Scrivo dopo- Nati per scrivere

di GanzoBello
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo N°(lo scriverò dopo) ***
Capitolo 2: *** Capitolo N°(solita storia) ***
Capitolo 3: *** Capitolo N°(Lo scrivo dopo tranquilli) ***
Capitolo 4: *** Capitolo N°(Aspettate e sperate) ***
Capitolo 5: *** Capitolo N°(un giuramento è un giuramento) ***
Capitolo 6: *** Capitolo N°(un giorno avrete il numero) ***



Capitolo 1
*** Capitolo N°(lo scriverò dopo) ***


Un gelido bicchiere di whisky brucia nelle rugosa dita.  
Il liquido ambrato rotea nel bicchiere ansiosamente indicando  il nervosismo del mio ospite.

-Arthur, puoi essere arrabbiato con me quanto vuoi, ma non torturare i miei alcolici...
-Chi ti vuole fare male, colpisce prima le cose a te care. 
-Di là ho la teiera con cui ogni giorno mi faccio il tè, la vuoi andare a rompere solo perché non scrivo niente?
-Non mi tentare ... lo sai da quanto è che non mi consegni una storia? Tre mesi, le vendite dell'ultimo libro stanno già diventando stantie devi capire che questo è ....
 
-Il momento perfetto per fare uscire un nuovo libro, si lo so è da tre mesi che me lo dici, pensi che lo sto facendo apposta a non scrivere niente? Sai io ci campo con la scrittura, i soldi piacciono anche a me....

-E allora scrivi! Non deve per forza essere geniale, fai un po gli altri grandi autori. Un libro bello ogni tre di merda... Tanto neanche la critica si lamenterà se ogni tanto scrivi per il pane. 
-La critica è ignorante, sai che non scrivo porcate per me. 
-Ma il tuo pubblico ti perdonerebbe, lo sai.

-Fanculo le persone! Ignoranti come la critica. Sono solo gente che tira acqua al proprio mulino per far girare il vento che soffia sulle bandierine che segue la massa becera come loro. 

-Comodo la folla è sempre ignorante fino a quando non si parte di lei. Non mi sembra che eri così contrariato dalla critica quando la dovevi far tu!
-Arthur, non è questione di chi la fa ma di come la si fa!
-E sentiamo tu la sapevi fare? 
-Si!
-Bene allora fattela da solo la critica, ma nel frattempo scrivi! Lavati! Sbarbati! Ritorna anche alla tua solita da vip!
-Arthur sono stanco della mia vita da vip, non ho più l'eta...
-____ hai trent'anni lo sai? 
-Alla mia età le persone morivano!
-Anche a quella di mio figlio, ma non mi sembra che abbia smesso di bere dal biberon per questo.

L'umorismo di Arthur era davvero raro, come ogni inglese nascondeva il proprio humour in battute sagace e tagliente, ma mai evidente. Il suo cambiamento sembrava davvero strano, che si fosse un minimo aperto a me? Poi notai che il bicchiere era vuoto e mi diedi la risposta. 

-Arthur, il bicchiere di whisky l'hai preso e la ramanzina me l'hai fatta. Penso che ora puoi anche prendere i fogli trascritti che dai in pasto ai tuoi Ghost-writter e darmi l'addio al prossimo mese. 

-Riprenditi e scrivi un libro in questo mese, sennò la prossima pubblicazione porterà il tuo nome, ma non i tuoi contenuti ricordatelo!

-Tranquillo so bene che cosa mi dovrò aspettare ... 

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Capitolo 2
*** Capitolo N°(solita storia) ***


La settimana senza vedere Anna inizia con un bel caffè al parco. Il bar chiedete voi?
Il bar è quello di Manuel, il mio dell'infanzia dell'introduzione.
Vado spesso lì per il buon caffè e il wifi a cui ho libero accesso, nonché la possibilità di usare le prese per il computer. In pratica non mi fa rimpiangere gli Starbucks che trovavo all'estero. 
Non so perché certe marche in Italia, non siano mai riuscite ad entrare, forse è tutto un complotto delle multinazionali delle agenzie di viaggio, almeno così sei costretto a viaggiare per trovare uno Starbucks o un Primark ...
Forse non ci sono perché l'Italia è un paese strano. Solo qui puoi trovare un parco come quello di fronte al bar di Manuel, completamente desolato e vuoto. 
Incredibile, chissà dove sono le persone...

