If destiny wants it…

di foschi
(/viewuser.php?uid=116074)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 – Found him, please ***
Capitolo 2: *** Cap.2 - Where ***
Capitolo 3: *** Cap.3 - Destroy him ***
Capitolo 4: *** Cap.5 - Hate or not? ***
Capitolo 5: *** Cap.4 - Help ***



Capitolo 1
*** Cap.1 – Found him, please ***


If destiny wants it…

 

Saaalve! :D
Speravate di non rivedermi più da queste parti, vero? Beh, purtroppo per voi sono tornata, in che condizioni non so però ^^”

Ne è passato di tempo da quando ho scritto in questo fandom… ma chi non muore si rivede ed io oggi vi presento una storia abbastanza particolare. Signore e signori, eccovi questo cross-over fra le mie due serie preferite: Merlin e Sherlock (BBC).

Bene, ora non mi resta che augurarvi una buona lettura ^^

 

 

 

 

 

 


 

 

 

Cap.1 – Found him, please

 

 

 

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

 

 

 

Il sangue scorreva copioso dalla ferita sul fianco. Il giovane correva ansimando: la testa gli pulsava, la vista era annebbiata, ma lui correva. Doveva correre per non soccombere, per aiutarlo, per salvarlo.

Ma da chi poteva correre per chiedere aiuto? Chi poteva aiutarlo?

Le lacrime gli solcarono le guance scavate, si fermò in mezzo alla strada, sotto la fredda luce di un lampione. Chi sarebbe stato disposto ad aiutare quel ragazzo che vagava senza meta, come un animale solitario braccato nel cuore della notte?

I singhiozzi gli scossero la schiena.

L’aveva avuto lì davanti agli occhi. Lui era lì, riverso a terra, privo di sensi e nero sangue grumoso che usciva dalla ferita alla testa. Non aveva fatto in tempo a raggiungerlo, a chiamarlo, che si era ritrovato a terra, una mano sulla ferita poco più giù delle costole. Aveva perso i sensi prima di poter vedere il corpo del biondo esser portato via. Chi poteva avercela così tanto con loro?

A chi avevano fatto un torto così grande da meritare.. la morte?

 

Non si rese conto che i suoi passi l’avevano trascinato stancamente davanti a quella casa. Davanti al 221b di Baker Street.

Un sorriso stanco si dipinse sulle sue labbra, non tutte le speranze erano perdute. Chiuse gli occhi e ringraziò mentalmente il Signore prima che una nuvola di tenebra lo avvolgesse. Il sangue si spargeva intorno a lui dalla ferita sempre più aperta.

Forse sarebbe morto prima di poter chiedere aiuto, prima di poterlo rivedere…

L’unica cosa che percepì prima di scivolare in un sonno incosciente furono due mani che lo sollevavano ed una voce calda ed angosciata che lo chiamava.

 

 

 

 

*****

 

 

 

 

Il giovane Pendragon aprì lentamente gli occhi. Si sentiva stordito e la penombra della stanza non aiutava per niente.

Tentò di mettersi a sedere, ma solo con un giramento di testa si rese conto di essere troppo debole. Cosa era successo? Ricordava di esser stato trascinato in un vicolo, ricordava di star aspettando qualcuno e poi.. più nulla. Il nero delle tenebre l’aveva accolto.

Cosa era successo?

«Oh, ti sei svegliato »

Il biondo rivolse uno sguardo sofferente verso la figura che gli si stava facendo incontro. Riconobbe la figura di una donna alta, slanciata. I tratti delicati e lo sguardo fiero di chi otteneva ciò che voleva, sguardo di una dominatrice.

«Chi.. sei..? » rantolò accorgendosi di avere la gola secca.

«È irrilevante.. ricorda solo il mio nome, Arthur Pendragon » la donna si chinò su di lui con un sorriso maligno e malizioso «Irene Adler »

Arthur strabuzzò gli occhi prima di cedere all’incoscienza. In che pericolo si era cacciato..?

 

 

 

*****

 

 

 

 

«Tieni, questo ti farà bene »

Il giovane moro alzò gli occhi verso il suo interlocutore, un uomo biondo e dagli occhi gentili. Accettò di buon grado la tazza da te che gli porgeva e tornò a guardare le fiamme del fuoco con occhi tristi e confusi. La ferita era stata curata da John, o cosí almeno aveva detto di chiamarsi, e lui si era risvegliato solo molto tempo dopo.

«Bene » la voce profonda lo costrinse a voltarsi verso l’uomo seduto sulla poltrona «Ora che abbiamo finito con i convenevoli, le dispiacerebbe dirci chi è lei e che ci faceva svenuto davanti alla porta di casa? »

Il giovane si concedette di scrutare l’interlocutore prima di rispondergli: capelli neri ribelli, zigomi spigolosi ed occhi di ghiaccio. Sì, doveva essere l’unica persona che avrebbe potuto aiutarlo.

Sospirò pesantemente «Ho bisogno del suo aiuto per trovare una persona »

L’uomo alzò lo sguardo verso di lui e lo squadrò, incuriosito. Aveva l’impressione che sarebbe stato un caso molto interessante…

«Chi? »

«Arthur Pendragon. È stato.. rapito » il moro deglutì abbassando lo sguardo per non scoppiare a piangere di fronte a loro. No, doveva essere forte per Arthur.

L’uomo si sporse in avanti, le mani unite sotto il mento «Chi è lei? »

Il ragazzo alzò lo sguardo lucido e determinato «Merlin Emrys »

I due presero tempo a guardarsi un momento. Sarebbe successo qualcosa, lo sapevano entrambi. Il perché di quella reciproca curiosità ed attrazione, peró, non lo sapevano…

«Non credo sia mio compito. Si rivolga a Scotland Yard» l’uomo si alzò e gli passò accanto, ma Merlin lo fermò trattenendolo dal polso, una stretta salda.

«Lo trovi, per favore, signor Sherlock Holmes »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice

 

Ave! :D

Ed eccovi questo primo capitolo! Che ve ne pare? Vi ha preso un po’?                                 

È il primo thriller che scrivo e spero di aver iniziato bene ^^”

Chiedo scusa se questo capitolo è un po’ corto, mi serviva da imput e non volevo gettare troppa carne sul fuoco ^^”
Okay, penso di aver finito. Fatemi solo dire che ovviamente non mancheranno anche qui diverse coppie. Se volete sapere di più continuate a leggere ;D

Baci al prossimo capitolo,

Olivier_Rei=)



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap.2 - Where ***


If destiny wants it…

 

 

Saaalve! :D

E rieccomi – fin troppo presto per i miei gusti - con il secondo capitolo. Non so da dove sia venuta fuori questa fiction, ma so solo che ha preso piede nel mio cervello,ma  non so se è un bene o meno ^^”

Okay, non mi dilungo oltre. Ringrazio the_magic_eplorer_2000 e Relie Diadamat per aver recensito il primo capitolo. Spero che anche questo sia di vostro gradimento ^^

Buona lettura :D

 

 

 

 

 

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

 

 

 

Cap.2 – Where

 

 

 

 

 

Morgana posò le chiavi della macchina sul mobile in legno del salotto; i neri capelli lunghi ricadevano sulle spalle, le sopracciglia erano aggrottate e gli occhi mandavano lampi: quella donna era lì e lei proprio non riusciva a tollerarla. Non le piacevano i suoi modi ed i suoi atteggiamenti. Odiava come riusciva a sottomettere tutti al suo volere..

