From the inside

di Cromatic Angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter number one ***
Capitolo 2: *** Chapter number two ***
Capitolo 3: *** Chapter number three ***
Capitolo 4: *** Chapter number four ***
Capitolo 5: *** Chapter number five ***
Capitolo 6: *** Chapter number six ***
Capitolo 7: *** Chapter number seven ***
Capitolo 8: *** Chapter number eight ***
Capitolo 9: *** Chapter number nine ***
Capitolo 10: *** Chapter number ten ***
Capitolo 11: *** Chapter number eleven ***
Capitolo 12: *** Chapter number twelve ***
Capitolo 13: *** Chapter number thirteen ***
Capitolo 14: *** Chapter number fourteen ( Part one ) ***
Capitolo 15: *** Chapter number fourteen ( Part two ) ***
Capitolo 16: *** Chapter number fifteen ***
Capitolo 17: *** Chapter number sixteen ***
Capitolo 18: *** Chapter number seventeen ***
Capitolo 19: *** Chapter number eighteen ***
Capitolo 20: *** Chapter number nineteen ***
Capitolo 21: *** Chapter number twenty ***
Capitolo 22: *** Chapter number twenty-one ( Part one ) ***
Capitolo 23: *** Chapter number twenty - two ***
Capitolo 24: *** Chapter number twenty - three ***
Capitolo 25: *** Chapter number twenty-four ***
Capitolo 26: *** Chapter number twenty-five ***
Capitolo 27: *** Chapter number twenty-one ( part two ) ***
Capitolo 28: *** Chapter number twenty-six ***
Capitolo 29: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 30: *** Chapter number twenty-eight ***



Capitolo 1
*** Chapter number one ***


Chapter number one


<< Ma vaffanculo!... Cazzo! >> Raccolse con scatti fulminei tutti i suoi oggetti sparsi per terra. Non era da lei essere così distratta. Ma era in ritardo e non poteva permettersi di fare tardi...così tardi!

Erano già le nove e già sarebbe dovuta essere sul set fotografico. Ma nei suoi piani non c'era messo che sarebbe inciampata sull'ultimo gradino delle scale del suo palazzo.

Adesso era lì a raccogliere pezzo per pezzo tutto quello che era contenuto istanti prima all'interno della sua tracolla.

Era così di fretta, che aveva l'impressione che le sue mani fossero fatte di burro, più cercava di fare veloce, più gli oggetti le sfuggivano di mano e quindi si trovava a sbraitare da sola nell'atrio del suo palazzo, non curandosi del parere dei vicini di casa, che le passavano accanto senza nemmeno aiutarla.

<< Giornata di merda! Cazzo al fato >> Si rialzò ancor più nera in volto e iniziò la corsa per arrivare sul set prima che il capo iniziasse a sclerare.






<< Alex finalmente! >> Una ragazza minuta, con degli occhiali troppo grandi per il suo volto , le venne incontro. << Brandy per favore! >> Alzò una mano per fermare il suo fiume di parole. Conosceva la sua assistente e sapeva che cosa le avrebbe detto.

<< Ok, però ti sta aspettando... >> Si morse il labbro facendole intendere che non le attendevano buone notizie.

<< Dov'è? >> Posò la borsa sul tavolo che c'era al centro del backstage. Tavolo pieno di fogli e riviste di moda.

<< Nel suo candido ufficio >> Rispose atona l'assistente.

Prese il suo iPhone dalla tracolla e vide le 12 chiamate perse.

Sbuffò, schizzando gli occhi al cielo e cacciò il suo cellulare dentro la borsa. << Vado dal toro >> Usò un tono duro e seriamente scocciato.

<< Io tifo per te! >> Le urlò da dietro Brandy, conoscendo già il vincitore della discussione.





Tre colpi.

Non aspettò nemmeno il permesso. Quello bastava per sapere che stava entrando, e poi era noto che quello fosse il suo modo per far capire che era lei che stava facendo la sua trionfale entrata.

<< Sono pronta al tuo mega cazziatone, su dai! >> Si sedette comoda sulla poltrona in pelle bianca, accavallando le gambe e assumendo un'aria di sfida.

<< Dovevi essere qui per le nove. Sono le 10 e un quarto. I fotomodelli sono pronti da un'ora, ma non hanno potuto iniziare , indovina perchè? Mancava il fotografo! Cazzo! >> Sbattè i pugni sul tavolo in vetro e si alzò di scatto, raggirando la scrivania per posizionarsi di fronte a lei, incrociò le braccia sul petto e poggiò il fondoschiena sul bordo del tavolo, così poteva fissarla meglio e trafiggerla con il suo sguardo gelido e profondamente incazzato.

<< Non dico che hai torto. Però sono stata sempre puntuale in ogni cosa! Ora perchè ritardo, ed è la prima volta, tu fai così! E' assurdo! Completamente assurdo! >> Iniziò a gesticolare furiosamente, cosa che faceva quando era seriamente irritata.

<< Smettila Alex! Piantala immediatamente! Sai bene che da te voglio sempre il meglio. Tu sei l'esempio che tutti devono seguire. Sbagli tu allora ti richiamo e sai bene che è così per tutti. >>

<< Dici? Non mi sembra che per Ella e Dora valga uguale. Tardano ogni santo giorno. Ma non le richiami. Che metodi usi? Il sadomaso? >> Lo provocò alzando pure un sopracciglio.

<< Divertente Alex, davvero esilarante >> Sorrise sghembo. << Che devo fare con te? Dimmelo perchè sto uscendo pazzo >> Cambiò posizione rapidamente, mise le mani sui braccioli della poltrona della ragazza, distanziando il viso di pochi millimetri da quello della mora. << Il punto non è 'cosa DEVI fare' , il punto è 'cosa DEVO fare io' ?! >>. Allontanò la testa indietro per poterlo guardare meglio.

<< Cosa intendi? >> Non si scompose, si limitò solo a corrugare la fronte.

<< Ho ricevuto molte proposte di lavoro...dalla concorrenza. Aspettano mia risposta >> Questa volta usò un tono serio e non derisorio.

<< Cosa pensi di fare? >> Era preoccupato, glielo si leggeva negli occhi.

<< Nulla, le mie risposte saranno sempre negative. Li lascio aspettare solo perchè voglio giocarci su. Ho costruito tutto questo con te ed è con te che metterò la parola fine a tutto ciò. Non me ne vado. Ma non voglio nemmeno essere trattata come una schiava o come le ragazzine degli stage. Sai bene che non sono solo ed esclusivamente la fotografa di questo impero multimiliardario. >> Lo fissava intensamente,scrutando ogni minimo particolare dei suoi occhi.

<< Lo so bene Alex, molto bene. E sono felice di sentirtelo dire. Ma devo per forza agire così. Lo abbiamo deciso insieme e non possiamo tornare indietro. >> Scosse la testa, chiudendo gli occhi. La confusione prendeva il sopravvento. Come spesso accadeva in quel periodo.

<< Lo so, però... >> Sospirò rumorosamente. << Vabè, vado. Meglio iniziare. Non vorrei che i modelli ci facessero brutta pubblicità. >> Lo allontanò lentamente, lui ritornò alla posizione iniziale : attaccandosi alla scrivania, mentre guardava Alex dirigersi verso la porta << Verrai questa volta sul set? >> Si girò per guardarlo, mentre con una mano teneva il pomello. << E vedere tutti quei gay nudi che sorridono al tuo obiettivo? >> Sbottò acido.

<< Giusto, preferisci scoparti tranquillamente Ella o Dora... >> Si sbattè la mano in fronte come se si fosse scordata qualcosa di importante.

<< Fottiti Alex! >> Le tirò un matita, che la moretta scansò con abilità, mostrandogli dopo il suo bel dito medio. << Fottiti tu Jared! >> Sorrise sincera abbandonando lo studio.

Lasciando l'uomo perso nei suoi pensieri : Scopare sulla scrivania o nel suo attico?

Note :  Salve a tutti ! Questa è la prima fan fiction che posto qui su EFP . Non sono sicura possa piacere, mi auguro di  sì...speriamo bene =)

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Capitolo 2
*** Chapter number two ***


Chapter number two


<< Grazie ragazzi! Per oggi abbiamo finito! Ci vediamo martedì per finire lo shooting! >> Spense la fotocamera e si avviò al tavolo, dove aveva posato il suo computer.

Aveva lavorato per cinque ore di seguito.

Era contraria a lavorare con gente inesperta e poco naturali. Poteva essere arrogante e presuntuosa, ma preferiva i professionisti. Però è pur vero che non si nasce maestri, la gavetta bisogna pur farla. E Jared teneva ad essere il numero uno in tutto, persino nelle scoperte di copertina.

Attaccò la memory card al pc e iniziò a caricare tutte le foto.

Era esausta, ma non poteva lasciare il lavoro a metà.

<< Non sono così male per essere inesperti >> Jared posò il mento sulla spalla di Alex curiosando sulle foto che stavano caricando.

<< Si, ho penato poco rispetto all'altra volta. Loro hanno recepito velocemente ciò che volevo. >> Sospirò stanca.

<< Non credi sia l'ora di tornare a casa? >> Si sollevò mettendole le mani ai lati del collo, iniziando a massaggiarle la nuca, stendendole i nervi tesi.

<< Prima devo finire di caricare le foto, così domani mi tocca solo sistemarle e fare qualche ritocco qua e là. >> Socchiuse gli occhi abbandonandosi a quel tocco delicato e rilassante.

<< Senti la prossima settimana devo andare a New York per alcune selezioni, verresti con me? >> Smise di massaggiarla e si sedette sul bordo del tavolo fissandosi le mani.

<< Quanto mi paghi? >> Lo provocò.

<< Non ti basta un hotel a cinque stelle con un panorama mozzafiato e sfilate e gente famosa ? >> Allargò le braccia per farle intendere quanto potesse avere.

<< Non me ne faccio nulla di tutto questo, lo sai bene... >> Schioccò la lingua incrociando le braccia sul petto.

<< Musei? Cinema? Ristoranti italiani? >> Iniziò ad elencare a caso.

Alex scoppiò in una pacata risata << No, verrò con te. A patto che la mia camera sia ad un piano di distanza dalla tua e che ci vedremo solo per le selezioni. >> Si fece improvvisamente seria.

<< Va bene, se è questo ciò che vuoi te lo darò >> Si fece serio anche lui, nascondendo l'amara delusione.

<< Allora puoi prenotare biglietti e hotel. Ci sarò. >> Si girò verso il monitor e fece un cenno positivo a ciò che aveva visto. Tirò fuori la memory card e spense il pc. Aveva finito per quella sera. Adesso sognava una bella doccia e poi un riposante sonnellino.

Si alzò e mise dentro la borsa il pc.

Mise in spalla la tracolla e baciò dolcemente la guancia di Jared << Cerca di riposare, dimagrisci a vista d'occhio. >> Gli carezzò i capelli.

<< Ci proverò, sperando che stasera l'insonnia mi lasci in pace. >>

<< Prova a chiamare Morfeo, magari stasera è libero! >> Sorrise la ragazza.

<< O magari chiamo te... >> La provocò alzandosi e bloccandole il polso.

<< Jay... >> Si avvicinò a lui sospirando con gli occhi socchiusi e il capo chino << Non iniziare, sai che non funziona così... >> Posò la fronte sul suo mento.

<< Lo so, ma ogni tanto mi piace tentare. Non sarei io... >> Sorrise donandole un bacio in fronte.

<< No, saresti tu comunque. Hai mille personalità...e posso dire che le conosco quasi tutte >> Sorrise dandogli un buffetto sulla guancia, riuscendo finalmente a liberarsi dalla sua morsa. << Ci vediamo mercoledì Capo! >> Gli fece un cenno con la testa.

<< Domani non ci sei? >> Chiese lui perplesso.

<< No, ho da fare alcune cose...e poi i ritocchi non chiedono troppo tempo, posso farli anche a casa. Domani ti lascio fare il capo supremo >> Gli fece l'occhiolino.

<< Vuoi o no IO sono il capo supremo >> La provocò, cosa che a lui piaceva tanto. Era l'unica che gli teneva testa. Sentiva la sua intelligenza messa in pericolo da una donna. E la cosa gli piaceva, e anche tanto. Dal suo punto di vista era eccitante...

<< Questa sì che era bella >> Scoppiò a ridere la ragazza << Ci sentiamo per aggiornarci. Bye Bye little Jay>> Lo salutò con la mano, per poi scomparire dietro la porta in vetro.

<< Goodbye Darling >> Si ritrovò a sussurrare, mentre vagava tra i suoi mille pensieri passati.





<< Home sweet Home >> Urlò mentre si richiudeva alle spalle la porta del suo appartamento.

<< Finalmente ! Avevi intenzione di dormire lì? Jay ti schiavizza! L'ho sempre detto! >> Una donna bionda sbucò da una stanza del lungo corridoio con in mano una paletta in metallo.

<< Mamma! Jay non mi schiavizza! E' solo stronzo! E poi tu che ci fai a casa mia?! Non dovevi andartene questa mattina? >> Spalancò gli occhi sorpresa.

Si avvicinò strascinando i piedi.

<< Tuo padre ha sbagliato il biglietto, parto domani mattina presto >> Urlò dall'altro lato della casa.

Alex arrivata in cucina trovò la penisola piena di teglie di varia forma, ognuna con pietanza diversa.

<< Ah ok...Mamma ma hai cucinato per tutto l'universo? >> Chiese ancor più sbalordita di prima.

<< Na! Che sarà mai qualche sformato di verdura! E poi per domani almeno ti ritrovi qualcosa da mangiare, invece dei soliti panini o pasta pronta presa al Take away! >> Sventolò la mano come per allontanare l'immagine di quei cibi spazzatura.

<< Io non mangio sempre queste cose, ogni tanto cucino...e...e che...beh non ho tanto tempo, il lavoro mi assorbe! >> Disse stremata, raggiunse uno sgabello, che attorniava la penisola, e si sedette.

<< Alexandra sei così presa dal tuo lavoro che non hai nemmeno tempo di venire a casa a trovare me e papà...Odio parlarti al telefono! Per quanto ami la tua voce , preferirei vederti. Stacca per un po' la spina. Rilassati. >> Sua madre la guardava angosciata. Era la sua unica figlia, la vedeva raramente e quando la vedeva l'assaliva la tristezza, la vedeva troppo magra, troppo stressata e poco viva. Ciò di cui aveva bisogno era proprio di mollare tutto e ricominciare daccapo, ma sapeva che sua figlia non avrebbe mai acconsentito ad una tal proposta, per questo si stava giocando la carta delle ferie. Forse l'avrebbe ascoltata, forse per una buona volta avrebbe lasciato la cocciutaggine al suo capo.

<< Tra meno di un mese sarò con Jared a New York per lavoro...finito rimango lì e vengo a stare per un paio di giorni da voi...va bene così? >> Sorrise amorevolmente alla madre.

<< E' un inizio >> Sorrise di rimando la donna. << Adesso ceniamo! Non ho cucinato per nulla eh! >> La rimproverò benevolmente la madre, cosa che fece sorridere Alex.

Le mancava casa, ma si sentiva troppo legata alla tanto sognata Los Angeles. Anche se rifiutava di dare la priorità a Jared.





Aveva preso da poco sonno quando il suo cellulare iniziò a suonare.

Pensava che stesse sognando.

Provò a girarsi dall'altro lato...ma quel rumore fastidioso continuava.

Era anche troppo presto per essere la sveglia, che poi nemmeno doveva alzarsi presto...quindi la sveglia non era.

Aprì a malapena un occhio e vide l'ora : erano le 2 del mattino!

Chi cazzo poteva essere che rompeva a quell'ora?” Pensò scocciata mentre si metteva a sedere sul letto svogliatamente.

Si grattò la fronte e prese dal comodino il cellulare che ancora continuava a squillare senza pietà.

Sbuffò e rispose << Jared dimmi che ti sta prendendo a fuoco l'appartamento! Perchè se è per una cazzata che mi hai chiamato allora preparati perchè vengo a strozzarti con le mie stesse mani >> Sbottò acida.

<< E me lo dici così? Serve solo questo per farti correre qui? Wow! Perchè non c'ho pensato prima! >> La sua voce era provocante e molto roca.

<> Si distese di nuovo.

<< Volevo solo parlarti di una cosa... >>

<< Sarebbe? >> Socchiuse gli occhi sperando che non si dilungasse troppo, aveva troppa voglia di tornare a dormire.

<< Domani mattina devo andare a Miami...mi accompagni? Emma non può deve andare a reclutare delle modelle. Mi serve un supporto... >>

<< Jay non posso, devo finire di lavorare allo shooting! E poi cavolo ci pensi alle due del mattino per dirmi queste cose??? Ma perchè non provi a dormire invece di rompere le balle alla gente! >> Sbottò nervosa.

<< Ci vieni? Ti prego Ale... >> Quando la chiamava in quel modo le metteva in luce vecchi ricordi...

Deglutì nervosamente.

<< Ok, alle otto sono sotto casa tua. Notte Jared. >> Riagganciò. Non voleva sentire altro, non voleva rievocare nient'altro. Voleva solo dormire e reprimere tutto.





<< Emma , ciao! Sono Jared, senti per domani non c'è bisogno che vieni con me. Porto Alex, le andava di vedere i nuovi campionari. Tu stai in studio e controlla che il lavoro proceda. Come? Si, certo stiamo lì due giorni. Ci sentiamo via mail. Certo, certo! Notte Emma, ciao. >> Chiuse la conversazione, adesso Morfeo poteva finalmente fargli visita.

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Capitolo 3
*** Chapter number three ***


Chap 3


Si era vestita di fretta e furia per essere puntuale all'appuntamento.

Prese al volo il suo PC portatile così nei momenti di pausa poteva lavorare allo shooting.

Diede un'occhiata veloce alla casa, assicurandosi di aver chiuso tutto e poi diede le due mandate alla porta.

Nemmeno aspettò che arrivasse l'ascensore. Scese a raffica le scale e sfrecciò per l'atrio del palazzo, uscendo velocemente dall'arcata, dritta dritta in strada.

Quasi il rumore dei suoi stivali fece attrito con il marciapiede. Perchè? Beh, per evitare di sbattere contro il suo capo...

<< Che ci fai qui? >> La voce le venne fuori strozzata dai profondi respiri, merito della corsa giù per le scale.

<< Ti sono venuto a prendere no? >> Indicò con il pollice sinistro la sua macchina perfettamente parcheggiata.

<< Ma non eravamo rimasti che ci saremmo visti alle otto davanti casa tua? >> Chiese confusa, stringendo la sua borsa.

<< Si, eravamo rimasti così...ma la notte porta consigli...e il motore della mia auto voleva rombare, perchè non accontentarlo? >> Aprì lo sportello del passeggero, indicando la poltrona alla ragazza.

<< Dovresti fare qualche controllo sai?! Inizio a temere che tu possa avere qualche blocco mentale! >> Fece roteare l'indice vicino alla tempia, per indicare la sua insanità mentale. Nel frattempo aveva già preso posto in auto, continuando a scuotere la testa.

<< Beh, se inizi a pensarci adesso mi preoccupi...già da anni avresti dovuto capirlo >> Le richiuse la portiera e fece il giro dell'auto per rimettersi alla guida.




<< Potresti tenermi compagnia invece di ticchettare su quella benedetta tastiera >> Jared indicò il PC che Alex teneva sulle gambe.

<< Sto solo unendo l'utile al dilettevole, anche se di dilettevole qui c'è ben poco. Dovresti ringraziarmi Jay, sto solo mettendo a fine il lavoro che ti serve per incassare altre palate di centoni. Ringraziarmi no?! >> Sbottò mentre continuava a lavorare sulle foto.

<< E' il tuo capo che ti parla, ti dice di fregartene. Un paio di giorni di tregua non ti faranno del male e giuro solennemente che non ti licenzierò! >> Ghignò.

<< Co-Cosa?? Un paio di che? >> Saltò su dal sedile girandosi di scatto verso il conducente << Mi avevi detto che era solo un giorno! Lo sapevo che di te c'è poco da fidarsi! Sono sicura che dormiremo pure nella stessa stanza! >> La rabbia era feroce.

<< Tu non mi hai detto che dovevo prenotare due camere differenti! Quello valeva per New York! Eh! Colpa tua cara la mia Socia! >> Disse con aria saccente mentre guidava e ogni tanto lanciava uno sguardo fugace alla sua compagna di viaggio.

<< Ma certo! Tu non mi hai detto che saremmo rimasti due giorni a Miami! Altrimenti avrei ribadito il concetto delle due camere! Appena arriviamo tu IMMEDIATAMENTE prenoti un'altra camera! A costo di dormire dentro il ripostiglio delle scope!>> Disse furibonda.

<< L'hotel sarà pieno...la Hall è uguale?>> Trattenne una risata beccandosi una gomitata sul fianco << Sei una bastarda! Mi hai fatto male >> Urlacchiò mentre continuava a ridere.

<< Non cambierai mai Jay! >> Scosse la testa dissentendo e riprese il suo lavoro al pc.

Non si accorse dello sguardo di Jared da dietro gli occhiali.

Perchè se ci avesse fatto caso si sarebbe accorta che non era di sesso che aveva bisogno.

E lo avrebbe capito, le sarebbe bastato osservare per una frazione di secondi il suo sguardo per leggergli l'anima. Ebbene sì, perchè lei poteva vantarsi di conoscerlo meglio delle sue tasche.




Erano arrivati da due ore a Miami.

Da due ore avevo sistemato i bagagli.

Da due ore Alex rinfacciava il brutto carattere di Jared.

<< Non solo hai preso una camera, ma pure con il letto matrimoniale! Jareeeeed!!! Arrrrrgh!!! >> Scosse le braccia come un'ossessa mentre gettava convulsamente i vestiti dentro l'armadio sotto lo sguardo divertito dell'uomo, che appoggiato con una spalla allo stipite della porta se la rideva sotto i baffi. Non si sarebbe mai stancato di farle i dispetti, si divertiva troppo vederla così incazzata. Tempo fa avrebbe saputo calmarla, adesso non poteva più permetterselo. E se ne pentiva per quanti capelli avesse in testa. Quindi si accontentava di quello spettacolo, si accontentava delle piccole cose....piccole cose con lei.

<< Dormirò per terra non c'è problema >> Sorrise.

Lei si fermò al centro della stanza, con i capelli arruffati, le guance rosse dalla rabbia e gli occhi azzurri spalancati.

Ci pensò un po'.

Sentì i battiti del cuore decelerare e il respiro tornare normale.

Cercò di riordinare il suo aspetto : si tirò i capelli indietro e si alzò la spallina del reggiseno rosso , scivolata giù dal troppo movimento delle braccia.

<< Lascia perdere, dormiremo nello stesso letto. Faremo finta che siano due lettini singoli. Nulla di più. Ok Jay? >> Si assicurò la mora.

<< OK, nulla di più...ma se ci sono i tuoni posso abbracciarti? >> Fece il cucchiaino con le labbra, facendole tremare e usando una voce piccola piccola da bambino.

Alex afferrò i suoi jeans e li tirò addosso all'uomo << Sei un deficiente con la D grande quanto una villa con sei prati e otto piscine! >> E tornò a sistemare i suoi quattro vestiti.




<< Ti sei calmata un po'? >> Si sedette sulla sdraio del terrazzo accanto ad Alex.

<< Sto per raggiungere il 90% della tranquillità >> Gli sorrise.

<< Wow sorridi! E' già un buon segno >> Le restituì il sorriso.

<< Perchè continui a mentirmi...io con te sono sempre stata limpida...tu invece hai sempre quel mistero... >>.

<< Non ti mento, cerco di sorprenderti. Di offrirti tutto senza per forza renderlo esplicito >> Disse con ovvietà alzando le spalle e cercando di incontrare il suo sguardo.

<< Io non voglio nulla da te, voglio solo lavorare gomito a gomito come una squadra. Mantengo questo rapporto solo perchè siamo insieme in questa barca. Ma dopo l'azienda io ho la mia vita e tu la tua...stop! Nulla di più. Non è corretto continuare a fingere qualcosa che non c'è...non voglio fingere, e credo che nemmeno tu lo voglia. Ma lo stesso tenti di deviarmi, pur sapendo che non potrai esserne tu il vincitore. Non questa volta. >> Finalmente si decise a incrociare gli sguardi.

<< Alex dopo 11 anni non è facile per me. Ho quasi quarant'anni e la storia della mia vita è andata a puttane, tu puoi risollevarmi...ne ho bisogno. Se faccio così non è perchè amo fare lo stronzo, ma è per avvicinarmi a te, per poter stare finalmente bene di nuovo. >> Venne fuori al naturale, tolse la maschera da bastardo senza cuore e si mostrò debole, così per come lei lo conosceva. Così per come era : Jared Joseph Leto.

<< La tua possibilità l'hai avuta, ti sei solo fidato della gente senza prima venire da me. Adesso ho paura a fidarmi di nuovo di te. Mi è troppo difficile crederti, c'è voluto un anno per riuscire a zoppicare, ancora devo riuscire a camminare per bene, so che lavorare con te e vederti ogni giorno non mi aiuterà a migliorare, ma la vedo solo come una questione lavorativa, perchè umanamente tra me e te è finito tutto un anno fa. Fattene una ragione. >> Quelle parole, così fredde e dure lacerarono quella ferita che ancora era vivida in lui.

Quelle parole gli facevano male. Ma erano vere e lei si era costruita un muro a prova di Jared, oltrepassarlo era difficile.

<< Mi dispiace Alex... >> Il suo sguardo era sincero e continuare a fissarlo le recava ancora dolore.

Senza dire nulla si alzò e si chiuse in bagno, dove diede un libero sfogo a tutta la rabbia e dolore repressi da troppo tempo ormai.

Stesso dolore che Jared opprimeva in silenzio di fronte al sole che tramontava, insieme al quale vedeva svanire tutte le sue speranze.

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Capitolo 4
*** Chapter number four ***


4


Erano arrivati nello studio di David Bass e stavano già selezionando alcuni campioni,ma in tutto questo era solo Alex che stava lavorando, Jared era intento a scrivere una qualche cosa a qualcuno con il suo BlackBerry mentre se ne stava seduto comodo sulla poltrona in pelle nera.

<< Non ci posso credere! Jared Leto e Alexandra Caffarel...qui nel nostro studio! >>

Marta Lewis entrò con eleganza nella stanza, con il suo solito abbigliamento elegante e severo. Non dimostrava per niente i suoi 42 anni. Anzi forse era il suo comportamento da ragazzina che le toglieva una dozzina d'anni e forse era anche per questo che riusciva a tenersi il suo giovane marito, nonché il proprietario dell'azienda affiliata a quella di Jared. Ed era anche per questo che trattava Jared e Alex con un adeguato rispetto, perchè se non fosse per loro di certo adesso non si ritroverebbe a navigare nell'oro.

<< Ciao Marta, tutto bene? >> Alex non alzò lo sguardo dai campionari, quella donna la privava della sua perfetta educazione impartitagli rigidamente dal padre.

<< Si, tutto alla grande. Voi? >> La donna si sedette accanto a Jared, sperando di cogliere la sua attenzione, cosa molto improbabile. << Tutto bene anche noi, David? >>

<< Sta arrivando, ha appena finito un colloquio di lavoro >> Marta si mise dietro l'orecchio una ciocca sfuggita al suo chignon.

<< Ah bene. Quindi anche qui gli affari vanno bene? >> Chiese Jared pungente.

<< Certo, se vanno bene a voi è logico che vadano bene anche qui no?! >> Era quasi indignata.

<< Non volevo di certo offendere il vostro lavoro, ma sai è già da cinque mesi che non mi arrivi nessun profitto da qui e onestamente inizio a preoccuparmi, non capisco come il lavoro bello e pronto arrivi via mail, con adeguati cataloghi, album fotografici della campagna pubblicitaria e di come, invece, il conto in banca rimanga invariato...è una strana cosa, non trovi Marta? >> Questa volta Alex sollevò lo sguardo dai campionari. Voleva scrutare a fondo l'espressione di Marta, sapeva che Jared voleva troncare i ponti con la filiale, assorbendola del tutto e rompendo la cooperazione con David. Era principalmente per questo che era venuto lì. Lo aveva capito quando le aveva chiesto di esserci anche lei a Miami. Servono entrambe le firme dei proprietari per chiudere il contratto e Jared aspettava solo che il suo avvocato e David Bass facessero il loro ingresso nello studio.

<< beh... ecco >> Stava già entrando nel panico << Non è che non...vedi il punto è... che, ecco >> Iniziava a balbettare nella confusione.

<< Jared, Ciao! >> Ad interrompere la balla di Marta fu proprio suo marito, che guardava Jared e Alex sorpreso...ma soprattutto guardava quest'ultima con estrema preoccupazione. << A-Alex...ci sei pure tu? >> Aggiunse un sorriso, al quanto spaventato. Aveva capito che non sarebbe andato tutto bene. Di solito il Signor Leto viaggiava da solo per affari, ma quando anche Alex andava con lui significava che stava per accadere qualcosa di grosso. Di molto grosso.

<< Jared non sceglie i campionari senza di me... >> Disse con tono ovvio.

<< Ti trovo bene David >> Finalmente Jared mise in tasca il suo BB e inchiodò il suo sguardo sull'uomo, che meccanicamente indirizzò i suoi occhi su quelli del suo effettivo capo. << Beh, non mi lamento>> Stava sudando freddo e si vedeva.

<< Siediti pure... >> Battè la mano sulla poltrona che era posta tra lui e David , il tutto accompagnato da un sorriso dispettoso. L'uomo accettò l'invito di Jared e teso si sedette sforzandosi di rimanere il più naturale possibile. << Vedi, io non sono come Alex...sono molto più diretto e pungente e lo sai bene...quindi ripeterò solo una volta e pretendo risposte secche e precise, non tergiversare come tuo solito. Bada bene David, non sto scherzando. >> Divenne serio di botto, dando una pacca sulla spalla del collaboratore affiliato, pacca non amichevole. Era solo d'avvertimento. << Dimmi pure >> Deglutì nervosamente.

<< Voglio sapere che fine hanno fatto i 10milioni di dollari che sarebbero dovuti essere nel fondo cassa >> La sua voce era gelida.

<< Non lo so >> Abbassò lo sguardo torturandosi le mani.

<< Tu non lo sai? E chi dovrebbe? Sbaglio o sei tu che sorveglia tutto qui?! Non dovresti fare le mie veci Dave? >> Cercava di rimanere calmo, voleva sapere la verità e solo dopo avrebbe troncato tutto.

<< Io ti giuro che non lo so Jared... >> Sembrava stesse dicendo la verità.

<< E chi dovrebbe saperlo allora? >> Inarcò le sopracciglia.

David abbassò lo sguardo.

<< Marta tu devi dirmi niente? >> Jared non si voltò, continuò a fissare l'uomo. Ma sapeva bene che le orbite della donna ormai erano prive del bulbo oculare, schizzato fuori dall'improvvisa domanda.

<< Non era previsto... >> Per la prima volta la donna/Barbie abbassò la sua ruota da pavone e si umiliò. << Li avrei restituiti...lo giuro...ci sto provando ancora a raccogliere tutto...ma il lavoro scarseggia...e... >>

<< e cosa? Io vi ho dato la mia fiducia e voi mi ripagate così...i tuoi ritocchi chirurgici potevano aspettare Marta, potevi gonfiarti le tette dal gommista e avresti lasciato i soldi all'azienda, com'era giusto fare! Cazzo io lo sapevo che le barbie non sarebbero servite a nulla! >>

<< Jay calma>> La voce pacata di Alex fece affievolire la rabbia cieca dell'uomo.

Jared prese un respiro e annuì alla sua socia << Comunque...adesso arriverà il mio legale, firmate tutto quello che vi dà >> Si alzò facendo cenno alla mora di fare lo stesso. << Buona fortuna >> Si sistemò la sciarpa blu e grigia e si avvicinò alla porta.

<< Non puoi comportarti così! Non è perchè l'azienda è tua, allora tu debba trattarci da straccioni! Abbiamo fatto tanto per te! E ci ringrazi così? Liquidandoci? >> L'oca aveva iniziato a starnazzare.

<< Senti Marta, abbiamo costruito la rivista e tutta l'azienda dal nulla, Io e Alex. E saremo Io e Alex a decidere chi lascerà la barca e chi rimarrà. Tu firmerai il contratto e ti ritirerai da tutto, tuo marito tornerà a Los Angeles a farmi da segretario. Non vi sto togliendo nulla, vi sto solo ridando ciò che meritate, di più non posso darvi,non sarebbe la giusta legge della meritocrazia. Sono stato troppo buono. >> Le ridiede le spalle.

<< Certo! Prima dai e poi togli! Chi ti credi di essere! Non puoi agire così! NON E' POSSIBILE!! >> Strillava come una gallina spennata.

<< Marta hai fatto la bella vita per tre anni con i miei soldi! E' grazie a me se ti sei potuta scopare tutti i modelli che ti passavano sotto! E non credere che era per il tuo fascino, non vali la metà nemmeno di un chiwawa! La chirurgia non fa miracoli, cessi si nasce, non dare colpa a me delle tue disgrazie, compiango David ed è per questo che do solo il lavoro a lui, perchè è solo una povera vittima dei tuoi piani diabolici. Spero che di questo lui possa prendere provvedimenti, ha solo 30 anni e una vasta gamma di donne più serie di te, almeno non lo manderebbero in galera solo per un botulino! >> Puntò il dito dritto alla donna ossigenata che stava per esplodere dalla rabbia.

<< Stai consigliando la stessa cosa che ha fatto Alex con te? >> Gettò velenosa sapendo di colpirlo nel suo punto debole.

Con riflessi pronti Alex prese al volo il braccio di Jared e lo trascinò fuori dallo studio prima che potesse macchiarsi di un qualche delitto.

Quella donna era capace di mandare di matto anche un Santo.

La cosa che tranquillizzò Jared furono le parole urlate di David contro la moglie.






Il sole era caldo.

Quel terrazzo dell'Hotel permetteva un'ottima visuale, il mare limpido si muoveva impercettibile da quella piacevole brezza.

Jared osservava da poco più di un'ora quello spettacolo naturale. Voleva schiarirsi le idee, voleva allontanare le parole di Marta.

Voleva chiudere gli occhi e tornare a undici anni prima, quando ancora sapeva che sapore avesse la felicità seguita dall'amore.

<< Va meglio ora? >> Alex gli porse una tazza di caffè, per poi sedersi accanto a lui sulla poltrona in vimini ad osservare anche lei la spiaggia.

<< Diciamo che il caffè ci voleva >> Soffiò dal bordo della tazza.

<< Non è come dice lei Jay, so che ci stai pensando. So che ti ha fatto male sentirti dire quelle cose da Marta. Ma lo ha fatto per ferirti , perchè tu stavi uccidendo la sua mondanità, nonché la sua unica fonte di vita>> Puntualizzò sorridendo triste << Sai bene che non è per ciò che sei che ho deciso di lasciarti. >> Posò una mano su quella di lui.

Quel gesto gli riscaldò il cuore.

Con la coda dell'occhio si girò verso la mora e abbassò la tazzina.

<< Se potessi cancellare il mio passato, torneresti da me? >> Il suo sguardo era languido.

<< Non si può cancellare la realtà. Viviamo il presente...possibile che cambi il futuro no?! >> Gli sorrise come faceva un tempo.

<< Tra poco sarà il tuo compleanno...come lo festeggerai? >> Tornò a fissare la spiaggia.

<< Non lo so, penso che starò a casa >> Incurvò il labbro inferiore.

<< Hai sempre detto che per i tuoi trent'anni saresti andata in Italia...vuoi delle ferie? >> La sua espressione rimase impassibile. Celò i suoi occhi con gli occhiali da sole. Evitando di girarsi verso la ragazza.

<< Sempre che il mio capo me le conceda >> Scherzò su.

<< Sai bene che il tuo capo darebbe tutto per te. >> Indurì la mascella.

<< Allora vieni con me in Italia. Ricordi le mie parole a metà...ho sempre detto che per i miei trent'anni sarei andata in Italia con te. Anche se ci fossimo lasciati... >>.

Lui ricordava bene tutte le parole che componevano quel piccolo desiderio, ma aspettava che fosse lei a dirlo. Se voleva di nuovo la sua fiducia doveva riconquistarsela cautamente.

<< Allora posso prenotare? >> Sorrise sghembo.

<< E' da un periodo a questa parte che ti piace prenotare...Hai per caso qualche agenzia di viaggi? Sai che tutto ciò che è tuo è anche mio no?! >> Soppresse un ghigno.

<< Non lo scorderò mai...però se tu firmassi potremmo annullare tutto! >> La buttò lì, intrecciando le dita all'altezza del viso.

<< Certo potrei... >> Si alzò dal divanetto e si avvicinò alla porta/finestra del terrazzo << Ma ancora dopo un anno non mi va di divorziare >> Sorrise maliziosa dileguandosi all'interno della camera.

Jared sorrise compiaciuto.

Era quasi il tramonto.

24 ore prima stava vivendo quello spettacolo pieno di tristezza e con una speranza svanita.

Adesso, invece, sorrideva a quel sole arancione. Vedeva tutto con una luce diversa.

Ed era solo passato un giorno...con lei.

Sapeva che gli bastava qualche settimana insieme per riaverla di nuovo.

Avrebbe sistemato tutto.

Avrebbe risolto tutto, ma la cosa più importante era che Alex si fidasse di nuovo di lui.

Raggiunto quell'obiettivo avrebbe salutato i giorni di solitudine, come adesso stava salutando il sonno del sole.


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Capitolo 5
*** Chapter number five ***


<< Pronta per tornare a casa? >> Varcò la soglia della camera da letto, osservando Alex che richiudeva la valigia accuratamente.

<< Direi di si...devo fare solo il giro di ricognizione >> Mise le mani ai fianchi osservando la stanza vuota.

<< Tu e la tua paura di scordare qualcosa >> Rise tornando in salotto.

<< Jay >> Entrò anche lei in salotto. Lui eri lì che la guardava curioso, aspettando che dicesse qualcosa.

Ma non disse nulla, lo fissò e gli sorrise.

Gli sorrise in modo sincero.

Gli trasmise gratitudine.

Gratitudine per sopportare quella situazione.

Gratitudine per non cancellarla dai contratti e togliergli l'azienda.

Gratitudine per essere sempre e comunque accanto a lei.

Gratitudine per credere in lei e per non lasciarla andare via.

Sapeva che stava tentando di riaverla, ma non era sicura che tutto sarebbe tornato così facilmente alla normalità.

 

 

 

 

 

Erano tornati ormai da tre ore a Los Angeles.

<< Yang vieni qui>> scosse piano un campanellino e poi eccolo lì il suo gattino bianco dagli occhi orientali, che con un elegante salto arrivò sul bancone della cucina, tirò fuori la lingua e assaporò il latte che c'era nella sua ciotola in metallo, il tutto seguito dagli occhi attenti di Alex. << Vedo che Krystall ti ha nutrito per bene! >> Accarezzò la coda del micio.

<< Temevi che te l'avrei lasciato a digiuno?! >> Una ragazza dalla carnagione caffè sbucò sull'arcata della cucina, appoggiandosi al muro in marmo.

<< Mi fido di te e lo sai. E ti ringrazio di essere corsa subito qui, senza un minino di preavviso...E' solo che Yang non è abituato a stare senza me >> fece la vocina candida, grattando la testolina del gatto che rispose con una dolce zampata sul polso della padrona.

<< Com'è andata? >> Krystall si scostò i ricci castano scuro dalle spalle e si sedette sullo sgabello proprio di fronte l'amica e dietro il gatto. << E' andata bene. Ha chiuso, anzi abbiamo chiuso con i direttori di Miami, adesso è tutto sulle spalle di Jared. >> Fissava il gatto.

<< E lui? Come si è comportato? >> L'amica, invece, la fissava.

<< Lui è stato il solito vecchio Jared...nulla di più >> Scrollò le spalle.

<< Alex >> Le prese la mano << Ti stai facendo di nuovo del male... >> I suoi occhi erano preoccupati.

<< Non posso farci altro Krystall...quello è il mio lavoro... >> Alzò lo sguardo acquoso verso la donna.

<< No, potresti benissimo chiedere tu di dirigere l'azienda a Miami, ti tireresti fuori da qui e soprattutto ti allontaneresti da lui...Ma credo che invece tu voglia stare qui, vuoi per caso sorvegliarlo? >> Alzò un sopracciglio curiosa.

Non le rispose, gettò il suo sguardo verso la finestra che illuminava l'ampia cucina.

In realtà nemmeno lei sapeva bene perchè fosse tornata a lavorare con lui...per un anno era stata tranquilla a New York.

Per un anno non si era tormentata nel chiedersi cosa stesse facendo lui e con chi stesse. Era tranquilla, lo era realmente e forse prima che tutto potesse nuovamente degenerare era meglio togliere le tende prima dell'uragano, altrimenti le parole di Krystall si sarebbero avverate e lei non voleva tornare a soffrire.

Non per il momento.

<< Quanto ti fermi? >> Cambiò argomento, non voleva rivangare il passato. Non le andava per niente per il momento. Prese la ciotola di Yang e la pose dentro il lavandino.

<< Partirò domani sera. L'aereo l'ho trovato solo per quell'ora...è un problema? >>

<< No, anzi avrei preferito rimanessi di più. Questa casa è troppo grande per me e Yang >> Fece il giro del bancone e si sedette accanto all'amica, giocando con il vaso di fiori finti posto di lato alla penisola. << Alla fine ci sei rimasta tu qui... >> Sorrise appena, prese a giocare con un tovagliolo in stoffa lasciato sul bancone <<...senti posso venire con te a lavoro domani? >> Increspò le labbra.