-____, io non dovrei dirtelo ma al bancone è tornata la fumatrice ...
-La fumatrice? Manuel non scherzare su queste cose.
-Si si, è proprio lei, ha ordinato lo stesso cappuccino con latte scremato e cioccolato in tazzina di vetro. Solo lei poteva ordinare una cosa così ... 
-Offrigli una brioche a suo piacimento, ovviamente mettilo nel mio conto
-Come vuoi tu, cerco di trattenerla ma mi sa che è di fretta.

Finisco il mio caffè e mi fiondo dentro il bar. Lei è li di fronte al bancone in vetro a scegliere. Mi ci avvicino e all'orecchio sussurro:

-Dovresti prendere la brioche alla Nutella di Manuel è una vera delizia.

Non stacca neanche per un attimo gli occhi dal bancone,

-Si ma quale il cornetto, l'iris, la conchiglia, la ferrovia o il flauto? -Sei una vera esperta delle brioche del bar...-Nel mio paese la parola brioche al bar non la si utilizza mai. Da dove vengo io brioche la si usa solo per le merendine.-E quale sarebbe? -Uno in cui, quelli polentoni come a te, non sono belli accetti. -Sei del sud? Non hai un accento tipico del sud. -E' solo che conosci l'accento del mio paese. -Figurati, non conosco tante cose di te. Il nome in primis. -Conosci come fumo, non ti basta?-Ogni volta che ripenso a quella conversazione mi viene da ridere, sai?-A me no

Alla fine sceglie il cornetto, se lo fa servire direttamente lì, non si siede come avevo previsto, ma invece esce per il parco.

-Non ti vuoi fermare per consumare il cornetto? Sai mangiare mentre si fa attività, fa male alla salute. 
-Ho un impegno non posso tardare
-Hai impiegato due minuti a scegliere una brioche ed ora non hai più tempo per due chiacchiere?
-Sono puntuale, ma non così puntuale.
-Facciamo così allora dammi il tuo numero, così poi ti posso contattare in un momento migliore
-No
-Se ti do il mio?
-No
-Non vuoi che ti contatti in nessun modo?
-Esatto, se non hai né numero né nome non puoi cercarmi in nessun modo.
-Sai che frequentiamo lo stesso bar?
-Potrei cambiare...
-Penso che non lo faresti sei una persona molto pragmatica...

Faccio colpa con l'ultima frase. Lei almeno stavolta si è girata verso di me. Mi guarda con i suoi occhi neri. Sembrano sfumati, ma non riesco a capire se è la luce o solo una mia impressione.

-Senti, non so come mai mi osservai l'altro giorno, ma non mi piace questo fatto di essere osservata costantemente da te, per questo voglio evitare di essere stalkerata anche sui social, nonché tartassata di messaggi. Torna a fare il barbone al bar o qualunque cosa stessi facendo io ho da fare ...

Mi ha lasciato con queste parole. 
Il barbone al bar.
Io.
Cinque bestseller, otto premi alla critica ed un anno di conduzione televisiva su un programma nazionale.
Io per lei sono un barbone da bar. 
Bene...  

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Capitolo 3
*** Capitolo N°(Lo scrivo dopo tranquilli) ***


Fuori c'è freddo e io smetto di pensare finalmente di pensare ad altri e cerco di concentrarmi finalmente su di me. 

Ho macchiato il foglio bianco un po come mi piace a me. Il foglio bianco è il peggior nemico di ogni persona che voglia scrivere. 

Concentrazione. 

Respira. 

Scrivi.

Il fumo della sigaretta usciva dalla sua bocca come nuvole grigie create dalle fauci di un drago che dorme.
Difficile pensare di associare un drago ad una donna senza essere colpiti dalla sua rabbia, ma con lei qualsiasi altro paragone non avrebbe sorbito effetto. 

