Granger Diary

di Briseide12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Incontro ***
Capitolo 3: *** Viaggio ***
Capitolo 4: *** Diagon Alley ***
Capitolo 5: *** Binario ***
Capitolo 6: *** Treno ***
Capitolo 7: *** Hogwarts ***
Capitolo 8: *** Primo giorno ***
Capitolo 9: *** Consapevolezza ***
Capitolo 10: *** Giorno ***
Capitolo 11: *** Oblio ***
Capitolo 12: *** Origine ***
Capitolo 13: *** Controllo ***
Capitolo 14: *** Vacanze ***
Capitolo 15: *** Realtà ***
Capitolo 16: *** Momenti ***
Capitolo 17: *** Catturati ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


Sta nevicando fuori dalla finestra della mia stanza, mentre decido di scrivere questa pagina di diario.

Ho 9 anni da poco compiuti, frequento la quarta elementare e sono una Strega.

Lo so da pochi giorni e non potendolo dire a nessuno ho voluto confidarmi con te, caro diario. Sono in grado di fare cose strane, quando sono arrabbiata o estremamente felice o quando ho solo paura, riesco a muovere gli oggetti o a far comparire qualcosa dal nulla.

I miei genitori non sanno cosa sia e da persone di scienza, cercano di capire il perché.

Loro sono dentisti, fino a ieri il mio sogno era diventare la migliore dentista del mondo…ma adesso non so più se potrò.

La mamma mi ha fatto giurare di non usare le mie speciali abilità di fronte agli estranei ed a parte mia nonna, nessun altro sa. Per quanto ne so i miei genitori sono entrambi figli unici come me e dei miei nonni, l’unica ancora in vita è mia nonna materna Jane e da quello che so nessuno di loro possiede abilità magiche.

Ho cercato di trovare qualcosa nella biblioteca della mia città, ma sono solo riuscita a dare un nome alle mie capacità: Stregoneria.

Nei libri, le streghe sono malvagie e cercano di fare del male alle persone. Io non sono così e sono sicura che ci sono altri come me da qualche parte. Nel medioevo erano così tante che le persone comuni, sapevano della loro esistenza ed avevano escogitato diversi modi per ucciderle.

Nonostante i diversi esempi negativi che ci sono sui libri, non riesco a credere che sia vero. Sento che quello che dovrei realmente sapere si trova in un altro luogo, lontano da qui, in una biblioteca magari magica, piena di persone come me.

Caro diario, oggi mentre ero a scuola, mi sono seduta vicino al mio amichetto Kevin e quando mi ha sfiorato la mano per prendere un foglio, sono arrossita e dal centro del mio banco è nata una rosa. La maestra ha guardato il banco e poi me, ma non ha detto nulla. Tutti i miei compagni di classe si sono avvicinati ed hanno guardato la rosa e un borbottio sommesso della parola “magia”, passò di bocca in bocca; io cercavo di sparire.

Quando avevo tre anni ad un parco giochi, incontrai un bambino con capelli biondo platino, ricordo che mi diede un bacio sulla guancia…. ricordo di aver impedito che cadesse dallo scivolo. In quello stesso parco giochi una settimana fa, invece stavo giocando a nascondino con Charlotte e mentre lei contava, mi sono nascosta dietro la porta del castello giocattolo, mi resi conto che era un nascondiglio stupido e mi guardai le mani impotenti, sapevo che stava iniziando a cercare. Charlotte si mise davanti a me e…..non mi vide, mi guardai le mani e non mi vedevo neanche io. Un bambino biondo platino della mia età, guardò verso di me e disse “so cosa sei” e scomparii.

Una volta il mio gattino Neve si era avventurato, come suo solito sul cornicione della mia finestra, mentre cercavo di leggere il mio libro preferito “il piccolo principe”, sentii il suo miagolio acuto e forte. Mi precipitai alla finestra e vidi che Neve era caduto da un albero ed un cane gli abbaiava contro, cominciava a circondarlo digrignando le mascelle; chiusi forte gli occhi e strinsi i pugni, finché non sentii i miagolii di Neve nella mia stanza, aprii gli occhi e lui era lì con un piccolo peluche a forma di cane tra i denti.

Il bambino biondo platino dei miei episodi infantili, assilla la mia mente e mi chiedo se esista realmente o se sia frutto della mia immaginazione per evitare la solitudine.

 

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Capitolo 2
*** Incontro ***


Caro diario, non ti scrivo da diversi anni…. sono accadute diverse cose da quando ho scoperto di essere una strega. Adesso riesco a controllare alcuni degli incantesimi elementari e ho scoperto dell’esistenza di un mondo di persone come me.
Non posso esprimerti la gioia che provo dopo anni passati da sola a nascondermi. Pochi giorni fa alla porta della mia casa ha suonato una persona particolare sia negli abiti che nel portamento, aveva un naso adunco su cui poggiavano un paio di occhialini a mezzaluna ed una lunga tunica a motivo stellato, tutto incorniciato da una lunghissima barba bianca. Bussò alla mia porta con una lettera in mano, mia madre corse ad aprire con ancora addosso il grembiule dei biscotti e il mestolo in mano; guardai la sorpresa sul suo viso e l’apparente calma di fronte a questo essere particolare.
Quest’ultimo entrò senza essere invitato e si presentò come Albus Silente il preside di una scuola di magia, Hogwarts, si guardò attorno ed appena ebbe poggiato gli occhi su di me mi regalò un sorriso radioso e confortante. Si sedette sulla nostra poltrona a fiori che tanto faceva a pugni con i suoi vestiti e spiegò a mia madre ancora in piedi che le mie abilità non erano uniche e che c’era un mondo nel quale le possedevano tutti. Io sgranai gli occhi e il desiderio di conoscere ogni cosa mi travolse e con irruenza cominciai a chiedere qualsiasi cosa mi passasse per la mente (abitudini, cibi, lavoro, giocattoli, tutto del mondo magico).
Il professore Silente sorrise al mio entusiasmo e con un gesto della mano, nel quale stringeva un bastoncino di legno fece comparire diversi libri in pila di fronte a me, ringraziai con gioia e con i libri in mano da cui non mi separai per tutta la conversazione, seppi che al compiere degli 11 anni ogni strega e mago del mondo è chiamato a frequentare la scuola magica del proprio Stato ed io avevo l’onore di essere iscritta ad Hogwarts, avrei iniziato il 1 settembre, recandomi alla stazione King’s cross di Londra , mentre lo diceva mi porse il biglietto del treno e poco prima di dileguarsi nel nulla, mi disse “benvenuta nel mondo magico”.
Mia madre era appoggiata al muro e rifletteva, mentre io stringevo i miei libri e non vedevo l’ora di carpire ogni segreto di quel mondo che mi apparteneva molto di più di quello che conoscevo da sempre.
Ad un certo punto la mia mamma parlò e mi disse che le sarei mancata enormemente, ma sapeva che era quello che aspettavo da sempre e mi avrebbe sostenuta ugualmente ed accennando ai libri mi disse di prestarglieli appena avessi finito di leggerli così che potesse anche lei ,comprendere il mio mondo.
Il mio papà lo venne a sapere da mia madre così come mia nonna Jane, erano tutti felici per me, ma al tempo stesso spaventati da quello che non conoscevano.
Io mi rifugiai nella mia stanza e velocemente segnai i 12 giorni che mi distanziavano dallo scoprire quello che realmente ero.
Mi buttai sul letto e aprii il primo libro “Storia di Hogwarts”, scoprii che era divisa in quattro case : Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero e capii per la prima volta cosa volesse dire essere di sangue puro, a quanto pare solo una casa si fregiava di questa caratteristica, Serpeverde. Non sapevo ancora bene la storia di tutte le case, ma questa già la odiavo.
Adesso diario, sono qui piena di speranza e mi chiedo come sarà, penso anche che se tutti i ragazzi magici dei dintorni dovranno recarsi ad Hogwarts, forse incontrerò il ragazzo dai capelli biondo platino.
 

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Capitolo 3
*** Viaggio ***


Tra i diversi libri che il professore mi aveva regalato, spiccava una lista dei libri e del materiale scolastico che doveva essere acquistato ed una piccola guida di come raggiungere Diagon Alley. Da quanto avevo letto, i soldi babbani (così vengono chiamati coloro privi di poteri) possono essere tranquillamente cambiati presso la banca del luogo, la Gringott. Appena l’ho detto ai miei genitori erano anche loro emozionati, come me e felici mi hanno detto che il giorno dopo. ovvero, oggi sarebbe stata la giornata degli acquisti magici.
Mi sono svegliata con il sorgere del sole e aspettando che arrivasse un orario accettabile, ho passato il tempo a leggere i libri “babbani” che avevo un po’ lasciato da parte. Riflettendoci, adesso ho il doppio dei libri che posso acquistare, babbani e magici…. una vita per leggere due mondi.
Finito di leggere il mio libro erano ancora le 6 del mattino, e ci saremmo messi in viaggio per le 8, quindi decisi di fare una ricerca sull’origine del termine babbano e l’unico collegamento che incontrai fu con babbeo…sperai di sbagliarmi.
Finalmente arrivarono le 7 e la mamma mi chiamò per la colazione, mi affrettai per le scale verso la cucina dove il profumo della torta di mele e del caffè di papà aleggiavano nell’aria. Salutai tutti con gioia erano già vestiti come me, pensai che anche loro avessero voglia di mettersi in viaggio.
Salii in macchina con i miei unici libri magici e partimmo, seguimmo le istruzioni vocali della guida cartacea che ogni tanto emetteva suoni; ci dirigemmo verso un negozio di giocattoli; i miei genitori non erano molto convinti, ma scendemmo dall’auto ed entrammo.
All’interno, il negozio era scintillante di colori e sorrisi dei bambini che si trovavano lì, il vociferare esaltante e il mormorio dei genitori, mi riportò alla mia infanzia piena di gioia. Presi la guida cartacea che ci aveva guidati fin lì e sperai che potesse aiutarci ancora ed avvicinai speranzosa l’orecchio alla carta colorata, la voce che emerse dalla guida non era squillante come in macchina, ma un sussurro  mi disse di dirigermi al reparto “trucchi di magia”. A quanto pare la guida, regolava la voce a seconda delle persone che ci circondavano, seguii la voce della guida che mi sussurrava destra o sinistra ad ogni bivio e nonostante il numero incredibile di persone che ci fossero nel negozio, ci ritrovammo nell’unico reparto vuoto.
Aveva mille scatole di magia ammucchiate ad ogni angolo ed una gigantografia di un mago con cilindro e mantello nero, al centro del reparto diversi cilindri da cui uscivano conigli giocattolo a ritmo di musica e guanti di mago che applaudivano da soli. Mamma e papà mi guardarono in cerca della tappa successiva di quel divertente viaggio, per risposta avvicinai la guida all’orecchio che disse “consegnatemi al mago e dite il vostro nome”. Guardai i miei genitori e una sola parola pronunciammo all’unisono “possibile?”, ci avvicinammo al mago di cartone e posi nella sua piccola mano rigida la guida e con fervore dissi il mio nome. Osservai il mago con attenzione e strizzandomi l’occhio dipinto si tolse il mantello nero e lo distese sul pavimento che al contatto divenne una botola legnosa, la aprii senza esitazione e ridendo entrammo tutti e tre nella botola.
Appena entrati fummo a Diagon Alley, un sole raggiante e il profumo di nuovo ci pervase come mai prima d’allora; solo il “come ritorneremo indietro” di mio padre mi riportò alla realtà ma appena lo disse, la guida cartacea ritornò nelle mie mani e con voce annoiata disse che ci avrebbe guidato per tutto il viaggio fino al ritorno.
 