«Oh, Morgana! Sei tornata » la voce lontana di Uther Pendragon la fece scattare sull’attenti

La donna alzò gli occhi al cielo sospirando, era ora di indossare la maschera «Uther » salutò con un sorriso, poi gli occhi verdi si posarono sulla figura esile ma autoritaria della donna «Irene.. »

I loro occhi si incatenarono, verde in azzurro. Solo una delle due avrebbe vinto quella personale guerra e Morgana non aveva nessuna intenzione di cedere, non ora…

 

 

«Che te ne è parso della mia performance? Sono stato convincente? » sussurrò Uther versandosi del brandy.

«Oh sì. Tutti erano convinti che fossi davvero dispiaciuto per la scomparsa di Arthur.. povero, mi chiedo dove sia » insinuò.

Che fosse sotto la custodia di Irene lo sapeva, dove solo capire dove. E soprattutto doveva sapere se stava bene..

Uther si era irrigidito e le si era avvicinato porgendole un bicchiere «Tranquilla, sta bene. Non posso far del male a mio figlio »

Uther scoppiò in una risata sguaiata per la sua stessa battuta. Morgana si limitò a sorseggiare il brandy rispondendogli con un sorriso accondiscendente.

Doveva stare attenta se voleva saperne di più su Arthur: Uther era facile da raggirare, le voleva molto bene e lei era riuscita a conquistare la sua fiducia ma Irene.. sarebbe riuscita a spuntarla con lei?

 

 

 

*****

 

 

«Ricapitoliamo » Sherlock passeggiava su e giù per la camera, alquanto contrariato. Merlin sedeva dritto e preoccupato in attesa della sfuriata che di lì a poco sarebbe arrivata e John batteva a computer lanciando occhiate torve all’amico.

«Lei viene qui, ferito, chiede aiuto e… non ha idea di chi poteva essere il probabile aggressore di Arthur Pendragon? Per quale motivo è qui allora? »

Merlin si umettò le labbra. Non gli andava a genio di essere trattato così da un estraneo, Arthur era un conto, ma da altri no, aveva una dignità anche lui!

«Le ricordo che sono stato ferito anche io ed in maniera non lieve.. »

Sherlock sospirò esasperato «Ha detto che aveva avvisato Arthur Pendragon di non recarsi in quel luogo, che era una trappola. Lei come faceva a saperlo? »

Il giovane si sforzò di ricordare con il risultato di farsi venire il mal di testa. Ricordava di aver sentito una conversazione di una donna al telefono, ricordava di aver capito che volevano vedere Arthur e poi.. lei si era accorta di lui. Era scappato, ma alla fine era riuscita a prenderlo e ridurlo in quelle condizioni.

«Una donna » sussurrò attirando l’attenzione del consulente investigativo «Parlava al telefono, diceva di dover catturare Arthur »

«Chi era? Sa descriverla »

Merlin scosse la testa, premendo le mani sulla fronte. Era frustrante non poter aiutare Arthur. Non sapere dove si trovava, se stava bene.. oh, Dio, perché ce l’avevano con lui? Le lacrime minacciavano di uscire di nuovo. Dove. Era quella l’unica domanda che gli ronzava per la mente.

Sherlock sospirò ma la voce di John stroncò sul nascere una nuova polemica «Sherlock, Merlin, guardate »

 

 

“Non ho idea di dove possa essere mio figlio, ma farò tutto quanto in mio potere per ritrovarlo”

La figura di Uther si stagliava sullo schermo del computer davanti a migliaia di giornalisti. Sembrava davvero disperato per il rapimento del figlio. Od almeno questa era l’impressione che doveva circolare di lui; Dio solo sapeva quanto stesse mentendo…

“Arthur non ha fatto nulla e se qualcuno ce l’ha con me.. colpisca me, ma non mio figlio. Non è giusto né per lui né per me...”

 

«Credo di aver trovato l’indiziato numero uno » sussurrò Sherlock chiudendo il computer

«Suo padre? » esclamò contrariato l’ex soldato «Perché dovrebbe un padre inscenare questa farsa? »

«E chi lo sa? Per questo andrò a parlarci »

Ma gli occhi azzurri, ravvivati da una nuova luce di eccitazione, si posarono sulla figura di Merlin che si mordeva il labbro, evidentemente combattuto, rimanendo a guardare il computer.

«Oh, sembra che lei sappia qualcosa » il ragazzo si voltò perplesso verso l’interlocutore «Cos’è Arthur per lei? »

Merlin sgranò gli occhi, non poteva scappare davanti quegli occhi che lo scansionavano con una sola occhiata. Deglutì piano «Lui è… il mio ragazzo »

 

 

 

 

*****

 

 

 

Che lei odiasse quella donna, ci teneva sempre a ribadirlo, ma se con Uther non era riuscita a ricavare più di qualche rassicurazione, allora ci avrebbe provato con lei e per convincerla.. le avrebbe dato quello che lei desiderava: le avrebbe dato sé stessa.

Non erano poche le attenzioni che le aveva riservato e gliele avrebbe restituite pur scoprire chi si nascondesse dietro le azioni di Uther e cosa centrava Arthur in tutto quello. Ma soprattutto, doveva muoversi in fretta prima che la situazione degenerasse e qualcuno ci rimettesse la vita.

 

 

Irene si irrigidì quando la vide ferma davanti alla porta di casa sua «Morgana Pendragon… »

La mora sorrise strafottente «Sorpresa di vedermi? »

«Che ci fai qui? Ti manda Uther? »

«No.. volevo vederti » le sussurrò gettandole le braccia al collo. Irene sgranò gli occhi e non fece in tempo a dire alcunché che le labbra rosse della donna si ritrovarono sulle sue.

Rimase interdetta. Cos’era quell’improvviso cambiamento di Morgana?

La lingua della mora la distolse dai suoi pensieri. La donna sembrava chiedere di più e lei rispose al bacio. Che finalmente Morgana si stesse concedendo a lei? No, era una donna scaltra: la odiava troppo per cedere senza un motivo apparente. Voleva raggiungere qualche obbiettivo e l’avrebbe accontenta, almeno fino a che avrebbe voluto. Davvero la faceva così ingenua?

Sorrise. Il gioco era appena incominciato..

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice

 

Et voilà!

Eccovi questo secondo capitolo, pareri? Le due grandi donne di questa fiction si sono mosse: Morgana vuole aiutare Arthur e smascherare Uther, Irene.. cosa vorrà Irene? Lo saprete solo leggendo.

Lo so che la situazione è ancora statica, ma presto entreremo nel vivo della storia.. nel frattempo qualche indizio è seminato nel corso del capitolo ;)

Bene io chiudo qui.

Al  prossimo capitolo! :D

Olivier_Rei=)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap.3 - Destroy him ***


If Destiny wants it…


Saalve carissime e carissimi! :D

Purtroppo sì, ecco questo nuovo capitolo. Non potevate fare a meno di questa storia, ammettetelo! ;D

Okay, sto scherzando, credo. Preparatevi che in questo capitolo vedremo un po’ di azione! Ma per non spoilerarvi nulla, vi lascio!

Ringrazio di cuore Relie Diadamat per i suoi commenti! Ed un grazie speciale a tutti i lettori e chi ha inserito la fiction tra preferite/seguite! ♥

Buona lettura! :D

 

 

 

 

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

 

 

 

 

 

Cap.3 – Destroy him

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Uther sbiancò quando, aprendo la porta, si ritrovò davanti la figura del rinomato consulente investigativo. Cosa ci faceva lui lì? Chi l’aveva chiamato?

«Signor Sherlock Holmes! » esclamò con un sorriso bonario tentando di mascherare la sua preoccupazione «A cosa devo l’onore di averla qui?

