Sole, luna, verità

di corvina5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilot ***
Capitolo 2: *** Sole ***
Capitolo 3: *** Luna ***
Capitolo 4: *** Verità ***
Capitolo 5: *** Solitudine ***
Capitolo 6: *** Due cuori e un'anima ***
Capitolo 7: *** Problemi ***
Capitolo 8: *** Paure ***
Capitolo 9: *** Senza via di fuga ***
Capitolo 10: *** Speranza ***
Capitolo 11: *** Segreti ***
Capitolo 12: *** Minacce ***
Capitolo 13: *** Sicurezza ***
Capitolo 14: *** Sangue ***
Capitolo 15: *** Psicologia ***
Capitolo 16: *** Traditrice ***



Capitolo 1
*** Pilot ***


Attenzione!! Questa storia  è il sequel di un’altra intitolata “Ricordi di un sogno già vissuto” se volete capirci qualcosa consiglio di leggere prima quella. Io però farò un breve riepilogo...
 
 
RIEPILOGO
Corvina, dopo aver sconfitto Trigon, ha perso la memoria e così anche il controllo sui suoi poteri. Per il suo bene, i Titans le hanno lasciato vivere una vita normale con una madre adottiva di nome Dana. Circa un anno dopo, Corvina ha iniziato a fare dei sogni strani che l’hanno portata a fare delle ricerche sul suo passato per poi scoprire la sua vera identità. Ha scoperto anche che il suo nuovo compagno di classe era in realtà BB, sotto copertura per tenerla d’occhio. Lei se n’è innamorata ma scopre che BB era fidanzato con Terra. Corvina è riuscita a riacquistare la sua memoria e i suoi poteri grazie anche ad Arella Roth, sua vera madre. Dopo una terribile litigata, Terra  è scappata senza lasciare traccia abbandonando il team. BB tenta di riconquistare Corvina ma lei si sente delusa dal suo comportamento quindi si allontana da lui. Intanto un uomo che si fa chiamare il Compratore mette online una lista della morte, con ai primi posti i Teen Titans. Dopo alcune morti di eroi, i Titans elaborano un piano insieme ai Titans East e Rosso X per catturare il Compratore. Il piano però fallisce.
 
 
 
 
 
 
 
 
PILOT
 
 
 
Erano passati circa due mesi dalla battaglia contro il misterioso Compratore e dell’uomo si erano perse le tracce. Anche se il piano era fallito, avevano avuto però una piccola vittoria: il Compratore  aveva eliminato la lista, lasciando a bocca asciutta tanti aspiranti assassini.
Anche se la situazione sembrava meno tesa, i Titans non smisero di cercarlo, specialmente BB. Quell’uomo aveva avuto uno strano effetto su di lui, che nemmeno il ragazzo sapeva spiegarsi. Queste sensazioni, lo facevano pensare ad una persona sola ma non ne era sicuro. Non voleva dirlo agli altri  perché pensava che avrebbe detto una stupidaggine ma in realtà, aveva paura di ammetterlo persino a sé stesso. Così decise di seguire in segreto un’altra pista, diversa da quella dei Titans, con l’aiuto della Doom Patrol. Aveva infatti chiamato sua madre adottiva Elastigirl per metterlo in contatto con alcune persone. Dopo quella telefonata, BB andava spesso al quartier generale dei Doom Patrol dicendo ai Titans che soffriva la nostalgia di sua madre e di suo padre Mento. Quella era un’ovvia scusa sia per cercare il Compratore, sia per allontanarsi un po’ dalla torre per non poter vedere la sua Corvina con un altro ragazzo.  Corvina infatti aveva fatto coppia fissa con Aqualad così come Bumble Bee e Cyborg.  Grazie a queste nuove relazioni , i due Titans East venivano spesso alla torre e altrettanto spesso Cyborg e Corvina andavano alla loro.
Nonostante il neo del Compratore, tutto sembrava procedere per il meglio ma il peggio ovviamente doveva ancora arrivare.
 



ANGOLO DELLA SCRITTRICE
RIECCOMI CON IL SECONDO MACROCAPITOLO DELLA STORIA! SCUSATE SE CI HO MESSO TANTO MA CON LE FESTE DI MEZZO MI E’ STATO DIFFICILE TROVARE IL TEMPO PER SCRIVERE. COME LA STORIA PRECEDENTE, I CAPITOLI INIZIALI SARANNO PIU’ CORTI PER QUESO NE HO MESSI SUBITO DUE. ANCHE IL TERZO NON SARA’ LUNGHISSIMO (QUINDI NON CI METTERO’ MOLTO A SCRIVERLO ANCHE SE DOVRETE ASPETTARE ANNO NUOVO) MA VI PROMETTO CHE IL TERZO VI RIPAGHERA’ L’ATTESA.

BACI, CORVINA.
 

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Capitolo 2
*** Sole ***


Tre cose non possono essere nascoste a lungo: il sole, la luna e la verità.
 
 
SOLE
 
 
 
Le prima luci dell’alba illuminarono la torre. Tutti stavano ancora dormendo, tranne BB. Il ragazzo stava riempiendo malamente un borsone di vestiti per partire e raggiungere i Doom Patrol. Per raggiungerli, BB era riuscito persino a convincere Cyborg a prestargli una navicella del velivolo dei Titans.
Prese le chiavi sulla scrivania e uscì di corsa: era di nuovo in ritardo e suo padre non ne sarebbe stato troppo felice.
Correndo, si scontro con Corvina, che con la sua tazza di tè caldo, si stava recando in camera sua. Entrambi caddero a terra e la tazza si frantumò in mille pezzi, liberando sul pavimento il liquido verdastro.
-S-scusa io, non stavo guardando dove stavo andando- lasciò il borsone e raccolse i pezzi della tazza.
-Non fa niente- disse lei massaggiandosi il gomito.
-Ahi-
-Cosa hai fatto?-
-Mi sono tagliato-
-Fa vedere-
BB gli mostrò il palmo verde, ora colorato di un rosso brillante.
-Lascia quei cocci a terra- ordinò lei.
Il ragazzo obbedì e si alzò in piedi. Per aiutare Corvina ad alzarsi, BB le porse per sbaglio la mano sanguinante. Appena si accorse dell’errore anche le sue guance si colorarono di rosso.
-Ah, scusami- e fece per cambiare mano.
-No fermo- lo bloccò lei. Lo prese per la mano ferita e, mentre lei guariva lui, lui aiutava lei ad alzarsi.
Appena lei fu in piedi, si lasciarono le mani e BB guardandosi la sua, sorrise.
-Grazie e mi dispiace per la tazza-
-Ci penso io- disse lei e con i suoi poteri raccolse i cocci.
-Asciugo io per terra-  si offrì lui.
-A quello posso pensare io- disse una voce dietro a Corvina.
L’acqua sul pavimento si raccolse e fluttuò in aria.
-Ah, ciao Aqualad- disse sbuffando BB: quel tipo aveva il superpotere di rovinargli sempre i momenti migliori.
-Ciao BB. E ciao anche a te- disse stampando un bacio sulla bocca di Corvina, facendola arrossire.
-Io tolgo il disturbo- disse BB scavalcandoli.
-Vai via così presto?- chiese Aqualad fingendo ingenuità: anche lui amava Corvina e la gelosia nei confronti di BB era smisurata.
-Già- fece lui senza voltarsi.
-Quando tornerai?- chiese Corvina. Le era uscito dalla bocca senza pensarci e avrebbe voluto rimangiarselo. Voleva bene a BB ma non poteva lasciare  che i sentimenti prendessero il sopravvento. Lui lo aveva tradito due volte. Ogni volta che lei era sul punto di fidarsi di BB, lui faceva qualcosa che la faceva soffrire.
Al sentire quella voce BB si voltò.
-Quattro giorni- e se ne andò.
 
 
 
Corvina era sdraiata sul letto e stava giocherellando con la collana che le aveva ridato BB.
-Che ti va di fare oggi?- chiese il ragazzo che era vicino a lei.
-Non lo so...-
-Vuoi andare a fare un giro in barca?-
-Di nuovo?!-
-Beh allora, potremmo andare un po’ sulla spiaggia-
-Perché invece non rimaniamo semplicemente qui?-
-Perché rimanere rinchiusi in casa quando fuori c’è una giornata bellissima? Potremmo uscire tutti insieme, oggi che non c’è BB siamo tutte coppie. Magari spingiamo anche Robin e Stella a dichiararsi. Ancora non capisco perché non l’abbiano fatto dato che tutti lo sanno-
-Magari hanno bisogno di tempo- disse lei ammiccando alla loro situazione ma Aquald non capì.
-Tempo per cosa? Se stanno insieme perché non dirlo?-
-Forse per evitare queste inutili uscite di coppie-
-Ok ho capito, vuoi restare qui. Ma io so cosa potremmo fare...- disse maliziosamente.
Si avvicinò a lei e cominciò a baciarla.
Corvina, non entusiasta della cosa si allontanò.
-Non possiamo semplicemente rimanere qui senza fare niente?!-
-Certe volte proprio non ti capisco Corvina!- disse lui allontanandosi.
-Già- disse pensando all’unica persona che la capiva davvero.
 
 
 
-Ciao Gar!-
-Ciao Robot Man-
-Ehi Garfield, ciao!- disse un’ombra nera fluttuante nell’aria.
-Ehi Negative Man-
-Ciao amore mio!- lo strinse forte a sé.
-Ciao mamma- disse lui ricambiando l’abbraccio.
Mento, accanto a loro, era a braccia conserte.
-Sei in ritardo-
-Lo so papà, scusa-
-Le scuse non fanno tornare indietro il tempo! Te l’ho detto fin dal primo giorno che sei venuto: puoi venire quando vuoi ma devi venire presto, noi dobbiamo lavorare. Eppure dovresti saperlo. Facevi parte di questo team anche tu-
-Basta Mento- lo difese Elastigirl.
-E’ già il secondo avvertimento in un mese. Che non ricapiti più!-
-Si signore-
-Bene e ora a lavoro-
La sede dei Doom Patrol era molto diversa da quella dei Titans. A Seattle, su una piccola isola vicino alla costa, erano state costruite tre ville separate. In una abitavano Mento con Elastigirl, mentre le altre appartenevano a Negative Man ed a Robot Man. Al centro dell’isola c’era una piattaforma dal quale usciva un ascensore al quale poteva accedere solo la Doom Patrol, attraverso la scansione oculare. L’ascensore potava sotto terra, al vero quartier generale.
 Le porte si aprivano nella stanza principale, adibita con computer all’avanguardia  e file di tutti i criminali col quale la Doom Patrol aveva avuto a che fare. Ovviamente c’erano anche altre stanze, personali per ogni membro. C’era anche una per BB, C’era sempre stata ma non l’aveva mai utilizzata veramente: prima perché era troppo giovane per aiutare in questo tipo di cose e dopo perché aveva cambiato team. Quando entrò la prima volta dopo tanto tempo, il ragazzo fu sommerso dai ricordi: foto erano appese ovunque, e tutti gli oggetti della sua infanzia erano lì. A primo impatto versò qualche lacrima, specialmente dopo aver visto una vecchia foto dei suoi veri genitori.
Riordinò la stanza e da allora iniziò ad utilizzare il computer non più per giocarci ma per cercare qualche indizio utile.
Elastigirl gli fornì qualche cartella di alcuni uomini su cui BB doveva fare le sue ricerche.
Sostanzialmente le sue giornate erano fatte di questo, spesso aveva rinunciato persino alla cena per proseguire le sue ricerche e altrettante volte, Elastigirl lo trovava addormentato sulla scrivania.
 
 
 
A malincuore Corvina accettò alla fine di fare un’uscita di coppia. Avrebbe preferito rimanere da sola nella torre ma gli altri non glie lo permisero. Decisero di andare a prendere un pezzo di pizza in centro.
Cyborg guidò la sua macchina portando come passeggeri Aqualad, Corvina e Bumble Bee. Robin guidò la sua moto portando Stella.
Arrivarono nella loro pizzeria preferita e si sedettero nel terrazzo al primo piano.
-Bumble Bee?! Hai preso la pizza con le acciughe?!- disse Aqualad.
-E quindi?-
-Quelli sono pesci! Io comunico con i pesci! Ricordi?-
-Si ma non con questi pesci-
-Certo che no! Sono morti!-
I due ragazzi si fulminarono con lo sguardo.
-Adesso basta ragazzi- intervenne Robin.
-Già, godiamoci questa giornata meravigliosa in compagnia dell’amicizia- disse Stella.
Sempre con lo sguardo fisso, i due ragazzi cambiarono posto così da essere il più lontano possibile.
-Wow avete visto quanti tipi di pizza nuovi ci sono? BB li avrebbe presi tutti- disse Cyborg.
-E’ vero- ridacchiò Robin -Chissà perché tutta questa nostalgia di casa-
-Di punto in bianco poi- disse Stella.
-Magari questo è il periodo in cui ha perso i genitori e ne compensa la mancanza con quelli adottivi-
-Non credo sia per questo Cyborg, non ha mai fatto così prima d’ora. Ci deve essere qualcos’altro- rifletté Robin.
-Da quando ha lottato col Compratore si comporta in modo strano- disse Corvina.
-Mi manca la sua faccia a cui non so resistere- disse Stella alludendo alla sua forma da gattino.
-Anche a me- bisbigliò Corvina tra sé e sé.
-Ehi gente non buttiamoci giù di morale! Se BB fosse qui in questo momento non pensate che si sentirebbe un po’...  a disagio?-
-Come mai dovrebbe sentirsi a disagio?- chiese Cyborg.
-A fare  il terzo in comodo-
-Terzo in comodo? Che vuol dire?- chiese Stella.
-Significa una persona single che esce con una coppia rovinando i momenti fra i due- spiegò Robin.
-Ah ho capito. Ma come mai BB sarebbe il terzo in comodo adesso?-
-Beh perche io e Corvina siamo una coppia, Bumble Bee e Cyborg sono una coppia e voi due siete...-
-...una coppia?- chiese Stella.
-Allora lo ammettete?-
-Non dobbiamo ammettere niente- disse Robin ammaro per nascondere il suo imbarazzo.
-In ogni caso, non penso che BB avrebbe anche piacere a vedere Corvina insieme  a me-
-Smetti di fare il geloso Aqualad! Io e BB ci siamo lasciati tempo fa!- disse acida Corvina.
-Si ma lo vedo come ti guarda e non mi piace affatto-
-So badare a me stessa Aqualad e se non ti fidi di me... beh allora dovresti proprio andartene!-
La discussione finì lì. Il gelo  calò su quel piccolo terrazzo un momento prima assolato. Gli altri Titans, imbarazzati, finirono la loro pizza in silenzio sperando di tornare a casa il prima possibile.
 