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Capitolo 4
*** Diagon Alley ***


La voce della guida era laconica e così dissonante  dalle nostre emozioni esplosive, ero di nuovo una bambina ed i miei genitori lo erano con me, uniti dalla meraviglia.
La prima meta fu la banca Gringott dove cambiammo i nostri soldi in moneta magica, la struttura esterna era simile ad un mausoleo e le creature all’interno mi diedero modo di pensarlo con maggior convinzione. Erano delle “persone” molto basse rugose, bitorzolute e totalmente verdi; quando entrammo si girarono tutti insieme distogliendo lo sguardo dalle monete accatastate sul bancone dinanzi a loro, la nostra guida parlò con voce stentorea dicendo “I signori Granger desiderano acquisire moneta magica”. Appena pronunciate le parole vi fu un vorticoso via vai , di quelle creature, a quanto pare elfi, che non riuscivano a calmarsi dall’agitazione e senza neanche chiederci quanto volessimo cambiare, ci ritrovammo con tutti i nostri soldi convertiti in moneta magica. Mio padre guardò il suo portafogli con tristezza e disse “ma se non voglio spenderli tutti qui”, la guida si intromise di nuovo, dicendo che avevano creato un conto in banca che attingeva direttamente al nostro babbano e che quando fossimo tornati nel nostro mondo, la moneta magica si sarebbe trasformata in soldi babbani tutto con un tono stizzito, era tutto così terribilmente ovvio per la nostra guida, sembrava quasi che avesse sentimenti e che odiasse il suo lavoro. Presi la lista del materiale scolastico e iniziai a leggere ad alta voce e la guida m’interruppe alzando la voce “So tutto io, non c’e bisogno che urli così ragazzina….seguitemi andiamo al reparto di articoli di cancelleria” Fummo guidati in un negozio che potrei definire come una cartoleria rinascimentale, aveva calamai, pennini, mi giravo intorno allarmata non esistevano le penne biro…le mie adorate penne biro che mi macchiavano continuamente le nocche, pensai a quante macchie avrei creato con un calamaio. Dato che non c’erano articoli differenti acquistai un po’ tutto e scoprii un odore nuovo: profumo di pergamena nuova. Non l’avevo mai percepito prima, ma sapevo di amarlo già. La commessa era simpatica e quando seppe che venivamo dal mondo babbano ci regalò una spilla con dei libri impilati l’uno sull’altro che al nome di uno scrittore famoso recitava una citazione. Mentre trascorrevo il tempo a interrogare la spilla, la guida ci condusse in un posto più discostato dalla folla colorata e brulicante che ci circondava, tutti con abiti singolari e sgargianti…..giunsi da Olivander, un fabbricante di bacchette.
Appena entrai nel negozio, una fioca luce mi accolse e l’odore di quercia e muffa mi pizzicò le narici, c’era qualcun altro prima di noi. Non vedevo nessuno, ma sentivo discorrere e il rumore di vasi rotti ed esplosioni mi fece sobbalzare, mentre attendevo vicino all’ingresso. Mi guardai un po’ intorno, era come essere in un’antica libreria dove ogni singolo scaffale invece di libri aveva scatolette legnose e notai che non aveva lampade o corrente, avevano solo diverse candele disseminate per il negozio. Pensai che era per creare l’atmosfera, ma con il far della sera scoprii che era un’altra mancanza del luogo.
Un vecchietto apparse da dietro lo scaffale più in fondo, mi alzai in piedi dallo sgabello che avevo usato per riposarmi e dietro il vecchietto scorsi altre due figure, un ragazzo e sua madre. Sarebbe stato tutto nella norma se non avessi visto che entrambi avevano i capelli biondo platino e che il ragazzo aveva un viso terribilmente familiare. Lo osservai che stringeva tra le nocche una bacchetta nera e la osservava attentamente, quando alzò lo sguardo e vide i miei occhi, capii che mi aveva riconosciuto, ma a differenza delle altre volte non mi rivolse nessuna parola. Mi fissò per tutto quel minuto, prima di uscire dalla porta e riuscii quasi a percepire una lotta interiore; capivo che era felice di vedermi, ma capivo anche che non voleva che la sua altera madre lo vedesse. Infatti la “signora”, aveva osato guardare con sguardo di sufficienza i miei genitori e con estremo disgusto me. Appena uscito il misterioso ragazzo , osservai che aveva lasciato un biglietto sullo sgabello su cui ero seduta, non so come abbia fatto, anzi penso che sia stato per magia. Lo presi e lo misi in tasca senza farmi scorgere dai miei e mi recai dal vecchietto, il signor Olivander, si aggiustò gli occhiali e mi strinse la mano e con fare esperto mi disse che avrei avuto la bacchetta giusta per me. Corse dietro gli scaffali e tornò con una scatola polverosa e aprendola osservai una bacchetta elegante, con un colore leggero tendente al grigio.
Non aspettai che mi dicesse che potevo farlo, ma d’istinto la presi sapendo che era mia e l’agitai in aria. Appena agitai la bacchetta, la guida cartacea nelle mie mani cominciò a tremare nervosamente e con uno slancio, volò via dalle mie mani trasformandosi in un pappagallo variopinto. Olivander mi guardò intensamente e mi disse che la bacchetta aveva trovato la sua legittima proprietaria ed aggiunse che dimorava molta magia in me.
Lo ringraziai felice ed uscii con i miei genitori orgogliosi di me, intanto sentivo bruciare il foglietto nella mia tasca e non resistendo alla tentazione sbirciai il suo contenuto “Sapevo che eri una strega”.

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Capitolo 5
*** Binario ***


“Sapevo che eri una strega”, sinceramente rimasi un po’ male, pensavo che mi avesse scritto qualcosa di più o magari avesse aggiunto il suo nome. Rimaneva quindi per me una misteriosa presenza, nonostante mi trascinassi tra negozi, pieni di meraviglie mai viste, assaggiassi cibi esplosivi e acquistassi libri che non parlavano solo di magia, ma erano essi stessi magici; quel ragazzo misterioso riempiva i miei pensieri.
Per un momento pensai che anche lui potesse essere come me, dato che lo avevo incontrato nei dintorni del mio quartiere, ma ricordando l’espressione altera della madre pensai subito di no.
Erano rari i maghi, che come la “signora” platino ci rivolgevano quello sguardo di sufficienza... la maggior parte di loro invece, era gentile e molto espansiva.
La guida pappagallo ci condusse prima alla “sartoria” magica ed acquistai la divisa scolastica su misura per me. La maga del negozio prendeva le misure in modo affascinante, faceva volteggiare le stoffe in aria che come attratte da magneti aderivano sulla mia pelle come se non avessero bisogno di essere tagliate, ma stessero lì perché aspettavano me. Il negozio di pozioni fu il mio preferito, lì dimorava tutto quello che conoscevo della magia, calderoni, erbe medicinali, esseri disgustosi, spezie, profumi e aromi di ogni genere. Acquistai anche una bilancina in ottone per le misurazioni. Passammo diverse ore nel mondo magico e mio padre acquistò anche una vernice per auto anti tutto, aveva fiducia che fosse vero.
Quando comunicai alla guida che eravamo pronti, eravamo pieni di pacchetti e pacchettini e la meraviglia aveva lasciato posto alla stanchezza. Il pappagallo , fissò il suo occhio su una fontana vicino alla Gringott e disse con la sua nuova voce gracchiante “Adesso che non sono più una carta,dobbiamo trovare un modo diverso per tornare”, planò sulla mano in marmo dell’elfo al centro della fontana e senza aspettare gridò senza freno “Granger….Granger…Granger”, l’acqua che prima non c’era cominciò a zampillare e nella cascata che si formò dalla mano dell’elfo vedemmo il riflesso della nostra auto, avanzammo nell’acqua sentendo che ci bagnavamo proseguimmo lo stesso e ci ritrovammo nella nostra auto, completamente asciutti e con i pacchetti sistemati nel cofano; mio padre mise mano subito al portafogli e con un sospiro sonoro affermò che erano tornati tutti normali.
Parlammo per diversi giorni di quel luogo e del perché vi fossero dei maghi così ostili verso chi non aveva poteri, ovviamente la “signora” non era sfuggita neanche ai miei genitori.
La speranza e la gioia mi accompagnarono veloce al primo settembre ed al binario 9 e ¾ della stazione King’s cross.
I miei genitori avevano guardato il biglietto più volte e sapevano come me che non esisteva quel binario, viaggiavamo spesso in treno e non lo avevamo mai visto. Nonostante tutto, quella mattina mi svegliai fiduciosa e dopo un ultimo sguardo al libro storia di Hogwart, mi sentivo pronta ad affrontare questa avventura. Confidavo di rivedere quel ragazzo, forse avremmo fatto amicizia subito e saremmo stati nella stessa casa, dopotutto era l’unico che conoscevo di quel mondo.
Indossai subito la divisa e corsi con un baule stracolmo di libri e materiale per la scuola, mia madre mi aveva preparato la merenda per il viaggio e mio padre continuava a consultare la cartina della stazione senza alcun successo.
Ci avviammo in macchina e mia madre rassicurò tutti, dicendo che se era un luogo magico è normale che non lo avessimo mai visto prima. In effetti non aveva torto, arrivammo alla stazione un’ora prima e ci dividemmo per cercare qualche segnale che ci avrebbe portati al binario. Stavo iniziando ad agitarmi, quando durante la ricerca vedo mia madre correre verso di me con mio padre al seguito e il nostro pappagallo guida in testa che gridava in continuazione “Siamo in ritardo….ritardo”. Corsi affannosa anche io, mentre vidi che il pappagallo si dirigeva a tutta velocità contro la colonna che divideva il binario 9 dal 10, gridai per fermarlo, ma non feci in tempo ad emettere il fiato che il pappagallo era scomparso risucchiato dalla colonna. Rimanemmo titubanti dalla parte opposta a dove era scomparsa la nostra guida, quando il becco starnazzante emerse dal muro gridando “Ritardo…venite subito”, io misi la mano dove era scomparso il becco e sentii il vuoto, stavo per entrare quando la guida ricomparve, anzi il suo becco e disse “Ragazzina prendi per mano i tuoi genitori babbani, altrimenti non possono entrare”. Li presi per mano e come il primo uomo sulla luna avanzammo lentamente nel regno inesplorato, fu come passare attraverso un lenzuolo appeso e una volta dall’altra parte udimmo le voci acute delle persone che attendevano alla stazione e diverse chiome emergevano nella folla ed io trovai quella che cercavo, la chioma biondo platino. Pensai diverse volte a come fare amicizia con lui, ma non ne avevo idea, mentre passavamo ci trovammo più volte spintonati dalla folla ed un ragazzino in sovrappeso cadde dinanzi a me.
Lo aiutai subito ad alzarsi, mi ringraziò arrossendo e un’anziana signora penso la nonna mi disse che ero una brava bambina, si presentò ai miei genitori come la signora Paciock. Il ragazzino era molto timido e fu la nonna a dirmi il suo nome, Neville, mentre lui stringeva il suo rospo e lo accarezzava con amore.
Quando fu il momento dei saluti, strinsi forte i miei genitori e li salutai, promettendoli che li avrei scritto ogni giorno delle lettere. Presi posto nello scompartimento del treno e continuai a guardarli dal finestrino, sapevo che mi sarebbero mancati tantissimo; per me non sono mai stati solo dei genitori, ma degli amici sinceri, gli unici che abbia mai avuto. Sentivo gli occhi bagnarsi, mentre il treno fischiava e veloce si allontanava da loro e dalla vita che conoscevo.
Il mio unico compagno di viaggio era il timido Neville che lontano dalla nonna aveva riacquistato l’uso della parola, aveva notato i miei occhi lucidi e decise di confidarsi con me dicendomi che lui non aveva i genitori e di consolarmi dicendo che Hogwart sarebbe stata fantastica.
 