<< No, tu e lui nello stesso posto?! Ma nemmeno se dovessero pagarmi oro! >> Si agitò.

<< Giuro che non lo disturbo, farò finta non ci sia! >> la pregò.

<< No, Krys! Sai che lui non scorda il passato e le scintille scoppieranno e non mi va, soprattutto in azienda. La gente lì non lo sa che ci siamo separati. Non mi va che sappiano... >> Si fece piccola.

<< Non dirmi che lì pensano che ancora state insieme?>> Chiese allibita.

<< Si, non abbiamo voglia di divulgare nulla. In fondo non abbiamo mai portato la fede in pubblico, ma solo in famiglia. Quindi non si capisce niente, almeno credo... >> Alzò le spalle

<< E del fatto che tu sia mancata un anno? Non dicono nulla nemmeno di questo? >> Corrugò la fronte.

<< No, si sa che sono andata a New York per sistemare un po' le cose lì, nessuno sospetta nulla. Lo sa solo la mia assistente. E' lei che mi ha detto...beh lo sai >> Si fece improvvisamente triste.

<< Hey! >> Scattò per terra e abbracciò l'amica << Non pensarci più, è passato tutto... >> le sussurrò.

Tirò su con il naso, aggrappandosi alla donna riccia.

Il ricordo ancora non l'abbandonava.

Il dolore era ancora incolmabile.

Sentiva che prima o poi ci sarebbe riuscita a superare tutto, ma Krystall aveva ragione, stando a stretto contatto con lui nulla sarebbe mutato.

Un passo e sarebbe ripiombata nel baratro.

 

 

 

 

 

 

Prese il telefono e aprì la chiamata << Chi non muore si risente >> Disse retorico.

-Jay smettila !

<< Che succede? >> Rise l'altro.

- Mamma mi ha chiamato questa mattina, dice che non riesce a contattarti. Vorrebbe sapere se verrete a cena.

<< Quando? >> Si stese sul letto rimirandosi le unghie

- Venerdì sera.

<< Dille che le farò sapere >>

- Ok, non verrai nemmeno questa volta. Prima o poi Mamma lo verrà a sapere e non sarà molto felice Jay...che pensi di fare? Non che mi fotta qualcosa delle tue scelte, però la merdata ormai l'hai fatta, cerca almeno di salvare un po' della dignità che ti resta.

<< Non mi serve aver fatta la morale Shannon. Me la so sbrigare da solo. Ti chiamo domani io, ti darò una risposta. >> Non aspettò che il fratello potesse rispondere.

Chiuse la chiamata e gettò il telefono lontano da sé.

Mise un braccio per coprire gli occhi, rimanendo steso sul letto a pancia in su.

What to do? What to do? What to do?

Solo a questo riusciva a pensare.

 

 

 

<< E' tutto ok? >> Il fiatone le logorava la gola.

<< Si, entra >> La sua faccia da funerale non confermava quelle due parole. Soprattutto quando vieni chiamata alle undici di sera, capendo solo di correre a perdi fiato verso la casa di tuo marito. Il tutto detto con una voce piatta e fin troppo seria anche per Jared.

<< Menti! >> Entrò e mollò la borsa sul mobile dell'ingresso. << Che è successo? Mi hai fatto spaventare >> Si sedette preoccupata sul divano rosso posizionato al centro del salone interamente bianco di casa di Jared.

<< Promettimi che non darai su tutte le furie... >> Mise le mani avanti sedendosi accanto a lei.

<< Raccontami tutto, non ti prometto nulla >> La sua voce era dura e lineare.

Jared deglutì e prese respiro << Io non ho detto a mia madre che ci siamo separati e lei per tutto quest'anno ha continuato ad invitarci e io declinavo sempre, adesso inizio a temere che lei possa sospettare. Alex...non ho avuto coraggio. Lo ammetto. Ed è dura per me confermare di essere senza palle davanti a mia madre, però non riesco a darle questo dispiacere. Vederla soffrire in questo modo per un mio enorme errore mi fa stare male, pensa se dovessi dirle la verità...io... >> Era spaventato e confuso. Non riusciva nemmeno a terminare la frase.

Alex abbassò lo sguardo sulle mani. Non voleva prenderlo a sberle, capiva cosa stesse provando. Lo aveva provato lei esattamente un anno prima, quando diede il colpo di grazia a suo padre.

<< Andremo insieme da tua madre >> Sapeva che era del conforto che aveva bisogno, perchè anche lei all'epoca ne ebbe di bisogno e solo Krystall riuscì a sostenerla mentre si mortificava davanti agli occhi dei suoi genitori. Alzò il viso e guardò gli occhi ghiaccio di Jared << Ti sosterrò e diremo tutto a tua madre, deve sapere. Per quanto possa voler bene a Costance e per quanto detesti recarle qualche dolore atroce, lei deve sapere Jared. Ti amerà lo stesso, sei suo figlio. Errare è umano... >>

<< Perseverare è diabolico... >> Continuò lui << per quello che ho fatto posso solo essere diabolico Alex, mi dispiace... >> Si alzò dal divano e si avvicinò alla porta/finestra che dava sull'immenso terrazzo. Fissava le luci sprizzanti di una Los Angeles pronta alla vita notturna.

<< Non sei diabolico, sei solo un umano che si è lasciato andare. Per quanto tu possa avermi fatto del male , io continuo a volerti bene. Sulla carta sei ancora mio marito. Detesto anche io questa situazione, ma non si può fare altro. >> Si alzò anche lei e si diresse alla porta d'uscita del salone, quella che dava direttamente sull'ingresso. << Adesso vado. Ci vediamo domani a lavoro. Buona notte Jay. >> Al sua voce era quasi un dolce sussurro, poi sorrise alle sue spalle.

Per tanto lui evitò di girarsi.

Ogni giorno...

Ogni attimo...

Ogni sua parola...

Riuscivano a ferirlo, a farlo sentire sempre più piccolo. Ma lo meritava, sì che lo meritava. Perchè era colpa sua se tutto era finito senza senso.

Se nulla era più come prima.

Adesso doveva confessare tutto a sua madre e lì sarebbe realmente arrivata la fine del mondo.



Note autrice : Grazie a chi legge questa storia. Un grazie speciale va a chi continua a recensire i capitoli! Mi fate emozionare con tutti i vostri complimenti e con le vostre intuizioni! *_*
Alla prossima!
Un bacio. 
Ny.

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Capitolo 6
*** Chapter number six ***


Correva. Senza una meta.

La strada era offuscata, forse dalle troppe lacrime.

Il cuore pompava più del dovuto, la gola ardeva.

Correva. Senza fermarsi.

Non sentiva più le gambe, il dolore era atroce, ma non voleva fermarsi.

Due braccia l'afferrarono stretta. << Shhh! E' tutto ok >> Una calda voce s'insinuò tra i suoi capelli scompigliati dalla corsa.

L'affanno cresceva. Cercò di calmarsi, voleva girarsi verso la voce, ma era impedita da quelle forti braccia che la stavano intrappolando.

Si dimenava, ma la forza era più potente.

Iniziò ad urlare, ma la voce non le usciva. Come fosse muta.

Si svegliò di botto ansimando...

Accese l'abat-jour sul comodino e vide che erano le sei del mattino.

La fioca luce del sole penetrava tra le calde tende color pesca.

Si spostò un ciuffo dal viso e deglutì.

Quella non era la prima volta che faceva quel sogno.

Era ormai un anno che la tormentava.

Cercava di allontanare quella sensazione di soffocamento, ma era difficile da eliminare.

Alla fine era ciò che sentiva ogni giorno.

Si alzò svogliatamente dal letto.

La giornata sarebbe stata lunga.

Quella stessa sera avrebbe rivisto la sua tanto adorata suocera.

Il pensiero le forava il cuore.

 

 

 

 

 

<< Brandy, Taylor ti ha mandato i curriculum dei quattro modelli per la campagna della Nivea? >> Scrisse qualcosa al pc, mentre la sua assistente entrava nel suo ufficio.

<< Si, te li ho inviati nella tua posta. >> La ragazza bionda posò un plico di fogli sulla scrivania della donna << Questi te li manda Jared, dice che ti vuole vedere in ufficio >>.

<< Digli che non ho tempo. Appena mi liberò ci andrò >> Non alzò il viso dal monitor. La sensazione del sogno l'assillava, per quel giorno almeno voleva evitare di vederlo, avrebbe avuto tutta la sera a disposizione per torturarla. Il lavoro per lei ormai era diventato il suo unico rifugio.

<< Ok, riferisco >> La bionda si chiuse la porta alle spalle.

Ora era finalmente sola. Almeno per un po'.

Aprì la sua casella postale e salvò tutti i documenti che Brandy le aveva inviato.

Era felice di averla come assistente, era precisa e non era impicciona come le altre oche. Ma solo perchè era stata lei a sceglierla, fosse stato per Jared avrebbe avuto una barbie che avrebbe pensato solo come infilarsi dentro le mutande del Signor Leto.

Assorta nei suoi pensieri non si accorse dell'aprirsi e richiudersi della sua porta.

<< Non hai tempo? Bene eccomi qui! >> Si sedette comodo sulla poltrona al di là della scrivania, proprio di fronte ad Alex.

<< Che vuoi Jared, non vedi che sto lavorando? >> Era scocciata. Adesso avrebbe rallentato il suo lavoro, tanto lui doveva solo occuparsi degli investimenti, non sapeva che c'erano delle scadenze da rispettare. Per lui tutto piombava dal cielo. O meglio si cullava del fatto che ci fosse Alex a reggergli il gioco pesante, lui era solo la mente . Sapeva che nel suo anno di assenza Jared si era rimboccato le maniche cercando di mantenere il tenore alto dell'azienda e c'era riuscito. Non potrà mai scordare il suo sguardo un mese prima quando la rivide varcare la soglia. Si vedeva che era ritornato a vivere.

<< Se Maometto non va alla montagna...Senti ti rubo due secondi... >> Si sporse verso la scrivania giocando con il portapenne.

<< Sbrigati, ho lavoro arretrato >> Abbandonò il monitor e incrociò le dita posate sul tavolo.

<< Lunedì partiamo per New York, anticipiamo così ritorniamo presto in patria >> Disse sbrigativo.

<< Già lo sapevo. Mi hai disturbato solo per questo?! >> Assottigliò gli occhi.

<< Veramente no, questa era solo una comunicazione di servizio>> Spiegò con un gesto vago della mano.

<< Quindi? >> Piegò la testa su un lato.

<< Ti devo chiedere un favore >> La guardò dritta negli occhi.

<< Spara >> Sospirò rassegnata.

<< Non è che stasera metteresti la fede? >> Fece la faccia d'angelo.

<< Come? >> Quasi strillò << Lo sapevo! Cazzo! Non hai il coraggio! Sei un bastardo Jay! >> Si alzò e fece il giro del tavolo come volesse aggredirlo, invece si fermò ad un palmo da lui

<< Lo so Alex, ma non voglio ferirla. Ti prego per stasera metti la fede, domani mattina le parlo...te lo giuro! >> Era quasi triste.

<< Domani mattina??? Avevi detto che era solo stasera... >> Era un furia.

<< Alex, lo so...ma ti prego! >> Si alzò e le mise le mani sui fianchi.

<< Jared ti odio! >> Sbuffò acida.

<< Un tempo mi amavi >> Ed eccolo il sorriso mozzafiato.

<< Un tempo avevo 19 anni e tu eri un giovane trentenne sexy e affascinante >> Sorrise provocandolo.

<< Hey! Ho solo 39 anni e sono ancora un gran pezzo di figo! E comunque eri consenziente a fare tutte quelle cose illegali sotto le coperte! >> Lo colpì uno schiaffo sul braccio.

<< Idiota! Però sei stato tu a corteggiarmi, quindi il gran sexy figo si è umiliato per una bambina. >> Si morse un labbro continuando a provocarlo.

<< Anche ora mi sto umiliando. Ho quasi quarant'anni e mi abbasso a mezzucci per riaverti...quanto è dura la vita. >> Tornò serio.

<< Non è la vita ad essere dura, è solo un errore che ti è costato caro >> Prese il suo viso tra le mani.

<< Me la dai una possibilità? Alex è difficile... ho sbagliato, ma posso sempre recuperare. >> Gli occhi gli brillavano.

<< Parla prima con tuo padre e poi ti farò sapere >> Lo allontanò dolcemente ritornando alla sua poltrona.

<< Almeno mi ami ancora? >> La sua voce era flebile e disperata.

Lei alzò il viso, presa alla sprovvista. Lo guardò seria e con la bocca semi aperta.

<< Certe cose non vanno dette. Si sentono, mi conosci. Dovresti capirlo se ti amo o no...che risponderesti al mio posto? >> Lo scrutò per bene.

<< Non saresti tornata qui se non mi amassi... >> La sfidò.

<< Ottima probabilità. Se fossi stata io a porti la domanda che avresti risposto? >> Lentamente tornò di nuovo accanto a lui.

<< Non tergiversare Alex >> Scosse la testa.

<< Non lo sto facendo. Voglio solo capire il perchè del tuo comportamento. Sono tornata perchè quest'azienda è mia, sto anche valutando di andare via e collaborare con altre aziende di moda. Rimango solo perchè... >> Gli si appannò la vista, mantenne lo sguardo di lui. Non voleva piangergli davanti. Era sempre più fragile davanti a lui e non poteva cedere così. Ma la sua indole prevaleva. << Alex.. >> Le prese il viso tra le mani e si avvicinò leggermente << Ti amo, mi manchi. Torna da me ...ti prego! >> Tirò su con il naso anche lui.

Ormai lei singhiozzava in silenzio.

Scosse la testa, chiudendo gli occhi e facendo così cadere le lacrime, che erano rimaste intrappolate. << Non posso >> Sussurrò tra le lacrime << Ancora non mi fido di te...devi darmi tempo Jay >> Poggiò la fronte sulla punta del suo naso.

<< Tutto il tempo che vorrai, tutto! >> la strinse a sé. Felice di sentir battere quei due cuori, che si appartenevano.

 

 

 

 

Era da un anno che non la vedeva.

Ancora brillava.

Lucida e splendente.

Dava un tocco diverso alla sua mano.

Dava un tocco di pienezza alla sua vita.

<< Agitato! Troppo agitato! >> Sbottò lui

<< Jared ogni volta che devi dire o nascondere qualcosa a tua madre sei agitato! E' una santa donna! Piantala e guida! Non voglio morire giovane. >> Schizzò lo sguardo fuori dal finestrino, cercando di far finta di non stare meditando ad una possibile fuga. Cosa molto improbabile con un auto in corsa che sfiora i 190 km/h.

<< Non mi fregare Alex! Non prendermi per il culo! >> Disse nevrotico.

<< Oh Signore! Jared ma la pianti? >> Si voltò esasperata verso lui, che fisso guardava la strada davanti senza mollare la velocità << Ti ho detto che ti reggo il gioco! Ma solo per questa sera,domani vuoti il sacco, altrimenti lo faccio io! >> Si svuotò lo stomaco con quelle parole.

Lui non disse nulla.

Per tutto il resto del viaggio rimase in silenzio.

Alex non sapeva bene cosa la sua mente stesse macchinando, ma sicuramente stava ripassando per bene le parole che avrebbe detto a sua madre.

Ciò di cui lei era sicura era proprio l'ira funesta dell'ormai ex suocera e la profonda delusione nei confronti del figlio.

Ormai era risaputo che Jared avesse sbagliato, ma anche lei tendeva a girare il coltello nella piaga. Sapeva che lui si sentiva in colpa e che questa situazione lo frustrava incredibilmente, ma era la giusta punizione che aveva deciso di infliggergli ,anche per questo era tornata a Los Angeles.

Rendergli la vita impossibile era una delle prerogative che si era imposta.



Note autrice :
 Per agevolare le associazioni descrizione-volto personaggi ( escluo per i Mars xD ) vi metto a seguito le foto di coloro che fino ad adesso sono apparsi nella storia. Pian piano che arriveranno quelli nuovi metterò anche loro ^^
 

Alex - http://tinypic.com/view.php?pic=141mxp1&s=5
Jared - http://tinypic.com/view.php?pic=k6yj5&s=5
Brandy - http://tinypic.com/view.php?pic=ejy7w2&s=5
Krystall - http://tinypic.com/view.php?pic=2rxgnld&s=5
 

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Capitolo 7
*** Chapter number seven ***


 

<< Alex! >> Le forti braccia di Shannon la stritolarono, sollevandola di un centimetro da terra, facendola roteare davanti la porta di casa.

<< Ok, Shan! Puoi anche mettermi giù! Inizia a girare tutto >> Delicatamente la posò per terra, sorreggendola per evitare che piombasse per terra. << Ciao Brò! >> Salutò come fosse un militare il fratello minore.

<< Ciao Shannon! >> Ricambiò atono l'altro.

<< Entrate >> prese per mano la cognata << Mamma sta sistemando la cena a tavola >>.

Jared richiuse la porta sbuffando per il comportamento del fratello e posò la valigia accanto alle scale che portavano al piano di sopra. Poi con passo lento, come se potesse far rumore con le sue sneakers, raggiunse tutti in salotto.

La tavola era apparecchiata alla perfezione, come Costance era solita fare.

Il cibo era come al solito troppo rispetto al numero degli ospiti, altro vizio della donna.

La cosa che ferì Jared era l'abbraccio caloroso in cui erano coinvolte le donne più importanti della sua vita : sua madre e sua moglie.

<< Tesoro! >> La donna si avvicinò a braccia aperte verso il figlio << Che bello vederti >> Lo strinse appena donandogli un bacio per ogni guancia.

<< Lo sono anche io Mamma >> Sorrise appena.

<< Oh! >> Si voltò verso Shannon e Alex, tenendo la mano del figlio più piccolo << Accomodiamoci che poi si fredda tutto >> Trascinò con sè Jared e lo fece sedere a capotavola.

A quel punto ognuno prese posto.

Che la farsa abbia inizio!” Gridò dentro di sé Alex.

 

 

<< Alex ma non hai mangiato nulla!>> protesto Costance.

<< Ma ho mangiato tutto!>> Disse scioccata.

<< Non fare anche tu l'anoressica! Dovresti mettere su qualche chilo! Jared dico bene?>> Si voltò verso il figlio aspettandosi un appoggio. << Lei decide cosa farne della sua vita...non ho potere in questo campo >> Abbassò il capo. Sei paia di occhi si indirizzarono verso di lui.

<< Che vorresti dire Jared? >> Chiese titubante la madre << Sei suo marito ovvio che puoi dirle se sta bene o male. Non credo siate due persone distinte. E' nella routine di coppia essere sinceri l'una con l'altra! Certe volte i tuoi ragionamenti sembrano provenire da Marte! Mi preoccupano le tue risposte assurde! >> La donna era quasi scocciata dalla finta depressione solitaria che prendeva di rado il figlio.

<< Hey Jay... >> Sussurrò Alex sfiorandogli il ginocchio con le dita

<< No Alex, hai ragione tu... >> Alzò il capo e si voltò verso sua madre << Prendimi per uno stupido, un bastardo, prendimi per tutto ciò che vuoi Mamma. Non ti darò alcun torto perchè alla fine è ciò che mi merito >> Sua madre non capiva, lo guardava confusa << Ho sbagliato a non parlartene prima, avrei dovuto dirtelo. Sei mia madre, ti ho sempre detto tutto o quasi...ma questa volta...vedi, questa volta. Ecco era difficile per me dirtelo apertamente, volevo prima accettarlo io, rendermi conto che fosse vero...io ed Alex >>

<< Partiamo per l'Italia per il mio compleanno e ci dispiace che tu non possa farmi quella tanto desiderata festa in grande per i miei trent'anni! So quanto ci tenevi, sono anni che mi dicevi che sarebbe stato magnifico. Ma Jay ha voluto farmi questo regalo, che io desideravo da tanto! >> Sorrise dolcemente alla suocera, stringendo forte la mano di Jared, che guardava Alex confuso. Il tutto sotto lo sguardo imbambolato di Shannon.

<< Ma non c'è problema, quando tornerete la faremo! >> Sorrise sollevata. Sapeva che il figlio era solito ingigantire le cose.

<< Oh, perfetto! >> Sorrise la ragazza.

 

 

 

 

 

Jared chiuse a chiave la porta della camera.

Si girò pensieroso e si avvicinò al letto, su cui era seduta Alex che era intenta a togliersi orecchini e collana.

<< Ora tu mi spieghi perchè non mi hai fatto dire la verità a mia madre. Prima mi rompi e poi te la giri a tuo piacimento! >> L'ammonì.

<< Quando tu e Shannon siete andati a fumarvi una sigaretta fuori, io e tua madre abbiamo parlato >> Posò gli accessori sul comodino e si alzò in direzione di Jared. << Non me la sentivo di dirle la verità...mi dispiace. >> Lo guardò senza espressione.

<< Tu che cambi idea? Deve averti detto qualcosa di veramente serio... >> Non scherzava, la sua voce era ferma.

<< Ricordi quando la prima volta mi hai presentato i tuoi genitori? >> Lui annuì sedendosi sul letto, osservando il camminare nervoso della donna. << Avevo poco più di 20 anni, stavamo insieme da circa un anno e tua madre era scettica, per lei sarei durata solo un altro po' di mesi, poi diceva che ti saresti stancato...ci vedeva troppo differenti e poi sapeva che tu e l'amore vi odiavate. Fossi stata in lei avrei anche io dubitato di te >> Sorrise nervosa << Beh, il giorno del matrimonio, mi venne a trovare nella saletta dietro la chiesa, mi sistemò il velo e mi disse '' Ho sognato questo giorno, speravo che arrivasse e sono felice sia con te. Lo hai cambiato. Sei come una figlia per me '', non potrò mai scordare queste parole. Mi sono sempre rimbombate in testa. >> Fece una breve pausa come a raccogliere le idee << Questa sera, era felice come non mai. Mi ha detto che aveva capito che qualcosa non andava, un anno che non ci vedeva, tu che non andavi a trovarla. Mi ha detto che aveva intuito che c'era sotto qualcosa. Poi questa sera i dubbi sono svaniti, era felice di avere i suoi figli con se... e per figli intendeva anche me. >> Si fermò al centro della stanza, proprio di fronte a Jared. << Ti do tempo un anno. Se in quest'anno riuscirai a conquistarmi di nuovo allora nessuno saprà nulla. Ma se così non dovesse andare allora lo diremo a tua madre. >>

<< E' la stessa cosa che mi hai detto dieci anni fa... per capire se tenessi realmente a te... >> Rise al ricordo.

<< E' vero. Com'è vero che ti sono bastati solo due mesi e non un anno. Adesso la sfida è più complicata. >> Arrivò al letto e si sedette, proprio accanto a Jared.

<< Si, la sfida è più complicata. Ma ti conosco e so come farmi perdonare... almeno spero funzioni >> Si grattò la barba confuso.

<< Me lo auguro anche io. Tua madre è preoccupante quando è incazzata >> Spalancò gli occhi annuendo.

<< Si, lo è. Ricordo ancora gli schiaffi... >> Era sconcertato e si massaggiava la guancia ricordando la sua infanzia.

<< Ricorda, ricorda. Perchè se questa notte provi a sfiorarmi ti farò riprovare il dolore! Ma userò calci e pugni! >> Lo avvertì.

<< Che palle che sei! Sono in astinenza! >> Protestò.

<< Si e io sono Jay-Z>> Assottigliò gli occhi facendo delle strambe mosse da rapper.

<< Ale ti giuro che non ho fatto nulla da un anno!E smettila di fare il pinguino in agonia! >> Quasi la supplicò.

Si alzò dal letto e si avvicinò al bagno della loro camera << Si...con me. Con le altre invece ti sei dato alla pazza gioia!E comunque stavo imitando Jay-Z!>> Si chiuse la porta alle spalle.

<< Che situazione del cazzo! Se dovessi rinascere starò lontano dall'amore >> Sconfitto sprofondò nel letto coprendosi il viso con entrambe le mani.

 

 

 

 

 

Costance come al solito si era lasciata prendere la mano e aveva preparato una colazione reale. Aveva lasciato un biglietto indirizzato ad Alex, pregandola di fare un abbondante colazione perchè la vedeva fin troppo magra.

Lei sorrise leggendo quel post-it. Lo conservò come ricordo all'interno della borsa. Si sedette ad una delle sedie poste attorno al tavolo della cucina e prese una fetta di torta ai mirtilli, pensando un po' qua e là a come sarebbe stata la sua vita se non fosse in crisi con Jared.

<< Sorellina vedo che ti si è aperto l'appetito. Notte calda? >> Ammiccò Shannon sedendosi di fronte a lei e versandosi del latte in una delle tazze poste al centro del tavolo imbandito. << Cretino!>> Sbottò lei masticando.

<< Alla fine ti sei ritirata tu... >> Versò del caffè nella tazza per dare più sapore al latte.

<< Come? >> Tornò alla realtà.

<< Ieri sera >> Mescolò anche un po' di zuccherò << Non hai lasciato che Jay dicesse a mamma dei vostri casini...ci stai ripensando?>> Bevve un sorso della calda bevanda.

<< No, Shan... >> Disse dolcemente posando la fetta di torta sul piattino davanti a lei, improvvisamente i suoi occhi divennero tristi e spostò il suo sguardo al di fuori della vetrata << Tuo fratello è sempre stato tutto per me, ogni esperienza l'ho fatta con lui...ma dopo quello che è successo voglio rallentare. La paura di stare male è troppa... inoltre vostra madre la prenderebbe molto male, voglio dare tempo a Jared...in caso se nulla dovesse mutare diremo tutto a Costance. >> Annuì ai suoi pensieri.

<< Devi amarlo davvero tanto... >>

Lei si voltò lentamente sollevando lo sguardo verso Shannon << Come si fa a non amare una parte di se stessi >> Sorrise dolcemente all'uomo, che ricambiò allo stesso modo.

Al di là del muro un cuore ritornava a battere colmo di speranza, capendo che anche meno di un anno sarebbe bastato.



Note autrice : Un grazie va a voi. Sì voi, che leggete questa storia dandomi tante soddifazioni, voi che leggete e commentante con tanta enfasi, quell'enfasi che mi rende felice e mi emoziona, e anche voi...voi che anche se non commentate, comunque siete lì a leggere e aspettare l'evoluzione della storia. Grazie, Grazie veramente.
Un abbraccio affettuoso ^^
Ny.

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Capitolo 8
*** Chapter number eight ***


 

<< Brandy , allora a breve partirò e mancherò per una settimana o qualcosa in più. Ogni posta e cose varie le metterai sotto chiave qui nel mio ufficio, ogni novità che avrai dovrai segnalarmela al cellulare, anche con un sms, sei i miei occhi e le mie orecchie. Non essendoci nemmeno Jared qui è tutto nelle tue mani. Ti sto delegando un ruolo molto importante. Confido in te. >> Disse seria guardando la sua assistente che annotava tutto nella sua agenda. << Ok Alex. Non ti deluderò. >> Chiuse l'agenda e posò la penna sulla scrivania del capo. << Perfetto, puoi andare >> Sorrise alla ragazza, che si alzò e abbandonò lo studio.

In quello stesso istante ricevette un sms.

Un sprizzo di gioia e rilassamento la invase alla lettura del testo.

 

 

 

 

 

Aveva accavallato da poco le sue lunghe gambe, posando sopra le sue esili cosce il tovagliolo avorio. Osservava il via vai dei camerieri. I suoi enormi occhiali da sole Gucci le coprivano metà del viso e la lunga coda castana le pendeva dolcemente sul lato sinistro della sua spalla. La scollatura del suo decoltè aveva fatto girare sia uomini, che donne. Sapeva del suo fascino e non credeva che a Los Angeles la gente si comportasse anche così. Non le dava fastidio, ma solo stupore.

<< Manca poco e ti saltano tutti addosso >> Una voce familiare la fece voltare proprio davanti a sè provocandole un grandissimo sorriso.

<< Alexandra sei arrivata finalmente! >> La ragazza mora si alzò sui trampoli e stritolò Alex per benino, facendola persino oscillare. << Mi sei mancata infinitamente! >> Disse affettuosa lasciandola finalmente andare, permettendosi di sedersi.

<< Lexi non puoi nemmeno immaginare che gioia nel leggere il tuo sms! Ma quando sei arrivata? >> Il sorriso non le si toglieva dalle labbra.

<< Non appena tua madre mi ha detto della tua situazione... >> disse fintamente offesa

<< Oh...te l'ha detto... >> Era dispiaciuta.

<< Si! Alex è da un anno che sei separata e io lo vengo a sapere così e da tua madre! E' vero che adesso vivo oltre oceano però una chiamata potevi farla ! Krystall lo sapeva ed io no...mi ferisci! >> Affermò mettendoci un po' di teatro.

<< Lexi, Krystall dopo l'accaduto era venuta a trovarmi nei suoi attimi di pausa dal lavoro ed ha notato che Jay non era in casa... e che foto e cose sue non c'erano… ho dovuto dirle tutto. E ho approfittato della sua presenza per aiutarmi a dirlo ai miei. Ancora devo accettarlo io... non ti ho detto nulla anche per questo, inoltre volevo vederti per raccontartelo e a breve sarei venuta a trovarti... >> Scrollò le spalle.

<< Già i tuoi trent'anni e l'Italia... Non ti giustifica però... >> Assunse un aria snob sistemando le posate << Ma comunque... per il resto come va? >>

<< Va...come deve andare. Il lavoro mi assorbe in pieno. Mi riduce a pezzi... >> Si resse la testa con la mano.

<< Questo perchè sei tornata a lavorare con lui...a New York alla filiale stavi bene, a quanto mi diceva tua madre...perchè io non ne sapevo nulla >> Sottolineò per rivangare il rimorso. Lo faceva apposta. Tanto per sdrammatizzare e sollevare il morale dell'amica.

<< Stronza! >> Rise << Beh cerco di farmene una ragione... >> Alzò le spalle lisciando la tovaglia.

<< Ma allora perchè sei tornata? Ti conosco, se decidi una cosa non ritorni indietro... >>

<< Voglio capirci qualcosa...è tutto strano Lexi. Troppo strano. Non capisco nulla! >> Si lasciò andare sulla sedia.

<< Tesoro >> Allungò una mano toccando quella dell'amica << Sfogati! Sono arrivata per aiutarti. >> Con l'altra mano si tolse gli occhiali mostrando i suoi occhi verde smeraldo perfettamente truccati.

<< Allora torniamo a casa...non mi va di raccontarti tutto qui... >>.

Senza farselo dire due volte Lexi prese la propria borsa e anche quella dell'amica e si alzò << Su, che aspetti? Non pensare che ti sollevi e che ti porti in braccio a casa?! Anche perchè ancora sono irritata dal fatto che hai chiesto l'aiuto di Krys per dirlo ai tuoi! Quindi alza quelle chiappe sode! >> Si girò stile vamp e si diresse verso la scalinata del ristorante pronta per tornare a casa.

Alex sorrise contenta, adesso aveva un'altra persona su cui contare.

Erano ormai 20 anni che si aiutavano a vicenda, ed aveva aspettato troppo nel chiedere aiuto alla sua vecchia amica.

Si alzò e lasciò il tavolo, pronta a rivangare l'ultimo anno.

Al volo prese dal tavolo una bottiglia, lasciando un manciata di dollari, magari una bella bottiglia di vino rosso avrebbe reso tutto più semplice.

 

 

 

La targhetta appesa alla porta non sbagliava.

Bussò un paio di volte e in risposta ottenne un 'Avanti' segno che poteva entrare.

<< Buongiorno Leto >> Un uomo barbuto con degli occhiali neri entrò con passo moderato all'interno dello studio.

<< Chi non muore si rivede >> Sorrise Jared non mollando la poltrona << Come va Tomo? >> Gli indicò la sedia di fronte alla sua.

<< Tutto bene, amico. Porto notizie. >> Accavallò una gamba fermandola con una mano, mantenendo uno sguardo serio, tipico dell'uomo.

<< Dimmi. >> Si fece serio anche Jared che si sporse un po' di più.

<< Mi ha chiamato l'avvocato, vuole vederti. A quanto pare Alex ha posto delle prerogative. Ho preso appuntamento per oggi pomeriggio alle cinque. >> Disse con tono fermo.

<< Ok, finisco di firmare alcune carte e andiamo>> Divenne ancora più serio. Sentiva l'ansia crescergli dentro, qualcosa gli diceva che doveva preoccuparsi.

 

 

 

 

 

 

 

<< Mi immaginavo questa casa diversa sai?! >> Si guardò un po' intorno prima di gettarsi sul divano a gambe all'aria buttando non si sa dove le scarpe.

<< Lexi! Ti si vede il perizoma! >> Le gettò un cuscino in faccia, posando sul basso tavolino del soggiorno un vassoio pieno di tramezzini di ogni tipo, insieme alla bottiglia di vino e a due bicchieri a calice di vetro.

<< Uuuh! Siamo serie! >> Si mise a pancia in giù mettendo mano a qualche tramezzino per colmare la sua infinita fame << Sono finiti i tempi del college... anche se tu ne hai capito ben poco >> Sghignazzò.

<< Sei sempre più odiosa! >> Mise il vino nei calici, passandone uno all'amica.

<< Beh è vero! Sempre incollata al telefono con Jared! Per miracolo ti ha fatto laureare e poi boom il matrimonio! Avete sbalordito tutti! Giuro! >> Bevve un sorso di vino.

<< Era diventato pesante tutto Lex, lo sai. Mio padre è uno all'antica. Non avrebbe mai permesso che convivessi e Jay era disposto a tutto per me... >> Morse un tramezzino al prosciutto.

<< E lo è ancora?>>

<< Si, lo è ancora...>>

<< E tu?... >> Smise di mangiare fissando l'amica.

<< Io? Lexi non so cosa sono disposta realmente a fare...chiedo aiuto a te. >> Era sincera e confusa, lo si leggeva negli occhi.

<< Allora raccontami tutto, altrimenti non so che consigliarti. >> Scese dal divano e afferrò la mano dell'amica infondendogli coraggio.

 

 

 

 

 

Erano entrati da poco nello studio legale.

Già era in ultra ansia non appena si era seduto di fronte al suo avvocato.

<< Signor Leto>> Lo salutò distaccato e professionale l'uomo anziano.

<< Salve Avvocato, ci sono novità? >> Arrivò al dunque.

<< Si, Mi è arrivato un fax dall'avvocato della Signora Caffarel. Per il momento la richiesta di divorzio è annullata. Quindi potete ritornare a vivere insieme o quanto meno ancora siete marito e moglie. >> Precisò le ultime due parole.

Gli ci vollero due minuti pieni affinchè recepisse per bene il messaggio dell'uomo << e per quanto riguarda la separazione? >> Disse flebile, cercando di recuperare la salivazione ormai perduta.

<< A quanto sembra anche quella è in standby... lo sarete in casa. Nulla di preciso. Mi ha soltanto riferito che per la Signora Caffarel non è essenziale il divorzio, per il momento. >> Specificò l'avvocato.

<< Ok... >> Jared entrò in uno stato di trance. Ancora non si era reso conto della situazione. Voleva saltare dalla gioia, ma nello stesso tempo voleva assolutamente parlare con Alex. Voleva dei chiarimenti ulteriori, prima di poter esultare come si doveva.


Note autrice : Eccomi qui! ^^ Secondo aggiornamento della settimana... e ciò porta con sè una new entry e come promesso precedentemente qui sotto troverete la foto! =)
Grazie a tutte voi!
Un abbraccio, Ny.

Lexi
http://tinypic.com/view.php?pic=ekhnl&s=5

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Capitolo 9
*** Chapter number nine ***


 

Un anno e due mesi prima....

 

Sua madre le aveva insegnato ad essere una brava casalinga.

Nonostante il suo conto in banca la definisse miliardaria.

Nonostante abitasse in un super attico in uno dei ricchi quartieri di Los Angeles, continuava a pensare che anche se la ricchezza non mancasse, dovesse comunque essere lei ad adempire ai compiti della casa : stirare, cucinare e lavare la biancheria.

Lo faceva persino quando viveva sola, adesso che era sposata lo applicava meglio.

Nonostante le lamentele di Jared, lei aveva mantenuto i suoi standard. Così voleva e così fece.

<< Tesoro >> Jared le baciò la tempia, abbracciandola da dietro << Io vado, ci vediamo stasera >> Le baciò una guancia lanciandole un dolce sorriso.

Sentì la porta richiudersi.

Abbandonò tutta la biancheria piegata sulla sedia e si stese sul divano, per riposarsi un po'.

Ma il telefono di casa non aveva intenzione di darle pace.

Si alzò svogliatamente dal divano, sentendo subito le gambe pesantissime.

<< Pronto? >> Rispose senza guardare il numero.

<< Salve, Sono Richard Hanson. C'è il Signor Jared Leto? >> Una voce cordiale e pacata rispose.

<< No, è appena uscito. Vuole lasciare un messaggio? >> Giocò con i post-it lasciati sulla scrivania.

<< Si, la ringrazio. Gli dica che i documenti per la Signora Olivia Stan sono pronti. Aspettiamo solo una sua firma >> Continuò con tono serio.

<< Oh, va bene. >> Scrisse il messaggio sul quadratino colorato << Lo informerò al rientro. >>

<< La ringrazio. Buona serata >> L'uomo riagganciò dall'altro lato.

Alex tornò a sdraiarsi sul divano. Cercando di riposare un po',evitando di guardare i vestiti da stirare.

 

 

 

<< No, aspetta Alex! Ma Olivia Stan non era l'ochetta che girava intorno a Jay quando stavate insieme all'inizio? Quella con cui stava prima di te ?? >> Chiese l'amica confusa.

<< Si. È esattamente lei. >> Annuì.

<< Ah, interessante... e che cazzo vuole? O voleva? >> Era confusa.

<< Arriva ora il bello Lexi... se soffri di infarti o di irascibilità incontrollata allora dimmelo prima, perchè dopo che ti dirò cosa è accaduto ti verrà voglia di prendere a sprangate Jared oppure morirai di crepa cuore. >> Il suo tono era propenso alla rabbia... i ricordi iniziavano a farle male di nuovo.

Versò un altro po' di vino nel calice e bevve tutto d'un fiato il contenuto.

 

 

 

<< Alex >> Brandy entrò come un fulmine nel suo studio. Aveva l'aria preoccupata.

<< Dimmi >> La donna sollevò lo sguardo da dei fogli e fissò l'assistente curiosa.

<< Nell'ufficio di Jared sono entrati due uomini in giacca e cravatta...molto ma molto strani...ehm da quando sono entrati si sentono delle urla poco gradevoli >> La bionda era preoccupata, si mordeva il labbro inferiore nervosa.

Alex si alzò dalla poltrona, dirigendosi a passo veloce verso lo studio del marito.

Il lungo corridoio lo percorse rapidamente, non accorgendosi del personale fermo, che stava ascoltando le voci provenienti dalla stanza.

Non bussò, girò la maniglia ed entrò nello studio.

<< Vi si sente da fuori! >> Rimase con la mano sulla manopola e guardava stranita i tre uomini che avevano i lineamenti induriti... la discussione non doveva essere delle migliori.

E inoltre quei due uomini eleganti non ricordava di averli mai visti. Jared aveva lo sguardo preoccupato nel vedere la sua giovane moglie piombare nello studio.

<< Ci dispiace molto >> Si scusò uno dei due uomini, che si voltò verso Alex, per poi girarsi nuovamente verso Jared << Noi abbiamo detto tutto. Sta a lei concludere. Se non dovesse rispettare i patti, allora si troverà in seri problemi Signor Leto. >> Lo minacciò l'altro uomo, la cui voce non le era nuova. Le bastò scavare nella sua memoria per associare la voce al nome.

Richard Hanson.

Si, era la sua voce.

<< Arrivederla >> Dissero all'unisono i due uomini sorpassando Alex e lasciando lo studio.

La donna era troppa assorta nei suoi pensieri per ricambiare il saluto.

<< Alex? >> La chiamò il marito che si era avvicinato rapidamente alla moglie, senza che lei se ne accorgesse.

<< Mmh? >> Scosse la testa e ritornò alla realtà << Chi erano quei due? >> Chiese pacatamente.

<< Nulla di che, due avvocati >> Fece una smorfia, come per non dare troppa importanza.

<< Quello era Richard Hanson? >> Indicò con il pollice dietro le sue spalle.

Jared sembrò cadere dalle nuvole, nei suoi occhi si lesse una sorta di preoccupazione. Il cuore fece due capriole.

<< E...e tu..tu come lo conosci? >> La gola era secca, non sapeva come riprendersi.

<< Ha telefonato ieri sera a casa, ti cercava. Ti ho lasciato il messaggio sul post-it nell'ingresso, poi ho scordato a dirtelo. >> Scrollò le spalle, massaggiandosi la fronte con la mano libera.

<< Oh, vero! L'ho letto ieri appena sono tornato. >> Parve essere sollevato.

<< Sicuro che è tutto ok? >> Gli prese il viso tra le mani, corrugando la fronte in un'espressione preoccupata. Erano giorni che lo vedeva stressato e non sapeva come tranquillizzarlo, aveva paura che da un momento all'altro potesse scoppiare in una delle sue solite sceneggiate nevrotiche, date dal sovraccarico nel lavoro. E non aveva voglia di litigare con lui senza un motivo.