 
 
BB era chiuso nella sua stanza quando Elastigirl bussò alla sua porta.
-Ciao Gar-
-Ciao-
-Stai ancora lavorando?-
-Si-
-E’ ora di cena, noi stiamo per salire. Vieni con noi-
-Non ho ancora finito-
-Non puoi non mangiare-
-Voglio solo lavorare-
Elastigirl sospirò: BB sapeva essere molto testardo a volte.
Si avvicinò a lui e lo abbracciò.
-So che è difficile per te Garfield ma stai facendo del tuo meglio e vedrai che le cose si sistemeranno-
-Ho cercato ovunque mamma... non c’è nessun segno di lui. Qualsiasi pista è un vicolo cieco. Arrivo sempre alla sua tomba ma io non ci credo, non è possibile-
-Magari allora ti sei sbagliato sulla sua identità. Forse è davvero morto-
-Si ma quello che mi ha detto... il modo in cui mi ha parlato-
-TI prometto che cercheremo più a fondo ma non puoi stancarti cosi. Adesso basta lavorare e vieni a mangiare-
-Ma-
-Mento ti sta aspettando-
BB si irrigidì: doveva obbedire.
-Si mamma-
-Bravo il mio ragazzo-
Uscirono dal quartier generale e andarono a casa di Mento ed Elastigirl dove si riunivano tutti per cenare.
La grande tavola era imbandita e ricca di pietanze dal quale pro, BB poteva mangiare ben poco essendo vegetariano.
BB si sedette tra Negative Man e Robot Man, di fronte ai suoi genitori. Cominciarono a mangiare e, mentre gli altri si riempirono riccamente i piatti, BB prese solo del tofu e un po’ di insalata.
-Ehi Garfield come mai quel muso lungo?- chiese Robot Man
-Già, oggi non hai nemmeno fatto una delle tue battute idiote. E’ per Corvina vero?- disse Negative Man punzecchiandolo con il gomito.
-Beh in un certo senso-
-Aw eccolo l’innamorato- disse Robot Man ridendo.
-Piantala Cliff!- rispose Negative Man -Ne vuoi parlare?-
-Oggi quando sono uscito mi sono scontrato con lei e l’ho fatta cadere rompendo anche la tazza che aveva in mano. Abbiamo parlato un po’ ed eravamo in sintonia quando il pesce palla ha rovinato tutto-
-Frequenta ancora Aqualad?-
-Si mamma-
-Terra invece? Hai più sue notizie?- chiese Negative Man.
-No, non mi ha lasciato nemmeno un messaggio. Ho provato a contattarla perché in fondo è stata colpa mia tutta quella situazione, volevo chiederle scusa ma lei non mi ha mai richiamato-
-Provi ancora qualcosa per lei?-
-No, non dopo Corvina e adesso mi sento un idiota-
-Non ti abbattere cosi- disse Elastigirl col tono dolce che solo una madre può avere -hai sbagliato ma non puoi colpevolizzarti in questo modo-
-E’ solo che, sta andando tutto storto-
-Sta andando tutto storto è vero- parlò per la prima volta Mento -ed è colpa tua-
-Mento!- lo riprese la moglie.
L’uomo  la ignorò e continuò a parlare-e adesso ci sono solo due cose che puoi fare:rinchiuderti in una stanza a piangerti addosso oppure rialzarti e combattere. La tua situazione sentimentale non mi interessa, m’interessa che tu trovi questo Compratore e che tu lo prenda a calci in culo come si merita! Ma non lo farai mai se ti comporti come un ragazzino. Sei un uomo adesso! Comportati come tale!-
-Si signore. Grazie... papà-
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Luna ***


LUNA
 
 
La notte era calata nelle strade di Jump City e, come topi, i criminali della città uscivano dalle loro fogne; qualcuno per fare piccole rapine, altri invece per fare delle riunioni.
In un vecchio magazzino abbandonato, in uno dei quartieri più malfamati, erano soliti riunirsi i membri principali dell’organizzazione mafiosa più temuta della città.
Al tavolo erano seduti dodici uomini, seguiti sempre da della specie di guardie del corpo. Tutti indossavano  vestiti eleganti e molto costosi.
Erano tutti abbastanza giovani, nessuno superava la cinquantina.
Un uomo alto, coi capelli neri e robusto, probabilmente il capo, si alzò in piedi e iniziò a parlare.
-Buonasera signori, come ben sapete, grazie ai nostri uomini, la rapina della settimana scorsa è stata un grosso successo ottenendo la bellezza di ben novantacinque milioni di dollari-
Gli altri uomini sorrisero e applaudirono sempre con grande eleganza.
-Ma- l’uomo tornò serio -non è questo il motivo per cui vi ho chiamato qui. Il motivo è che ci sono stati sottratti quaranta milioni-
-E chi sarebbe la testa di cazzo che ha provato a derubare noi?!- disse un altro uomo alzandosi in piedi dalla rabbia. IL volto era sfregiato dalle cicatrici, alcune fresche.
-Non conosciamo la sua identità, ma ha un nome d’arte: si fa chiamare il Compratore-
-E che razza di nome sarebbe?- parlò un altro.
-Vi ricordate la faccenda della lista della morte? Dei Teen Titans?-
Un coro di “si” si levò nell’aria.
-E’ lui quello che ci ha fregato-
-E quest’uomo che si mette a giocare con degli stupidi ragazzini ha il coraggio di sfidare NOI?!- disse l’uomo con le cicatrici.
-Ragazzini si, stupidi no. E tu,Sg. Jenkins , più di tutti dovresti saperlo dato che sei stato incarcerato da loro più e più volte- una voce metallica fece voltare tutti gli uomini verso la fine del tavolo.
L’uomo umiliato, si rimise a sedere.
 Il Compratore usci dall’ombra e si sedette a capotavola, dalla parte opposta del leader.
-E tu chi diavolo sei?- parlò il capo.
-Sono uno che vale la pena ascoltare-
-Perché mai dovremmo ascoltare un uomo mascherato di cui non conosciamo l’identità?-
-Ma voi mi conoscete, avete appena parlato di me-
-Sei tu quel figlio di puttana che ci ha derubato?- si alzò in piedi Jenkins.
Il Compratore si voltò verso l’uomo senza dire nulla, la sua maschera agghiacciante lo fissava torvo costringendolo a sedersi nuovamente.
-Il fatto della lista... credetemi non era affatto un gioco, anzi- disse voltandosi verso il capo -ma, purtroppo, ho dovuto rimuovere la lista e molti dei miei amici sono rimasti a bocca asciutta-
-Quindi hai usato i nostri soldi per ripagarli- finì la frase il capo.
-Esatto. Ecco vedete, il fatto è che io ho i soldi ma ho un piccolo problema per riscuoterli-
-Che tipo di problema?-
-Credetemi è un problema comune, appena lo avremo risolto la vita migliorerà anche a voi-
-Parla- disse mentre si sedeva.
-Dobbiamo uccidere i Teen Titans-
Delle risate si levarono nella stanza.
-Pensi che se fosse stato così semplice, non l’avremmo già fatto?-
-Voi, cari signori, non conoscete quello conosco io, voi siete solo agli inizi credetemi-
-Quindi ci stai proponendo una specie di alleanza?-
-No, non un rapporto alla pari con voi, non sia mai- disse ridacchiando.
-Ci dai degli idioti adesso?! Non sei nella condizione di sfotterci-
Le guardie del corpo puntarono le pistole contro il Compratore.
-Credetemi, non lo siete nemmeno voi-
Da dietro le spalle del Compratore, Sarah fece la sua entrata.
-Pensi che una sola donna possa intimorirci?!-
-Questa “donna” può uccidervi tutti in pochi secondi, nemmeno riuscite a capire cosa stia succedendo, fidatevi-
-E’ troppo! Uccideteli!- sbraitò  Jenkins.
Gli uomini obbedirono.
Il primo che le puntò la pistola contro, fu il secondo uomo alla sua destra. Sarah si avventò con ferocia però verso il primo uomo alla sua destra, piuttosto robusto, usandolo come scudo contro i proiettili. L’uomo si ritrovò con una decina di fori sulla schiena. L’uomo con la pistola si ritrovò costretto a ricaricare la sua arma ma non fece in tempo perché Sara gli lanciò il cadavere facendolo cadere a terra, imprigionato dal peso del defunto. Sarah si inginocchiò sul cadavere, schiacciando ulteriormente anche l’uomo imprigionato, per cercare di prendere la pistola ma gli altri uomini intanto tirarono fuori la loro, pronti a sparare. Abbandonò la cintura del morto per prendere dalla sua cintura due pugnali alzandosi in piedi. Sotto gli occhi sbalorditi degli uomini fece una capriola in aria raggiungendo il lato opposto del tavolo. Nell’atterraggio conficcò i pugnali dietro la schiena dei due uomini ai suoi lati. Estrasse i pugnali dalle schiene dei cadaveri, lanciandone dritto in testa all’uomo alla sua sinistra. Un uomo riuscì a colpirla facendola cadere di schiena sul tavolo. Sdraiata, gli  tirò un calcio facendolo cadere e fece una capriola rovesciata riuscendo ad arrivare al suo primo cadavere dal quale cercava di prendere la pistola. Si sedette sul cadavere con le gambe aperte, riuscendo ad estrarla e sparò all’uomo che l’aveva colpita, che si stava di nuovo avventando contro di lei. L’unico che era rimasto era quello intrappolato sotto il cadavere del suo collega, cercando di liberarsi. Sarah , ancora seduta, fece pressione facendo lamentare ancora di più l’uomo. Quest’ultimo la guardò dritto negli occhi aspettando la sua fine. Lei leccò la canna della pistola in modo provocatorio e poi gli sparo dritto in testa. Il colpo ravvicinato aveva fatto schizzare molto sangue sporcando gli abiti costosi degli uomini che intanto rimasero seduti alle loro sedie impauriti. Sarah tornò al suo posto, dietro le spalle del Compratore. Nemmeno una goccia di sangue aveva toccato la sua tuta bianca, mentre sulla sua guancia ne stava scendendo una piccola. La prese col dito portandoselo poi alla bocca, leccandolo in modo provocatorio
Impauriti, lasciarono parlare il Compratore.
-Possiamo tornare a noi adesso?-
Il capo annuì.
-Bene. Come stavo dicendo, non vi sto proponendo un’alleanza ma un lavoro-
-Che tipo di lavoro?-
-Io d’ora in poi sarò il capo di questa organizzazione e voi i miei cagnolini. Non preoccupatevi, i vostri soldi rimarranno vostri... Certo dopo aver tolto però la quota d’iscrizione-
-Quanto vuoi?-
-Mm... la metà-
-Come? Ci hai già perso quaranta milioni e adesso vuoi la metà di quel che rimane? Tu sei pazzo-
-No affatto. Ma vi prometto che se questa cosa andrà a buon fine, vi troverete sommersi dai soldi-
-E se non accettassimo?-
-I soldi sarebbero miei comunque se non di più. Vedete, non dovete scegliere se darmi i soldi o no; dovete scegliere se lavorare per me o no. Ah e inoltre vi terrei molto di riguardo dopo il successo, vi potrei trovare un vero lavoro ai piani alti dove i soldi piovono dal cielo senza muovere un dito. Allora, ci state?-
 
 
 
 
 
 
Corvina non faceva altro che rigirarsi nelle coperte, cercando disperatamente di addormentarsi. Ogni volta che chiudeva gli occhi, tutti i piccoli rumori come il ticchettio dell’orologio, il vento fuori dalla finestra si facevano più forti, rubandole il sonno. L’orologio segnava le 3:17 del mattino.
Aqualad, che dormiva nel suo letto produceva piccoli rumorini fastidiosi che irritavano ancora di più la maga.
Decise che si doveva allontanare un po’ dalla sua stanza, che ormai sentiva invasa, per andare a farsi una tisana in sala.
Si sedette comodamente sul divano a sorseggiare la sua bevanda, provò ad accendere il televisore per distrarsi un po’ ma si sentì ancora più infastidita.
Si avvicinò al computer e decise di riguardare le sue foto dell’anno precedente. Vide che una cartella era etichettata col nome “BB&CORVINA”. Cliccò e un centinaio di foto si aprirono sotto i suoi occhi. Cliccò sul tasto trasmetti, in modo che potesse vederle sullo schermo della televisione, e visualizza.
SI risedette sul divano mentre le foto dei loro momenti insieme scorrevano sotto i suoi occhi.
Un sorriso comparve sulla sua bocca rivedendo quelle immagini. Una in particolare raffigurava BB col suo mantello che le faceva il verso mentre lei era a braccia conserte dietro di lui.
Si ricordava che era molto infastidita ma riguardarlo, le faceva un altro effetto.
Le mancava veramente tanto ma in quel momento stava con Aqualad ed era davvero un ragazzo speciale e sentiva che gli voleva davvero bene ma sentiva, in fondo, che non era adatto a lei. I sensi di colpa la stavano divorando.
Aqualad, si era svegliato da solo. Pensò che Corvina fosse andata in bagno ma dopo un quarto d’ora che non era ancora tornata, andò a cercarla.
Sentì una sua lieve risata, incuriosito e senza farsi sentire, si avvicinò lentamente alla sala. Scoprì che era proprio Corvina sul divano che rideva. La stava per chiamare col sorriso sulla bocca ma vedendo la ragione delle sue risa, il sorriso si piegò in un ghigno. Aqualad sentì una fitta nel petto e come se niente fosse successo, tornò a letto, deluso.
Finito di bere la tisana Corvina se ne tornò a letto.
SI mise a sedere e chiamò Aqualad. Non sapeva perché voleva svegliarlo, ma ne sentiva come il bisogno. Provò a chiamarlo nuovamente ma il ragazzo non sembrava volersi svegliare. Aqualad in realtà finse di dormire per non poter parlare con lei, col cuore in frantumi.
Entrambi si addormentarono con il morale a pezzi, come se avessero un nodo alla gola impossibile da sciogliere.
 
 
 
 
Un ragazzo incappucciato girava per le strade malfamate di Spokane. Indossava in giacchetto nero tenendo sempre il cappuccio sulla testa per non farsi riconoscere. Guardò l’ora sull’orologio: erano le 3:17.
SI fermò davanti ad un pub ad aspettare.
Rimase,nascosto e fermo per una buona mezz’ora prima che un uomo uscisse seguito da altri, probabilmente suoi amici. Era un bel tipo con corti capelli neri ed occhi azzurri, sulla quarantina. L’uomo indossava uno smoking nero, la camicia bianca era macchiata di marrone chiaro, la cravatta era slacciata. Da come barcollava si poteva capire che aveva bevuto, e non poco.
Sì avvicinò alla strada e con i suoi amici chiamò un taxi. La macchinina gialla si fermò davanti a loro facendoli entrare dopodiché la macchina partì a tutta velocità.
-Merda- il ragazzo si trasformò in un gabbiano e seguì il taxi per circa cinquanta chilometri. La macchina si fermò davanti ad un locale facendo uscire gli uomini. Dopo che il taxi se ne fu andato entrarono con un grosso sorriso sulla bocca.
BB si avvicinò al locale e lesse l’insegna rosa luminosa.
 
