You are the music in me.

di Fonissa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Half-blood High School and Jupiter School ***
Capitolo 2: *** Talent ***
Capitolo 3: *** One afternoon can change the life. ***
Capitolo 4: *** I'm a Urban Stranger. ***
Capitolo 5: *** Piano and CD ***
Capitolo 6: *** One kiss ***
Capitolo 7: *** Girls' Speeches ***
Capitolo 8: *** Real feelings ***
Capitolo 9: *** One night can change the life. ***
Capitolo 10: *** Same situation. ***
Capitolo 11: *** The truth. ***



Capitolo 1
*** Half-blood High School and Jupiter School ***


“Per me è un'enorme cazzata: l'unione delle scuole e tutto il resto!” aveva esclamato Ethan per la quinta volta in mezz'ora. Percy cercava di ignorarlo, ma non riusciva a impedirsi di lanciare occhiatacce al ragazzo ogni volta.

“E' solo il primo giorno di scuola, magari ti troverai qualche nuovo amico.” disse, cercando di non far trapelare il suo fastidio, anche se dubitava che uno come Ethan avesse potuto trovare degli amici. Era il quinto anno che si ritrovava in quella squadra di nuoto composta solo da idioti, incastrato lì poiché l'allenatore lo aveva eletto capitano. Percy amava l'acqua, era nato per nuotare, ma avrebbe preferito trovare dei compagni di squadra con un minimo di cervello.

“Sta zitto Jackson. Lo sappiamo che dici così solo perchè sei amico di quelli.” rispose Luke ridendo sguagliatamente. In quel momento Percy avrebbe voluto prendere a pugni Luke, ma non avrebbe potuto per due motivi: il primo era che il ragazzo aveva due anni in più, essendo stato bocciato due volte, il secondo era che non voleva creare casini nella squadra. Così scelse semplicemente di andarsene via, ignorando beatamente le prese in giro della sua squadra di nuoto. Fortunatamente per lui era l'ultimo anno che passava li. Iniziò a passeggiare nella scuola, ammirando tutte le decorazioni che erano state fatte per l'occasione: all'ingresso erano state appese due grandi bandiere con gli stemmi dei due istituti, la 'Half-blood High School' e la 'Jupiter High School'. In ogni corridoio c'erano festoni e palloncini arancioni e viola, i due colori della scuola. Perfino le divise erano state cambiate. Quella dell'Half-blood, la scuola che frequentava Percy, era completamente arancione con striscie viola sulle maniche e sui pantaloni, quella della Jupiter aveva i colori invertiti. Gli studenti di entrambe le scuole gironzolavano allegramente per l'istituto. Tutto si era unito, le uniche cose che erano rimaste divise erano le squadre, i club e le classi. Percy aveva festeggiato con i suoi amici a fine giugno, quando si era annuncita l'unione delle due scuole. Finalmente avrebbero potuto vederli anche la mattina, magari tra una verifica e un allenamento.

Quando il suono della campanella si riversò per l'istituto, tutti gli studenti corsero nelle sue classi. Percy ci mise un po' di tempo a trovare la sua, fortunatamente qualcuno alle sue spalle chiamò il suo nome. O meglio, il suo soprannome.

“Ehy Testa D'Alghe, ti sei perso?”

Il ragazzo si girò di scatto, sorridendo quando vide Annabeth Chase, genio della classe nonché sua fidanzata da ormai un anno, che lo salutava allegramente. I due si scambiarono un bacio veloce, poi lei lo guidò fino alla loro classe. E fu così che iniziò il primo noiosissimo giorno di scuola.

 

Mentre il professore di matematica cercava di spiegare qualquasa riguardante delle strane figure disegnate alla lavagna ai pochi studenti che lo ascoltavano, piombarono in classe due degli individui più strani che la Half-blood avesse mai visto: Apollo e Artemide, gemelli, il primo direttore di ogni club presente nella scuola, la seconda coach di tutte le squadre, compresa quella di nuoto di Percy. Subito i ragazzi presenti in classe si alzarono, fino a quando il professore di matematica non li fece accomodare, domandando ai due il perchè della loro brusca interruzione.

“Sono ore che giriamo tutte le classi per dare un avviso -sbuffò Artemide, poi guardò gli studenti dal primo all'ultimo, soffermandosi su Percy- ascoltatemi bene, perchè non lo ripeterò due volte: ogni squadra della Half-blood fronteggerà quelle della Jupiter negli ultimi mesi dell'anno scolastico. Per ogni squadra intendo tiro con l'arco, basket, football, corsa, calcio, basball e nuoto. -sottolineò quest'ultima disciplina, assottigliando gli occhi- vi voglio tutti carichi. Le date sono appese in bacheca.”

A quel punto Apollo spostò con un braccio Artemide, facendo qualche passo avanti e sorridendo:

“Io ho pensato a una cosa diversa! Voi studenti formerete dei gruppi a vostro piacimento, misti con quelli della Jupiter. Faremo delle gare tra i vari gruppi in tre discipline: poesia, recitazione e canto e ballo. Non dovete per forza far parte di un club, basta iscriversi entro i prossimi due mesi. Le date sono ancora da stabilire. Potete iscrivervi in segreteria.”

I ragazzi cominciarono a parlare tra di loro ad alta voce, così il professore cacciò i due fratelli e riprese la sua noiosa lezione.

 

Nell'ora di pranzo, gli studenti non facevano altro che parlare delle gare. La maggior parte dei tavoli erano composti o solo da studenti in tuta arancione o solo da ragazzi in divisa viola. Solo uno era completamente un misto, il tavolo di Annabeth e Percy, proprio al centro della mensa.

“Non per vantarmi -stava dicendo Jason, capitano della squadra di football della Jupiter- ma la mia squadra di football batterà la vostra.

“La vostra squadra di nuoto tremerà appena vedrà la nostra.” rispose Percy.

“Mi sorprende sempre quanto il vostro spirito competitivo possa battere il vostro odio verso i vostri compagni di squadra.” disse Piper, fidanzata di Jason, alzando gli occhi al cielo e abbassandosi il cappuccio della felpa arancione. Annabeth, al suo fianco, annuiva.

Nel frattempo Calypso guardava male Leo per averle sporcato la maglia viola, mentre Hazel e Frank si parlavano sussurrando e ridacchiando ogni tanto. Gli unici che sembravano indifferenti a tutto quello erano Reyna e Nico, che mangiavano il loro pranzo con lo sguardo di chi ormai si era arreso alla stupidità dei propri amici.

“Quando sono le gare?” chiese Calypso, pulendosi alla meglio con un tovagliolo.

“Quella di nuoto il diciassette maggio, quella di football il giorno dopo...” esclamò Annabeth.

“...e quella di corsa il venti aprile.” finì Reyna con uno sguardo di fierezza negli occhi.

“Come va' la squadra, Rey-rey?” domandò Annabeth, appoggiando il viso sulla mano e guardando Reyna sorridendo. Questa arrossì.

“Non chiamarmi Rey-rey. Comunque, penso che vada meglio che a loro due.” rispose, indicando Jason e Percy, che sbuffarono rumorosamente.

“Sapete che Hazel ha scritto una nuova canzone al pianoforte? -disse Frank cambiando argomento- è bravissima.”

Il viso della riccia si tinse di rosso.

“Non è vero... cioè, non sono tanto brava.”

“Oh ma sta' zitta, ti sento ogni volta a casa. Sei davvero magnifica.” esclamò Nico. Quello sarebbe dovuto essere un complimento, ma non aveva né guardato in faccia la sorellastra e nemmeno sorriso. Hazel apprezzò lo stesso lo sforzo e rivolse uno sguardo felice al ragazzo.

 

“Sai Nico, se per caso tu volessi ritornare a cantare, io potrei darti una mano.”

Ormai era sera e i due si trovavano in pigiama, nel salotto della loro casa, intenti a cercare qualcosa di interessante in Tv. Hazel aveva fatto quella proposta a Nico dopo averci pensato un po' su, sperando in una risposta positiva del fratello. Questo però si limitò a guardarla, abbozzando un sorriso.

“Dico sul serio. Non hai mai provato da allora, potrebbe aiutarti. Eri bravo...”

“Hazel, ti prego – rispose Nico- non me la sento.”

La ragazza annuì, prendendo la foto ormai ingiallita che si portava sempre dietro e iniziando a guardarla. L'immagine rappresentava lei, Nico, il loro padre Ade, una donna dai grandi occhi marroni e lunghi capelli neri e una ragazzina che le somigliava molto. Maria e Bianca, la madre e la sorella maggiore di Nico. Hazel ricordava ancora quando la sua di madre morì, schiacciata da una frana mentre ritornava a casa. A quel punto suo padre non aveva avuto altra scelta che prenderla con sé. Aveva conosciuto Maria, Bianca e Nico, era rinata. Nessuno le faceva pesare il fatto di essere nata da una relazione proibita di Ade.

Nella foto, lei, Bianca e Nico erano al pianoforte, stavano cantando mentre la maggiore suonava e i due adulti li guardavano con affetto. Avevano scoperto insieme la passione per la musica e insieme l'avevano coltivata. Fino a quel maledetto giorno di quattro anni fa, quando Maria e Bianca morirono in un incidente stradale, per colpa di un coglione ubriaco. Hazel era caduta in depressione per mesi, Nico non si era mai più ripreso.

La riccia sospirò, rimettendo la foto in tasca e guardando il fratello.
“Io so che tu desideri ritornare a farlo, ma non hai il coraggio. Pensa solo questo: Bianca lo vorrebbe.” e detto ciò, andò a dormire nella sua stanza.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Fanfiction simili sono ciò che nasce quando una percico shipper vede tutti e tre film di High School Musical in un pomeriggio.

Questo è solo un piccolo prologo, per introdurre la storia, spero vi piaccia!

Sciao sciao

-Fonissa

 

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Capitolo 2
*** Talent ***


Percy toccò con le mani la parete della vasca, per poi risalire in superficie e prendere un grosso respiro, riempiendo i polmoni d'ossigeno. In piedi sul bordo della vasca si ergeva la figura della coach Artemide,  che lo scrutava con i suoi occhi scuri e freddi, reggendo un cronometro.
"Ottimo lavoro Jackson, ma non basta."  disse, senza alcuna emozione nella voce, per poi volgere la sua attenzione agli altri componenti della squadra. Percy sospirò. Era ormai da quando le gare erano state annunciate, ovvero la settimana prima, che l'allenatrice ripeteva quella parole. Aveva aggiunto altre ore di allenamento e creato un nuovo programma, molto più rigido del precedente.
"Se continuiamo così, moriremo prima della gara." commentò Ethan, quando la squadra fu negli spogliatoi, affaticati e con i muscoli che chiedevano pietà.
"Fa così con tutte le squadre -disse Luke- i miei fratelli, Travis e Connor, sono così stanchi per gli allenamenti di basket che non trovo nemmeno più i loro scherzi in giro per casa."
"Penso che la coach voglia solo che vinciamo contro la Jupiter." esclamò Percy, mettendo lo zaino in spalla e avviandosi verso l'uscita. Mitchell, uno dei pochi componenti simpatici della squadra, che però molto spesso si limitava a starsene in panchina, lo raggiunse, iniziando a camminare insieme a lui.
"Non credo sia solo questo -sussurrò, quando si furono allontanati abbastanza dalla squadra- sai, girano delle voci..."
Percy guardò l'altro con curiosità.
"Che genere di voci?"
"Si parla di una vecchia rivalità tra Artemide e Nike, l'allenatrice della Jupiter. Erano compagne ai tempi del liceo e da allora sono rivali. Gareggiavano sempre contro, ma per la maggior parte delle volte finiva in parità. La nostra coach ha avuto l'idea di queste gare per regolare i conti con Nike. O almeno, questo é quel che si dice."
"In effetti, avrebbe senso. Anche gli allenamenti della Jupiter si sono intensificati molto."
Mitchell studiò Percy con aria indecifrabile, aggiustandosi gli occhiali.
"Te l'hanno detto i tuoi amici dell'altra scuola?"
"Si. Perché?"
"Percy, non fraintendermi, a me non interessa di chi sei amico. Ma forse sarebbe meglio non parlare di loro in presenza degli altri."
Il ragazzo dagli occhi verdi sbuffò, evidentemente seccato.
"Solo io non capisco il motivo di questa antipatia?"
"Nemmeno io. Ma mia sorella dice che quelli della Jupiter  sono solo un gruppo di perfettini che si vantano di venire da famiglie ricche."
Percy distolse lo sguardo. Molte volte dimenticava che il ragazzo che camminava affianco a lui e Drew Tanaka, la persona più perfida e snob di tutta l'Half-Blood, erano fratelli. Anche se questo era solo quel che sapevano la maggior parte delle persone, ma Mitchell aveva rivelato a Percy che in realtà lui e Drew erano solo fratellastri da parte di madre.
Quando furono giunti nel corridoio principale, fu proprio la voce di Drew a chiamare Mitchell, dicendogli che i loro genitori li aspettavano sul retro della scuola. I due ragazzi si salutarono e Percy iniziò a camminare verso l'uscita, quando all'improvviso si bloccò davanti l'aula di musica.

Quando Nico entrò nella stanza della sorella, ebbe la sensazione di trovarsi in mezzo a un uragano. Le coperte erano state tirate via dal letto, il materasso ribaltato, i cassetti erano stati svuotati del loro contenuto, che era riversato completamente a terra, e Hazel stava davanti all'armadio aperto, buttando dietro di lei ogni vestito che trovasse.
"Dove sono? -esclamò- dove cavolo sono? Eppure ero sicura di averli qui!" la voce della ragazza era carica di preoccupazione.
"Ehm... Hai bisogno di una mano?" mormorò Nico. Hazel si girò verso di lui, con gli occhi sgranati e i capelli ricci gonfi.
"Non li trovo! Non posso averli persi!" disse, per poi dirigersi verso la libreria e iniziare a scagliare per aria i vari libri che avevano avuto la sfortuna di trovarsi li.
"Cos'è esattamente che non trovi?"
"Gli spartiti! Tutte le mie canzoni! Non trovo niente, eppure ero sicura di averli qui!"
Solo allora Nico comprese la gravità della situazione. Hazel portava sempre le canzoni con sè, era legata ad ogni nota che scriveva. Era normale che fosse così agitata. Il ragazzo prese la sorella per le spalle, guardandola negli occhi.
"Hazel, calmati, okay? Così non risolvi nulla. Li avrai sicuramente lasciati a scuola, nell'aula di musica. Ora andiamo insieme a prenderli."
La riccia annuì con vigore. Infilò la felpa, scese al piano di sotto saltando sue scalini per volta e si precipitò verso la porta, con Nico che cercava di stare al suo passo. 
Non appena Hazel vide il malloppo di fogli poggiato sul pianoforte del laboratorio di musica, li prese, stringendoseli al petto e saltellando.
"Eccoli! Eccoli!" 
"Te lo avevo detto." mormorò Nico distrattamente, accarezzando il pianoforte. Non aveva più toccato uno strumento dalla morte di Bianca e Maria. Gli tornavano in mente troppi ricordi e la consapevolezza che non avrebbe più sentito la splendida voce di Bianca. 
Hazel lo guardava con espressione malinconica. Si sedette sullo sgabello, poggiando le mani sui tasti bianchi e neri.
"Vuoi cantare?"
Nico si morse il labbro.
'Bianca lo vorrebbe'
Le parole di una settimana prima gli rimbombavano ancora in testa. Ci aveva pensato a lungo, ponendosi sempre la stessa domanda: 'cosa penserebbe Bianca se mi vedesse così?'
Dopo qualche secondo di indecisione, annuì. Hazel sorrise, ma i suoi occhi tradivano una grande sorpresa. 
"Quasi non ci speravo più." disse, mentre cercava una canzone adatta tra tutti i suoi fogli. Nico si posizionò affianco a lei.
"Avevi ragione, a Bianca non piacerebbe sapere che ho smesso." rispose, afferrando il foglio che la ragazza gli porgeva.
Hazel iniziò a premere i tasti. Le sue mani si muovevano con maestria e leggerezza. Lei non aveva mai smesso, anzi, si era impegnata sempre di più, e i suoi sforzi si vedevano. Dopo qualche secondo, Nico iniziò a cantare.

