PS: E' Colpa dei Malandrini

di Eledhelenie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** James ***
Capitolo 2: *** Felpato e Lunastorta ***
Capitolo 3: *** Lily e Severus ***
Capitolo 4: *** I Malandrini ***



Capitolo 1
*** James ***


1-James

"Ti aspetto ai Tre Manici di Scopa domani alle 10.

Dai Evans, non rompere.

Ci conto."

 

James aveva lasciato il bigliettino nella borsa di Lily poco prima di salire nel dormitorio e ora stava sdraiato sul morbido letto a baldacchino, a fissare il soffitto.

Ottobre era alle porte e il giorno dopo ci sarebbe stata la prima uscita ad Hogsmede dell'anno. Era un po' che James pensava di uscire con la Evans, ma ora che l'aveva invitata sperava solo che non gli facesse saltare i nervi. Era la più carina studentessa di Hogwarts, doveva ammetterlo, da uno a dieci era un bel nove, e considerando il fatto che l'unica ragazza da dieci era la cantante dei Microfoni Incantati, la band del momento, andava più che bene. Il problema della Evans era il carattere, James lo aveva sempre detto: era nevrotica, schizzata a livelli assurdi, maniaca del controllo, saputella so-tutto-io e... E niente. La verità era che a James stava iniziando a importare anche del suo carattere e questo non era sicuramente un buon segno per il ragazzo.

Continuò a fissare il soffitto per qualche minuto, poi chiamò il suo migliore amico, nel letto affianco.

"Sirius" sussurrò.

L'amico russava rumorosamente.

"Dai, Felpato!" cercò di sussurrare senza svegliare gli altri.

Ancora niente.

Voleva raccontargli di Lily e dell'ansia che lo stava assalendo per quella stupida uscita. Provò a chiamarlo ancora un paio di volte invano, poi si addormentò.

*

"Quindi fammi capire" cominciò Sirius il mattino dopo.

Lui, James, Sirius e Peter erano nel dormitorio dei Grifondoro e si stavano preparando per la colazione.

"Si è innamorato di Lily" spiegò Remus semplicemente.

"Assolutamente no" obbiettò James, "Non esiste nemmeno. Andiamo, è la Evans!"

"Effettivamente..." Sirius diede una pacca sulla spalla di James, "Dai che andrà tutto bene"

"Non può rifiutarti" conferma timidamente Peter.

James andò verso la porta:

"Vedremo"

Arrivati nella Sala Grande il tavoli erano pieni di studenti intenti a fare colazione, James allungò il collo per cercare la testa rossa di Lily, ma non la trovò. Seguì i Malandrini nell'unico angolino libero e si accasciò sulla panca, deluso. Poi si voltò verso Alice e Paciock.

"Oh, grandioso, pomiciatori di prima mattina" borbottò versandosi del succo di zucca.

"Ma se lo fai anche tu!" esclamò Sirius ridendo. Non era insolito infatti trovare Potter avvinghiato a qualche bella ragazza nei corridoi, ma a quanto pare con Lily era diverso.

James addentò le uova strapazzate e sembrò rianimarsi un po'. Dall'altro lato del tavolo Remus giocherellava col pane tostato e Peter lo osservava preoccupato.

"E' quasi ora?" chiese Sirius a Lunastorta.

Il ragazzo rispose con un mugugno. Erano anni ormai che i Malandrini lo accompagnavano durante le sue notti di fuoco e la luna piena ci sarebbe stata due giorni dopo, perciò Remus stava iniziando a diventare irrequieto. Quel mese in particolare sembrava più malaticcio e nervoso del solito.

"Ho voglia di carne cruda" spiegò agli amici in un bisbiglio.

Era sempre così. Pochi giorni alla luna piena, voglia di bistecca al sangue agli orari più impensabili, viso segnato, nervosismo. Quello era Remus Lupin. I Malandrini si erano fin da subito legati a lui e la sua malattia non li aveva mai spaventati. Certo, quando l'anno prima avevano perso Peter nella foresta proibita era stato un bel problema, ma poi il ragazzo era tornato a scuola all'alba, ancora in versione topo, e i ragazzi avevano tirato un sospiro di sollievo.

Al termine della colazione James lasciò il gruppo e si diresse verso Hogsmeade.

L'aria di inizio ottobre era frizzante e stava già iniziando a fare freddo, James si tirò su il mantello, per coprirsi un po' il collo e camminò veloce, non vedendo l'ora di stare in un posto caldo.

La strada per Hogsmeade era affollata, ogni tanto James salutava qualche amico e qualche compagno del Quidditch, si chiese se nessuno si fosse stupito di averlo visto senza una ragazza affianco. Era la prima volta che non andava ad Hogsmeade con una studentessa, sì, avrebbe visto Lily, ma quell'appuntamento era diverso. Solitamente Potter faceva un sorriso a qualcuno in Sala Comune e il giorno dopo, prima della gita ad Hosgmeade, incontrava magicamente quel qualcuno nel cortile di Hogwarts, pronto per uscire. Quel potere era invidiato perfino da Felpato, che a ragazze era messo bene.

Le nubi coprivano il cielo e il vento non sembrava voler smettere di soffiare, James rabbrividì e accelerò il passo. Arrivò ai Tre Manici di Scopa in anticipo rispetto l'orario stabilito, si accomodò ad un tavolo posto in un angolo del locale e aspettò che Lily lo raggiungesse.

Potter iniziò a guardare nervosamente la porta d'entrata e i minuti passarono.

"Cosa posso portarti?" lo distrasse dai suoi pensieri, la giovane Rosmerta, figlia del proprietario.

"Nulla grazie, sto aspettando un'amica" rispose distratto James e la ragazza andò via sconsolata.

Rosmerta era una bella ragazza, aveva un paio di anni in più dei Malandrini ed era uscita con Sirius l'anno prima, poi, per un motivo sconosciuto al ragazzo, i due avevano smesso di frequentarsi e da allora Sirius aveva solo più storielle di poco conto. Il fascino dell'amico comunque restava innegabile, come il fatto che la metà delle ragazze di Hogwarts andassero dietro a lui, l'altra metà sognava James e questo il ragazzo lo sapeva, lo trovava addirittura divertente.

A ridestarlo fu la vista di una testa rossa appena sbucata dall'esterno.

Il ragazzo si sporse per farsi notare e Lily dopo una rapida occhiata ai tavoli lo vide.

"Pensavo non arrivassi più" esordì James con il suo solito ghigno stampato in faccia.

Lily alzò gli occhi al cielo.

"Sono in ritardo di cinque minuti, Potter, non lamentarti."