“STRIP BAR  GREAT SEX”
 
Fece una smorfia ed entro. La musica alta risuonava nel locale mentre donne in topless e con corti gonnellini, portavano le bevute. Altre invece ballavano al palo spogliandosi ed altre ancora facevano degli strip personali al tavolo.
Gli uomini si posizionarono davanti ad una ballerina al palo, lanciandole soldi e toccandosi il pacco di tanto in tanto.
L’uomo sotto l’occhio vigile di BB estrasse il portafogli e noto che era stracolmo di soldi.
-Posso portarti qualcosa dolcezza?- una ragazza con lunghi capelli biondi e occhi azzurri lo fece ritornare alla realtà. La ragazza teneva l’ampio seno molto vicino alla sua faccia in modo provocatorio.
-N-no cioè...-
-E’ la prima volta che vieni qui?-
-...si- ammise.
-E la prima volta vieni qui tutto solo?-
-Beh io...-
-Non preoccuparti so io come farti distendere i nervi- e se ne andò.
BB scosse la testa cercando di concentrarsi sul suo obbiettivo. L’uomo stava ancora lì divertito mentre la ballerina lo imbavagliava con il suo reggiseno.
-Questo è per te- la ragazza spuntò di nuovo all’improvviso porgendo a BB un bicchiere colmo di un liquido rosato.
-Cos’è?-
-Sex on the beach, tanto per rimanere in tema, con doppia vodka-
-Buono-
-E ora ti lascio nelle mani di Roxie-
-Chi è...?- non finì la frase che una ragazza dai capelli rosso fuoco con addosso solo un tanga.
BB rimase senza parole.
-Lei è perfetta per te, ti lascio in buone mani-  gli stampò un bacio sulla guancia e se ne andò.
-No ehi aspetta, io...-
La rossa cominciò a volteggiare e a danzare in modo sensuale con un lieve sorriso appagante sulla faccia. Si avvicinò al bicchiere di BB da cui prese un pezzetto di ghiaccio. Se lo fece scorrere su tutto il corpo, sui seni e infine nelle mutandine, dopodiché se lo portò alla bocca e lo ingoiò.
BB deglutì. Era nervoso e nonostante fosse la cosa più erotica che avesse mai visto, la sua mente era altrove. Sapeva che doveva rimanere concentrato, non poteva sbagliare.
BB guardò nella direzione dell’uomo ma quando vide che al suo posto non c’era più, cominciò a sudare freddo. Si guardò intorno e lo vide mano per la mano con una prostituta e si stavano dirigendo verso una specie di camerino dietro ad una tenda.
BB costò bruscamente la rossa che continuava a ballare.
-Ehi che modi!- protestò lei.
BB s’incamminò verso la tenda ma fu fermato dai suoi amici.
-Ehi stai andando da qualche parte?- disse uno.
-E’ meglio che tu alzi i tacchi, piccoletto- disse un altro.
BB gli ignorò e continuò ad andare avanti.
-Forse non ci siamo capiti bene. Tu. Resti. Qui!-
BB si trasformò in un gorilla emise fuorigioco i suoi avversari. Le altre persone del locale che videro la scena impauriti urlarono e scapparono.
BB corse nel camerino e aprì la tenda. La ragazza ballava completamente nuda mentre l’uomo era senza pantaloni.
-Ehi ma che cazzo stai facendo?!- gridò l’uomo.
-Vattene via di qui- disse BB alla ragazza guardando sempre fisso l’uomo. La ragazza prese una vestaglia che era sul divano e andò via gridando.
-Chi cazzo sei tu?- chiese l’uomo con rabbia mentre si rimetteva i pantaloni.
BB si avvicinò e lo bloccò con una presta tra lui e il muro.
-Sono l’ultima persona che vorresti incontrare credimi-
-Cosa vuoi da me?-
-Voglio sapere del tuo vecchio amico, dov’è adesso?-
-I-io non so di cosa stai parlando-
-Si che lo sai. Lavoravate sempre insieme me lo ricordo!-
-Garfield stai calmo, ora lasciami e risolviamo tutto-
BB lo spinse ancora più contro il muro.
-Adesso ti ricordi di me eh?-
-Beh sai il verde non è per tutti-
-Dimmi dov’è!-
-E’ morto Garfield, è morto-
-Non mentirmi Blake!-
-Non ti sto mentendo lo giuro! E’ morto-
-Non ti credo- sibilò.
-Liberissimo di non farlo ma ti sto dicendo la verità. Hai notato che non senti più parlare di lui da anni? Che la società è distrutta? E’ tutto andato, tutto sparito. E’ morto-
Le sirene della polizia risuonarono all’esterno del locale.
-Cazzo-
-Sei nei guai eh Garfield? Come ai vecchi tempi-
BB lasciò la presa e se ne andò un momento prima che la polizia entrasse, trovando l’uomo ancora in mutande.
 
 
 
Era stata una lunga stressante notte e cominciava ad essere troppo vecchio per queste lotte e contratti. Gli anni sulle spalle si facevano sentire. Finalmente a casa l’uomo si sfilò la maschera bianca esausto.
-Fai la brava ragazza e portami un martini-
-Subito-
-Questa storia del Compratore è più dura di quanto pensassi- disse massaggiandosi la schiena.
Si alzò e si diresse verso il balcone spalancando le porte.
La notte era limpida, senza una nuvola, le stelle brillavano in cielo e in mezzo a loro la luna piena splendeva.
Sarah arrivò con il martini.
-E’ una splendida serata, non è vero?-
-Si è meravigliosa- concordò Sarah.
-Signore il carico è arrivato-
-Grazie mille Terra- poi si rivolse a Sarah -uccidili tutti e portami il carico.
-Si signore-
L’uomo rimase finalmente solo ad osservare la luna.
 
 
 
SI girò di schiena frustrata, una domanda le girava in testa: Cosa voglio veramente?
BB non la lasciava nemmeno con il pensiero. Le tende erano rimaste aperte e la luna splendeva alta.
Osservò la usa bellezza, la sua luminosità. Era una luna speciale.
Continuava ad ammirarla finche non ci vide riflesso l’immagine di BB.
Un sorriso spuntò sulle labbra. Si chiese se anche BB la stesse guardando. Si addormentò finalmente, con i raggi della luna che proteggevano i suoi sogni.
 
 
 
Su un alto grattacielo, BB sedeva sul cornicione ad un soffio dal cadere giù.
La serata non era andata come sperava. Aveva già parlato con altre persone ma nessuno sapeva niente di lui. Era come se non fosse mai esistito, come se il tempo se lo sia portato via con se.
 La sua mente era affollata di domande senza risposte. Erano mesi che ci lavorava e ancora non aveva scoperto niente, mesi che mentiva ai suoi amici per niente. Aveva l morale a terra.
Una scia di vento lo fece respirare di nuovo. Alzò la faccia al cielo meravigliato dalla splendida visione. Si sdraiò e si mise a guardare le stelle, creando nuove costellazioni. In alcune ci vedeva persino Corvina.
La luna era stupenda e dava a BB un senso di speranza. A volte è bello cercare la luce nel buio.
Domani sarebbe stata un’altra giornata. Migliore o peggiore? Non lo sapeva ma sarebbe andato avanti, lottando sempre.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
CIAO A TUTTI! PENSAVO CHE IL CAPITOLO VENISSE PIU’ CORTO MA MI SONO LASCIATA ANDARE. NON RIUSCIVO A TOGLIERE LE MANI DALLA TASTIERA! CHIEDO UMILMENTE SCUSA PER IL RITARDO MA HO VERAMENTE MOLTE COSE DA FARE E QUESTO MESE SONO PIUTTOSTO IMPEGNATA L
CERCHERO’ DI RITAGLIARMI ALMENO UNA MEZZORA AL GIORNO MA ABBIATE PAZIENZA E VOGLIA DI PERDONARMI.
A PRESTO (SPERO), CORVINA.
 

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Capitolo 4
*** Verità ***


Verità
 
 
BB stava facendo la valigia frettolosamente sotto gli occhi preoccupati della madre. BB le sembrava scosso, confuso.
-Garfield sei sicuro di voler andar via così presto?-
-Si-
-Ma perché? Per via di ieri sera? Hai scoperto qualcosa?-
-No, non è per... ieri sera- rispose secco.
-Cosa c’è che non va allora?-
-Sto bene qui mamma, lo sai ma adesso devo solo tornare a casa-
-E’ successo veramente qualcosa ieri sera. Parlamene-
-Non c’è niente di cui parlare-
-Cosa stai facendo Garfield?- entrò Mento nella stanza.
-Sta facendo le valige- rispose la moglie.
-Questo lo vedo, ma perché?-
-Non ne vuole parlare ma penso che sia per via di ieri sera-
Garfield cosa è successo ieri sera?-
-Niente- rispose lui.
-Cosa è successo ieri sera! Non ti sto chiedendo di dirmelo! Te lo sto ordinando!-
-Niente ok? Ho seguito un tizio per tutta la sera e non sono riuscito a trovare niente! Lui è morto! E’ finita!-
-Chi hai pedinato?-
BB non rispose.
-Chi hai pedinato!- ripeté Mento con un tono più duro.
-Blake Thompson-
-Cosa?!- dissero in coro Mento ed Elastigirl.
-Ci hai mentito- disse lei.
-Ci hai detto che stavi seguendo  uno dei lecchini del Compratore ma non il complice che ha ucciso i tuoi genitori! Dio Garfield, sei impazzito? Non puoi metterti così a rischio!-
-Beh tanto lui è morto! La mia pista era sbagliata...-
-E’ stato lui a dirtelo, eh? E tu credi di poterti fidare di lui? Credi che ti abbia detto la verità?- disse sarcastico Mento con la rabbia nella voce.
-Non solo lui, chiunque io abbia incontrato, chiunque mi sia messo in contatto con persone che lo stimavano e lo odiavano, tutte, TUTTE mi hanno detto che è morto! Affogato... dicono. Nicholas Galtry è morto-
Mento si fece da parte scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
-Garfield, lui è vivo- disse Elastigirl.
-Non capisci che ti hanno preso per il culo?!- sbraitò Mento.
-No! Mi sono fatto mandare i referti! Vedi?- disse cercando della valigia dei fogli. Li passo a Mento che gli esaminò con cura insieme ad Elastigirl.
-I fogli sembrano veri...- sussurrò Elastigirl a Mento.
Erano circa una decina di pagine, unite insieme da una graffetta. I fogli attestavano e descrivevano perfettamente il decesso dell’uomo.
-Già...- rispose lui.  Poi si rivolse verso BB -Dove li hai presi?-
-L’ospedale me li ha inviati come e-mail e io gli ho stampati. Non ci volevo credere all’inizio ma è così: il Compratore non è il mio patrigno, Nicholas Galtry è morto-
-E tutte quelle cose che ti ha detto?- chiese Elastigirl.
-Deve essere uno che sa molto sulla mia vita-
-Va bene, vai se pensi che sia la strada giusta. Io non ti fermerò-
-Papà, io...-
Mento non gli lasciò finire la frase e uscì dalla camera rosso di rabbia. Elastigirl lo seguì.
BB rimase immobile per un paio di secondi, confuso sul da farsi.
Infilò le ultime cose nella valigia e spense la luce della camera.
 
 
 
-TERRA! Dove diavolo è la mia colazione?!- sbraitò l’uomo.
-Arrivo signore- si presentò Terra con un vassoio d’argento, con sopra un piatto con delle frittelle, yogurt e frutta.
-Per tutto il tempo che ci hai messo spero almeno che tu abbia cucinato bene!- borbottò lui.
-Scusi il ritardo signore, non ricapiterà mai più-
-Lo spero bene- disse masticando un boccone.
-Signore?- li interruppe Sarah.
-Prego entra, bambina- ingoiò un altro boccone.
-Il carico è sistemato e pronto all’uso-
-Finalmente una buona notizia!- disse mentre si sfregava le mani, eccitato- Attaccheremo stasera stessa come da programma- poi si rivolse verso la bionda -Terra! Avrai tu l’onore di utilizzarla-
-I-io?-
-Si mia cara-
-Ma utilizzare cosa signore?-
-L’arma contro i Titans-
-Che tipo di arma?-
Un sorriso maligno comparve sul volto dell’uomo.
 
Nella torre erano già tutti in piedi. Bumble Bee e Cyborg si erano svegliati presto dopo la loro notte di passione ed erano andati a fare colazione. Dopo poco Stella si unì al tavolo e successivamente Robin.
Corvina stava osservando Aqualad mentre girellava nella stanza, raccogliendo le sue cose, riordinandola. Non le aveva rivolto la parola per tutta la mattina e non riusciva proprio a capire il perché.  Forse era dispiaciuto nell’andarsene e voleva rendere le cose più facili non parlandole. Corvina era perplessa, indecisa se chiedergli della ragione del suo silenzio o semplicemente accettarlo, come gli altri facevano con lei.
Decise di parlare un po’ con lui nella speranza che, girando un po’ intorno all’argomento, potesse parlargliene lui stesso.
-Stanotte ho fatto un incubo sai?-
-Davvero?- disse con voce piatta, mostrava chiaramente di non essere interessato.
-Si, ma quando mi sono svegliata e ho visto te sono stata meglio-
-Ah bene... bene-
Dall’armadio Aqualad tirò fuori la sua valigia. Corvina a quel punto capì che non stava riordinando la stanza come pensava, stava facendo la valigia.
-Ehi che stai facendo?!- chiese confusa.
-Sto preparando la valigia-
-Questo lo vedo. La mia domanda era perché lo sai facendo-
-Voglio tornare a casa-
-La domanda continua ad essere: perché?-
-Voglio tornare a casa-
-Perché!- scoppiò lei.
-Non voglio proprio stare qui sai? Non voglio essere il tuo ragazzo di riserva solo perché non vuoi stare con BB-
-Stare con BB?! Ragazzo di riserva?!-
-Esatto! Siccome per chissà quale motivo pensi di non poter stare con BB allora stai con me per cercare di dimenticarlo. L’ho capito sai? E adesso me ne voglio andare-
-Ma cosa stai dicendo io non voglio BB! Voglio te!-
-Ti ho vista ieri sera sai? Mentre guardavi le vostre foto, sorridendo-
-Per caso ti ricordi che ho avuto una perdita della memoria giusto? Stavo riguardando TUTTE le foto vecchie! Non ricordo ancora tutto! Ieri sera ero un po’ malinconica e ho deciso di riguardarle! Tra loro c’erano anche le foto mie e di BB e ho guardato anche quelle! Non mi interessa se ti danno fastidio, quello è il mio passato e non ho intenzione di cancellarle-
Corvina improvvisò quel monologo con un nodo alla gola. Aqualad Aveva ragione, ieri sera avrebbe voluto svegliarsi con BB. Odiava se stessa per come mentiva a quel meraviglioso ragazzo, lei gli voleva veramente bene ma non era affatto come BB.
Aqualad ci pensò un po’ su e poi parlò - Corvina,sei una ragazza meravigliosa e il resto ma noi non siamo fatti per stare insieme-
-C-cosa? Mi stai lasciando?- Corvina era sbigottita.
-Ehi sappiamo entrambi che tra noi non può funzionare, ci abbiamo provato e abbiamo vissuto dei bei momenti ma io non... non sono adatto a te-
Corvina non sapeva come rispondere, quelle parole l’avevano lasciata di sasso.
-Ehi va tutto bene, capisco che non posso sostituire BB ne ora e ne mai. Ma Corvina non puoi stare con altri ragazzi per dimenticarlo, quando sai già che non hai intenzione di farlo-
-Aqualad ma tu davvero mi piaci moltissimo... ma-
-E’ tutto ok, non nascondo che sono un po’ incazzato ma lo capisco, non ero quello giusto come tu non lo sei per me-
-Io non so cosa dire- ammise. Nella sua mente tutte le emozione sembrarono tacere per un secondo.
-Non devi dire niente-
-Quindi te ne vai?-
-No, cambio solo stanza. Bumble Bee e Cyborg devono avere la loro settimana insieme-
-Sono una stupida-
-Perché dici questo?-
-Perché sto lasciando il ragazzo più buono che io possa mai trovare-
-Ma non quello adatto a te-
-Suppongo tu abbia ragione-
Aqualad si avvicinò e le dette un bacio sulla fronte prima di uscire dalla stanza di lei con due valigie appresso.
 