Sguardo perso nel vuoto, come se una finestra che collega ad un altro mondo si fosse appena aperta di fronte ai suoi occhi.  Non riuscivo, mai a decriptare che cosa il suo sguardo le mostrasse, ma il sol vederla in quello stato mi rendeva curioso di conoscere.
Le affusolate dita intorno alla sigaretta sembravano dare alla carta un non so che di vellutato. Incredibile come avessi fissato bene quella scena nella mia memoria. Penso che se fosse stata una pubblicità per le sigarette, forse avrei comprato quella marca a vita. 
I suoi capelli corvini liberi nel vento. 
Le sue labbra strette nel filtro.
I suoi occhi che scrutavano nell'oblio.
-Che fai?
-Scusami ...
-Che fai? 
-Ti osservavo fumare ...
-Sono la prima che vedi fumare? 
-No...ma sei la prima che vedo fumare in questa maniera, è strano ...
Portò indietro la testa e mi osservo con un sorriso negli occhi, ma con la bocca serrata in un sorriso di cortesia. Era impossibile penetrare nella sua mente per leggere cosa avesse deciso di fare del suo povero osservatore. 
-Non mi sembra educato osservare una ragazza senza conoscerla e poi definire strano il suo modo di fumare. 
-Perdonami non era mia intenzione... 
-Almeno presentati per scusarti della tua maleducazione, sai non si possono perdonare gli sconosciuti.
La sua franchezza mi spiazzo. Non riuscivo a parlare chiaramente, la mia balbuzia si rifece palese.
-Non ho capito bene il tuo nome, facciamo che ti chiamo ____
Mi aveva dato un nome, un nome che avrei amato per l'eternità. 

Ok scritto ed ora?
Dovrei continuare a descrivere la donna dai capelli corvini... ma il discorso non si regge.
I dialoghi non sono credibili, non riesci a scrivere niente che sia reale. 

-Zitti! Voi capite i dialoghi sono reali, sono carichi di emozione!

Le urla avevano rotto il silenzio e senza di lui l'ispirazione crollo. 

- Non posso continuare in queste condizioni andrò al parco.

 

 

Il parco si presenta desolato di fronte a me. 
Ogni anima, per colpa del freddo, sembra aver lasciato la terribile area da me scelta. 
La terra gelata per il freddo offre un incredibile cornice per il paesaggio creato da alberi spogli e fiocchi di neve che decorano l'aria. 
Chissà se almeno loro capiscono perché lo faccia...

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Capitolo 4
*** Capitolo N°(Aspettate e sperate) ***


Introduzione

Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso in via  Gluck. 

Il suo nome era ____, abitava nella parte esterna di via Gluck, al numero 138 all'ultimo piano di quella palazzina che si vedeva dal mio terrazzo.  

Non so perché in questa fredda giornata di inverno mi venga in mente proprio lui, ma lo ricordo distintamente come se fosse ieri. 

Alto, capelli castani nascosti perennemente da quel cappello, con la scritta in alto che ricordava tanto i tempi passati. 

Andava nella mia stessa scuola elementare, frequentavamo classi differenti, era tre anni più piccolo di me, ma ai tempi riusciva di già a superarmi in altezza, con uno scarto di  tre centimetri. Era davvero alto per la sua età.

Oltre all'altezza nella scuola era famoso per le sue incredibili doti nel disegnare, decantate come un abilità dono del signore.
Tutti nella mia classe sapevano che se servivano dei disegni particolarmente belli, l'unico che poteva assisterti in quella delicata missione era proprio ____ . 

Oltre per la sua incredibile abilità nel disegnare, il caro ____ era famoso anche per la sua media scolastica, era un gran secchione e per questo non tutti lo vedevano di buon occhio, neanche io, in verità lo sopportavo più di tanto.
Lo so eravamo dei bambini molto cattivi, ma che ci volevate fare eravamo dei bambini, comunissimi bambini che odiavano il bambino piccolo che riusciva a battere chiunque con i propri elevati voti e attirar l'attenzione delle maestre più giovani nonché più carine. 

Ok, lo ammetto eravamo degli stronzi. 

Ricordo ancora che nelle miti giornate della primavera milanese, ____ passava da solo le ricreazioni di quei giorni in cui il suo dono del sapere disegnare veniva eclissato dalla sua fama da secchione. 

L'infanzia può lasciare grandi ferite nello spirito di un bimbo, guardando indietro forse la colpa di tutti i problemi di ____, siamo stati io e la mia combriccola di amichetti stronzi. Forse sarebbe bastato che io o Manuel gli parlassimo di più ogni tanto, che gli dedicassimo del tempo,  che lo invitassimo alle nostre uscite e altro ...

Ora che ci penso l'ho incontrato un paio di giorni fa ad una rimpatriata della classe. 
Indossava ancora un capello, almeno questa volta per nascondere la pelata. Abbiamo parlato un po della vita e del lavoro, alla fine è diventato un avvocato come voleva la madre ... 