Si tolse il mantello, sotto indossava uno spesso maglione a righine beige e rosa. Scosse i lunghi capelli scarlatti e li portò all'indietro con noncuranza, poi sorrise.

"Non arrivi in ritardo alle lezioni" borbottò James, ma non gli importava già più del ritardo, anche se in realtà non era di cinque minuti, ma di ben venti.

Presero entrambi una burrobirra e il calore della bibita riscaldò un poco James, che nonostante tutto continuava a sentirsi le mani gelate.

Ci fu uno scambio di sguardi imbarazzati, poi Lily domandò:

"Quindi perché siamo qui?"

James sollevò involontariamente un angolo della bocca. Sapeva benissimo che Lily conosceva le sue intenzioni.

Lily posò la burrobirra sul tavolo e lo osservò negli occhi. James la ricambiò e si perse in quel verde.

“Potter senti” cominciò, e James non riuscì più a sostenere lo sguardo, “Non credere che solo perché sono venuta qui sarà facile”

*

“E mi ha praticamente minacciato, non credere che sarà facile, BAH” raccontò James amaramente.

Era sera tardi e i Malandrini erano riuniti nella Sala Comune dei Grifondoro.

“Ma almeno è stata una bella giornata, no?” chiese Sirius.

“Si ma lei continua a fare la preziosa!” sbottò James.

“Sarà sicuramente innamorata da te” si inserì Peter e i ragazzi scoppiarono a ridere.

Remus fece un mezzo sorriso, poi si spense.

Sirius e James lo notarono subito.

“Ehi amico” fece Ramoso.

“Ragazzi scusate, davvero. Questa volta sarà tremenda, ne sono sicuro”

Sirius deglutì.

James osservò gli amici, in cerca di una risposta adatta alla situazione. Cosa poteva dire? In fondo nessuno poteva lontanamente immaginare cosa provava Lunastorta durante le trasformazioni, però lo vedevano soffrire molto e questo dispiaceva a tutti.

Finse uno sbadiglio e borbottando qualcosa si diresse verso le scale che portavano ai dormitori.

“Buonanotte”

Peter lo seguì.

James ormai sapeva che in quei casi era meglio lasciare che Sirius si occupasse da solo della situazione. Ramoso e Felpato erano quasi come fratelli da quando il giovane Black era stato cacciato di casa, ma proprio grazie a questa esperienza Sirius era in migliore a confortare gli amici. Aveva un rapporto speciale ed unico con tutti e tre i Malandrini. Era stato lui a fare avvicinare Peter agli altri, con la sua timidezza non ce l'avrebbe mai fatta do solo. Sembrava un fratello maggiore, sebbene fosse il primo a fare bravate e scherzi.

Appena toccò il letto James si addormentò, non si era reso conto di essere così stanco.

Iniziarono subito a vorticare strane immagini nella mente del ragazzo.

La Evans, I Tre Manici di Scopa, Remus che si trasformava in lupo mannaro, Peter che si allontanava dal gruppo ridendo. Era tutto troppo strano.

James si guardò intorno angosciato.

Era solo nella Sala Grande. I tavoli erano vuoti e le lunghe panche rovesciate sopra, come quando si lavano i pavimenti. Al tavolo dei professori l'unico posto era occupato dal professor Silente.

“Potter” disse a mo' di saluto l'anziano insegnante.

“B-buongiorno”

“Oh no” fece Silente con un sorriso gentile, “E' sera ormai”

James non disse nulla, così Silente continuò.

“Mi spiace davvero averti convocato qui stanotte, ma era doveroso da parte mia prendere un provvedimento. Le tue azioni sono state profondamente scorrette” lo sguardo dell'uomo si incupì.
“Io non-”

“Oh lo so, lo so. Però quello che è successo è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, il peso che ha fatto sbilanciare la bilancia. Potter, con mio rammarico sono costretto a rimandarti a casa. Il prossimo anno potrai recuperare le lezioni se ne avrai voglia.”

James iniziò a respirare in modo affannoso e tutto ricominciò a vorticare.

Lily. Lui che voleva raggiungerla. Lo sguardo severo del preside. Lui che voleva spiegazioni. Remus che si trasformava. Lui che non era più con i suoi amici. Peter che se ne andava ridendo. Lui che non avrebbe mai stretto la rossa fra le sue braccia. Il preside che lo cacciava dalla scuola. Lui che diceva a Lily che le piaceva.

Si svegliò di soprassalto.

“Se l'ho fatto un motivo c'è, ok?” un sussurrò ruppe il silenzio del dormitorio, era la voce di Sirius.

“Non ho voglia di parlarne” rispose secco Remus.

James non capiva, ma aveva la sensazione di non dover ascoltare quella conversazione.

“Non fare lo scemo, dai” sentì ancora un sussurro di Sirius.

Uno sbuffo.

“Remus, ti prego...”

Nessuna risposta.

James però voleva saperne di più.




NOTA:
Ciao a tutti,
è la prima storia che pubblico con questo account, prima pubblicavo con un altro, però avevo voglia di ricominciare e mettere un po' di ordine.
Quindi eccoci qui. Sono davvero soddisfatta di quesa ff, nonostante la trama non penso sia una delle più originali, però mi piacciono un sacco i Malandrini e mi sono divertita tantissimo a scrivere i primi capitoli, perciò ho deciso di pubblicare, spero vi piaccia :)
Fatemi sapere con una recensione il vostro parere.
Secondo voi cosa sarà mai successo? u.u

Pubblicherò il prossimo capitolo verso fine settimana.
A presto

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Capitolo 2
*** Felpato e Lunastorta ***


2- Felpato e Lunastorta

James e Peter erano appena saliti nel dormitorio e Remus e Sirius erano rimasti soli nella stanza semibuia.

Il fuoco nel camino scalpicciava e rendeva l'atmosfera meno tesa.

Remus era stressatissimo e non voleva che Sirius si sorbisse tutto come sempre, si faceva sempre in quattro per i Malandrini nonostante tutti i suoi problemi, non era giusto.

“Felpato, non c'è bisogno che stai qui, domani ci saranno le selezioni del Quidditch, James non sarà felice se arriverai al campo in ritardo”

Black ridacchiò e si sedette a terra vicino all'amico, iniziò a fissare anche lui il fuoco.

“James ha la Evans a cui pensare”

“Dopo la litigata con Mocciosus, Lily è cambiata troppo” disse Remus, felice di parlare di qualcosa che non lo riguardasse direttamente, “Secondo me lei e James prima o poi riusciranno a stare insieme. Sarà strano lo ammetto, sono entrambi miei amici”

“Però... ci speri” concluse incerto Sirius.

