ci provò neanche a dirgli di essere più professionale.
-Poco interessante- commentò Piton.
-E’ un serial killer, ma tenta di nasconderlo- cominciò Sherlock.
-Ma neanche tanto, ha fatto tante di quelle microespressioni da poterci riempire un intera cartella per il riconoscimento di serial killer- continuò Lightman.
-Ma i suoi gesti dimostravano che stava cercando di trovare soluzioni non violente, quindi dovrebbe avere una grande razionalità e istinto di sopravvivenza. Non c’è da stupirsi che non sia mai stato beccato- alzò le spalle Sherlock.
-Ma si è tradito per la frustrazione quando ha deciso di affrontare il lupo invece di attraversare il fiume, via molto più intuitiva per una persona normale- concluse Lightman.
-Perfetto, passiamo al prossimo-

Debra
Lei non avrebbe saputo fare altro che il combattimento, e fu quello che scelse, utilizzando la pistola come arma.
Un combattimento per la prima volta da lontano.
E da lontano, gli avversari erano una decina, tutti armati, e l’ambientazione era un ospedale abbandonato.
Neanche il tempo di caricare l’arma che era già bersagliata, e si gettò dietro il bancone della reception, per caricarla e controllare le condizioni dell’arma.
Aveva due caricatori da dieci proiettili ciascuno, circa due a persona.
-Cavolo!- commentò.
In realtà aveva detto altro ma la scrittrice aveva censurato.
Fortuna che non c’era Captain America tra i giudici, ed era anche una delle ipotesi.
Caricò la pistola e fece spuntare la testa giusto il tempo di controllare i nemici, poi prese accuratamente la mira, e con un velocissimo colpo ne colpì uno al petto, facendolo crollare. Una granata le arrivò addosso, e lei si scansò appena in tempo.
-Non mi hanno addestrato per questo, cavolo!!- esclamò frustrata, coperta dal rumore dell’esplosione, mentre trovava un nuovo posto per nascondersi e nel frattempo colpiva le braccia di due nemici accanto a lei, finendoli poi con un colpo di manico sulla testa.
Un colpo le sfiorò la spalla da dietro, e lei si girò immediatamente per sparare alla fronte il tipo a cui apparteneva, con una precisione che a giudicare dalla faccia che fece fu solo una botta di fortuna.
Gliene mancavano sei, ce la poteva fare.
Si guardò intorno, e notò due cecchini in linea di tiro che stavano ricaricando.
Approfittò della loro distrazione per attaccare prima che lo facessero loro.
Il primo lo mandò giù con un colpo al collo, il secondo venne mancato al primo colpo, e riuscì a sparare, mancando per poco l’orecchio di Debra e spuntandole i capelli.
-Questo non lo dovevi fare- commentò lei, in tono badass, prima di colpirlo alla fronte.
Ne mancavano solo quattro, e pattugliavano la stanza a coppie.
Prese una maceria e la lanciò da una parte per attirare l’attenzione della prima coppia, poi li attaccò alle spalle, e li mise fuorigioco con due proiettili, di cui uno mancato, e un colpo ben assestato con il manico della pistola alla base del collo.
Le mancava un solo proiettile nel primo caricatore, quindi decise di cambiarlo, ma non si era accorta dei due uomini accorsi che le stavano alle spalle.
Un proiettile la colpì alla spalla, e cercando di non perdere la testa Debra lanciò un pezzo di cemento verso l’assalitore e si rifugiò dietro una colonna, ricaricando la pistola.
Si fece forza, e uscì fuori solo il tempo di infierire un colpo al primo dei due assalitori, centrandolo nell’addome.
Poi uscì per colpire l’altro, ma si fermò.
-Dexter?!- esclamò sorpresa riconoscendolo. Un colpo partì dalla pistola dell’assalitore senza che lei potesse evitarlo. Lei portò le mani al viso per proteggersi, ma prima che esso la raggiungesse, la simulazione finì.
Debra gettò la pistola a terra frustrata, ed essa si dissolse nell’aria.
Le ferite iniziarono a rimarginarsi.
-Puoi andare- la congedò Levi.
Sbuffando Debra eseguì.
-E’ la sorella del tributo di prima?- chiese Sherlock, che sembrava divertito.
-Dio, detective, certo che è la sorella di quello di prima, non hai notato le microespressioni?- lo prese in giro Lightman.
-I tratti somatici sono diversi- tentò di giustificarsi Sherlock.
-Lui è stato adottato- spiegò ovvio Lightman.
Sherlock sembrava infastidito.
-Fatto sta che ha una morale molto alta, anche se è parecchio sboccata- tentò di cambiare argomento.
-Concordo, molto decisa a seguire i propri ideali, ma chissà quanto sopravvivrà- annuì Lightman.
-Dimenticabile- commentò Piton, annoiato a morte.
-Bravissima, per carità, ma io saprei fare di meglio con Baymax!- si atteggiò Hiro.
-Tecnica di combattimento molto precisa e specifica, la migliore finora in termini di inventiva e professionalità- commentò Levi.
La scrittrice comparve solo in quel momento.
