Seven shades of Black

di Nao Yoshikawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trust me, little girl ***
Capitolo 2: *** My puppy ***
Capitolo 3: *** Evil witch ***
Capitolo 4: *** The best joke ***
Capitolo 5: *** Sweet star ***
Capitolo 6: *** Reflex ***
Capitolo 7: *** Red ruin ***



Capitolo 1
*** Trust me, little girl ***



Trust me, little girl

Lei aveva conosciuto lui, che le aveva fatto paura nel momento in cui aveva visto i suoi occhi spalancati all'inverosimile, in un'espressione di follia pura. Lui, che aveva creduto pericoloso, lui, che invece era la persona più buona del mondo, lui che era il padrino di Harry e che aveva un po' il ruolo di un genitore, per il ragazzo.
Lui che aveva sempre ammirato, senza mai darlo a vedere. E lo aveva ammirato perché bisognava avere coraggio per essere soli, per sopportare il fatto che la propria famiglia lo avesse ripudiato, per andare avanti malgrado tutti pensassero che fosse nient'altro che un assassino.
Hermione aveva tredici anni, e tanta ammirazione, talmente tanta che non sapeva che farsene, verso quell'uomo che, insieme a Ron e ad Harry, aveva aiutato a scappare.
Poi un anno era passato, l'ammirazione era rimasta, ma nulla di più.
Infine, l'atto fatale, per il Mondo Magico e per sé stessa: il ritorno di Voldemort, che l'avevano portata, insieme ai due suoi inseparabili amici, all'interno dell'Ordine della Fenice.
Era stata proprio quella l'estate in cui l'aveva rivisto, lì a Grimmauld Place. Sirius adesso stava meglio, si vedeva, era più in salute, ed anche più tranquillo. E lei si era dimostrata molto felice di vederlo. Qualcosa però era diverso.
Adesso aveva quindici anni, e la consapevolezza che molto spesso i sentimenti potevano cambiare. E se n'era resa conto in particolar modo, quando lui l'aveva salutata in modo stranamente distaccato.
E la cosa ancora più strana era che ci fosse rimasta male. Ma non riusciva a capire il perché. Nell'ultimo anno, certe sensazioni gliele aveva date solo Ron. Eppure, adesso pareva quasi essersi dimenticata di lui.
La consapevolezza diveniva ad un tratto più reale, quando lui voltava verso di lei e le sorrideva. Hermione si ritrovava a sorridere radiosa, sentendo le guance arrossarsi. Era divenuta più reale, quando si era resa conto di cercarlo con lo sguardo quando lui non era lì. Quando lo guardava di soppiatto per vedere se anche lui la osservasse, di tanto in tanto. Quando il suo cuore perdeva sempre qualche battito in più.
Alla fine, Hermione era giunta ad una conclusione. Doveva essersi innamorata. E prendere consapevolezza di ciò, l'aveva fatta entrare nella disperazione più totale. Tolto il fatto che si trovassero in un periodo pessimo per pensare all'amore, uno come Sirius non si sarebbe mai interessato a lei. Lui avrebbe anche potuto essere suo padre, la differenza di età era troppa.
Era innamorata sì, ma non era stupida. Sapeva che quello non fosse il momento. Anzi, forse il momento non sarebbe arrivato mai. E ciò la faceva star male, la faceva dannare, la costringeva a fingere un sorriso mentre dentro si sentiva soffocare, si sentiva in trappola.


Lui aveva conosciuto lei che non era stata altro che una ragazzina, una bambina ancora acerba. Una ragazzina molto intelligente e coraggiosa, ma che comunque non avrebbe avuto alcuna impronta, alcun ruolo fondamentale nella sua vita. 
Poi, quasi due anni dopo l'aveva rivista, e la ragazzina acerba si era trasformata in una giovane donna, il brutto anatroccolo in un bellissimo cigno, il bocciolo in una rosa.
Quando si erano rivisti a Grimmauld Place, lei aveva fatto per abbracciarlo. Non ci sarebbe stato nulla di male, dopotutto potevano definirsi amici, eppure Sirius ebbe come primo istinto quello di irrigidirsi e fermarla. Aveva potuto leggere nei suoi occhi una delusione.
Non capiva perchè avesse reagito in quel modo. Probabilmente, anni di prigionia dovevano averlo reso davvero un po' matto. Sirius la guardava di nascosto, accorgendosi, con piacere, che anche lei, spesso e volentieri, cercava i suoi occhi. E qualche volta le regalava dei sorrisi, e vedeva il suo volto illuminarsi. 
E ogni volta che accadeva, sentiva una strana morsa al cuore, una di quelle che non aveva mai sentito, neanche quando era stato più giovane. Guardarla non era più come guardare una bambina.
Era come guardare una donna, bellissima, e fatta di carne, sangue.
Poi aveva cominciato a fare strani pensieri su di lei, pensieri che in genere uomini della sua età non facevano su ragazze così giovani.
E per questo si era maledetto, si era dato del pervertito, eppure non riusciva a farne a meno, gli veniva tutto fin troppo naturale.
Aveva dovuto farsene una ragione. Probabilmente, si era innamorato di quella ragazza che avrebbe potuto essere sua figlia, quella ragazza bella quanto intelligente e che silenziosamente era entrata nel suo cuore ribelle.
Ma non poteva. Sapeva che probabilmente lei doveva provare le stesse cose, ma non poteva. Tra i due era il più grande, il più maturo, quello che avrebbe dovuto far sì che la cosa non iniziasse neanche.
Ma data la loro stretta convivenza, era estremamente difficile. C'era molto imbarazzo tra i due, al punto che anche guardarsi negli occhi era divenuto difficile.
Sirius se lo era ripetuto tante volte.
"Sirius, idiota. Credi di essere ancora un ragazzino? Ormai sei un adulto bello e fatto, non puoi assecondare le tue sciocche fantasie, non con Hermione. No, lei non se lo merita. Lei è troppo preziosa"
Per questo, aveva deciso che avrebbe limitato i loro contatti, aveva deciso che non le avrebbe fatto capire nulla e che non avrebbe assecondato più alcun suo gesto, per quanto la cosa gli costasse, per quanto gli costasse vederla così vicino a Ron, e non poter fare nulla.
Sì, era geloso, e ciò lo faceva sentire un completo idiota.
Poi, fortunatamente, l'arrivo di Harry aveva distratto entrambi. Hermione si era completamente dedicata a lui, mentre invece Sirius doveva occuparsi di questioni più da "adulti".
Si trovavano in una situazione difficile, e ciò non aveva fatto altro che aumentare l'ansia di Hermione. Perché per quanto sapesse che questo fosse un buon motivo per nascondere i propri sentimento, da un altro lato temeva di rimanere con dei rimpianti, temeva che lui non avrebbe mai saputo, e non voleva. Per quanto avesse paura, voleva sapere se i suoi sentimenti fossero effettivamente a senso unico, se si fosse immaginata tutti i loro guardi e tutti i loro sorrisi.
Voleva saperlo, non importava quanto il prezzo da pagare fosse stato alto.
Peccato che trovare il momento giusto in una casa piena di persone, sarebbe stato pressochè impossibile
Poi era giunta la vigilia del processo di Harry al Ministero. Se quest'ultimo non riusciva a prendere sonno per ovvi motivi, Hermione non riusciva a dormire per altri pensieri. Ginny le dormiva beata accanto, mentre lei invece non faceva altro che girarsi e rigirarsi nella speranza di prendere sonno.
Fu costretta poi ad alzarsi, spazientita. Aveva caldo, ed inoltre aveva anche la gola secca. Forse, un bicchiere d'acqua avrebbe potuto alleviare il suo fastidio.
Così era uscita dalla camera ed era scesa per le scale. Si sorprese molto di trovare la luce della cucina accesa. Non avrebbe però mai immaginato che Sirius stesse lottando, come lei, contro l'insonnia.
Lo trovò seduto, con i gomiti poggiati sul tavolo e le mani sulla bocca.
Hermione si immobilizzò, non potendo non pensare che fosse maledettamente bello e affascinante. Guardarlo le provocava sensazioni e voglie che per una ragazza pudica come lei erano piuttosto imbarazzanti.
La cosa più saggia sarebbe stata tornare su prima che lui si accorgesse della sua presenza, ma sfortunatamente Hermione ci pensò tardi.
Sirius si era voltato nella sua direzione, e nel momento in cui lo aveva fatto, il suo volto si era colorato di rosso.
Indossava solo degli shorts, una canotta attillata, senza contare il fatto che aveva tolto il reggiseno per dormire e non aveva avuto il buonsenso di rimetterselo. Così, automaticamente si era portata le braccia sul busto, come a volersi coprire. Non si erano mai ritrovati da soli, con tutta la confusione che c'era sarebbe stato impossibile.
"Hermione - chiamò Sirius - tutto bene?"
No, non va tutto bene. Mi sto trattenendo dalla voglia di baciarti e  di dichiararti il mio amore.
"Sì - rispose fingendo un sorriso - ero venuta a prendere dall'acqua. Sfortunatamente non riesco a dormire"
"Nemmeno io. Sono preoccupato per Harry"
Avanti, Sirius, sii sincero. Si vede che non è per questo, si vede che pensi a qualcos'altro, e spero che quel qualcos'altro sia io.
Dopodiché, l'adulto aveva scostato lo sguardo.
Non guardarmi così, piccola. Sto richiamando a raccolat tutte le mie facoltà mentali per non afferrarti e baciare quelle belle labbra che hai. Ma in questo momento, mi è molto difficile.
"Io... invece non è per questo che non riesco a dormire..." - sussurrò dondolandosi.
"E' per cosa, allora?"
Sirius si pentì subito di averglielo chiesto. Sapeva che la risposta che avrebbe ricevuto era esattamente quella che si aspettava.
Hermione tremò, il suo cuore prese a battere all'impazzata, e le mancò il fiato. Schiuse le labbra, ed ebbe quasi la sensazione di non riuscire ad emettere nessun suono.
"E' per te..."
Ma in realtà aveva buttato fuori un sussurro flebile, ma che non era potuto sfuggire all'orecchio attento di Sirius.
Immediatamente calò un silenzio glaciale. Non riusciva a crederci, lo aveva detto davvero. Adesso tutte le sue sicurezze erano andate a farsi benedire, e si sentiva così inerme, così sciocca. Lui non l'avrebbe mai guardata come una donna da amare, toccare, desiderare.
E si vergognò tanto da voltarsi e fare per salire le scale con il desiderio di rinchiudersi in camera e piangere sotto le coperte.
Ma Sirius si era alzato velocemente, e l'aveva afferrata dai fianchi. Hermione sentì una presa forte, esasperata,  aggressiva, che tuttavia non le dispiacque. Non aveva capito più nulla, le uniche cose che adesso sentiva erano il muro freddo a cui era poggiata, il respiro di Sirius sulla pelle, le sue mani sui fianchi e i suoi occhi su di sé, su ogni angolo del suo corpo, sul suo collo, sulla sue labbra, sulla sua scollatura. 
La ragazza credette di morire. Non avrebbe mai creduto di arrivare fino a questo punto, non riusciva a credere nella situazione in cui si trovava, l'unica cosa vera e concreta in quel momento, era il battito del suo cuore, che di lì a poco, ne era certa, le sarebbe uscito dal petto.
Con una mano, Sirius le afferrò il viso, e la costrinse a guardarlo negli occhi. Hermione fremette, nel rendesi conto che lui la stesse guardando diversamente dal solito, non come si guarda una ragazzina, un'amica.
"Ripetilo" - le disse. Il suo tono di voce la fece tremare, ed inoltre il suo sguardo l'aveva messa parecchio in soggezione. Non riusciva a capire dalla sua espressione se fosse arrabbiato o meno.
"... E' per te..." - sussurrò avendo l'impressione di non riuscire più a respirare.
Sirius sapeva che se non si fosse fermato, avrebbe mandato tutto a monte, sapeva che con un bacio, anche con un gesto semplice e casto, l'avrebbe legata a lui per sempre, e così facendo non le avrebbe più permesso di essere libera.
Lei lo guardò con aria interrogativa, probabilmente anche un po' spaventata. Sicuramente doveva sembragli folle, come la prima volta in cui lo aveva visto.
Continuò a ripetersi di essere forte, di lasciarla andare, prima che accadesse l'irrimediabile. Ma sapeva bene quanto molto spesso l'istinto sa essere più forte della ragione. Si avvicinò al suo viso, rimanendo immobile per alcuni secondo. Lì Hermione capì, e ad un tratto non ebbe più paura. Semplicemente capì le sue intenzioni, e per questo non si sarebbe ribellata. Trovò il coraggio di portare una mano dietro il suo collo e  di accarezzare i capelli che portava  lunghi.
Sirius chiuse gli occhi, e dopo essersi avvicinato al suo orecchio sussurrò.
"Perché mi fai sentire tutto questo?"
Il suo tono era sinceramente dispiaciuto, ma anche ricco di passione, come se sapesse che quello che stava per fare fosse sbagliato.
Ma certo che lo sapeva, lo sapevano entrambi. E sapevano entrambi di aver già superato il limite.
Questa volta fu lei a cercare il suo sguardo. E lo guardò con comprensione, con dolcezza, ma anche con un pizzico di voluta malizia.
"Potrei chiederti la stessa cosa"
Esattamente la risposta che si era aspettato.
Se adesso ti bacio... sarà la fine. Sarebbe comportarsi da egoista. Ma al diavolo tutto. Quando mai ho avuto un po' di buonsenso?
E finalmente azzerò le distanze. La baciò, e lo fece con passione estrema, mentre con la mano scivolava sulla schiena e avvertiva i suoi brividi.
Hermione si aggrappò immediatamente al suo collo, ispirò a fondo il profumo che emanava e si lasciò andare. Assaporò quel bacio, e ricambiò con la stessa passione, o almeno ci provava. Sirius aveva un modo di fare in certe cose quasi animalesco, e aveva appena scoperto di amare questo suo lato. Era possessivo, ma non troppo, protettivo, dominante.
Per la prima volta, Hemrione si sentì una donna, apprezzata ed amata, dall'uomo che aveva sempre capito di amare e che aveva saputo leggere la sua anima.
Sirius si staccò con lo stesso impeto con cui l'aveva baciata, e quasi senza fiato, poggiò la fronte sulla sua. In entrambi era nata la voglia inarrestabile di andare fino in fondo, ma sapevano che sarebbe stato tutto troppo frettoloso.
"Perché? - sussurrò Hermione, respirando a fatica - perchè l'hai fatto?"
Lui aprì gli occhi, non rendendosi conto di starla tenendo ancora stretta a sé.
"Per lo stesso motivo per cui ti sei lasciata baciare. Sentiamo le stesse cose"
"Tu... tu non pensi... che sia tutto sbagliato? Non hai la sensazione di stare andando contro tutti i principi? Contro tutto?"
"Non sai quanto - sussurrò guardandola con desiderio - ci ho provato davvero. Ci ho provato in tutti i modi a non pensarti in un certo modo. Ma non ci sono riuscito. Tu sei così giovane, ed io non volevo rovinarti..."
"Non lo hai fatto - lo rassicurò portandogli una mano sul viso - pensavo che per te non fossi nulla più che una ragazzina. Ma mi sono resa conto... che non è così... Mi ami?"
"Probabilmente. Non ho mai amato nessuna prima d'ora, ma sì, credo che quello che provo si avvicini molto all'amore"
"Allora, se è così - affermò con determinazione - stai con me. Stai con me come un uomo starebbe con la sua donna. Ti prego, starti accanto e dover fingere di non sentire nulla è terribile"
Lui la abbracciò, dimostrando questa volta una dolcezza inaudita. 
Ed Hermione si strinse al suo petto, con gli occhi chiusi, ascoltando il suo cuore.
"Temo che dovremmo fare entrambi uno sforzo, piccola - le disse - siamo in un momento difficile, e sia tu che io abbiamo molto a cui pensare. Ma non devi avere paura, ti starò vicina"
"Allora giurami che quando tutto questo sarà finito staremo insieme. Che staremo insieme veramente, e che non baderai a nulla, ne alla differenza di età ne all'opinione altrui. Puoi giurarmelo?"
Sirius la guardò negli occhi, pieni di amore, determinazione e paura. Provavano davvero le stesse identiche cose. Le accarezzò i capelli.
"Sì Hermione, te lo giuro"
"E poi... promettimi un'altra cosa - sussurrò questa volta con gli occhi lucidi, stringendo le mani sul suo petto - promettimi di non morire"
"Morire? - domandò inarcando un sopracciglio - non ci penso neanche. C'è in gioco qualcosa di troppo grande per poter morire, ci sei in gioco tu"
"Davvero?" - domandò ancora, speranzosa.
Lui sorrise, sicuro.
"Ma certo. Fidati di me, piccola"