“Certamente, tu no?”

“Oh si certo, però pensavo che avessi sempre avuto un debole per lei” fece Felpato scostandosi i lunghi capelli mossi e scuri dal viso.

Remus avvampò.

“E' stata la prima a scoprire il mio piccolo problema peloso, tutto qua”

Sirius si rabbuiò. Non voleva che l'amico soffrisse ancora. Una morsa gli strinse lo stomaco. L'anno prima c'era stata una notte spaventosa, Sirius aveva avuto davvero paura del suo amico per la prima volta. James era in punizione e lui e Peter non erano riusciti a calmare il lupo in nessun modo. Remus aveva evitato tutti per una settimana intera, probabilmente era in quell'occasione che Sirius aveva iniziato a sentire la voglia di volerlo proteggere da tutto e da tutti. James era come un fratello, lo stesso per Peter, ma con Remus era un'altra storia. Era qualcosa che mai aveva provato con una ragazza. E di ragazze che lo desideravano ne aveva eccome! Remus aveva una fragilità particolare, che lo rendeva dolce agli occhi di Felpato. In quei mesi non aveva confessato a nessuno questo sentimento, aveva pure cercato di rifiutarlo, ma quando aveva rivisto Remus dopo le vacanze estive aveva capito che non poteva farne a meno.

Il ragazzo sognava spesso di confessare tutto, di poter essere felice con lui, il ragazzo che amava, perché non era così strano, così sbagliato, era semplice. Semplice desiderio di proteggere qualcuno.

Remus, dal canto suo, non aveva mai avuto una ragazza, non era mai uscito con nessuna a parte Lily Evans, con la quale passava le ore in biblioteca e che a quanto pareva aveva sempre e solo ritenuto una buona amica.

A quella dichiarazione Sirius vide per la prima volta una speranza concreta, cercò di fermare il sorriso che gli increspava le labbra ma non ci riuscì.

“Che ti ridi?” sbottò Remus divertito.

“Niente, niente” disse, e tornò serio.

Osservarono il fuoco per un po', seduti uno affianco all'altro sul prezioso tappeto ricamato, con la schiena appoggiata al divano.

“Andrà tutto bene” ruppe la quiete Sirius.

“Sarà peggio del solito, me lo sento”

Sirius gli poggiò la mano sulla sua. La sfiorò appena, temendo che Remus si ritraesse, ma non fece nulla, quindi la strinse.

“Andiamo insieme, noi due e basta” fece Sirius.

Era più veloce e forte di Ramoso e Codaliscia, questo lo sapeva pure Remus.

Lunastorta continuava a fissare il fuoco, Sirius allora si spostò facendo piano e portò il proprio viso affianco a quello dell'amico.

“Non preoccuparti, sono qui, ok?” bisbigliò.

Erano vicinissimi ormai, Sirius poteva sentire il respiro fresco di Remus accarezzargli il viso. Senza pensarci si avvicinò ancora di più e poggiò le proprie labbra sulle sue.

Remus si ritrasse subito, spaventato.

Sirius deglutì e abbassò lo sguardo, imbarazzato.

“Scusami”

Ma Remus non parve infastidito, era solo stato preso alla sprovvista.

Come in un sogno si baciarono ancora, questa volta più sicuri.

Il primo bacio di Remus.

Le labbra si sfregavano.

Sirius mordicchiò il labbro inferiore di Remus e lo sentì sussultare, poi gli mise una mano sul fianco e Felpato si sentì più tranquillo: era quello che desiderava anche Remus. Remus lo desiderava quanto lui e Sirius ne era certo.

Andarono avanti per quella che gli sembrò un'eternità.

Poi il sogno si frantumò.

Tutto esplose.

Remus si alzò di scatto, si sistemò la maglietta e corse di sopra, nel dormitorio, senza dire niente.

Sirius rimase scioccato per alcuni istanti, poi lo seguì.

Remus si stava svestendo. La vista del corpo gracile segnato dalle cicatrici fece venire a Sirius solo voglia di continuare quei baci. Gli salirono le lacrime agli occhi e cercò di ricacciale indietro.

“Rem, per favore”

Lunastorta si coprì pudicamente il petto nudo con il pigiama.

“Cosa vuoi fare adesso?” era agitato, nervoso, Sirius captò perfino un po' di paura e questo lo terrorizzò.

“Io...” il moro si voltò di spalle verso il proprio letto, lasciando che l'amico si vestisse, poi gli andò vicino.

“Non capisco che succede” sussurrò Sirius, il volto triste puntato verso quello spaventato dell'amico di sempre.

“Abbiamo sbagliato” tagliò corto Remus.

“Se l'ho fatto un motivo c'è, ok?” Sirius ora era arrabbiato. Lunastorta come poteva anche solo pensare di cancellare tutto come se fosse stato uno sbaglio. Non era uno sbaglio, non poteva esserlo!

“Non ho voglia di parlarne” rispose secco Remus.

Sirius cercò di calmarsi, poi disse in un sussurro:

“Non fare lo scemo, dai”

Il ragazzo sbuffò e si mise nel letto voltandogli le spalle.

“Remus, ti prego...” ora lo stava supplicando.

Iniziò a insinuarsi nella mente del giovane il sospetto di aver sbagliato tutto, ogni singola cosa e di aver rovinato per sempre la loro amicizia.

Le lacrime gli salirono nuovamente agli occhi e questa volta non le fermò. Si tolse velocemente maglia e pantaloni, e si rintanò nel letto, in mutande. Tirò le tende del baldacchino e si coprì con il caldo piumone fin sopra la testa. Poi si lasciò andare in un pianto liberatorio.

Il mattino dopo Sirius si svegliò all'alba, ancora scosso per gli avvenimenti della notte. Si vestì velocemente e prese una piuma autoinchiostrante comprata l'anno prima da Zonko e un pezzo di pergamena e scrisse due righe a Remus, lasciò il bigliettino sul cuscino dell'amico, affianco alla testa.

Sembrava sereno. Aveva lasciato le tende del baldacchino aperte, ma Sirius era sicuro che quella sera le avrebbe chiuse, l'ultima sera prima della luna piena.

Non voleva rovinare tutto, ma non poteva nemmeno negare di provare qualcosa.

Sorrise tristemente a Lunastorta, poi scese nella Sala Comune, era deserta. Attraversò il buco del ritratto e la Signora Grassa borbottò, ancora addormentata, poi uscì dal castello, e raggiunse i prati che circondavano la scuola.

