The call of legend

di Tec6
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preludio dell'inizio ***
Capitolo 2: *** Yvonne ***
Capitolo 3: *** Nuove conoscenze e nuove battaglie ***
Capitolo 4: *** La reggia Aurea ***
Capitolo 5: *** La capopalestra e la torre parte 1 ***
Capitolo 6: *** La capopalestra e la torre parte 2 ***
Capitolo 7: *** Le fiamme della guerra ***
Capitolo 8: *** Il ritorno della regina ***
Capitolo 9: *** Il professor Platan ***
Capitolo 10: *** Dio salvi coloro che mancano di rispetto alla regina ***
Capitolo 11: *** Fuga verso la luce ***



Capitolo 1
*** Preludio dell'inizio ***


“Reman piccolo mio” disse mia madre.
Lei aveva deciso di portarmi al porto per un qualche motivo, ero felice di trovarmi lì, ci venivo così poche volte ma il porto di Aranciopoli era il posto che preferivo, la brezza marina mi accarezzava il volto, era una sensazione così piacevole; peccato che fu interrotta dal suo tono di voce preoccupato. “Tu non puoi capire, ma…” singhiozzò quasi piangendo “devi salire su quella nave diretta a Kalos”. “Cosa?” le chiesi. “È tutto pronto stanno solo aspettando te”. Il panico nei miei occhi azzurri era palese, avevo il cuore in gola.  “No io voglio rimanere con te! Ti prego non abbandonarmi!” piansi. “Ascolta se rimani qui con me non ce la farai” rispose “quindi devi imbarcarti, ti raggiungerò il prima possibile”. “Per ogni evenienza conserva questa”. Era una Poke-ball. “Contiene uno Zubat, non è un Pokemon molto forte, ma potresti guadagnare qualche soldo facendolo combattere contro i pokemon di altri allenatori”. “Ma io..” piansi, eccome se piansi, non riuscivo a smettere. Lei cercò di rassicurarmi, mi disse: “Non preoccuparti ti raggiungerò presto, te lo prometto”.

Mi svegliai di soprassalto. ‘Era un sogno? No, era reale, era accaduto veramente. L’ho aspettata per anni e non è arrivata. Quante volte avrò già fatto quest’incubo? 30? 50? Ormai ho perso il conto. Non ce la faccio più. Questo trauma è troppo pesante, sto impazzendo; avevo solo 7 anni cavolo! Sono passati 5 anni da allora, devo girare pagina, ma è difficile, sono costretto a dormire in dei vicoli qui a Luminopoli, cercando di guadagnare qualcosa ho solo perso quel poco che avevo, non ho uno straccio di nulla! Ora è meglio se dormo; domani devo svegliarmi presto, devo partecipare al torneo di Luminopoli; se dovessi vincere otterrei molti soldi, devo farcela a tutti i costi. Me ne andrò da qui in un modo o nell’altro’
 
‘Mi sono svegliato da poco e neanche del tutto, sono stanco ma devo avvicinarmi all’arena prima degli altri, devo avere almeno questo vantaggio. Devo ammettere che, nonostante il freddo, la città abbia un suo fascino di notte, il cielo era così scuro che se non fosse stato per la neve che scendeva creando uno splendido contrasto di colori, sarei stato praticamente invisibile, visti i miei vestiti e i miei capelli neri come la notte; io adoro quel paesaggio. Nel posto dove sono nato non c’era mai della neve, era appena passato il natale e Luminopoli era completamente innevata. Si, il natale; ricordo i natali che ho passato assieme a mia madre che… No! Non devo pensarci, il passato è passato!’                                                                      
Riuscii a iscrivermi senza problemi ma sapevo che la battaglia sarebbe stata impegnativa, avendo un solo Pokemon. L’arbitro chiamò il mio nome e quello di un altro allenatore
La battaglia iniziò e mandai in campo il mio unico Pokemon, Zubat, mentre il mio avversario mandò in campo un pokemon chiamato Kadabra. ‘Mi chiedo di che tipo sia’. Iniziò lo scontro; eravamo messi dirimpetto, scrutava il mio pokemon come un predatore che cerca eventuali punti deboli in una preda. Ebbe l'onore di fare la prima mossa: "Kadabra usa introforza” ordinò il mio avversario. L’attacco colpì in pieno il mio pokemon, ma non fece troppi danni. “Zubat usa sanguisuga!” ordinai. Zubat morse il Kadabra nemico, il quale sussultò. ‘Visto il modo in cui ha reagito dev’essere debole a quell’attacco’ Decisi di riutilizzarlo, ma prima che potessi dire qualcosa, l’avversario ordinò “Kadabra usa inbitore”. Un fascio di luce luce investì il mio pokemon, ma non sembrava avergli inflitto alcun danno, pensai che gli avesse diminuito le statistiche. “Zubat usa sanguisuga” ordinai. Ma Zubat non lo fece, poi l’avversario disse al suo Pokemon di usare confusione, mandando k.o il mio. ‘Stupido pipistrello, se solo avesse seguito il mio ordine avremmo potuto vincere’ Abbandonai l’arena canzonato dalle risate della folla. Mi allontanai dall’arena; avevo perso, di nuovo. “Zubat è colpa tua!” mormorai. “Ti sbagli” sentii una voce alle mie spalle “è solo colpa tua”. Mi voltai e vidi il mio interlocutore: un uomo piuttosto alto e robusto, aveva una folta capigliatura rossiccia che adornava il suo capo, accompagnata da due occhi azzurri che mi scrutavano severi. Non capivo cosa volesse dire, in fondo è stato Zubat a bloccarsi senza motivo. “Come scusi?” chiesi leggermente irritato. “Inbitore è una mossa che rende inutilizzabile l’ultima mossa usata dal bersaglio” mi spiazzò. “Esiste questo genere di mossa?” chiesi confuso. Quell’uomo mormorò un sospiro di biasimo e mi disse “Se non sai fare l’allenatore di Pokemon non farlo, ma se vuoi farlo, almeno fallo bene”. Mi sentii completamente spiazzato. “Mi spiace” dissi. “Chiedi scusa al tuo Pokemon, non a me, è lui che ci ha rimesso a causa tua” mi disse severo. “Buona giornata” mi salutò. ‘Ma allora non avevo capito nulla’. “Aspetti” dissi preoccupato. L’uomo si fermò senza voltarsi, lasciando intendere che stesse ascoltando. “Lei è esperto a riguardo?” chiesi timido “Potrebbe insegnarmi qualcosa?”. Si voltò mantenendo la sua espressione seria e mi chiese “Perché vuoi essere a tutti i costi un allenatore di Pokemon?”. Dovetti rifletterci un attimo per trovare una risposta soddisfacente, fatto sta che risposi “Voglio smettere di vivere in dei vicoli al freddo e patire la fame, voglio migliorare la mia condizione di vita, voglio sopravvivere, dopotutto era l’ultima volontà di mia madre” “Quindi sei orfano?” mi chiese “Come?”. Gli risposi “Non ho mai conosciuto mio padre; mia madre mi ha cresciuto da sola, e vivevamo abbastanza bene, fino a quando il suo pokemon, Raticate, non è deceduto; senza quel pokemon non poteva trovare i soldi necessari per mantenerci e così era sempre sommersa dai debiti con gli strozzini”, dovetti fermarmi un attimo per respirare, quei ricordi mi facevano soffrire troppo “allora, quando la situazione era agli sgoccioli, mi fece salire su una nave diretta qui, per salvarmi”. “Va bene” mi disse “ti insegnerò qualcosa”. ‘Perfetto, ha accettato’ “Grazie, io mi chiamo Reman, e lei? Lui sorrise e rispose “Elisio”


Ciao a tutti!
Mi presento sono Tec6 e questa è la prima storia che pubblico, quindi perdonatemi se ci sono errori o simili, ogni critica è ben accetta, fin tanto che è costruttiva.
Reman sarebbe come mi ero immaginato il mio personaggio di Pokemon y, anche se con un background più triste; solo che qui non vincerà altrettanto spesso. Spero che la storia vi piaccia

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Capitolo 2
*** Yvonne ***


Passai quasi un anno a farmi istruire dal signor Elisio; imparai molte cose: le compatibilità di tipo, come elaborare una strategia, riuscii persino a catturare un Pidgey; e per ogni cosa che imparavo, capivo sempre di più che avevo molto da imparare. A quel punto ci incontrammo davanti alla torre prisma, la torre situata al centro di Luminopoli, simbolo della città. Emetteva una luce quasi accecante; il centro della città era sempre illuminato, era sempre giorno lì. ‘Che spreco di risorse’. Arrivò il signor Elisio, che mi disse “Reman, ormai non posso più insegnarti nulla, il resto dovrai impararlo da solo”. Non capivo cosa intendesse. “Signor Elisio non può insegnarmi tutto direttamente lei?” gli chiesi. “Non posso insegnarti a essere un buon allenatore, devi capire tu come esserlo, ogni persona è unica e sei tu che devi capire quale sia la tua strada” mi disse. “Tieni” mi disse dandomi una poke-ball “contiene un Charmander, è un Pokemon di tipo fuoco, con questo avresti 3 Pokemon: Zubat, Charmander e quel Pidgey che hai catturato”. “Tieni anche questo” mi disse mentre mi dava una sorta di cellulare “è un Pokedex, o meglio un prototipo; con questo potrai analizzare i Pokemon che trovi capendo di che tipo sono”. Lo presi e me lo misi in tasca, da questo punto in poi sarei stato solo, avrei avuto solo i miei Pokemon e gli insegnamenti del signor Elisio.
 
Tirai fuori il pokedex, volevo sapere quali funzioni avesse; aveva diverse applicazioni, funzionava sia come enciclopedia, che come mappa.
‘Vediamo i dati’:
-Zubat: evita la luce del sole perché nociva per la sua salute, durante il giorno sta rintanato in grotte o sotto i cornicioni di vecchie case, dormendo appeso a testa in giù.
‘Buono a sapersi, devo sfruttare l’ombra per farlo combattere al meglio
 
-Pidgey: molto comune in boschi e foreste, sbatte le ali a livello del suolo per raccogliere sabbia accecante.
‘Quindi devo sfruttare i territori sabbiosi per poter combattere tatticamente’
 
-Charmander: la fiamma che ha sulla coda dimostra tutta la sua forza. Se è fiacco, la fiamma è fioca.
‘Devo stare attento alla fiamma sulla sua coda’
 
Il pokedex mi era stato estremamente utile, se l’avessi avuto prima avrei potuto vincere quel torneo. Controllai la mappa. ‘La città più vicina è Castel vanità; sembra essere una meta turistica. Perfetto, ci saranno molti allenatori che potrò sfidare’.
Mi incamminai ma, appena uscito dalla città, trovai un Pokemon selvatico, presi subito il pokedex per analizzarlo:
-Pancham: fa di tutto per farsi prendere sul serio dai nemici, ma il suo sguardo di sfida non è molto efficace. Ha il vizio di masticare una foglia.
‘Voglio catturarlo’. “Vai Pidgey” lanciai la mia pokeball, Pidgey uscì e spiccò il volo svolazzando in aria in attesa di ordini. “Usa turbosabbia” il mio pokemon scese e, atterrando, alzò un quantitativo di polvere impressionante che poi, sbattendo le ali, tirò sul pokemon nemico, ostruendogli la visuale. “Ora usa attacco d’ala” ordinai. Pidgey colpì il pokemon Lotta con una delle sue ali, infliggendogli numerosi danni. ‘Perfetto’. Ma quel Pancham, compreso lo svantaggio in cui si trovava, fuggì nella radura alle sue spalle. ‘Diamine, se fugge lì non riuscirò più a trovarlo’. Io e il mio Pokemon lo inseguimmo addentrandoci nella radura. Quando Pidgey notò qualcosa mi fece cenno di seguirlo, era riuscito a ritrovarlo. ‘Perfetto, ora è mio’. Cercai di prendere una poke-ball dalla mia borsa ma sentii in lontananza una voce femminile “Fennekin usa psicoraggio” Un getto colorato colpì il pokemon lotta mandandolo in confusione. Mi voltai per guardare chi fosse l’allenatore di quel pokemon e vidi che era una ragazza di statura media, aveva dei capelli biondi raccolti in una coda di cavallo che le arrivava quasi al collo, indossava una maglietta grigio scura assieme a dei pantaloncini rosso chiaro. Poi lanciò una poke-ball su quel Pancham, catturandolo. “Stavo per catturarlo” le dissi mentre metteva la sfera nella sua borsa. “Ah, sei quel genere di allenatore? Buono a sapersi” mi rispose voltandosi. La vidi in faccia, aveva due occhi grigi tendenti all’azzurro che si abbinavano perfettamente col suo viso; l’avrei trovata molto carina, se non fosse stata così arrogante. “Comunque l’avevo già indebolito io” controbattei. “Non importa il procedimento ma solo il risultato; e il risultato è che l’ho catturato io” rispose. “Ho un’ idea” mi disse maliziosa “facciamo una lotta in cui ognuno userà 2 pokemon, se vinci ti lascio questo Pancham”. “Ok” risposi. Era quello che volevo, in un certo senso, trovare altri allenatori da sfidare. “Vai Pidgey” dissi al mio pokemon, che era già in campo. “Vai Fennekin” lei fece lo stesso.
Un pokemon che non conoscevo, dovetti ricorrere al pokedex. -Fennekin: se ne va in giro sgranocchiando un rametto. Intimidisce i nemici emettendo aria calda dalle orecchie.
 “Pidgey usa attacco rapido” ordinai. Il mio Pokemon scese in picchiata a una velocità impressionante e colpì di striscio il pokemon nemico, il quale, preso alla sprovvista, si sbilanciò e cadde. “Ora usa raffica” ordinai. “Usa schermoluce” ordinò al suo pokemon. Il volpino generò uno schermo che assorbì l’attacco del mio pokemon. “Pidgey usa di nuovo attacco rapido” dissi. “Non questa volta, Fennekin usa doppioteam” ordinò al suo pokemon, il quale generò 5 copie uguali a lui. “Pidgey usa turbosabbia per occultarti e poi usa raffica per eliminare le copie” ordinai. Il mio pokemon alzò un gran quantitativo di polvere e, bloccate le copie, le spazzò via. ‘Perfetto’. Tolta la polvere notai che il volpino era scomparso. ‘Cosa?!’. “Perfetto, ora usa psicoraggio” disse. Un getto variopinto colpì in pieno il mio Pidgey, mandandolo ko. ‘Ha approfittato della polvere per nascondersi tra la vegetazione’. Feci rientrare Pidgey nella poke-ball e lei fece lo stesso col suo Fennekin. Mandai in campo il mio Charmander e lei mandò in campo un Bulbasaur.
-Bulbasaur: da quando è nato, questo Pokemon ha un seme sulla schiena, che cresce lentamente.
‘È di tipo erba, sono in vantaggio’ 
“Charmander usa braciere” ordinai. Charmander emanò diverse fiammelle che colpirono il suo pokemon. “Bulbasaur usa parassiseme” contrattaccò. Varie piante avvolsero Charmander, le quali, oltre a rallentarlo, assorbivano la sua energia. “Charmander prova a divincolarti” dissi. “Non così in fretta. Bulbasaur usa velenpolvere” ordinò. Il mio pokemon entrò a contatto con la polvere emanata dal pokemon nemico venendo indebolito ancora di più. ‘La situazione sta crollando’. “Charmander usa braciere” ordinai. Neanche il tempo di provare a eseguire il mio ordine, che Charmander crollò. ‘No!’. “Lo sapevo, non sei certo al mio livello” mi canzonò. ‘Che situazione odiosa’. “Congratulazioni, bella battaglia” le dissi con tono calmo. Rimase sorpresa dalla mia reazione, forse si aspettava che dessi in escandescenza. “Almeno sai perdere elegantemente; come ti chiami?” mi chiese. “Reman, e tu?” chiesi. “Yvonne” rispose “Sono un allenatrice professionista, ho ricevuto questi due pokemon  dal professor Platan in persona; non devi vergognarti di aver perso”. ‘Continua a non essere modesta’. “Comunque ora devo andare” mi salutò andandosene. Non era poi così male, anche se era un po’ troppo sicura di se. Sicuramente sarebbe stata una grande rivale
 