-Avete già commentato? Pensavo che Debra ci mettesse di più- commentò, con dei bigodini tra i capelli.
-Beh, passiamo al prossimo allora- tagliò corto scomparendo.

Seven
Entrò allegro e sicuro, premendo il pulsante con la mano.
Dopotutto il grande 707 non poteva fare altro che quello, dopo essersi allenato per tutto il tempo su vari robot.
Credeva che sarebbe stata solo una dimostrazione di abilità molto tranquillamente e serenamente, ma la simulazione lo catapultò in un laboratorio pieno zeppo di computer ed apparecchi elettronici.
-Finalmente è il mio campo!!- commentò Hiro, felice come una pasqua.
Seven si guardò intorno, chiedendosi se fare un gatto maggiordomo con le fattezze di Sebastian o un cane sputafuoco per prendere in giro Regina.
Ma un urlò spaventato proveniente da uno schermo che sembrava controllare le celle lo riscossero.
-Aiutatemi, vi prego, qualcuno mi aiuti!!- urlò la voce.
Seven sobbalzò, e osservò attentamente lo schermo. MC era lì, incatenata al pavimento, e dell’acqua stava pian piano salendo nella cella.
-Non mi piace molto questo tipo di tortura- commentò Sherlock, se la scrittrice scrivesse di più su questo commentò sarebbe spoiler quindi starà zitta.
-MC…- sussurrò Seven, incapace di razionalizzare la cosa.
-Seven, aiutami!!- urlò lei, e lui non perse tempo.
Per prima cosa provò a sbloccare le porte, ma erano bloccate ermeticamente da un meccanismo molto complicato.
Si diresse quindi al computer, ed iniziò ad hackerare il sistema di sicurezza.
Purtroppo quando era nervoso non riusciva a concentrarsi bene.
Continuava a ripetersi che era solo un trucco, ma non riusciva a crederci davvero.
Riuscì ad entrare nella sicurezza dell’edificio del sistema di ventilazione, ma per sbloccarsi del tutto doveva aspettare un caricamento.
L’acqua di MC le arrivava quasi alla vita, Seven approfittò del tempo a disposizione per raccogliere qualche oggetto meccanico e costruire il più velocemente possibile un robot ragno capace di sbloccare serrature delle catene che fosse possibilmente capace di resistere all’acqua.
Il risultato non lo soddisfaceva pienamente, ma non appena sentì il ding del caricamento completato non perse tempo e si arrampicò con riflessi, che non si sarebbe mai detto possedesse, nel sistema di ventilazione, portando con se un computer portatile e il ragno robot. Seguì per filo e per segno la mappa che aveva scaricato dal computer principale, e in pochi minuti raggiunse le celle. Lasciò il computer in superficie e si tuffò, sollevando un’onda d’acqua che infradiciò anche quel poco di MC che era rimasto asciutto.
-Il mio cavaliere in armatura splendente si è deciso a farsi vivo- commentò lei, sputando l’acqua.
Seven avrebbe avuto un sacco di battute da fare, ma non ne aveva la forza, la preoccupazione e il senso di colpa erano troppo grandi.
Le si avvicinò il più possibile e programmò il ragno in modo che la liberasse dalle catene, poi si immerse cercando il luogo dal quale proveniva l’acqua, per tapparlo con la propria felpa.
Riuscì nel suo intento e l’acqua si smorzò, il tempo sufficiente da permettere al ragno di finire di sbloccare MC.
-Seven…- cominciò lei, ma lui la prese semplicemente per mano, bruscamente, e la incoraggiò ad arrampicarsi sopra di lui per raggiungere il sistema di ventilazione.
-Pensa solo ad uscire di qui- disse solo.
Lui non sarebbe riuscito a raggiungerla, lo sapeva, l’acqua era bassa per arrampicarsi da solo e il sistema non poteva reggere il loro peso combinato.
-Seven, cosa intendi?- chiese lei, con le lacrime agli occhi.
Lui recuperò il ragno, e lo programmò in modo che chiudesse la porta della botola in modo che lei non decidesse di ributtarsi per provare a salvarlo.
-Seven!- esclamò lei, con le lacrime agli occhi.
Quanto era stupida!
Non si rendeva conto che lui voleva solo proteggerla?!
Non gli importava niente di nient’altro!
Iniziava ad essere stanco, e l’acqua continuava ad alzarsi.
Per fortuna la simulazione finì immediatamente, e lui cadde a terra, riscuotendosi come da un sogno.
-Puoi andare, amico- lo congedò Hiro, visibilmente scosso dalla simulazione appena vista.
Seven si asciugò una lacrima che gli era sfuggita e se ne andò a testa bassa, più scosso di lui sicuramente.
Odiava la scrittrice per avergli fatto quello. Non era quello lo spirito della prova!
-Allora, mi sono sbizzarrita, ma ne è valsa la pena!- esclamò lei, con i capelli appena fatti tutta contenta.
I giudici la guardarono male.
-Non era una simulazione un po’ troppo personale?- chiese Piton, toccato nel profondo da quella dimostrazione di amore ma cercando di non darlo a vedere.
