The importance of being a tensai

di Oducchan
(/viewuser.php?uid=6095)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro: Ii data ***
Capitolo 2: *** Tensai 1: Fortune is unpredictable and changeable ***
Capitolo 3: *** Tensai 2: Dou, tensai deki? ***
Capitolo 4: *** Tensai 3: A wise man keeps some of his talents in reserve ***
Capitolo 5: *** Tensai 4: Triple Counter, ukete miru kai? ***
Capitolo 6: *** Conclusion: One thousand days' training to forge, ten thousand days' training to temper ***



Capitolo 1
*** Intro: Ii data ***


Nick autore: Oducchan
Titolo: The importance of being a tensai
Fandom: Prince of tennis

Personaggi: Inui Sadaharu, Oshitari Yuushi, Marui Bunta, Zaizen Hikaru, Fuji Shuusuke, vari ed eventuali (Atobe, Jackal, Yanagi, Akaya, Shiraishi e la Seigaku)
Pairing: nn
Genere: generale, commedia
Avvisi: what if, leggero OOC

Rating: giallo
Conteggio parole: in totale tra tutti e sei i capitoli sono 6512
Note: 

Penso che sia la cosa più lunga, ma sopratutto quella che ho scritto in meno tempo, della mia vita. Qui lo dico e qui lo nego: non voglio più scrivere nulla di Fuji!centric. Mai. Più. 
Per il COW-T, prompt "genialità"
(Ci sono tonnellate di note che dovrei mettere ma non ho tempo, e soprattutto non interessano a nessuno. Goodbye XD)


The importance of being a tensai
 
Intro: Ii data
Inui corrugò la fronte, studiando con attenzione la sfilza di pagine fittamente scritte che si trovava davanti. Poi scostò lo sguardo sull’altrettanto spessa pila di grafici e di calcoli che stava accatastata su un lato della sua scrivania.
Infine tornò a concentrarsi sul foglietto abbastanza stropicciato, su cui aveva riportato una serie di conclusioni, alcune in seguito completamente cancellate, altre solo in parte. E su cui c’erano appuntati fin troppi punti interrogativi, ad evidenziare tutte le lacune e le incognite che nonostante tutto permanevano nel suo seppur accurato lavoro di documentazione.
A quel punto, dopo aver ricalcolato un’ultima volta le masse di dati già raccolte, giusto per essere sicuro, e aver ottenuto un ulteriore risultato non comparabile ai precedenti, prese l’ardua decisione. Si sporse verso la libreria e dalla pigna di quadernetti ancora intonsi ne estrasse uno, che si premurò di aprire con cura e attenzione.
Sulla prima pagina, preso un pennarello dalla scrivania, scrisse con estrema precisione e ben in rilievo:
天才
Un riflesso sinistro rilucette sulle spesse lenti dei suoi occhiali da vista, mentre iniziava a programmare le ricerche che avrebbero occupato i giorni a venire. Ormai non era più rimandabile: per il bene della sua squadra e soprattutto del suo stile di gioco, era giunto il momento di condurre uno studio preciso e accurato sulla natura geniale di alcuni suoi colleghi del circuito tennistico delle medie.
Era giunto il momento di determinare l’importanza di essere un tensai. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tensai 1: Fortune is unpredictable and changeable ***


Nick autore: Oducchan
Titolo: The importance of being a tensai
Fandom: Prince of tennis

Personaggi: Inui Sadaharu, Oshitari Yuushi, Marui Bunta, Zaizen Hikaru, Fuji Shuusuke, vari ed eventuali (Atobe, Jackal, Yanagi, Akaya, Shiraishi e la Seigaku)
Pairing: nn
Genere: generale, commedia
Avvisi: what if, leggero OOC

Rating: giallo
Conteggio parole: in totale tra tutti e cinque i capitoli sono 6512
Note: 

Penso che sia la cosa più lunga, ma sopratutto quella che ho scritto in meno tempo, della mia vita. Qui lo dico e qui lo nego: non voglio più scrivere nulla di Fuji!centric. Mai. Più. 
Per il COW-T, prompt "genialità"
(Ci sono tonnellate di note che dovrei mettere ma non ho tempo, e soprattutto non interessano a nessuno. Goodbye XD)


The importance of being a tensai
 
Tensai 1: Fortune is unpredictable and changeable
Il giorno dopo, svegliatosi di buon mattino, Inui prese il proprio cellulare e inviò un messaggio a Tezuka, per avvisarlo che a causa di un mal di pancia terribile non si sarebbe presentato agli allenamenti mattutini. Poi, ripensandoci, lo inoltrò pure a Oishi, visto che stando ai suoi dati c’era l’88% di probabilità che Tezuka non avrebbe acceso il proprio telefonino prima del termine dell’orario scolastico, ed era più sicuro informare il vicecapitano (stando comunque certi che Oishi avrebbe riferito diligentemente il messaggio). Poi, sgusciando dalla porta posteriore, si recò di gran carriera e prese il treno che lo avrebbe portato in prossimità del suo obiettivo.
Ovviamente, aveva già avuto occasione di avventurarsi a spia… ahem, a raccogliere informazioni sui loro storici rivali, perciò non ebbe molta difficoltà a sorpassare i cancelli d’ingresso della Hyotei Academy e a trovare i campi da tennis, su cui il suo team di regulars e sub regulars si stava già allenando. Individuato il suo obiettivo e preso il suo squadernino dallo zaino, Inui si nascose dietro una delle recinzioni e si mise pazientemente in osservazione.
 