 
 
Ciao ragazzi, piaciuto il capitolo? Spero di si. Comunque Yvonne è uno dei nomi che avevano pensato di dare alla protagonista femminile di Pokemon X e Y ma che poi hanno scartato, quindi ho pensato di riutilizzarlo. Se notate degli errori ditemelo che li correggo, le critiche sono sempre ben accette

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Capitolo 3
*** Nuove conoscenze e nuove battaglie ***


Sono passati tre giorni dall’incontro con Yvonne e non sono ancora arrivato; comincio a credere di essermi perso, ogni angolo di questa foresta sembra uguale. A un certo punto sentii un rumore poco distante da me. ‘Un pokemon selvatico; no, devono essere almeno due’. Lasciai cadere la pokeball di Zubat, senza fare rumore e attesi.
A un certo punto due figure in ombra sbucarono da un cespuglio e io, mantenendo il sangue freddo diedi l’ordine. “Zubat usa supersuono”. Zubat, dalla zona d’ombra in cui l’avevo nascosto, emise degli strani suoni che atterrirono le due figure; ciò mi diede il tempo di scrutarle e notai che una delle due sembrava umano, e quindi l’altra doveva essere il suo pokemon. “Scusami pensavo fossi un pokemon selvatico” gli dissi leggermente imbarazzato. “Non importa, anch’io pensavo fossi un pokemon” mi rispose tenendosi la testa. A quel punto riuscii a metterlo a fuoco, notai che era un ragazzo piuttosto basso e  magro, avrà avuto massimo 10 anni, aveva dei capelli castano chiaro tendenti al rosso.
“Che pokemon è?” mi chiese. “È uno Zubat” gli risposi “non ne avevi mai visto uno?”. “No, ho appena cominciato il mio viaggio” mi rispose “sono uno degli assistenti del professor Platan, mi ha mandato in giro per la regione per catturare pokemon che poi lui studierà; mi chiamo Trevor”.
“Io sono Reman” gli dissi. “Lavori per il professor Platan? Quindi hai ricevuto da lui il tuo primo pokemon?” gli chiesi . “Si, è stato il professore a darmi questo Chespin” mi rispose.
“Sono entrato in questa foresta per cercare dei pokemon, ma mi sono perso” mi disse. “Siamo in due; potremmo fare questo pezzo di strada assieme, almeno fino a quando non ritroviamo il sentiero” proposi. “Ok” rispose.
Avanzammo senza tanti problemi, i pochi pokemon selvatici che trovammo li sconfiggemmo facilmente. Riuscimmo, dopo ore di cammino, ad uscire dal bosco. “Finalmente, temevo non saremmo più riusciti a uscire” ironizzò. “Comunque  ora devo andare, ci si vede” disse, per poi andarsene. Notai che si stava facendo buio, quindi mi accampai.
La mattina dopo mi alzai alle prime luci dell’alba per addestrare la mia squadra di pokemon, poi mi misi in cammino. Arrivai a Castel vanità, era un piccolo paese con al massimo 200 abitanti, che però, visto il suo patrimonio storico, era una meta turistica molto gettonata. Mi avviai verso la città e, dopo pochi minuti di cammino, non potei fare a meno di notare dei manifesti riguardanti un torneo che si sarebbe tenuto presto vicino al maniero sottotono, il castello simbolo della zona. Mi diressi lì per cercare informazioni a riguardo ma, una volta arrivato, trovai di nuovo quella ragazza che avevo conosciuto qualche giorno prima. “Reman? Anche tu qui?” mi chiese. “Si ho sentito dire che si sarebbe tenuto un torneo a breve, speravo di poter partecipare” le risposi. “Si, ma è particolare. Vedi riguarda le lotte in doppio quindi è necessario avere un compagno” spiegò. “Sei fortunato, si da il caso che io non abbia un compagno e che, di conseguenza, puoi fare squadra con me” mi disse. “Perfetto” risposi. Pur essendo molto arrogante era un’allenatrice provetta, ne avrei avuto bisogno. “Cerca solo di non rallentarmi ok?” mi schernì. ‘Tsk, troppo arrogante’.
 
Passammo facilmente le eliminatorie e cominciammo il torneo.
Al torneo partecipavano 8 allenatori, suddivisi in 4 gruppi composti da 2 partecipanti che potevano usare solo un pokemon a testa. Al primo turno andammo contro un allenatore di nome Tierno, un ragazzo alto e leggermente sovrappeso; accompagnato da Shana, una ragazza di statura media avente degli occhi verde scuro e dei lunghi capelli castani raccolti in dei codini.
Quando la battaglia cominciò ognuno mandò in campo il proprio pokemon; Tierno mandò in campo il suo Froakie, mentre Shana mandò in campo il suo Squirtle.
Io mandai in campo Zubat, mentre Yvonne mandò in campo il suo Braixen. “Uno Zubat?! Va be, tanto ero già pronta a fare tutto io” mormorò. “Il tuo pokemon è svantaggiato rispetto ai loro” le risposi. “I vantaggi di tipo non contano quando il proprio pokemon non viene colpito” rispose. “Braixen usa turbofuoco e poi schermoluce!” ordinò. Il suo pokemon emanò delle fiamme rotanti che circondarono i pokemon nemici limitandone i movimenti, per poi generare uno scudo difensivo.
‘In questo modo non saranno in grado di raggiungere i nostri pokemon e allo stesso tempo non potranno attaccare a distanza. Almeno è sbruffona per un buon motivo’. “Froakie usa protezione” ordinò Tierno; “E tu Squirtle usa pistolacqua su Froakie” continuò Shana.
Quel Froakie generò uno scudo difensivo, poi quello Squirtle gli lanciò un getto d’acqua che lo fece rapidamente uscire dalla trappola di fuoco. “Ora usa furto su Braixen e prendile quel bastone” ordinò al suo pokemon. Yvonne non ebbe neanche il tempo di dare un ordine che il suo pokemon venne colpito in pieno e la trappola di fuoco che aveva creato fu sciolta. “Zubat usa supersuono e poi recupera il bastone” ordinai. Il mio pokemon emanò degli ultrasuoni che stordirono i due pokemon d’acqua abbastanza a lungo da riportare al pokemon della mia alleata il bastone. “Zubat ora usa nube”ordinai. “Braixen usa ancora turbofuoco” continuò Yvonne. La reazione chimica generata dall’unione degli attacchi dei nostri pokemon causò un’esplosione che mandò ko i pokemon avversari. “Abbiamo vinto” disse Yvonne.
C’era rimasta solo una sfida da vincere e avremmo vinto il torneo, ma… “Siamo spiacenti di annunciare che il torneo è annullato” disse il presentatore “il premio è stato rubato, ci scusiamo per il disagio”.
‘Cosa?!”.
Notai che Yvonne, poco dopo l’annuncio, si era diretta rapidamente verso l’uscita; la seguii. “Dove stai andando?” le chiesi. “A cercare il responsabile” mi rispose “me la pagherà”. “Vengo con te” le dissi. Lei invece non disse nulla e continuò a camminare verso il suo obbiettivo. “Almeno hai qualche pista da seguire?” le chiesi leggermente seccato. “Questa mattina ho notato degli individui sospetti vestiti in ghingheri vicino al castello” spiegò “forse centrano qualcosa”.
Arrivati alla scena del crimine, setacciammo l’area in cerca di prove.
‘Il ladro doveva per forza conoscere l’area a menadito per non riscontrare problemi, doveva aver pianificato tutto da tempo, ma allora perché aspettare fino al giorno del torneo per rubare il premio? Pensava che tutti sarebbero stati distratti dal torneo? Ma allora come mai è stato scoperto subito? A meno che..’
“Yvonne” dissi “dobbiamo tornare al torneo”. “Cosa?!” rispose astiosa “cos’hai in mente?”. “Fidati di me” le risposi. “Tsk” mormorò.
Tornato al torneo potei notare un gruppo di 3 persone vestite di rosso con delle capigliature strane.
“Cosa?!” esclamò uno di loro “Siamo stati scoperti”.
Tombola; la notizia del furto era una farsa che doveva distrarre la gente così da permettere ai quei tizi rubare davvero il premio.
Mandarono in campo i loro pokemon: uno Zubat, un Croagunk e uno Scraggy; io mandai in campo tutti e tre i miei pokemon: Charmander, Zubat e Pidgey. “Charmander usa muro di fumo, e tu Pidgey usa raffica” ordinai. La combinazione degli attacchi colpì in pieno i pokemon nemici, i quali erano completamente persi in mezzo al fumo. “Zubat usa supersuono” ordinò uno dei tre criminali. Stordì i miei due pokemon lasciando solo Zubat. "Zubat usa doppioteam e poi acrobazia” ordinai. Zubat generò 5 copie uguali a lui e, muovendosi circolarmente, colpì lo Zubat nemico, mandandolo ko. “Croagunk usa rocciotomba” “Scraggy usa zuccata” dissero all’unisono. Pidgey e Charmander, ancora storditi, furono colpiti andando ko.
‘No’. “Zubat usa nube” ordinai. Il pokemon pipistrello emanò una nube di gas, che, occultando i nostri movimenti, mi permise di recuperare i miei pokemon e fuggire.
 
“Codardo”.
Eravamo vicino al castello, avevo curato la mia squadra e mi ero ricongiunto con Yvonne, la quale mi stava facendo la ramanzina per essere fuggito.
“Sarei morto se fossi rimasto a combattere, e se qualcuno, invece, mi avesse aiutato, avrei potuto catturarli” le risposi. Distolse lo sguardo, era visivamente risentita.
“Vero, avrei dovuto fidarmi di te” rispose. ‘Lei che ammette un errore? Domani avrebbe piovuto’.
“Tu dove hai intenzione di andare adesso? Perché se sei indeciso, potresti andare alla reggia aurea. È un luogo molto antico, costruito circa 3000 anni fa. Il professor Platan ha detto che dovrebbero esserci informazioni sulla megaevoluzione”. “Megaevoluzione?”. “È un’evoluzione temporanea che avviene tramite delle pietre” spiegò sbrigativamente.
“Ok andrò a darci un’occhiata” le risposi.
Poco dopo lei se ne andò. Era arrogante e presuntuosa ma almeno cominciava a starmi simpatica.
Cominciò a farsi buio, così mi accampai poco fuori dalla città.

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Capitolo 4
*** La reggia Aurea ***


Apro gli occhi e vedo il mare. È bellissimo ma... è strano.
Mi giro e vedo il viso di mia madre con un’espressione contrariata.
“Mamma?” non capivo. “Reman” mi disse “se rimani qui non ce la farai, devi salire su quella nave diretta a Kalos”. “Tieni questa poke-ball, contiene uno Zubat, non è molto forte ma ti difenderà” continuò. “Reman, ti prometto che ti raggiungerò; tu devi” fu interrotta dalle mie lacrime, stavo piangendo a dirotto. “Reman”.
 
Mi svegliai di soprassalto, era un sogno. Da quando non facevo quest’incubo? Da quasi un anno ormai.
Mi guardai intorno e notai che era ancora notte, saranno state al massimo le 5,  ma decisi di mettermi in cammino.
Poco dopo notai uno strano oggetto per terra. Un fodero?.
Quando provai a raccoglierlo per controllarlo, la lama al suo interno uscì e, per poco, non mi colpì. ‘Che razza di pokemon è quello?’.
“Vai Pidgey” mandai in campo il mio pokemon. “Usa turbosabbia” ordinai. Pidgey scagliò contro quel pokemon un quantitativo di sabbia enorme, che non sembrò rallentarlo. ‘Ok, manteniamo la calma; ho già catturato un pokemon tempo fa, come avevo fatto?’ Ripensai a come avevo ottenuto Pidgey
 
Stavo esplorando il bosco Novartopoli, un bosco situato a sud di Luminopoli, assieme al signor Elisio; quando fummo attaccati da un gruppo di Pidgey selvatici.
Io andai subito nel panico, ma lui non battè ciglio; mandò in campo il suo Pyroar. “Usa boato” ordinò. Il pokemon leone lanciò un ruggito così forte da far allontanare i pokemon selvatici in direzioni diverse. Elisio si voltò verso di me e mi disse: “Prima regola: mai andare nel panico durante una battaglia, se succede sei finito”.  “Pyroar usa fuocobomba su ognuno di loro” l’enorme felino lanciò diverse lingue di fuoco che esplosero a contatto con i nemici. "Seconda regola: mai arrendersi alla prima difficoltà, se il nemico è più forte sarai costretto ad usare il cervello” continuò. Lanciò una pokeball su uno dei Pidgey che non era ancora fuggito, catturandolo. “E terza regola: divid et impera” mi disse mentre mi dava quella pokeball “quando sei in svantaggio rispetto a un nemico, isolalo con mosse tipo malosguardo e usa un pokemon vantaggiato”.
 
 
‘Ho capito’.
“Pidgey usa turbosabbia” dissi mentre mandavo in campo Zubat.
“Zubat usa malosguardo” ordinai. L’attacco bloccò il pokemon selvatico per alcuni secondi, così da poter ordinare ai miei pokemon di attaccare “Zubat usa morso e tu Pidgey usa aeroassalto”. Lo colpirono, poi gli lanciai una pokeball e lo catturai. Controllai il pokedex. ‘Si chiama Honedge ed è di tipo acciaio e spettro. Buono a sapersi’.
 