-E allora? Non posso fare le cose uguali per tutti, dopo il pubblico si annoia, vero gente?- si rivolse con un occhiolino al pubblico -Ok, ammetto che era una simulazione da X e non da “Mano”, ma chi se ne importa, dai- tentò di giustificarsi poi.
-Passiamo ai commenti- incoraggiò Sherlock i suoi colleghi.
-Non ho capito assolutamente nulla dei materiali che ha usato, ma quello che ha fatto è stato molto nobile- Levi alzò le spalle.
-Dovremmo valutare la capacità dei tributi di sopravvivere, e per me lui morirà al 99.974%- commentò invece Sherlock.
-Si, ma sa di dover restare vivo se vuole proteggere MC, quindi secondo me potrebbe stupirci. La sua intelligenza è davvero molto acuta- osservò Lightman.
-Macché, tutti sanno fare queste cose, è solo meno stupido degli altri- sbuffò Sherlock, rimasto in realtà molto colpito.
-Ho trovato la sua performance schifosamente commovente- commentò Piton con espressione disgustata.
-Finalmente il mio commento è quello che conta di più!- Hiro si schiarì la voce -Allora, come tecnica è decisamente impeccabile, persino io ci avrei messo poco meno del tempo che ci ha messo lui per fare tutte quelle cose- la scrittrice lo guardò male -… va bene, molto più tempo di lui. Ma sbaglio o sembrava una scena di una fanfiction da quattro soldi?- osservò, pensieroso.
-Siamo in una fanfiction da quattro soldi, e scusate se volevo mettere per iscritto una ideuzza che mi frullava in testa da un po’!- si mise sulla difensiva la scrittrice, poi agitò la mano per cambiare argomento -Comunque passiamo al prossimo concorrente-

MC
La ragazza non aveva la più pallida idea di cosa Seven avesse fatto prima di lei, e appena entrò premette il tasto X, chiedendosi se la sua arma fosse quella che pensava fosse o no.
Era dall’inizio dei giochi che si chiedeva se avrebbe riavuto la sua capacità principale, ma non era sicura che fosse giusto possederla.
Forse era un vantaggio troppo grande.
E invece, con sua grande sorpresa, dopo che una grande X rossa svettò in tutta la stanza, dal cielo, trasportato da colombe, le venne consegnata una collana con un ciondolo a forma di clessidra.
Uno schermo fece comparire la faccia della scrittrice, che illustrò le: “Regole della clessidra in questa fanfiction”
-Prima regola della clessidra: premendo le due estremità eseguirai il save, che è gratuito, potrai tornare in ciascun save solo una volta, e poi dovrai crearne uno nuovo- iniziò ad illustrare, MC, provò, e la clessidra si illuminò.
-Seconda regola: potrai eseguire il load e tornare quindi al save girando la clessidra cinque volte su se stessa- Mc fece un giro di prova, e annuì.
-Terza regola: per ogni load del save dovrai utilizzare cinque granelli di sabbia- continuò, MC si rese conto che ne aveva solo cinque.
-Quarta regola: I granelli di sabbia sono ottenibili ottenendo risate incredibilmente reali e potenti e sguardi di affetto profondo. Ma puoi anche ottenerle convincendo qualcuno a fare qualcosa che vuoi tu utilizzando solo le parole- concluse la scrittrice.
-La tua missione: convincere dieci personaggi a caso a regalarti il loro oggetto porta fortuna- e illustrata la missione, sparì.
Mc si rimboccò le maniche, e osservò i personaggi che comparvero poco dopo.
Non erano personaggi precisi, ma di quelli stereotipati che si potrebbero incontrare a cluedo o qualcosa del genere.
Un uomo d’affari, una cantante snob, una veterinaria, una bambina di cinque anni molto allegra, una ragazza emo, un pittore, un matematico folle, un poliziotto, una commessa in un negozio di libri e un venditore porta a porta.
I giudici non si sarebbero accorti del tornare indietro nel tempo, visto che subivano gli effetti come tutti tranne MC e Seven, ma avrebbero potuto capirlo dalla quantità di sabbia nella clessidra.
Per prima cosa andò dalla ragazza, che sembrava sorpresa di essere stata la sua prima scelta. MC rimase un po’ con lei, le chiese consigli sui capelli e parlarono per un po’ di ragazzi e di quanto fosse orribile la scuola. Non le chiese il porta fortuna, ma di aspettare che lei tornasse dopo aver parlato anche con gli altri. La ragazza annuì, non troppo convinta.
Passò quindi alla bambina: MC ci giocò un po’, le raccontò una storia e le pettinò i capelli, ottenendo in cinque minuti il suo nastro a fiocco.
Poi passò all’uomo d’affari, un uomo rigido ma solo, con cui intrattenne una conversazione molto profonda sui prezzi rialzati, sulle macchinette del caffé e sulle assistenti personali. Prima di ottenere la sua penna porta fortuna decise di fare un giro e parlare con qualcun altro.