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Capitolo 6
*** Treno ***


Mentre parlavo con Neville, avevo fame e cominciai a sgranocchiare un pacchetto di patatine che mio padre aveva infilato nel mio sacchetto di merenda strizzandomi l’occhio. Neville mi guardò sbalordito, non sapeva cosa stessi mangiando e mi chiedeva continuamente se sarebbe accaduto qualcosa ed io gli dicevo che non capivo, una signora paffuta con un carrello portò la spiegazione alle strane domande di Neville. Il carrello della signora era ricco di cibo particolare, tra cui delle rane di cioccolato che si muovevano bleah!!, Neville me ne offrii una, ma io rifiutai con orrore e la rana saltellò vicino all’animaletto di Neville, che spaventato da quella sua versione più piccola e di cioccolato, prese a saltellare senza controllo per i corridoi del treno e lo perdemmo di vista, nonostante lo avessimo tallonato per tutto il tempo.
Neville cadde in uno stato pietoso di tristezza e senso di sconfitta, ma io lo rincuorai e lo spinsi a dividerci e a cercare il rospo negli scompartimenti del treno.
Avevo già messo la divisa della scuola e ciò mi dava un grado di autorevolezza e sicurezza maggiore di quella che avevo normalmente, in ogni scompartimento facce nuove e curiose mi guardavano e senza rispondere alle mie domande, scuotevano la testa in segno di diniego. Entrai in uno degli ultimi scompartimenti e trovai due ragazzi, penso della mia età (avevano in viso il senso di novità che avevo io), uno dai capelli rosso fiamma e lentiggini e l’altro con occhialini e cicatrice vistosa sulla fronte. Chiesi anche a loro la stessa cosa, ma questa volta dopo il diniego volli trattenermi, il rosso stava facendo un incantesimo su un topo. Mentre era intento nel formularlo, notai una grossa macchia nera sul naso e lo sguardo concentrato e non so perché approfittai del dettaglio notato per attirare la sua attenzione e quando vidi l’imbarazzo sul suo volto mi allontanai fiera di me stessa. Tra i miei libri avevo già visto la cicatrice di quell’altro ragazzo che mi fu presentato poco prima che continuassi la ricerca, era il bambino sopravvissuto. Era una storia magnifica e terrificante nel contempo, narrava di come il mondo magico fosse sotto il giogo di un mago oscuro, dalle terribili intenzioni e pieno di odio verso i non maghi e di come cercando di uccidere quel povero ragazzo, quando era ancora in fasce, ne sia in realtà morto egli stesso. E il bambino dell’accaduto riportò solo una cicatrice sulla fronte.
E’ un ragazzo interessante e per quanto è possibile volevo scoprire cosa lo avesse salvato, quel giorno. Mentre ero avvolta dalla matassa di questi pensieri entrai nell’ultimo scompartimento della mia metà del treno e posi la solita domanda, solo che alzando gli occhi mi ritrovai, gli occhi di ghiaccio del ragazzo biondo platino.
Ci fu un attimo di smarrimento vicendevole e dopo, quasi con un unico respiro, mi chiese se ero babbana, io negai con evidente disappunto (se lo fossi stata era chiaro che non potevo essere lì con la mia divisa per la scuola) , ma lui continuò a non distogliere gli occhi dai miei ( questo fece inspiegabilmente accelerare i battiti del mio cuore tanto da sentirli chiaramente nelle mie orecchie). Percepivo il suo nervosismo, riflesso del mio che mi sentivo osservata da tutti quelli individui che mi guardavano con un certo astio, il cui motivo non compresi fino a quando arrivammo ad Hogwarts.
Quando il ragazzo prese coraggio, mi chiese se ero una mezzosangue…avevo letto abbastanza libri magici da sapere che era il peggiore degli insulti che un mago/strega di genitori babbani poteva ricevere.
Provavo tanta di quell’attrazione per quel ragazzo che questa domanda mi ferì terribilmente e il tutto fu aggravato dalla risata sonora degli altri occupanti dello scompartimento. Riuscii a trattenere le lacrime che copiose minacciavano di affacciarsi ai miei occhi, gli rivolsi uno sguardo offeso e una volta allontanatami dallo scompartimento, corsi in bagno e mi chiusi dentro dando sfogo a tutte le mie lacrime.
L’idea che mi ero fatta di lui, si rivelò una menzogna. Lui era come tutti gli altri.

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Capitolo 7
*** Hogwarts ***


Feci appena in tempo ad asciugarmi le lacrime che il treno si fermò e la consueta voce metallica annunciò l’arrivo nella magica scuola. Tutti si accalcavano fuori dal treno e l’aria fredda della notte ci accolse tra le sue braccia in compagnia della fredda ed orribile umidità del lago. Era buio e non potevamo vedere i dettagli del castello, ma intriganti lucine evidenziavano le sue piccole finestre che come piccoli occhi comparivano in lontananza. Avevo perso di vista Neville nella folla e non conoscevo nessuno, ma con il classico animo delle persone socievoli mi guardai intorno speranzosa e vidi Ron e Harry, i ragazzi che avevo conosciuto durante la ricerca.
Rispetto a tutti mi sembravano persone alla mano e simpatiche e li rivolsi un saluto e mi avvicinai emozionata, Harry era cordiale, mentre Ron alzava gli occhi per qualunque cosa dicessi o semplicemente facessi notare. Doveva ringraziarmi se non andava in giro con un evidente macchia di sporco sul naso, invece lo aveva solo infastidito. Sbuffai e mi guardai intorno e il ragazzo biondo platino mi fissava in un angolo, vicino a degli alberi, mentre aspettavamo la nostra guida.
Quando un rumore assordante di passi e una chioma cespugliosa, emerse in tutta la sua statura presentandosi come Hagrid il nostro guardacaccia e per via speciale guida della giornata.
Per me fu un sollievo, distaccarmi da quello sguardo e concentrarmi sulle istruzioni impartite dalla nostra guida.
In poco tempo, nonostante il freddo mi ritrovai su una barca insieme a persone diverse dalle mie recenti amicizie…la cosa sconvolgente era che le barche si muovevano da sole in mezzo al lago di pece nera e strane creature sembravano osservarci dai suoi fondali. Uno dei ragazzi insieme a me nella barca era sicuro di aver visto qualcosa nell’acqua e sporgendosi più del previsto si ritrovò tra le umide braccia dello specchio acquoso. Cominciò a urlare senza freni e sembrava che davvero nell’acqua ci fosse qualcuno, mormorii sinistri e gutturali provenivano dalle sue profondità e il senso di terrore si diffondeva, trasformandosi in panico. Presi la bacchetta e feci levitare fuori dall’acqua il malcapitato, quest’ultimo mi guardò con ammirazione ringraziandomi di cuore e i miei occhi incontrarono lo stupore e il rispetto di tutti, incluso il ragazzo biondo platino che aveva visto ogni cosa dall’inizio.
Delle ragazze presero a parlarmi durante la traversata, chiedendomi di quale famiglia magica fossi, una delle due si presentò come Pansy della famiglia Parkinson ed io mi presentai a mia volta, ma quando specificai che non provenivo da nessun casato magico e con fierezza aggiunsi che i miei genitori erano babbani….quest’ultima schifata ritrasse la mano e almeno per lei, non ero più speciale.
Conquistammo l’altra sponda come naufraghi la terra promessa e stanchi e completamente zuppi da quella densa umidità, fummo accolti dal calore del castello. Ci avviamo per le scale e incontrammo la nostra insegnante McGrannit, la adoravo a pelle.
Ricomparve Neville, felice di aver trovato il suo rospo vicino la mano della nostra nuova professoressa.
Entrammo nella sala grande e le candele nel soffitto e il cielo stellato, mi pervasero di emozione anche se sapevo che il cielo era solo un’illusione.
Il ragazzo platino, si avvicinò a me e senza farsi notare mi sfiorò le nocche della mano e mi disse che ero stata fantastica poco prima al lago, arrossii lentamente e cercai di mantenere un distacco per la ferita che mi aveva impresso poco prima nel treno.
Mentre ero immersa nelle mie emozioni, il mio nome fu chiamato e come prima sorteggiata avevo gli occhi di tutti puntati addosso.
Chi per curiosità, chi per capire cosa si dovesse fare o cosa sarebbe accaduto, mi fissavano con un unico sguardo studiando i miei passi. Ripetei a me stessa di stare calma e sentendo che le mani cominciavano a sudarmi, sperai che nessuno dovesse stringermi la mano.
Uno sgabello, al centro di un palco su cui ero stata invitata a salire, era occupato da un cappello vecchio e bitorzoluto. Mi guardai intorno e la McGrannit mi venne in aiuto, prese il cappello e mi invitò a sedere..io mi calmai seduta lì ed aspettavo quello che sarebbe accaduto. Forse un quiz magico, oppure delle domande sulla mia origine o una dimostrazione di qualche incantesimo. Senza che potessi pensare altro, mi ritrovai sulla testa quel cappello che cominciò a parlare con voce acuta nella mia testa, ma capivo che nessun altro poteva sentirlo. Rifletteva e ragionava ad alta voce diceva che avevo ingegno da vendere, ma anche estremo coraggio e con una voce interrogativa mi disse: “Corvonero o Grifondoro?”. Io pensai che stesse ragionando ancora per conto suo, ma in realtà cercava la mia risposta e pensai che volevo solo un luogo, dove nessuno si sarebbe schifato sapendo che avevo genitori babbani. Quando il pensiero sorse nella mia mente, il cappello gridò a gran voce “Grifondoro”.
Scesi dal palco e il ragazzo platino mi disse “Peccato, Granger!”.
Ascoltai con molta attenzione tutti i nomi, finchè non seppi il suo : Draco Malfoy.