Nota:
Salve a tutti! Questa sarà, come ho già scritto, una raccolta di sette one shot, e ad ognuna, Sirius sarà "accoppiato" ad un personaggio diverso.
Se leggerete il mio profilo scoprirete che la Sirius/Hermione è una delle mie OTP... non c'è un motivo, semplicemente mi piacciono.
Questa prima in particolare, è molto triste, se si pensa alla fine che poi Sirius fa e... no, meglio non pensarci.
Spero che per quanto breve, abbiate potuto apprezzarla!

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Capitolo 2
*** My puppy ***



My Puppy

Tra i loro amici, Remus era certamente il più tranquillo, quello che cercava di mantenere la calma e di portare i suoi amici sulla buona strada, anche se molto spesso non veniva neanche ascoltato.
Sirius era invece, insieme a James, quello più terribile, quello più ribelle, quello testardo, combina guai, bello e dannato. Erano tante le ragazzine che stravedevano per lui, ma Sirius era sicuramente interessato ad altro.
Per quanto lui e Remus fossero diversi, erano amici, migliori amici, si completavano l'un l'altro.
Remus cercava di proteggerlo dai guai, Sirius cercava di farlo divertire e di far uscire fuori il suo lato più "spericolato"
Ma era qualcosa che andava oltre l'essere semplici migliori amici, oltre il passare il tempo insieme, oltre il volersi semplicemente bene.
Sirius e Remus erano giovani, erano ancora due bambini, ma avevano ben capito di essere l'uno attratti dall'altro. Avevano capito che probabilmente si amavano, e  non come due bravi amici avrebbero dovuto fare.
Loro si amavano come in genere un ragazzo e una ragazza facevano. Ed il primo a farsi avanti era stato proprio Sirius, che un giorno, così dal nulla, lo aveva preso e lo aveva baciato. Quella era stata la volta in cui il suo cuore aveva sussultato, la volta in cui era stato libero di stringerlo a sé quanto e come voleva, la volta in cui la loro relazione aveva compiuto un passo avanti. Non c'era stata una vera proposta, né una domanda. Semplicemente si ritrovavano sempre insieme, e malgrado sia James che Peter sapessero, quando potevano, lontano dagli occhi indiscreti di tutti gli altri, si nascondevano da qualche parte, e passavano minuti interi a baciarsi, con le labbra appiccicate, con le braccia strette l'uno al corpo dell'altro, al punto che non ci sarebbe stato spazio neanche per respirare.
Quella volta, si trovavano sulla Torre di Astronomia vuota, un incontro che li avevano portati a saltare la lezione di Trasfigurazione, un grave colpo per Remus, che era sempre così studioso e ubbidiente.
Quest'ultimo sospirò, riuscendo a liberarsi, almeno per un attimo, dalle sue labbra voraci.
"Ah, qualche volta passerò i guai per colpa tua" - sospirò.
"Tu dovresti rilassarti un po' invece - sussurrò l'altro frettoloso - e poi, cos'è più piacevole? Assistere ad una lezione noiosa o stare qui con me, tra le mie braccia?"
Remus arrossì. Dei due era il più timido, ed anche il più dolce.
"Tanto la risposta la sai già" - borbottò.
"Esattamente - disse l'altro divertito, afferrandogli il viso rovinato da delle cicatrici - spero che tu non voglia sparire di nuovo, come hai fatto lo scorso mese. Ogni volta te ne vai chissà dove ed io non so mai dove sei"
"Sì, hai ragione, scusa..." - sussurrò chinando lo sguardo. Adorava Sirius con tutto se stesso, era stato il suo primo, dolce, tenero amore, ed era certo che sarebbe stato l'unico per il resto della vita, tuttavia non era stato del tutto sincero, né con lui, né con gli altri.
"Hei, dai... non c'è bisogno di prendersela..." - lo consolò immediatamente, sapendo di quanto fosse sensibile. Remus ricambiò con un sorriso, poi si avvicinò e gli posò un altro cast bacio sulle labbra.
"Andiamo, prima che vengano a cercarci" - suggerì saggiamente quest'ultimo.
Era fastidioso non potersi comportare con naturalezza, fingere di essere nulla più che semplici amici. Ma sapevano che in caso contrario, avrebbero fatto troppo scalpore tra i loro coetanei, senza contare la disperazione da parte delle miriadi di ragazzine innamorate perse di Sirius.
Gli unici che non li avevano giudicati, erano stati proprio James e Peter che, nonostante lo stupore iniziale, avevano ben accettato la particolare simpatia fra i due. 
La giornata era passata, e Remus non aveva fatto altro che diventare più nervoso. Nervoso a causa di quel segreto che da una vita si portava dietro e che cercava ancora di tenere per sé, senza coinvolgere Sirius, che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Si sarebbe accontentato di soffrire in silenzio, che creargli problemi o farlo preoccupare, anche se sarebbe stato difficile.
Arrivò la sera, e con essa, Remus scomparve, dissolto nel nulla. Tendeva a fare così da sempre, ed ogni volta che qualcuno di loro gli domandava il motivo, lui sviava il discorso, inventando scuse assai poco credibili.
E se fino a quel momento Sirius aveva fatto finta di niente, adesso la cosa cominciava a pesargli, aveva la netta sensazione che il ragazzo gli stesse nascondendo qualcosa.
Essere invadente era l'ultima cosa che voleva, ma forse era arrivato il momento di chiedere spiegazioni.
Passarono parecchi giorni che gli diedero molto da pensare e che non fecero altro che intensificare il suo malumore.
Poi, una mattina, convinto che sarebbe stata una giornata uguale alle precedenti, con molta svogliatezza Sirius uscì dal proprio dormitorio e si diresse verso la Sala Grande.
Mentre camminava, si rese ben presto conto che James stesse parlando con qualcuno. Gli ci volle qualche istante prima di rendersi conto che quel qualcuno fosse proprio Remus.
E' questo il modo di comportarsi? Sparisce come al suo solito, poi ritorna e la prima persona con cui va a parlare è James?
Questo pensiero gli attraversò la mente, ma non gli impedì di alzare una mano in direzione di Remus.
"Hei, Remus!"
Il ragazzo, in lontananza, a giudicare dalla sua espressione, non parve molto felice di vederlo. Lo vide infatti indietreggiare, e poi voltargli le spalle, modo di fare che lo sorprese non di poco.
James poi gli si avvicinò, con le mani dentro le tasche, come se nulla fosse successo.
"Beh? - domandò - che ti ha detto? Cosa è successo?"
"Niente di particolare" - borbottò l'altro alzando le spalle.
Sirius corrugò la fronte. Non solo Remus, adesso anche James faceva il misterioso. E visto che quest'ultimo non sembrava molto propenso a parlare, decise che lo avrebbe scoperto da solo. Così prese ad inseguire Remus.
"Hei, Remus, aspetta!" - esclamò. Nell'udire la sua voce, l'altro ragazzo cercò di aumentare il passo, ma fu inesorabilmente raggiunto da Sirius.
"Ti vuoi fermare?!" - esclamò arrivandogli davanti, con i capelli sul viso.
"Amh, ciao Sirius! Non ti avevo visto!"
"Ma che dici, mi hai visto chiaramente! Stai cercando di evitarmi! Sei sparito di nuovo, ti ho visto mentre parlavi con James, avresti almeno potuto avere il buon senso di avvisare me per primo...!"
"Io... mi dispiace..." - si scusò chinando lo sguardo.
"Dispiace anche a me! Ora vuoi spiegarmi che fine hai fatto? E soprattutto perché cerchi di evitarmi?"
"No, Sirius... ti prego - supplicò - davvero non c'è niente, non chiedermi niente..."
"Come sarebbe a dire "non chiedermi niente"? Penso di avere il diritto di sapere certe cose, no? Guardami!" - esclamò afferrandolo per le spalle.
"Ho detto che non c'è niente! - esclamò con un'aggressività mai mostrata prima e che sorprese lo stesso Sirius - io... scusa... scusami..."
Dopodiché se n'era andato di nuovo, sparendo dalla sua vista. Sirius avrebbe voluto capire, ma a quanto pare tutti volevano tenerlo allo scuro di qualcosa, e  ciò non gli andava bene per niente. 
A lezione, Remus si sedette lontano da lui, e per quanto cercasse di incrociare il suo sguardo, l'altro pareva evitarlo a tutti i costi. Anche dopo, durante il pomeriggio, che di solito i quattro passavano alla sala comune a parlare, scomparve un'altra volta, rinchiudendosi questa volta nel proprio dormitorio. James e Peter non sembravano molto preoccupati, o probabilmente fingevano. Sì, ne era più che sicuro, dopotutto si ricordava bene di aver visto uno dei due parlare con Remus la mattina stessa. James era stato piuttosto vago, fin troppo in realtà, e  la cosa lo aveva insospettito non di poco. Ed il solo fatto potesse sapere qualcosa che lui non sapeva, lo faceva ribollire di rabbia, gli faceva provare una morsa allo stomaco, una sensazione che non aveva mai provato e che prendeva il nome di gelosia.
"Sirius? - domandò James, sventolandogli una mano davanti agli occhi - ci sei?"
"Sì, ci sono! - rispose secco - e tu, piuttosto? Non guardarmi come se fossi io quello strano. Perchè so per certo che tu e Remus mi stiate nascondendo qualcosa!"
"Non so di cosa tu stia parlando" - rispose l'altro facendo spallucce.
"Smettila di prendermi in giro, James! - fece alzando la voce - se c'è qualcosa che non va, voglio saperla, adesso!"
"Remus te ne parlerà quando lo riterrà opportuno"
"Mi stai facendo innervosire!"
"Ragazzi! - esclamò Peter - ci guardano tutti, mi sa che stiamo dando troppo spettacolo!"
"Tsk, d'accordo, come vuoi! - esclamò - ma non crederti migliore di me, per questo"
"Sì, certo" - rispose James alzando gli occhi al cielo. Poteva capire il fastidio che il suo migliore amico provasse, ma proprio non poteva farci nulla.
Sirius si era allontanato per cercare di calmare i suoi bollenti spiriti. Aveva cercato di  non essere invadente, di essere paziente e di non intromettersi in ciò che non lo riguardava. Ma si stava parlando del suo migliore amico, della prima persona che era stata in grado di far battere il suo cuore, la persona con cui, ne era certo, sarebbe cresciuto e con cui sempre sarebbe rimasto insieme
Camminava con foga con i capelli che gli coprivano il viso. Ad un certo punto, urtò qualcuno. 
Quest'ultimo si era voltato lentamente, con gli occhi sgranati e anche un'espressione spaventata. Remus non sembrava esattamente felice di vederlo.
"Ah, eccoti qua - disse a braccia conserte - ti aspettavamo"
"Scusa... è che..."
"Non importa - dichiarò lui, facendosi avanti - tanto ormai racconti tutto al tuo caro amico James, vero? Ed io non conto più"
"Non è così! Ti prego Sirius, per me non è facile, tu non lo sai quello che ho dovuto passare!" - esclamò esasperato.
"E allora parla con me, dimmi cosa c'è che non va. Dici sempre che sono la tua persona speciale, allora parlami!"
"Io - sussurrò chiudendo gli occhi - vorrei... ma ho paura che se te lo dico... tu non vorrai più saperne di me"
"Questo non accadrebbe mai, te lo giuro! Dimmelo, ti prego"
"Preferisco non rischiare..."
"Ma..."
"Tu fai troppe domande!" - esclamò con il viso rosso. Per la seconda, Remus aveva sorpreso Sirius. In genere era sempre così calmo, tranquillo e riflessivo, e mai ostentava aggressività o modi di fare bruschi. Mentre invece, quel giorno, era successo per ben due volte.
"Va bene, come vuoi - disse a quel punto, serio come non mai - se vuoi continuare ad avere segreti con me, non posso forzarti. Ma se fossi davvero così speciale come mi ripeti sempre, allora la cosa sarebbe diversa. Devo pensare che questa è una delle tante bugie che mi dici. Perchè sì, adesso il dubbio ce l'ho. Chissà quante altre cose non mi hai detto..."
Lo sguardo di Sirius faceva quasi paura, ma Remus non cedette. Avrebbe voluto dirgli che si stava sbagliando, che l'unica paura che aveva era quella di perderlo, di rivelargli la sua vera essenza, di rovinare tutto. Ma non era un bugiardo, tanto meno un traditore.
Abbassò lo sguardo, solo per non vederlo andare via. Sapeva quanto Sirius avesse un carattere difficile e sapeva quanto fosse altrettanto difficile cercare di calmarlo o farlo ragionare quando era arrabbiato.
Ma d'altro canto, Sirius era più che convinto di avere ragione. E si sentiva anche uno stupido, perché probabilmente sentirsi gelosi o messi da parte, era inutile. Evidentemente non era così speciale, non fino a quel punto.
"Ah, quanto è stupido - borbottò fra sé e sé - non lo sopporto!"

