And, you know, life is magic. di nymeria___ (/viewuser.php?uid=467732)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I - Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 1 *** Capitolo I - Prologo ***
EVEN
Appena messo piede ad Hogwarts, la prima parola che gli venne in mente fu enorme. In tutta la sua giovane vita non aveva mai visto un castello grande quanto quello che aveva di fronte, tutto torri e muri ciclopici e porte il cui legno era stato probabilmente ricavato da un intero bosco. Ma, come al solito, era soltanto la sua mente che cercava di risollevargli su il morale con pensieri al limite dell’idiozia, e il fatto che l’Istituto di Durmstrang sembrava un monolocale rispetto a questo.
Il castello era seriamente enorme, così come il campo da Quiddich e la superficie del lago subito accanto ad esso, per non parlare dell’oscuro bosco che si estendeva a perdita d’occhio. L’aria era calda e il cielo limpido, reduce dagli ultimi giorni d’estate, ed Even si sentiva fiducioso, considerando che gli ultimi mesi non erano stati proprio un bel periodo.
Okay ammettiamolo, negli ultimi tempi la sua vita aveva fatto totalmente schifo, ma guardando il lato positivo adesso aveva la possibilità di reinventarsi tutto d’accapo in un luogo in cui non lo conosceva nessuno, e solo Merlino sapeva quanto ne aveva bisogno.
Con un sospiro, superò il lago dall’acqua nera e l’enorme stadio, e quando arrivò all’ombra del portone d’entrata i capelli alla base del suo collo e il retro della sua maglietta erano fradici. L’uomo che lo aspettava aveva un aspetto orribile ed uno strano odore così come il gatto appollaiato ai suoi piedi, ma Even gli sorrise lo stesso e lui sembrò sinceramente sorpreso, per poi ricambiare con una specie di ghigno da far accapponare la pelle e guidarlo all’interno del castello.
Even non poteva fare a meno di guardarsi attorno come un bambino eccitato al luna park, rapito dall’interno umido e intriso dell’odore dei libri, dell’inchiostro e di qualcos’altro che non riusciva a riconoscere, qualcosa che urlava magia a pieni polmoni, e le migliaia di quadri e stendardi che non lasciavano il minimo spazio libero sui muri di pietra. I protagonisti delle tele correvano da un paesaggio all’altro, lanciandogli occhiate curiose e sussurrando animatamente fra loro al suo passaggio; Even scacciò via il ricordo di altri sussurri, di altre occhiate molto più spiacevoli, e sorrise ai personaggi che incontravano il suo sguardo, ridacchiando quando un gruppo di giovani fanciulle arrossì e sospirò seguendolo con lo sguardo.
Si lasciò scappare una risata nell’accorgersi che alle scale piaceva cambiare, e finché non giunsero di fronte a due Gargoyles di pietra al secondo piano quello che immaginava essere il custode gli aveva già lanciato almeno tre occhiatacce.
La Preside McGrannit era una donna dai tratti duri e gli occhi ancora più rigidi, ed Even era certo che la sua autorità arrivasse ancor prima del suo nome, ma ai suoi occhi non poté fare a meno che passare velocemente in secondo piano, oscurata dall’uomo nel dipinto alle sue spalle: il mago dalla veste purpurea all’interno della cornice lo osservava con la sua stessa curiosità, i vispi occhi celesti e la barba argentea che sembravano brillare e dare luce all’ufficio, pieno di oggetti magici di qualsiasi genere disposti ordinatamente su tavolini e scaffali.
-Signor Bech Naesheim.-, la voce quasi esasperata della preside lo richiamò alla realtà
Le offrì un sorriso apologetico e la donna si trattenne visibilmente dall’alzare gli occhi al cielo, per poi abbassare di nuovo lo sguardo sui fogli posati di fronte a lei.
-Gli altri studenti arriveranno questa sera e assisteranno allo Smistamento degli studenti del primo anno, e al suo. Se preferisce, può essere smistato in questo momento.
Even apprezzò la comprensione della donna, intuendo che non doveva essere così dura come sembrava, ma scosse ugualmente la testa.
-No, grazie.
-Non passerà di certo inosservato.-, la preside aveva assunto un’aria più materna, ma Even se l’aspettava: aveva ovviamente letto il suo fascicolo, sapeva perché non aveva terminato gli studi a Durmstrang, cercava di proteggerlo probabilmente, ma lui era stanco di essere considerato debole, di essere protetto. Sapeva camminare con le sue gambe, anche se nessuno sembrava accorgersene.
