Darkside of the sun

di _MartyK_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1/Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15/Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1/Prologo ***


Kang Shin Hye: diciassette anni, ferma al metro e sessantatre da un bel po', catalogata come 'quella testarda e antipatica'.
Segni particolari? Sì, piatta da sembrare un maschio e una taglia in più rispetto a tutte le sue coetanee. Quarantaquattro, per essere precisi. Nonostante ciò il suo sogno era stato da sempre debuttare in una girl band e raggiungere fama e successo.
Mi Sun, la sua unica amica, glielo diceva spesso che era una cosa molto - forse anche troppo - ambiziosa. Ma si trattava di Shin Hye, e lei era cocciuta fino al midollo.
Altri le dicevano che era solo una fase e che prima o poi sarebbe passata. Non esisteva un essere umano che la prendesse sul serio.
Sperava almeno che i giudici delle audizioni per la JYP Entertainment lo facessero.
Si sarebbero tenute il 16 di quel mese e lei sarebbe stata una delle tante a tentare la fortuna. Una minuscola goccia in mezzo alla vastità dell'oceano di veri talenti. Non era la prima volta che si trovava di fronte a cinque persone e non era neanche la prima volta che doveva cantare in pubblico, ma si sentiva comunque nervosa.
Un paio di mesi prima ci aveva provato, e il risultato non era stato soddisfacente.
Non stoni facilmente e ti muovi a ritmo, ma non hai quel qualcosa in più che noi cerchiamo: la frase della sua lista nera.
Per non parlare di quel mi dispiace finale. Dispiacersi per cosa? Per aver detto di no? Ormai è fatta.




Erano appena le sette del mattino e in un piccolo quartiere vicino Seoul rimbombò un grugnito degno di un uomo delle caverne.
Shin Hye si era svegliata e aveva mandato in frantumi la sua sveglia.
Si stiracchiò e si alzò dal letto, grattandosi la nuca e posizionandosi di fronte all'unico specchio della sua cameretta: un vero schifo.
Gli occhietti vispi e dalla forma allungata osservavano curiosi il volto riflesso, i capelli corvini scompigliati assunsero la forma di un cespuglio e per il resto beh... non è che fosse un granchè con magliettina bianca e pantaloncini arancioni.
Spalancò la porta e scese velocemente le scale, dirigendosi verso la cucina e salutando la madre con un gesto della mano. Prese una mela dalla cesta della frutta e l'addentò senza pensarci due volte.

- Abbiamo fame eh!- sorrise la donna. La ragazza annuì, passandosi il dorso della mano sulle labbra.

- Oggi è il gran giorno- biascicò annoiata.

- Vedrai che ce la farai- ammiccò l'altra. Shin Hye poggiò le mani sulla tavola, quasi sbattendole su di essa, per poi proferire parola.

- Mamma, dicevi così anche delle ultime quattro audizioni e invece vedi dove sono? A casa e senza un soldo in tasca-

Era pessimista. Strano per una come lei, ma lo era.
Sebbene fosse un concentrato di testardaggine, quel giorno si sentiva la più insicura del mondo. L'autostima era andata a farsi fottere.
Merito delle prese in giro dei compagni di scuola e dei rifiuti di tutte le case discografiche più importanti.
SM? Assolutamente no. YG? Artisti come Psy e i Big Bang lavorare accanto ad una pigrona scansafatiche come lei? Ma neanche per idea.
L'unica rimasta era la JYP, se si scartano quelle minori.

- Eppure io sento che qualcuno capirà quanto sei brava- la incoraggiò mamma.

- In ogni caso ci sono io con te. So quanto vali, so quanto impegno ci metti nel cantare e nell'imparare online le coreografie- si avvicinò alla figlia e le mise le mani sulle spalle, scuotendola leggermente. La ragazza sbuffò.

- Non mi serve la tua opinione. Sei mia mamma, ovvio che per te sono la migliore. Ho bisogno del giudizio di chi non mi conosce- borbottò mettendo su un finto broncio.

- Forza, vatti a fare una doccia e vestiti bene!-

- Okay- Shin Hye corse in bagno e si chiuse a chiave, spogliandosi in fretta e furia ed entrando nella doccia.
Il getto d'acqua fredda colpì senza pietà la sua schiena, così come le sue orecchie non tardarono a decifrare ciò che la madre stava blaterando dalla cucina. 'Kang Shin Hye è la migliore!' e 'Mia figlia sarà una Idol eccezionale' le frasi più frequenti.
Di solito non le dava fastidio avere una mamma-fan, sapeva che lo faceva solo ed esclusivamente per incoraggiarla a fare del proprio meglio.
Ma in quel momento si sentiva imbarazzata.
Mise la testa proprio sotto il getto dell'acqua, facendo sì che si bagnassero i capelli e che quella mente bacata che si ritrovava si risvegliasse dal temporaneo letargo.











* * *














- Mi chiamo Kang Shin Hye, ho 17 anni e sono di Seoul. Mi chiamo Kang Shin Hye, ho 17 anni e...-

Il cellulare le vibrò in tasca, segno che qualche disgraziato aveva deciso di romperle le scatole. Nessuno poteva permettersi di rovinarle il suo monologo per la presentazione, nessuno.
Eccetto Mi Sun.

- Cosa vuoi?- sbottò piano, cercando di risultare più tranquilla e normale possibile ai segretari e assistenti che inondavano la JYP.
Non ci riuscì perfettamente, alcuni suoi coetanei la fissarono interdetti. Fece una smorfia con la bocca e ascoltò cos'aveva da dire la sua amica.

- Come sta andando? Hai visto qualche Idol? Se è sì, ti prego fermalo e digli di farsi fare una foto o di scrivermi una dedica- squittì.
Shin Hye aveva voglia di lanciare il cellulare contro qualcuno.

- Mi stai dicendo che mi hai chiamata solo per questo?!-

- Oh beh, certo che no... in bocca al lupo per il provino!- esclamò Mi Sun e chiuse la chiamata.
Se solo non fosse stato l'unico essere di sesso femminile a cui volesse un minimo di bene, se ne sarebbe uscita di lì e l'avrebbe uccisa in camera sua o a scuola, davanti a tutti. Si disse che non c'era tempo per pensare a cavolate, inspirò ed espirò lentamente, chiudendo gli occhi e pensando a qualcosa che non le provocasse ansia e nervosismo.

- Numero 4816 tocca a te!-

Oh giusto, era lei. Panico.
Sgranò gli occhi e si guardò intorno manco fosse la pecorella smarrita della Bibbia. Era uno scherzo o cosa?

- M-me?- si indicò e provò a non balbettare.

- No, l'uomo nero. Seguimi forza!- la ragazza che aveva parlato un minuto prima le circondò le spalle con un braccio e l'accompagnò fino alla sala con i giudici. Essi erano belli seduti di fronte a lei, chi la squadrava da capo a piedi con un'espressione schifata in viso, chi sorrideva sprizzando curiosità da tutti i pori.

- Come ti chiami?- per l'appunto.
''Bella domanda, vorrei saperlo anch'io'' pensò ironica la mora.

- S-sono Kang Shin Hye, ho 17 anni e sono di Seoul- disse come da copione.

- Nervosa?- fece un altro. La ragazza tirò un sorriso imbarazzato e annuì.

- Cosa ti piace fare? Dicci un po' di te-

- Mi piace cantare e ascoltare musica in generale. Disegno anche i personaggi degli anime nel tempo libero- sparò le prime cose che le vennero in mente, pentendosene l'attimo dopo. Un ragazzo si mise a ridere e gli altri quattro parlottarono fra di loro.

- Molto bene, qual è la canzone che hai portato?-

- She's on fire di Alicia Keys-

Vide un uomo spalancare gli occhi e sospirare lentamente.

- Sai che è molto complicata, vero? Soprattutto al ritornello- borbottò.
Shin Hye annuì più e più volte, come a fargli intendere che non era l'unico a pensarlo.

- Balli anche?- questa volta fu la donna a parlare.

- Sì, ma non ho mai preso lezioni di danza in vita mia. Seguo i tutorial su internet- spiegò lei.
La donna storse il naso e scosse la testa, per poi scrollare le spalle e sibilare un 'vediamo'.
La base partì, Shin Hye impugnò il microfono e chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi solo sulla canzone e sulle parole.
Non c'era nessuno in quel momento. Solo lei, il microfono e la musica di sottofondo.
Per sua fortuna intonò il ritornello, aprì un occhio per vedere la reazione dei giudici e sorrise implicitamente nel vedere le loro espressioni soddisfatte.
Il resto della canzone procedette normalmente, soprattutto dopo che la voce si era scaldata.
Riprese fiato e bevve un sorso d'acqua dalla bottiglietta, per poi proseguire con la prova di ballo. A dire il vero non aveva mai improvvisato una coreografia, ma si disse che non sarebbe successo nulla di male.
La canzone era Sexyback di Justin Timberlake. Non era decisamente una delle sue preferite, ma tentare non nuoce giusto? Sbagliato.
Provò a muoversi a tempo della canzone, agitando le braccia e compiendo qualche gesto a caso, anche per risultare sexy, visto il titolo della canzone. Non raggiunse i risultati sperati, data la poca esperienza. Non aveva nemmeno voglia di sentire il giudizio finale.

- Allora, Kang Shin Hye- esordì il ragazzo carino che si era messo a ridere all'inizio.

- E' stata una bella esibizione, e non è facile per una persona comune come te- si aggiunse un altro.

- Ma...-

Ed eccoci a quel dannato, dannatissimo ma che stona con l'intero discorso, pensò la mora.

- Con il ballo non ci siamo: ti agiti come se qualcuno piombasse dal nulla e dicesse 'compito di fisica a sorpresa', non so se rendo l'idea. Ma non è questo il punto, anche perchè i nostri coreografi sono preparati e sapranno insegnarti tutto il necessario per diventare Idol. Sei brava a cantare, difficilmente stoni, ma non hai emozioni. Canti come se avessi un morto davanti agli occhi, motionless. E qui noi vogliamo emozionarci, ridere, piangere. Non hai quella voce, quel qualcosa in più che fa venire la pelle d'oca. Mi spiace dirtelo ma non sei particolare, sai cantare bene, ma è solo tecnica. E la tecnica non basta. Gli Idol sono persone capaci di scombussolarti mente e cuore contemporaneamente, se non sei in grado di farlo allora non potrai mai essere Idol- a parlare fu la donna scettica e occhialuta che fino ad allora si era limitata a fare smorfie di disappunto.

Quelle parole per Shin Hye furono come delle pugnalate al petto. Capì perfettamente la situazione, il problema. Lo capì eccome.
Non era tagliata, semplice. Non aveva la stoffa per far parte del mondo dello spettacolo.
Sorbì il tutto in silenzio, abbassando il capo e annuendo alle parole dei giudici.

- Hey, non mi dirai mica che stai piangendo, vero?- uno degli uomini assunse un'espressione sorpresa.
La ragazza alzò lo sguardo e mostrò uno dei suoi sorrisi migliori.
Alla faccia vostra, si disse.

- Affatto, io ci ho provato comunque. Sono una persona con la testa dura come il cemento armato, ma quando capisco di non poter fare niente per qualcosa allora mi arrendo-

Il ragazzo si morse il labbro inferiore e si unì al discorso.

- Non devi arrenderti, solo prova a migliorare. E se proprio non riesci allora significa che Dio ha un progetto diverso per te- sorrise e si accomodò meglio sulla sua sedia.
''Fantastico, mi ci voleva proprio la predica di don... coso'' pensò scocciata la ragazza.
S'inchinò parecchie volte verso i giudici, in segno di rispetto, e poi abbandonò la sala e si diresse verso l'uscita dell'agenzia.
Durante il tragitto qualcuno provò a chiederle com'era andata, altri addirittura la presero in giro, borbottando un 'cosa pensavi che ti dicessero?' credendo che Shin Hye non li sentisse.
In risposta dedicò loro il dito medio, guardandosi bene dalla gente, mica voleva risultare maleducata!

Una volta fuori di lì, prese il cellulare e chiamò la madre.

- Tesoro!- questa trillò tutta pimpante, in attesa di ottime notizie. A sentire quella voce felice, Shin Hye quasi si commosse.
Davvero doveva dirle di essersi sbagliata riguardo al provino?

- Com'è andata?- la fatidica domanda. La ragazza boccheggiò per qualche istante, chiedendosi se dovesse mentire o meno.

- Bene. Mi hanno presa- a malincuore scelse la seconda opzione.
Inutile dire che dovette allontanare il cellulare dall'orecchio per evitare di rimanere sorda.

- Davvero? Oddio non ci credo!- urlettò istericamente la donna.

- Già, neanche io- rispose sarcastica l'altra.

- Quando torni a casa? Devi raccontarmi tutto per filo e per segno-

- Presto, adesso vado a farmi un giretto. Sai no? Per festeggiare- ridacchiò anche se non ne aveva voglia e attaccò.
Prese a camminare, imboccando una strada precisa. Quella che portava a casa di Mi Sun.


Una volta giunta a destinazione, bussò varie volte alla porta, per poi ritrovarsi di fronte all'amica.
Assonnata e rincoglionita, però la forza di romperle le scatole l'aveva avuta.

- Ti hanno presa?- fece, passandosi una mano sul viso. Shin Hye scosse la testa.

- Ho fatto un'abnorme cazzata- sospirò.

- Spara-

- Ho detto a mamma che mi hanno presa. L'ho fatto solo perchè era così felice al telefono che... dai, come si fa a dirle di no?-

Mi Sun scosse la testa affranta, per poi farsi da parte.
La mora entro in casa e insieme si diressero in camera della ragazza, buttandosi a peso morto sul letto.

- Peccato che hai una migliore amica piena di idee- sorrise enigmaticamente lei.

- E posso chiederti cos'hai in mente, di grazia?-

Mi Sun frugò in un cassetto e da lì tirò fuori una carta d'identità.

- Questo è mio cugino Youngjae. Si è candidato per il provino alla BigHit ma non ci potrà andare perchè ha la febbre. Vacci tu al posto suo- consigliò.

- Stai scherzando? E' un ragazzo... e poi questo sarebbe furto di identità, se mi scoprono me la faranno pagare cara- si lamentò l'altra.

- Non preoccuparti, con un buon travestimento e il lavaggio del cervello passerai inosservata. Un vero e proprio maschiaccio- ridacchiò Mi Sun.

- E come farai con il vero Youngjae?-

- Glielo dirò giusto adesso. Preparati per la trasformazione-

Shin Hye rimase con la bocca semiaperta e lo sguardo perso nel vuoto.
Stava davvero accettando di comportarsi come un ragazzo pur di diventare famosa?










 * * *









Aveva appena varcato la soglia dell'ingresso della BigHit, un'altra delle case discografiche più in voga del momento.
Capelli corti e sbarazzini, un ciuffo tinto di blu, felpa, jeans e sneakers ai piedi. Lo sguardo era annoiato e per certi versi strafottente.
Si leccò il labbro inferiore e sorrise maliziosamente. Non era a disagio, e nemmeno nervoso.
Kim Youngjae, 17 anni, di Seoul. Questa la sua identità.
La sua nuova identità.
Era abbastanza sconvolgente ritrovarsi di fronte ad un ragazzo con una voce alquanto femminile, vero?
I giudici erano così d'accordo con il suo pensiero che non ci pensarono due volte ad ingaggiarlo come trainee.
D'ora in poi avrebbe dovuto frequentare più spesso quell'agenzia. Insieme ai suoi compagni di avventure.

Quattro ragazzi, i suoi compagni di stanza.


***
Annyeong army!! La Marty ritorna con le sue strambe idee xD ve l'avevo detto che aveva in cantiere una storia a tema Idol, quindi... spero che sia riuscita a suscitarvi un po' di interesse e se è sì, spero abbiate apprezzato ;) mi dileguo per adesso. Bacioni e buona Epifania in caso scompaio come al mio solito XD _MartyK_

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Non appena gli comunicarono la grande notizia, Youngjae (alias Shin Hye) dovette sbrigarsi e fare le valigie, dando un ultimo saluto alla madre e agli amici.
Addio vita da comune mortale, si disse soddisfatto.
Era sera, all'incirca le dieci, quando si trovava di fronte all'ingresso dell'agenzia. Un mucchio di paparazzi era appostato lì di proposito per sprecare il proprio tempo nel cercare di immortalare i visi perfetti di quei pochi Idol che sgattaiolavano via per una boccata d'aria o semplicemente per fare quattro passi.
Il ragazzo si addentrò nell'edificio, ritrovandosi immediatamente in mezzo ad un via vai di persone: segretari, assistenti, truccatrici, parrucchiere e stylist correvano da una parte all'altra nell'intento di esaudire i desideri dei beniamini degli adolescenti di tutta la Corea del sud.
Un sorrisetto ingenuo spuntò sul suo volto, si chiese se questo sarebbe successo anche a lui in un futuro molto prossimo.

I suoi castelli in aria furono spazzati via da una pacca sulla spalla e la comparsa di un uomo davanti ai suoi occhi.

- Tu devi essere Kim Youngjae!- esclamò quest'ultimo. Il moro annuì.

- Seguimi, ti mostro la camera e i compagni- lo avvisò e lo trascinò con sè verso il piano superiore dell'edificio.
Durante il tragitto parlottò un po', blaterando delle cose a proposito dei ragazzi con cui avrebbe dovuto condividere la stanza.

- Sai, sono simpatici. E insieme formerete un gruppo chiamato BTS, è tutto programmato-

Youngjae si schiarì la voce.

- Esattamente, cosa vuol dire BTS? E' l'acronimo di qualcosa?-

- Vuol dire Bangtan Boys, ragazzi a prova di proiettile. Figo vero? Stando a contatto con i tuoi nuovi amici capirai perchè-

Non voleva trarre conclusioni troppo affrettate, ma il tono di voce del manager si fece più malinconico. O forse era sera tardi e lui stava delirando per il sonno.
Sì, probabilmente era così.
L'uomo bussò varie volte alla porta della stanza e urlò un paio di parolacce che avrebbe preferito dimenticare all'istante.
Sapeva essere un maschiaccio, ma non è che fosse così abituata a sentire cose del genere.
Ad aprire la dannata porta fu un ragazzo coi capelli castani, non troppo alto, ma con un gran bel fisico.
La canottiera nera metteva decisamente in risalto i bicipiti poco accentuati e il viso era così dolce che quasi gli venne voglia di stringere quelle guanciotte paffute.

- Lui chi è?- domandò. Se stava rischiando di implodere per l'aspetto fisico, si poteva dire lo stesso per la voce. Così sublime, delicata.

- Come chi è? Il tuo nuovo compagno!- il manager scosse affranto la testa e li salutò inchinandosi, per poi abbandonarli sull'uscio della porta.
Il castano squadrò Youngjae da capo a piedi, manco fosse un insetto portatore della malaria o di qualsiasi altra malattia infettiva e mortale.

- Come ti chiami?- fece il moro, timidamente.

- Jimin. Park Jimin- incrociò le braccia al petto e assottigliò gli occhi.

- Wow, io sono...- lo bloccò prima ancora che potesse proferire parola.

- Non me ne fotte niente del tuo nome. Tu ora condividerai la stanza con noi, seguirai le nostre stesse lezioni e basta. Nulla di più, nulla di meno chiaro?-

Youngjae rimase a dir poco basito. L'apparenza ingannava eccome, se avesse saputo se ne sarebbe scappato in un'altra stanza. Magari anche singola.
Si chiuse la porta dietro le spalle e si lasciò sfuggire un sospiro.
Chiuse gli occhi, e quando li riaprì si ritrovò vittima di tre paia di occhi curiosi che lo fissavano senza sosta. Sentì le guance andare a fuoco, era pur sempre una ragazza. Il tizio che stava bello disteso sul letto scese giù e gli si avvicinò - fin troppo - sfarfallando le ciglia e assumendo un'espressione da perfetto aegyo.

- E tu chi sei?- e lo chiese con la voce più coccolosa del mondo. Mancava poco che vomitasse arcobaleni.

- Kim Youngjae, piacere- il moro stese la mano, ma il ragazzo non la strinse. Si limitò a dire che voleva battere il cinque e così fecero.

- Che lineamenti delicati, sicuro di essere un ragazzo?- fece un altro, avvicinandosi.
Ci mancava pure qualcuno che sospettasse della sua vera identità. Per fortuna era ironico, infatti il tizio che stava incollato ad un videogame ridacchiò.

- Io sono Yoongi, ma puoi chiamarmi Suga, dato che staremo nello stesso gruppo. Quello coi capelli castani è Taehyung e il simpaticissimo leader è Namjoon. E poi beh, Jimin, il nostro apatico e sexy ballerino-

Scoppiò un boato di risate generali. Il diretto interessato rivolse a tutti il dito medio senza fare troppe storie.
Youngjae tirò un sorriso forzato e fece per poggiare la sua pesante valigia sul primo lettino capitatogli a tiro, quando Namjoon lo bloccò.

- Tecnicamente quello è il mio letto, ma se vuoi possiamo dormire insieme!- altre risate. Il moro sgranò gli occhi e si inchinò ripetutamente in segno di dispiacere.
Riprese la valigia e si guardò intorno.

- Quindi dov'è che dovrei..?-

I ragazzi puntarono lo sguardo su Jimin, il quale fece segno di non dirglielo. Li minacciò addirittura di morte prematura.

- Il letto sopra quello di Jimin è l'unico rimasto libero- fu Taehyung a parlare.
E fu l'unico a beccarsi sgridate e pacche alla schiena non proprio affettuose. Perchè si comportavano in quel modo strano ancora non lo capiva.
Jimin sbuffò e roteò gli occhi al cielo, Youngjae nel frattempo si sistemò meglio sul suo nuovo letto.

- Yah, te lo dico una volta per tutte: prova a combinare casini e dirò a Nam di cacciarti dal gruppo!- il castano raggiunse l'altro sul letto e lo prese per il colletto della felpa, risultando ancora più minaccioso.
Il moro deglutì rumorosamente e annuì, chiedendosi mentalmente cosa aveva combinato per meritarsi un compagno di stanza asociale e scontroso.
Jimin, dal canto suo, mollò la presa solo per seguire il consiglio degli altri membri. Scese dal letto, non prima di aver lanciato un'occhiataccia a Youngjae.

- Bene, con le presentazioni siamo a posto. Domani ci aspettano delle lezioni stancanti, buonanotte a tutti!- Yoongi sventolò una mano davanti agli occhi degli altri e si sporse per spegnere l'unica abatjour che illuminava quel buco di stanza.
Gli amici esclamarono in coro buonanotte, tutti tranne Youngjae.
Era tutto così diverso. Non si sarebbe abituato in fretta, sperò almeno di riuscire a prendere sonno.

Il suo stato d'animo? Ansia, inquietudine.
Con un pizzico di paura per il futuro.
















* * *




















Il mattino non fu da inserire nella lista di quelli migliori, anzi. Giurò che nessuno era peggio di Kim Namjoon quando si trattava di scaraventare giù dal letto i suoi hyung. Alla fine aveva fatto le ore piccole, poteva aver chiuso occhio per cinque ore scarse e il bello è che era così presto che il sole non era ancora sorto.
Il ragazzo saltò sul suo letto e si buttò a peso morto sulla sua schiena.

- Youngjae hyung, svegliati!- mormorò muovendosi addosso al povero ragazzo e sbattendo pugni sul suo cuscino. In risposta ricevette un grugnito da parte dell'altro.

- Oh andiamo, se non saremo in piedi per le sei l'insegnante ci ammazza- si lamentò Namjoon. Youngjae parve svegliarsi.
Si prese tutto il tempo necessario per sospirare, strizzare gli occhi e stiracchiarsi, fino a quando non si ritrovò il viso del leader a due centimetri dal suo.
Spalancò gli occhi - per quanto sia possibile per un coreano - e il respiro sembrò fermarsi per un istante.
Data la sua naturale incapacità di socializzare con esseri di sesso maschile, non gli era mai capitato in vita sua di stare ad una certa distanza da un ragazzo, nè tantomeno si era sognata principi azzurri e cose simili.
Eppure voleva che quel momento non finisse mai, nonostante le sue guance non la pensassero allo stesso modo.
Jimin salì la scaletta poggiata sul letto del moro e raggiunse i due, accomodandosi senza che nessuno gliel'abbia chiesto.
Educato il ragazzo, pensò ironicamente Youngjae.

- Yah voi due, non azzardatevi ad amoreggiare davanti ai miei occhi! Namjoon fuori di qui, tu alzati e non dire una parola- ordinò, manco fosse il capitano della marina militare.

- Si può sapere che ore sono?- sbottò Yoongi con un sonoro sbadiglio.

- Le cinque e mezza, se non ci sbrighiamo la profezia di Nam si avvera- replicò Jimin.
I quattro ragazzi si vestirono in fretta e furia, ma non si poteva dire lo stesso di Youngjae. Aspettava il momento giusto, quello del bagno libero.
Appena potè, si fiondò dentro senza che nessuno se ne accorgesse.
Si chiuse la porta e si lasciò andare, caricando il suo peso sulle ginocchia e poggiando la testa su di esse, esausto.
Già, ancora doveva iniziare la giornata e lui era stanco.
Andò davanti allo specchio e fissò a lungo l'immagine riflessa: non negò che la sua versione maschile era piuttosto sexy.
Levò la felpa del giorno prima, buttandola nella cesta dei panni sporchi, e con essa levò anche la fasciatura per far sì che non si notasse il seno (sebbene non avesse chissà quali tette).
Si lavò e s'improfumò, chiedendosi se fosse il caso di indossare un'altra volta quella stramaledetta fasciatura. Dava fastidio e pizzicava se eri sudato.
Poi si ricordò delle parole di Mi Sun, ovvero di indossarla sempre, e quindi a malincuore se la rimise.
Per il look da palestra optò per una tuta grigia e delle scarpe da ginnastica, il tutto abbinato ad una fascetta blu notte per i capelli nel caso si ritrovasse bagnato fradicio a fine giornata.
Si dette un'ultima occhiata allo specchio e cavolo se sembrava una ragazza! Sperò davvero che nessuno lo scoprisse.
Stava per uscire dal bagno, quando udì una voce alquanto stridula e familiare.

- Youngjae, muoviti ed esci di lì! Ci sei morto per caso?- nientepopodimeno che Park Jimin in tutta la sua calma e tranquillità. Sbuffò dai nervi e rispose.

- Se mi dai tempo esco-



















* * *
















La sala da ballo era davvero enorme, con il pavimento in legno e uno specchio che copriva l'intera parete che avevano di fronte.
C'erano due insegnanti, un uomo e una donna. Youngjae ebbe modo di capire che quei due messi insieme rendevano il training un inferno.
Da quando avevano iniziato non aveva fatto altro che sorbirsi i loro scleri e le loro urla: fai questo, fai quello, il piede in avanti, più emozione, non incrinare la voce, la mano sul fianco destro eccetera.
Era sul punto di una crisi di nervi e i compagni se ne accorsero. A differenza sua, loro erano piuttosto bravi.
Certo, Namjoon a volte era un po' impacciato, ma tutto sommato se la cavava.
Yoongi invece era pigro, ogni cinque minuti venivano sprecati in sorsi d'acqua e occhiate allo specchio.
Taehyung resisteva e anzi, quando poteva gli si avvicinava e lo aiutava coi passi.

E poi c'era Jimin. Solo Dio sapeva quanto era bravo.
Inutile dire che aveva la stoffa per diventare Idol, peccato per il carattere di merda che si ritrovava.



Verso le undici i due insegnanti decisero di fare una breve pausa, permettendo a tutti di prendere aria e magari anche scolarsi due litri d'acqua.
Youngjae si sedette in un angolino, portando le ginocchia al petto e circondandole con le braccia.
Aveva male dappertutto, non si muoveva per così tanto tempo da... neanche se lo ricordava.
Vide Yoongi, Namjoon e Tae divertirsi ai videogame, dato che era proibito usare computer e cellulari.
Ecco, quella era una piccola regola a cui non dava peso: il suo cellulare era ancora in funzione e potevano arrivargli telefonate da un momento all'altro.
Scosse la testa e decise di non pensarci, soffermando il suo sguardo sulla figura di Jimin.
Alla maleducazione e all'essere poco socievole si aggiungeva pure il narcisismo.

Storse la bocca nel vedere come si contemplava allo specchio, portando una mano ai capelli e tirandoseli indietro, provando sguardi ammalianti e sorrisetti a dir poco perversi.
Il colmo venne quando si tirò su la maglia, mostrando gli addominali.
Credette di svenire con un filo di bava alla bocca, perchè sì, pur essendo poco accentuati, lo rendevano un vero schianto.
Si sfiorò una guancia e non si meravigliò di sentirla calda sotto al suo tocco. D'un tratto vide il castano avanzare verso di lui e sussultò.

- Ma che guance rosse! Cos'è, hai la febbre o ti piace qualcuno?- gli sussurrò strafottente all'orecchio.
Youngjae non potè fare a meno di sgranare gli occhi e levarselo di dosso, posando le mani sul petto e spingendolo via.

- Non rompere- borbottò imbronciato. Jimin ridacchiò e si tirò su, tendendo la mano verso il moro.

- Come sei gentile!- esclamò in modo sarcastico.

- Vedi di dimagrire di almeno due taglie. Non voglio palle di lardo nel mio gruppo- lo scimmiottò l'altro.
Il ragazzo scansò la mano di Jimin e si alzò da solo, rivolgendogli un'occhiata gelida.

- E tu vedi di crescere in altezza, lo sai che le ragazze adorano gli uomini alti- ribattè in risposta.

Il castano spalancò la bocca così tanto che per poco temette di farla arrivare a terra.
Alzò l'indice accusatorio e gonfiò il petto, facendo per dire qualcosa ma bloccandosi l'attimo successivo.

- Come-come... ti permetti?!-

Youngjae sorrise soddisfatto e gli tirò una spallata, superandolo e raggiungendo gli altri tre. Jimin aveva ancora un'espressione scioccata in viso.

- Senti da che pulpito! Sarai alto sì e no un metro e un puffo!- urlò mettendo le mani a mo' di megafono.
Borbottò mugolii incomprensibili all'orecchio umano e si grattò il braccio, un po' imbarazzato per ciò che si era sentito dire.
Il resto della prima parte della lezione proseguì bene, i ragazzi eseguivano correttamente i passi e gli insegnanti non li riprendevano troppe volte.
Fino a quando, a fine lezione, la donna non si avvicinò a Youngjae e gli mise una mano sulla spalla.

- E comunque Park Jimin ha ragione, dovresti dimagrire. Non voglio sembrare crudele, ma è per il tuo bene. Insomma, hai mai visto un Idol con forme arrotondate?- sdrammatizzò.

- Già, però...-

- Non preoccuparti, noi siamo qui per questo. Faremo di tutto per farti dimagrire e raggiungere il peso ideale: innanzitutto dovrai fare la dieta, poi dovrai allenarti di più rispetto agli altri. Okay?-

Youngjae abbassò lo sguardo e annuì, arreso al proprio destino.

- Bene. Raggiungi gli altri, vedo che ti stanno chiamando- la donna si sporse in avanti e sorrise.
Yoongi e Taehyung lo affiancarono con pacche alla schiena.

- Hyung, ti va una partita a basket?-


***
Annyeong popolo! Finalmente ho avuto un po' di tempo libero per postare, la scuola è chiusa perchè c'è neve ovunque ahaha :D e niente, come avrete ben notato qui inizia la vita di Shin Hye in versione maschile, poverina ;) ringrazio chi segue la storia e chi la recensisce, mi rendete davvero felice! Scappo via, bacioni e a presto!! _MartyK_ <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Da quando in qua una ragazza sa giocare a basket?
Eppure a Shin Hye non restava altro che accettare. Sì insomma, per non farsi scoprire.
Non credeva che comportarsi come un ragazzo fosse così difficile, cioè, alla fine non fanno un tubo tutto il giorno.
Pensava che se la sarebbe cavata con qualche battutina squallida riguardo alle ragazze, un paio di rutti e qualche scoreggia, tanto si stava tra amici. E invece no. Doveva eseguire coreografie per ragazzi, giocare a giochi esclusivamente per ragazzi (le femmine che giocavano a calcio non le inseriva in nessuna categoria. A parer suo erano solo incomprensibili) e anche atteggiarsi come un ragazzo.
Si disse che Jimin serviva a qualcosa.
Vide il suo gruppo uscire dalla sala da ballo e squadrò un po' tutti e quattro: tra loro l'unico da cui poteva prendere esempio era proprio quell'antipatico nano.
L'andatura era ondeggiante, muoveva i fianchi a destra e a sinistra, camminando lentamente ma anche in modo... figo.
E poi si era accorta che era molto popolare tra le ragazze.
Un sacco di esseri femminili sbavavano guardandolo passeggiare con i suoi hyung, alcune poggiavano la mano sulla sua spalla e chiacchieravano del più e del meno, altre gli rivolgevano un saluto volutamente timido. Tirò un sospiro e decise di imitarlo.