Percy non riusciva a muoversi da quel punto. Una voce proveniva dall'altra parte della porta, accompagnata da una melodia suonata al pianoforte. Percy non aveva mai sentito quella voce, ma lo catturò immediatamente, insinuandosi dentro di lui. Dopo lo shock iniziale aprì leggermente la porta, quel tanto che bastava per sbirciare dentro, e quel che vide gli fece spalancare la bocca per lo stupore. Aveva già sentito Hazel suonare, ma in quel momento ci stava mettendo tutta sè stessa, oltre ad avere il più gran sorriso che Percy avesse mai visto. Ma la cosa che più stupì il ragazzo fu scoprire chi cantava. Nico era in piedi affianco alla sorella, con gli occhi puntati sullo spartito e le mani che si intrecciavano tra loro nervosamente. Percy aveva sentito molte volte Hazel che parlava di come Nico cantasse, prima della morte di Bianca, ma solitamente il pensiero lo faceva ridere. In quel momento, invece, la situazione era tutto tranne comica. Era stupenda, coinvolgente, emozionante. Probabilmente non esistevano nemmeno parole per descriverla.
Quando ebbero finito, Hazel ridacchiò, mentre Nico sembrava appena essersi risvegliato da un sogno.
"La tua voce é proprio come la ricordavo. -disse la riccia, poi puntò lo sguardo verso la porta- ma...Percy?"
Senza rendersene conto, trasportato dalla musica, Percy si era sporto un pò troppo, facendosi scoprire. Imbarazzato entrò, chiudendosi la porta alle spalle.
"Ehm... Scusatemi, davvero, non volevo spiarvi, ma... cavolo, siete magnifici!"
Hazel sorrise leggermente imbarazzata, mentre Nico sbiancò, poi si alzò il cappuccio sulla testa e si avviò alla porta.
"Io vado. Hazel, ci vediamo a casa."
Ma prima che potesse oltrepassare l'uscita, Percy lo bloccò prendendogli il braccio e facendolo voltare verso di lui. In quel momento i loro occhi si incontrarono. Nessuno dei due seppe bene cosa successe, ma non riuscivano a muoversi, nè a parlare. Le labbra di entrambi tremavano e la mano di Percy sembrava bruciare sul braccio di Nico.
Successe qualcosa, ma non sapevano bene cosa.
Hazel li richiamò e Percy abbassò il braccio e si guardò intorno, come se si fosse dimenticato di essere nell'aula di musica. Nico invece mise le mani in tasca, per non far vedere come tremavano e con gli occhi seguiva ogni movimento del ragazzo che era di fronte a lui.
"Percy, vuoi provare a cantare?" chiese Hazel, con un mezzo sorriso. Lei si era accorta di cosa era successo, e ne era rimasta shoccata. Vedendoli in quel momento le sembrò che tutto nel mondo fosse al suo posto. E quella domanda le era uscita da sola, senza pensarci.
Percy scosse la testa, divertito.
"Non so cantare..." 
"Tutti sanno cantare se vogliono!"
Hazel fece l'occhiolino a Nico, che annuì. Quella era la frase che ripeteva sempre Maria.
Percy rivolse uno sguardo veloce a Nico, poi al pianoforte e infine a Hazel.
"Va bene."
Appena pronunciò quelle parole, un ricordo invase la sua mente.

Era estate, e stava guidando la macchina, presa in prestito da suo padre, verso la spiaggia. Al suo fianco c'era Annabeth, con cui si era fidanzato da appena una settimana, e sui sedili posteriori si era steso Grover, il suo migliore amico. Grover punzecchiava i due neo-fidanzati, mentre Percy gli rispondeva e Annabeth rideva di gusto. All'improvviso la radio annunciò una canzone: 'Summertime paradise'.
"Io adoro questa canzone!" aveva esclamato il ragazzo alla guida, alzando il volume della radio e iniziando a cantarla, giusto per divertirsi. Solo quando la canzone finì, si accorse che la sua ragazza e il suo amico lo guardavano sbigottiti.
"Che c'è?"
"Hai cantato..." aveva sussurrato Grover.
"Ho solo canticchiato un pò. Cosa avete?"
"Niente." aveva risposto la bionda, per poi stare in silenzio.

Da allora Percy aveva sempre evitato di cantare in pubblico. Scacciò quel ricordo. C'erano solo lui, Hazel e Nico. Al massimo avrebbero potuto farsi qualche risata. Hazel attaccò col pianoforte e dopo qualche secondo fece cenno a Percy. 
Non cantò per molto, solo per un minuto scarso, ma quando ebbe finito i due fratelli avevano la stessa espressione che avevano avuto Grover e Annabeth quella volta. Percy ridacchiò.
"Canto tanto male?" chiese sarcastico. La ragazza scosse la testa, ancora con gli occhi sgranati.
"Cantare male?! Percy sei un fenomeno! Un talento naturale!"
"C-cosa?" 
"Ti stiamo dicendo che hai una voce fantastica!" esclamò Nico.
"S-siete seri?"
I due annuirono. Percy iniziò a rifletterci su. Quindi era per questo che, quella volta, Grover e Annabeth lo guardarono meravigliati. Per quanto cantava bene.
"Proviamo a cantare tutti e tre insieme!" esclamò Hazel e, senza aspettare il consenso dei due ragazzi, iniziò a suonare. Ciò che ne venne fuori fu un capolavoro. Percy non aveva mai cantato seriamente, eppure sapeva quando modificare il tono di voce o quando fermarsi per prendere fiato. Gli veniva naturale, come se tutto ciò se lo portasse dentro da sempre. Gli occhi di Hazel brillavano.
"È stato tutto perfetto! Percy, hai davvero talento e... sono le sette di sera! -rivolse uno sguardo preoccupato al fratello- nostro padre ci ucciderà -raccolse in fretta i fogli, tenendoli stretti al petto- dovresti iniziare a cantare. Scommetto che riusciresti anche a fare successo." disse, per poi uscire dalla porta senza nemmeno aspettare Nico. Questo sbuffò, avviandosi verso l'uscita, ma prima di andarsene guardò Percy e disse:
"Mia sorella ha ragione. Non si dovrebbe sprecare un talento come il tuo."

Quella sera Percy era sul divano, affianco al padre, mentre guardavano una gara di nuoto alla televisione. O meglio, l'uomo aveva gli occhi incollati allo schermo, mentre Percy guardava distrattamente le decine di trofei di nuoto, tutti col nome Poseidone Jackson.
Fin da quando era piccolo, tutti si aspettavano che seguisse le orme del padre, cosa che effettivamente stava facendo. Ma una strana idea continuava a ronzargli in testa.
"Papà, cosa ne pensi del canto?"
Poseidone lo guardò confuso solo per qualche secondo, per poi ritornare a guardare la TV.
"Il canto? Roba da femminucce. Chiunque riuscirebbe a farlo. Invece guarda quello -disse indicando un nuotatore che stava sorpassando i gareggianti davanti a lui- quello si che è talento!"
Percy sospirò, annuendo. Non si aspettava altro da suo padre.

*ANGOLO AUTRICE*
Questo capitolo è stato un parto. Quasi 2000 parole! Ma effettivamente ne sono molto fiera. Spero che apprezziate lo sforzo e mi lasciate qualche commento ❤️
Sciao sciao
-Fonissa
P.S,= aggiornerò regolarmente ogni mercoledì!

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Capitolo 3
*** One afternoon can change the life. ***


I muscoli in tensione, le gocce di sudore che le colavano dalla fronte, il fiato corto e le gambe che bruciavano. Reyna aveva appena finito l'allenamento di corsa. 

"Vi voglio qui domani per altre due ore -aveva urlato Nike a tutte le ragazze- fatevi trovare pronte alle quattro."

La squadra non aveva fatto altro che annuire, tenendo per loro i commenti negativi, per poi dirigersi verso lo spogliatoio. Anche Reyna stava per entrare, quando sentì qualcuno afferrarla per il braccio.

"Dove stai andando, Rey-rey?"

Si girò di scatto e perse un battito quando l'oscurità dei suoi occhi incontrò il riflesso argento di quelli della ragazza che aveva di fronte. Annabeth le sorrideva mentre i ricci biondi le ricadevano morbidi sul viso. 

"A farmi una doccia, ovviamente. E non chiamarmi così." rispose Reyna con la solita freddezza che mostrava sempre, nonostante dentro sentisse una forte sensazione di calore.

"Non puoi venire a casa mia a fartela? Devo parlarti di una cosa, è urgente." 

Boom. Meno un altro battito. Reyna imprecò mentalmente. Perché diamine l'amica le faceva sempre quest'effetto? Quando erano con i loro amici, avrebbe voluto sparire nel nulla e non rivedere più nessuno, ma quando erano da sole poteva anche stare minuti interi solo a sentire la sua voce o a guardarla mentre studiava. 

"Dovrei stare con la squadra..."

"Per favore." Annabeth stringeva la mano dell'altra, facendo gli occhi dolci. Reyna si morse il labbro: come poteva resistere? Sospirò, alzando gli occhi al cielo.

"E va bene."

La casa di Annabeth era come sempre: grande, arredata con classe e tremendamente vuota. I suoi genitori erano separati, il padre si era risposato ma era sempre fuori con la nuova compagna e i suoi due figlioletti. La bionda lanciò lo zaino (che portava sempre dietro pieno di libri di architettura) sul divano, accasciandosi di fianco a esso. 

"Vai pure, ti aspetto qui."

Reyna annuì, dirigendosi verso il bagno con il borsone in spalla. Mentre attraversava il corridoio, si guardò intorno, osservando alcuni particolari. Un quadro era stato spostato, le rose rinsecchite che si trovavano lì solo due giorni fa erano state sostituite da alcuni tulipani gialli, una nuova statuina di vetro poggiata su una mensola. Ormai conosceva quella casa come le proprie tasche. Entrò nel bagno, senza preoccuparsi di chiudere la porta a chiave, tanto in casa si trovavano solo lei e Annabeth. Si sciolse i capelli castani, iniziando a spogliarsi fino a rimanere in intimo. Ammirò il suo fisico allo specchio: le pettegole della scuola dicevano che era troppo muscolosa, ma lei si sentiva orgogliosa. Quando anche il reggiseno finì sul pavimento, la porta del bagno si spalancò, mostrando Annabeth con degli asciugamano in bagno.

"Ti ho portato questi..." 

Reyna aveva la sensazione che sarebbe svenuta. Aveva solo un pezzo di stoffa a coprirla sotto e Annabeth era di fronte a lei che la osservava. Questa prima sgranò leggermente gli occhi sollevando un sopracciglio, poi mise su un sorrisetto difficile da interpretare. Con la massima tranquillità poggiò gli asciugamani vicino al lavandino, poi uscì chiudendo la porta lentamente. Reyna avrebbe potuto giurare di averla vista strofinare le gambe tra di loro in uno strano modo prima di uscire. La bruna si lasciò cadere lungo la parete, prese qualche lungo respiro, poi tolse anche le mutandine, buttandosi sotto la doccia gelida. Non sapeva che fuori dal bagno Annabeth era ancora impalata davanti alla porta, cercando di ignorare quel fastidio che le si era formato tra le gambe.

In dieci minuti Annabeth aveva già cambiato posizione sei volte, passando dalla poltrona al divano,  provato a leggere un paio di libri e a guardare la televisione, ma la sua mente continuava a ritornare alla scena di poco prima. Reyna quasi completamente nuda, che la osservava con sguardo sorpreso e con le guance arrossate (anche se con ogni probabilità lei non se n'era accorta). Si prese la testa tra le mani, quasi urlando. Ma cosa stava pensando? Lei era fidanzata con Percy, con un ragazzo, da un anno ormai. Okay, aveva avuto una cotta per la sua amica Piper per un paio di mesi, ma poi lei si era messa con Jason. Da allora non aveva più pensato alle ragazze... fino all'arrivo di Reyna. Ricordava benissimo come si era incantata davanti ai suoi occhi freddi che sembravano scrutare ogni persona che avesse intorno. Si riconosceva in quello sguardo. Era arrivata a scuola l'anno prima, sconvolgendo la vita di Annabeth che era appena uscita dalla sua cotta per Piper. Proprio quest'ultima era l'unica a sapere dei dubbi della bionda. 
Aveva provato a dimenticarsi di tutto. Lei era convinta di amare Percy, ma c'era sempre quella piccola parte della sua testa (la meno razionale) che le faceva salire in dubbio.
Fortunatamente, tutto quell'ammasso di pensieri la distrasse del leggero problema che aveva avuto prima dopo aver visto Reyna nel bagno.
Un'oretta dopo entrambe le ragazze sedevano sul divano. Tra di loro non c'era tensione, come se non fosse successo nulla. E, in effetti, non era accaduto proprio niente.

"Anny, di cosa dovevi parlarmi?" chiese Reyna, legando i capelli ancora un pò umidi in una treccia. Annabeth sorrise. Quando erano sole, la bruna era la prima ad usare quegli stupidi nomignoli. Poi si ricordò del perchè Reyna era a casa sua. Sospirò, per poi lanciarsi nel suo racconto. 
Alla fine, Reyna la guardava con sguardo corrucciato, ma nei suoi occhi c'era anche qualcosa di indecifrabile. 

"Aspetta, ripetimelo ancora una volta... hai visto Percy fare cosa?!"
Annabeth sbuffò.

"Cantare. Ho visto Percy cantare, insieme a Nico e Hazel. Tu e Percy avevate quasi gli stessi orari di allenamento, ho pensato di venire da voi e sono passata davanti l'aula di musica. Non farmelo ripetere."

La ragazza dagli occhi grigi vide l'altra che prima alzò un sopracciglio, scettica. Poi assottigliò gli occhi e le sue guance si riempirono d'aria.

"Oh no, non oserai..."

Reyna scoppiò a ridere, rotolandosi sul divano e mantenendosi la pancia.

"Non ridere!" esclamò Annabeth indignata, lanciandole un cuscino.

"Scusa Anny, è che la scena di Percy che canta mi è sembrata troppo comica." 

"Se me lo avessero detto, l'avrei pensato anche io. E invece una volta l'ho sentito. Ero in macchina con lui e Grover, si mise a cantare una canzone che passavano alla radio. Io e Grover fummo talmente stupiti che restammo a bocca aperta... ma non so come lui prese le nostre espressioni, perchè da allora non lo sentii più... fino a oggi. Non so come spiegartelo, ha una sorta di talento naturale..."

"Come nel nuoto?"

Annabeth ci pensò su, poi scosse la testa.

"Il nuoto è un'altro dei suoi talenti. Ma il canto, come dire... è come se fosse una parte di lui che vuole venir fuori."

"Okay, penso di aver capito, più o meno. Ma perchè questo ti turba così tanto?"

"Perchè non me l'ha detto! Da quanto tempo fa queste prove? Perché io non ne sapevo niente? Sono la sua fidanzata!" 

Quando pronunció l'ultima parola, un moto di senso di colpa la invase. Cercò di non farci caso mentre osservava Reyna che teneva lo sguardo fisso sulla sua treccia. Questa,  da parte sua, era combattuta. Una pallottola in pieno petto avrebbe fatto meno male di quella frase pronunciata da Annabeth. Sapeva che la cosa giusta da fare era rassicurarla, però...

"Mettilo alla prova -esclamò alla fine- vedi se entro una settimana te lo dice."

"Altrimenti?"

"Altrimenti, potrai fargli una di quelle sfuriate di cui solo tu sei capace."

Entrambe risero di gusto, poi Reyna prese il telecomando da sopra il tavolino.

"Tv?" chiese.

"Certamente"

Fecero zapping tra i canali, fino a quando non si fermarono su MTV music. Alzarono il volume, aspettando la fine della pubblicità e l'arrivo di una canzone. 

"Anny.."

"Si?"

"E tu?"