-Neeh, Yuushi, dopo gli allenamenti possiamo andare a mangiare del ramen? Eh, Yuushi? Yuushi?-
Con un basso gemito di gola, che avrebbe letteralmente mandato in estasi qualsiasi ragazza nell’arco di un chilometro, Yuushi Oshitari si ravviò la folta chioma color blu oltremare, tamponandosi il sudore che gli imperlava la fronte con estrema eleganza. O almeno così pensava, visto che non riusciva a vedere come qualcosa potesse essere vagamente elegante, visto il clima umido e afoso
-Non so come tu possa pensare di mangiare quella roba con questo caldo. Ma va bene, Gakuto- rispose, strascicando svogliato le parole. Poi, visto che Shishido e Ootori avevano segnato un altro punto portando nuovamente in parità la partita che stavano giocando contro Kabaji e Hiyoshi e non parevano intenzionati a liberare il campo per cedere il turno a loro almeno per un altro millennio, sì alzò in piedi abbandonando la propria racchetta sulle gradinate –Vado un attimo a rinfrescarmi, se per caso finiscono vieni a cercarmi-
Ignorando la sequela di lamentele e di improperi che Gakuto gli rivolse (visto che sarebbe dovuto rimanere da solo a tener conto delle velocità dei servizi e del numero di doppi falli per fornire a Sakaki-kantoku una statistica dell’andamento di Ootori) si avviò indolente verso i bagni, cercando di passare il più lontano possibile dalla zona in cui Atobe stava stroncando uno dopo l’altro tutti i loro sub regular ―il che equivalse a circumnavigare l’intera area e sconfinare nel campo di atletica per non venire colto in piena trasgressione delle regole.
 Giunto alla fila di fontanelle che la scuola aveva fatto installare appena di fuori dall’edificio scolastico, a poca distanza dagli impianti sportivi (e che l’intervento degli architetti pagati da Atobe aveva trasformato in una distesa di specchi e di rubinetteria color oro, che più di uno studente aveva ritenuto poter essere vero. Ovvio che si trattasse di oro vero, Atobe non era persona da badare a quei piccoli dettagli), aprì il primo rubinetto della fila e vi cacciò sotto la testa, lasciando che il fiotto di acqua tiepida gli scorresse tra i capelli per rinfrescarlo e magari lavasse anche via quel malumore poco cool che lo tormentava da quella mattina.
Fu in quel momento che udì una dolce voce che chiamava il suo nome.
-O…Oshitari-senpai?-
Con un rapido movimento, Yuushi sollevò il capo, scrollando la chioma fradicia in modo che non inzaccherasse la trepida fanciulla che attendeva la sua attenzione, ma che gli ricadesse strategicamente attorno al viso, mascherando il sudore e sottolineando il profilo dei suoi zigomi. E che gli sgocciolasse sulla maglia, che per sua fortuna era già abbastanza fradicia da risultare vagamente trasparente dal lato bianco della stampa e appiccicata al suo torace come una seconda pelle
-Salve, palpitante colomba- mormorò, ammiccando appena all’indirizzo della fanciulla. La quale subito avvampò come un peperone, emettendo al contempo uno squittio adorabile.
-Oshitari-senpai, volevo dirti che…che… di accettare i miei sentimenti, ti prego!-
E prima che potesse reagire in alcun modo, Oshitari si ritrovò sotto il naso una busta rosa, vagamente profumata, retta da un paio di mani delicate e tremanti. Battè le palpebre, preso per un secondo alla sprovvista, ma con il suo proverbiale savoir faire fu abile a recuperare. Prese la lettera dalle dita della fanciulla, prima di stringerle nelle proprie mani e chinarsi a depositare un bacio sul palmo levigato. Quando lei alzò lo sguardo incredula, fu lesto a sporgersi verso di lei, poggiandole pollice e indice sul mento per alzarle il viso e poterla guardare nei suoi grandi occhi neri. A vederla così da vicino non possedeva una bellezza degna di nota, anzi, aveva un aspetto abbastanza ordinario, un poco scialbo, ma poco importava.
-Mia dolce, leggiadra fanciulla- sussurrò, sforzandosi di usare il suo timbro di voce più sensuale e seduttivo. Vedendola tremare e sbattere le palpebre, si ritenne abbastanza soddisfatto –il mio cuore palpita, a udire le tue parole-
La ragazza emise un altro suono, prima di portarsi le mani alla bocca per coprirsela imbarazzata. Yuushi ne approfittò per scivolare più vicino, in modo da prenderla tra le braccia e farla scivolare contro il proprio petto, in modo da farle sentire in prima persona quanto il proprio organo cardiaco stesse effettivamente martellando (più per il caldo che per l’emozione in sé, ma questi erano futili dettagli che gli esponenti femminili della scuola non dovevano necessariamente conoscere).
-Il tuo sguardo è come una soffice carezza d’amore… e le tue labbra due morbidi boccioli di rosa pronti ad essere colti- sussurrò suadente, a un soffio dal suo viso. Lei balbettò qualcosa d’incomprensibile, prima di abbandonarsi come cera fusa e protendere appena la bocca, aspettandosi probabilmente un bacio. Perfetto…-
-OSHITARI-
Puntuale come un orologio, la voce di Atobe giunse a spezzare la magia romantica che aveva così abilmente artefatto. Con un sospiro, Yuushi fece roteare la ragazza fuori dal proprio abbraccio, lasciandola ansante e sconvolta, per voltarsi verso il nuovo arrivato. Come si aspettava, il capitano lo stava squadrando storto, la fida e imponente figura di Kabaji al suo fianco per ricordargli cosa lo aspettava se avesse osato disubbidire al loro Re (e anche se sapeva perfettamente che Kabaji fosse troppo sensibile per ricorrere davvero alla violenza, sapeva altrettanto bene che possedeva abbastanza forza per costringerlo senza nemmeno molto sforzo a fare qualsiasi cosa Atobe desiderasse).
-Atobe-kun- mormorò, ravviandosi i capelli e scostandosi ulteriormente dalla sua spasimante, che boccheggiò nel vano tentativo di nascondersi di fronte a quello che a tutti gli effetti era pur sempre il presidente del Consiglio Studentesco –Stavo giusto…-
-Gakuto ti sta aspettando al campo 2 per un match contro Ootori e Shishido- lo interruppe subito Atobe. Poi, con un’ultima occhiata sprezzante, voltò i tacchi e tornò verso il suo Regno –E quando avrai finito, Sakaki-kantoku ha due paroline da dirti riguardo la tua condotta nei confronti della popolazione femminile. Andiamo, Kabaji-
-Usu- rispose il suo fido secondo in comando, acchiappando Oshitari per le spalle e manovrandolo verso dove era richiesto.
 
A fine giornata, Inui poteva ritenersi soddisfatto. Aveva racimolato molte informazioni sulle abitudini dell’individuo su cui le sue ricerche si concentravano. Aveva potuto osservare con che intensità si allenava, quali erano i suoi punti di forza e quali le sue debolezze. Aveva calcolato che il picco delle capacità di Oshitari si avesse tra le 16 e le 17, quando la calura si faceva meno opprimente, e che sembrava particolarmente sensibile non solo alle alte temperature ma anche alla presenza di fanciulle sugli spalti (anche se quest’ultime avevano il 90% di probabilità di rispondere con maggior fervore a qualche appariscente trovata di Atobe). Erano cifre interessanti da cui avrebbe potuto ricavare prospetti approfonditi su tutti gli aspetti del gioco dell’avversario.
E mentre ragionava su come organizzare i suddetti dati nel modo più ideale, saltò sul treno sbagliato, finendo con il ritrovarsi dall’altra parte della prefettura di Tokyo rispetto a casa sua.
 