Ah la Mamma di ___ , nella scuola elementare la conoscevamo tutti. Alta, bionda e con il cuore di ghiaccio, alcuni dicevano che era una nazista sfuggita alla carcere, altri dicevano che era una strega cattiva che mangiava i bambini, altri ancora sostenevano che le voci erano vere entrambe e quindi la madre di ____ era una terribile strega nazista tedesca. Io non credevo a nessuna delle voci sul suo conto, anche se  mi era successo parecchie volte di vedere litigate per via del futuro del povero ___ . 

Lui voleva fare l'artista mentre la madre insisté sul fare l'avvocato ... alla fine ha vinto lei. 

Comunque la nostra discussione di quella sera ve la riassumo velocemente qui:

- E quindi sei un avvocato?
- Si ma solo nel tempo libero ... qualcosa per passare il tempo ...
- In che senso?
- Sono un artista famoso ormai, lavoro come avocato solo per non annoiarmi nei momenti tra una causa ed un'altra, sai ho un paio di contatti nella nuova galleria d'arte che ha aperto in centro. 
- Ah mi fa piacere ... 

Sembra una discussione normale vero? Lo pensavo anch'io, peccato che tre minuti dopo mi abbiano smontato la mia illusione ... 

Manuel, che a differenza mia era rimasto a Milano, mi raccontò:

- Ha provato per vari anni ad entrare all'accademia, a vendere i suoi quadri e convincere le varie gallerie a concedergli un'esposizione, ma niente tutti si erano rifiutati ... da allora si è messo a fare l'avvocato, anche con grande successo, ma non l'ha mai accettato, quindi a tutti dice che diventerà un famoso artista come sempre ha sognato ...
- Ah povero mi spiace, l'avocato non è poi un così brutto lavoro No? 
- No per nulla , ma lui non lo accetta, sai com'è fatto ... 
- Si è fatto come me ....

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Capitolo 5
*** Capitolo N°(un giuramento è un giuramento) ***


Come reagisce una persona?
E' una domanda che ci poniamo spesso, ma molte volte non riusciamo a darci una risposta...il problema è dato dalla persona. Ogni persona reagisce in maniera diversa. Ci hanno insegnato questo, peccato che sommariamente sia sbagliato. 
Le persone reagiscono per schemi comportamentali, complessi, ma facilmente identificabili da un esperto. 
Volete un esempio? Il mio schema è molto semplice. 
Una ragazza molto bella e particolare, non mi riconosce e mi da del barbone? Vado ad ubriacarmi al bar... 
Il mio amico mi caccia dal bar dicendo che ho bevuto abbastanza? Vado a bere in un altro bar...
Sono semplice ... 

In ogni caso, la frase della fumatrice, sembrava aver fatto presa. 
Non ero abbastanza famoso? La frase mi circolava in testa rimbombando negli angoli. 
ho sempre pensato di essere uno scrittore che rifiutava la società e la fama mentre ricercava l'arte e la bellezza, ma sembra proprio che invece fossi solo uno qualsiasi che si dava troppe aree... Infondo la critica ogni tanto me lo aveva detto.
Mi aveva criticato il mio stile di vita ed il mio modo di approcciarmi definendomi un presuntuoso e volgare. Scrisse perfino che non mi meritavo il mio talento visto la vita che conducevo... 
Avevo scelto di cambiare vita per dedicarmi alla scrittura, ma sembra che la mia scelta si sia dichiarata errata. 

All'ennesimo drink la voglia di risposte mi ha portato al parco... Lì nel freddo gelido della notte potei guardare la notte nel suo pieno cuore ed apprezzare il vuoto che mi avvolgeva.
Il ghiaccio usci dalla mia bocca e compose le parole di fronte a me: 
-Mai più...

(scusate ma volevo proprio scriverlo) 

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Capitolo 6
*** Capitolo N°(un giorno avrete il numero) ***


Il primo libro che ho scritto riuscì a sfondare facilmente nel mercato. Avevo vent'anni. 
Ricordo ancora la prima intervista che mi fecero. 
L'intervistatrice era una bella bionda appena uscita dall'università, portava occhiali rosso fiammanti e dei denti perfettamente bianchi che intrappolavano una focosa lingua rossa. 
Impressionante quanto può essere rossa una lingua. 
Ogni tanto nei miei sogni più reconditi la ritrovo nelle varie bocche delle varie ragazze della mia varia vita.

-Signor ___ come mai ha iniziato a scrivere?
-Beh, non saprei... Non penso neanche di aver mai iniziato. Scrivere è una cosa che riguarda i grandi scrittori. Io sono solo riuscito a scrivere 300 pagine e farle pubblicare...
-Quindi lei non si dichiara come scrittore? 
-No, se dovessi scegliere una definizione preferirei quella di racconta storie. 
-E che ne pensa delle critiche smosse dalla critica?
-Che si fotta la critica!