<< Certo, tranquilla. Sono di aziende concorrenti e vogliono come al solito inchiodarmi su pubblicità e appalti...siamo sempre alle solite. Adesso chiamo l'avvocato e lascio che sbrighi tutto lui >> Sorrise dolcemente.

<< Ok, allora torno a lavoro >> Ricambiò il sorriso, lasciandogli il viso.

<< Aspetta >> L'attirò per i fianchi << Abbiamo un conto in sospeso >> Dischiuse le labbra su quelle della moglie e con un'abile mossa chiuse la porta dello studio.

 

 

<< Dio Alex! Non ci sto capendo più nulla! >> Si mise seduta prendendo in braccio uno dei cuscini del divano << Vuoi spiegarmi che cazzarola c'entrano Olivia e quei due?? >>

<< Quei due sono i legali di Olivia... >> Disse scandendo per bene le parole.

<< E che vogliono da Jared?! Non capisco! >> Quasi urlò, facendo una smorfia di disgusto.

<< Se ti calmi te lo dico >> Socchiuse gli occhi.

Lexi annuì e si fece sempre più attenta.

<< Non ci vedevo chiaro...e chiesi a Brandy di fare qualche ricerca...se l'avessi fatto io non sarei riuscita in nulla e pagare un investigatore non mi andava. Ho aspettato due settimane per attutire il colpo. Non riuscivo più a guardarlo negli occhi, volevo piangere e urlare, volevo picchiarlo. Mi sono calmata e poi senza dirgli nulla. Senza dargli alcun tipo di soddisfazione, me ne andai. Lasciandogli solo una lettera. >> Le si appannò la vista e crebbe la rabbia repressa.

<< Ok...qui ci sono...ma CHE COSA TI HA FATTO?? >> Lexi era esasperata.

 

 

 

Brandy arrivò al ristorante con una busta gialla.

Si sedette di fronte al suo capo.<< Alex, qua c'è tutto quello che ti interessa. >> le diede la busta.

La donna l'aprì. C'erano delle foto al suo interno, le vide tutte.

<< Non capisco >> Le guardò più di una volta.

<< Ho indagato, ho avuto dai miei informatori fidati tutte le notizie che hai chiesto. >> Aveva l'aria dispiaciuta, come non volesse darle il colpo di grazia.

<< Brandy >> le prese una mano << Dimmi tutto quello che devi dirmi, tutto d'un fiato. Farà meno male. Più ci giri intorno, peggio è per me >> Era coraggiosa, ma nello stesso tempo aveva paura.

<< Ok... >> prese un respiro e deglutì << Olivia e Jared hanno un figlio. Dovrebbe avere quasi undici anni. Quando Olivia ha saputo che lui ti aveva sposato,ha messo di mezzo gli avvocati. Minacciandolo. O divorziava oppure gli avrebbe tolto la patria potestà. Hanson è uno degli avvocati di Olivia. E' questo che Jared ti ha sempre nascosto. Ma non capisco il perchè non si riesca a vedere e a sapere meglio di questo bambino. Ma credo che a te importi di più sapere ciò che ti ho detto. Più a fondo non so come arrivare >> Disse con tono dispiaciuto e mortificato. Soprattutto nel vedere il suo capo, il suo mentore in quelle condizioni.

Infatti qualcosa si ruppe dentro Alex.

La sua vita non esisteva più.

Adesso sì che era del tutto morta.

 

 

 

<< Io lo rendo impotente !!!>> Si alzò urlando.

<< Calmati Lexi >> Disse con tono sconfitto

<< Calmarmi?? Ma ti rendi conto ??? Siete stati fidanzati per otto anni e non ti ha mai detto nulla ?? Ma le palle le ha ?? Oppure le ha perse giocando a bowling??? Lo uccido !!! >> ringhiò e tirò il cuscino al di là del divano.

<< E' quello che avrei fatto anche io un anno fa...adesso sto cercando solo di vederci chiaro. In tutta questa situazione c'entra suo padre, ne sono sicura! ...Anche se ormai non abita più qui, beh in qualche modo lui manovra Olivia. Per questo sono tornata... >>

<< Cioè? Come puoi esserne certa...Olivia è una troia diabolica e lo sai! >> Lexi parve calmarsi e si sedette in punta al divano

<< Si, Olivia non è un granchè, ma è troppo stupida per mettere di mezzo degli avvocati. Nemmeno sa cosa sia la patria potestà. Infatti Brandy, quando già mi ero trasferita dai miei a New York, continuò le ricerche. Mi rivelò che Olivia è la figlia di un noto imprenditore e che un matrimonio tra Jared e Olivia avrebbe fatto gola alla finanza del padre, come se già non ne avesse abbastanza di grana. Però a quanto sembra Olivia rimase di proposito incinta, ma alla fine Jay sposò me dando fumo al progetto di suo padre. Adesso Leto Senior sta mettendo zampino. Non voglio che vinca. Per questo ho ritirato la richiesta di divorzio. Voglio vederci chiaro e poi agirò. >> Annuì convinta dei suoi pensieri

<< Dio che casino! >> Esclamò sbalordita l'amica << Alex, ti aiuterò io! Non importa quanto servirà, io sarò qui! Jay sa della sospensione del divorzio? >> Chiese all'improvviso.

<< Il mio avvocato avrebbe dovuto dirglielo entro oggi >> Scrollò le spalle.

Nello stesso momento il campanello di casa suonò.

<< Aspetta un secondo >> Alex si alzò dirigendosi curiosa alla porta, non capendo chi potesse essere a quell'ora. Aprì la porta...ed eccolo lì. Nel pieno della sua bellezza, il centro dei suoi mali.

<< Jay che succede? >> Disse preoccupata vedendo il volto pallido dell'uomo.

<< Perchè non vuoi più divorziare?>> Chiese ancora stralunato.

Da quella domanda Alex capì che il suo avvocato aveva sganciato la bomba, adesso toccava proprio a lei procedere, per capire cosa ci fosse realmente sotto. L'unico modo era proprio all'interno della mente di Jared.

Ed era ciò che si era prefissata di fare l'esatto momento in cui aveva rimesso piede a Los Angeles.



Note dell'autore : Eccomi qui! Aveva promesso a qualcuno che avrei postato due giorni fa... ma gli ostacoli esistono sempre  =( Sorry! Ma rimedierò presto! Con qualche sorpresina. Beh, che dire... adesso sapete quasi tutto! ;) ma le sorprese non terminano mai ._.
Ringrazio sempre tutti voi che leggete e commentate! E penso che vi ringrazierò sempre e ad ogni nota a fine capitolo, non mi stancherò mai di farlo ^^
Un bacio.
Ny.

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Capitolo 10
*** Chapter number ten ***



<< Jared che piacere vederti >> Sorrise Beffarda vedendo l'uomo entrare nel salone.

<< Lexi >> Era stupito << Sono sorpreso di vederti qui >>

<< Oh, anche io. In teoria questa non è più casa tua >> Bevve un sorso di vino.

<< Lexi... >> La richiamò piano Alex che si mise al centro tra i due,per evitare che arrivassero alle mani.

<< Tranquilla non lo uccido >> Si alzò << Vado a farmi un giro >> prese la borsa e lanciò un'occhiataccia a Jared << Quella chimica è più gettonata >> Lanciò uno sguardo fugace alle sue parti intime.

Alex socchiuse gli occhi dissentendo con la testa. Lexi sapeva essere davvero estenuante a volte << Tesoro penso io per la cena >> Diede un bacio in guancia ad Alex per poi volare giù per le scale del palazzo, gettandosi in uno shopping sfrenato.

<< Ma non mi avevi detto che era solo Krystall a sapere del divorzio? >> Si sedette sul divano, aspettando che Alex lo seguisse.

<< Si, ma mia madre ha incontrato Lexi a New York e...a quanto pare le ha detto della separazione...e poi da me ha voluto sapere il motivo. >> Si sedette sul bracciolo del divano osservando Jared.

<< Ah, interessante. Mi odierà. >> Sorrise sghembo.

<< Non che prima ti amasse >> Sottolineò lei.

<< Stronza! >> Sorrise dolce rivolto a lei.

<< Grazie, ma mai quanto te. >> Lo provocò con un sorrisetto falso.

<< Sapevo mi avresti detto una cosa simile... >> La guardò dolce per poi osservarla per bene dalla testa ai piedi << Stavi uscendo? Sei vestita troppo sexy... >> Osservò le gambe nude di Alex e quel tubino sabbia che le lasciava scoperta una spalla, osavano troppo sulle sue curve, la gelosia improvvisa lo stava assalendo.

<< Veramente no. Sono tornata ora dal ristorante con Lexi... >>

<< Mmmh, ok...>> Cercò di crederle, voleva evitare altre questioni, se si fosse messo a fare scenate senza senso non avrebbe concluso nulla, se non farla arrabbiare di più facendola allontanare ancora << Senti mi spieghi della questione del divorzio? >> Si fece improvvisamente serio.

<< Non c'è molto da dire, ho annullato momentaneamente la richiesta, non è detto che non la rivaluti. Ho cosa da verificare e chiarire. Tutto qui >>

<< E io non posso sapere nulla? >> Alzò le spalle.

<< Per il momento no. >> Si leccò le labbra, gesto che fece impazzire i neuroni di Jared.

<< Ok...ma...dato che adesso siamo di nuovo sposati posso chiederti se ritornare a vivere insieme è ancora possibile? >> Chiese quasi con timore.

Alex ci pensò un attimo, poi agì d'astuzia. << Va bene. Quando vuoi … >> Si alzò dal divano scrollando le spalle << Alla fine questa è casa tua. Perchè impedirti di viverci. >> Andò al bancone della cucina e posò il suo bicchiere.

Sentì un calore sul collo, sapeva che l'aveva seguita.

Sentì una lieve pressione sulla schiena e una mano che delicatamente si posava sul suo addome. << Non mi interessa se è casa mia, io verrò solo se potrò nuovamente essere accettato come tuo marito >> Le sussurrò all'orecchio.

<< Essere accettato come mio marito ? Già lo sto facendo. Ho annullato il divorzio. Più di questo non posso fare. >> Si girò nell'abbraccio.

<< Non mi basta >> Il suo dolce alito le sfiorò le labbra.

<< Jay deve bastarti. Per tutte le volte che mi hai mentito! >> Le sua voce era decisa e netta.

<< Io non volevo...volevo dirtelo... Ma c'erano troppe discussioni in giro, mia madre... Olivia che faceva di tutto per attirarmi a sé, volevo tenerti fuori da tutto. Ma ho sbagliato e me ne pento amaramente. >> Nei suoi occhi si leggeva la tristezza.

<< Non ti credo. Avresti potuto provare a dirmelo. Adesso non hai più nulla per mano...hai rovinato ogni cosa. >> Lo guardò dritto negli occhi.

<< Non è vero. Io ho te. Non prendere il divorzio come scusa. Non regge. Mi ami e lo so. Ed io ti amo, stravedo per te. Fattene una ragione. Undici anni fa ti ho conosciuto. Ho impiegato quasi tre anni a capire che solo tu potevi domarmi e adesso non ho intenzione di lasciarti andare >> Era serio e deciso, come decisa era la presa sul corpo di Alex.

<< Mi dispiace Jay >> Abbassò lo sguardo << Ma adesso ho io in mano le redini della situazione, se vorrai potrai tornare. Sei il benvenuto. Ma non ti aspettare che torni ad essere l'Alex di due anni fa. Ora tutto è diverso >> Si divincolò dal suo abbracciò e andò a chiudersi dentro la sua camera.

 

 

 

<< Lexi >> Una voce alle spalle la fece voltare, strattonando qualche passante con i suoi infiniti pacchi.

<< Jared >> Disse delusa nel ritrovarsi l'uomo davanti a sè, invece di qualche altro.

<< Ho bisogno di parlarti... >> Le bloccò la strada << Entriamo? >> Indicò con la mano un locale alla sua destra.

<< Ti concedo mezzora >> Si voltò ed entrò.

<< Mi basterà >> La seguì a ruota.

Si sedettero ad un tavolino accanto alla finestra.

<< Ti ascolto >> Si mise in una posizione ostile : braccia conserte e sguardo truce.

<< Voglio che tu metta una buona parola con Alex >> Disse risoluto.

<< Sei folle? >> Lo prese in giro di rimando.

<< No, so che non mi hai mai sopportato e credo che adesso anche se mi vedessi prendere fuoco mi guarderesti ardere soddisfatta. Ma ti imploro umilmente di aiutarmi. Non so che fare...non mi crede. Non mi vuole più >> Lexi non aveva mai visto Jared supplicare nessuno, nemmeno quando chiese platealmente ad Alex di sposarlo. Leggeva nei suoi occhi la tristezza infinita. Ma da sempre aveva trattato la sua amica solo per i suoi bisogni, in lui non vedeva amore e dolcezza, ma solo modi per fare soldi e sopraffare il prossimo. Non sapeva nemmeno come avesse deciso di sposarsi. Lui amava tutte le donne, non una particolare e temeva per la salute sentimentale dell'amica. Aveva sempre tenuto la canna della pistola puntata alle spalle di Jared, perchè alla prima mossa sbagliata gli avrebbe rotto le ossa. La mossa era accaduta, adesso aspettava solo il momento di troncargli le gambe. Forse con quella proposta la sua vendetta stava accadendo. << E sentiamo cosa dovrei fare per convincere Alex ad amarti di nuovo e a trattarti come un uomo?...No...mmmh... perchè tu le hai mentito in tutto. Ogni volta che partivi era per andare da Olivia e vedere tuo figlio, no?! Mi fai pena Jared. Hai sempre detto ad Alex che avreste dovuto aspettare anni per avere figli, volevi goderti lei e la vostra vita da sposini. La verità è che pensavi a tuo figlio e ti si giravano le budella al pensiero di poter dire ad Alex che eri padre...pensavi che ti avrebbe lasciato? >> Era furibonda. Potevano toccarle tutto, meno che lei.

<< Avevo paura che ci ripensasse, che mi lasciasse...Sì. Io non ho mai avuto ciò che lei mi dava. Sono cresciuto troppo in fretta e so di avere un carattere orribile, ma lei mi ha sempre accettato per quello che sono, ma onestamente temevo la sua reazione. >> Per la prima volta si stava mettendo a nudo con una persona che non era sua madre, suo fratello o Alex.

<< Lei non ti avrebbe mai abbandonato. Ha sempre chiuso un occhio a tutte le tue sveltine. E non dirmi che all'inizio non l'hai tradita perchè ho prove a volontà. Ed ogni santa volta che lo dicevo a lei, puntualmente mi ripeteva che saresti cambiato, che avresti messo la testa al posto giusto. Ma lo hai capito solo due anni prima del matrimonio. Per sei anni te ne sei sbattuto le palle Jared! Sei un essere tremendo! Sai che ti dico? Spero che Alex apra bene gli occhi e ti getti via presto, perchè io non ti aiuterò in niente, se non a sparire dalla sua vita! Ha bisogno di un vero uomo, non di un ninfomane! >> Si alzò e prese i suoi pacchi, non degnandolo di uno sguardo.

<< Allora perchè tre anni fa ti sei lasciata sedurre e scopare da me?! >> Sorrise sghembo. Frase che gelò la ragazza. Il suo cuore si bloccò per un millesimo di secondo, ogni cosa gelò, persino il suo sangue nelle vene.

<< Vai a fare in culo Jared! >> Sputò veleno con quelle parole.

<< Tu aiutami e Alex non saprà mai nulla >> Si alzò e fronteggiò la donna, che lo guardava con odio e tristezza infinita per quell'imperdonabile errore.

Non riuscì a rispondere.

La vista le si appannò e riusciva solo a vedere il dolore che quella verità avrebbe provocato ad Alex.

<< Perfetto >> Gli carezzò la mandibola con la punta del pollice << Ci vediamo a casa per cena. Ti ricordo che sono vegano... >> Sorrise diabolico abbandonando il locale e lasciando una Lexi senza forze e umiliata, peggio di un verme.

 

 

 

 

 

<< Tomo?>> Rispose al cellulare che iniziò a squillare non appena uscì dal locale.

<< Jared, ho novità. >> Disse con il suo solito tono serio.

<< Del tipo? >> Chiese curioso mentre continuava a camminare diretto verso l'attico.

<< Olivia è tornata in città, vuole incontrarti...ma senza gli avvocati >>

<< Come mai?> > Inarcò un sopracciglio, mentre aspettava che il semaforo diventasse verde.

<< Non lo so Jay, mi ha solo detto questo. Comunque ci andremo insieme. Meglio in due, così non ti frega. >>

<< Devi amarla tua sorella?! >> Rise sarcastico, mentre percorreva il marciapiede corrispondente al palazzo del suo attico.

<< Dopo quello che mi ha fatto, meriterebbe di peggio. E poi non paragonarla come mia sorella... è solo la figlia del compagno di mia madre. Ha poco con me >> Il suo tono divenne acido. << Come va con Alex?>> Cambiò discorso per evitarsi una crisi di nervi.

<< Male. Se mi odiasse sarebbe meglio. E' di ghiaccio. L'ho delusa, preferirei che mi odiasse, almeno sarebbe più facile da riconquistare. Dall'odio nasce l'amore, no?! Ma dalla delusione, no...non mi sopporta. Glielo leggo negli occhi. Però...comunque ho deciso di tornare a vivere con lei, ho trovato un alleato >> Era soddisfatto della conquista appena fatta.

<< E sarebbe? >> Divenne sempre più curioso. Dopo che Alex lo lasciò un anno prima , Jared aveva come unico e solo appoggio Tomo, per lui era strano che qualcuno potesse appoggiare il profanatore del sacro amore.

<< Lexi >> Sorrise beffardo.

<< Non dire cazzate >> Sbuffò pensando di essere stato preso in giro.

<< Infatti è la verità. L'ho ricattata. >> Salì in ascensore.

<< Cioè? >> Era ancora più curioso. Prendere Lexi in contropiede era la cosa più difficile a quel mondo e Tomo ne sapeva qualcosa.

<< Te lo dico quando ci vedremo, sono arrivato da Alex. Fammi sapere quando dovrò incontrarmi con la iena >> Riagganciò e subito dopo le porte dell'ascensore si aprirono.

Si avviò verso la porta di casa.

Ripose il telefono nella tasca dei jeans.

Adesso avrebbe lottato.

Non sapeva quanto la minaccia di Lexi sarebbe durata, ma sarebbe corso ad altri mezzucci pur di riavere Alex.


Note autrice : Nel giro di un'ora ecco un altro capitolo xD . Pazzia? Naaa. Giusto per farmi perdonare da qualcuno a cui avevo promesso di farmi sentire presto ;) e anche un regalo per voi che mi seguite assiduamente! Le migliori! *_*
Un bacio.
Ny.

 

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Capitolo 11
*** Chapter number eleven ***


 

 

<< Jay devo parlarti >> Comparve davanti la porta della camera in cui aveva preso residenza l'uomo.

<< Entra, dai. >> Posò il pc sul lato destro del letto matrimoniale e prestò attenzione alla ragazza.

Avanzò come se danzasse, aggiustandosi la vestaglia di raso rosa antico, corta fin sopra il ginocchio. Si sentiva fin troppo scoperta, non che fosse pudica o chissà cosa. Ma non le andava di ostentare troppo davanti a Jared, aveva paura che lui potesse fraintendere quella mise. Cosa molto probabile conoscendo il soggetto/pervertito.

<< Tra un paio di giorni saremo a New York no?! >> Si sedette ai piedi del letto

<< Si...ci sono problemi? >> Si accigliò.

<< No,no! Tranquillo. Volevo semplicemente chiederti se per te non è problema, ovviamente..beh se potessimo fare una visita ai miei. Se a te non va, posso andare io. Ci vedremo poi di nuovo qui. Nessun problema, era più che altro per informarti >> Disse vaga.

<< Ah, beh >> Si grattò il mento ricoperto da un sottile strato di barba, ma sempre mantenendo lo sguardo fissò negli occhi di Alex. << Ok, male che vada mi prenderò un colpo di sedia da tuo padre >> Scrollò le spalle.

<< No, tranquillo. Ha solo un paio di nuovi fucili da caccia...credo che vorrà testarli su di te >> Ci scherzò su la ragazza, fingendosi seria.

<< Lo sai che nonostante tu stia scherzando, Io inizio ugualmente a temere questo incontro>> Era realmente serio e un tantino preso dall'agitazione.

<< Sei un cretino >> Sorrise dolcemente.

<< Oh, ma lo so >> Si piegò in avanti avvicinandosi alla ragazza. Sporgendo il busto in avanti per guardarla meglio. << Vorrei tanto che tutto fosse diverso Alex... >> Le disse dolcemente sfiorandole una ciocca di capelli sfuggita alla morbida ed alta coda.

<< Anche io lo vorrei Jay... ma ancora fa male >> Rispose in un sussurrò toccandosi la parte vicina al cuore.

<< Posso guarirti... >> Le sfiorò la guancia per poi posarvi delicatamente il palmo della mano, alla quale lei si abbandonò inclinando il capo di lato e tenendo gli occhi aperti a due fessure che brillavano solo per lui.

<< Io sono qui Jared. Tu sei altrove. Te l'ho sempre detto, con me la tua mente vaga...fisicamente ci sei, ma mentalmente svanisci. Dove vai? Portami con te per una volta. Apriti a me. Non posso fidarmi se tu non sei leale con me. Ho il cuore chiuso, solo vaghi ricordi mi riportano a pensare al sentimento che mi lega a te. E quando questi svaniranno? Cosa accadrà? >> Aprì gli occhi e lo prese per le spalle, scrutandolo per bene << Inutile fingere...se mi avessi davvero amato non mi avresti nascosto nulla >>.

<< Non mettere in dubbio nulla! >> Si agitò << E' perchè ti amo che non ti ho detto niente! Se tu fossi scappata...Dio, non voglio pensarci. >> La prese per i fianchi avvicinandola a sé. Gli occhi gli divennero acquosi.

<< Jay... >> Gli prese il volto tra le mani appoggiando la fronte su quella dell'uomo << Quando si tocca il fondo, poi si inizia a risalire. Noi siamo al fondo. Tocca a te dare la spinta per tornare a galla >> Alzò lo sguardo su di lui, fissandolo senza dire nulla.

Lentamente come presa da un raptus posò le sue labbra su quelle di Jared, il quale spiazzato rimase immobile. Ma gli bastarono due secondi per capire cosa stesse accadendo su quel letto. Con dolcezza mosse le labbra, aprendole e inoltrando la lingua.

Le strinse i fianchi trascinandola sotto di sé.

Piazzando una gamba tra le sue.

Divorandole le labbra.

Alex continuava a stringergli un fianco, mentre con l'altra mano gli teneva la nuca.

<< Jay >> Lo allontanò di qualche centimetro << Aspetta >> Piantò gli occhi su quelli languidi di lui.

<< Che c'è ?>> Le sussurrò dolcemente lui, carezzandole una guancia con il dorso della mano.

<< Continuare...mi ferirebbe ulteriormente >> Abbassò il capo sul cuscino, nello stesso istante in cui Jared si sollevò lasciandola libera. << Grazie... >> Gli sorrise debolmente mentre si rimetteva in piedi aggiustandosi la vestaglina.

<< Alex... >> La chiamò piano lui

La donna si girò con nessuna espressione in viso o meglio era indecifrabile.

<< Buona notte >> Le sorrise.

<< Buona notte Jay... >> Ricambiò il sorriso uscendo svelta dalla stanza.

Jared si stese sul letto, prendendo tutto lo spazio. Per quanto potesse fare con il suo corpo minuto.

Ebbe l'impulso di toccarsi le labbra con le dita e ripercorse quei cinque minuti.

Un sorriso gli si stampò in viso. Sentiva di poter toccare il cielo con un dito.

Sentiva Alex di nuovo sua.

E si addormentò con quel dolce pensiero che gli riempiva al testa e tutti i sensi del suo corpo.

 

 

 

 

Si era da poco stesa sul suo letto, quando qualcuno bussò alla porta della sua stanza.

<< E' aperto >> Disse ad alta voce e subito dopo Lexi fece la sua comparsa in stanza.

<< Mi ospiti per due minuti sul tuo letto >> Sorrise tenera mentre rimaneva agganciata alla porta.

<< Vieni qui scema >> Le sorrise di rimando dando delle forti pacche sul letto.

Lexi corse velocemente e di rimbalzo si sedette di fronte all'amica sorridendo come una bimba di tre anni, con una mano cercò di rimettersi indietro tutti i capelli, ma al dire il vero sembrava più scombinata di prima

<< Paura del buio?>> Disse in una risatina Alex.

<< No...veramente sono qui perchè devo parlarti di una cosa... >> Si morse il labbro inferiore respirando sonoramente.

<< Mi devo preoccupare? >> Aggrottò la fronte.

<< Si e sono seria nel dirtelo! >> Incrociò le dita come se stesse pregando << Prometti che mi ascolterai fino alla fine senza dire nulla! Alex non fare quella faccia e dimmi. Anzi promettimi che starai muta fin quando non avrò finito! >> L'ammonì l'amica

<< Ok, cercherò di fare del mio meglio...su inizia>> La esortò la ragazza sistemandosi per bene sul letto, per prestare attenzione.

<< Allora quando tu e Jared stavate insieme da un mese ricordi che dovevate andare alla festa di Lizzy? Bene quel giorno avete litigato e Jared venne comunque alla festa. Io ancora non sapevo che stesse insieme. Ero arrivata da poco qui a New York e tu ancora non mi avevi presentato il grande uomo misterioso>> Mimò con le dita una figura strana, quasi un mostro << Quindi quella sera Jay, che era più che brillo, mi corteggiò e poi finimmo a letto. Quando poi tre settimane dopo ci presentasti, lui rise divertito e io rimasi scioccata. Beh concordammo di non dirtelo per evitare casini. Ma entrambi non avevamo colpa se non l'averti nascosto l'accaduto. >> Deglutì.

<< Oh, wow! >> Era allibita.

<< Zitta! Non ho finito! >> Respirò a fondo << Bene stamattina Jared mi ha ricattato dicendomi che devo aiutarlo a riconquistarti altrimenti ti avrebbe detto di quella notte. Siccome l'ho tenuto nascosto per sette anni, adesso lui mi ha dato l'occasione per dirtelo! Mi dispiace infinitamente tesoro! Odiami se vuoi, picchiami! Fammi ciò che vuoi! Ma ti prego non diseredarmi dalle tue amicizie!! >> La supplicò seriamente.

Alex si tratteneva dal non ridere. Si finse seria per un po'. Voleva farla penare, alla fine un po' se lo meritava, anche se non c'era da dare colpe. Non si conoscevano e non dubitava sulla fiducia di Lexi. << Ok...ma solo se domani mi offri pranzo e cena al ' Royal Candice'>> Assunse l'aria dispettosa.

<< Vuoi solo che spenda più di cinquecento dollari? Ok! Per me va bene! >> Battè le mani felice e contenta << Posso stritolarti?>> Le brillavano gli occhi.

<< Ma nemmeno per sogno! Per stanotte farò l'incazzata. Concedimelo eh?! >> Rise.

Lexi si alzò dal letto e la salutò come fosse nell'esercito << Ti adoro sister! >> Ridendo schizzò fuori dalla stanza.

Non avrebbe mai pensato che suo marito fosse riuscito a portarsi a letto la sua migliore amica.

Si sentiva troppo esposta adesso, soprattutto dopo quel bacio e dopo aver sentito la confidenza di Lexi.

'Come agire?' A questo non sapeva come rispondere...per tutta la notte continuò a girarsi nel letto senza riuscire a prendere sonno. Ma le immagini di Lexi e Jared che facevano sesso le sporcavano la poca considerazione positiva che dell'uomo le erano ormai rimaste.

 

 

 

 

 

Lexi era seduta al banco della cucina da ormai due ore. Stava assaggiando la torta che aveva appena sfornato. Voleva coccolare l'amica dopo la bomba sganciata la sera prima.

Si era fatta prendere dalla foga e l'acquolina alla bocca era persistente, così si era concessa l'assaggio di un fetta di torta, aspettando il risveglio di Alex.

<< Ti uccidi sola? >> Jared si versò del succo di pompelmo nel bicchiere posto sul bancone.

<< Come scusa? >> Chiese irritata Lexi, che ritornava sul pianeta terra.

<< No...presumo che sia stata tu a cucinare e adesso tenti il suicidio con la roba prodotta da te? >> Fece del sarcasmo.

<< Non sei spiritosi Jared! Spero che tu sia allergico ai frutti , almeno per una volta apprezzerò il pompelmo >> Sorrise falsa per poi addentare la torta.

<< Fanculo Lexi! >> Sbottò serio mentre sorseggiava dispettosamente la bevanda.

<< Che bei complimenti di prima mattina >> Comparve un Alex avvolta da una canotta sabbia di raso aderente e un paio di pantaloni blu scuro in tessuto, ciondolante sensuale sui suoi tacchi arrivò al bancone e posò la sua borsa.

<< Già pronta? >> Chiese Lexi.

<< Si, ho un appuntamento in ufficio. >> Mise dei fogli in borsa, per poi prenderla dal manico. Guardò i due << Ok, vado. Ci si vede dopo >> La sua voce era atona, come stesse parlando con il postino o con una cassiera, anzi con loro era molto più socievole.

<< Ma non fai colazione? >> Chiese dispiaciuta pensando alla sua torta.

<< No, finitela voi due...credo che il vostro feeling vada oltre le lenzuola >> Quelle dure e fredde parole gelarono i due, che rimasero impietriti.

Riuscirono solo a vedere la figura di Alex che abbandonava la cucina e poi anche la casa.

<< Ooooh no no no !! Lexi, ti prego!! Non mi dire che le hai detto di me e te! >> Sbraitò nero dalla rabbia.

<< Si... >> La sua voce tremava e il suo sguardo era ancora rivolto all'arcata della cucina, dalla quale Alex era uscita << Ma le avevo detto che era accaduto otto anni fa...non tre...come lo ha saputo... >> Non riusciva a capire. Non immaginava che nel suo racconto, Lexi aveva lasciato scoperta una falla. Un'enorme falla che aveva rovinato una lunga amicizia.

E Alex aspettava solo il momento giusto per rivelarle l'enorme bugia che l'aveva fatta ragionare durante la notte.

Le bugie hanno le gambe corte e ormai quelle di Lexi erano segate.

<< Cazzi tuoi Lexi! Me la pagherai! >> Gettò con violenza il bicchiere sul lavandino e poi andò in camera sua sbattendo forte la porta.

Tutto ciò che Jared aveva conquistato, adesso era di nuovo svanito.


Note autrice: se siete arrivate qui in molte, allora deve piacervi la storia nonostante sia venuto fuori il motivo del divorzio di quei due strampalati X'D 
Ma come avete letto ... quando le cose sembrino andare nel verso giusto, ecco che arriva un qualcosa che riporta tutto negli abissi nuovamente ._. 
Grazie a tutti voi!! ^^
Un bacio.
Ny.

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Capitolo 12
*** Chapter number twelve ***



Non le andava di percorrere chissà quanta strada. Dopo quindici minuti si sentì abbastanza lontana da casa. Vide una tavola calda ed entrò. Aveva fame e aveva bisogno della colazione.

Il posto era semi vuoto, se non per qualche operaio sparso ai tavoli a prendere caffè e ciambelle.

Guardò un po' in giro e poi si sedette ad un tavolo vicino alla vetrata, adorava mangiare e vedere la città, le strada e la gente indaffarata che passava svelta. La rendeva spensierata e per qualche minuto l'allontanavano dai suoi problemi.

<< Desidera? >> La voce giovane di un ragazzo la fece voltare

<< Oh...Salve! >> Sorrise dolcemente, come era solita fare.

<< Salve a lei >> Il giovane ragazzo ricambiò il sorriso, mostrando la sua perfetta dentatura.

<< Gradirei un caffè e uova e pancetta.>> Si sentì audace quella mattina. Era stufa mangiare sempre le solite cose genuine, per una volta voleva sentirsi americana a tutti gli effetti.

Il ragazzo scrisse tutto nel suo taccuino. Alex lo osservò per bene. Era alto pressapoco 180 cm, moro, un bel fisico, anche se era coperto da una felpa. Come modello avrebbe fatto faville.

<< Nient'altro?>> Alzò lo sguardo dal taccuino per osservarla.

<< Va bene così, Tyler >> Sorrise.

<< Ma come fa a sap..ah la mia etichetta >> Sorrise sbadato.

<< Ti spiace se ti ho chiamato per nome ? >> Chiese dispiaciuta.

<< No, no si figuri! Mi ha colto solo di sorpresa, devo ancora abituarmi alla targhetta, è da poco che lavoro qui. Diciamo che questo è il mio primo turno di mattina >> Scrollò le spalle.

<< Oh, ma allora farai la gavetta con me >> Gli strizzò l'occhio.

<< Non è male come inizio! Per ora solo operai e pensionate >> Scosse la testa esausto.

<< Ahahahahah! Li disdegni? >> lo punzecchiò

<< No,no! Non fraintenda! Solo che una ventata d'aria fresca fa bene. Adesso vado a prendere le sue ordinazioni >> Goffamente si voltò e andò oltre il bancone, presumibilmente in cucina.

 

 

 

 

<< Alex >> La chiamò Brandy nel corridoio.

<< Si? >> Si voltò verso l'assistente.

<< Ti vogliono al telefono >> Le porse il cellulare.

<< Chi è? >> Aggrottò la fronte.

In risposta Brandy scrollò le spalle.

<< Si? >> Rispose curiosa.

<< Angelo >> Una voce rauca rispose dall'altro lato.

<< Papà!>> Commossa corse verso il suo ufficio chiudendosi dentro << Come stai? >> Gli occhi le si riempirono di lacrime, cercando di mantenere il tono della voce calmo.

<< Sto bene. Mamma mi ha detto che la prossima settimana ci verrai a trovare >> Sembrava felice dal tono di voce.

<< Si, credo che martedì sarò da voi. Non vedo l'ora! >> Si asciugò con le dita le lacrime che scorrevano impertterite.

<< Alessandra non piangere >> L'accento italiano del padre venne fuori.

<< Come faccio a non piangere?? Papà io non ne posso più. Sono stanca e ogni cosa sembra continuare ad andare nel verso sbagliato. >> La sua voce era rotta dal pianto e al quanto disperata.

<< Devi lottare. Ti ho sempre detto che nulla nella vita è facile. Chi ha la strada spianata non arriva alla felicità. Lottare ti porta dove vuoi. Sii serena. Io sono con te, lo è anche mamma. Promettimi che starai tranquilla, pensarti angosciata mi rende agitato >> La sua voce era rigida, come quando da piccola combinava marachelle e lui la rimproverava.

<< Ok... farò del mio meglio >> Tirò su con il naso.

<< Ti voglio bene Alessandra. >> Si ammorbidì.

<< Te ne voglio anche io Papà>> Riagganciò scivolando sul pavimento, stringendosi il telefono al petto.

 

 

 

 

Non aveva voglia di tornare a casa.

Sapeva che Lexi o Jared avrebbero voluto parlarle, proprio per quello non voleva avvicinarsi a casa quella sera. A costo di dormire in un hotel.

Le strade principali erano illuminate. Tutti i negozi erano chiusi e lasciavano spazio ai ristoranti e pub.

Senza nemmeno accorgersene si ritrovò al 'Welcome Breakfast' la tavola calda in cui la stessa mattina aveva fatto colazione.

La sera era un po' piena.

Ma ugualmente trovò posto e il caso volle che il tavolo fosse lo stesso della mattina.

Si perse di nuovo ad osservare la strada, adesso semi vuota.

<< Mi tiene compagnia anche la sera?>> Alex si voltò verso la voce. E incrociò gli occhi marroni intenso di Tyler << Ciao Tyler! >> Gli sorrise << Pensavo non ci fossi la sera. Straordinario? >> Prese a sfogliare il menù.

<< Si, esatto. Due volte a settimana faccio fino a sera, almeno riesco a mantenermi gli studi. >> Accompagnò la frase annuendo con la testa.

<< Oh, e cosa studi? Se posso saperlo >> Continuava a fissare il menù, aveva intuito che il ragazzo fosse timido e non voleva farlo arrossire come accadde la mattina.

<< Studio arte, mi appassiona tutto ciò che è arte. Amo molto creare al computer >> Nella sua voce si sentì una gioia immensa, cosa che fece alzare il volto alla donna.

<< Davvero? Una mia amica cerca degli stagisti, con retribuzione minima. Ti vuoi presentare? >> Inclinò il labbro superiore in un sorrisino furbo.

<< Su-sul serio? >> Spalancò bocca e occhi scioccato.

<< Si, stamattina stesso ha indetto delle selezioni. Mi ha detto di farle pubblicità...se vuoi puoi presentarti al ' The Hive' alle nove. Chiedi di Brandy Davis >> Gli sorrise.

<< Al 'The Hive'?? Dice sul serio? Quel posto è il più ambito di tutta la mia facoltà e non solo...cioè! Oh mio Dio! Comunque O-ok..grazie >> Sorrise imbarazzato e preso dall'euforia.

<< Ma figurati...ora me lo porti un cheeseburger? >> Fece la voce piccina piccina sbattendo le ciglia.

<< Arriva subito! >> Sorrise entusiasta Tyler, correndo o meglio aleggiando verso la cucina.

Rendere felice una persona è molto più semplice di quanto pensasse. O meglio, ciò accade con gente normale.

 

 

 

 

 

 

Gente che andava avanti e indietro.

Telefoni che squillavano.

Uffici super affollati.

Si sentiva confuso solo a vedere, figuriamoci a capirne qualcosa.

Però si trovava lì ed era più che un traguardo! La security all'entrata non l'aveva bloccato e si sentiva importante solo per quello.

Si avvicinò cauto al bancone di metallo e legno vicino l'entrata. Dietro il quale c'era una donna afro-americana che parlava al telefono tramite un'auricolare.

<< Mi scusi? >> Disse imbarazzato.

<< Si? Un attimo Jason c'è un ragazzo qui. Ci sentiamo dopo >> Cliccò un pulsante dell'aggeggio e si concentrò sull'ospite. << Dimmi. >> La sua voce era limpida e molto professionale.

<< Si, salve. Cerco Brandy Davis... >> Era titubante.

<< Tu sei? >> Chiese mentre cliccava dei numeri su una presumibile tastiera anche se non vedeva a causa dell'alto bancone, ma dai movimenti della donna capiva cosa stesse facendo.

<< Io sono Tyler. Tyler Jackson. >> Disse secco.

La donna annuì << Brandy. Sono Caroline. Qui alla reception c'è un certo Tyler Jackson che chiede di te. Ah. Ok, ok! Ciao. >> Cliccò nuovamente l'affare e si rivolse al ragazzo << Sta arrivando >> Gli sorrise. << Puoi accomodarti su quelle sedie >> Gli indicò una fila di sedie rosse in pelle appena dietro di lui.

Tyler annuì e strinse la sua tracolla.

Si sedette e fissò i suoi piedi.

Era nervoso ed eccitato allo stesso tempo. Gli sembrava un sogno.

Chi l'avrebbe mai detto : lui un sempliciotto di provincia al The Hive. Nell'azienda più esclusiva degli Stati Uniti.

Lì dove chiunque può diventare il modello più ambito del mondo.

Lì dove Dior, Gucci, Dolce&Gabbana e altre compagnie di moda andavano reclutando nuovi modelli.

Ed era proprio lì che si trovava lui.

Nell'oasi della moda.

<< Tyler? >> Una voce sottile lo chiamò.

Il ragazzo alzò il viso trovandosi una ragazza bionda dagli occhi smeraldo che lo fissavano sorridenti.

<< Si, sono io... >> Pronunciò quelle tre parole in modo troppo timido.

<< Sono Brandy, seguimi >> Gli sorrise e si diresse verso le porte scorrevoli trasparenti davanti a loro.

Proseguirono per un lungo corridoio di quasi 10 metri, al quale si affacciavano, da entrambi i lati, numerosi uffici.

Brandy aprì una porta. Era un ufficio.

Diverso dagli altri. Molto più grande.

Non c'era nessuno all'interno.

<< Accomodati qui >> Gli indicò una delle due poltrone davanti la scrivania in vetro.

Il ragazzo annuì e si sedette mettendo a terra, accanto alla poltrona, la sua borsa. Poi estrasse il curriculum e lo mise direttamente sulla scrivania.

Sentì la porta chiudersi, Brandy sicuramente aveva abbandonato lo studio.

Per ingannare il tempo giocherellò con le dita. Pensando che Brandy non dovesse essere colei che le avrebbe tenuto il provino.

Sentì di nuovo la porta aprirsi e richiudersi e un rumore di tacchi proseguire verso la scrivania. Non si voltò, era troppo agitato. Fissò l'altra parte della scrivania, da lì a poco sarebbe comparsa la persona che avrebbe deciso la sua sorte.

<< Tyler!>> Una voce troppo familiare. La conosceva. E sapeva a chi appartenesse. Il tutto venne confermato quando la vide sedersi alla poltrona al di là del tavolo.

<< L-lei? >> Chiese sbalordito.

<< Mi scuso. Ma non volevo mettermi a nudo. Chissà che avresti potuto capire. Sono felice che ti sia fidato >> Gli sorrise dolcemente, mentre giocherellava con la lunga collana.

<< Oh, beh, Wow! >> Non sapeva che dire, era stato preso alla sprovvista.

<< Non ti ho nemmeno detto il mio nome... >> Gli disse dispiaciuta.