Annabeth fece uno sguardo confuso.
"Io cosa?"

"Sai cantare?"

"In realtà... non lo so."

"Provaci. Magari tu e Percy potrete formare una fantastica coppia di cantanti." 

Reyna rideva, ma c'era amarezza nella sua voce. Come per risposta, la canzone arrivò e Annabeth iniziò a cantare

"So she said what's the problem baby 
What's the problem I don't know 
Well maybe I'm in love (love) 
Think about it every time 
I think about it 
Can't stop thinking 'bout it "

Reyna sobbalzò. Tra tutte le canzoni del mondo, dovevano proprio passare accidentelly in love? E come se non bastasse, Annabeth era anche brava. Le aveva fatto quella domanda quasi per scherzo e invece aveva scoperto un altro talento della sua amica.
Annabeth cantò solo la prima strofa, accorgendosi di come Reyna la guardava.
"Che hai?"

"Anny, sei bravissima."

"Dai, sii seria..."

"Sono seria!"

Stettero zitte per la maggior parte della canzone, guardandosi, poi Annabeth esclamò.
"Ora prova tu, Rey-rey."

Reyna alzò gli occhi al cielo, poi cantò l'ultima strofa:

"Come on, come on 
Spin a little tighter 
Come on, come on 
And the world's a little brighter 
Come on, come on 
Just get yourself inside her 
Love ...I'm in love"

Quando ebbe finito, Annabeth la guardava sbattendo le palpebre.
"No, aspetta... non dirmi che..."

"Rey-rey..."

"Non dirlo."

"Tu..."

"Sta zitta."

"MA SEI MAGNIFICA."

Reyna soffocò il viso nel cuscino, dimenandosi.

"Non dirlo, non dirlo!"

"Sei magnifica, sei magnifica, sei magnifica." continuò Annabeth canticchiando come una bambina di cinque anni.

"Dai! Ma mi ci vedi a cantare?"

"Si!"

"Dai, sii seria..."

"Sono seria!"

Risero entrambe, rendendosi conto di come quella scena fosse simile a quella di poco fa. Nessuno delle due lo disse, ma quella canzone le aveva scosse. Come facevano certi cantanti a sapere perfettamente come ti sentivi? 

 

Il giorno dopo, a mensa nell'ora di pranzo, Percy si sentiva osservato. Nico e Hazel gli rivolgevano ogni tanto qualche occhiata, come se non riuscissero a dimenticarsi del giorno prima e avessero qualcosa di importante da dirgli. Annabeth non gli scollava gli occhi di dosso, che sembravano studiarlo come per aspettare il momento giusto di attaccarlo.  A causa di ciò, Percy aveva perennemente i brividi. E infine c'era Reyna, che aveva lo stesso sguardo, che però passava dal ragazzo alla bionda ogni minuto. 

"Ehm, amico, per caso hai fatto qualche altra cazzata?" gli sussurrò Jason, che sembrava l'unico ad aver notato tutta quella situazione. 

"No, non ultimamente almeno."

In parte era vero, lui non aveva combinato nessun guaio questa volta. Sapeva perfettamente come mai Hazel e Nico lo guardassero, ma era intimorito dal sguardo delle altre due ragazze. Reyna appoggiava Annabeth in qualsiasi cosa quest'ultima facesse, il che, di solito, significava per Percy doppia sgridata. Provò a ripassare gli ultimi momenti che aveva passato con Annabeth, ma niente di strano gli venne in mente. 

Verso la fine dell'ora di pranzo, riuscì solo a scorgere Piper che trascinava Annabeth fuori, prima che Hazel facesse lo stesso con lui, dirigendosi però verso l'aula di musica, che a quell'ora era vuota, mentre erano seguiti da Nico. Si chiusero la porta alle spalle, poi la riccia iniziò a guardare il ragazzo più grande con uno strano scintillio negli occhi, mentre Nico non faceva altro che sbuffare.

"Allora, ci hai pensato?" esclamò Hazel.

"A cosa?" domandò Percy.

"Non far finta di non aver capito, ti conosco abbastanza da sapere questo trucchetto."

Il più grande si morse il labbro, iniziando a spostare il peso da un piede all'altro. 

"Non lo so. E' stato tutto così improvviso e poi ho il nuoto... non ho mai pensato al canto, mio padre mi ha sempre cresciuto per essere il suo 'erede'."

"Beh, ora hai la possibilità di scegliere te per la tua vita." si intromise Nico. Solo guardandolo, Percy provò una sensazione di calore al petto. Si sentiva strano dal giorno prima, quando aveva afferrato il braccio di Nico e i loro occhi si erano incrociati. Come poteva un pomeriggio scombussolare un'intera vita?

"Forse...potrei fare qualche altra prova." rispose, senza staccare gli occhi dal ragazzo pallido. Questo abbozzò un piccolo sorriso.

Hazel invece poggiò le mani sui fianchi, sorridendo soddisfatta.

"Sarà un bel lavoro!"

 

"Piper, che fai?! Dovrei andare a lezione!" urlava Annabeth mentre Piper la trasportava fino al cortile della scuola.

"Annabeth Chase, ora tu mi dici cos'è successo." rispose quest'ultima incrociando le braccia al petto.

"Che intendi dire?"

"Perché guardavi Percy in quel modo? Sembravi parecchio arrabbiata. E perché Reyna ti guardava in quell'altro modo?

"In che modo mi guardava Reyna?"

La Cherokee alzò un sopracciglio squadrando l'altra, notando che la persona che aveva attirato l'attenzione di Annabeth era Reyna.

"Mh... non come al solito, ecco. Ma ora tu dimmi cos'è successo."

Annabeth sapeva di non potersi sottrarre all'amica. E poi era l'unica con cui si poteva confidare, visto che già sapeva molti aspetti importanti della sua vita. Iniziò a raccontare tutto il pomeriggio del giorno prima, da quando aveva visto Percy, Hazel e Nico, passando per quando aveva visto Reyna mezza nuda e finendo con quest'ultima che cantava. Alla fine Piper era solo confusa. Annabeth era intelligente, razionale e pacata, ma si innervosiva quando non capiva qualcosa. E le emozioni erano tra le cose che non riusciva bene a comprendere.

"Percy sa cantare?!" disse alla fine, partendo dalla cosa che più l'aveva stupita. La bionda sbuffò.

"Si, anche io ebbi questa reazione quando lo sentii per la prima volta."

"Oh... wow. Comunque, partendo da questo, penso che il consiglio che ti ha dato Reyna vada bene."

"E per il resto?"

"Sei confusa, Annabeth. Ora ti insegno un trucchetto: chiudi gli occhi e respira profondamente."

Annabeth eseguì, anche se si sentiva un po' stupida a farlo nel cortile della scuola.

"Ora concentrati sulla mia voce -sussurrò Piper con estrema calma- e ripeti dopo di me: io sono Annabeth Chase."

"Io sono Annabeth Chase."

"Sono la più brava della classe e amo l'architettura."

"Sono la più brava della classe e amo l'architettura."

"Sono fidanzata da un anno con Percy Jackson."

"Sono fidanzata da un anno con Percy Jackson."

"Mi piacciono i ragazzi."

"Mi piacciono i ragazzi."

A quel punto Piper si toccò per qualche secondo, guardò l'amica con occhi pieni di comprensione, sorrise appena e poi disse:

"E mi piacciono anche le ragazze."

"E mi piacciono anche le ragazze."ripeté Annabeth, aprendo gli occhi in quel momento e abbassando la testa.

"Annabeth..." Piper provò a chiamarla, ma questa non rispondeva. Tutto ciò che fece fu andarsene, ancora a testa basta, senza dire altra parola.

 

 

*ANGOLO AUTRICE*

Io amo Annabeth che si fa i complessi, non so perché XD

Comunque, serviva un capitolo anche per Annabeth e Reyna. Sono troppo shippose <3 Non sarà l'unico capitolo che parlerà di loro.

Inoltre, vi anticipo che c'è solo una cosa che amo di più di Annabeth con i complessi: Percy con i complessi. 

Al prossimo capitolo!

Sciao sciao

-Fonissa

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Capitolo 4
*** I'm a Urban Stranger. ***


Percy era intrappolato nella sua indecisione mentre, in piedi davanti alla scrivania, guardava quei fogli pieni di parole di fronte a sé. Era solo in casa, quindi nessuno l'avrebbe potuto sentire. E allora perchè non si decideva a esercitarsi su quelle canzoni che Hazel gli aveva dato già da due giorni ormai? In fondo, era stato lui a dire di voler provare. Sospirò, buttandosi sul letto coprendosi il viso con le mani. Da quel pomeriggio in cui aveva cantato con Nico e Hazel la prima volta, la sua vita era diventata un completa casino. Lui stava sperimentando una parte di se stesso che non sapeva di avere, gli allenamenti di nuoto si facevano sempre più frequenti e intensi, Annabeth era fredda e distaccata con tutti e nessun sapeva il motivo.. e poi c'era Nico. Percy aveva provato a dimenticare quella strana sensazione che aveva sentito afferrando il braccio del più piccolo, ma non ci era riuscito. Anzi, col pensiero ritornava sempre a quel momento. Si alzò di scatto, scuotendo la testa. Non era da lui stare seduto sul letto a piangersi addosso. Prese il suo telefono e le cuffie, si sedette sulla scrivania e osservò i fogli. Hazel gli aveva spiegato come fare: doveva ascoltare la canzone seguendo le note e le parole sullo spartito, impararla per bene e poi provare a cantarla registrandosi. Gli sembrava semplice.

Accarezzò con le dita il titolo: Runaway. Schiacciò play e due giovani voci maschili si fecero strada nella sua mente. Più la canzone andava avanti, più Percy leggeva le parole e più la sua espressione diventava stupita. Come potevano due ragazzi che nemmeno conosceva, scrivere delle parole che lo descrivessero così bene? Si sentiva capito. Runaway esprimeva a parole ciò che lui provava. Era questa la magia della musica? Desiderò sapere di più su quei due ragazzi, ascoltare altre opere. Ma in quel momento doveva concentrarsi solo su quella. Perse il conto di quante volte la ascoltò, ma alla fine si sentì pronto. Attivò la registrazione sul suo telefono e, senza nemmeno la base musicale, iniziò a cantare Runaway. Chiuse gli occhi e tutto ciò su cui si concentrò fu la sua voce. Gli venne quasi un infarto quando, appena finito, sentì un applauso alla sue spalle. Si girò di scatto, incontrando lo sguardo felice di sua madre che lo osservava dalla porta. 

"Sei sempre stato bravo a cantare. Da piccolo lo facevi sempre, poi ti sei appassionato al nuoto e hai smesso."

"Non lo dire a papà."

Percy avrebbe voluto dire qualcosa in più, chiedere a sua madre da quanto tempo lo stesse ascoltando, ma l'unica frase che uscì dalla sua bocca fu quella supplica. Sally sospirò, si avvicinò al figlio e gli poggiò l emani sulle spalle.

"L'ho sentita la conversazione tra te e tuo padre, sai? Percy, io sono dalla tua parte. Tuo padre deve smetterla di aspettarsi da te quel che vuole lui. Per me puoi avere qualsiasi passione, basta che tu sia felice."

"Mamma..."

Si abbracciarono e il ragazzo sentì come se un mattone nel suo petto si fosse sciolto. 

"Come si chiama questa canzone? Mi sembra che ti piaccia molto. Chi la canta?"

"Runaway -Percy controllò i fogli sul quale era scritta la canzone- è degli Urban Stragers... non li ho mai sentiti fino ad adesso sinceramente, la canzone me la data Hazel."

"Vogliamo scoprire insieme chi sono?" chiese Sally sorridendo, sinceramente interessata alla nuova passione del figlio.

"Si!'

Ci vollero solo pochi minuti per accendere il computer e cercare la band su internet. Le prime immagini che apparirono furono quelle di due ragazzi, uno magro dai capelli biondi e ribelli e gli occhi azzurri, l'altro più robusto, dagli occhi e i capelli scuri.

"Genn e Alex...no, aspetta. -disse Sally leggendo- i veri nomi sono Gennaro e Alessio. Sono italiani!"

"Italiani? Nico è nato in Italia." esclamò Percy senza pensarci. La donna lo guardò confusa.

"Cioè, intendo, forse è per questo che Hazel e Nico li conoscono. "

"Oh, si, probabilmente è così."

Percy sospiró di sollievo. Come mai gli era saltato in mente il pensiero di Nico? Questa situazione lo metteva a disagio. I suoi pensieri furono interrotti dal suono del campanello.

"Deve essere tuo padre -disse Sally, per poi guardare gli spartiti sopra la scrivania- che vuoi fare con quelli? Nasconderli?"

"Si, per ora si."

Mentre Sally andava ad aprire al marito, Percy chiuse il computer e nascose i fogli nello zaino. Percy prese un bel respiro, poi andò in cucina pronto a cenare. Poseidone era già lì, seduto a tavola, ma appena Percy mise piede nella stanza si accorse che la televisione stava trasmettendo un programma di musica. Guardò sua madre, che ancora con il telecomando in mano gli fece l'occhiolino che il ragazzo ricambiò sorridendo, poi si accomodò a fianco a suo padre.

"Perché stiamo guardando questo?" chiese l'uomo osservando la TV.

"Mi interessa." rispose con tranquillità Sally, servendo la cena.

Percy cercava di non apparire troppo interessato, ma ogni tanto gettava l'occhio quando sentiva la notizie più interessanti: una nuova band emergente, un cantante che iniziava un tour mondiale. Un paio di volte gli capitò di immaginare se stesso al posto di quei cantanti. Come sarebbe essere acclamato da milioni di persone e poter esprimere la propria arte liberamente?
Poi l'occhio gli cadde sulle medaglie del ladre appese in cucina. Casa sua era piena di riferimenti al nuoto e alle vittorie di suo padre. Tutti si aspettavano che lui seguisse le sue orme.
Sospirò e ritornò a mangiare. 

"Ti vedo un po' assente oggi, stai bene?" chiese Hazel fermandosi con le mani sul pianoforte e guardando Percy con aria stranita. Il ragazzo emise un sospiro, poi abbassò gli occhi.

"E' che tutta questa faccenda è strana. Non mi è mai capitato di dover nascondere qualcosa a mio padre e a Annabeth." 

"Perché non glielo dici?" chiese la riccia con innocenza.

"Mio padre non accetterebbe qualcosa che non sia il nuoto. Annabeth non so come reagirebbe, non abbiamo mai parlato di una cosa del genere. Almeno mia madre lo sa e mi sostiene, altrimenti non so come farei."

"Già." annuì Nico, con l'aria di chi ne sapeva molto. Hazel lo guardò comprensiva, poi riportò lo sguardo su Percy.

"Allora immagino che non ti iscriverai alla gara di canto."

Percy sbiancò e sgranò gli occhi.

"Cosa?! Nemmeno per sogno. E poi ho già la gara di nuoto. Perché non vi scrivete voi?"

"Ne faccio a meno." disse freddamente Nico.

"E io non credo di potercela fare da sola.- rispose Hazel delusa, poi assunse un'espressione di fastidio- in più si è iscritta anche Drew Tanaka. Per quanto mi stia antipatica, è formidabile e molto difficile da battere."

"Spero le cada un riflettore in testa." commentò Percy alzando gli occhi al cielo. Si era aspettato la risata cristallina di Hazel, ma non aveva certo previsto che anche Nico avrebbe riso, anche se in maniera più calma. Nel sentirlo, Percy sentì dentro una strana sensazione, come di calore che dal petto gli si propagava per il resto del corpo. Nel mentre sorrise spontaneamente, non riuscendo a trattenersi. Cosa gli prendeva?

 

Quando suonò l'ultima campanella, Annabeth, per il quinto giorno di fila, provò a correre via fino a casa, ma Reyna la bloccò fuori scuola trattenendola per il polso.

"Annabeth Chase." disse con voce tagliente. La bionda si immobilizzò mentre perdeva colore.

"Reyna, scusami ma devo tornare subito a casa..."