Nei giorni seguenti, la rabbia era passata, o era più giusto dire che fosse semplicemente meno evidente. Sirius, orgoglioso per com'era, non rivolgeva neanche più la parola a Remus. Se quest'ultimo fosse venuto da lui a scusarsi, allora probabilmente avrebbe preso in considerazione l'idea di perdonarlo, ma ovviamente questo non sarebbe accaduto. Il gruppo si trovava in una pessima situazione e James aveva la consapevolezza di trovarsi in mezzo, visto che da un alto aveva Remus che contava sul suo aiuto, e  da un lato aveva Sirius che pareva volerlo fulminare con lo sguardo ogni volta.
E la loro più violenta lite scoppiò nel pomeriggio, subito dopo pranzo. Ovviamente, Sirius si era ritrovato da solo visto che oramai sia lui che gli altri tendevano a  separarsi senza problemi. Attraversò il corridoio, poi arrivò all'esterno, dove si trovava il campo di Quidditch. Poi li vide: i suoi migliori amici, James e Remus che parlavano fitto, come aveva già visto fare una volta.
Rimase a fissarli a lungo, o almeno a lui parve tanto tempo. 
Dovrei esserci io al posto suo.
Di nuovo quella fastidiosa morsa allo stomaco che tanto lo faceva sentire stupido.
E poi vide chiaramente il braccio di James circondare la spalla di Remus. Non poteva crederci, si stavano abbracciando. E non ci sarebbe stato nulla di male, considerando che erano amici, si erano abbracciati tante di quelle volte. Ma adesso era diverso. Adesso, Sirius sentiva come se qualcosa di suo gli fosse stato portato via, e  fu preso dall'ira più totale.
Non gli importava che si trattasse di James, suo compagno di mille avventure e scherzi. Era come se fosse diventato cieco.
Andò incontro ai due, che non si erano  minimamente accorti della sua presenza. Poi afferrò James da dietro, con violenza.
"Tu!" - esclamò.
"Sirius, ma che fai?!" - esclamò Remus.
"E' quello che io dovrei chiedere a voi! - esclamò - ditemi la verità, voi non siete solo amici, vero?"
"Ma sei stupido o cosa?" - domandò James sistemandosi gli occhiali.
"Non dirmi che sono stupido - ringhiò - e non credere di essere migliore di me!"
"Sei completamente fuori!"
"Ah, sono fuori? Adesso ti faccio vedere io!"
Nel dire ciò lo aveva afferrato di nuovo e lo aveva scaraventato contro il suolo. Non che la sua intenzione fosse propriamente quella di fargli male, ma aveva bisogno di dar sfogo a tutta la sua frustrazione. Lo bloccò contro il suolo, ma James ovviamente, che non era abituato a rimanere inerme, cercò di difendersi, lanciandogli un calcio. Ma l'altro pensò bene di ricambiare il gesto, e aveva fatto per lanciargli un pugno.
Remus a quel punto, che era per il quiete vivere e assolutamente non sopportava che vi fossero litigi e incomprensioni all'interno del gruppo, si portò le mani sul viso. Le parole  uscirono automaticamente dalla sua bocca.
"No, fermi! Basta!" - esclamò riuscendo ad insinuarsi tra i due e a separarli.
"Accidenti - fece James alzandosi da terra - ribadisco ciò che ho detto, sei matto!"
"E tu sei un traditore, anzi lo siete entrambi!"
A quel punto fu James ad arrabbiarsi, tanto da non riuscire più a trattenersi.
"Idiota! - esclamò - non sei neanche in grado di vedere quello che hai attorno. Remus ti adora, non fa altro che parlare di te, credo anche che ti sposerebbe! E tu vai ad insinuare che c'è del tenero fra noi?"
"Io - annaspò - voi... beh, ma io vi ho visto che...!"
"James mi stava consolando a causa del... beh, del nostro litigio" - rispose Remus, intimidito.
"Ah... davvero?" - domandò, sentendosi un totale idiota per la scenata appena fatta.
"Davvero - disse James - e per la cronaca, nessuno dei due è un traditore, né un bugiardo. In realtà sì, c'è una cosa che Remus non ti ha detto..."
Guardò l'amico, il quale fece un sospiro profondo.
"Il fatto è che... io non sono proprio del tutto umano..."
"In che senso?" - domandò Sirius inarcando un sopracciglio.
"Ah - sospirò James massaggiandosi le tempie - è meglio che ti siedi, è una storia lunga"
E così, Remus raccontò finalmente la verità sulla sua identità di licantropo, sul fatto che fosse stato morso da bambino e della terribile infanzia che aveva passato per colpa di questa sua condizione.
"E' per questo che ogni mese sparivo all'improvviso. Alla luna piena mi trasformo, e devo stare lontano da tutti, altrimenti potrei uccidere qualcuno. L'unico a saperlo era il professor Silente, è lui che mi ha in un certo senso tutelato"
"Già - borbottò James - e chiariamo che, se non lo avessi scoperto, non mi avrebbe mai detto nulla"
Sirius adesso, oltre che sentirsi un vero stupido, si sentiva anche sorpreso. Non avrebbe mai immaginato che Remus, il suo migliore amico, la persona che credeva di conoscere meglio di chiunque altro, avesse una storia simile alle spalle, ed un segreto tanto grande. Adesso capiva la sua paura ed il suo volerlo tenerlo all'oscuro di tutto.
"Che volete farci, avevo paura - rispose l'altro - James ha cercato di convincermi in tutti i modi a dirvelo, soprattutto a te, Sirius. Ma te l'ho detto... avevo paura..."
"Io.. beh, non avresti dovuto. Non ti avrei giudicato. Tu... insomma - fece distogliendo lo sguardo, con le guance arrossate - tu mi piaci e basta. Mi piaci a prescindere, e non importa se hai... questo piccolo problema"
"Oh, che gli piaci è sicuro! E' pazzo di gelosia" - lo prese in giro James.
"Smettila!" - esclamò l'altro, facendo ridere Remus.
"Però il problema purtroppo rimane - sospirò poi quest'ultimo - dovrò continuare a fare questa vita..."
James fu ad un tratto attraversato da un'idea che, ne era certo, sarebbe stata geniale.
"E' vero! - esclamò - ma questo non vuol dire che non possiamo starti accanto!"
"Te l'ho già detto. Devo stare lontano dagli esseri umani"
"E chi ha mai detto che si tratterà di esseri umani? Possiamo imparare a trasformarci in animali, così durante i tuoi periodi di luna piena possiamo stare con te senza farci ammazzare!"
"Dici sul serio?" - domandò Sirius.
"Oh, no, vi prego. Siete gentili, ma non credo che si possa fare. Passerete i guai..."
"E quando mai ci siamo preoccupati dei guai? - disse, preso ormai dalla frenesia - è un'idea geniale, ve lo dico io. Di giorno saremo i quattro irresistibile teppisti di Howarts e di notte... i quattro Animagus segreti! Mh... però... credo che ci vorrebbe un nome per questo nostro gruppo... ma sì, ci sono: "I Malandrini!". E' un nome perfetto. Ed io ne sono certo, verremo ricordati a vita per questo!"
James aveva affermato ciò con una tale solennità che aveva fatto ridere gli altri due. Remus alla fine accettò l'idea dell'amico, dopotutto, un po' di compagnia durante le sue notti di luna piena, non gli sarebbe dispiaciuta. E soprattutto, adesso tutto era tornato alla normalità, non vi erano più segreti... e Sirius era tornato come prima... più o meno.
In realtà non si sentiva esattamente in pace con se stesso. Aveva detto delle cose terribile a Remus, quando lui invece non aveva fatto altro che soffrire, e questo lo faceva sentire male. Dopottuto, la sua intenzione sarebbe stata quella di vederlo sempre felice. E malgrado fosse orgoglioso, testardo e assolutamente, non chiedeva mai scusa, aveva la sensazione che quella volta avrebbe dovuto agire diversamente. 
Arrivò dietro Remus, sgranchendosi la voce.
"Sirius - lo chiamò l'altro, gentilmente - ma guardati... ti sei graffiato una guancia"
Prima che però potesse avvicinarsi, l'altro gli diede un pizzicotto.
"Ahi, ma che...?"
"Scusa - disse chinando lo sguardo - per tutto. Non dovevo dirti quelle cose. Tu... per me sei speciale... e ... vorrei che non ci fossero segreti tra di noi.. io... ah, io non sono bravo con queste cose"
L'altro sorrise, piuttosto sorpreso.
"E' stato difficile per me tenertelo nascosto. Ma non preoccuparti, non ci sarà alcun segreto tra noi, non più. Hai la mia parola. Anche se devo ammettere che la tua gelosia non mi dispiace"
Sirius alzò lo sguardo, mostrando un'espressione fintamente offesa che serviva solo a  celare un sorriso complice. E lì, Remus capì che fosse tutto a posto, per davvero.
"Comunque sia! - esclamò indicandolo - ho trovato un nomignolo perfetto da darti quando saremo soli!"
"Ah... e sarebbe?"
"Cucciolo!" - esclamò ridendo.
"Eh?! - domandò completamente rosso - ma... ma... no! E' troppo imbarazzante!"
"Io invece dico che non ti dispiace. Qual'è il problema? E' più che azzeccato, e  poi è quello che sei, un cucciolo indifeso e tenero" - disse avvicinandolo a sé.
"Oh... dai smettila..." - sussurrò imbarazzato.
"E - aggiunse - cosa più importante. Sei mio. Memorizza questa frase, perchè credo che non la sentirai più pronunciare"
Remus sorrise, si avvicinò veloce, e gli posò un bacio fugace sulle labbra.
"Va bene, lo ammetto... il soprannome... mi piace..."
L'altro sorrise.
"Ed io ne ero certo"

Nota:
Anche questa, come la precedente, è una delle mie OTP. Adoro il "periodo" dei Malandrini, infatti credo che anche le prossime quattro saranno ambientate durante. 
Non ho molto da dire, li adoro insieme, e l'idea di un piccolo Sirius geloso fa uscire la parte più fangirl del mio animo.
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Evil witch ***