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Capitolo 8
*** Primo giorno ***


Non avevo ben chiaro all’inizio cosa volesse dire fare parte di una casa ad Hogwarts, ma ben presto fu abbastanza evidente che ogni cosa si basava sulla reciproca socievolezza e sulla profonda competizione con i membri delle altre case, in particolare con i serpeverde.
Appena seppi di essere tra i Grifondoro, mani sventolanti ed entusiastiche mi fecero posto tra di loro, al tavolo della mensa. Mi sentii rapidamente a mio agio tra di loro e capii che il cappello ci divideva anche in base a doti caratteriali, il primo che mi si presentò fu Oliver Baston, a detta sua portiere della nostra squadra di Quidditch, riflettei per un po’ sulle basi del Quidditch che tanto animatamente mi spiegava con quella luce negli occhi che caratterizza le persone che hanno trovato la loro vera passione nella vita.
I nomi si susseguivano l’uno dietro l’altro e quando sentii pronunciare Draco Malfoy e riconobbi il suo proprietario, fui finalmente capace di assegnare un nome a quel volto. Cercavo di non farmi scoprire, mentre lo osservavo prendere posto a sedere in mezzo ai festanti purosangue. Avevo un grande disprezzo per coloro che si sentono superiori agli altri, ostentando ricchezza o natali, senza preoccuparsi di farlo sembrare involontario.
Provavano un gusto perverso in questo e con profonda tristezza, osservai che Malfoy non era diverso da loro. Pensare che per un momento avevo sperato che fosse come me.
Dopo quello che aveva osato dirmi in treno, non lo vedevo più come prima, ma nonostante tutto non potevo fare a meno di sapere sempre dove si trovasse. Non so bene neanche io se per difendermi dai suoi attacchi o se per pura curiosità nei suoi confronti. Soppressi velocemente il secondo pensiero in vantaggio del primo.
Harry e Ron sembravano simpatici e più vicini alla mia situazione, il primo era sempre gentile, mentre il secondo penso che mi odiasse. Quindi dovetti trovarmi nuove amicizie anche se tutte vantavano almeno un genitore magico nel loro albero…l’unica cosa che fermamente sapevo e che loro avrebbero potuto anche discendere da Merlino in persona, ma io avrei fatto di tutto per essere sempre un passo avanti e dimostrarli che la magia scorre nelle mie vene tanto quanto loro, se non di più.
Vi erano lezioni che avevamo in comune con la casa di serpeverde ed una di queste era pozioni, il professor Piton era una persona severa che elargiva delle preferenze evidenti agli appartenenti alla sua casa, ma nonostante tutto spiegava bene e anche se avevo la sensazione che lo infastidisse il mio rispondere alle domande, mi assegnava comunque i punti della casa. Proprio i punti della casa mi davano la soddisfazione che volevo e in aggiunta sorrisi e sguardi amichevoli.
La prima notte nella nuova stanza non fu facile, condividere con qualcun altro i miei spazi anche quando avrei preferito stare da sola, non era il massimo. Le mie compagne di stanza erano semplici e simpatiche, entrambe cresciute nella magia; quando mi stupii di trovare tutto già in ordine esclamai il mio stupore e loro mi risposero che erano stati gli elfi domestici. Finsi di sapere di cosa stessero parlando e subito dopo corsi a consultare la mia unica conoscenza magica, i libri che avevo di Hogwarts e divorata da un’incontenibile voglia di colmare le mie lacune di quel mondo, passai buona parte della notte a leggere della storia di quelle povere creature.
Gli elfi domestici erano un popolo antico, contemporanei dei Maya e degli Aztechi, vivevano in tribù all’interno della natura con cui avevano un profondo contatto e utilizzavano la magia per prendersi cura degli animali e delle piante che li circondavano. Appresi che a differenza nostra, loro non avevano bisogno delle bacchette e i loro poteri erano elevatissimi, riuscivano a superare diversi vincoli magici senza problemi, ad esempio erano gli unici che si materializzavano e smaterializzavano da Hogwarts senza alcun minimo problema….cosa che invece per noi maghi era impossibile. Mi addentrai molto nel profondo della loro storia e appresi che non erano aggressivi ed erano pacifisti per natura, i cicli naturali e lo stesso benessere del sistema solare era influenzato dalla loro generosità. Sviluppai in quel momento una passione così profonda per loro che mi chiesi se non avessero scelto di loro spontanea volontà di diventare schiavi per non dover fare del male agli altri. Il desiderio di vederli, da un piccolo bagliore luminoso scatenato dalle letture divenne il mio faro nella notte e nonostante le regole a cui ero profondamente devota…mi addentrai nel castello per trovare il luogo dove vivessero.
Raccolsi i miei abiti e con la determinazione dettata dalle circostanze, scesi le scale e aprii con lentezza la porta del dormitorio, cercando di non svegliare la signora grassa che sonnecchiava nel suo quadro dorato. Appoggiai il viso nello spazio che avevo aperto e osservai il corridoio, una luce mi fece arretrare e socchiudendo ancora di più lo spiraglio che avevo guadagnato con attenzione cercai d’intravedere, con il cuore che batteva nella mia gola, chi fosse.
Passi svelti e fruscio di tonaca mi misero in allarme, l’ombra non definita si avvicinava proprio davanti a me….trattenni il respiro e stetti a guardare.
L’ombra si chinava e deponeva un biglietto, la luna che entrava dalla finestra gli sfiorò i capelli e il riflesso biondo platino mi rivelò la sua identità. Malfoy.
Appena scomparve, mi precipitai sul biglietto e chiusi la porta e alla luce della mia bacchetta, osservai le parole formarsi davanti a me con un moto di emozione profonda e calorosa. “Granger…..non sei una mezzosangue. Perdonami.”

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Capitolo 9
*** Consapevolezza ***