 
 
 
BB stava guidando la sua navicella. Le braccia tese sul volante. Il corpo rigido fremeva. Continuava a pensare a quell’uomo che chissà quante volte aveva maledetto, implorandone la morte. Ed ora che ne aveva conferma, sembrava tutto così finto. La rabbia gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Era sempre stato un maestro nel camuffarsi, ma fingere la propria morte con tanto di autopsia era impossibile.
Girò il volante dalla parte opposta puntando verso la sua città natale.
 
 
 
Corvina decise di non uscire neanche per fare pranzare. A gambe incrociate, iniziò a fluttuare nell’aria ripetendo le parole -Azarath Metrion Zinthos-
Un mare di emozioni si agitavano dentro lei e l’unico modo che conosceva per controllarle era meditare.
Si ritrovò nella sua mente tra le zolle di terra fluttuanti. Creò un percorso, dove attraversava i diversi “regni” delle proprie emozioni. Raramente faceva visita ad Amore, solitamente lei andava da Rabbia per controllare la sua parte demoniaca o da Paura. Spesso era proprio Amore a venire da lei, implorandola di darle ascolto.
Raggiunse il regno di Amore: tutto era colorato di rosso e di rosa. Statue di amanti erano sparse per tutto il prato: alcune descrivevano l’amore puro, fatto di baci e carezze, mentre altre descrivevano un amore passionale fatto di goduria e lussuria.
Corvina osservava quelle statue finemente scolpite, le piacevano.
-Bene, bene, bene. Ma guarda tu chi si presenta qui dopo così tanto tempo-
Corvina sbuffò -Ciao Amore-
-Cosa sei venuta a fare? A sgridarmi?- Amore gli voltò le spalle incrociando le braccia.
-No. In realtà sono venuta per parlarti-
Amore si voltò verso di lei, incuriosita.
-Oh, e di cosa vorresti parlarmi?-
-Perché Aqualad non andava bene?-
-E perché BB non andava bene?-
-Davvero Amore! Cosa c’era di sbagliato in lui?-chiese quasi con disperazione.
Corvina si sedette su una panchina li vicino.
Amore capiva che stava facendo sul serio e si sedette accanto a lei.
-Non c’era niente che non andasse in lui-
-E allora perché non lo ami?-
-Vedi Corvina, l’amore è come una magia, come un incantesimo di cui però non c’è antidoto. Non scegli tu chi ti innamorerai e nemmeno io in realtà. Non è una scelta e non puoi scegliere Aqualad solo perché ti sembra perfetto-
-Si ma BB. Non mi posso fidare di lui-
-E perché no? Ha sbagliato, come tutti. Anzi mi sembra che tu abbia fatto la stessa cosa con Aqualad, non ti sembra?-
Corvina sembrò realizzare e il morale le cadde sotto ai piedi. Si coprì il viso con le mani.
-Sono stata una stronza con lui-
-Con entrambi in realtà-
-Questo non mi fa sentire meglio-
-Ehi, se volevi sentire delle barzellette dovevi andare da Gioia-
Corvina alzò gli occhi al cielo.
-Ascolta, BB non sarà perfetto ma è l’unico ragazzo che ti porta da me- continuò Amore -Tu lo ami Corvina! E lui ama te-
-E se dopo tutto quello che gli ho fatto lui... insomma, cambiasse idea?-
-Forse tu non ci hai mai fatto caso ma io vedo come ti guarda. Fidati non ha cambiato idea-
 
Qualcuno bussò alla sua porta. Il rumore distrasse Corvina dalla meditazione, strappandola dalla sua mente. Ritornò con i piedi per terra ed andò ad aprire. Cyborg era sulla soglia.
-Ehi, ciao-
-Ciao-
-Aqualad ce lo ha detto. E dato che non sei uscita nemmeno per pranzo... Eco ti volevo solo chiedere come stavi-
-Bene. Insomma so che dovrei essere giù di morale o altro ma sto bene-
-Ti ho portato un panino al tonno nel caso tu avessi fame- disse mostrandole un piatto con sopra un panino.
-Grazie- disse prendendo il piatto.
Corvina guardò entrambi i lati del corridoio per paura che qualcuno potesse sentirla.
-Entra- disse lei.
-Nella tua stanza?! Credevo che nessuno potesse entrare nella tua stanza-
-Entra senza fare storie e senza toccare niente!-
-Ok-
Cyborg entrò e cominciò a guardarsi intorno.
-Cyborg ascoltami- disse catturando la sua attenzione.
-So che BB si è sempre confidato con te per tutto...-
Lui la interruppe -Ah è di questo che stiamo parlando eh?-
-Sta zitto- Corvina sbuffò -BB ti ha mai detto qualcosa... di me?-
-Ti piace BB! Ti piace BB!- disse canticchiando.
-Rispondi e basta!- lo fulminò lei.
-Beh si-
-E non ha cambiato idea su di me, nemmeno quando stavo con Aqualad?-
-No mai. A volte quel ragazzo sa essere così testardo!- disse sorridendo.
Corvina sorrise a sua volta -Già-
Cyborg capì che aveva fatto la sua parte ed uscì dalla stanza.
-Ah e- disse fermandosi sulla soglia -è partito questa mattina, sta arrivando- e chiuse la porta dietro di sé.
Un sospiro di sollievo uscì dalla sua bocca.
-Sta arrivando- disse addentando il panino.
 
 
 
 
 
 
Il buio stava calando e lui era ancora in volo. L’orologio segnava le cinque del pomeriggio. Circa mezzora dopo, atterrò su un alto grattacielo.
BB si aggirava per le strade di Norfolk guardandosi intorno continuamente, per paura che qualcuno lo riconoscesse o peggio, lo attaccasse.
Andò al cimitero. Era tardi e i cancelli erano già chiusi; BB si trasformò in un volatile e sorvolò le inferriate. Era ormai troppo buio per poter leggere le scritte sulle lapidi, così accese il flash del comunicatore. Girò per più di un ora prima di trovare la lapide con su scritto “Nicholas Galtry”.
-Allora è vero che sei morto- disse lui tra sé e sé.
Lesse la scritta sotto il nome “Anima buona e generosa”.
-Anima buona e generosa un cazzo- e dette un calcio alla lapide con rabbia.
Si guardò intorno e non molto distante da lui, vide una pala abbandonata sul suolo.
-Vediamo se sei morto davvero-
Corse a prendere la pala e cominciò a scavare.
Arrivò a più di un metro sotto terra quando sentì qualcosa i duro sotto il ferro della pala. Levò le ultime zolle di terra e si trovò sopra ad una bara in legno scuro, con i lineamenti in oro. Sempre dello stesso metallo, in rilievo c’era scritto il nome del defunto.
BB fece respiri profondi e si fece coraggio. Aprì la bara e una tanfo terribile di morte si levò nell’aria, facendo venire a BB dei conati di vomito.  Era certo che ci fosse qualcuno lì dentro. Guardò dentro la bara cercando di vedergli il volto per assicurarsi che fosse davvero lui. Il cadavere però era irriconoscibile. Il corpo, ormai entrato nella fase della decomposizione, era diventato quasi tutto scheletro, con qualche frammento di carne biancastra e marcia ancora appiccicata alle ossa. I capelli lunghi e bianchi come la neve, erano ancora attaccati al cadavere ed erano adagiate sulle spalle dell’uomo. Gli occhi non erano più presenti, al loro posto c’erano solo dei buchi, neri. Solo parte del labbro superiore era presente mentre il resto era già svanito, lasciando  intravedere i denti giallastri.
A quella vista orrenda BB si ritrasse e si allontanò. I conati tornarono ma questa volta più forti. BB non riuscì a trattenersi e vomitò accanto ad un cespuglio. Si prese qualche minuto prima di ritornare alla lapide. Guardò nuovamente nella bara e vide un piccolo quaderno nero stretto dalle mani scheletriche dell’uomo. BB decise di prenderlo, sebbene fosse molto disgustato. Avvicinò la sua mano al quaderno tirandolo ma l’oggetto sembrava essere incollato. Capì che se voleva il quaderno doveva strapparglielo dalla mani. Con una mano alzò quella del defunto; al tatto era scivolosa, per via dello strato di pelle ancora attaccato all’osso, e fredda. L’altra mano intanto tirava via il quaderno, liberandolo dalla forte stretta della mano. Un senso di sollievo gli pervase il corpo vedendo finalmente quell’oggetto tra le sue mani.  Lo aprì sperando di trovarci pagine e pagine scritte con le ultime memorie dell’uomo ma tutte le pagine erano bianche. BB faceva scivolare i fogli tra le dita alla ricerca di una qualche scritta o disegno. Circa a metà quaderno, una pagina era scritta. BB la lesse e vide che era una specie di lettera, indirizzata proprio a lui.
 
Caro Garfield,
se stai leggendo questa lettera significa che ti sei sporcato le mani aprendo questa bara. Non sei più un ragazzino innocente eh? I tuoi genitori sarebbero molto orgogliosi di te e del mostro che sei diventato.
Ora almeno hai la certezza della mia morte, complimenti Garfield, hai vinto.
Ti ho sempre odiato sai? Sei sempre stato un piccolo moccioso viziato che ad ogni capriccio doveva avere immediatamente quello che richiedeva. Io l’ho sempre detto hai tuoi genitori ma loro non mi vollero ascoltare. Io dovevo sottostare al tuo volere. Io ero un caro amico di tuo padre, era un uomo grandioso, intelligente. Noi due ce la intendevamo bene. Quando nascesti mi chiese di farti da patrigno e da tutore, io inconsciamente accettai. Mi dissero anche che mi avrebbero pagato per occuparmi di te quando loro erano via, così da poter pagare le mie ricerche e i miei studi. Non so se te lo ricordi ma io ti ho cresciuto. I tuoi genitori erano sempre in viaggio per lavoro ed io ero costretto a sopportare le tue ridicole richieste. Quando tornavano ti riempivano sempre di regali per scusarsi della lontananza e tu ci cascavi in pieno. Dopo qualche settimana loro ripartivano costringendomi a stare con te. Ora puoi anche pensare “perché se mi odiava tanto, rimaneva a badare a me?” Te lo dico subito perché: soldi. I tuoi genitori sganciavano un sacco di quattrini, più di quanti io non ne avessi mai guadagnati in tutta la mia vita e se volevo tenermi la mia casa al mare e la barca, non avevo altra scelta. Un giorno però arrivai al limite della sopportazione e ti schiaffeggiai. Quando i tuoi genitori tornarono, tu corresti a dirglielo. Inutile dire che mi licenziarono. Non potendoti lasciare da solo, ti hanno portato con loro in Africa, dove hai acquisito i poteri, ma io ancora non lo sapevo. Io mi volli vendicare e così quando presero quella nave, io la feci affondare. Certo, anche grazie a delle mie amicizie come Blake. Siccome ero il tuo patrigno sapevo che la tua gestione sarebbe stata affidata a me ma non sapevo che i soldi finissero a te. Io ero il tuo tutore, io dovevo gestire quei soldi ma il tribunale me lo proibì. L’utilizzo di quei soldi erano solo riservati a te e saresti in grado di gestirli al compimento della maggiore età. Io avevo però un piano: se tu morivi i soldi sarebbero passati a me in quanto tu non hai parenti oltre a loro due. Ucciderti mi sembrava così allettante, così utilizzai i soldi che avevo messo da parte per far fare il lavoro sporco ad un professionista, ma quei poteri e tutti gli amici che ti eri fatto erano troppo forti per qualche stupido killer. Alla fine mi sono arreso e ho cercato di condurre una vita normale coi pochi soldi che mi erano rimasti. Ho sempre seguito una tua mossa, con un investigatore, seguendo i telegiornali aspettando il momento che tu facessi un passo falso. Sono morto prima che accadesse, purtroppo.
E sappi, che anche sul letto di morte io ti maledico con ogni cellula del mio corpo!
 
Addio Garfield,
tuo adorato patrigno Nicholas.
 