Che si fotta la critica...Inutile dirvi che i titoli dei giornali del giorno dopo riportavano solo questa parte dell'intervista. Fui criticato. Aspramente e giustamente. 
Vanesio, stupido e infantile. Incredibile come solo tre parole possono essere usate in 30 articoli senza assumere la stessa forma. I più fantasiosi aggiunsero anche poco originale... 
Comunque la critica in quel periodo non era davvero rilevante. Avevo vent'anni, ero appena diventato famoso e grazie al mio agente ero riuscito ad ottenere anche una bella soma dallo scandalo con i giornali. Inutile dire cosa feci... 
Tornando indietro forse eviterei solamente le troie albanesi. Quelle e la droga, ma questo è un altro discorso .... 

 

Il primo libro che ho scritto riuscì a sfondare facilmente nel mercato. Avevo vent'anni. 
Ricordo ancora la prima intervista che mi fecero. 
L'intervistatrice era una bella bionda appena uscita dall'università, portava occhiali rosso fiammanti e dei denti perfettamente bianchi che intrappolavano una focosa lingua rossa. 
Impressionante quanto può essere rossa una lingua. 
Ogni tanto nei miei sogni più reconditi la ritrovo nelle varie bocche delle varie ragazze della mia varia vita.

-Signor ___ come mai ha iniziato a scrivere?
-Beh, non saprei... Non penso neanche di aver mai iniziato. Scrivere è una cosa che riguarda i grandi scrittori. Io sono solo riuscito a scrivere 300 pagine e farle pubblicare...
-Quindi lei non si dichiara come scrittore? 
-No, se dovessi scegliere una definizione preferirei quella di racconta storie. 
-E che ne pensa delle critiche smosse dalla critica?
-Che si fotta la critica!

Che si fotta la critica...Inutile dirvi che i titoli dei giornali del giorno dopo riportavano solo questa parte dell'intervista. Fui criticato. Aspramente e giustamente. 
Vanesio, stupido e infantile. Incredibile come solo tre parole possono essere usate in 30 articoli senza assumere la stessa forma. I più fantasiosi aggiunsero anche poco originale... 
Comunque la critica in quel periodo non era davvero rilevante. Avevo vent'anni, ero appena diventato famoso e grazie al mio agente ero riuscito ad ottenere anche una bella soma dallo scandalo con i giornali. Inutile dire cosa feci... 
Tornando indietro forse eviterei solamente le troie albanesi. Quelle e la droga, ma questo è un altro discorso .... 

 

Il primo libro che ho scritto riuscì a sfondare facilmente nel mercato. Avevo vent'anni. 
Ricordo ancora la prima intervista che mi fecero. 
L'intervistatrice era una bella bionda appena uscita dall'università, portava occhiali rosso fiammanti e dei denti perfettamente bianchi che intrappolavano una focosa lingua rossa. 
Impressionante quanto può essere rossa una lingua. 
Ogni tanto nei miei sogni più reconditi la ritrovo nelle varie bocche delle varie ragazze della mia varia vita.

-Signor ___ come mai ha iniziato a scrivere?
-Beh, non saprei... Non penso neanche di aver mai iniziato. Scrivere è una cosa che riguarda i grandi scrittori. Io sono solo riuscito a scrivere 300 pagine e farle pubblicare...
-Quindi lei non si dichiara come scrittore? 
-No, se dovessi scegliere una definizione preferirei quella di racconta storie. 
-E che ne pensa delle critiche smosse dalla critica?
-Che si fotta la critica!

Che si fotta la critica...Inutile dirvi che i titoli dei giornali del giorno dopo riportavano solo questa parte dell'intervista. Fui criticato. Aspramente e giustamente. 
Vanesio, stupido e infantile. Incredibile come solo tre parole possono essere usate in 30 articoli senza assumere la stessa forma. I più fantasiosi aggiunsero anche poco originale... 
Comunque la critica in quel periodo non era davvero rilevante. Avevo vent'anni, ero appena diventato famoso e grazie al mio agente ero riuscito ad ottenere anche una bella soma dallo scandalo con i giornali. Inutile dire cosa feci... 
Tornando indietro forse eviterei solamente le troie albanesi. Quelle e la droga, ma questo è un altro discorso .... 

 

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