Evil Witch

Tra le sue cugine, Bellatrix era decisamente la più strana. Pazza, dispettosa, maliziosa, ed anche un filino sadica. Avrebbe messo i brividi a chiunque, ma non a lui.
Sirius la conosceva troppo bene per averne paura. Avevano avuto l'abitudine di farsi i dispetti a vicenda sin da bambini. Certo, Bellatrix era un' avversaria tosta: più di una volta aveva rischiato di fargli seriamente male. 
Certe volte Sirius aveva l'idea che quella piccola strega cattiva volesse ucciderlo, e forse se lo sarebbe meritato, visto che la prendeva sempre in giro e faceva di tutto per farla innervosire.
Anche adesso che erano un po' più grandi, le cose non erano cambiate affatto. Ma chissà per quanto sarebbero rimaste invariate. Poco, molto poco, lui ne era certo.
Visto l'importante famiglia a cui appartenevano, il destino di Bellatrix era stato deciso con largo anticipo: il suo promesso sposo, Rodolphus Lestrange, non aveva proprio l'aspetto di uno che avrebbe potuto tenerle testa.
Ne era sicuro, mentre lo osservava da lontano, stretto in quel vestito elegante che gli faceva mancare il respiro. Tutti i membri della famiglia Black erano stati invitati al fidanzamento della giovane strega.
E non è che Sirius avesse esattamente fatto i salti di gioia. Anzi, era rimasto piuttosto sorpreso. Era sempre stato convinto che, quando sarebbe giunta l'ora, Bellatrix si sarebbe ribellata, forse avrebbe anche ucciso qualcuno, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non sposarsi, anche perché non ce la vedeva proprio.
Invece no. L'aveva sorpreso, era stata remissiva per una volta.
Per tutta la sera non aveva osato avvicinarsi a lei. Lei che, con i suoi ricci capelli neri e un sorriso glaciale stampato sul volto, stringeva il braccio del suo fidanzato, avvolta in un abito nero.
Belltrix aveva sempre amato il nero. Come una vera strega maligna, del resto.
Non poteva credere che stesse davvero permettendo agli altri di decidere per sé. Non poteva credere che avrebbe permesso ad un uomo di starle accanto, in quel modo.
A quel pensiero strinse i pugni, senza capirne il vero motivo. Forse era solo rabbia, perché sapeva che sua cugina non si stava comportando come al solito.
Aveva forse deciso di divenire ubbidiente e calma proprio adesso? Proprio adesso che sarebbe stato necessario tirare fuori la grinta?
Sirius capì che il pensarci lo faceva semplicemente innervosire. Così si alzò, e si diresse verso il tavolo degli alcolici. Sapeva che alla sua età non avrebbe dovuto bere, ma visto che non aveva mai rispettato le regole, non ci sarebbe stato nulla di strano. Si fece versare del Whisky Incendiario in un bicchiere, per poi tracannarlo in un colpo solo. Immediatamente sentì la gola bruciare e il viso arrossarsi, ma almeno, i suoi nervi si sarebbero calmati. O forse no.
Bellatrix comparve alle sue spalle, sorridendo in modo strano.
"Che succede, Sirius? - lo cantilenò - ti mancano i tuoi amichetti del Grifondoro? Oh... mi dispiace per te, caro!"
Bellatrix non gli aveva mai perdonato il fatto che fosse finito in Grifondoro, visto che tutti i Black erano sempre stati rigorosamente Serpeverde.
Ma Sirius era molto più contento così.
"Sicuramente sarebbe molto più divertente che stare qui!"
"Suvvia, è la mia festa -  disse suadente - dovresti essere felice"
Sirius bevve immediatamente un altro bicchiere, poi chiuse gli occhi, aspettando che il bruciore alla gola e al petto scemasse.
"E tu? Tu sei felice così?" - domandò.
"Mi sorprende che ti preoccupi della mia felicità. Io e tu non ci siamo mai sopportati. Oh, aspetta, forse ho capito - disse sorridendo malignamente - tu sei innamorato di me"
L'altro si voltò a guardarla con gli occhi sgranati. Non sapeva se a guidarlo fossero le emozioni o l'alcol, sta di fatto che non resistette dall'impulso di afferrarla, ignorando il fatto che tutti potessero guardarli.
"Sei una stupida! - esclamò - da quando in qua fai quello che gli altri ti dicono? Che fine ha fatto il tuo essere ribelle? Che fine ha fatto la Bellatrix che conoscevo?! Allora?!"
La ragazza era rimasta piuttosto stupita, non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere da parte del cugino. E quando capì di come gli occhi del resto della famiglia fossero puntati su entrambi, non potè fare a meno di arrossire violentemente, indignata.
"Sirius... lasciami immediatamente... o giuro che ti ammazzo..." - sussurrò piano, ma abbastanza forte così che potesse sentirla.
Il suo tono era minaccioso, e il suo profumo pungente. La stava tenendo ferma dalle braccia, stava toccando la sua pelle pallida e liscia, tutte sensazioni che, messe insieme, formavano un connubio strano.
Sirius si staccò con la stessa violenza con cui l'aveva afferrata, indietreggiando. Solo adesso si era reso conto di aver attirato l'attenzione e di aver mostrato, probabilmente, qualcosa che non avrebbe dovuto mostrare, e al solo pensiero fu colto dalla vergogna. Indietreggiò ancora, e poi si incamminò più alla svelta, in modo da sparire di lì.
Bellatrix lo aveva osservato sparire, arrabbiata, ma non per la reazione di Sirius, né per il fatto che l'avesse messa in imbarazzo. Era arrabbiata perché non capiva, non capiva il suo modo di fare, non capiva perché avesse reagito in quel modo, gli era sembrato quasi preoccupato. Ed era assurdo, lui non si sarebbe mai preoccupato per lei.
Rodolphus le arrivò vicino, preoccupato.
"Tutto bene?"
Lei si voltò a guardarlo, non preouccupandosi di nascondere un sorriso nervoso.
"Ma sì, certo, va tutto perfettamene bene!" - esclamò.
Sei una stupida! Da quando in qua fai quello che gli altri ti dicono? Che fine ha fatto il tuo essere ribelle? Che fine ha fatto la Bellatrix che conoscevo?
Come aveva osato rivolgersi a lei in quel modo? Non riusciva a cancellare dalla mente le parole del cugino, che tanto avevano smosso i suoi nervi. 
Lei non era cambiata, tanto meno era diventata remissiva, sentiva di essere sempre la stessa. Era lui che non capiva nulla.

Sirius era consapevole del fatto di aver esagerato. Adesso si era allontanato, aveva raggiunto il terrazzo, nela speranza di poter prendere una boccata d'aria e schiarire le idee. 
Bellatrix, così forte e indipendente, una volta finiti gli studi si sarebbe sposata. Non riusciva proprio a farsela piacere come idea.
Non è che per caso sei innamorato di me?
La domanda e l'espressione maliziosa della cugina gli erano tornati in mente in un secondo, facendolo sussultare.
"Neanche per sogno, scherziamo?!" - esclamò ad alta voce, non rendendosi neanche conto di star parlando da solo.
Lui innamorato di lei, era semplicemente assurdo. Il loro era un rapporto più simile a quello di due fratelli che non si sopportavano e che trovavano il loro divertimento nel prendersi in giro in continuazione. Nulla di più, anche volendo. Dopotutto, chi voleva stare accanto a quella strega? Sicuramente solo un pazzo.
"Ah, allora eri tu che parlavi da solo"
Ad aver parlato era stato proprio l'oggetto dei suoi pensieri. Bellatrix, sotto la luce della luna, risultava incredibilmente attraente. In realtà, Sirius non si era mai soffermato sul fatto che fosse bella o meno, però adesso doveva ammettere che aveva un fascino particolare.
"Che cosa vuoi? - sbottò lui - sei venuta a vendicarti per poco fa?"
"In effetti, l'idea di torturarti fino a farmi supplicare mi alletta molto - disse lei sorridendo e  avvicinandosi - ma stasera mi sento clemente, quindi mi limiterò a parlare e basta. Non so cosa ti passi per la testa, ma tieni ben in mente una cosa: Bellatrix Black non cambia mai, né si fa sottomettere da alcuno"
"Allora perchè hai accettato di così buon grado il tuo fidanzamento?"
"Perchè sinceramente non mi importa con chi passerò il resto della vita - affermò freddamente - può essere chiunque, tanto è uguale. L'amore e tutte quelle cose smielate e da diabete non fanno proprio per me. E non fanno neanche per te. Io e tu siamo uguali, Sirius"
"Pff, io e tu non siamo uguali"
Nel cercare di distogliere lo sguardo, non si era accorsa che Bellatrix si era morsa un labbro. E poi si era avvicinata a lui, come un serpente velenoso pronto ad avvolgere la sua preda tra le spire. 
Si alzò sulle punte, e con una mano gli afferrò il viso. Era innegabile che Sirius possedesse una bellezza e un fascino selvaggio, quasi da delinquente, e quella era la cosa che faceva impazzire di più le ragazze.
Lei però non l'avrebbe mai ammesso chiaramente.
"Sì, invece - sussurrò - e adesso tocca a te dire la verità. Perché ti sei arrabbiato tanto? E non dirmi che si tratta di semplice preoccupazione, perché non sei mai stato tipo da preoccuparsi per me. Non credo neanche che si tratti di amore... Allora?"
Più andava avanti nella conversazione, più il suo tono diveniva mellifluo, caldo, addirittura eccitante. Sirius sapeva che riservare certi pensieri proprio a lei sarebbe stato assurdo, ma in quel momento il suo corpo e le sue emozioni parevano non volerlo ascoltare.
Probabilmente, un po' di gelosia doveva provarla. Lei era sempre stata con lui, sin dalla più tenera età, anche se non nel modo in cui si poteva immaginare. Il loro rapporto era fatto di dispetti, insulti e litigi, tuttavia era un rapporto profondamente passionale.
Bellatrix questo lo aveva capito, e senza troppi problemi, si avvicinò al suo collo, mordendolo con i denti.
Sirius rabbrividì, ma allo stesso tempo fu preso da una sorta di rabbia. Bellatrix non si faceva sottomettere, ma neanche lui.
Così, con impeto la afferrò, la afferrò con la stessa violenza di poc'anzi, e la baciò, divorando voracemente prima le sue labbra  e poi la sua lingua.
Se avesse potuto, Bellatrix avrebbe sorriso soddisfatta, ma la sua bocca era ora troppo occupata a lottare contro quella dell'altro.
Anni ed anni passati ad odiarsi e a non sopportarsi, erano esplosi nella passione  e nella frenesia più totale e impossibile da fermare.
I due cugini Black erano inesorabilmente l'uno attratti dall'altro, e questo neanche loro stessi avrebbero potuto cambiarlo.
L'eccitazione divampò immediatamente, e solo allora Sirius si staccò dalle sua labbra per scendere sul collo e morderlo. Bellatrix non esitò dal farsi scappare un piccolo gemito.
Era sicuro di aver trovato quello che stava cercando. Lo afferrò per il viso, costringendolo a guardarlo.
"Sei consapevole del fatto che adesso dovrai andare fino in fondo, vero?" - domandò.
"E tu? Come la metti con il tuo matrimonio?" - domandò lui scettico.
"Ah, che vuoi che sia. Il matrimonio non implica l'amore, e  dopotutto non è che io ne abbia bisogno. Non ne hai bisogno neanche tu, Sirius, e lo sai. Noi... noi abbiamo bisogno di questo... di pura passione. E chi meglio del sangue del mio sangue, per soddisfare questo mio bisogno?"
Sirius trattenne il fiato, pensando a quanto fosse assurdo a come le cose fossero cambiato nell'arco di pochi minuti. Davanti a lui, non aveva più una bambina cattiva che si divertiva a vederlo soffrire. Davanti a lui c'era una donna, in tutto e per tutto, il suo sangue, che voleva trascinarlo insieme a sé in un rapporto puramente carnale.
Una cosa a cui non avrebbe ami pensato. E probabilmente si sarebbe anche rifiutato, se solo Bellatrix non avesse osato sfidarlo.
"O... hai forse paura?"
Nell'udirla, lui la afferrò per un polso, fulminandola con uno sguardo infuocato.
"Io non ho paura di niente, Bellatrix Black" - dichiarò fiero.
"Allora dammi vedere" - lo stuzzicò lei, sussurrando ciò sulle sue labbra.
Sirius rimase fedele a ciò che aveva appena detto. I due scivolarono dentro casa, si rinchiusero dentro la camera da letto di Bellatrix, e lì consumarono un rapporto passionale, caldo, carnale, dando sfogo a  tutte quelle voglie represse che non sapevano neanche di possedere.
Il loro sangue si mescolò, rendendoli uniti per sempre.
Quando quella porta venne nuovamente aperta, Bellatrix uscì per prima con i capelli leggermente arruffati, il rossetto sbavato, ed il vestito ancora da sistemare.
"Devo dire la verità, mi hai piacevolmente sorpreso" - annaspò lei.
Sirius la seguì, con i capelli altrettanto arruffati e la camicia sbottonata.
"Avevi qualche dubbio, forse?"
"Attento, ti ricordo che se voglio posso anche cambiare idea"
"Oh, ma so che non lo farai  - sussurrò lei, ancora carico di eccitazione, costringendola con le spalle al muro - non mi importa di essere speciale per te. Ma sappiamo entrambi che dopo stanotte, tutto sarà diverso"
"Certo che sarà diverso. Solo una cosa sarà sempre uguale, l'antipatia e l'odio nei tuoi confronti"
Sirius rise, avvicinandosi poi al suo viso.
"Adesso vorresti tanto non volerti sposare, vero?"
"Ti sbagli di grosso - rispose lei, altezzosa - forse dovrò sposarmi, ma questo... questo non mi impedisce certo di avere un amante.. no?"
Nel suo sguardo, mille promesse. Bellatrix si staccò dal muro, e scivolò via, con un'ultima occhiata che lasciava intendere tante, troppe cose ancora da scoprire.
Sirius e Bellatrix, i due amanti più improbabili che si potessero immaginare, così simile, così maledettamente attratti l'uno dall'altro.
Lui, lui aveva accettato l'idea di essere il pazzo che sarebbe stato con lei.
Il ragazzo la osservò, osservò ogni linea ogni curva del suo corpo, a braccia conserte, pensando a quanto l'avesse sorpreso.
"Ah, Sirius - disse infine - dì a qualcuno dei tuoi amici di questa storia e ti crucio all'istante"
La sua era una minaccia chiara e limpida. Ma Sirius non se ne sorprese affatto, perchè adesso aveva la conferma. La sua Bellatrxi era rimasta la stessa strega maligna di sempre.

Nota:
Salve e buon S.Valentino!
E' la prima volta che scrivo di questa coppia, e devo essere sincera, mi piace. Perché hanno un carattere simile, ed insieme fanno le cosiddette "scintille", credo che fra i due, un rapporto di tipo passionale/carnale si potrebbe portare avanti tranquillamente.
Spero vi sia piaciuta, alla prossima!

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Capitolo 4
*** The best joke ***