Certo, non è che fosse un granchè, si sentiva un po' ridicola, ma pian piano avrebbe funzionato.
Giunsero all'altro lato della BigHit. C'era un campetto ben allestito: ad un'estremità il terreno era tracciato con le classiche strisce del campo da basket (con tanto di canestro), mentre l'altra sembrava la versione microscopica di un campo da calcio.
Tutto sommato era carino come posto.

- Yah, Jeon Jungkook!- sentì il castano urlare.
Taehyung nel frattempo le si avvicinò e le cinse la vita con un braccio, regalandole uno dei suoi sorrisi quadrati più smaglianti. Da togliere il fiato.

- Vieni, dobbiamo presentarti gli altri membri- esordì tutto pimpante. Shin Hye fece una faccia a dir poco basita.

- Cosa? Mi stai dicendo che il gruppo non è formato da cinque persone?- sbiancò. Esattamente, quanti ragazzi erano?
Dannato manager, non le aveva detto un bel niente. 'Col tempo capirai', le sue parole tornarono alla mente colpendola come fosse un uragano.
Cosa c'era da capire?!
Il castano non rispose, la strattonò per il braccio e la trascinò con sè, dirigendosi verso tre ragazzi.
Una volta trovatasi di fronte a quegli dei scesi in terra, si disse che la sua vita aveva senso e che poteva sotterrarsi senza problemi.
Il primo da sinistra era alto, con delle spalle enormi - dava tanto l'aria di quello pacifico e protettivo, lo avrebbe sposato volentieri - e un sorriso candido in volto, il secondo aveva la stessa altezza di Jimin, con i capelli neri e un'aria infantile.
Probabilmente era il classico maknae. E poi c'era un altro, o meglio, l'altro.
Un'esplosione di pura positività e felicità, il sorriso smagliante e contagioso e un fisico mingherlino ma al tempo stesso adorabile. Perchè sì, amava i ragazzi magri.

- Ragazzi, lui è Youngjae. Youngjae, loro sono Jin, Jungkook e Hoseok- Namjoon li presentò molto velocemente e lei s'inchinò varie volte verso di loro, cercando di ricordarsi come si faceva a mostrare i denti in modo formale. Già, niente sorrisetti da ebete o avrebbe avuto la reputazione rovinata.

- Sembri piccolo. Quanti anni hai?- tese la mano verso il corvino e gli scompigliò affettuosamente i capelli. Quest'ultimo mise il broncio e incrociò le braccia al petto.

- Quattordici, tu non sembri neanche tanto grande- borbottò con una smorfia della bocca.
Shin Hye era eccitata all'idea di avere a che fare con un nanetto del genere, insomma, il fratellino che non aveva mai avuto.
Mise le mani sui fianchi e gli puntò l'indice accusatorio, con fare teatrale.

- Yah, prova a chiamarmi noona e te ne pentirai per il resto della tua vita!- ridacchiò.
Poi si rese conto di ciò che aveva appena blaterato e si bloccò, terrorizzata dalla reazione degli altri.
Reazione che non tardò ad arrivare, in quanto Jin alzò un sopracciglio e Hoseok inclinò la testa ad un lato. Jimin scoppiò a ridere semplicemente.
Chissà che filmini mentali si stava facendo.

- Dovrà chiamarti hyung semmai- fu Yoongi a rompere il ghiaccio. Shin Hye puntò lo sguardo sul suo e si morse il labbro inferiore.

- Già, era quello che volevo dire. Scusate, a volte mi confondo con gli onorifici- si grattò la nuca, visibilmente rossa in viso dall'imbarazzo.
Dannati, dannatissimi nomignoli. E mannaggia a lei e alla sua testolina bacata che ragionava ancora in versione femminile.
Scosse la testa come a dirsi di riprendersi e lasciar perdere.

- Bene, vogliamo fare questa partitina oppure no?- domandò Jimin allargando le braccia in un gesto secco.
I ragazzi annuirono e corsero verso il campo da basket, prendendo la palla e sparpagliandosi un po' ovunque. Beh, questo era ciò che pensava lei.
Non è che fosse un'esperta di sport.
Si posizionò in un posto qualsiasi e scrollò le spalle, quando Taehyung poggiò le mani su di esse e sussurrò al suo orecchio di spostarsi, perchè stava in mezzo al campo senza fare niente. Deglutì nel sentire quella voce calda e rauca così vicina, forte e chiara da rimbombare nella sua mente come fosse un fastidiosissimo eco.

Cominciarono a giocare, Hoseok passò la palla a Jin. Il ragazzo arrivò a Jungkook con un paio di palleggi, per poi mettere le mani a mo' di megafono e urlargli di avvicinarsi al canestro.
Quel piccoletto era piuttosto bravo, merito anche della sua bassa statura: si infilava tra le gambe degli avversari (ovvero la sua squadra) e tra un palleggio e l'altro si ritrovò a doversela vedere con l'onnipotente Kim Namjoon. Questo sorrise furbo, non ci mise molto a rubargli la palla e a passarla a Taehyung.
Dal castano si passò a Yoongi e da Yoongi si passò a Jimin.

- Youngjae prendila!- urlò. Successe tutto in meno di una frazione di secondo.
Le domande in quell'istante erano molte, troppe. Innanzitutto, perchè non si era curato di fare canestro e aveva deciso di passarle la palla?
Shin Hye provò a dirgli che non sapeva nulla di basket e che non ci aveva giocato mai prima di allora, ma la botta alla fronte fu più veloce del previsto.
Crollò a terra come una pera cotta, cadendo di schiena e distendendosi sulla superficie liscia del campo. Annientata completamente.

- Oddio Youngjae!-

Aprì gli occhi e li tenne spalancati per un po', giusto il tempo di accorgersi che Yoongi e gli altri si stavano avvicinando a lei.
Tutti tranne Jimin, ovviamente. Poi li chiuse.
Improvvisamente si sentì stanca, troppo stanca per prestar loro attenzione.

Per qualche strano motivo pensò alla torta ai frutti di bosco.














* * *
















Un paio d'ore dopo mise a fuoco l'ambiente in cui si trovava. Le pareti erano bianche, riuscì a sentire il vociare delle persone.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile perfino a se stessa, massaggiandosi la fronte e tirandosi su a sedere, crollando a peso morto sul cuscino l'attimo successivo. Ricordava poco e niente di ciò che era successo prima. O meglio, all'inizio non ci aveva proprio pensato, poi l'immagine del pallone che si scontrava senza pietà con il suo viso si fece nitida nella sua mente.

- Rilassati, la testa dovrebbe farti ancora male- esordì una delle infermiere presenti nella stanza. Shin Hye annuì alle sue parole, affranta.
Doveva fare training alla BigHit per sorbirsi figure di merda ed essere presa per il culo dai suoi compagni?
Se era per questo, allora faceva meglio a restarsene a scuola a studiare. Poi il panico.
Sgranò gli occhi e agitò in aria le gambe, scostandosi bruscamente le coperte di dosso.
Per sua fortuna i vestiti erano ancora gli stessi che indossava al mattino e nessuno si era azzardato a cambiarla e a metterle vestaglie e roba simile.
Credette di aver perso anni di vita. Non poteva passare quel periodo con la costante paura di venire scoperta, doveva darsi una calmata.
L'infermiera si accorse del suo turbamento e le si avvicinò con un sorrisetto splendente sulle labbra.

- Vuoi che ti porti qualcosa? Un succo? Un ghiacciolo?- chiese. Lei scosse la testa in segno di negazione.

- Allora stenditi che ti porto del ghiaccio. Hai un bernoccolo enorme- annunciò. Shin Hye sospirò e chiuse gli occhi.
Cominciò a farsi una lista mentale di cose da evitare nella sua nuova vita da ragazzo.

Niente lamentele da ragazzina viziata e rincitrullita;

Niente comportamenti vagamente femminili;

Non sbavare addosso allo strafigo di turno;

Fare amicizia con gli hyung e guardarli solo ed esclusivamente sotto questo aspetto. Nulla di più, nulla di meno;

Aggiungere Park Jimin alla lista nera, anzi no, scrivere ripetutamente il suo nome sul Death Note (sempre che esistesse il Death Note);

Imparare a giocare a basket, a calcio e a qualsiasi gioco maschile (beh, se ci teneva alla sua salute);

Non essere gelosa e/o invidiosa delle ragazze che facevano training;

Meditare il possibile omicidio di Park Jimin.

I suoi oscuri pensieri vennero interrotti dall'arrivo dell'infermiera con del ghiaccio all'interno di un sacchetto trasparente.
Lo poggiò sulla fronte e disse di tenerlo premuto lì, per poi accomodarsi alla scrivania e smanettare al computer.
Il ghiaccio era fottutamente freddo, dei brividi percorsero dapprima la sua spina dorsale, poi tutto il corpo. Quasi quasi si rotolava sotto le coperte solo per il fastidio che provava in quel momento.
L'unico pensiero che le balenò in mente era l'omicidio di Jimin, al resto ci avrebbe pensato più tardi.




- Ben tornato!- fu Yoongi ad accorglierla con un sorriso da zuccherino. Smielato e adorabile allo stesso tempo.
Gli altri erano impegnati a selezionare le canzoni sullo stereo e passarsi gli asciugamani sul collo, sulla pancia, dietro la schiena. Insomma ovunque.
Jimin ridacchiò malvagio e le rivolse un'occhiata di sfida.

- Devi essere davvero intelligente, hai una fronte gigantesca!- esclamò, cercando l'appoggio degli altri hyung.
Essi si limitarono a mormorare un 'che pessima battuta' e a tirargli scappellotti alla nuca, evidenziando quanto fosse maleducato con gli ultimi arrivati.

- Tranquillo, fa sempre così. E anzi, con il suo comportamento ha mandato via un sacco di gente davvero talentuosa- spiegò Hoseok. Tirò una pacca alla sua spalla.

- Ma tu non te ne andrai, lo so. Non farti tradire dalle apparenze, Jimin non è davvero così. E' solo che deve fare l'idiota, il macho man di turno, per così dire- continuò roteando gli occhi al cielo. Il castano gli inviò un'occhiata infuocata.

- Yah, idiota a chi?! E poi non è colpa mia se è l'unico ragazzo a non saper giocare a basket!- si lamentò piagnucolando.

- Ma se l'hai colpito in pieno con la palla?!- si unì il piccolo Jungkook, in difesa della poveretta. Si guadagnò un sorriso e una carezza al viso.

- Ribadisco: non è colpa mia se non sa giocare-

Ad interrompere quella sottospecie di battibecco furono i due insegnanti, i quali irruppero nella sala e batterono forte le mani per far sì che dessero loro ascolto.

- Basta con le chiacchiere e iniziamo!- urlò l'uomo.
I ragazzi annuirono, Jin, Jungkook e Hoseok salutarono gli altri cinque. Non seguivano le loro stesse lezioni, sebbene fossero nello stesso gruppo.
In un certo senso, Shin Hye si sentì a disagio.
Vedendo quella porta aprirsi e poi chiudersi, inghiottendo al suo interno i tre ragazzi le fece venire un vuoto allo stomaco.
Le piaceva la loro compagnia, in particolare quella di Hoseok. Era così sorridente e comprensivo, al mondo ci volevano più persone come lui.
E invece si ritrovava in mezzo a gente con cui non aveva nulla in comune.
Non che li conoscesse, era ancora il primo giorno, eppure sentiva che non erano aperti e socievoli come lui.
Una morsa allo stomaco le ricordò di dover seguire la lezione di ballo. Il cervello invece le disse che doveva mangiare qualcosa, la fame era crescente.
Poi pensò alle parole dell'insegnante riguardo alla dieta e si rabbuiò.
Sarebbe stato difficile.

- Kim Youngjae, se ti distrai un'altra volta ti sbatto in un angolo e ti farò stare sulla punta dei piedi per mezz'ora. Muoviti coi passi!- urlò l'uomo.
Sussultò e annuì, inchinandosi lievemente e borbottando flebilmente mianhae.
Provò ad imitare ciò che facevano i compagni, fallendo miseramente.
La donna le si avvicinò e mise una mano sul suo addome e l'altra sulla schiena, intimandole di stare dritta.
Per tutto il giorno non sentì altro che ordini, urla, minacce, offese. Gratuitamente, tra l'altro.

Durante la sera Yoongi sbagliò un passo a causa della stanchezza e mancò poco che crollasse addosso a Taehyung.
Solo per questo piccolo errore i due lo isolarono e lo costrinsero a fare quaranta flessioni, con pegno se si lamentava. A stento raggiunse la camera da letto.
Spalancò la porta e si lasciò cadere sul primo letto che le era capitato a tiro.
Sorrise implicitamente nel sentire la sua schiena dolorante poggiarsi su qualcosa di morbido e fresco.
La sua testa pulsava ancora per le urla di quei due demoni.

La gamba destra avanti e il ginocchio sinistro piegato, Kim Youngjae!

Dio, ma cos'hai al posto del cervello? Una zucca?!

Si balla a testa alta, come credi di ammaliare le fans?

Più emozione, più emozione!

Sii più sensuale, dannazione! Lasciati andare e scuoti quei fianchi!


Stava per piangere dai nervi se solo non si fosse addormentata. La stanchezza prevalse su tutto.
Non sognò nulla, lo sfondo era bianco come le pareti dell'infermeria.
Più tardi anche gli altri irruppero nella stanza e andarono a coricarsi nei propri letti. Tutti tranne Jimin.
Sbuffò nel vedere che il suo letto era occupato da quella palla di lardo di Youngjae. Andò addosso al ragazzo e scosse le sue spalle.

- Yah svegliati, questo è il mio letto! Yah!- Piagnucolò fintamente, dicendo di non voler dormire sul letto di sopra.

- Avanti, non è poi così terribile- ridacchiò Namjoon. Il castano mise il broncio.

- Ho paura di cadere di sotto poi- bofonchiò arrossendo. Gli altri sentendolo scoppiarono in una fragorosa risata.

- Park Jimin che ha paura! Cavolo, dovremmo spargere la voce- propose Yoongi con un sorriso niente affatto normale.

- Provaci e ti ficco un palo in culo- borbottò il diretto interessato. A malincuore salì le scalette e si rannicchiò sotto le coperte di un letto che non era il suo.
Sperò almeno di dormire tranquillo.
















* * *


















Erano passati tre giorni. Tre giorni intensi, di duro lavoro.
Gli otto ragazzi non avevano avuto un attimo di pace, giusto la pausa pranzo e la cena tra una lezione di ballo e l'altra.
Youngjae stava migliorando, e si poteva dire lo stesso dei suoi fianchi. In così poco tempo aveva perso quattro chili.
Sorrise soddisfatto nel vedere il risultato sulla bilancia, mangiare continuamente verdura funzionava. La mattina si chiuse in bagno, parlando al cellulare con Mi Sun.
Era impaziente di sentire come stesse la sua amica.

- E i ragazzi come sono? Carini? Gentili?- fece quella dall'altro capo del telefono.

- Abbastanza. L'unico che odio si chiama Jimin ed è una vera merda umana- borbottò abbassando la voce, come se qualcuno potesse sentirlo.

- Cosa ti ha fatto?-

- Oh nulla. Mi chiedo sempre cosa potrebbe succedere se scoprisse di essersi comportato da idiota con una ragazza- ridacchiò con una risata stridula.
Continuò a parlottare al cellulare, ignara del fatto che Yoongi era rimasto scioccato davanti alla porta del bagno.
Decise di non dire nulla ai ragazzi, quello sarebbe stato il loro piccolo segreto.
Si scompigliò i capelli e tirò un sorriso ingenuo, l'avrebbe protetta. Avrebbe protetto lei e quel particolare.

Insignificante quanto le postille sui contratti.


***
Annyeong popolo di efp!! Mi scuso per il tremendo ritardo e no, non sono morta e nemmeno scomparsa, ho soltanto avuto un po' di problemi che mi hanno impedito di aggiornare. E in più sto scrivendo una nuova storia (l'ho già detto che ho sempre idee, vero?). Passando a questa storia, non so perchè ho scritto che l'ultimo pensiero di Shin Hye/Youngjae fosse la torta ai frutti di bosco - o forse sì -. Ho collegato il fatto che fosse un po' sovrappeso ecco ;) e trovo estremamente puccioso Jungkook versione quattordicenne, è bello ritornare indietro nel tempo lol *_* da notare che Yoongi ha scoperto la sua vera identità, secondo voi che succederà al prossimo? Io vi spoilero solo una cosa: tra qualche capitolo Shin Hye sarà scoperta anche da qualcun altro (chissà chi). State attenti ad Hoseok, sta diventando il mio bias wrecker e potrebbe confondervi le idee eheh ;) ok basta sto scrivendo il nuovissimo testamento, oggi è il mio onomastico (tanti auguri a me, lol) e.... me ne vado. Adios e baciiii _MartyK_ <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Yoongi si era appena svegliato e, come di consueto, aveva un morboso bisogno di tirar fuori dai pantaloni l'amico dei paesi bassi e stare incollato al cesso fino a quando la sua vescica non si sarebbe svuotata.
Quando si svegliò, trovò strano il fatto che Youngjae si fosse svegliato prima di lui. Insomma, in quei tre giorni ebbe modo di capire che era così dormiglione da invidiarlo un pochino. Si stiracchiò e si alzò, poggiando per terra i piedi nudi e facendo sì che il freddo penetrasse nelle ossa. Almeno anche il suo cervello si svegliava.
Si avvicinò alla porta del bagno e fece per aprirla, quando sentì il vociare del ragazzo al suo interno.
Non era un tipo impiccione, anzi, la maggior parte di volte faceva fatica a fare amicizia proprio per il suo essere tremendamente riservato.
Però quella volta non potè fare a meno di sentire cos'aveva da dire il ragazzo.

- Chissà che faccia farebbe se scoprisse di essersi comportato male con una ragazza!-

La mano, che si era poggiata sulla maniglia, si bloccò di scatto e i suoi occhi si spalancarono all'inverosimile. Credette di aver sentito male.
Poi lo sentì ridere e capì all'istante. La risata, il suo imbarazzo, il broncio... era davvero una ragazza!
Deglutì e fece per andarsene, quando la porta del bagno scattò e si ritrovò immediatamente di fronte a - ormai poteva dirlo - lei.
Youngjae dal canto suo sbiancò e strabuzzò gli occhi, chiudendosi quella dannata porta dietro le spalle.
Non riusciva a parlare, non seppe nemmeno se dovesse temere per essere stato colto in flagrante mentre parlava al cellulare o se dovesse temere di essere stato scoperto. Trovò il coraggio di aprire bocca e ruppe il ghiaccio.

- Da-da quanto tempo sei qui?- sussurrò per non farsi sentire dagli altri. Yoongi abbassò lo sguardo, puntandolo sui suoi piedi.

- Da un po'- ammise. La ragazza si morse a sangue il labbro inferiore per la vergogna.

- Hai sentito tutto?- fece ancora.

- Il necessario-

Rimase interdetta.

- Che-che significa? Sai chi..?- Yoongi la bloccò annuendo. Lei chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un lungo sospiro.

- Ti prego, non dirlo a nessuno- borbottò a bassa voce. Talmente bassa che si domandò se l'avesse sentita o meno.
Poi incrociò il suo sguardo e la risposta se la diede da sola.

- Tranquilla, non lo farò- sorrise.
Poi le si avvicinò, inclinando di poco il viso e diminuendo le distanze visibilmente. Era convinta che in quel momento le sue guance stessero per prendere fuoco. Esattamente, cosa stava succedendo?

- Sarà il nostro piccolo segreto- ridacchiò e si mise l'indice sulle labbra. Anche lei sorrise e lo imitò.
Non seppe per quanto tempo restarono a guardarsi negli occhi e a sorridere in modo infantile, seppe solo che desiderava con tutto il cuore che quel momento non finisse mai.
Yoongi fece per girare i tacchi, quando si ricordò di una cosa importante.

- Com'è che ti chiami in realtà?- chiese così, a bruciapelo.
Gli veniva da ridere, era una cosa così assurda che se l'avesse raccontata nessuno ci avrebbe creduto.

- S-Shin Hye- mormorò l'altra, storcendo le labbra in uno dei suoi adorabili bronci e assumendo un'espressione corrucciata.
Il ragazzo mostrò l'okay con il pollice in su ed entrò in bagno. Si sentiva decisamente bene e in un certo senso anche importante.
Non che fosse un tipo egocentrico, sia chiaro, ma lo rendeva felice il fatto che sarebbe stato l'unico a conoscere la sua vera identità e a chiamarla per nome quando non c'era nessuno.

Si sentì piacevolmente diverso.




La dormita non durò molto. Mentre Yoongi era in bagno, nella stanza irruppe una delle donne della pulizia, annunciando alla ciurma che quella mattina non avrebbero affrontato le solite ore di danza, ma avrebbero incominciato a seguire quelle di coreano, inglese e giapponese.
Inutile dire che si elevò un boato di urla e compiacimenti, finalmente niente muscoli intorpiditi di primo mattino.
Lo stesso non poteva dire Jimin, il quale cadde dal letto per il troppo baccano.
Emise un mugolio di disapprovazione e andò a massaggiarsi la schiena, sebbene avesse ancora gli occhi chiusi.
Taehyung e Namjoon scoppiarono a ridere come non mai.

- Fanculo, l'avevo detto io che sarei caduto- bofonchiò con la voce impastata dal sonno.

- Tu avevi detto che avevi paura- gli ricordò Taehyung.
Dio, a volte non sapeva se si ritrovasse di fronte ad uno psicopatico o ad un completo stronzo. In quel caso scelse la seconda opzione, era più che azzeccata.

Cominciarono a prepararsi e in men che non si dica quella stanza si trasformò in uno spogliatoio maschile.
Namjoon si levò la canottiera, mostrando spavaldo il gran bel fisico che si ritrovava. Merito delle sudate a lezione di ballo, ovviamente.
Taehyung fece altrettanto, gironzolando per tutto il perimetro della camera alla ricerca della sua maglietta preferita, quella con il logo di One Piece, uno dei suoi anime preferiti.
Yoongi si trattenne dal fare l'idiota, insomma, da quando aveva scoperto la verità su 'Youngjae' si sentiva in imbarazzo.
Voltò le spalle a tutti e si cambiò per conto suo, sperando di non morire di infarto. Taehyung era talmente sbadato che per correre alla ricerca di quella fottuta T-shirt andò a sbattere contro Shin Hye, urtandola.

- Oh scusa hyung- mormorò il castano, inchinandosi un paio di volte. Shin Hye credette di collassare da un momento all'altro, per fortuna che Yoongi sdrammatizzò.

- Tae, smettila di andare addosso alla gente e cambia maglietta, no?-

Il ragazzo roteò gli occhi al cielo con una smorfia della bocca.

- Sapete quanto la adoro- incrociò le braccia al petto. Jimin lo interruppe mostrando orgoglioso la sua di maglietta.

- Hyung, per caso è questa qui?- lo scimmiottò alterando il tono di voce.
Taehyung sgranò gli occhi e in meno di mezzo secondo si ritrovò addosso al ragazzo, sul suo letto, e ad imprecare in aramaico affinchè quel nano gli restituisse il tanto adorato indumento.
Shin Hye ridacchiò forzatamente e andò a chiudersi in bagno, portando con sè il cambio. Namjoon osservò la ragazza storcendo il naso, per poi rivolgersi a Yoongi.

- Perchè va a cambiarsi sempre in bagno? Credi che si imbarazzi a vederci seminudi?- gli domandò.
Yoongi fece finta di pensarci un attimo, con tanto di espressione assorta nei propri pensieri e l'indice della mano sinistra che picchiettava il mento. Annuì semplicemente.

- Può essere-

Il leader scrollò le spalle.

- Yah, ognuno di noi ha le proprie stranezze- si giustificò Taehyung. Jimin si trattenne dallo scoppiare a ridere in modo sguaiato.

- Senti chi parla- borbottò coprendosi la bocca con una mano.















* * *















Era la prima volta che andavano a scuola. O meglio, la prima dopo essere stati ingaggiati come trainee all'agenzia.
Da allora non avevano avuto più contatti con la gente normale, per così dire.
Il furgoncino con il quale erano stati portati fino all'istituto si fermò, l'autista disse che potevano scendere e loro fecero come gli era stato detto.
Si ritrovarono di fronte ad un imponente edificio con così tante finestre che era quasi impossibile contarle. Sembrava la versione mini di un grattacielo.
Taehyung si lasciò sfuggire un 'oh' di stupore.

- Wow, è questa la scuola degli Idol?- domandò Namjoon, più a se stesso che ai suoi compagni.

- In realtà questo è un normalissimo liceo e voi siete tenuti a comportarvi come persone normali- ci tenne a precisare l'insegnante di ballo.
Sorpassò i ragazzi e fece segno di seguirla. Jimin sbuffò e la imitò di nascosto, facendo ridere gli amici. Tutti tranne Shin Hye, ovviamente.

Varcata la soglia dell'ingresso, ci si trovava di fronte ad un lungo e spazioso corridoio, con ai lati gli armadietti.
E fin qui niente di strano, se non fosse che non c'era nessuno a circolare.

- I vostri corsi si tengono nell'aula in fondo a destra- annunciò la donna.

- Il cesso- ridacchiò Jimin. Gli hyung scoppiarono a ridere, guadagnandosi un'occhiataccia da parte dell'insegnante.

- Park Jimin, prova a fare altre battute squallide in mia presenza e ti riduco in polvere con gli allenamenti- sibilò a denti stretti, minacciosa.
Proseguirono con il tour della scuola, salendo al piano superiore e ammirando le aule multimediali con computer, LIM e roba simile.
Si beccarono le occhiate curiose di alcune ragazze che passeggiavano tranquillamente a braccetto, Shin Hye potè vedere benissimo la faccia soddisfatta di Jimin.
L'unica cosa che pensò era che avrebbe dovuto abbassare il livello di egocentrismo. Un tantino difficile per uno come lui.
Verso le otto e mezza arrivarono in classe.
Salutarono con un inchino il professore di coreano e si guardarono intorno, sperando che ci fossero rimasti almeno cinque posti liberi.
Con grande sorpresa scoprirono di essere nella stessa classe degli altri tre ragazzi con cui formavano il gruppo.
Namjoon corse a tirare una bella pacca alla schiena a Jin, il quale se la rise di gusto. Hoseok alzò il braccio verso Shin Hye, salutandola allegramente.
Il viso della ragazza si illuminò e ricambiò il saluto, arrossendo. Più si guardava intorno, più si accorgeva che non c'era più nessun posto.
Chi era l'unica che non riusciva a trovare un banco libero? Lei.
Per sua fortuna sunshine - gli aveva dato anche un soprannome - corse in suo aiuto, indicandole il posto vicino a lui.

- Hyung, questo è l'unico posto, sbrigati!- mise le mani davanti alla bocca per far sì che il prof non lo beccasse.
La ragazza tirò un sorriso riconoscente e si accomodò accanto a lui, tirando via dallo zaino l'astuccio e un quaderno capitatole a tiro.

La lezione iniziò, il professore si staccò dal computer e si alzò dalla cattedra, andando diretto verso la lavagna e accennando gli argomenti che avrebbero dovuto studiare. Poi cominciò a scrivere alcune frasi, spiegandone le regole di lettura. Tutte cose che Shin Hye conosceva.
Sapeva di non perdersi nulla riguardo la scuola, davvero un passatempo inutile.

- Sono l'unico ad annoiarmi?- chiese al ragazzo accanto, il quale sorrise. Si staccò dal quaderno e la degnò di uno sguardo.

- Non è la prima volta che seguo questo tipo di lezioni, scommetto che tra un po' ci farà leggere il libro di grammatica- ammiccò.
Infatti, come se Hoseok fosse il veggente di turno, il professore ordinò ai ragazzi di aprire il libro a pagina 48 e di leggere le frasi nell'esempio.
Perchè stesse assistendo ad una lezione per bambini della scuola elementare, ancora non lo sapeva.

- Kim Youngjae, tocca a te-

E poi arrivò il suo turno e perse un battito nel sentire quella voce fottutamente fredda e senza emozioni pronunciare ogni sillaba del suo nome.
Si fece piccola piccola nel vedere che tutti la fissavano come se fosse un fenomeno da baraccone. Si schiarì la voce e lesse la frase numero 6.
Il professore la bloccò a metà frase, dicendo che dal suo accento si capiva che provenisse da Seoul.

- Più dizione, più dizione!- esclamò battendo forte le mani. Le ordinò di rileggere la frase, e così fece. Ancora una volta venne bloccata per aver 'sbagliato'.

- Scandisci bene le parole. C'è differenza fra e ed ae!- la riprese. Shin Hye annuì e sospirò affranta.

- Ti farò rileggere fino a quando non parlerai correttamente- annunciò l'uomo.
Fu in quel momento che la voglia di sotterrarsi scavando una fossa a mani nude aumentò gradevolmente.



La lezione di inglese non era andata meglio. Odiava quella materia anche quando frequentava il suo di liceo e come se non bastasse aveva la media più bassa, quindi figuriamoci se fosse migliorata.
Jungkook non era messo meglio di lei, ma poteva recuperare, data la giovane età. Non che lei fosse vecchia, eh!
Di una cosa però se ne accorse: ovunque andasse Park Jimin era il migliore. Il migliore a ballare, il migliore a cantare, il migliore in coreano e perfino in inglese.
Aveva una pronuncia così sublime che mancava poco che gli chiedesse di sposarlo, mettendo da parte l'odio che nutriva verso di lui.
La sua voce era così vellutata, calma. Si chiedeva come facesse ad essere perfetto in ogni cosa.
Sospirò e poggiò il gomito sul banco, sorreggendosi una guancia con la mano, beandosi della voce afrodisiaca del compagno di stanza.

- Qualcuno si sta innamorando!- esordì Hoseok al suo fianco. Shin Hye sgranò gli occhi e voltò il capo a destra e a sinistra, per poi fulminare con lo sguardo il ragazzo.

- Ma che stai dicendo?!- quasi urlò. Il moro ridacchiò e le tirò una gomitata al fianco, intimandole di stare attenta perchè mancava poco al suo turno.
Annuì e passò l'indice sul libro, facendolo scorrere verso la frase che avrebbe dovuto leggere.
Sperò solo di evitare figure di merda.















* * *















Le ore scolastiche trascorsero molto lentamente, tanto che chiunque si era messo a pregare per l'arrivo dell'intervallo.
E quando la tanto adorata campanella suonò, i ragazzi si fiondarono ad alta velocità al di fuori dell'aula, ammucchiandosi verso l'uscita e facendo difficoltà a passare, tanta era la foga di abbandonare quell'inferno.
Shin Hye aspettò che tutti se ne andassero, per poi fare lo stesso anche lei. Si guardò intorno e proseguì diretta verso il bagno delle ragazze, facendo attenzione allo sguardo degli altri. Ancora non riusciva a mettere piede in quello dei maschi, probabilmente non ci sarebbe mai riuscita.
Si chiuse dentro e tirò un sospiro di sollievo, per poi lavarsi le mani e sciacquarsi la faccia, osservando il suo riflesso allo specchio.
Nessuno le aveva detto che aveva gli occhi gonfi. Dannata lei e la sua abitudine di addormentarsi tardi pur essendo da ore sotto le coperte.
Una volta uscita di lì, fece come se non fosse successo niente.
Fino a quando non incrociò lo sguardo perplesso di Park Jimin. Fu allora che capì di essere fottuta.