Rimasi basita a fissare quelle poche parole che ai miei occhi redimevano totalmente Malfoy e lo rendevano nuovamente centro consapevole delle mie attenzioni.
Sapevo in cuor mio che l’umiliazione che mi aveva inflitto era stata alla presenza di un pubblico, mentre le sue scuse erano private…questo le rendeva leggermente vigliacche, ma questa era soltanto la severa ragione che non voleva cedere ad un nuovo sentimento sconosciuto che invadeva la mia mente. Ero rimasta all’ingresso del mio dormitorio con il biglietto in mano e con come unico passatempo il pensiero di lui. Mi fermai e respirai profondamente…e con nuova consapevolezza imposi a me stessa di calmarmi e pensai a cosa avrei dovuto fare, gli avrei risposto o avrei agito come al solito aspettando che fosse a chiedermi lui del biglietto.
Scossi la testa infastidita da me stessa e ricordando il motivo della mia veglia notturna, proseguii determinata al mio scopo. Avanzai nel corridoio silenzioso con alla mano la mia bacchetta e nella mia tasca la presenza bruciante del biglietto di Malfoy. Da quello che avevo letto, gli elfi domestici si trovavano vicino ai sotterranei del castello e per loro scelta non si facevano vedere. Scesi frettolosamente gli scalini, per paura che decidessero di muoversi mentre scendevo…qui ad Hogwarts alle scale piace cambiare. Avevo la mappa del castello e con accurata calma dettata dal silenzio della notte e dai quadri sonnacchiosi proseguii sempre più nelle sue profondità. Vidi una personcina veloce e con estrema sorpresa la riconobbi come un elfo domestico e la mia sorpresa fu ancora più grande, quando vidi che aveva con sé un pezzo di torta che traballava ad ogni passo sul piattino di porcellana. Lo seguii curiosamente e fino a che il simpatico elfo decise di bussare ad una porta, quest’ultima gli si aprii in un attimo ed una mano candida e due occhi ghiaccio mormorarono un grazie, prendendo per sé quel dolce.
Dedussi con orrore di essere incappata vicino al dormitorio dei serpeverde e il serpente gigante avvolto in doppia spirale davanti a me, fu un ulteriore conferma alla mia inadempienza. Cercai di allontanarmi il più velocemente e silenziosamente possibile, ma proprio quando si cerca di non far rumore che se ne fa più del dovuto. Inciampai sul gatto del guardiano Gazza che mi soffiò contro infuriato, mentre mi ricomponevo e aumentavo la velocità temendo di essere cacciata da Hogwarts.
Una voce acuta e stridula mi urlò dietro, rompendo il silenzio di ghiaccio che la paura aveva creato. Mi girai terrorizzata ed un gorilla che era sfuggito all’evoluzione mi fissava con un ghigno divertito e con ancora indosso la divisa della sua viscida casa. <<  Ma guarda un po’, una schifosa mezzosangue nelle segrete >> pronunciò queste parole accelerando il passo contro di me, io sfoderai la bacchetta e lo minacciai. Rallentò giusto in tempo per evitare di venirmi addosso. Il mio cuore palpitava nelle orecchie e i pensieri vorticavano velocemente in cerca di un incantesimo che mi avrebbe potuto salvare da quella situazione…..ricordai di aver letto di incantesimi per la memoria, ma non li avevo mai provati e la distanza che c’era tra di noi ne rendeva impossibile l’applicazione. Pensai di pietrificarlo, ma non potevo lasciarlo in mezzo al corridoio e non avevo neanche la parola d’ordine per il dormitorio dei serpeverde per farlo levitare lì. In questo lasso di tempo ci furono diversi sguardi arroganti scambiati vicendevolmente……e come quando si affronta un branco di lupi, non volevo abbassare lo sguardo finché non lo faceva lui. << Tiger, cosa fai qui fuori ? Ti perdi il pezzo di torta…>>, ci voltammo in sincrono ed entrambi osservammo Malfoy, lo scimmione lo adulava ed io cercai di calmare il mio cuore che adesso si agitava per motivi diversi.
Quando Malfoy capii la situazione, diede a Tiger la torta e gli disse di aspettarlo nel dormitorio, mentre lui avrebbe pensato all’ospite inattesa. La ragione è sempre stata la mia guida, ma in questo frangente stare sola con lui per scambiare una conversazione più lunga di due parole, mi emozionava anche se odiavo ammetterlo a me stessa. Appena Tiger ubbidii come un cagnolino, Malfoy si avvicinò velocemente a me e cingendomi con delicatezza il braccio mi disse << Non pensavo che il mio biglietto ti avrebbe spinta a venire a trovarmi.>>, io alzai lo sguardo orgoglioso << Malfoy non sono venuta qui per te, volevo vedere gli elfi domestici>>. Alla luce della mia bacchetta gli occhi ghiaccio sembravano avere una propria vita e con guizzo divertito accompagnarono le parole che seguirono << Una scusa plateale per non confessare di essere venuta qui per me>>. Io mi irritai leggermente << Non tutti gravitano intorno a te>>, Malfoy intanto mi camminava affianco accelerando avvolte il passo, fino a quando si fermò nel chiostro esterno del castello e si appoggiò alla colonna guardandosi intorno. << Granger va bene, fingo di credere alle tue scuse. Comunque dato che ho la possibilità dal vivo, volevo scusarmi con te…io non intendevo offenderti con quella parola sul treno….volevo solo capire se avevi genitori babbani oppure no>>, nel frattempo che pronunciava quelle parole cercavo di concentrarmi, ma ero catturata dal momento e dall’atmosfera creata dalla luna e dal giardino, oltre che da lui, fatto che non mi lasciava indifferente…cercai di seppellire il pensiero.
<< Malfoy, accetto le tue scuse…ma non è affar tuo sapere se i miei genitori siano magici o meno >>, lui mi guardò con calma e appoggiò la sua mano sulla mia spalla e fissandomi intensamente disse << Per diverse persone questo è di fondamentale importanza e nella mia famiglia è una priorità, nonostante tutto non posso che stupirmi di te, padroneggi la magia meglio di molti purosangue che conosco>>. Scostai la mano dalla mia spalla e lo ringraziai del complimento ed aggiunsi << Malfoy sappiamo entrambi che davanti ad un pubblico non saresti della stessa idea…>>. Lui mi osservò tristemente e disse << Non posso darti torto, ma volevo che sapessi cosa penso realmente. Ognuno segue il ruolo che gli è stato assegnato>>.
Non capivo perché volesse stabilire un legame, nonostante non potesse mantenerlo in pubblico e glielo dissi << Come mai vuoi che sappia cosa pensi davvero?>>. Lo vidi in una situazione di imbarazzo e cercando di mascherare il disagio si schiarii la voce << Solamente perché ci conosciamo da sempre, cioè o meglio ci vediamo da sempre…siamo stati vicini di casa >>. Compresi che lo faceva solo in nome di un comune senso di civiltà, ovvero il senso era che quando saremmo stati in vacanza e ci fossimo visti, potevamo salutarci; << Va bene, capisco…adesso vado a dormire altrimenti qualcuno noterà la mia assenza >> dissi queste parole anche se sapevo che nessuno l’avrebbe notata e mi diressi velocemente al mio dormitorio.

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Capitolo 10
*** Giorno ***


Mi svegliai di soprassalto temendo di essere in ritardo per le lezioni, ma guardando il mio orologio da polso (da cui non mi separavo mai), mi calmai vedendo che segnava ancora le 5. Ripensai un po’ a quello che avevo scoperto e a quello che mi era successo in questi giorni. Le scoperte erano state numerose dato che di questo mondo ero un’estranea e molto simile ad un bambino nato in un luogo e vissuto in un altro, attratta dalla conoscenza ed al tempo stesso spaventata da quello che potevo scoprire. Le mie scoperte non erano solo relegate al mondo della magia, ma esse si addentravano anche all’interno di me stessa e scoprivo il sorgere di nuovi sentimenti sempre più ingombranti e difficili da seppellire.
Devi scusarmi mio caro diario, ma non ti ho scritto in quest’ultimo periodo per diverse ragioni, tra cui ovviamente gli esami. Il mio pensiero fisso ormai è Malfoy.
Non posso fare a meno di pensare a lui, sia positivamente che negativamente. In pubblico, come promesso dal nostro ultimo incontro, si atteggia sempre a degno erede dei purosangue e orgoglio dei serpeverde; ma ogni volta che ci incontriamo in assenza di spettatori non manca modo di manifestare segni di gentilezza nei miei confronti. Ultimamente sono riuscita a conquistare la simpatia e l’amicizia di Harry e Ron, si sono rivelate delle persone meravigliose e con spiccato senso di curiosità ed indagine che apprezzo non poco. I nostri sentimenti reciproci sono cambiati in seguito all’episodio in cui mi hanno salvato da un orco che aveva invaso il castello, durante le feste di Halloween. Harry mi confessò dopo pochi giorni che era stato Malfoy a segnalarli la mia assenza nella sala grande.
Harry è il mio migliore amico e molto più che con Ron posso essere sincera con lui, oltretutto anche se odia Malfoy per il suo atteggiamento, non mi critica per il mio interesse nei suoi confronti. Quando siamo nella sala grande per la colazione, mi capita spesso di guardare verso di lui e sento il mio cuore palpitare ogni volta che il suo sguardo incontra il mio e non lo lascia per alcuni minuti. Mi sorprendo che nessuno abbia notato questo scambio di sguardi e se veniamo scoperti inventiamo di aver notato qualcosa di ridicolo nell’altro e ridiamo con i nostri rispettivi amici.
Mi sono sempre concentrata nello studio ed ora più che mai rappresenta il mio rifugio dai sentimenti. La biblioteca è il luogo che frequento di più e questo non è sfuggito neanche a Malfoy che sempre più spesso popola i posti vicino al mio, a volte per sfuggire alla tempesta di dolce calore che mi accompagna alla sua vista quando è solo, mi nascondo dietro la pila di libri che ho sul tavolo e fingo di concentrarmi nello svolgimento di qualche compito. Lui sembra intuire i miei atteggiamenti e sceglie di sedersi sul tavolo vicino al mio da dove passa il tempo ad osservarmi e passiamo il pomeriggio così, nel timore che qualcuno entrando possa vederci parlare. Ultimamente la presenza continua della Parkinson, serpeverde come Malfoy, ha peggiorato di gran lunga la nostra possibilità di vederci ed ormai mi sento priva di speranze al riguardo. Il fatto che ogni nostro incontro scateni in lui il desiderio di pronunciare frasi offensive per far ridere la sua comitiva, mi fanno solo pensare che io mi stia immaginando ogni cosa e che in realtà lui adori ferirmi e cerchi di confondermi le idee per il solo piacere di aggravare la mia sofferenza.
Per mia fortuna non sono portata ad esprimere i miei sentimenti più profondi e la mia maschera di indifferenza e la mia passione per lo studio, mi difendono da qualsiasi insinuazione esterna.
Per sommi capi questa è la mia situazione degli ultimi due anni, tra poco ci saranno le vacanze natalizie e finalmente avrò il tepore della mia casa. Affrontai così l’ultimo giorno prima della mia partenza, ero rilassata e piena di gioia sia perché avrei rivisto i miei genitori e sia perché avrei potuto lasciarmi alle spalle, almeno per un po’, i miei sentimenti.
Passai in biblioteca per prendere dei libri, prima di andarmene e come al solito vidi Malfoy in lontananza che non nascondeva in alcun modo il fatto di avermi vista. Era in piedi che leggeva alcuni bordi dei libri e per la prima volta, la biblioteca era totalmente deserta. Malfoy continuò ad osservarmi nel modo a cui ormai ero abituata, ma stavolta pronunciò il mio nome in un modo così diverso da come faceva per prendermi in giro. Lo sussurrò più volte e con un gesto della mano mi invitò dietro uno scaffale, a quanto pare voleva parlarmi. Mi recai titubante alla destinazione e feci affidamento alle mie forze per restare calma e totalmente razionale, quando lo raggiunsi dietro quelli scaffali il mio cuore sussultò e il labbro mi cominciò a tremare dall’imbarazzo. Respirai e cercai di controllarmi e quando fui pronta poggiai i miei occhi su di lui, Malfoy tradiva l’imbarazzo molto più di me e questo fu sufficiente a calmarmi del tutto. Lo osservavo aggiustarsi continuamente i capelli biondi e le guance solitamente del color del marmo erano lievemente rosate, imposi a me stessa di tralasciare questi dettagli fisici e con una certa fretta chiesi << Malfoy, cosa vuoi? >>, alla mia domanda riprese il suo solito contegno e con sguardo di ghiaccio finalmente parlò << Granger, volevo solo salutarti….non c’è bisogno di cadere nella difensiva>>. Io mi tranquillizzo inconsciamente e replico più calma << Potevi salutarmi anche da lontano, vuoi dirmi qualcosa? >>, lui alzò un sopracciglio e mettendo le mani in tasca soppesò le parole e con noncuranza disse << Mi sembrava che fossi più offesa del solito….cioè è ovvio da come ci dicemmo tempo fa che io non posso essere cordiale in presenza degli altri, ma quando siamo solo noi…possiamo essere liberi >>. Io mi guardai intorno e con voce scettica gli dissi << Che sorta di amicizia può mai essere, guardarsi ed insultarsi in pubblico ed andare d’accordo in privato. Non è un sforzo di cui valga la pena il sacrificio >>, finalmente assunse l’espressione che conoscevo, sicura ed implacabile perfidia << Quindi non vuoi neanche avere un rapporto civile? Sapevo che erano così tutti i mezzi babbani >>. Strinsi le nocche e con l’odio più profondo che provavo pronunciai quello che pensavo di lui senza freno << Non m’interessa avere un rapporto civile in privato. Il rapporto civile dovrebbe essere in pubblico! Ma cosa vuoi da me, purosangue dell’accidenti!! Saluta i tuoi amichetti e non mi considerare più. La tua presenza come il tuo essere non mi sono graditi, quindi salvo sia te che me da una stupida pantomima che non ha futuro.>>. Mentre parlavo, vedevo le pupille di Malfoy stringersi a fessura e le labbra oramai diventate invisibili, erano strette in una morsa muta di angoscia. Conclusi il mio discorso e m’incamminai all’uscita, quando mi sentii afferrare per il polso e trascinare nella posizione di prima, solo che adesso i miei occhi erano a pochi centimetri da quelli di Malfoy che con le braccia m’impediva di muovermi, dopo secondi infiniti di silenzio parlò << Granger, io non posso non avere un rapporto civile con te. Non posso non parlarti. Ho bisogno di farlo anche se come dici tu è per offenderti.>>. Avevo gli occhi leggermente lucidi e con la voce affievolita dall’emozione riuscii a dire << Perché? >>, lui respirò senza guardarmi e poi disse << Ecco perché…..io >>. Non mi guardava e le parole erano appese al filo dell’incertezza, ma ad un tratto si girò e mi baciò. Fu un bacio inaspettato e così emozionante che non riuscii a comprendere quanto effettivamente fosse durato, l’unica cosa che so è che quando ci separammo mi accarezzò la guancia e con uno sguardo così diverso dal solito mi disse << E’ per questo.>>.
 