Scese rapidamente verso il Lago Nero e rimase qualche ora a fissare l'acqua scura incresparsi. Dal giorno prima il tempo non era migliorato affatto, la temperatura era scesa e l'erba era cosparsa di un sottile strato di brina.

Il ragazzo cercò di dimenticare il disastro con Remus, di calmarsi. Di li a qualche ora avrebbe avuto le selezioni per il Quidditch, James era stato eletto capitano per la seconda volta e Sirius sperava di essere ripreso in qualità di battitore.

*

Remus si svegliò per colpa di qualcosa che gli solleticava il naso.

Aprì gli occhi e vide un pezzo di pergamena stropicciato con qualcosa scarabocchiato sopra. Lo prese in mano con un grande sbadiglio e riconobbe subito la scrittura disordinata di Sirius. Aveva sempre fatto fatica a decifrare le sue parole, infatti odiava correggergli i compiti.

Si voltò subito verso il letto affianco al suo, era vuoto. Dall'altro lato Peter e Frank Paciock dormivano beatamente e infondo al dormitorio c'era James che scalciava come un ossesso, come al solito.

Remus tornò al biglietto:

Rem, per favore, non buttare tutto all'aria.

Lo so che ci vuole tempo.

Sbuffò. Era tutto troppo complicato.

Appallottolò la pergamena e la gettò sul letto.

Si cambiò e prese il libro di Difesa Contro le Arti Oscure dallo zaino, avrebbe studiato un po' mentre aspettava che Lily scendesse in Sala Comune.

Si appollaiò su una poltrona e cominciò a studiare, almeno non pensava a Sirius.

Dopo una ventina di minuti Lily e Alice scesero dai dormitori femminili.

“Ehi tu” lo apostrofò la rossa, “Buongiorno eh”

Remus chiuse il libro.

“Buongiorno” salutò con un mezzo sorriso.

Il ragazzo sperava che Lily fosse sola, ora era imbarazzato, ma Alice parve accorgersene.

“Oh, andate pure a fare colazione” disse infatti, “Io vado a svegliare Frank”

Ormai rimasti soli Lily partì con il suo solito interrogatorio pre-plenilunio.

“Come mai studi a quest'ora? Voglia di carne al sangue?” non diede nemmeno tempo a Remus di rispondere che continuò, “Ommioddio, non dirmi che hai preso un'insufficienza alla ricerca per la Gaimens perché non ci credo”

“No”

“Oh, allora potreb-”

“Lily sta' calma”

La rossa divenne del colore dei suoi capelli, l'amico però sembrava divertito.

“Quindi...?”

“E' successo un casino” fu il turno di Remus di arrossire, “Ma non te lo dico adesso, ho fame, andiamo a colazione e poi andiamo a vedere le selezioni”

*

Come sempre da quando James Potter era capitano della squadra dei Grifondoro le tribune del campo da quidditch erano piene zeppe di ragazzine dai gridolini facili.

“Per la barba di Merlino” borbottò Lily osservando una ragazza con un cartello su cui scritto Potter sposami.

“Ma dai, lo sai benissimo che James è irraggiungibile per loro” la rincuorò Remus.

“Si si, ma chi se ne frega, in fondo è solo Potter” fece la ragazza con una scrollata di spalle, intanto però si era concentrata a osservare James che discuteva con i giocatori.

“Già, solo Potter... e ti sei innamorata di lui”

“Io innamorata?” Lily fece una risata forzata e Remus scoppiò a ridere, “Piuttosto, dov'è Peter?” cambiò discorso.

“Di nuovo in punizione, tanto per cambiare”

Lily stava per replicare quando i giocatori si levarono in aria e iniziarono il riscaldamento.

Nessuno dei due disse più niente, fino a quando non ci furono le selezioni dei battitori.

“Andiamo” bisbigliò Remus, più a sé stesso che a qualcuno di preciso.

“Preoccupato per Sirius?”

Il lupo mannaro sentì tutti i muscoli irrigidirsi e non rispose.

Alla fine delle selezioni l'unico nuovo giocatore che venne preso fu un certo Danny Jones che era l'unico candidato a poter competere con Sirius, per il resto venne confermata la squadra dell'anno prima.

Gli spettatori stavano scendendo in campo per salutare i giocatori e Remus non aveva intenzione di vedere Sirius.

“Scusa, io vado” fece a Lily, ma la ragazza lo seguì.

“Ora mi parli” disse non appena si furono allontanati dal campo.

Remus si arrese e la portò in biblioteca, almeno lì avrebbe avuto la certezza di non trovare James o Sirius.

Le raccontò tutto.

La rossa si appoggiò ad uno scaffale.

“Peggio di quanto mi fossi aspettata”

“E' sbagliato, tremendamente sbagliato” fece Remus imbarazzato.

“No, non è vero e lo sai benissimo anche tu. E' solo un po' strano, non sbagliato. E poi tu non potrai evitarlo per sempre. Non se ti è piaciuto!”

“Sssh” la ammonì Lunastorta.

“Oh andiamo, Rem” Lily scosse la chioma rossa, spazientita, “Non negarlo. Se lo hai fatto un motivo c'è. Come quando ho deciso di uscire con Potter”

“Però ti ostini a chiamarlo per cognome”

La risposta fu un'alzata di occhi al cielo.

Lily non avrebbe mai ammesso di aver fatto un pensierino, almeno uno, su James Potter e Remus non riusciva nemmeno ad ammettere a se stesso che gli interessava Sirius e che aveva amato ciò che era successo la sera prima. Il ragazzo aveva bisogno di tempo per pensare. Decise che avrebbe provato ancora un paio di giorni ad evitare Sirius e poi gli avrebbe parlato, ma solo dopo il plenilunio, non poteva sopportare una conversazione importante con la voglia tremenda di addentare una bistecca al sangue. Sarebbe andato alla Stamberga Strillante verso il tardo pomeriggio, senza avvisare gli amici, in quel modo avrebbe potuto prendersi del tempo per sé e poi la sera dopo trasformarsi in tranquillità.



NOTA:
Eccomi, in anticipo ad aggiornare. Non potevo più aspettare u.u  e poi probabilmente a fine settimana non sarei riuscira ad aggiornare. Quindi ecco qua il seguito e Remus pronto a fare l'ennesima cavolata. Che succederà?
Ora vorrei ringraziare quelli che hanno recensito lo scorso capitolo:
Marpesia
LilyScorpius
Chi ha messo tra i preferiti:
Elauna
FEDEZ
fra_rr
Chi tra i seguiti:
darkslitherin
Marpesia
momoPastec

Grazie mille anche a chi legge in silenzio <3
Fatemi sapere con una recensione cosa vi è piaciuto, cosa no, se ci sono errori o le vostre impressioni, mi farebbe molto piacere.
Un bacio!