Il ragazzo prese a camminare a grandi falcate verso di lei, abbandonando gli amici. La prese per il braccio e la bloccò contro il muro.

- Io e te dobbiamo parlare-


***
Annyeong gente!! Sono tornata abbastanza presto (spero) e ehm... sì. Sì. SI. PARK JIMIN HA CAPITO TUTTO. Vi aspetta una scenetta divertente - o orribile, a seconda di come la si vuole prendere -. Lo so, sono una persona malefica .-. ma va beh, in ogni caso spero che anche questo capitolo vi piaccia e come al solito ringrazio millemila volte chi legge, chi recensisce e chi segue/preferisce/ricorda la storia, contribuite ad aumentare il mio bassissimo livello di autostima ahah :') bene io scappo e vi auguro buona lettura (ma arrivati a questo punto avrete già finito di leggere... OOOKAY). Bacioniiiii _MartyK_ <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il tempo passava troppo in fretta, quegli ultimi sette giorni si erano dematerializzati in un soffio. Letteralmente.
Era passata una settimana - piena di lavoro, tra l'altro - da quando Shin Hye non aveva più il coraggio di guardare in faccia Jimin.
Già, l'odio si era trasformato in vergogna, imbarazzo. Piuttosto, preferiva approfondire l'amicizia con gli altri hyung, in particolare Yoongi ed Hoseok.

Quella mattina si era ritrovata due enormi borse sotto gli occhi.
Voleva che fosse una scusa per restarsene sola soletta in camera a sonnecchiare un po', e invece il suo manager (così come tutti gli altri collaboratori) adoravano le occhiaie perchè 'ingrandivano gli occhi'.
La loro per gli occhi grandi e all'occidentale, per così dire, era una vera e propria fissazione.
Ed ebbe modo di capire che molti Idol facevano degli interventi specifici per ingrandirli tanto quanto quelli dei personaggi di anime e manga.
Una follia, si disse. Il mondo del k-pop lo era.

Non riusciva a riaddormentarsi, non lo faceva da quel fottutissimo primo giorno di lezione di lingue.
I ricordi balenarono nella sua mente, accecandola come fossero i fari delle automobili:

- Io e te dobbiamo parlare!-
Shin Hye rivolse un'occhiata perplessa e confusa a Jimin, il quale la prese per il polso e la riportò nel luogo da cui era appena uscita.
Più si avvicinavano al bagno delle ragazze, più sentiva di essere stata scoperta.
Non di nuovo, si disse tristemente. E invece sì.
Il castano si guardò bene intorno, in modo che nessuno spargesse maldicenze sul suo conto - non è che sia il massimo della vita per un ragazzo andare nel bagno delle femmine, soprattutto se non c'è nulla da vedere, ma questi sono dettagli -, per poi aprire la porta del cesso e scaraventare dentro la poveretta.
Si chiuse la porta dietro la schiena, emettendo un piccolo sospiro di sollievo. Sollievo che svanì quando incrociò gli occhi paurosi di lei.
Lo sguardo si incupì, la mascella gli si serrò automaticamente, mentre una strana rabbia prese possesso del suo corpo.

- Quindi sei una ragazza!- esclamò alzando il tono di voce, quasi volesse dirlo al mondo intero. Shin Hye deglutì.
Improvvisamente la gola divenne secca che in confronto le terre aride del deserto del Sahara non erano nulla.
Jimin prese a camminare a passo veloce verso la ragazza, la quale voltava il capo a destra e a manca alla ricerca di una via d'uscita.
Peccato per lei che il bagno fosse completamente libero. Loro erano gli unici là dentro.
La prese per le spalle e la sbattè contro la parete bianca del cesso. Le mattonelle erano terribilmente fredde, ghiacciate.

- Dimmi chi sei- sibilò a denti stretti, il fiato sulle sue labbra. Shin Hye ebbe voglia di farsi piccola piccola nel suo maglione.

- A-avanti, lo sai chi sono- cercò di sdrammatizzare, complicando la situazione. Non aveva mai visto Park Jimin così incazzato.

- Sei una ragazza?- si calmò e glielo chiese lentamente, roteando gli occhi al cielo. Lei scosse la testa. Jimin rise beffardo.

- Ne sei sicuro?- provò ancora, come a darle un'ultima possibilità. Shin Hye non fece altro che annuire.
Un sorrisetto malizioso comparve sul volto del moro. Si sfregò le mani, leccandosi il labbro inferiore in un gesto volutamente sensuale.

- Bene, vediamo se anche il tuo corpo la pensa così-

Shin Hye capì in ritardo cosa voleva intendere.
Le mani di Jimin sfilarono il pantalone con lentezza straziante, si prese tutto il tempo necessario per sbottonarlo e tirare giù la zip.
Voleva urlare, dimenarsi, magari accusandolo anche di tentato stupro, ma le parole le morirono in gola.
Le rivolse uno sguardo perverso nel momento in cui osservò le sue gambe lisce, sfiorando con due dita la coscia destra.
Dei brividi pervasero la spina dorsale di lei, provocandole scariche elettriche in tutto il corpo. Non voleva provare piacere, non doveva.
Gli occhi le si inumidirono nel momento in cui sentì le dita dell'altro all'interno della mutandina. Stava sfilando anche quella.
Si lasciò sfuggire un urlo di rabbia e se lo scrollò di dosso, rivestendosi.

- E va bene hai vinto, sono una ragazza. Contento ora? Vuoi dirlo a tutti?- sbottò.
Jimin si tirò su, un'espressione scettica a dipingergli il viso sfacciato che si ritrovava.

- Per quanto andrà avanti questa storia, eh? Credi che nessuno se ne accorgerà prima o poi?- ribattè a sua volta. Si pulì i jeans con le mani e sbuffò.
Shin Hye lo guardò esitante.

- Non lo dirai a nessuno, vero?- fece con voce flebile. Il castano la fulminò con lo sguardo.

- Il primo a saperlo sarà Namjoon- affermò con sicurezza.
Fece per andarsene, poggiando la mano sulla maniglia della porta e facendo pressione, quando la ragazza lo prese per il braccio e lo strattonò.
Si voltò verso di lei, scocciato.

- Ti prego-

Il moro socchiuse gli occhi e passò due dita sul suo labbro inferiore, massaggiandoselo pensieroso.

- Ci tieni tanto?- domandò poi.

- A cosa?-

- Al tuo sogno. A diventare Idol intendo-

In effetti non è che ci tenesse molto. Insomma, non sapeva cosa fare in alternativa.
Aveva diciassette anni infondo, non aveva idea di come potesse essere la sua vita lavorativa, qualsiasi cosa le sembrava scontata.
Il mondo dello spettacolo sembrava fosse la sua unica chance. Ci pensò un po' prima di dare la risposta definitiva. Alla fine si arrese e annuì.
Jimin sospirò e annuì a sua volta.

- Non lo dirò- mormorò, maledicendosi l'attimo dopo.
Sentiva di aver fatto la scelta sbagliata, lo sentiva così tanto che aveva i nervi a fior di pelle. Fece per andarsene, quando un punto di domanda si formò nella sua testa.

- Toglimi una curiosità, qual è il tuo vero nome?-

A Shin Hye venne da ridere. Per un attimo si ricordò di Yoongi.
Chiudendo gli occhi, potè vedere bene il suo viso sorridente. Poi li aprì, e al suo posto trovò l'adorabile broncio di Jimin.
Sbuffò. Mancava poco che dicesse che non era l'unico ad aver formulato questa domanda.

- Kang Shin Hye-

Il castano tirò un sorriso diagonale.

- Mi servirà- disse in modo enigmatico.
Se ne andò definitivamente, la ragazza lo rincorse per tutto il corridoio scolastico.

- Yah! Park Jimin! Cosa vuoi dire?- urlò.


Aprì gli occhi, spalancandoli di colpo. Era una settimana che aveva questo chiodo fisso, un mistero che non avrebbe mai scoperto.
Si disse che non era giusto. Insomma, lui conosceva la sua identità e lei non poteva sapere cosa voleva combinare?
Immediatamente tutto le fu più chiaro: era ovvio che volesse minacciarla.
Sgranò gli occhi e si tirò su, rischiando anche di cadere giù dal letto. Dannati Jimin e la sua fottuta fobia dell'altezza.
Poi una lampadina si accese nel suo cervello. Aveva appena trovato la risposta.
Non gli avrebbe fatto male un po' di gossip.
Scese le scalette e, come di routine, andò verso il bagno. Nel farlo svegliò il suo compagno di letto, il quale la chiamò con la voce impastata dal sonno.
Era il momento giusto.

- Park Jimin. Prova a rivelare la mia identità e dirò a tutti che sei un cagasotto- sussurrò al suo orecchio.

- Non lo farai mai-

- Oh sì che lo farò-

Il castano congiunse le mani a mo' di preghiera, chiedendosi cos'avesse fatto di male in una sua vita precedente per meritarsi una ragazza che fingeva di essere un ragazzo. Sospirò, sconfitto.

- Hai vinto, non dirò nulla- annunciò, il mignolo bello in mostra.
Shin Hye ridacchiò soddisfatta e unì il suo mignolo a quello del ragazzo, sussurrando flebilmente 'tregua', proprio come facevano i bambini.


















* * *






















Il programma della giornata non era molto pesante, o meglio, non lo era in mattinata.
Avevano cinque ore di canto e l'insegnante era decisamente simpatico e professionale al tempo stesso.
Quasi si divertirono a cantare le canzoni di alcuni dei cantanti più famosi sulla faccia della terra, come ad esempio Michael Jackson o Madonna, rispettivamente il re e la regina della musica pop.
Passarono anche al pop coreano, cantando e perfezionando le canzoni degli artisti più importanti: Rain e i Big Bang erano solo due dei fondamentali.
Namjoon, Hoseok e Yoongi erano davvero bravi a rappare, sembravano fatti apposta per il mondo della musica. Taehyung e il suo vocione profondo erano perfetti per la musica soul, sebbene riuscisse a raggiungere note come il do e il re senza sforzi.
Jin aveva una voce nasale, piuttosto particolare. Certo, a volte stonava e il prof lo riprendeva, ma tutto sommato era bravo anche lui.
Jungkook era un concentrato di energia con quella sua vocina sottile e adolescenziale al tempo stesso, e in più era bravo a ballare.
E poi c'era Jimin.
Inutile dire che avesse una voce meravigliosa, per un attimo a Shin Hye non parve nemmeno la sua: durante il giorno non faceva altro che urlettare e sbraitare contro gli hyung, quando invece si ritrovava una voce soave e grintosa.
La ragazza si sorresse il capo con le mani, beandosi del suono che emettevano le sue corde vocali come fossero dolci carezze.
Yoongi le tirò una spintarella e scoppiarono a ridere, parlottando tra di loro e risultando peggio delle comari del paese.
Jimin, che con la coda dell'occhio aveva visto tutta la scena, si rabbuiò. Era piacevole sentire addosso lo sguardo ammirevole della ragazza, e vederla complice con Yoongi lo fece sentire escluso.
Una fitta colpì il suo addome, provocandogli un fastidioso vuoto allo stomaco. Se lo massaggiò, si disse che era la fame.
Lanciò un'ultima occhiata ai due ragazzi, Yoongi le stava scompigliando i capelli con un sorriso da ebete stampato in faccia.
Fece una smorfia, il tic agli occhi si stava facendo vivo dopo un bel po'.

- Youngjae, facci sentire le tue doti canore!- sorrise l'insegnante.
La ragazza arrossì e balbettò cose incomprensibili, quando il ragazzo accanto sussurrò al suo orecchio che l'avrebbe aiutata.
Insieme cantarono Young, Wild and Free di Snoop Dogg e Wiz Khalifa.
Il castano si alzò dalla sedia e abbandonò lo studio delle registrazioni, diretto verso il bagno.

Aveva un disperato bisogno di svignarsela, la fitta alla pancia era diventata troppo potente. Forse non era solo la fame.






La lezione di ballo incominciò subito dopo la pausa pranzo, all'incirca verso le quattro del pomeriggio.
I ragazzi si salutarono con scappellotti alla nuca e pacche alla schiena, dirigendosi verso le proprie sale.
Taehyung si sgranchì braccia e gambe, bussando alla porta e inchinandosi verso gli onnipresenti insegnanti.
Poco a poco entrarono anche gli altri quattro, una volta svanito il timore.
Le lezioni stavano diventando pesanti ogni giorno in più che passava, magari fossero state le solite scemenze dei primi tempi!
Ora al ballo si era aggiunto lo stretching e qualche esercizio pescato direttamente dalla palestra. Chi voleva, poteva anche seguire dei corsi di arti marziali.
Mancava solo lo yoga, per loro sfortuna.

La donna battè forte le mani, com'era solita fare, e si posizionò di fronte allo specchio, facendo vedere agli altri come si faceva lo squat.

- Divaricate le gambe della stessa larghezza delle spalle e piegate le ginocchia. Portate le mani avanti e affondate con la schiena- spiegò mostrandoglielo.
I ragazzi la imitarono, cercando di fare del loro meglio. L'uomo passava a controllare, manco fosse un professore scolastico. Lo sguardo era freddo, glaciale.
Passò di fronte a Jimin e lo squadrò da capo a piedi. Lui stava sudando freddo.
Tirò un sospiro di sollievo quando vide che se n'era andato da un pezzo.
Si accorse che dietro la schiena aveva un'asticciola in legno, non ci mise molto a capire a cosa serviva.
Deglutì quando passò davanti a Shin Hye. Al contrario, lei non stava messa bene: la schiena era dritta e lo sguardo basso, rivolto verso i suoi piedi.
Era pur vero che stava migliorando nel ballo, ma non era una tipa che assimilava in fretta le lezioni.

Ci voleva tempo. E la violenza non aiutava.

- Idiota!- urlò lui. Mostrò l'asticciola e non ci pensò due volte a sculacciare la ragazza.
Uno, due, tre colpi. Shin Hye cadde a terra col sedere dolorante. Se lo massaggiò con un'espressione sofferente in viso.
Gli hyung non potevano fare a meno di rivolgerle un'occhiata fugace. Senza farsi scoprire da quei due demoni, ovviamente.

- Non state lì impalati, continuate! E guai a voi se guardate il vostro compagno o lo aiutate!- ordinò lui. Poi si unì l'altra.

- Altrimenti farete flessioni e sollevamento pesi. Cinque serie da trenta!-

Jimin abbassò lo sguardo, mordendosi a sangue il labbro inferiore. Chissà se avrebbe sopportato tutto questo fino alla fine.
Rivolse lo sguardo verso il finestrone che illuminava la stanza: il sole stava calando sulle montagne, eppure erano solo le cinque e mezza.

L'inverno era alle porte, sia all'interno che all'esterno. Il suo cuore soffriva.


















* * *



















La lezione finì a mezzanotte e passa. I ragazzi abbandonarono l'aula, salutando i due figli di Satana in modo cordiale.
Uno subiva ingiustizie e doveva starsene anche zitto perchè era sotto contratto. Il primo passo verso il mondo degli Idol, si disse spazientito il castano.
Shin Hye era ancora là dentro. Aveva sbagliato molti esercizi e come pegno doveva subire chissà quali torture, loro non erano in nessun caso tenuti ad assistere.
Entrò in camera e si fiondò all'armadio, aprendo le ante e tirando un paio di asciugamani fuori di lì. Passò alcuni di essi anche agli altri.

- Dite che Youngjae ce la farà?- domandò Taehyung, visibilmente preoccupato. Namjoon scrollò le spalle sconsolato, Yoongi era apatico come non mai.

- Sapete quanto tempo dovrà stare là dentro?- Jimin si unì alla conversazione e pose quella domanda con fare più disinvolto possibile.
Non voleva apparire come quello a cui importa della gente, non doveva.

- Non so, probabilmente tutta la notte. Ho sentito che una cosa simile è successa anche a Jin hyung, poveretto- rispose il leader.
Il castano annuì e si coricò nel letto. Poco dopo anche gli altri lo imitarono e dopo un paio d'ore Morfeo li accolse fra le sue braccia.
Tutti tranne Jimin.
Lui era ancora sveglio. E agitato.
Shin Hye non era ancora tornata, aveva una voglia matta di irrompere in quella fottuta sala e urlare di smetterla di torturarla.


D'un tratto la porta si spalancò.
La luce del corridoio del dormitorio era ancora accesa, ma una figura assorbì il suo bagliore, assumendo una certa aura mistica.
Jimin si tirò a sedere e assottigliò gli occhi: era lei. Zoppicava, aveva un livido in viso e un occhio nero.
Si precipitò verso di lei e se la caricò in braccio, adagiandola sul suo letto.

- Come stai? Che ti hanno fatto?- sussurrò preoccupato. La sentì singhiozzare e tirare su col naso.

- Non credevo... non credevo fosse così- biascicò esausta. Il moro deglutì a fatica.

- Così come?-

- Terribile. Questa vita è terribile. Gli Idol sorridono, ma dentro hanno ferite incurabili- continuò a singhiozzare.
Era difficile negare l'evidenza, fottutamente difficile.

- Hai ragione- fu tutto quello che gli venne in mente.
La ragazza si tirò su, stendendo le braccia verso il ragazzo. Jimin capì all'istante cosa voleva.
Si schiaffeggiò mentalmente e le fece poggiare la testa sulla sua spalla, circondandole la vita con un braccio, mentre con la mano destra le massaggiava la nuca facendo cerchi concentrici.

- Voglio andarmene-

Il colmo. Il castano sgranò gli occhi, il cuore prese a battergli forte.

- Tu non te ne andrai- affermò e incrociò il suo sguardo, prendendole il viso e scacciando le lacrime copiose.

- Ce la farai, perchè è il tuo sogno. Non lasciare che gli altri ostacolino la tua vita-

- Ma nessuno mi aiuta-

- Hai me-

Rivolse un ultimo sguardo alla ragazza, per poi posare il viso di lei sul suo petto, inglobandola nel suo caldo abbraccio.
''Che mi sta succedendo?'' il suo unico pensiero.


***
Annyeong gente! Innanzitutto chiedo umilmente scusa per i miei soliti ritardi (dovuti a quel fottutissimo luogo chiamato scuola) e oggi è l'unico giorno libero in cui posso pubblicare e aggiornare le fanfic, mi dispiace. Volevo fare un disclaimer, tanto per chiarire la situazione: ovviamente queste cose non sono successe davvero - come potrebbero essere successe -, è solo frutto della mia immaginazione dato che comunque la vita dei trainee non è affatto rose e fiori. E capita che ci scappa lo schiaffo o la sculacciata, anche di peggio. Diciamo che con questa ff 'denuncio' tutto ciò che quelle povere anime devono patire prima di diventare persone famose (e credetemi che ho tralasciato parecchi particolari... spiegherò andando avanti coi capitoli ;) ). In ogni caso ringrazio tantissimo tutte quelle gentilissime persone che sprecano un po' del loro tempo a leggere la storia, a seguirla/preferirla/ricordarla, e jungkookiee16 che recensisce sempre e sostiene i miei scleri xD io scappo via, bacioniiiii _MartyK_ <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Si addormentarono l'uno tra le braccia dell'altro quasi senza accorgersene. Semplicemente la stanchezza aveva preso il sopravvento su tutto e aveva fatto sì che i due si stendessero su qualcosa di morbido e sonnecchiassero per qualche oretta.
Al mattino la sveglia trillò pimpante e severa, emettendo un fastidiosissimo suono acuto. Namjoon non ci pensò due volte a grugnire e tirare un pugno ad essa, facendola cadere a terra rovinosamente. Erano le cinque meno venti, e di voglia di affrontare un'altra durissima giornata ne aveva ben poca.
Le nuove lezioni di ballo lo stavano distruggendo. A malincuore si alzò e si chiuse in bagno, ripromettendosi di svegliare gli altri una volta uscito di lì.

Yoongi si svegliò poco dopo, sentendo il rumore dello scarico. Strizzò gli occhi e sospirò, per poi stiracchiarsi e alzarsi del tutto.
Dormiva accanto a Jimin, e la scena che gli si presentò di fronte non era tra le più adorabili: il castano bello addormentato stringeva al suo petto Shin Hye, quasi con fare protettivo.
Ella, dal canto suo, circondava la vita del compagno con un braccio che andava a penzolare dall'altro lato del letto.
Si morse avidamente l'interno guancia, buttandosi a peso morto nel loro letto e svegliando entrambi con noncuranza.

- Sveglia piccioncini!- esclamò.
Prese la ragazza per le spalle e la scosse un paio di volte, sorridendo impercettibilmente. Jimin imprecò in qualche lingua sconosciuta, per poi prendere il cuscino e sbatterlo in faccia allo stronzetto che aveva avuto il coraggio di svegliarlo dal suo sonno (per così dire) ristoratore.

- Ben svegliato- disse sarcastico al castano, il quale sbuffò e gettò la testa all'indietro, mugolando un 'voglio dormire per il resto della mia vita'.
Nel frattempo anche Taehyung si svegliò e mise il broncio, mostrando il labbro inferiore tremolante.

- Non mi sveglia nessuno- mormorò affranto.
Namjoon ridacchiò e si fiondò al suo letto, avvinghiandosi all'altro a mo' di koala e facendolo distendere sul materasso.

- Ci sono io!- urlò agitando le gambe. Gli altri tre li guardarono perplessi.

- Sembra un po' ambiguo, dovreste staccarvi- esordì Jimin.
Shin Hye si fece largo tra lui e Yoongi e se la svignò, rinchiudendosi in bagno.
Ebbe voglia di urlare parole poco educate in arabesco nel momento in cui il foglio di carta igienica si macchiò di sangue. Non era possibile, non era vero.
Era un fottutissimo incubo.

- Perchè proprio adesso?- poggiò la testa sul marmo della parete del cesso e si lasciò sfuggire un sospiro.
Poteva sembrare un ragazzo quanto voleva, ma il corpo le diceva il contrario. Decisamente.
Per fortuna che riuscì a pescare un'assorbente intatto in un qualche angolo remoto della sua borsa per i cosmetici. Sperò solo di non aver provocato danni.



Yoongi si alzò dal letto di Jimin, rivolgendo al ragazzo un'occhiata truce. Non seppe nemmeno il motivo, solo si sentiva di farlo.
Il castano ci mise un po' ad alzarsi, fece per scostarsi le coperte quando notò una piccolissima ed insignificante macchia rossa.
Sgranò gli occhi e arrossì, tirandosele su fino alla testa.

- Che ti prende?- fece il più grande.

- Non mi sento bene. Andate pure senza di me- rispose velocemente l'altro, con tanto di colpo di tosse. Avrebbe dovuto prendere lezioni di recitazione.
Gli hyung lo fissarono a lungo, scrutando ogni minimo particolare del suo viso.
Scrollarono le spalle e annuirono, continuando a prepararsi e abbandonando la stanza uno ad uno.
L'ultimo ad andarsene fu quella zucca vuota di Min Yoongi, che quella mattina si stava divertendo un mondo a vederlo soffrire.
Gli rivolse un'ultima occhiata, come ad accertarsi che fosse tutto a posto, per poi andarsene. Jimin tirò un sospiro di sollievo.
Si alzò dal letto e bussò alla porta del bagno, in attesa che quella peste di Shin Hye uscisse di lì.
Una volta fuori, si ritrovò il viso del moro a meno di due centimetri dal suo. Una distanza decisamente inconcepibile per una come lei.

- Che-che è successo?- balbettò paonazza.
Jimin roteò gli occhi al cielo con un sorrisetto sfacciato, poggiando un braccio sulla superficie liscia del legno e fissandola intensamente negli occhi.

- La prossima volta evita perdite indesiderate e prevedi il tuo ciclo- sussurrò sensuale all'orecchio della compagna, che credette di morire all'istante se avesse pronunciato una sola parola in più. Dal rosso si passò al bordeaux.

- Ti ho sporcato il letto?- domandò timidamente. Non aspettò conferme che subito s'inchinò decine di volte con tanto di mianhae e oddio che imbarazzo.
Prese una felpa a caso dalla sua valigia e un pantalone della tuta, fece per vestirsi ma l'altro la bloccò.

- Stamattina non abbiamo lezioni di ballo. C'è scuola- l'avvisò. La ragazza, che stava per infilarsi il pantalone, si fermò e gli rivolse un'occhiata sorpresa.

- Okay- scrollò le spalle e continuò a vestirsi, dicendosi mentalmente quanto fosse stato inutile il suo intervento in quel caso.
Sì insomma, a lei non faceva nè caldo e nè freddo. Le piaceva vestirsi comoda, non era affatto la tipa che si vestiva elegante per andare a scuola.

Park Jimin aveva sbagliato i suoi calcoli.



















* * *



















Se credeva che le lezioni di ballo si fossero intensificate, poteva dire lo stesso di quelle di lingue.
Non pensava che quell'innocente professor Lee fosse così insensibile da assegnarle decine di frasi da comprendere e analizzare, sia grammaticalmente che logicamente. Una vera e propria tortura mentale.
Per non parlare di giapponese. A stento riusciva a dire konichiwa e sayonara, e ora si ritrovava migliaia di pagine da studiare per i prossimi due giorni.
Namjoon e Jimin non se la presero così tanto, anzi, sembravano abbastanza tranquilli. L'unica che aveva voglia di incendiare i libri era lei.
Escludendo Jungkook e il suo ormai compagno di 'avventure da secchioni' Hoseok.
Alla fine della sesta ora si caricò lo zaino in spalla e sgattaiolò via dall'istituto, inspirando aria pulita a pieni polmoni e posizionandosi ai margini del marciapiede in attesa del furgone acchiappa-trainee. Una volta arrivata in agenzia, si fiondò in una stanza vuota e disabitata da tempo.
Si era presa la briga di riordinare un po' alcune cose ed era diventato il suo nuovo studio.
Poggiò lo zaino a terra e tirò fuori i libri, incominciando a scribacchiare quelli che erano gli esercizi da portare in futuro. Impugnò la penna e scrisse tutto ciò che sapeva, spremendo le meningi e leccandosi le labbra di tanto in tanto.
La frangia le stava crescendo ed era andata a ricoprire un occhio. Si scostò i capelli dalla fronte e continuò imperterrita a svolgere i suoi compiti, sperando di riuscire ad arrivare puntuale a lezione di ballo alle quattro.




Per Jimin quella era un'ora buca.
Insomma, avrebbe dovuto fare gli stessi compiti di Shin Hye e compagnia bella, ma la voglia di passare la testa sui libri era andata a farsi benedire e non gli restava altro che gironzolare come un anima dannata per tutta la BigHit.
Non vedeva ragazze-oche starnazzargli dietro, il che era piuttosto strano, dato che su una scala da uno a dieci lui era sempre al primo posto fra i trainee più belli.
Mise le mani in tasca e fischiettò qualche canzone dei Big Bang, proseguendo la sua insignificante camminata.
Attraversò il corridoio del piano terra, si sorbì gli scleri delle truccatrici riguardo ad un misero eyeliner e così passò al piano di sopra. Altro corridoio, altre sale da ballo completamente piene e che emettevano musica spacca timpani.
Tutto tranquillo fin quando non sentì rumori sospetti provenire da quella che identificò come la sua sala da ballo.
Storse il naso e si avvicinò a passo felpato, facendo attenzione a non essere colto in flagrante.
La porta era socchiusa e in sottofondo si poteva udire una risatina stridula e alquanto femminile. Si chiese se fosse possibile ciò che stava pensando, dandosi dello stupido l'attimo successivo.
Poggiò due dita sulla porta, aprendola di più e stando attento a non farle emettere alcun cigolio.
La scena che ebbe davanti gli fece salire la bile in gola: Song Jae Rin, futura leader delle Rebel Girls, che si stava facendo palpare il sedere dal suo insegnante di danza. La sua risata risuonava per tutta la stanza e quel viscido cinquantenne le intimava di abbassare il tono di voce poggiandole un dito sulle labbra.
E poi incominciò a baciarle il collo e a farla distendere per terra, la risata si tramutò in gemiti strozzati di piacere. Dio, se voleva vomitare in quel momento.
Socchiuse la porta, non aveva assolutamente voglia di andare oltre.
Sapeva che molte ragazze assecondavano i desideri del CEO, di collaboratori e gente così in cambio di soldi e fama, ma mai avrebbe detto che sarebbe successa la stessa cosa in quell'agenzia.
Non si era mai fidato di Jae Rin, da sempre gli era sembrata la classica gnocca che crede di essere Venere scesa in terra, pronta a giudicare belli e brutti. E da sempre aveva ragione. Solo non si aspettava di assistere dal vivo ad una scena così schifosamente intima.
Quel pervertito del suo insegnante non aveva avuto neanche la decenza di chiudersi a chiave.

Camminò a passo veloce, diretto al dormitorio, quando dal finestrone di uno studio intravide Shin Hye ballare.
Si bloccò di colpo e ritornò indietro, voltandosi verso di lei e alzando un sopracciglio: perchè sprecava le ore di riposo ballando e muovendosi energicamente? Era forse impazzita?
She's a monster di Ne-Yo arrivò fino alle sue orecchie e finalmente potè dire che quello era un piacevole frastuono.
Si lasciò scappare un sorriso nel vederla assorta da ciò che stava combinando, per poi squadrarla da capo a piedi: la fascetta blu copriva la fronte, tirando indietro i capelli umidicci di sudore. Aveva tolto la felpa ed era rimasta in T-shirt bianca, i pantaloni oscillavano leggermente, stava dimagrendo a vista d'occhio ed era un bene, dato che fino a una decina di giorni fa rischiava di essere in sovrappeso.
Osservò le goccioline di sudore percorrerle la tempia e scorrere verso le guance, scendendo morbide verso il collo e morendo sul bordo della maglietta. Si morse a sangue il labbro inferiore, uno strano tepore si fece largo nel suo petto.
Portò la mano là dove gli doleva, massaggiando la zona. La fitta allo stomaco si fece viva ancora una volta, si chiese disperatamente cosa fosse, fino a quando non vide la ragazza spegnere la musica e dirigersi verso la porta dello studio.
Fuggì via senza un motivo preciso, non aveva voglia di darle spiegazioni sul perchè si trovava lì eccetera. Il petto continuava a far male lo stesso.

Si disse che aveva visto troppe scenette. Sì, era sicuramente questo.

















* * *






















Le lezioni iniziarono in ritardo, i ragazzi chiesero il motivo e l'insegnante disse che era stato molto impegnato. Jimin ridacchiò ironico e parlò.

- Già, perchè scoparsi una minorenne è duro lavoro- borbottò. Namjoon e Hoseok voltarono di scatto lo sguardo verso di lui, intimandogli di starsene zitto.

- Che cos'hai detto?!- fece l'uomo. E lo disse anche utilizzando il linguaggio informale, segno che si era cacciato nei guai e non poteva tirarsi indietro.
Vide il gigante avvicinarsi a lui, un tale scricciolo, a grandi falcate. Lo prese per il colletto della maglietta e lo alzò da terra, mostrando un pugno con l'altra mano. Jungkook e Shin Hye provarono a fermarlo, fiondandosi alle sue spalle e stropicciandogli la maglia.
Se li scrollò di dosso con così tanta facilità che li scaraventò a terra. La donna restava ferma al suo posto, impassibile. A limite diceva di smetterla e di prepararsi per la lezione.

- Prova a ridire una cosa del genere e ti faccio ingoiare tutti e trentadue i denti, moccioso!- digrignò i denti minaccioso.
Jimin non ci vedeva più, quella fogna aveva avuto il coraggio di buttare a terra una ragazza (seppure nessuno sapesse che lo era) e non poteva starsene con le mani in mano.

- Ti scopi minorenni promettendo loro di ottenere un successo mondiale. Certo, l'Oscar come miglior puttanella non protagonista- ribattè cocciuto l'altro.
L'uomo non ci pensò due volte a sferrargli un pugno in pieno viso, facendolo accasciare a terra. Il ragazzo urlò dal dolore, stringendo i denti e nascondendosi il viso con le mani. Assaporò il sangue in bocca e non respirava bene, il bastardo gli aveva rotto il naso.