-Va bene così, non è nulla di nuovo per me.
-Suvvia Minerva, un ragazzo di così bell’aspetto è abituato alle attenzioni delle giovani fanciulle, così come dei giovanotti.
Questa volta, la preside non si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo.
EVA
Le distese verdi delle campagne scozzesi viaggiavano veloci sotto i suoi occhi e il vetro freddo si era ormai riscaldato contro la sua fronte, e si appannava ogni volta che Eva respirava troppo forte. Sbuffò e immediatamente non riuscì a vedere più nulla, allora sbuffò ancora e si allontanò definitivamente dal vetro, rivolgendo lo sguardo verso i due idioti con cui divideva lo scompartimento - e la vita - per il secondo anno di fila.
-Sesto anno ragazzi, sapete cosa significa?
Isak era ancora più energico, e di conseguenza insopportabile, del solito. Il ragazzo era steso sul sedile di fronte a lei e Jonas, piedi incrociati contro il vetro e riccioli biondi sparsi sul sedile, la cravatta verde e argento della sua divisa malamente annodata. Quando avrebbe imparato a fare quel nodo per bene? La risposta era probabilmente mai.
-Che sei un anno più brutto di un anno fa?
-E tu un paio d’anni più stupido. Chi l’avrebbe mai immaginato? Oh guarda, chiunque.
Era in momenti come questi che Eva capiva perfettamente come quel ragazzo con la faccia da angelo fosse finito a Serpeverde: sarcastico come pochi, estremamente intelligente ed ambizioso, l’unica cosa che mancava ad Isak per essere eletto Principe delle Serpi era il sangue puro.
-Dovresti diventare amico di Sana.
Il ragazzo le rivolse uno sguardo stralunato e Jonas nascose una risata sulla sua spalla, solleticandole il collo con i ricci scuri e facendola sorridere.
-Sicura di stare bene, Eva? Sana è la persona meno amichevole che abbia mai conosciuto, se le dessi la possibilità probabilmente mi strangolerebbe con il suo hijab.
Jonas rise ancora più forte, ma Eva scosse la testa.
-Sono seria Isak, formereste una bella squadra, ed è comunque una tua compagna di casa.
-Anche Vilde se è per questo ma non è che vado con lei ad Hogsmeade a prendere il tè da Madama Piediburro.
Eva era pronta a ribattere quando la porta dello scompartimento si aprì ed un uragano vi si abbatté all’interno. Quell’uragano si rivelò essere Magnus, seguito da un Mahdi che si richiuse velocemente la porta alle spalle.
-Avete svaligiato il carrello dei dolci?-, Jonas indicò le braccia stracolme di Cioccorane e sacchetti di Gelatine Tuttigusti + 1 di Magnus, che aveva la cravatta intorno al capo e un’aria elettrizzata, come al solito. Il biondo riversò tutti i dolcetti al centro del pavimento ed abbracciò i suoi due amici con una risata, sedendosi sullo stomaco di Isak che cercò di levarselo di dosso protestando.
Mahdi fece spallucce, -Sì, una cosa del genere.
Jonas si alzò per salutarlo con la loro solita pacca sulla spalla ed Eva seppe che era il momento di andare a cercare le ragazze, prima che le cose diventassero strane.
-Alcune di queste sono mie, vero compagno di casa?
Magnus sollevò lo sguardo su lei, ancora seduto su Isak, e le sorrise.
-Per i Tassi questo ed altro, oh e … ehm … dì a Vilde che Magnus la saluta.-, la ragazza rise e raccolse alcuni dei dolcetti, per poi avvicinarsi a Jonas e baciarlo velocemente sulle labbra. Il ragazzo la trattenne per la vita, baciandola più a lungo, e si staccò solo quando Isak prese a fischiare, liberatosi finalmente dal peso di Magnus.
-Trovatevi una stanza.
-Al tuo contrario, le ragazze a me piacciono Isak.
Eva rise alla battuta come gli altri, ma il suo sorriso cadde quando vide il rossore sulle guance di Isak, che aveva spostato lo sguardo fuori dal finestrino e ci aveva poggiato sopra la fronte come lei poco prima, credendo di non essere visto da nessuno.
Avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola e decise che ci avrebbe pensato una volta arrivati ad Hogwarts, parlando seduti a gambe incrociate nella sala comune Tassorosso come sempre quando voleva stare sola con il suo migliore amico.