The best Joke

La giornata era passata meravigliosamente bene, come le altre del resto, ed adesso, sia Sirius che James, che il resto dei Malandrini, potevano definirsi stanchi e soddisfatti.
Tenere alto il nome del gruppo non era affatto facile, visto che la loro nomina li precedeva in tutta Hogwarts, a causa dei guai che combinavano. Inutile dire che le menti geniali del gruppo fossero sicuramente James e Sirius, che così bene si intendevano, anche solo guardandosi negli occhi. Insieme creavano le più grandi idee, per poi metterle in atto insieme a Remus e Peter.
Avevano fatto amicizia da subito, già il primo giorno di scuola. E per forza, dato che avevano praticamente lo stesso carattere un po' spavaldo, coraggioso e da leader. Molti potevano pensare che il fatto che fossero così simili li portasse molto spesso a litigare, ma non era così.
James e Sirius erano perfettamente in grado di incastonarsi tra loro in modo armonico, come i pezzi di un puzzle. Entrambi erano il cuore e la mente attiva del gruppo.
Ultimamente avevano preso l'abitudine di tormentare il povero Severus Piton, nonchè migliore amico di Lily Evans, l'eterno amore non ricambiato di James. Perché, a  dirla tutta, quest'ultimo tendeva ad essere un po' sbruffone, soprattutto con la ragazza stessa.
A Sirius invece non importava di avere una fidanzata o cose simile.
Se avesse voluto,  avrebbe potuto cambiarne una al giorno, visto che erano in tante quelle che stravedevano per lui, ma non rientrava nei suoi interessi.
Gli amici prima di tutto.
E così, quella sera i quattro, che alloggiavano nello stesso dormitorio, avevano preso a conversare, visto che il sonno stava ritardando ad arrivare.
"D'accordo ragazzi, adesso facciamo i seri - esordì James, con gli occhiali poggiati sul naso e le mani dietro la testa - dobbiamo assolutamente organizzare lo scherzo più epico di sempre, mi diverto troppo a tormentare il povero Mocciosus"
"Credo tu abbia raggiunto il limite quando oggi l'hai lasciato a testa in giù davanti a tutta la scuola" - sospirò Remus alzando gli occhi al cielo.
"Ah, quello era solo uno scherzo innocente. No, ci vuole qualcosa di meglio, credimi"
"Oh, credo che qualcuno voglia fare colpa sulla Evans. Visto che oggi si è molto arrabbiata con te per aver umiliato il suo amico del cuore" - disse Peter.
"Ah, sta zitto! Non ho bisogno di fare colpo. Anche io le piaccio, solo che... che non riesce ad ammetterlo, le ragazze sono così!"
"Perché devi necessariamente attirare la sua attenzione? Insomma, non puoi divertirti per te se stesso e basta?"
Sirius non sapeva perchè avesse detto quella frase, né perchè avesse utilizzato quel tono. Aveva sempre sostenuto James nelle sue scelte, ma non poteva negare che non impazzisse dalla gioia al pensiero che lei e Lily stessero insieme. Non per la ragazza in sé, ma per il fatto che, molto probabilmente, intraprendendo una relazione sentimentale, James non avrebbe più avuto tempo per loro... per lui.
Probabilmente doveva aver fatto la figura dello sciocco amico geloso e apprensivo, a  giudicare da come tutti lo guardavano.
"Che c'è?" - domandò con una punta di imbarazzo.
"Ah, andiamo, amico! - esclamò James alzandosi e circondandogli le spalle con un braccio - non c'è bisogno di essere gelosi, lo sai che rimarrai sempre il mio amico preferito. Non guardarmi così, fatti dare un bacio"
"Ah, James!" - esclamò l'altro cercando di scostarsi dalla sua presa.
James tendeva sempre a scherzare, a scherzare in maniera un po' "equivoca" giusto per far ridere lui e gli altri. E Sirius ci era sempre stato, perché lo trovava divertente.
Non riuscì però a staccarsi dalla sua presa, e James finì per atterrarlo con la schiena contro il materasso.
"Sei sempre il solito idiota!" - rise Sirius. L'altro lo sovrastò, avvicinandosi al suo viso.
"Lo so che hai paura di perdermi, ma non preoccuparti, prometto che starò sempre con te e che per me sarai sempre al primo posto!"
"Ah sì? - domandò - bene, allora sappi che per me sarà lo stesso"
Avevano scherzato, avevano riso, nel dire quelle parole, ma Sirius non aveva potuto fare a meno di chiedersi, nel frattempo, se ci fosse un briciolo di verità in quelle parole. E James pareva essersi accorto che qualcosa nel suo sguardo, fosse effettivamente strano, un'impressione che smorzò la sua risata.
"Se non foste così amici sareste una coppia perfetta, parola mia!" - scherzò Remus.
A quel punto, accadde una cosa mai successa. Nacque dell'imbarazzo tra i due, un imbarazzo che portò James a staccarsi.
"Sì, beh... forse è meglio andare a dormire..."
Sirius si appallottolò su stesso. Non capiva il perchè avesse provato imbarazzo per un momento, dopotutto avevano sempre scherzato in quel modo. Anche se per un attimo, aveva avuto l l'impressione, e forse anche la speranza, chissà, che James non stesse scherzando.
Non ebbe però modo di sapere, poiché dopo, spensero la luce e andarono dormire. O per meglio dire, Sirius provò a  dormire. Girato di mezzo lato, aveva la testa piena di pensieri. Stava cercando di capire quando le cose fra lui e James fossero cambiate, si chiese da quando aveva iniziato ad essere geloso di un eventuale relazione con Lily. Sarebbe dovuto essere felice per lui, dargli consigli, spingerlo a farsi avanti, mentre invece sentiva l'innegabile bisogno di fare tutto il contrario, di tenerlo per sé, e questo era un pensiero molto egoista,
Poi un altro pensiero attraversò la sua mente.
E se l'amicizia nel tempo fosse mutata in qualcosa di più forte?
Sirius ebbe quasi la sensazione di soffocare. Pensare a James come qualcosa che andava oltre un amico... era assurdo. Lui era come un fratello, c'era questo più dell'amicizia, oltre... beh, oltre l'amore, ma provare amore nei suoi confronti avrebbe significato mettere in dubbio se stesso. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare via ogni pensiero.
Proprio quando credeva di stare per addormentarsi, avvertì uno spostamento d'aria che lo fece trasalire. Si voltò immediatamente, ma non ebbe la possibilità di alzarsi, poichè James si era seduto sopra di lui, bloccandolo.
"James! - sussurrò - ma che fai?!"
"Non riesco a  dormire - rispose tranquillo - hai pensato a uno scherzo figo?"
"Ah - sospirò - no, non ci ho pensato. Dovresti dormire invece di scervellarti"
"Te l'ho detto, non riesco a dormire. E tu invece? Tu perché non dormi?"
"Stavo solo pensando...  tutto qui...."
"A cosa? Avanti, puoi parlare con me, sono il tuo migliore amico!"
Proprio perché era il suo migliore amico, non avrebbe potuto comprendere il dubbio che lo attanagliava. Conoscendo James, avrebbe sicuramente creduto che stesse scherzando, non lo avrebbe mai preso sul serio.
Così fece per spingerlo.
"Anche se te lo dicessi, non capiresti"
"Tu provaci! - disse afferrandogli il viso - è per me, vero?"
Sirius sgranò gli occhi, piuttosto sorpreso dal fatto che avesse capito.
"James, ti prego, ne riparliamo domani, rischiamo di svegliare tutti!"
"Io invece voglio parlare adesso. Guarda che ho fatto caso alla tua reazione di poco fa, e non è da te. Tu... tu sei geloso di me?"
"No - affermò decisamente in difficoltà - non sono geloso, ci mancherebbe altro, solo che... che... che mi preoccupo..."
"Hai paura che tu per me non possa contare pià nulla?" - domandò una dolcezza disarmante che in genere non gli era mai appartenuta.
L'altro fece per dire qualcosa, ma dalle sue labbra non uscì nulla. Solo in quel momento, si rese conto di quanto fosse effettivamente imbarazzante la situazione. Lui stava sopra il suo corpo, lo stava bloccando contro il materasso, ed i loro visi erano vicini come non mai. Non rosicava a credere che James stesse agendo in quel modo, probabilmente doveva starlo prendendo in giro.
"James, dimmi la verità, sei sonnambulo, vero?" - domandò esasperato.
L'altro sorrise, per poi tornare immediatamente serio e bloccargli le braccia con più forza.
"Perchè non credi che ti stia dicendo la verità? Forse sono troppo superficiale per capire certe cose?"
"Non sto dicendo questo, James - sussurrò - è solo che non capisco perchè sto provando tutto ciò. Noi siamo amici, fratelli, compagni di avventure, ma..."
"Ma adesso le cose sono diverse, vero? Non preoccuparti, Sirius, te l'ho detto. Tu per me sarai sempre il primo. Sei il primo tutt'ora"
Se solo avesse potuto, Sirius avrebbe indietreggiato, ma con la testa immobile contro il cuscino, non avrebbe saputo dove e come scappare. James si stava avvicinando sempre di più, e lui sapeva che se si fossero baciati, nulla sarebbe stato più come prima.
Ma non potè reagire in alcun modo. Il suo respiro fu bloccato dalle labbra di James, il quale gli aveva donato un bacio, semplice, ma che aveva fatto battere il suo cuore come non mai.
Gli aveva portato le braccia sopra la testa, ed adesso le proprie mani erano intrecciate alle sue, come se fossero stati amanti. Inevitabilmente il bacio divenne più profondo, più intenso, al punto che Sirius ebbe l'impressione che se  non si fossero fermati, sarebbero andati oltre.
Fu James a staccarsi, con i vetri degli occhiali appannati e sorridente, come se nulla fosse successo.
"Beh, buonanotte Sirius!" - disse frettoloso, alzandosi e tornando nel proprio letto.
L'altro ragazzo, ancora con gli occhi spalancati e il respiro irregolare, era invece rimasto immobile. Non era sicuro di ciò che gli fosse successo, se non fosse stato per l'eccitazione e l'emozione che avevano preso a torturarlo, avrebbe giurato di esserselo immaginato. Si portò una mano sul cuore, accorgendosi di quanto stesse battendo forte.
No, non se l'era immaginato. James lo aveva veramente baciato, lo aveva baciato in modo fugace e passionale. E ciò cosa voleva dunque significare?
Che era innamorato di lui e che il suo migliore amico ricambiava allo stesso modo?
Non sapeva cosa pensare. Per questo, le successive ore le passò sveglio, a rigirarsi, nella speranza di calmarsi. Il giorno dopo, avrebbe dovuto chiedergli spiegazione, per quanto la cosa lo innervosisse non poco.

Il mattino seguente, proprio come aveva immaginato, Sirius si svegliò tardi. E i suoi amici non avevano neanche avuto il buonsenso di svegliarlo. Immediatamente si infilò la divisa, e poi scese subito al piano inferiore, doveva trovare James prima che le lezioni iniziassero, perchè era certo che non avrebbe resistito. Scorse i suoi tre amici in corridoio. Di fronte a quest'ultimi, Lily Evans e Severus Piton non sembravano avere delle belle espressioni, quindi probabilmente doveva esserci una discussione in corso. Ma a Sirius non importava. Andò loro incontro, rivolgendosi a James.
"James! - esclamò - eccoti. Ascoltami, devo parlarti"
"Non adesso, Sirius" - disse lui freddamente.
"Ma James, è importante!" - esclamò.
"Non è importante, se non te ne fossi accorto, mi stai disturbando!" - disse a denti stretti.
A quel punto, il ragazzo fu preso dalla rabbia più totale, che lo portò ad esternare ciò che avrebbe dovuto dirgli, senza pensare alle conseguenze.
"Non è importante?! Tu mi hai baciato!"
In quel momento, tutti gli occhi si puntarono sui due. James divenne paonzzo, e  per la prima volta in vita sua si sentì travolgere dalla vergogna.
"Ah... - balbettò - quello... quello... era solo uno scherzo, andiamo Sirius, lo sai che scherziamo sempre in questo modo!"
Il suo tono però era strano, era tremolante, ma Sirius non ci badò. Ciò a cui invece prestò particolare attenzione, furono le sue parole, chiare, dirette, proprio le uniche parole che avrebbe desiderato non sentire.
Cosa voleva dire? Lo aveva forse preso in giro?
Non era possibile, James Potter, il suo migliore amico, avrebbe preso in giro tutti, ma non lui.
Serrò le labbra, mentre un nodo alla gola gli faceva mancare l'aria e gli occhi si inumidivano. Non poteva aver giocato in quel modo con i suoi sentimenti, non voleva crederci.
"Sei un idiota, James. Ti detesto" - disse aspramente lui, lanciandogli un'occhiata che valeva più di mille parole.
James ebbe quasi la sensazione di sentirsi male, e quando l'amico se ne fu andato, capì che per una volta, le occhiate che gli venivano lanciate erano di disprezzo, e non di ammirazione.
"Oh - disse un' indignata Lily - Potter, sei davvero una persona orribile"
Probabilmente sì. Probabilmente era davvero una persona orribile.
Remus, delicamaente gli arrivò vicino, poggiandogli una mano su una spalla.
"James..." - sussurrò.
James non sembrava neanche più lui. Il suo sguardo adesso era vuoto, e la sua espressione lo stava tradendo. Aveva appena ferito la persona pià importante della sua vita.
Sei una persona orribile.

Lo odio.
Sirius si ripeteva a mente quelle parole, pur sapendo che non corrispondessero alla verità. Era incredulo, come aveva potuto James umiliarlo in quel modo davanti a tutti? Prima  lo baciava, gli faceva battere il cuore, e poi se ne usciva dicendo che era uno scherzo?
Lo scherzo più idiota di sempre.
Ma non avrebbe pianto, non per lui. La colpa era sua, sua per essere stato così sciocco, per essere stato sentimentale, per aver permesso che la loro amicizia venisse rovinata.
Si era allontanato, nella speranza di calmare la sua rabbia che, era certo, non sarebbe scemata tanto facilmente.
Si sedette sull'erba, con le mani sulla testa,  nel tentativo di scacciare le lacrime.
"Non per lui... non piango per nessuno, figuriamoci per lui..."
"Sirius..."
Lui sussultò. Alzò il capo e scorse la figura di James, il quale pareva avere un'espressione dispiaciuta. Come se fosse bastato questo per farsi perdonare.
"Che cosa vuoi?! Faresti meglio ad andartene, perchè vorrei tanto ucciderti in questo momento"
"Sirius - lo chiamò - mi dispiace"
"Ah, e ti dispiace per cosa, esattamente? - domandò alzandosi e andandogli incontro - per avermi baciato o per avermi umiliato davanti a tutti? Ah, no aspetta, ti dispiace perchè è la tua reputazione ad essere stata rovinata!"
"Esattamente..." - sussurrò lui.
"Tipico! Perché tu sei quello che tutti devono rispettare ma che non rispetta nessuno, neanche i suoi amici! Perchè l'hai fatto James, perchè mancarmi di rispetto in questo modo?! Prima accendi in me un sentimento e poi lo ferisci così, come se non contasse! Mi vuoi guardare quanto meno?! Tutto quello che riesci a pensare e te stesso!"
James si mosse veloce, e lo afferrò per un polso, mostrando uno sguardo tremendamente serio come mai lo aveva avuto.
"E' vero, è a mia reputazione che mi preoccupa. E' per questo che ti ho risposto in quel modo. Perchè sono solo uno stupido ragazzino che si crede forte, ma che in fondo, non è altro che un debole"
Sirius deglutì nervosamente.
"Non vorrai dirmi che adesso non era uno scherzo, quel bacio!"
"In realtà è proprio così, era nato come uno scherzo. Avevo capito da un po' che c'era qualcosa che non andava, ma anziché chiederlo, ho preferito testarlo di persona. E così ti ho baciato... per scherzo..."
L'altro lo guardò, indignato.
"Cosa?! Tu avevi capito e mi hai usato?! Sei davvero un..."
"Ma poi, nel momento in cui ti ho baciato... anche io ho sentito qualcosa...?"
"Eh....?" - sussurrò flebilmente.
"Già - disse timidamente, chinando lo sguardo  - insomma, a me sono sempre piaciute le ragazze, ma quando ti ho baciato, ho sentito qualcosa, qualcosa di molto forte. E subito dopo mi sono sentito in colpa, perché non volevo che ti sentissi usato..."
"James..."
"Probabilmente non mentivo quando ti ho detto che per me saresti sempre stato il primo. Sei stato il primo anche adesso - fece portandosi una mano tra i capelli - volevo testare i tuoi sentimenti, ed invece ho finito con il capire i miei, uno scherzo finito piuttosto male"
Sirius chinò lo sguardo, imbarazzato più che mai.
Stupido James, è tipico di te...
"IDIOTA! - esclamò - ma perchè non prendi la buona abitudine di dirle le cose, prima di agire?! Mi hai fatto stare malissimo!"
"Lo so... ma Remus mi ha convinto a venire da te..."
"Vuoi dire che... sa?"
"Sa... e va bene così. Forse... non vale la pena di mettere a repentaglio ciò che provo per te, per la mia reputazione.. Dopotutto, lo stare con te non mi impedirà di comportarmi come sempre..."
"Aspetta... stare con me, in che senso?"
"Beh - disse sorridendo, probabilmente per scacciare l'imbarazzo - se ci vogliamo bene, in quel senso... è inutile rimanere solo amici"
"Eh?! Ma come, e Lily?"
"Non le piaccio. Mi sa che sei l'unico che può tenere a bada il mio caratteraccio"
Lui sorrise. E Sirius non potè fare meno di sorridere a sua volta. Per lui fu istintivo allargare le braccia e stringerlo in un abbraccio, speciale, diverso dal solito.
"Ti adoro, James"
"Ti adoro anche io, Sirius. Sai, alla fine penso di averlo trovato... lo scherzo migliore di sempre. Perché mi ha permesso di capire e di stare con te"
L'altro lo guardò, arrossendo. Certe parole non erano tipiche di James, ma sentirgliele dire, era meraviglioso.
"Sì, beh... Promettimi che non farai più a nessuno questo scherzo. A meno che tu non voglia baciare Severus"
"No - disse ridendo - non ci tengo, tranquillo!"
E poi lo baciò di nuovo. 
Per una volta, la stupidità di James aveva portato a  qualcosa di bello per entrambi.