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Capitolo 11
*** Oblio ***


<< Per Merlino >>, non riesco a calmarmi ed alterno questa esclamazione per liberare un po’ l’aria che sembro mangiare a boccate ingorde. Malfoy mi ha lasciato lì senza aspettare una risposta ed io ero rimasta a guardare la copertina di un libro, ma i miei pensieri mi impedivano di leggerne il titolo. Guardai il mio orologio e mi accorsi che era tardi e che dovevo correre non poco per poter raggiungere il treno ed iniziare le vacanze natalizie. Mi feci distrarre dall’incombenza delle cose da fare e con un saluto rapido ai miei due migliori amici, mi recai alla stazione di Hogwarts. Il treno era per fortuna ancora fermo lì ed emetteva diversi sbuffi, quasi dall’impazienza di partire. Ero carica di valigie ed individuare un posto libero mi fece sospirare dal sollievo, ma dopo che questi diversi compiti che mi obbligavano a distrarmi terminarono, non mi restò che porre lo sguardo fuori dal finestrino e fissare il paesaggio in movimento. Ogni tanto i pensieri mi mettevano a disagio, rievocando il momento del bacio, ma la razionalità cominciava piano piano a farsi spazio e le domande su quale futuro avrebbe avuto questa storia mi avvolgevano come una coperta fredda. Ogni cosa a suo tempo, cercai di dirmi, ma non funzionava. Vivere una storia in segreto non era il massimo e sapere che in fondo lui non apprezzava le mie origini o quello che ero, non mi facevano gridare dalla gioia. Decisi di cambiare la mano che sopportava il peso del mio volto nella mia posizione pensante e con noncuranza osservai il corridoio del treno e dei capelli biondi platino mi fecero sussultare. Posi il mio sguardo fuori dal finestrino determinata a non guardarlo e a sperare che non si fermasse al mio scompartimento, ma passasse oltre. Per fortuna lo fece e compresi che entrambi ritornavamo a casa e dato che le nostre case erano non poco distanti, avrei avuto la possibilità o la sfortuna di incontrarlo, ancora non mi decidevo per una o l’altra delle cose. Presi dalla valigia un libro che avevo prenotato in biblioteca da diversi mesi, parlava delle diverse famiglie purosangue ordinate per cognome. Avevo la curiosità di scoprire se esistesse qualche mio lontano parente che avesse almeno un pizzico di magia. Sapevo che la magia seguiva dei rigidi canoni ereditari, quindi se saltava alcune generazioni e riappariva, doveva esserci comunque qualcuno che ne era il portatore. Lo sfogliai con estrema curiosità e ad ogni pagina che procedevo in avanti aleggiava l’odore di antico che emanava il libro, mi ritrovai di fronte al paragrafo che parlava della famiglia Malfoy e cominciai a capire l’importanza di cui si sentivano pregiati. Il paragrafo diceva che non avevano mai avuto l’interruzione della stirpe magica, né maganò (essere privi di potere magico anche se nati da due genitori maghi), la loro famiglia vantava il numero più alto di incroci tra consanguinei. Erano stati tutti appartenenti alla casata dei serpeverde, tanto che avevano sostenuto in modo plateale il signore oscuro. La loro notorietà era inscindibilmente legata alla magia oscura. Superai avvilita la pagina della sua famiglia che era macchiata da diversi atti di ignominia e immotivata cattiveria e mi recai lesta seguendo i passi del mio cognome. Esisteva un anziano uomo di nome Matthew Granger era un magistrato della magia molto conosciuto ed aveva una veneranda età, nel libro riportava che aveva la stessa età del professor Silente (un modo come un altro per non divulgare l’età di persone anziane). Nel libro diceva che la sua stirpe magica si era interrotta con un figlio maganò che doveva avere più o meno l’età di mia nonna.
Riflettei allungo sul signor Matthew e la curiosità di scoprire chi fosse e magari parlargli, mi permise di distrarmi da Malfoy. 

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Capitolo 12
*** Origine ***


Scavare nelle origini della mia famiglia è qualcosa che non mi è stato mai facile fare anche perché mio padre aveva perso suo padre quando era ancora piccolo e mia nonna non era solita parlare di certi argomenti e quando da piccola ponevo delle domande curiose riguardo al passato, lei si rattristava e cambiava discorso, proponendomi di fare un dolce insieme.
Adesso, avrei lasciato da parte la mia comprensione ed avrei ottenuto risposte. Appena tornata, i miei genitori mi accolsero alla stazione con un sorriso ed un abbraccio caloroso e la curiosità che aleggiava in loro riguardo al mondo magico (solo stimolata all’inizio), la soddisfacevo fornendo in dettaglio quello che avevo imparato, ma dovetti confessarli con estrema tristezza che non avrei potuto far vedere loro nulla, dato che non avevo il permesso di usare la magia liberamente (esclusi l’aggravante di non usarla assolutamente davanti ai babbani).
Sistemai le mie cose nella mia stanza vuota, compagna onnipresente di tutti i miei momenti di tristezza e di dubbio, mi stesi sul mio letto e respirai per un po’ il profumo di casa. I miei genitori erano in cucina, volevano cucinarmi tutto ciò che mi piaceva in un solo giorno, li adoravo anche per questo, erano capaci di piccoli gesti carini ed erano così affiatati che mi facevano spesso ripensare a cosa invece era il mio “rapporto” con Malfoy. Poteva essere tradotto in baci rubati in un minuto e fingere indifferenza e spesso odio in pubblico.
Mentre ero lì a pensare a lui, mia nonna salii nella mia stanza e cercando di non disturbare il mio riposo muscolare, prese posto accanto a me e si sdraiò senza dire una parola ed aspettando che fossi io a parlare. Infatti parlai per prima << Nonna, mi sei mancata molto in questi mesi >>, << Anche tu piccola mia, chissà quante meraviglie hai imparato >>, io la guardai pensando che adesso si sarebbe intristita e non mi avrebbe più parlato per giorni, ma adesso la mia priorità era sapere. << Nonna, si ho imparato molte cose, ma in realtà sono sorte molte domande…..ad esempio come mai proprio io e non tu, né papà o la mamma avete quello che ho io? >>. Percepii la nonna innervosirsi e alzandosi di scatto, nonostante l’età, si mise sulla difensiva e in tono rapido e schietto mi disse << E’ un dono, non ci sono altre spiegazioni>>. Io guardai in quei occhi così simili ai miei e con determinazione esposi quello che sapevo << Nonna, esiste un mago di nome Matthew Granger….lui aveva un figlio che avrebbe potuto avere l’età del nonno…quindi mi chiedevo se fosse mio parente >>. Vidi per la prima volta l’odio negli occhi di mia nonna e con segno di evidente fastidio ignorò la mia domanda, io con maggiore fermezza insistetti << Nonna, sono un’adulta e devo sapere…questo mondo, il mondo magico è una parte fondamentale della mia attuale vita e devo conoscere il motivo che ti fa essere così arrabbiata al solo pensiero del nonno >>. Mia nonna sospirò e con un fare rassegnato mi rispose << Io non sono mai stata arrabbiata con tuo nonno…è il tuo bisnonno che non mi è particolarmente simpatico >>. La guardai con una speranza negli occhi << Quindi è il mio bisnonno quell’uomo? >>, mia nonna mi rispose con calma e finalmente mi spiegò ogni cosa << Non sarei tanto entusiasta di essere imparentata a quell’uomo…dato che hai scoperto diverse cose, sono costretta a chiarirti le idee. Tuo nonno era un maganò, l’unico in una famiglia che vantava solo purosangue e il signor Matthew, quel disgustoso….non ha mai sopportato il fatto che fosse proprio suo figlio a rovinare il ramo familiare. Quindi appena scoperto che non aveva nemmeno una traccia di magia, lo abbandonò in orfanotrofio, tutto per non macchiare l’onore della famiglia e la sua brillante carriera. Quando tuo nonno crebbe, incontrò me, una babbana. Ci innamorammo e ci sposammo e quando lo seppe, quello che tu sei così contenta di chiamare bisnonno, lo diseredò e gli cancellò la memoria…ma ebbe l’accuratezza di non toglierla a me, così che io potessi ricordare che era colpa mia che lui aveva perso ogni cosa. Dopo, quando tuo nonno morii, Matthew non si presentò neanche al funerale in suo onore e decise di cancellare il suo nome dal suo albero familiare .>> Dopo queste parole, rimasi a guardare mia nonna basita e le chiesi perdono, promettendo a me stessa che non avrei mai fatto parola a nessuno della mia parentela con quell’uomo.
Quando rimasi nuovamente sola, pensai solo che il mio bisnonno era uguale a Malfoy…se fosse successo qualcosa di simile a lui, avrebbe reagito allo stesso modo. Rimasi a corrucciarmi e ad intristirmi in quell’orribile pensiero e mi appisolai in sonni confusi.
Uno scricchiolio continuo, mi svegliò e mi guardai intorno, finchè non capii che proveniva dalla finestra. Mi precipitai fuori e Malfoy era in piedi sul ramo dell’albero di fronte la mia finestra.
 