Salutò i ragazzi ed uscì chiudendo la porta. Quando si voltò a guardarli un’ultima volta prima di andare via, Isak sembrava il ragazzo più spensierato del mondo.
Note
Salve a tutti <3
Allora l'idea di base è questa: i ragazzi sono al sesto anno (hanno cioè sedici anni) e tutto ciò è ambientato nella prima stagione, ma loro si conoscono già tutti e gli avvenimenti di tutte e tre le stagioni avverrano contemporaneamente, per questo quasi tutti i capitoli hanno un pov diverso e passerà da quasi tutti i personaggi.
I personaggi sono smistati in questo modo:
Grifondoro: Jonas, Noora, Penetrator Chris.
Corvonero: Mahdi.
Tassorosso: Eva, Magnus, Chris Berg.
Serpeverde: Isak, Sana, Vilde, William.
Even lo scoprirete nel prossimo capitolo ;-)
Fatemi sapere se il prologo vi è piaciuto e se siete d'accordo con il mio "smistamento" <3
P.S.: la storia è anche su ao3 -> http://archiveofourown.org/works/9790391/chapters/21985904
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
ISAK
Fingere
gli era sempre sembrata
una cosa estremamente facile. Cosa c’era di più
semplice che alzarsi la
mattina, infilare una maschera e fare in modo che per tutto il giorno
nessuno
ci vedesse attraverso?
La
maschera di Isak era sempre
al suo posto, nulla poteva smuoverla, nessuno oltrepassarla,
praticamente
infallibile. Eppure, diventava ogni giorno più pesante.
Eppure, il sollievo di
poter finalmente respirare liberamente, a fine giornata, era sempre
più
agognato, più aspettato, e a volte gli veniva questa malsana
idea di lasciarla appesa
al muro e affrontare il mondo fuori dalla sua stanza senza filtri.
Fortunatamente,
alla fine la metteva sempre.
Il
panico che gli attanagliò lo
stomaco allo sguardo confuso di Eva gli bloccò il respiro.
Ma la sua migliore
amica alla fine uscì senza dire nulla, ed Isak
tirò un sospiro di sollievo,
tanto rumoroso da attirare lo sguardo divertito di Jonas, a cui lui
rispose con
un’alzata di spalle ed una risata, e la maschera
tornò al suo posto.
Durante
tutto il viaggio il
cuore continuò a battere contro la cassa toracica ad un
ritmo accelerato,
incapace di comprendere che era al sicuro adesso, che andava tutto bene
come al
solito, e allora Isak rise più forte del solito, e prese in
girò Magnus con più
malizia, per dimostrargli che era tutto
esattamente come al solito.
Qualche
ora dopo, era seduto
fra gli altri Serpeverde, estraniandosi dalle chiacchiere che
riscaldavano la
Sala Grande in attesa dello Smistamento dei nuovi primini.
Osservò Jonas
parlare con Noora di chissà quale guerra babbana in una zona
malfamata del
mondo al tavolo dei Grifondoro, Eva ridere fino a perdere il fiato per
le
battute di Magnus e Chris due tavolate più in là,
Mahdi discutere animatamente
con quei nerd dei suoi compagni Corvonero, e Sana e Vilde, poco
più in là al
suo stesso tavolo, diverse come il giorno e la notte, spettegolare e
ridere,
unite dall’antipatia verso le stesse persone. Isak si
sentì più solo che mai.
Solo
in quel momento si accorse
di star fissando un punto imprecisato della Sala con la bocca
semiaperta e
molto probabilmente lo sguardo di uno che si è appena
ripreso dopo essere stato
schiantato. Lo sconforto e la voglia di cavarsi un occhio con una
forchetta lo
avvolsero quando realizzò che il punto che stava fissando
coincideva
esattamente con il viso di una ragazza dai corti capelli scuri al
tavolo dei
Tassorosso, che adesso ricambiava il suo sguardo con un sorriso sulle
labbra,
mentre le ragazze attorno a lei ridacchiavano fra loro e le davano
delle
gomitate eloquenti sui fianchi. Isak distolse lo sguardo lottando con
l’istinto
di roteare gli occhi e urlare a quelle ragazzine dall’altra
parte della Sala
che per piacergli avrebbero dovuto avere qualcosa in più fra
le gambe. Al
pensiero arrossì e il panico lo colpì di nuovo
quando notò lo sguardo
inquisitore di Sana esaminarlo dalla testa ai piedi.