Una volta sicuro che il paio di lenti da vista squadrate (così poco stilose, santo cielo!) e il cespuglio di capelli neri del loro proprietario fossero sparite alla vista, Yuushi sorrise soddisfatto, raddrizzandosi in tutta la sua altezza.
-Atobe, gioca un match contro di me, per favore- proclamò, avvicinandosi al capitano che stava soprintendendo all’allenamento dei primini. Atobe lo degnò di una sola occhiata tagliente, poi scrollò le spalle.
-Va bene, ma vedi di fare sul serio. Ore-sama non ha tempo da perdere con chi non è seriamente intenzionato a fare del proprio meglio. SHISHIDO!-
Yuushi sorrise. Ora che non correva il rischio di svelare al nemico una delle sue mille tecniche, Atobe poteva stare sereno che avrebbe fatto di tutto per sconfiggerlo.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tensai 2: Dou, tensai deki? ***


Nick autore: Oducchan
Titolo: The importance of being a tensai
Fandom: Prince of tennis

Personaggi: Inui Sadaharu, Oshitari Yuushi, Marui Bunta, Zaizen Hikaru, Fuji Shuusuke, vari ed eventuali (Atobe, Jackal, Yanagi, Akaya, Shiraishi e la Seigaku)
Pairing: nn
Genere: generale, commedia
Avvisi: what if, leggero OOC

Rating: giallo
Conteggio parole: in totale tra tutti e cinque i capitoli sono 6512
Note: 

Penso che sia la cosa più lunga, ma sopratutto quella che ho scritto in meno tempo, della mia vita. Qui lo dico e qui lo nego: non voglio più scrivere nulla di Fuji!centric. Mai. Più. 
Per il COW-T, prompt "genialità"
(Ci sono tonnellate di note che dovrei mettere ma non ho tempo, e soprattutto non interessano a nessuno. Goodbye XD)


The importance of being a tensai
 
Tensai 2: Dou, tensai deki?
L’indomani mattina, Inui prese il proprio cellulare e inviò a Oishi un SMS per informarlo che il morbo intestinale che lo aveva costretto a casa il giorno prima non gli dava alcuna tregua, e non gli avrebbe permesso nuovamente di presentarsi agli allenamenti. Certo che anche stavolta il vicecapitano avrebbe diligentemente trasmesso il messaggio a Tezuka e che la sua assenza potesse risultare scusata, anziché inoltrarsi oltre i cancelli d’ingresso della Seigaku attraversò la strada e salì sull’autobus che fermava proprio lì di fronte.
Approfittò del viaggio per rivedere la fitta serie di appunti che aveva stilato in occasione delle due partite che già avevano disputato. Su questo particolare esempio di tensai i dati in suo possesso erano molto più consistenti, avendo avuto occasione di giocare contro di lui e di sconfiggerlo, ma gli sviluppi del match successivo che aveva visto la Golden Pair della Seigaku guerreggiare sul filo del rasoio con il soggetto delle sue ricerche, risultava evidente che le sue capacità di volley erano in continuo ed esponenziale miglioramento, e che necessitava quindi di una nuova infornata di dati.
Per poco non mancò la sua fermata, troppo preso dalle sue elucubrazioni. Ma grazie all’intervento di un nerboruto signore di mezzetà, che casualmente doveva fermarsi a sua volta proprio nello stesso punto e che ordinò con voce roboante all’autista di accostarsi al marciapiede per farlo scendere più agevolmente, riuscì a raccattare tutte le sue cose e a scendere dinnanzi all’ingresso della Rikkai giusto in tempo.
Entrare fu più difficile, dal momento che la scuola rivale disponeva di un comitato disciplinare che prendeva molto sul serio il pattugliamento del perimetro scolastico (e visto chi ne era il presidente, non stentava a crederlo), ma riuscì a sfruttare la confusione creata da uno dei primini per sgattaiolare dietro un cespuglio e da lì strisciare di ramo in ramo fino ai campi da tennis, dove gli allenamenti erano già in corso e in cui la poderosa voce di Sanada guidava il riscaldamento. Trovata una posizione abbastanza comoda che gli permettesse di non dare nell’occhio, Inui estrasse dalla propria borsa il suo fido quaderno e una penna, e iniziò a prendere appunti.
 