Sherlock entrò in casa ignorando i convenevoli. Gli occhi scrutavano ogni angolo alla ricerca di qualche conferma alla sua teoria.

«Mi dica, signor Pendragon, dove ha nascosto suo figlio?

L’uomo sbiancò ed abbozzò un sorriso «Cosa..? Spero stia scherzando »

«Mai stato più serio.. dov’è suo figlio? »

«Cosa sta insinuando? Che ho rapito mio figlio? » la voce uscì minacciosa

Sherlock… » mormorò John presagendo che la situazione sarebbe degenerata.

«Precisamente »

Uther corrugò le sopracciglia «Ora basta! Chi le dà il diritto di venire qui ed insinuare tali accuse? »

Sherlock sorrise «Il fatto che non poteva accettare che suo figlio, il ragazzo di Merlin, fosse omosessuale. È intollerabile per lei vista la sua mentalità antica »

«Sherlock smettila! »

«A meno che.. » continuò imperterrito il moro ignorando John «non ci sia altro, vero, signor Pendragon? »

«Ora basta! » tuonò Uther afferrandolo per il cappotto «La invito ad andarsene o chiamo la polizia »

Il sorriso di Sherlock si aprì di più «Non occorre, ho ottenuto quanto cercavo » si avviò alla porta «Avrà presto mie notizie »

Un John che continuava a ripetere parole di scusa ed un silenzioso Merlin lo seguirono.

Ma prima che il ragazzo potesse allontanarsi, Uther lo bloccò.

«Prova a ficcare il naso in affari che non ti riguardano » sibilò velenoso «e non garantisco della tua vita »

Merlin lo guardò durò «No, fino a che non avrò trovato Arthur e, le assicuro, lo troverò »

Si sottrasse alla presa, lasciando Uther in balia dei suoi pensieri: quello proprio non se lo aspettava. Doveva stare attento al ragazzo o tutto sarebbe sfumato; come aveva potuto non pensarci prima? Merlin non gli era mai piaciuto: dietro quell’aria da idiota si nascondeva una volpe. Ci pensò su e raggiunse una sola soluzione: doveva distruggerlo.

Una voce rispose dall’altra parte del telefono «Cosa succede? »

«Ha una nuova missione » sibilò Uther «Distruggere Merlin Emrys »

 

 

*****

 

 

 

Che non ci fossero guardie a sorvegliarlo, ad Arthur era sembrato davvero strano. Dov’era quella donna che lo lasciava raramente?

No che lo trattasse male, anzi, sapeva come tenerlo occupato e certamente era un’occupazione più che piacevole, eh! Ma era strano che quella donna l'avesse lasciato così all'improvviso.

Scosse la testa "Ti pare il momento, Arthur Pendragon?" si rimproverò mentalmente.

Non importava dove fosse lei, doveva scappare da quel posto e cercare Merlin, il resto sarebbe venuto dopo.

Si guardò intorno circospetto: nessuno sembrava provenire dal lungo corridoio. Uscì soddisfatto dalla camera, ma il suo istinto gli diceva di stare all’erta: c’era qualcosa di strano, perché non c’era nessuno a sorvegliarlo? E perché era stato così facile scappare? Che rapimento era se lo facevano scappare così facilmente? Gli era bastato scassinare la maniglia -ovviamente, doveva ringraziare i suoi amati film gialli! - ed ecco fatto!

Iniziò a correre cercando di fare meno rumore possibile, ma quel corridoio sembrava non aver fine. Le pareti color ocra incutevano un senso di oppressione, come se lo volessero trattenere lì. Arthur si scoprì per un momento impaurito: non voleva restare lì, non un secondo di più.

Era stretto e lungo, come le segrete di qualche castello medievale, ci mancavano solo l'oscurità e le torce e l'atmosfera era perfetta..!

«Ehi! » la voce squillante di un uomo lo costrinse a correre più velocemente, era troppo bello per essere vero. Alzò gli occhi al cielo «La fortuna mi ha già abbandonato? » sbuffò ironico. Sicuramente doveva aver visto la porta della camera aperta e si era subito messo al suo inseguimento.

Da quanto correva non ne aveva idea, ma l’uomo gli si faceva sempre più vicino, come un felino –se si poteva definire in questo modo un tale energumeno, eh! – che braccava la sua preda.

«Hah! » esclamò afferrandolo per una spalla e gettandolo con un tonfo a terra «La tua gita è finita »

Arthur tentò di divincolarsi dalla stretta possente dell’uomo; non poteva finire nuovamente in quella stanza, non ora che era a pochi passi dalla libertà!

«Non credo proprio »

Con un abile e veloce mossa riuscì a liberarsi e colpire con un gancio l’uomo che crollò a terra, probabilmente gli aveva rotto il setto nasale; alzò le spalle e lo lasciò lì agonizzante, continuando la sua corsa verso la libertà.

La guardia lanciava grida di dolore ed imprecazioni mentre il sangue scorreva fino al mento, sporcando la maglia. La mano sinistra di Arthur invece pulsava per il dolore, le nocche arrossate; Gli anni passati a Boxe gli erano meravigliosamente tornati utili.

La corsa si fermò nuovamente quando un altro uomo gli si parò di fronte «Credevi davvero di poter fuggire così facilmente? » lo derise.

Arthur lo guardò rassegnato: la fortuna l’aveva davvero abbandonato..?

 

 

 

 

Il vento leggero gli accarezzava il volto, scompigliandogli lievemente i capelli: nei pochi giorni di prigionia in quell’ampia stanza semi-oscura aveva dimenticato quanto fosse piacevole il calore del Sole.

 

Era riuscito a sfuggire all’uomo - un altro energumeno attirato dalle urla del suo collega - con un paio di pugni in pieno stomaco; ci stava prendendo gusto nel ricercare la libertà ricorrendo anche alle maniere forti: gli dava un senso di soddisfazione e lunsigava il suo non limitato ego.

Aveva poi superato la guardia quando egli si era piegato in due: solo così era finalmente riuscito ad essere libero. 

 

Inspirò profondamente l’aria fresca, ora doveva solo cercare Merlin, scusarsi e raccontargli tutto. Nella sua mente era tutto perfetto, ma aveva dimenticato un piccolo e cruciale: dove cercare Merlin?

«Diamine! » esclamò iniziando a correre. Londra era grande e lui poteva trovarsi in qualsiasi luogo! Ma soprattutto… poteva essere ferito!

Scosse la testa, no, non era momento di pensare al peggio: si riteneva un ottimista e l’avrebbe trovato!

Ma.. ne era davvero sicuro?

Non si aspettava di certo che la Dea bendata tornasse a baciarlo: il moro era lì, qualche metro davanti a lui, preceduto da due uomini; quasi non ci credeva per la sorpresa. Qualcuno, Lassù, doveva aver avuto pietà di loro.

Un senso di sollievo lo colse, ora era sicuro che tutto sarebbe potuto andare per il meglio. Ah, sbagliato, caro Arthur…

«Merlin! » chiamò a gran voce, sperando che lui lo sentisse, ma il moro non si voltò.

A ben vedere, nessuna delle persone - non molte in realtà - sembrava essersi accorta di lui. Questo lo infastidì: come facevano a non sentirlo? Stava urlando a squarciagola perché lui si voltasse! Ma sembrava che lo avessero preso per pazzo, viste le occhiate di compassione che gli rivolgevano.


 

Infastidito, lo chiamò più e più volte, ma il moro sembrava allontanarsi sempre più: era troppo immerso nei suoi pensieri per poterlo sentire. Iniziò a correre per raggiungerlo, ma una presa salda lo fermò stupendolo, tappandogli la bocca con una mano. Doveva essere un uomo, a giudicare dalla grandezza e dalla forza. Ma, stranamente, era un uomo magro e giovane, non oltre la trentina, ad avere una presa considerevole; doveva essere anche benestante a giudicare dal penetrante profumo che proveniva dal suo collo e dall'abito elegante che indossava.