 
 
Un brivido gli percorse lungo tutta la schiena leggendo la lettera. Tirò il quaderno sul volto del morto e chiuse la bara. Tappò la tomba velocemente e lanciò via la pala. Quella lettera lo aveva sconvolto.
Camminò avanti e indietro per qualche minuto cercando di calmarsi. Decise di andare via e cercare di scordarsi quelle righe che avevano riacceso in lui un dolore profondo.
BB camminò velocemente verso il cancello. Il buio sembrava più nero quella sera e non riusciva a distinguere nemmeno il palmo della sua mano. Inciampò in qualcosa di duro, facendolo cadere. Utilizzando la luce del comunicatore, vide che era caduto su una lapide più grande delle altre. Lesse il nome:
 
“MARK E MARIE LOGAN
AMATISSIMI  GENITORI E AMATI TRA DI LORO.
DECEDUTI ABBRACCIATI, AFFOGANDO”
 
-Mamma, papà- disse con un filo di voce.
Gli occhi gli si inumidirono, facendo scendere poi copiose lacrime.
-Mamma papà- ripeté piangendo, sdraiato sopra il terreno. Nonostante fossero passati tanti anni, nonostante fosse diventato un ragazzo forte ed indipendente, stava lì sdraiato come un bambino a singhiozzare. I suoi genitori erano la cosa che bramava di più, non era mai stato in grado nemmeno di dirgli addio, non era mai riuscito ad avere un loro ultimo abraccio. Si, amava Elastigirl e a Mento e gli era molto riconoscente per tutto il loro amore ma mai avrebbero potuto sostituire i suoi genitori. Nonostante il dolore però, trovava un certo sollievo nell’averli ritrovati. Un conforto caldo sebbene doloroso.
BB si alzò, versando l’ultima lacrima. Con un sorriso un po’ triste, se ne andò volando via.
 
 
 
 
Corvina era ancora chiusa in camera,aspettando ansiosamente l’arrivo di BB. Doveva dirgli tutto, doveva scusarsi. La meditazione non era riuscita a calmarla e nemmeno distrarsi con un libro aveva funzionato. Uno strano rumore costrinse Corvina ad avvicinarsi alla finestra, incuriosita.
Corvina non era l’unica che aveva sentito il rumore e anche tutti gli altri Titans si erano avvicinati alle finestre. A scatenare quel ronzio non era altro che un elicottero ma non era di passaggio, stava sorvolando infatti la torre. Il velivolo era grande e dipinto di nero opaco.
I Titans sgranarono gli occhi dalla sorpresa appena videro che sopra quell’elicottero c’era il Compratore.
Sarah si alzò in piedi e si sporse aggrappandosi solo ad una piccola maniglia al lato dell’elicottero. Con l’altra mano teneva un megafono. Se lo avvicinò alla bocca e cominciò a parlare.
-Titans arrendetevi! Non avete altra scelta che dare la vostra resa. Se accettate non vi verrà fatto alcun male ma se vi opponete... la vostra fine non sarà tanto piacevole. Avete cinque minuti di tempo per prendere i vostri oggetti, dopodiché la torre salterà in aria-
 
Corvina si precipitò nel salone dove gli altri si erano già riuniti.
-Avete sentito?- chiese.
-Certo che abbiamo sentito- disse Cyborg.
-Adesso che facciamo?- chiese Bumble Bee anche se sapeva benissimo la risposta.
-Combattiamo- disse Robin.
-Hai un piano?-
-No Stella... ma non abbiamo scelta e fidatemi di me: li faremo pentire di averci minacciato-
I Titans andarono all’ascensore, salendo fino al tetto.
Uno accanto all’altro, sul bordo del tetto, osservavano il grande elicottero avvicinarsi.
Sarah era ancora su bordo dell’elicottero ed osservava la scena. Si girò verso l’uomo alle sue spalle.
-Non si sono arresi, come da programma-
-Bene. Attacca allora e chiama i rinforzi-
La ragazza obbedì e si lanciò dall’elicottero.
L’uomo si rivolse poi a Terra che immobile, restava seduta in un angolo -Tu aspetta che arrivi BB e poi attacca-
-Si signore- disse a testa bassa.
 
Sarah atterrò con una capriola dietro le spalle dei ragazzi.
-Io vi credevo più intelligenti. Voi morirete oggi-
-Pensi di poter venire qui e minacciare casa nostra?! Noi la difenderemo sempre- disse Stella con gli occhi che virarono verso il verde.
-Peggio per voi, ma meglio per me!- disse correndo all’attacco.
Dalla cintura estrasse due oggetti che sembravano palline e le lanciò verso il gruppo. A contatto col terreno, le palline esplosero facendo fuoriuscire una coltre di fumo grigio che annebbiando la vista i Titans. Estrasse due sai* dalla cintura  ed entrò nella nube di fumo, colpendoli uno alla volta. Prima attaccò Cyborg graffiando la sua corazza con le taglienti lame e prima che lui potesse reagire, Sarah gli tirò un calcio dritto nello stomaco facendolo sparire nel fumo. Stella si alzò in aria cercando di vedere meglio ma appena Sarah la vide, le tirò un’altra pallina ma questa volta esplose facendo cadere a terra l’aliena, priva di sensi.  Robin uscì dal fumo con un salto, impugnando la sua stecca. Cercando di colpirla abbassò velocemente la stecca ma Sarah la evitò agilmente. Ancora a terra, Robin le tirò un calciò facendola cadere. Velocemente, Robin si avventò su di lei calando sulla sua testa  la stecca. Sarah rotolò di lato evitandola. Attaccò nuovamente Robin brandendo le  sai. Cercò di colpirlo al collo ma lui si ritrasse in fretta, provò di nuovo e Robin si abbasso. Intanto la coltre di fumo stava sparendo facendo acquistare più visibilità agli altri. Bumble Bee la colpì utilizzando i suoi pungiglioni elettrici che liberarono una scossa così potente da farla cadere.
Si alzò su un fianco massaggiandosi la testa. I Titans la scrutavano dall’alto.
-Beh tutto qui?- disse Bumble Bee fiera.
Sarah avvicinò il polso alla bocca, La tuta si illumino: era un comunicatore.
-A4556 mossa Beta 2-
Dopo qualche secondo altri elicotteri si avvicinarono alla Torre dal quale si lanciarono altri soldati con tute nere e armati di pistola.
Sul tetto della torre regnava il caos più totale, la fioca luce data dalle lampade posizionate nel terreno rendevano ancora più difficile combattere.
-Ciao Corvina- le disse Sarah.
Corvina per tutta risposta, rimase muta.
-Dov’è il tuo fidanzatino? A tradirti con un’altra ragazza?-
Corvina esplose e la attaccò.
-Azarath Metrion Zinthos-
Dalle sue mani uscirono delle sfere di energia nere dal quale Sarah non poté sfuggire. La ragazza cadde a terra dolorante.
-Che c’è? Ne hai già avute abbastanza?-
-Ho appena cominciato!- disse tirandole un calcio.
Corvina indietreggiò e Sarah la colpì di nuovo in pieno volto. Corvina creò un piccolo campo di forza, respingendo l’avversaria. Sarah estrasse dalla cintura una pistola e cominciò a spararle dove il campo di forza non la copriva.  Corvina ne creò un altro più ampio ma un proiettile riuscì a passare. Corvina, sempre con lo scudo alzato, cadde a terra con un dolore lancinante. La pallottola l’aveva colpita in pieno nella gamba sinistra. Tremante si guardò la ferita dal quale sgorgava sangue nero. Sarah si avvicinò.
-Fa male stronza? Ti prometto che il prossimo non sarà così doloroso. Sai perché?  Perché ti prenderò dritto in mezzo agli occhi-
Sarah a pugni stretti cominciò a battere sul campo di forza gridando -Voglio vedere il tuo sangue riempire il pavimento!Fammi vedere come sanguini!-
Corvina non la stava nemmeno ascoltando. Cercava di calmarsi ed utilizzare i suoi poteri per guarirsi ma non riusciva a smettere di tremare. Il dolore era troppo lancinante. Il sangue nero aveva ormai sporcato tutto il pavimento e parte del mantello, con cui cercava di tamponarsi la ferita. Sapeva che la ferita non si sarebbe potuta rimarginare completamente, con quella pallottola in profondità ma almeno sarebbe stata in grado di camminare e combattere. Impose le mani sulla ferita e fece respiri profondi, cercando di ignorare il resto del mondo che la circondava. Le mani si illuminarono e la ferita si richiuse. Un sorriso comparve sul suo volto. Provò ad alzarsi e sentiva che la gamba le bruciava ma riusciva comunque a rimanere in piedi.
Sarah continuava a gridare e Corvina fece esplodere il suo campo di forza, lanciandola contro le pareti dell’ascensore. Sarah perse i sensi.
Corvina vide molti uomini in nero avventarsi contro Aqualad, che nonostante i suoi poteri, faticava ad avere la meglio.  Aqualad era tenuto in una morsa da due uomini mentre un terzo gli puntava una pistola contro.--Azarath Metrion Zinthos-
La pistola dell’uomo si disfece in mille pezzi.  Gli uomini  si girarono verso di le e l’attaccarono. I corpi degli uomini furono ricoperti di magia nera e d’un tratto si sentirono immobilizzati. Corvina li fece alzare in aria e poi li lanciò via colpendo altri uomini in nero. Corvina si girò verso Aqualad e vide che lui stava usando i suoi poteri verso di lei. Spaventata, guardò il getto d’acqua che le passava accanto, tramortendo un uomo che la stava per pugnalare.
I due si guardarono e si fecero un cenno: ognuno avrebbe coperto le spalle dell’altro.
In quell’istante il velivolo dei Titans attaccò gli uomini in nero, utilizzando i cannoni supersonici come quelli di Cyborg. Molti caddero a terra svenuti, altri invece erano ancora all’attacco.
La navicella atterrò sul tetto e un gorilla verde saltò fuori.
Nell’elicottero nero il Compratore guardava la scena in silenzio.
-Terra, è arrivato. Cerca di isolarlo come da programma-
-Si signore-
Obbedì e chiamò a sé una zolla di terra per trasportarla sul tetto.
Terra indossava una tuta identica a quella di Sarah ma nera.
Appena arrivò si avvicinò a BB allontanando con i suoi poteri chiunque le ostacolasse la strada.
-Terra?! Ma che?- disse BB confuso.
Terra gli lanciò contro il pezzo di terreno su cui era salita un momento prima. BB cadde vicino alla porta d’ingresso del tetto.
Corvina sbigottita osservò la scena.
-Quella è... Terra?!-
-Non ci credo- disse Aqualad.
Il ragazzo, dolorante, si alzò in piedi giusto in tempo per vedersi arrivare addosso un masso che lo portò all’interno della torre.
Corvina guardò Aqualad quasi implorante, come se gli stesse chiedendo di lasciarla andare per aiutare BB.
-Corri!- le disse lui, colpendo l’uomo che la stava minacciando.
Corvina fece un cenno con la testa e volò verso l’entrata.
Sarah, ancora a terra, fu risvegliata da una voce che proveniva dal suo orecchio.
-Sarah! Svegliati imbecille!-
Sarah mugugnò qualcosa.
-Hai dormito bene fiorellino?- disse lui con falsa dolcezza.
-Io, io sono svenuta-
-Sei davvero intelligente eh? Alza quelle chiappe e vai a prendere Corvina!-
Sarah si alzò emettendo qualche mugugno di dolore.
-Dove si trova?-
-Dentro la torre con BB e Terra. Interferirà nei nostri piani. Vai!-
-Agli ordini-
 