Poi raggiunse la veterinaria, scusandosi per il ritardo e affermando che il suo lavoro era incredibile. Poi parlarono di animali per un bel po’. MC le promise di fare una protesta con lei sui diritti degli animali e ottenne il portachiavi a forma di gatto.
Raggiunse la cantante con grandissima eccitazione, come una grande fan sfegatata, e le chiese un autografo, una foto e poi le complimentò il look. Intrattennero una conversazione decisamente più profonda di quella che ci si aspetterebbe da una cantante snob sullo sfruttamento delle figure di spicco, e si fece convincere da MC che non le serviva un bracciale con i ciondoli per essere brava sul palco, bastava essere se stessa.
Ci mise più tempo, ma ottenne il bracciale come ricordo.
Poi passò al poliziotto, con ammirazione e riverenza. Lo aiutò risolvere un suo caso come prova per ottenere il suo berretto. Si divertirono entrambi, e lei ottenne quello che voleva.
Andò quindi dalla annoiata commessa, e parlarono di libri per un po’. Lei avrebbe così tanto voluto poter stare con qualcuno, ma purtroppo non trovava nessuno che la sopportasse, le davano tutti della saputella irritante solo perché era particolarmente intelligente. MC le propose di seguirla e la portò dall’uomo d’affari. Non indagò molto su quello che si dissero, ma alla fine di tutto aveva la penna portafortuna di lui e il segnalibro di lei.
Passò dal pittore, che le chiese di fargli da modella, proposta che lei accettò con piacere. Parlarono di arte per un po’, ma il vero modo per conquistarlo fu raccontargli barzellette, un sacco di barzellette. Al pittore stavano per esplodere i polmoni, e le offrì il suo pennello per farla smettere e ringraziarla insieme.
Il venditore sembrava depresso, nessuno comprava mai quello che offriva. MC gli diede la possibilità di parlare del suo prodotto, ascoltando con grande interesse e facendo anche qualche domanda. Il venditore era così contento che le diede senza pensarci due volte il suoi occhiali pur di farla felice.
Lei gli promise di ridarglieli una volta finita la prova.
Poi raggiunse il matematico, e risolsero follemente insieme un sacco di equazioni senza soluzione. Riuscì ad ottenere il suo blocco per appunti.
Infine tornò dalla ragazza, ed iniziò a parlarle commentando tutto quello che aveva fatto e parlandole come se fosse una vecchia amica.
La ragazza, commossa per essere trattata così, le regalò il suo orecchino spinato.
Alla fine della prova, gli oggetti fecero uscire dieci granelli di sabbia che entrarono nella collana di MC.
I personaggi la salutarono prima di scomparire.
-Posso andare?- chiese la ragazza con un grande sorriso.
Sherlock era strabiliato.
-Quanti granelli ti sono rimasti?- chiese, non riuscendo a vederli bene.
MC li contò
-Venti, non sono tornata indietro, non ne ho avuto bisogno, dieci dall’aver convinto qualcuno e cinque per tutte le risate che ha fatto il pittore- riferì, sorridendo.
I giudici si guardarono, colpiti.
-Puoi andare- gli disse Lightman.
MC li salutò e se ne andò, tranquillamente.
-La cosa più preoccupante è che in tutto quello che ha fatto era terribilmente sincera, o almeno lo sembrava per davvero- commentò Lightman, incredulo.
-Personalità decisamente camaleontica- commentò Piton, colpito suo malgrado.
-Non ha neanche avuto bisogno di tornare indietro nel tempo, è stato decisamente illuminante, bisogna ammetterlo. E’ un soggetto davvero pericoloso, si fa amare con grande facilità ed è una minaccia pur non sembrandolo- osservò Sherlock, analitico.
-Non sembra minimamente capace di combattere, ed è la prima finora, e in una gara di sopravvivenza è una lacuna non indifferente- commentò Levi, obiettivo.
-Che gran figata!!!- esclamò Hiro, facendo alzare a tutti gli occhi al cielo.
Piton si guardò intorno.
-La scrittrice non si vede da nessuna parte- notò.
-Non ce n’è bisogno, passiamo al prossimo- tagliò corto Sherlock.

Percy
Certo, sarebbe stato interessante vedere cosa gli riservava la scrittrice, soprattutto visto che non aveva Anaklusmos con sé e tutte le altre spade non erano ben bilanciate, ma non voleva ritrovarsi a fare qualche strana prova, e conoscendo la scrittrice poteva benissimo metterlo su un banco ad ascoltare una lezione di chimica o davanti ad un bancone a fare un test di cucina. Premette quindi il tasto della spada, e scelse la spada per un combattimento da vicino.
Per sua grandissima fortuna la simulazione partì sul bordo di un fiume che finiva in una cascata.
Il problema erano i suoi nemici: un centinaio di piccoli nanetti veloci e grintosi, che gli si fiondarono addosso senza neanche dargli il tempo di accorgersi di cosa stesse succedendo.
I loro denti aguzzi iniziarono a mordergli le orecchie, le braccia e altri punti scoperti del suo corpo.
Uno di loro fece un buco al maglione che portava, e Percy si arrabbiò.