Ma anche se aveva la bocca chiusa, Arthur non si dava per vinto: continuava a chiamare il nome del ragazzo che continuava ad allontanarsi sempre più.

«Merlin! » urlò dopo aver morso la mano dell'uomo che squittì allontanando la mano. Fu l'ultimo richiamo prima che la mano tornasse alla sua postazione.

Da dove fosse uscito fuori quell'uomo, Arthur non ne aveva idea: forse l'avevano chiamato le guardie che aveva atterrato. In realtà non gli importava, sentì solo che le speranze stavano morendo una ad una.

 

 

 

L'eco ormai lontano raggiunse le orecchie insolitamente grandi del moro che, spinto da quel lontano richiamo e da un sobbalzo del suo cuore, si voltò in tempo solo per vedere Arthur sbracciarsi. Sgranò gli occhi, incredulo: non poteva crederci, Arthur era lì?

Il cuore prese a battargli forte nel petto: era desto od era tutto un sogno? Da una parte si sentiva sollevato di ritrovarselo lì davanti, sano e salvo in apparenza; dall'altra una nuova preoccupazione crebbe quando vide che l'uomo lo stava trascinando via. 

«Arthur! » esclamò correndo verso di lui.

Doveva raggiungerlo, doveva salvarlo, non poteva perderlo adesso, non di nuovo..!

 

Disperato ed invocando il suo nome, inseguì l’uomo « Oddio no! Arthur! » Non se lo sarebbe mai perdonato se gli fosse stato sottratto di nuovo..! Come avrebbe potuto guardarlo in faccia se avesse letto negli occhi azzurri del ragazzo una tacita accusa? L'accusa di non averlo salvato quando l'aveva avuto davanti agli occhi.

Si fermò interrompendo il flusso dei suoi pensieri solo quando Sherlock, attirato dal grido del ragazzo e gettatosi al suo inseguimento seguito subito da John, lo fece cadere per terra, il rumore di uno sparo rimbombò nei timpani dei due. Merlin fece appena in tempo a vedere Arthur fatto salire su un auto.

I loro occhi si incontrarono per un momento, c’era tutto in quello sguardo: preoccupazione, tristezza, paura, amore.

«Maledizione! » esclamò il ragazzo alzandosi per raggiungere l’auto ma Sherlock lo trattenne, paralizzato dalla figura che era appena apparsa: Irene Adler si stagliava davanti a loro, un sorriso maligno sul volto e la pistola puntata contro di loro.

«Fate un altro passo e siete morti oppure, se ci tenete alla vita, andatevene e non immischiatevi più in questa faccenda »

«Tu.. » sussurrò Sherlock

La donna sorrise «Ciao, Sherlock. È da un po’ che non ci si vede.. »

 

 

 

*****

 

 

 

«Il soggetto è stato ripreso » mormorò al telefono la castana che si allontanava in auto con il giovane e l'uomo.

«Meglio per te. Lascialo scappare un’altra volta e sai cosa ti accadrà vero? »

Irene deglutì, per un momento i suoi occhi lasciarono intravedere un velo di paura «Certo, non accadrà più, glielo giuro »

«Me lo auguro »

La chiamata si interruppe e la donna guardò frustrata fuori dal finestrino. Era sbiancata quando lui l’aveva chiamata per informarla della fuga di Arthur: se anche lui aveva preso parte al gioco, era perché qualcosa, o meglio qualcuno, si era intromesso ed aveva ragione a preoccuparsi, visto che Sherlock aveva fatto la sua apparizione. Non doveva commettere passi falsi od avrebbe rischiato troppo..

«Cosa volete da me? Cosa vi ho fatto? » sbottò irato Arthur scuotendola dai suoi pensieri.

Irene lo guardò e, sorridendo maliziosa, si sporse verso di lui «Fammi un favore, non provare a scappare mai più »

Arthur provò a ribattere, ma sgranò gli occhi quando si ritrovò le labbra rosse della castana sulle sue: accidenti, riusciva sempre a sottometterlo. Si ritrasse infastidito ed Irene sorrise, non avrebbe permesso che né quei due ragazzi né Sherlock gli mettessero i bastoni fra le ruote, erano in gioco troppe cose fra cui la sua stessa vita.

 

 

 

*****

 

 

 

«Perché? » tuonò Merlin «Perché non mi hai lasciato inseguirla? Potevo salvarlo! »

Era irato e frustrato, con sè stesso e con Sherlock. Accidenti, gli era stato portato via di fronte agli occhi! Certo, non aveva previsto lo sparo e la comparsa di quella donna - stranamente così famigliare - ma avrebbe comunque raggiungerlo. Avrebbe potuto.. ma non l'aveva fatto. Si odiò per questo mentre lacrime di rabbia sgorgavano dagli occhi scuri.

«Non potevi salvarlo » mormorò John, paralizzato.

Sherlock guardò fisso il punto in cui prima c’era Irene «Se anche Irene è coinvolta in questo gioco, allora la questione è più seria di quanto possiamo immaginare » sussurrò il detective. Il volto era impassibile ma dentro di sé iniziava a sentirsi eccitato per la piega che stava prendendo la situazione.

Merlin invece ringhiò frustrato, l’aveva perso, di nuovo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Angolo Autrice

Ed eccoci alla fine di questo terzo capitolo. Che ne dite? C’è più azione e poi chi è questa nuova persona scesa in campo? Cosa nasconde Uther?

Rimanete sintonizzati per scoprirlo! ;D

Fatemi chiarire una cosa: i primi due capitoli sono capitoli-pilota, servono ad introdurre i personaggi e la vicenda. Il grande gioco inizia da questo capitolo! (Che ho modificato un po' su consiglio della cara Relie Diadamat)

Un’ultima cosa: che ne pensate delle immagini? Sono totalmente realizzate da me! ^^

Bene io vi lascio, aspetto un vostro parere!

Baci al prossimo capitolo,

Olivier_Rei=)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cap.5 - Hate or not? ***


If Destiny wants it…

 

 

 

Saalve! :D

Ed eccovi questo quinto capitolo, scusate solo il ritardo. Sono stata un po’ impegnata! ^^”

Ma preparatevi perché qui verranno svelati un po’ di misteri! ;D

Sono sicura che se mi mettessi a parlare anticiperei troppe cose quindi, se siamo tutti d’accordo io vi lascio qui.

NOTE: la prima parte è un flashback  che spiega la fine del precedente capitolo ed i fatti di questo e dei prossimi capitoli, per questo il tempo verbale usato è il trapassato prossimo ed in corsivo!

Ringrazio chiunque segua la mia fiction e chi la legge! Grazie anche a Relie Diadamat per le recensioni! ^^

Bene, buona lettura ^^

 

 

 

 

 

 

Cap.5 - Hate or not?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Irene aveva fatto irruzione nella stanza spalancando la porta. Lo sguardo si era rivolto subito verso il letto dove la compagna giaceva distesa a pancia in giù, i lunghi capelli d’ebano le ricadevano come una cascata sulla schiena dritta.

«Sei tornata, finalmente » aveva sussurrato alzandosi  e baciandola.

«Morgana.. » aveva risposto al bacio, divenuto presto profondo: le lingue si erano scontrate furiose, cercando di prevalere l’una sull’altra. I denti dell’Adler si poi erano avventati sulle labbra, mordendole fino a farle sanguinare. Morgana aveva gemuto per quel piccolo, piacevole dolore.