- Karl finiscila- sentì l'altra urlargli dietro.

- Non me ne fotte un cazzo. Un coglioncello di sedici anni non può rovinarmi la reputazione così!- esclamò.
Si fiondò addosso al ragazzo e gli tirò un violento calcio all'addome. Jimin urlò fino a perdere la voce, alcune lacrime di dolore bagnarono il suo viso.
I ragazzi non sapevano cosa fare, erano a dir poco terrorizzati da quel mostro chiamato coreografo.
Jin abbandonò la sala di nascosto e corse via per le scale, con l'intenzione di avvisare più gente possibile riguardo l'accaduto.
Intanto quello continuava a massacrare il castano, prendendolo per i capelli e sbattendolo al muro fin quando non avrebbe perso i sensi, tirandogli ginocchiate e quant'altro nel frattempo.
La donna provava a calmarlo, a dirgli che la reputazione se l'era rovinata da solo così facendo, ma tutto ciò non servì a nulla.
Jungkook, Shin Hye e Taehyung, i più piccoli del gruppo, si rannicchiarono in un angolino e piansero in silenzio.

Se mai avessero chiesto cos'era l'inferno, loro avrebbero saputo rispondere.






















* * *






















Park Jimin era stato sospeso un paio di giorni per aver detto maldicenze sul conto dell'insegnante.
Egli era stato mandato a casa una settimana per violenza su un minorenne. Degli abusi su quella stronzetta non se ne parlò per niente, anzi, il pazzo era lui ad aver detto roba simile sul conto di quel demone.
La sera crollò sconfitto sul letto, aiutato da Yoongi e Taehyung. I due abbandonarono la stanza per andare a prendere il kit di sopravvivenza.
Rimasero lui e Shin Hye da soli. L'ennesima volta.
La ragazza gli accarezzò il viso, sentendo le croste di sangue sotto il suo tocco.
Prese del cotone imbevuto nell'alcool e lo passò in faccia a Jimin, il quale strizzò gli occhi per il bruciore.

- Ho avuto paura- ammise.

- Di me o di lui?-

- Di tutti e due. Avevo paura che ti uccidesse- ammise ingenuamente. Jimin si sforzò di sorridere.

- Hey, io sono forte. Non mi farei ammazzare dal primo idiota che passa!- sussurrò flebilmente, poggiando la mano sull'avambraccio dell'altra.

- Ho comunque paura- la voce di Shin Hye era rotta dal pianto. Mai aveva sofferto in quel modo in vita sua.

- Di cosa?-

Aveva paura di tante cose, in realtà. Di Karl, del training, del folle coraggio di Jimin. Ma soprattutto, aveva paura di provare qualcosa nei suoi confronti.
Qualcosa che andasse ben oltre la semplice amicizia tra hyung.

- Non lo so-


***
Annyeong gente! Sono passati esattamente sette giorni dal mio ultimo aggiornamento e, data la settimana infernale, penso sia un bene che abbia aggiornato proprio oggi xD beh, io direi di aver massacrato Jimin abbastanza, insomma, prima le macchioline innocenti - lol - di sangue (povera Shin Hye), poi Yoongi bipolare che ce l'ha con lui, poi l'insegnante lo concia per le feste (a proposito di "denunce" riguardo il training... ripeto, ovvio che non sarà successo alla BigHit, ma le mazzate ci sono, e tante...) e alla fine si ritrova faccia a faccia con Shin Hye. Se mai leggesse sta roba - mi auguro di no >.< - mi ammazzerebbe come minimo :) Anyway spero come al solito che la storia continui a piacervi e un grazie enoooorme a tutte le gentilissime persone che seguono la storia e a _ChocolateKookie_ (che ha cambiato nick e io ero tipo 'wtf?' xD)che sostiene ogni mio sclero obv. Io scappo via, bacioniiiiii e alla prossima! _MartyK_ <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


In quei due giorni Jimin non fece altro che annoiarsi, e da una parte la situazione era piacevole.
Insomma, non si ritagliava uno scorcio di tempo da perdere da un bel po', certo, non era da molto che faceva training alla BigHit, ma era pur sempre stanco.
Stava bene, non si sentiva in colpa per nessuna ragione, aveva soltanto scelto di essere onesto e di non lasciare che le cose facessero il proprio corso. Poco importava se si ritrovava il labbro spaccato e un occhio nero da mettere in bella mostra per le prossime settimane.
La mattina si svegliava presto comunque, a causa della scuola.
In un certo senso, era come se non fosse successo nulla. I cinque ragazzi si prepararono tutti assieme come di routine, tra risate e scherzetti poco innocenti.

Shin Hye diventava più timida e riservata ogni giorno in più che passava, molto probabilmente perchè sapeva che lui sapeva.
Aveva una voglia matta di bloccarla davanti a tutti e dirle di non preoccuparsi, che infondo i ragazzi non sono creature così rozze e strambe e cose del genere, anche se in quel momento Taehyung e Namjoon non stavano facendo bella figura. Quei due idioti stavano svaligiando le loro rispettive borse perchè erano alla ricerca di boxer decenti, quando potevano benissimo chiedere a lui o a Yoongi di prenderne in prestito un paio.
E a proposito di Yoongi, era molto strano nell'ultimo periodo. Sempre silenzioso, sulle sue, parlava solo con Shin Hye quando si presentava l'occasione giusta.
Un po' era geloso, durante la giornata passavano molto tempo assieme e la cosa faceva male nel momento in cui si univa anche Hoseok.
Cioè, va bene che in un gruppo ci sono ragazzi con cui leghi di più e quelli con cui leghi di meno, però perchè proprio loro?
Non poteva spendere del tempo anche con lui?

Scoppiò a ridere improvvisamente, dapprima sghignazzando, poi ridendo sempre più sguaiatamente.
I ragazzi gli inviarono un'occhiata interrogativa e lui si calmò, arrossendo lievemente. Aver scoperto la vera identità di 'Youngjae' non era stata una delle idee migliori, si disse che se si fosse fatto gli affari propri non sarebbe successo nulla di tutto questo. Non che la stesse incolpando della sua sospensione, sia chiaro, solo che era confuso.
Più che altro incolpava se stesso per essere così fottutamente impulsivo.

- Ragazzi, vado un attimo in bagno- annunciò Tae, o per meglio dire, l'alieno.
Buffo come soprannome, ma era impeccabile. Anche se non lo chiamavano così in sua presenza, le volte in cui lo facevano si incazzava da morire e metteva un broncio così lungo che toccava terra.
Shin Hye lo bloccò parandosi davanti a lui e sbattendo con la schiena contro la porta in legno del cesso, allargando le braccia e sorridendo timidamente.

- No ti prego, fai andare prima me-

Il castano sbuffò.

- Ma io devo fare la pipì- si lamentò in modo infantile, con tanto di lagna da esserino di cinque anni.
La ragazza giocò bene la sua carta e sfarfallò le ciglia, il labbro inferiore tremolante e un'espressione da perfetto aegyo sul viso.

- Aish e va bene! Vorrei proprio sapere perchè io devo trattenerla e tu no- borbottò grattandosi la nuca.
Yoongi e Jimin ridacchiarono divertiti, per poi incrociare gli sguardi. Il corvino gli indirizzò uno sguardo truce, storcendo l'angolo della bocca.
Jimin dal canto suo alzò un sopracciglio, seriamente perplesso. Oltre ad essere asociale ce l'aveva a morte con lui senza motivo.
Si chiese che razza di compagni di sfiga fossero.

Una volta che i futuri Bangtan Boys si fossero preparati per la scuola, abbandonarono la stanza e si diressero verso l'uscita dell'agenzia, pronti ad affrontare altre cinque ore noiose. Prima che Jimin potesse sgattaiolare via dal dormitorio, Yoongi lo prese per il braccio e lo fermò, stringendo saldamente la presa.

- Senti, che vuoi? Non ti ho fatto nulla, vorrei mettere in chiaro solo questo- esordì il castano con fare svogliato. Yoongi era impassibile al suo posto.

- Non è questo, è per Youngjae. Non avvicinarti mai più a lui- mormorò. La voce era bassa e roca, segno che non stava affatto scherzando. Jimin ridacchiò piano.

- Chi sei tu per dirmi cosa devo fare e cosa non devo fare? Siamo nello stesso gruppo, è normale che si scambi qualche parola nel corso della giornata- ribattè in risposta. Poi si avvicinò all'orecchio del più grande.

- Ah, e siamo anche nella stessa stanza- sussurrò in tono volutamente malizioso. Il corvino sgranò gli occhi e capì all'istante.
Non era un caso che avesse usato quel tono di voce.
L'immagine di lui e Shin Hye che dormivano abbracciati gli attraversò la mente come fosse un flash. Un rapido e dolorosissimo flash.
Jimin fece per divincolarsi dalla sua presa ma questa divenne più stretta. Quasi gli fece male.

- Tu sai- affermò.

- Io so cosa?-

- Ammettilo-

- Non so di cosa tu stia parlando-

Yoongi tirò un sorriso diagonale.

- Bene, allora non avvicinarti mai più a Shin Hye- scrollò le spalle e se ne andò, sorpassandolo e per giunta tirandogli una spallata.
Jimin credette di impazzire da un momento all'altro. Aveva appena detto Shin Hye, semmai era lui che sapeva!

- Yah! Min Yoongi, aspetta!- gli urlò dietro, prendendo a correre verso il corvino.
Per fortuna riuscì a fronteggiarlo in tempo, prima che varcasse la soglia dell'ingresso dell'agenzia.

- Come fai a saperlo?- chiese esasperato. Lo hyung roteò gli occhi al cielo e tentò di scrollarselo di dosso, fallendo miseramente.
Quel nanetto di un metro e una mela era un concentrato di forza e muscoli.

- Me l'ha detto lei-

- Bugie, tutte bugie- rispose il castano, imbronciandosi così tanto che poteva essere scambiato per uno scolaretto.

- Come fai a sapere che io so?- chiese ancora.

- Avete dormito insieme e ultimamente siete molto intimi. Ho semplicemente fatto due più due- ammise l'altro con fare disinvolto.

- Ma se sta tutto il giorno appresso a te e a quel sorridosempreciao di Hoseok!- esclamò Jimin, allargando le braccia con enfasi.

- La sera sta con te- ribattè freddamente il corvino.
Il più basso fece per rispondere, quando Yoongi gli mise le mani sulle spalle e lo scosse leggermente.

- Ti avverto: non innamorarti di lei. Per nessun motivo, o saranno guai grossi-

Jimin aggrottò le sopracciglia.

- Chi cavolo vuoi che si innamori di Shin Hye?!-

- Io ti ho avvertito-

Mollò la presa e se ne andò, stavolta senza interruzioni.
Jimin rimase lì al suo posto, lasciò che le braccia ricadessero lungo i fianchi mollemente e dischiuse la bocca sorpreso.
Sin dal primo giorno di lezione di ballo aveva pensato che Min Yoongi fosse un ragazzino strano e troppo poco iperattivo.
Provò a giustificarlo in tutti i modi, dicendosi che era questione di carattere e roba del genere. Ad una conclusione era arrivato però: era strano da incutere timore.
Come i film thriller che oltre a farti cagare sotto dalla paura - e dalla tensione - sono pieni zeppi di messaggi subliminali e momenti mancanti che ti fanno riflettere sul senso della vita ogni volta che spegni il televisore e vai a dormire.
Ecco, Min Yoongi era come un thriller.

Visto da molti, compreso da pochi.























* * *






















 Quella mattina le ore passavano molto lentamente, la scuola e lo studio si erano coalizzati contro di lui. Inoltre non era così divertente vedere Shin Hye e Hoseok giocare ai videogame sotto il banco e ridere spensierati. Proprio per niente.
Jin, il suo compagno di banco nonchè il tizio più responsabile che avesse mai conosciuto, lo richiamava spesso all'attenzione, temendo che il professore lo punisse mandandolo alla lavagna e facendogli fare esercizi in diretta.
Quest'ultimo, dal canto suo, poggiò la penna sulla cattedra e si rivolse agli alunni, inviando loro un'occhiata severa.

- Signorini Kim e Jung, cos'è che state facendo esattamente?- chiese in tono chiaramente sarcastico.
Il ragazzo sgranò gli occhi e in fretta e furia nascose il gameboy in tasca, sorridendo sfacciatamente.

- Nulla, professore-

Jimin si lasciò scappare un ghigno di soddisfazione, finalmente qualcuno che portasse quella disgraziata di Shin Hye sulla retta via.
L'uomo si mise a ridere, tornando serio il nanosecondo successivo.

- Jung Hoseok, porta il cellulare qui. Immediatamente- borbottò a bassa voce, picchiettando con due dita la cattedra.
Il ragazzo fece per dire qualcosa, ma il prof lo bloccò ad una tale velocità che quasi si chiese se l'avesse letto nel pensiero.

- Niente ma. Porta il cellulare qui-

Si alzò dalla sedia e sbuffò, percorrendo goffamente la distanza che separava il suo banco da quello dell'insegnante e poggiando il videogioco sulla superficie liscia del legno.

- E' un gameboy, non un cellulare- bofonchiò triste.
L'altro gli sventolò una mano davanti agli occhi, segno che gliene importava poco e niente di cos'era quell'aggeggio.
Hoseok ritornò indietro, imprecando in lingue ancora sconosciute agli esseri umani.

- Non me lo posso neanche permettere un cellulare- sibilò a denti stretti, infastidito.
Shin Hye gli rivolse un sorriso di consolazione, tirando una debole pacca alla schiena dell'amico. Finita la scenetta, il professore riprese a fare il suo lavoro.

- Allora, chi mi sa dire a cosa corrisponde il past perfect in coreano?- domandò alla classe.
Gli alunni sembrarono pensarci un po' su, alcuni si scambiavano occhiate fugaci e altri bisbigliavano a riguardo, cercando di aiutarsi.
Park Jimin fu l'unico a stendere il braccio, un sorrisetto perverso a dipingergli la faccia da culo che si ritrovava.
L'uomo si meravigliò, insomma, non è che Jimin fosse un genio in inglese. L'unica cosa che lo salvava era l'ottima pronuncia.

- Park Jimin, prego di' pure-

- Posso andare in bagno?-

L'intera classe scoppiò a ridere, le ragazze lo indicavano e nascondevano le risate tappandosi la bocca, mentre i ragazzi urlavano un 'sei grande hyung!' nel bel mezzo della confusione. L'insegnante grugnì infastidito e gli diede il consenso, aggiungendo un 'non ritornare mai più'.
Il castano mise le mani in tasca e abbassò lo sguardo, non levandosi mai quel sorrisetto tanto ironico quanto furbo.



Era da una decina di minuti che girava a vuoto per i corridoi del liceo, sinceramente non gli andava di sorbirsi altre due ore di lingue.
In più a breve sarebbe suonata la campanella della ricreazione, così se ne sarebbe potuto andare in cortile o in palestra a fare due tiri a canestro.
Aveva ancora lo sguardo perso quando si sentì sfiorare la spalla da qualcuno che camminava più distrattamente di quanto già lui facesse.
Una scia di profumo da donna entrò nelle sue narici e inebriò i suoi neuroni, come se non fosse un mezzo coglione già di suo. Si voltò verso la ragazza - beh, di certo quell'odore non apparteneva ad un maschio - e la squadrò da capo a piedi.
La riconobbe anche se gli dava le spalle, dopotutto era l'unica che riusciva a sculettare sui tacchi alti quindici centimetri.
Non si curava di indossare l'uniforme, gironzolava tranquillamente in top bianco e minigonna fucsia shock.
La lunga chioma castana schiarita dallo shatush volteggiava leggera a destra e a sinistra, facendola apparire come una diva bisognosa di paparazzi e gente che le chiedesse autografi in continuazione.
La rincorse e la fermò, storcendo la bocca.

- Ciao- mormorò flebile. Jimin restò impassibile.

- La prossima volta fai attenzione a non andare addosso alle persone- disse.
Dalla sua espressione triste si preparò un intero discorso mentale per dirle che no, non aveva bisogno di ringraziamenti e cose del genere, che reagire contro l'insegnante di ballo era stato un gesto di galanteria e che comunque non doveva mai sottomettersi ad un pervertito in quel modo.
Ma dalla risposta che gli diede capì di avere ragione: era proprio una puttanella.

- E tu fatti gli affari tuoi, una volta tanto- incrociò le braccia al petto e si morse il labbro inferiore, mettendo il risalto il rossetto rosso.

- Quell'idiota ti sta manipolando il cervello, non ti rendi conto? Uno non può diventare famoso dal nulla, il successo si deve sudare- rispose il corvino.
Jae Rin sorrise amara, scuotendo la testa.

- Bravo il mio ChimChim, stai crescendo- biascicò, passando una mano sulla sua guancia e sfiorando il suo labbro spaccato con il pollice, facendo pressione con l'unghia laccata sulla crosticina all'angolo della bocca.
Il castano si scrollò di dosso la sua esile mano e le inviò un'occhiataccia, come a dirle di avergli fatto male. Il bello era che lo aveva fatto di proposito.

- Tu invece pensi a farti scopare credendo di volare più in alto di noi- borbottò.
La ragazza assottigliò gli occhi, per poi mollargli un ceffone così forte da fargli voltare il capo di lato.
Jimin sorrise abbassando gli occhi, massaggiandosi la guancia colpita. Incrociò il suo sguardo, facendola sussultare.
I suoi occhi nocciola erano caldi e freddi allo stesso tempo, penetravano l'anima senza pietà.

La dannata campanella della ricreazione si decise a trillare, Jae Rin si allontanò dal ragazzo, non prima di avergli rivolto la parola per concludere in bellezza.

- Pensa a debuttare, Park Jimin-

- E tu pensa a non aprire le gambe, Song Jae Rin-

























* * *
























Quella vita stava diventando decisamente stressante, impossibile da condurre.
Vedere Shin Hye subire le urla isteriche dell'insegnante gli faceva venire male al cuore. Soprattutto perchè non poteva fare nulla per consolarla, in quanto era in punizione.
Ma a lei sembrava non importare, tanto c'era Yoongi a fare da schiavetto.
Lo odiava a morte. Lui, tutto carino con quel sorriso sghembo e la pelle diafana, le parole dolci che sussurrava al suo orecchio, le carezze e l'arruffare i capelli della ragazza in modo tenero e giocoso.
Se avesse detto che lo faceva perchè provava affetto nei suoi confronti, non ci avrebbe pensato due volte a fiondarglisi addosso e riempirlo di botte.
Anche un neonato si sarebbe accorto che non lo faceva da fratello più grande, ma che c'era qualcosa sotto. Qualcosa che lui capiva molto bene.
Min Yoongi si era preso una cotta, ecco la verità.
Ed era convintissimo che non l'avrebbe mai ammesso, neanche se l'avessero minacciato di morte lenta e dolorosa.
Vide i sette ragazzi dirigersi verso il campo di basket verso le otto di sera, facendo un paio di tiri per smorzare la tensione.
Poggiò una spalla su un lato della porta del campetto da calcio e osservò come i due se ne stavano appartati perchè Shin Hye si era fatta male alla caviglia.
Osservò come si prendeva cura di lei, come le fasciava il collo del piede e accarezzava la gamba in modo apprensivo.
La morsa allo stomaco ritornò puntuale a tormentarlo, stavolta era più forte delle volte precedenti.
Fu costretto a massaggiarsi l'addome, si disse che la fame non c'entrava nulla. In effetti, non era quel tipo di fame.

Aveva fame di attenzione, ma voleva riceverla da una sola persona. E questa persona era Shin Hye.


***
Annyeong popolo di efp! Eh sì, ormai è chiaro che Jimin si stia prendendo una cotta per quell'essere stramboide di Shin Hye (i miei personaggi femminili sono tutti strambi e maschiacci, sia chiaro lol), solo che è un pochino ritardato - o forse solo un po' orgoglioso - per ammetterlo/rendersene conto. Per quanto riguarda la cotta di Yoongi, beh, quello è un pensiero di Jimin. Yoongi non ha proprio una cotta - almeno per ora. E uhm... niente, come al solito spero continui a piacervi perchè ci ho messo davvero anima e corpo a scriverla, forse è una delle mie fanfiction a cui tengo di più perciò spero apprezziate ;) sembra che aggiorni sempre di sabato ahah, anyway ringrazio tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono la storia, mi fate felice ^^     scappo via, bacioniiiii *si dematerializza in un puff*  _MartyK_ <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Durante la partita di basket Yoongi e Shin Hye si diressero verso i lati del campo, lì dove c'erano le panchine.
La ragazza si era fatta male durante gli allenamenti e a stento riusciva a camminare, zoppicando e trattenendo gemiti di dolore.

- Ma che hai combinato?- la rimproverò il corvino con un tono così affettuoso che era impossibile mettere il broncio.
Shin Hye si morse a sangue il labbro inferiore, mancavano pochi passi e la tortura sarebbe terminata.

- Ho preso una storta alla caviglia- borbottò a fatica, aggrappandosi di più al collo dell'altro. La distanza dal punto in cui si trovavano e la panchina era minima, eppure Yoongi fece qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.

- Vieni qui- mormorò. Prese un bel respiro e se la caricò in braccio, stringendola al petto con fare protettivo.
La ragazza strizzò gli occhi e si strinse sulla maglia del compagno; una ventata d'aria gelida scompigliò i loro capelli sudaticci. L'adagiò con calma e s'inginocchiò di fronte a lei, levandole la scarpa e tirandole su il pantalone, scoprendo la gamba liscia, perfetta.
Decisamente femminile.
Al solo pensiero deglutì, cercando di non arrossire. Dal kit di soccorso che si era portato appresso tirò fuori alcune garze e del ghiaccio.
Passò quest'ultimo sulla caviglia, tenendolo premuto nel punto in cui faceva male.

- E' già gonfia- biascicò lui. Shin Hye annuì.

- Mianhae- sussurrò flebilmente.

- E di che?-

- Combino sempre guai. Sì insomma, da quando ho messo piede in quest'agenzia non faccio altro che causare problemi alla gente. Prima la storia del finto ragazzo, poi l'insegnante e Jimin, ora anche la caviglia. Faccio schifo- si perse nel suo discorso, roteando gli occhi al cielo e sparando a raffica tutte le cose che le passavano per la mente, dandosi la colpa di tutto. Yoongi ridacchiò.

- Ma che stai dicendo? Jimin se l'è cercata, sapeva che non conviene mettersi contro chi ti da la possibilità di realizzare il tuo sogno. La caviglia beh, può capitare a tutti di cadere culo a terra, giusto?- sorrise.

- Che mi dici della storia di Youngjae?- continuò imperterrita lei, sorridendo beffarda. Yoongi deviò il suo sguardo, borbottando qualcosa di incomprensibile tra sè.

- Probabilmente è stata la miglior cosa che potesse mai capitare- disse.

Shin Hye rimase sorpresa dalle parole dell'amico, e lo fu ancor di più nel vedere il suo viso avvicinarsi pericolosamente alla sua gamba.
Le gote si erano arrossate, se lo sentiva. La testa pulsava e il batticuore non aveva intenzione di lasciarla in pace.
Le labbra di Yoongi si posarono sulla superficie morbida e liscia della sua pelle, lasciandovi un dolce bacio. Non durò più di una frazione di secondo, eppure era bastato a scatenare Paradiso ed Inferno dentro di lei.
Non seppe perchè stava provando quelle forti emozioni. Emozioni che provava solo con Jimin.
Tirò un sorriso forzato nel momento in cui gli occhi di lui incrociarono i suoi. Si sforzò di fare finta di nulla, perchè infondo era un gesto d'affetto.
Nulla di più, nulla di meno.
Divenne improvvisamente nostalgica: quelle parole pronunciate per la prima volta da Jimin raffiorarono alla mente e la colpirono come un fiume in piena.
Non si accorse, però, che il centro dei suoi pensieri li stava fissando in modo piuttosto insistente.

Inspiegabile delusione, ecco ciò che provava il castano.





















* * *























Quel giorno era un gran giorno. Non che fosse successo chissà cosa, sia chiaro, le lezioni di lingue e di ballo rompevano le scatole sempre e comunque.
Più che altro era stato il modo in cui i ragazzi si erano svegliati a far sì che sul loro viso si dipingesse un sorriso smagliante.
Una delle collaboratrici irruppe nella stanza verso le cinque e mezza del mattino. Spalancò la porta, così che il cigolio facesse da sveglia per quei fannulloni pieni di sogni irreali.

- Ragazzi svegliatevi, c'è una sorpresa per voi!- esclamò a gran voce, suscitando l'interesse di un Taehyung tutto assonnato.
Si tirò su, sedendosi sul letto e incurvando la schiena manco fosse uno zombie. Si passò una mano sul viso e con un sonoro sbadiglio dette il buongiorno alla combriccola.

- Di che si tratta?- mormorò con la voce impastata dal sonno.

- I vostri genitori verranno a farvi visita questo pomeriggio. Avete un'oretta di tempo da trascorrere insieme, poi tutto tornerà come prima- spiegò la donna.

Una volta alzate le tapparelle dell'unica finestra presente in quel buco in cui erano ammassate cinque anime, disse loro di prepararsi per le lezioni scolastiche.
Il più piccolo si scostò le coperte di dosso e prese a saltellare a piedi scalzi per tutto il perimetro della stanza, urlando qualcosa riguardo a quanto fosse felice all'idea di rivedere mamma e papà. Yoongi e Namjoon, da bravi vecchietti quali erano, ridacchiarono felici all'unisono.
Jimin invece non sembrava entusiasta. Come se quel giorno fosse uno dei tanti noiosi giorni.

- Che ti prende ChimChim? Non sei felice?- fece Namjoon.
Di solito quello impiccione era Taehyung, ma la sua era solo curiosità. Con un pizzico di preoccupazione.
Vide il moro scrollare le spalle, indifferente.

- Solo non mi va di esultare come se avessi vinto alla lotteria, tutto qui- proferì incerto.

- E tu Youngjae?- s'intromise Yoongi.
La ragazza si sentì presa in contropiede e sussultò, sgranando di poco gli occhi.

- I-io sto bene. Ho un bel rapporto con mamma, andiamo d'accordo quasi su tutto- sorrise rassicurante.

- E papà?- fece Taehyung.

Bam. Prima o poi sarebbe successo.
Dio, se quello era un tasto dolente. Che cosa poteva dire?
Non ce l'aveva un padre, non sapeva neanche come fosse un papà, tantomeno che cosa facesse e che ruolo avesse in famiglia.
Lei e sua madre avevano vissuto sempre da sole, la donna si era presa cura di lei facendo anche le veci di un uomo inesistente. Era forte sua mamma. Molto forte.
E lo era anche lei, per questo continuava a sopportare le torture inflitte dall'agenzia.
Sentiva che le lacrime stessero per abbandonare gli occhi e bagnare le guance, percepiva il dolore lacinante alla gola.
Un magone che non l'avrebbe abbandonata lì su due piedi.
Intanto i ragazzi inviavano occhiate furiose a Tae, come a ribadirgli di farsi gli affari propri.
Fu a quel punto che tirò fuori il sorriso più cordiale che avesse mai mostrato. Prima di parlare volle dare un'occhiata a Jimin, giusto per vedere la sua reazione.
Aveva le sopracciglia aggrottate e lo sguardo di chi sta aspettando di ricevere una risposta.

- Non ne ho idea, dal momento che non ce l'ho- ridacchiò amara, nostalgica.
Gli hyung si lasciarono sfuggire un 'oh' di sorpresa e stettero in silenzio per un po', incerti su cosa dire a riguardo.
Il silenzio diventava imbarazzante ogni minuto in più che passava, così fu lei stessa a continuare.

- Mio padre non l'ho mai conosciuto, mamma mi ha sempre detto che è morto in un incidente stradale poco prima che nascessi. Sapete, era da un po' che non ci pensavo, voglio dire, finora ho fatto come se non esistesse, come se non ne avessi bisogno. E invece non è così, non è normale vivere senza uno dei componenti più importanti della famiglia- si bloccò, osservò divertita le reazioni degli amici e poi proseguì.

- Ma non preoccupatevi, non dico di averci fatto l'abitudine, anche perchè di solito mi chiedono della mamma, però non è affatto una cattiva domanda- rivolse un sorrise genuino al castano, che rispose con un cenno del capo e un sorriso imbarazzato.

- Abbraccio di gruppo!- esclamò inaspettatamente Jimin.
In effetti non era una cosa di tutti i giorni vedere Park Jimin euforico e dannatamente empatico.
Prese Shin Hye per il polso e la costrinse ad unirsi all'abbraccio. Venne travolta dagli hyung, stretta e coccolata come fosse la mascotte del gruppo, sebbene tutti sapessero che quel ruolo spettava a Jungkook.
L'abbraccio durò una manciata di minuti, le risate imbarazzate e i sussurri si mischiavano all'affetto che i ragazzi le stavano mostrando in quel momento.
Si disse che il training non aveva soltanto lati negativi. Alla fine non tutto il male viene per nuocere.





Sciolta la stretta, si prepararono in silenzio, rubando il bagno un paio di volte e restando chiusi lì dentro per un tempo che somigliava all'eternità.
Verso le sette abbandonarono la camera, dirigendosi verso l'uscita per fare colazione. Gli ultimi furono proprio lei e Jimin.
Il suo sguardo era esitante, insicuro sul rivolgerle la parola o meno.

- Shin Hye- la chiamò. La ragazza, che stava mettendosi le scarpe da ginnastica, si bloccò e alzò lo sguardo.

- Per qualsiasi cosa io ci sono. Puoi dirmi tutto quello che vuoi, infondo... siamo amici, no?-

A quelle parole il suo stomaco brontolò. Non seppe se per felicità o per tristezza. Forse tutti e due.
Temette addirittura che il castano potesse sentirlo, tanto pareva forte.

- Ma non eri tu quello che aveva detto 'solo compagni'?- gli domandò con un sorriso diagonale. Jimin deglutì.

- E' che all'inizio sono un po' scettico...- mormorò a bassa voce.

- Io direi asociale- rise l'altra.

- Vuoi farmi rimangiare quello che ho appena ammesso per caso?- sbottò lui con tanto di braccia allargate, finto esasperato.

- Per carità, ci ho messo così tanto a cavarti dalla bocca quella fatidica parola!-

Lo sorpassò e attraversò il corridoio, lasciando di sasso il ragazzo.
Si trattenne dallo spalancare la bocca e fare la figura dell'idiota, scompigliandosi i capelli l'attimo dopo.

- Aish quella peste...-





L'incontro avvenne verso le cinque del pomeriggio, giusto in tempo per la pausa dalle lezioni di ballo.
I ragazzi si avviarono verso l'uscita della BigHit e andarono verso il cortile, incontrando nel frattempo anche il resto dei componenti della futura boyband.
Rimasero allibiti nel vedere che pullulava di ragazzetti e adulti felici, in più era stato addobbato come fosse una festa: una lunghissima tavolata imbandita di dolci di ogni genere si estendeva per tutto il perimetro dei due campi, tra un albero e l'altro vi era uno striscione colorato con scritto Happy Parents' Day e le casse con la musica sparata a tutto volume rimbombavano nelle orecchie dei presenti.
Shin Hye nemmeno sapeva esistesse un giorno dedicato ai genitori. E molto probabilmente era così, forse lo avevano messo in bella mostra solo per l'incontro.
I ragazzi si intrufolarono nella mischia, disperdendosi. Persino Yoongi riuscì ad individuare dov'erano i suoi genitori, solo lei non aveva idea di dove si nascondesse sua madre.
O era cieca, oppure mancava all'appello.
D'un tratto una voce familiare arrivò fino al suo orecchio sinistro, facendole storcere il naso in modo perplesso.
Fino a quando non venne travolta da un catastrofico abbraccio.

Mi Sun.

- Shin Hye!- esclamò tutta pimpante e con un sorriso che andava da una guancia all'altra.