<< Presumo che se me l'avesse detto, avrebbe pensato che avrei approfittato di lei. Non l'avrei mai fatto. Nemmeno fosse stata Alexandra Caffarel o Jared Leto in persona...beh, forse per loro avrei fatto un'eccezione >> Sorrise goffamente, pensando a quelle due icone di quell'azienda.

<< Ah si? >> Rise << Quindi solo per loro? Wow >> Rise di nuovo.

<< Alex >> Brandy come un uragano entrò nell'ufficio << Jared ti vuole parlare nel suo ufficio >>

<< Che palle! >> Roteò gli occhi << Digli che sono in riunione. Appena mi libero vado >> Sbuffò irritata.

L'assistente annuì pensando all'ira dell'uomo e richiuse la porta.

<< Scusami, dicevamo? Tyler ci sei?>> Chiese scioccata vedendo la faccia da pesce lesso del giovane ragazzo.

<< Tu-Tu s-sei Alexandra Caffarel??>> Gli occhi gli schizzarono fuori dalle orbite.

La donna annui sorridendo appena << Si, in carne ed ossa. E sii fiero di te, non hai approfittato.>> Gli sorrise di nuovo prendendo il curriculum che il ragazzo aveva posto sulla scrivania.


Note Autrice : Ed eccovi la foto di Tyler -> 
http://i42.tinypic.com/rw58nn.jpg

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Capitolo 13
*** Chapter number thirteen ***


 

<< Mi stai evitando? >> La braccò vicino la stampante dietro il suo ufficio.

<< E se anche fosse?>> Prese i fogli stampati e li ordinò.

<< Mi rende nervoso il tuo comportamento >> la fissava tenendo le braccia conserte.

<< Sai che non me ne frega?>> Sollevò lo sguardo verso l'uomo. Sguardo gelido e colmo di rancore.

<< A me invece frega! E anche tanto >> La seguì verso l'ufficio.

<< Jared mi innervosisci così! >> Posò i fogli sul tavolo, sentendo la porta chiudersi, sapendo di non essere sola nella stanza.<< Odio quando devi controllarmi! Lo detesto! >> Si girò e lo vide ad un palmo di distanza da lei.

<< Io odio quando mi devi cancellare dalla tua esistenza! Lo detesto, pensa un po'?! >> Scrollò le spalle come fosse una ripicca quella frase, appena detta.

<< Io ho i miei motivi per odiarti! Tu fai bene a strisciare così da me. Mi fa sentire potente!>> Gettò veleno su quella frase.

<< Non ti riconosco più. Sei cambiata...ti rivoglio Alex...come devo fartelo capire >> Il suo sguardo era languido.

<< Forse non mi hai mai conosciuta davvero Jay...o forse mi sono rotta le palle di stare a contare le tue cazzate. Su otto anni, solo per due mi sei rimasto fedele. Gli altri sei te ne sei andato dietro le donnette facili e io sempre muta a far finta di niente! Ma quando vengo a sapere che una delle tue scappatelle è stata la mia migliore amica, beh...allora sì che in quel caso divento una iena. >> Si sedette sulla poltrona e con foga sistemo i fogli appena stampati << Ah! >> Alzò lo sguardo, additando l'uomo davanti a sé << La prossima volta che dovete mentirmi, almeno fatelo per bene...Lexi confonde sempre le gemelle Forway non riesce mai a distinguerle, questa è stata la falla del suo piano...Lizzy ha fatto la festa tre anni fa...Ellen 8 anni fa. A quella festa abbiamo fatto sesso la prima volta, fu per quella di Lizzy che litigammo e tu andasti solo, ma lì c'era anche Lexi...le balle vanno ben architettate. Mi è bastata una notte per capire il tranello...Ellen e Lizzy sono diverse, solo che Lexi ancora non riesce a distinguerle e le scambia sempre...si è confusa nella bugia. Ahi Ahi! >> Lo scimmiottò.

<< Io non ne sapevo nulla di questa bugia ideata dalla tua amica. Sai che non ti mento, le cose te le nascondo e lo so! Ma quando mi scopri o quando devo dirti determinate situazioni, allora uso la verità >> Era serio e si vedeva che non stava mentendo, anche Alex sapeva che era vero ciò che stesse dicendo.

<> Gli sorrise velenosamente.

Si alzò dalla scrivania dirigendosi all'armadietto posto di lato alla scrivania per riporvi le carte appena stampate.

<< No, Alexandra! Non dire cazzate! Tu sei mia moglie e non farò nulla se non con te >> Sbottò infastidito.

<< Oh davvero?>> Si girò divertita << Non più, Entro la fine della giornata il tuo caro avvocato riceverà le carte per il divorzio. Io la chance te la volevo dare, sei tu che non ti meriti nulla ed io sono esausta del tuo stupido e infantile comportamento. Non osare pensare di non firmarle. Se solo dovessi provarci ti trascino in tribunale! >> Lo additò << Ho una riunione. A dopo >> Più irritata di quanto già non fosse, prese nuovamente i fogli e sbattendo la porta lasciò lo studio e lì anche Jared, ferito e confuso.

 

<< Brandy, ti prego di essermi d'aiuto >> Camminavano veloci verso un grande edificio grigio, ma che già da fuori mostrava la sua raffinata eleganza.

Davanti all'antico portone di legno massiccio, cui manici e ornamenti erano di puro ottone, c'era una donna dai capelli neri, era sulla cinquantina,anche se il tailleur grigio perla le dava cinque anni in più.

<< Salve, lei e la Signora Bishop?>> Alex le tese la mano.

<< Si, lei deve essere la Signora Caffarel... >> Sorrise accondiscendente, porgendo a sua volta la mano.

<< Esattamente>> Strinse la mano della donna.

<< Prego >> Aprì il portone << Le faccio vedere l'appartamento >>.

Alex annuì ed entrò all'interno dell'atrio seguita da Brandy che si guardava intorno per cogliere ogni minimo dettaglio.

C'era molto verde, aiuole pulite e ricche di fiori, alberi giganteschi che seguivano un viale in mattoni grigi che portavano ad una porta in vetro doppio, dalla quale si intravedevano delle scale di marmo spesso al cui fianco c'era il banco del portiere.

La Signora Bishop aprì la porta in vetro e si diresse, sempre seguita dalle due donne , verso l'ascensore posto vicino le scale, un po' nascosto e difficile da vedere da fuori la porta di vetro.

Entrarono dentro l'ascensore, pieno di vetri e arrivarono all'ottavo piano.

<< Ogni piano ha 10 appartamenti, uno per ogni pianerottolo. >> Aprì la porta blindata.

<< Questa è la casa di cui le parlavo >> Spalancò la porta e fece accomodare le due donne.

Davanti si presentò un ampio salone alla destra, che si distanziava dalla porta d'entrata grazie a tre gradini in legno. Ora che guardavano meglio il salone era doppio, diviso da una grande arcata. Proseguendo il corridoio si poteva tenere sotto controllo l'intero salone, che oltre ad essere separato dai gradini era diviso anche da tre colonne di marmo distanti tra loro di circa 4 metri. Arrivati alla fine del salone sulla sinistra si poteva ammirare la grande cucina, che aveva un immenso balcone che dava sull'atrio del palazzo. Di fianco alla porta della cucina c'era una scala in legno che seguiva il percorso di una scala a chiocciole. Da lì si arrivava al piano superiore dove c'erano tre stanze da letto e due bagni.

<< Ma qui al piano inferiore il bagno non c'è? >> Chiese Alex.

<< Certo che c'è! >> Entrarono nuovamente dentro la cucina, la percorsero e arrivarono ad una sporgenza di muro di circa un metro, dietro la quale c'era una porta, anch'essa in legno, dietro la quale c'era un bagno. << Vede? >> Le sorrise l'agente immobiliare.

<< Si...>> Alex si guardò intorno << Che ne pensi Brandy?>> Il suo sguardo cadde sull'assistente.

<< Beh, è molto illuminata...è in centro, dista poco da lavoro e sei sempre circondata dal mondo,non sei isolata. Io la prenderei.>> Lineare e precisa come sempre.

Alex le sorrise e poi si voltò nuovamente verso la Signora Bishop << La prendo >>.

 

 

 

 

Stava controllando le carte, leggeva e rileggeva e non capiva nulla. Anzi era così in crisi che non riusciva nemmeno a capire cosa significasse la parola divorzio.

<< Jared >> Tomo gli toccò il polso destro. << Non puoi fare nulla, devi firmare >> Gli porse la stilo.

<< Non finirà qui >> Prese con violenza la penna e iniziò a firmare i fogli.

Ogni firma era un pezzo del suo cuore che si frantumava.

Ogni firma corrispondeva agli errori che l'avevano condotto fuori dalla vita di Alex.

Ogni firma era la sua condanna a rimanere solo.

 

 

 

 

 

Le luci di casa erano tutte spente.

Accese quella del corridoio e proseguì non curante verso a sua camera, la porta era chiusa proprio come l'aveva lasciata lei.

Abbassò la maniglia e accese la luce della sua stanza.

Gettò la borsa sul letto e posò il cellulare sulla scrivania, vicino ad un foglio ripiegato.

Quello di certo non l'aveva lasciato lei.

Titubante lo prese e lo aprì.

 

Dolce e cara Alex,

Odio questa situazione e odio ciò che ho fatto. So perfettamente che hai capito della balla che ti ho inventato. Quelle gemelle sono la mia croce. Ma ciò non toglie che sia stata una pessima amica, ho tradito la tua amicizia e la tua immensa fiducia in me. Inutile tirare in ballo scuse varie, non esistono. Quella sera ero brilla, ma sapevo che fosse Jared, che fosse colui che tra un anno avresti sposato. Una bugia durata troppo e mi dispiace. Ma non avevo le palle per dirtelo e come vedi nemmeno adesso riesco ad affrontare il discorso di presenza. Ti ho scritto questa lettera perchè è più facile così.

Esco dalla tua vita, pronta a rientrarci se tu vorrai. Sarò sempre nell'ombra aspettando un tuo permesso, anche se sinceramente la vedo difficile. Questa volta l'ho fatta grossa.

Spero che tu possa trovare la pace e tranquillità.

Se per il tuo compleanno verrai in Italia, allora pensami...basta uno squillo e se tu vorrai verrò.

Un forte abbraccio e immense scuse.

Lexi “

 

Una lacrima le rigò la guancia.

Ripiegò la lettera e la mise dentro l'agenda.

A lei avrebbe pensato prima o poi, adesso doveva smaltire tutta la rabbia e frustrazione e l'avrebbe fatto preparando le valigie.

Non aveva più la forza per rimanere in quella casa, che non era nemmeno sua.

Ormai era divorziata e doveva rompere ogni legame con Jared, ed abbandonare quella casa era una delle tappe fondamentali che si era prefissata.

<< Che ci fanno tutti questi vestiti sul tuo letto? >> Jared all'improvviso comparve, appoggiato allo stipite della porta.

<< Faccio le valigie >> Alex non alzò lo sguardo, continuò a riordinare le sue cose.

<< Hai già trovato casa?>> La sua voce era piatta.

<< Si, domani mi trasferisco >> Tirò dall'armadio uno dei suoi tre trolley e lo aprì sul letto.

<< Possiamo parlare come due persone civili? Potresti per favore smettere di sistemare le tue cose e darmi ascolto per un attimo? >> Chiese cortese, cosa del tutto difficile da parte sua.

Alex mise dentro il trolley il paio di jeans che aveva in mano e poi si eresse voltandosi verso Jared << Ok, ti ascolto >> Disse in segno di resa.

<< Vieni con me >> Entrò nella stanza e si avviò verso la porta/finestra. Scostò le tende e aprì la porta in vetro e uscì nella terrazza seguito da Alex.

La leggera brezza autunnale le faceva ciondolare la coda, mentre le dolci e tenui luci di Los Angeles le impregnavano la vista. << Questa sarà l'ultima volta che vedremo insieme questo panorama >> Poggiò i palmi delle mani sul davanzale del balcone.

<< Non farne un dramma Jared >> Lo supplicò Alex.

<< Non ne faccio. Mi merito tutto. La tua rabbia, il tuo odio, il tuo rancore, la tua delusione. Ogni cosa so di meritare. Ma sono certo che nella parte più remota di te, ancora mi ami. Ed io mi appello a quella minuscola parte. >> Si voltò verso la donna e le prese i fianchi con entrambe le mani << Dio Alex! Io ti amo alla follia. Se me lo chiedessi mi butterei da qui... >> Gli occhi si riempirono di lacrime.

<< Non serve Jay...non serve... >> Il vuoto le assalì lo stomaco, come una mano che stringeva le sue viscere. << In questi due anni in cui siamo stati sposati non mi hai mai fatto mancare nulla, come anche prima del resto. Non mi hai nemmeno tradita con nessuno, e ne sono certa. Ma mi hai nascosto di avere un figlio e anche di avere avuto una scappatella con la mia migliore amica un anno prima del matrimonio. Questo non posso accettarlo.>> Scosse la testa afflitta.

<< Non puoi nemmeno immaginare quanto vorrei non avere un figlio e quanto odio me stesso per essermi ubriacato alla festa di Lizzy >> La stretta sui fianchi divenne più forte.

<< No, Jay! Non osare dirlo più! Se lo avessi saputo, avrei accettato la tua paternità...ma il fatto che tu me lo abbia nascosto....quello mi da rabbia. Forse la scopata con Lexi te l'avrei fatta passare. Ma in quella situazione. Ne hai combinate troppe...non posso continuare a coprire sempre... >> Anche i suoi occhi divennero acquosi.

<< Ti Amo Alex. Ti amotiamotiamotiamotiamotiamotiamotiamo>> Le prese il viso con una mano e con impeto la baciò. Con passione le divorò le labbra e con amore esplorò la sua bocca con la sua lingua.

Le lacrime di entrambi si confondevano. Erano un tutt'uno.

La sollevò e la portò dentro, stendendola sul letto. Si staccò da lei rimanendo comunque sopra. La osservò : le labbra rosse e gonfie, i capelli arruffati di cui la coda era un vago ricordo. Il vestito pesca era solito stare a metà coscia, adesso era sollevato fin sopra l'inguine. Lei lo guardava con amore e passione, come se nulla fosse mai accaduto.

Si avventò di nuovo su di lei, spogliandola e spogliandosi.

I baci lungo il corpo e le dita che le accarezzavano l'interno coscia la fecero rabbrividire.

Jared risalì nuovamente, dedicandosi alle labbra di Alex.

Si posizionò meglio tra le gambe della donna e mentre intrecciava le dita di entrambe le mani nelle sue, con una decisa spinta di reni entrò in lei, sentendosi di nuovo completo.

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Capitolo 14
*** Chapter number fourteen ( Part one ) ***



Erano passati due giorni da quando aveva lasciato casa.

Erano passati due giorni da quando aveva fatto l'amore con Jared.

Erano passati due giorni e non era andata in ufficio, non voleva vederlo, sentirlo. Si era tuffata nel nuovo arredamento della casa, eclissandosi da tutto e da tutti.

Ed eccola lì, due giorni dopo in aereo diretta per New York.

Attaccata al finestrino dell'aereo, fissava le nuvole, che venivano spezzate dalle ali del mezzo. Contava i minuti in attesa di sentire lo steward che annunciasse l'atterraggio.

Non che la infastidisse il volo o New York, l'unica cosa che non riusciva a digerire era il suo compagno di viaggio : Jared.

<< La missione di questo viaggio è scegliere giusti campionari e voglio che tu parli con Frank. Voglio capire che ha in mente. >> Sfogliava vago una rivista mentre dava la comunicazione ad Alex.

<< Ok, va bene >> Il suo tono atono e seccato fecero sollevare lo sguardo a Jared.

<< So che preferiresti che io non ci fossi, purtroppo questo viaggio dobbiamo farlo insieme, dal prossimo ci dividiamo così non ti deprimi >> Era scocciato dal comportamento della donna.

<< Non sono scocciata, sono solo infastidita dalla tua tranquillità >> Continuava a guardare fuori dal finestrino.

<< Come dovrei comportarmi? Siamo divorziati no? Solo colleghi, stop. >> Sfogliò nevrotico il giornale.

<< Hai ragione, scusami >> Socchiuse gli occhi scuotendo la testa. Certe volte nemmeno lei sapeva come comportarsi o cosa dire a lui. Alla fine avevano divorziato, tecnicamente non erano più nulla e sapeva bene che Jared era furioso di non averla più. Ma ciò nonostante lei continuava a comportarsi come nulla fosse, non capendo che ormai non aveva più diritto di trattarlo così. Era difficile dopo tutti questi anni, però doveva riuscirci.

<< Ho letto il programma di questi cinque giorni qui a New York. Vorrei solo capire se siamo venuti anche per nuove assunzioni al team newyorkese o solo per rompere Frank... >> Si voltò verso l'uomo.

<< Ovviamente siamo sempre in cerca di carne fresca. Tu guarda anche in giro e vedi chi è più opportuno per noi... >> Prese un'altra rivista e la sfogliò. << Ho intenzione di licenziare Frank, Alex. Ho intenzione di fare cambiamenti. >> Era serio,il suo tono di voce celava un qualche piano.

<< Hai licenziato David, stai per troncare Frank. Come pensi di controllare due aziende a miglia di distanza da Los Angeles? Hai per caso il dono dell'ubiquità? >> Il suo tono di voce sfiorava l'ultrasuono.

<< No. Olivia prenderà le redini di New York. >> Disse come fosse la cosa più ovvia di questo mondo << Mentre io e te ci occuperemo di Los Angeles e Miami >> Continuò a sfogliare la rivista.

<< Come scusa? >> Un moto di rabbia la investì. Come poteva dirle una cosa del genere, in quel modo. Quell'azienda era il frutto del suo lavoro e di Jared. Come poteva dare un ruolo così importante ad una donna perfida e calcolatore come Olivia! Era come dare un accendino in mano ad un bambino di tre anni.

<< Problemi? >> Alzò lo sguardo gelido verso la donna.

<< Nessuno >> Abbassò gli occhi prima di scoppiare a piangergli davanti. Era stanca di lottare. Forse era giunto il momento di mollare le redini e andare altrove. Quello non era più il suo posto.

Ormai ne era certa.





Aveva due ore libere prima della riunione.

Non le capitava di stare a New York spesso.

La sua amata New York.

Vi era nata, cresciuta e poi per amore l'aveva lasciata. Ma le mancava ogni giorno e forse a breve sarebbe tornata.

Passeggiava per quelle vie come se lo facesse ogni giorno.

Amava quella città luminosa, ricca di tutto e piena di culture diverse.

La rincuorava il fatto che dopo i tre giorni di lavoro, avrebbe rivisto i suoi genitori godendosi un po' la sua famiglia.

Era solo quel pensiero che le faceva tornare il sorriso.

<< Riconoscerei quei capelli anche sotto tintura >> Una voce o un campanellino attirò la sua attenzione. Con la coda dell'occhio vide una figura minuta e bassina che con una mano alla vita e la testa inclinata da un lato la osservava. << Ellen?! >> Disse sorpresa.

<< Riesci sempre a riconoscermi...direi che oltre i miei genitori sei l'unica che riesce a farlo >> Sorrise avvicinandosi alla ragazza.

<< Ma tu non dovevi essere in giro per il mondo alla ricerca di una qualche avventura eclatante? >> Fece un segno vago con la mano roteando le pupille e accennando un sorriso divertito.

<< Diciamo che mi hanno strappato dal mio sogno >> Un sorriso spento comparve tra le sue labbra.

<< Ti mancava New York o Lizzy ti ha costretta a tornare? >> Sorrise pensando alla morbosa gelosia della gemella.

<< Non lo sai? >> Inarcò buia un sopracciglio.

<< Cosa? >> Arricciò le labbra con un espressione confusa.

<< Due anni fa Lizzy ha avuto un incidente...beh come e poi, uff..sai come va, operazioni a vuoto, ansia inutile e morte scontata. Un anno fa ci ha lasciati definitivamente...anche se io già l'avevo persa il giorno dell'incidente. L'ho sentito subito che era voltata via. Cose da gemelle, il filo si rompe e bla bla bla >> roteò la mano come fossero cose da routine, cose normali. Ma era nel carattere di Ellen, lei è sempre stata quella forte. La tosta, la gelida. Colei che aveva la soluzione per tutto e anche ora Alex non vedeva tristezza in lei, anzi era possibile che da un momento all'altro dicesse che in realtà Lizzy era sposata con due figli e che era una balla quella detta prima. Ma non accadde. Ciò provocò un vuoto nello stomaco di Alex. Ricordava per bene il liceo, quando conobbe le due gemelle, poi arrivò Lexi e infine tutte e quattro finirono nello stesso college e al loro gruppo si unì l'adorabile Krystell. Loro cinque, sempre insieme...poi ognuna prese la sua strada e delle gemelle si persero le tracce...solo per le grandi occasioni si sentivano e raramente si vedevano. Il dispiacere di Alex crebbe di più. << Oddio! >> Si tappò la bocca con entrambe le mani, sentendo le gambe tremare << Lizzy! Tesoro mio...mi dispiace da morire!! >> Non riusciva a darsi pace.

<< Oh, tranquilla. Lei è ancora qui >> Indicò il cuore << dobbiamo continuare a vivere per lei ed è per questo che sono qui. Mi ha lasciato un paio di cose in eredità e devo sbrigare fatti e fattucci con gli avvocati...maaa parliamo di cose più allegre >> Aprì le braccia illuminandosi con un sereno sorriso << Come va la vita da moglie? Jared? Ne avete di figli eh? >> Sorrise maliziosa.

<< Secondo te questo è un argomento allegro? >> Inarcò un sopracciglio, storcendo la bocca.

<< Mmmh...No?! >> Fece una smorfia con le labbra mentre si avvicinava con il capo.

Alex scosse la testa sospirando pesantemente << Su prendiamoci un caffè e ti racconto dei miei errori >> Fece cenno all'amica di entrare nel bar alla loro destra, mentre la tirava per un braccio

<< Agli ordini! >> Si mise sull'attenti lasciandosi trascinare verso il locale.






<< Cazzarola eh! >> Sbattè i palmi delle mani sul tavolo. Non riusciva a credere a ciò che Alex le aveva appena raccontato.

<< Shh! Ellen! >> L'ammonì Alex, ritenendo che quell'esclamazione fosse stata pronunciata con un tono di voce troppo alto, infatti la Signora del tavolo accanto si voltò curiosa dalla loro parte.

<< Scusa... >> Disse sottovoce avvicinandosi con la testa e le spalle all'amica, nonostante il tavolo lo impedisse << ...ma sono scioccata! Cioè... da Lexi me lo sarei aspettata un comportamento tale, ma da Jared no! >> Era sconvolta e presto anche Alex lo fu.

<< Che vorresti dire? Dovrebbe essere il contrario... >> Chiese presa contropiede.

<< Hai sempre avuto non due fette di prosciutto agli occhi, ma direttamente il maiale! Solo tu eri cieca! Lexi ha sempre sbavato su Jared! Sempre! Fin dalla prima volta che lo vide al college! Solo tu non lo sapevi o non volevi saperlo!>> Disse esasperata. Finalmente poteva dire tutto senza preoccuparsi. Se non fosse stato per Lizzy, Ellen avrebbe detto chiaro e tondo le cosa ad Alex. Ma per amore di sua sorella aveva evitato, lasciando che in tutti quegli anni regnasse l'ipocrisia e la menzogna. << Spiegati meglio El! >> Protestò la donna sulle spine. << Uff, ok! >> Chinò il capo respirando a fondo e poi rialzò il viso << Quando conoscemmo Jared e compagnia al college, tu subito confessasti il tuo innato amore verso il gelido >> La scimmiottò l'amica, beccandosi un'occhiataccia da Alex << Ancora con questo soprannome! Dai Jared non è così gelido! >> Gonfiò le guance.

<< I suoi occhi hanno sempre fatto questo effetto e smettila di proteggerlo, tanto siete divorziati anche se poi ti dirò come la penso! Ma adesso taci e fammi raccontare fatti arretrati! >> La puntò con un dito con fare minaccioso, gesto al quale Alex rispose con le mani in aria in segno di resa. << Bene, allora....dicevo...uhm...>> Si grattò il mento con un dito cercando il filo del discorso << Ah, Si!! Allora Lexi si confidò con Lizzy dicendole che anche lei era attratta da Jared, ma dato che tu avevi per prima confessato il tuo interesse...beh lei si mise nell'ombra...anche se non fu così, fu nell'ombra da parte tua. Ma ogni santo giorno diceva le sue paranoie a Lizzy. Soprattutto quando Jared decise di stare con te e di sposarti. Fu quel giorno che decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per non perderlo, trovò il modo di farvi litigare, tu rimanesti a casa e Jared andò comunque alla festa, lì Lexi agì d'astuzia e poi il resto lo sai. Il punto è che Jared ti ha sempre amata, sempre e lo so. Lui sembra stronzo, anche se lo è davvero. Ma con te no, con te è se stesso. Ti protegge, lo ha sempre fatto. Non prendere il fatto di Olivia come un segreto, cerca di capire perchè non ha mai detto nulla! Provaci. >> Quasi la stava supplicando.

<< Ellen, non è semplice. Il divorzio non cancella l'amore immenso che nutro per lui, ma dovevo e devo fargli capire come sto. Io ancora sto cercando risposte, non ho messo tutto dentro ad un cassetto. Ho solo allontanato lui per vederci più chiaro. Nemmeno io voglio perderlo Ellen, ma adesso che sta entrando in gioco anche Olivia, beh non ti nego che vorrei andarmene via correndo... >> Disse amaramente.

<< Alex stai sbagliando tutto, fidati... >> Posò una mano su quella di Alex.

<< Che vuoi dire Ellen? >> Inclinò la testa da un lato << Cosa sai?...Ti prego se sai qualcosa dimmela! >> Posò l'altra mano su quella dell'amica e con lo sguardo la implorò.

<< Alex >> Socchiuse gli occhi << Io...io conosco il figlio di Jared...è una storia lunga, ma saperla ti porterebbe solo ad altro dolore, anche se vedresti Jared con altri occhi. >> Sorrise colma di speranza.

<< Ellen! Tutto il dolore che ho provato in quest'anno non può che rendermi più forte. Ti prego, ti prego come fossi una sorella!>> Le divennero gli occhi lucidi.

La ragazza sospirò, si guardò intorno e poi torno su Alex << Ok, vieni con me... >> Si alzò e prese la borsa dirigendosi verso l'uscita.

Alex ancora stordita prese e si alzò seguendo l'amica, cosciente che avrebbe ricevuto un'altra mazzata, ma un qualcosa le diceva che questa l'avrebbe del tutto uccisa.

Note Autrice : Ed ecco a voi la cara, dolce e svampita Ellen ^^ http://i43.tinypic.com/316ar9j.jpg

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Capitolo 15
*** Chapter number fourteen ( Part two ) ***




<< Che ci facciamo qui?>> Il suo tono era titubante.
<< Vuoi sapere la verità?>> Si girò verso Alex, che in risposta annuì << Allora taci e seguimi >> Si voltò e riprese a camminare.
L'erba non era alta, anzi il prato era ben curato.
Ma nonostante il sole, nonostante il canto degli uccellini.
Beh, nonostante tutto quel posto non trasmetteva alcuna allegria.
Ellen si fermò e Alex la copiò.
<< Alex, ti presento Bryce. Il figlio di Jay Leto.>> Pose una mano sulla lapide in marmo. Alex cadde sulle ginocchia scuotendo la testa sconvolta.



                                                   Bryce Williams Leto
                                                               Born - October 12 2000
                                                              Die - September 27 2001
                                          A simple creature. We remember you with love.
                                                                  Goodbye Sweet Angel.



<< Non aveva nemmeno un anno >> La voce le uscì in un sussurrò strozzato.
<< Bryce non è nato sano. Era malato...il suo cuore non era al 100%...Jay lo sapeva e anche Olivia. Era ed è per questo gelido...la morte di Bryce lo ha ucciso...non che lo avesse voluto, ma era suo, suo figlio...per questo non te ne ha mai parlato. >> Si sedette ai piedi della lapide, accanto ad Alex. << Tu come lo hai scoperto? >> Fissava attonita la lastra in marmo. Sentendosi troppo confusa. << Diciamo per caso. Mia madre lavorava nello stesso ufficio dello zio di Jared, in quel periodo poi Lizzy usciva con Shannon, che le raccontava tutto. Quindi tramite le voci dello zio Leto e tramite il Big Brother Leto ho scoperto tutto. So anche che Olivia rimase veramente incinta di proposito per tenersi stretto Jared, non perchè avessero idee su aziende future, a vent'anni non si sa nemmeno che mutande si indossino, figurati progettare di infinocchiarlo per creare un'azienda con il figlio di un grande imprenditore, quindi nessun azione di marketing. Direi che i genitori di entrambi ne stanno fuori... >> Prese un filo d'erba e lo mise tra i denti << Sta di fatto che però Bryce venne al mondo e Jared accettò il pargolo e dichiarò che Bryce fosse suo figlio, adesso Olivia dice che per legge le spetta una fetta dell'azienda, ma onestamente non lo so. Credo che Jared le stia dando il posto solo per farla tacere e non perchè ti odi. Lizzy mi diceva sempre che Jared con te aveva trovato il sorriso, almeno è quello che Shan diceva... >> Sospirò fissando il cielo azzurro << Mi è mancata New York, credo che rimarrò qui...tu che farai?>> Si voltò verso l'amica, che ancora sconvolta si torturava le mani non smettendo di fissare la lapide. Le sembrava tutto troppo assurdo, ma anche così vero e in effetti tutto tornava. << Credo che parlerò con Jared... >> Tornò in vita all'improvviso alzandosi di botto.
<< Credo che questa sia la cosa più giusta che tu abbia detto per tutta la mattina >> Annuì pensando che la sua amica fosse rinsavita. Si alzò anche lei << bene il mio ruolo è finito, vado a casa! Mi sa che Mamma si stia chiedendo che fine abbia fatto >> Sorrise aggiustandosi la gonna a quadri rossa e verde.
<< Ellen?>> La chiamò Alex. La ragazza si voltò << Grazie di tutto >> Non serviva abbracciarla, anche perchè sapeva che ad Ellen dava fastidio, l'impulso nel farlo era forte, ma si trattenne. La ringraziò con gli occhi luminosi. << Oh, non devi. Fatti sentire però! >> Le sorrise di rimando, mentre s'incamminava verso l'uscita del cimitero.
Alex non potè che pensare che in tutti quegli anni l'aveva avuta una vera amica, solo che l'aveva abbandonata accecata da altro.
Il detto è vero ' non è oro ciò che luccica'.




Si era presa più del tempo dovuto. Ma le era servito per capire.
Aveva saltato la riunione e non aveva nemmeno avvertito Jared, che l'aveva chiamata venti volte. Ma era presa da altro per sentire il cellulare vibrare.
Sapeva che l'avrebbe trovato arrabbiato più di una iena.
Si armò di spirito e si diresse alla sua camera.
Camera 6277.
Vi bussò un paio di volte, poi la porta si aprì.
<< Oooh! Sei viva! >> Spalancò la porta prendendola in giro, la rabbia gli usciva da ogni buco avesse nel corpo.
<< Poco spiritoso! >> Entrò nella stanza sedendosi sull'enorme letto matrimoniale già disfatto << Siediti, devo parlarti. >>
<< Oh, anche io devo! >> Chiuse la porta e si diresse verso il letto, nel quale c'era Alex.
<< Ma hai affrontato un giaguaro? >> Chiese fissando il graffio sul collo, spostandogli la testa con le mani, da destra a sinistra per vedere meglio. << No, Frank non era contento e siamo venuti alle mani >> Disse quasi scocciato.
<< Stupido! Jay sempre il solito! >> Tolse le mani dal viso dell'uomo, per schiaffeggiargli un braccio.
<< Non è colpa mia! Questa volta non ho iniziato io! Non ha accettato e mi è saltato addosso >> Si giustificò.
<< Ok, come dici tu. Però è tutto risolto no? >> Si tolse lo spolverino grigio perla e lo gettò su uno dei cuscini del letto.
<< Si, La settimana prossima il mio avvocato farà firmare il contratto ad Olivia e poi mi spedirà tutti i documenti via fax. Almeno di Frank la sanguisuga ci siamo liberati >> Disse come si fosse tolto un macigno dal petto. << Di che devi parlarmi? >> Chiese all'improvviso.
<< Oh, già >> Sorrise agitata << Non riesco a girarci intorno, quindi andrò diretta. Non voglio che tu possa arrabbiarti. Prendila come una confidenza che mi è stata fatta. Una confidenza trattenuta troppo... >> Disse di getto esasperata.
<< Alex mi spaventi...che succede? >> L'aria gelida che aveva in aereo svanì, adesso era il Jared di sempre, premuroso, affettuoso e iperprotettivo.
<< Oggi ho incontrato Ellen...Ellen Forway. E mi ha raccontato un paio di cose...mi ha fatto vedere una cosa importante. >> Prese le mani di Jared e le strinse forte.
<< Tsk! Ellen. Scommetto che ti ha raccontato della sera alla festa... >> Sorrise irritato, guardando altrove.
<< Non solo, direi che adesso non me ne sbatte nulla di Lexi e di te. Tesoro... >> A quel nomignolo Jared si girò sorpreso, vide Alex sorridere dolcemente << Le mie angosce sono le tue, e quelle tue sono le mie. Ricordi? Anche se sono dolori passati avresti dovuto parlarmene... >> Gli accarezzò i dorsi delle mani.
<< Ale, ma di cosa stai parlando? >> Con gli occhi spalancati ancora non capiva a cosa si stesse riferendo.
<< Oggi Ellen mi ha portato da Bryce... >>
Quel nome provocò una fitta al cuore di Jared.
Segreti e storie raccontate, che finiscono nel giro di minuti.
Sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, sapeva che prima o poi qualcuno le avrebbe detto la verità. Shannon gli aveva sempre detto che prima o poi sarebbe stato lui stesso a rivelargli tutta la storia. Soprattutto dopo l'affare del divorzio.
Aveva sempre cercato di mantenerla all'oscuro di tutto. Ma adesso che la verità era venuta a galla era giusto che sapesse tutto senza più scusanti. Ormai non poteva tirarsi più indietro. Coraggio o no doveva affrontarla.
<< Non volevo che tu lo scoprissi così, non so nemmeno perchè te lo abbia nascosto. Forse volevo nasconderlo a me stesso. Mi sento un fallimento Alex >> Scoppiò in lacrime come un bambino, fu naturale abbracciarlo forte e coccolarlo. << Shhh! Ci sono io qui, va tutto bene >> Lo cullò tra le sue braccia aspettando che si calmasse. Mai avrebbe creduto che un giorno avrebbe visto Jared piangere.
Tutti le avevano sempre detto che era un iceberg, che fidarsi di lui era come andare in autostrada bendati, che non provava amore per nessuno.
Ma il punto cruciale è che nessuno sapeva quanto false fossero quelle voci e nessuno sapeva quanto amore e umanità c'era in lui.
Raggomitolato e protetto in quell'abbraccio si sentiva finalmente a casa.
Sentiva lo stomaco più leggero, come si fosse svuotato. Anche se non era per merito suo, finalmente Alex sapeva la verità e questo lo faceva sentire meglio, adesso doveva solo rifinire la storia che Ellen aveva raccontato. Sperando in un lieto fine.

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Capitolo 16
*** Chapter number fifteen ***




Zuccherava il suo caffè come fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita.
<< Cioè ti sei bloccata così? Sembravi un leone e sei diventata un agnellino >> Mise il cucchiaino sul piattino e portò la tazzina alle labbra.
<< Ellen non è stato così semplice, gli ho detto di Bryce...poi mi è scoppiato in lacrime...non ho potuto insistere per sapere cosa lo avesse portato a tacere nei miei confronti...>> Addentò con foga la ciambella.
<< Sei un lupo stamattina! >> Evidenziò sbalordita l'amica << Comunque io ti consiglierei di capire qualcosa, non chiedendogli direttamente la motivazione, ma cerca di provocarlo...che so....boh!>> vagò in aria con lo sguardo << Idea! >> Sbattè un pugno sul tavolo facendo vibrare la tazzina e spaventando Alex che deglutì velocemente il pezzo di ciambella << Ma sei impazzita??? Mi hai fatto spaventare! >>.
<< Ehhhh! Che sarà mai! Comunque taci! >> Socchiuse gli occhi e si concentrò << Portatelo dietro dai tuoi! >> Disse come fosse una cosa scontata.
<< Ma sei fuori? Se mio padre lo vedesse ora come ora lo fucilerebbe! Non è possibile. >> Scosse la testa.
<< Io dico che devi! Secondo me è un modo per avvicinarvi di nuovo e sarebbe un modo per farlo parlare. A Jared serve un po' di relax, deve estraniarsi dal mondo esterno è troppo pieno di ansie e tormenti inutili. Poi casa tua è speciale, quel giardino fa venir voglia di entrare nel mondo dei sogni! Dico che è una soluzione plausibile! >> Annuì con il capo sorridendo.
<< Non lo so...me la devo pensare... >> Guardò fuori dalla vetrata della pasticceria. Davanti agli occhi le passò una coppia sposata, felice, che tenendosi per mano visionava le vetrine dei negozi. Quanto avrebbe voluto anche lei poterlo fare...aveva fallito una volta, ma non era detto che tutto era finito. Nemmeno lei voleva crederci fino in fondo.
Che Ellen avesse ragione?






<< Hey Tomo >> Chiuse la porta della sua stanza dell'hotel facendo accomodare l'amico su una delle poltrone della scrivania << Come mai da queste parti? >> Si sedette di fronte l'amico << Thè? >> Gli indicò la brocca in metallo posta sul tavolino che li divideva.
<< No, grazie. Sono qui per parlarti della festa. Allora io ho terminato tutto quello che serviva. Mi devi solo dare il numero preciso degli invitati >> Accavallò una gamba sorreggendola con una mano dalla caviglia.
<< Sto ultimando la lista. Alla fine quella è la minor spesa. Voglio solo che sia speciale. >> Fece spallucce e si versò un po' di thè nella tazza, nello stesso istante in cui bussarono alla porta. << Scusami un attimo >> Si alzò e si diresse alla porta. Aprì senza chiedere chi fosse << Shannon?! >> Sbalordito rimase a fissare la figura ben piazzata del suo fratello maggiore che da dietro le lenti scure dei suoi occhiali da sole lo fissava sorridendo << Sorpresa! >>.



Lo shopping compulsivo di Ellen l'aveva stremata ed in più quella bambina ronzante non ci voleva : sbadatamente le aveva rovesciato la sua coppetta al cioccolato sulla sua camicetta bianca. E se non l'avesse lavata subito l'avrebbe potuta gettare, fortuna che l'indomani ci avrebbe pensato sua madre, sempre se non fosse stato troppo tardi.
Gettò l'indumento oltraggiato sul letto e si armò di un asciugamano bagnato e iniziò a tamponare la parte lesa della camicia. << Dai, dai! Collabora! >> Sfregava con forza, ma sapeva che senza un detersivo adatto non avrebbe risolto nulla.
<< Un secondo arrivo!! >> urlò in risposta al bussare compulsivo alla porta. Si alzò e si diresse di corsa alla porta aprendola di scatto.
<< Buonase...CCCazzo Alex! E' così che hai conquistato Jay??Ma...M- Mio fratello non sa quanto sta perdendo?? O forse si!>> Shannon la osservava sbalordito grattandosi il pizzetto ed evitando che l'inquilino dei piani bassi facesse la sua comparsa.
<< Smettila di fissarmi le tette Shan! E che cosa ci fai qui???>> Lasciò l'uomo sulla porta e ritorno al suo indumento perso.
<< Mi ha chiamato Ellen e sono venuto... anche se adesso guardandoti sto per venire davvero >> Pronunciò quelle ultime parole sottovoce, per evitare che Alex lo buttase fuori dalla stanza a calci, cosa che avrebbe destato l'attenzione del fratello minore, che sicuramente avrebbe chiesto spiegazioni e da lì si sarebbe giocato le sue parti intime a vita. Perciò si limito a chiusdere la porta e raggiunse Alex sul letto << Ma che stai facendo? Giri un porno? >> Si distese su di un lato sorreggendo la testa con una mano.
<< Sei un pervertito! Sto solo cercando di salvare la camicia! Una bambina ha deciso di gettarci su il suo gelato al cioccolato! >> Si irritò di più al pensiero.
<< Sai che senza un detersivo puoi anche gettarla?! >> Sghignazzò.
<< Sei venuto qui per sfottermi? >> Chiese acida, continuando a sfregare sul tessuto con l'asciugamano.
<< No, anche se come secondo fine non è male >> Continuò a ridere, ma lo sguardo truce della donna lo fece tacere e si ritrovò a tossire per bloccare la risata << No, sapevo che c'eri anche tu e sono venuto a salutarti...inoltre sono qui per dirti che stasera ceniamo tutti insieme. Diciamo che tra un'ora dovresti farti trovare quanto meno vestita >> Si alzò dal letto.
<< Stronzo!>> Scosse la testa e si alzò anche lei gettando nel cestino la camicia << Esci che devo farmi una doccia! >> Lo spinse per le spalle fuori dalla stanza.
<< Se vuoi ti lavo la schiena! >> Rise malizioso, mentre forzato dalla donna stava varcando la soglia della camera.
<< Va a lavarla a Jared! >> Chiuse la porta sentendo un 'che schifo!' da parte di Shannon.
Si diresse ridendo verso la doccia, sperando che un'ora le bastasse per ristrutturarsi e coprirsi le occhiaie.