Con un sordo rumore metallico, la palla rimbalzò prima sul paletto che sosteneva la rete, poi rotolò silenziosa per qualche centimetro sul nastro bianco, e poi cadde quasi con pigrizia nella parte opposta di campo, segnando la loro definitiva vittoria sulla coppia avversaria.
Di fronte a lui, Marui si voltò con un sorrisetto, facendo scoppiare il chewing gum tra i denti, e gli tese il pugno chiuso. Jackal non riuscì a trattenersi dal ricambiare con un piccolo ghigno di vittoria, e fece scontrare le loro nocche tra loro, soddisfatto.
-Game, set e match, Marui-kun e Jackal-kun, 6 game a 4!-
-AAAARGHHHHHH, MARUI SENPAIIIII, NON E’ VALIDO! VOGLIO LA RIVINCITA!!!-
Dall’altra parte della rete, Akaya lanciò la propria racchetta a terra, pestando al contempo un piede per la frustrazione. Al suo fianco, Yanagi allungò immediatamente un braccio per posargli una mano sulla spalla, nel tentativo di calmarlo, ma il suo kohai scosse la chioma di ricci neri, ormai troppo belligerante per dare retta alla sua personale voce della ragione.
Marui dal canto suo si limitò a gonfiare una nuova bolla, dopo aver accuratamente masticato la cicca.
-Non è colpa mia se non sei al mio livello, Aka-baby. Impegnati di più e forse potrai carpire la genialità dei miei colpi- rispose, prima di strizzargli un occhiolino provocatorio e assumere la sua solita posa. Inutile dire che questo fece ulteriormente imbestialire Akaya, la cui pazienza non era mai stata particolarmente spessa.
Prima che la cosa degenerasse  e che gli occhi del più giovane dei regular si potessero pericolosamente tingere di rosso scarlatto, però, fu il vicecapitano a riportare immediatamente l’ordine.
-AKAYA!- tuonò, facendo sobbalzare prima e tremare di paura poi l’interessato –Se hai tutte queste energie, vieni qui e gioca un match contro di me. Muoviti!-
-S…Sì, fukubuchou! Arrivo!- pigolò il poveretto, raccattando la racchetta da terra e correndo via dal campo. Passando accanto alla rete, fece però in tempo a cogliere l’occhiata di scherno che il suo senpai gli rivolse, ma per loro fortuna si limitò a lanciare a Bunta una linguaccia, prima di precipitarsi a sorbire una bella ramanzina da parte di Sanada.
A Jackal, tuttavia, la cosa non passò inosservata.
-Ohi, Bunta, smettilo di provocarlo- rimproverò il suo compagno di doppio, raggiungendolo in due ampie falcate –Lo sai che se se la prende… mi stai ascoltando?-
Ma a quanto pare no, non lo stava ascoltando. Ora che li poteva vedere meglio, si accorse che Marui aveva lo sguardo puntato su Yanagi, che non si era minimamente mosso dalla sua parte di campo, e che i due si stavano squadrando in silenzio già da qualche minuto.
Peggio, che Yanagi aveva impercettibilmente aperto gli occhi, e questo non era mai un buon segno.
-I rimbalzi dei tuoi colpi ad effetto oggi sono più bassi di una decina di millimetri rispetto al solito, Marui-kun- li informò il loro tesoriere con voce pacata –Si direbbe che tu abbia difficoltà ad impugnare la racchetta-. Jackal, il cui istinto subodorò immediatamente che qualcosa non andava, si fece immediatamente più vicino d’un passo al suo miglior amico.
Senza scomporsi, Marui fece roteare la racchetta dalla mano destra a quella sinistra, e poi di nuovo all’arto dominante. Dopodiché fece schioccare nuovamente una bolla.
-Si vede che il tema che ho dovuto scrivere ieri mi ha sforzato troppo il polso. Dovrò chiedere a Yukimura di andare in infermeria a farmelo visitare!- chiocciò, sereno. Jackal batté le palpebre, confuso. Tema? Avevano trascorso l’intero pomeriggio precedente al combini dietro la stazione per fare contento Akaya, e Marui non aveva di certo perso tempo a fare i propri compiti, se proprio a giocare come un indemoniato contro il loro kohai scavezzacollo.
Yanagi lo fissò ancora qualche istante, scansionandolo da capo a piedi. Poi inarcò le labbra in un tenue sorriso (che a Jackal mise i brividi, perché certi sorrisi del Master della Rikkai erano molto, molto più terrificanti di quelli del Figlio di Dio. Yukimura poteva toglierti i sensi e farti passare il quarto d’ora più orribile della tua vita, ma Yanagi conosceva ogni tuo segreto più recondito e poteva usarlo per ricattarti o peggio, torturarti. Aiutato poi dai da quel pazzoide che militava tra le file della Seigaku… Jackal smise di pensarci, troppo terrorizzato per indulgere nel ricordo di certe sbobbe che aveva dovuto ingurgitare in un passato troppo recente), e si rivolse a Yagyuu, rimasto fino a quel momento ad osservarli dalla sedia arbitrale.
-Hiroshi-kun, saresti così gentile da giocare in doppio con me? Ci sarebbe una teoria che voglio testare…-
Mentre il Gentiluomo annuiva compito e scattava a prendere la propria racchetta, Jackal emise un sospiro, rassegnandosi a tornare sulla linea di fondocampo.
 
Quando ormai il sole iniziò a calare sull’orizzonte, liberando finalmente l’aria da gran parte dell’arsura, e Yukimura si ritenne abbastanza soddisfatto dalle prestazioni della sua armata tanto da permetter loro di tornare a casa, Inui riemerse dalla sua postazione di osservazione, togliendosi un paio di foglie dai capelli e rassettandosi a manate l’uniforme.
I dati raccolti potevano definirsi soddisfacenti. Per quanto avesse constatato una diminuzione di peso e un lieve incremento d’altezza nel soggetto studiato, questi pareva non essersi ancora ben adattato ai cambiamenti della sua corporatura. I suoi colpi a rete erano risultati per lo 0,7% più imprecisi della media, e addirittura una volta la palla era rotolata fuori dal campo anziché dentro le linee.
A quel punto di accorse che mancavano esattamente due minuti e 52 secondi all’arrivo dell’ultimo bus disponibile per ritornare a casa e non dover passare la notte all’addiaccio (o peggio, farsi ospitare da Yanagi), perciò si mise a correre attraverso il cortile d’ingresso della Rikkai, attirando l’attenzione di metà corpo studentesco. Ed era così impegnato a correre, che non si accorse minimamente di aver trascurato una variabile estremamente importante.
 
A qualche metro da lì, Niou Masaharu si tolse la parrucca rossa e si ravviò la zazzera grigia. Non poteva giurare di aver fregato tutti i suoi compagni di squadra, viste le occhiate che gli aveva rivolto Yanagi, ma nessuno aveva pensato di far presente la cosa né al capitano né al vicecapitano, quindi poteva ritenersi abbastanza soddisfatto.
Fischiettando, si incamminò verso casa, iniziando a pensare a quale ricompensa chiedere a Marui per sdebitarsi per aver così egregiamente coperto la sua assenza dagli allenamenti. Un sorriso mefistofelico distorse per un secondo i suoi lineamenti, al ricordo del riflesso di lenti squadrate che aveva intravisto durante uno dei cambi campi…. Dou, tensai deki?