"No, non ti scuso. Sono giorni che fuggi via e che eviti tutti noi, non parli nemmeno con Percy. Che cazzo succede?"

"Niente, sono solo occupata."

"Anny, ti conosco. Scappare da tutto e tutti non è da te. Siamo preoccupati, non riusciamo a capire. Per favore, dicci che succede. Vogliamo aiutarti."

Annabeth sembrò calmarsi e per qualche secondo rimase in completo silenzio, lo sguardo fisso a terra. Ma quando alzò il viso, Reyna si sorprese di vederlo rigato di lacrime.

"Non riuscite a capire perché non potete. Reyna..." si buttò sull'amica, piangendo.

"Annabeth... -la strinse forte, come se avesse paura che l'amica potesse sprofondare da un momento all'altro- che succede?" ripeté, questa volta in maniera dolce.

"Io...credo di aver capito una cosa..."

"Cosa?"

"Mi piacciono anche le ragazze."

 

*ANGOLO AUTRICE*

Perché gli Urban Strangers? Non lo so, forse perché le loro canzoni i ispirano particolarmente per questa fanfiction. Comunque, in questo capitolo succedono parecchie cose, aspetto i vostri commenti <3

Sciao sciao

-Fonissa

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Capitolo 5
*** Piano and CD ***


Percy stava percorrendo quella strada a passo lento, cercando di distrarsi in ogni maniera pur di non pensare a dove stava andando. Un cane che passeggiava col suo padrone, le foglie dai colori spenti che venivano portate via dal vento... tutto ciò che lo distraesse anche solo un attimo da quella strada, che sembrava tremendamente familiare, ma aveva un retrogusto di tristezza. Ma, se di solito la mente di Percy non faceva fatica ad andarsene in giro, in quel momento gli riportava continuamente davanti agli occhi le vecchie immagini della sua meta. Quando alla fine arrivò, dovette fare i conti con la sua memoria. Da quando era morta Bianca, non aveva più messo piede a casa Di Angelo-Levesque. In realtà, tra i suoi amici, solo Frank ci era entrato, per andare da Hazel, e si era ritrovato in lacrime consolato da quest'ultima. Percy lo sapeva che era passato tempo, ma le scene in cui Bianca rideva insieme a loro erano un attacco alle spalle, dei ricordi sempre pronti a tornare a galla. Si avvicinò alla porta quasi tremando, prese un grosso respiro e bussò. Come se non bastasse l'agitazione che già aveva addosso, la porta si aprì mostrando Nico di fronte a lui.

"Ehy, ciao." disse Percy cercando di non guardare Nico negli occhi.

"Ciao." rispose questo semplicemente, invitandolo con un gesto della mano ad entrare.

"Hazel arriverà tra poco."

"Non... non è qui?"

"E' uscita con Frank, ma dovrebbe rientrare tra dieci minuti, così possiamo iniziare." rispose buttandosi con poca grazia sul divano.

'Questo vuol dire che devo restare solo con Nico...oh cazzo.' pensò Percy quasi sbiancando al solo pensiero. Non sapendo che fare, si sedette vicino a Nico, iniziando a guardarsi intorno. Quello fu il primo errore. Questa volta fu un ricordo in particolare: il loro primo pigiama party, quando lui aveva tredici anni. In teoria ognuno di loro aveva portato il suo sacco a pelo, ma in pratica si erano tutti ritrovati a dormire sul pavimento dopo che si erano rincorsi per il grande salotto lanciandosi cibo.

"Come fai?" fu la domanda che gli uscì spontanea.

"Che stai dicendo?" gli domandò Nico, ovviamente confuso.

"Come fai a vivere qui? E' pieno zeppo di ricordi legati a lei."

Il minore sospirò, guardando intorno a sè per poi mettere su un mezzo sorriso ironico.

"Alla fine, ti ci abitui." fu l'unica risposta. Percy annuì, anche se non capì del tutto cosa volesse dire. Si fermò a guardare Nico, cercando di capire se lo avesse turbato o meno. Quello probabilmente fu il secondo errore di quella giornata. Percy si fermò un pò troppo a guardalo, e potè constatare che Nico era bello. Non quel tipo di bellezza che vai trovando nelle riviste o in televisione, no. Nico aveva quei grandi occhi neri che Percy si pentì di aver fatto offuscare con i suoi ricordi, l'espressione perennemente seria che raramente mostrava un sorriso vero, la pelle bianco latte, il contrario di quella scura di sua sorella. In quel momento, Percy realizzò che, per lui, Nico era bellissimo.
"Nico, tu sei fidanzato?" chiese, senza riuscire a pensare a quel che diceva. Sapeva solo che all'improvviso, il pensiero che Nico stesse da solo, lo faceva rattristire. Si conoscevano da ormai quasi sei anni, uscivano insieme quando Bianca c'era ancora, era stato spesso a casa sua e si sedevano sempre allo stesso tavolo a pranzo, eppure non lo aveva mai conosciuto davvero. L'aveva sempre rilegato al ruolo di fratellino di Bianca, e poi di fratello di Hazel.
Nico, ovviamente, lo guardò confuso, probabilmente chiedendosi perchè di quella domanda improvvisa, girando il viso dall'altra parte prima di rispondere.

"No, non mi sono mai interessate queste cose."

Percy non potè vedere che Nico era arrossito, mentre i suoi occhi esprimevano un leggero timore.
Nico non potè vedere che Percy aveva sorriso spontaneamente, ma probabilmente nemmeno lui se ne era accorto.
Poco dopo arrivò Hazel che, sorridente, li condusse in una stanza a parte, una specie di studio con il pavimento in parquet e una parete interamente occupata da un enorme specchio. Al lato sinistro stava un pianoforte e delle mensole occupare da molti spartiti, alcuni dei quali sembravano anche abbastanza vecchi. A destra, invece, stava una sbarra e Percy riuscì a intravedere delle scarpette da ballo consumate.

"Hazel... Sai ballare?"

La riccia, per tutta risposta, girò su se stesse in una piroetta aggraziata.

"Imparai da Bianca... Mentre Nico non ha mai voluto imparare."

"Il canto mi basta, grazie." rispose il diretto interessato, incrociando le braccia al petto. Percy riuscì a intuire che Hazel aveva insistito molto su quell'argomento.

"E io dico che saresti una perfetta ballerina." ribatté Hazel mettendosi sulle punte e scoppiando a ridere, trascinando con se anche Percy mentre Nico alzava gli occhi al cielo.

"Okay, okay, iniziamo a provare. Percy, hai imparato Runaway?"

Hazel si sedette al pianoforte, già con le mani sui tasti pronte a suonare la versione piano della canzone fatta interamente da lei. Il ragazzo sorrise, sorprendentemente felice di poter cantare liberamente.

"Ovviamente. Penso di amare quella canzone, non è che dopo potresti dirmene altre degli Urban Strangers?"

Per qualche secondo Hazel assunse un ghigno, sostituito subito dal suo solito sorriso innocente.

"Chiedi a Nico, gli Urban sono uno dei suoi gruppi preferiti, ha anche i dischi."

Percy si girò di scatto verso Nico, sorridendo con le guance leggermente arrossate e gli occhi luccicanti.

"Davvero?! Dopo li possiamo ascoltare insieme?"

Nico all'inizio sgranò gli occhi, poi li abbassò trovando improvvisamente interessanti le sue Converse nere.

"Certo, va bene."

"Si, ma ora non ti distrarre! Partiamo?" esclamò Hazel. Percy si avvicinò al pianoforte, gli occhi fissi davanti a lui. Nonostante avesse i fogli con le note davanti a lui, volevo cercare di non guardarli, di ricordarsela a memoria. Il pianoforte iniziò a suonare e la voce del ragazzo si diffuse per tutta la stanza:

"The light shines down half my face
You see a smile but on the other side there is the rage."

Erano due minuti circa che cantava, quando all'improvviso rischiò di bloccarsi. Per non guardare sui fogli, il suo sguardo si era soffermato sull'enorme specchio. Terzo errore della giornata. Ed eccolo lì, Percy Jackson, con indosso la felpa della squadra di nuoto, che cantava una canzone che adorava scritta da un gruppo a cui stava iniziando a interessarsi sempre di più. Era felice così, con la musica ma anche con il nuoto.
E con Nico. Suggerì una vocina nella sua mente, che mise subito a tacere.
Certo, anche insieme a Nico e Hazel, che mi hanno aiutato. Tentò di giustificarsi. Ma in cuor suo, sapeva che era un altro il motivo che lo aveva portato a quel pensiero.

Erano passati circa tre quarti d'ora quando finirono di provare. Hazel era andata in cucina, al piano di sotto, per studiare in tranquillità visto che non aveva ancora avuto tempo, mentre i due ragazzi erano nella stanza di Nico mentre questo cacciava una scatola piena di CD musicali.

"Wow..." sussurrò Percy, vedendoli. Alcuni li aveva sentiti nominare, altri, per la maggior parte quelli italiani, gli erano sconosciuti. Nico prese il primo disco degli Urban Strangers, che si chiamava appunto Runaway, mettendolo nel lettore e schiacciando play.

"È quello uscito dopo la finale di XFactor, vero?" chiese Percy mentre la prima traccia, sempre Runaway, iniziava.

"Beh, ce ne sono solo due." rispose ironicamente Nico, facendo ridacchiare il maggiore.
Quando la prima fu finita, a Percy salì una curiosità quasi infantile, ma non propriamente sul disco o sul duo, ma proprio su Nico.

"C'è una loro canzone che non ti piace?" domandò. Proprio mentre lo chiese, Cupid's Chokehold iniziò e il minore sospirò rumorosamente.

"Eccola."

"Questa? Come mai?"

"Mh... So che è solo una cover, ma non riesco a farmela andare giù."

"Sempre per quel fatto dell'amore?"
Percy parlò piano, non sapendo nemmeno lui se era ironico o meno. Come al solito, Nico evitò di guardarlo.

"Si, più o meno." Di nuovo, silenzio. Percy era stanco di questi silenzi che si venivano a creare ogni tanto tra di loro, di aver paura di parlare solo per aver fatto lo sbaglio di non conoscerlo abbastanza in quegli anni. Doveva rimediare, ormai se lo era fissato in mente.

"Domani mio padre non c'è. Vuoi venire a casa mia e ci ascoltiamo il secondo album?" fu con quella frase che iniziò il quarto errore, il più grande per quel giorno. Per non far voltare Nico dall'altra parte e obbligarlo a guardarlo, almeno per quella volta, Percy prese con la mano il mento di Nico. Non aveva pensato alla poca distanza che c'era tra di loro o al fatto che Nico non amasse molto il contatto fisico. Gli era venuto spontaneo, come se volesse farlo da tempo. Non si accorse nemmeno, o forse decise spontaneamente di ignoralo, del suo cuore che accelerava sempre di più, minacciando quasi di scoppiare, o del viso completamente rosso dell'altro.

"S-si, okay... a-a che ora?"

"Alle... -Percy deglutì, cercando di parlare senza balbettare come aveva fatto Nico, anche se comunque non glielo fece notare- alle cinque va bene?"

"Perfetto."

Non parlarono più, sia per l'imbarazzo sia perchè in un muto accordo avevano deciso di godersi l'album fino all'ultima nota.

Erano circa dieci minuti che Annabeth camminava avanti e indietro nel salotto di Reyna. Da quando le aveva fatto quella confessione, avevano passato sempre più tempo insieme, senza però piú parlare dell'argomento. Reyna l'aveva rassicurata, le aveva detto che non cambiava nulla, che rimaneva una delle sue migliori amiche, ma l'altra non aveva mai risposto. All'improvviso si fermò, guardando storto il cellulare.

"Ho deciso, domani parlo con Percy." esclamò, controllando per la ventesima volta che non fosse arrivato qualche messaggio.

"Riguardo a cosa?" chiese Reyna, che, confusa dalla situazione in generale, non riusciva a capire di quale dettaglio Annabeth volesse parlare.

"Riguardo le sue lezioni di canto! Dovrebbe saperlo che può dirmi tutto, ci conosciamo da cinque anni!"

Un altro appunto mentale che Reyna si era fatta era che Annabeth, quando parlava di Percy, non nominava piú il fatto che fossero fidanzati. Parlava dei tempi in cui erano amici, di quanto tempo si conoscessero... Mai del fattore amore.

"Anche tu dovresti sapere che puoi dirgli tutto..."
Annabeth sembrò diventare di pasta frolla e si accasciò sul divano, a fianco all'amica.

"Reyna, ti prego..."

"Hai ragione, scusami." rispose Reyna, accarezzando i capelli biondi di Annabeth.

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Capitolo 6
*** One kiss ***


Sally aveva iniziato a insospettirsi verso le 16:30, quando Percy aveva iniziato a girare per casa agitato, specchiandosi in ogni vetro che trovasse per poi arrossire di colpo e staccarsi dalla sua immagine, borbottando qualcosa come: "E se non viene? Ma mi ha detto che viene..." e fermandosi ogni tanto solo per riprendere fiato, per poi continuare con il suo girovagare. Quando poi alle 16:50, il figlio si era piazzato davanti alla porta senza muovere nemmeno un muscolo, cercò di capire cosa stesse succedendo.

"Percy, stai aspettando qualcuno?" chiese non distogliendo gli occhi dalla rivista di dolci che stava leggendo, per non farlo sentire come sotto interrogatorio.

"Tra dieci minuti dovrebbe arrivare un mio amico... sai, dobbiamo sentire un CD insieme."

"Sempre di quel duo italiano?"

"Si, esatto!"

"Percy... sei così agitato perchè sta venendo Nico?"

Percy si sentì come se si fosse appena tuffato in una piscina ghiacciata. Si stava agitando così per Nico, perchè voleva fare bella figura su lui. Aveva perfino rimesso in ordine e pulito la sua stanza, cosa che probabilmente non faceva da mesi. Vedendo l'espressione di stupore del figlio, Sally sospirò. Quel ragazzo era ottuso quanto suo padre, mentre lei aveva cercato di prendere ogni piccolo segnale di cambiamento. All'inizio voleva solo capire che effetto stesse facendo il canto su di lui, ma si era ritrovata con qualcos'altro tra le mani. Come se lei non potesse accorgersi di quanto poco ormai parlasse di Annabeth, di come non la vedesse da molto tempo a casa, e soprattutto, dello scintillio negli occhi di Percy ogni volta che tornava dalle prove di canto. La donna si alzò, poggiando la rivista sul tavolino.

"Vado a preparare un pò di biscotti, magari li potete mangiare dopo per merenda." disse, dirigendosi verso la cucina. Non poteva intromettersi troppo nella mente del figlio, ovviamente, ma poteva dargli qualche spintarella per fargli capire.

In realtà Nico stava davanti alla porta di casa Jackson già cinque minuti prima dell'orario previsto, ripensando alla conversazione che aveva avuto con Hazel prima che uscisse di casa. Secondo la sorella, Percy era la persona giusta a cui dire di quello, e aveva anche insistito molto. Di solito si era sempre fidato del parere di Hazel. Ne aveva parlato con Frank, quando lei glielo aveva proposto, e non si era rivelata una cattiva idea, anzi, al contrario. Però, proprio con Percy, c'era qualcosa che lo bloccava. Prese un grosso respiro e bussò alla porta. Dopo un paio di secondi, questa si aprì, mostrando Percy che, sorridendo, lo invitava ad entrare. Appena Nico ebbe messo piedi in casa, la testa di Sally sbucò fuori dalla porta della cucina, con una guancia sporca di farina.

"Buon pomeriggio, Nico."

"Buon pomeriggio, signora Jackson."

"Oh, non chiamarmi signora. Chiamami semplicemente Sally."

"Ehm, va bene, Sally." rispose Nico, leggermente in imbarazzo. Percy ridacchiò, afferrando Nico per un braccio in un gesto che, per qualche secondo, gli ricordò quando si erano toccati il primo giorno che aveva cantato di fronte a lui, una settimana esatta prima.