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Lily e Severus ***


3- Lily e Severus

Le selezioni erano finite e James e Sirius non potevano essere più felici di così. Un nuovo campionato li aspettava ed entrambi non stavano più nella pelle. La prima partita sarebbe stata contro i Tassorosso di lì a due settimane.

“Spero che quel Jones non si riveli una schiappa” commentò Sirius mentre i due si dirigevano verso la Sala Grande per il pranzo.

James rise e poi gli diede una pacca sulla spalla.

“Lo sappiamo che sei tu il miglior battitore del mondo, ma abbassa la cresta, amico”

Sirius se lo scrollò di dosso e fece una smorfia.

Al tavolo dei Grifondoro li stava aspettando Peter, con aria afflitta.

“Non trovo Remus” esordì senza salutarli.

Sirius sentì una stretta allo stomaco.

“N-non era domani sera che...” con uno sguardo eloquente cercò di far recepire il messaggio agli amici.

“Si” rispose James, “Sarà in biblioteca con la Ev-”

“Direi di no” concluse Sirius preoccupato, vedendo arrivare Lily con il suo solito sorriso raggiante.

La rossa fece per sedersi affianco all'amica Alice, ma poi, vedendo che stava parlando con Frank optò per sedersi tra Marlene McKinnon e Peter.

“Hai visto Remus?” chiese Sirius tutto d'un fiato.

“Si, tranquillo, vuole solo stare un po' da solo per... sapete”

James fece spostare Peter e si sedette affianco a lei.

“E tu com'è che lo sai?” chiese con il suo solito ghigno.

Lily girò gli occhi al cielo.

“Ero con lui a vedere le selezioni, genio” rispose la rossa e si servì dell'arrosto.

Il pasto proseguì tra i battibecchi di Lily e James. Poi, al limite della sopportazione la rossa uscì dalla Sala Grande. In realtà aveva un sacco di compiti di Aritmanzia da fare, ma questo a Potter non lo disse, non voleva dargli nessuna soddisfazione.

Superò di gran carriera i tavoli e attraversò l'entrata della Sala Grande. I lunghi corridoi stavano iniziando a diventare freddi e umidi, e le torce appese alle pareti sprigionavano un piacevole tepore.

Stava per raggiungere le scale quando dal corridoio vuoto arrivò un rumore che la fece sobbalzare.

“Scusami” disse una voce impacciata.

Lily si girò e il sorriso che aveva le morì sulle labbra.

Sev.

In un mese di lezioni era quasi sempre riuscita ad evitarlo, forse perché anche lui la stava evitando. Era più smunto e pallido che mai, il viso scavato e i capelli corvini spettinati gli davano un'aria ancora più malata e trasandata.

“Lily” disse a mo' di saluto il serpeverde, probabilmente voleva sorriderle, ma ciò che la ragazza vide fu una smorfia appena accennata.

“Severus” rispose secca Lily.

“Come stai?” chiese il ragazzo, sembrava sinceramente interessato.

Sembravano passati secoli da quando avevano smesso di parlarsi.

Lily lo squadrò, stava lì, in mezzo al corridoio, la situazione aveva un qualcosa di comico.

“Bene...” rispose poi, un po' esitante.

Piton sembrò rendersi conto della situazione ridicola, così si avvicinò alla ragazza, almeno non avrebbero più dovuto parlarsi a cinque metri di distanza. Con sua sorpresa lei non se ne andò.

Il ragazzo prese un sospiro e fece per dire qualcosa, ma poi vide che lei apriva la bocca e si bloccò.

“Che ti è successo, Sev?” l'espressione dura era diventata afflitta, preoccupata persino.

Il serpeverde non aveva una risposta a quella domanda, così si limitò a fissare i suoi occhi verdi, quegli occhi che aveva amato fin dal quando erano bambini e giocavano insieme nel parco dietro casa.

“Sembra che tu sia stato chiuso nelle segrete per tutte queste settimane” continuò allora la ragazza.

“Sto bene” disse allora Severus e abbassò lo sguardo, ma sapeva benissimo che la verità era quella che diceva lei.

A quel punto Lily gli mise una mano sulla spalla e sentì i muscoli del ragazzo irrigidirsi a quel tocco.

“Sev, non devi farlo” sussurrò, “Qualsiasi cosa ti abbiano promesso è una bugia, ne sono certa. Non sei più tu, Sev. Puoi parlarne con Silente, lui è sempre gentile e disponibile, lo sai, anche con Rem-”

“Non mi faccio di certo aiutare da uno che aiuta le bestie come i tuoi amici” sputò Piton e Lily mollò la presa dalla sua spalla e avvampò di rabbia.

Severus si stava già allontanando da lei.

“Che cazzo ti è successo?” chiese, quasi urlando, esasperata.

Il serpeverde non si voltò e in un paio di istanti sparì con il mantello nero svolazzante.

Due ragazzine di Corvonero del primo anno che passavano di lì ridacchiarono.

“Cosa ci fate voi qui?” chiese Lily sgarbata.

Le ragazzine ammutolirono, intimidite.

“Sono caposcuola, sapete che posso mettervi in punizione?”

Una delle due ragazzine stava per mettersi a piangere e Lily si rese conto di aver esagerato.

Scrollò la testa e andò verso la Sala Comune dei Grifondoro imprecando.

Il quadro della Signora Grassa era diverso da come Lily lo aveva visto in quei sette anni. C'era un tavolo apparecchiato e la Signora era in compagnia di un cavaliere senza testa, un elfo domestico e un vecchio mago rinsecchito.

Arquatum Aqueo” disse Lily non volendosi nemmeno chiedere perché un quadro dovesse pranzare.

La Signora Grassa continuò a mangiare in tranquillità, come se non l'avesse sentita.

Arquatum Aqueo!” esclamò allora la ragazza.

“Quanta fretta” rispose svogliatamente la donna e continuò a non aprirle.

“Aprimi o chiamo il preside” minacciò allora Lily e la Signora Grassa le aprì borbottando.

“E' tutta matta quella ragazza” disse ai suoi commensali.

Lily oltrepassò il buco del ritratto prima che la donna la chiudesse fuori e poi le urlò:

“Va' al diavolo!”

Fortunatamente la Sala Comune era deserta.

La rossa corse al dormitorio e prese i libri di Aritmanzia, poi tornò nella Sala Comune e si mise a studiare. Aritmanzia era l'unica cosa che poteva calmarla in quel momento, era troppo nervosa per parlare con qualcuno. Prima Potter e i suoi modi arroganti, poi Severus. Era irrecuperabile, ormai lo aveva capito, era proprio questo a farle più male. Eppure lui stava male, Lily lo vedeva, ma come avrebbe potuto salvarlo? Si era isolato da tutti, probabilmente perfino da se stesso.