Mi rimisi in cammino e, dopo un paio d’ore, arrivai davanti alla reggia aurea.
Rimasi esterrefatto; era completamente dorata, adornata con decorazioni raffinatissime, pure i vetri erano decorati. Certo, era bellissimo però mi lasciava un senso di vuoto
“Reman?” disse qualcuno alle mie spalle. Mi voltai per vedere chi fosse; era Trevor. “Anche tu qui?” continuò.
“Ciao Trevor” gli dissi “sono qui perché avevo sentito dire che la reggia aurea fosse un bel posto da visitare”. “Chi te lo ha detto?” “Yvonne, la conosci?”. “Il professor Platan mi ha parlato di lei, ha detto che le ha affidato alcuni pokemon perché era un’allenatrice certificata” mi rispose. “Certificata?” “Ha ricevuto un addestramento di prim’ordine”.
‘Quindi è da anni che si addestra, non c’è da stupirsi che sia così brava’.
“Comunque tu invece perché sei venuto qui?” gli chiesi. “Ho sentito dire che nella biblioteca del palazzo ci sono alcuni libri che parlano della mega-evoluzione e delle sue origini” “Mega-evoluzione? È una specie di evoluzione extra giusto?” “Secondo alcuni documenti un pokemon evoluto al massimo, per esempio un Charizard, può evolversi nuovamente ma per un tempo limitato” “Wow, come funziona?” “Non lo so, ha qualcosa a che fare con delle pietre. Comunque sono abbastanza scettico a riguardo, sto indagando solo perché me l’ha chiesto il professore” mi disse. Poi ognuno andò per la sua strada.
Volevo visitare l’interno, chissà se era tutto dorato anche lì.
Quando provai ad entrare un uomo benvestito vicino al cancello mi fermò. “È necessario pagare una tassa d’ingresso”. ‘Ridicolo, non solo vengono sprecati tutti questi soldi per delle frivolezze, ma poi pretendono di arricchirsi ancora con della gente che muore di fame’ “E di quanto sarebbe?” “Troppo alta per un allenatore vagabondo come te! Smamma pezzente” mi disse sprezzante.
Non ci vedevo più dalla rabbia, si credeva migliore di me solo perché aveva una posizione di rilievo. Ma prima che potessi andare in escandescenza sentii una voce che mi fece calmare. “Reman? Cosa succede?” era Yvonne. “Signorina Yvonne conosce questo allenatore?” chiese sorpresa la guardia. ‘Signorina?!’. “Si è un mio conoscente, lascialo entrare”.
Fece come gli era stato ordinato e mi lasciò passare.
“Signorina?” chiesi ironico a Yvonne, la quale stava camminando vicino a me. “I miei genitori sono i padroni di questa reggia” mi rispose. “Quindi sei ricca?” le chiesi. “No! I miei genitori lo sono, io sono qualcos’altro oltre che alla figlia dei miei genitori!” mi rispose adirata. Si prese un attimo per respirare e mi disse: “Scusami, è che sono sensibile a riguardo, non ho proprio un buon rapporto coi miei genitori”. “Perché?” le chiesi. “Vedi è fin da quando ero piccola che desideravo fare l’allenatrice, ma i miei genitori non approvavano, non volevano che la loro unica figlia facesse una vita da vagabondo; avrebbero preferito che diventassi una donna d’affari” mi rispose “Alla fine sono riuscita a convincerli a lasciarmi viaggiare, ma continuano a discriminare gli allenatori di pokemon.
Questo mi fece ripensare a mia madre, non avrei mai imparato a convivere con questa cicatrice, ma mentre ci pensavo un particolare catturò la mia attenzione. Era una statua che raffigurava una creatura alata, probabilmente un pokemon, completamente bianca.
Yvonne notò il mio interesse e mi disse: “Quella statua rappresenta Reshiram, un pokemon leggendario della regione di Unima” spiegò. “Sei molto colta” “Ho avuto diversi insegnanti privati, tra cui il professor Platan. Tu invece?”. Rimasi un attimo interdetto, non volevo sembrare più vagabondo di quanto già non sembrassi. “Beh, io non ho avuto una vera e propria istruzione, non ho mai avuto un padre e ho perso mia madre quando avevo 7 anni” risposi. “Oh scusami non volevo” disse dispiaciuta.
A interrompere quella situazione imbarazzante fu una voce alle nostre spalle.
“Signorina abbiamo un problema”. Era la stessa guardia di prima, aggrottai leggermente la fronte quando la vidi e lui fece lo stesso vedendo me; era chiaro che la poca simpatia fosse reciproca. “Delle persone vestite di rosso stanno causando problemi ai cancelli” disse. “Cosa?! Arrivo”.
La seguii fino ai cancelli, dove si trovavano cinque persone vestite di rosso, simili a quelle che avevo incontrato a Castel vanità.
“Noi siamo il Team Flare, e siamo qui per requisire quest’edificio” dissero quei tizi vestiti in ghingheri. “Cosa?!” esclamò Yvonne. “Coi soldi che vale potremmo fare un grande passo verso la creazione di una mondo perfetto” delirarono.
“Reman cacciamo questi dementi” “Ok”.
Mandai in campo il mio Zubat e il mio Charmander, mentre Yvonne schierò i suoi Braixen, Ivysaur e Absol. “Diavolo sei una delusione a schierare pokemon forti” mi disse irritandomi.
Gli agenti del Team Flare mandarono in campo un Haunter, uno Scraggy, due Croagunk e un Golbat.
“Golbat usa aerasoio” “Haunter usa ombra notturna” i due pokemon lanciarono i loro attacchi. “Absol usa palla ombra su Haunter” “E tu Zubat usa supersuono su Golbat” entrambi i pokemon nemici furono intercettati dai nostri, e Haunter fu pure mandato ko.
“Cosa?! Croagunk usate breccia su Absol” il pokemon alleato stava per essere colpito quando “Charmander usa muro di fumo” il mio pokemon lo occultò, permettendogli di usare cozzata zen mandando ko i due pokemon inveieleno.
“Golbat usa aerasoio su Zubat” ordinò uno degli agenti Flare, “Schivalo” ma non fu abbastanza rapido e fu colpito in pieno.
Ma Zubat cominciò ad illuminarsi. “Si sta evolvendo” spiegò Yvonne.
L’aria aveva iniziato a vibrare e la figura di Zubat stava cambiando; subito dopo, mentre il vento continuava a soffiare, la luce iniziò a svanire, rivelando la nuova forma di Zubat, ora evolutosi in Golbat.
“Zub.. cioè Golbat, usa Aerasoio” l’attacco colpì in pieno il Golbat nemico mandandolo ko. “Ivysaur, Braixen usate energipalla e lanciafiamme” i due pokemon colpirono lo Scraggy in pieno mandandolo ko.
“No!” esclamarono quei tizi “Siamo stati sconfitti da due quattordicenni. Ritirata!”. Lanciarono dei fumogeni che ci rallentarono abbastanza a lungo da permettere loro di fuggire.
“Abbiamo vinto!” escalmò Yvonne “Grazie Reman, tutto sommato non sei male come allenatore, anche se sei lento a fare evolvere i tuoi pokemon”. “Visto che abbiamo vinto dobbiamo festeggiare, che ne dici se stasera facciamo scoppiare i fuochi d’artificio?”. Accettai, anche perché non avevo altro da fare al momento.
Quella sera dovetti prepararmi a dovere, Yvonne mi aveva costretto ad indossare un vestito elegante; “Non vorrai micca stare in una reggia con gli abiti da viaggio” mi aveva detto. Indossavo uno smoking nero assieme a una camicia bianca che creava un contrasto di colori in modo veramente elegante
‘Sul serio non capisco la necessità di vestirmi così, va contro quello in cui credo; e poi è scomodissimo, mi da fastidio’.
Arrivato sull’attico, dove avremmo potuto vedere i fuochi d’artificio, vidi Yvonne e mi dimenticai immediatamente del fastidio.
Indossava un abito da sera rosso acceso che scendeva fino alle ginocchia tenendo i capelli sciolti; era bellissima.
Per un attimo rimasi imbambolato. Sorrise quando mi vide. “Ciao Reman” disse maliziosa “è un peccato che tu non ti possa sempre vestire così”. “Grazie” risposi. ‘Era un complimento?’. “Guarda in alto” mi disse mentre premeva un pulsante.
Qualche secondo dopo, in cielo, furono lanciati i fuochi d’artificio che, quando esplosero, crearono un’immagine che non avrei mai potuto dimenticare: il cielo notturno illuminato. Era una cosa spettacolare; mi tranquillizzava pensare che, per quanto potesse essere difficile la mia vita, ci fossero delle cose che non sarebbero mai cambiate.
Una volta terminato, Yvonne mi distolse dai miei pensieri “Beh è stato bello passare del tempo con te ma ora devo andare”. “A presto” mi disse mentre si allontanava.
 La guardai mentre se ne andava, e quando non la vidi più provai una sensazione strana.
 ‘È ora di andare’. Mi incamminai verso l’uscita e, appena fui fuori sentii una voce che mi colse alla sprovvista; “Reman”. Mi guardai intorno e notai Trevor nell’ombra. “Trevor” dissi.
“Ti stavo aspettando; ho scoperto delle informazioni interessanti sulla mega-evoluzione” “Non eri scettico a riguardo?” “Si, ma nella biblioteca della reggia, sotto montagne di altri libri, c’era un libro che parlava della mega-evoluzione. Diceva che era stata usata secoli fa dai capipalestra di Yantaropoli” disse. “Ho intenzione di andare a Yantaropoli e fare delle ricerche” continuò “Reman tu cosa..”. “Si posso venire con te” dissi. “Grazie” “Non serve che mi ringrazi; e poi voglio imparare la mega-evoluzione” dissi. “Tecnicamente sono i pokemon a mega-evolversi non l’allenatore” disse. Scoppiammo in una grossa risata e ci incamminammo verso Yantaropoli.

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Capitolo 5
*** La capopalestra e la torre parte 1 ***


Erano passate due settimane dalla mia visita alla reggia Aurea, e adesso io e Trevor eravamo accampati presso Altoripoli, una città situata alle pendici di una montagna.
“Trevor quanto manca per Yantaropoli?” chiesi. “Abbi pazienza, a piedi dovremmo metterci circa una settimana, se non tagliamo la strada”. Tagliare la strada era pericoloso, i pokemon che abitavano le zone inesplorate erano pericolosi, molto più di un pokemon selvatico comune, erano ferali.
“Allora rimettiamoci in viaggio” “Ok, ritorna Pikachu” disse mentre faceva rientrare il suo pokemon nella pokeball.
Trevor, qualche giorno prima, aveva catturato un Pikachu; gli avevo spiegato come fare e lui ci era riuscito al primo tentativo, mi aveva reso fiero di lui, più o meno.
Camminavamo per il sentiero ricoperto di pietre che precedeva Cromleburgo, ormai eravamo quasi arrivati quando sentimmo degli strani rumori provenienti tra le rocce.
Ci avvicinammo e sentimmo: “Scienziato cosa ci fai qui?!” “Sto analizzando queste pietre se non le spiace” “Si che mi spiace, questo è il territorio della mia banda e se vuoi studiare le tue pietre qui, devi pagare un pedaggio”.
La voce doveva appartenere a un membro di quelle bande di predoni che infestavano le zone fuori dalle città. Solo una parte degli allenatori che partivano per un viaggio riusciva nel proprio intento di vincere una qualche posizione che gli garantisse un tenore di vita accettabile, quelli che fallivano, ree l’ignoranza e la povertà, erano costretti a vivere come criminali o, più semplicemente, come dei poco di buono.
“Penso che non ti darò un bel niente” rispose sprezzante lo scienziato, il quale sembrava aver perso il senno.
“Vai Pinsir” esclamò il predone mentre faceva uscire il suo pokemon.
“Vai Charmeleon” dissi mandando in campo il mio pokemon. “Usa lacerazione su Pinsir” dissi. Charmeleon si lanciò sul coleottero che, però, colpì il mio pokemon atterrandolo. “Patetico moccioso. Attaccare direttamente un nemico forte il doppio. Che stupido” disse ridendo. “Pinsir usa forbice-x” disse sperando di approfittare dello stato di stordimento del mio pokemon; ma non accadde nulla, Pinsir rimase fermo dov’era visibilmente provato. “Charmeleon usa lanciafiamme” ordinai. Il mio pokemon lanciò una lingua di fuoco che colpì in pieno il pokemon coleottero mandandolo ko.
“Cosa?!” esclamò il predone “Non è possibile”. “Pensavi che avrei affrontato un avversario più forte senza un pochino di vantaggio?” lo canzonai “Che stupido”.
Il delinquente fuggì, così potei parlare con lo scienziato. “Grazie, ma era tutto sotto controllo” mi disse. ‘Frase tipica’.
Lo guardai attentamente, era un uomo di statura media, indossava un camice da scienziato che lo faceva apparire più snello di quanto non fosse già, aveva degli occhi gialli quasi animaleschi e dei corti capelli biondi adornati da uno strano ciuffo.
“Dimmi, come sei riuscito a paralizzarlo?” “Ho provato a distrarlo così che non si accorgesse che il Pikachu del mio amico aveva paralizzato il suo pokemon. A proposito, Trevor”
Trevor uscì dal suo nascondiglio dietro a una roccia e disse “Piacere di conoscerla mi chiamo Trevor e sono un assistente del professor Platan”
“Platan? È diventato uno scienziato a tutti hli effetti?” “Si, è il miglior scienziato della regione di Kalos” “Strabiliante, ne ha fatta di strada” “Lo conosce?” “Abbiamo studiato assieme all’università, poi abbiamo anche collaborato assieme per un breve periodo, non ha mai condiviso i miei metodi”.
“Comunque lei come si chiama?” gli chiesi. “Acromio” rispose. “Ora devo andare” continuò sereno come se non fosse accaduto nulla “Forse un giorno ci rivedremo”.
“Che strana persona” disse Trevor una volta che il diretto interessato se n’era andato. “Comunque, il tuo Charmeleon è diventato molto più forte da quando si è evoluto in quella grotta che avevamo esplorato vicino a Petroglifari” disse. “Non è abbastanza, deve diventare più forte” risposi serio
 “Cavolo, non ti prendi mai una pausa?”. “Riposerò da morto” continuai.
Raggiungemmo la città delle pietre e Trevor andò subito in estasi.
“Reman ti rendi conto del patrimonio scientifico che questa città ha da offrire? Le pietre qui racchiudono la storia di centinaia di anni” disse. In effetti era curioso; non ero uno studioso e non mi interessavo a certe cose, ma dovevo ammettere che fosse una bella città Cromleburgo.
“Trevor mentre tu controlli le pietre io do un’occhiata in giro. “Ok” rispose.
Andai a fare un giro nei dintorni. Non che ci fosse molto dove girare, la città sarà stata massimo 300 metri quadri; io, avendo passato l’infanzia a Luminopoli(sempre che la si possa definire infanzia) ero abituato a luoghi ben più ampi e affollati.
“Attento” urlò qualcuno. Notai appena in tempo che qualcuno coi pattini stava per urtarmi, mi scostai rapidamente ed evitai quella persona, la quale si fermò poco dopo.
“Scusa, è che sto ancora imparando a usare i pattini” mi disse togliendosi il casco che indossava. Guardai meglio il mio interlocutore, era una lei. Una lei piuttosto alta, con dei capelli biondi scombinati a causa del casco e degli occhi grigi. Avrà avuto massimo due anni più di me. Indossava dei pantaloni bianchi con un top sempre bianco che ne lasciava scoperto l’addome piatto. Notai che aveva delle pokeball attaccate alla cintura. “Sei un’allenatrice?” le chiesi. “Si, pare che abbiamo qualcosa in comune” sorrise “Comunque non sono un’allenatrice qualsiasi. Sono Ornella, la miglior candidata per diventare la capopalestra di Yantaropoli”.
 