"Vieni, andiamo in camera mia." disse, portandoselo dietro. Stranamente, Nico non fece nessuna resistenza a quel contatto. Ma una volta arrivati in camera del maggiore, iniziò a sentirsi a disagio, circondato da poster e medaglie riguardanti il nuoto. Percy ci mise un paio di minuti a capirlo, ma poi iniziò a guardarsi intorno mordendosi un labbro e provando un leggero imbarazzo.

"Non ci far caso, stavo appunto pensando di toglierne qualcuno..."

"Non devi. In fondo tu ami il nuoto, no?"

"Questo non l'ho mai messo in dubbio. Ma ecco, la stanza l'ho arredata insieme a mio padre, e ultimamente mi sento un pò soffocato... cioè, non mi dispiacerebbe mettere qualche foto di cantanti in mezzo a tutti quei nuotatori."

"Magari qualche foto di Genn e Alex?" chiese Nico, porgendo il CD a Percy, che lo prese sorridendo mettendolo nel suo stereo.

"Beh, perchè no?" rispose Percy, sedendosi sul letto e invitando Nico a fare lo stesso. E se ne stettero così, mentre No Electric si diffondeva in tutta la stanza, proprio come il giorno prima. Arrivati a circa metà album, Sally fece capolino in camera, con in mano un vassoio con succo di frutta e biscotti...blu, che appoggiò sulla scrivania prima di andarsene.

"Perchè sono blu?" chiese Nico, prendendone uno.

"Oh, è una cosa tra me e mia madre, come per dire:'se i biscotti possono essere blu, tutto è possibile.'"

"Mh... Come per dire: 'Se i biscotti possono essere blu, è anche possibile che Percy Jackson possa cantare'?"

Percy sorrise, prendendo anche lui un biscotto e addentandolo.

"Già... Sai, prima o poi dovremmo cantare insieme, io e te."

A quelle parole, Nico rischiò di strozzarsi e mandò giù mezzo bicchiere di succo tutto in un sorso. Per fortuna Percy era troppo concentrato sulla musica e sul suo biscotto per accorgersene.

"Certo, per me va bene..." disse, arrossendo ancora di più nel vedere il sorriso che Percy gli rivolse.

Quando il disco fu finito, Percy lo prese, trattandolo come se fosse una reliquia di inestimabile valore.

"È stupendo! Cioè, wow!"

"Se vuoi, puoi tenertelo per qualche giorno."

"Sicuro? Sicuro sicuro?"

"Si, sicuro sicuro."

"Grazie Nico. Ti adoro!" esclamò Percy, ignorando del tutto l'odio di Nico per il contatto fisico e abbracciandolo felice. Fu una delle rare volte in cui il primo istinto di Nico non fu quello di allontanarsi, ma anzi, ricambiò l'abbraccio, anche se con braccia tremanti. E in quel momento, entrambi ebbero lo stesso pensiero:
'Si sta così bene qui...'
Si staccarono giusto qualche secondo prima che Sally entrasse in camera, sorridendo. Ovviamente, i ragazzi non potevano sapere che li aveva visti, sbirciando leggermente.

"Nico, vuoi restare a cena da noi?" chiese Sally, lasciando di stucco i due. Quella donna era sempre un passo avanti.

"Se non disturbo..."

"Ovvio che no! Allora aggiungerò una sedia alla tavola, a fianco al posto di Percy." rispose, prima di ritornare in cucina. Forse, Sally era addirittura due passi avanti. Nico e Percy si guardarono, ridacchiando.

"Avviso Hazel e mio padre che non torno per cena." disse Nico, iniziando a mandare dei messaggi col suo cellulare. A quel punto, un pensiero si formò nella mente di Percy.

"Nico, a cena ci sarà mio padre..."

"Tranquillo, lo avevo già capito. Non dirò niente."

"Grazie, davvero. Ma ne abbiamo ancora di tempo!"

"E sentiamo, che vorresti fare?"

"Beh, mi hai detto che avremmo cantato insieme."

Nico sgranò gli occhi, arrossendo di nuovo e maledicendosi da solo per questo.

"Adesso?"

"Beh, si, perchè no..."
In quel momento, anche Percy si sentiva in fiamme. Quando aveva fatto quella proposta a Nico, non aveva pensato minimamente alle conseguenze, l'aveva detto e basta, perchè lo voleva davvero. Ora, però, pensava che non sarebbe stato facile come previsto.

"Percy, oltre Runaway, sai qualche altra canzone a memoria?"

Beccato

"Ehm...allora... Forse, forse qualche canzone dell'infanzia, cantavo di più da piccolo."

"Dovremmo metterci a cantare le canzoni dell'asilo?" chiese Nico ridendo, facendo arrossire ancor di più Percy per la stupidaggine che aveva appena detto.

"No, intendo, una di quelle canzoni che si sentivano spesso alle medie..." Appena Percy disse ciò, Nico iniziò a cercare qualcosa sul suo cellulare.

"Anche se ancora oggi me ne vergogno, il tipo di canzoni che sentivo alle medie era questo, ma non peno tu la conosca." disse, mentre premeva play e la musica di un piano iniziava a sentirsi, insieme a una voce maschile.

We're soarin', flyin'
There's not a star in heaven
That we can't reach

Sentendo quelle parole, la mente di Percy fu invasa dai ricordi. Ricordava quella canzone, e anche troppo bene.

"High school musical? Effettivamente, la mia situazione sembra quella di Troy, con il nuoto al posto del basket."

Inutile dire che a quella frase, Nico rimase a bocca aperta.

"Lo conosci?!"

"You know the world can see us
In a way that's different Who we are."

Iniziò a cantare, rivolgendo a Nico uno sguardo pieno di aspettative. Questo, non appena capì che gli sarebbe toccata la parte di Gabriella, si infastidì, ma nemmeno il tempo di formulare questo pensiero che già aveva aperto bocca per cantare:

"Creating space between us
'Til we're separate hearts"

"But your faith it gives me strength
Strength to believe."

Il primo verso cantato insieme rilasciò una scarica di emozioni che entrambi i ragazzi sentirono risalire lungo la spina dorsale. E quando la musica iniziò a essere più veloce e ritmata, Percy iniziò a scatenarsi, a essere libero, a fuggire dalla solita monotonia. Gli ci vollero pochi versi per trascinare con se anche Nico, non con poco stupore. In poco tempo entrambi si ritrovarono a cantare le ultime frasi in piedi sul letto, in una maniera che nessuno dei due aveva mai provato. Stavano vivendo la musica, con una canzone gli permetteva sia di agganciarsi ai loro ricordi positivi, sia di cantare insieme. Addirittura, Nico pensò di potersi fidare di Percy, di potergli parlare di quello. Percy non si meravigliò nemmeno quando trovò sua madre in piedi sulla soglia che applaudiva sorridendo. Ormai era diventata una cosa normale. Nico però arrossì, scendendo dal letto.

"Ehm, scusami Sally."

"Non ti preoccupare! Un letto può essere sacrificato per questo spettacolo." rispose ridendo, facendo ridere anche i ragazzi.

Poseidone, così come la cena, arrivarono troppo presto per i gusti di Percy, che si sentiva come se avesse potuto cantare fino al mattino dopo. Sally fece di tutto per mettere a proprio agio Nico, anche se certe volte non faceva altro che farlo sentire più in imbarazzo. Poseidone, ovviamente, si concentrò sul nuoto, chiedendo ogni minimo dettaglio sugli allenamenti extra, nonostante Percy glieli avesse già ripetuti fino alla nausea. Per fortuna, subito dopo cena, l'uomo dovette chiudersi nel suo studio poichè doveva finire un lavoro, così Percy e Nico potettero occupare il salotto e, soprattutto, la televisione.

"Ho dimenticato il telefono in camera tua, vado un attimo a prenderlo." esclamò Nico tasta dosi le tasche della felpa scura.

"Ti accompagno?"

"No, tranquillo. Tu magari inizia a vedere cosa potremmo guardare."

"Prendo dei pop corn?"

"Vada per i pop corn."

Ma quando Nico fu salito, qualcuno bussò alla porta. Percy, pensando a chi potesse essere a quell'ora, andò ad aprire, trovandosi davanti Annabeth e, subito dietro di lei, Reyna.

"Annabeth? Che ci fai qua?" chiese Percy, rivolgendo un'occhiata veloce alle scale.

"Percy, devo parlarti."

"Oh... E Reyna?"

"Lei... Lei può sentire. In realtà, già lo sa."

"Va bene, va bene. Venite, entrate."
Il tragitto dall'entrata fino al divano sembrò durare un'eternità. Percy si sentiva il cuore battergli violentemente e salirgli fino in gola, mentre ripercorreva in mente tutto quello che aveva fatto negli ultimi giorni. Forse l'aveva trascurata? Si, ultimamente si erano sentiti e visti di meno, ma era stata colpa di entrambi. Quando si erano ormai già seduti e Annabeth stava cercando le parole per iniziare, Nico ritornò in salotto.

"Eccom- Annabeth? Reyna? Che ci fate qui?"

Le due ragazze spalancarono leggermente la bocca, in un'espressione di puro stupore. Nel frattempo, Percy spostava lo sguardo da Nico a Annabeth e viceversa, non avendo la più pallida idea di cosa dire.

"Nico? Che ci fai tu qui? Io... Devo parlare con Percy." rispose Annabeth.

"Oh... Allora, vi aspetto in came-"

Non riuscì a finire di parlare perchè Percy lo interruppe.

"No, vieni, puoi sentire."

A questo punto, Annabeth era in totale shock.

"Come?!"

"Beh, te hai Reyna, e io Nico. Tanto, glielo avrei detto comunque."
I due fidanzati si guardavano quasi sfidandosi, mentre Reyna lanciava a Nico una sguardo come per chiedere: 'Da quando siete così amici?'
E Nico rispose con un altro sguardo, a significare che le avrebbe spiegato poi. In fondo, nell'ultimo anno i due avevano legato molto, a sorpresa di tutto il resto del gruppo.

"Va bene. Anzi, sai che ti dico? Meglio che c'è anche lui." disse Annabeth infastidita.

"In che senso?" chiese Percy.

"Percy... Puoi dirmi da quanto tempo tu... Canti? E quando avevi intenzione di dirmelo?"

Le due ragazze si sarebbero aspettate qualsiasi reazione, ma non che Percy e Nico si guardassero come per dire: 'davvero già ci siamo fatti scoprire?'

"Annabeth... Puoi abbassare la voce? Mio padre è nello studio e lui... beh, non lo sa."  sussurrò Percy.

"Oh, si, scusami... Ma ancora non mi hai detto niente."

"Annabeth... Io canto solo da una settimana, e non sono state nemmeno lezioni vere e proprie, solo qualche incontro per divertimento con Hazel e Nico. Lo sai che loro già cantavano."

Uno sguardo fugace di Percy rassicurò Nico: in realtà lui le lezioni le prendeva seriamente, ma stava cercando di non far pesare la situazione.

"Io ti ho sentito però, sai? Una settimana fa, nell'aula di musica..."
Percy sbiancò. Annabeth l'aveva sentito la prima volta, quando aveva trovato Hazel e Nico a cantare e si era unito a loro.

"Quella è stata la mia prima volta, te lo giuro. Avevo sentito Hazel e Nico che cantavano e mi hanno invitato a farlo. Poi, ecco, mi hanno detto che sono bravo..."

"Un talento naturale." aggiunse Nico, quasi a volerlo sottolineare.

"Si, ecco, e quindi ho fatto qualche altro incontro..."

"E lo farai ancora?"

"Si, penso di sì. Io... Penso di aver scoperto una nuova passione."

Annabeth abbassò lo sguardo, annuendo.

"Avresti dovuto dirmelo tu."

"Lo so... Mi perdoni?"

"Ovvio che ti perdono, Testa d'Alghe."

Quel bacio che si scambiarono, fu una cosa meccanica, di cui si pentirono non appena le loro labbra si staccarono. E se ne pentirono di più quando gli occhi di Percy incontrarono quelli di Nico, e quelli di Annabeth incontrarono quelli di Reyna. Quel bacio era freddo, senza emozioni. Quel bacio segnava la fine della visita. Annabeth si alzò subito, dicendo che si era fatto tardi, mentre Reyna le offriva un passaggio fino a casa con la macchina, sempre a sguardo basso. Se ne andarono così come erano venute, con gli occhi tristi e pieni d'ansia.

"Devo andare anche io..." disse Nico. E Percy non potè far altro che sospirare, perchè in fondo se lo aspettava.

"E il film?" chiese, in un debole tentativo di tenerlo ancora per un pò vicino a lui.

"Facciamo un altro giorno, okay? Ci vediamo domani..."
E fu così che Percy, rimasto solo, si chiuse in camera sua, premendo si un cuscino sulla faccia per attutire gli urli.
Un bacio era riuscito a far sì che Percy prendesse a pugni il muro.
Un bacio era riuscito a far piangere Nico per tutta la via del ritorno, e anche oltre.
Un bacio era riuscito a far calare una cortina di ferro tra Reyna e Annabeth, che non si parlarono nemmeno per salutarsi.


 

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Capitolo 7
*** Girls' Speeches ***


Per Hazel, la goccia che fece trabboccare il vaso fu quella sera, quando Nico tornò a casa con gli occhi gonfi e arrossati e le guance rigate dalle lacrime. Appena lo vide, sconvolta dall'espressione del fratello, lo lasciò andare in camera sua senza porgli nemmeno una domanda. Ripresasi da quello shock, rilesse i messaggi che si erano scambiati solo poche ore prima:
Da: Nico
A:Hazel
Hazel, non torno per cena, la madre di Percy mi ha chiesto di restare per mangiare da loro. Sta andando tutto alla perfezione, poi ti racconto.
 
Da: Hazel
A:Nico
Oddio, sono felicissima! Magari dopo cena prova a parlargli di quello, fidati, non reagirà male.
 
Ora, osservando la sua risposta, Hazel temeva che fosse colpa sua e dei suoi consigli. Forse davvero Nico aveva trovato il coraggio di raccontare tutto a Percy, e quest'ultimo l'aveva presa peggio del previsto. Quest'idea si impossessò di lei facendole venire un gran mal di stomaco, proprio dove si sentiva un grande peso, come se avesse dentro un mattone. Salì velocemente le scale, rischiando anche di cadere sull'ultimo gradino, precipitandosi in camera di Nico. Lo trovò steso sul letto a pancia in giù, la faccia affondata nel cuscino, mentre ancora era scosso dai singhiozzi.
"Ehy... -sussurrò, andandosi a sedere vicino a lui, accarezzandogli la schiena imitando il gesto che faceva sempre Maria ogni volta che erano tristi- che è successo?"
Nico mugulò qualcosa di incomprensibile, facendo sospirare la sorella.
"E' colpa mia, vero? Non avrei mai dovuto suggerirti di dirglielo..."
Il ragazzo, all'improvviso, si mise a sedere, afferrando il braccio di Hazel.
"Non è colpa tua. Io... non gli ho detto niente."
Hazel non sapeva se essere più sollevata o preoccupata. Che cosa poteva aver mai causato tutto ciò?
"Nico... riesci a spiegarmi cosa è successo?"
Nico abbassò lo sguardo, togliendo la mano dal braccio della sorella. E, dopo qualche secondo, iniziò a parlare. Spiegò del pomeriggio passato insieme, dell'abbraccio, di come avevano cantato insieme, di ciò che si erano detti, della cena e, alla fine, del bacio tra Percy e Annabeth. In quel momento si sentì stupido, perchè diavolo, era ovvio che si baciassero, visto che erano fidanzati. In cosa sperava esattamente?
Ma era così impegnato a autocommiserarsi, che non notò l'espressione di Hazel, un misto di rabbia e incredulità. La situazione era andata avanti per troppo tempo, c'era bisogno di una svolta.
 