Se li tolse di torno scalciando e tirando pugni e spadate con violenza, poi evocò un’enorme onda che li allontanò del tutto, prese quello sul maglione e gli fece cenno di no con il dito.
-Sei decisamente maleducato- commentò, e per tutta risposta il nanetto gli morse il dito.
-Dii immortales!- imprecò, levandoselo di dosso.
-Ma è un idiota- commentò Sherlock, che si aspettava qualcosa di decisamente meglio.
-Guarda che ti sento- gli urlò Percy, rimboccandosi le maniche di fronte all’esercito deciso a dimostrare che sì, era un idiota, ma in combattimento ci sapeva fare eccome.
-Ho affrontato creature ben peggiori di voi, fatevi sotto- li incoraggiò, ed attaccarono.
Lì la tecnica con la spada di Percy si mostrò in tutta la sua letalità, precisione e potenza. Si vedeva che aveva combattuto numerose battaglie e che ne aveva vinte la maggior parte. Aveva solo sedici anni ma era agli stessi livelli di qualsiasi eroe greco vi venga in mente in questo momento.
E si divertiva, o almeno così sembrava.
Aveva persino il fiato di fare irritanti battutine e commenti.
Ma l’esercito sembrava rigenerarsi (e forse era davvero così) e Percy stava iniziando a stancarsi.
-E va bene, ora basta!- esclamò, dando le spalle agli assalitori ed entrando in acqua.
Nonostante fosse sul ciglio della cascata la corrente non sembrava avere effetti su di lui, anzi, sembrò rinascere.
-Mi chiedevo quando l’acqua sarebbe ritornata in gioco- commentò Piton, al quale non era sfuggita l’onda anomala di prima.
I nanetti non si scoraggiarono, e si composero insieme tipo Lego per formare un enorme gigante.
Percy non batté ciglio, sollevò le mani e formò un’onda così grande e maestosa che quella di prima sembrava solo uno spruzzo con la pistolina d’acqua di un bambino di due anni.
I nanetti si fermarono, all’improvviso preoccupati.
Percy sentiva che la testa stava per scoppiargli, ma riuscì a trovare la forza per fare un occhiolino in direzione dei nanetti.
-Hasta la vista, baby- citò, prima di lanciarli giù dalla cascata.
Mise la spada nel fodero e uscì dall’acqua, stancandosi il triplo di botto ma completamente asciutto almeno.
La simulazione finì, e tornò nella sala. L’arma sparì.
-E’ stato divertente- commentò allegramente.
-Puoi andare- lo incoraggiò Piton con l’aria di uno che se lo avesse visto ancora per un altro minuto gli avrebbe inflitto un confringo eterno.
Percy salutò e uscì.
La scrittrice comparve, con occhi a cuoricino.
-Non è incredibilmente figo?!- chiese, ma essendo la giuria composta da soli uomini nessuno lo trovò tale.
-Effettivamente è un po’ sessista questa giuria- commentò tra sé, rendendosene conto solo ora.
-Non abbiamo pregiudizi di sesso però- si offese Hiro.
-Già, odiamo tutti, uomini e donne- aggiunse Piton, che si chiedeva ancora cosa diamine ci facesse lì.
-E qualcuno di noi potrebbe anche essere omosessuale- alzò le spalle Lightman, guardando fisso Sherlock.
-Fingerò di non aver capito la tua allusione- che alzò gli occhi al cielo.
-Parlando della prova… cosa ne pensate?- tagliò corto la scrittrice.
-Io adoro quel Percy!- esclamò Hiro, che ci si identificava molto.
-Animo buono, non credo che ucciderebbe qualcuno a meno che non sia strettamente necessario- commentò Sherlock, alzando le spalle.
-Era tranquillo perché non aveva nessuno da proteggere secondo me. Il suo cuore grande potrebbe rivelarsi un grande problema se il suo compagno di distretto dovesse rivelarsi decisamente importante per lui- osservò Lightman.
-Magia acquatica… non l’ho mai considerata potente. Penso che per ora la regina di ghiaccio sia più forte, ha più usi per il ghiaccio dell’acqua di Percy- disse la sua Piton.
-La tecnica di combattimento era una delle migliori che io abbia mai visto, bisogna ammetterlo. Forse era un po’ troppo sicuro di sé. Non aveva una tecnica ordinata ma decisamente efficace- concluse Levi.
-Passiamo alla sua ragazza, allora…- cominciò la scrittrice.
-Ecco qua il problema- commentò Lightman in riferimento a quanto detto prima.
-…Annabeth!- la presentò, sparendo.

Annabeth
Avrebbe potuto fare ciascuna di quelle categorie, ma decise di optare per quella manuale, perché sapeva che sarebbe stata una di quelle meno utilizzare, e variare era una buona strategia per attirare l’attenzione dei giudici.
E poi era convinta che in questo modo avrebbe dato problemi alla scrittrice, che non si aspettava certo scegliesse quella modalità.
Perciò lo scenario che le si presentò davanti fu uno scenario standard di costruzione base, in una selva sperduta con alberi molto grandi, qualche attrezzo e pochi altri materiali in realtà.