Trevor mi aveva detto che i capopalestra erano allenatori d’elite che, se sconfitti, consegnavano allo sfidante una medaglia che serviva per accedere alla lega pokemon. “Devi essere un’allenatrice molto forte” “Diciamo di si” “Allora potremmo fare una lotta 3v3?” “Ok”.
 
“Vai Hariyama” disse. “Vai Pidgey” dissi.
“Hariyama usa bruciapelo” disse. Il pokemon sberletese fece uno scatto impressionante e colpì in pieno il mio pokemon”. “No! Usa aeroassalto” dissi. Il mio pokemon colpì in pieno il nemico che, però, non sembrò risentirne. Compresi lo svantaggio in cui mi trovavo e lo feci rientrare nella pokeball. “Vai Honendge” dissi mandando in campo il mio secondo pokemon. “Usa sganciapesi e poi aeroassalto” ordinai. Il mio pokemon si lanciò contro il nemico e, silenzioso come un ombra, passò dietro e lo colpì in pieno facendolo cadere. “E ora usa furtivombra” dissi. Honedge fu così rapido che Ornella non ebbe neanche il tempo di pensare a un contrattacco.
Facemmo entrambi rientrare i nostri pokemon e mandare gli altri due; io Charmeleon e lei Lucario. ‘Perfetto sono in vantaggio’.
“Charmeleon usa muro di fumo e poi vai con rogodenti” dissi. Il mio pokemon si occultò e poi attaccò il nemico furtivamente. “Lucario usa crescipugno” disse la mia avversaria. Il pokemon lotta-acciaio colpì in pieno il mio pokemon facendolo ruzzolare. “Come ha fatto? Non poteva vederlo” “Lucario può percepire l’aura, l’essenza delle cose, non ha avuto bisogno di vederlo”. ‘Wow, farebbe comodo un pokemon così in squadra’. “Lucario usa ossoraffica” ordinò al suo pokemon, il quale mandò ko il mio.
Mandai in campo Honendge. “Usa spadasolenne” ordinai. “Usa fuocopugno” disse. I due attacchi si scontrarono, ma a prevalere fu il pokemon dell’ipotetica capopalestra.
Mandai in campo Pidgey mentre lei cambiò il suo pokemon con un Hawlucha.
“Pidgey usa aeroassalto” “Hawlucha calcinvolo” l’attacco del mio pokemon era infallibile, andò a scontrarsi per forza contro quello nemico, perdendo il confronto; lei aveva sfruttato il mio attacco contro di me. Il mio pokemon era steso a terra, stavo per richiamarlo nella sfera quando cominciò a illuminarsi, si stava evolvendo. La figura di Pidgey cambiò e, una volta smesso di illuminarsi, rivelò la sua nuova forma evolutiva, quella di un Pidgeotto. Colsi la palla al balzo e ordinai al mio pokemon di attaccare.
“Pidgeotto usa attacco rapido” dissi. Il mio pokemon scattò colpendo in pieno il nemico. “Hawlucha usa calcinvolo” “Contrattacca con turbosabbia” il suo pokemon si lanciò contro il mio, che però si occultò con della sabbia facendolo schiantare. “Ora usa baldeali” “Contrattacca con tuonopugno” dicemmo. Gli attacchi dei nostri pokemon si scontrarono alzando molta polvere. Diradata la polvere notai che entrambi i pokemon erano ko, e che quindi avevo perso la battaglia. ‘Accidenti’.
“In fondo sei stato bravo, non capita tutti i giorni che mi vadano ko 2 pokemon su 3” mi disse. Non mi importava del procedimento ma solo del risultato, e il risultato era che avevo perso; ma non mi sarei arreso ovviamente. “Grazie” risposi.
“Reman” mi chiamò Trevor sopraggiungendo “E lei sarebbe…?”. “Ornella, la futura capopalestra di Yantaropoli. Forse” gli rispose. “Wow, è un piacere. Mi presento, mi chiamo Trevor e sono un ricercatore, oltre che un assistente del professor Platan” proseguì “Ultimamente stavo facendo delle ricerche sulla megaevoluzione. Ho scoperto che molto tempo fa veniva usata dai capopalestra di Yantaropoli”.
“Davvero? Mio nonno non mi ha detto niente a riguardo”
“Tuo nonno?” le chiesi. “Mio nonno è l’attuale capopalestra di Yantaropoli che ora sta cercando un successore” rispose. “Quindi vi state dirigendo verso Yantaropoli? Anch’io mi sto dirigendo lì. Forse sarebbe meglio se vi accompagnassi, in tre sarà più sicuro” propose sorridendo. “Ok” rispose Trevor. Annuii senza proferire parola.
“Reman non sembra essere di molte parole” ironizzò Ornella. “Prende tutto con serietà. Non dico che sia un male; il suo comportamento serio ci ha salvati un paio di volte lungo i percorsi fuori dalle città, ma a volte ho paura che crolli dalla stanchezza”. “Tienilo d’occhio allora” disse.
 

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Capitolo 6
*** La capopalestra e la torre parte 2 ***


Io e il mio gruppo avevamo appena attraversato la grotta degli specchi. Era stato difficile orientarsi, Trevor si è pure perso a un certo punto. Ma alla fine riuscimmo a ritrovarlo e ad uscire.
Giungemmo così a Yantaropoli, una città relativamente grande caratterizzata da una torre situata ai suoi margini.
“Quella è la torre maestra, il simbolo di Yantaropoli” disse Ornella, che aveva notato la mia attenzione riguardante la torre.
Mi ricordava la torre prisma di Luminopoli. Mi faceva venire in mente tutti quei giorni passati a osservarla, nei quali avevo sperato di salirci e vedere la città dall’alto. Non potevo farlo, ero un mendicante, socialmente parlando valevo poco più di un ladro. Odiavo quel sistema. La mia unica colpa era quella di essere nato. Di essere figlio di una donna che era morta lasciandomi a marcire nei bassifondi di una città sconosciuta. Ma non era colpa sua. No! Era colpa del sistema.
“Reman tutto ok?” Trevor mi riportò alla realtà. “Si. Tutto ok, stavo solo riflettendo” risposi “Possiamo andare”.
Ci dirigemmo direttamente verso la torre, lì vi risiedeva Cetrillio, il nonno di Ornella nonchè il sapiente della megaevoluzione.
Una volta arrivati notammo che c’era qualcosa di strano. La zona era deserta.
“C’è qualcosa che non va” disse Ornella. “Nonno!” esclamò dirigendosi all’interno.
Feci uscire Honedge dalla pokeball. “Honedge stai nascosto e tieni d’occhio la situazione”. Il mio pokemon mi obbedì e si nascose nell’ombra. Un pokemon spettro può facilmente nascondersi tra le ombre, Honedge mi avrebbe coperto le spalle.
“Andiamo” disse Trevor.
Una volta entrati notammo che anche l’interno era deserto.
“Non c’è nessuno” disse Ornella digrignando i denti. “Vai Lucario” mandò in campo il suo pokemon “Usa l’aura per fare una ricognizione dell’area”. Il pokemon emanò delle strane vibrazioni che striderono giunte a una parete.
“È lì che si trova mio nonno, ed è assieme ad alcune persone. Lucario non è molto chiaro ma sembrano ostili”.
“Come hai…” “Lucario può percepire le aure delle creature viventi” mi spiazzò. “Sembrano trovarsi dietro a un muro. Come dovremmo fare ad accedervi? Con un passaggio segreto?” esordì Trevor. “Hai visto troppi film su Indiana Jones” ironizzò Ornella.
Io li ignoravo. Scrutavo attentamente la parete. Era screpolata in modo completamente irregolare, non potevo individuare un qualche meccanismo. Potevo provare ad usare le onde sonore di Golbat, ma saremmo stati scoperti.
“Ornella l’aura fa parte del DNA giusto?” “Credo di si” “E quindi chi ha aperto il passaggio segreto deve aver lasciato una traccia della sua aura sull’interruttore” “Forse” “Tu prova”.
Il pokemon aura scannerizzò il muro parte per parte e rilevò una vibrazione in un punto del muro. Lo premetti e si aprì un passaggio qualche metro a sinistra.
“Visto che quei film di Indiana Jones che ho visto servivano a qualcosa” ironizzò Trevor.

Proseguimmo lungo quel passaggio stretto e arrivammo in una grande sala, dove notammo un gruppo di uomini vestiti in rosso. Erano sgherri del team Flare.
“Dicci tutto sulla mega-evoluzione vecchio” ce n’era uno vestito di bianco che presumo fosse il loro capo.
“Non vi dirò niente” “Hai idea di chi siamo noi?” “Dovrei?” “Siamo il team Flare, l’organizzazione che riporterà l’ordine in questo mondo. La società in cui viviamo è uno stupido scherzo. Il mondo come lo conosciamo sta decadendo. Possiamo risolvere tutto, ma ci serve la mega-evoluzione”.
“Luridi…” mormorò Ornella stringendo i pugni. “Aspetta” la fermai “Sono in troppi. L’unica possibilità che abbiamo di sconfiggerli è attirarli fuori e accerchiarli”. “Se vuoi farlo ti servirà questo pokemon” mi disse consegnandomi una pokeball “Contiene il mio secondo Lucario”. Un pokemon simile avrebbe potuto davvero fare la differenza.
“Vai Golbat” mandai in campo il mio pokemon “Usa supersuono”. Il pipistrello emanò delle onde sonore che stordirono i gangster in ghingheri. Sei di loro riuscirono a uscire dalla porta mentre gli altri quattro, compreso quello vestito in bianco, rimasero bloccati all’interno.
Ornella e Trevor si stavano occupando delle sei reclute all’esterno che, nonostante lo stordimento, erano riusciti a mandare in campo i loro due Croagunk, due Scraggy e due Houndour. Trevor mandò in campo il suo Chespin e il suo Pikachu; mentre Ornella mandò in campo il suo Hawlucha e il suo Haryama.
“Haryama usa bruciapelo e tu Hawlucha usa calcinvolo”  ordinò la ragazza. Il pokemon sberletese scattò colpendo e atterrendo uno degli Houndour, il quale fu mandato ko dall’attacco di Hawlucha.
“Houndour e Scraggy usate rogodenti e velenpuntura” dissero due reclute. “Pikachu usa fulmine e tu Chespin usa missilspillo” i due pokemon eseguirono gli ordini colpendo i pokemon nemici ma senza successo. “No” urlò Trevor.
 
Nel frattempo, all’interno, io mi stavo occupando delle altre reclute compreso il loro leader.
“Sei coraggioso ad affrontarci da solo ragazzino” mi schernì quest’ultimo “o forse molto stupido”. “Il coraggio non mi serve. Golbat, Charmeleon e Pidgeotto bastano e avanzano” dissi mentre li mandavo in campo. Le tre reclute per tutta risposta mandarono in campo i loro tre Golbat. “Voi tre rallentatelo mentre io porto via il vecchio” disse il leader rivolgendosi ai suoi sottoposti.
“Golbat usate aerasoio” dissero all’unisono. I loro pokemon lanciarono delle raffiche di vento aventi delle discrepanze taglienti. “Pidgeotto e Golbat usate aerasoio per bloccarlo; e tu Charmeleon usa muro di fumo” contrattaccai. I miei pokemon riuscirono a bloccare gli attacchi e ad occultarsi. “Ora Pidgeotto usa baldeali” ordinai. “Golbat usa stordiraggio” contrattaccò la recluta. Il mio pokemon fu colpito in pieno e mancò il bersaglio, rovinando contro il muro e andando ko. “Charmeleon usa lanciafiamme” ordinai adirato. Il mio pokemon, quasi avessimo un solo stato d’animo, attaccò con così tanta rabbia e così forte da mandare quel Golbat ko. “Golbat usa aerasoio e tu Charmeleon usa lanciafiamme” ordinai. I due attacchi andarono a segno mandando ko i nemici. “Ora usa supersuono” ordinai così da rendere inoffensivi i tre gangster in ghingheri.
 
“Ok li abbiamo sistemati” “Li hai sistemati tu Ornella, io sono crollato dopo poco” “Non abbatterti, piuttosto dov’è Reman? È ancora all’interno?”. Ornella corse preoccupata all’interno del passaggio e notò le tre reclute stordite. “Reman ne ha affrontati tre da solo?!” esclamò preoccupata. Quei due sentirono dei rumori di sopra, come se qualcuno stesse combattendo.
 
“Bastardo!” esclamai. Il mio Charmeleon era rovinato a terra a causa dell’attacco del Manectric del luogotenente Flare, lo feci rientrare nella pokeball. “Vai Lucario” mandai in campo il mio pokemon più forte. “Usa crescipugno” ordinai. “Schivalo e usa fulmindenti” contrattaccò lui. Il mio pokemon fu colpito in pieno e digrignò i denti per il dolore. “Usa ossoraffica” tentai. Vista la vicinanza dei due pokemon fu impossibile mancarlo, lo colpì in pieno diverse volte facendolo ruzzolare.
Sentii uno strano rumore in lontananza, sembrava un elicottero. “Lucario usa crescipugno” esclamai. “Manectric usa tuono” contrattaccò. Neanche il tempo di avvicinarsi che il mio pokemon fu colpito in pieno dall’attacco nemico. Non era ko, ma sembrava comunque inerme. Doveva averlo paralizzato.
“Tsk. Patetico” mi schernì “Nemmeno con un Lucario sei riuscito a sconfiggere Manectric. Ora posso andarmene tranquillamente” disse mentre faceva rientrare il suo pokemon. “Questo vecchio ci ha fornito informazioni interessanti sulla mega-evoluzione. Potrei anche lasciarlo qui, ma credo che possa dirci dell’altro non è vero?” sghignazzò rivolgendosi al diretto interessato.
Il rumore si era fatto molto più forte. “È arrivato” affermò il criminale. Varcò la porta alle sue spalle trascinando con se Cetrillio. Potei notare un elicottero all’esterno. Voleva fuggire volando. Non sarei più riuscito a prenderlo se vi fosse salito ma ricordai di avere un asso nella manica.
“Honedge usa furtivombra” ordinai. Il pokemon armabianca scattò così rapidamente che nemmeno io lo vidi, colpì in pieno il Criminale sbilanciandolo. Cetrillio poteva dimostrare una certa età ma ciò non gli impedì di approfittare della situazione per liberarsi dalla presa e scaraventare lontano il luogotenente Flare. Salì sul veicolo e fece segno di partire.
L’elicottero partì, lo vidi scomparire nell’orizzonte. “Quel bastardo” ansimò Cetrillio. “Sta bene?” chiesi. “Certo, non sono ancora così decrepito” rispose scorbutico. “Almeno non sono riusciti a rapirla” “Comunque tu chi sei?” “Mi chiamo Reman, sono un allenatore di pokemon”.
Sentii dei rumori provenienti dalle scale. “Reman” esclamò Trevor. Come sospettavo, erano loro due. “Nonno stai bene?” disse Ornella. “Si tranquilla” rispose sorridente. “Perché volevano sapere della mega-evoluzione?” “Parlavano di un mondo perfetto. Per me sono tutte sciocchezze, sono dei criminali e basta, non sono migliori di quei predoni che abitano i percorsi”.  “Torneranno?” chiese Trevor preoccupato. “Ne dubito, hanno ottenuto quello per cui sono venuti qui” risposi “Non torneranno”. “Tu chi sei?” chiese Cetrillio. “Mi chiamo Trevor e sono un ricercatore” “Ho capito. Posso darti qualche informazione sulla mega-evoluzione” “Come fa a sapere che…” “Per cos’altro saresti potuto venire qui? Vieni ti condurrò nell’archivio”.