Un tubino a fascia color champagne le fasciava il corpo, i capelli morbidi le cadevano sulle spalle, il lieve trucco le dava una lucentezza naturale, come se la giornata fosse appena iniziata. Nonostante fosse in piedi dalla mattina non dava a vedere la stanchezza, nemmeno su un paio di decoltè , anch'esse champagne, tacco 15. Si sentiva in ritardo, anche se lo era solo di venti minuti. Ma era sicura che Jared l'avrebbe battuta nel ritardo. Questo bastava per confortarla.
Le porte dell'ascensore si aprirono e la hall era vuota. Percorse un po' il corridoio e superata la colonna di marmo posta al lato della reception notò che nel salotto c'erano un po' di visi conoscenti. << Una delle due diveh è qui! >> Tomo si alzò dal divano andando incontro ad Alex.
<< Hey!>> La donna lo strinse forte. Era da un po' che non vedeva in girò il barbuto. << Come stai?? >> Lo allontanò un po' per guardarlo bene in viso << Non sei per nulla cambiato! Vicky? >> Sorrise nel fargli quelle domande.
<< Oh, lei sta bene. Ci prepariamo per il matrimonio... >> Sorrise emozionato, cosa assurda pensando all'impassibilità di Tomo.
<< Davvero?? >> Lo strinse di nuovo, più forte di prima << Ohhh!! Sono troppo contenta! Auguri !! >> Sorrise sentendosi emozionata anche lei, erano decenni che quei due stavano insieme, quasi più di lei e Jared. Ma i suoi pensieri vennero allontanati quando intravide una tizia seduta di fronte a lei e accanto a Shannon << Ellen!>> Si allontanò da Tomo andando verso il divanetto << Che ci fai qui? >> Arricciò le labbra mettendo un mano su di un fianco, lasciando che l'altra facesse ciondolare la sua borsa dorata. << Ehm...Ciao Jared!! >> Ellen scansò Alex evitando di rispondere alla domanda e si diresse a passo veloce verso il nuovo arrivato, che ricambiò il sorriso della ragazza mora. Per una volta grata della puntualità dell'uomo di ghiaccio.
<< Puoi spiegarmi qualcosa tu? >> Disse a denti stretti a Shannon che l'affiancò godendosi la scena davanti a sé << Io non ho nulla da dire... >> Alzò le mani in segno di innocenza << ...forse il tuo caro maritino si...ma intanto andiamo a cena su. >> Le porse il braccio per accompagnarla al ristorante dell'hotel. << Non finisce qui, ti torturerò fin quando non saprò tutto >> Assottigliò gli occhi con fare minaccioso, espressione che fece sorridere Shannon.
Per Alex c'era qualcosa che non andava...era troppo strano.
Erano tutti lì.
Tutto in quei giorni.
Troppe coincidenze.
Si diresse con tutti quei dubbi verso la sala, rimanendo con un'enorme magone per tutto il tragitto.



Il telefono di casa squillò un paio di volte.
Il suono rimbombava per tutto l'immenso corridoio.
Dei passi affrettati ciabattavano sul tappeto che ornava l'ingresso sontuoso e una mano curata sollevò la cornetta con fare trapelato.
<< Si? Pronto? >> La voce affannata di una donna rispose.
<< Avalon, Scusa se ti disturbo a quest'ora. >> Dall'altro lato un'altra voce femminile rispose.
<< Tranquilla, pensavo fosse mia figlia. >> Scosse la testa cacciando via pensieri.
<< E' proprio di lei che devo parlarti. >> Il tono di voce si fece serio.
<< Che succede? >> Si allarmò la donna.
<< Ho bisogno che tu mi faccia un favore... >> La sua voce era speranzosa, come se sapesse di poter contare sull'aiuto della donna.
<< Dimmi >> Si mise sull'attenti.
<< Ho bisogno che domani tu scenda in città. >> Disse secca.
<< Costance non posso. Domani arriva mia figlia. >> Si leccò le labbra.
<< Avalon, non verrà. Jared le sta preparando una sorpresa. Vorrei che ci fossi anche tu, per me...per lui è molto importante. Per favore vieni in città. >> La stava supplicando, cosa che non aveva mai fatto. Ma in questa circostanza ne era costretta.
<< Ci sarò, a che ora? >> Chiese rassegnata.
<< A mezzogiorno da 'Ted' , buona serata Avalon. >> Disse con tenerezza.
<< Buona serata anche a te Costance. >> Chiuse la chiamata , facendosi investire da un moto di tristezza. L'ennesimo colpo di grazia inflitto ad Alex, avrebbe raccolto anche questa volta sua figlia con un cucchiaino.
<< Chi era ? >> Suo marito comparve dietro le sue spalle.
<< Era Costance. Domani devo andare in città, Mike. >> Si diresse mogia al piano di sopra.
<< Sai come la penso Avalon. Sarà un ritornare di nuovo nel baratro, se non ora...a breve. Non scordare ciò che ha passato Alex in quest'ultimo anno, non posso scordare il suo viso angosciato e spento. Lui non la merita e lo abbiamo sempre saputo. >> Disse retorico il marito.
<< So bene cosa è accaduto in quest'anno, non sono cieca e non dimentico. E' anche mia figlia, la consiglierò... è ovvio che lo farò, ma....ma sarà lei a decidere. Non noi... quindi non c'è bisogno che tu venga. Non voglio che ti possa affaticare. La porterò comunque qui a casa, così la potrai vedere come ti ha promesso. >> Continuò la sua salita << Buona notte Mike >> La sua voce era flebile.
L'uomo guardò la foto della figlia vicino il telefono, quante sofferenze patite e ancora quante da vivere. Con il dolore nel cuore si diresse nel salone per un drink.
Dimenticare era impossibile, attutire il dolore era una delle soluzioni da considerare.



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Capitolo 17
*** Chapter number sixteen ***





Gli imprevisti e le sorprese sono il gusto della vita. Ed è quello che diede un forte stupore ad Alex quella sera, a quel tavolo, insieme ai suoi amici di sempre, forse ai più veri. Ma nonostante le sue amicizie si fossero dimezzate, lei quella sera si sentiva a casa. Felice e piena. Non pensava a nulla di particolare, aveva avuto solo nostalgia di quei momenti, ma adesso lì, attorno a quel tavolo tondo aveva i suoi amici e il divertimento che le davano colmavano ogni vuoto.
<< Quindi fatemi capire >> Posò le posate ai bordi del piatto in porcellana e fissò Shannon e d Ellen << Voi due uscite insieme, da circa...due mesi? >> Roteò gli indici vaga << Wow! >> Sorrise sorpresa.
<< Ma non è nulla di che! Tre scopate al mese >> Disse con nonchalance Shannon.
<< Shannon >> Urlarono insieme Tomo, Alex ed Ellen, soprattutto quest'ultima gli diede uno scappellotto sulla nuca << Cretino! >> Aggiunse al gesto.
<< Ma scusate! La verità va detta >> Si massaggiò la testa, giustificandosi.
<< Evito di ascoltarti che è meglio!>> Alex posò il tovagliolo sul tavolo << Vado al bagno, scusate >> Si alzò dalla sedia e si diresse alla toilette.
<< Direi che è il momento... >> Aggiunse Jared non appena Alex fu abbastanza lontana.
<< Ma non ho mangiato nemmeno il dolce! >> protestò Shannon.
<< Taci e alzati >> Lo tirò per un braccio Ellen, che nonostante la sua piccola statura riuscì a far leva sui piedi e spostare di qualche centimetro il colosso. << Che palle che sei! >> Sbuffò gettando sulla sedia accanto il tovagliolo di seta avorio mentre si alzava dal tavolo << Mi raccomando Jay, sto saltando il dolce per farti questo favore >> Lo additò con fare minaccioso.
<< Ok, brò! >> Alzò le mani in segno di resa << Per il dolce questo e altro >> Sorrise stuzzicando la vulnerabilità del fratello, che mogio mogio veniva allontanato da Ellen dal ristorante.
<< Jay >> Lo chiamò piano Tomo, che era in piedi davanti a lui << Queste sono le chiavi, non c' è nulla di cui tu debba preoccuparti >> Sorrise amichevole l'uomo dando le chiavi all'amico.
<< Grazie Tomo >> Sorrise di cuore Jared prendendo le chiavi e ricevendo una pacca sulla spalla da parte del barbuto.
Il tavolo era vuoto e sperava che tutto sarebbe filato liscio, proprio come aveva progettato.
Aveva solo gli ultimi assi nella manica.
Doveva farcela.
Poteva farcela.
<< Sono stati rapiti tutti? >> Alex comparve come un fungo accanto a Jared.
<< No, avevano altro da fare, ma ti salutano >> Sorrise e si alzò fronteggiando la donna.
<< Che hai in mente? >> Storse le labbra mettendo una mano sul fianco.
<< Riesci sempre a scoprirmi >> Sia aggiustò la giacca guardando il tavolo.
<< Ti conosco meglio di quando tu possa credere >> Sottolineò Alex.
<< Allora per questa sera fidati di me, anche se sarà l'ultima volta...ma fidati >> Si voltò verso di lei scrutando i suoi occhi.
<< Ok, rapiscimi allora. >> Disse seria e convinta guardando decisa gli occhi ghiaccio dell'uomo.
<< Seguimi >> Sorrise soddisfatto porgendole una mano che lei strinse con forza, scivolando nella notte.



<< Cosa ci facciamo qui? >> Chiese stupita osservando quel cancello e soprattutto quell'edificio imponente che la sovrastava.
<< Tranquilla. Non ci dobbiamo rimanere>> Sghignazzò prendendola per mano e trascinandola con passo veloce verso l'entrata dell'edificio più piccolo, posto accanto a quello più grande.
<< Jared...tu mi preoccupi. Questo posto non mi da allegri ricordi e soprattutto tutta questa situazione mi fa agitare di più! >> La sua voce era incrinata, ma nonostante tutto si lasciava condurre dall'uomo su per le scale.
Si fermarono davanti ad una porta.
La porta.
<< ooook...adesso sì che mi preoccupi >> Sorrise nervosa
<< Alex sta tranquilla! Mi ricordi quando dovevamo fare lo scherzo alle matricole! >> Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una chiave e la inserì nella serratura, diede due mandate e aprì.
<< Certo! Dovevamo entrare dentro l'ufficio del Preside! Ovvio che ero cacata! >> Lo rimproverò la donna, con le mani ai fianchi. Poi con tranquillità varcò la soglia ed entrò nella stanza buia. Come se vivesse lì, accese la luce. Senza dover fare fatica per trovare l'interruttore.
Jared richiuse la porta, dando per sicurezza una mandata << Che effetto ti fa? >> Si guardò intorno
<< Beh...pff...per essere strano è strano...saranno ormai cinque anni che non entravo qui...ma...ehm... >> Si voltò verso di lui, inchiodandolo con lo sguardo << Perchè siamo qui? E come hai fatto ad entrare e avere le chiavi?? >> Chiese sconvolta e preoccupata allo stesso tempo.
<< Beh... >> Si tolse la giacca posandola accuratamente sulla sedia della scrivania. << otto anni fa è iniziato tutto qui...ed è da qui che vorrei ricominciare >> alzò le spalle come se la giustificazione fosse banale.
<< Jared >> Lo richiamò sconsolata.
<< Shh... >> Le posò l'indice sulle labbra e con l'altra mano le indicò il letto per farla sedere, mentre lui rimase in piedi. << Non fraintendere. Non siamo qui perchè io possa convincerti o possa chiederti nuovamente di sposarmi o stare con me...otto anni fa entrai qui dentro e tu stavi seduta lì >> Indicò con tenerezza la sedia e la scrivania << e studiavi...ti bloccasti nel vedermi e mollasti tutto, ti dissi che mi piacevi e anche tanto, ma che comunque non accettavo una relazione a due, tu eri pronta a tutto e la nostra relazione aperta arrivò...forse fu anche per quello che molte cose le lasciai solo a me stesso...ma adesso mi rendo conto che avrei dovuto dirti tutto... lo so che adesso è tardi, anche se c'è chi dice che non è mai troppo tardi per certe cose...però visto come sono andate le cose...beh, comunque... >> Si grattò la fronte e si avvicinò alla finestra lisciando le tende lilla e fissando il viale alberato del college << Ero certo che non avresti accettato di ascoltarmi...quindi ho messo su tutta questa scena...la cena con i ragazzi...quello era l'unico modo per convincerti a cenare con me e ad essere qui...adesso >> Si girò osservando la figura di Alex seduta sul letto che con i suoi meravigliosi occhi lo osservava curiosa << Tomo si è fatto in quattro per convincere il direttore a farsi dare le chiavi di questa stanza...>> Sorrise abbassando lo sguardo alle sue scarpe.
<< Hai degli ottimi agganci Mr Leto >> Sorrise nel dirlo << Non preoccuparti, ti ascolto...non giustificare le tue azioni... >> Disse teneramente.
<< Non mi dilungherò tanto... >> Annuì e poi si schiarì la voce coscienza << Avevo 28 anni e non sapevo nemmeno cosa il mondo mi stesse dando...già due anni prima mio padre iniziò a farmi conoscere strani tipi, uomini che avevano in mano imperi, sperava che un giorno prendessi in mano la sua azienda. Fu ad una di quelle cene, subito dopo la mia laurea che conobbi Olivia, a nessuno dei due interessavano i soldi dell'altro...ma a mio padre quell'unione avrebbe fatto più che comodo... >> Disse velenosamente << Accade tutto in tre mesi, lei rimase incinta...voleva abortire. Era pronta a farlo e io l'appoggiavo...era stato un errore, nemmeno ci conoscevamo bene e per me lei era una delle tante, figuriamoci >> deglutì amaramente << Ma dopo due giorni cambiò idea...o meglio le fecero cambiare idea...continuò la gravidanza, poi il resto lo sai... Bryce era malato, facemmo di tutto ma non riuscimmo a farlo vivere...l'anno seguente mi misi con te...già ti conoscevo, ma non ero certo che anche tu volessi me...beh...due settimane dopo che io e te iniziammo a frequentarci scoprì che fu mio padre a convincere Olivia a tenere Bryce, le fece il lavaggio del cervello...dicendole dei soldi, dell'azienda, lei essendo molto frivola si lasciò abbindolare e continuò con il portare avanti la gravidanza. Sapere quella cosa mi fece andare di matto, volevo troncare con la mia famiglia...con mio padre. E decisi che uno dei modi era gettarsi in altro, non pensarci più, cancellare e rinascere...e credevo di farlo con te. Non ti raccontai nulla, perchè volevo annullare tutta la mia vita passata...e fu così per un po'...ma i rimorsi, i pensieri...l'ansia che qualcuno potesse dirti tutto...mio fratello che mi minacciava di farlo lui al mio posto, mia madre che mi diceva che non dovevi pagare tu per un'errore mio. Per questo mio padre non venne al nostro matrimonio, per questo non ti accetta...perchè tu mi hai portato via dai suoi progetti...perchè tuo padre non possiede aziende, è un semplice chirurgo...per questo ci ha messo sempre i bastoni tra le ruote ed è per questo che ti ho voluta sempre proteggere da lui, dai suoi sporchi piani e dal mio triste passato...ma dovevi sapere ed è questo che ti ha allontanato da me...per sempre...e me ne dispiace ogni giorno di più...ed otto anni fa in questa stessa stanza avrei dovuto dirti tutto questo... >> Sospirò stanco, ma svuotato da un'enorme peso.
<< Otto anni fa ti avrei chiesto di poter riflettere...una situazione così pesante non è semplice da accettare. Ma se otto anni fa avessi avuto la maturità e la consapevolezza che ho adesso, beh...mi sarei alzata e ti avrei abbracciato...accettando tutto... >> Annuì a se stessa.
<< Adesso invece? Dopo tutto quello che è successo?...Cosa mi dici... >> Si diede uno slancio con le braccia, che erano poggiate sul davanzale della finestra. Si avvicinò ancora di più a lei, osservandola attentamente, pensando che al mondo nulla potesse essere così perfetta come lo era lei. Vedeva l'incertezza nei suoi occhi, ma sapeva che il suo muro stava crollando e sperava con tutto se stesso di riuscire di nuovo a fare breccia nel suo cuore.
<< Adesso per quanto possa aver detto...per tutto quello che è successo...per come mi sento e per come è andata in questo anno...Jared >> Lo guardò dritto negli occhi, piena di sicurezza e certezza, come non lo era stata mai. Se ne sarebbe pentita molto, ma sapeva che niente l'avrebbe fatta tornare a ridere e a vivere, era certa che quella fosse la scelta giusta, l'unica cosa che avrebbe messo un punto a quella situazione. Per ricominciare di nuovo, da zero. << Ricominciamo. Voltiamo pagina...io e te. >> Gli sorrise con amore e dolcezza.
La tirò a sé e le sollevò la testa per guardarla meglio.
I suoi occhi erano limpidi.
Non disse nulla.
In quel momento non c'erano parole che potessero dire quanto fosse felice.
La tenne stretta a sé, assicurandosi che non potesse scappare.
Si sentiva pieno, completo e finalmente felice.





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Capitolo 18
*** Chapter number seventeen ***



Sgranchì le gambe distendendole per bene, allargò le braccia perpendicolarmente sentendosi ancora intorpidita dal sonno profondo.
Si stiracchiò per bene e solo dopo aprì gli occhi osservando la luce del sole, che fioca entrava per illuminare la stanza.
<< Era da un po' che non ti vedevo dormire >> Una voce dalla sua pancia parlò.
<< Che cosa ci fai sul mio addome? >> Chiese dolcemente mentre gli accarezzava i capelli.
<< Mi ero svegliato e non mi andava di andare a fare colazione da solo, siccome eri a pancia in su...beh ho deciso che saresti potuta essere un ottimo cuscino >> Socchiuse gli occhi lasciandosi cullare da quel tocco delicato.
<< Avresti potuto svegliarmi...non voglio che tu muoia di fame >> Sorrise facendo vibrare la pancia.
<< Naaa! Ho avuto tutto il tempo di fotografarti >> Incrociò le braccia sul petto.
<< Piantala di dire demenze >> Gli sollevò la testa e si mise a sedere, ravvivandosi i capelli e guardando l'ora sul display del cellulare.
<< Non dico demenze. Ho fatto una decina di foto...potrei pubblicare >> Si alzò agile dal letto e si chiuse in bagno, prima che Alex potesse prenderlo a colpi di letto e sapeva che l'avrebbe fatto. Odiava essere fotografata, persino il giorno del matrimonio aveva minacciato il fotografo di non fare pose, voleva solo foto naturali e meno sofferenza per lei. Le piaceva stare dietro l'obiettivo, mai davanti. Non si riteneva fotogenica. Invece Jared, le faceva sempre foto a tradimento, collezionandole al pc e spesso poi le riutilizzava per crearle sorprese, ma Alex non sapeva che molte delle sue foto erano nel twitter dell'uomo.
<< Prima o poi dovrai uscire da lì! >> Lo minacciò, cosciente del fatto che non l'avesse sentito, dato che il rumore dell'acqua attutiva tutti i rumori, specialmente il getto della doccia.
Prese il cellulare per chiamare Brandy e notò che nel display c'erano tre chiamate perse. Mittente : Sua madre.
Pensò che dovesse essere grave per lei chiamarla tre volte di seguito in una sola mezzora. Il suo pensiero volò a suo padre. Ansante avviò la chiamata, pregando che non fosse accaduto nulla. Deglutiva a vuoto e nervosamente giocava con il ciondolo che suo padre stesso le aveva regalato il giorno della laurea, ciondolo che non aveva mai tolto.
<< Alex!>> la voce squillante di sua madre rispose.
<< Mamma! Ti prego dimmi che non è successo nulla >> Vide la porta del bagno aprirsi e Jared che ne uscì con avvolto un asciugamano, che lo copriva da sotto l'ombelico in giù. In compenso ottene un'occhiata curiosa da parte dell'uomo, che si allarmò vedendo Alex con un'espressione facciale preoccupata. Si sedette accanto a lei cercando di capirci qualcosa.
<< Tesoro... >> Rise piano << Nulla di grave! Sono in città e ti avevo chiamato per vederci e fare colazione. >>
<< Ah! E un messaggio no?! >> Quasi strillò, abbandonando la tensione dell'ansia.
<< Hai ragione, ma sai che odio mandare sms...preferisco dirle a voce le cose. Ma comunque, dato che ormai è tardi per la colazione, posso offrirti il pranzo? >> Chiese allegra.
<< Certo...ma non sono sola... >> Si morse un labbro guardando Jared di sottecchi.
<< Oh, certo! Jared! Nessun problema. >> Rise ancora << Allora ci vediamo...mmmh...come si chiama quel posto dove si mangiamo quelle squisite alette di pollo con la salsa messicana?>> Chiese titubante.
<< Dici forse ' Ted' ? >> Inarcò un sopracciglio.
<< Si, si! Da 'Ted'! >> Rise nuovamente
<< Ok...ci vediamo lì per l'una? >> Si mordicchiò l'interno del labbro inferiore.
<< No, facciamo a mezzogiorno...così non rimango troppo tempo in giro e non sforo con la carta di credito di Papà... >> Sorrise rumorosamente.
<< Ok..allora a mezzogiorno. Ciao Mamma... >> Chiuse la chiamata fissando poi perplessa il display.
<< Avalon è in città? Ma non dovevamo andarci noi a breve ? >> Le tolse il telefono dalle mani, suscitando finalmente la sua attenzione.
<< Si e credo anche io che sia ubriaca >> Disse pensierosa.
<< Mi chiedo quando tua madre sia sobria...>> Le sfiorò una guancia.
<< E' quello che mi son chiesta sempre io...ricordi la prima volta che ti vide ?? >> Scoppiò a ridere.
<< Quella è stata la prima volta che ho iniziato a pensare che tu fossi stata adottata...tua madre era esaltata e lo è ancora, poi tuo padre... >> Scosse la testa rassegnandosi al fatto che avesse dei suoceri insoliti.
<< Ti do ragione...però rimangono i miei genitori >> Si fece piccola piccola e agli occhi di Jared non era l'esempio dell'innocenza, a dimostrarlo il suo caro amico Little-Jay fece la sua comparsa. << Mmmh>> Le baciò piano la spalla facendola rabbrividire, poi salì verso la clavicola e si appropriò del collo, la baciò piano sulla giugulare sentendo i ritmi cardiaci aumentare sempre più, lambì il suo lobo leccandolo per poi infilare la lingua dentro il suo orecchio, suscitando dei piccoli suoni di piacere. Con la mano sinistra le bloccò la testa sorreggendola da dietro l'orecchio, poco dopo furono le sue labbra le vittime di quel piacere. Lei allacciò le sue braccia dietro il collo di Jared, lasciando il permesso di intrecciare le loro lingue, giocando in quell'attimo di amore e di passione.
Piano la sdraiò, facendo scendere una mano lenta sull'addome, per poi insinuarsi dentro le sue mutandine, che lentamente tolse, aiutato dal movimento delle gambe di Alex, che in risposta snodò l'asciugamano, lasciando Jared nudo su di lei.
Bastò poco e anche il baby-doll rosa di Alex toccò la moquette.
I baci divennero frenetici e lo strusciare dei due corpi era inevitabile.
La mano di Jared salì e si posizionò su uno dei due seni della donna, massaggiandolo dolcemente. Il divaricarsi delle gambe di Alex, gli permise di posizionarsi meglio.
Sentiva il suo membro eretto pulsare, sentiva che stava per scoppiare.
Posizionò entrambe le mani sui fianchi provocanti di lei e poi con una dolcezza infinita affondò dentro, in quel luogo stretto e caldo.
Tremò e iniziò a spingere : prima dolcemente e subito dopo più ritmato e passionale.
I gemiti di piacere di Alex erano dolci note per Jared, che continuava a spingere con più foga e continuando a divorarle le labbra.
Poco dopo entrambi raggiunsero il paradiso per rimanere stretto l'una all'altro. Senza dire nulla, con il silenzio e il solo rumore di due cuori innamorati.



<< MAMMA >> Urlarono entrambi nel vedere le due donne sedute al tavolo.
<< Eccovi! Jared devo regalarti un orologio, la tua puntualità dove l'hai persa? >> Costance si alzò per dare un bacio a figlio.
<< No, Mamma vedi...il punto è che io mi oriento con la luce solare >> Annuì a se stesso salutando la madre << Suocera >> Le baciò la mano in stile ottocentesco.
<< Il solito gentiluomo >> Sorrise Avalon riponendo la mano sulle posate e sorridendo amorevolmente alla figlia, che ancora guardava la scena senza capirne il senso. Va bene sua madre. Ma Costance?
Si sedette tra Jared e sua madre, rimanendo ancora in silenzio.
<< Allora come va ? >> Costance intavolò la conversazione incrociando le dita sotto al mento, mentre il cameriere porgeva i menù.
<< Tutto bene, tra un pò si torna a Los Angeles >> Disse calmo Jared.
<< Ah, ma Alex... >> Toccò lievemente la figlia, cercando di avere la sua attenzione.
<< Si?! >> Chiuse e schiuse le palpebre velocemente voltandosi verso la madre.
<< Tesoro, ma non dovevi passare per salutare papà? >> Chiese ansiosa, giocando con i tre bracciali di perle bianca che fasciavano il piccolo polso della figlia.
<< Ehm, certo. Verrò solo io, Jay ha degli impegni a Los Angeles >> Assentì, accennando ad un sorriso lieve e di cortesia.
<< Ah, ok >> Accettò la risposta, rimanendo un po' delusa.
<< Alex! >> La chiamò allegra Costance << Splendi! >> Si allungò per sfiorarle la mano.
<< Grazie Costance! >> Sorrise raggiante posando l'altra mano libera su quella della donna.
<< Sarà il tornare a casa...Oh>> Deglutì qualcosa di prettamente amaro o era qualcosa orrenda che le saliva dal suo stomaco << scusate ma devo andare in bagno. >> Con il viso contorto si alzò da tavola e velocemente si diresse al bagno.
<< Che succede? >> Chiese Avalon a Jared
<< Non lo so >> Scrollò le spalle , spalancando gli occhi.



Uno, due e tre.
Si alzò e fissò il lavandino.
Ci sarebbe riuscita.
Fissò il suo volto allo specchio e si rassicurò sola.
Prese il cellulare dalle tasche dei pantaloni.
<< Ti chiamo per un'emergenza. Sono a New York e ho estremo bisogno di te. Ok, alle tre sarò lì. Mi raccomando...ok, grazie. >> Chiuse la chiamata e ripose il cellulare in tasca. Fissò il suo riflesso nello specchio e fece due profondi respiri chiudendo gli occhi.
Adesso poteva tornare a tavola.
Aprì con violenza la porta del bagno e con passo deciso arrivo a destinazione, si piantò un sorriso in viso e baciò la guancia di Jared , per poi sedersi << Mangiamo? >> Fisso i tre paia di occhi che aveva addosso. Occhi che osservavano il mutamento dell'espressione del viso della donna.
<< Oh, certo ! Buff >> Avalon prese il menù e girò un po' le pagine a vuoto iniziando una conversazione sulle tartine con Costance, la quale declamava le sue doti culinarie ritenendo che i suoi figli non la degnassero di attenzione, Jared intervenne evidenziando che tutto il cibo cucinato dalla madre andasse contro la sua dieta vegana. Da lì l'approfondito racconto della sua esperienza da vegano, chiesta espressamente da Avalon, che spesso aveva tentanto di seguire quella linea, ma posta sempre fuori strada dal marito, che preferiva vederla ingrassare piuttosto che morire come una larva.
Di per sé Alex ascoltava poco e nulla di quella conversazione, inerme fissava un po' tutti cercando di annuire quando fosse opportuno, ma viaggiando altrove con la mente.


Note Autrice :
Eccomi con nuovi personaggi, beh Costance è conosciuta ( anche se vi linko una foto, è sempre bello vedere quella donna così solare =) e poi arriva Avalon, la mitica madre di Alex xD . Un salutone a tutte voi che leggete e recesite! Kisses )

Avalon : http://i40.tinypic.com/ix8b5y.jpg
Costance : http://i39.tinypic.com/9zq8g.jpg

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Capitolo 19
*** Chapter number eighteen ***




L'etichetta dorata attaccata alla porta non mentiva.
Bussò un paio di volte alla porta della Dottoressa Bennett.
Poco dopo la porta si aprì. Una donna, la cui carnagione caffè mostrava le sue antiche origini portoricane, sorrise raggiante ad Alex, che poco dopo mise piede dentro l'appartamento interamente arredato e indorato di bianco, il classico studio medico.
<< Che succede? Di solito non mi vieni a trovare qui >> La donna si portò dietro l'orecchio una ciocca dei suoi folti e lisci capelli neri, sedendosi su una delle sedie della sala d'aspetto accanto ad Alex, che fissava una delle piante poste al lato della porta dalla quale era entrata. << Krystall voglio che tu mi faccia una visitina >> Si morse il labbro inferiore stringendo con entrambe le mani i pantaloni all'altezza delle ginocchia.
<< Solo se prometti di calmarti. >> Le posò una mano su quelle sue che tremavano.
Alex alzò piano il viso incrociando quelle dell'amica, che sorridendo cercavano di confortarla. Si ritrovò, quindi, ad annuire.
Poco dopo era distesa su una poltrona, privata dei suoi pantaloni e della sua biancheria intima. Era anche in una posizione abbastanza scomoda. Odiava le visite ginecologiche, troppo esposta, benchè non fosse pudica, rimaneva sempre timida a mostrare la sua intimità. La sua fortuna era che una delle sue migliori amiche fosse una ginecologa.
Cercava di non fissare troppo gli 'arnesi di tortura' così come li chiamava lei.
Krystall indossava un camice bianco e dei guanti celesti.
Si sedette su uno sgabello blu, posizionandosi proprio davanti l'intimità dell'amica << Rilassati Alex... >> Le fece segno di respirare. Ma il suo cuore batteva all'impazzata. Socchiuse gli occhi sentendo le dita di Krystall entrarle dentro, non era dolore, solo fastidio. Strizzò forte gli occhi, cercando di non contrarre i muscoli, altrimenti sì che avrebbe sentito dolore.
Subito dopo sentì che dentro non aveva più le dita dell'amica.
Aprì gli occhi e vide Krystall togliersi i guanti e gettarli nel cestino accanto ad un mobile bianco pieno di cassetti. Poi accese un macchinario, che azionò un monitor. Diede una controllatina allo schermo e poi si avvicinò ad Alex sollevandole la maglia grigia fin sopra il seno << Stiamo per finire >> Le sorrise spalmandole un liquido gelido e gelatinoso sulla pancia << Solo un'ecografia e ti lascio in pace >> Prese una specie di telecomando collegato al macchinario con il monitor e lo pressò sulla pancia, lasciando che il gel al contatto facesse uno strano rumore viscido. Pochi minuti e tutto finì.
Si pulì la pancia con una tovagliolo di carta e si vestì, mentre Krystall disinfettava tutto e rimetteva a posto.
<< Allora? >> Si tirò la maglia fin sopra il bottone dei pantaloni blu e si sedette sullo sgabello usato prima da Krystall, questa si girò gettando della carta nel cestino. Si appoggiò al mobile bianco ed incrociò le braccia al petto. La fissò seria e respirò piano, poi le sorrise dolcemente, facendo battere il cuore di Alex forte.
<< Sei incinta di due settimane >>
Quelle cinque parole causarono solo ansia e preoccupazione.
Era strano a pensarlo, ma non riusciva ad essere felice.
Voleva solo che fosse un sogno, voleva svegliarsi.
Ma era cosciente che così non fosse e ciò la rendeva ancora più triste.
<< E' tutto ok Alex ?... >> Un tono preoccupato venne fuori da Krystall.
<< No, il problema è... >> Si tirò indietro i capelli tenendoli fermi con la mano << Non voglio adesso...è un momento sbagliato. Dio! >> Poggiò con energia entrambe le mani sul lettino. Non sapeva cosa fare : dirlo a Jared o aspettare...o abortire. Ma a quest'ultima possibilità non voleva pensarci.
<< Non è il momento?... Perchè? Io non credo che Jay si tiri indietro, per un bambino non esiste momento per arrivare o meno. Possibile sia un segno che sia arrivato proprio adesso. Alex... >> Si avvicinò alla donna mettendosi in ginocchio davanti a lei prendendole le mani e stringendole << Tu cosa vuoi veramente? >> A quella domanda Alex non seppe rispondere. Alzò lo sguardo verso l'amica senza darle un'effettiva risposta, creandosi solo infinite domande con misere e insulse risposte.




Chiuse la porta della camera e posò la borsa sul tavolino accanto la televisione.
Jared dormiva tranquillo sul letto.
Gattonò veloce e si stese accanto a lui, accoccolandosi al suo petto e posizionando la mano di Jared sul suo fianco. Non poteva volere altro.
<< Sei tornata >> La roca voce di Jared la fece sussultare.
<< Non pensavo fossi sveglio >> Si accoccolò meglio socchiudendo gli occhi.
<< Mi sono svegliato appena ti sei seduta sul letto, ho il sonno leggero >> Sistemò meglio il gracile corpo della moglie, su di sé. << Dove sei stata? >> Chiese tra uno sbadiglio e l'altro.
<< Un po' di sano shopping >> Mentì coperta dal buio della stanza << Senti...mmmh ti va di andare a cena fuori? Domani ci aspetta una bella giornata con mia mamma e papà... >> Gli carezzò l'addome.
<< Direi che hai avuto una bella idea >> sorrise nel buio << Ma prima... >> Con voce sensuale le salì sopra piantando le sua calde labbra su quelle di Alex , saggiandole piano e dolcemente. Provocando dei brividi lungo la schiena di lei << Jay... >> Sussurrò tra un bacio e l'altro << mmmh? >> Rispose leccandole il collo. << Ti amo >> Gli sussurrò all'orecchio.
Jared sorrise felice e la strinse forte a sé baciandola con più passione. Vagò con le sue mani , fin quando non arrivò al bottone dei pantaloni di Alex, li sbottonò e li fece scivolare giù, con l'aiuto di Alex stessa.
Con la stessa delicatezza le tolse la canotta rosa e il reggiseno.
La baciò con gusto e passione. Poi scese lambendole il collo, attraversando i seni e lasciandole una scia di umidi baci fino ad arrivare all'orlo delle mutande. Le abbassò poco, scorgendo la fonte del suo piacere.
Guardò Alex da lì sotto e la vide immersa nel pieno del piacere, con gli occhi socchiusi e con una mano che stringeva il lenzuolo, mentre l'altra era posata sul suo addome.
Il suo cuore perse un battito a quell'angelica visione.
Le aprì piano le gambe, baciandole l'interno coscia, facendole emettere dei gemiti deliziosi. Poi iniziò a stuzzicare la sua intimità, leccando e infilando due dita all'interno, gesto che peggiorò il piacere di Alex, che si trovò quasi ad urlare.
L'eccitazione in Jared aumentava sempre di più.
Tirò fuori le due dita e le lecco socchiudendo gli occhi. Poi risalì e tornò a divorare le labbra ormai rosse di Alex.
Le due lingue erano un tutt'uno.
Appoggiò la sua pancia a quella di lei, strusciando contro il suo inguine, la sua erezione nascosta dietro gli slip.
Alex posò le mani sui fianchi di Jared, tirandolo ancor più a sé. Con una mano arrivò all'elastico delle mutande e le spinse un po' più giù << Fammi tua Jay >> ansimò con la poca voce che aveva.
Quelle tre parole gli mandarono in pappa il cervello, già di quanto non lo fosse.
Si sollevò un po' e tirò via gli slip, dando luce al suo pene duro e già bagnato.
L'impatto con l'aria fredda gli diede un brivido lungo la schiena, sensazione che peggiorò la sua eccitazione, arrivata ormai alle stelle.
Tornò di nuovo su Alex e posandole un bacio casto, la penetrò a fondo.
Ancora e ancora.




Luci sfarzose.
Un quartetto d'archi nell'angolo in fondo alla sala suonava in modo pacato, dando un senso di tranquillità agli ospiti.
Tende avorio che cadevano dalle imponenti finestre dorate.
Tappeti rossi che adornavano l'immensa sala contenente una trentina di tavoli tondi ricoperti da tovaglie panna.
<< Prego >> Un cameriere con dei guanti bianchi gli mostrò il tavolo. Come la galanteria vuole, poi fece scivolare una sedia permettendo ad Alex di sedersi. Infine porse i menù e si dileguò silenzioso, come a tempo di musica.
<< Un ristorante più sobrio no? >> Chiese sorridendo Jared mentre sistemava il tovagliolo porpora sulle proprie cosce.
<< Avevo bisogno di questa atmosfera >> Si leccò le labbra sistemando nervosamente le posate, già perfettamente posizionate al loro posto.
<< Ah, non ti piacciono i ristoranti in cui ti porto? >> Ci scherzò su Jared, provocandola.
<< Stupido >> Sorrise << I ristoranti in cui mi porti sono perfetti, ma serviva un locale come questo per ciò che ho intenzione di fare... >> Sorrise maliziosa.
<< Orgia con tutti questi? >> Spalancò gli occhi guardandosi intorno << Ma la maggior parte sono vecchi e uomini! Ma non se ne parla! >> Le sussurrò spaventato.
<< Ma quanto sei scemo! >> Gli picchiò la mano << Non è di orge che si tratta! >> Rise piano.
<< Vuoi fare uno spettacolo da burlesque? >> Si aggiustò la giacca blu elettrica.
<< Jay...le tue fantasie sessuali mi spaventano! >> Prese il menù e iniziò a sfogliarlo.
<< Fossero solo quelle a spaventarti >> Prese anche lui un menù.
<< Insinui forse qualcosa Signor Leto ? >> Pronunciò il cognome con un accento francese.
Jared sorrise scuotendo la testa senza distogliere lo sguardo dal menù, se l'avesse fatto molto probabilmente avrebbe dato spettacolo su quel tavolo e davanti a tutti delle sue doti sessuali << Non provocare Signora Leto!... che prendi? >>.
<< Mmmh non saprei, su scegli tu. Stasera offro io! >> Chiuse il menù in cuoio e sorrise soddisfatta al marito
<< Come mai offri tu? Si festeggia qualcosa? >> Alzò lo sguardo verso Alex, che raggiante l'osservava.
<< Ma...sai non si festeggia nulla. Solo che ho voglia di cambiamenti. >> Incrociò le dita sotto il mento, sostenendo la testa e facendola ciondolare di tanto in tanto.
<< Tipo? >> Chiuse il menù raccogliendo anche l'altro e ponendoli entrambi sul bordo del tavolo, per poi concentrarsi sugli occhi di Alex.
<< Tipo una casa grande, sono stufa di abitare in attici>> Iniziò ad elencare.
<< Poi? >> Si fece curioso. Sorridendo accattivante.
<< Mmh...una macchina tutta mia. >> Guardò un punto indefinito per ricordarsi l'elenco di cose che avrebbe voluto cambiare e avere. << Ma una macchina grande, non sportiva, tanto per quelle eleganti c'è quella tua.>>
<< Un Q5 andrebbe bene ? >> Rise.
<< Si, bianco per favore. >> Annuì seria.
<< Ma cosa te ne fai di un macchinone del genere, non ti sentiresti sola? E poi
dove andresti tutta sola? >> Chiese sempre più curioso
<< Beh, per fare la spesa sarebbe utile o per uscire con le amiche. >> Disse pensandoci su
<< Ma una comune macchina andrebbe bene...nemmeno fossi una madre con figli a carico. Troppo esagerato. >> Disse scartando l'idea del Q5.
<< Quindi mi compreresti quel bestione solo se avessimo figli ? >> Inarcò un sopracciglio lasciando le labbra socchiuse.
<< Si, sicuramente si. Ma poi perchè dovrei comprartelo io? Tu un tuo stipendio l'hai! >> Chiese sbigottito.
<< Ma cosa c'entra? Potrebbe essere un regalo! >> Scosse le spalle articolando le mani in strani movimenti.
<< Ma per il tuo compleanno si va in Italia! Non ti basta come regalo? >> Sorrise sghembo.
<< Ah si? Leto regaleresti questo a tua moglie per i suoi trentanni? Non ti facevo così tirchio! >> Incrociò le braccia al petto, mettendosi il broncio e facendo la finta offesa.
<< Ok, ok... >> Rise rassegnandosi << Cosa vuoi? Casa o macchina? >>.
<< Entrambe >> Disse con aria dispettosa, trattenendosi dal non ridere.
<< Che cosa?? >> Quasi strillò << Mi vuoi rovinare! >> L'additò.
<< Ah si? Bene! Allora non regalarmi nulla! Un giorno te ne pentirai! >> Voltò la testa dall'altro lato, imbronciandosi nuovamente.
<< Forse un giorno me ne pentirò...ma almeno non sarò sul lastrico >> Sorrise sfiorandole una spalla scoperta dal tubino grigio sassi.
<< Sai che non ti metterei mai sul lastrico...ma io ne ho davvero bisogno di una casa grande e di una macchina >> Si voltò verso Jared, con gli occhi grandi grandi come il gatto si sherek
<< Alex fai la seria! >> Fece la faccia quasi scocciata.
<< Ma sono seria Jay! >> Gli stritolò la mano cercando di persuaderlo.
<< Allora...per ora la casa è un sì. Ma solo se mi dici il vero motivo! E non credo sia perchè ti voglia dare ai party come Paris Hilton. Non mi dire che vuoi far venire a vivere con noi i tuoi? >> Disse quasi terrorizzato ed era estremamente serio.
<< Tu sei tutto idiota! Spero solo non prenda da te ! >> Sbuffò, non rendendosi conto di aver detto un pensiero ad alta voce. Istintivamente spalancò gli occhi e si tappò la bocca con la mano.
<< Chi dovrebbe non prendere da me? >> Sgranò gli occhi ansante.
<< Che? Chi? >> Si allarmò anche lei, deglutendo a fatica. Aveva rovinato tutto ...voleva arrivarci piano, aveva scelto tutto con cura per dirgli la novità. Ma l'eccitazione era troppa e aveva mandato tutto all'aria.
<< Hai appena detto 'Spero solo non prenda da te' >> Imitò la voce della donna, come fosse una gallina sgozzata.
<< JAY!!! > Lo prese a colpi di tovagliolo. << Io non parlo così! >> Scoppiò a ridere.
<< Sei adorabile quando sorridi >> Le sfiorò il viso con l'indice << Adessodimmisubitottutto!! >> Protestò come un bambino di tre anni.
Alex bloccò le risa e prese un respiro.
Sorrise dolcemente e gli prese una mano.
Prima la baciò e la strusciò contro la guancia socchiudendo gli occhi perfettamente truccati. << Avrei voluto dirtelo in modo diverso, ma adesso non ho come nasconderlo ancora >> Continuò a sorridergli, poi poggiò la mano sul suo ventre << E' arrivato il momento di completarci...>> Prese un'enorme respiro e poi << … Jay sono incinta... >> Disse con le lacrime agli occhi.
Rimase zitto.
Fissava Alex. Poi la pancia. Poi la sua mano posata sul ventre. Poi di nuovo Alex.
E poi eccolo lì, un attacco di panico. << Sto per diventare padre >> Sussurrò a se stesso, mentre bianco in viso si accasciava alla sedia.
Sotto lo sguardo impressionato di Alex, che scoppiò a ridere poco dopo.
Si aspettava tutto, meno che uno svenimento precoce.
E non era nemmeno al primo mese. Di lì alla nascita chissà cosa le avrebbe fatto vedere.