- Zitta, chiamala Youngjae!- esclamò quella che doveva essere la voce della mamma; si trovava dietro di lei.
La ragazza ricambiò l'abbraccio, per poi fiondarsi addosso alla donna. La strinse a sè con fare protettivo e nascose il viso nell'incavo del suo collo, inspirando a pieni polmoni il profumo di lavanda, il suo fiore preferito.

- Mi manchi tanto- disse con un filo di voce. La donna sorrise, massaggiando la schiena alla figlia e baciandole ripetutamente una tempia.

- Anche tu, anche tu- sussurrò. All'abbraccio si unì anche Mi Sun, guadagnandosi un'occhiata interrogativa da parte dell'amica.

- Che c'è? Volevo le coccole- si difese l'altra.
Trascinò Shin Hye verso la tavola dei dolci e le infilò in bocca un pezzo di bombolone alla crema, intanto le mani erano già occupate da dolcetti dal profumo così invitante che sarebbe svenuta da un momento all'altro.

- Ingrasserò di dieci chili un'altra volta. Per colpa tua!- borbottò lei, masticando voracemente la pastella zuccherata.

- A proposito di peso... wow, ma ti rendi conto?! Avrai perso almeno due taglie, se non di più. Hai davvero un bel fisico!- si complimentò Mi Sun.

- Attenta a non esagerare. Non voglio mica che tu diventi anoressica!- l'avvertì la madre.

- Tranquilla, mi hanno detto che il carcere duro finirà non appena raggiungerò il peso-forma ideale e manca pochissimo- ammiccò Shin Hye.
Le chiacchiere continuarono per dieci minuti buoni, fino a quando Mi Sun non tirò uno dei suoi sorrisi perversi e sbottò.

- Me li presenti i tuoi hyung?- sfarfallò le ciglia e ingrandì gli occhi, esibendo uno dei suoi più classici aegyo.
Shin Hye fece una faccia fintamente schifata.

- Sapevo me l'avresti chiesto- borbottò infastidita.
Prese a braccetto la ragazza e iniziarono le ricerche. Una volta acchiappati Jimin, Jungkook, Jin e Hoseok - era impossibile trovarli tutti prima del giorno dopo - glieli presentò menzionando i loro nomi.
Mi Sun s'inchinò verso ognuno di loro, individuando il suo possibile oppa: Jin.
In quei pochi minuti non fece altro che rivolgere occhiate maliziose al più grande e sorridere in modo alquanto enigmatico. E inquietante.


Tralasciando l'amica e le sue stranezze, il pomeriggio fu molto divertente: Taehyung scoprì di avere un fratello e una sorella più piccoli e invitò i futuri BTS a passare del tempo con loro, tra smorfie e buffetti alle guanciotte paffute tipiche dei bambini.
Namjoon e Hoseok presentarono le loro sorelle e fecero dei mega selfie con l'apposito bastone.
Jimin si distaccò, e con lui Shin Hye.

- Scusate se ve lo rubo un attimo- esordì ridacchiando e correndo verso l'entrata dell'agenzia.
Shin Hye era perplessa e gli occhiolini di Mi Sun non miglioravano di certo la situazione.
Provò a chiedergli varie volte cos'è che gli era preso, ma non ricevette alcuna risposta. Al contrario, la strattonò per il braccio e corsero per tutto il corridoio, bloccandosi contro un muro. Aveva il fiatone ed era stranamente sorridente.

- Yah, Park Jimin! Che ti prende?-

Il ragazzo incominciò a farle il solletico sui fianchi e a ridere come un forsennato.

- Il solletico no, ti prego! Non resisto! Aiuto!- urlò l'altra sotto il suo tocco, piegandosi e accartocciandosi come una pallina di carta, rischiando anche di cadere per terra.
Si fermò solo quando tutti e due erano esausti dalle troppe risate.
Shin Hye si accasciò contro la parete candida del corridoio e chiuse gli occhi, respirando affannosamente. Si accovacciò a terra e portò le gambe al petto.
Jimin fece la stessa cosa, bloccandola contro il muro.

- Kim Youngjae, è questo il tuo vero nome?- borbottò fermo. La ragazza era confusa.

- Lo sai qual è il mio nome-

A quella risposta Jimin avvicinò una mano al suo viso e le accarezzò una guancia, mordendosi il labbro inferiore.

- Già, e so anche che non sei un ragazzo- inclinò di poco il suo viso e si avvicinò a lei, stando fermo a pochi millimetri dalle sue labbra.

Shin Hye era particolarmente ansiosa. Non solo la sua - poteva dirlo con certezza - cotta stava quasi per baciarla, ma stava blaterando cose senza senso rischiando di rivelare a tutti la sua vera identità.

- Smettila! Se ci vedranno così vicini chissà cosa penseranno- bofonchiò cercando di scrollarselo di dosso, senza grandi risultati.
Jimin l'avvolse in un caloroso abbraccio e poggiò le labbra sulla guancia di lei, che prontamente si tinse di rosso.

















* * *




















Jae Rin stava passeggiando per il corridoio senza una meta precisa.
I suoi genitori non erano venuti e a lei di certo non cambiava la vita. Sculettò sui suoi trampoli e incrociò le braccia al petto, masticando la chewing-gum in modo provocatorio.
Fece un palloncino rosa, quando vide Jimin baciare Youngjae. Il palloncino scoppiò, sperò che nessuno avesse sentito il rumore.
Si nascose dietro una parete e sgranò gli occhi, prendendosi tutto il tempo per metabolizzare l'accaduto e lasciarsi sfuggire qualche sclero.
Park Jimin che bacia la guancia di Kim Youngjae.
Non era il ragazzo che dava l'aria di essere gay, eppure aveva visto chiaramente la scena. Oppure c'era qualcosa che non sapeva.
Qualcosa che magari sapevano solo quei due, e data la fama di pettegola che si ritrovava, non si sarebbe lasciata sfuggire l'opportunità di sputtanarlo davanti a tutta la Corea.

- Sembri proprio una femminuccia- lo sentì ridacchiare. Riflettè sulle sue parole, una lampadina le si accese nel cervello.
Sorrise malvagia.
Chiamò al cellulare la sua stylist, l'unica con cui aveva rapporti civili.

- Ho una storia interessantissima da raccontarti-


***
Annyeong gente!! Chiedo venia per la mia assenza (come avrete notato di solito posto sempre il sabato). Avrei dovuto postare ieri pomeriggio ma alla fine non ce l'ho fatta T.T ma era per una giusta causa (lol, il mio compleanno xD tanti auguri a me). Yoongi sta diventando sempre più intimo con Shin Hye e questo - ovviamente - non farà altro che suscitare sentimenti ''strani'' in Jimin *ma chissà cosa sarà mai... chissà...*  Jae Rin è una peste, ve lo dico già da adesso, qui le cose si complicano in un modo assurdo e nei prossimi capitoli Shin Hye sarà addirittura costretta a... *no spoiler, ora mi fermo* XD Che dire, ringrazio tutte le meravigliosissime persone che leggono e seguono la storia e un grazie gigante a _ChocolateKookie_ che supporta i miei scleri - e sclera con me - e a pansy_laugh che ha recensito il primo capitolo e che non vede l'ora che questa roba vada avanti ahah ^^   io scappo via come al mio solito e, dato che siete arrivati fin qui, spero vi sia piaciuto il capitolo. Bacioniiii _MartyK_ <3

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Jae Rin non ci mise molto a tirar fuori dalla sua borsetta scintillante il cellulare e chiamare la sua futura stylist, conosciuta tra l'altro per essere una pettegola di prima categoria. Aspettò battendo nervosamente un piede per terra.
Uno, due, tre squilli e ancora niente. Poi un flebile 'pronto'.

- Hey! Ho una storia interessantissima da raccontarti- esclamò tutta eccitata, mordicchiandosi l'unghia del pollice e rischiando di rovinare lo smalto fucsia.
L'altra ragazza balbettò un 'okay' insicuro e chiuse la chiamata.
Jae Rin si guardò intorno e, sperando di non essere colta in flagrante, scattò una foto ai due ragazzi impegnati a scambiarsi gesti piuttosto intimi.




Nel frattempo Jimin si staccò dalla guancia di Shin Hye, puntando lo sguardo sul suo, in cerca di risposte. Quest'ultima lo guardò esterrefatta, un mix tra il confuso e il piacevolmente sorpreso.

- S-scusa, non so cosa mi sia preso- se ne uscì dal nulla il castano, grattandosi la nuca e tirando un sorrisetto da ebete. La ragazza non potè che annuire: ancora una volta si era fatta un'idea sbagliata.
Jimin fece per alzarsi da terra, quando lei lo bloccò per il polso.

- Jimin aspetta- le parole le morirono in bocca, in quanto il diretto interessato non le permetteva di proferire neanche le sillabe.

- Non è successo niente, davvero. Ero solo un po'... confuso- si grattò una guancia e puntò lo sguardo nel vuoto, cercando di formulare una frase di senso compiuto.

- Già, ero confuso- confermò.

Si allontanò dalla ragazza camminando all'indietro, dapprima lentamente, poi voltandosi e proseguendo a passo svelto.
Non gliela stava raccontando giusta, si vedeva che c'era qualcosa che non andava. Non ci pensò due volte a rincorrerlo e urlare invano il suo nome.
Quasi le dava fastidio sentire la sua orribile voce rimbombare per i corridoi dell'agenzia. Poggiò la mano sulla sua spalla, una volta raggiunto.

- Dove stai andando?- riuscì a domandargli, respirando a fatica.

- Da Namjoon e gli altri-

- E i tuoi genitori? Ora che ci penso, mia mamma si starà disperan...- Shin Hye smise di ridacchiare nell'esatto istante in cui gli occhi di Jimin brillarono.
No, non era la luce di felicità ed entusiasmo che di solito possedeva, era diversa... malinconica.
Sembrava stesse per piangere da un momento all'altro, sperò vivamente che così non fosse.
Lo vide deglutire e fare una piccola smorfia con la bocca, per poi abbozzare un sorriso.

- Non sono venuti- scrollò le spalle e mise le mani in tasca, prendendo a camminare lentamente verso l'uscita della BigHit. Shin Hye lo imitò e gli stette accanto.

- Perchè? Erano impegnati?- chiese ancora. Jimin ridacchiò.

- Impegni, certo. Sono così impegnati da non permettersi di vedere una volta tanto il loro unico figlio, hai ragione. Riunioni, tribunale, libri e verifiche, ecco i miei genitori!-

Non sapeva cosa dire, credeva di ferirlo ancora di più se avesse continuato a fargli domande e anzi, forse lo aveva già fatto.
Capiva perfettamente come si sentiva anche se sua madre non faceva quel genere di lavoro; capiva cosa significa avere dei genitori assenti nel momento del bisogno; capiva come ci si sente a convivere con quella sensazione di vuoto incolmabile allo stomaco, perchè nessuno è in grado di darti l'affetto che ti danno mamma e papà.

- Mi dispiace- bofonchiò ad un tratto. Il castano le rivolse uno sguardo curioso.

- Non è colpa tua, è normale fare domande- sorrise.

- Che lavoro fanno i tuoi?-

- Mio padre è un avvocato e mia mamma insegna filosofia al liceo-

Shin Hye si sorbì tutto ciò che blaterava l'amico a proposito dei suoi genitori e annuì.

- Sai, per un attimo ho creduto che a parlarmi fosse mia madre- mormorò l'altro a bassissima voce.
Così bassa che si poteva dire che stava parlando tra sè, ma la ragazza lo sentì ugualmente.
Il battito cardiaco accelerò senza un motivo preciso e la lacrima che solcava tranquillamente la guancia di Jimin non migliorava di certo la situazione.
Fece l'unica cosa che poteva fare in quel momento delicato: abbracciarlo.
Sorrise nel pensare che in confronto a lui era proprio uno scricciolo. Circondò la sua vita con le braccia e affondò il viso nell'incavo del suo collo, inspirando appieno il suo profumo.
Si disse che poteva passare il resto della sua vita stando in quella posizione, la pelle di Jimin era davvero calda.
Strinse più a sè il corpo del ragazzo, come ad infondergli coraggio, perchè era di questo che aveva bisogno. I due si staccarono dopo una manciata di minuti.

- Quindi mi vedi come una sorellina?- ridacchiò beffarda lei, anche se in realtà era tutto fuorchè felice.
Non le piaceva essere considerata tale, voleva essere di più per lui. Più di una semplice sorella a cui confidare segreti.
Solo a pensarci le venne voglia di schiaffeggiarsi.

- Che cosa?! No! Io-io... certo che no!- il castano diventò paonazzo e si passò una mano sul viso, scuotendo leggermente il capo.

- Ti prego finiamola qua e raggiungiamo gli altri- borbottò imbronciato, prendendola per il polso e varcando - finalmente - la soglia dell'ingresso dell'agenzia.

Di emozioni contrastanti ne aveva provate pure troppe.


























* * *






























 Jae Rin osservava compiaciuta il suo volto angelico allo specchio: gli occhi a mandorla erano evidenziati da una sottile ma evidente linea di eyeliner, ad uniformare il colorito pallido di per sè della pelle c'era un fondotinta ancora più chiaro. Sembrava una geisha.
Le labbra erano perennemente marcate dal rossetto rosso shock.
La stylist le tirava i capelli, armata di spazzola e phon, pronta ad esaudire i desideri di quella dannata peste.

- Cos'è che mi dovevi raccontare?- le urlò all'orecchio, provando a sovrastare il rumore del phon. Jae Rin si lasciò sfuggire un sorrisetto malvagio.

- Ho visto Park Jimin nel corridoio- disse come se nulla fosse.
La ragazza aveva ormai abbandonato gli attrezzi su un tavolino, tanta era la curiosità. Se si trattava del trainee più popolare degli ultimi dieci anni, ancora meglio.

- Cosa ci faceva tutto solo soletto?- ridacchiò.
Non fece neanche in tempo ad accomodarsi sulla poltrona che Jae Rin pronunciò la fatidica frase.

- Stava baciando un ragazzo-

Come previsto, mancava poco che la mandibola della sua stylist toccasse terra. Il suo piano stava andando a meraviglia.

- Non è possibile!- disse con un filo di voce. Avrebbe voluto mostrarle la foto come prova, ma si disse che così sarebbe stato troppo semplice.
Odiava Youngjae, lo odiava che non esistevano parole per descrivere quanto astio provava nei suoi confronti.
Lo odiava perchè aveva ingannato tutti lì dentro, a partire dai giudici dell'audizione. Era una ragazza, una fottutissima ragazza in un gruppo di soli maschi.
E ciò che faceva salire la sua pressione a trecento era sapere che veniva trattata come una principessa.
Si disse che era ancora troppo presto per far venire a galla la verità, doveva escogitare qualcosa per fargliela pagare.

- Fidati di me. Purtroppo non ho le prove, ma ti prego non dimenticare quello che ti ho detto- le disse con un occhiolino, poi continuò.

- E ah, stavo dimenticando. Acqua in bocca- sorrise e si portò l'indice sulle labbra.
La ragazza di fronte a lei annuì con enfasi.

Sorrise implicitamente, sapeva che non sarebbe stato così.








Quella mattina era piuttosto insolita. Il tempo era soleggiato pur essendo in pieno Novembre e le lezioni non erano così estenuanti come Shin Hye si aspettava che fossero.
Il professor Lee spiegava pacatamente storia inglese, indicando la lavagna multimediale e illustrando le varie tappe delle invasioni anglosassoni.
Inutile dire che Hoseok se ne stava moscio moscio con la testa poggiata sul banco e uno sguardo assente. Il braccio penzolava dall'altro lato del banco.

- Yah, cosa prende al nostro sunshine?- sussurrò lei in modo ironico al suo orecchio. Il corvino roteò gli occhi al cielo e grugnì.

- Storia fa cagare- borbottò imbronciato.

- La verità è che a te fa cagare qualsiasi materia scolastica- ridacchiò lei.
Peccato per loro che il professore aveva un udito impeccabile.
Rivolse loro uno sguardo impassibile e intimò di stare attenti alla lezione, per poi riprendere dal nulla il filo del discorso e perdersi in ciò che stava spiegando.
La campanella della ricreazione si decise a trillare, provocando forte scompiglio tra gli studenti. Si elevò un boato di urla di approvazione e quasi furono scaraventati i banchi a terra, tanta era la voglia di sgattaiolare via da quel buco infernale.
Jungkook e Taehyung invitarono la ragazza ad uscir fuori assieme a loro, ma lei declinò l'invito con un sorriso cordiale. Uscì fuori dall'aula e attraversò svogliatamente l'intero corridoio, guardandosi intorno e non notando nulla di interessante oltre alla massa di studenti che si accalcava all'uscita dell'istituto.
Tutto tranquillo fino a quando con la coda dell'occhio non vide un foglio mal piegato e spiaccicato sul suo armadietto con una chewing-gum.
Si recò direttamente sul posto e prese il foglietto, girandolo e rigirandolo tra le sue mani.

Resta immobile dove sei, pabo.
- JR
.

Cosa poteva significare quell'ordine? E se qualcuno avesse sbagliato armadietto?
Proprio quando stava per considerare possibile l'ipotesi, davanti a lei si materializzò la figura di Jae Rin in tutto il suo massimo splendore.
Il suo sguardo era glaciale ed era odiosa quanto il rumore che produceva masticando avidamente la gomma.
Sbattè una mano sul suo armadietto, mentre con l'altra le scosse una spalla.

- Non ti conosco e non ho intenzione di farlo, ma voglio che tu obbedisca: non avvicinarti mai più a Park Jimin- sibilò a denti stretti, non distogliendo lo sguardo da quello scettico di Shin Hye.

- Perchè non dovrei, scusa?- chiese tranquillamente. La verità era che stava morendo dalla fifa. Sperò che non avesse scoperto il suo segreto.
Due membri del gruppo bastavano e avanzavano.

- Dirò a tutti che sei una pervertita che si finge un ragazzo per il solo piacere di spassarsela con quelli dell'altro sesso- sfoggiò un sorriso strafottente e si mise la mano sul fianco, smanettando sul cellulare. Shin Hye rise istericamente.

- Non lo farai mai-

- Certo, se stai lontana da Park Jimin- scrollò le spalle l'altra. La ragazza scosse la testa.

- Non posso permettermelo, e poi come faccio? Siamo nella stessa stanza e siamo amici-

Jae Rin si trattenne dal riderle in faccia. Solo amici, come no.

- Te la vedi tu, io ti ho avvisata. Non vorrai mica che tutta la BigHit venga a sapere che due futuri Idol sono gay, vero?- le domandò con fare innocente, mostrando la foto del ragazzo che baciava la sua guancia.
A quella vista Shin Hye credette di aver perso decenni di vita. Era un incubo e lei doveva arrendersi alla triste realtà.

- E va bene, cosa devo fare?-

Non riusciva a credere che fosse stato tutto così semplice, quasi quasi si baciava da sola per quanto era stata brava. Come sempre, dopotutto.

- Evita Jimin e concentrati di più sugli altri- sventolò la mano davanti ai suoi occhi, con fare disinvolto. Non aveva molte idee al momento.

- Sì ma perchè proprio Jimin?-

Jae Rin le rivolse uno sguardo truce, a dir poco infuocato.

- Dato che me l'hai chiesto devi pagare pegno. Oltre a non cagare di striscio il tuo caro amichetto, dovrai anche prendergli il cellulare e portarmelo-

- Che cosa?!-

- Hai capito bene, ci vediamo- la ragazza la salutò e girò i tacchi, sculettando in direzione opposta alla sua e lasciando che i capelli ondeggiassero sfidando la forza di gravità.
Le braccia di Shin Hye caddero mollemente lungo i fianchi, la schiena le si incurvò.

Aveva toccato il fondo, peggio di così non poteva andare.



















* * *






















Come ordinato da quell'arpia di Song Jae Rin, Shin Hye non degnò di uno sguardo il castano per tutto il resto della giornata.
A scuola si limitò a congedarlo con scuse banali ogni qualvolta si azzardava a rivolgerle la parola.
A lezione di ballo successe più o meno la stessa cosa, era come se nella mente di Jimin comparisse la scritta Tentativo Fallito a prescindere.
Non conoscere la ragione per cui Shin Hye faceva i capricci gli provocava disattenzione, e non andava bene.

- Park Jimin! Sicuro che sia quello il passo che vi ho appena mostrato?- esordì minaccioso il suo insegnante.
Dal giorno in cui aveva osato sputargli in faccia la verità era diventato più bastardo del solito. Era nella sua lista nera, se lo sentiva.
Il moro s'inchinò leggermente e borbottò mianhae, ma proprio mentre stava dicendo che non si sarebbe più distratto, l'insegnante lo precedette con un ceffone in pieno viso.
Sentì la guancia destra andare in fiamme per il colpo improvviso. Altro schiaffo, più potente del precedente.

- Davvero non rifarai mai più uno dei tuoi fottutissimi errori?!- sbraitò contro di lui, urlando nell'orecchio.
Jimin strizzò gli occhi, un po' perchè la voce era mostruosamente acuta, un po' perchè non aveva il coraggio di sorbirsi le reazioni impassibili degli altri.
A malincuore spalancò prima un occhio e poi l'altro, la prima figura che misero a fuoco quelle due minuscole fessure che aveva in faccia fu quella di Shin Hye. Inespressività, sofferenza, imbarazzo, apatia: era tutto ciò che riusciva a leggerle negli occhi.
L'uomo lo prese per la maglia e quasi lo sollevò da terra.

- Chi stai guardando, eh? Oltre ad essere un nullafacente sei pure frocio- borbottò scocciato.

Ripresero a ballare, la musica che fuoriusciva dallo stereo era l'unico suono che rimbombava in tutta la sala.
Il pessimismo era l'unica cosa che dominava la mente bacata che Park Jimin si ritrovava.

Il colmo venne quando, alla fine delle lezioni, Yoongi - tra una chiacchiera e l'altra - propose a Shin Hye un appuntamento.
Di nascosto da tutti, ma non da lui.
La ragazza sussultò ed esitò un attimo, lui provò uno strano fastidio al petto nel vedere la felicità dipinta sulle sue labbra.

Si era appena accorto che non era affatto la fame o l'affanno post-allenamento.
Si era preso una cotta, e non andava bene.


***
Annyeong popolo! No, non sono morta e sì, avrei dovuto aggiornare ieri ma non ho potuto T.T finalmente il nostro sciocco Park Jimin si è reso conto di provare qualcosa che va oltre l'amicizia per Shin Hye, ma Yoongi, più 'vecchio' e astuto di lui, ha fatto la prima mossa nei confronti della ragazza. Fregato xD   spero come al solito che anche questo capitolo vi piaccia e che vi piacciano anche i momenti di tenerezza e simpatia di Shin Hye con gli altri membri :) ringrazio tutte le gentilissime persone che seguono/preferiscono/ricordano la storia e _ChocolateKookie_ che mi sostiene sempre ^^   non credo riuscirò ad aggiornare subito perchè starò fuori casa alcuni giorni senza computer e senza internet, quindi godetevi il poco tempo rimasto ahah xD  scappo via, bacioni a tutti!! _MartyK_

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Alla fine delle lezioni, gli otto ragazzi sgattaiolarono via dalla sala da ballo, dirigendosi ognuno verso i propri dormitori.
Jungkook salutò Shin Hye sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi e mormorando 'notte hyung-nim', con tanto di leggera pacca alla spalla. Stessa cosa per Jin e Hoseok.

Una volta dentro, i ragazzi si fiondarono all'armadio per prendere asciugamani, accappatoi, shampoo e tutto l'occorrente per fare la doccia.
Stavano combinando un casino e in più urlavano come dei forsennati, Shin Hye l'aveva capito fin da subito che Taehyung non era uno con le rotelle a posto.
Per fortuna o sfortuna - a seconda di come la si vuole prendere - Jimin e Yoongi si accorsero dello strano umore della ragazza, probabilmente imbarazzata da tutti quei fisici da sballo in bella mostra.
Fu il corvino ad avvicinarglisi per prima.

- Stanca eh?- ridacchiò guardandosi intorno.
La mora annuì con un sorriso cordiale, Jimin intanto aveva poggiato una spalla alla parete della stanza e li fissava di sottecchi.

Vide Taehyung assalire la povera schiena di Namjoon e brontolare mugolii incomprensibili all'orecchio umano, per poi tirargli piano delle ciocche di capelli e urlare qualcosa a proposito del bagnoschiuma e delle mutande, chiedendosi chi fosse il responsabile della scomparsa di questi ultimi.
L'altro fece una smorfia con la bocca e si dimenò per far sì che quella scimmietta dal cervello poco evoluto lo lasciasse in pace, ottenendo scarsi risultati.
Continuarono così per dieci minuti buoni, il tutto sotto gli occhi esterrefatti di lei e Yoongi.
Stranamente Jimin era impassibile.
Il corvino puntò lo sguardo sul suo e poggiò il gomito sulla fredda parete bianco latte della camera, bloccandole ogni via d'uscita con fare disinvolto.
Con la coda dell'occhio si accorse che il castano si era irrigidito, sorrise.

- Senti... queste giornate non ci danno un attimo di pausa- si fermò giusto un secondo per osservare la sua espressione.

- Vero- bofonchiò lei.
Provare ad alzare lo sguardo per specchiarsi in quelle minuscole e vispe fessure? Ma neanche per idea.

- Mi chiedevo se ti andrebbe di staccare la spina per un po', magari il pomeriggio- propose lui.
Shin Hye deglutì rumorosamente e annuì timida.
Era un appuntamento quello?

- Da amici, giusto? Insomma, lo sai chi sono e...- Yoongi bloccò la parlantina con un dito sulle sue labbra. Il sorriso divenne più grande.

- Ho capito, non preoccuparti. Ti farò un piccolo regalo- borbottò misterioso, roteando gli occhi al cielo.
Ammiccò nella sua direzione e le scompigliò i capelli, per poi fiondarsi all'armadio e tirar fuori la sua roba.

- Yah, Park Jimin!- urlò e lanciò al ragazzo la propria roba. Quello prontamente l'afferrò e lo guardò storto.

- Andiamo a farci la doccia!- cantilenò il più grande, imitando la voce vibrante dei tenori e facendo scappare un sorriso a Shin Hye.
Sorriso che si spense ancor prima di nascere, dato che il castano la scimmiottò e mormorò in labiale uno scocciato 'quanto sei patetica'.
Chiusero la porta, l'unica anima viva in quel buco di stanza era la sua.
Decise di farsi una doccia rilassante nell'unico cesso presente lì dentro, dopotutto era estenuante vivere ventiquattro ore su ventiquattro con una fasciatura che ricordava uno strizza-tette.



Il getto d'acqua bollente si scontrò con il suo viso, i capelli si inumidirono subito.
Pensò al passato, a quanto fosse impopolare sia alle medie che alle superiori, alle prese in giro dei suoi compagni di classe perchè era sovrappeso e all'essere stata friendzonata, per così dire, così tante volte che neanche il tizio più sfigato del mondo avrebbe potuto batterla.
E poi comparve Min Yoongi.
Lui e il suo dolcissimo quanto rassicurante sorriso; lui che, con tutti i suoi pregi e difetti, aveva trovato il coraggio di chiederle di uscire insieme.
Stava sognando o cosa?
Perchè mai nella sua vita un essere umano di sesso maschile aveva osato avvicinarsi a lei standole a venti centimetri di distanza, mai.
Sorrise impercettibilmente nel pensare che a tutto c'è una prima volta, bisogna solo aspettare.

E lei di pazienza ne aveva molta.



























* * *





























Il mattino seguente si presentò a scuola quasi in ritardo, fortuna che il professore di coreano non si faceva subito vivo.
Si strinse nello zaino e a stento borbottò un mezzo 'buongiorno' all'intera classe, la quale era troppo impegnata ad oziare e ad annoiarsi.
Nessuno le prestò attenzione, ma poco importava.
Piuttosto, storse il naso quando si accorse che c'era un'enorme busta sul suo banco.
Mise lo zaino dietro la sedia e lesse il bigliettino su di essa:

Al più bel maschiaccio che abbia mai incontrato ;) ti va di essere una femminuccia per un giorno?
Guarda dentro la busta e fammi sapere che ne pensi. Ti voglio bene.

- Lo sai chi sono XD


Sospirò di felicità e passò una mano sul suo petto: il battito era lievemente accelerato e sapeva di chi era la colpa.
Nel frattempo Hoseok si allontanò dal gruppetto attorno a Jimin e salutò Shin Hye pretendendo di battere il cinque con lei.

- Youngjae hyung! Come butta?- esclamò tutto pimpante, non a caso era il suo sunshine.

- Alla grande e a te? Yah, dove hai tirato fuori questo modo di fare così americanizzato?- scherzò lei mostrando la linguaccia.

- Oh sorry man! Ti ho offeso?- ridacchiò lui, riferendosi al linguaggio informale usato in precedenza.

- Ma smettila!- l'altra gli tirò una pacca alla schiena, per poi scattare in piedi come un'automa alla vista del professore. Il resto degli alunni la imitò.

Dio, quell'uomo era più imprevedibile dei disastri terrestri. Si massaggiò le tempie e chiuse gli occhi, ripetendosi mentalmente di stare tranquilla per le prossime (e dannate) cinque ore.
Essere un aspirante Idol non era affatto facile.




Mancava un minuto alle undici in punto e Jung Hoseok era il ragazzo più nullafacente sulla faccia della terra.
Shin Hye si portò la mano alla bocca e trattenne le risate quando lo vide armeggiare con l'orologio e contare a bassa voce i secondi che mancavano al suono della campanella. In effetti non aveva tutti i torti, era davvero orribile per un cervello medio apprendere il giapponese.
Si voltò verso di lui e tirò un sorrisone.

- Quanto manca?- mormorò.

- Cinquantanove secondi e dieci centesimi all'intervallo... cinquantaquattro, cinquantatre, cinquantadue- continuò imperterrito lui, non staccando gli occhi dall'aggeggino al polso.
La ragazza roteò lo sguardo al cielo e scosse la testa affranta, poggiandola sul banco.

- Hyung muoviti!- l'avvisò il compagno.

- Cinque, quattro- lanciò uno sguardo di sfida al professore che si era appena accorto di non essere seguito da tutti.

- Signorino Jung!- lo sgridò lui. Hoseok tirò un sorriso diagonale.

Tre
Due
Uno

Bomba atomica.
L'uomo non fece in tempo a minacciargli di mettere la nota sul registro che la campanella si fece sentire in tutta la sua magnificenza.
Inutile dire che era il frastuono preferito dagli adolescenti. Banchi e sedie furono scaraventati a terra senza pietà, i ragazzi varcavano senza problemi l'uscita dell'aula, non curandosi di cose come mettere a posto i libri eccetera. Cosa importava? Era ricreazione, ci si doveva divertire e basta.
Peccato che non fosse così per Shin Hye.
Raggiunse il suo armadietto, e fin qui nulla di strano. Mise la password e lo aprì, ritrovandoselo pieno zeppo di colla stick e chewing-gum spiaccicate ovunque.
L'anta era ricoperta da scritte e parole poco educate, 'vaffanculo' e 'puttanella' per fare un esempio.
Sgranò gli occhi e spalancò la bocca, arrivando a chiedersi se la mandibola non le stesse per cadere a terra.
Sentì qualcuno tirare un pugno ad un altro armadietto e sussultò per lo spavento. Richiuse il suo e si voltò verso l'essere spregevole che aveva prodotto il rumore, l'unico essere femminile che conosceva.

- Che cosa vuoi?- urlò esasperata. Jae Rin rise con il dorso della mano davanti alla bocca, sembrava una finta contessa.
Quel giorno era accompagnata da altre due ragazze, una di loro le si avvicinò e le strattonò i capelli. Trattenne un gemito di dolore.

- Ti avevo ordinato di rubare il cellulare di Jimin, ma a quanto pare te ne sei dimenticato- esordì la leader, con tanto di mani sui fianchi.
L'altra affianco sfoggiò un sorrisetto strafottente.

- Non avevi specificato quando- biascicò Shin Hye, facendo fatica per il dolore.
Jae Rin intimò con lo sguardo alla sua amica di aumentare la stretta, e così fu.
La mora fece per urlare ma venne bloccata dalla lurida mano dell'altra.