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Capitolo 7
*** Le fiamme della guerra ***


2 giorni. Erano passati 2 giorni dalla mia partenza e non sono ancora arrivato a Temperopoli. Ho trovato più pokemon selvatici in questi due giorni che nelle ultime due settimane. Per fortuna che, con l’aggiunta di Lucario, lasciatomi da Ornella, avevo un team formidabile. Continuando a camminare non trovai niente. La sera giunse rapidamente, decisi così di accamparmi.
Una volta accampato mi sdraiai e guardai il cielo. C’erano moltissime stelle, molte di più di quanto fossi abituato. Forse perché ero nato in una metropoli. No. Ero cresciuto a Luminopoli ma non ero nato lì. Avevo dei ricordi molto frammentati, ricordavo solo che mia madre mi aveva spedito qui per proteggermi, non ricordavo quasi nient’altro di dove fossi nato. Vivevo in una città portuale, mia madre possedeva un Raticate con cui a volte mi capitava di giocare. Poi a un certo punto smise di esserci, a quei tempi non avevo capito ma ora potevo benissimo fare due più due. “Golbat” avevo fatto uscire Golbat dalla pokeball. “Cosa ti ricordi di mia madre?” parlavo con un essere che forse nemmeno capiva quello che dicevo. Non sembrava capire infatti. “La tua vecchia allenatrice intendo. Ti ricordi qualcosa?” continuava a non capire. “Lascia perdere, non importa” non sapeva parlare e non capiva quello che dicevo ma capiva perfettamente come mi sentivo. Si avvicinò a me e mi si strusciò contro come se fosse uno Skitty. Un animale così grande e feroce paragonato a uno Skitty. Ironico. Non avrei mai superato questa cosa. Mi addormentai preso dallo sconforto.
Mi svegliai nel cuore della notte a causa di un rumore. Misi le mani alle pokeball. Golbat era irrequieto e io con lui. Probabilmente si trattava di un pokemon selvatico. Il rumore si faceva sempre più forte. Notai una figura sbucare fuori da un cespuglio e Golbat gli si avventò contro. Quella figura urlò. “Fermo Golbat”. Puntai una torcia verso la figura e potei vederla meglio. Era una ragazza. Era parecchio bassa e magra. “Sei un allenatore?” mi chiese raspirando affannosamente. “Si, tu chi sei?”. La squadrai meglio. Aveva un viso magro e dei capelli rossicci raccolti, il tutto adornato da due occhi chiari sporcati da delle lacrime. Avrà avuto massimo al mia età. “Ti prego aiutami!” mi implorò. “Stavo viaggiando per i boschi assieme a dei miei amici, quando siamo stati attaccati da un gruppo di banditi” mi si avvicinò aggrappandosi a me, pungendomi coi suoi capelli aromatizzati. “Ti prego” pianse. “Ok, portami là”.
La seguii dopo aver fatto rientrare Golbat nella pokeball, non doveva dare nell’occhio. Giungemmo sul posto in poco più di un minuto.
Non capivo, il posto era deserto.  Neanche il tempo di chiederle spiegazioni che mi sentii venire un mancamento. Crollai a terra. Poi non ricordo più nulla, solo un rumore e che mi risvegliai legato a un albero.
Pur essendo stordito riuscii comunque a vedere quello che stava succedendo. La ragazza che mi aveva chiesto aiuto stava parlando con degli uomini; uno dei quali, che sembrava essere il loro capo, sembrava lo stesso che avevo affrontato fuori da Cromleburgo. Le stava consegnando dei soldi. Era tutto chiaro: mi ha iniettato del sonnifero quando si era avvicinata a me per potermi consegnare a loro. Subito dopo essere stata pagata, se ne andò per la sua strada come se nulla fosse. Manco fosse una mercenaria. Non che io potessi giudicarla, aveva bisogno di sopravvivere e io per tutta la mia vita non ho fatto altro che arrancare per arrivare al giorno dopo. Non eravamo poi tanto diversi. Restava comunque il fatto che stessi rischiando la vita e non vedevo una via di fuga, non questa volta.
Il mio nemico si avvicinò a me. “Tsk” disse “basta un bel faccino per farti abbassare la guardia. Che stupido!”.
“Hai idea di chi sono io? Sono Dutch, il miglior criminale della regione di Kalos e non accetto di essere intralciato da un ragazzino col muco al naso” mi sbraitò contro. Risi. Eccome se risi. “Sei un criminale così abile che ti occorrono certi stratagemmi per eliminare un solo uomo. Patet..”
Fu rapido e mi colpì molto forte; mi sarebbe rimasto il segno. “Silenzio microbo, tu.. aspetta cosa?” sentimmo un forte struscio d’acqua proveniente dal lago qui affianco. Essendo bloccato non potevo vedere quello che stava succedendo ma capii che non era nulla di buono. Sentii un verso talmente stridulo che sembrava provenire dall’oltretomba. Fui investito da un getto d’acqua così forte che spezzò l’albero in due liberandomi. Potei finalmente guardarmi intorno. Eravamo stati attaccati da una creatura marina alta più di due metri, sembrava un Lapras ma era molto diverso da come era rappresentato nel libro mostratomi dal signor Elisio, era feroce oltre ogni immaginazione. La prima cosa che mi venne in mente fu di mettermi al riparo per studiare la situazione. Gli sgherri che accompagnavano Dutch si erano rintanati dietro a delle rocce terrorizzati da quella creatura che faticavo a definire un pokemon. “Vai Lucario usa forzasfera” dissi mandando in campo il mio pokemon. L’attacco colpì in pieno quell’essere, che non sembrò risentirne più di tanto, infatti contrattaccò con un altro getto d’acqua che mandò quasi ko il mio pokemon più forte. Dovevo cambiare strategia. “Charmeleon usa muro di fumo” mandai in campo il mio pokemon, che oscurò la visuale di quel Lapras. “Ora Lucario usa forzasfera in movimento” ordinai. La mossa forzasfera è infallibile e può essere usata senza fermarsi a prendere la mira, quindi, visto che aveva la visuale bloccata, il nemico non poteva capire la posizione del mio pokemon basandosi sulla direzione da cui arrivavano gli attacchi. In breve era bloccato.
Andò avanti così per qualche minuto e Lapras, finalmente, sembrava spossato. “Charmeleon usa lanciafiamme” ordinai. Il mio pokemon, mentre caricava l’attacco, fu avvolto da una luce bianca che una volta dissolta ne rivelò il nuovo aspetto. Ora aveva le ali e una stazza tre volte quella precedente; si era evoluto in Charizard. L’attacco fece molti più danni di quanti ne avessi previsto e fece crollare il pokemon nemico. Non persi tempo e gli lanciai una pokeball riuscendo a catturarlo senza problemi. Raccolsi la sfera e me ne andai, senza degnare di uno sguardo i presenti, che mi fissarono muti mentre mi allontanavo. Avevo vinto.

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Capitolo 8
*** Il ritorno della regina ***


La strada per Temperopoli era stata ardua ma quella per Luminopoli fu relativamente tranquilla, la creatura più pericolosa che avevo incontrato lungo la strada era un Pangoro selvatico, nulla che Pidgeotto non potesse gestire. Il mio problema più grande non erano tanto i pokemon selvatici quanto la mia stessa squadra. Quel Lapras che avevo catturato pochi giorni prima non aveva la minima intenzione di darmi ascolto, sembrava più incline ad assiderarmi con un geloraggio; ma almeno ora avevo ben due pokemon capaci di tenerlo a freno nel caso ci avesse provato.
Mi trovavo in prossimità di Luminopoli. Luminopoli, la capitale di Kalos, la città in cui ero cresciuto. Gli unici ricordi che avevo erano quelli di un ragazzino vagante che cercava di racimolare cibo, soldi o qualunque cosa avesse allungato anche di un solo giorno la sua vita; un moccioso che nel suo “Io” era già morto. Cos’era cambiato da allora? Non fui in grado di darmi una risposta.
Varcai la soglia che mi separava dalla città e rimasi abbagliato vedendola; d’altronde erano passati quasi sei mesi da quando avevo iniziato a viaggiare e avevo perso l’abitudine. Per migliorare come allenatore avevo bisogno di affrontare altri allenatori, il miglior modo per farlo era provare a vincere le medaglie e partecipare alla lega ma non era questo che volevo, per me diventare forte era solo un mezzo, non volevo diventare campione. Era Yvonne quella che sembrava puntare alla lega pokemon. Si, Yvonne. Era da tanto che non la vedevo, mi chiedevo come stesse.  
Mi diressi verso il centro pokemon più vicino; i miei pokemon erano stremati per il viaggio e poi era prudente fare dei controlli ogni tanto, da quanto ne sapevo potevano benissimo essere stati avvelenati senza che me ne accorgessi. Dopo aver affidato i miei pokemon ai medici andai a sedermi in uno di quei divani appositi.
Non mi sentii molto al sicuro. Da quanto tempo era che non avevo i miei pokemon a portata di mano? Ripensandoci non appena ottenuto Zubat, ora evoluto in Golbat, non me n’ero mai separato; mia madre me l’aveva consegnato perché mi proteggesse, ma questo vuol dire che lei sapeva di non potermi raggiungere, perché allora...? Non importa, è inutile pensarci adesso.
Mi guardai intorno e notai una ragazza che si stava dirigendo verso l’uscita. Era già molto bella di suo poi quella chioma rosso acceso la rendeva più vistosa di quanto già non fosse, non potei fare a meno di indugiare un attimo.
“Fai così con tutte Reman?” sentii una voce vicino a me. Voltatomi potei notare il mio interlocutore. “Yvonne?”. “No guarda sono la campionessa Diantha” mi canzonò. Sospirai, non era cambiato affatto il suo atteggiamento. “Ciao Yvonne, come stai?” le chiesi. “Sto bene dongiovanni non preoccuparti” rispose. Sospirai di nuovo, ci sarebbe voluto un po’ per farglielo scordare. “Ho appena vinto la mia ottava medaglia alla palestra di Luminopoli. Tu hai fatto qualche progresso?”. “Alcuni miei pokemon si sono evoluti e ne ho catturati altri, ora ho sei pokemon” le risposi. “Solo sei? Io ne ho già dieci invece. Che principiante!” “Sono migliorato parecchio invece” “Dimostramelo”. Ci bastò uno sguardo per intenderci.
Recuperati i miei pokemon mi diressi assieme a Yvonne verso un campo lotta; un apposita zona che permetteva agli allenatori di sfidarsi tra di loro, ce n’erano molte vicino ai centri pokemon e ad altri edifici fatti per gli allenatori.
“Useremo tre pokemon a testa” dissi. “Tanto ne userò al massimo due” mi schernì.
Detestavo questo suo atteggiamento, il suo ritenersi così superiore a me, eppure io non riuscivo ad odiarla.
“Vai Pidgeotto” mandai in campo il mio pokemon. “Vai Misdreavus” lei fece lo stesso. Non sprecai tempo e decisi di fare la prima mossa. “Pidgeotto usa attacco d’ala” ordinai. Il rapace si lanciò in picchiata sullo spettro, il quale non sembrava battere ciglio di fronte all’attacco del mio pokemon. Quando Pidgeotto era a pochi secondi dall’obbiettivo la mia rivale diede l’ordine: “Misdreavus usa stordiraggio”. Il pokemon spettro emanò delle luci che confusero Pidgeotto facendolo rovinare a terra. “Ora usa fulmine” esclamò. Neanche il tempo di accorgermi cos’era successo che il mio pokemon era ko, colpito da un attacco che a causa delle circostanze orchestrate da Yvonne era impossibile da schivare. Era arrogante ma era effettivamente molto più esperta di me. “Vai Honedge” mandai in campo il mio secondo pokemon facendo rientrare il primo. “Usa palla ombra” ordinò Yvonne. Non ebbi nemmeno bisogno di dare l’ordine che Honedge schivò l’attacco. “Ora usa furtivombra”. L’attacco del mio pokemon colpì in pieno Misdreavus mandandolo ko. Non appena Yvonne ebbe fatto rientrare lo spettro nella sua pokeball, Honedge fu ricoperto da una luce accecante, la sua immagine si distorse e si ricompose, poi la luce si diradò fu palesata la sua evoluzione, si era evoluto in Doublade.
Ero carico come non mai, mi sentivo in grado di vincere e dimostrarle che valevo qualcosa. Perché me ne importava così tanto di cosa pensasse di me?
“Vai Absol” disse mandando in campo il suo secondo pokemon. Aveva già usato quel pokemon quando avevamo combattuto assieme contro il team Flare alla Reggia Aurea; l’avevo già visto in azione e non era da sottovalutare.
“Usa nottesferza” ordinò. “Usa protezione” contrattaccai. Il suo pokemon colpì il muro di energia creato dal mio ma non riuscì nemmeno a scalfirlo. “Perfetto! Usa tagliofuria”. Il mio pokemon riuscì a colpire il nemico che però non sembrò risentirne più di tanto; era più resistente di quanto credessi. “Usa tagliofuria”. “Nottesferza”. Gli attacchi dei nostri due pokemon si scontrarono ma fu quello di Yvonne a prevalere. Ero così esaltato per l’evoluzione del mio pokemon che credevo potesse sconfiggere qualunque pokemon nonostante fosse meglio addestrato.
“Vai Charizard” mandai in campo il mio terzo pokemon dopo aver recuperato il precedente. “Lanciafiamme” “Sbigoattacco”. Charizard non fece nemmeno in tempo a caricare l’attacco che fu colpito in pieno finendo per barcollare. “Charizard spicca il volo” ordinai. Il finto drago si innalzò a 4 metri da terra e cominciò a girare intorno al campo di battaglia, ciò avrebbe compensato la sua scarsa mobilità a terra dovuta alla sua stazza. “Absol usa palla ombra” “Charizard schivalo e usa muro di fumo”. Non ci fu nessun problema, Charizard schivò l’attacco nemico e occultò il campo di battaglia con il fumo. “Ora usa lanciafiamme” ordinai. Il pokemon catastrofe non poté schivare l’attacco, perché occultato dal fumo, andando ko.
“Devo ammettere che sei migliorato moltissimo” ammise mentre faceva rientrare il suo Absol nella rispettiva pokeball “ma ne hai di strada da fare prima di raggiungere il mio livello. Vai Greeninja!” disse mandando in campo il suo ultimo pokemon.
Cosa?! Ero esterrefatto, non capivo come avesse fatto a ottenere un pokemon così raro. Ero in netto svantaggio.
“Greninja usa idropulsar” “Charizard lanciafiamme”. I due attacchi si scontrarono generando un’ondata di vapore che occultava il pokemon nemico, il che mi rendeva più in svantaggio di quanto già non fossi: potevo sfruttare la potenza di fuoco di Charizard per compensare lo svantaggio di tipo ma solo in uno scontro diretto, Greninja avrebbe potuto sfruttare la sua velocità per aggirarlo, optai per una strategia diversa.
“Charizard usa turbofuoco” ordinai. Il finto drago generò una spirale di fiamme che si avvinghiò attorno al pokemon nemico rallentandolo. “Charizard usa attacco d’ala” “Greninja usa extrasenso”. Il mio pokemon non riuscì nemmeno a raggiungerlo che quella sorta di rana lo aveva stordito; non avrei mai immaginato che un pokemon d’acqua potesse usare anche delle mosse psico.
“Ora usa idropulsar” esclamò. Nella sua condizione Charizard non poteva certo difendersi da un attacco del genere, infatti andò ko. Yvonne era riuscita a rendere inutile la mia strategia di limitare i movimenti del suo pokemon perché non aveva nemmeno avuto bisogno di muoversi, lei era davvero strabiliante.
“Avevi ragione, sei diventato molto bravo” si complimentò con me. La cosa mi sorprese parecchio anche se in effetti ultimamente era molto più gentile con me. Cosa le stava succedendo?
“Grazie” le risposi. Per quanto potesse rivolgersi a me con un tono dolce mi faceva sentire malissimo. Mesi d’addestramento e ancora non ero riuscito a batterla. Ero un fallimento.
“Reman sei migliorato parecchio ma hai ancora da imparare, potrei insegnarti qualcosa” mi disse “in fondo per te non fa differenza dove vai e poi in due saremmo più al sicuro, quei gangster in ghingheri imperversano in tutta la regione”. Era vero, il team Flare era diventato una spina nel fianco per l’intera regione, la lega pokemon continuava ad affermare che avessero tutto sotto controllo. Considerata la loro posizione sociale probabilmente se ne fregavano di quello che la regione stesse passando. Era sempre stato così d'altronde, i forti opprimevano i deboli e chi voleva dare una mano non era messo in condizione di farlo. Quanto odiavo la politica.
“Va bene” accettai. Mi sembrò averla vista sorridere per un attimo. “Torniamo al centro pokemon per curare i nostri pokemon feriti prima di tutto” disse. Annuii e la seguii. Così iniziò il nostro viaggio assieme, un viaggio che non avrei mai immaginato potesse cambiare così tanto la mia vita.