Il giorno dopo, a pranzo, il loro tavolo era stranamente silenzioso. Chiunque passasse di là poteva notare la tensione tra Annabeth e Reyna o l'imbarazzo tra Nico e Percy. A tutto ciò si aggiungeva lo sguardo di Hazel, che scrutava i quattro da quella mattina. Fu proprio questa ad alzarsi per prima, prendendo per un bracio Calypso e Piper e portandosele dietro nel giardino, sotto gli occhi spaeati degli altri. Aveva bisogno delle due ragazze per risolvere quel problema.
"E' successo qualcosa?" chiese Jason, a nessuno in particolare.
"Lascia perdere, fidati." gli sussurrò Frank, che ormai aveva capito le intenzioni di Hazel.
 
"Non sono l'unica a essersene accorta, vero?" chiese Calypso rivolta alle altre due.
"Hanno combinato qualche guaio?" domandò Piper a Hazel. Questa rispose annuendo.
"Ho fatto una promessa e non posso spiegarvi tutta la storia, ma diciamo c'è stato un momento altalenante tra Percy e Nico."
"Idem -esclamò Piper- non posso dire tutto, ma diciamo che in questo periodo il rapporto tra Reyna e Annabeth non è proprio rose e fiori."
"Insomma, sono io l'unica a non sapere niente?" disse Calypso frustata. Odiava che le si tenessero nascote le cose solo perchè era l'ultima arrivata. Hazel e Piper si guardarono, pensando entrambe la stessa cosa: era giusto infrangere una promessa per aiutare le persone care? Entrambe sembrarono rifletterci per qualche instante, per poi arrivre alla stessa conclusione.
"Quel che diciamo adesso, rimarrà segreto, intesi? -chiese Hazel, mentre le altre due annuivano- mio fratello Nico... non è attirato dalle ragazze, ecco."
"Nico è gay?!" esclamò Calypso. Piper le tappò la bocca subito dopo.
"Non urlare!" disse, per poi liberarla.
"Si, è gay. Non l'ha mai detto perchè ha paura diessere giudicato male, o che potreste escluderlo." riprese Hazel.
"Non lo faremo mai..." disse Calypso.
"Lo so, ma non sono riuscita a farglielo capire. Lo sapevamo solo io e Frank."
"E fammi indovinare: gli piace Percy."
Hazel sorrise. Era per questo che aveva deciso di convolgere Calypso. Aveva occhio per questo genere di cose, e aveva sempre dato consigli utili. A quel punto, prese la parola Piper:
"Io penso che Annabeth e Reyna si piacciano a vicenda e non se ne rendano conto. Annabeth si è resa conto di essere bisessuale e Reyna lo sa. E non penso sia un segreto che Reyna arrossisce ogni volta che Annabeth le è vicino..."
La cherokee era felice di poter finalmente parlare di ciò. Tutta quella situazione di promesse da mantenere, segreti e parole non dette ormai le stava pesando. Era brutto dover infrangere una promessa, ma in questo caso non avrebbero potuto fare altro.
"Però non possiamo intrommetterci troppo o accellerare le cose, altrimenti potrebbe non finire bene. Tutto ciò è molto delicato..." spiegò Calypso pensierosa.
"Che possiamo fare? Sono stanca di vedere mio fratello e i miei amici in questa assurda situazione."
"Calypso ha ragione, di certo non possiamo forzarli... ma forse almeno fargli aprire gli occhi -iniziò Piper, quando all'imrpovviso il suo sguardo si illuminò- Hazel, Percy si sta ancora allenando con voi, vero?"
"Allenando? A cosa?" chiese Calypso confusa. Hazel sbattè gli occhi un paio di volte.
"Tu lo sai?!"
"Annabeth me l'ha detto all'inizio."
"Si, ovvio che prova ancora con noi..."
"Mi dite di coa state parlando?!" esclamò la ragazza dai capelli color caramello, al massimo dell'irritazione.
"Ehm...Percy canta." rispose Hazel, mentre l'altra era troppo sconvolta per rispondere.
"Approfitta di questo! -esclamò Piper- fai stare Percy da voi il più possibile. Usa la scuola di qualche prova speciale o cazzate simili, canti da più tempo, ti crederà. E poi so che tu riesci a convincerlo facilmente. Il resto verrà da sè."
"Se son rose, fioriranno." aggiunse Calypso sorridendo. La riccia iniziò a pensarci. Suo padre non amava avere gente in casa, ma in fondo non c'era quasi mai,  avevano anche una stanza in più.
"Si potrebbe fare... ma non so se dopo quel che è successo, vorrà venire a casa mia."
"Pensaci bene: tu l'ha visto, ama il canto talmente tanto da poter mettere da parte questa tensione?"
Sembrò che davanti gli occhi dorati di Hazel passassero tutte le scene di Percy che cantava, da quando lo fece quasi per gioco quel giorno dell'aula di musica, all'ultima volta che avevano cantato insieme.
"Si, si può fare."
 
 
 
*ANGOLO AUTRICE*
Capitolo più corto e più leggero, per staccare un po' da quello precedente.
Probabilmente si è notato, ma io adoro l'amicizia tra Percy e Hazel aw.
Cosa ne pensate di questi aiuti da parte delle ragazze? Aiuteranno davvero o faranno di peggio?
Per Hazel, la goccia che fece trabboccare il vaso fu quella sera, quando Nico tornò a casa con gli occhi gonfi e arrossati e le guance rigate dalle lacrime. Appena lo vide, sconvolta dall'espressione del fratello, lo lasciò andare in camera sua senza porgli nemmeno una domanda. Ripresasi da quello shock, rilesse i messaggi che si erano scambiati solo poche ore prima:
Da: Nico
A:Hazel
Hazel, non torno per cena, la madre di Percy mi ha chiesto di restare per mangiare da loro. Sta andando tutto alla perfezione, poi ti racconto.
 
Da: Hazel
A:Nico
Oddio, sono felicissima! Magari dopo cena prova a parlargli di quello, fidati, non reagirà male.
 
Ora, osservando la sua risposta, Hazel temeva che fosse colpa sua e dei suoi consigli. Forse davvero Nico aveva trovato il coraggio di raccontare tutto a Percy, e quest'ultimo l'aveva presa peggio del previsto. Quest'idea si impossessò di lei facendole venire un gran mal di stomaco, proprio dove si sentiva un grande peso, come se avesse dentro un mattone. Salì velocemente le scale, rischiando anche di cadere sull'ultimo gradino, precipitandosi in camera di Nico. Lo trovò steso sul letto a pancia in giù, la faccia affondata nel cuscino, mentre ancora era scosso dai singhiozzi.
"Ehy... -sussurrò, andandosi a sedere vicino a lui, accarezzandogli la schiena imitando il gesto che faceva sempre Maria ogni volta che erano tristi- che è successo?"
Nico mugulò qualcosa di incomprensibile, facendo sospirare la sorella.
"E' colpa mia, vero? Non avrei mai dovuto suggerirti di dirglielo..."
Il ragazzo, all'improvviso, si mise a sedere, afferrando il braccio di Hazel.
"Non è colpa tua. Io... non gli ho detto niente."
Hazel non sapeva se essere più sollevata o preoccupata. Che cosa poteva aver mai causato tutto ciò?
"Nico... riesci a spiegarmi cosa è successo?"
Nico abbassò lo sguardo, togliendo la mano dal braccio della sorella. E, dopo qualche secondo, iniziò a parlare. Spiegò del pomeriggio passato insieme, dell'abbraccio, di come avevano cantato insieme, di ciò che si erano detti, della cena e, alla fine, del bacio tra Percy e Annabeth. In quel momento si sentì stupido, perchè diavolo, era ovvio che si baciassero, visto che erano fidanzati. In cosa sperava esattamente?
Ma era così impegnato a autocommiserarsi, che non notò l'espressione di Hazel, un misto di rabbia e incredulità. La situazione era andata avanti per troppo tempo, c'era bisogno di una svolta.
 
Il giorno dopo, a pranzo, il loro tavolo era stranamente silenzioso. Chiunque passasse di là poteva notare la tensione tra Annabeth e Reyna o l'imbarazzo tra Nico e Percy. A tutto ciò si aggiungeva lo sguardo di Hazel, che scrutava i quattro da quella mattina. Fu proprio questa ad alzarsi per prima, prendendo per un bracio Calypso e Piper e portandosele dietro nel giardino, sotto gli occhi spaeati degli altri. Aveva bisogno delle due ragazze per risolvere quel problema.
"E' successo qualcosa?" chiese Jason, a nessuno in particolare.
"Lascia perdere, fidati." gli sussurrò Frank, che ormai aveva capito le intenzioni di Hazel.
 
"Non sono l'unica a essersene accorta, vero?" chiese Calypso rivolta alle altre due.
"Hanno combinato qualche guaio?" domandò Piper a Hazel. Questa rispose annuendo.
"Ho fatto una promessa e non posso spiegarvi tutta la storia, ma diciamo c'è stato un momento altalenante tra Percy e Nico."
"Idem -esclamò Piper- non posso dire tutto, ma diciamo che in questo periodo il rapporto tra Reyna e Annabeth non è proprio rose e fiori."
"Insomma, sono io l'unica a non sapere niente?" disse Calypso frustata. Odiava che le si tenessero nascote le cose solo perchè era l'ultima arrivata. Hazel e Piper si guardarono, pensando entrambe la stessa cosa: era giusto infrangere una promessa per aiutare le persone care? Entrambe sembrarono rifletterci per qualche instante, per poi arrivre alla stessa conclusione.
"Quel che diciamo adesso, rimarrà segreto, intesi? -chiese Hazel, mentre le altre due annuivano- mio fratello Nico... non è attirato dalle ragazze, ecco."
"Nico è gay?!" esclamò Calypso. Piper le tappò la bocca subito dopo.
"Non urlare!" disse, per poi liberarla.
"Si, è gay. Non l'ha mai detto perchè ha paura diessere giudicato male, o che potreste escluderlo." riprese Hazel.
"Non lo faremo mai..." disse Calypso.
"Lo so, ma non sono riuscita a farglielo capire. Lo sapevamo solo io e Frank."
"E fammi indovinare: gli piace Percy."
Hazel sorrise. Era per questo che aveva deciso di convolgere Calypso. Aveva occhio per questo genere di cose, e aveva sempre dato consigli utili. A quel punto, prese la parola Piper:
"Io penso che Annabeth e Reyna si piacciano a vicenda e non se ne rendano conto. Annabeth si è resa conto di essere bisessuale e Reyna lo sa. E non penso sia un segreto che Reyna arrossisce ogni volta che Annabeth le è vicino..."
La cherokee era felice di poter finalmente parlare di ciò. Tutta quella situazione di promesse da mantenere, segreti e parole non dette ormai le stava pesando. Era brutto dover infrangere una promessa, ma in questo caso non avrebbero potuto fare altro.
"Però non possiamo intrommetterci troppo o accellerare le cose, altrimenti potrebbe non finire bene. Tutto ciò è molto delicato..." spiegò Calypso pensierosa.
"Che possiamo fare? Sono stanca di vedere mio fratello e i miei amici in questa assurda situazione."
"Calypso ha ragione, di certo non possiamo forzarli... ma forse almeno fargli aprire gli occhi -iniziò Piper, quando all'imrpovviso il suo sguardo si illuminò- Hazel, Percy si sta ancora allenando con voi, vero?"
"Allenando? A cosa?" chiese Calypso confusa. Hazel sbattè gli occhi un paio di volte.
"Tu lo sai?!"
"Annabeth me l'ha detto all'inizio."
"Si, ovvio che prova ancora con noi..."
"Mi dite di coa state parlando?!" esclamò la ragazza dai capelli color caramello, al massimo dell'irritazione.
"Ehm...Percy canta." rispose Hazel, mentre l'altra era troppo sconvolta per rispondere.
"Approfitta di questo! -esclamò Piper- fai stare Percy da voi il più possibile. Usa la scuola di qualche prova speciale o cazzate simili, canti da più tempo, ti crederà. E poi so che tu riesci a convincerlo facilmente. Il resto verrà da sè."
"Se son rose, fioriranno." aggiunse Calypso sorridendo. La riccia iniziò a pensarci. Suo padre non amava avere gente in casa, ma in fondo non c'era quasi mai,  avevano anche una stanza in più.
"Si potrebbe fare... ma non so se dopo quel che è successo, vorrà venire a casa mia."
"Pensaci bene: tu l'ha visto, ama il canto talmente tanto da poter mettere da parte questa tensione?"
Sembrò che davanti gli occhi dorati di Hazel passassero tutte le scene di Percy che cantava, da quando lo fece quasi per gioco quel giorno dell'aula di musica, all'ultima volta che avevano cantato insieme.
"Si, si può fare."
 
 
 
*ANGOLO AUTRICE*
Capitolo più corto e più leggero, per staccare un po' da quello precedente.
Probabilmente si è notato, ma io adoro l'amicizia tra Percy e Hazel aw.
Cosa ne pensate di questi aiuti da parte delle ragazze? Aiuteranno davvero o faranno di peggio?

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Capitolo 8
*** Real feelings ***


Quando quel pomeriggio il cellulare di Percy squillò per la prima volta, non fece nemmeno lo sforzo di vedere chi lo stava chiamando. Rimase steso sul suo letto, la testa affondata nel cuscino, continuando a sospirare. Stava cercando delle risposte in quel posto confuso che era la sua mente al momento, senza però avere molto successo. Erano troppe le domande che si poneva per riuscire a dare a tutte una risposta soddisfacente nel giro di un pomeriggio. Cosa significava per lui il canto? E il nuoto? Avrebbe dovuto abbandonare una delle due, o tentare ancora di reggere entrambe? E se avesse scelto ciò, sarebbe riuscito a non crollare? Suo padre cosa avrebbe pensato? Cosa aveva intenzione di fare dopo la fine del liceo?
E in tutto ciò, non aveva ancora toccato l'argomento Nico. Anche solo il fatto di doversi porre dei quesiti a proposito di ciò lo spaventava. Involontariamente, si ritrovò a pensare a quel pomeriggio che aveva cambiato la sua vita, quando si ritrovò a spiare Hazel e Nico dopo gli allenamenti di nuoto. Quindici giorni, era questo il lasso di tempo che era trascorso da quella volta. Solo quindici giorni erano bastati per mettere in dubbio le due sicurezze che aveva nella sua vita: il nuoto e Annabeth.
Al terzo squillo di cellulare, decise di rispondere. Si morse il labbro quando vide il nome di Hazel sul display, ma non attaccò.

"Pronto?"

"Percy, sono Hazel. Oggi per caso hai gli allenamenti di nuoto?"

"La coach ha avuto un imprevisto e ci ha avvisati che avremmo recuperato la giornata persa in un altro momento... Perchè me lo chiedi?"

"Ti va di venire a cantare oggi?"

"Non so, non mi sento molto bene..."

Dall'altra parte, Hazel alzò gli occhi al cielo. Come poteva quel ragazzo pensare che certe scuse sarebbero andate bene con lei? Eppure, sapeva quanto Percy era cocciuto. Doveva trovare un altro modo per farlo muovere dalla sua stanza, e forse sapeva proprio cosa fare.

"Okay, riformulo la domanda: vuoi venire da me per passare un pomeriggio tra pochi amici e spiegarmi perchè oggi stavi così giù di morale? Guarda che me ne sono accorta. Ci sarà anche Frank! Poi magari più tardi, se ti sarai ripreso, potremmo anche cantare."

Percy ragionò bene sulla proposta di Hazel. Quella ragazza era una delle sue amiche più care e si fidava ciecamente di lei, ma non poteva non pensare al fatto che ci sarebbe stato anche Nico. Stette qualche secondo in silenzio, poi pronunciò un debole: 'Va bene.' e disse che sarebbe arrivato tra cinque minuti. Il suo bisogno di sfogarsi con qualcuno era troppo forte.

"Nico, vai ad aprire tu!" esclamò Hazel dalla cucina, quando qualcuno bussò alla porta di casa. Nico sbuffò, alzandosi dal divano dove si era comodamente steso a fissare il soffitto con occhi vuoti e dirigendosi verso l'ingresso. Ma quando si ritrovò davanti Percy, per poco non cadde a terra.
Hazel, questo è un colpo basso. Si ritrovò a pensare mentre deglutiva a vuoto. Dal canto suo, Percy non era di certo meno sorpreso. Entrambi sapevano che era stupido essere così in imbarazzo dopo che solo un paio di giorni prima stavano cantando insieme e si erano abbracciati, eppure non potevano fare a meno di sentire un muro alzato tra tutti e due, fatto di parole non dette e sentimenti tenuti nascosti.