- Prova a fare scenate e dirò la verità su di te- la minacciò per l'ennesima volta.
Le lacrime solcarono il suo viso pallido, ma non erano lacrime di tristezza. Era il dolore. Ed essere minacciata da una siliconata coi trampoli era piuttosto umiliante.

- Prendilo ora- disse poi.

- Eh?-

- Hai capito bene, prendilo ora. Lui non è in classe- suggerì quella.
L'amica allentò la presa e Shin Hye si massaggiò la nuca, rivolgendole un'occhiata gelida.

- A cosa ti serve?-

- Non sono cazzi che ti riguardano, prendi quel dannato telefono e portamelo-

La mora annuì sconsolata.

- Glielo restituirai prima o poi, no?- domandò speranzosa.
Il barlume di speranza che si stava facendo strada verso il cuore ritornò al buio totale quando Jae Rin le rise in faccia.

- Certo, più poi che prima!- la scimmiottò.
Shin Hye deglutì e voltò le spalle alle tre arpie, dirigendosi a passo felpato verso la sua classe.

Sentì quella blaterare qualcosa a proposito della sua lentezza, così accelerò il passo ed entrò. Guardò a destra e a manca: non c'era nessuno.
Con lo sguardo cercò lo zaino di Jimin e quando lo trovò, lo prese e vi frugò dentro: certo che c'era di tutto. Dai sacchetti di patatine vecchi di mesi alla stagnola del panino, fazzoletti sporchi e frammenti di cartine delle caramelle. Non sembrava nemmeno il suo zaino, insomma, c'era di tutto tranne che l'occorrente scolastico.
Una volta trovato il cellulare, richiuse lo zaino e lo rimise esattamente nello stesso posto e nella stessa posizione in cui l'aveva trovato.
Uscì dalla classe e camminò a testa bassa fino al faccia a faccia decisivo con Miss Corea.
Non aveva mai rubato in vita sua e ora si ritrovava ad aver compiuto il furto del secolo. Jae Rin si girò e rigirò tra le mani il piccolo oggetto e cacciò un urletto isterico assieme alle sue accompagnatrici.

- Ragazze vi rendete conto? Questo è il cellulare di Park Jimin!- esclamò sollevando il braccio in aria.
Le due svitate saltellarono felici e insieme l'abbandonarono come se nulla fosse accaduto.

- Yah, neanche un ringraziamento!- fece sarcastica Shin Hye.
L'altra sventolò una mano di fronte a lei in modo svogliato.

- Domani i bidelli ripuliranno l'armadietto- l'avvisò.
La mora sbattè la schiena contro il muro e si coprì la visuale con le mani, cadendo in ginocchio e lasciandosi sopraffare dai sensi di colpa.
Se credeva di non riuscire a guardare in faccia Jimin per ciò che era successo settimane prima, di sicuro in quel momento non gli avrebbe rivolto più neanche la parola.





























 * * *


























In sala da ballo non andava di certo meglio. Miranda, l'insegnante, aveva annunciato che si sarebbe assentata per un bel po' di tempo per problemi di famiglia, così i ragazzi erano costretti a seguire le lezioni con Karl, il tizio più odioso del mondo.
Inutile dire che, appena entrato, fece una delle sue battute sarcastiche affatto divertenti, dicendo che avrebbe fatto loro passare le pene dell'Inferno se non l'avessero ascoltato. Visto lo scarso entusiasmo, si era affrettato ad aggiungere che - appunto - era una battuta e i ragazzi risero forzatamente, tanto per accontentarlo ed evitare scenate.
Mise un CD e premette play sullo stereo, facendo partire la musica. L'uomo si posizionò davanti allo specchio ed incominciò a far andare su e giù i fianchi, esibendosi in una fantastica wave. I presenti lo guardarono incantati.

- Bene, voglio che imitate ciò che ho appena fatto- esordì quello, battendo forte le mani.
La musica partì da capo e i ragazzi cercarono di copiare i movimenti dell'insegnante.
Shin Hye provò a copiare ciò che stava facendo Jin, dato che se lo ritrovava proprio davanti.
Karl passò di fronte a tutti, raddrizzando la schiena a Namjoon, tirando uno scappellotto alla nuca di Taehyung e complimentandosi con Jimin.
Yoongi si allontanò dal resto del gruppo, gesticolando in direzione di Shin Hye intimandole di fare la stessa cosa.
Il ragazzo si chiuse la porta dietro la schiena ed emise un sospiro di sollievo, sorridendo come un ebete.

- Vieni con me- esordì e la trascinò con se, prendendola per il polso.
Entrarono nella loro stanza, Yoongi passò la busta alla ragazza che andò a cambiarsi in bagno. Lui intanto si cambiava di fronte all'armadio.

- Yoongi- la sentì urlare il suo nome.

- Devo mettere anche la parrucca?- gli chiese timidamente. Il corvino ridacchiò.

- Soprattutto quella!-

Un paio di minuti dopo la mora aprì piano la porta del bagno e si posizionò di fronte a Yoongi, il quale la squadrava insistentemente da capo a piedi: il berretto grigio copriva la nuca, la folta chioma castana arrivava fin sopra al fondoschiena e il cappotto verde oliva le scopriva le ginocchia, avvolte dai morbidi collant neri.
Stivali e sciarpa rossa a completare il tutto, nessuna traccia di trucco.

- Woah, cioè, wow! Insomma, sei splendida!- si ritrovò ad esclamare. Shin Hye sorrise e abbassò lo sguardo.

- Dove andiamo?-

- Dove vuoi tu, io voglio solo stare con te-
























* * *



























Era pieno Novembre e a Seoul il sole tramontava davvero presto.
Yoongi e Shin Hye entrarono in un bar e bevvero della cioccolata calda, chiacchierando del più e del meno. Una volta usciti fuori di lì, le loro guance dovettero affrontare la brezza gelida autunnale.
Shin Hye nascose il viso nella sciarpa, sfregando le mani per il freddo, il corvino allungò la sua verso di lei e gliela prese, stringendola forte. Passeggiarono a passo di lumaca per i marciapiedi, sembravano una normale coppietta affiatata, perchè in Corea non esiste il verbo frequentarsi: o si sta assieme, oppure no.
La ragazza ammirò le vetrine dei negozi d'abbigliamento, indicando qualche abito e sospirando estasiata, Yoongi non faceva altro che guardarla per tutto il tempo.

- Mi sono tinto i capelli per la prima volta a tredici anni- si ritrovò a rivelarle mentre parlavano.

- Davvero? E io che non so neanche cos'è la tinta per capelli- ridacchiò imbarazzata l'altra.

- Fidati, quegli idioti dell'agenzia ti metteranno al corrente di tutto molto presto. D'altronde sono due anni di training- scrollò le spalle lui.

- Tutto... cosa?-

Yoongi abbassò lo sguardo e sospirò, c'erano ancora tante cose che Shin Hye non sapeva del mondo del k-pop.

- A cominciare dalla tinta dei capelli, per poi passare alla chirurgia plastica. Mai sentito parlare?- sdrammatizzò sarcastico.

- Non voglio rifarmi la faccia- protestò lei in modo infantile. Il corvino le sorrise genuino e le accarezzò una guancia.

- Non ne hai bisogno- mormorò, intanto il suo volto si era fatto inaspettatamente più vicino al suo.

Si erano fermati in mezzo alla strada, la gente li sorpassava infastidita ma in quel momento sembrava non ci fosse nessuno. Solo loro due.
Yoongi si morse a sangue il labbro inferiore e inclinò il capo, posando una mano sul fianco della mora e l'altra sul suo viso, accarezzandoglielo.

- Nan niga joha- sussurrò al suo orecchio, per poi posare le sue labbra all'angolo della bocca di Shin Hye in un casto bacio zuccherato.
La ragazza sgranò gli occhi, restando impalata lì dov'era. Esattamente, perchè non si era azzardato a baciarla in bocca?
Si fece coraggio e glielo chiese, Yoongi in risposta abbozzò un sorriso.

- Il tuo primo bacio lo darai a una persona speciale- si limitò a rispondere.

- E tu non sei speciale?-

Il corvino ridacchiò e la prese sotto braccio, riprendendo a passeggiare.
In realtà non lo conosceva nemmeno lui il motivo per cui non aveva osato baciarla veramente. Sentiva che prima o poi qualcuno avrebbe spezzato il legame che si era venuto a creare fra loro due.
Qualcuno che lui conosceva benissimo.
Semplicemente il migliore di tutti: Park Jimin. Perchè lui era la perfezione e non poteva reggere il confronto.


***
Annyeong popolo!!! Ebbene sì, ci ritroviamo di fronte ad un Yoongi insicuro di sè, una Jae Rin più spietata che mai - il motivo della sua 'stronzaggine' e del suo odio verso Shin Hye verrà fuori nel corso dei capitoli... anche perchè ne mancano altri cinque e la storia è completa D: - e ad un Jimin geloso e confuso allo stesso tempo. Vi avviso che nel prossimo succederanno parecchi casini, non temete lol. Intanto vorrei ringraziare tutte le gentilissime persone che hanno aggiunto la storia nelle seguite/preferite/ricordate/tutte-le-categorie-esistenti, davvero non mi aspettavo che potesse piacere così tanto *-* e un grande grazie a _ChocolateKookie_ che sclera sempre con me ahah :)  bene, vi lascio e scappo via che devo preparare due interrogazioni parecchio pesanti (#chesecchiona #vogliol'estate). Bacioni a tuttiiii _MartyK_ <3

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


La lezione di ballo proseguì in modo piuttosto tranquillo, l'insegnante era tutto fuorchè crudele e i ragazzi eseguivano alla perfezione i passi che lui insegnava.
Fino a quando non si accorse che due di loro mancavano all'appello.
Nel mentre Jimin si muoveva energicamente, voltò la testa in direzione di Yoongi e Shin Hye e potè constatare che non erano presenti. Karl mise in pausa lo stereo e sbraitò contro gli altri sei, passandosi l'asciugamano dietro il collo.

- Dove cazzo sono andati a finire quei due sfaticati?!- urlò, per l'appunto.
I ragazzi strizzarono gli occhi per gli ultrasuoni emessi da quella sottospecie di essere umano e scrollarono le spalle, non conoscendone la risposta.

- Probabilmente saranno in bagno- si azzardò ad ipotizzare il piccolo Jungkook.
E fu un errore imperdonabile, in quanto l'uomo gli si avvicinò camminando a grandi falcate e lo prese per il colletto della maglietta, avvicinandolo al suo orribile viso arrabbiato.

- Non me ne fotte niente del tuo 'probabilmente', esigo delle risposte certe!- esclamò digrignando i denti.
Taehyung provò a calmarlo posando una mano sulla sua spalla, ma il gigante si girò di scatto e gli mollò un ceffone in pieno viso. Il castano mugugnò per il dolore e voltò il capo, il labbro inferiore sanguinava a più non posso e la guancia colpita si gonfiò immediatamente.
Puntò l'indice accusatorio verso Jin, il più grande di tutti, e gli ordinò di perlustrare ogni angolo dell'agenzia e di tornare con buone notizie, minacciandogli di andare a dormire insanguinato dalla testa ai piedi in caso contrario.
Il poveretto annuì senza esitazione e sgattaiolò via dalla sala, intanto gli altri furono costretti a riprovare i passi del ballo. Jimin osservava con sguardo serio e perso il suo riflesso sullo specchio, muovendo i piedi avanti e indietro e facendo movimenti vaghi con le braccia.
Era in pensiero, quasi non riusciva ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se Jin non avesse trovato quei due, vista la cattiveria di Karl.





La porta della sala si spalancò molto lentamente, e non era affatto un buon segno. L'uscio rivelò la figura di un Jin mortificato e spaventato, nessuno era accanto a lui. L'insegnante bloccò lo stereo per l'ennesima volta e gli rivolse uno sguardo intimidatorio e curioso al tempo stesso.

- N-non sono da nessuna parte, ho girato dappertutto, ho chiesto anche ai segretari e alle truccatrici ma nessuno li ha visti. I-io non so...- non se n'era nemmeno accorto, il naso sanguinava e aveva un mal di testa improvviso. Karl gli aveva tirato un pugno.
Fu a quel punto che Jimin intervenne.
Era stanco di veder soffrire i suoi hyung ed era anche stanco di quegli idioti dei suoi amici che, piuttosto che beccarsi un pugno, una ginocchiata nelle palle o un ceffone, se ne restavano in silenzio e preferivano farsi i cavoli propri.
Strattonò l'uomo, assalendolo dietro la schiena e stropicciandogli la canottiera nera che indossava.
Essendo il doppio del castano, non ci mise molto a scrollarselo di dosso e sfogare tutta l'ira che aveva in corpo su di lui.

- Tu? Tu sei peggio di tutti questi coglioncelli messi insieme!- urlò sgolandosi. La vena sul collo era molto più evidente del solito.
Jimin era a terra e si stava massaggiando l'addome, quando gli arrivò un calcio potente ad una tempia. Il dolore era così intenso e indescrivibile che non ce la fece neanche a gemere per il dolore, si limitò a spalancare la bocca.
Vide il suo stesso sangue macchiare il pavimento in legno della stanza, la pozza rossa si allargava sempre di più, credeva di morire dissanguato.

- Finiscila di fare il vecchietto pieno di dolori e affrontami! Sempre se sei un vero uomo- lo provocò l'altro.
Jimin passò un dito nella pozza di sangue sul pavimento e l'osservò per un po', chiedendosi come caspita aveva fatto a procurargli una così profonda ferita.
Si fece forza sulle braccia e si alzò da terra, un po' barcollante. Puntò lo sguardo su quello dell'insegnante e strinse le mani in pugni, fino a sbiancare le nocche.
Mosse un passo verso di lui, la testa girava leggermente. Altro passo nella sua direzione, vedeva tutto appannato.
Non doveva perdere conoscenza proprio adesso, non poteva.
Un sorriso incerto dipinse la sua espressione strafottente, non si meritava la soddisfazione di vederlo perdere in quel modo.
Una volta che fu abbastanza vicino da sentire il suo alito orrendo a causa dell'alcool, si disse che doveva fare qualcosa per ricambiare: se lo avesse preso a schiaffi, quello non ci avrebbe pensato due volte a ridurlo in fin di vita; se gli avesse tirato un pugno, avrebbe comunque rischiato sia la vita che il licenziamento.
Decise di fare la cosa migliore, quella più umiliante dal punto di vista umano: sputarlo in faccia.

La vendetta è servita su un piatto d'argento.


































* * *




























Verso le undici di sera, Yoongi e Shin Hye ritornarono di nascosto alla BigHit, confondendosi nella folla di collaboratori perennemente indaffarati e raggiungendo la camera da letto, sperando che nessuno ci fosse.
La ragazza si rinchiuse in bagno e levò la parrucca, diventando leggermente malinconica nel vedere il suo volto riflesso sullo specchio con quel taglio decisamente mascolino. Si spogliò dei vestiti e li ripose accuratamente nell'apposita busta, per poi indossare il pigiama e prepararsi per andare a dormire: la giornata sarebbe stata comunque stancante.
Quando uscì dal bagno, notò che Yoongi si stava cambiando e che in camera irruppe il resto dei compagni di stanza. Sgranò gli occhi nel vedere che erano pieni di lividi e di croste di sangue.

- Ragazzi che è successo?- si allarmò. Sentì chiaramente la risata sarcastica di Jimin.

- Voi organizzate le fughe romantiche e noi subiamo bullismo da parte di quel frocio mestruato dell'insegnante- mormorò con voce roca, virgolettando sull'ultima parola e guadagnandosi qualche occhiata perplessa da parte di Namjoon e Taehyung.
Shin Hye deglutì: il suo viso era messo peggio di quello degli altri, le labbra erano spaccate e l'occhio destro era fottutamente gonfio. Per non parlare dell'enorme ferita alla tempia che si ritrovava.
Provò ad avvicinarsi al ragazzo e allungò una mano verso la sua testa, che venne prontamente respinta. Il castano le rivolse uno sguardo truce.

- Non mi toccare- borbottò serio.

- Mi-mi dispiace, io non sapevo cosa...-

Jimin la bloccò con un sospiro nervoso.

- Senti, se la smetti di dire 'mi dispiace' ogni volta che sbagli mi fai un grosso favore-

La ragazza lo guardò a bocca aperta.

- Ma io...-

- Niente ma. Non voglio sentire una parola fuoriuscita dalla tua bocca fino a domani, e ora lasciami in pace che voglio dormire-

La lasciò di sasso al suo posto e si mise comodo sul suo letto, tirandosi le coperte fin sopra la testa e voltandole le spalle.
Namjoon le tirò una spallata, all'inizio si disse che probabilmente non l'aveva fatto apposta, ma dal momento che non si era scusato si disse che era il contrario.
Persino Taehyung mise il broncio e le rivolse occhiate gelide. Provò a parlargli, a fargli semplici domande ad esempio 'come stai?' e quello in risposta incrociò le braccia al petto e voltò la faccia.

Sconsolata, salì la scaletta che separava il suo letto da quello di Jimin e si distese sul materasso.
Una lacrima solitaria solcò il suo viso pallido, chiedendosi cosa c'era di così sbagliato in lei. Il solo pensiero di aver fatto indirettamente del male a Jimin le fece venire conati di vomito. Conati che si placarono nel momento in cui la stanchezza prese il sopravvento sul suo esile corpo.





Il mattino seguente gli otto ragazzi dovettero sorbirsi le solite sei ore di lezioni di lingue, in trepida attesa della ricreazione.
Quando questa giunse, Shin Hye fu una delle prime a sgattaiolare via dalla classe.
Non aveva intenzione di supplicare Jimin affinchè accettasse le sue scuse, ormai era inutile dato che non le rivolgeva la parola dalla sera prima. Fece attenzione a non incrociare lo sguardo di Jae Rin e le sue fastidiosissime amiche del cuore e seguì con gli occhi la direzione di Hoseok.
Aveva il disperato bisogno di ricevere un suo consiglio.
Vide che si diresse in palestra, così lo seguì. Aprì piano la porticina del luogo e se la richiuse dietro la schiena, sentendo il forte rumore che produceva la palla da basket nello sbattere ripetutamente a terra.
Si grattò la nuca e si osservò un po' intorno, quel luogo era davvero abnorme!
Al centro il campo da basket era arancione con le classiche strisce bianche, il canestro era situato ad una notevole altezza, si disse che avrebbe mai fatto centro dal basso del suo metro e sessantatre.
Metà palestra era invece dedicata alla tribuna, tutto sommato era un posto davvero carino... ragionando in versione maschile.

Affiancò timidamente il corvino e picchiettò due dita sulla sua spalla, distraendolo dal canestro e facendo sì che tirasse la palla contro il muro.

- Oh sei tu, Youngjae!- lo salutò lui con un sorriso cordiale e non tutto pimpante come di consueto.

- Già- abbozzò un sorriso lei e si massaggiò il braccio, visibilmente imbarazzata.
Hoseok guardò prima lei e poi il canestro, chiedendosi cosa dovesse fare. Non che fosse arrabbiato con lei, insomma, era certo che non sapesse proprio tutto del mondo degli Idol e che quindi non fosse a conoscenza del fatto che i membri di un gruppo vengono considerati come fossero un'unica persona.
Mise una mano sulla sua spalla ed esitò un attimo.

- Ti va se ci sediamo lì?- indicò le sedie della tribuna e Shin Hye annuì.
Presero posto verso i primi posti, il corvino giocherellava imbarazzato con la palla, girandola e rigirandola fra le mani.

- Ho combinato un casino- mormorò lei affranta.

- Non è una novità- ridacchiò lui.

- Mianhae- disse l'ennesima volta.

- Tranquillo, non è stata colpa tua, in un certo senso-

- Perchè?-

Hoseok si voltò verso di lei.

- Ho notato che non conosci parecchie cose del mondo del k-pop. Cose che devi imparare, se non vuoi finire male. Una di queste è che se un membro di un gruppo compie un errore, automaticamente anche gli altri si beccano la punizione, questo perchè ci sono così tanti trainee che gli insegnanti preferiscono considerare ogni gruppo come fosse un'unica persona- spiegò in modo pacato.

- Ma ognuno di noi ha una propria personalità, non siamo tutti uguali- protestò lei, imbronciandosi l'attimo dopo. Il corvino sorrise, scompigliandole i capelli.

- Se vuoi essere un Idol devi fare tanti sacrifici- si limitò a rispondere. Fece rimbalzare un paio di volte la palla sul terreno, lo sguardo era perso.

- E comunque volevo un tuo consiglio- esordì lei con un sospiro.

- Dimmi pure-

- Il fatto è che una ragazza mi ha minacciato e sono stato costretto a rubare una cosa molto importante ad un mio amico per darla a lei, così che non dicesse nulla. Il problema è che questo mio amico potrebbe scoprilo da un momento all'altro e vorrei ridargli la cosa che ho rubato ingiustamente, che faccio?- gesticolò nervosamente e fece una smorfia con la bocca, l'espressione sul viso di Hoseok era a dir poco indecifrabile.
Scoppiò in una fragorosa risata.

- Innanzitutto, cos'è questa 'cosa' che hai rubato? E poi chi è questo tuo amico, uno del nostro gruppo?- chiese.
Shin Hye sussultò e balbettò mugolii incomprensibili, indecisa se rivelare l'identità di Jimin oppure no.

- Non sei obbligato a dirmelo, era solo per curiosità- la tranquillizzò lui, tirandole un'affettuosa pacca alla spalla.

- E comunque quello che posso dirti è di scoprire qualcosa di scandaloso su questa ragazza, così da minacciarla e farti ridare la cosa che hai dovuto rubare all'amico, okay?- concluse poi, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.
La ragazza ricambiò e gli si fiondò addosso, abbracciandolo.

- Grazie grazie grazie! Non ci avevo proprio pensato! Come farei senza di te?- mugugnò con voce ovattata sulla sua spalla, stringendolo forte a sè.
Hoseok rimase interdetto per l'assalto improvviso, ritrovandosi a ricambiare la stretta con un sorriso imbarazzato.

- Infatti senza di me sei una frana!- esclamò sarcastico.

- Sei così odioso hyung-

- Ti voglio bene anch'io, eh!-

Si salutarono ridacchiando, intanto la campanella che segnava la fine della ricreazione era ormai suonata.
Shin Hye fu costretta a farsi le scale e ritornare in classe, nel mentre si accorse di un capannello di persone formatosi attorno a Jimin e Jae Rin.
Si bloccò e trattenne il respiro, non curandosi di andare a nascondersi da qualche parte per non farsi notare. Ascoltò la conversazione senza pudore.

- Ma che bel cellulare che ha Park Jimin!- esclamò la ragazza, tenendo in mano l'aggeggio con soltanto due dita, come ad avvisare il ragazzo facendogli intuire che l'avrebbe buttato a terra da un momento all'altro.
Il castano assottigliò gli occhi.

- Come fai ad averlo?- domandò. I ragazzi intorno o ridacchiavano, oppure filmavano la scena.

- Oddio, non sapevi che me l'ha dato proprio il tuo carissimo amichetto Youngjae?- lei incrociò le braccia al petto e gli rivolse un'occhiata beffarda.
Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò.

- Forse dovrei dire Shin Hye- la voce era suadente e non ci pensò due volte a mordergli il lobo dell'orecchio.
Jimin se la scrollò di dosso spingendola via e massaggiandosi l'orecchio, sputando per terra.

- Non ci credo- affermò cocciuto.

- Davvero? Perchè non chiederlo al diretto interessato?- l'altra indicò Shin Hye e le fece segno di avvicinarsi.
Il respiro le si bloccò nei polmoni, incapace di espellerlo. Era stata fregata, ormai non doveva fare altro che ammettere che sì, era fottutamente stronza e codarda.

Il moro sgranò gli occhi nel vedere la ragazza farsi sempre più vicina al gruppetto di persone, fino ad essere affiancato da lei.
Non poteva ricevere un'altra delusione da parte sua, non di nuovo.

- Kim Youngjae, è vero che hai rubato il cellulare di Jimin per consegnarlo a me?- formulò la fatidica domanda, in attesa di una risposta positiva.
Essa non si fece attendere, in quanto Shin Hye non aveva altre chances.
Annuì lentamente a testa bassa, le braccia erano distese mollemente lungo i fianchi e la schiena era un po' incurvata, segno che l'umiliazione era molto pesante.

- Non ho sentito bene!- fece quella, tirandole una ciocca di capelli.
La ragazza si morse il labbro inferiore per non piangere e borbottò un flebile 'sì', tanto bastava a farsi sentire da tutti.
I ragazzi intorno scoppiarono a ridere e anzi, ridevano così tanto che furono costretti a tenersi la pancia per non morire di infarto.

- Ah e comunque è proibito avere il cellulare quando si è trainee- Jae Rin avvisò il castano.

- Però... belle conversazioni quelle tra te e Jungkook, non fate altro che dire quanto sono sexy le ragazze dell'ultimo anno!- continuò e scatenò altre risate.

- Non azzardarti a mettere di mezzo Jungkook in questa storia- Jimin strinse le mani in pugni e digrignò i denti.
La ragazza lo tranquillizzò con una pacca alla schiena.

- L'obbiettivo non è il piccoletto, sei tu- ammiccò nella sua direzione e se ne andò, accompagnata da tutta la folla adorante di sudditi di un regno inesistente.


Una volta che le uniche anime presenti nel corridoio del secondo piano erano solo le loro, Shin Hye gli rivolse un'occhiata malinconica.
Fece per parlare, quando il ragazzo le sferrò una sberla.
Cadde a terra come una pera cotta, massaggiandosi il viso.

- Non so se mi fai più schifo tu o quella puttanella di due minuti fa- sibilò a denti stretti.

- Ji-Jimin ti prego non dire così-

- Non me ne fotte un cazzo delle tue lacrime, con me hai chiuso- affermò deciso.
La ragazza si fece forza e si alzò, aggrappandosi al braccio del ragazzo e provando a fermarlo.

- Non è come sembra. Mi ha minacciata! Ha detto che avrebbe rivelato a tutti la mia identità se non le avessi dato il tuo cellulare- spiegò.

- Oltre ad essere una nullità sei anche egoista-

- Jimin, so che non lo pensi davvero- le lacrime scesero copiose sul viso, tirò su col naso.

- Ha-ha minacciato anche te, non te ne rendi conto? Ci ha scattato una foto mentre mi baciavi la guancia- continuò singhiozzando.

Il castano sembrò calmarsi un attimo, forse tutto aveva un senso. Ma fu solo un attimo.

- Potevi dirmelo prima e gliel'avrei fatta pagare- disse freddo.

- N-non ci ho pensato-

Il moro si lasciò sfuggire una risata ironica.

- Senti, vaffanculo!- si scostò dalla debole presa della ragazza ed entrò in classe, abbandonandola davanti alla porta.
Yoongi aveva visto tutta la scena, non dall'inizio però. Sapeva che stava piangendo per Jimin e ciò gli fece salire una strana rabbia in corpo.
Deglutì e si avvicinò a grandi falcate verso Shin Hye.
La bloccò contro il muro e fissò i suoi occhi per interminabili secondi, prima di proferire parola.

- Sono stanco: o lui, o me-


***
Annyeong popolo! Come al solito mi faccio viva ogni domenica xD bene bene, Yoongi le ha appena dato un ultimatum, voi che dite? Sceglierà lui o Jimin? Quel nanetto si è comportato parecchio male, non si prendono a schiaffi le ragazze! *prende Chim per l'orecchio e lo trascina via dalla scena* *si accorge che è stata proprio lei a scrivere sta roba e si blocca*  no vabbè, oggi sto proprio fumata XDXD Jae Rin è più stronza che mai e questa non sarà l'unica 'marachella' che combinerà... ne farà una molto più grave, tranquilli *spoiler time!*    spero vi stia piacendo come prosegue la storia e un grande grazie a tutte le persone che leggono/seguono la storia e ovviamente a chi la recensisce, mi fate davvero felice *_*  scappo via, bacioni a tuttiiiii  _MartyK_ <3

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Yoongi era appena giunto davanti alla porta della sua classe, e davanti ai suoi occhi si presentò una scena piuttosto fastidiosa: una Shin Hye triste e piangente che si aggrappava al braccio di Jimin come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
E per giunta lui sembrava fregarsene completamente dello stato d'animo della ragazza, scostandosi dalla sua presa ed entrando in aula.
Non sentì bene ciò che si erano detti e non seppe nemmeno cos'era successo di così orribile, ma una cosa era certa: era stanco.
Stanco di essere sempre quello che arriva dopo il grande e glorioso Park Jimin; stanco di essere la ruota di scorta per chiunque; stanco di non essere compreso. Insomma, anche un bambinetto di cinque anni si sarebbe accorto che aveva un'abnorme cotta per la ragazza che si finge un ragazzo.
Solo la diretta interessata non se ne accorgeva.
Chissà perchè, si disse in mente, per poi scuotere leggermente la testa, come a scacciare i pensieri maligni.
Nonostante tutto voleva provarci, per una volta voleva essere positivo.





Nel frattempo Shin Hye si era alzata da terra e stava per raggiungere la classe, se non l'avesse fermata in tempo.
La bloccò al muro sbattendo il palmo della mano contro di esso, noncurante e seducente contemporaneamente. La mora sembrò spaesata.
Lui ghignò e si avvicinò pericolosamente al suo viso, stando a meno di tre centimetri di distanza dalle sue labbra schiuse e imbronciate.

- Sono stanco: o lui, o me- proferì quell'ultimatum come se fosse la decisione più semplice del mondo, ma la realtà era ben diversa.
Non si trattava di scegliere tra il vestito corto o quello lungo, bianco o nero, anche perchè a limite si comprano tutti e due.
E Shin Hye non poteva scegliere sia Yoongi che Jimin, erano diversi. Troppo diversi.

- Cosa stai dicendo?!- ridacchiò nervosa lei.

- Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, ho fretta- fece annoiato il corvino.

- Non puoi chiedermi una cosa del genere-

- Perchè non sai rispondere o perchè non sai dirmi di no?-

A quel punto Shin Hye voltò lo sguardo e rise sarcastica.

- Non girare la frittata- borbottò.

- Sei tu che lo stai facendo-

- Sentite, per caso vi siete messi d'accordo per farmi dannare l'anima? Ho passato una giornata di merda e non ho intenzione di rovinarmela ancora di più-

- Hai idea di quante giornate di merda io abbia avuto? Di certo non vengo a raccontarti le mie mirabolanti disavventure- Yoongi gesticolò irritato, per poi tirare un profondo sospiro e puntare lo sguardo sul pavimento.

- Sto parlando seriamente, rispondi a questa dannata domanda- mormorò a bassa voce.

- Non lo so- Shin Hye deglutì, sentendo improvvisamente caldo.

- Cosa non sai?- il corvino alzò lo sguardo.

- Tu o Jimin, la scelta intendo. Non lo so, siete due ragazzi completamente diversi, eppure mi supportate di continuo. Un po' come se il vostro unico punto in comune fossi io, ecco. Non che sia egocentrica o narcisista, sia chiaro, anzi sono lusingata. Ma ho una tale confusione in testa...-

Yoongi bloccò il monologo con l'indice fermo a mezz'aria.

- Shin Hye, questo dimostra ciò che sei: infantile. Patetica e infantile. Nella vita bisogna fare delle scelte importanti, non sarà sempre tutto rose e fiori e non sempre potrai scegliere tutte e due le cose. Se vuoi dirmi di no non mi offendo, dico davvero- tirò un sospiro triste.

- Ma Yoongi, io...-

- Dì la verità, almeno stavolta. Ti piace Jimin?- il ragazzo provò a farle una domanda meno complicata.
Levò la mano dalla parete bianco latte del muro e stese il braccio lungo il fianco destro, in attesa di una risposta.
Shin Hye fissava le sue pupille con un'espressione indecifrabile, un misto di tristezza, confusione e sorpresa. Aveva perso la facoltà di parlare, le sue corde vocali non riuscivano ad emettere alcun suono se non brevi mugolii.
Vide Yoongi ridacchiare.