Nota:
Non ho mai pensato a questi due come una coppia, ma sono molto simile, quindi non è male. Sto scoprendo accoppiamenti nuovo, è tutto molto istruttivo.
Per una volta è Sirius a fare la parte della donna xD

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Capitolo 5
*** Sweet star ***



Sweet star

Andromeda piangeva, e da giorni non faceva altro. Si sentiva a pezzi e gli occhi le bruciavano in maniera atroce.
Odiava la maledetta situazione in cui si era cacciata, ed odiava il fatto che  nessuno pareva volerla capire. Ma dopotutto, cosa c'era da capire?
Era tutto molto chiaro. Era innamorata di un nato babbano, e allora? Non era la prima e sicuramente non sarebbe stata l'ultima.
Ma no, lei era una Black, ed i Black sposavano soltanto i Purosangue, in modo da non macchiare l'albero genealogico di cui tanto andavano fieri.
Andromeda non voleva fare la fine delle sue sorelle, che già giovanissime si ritrovavano con un destino segnato dai genitori. Matrimoni già stabili, a cui le due ragazze non si erano opposte, dopotutto, chiunque avrebbe voluto sposare un Purosangue.
Non lei. Lei amava Ted, Tassorosso dal cuore gentile che era arrivato al suo cuore silenziosamente. Che colpa aveva, se non quella di essersi innamorata?
Si era confidata con Narcissa e Bellatrix, convinte che quest'ultime avessero capito. La prima era rimasta senza parole, non aveva battuto ciglio. La seconda invece, come si aspettava, si era infuriata, perché riteneva che la purezza del sangue fosse importante e che non bisognasse mescolarsi agli sporchi nati babbani. E questo, chi l'aveva deciso, precisamente?
Poi le aveva detto di non tornare più a casa, perché assolutamente non avrebbe voluto condividere lo stesso tetto con una traditrice. E Narcissa era rimasta in silenzio, segno che probabilmente doveva essere d'accordo.
Nessun problema. Non voglio tornare a casa. Non voglio rinunciare a ciò che voglio veramente soltanto per il "bene della famiglia". Scapperò se necessario.
Ed in effetti non sarebbe stata la prima della sua famiglia.
Sirius si stava ritrovando a passare da quel corridoio in penombra proprio in quell'istante. Probabilmente anche lui era considerato un traditore, ma al contrario della cugina, aveva preso la cosa con molta più filosofia. 
Era scappato di casa, trovando in James, uno dei suoi migliori amici, un aiuto a cui aggrapparsi. E adesso era decisamente felice, malgrado l'intera famiglia Black lo odiasse. Lui non si era mai sentito parte di quella famiglia dagli idealismi piuttosto strani. Lui era sempre stato la "pecore nera", quello sbagliato, quello ribelle, quello che sarebbe stato meglio se non ci fosse stato.
Non aveva avuto motivo di rimanere in un posto in cui non era apprezzato. E così se n'era andato.
A catturare le sue attenzioni furono proprio i gemiti sommessi della cugina. Andromeda stava in ginocchio, con i capelli castani sparsi sulle spalle e le mani sul viso nel tentativo di nascondere le lacrime che però cadevano inesorabilmente al suolo.
Così, Sirius le si era avvicinato.
"Beh? - domandò - che è successo?"
Lei alzò lo sguardo. Il suo ribelle cugino, traditore anche lui, la stava guardando con le mani dentro le tasche e la divisa scombinata.
I suoi genitori le avevano proibito di parlare con lui. 
Ma d'altronde, adesso sarebbe stato inutile non farlo.
"Sirius - sussurrò - niente..."
"Dalle tue lacrime non sembrerebbe  niente - disse chinando la testa di mezzo lato - fammi indovinare, hai litigato con le tue sorelle?"
Andromeda rimase zittita, non capacitandosi del fatto che lui avesse capito. In realtà, per Sirius non era stato difficile da capire. Conosceva bene le sue cugine. Narcissa era quella più tranquilla, posata, che preferiva non dare problemi. Bellatrix era la più dispettosa, e molto spesso si divertiva a fare impazzire la povera Andromeda. Quest'ultima era dolce, era sempre stata dolce, con lui e con gli altri, affettuosa e di buon cuore. Aveva sempre pensato di lei che fosse una dolce stella, in mezzo a tanta freddezza tipica della sua famiglia.
"Sì - sussurrò - come hai..."
"Difficilmente piangi, e quando lo fai  è perché molto probabilmente qualcuno ti ha fatto qualche torto. Allora?"
"Allora - sussurrò tremando appena - allora non torno più a casa"
"Bene, allora siamo in due! - scherzò l'altro, nel tentativo di strapparle una risata - segui il mio esempio e vattene via da quella famiglia di pazzi"
"Sono seria. Non posso tornare neanche volendo. Sono stata additata come traditrice solo perché... solo perché... mi sono innamorata di un ragazzo che non è un Purosangue..."
Annaspò, finendo di nuovo con il piangere. Si sentiva così stupida, così sciocca. Sarebbe stato più facile non avere un cuore.
"Ah, problemi di cuore - disse schioccando la lingua - brutto affare, ecco perché preferisco non innamorarmi. Qual'è il problema? Scappa con il ragazzo che ami e ignora tutto il resto"
"Ma è la mia famiglia..."
"E' anche la mia famiglia, ma come vedi sono finito anche io con lo scappare. Ma adesso sono felice  e soprattutto, libero di fare quello che voglio. Dovresti provare anche tu, sai"
Andromeda fissò i suo occhi scuri e il suo sorriso di chi la sapeva lunga. Sembrava davvero felice, e la sua espressione parve per un attimo rassicurarla.
Poi gli vide tendere una mano verso la sua direzione, con gentilezza.
"Vieni, ti aiuto ad alzarti"
Lei rimase sorpresa. Era la prima persona della sua famiglia che la trattava con gentilezza, probabilmente perché erano stati uniti dallo stesso destino crudele 
Un sorriso dipinse le sue labbra, e strinse la sua mano, aggrappandosi a lui.
Insieme si incamminarono verso una direzione sconosciuta. A quell'ora non avrebbero dovuto stare in giro per la scuola, ma Sirius era piuttosto abituato ad infrangere le regole, perciò non se ne preoccupava. Andromeda invece non voleva tornare nel suo dormitorio. Non amava la compagnia delle ragazze di Serpeverde, anzi, sosteneva che quella non fosse una casa adatta ad una come lei. Se solo avesse avuto la stessa fortuna di Sirius.
Stava adesso attaccata al suo braccio, ed incredibilmente, il ragazzo stava seriamente cercando di tirarle su il morale, di farla ridere, cosa che nessuno in genere faceva. Sì, perché Andromeda preferiva star male in solitudine. Ma era piacevole avere qualcuno con cui parlare, ed inoltre, Hogwarts la notte sembrava più magica del solito, vi era silenzio ed il cielo era incredibilmente scuro e costellato di stelle.
Stelle, proprio come i nomi che portavano.
"Ah, vedo che finalmente hai smesso di piangere - disse Sirius - questo mi fa molto piacere. Allora, raccontami un po', chi è il fortunato ragazzo di cui ti sei innamorata?"
"Eh? - domandò arrossendo - ecco... si tratta di... Ted Tonks, della casa Tassorosso, non so se hai presente..."
"Mmh, sì credo di conoscerlo. Lui sa quello che provi?"
"Ma certo - rispose chinando lo sguardo - siamo entrambi molto innamorati l'uno dell'altro. Bellatrix però mi ha visto parlare con lui e... beh, ha capito che c'era qualcosa..."
"Ah, Bellatrix - sospirò alzando gli occhi al cielo - mi chiedo se la farebbe più arrabbiare questo o il fatto che tu stia parlando con me. Perché non dovresti. Io sono un "traditore", ricordi? Sono quello che ha lasciato la famiglia"
"Io non credo che tu sia un traditore. Sei solo diverso, e non necessariamente è un male..."
"Sono contento che la penso così. Sei l'unica con cui poter parlare serenamente, è sempre stato così, anche quando eravamo bambini. Tu non hai l'aria altezzosa ed elegante dei Black... cioè, non è un offesa, sia chiaro... voglio solo dire che... sei meglio di così. Hai la dolcezza, l'umiltà, tutte cose che fanno onore"
"Sei uno dei pochi a pensarlo" - sospirò malinconica.
"Beh, evidentemente sono uno dei pochi intelligenti, allora! - sbottò spazientito - dovresti imparare ad ignorare ciò che gli altri potrebbero pensare di te, mia cara cugina! E se questo ti renderà una traditrice, beh, saremo dei traditori insieme!"
Sirius la guardò dritto negli occhi, e Andromeda non poté fare a meno di arrossire. Nessuno le aveva mai parlato in quel modo, nessuno le aveva mai dato coraggio in quel modo.
"Sirius..." - sussurrò.
"Fidati di me. Vai via, non ne vale la pena. Fatti una vita tua e vivi come meglio credi, trova la felicità come vuoi"
"Però... - sussurrò - non pensavo fossi così saggio"
"Certo che lo sono - disse facendole l'occhiolino - e poi non voglio vederti soffrire, cosa credi. Tu non meriti alcun male"
Un'altra fase che la colpì, facendo sì che il proprio cuore prendesse a battere all'impazzata. Lui non le aveva mai fatto un complimento del genere.
"Io... ti ringrazio... Sì, credo che tu abbia ragione, non ne vale la pena. Non voglio che un nome mi tenga per sempre legata ad una famiglia di cui non mi sento parte"
"Bene, questo era esattamente ciò che volevo sentire! - esclamò Sirius afferrandole il viso - lasciatelo dire, il tuo Ted è proprio fortunato ad avere te che lo ami!"
Il cuore prese a battere ancora più forte. Perché stava succedendo? Perché guardare Sirius le impediva anche solo di respirare, e perché ogni sua parola  la faceva agitare in quel modo?
Lui che era così uguale a lei, ma allo stesso tempo così diverso. Aveva trovato la forza da solo per andare avanti, e adesso stava cercando di salvarla a sua volta da un destino crudele.
"Direi lo stesso di te... se amassi qualcuna..." - sussurrò.
"No, non fa per me. Preferisco  essere libero, mia dolce stellina" - le disse scherzoso, scombinandole affettuosamente i capelli.
E' un peccato che un vero uomo come te abbia deciso di non amare. Saresti il ragazzo perfetto.
Non capì perché si ritrovasse a pensare ciò. Stava d fatto che adesso erano solo loro due, lei con la testa poggiata sulla spalla di lui, a guardare un cielo che sembrava infinito. Ed era tutto incredibilmente perfetto, come se non esistesse nient'altro.
Andromeda adesso stava meglio, adesso era di nuovo felice, eppure sapeva che non fosse solo per le parole di Sirius. Era la sua stessa presenza a renderla felice.
Quando si fece troppo tardi, i due rientrarono, pronti a separarsi.
"Mi raccomando Andromeda tieni duro! - le disse Sirius poggiandole le mani sulle spalle - e se mai avessi bisogno di consigli... sai a  
chi chiedere..."
"Grazie Sirius... sono contenta che tu ci sia" - sussurrò sorridendo.
Poi lui fece qualcosa di inaspettato. La abbracciò, ed era un braccio caldo, uno di quelli che la fece sentire protetta e avvolta da un piacevole calore. Ricambiò il gesto, beandosi di quel profumo a cui mai aveva fatto caso. E quando si staccò, le dispiacque.
"Buonanotte, bella" - sussurrò lui, allontanandosi piano, nell'ombra.
Lei rimase immobile, fin quando non scomparve, con lo sguardo fisso nel vuoto. C'era qualcosa che non andava. Il suo profumo le era rimasto addosso, ed adesso, davanti a lei, per un attimo, a posto della figura di Ted, c'era proprio quella di Sirius.
Si portò una mano sul peto, stringendolo. Questo sarebbe stato molto peggio che amare un nato babbano.
Perché quello era il traditore del suo stesso sangue, ma l'unica luce che aveva incontrato sul suo cammino e che le aveva dato speranza.