«Dove sei stata? » aveva sussurrato guardandola ed accarezzandole le labbra. I suoi occhi verdi erano languidi: le erano mancate quelle labbra, anzi a ben pensare, le era mancata lei e di questo pensiero non aveva potuto che stupirsi.

La castana aveva baciato le labbra rosse e carnose della compagna e sospirando si era seduta sul letto «Arthur era scappato »

Morgana aveva sgranato gli occhi «Cosa? Come..? L’avete ripreso? »

Non aveva dimenticato di star facendo il doppio gioco e, se esteriormente doveva dare l’impressione di essere loro complice, in realtà il suo cuore aveva fatto i salti di gioia per quella notizia: se Arthur era riuscito a scappare, aveva buone possibilità di salvarlo. Aveva gongolato tra sé e sé soddisfatta, doveva ammettere di non essere una cattiva attrice.

«Sì.. » aveva mormorato la Adler con voce rotta «Per fortuna, altrimenti io.. »  un singhiozzo aveva rotto la voce della donna. Non ne doveva parlare con nessuno, ma dopo le ultime minacce non riusciva più a sopportare. Accidenti come voleva sfogarsi..!

Morgana aveva corrugato le sopracciglia, perplessa ed incuriosita da quello strano atteggiamento, che non le apparteneva. Si era inchinata di fronte a lei e le aveva alzato il mento: era rimasta sorpresa nel vedere quello sguardo lucido.

«Altrimenti..? »

Irene aveva sospirato nuovamente «Mi uccideranno »

Le rosse labbra di Morgana si erano aperte per la sorpresa, per un momento aveva sentito il cuore fermarsi e poi riprendere a battere più velocemente. Cosa le stava succedendo? Perché adesso si dispiaceva per lei? La stava solo raggirando, non c’era nulla tra di loro. Allora perché si sentiva come se le si fosse spezzato il cuore?

«Come..? Perché? »

Una lacrima cristallina aveva rigato la pelle della donna «Tempo fa, in uno dei miei viaggi.. ho accidentalmente ucciso un uomo, un uomo di potere che avevo sedotto. Sono fuggita prima che mi prendessero ma ero una ricercata internazionale ormai, non sono molto clementi lì nei Paesi Arabi.

Un uomo si è presentato da me dichiarando di potermi aiutare, a patto che lo aiutassi nei suoi progetti. Sapeva tutto su di me e se non avessi collaborato con lui avrebbe rivelato la mia posizione alle autorità arabe.. sono stata costretta ad accettare! » aveva esclamato con una nota di esasperazione ma si era ricomposta subito, sospirando «Anche questa situazione è opera sua. Non so con precisione quale sia il suo obiettivo, ma se questa storia non finisce come vuole lui.. mi ucciderà »

La voce si era incrinata e Morgana la stava vedendo adesso per quel che era: una donna che, dietro l’aria da dominatrice, era piegata dal timore. L’aveva vista come un essere umano. La mora l’aveva abbracciata ed Irene aveva appoggiato la testa sul suo seno morbido.

«Hai provato a fuggire da lui? »

«No, mi troverebbe e mi ucciderebbe. Sono io a doverlo uccidere per  prima »

Morgana aveva annuito. Ora sentiva di voler salvare anche lei..

 

 

 

*****

 

 

 

 

«Eccomi Sherlock. Cosa è successo? » John, seguito da una taciturna Morgana, si precipitò verso l’amico che guardava nervoso fuori dalla finestra. Aveva il fiatone ed era visibilmente agitato: la chiamata di Sherlock l’aveva già fatto preoccupare, vederlo ora in una calma apparente lo faceva agitare ancora di più.

«Merlin.. è stato sparato, oggi al parco. Ero con lui » rispose all’amico ancor prima che parlasse.

John aveva annuito, scioccato da quelle parole. Sbatté più volte le palpebre, come se volesse focalizzare le parole dell’amico «C-cosa? C-come sta Merlin? »

«Non lo so. È ancora in sala operatoria e nessuno dice niente » ringhiò il consulente investigativo.

L’ex-soldato annuì prima di mormorare «Sherlock, dobbiamo parlare »

Il detective lo guardò perplesso, poi lo sguardo ricadde sulla donna, stroncando il discorso che l’amico stava per fare. L’aveva già vista da qualche parte, ma non ricordava dove  «Chi è lei? »

«Morgana Pendragon, sorella di Arthur » esclamò con voce sicura e sguardo fiero la donna «So dove trovare Arthur »

John e Sherlock si scambiarono uno sguardo prima di ascoltare la donna «Ci dica tutto » sussurrò John.

Sospirando, Morgana raccontò ogni cosa, voleva essere il più impassibile possibile, ma la voce non poteva fare a meno di tremare; l’angoscia, la paura continuavano ad attanagliarle il cuore. Cercando di calmarsi, raccontò di come Uther avesse agito nei confronti di suo figlio, di come era riuscita a raggirare lui ed Irene, di come aveva scoperto che Arthur fosse in una stanza sotterranea a casa dell’Adler – grazie alle passeggiate nella casa quando lei non c’era.

Nessuno lì sospettava di lei, e perché avrebbero dovuto se era l’amante della padrona di casa e si comportava come se fosse casa sua?

Ed era proprio in una di queste passeggiate che aveva scoperto dove fosse Arthur: che si trovasse a casa di Irene l’aveva sempre sospettato, solo, era rimasta sorpresa nel scoprire quel piano nascosto sotto la casa. Vi era entrata più volte, ma non era mai riuscita a vederlo e parlarci; era, però, arrivata a capire quale fosse la stanza del ragazzo.

 

«La prego, signor Sherlock Holmes » sussurrò a fine racconto con gli occhi lucidi ed angosciata «Salvi Arthur »

Sherlock annuì «Grazie per le importanti rivelazioni » stava per allontanarsi, riflettendo sul racconto e su un possibile piano per salvarlo quando la voce di Morgana lo fermò nuovamente «La prego, salvi anche Irene »

Il moro la guardò perplesso da quella richiesta «Perché? »

«Perché è anche lei vittima di questa storia e poi.. credo di amarla » un singhiozzo le incrinò la voce. Abbassò la testa e nascose le lacrime dietro ai lunghi capelli neri.

Aveva iniziato odiandola, ma alla fine aveva ceduto e, se prima il loro rapporto era puramente sessuale – come non cedere a quelle mani sapienti che ispezionavano tutto il suo corpo, accarezzando con la giusta lentezza tutti i punti che la facevano fremere? I seni pieni e morbidi, i fianchi snelli e le rosee intimità violate dalle lunghe ed affusolate dita che le facevano raggiungere il piacere senza inibizioni? – ora che aveva scoperto la sua fragilità di donna ed essere umano, aveva capito di volerla proteggere. Aveva capito di amarla.

 “Io ti amo Irene, non ti odio”  mormorò a sé stessa.

 

 

 

 

*****

 

 

 

 

 La giovane donna era appena rientrata in casa dopo aver portato a compimento la sua missione. Non voleva arrivare a tanto, ma non le era rimasta altra scelta.

Non le era mai andato giù che Arthur l’avesse rifiutata  per stare con Merlin e, anche se ora condivideva la vita con uomo meraviglioso e che amava, si sentiva oltraggiata. Non era mai stata una ragazza ambiziosa, anzi il contrario e chiunque la conoscesse la lodava per questo; ma dopo quell’oltraggio – messa da parte per un uomo? – non se l’era più sentita di lasciar correre e quell’uomo non aveva fatto altro che rintuzzare la fiamma del suo odio. Perché sì, lei odiava Merlin Emrys, accusandolo di avergli portato via l’uomo che aveva amato.