*

Severus Piton era tornato nei sotterranei, l'incontro con Lily gli aveva fatto passare la voglia di fare qualsiasi cosa. In quel momento voleva solo sparire.

La Sala Comune era in penombra come sempre, con una luce verdastra che rendeva tutto inquietante e misterioso. In un angolo c'erano due ragazzi del secondo anno che giocavano a scacchi, erano gli unici studenti nella Sala.

Severus si accasciò su di un antico divano in pelle nera, cercando di riordinare i pensieri. Il piano del suo Signore gli era chiaro. Finalmente avrebbe avuto modo di vendicarsi di tutte quelle volte che quei deficienti degli amici di Lily lo avevano preso in giro. L'anno prima aveva quasi rischiato di essere ferito gravemente per colpa di Potter. Severus strinse forte i pugni ripensando a quei momenti. Gli avevano detto di un passaggio segreto per arrivare ad Hogsmeade, lui lo aveva seguito fino a quando non si era trovato davanti alla bestia che Potter aveva come amico.

Li detestava tutti.

Odiava il modo in cui Lily teneva a quei ragazzi; odiava il fatto che Lily non fosse più sua amica; odiava quel Potter che le andava dietro; odiava Black, non riusciva a capire come il fratello Regulus potesse essere così diverso da lui, come potesse essere uno di loro... La cosa migliore che il suo Signore aveva fatto era stata dare una famiglia a tutti coloro che non ce l'avevano mai avuta. E poi Severus era un mezzosangue, unendosi ai Mangiamorte avrebbe potuto nobilitare il suo stato di sangue... Finalmente avrebbe potuto diventare qualcuno e vendicarsi dei Malandrini, magari anche far notare a Lily che aveva fatto un'enorme sbaglio ad allontanarsi da lui.
Lily, il suo punto debole. Non ce l'avrebbe mai fatta a dimenticarla. La amava come niente al mondo, la amava come l'aria che respirava e ogni volta che la vedeva,anche solo da lontano sentiva una fitta allo stomaco, come un crampo. Doveva ammettere però che era dura andare avanti così. Evitarla ogni volta, non poterle parlare, dover fingere che non gli importava di lei... Era dura, troppo dura e Severus Piton non riusciva nemmeno a concepire il pensiero di doverla abbandonare per sempre.

Decise di dirle tutto, basta bugie e finzioni. Una lettera, una semplice e stupidissima lettera. L'unica cosa che gli importava davvero ormai era che Lily sapesse di essere amata, che si levasse una volta per tutte quello sguardo torvo che aveva ogni volta che guardava verso il tavolo dei Serpeverde. Desiderava che lei sorridesse pensando che lui non l'aveva mai odiata, che aveva sbagliato tutto fin dal principio e che lei non aveva colpe di niente.

Dopo aver scritto la lettera Severus decise che il modo migliore era lasciarla alla Signora Grassa, il quadro che chiudeva l'entrata al dormitorio dei Grifondoro. Salendo le scale verso i dormitori Severus ricordò quando al primo anno lui e Lily facevano avanti e indietro dai propri dormitori, due scemi che quasi si erano fatti espellere.

Arrivato davanti al grande dipinto salutò la Signora Grassa e lasciò a terra la lettera.

“E' per Lily Evans” disse, e andò via.

A quel nome la Signora storse il naso, ma ormai era già troppo tardi per richiamare il serpeverde. Sbuffò e ritornò a sonnecchiare.

*

Era ormai sera e James Potter, Sirius Black e Peter Minus stavano ritornando al dormitorio della propria casa. Non avevano ancora avuto notizie di Remus, ma a detta di Sirius, che però non era sicuramente il meno preoccupato, Remus era andato alla Stamberga per prepararsi al plenilunio della sera successiva.

Il trio stava per attraversare il quadro quando James vide un foglio di pergamena spiegazzato a terra, lo raccolse, incuriosito e lesse “ Per Lily Evans”, senza dire nulla mise la lettera nella tasca del mantello e attraversò il ritratto con gli altri.

Sempre più curioso corse per la scala a chiocciola fino ai dormitori maschili e si gettò sul letto, sperando che gli amici andassero subito a dormire.

Per sua sfortuna dovette rimanere con la curiosità fino a mezzanotte passata, a quanto pare erano tutti elettrizzati per il Quidditch, sarebbe stato così anche per lui se non si fosse messa in mezzo quella strana lettera per la Evans. Era incredibile che ci fosse qualcosa di più importante del Quidditch in quel momento, più che incredibile era inquietante. Scrollò la testa, come per cacciare quei pensieri, poi, nel buio totale, tirò la tenda del baldacchino, e sussurrò:

“Lumos”

La punta della bacchetta illuminò una piccola area di fronte a lui e con il cuore a mille aprì la lettera.

Lesse.

Mi spiace per oggi. Mi spiace non aver fatto niente per evitare questo gran casino tra di noi, sono stato un coglione in tutti questi anni. Sono davvero Mocciosus come dice Potter. Li odio tutti, prova a capire, ti prego. Mi hanno fatto passare degli anni da schifo, ho solo cercato di reagire e sopravvivere.

Devo trovare me stesso. Ho bisogno di capire chi sono davvero, di capire se valgo qualcosa. Sono stati anni duri per me, lo sai benissimo, non è mai andata bene nemmeno mezza cosa, sai anche questo, e tu sei stata l'unica ad essermi stata vicino, anche adesso, mi guardi male, mi eviti, ma non mi detesti infondo, ti conosco.

Lily, ti amo. Sono stanco di starti lontano, di essere guardato in quel modo. Non importa se non vorrai più parlarmi. Non odiarmi, ti chiedo solo questo. Ha tutto un senso, so ciò che faccio.

Io ci sarò sempre, cercherò in tutti i modi di proteggerti, lo prometto.

Sempre, lo farò sempre.

 

Sev.

 

James si lasciò sfuggire un ghigno. Mocciosus innamorato della Evans? E chissà cosa avevano fatto quei due... “Mi spiace per oggi”. Lo schifo. E James pure che credeva che la rossa fosse interessata a lui, invece andava dietro al peggior serpeverde dell'intero castello, fantastico. Ora lui si era pure dichiarato, commovente, davvero.

Nessuno avrebbe mai visto quella lettera. Era stata una fortuna che l'avesse trovata lui. Piton era cattivo, non adatto a Lily. Doveva scoprire cosa era davvero successo al ragazzo e soprattutto mollare la presa con la Evans.