Nota:
Non ho mai pensato a Sirius e Andromeda come una coppia, ma volendo hanno molto in comune, entrambi sono stati ripudiati dalla famiglia, entrambi sono considerati dei traditori... insomma, possono trovarsi insieme.


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Capitolo 6
*** Reflex ***



Reflex
 
L'anno dei suoi quattordici anni per Harry era stato quello più difficile. La consapevolezza di star crescendo, la consapevolezza che le cose stessero cambiando, la perdita di un amico e infine il ritorno di Voldemort.
Ma soprattutto, la consapevolezza di avere una persona importante troppo distante.
Sirius era apparso nella sua vita improvvisamente appena un anno prima., e lì finalmente era riuscito a dare un volto a quella persona che tanto aveva creduto di odiare, ma che poi si era rivelata tutt'altro. Non solo non era l'assassino dei suoi genitori, ma era anche il suo padrino.
L'unica figura simile ad un genitore, ma allo stesso tempo diversa, simile anche ad un amico.
Dop che Harry lo aveva aiutato a scappare, era rimasto in pensiero per tutti i mesi a seguire, pensieri e ansie che soltanto le letetre da parte di Sirius erano in grado di calmare. Avrebbe voluto conoscere e stare accanto a quello che era la figura più vicina ad una familglia, ma di certo non lo credeva possibile.
E sapeva che anche Sirius pensasse  a lui, e come non avrebbe potuto non pensarci. Harry era l'unione perfetta dei suoi genitori, somigliava a suo padre, ma avvera gli occhi verdi di sua madre.
Anche il carattere era un bel misto, e ciò rendeva Harry un perfetto riflesso di quelli che erano stati un tempo due dei suoi migliori amici.
In particolare James, che era stato la persona più simile a lui che avesse mai incontrato. Patire la sofferenza della sua morte e sopportare anche l'accusa di essere l'assassino, lo avevano fatto star male, così come gli anni di permanenza ad Azkaban. Adesso però, insieme alla libertà, aveva trovato qualcosa di bello per cui vivere, qualcosa da cui avrebbe potuto ricominciare
Poi, per Harry arrivarono i quindici anni, un faccia  faccia con i Dissenatori e  la consapevolezza che tutto stesse veramente cambiando.
Dopo quell'incidente piuttosto spiacevole, l'incontro con i membri dell'Ordine della Fenice era stato gradevole, ma ancora più gradevole era stato andare a Grimmauld Place, dove Sirius viveva.
Quando se lo era ritrovato davanti, lo aveva immediatamente abbracciato. E lui aveva fatto la stessa identica cosa, lo aveva stretto tra le proprie braccia, e lì, per la prima volta Harry poté sentire il calore di un abbraccio che lo stava facendo sentire protetto. Era qualcosa di paterno, ma non solo. Non ebbe però modo di darsi una spiegazione. 
C'erano molte cose di cui parlare, ma il ragazzo era estremamente felice di trovarsi lì, insieme a lui. Adesso Sirius gli stava parlando dell'albero genealogico dei Black e della sua storia non esattamente felice.
"Mia madre si teneva in vita per puro dispetto - affermò - un gran bel tipo, ma credo che chiunque mi odiasse in quella famiglia. Quando ero poco più grande di te sono scappato di casa, e tuo padre, beh... lui mi ha aiutato ad andare avanti"
"Davvero? - sussurrò - Beh, non dovrei sorprendermi, in fondo eravate migliori amici"
"E tu sei come lui, Harry, Mi hai aiutato nel momento del bisogno e io ti ricambierò il favaore. Ti starò accanto in questa guerra. E quando sarà tutto finito, se lo vorrai, potrai vivere con me"
Gli occhi di Harry si illuminarono, e quasi sentì l'aria mancargli. Vivere lì, con lui? Sarebbe stato un sogno che si avverava, sarebbe stato ricominciare, avere una famiglia vera, non come quella che si ritrovava.
Non riuscì a trattenere un sorriso, e preso dalla foga lo abbracciò di nuovo.
"Oh Sirius, sì, mi piacerebbe tanto!"
Quella stretta era stata diversa. Harry aveva percepito e sentito ogni cosa di lui, il corpo, il profumo, il respiro, e i suoi capelli neri come l'ebano che ora si ritrovava a stringere tra le dita.
Era stato un gesto che aveva scatenato sensazioni diverse da quelle che avrebbero dovuto scatenarsi, e se ne accorse anche Sirius, che però non riuscì a staccarsi da lui.
Il saperlo così contento, il potergli dare una gioia, in mezzo a quel mare di sventure, lo faceva stare bene.
Quando Harry si rese conto che la situazione fosse divenuta imbarazzante, si staccò, sgranchendosi la voce.
"Sì, insomma... beh, grazie...!"
"No, Harry... sono io che ringrazio te..." - sussurrò, sorridendogli.
Il ragazzo sorrise a sua volta. Adesso stava meglio, adesso aveva trovato qualcosa per poter essere felice, malgrado la situazione terribile che avesse intorno. Il pensiero di essere espulso da Hogwarts lo faceva stare in pensiero e non poco, ma sperava che tutto si risolvesse.
Quando i membri adulti dell'Ordine presero a conversare tra loro, né Harry nè gli altri suoi amici poterono resistere alla tentazione di origliare.
"E' solo un ragazzo, Sirius. Lui non è James, renditene conto!"
La voce di Molly Weasley sembrava parecchio preoccupata, oltre che un filino adirata.
"Lo so - sentì dire da Sirius, con lo stesso tono - ma è suo figlio, e so che in gamba, se la caverà. E poi, non lo lasceremo da solo. Io non lo lascerò da solo. Perchè ho promesso a me stesso che lo avrei protetto da tutto e da tutti, anche a costo della mia vita"
Il cuore di Harry aveva perso un battito a quella frase. Il sapere di essere nei suoi pensieri costantemente, lo lusingava e lo faceva sentire importante.
Oh, Sirius. Mi vuoi bene, lo so. Ti voglio bene anche io, ma nessuno deve essere messo in pericolo per me. Non tu. Non oso pensare come mi sentirei se ti accadesse qualcosa.
Ma Harry sapeva, che inevitabilmente qualcuno ci avrebbe rimesso la vita, ma se proprio doveva accadere, voleva che fossi lui a morire.
Nessun'altro. Non Sirius.
Adesso, i pensieri erano tornati a tormentarlo. Cosa sarebbe successo, dal giorno dopo in poi? In quanti sarebbero arrivati alla fine di quella guerra?
Probabilmente erano dei pensieri troppo pessimisti per un ragazzo della sua età, ma considerando il guaio in cui si era cacciato, non c'era nulla di strano.
E proprio questi pensieri così angoscianti, lo stavano tenendo sveglio, quella notte. Sirius sembrava aver letto nella sua mente, sembrava aver capito, senza neanche guardarlo negli occhi, che la paura turbasse il suo animo.
Così gli si era avvicinato, mentre il ragazzo, pensieroso, guardava attraverso la finestra.
"Harry..."
Il suo tono era dolce come mai lo aveva udito, oltre che apprensivo.
"Sirius"
"Io ho l'impressione che tu e i tuoi amici abbiate origliato giusto qualcosa, della nostra conversazione di stasera... o sbaglio?" - domandò divertito, fermandosi accanto a lui.
"E' stata un'idea di Fred e George..." - sorrise il più giovane.
"Come immaginavo. Ma dopotutto, tu sei un ragazzo intelligente. Lo sai che questo non è un gioco"
"Sì, lo so - sussurrò - lo so e per questo ho paura. Tutti credono che io sia coraggioso, probabilmente lo pensi anche tu. Ma non è esattamente vero. Io non sono come mio padre. Lui sicuramente era più coraggioso di me"
Harry vide poi Sirius avvicinarsi a lui e poggiarsi le mani sulle spalle. I suoi occhi neri sembravano quasi brillare.
"Non sei coraggioso? - domandò - una persona coraggiosa non avrebbe affrontato tutto quello che tu hai affrontato. Somigli molto a James. Io in te... vedo lui. E' per questo che ci tengo tanto a te"
Chissà perché, la sua affermazione non l'aveva reso esattamente felice.
E così, il ragazzo aveva abbassato lo sguardo e si era morso il labbro.
"... Solo per questo...?"
Sirius fece caso a come il suo tono fosse cambiato, sembrava quasi offeso.
"No, non è solo per questo - rispose immediatamente - io ti voglio bene anche perché sei tu. Perché
 sei l'unica cosa che, anche se in parte, sia mai stata mia"
Il più piccolo lo guardò di nuovo, non riuscendo ad evitare di arrossire. 
Era la cosa più bella che qualcuno gli avesse mai detto.
Anche tu sei l'unica cosa che sia mai stata mia.
Non capì che cosa gli stesse prendendo in quell'attimo. Per un secondo, aveva dimenticato che l'uomo che aveva davanti fosse il suo padrino, e lo strinse, lo strinse come avrebbe stretto una persona che amava.
"Tu - sussurrò - sei tutto. Sei l'amico migliore che posso avere, la mia salvezza... e sei la mia famiglia...."
"Hei - rispose lui, ricambiando l'abbraccio - siamo diventati sentimentali, vedo..."
"Quando tutto questo sarà finito - disse staccandosi da lui - staremo insieme. E sarà per sempre, te lo giuro, Sirius"
Quest'ultimo sorrise. Con un gesto che mai gli aveva riservato, sfiorò il suo viso, delicatamente. Gli stava donando una carezza, una carezza data non solo per affetto, Harry pote avvertirlo, pote avvertire il fremito sotto le sue dita e la propria pelle scossa da un brivido.
Poi, Sirius si avvicinò. Era come se si fosse trattato di un gesto impulsivo che non avrebbe potuto controllare. Si avvicinò al suo viso, ed Harry si convinse che in quell'attimo l'avrebbe baciato.
Ma ciò non avvenne. Lui si fermò, come se fosse stato costretto a trattenersi. E gli sorrise.
"Te lo giuro anche io, Harry. Adesso però, faresti meglio ad andare a dormire, domani ti aspetta una giornata molto lunga"
Il cuore gli batteva a mille. Forse la pazzia si era impossessato della lucidità, ma si era trattato di un bacio mancato.
Un bacio mancato da parte di Sirius.
Non era normale, ma ciò che stava sentendo in quel momento, il batticuore, il rossore sulle guance, le farfalle allo stomaco, erano cose normalissime che la gente provava ogni giorno quando....
Si innamorano. Io mi sto innamorando di lui? Ma non posso. Non potremmo mai stare insieme. O forse sì?
Non lo sapeva, eppure aveva l'impressione che Sirius non gli avrebbe detto di no. Aveva visto i suoi occhi brillare, aveva avvertito i suoi fremiti e lo aveva visto avvicinarsi a lui.
Probabilmente non era il solo.
La presa di coscienza di ciò che era appena accaduto, anzi, di ciò che stava quasi per accadere, lo convinse del fatto che adesso, ancor peggio di prima, non poteva permettersi di morire. Nessuno dei due poteva.
Glielo aveva giurato: insieme per sempre.
Quando quella stramaledetta guerra sarebbe finita, Harry sarebbe andato da lui, lo avrebbe abbracciato, e gli avrebbe detto ciò che sentiva.
Forse, sarebbero stati entrambi felici.

-
-
-

Non sentiva nulla. Adesso Harry non era in grado di sentire nulla. L'unico rumore all'interno della sua testa, era l'Avada Kedavra lanciato da Bellatrix verso Sirius.
Nel momento stesso in cui lo aveva colpito, aveva fatto per correre, per allungare una mano verso di lui, come per salvarlo.
Perché avrebbe dovuto salvarlo.
Nel momento in cui cadde dietro il velo, si voltò a guardare Harry.
Si guardarono entrambi, per secondi che parvero interminabili, ma comunque troppo pochi.
Il ragazzo vide in un solo attimo sfumare tutto. L'immagine di Sirius adesso sembrava così fragile, così fittizia... si era trasformata in un riflesso. Eppure, lui gli aveva sorriso, ma con gli occhi tristi.
Come se sapesse di aver fatto la cosa giusta, ma come se allo stesso tempo, si sentisse in colpa per una promessa non mantenuta.
Come se sapesse già, tutto ciò che Harry avrebbe voluto dirgli.
E i suoi occhi, avevano gridato un silenzioso e disperato "ti amo anche io".

Harry gettò fuori un urlo straziante. A cercare di sorreggerlo, c'erano le braccia di Remus, ma ancora, il ragazzo non sentiva nulla.
Solo dolore, e rabbia, e disperazione. Il suo cuore era andato in mille pezzi, e la sua felicità, frantumata allo stesso modo.
Sirius, perché? Me lo avevi promesso. Tu non dovevi morire. Non dovevi. Perché hai lasciato che ti uccidessero?
Il cuore... mi fa male. Eri la ma mia famiglia. C'erano tante cose che avrei voluto dirti, ma adesso... adesso non potrò più farlo.


-
-
-
Harry sapeva di trovarsi in bilico, tra la vita e la morte. E la cosa, stranamente, non lo stava impaurendo così come avrebbe dovuto.
Forse doveva essersi trattata di una visione, ma poté giurare di vedere delle ombre accanto a sé, delle anime, dei riflessi.
Vide sua madre, vide suo padre, vide Remus, e poi... vide Sirius.
Sirius, il cui corpo era trasparente come vetro.
"Sirius..." - sussurrò.
"Harry..." 
"Sei proprio tu. Sirius, sei tu! Perché? - domandò - perché mi hai lasciato? Sono passati due anni quasi, e ancora non riesco a darmi pace! Perchè non sei rimasto con me, me l'avevi promesso!"
"Lo so, Harry. Ma avevo anche giurato che ti avrei difeso a costo della mia vita"
"Beh, adesso non ha importanza! - esclamò con rabbia - tanto adesso sto per morire. Mi farà male?"
"E' più facile e veloce che addormentarsi. Harry. Tu non ti devi arrendere. Io lo so che sei legato a me. E d'altronde, io sono legato a te. E posso assicurarti, che il nostro non è un legame che può essere reciso dalla morte"
Harry lo stava guardando negli occhi. Ebbe anche l'impressione di avvertire il suo tocco, così familiare, ma anche così lontano.
"Non mi basta avere il tuo riflesso, qui" - disse, mentre una lacrima gli rigava il viso.
"Io sono con te - gli disse - tutti i coloro che ti hanno lasciato, sono con te. E non ti lascerò mai, Harry. Noi ci siamo salvati a vicenda, ed io non ti ringrazierò mai per aver reso la mia vita, per quanto breve migliore. Solo... ho un conto in sospeso"
Malgrado quella che avesse davanti fosse solo la sua anima, Harry si sentì stringere in maniera soffocante, eppure non gli dispiacque. Poi sentì qualcosa sulle sue labbra, qualcosa di leggero, freddo, ma che lo fece rabbrividire.
Quello era il conto in sospeso di Sirius. Quello era il bacio che non gli aveva mai dato. Quel sospiro che gli restituì la vita e la forza di andare avanti.