Note Autrice : Eccoci qui...diciamo che la nostra storia è arrivata ad un punto di svolta, ma non siamo nemmeno a metà del racconto... vi annuncio anche che le sorprese non sono finite ._.
Vi ringrazio sempre per continuare a seguire e a commentare! *_*
Un abbraccio, Ny =)

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Capitolo 20
*** Chapter number nineteen ***




<< Ok!! Quindi tu >> Indicò il fratello minore sdraiato sul suo letto << diventerai padre...ma soprattutto TU >> Indicò nuovamente il fratello minore trattenendosi dal ridere e con gli occhi sgranati << SEI SVENUTO!!! >> Era riuscito a trattenersi fin quando suo fratello aveva finito il racconto, ma adesso immaginava la scena e le risate nascevano spontanee ed erano irrefrenabili. Quasi cadde dalla sedia per come si contorceva. << Fratello tu sei tutto stupido! >> Si asciugò le lacrime con il pollice << e in tutto questo il mio splendore che ha fatto? >> Sorrise curioso.
<< Nulla, al mio risveglio ero circondato da due camerieri e Alex che se la ridev-ehi! Non è il tuo splendore è il mio. Piantala! E' da quando stavamo insieme all'inizio che la chiami così! Ecchecazzo! >> Era irritato, sembrava come se tutto gli desse fastidio.
<< Calma Jay! >> Si sistemò meglio sulla sedia accavallando le gambe. << Comunque, parlando di cose serie...come l'hai presa? >> Il suo tono era stranamente serio.
<< Beh, pff! >> Si grattò la piccola cresta << Quasi due anni di matrimonio, otto anni di fidanzamento poco ordinario, un anno di lontananza per motivi assurdi e ora ci siamo ricongiunti ed ecco la cicogna...che dire?>> Scrollò le spalle poggiando i gomiti sulle cosce e sorreggendosi la testa con il capo chino.
<< Jay ma tu lo vuoi questo figlio? >> Chiese confuso Shannon.
Jared alzò il viso verso il fratello per poi gettarsi a pancia all'aria sul letto.




<< Dio Alex sei incinta!!! >> Urlò Ellen dall'altro capo del telefono.
<< Si e tra un po' sarò pure sorda >> Si massaggiò l'orecchio allontanando l'apparecchio elettronico.
<< E' meraviglioso! Ice man come l'ha presa? >> Chiese euforica.
<< Mah...non saprei dal momento che è svenuto! >> Allontanò il cellulare prevedendo un altro urlo dell'amica.
<< Che cosa??? >> Infatti le previsioni di Alex si avverarono. Ellen sbraitò parole non connesse tra loro, non capiva come Jared potesse svenire per una notizia del genere. Iniziava a temere che stesse diventando sensibile e che la sua teoria dell'uomo di ghiaccio si stesse affievolendo. << Jared che sviene, mah! >> Puntualizzò calmandosi dopo aver sclerato per dieci minuti buoni, con la povera Alex che dall'altro lato non sapeva come porre fine al monologo di Ellen. << Quindi non avete ancora parlato? >> Chiese tutto d'un tratto.
<< No, ma credo che lo faremo subito dal momento che è entrato in camera. Ti saprò dire ciao Amica >> Riagganciò lanciando il telefono sul letto e alzandosi in piedi.
Gli occhiali da sole di Jared gli coprivano metà del viso.
Si vedeva comunque che era serio in viso.
Posò le chiavi della camera vicino al televisore, seguite subito dopo dagli occhiali da sole che svelarono i profondi occhi chiari dell'uomo.
Quella austerità che Alex aveva letto all'inizio, si trasformò in stanchezza.
Sorpassò Alex e si sedette sul bordo del letto slacciandosi le scarpe.
Alex si voltò e lo vide arretrare sul letto,poggiando la schiena sul muro, sedendosi su di un cuscino. Sfilò da una delle tasche dei suoi jeans grigi il suo inseparabile BlackBerry e iniziò a smanettarci su...probabilmente qualche nuovo aggiornamento su Twitter.
Alex non gli diede importanza. Molto probabilmente aveva bisogno di riflettere e non sarebbe stata di certo lei a rompere il silenzio.
Si diresse verso l'armadio e tirò fuori il suo laptop, lo mise sulla scrivania e avviò 'Google Chrome' voleva vedere se Brandy le avesse mandato novità dal The Hive.
Aveva cinque mail, ma tre erano da parte di Tyler. Le aveva inviato le foto della pubblicità della Calvin Klein. Le visionò tutte e notava con piacere che aveva fatto un ottimo acquisto prendendo Tyler nella sua compagnia, era quello che ci voleva per aumentare di livello e di prestigio. Rispose alla mail congratulandosi con il ragazzo e facendogli dei complimenti. Se lo meritava. Chiuse la pagina web e si alzò dalla sedia, si voltò e si ritrovò faccia a faccia con Jared, che la fissava infastidito.
<< Problemi? >> Chiese guardandolo dritto negli occhi senza espressione.
<< Chi era quello in foto? >> Indicò con la testa il portatile.
<< Mi spii? >> Chiese scioccata.
<< Non ti stavo spiando...nascondi qualcosa? >> Chiese dubbioso.
<< Nulla, era la campagna della Calvin Klein. Quello in foto era Tyler Jackson, lo abbiamo ingaggiato tre settimane fa. >> Disse con tono secco e semplice.
<< E come mai è un modello a mandarti le sue foto e non la tua assistente o il fotografo stesso? >> Incrociò le braccia al petto osservandola dall'alto.
<< Hai anche avuto il tempo di leggere il mittente? Wow, mi sorprendi. Comunque nulla di cui preoccuparsi. Ha solo 27 anni, non sono interessata ai ragazzini, anche se l'età non conta. Tu hai quasi quarantanni e ti comporti da un adolescente nella sua fase di sviluppo. Ti mancano solo i brufoli! >> Era acida e irritata dal suo comportamento. Adesso era lui che dubitava di lei? Ma con che diritto? Più pensava ai trascorsi dell'uomo, più le veniva la rabbia a vedere la sua reazione a quelle foto.
<< Potrò anche essere infantile, curioso, spione e ciò che vuoi...ma sta di fatto che ancora non mi hai risposto... >> Manteneva ancora quell'aria da sfida, senza smettere di fissarla come fosse un poliziotto.
<< Tyler era un cameriere di una tavola calda vicino casa, qualche volta sono andata lì a mangiare un boccone, siccome il suo fisico era promettente, gli ho proposto di fare un provino al The Hive, ho convocato Jamie e lo abbiamo preso. Siamo rimasti in buoni rapporti, solo perchè mi ha servito un po' di volte quando andavo al locale da lui. Se poi devi vederci del marcio fa pure, ma non è di un ragazzino che devi preoccuparti >> Cercò di uscire dal raggio inquisitorio dell'uomo, ma non le fu possibile.
Jared stese le braccia orizzontalmente appoggiando i palmi della mani sul muro braccando Alex, che lo fissava preoccupata. Non aveva mai visto quello sguardo truce.
<< Mi rendo conto di non essere stato chiaro. Lui può mandarti tutte le mail che vuole, ma se osa solo guardarti in modo sbagliato, io lo castro. Se osa solo toccarti gli stacco le palle e gliele faccio mangiare. Questo vale sia per lui e anche per tutti quelli che oseranno anche solo pensare di avere qualche piccola possibilità con te. Sei proprietà privata. Mia e di nessun altro. Quindi puoi dire chiaramente a quel modello da quattro soldi che deve comportarsi bene, altrimenti nemmeno il cameriere potrà fare, mai più. Chiaro?>> Inclinò la testa di lato continuando a fissarla in modo persuasivo.
<< Ah si? >> Increspò le labbra cercando di trattenere un sorriso.
<< Si! >> Sottolineò quel monosillabo, iniziando ad irritarsi.
<< Sei preoccupante... >> Si morse le labbra per non ridere, allungò le mani posandole sui fianchi dell'uomo. << Ma non tanto per cosa faresti ai miei spasimanti, ma per la tua gelosia... >> Alzò un ginocchio mettendolo sotto il cavallo di Jared, strusciandolo piano piano.
<< Io sono geloso. Devo esserlo >> Socchiuse gli occhi abbandonandosi a quel soffice piacere << E se questa gelosia porta a questo piacere, allora cercherò più spesso un pretesto per esserlo. >> posò il viso nell'incavo del collo della moglie, leccandoglielo e scendendo con le mani sui fianchi, stringendoli dolcemente.
<< Non servono scenate di gelosia per questo... >> Ansimò a quel tocco.
<< Io mi fido di te >> Le prese il viso con una sola mano, fissandola dritta negli occhi.
<< Jared! >> Sbuffò sciogliendo quell'abbraccio e voltando il viso verso il balcone
<< Che c'è? >> Chiese irritato cercando il suo sguardo.
<< C'è che tu vuoi solo ed esclusivamente certezze da me. Io da te cosa ho? >> Non era seccata, irritata o chissà cosa...era solo sconsolata.
<< Se potessi alleggerirti di questo peso lo farei >> Forzò la presa e girò il viso di Alex nuovamente verso di sé.
<< Non devi alleggerire nulla...devi solo darmi il mio spazio. Sii il Jared di sempre, la nuova versione gelosa mi fa temere...mi fa temere che tutto possa finire da un momento all'altro. >> La sua voce era velata da una disperazione causata dalla tremenda paura di perderlo di nuovo, ma sapeva che se ciò fosse avvenuto ancora, allora non sarebbe più tornata indietro. L'avrebbe lasciato andare.
<< Io non ti ho mai lasciata...Mai. >> Le prese il viso con entrambe le mani, tempestandolo di baci << Alex >> La guardò poi dritto negli occhi, parlando con la sua anima << Ti ho amata, ti amo e ti amerò per sempre. Lotterò per riaverti completamente e con tutte le armi che ho. Con nessuno riesco ad essere così melenso >> Sorrise tra sé << Se mi vedessero in questo istante, sicuramente mi prenderebbero per pazzo. >> Abbandonò la presa e si allontanò di qualche passo dalla donna, che lo fissava senza alcun tipo di espressione in volto.
<< Allora perchè non mi dici qualcosa su questa gravidanza? >> Si toccò istintivamente la pancia.
Jared in viso tramutò. Deglutì a vuoto, spiazzato da quella domanda. Per lui così diretta e piena di significato.
<< Non è un bel momento per essere incinta, lo so. Per questo credo sia opportuno non continuare. >> Si staccò dal muro e si diresse sulla sedia prendendo la borsa. << Vado da Krystall. >> Rimase a fissarlo ancora un po', ma lui non disse nulla. Impassibile, pietrificato come fosse di ghiaccio, rimase lì al centro della camera a fissare il vuoto stringendo i pugni stretti stretti vicino alle cosce.
Non sapeva se fermarla.
Non sapeva che dirle.
Non sapeva cosa volesse.
La sua indecisione in quel momento gli stava recando seri problemi e malediceva la sua impulsività repressa.
La porta sbattè poco dopo e di Alex in quella stanza era rimasto solo il dolce profumo.



Non sapeva nemmeno lei cosa stesse facendo in quel momento.
Ma la rabbia, l'ansia, l'angoscia prevalevano su di lei.
Non si accorse nemmeno delle calde lacrime che le rigavano le guance già rosse.
<< Sei pronta? >> Krystall le toccò le spalle.
Alex alzò il viso e guardò l'amica cercando coraggio e conforto. Ma non riusciva a trovarli.
Deglutì un boccone amaro.
Prese un profonde respiro e si alzò, seguendo l'amica nella stanza.



<< Se solo capissi cosa c'è nel tuo cervello, forse potrei avere un giusto motivo per fotterti di calci e pugni! >> Uno Shannon incazzato nero si teneva ai braccioli del divano di pelle nera della sua stanza, accanto a lui Tomo cercava di sedare gli animi bollenti.
<< Jared >> Tomo con la sua innata tranquillità cercò di far ragionare l'amico, che stava seduto per terra, con la schiena poggiata al muro, una delle sue gambe era piegata, su cui era poggiato il gomito destro, cui braccio sorreggeva la testa. << Devi cercare di capire cosa vuoi realmente...Alex è una tua presa di posizione? Perchè se così non fosse, se tu l'amassi sul serio allora non saresti così dubbioso su questa sua gravidanza. >> Disse con tranquillità.
<< Io amo Alex, non è in palio nulla. Ho messo da parte il mio orgoglio, nonostante le sue continue prese di posizioni durante quest'anno. Sono sempre stato fedele e sempre lo sarò. Ma un altro figlio...io...non lo so. Mi si sento confuso. >> Si picchettò la fronte con il pugno chiuso, socchiudendo pure gli occhi.
<< Allora lasciala Jared >> Shannon sputò velenoso quella frase a denti stretti << Se non sei sicuro di volere un figlio da Alex è inutile che le giri intorno, permettile di rifarsi una vita, la stai bloccando e nemmeno te ne stai rendendo conto >> Si alzò dalla poltrona. Prese il suo pacco di sigarette e abbandonò la camera. La tensione stava arrivando alla stelle e il fratello maggiore sapeva che il suo autocontrollo sarebbe terminato prima o poi. Quindi era meglio abbandonare la conversazione prima che questa potesse degenerare.
<< Non lo ascoltare è solo triste. Tiene ad entrambi e vedervi giù di morale, gli fa estremamente male. >> Si alzò dal divano e si avvicinò alla finestra del balcone della stanza << Devi prendere una decisione Jared. Domani vedrai suo padre e sai bene che la situazione non potrà andare per le lunghe. Da amico ti consiglio di prendere una decisione, per il bene di tutti. >> Con le mani in tasca, Tomo, fissava il panorama. Dietro di lui c'era un uomo che si struggeva dal dolore.



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Capitolo 21
*** Chapter number twenty ***




Il sole pallido penetrava dalla vetrata.
Il caldo caffè le stava riscaldando le mani. Non aveva ancora assaggiato la tanto amata torta di mirtilli. Voleva godersi il suo ultimo giorno nella sua città. Stava assaporando ogni minimo dettaglio. Dal sole al tavolo della caffetteria alla quale era seduta.
<< E' proprio vero! Il sole bacia i belli >> Una voce allegra la riportò sulla terra.
<< Ellen >> Le sorrise raggiante Alex, che si sistemò meglio il suo basco di lana bianco.
<< Aspetti da molto ? >> Si sedette sbottonandosi velocemente il suo cappottino verde petrolio, per poi gettare i suoi guanti rossi di pelle dentro la borsa.
<< Tempo di un'ordinazione >> Si leccò le labbra annuendo.
<< Mmh... sei qui da molto >> Scoppiò in una dolce risata che contagiò subito dopo anche Alex.
<< Quindi domani torni in California >> Incrociò le braccia, mentre guardava l'amica.
<< Già, si doveva pur tornare. Tu? Ormai hai fissato tende qui? >> Sorseggiò il caffè
<< Si, ho la dimora qui...ma Shan mi ha detto che pretende la mia presenza almeno una settimana al mese...non so. La convivenza non mi piace e onestamente cambiare città solo per un uomo che muta idea peggio di una donna... mmmh... non so se possa essere possibile...per ora farò come dice lui, più in là si vedrà... >> Scrollò le spalle.
<< Brava Ellen, così ti voglio : Saggia e decisa >> Le sorrise dolcemente e finì il suo caffè.
<< Tu come stai? Nausee? >> Poggiò la testa sul palmo chiuso della sua mano.
<< No, nulla di tutto ciò. >> Sorrise avvicinando il piatto con la torta << Ne vuoi un po'? >> Fece cenno con la testa alla torta, mentre guardava l'amica.
<< No, grazie. Quindi malesseri passati? >> Fissava l'amica che gustava lentamente il dolce.
<< Si, ieri ho fatto un ulteriore visita. Ho chiesto conferma a Krystall, ero lì lì per abortire, poi mi ha fatto sentire il piccolo cuore battere e niente... >> Sospirò lasciando il piatto vuoto cosparso di poche briciole. Si appoggiò allo schienale guardando fuori << ...gli ho subito voluto bene, abortire era diventato un'utopia. >> Guardò nuovamente l'amica e le sorrise.
<< Tu non sei normale, tanto meno normale è Jared. Ma almeno gliel'hai detto? >> Chiese ansiosa sporgendosi in avanti.
<< Non ancora. Aspetto di tornare a Los Angeles. Stasera saremo a cena dai miei e non voglio che accadano liti, soprattutto davanti a mio padre. >> Disse risoluta.
<< Ok, però Alex...non far passare troppo tempo, anche perchè non te lo puoi più permettere. >> Affermò preoccupata.
<< Non lo farò. Tranquilla. Sono decisioni prese tempo fa...ormai tornare indietro è impossibile >> Annuì, più a se stessa che ad Ellen. Era fiduciosa nel suo futuro e forse anche Jared lo sarebbe stato.



Non riusciva mai a spiegarsi di come all'andata tutto riuscisse ad entrare dentro la valigia senza un minimo sforzo e di come al ritorno gli indumenti si gonfiassero e faticassero a sistemarsi nuovamente dentro il bagaglio. Eppure le piegava allo stesso modo, ma nonostante ciò, c'era sempre qualcosa che andava storto.
Dopo varie fatiche finalmente chiuse la cerniera della valigia e depose il fatidico lucchetto. Soddisfatta soffiò dei ciuffi ribelli indietro e con le mani ai fianchi fissava la stanza in tutta la sua grandezza, con la paura di scordare qualcosa. Tutto era vuoto : dai cassetti agli armadi. Persino sotto il letto non vi era nulla, solo alcuni cumuli di polvere.
Fissò il suo orologio da polso.
Le 14.50 , a breve si sarebbero messi in auto lasciandosi alle spalle Midtown Manhattan per dirigersi verso l'Upper East Side. Avrebbe rivisto suo padre dopo tre mesi di lontananza e se da un lato era entusiasta dall'altro era preoccupata. Lo stretto contatto tra Jared e suo padre la spaventava, non erano andati mai d'accordo e dopo il quasi-divorzio la situazione non poteva che peggiorare. D'altro canto lei cercava di non darci peso più di tanto e di vivere il momento.
<< Se sei pronta possiamo anche andare >> Jared entrò veloce in camera, con le chiavi della macchina a noleggio in mano, a proteggere il suo sguardo un paio di rayban scuri.
<< Si, possiamo andare. >> Si grattò la fronte guardando il marito. Era dalla sera prima che non si parlavano, anzi si scambiavano solo qualche parola, giusto per educazione. Nessuno dei due ancora era in grado di capire quando e come riappacificarsi. Anche se Alex aspettava che fosse Jared a fare il primo passo, dato che era solo per causa sua che il litigio era avvenuto. Dall'altro lato, invece, Jared non sapeva come approcciarsi. Non sapeva se Alex avesse abortito o meno e per orgoglio maschile si rifiutava di chiedere. Quindi rimaneva sulla difensiva, privandosi di ogni sorta di contatto, soffrendo come un cane.
<< Ok >> Si avvicinò al letto e prese i due trolley.
<< Sono incinta, non invalida. Una valigia posso portarla >> S'impuntò lei stizzita dal gesto.
Jared si immobilizzò e lasciò cadere una delle valigie, senza voltarsi. << Prego, eccotene una >> Poi continuò la sua camminata con un sorriso ebete in volto, cosa che Alex non potè vedere, ma era certa che quella frase era l'inizio di una tregua.





Casa sua non distava tanto. Ma il traffico del centro di New York non mentiva mai. Soprattutto nelle ore di punta.
Erano già dieci minuti che si trovavano in coda e camminare a passo d'uomo era come illudersi di toccare il sole senza scottarsi.
<< Anche le lumache sono più veloci! Meglio andare a piedi >> Sbottò Jared dando un colpo forte al volante.
<< Ehiii! La macchina ci serve, non è tua. Almeno cerca di non sfondarla. >> Appollaiata sul sedile con lo sguardo stufo rivolto in strada, Alex cercava di tenere i nervi saldi. Odiava rimanere imbottigliata nel traffico. Forse questo era l'unico pregio che trovava a Los Angeles.
<< Fosse questo il problema >> Sbuffò.
<< E potrei sapere qual'è ? >> Chiese scocciata.
<< Non ho voglia di arrivare tardi a casa dei tuoi, va a finire che tuo padre incolpa me...come sempre del resto >> C'era amarezza in quella frase.
<< Ed è così ? >> Si voltò a fissarlo, sfiorandosi le punte dei capelli.
Si voltò anche lui, incrociando i suoi occhi celesti. Perdendosi in quello specchio. Non riuscendo nemmeno a rispondere.
<< Allora non ti preoccupare. Se dovesse dirti qualcosa ci penserò io. E poi tranquillo appena sapranno che sono incinta si scorderanno di te >> Strinse le labbra per trattenere una risata.
<< Quanto sei stronza >> Abbozzò un mezzo sorriso scuotendo la testa.
<< Mai quanto te >> Gli sorrise gettando la testa di lato.
<< Si, però a me i difetti rendono affascinante a te solo bambina >> la provocò con fare altezzoso.
<< L'autostima non ti manca! Sai cosa si dice in giro? Che gli uomini che evidenziano i propri difetti come pregi, in realtà sono vuoti e poco virili... >> Lo stuzzicò con qualche smorfia presuntuosa e di chi aveva il coltello dalla parte del manico. Sapeva che su quel piano suo marito era molto suscettibile.
<< Intanto quest'uomo vuoto e poco virile ti ha messa incinta >> Replicò con fare presuntuoso.
<< E chi ti dice che il figlio sia tuo? >> Rispose stizzita, incrociando le braccia al petto.
Jared frenò di botto, non curante dei clacson che suonavano incessanti. Posizionò le quattro frecce e accostò nella corsia d'emergenza. Sì, perchè per lui quella era un'emergenza, si sentiva mancare l'aria.

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Capitolo 22
*** Chapter number twenty-one ( Part one ) ***


Erano quasi tre anni che non vedeva quell'enorme cancello nero aprirsi davanti a sé.
Erano quasi tre anni che non percorreva quel viale alberato lungo mezzo chilometro.
Erano quasi tre anni che non giungeva alla fine del viale, davanti la gigantesca scultura dalla quale fuoriusciva una cascata d'acqua che ricadeva nella vasca rotonda.
L'enorme villa era come se stesse abbracciando il monumento.
Un uomo con l'uniforme da cameriere scese i cinque gradini in marmo e venne incontro all'auto.
Aprì cordialmente lo sportello e salutò Jared, che gli porse le chiavi.
L'uomo attese che Alex scendesse dal veicolo, poi mise in moto e portò l'auto nel
l'aerea parcheggio.
<< Sembra ieri che ci siamo sposati >> Si aggiustò la felpa e guardò in alto, rimirando gli ornamenti dei tetti.
<< Sei pronto ? >> Gli porse la mano, voltandosi verso lui con un sorriso radioso.
<< Promettimi che sulla mia lapide metterai la foto che ho come profilo su Twitter... >> la supplicò fingendosi triste.
<< Non essere tragico >> Gli prese la mano, sfilandogliela dalla tasca dei pantaloni neri super aderenti.
<< Ah no? Tuo padre non sembra essere così dolce con me >> Disse a denti stretti facendole cenno verso la porta d'entrata.
Mentre una figura slanciata si catapultava giù per i gradini con un dolce e caloroso sorriso.
<< Tesori miei! >> Avalon avvolse Jared in caldo abbraccio, stringendolo per bene, poi si dedicò alla figlia, la prese per le spalle e la guardò con amore << Sono così felice di vedervi qui >> Sorrise ancora. << Su entriamo, prima che tuo padre dia in escandescenza >> Fece l'occhiolino a Jared, voltandosi e risalendo svelta le scale.
<< Se non conoscessi tua madre penserei che mi corteggi >> Annuì sconvolto fissando la donna che con sensualità innata saliva la gradinata.
<< Sai che ti vuole un bene disumano! >> Gli sorrise e lo trascinò dentro casa << Ti preoccupi così tanto di mamma... scordi che c'è un leone in giro lì... >> Rise sommessamente pensando all'ansia che in quell'istante stava prendendo Jared.





Stranamente non aveva visto l'uomo del terrore.
Era riuscito a portare i trolley nella vecchia camera di Alex.
Il piano superiore sembrava deserto.
Immaginava che il caro suocero fosse nel suo studio, al piano di sotto.
<< Sprizzi elettricità da tutti i pori >> Alex lo abbracciò da dietro, baciandogli una spalla << Vedrai che andrà tutto bene, fidati >> Gli respirò contro, stringendolo di più a sé.
<< Se anche io avessi una figlia, se anche a lei fosse accaduto una cosa del genere... avrei reagito peggio di tuo padre. Quindi me lo merito... >> Strinse la sua mano.
<< Quindi saresti pronto a confrontarti con lui ? >> Si allontanò da lui.
<< Non sarei qui, se non lo fossi >> Si voltò per guardare sua moglie negli occhi.
<< Allora va' in giardino... perchè ti sta aspettando >> Gli sorrise dolcemente.
Era stato sempre abbastanza coraggioso, impavido e temerario. Ma quando si parlava di Michele Caffarel allora diventava un rimbecillito e l'angoscia prendeva il sopravvento, nemmeno di suo padre aveva mai avuto paura. Ma il padre di Alex gli aveva dato motivo di temerlo e di rispettare quella famiglia, ma sapeva di non aver mantenuto la parola e adesso doveva affrontare quell'uomo, che tutto era tranne che magnanimo.





Il gazebo in legno bianco era il punto più elegante di tutto il giardino, non che il finto labirinto con una piccola fontana con Apollo in centro fosse da meno, o l'orto di Avalon e la piscina fossero da sottovalutare. Ma a Jared quel gazebo, quel tavolo rettangolare in marmo davano un senso di tranquillità. Spesso quando andava a trovare Alex, gli piaceva stare lì fuori con il suo computer per definire gli ultimi accordi finanziari, o magari a vedersi qualche film in rete. Era il suo angolo di relax.
Adesso però quello stesso gazebo stava per essere profanato. Di certo, in futuro, non gli avrebbe più dato solo la sensazione di relax.
Nonostante non lo vedesse da quasi due anni, il suo aspetto non era mutato. Non mostrava nemmeno i suoi 56 anni. Il suo viso austero già gli faceva temere il peggio.
Seduto di lato al tavolo, fissando gli alberi del suo giardino, stringendo il suo bastone di legno pregiato, con la gamba stesa e l'altra piegata.
Non fissava il nuovo arrivato, che si era seduto accanto a lui, cercando di fissare quasi lo stesso punto, invece di perdersi nelle appena accennate rughe del Signor Caffarel.
Sperava solo che quel bastone rimanesse al suo posto e non che salisse su per qualche buco nero di sua conoscenza, già rabbrividiva al solo pensiero.
La leggera brezza di fine autunno era frizzante, ma sotto quel gazebo si sentiva riparato.
Il sole tenue di New York del primo pomeriggio era invitante e romantico, se solo non avesse avuto accanto a sé un corvo, invece di sua moglie.
<< Impressionante di come l'erba qui cresca così velocemente >> Esordì con voce roca indicando con la punta del bastone l'erba che cresceva intorno al gradino del gazebo. << Solo una quindicina di giorni fa è venuto il giardiniere a ripulire tutto, adesso di nuovo è da sistemare . Con l'erbaccia non si finisce mai di avere a che fare >> Quella frase non era del tutto neutra. Jared se n'era accorto, sapeva che era una metafora. Il bello di Michele era proprio questo : le sue frasi indirette e ben mirate. Quelle che ti uccidono solo se le pensi, sopratutto se accompagnate da un tono sprezzante e duro come quello che aveva appena sentito.
<< Potrebbe chiamare nuovamente il giardiniere, si vede che non ha fatto un buon lavoro >> Azzardò Jared senza voltarsi.
<< Certo potrei, come potrei semplicemente porre rimedio io. Curare io il mio giardino come ho sempre fatto. Vedo che nonostante io abbia avuto fiducia nel mio giardiniere, in fin dei conti non sappia fare così bene il suo lavoro come dice... >> Annuì a se stesso. Gesto che Jared notò con la coda dell'occhio.
<< La fiducia sta alla base. Non è per compassione che deve decidere se tenere o meno il giardiniere >> Si guardò le mani intrecciate.
<< Non ho compassione per nessuno. Purtroppo è il giardino di mia moglie, decide lei. Posso solo dare pareri, che vengono presi sempre in considerazione. Tu che faresti ? >> A quella domanda Michele si voltò squadrando Jared in modo truce.
<< Sono meticoloso nel mio lavoro, credo che prima farei quattro chiacchiere con il giardiniere, poi se non mettesse in atto le mie condizioni, allora in quel caso lo licenzierei. Ma non prima. >> Alzò lo sguardo incrociando quello dell'uomo.
<< Quindi è ciò che dovrei fare io. Il mio unico fiore prezioso è stato calpestato più volte, sono stato sempre indulgente in merito. Ma non potevo rimanere inerme a fissare quei petali stropicciati. Vedi... Alessandra è la mia unica figlia. Darei ogni cosa per lei. Ti avevo dato le mie condizioni il giorno del matrimonio. Sei durato due anni. Hai strappato il cuore di mia figlia e ci hai ballato sopra. E' disgustoso >> Scosse la testa nauseato << Quando Alex è tornata qui in lacrime, distrutta...ho giurato che mai, mai al mondo avrei permesso che tu l'avresti riavuta. Invece è tornata da te. Ma so per certo che ricommetterai i tuoi errori. Avevo ragione a tenerti al largo all'inizio. >> Sorrise beffardo.
<< Lei è stato sempre pieno di pregiudizi Michele. Non sa quello che c'è tra me sua figlia. Come può essere così cinico nei miei confronti. Non ha mai provato a conoscermi, sempre sulla difensiva, sempre così contro nei miei riguardi. Ma che le ho fatto? Cazzo! >> Sbottò nervoso.
<< E mi chiedi pure che hai fatto? Hai la faccia tosta ragazzo. Tsk! Alex ha buon senso. Non denigrerei mai i suoi piani o i suoi punti di vista. Ma ho veramente paura che il suo amore cieco verso te, la possa ricondurre nel dolore. Se mi avesse ascoltato a quest'ora sarebbe felicemente sposato con Nik Mendes, e tu saresti stato un vago ricordo. >> Ritornò a fissare gli alberi.
<< Nik Mendes è un coglione. >> Disse sconcertato pensando a quel medico, figlio di un amico di famiglia di Alex. Le girava sempre intorno, con la bava sulle labbra. << Lei non può decidere di cosa sua figlia possa e voglia avere. Deve solo accettarlo. Non ha più quindici anni, è matura e sa decidere. >> Stava diventando scontroso. Sapeva che lo sarebbe stato, nonostante volesse evitarlo. Ogni volta che iniziava a discutere con lui, arrivava in questo stato. Ma non riusciva ad essere se stesso, sapeva che doveva rimanere sulla difensiva, per non affondare...per non dargliela vinta.
<< E' vero. La mia fortuna è di avere una figlia d'oro. Ma la tua fortuna è che mia figlia ti protegga, perchè non puoi nemmeno immaginare come possa trascinarti a fondo. Costance ha sempre detto che tra i suoi figli tu eri il più testardo e rivoluzionario. All'inizio pensavo si sbagliasse, ma ecco che aveva ragione. Sei come tuo padre >> Scosse la testa nervoso.
<< Non mi paragoni a mio padre. Siamo diversi e lo sa bene. >> Si stava inalberando sempre di più.
<< Certo, siete diversi... ma nulla ti dice che ciò che sei ora possa sfociare in ciò che è tuo padre. >> Sorrise sprezzante.
<< Se mi odia non le do torto. Ma non si può permettere di dare valutazioni improprie sul mio conto, senza nemmeno avermi mai conosciuto. >> Si alzò aggiustandosi la felpa. Ne aveva abbastanza di quella conversazione dura e umiliante e non voleva rimanere lì con le mani che gli prudevano. Tirare un pugno al padre di Alex non era nei suoi propositi giornalieri.
<< Conosco i tipi come te e purtroppo so che fino a quando mia figlia ti amerà sarò costretto a vederti. Instauriamo una tolleranza, solo per educazione. Non per altro. >> Michele si sollevò con fatica facendo leva con la mano sinistra sul tavolo, mentre puntava il bastone sul mattone per alzarsi e mettersi di fronte a Jared, tendendogli la mano libera.
<< Ad una condizione : Alex ne deve stare fuori . >> Disse rigido e serio fissando intensamente l'uomo di fronte a sé.
<< Te l'ho detto, proteggere mia figlia è la mia unica priorità. Quindi è una condizione che posso accettare >> Nessun sorriso trapelò da quelle labbra.
Anche se titubante.
Anche se non credeva in pieno a quelle parole.
Anche se sicuramente se ne sarebbe pentito prima o poi.
Anche se sotto c'era qualche tipo di fregatura ancora celata.
Jared tese la mano per stringere quella davanti a lui.


Note autrice : Eccovi qui la foto del mitico padre di Alex =)

Michele :  
http://tinypic.com/view.php?pic=152yhrp&s=5

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Capitolo 23
*** Chapter number twenty - two ***


<< E se vendessimo l'attico e comprassimo questa di casa ? >> Si gettò sul morbido divano bianco nell'immenso salone.
<< E se tenessimo entrambe? >> Posò il suo trench nell'armadio dell'ingresso, per poi dirigersi nel salone .
<< Perchè dovremmo tenerle entrambe? Meglio questa... è più grande. L'attico..beh sì è meraviglioso, però non è enorme come questa casa e poi è ad un passo da tutto... direi che è perfetta. >> Si guardò in torno picchettando sullo schienale del divano.
Si sedette accanto a lui, poggiando la testa sul suo petto.
<< E se dovesse accadere qualcosa e mi trovassi sotto un ponte? Meglio evitare... teniamole entrambe >> Si sollevò dal petto del marito per appoggiarsi sfatta al divano osservandolo di sbieco. Vide il suo viso contorcersi in una strana smorfia di disapprovazione. << Che cosa intendi ?Non sono un mostro, sai benissimo che ti lascerei casa e andrei in albergo, come ho fatto mesi fa... >> La guardò accigliato.
<< Jay …non si tratta di questo. Era un modo, un pretesto un po' brusco per dirti una cosa fin troppo importante...vedi... >> Sospirò rassegnandosi alla realtà, abbassando lo sguardo << Quando ti lasciai mesi fa, Flora McFlander mi chiamò... voleva parlarmi. Non pensandoci due volte ci andai. Mi fece una proposta...in quel periodo avrei accettato tutto...anche di andare a zappare nelle vigne. Volevo rimuoverti dalla mia vita. E Flora sembrava un fulmine a ciel sereno. So, che è stata una scelta avventata...però l'ho fatto senza pensare a nulla, o quanto meno pensavo solo ad allontanarmi da te. Dal tuo mondo e da tutto ciò che ti circondava. Non me ne pento...però so che ne reagirai male... >> Alzò lo sguardo, scoprendo un Jared confuso e con la fronte corrugata << Cosa ti ha proposto ? >> Disse cautamente, come se avesse paura che ogni parola detta da Alex potesse ucciderlo. << Di prendere parte ad un master, come insegnante ovviamente. Dovrò stare lì per circa un anno...e per lì intendo a Berlino. Lo so lo so >> Si alzò ansiosa << La gravidanza … è questo a cui stai pensando? Ma tranquillo, farò in modo di partire dopo la nascita del bambino. Non sarà quello il problema... >>.
<< Dimmi che non è vero... >> Chiuse gli occhi per concentrarsi e non scatenare la sua ira funesta.
<< Jay! >> Disse esasperata << Non è una tragedia . Io non credo che possa essere una cattiva cosa. E' solo un anno >> Si sedette sul tappeto in ginocchio, posando le mani sulle sue gambe e fissandolo tristemente.
<< Ti sembra poco? Un anno lontana da me...E' è assurdo! E' una cosa che non può essere! E nostro figlio? Ti sembra una palla che rimbalza dall'Europa all'America? Ti sei posta questa domanda? O pensi che debba tenerlo solo tu e io vederlo solo quando è possibile! Cazzo Alex! Possibile che ogni cosa tu faccia è sempre sbagliata?? Ma che ti passa per il cervello!! >> Sbottò nervoso. Scostò bruscamente le mani della moglie dalle sue cosce e si alzò furibondo.
<< Jared non ero incinta quando ho accettato. Avevo scordato di questo impegno, sono successe una miriade di cose è mi è sfuggito di mente! Capita quando affronti un divorzio e devi far fronte a quante corna il tuo uomo ti ha piantato in testa! >> Si alzò irritata voltandosi verso la figura del marito.
<< Lo avevi scordato?? Alex non ci si può scordare di una cosa così importante! E' assurdo! Smettila di dire cazzate! Me lo hai nascosto e hai avuto solo ora le palle per dirmelo! Menomale che poi sono io il codardo della situazione! Cazzo! >> La sua ira era arrivata all'ennesima potenza e sapeva che se non si fosse calmato avrebbe detto o fatto cose di cui si sarebbe pentito fortemente.
<< Ma vaffanculo! Tu hai scordato a dirmi di avere un figlio! Non osare paragonarti a me! Quanto ti odio! >> Scoppiò come un fiume, quelle lacrime che le rigavano le guance. Quel dolore al cuore. Ma è questo l'amore? Perchè se realmente così fosse, allora meglio vivere senza. << Non ti meriti nemmeno una risposta, devi solo vergognarti. Ho fatto bene a divorziare da te. Mi dispiace solo per questa povera creatura >> Si toccò la pancia << Crescerà con la considerazione di non avere un padre. Ora esci da casa mia e non osare farti più sentire! >> Quell'ultima frase la urlò così forte, da far diventare fiamme gli occhi di Jared. La fissò per un millesimo di secondo, per poi scomparire da quella casa.
Quella era l'ultima chance che gli aveva dato.
Allora suo padre aveva ragione.
I suoi tentativi nel cambiarlo erano stati vani. Il dolore del passato era tornato, più forte di prima.
Ma il dolore che aveva al cuore non era di certo collegato a quello del suo basso ventre.
Quelle fitte le infliggevano ancor più sofferenza.