Gli istinti architettonici di Annabeth presero il sopravvento, e si scrocchiò le dita per prepararsi a costruire la capanna da sopravvissuti più comoda, non rintracciabile e calda dell’intero universo.
Tagliò qualche ramo, trovò una solida base, usò il tronco come colonna portante e staccò liane e grandi foglie da alberi poco distanti per costruire solide e robuste corde e un tetto che coprisse dalle intemperie e che mantenesse il calore all’interno, poi dispose altre piccole foglie in modo da rendere perfettamente mimetizzata la capanna e costruì una scaletta di base da poter rimuovere a piacimento e una scaletta secondaria quasi del tutto invisibile per le entrate e le uscite di emergenza.
Ci mise meno di mezzora, e fu lo spettacolo di costruzione più avvincente che i giudici avessero mai visto, ad eccezione di Hiro che continuava a credersi migliore.
Ma Annabeth non aveva finito lì, e questo la scrittrice lo sapeva.
Tagliò qualche altro grosso ramo, e iniziò a fabbricare una torre di vedetta.
All’improvviso sentì dei richiami in lontananza, e salì immediatamente sulla dimora appena costruita con altri materiali per ultimare la costruzione.
Ci mise poco più di dieci minuti, e osservò personaggi indefiniti avvicinarsi per attaccare.
Fu lì che mostrò a tutti l’utilità di alcuni effetti decorativi che per tutti ad eccezione forse di Sherlock sembravano semplicemente senza senso.
Si chiuse dentro, tirò una leva dall’interno della casa, ed essa… scomparve.
Persino i giudici, che sapevano dove fosse, non riuscirono a vederla.
I personaggi non identificati passarono oltre.
La simulazione stava per finire quando Annabeth, completamente entrata nella situazione, uscì lentamente dalla sua capanna, con un attrezzo in mano, e si arrampicò sulla torre di vedetta per controllare la situazione.
-Credo possa bastare- commentò Lightman, conscio di quello che stava per succedere.
Gli altri però non lo sapevano.
Annabeth usò un cannocchiale di fortuna creato con gli attrezzi per osservare meglio le figure, e notò che, come aveva già intuito osservandoli, che avevano catturato Percy, e lo stavano portando in giro legato come un salame, probabilmente per farla uscire allo scoperto.
-Ed ecco che fa la stupidata dettata dall’istinto, eppure mi stava piacendo finora- commentò Sherlock, sospirando.
Ma Annabeth non agiva quasi mai d’istinto.
Li seguì a distanza, camminando sugli alberi con grande agilità, e aspettò che si fermassero e avessero una guardia bassa.
Poi uno di loro si inoltrò nella foresta per… beh… “andare in bagno”, e lei lo affrontò, accoltellandolo e facendolo urlare.
-Doveva coprirgli la bocca!- esclamò Levi per la prima volta mostrando qualche emozione.
Ma Annabeth non aveva commesso errori, si allontanò immediatamente, e approfittò del fatto che gli assalitori erano andati a controllare per raggiungere Percy, fare silenziosamente fuori l’unica guardia lasciata e liberare il suo ragazzo, per poi ritornare al campo base.
-Sei stata fantastica, Annabeth- si complimentò Percy.
-Posso dire una cosa, però? Io ho chiesto una simulazione manuale, non una simulazione X, non dovevano esserci combattimenti- si lamentò, mentre tutto tornava normale, intorno a lei, e lo stesso Percy svaniva dopo aver fatto un’espressione confusa.
I giudici erano silenziosi.
Poi Hiro si alzò in piedi e applaudì, decisamente colpito.
Annabeth sorrise.
-Allora, devo andare?- chiese, indicando la porta di uscita.
-Certo- annuì Hiro.
-Grazie mille del vostro tempo- li salutò rispettosa lei, prima di andarsene.
-Un po’ di contegno, ragazzo mio!- lo rimproverò la scrittrice comparendo.
-Ma è stata spettacolare. Ha fatto tutto quello che poteva fare: sopravvivenza, costruzione, combattimento, è troppo forte!- Hiro non riusciva proprio a contenersi.
-“Devo”, non “posso”. Sa persino usare le parole in maniera decisamente eccelsa. Devo ammettere che mi ha stupito- commentò Lightman.
-Non riesco a capire se come squadra siano perfetti insieme o se potrebbero ostacolare a vicenda- commentò Sherlock, pensando a Percy.
-Due irritanti ragazzini in fasce. Perché le ragazze intelligenti devono sempre innamorarsi degli idioti?!- commentò Piton, profondamente irritato.
-Non ho molti giudizi da dare sul combattimento- alzò le spalle Levi.
-Però, considerando lei in modo individuale, non credo che ucciderebbe qualcuno con la semplicità con cui ha dimostrato di poterlo fare. Sapeva che era in una simulazione, dall’inizio alla fine. Voleva farci credere che ucciderebbe facilmente, ma non è così. Ha avuto comunque esitazione nonostante sapesse che il nemico non fosse reale, e ha cercato di risparmiarne il più possibile- concluse infine Lightman.