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Capitolo 9
*** Il professor Platan ***


Era passata appena una settimana da quando avevo iniziato a viaggiare assieme a Yvonne e avevo già imparato molte cose, anche se ero ancora lontano dal suo livello.
Eravamo in procinto di rientrare a Luminopoli dopo che eravamo tornati da Castel Vanità. Anche degli allenatori di pokemon come noi meritano di fare una pausa.
“Yvonne, a te è piaciuto visitare il maniero Sottotono?” le chiesi timido. “Certo Reman; anche se a volte sembravi esserti distratto” rispose ridacchiando. Ciò di solito mi avrebbe disturbato ma questa volta non lo fece, anzi fece sorridere anche me. Per un istante la sua risata mi parse il suono più rasserenante del mondo.
Rientrati in città ci aspettammo il solito caos costituito da rumori di ogni genere, voci indistinte di persone che si sovrapponevano facendo sentire solo una brodaglia di suoni confusi. Adoravo quella città per questo, perché era proprio quel caos che la rendeva perfetta ai miei occhi, tante persone con idee diverse che in un modo o nell’altro riuscivano a coesistere; non avevo mai guardata da questo punto di vista, stare vicino a Yvonne aveva decisamente aperto la mia mente a nuovi orizzonti.
Luminopoli era passata dall’essere la prigione della mia vita alla sua alcova, perché da lì sarei potuto arrivare ovunque in quanto allenatore.
“Reman visto che siamo qui vicino io andrei a fare una visita al professor Platan” mi disse “tu nel frattempo arrangiati”. Andò in direzione del laboratorio senza neanche lasciarmi dire nulla; in fondo non sarebbe stata lei se non fosse stata cinica e sfacciata con me. Una volta arrivata si avvicinò alla porta del laboratorio che fungeva anche da casa del professor Platan ma, bussando alla porta, notò che essa era aperta. Nel bussare aveva aperto la porta notando che l’interno del laboratorio era sottosopra.
“Cosa?!” mormorò un lamento soffocato per poi entrare nell’edificio aspettandosi il peggio. Non fu tanto quello che trovò, quanto quello che non trovò a preoccuparla. Il professor Platan era sparito. Sembrava essere molto in pensiero per Platan, doveva conoscerlo meglio di quanto credessi. Diedi un’occhiata intorno. Era tutto sottosopra, qualcuno doveva aver fatto irruzione nel laboratorio. Ma perché? Cosa avrebbe voluto rubare?
Notai qualcosa che destò la mia attenzione.
“Yvonne ma quella” le dissi indicando il lampadario. A causa della poca luce non si vedeva bene ma illuminandolo riuscimmo a vederlo bene e avremmo voluto non farlo. Ciò che vedemmo fece perdere un battito a entrambi. Un cadavere era stato appeso al lampadario.
“O mio dio!” emise un lamento soffocato “Zatla!”. “La conosci?” “È… era l’assistente del professor Platan, lei …” emise altri lamenti soffocati. Non ce la facevo a vederla in quello stato, per quanto fosse cinica e sfacciata era pur sempre umana e si vedeva che soffriva molto. Forse lo facevo per empatia ma anch’io stavo malissimo, sapevo meglio di chiunque altro cosa significasse perdere una persona cara. Le misi una mano sulla spalla e la guardai con fare comprensivo.
“Reman” richiamò la mia attenzione “il responsabile, devo trovarlo e fargliela pagare”. Ancora una volta la capivo perfettamente, se io avessi avuto l’opportunità di indagare sulla morte di mia madre, non avrei esitato un attimo e l’avrei fatto. L’avrei aiutata.
“Yvonne tu controlla le entrate e cerca di capire da dove è entrato l’assalitore, nel frattempo io controllerò questa stanza per capire cos’altro stessero cercando” le dissi. “Come fai a sapere che l’assalitore ha agito da solo?” “Doveva muoversi rapidamente senza dare nell’occhio quindi era necessario agire in pochi, al massimo una persona e un pokemon di piccola taglia”.
Guardai un attimo il corpo morto di Zatla, non sembrava riportare ferite o graffi nel camice; non era morta per un urto o un taglio subito. Forse era stata avvelenata, ma come?
“Reman hai scoperto qualcosa?” mi chiamò Yvonne. Non le risposi, ero troppo concentrato per sentirla. “Reman sei sordo?!”. “Cosa? Ah.. no niente” le risposi impacciato. Notai un particolare che catturò la mia attenzione. Un telefono per terra. “Quel telefono…” mi presi un attimo per riflettere, doveva appartenere a Zatla, forse l’aveva fatto cadere quando era stata aggredita ma allora non era stata avvelenata? Controllai meglio le tracce li attorno e notai dei graffi su uno scaffale vicino, accompagnati da alcuni mobili distrutti li intorno. Ma certo!
“Credo di aver capito” affermai convinto. “Quindi?” chiese Yvonne con fare apprensivo. “Zatla si trovava vicino allo scaffale quando è stata aggredita e aveva in mano il telefono, poi a un certo punto si è sentita soffocare, probabilmente a causa di un veleno o un’altra sostanza versata di nascosto in un bicchiere che ha usato, ciò l’ha portata ad aggrapparsi allo scaffale e questo spiega il perché dei graffi. Poi quando il professor Platan è tornato, colto di sorpresa, è stato stordito e rapito” spiegai tutto di un fiato. “Perché pensi che sia stato rapito” mi chiese con fare inquisitore. “Perché cos’altro si potrebbe volere da uno scienziato come lui se non le sue ricerche? L’avranno rapito per estorcergli informazioni” le spiegai con una fermezza che sorprese pure me. “Quindi Zatla è morta solo perché tornava comodo a quel bastardo” mormorò. Yvonne raccolse il telefono di Zatla e controllò i messaggi. “Impossibile” mormorò. “Il professor Platan stava facendo delle ricerche sulla megaevoluzione” affermò “è stato rapito per questo”. “Il team Flare, l’ultima volta che ho avuto la sfortuna di avere a che fare con loro, stava cercando informazioni proprio su quello” le risposi.
Mantenendo la sua espressione pensierosa Yvonne mormorò alcune cose che non compresi ma capii comunque che era preoccupata.
La caccia era aperta: avremmo cercato il team Flare e avremmo salvato il professor Platan, l’unico problema era il come visto che non sapevo nemmeno da dove iniziare.
“Il professore non sarebbe tornato qui senza aver preso un minimo di precauzioni, deve aver lasciato un indizio” affermò Yvonne come se avesse percepito il mio dubbio. “Ecco” disse indicando il terreno. C’erano solo dei segni incomprensibili. “È un linguaggio criptato che usa il professore quando vuole parlarmi in privato, e vuole dire: Romantopoli”.
Romantopoli era una città che si trovava a nord della regione di Kalos, esattamente sopra a Luminopoli, dove ci trovavamo.
“Quindi si trova a Romantopoli. In tal caso dobbiamo dirigerci lì” affermai convinto. “Hai così fretta di farti massacrare? Non sei ancora così bravo da permetterti di caricare così a testa bassa” ironizzò. Lei che avrebbe dovuto essere la più scossa.
Partimmo solo al calar delle tenebre, periodo dove non avremmo avuto problemi per quanto riguarda la mobilità, ciononostante dovemmo accamparci a metà strada.
Eravamo seduti intorno a un fuoco improvvisato mantenendo un certa distanza tra di noi, non eravamo proprio buoni amici…  cos’eravamo veramente noi due?
“Yvonne quando hai raccolto il cellulare hai fatto un espressione strana, cosa hai letto?” le chiesi. “Niente: devi smetterla di immaginarti le cose” rispose mettendosi sulla difensiva. Era un tasto dolente a quanto sembrava. “Che persona era Zatla?”. La mia domanda la trafisse come una lancia. Respirò affannosamente per un secondo e poi rispose: “Lei era una donna fantastica, la cosa più simile a una madre che abbia mai avuto, molto più di.. di quanto..” si fermò in un singhiozzo simile a un pianto. Stavolta fui io a sentirmi come trafitto da una lancia: la mia curiosità aveva rifilato il coltello nella piaga, abituato com’ero a pensare solo a me stesso. “Scusa, ho parlato senza pensare” “Non importa”. Rise, vedermi mettere da parte l’orgoglio le aveva fatto capire quanto mi importasse. “Adesso vado a dormire nella mia tenda” disse alzandosi “tu non sbirciare eh, so di essere una ragazza bellissima ma cerca di mantenere un minimo di contegno”. Quanto mi dava sui nervi quando faceva così ma se non altro non era più triste. Ripensandoci non aveva tutti i torti: era cinica ed arrogante ma era molto bella. Scacciai quei pensieri, non mi volevo affezionare così tanto. Cominciai a sentire la stanchezza e andai a riposarmi

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Capitolo 10
*** Dio salvi coloro che mancano di rispetto alla regina ***