- Io lo sapevo- disse tra una risata e l'altra.

- C-cosa sai? Perchè ridi così?-

- Che sono uno scemo, un coglione. Un completo coglione! E io che speravo fosse il contrario, ma cavolo, è così evidente!- Yoongi sembrava fuori di testa.
Shin Hye invece piangeva silenziosamente.

- Ho paura- si lasciò sfuggire un singhiozzo.

- Di cosa?-

- Di perderti, non voglio che la nostra amicizia finisca così- lo prese per il braccio e glielo strinse forte. Fu Yoongi a sentirsi in imbarazzo.

- Ho bisogno di stare da solo per un po', poi tornerà tutto come prima, promesso. D'altronde sono solo un amico, giusto?-

Shin Hye allentò la presa e il corvino potè allontanarsi definitivamente, non prima di averle lanciato una breve occhiata malinconica.
Prese un bel respiro ed entrò in classe, una lacrima sfuggita al suo controllo solcò la sua pallida guancia. Se la scacciò prontamente.



























* * *



































 Era ora di inglese, il professore spiegava pacatamente la lezione e Jimin fissava lo stesso punto della lavagna multimediale dall'inizio dell'ora.
Qualcuno poteva pensare benissimo che fosse un alunno a modo e diligente, e invece no. La verità era che non gliene fotteva una fava della lingua inglese, poteva cavarsela a gesti.
Le immagini della ricreazione tormentavano la sua povera testolina bacata, non riusciva a capire come avesse fatto a tirare uno schiaffo a Shin Hye.
Una ragazza. Aveva picchiato una donna, che essere spregevole!
Passò lo sguardo sulla mano con cui l'aveva colpita e la girò e rigirò più volte, chiedendosi come mai non l'avesse ancora amputata.
Jin, il suo compagno di banco, si era accorto da un pezzo che c'era qualcosa che non andava.
I suoi occhi lo fissavano curiosi e preoccupati al tempo stesso, faceva smorfie di disappunto con la bocca, di tanto in tanto.

- Si può sapere che hai oggi?- bisbigliò al suo orecchio, avvicinandosi all'amico e facendo attenzione a non venir beccato dal prof.

- Niente, tranquillo- si voltò verso il più grande con uno sguardo bonario e un grande, genuino sorriso.

Saranno state almeno cinque volte che Kim Seokjin gli aveva chiesto come stava, e per cinque volte aveva ricevuto come risposta la stessa faccia da ebete costruita al momento. Scrollò le spalle con nonchalance e poggiò il gomito sul banco, sorreggendosi il capo con una mano, la storia inglese era pur sempre noiosa.
Jimin si disse che era meglio così, non era il tipo che raccontava i suoi problemi amorosi ai suoi amici - intimi o meno che fossero.

- Signorino Park- a risvegliarlo dai suoi cupi pensieri fu quel maledetto uomo alla cattedra. La tachicardia salì a mille.

- Legga a pagina 23, The Courtly Love- gli ordinò. Amore cortese? Bene, ci mancava solo quello.
Avrebbe preferito andare alla lavagna, fare una figura di merda e prendere impreparato.





























* * *



























Il pomeriggio non andò meglio. I futuri Bangtan Boys avevano lezione di ballo alle quattro e mezza, mentre l'orologio segnava le quattro in punto.
Mancava ancora mezz'ora e Park Jimin era l'essere umano più agitato sulla faccia della Terra.
Non per qualcosa, solo non aveva il coraggio di alzare lo sguardo e puntarlo sugli occhietti tristi di Shin Hye. Al solo pensiero gli veniva voglia di scavarsi la fossa sotto i suoi stessi piedi, a mani nude.
Sapeva di aver reagito male. Poi si chiese chi avesse veramente ragione e la risposta se la dette in meno di un nanosecondo.
Chi era quella che gli aveva rubato il cellulare? Chi era quella che si era fatta minacciare da Jae Rin? Chi impersonificava la stronzaggine tra i due?
Annuì con enfasi e si guardò allo specchio dell'unico bagno presente in camera da letto, passandosi distrattamente una mano nei folti capelli castani e mordendosi involontariamente il labbro inferiore, assorto in ciò che stava combinando.
Mise la fascetta nera, levò i pantaloni della tuta e indossò quelli larghi e corti. Mise la canottiera elasticizzata bianca e si disse che poteva andare.



Uscì dalla stanza e si diresse verso la sala. Stranamente non aveva voglia di riposarsi prima di subire ore infernali.
Gli venne in mente un episodio accaduto parecchie settimane prima, quando sorprese Shin Hye impegnata a ballare nel suo studio personale.
Un sorriso ingenuo dipinse il suo viso.
Andò davanti alla porta della sala e l'aprì, non curandosi del fatto che avrebbe dovuto bussare. Era convinto che non ci fosse nessuno, ma a quanto pare si sbagliava.
Lo stereo era a basso volume - potè notare che era una canzone dei Big Bang - e la ragazza compiva movimenti bruschi e incerti davanti allo specchio, cercando di stare al tempo della musica.
Jimin si bloccò, squadrandola da capo a piedi e provando a sgattaiolare via. L'unico problema era che la porta era ormai completamente spalancata.
Shin Hye gli rivolse un'occhiata fugace e sussultò, deglutendo e andando verso lo stereo.

- No, non mettere in pausa!- il moro si fiondò dietro di lei e sfiorò la sua mano, ritirandola l'attimo successivo.
Nonostante ciò non riusciva a muoversi, era come impalato sul posto e anzi, si fece impercettibilmente più vicino a lei, il fiato sul collo e il batticuore incessante.
Una vocina nella sua mente gli disse di ricomporsi, di tornare al solito e freddo Park Jimin, ma dall'altra parte si sentiva una vocina opposta urlare che sì, stava facendo bene e non doveva smettere proprio in quel momento.
Si umettò le labbra, leccandosele più e più volte, preso dal nervosismo. Aveva una voglia matta di baciarle il collo.
Shin Hye dal canto suo stette immobile, sperando che facesse qualcosa. Poi prese coraggio e decise di affrontarlo faccia a faccia.
Quasi le venne da ridere per la faccia da ebete che si ritrovava davanti, Jimin somigliava ad un bambino a cui hanno appena levato le caramelle.
Voleva dirgli qualcosa; qualcosa di sensato, ma non gli veniva in mente nulla. Non sapeva come iniziare una conversazione, non ne aveva proprio idea.

- Mianhae- mormorò timida come al suo solito. Jimin sembrò irrigidirsi un attimo. Forse non doveva dirlo.

- Smettila di dire 'scusa' ogni volta che sbagli- disse, per l'appunto.

- Non è così che si dice quando si sbaglia?-

Il castano si grattò la nuca e scosse la testa, la distanza tra di loro era comunque minima.

- Sono io a dovertelo chiedere- ed ebbe voglia di farsi piccolo piccolo in quella fottutissima canottiera aderente. Mannaggia a lui e al suo esibizionismo del cavolo.
La ragazza annuì.

- Non è successo niente, tranquillo-

- Sei sicura? Dio, ci sono rimasto così male che ho persino paura a sfiorarti- confessò.
Allungò la mano verso di lei e passò il pollice sulla sua guancia sinistra, accarezzando e facendo cerchi concentrici su di essa, quasi volesse rimediare allo schiaffo.
Shin Hye si beò del suo tocco così delicato e mascolino allo stesso tempo.
Le dita affusolate si prendevano tutto il tempo necessario a percorrere la pelle liscia di lei.

- Lo stai facendo proprio adesso- sorrise, interrompendo quel momento idilliaco.
Jimin ritrasse la mano terrorizzato e balbettò flebili scuse, giustificandosi in modi incomprensibili.
Shin Hye abbassò lo sguardo, voleva baciarlo, doveva baciarlo. E anzi, 'ora o mai più' era l'unico pensiero che le balenava in testa.
Si alzò in punta di piedi e raggiunse la sua altezza, standogli ad una distanza così minima che poteva sentire perfettamente il suo alito alla menta.
Non aveva mai baciato un ragazzo in vita sua e non sapeva neanche come si faceva, per cui si limitò a strizzare gli occhi e poggiare delicatamente le sue labbra a quelle di Jimin, bloccandogli il polso nel caso avesse provato a fermarla.
Successe tutto in meno di un secondo, quel tocco di labbra durò così poco che sembrava non fosse successo nulla, eppure era bastato a scatenare il Caos totale nel cuore di Jimin.
Era così felice che avrebbe volentieri fangirlato correndo per tutto il perimetro della sala da ballo, ma poi si disse che ce n'era di tempo per farlo più tardi.

Fece indietreggiare la ragazza fino a che non sbattè la schiena contro il muro.
Le bloccò ogni via d'uscita con un braccio posato all'altezza della sua testa e inclinò il viso, avvicinandosi rapidamente al suo volto e fiondandosi sulle sue labbra, unendole alle sue in un bacio morboso e poco casto.
Da quanto aspettava quel momento, da quanto! Era così impaziente che credette di morire con le farfalle allo stomaco.
Leccò il suo labbro inferiore e lentamente inserì la lingua all'interno della sua bocca, incrociando la sua e dando inizio ad una lunga danza sensuale.
Shin Hye sospirò di piacere sulla sua bocca e affondò una mano nei suoi capelli, scompigliandoglieli con foga.
Con l'altra si appigliò alla sua canottiera, stringendo forte un lembo di stoffa e intimandogli di continuare.
Il suo stomaco si era ridotto in coriandoli colorati e il cuore batteva così forte che probabilmente avrebbe sfondato la cassa toracica da un momento all'altro.
Di certo non poteva desiderare di meglio come primo bacio.


Si staccarono soltanto quando furono definitivamente a corto di aria nei polmoni, tanto per non morire soffocati l'uno accanto all'altro.
Il respiro era affannato e fu lei a proferire parola.

- Non ho mai baciato nessuno in vita mia- ammise, pentendosene l'attimo dopo.
Fece una smorfia con la bocca e puntò lo sguardo sui suoi piedi, sentendo il sangue salire verso le gote.
Jimin poggiò l'indice sul suo mento e le intimò di sostenere il suo sguardo, sfoggiando il sorriso più smagliante che avesse mai visto.

- A me sta bene- scrollò le spalle e inglobò il suo corpicino in un abbraccio protettivo. La ragazza scorse una nota di gelosia nella sua voce e ridacchiò.

- Sono stata brava?- chiese timidamente. Il castano alzò un sopracciglio.

- A fare cosa?-

- A baciarti. Sono stata brava o faccio schifo?-

Jimin poggiò la fronte su quella della ragazza chiudendo gli occhi, un sorriso indecifrabile sul volto.

- Davvero ti preoccupi di questo?-

Sembrava non importargliene, e proprio quando stava per parlare sentì la voce calda e profonda del ragazzo nell'orecchio.
Rimbombava forte e chiara, non l'avrebbe dimenticata facilmente.

- Sei così brava che ti mangerei le labbra, se potessi- sussurrò maliziosamente.
Si staccò dalla ragazza, mantenendo le braccia allacciate alla sua vita. Shin Hye sgranò gli occhi.

- Pabo!- tirò un debole pugno alla sua spalla e arrossì.

La miglior mezz'oretta mai trascorsa in tutto quel tempo alla BigHit.


***
Annyeong popolo! E così, senza internet al cellulare e l'influenza che dura tre fottutissimi giorni tanto per destabilizzarmi fisicamente e psicologicamente, la Marty ritorna con gli aggiornamenti millenari xD che dire, il capitolo parla da solo (sì come no), Yoongi friendzonato e Jimin idolatrato. Bene. Ottimo. Perfetto. EH NO. Perchè nel prossimo Jae Rin ne combinerà una delle sue per svelare la vera identità di Shin Hye, preparatevi ;D (anche se il peggio deve ancora arrivare). E niente, spero davvero che vi piaccia anche questo capitolo e ringrazio come al solito chi legge la storia, chi la segue e chi la recensisce ^^ la prossima storia sarà leggermente diversa... anche nel rating, lol *si imbarazza*. Scappo via, bacioniiiii _MartyK_ <3

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Shin Hye e Jimin sciolsero l'abbraccio, sorridendosi come due scolaretti alla prima cotta.
E in effetti era così, Jimin non si era mai innamorato di una ragazza: erano tutte troppo snob, egocentriche e narcisiste, se si strusciavano addosso a lui era solo per il suo gran bel fisico - forgiato da ore estenuanti di ballo e palestra - o per una botta e via.
Sapeva che Shin Hye non era come loro, era piacevolmente diversa.
D'altronde si era finta un ragazzo pur di raggiungere il suo sogno!

I due piccioncini erano persi nei reciproci sguardi, così persi nel loro mondo fatato da non accorgersi che qualcuno li stava fissando da un po'.
Un qualcuno che avrebbe preferito non vedere mai quella scena, o a limite desiderare di essere al posto di Jimin.
Min Yoongi.
Se il silenzio della ragazza gli aveva fatto crollare il mondo addosso, vederla avvinghiata ad un corpo che non era il suo lo mandava direttamente in manicomio. Nemmeno se ne accorse, le mani erano strette in pugno, le nocche bianche, chissà cosa stava progettando la sua mente malata. Malata e delusa.
Non era mai stato un tipo sicuro di sè e anzi, le sue esperienze amorose erano state davvero poche, ma un pochino ci aveva sperato.
Forse era stato il suo dolce sorriso, il modo in cui quelle labbra rosee palesemente femminili si schiudevano mostrando i denti; forse era stato l'imbarazzo con cui gli si rivolgeva a far sì che in quella zucca vuota nascesse qualche buon presentimento; forse era stato semplicemente un idiota.
Per una volta le voci di corridoio avevano ragione: nessuno è in grado di superare Park Jimin, che si tratti di ragazze, sport o scuola.
Quel nanetto dal fisico marmoreo era nato per essere il migliore, il numero uno. E lui era nato per essere il numero due.

Quella scena gli aveva fatto male al cuore, tant'è che aveva paura che gli prendesse un infarto.
Poi tirò un sorriso enigmatico accompagnato da una scrollata di spalle.
Park Jimin? E chi se ne fotte, mica tutti possono chiamarsi come lui, è già tanto se in Corea esistono pochi cognomi e deve condividere il suo con altre settecentomila persone.
Decise di saltare la lezione di ballo, dopotutto non era la prima volta che lo faceva. Merito della sua pigrizia e dell'irrefrenabile voglia di oziare.
Si chiuse in camera e si buttò a peso morto sul suo lettino, prendendo da chissà dove carta e matita e scribacchiandovi qualcosa di molto simile al testo di una canzone. Decise anche di congelare il suo debole cuore in una capsula fredda, ghiacciata.
Lo avrebbe scongelato solo quando era necessario, ad esempio per scrivere, proprio come in quel momento.






Tra squat, esercizi per rafforzare cosce e glutei e nuovi passi di danza che sarebbero entrati a far parte della futura coreografia dei Bangtan Boys, la porta dell'enorme sala si spalancò senza preavviso. L'uscio rivelò l'esile figura di Song Jae Rin, l'insegnate mise in pausa lo stereo.

- Ragazzi, sto avvisando tutti. Siete invitati al mio mega party per il mio compleanno!- esclamò con un urletto degno di una fangirl.
Si esibì con un paio di saltelli e un orrendo - quanto perfetto - aegyo. Si vedeva che aveva la stoffa per essere Idol.
Abbandonò la sala, e con lei la scia inebriante di profumo costoso, richiudendosi la porta dietro le spalle. Di lei rimaneva solo il fastidioso suono che emettevano i suoi fottutissimi tacchi a spillo.
Shin Hye si chiese se fosse l'unica a sperare in una sua caduta, insomma, è difficile camminare su trampoli di quindici centimetri!
Per poco non rise al pensiero, o si sarebbe beccata i richiami di Melanie e le tirate di capelli di Karl, a volte si diceva che tutta quella violenza era illegale.
La musica ripartì, Moves like Jagger dei Maroon 5 e Christina Aguilera rimbombava in tutta la stanza, i ragazzi ripresero a muoversi energicamente, sembrava fosse l'unica ad essersi incantata con lo sguardo.
Il piccolo Jungkook le scosse una spalla, rivolgendole uno sguardo interrogativo. Prima che Karl inveisse contro di lei, si riprese dallo stato di trance e tentò di copiare i passi degli altri alla meno peggio, ringraziando il suo dolcissimo dongsaeng con uno sguardo riconoscente.





























* * *


























Appena terminate le ennesime ore stancanti, nel dormitorio non si fece altro che parlare del meraviglioso party di 'quella strafiga di Song Jae Rin'.
La notizia era corsa così velocemente che un fulmine in confronto era più lento di un bradipo.
Namjoon e Taehyung furono i primi a prendere l'argomento, irrompendo in stanza e andando alla ricerca di tutte le cose che servivano per la doccia.
Quasi non fecero caso a Yoongi bello addormentato, un sorriso sereno a dipingergli il volto.

- Ragà, secondo voi dovremmo proprio andarci?- esordì il leader.

- Dove?- fece Jimin con sguardo perso. Lo scappellotto scherzoso di Taehyung arrivò puntuale alla sua nuca.

- Scendi dalle nuvole, pabo- ridacchiò.

- Una cosa del genere detta da Kim Taehyung è un'offesa!- a lui si unì - con sua grande sorpresa - Shin Hye.
Si trattenne dal rincorrerla e farla morire soffocata con il solletico borbottando un aish soppresso da un colpo di tosse, tanto per schiarirsi la voce.

- Personalmente, non andrei alla sua festa manco se fosse la più divertente del mondo-

- Dici sul serio? Eppure a scuola lo sanno tutti che...- prima che Taehyung si lasciasse sfuggire qualche parola di troppo, Namjoon si fiondò addosso alla sua schiena e gli tappò la bocca, urlando un 'lalala' fuori luogo e annunciando al resto della combriccola che sarebbero andati a fare la doccia.
Shin Hye era a dir poco confusa e Jimin non lo era certo di meno.

- Cosa sanno tutti a scuola?- domandò con nonchalance.

- Non ne ho idea, dipende da che cosa si tratta-

La mora deglutì pensierosa, incrociando le braccia al petto. Jimin le si avvicinò, cingendole i fianchi con le braccia e stampando un bacio sulla sua fronte, sussurrandole un flebile 'sta' tranquilla'. Prese le sue cose e fece per lasciare la stanza, quando si accorse di essere seguito da lei.

- Ah-ah! Non permetto alla mia ragazza di farsi la doccia con sei uomini- il viso del castano assunse un'espressione dura e corrucciata.

- Eh?- ridacchiò beffarda lei. Jimin le indicò il bagno della camera da letto.

- Vai lì dentro, forza!- la spinse via e chiuse la porta, tirando un sospiro felice. Shin Hye si portò la mano all'altezza del petto, il suo cuore batteva fortissimo.
L'aveva appena definita sua ragazza e aveva mostrato i primi - non avendo notato quelli precedenti alla confessione - segni di gelosia.
Aveva voglia di correre come una pazza per tutto il perimetro di quella minuscola stanza senza un motivo preciso. Poi si accorse che in realtà non era sola e che con lei c'era un Yoongi appisolato alla grande.
Si disse che non era un problema e che poteva benissimo chiudersi a chiave, e così fece.
Al ritorno si accorse che il corvino stringeva al petto un foglio con fare protettivo, come se quel pezzo di carta fosse la sua unica ragione di vita.
Sia chiaro, Shin Hye era una brava persona e non si era mai azzardata a prendere le cose degli altri senza permesso, ma la curiosità era così grande che non resistette e glielo sfilò lentamente dalle braccia.
Lesse il contenuto, giusto le prime frasi, per poi accorgersi che il soggetto principale era lei.
Il labbro inferiore tremò e una lacrima solitaria rigò il suo viso, non credeva che Yoongi potesse provare tali sentimenti nei suoi confronti. Rimise a posto il foglio e si distese sul suo letto, tirando su col naso.
Non le piaceva rifiutare di dare una possibilità a qualcuno, ma non pensava che fosse stato il primo ad accorgersi di lei - come ragazza si intende.
Avrebbe dovuto capirlo dai suoi piccoli gesti significativi.

Prima di crollare nel mondo dei sogni sussurrò tra sè un 'mi dispiace tanto hyung-nim'.




























* * *
































La sera della festa non tardò ad arrivare, e a malincuore i Bangtan erano stati costretti a partecipare da una Jae Rin alquanto minacciosa.
'Se nessuno di voi baldi giovani non si presenta ai miei diciotto anni vi faccio diventare delle insulse femminucce!': la frase con cui aveva esordito.
Molto fine per essere una ragazza, estremamente educata per essere la leader di una futura girlband. Dava l'esempio.



Gli otto ragazzi decisero di sforzarsi e sfoggiare un sorriso da star a quel fottuto party per figli di papà, dopotutto era anche un'occasione per provare i sorrisi finti, dal momento che avrebbero sfondato nel mondo della musica da un istante all'altro.
Ricevettero il permesso di uscire a tarda serata direttamente dal loro coreografo, Jimin ridacchiò ironico intuendo il motivo per cui l'aveva fatto.
Corrotto, cafone, pervertito, maniaco, stronzo, violento e idiota di un insegnante, questi erano i termini che pensava mentre indossava la camicetta bianco latte.
I pantaloni in pelle neri mettevano in risalto le sue muscolose cosce e, in generale, le sue gambe da urlo.
L'intero popolo femminile avrebbe peso dalle sua labbra, anche se l'unica che doveva farlo era Shin Hye.
E a proposito di lei, data la sua identità, fu costretta a mettere lo smoking e a spettinarsi i capelli, tanto per renderli un po' bastardi. Il castano non fece altro che mangiarsela con gli occhi, aveva un certo fascino persino in versione maschile.
Una volta usciti via dalla BigHit, gli otto ragazzi si intrufolarono nella limousine e attesero durante il viaggio, chi distraendosi con un po' di musica, chi disegnando cerchi concentrici sul vetro dell'automobile.
Giunti a destinazione, si ritrovarono di fronte ad un immenso giardino fiorito e ben curato, con gli alberelli a forma sferica e motivi floreali sulla striscia di erba che separava il giardino dall'ingresso della villa.
Inutile dire che si chiedevano come mai si ostinava a diventare Idol quando i soldi non le mancavano.
Probabilmente era il suo sogno, sia chiaro, ma di certo con dei genitori del genere che ti permettono di dare feste improvvise e che al contempo non hanno manco la faccia per presentarsi all'Happy Parents' Day si può fare qualsiasi cosa.
Non ebbero neanche il tempo di suonare al campanello che vennero accolti da dei calorosi abbracci da parte della festeggiata (vestita in modo provocante e con un vestitino inguinale, ovviamente).
Si fiondò addosso a tutti, in particolare a Jimin, saltando bellamente Shin Hye.


Il resto della serata lo passarono tra sorsi di tequila, chiacchierate con alcune ragazze più grandi e balli sfrenati al centro della pista (si parla di Hoseok e Taehyung), tanto per passare il tempo.
La situazione rimase identica fino a quando Jae Rin, accompagnata dalle sue adorabili amichette del cuore, non si decise a tenere un discorso, manco fosse la presidentessa d'America.

- Ragazzi e ragazze ho una cosa da dirvi: come sapete, sono una persona molto timida e chiusa- a quell'affermazione si elevò un boato di urla e schiamazzi in segno di protesta.

- Stavo scherzando, un po' di ironia!- tirò una risata stridula lei.

- Dicevo, come sapete, sono una gentilissima persona che ci ha tenuto a festeggiare il compleanno con degli amici speciali come voi- si interruppe un attimo, giusto il tempo di borbottare qualcosa all'orecchio delle sue ancelle e fare una smorfia con la bocca.
Fu capace di individuare Shin Hye nella folla e inviarle un'occhiataccia, tanto era l'astio che provava nei suoi confronti.

- In particolare, volevo che uno di voi cantasse una canzone per me-

Silenzio. Si sentivano i grilli canticchiare.
Tutti erano terrorizzati dall'indice accusatorio di Jae Rin, che prima o poi si sarebbe fermato e avrebbe indicato il tizio che doveva cantare per lei.

- Kim Youngjae, voglio che mi canti I will always love you di Whitney Houston-

La diretta interessata aggrottò le sopracciglia, quella canzone era difficilissima per una donna, figuriamoci per un uomo!
Cos'aveva in mente Jae Rin?

Intanto le tre arpie avevano avviato un coro che invocava il suo nome, e così fu costretta ad alzarsi dallo sgabello del bancone dei drink e dirigersi verso la pista, sotto lo sguardo soddisfatto della folla adorante e quello preoccupato dei suoi hyung.
La festeggiata si fece da parte e diede il microfono alla mora, che lo impugnò e lo tenne stretto al suo petto, quasi avesse paura di cantare.
Di solito non soffriva di sindrome da palcoscenico, ma in quel momento si sarebbe volentieri sepolta viva accanto a Tutankhamon.

La base partì, Shin Hye deglutì e chiuse gli occhi, come se stesse giocando a mosca cieca con i suoi cuginetti.
Le prime parole in musica rieccheggiarono nell'intera villa, la voce tremava un po' ma nulla di grave. Pian piano prese sicurezza e alzò lo sguardo, lasciandosi sfuggire un sorriso ingenuo nell'incrociare lo sguardo felice di Jimin.
Tutto tranquillo e normale fino a quando non arrivò al ritornello: prima che potesse esordire con quell'agognato and I, una cascata d'acqua ghiacciata cadde addosso a lei dal soffitto.
Successe in meno di una frazione di secondo, ed era tutta bagnata.
Si accorse che, nonostante avesse messo la fasciatura al seno, le forme femminili si notavano comunque. Capì l'intento di Jae Rin, lo capì davvero.
Prima che i presenti potessero fare due più due e scoprire la verità, Jimin si fiondò addosso alla ragazza e la coprì con la sua camicia, lasciando allo scoperto i suoi addominali.
Nessuno si curò del gesto d'affetto nei confronti della ragazza, la folla adorante urlava eccitata alla vista del fisicaccio di Park Jimin.
Levò il microfono dalle mani di Shin Hye e si rivolse al pubblico con un 'fate tutti schifo'.




Gironzolarono per un po' alla ricerca del bagno, il castano la fece accomodare su una sedia e le passò un asciugamano sulla testa, massaggiando delicatamente.

- Avrei dovuto trattenerti, scusami- mormorò affranto. Shin Hye singhiozzò, dapprima piano, poi sempre più forte.

- Che stai facendo?- le chiese lui. Lei scosse la testa e si strofinò il naso con l'indice.

- Non azzardarti a piangere per una come lei, capito? O ritorno lì e combino un casino-

- N-no stai qui- sussurrò lei.

- Stai qui con me- continuò.

Jimin tirò un sorriso incerto e l'abbracciò, non curandosi del fatto che stavano rischiando di prendersi un malanno.
Jae Rin ebbe la faccia tosta di irrompere nel cesso e rivolgere un'occhiata minacciosa ai due.

- Park Jimin, non te la farò passare liscia!- urlò.
Il castano le inviò uno sguardo di sfida, il sorrisetto diagonale s'ingrandiva sempre di più.
Prese il viso di Shin Hye e unì le labbra alle sue in un dolce bacio improvviso. La ragazza sgranò gli occhi e mugolò qualcosa di incomprensibile all'interno della bocca del ragazzo, lui per ripicca dischiuse le labbra e inserì la lingua.
Jae Rin sbattè i piedi a terra un paio di volte e abbandonò la stanza. Corse via, una lacrima solcò il suo viso.

La festa doveva andare avanti.


***
Annyeong popolo! Questo è il mio modo di dirvi 'Buona Pasqua'... sì, prendetelo come se fosse un uovo di cioccolata, lol xD che dire, vi avevo avvisato per quanto riguarda Jae Rin, il prossimo capitolo sarà una 'rivelazione' per gli altri membri *no vabbè, ho già spoilerato tutto* e inoltre ci sarà anche una scena un po'... così... ehm. VABBE' AVETE CAPITO >////<   e comuuunque questa - lo ribadisco - non è stata e non sarà l'unica marachella di Jae Rin, nell'ultimo capitolo ne combinerà una piuttosto grave, tanto da compromettere la futura carriera di Shin Hye. Io mi fermo con gli spoiler o va a finire che vi riassumo gli ultimi due capitoli che rimangono. Vi avviso che ritornerò molto presto con una storia a rating rosso (oops) e con un'altra (ancora in corso) a cui tengo molto, spero tanto le apprezziate tutte e due :) intanto vorrei ringraziare tutte le persone che continuano a leggere la storia, _ChocolateKookie_ che mi sostiene sempre e in generale tutte le persone che leggono la storia ^^ vi lascio e scappo via, bacioniiiiii   _MartyK_ <3

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Jae Rin sbattè in modo nervoso un piede a terra e si lasciò sfuggire un ringhio di rabbia, per poi abbandonarli alle loro cose sbattendo la porta dietro le sue spalle.
Fuggì letteralmente via da lì rischiando anche di inciampare, visto che aveva i tacchi alti più di quindici centimetri. Una lacrima fuoriuscì distrattamente dal suo occhio destro, percorrendo la pallida guancia e raggiungendo il collo. Si asciugò e tirò su col naso, un'altra lacrima sfuggita al suo controllo.
Doveva ammetterlo? Aveva una cotta per Jimin.
Anzi, non era corretto dire ciò, perchè loro stavano insieme.
Sin da quando erano stati ingaggiati come trainee i loro cuori erano entrati in sincronia e alla BigHit lo sapevano tutti: le sue migliori amiche le augurarono il meglio mentre gli amici di lui stavano sempre allerta. Erano una coppia perfetta, si promisero di restare insieme anche dopo il debutto, ma evidentemente il destino si era opposto.
Incominciarono a litigare spesso, facevano tira e molla per qualsiasi scusa fino a troncare i ponti. Jimin sembrava averlo fatto alla grande, lei invece no.
Era ancora innamorata, dopotutto come fai a toglierti dalla testa un ragazzo che becchi in giro almeno cinque volte al giorno?
Quella con il castano era stata la sua unica relazione seria, la prima e l'ultima. Usava i ragazzi giusto per qualche limonata di nascosto dal CEO, magari in giardino, per poi mollarli inventando le classiche scuse di una donna: 'non sei tu, sono io' era la sua preferita.
Poi era arrivato Karl, il sexy coreografo dei BTS. In realtà era stato lui a corteggiarla dalla mattina alla sera con battute squallide e complimenti non pensati davvero.
Ma a lei andava bene così, se tutto ciò serviva a farle scalare la vetta del successo più velocemente.
Non negò che quando Jimin si era beccato un occhio nero e qualche costola rotta per 'difenderla' aveva provato una certa felicità.
Non per vedere il suo ex in quello stato, sia chiaro, è solo che l'averla difesa andando oltre ogni limite le aveva fatto sperare in un ritorno di fiamma.
Poi è arrivata Shin Hye a rovinare tutto.



Le lacrime scendevano copiose sul viso, ormai se ne fregava del mascara colato e del rossetto sbavato.
Nina e Momo, le sue due amiche, l'accerchiarono e incominciarono a sputare domande a random.

- Perchè stai piangendo?-

- E' successo qualcosa?-

- Scommetto che è stato quel fottutissimo Park Jimin!-

- Dio, lascia perdere quel coglione e guardati intorno: sei circondata da strafighi!-

Jae Rin nel sentirle sclerare ridacchiò.

- Ragazze smettetela. Sono solo un po' stanca, tutto qui- spiegò con calma.

- A chi la dai a bere? Vieni in pista e scatenati!- Momo, meglio conosciuta come La Rossa, la prese per il polso e la trascinò con sè fino al centro della pista, urlando qualcosa di incomprensibile al DJ.
Jae Rin si dimenò come poteva, imprecando in qualche lingua sconosciuta. Le luci stroboscopiche illuminavano a scatti l'intera sala, la ragazza sentiva quella piacevole sensazione di smarrimento.
Iniziò a muoversi alzando le braccia e compiendo movimenti sinuosi col bacino, ogni suo gesto aveva quel non so che di puro ed innocente, quando in realtà era la malizia fatta persona. Si disse che quella era la sua festa, il suo compleanno e che doveva goderselo al meglio.
Un ragazzo le si avvicinò e le porse un drink, per poi brindare assieme. Sorrise anche se non aveva voglia di farlo.
Sorrise falsamente perchè era l'unica cosa che sapeva fare meglio.
E a lei andava bene così, le piaceva vivere in quella capsula d'oro finto fatta di complimenti, invidie, gelosie e leccaculismo a go go.