Terra entrò nella torre e scappò, cercando di allontanarsi da BB almeno per un momento. Terra sembrava spaventata ma non dal conflitto che avrebbe avuto tra breve con BB, qualcosa di più profondo la tormentava. Entrò nel salone e strappo un pezzo di carta da un giornale che si trovava sul tavolo. Con una -
penna scrisse qualcosa e lanciò il foglietto sul divano un attimo prima che BB arrivasse.
-Cosa stai facendo Terra? Perché stai con quel tizio?-
Terra lo attaccò senza rispondere, facendo entrare dalla finestra tanti piccoli massi. BB si trasformò in un volatile e li evitò. Caricò su di lei assumendo la forma di un rinoceronte. Terra scappò attraverso un corridoio che portava alle camere da letto.
Corvina entrò ansimando, guardandosi in torno. Corse zoppicando fino al salone e si trovò circondata da pietre.
Sentì un grido provenire dal corridoio, stava per seguire il suono quando una pietra di quelle, le colpì la gamba ferita. Corvina emise un grido di dolore. Si voltò e vide Sarah che si divertiva a tirare in aria un’altra pietra.
-Pensi che basti così poco per fermarmi?-
Corvina digrignò i denti per il dolore incessante.
-Fa male?-
-Non più di quanto questo farà male a te! Azarath Metrion Zinthos-
Le pietre, ricoperte di luce nera, si alzarono tutte dal pavimento e si scagliarono contro Sarah. Riuscì ad evitarne qualcuna ma erano troppe persino per lei e fu colpita svariate volte. Corvina colse l’occasione per raggiungere il corridoio e scappare via. Sarah si liberò di quei massi che la stavano schiacciando e la seguì.
Terra si riparò dietro un muro di rocce, creata da lei, dal gorilla verde che la stava attaccando. Il muro si ruppe in mille pezzi. BB ritornò umano.
-Terra tu non sei cattiva! Perché stai con lui?-
-Perché non ho scelta-
-Ne abbiamo già parlato di questo! E’ sempre una tua scelta-
-No, non capisci... Mio...-
-BB!- esclamò Corvina nel vederlo.
-Corvina- sussultò Terra a fil di voce.
-Cosa stai facendo Terra?!-
-Ed eccoci qua tutti riuniti. Due “cattivi” contro due “buoni”- disse Sarah spuntando da dietro Corvina.
Corvina si avvicinò a BB, trovandosi di fronte ai due avversari.
-Come ci si sente BB ad essere nella stessa stanza con tutte e tre le ragazze che ti sei fatto? Anzi perché invece non ci metti in scala a seconda di chi è stata la più brava?-
Terra assunse un’espressione stupita, come se non sapesse di cosa stesse parlando.
-Che cosa volete da noi? Saremmo noi che vi dovremmo dare la caccia per quello che avete fatto ma voi no... Voi ci cercate. Perché?- disse Corvina.
-Un piano che voi non potete immaginare-
-E quale sarebbe? Ucciderci? Ci hanno provato in tanti ma nessuno ci è riuscito- disse BB.
-Nessuno finora. Terra usa l’arma!-
-Ma... io-
-Usala idiota!-
Terra estrasse dalla cintura una specie di disco, come quelli che usava Robin ma con una luce fluorescente all’interno.
-Questo, cari signori, non è altro che una bomba. Una bomba composta da nitroglicerina modificata. Il Signore in persona l’ha modificata, ottenendo questo. Vi basti pensare che questo piccolo scudo contiene solo qualche milligrammo della sostanza. Ma questo non significa meno pericoloso, anzi. Grazie alla modifica, adesso basta solo una minuscola quantità per distruggere la torre e tutti suoi abitanti-
-Ci sono anche i tuoi uomini sul tetto- disse Corvina.
-Uomini... pedine, che differenza fa?-
-Non lo farai- sibilò BB.
-Vogliamo scommettere? Mi basterebbe un secondo per saltare fuori dalla finestra con Terra e far detonare la bomba. Ma un modo c’è per salvarvi-
-Cosa vuoi?- chiese Corvina.
-Lui-
-Me?-
-Si cara bestiolina, fai parte dei progetti del Compratore e la sua bontà permette che vi salviate tutti quanti. La scelta è tua:vieni con noi e tutti si salvano oppure moriranno tutti-
-Non scenderemo a patti!- ringhiò Corvina.
-Beh allora non vedo altra scelta che...-
Corvina attaccò Sarah, inchiodandola al muro.
-Pensi che ci facciamo intimidire da gente come te?-
-Terra attacca!-
Terra obbedì e sollevò tutte le rocce dal pavimento scagliandole contro Corvina, che si riparò dietro ad un campo di forza. BB si avventò contro Terra a forma di lupo. La ragazza cadde sotto la presa dell’animale.
-Avete perso- disse Corvina con un sorriso quasi maligno sulla bocca.
-Non ancora- Sarah sollevò le gambe da terra e tirò un calcio a Corvina, liberandosi.
Sarah dette un calcio nel ventre del lupo, liberando Terra. Sarah continuò a combattere con BB mentre Terra e Corvina rimasero faccia a faccia. Terra raccolse le rocce e le unì a forma di pugno, lanciandola contro di lei. Corvina tagliò a metà il pugno con i suoi poteri. Corvina era pronta per controbattere ma Terra fece scivolare ai suoi piedi la bomba. Corvina era confusa ma prima che potesse fare qualcosa, Terra la attaccò. Dal vetro della finestra entro un masso e lo lanciò alla sua avversaria. Corvina ci passò attraverso con i suoi poteri. Per controbattere, fece volare i frammenti di vetro di quella che prima era finestra. Creò quasi una tempesta di vetro intorno a Terra. La ragazza si fece sempre più piccola per evitare i vetri ma era tutto inulte perché il tornado si stringeva intorno a lei. I vetri però non erano così vicini ds ucciderla ma abbastanza per graffiarle la pelle.
Corvina ricevette un calcio da Sarah per farla fermare.
Corvina guardò il piccolo oggetto circolare sul pavimento. Anche Sarah lo guardò. Entrambe si lanciarono verso quel piccolo oggetto, cercando di avere la meglio l’una sull’altra.
Sarah l’aveva quasi raggiunto ma un momento prima che potesse afferrarlo, Terra calciò il piccolo oggetto  facendola scivolare verso Corvina.
-Razza di traditrice!-
-S-scusami io, non volevo-
Corvina si allontanò immediatamente con l’oggetto. Si ritrovarono nelle posizioni iniziali: Sarah e Terra vicino alla finestra, di fronte a BB e Corvina.
-E’ finita!- disse Corvina.
Le labbra di Sarah si piegarono in un sorriso maligno.
-Tu non sei poi così intelligente eh?-
Corse verso la finestra e si lanciò portando via Terra con sé. Appena si lanciarono, il disco cominciò a illuminarsi: stava per esplodere. Corvina agitata, lo lanciò fuori dalla finestra chiudendolo poi in un campo di forza per evitare che distruggesse la torre. La mina esplose. Corvina cercò di trattenere quell’immensa esplosione ma era troppo persino per lei. Il campo di forza si ruppe liberando uno spostamento d’aria talmente forte da rompere tutte le finestre della Torre, creando caos ovunque. Corvina e BB furono scaraventati dalla parte opposta del corridoio, insieme a mille frammenti di vetro.
Corvina si alzò a sedere, piccole ferite dovute ai vetri le sanguinavano leggermente. Si voltò verso BB che era rimasto sdraiato. Anche lui era ricoperto di piccoli tagli.
-BB stai bene?-
-Si, credo di si-
BB sentì la guancia sinistra andare in fiamme e istintivamente se la toccò.
-No non farlo- disse Corvina bloccandogli la mano -Hai un taglio-
Senza esitare, lo curò utilizzando la sua magia.
-Ecco- disse mentre gli toglieva il sangue con la mano, accarezzandogli dolcemente il viso.
BB le prese la mano e se la strinse ancora di più sulla guancia, come per sentire il suo calore. Corvina lo guardò con dolcezza e sollievo.
-Tu stai bene?-
-Si- disse sorridendo, con le lacrime agli occhi.
BB le tirò la mano, che teneva ancora stretta, avvicinandola a se e la baciò.
A Corvina sembrò che il cuore le fosse ripreso a battere finalmente dopo tanto tempo. Finalmente sentiva in sé che aveva fatto la cosa giusta e che non doveva mai più temere nulla finche BB fosse rimasta al suo fianco e avrebbe fatto di tutto per farlo restare.
 
Dopo l’esplosione, sul tetto tutti si ritrovarono a terra tramortiti. Qualche uomo in nero cadde dalla torre andando in contro ad un triste destino mentre gli altri ricevettero l’ordine di ritirarsi e così come erano arrivati, saltarono sugli elicotteri più vicini, sparendo poi nel cielo. I Titans urlarono di gioia.
 
 
-Terra?! Ma non è possibile-
-Si che lo è Stella, l’abbiamo vista noi- disse BB.
-Ma perché dovrebbe fare una cosa del genere?- chiese Robin.
-Non lo so- ammise lui.
-Ma guardate qui che disastro!- disse Bumble Bee -vi aiuteremo a rimettere a posto questo caos.
-Avanti mettiamoci a lavoro- disse Cyborg.
Armati di scopa e paletta, i sette eroi si costrinsero a riordinare anche se il loro unico desiderio era quello di riposare.
BB stava spazzando in terra quando vide un foglietto stropicciato. Lo raccolse spostando vari e vetri e lo aprì. Sussultò.
-Ehm ragazzi?-
Gli altri si voltarono verso di lui.
-L’avete scritto voi questo biglietto?-
Un coro di no riempì la stanza.
-Siete sicuri di non aver mai visto questo biglietto prima d’ora?-
-No, perché? BB Sembri preoccupato- disse Robin.
-Terra...- bisbigliò BB riflettendo.
-BB cosa c’è scritto sul biglietto?- chiese Corvina avvicinandosi.
-E’ vivo- lasciò cadere il bigliettino e se ne andò dalla sala, facendo restare tutti di stucco.
-Vivo? Chi è vivo?- chiese Robin confuso.
-Corvina raccolse il biglietto e lo lesse. Sopra c’erano due iniziali: N.G.
 
 
 
 
 
*Sai= specie di spada corta con tre punte.
 
 
 
 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
VE LO AVEVO DETTO CHE QUESTO CAPITOLO VI AVREBBE RIPAGATO L’ATTESA. MI CI E’ VOLUTO VERAMENTE TANTO PER SCRIVERLO MA DEVO DIRE CHE MI E’ USCITO ABBASTANZA BENE. VI AVEVO DETTO CHE SAREBBE STATO UN CAPITOLO LUNGHISSIMO E SPERO CHE NON VI SIATE STANCATI ALEGGERLO TUTTO. SPERO CHE VI SIA PIACIUTO E CHE VIA ABBIA FATTO RIMANERE COL FIATO SOSPESO FINO ALL’ULTIMA PAROLA (ERA PROPRIO QUELLO CHE VOLEVO FARE). L’IDENDITA’ DEL COMPRATORE E’ QUINDI RIVELATA E SPERO CHE QUESTO PESONAGGIO VI INTRIGHI.
AL PROSSIMO CAPITOLO! :)
CORVINA.

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Capitolo 5
*** Solitudine ***


 
Solitudine
 
 
-Ti rendi conto di cosa ha fatto questa lurida doppiogiochista?! - sbraitò Sarah all’uomo che, pacatamente, ingurgitava il suo pranzo.
-Ehi, modera il linguaggio!- le disse Terra.
-Altrimenti cosa farai uh? Mi passerai una bomba?- Sarah le si avvicinò pericolosamente.
-Via ragazze calmatevi!- intervenne Nicholas -Sarah sono sicuro che c’è una spiegazione logica a tutto questo, non è così Terra?-
Sarah sbuffò di rabbia, camminando freneticamente avanti ed indietro.
-Certo che c’è signore-
-Bene allora sentiamo questa tua stronzata!-
-Per l’amor del Cielo Sarah! Chiudi quella cazzo di bocca!- la riprese lui -Prego Terra, procedi-
-Corvina e Sarah stavano lottando a terra ed io ero paralizzata, ho provato a passare la bomba a Sarah ma all’ultimo secondo Corvina si è spostata ed è riuscita a prenderla-
-Che grandissima puttanata! Tu NON puoi assolutamente crederci-
-Sarah non voglio ripeterlo più... CHIUDI LA TUA DANNATA BOCCA!-
Nicholas si massaggiò le tempie facendo profondi respiri.
-Ascoltatemi tutte e due: io non posso sopportare queste stronzate alla mia età. Quindi cercate di tenere la bocca chiusa e calmatevi. Sarah, sono sicuro che Terra abbia fatto un piccolissimo errore-
Sarah sbuffò nuovamente, alzando gli occhi al cielo.
Nicholas la fulminò con lo sguardo e riprese a parlare.
-Tuttavia Terra, i piccoli errori vanno pagati. Sarah tu ti occuperai di questo. Falle un livello tre-
-C-cosa è un livello tre?- chiese Terra impaurita.
-Una punizione corporale mia cara, e sarò ben lieta di infliggertela- sorrise.
-Ricordati bambina che è solo un livello tre, non devi esagerare-
-Affatto- disse andandosene -Ci vediamo oggi alle tre alla stanza numero sette, carina-
 
 
 
 
-Mi dispiace che BB non sia venuto per salutarvi ragazzi- disse Robin.
-Fa niente. Capiamo la situazione- rispose Aqualad.
-Già non deve essere affatto facile-
-No infatti Bee, ma vedrai che si rimetterà presto- disse Cyborg.
Bumble Bee ed Aqualad stavano per andarsene per tornare alla loro torre dove gli altri membri del team li stavano aspettando. Sul tetto la loro navicella imponente era già in moto e caricata con tutte le valigie, impaziente di partire.
Corvina prese Aqualad in disparte, per poterci parlare lontano dagli altri.
-Senti, mi dispiace per come sono andate le cose ma ecco... non voglio solo che tra noi ci sia qualche divergenza-
-E’ tutto ok, tra noi due insomma. Si siamo stati insieme ma è acqua passata. Nemmeno io voglio che ci siano difficoltà-
-Bene. Allora fai, fai buon viaggio-
-Addio Corvina-
Corvina annuì e tornò dentro la torre. Gli altri la seguirono, tranne Cyborg che voleva godersi qualsiasi istante rimasto con la sua ragazza. Dopo averle dato un ultimo bacio, Bumble Bee salì sulla navicella e partì, salutando Cyborg con la mano.
Cyborg entrò nel salone trovando tutti occupati a fare qualcosa: Stella stava preparando per il pranzo una tipica schifosa pietanza tamaraniana, Robin stava facendo zapping alla televisione mentre Corvina era seduta in un angolo a leggere un libro dall’aspetto antico. L’unico che mancava all’appello era BB.
-Ehi ragazzi, anche voi sentite la mancanza di un moscerino verde?-
-E’ ancora in camera sua- rispose Robin.
-Non è uscito da ieri sera?!-
-No-
-Qualcuno deve andare da lui-
-Perché non vai tu? Sei il suo migliore amico- disse Stella.
-Non credo di essere la persona adatta, in questo momento- disse guardando Corvina.
-Invece penso che tu sia la persona adatta- rispose la maga fulminandolo con lo sguardo.
Robin che non vide la scena parlò -Si Cyborg forse è meglio che vada tu-
Corvina sorrise guardando Cyborg in segno di vittoria.
-E va bene, vado io- e se ne andò.
Stella vide tutta la scena e guardò Corvina con un’espressione a punto interrogativo. Corvina l ignorò e tornò a leggere il suo libro.
Dopo pochi minuti Cyborg tornò con in mano il comunicatore di BB.
-Ehm ragazzi, BB è scappato-
-Come?- si voltarono i tre.
-E’ volato via dalla finestra ed ha lasciato il comunicatore. Non vuole essere trovato-
-Ma non ha senso, chi non vorrebbe stare in compagnia dei propri amici?- chiese Stella.
-Immagino che abbia solo bisogno di stare un po’ da solo, è stata una giornata pesante ieri- le rispose Cyborg.
-Si ma adesso non può aggirarsi da solo per chissà dove in quello stato. Nicholas potrebbe attaccarlo di sorpresa in qualsiasi momento. Dobbiamo trovarlo. Qualcuno ha qualche idea di dove possa essere?- disse Robin.
I quattro ragazzi si guardarono confusi.
 
 
 
 
 