Ero stato troppo avventato.
“Charizard usa lanciafiamme” ordinai. Il finto drago riuscì a bloccare l’attacco nemico ma cominciava a mostrare segni di cedimento.
A causa della foga quasi mi ero quasi dimenticato come fossi finito lì. Io e Yvonne eravamo giunti a Romantopoli per indagare sul team Flare e ritrovare il professor Platan ma non sapevamo nemmeno se si trovasse lì, l’unica cosa che sapevamo era che il suddetto team si era diretto qui, e avevamo ragione. Avevamo cercato informazioni per la città e sembrava tutto regolare a parte la fabbrica di pokeball, la quale da alcuni giorni sembrava essere bloccata. Provammo ad entrare come semplici visitatori, ognuno per conto proprio per non dare nell’occhio ma non fui molto fortunato; poco dopo essere entrato fui subito attaccato da uno Weezing; quel pokemon apparteneva a Dutch, quel bastardo che si credeva chissà chi e che aveva cercato di uccidermi. La buona notizia era che avevo scoperto non solo che il team Flare aveva preso possesso della fabbrica, ma anche che la mia nemesi lavorava per loro. D’altro canto ero circondato dai nemici , i quali erano pronti a sciamarmi contro nel caso fossi riuscito a sconfiggere Dutch. Ma se c’è una cosa che non avrei mai fatto era arrendermi a quel… quell’essere.
“Charizard usa muro di fumo” ordinai. “Questo gioco lo possiamo fare in due: Weezing usa muro di fumo” contrattaccò. Ormai il campo di battaglia era totalmente avvolto dal fumo, non si vedeva più nulla. I nostri pokemon si mossero in base a com’erano stati addestrati ma fu il mio a prevalere e riuscì a colpire il nemico alle spalle mandandolo ko. “Usa lacerazione”. Eliminato il pokemon avversario, Charizard stordì Dutch e rientrò nella sua pokeball. Provai quasi piacere a vederlo scaraventato contro il muro, ma tanto se lo meritava. Avrei provato a nascondermi nell’ombra e furtivamente mi sarei spostato lungo la fabbrica per localizzare il professor Platan. Certo, se quei tizi mi avessero trovato, localizzare Platan sarebbe stato l’ultimo dei miei problemi.
Elusi facilmente quei pochi sgherri in ghingheri che trovai passando tramite i condotti dell’aria; mi chiesi perché ce ne fossero così pochi a pattugliare la zona. La mia risposta non tardò ad arrivare, sentii una voce proveniente da sotto dire: “C’è un’ intrusa nel settore nord!”. Yvonne era riuscita a farsi beccare, ‘e meno male che sono io l’incapace’ pensai. Non mi preoccupai per lei, ero sicuro che se la sarebbe cavata, lei era troppo forte per farsi sconfiggere da qualche sgherro. Attesi che i due uomini sotto abbandonassero la stanza poi sgattaiolai fuori dal condotto. Optai per continuare con la furtività, sarebbe stato più facile arrivare a Platan, e poi avevo già il mio diversivo. Passai da una stanza all’altra senza quasi nessun intoppo; curioso come quella continuasse a sembrare una fabbrica anche all’interno, si vede che il Team Flare aveva preso il possesso della fabbrica imprigionando il personale o peggio. Non importa, dovevo trovare Platan e se anche avessi deciso di aiutare gli operai della fabbrica l’avrei fatto dopo. Avevo quasi raggiunto il centro della fabbrica quando distraendomi andai a sbattere contro un individuo. ‘Merda!’ pensai. Mi ero fatto scoprire e quindi dovevo combattere, e già che c’ero avrei potuto interrogarlo. Lanciai una sfera vuota alle spalle del nemico e lui, aspettandosi un attacco alle spalle, si voltò spaventato. Questo mi diede il tempo di immobilizzarlo mandando in campo Doublade. “Parla!” dissi con tono intimidatorio. Il Team Flare era la peggiore feccia che avrei potuto trovare a Kalos, non mi sarei fatto nessuno scrupolo. “Dov'è Platan?” “Non lo so!” rispose spaventato. Lo guardai meglio e notai che non aveva la solita divisa rossa, allora era un membro del gruppo di Dutch, uno di quelli che l’accompagnavano quando mi ha fatto finire in trappola; era un uomo piuttosto esile e sulla cinquantina. “Ti ricordi di me? Allora sai quello che sono in grado di fare” lo minacciai “dimmi dove si trova lo scienziato che avete rapito a Luminopoli o non potrò garantire per la tua salute!”. “Sono stati il Team Flare e Dutch a costringersi, io e i miei compagni volevamo solo sopravvivere ma Dutch è stato avido. Te lo giuro non volevo ucciderti” mi implorò. Penoso, ma cosa non si fa per avere salva la pelle? “Dimmi dov’è Platan!” gli ordinai. “Non lo so, giuro su Arceus che…” “Giura su di me!” lo interruppi. “Se te lo dicessi lui mi…” mormorò singhiozzando. “Lui non è qui, invece io sono qui davanti a te; quindi, di chi hai più paura?” feci retorico. “Si trova nella zona centrale” disse arreso.
Lasciai la presa. Non valeva la pena di stordirlo, era troppo spaventato per attaccarmi alle spalle, e infatti non lo fece. Mi avviai verso la zona indicata accelerando il passo. Chissà come stava Yvonne? Non importa, se anche si fosse trovata in difficoltà si sarebbe nascosta o sarebbe fuggita, tanto mi aveva già fornito un diversivo, non correva nessun rischio. Io a contrario ero al centro del territorio nemico e non potevo distrarmi di nuovo.
Quando ebbi raggiunto il centro notai che era più intricato di un labirinto, non avrei mai trovato Platan così. Sentii dei passi. ‘Un’altra sgherro da interrogare, capita proprio a fagiolo’. La stanza era buia quindi non ebbi alcuna difficoltà a nascondermi nell’ombra. Attesi che l’individuo passasse vicino a me. Feci scivolare una pokeball dietro di lui facendogli volgere lì la sua attenzione; quando Golbat uscì dalla pokeball esclamai “Golbat usa stordiraggio”. Il suddetto individuo aveva si e no sentito un rumore ma non aveva nemmeno visto Golbat, per questo fu colpito dall’attacco del mio pokemon rimanendo stordito. Fu facilissimo atterrarlo e immobilizzarlo. “Dov’è Platan?” chiesi con fare intimidatorio. “Reman?” disse l’individuo. Yvonne? Si trattava di lei, ma allora … “Potevi portarmi fuori a cena prima di schienarmi a terra” mi canzonò, di nuovo. “Scusa pensavo fossi un agente Flare” “Sono vestita un po’ meglio non trovi?”. Risi per quello che aveva detto e lei fece lo stesso con me. Rimasi come interdetto per un attimo, la sua risata era un suono dolcissimo; certo, era snervante perché era solita seguirsi alle sue prese in giro nei miei confronti ma stavolta era abbastanza dolce da farmi dimenticare per un attimo di essere al centro del territorio nemico. “Potresti spostarti?” mi chiese. Notando l’imbarazzante posizione in cui ci trovavamo mi scansai immediatamente. “Hai trovato Platan?” “Mi hanno riferito che si trova al centro” “Riferito?” “Ho interrogato uno dei loro agenti, minacciandolo” “Non ti facevo così cattivo, forse dopotutto non sei una mezza tacca”.
Ignorai la sua vena di sarcasmo e proseguii verso la stanza successiva. “Platan deve trovarsi in una di queste stanze. Continuiamo a cercare” affermai. Yvonne mi seguiva a ruota quando: “Ehi! Voi chi siete?” sentimmo una voce alle nostre spalle e ci voltammo. Era uno del Flare. “Sono loro! Ehi l’intrusa è qui e ce n’è un altro!” urlò per chiamare rinforzi. In pochi secondi ci ritrovammo circondati da 5 uomini compreso quello che ci aveva sgamati. “Tu pensa ai 2 da quella parte, io penso agli altri 3” affermò Yvonne.
I due agenti che stavo affrontando mandarono in campo entrambi i loro pokemon contemporaneamente: uno Scrafty e un Houndoom. Mandai in campo Pidgeot e Lucario. “Houndoom usa lanciafiamme” “Scrafty usa breccia” esclamarono quei due. “Schivate i loro attacchi” ordinai. I miei Pokemon si accingevano ad evitare gli attacchi usando  meno energie possibili mentre quelli nemici attaccavano senza tenere conto di nulla; era segno che fossero male addestrati, erano usati unicamente per combattere come se fossero degli oggetti, ma un oggetto non potrà mai surclassare una creatura senziente. “Usate Aeroassalto e Forzasfera” ordinai. I miei Pokemon lanciarono i loro attacchi e colpirono i nemici, incapaci di schivare per via dell’affaticamento, senza problemi.
“No!” sentii un lamento alle mie spalle. Un lamento femminile. Mi voltai e vidi una cosa che mi fece adirare come non mai. “Bastardo!” esclamai. Uno degli agenti del Team Flare con cui Yvonne stava combattendo l’aveva colpita alle spalle e tramortita. Mi lanciai su di lui ma nemmeno il tempo di arrivare che ero stato agguantato dai loro rinforzi. Non ricordo altro, solo un forte dolore alla testa.
Aprii gli occhi e continuai a non vedere nulla, probabilmente mi trovavo in una stanza buia. Provai a muovermi e lì mi accorsi di essere legato. Quei bastardi mi avevano legato.
“Yvonne?” mormorai. “Reman? Stai bene?” sentii una voce vicino a me. Non risolveva la cosa ma almeno ora che sapevo che fosse ancora viva. “Io sto bene. Tu?” “Mi sento come dopo una sbornia”.
“Yvonne” sentimmo una voce provenire da quella stessa stanza. “Professor Platan!” disse. Alla fine lo avevamo raggiunto, anche se non nelle circostanze sperate. “Cosa le hanno fatto?” chiese Yvonne. “Quando mi sono rifiutato di fornire loro le informazioni richieste hanno pensato bene di pestarmi per estorcermi quelle informazioni, e anche li non ho ceduto” rispose. Yvonne, ora che i suoi occhi si erano abituati al buio, poté notare i graffi sul viso dello scienziato.
Neanche il tempo di sorprendersi che sentimmo la porta aprirsi. Fummo travolti da una luce accecante ma potei scorgere un’ombra che si avvicinava, un agente del Flare.
“Scienziato” disse “ora vieni con me”. Fece uscire un Hypno da una pokeball. “Ipnosi” il pokemon Tapiro colpì Platan con un attacco psichico facendogli perdere i sensi. “Bastardo!” esclamò Yvonne. “Non ho idea del perché ci abbiano ordinato di catturarvi vivi ma non credere che ti andrà bene mocciosa”  disse. Nemmeno il tempo di capire cosa intendesse che la colpì sul viso con uno schiaffo, e poi un altro ancora. “Hypno trascina lo scienziato e seguimi” ordinò.  Agguantò Yvonne e la trascinò fuori dalla stanza, accompagnato dai lamenti della ragazza, che per quanto giocasse a essere forte rimaneva pur sempre una ragazzina minuta e legata. Osservai impotente quello spettacolo repellente che mi fece mancare un battito e mi fece adirare. Quando mi sarei liberato, quando lo avrei raggiunto … Quando?! Se l’avessi raggiunto. Era forse il più grande SE che mi fosse mai capitato. Ancora una volta non vi vidi via d’uscita. Ero solo un ragazzino incapace di combinare qualcosa senza i suoi Pokemon. Avevo perso, non ero stato abbastanza forte ed ero stato catturato; in fondo ero già sopravvissuto troppo a lungo, dove avevo trovato la volontà di continuare a vivere?
Mentre mi autocommiseravo la porta si aprì ed entrò un uomo. Non indossava un uniforme, era uno degli sgherri di Dutch. “Reman…” mormorò. Lo riconobbi, era lo stesso che avevo interrogato qualche ora prima. Lo squadrai e lo guardai in cagnesco ma rimasi allibito quando notai quello che mi stava porgendo. “Le mie pokeball? Cosa stai…? Non feci nemmeno in tempo a terminare la domanda che fece uscire Doublade dalla sua sfera. Il mio pokemon, vedendomi legato, ebbe subito l’impulso di liberarmi tagliando le corde. Quel Pokemon mi era dannatamente fedele.
Mi rialzai e indossai la cintura che trasportava le pokeball. Ora potevo andare a salvare il professor Platan e Yvonne.
“Grazie” dissi al nemico che ormai non potevo più definire tale “ma perché?”.
“A Dutch e al team flare non importa di noi, ci hanno solo usato e abbandonato a noi stessi non appena è tornato loro comodo” disse “mentre tu ci hai salvato una volta. Quando hai catturato quel Lapras”.
Mi fidai di lui. Non aveva senso rifiutare il suo aiuto proprio ora. Ci dirigemmo verso la sala centrale dove avevano intenzione di interrogare il professor Platan. Durante il tragitto provai a chiedere alcune cose allo “sgherro”.
“Come mai avevano l’ordine di prenderci vivi?”. “Perché non l’avevano, ho mentito agli agenti Flare dicendo che ci avevano detto di prendervi vivi”.
Persi un battito. Se quei bastardi avessero scoperto la verità allora Yvonne…
“Come ti chiami?” gli chiesi. “Alvar” rispose, “ora andiamo a prendere Yvonne e il professor Platan”.
Come faceva a sapere il suo nome? Ok conoscesse il professor Platan  ma non Yvonne, quell’uomo mi avrebbe dato parecchie spiegazioni una volta fuggiti da qui.
 
 
 
 
“Non ho mai ordinato una cosa simile”. “Cosa? Ma comandante avevano detto che…” “Taci! Non so perché te l’abbiano detto ma non m’importa, sbarazzati di quella lurida scrofa”.
Dette le ultime parole il comandante Flare, un uomo avente dei capelli rossi raccolti in uno strano ciuffo e adornato di un paio di occhiali del medesimo colore, fece per andarsene ma… “Anzi no. Svegliala, voglio parlarle”.
Lo sgherro del team Flare non se lo fece ripetere due volte e la scosse per svegliarla. Yvonne aprì gli occhi e dopo qualche secondo riuscì a mettere a fuoco l’immagine che aveva davanti.
“Tu!” esclamò. “Ben svegliato microbo” le disse. “Io ho un nome!” rispose adirata. “Zitta!” la colpì così forte da farla girare “tu non sei più nulla. Capito Yvonne? Nulla!”. “Credi davvero che riuscirai a farla franca?” lo schernì. L’uomo graduato si prese un attimo per pensare per poi mettersi a ridere. “Se non sbaglio oltre a te c’era un altro prigioniero giusto? Bene” disse ghignando. “Soldato quando hai finito con lei va ad uccidere anche l’altro prigioniero, io intanto vado ad interrogare lo scienziato” disse incamminandosi “non andarci piano con lei. Fa quel che vuoi picchiala, falla sbranare da degli Houndoom mi basta che prima di morire impari qual è il suo posto”.
 
L’uomo in rosso non attese nemmeno che il graduato se ne fosse andato per iniziare a umiliarla.
“All’inizio pensavo solo di costringerti a guardarci mentre estorcevamo a Platan delle informazioni ma questo è decisamente meglio” disse cominciando a colpirla.
Yvonne stava provando la peggiore sensazione che avesse mai provato, e non si trattava solo dell’umiliazione che stava subendo assieme alla consapevolezza che poi sarebbe morta ma il fatto che avesse perso, non era stata abbastanza forte e ora ne pagava le conseguenze. Pianse, i colpi e gli abusi che stava subendo non avevano solo piegato e ferito il suo corpo ma anche il suo orgoglio. In un ultimo lamento soffocato mormorò: “Reman…”
 
 
“Bastardo!” esclamai. Quando arrivai e vidi quello spettacolo repellente non ci vidi più dalla rabbia.
“Lucario usa palmoforza” ordinai mandando in campo il mio Pokemon senza curarmi delle conseguenze del suo attacco. Bastò quel colpo per scaraventarlo a terra, forse era svenuto, forse era solo stordito ma non mi feci scrupolo a colpirlo diverse volte.
“Non toccarla! Hai capito!?” delirai. Mi presi un attimo per respirare e poi mi rivolsi verso di lei.
“Yvonne? Cosa ti ha fatto quel bastardo?” le chiesi apprensivo mentre l’aiutavo a sorreggersi. La osservai attentamente, aveva diversi graffi sul volto e sulle braccia, i suoi vestiti in parte erano stati lacerati, probabilmente quel bastardo l’aveva colpita anche con un’arma da taglio; mi soffermai particolarmente sul suo viso, non tanto per le ferite ma per le sue lacrime. Lei stava piangendo, le sue lacrime scendevano lungo il suo viso creando una sfumatura di sangue e lacrime, ciononostante mi sembrava ancora bellissimo, il suo viso intendo.
“Reman…” emise un lamento soffocato “come hai fatto?”. “Uno dei loro agenti mi ha aiutato a fuggire” risposi “ora sta recuperando il professor Platan”. “Tieni” le posi le pokeball che Alvar aveva recuperato. “Riesci a reggerti in piedi?” “Mi serve un attimo per riposarmi”. “Hai idea di come faremmo a uscire da qui una volta che avremo recuperato Platan?” le chiesi. “No” rispose secca. “Aspetta. Stai dicendo che non avevi nemmeno un piano B?” “Certo che l’avevo! Siamo stati catturati non ricordi?”. Sospirai, “Se hai l’energia per fare del sarcasmo allora ce l’hai anche per camminare. Tra poco proseguiremo”. Si prese un attimo per respirare e mi fissò. “Reman io… ti ringrazio” disse. Poi sorrise.
“Possiamo andare” disse Alvar entrando nella stanza.
Mi voltai rapidamente verso la sua direzione, stava sorreggendo il professor Platan, il quale seppur non in buone condizioni era comunque cosciente.
“Yvonne…” mormorò. “Sto bene professore” disse rialzandosi “ora dobbiamo pensare a come portarla via da qui”.
“Alvar dov’è l’uscita più vicina?” chiesi. “Non servirebbe a nulla saperlo, ci sono guardie ovunque. Ci catturerebbero prima di poterci avvicinare all’uscita” rispose serafico “ho un pokemon che conosce la mossa teletrasporto, potrà portarci lontano da qui ma ha bisogno di più spazio per concentrarsi, per questo dobbiamo raggiungere il tetto della fabbrica”.
Vero. Per teletrasportarsi occorreva un ampio spazio d’azione; il pokemon non poteva proiettare la propria mente in un luogo con un eccessiva densità di materia; l’alternativa era teletrasportarsi in mezzo a un oggetto solido, il che era impossibile.
Presto saremmo arrivati alla fine e quest’incubo sarebbe finito, almeno per il momento; non potevamo sapere quello che sarebbe successo, ma se lo avessi saputo le cose sarebbero andate diversamente. Molto diversamente.