Aveva tenuto gli occhi chiusi per troppo tempo, adesso riaprirli era faticoso. La luce non era dalla sua parte.
A fatica riuscì a mettere a fuoco la stanza bianca.
Degli strani bip echeggiavano.
Il suo braccio sinistro era immobilizzato, cercò di alzarlo, ma era come bloccato e lo sentiva pizzicare.
Respirò a fondo e si guardò intorno.
<< Sei sveglia >> Le sorrise Brandy dolcemente carezzandole la fronte.
<< Cosa è successo? >> Disse con voce roca corrugando la fronte.
<< Capo, scherzi?! non ricordi più nulla? >> Chiese stranita l'assistente.
<< Brandy ho una flebo attaccata al braccio, mi viene da vomitare, la testa mi gira e secondo te potrei mai scherzare? >> Anche se flebile, la sua voce era dura e ferma.
<< Ieri sera mi hai chiamata, ero tra i numeri rapidi del tuo Iphone, piangevi e mi pregavi di correre al nuovo appartamento, dire che ho infranto il codice stradale è nulla. Ma trovarti in quelle condizioni, con tutto quel sangue >> La sua faccia era tra l'orrido e il dispiacere.
Fu automatico per Alex toccarsi la la pancia.
Sentirsi vuota, spenta. Come se le avessero tolto l'anima.
<< Ti prego non dirmelo >> Girò la testa di lato, piangendo e singhiozzando. Sentendosi sola e persa. Come il primo giorno d'asilo, quando non vuoi altro se non la tua mamma che ti coccola e ti rassicuri, che ti dica che tutto andrà bene, che non sarai mai sola. Era di queste parole che Alex aveva bisogno, parole che non aveva mai sentito dire rivolte a sé. Era stata sempre lei di conforto agli altri.
Buttata nella realtà cruda, senza nessun paracadute. 'Per crescere più forte' era questo che le rispondeva suo padre, quando lei stessa gli chiedeva di come la dolcezza non appartenesse alla sua infanzia.
Nessuno in quel momento poteva capirla, se non lei stessa.
Diede libero sfogo alle sue frustrazioni e alle sue lacune sentimentali.
<< Mi dispiace tantissimo Alex >> Brandy pacatamente si sedette sul bordo del letto, sfiorandole la mano.
<< Grazie >> Tirò su con il naso << Hai detto a qualcuno ? … >> Chiese incerta, velando le sue più profonde preoccupazioni.
<< Non ho voluto chiamare Jared, perchè aspettavo il tuo consenso. Però di là c'è la tua ginecologa. L'ospedale l'ha chiamata e lei ha preso il primo volo. Dovresti risposare un po'. Vuoi qualcosa? >> Chiese apprensiva.
<< No, grazie. Sei un tesoro. >> Le sorrise mestamente << Vorrei solo che annullassi tutti gli appuntamenti per questa settimana. >> Brandy annuì e si dileguò, appartandosi nella sala d'aspetto a fare il suo dovere.
<< Toc toc >> A colmare il vuoto della stanza c'era l'enorme sorriso di Krystall.
<< Hey >> Disse flebile Alex, accennando ad un sorriso.
<< Che ci fai a letto? Su in piedi e andiamo a fare shopping >>
<< Krystall! >> Piagnucolò come una bambina, scoppiando a piangere, a gemere dal dolore.
L'amica corse e si gettò sul letto, stringendola forte a sé << Hey, hey! Calma. Shhh!>> La cullava sfiorandole i capelli con una mano, mentre con l'altra la teneva stretta.
<< Ho perso tutto. Tutto. Della mia squallida vita, era l'unica cosa che mi rendesse felice. E non c'è più. >> Si dannava tra le lacrime, stringendosi sempre di più alla sua amica.
<< La tua vita non è squallida! Piantala di dire cazzate >> La scostò con forza, scuotendola per le spalle << Non osare attaccarti a questo aborto, solo per Jared. Si è comportato da coglione come suo solito, adesso prendi le redini della situazione, ti riprendi e ti fai forza. Chiudi Jared nell'armadio dei ricordi e ti rifai una vita! Anzi! Ti dirò di più : Adesso inizi a vivere e non voglio sentire nessun tipo di scusanti. >> Si alzò dal letto, con un volto austero << Vado a firmare i moduli per farti uscire di qui >> Abbandonò la stanza con passo svelto e deciso.
Il silenzio era assordante, portava ciò che lei non voleva udire.
Era sola, ancora e ancora.
Stringeva con forza i bordi del lenzuolo, stringendo forte i denti e convincendosi che ci fosse un fondo di verità nelle parole dette da Krystall.
Ma quanto il suo cuore fosse disposto ad accettare di mettere l'amore della sua vita dentro un cestino?
Era con la sua coscienza che doveva fare a pugni e la gara era appena iniziata.




<< Quindi domani torni a lavoro? >> Krystall si sedette sul divano del salone con un contenitore pieno di pop- corn.
<< Direi che la pacchia è finita. Mi sono presa tutta la settimana, adesso è ora di tornare alla realtà >> Prese due pop-corn e li gettò in bocca, fissando il film che davano quella sera in televisione.
<< Lo hai sentito? >> Azzardò guardandola di sottecchi.
<< Per nulla >> Masticò lentamente, giocando con il plaid, che le copriva le gambe.
<< Che intenzioni hai? >> Era una settimana che evitavano l'argomento, ma adesso era arrivato il momento di capire. Alex non negava il fatto di averci pensato in quei giorni, si struggeva nel trovare le parole esatte da dirgli al rientro. Era stato muto per tutto quel tempo, ma sapeva che l'indomani, appena si sarebbero visti, lui avrebbe cercato di estorcergli qualcosa con i suoi classici e spudorati mezzucci.
Non negava di avere paura e di pensare a ciò che avesse perso, ma era ormai consapevole che non poteva più arrovellarsi per un qualcosa, che non avesse più senso esistere.
<< Non lo so, quando lo vedrò capirò come e cosa dirgli. >> Ammise spegnendo la tv e alzandosi all'improvviso dal divano << Vado a dormire, scommetto che domani sarà una luuuuuuuunga giornata >> Si sgranchì le braccia << 'Notte Krys >> Si abbassò dandole un piccolo bacio sulla guancia. << Buon riposo. >> Le accarezzò la mano, lasciandola andare nella sua camera. Sperava solo che un giorno, prima o poi, Alex potesse trovare di nuovo la felicità. Ma sapeva che quella era soltanto in Jared. Quel pensiero le provocò infinita amarezza.



Si sedette sul divano della stanza, dove di lì a breve avrebbe avuto luogo il nuovo spot della Hugo Boss. << Aggiornami >> Prese un plico di fogli e li sfogliò accuratamente, cercando di attingere più informazioni possibili.
<< E' tutto scritto lì, però ti sintetizzo le cose più importanti >> Brandy iniziò velocemente a dire le cose più salienti avvenute nella settimana. << E poi ieri Olivia è venuta a firmare delle carte, dovresti vedere che tipo è. Mi aspettavo una vamp d'oltreoceano, invece sembra pacata. Ma queste sono stupide considerazioni, di un'assistente che venere il proprio capo >> Sorrise con gentilezza ad Alex.
<< Fiera di averti nel mio esercito >> Sorrise di rimando, sentendosi apprezzata da quella giovane ragazza, che sopportava i suoi continui scleri. << Conosco Olivia, è tutto tranne che gentile >> Si alzò dal divanetto, restituendo i plichi a Brandy, e guardando verso la porta d'entrata della stanza. Il via vai dei tecnici e fotografi nella stanza creava una confusione generale. Sperava solo che quel giorno Jared non presenziasse alla registrazione, ma era certa che arrivasse : sia per fare da Cicerone a Olivia, e anche perchè credeva ancora che lei fosse in ferie e non poteva permettere che nessuno supervisionasse quel lavoro.
Ma come al solito, la puntualità del Signor Leto , poteva andare a farsi benedire. << Appena finiscono le riprese, fatti trovare nel mio ufficio dobbiamo parlare >> Disse fredda guardando altrove. << Certo, vado a controllare che siano arrivati tutti i modelli >> Si congedò con un cenno di testa sparendo tra la folla.
<< Alex, da quanto tempo >> Avrebbe riconosciuto quella pronuncia stizzosa anche se fosse stata sorda.
<< Olivia, quale onore respirare la tua stessa aria >> Si girò, piantandosi un sorriso di sfida.
Ed eccola lì, nel suo tubino blu notte, con il seno ben esposto. La coda bionda le ricadeva su di un lato, mentre con entrambe le mani si aggiustava la sciarpa di piume bianche che le circondava morbida il collo, mettendo in luce i due orecchini in puro diamante. Il suo metro e settantacinque era arrivato a un metro e ottantacinque grazie a quei trampoli che indossava. Proprio come la ricordava : piena fuori e vuota dentro. In due parole ? Olivia Stan. << Ti vedo sciupata Alex... non vorrai fare la fine delle tue modelle >> La sua presunzione era arrivata al culmine. Si sedette su uno degli sgabelli posti dietro le telecamere, accavallando le lunghe e magre gambe, sorreggendole con entrambe le mani. Mentre di traverso fissava Alex. Quello sguardo così gelido e crudele le fece venire la pelle d'oca. Non riusciva ad immaginare di come tanto odio e tanta superbia potessero esistere in una sola persona. << I mie problemi di salute non ti riguardano >> Si voltò verso il set, pensando solo a calmarsi, perchè altrimenti di lì a poco sarebbe finita in carcere, senza scusanti, ma solo con la consapevolezza di essere riuscita a mettere a tacere quel cervello imbottito di pigrizia e falso vittimismo. Una sanguisuga in piena norma.
<< Vedo che vi siete incontrate >> Jared, nel suo completo nero Armani, fece la sua entrata. Bloccando il suo sguardo su Alex. << Dato che sei arrivato , io vado a parlare con Sharon. Ci vediamo dopo >> Prese il suo Iphone dal tavolo davanti il divano, sul quale era seduta prima e si diresse fuori dalla stanza.
Non era capace di affrontarlo ora, soprattutto non davanti ad Olivia.
Si strinse nel suo cappottino rosso e visionando le mail si avviò nel suo studio. Voleva stare sola.
Aprì velocemente la porta del suo studio e fece per richiuderla, ma non sentì il rumore della serratura scattare. Si voltò per capire cosa fosse successo.
Vide Jared con la mano sulla maniglia, mentre con l'altra si sorreggeva attaccato allo stipite.
La guardava circospetto. << Come stai? >> Abbandonò la presa dalla maniglia.
<< Bene, grazie >> Posò l'Iphone sulla scrivania, per poi guardarsi in giro. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi.
<< Non ti ho vista in giro in questa settimana, Brandy mi ha detto che eri influenzata ed hai preferito stare a casa per riprenderti, le ho voluto credere... >> Entrò nell'ufficio, chiudendosi la porta alle spalle << … anche se aspettavo il tuo ritorno per avere conferma da te...beh, è possibile che tu sia stata realmente male, ma la cosa strana è che tutto sia successo dopo la nostra lite. Mi sbaglio? >> Era arrivato davanti a lei, giocherellava con un astuccio rosso, se lo rigirava tra le dita, mentre con l'altra stringeva qualcosa nella tasca dei pantaloni. La fissava serio, la stava scrutando. Voleva percepire ogni singola emozione le trapelasse da tutti i suoi pori. Come fosse un essere alieno.
Lei la preda, lui il cacciatore. Emblema che si ripeteva da anni ormai.
Alzò la testa e affrontò quello sguardo gelido, che le trafiggeva il corpo, come fossero lance appuntite. E ciò non faceva altro che provocarle quella sensazione orrenda, di disgusto. Non voleva tenerlo all'oscuro dell'aborto. Ma nemmeno voleva dirglielo in quel modo, schietto e orrido. Ma doveva, lui aveva il diritto di saperlo. Respirò lentamente, prendendo coscienza di una consapevolezza, che temeva fosse andata via con tutto il resto. Invece eccola lì, pronta ad affrontare il fantasma del suo passato : Jared.
<< Brandy non ti ha mentito, sono stata davvero male. >> Annuì seria.
<< Potevi avvertirmi >> Disse accigliato.
<< L'ho fatto tramite Brandy >> Disse ovvia, incurvando le sopracciglia.
<< Brandy non è te. Lo sai. Io non capisco questo tuo atteggiamento, mi lanci una batosta come quella, poi litighiamo come due coglioni e dopo il silenzio. Cazzo Alex, ma ti rendi conto che ho quarant'anni? Aspettiamo un figlio e ancora siamo qui a fare gli adolescenti. Io sono stanco. Devi partire per il master? Ok, va pure. Ti verrò a trovare ogni settimana, a patto che partirai dopo la nascita del bambino. Dovevo riflettere, ma tu mi hai aggredito. Mi hai trattato come uno stronzo, ok me lo merito. Però non voglio essere messo alle strette ogni volta, solo perchè in passato ho fatto cazzate, non è detto che ora le commetta ancora. Amo te e amo quella creatura che ci appartiene. Mettitelo nella tua zucca! >> Le strinse gli avambracci con le mani, fissando i suoi occhi umidi.
<< No... >> Disse flebile, arricciando le labbra.
<< No, cosa? Che non lo capirai? Che non andrai al master? Cosa è no Alex?? >> Chiese quasi con rabbia o meglio con preoccupazione. Quello sguardo assente e triste non gli piaceva, c'era qualcosa che non gli quadrava e l'ansia iniziava a crescergli a dismisura.
<< Non devi più preoccuparti di nulla Jay. Di nulla >> Sentiva che il groppo in gola stava per sciogliersi.
<< Alex non capisco... >> Le posò le mani calde sulle guance, dandole conforto, anche se quegli occhi non volevano saperne.
<< E' semplice >> Tirò su con il naso << Non c'è più >> Una dispettosa lacrima sfuggì al suo controllo, fu automatico per lei abbassare il volto. Come per proteggersi, un farsi scudo. Odiava che la gente la vedesse piangere, le lacrime erano segno di fragilità e nella vita reale essere fragili non andava bene. Ma davanti a lui non riusciva a non sgretolarsi, era come mentire a se stessa. << E' tutto ok...>> Le sussurrò stringendola a sé forte, divenendo un'unica cosa. Ed era di quelle parole, di quella voce che lei aveva avuto bisogno sin dal risveglio in ospedale.


Note autrice : Ed eccovi Olivia ->  
http://tinypic.com/view.php?pic=1zlawps&s=6

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Capitolo 24
*** Chapter number twenty - three ***


<< Domani è il tuo compleanno >> Krystall sfogliava un libro di torte, piegata sul bancone della cucina, mentre si sorreggeva il mento con il dorso della mano. << idee in merito? >> Chiese assorta all'amica.

<< Si, a casa a lavorare. Sono indietro >> Posò delle grucce piene di vestiti sul divano del salottino della cucina, per poi avvicinarsi al bancone per versarsi un po' di succo d'arancia << Sii seria >> Chiuse il libro, posando entrambe le mani sul bancone di legno, fissando l'amica. << Krys, te lo ripeto. Non ho voglia di festeggiare il mio trentesimo compleanno. Non è un bel periodo...alla fine è solo un compleanno.>> Sospirò e posò il bicchiere sul bancone << Adesso vado in ufficio, penso di perdere molto tempo. Ceniamo insieme? >> Guardò sorridente l'amica. << Certo >> Le sorrise. << Bene, allora a dopo >> Prese le chiavi posate accanto al vaso con i fiori finti all'angolo della cucina e sparì dalla visuale dell'amica.
Compose rapidamente il numero sul touch-screen << Ehi Tomo. Senti io non ci riesco. Vedi che puoi fare tu. Ok, allora entro stasera ci sentiamo.>> Riagganciò sbuffando << Tutte le situazioni strane a me! >> Gettò le braccia in su e si spalmò sul divano cercando di spegnere il cervello per un po'.



<< No, non si ragiona così! >> Urlava da non si sa quanto tempo. Negli uffici adiacenti tutti i soprammobili degli scaffali si muovevano. L'avevano sempre visto calmo, quasi menefreghista di ciò che gli girasse intorno. Per gli altri lui era solito solo delegare gli altri dei suoi affari. Mai nessuno lo aveva visto lì dentro prendersi cura di un lavoro, era Alex che si occupava di tutto. Questo però secondo gli occhi indiscreti dei dipendenti del 'The Hive' , i quali però preferivano mille volte avere a che fare con i richiami di Alex, che non con Jared. Vedevano quell'uomo così gelido, che pensavano fosse capace di uccidere anche solo con uno schiocco di dita. << Se io ti dico che questa pubblicità deve essere pronta entro la fine del mese, tu DEVI permettere che sia così! Io non tollero che le date si prolunghino! Se metto delle scadenze, quelle devono essere rispettate! Per questa volta passa, ma alla prossima saranno cazzi amari. Ora vai! >> Gettò la penna con forza sulla scrivania, facendola rimbalzare più volte, mentre con uno scatto di ginocchio, voltava la sedia in pelle dando le spalle alla porta, e visualizzando il parco di fronte dalla sua enorme vetrata.
La ragazza bionda, volò via dall'ufficio, tenendo la testa bassa, non voleva farsi vedere dai colleghi in lacrime. Quell'uomo l'aveva umiliata e sapeva che tutti avessero sentito quella discussione così accesa. Non si accorse nemmeno che stava andando incontro ad Alex e al suo bicchiere di caffè << oddio! Mi scusi Alex! >> La ragazza prese al volo il bicchiere, prima che si riversasse sulla moquet , scottandosi un po' il polso. << Attenta! >> La tenne Alex per le spalle << Ti sei bruciata? >> Gettò il bicchiere nel cestino che aveva di fianco e prese ad esaminare il polso della ragazza << Vai a metterci su dell'acqua fredda e calmati >> Le sorrise preoccupata. La ragazza annuì, singhiozzando e avviandosi in corsa verso i bagni del piano. Alex scosse la testa e si diresse nell'ufficio di Jared. Dal quale non proveniva alcun rumore. Di solito o era in riunione e lo si capiva dai vocii insistenti oppure parlava al telefono, ma mai c'era stato tanto silenzio lì dentro.
Bussò un paio di volte, ma non ottenne risposta. Decise di entrare ugualmente...
Fissava fuori dalla finestra, in piedi con le mani in tasca.
<< Se tenti il suicidio, almeno fallo dopo che sarò uscita dal tuo ufficio >> Sbattè la porta alle sue spalle, avanzando verso la scrivania e rovistando tra dei fogli sparsi qua e là << Hey, come mai qui? >> Aveva l'aria moscia. << Dovevo prendere dei documenti, tu perchè hai aggredito quella stagista ? >> Si avvicinò a lui, fissandone il perfetto profilo. << Io non ho aggredito nessuno, non tollero che mi si prenda in giro. >> Disse freddo e distaccato, senza smettere di guardare fuori. << Wow, inizio a temere che la maturità ti abbia preso in ostaggio >> Spalancò gli occhi come terrorizzata, anche se dal suo tono di voce si capiva che fosse una colossale presa in giro. << Magari fosse così, avrei già sistemato un paio di cose , invece di lasciare che gli altri prendessero scelte che avrei dovuto fare io... >> amareggiato si strofinò le palpebre con una mano, lasciando l'altra sempre dentro la tasca del pantalone. << Cosa ti affligge ? >> Divenne preoccupata e si sporse ancora di più verso lui. << Ma nulla >> Si voltò verso Alex poggiando la spalla sul vetro della finestra << Ieri Lea mi ha chiamato, mio padre vuole vedermi. Non oso immaginare quale sia il nocciolo della questione... >> Sbuffò irritato. << Vuoi che venga con te? >> Chiese cauta, sapendo di affrontare un argomento delicato. << Sai bene che ti aggredirebbe >> Si morse un labbro pensando all'eventuale diverbio che potrebbe nascere nell'incontro tra i due. << Beh, tu hai affrontato il mio, non vedo dove sta il problema. Ci sarai tu no?! >> Gli sorrise dolcemente, stringendogli con delicatezza il braccio, per infondergli quel coraggio che gli mancava da un po'. << Ci sarò io >> La strinse in un dolce abbraccio appoggiando il mento sulla sua testa inebriandosi di quel profumo. << Lo so che tu ci sei sempre... >> Inspirò il suo profumo inebriandosi. Alzò piano il viso baciandogli il mento, bloccandoglielo con i denti e leccandoglielo piano. << Dio Alex...>> Riuscì a dire tra gli ansimi. << Sei così sexy con la barba...colpa tua >> Rise maliziosa distaccandosi da lui. << E tu sei sexy senza vestiti >> Le strinse forte i fianchi baciandola con passione << Se non ci fosse tutta questa confusione per i corridoi, ti scoperei sulla scrivania >> I suoi occhi ardevano di passione, velati da uno strato di eccitazione. << Se fossi un'oca senza giudizio, riderei a questa squallida battuta, ma siccome ho la mia dignità, ti rispondo solo che stasera andiamo a cena fuori e non ti farò pentire di aver accettato >> Gli sorrise dolce discostandosi da lui. << Pizzo nero >> Farneticò ad occhi chiusi, scuotendo la testa. << JAY!!!! >> Lo strattonò << Piantala di fare il maniaco!! E inoltre sai bene che il pizzo nero non lo tollero, mi da il prurito >> Rabbrividì al pensiero di avere quel tessuto addosso.



Fuxia, Grigio perla, Giallo canarino, Rosa antico, Bronzo, Champagne, Bianco perla, Azzurro.
<< Sarà un'ora che fissi quei vestiti, non parleranno da soli come nel film '' I love shopping'' >> La canzonò con voce lamentosa. Krystall, avvolta nella sua vestaglia da giorno in pile grigio si addentrò nella stanza dell'amica, sedendosi sul lettone e posando la testa su una spalla osservava Alex, in biancheria intima, che confusa tentava di scegliere un qualche abito.
<< Krys, aiuto >> Sbuffò sedendosi per terra sul morbido tappeto porpora << Non so che scegliere... >> Si lamentò continuando a fissare i vestiti appesi nella cabina armadio, mentre dava le spalle all'amica, che se la rideva sotto i baffi.
<< Tu che impressione vuoi dare... vuoi scopartelo? >> Chiese con voce accattivante.
<< No... cioè Si. Ma non è questo a cui ho pensato quando l'ho invitato a cena stasera... Io voglio solo essere me stessa. Quell'Alex che lo ama, ma che gli da e gli darà sempre del filo da torcere. Quella donna di cui lui è innamorato e che non abbandonerà mai. Io non voglio scoparlo. Voglio fare l'amore con lui. >> Girò poco la testa, tanto per dare un'occhiata a Krystalla che sorrideva soddisfatta. << Bene! >> Si alzò e si diresse all'armadio << Era proprio questa la risposta che volevo >> Prese uno degli abiti messi in evidenza da Alex e lo porse all'amica, che la guardava circospetta e preoccupata.


La macchina si fermò davanti una casa bianca e anonima, era squadrata. Sembrava un magazzino avvolto da un esercito di alberi.
Dalle finestre si intravedevano le tende rosso intenso illuminate da qualche luce opaca che irradiava all'interno della casa sconosciuta.
Proseguì incerta per il piccolo sentiero di mattoni coloro bronzo che conducevano alla porta bianca. Arrivata al traguardo suonò il campanello posto in alto a destra della porta.
Due minuti dopo questa si spalancò mostrando un Jared in pantofole e pantaloni della tuta, e una maglia all'origine bianca, ma adesso si intravedeva qualche macchia di qualche cosa a lei sconosciuta. << Se avessi saputo che ti saresti messa in tiro, mi sarei tolto quanto meno la maglia sudicia >> Sorrise dolcemente, facendo spiccare i suoi denti perfetti e bianchi. << Entra dai >> Si scostò facendo passare un' Alex fasciata da un tubino viola che luccicava e le evidenziava il seno, i capelli alzati in una morbida e corposa coda. << Beh, almeno queste... >> mantenne l'equilibrio prima da un lato e poi dall'altro << Posso toglierle >> Sorrise sbarazzina gettando , vicino un divano, le sue scarpe. << Ora mi sento più a mio agio >> Mise le mani sui fianchi e sorrise divertita, vedendo Jared che scuoteva la testa sorridendo.<< Andiamo, vieni >> le fece un gesto con la mano mentre si accingeva a camminare << Ti porto in cucina >>.
<< Non mi dire che ti sei messo a cucinare >> Chiese sbalordita seguendo l'uomo.
<< Volevo farti una sorpresa... >> Lo sentì ridere, mentre si fermava ad un bancone sul quale c'erano vassoi con vari tipi di tartine << Su assaggia >> Gliene porse una << Jay... non voglio morire... >> Nei suoi occhi il terrore. << Cretina! Non ho cucinato io! Emma mi ha fatto arrivare un cuoco italiano è tutto il giorno che cucina. >> Rise infilandogli con forza la tartina in bocca.
<< FaFoVe >> Disse a bocca piena.
<< Eh? >> Chiese scioccato non avendo capito nulla.
<< CAFONE! >> Gli urlò non appena deglutì.
<< Ma come! A te piace aver infilato con forza qualcosa in bocca >> Iniziò a ridere mentre scappava per la casa. << Jay se ti prendo ti infilo io una cosa! E non in bocca!!! >> Gli urlò inseguendolo per la casa.
Finirono la lotta fuori in giardino, dove a dividerli era la piscina. << Non sarà l'acqua a fermarmi! >> Lo minacciò dall'altro lato Alex.

<< Certo che sei scema >> Rise con affanno.
<< Cosa c'è Jay? La vecchiaia si fa sentire, eh? Dopo l'affanno arrivano i reumatismi... >> Lo provocò con voce dispettosa.
<< Col cazzo! Mentre correvo, ti urlavo contro. Per questo ho l'affanno. Ancora sono giovane! Tzè! >> Si sentì pizzicato nel profondo.
<< Certo... ma io sarò sempre dieci anni più giovane e ti potrò prendere in giro fino alla fine... >> Iniziò a camminare lentamente lungo il perimetro della piscina.
<< Potrei essere io a prendere in giro te... magari fra un paio d'anni tu avrai gli acciacchi della vecchiaia... sai con tutti i figli che faremo... sarai esausta... la schiena ne risentirà...eh, non sei immortale >> Represse una risata, seguendola con lo sguardo. Ormai erano solo dieci passi che li dividevano. << Tutti i figli? Caro il mio tesoro, te ne concedo due... non sono un forno >> Gli fece una linguaccia, piantandosi davanti a lui.
Era così bello da togliere il fiato.
La luce pallida della luna lo rendeva ancor più divino.
E sapere che era solo suo, la rendeva felice e le faceva venire il vuoto allo stomaco.
Averlo lì,davanti, con tutto quell'amore che le trasmetteva... non poteva che eliminare il passato. Quello sguardo, quella passione, quell'amore che traspariva dai suoi occhi, non potevano che dargli positività. Che insieme avrebbero affrontato tutto, che nulla era impraticabile e che insieme ci sarebbero riusciti. << Jay... >> Gli soffiò sulle labbra << Vuoi sposarmi? >> Lo baciò con cautela.
Lui la scostò lievemente, non credendo a quelle parole, con gli occhi che luccicavano.
La voltò e le fece vedere un muro.
Si, un muro intriso con il suo amore.
Un muro sul quale aveva lavorato tutto il pomeriggio.
Un muro che aveva rovinato il candore della sua maglia bianca.
Un muro che conteneva la risposta che Alex aspettava.
Un muro che regalò un moto di felicità alla donna, che strinse forte il suo uomo baciandogli il volto ripetutamente. Perchè mai nessuno avrebbe tolto loro la voglia di amarsi.



                                                  Alex.... what about marrying me?

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Capitolo 25
*** Chapter number twenty-four ***


Quel morbido letto non la voleva lasciar andare via.
Complici erano le lenzuola di raso rosso che le imprigionavano il corpo, in una dolce morsa.
A completare quella piacevole prigione era il braccio di Jared sul suo addome.
All'improvviso il BlackBerry di Jay iniziò a squillare. Ma il suo proprietario era rimasto inerme, catturato dal sonno.
Alex tentò di non farci caso, ma dopo il decimo squillo decise di rispondere.
Allungò il braccio sul comodino e con sforzo si appropriò dello smartphone.
<< Pronto? >>
<< Jared? >> Una voce stridula ruppe i timpani alla donna.
<< Evidentemente no, sono Alex. >> Disse scocciata riconoscendo la voce.
<< Oh... ciao. Sono Olivia. Jared è con te? >> Con quell'accento da snob, stava suscitando istinti animaleschi.
<< Sta dormendo, vuoi riferire a me oppure aspetti che ti chiami lui appena si sveglia? >> Con tono acido le rispose a tono.
<< No, puoi dirgli che oggi abbiamo appuntamento con suo padre. Fammi richiamare comunque. Ti saluto, goditelo finchè puoi. Ciao. >> Con una risatina perfida riagganciò.
Sbuffò infastidita da quell'oca. Ripose il telefono sul comodino e facendo attenzione spostò il braccio di Jared, facendolo scivolare sul cuscino.
Si alzò lentamente dal letto e sistemandosi i capelli in una coda disordinata andò in cucina per prepararsi un caffè.
Quella telefonata non era di certo il buongiorno che voleva.
<< Buongiorno >> Disse con voce roca, mentre le baciava una spalla scoperta
<< 'Giorno a te >> Accennò un sorriso.
<< Dormito bene? >> Chiese mentre si versava un po' di succo d'arancia rossa nel bicchiere.
<< Si, dai. Il letto è comodo >> Ghignò
<< Solo il letto? >> Si piazzò davanti a lei.
<< Si solo il letto. Anche perchè tu sei pelle ed ossa e avrei dormito malissimo se fossi stata sopra di te. >> Posò la tazza di caffè sul bancone.
<< E chi ti dice che tu dovessi stare sopra... >> La braccò poggiando le mani sul bancone per non farla muovere. << Come fai a pensare a certe cose appena sveglio! Io ho ancora il cervello confuso e tu già vuoi scopare! Dio mio! >> Lo allontanò in malo modo, facendo sì che l'uomo la guardasse in modo strano e pieno di domande. << E' tutto ok? >> Chiese Jared seguendo Alex con lo sguardo.
<< Si, tutto ok...>> Bofonchiò mentre si gettava sul divano con un semi broncio.
<< Perchè non mi convinci? >> Le rispose di rimando andandosi a sedere accanto a lei.
<< Perchè tu vedi sempre del mistero in tutto... ecco perchè non ti convinco... >> Sbuffò accendendo la tv per vedere le news del giorno.
<< Come vuoi, vado a farmi una doccia >> le baciò la guancia e sorridendo andò al piano di sopra per dare sfogo alle sue doti canore.
Alex prestò attenzione al Tgnews, almeno avrebbe ingannato il tempo, mentre aspettava che Jared tornasse da lei.

''G. Leto vende la sua proprietà. Il Boss delle industrie tecnologiche annuncia la sua pensione anticipata. Chi sarà adesso a prendere il suo posto?

<< Cazzo! >> Sbottò alzandosi dal divano e ritrovandosi davanti Jared, che impietrito fissava inerme lo schermo della televisione. << Hey >> Alex gli sfiorò il braccio, facendolo tornare nel mondo dei vivi. << Ho bisogno di stare solo... >> Non la fissava nemmeno.
Alex si sentì morire, ma non ebbe la forza di ribadire. Prese le sue cose e lasciò la casa.
Rispettava il suo punto di vista, anche se non ne era completamente d'accordo.
Ogni qual volta toccasse l'apice della felicità, c'era sempre qualcosa o qualcuno che la riportava nell'abisso della tristezza, cui uscita era più faticosa di quanto si potesse credere.


Aprì piano la porta di casa, non voleva svegliare Krystall
Si tolse le scarpe e lentamente si avviò in cucina.
<< E-E t-tu c-che ci fai q-qui??? >> Sgranò gli occhi nel vedere quella figura seduta sullo sgabello della penisola della cucina.
<< Devo parlarti >> Disse risoluto e senza accennare sorriso.
<< Ti ascolto >> Si sedette di fronte a lui, in attesa che parlasse. L'ultima volta che venne a trovarla era per dirle cose che le sue orecchie non avrebbero mai voluto sentire.






Preferiva andare a Santa Monica per le vacanze, sempre affollata e assolata.
Ma ora, arrivata davanti a quella villetta modesta non era del tutto convinta che sarebbe stata una passeggiata.
Il cancello si aprì e lei potè accedere al vialetto di circa un metro che congiungeva il cancello il legno dalla porta d'entrata.
Un uomo dagli occhi azzurri e dai capelli brizzolati, vestito come un vecchio lord inglese l'aspettava con un sorriso sulle labbra. << E' un onore rivederti >> La strinse in un forte abbraccio, che la donna ricambiò amorevolmente. << Grazie Gary. >> Sorrise dolce all'uomo.
<< Su entriamo >> le fece strada.
Si sedettero fuori in giardino, a bordo piscina, sotto un ombrellone bianco perla posto al centro di un grande tavolo rettangolare in legno massiccio. << Quando mi hai telefonato... non pensavo saresti venuta così velocemente >> Sorrise versando un po' di thè freddo nel bicchiere di vetro, per poi darlo ad Alex << Quando si tratta di cose importanti sai bene che corro subito. >> Prese il bicchiere e se lo rigirò tra le mani guardando l'acqua della piscina muoversi lievemente toccata da quella brezza di vento leggera << Allora dimmi come vuoi procedere >> Si fece serio.
<< Gary sono sempre stata schietta, lo sai bene. Non amo molto girare nelle cose. Quindi ti dirò tutto a patto che tu mi aiuti >> Per la prima volta Alex si girò a fissare l'uomo negli occhi.



<< Due, quattro, sei...uffa! Mi sfuggono sempre. Tomo riconta tu! >>
<< Krys, se la matematica non è un'opinione e dal momento che hai preso tre confezioni contenenti dieci palloncino a pacco, non pensi che in totale abbiamo gonfiato trenta palloncini?! >> Chiese retoricamente l'uomo mentre attaccava l'ultimo palloncino in cima alla colonna in stile ionico del giardino. << Inizio ad odiarti >> Scese dalla scala e diede un'occhiata a tutto << Sembra tutto pronto... >> Annuì più a se stessa che all'amico << Lo è >> Tomo la raggiunse << Ora dobbiamo solo aspettare che Jared porti il resto. Quell'uomo mi rende ansioso >> Si massaggiò il folto pizzetto.
<< Si batte la fiacca qui >> Mollò per terra alcune ceste contenenti scatolame varia.
<< Shan se solo tu fossi arrivato quanto meno un minuto prima sicuramente avresti sudato anche tu un po' il culo! >> Krystall si mise le mani ai fianchi << Quei palloncini non si sono appesi da soli... e dato che sai dare solo aria alla tua bocca, adesso sistema i tavoli >> Con un sorriso malefico si diresse nel giardino a rilassarsi un po'. << Messo alle strette da una donna... Amico sei messo male >> Gli diede una pacca sulla spalla ridendo. << Non mi bastava Ellen... adesso pure Krys... sono messo male >> Si grattò la nuca, per poi abbassarsi a recuperare le ceste pronto per disporle sui tavoli << Mi aiuti? >> Chiese con la voce piccola piccola << Ma nemmeno se mi paghi >> Rise mentre raggiungeva l'amica in giardino << Fannulloni! >> Farfugliò carico come un mulo.




<< Rivangare il passato non è la cosa migliore che mi riesca. Ho sempre pensato che comunque io la mia vita l'abbia vissuta alla meglio. Ho sempre criticato tutto e tutti, avendo contro un mondo, ma sapendo che le poche persone che avevo accanto erano quelle vere, di cui mi fidavo. E che coloro i quali si allontanavano, invece, erano solo gli ipocriti che volevano la mia fama, un posto nell'alta società. >> Prese un respiro << Non sono Dio, non sono il genio della lampada, non posso dare nulla a nessuno se non è dovuto. Bisogna sudare e arrivare con le proprie forze. In pochi lo hanno capito, nemmeno mia moglie mi ha mai creduto fino in fondo...ed ecco che fine abbiamo fatto >> Rise amaramente << Alex... >> Sospirò << Sei una donna brillante e piena di personalità. Hai sempre pensato che ce l'avessi con te, ma volevo spronarti, metterti alla prova... sapere che fossi pronta e solo l'anno scorso ho capito che eri una delle persone che potevano avere la mia massima fiducia. Sei piena di odio e amore e forza di vivere e lotteresti fino alla morte per quello in cui credi. >>
<< Pensavo di poterti odiare Gary, invece hai quel tocco di cinismo che mi ricorda che sei il padre di Jay... >> Rise << Ma se come tu dici... beh se sai lottare... allora perchè vuoi affondare tuo figlio? Gary tu adori Jared, lo so... solo lui è così cieco da non capire... Io... io >> Ingoiava a vuoto cercando le parole giuste.
<< Alex... se solo sapessi tutta la verità... >> Scosse la testa pensieroso.
<< Se solo qualcuno si degnasse a dirmela.... Jared è una tomba... >> Disse esasperata.
<< Ti sbagli >> Incurvò le labbra in un dolore interno << Lui ne è all'oscuro >>
Il sangue nelle vene parve gelare.
Segreti su segreti. Sarebbe mai finito tutto ?
Non era più capace, avrebbe voluto urlare al mondo che ne era stufo, che avrebbe voluto sapere tutto insieme senza altri giri di parole, senza ansie. Così, come una valanga.
Ma si era promessa che avrebbe scavato a fondo senza che lui sapesse nulla, solo quando tutti i pezzi del puzzle fossero stati al loro posto avrebbe dato una risposta a tutte le domande che le ronzavano.
<< So che dire una cosa così è pungente e senza fiato... ma sarò veloce e indolore. Ma non odiarmi... >> Prese una piccola pausa, voltandosi verso Alex e togliendosi gli occhiali da sole scuri come la pece, posandoli sul tavolo. << Olivia è mia figlia >>.

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Capitolo 26
*** Chapter number twenty-five ***


Il vento stava aumentando notevolmente. Il color pesca del cielo si stava unendo al grigiore delle nuvole, non avrebbe mai detto che anche a Santa Monica esistesse la pioggia. 

L'amaro che aveva in bocca era difficile da deglutire, tutto era complesso da percepire in quell'istante. 

<< Sarà meglio metterci dentro, presumo che a breve saremo presi da una bella pioggia >> Rise, le porse un braccio che la donna prese subito e insieme si addentrarono nel salone della villa. Gary la fece accomodare sul divano ecru mentre lui si avvicinava al carrello degli alcolici << Gradisci qualcosa? >> Chiese mentre si versava del brandy liscio nel bicchiere di vetro << No, grazie >> Disse flebile la donna. 

L'uomo sorseggiò la sua bevanda << Ottimo come sempre >> E sbuffando un sorriso si andò a piazzare di fronte la donna, corrugando la fronte e sforzandosi di ricordare qualcosa << Vedi >> Deglutì << Non sono mai stato un brav'uomo e Costance te lo può confermare. Quando mi danno del bastardo, non li biasimo...si, me lo merito. Mio figlio Jared è austero come sua madre, Shannon invece è come me. Pensa che fino a due giorni fa era qui che si prendeva il sole >> Sorrise al ricordo << Io amo i miei figli, ma odio me stesso e il male che gli ho causato. Devo ringraziare Costance che non gli ha mai voluto dire la verità, anche se avrebbe potuto farlo per screditarmi maggiormente, facendomi perdere la stima di Shannon... ma ho sempre saputo che non è una donna vendicativa. >> prese una pausa e bevve un lungo sorso del suo brandy, come a darsi conforto per andare avanti. Vedeva che il dolore nei suoi occhi era tornato, il ricordo di quel periodo non era un toccasana per lui. Ma aveva deciso di dire la verità e Alex era la persona giusta da cui cominciare... era colei che aveva subito maggior danno da tutta quella stramba situazione. Se lo meritava. << Il primo anno di matrimonio con Costance era tutto rosa e fiori, fin quando non conobbi Valerie , la madre di Olivia. La prima volta che la vidi era ad una cena di beneficenza, ricordo che le piacque Shannon, i suoi occhi nocciola e ricordo che mi fissava spesso... suo marito non aveva mai capito che teneva sua moglie troppo in gabbia, solo per le feste d'occasione permetteva a noi comuni mortali di poterla vedere. Era bella, molto bella... e buona, oserei dire >> Ispirò profondamente << Le nostre uscite segrete accadevano di rado...ed è in una di quelle uscite che concepimmo Olivia. Non ti dico i casini, Alex. >> Un luccichio nei suoi occhi apparve. Tristezza era il suo nome. << Valerie si ammalò e quando si scoprì che Olivia era mia figlia, Freddy, il padre... se così lo vogliamo chiamare, di Olivia disse che come accordo lei e Jared avrebbero dovuto sposarsi, mi sentì messo alle strette, e così stava per accadere. Ma ho la fortuna di avere un figlio sano di mente, si innamorò di te, unico splendore e tutto sfumò. >> Sorrise vagamente ad Alex. << Gary non capisco >> Disse titubante << Perchè sei stato costretto? Potevi benissimo rifiutare … >> Scosse la testa. << No, non quando hai tua moglie da un lato che ti dice che vuole il divorzio e uno dei tuoi amici dall'altro che ti vuole denunciare per frode >> Disse rammaricato << Frode?? >> Urlò Alex sconvolta << Freddy è stato sempre uno stratega, si era già fatto il suo bel film mentale, non sto qua a dirti quale trama aveva ideato lui e la sua mente malvagia, qualità plasmata anche da Olivia. Beh, sta di fatto che voleva che fosse Jared a sposarla, perchè aveva l'età giusta e poi Shannon si era fatto la fama del ''Don Giovanni'', Jared era perfetto ai suoi occhi. Ma così non fu. Il punto è che Oliva rimase incinta … >> << Si, Bryce. >> Annuì Alex. 

<< Jared te l'ha detto?! >> Chiese stupito << Beh, non direttamente, ma diciamo che poi mi ha raccontato tutto. >> Spiegò con naturalezza, come se il ricordo di quella scoperta non le avesse mai portato dolore alcuno. 

<< Quindi sai la bugia... bene. >> Gary si alzò dal divano << Il brandy in questi casi non basta mai >> Si avvicinò nuovamente al carrello degli alcool. 

<< Quale bugia ? >> la tachicardia stava prendendo potere. 

<< Anche qui sarò diretto, ma ricorda che Jared non ne sa completamente nulla. Quindi se devi dirgli qualcosa aspetta che sia io a farlo >> Aspettò che Alex annuisse all'accordo prima di continuare << Bene, Bryce non è figlio di Jared. Olivia gli ha fatto credere che fosse così... una sera ad un party lo fece ubriacare, poi lo fece sdraiare accanto a lei così che l'indomani fosse facile fargli capire cosa fosse successo. Ma Jared non si è fatto fregare. Ma tutte queste bugie non avranno un buon fine. Avevo capito che c'era qualcosa di strano, non per questo feci indagare in merito, quando scoprì cosa Olivia e Freddy stessero architettando mi sentì rabbrividire. >> Scosse la testa mettendo il tappo nella bottiglia. 