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Capitolo 13
*** Controllo ***


Due occhi che avevano spesso il potere di stregarmi, mi fissavano con aria divertita da fuori la finestra e con la grazia che spesso gli invidiavo, entrò nella mia stanza. Non so come abbia fatto a sapere che lo pensavo o che semplicemente stavo riflettendo su di lui, ma ormai i miei pensieri cadevano spesso sulla persona che mi era davanti.
<< Ehi Granger, contenta di vedermi? >>, quell’aria spavalda che poco fa mi avrebbe fatto battere il cuore, adesso l’attribuivo a quella che immaginavo fosse il mio bisnonno. << In realtà non ti aspettavo >>, risposi…ingiungendomi di rispettare il controllo che mi ero imposta più volte, ma adesso era obbligo verso me stessa rispettare.
<< Mi sembra che sei infastidita >> si rifugiò nella sua aria contrita che spesso vedevo in pubblico e mi sentii un po’ in colpa, ma lui forse non sarebbe mai cambiato o almeno non avrebbe mai avuto la forza di essere quello che realmente era.
<< No, Malfoy. Solo che mi sembra stupido e inappropriato continuare a vederci>> pronunciai le parole come scandendole allo specchio e cercai di non guardarlo, perché non intendevo trasgredire il mio proposito. L’unico modo che avevo per potermi sentire sicura, era quello di allontanarlo il più possibile….anche se questo significava soffrire. Purtroppo ho spesso imparato che le scelte giuste, sono spesso quelle più difficili da compiere. Non mi disse nulla, ma si limitò a guardarmi e con aria maligna mi disse che avevo deciso io per entrambi, dopo prese a camminare avanti ed indietro nella mia stanza senza guardarmi ed improvvisamente si voltò e mi disse << Guarda che sono io a rischiare di più…nessuno della mia famiglia salterebbe dalla gioia se lo venisse a sapere >>. Io sapevo che avrebbe tirato fuori questo argomento e sapevo che lo avrebbe sempre fatto, in ogni momento di scontro.
Quale vita sarebbe stata con lui?, i pensieri affollavano la mia mente e mi impedivano di lasciare libero il mio lato sentimentale. Avevo pensieri più importanti a cui dare retta, il signore Oscuro stava tornando ed Harry ,ora più che mai aveva bisogno del mio aiuto e del mio sostegno, era un fratello per me e ovviamente non potevo anche per questo motivo, farmi vedere accanto a colui che discende da una stirpe di maghi malvagi. Non era la cosa corretta da fare e con brevi parole gli dissi quello che lo avrebbe allontanato da me << Malfoy lo so , come so anche che non vorrei mai entrare in confidenza con un membro di una stirpe malvagia come la tua…il mio essere di origini babbane ed il tuo essere di una famiglia con tendenze oscure che non nasconde, ma ostenta, non cambierà mai.>>.
Lui alzò lo sguardo che aveva regalato al pavimento, su di me e con un respiro affannoso disse << Quindi, non dovremo più fingere di odiarci. Sarà facile provarlo davvero….io pensavo che avessi capito che sono diverso e che nonostante non dovessi provare nulla per te, date le tue origini, ci sono cascato ugualmente. Che babbano sono stato a crederci.>>
<< Vedi, non puoi fare a meno di ripetere sempre che le mie origini non vanno e usare il termine babbano come sinonimo di idiota. Il tuo problema è che vedi diversità dove non c’è. Ed io non sono disposta a sentirmi inferiore a nessuno, men che meno a te >>.
Malfoy si diresse fuori dalla finestra e con il piede penzoloni, mi disse << Hai ragione Granger. Dovrò cambiare e vedrai che ci riuscirò>> non mi diede neanche il tempo di rispondere che scappò rapido distanziandosi da me. Sapevo di aver fatto la cosa giusta, ma perché faceva così male?...

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Capitolo 14
*** Vacanze ***


Decisi di vivere nell’atmosfera calorosa delle vacanze, non avevo voglia di tormentarmi con pensieri ostili ed al tempo stesso non avevo voglia di sentirmi triste, adesso che ora più che mai ero a casa. Il profumo dei biscotti allo zenzero di mio padre, salii fino alla mia stanza e bussarono al mio subconscio, invitandomi a trascorrere del tempo con la parte più felice di me: la mia famiglia. Appena vidi i biscotti non potei trattenermi dal ridere, mio padre li aveva dato le sembianze di cuoricini credo, ma sia io che mia madre non osavamo dirli che erano più simili ad  un posteriore paffuto. Non so come, ma adesso ero di nuovo nella mia tranquillità, mi applicai nello studio e approfondii qualche ricerca sul signore oscuro e su come avesse creato l’anno prima degli Horcrux, cosa che mi affascinava più di altre.
Presi un libro dalla pila della mia scrivania e senza guardare lo misi velocemente in borsa e mi diressi al parco che più amavo per leggere, un profumato e rugiadoso parco inglese con deliziose panchine vermiglie. Mi sistemai su una di esse, quella con la vista sul lago e con il respiro che prendeva vita nell’aria gelida, m’inoltrai nella lettura del libro che la sorte mi aveva assegnato….Cime tempestose. Il protagonista maschile mi ricordava Malfoy e con un senso di curiosità prosegui la lettura come se questo mi avrebbe permesso di sapere qualcosa di più su di lui, come se l’intimità di Malfoy mi si presentasse attraverso quelle pagine.
Lo amavo o non lo amavo, non saprei dirlo….so solo che non riuscivo a trascorrere neanche un giorno senza pensare a lui.
Mentre mi addentravo sempre di più nei tormentosi sentimenti del libro, mi guardai intorno per rilassare un po’ la vista indebolita dalla troppa lettura e rimasi scioccata quando potei vedere una testa bionda platino che guardava il lago, incurante della mia presenza e con un’espressione stranamente pensierosa, il mio primo impulso fu ritrarmi in me stessa e con estrema attenzione andarmene. Volevo fuggire, volevo scappare da lui e da me stessa…chiedevo aiuto, ma il mio corpo era sordo alla mia richiesta e mi teneva legata lì a guardare lui.
Malfoy, non impiegò molto ad accorgersi che io ero lì. Lo vidi estremamente timido, evidentemente anche per lui quel posto era un rifugio e non si aspettava di trovare me.
In quel momento il mio corpo volle rispondere alla mia mente ed accelerai velocemente, mi aggiustai il cappotto fino al collo e con velocità massima mi incamminai lontano da lì. Volevo essere libera senza di lui…
Girai veloce l’angolo e senza neanche guardare urtai contro qualcosa, quel qualcosa era….<< Malfoy>>, arrossii senza ritegno e lui prese forza dalla mia temporanea debolezza, lo notai dal suo sguardo sfavillante << Granger, non puoi starmi un attimo lontana, ti comprendo, ma dobbiamo fingere un certo contegno>>, accelerai scansandolo, ma lui mi correva davanti senza arrendersi all’evidenza,  << Granger, qual è il problema? Non vuoi parlarmi?>>. Io mi limitai ad asserire continuando a camminare a gran velocità, ma lui spazientito mi afferrò per le spalle, dalla cui stretta mi scossi via << Granger, non essere gelida con me…ti ho detto che ti proverò che posso cambiare…abbi pazienza>>. Io fissai i miei occhi nei suoi e dissi in un fiato che << Nessuno può cambiare, men che meno tu>>. Lui mi guardò triste ed io mi lasciai andare in una carezza consolatoria, ma la mia mano fu rapidamente sequestrata e in unico strattone mi abbracciò a sé. Mi ritrovai ad abbracciarlo e a sentire che le mie guance si bagnavano di lacrime, non saprei se per gioia o se vinta dai miei sentimenti.
 