"Grazie, Sirius. Mi hai salvato un'altra volta. 
Ed io non smetterò mai, mai di sentirmi legato a te"


Nota:
Qui mi sono lasciata prendere la mano con l'angst... scusate, mi è venuto dal cuore. Mi fa piuttosto strano pensare ad Harry e Sirius come coppia, perché hanno un rapporto tipo padre/figlio. Non che io abbia problemi a scrivere d'incesti, ma con loro mi fa proprio impressione.
La mia vena drammatica è uscita allo scoperto, che bello.


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Capitolo 7
*** Red ruin ***



Red
Ruin

Lily Evans era bella, intelligente e bravissima a scuola.
Ed era il sogno di James, scapestrato e alle volte molto immaturo. 
Sirius era certo che non potesse esserci speranza per due persone così diverse.
James ci aveva provato tante volte a conquistare il cuore di Lily, e probabilmente ci sarebbe riuscito se solo avesse smesso di fare il bullo con il migliore amico di quest'ultima.
E se magari si fosse degnato di ascoltarlo. Sirius non aveva una ragazza, ma sicuramente sapeva come trattarle. Alle ragazze non piacevano i tipi che facevano gli stupidi e si atteggiavano a grandiosi, soprattutto non a Lily.
Chissà cosa aveva di speciale quella ragazza. Non la conosceva, per cui non avrebbe potuto dare un giudizio. Ma proprio non riusciva a capire perché James avesse perso la testa così tanto.
Era ul suo migliore amico e sicuramente lo avrebbe sostenuto fino all'ultimo. Ma sicuramente non avrebbe fatto cose stupide per aiutarlo, o almeno di ciò era stato convinto fin quando James non gli aveva fatto una richiesta assurda.
"Ma sei totalmente impazzito?"
"Avanti Sirius, che ti costa, è solo un favore!"
"Solo un favore? Ed io dovrei rendermi ridicolo soltanto perché tu non hai il coraggio di dichiararti?"
"Non è questo! - disse lui fingendosi offeso - io ho il coraggio, è solo che non mi ascolterebbe, visto che neanche mi sopporta"
"E perché pensi che con me dovrebbe essere diverso? Guarda che io mi comporto esattamente come te"
"Sì, ma lei non ti odia, o almeno, non ha mai detto una cosa del genere! Sono certo che se tu le parlassi del forte sentimento che provo nei suoi confronti, mi prenderebbe sul serio! E non puoi tirarti indietro, tu sei il mio migliore amico!"
Sirius alzò gli occhi al cielo. Sapeva che se non lo avesse accontentato, James lo avrebbe supplicato fino all'esasperazione. E malgrado l'idea di parlare di certe cose con quella ragazza non lo entusiasmava, alla fine si vide costretto ad accettare.
"Va bene, ma se poi ti rifiuta, io non centro niente!"
"Oh, grazie Sirius, sei un vero amico! - esclamò dandogli una pacca sulla spalla - quindi direi, che puoi andare a parlarle adesso"
"Che cosa, adesso?! - esclamò lui - ma non mi sono neanche preparato un discorso!"
"Non serve! - disse lui dandogli una spinta - tu va da lei, falle gli occhi dolci e dille che sono pazzo d'amore! Io me ne vado, altrimenti si capirebbero le mie intenzioni! Tanti auguri...!"
"Ma...!"
Sirius fece per dire qualcosa, ma ovviamente, prima che potesse farlo, James era già sparito, e lui si trovava nei guai fino al collo, senza possibilità di tirarsi indietro.
"Oh beh, a questo punto..."
Prese un profondo sospiro, e poi si diresse sotto l'albero dove stava seduta la ragazza. Aveva poggiato un libro sulle gambe, ed i capelli rossi le ricadevano disordinatamente sul viso.
"Umh... Evans" - chiamò sgranchendosi la voce.  Lei a quel punto sollevò lo sguardo, mostrando gli occhi verdi come smeraldi.
"Black - disse infastidita - cosa c'è? Se non te ne fossi accorto starei leggendo"
Ma che caratterino.
"Vedo. Senti, dovrei parlarti di una cosa importante, ti dispiacerebbe concedermi un secondo?" - domandò cercando di nascondere il tono infastidito.
La ragazza a quel punto chiuse il libro, concedendogli le proprie attenzione.
"Ebbene? - domandò - di che si tratta?"
Il suo carattere così indisponente lo innervosiva. Lily aveva uno sguardo dolce, ma sicuramente non lo era di carattere. 
Forse adesso iniziava a capire perché James fosse preso fino a quel punto.
"Si tratta... di James - disse portandosi una mano sulla testa - credo che tu sappia di piacergli. E' una cosa seria. A lui farebbe davvero molto piacere se tu diventassi la sua ragazza"
Sirius non capiva perchè si stesse agitando tanto. Dopotutto, si trattava solo di fare un favore a James, non era certo nulla di personale.
Lily strabuzzò gli occhi, apparendo molto sorpresa. Poi prese a ridere, lasciandolo basito.
"Non sai che spavento! - esclamò - per un attimo ho creduto che ti stessi dichiarando a me!"
Il ragazzo sentì le guance divenire bollenti. Lui, dichiararsi a lei? Come le era saltato in mente, era assolutamente fuori discussione.
"Ma sei completamente impazzita?! Cosa ti passa per la testa?!" - esclamò con fare nervoso. Quella reazione però, non fece altro che far ridere di più di Lily, una risata grazie alla quale Sirius non riuscì più ad essere arrabbiato.
"Stavo solo scherzando. Sì, so che piaccio a James ma... purtroppo non credo che sia il mio tipo. Credo che dovrebbe crescere un po' prima. Ti dispiace riferirglielo?"
"Pff, figurati, sono qui per questo" - rispose dandole le spalle per evitare di farle notare il rossore sulle proprie guance, anche se in realtà era già troppo tardi. Lily aveva visto bene l'atteggiamento strano de ragazzo, per cui non aveva mai nutrito troppa simpatia in realtà, ma che adesso le appariva addirittura tenero.
E lui sapeva di avere i suoi occhi puntati addosso. Per questo, si sbrigò ad andarsene e a dare a James la pessima notizia.

"Eh?! Ma come sarebbe a dire ha detto no?!"
James sembrava disperato. Probabilmente doveva aver creduto davvero che le cose potessero cambiare, ed invece era rimasto fregato.
"E' andata così, mi spiace" - disse facendo spallucce.
"Ma tu che le hai detto? Le hai detto che le mie intenzioni sono serie vero?"
"Sì, che gliel'ho detto, ma lei ha risposto che... beh - abbassò lo sguardo - che non sei il suo tipo"
Sirius vide l'espressione di James divenire come mai l'aveva vista, dandogli quasi l'impressione che fosse un cane bastonato.
"E quale sarebbe il suo tipo?! - esclamò - io potrei sempre cambiare, ma rimarrei comunque io! Accidenti, ma che cosa posso fare, eh? Cosa...?"
L'altro però non lo stava neanche più ascoltando. Si era rivolto a guardare Lily, a guardare il suo manto di capelli rossi che così elegantemente le incorniciava il viso. Era stato in quel momento che si era voltata e gli aveva riservato un sorriso fugace. Un sorriso che in realtà, Sirius non seppe come interpretare.
Quella ragazza non gli piaceva, la trovava presuntuosa. Però era carina e questo era innegabile.
Piantala di fare strani pensieri su di lei. E' l'eterno amore del tuo migliore amico, tra le mille ragazze che puoi avere dovresti guardare proprio lei?
Non voleva guardarla, eppure la stava guardando eccome, e non normalmente.
Per un attimo si era dimenticato di James e del fatto che stesse soffrendo per quella stessa ragazza..Ebbe quasi l'impressione che il cervello fosse andato in tilt.
"Sirius?" - lo chiamò James.
"Ah, lasciala perdere - borbottò - puoi avere di meglio"
E questo cosa dovrebbe essere? Il consiglio spassionato di un amico o una frase detta per un secondo fine?
No, non c'era un secondo fine. O almeno di ciò cercava di convincersi. Il vero problema, era che da quando aveva parlato con lei. non riusciva a smettere di pensarla, e questo lo faceva dannare, dannare perché sarebbe stata la rovina sua e della sua amicizia con James, che non voleva sicuramente perdere per quella... bellissima ragazza.
Forse avrebbe potuto fingere di non sentire nulla. Il vero problema era che quando adesso Lily gli passava accanto, gli sorrideva e non gli concedeva più occhiatacce, ma sguardi decisamente più gentili.
Era assurdo da pensare ma... forse lui le piaceva?
Sarebbe stato assurdo, considerando che era tale e quale a James.
Non provarci, Sirius. Non manderai tutto a monte per una ragazza.
Questo era ciò che gli ordinava la mente, ma il cuore supplicava tutt'altro.
Per questo, aveva deciso che avrebbe voluto sapere del perché del suo cambiamento nei suoi confronti. Voleva vederci chiaro e smetterla di sentirsi colpevole.
Per farlo, aspettò un pomeriggio che Lily fosse da sola. Aveva salutato delle amiche e poi si era diretta nella direzione opposta. Sirius, che era rimasto ad osservarla da lontano, a quel punto si avvicinò e senza un minimo di delicatezza la afferrò per una spalla.
"Oh! - esclamò - ma... Sirius, sei tu! Mi ha fatto prendere un colpo!"
"Ah, vedo che adesso m chiami anche per nome" - disse assottigliando lo sguardo.
"Beh? - domandò- che ti prende?"
"No. A te che ti prende! Sei completamente cambiata dall'ultima volta in cui abbiamo parlato. Adesso mi sorridi e non mi lanci occhiate schifate. A che gioco stai giocando, Evans? Perché ho la netta sensazione di piacerti!"
Lily non si mosse, tuttavia le sue guance si colorarono di rosso. Mantenne una calma che era quasi snervante.
"Probabilmente è così - affermò tranquillamente - probabilmente mi piaci"
In quell'attimo, Sirius avrebbe voluto sprofondare. Quello mandava a monte tutti i suoi piani! Si era aspettato una risposta negativa, in modo da potersi così mettere il cuore in pace, ma ecco che invece lei gli apriva mille speranze!
"Cosa?! Ma perché? Dici sempre che non ti piacciono i bulli da quattro soldi. Beh, è quello che sono anche io. Allora perché io ti piaccio e James no?"
"Mmmh - rispose - non lo so, è così e basta. Ma perchè sei agitato? Non sei costretto a ricambiare. Oh... o forse è così, eh?"
La rossa si avvicinò a lui. Aveva davvero un buon profumo e le sue labbra erano terribilmente invitanti.
Calma Sirius... non puoi lasciarti andare in questo modo, pensa a James!
"Anche se fosse? - domandò - tra me e te non potrebbe esserci nulla"
Lily si morse un labbro, avvicinandosi a lui e sfiorandogli i capelli d'ebano,
"E' perché sei un vero amico, non è vero? - sussurrò - allora forse non sei poi così sciocco e insensibile come credeva?"
Il suo tono di voce era suadente, il tuo tocco qualcosa si quasi proibito e mortale, per non parlare poi del suo profumo così delicato e dolce.
Con tanta, troppa semplicità, lei lo stava provocando, e incredibilmente, lui si sentiva in difficoltà, Guardò le sue labbra ed ebbe l'improvvisa voglia di baciarla. Ma non poteva.
"No - disse indietreggiando - per favore. Tu sarai la mia rovina. Io non sono un traditore"
No, non era un traditore Ma era comunque un esser umano, un essere umano facilmente corruttibile.
Lily a quel punto parve indietreggiare.
"Beh - disse facendo spallucce - se proprio non vuoi, io posso anche tirarmi indietro. Non voglio essere la causa della tua rovina"
Sirius sentì quasi il respiro mancargli. Prima lo provocava e poi si tirava indietro, prima si dichiarava e poi faceva finta di niente.
Stava forse giocando? Anche a Sirius piaceva giocare... a modo suo, ovviamente.
Così la afferrò per un braccio, avvicinandosi al suo viso.
"Oh, no, no. Non così. Non puoi tirarti indietro dopo aver detto chiaramente che ti piaccio, ne puoi far prendere a me tutta la colpa. Tu... tu sei la mia rovina, Evans. Non mi eri mai stata simpatica"
"Adesso però sembri aver cambiato idea. Finché non mi baci sei salvo"
Lui portò una mano tra i suoi rossi capelli. Rossi come il fuoco, la passione, l'amore.  Un vero amico si sarebbe tirato indietro Un vero amico avrebbe ascoltato la ragione.
Ma la sua, di ragione, sembrava essere sparita già da un pezzo.
Con un movimento lento l'attirò a sé e si posò sulle sue labbra. Lily rispose con sorprendente passione, aggrappandosi a  lui, a quel ragazzo che l'aveva colpita, l'aveva trattata a sè senza neanche farlo apposta.
Per Sirius, quella fu la perdizione più totale. Era totalmente inebriato da quel bacio. Entrambi sapevano che non sarebbero più tornati indietro e che sarebbe stato l'inizio di una relazione clandestina, passionale e segreta.
Srius sapeva di essersi rovinato. 
La sua rovina dai capelli rossi e dagli occhi dolci. Forse ne sarebbe valsa la pena.

Nota:
Spero di non aver reso Lily troppo OOC, ma mi sono fatta prendere la mano. Povero James, pensate se lo scopre.
Questo era l'ultima capitolo della raccolta. E' stato molto utile per me, ho scoperto coppie che credevo impensabili. Grazie a tutti quelli che hanno seguito!


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