Dall’ora di pranzo, Terra non era più uscita dalla sua stanza. Ormai era l’unico luogo che riteneva “sicuro”. Amava chiudere a chiave la porta e ascoltare la musica con le cuffiette a tutto volume, scordandosi di ciò che c’era all’esterno. Da quando aveva lasciato i Titans, la sua mente era sempre affollata di pensieri, di paure e l’unico modo che conosceva per non pensare era la sua musica. La stanza era spoglia e fredda. Una brandina con leggere lenzuola bianche, era accostato al muro; a fianco, un piccolo armadio anch’esso bianco. Le uniche cose che le avevano concesso di tenere erano il suo fermacapelli a forma di farfalla e il suo iPod. Le tolsero tutti i contatti col mondo esterno.
La musica alta, le rimbombava nelle orecchie, facendole dimenticare di tutto, persino l’ora. Sussultò appena vide il piccolo orologio bianco attaccato al muro, che indicava le tre e dieci minuti.
Terra si tolse le cuffie e lanciò l’iPod sul letto, lanciandosi poi in una corsa sfrenata per arrivare il prima possibile alla stanza numero sette.
Sarah la stava aspettando, appoggiata contro la porta mentre fissava l’orologio.
-Sarah! Eccomi, sono qui- disse col fiatone.
-Bene, bugiarda ed anche in ritardo. Dovrei dirlo a...-
-Ti prego Sarah non dirlo a Nicholas-
-Perché mai dovrei pararti il culo se ogni volta che facciamo una missione tu mi tradisci?-
-Ti prego Sarah non lo farò mai più, ti prego-
-Mm no, non mi convinci- e si voltò per andarsene.
-Potrai farmi quello che vorrai in quella stanza, io non dirò niente-
-Come faccio a fidarmi di te?-
-Non ho niente da perdere, non trovi?-
Sarah ci pensò su.
-D’accordo. Sai, sei brava con gli affari-
Terra si limitò ad abbassare il capo, preparandosi per la tremenda tortura che sapeva le avrebbe inflitto Sarah.
La porta si aprì scorrendo di lato, facendo entrare le ragazze in quella che era una vera e propria camera della tortura. Terra deglutì.
-Che c’è hai paura?-
Terra a capo chino non rispose. La porta si chiuse dietro di loro.
-Bene stronzetta, questa non è una stanza erotica come quella di Christian Grey e, ovviamente, io non sarò come una dominatrice o cose del genere. Fidati, non ci sarà niente di bello in questa stanza. Tu sputerai sangue qui dentro! Non dovrai mai replicare, siamo intesi?-
-Si-
-Bene- Sarah guardava la ragazza di fronte a lei e in un certo senso , ammirava il suo coraggio.
Sarah portò Terra ad un palo in legno e le ordinò di sedersi e di abbracciarlo, senza muoversi. Da uno scaffale prese una frusta nera molto robusta. Con leggeri movimenti faceva roteare la frusta sulla testa come se fosse un nastro da ginnastica ritmica. Con un rapido gesto della mano fece scoccare l’oggetto sulla schiena di Terra, facendo gridare dal dolore la ragazza. Continuò per una quindicina di volte. La maglietta di Terra era lacerata e sporca di sangue, la ragazza tremava dal dolore. Le lacrime le scendevano copiose in volto cercando di reprimere il doloro atroce che le pervadeva tutto il corpo.
-Bene direi che queste sono abbastanza-
Terra rimase immobile a singhiozzare.
-Non muoverti assolutamente fino al mio ritorno-
Il dolore era talmente forte che Terra non sentì neanche quelle poche parole che le aveva detto Sarah. Sentiva il sangue caldo colare sulla sua schiena intorpidita fino ai pantaloni i quali ne assorbivano ogni singola goccia. Poco dopo tornò Sarah con un barattolo tra le mani.
-La ferita si infetterà se non viene curata subito, cosa che sarebbe svantaggiosa anche per me, quindi ora la disinfetterò-
-Fa... male...- disse singhiozzando.
-E questo te ne farà di più-
Svuotò il barattolo sulla schiena della ragazza dal quale uscì una grossa quantità di sale. Terra urlò dal dolore, gridò talmente forte da sentire la gola andarle in fiamme, ferendo le corde vocali.
-E’ sale fino, in modo che ogni piccolo granello possa arrivare anche sottopelle evitando qualsiasi tipo di infezione, so che fa male l’ho fatto anche io prima di te ma ciò che non ti uccide rende più forte-
-Sembrerebbe quasi che, mmh, tu mi stia... mi stia dando dei consigli- riuscì a parlare Terra tra gemiti di dolore.
-A differenza di ciò che pensi io non ti odio, vedo del potenziale in te. Ma non puoi prendermi per il culo. Entrambe sappiamo che non è stato un incidente, non è così? E guardami quando ti parlo!-
Terra si voltò lentamente, piangendo ad ogni movimento e gemendo.
-Allora?-
-No, io...-
-Senti io non ti sto giudicando, capisco anche il perché tu l’abbia fatto ma un accordo è un accordo. Avanti ammetti le tue colpe e ti lasciò andare-
Terra non voleva parlare ma la paura che le avesse altre ferite del genere la precedette.
-E va bene lo ammetto. Le ho passato la bomba-
Sarah le diede un pugno in faccia facendola cadere al suolo. Terra gemette ma non per il pugno, qualsiasi movimento sembrava essere una pugnalata nella schiena.
-Sei perdonata. Ma ricordati ogni tua azione vale una conseguenza e la prossima volta non sarai l’unica a soffrire-
Terra sussultò.
-Adesso fila nella tua stanza e datti una ripulita-
Lentamente e tremante,Terra si rialzò facendo brevi passi e uscendo da quella terribile stanza della tortura camminando gobba. Ogni  passo, ogni movimento era un terribile supplizio: riusciva a sentire i piccoli granelli di sale sotto la pelle che la graffiavano.
Arrivò finalmente nella sua stanza e si diresse in bagno. Aprì la cannella della vasca riempiendola con acqua calda. Si tolse i pantaloni della tuta ormai zuppi di sangue, persino le mutandine avevano assunto il tipico colore scarlatto. La maglia era ridotta a brandelli e l’unica cosa che la teneva ancora attaccata al suo petto era il sangue. Provò a tirarla via dal petto ma il tessuto sembrava essere incollato alle ferite, provocando un dolore tremendo. Terra decise di infilarsi direttamente nella vasca ormai piena nella speranza che l’acqua calda avesse fatto da solvente. Si calò lentamente fino a immergersi completamente. Una piacevole sensazione le pervase il corpo, l’acqua bollente le fece rilassare tutti i muscoli che fino ad un momento prima si contraevano per il dolore, dandole ristoro. Chiuse gli occhi e sopirò godendosi quella sensazione. Il sale sulla schiena si sciolse completamente e la maglia si staccò dal suo petto, insieme al reggiseno. Terra riaprì gli occhi per togliersi finalmente l’indumento e vide che l’acqua era completamente rossa. Quella visone la spavento; cominciò ad ansimare sempre più forte, il cuore le scoppiava nel petto. Uscì velocemente dalla vasca e la svuotò. Cercò di guardarsi la schiena allo specchio. La scena che vide la fece rabbrividire: i tagli erano profondi ed ampi e ricoprivano maggior parte della schiena, il sangue non aveva smesso di fuoriuscire e sembrava non avesse intenzione di fermarsi. I tagli erano contornati di pelle rossa, infiammata. Terra era in lacrime, le cicatrici le avrebbero sfigurato il corpo per tutta la vita.
D’un tratto per’,smise di piangere, ricordandosi il perché stava sopportando tutto ciò. Si fece forza e riempì nuovamente la vasca con l’intenzione di pulirsi la ferita.
 
 
 
 
 
Corvina era immersa nel verde dei boschi, guardandosi introno alla ricerca di un’animale dello stesso colore. Il fatto che avesse lasciato il comunicatore a casa indicava chiaramente che non voleva essere ritrovato, voleva restare solo. I quattro Titans si erano divisi per cercarlo: i ragazzi si aggiravano nella città ma Corvina era andata nei boschi. Lei sapeva che sarebbe andato lì, quei posti lo avevano sempre rilassato; poteva trasformasi in qualsiasi animale e perdersi nella natura ad annusare nuovo odori oppure per volare nel cielo scordandosi del resto. Era un modo per evadere dalla realtà, schiarirsi le idee. Lei era l’unica a cui lo aveva detto.
Anche lei lo faceva spesso, e capiva esattamente cosa stesse facendo BB ma sapeva anche che lui aveva anche bisogno di essere ritrovato. In effetti quella era una bellissima giornata da passare nel bosco: l’aria era fresca e la luce del sole era intrappolata dai rami degli alberi creando una magia di colori unici. Gli alberi erano in fiore e mille colori rendevano quel luogo vivace, confortevole.
Col passare delle ore però la luce diminuì e il buio arrivò per dominare il cielo.
Corvina decise di cercarlo utilizzando i suoi poteri. Recitò il suo mantra e cominciò a meditare. Proiettò sé stessa fuori dal corpo, trasformandosi in un’ombra nera. L’ombra fiutò la presenza di BB e andò verso di lui. Dall’alto vide un lupo verde che camminava annusando di tanto in tanto l’aria. L’ombra ritornò nel suo corpo facendo riaprire gli occhi a Corvina.  La maga si alzò in volo e si diresse dove l’aveva portata l’ombra un momento prima. La luna piena splendeva alta nel cielo e i suoi raggi argentati erano talmente forti da illuminare chiaramente il bosco.
-BB!- cominciò a chiamarlo -Dove sei?-
Corvina sentì un movimento alle sue spalle e si voltò. Un paio di piccoli occhi la fissavano nel buio.
-BB sei tu?-
Un lupo dal mantello grigio e bianco uscì dal suo nascondiglio facendosi avanti e mostrando i denti.
-No, non sei BB-
L’animale ringhiò ancora più forte e avanzo verso di lei. Corvina era pronta a salire in volo ma un altro lupo si piazzò davanti a quello argentato, ringhiando. La bestia, intimidita se ne andò. Corvina rilassò i suoi muscoli e sorrise all’animale verde.
-Vieni, torniamo a casa-
Il lupo si voltò e fece per andarsene.
-BB aspetta. Dobbiamo tornare a casa-
Il lupo si voltò verso di lei e ringhiò: non aveva nessuna intenzione di tornare.
-Non fai affatto paura e mettiti in quella tua testa che non me ne vado senza di te-
L’animale rimase immobile.
-Le cose brutte succedono a tutti ma non puoi scappare dai tuoi problemi. Controlla le tue emozioni-
Il lupo piegò la testa di lato ed ammirò la stupenda ragazza che era immobile davanti a lui, i raggi argentati della luna la avvolgevano facendole risplendere i bellissimi occhi color ametista. Le si avvicinò lentamente. Corvina  gli tese una mano ed il lupo appoggiò la zampa sulla sua. Lentamente quella divenne una mano, stringendo la mano della ragazza. BB si alzò in piedi fissando negli occhi Corvina senza lasciarle mai la mano. Con un gesto, la attirò a sé abbracciandola con tutta la forza che aveva in corpo.
-Grazie- le sussurrò all’orecchio.                                                                                                                                        
 
 
 
 
 
Sarah bussò alla porta di Terra. Si meravigliò quando la ragazza le aprì: pensava che sarebbe stata troppo debole persino per vestirsi da sola e invece davanti a lei c’era una ragazza che sembrava essere nel pieno delle suo forze, senza nemmeno un accenno di dolore.
-Oh- le scappò dalla bocca, meravigliata.
-Perché quell’ “oh”?-
-Beh io pensavo che... No niente-
-Cosa vuoi Sarah?-
La ragazza scosse la testa, tornando in sé.
-Nicholas ci vuole-
Terra guardò l’orologio che aveva al polso confusa.
-Ma sono le otto spaccate, non dovrebbe mangiare?-
-Mi ha solo detto che ci vuole-
-D’accordo- disse lei uscendo e chiudendo la porta.
 Si avviarono nel corridoio con passo svelto; un uomo come Nicholas non va fatto aspettare.
-Come va con la schiena?-
-Bene-
-Fa male?-
-Non molto-
-Lo vedo, da come cammini-
Terra non rispose.
-Meglio così, almeno lui non se ne accorgerà-
-Già-
Arrivarono nella sala da pranzo dove la tavola era apparecchiata per tre persone.
-Buonasera bambine mie! Come è stata la vostra giornata?-
Le ragazze si guardarono, confuse.
-Bene, direi- rispose Sarah.
-Sarah non ti ha fatto troppo male vero Terra?-
-No signore, sto bene-
-Che ne dici di farmi vedere quanto stai bene facendo qualche capriola o salto o che so io-
Terra obbedì e fece un paio di capriole sul pavimento trattenendo i gemiti di dolore, dopo fece qualche salto accontentando il suo padrone.
-Bene! Sei in grande forma. Mi complimento con te Sarah, sei riuscita a trattenerti! E spero che questo non debba più ricapitare-
-Non ricapiterà signore- disse Sarah.
-Mi fa molto piacere che le cose tra di voi siano chiare adesso, in fondo siamo tutti dalla stessa parte-
-Si signore-
-Bene e allora ceniamo tutti insieme, come una vera famiglia-
Le ragazze si sedettero una di fronte all’altra e Nicholas a capotavola fra loro due. I camerieri portarono subito tre zuppe dal colore ambrato.
-Brodo di pollo. Prego, prego mangiate- disse l’uomo.
Le ragazze presero una cucchiaiata della minestra dall’aspetto delizioso e lo inghiottirono con gusto. Nicholas le guardava sottecchi.
Le ragazze continuarono a mangiare. Improvvisamente Terra avvertì un forte dolore allo stomaco. Si allontanò dal tavolo tossendo, cadendo dalla sedia. Rimase a carponi sul pavimento con la constante sensazione di non avere più ossigeno.
-Terra? Terra stai... aargh- disse Sarah.
Lo stesso dolore colse Sarah all’improvviso. Cadde anche lei dal tavolo portando con se il piatto di minestra. Entrambe al suolo tossivano, respirando a malapena. Il dolore allo stomaco era paragonabile solo ad una coltellata e continuava ad aumentare. Nicholas con tranquillità finì il suo cucchiaio di minestra e parlò.
-Che c’è mie care? Non vi piace la zuppa?-
-Che cazzo ci hai messo dentro?- disse con rabbia Sarah, soffocando.
-Arsenico-
-Cosa?!-
-Sei uno psicopatico- disse senza voce Terra.
-Tu ci hai avvelenato. Brutta merda tu ci hai avvelenato!-
Nicholas le tirò un calcio nello stomaco facendola rantolare ancora di più.
-Pensate di potermi prendere per il culo eh?! Che io sia solo uno stupido vecchietto? Eh? No, con me non si scherza! Nessuno mi tradisce e nessuno. Fa. Niente. Alle. Mie. Spalle!- Nicholas sbatté i pugni sul tavolo, diventando rosso in volto. Il piatto di Terra cadde scheggiandosi solamente. L’uomo lo raccolse e lo spaccò nella schiena di Terra facendola cadere e facendole riaffiorare il dolore delle ferite.
-Tu sei una bugiarda e una TRADITRICE!- le urlò in un orecchio -Sei fortunata che io ti abbia solo avvelenata ma sappi che avrei potuto fare molto di peggio-
Poi si avvicinò a Sarah.
-E tu cosa pensavi che non avrei mai saputo che tu l’avresti ridotta allo stremo delle forze eh? Pensi che puoi nascondermi le cose? Che puoi rivolgerti a me in questa maniera?! Non puoi assolutamente! Prima fai scappare Corvina con la madre e poi fallisci un’altra missione! Sei inutile! Ti vanti di aver ucciso tante persone ma non appena ti metti a confronto con i gli eroi scappi e fallisci!- Le tirò un altro calcio -Non è così che ci si comporta con me!-
L’uomo si riordinò la giacca e i capelli ritornando al suo aspetto pulito e semplice di sempre. Si chiarì la voce a parlò con voce calma.
-L’arsenico non vi ucciderà ma stanotte rigozzerete l’anima. Questa volta l’arsenico la prossima volta... beh non ci sarà una prossima volta-
L’uomo uscì dalla stanza lasciando le ragazze sul pavimento.
                                                 
 
 
 
 
-E’ l’ora di cena e BB non è ancora uscito dalla sua stanza- disse Cyborg -dite che è scappato di nuovo?-
-No io non credo- disse Robin.
-Qualcuno dovrebbe andare a chiamare il nostro amico- disse Stella.
Tutti guardarono verso Corvina.
-Io sono già andata a prenderlo nei boschi-
-Andiamo Corvina! Penso che tu sia l’unica persona che lui voglia veramente vedere- disse Cyborg.
-Va bene ma... ecco...- arrossì in volto.
-Vai e basta- disse Stella sorridendo. L’aliena conosceva molto bene la sua amica e sapeva che Corvina voleva andare da BB ma l’unico sentimento che non era mai stato in grado di gestire era l’amore e aveva sempre avuto bisogno di una piccola spinta, e lei, era sempre disponibile per spingerla.
 