-Ottima deduzione- si complimentò suo malgrado Sherlock.
-Al prossimo, su che devo aggiornare il prima possibile e sta uscendo fin troppo lungo- tagliò corto la scrittrice, scomparendo.

Sans
Sans eccelleva parecchio nel combattimento, ma non voleva stancarsi inutilmente.
Era anche abbastanza bravo nella creazione di oggetti elettronici vari, ma non gli andava di fare cose complicate.
Se fosse stato per lui sarebbe andato in mezzo alla stanza e avrebbe dormito fino alla fine della simulazione, ma se doveva scegliere qualcosa la disciplina più per lui era sicuramente la sopravvivenza.
Scelse quel pulsante, e salutò i giudici con un cenno e un sorriso prima di essere catapultato in quella che sembrava essere un grande castello.
Nemici pattugliavano il confine, ed erano una cinquantina.
-A volte mi sembra che le prove non siano per niente equilibrate- commentò Hiro, chiedendosi cosa avrebbe fatto.
Le probabilità di sopravvivenza erano basse.
-Mi chiedo se uno scheletro abbia le microespressioni- constatò Light, osservandolo attentamente per controllare le sue emozioni.
-Teoricamente non dovrebbe avere muscoli facciali- osservò Sherlock in tono ovvio.
Lo scheletro si guardò intorno, poi sparì.
Fu forse la prova più frustrante di tutta la sessione con gli strateghi, almeno per gli strateghi stessi.
-Dove diavolo è finito?!- chiese Levi, alzandosi in piedi, e iniziando a scrutare per il castello.
-Svelto, usa la mappa, dovrebbe comparire come un puntino luminoso azzurro a differenza dei nemici- gli suggerì Hiro, indicando la mappa della simulazione che i giudici avevano avuto in ogni prova ma di cui non avevo parlato perché non si era ancora rivelata importante.
-Non ho la più pallida idea di cosa tu abbia appena detto- commentò Levi, piegando la testa.
Hiro scosse la sua e si mise alla mappa elettronica, cercando di ritrovarlo.
-E tanti cari saluti alla nostra paga, ci siamo persi un tributo- sospirò Piton, sempre più seccato.
-Credo che non verremmo pagati a prescindere, a dire il vero- infranse le sue speranze Sherlock, cercando a sua volta nella mappa e cercando di trovare una soluzione logica a quello che era appena successo.
-Sembra completamente sparito dalla mappa!!- esclamò Hiro entrando nel panico.
-Forse la mappa non trova gli scheletri- provò a suggerire Lightman, controllandola.
-Perché non dovremmo venire pagati? Io non mi voglio rodere il fegato per un assolutamente nulla in cambio- Piton invece aveva altre priorità.
Levi era l’unico che, lontano da tutta la tecnologia e zitto, aveva trovato una soluzione, ma decise di aspettare a dirla agli altri.
-Aspetta non c’era un pulsante per avere la visuale del tributo?- chiese Sherlock, pensieroso.
-Si, lo. sto. premendo. da. circa. mezzora!!!- a ogni parola, Hiro lo premeva con sempre maggiore insistenza.
-Forse non funziona- allargò le braccia Lightman, iniziando a rassegnarsi.
-Forse potrebbe riportare in vita Lily come pagamento. Magari riesce a farlo… starebbe sempre in lutto per quel maiale di James Potter, ma almeno sarebbe viva- Piton rifletteva ad alta voce per niente interessato a nulla di quello che stava succedendo.
-Non può essere sparito nel nulla!!- esclamò profondamente irritato Sherlock, che odiava non riuscire a trovare un senso logico alle cose.
-La potete piantare di fare rumore? E’ difficile dormire in queste condizioni- li riprese una voce alle loro spalle, che li fece sobbalzare tutti.
Si girarono di scatto e trovarono Sans sdraiato sul divano riservato ai giudici per la pausa tra i due capitoli ancora non avvenuta, che riposava gli occhi.
Rimasero a guardarlo senza sapere cosa dire, e Sans sospirò, sempre con il sorriso.
-D’accordo, torno alla mia prova- acconsentì, scomparendo e tornando nella mappa, che però si dissolse attorno a sé.
-Ho superato il tempo massimo?- chiese Sans, divertito.
In realtà era Hiro che aveva cancellato la mappa per non rischiare di perderlo ancora.
-Quindi che si fa?- chiese lo scheletro -Posso andare?-
Tutti rimasero ammutoliti.
-Scusate se vi ho ridotto all’osso per la mia ricerca, ma mi andava di mollare l’osso e riposarmi un po’- la buttò sul ridere, creando un’atmosfera ancora più tesa.
-Vabbè, io vado- Sans scomparve e subito dopo comparve la scrittrice.
-Chiariamo, per prima cosa io non vi pago, siete miei prigionieri- cominciò, rivolgendosi a Piton, che assunse un’espressione decisamente offesa.
-Secondo, mi è sembrata un’ottima prova a parte di Sans, che cosa dite?- chiese, rivolta ai giudici, con un gran sorriso.