E finchè andava bene a lei, andava bene a tutti.




























 * * *



































Jimin e Shin Hye decisero di tornare al dormitorio, la voglia di godersi una festa in cui erano le pecore nere era calata a picco.
Uscirono dalla villa e percorsero il lungo sentiero che conduceva fino al cancello, perdendosi nella bellezza del panorama e respirando a pieni polmoni l'aria invernale di Dicembre. In lontananza si sentiva la musica a palla che rimbombava in casa, Shin Hye ridacchiò pensando al fatto che sarebbe potuta scoppiare per quanto spaccava i timpani.
Il castano chiamò un taxi qualsiasi e raggiunsero l'agenzia. Riuscì perfino a trovare i soldi per pagare il tassista, così da non implorare in continuazione Jin o Namjoon. Una volta entrati dentro, dovettero farsi strada con la torcia del cellulare di lui, le luci erano spente da un pezzo.

- Che facciamo?- chiese lei, Jimin si chiuse la porta dietro le spalle e aggrottò le sopracciglia.

- Quello che vuoi tu-

- E se ci facessimo domande personali? Tanto per conoscerci meglio- propose lei.

- Ma tu mi conosci già- rise il moro. Shin Hye mise il broncio e incrociò le braccia al petto.

- Significa che hai qualcosa da nascondere- mormorò.

- E cosa dovrei nascondere, di grazia?-

- Magari tu e Jae Rin sapete qualcosa che io non so- suppose lei, roteando gli occhi al cielo.

- Cosa?!- sputò Jimin con gli occhi sgranati.

- Ma se ti ho appena consolata per ciò che ti ha fatto! Come puoi pensare che io...- non riusciva neanche a dirlo, forse perchè non c'era nulla da dire a riguardo.
Shin Hye lo bloccò comunque.

- E allora perchè Namjoon ha bloccato Taehyung e non l'ha lasciato parlare? Cosa stava per dire?-

Jimin capì dove voleva andare a parare e sospirò. Si sedette a peso morto sul suo letto con uno sbuffo, per poi deglutire in modo nervoso.
Non sapeva se quello che stava per dire l'avrebbe ferita oppure no. Ripensandoci però era acqua passata, perchè mai avrebbe dovuto prendersela?

- Io e Jae Rin siamo stati insieme- e lo disse nel modo più veloce e indolore possibile, tanto che Shin Hye ci pensò due volte prima di controbattere.
Dovette metabolizzare per bene ciò che quella testa di rapa le aveva confessato. Lo affiancò e annuì, torturandosi le mani.

- Okay- biascicò.

- Okay cosa? Sei triste per caso?-

- No, okay e basta-

Il castano la prese per le spalle e la tirò a sè, stringendola in uno dei suoi più calorosi abbracci.
La strinse così forte che lei cercò di divincolarsi, emettendo flebili mugolii.

- Mi pare di avertelo fatto capire che ho occhi solo per te, o devo scriverti una lettera?- ridacchiò sarcastico.
Sciolse l'abbraccio, mantenendo le mani ancorate alle sue gracili spalle. Si leccò il labbro inferiore e parlò.

- Di solito mi piacciono ragazze magre e molto più basse di me- esordì. Shin Hye si dette un'occhiata veloce e, sconsolata, capì di non rientrare nella categoria.

- Ma per te ho fatto un'eccezione- le alzò lo sguardo e sfoggiò un sorriso smagliante. Sorriso che venne ricambiato appieno dalla ragazza.

- E mi piacciono quelle coi capelli lunghi fino al sedere perchè adoro arruffarli o tirarli per dispetto- aggiunse lui. Il sorriso di Shin Hye svanì nuovamente.

- Ma per te ho fatto un'eccezione-

- J-Jimin perchè mi stai..?-

Jimin la bloccò, stavolta con l'indice posato sulle sue soffici labbra.

- Ho fatto tutte queste eccezioni perchè so che sei una ragazza speciale e a volte mi chiedo se anch'io mi sarei travestito da ragazza pur di raggiungere il mio sogno- si lasciò sfuggire un risolino. Shin Hye arrossì e abbozzò un sorriso.

- Sei la mia eccezione, Kang Shin Hye- pronunciò infine con un tono volutamente caldo e accogliente.
Il cuore di lei cominciò a battere così velocemente che si chiese se Jimin lo avesse sentito.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa, il castano la prese per il mento e unì le labbra alle sue chiudendo automaticamente gli occhi.
Sorrise sulla sua pelle e leccò il labbro inferiore di lei, cercando di essere più delicato possibile: sapeva di averla colta alla sprovvista.
La ragazza, dal canto suo, poggiò una mano sulla base del collo di lui e dischiuse la bocca, permettendogli di approfondire il bacio.
Le loro lingue s'incrociarono all'istante e dettero inizio ad una lunga e lenta danza sensuale. Jimin si staccò ripetutamente dalle sue labbra, puntando il suo sguardo su quello di Shin Hye e lasciandosi scappare sorrisetti innocenti di tanto in tanto.

Quasi senza accorgersene, la fece distendere sul suo letto, baciandole il collo e scendendo fino alla clavicola, che lambì come se dovesse marcare il territorio.
Una mano s'insinuò sotto la camicia di lei e andò ad accarezzarle l'addome piatto, provocandole brividi di piacere.

- Jimin, i ragazzi...-

Il castano la bloccò con un bacio a fior di labbra e scosse la testa, per poi riprendere ciò che aveva interrotto.
Sbottonò i bottoni uno ad uno, levandole l'indumento di dosso e lasciando scoperte le spalle. Assottigliò gli occhi nel notare che aveva ancora la fasciatura per coprire il seno.
Si tolse velocemente la sua di camicia e la lanciò in un angolo indefinito della stanza assieme a scarpe e pantaloni.
Si mise a cavalcioni su di lei e abbassò la zip dei suoi jeans, mordendosi il labbro inferiore alla vista delle sue cosce.
Le stesse cosce che aveva avuto il piacere di sfiorare qualche mese prima nei bagni della scuola, si disse mentalmente. Scosse la testa al pensiero, Shin Hye era in grado di renderlo un pervertito di prima categoria senza far nulla.
Lei passò la mano fredda sul suo petto, percorrendo con lentezza straziante il pettorale sinistro e arrivando fino agli addominali, quasi volesse gustarsi appieno la sua espressione eccitata.


Una volta che tutti e due furono seminudi, la ragazza ruppe il ghiaccio.

- Sei sicuro? Cioè, io... e tu...-

Jimin sembrava leggerle il pensiero ogni volta che apriva bocca.

- Anch'io sono vergine- sorrise imbarazzato. Per qualche strana ragione Shin Hye si sentì più sicura.
Allacciò le braccia alle sue possenti spalle e gli baciò il collo, mordendoglielo.

- Cerca di fare piano- disse con voce ovattata.

- Sarò più dolce possibile-

Il moro baciò le sue labbra ed entrò in lei per la prima volta.
Le morse voglioso il labbro inferiore, nel frattempo le spinte si fecero più decise e regolari, mantenendo la stessa dolcezza con la quale aveva iniziato.
Shin Hye, che stava sopprimendo gemiti e urla oscene, non ce la fece e ringhiò nella bocca di lui.
Jimin le sorrise rassicurante e le accarezzò una tempia, asciugandole un po' di sudore. I movimenti erano in sincronia e i bacini si alzavano e si abbassavano contemporaneamente, un po' come quando provavano le coreografie.
Raggiunsero il culmine del piacere, Jimin si accasciò esausto al suo petto e sospirò felice. Non si era mai sentito così bene in vita sua.

- E' stato... wow- biascicò Shin Hye respirando affannosamente. Jimin la prese in giro.

- Questa è la nostra prima volta e tutto ciò che hai da dire è 'wow'?- fece fintamente deluso.

- Non so come dirtelo senza risultare noiosa o ripetitiva, Jimin- replicò lei. Il viso del castano si fece curioso e gonfiò le guance come uno scoiattolo.

- Cosa vuoi dirmi?-

Shin Hye gli accarezzò la guancia, asciugando un po' di sudore dalla sua fronte.

- Ti amo-

Una sola frase. Due parole bastavano a scatenare tutte le emozioni esistenti sulla faccia della Terra nel cervello e nel cuore di Jimin.
Gioia, ansia, sorpresa, incertezza e fuochi d'artificio.
Perchè era talmente scosso che la sua testa era in tilt e se fosse stato un robot sarebbe comparsa la scritta Error 404 not found.
Ma non era il momento per pensare alla fantascienza. Si accorse che Shin Hye era esitante.

- Immagino questo sia il momento in cui tu rispondi con un altro 'ti amo' e tutti vissero per sempre felici e contenti- ridacchiò.
Il ragazzo le rubò un bacio improvviso, schioccandogliene uno rumoroso sulla guancia.

- Conosci già la mia risposta- disse e poggiò la testa sul cuscino, allacciandole un braccio alla vita e crollando nel mondo dei sogni.

Era un bambino felice, lui. E ad un bambino non si nega mai la felicità.



























* * *




























I ragazzi rientrarono in camera verso le tre del mattino, ritrovandosi davanti ai piccioncini belli addormentati l'uno nelle braccia dell'altro.
Namjoon e Taehyung, seppure brilli per il bicchierino d'alcool di troppo, riuscirono a focalizzare le due figure e utilizzarono quei pochi neuroni funzionanti per capire che qualcosa non andava. Yoongi era semplicemente amareggiato.
Sapeva che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato, ma di certo si aspettava qualcosa di più intimo. Davvero erano così sbadati da ritrovarsi seminudi davanti agli altri? Sentì il leader brontolare un 'domani ne parliamo' e Taehyung e il suo essere innocente che blaterava domande a raffica: 'perchè Jimin hyung e Youngjae dormono insieme senza vestiti?', 'oddio sono gay!', 'perchè Jimin è gay e non ce l'ha mai detto?', 'anche Youngjae!'.

- Tae, chiudi quella dannata bocca! Namjoon ha detto che domani ne parliamo- sbottò irritato il corvino, ficcandosi sotto le coperte e voltando le spalle ai presenti.
Da sotto il cuscino tirò fuori la canzone che aveva scritto per Shin Hye.
Rilesse le parole, ripetendosi mentalmente quanto fosse idiota e senza un briciolo di speranza.

Love loser, ecco il titolo.








Al mattino i ragazzi ne approfittarono delle ore libere per discutere di quanto era successo durante la notte: Jimin tentò fino al ridicolo di difendere Shin Hye e mantenere nascosta la sua vera identità, fino a quando non fu proprio Yoongi a rivelarlo agli altri due.

- Youngjae in realtà è una ragazza- e lo disse come se niente fosse, con tanto di scrollata di spalle. Fu Namjoon ad attaccare.

- Perchè ce lo avete tenuto nascosto fino ad ora? Credevate di dircelo il giorno del debutto?- sbraitò contro i due.
Se il leader era furioso, non si poteva dire lo stesso di Taehyung.
Fissava a bocca aperta Shin Hye e la squadrava da capo a piedi, chiedendosi se fosse davvero la stessa persona dei giorni precedenti.

- Yah un po' di rispetto, è la mia ragazza!- si affrettò a precisare Jimin, prendendola per le spalle e tenendola dietro di lui.

- Fate facce strane solo perchè avete scoperto la mia identità. Quando credevate che fossi un maschio non vi facevate problemi- borbottò imbronciata lei.
Nel frattempo una delle donne delle pulizie irruppe in camera e spalancò la porta, avvisando i ragazzi.

- Tra un'ora farete il vostro primo photoshoot, seguitemi in camerino-


***
Annyeong popolo!! Allora-allora-allora... io non commento la scena fra Jimin e Shin Hye, nonono *si nasconde sotto il letto dall'imbarazzo*. Spero solo sia stata abbastanza fluffosa e non un qualcosa alla 50 sfumature perchè non era mia intenzione lol XD Jae Rin è semplicemente nata per fare la Idol, si è abituata così tanto alla falsità, ai finti sorrisi e ai finti 'sto bene' che ormai crede di star bene veramente, ecco tutto. Gli altri compagni di stanza hanno finalmente scoperto l'identità di Youngjae e no, non l'hanno presa tanto bene - anche perchè manca poco tempo al debutto D: -, aspettate che lo scoprano Jin, Jungkook e Hoseok ;)    vi aspettano tanti guai per il prossimo *ansia time, altro che spoiler! xD* nulla di angst, non preoccupatevi. Bacioniiii e un grazie grande grande a tutti quelli che leggono/recensiscono/seguono la storia, mi fa tanto piacere ^^    A presto!! _MartyK_ <3

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Capitolo 15
*** Capitolo 15/Epilogo ***


- Tra un'ora avrete il vostro primo photoshoot. Seguitemi in camerino- esordì una delle donne delle pulizie, spalancando di colpo la porta della camera ed interrompendo la loro accesa discussione.
Namjoon annuì e sventolò una mano davanti gli occhi di lei, che scrollò le spalle e li lasciò alle loro cose.
Taehyung se la svignò ficcandosi in bagno e chiudendosi a chiave, dicendo alla combriccola che aveva bisogno di una doccia veloce. Gli altri quattro rimasero a fissarsi in cagnesco.

- Non finisce qui- borbottò il leader a braccia incrociate.
Lanciò un'occhiata al letto disfatto e al loro abbigliamento troppo casual, come se avessero messo le prime cose capitate in mano.

- Vedo che stanotte vi siete pure divertiti!- constatò assottigliando gli occhi. A Yoongi veniva il voltastomaco soltanto a pensarci.

Una strana rabbia prese nuovamente possesso del suo corpo, strinse le mani in pugni fino a sbiancare le nocche e fece smorfie con la bocca, lanciando occhiate di fuoco prima a Jimin e poi a Shin Hye.

- Anch'io vado a farmi una doccia- annunciò poi, andandosene dalla stanza e sbattendo forte la porta, incurante del fatto che avrebbe dovuto prima prendere tutto il necessario per lavarsi. I ragazzi sussultarono al tonfo della porta che sbatteva. Fu Namjoon a riprendere il discorso.

- Vi rendete conto che così facendo avete rovinato l'equilibrio del gruppo? Se sono tutti incazzati o agitati è solo colpa vostra-

- E' solo perchè sono una ragazza, non è giusto! Perchè i problemi vengono a galla solo ora? Cosa cambia se sono maschio o femmina?- sbottò Shin Hye, allargando le braccia in un gesto secco.

- Non è il fatto di essere uomo o donna. Dio, ma ci pensi a cosa diranno i fans quando scopriranno che sei una ragazza? Pensi a cosa vai incontro? La tua reputazione andrà a puttane, le tue fans si trasformeranno in haters e Internet diventerà il tuo Inferno! Adesso ci pensi o no?!- il ragazzo la prese per le spalle e la scosse un po', Jimin provò a calmarlo con le sue solite ed inutili scenate di gelosia latente.

- Quanto a te!- rivolse lo sguardo al castano e continuò la paternale.

- Non bastava il fatto di avere una ragazza in una boyband, ovviamente no! Ci mancava solo che un membro si innamorasse di lei e se la...- si fermò giusto in tempo per non diventare volgare, i due l'osservavano basiti.
Mai Kim Namjoon si era arrabbiato così tanto, mai.
Tirò un grosso sospiro e si massaggiò le tempie facendo cerchi concentrici, nel frattempo Taehyung uscì dal bagno con solo un asciugamano in vita e si permise di dire la sua a riguardo.
Intanto Jimin inclinò la testa ad un lato: non l'avrebbero mai ammesso, ma quel giorno stavano facendo di tutto pur di apparire belli e perfetti agli occhi di Shin Hye.
O forse era lui a farsi troppe paranoie ignorando quelle vere.

- Adesso basta! Okay, lei è una ragazza e penso che si veda. Se ha rischiato di essere sgamata già dalle audizioni significa che ha un buon motivo per essersi finta un ragazzo, perchè non chiederglielo?-

I presenti sgranarono gli occhi nel sentire quelle parole fuoriuscire proprio dalla bocca di Tae.
Cioè, tra tutti gli intelligentoni dal cervello ossigenato di Seoul doveva essere proprio lui a sprizzare saggezza da tutti i pori?

- Per la prima volta Taehyung ha avuto una buona idea- ridacchiò Jimin. Il moro gli sorrise riconoscente.

- Sì però adesso levati di torno e vai a metterti qualcosa- continuò l'altro.
Il ragazzo uscì dalla camera dicendo che si sarebbe fatto vestire dalle stylist dell'agenzia. Cantilenò anche qualcosa riguardo a quanto fossero giovani e sexy.
Namjoon scosse la testa e si lasciò sfuggire un sorriso, quel tipo era così strambo...

- Allora Shin Hye... come mai hai deciso di compiere questa pazzia?- le chiese con un tono stranamente calmo.
Ringraziò mentalmente quella piccola peste che li aveva appena abbandonati, poi riflettè sulla domanda.
La stessa domanda che le aveva posto Jimin un sacco di tempo prima nei bagni della scuola, con l'unica differenza che se allora non sapeva rispondere in modo preciso, in quel momento aveva più certezze che dubbi.

- Diventare un Idol è stato il mio sogno da sempre. Ho fatto provini con la mia vera identità ma nessuno mi ha accettata, così ho finto di essere un ragazzo per un po'. Avevo intenzione di dirvelo subito, poi mi sono accorta di quanto sia bello vivere come voi e mi sono un po' persa. Non credo sia così brutto venirne a conoscenza, insomma, basta che gli altri non lo sappiano, no?-

Il leader sorrise, fece una smorfia di disappunto giusto all'ultima domanda.

- Shin Hye, il mondo là fuori è orribile. Ci sono persone che ti amano e persone che ti odiano, e queste ultime sono disposte a tutto pur di farti cadere in basso. Essere una ragazza in mezzo a tremila ragazzi non è proprio uno scandalo, sono le conseguenze che lo rendono tale- spiegò.

- Quindi cosa dovremmo fare?- domandò Jimin.

- Non lo so-

La ragazza riflettè sulle parole di Namjoon.

Il mondo là fuori è orribile. Ci sono persone disposte a tutto pur di farti cadere in basso.

Non sapeva che avrebbe avuto modo di capirlo molto presto.






































* * *







































Jae Rin e le Rebel Girls stavano tranquille nel loro camerino, sedute comodamente sulle poltroncine rosse e godendosi appieno tutte le attenzioni che ricevevano da parte delle truccatrici e delle parrucchiere.
Una stylist la stava aiutando persino ad indossare gli stivali.
Puntò lo sguardo sul suo riflesso allo specchio e sorrise pavoneggiandosi un po': le ragazze facevano sempre un ottimo lavoro con la sua faccia, quasi non si vedevano quei fottutissimi brufoli adolescenziali che le inondavano le guance e la fronte.
Per non parlare dei capelli. Il CEO le aveva imposto chiaramente di tingerli di un rosso shock con meches corvine, per dare al look quel non so che di ribelle e provocante. Non a caso il nome del gruppo diceva tutto.

- Cos'hai in mente, eh Jae Rin?- fece Momo. La ragazza le rivolse un sorriso enigmatico.

- Oh vedrai, vedrai-

- No Jae, devi dircelo subito!- la solita Nina curiosa e impaziente. Si avvicinò a lei e le picchiettò nervosamente una spalla.
Jae Rin se la tolse di dosso, odiava essere toccata mentre sentiva la gente parlare, le venivano i tic a occhi e bocca per il fastidio.

- Diciamo che c'entra con miss non riesco a capire se sono maschio o femmina- disse soltanto. E la dicitura era un chiaro riferimento a Shin Hye.
Le due amiche scossero la testa affrante.

- Come se non lo avessimo capito! Volevamo sapere cosa hai in mente, non contro chi ce l'hai- precisò Momo.
Il sorriso diagonale stampato in faccia della leader non prometteva nulla di buono.

- Voglio deriderla davanti a tutti, ecco cos'ho in mente- ridacchiò in modo malvagio.
La parrucchiera le tirò i capelli con phon e spazzola per sbaglio e lei si lamentò con flebili mugolii. La donna sussultò e s'inchinò rapidamente con tanto di mianhae.
Jae Rin si mise a sbraitare contro di lei blaterando di volere un'altra parrucchiera, possibilmente una che fosse più brava di lei e che facesse più attenzione.
Le persone presenti osservarono la scena allibiti, Jae Rin sarebbe stata un'Idol viziata e rompiballe fino all'iperbole. Decisamente.









L'incontro con i fotografi avvenne in un'abnorme sala isolata dalle altre dell'agenzia.
Il manager dei BTS informò i ragazzi dicendo che avrebbero dovuto fare un photoshoot con le Rebel Girls per promuovere entrambi i gruppi.
Chiese loro inoltre di essere più espansivi possibile, ovviamente per il cosiddetto fan service e per far sì che nascessero le ship.
A Jimin venne da ridere, insomma, ancora dovevano esordire e già si parlava di fans, adulatori, stalker eccetera.
Quando le tre ragazze si presentarono sculettando sui loro trampoli neri fu ancora peggio: se a lui veniva da vomitare, non si poteva dire lo stesso degli altri.
In particolare di Jungkook.
Povero piccolo e dolce maknae, rimase a guardarle a bocca aperta con tanto di filo di bava.
Avere quattordici anni ed essere un aspirante Idol non era proprio un bene.

Hoseok e Jin ridacchiarono tirandogli spintarelle alle spalle di tanto in tanto. Ad interromperli furono i vari fotografi e registi.

- Bene ragazzi, posizionatevi davanti allo sfondo e incominciamo!- esclamò battendo forte le mani. Le ragazze annuirono e tutti fecero come gli era stato detto.

- Tu- l'uomo dietro i fotografi indicò Taehyung.

- Mettiti accanto al biondo con nonchalance- gli ordinò, lui annuì e si mise vicino a Jin, poggiando una mano sulla sua spalla e inclinando di lato il capo.
Guardò altrove e si morse il labbro inferiore in un'espressione volutamente sexy. Partirono i primi scatti.

I flash illuminavano per pochissimi nanosecondi i loro visi e si spegnevano. Lo stesso uomo di qualche minuto prima urlò 'stop!' e proseguì con la selezione.

- Tu- indicò Yoongi.

- Che ne dici di stare in mezzo a queste belle donzelle?- domandò scatenando le risate dei presenti. Persino lui si ritrovò a ridere.
Poggiò la schiena contro la parete bianca del muro inclinando il bacino un po' in avanti, mentre le Rebel Girls lo accerchiarono.
Jae Rin si mise alla sua destra e passò una mano sul suo petto coperto dalla camicia, come a voler sbottonarla.
Nina intanto stava alla sua sinistra e gli scompigliava leggermente i capelli con tanto di occhiate ammalianti e sorrisetti affatto innocenti.
Anche Momo voleva fare la sua parte, ma veniva continuamente respinta dalle altre due. Il regista si disse che era uno scenario perfetto e dette il via per gli scatti.

- Suga mi raccomando, cerca di atteggiarti in modo swag e strafottente. Ricordati che queste ragazze sarebbero disposte a tutto pur di stare con te- sorrise e gli fece l'occhiolino.
Il corvino (ora rosso per la tinta) aggrottò le sopracciglia e sfoggiò uno dei suoi sorrisi più perversi, nonostante fosse la prima volta che si ritrovava a mettersi in posa per delle foto.



La sessione fotografica andò avanti per parecchio tempo, tra scatti singoli, in coppia o in gruppo.
Alla fine dovettero fare una sorta di reunion con le ragazze e dovettero apparire come un gruppo di amici Idol felici e spensierati.
Proprio in quel momento una voce rimbombò per tutta la sala. I ragazzi si voltarono sorpresi, scambiandosi occhiate perplesse.
Jae Rin non riuscì a reprimere un sorriso vittorioso.

I manager, i fotografi e tutti i membri dello staff si voltarono verso il video proiettato sullo schermo gigante proprio dietro di loro. Era Shin Hye ai tempi del suo provino alla JYP.
La ragazza spalancò la bocca nel vedere la sua versione femminile, ma più che altro si chiese come avessero fatto ad incastrarla tirando fuori un video del genere.

- Mi chiamo Kang Shin Hye, ho 17 anni e sono di Seoul- la voce leggermente ovattata per la qualità del video entrò nelle orecchie di tutti.

- Mi piace cantare, non ballo molto bene e nel tempo libero disegno i personaggi dei miei manga preferiti-

Jin, Hoseok e Jungkook si voltarono verso di lei con un'espressione mista tra lo sconvolto e il deluso.

- Ci dispiace Shin Hye, ma non abbiamo intravisto quel qualcosa in più che cerchiamo davvero. Cerca di migliorare e continua così, sappiamo che puoi fare di meglio!- Shin Hye, sentendo quelle parole pronunciate ormai da quasi una vita, scoppiò a piangere.
Non per il rifiuto ricevuto dalla JYP, ma perchè comprese di aver fallito nella vita.
E il cercare fama e successo travestendosi da ragazzo non aveva portato a nulla di buono. Aveva ingannato tutti lì dentro, Jae Rin aveva ragione.

Prima che il manager potesse dire qualsiasi cosa, la ragazza lo bloccò e parlò.

- Non c'è bisogno di dire nulla. Annullerò il contratto e me ne andrò oggi stesso- singhiozzò tirando su col naso e si passò la manica della camicia sugli occhi, asciugando le lacrime e macchiando il tessuto di un miscuglio di eyeliner e matita.
Abbandonò la sala e percorse velocemente il corridoio, correndo per le scale e imbattendosi nell'aria gelida e invernale di Seoul. Era pur sempre Dicembre e lei aveva indosso una misera camicetta di lino.
Ma in quel momento non gliene fregava più nulla del tempo, di ciò che stava indossando e di ciò che era in realtà.
Avrebbe abbandonato tutto e tutti e se ne sarebbe tornata a casa da mamma e Mi Sun.

La brezza fredda e i primi fiocchi di neve non erano nulla in confronto alla rabbia e alla tristezza che le facevano salire a mille la pressione.

Sarebbe morta di freddo di fronte alla BigHit e a lei non avrebbe fregato un cavolo, la sua vita non aveva più senso.
































* * *
































2 anni dopo...




Due anni. Erano passati due lunghi ed intensi anni dall'ultima volta che Jae Rin si era azzardata a farle un torto.
Alla fine non se ne andò dalla BigHit, il manager la costrinse a sorbirsi il suo monologo nel suo ufficio e accettò di reinserirla nel gruppo apportando ad esso qualche modifica. Shin Hye non avrebbe mai immaginato di cosa volesse fare.
Il nome del gruppo era rimasto sempre BTS - Jimin e Jungkook si opposero al cambio dicendo che Bangtan Boyscouts era una roba troppo figa - e a lei affibbiarono uno stage name, Kayla.
Era una sorta di perenne collaborazione quella tra lei e il gruppo, perchè in realtà ne faceva ancora parte. BTS and Kayla, il nome completo.

Negli ultimi tempi le coreografie e le lezioni di ballo si fecero più intense e complicate, il tempo passato in sala da ballo era di più di quello passato sul materasso a sonnecchiare.
Poi arrivò il giorno in cui dovettero registrare il loro primo video, l'ambiente era tetro così come il loro outfit. Pubblicarono il tutto su youtube e ricevettero oltre tre milioni di visualizzazioni in meno di ventiquattro ore.
Da lì si capì che il debutto sul canale Mnet k-pop doveva avvenire al più presto possibile, i fans erano troppo eccitati.



Shin Hye era più ansiosa che mai, e il nervosismo divenne maggiore nel momento in cui alcuni assistenti si avvicinarono a lei e ai ragazzi per collegare i microfoni dietro l'orecchio destro e sulla schiena.
Una ragazza le si parò davanti e, armata di fard e pennello, le mise un po' di polvere alle guance. Nel mentre lei si sporse in avanti alla ricerca di Jimin, ma non era da nessuna parte. Di solito lui era l'unico a tranquillizzarla.
Incominciò a pensare di tutto e a porsi domande assurde del tipo: 'e se fosse scappato?'.
Scosse a testa e si schiaffeggiò mentalmente, dandosi della cretina. Jin e Namjoon richiamarono gli altri all'attenzione e agitarono le braccia per farsi notare.

- Siete tutti pronti?- chiese il leader con fare apprensivo. Eomma Jin incominciò ad elencare le varie raccomandazioni.
'Concentratevi sulla voce e sui passi', 'non vi azzardate a commettere errori' e 'se sbagliate la coreografia vi ficco un palo su per il culo' erano le sue preferite.
Jimin osò bofonchiare un 'da che pulpito', facendo riferimento al fatto che tra tutti Jin era quello che se la cavava di meno a ballare.

- Che hai detto?!- sbraitò il più grande.

- Niente hyung, dobbiamo andare- replicò l'altro.

Il presentatore del programma pronunciò il nome del gruppo ed immediatamente si elevò un boato di urla, il pubblico era fottutamente entusiasta.
Jimin ebbe modo di accorgersi del nervosismo di Shin Hye e l'affiancò silenziosamente prendendole una mano e stringendogliela forte.

- Hai paura?- sussurrò al suo orecchio, coprendo il microfono.

- Da morire- mormorò lei con voce tremante.

- Sei bravissima, non ne hai motivo- scrollò le spalle lui.

- Ah e sei... bellissima- concluse infine, squadrandola da capo a piedi e tirando fuori un sorriso sornione.
La ragazza ricambiò il sorriso e annuì.
Yoongi, Jungkook e Hoseok li sorpresero con pacche affettuose alla schiena urlando un mostruoso fighting.


Un uomo urlò con il megafono che era il loro turno e il sipario si alzò. Sulla scena comparvero tutti e sette i Bangtan Boys con Kayla al centro.
Le luci si spensero, il pubblico aveva i braccialetti fluorescenti che agitavano a destra e a manca. Anche le urla si placarono e il suono dei loro respiri era l'unico udibile. Un cono di luce illuminò Kayla e la base partì, il cuore sembrò fermarsi un attimo.
La sua voce si risvegliò autonomamente, come se essa e il cervello fossero due cose a parte.

Fu allora che se ne rese conto.

Fu allora che capì di aver trovato il suo posto nel mondo.


***
Annyeong popolo! E con questo dichiaro - marito e moglie Jimin e Shin Hye, lol - conclusa la fanfic xD *si eleva un boato di urla perchè ormai nessuno la sopporta più*  scherzoooo lo so che mi volete bene *seh come no*. Okay, io devo fare assolutamente dei ringraziamenti o mi sentirò in colpa per tutta la vita: un grazie gigante a 5s_to_think, crivertus, ellie1805, Hayley_chan, Kira Nicolaevic, M3RY_, Namida_Nalu, Queenx, Sara87003, skingter, Tati_chan, _ChocolateKookie_ e _francy_24_stilinski_ che hanno seguito la storia; a ellie1805, Gayzelle, M3RY_ e Yln16 che l'hanno pure ricordata e a  Kenjumma, pansy_laugh, phantophobia, Queenx, Robzzbor, Rosa_Linda, Spinaccina e sempre _ChocolateKookie_ che l'hanno inserita fra le preferite. Boh che dire, sono consapevole del fatto che non sia la fanfic più popolare nella sezione (per carità, ne ho lette alcune davvero belle che mi fanno venire i brividi) ma per me sono grandissimi risultati.
Voglio ringraziare sempre chi mi sostiene e Tati_chan che recentemente mi ha lasciato delle recensioni bellissime aocndodwecvwpwnco *si mette a sclerare*. Non credo ci sia un sequel e spero di non aver infranto il cuore di qualcuno, ma ritornerò presto con una nuova storia pareeeecchio diversa dal genere Idol ahah.
Spero il finale vi sia piaciuto. Bacioni a tutti e ancora un grande KAMSAHABNIDAAAAAAA!   _MartyK_ <3

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