Stava
seriamente contemplando
l’idea di alzarsi e scappare da tutte quelle persone che non
aspettavano altro
che coglierlo in fallo, quando le porte della Sala si aprirono e un
gruppo di
undicenni dagli sguardi spaventati e tremendamente curiosi fece il suo
ingresso, e fu allora che lo vide.
Il
tempo sembrò rallentare,
intimorito dalla sua bellezza disarmante: un angelo, no, probabilmente
un dio,
dai capelli biondi e gli occhi azzurri, tanto alto che i ragazzini che
lo precedevano
sembravano ancor più piccoli di quello che già
erano. Isak accarezzò il suo
viso con lo sguardo, immaginando di far scorrere le dita sui suoi
zigomi alti e
le labbra piene, piegate in un sorrisetto che lasciava intendere che
sì, quel
ragazzo sapeva esattamente l’effetto che aveva sulle altre
persone.
Lentamente
- in realtà, a
velocità perfettamente normale, ma ad Isak sembrava che il
mondo avesse smesso
di girare apposta per lui -, il ragazzo voltò il viso, ed
Isak sentì il cuore
esplodergli perfino nelle orecchie quando quegli occhi incontrarono
proprio i
suoi. Il sorrisetto svanì e le labbra si separarono
leggermente, mentre quello
sguardo sembrava dissetarsi della sua immagine ed Isak si
sentì nudo, la
maschera abbandonata sul tavolo, e per una volta i brividi sulla sua
schiena
non furono né di paura, né di vergogna.
Isak
dovette trattenersi
dall’urlare quando la McGrannit si alzò in piedi,
facendo voltare il ragazzo
nella sua direzione, e sancendo la fine del momento paradossalmente
più magico
che Isak avesse mai vissuto.
-Desidero
dare a voi tutti
alcuni annunci di inizio anno. Il primo anno prenda nota... l'accesso
alla
foresta è severamente proibito a tutti gli studenti. Inoltre
il nostro
guardiano, il signor Gazza, mi ha chiesto di rammentarvi che chiunque
osi
trasgredire il coprifuoco, avrà il piacere di aiutarlo a
ripulire i bagni
dell’intero castello. Grazie.
Mentre
la preside parlava, Isak
si accorse che come lui anche tutti gli altri studenti si erano
inevitabilmente
accorti del ragazzo che evidentemente non apparteneva al primo anno in
attesa
di essere smistato, e le ragazze si erano anche accorte della sua ancor
più
evidente bellezza. La preside si accorse di star parlando al vento e
aggirò il
tavolo degli insegnati, piazzandosi al suo solito posto accanto allo
sgabello
su cui troneggiava il Cappello Parlante, e richiamò
l’attenzione su di sé con
uno schiocco di dita.
-Come
avete potuto notare,
quest’anno un nuovo alunno si è aggiunto al nostro
corpo studentesco. Esigo che
venga trattato esattamente come il resto degli studenti. Ora, quando
chiamerò
il vostro nome verrete avanti. Io vi metterò il cappello
parlante sulla testa,
e sarete smistati nelle vostre Case.-, disse rivolgendosi ai ragazzini,
che non
avevano smesso per un attimo di guardarsi nervosamente attorno, e
tirò fuori un
foglio di pergamena.
Man
mano, i nuovi studenti
vennero smistati e accolti calorosamente dalle loro nuove Case, e alla
fine,
-Bech Naesheim Even.
Even.
La
donna gli posò direttamente
il Cappello fra le mani, e passò più di un minuto
prima che il copricapo
pronunciasse il suo verdetto.
-Corvonero!
Il
tavolo appena vicino a
quello di Isak si levò in grida ancora più
gioiose di quanto aveva fatto per
gli altri nuovi studenti ed Even venne accolto con pacche sulle spalle
e
abbracci che fecero storcere il naso ad Isak. Distolse lo sguardo,
infastidito
per un motivo sconosciuto, e con la coda dell’occhio
notò che Sana lo stava
osservando con un sorrisetto sornione, che decise deliberatamente di
ignorare.
Più
tardi,
nel pieno della notte, dopo essersi rigirato per l’ennesima
volta fra le
lenzuola del suo baldacchino, i suoi pensieri non poterono fare a mano
che
tornare ad un paio di occhi azzurri, e dovette nascondere un sorriso
nel
cuscino.
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