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Tensai 3: A wise man keeps some of his talents in reserve ***


Nick autore: Oducchan
Titolo: The importance of being a tensai
Fandom: Prince of tennis

Personaggi: Inui Sadaharu, Oshitari Yuushi, Marui Bunta, Zaizen Hikaru, Fuji Shuusuke, vari ed eventuali (Atobe, Jackal, Yanagi, Akaya, Shiraishi e la Seigaku)
Pairing: nn
Genere: generale, commedia
Avvisi: what if, leggero OOC

Rating: giallo
Conteggio parole: in totale tra tutti e cinque i capitoli sono 6512
Note: 

Penso che sia la cosa più lunga, ma sopratutto quella che ho scritto in meno tempo, della mia vita. Qui lo dico e qui lo nego: non voglio più scrivere nulla di Fuji!centric. Mai. Più. 
Per il COW-T, prompt "genialità"
(Ci sono tonnellate di note che dovrei mettere ma non ho tempo, e soprattutto non interessano a nessuno. Goodbye XD)


The importance of being a tensai
 
Tensai 3: A wise man keeps some of his talents in reserve
L’indomani mattina, Inui cercò di soffocare uno sbadiglio e di non cascare addormentato dal ramo su cui era andato ad appollaiarsi, e mandò un messaggio a Oishi per informarlo che avrebbe dovuto prendere un altro giorno di riposo, per evitare ogni rischio di contagio. Per riuscire ad essere ad un orario decente sui campi da tennis di proprietà della scuola media Shitenhouji aveva dovuto far credere a sua madre che si sarebbe dovuto fermare a dormire fuori (e grazie al cielo la sua amicizia con Renji si era rinverdita rapidamente, in modo da garantirgli una solida copertura al bisogno), e prendere lo shinkansen in piena notte, in modo da scendere ad Osaka di prima mattina. Il viaggio aveva consumato tutti i suoi risparmi, ma era più che sicuro che i dati che avrebbe raccolto lo avrebbero debitamente ripagato dello sforzo e della nottata insonne.
L’unico problema è che ormai era lì da ore, stavano iniziando a venirgli i crampi per la posizione scomoda, ma dei regular neppure l’ombra. Forse che, una volta finita la stagione competitiva, fosse costume da parte del club della scuola di tralasciare gli allenamenti al mattino? Ma no, aveva visto con i suoi stessi occhi con che fervore (e con che abuso di battute e doppi sensi) si erano allenati i ragazzi, quando lui e il resto della Seigaku era venuto in visita poco prima, e c’era solo lo 0,3% di probabilità che Shiraishi avesse cambiato le abitudini del suo team a così poca distanza dalla fine del torneo nazionale.
Pensieroso, Inui ricontrollò le informazioni che aveva raccolto sulla persona che era venuto a studiare. Di tutti quelli che si potevano raggruppare sotto il nomignolo di “tensai”, questi era la persona più complicata da delineare ma soprattutto da approcciare. La pagina di quaderno a lui dedicata conteneva soltanto poche righe e un paio di cifre, calcolate tra l’altro del tutto empiricamente dalle poche osservazioni che aveva potuto effettuare durante il loro incontro alle semifinali. Si era molte volte rimproverato per la scarsa attenzione che aveva prestato all’epoca, ma aveva anche dovuto ammettere che lo spettacolo fornito dall’ Hakyu Ren Jitoku no Kiwami di Tezuka e dal Saiki kampatsu no kiwami di Chitose erano una scusa abbastanza buona e una distrazione sufficientemente abbagliante per la sua distrazione nei confronti di quello che era stato, come lui, un mero spettatore di uno scontro epocale.
Perso com’era in queste elucubrazioni, non si accorse minimamente della persona che passò in tutta fretta sotto il suo punto di osservazione.
 
“Il primo che ride vince”, era quello il motto della squadra. E Shiraishi si era sempre considerato una persona calma e soprattutto paziente, specialmente con i suoi compagni di squadra. Perciò, una volta constatato che i campi da tennis erano deserti e che non c’era nemmeno l’ombra di uno dei suoi compagni di squadra in giro, aveva sospirato, si era ravviato i capelli, e si era subito messo alla ricerca di quello che in teoria era appena stato nominato come suo successore ma che decisamente non aveva molta voglia di comportarsi come tale.
Non ci mise poi molto per individuarlo: approfittando dell’assenza del chiasso creato dal resto della squadra, Zaizen si era afflosciato all’ombra della club house, un paio di cuffie ben calate sulle orecchie e lo sguardo fisso sul suo smartphone. Le uniche cose che lasciavano intendere che fosse ancora vivo e che non si fosse fuso con il terreno erano l’incessante moto delle pupille e dei pollici sullo schermo del telefonino, e il blando dondolio di uno dei piedi al ritmo di chissà quale musica.
Shiraishi si concesse un secondo sospiro, prima di avvicinarsi e piantonarsi al suo fianco, incrociando le braccia e imponendosi di essere il più severo possibile (cosa che normalmente non gli veniva difficile, ma che con Zaizen e il suo pungente sarcasmo non sembrava avere molta presa. Trovare nuovi modi per farlo rigare dritto era diventata una vera sfida personale). Tuttavia, dopo un intero minuto in cui l’altro non diede alcun cenno di aver notare la sua presenza, la sua pazienza iniziò a vacillare.
-Zaizen?- provò a chiamare il suo kohai. Nessuna reazione, nessuna risposta.
-ZAIZEN!- provò di nuovo, stavolta con voce molto più alta. Ancora una volta, però, il suo interlocutore non diede segno di aver percepito il suo disappunto, menchemeno la sua presenza.
Con un terzo, poderoso respiro, Shiraishi si chiese che male avesse fatto lui per meritarsi un lohai che ubbidiva soltanto dietro fantasiose minacce e un altro che non ascoltava affatto, e poi si chinò per strappar via le cuffie dalla testa di quest’ultimo.
-Quando ho detto che volevo lasciarti le redini del club in anticipo per vedere come te la cavavi- esordì, in risposta all’evidente sorpresa dell’altro –Intendevo che mi aspettavo un certo zelo da parte tua nell’organizzare gli allenamenti, non che li cancellassi del tutto-
Zaizen emise uno sbuffo, tornando sdraiato giusto un secondo dopo aver compreso che il suo aggressore altro non era che il suo (quasi) ex capitano, e non quell’uragano vivente di Kintaro.
-Non ci sono tornei nei prossimi mesi per cui dobbiamo prepararci – commentò, senza nemmeno nascondere lo sbadiglio che interruppe la sua risposta a metà –Quindi non è necessario trovarci all’alba. Almeno non fino a che non sarà autunno…-
-…e poi mi dirai che fa troppo freddo per svegliarci così presto e li abolirai anche in inverno. E prima che te ne renda conto sarà già ora del torneo prefetturale e non avrai nemmeno deciso chi saranno i regular per le partite- terminò per lui Shiraishi, tenendo le cuffie ben fuori dalla portata del ragazzo del secondo anno. Il quale si accigliò, innervosito.
-A che servo io per quello? Tanto li decide Osamu-kantoku- brontolò, rassegnandosi a doversi mettere seduto.
-Sì, ma Osamu-chan vuole che sia tu a fornirgli dei nomi validi- replicò subito l’altro, con un sorriso sottile –E tu, a parte Kin-chan, non hai nemmeno di chi sappia giocare in doppio o di chi abbia stamina sufficiente per durare un set intero. Ti devo forse ricordare che l’anno prossimo…-
-I campioni in carica saranno Momoshiro e Kaidoh, lo so, lo so- con un sospiro di esasperazione, Zaizen si rassegnò a rimettersi in piedi –Non fate altro che ripetermelo. Vado a dire alla squadra di trovarci oggi pomeriggio, va bene, senpai? E faremo…nh… qualche partita di allenamento-
Finalmente soddisfatto, Shiraishi restituì le cuffie al loro legittimo proprietario, che se le riprese istantaneamente e se le calò attorno al collo, prima di sorridergli con una lieve pacca sulla spalla.
-Ottimo lavoro, Zaizen-buchou. Ora, anziché stare qui a temporeggiare, vedi di andare in classe e di non arrivare tardi. Ci vediamo qui al termine delle lezioni, ok? E avvisa tutti gli altri-
Zaizen aspettò di vedere il senpai voltarsi e incamminarsi verso le serre che coltivava sul tetto della scuola. Poi, con estrema discrezione, aprì l’applicazione della fotocamera, angolò con precisione lo schermo del cellulare, e scattò una foto in direzione dell’ombra e del riflesso di lenti che aveva colto con la coda dell’occhio sostare già da un paio d’ore su uno dei ciliegi che delimitavano il perimetro del campus. Infine, tornato a calcarsi la musica sulle proprie orecchie, si incamminò indolente a cercare un nuovo angolino tranquillo dove poter poltrire e bloggare senza venir disturbato da qualche senpai molesto.
 