«Gwen! » il suo compagno, ancora in divisa le si era fatto incontro.

La castana lo baciò lievemente, perplessa per l’agitazione del compagno «Che succede, Lancelot? »

«Merlin.. l’hanno sparato »

Gwen sgranò gli occhi, fingendosi sorpresa e spaventata:  non poteva certo dirgli di essere lei l’artefice del delitto!

« Oddio! » esclamò «È.. morto? »

«No, è stato portato in Ospedale e pare si sia salvato in tempo. Me l’ha detto l’ispettore Lestrade »

«Per fortuna! » sussurrò abbracciando il compagno. In realtà tremando impaurita e sconvolta per quella notizia: era convinta di averlo ferito a morte! Sbiancò, lo doveva uccidere altrimenti sarebbe stata lei a morire. In quel gioco, non c’era perdono o clemenza per chi falliva ed Uther non ci avrebbe pensato due volte a farle saltare in aria il cervello. Perché sì, era stato Uther ad ordinarle di uccidere Merlin Emrys.

 

 

 

 

*****

 

 

 

«Tutto chiaro? » domandò Sherlock dopo aver spiegato il suo piano.

Morgana e John annuirono: John sarebbe rimasto in ospedale a vegliare su Merlin, lui e Morgana avrebbero salvato Arthur ed Irene.

«E se ci scoprissero? » mormorò preoccupata Morgana.

Sherlock sorrise «Nessun problema, ho pensato anche a questo »

Morgana annuì, meravigliata dalla capacità di quell’uomo, capace di trovare un piano per ogni cosa e di organizzare efficientemente tutto; ma soprattutto, di mantenere la calma in situazioni delicate come quella.

Non l’aveva mai conosciuto di persona ma conosceva la sua fama e si rincuorò vedendo che le voci su di lui erano vere. Sperava solo di riuscire a salvare quelle due persone che amava..

«Un’ultima cosa » la voce profonda dell’uomo la riscosse dai suoi pensieri «Non sa chi guida le azioni di suo padre? Irene Adler non gliel’ha detto? »

Ella scosse la testa e Sherlock sospirò leggermente frustrato, se l’avesse saputo, avrebbe saputo come comportarsi e come agire! Ma l’avrebbe scoperto presto, anche se, dal racconto della mora, si era già fatto un’idea di chi potesse essere il potenziale nemico.

E se le sue supposizioni erano vere, non sarebbero stati tranquilli, almeno finché il gioco non sarebbe giunto alle battute finali…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Angolo Autrice

 

 

Ave! :D

Ed eccoci alle note d’autore.

Inizio con il scusarmi se questo capitolo è più corto, ma è un capitolo di passaggio, anche se credo che i colpi di scena non manchino..

Non ho dire niente sulla trama, vorrei solo sottolineare una cosa importante a scanso di equivoci:

  • Irene è palesemente OOC e questo è voluto.

Quello che sto cercando di fare è di descrivere non solo ciò che porta il    personaggio ad agire, ma anche di descrivere la psicologia attraverso l’analisi di sentimenti e pensieri e rendere i personaggi quanto più possibile vicini alla realtà.

Poi.. vi ha lasciato senza parole Gwen che cerca di uccidere Merlin, eh? E perché? Perché le ha portato via Arthur che lei amava, la gelosia è una dei sentimenti peggiori che spingono ad agire  e poi Gwen è una pedina, per questo non ha motivi più “seri” per uccidere Merlin.

Lo so che è un motivo banale, ma anche questo fa parte delle motivazioni che spingono una persona ad agire.

Okay, ho terminato,  passo e chiudo! ^^
Baci alla prossima,

Olivier_Rei=)

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cap.4 - Help ***


If Destiny wants it…

 

 

Avee!! :D

Eh nulla, questa storia si è così radicata in me e mi costringe a scrivere senza sosta.. purtroppo per voi! xD

Ne sono successe di cose nel precedente capitolo, ora calmiamo le acque e concentriamoci sui sentimenti e pensieri dei personaggi! ;D

Ringrazio di cuore Relie Diadamat e Marty_Winchester  per le recensioni! ♥

Bene, ora mi taccio. Buona lettura!! :D

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cap.4 – Help

 

 

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

 

 

 

 

Merlin era lì immobile a guardare le fiamme che crepitavano nel camino scuro, gli occhi velati da frustrazione, rabbia e tristezza. Il rosso del fuoco si univa al blu bagnato dei suoi occhi mostrando i sentimenti che si agitavano in lui.

L’aveva avuto lì, davanti agli occhi; l’aveva avuto a pochi passi da lui. Sarebbe bastato correre più velocemente, anche se il corpo gli avesse chiesto pietà; sarebbe bastato che Sherlock non lo fermasse per poterlo raggiungere e salvarlo.

Corrugò la fronte come colto da una consapevolezza, era colpa di Sherlock se non l’aveva raggiunto.

Non importava se quella donna l’avesse sparato, l’avrebbe salvato anche con un buco nel petto: gli faceva più male saperlo di nuovo tra le mani del nemico che un proiettile nel corpo.

Certo, si stava dimostrando ingrato: Sherlock gli aveva salvato la vita, ma tutto quello che voleva era avere Arthur tra le sue braccia; a quello era appesa la sua vita. Gli mancava, gli mancava terribilmente. Gli mancavano i suoi occhi, la sua voce, le sue labbra, il suo odore, la sua pelle..!

Sospirò. Si sentiva distrutto senza di lui, come un albero spoglio e con le radici secche; si sentiva abbandonato e per rinascere aveva bisogno di lui. Oh, come necessitava di lui! Come avrebbe voluto dirgli che gli mancava e che non poteva vivere senza di lui..!

Il ricordo della sua voce, delle dolci parole d’amore che gli riservava, lo accompagnava in quel momento di disperazione; era l’unica cosa che non l’aveva ancora fatto crollare, l’unica cosa che, quando chiudeva gli occhi, glielo faceva immaginare ancora lì con lui, tra le sue braccia. E poteva immaginarsi uniti in quell’abbraccio consolatorio, poteva percepire tutto quel calore che gli mancava tremendamente.

Una lacrima cristallina gli solcò la guancia scavata: si sentiva morire lentamente da quando si erano rivisti; sentiva il suo cuore rompersi, non voleva più vivere in sua assenza! Quell’assenza che era diventata una tortura… Ah! Come aveva bisogno di averlo lì..!

«Mi manchi, Arthur » sussurrò mentre il fuoco continuava a crepitare.

 

 

*****

 

 

Mycroft alzò le sopracciglia, perplesso e stupito:  di certo non si era aspettato che Sherlock, insieme al fidato John, piombasse lì da lui. Ma ciò che lo aveva davvero meravigliato però era il suo discorso: ovviamente sapeva di cosa stesse parlando il minore, lo sapeva per la posizione che aveva e che, modestie a parte, lo faceva anche gongolare di soddisfazione.
Ma comunque, quella situazione – di cui era uno spettatore a distanza – si faceva più rischiosa se anche suo fratello si era intromesso.

«Ricapitoliamo: Irene Adler è in circolazione, ha rapito il figlio di Uther Pendragon, personaggio influente del Governo Inglese e tu stai chiedendo a me informazioni? Sinceramente Sherlock, non so di che parli »

Il minore degli Holmes alzò gli occhi al cielo, visibilmente seccato da quella risposta. Sapeva che suo fratello stava mentendo, per questo si era esposto verso di lui «Sai che sono esigue, se non nulle, le possibilità che io ti creda quindi dimmi tutto quello che sai. E, per la precisione, non è stata proprio lei a rapire il giovane rampollo ma suo padre che lo tiene da qualche parte insieme alla Adler » mormorò a denti stretti.