"Nico, ciao..." esclamò Percy dopo qualche secondo.

"Ciao Percy. Vieni, entra." rispose Nico facendo entrare il maggiore, mentre Hazel e Frank facevano capolinea dalla cucina.

"Eccoti! Vieni, sali un attimo con me." disse la riccia, per poi afferrare il braccio di Percy e trascinarlo in camera sua sotto gli occhi stupiti di Frank e Nico.

"Dovevi dirmi qualcosa?" chiese il ragazzo non appena Hazel si chiuse la porta alle spalle.

"Io? Sei tu quello che oggi aveva un'aria da funerale. E anche adesso non sembri messo meglio."

Percy abbassò lo sguardo, mentre dopo un invito di Hazel con la mano, si andava a sedere a fianco a lei sul suo letto.

"Non lo so, Hazel. È che ho troppe domande in testa... È successo tutto troppo velocemente."

"Che intendi dire?"

"Il canto... Due settimane fa ero sicuro di voler diventare un importante nuotatore, ora sto pensando a come sarebbe avere una carriera musicale? Fare... Il cantante."

"È difficile, lo sai. Ma sono sicura che, se davvero decidessi di voler provare a entrare nel mondo della musica, ci riusciresti. Il tuo talento può benissimo colmare tutti gli anni in cui non ti sei mai esercitato."

"Siamo già alla prima settimana di ottobre e io sono all'ultimo anno di liceo, non vorrei ritrovarmi a maggio senza ancora non sapere come continuare..."

"C'è tempo. E poi, niente di vieta di prenderti un anno di pausa, magari lavorando part time, prima di scegliere definitivamente cosa fare. È una scelta troppo importante, sono sicura che tua madre ti appoggerebbe, è tuo padre prima o poi capirà."

Percy annuì senza molta convinzione. Hazel, al suo fianco, gli mise una mano sulla spalla.

"Sei sicuro che sia solo questo a tormentarti? Sei così triste solo perchè non sai che fare alla fine dell'anno?"

Percy guardò l'amica negli occhi.  Ormai lo aveva beccato, ne era certo. Hazel lo conosceva troppo bene, non si sarebbe mai lasciata sfuggire tutti quegli indizi.

"Non lo so, Hazel... È cambiato qualcosa."

"In che senso?"

"Con Annabeth... E con Nico. Non ho più gli stessi rapporti di prima nè con una, nè con l'altro. Sono confuso."

"Okay, calma. Vuoi provare a ragionarne con me? Per quanto ci si possa ragionare su queste cose."

Percy annuì, sorridendo leggermente. Non si rese conto del tempo che passava mentre riversava fuori, finalmente, tutti i suoi pensieri e sentimenti. Era un fiume in piena alimentato dal fatto che aveva tenuto tutto ciò per se. Si rese conto che erano già mesi che non provava più quella sensazione di calore quando stava con Annabeth, che si erano allontanati sempre di più. Le voleva bene, ovviamente, ma forse più come una sorella. La parte più difficile, fu rendersi conto dei sentimenti che provava per Nico. Certo, non ne era completamente sorpreso, sapeva qualcosa era cambiato. Ma aprire il suo cuore lo mise di fronte a quelle emozioni che erano rimaste nascoste fino ad allora, facendogli aprire gli occhi.
Hazel ascoltò tutto, cercando di dargli forza quando necessario e di sostenerlo. Ma una cosa la fece incuriosire, un piccolo elemento forse più importante di tutto il resto.

"Quindi, provi qualcosa per mio fratello?" disse a voce bassa, vedendo che Percy aveva gli occhi lucidi. Questo annuì.

"Perciò... Sei bisessuale?"

Percy alzò lo sguardo, chiaramente stupito. Non aveva per niente pensato a ciò. Non si era fatto problemi sul fatto che Nico era un maschio, perchè era semplicemente lui.

"Non ci hai nemmeno pensato, vero? -chiese Hazel, come se lo avesse letto nel pensiero- non ti importa, in questo momento ti interessa solo di Nico."

Hazel si alzò dal letto, mentre Percy, dopo aver realizzato ciò che aveva detto la ragazza, arrossì completamente.

"Ritorniamo giù, è quasi ora di cena. Resti con noi, vero? Mio padre non c'è, ordiniamo delle pizze."

Un quarto d'ora dopo, Hazel, Frank e Percy erano seduti sul divano a mangiare pizza, mentre cercavano qualcosa di decente da vedere in TV. Eppure Percy non riusciva a concentrarsi sullo schermo. Guardò il posto al suo fianco, vuoto. Nico aveva insistito per mangiare da solo in camera sua, sostenendo che non si sentisse bene. Gli altri lo avevano lasciato fare.

"... Che ne dici, Percy?"

La voce di Frank lo riportò alla realtà. Lui e Hazel lo guardavano incuriositi, aspettando una risposta a una domanda che Percy non aveva nemmeno sentito.

"Ehm... Puoi ripetere? Non stavo ascoltando."

"Hazel stava ragionando sul fatto che oggi non ti sei proprio allenato nel canto, quindi, visto che domani è sabato, potresti dormire qui e iniziare domani mattina, così nel pomeriggio siamo liberi. Che ne dici?"

"Oh... Si, sarebbe bello, ma non ho niente con me..."

"Dormo anche io qui e ho un pigiama in più, posso prestartelo." rispose Frank, sorridendo al ricordo di quando, quella mattina, Hazel gli aveva chiesto di portarsi dietro due pigiami.
Percy non aveva più via di scampo. La verità era che avrebbe volentieri evitato di dormire nella stessa casa di Nico dopo quello che aveva realizzato poco prima. Poteva trovare altre scuse, poteva dire che era già impegnato, eppure qualcosa lo costrinse ad accettare. Quella stessa cosa che lo spingeva a cercare di stare a fianco a Nico alla mensa o che lo portava a cercarlo quando non c'era. E forse, quella era proprio l'occasione giusta per fare chiarezza.

"Certo, va bene. Ora mando un messaggio a mia madre... Nel frattempo vado a controllare come sta Nico."

Non diede nemmeno il tempo agli altri due di rispondere che subito si fiondò di sopra. Arrivato davanti alla porta di Nico, si prese qualche minuto per avvisare sua madre che avrebbe dormito fuori quella notte, poi si concentrò su ciò che aveva di fronte. Dovette bussare tre volte prima che Nico gli desse il permesso di entrare.

"Oh...sei tu." esclamò, seduto alla sua scrivania davanti al computer, non appena vide il maggiore entrare.

"Volevo assicurarmi che stessi bene..." disse Percy, lanciando un'occhiata alla pizza ancora intatta.

"Mh, si... Diciamo che ora sto meglio."

"Ti dispiace se ti faccio compagnia? Sai, non vorrei essere il terzo incomodo tra Hazel e Frank." aggiunse ridacchiando.

"Si, va bene." rispose Nico, ritornando con gli occhi al computer, per non far notare che era arrossito. Quel ragazzo lo stava mandando in tilt.

"Nico, posso farti una domanda?"

Il minore sobbalzò nel ritrovarsi Percy proprio accanto a lui. Concentrandosi sul computer per ignorarlo, non aveva nemmeno sentito che si era avvicinato. Ora era lì, a pochi centimetri di distanza, e lo guardava con quegli occhi color del mare a cui Nico non aveva mai saputo resistere.

"Certo." rispose, ancora incantato dagli occhi dell'altro.

"C'è un vero motivo per cui non ti piace Cupid's Chokehold? Me lo sto chiedendo da quando hai detto che non ti piace."

A Nico sembrò che il destino gli stesse dando un'altra possibilità. Il giorno dopo essere stato a casa di Percy, si era pentito di non avergli rivelato quel piccolo particolare su di lui. In fondo, cos'era cambiato? Aveva sempre saputo che Percy è Annabeth erano fidanzati, la coppia felice, quel tipo di relazione che tutti sognano. Non serviva che si baciassero davanti ai suoi occhi per rendersene conto. Aveva solo sprecato l'occasione di condividere il suo peso con qualcun altro, qualcuno di cui si fidava ciecamente. Ma questa volta, non avrebbe fatto lo stesso errore. Sospirò, prendendosi qualche secondo per rispondere.

"Forse è perchè.... Non...non mi piacciono le ragazze. Io... Sono gay."

Percy rimase spiazzato. Dentro di lui, iniziò a vivere una strana emozione, la speranza che Nico potesse ricambiare.
Ricambiare cosa? Si chiese all'inizio. Ma ebbe la risposta non appena si fermò a guardare meglio il ragazzo di fronte a sè. I capelli corvini un pò lunghi, gli occhi scuri e profondi, la pelle candida... Per lui, Nico era bello. Anzi, di più, era stupendo.
Per Percy, nessuno avrebbe potuto sostituire Nico, nemmeno Annabeth.
Non si rese nemmeno conto di star sempre più eliminando la distanza tra di loro, fino a quando le loro labbra non si toccarono.


 

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Capitolo 9
*** One night can change the life. ***


All'inizio Nico non riuscì nemmeno a reagire. Se ne stava lì impalato, con gli occhi sbarrati, mentre Percy lo baciava. Stava succedendo davvero, non era solo un sogno. Ci mise qualche secondo a risvegliarsi, a rendersi conto che finalmente stava accadendo. Non appena la sua mente riuscì a focalizzarsi su ciò, schiuse la bocca tremando, mentre chiudeva gli occhi e una lacrima, dovuta a qualche sentimento non ben identificato, scendeva fino al mento. Le loro lingue si cercavano l'un l'altra, desiderose di esprimere quei sentimenti nascosti fino a quel momento. Percy appoggiò una mano sul viso di Nico, mentre l'altra si andava a incatenare a quella del minore. Ma dopo circa un minuto, Nico si staccò violentemente, spingendo via Percy e alzandosi dalla sedia di scatto. Si toccò piano le labbra, guardando con rabbia il ragazzo davanti a sè, mentre la scena di lui e Annabeth che si baciavano gli passava più volte davanti agli occhi.

"Mi stai prendendo in giro o cosa?!" esclamò, mentre già sentiva gli occhi farsi lucidi.

"Di che stai parlando?" chiese Percy con un filo di voce, stupito sia dal fatto che aveva baciato Nico senza nemmeno ragionarci, sia della reazione di questo.

"Sei fidanzato, con una ragazza, e appena ti dico che sono gay mi baci? Che fai, ne approfitti?!"

"No! Non è come pensi!"

"E allora com'è? Fino a ieri sembravi stare bene con la tua ragazza..."

"Annabeth... Io non provo più le stesse cose per lei. Ne ho parlato anche con Hazel prima. Con lei era diventato tutto meccanico, tutto... Normale. Era normale che Percy Jackson praticasse il nuoto, che fosse il primo della squadra, che fosse fidanzato con Annabeth Chase, che insieme fossero la coppia che tutti ammiravano e invidiavano. Era questo ciò che vedevano tutti, ciò a cui tutti erano abituati. Sai cosa non è normale? Che io mi appassioni alla musica tanto da pensare di fare il cantante, che le cose tra Annabeth e me non vadano bene per niente, che io iniziassi a provare sentimenti per un ragazzo, per Nico Di Angelo."

"Non mentire..." sussurrò Nico con un filo di voce. Lui voleva davvero crederci, voleva credere che il ragazzo di cui era innamorato da anni lo ricambiasse, ci sperava. Ma era tutto così improvviso, strano, anormale. Non voleva venire usato e ferito.

"Non sto mentendo, te lo giuro!"

"Allora perchè proprio adesso?!"

Percy abbassò lo sguardo, deglutendo a vuoto. Già, perchè proprio in quel momento? Semplicemente, gli sembrava quello giusto. Finalmente, era riuscito a prendere in mano la sua vita, a uscire fuori dagli schemi che in parte sì aveva creato lui stesso, in parte chi gli stava intorno.

"Te l'ho detto, ho parlato con Hazel oggi, mi ha fatto aprire gli occhi. E quando hai detto di essere gay, la prima cosa che ho pensato è che forse avresti potuto ricambiarmi... Ho seguito il mio istinto."

Quella frase colpì Nico come un pugno nello stomaco.

"Forse avrei potuto ricambiarti? Quanto sei stupido..."

Percy assunse l'espressione che più gli riusciva meglio, quella da 'non ho capito di cosa tu stia parlando'. Nico sospirò, esasperato?

"È ovvio che ti ricambio, idiota. Sono innamorato di te da quando ci conosciamo."

Questa volta fu il turno di Percy di essere colpito. Davvero non l'aveva notato in tutti quegli anni? Per tutto quel tempo, Nico era rimasto a guardare lui e Annabeth farsi sempre più vicini, senza dire niente, nascondendo tutto quel dolore.

"Hai ragione, sono un idiota. Ma una cosa la so. -si avvicinò lentamente a Nico, che nonostante tentennasse, non si allontanò. Gli prese il viso tra le mani, appoggiando la fronte sulla sua, in modo che fosse costretto a guardarlo negli occhi- credimi quando ti dico che ormai non mi importa di ciò che è normale. Mi importa solo di te."

Gli lasciò un bacio casto sulle labbra, cercando però di metterci tutto l'amore possibile. Questa volta, Nico non lo spinse via.

"Ti credo."

"Nico..."

Percy non riuscì a dire altro e lo abbracciò stretto, mentre le lacrime iniziavano a scendere. Quando si staccarono, parecchio tempo dopo, entrambi avevano gli occhi arrossati. Avevano praticamente pianto uno sulla spalla dell'altro. Nico si asciugò gli occhi con la ,amica della felpa, abbozzando un mezzo sorriso.

"Quindi, che farai?"

"Domani parlerò con Annabeth e... La lascierò. Anche lei si sarà sicuramente resa conto che qualcosa tra di noi non andava."

"Ne parli già al passato?" disse Nico ironico. Percy fece un sorriso quasi infantile.

"Certo, il mio presente sei tu."

Il minore diventò completamente rosso, facendo ridacchiare l'altro.

"Sai che dormo qui stanotte?"

"Serio?!"

"Già. Hazel vuole farmi lezione di canto domani mattina. A proposito, che ne dici di condividere ciò con Frank e tua sorella? Loro ci hanno sempre sostenuto..."

"Sono d'accordo."

Se Frank si limitò a un semplice 'sono felice per voi ragazzi', Hazel iniziò a urlare e a saltare sul divano. Nico sospirò imbarazzato, mentre Percy scoppiava a ridere e Frank cercava di calmarla. Quando ci fu riuscito, si sedettero tutti e quattro sul divano per parlare.

"Quindi domani parlerai con Annabeth?" chiese Frank. Percy annuì.

"Si, non voglio fare il doppio gioco, lei non lo merita. Domani mattina, prima delle lezioni di canto, la chiamerò e le chiederò di raggiungermi qui. Parleremo fuori l'ingresso, non c'è bisogno che entri..."

"Come preferisci fare tu. In fondo, è un grande passo." lo rassicurò Hazel, per poi sbadigliare. Guardò l'orologio, strabuzzando gli occhi."Cavolo, è tardi. Domani mattina dobbiamo svegliarci presto. Meglio che andiamo a letto."

In pochi minuti, tutti erano già a letto. Percy si rigirava continuamente nel suo letto in una delle stanze per gli ospiti, non riuscendo a prendere sonno. Pensava a come tutto potesse cambiare velocemente. Quindici giorni fa la sua vita era cambiata in un pomeriggio, ora in una serata. Aveva detto a Nico che ormai era il suo presente, ma sotto di lui sperava che fosse anche il suo intero futuro. Era azzardato a pensarci così presto, eppure quella piccola scintilla di speranza non accennava a diminuire. Erano le due e mezza e aveva appena chiuso gli occhi, quando qualcuno aprì la porta della camera. Percy si stropicciò gli occhi, mettendosi a sedere e accendendo la lampada sul comodino a fianco a lui. Di fronte si trovò la figura di Nico, tremante e con un'espressione vagamente spaventata.