Dopo ore di vano appostamento, Inui si rassegnò a rotolare giù dalla pianta e di ritornare a prendere il treno con la pagina dedicata al tensai della Shitenhouji ancora vuota. Gli allenamenti erano cominciati nel tardo pomeriggio, ma mentre Tooyama-kun aveva quasi distrutto due dei campi e l’intera club house spedendo in infermeria metà dei suoi coetanei, Zaizen-kun era rimasto per tutto il tempo in disparte, a osservare con sguardo indolente Konjiki-kun e Hitouji-kun esibirsi in uno dei soliti siparietti, mentre il loro allenatore si affannava a star dietro al resto dei membri del club.
Zaizen Hikaru rimaneva il più grande dei misteri tra i tensai, un’incognita imprevedibile e su cui non riusciva ad estrapolare alcun tipo di dato. Beh, perlomeno c’era una buona possibilità (circa il 40%) che per l’anno venturo il futuro capitano avrebbe trovato un escamotage per sottrarsi ai suoi doveri e non giocare nemmeno una partita.
 
Nel buio della propria stanza, Zaizen infilò un DVD nel lettore e fece partire la registrazione delle finali del torneo nazionale. Mentre la partita del Double 2 iniziava a svolgersi sullo schermo del suo portatile, tornò ad infilarsi sotto le coperte e a inculcarsi le cuffie sulle orecchie. Ora, se voleva egregiamente contrastare il Tornado Snake di Kaidoh, avrebbe dovuto…

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tensai 4: Triple Counter, ukete miru kai? ***


Nick autore: Oducchan
Titolo: The importance of being a tensai
Fandom: Prince of tennis

Personaggi: Inui Sadaharu, Oshitari Yuushi, Marui Bunta, Zaizen Hikaru, Fuji Shuusuke, vari ed eventuali (Atobe, Jackal, Yanagi, Akaya, Shiraishi e la Seigaku)
Pairing: nn
Genere: generale, commedia
Avvisi: what if, leggero OOC

Rating: giallo
Conteggio parole: in totale tra tutti e cinque i capitoli sono 6512
Note: 

Penso che sia la cosa più lunga, ma sopratutto quella che ho scritto in meno tempo, della mia vita. Qui lo dico e qui lo nego: non voglio più scrivere nulla di Fuji!centric. Mai. Più. 
Per il COW-T, prompt "genialità"
(Ci sono tonnellate di note che dovrei mettere ma non ho tempo, e soprattutto non interessano a nessuno. Goodbye XD)


The importance of being a tensai
 
Tensai 4: Triple Counter, ukete miru kai?
L’indomani mattina, Inui prese un grosso respiro e varcò i cancelli di ingresso della propria scuola, ragionando su come comportarsi. Se Oshitari era stato abbastanza prevedibile, se Marui Bunta si era rivelato fonte di alcune sorprese, e se nulla aveva potuto ricavare da Zaizen Hikaru, l’ultimo nome rimasto sulla sua lista era sicuramente l’esponente più difficile e terribile da analizzare. E non perché certi suoi comportamenti o certi sorrisini lo facevano rabbrividire  fin nel midollo per la minaccia insita che rappresentavano alla sua incolumità personale, bensì perché pareva che essere elusivo e in delineabile facesse parte della natura stessa di Fuji Shuusuke.
E rimuginando su questi pensieri, entrò negli spogliatoi per iniziare a cambiarsi e ad indossare l’uniforme.
 