Mycroft lo guardò severo negli occhi. Da una parte voleva sorvegliare suo fratello che si stava mettendo in una situazione alquanto pericolosa, d’altra parte invece voleva rimanerne fuori: se essa non nuoceva al Governo, perché se ne doveva preoccupare? Ed il corrente stato di cose andava più che bene…!

«Carina e plausibile questa tua ipotesi, fratellino, ma sfortunatamente » si alzò ponendosi di fronte al fratello, un falso sorriso mesto sul volto «non so nulla, mi dispiace »

E l’occhiata che gli riservò – e che John non aveva colto – fece intendere molte cose a Sherlock che sospirò, lasciando fintamente perdere, in realtà aveva capito perfettamente la situazione.

«D’accordo, Mycroft. Farò a modo mio » si avviò verso la porta «Passa una buona giornata »

John guardò perplesso prima la porta aperta e poi Mycroft: gli era sfuggito qualcosa, sicuramente. Altrimenti a cosa si doveva quell’improvviso cambiamento di comportamento di Sherlock? Come odiava quando quei due parlavano in codice tagliandolo fuori facendogli fare la figura del fesso!

Ancora confuso, dopo aver balbettato qualche saluto, raggiunse la porta, sperando che l’amico non fosse corso via.

«Ah, John » lo chiamò Mycroft, seduto nuovamente, prima che chiudesse la porta «Mi faccia un piacere: dica a Sherlock di non mettersi in pericolo, per favore »

L’ex soldato annuì, richiudendo la porta alle sue spalle: Mycroft sorseggiò un po’ di brandy dal bicchiere, evidentemente preso da quella situazione che trovò anche interessante. Chi l’avrebbe vinta? Suo fratello o loro?

Sorrise «Che vinca il migliore » sussurrò

 

 

 

*****

 

 

 

La porta dell’appartamento si aprì cigolando e Merlin si asciugò in fretta gli occhi, senza però nascondere del tutto le tracce di pianto.

«Scoperto qualcosa? » voleva sembrare sicuro, ma un singhiozzo lo tradì.

John lo guardò desolato «Nulla di utile. Nemmeno Mycroft sapeva nulla del ritorno della Adler »

Merlin abbassò lo sguardo, ancora più frustrato. Possibile che si fossero dissolti nel nulla? Che nemmeno Mycroft Holmes, Mr. Governo Inglese, sapesse nulla? Lacrime di rabbia minacciavano di uscirgli di nuovo.

«È troppo sentimentale » la voce di Sherlock fece voltare i due.

«Come? » una nota di ira serpeggiò nella voce del giovane.

Sherlock si voltò a guardarlo, i suoi occhi di ghiaccio lo scrutavano severi  «Se si fa prendere dai sentimenti, non salverà mai Arthur Pendragon »

«Ma cosa sta dicendo? » sbottò il giovane «Lei come si sentirebbe se gli portassero via la persona a cui tiene di più? »  la rabbia che provava nei confronti di Sherlock trasparì da quelle parole; una rabbia violenta che gli tingeva il volto di un rosso acceso.

Sherlock alzò gli occhi al cielo «Per carità, che domanda idiota » si sedette sulla sua poltrona sfogliando distratto un giornale «I sentimenti sono un difetto chimico che distolgono dalla visione della realtà. Chi si lascia soggiogare da essi è inevitabilmente destinato a soccombere »

John irrigidì la mascella. Sapeva da tempo come la pensava il suo amico ma sentirglielo dire ogni volta era come ricevere un pugno nello stomaco. Come aveva fatto ad innamorarsi di quell’uomo di ghiaccio..?

Merlin lo guardò furioso «Ah, è così allora? Le auguro di trovare qualcuno che le insegni ad amare! E, per quel che mi riguarda, troverò Arthur anche senza di lei! »

La porta sbatté violentemente alle sue spalle; John sospirò sedendosi davanti al consulente, tremendamente impassibile come suo solito. Anzi, sembrava ignorare la situazione, come se non lo toccasse affatto.

«Va’ a chiedergli scusa » ordinò con una finta calma.

«Perché? Ho detto la verità »

«Cristo Santo, Sherlock, questa volta hai esagerato! Ti rendi conto che la persona che ama è stata rapita e che lui stesso è in pericolo? Va’ a chiedergli scusa prima che finisca male! »

Sherlock alzò gli occhi al cielo «Sei noioso, John »

«Va bene questo è troppo » il medico si alzò «Tu non sai che cosa vuol dire amare e spero che, nel momento in cui lo capirai, nessuno ti voglia. Rimani nel tuo mondo di isolamento, poi ne riparliamo quando ne avrai bisogno »

Sherlock lo guardò perplesso per quella scenata e John si accorse troppo tardi di quella cattiveria gratuita, ma quando ci voleva, ci voleva!  Gli rivolse un’occhiata di compatimento mista ad ira ed uscì dall’ appartamento.

Per un momento, lo stomaco di Sherlock si contorse: cosa significava quell’occhiata e perché ora gli dispiaceva così tanto averlo fatto arrabbiare..?

 

 

 

*****

 

 

Con la schiena poggiata al muro e seduto sul pavimento freddo, Arthur guardava fisso davanti a lui, un lieve sorriso malinconico sul volto.

Non era riuscito a scappare, ma almeno aveva rivisto il suo Merlin: l’aveva trovato sano e salvo e questo gli bastava; seppur in un momento critico, il suo cuore era esploso di amore quando l’aveva visto slanciarsi verso di lui. Ed aveva temuto quando aveva sentito il rumore dello sparo: per un momento aveva pensato che Merlin fosse stato colpito; doveva ringraziare quell’uomo che l’aveva salvato. Chissà se l’avrebbe mai visto per poterlo ringraziare...

Sì perché lui era stanco. Era stanco di quella situazione; stanco di non sapere dove fosse e che cosa volessero da lui. Era stanco e frustrato, vittima innocente di quella situazione.

Sospirò pesantemente poggiando la testa al muro: era tutto finito, ormai era rassegnato a quel destino di prigionia. Sapeva di star tradendo Merlin che, sicuramente, stava lottando con tutto sé stesso per salvarlo ma era stanco di inutili tentativi di fuga. Il suo cuore non ne poteva più di quei fallimenti, il suo corpo non ne poteva più di quelle ferite da frusta che si stavano cicatrizzando sulla schiena. Lì, in fondo alla stanza, c’erano ancora tracce scarlatte del suo sangue. Lì, in quella stanza, c’erano ancora le grida trattenute e che i suoi carnefici – per ironia le stesse guardie che aveva atterrato – cercavano di strappargli sogghignando ed incitandosi l’un l’altro.

Una lacrima solitaria gli solcò la guancia nivea pensando al suo Merlin. Come gli mancava!

Gli mancava come mancano le notti senza stelle, le mattine belle. Oh  Dio, che danno gli faceva il non stare lì con lui! Lui non poteva nemmeno immaginare come gli mancava in quei momenti che si susseguivano tutti uguali… ah, come si sentiva morire!

«Mi manchi, Merlin » sussurrò.

Avevano fantasticato un po’ troppo sulla loro vita insieme, in quelle sere di primavera stretti l’uno all’altro. Avevano immaginato una vita insieme piena di amore ma tutte le loro promesse si erano infrante con il tempo, tutto era finito: i loro sogni si erano persi nell’oblio, stroncati brutalmente.