Si stava rammollendo, non era decisamente da lui.
Tutto quel casino gli aveva fatto quasi dimenticare di Remus, tutto a un tratto si sentì una merda, decise che la mattina dopo avrebbe tagliato le lezioni e sarebbe andato con gli altri alla Stamberga.
Quel vecchio lupo spelacchiato era più importante di Piton, più importante perfino della Evans.

 

 

NOTA:
Buonasera a tuttiiiiiiiiiiii
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. Ho parecchie cose da dirvi, quindi procedo in modo schematico così non mi perdo.
1) mi sono resa conto che il tema lettere/bigliettini/robe scritte era carino, però non sarà presente in tutti i capitoli e non sarà sempre un incipit, perchè altrimenti sarebbe davvero troppo schematico e a mio avviso sarebbe un'idea più adatta ad una raccolta, mentre per dare continuità alla storia non voglio spezzare troppo con incipit del genere. Comunque amo tornare indietro nel tempo e occuparmi di più personaggi, se non si fosse capito, quindi vorrei che la ff fosse meno schematica possibile.
2) stessa storia per i titoli dei capitoli, che in realtà non sono veri e propri titoli, ma "Indicazioni" sui personaggi principali del capitolo.
3) sono un po' in ritardo nel postare perchè ho avuto un fine settimana impegnato nello studio e ho avuto zero tempo per fare altro
4) se avete consigli o critiche da fare sono ben contenta di ascoltarvi

Ancora grazie per le numerose visualizzazioni e per le cose carine che mi avete detto nelle recensioni.

GRAZIE SOPRATTUTTO A TE CHE HAI LETTO QUESTE NOTE LUNGHISSIME, ti mando un abbraccione virtuale.
Un bacio
A presto!

 

 

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Capitolo 4
*** I Malandrini ***


4- I Malandrini

James si era svegliato il mattino dopo con un obbiettivo: fregarsene di Piton e riuscire ad andare alla Stamberga senza destare sospetti.

“Ragazzi, io voglio andare da Remus” disse agli altri non appena Frank fu uscito dal dormitorio.

“Ci scopriranno” disse Peter preoccupato.

Sirius invece sentì la solita stretta allo stomaco che lo tormentava da giorni. Voleva anche lui stare con Remus, voleva stagli vicino da solo e sistemare tutto. Doveva arrivare prima degli amici a Hogsmeade.

“Potremmo usare il mantello” continuò James.

“Sono secoli che non ci stiamo più tutti sotto quel mantello” replicò Sirius, “E a dire la verità io non mi sento molto bene, scusate. Penso che andrò a fare una passeggiata. Vedete di non fare cavolate”

Gli altri due lo guardarono, straniti, ma lui senza aggiungere altro se ne andò.

“Ma che diavolo succede a tutti?!” esclamò James con le braccia al cielo, ma ormai Sirius era andato via, e le braccia gli ricaddero lungo i fianchi.

Ormai soli, Potter e Minus decisero di andare a Hogsmeade passando dal passaggio della vecchia strega orba, che portava dritto al negozio Mielandia, di li, armati di mantello dell'invisibilità avrebbero attraversato Hogsmeade. Era una fortuna che né James né Peter fossero particolarmente alti, così il mantello avrebbe potuto coprire entrambi.

Usciti dal ritratto, però, si ritrovarono davanti alla persona che James desiderava meno vedere.

“Che diamine ci fai qua, Mocciosus?” chiese arrogantemente Ramoso.

“Non sono fatti tuoi, Potter”

Peter si piazzò di fronte a James, la bacchetta puntata verso il serpeverde.

Severus lo fulminò con lo sguardo.

“Ora hai anche la guardia del corpo?”

James andò su tutte le furie. Spinse Peter di lato e senza pensarci due volte urlò:

“Levicorpus!”

Severus Piton si levò a mezz'aria, appeso per una caviglia da una corda invisibile. I capelli sporchi che gli ricadevano sul viso e lo facevano somigliare ad un brutto corvo spennacchiato.

“Da quando hai imparato a usare la lingua, Mocciosus?” chiese James con un ghigno.

Piton si divincolò, la bacchetta gli cadde dalla tasca del mantello.

Peter ridacchiò. James invece si fece serio. Le braccia di Piton stavano ciondolando verso il basso, coperte dalle maniche del mantello, che si muovevano seguendo i movimenti convulsi del ragazzo. Durante uno di quei movimenti James aveva visto un segno nero sull'avambraccio.

“Ma che cazzo...”

“POTTER! MINUS!”

I ragazzi si voltarono e il grifondoro perse il controllo dell'incantesimo, facendo cadere rovinosamente Severus sul freddo pavimento di pietra.

Era il professor Lumacorno, capo della Casa dei Serpeverde.

“Cosa ci fa lei qui?” chiese Severus, vergognandosi.

“Oh beh” rispose tranquillo Lumacorno, “Cercavo te e ti ho visto salire le scale, ti ho seguito”

“Non ce n'era bisogno” bisbigliò Piton, e scappò via.

Il professore si voltò verso di lui, ma ormai era troppo tardi.

“Ragazzi...” borbottò allora Lumacorno rivolgendosi ai grifondoro, “Sono costretto a mettervi in punizione. Ciò che avete fatto è inconcepibile, da parte di alunni dell'ultimo anno poi!”

James lanciò un'occhiata a Peter, dovevano trovare Remus, non potevano essere messi in punizione.

“Professore, noi...”

“Si, non è stata colpa nostra”

“Dopo le lezioni vi voglio nel mio ufficio. Entrambi.”

*

Sirius si era appena ritrasformato in umano quando si sentì chiamare. Era la voce di James. Capì subito che si trattava dello specchio tramite il quale comunicavano.

“Felpato, noi non possiamo venire lì” bisbigliò James, era in corridoio e affianco a lui c'era Peter.

“Cos'è successo?” chiese Sirius, cercando di contenere l'entusiasmo.

“Casini con Mocciosus, poi dobbiamo parlare!”

“Okay, okay. Stanotte verrete?”

“Non penso” disse ancora James, “C'è un incontro del Lumaclub stasera e quell'idiota vuole che lo aiutiamo”

“Per la miseria!” esclamò Sirius, fingendosi dispiaciuto, “Dai, non preoccupatevi, ce la farò, lo sapete. Se qualcuno chiede... io sto male e sono a letto” Non aspettò una risposta e ripose lo specchio in tasca, poi iniziò a salire le scale scricchiolanti.