Fuji Shuusuke sorrise, mettendo piede sui campi da tennis della Seishun Gakuen. Era una splendida giornata di sole, il cielo era terso senza nemmeno una nuvola, l’aria era secca e ideale per la crescita dei suoi cacti, e sua sorella gli aveva letto il palmo della mano mentre facevano colazione, preannunciandogli che per lui quella sarebbe stata una mattinata proficua e un altrettanto interessante pomeriggio.
E dal momento che Fuji Shuusuke stava sorridendo soddisfatto, l’intero club di tennis finì presa del terrore.
-Cosa stai macchinando, Fujiko?- pigolò Eiji, indietreggiando di un paio di passi. Sia Momoshiro che Kaidoh si portarono a distanza di sicurezza (trascinando Echizen con loro, che per quanto avesse subodorato un sentore di pericolo, era abbastanza scemo da finire in pasto al leone pur di non perdere occasione di provocarlo) per evitare di finire nel suo raggio d’azione. L’unico che parve essere totalmente ignaro che qualcosa non stesse andando per il verso giusto era Taka-san, che d’altro canto non aveva ancora preso in mano la sua racchetta e che da pura anima santa qual era stava aiutando i kohai a sistemare le reti.
-Nulla, Eiji. Penso soltanto che questa sia la giornata ideale per fare esercizio con i miei Counter- rispose il genio della Seigaku. E per confermare le sue parole, aprì gli occhi, indirizzando uno sguardo dei suoi glaciali occhi azzurri all’indirizzo dell’unico membro dei regular che era sgattaiolato quatto quatto fuori dagli spogliatoi cercando di non farsi notare. Ma che a quelle parole aveva subito drizzato, suo malgrado, le orecchie.
-Oh. Wow. Fantastico. Però, ecco… io e Oishi non possiamo aiutarti. Dobbiamo… lo sai, fare cose per il nostro doppio. Cose da doppi, ecco- rispose Eiji, acchiappando al volo il gomito di Oishi e spintonandolo verso il primo campo disponibile.
-Non ti preoccupare, ci penserà Taka-san ad aiutarmi. Vero, Taka-san?-
-Cos…io? Ma Fuji, io non sono…- provò a smarcarsi il ragazzo, arrossendo appena. Ci fu un fuggi fuggi generale non appena fu chiaro che nessuno in particolare tranne il futuro erede del Kawamura sushi sarebbe stato oggetto dello sfogo di qualunque stato d’animo avesse turbato il tensai.
Fuji, ovviamente, non stette a sentire ragioni.
-Non dire sciocchezze, Taka-san. Tu sei bravissimo, e la tua forza è proprio quello che mi serve per limare al meglio i miei colpi speciali. Ecco, tieni- concluse, pescando dalla borsa dell’altro la sua racchetta e infilandogliela in mano.
La reazione non si fece attendere.
-YOOOOOOH! COME ON FUJIKO LET’S GO! I’M BURNIIIIIIING!- tuonò infatti Kawamura, sbandierando a destra e a manca la sua arma, pronto probabilmente a radere al suolo qualsiasi avversario. Fuji si limitò a nascondere una risatina dietro la mano, l’immagine apparente del candore e dell’innocenza.
-Oh, Taka-san, non cambiare mai- trillò solare, prima di andare a prendere posizione e a trucidare con perfezione millimetrica il suo compagno di squadra.
 
 
Inui emerse dall’ombra di uno dei cespugli che cintavano i campi da tennis, tutto sommato soddisfatto. I dati che aveva estrapolato dall’allenamento di Fuji erano abbastanza consistenti e in linea con quelli che nel corso degli ultimi tre anni aveva diligentemente impilato. Il genio della Seigaku poteva anche sbandierare di celare costantemente il vero livello delle sue abilità, ma Inui non avrebbe avuto problemi a determinare con precisione certosina fino a che punto l’altro sarebbe riuscito a…
-Inui-
Presò di sprovvista, Inui fece un balzo, fermandosi giusto un centimetro prima di andare a sbattere in Tezuka. Il capitano lo stava guardando in silenzio, le braccia incrociate sul petto e un’espressione severa in viso.
-Te…Tezuka- rispose il dataman, iniziando a calcolare febbrilmente le possibilità di poter sfuggire indenne dall’incontro. Purtroppo per lui, ottenne soltanto cifre molto prossime allo zero.
-Vedo che ti sei completamente ripreso- continuò il capitano, senza battere ciglio. Inui, ricordandosi a malapena di quale fosse stata la scusa con cui si era avventurato a studiare le altre scuole, si limitò ad annuire, non volendo osare a rispondere a parole.
Tezuka lo fissò per un altro minuto intero, senza proferir parola. Alla fine, proprio quando Inui iniziava a considerare che forse quell’1% di probabilità che aveva di cavarsela forse era un dato da rivedere, allungò tutto un braccio verso l’edificio scolastico.
-Duecento giri. Adesso. E che sia l’ultima volta che ti permetti di saltare gli allenamenti, o chiederò a Ryuuzaki sensei di sollevarti dalla tua posizione di regular-
Discutere sarebbe stato inutile. Con un rassegnato cenno di assenso, Inui abbandonò il suo quaderno e si mise a correre verso il tramonto.
 
Poco distante, Fuji sorrise, picchiettando blandamente sulla schiena di un Taka-san ansimante e riverso a terra. Decisamente una mattinata interessante. Ora che ci pensava, finché la sorte gli arrideva, avrebbe potuto convincere Yuuta a trascorrere il weekend a casa e a stare un po’ in sua compagnia…
Il vento gli accarezzò giocoso i capelli castani, scompigliandoli appena. Gran parte dei suoi compagni di squadra si chiese da dove diavolo arrivasse quella folata improvvisa, dal momento che non c’era un nuvoletta a pagarla, ma non lui. Sostenendo Kawamura per un braccio si incamminò con lui verso le fontanelle, con un piccolo ghigno compiaciuto rivolto alla figura che si affannava a correre in lontananza. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Conclusion: One thousand days' training to forge, ten thousand days' training to temper ***


Nick autore: Oducchan
Titolo: The importance of being a tensai
Fandom: Prince of tennis

Personaggi: Inui Sadaharu, Oshitari Yuushi, Marui Bunta, Zaizen Hikaru, Fuji Shuusuke, vari ed eventuali (Atobe, Jackal, Yanagi, Akaya, Shiraishi e la Seigaku)
Pairing: nn
Genere: generale, commedia
Avvisi: what if, leggero OOC

Rating: giallo
Conteggio parole: in totale tra tutti e cinque i capitoli sono 6512
Note: 

Penso che sia la cosa più lunga, ma sopratutto quella che ho scritto in meno tempo, della mia vita. Qui lo dico e qui lo nego: non voglio più scrivere nulla di Fuji!centric. Mai. Più. 
Per il COW-T, prompt "genialità"
(Ci sono tonnellate di note che dovrei mettere ma non ho tempo, e soprattutto non interessano a nessuno. Goodbye XD)


The importance of being a tensai
 
 
Conclusion: One thousand days' training to forge, ten thousand days' training to temper
 