Ma doveva ammettere a sé stesso che sperava ancora di tornare accanto a lui, nonostante le sue energie si fossero dissipate. Era la sua metà e sapeva per certo che Merlin sarebbe tornato da lui, sperava solo prima che fosse troppo tardi…

 

 

 

*****

 

 

 

Sherlock lo trovò lì, seduto su una panchina nel parco. La testa rivolta verso il basso, le spalle curve e le guance umide per le ultime lacrime versate.

Quell’umore stonava con la bella giornata di primavera. I raggi del Sole, filtrati dalle verdi foglie del grande albero, sembravano accarezzargli quelle guance scavate, come se lo volessero confortare. Ma Merlin non voleva essere confortato, voleva solo mettere fine a tutta quella storia.

«Secondo te perché ci sta succedendo tutto questo, Sherlock? »

Il consulente si sedette accanto lui, sospirando e socchiudendo gli occhi «Non lo so.. prova a chiederlo al Cielo. Forse saprà risponderti »

Il consulente aveva cercato di essere rassicurante, ma di fronte ai sentimenti non sapeva proprio come comportarsi. Lo destabilizzavano; forse perché era sempre troppo concentrato su sé stesso per provare di capire gli altri con risultati evidenti.

Merlin guardò in alto, verso il cielo: chissà se c’era Qualcuno che potesse rispondergli.

Chissà se gli poteva dire perché quelle cose succedevano contro la loro volontà. Si sentiva come un grattacielo che precipitava e l’impatto vanificava tutto quello che c’era stato.

Sarebbe stato meglio non farsi promesse perché non erano stati in grado di mantenerle. Tutto quello che c’era stato fra di loro andava perdendosi; avvertiva dentro di sé un vuoto che avanzava divorandolo.  

«Non so cosa e chi ci sia dietro a  tutto questo, ma prometto che troverò Arthur Pendragon e scoprirò tutto » sussurrò Sherlock distogliendolo dai suoi pensieri in un imbranato tentativo di confortarlo.

Merlin sollevò la testa e sorrise malinconicamente, aveva capito che, a modo suo, l’uomo stava cercando di chiedergli scusa «Grazie » sussurrò.

Sherlock accennò un sorriso e stringendosi nel lungo cappotto nero si incamminò «Bene, muoviamoci. Arthur non si salva da solo »

Merlin si alzò per seguirlo ma il sorriso, acceso da una nuova, flebile speranza, sparì lasciando spazio ad un’ espressione confusa, un improvviso dolore al petto. Sgranò gli occhi terrorizzato e si portò una mano sulla ferita: rosso sangue scarlatto dipinse le sue dita .

«Sherlock.. » rantolò prima di crollare a terra.

Il consulente, richiamato da quel rantolo, fece appena in tempo a vedere Merlin ripiegarsi su di sé prima di correre da lui e sorreggerlo.

«Merlin, ehi » lo chiamò per mantenerlo sveglio «Rimani sveglio, okay? »

Il ragazzo lo guardava con occhi confusi e sempre più spenti; sentiva la testa sempre più leggera, la voce di Sherlock gli arrivava ovattata; un dolce ronzio che gli risuonava nelle orecchie ed il freddo che pian piano si impossessava di lui. Cercò di concentrarsi sul volto, sulle labbra di Sherlock: non doveva soccombere adesso, non poteva! E lottò davvero per cercare di rimanere sveglio, ma per un attimo, l’immagine di Arthur occupò la sua mente, poi l’incoscienza lo trascinò con sé..

 

Sherlock invece continuò a chiamarlo, invano; stava cercando di mantenere la calma anche perché, se si fosse fatto prendere dall’agitazione, Merlin avrebbe rischiato di morire dissanguato. Cercò tra la folla che si era radunata attorno a loro il colpevole, ma questo era stato veloce ad allontanarsi, mimetizzandosi tra la gente.

 Imprecò, dov’era John? Era lui il medico tra loro! Lui poteva limitarsi solo a bloccargli il sangue copioso che continuava ad uscire dalla ferita, sporcando i vestiti del giovane. Fortunatamente, qualcuno aveva appena chiamato un’ambulanza…

 

 

 

*****

 

 

John stava tornando al 221b di Baker Street dopo esser stato, per mezza giornata, in ambulatorio. Era distrutto e non solo per il lavoro: quella situazione era alquanto stressante ed anche lui voleva venirne a capo il più presto possibile.

Sospirò. Da quando aveva conosciuto Sherlock, la sua vita era un susseguirsi di eventi strani e, per di più, ci si metteva anche il suddetto Sherlock con i suoi atteggiamenti impossibili! Chi gli dava la pazienza necessaria per sopportare il detective, John non lo sapeva ma avrebbe davvero voluto ringraziarlo.

Dio, quanto lo odiava quando si comportava così! Certo, Sherlock ed i sentimenti erano due mondi incompatibili e lui ancora si chiedeva come potesse solo sperare che il moro si accorgesse dei suoi. Continuava a dire che lui “guardava senza osservare”, ma la verità era che lo stesso Sherlock non si accorgeva di nulla! Ma non riusciva a smettere di amarlo; era la sua dannazione.

Rassegnato, non si era accorto che i suoi passi l’avevano trascinato stancamente davanti al loro appartamento e stava per aprire la porta quando una voce in lontananza chiamò il suo nome.

«Dottor Watson! »

Perplesso, John si voltò: una giovane donna si avvicinava a lui correndo. Sembrava preoccupata visto che aveva gli occhi lucidi e gli  parlava in maniera concitata.

«Dottor Watson! H-ho bisogno del suo aiuto..! » ansimò la donna per la corsa.

«Si calmi e prenda fiato.. sta bene? » la sostenne John cercando di farla calmare.

Ella annuì guardandolo angosciata «Dottor Watson, la prego mi aiuti.. »

«Certo, ma chi è lei? »

Gli occhi verdi della donna si fissarono in quelli castani e preoccupati del dottore. Il cuore che le batteva fortemente per la corsa e la preoccupazione. «Sono Morgana Pendragon. So dov’è Arthur, ma ho bisogno di lei per liberarlo »

Morgana l’aveva seguito da quando era uscito dalla clinica, ma lui non se ne era accorto, troppo preso dai suoi pensieri. In realtà la donna si stava recando dalla polizia quando l’aveva riconosciuto: chi non conosceva il famoso duo, Sherlock Holmes e John Watson?

La speranza le era rinata in petto quando l’aveva visto: loro avrebbero sicuramente potuto aiutarla ed aiutare suo fratello prima che fosse troppo tardi. Nemmeno lei sapeva come stesse Arthur, non l’aveva visto, ma aveva scoperto dove si trovava grazie ad un giro nella grande casa di Irene.

 

John annuì ed in quel momento il telefono squillò «Sherlock? » rispose

«John » esclamò uno Sherlock fintamente calmo dall’altra parte del telefono «Vieni subito in ospedale. Merlin è.. »

John e Morgana si scambiarono uno sguardo preoccupato. Il gioco stava prendendo una brutta piega.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Angolo Autrice

 

Buon salve! :D

E come avete potuto vedere, questo capitolo è a metà tra il tono introspettivo e calmo e la suspense. Che ne dite? Ho rappresentato bene i sentimenti dei vari personaggi?^^”

Come avete potuto vedere, anche John in questo capitolo ha avuto la sua parte e c’è un piccolo accenno di Johnlock.. per i fan di questa coppia (che io shippavo in precedenza, poi ho conosciuto Moriarty e Sherlock è irrimediabilmente tra le braccia della nemesi xD)

Bene, passo e chiudo. Vi aspetto al prossimo capitolo per scoprire cosa succederà! ;D

Baci a presto,

Olivier_Rei=)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3639880