-Non ho parole- commentò Hiro.
-Idem- concordò Lightman
-Concordo- affermò Sherlock.
-Io non rimango qui se non mi dai qualcosa in cambio, mi sta salendo il mai na gioia!- Piton come al solito aveva altre priorità.
-Io dico che è stata una delle strategie più geniali, e che le sue abilità sono molto utili- Levi, che aveva notato quasi subito Sans, sembrava l’unico a non essere scosso.
-Bene, passiamo al prossimo allora-

Frisk
Sans non voleva che lei combattesse, ed effettivamente neanche lei voleva farlo più di tanto, anche se in quel caso le sembrava quasi inevitabile, quindi Frisk decise di optare per le altre opzioni.
Perciò, dato che non sapeva costruire nulla, e che la sopravvivenza le sembrava più complicata e generica di quanto le piacesse, decise di tagliare la testa al toro e premere il pulsante X, almeno, se fosse venuto un combattimento, non sarebbe potuta prendersi la colpa.
E il combattimento avvenne, ma un combattimento come nel videogioco da cui lei era tratta, quindi con i pulsanti di azione, combattimento, oggetti e pietà.
Il personaggio che le si presentò davanti circondato dal buio fu un manipolo di mostri che non aveva mai visto prima.
Sans non era lì, ma non voleva lei per prima fare del male a delle creature che non conosceva. Tra di loro però riconobbe Jerry… magari poteva dimostrare ai giudici che sapeva anche combattere uccidendo solo Jerry.
Tanto nella peggiore delle ipotesi avrebbe potuto resettare, sempre che si potesse in quel mondo strano. Forse Frisk non aveva abbastanza determinazione o forse la scrittrice stava bloccando i suoi poteri.
Effettivamente non poter mai morire era un problema in un gioco dove dovevi morire per forza.
Sarebbe stato piuttosto ingiusto avere il reset.
Però forse l’autrice avrebbe riportato in vita il mostro per lui.
No, non poteva rischiare.
Per sicurezza partì con il risparmiare e mostrare pietà sui primi mostri, per poi rimanere solo con Jerry, il mostro più irritante, fastidioso e pesante di tutto il sottosuolo.
-Non voglio ucciderlo- provò ad ignorarlo, ma senza riuscirci.
Sapeva che i giudici si aspettavano di meglio, probabilmente la sua era stata la performance peggiore fino a quel momento, ma Frisk era molto combattuta.
-Che noia- commentò Sherlock senza neanche provare a nascondere quel commento.
Frisk si sentì ferita.
-Suvvia, Holmes, è una bambina- lo riprese Lightman, che come padre era sensibile a quell’argomento… più di Sherlock almeno.
-Secondo me non dovrebbe essere legale che una bambina così piccola partecipi a dei giochi così- commentò Hiro cercando di essere più discreto ma fallendo miseramente.
-Va bene, lo ucciderò allora- Frisk non voleva, lei era una bambina pacifica, ma doveva pur dimostrare in qualche modo le sue abilità e sicuramente Jerry era finto ed era in una simulazione.
Combatté, prese il vero coltello che le era arrivato in tasca all’inizio del combattimento a turni e lo tagliò a fettine con precisione e tecnica, lasciando solo un cumulo di polvere.
Questo servì a zittire i giudici.
-Oh- commentò Levi, sorpreso.
-Ah, bene… puoi… puoi andare- la congedò Hiro.
Vedere una bambina uccidere un mostro come se stesse facendo la spesa non era cosa da tutti i giorni.
Frisk annuì e se ne andò, impassibile.
-Allora? Che ne dite? In fretta, in fretta che dobbiamo sbrigarci!- li incoraggiò la scrittrice comparendo.
-E’ legale far partecipare una bambina ad un gioco così?- chiese Hiro.
-No, ma io lo faccio comunque perché è la mia storia e faccio quello che voglio. Sherlock e Lightman? Avete qualcosa da dire?- chiese la scrittrice curiosa?-
-Questo distretto è completamente pazzo!- commentò Sherlock, che ancora non riusciva a mandare giù la “scomparsa” di Sans.
-Ha un disturbo di personalità, non ho capito se schizofrenia, bipolarismo o disturbo borderline ma qualcosa del genere sicuramente- osservò Lightman.
-Quel poco di tecnica che abbiamo visto era decisamente buona, sopratutto per una bambina così piccola.
-Ho visto mangiamorte meno letali di lei- commentò Piton un po’ randomicamente.
Non ancora accettava il fatto di non essere pagato.
-Bene, passiamo al prossimo-
~CONTINUA~




Piccole noticine da scrittrice:
Avrei voluto fare tutto insieme o almeno arrivare a Jack e Kate del distretto sei, ma o finivo così o se ne riparlava la prossima settimana.
Voi intanto iniziate a stilare la classifica. Spero che la storia vi stia piacendo e che questo capitolo vi piaccia.
Perdonate gli errori la l’ho ricorretto alle 11.30 quindi sto dormendo in piedi.
Domani mattina rispondo a tutte le recensioni lasciate in sospeso, promesso ;)

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