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Capitolo 11
*** Fuga verso la luce ***


Avanzavo a fatica. Forse per il fatto che dovessi aiutare Yvonne a sorreggersi, la quale era stata ferita poco prima, o forse per il fatto che fossero ore che non mangiavo; comunque non ce la facevo più presto sarei crollato.
“Manca poco” disse Alvar, il quale, invece, stava aiutando il professor Platan a sorreggersi. L’avevamo recuperato alla fine, ma a caro prezzo.
Attraversammo un lungo corridoio. Mi sorpresi del fatto che non trovammo nessuna guardia. Forse non dando molta importanza a me e Yvonne non avevano dato l’allarme generale ma per Platan? Avrebbero dovuto essere a cercarlo ovunque.
“Siamo arrivati. Oltre questa porta c’è l’attico” disse Alvar. Ma una volta usciti riscontrammo qualche difficoltà.
Una difficoltà di nome Dutch. Quel maledetto bastardo continuava a perseguitarmi. Lo osservai un attimo. Era come al solito avvolto in quella giacca simile a un cappotto, sporca e logora che lo faceva sembrare più rozzo di quanto già non fosse. Il problema è che lasciava scoperte solo le mani e la testa, il che mi rendeva impossibile capire quanti pokemon e armi avesse con se.
Sghignazzò sadicamente, quasi spaventandomi. Quasi.
“Alvar, stupido traditore, pensavi davvero che non me ne fossi accorto che volevi fuggire?” disse. Yvonne reagì stranamente a sentire quel nome. Che lo conoscesse?
“Che io ricordi non sono mai stato realmente ai tuoi ordini” rispose.
“Ahahah! Guarda, mi piacerebbe stare qui a dibattere con te ma ho un vecchio, una mocciosa e un microbo da trucidare” disse con fare arrogante, come se il mondo appartenesse a lui.
“Vai Flygon” “Vai Pidgeot” dicemmo io e lui all’unisono mandando in campo i nostri rispettivi pokemon.
“Usa dragopulsar” “Usa eterelama” i due attacchi si scontrarono limitandosi ad alzare un grosso quantitativo di polvere. Dutch emise un ghigno sadico leccandosi le labbra. “Usa terrempesta” imperò. Il drago-libellula raccolse la polvere alzata dallo scontro dei nostri due attacchi e l’amplificò, per poi spargerla su tutto il campo di battaglia. Il problema di quella sabbia non era solo che rallentava i pokemon non di tipo terra bloccandone la visuale, poteva pure ferirli gravemente se esposti troppo a lungo.
“Sei nel mio mondo microbo” mi schernì. “Tsk” dissi mandando in campo Lapras. “Usa pioggiadanza” ordinai. La pioggia battente attenuò la tempesta di sabbia rendendola fango, tarpando letteralmente le ali al suo pokemon, e ora che era bloccato: “Geloraggio”. Un attacco preciso e dall’incredibile velocità, alla quale si aggiungeva il vantaggio di tipo. Flygon cedette andando ko.
“Alvar” lo chiamai “prepara il teletrasporto! Nel frattempo io lo tratterrò”
“Vai Manectric” Dutch schierò un altro dei suoi pokemon. “Usa tuono” imperò. Considerando l’ambiente piovoso l’attaccò risultò impossibile da schivare e mandò ko Lapras. Nonostante lo svantaggio decisi di dare il tutto per tutto.
“Pidgeot usa sdoppiatore” ordinai. Il volatile caricò il nemico ma non fu abbastanza veloce. “Manectric usa tuono” imperò in una risata folle. Risata che andò subito scemando. Pidgeot accusò il colpo ma anziché cedere continuò la sua carica centrando in pieno il nemico. I nostri pokemon crollarono all’unisono; nonostante si fosse evoluto da nemmeno una settimana si era già abituato alla nuova mole risultando fortissimo. “Quella terrempesta oltre a rallentare Pidgeot gli ha fornito una sorta di scudo dagli attacchi elettrici” gli spiegai con fare saccente “Lasciaci perdere e ti lascerò scappare con dignità”.
“Oh ma che gentile” disse con fare ancora più saccente “Ora!”. Al suo segnale cominciai a sentire un brivido, come se dell’acqua mi stesse strisciando sulla schiena. Ma notai che non c’era nulla. Nulla che fossi in grado di vedere. “Gengar usa stordiraggio” ordinò.
Tutto chiaro: aveva atteso il momento giusto per attaccarmi alle spalle e stordirmi. Vigliacco!
“Stupido moccioso” mi schernì “ti lasci sopraffare in questo modo. Deludente”.
Ancora. Ancora una volta mi ero lasciato sconfiggere da lui. Non contava niente il procedimento; contava il fatto che io ero alla sua mercé. L’attacco del suo pokemon mi aveva lasciato stordito, ero incapace di muovermi correttamente ma riuscivo ancora a parlare. “Sta zitto!” tuonai “voi del team Flare siete degli anarchici capaci solo di rapire scienziati e picchiare ragazzine. Esattamente perché poi?”.
Dutch scoppiò in una grassa e rozza risata. “Non sai niente. Me ne frego di ciò che vogliono fare. Sono disposti a pagare per i miei servigi e a me questo basta e avanza”.
Mi mancò un battito. Non sembrava nemmeno più un uomo, sembrava peggio che un animale. Un essere senza il minimo sentimento che si curava solo dei propri interessi. Non che fossi la persona più adatta per giudicarlo.
“Ora muori!” disse scaraventandomi a terra “Gengar usa palla ombra”. “Neropulsar” sentii una voce in lontananza, apparteneva a Yvonne “ottimo lavoro Greninja”. Ripresomi dallo stordimento potei realizzare quanto accaduto. Yvonne mi aveva protetto scaraventando Dutch e il suo pokemon lontano.
“Muoviti!” mi disse. La seguii ricongiungendomi con Alvar e il professor Platan. “Perfetto. Alakazam usa teletrasporto” ordinò Alvar. A quel punto mi sentii come se mi mancasse la terra sotto i piedi, come se mi stessi scomponendo. Infatti fu così, quasi un minuto dopo mi ritrovai in una foresta, la stessa che si trovava vicino a Romantopoli probabilmente. Mi girava la testa ma potei notare Yvonne e gli altri poco distanti da me. “Stai bene?” chiese Alvar. “Stiamo bene. Ma ora dobbiamo tornare a Luminopoli” dissi. “Pessima idea. Il team Flare andrà a cercarlo subito lì” mi corresse Alvar. “C’è un uomo a Luminopoli, che si da il caso che io conosca, ricco e influente. Essendo un filantropo odia a morte il team Flare. Potrà sicuramente nascondere il professor Platan” dissi. “Nascondere?!” il diretto interessato pronunciò questa parola con un certo disgusto. “Dopo quello che hanno fatto credi davvero che voglia starmene a guardare mentre…” fu interrotto dal sottoscritto. “Non ho fatto tutta questa fatica per lasciarla morire. Il team Flare se la catturerà non ci andrà piano. Sarà molto peggio”. Platan rimase zittito. Forse si era reso conto della situazione in cui si trovava, o forse era solo sorpreso da tanto cinismo. Yvonne notando la situazione intervenne. “Ascolti professore. Zatla non vorrebbe che lei si facesse uccidere, lo capisce vero?”. Platan sospirò ed emise un accenno di assenso.
Una volta incamminatoci, Yvonne mi prese da parte e mi disse: “Dovevi per forza essere così cinico!?”.  Sospirai. Il bue che da del cornuto all’asino come si sol dire. “Non m’importa se si sente male per Zatla, mi interessa solo portarlo al sicuro. Il resto è come fumo negli occhi” replicai. Sembrava che l’avessi solo fatta arrabbiare ulteriormente, infatti non si fece problemi a mollarmi uno schiaffo. Non fu tanto il dolore fisico a farmi tentennare, quanto più la sorpresa per quel gesto. La sua rabbia la faceva sembrare quasi umana ai miei occhi, uno di quei pochi momenti in cui esternava pienamente le sue emozioni . “Allora perché mi hai aiutato a salvarlo?” mi tuonò contro. “L’ho fatto per te. Perché sei simile a me in un certo senso” risposi.
Rimase in silenzio per un attimo, poi sospirò. “Non importa”. Quando si incamminò la osservai un attimo e le dissi: “Grazie per prima”. Si fermò un attimo, abbozzò un sorriso e proseguì.
 
“Quindi il team Flare si è impadronito della fabbrica di pokeball a Romantopoli e ha rapito il professor Platan come se nulla fosse?”. Sospirai. Parole sante le sue. Che razza di società era una che dava carta bianca a criminali del genere?! Ma la verità è che la giustizia in questa città, anzi in questa regione, era morta da tempo.
“Adesso che l’abbiamo recuperato abbiamo bisogno che lei lo tenga al sicuro” continuai. “Va bene. Ho paura di quello che potrebbero fare con le sue ricerche” rispose con fare freddo e calcolatore, tipico di lui. “Reman, volevo dirti che sono fiero di te”. Mi rincuorò molto sentirmelo dire, da lui poi. Posò lo sguardo su Yvonne, la quale per tutto il discorso se n’era rimasta in disparte senza fiatare. Ricambiò tale sguardo soffermandosi sul viso dell’uomo; i capelli e la barba erano tenuti in una maniera che definire elegante sarebbe stato un eufemismo ma la cosa che la colpì di più furono i suoi occhi, belli quanto profondi. “Yvonne giusto?” chiese, più per educazione che per curiosità. “Lei invece dev’essere Elisio, direttore dei laboratori Elisio e filantropo. Titolo altisonante” rispose con un atteggiamento così posato che se non fosse stato per gli abiti da viaggio, sarebbe sembrata una principessa; si vedeva che proveniva da una famiglia ricca.
“Vedo che è inutile fare le presentazioni. Spero che Reman non ti abbia dato problemi; sa essere così testardo a volte” disse con disinvoltura, quasi non fossi presente. “Lo so meglio di chiunque altro” rispose con nonchalance.
Imbarazzato provai a sviare il discorso. “Yvonne si sta facendo tardi, dobbiamo andare”. Salutammo educatamente il signor Elisio e ci apprestammo ad andare. Il suo ufficio si trovava al piano più alto dell’edificio quindi ci avremmo messo almeno dieci minuti a scendere. Una buona occasione per farle alcune domande. “Yvonne?”. Si voltò verso di me lasciando intendere che stesse ascoltando. “Tu conosci Alvar? Da come parlava sembrava conoscerti bene.” Le chiesi, lasciandola impreparata. “È una lunga storia. Quando vivevo nella reggia Aurea avevamo un maggiordomo che, oltre a lavorare, si prendeva cura di me: Alvar; come ti ho già detto, i miei genitori non avevano tempo per occuparsi di me. Mi ha insegnato molte cose sui pokemon, mi raccontava sempre delle storie sui suoi viaggi e io ne ero completamente rapita; volevo diventare un allenatrice così da poter viaggiare anch’io” e si fermò. “Cos’è andato storto?” chiesi schiettamente. Indugiò un attimo ma poi rispose: “Un giorno, per motivi allora sconosciuti, scomparì, cioè smise di esserci. Mio padre mi disse che era tornato a casa, che era andato a vivere lontano. Quante sciocchezze. Considerando quanto visto alla fabbrica e quanto raccontatomi da Alvar stesso è ovvio che fosse falso. Semplicemente l’ha venduto a Dutch per ripagare un debito, costringendolo a vivere come un rinnegato”. Considerato ciò, forse avrei dovuto scusarmi con lui per essere stato così brusco.
Pochi secondi dopo l’ascensore si fermò, così potemmo uscire dall’edificio. Alvar ci aveva procurato un appartamento che, considerato che si trattava di un luogo chiuso, lo si poteva definire una casa. Dire che era ristretto era dire poco dato che era già tanto che avessimo due stanze separate, ma era meglio che niente. Quella notte non dormii certo comodo, ma perlomeno non avevo bisogno di dormire con un occhio aperto. Non riuscendo ad addormentarmi ripensai a quello che avevo passato. In sette mesi ero passato da essere uno straccione ad essere un allenatore di pokemon, anche se per certi versi non c’è molta differenza. Sentii degli strani rumori provenire dall’altra stanza e mi alzai per verificare cosa fosse. Vidi Yvonne seduta sul suo letto che respirava affannosamente con gli occhi sgranati. “Era solo un sogno” disse. “Stai bene?” le chiesi. “La fabbrica… quello… il team Flare” tentennò per un attimo “non so perché ma continuo a provare paura”. Se fossi stato al suo posto avrei provato la stessa sensazione probabilmente. “Non preoccuparti, è tutto a posto” disse con fare rassicurante. Non ne ero molto convinto ma se davvero avesse avuto bisogno di qualcosa me lo avrebbe chiesto.
“Aspetta Reman” mi chiamò. Parli del diavolo… Mi voltai verso di lei. Yvonne rimase in silenzio per alcuni secondi come se le mancasse la voce, poi distolse lo sguardo e chiese: “Potresti… Potresti stare qui vicino a me”. Rimasi completamente spiazzato, non me lo sarei mai aspettato. “Stai vicino a me per favore”. Mi distesi vicino a lei, poi afferrò il mio braccio sinistro e lo tirò leggermente a se. La osservai un attimo: aveva un espressione così serena che sembrava un Angelo, tanto bello quanto abile. Mi ero quasi dimenticato del suo pessimo carattere. Ci addormentammo cullati ognuno dal calore scaturito dall’altro 

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