"Percy... Posso stare un pò con te?" disse a bassa voce.

"Nico? Certo, vieni pure." rispose, sorridendogli e invitandolo con un gesto della mano. Il letto era abbastanza grande e entrambi ci entrarono perfettamente. Piano piano, si avvicinarono sempre di più, fino a quando Nico non si ritrovò con la faccia nascosta nel petto di Percy e le mani di quest'ultimo a stringerlo.

"Nico, è successo qualcosa?"

"Solo un incubo..."

"Vuoi parlarne?"

"Ora no, domani mattina. Adesso voglio solo stare qui."

Percy lo strinse ancora più forte. Erano poche le volte in cui lo aveva visto così vulnerabile, e una di queste era stata al funerale di Bianca. Vederlo così lo fece quasi piangere. Non appena iniziò ad accarezzargli la schiena, Nico smise di tremare, iniziando a rilassarsi. Percy sorrise, felice di aver alleviato la tristezza del più piccolo. Non avevano di certo programmato di dormire insieme così presto, semplicemente successe che alla fine entrambi si addormentarono, restando abbracciati fino al mattino dopo.

 

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Capitolo 10
*** Same situation. ***


Da: Percy

A: Annabeth

Devo parlarti. Puoi venire fuori casa di Nico e Hazel per le nove?

Da: Annabeth

A: Percy

Certo, devo preoccuparmi?

Da: Percy

A: Annabeth 

Non lo so.

 

Percy rimase a fissare quello scambio di messaggi per dieci minuti buoni, prima di sospirare e mettere via il telefono, mentre Nico restava in silenzio al suo fianco, con una mano  poggiata sulla sua spalla. 

"Percy, vedrai che andrà tutto per il meglio." gli sussurrò, cercando di sembrare speranzoso. In verità anche lui aveva paura della reazione di Annabeth, o peggio ancora, di quella dei loro amici. 

Annabeth bussò alla porta circa mezz'ora dopo. Hazel andò ad aprire, salutandola mentre provava a sorridere come se non sapesse niente.

"Hey Annabeth! Come stai?" 

La bionda la guardò negli occhi, e il finto sorriso di Hazel si spense subito. Aveva gli occhi lucidi e arrossati contornati da occhiaie scure, come se quella notte non avesse dormito, la bocca era una linea dritta e le mani tremanti erano nascoste nelle tasche. 

"Ti... ti chiamo Percy. Potete anche parlare qui in salotto, nessuno vi disturberà." disse la riccia, capendo che ormai era inutile fingere che andasse tutto bene. 

"Tranquilla, qui fuori stiamo bene." rispose Annabeth con voce piatta, priva di qualsiasi emozione. L'altra annuì, andando di sopra, in camera del fratello.

"E' qui." disse semplicemente, e bastò questo perché Percy sentisse il cuore salirgli in gola. Annuì, alzandosi e avviandosi al piano di sotto, mentre Hazel andava a sedersi vicino a Nico. Sulle scale, incontrò Frank ancora in pigiama, che gli fece un breve cenno di incoraggiamento prima di salire. 

Quando Percy vide Annabeth, sentì le gambe farsi molli e il viso passare in pochi secondi dal bianco al rosso. Si avvicinò a lei, chiudendosi la porta di casa alle spalle. 

"Ciao Sapientona... come stai?"

"Ti prego Testa d'alghe, vai dritto al sodo, dimmi ciò che mi devi dire."

Annabeth dovette raccogliere tutto il suo coraggio per tirare fuori quella frase. Non avrebbe sopportato qualche inutile giro di parole, quando sapeva benissimo quello che sarebbe successo. Probabilmente, lei lo aveva capito ancora prima di Percy, nello stesso istante in cui si erano baciati a casa sua. Quasi nessuno sapeva che da allora non si erano più visti se non a scuola. 

Il ragazzo annuì, sospirando.

"Penso che anche tu abbia capito che c'è qualcosa che non va... tra di noi." Percy disse quelle ultime parole a tono basso, quasi avesse paura di dirle, e forse era proprio così.

"Si, l'ho capito."

"Stavamo bene insieme, ma da un pò di tempo non è più lo stesso. Io... non sento più le stesse cose, ecco."

"Nemmeno... nemmeno io. E' diventato tutto meccanico, non c'è più davvero un sentimento." 

Le parole della ragazza colpirono duramente Percy. Non si immaginava che lo avrebbe detto così direttamente, ma alla fine, in qualche modo, ciò gli diede coraggio per andare avanti.

"Siamo stati bene insieme, ho vissuto momenti che non dimenticherò mai... ma forse, eravamo meglio come amici." 

Annabeth chiuse gli occhi, prendendo un grosso respiro. Si era giurata più volte di non piangere. 

"Quindi, è finita?"

"Si, come fidanzati è finita... ma voglio essere sincero con te: io... voglio stare con un'altra persona, ecco, e so che questa ricambia."

Prima che Percy  potesse continuare, Annabeth gli poggiò una mano su un braccio, sorridendo amaramente mentre una lacrima solitaria iniziava a scendere. 

"Anche a me piace un'altra persona."

Finalmente lo aveva detto. Ci aveva messo mesi a capirlo, aveva dovuto affrontare un devastante coming-out con se stessa, era dovuta intervenire Piper a farle aprire gli occhi, e non si era fermata fino a quando la sera prima, entrambe chiuse nella camera della cherokee, quest'ultima glielo aveva urlato in faccia, esasperata. Ricordava ancora le esatte parole:

"Quando ammetterai a te stessa che ti piace Reyna?!"

Subito dopo, Piper si era scusata mille volte, capendo che forse era stata troppo dura, ma lei l'aveva ringraziata. Se non fosse stata così, non avrebbe mai capito realmente. Ed era per questo che la notte prima non aveva dormito, era stata tutto il tempo a pensarci, arrivando alla conclusione che se non l'avesse chiamata Percy, avrebbe fatto lei il primo passo.

Percy la guardò, strabuzzando gli occhi. Era una notizia che non si aspettava di ricevere. In quel momento si rese conto che entrambi si erano intrappolati da soli in quella relazione, senza nemmeno rendersene conto.

"Questa persona che mi piace... tu la conosci. -disse. Era giusto che Annabeth lo sapesse prima che dessero l'annuncio a tutti. Sarebbe sembrato solo un vigliacco.- ed ecco Annabeth, non so come dirtelo... a me, piace Nico."

Annabeth, sul momento, rimase spiazzata. Al suo fidanzato, o ormai ex-fidanzato, piaceva un ragazzo. E non un ragazzo qualunque, ma Nico Di Angelo, che ormai conoscevano da anni. Non sapeva esattamente come reagire, ma alla fine quasi scoppiò a ridere accorgendosi della situazione in cui si erano ritrovati. Decise che era giusto che anche lei dicesse la verità.

"Io... ti capisco. A me, piace Reyna." 

Percy rimase paralizzato sul posto. Non sapeva cosa fare, anche se irrealtà trovava l'intera faccenda abbastanza surreale.

"Ci siamo ritrovati nella stessa situazione.... e ci abbiamo solo sofferto."

"Percy, adesso siamo liberi. Io non ce l'ho con te, semplicemente non siamo nati per stare insieme. Amici?" 

Annabeth tese la mano, sorridendo, e adesso sembrava davvero stare meglio. Percy spostò lo sguardo da lei alla mano, per poi stringerla.

"Amici."

Si abbracciarono stretti per qualche minuto, per poi lasciarsi sorridendo. 

"Purtroppo, ora devo andare -disse la bionda, lanciando un'occhiata alla casa dietro di lei- a quanto pare tu la tua faccenda l'hai risolta, io ancora no. Ci vediamo a scuola, Testa d'Alghe."

Annabeth quasi non si accorse di quel che stava facendo. Era come si stesse guardando in terza persona, mentre correva nella sua macchina, l'accendeva e partiva per andare a casa di Reyna. Lei sapeva che era lì, il sabato mattina non usciva quasi mai. Una volta arrivata, parcheggiò la macchina il più velocemente possibile, per poi dirigersi verso l'ingresso. Qualche secondo dopo che ebbe bussato, Hylla, la sorella maggiore di Reyna, andò ad aprire.

"Annabeth, ciao! Se cerchi Reyna, è in camera s-" ma non riuscì a finire di parlare che Annabeth corse dentro, entrando in camera della ragazza senza nemmeno bussare. Si ritrovò Reyna di fronte, ancora in pigiama e con i capelli sciolti. 

"Annabeth?! Che ci fai qui..."

La bionda le si avvicinò, stringendole delicatamente il polso.

"Per una volta nella mia vita, non ho programmato niente, sto solo seguendo il mio cuore."

"Di cosa stai parlando?"

Non appena ebbe chiesto ciò, le Annabeth tirò Reyna verso di sé, e le loro labbra si incontrarono.

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Capitolo 11
*** The truth. ***


A Reyna all'inizio sembrò di essere in uno dei suoi tanti sogni. Dovette aspettare che Annabeth le leccasse il labbro inferiore, chiedendole l'accesso, per rendersi conto che quella era la realtà e per lasciarsi andare. Passò le mani tra i capelli biondi di Annabeth, come non aveva mai immaginato di poter fare, mentre l'altra le avvolgeva la vita. Si staccarono solo quando entrambe avevano il fiatone.

"E' stato... inaspettato." disse Reyna ansimando. 

"E' stato meglio di quanto immaginassi." rispose Annabeth sorridendo.

"Anny, io non capisco... perché? Non che non mi sia piaciuto, ma..."

"Io e Percy ci siamo lasciati. -rispose la bionda con un'allegria che non era certo tipica di una ragazza che era appena stata scaricata- ci siamo lasciati perché lui ama Nico. Capisci, mi ha lasciato per un ragazzo!"

"...e tu per ripicca vuoi farti una ragazza?"

"No! Assolutamente no, non è così! Io e Percy eravamo nella stessa situazione senza nemmeno rendercene conto."

Reyna non aveva mai visto Annabeth così. Di solito i suoi occhi sembravano una tempesta pronta ad abbattersi, ma adesso parevano solo nuvole che vorticavano confuse. 

"Non ho ancora capito..."

"Devo proprio chiedertelo ufficialmente? -Annabeth si inginocchiò, prendendo la mano destra di Reyna tra la sua- Reyna Avira Ramirez Arellano, vuoi essere la mia ragazza?"

E in quel momento, in quella mattina di ottobre, con i piedi nudi sul pavimento freddo, con indosso solo un vecchio pigiama e i capelli in disordine, Reyna si rese conto di sentirsi più felice di quanto non lo era mai stata. Annuì, asciugandosi le lacrime che minacciavano di uscire, mentre l'altra si alzava per baciarla di nuovo. Questa volta, furono interrotte dal suono di un applauso. 

Hylla se ne stava appoggiata sullo stipite della porta, guardandole sorridendo.

"Finalmente lo avete capito! -esclamò applaudendo ancora- davvero, credevo che avreste continuato a vivere senza mai capire quanto siete fatte l'una per l'altra."

Le due ragazze la osservarono stupite, per poi scoppiare a ridere. 

"Dovremmo dirlo ai nostri amici al più presto..." disse Reyna una volta tornata seria. Annabeth scosse la testa, avvolgendole i fianchi con un braccio.

"Per adesso pensiamo solo a noi."

 

Nel frattempo, a casa Di Angelo, Percy era appena rientrato con sguardo stupito, senza ancora realizzare quel che era successo. 

Lui e Annabeth si erano lasciati.

Ad Annabeth piaceva Reyna, e con molta probabilità, quello stesso giorno si sarebbero anche fidanzate.

Lui invece, ormai, stava ufficialmente con Nico.

Hazel le si avvicinò cautamente, guardandolo stranita.

"Percy... tutto okay?"

"E' andata... meglio del previsto."

"Che intendi dire?"

"Siamo rimasti amici. E a quanto pare, anche a lei piaceva un'altra persona."

"Reyna?"

Percy sbatti la palpebre per qualche secondo, per poi sospirare.

"Per caso lo sapevano tutti tranne me?"

"No, l'avevamo semplicemente capito."

In quel momento, Nico scese le scale, fermandosi davanti a Percy. La reazione spontanea di quest'ultimo fu quella di corrergli incontro, abbracciandolo. 

"Ho sistemato tutto. Ora possiamo stare insieme."

Nico ci mise qualche momento a ricambiare l'abbraccio, affondando il viso nel petto di Percy.

"Non so quante volte ho sognato tutto ciò."

Hazel decise che era il momento di dileguarsi, e così in silenzio, si avviò verso il piano di sopra, dove la stava aspettando Frank in attesa di tutte le novità. Senza dimenticare Piper e Calypso che aspettavano solo un suo messaggio. 

Percy accarezzò i capelli di Nico, sorridendo.

"A proposito... mi vuoi parlare dell'incubo di ieri notte?"

Il minore alzò lo sguardo, mordendosi il labbro e annuendo. Entrambi si sedettero sul divano, tenendosi le mani.

"Io... ho sognato che tu te ne andavi."

"Ma io..."

"No, lasciami finire. Te ne andavi e mi lasciavi solo. Mi abbandonavi, ma non allontanandoti da me. Te ne andavi proprio come se n'è andata Bianca..."

Solo a quel punto Percy capì, e non riuscì nemmeno a trattenere le lacrime che gli rigarono il volto. Prese il viso di Nico tra le mani, appoggiando la propria fronte sulla sua.

"Io sono qui, va bene? A fianco a te, proprio dove starò domani, quando dovremo dire a tutti i nostri amici che ormai stiamo insieme."

 

Il giorno dopo arrivò davvero, per tutti e quattro. In quel parco dove avevano deciso di riunirsi quella domenica mattina, nessun passante faceva caso a come due ragazzi e due ragazze stavano in piedi davanti a altre tre coppie, in attesa che uno di loro iniziasse a parlare. E quando erano ormai passati parecchi minuti senza la minima parola, Piper perse la pazienza. 

"Ragazzi, vi prego, ormai l'abbiamo capito tutti. Quindi, potete per favore raccontare tutto prima dell'ora di pranzo?"

Solo a quel punto Annabeth si fece avanti.

"Io e Percy ci siamo lasciati. -disse per iniziare. Poi afferrò la mano di Reyna, portandole entrambe in alto- adesso, sto con Reyna."

"E io -continuò Percy avvolgendo le spalle di Nico con un braccio- sto con Nico."

Gli unici che non esplosero in applausi e urli di gioia furono Leo e Jason, ancora intenti a metabolizzare il tutto.

"Lo sapevo che prima o poi ve ne sareste resi conto!" esclamò Calypso abbracciando Annabeth e Percy.

"Di cosa? Di non essere fati per stare insieme?" chiese Annabeth ridacchiando.

"Oh, no. Di non essere etero!"

Tutti si fermarono per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere senza ritegno.

"Tu lo sapevi già?" chiese stupito Percy.

"Ho occhio per certe cose!" 

"Quindi, ricapitolando - esclamò Leo, ripresosi solo in quel momento- la coppia storica del nostro gruppo si è lasciata e i due single non sono più single."

"E adesso abbiamo due coppie omosessuali. -aggiunse Jason- non che voglia sottolinearlo, era giusto per chiarire."

Frank, in mezzo a loro, annuì deciso. Erano rare le volte in cui era lui a sapere più cose degli altri due. 

"E visto che siamo in vena di rivelazioni -s'intromise Hazel- vorrei dichiarare che Percy ha un talento naturale nel cantare."

Leo e Jason non avrebbero mai pensato di poter essere ancora più stupiti e confusi. Percy si portò una mano dietro la testa, imbarazzato.

"Beh, penso che ormai non abbia più senso nasconderlo."

Percy sospirò, sorridendo. In quel momento si sentiva libero da tutto, lontano da suo padre, con intorno i suoi amici, e soprattutto, con Nico a fianco.

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