Quella vecchia Stamberga si stava rovinando sempre di più. Da qualche anno però era diventata molto tranquilla. Qualcuno aveva affisso un cartello all'entrata, con scritto che era la Stamberga più infestata della Granbretagna, la verità era che c'era un lupo mannaro di nome Remus Lupin che si trasformava ogni mese in quella vecchia catapecchia e nessuno lo aveva ancora scoperto.

“Rem, sono io” si annunciò mentre saliva l'ultima rampa di scale.

Dei rumori di passi furono la risposta al saluto.

Attraversato il pianerottolo Sirius si ritrovò davanti a Remus Lupin, spettinato, con i vestiti sporchi di polvere, come se fosse stato seduto a terra tutto quel tempo.

“Non dovevi venire, ti perdi le lezioni” esordì il ragazzo, ma sembrava contento di vederlo.

“Oh, tanto lo sai che ai M.A.G.O. copierò da te” fece con una scrollata di spalle, poi tornò serio “Rem, mi spiace per tutto, davvero”

Lunastorta arrossì e si sedette a terra cercando di non far notare il rossore delle guance, con la schiena contro la vecchia e logora parete.

Sirius si accasciò affianco a lui. Non sapeva bene cosa fare, così rimase in silenzio. Gli pizzicavano tutti i muscoli, ogni centimetro di pelle era tesa ad aspettare il minimo movimento. Quando Remus poggiò la testa sulla spalla di Remus il ragazzo si sentì pervadere il corpo da un piacevole tepore. Senza esitare cominciò ad accarezzargli i capelli.

“Sei il solito idiota, Rem”

Sirius lo sentì ridacchiare vicino al suo petto.

Sembrava tutto normale finalmente.

“Ci siamo comportati da idioti entrambi per la verità. Forse è davvero tutto sbagliato” continuò senza smettere di accarezzargli i capelli.

“Non è sbagliato...” bisbigliò Remus, “Ho solo paura”

Sirius allora si scostò da lui e Remus si alzò.

Solo allora il moro si rese conto di avere ancora il mantello addosso, se lo slacciò, sentendo il sudore sulla la schiena raffreddarsi velocemente. Lunastorta gli levò il mantello dalle mani e gli impose di fermarsi per guardarlo negli occhi.

“Ho paura, ma non perché ciò che abbiamo fatto sia sbagliato”

Sirius scosse la testa, sapeva benissimo che sarebbe stato troppo complicato per entrambi. Era una cosa così nuova e strana che non poteva andare bene. In quel momento sembrava normale, ma in presenza di altri?

“Io voglio provare a stare con te e basta” sputò allora Remus, vedendo che l'amico non capiva.

“Tu sei un pazzo” rispose Sirius quasi scoppiando a ridere per quell'affermazione improvvisa, “Come faremo con gli altri?”

Remus si avvicinò sempre di più a lui fino a far toccare il naso con il proprio, allora soffiò:

“Non ne ho idea, ma non pensarci adesso, ti prego. Sono le mie ultime ore quasi decenti”

Sirius chiuse gli occhi e sospirò. Sentiva il profumo della pelle di Remus misto all'odore di carne cruda, stranamente non gli diede fastidio. Gli tornò in mente il bacio di qualche ora prima e poi non capì più niente.

Le loro labbra si sfiorarono e i due non riuscirono più a staccarsi. Sirius mordicchiava il labbro inferiore di Remus, e il ragazzo contrattaccava succhiandogli avidamente quello superiore. Era così diverso per entrambi, ma al contempo così forte, come una scarica di adrenalina, che continuarono a baciarsi, sempre più intensamente, fino a quando la mano di Sirius non si avvicinò ai bottoni della camicia di Remus.

“No, io...” mugugnò il lupo, ansimante.

“Scusa, scusa” Sirius aveva le orecchie scarlatte.

“E' che io...” boccheggiò ancora.

“Tranquilli va tutto bene”

“No. Io non so come si fa e non voglio fare ancora la figura dell'idiota”

Remus e la sua capacità di dire la verità nonostante l'imbarazzo. Aveva sempre stupito Sirius con quel dono. Fu il turno di Sirius però di arrossire:

“Non lo so nemmeno io.”

Remus fissò gli occhi chiari di Sirius, sorridevano come mai. Non riuscì ad impedirsi di sorridere a sua volta.

La giornata trascorse tranquilla, leggermente velata di imbarazzo ogni volta che per sbaglio i due si sfioravano. Non si erano più baciati. Avevano giocato a scacchi magici e poi Sirius era andato in paese a sgraffignare un po' di cibo, era tutto squisito, ma a Remus bastò un po' di carne cruda, così ripresero a giocare a scacchi e andarono avanti finché non calò il sole.

“E' ora” annunciò mestamente Lunastorta osservando gli ultimi raggi tramontare dietro al castello.

“Vuoi già uscire?” Sirius sapeva che quello era il momento peggiore, l'attimo in cui il ragazzo prendeva davvero coscienza di ciò che stava per accadere e desiderava con tutto sé stesso che la trasformazione avvenisse subito.

Uscirono, Sirius già in versione canina. Correva affianco a Remus, strusciandogli contro le gambe e il ragazzo gli accarezzava il pelo di tanto in tanto. Uscirono dal cunicolo del Platano Picchiatore che stava facendo buio, fu allora che la videro.

Chiara e splendente, perfettamente tonda. Gli occhi di Remus si strinsero in due fessure e Sirius si allontanò da lui.

La trasformazione fu dolorosa, come al solito, ma Remus aveva qualcosa di diverso, non voleva farsi vedere da Sirius. Corse via, ancora mezzo umano e Sirius cercò di seguirlo nella foresta proibita.

“ARGH” urlò di dolore il lupo e nascosto dietro un albero Felpato vide la trasformazione completata.

Il lupo fiutò l'aria, sentiva l'odore di Sirius, la bestia aveva fame, doveva seguire quell'allettante odore di carne calda prima che fosse troppo tardi.

Sirius cercò di non fare rumore, Lunastorta lo aveva puntato. Aspettò che il lupo si voltasse di spalle per scappare. Corse via e sentì dei passi seguirlo, si voltò per un secondo non vedendo la fonte di quei passi. Poi si girò e riprese a correre, ma non riuscì a fare più di due passi che la bestia gli fu addosso e perse i sensi immediatamente.



NOTA:
Ciao a tutti, mi scuso per il ritardo, ma ho avuto pochissimo tempo libero :/
Spero vi piaccia questo capitolo un po' fluff, a me non piace molto, anzi, sono parecchio delusa da questo capitolo :c

A presto (spero davvero presto)

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