-…e quindi queste sono le conclusioni cui sono giunto-
Inui terminò la sua presentazione allungando in direzione del suo compagno di studi i grafici che aveva estrapolato dal suo studio. Yanagi li prese con un breve cenno del capo, li studiò accuratamente, rilesse daccapo la pila di note che Inui gli aveva fornito, e poi aprì le palpebre di un paio di millimetri, lasciando intravedere un piccolo spicchio dei suoi occhi castani.
-Mi dispiace comunicartelo, Hakase, ma ho ragione di ritenere che tu sia in errore. I tuoi dati sono completamente sbagliati.
Inui trasalì vistosamente, rischiando di rovesciare la tazza di tè bollente che teneva in mano su zone anatomiche del suo corpo che erano già state ampiamente esposte al calore in passato e che per il suo bene era meglio non venissero abusate ulteriormente. Per maggior sicurezza, appoggiò la bevanda sul kotatsu che li separava e si sporse verso il suo amico di lunga data, del tutto incredulo alle sue parole.
-Kyoujou, sai bene che rispetto molto la tua opinione- rispose diplomaticamente, approfittandone anche per raddrizzarsi gli occhiali sul naso –Ma ciò che dici è impossibile. Ho effettuato personalmente le ricerche che ti ho illustrato, non c’è margine di errore-
Senza scomporsi, Yanagi scrollò il suo caschetto di capelli castani, e aprì gli occhi di un altro millimetro.
-No, Sadaharu. Dico sul serio, ti devi essere sbagliato-
Inui, per tutta risposta, si sporse di un altro centimetro, stringendo la tovaglia così forte da farsi sbiancare le nocche.
-Renji. Sono stato in appostamento per tre giorni. Ho corso così tanto da consumarmi le gambe, per questi data. Non scherzare. Cosa ti fa credere che si possa essere anche solo la vaga possibilità di un mio errore?-
Senza battere ciglio, Yanagi si voltò verso la propria scrivania, aprì uno dei cassetti, ed estrasse un squadernino altrettanto farcito di fogli e di segnalibri, seppur meno sgualcito di quello che Inui aveva aperto di fronte a sé. Sulla copertina di questo quaderno, stava scritto in eleganti caratteri inchiostrati
天才
in quella che aveva il 95% di probabilità di essere la calligrafia di Sanada Genichirou.
Facendo attenzione a non disperdere gli appunti che conteneva, il padrone di casa lo appoggiò sul tavolo, lo aprì a una determinata pagina, poi lo ruotò verso il suo ospite, puntando l’indice sulle righe che aveva accuratamente vergato.
-Perché ho personalmente raccolto informazioni sugli stessi soggetti non più tardi di una settimana fa, e come puoi vedere i dati sono completamente diversi dai tuoi-
Inui fissò le parole, faticando molto ad assimilare il loro significato. Poi squadrò i propri calcoli e le proprie annotazioni. Poi di nuovo gli appunti di Yanagi. Infine alzò lo sguardo, e i due dataman si guardarono negli occhi per un minuto intero, in silenzio. Almeno finché Inui, con un colpo di tosse, non distolse lo sguardo per voltarsi a prendere il proprio telefonino.
-Chiamo Mizuki- informò l’altro.
 
Sulla superficie dei campi da tennis color viola prugna della Hyotei Academy, gli occhiali di Yuushi Oshitari catturarono un raggio di luce solare e lo riflessero malignamente. Shishido, che si trovava dall’altra parte della rete proprio di fronte a lui, ne rimase accecato e finì per andare a sbattere contro il suo compagno di doppio, facendo finire entrambi per terra e perdendo il punto decisivo del match.
-Abbiamo vintooooo!- strillò Gakuto, esultando con un triplo salto carpiato. Yuushi si limitò a sorridere misteriosamente.
 
A Kanegawa, sul campo da tennis B della Rikkai Dai Fuzoku, Marui Bunta starnutì con particolare violenza proprio mentre era di turno in battuta. La gomma da masticare che stava ruminando decollò nell’aere per poi finire ad appiccicarsi sulla capoccia pelata di Jackal, provocando una crisi di nervi di quest’ultimo e un ascesso di risate da parte del loro kohai, che aveva assistito alla scena. Sanada, senza sentir ragione, diede a tutti e tre 50 giri del campo da correre per il chiasso provocato.
Niou, incaricato di soprassedere all’allenamento dei primini come punizione per aver interpretato Yukimura una volta di troppo, si limitò a un sorriso compiaciuto.
 
A Osaka, proprio sul retro della scuola media Shitenhouji, Zaizen Hikaru aprì un occhio, avvertendo l’impulso di grattarsi il naso. Scrollando appena le spalle e senza dar peso a cosa potesse mai voler dire, ripescò il proprio cellulare dalla tasca della felpa e aprì il proprio blog personale, selezionando dalla galleria la foto che aveva scattato giusto un paio di giorni prima
Una volta modificata, per aumentarne il contrasto e diminuirne le dimensioni, selezionò lo spazio per inserire il titolo del post e scrisse:
Studente della scuola campione nazionale colto a sconfinare per spiare: è forse questo il settimo segreto della Seishun Gakuen?”
Una volta soddisfatto, premette il pulsante di invio, tornando a sonnecchiare in attesa delle prime notifiche.
 
Nel giardino di casa Fuji, Shuusuke aprì per un istante gli occhi, prima di eseguire uno Tsubame Gaeshi da manuale. Yuuta, che aveva ceduto alle richieste fraterne e aveva deciso di passare da casa almeno per cena, visto che sua madre gli aveva promesso il suo tanto agognato curry (e visto inoltre che Mizuki era impegnato a “fare ricerche” e “non aveva tempo” per assegnargli un nuovo programma di allenamento), venne distratto dal lampo azzurro delle iridi di suo fratello e perse l’occasione di respingere la palla (se mai ne avesse avuta una).
-Anikiiii- brontolò, correndo a recuperare la piccola sfera gialla –Ti ho detto che mi serve aiuto per migliorare il servizio, piantala di cercare di farmi punto!-
 -Perdonami, Yuuta- rispose l’altro, con voce pacato e un sorriso che un ignaro passante avrebbe definito dolce e celestiale, ma chi lo conosceva sapeva bene nascondere una natura demoniaca –Ma avevo una bella sensazione in corpo. Possiamo continuare dopo cena, se vuoi-
 
  Nella sua camera del dormitorio della St. Rudolph, Mizuki Hajime chiuse la conversazione  telefonica con un secco moto del polso. Poi iniziò a stracciare manciate di fogli, singhiozzando piano per non farsi sentire.
Ah, ma un giorno gliel’avrebbe fatta vedere lui, quale fosse l’importanza di essere un tensai!
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3638540