<< Ma perchè solo ora tutto questo e Olivia come mai non ha mai detto la verità a Jared? E' una donna subdola...>> Chiese confusa << Beh, semplice. Per i suoi sporchi piani Freddy ha evitato di dire la verità ad Olivia, così da manipolarla meglio, ma presto non sarà più così...fidati >> Rise amaramente << Ma perchè tutto adesso? Perchè vuoi buttare via il tuo impero ? Rovinerai tuo figlio ,Gary >> Si alzò piena di rabbia. 

<< Un mera bugia, alla quale tutti stanno cadendo. Ma solo io e miei avvocati sappiamo dove andremo a finire e stanne certa che tuo marito non sarà toccato. Prima devo mettere al sicuro la mia famiglia e solo dopo svelerò tutto. Alex è importante che tu mantenga il silenzio. Al resto ci penso io. >> La guardò con pietà. << Solo se risponderai ad una domanda che mi attanaglia da anni ormai. >> Si avvicinò all'uomo << Ti ascolto >> Posò il bicchiere sul carrello << Perchè mi odiavi? >> Lo guardò dritto negli occhi. << Significhi molto per me Alex. Conosco tua madre da quando andavamo insieme al liceo, tuo padre invece non mi ha mai sopportato, mi ha sempre visto come un magnate dell'ipocrisia accecato dalla ricchezza e ha sempre associato Jared a me, quando ti ho visto entrare nella sua vita, ho pensato che potesse darti solo dolore tutta la nostra storia. Non volevo distruggere anche te. Perdonami >> Le sorrise amorevolmente << Lo farò se toglierai Jay da questa situazione >> Gli puntò un dito contro celando un sorriso << Lo farò >> Sorrise << Ah! E la prossima volta non mandare Shannon a dirmi che volevi vedermi, è inquietante trovarlo nella mia cucina >> annuì sbarrando gli occhi, facendo scoppiare Gary in una risata piena di felicità. 

 

 

 

 

 

Scese le scale del porticato come un fulmine. 

<< Dai rispondi >> Sibilò a denti stretti. 

Si infilò in auto, dando le coordinate al suo autista 

<< Dimmi >> 

<< Dove sei? >> Sembrava più un'ordine che una domanda 

<< Sto tornando a casa >> Disse con un tono di voce stranito 

<< Quale casa? >> Di nuovo quel tono di voce burbero 

<< Jay, cosa c'è? >> S'innervosì 

<< Devo vederti e subito >> S'irrigidì anche lui 

<< Ok, beh...pff.. tra mezzora ci vediamo a casa mia >> 

<< bene >> Riaganciò reindirizzando l'autista verso la nuova meta. 

 

Entrò in casa come un razzo. Nel viaggio di ritorno aveva pensato a tutte le scusanti per dirgli dove era stata tutta la mattina. Di Krystall nemmeno l'ombra nella casa e nemmeno era raggiungibile al cellulare, Shannon era da escludere. 

Corse in bagno a darsi una sciacquata ed entrò nella sua stanza, fu in quel momento che le venne l'idea. Prese i sacchetti e i vestiti e li depositò nell'ingresso. Poi si sedette su uno degli sgabelli della cucina e stremata bevve un bicchiere d'acqua per calmarsi un po'. 

Quando sentiva già il cuore decelerare il ritmo e normalizzarsi e le gambe smettere di pulsare, il campanello di casa suonò all'impazzata. Si alzò lentamente, non voleva perdere la tranquillità che aveva acquisito in quel frangente. 

'' Ma era veramente così che ci si sentiva quando si aveva il carbone bagnato?!'' si trovò a pensare mentre apriva la porta, vedendo un Jared buio e silenzioso che si faceva strada da solo verso la cucina. 

<< Ciao anche te >> Sussurrò chiudendo la porta e correndo verso la cucina, dove lo trovò seduto al bancone mentre torturava una banana << Se vuoi la mangi, altrimenti la posi che poi la mangio io, il fruttivendolo non me le regala! >>. Quella punta di ironia lo fece tranquillizzare e posò il frutti nella ciotola in legno. 

<< Vestiti >> Alzò il viso per guardarla attentamente negli occhi. 

<< Ma sono già vestita >> Gli fece notare 

<< No, va a metterti qualcosa di più elegante >> Continuò a fissarla 

<< Perchè? >> Appoggiò entrambe le mani sulla penisola facendosi più vicina a lui e scrutandolo. 

Si alzò ance lui avvicinandosi a lei, strusciando la punta del naso, contro la sua << Voglio portarti a cena >>. 

Lei sorrise e gli diede un buffetto sulla guancia << Idiota >> Gli baciò la fronte << Vado >> Si dileguò e solo dopo aver sentito l'acqua della doccia, Jared estrasse il BlackBerry dalla tasca del pantalone nero e avviò la chiamata << Avete un'ora di tempo >> Sorridendo riaganciò e riprese a giocare con la frutta nel cesto. 

 

 

 

 

<< Jared vuole essere preso a calci nelle palle ripetutamente >> Strillò Shannon furioso mentre entrava nel salone della casa di Tomo. 

<< Che succede ? >> Chiese Ellen mentre si sistemava il corpetto pesca. 

<< Tra un'ora arrivano in villa e noi siamo ancora qui a sistemarci tutti >> 

<< Che cosa??? >> Sbraitarono in coro Krystall ed Ellen << Adesso dobbiamo fare il giro delle chiamate per anticipare >> Sbuffò Ellen fiondandosi sul divano per prendere l'agenda. 

<< State tranquilli >> Tossì un paio di volte << Signora Avalon, salve. Si, si tutto ok? Lei? Uhm... interessante, mi fa piacere. Come? Oh si, si è tutto pronto, solo che Jared sta anticipando di un'ora e mi chiedevo se lei... come dice? Perfetto! La ringrazio. Anche a lei, mi saluti suo marito. Certo, certo lo farò. A presto >> Riaganciò e si trovò sei paia di occhi a fissarlo sconvolti << Avalon ci darà vantaggio, terrà Alex impegnata per un bel po' al telefono. Ah e vi saluta >> Depositò il cellulare in tasca. 

<< Amico, tu sei un cazzo di mostro del male >> Lo abbracciò dandogli numerose pacche sulla schiena << Ora possiamo fare un'orgia >> Sghignazzò allegro. 

<< SHANNON! >> Gli urlò Ellen minacciosa 

<< Stavo scherzando era per sdrammatizzare, mamma mia! >> Si voltò e si chiuse in bagno fischiettando. 

<< E' un cazzone >> Sghignazzò Tom 

<< Si e mettici pure coglione >> Ellen scosse la testa tornando allo specchio per sistemarsi. 

<< Su sbrighiamoci, per quanto Avalon sia logorroica, non so quanto Alex possa resistere >>. 

I tre si guardarono e tornarono ai preparativi. 

Sperando che la serata andasse a buon fine, perchè di buono quel giorno non era andato nulla.

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Capitolo 27
*** Chapter number twenty-one ( part two ) ***


Note autrice iniziali : Mi scuso infinitamente sia per il ritardo nel continuare la storia,sia per la distrazione. Mi sono accorta di non aver inserito questo capitolo...ai fini della comprensione della storia! Presto avrete la continuazione =) ...moooolto presto!

 

 

Sua madre era sempre stata una frana in cucina.

Si era sempre attorniata di domestici e governanti, affinchè tutto andasse liscio in quell'immensa villa. Anche se non capiva l'utilità di una casa a due pani così grande da ospitare venti persone, se poi era utilizzata solo da due individui che ultimamente non si guardavano nemmeno in faccia.

Quei pensieri contorti era sempre solita farli seduta al tavolo della cucina, mentre fissava sua madre che tirava fuori dal frigo i cibi già pronti preparati dalla nuova cuoca. Perchè Avalon si stancava facilmente delle solite persone, amava circondarsi di gente nuova, puntualmente quando si stufava cambiava il personale di casa, l'arredamento della villa, colore dei capelli : insomma sua madre era tutto l'opposto di Alex. Ed era proprio di questo che si pentiva, di non aver preso un minimo di carattere da sua madre, la superficialità! Quella le mancava.

Quella avrebbe tanto voluto avere per riemergere da situazioni angosciose.

Ma il destino le ha solo dato la bellezza della mamma e il carattere duro e cinico del padre.

<< Fra due settimane è il tuo compleanno... >> Sorrise posando un vassoio in vetro sui fornelli spenti.

<< Già...arrivano i trenta >> Sorresse la testa con la mano stretta a pugno, mentre con l'altra lisciava il legno chiaro del tavolo al quale era seduta.

<< Ti porta in Italia?! >> Poggiò entrambi i palmi delle mani sul ripiano del piano cucina e fissava intensamente la figlia, come fosse una della CIA e volesse estorcere sapere oltraggiosi.

<< Mamma! >> Disse lagnosa spalancando gli occhi << Ti prego! Non iniziare a chiedere, a fare o a dire! Non ne ho idea, non lo voglio sapere e soprattutto non ne voglio parlare! >> Disse risoluta posando anche lei entrambe le mani sul tavolo, irrigidendosi.

<< Oh Jared! >> Avalon alzò lo sguardo verso l'arcata della cucina, nello stesso istante in cui i due uomini facevano la loro entrata. << Alex non vuole dirmi cosa stai progettando per il suo compleanno >> Disse con una vocina tipica dei bambini dispettosi, lasciandosi fulminare dalla figlia , che imprecava sottovoce.

<< Mmbeh... Ancora non sappiamo nulla, deve decidere lei cosa fare >> Disse vagamente, mentre si avvicinava al tavolo al quale era seduta Alex.

<< Ma mancano due settimane ! >> Protestò Avalon.

<< Tesoro credo che tu debba smettere di mettere naso, dove non devi >> Michele zompettò vicino al ripiano sedendosi in punta ad uno sgabello.

<< E poi adesso abbiamo altro a cui pensare >> Deglutì nervosamente guardando entrambi i genitori.

<< Sarebbe ? >> Chiese curioso suo padre.

<< Che tra otto mesi sarete nonni >> Colpì al centro dei loro cuori

<< Wahhhh!!!!! >> Avalon buttò in aria strofinacci e corse ad abbracciare la figlia e poi a baciare nervosamente le guance di Jared, che sorrideva contento ed estasiato.

Ma lo sguardo di Alex rimase diretto a suo padre. Era una statua, la notizia non lo scalfì per nulla.

Ed era proprio quello sguardo che preoccupava Alex.

Stava macchinando qualcosa e temeva qualche tipo di reazione.

 

 

 

Sgattaiolare dalla camera da letto quando il proprio marito è in pieno sonno, era diventato un sport sia dai primi giorni di matrimonio.

Quando non capiva che ancora fosse sposata e che finalmente aveva Jared solo per sé.

Scese le scale a piedi nudi e cercò di scaldare il corpo con una giacca di lana, attutendo l'impatto con il freddo del piano di sotto.

Con il solo babydoll non ci sarebbe di certo riuscita e non voleva scandalizzare nessuno in quella mise.

La luce del salone era accesa.

Vi entrò tranquillamente, sapendo chi ci avrebbe trovato, ed era soddisfatta del risultato.

Sapeva che a quell'ora suo padre si concedeva il suo bicchiere di wiskey e un sigaro cubano, seduto sulla sua ampia e gigantesca poltrona in pelle porpora. Mentre visionava qualche enciclopedia sparsa nella sua immensa libreria.

<< I vizi sono duri a morire >> Sorrise come una bambina mentre gettava un enorme cuscino per terra per sedersi su.

<< Hey, ancora sveglia ?>> Sollevò lo sguardo, indirizzandolo alla figlia.

<< Sono solo le undici, e poi volevo stare un po' con te. Per tutto il giorno non abbiamo avuto modo di parlare... mi mancano le nostre chiacchierate >> Si sentiva all'età di sedici anni, quando era piena di problemi adolescenziali e suo padre era l'unico che la prendeva sul serio, oltre a sua madre che le diceva in continuazione di proteggersi e di fare sesso, che la vita è breve e che doveva godersi ogni minimo attimo di quel periodo, che quando sarebbe arrivata all'età adulta tutto sarebbe cambiato e non avrebbe nemmeno avuto tempo nemmeno di pensare o di respirare. Ed erano quei discorsi che la facevano deprimere e che la facevano correre da suo padre per trovare quel pizzico di conforto che desiderava. Aveva sempre avuto uno strano rapporto con i suoi genitori. Sua madre era seria solo nel suo studio legale e in tribunale, suo padre era sempre molto riservato e da bravo chirurgo, era professionale e si trascinava quello stato d'animo sia in ospedale che in casa. La sua saggezza era l'unica cosa che portava la speranza ad Alex. Ed è strano pensare che un padre possa dare pillole di vita alla propria figlia, senza metterla troppo in vista o proteggerla in una teca di cristallo. Le sapeva dare tutti i pro e i contro in ogni situazione. Per lui la fiducia stava al primo posto, in ogni cosa.

<< C'è qualcosa che ti turba? >> Chiuse il libro e lo pose sul tavolino rotondo accanto alla poltrona.

<< Beh, sinceramente ancora non so cosa ne pensi tu della mia gravidanza >> Si morse un labbro. Era sempre stata molto diretta nel dire le cose, ma questa volta le sembrava di essere stata troppo brusca. Sapeva che tra suo marito e suo padre non corresse buon sangue, ma lei doveva sapere. Era pur sempre suo padre, il perno saldo di tutta la sua esistenza e se lei era diventata una donna forte e piena di virtù, lo doveva sicuramente solo ed esclusivamente a suo padre.

<< Quando nascesti tu, tuo nonno mi diede una pacca sulla spalla dicendomi che da quel momento avevo un vita tra le mani, una vita che dovevo crescere per poi donarla a qualcun altro. Mi sentivo importante ed ero anche spaventato. Considerando che tua madre era solo una ventenne ed io avevo da poco messo le mani dentro il lavoro. Avevo paura di non essere all'altezza di tale compito. Poi capì che anche io potevo farcela, dovevo solo pensare a renderti la vita più semplice, senza mai nasconderti la realtà dei fatti, ma solo ad imparare a gestire tutto con la logica e il buon senso. Vedi, credo che ci sia riuscito. Posso solo essere fiero di ciò che sei diventata. Una splendida donna d'affari, che adesso mi darà un nipote. Quello che io voglio realmente capire, Alex...è se questa gravidanza, sia solo l'ennesimo modo per mettere alla prova Jared. >> Chiese indirettamente, con tono pacato.

<< Non ammetterai mai che adori Jared vero? >> Sorrise mestamente.

<< Io non adoro Jared, lo sai bene. Cerco solo di tollerarlo. E' tuo marito, sei tu che devi viverci. Posso solo esporre il mio parere, ma ciò non toglie che debba essere tu a scegliere chi sia più giusto per te. >> Lineare e secco come era solito fare. Come stesse dando una consulenza medica.

<< Ho accettato un lavoro in Germania. Il contratto è di un anno. Jared non lo sa ancora, non so come la prenderà... anche perchè siamo realmente divorziati, papà. Abbiamo firmato le carte e solo un mese fa ci siamo nuovamente avvicinati. Io già avevo accettato, non posso annullare tutto, sarebbe un'ottima prospettiva per me e anche per l'azienda stessa. Non so che fare, soprattutto con questa gravidanza di mezzo. >> Era nel pieno della sua disperazione.

<< Ogni decisione che dovevo prendere, prima ne discutevo con tua madre, ne valutavamo le conseguenze e dopo agivo. Tu hai agito senza consultare tuo marito, adesso devi solo comunicargli la tua scelta, sarà un ulteriore prova. Se ti ama come dice, allora ti lascerà libera, se dovesse metterti i bastoni tra le ruote, allora non sarà cambiato... ed è solo in quel momento, solo da come reagirà che tu capirai chi hai realmente accanto. Tesoro, la vita è insidiosa, tocca a noi evitare le trappole e rimanere sempre in piedi. Non posso che dirti questo. Sei una donna intelligente e furba, metti in pratica la logica e capirai come agire. >> Sorrise con amore, allungandosi per carezzare la guancia della figlia.

Si alzò per abbracciare forte quell'uomo che sapeva come risollevarla sempre.

 

 

 

 

 

Avevano salutato quella tenuta.

Qualche lacrima era scesa dagli occhi di cristallo di Alex, fortunatamente le sue lenti nere da sole, nascosero quella tenera emozione.

Avevano da poco attraversato il cancello automatico, diretti per l'aeroporto.

Los Angeles li attendeva.

Si tornava alla normalità.

Alla solita vita.

<< Temevo potesse andare peggio >> Sorrise divertito Jared mentre sfrecciava tranquillo.

Alex fissava inerme il paesaggio che diventava una macchia uniforme sotto il suo sguardo.

Con la fronte appoggiata al finestrino e le ginocchia strette al petto, non aveva nulla da dire. Come se la lingua si fosse liquefatta e le parole fossero stata risucchiate da un buco nero nella sua mente.

Un solo pensiero le tartassava la mente. Ed era a quel pensiero che non voleva dare voce. Voleva solo scacciarlo via.

Ma sapeva nel profondo, che forse era l'unico modo per far defluire il decorso orrido dei suoi pensieri, finora bloccati.

Si sentiva già sporca, ma decise comunque di prendere in considerazione l'idea di rendere partecipe Jared dei suoi progetti. Di prendere insieme le scelte, che in un modo o nell'altro li avrebbero avvicinati, ma allo stesso tempo allontanati.

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Capitolo 28
*** Chapter number twenty-six ***


 

Un tocco di mascara, un ombretto perlato e un rosa pesca come blush. Niente di più semplice per una cena con il proprio...marito? Non sapeva come dover ancora definire l'uomo che era seduto al bancone della sua cucina.

Si fissava allo specchio, si sentiva un'estranea. Tutte quelle verità l'avevano stordita, ma sapeva di dover reagire.

Aveva avuto tutta la vita per nascondersi e decidere di lasciar perdere, ma c'era qualcosa dentro che le diceva di dover rimanere lì, di dover lottare. Ed era per questo che era rimasta al fianco di Jared, perchè aveva promesso davanti a Dio che l'avrebbe protetto e accudito contro le ingiustizie della vita.

Ed era per questo che sorrideva sempre, per confortare quell'uomo dalla scorza dura, ma dall'animo fragile.

Un bambino di quarant'anni che aspetta la mano della mamma per attraversare la strada, senza che nessun auto possa metterlo sotto.

 

 

Si diresse verso la sua cabina armadio, nello stesso momento in cui il suo cellulare iniziò a squillare.

Si avvicinò alla scrivania e rispose ansiosa << Ehi! Mamma che succede? >>

<< Deve essere successo qualcosa affinché io possa telefonare alla mia unica figlia ? >> Disse fintamente offesa.

Sbuffò << Che sei polemica. Che si dice? >> Aprì l'anta della cabina armadio e vi si infilò dentro iniziando a vagliare i probabili abiti.

<< Qui sempre tutto noioso, tuo padre ha licenziato due collaboratori domestici solo perchè pensa che siano loro a bere i suoi superalcolici >> Disse in tono scocciato << La sua vecchiaia inizia già a pesarmi >>

<< Su, mamma! Non fare la tragica! Non è la vecchiaia è sempre stato così e tu lo sai. Perchè invece non andate a farvi qualche viaggio come ai vecchi tempi? Magari si svaga ed evita di licenziare anche i pilastri della casa >> Scartò l'abito porpora, troppo in tono con i suoi capelli.

<< Uh no, Alex tuo padre per ora è in una fase un po' particolare, diciamo che da quando sei andata via è un po' giù...magari ti faremo qualche visita uno di questi giorni, vediamo se riesci tu a guarire quell'orso >> Borbottò.

<< Ok >> Ridacchiò mentre tirava giù dalla gruccia l'abito grigio senza spalline << Allora vi aspetto.>> Prese l'abito attirandolo al suo braccio libero e si diresse fuori dalla cabina armadio gettando l'abito sul letto.

<< Ah! Tesoro, che sono sbadata! >> Si schiarì la voce << Tanti Auguri >> Con voce traballante le canticchiò una dolce canzone per augurarle un buon compleanno << Con Jared? Va tutto sempre bene? >>

<< Oh, beh, si! Certo >> Si sedette sul letto incrociando le gambe e trattenendole con la mano libera << Procediamo passo passo, giusto per riprenderci >> Sorrise lievemente

<< Capisco, fate bene. Ti ama, tu ami lui. Una combinazione perfetta. State attenti però...>> Una nota di tristezza velò quelle parole.

<< Mamma, tranquilla. >> Cercò di rassicurarla << Non potrebbe andare meglio di così. Spero di vedervi presto. >> Ispirò profondamente e sentì fare lo stesso a sua madre << Ti voglio bene, salutami Papà >>

<< Ti voglio bene anche io Angelo Mio >> Disse roca << Ti saluterò quell'orso, a presto! >> Riagganciò.

Chiuse anche lei la chiamata e gettò il telefono sul letto.

Pensava e ripensava a suo padre.

Pensava alle rivelazioni di Gary su tutto e qualcosa le diceva che in qualche modo c'era qualcosa non detta. Voleva parlarne con suo padre. Forse tornare a New York non era una cattiva idea.

Ne avrebbe parlato con Jared, giusto per informarlo dei suoi piani. Sapeva di avere un uomo protettivo e geloso e voleva evitare liti sciocche e banali.

<< Ancora così? >> la calda voce di Jared interruppe i suoi pensieri.

<< Mmh >> Scosse la testa << Sono quasi pronta, devo solo cambiarmi >> Si alzò dal letto tirandosi dietro il vestito

<< Potrei aiutarti >> Disse avanzando verso di lei con un sorriso malizioso stampato sulle labbra.

<< Leto inizi a essere preoccupante >> Sorrise divertita

<< Davvero? Eppure mi sento così sexy, credo di percepire l'eccitazione nell'aria >> Si guardò in giro come se vedesse le molecole scontrarsi tra loro.

<< Oh, eccitazione? Addirittura! Ma per cosa? Per la cena di questa sera? >> Lo provocò ammiccando

<< Uhm, anche...ma soprattutto >> Le posò le mani sui fianchi << perchè stasera voglio te >> Si leccò le labbra.

<< Tu già mi hai >> Sussurrò

<< Si, ma ti avevo persa e adesso sei di nuovo qui, tra le mie braccia. Io stasera ti voglio e voglio di più >> Le baciò la fronte.

<< Di più? >> chiese confusa scuotendo la testa.

<< Si, di più...stasera capirai >> Le baciò castamente le labbra << Ora sbrigati >> La lasciò andare uscendo dalla stanza.

Alex si ritrovò a stringere il vestito tra le mani e la testa confusa.

 

 

 

L'auto si fermò davanti un scalinata in marmo.

La villa imponente era illuminata da fiaccole poste ai lati dell'edificio.

Sembrava di essere ripiombati nel medioevo.

La stradina ciottolata era una garanzia per una distorsione, alla presenza di tacchi vertiginosi.

Ma il braccio attorno alla sua vita diminuiva le percentuali di eventuali slogature.

<< Ho l'impressione che tu mi abbia preparato una qualche sorpresa...>> Si morse il labbro inferiore guardando di sottecchi il marito che se la rideva sotto ai baffi.

Arrivarono all'arcata principale, un lungo corridoio illuminato da fiaccole, portava ad un grande giardino, al centro del quale prorompeva una statua di Dioniso immersa in una fontana sul cui fondo splendevano lumini dorati.

Gli alberi sul perimetro del giardino ero ricoperti di piccole luci.

In quello spettacolo Alex ritrovò l'atmosfera natalizia.

<< E' meraviglioso qui...>> mormorò avvicinandosi alla vasca per osservare la statua.

<< Vieni con me >> Jared le sfiorò il gomito ed Alex si ritrovò a seguirlo al di là della vasca, giù per delle scale di granito che conducevano su un balconcino ricoperto di azalee.

<< Cos'è questo rumore? >> chiese la donna cercando di mettere a fuoco qualcosa nell'oscurità oltre la balconata << Sembra..acqua?! >> Si girò corrugando la fronte verso Jared che l'osservava sorridente << Si, c'è una piccola cascata... ti porterò lì a breve...ma prima >> Schioccò le dita e altre luci si accesero attorno al balcone illuminando la zona sottostante e scoprendo una stretta scaletta in cemento ricoperta da rampicanti, che conduceva nel piccolo bosco dal quale si vedeva la piccola cascata.

Contemporaneamente Jared si inginocchiò davanti a lei prendendole una mano << Sono l'uomo più insicuro e testardo che esista, sono l'uomo più egoista e infantile che ci sia. Non mi fido facilmente e con il mio carattere scorbutico non attiro la gente e nemmeno a farmi apprezzare. Tutti hanno il terrore di me, ma non perchè realmente sia così, ma solo perchè sono l'uomo che ha una delle aziende più facoltose del pianeta e rompere i legami con me di certo non sarebbe sensato, nemmeno per la persona che più mi odia. Io non ho bisogno di nessuno, sono capace di fare tutto e di essere tutto...ma per essere completo ho bisogno di te. Con te sono me stesso, mi sento completo, con te non so essere meschino e sarei pronto ad gettarmi nelle fiamme pur di lasciarti illesa. Sei il mio unico amore...>> Prese un respiro e frugò nella tasca interna della sua giacca, ne tirò fuori una scatoletta rossa di pelle, lasciò andare la mano di Alex per aprire il cofanetto che conteneva un imponente solitario "Cartirer" cartirer<< Di sopra ci sono i nostri amici più cari e un prete...Alex...vorresti sposarmi il giorno del tuo compleanno ? >>

 

 

 

Sei mesi dopo...

 

<< Signor Leto? >> Brandy chiamò gentilmente l'uomo seduto alla scrivania.

<< Cosa succede? >> Non alzò il capo, continuò a picchettare sui tasti del suo computer, corrugando di tanto in tanto la fronte.

<< E' arrivato suo padre >> L'assistente quasi sussurrò.

<< Puoi farlo entrare, Brandy. Grazie >> Proclamò, continuando a scrivere.

L'assistente annuì e indietreggiò permettendo all'uomo che stava sulla soglia della porta di accomodarsi all'interno dell'ufficio.

<< Ti sarei grato se mi degnassi di un minimo di attenzione figliolo >> Gary si sedette su una delle comode poltrone poste dall'altro lato della scrivania di Jared, quest'ultimo in tutta risposta lasciò perdere ,dopo non si sa quanto tempo, il monitor del computer, rivolgendo i suoi occhi ghiaccio all'uomo che gli si presentava davanti : la sua autentica immagine del futuro, suo padre. Così uguali, ma allo stesso tempo così diversi. << Ti ringrazio di essere venuto qui in ufficio, tra meno di una settimana ci sarà la recessione della tua attività, i mie avvocati vorrebbero incontrarti e mi sembrava più giusto che prima di loro, fossi io a parlare con te. Alla fine siamo pur sempre padre e figlio e vorrei avere ulteriori delucidazioni, dal momento che hai proferito la tua scelta ai media, senza averne parlato con me. Io sono diverso, fortunatamente, e vorrei capire...anzi vorrei sentire direttamente da te le motivazioni che ti hanno portato a mandarmi sul lastrico >> Il suo sguardo tagliente non provocò terrore al padre, ma solo rammarico e immensa tristezza.

<< Immagino che sia arrivato il momento che tu sappia la verità >> Si sistemò la giacca e piantò i suoi occhi grigi in quelli del figlio << Ho le spalle al muro, consideralo un ricatto. Per uscirmene devo vendere l'azienda, tu devi ricomprarla. Ma essendo mio figlio non puoi acquistarla con il mio stesso nome, anche perchè quest'azienda l'ho intestata io stesso a te. Serviva qualcuno che mi tirasse fuori dal guaio in cui avevo cacciato tutta la mia famiglia. L'unico modo era vendere il bene al quale questo ricattatore mirava, perdonami >> Disse con rammarico

<< Non capisco, come può risollevare la nostra situazione se stai vendendo l'azienda a terzi, perderemo tutto! Cazzo!>> Sbatté il pugno sulla scrivania facendo capovolgere il portapenne << Papà perchè non mi hai detto che ti stavano ricattando? Chi è che l'ha con te? >> Era furioso.

<< Freddy Stan. Vuole, anzi ha sempre voluto l'azienda. Mi ha ricattato : se non sposerai sua figlia spiattellerà al mondo verità su di me, perderei l'azienda, perderei quel poco che mi lega a te e a tuo fratello, vostra madre ormai l'ho persa anni fa >> Abbassò lo sguardo affranto

<< Stan è stato sempre un calcolatore, vuole l'azienda e pensava che con il matrimonio tra me e Olivia si sarebbe accaparrato gran parte dell'eredità. Bastardo. >> Si grattò il mento ricoperto di barba, pensieroso << Ma...cosa sa su di te che potrebbe danneggiarti ? >> Rivolse il suo sguardo al padre, che rise nervosamente << Ci sono cose che tu non avresti dovuto mai sapere, ma si sa...le bugie hanno le gambe corte... Jared spero solo che un giorno tu possa perdonarmi...>> deglutì a fatica osservando il figlio che lo guardava ansioso << Olivia è tua sorella, o sorellastra...decidi tu come vuoi definirla >> Dichiarò pacato alzando finalmente lo sguardo verso Jared, un Jared sconvolto. Un Jared che per la prima volta nella sua vita non capiva chi fosse, un uomo al quale era stata tolta la terra da sotto i piedi, per lasciarlo sprofondare in un baratro buio e profondo dal quale non ne sarebbe uscito illeso. Almeno non questa volta.

 

 

 

 

 

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Capitolo 29
*** Capitolo 27 ***


8 Febbraio 2017

 

Camminava su e giù per il corridoio di casa sua.

L’ansia gli divorava lo stomaco, non riusciva a pensare a nulla.

 

15.40

 

Già erano passate due ore e ancora non aveva notizie.

“ E se fosse successo qualcosa?” il suo cervello non faceva altro che ripetere quella domanda, in loop.

 

16.00

 

“Cazzo troppo tempo”

Guardava il display del cellulare aspettando una qualche notizia, ma niente.

Il silenzio, la quiete.

Stanco si gettò sul divano e tornò a pensare a quel giorno.

Quel giorno che gli cambiò la vita.

Il giorno funesto, così come lui lo chiamava.

E la sua mente tornò nel 2013.

 

 

Erano passati due mesi da quando aveva scoperto che Olivia era sua sorella, lo faceva inorridire il fatto che avesse avuto un figlio con lei…frutto di un incesto.

Era sporco dentro.

Il suo animo instabile non riusciva a trovare pace.

<< Ehi..>> Alex gli circondò la vita con le sue bracci e teneramente posò un bacio sulla sua spalla << A che pensi? >> sciolse l’abbraccio e si posizionò di fronte a lui osservandolo dritto negli occhi, occhi tristi e pensierosi.

<< Credo che al mondo solo io abbia avuto una vita così piena di guai a livello sentimentale. Vorrei solo poter trovare la mia via >> Non riusciva a guardarla negli occhi e fissava il tramonto << Sai?>> rispose Alex << Tutto quello che facciamo da qualche parte è scritto, qualche misteriosa entità, che sia Dio o Odino o chi per loro, ha segnato le nostre strade. Non pensare troppo, non ne eri cosciente. Pensavi che fosse una ragazza come le altre, non permettere che gli errori altrui diventino i tuoi. Non pensarci nemmeno, perché ti rovineresti l’intera esistenza. Sii grato per quello che sei, goditi ogni momento che questa vita ti concede e basta. >>.

Jared la fissava adesso. Aveva ragione, lei aveva avuto sempre ragione.

Era arrivato il momento di prendere in mano la sua vita, aveva di nuovo lei al suo fianco ed era ciò che desiderava da tanto. Doveva concentrarsi su Alex, il resto era solo fumo.

La prese tra le sue braccia e le baciò i capelli.

 

 

 

<< Alex >> la chiamò piano Brandy, che aveva aperto la porta silenziosamente << Olivia è qui >>.

<< Falla accomodare >> chiuse il suo laptop e fissò la donna bionda entrare ed accomodarsi di fronte a lei, a dividerle solo la scrivania del suo ufficio. << Ciao, Alex >> la salutò con voce melensa << In cosa posso esserti utile? >> accavallò le gambe e eresse il busto con aria attenta.

<< Sono felice che tu sia venuta >> cominciò Alex con tono pacato e quasi sommesso << sai bene che qualche settimana fa io e Jared ci siamo risposati, adesso anche io ho ulteriore voce in capitolo nei contratti e nelle fusioni dell’azienda. >> sospirò socchiudendo gli occhi, quello che stava per dire le faceva male, ma per il bene di tutti doveva farlo,per il bene di Jared. Solo per lui. << Vorrei che tu fossi la manager dell’azienda di New York, vorrei che tu collaborassi con noi. Sarai sotto il mio controllo, ogni tuo pensiero sarà comandato da me, non hai potere decisionale. Questa è l’unica opzione che io e i miei avvocati abbiamo da offrirti. Dal momento che tu e Jared non siete mai stati sposati e che Bryce è deceduto, tu non avresti alcuna voce in capitolo. Anzi non ti spetterebbe nulla >> Alex vedeva la faccia di Olivia sbiancare parola dopo parola << Accetti? >> concluse.

Ci fu un minuto di silenzio.

<< Jared lo sa? >> chiese con voce roca

<< No >> rispose secca << e non saprà mai nulla, l’azienda di New York l’ha regalata a me e mi ha detto di farne ciò che volevo, che non avrebbe messo bocca. Quindi puoi dirglielo tu se vuoi… >> la provocò.

<< Accetto >> era più una rassegnazione, che una risposta di rivalsa.

<< Perfetto, ti accompagno da Brandy per firmare le carte. Dopo sarai accompagnata direttamente  in aeroporto per prendere servizio domani mattina e non metterai piede a Los Angeles se non sotto mio ordine >>.

 Aprì la porta del suo ufficio << Buon viaggio! >> la congedò con un sorriso che non le carezzò gli occhi, chiuse la porta del suo ufficio con impresso nella mente il volto di Olivia.

Una donna che ha avuto la sua punizione per il male fatto.

Una donna che pensava di poter fregare suo marito.

Una donna che adesso le apparteneva.

Soddisfatta si sedette alla scrivania e riaprì il laptop per guardare ancor l’ecografia in 3D del suo piccolo che portava in grembo da un mese.

“ piccolino, non so se andrà sempre tutto bene. Ma sappi che la mamma e papà ti proteggeranno sempre, qualsiasi cosa accada avrai una vita piena e felice” e con questo pensiero sorrise allo schermo. 

 

 

 

Qualche ora prima.

<< Tomo, per il bene di Jared deve andare così >> Protestò Alex

<<  Credo che sia sbagliato agire così >> rispose l’uomo dall’altro capo del telefono.

<< Sei il mio avvocato, ma prima di tutto mio amico. Legalmente lei non ha alcun diritto. New York le farà bene, fidati >>.

<<  Sai che accadrà l’inferno, vero? >> rispose preoccupato.

<< Parlerò stasera con Jared e lui capirà >> disse convinta << Mio padre ha il pugno di ferro. La terrà a bada >> sorrise, anche se Tomo non poteva vederla.

<< Dirai ad Olivia che tuo padre è il nuovo Amministratore Delegato della filiale newyorkese ? >> chiese con un ghigno in viso. << Oh, certo che no. Dopo il male che ha fatto a mio marito voglio che pensi che lì sarà sola, crederà che le sto affidando l’azienda e si sentirà potente, crederà che alla fine nonostante debba obbedire a me , lì potrà fare ciò che le pare >>.

<< E quando scoprirà che Michele sarà suo capo? >> Chiese Tomo con aria preoccupata.

<< Allora perché ti sto facendo creare un contratto con clausole che prevedono sanzioni salatissime, qualora lei decidesse di licenziarsi prima della scadenza del contratto, dovrà darmi così tanti soldi che dovrà vendersi un rene. Questo è l’unico modo per tenerla a bada. Mio padre se lo farà piacere >> rispose acida.

<< La tua diplomazia non ha confini >> rispose sarcastico Tomo.

<< Ho smesso di essere buona, ho una famiglia da proteggere>> si accarezzò la pancia con fare protettivo. << Ora vado, lei starà arrivando. Grazie Tomo >>.

<< E’ un piacere Alex, a presto >> riaggancio.

 

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Capitolo 30
*** Chapter number twenty-eight ***


 

 

 

Un profumo di aromi invase il suo olfatto non appena aprì la porta di casa.

Posò il suo cappotto dentro l’armadio dell’ingresso e con un sorriso entrò in cucina << Da quando in qua ti diletti in cucina? >> si accovacciò ad uno degli sgabelli della penisola prendendo uno dei calici di vino rosso già pronto per lei in attesa del suo arrivo << ogni tanto bisogna coccolare chi si ama, no?! >> disse dolcemente mentre continuava a mescolare una strana salsa color ocra << Si festeggia qualcosa di particolare ? >> disse tra un sorso e un altro << No… solo che mi annoiavo e sapevo che saresti stata stanca, così invece di condannarti in una lotta senza vincere ho preferito immolarmi io >> ebbe il tempo di schivare il tappo della bottiglia di vino per poi tornare alla veste di chef << Come siamo spiritosi! E dimmi : quale magico piatto staresti creando? >> chiese curiosa guardandolo con malizia << Pollo alla Jay, piccante e dolce…un po' come me >> le fece l’occhiolino << Ah, si? >> rise << speriamo non deluda come te >> Alzò lo sguardo verso sua moglie smettendo di mescolare << Io >> fece il giro della penisola e si mise davanti a lei prendendole il viso tra le mani << non ti deluderò mai più, fosse l’ultima cosa che farò >> la baciò con una lentezza che sapeva di amore e dolcezza. Una promessa silenziosa.

 

 

 

Picchiettava con le perfette unghia curate sulla scrivania.

Era nervosa, non era mai stata così nervosa in vita sua. 

Ma l’ansia che provava in quel momento era così coinvolgente da farle bloccare quasi il respiro.

I camerieri sfrecciavano vicino a lei con vassoi colmi di calici di vino e stuzzichini vari, cercava di concentrarsi su quel ritmo frenetico quasi calmante per lei, doveva distrarsi altrimenti non sarebbe sopravvissuta un attimo di più.

<< Perdona il ritardo >> una voce all’improvviso la riportò nella realtà.

Deglutì a stento << Ehi >> strabuzzò gli occhi quasi a non crederci << No no, sono qui da qualche minuto >> mentì, erano circa due ore che era seduta lì, arrivò in anticipo per iniziare a bere qualcosa per conto suo, per darsi una calmata, così da essere pronta all’incontro. Ma alla fine quel gin tonic non fece altro che metterle in testa altri pensieri tutt'altro che positivi.

<< Come stai? >> chiese in modo del tutto sincero << è da un bel pò che non ci si vede… >> sorrise flebilmente.

<< Sto bene, ma credo che tu mi abbia cercata per altro… non penso che ti sia fatta tutti questi chilometri solo per chiedermi come io stia, o sbaglio? >> la scrutò con una sguardo gelido.

<< Hai ragione, non sono venuta a Los Angeles per un colloquio di lavoro. Sono venuta di proposito proprio per parlare con te, questa situazione che si è creata mi sta facendo soffrire e tu hai i tuoi buoni motivi per continuare ad odiarmi, ma devo provarci…>> si morse il labbro inferiore con gli incisivi << voglio provare a riconquistare la tua fiducia >> gli occhi pieni di lacrime e la voce tremante fecero sussultare Alex, non l’aveva mai vista in questa condizione, ma non crollò davanti a quello spettacolo. Stava ancora cercando di riprendersi dall’accaduto nonostante fossero passati mesi ormai. Ma certe delusioni sono difficili a risanarsi << Non so, hai spezzato il mio cuore a metà Lexi >> la fissò senza far trasparire nessuna emozione << Ma adesso non ho tempo per te >> raccolse la sua borsa dalla sedia che divideva le due amiche << devo tornare a lavoro >> si alzò e la fissò dall’alto; l’altra con aria sgomenta non riuscì a proferire parola e annuì soltanto seguendo con lo sguardo i movimenti di Alex.

<< A presto allora >> le voltò le spalle e si incamminò verso l’uscita del ristorante, sorprendendosi del suo sangue freddo e di come non fosse rimasta scossa o perplessa da quell’incontro imprevisto.

 

 

Alex passò il pomeriggio sommersa dalle scartoffie, non curante del cellulare che continuava a vibrare accanto a lei.

Voleva non sapere chi fosse a cercarla, suo marito sapeva dove trovarla e i suoi genitori li aveva sentiti qualche ora prima. Aveva altro a cui pensare.

Mentre continuava a visionare i documenti dell’azienda, la porta del suo ufficio si aprì improvvisamente << Alex >> urlò Jared.

La donna rossa alzò lo sguardo e scruta l’uomo, che aveva gli occhi schizzati e stringeva ancora con la mano la maglia della porta.

<< Ehi… >> si alzò dalla poltrona e si avvicinò preoccupata al marito toccandogli la spalla con affetto << che succede? >> lo fissò negli occhi e lesse paura e ansia in quell’oceano di ghiaccio.

<< Lexi >> deglutì << ha tentato il suicidio >> sussurrò.

Sentì le ginocchia cedere e le lacrime le scorrevano senza controllo.

Un vortice di pensieri le inondò la mente e mentre tutto correva intorno a lei si ritrovò a terra con le mani in viso e urlando senza capire davvero cosa stesse accadendo.

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