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Capitolo 15
*** Realtà ***


Caro diario, le cose sono cambiate rapidamente e nonostante amassi trovare in te un confidente amico, nonostante lo volessi con tutto il cuore non ho potuto riversare i dolori del mio animo tra le tue consolatorie pagine. Il signore oscuro è tornato e l’inquietudine e la sofferenza, sono sentimenti che mi travolgono ogni giorno. Ho paura, profondamente paura…per Harry, per i miei genitori e per Malfoy. Malfoy è diventato uno dei seguaci del signore oscuro…è un mangiamorte! La situazione degenera sempre più velocemente, non ho più la mia amata famiglia, il mondo magico sembra contro di noi, ogni cosa è diventata terribile. I babbani sono nuovamente perseguitati ed a capo del governo magico c’è di fatto l’oscuro signore. Diario, mi sembra che tutto stia precipitando e che io non possa fare nulla, mi ripeto continuamente che il nostro obiettivo è trovare gli Horcrux e distruggere l’oscuro, ogni giorno mi sveglio in una tenda circondata dagli alberi e dalla paura aleggiante di essere scoperti. Non so più di chi o cosa fidarmi, i ghermidori ci passano continuamente vicino e il pronunciare incantesimi che ci possano proteggere da chiunque diviene sempre più difficile. I miei sentimenti sono contrastanti ora più che mai, in questi anni ho amato profondamente Malfoy nonostante tutto, nonostante sapessi chi era e da che famiglia provenisse. Sapevo che non dovevo e che era sbagliato, ho cercato di fuggire, ma è difficile scappare da sé stessi. Adesso non so più se realmente lui stia fingendo per salvare sé stesso e la sua famiglia o se in realtà condivida interiormente il pensiero dei mangiamorte….. Dico a me stessa che devo essere forte e che tutto finirà e finalmente potrò svegliarmi circondata dalla mia famiglia, amata dal loro affetto sicuro….me lo ripeto continuamente. Harry sembra sicuro che riusciremo a cavarcela ed io da parte mia cerco di esternare la stessa sicurezza, continuo a studiare nuovi incantesimi e a leggere le fiabe di Beda il Bardo che mi ha consegnato il professor Silente. Sento che tra queste pagine si trova la risposta ai nostri problemi, ma non ne ho afferrato ancora la chiave esatta. Il dubbio che mi fa nuovamente rivolgere il pensiero a Malfoy, di fatto non è infondato…gli avevo proposto di seguirci nella fuga e lui ha scelto nuovamente di mantenere le apparenze. Non so che pensare…spero che l’abbia fatto per aiutarci dall’interno, ma non lo vedo e non lo sento da giorni. Riconosco di essere agitata e nervosa mentre scrivo, sicuramente il medaglione di serpeverde influisce in qualche modo sul mio umore. Scelgo di toglierlo e di fare finalmente una piccola passeggiata nel bosco in cerca della cena abituale, ovvero funghi (se siamo fortunati). Mi sento leggermente meglio, certo i problemi sono sempre lì, ma hanno smesso di travolgermi e di sotterrarmi nella disperazione. Mi fermo vicino la sponda del fiume e finalmente mi rilasso del tutto, guardo il paesaggio che volge al tramonto e i cervi che si nascondono tra i cespugli, il contatto con la vita mi rende più pacata e l’energia che mi contraddistingue sta ricominciando a scorrermi nelle vene. Sono anche molto fortunata, ho trovato diversi funghi. Qualcosa si muove tra i cespugli, saranno sicuramente i cervi di poco prima. Una mano sicura mi afferra la spalla e l’ombra minacciosa di una figura umana mi porta il cuore in gola e la tempia pulsante cerca una soluzione, ponendo rapida la mano alla bacchetta. Mi giro rapida e il viso sfavillante con tinte rosate dovute al tramonto, mi guarda con un sorriso pieno e Malfoy mi abbraccia senza darmi il tempo di chiedergli come ha fatto a trovarmi. L’unico pensiero che rapido mi martella in testa e la rapidità con cui mi ha trovata e comincio seriamente a temere che la barriera non funzioni. Malfoy mi guarda negli occhi, con il suo sguardo che ho imparato ad amare in questi anni e rispondendo alla mia domanda inespressa mi dice “Non ti preoccupare, ho usato la stanza della necessità. Avevo necessità di te e mi è apparsa una porta legnosa, l’ho aperta senza pensarci e mi sono ritrovato in questo bosco, all’interno di una quercia”. Adesso sono un po’ più calma da quel punto di vista anche se cerco di tenere a bada la calda felicità che sta colmando il mio cuore pieno di preoccupazioni, guardo con espressione corrucciata il suo tatuaggio e cercando di fingere di non vederlo ed evitando l’ennesima discussione, optai per un “Mi sei mancato”.
 

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Capitolo 16
*** Momenti ***


La mia situazione è rischiosa e se la mia può essere definita tale non vi faccio immaginare come possa essere quella di Malfoy. Appartiene ad una famiglia i cui contatti con la magia oscura, la rendono la più degna di fiducia da parte dell’Oscuro che come c’era da aspettarselo adesso risiede nella loro dimora.
Draco è braccato, la zia Bellatrix lo segue dovunque e ad Hogwarts ha incaricato Tiger e Goyle di fare le sue veci. Adesso cerco soltanto di concentrarmi sulla sua presenza ed immagino un momento in cui finalmente non dovremmo preoccuparci di nulla ad eccezione di come dire ai suoi che sposerà una nata babbana.
Adesso, respiro e ritrovo la calma oltre che la razionalità, Malfoy comincia ad aumentare la stretta e mi sussurra all’orecchio le terribili parole che aspettavo “devo andare…anche se non vorrei”. Faccio un cenno con la testa e non mi volto, così come mi ha sorpreso la sua venuta, così mi sorprende il suo andarsene. All’ultimo mi giro sperando di poter captare ancora alcuni sprazzi della sua immagine, ma osservo solo la luce che delinea i contorni della porta nella quercia, prima di dissolversi del tutto.
Ora decisa più che mai ritorno alla tenda da Harry…Ron ci ha abbandonato da alcuni giorni. Cerco di assumere la mia espressione più serena e varco la “porta” della tenda, stringendo tra le dita il sacchetto con i funghi. Harry ha la fronte aggrottata e il peso delle aspettative che ognuno ripone in lui sembra appesantirgli le spalle, si aggiusta gli occhialini e sbatte il pugno sul tavolo. So cosa prova, ho sfogliato quei libri mille volte e non mi hanno mai dato altra soluzione, solo antiche leggende sui cosiddetti “doni della morte”.
Il mio pensiero fisso degli ultimi giorni è che dobbiamo visitare la città nativa di Harry, sicuramente l’Oscuro ha voluto marchiare quel luogo. Ricco di troppi ricordi per entrambi. Cerco di dirlo ad Harry che forse dovremmo recarci lì, poddarsi che si nasconda un altro horcrux. Ero pronta all’ennesima scrollata di testa ed il rifiuto a prendere vecchie piste, ma invece mi sorprese asserendo che forse era l’idea migliore.
Incontrai Draco un’ultima volta, prima di recarmi in questa piccola missione. Il termine incontrai è fin troppo pretenzioso, in realtà riuscii a vederlo grazie ad un sistema di onde che si collegava ad una ricordella che lui possedeva attualmente, in pratica passai il mio tempo libero (ormai ridotto all’osso) ad osservare la superficie lucida di una sfera di cristallo nella quale ammiravo l’immagine viva dell’unica persona che avrei voluto accanto in questa situazione.
 

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Capitolo 17
*** Catturati ***


Mentre passavo un’ennesima giornata ad osservare la superficie lucida e lucente della sfera, accadde quello a cui non eravamo pronti.
Ron tornò, o meglio quello che credevo fosse Ron ritornò da noi.
Mi spiego meglio, caro diario. Mi pare diverso, mi sembra che lui non sia più lui, mi sembra che lui non esista più. E’ strano, schivo e rifiuta di rispondere alle mie domande il suo sguardo è ardente ed un senso di colpa dirompente, irrompe come fiume dalle sue pupille. Instilla odio, sia che indossi l’horcrux e sia che non lo indossi non fa più differenza.
Harry mi dice che è normale pensa che Ron sia tormentato dalla colpa di averci abbandonato di aver voltato le spalle agli unici amici che aveva e di aver posto la sua famiglia in seria difficoltà.
Non so perché, ma un profondo odio, quasi primordiale irrompe dentro di me alla sua vista. Harry accusa continuamente un dolore alla cicatrice anche se lui stesso lo compara ad un lieve mal di testa, mi fa capire che il potere dell’Oscuro cresce ogni giorno di più. Cosa accadrà dopo, è una domanda più che lecita.
L’ignoto è la nostra sola certezza…
Eravamo pronti a partire e dopo aver rimosso i soliti incantesimi, ci accingemmo a smaterializzarci, ma un forte schiocco ci annunciò con orrore l’apparire dei mangiamorte. Ci avevano trovato e non sapevamo come…ero stata così attenta ed adesso mi trovavo prigioniera tra gli artigli del lupo più orribile che avevo avuto il dispiacere di incontrare tempo fa.
Nel breve attimo, in cui il lupo mi strinse con una morsa al suo fianco dall’odore nauseabondo, prendo lesta la bacchetta e colpisco in pieno viso Harry , sperando di sfigurarli il volto e renderlo non riconoscibile ai mangiamorte.
Il lupo mi strinse ancora più forte facendo scricchiolare i miei polsi contro le sue costole, il respiro di rancido e l’atteggiamento spietato, mi gelavano il sangue.
Mi guardai intorno con gli occhi lucidi, Harry stava cercando di tenere gli occhi aperti dopo l’incantesimo gonfiante che gli avevo lanciato al volto, aveva un aspetto orientale.
In tutto ciò cercai Ron, nonostante l’antipatia crescente che avevo sviluppato nei suoi confronti restava pur sempre il mio amico di infanzia.
Non riuscivo a vederlo, non sapevo che fine avesse potuto fare e temetti per la sua vita.
L’insieme dei pensieri che sorsero nella mia mente, mi impedirono di notare la smaterializzazione dei nostri aguzzini ed in men che non si dica mi ritrovai a guardare un pavimento dorato, dove prima vi erano delle erbacce.
L’odore di legno che bruciava nel cammino e la luce delle candele creavano l’illusione di un accogliente dimora che tanto si scontrava con la terribile situazione in cui ci trovavamo.
Una risata acuta e stridula, precedette l’arrivo di una sagoma le cui fattezze tradivano una somiglianza che tanto dissonava con l’estraneità della risata. Mentre cercavo di mettere a fuoco, la bestiaccia mi strattonò e con voce roca chiese alla sagoma se poteva divorarmi. La sagoma ombrosa disse << No stupida bestiaccia, dobbiamo aspettare l’arrivo dell’ Oscuro signore….deve gioire con noi per la cattura di harry potter…..anche se il viso è tumefatto so che è lui >>, la sagoma rivolse il volto scuro verso di me ed avanzò in modo che la luce definii finalmente il viso che con mio orrore era quello del mio lentigginoso amico. Arretrai con sorpresa, non potevo neanche credere che il mio migliore amico ci avesse traditi e senza neanche un attimo ci avesse consegnati nelle mani del nemico.
Quello che potevo chiamare un caro amico, adesso si mostrava una minaccia mortale per noi e mentre lo fissavo potevo solo vedere un viso divertito che non la smetteva di ridere.
La situazione assunse i caratteri dell’orrore quando osservando i suoi capelli del colore della carota, le ciocche diventarono nere come la notte e lo stesso gli occhi.
A quel punto capii che nella tenda con noi in questi giorni non c’era stato Ron, ma qualcuno che aveva usato la sua identità per intrufolarsi nel nostro nascondiglio ed al tempo giusto mandare un segnale per catturarci.
Con estremo senso di colpa, pensai al povero Ron e sperai che non gli fosse accaduto nulla di quello che pensavo sarebbe accaduto presto a noi.
Gli occhi un tempo amichevoli adesso mi fissavano con odio e con un ghigno che mascherava un odio profondo mi disse << Sporca mezzosangue, prima ero alquanto certa che quello accanto a te fosse harry potter, adesso grazie a te ho il dubbio che tu possa averlo sostituito con un altro ragazzo….ti ho visto che hai fatto qualcosa con quella bacchetta….quindi adesso sono costretta a farti parlare…anzi far parlare le persone è la parte che più preferisco >>
 
 
 
 

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