Corvina si trovava davanti alla porta chiusa di BB, indecisa sul da farsi. Era andata li per parlargli ma appena arrivò, il cuore cominciò a martellarle nel petto. Un senso di nervosismo le pervase la schiena, giungendo fin sopra ai capelli. Doveva essere una cosa facile, secondo la logica ma secondo il cuore, le sembrava la cosa più difficile che avesse mai fatto. Prese tutto il coraggio che aveva in corpo e bussò. BB si presentò alla porta.
-Ciao, c-che ci fai qui?-
-Sono venuta per chiederti come stai-
-Entra-
Corvina rientrò nella stanza disordinata del ragazzo. Era passato molto tempo dall’ultima volta e per un attimo le sembrò che anche la sua stanza le fosse mancata.
-Allora? Come stai?-
BB si appoggiò alla scrivania, sospirando.
-Lo psicopatico che vuole uccidere tutti i miei amici è in realtà il mio patrigno e la mia ex ragazza sta complottando insieme ad una con cui sono andato a letto per uccidermi... quindi abbastanza bene direi-
-Mi dispiace- mormorò lei.
-Non è colpa tua-
-No ma... insomma non mi piace vederti così-
-Così come?-
-Abbattuto, spento. Tu non sei così-
-Già...- BB guardava fisso il pavimento.
-Le cose miglioreranno vedrai. Patrigno o no, adesso sappiamo chi è e possiamo fermarlo-
Lui continuava a guardare il pavimento.
Corvina si avvicinò e gli prese dolcemente il viso tra le mani, costringendolo a guardarla.
-Noi lo fermeremo. Ok?-
BB si limitò ad annuire.
-E poi... non credo che Terra sia passata dalla parte dei cattivi per una stupida ripicca- allontanò le sue mani, distaccandosi.
-Voleva lasciarti morire nelle segrete del tuo palazzo, ricordi?-
-Era una mia scelta-
-Comunque, non credo che lei farebbe una cosa del genere-
Un breve silenzio interruppe la conversazione.
-Con... Aqualad? Insomma... ehm ci stai, ci stai ancora insieme o...?-
Corvina scosse la testa, con un lieve sorriso.
-Oh... vorrei poter dire mi dispiace-
-Perché vorresti poter dire che ti dispiace?-
-Perché non mi dispiace affatto-
BB si avvicinò velocemente a Corvina, prendendole il viso tra le mani per poi baciarla intensamente. Corvina rispose al bacio con delicatezza.
 Il bacio poi, diventò sempre più affannoso, più spinto. Le loro lingue s’intrecciavano come in una bellissima danza. BB spinse la sua  amata contro il muro, assaporando il dolce sapore delle sue labbra, dal quale lei, emetteva piccoli gemiti. BB riusciva a sentire il dolce odore di Corvina dal quale era inebriato, come una droga bellissima. Corvina lo stringeva a sé, paurosa della lontananza. Il contatto col suo corpo la rinvigoriva, tutto era più bello con lui. La sua pelle, il suo calore le davano vita. Colti dall’eccitazione del momento, si tolsero i vestiti in un lampo, appagando i loro bisogni carnali. Ma non era solo sesso; in quel piccolo, grande contatto, le loro anime si fusero diventando una sola. L’amore in quel meraviglioso gesto era infinito e indistruttibile.
 
 
 
 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
BUONASERA A TUTTI! SPERO TANTO CHE VI SIA PIACIUTO E CHE VI ABBIA FATTO ALMENO UN PO’ INCURUISIRE SUL  CARATTERE SPIETATO DI NICHOLAS. HO VOLUTO APPROFONDIRE, IN QUESO CAPITOLO LA VITA CHE CONDUCE TERRA SOTTO IL COMANDO DI UN UOMO COME LUI. MA ANCHE TERRA NASCONDE UN SEGRETO, INFATTI PERCHE’ AVEBBE DOVUTO AVVERTIRE I TITANS SULL’IDENTITA’ DEL COMPRATORE? QUESTA (PURTROPPPO PER VOI) SARA’ UNA DOMANDA A CUI RIDPONDERO’ NEI PROSSIMI CAPITOLI.
A PRESTO,
CORVINA.

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Capitolo 6
*** Due cuori e un'anima ***


DUE CUORI E UN'ANIMA





L’allarme insistente della sveglia suonò alle cinque del mattino esatte, costringendo la ragazza ad alzarsi dal letto. Si sgranchì la schiena e le ossa del corpo, liberandosi dal dolore che quel letto duro le infliggeva tutte le notti.
Come ogni mattina, si fece una doccia fresca per risvegliarsi e restituire un po’ di mobilità ai muscoli indolenziti per gli allenamenti. Aprì l’acqua regolandola alla giusta temperatura mentre si sfilava il pigiama bianco. Entrò in un secondo, lasciando che l’acqua la bagnasse. Inspirò profondamente,  l’acqua che le scorreva sul corpo le faceva sempre un bell’effetto di prima mattina.
Uscì dalla doccia allagando il piccolo pavimento del bagno e si avvolse in un asciugamano bianco e profumato. Si esaminò allo specchio un po’ appannato del bagno, notando dei profondi cerchi blu sotto gli occhi verdi, segno del troppo poco sonno che ormai faceva da anni.
-Come ti sei ridotta Sarah- disse al riflesso di sé nello specchio.
Prese il phon e cominciò ad asciugarsi i lunghi capelli bruni.
Uscì dal bagno e spalancò le finestre della camera, facendo entrare un po’ di aria pulita. Si affacciò sentendo il calore sulla sua pelle delle prime luci dell’alba. Chiuse gli occhi godendosi quella magnifica sensazione, facendo profondi respiri. La sua stanza era al primo piano, il secondo ed ultimo piano era un appartamento a sé ed era riservato esclusivamente a  Nicholas. Non le era permesso andarci se non con l’autorizzazione del proprietario stesso. L’appartamento era grande ed era ricco di mobili e quadri, le pareti erano dipinte, nulla a che vedere in quella specie di gabbia in cui lei era rilegata. Nel brutto però, c’era il suo piccolo angolino di sole che si godeva ogni mattina anche se solo per pochi minuti.
La sensazione di essere osservata la costrinse ad aprire gli occhi. Vide che gli uomini che erano di guarda al cancello che circondava l’edificio, la stavano guardando come un cane guarda un osso.
Sarah alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Si allontanò dalla finestra e si tolse il piccolo asciugamano, lasciando il suo corpo nudo. A quel punto dei fischi cominciarono ad uscire dalle bocche degli uomini, entusiasti. Alcuni persino le urlavano in maniera provocante.
-Beh guardate pure!- li urlò lei -tanto non riceverete niente di più-
Il fatto che la osservassero, eccitassero addirittura non le dava nessun fastidio. Come se nemmeno le importasse.
Si vestì, indossando una tuta bianca pulita. Per mettersela impiegava una decina di minuti; l’indumento era comodo quanto difficoltoso da indossare. La tuta era collegata al sistema nervoso della ragazza in modo di potersi modificare a seconda delle condizioni della persona che la indossava. Poteva regolare la temperatura in base a quella corporea e poteva persino rilasciare scosse elettriche in caso di arresto cardiaco. Inoltre era ricca di tasche nascoste dove si potevano infilare le armi.
Dopo essersela infilata, Sarah aprì l’armadio dove, attaccate alle ante interne, c’erano armi di ogni tipo: i coltelli e le lame a sinistra e le pistole sulla destra. Al centro una decina di tute uguali, bianche.
Prese quattro piccoli pugnali e ne infilò due nelle tasche apposite negli avambracci e due nelle caviglie. Prese quattro stelle e le mise due in ogni polso. Fissò la parte delle pistole per qualche secondo, scegliendo l’arma da portarsi. Scelse una calibro 38, la caricò e la mise nella fondina sulla destra con gli appositi caricatori. Per ultimo, prese le sue due sai, infilandole nella cintura.
Come ultimo tocco, si allacciò una catenina con un ciondolo a forma di cuore intorno al collo, rigirandoselo tra le mani.
Chiuse le ante dell’armadio, vedendo il riflesso di se stessa nello specchio che era attaccato.
Osservò la sua figura slanciata e snella, contornata da quella tuta aderentissima. Rimase alcuni secondi a guardarsi negli occhi, immobile intravedendo in essi solo dolore.
 
 
 
 
 
 
-MORGAN! Morgan presto dobbiamo andare via!-
La ragazzina aveva il volto rigato di lacrime mentre scuoteva il fratello in preda al panico. Un lago di sangue ancora caldo, si distendeva sul limpido pavimento bianco. Il ragazzino dai corti capelli marroni ed occhi azzurri, restava inginocchiato accanto al cadavere di un uomo, guardandosi le mani colante del liquido rosso.
Le sirene della polizia si avvicinarono sempre di più, riecheggiando nella casa silenziosa.
-Morgan ascoltami, do-dobbiamo andarcene ok? Dobbiamo andar via di qui o ci prenderanno- disse lei con voce tremante, impaurita.
Il ragazzo scosse la testa, risvegliandosi dalla sua trans. Solo allora sembrò accorgersi delle sirene.
-Presto passiamo dal retro!- le disse.
Prese la sorellina per mano e scapparono verso la porta che dava sul giardino, lasciando impronte di sangue sul pavimento.
Un groppo in gola li bloccò il respiro vedendo il corpo della donna con ancora il coltello nel petto, giacere proprio davanti alla porta, bloccandoli il passaggio.
Altre lacrime sgorgarono dagli occhi arrossati della ragazza.
-Non guardare Sarah, chiudi gli occhi- disse prendendola in braccio scavalcando il corpo caldo  -tieni gli occhi chiusi-
 
 
 
 
 
 
 
La sveglia suonò nuovamente emettendo quell’antipatico rumore. Sarah scosse la testa ed andò a spegnere la sveglia che segnava le sei esatte. Mise la catenina dentro la tuta e chiuse la finestra  della camera. Uscì in fretta, chiudendo a chiave la porta dietro di sé.
 
 
 
 
 
 
 
-Avanti Sarah fai in fretta-
-Sto facendo il più veloce possibile-
-Hai scassinato serrature più difficili di queste-
-Lo so, lo so. Sei sicuro che sia uscito? Le luci sono accese-
-Si, è solo un trucco per tenere alla larga gente come noi-
-Fatto-
La porta in legno scuro si aprì lentamente mostrando al suo interno, una casa molto accogliente e raffinata.
-Mmm senti che bel calduccio che c’è in questa casa- disse il ragazzo.
Entrambi entrarono con passo felpato, accertandosi che nessuno ci fosse veramente.
-Sarebbe bello vivere qui. Chissà chi ci abita-
-Beh chiunque sia è molto fortunato. Guarda- disse lui indicando una mensola colma di statuine trasparenti.
I ragazzi ne presero una ciascuna.
 Sarah osservò la sua rigirandosela tra le mani; la statuina rappresentava una famiglia seduta a tavolino, felice.  Alla ragazza scappò un sorriso malinconico.
-Swarovski?- chiese lei.
-Non credo. Credo sia... diamante?-
-Chi può mai essere così ricco da avere tutte queste statuine di diamante?-
-Uno che se le può permettere- disse una voce dietro di loro.
Pietrificati si voltarono. L’uomo era alto e in forma con capelli bruni, quasi neri. Gli occhi marroni erano brillanti e penetranti.
-La prego non chiami la polizia- lo implorò Sarah.
-Perché non dovrei?- disse l’uomo estraendo il telefono.
La paura di finire in prigione, di essere separato da sua sorella si fece largo tra le sue emozioni, liberando una scarica di adrenalina nel suo sangue. Si avventò contro l’uomo con tutta la forza che aveva in corpo. Gli diede un calcio ben assestato nelle zone basse, facendogli cadere il telefono dalle mani e buttandosi a terra carponi. Morgan prese un vaso che si trovava su di una mensola vicino a lui e lo ruppe sulla testa dell’uomo, che cadde tramortito.
Morgan, con il fiatone, guardò il suo operato.
-Corri!- gli urlò la sorella -andiamo via di qui!-
I ragazzi corsero verso la porta principale ma il percorso era sbarrato da un uomo che gli puntava la pistola contro.
-Cosa ci fate qui?-
I ragazzi non risposero.
-Cosa state facendo eh? Siete dei ladri schifosi-
-N-noi...- balbettò Sarah.
-Blake- disse l’uomo dietro di loro, che si stava rialzando appoggiandosi alla mensola -abbassa la pistola-
-Che cosa?- chiese sbalordito lui.
-Abbassala ti dico!-
L’uomo abbassò l’arma continuando a guardare in cagnesco i ragazzi.
-Morgan e Sarah Willson, figli di James e Carrie Willson deceduti lo scorso ottobre nella loro abitazione-
I ragazzi si guardarono negli occhi ,spaventati.
-Ci hai riconosciuti?!-
-Certo Morgan, sono passati solo due mesi dalla loro morte e le vostre facce sono su tutti i notiziari-
-Non abbiamo ucciso noi la mamma!- urlò Sarah piangendo.
-Ma certo che no piccina- disse l’uomo inginocchiandosi -voi amavate vostra madre. Era vostro padre quello cattivo-
Morgan si piazzò davanti alla sorella, nascondendola dietro la schiena.
-Stalle lontano- gli disse.
-E’ quello che è successo, non è così?- disse alzandosi -Vostro padre stava minacciando la tua sorellina e tu hai provato a difenderla ma sei stato troppo debole-
Sul volto del ragazzo comparve una smorfia.
-Sei stato picchiato tante volte per difendere tua sorella e quella sera vostro padre era ubriaco più del solito. Stava toccando la piccola Sarah in posti in cui una bambina non dovrebbe mai essere toccata-
Sarah ricordò la scena ancora vivida ed impressa nella sua memoria, piangendo.
L’uomo continuò a parlare.
-Non era la prima volta che lui lo faceva e tu lo sapevi, hai provato a difenderla come le altre volte ma lui è sempre stato più forte e ti ha allontanato, continuando con il suo lavoro... Dopotutto, cosa mai potrebbe fare un ragazzo di diciassette anni contro un uomo forte e robusto? Vostra madre vide la scena e si parò davanti a te, proprio come tu stai facendo adesso con Sarah ma a tuo padre non piace, non piace per niente. Prende il coltello che era sul tavolo, minacciando la povera, povera Carrie. Lei prova a scappare ma è troppo lenta e... pugnala vostra madre. Uno... due... tre... quattro... sei... otto... dieci... dodici coltellate. L’età esatta di tua sorella-
-Smettila- mugolò il ragazzo con rabbia.
-A quel punto non ci hai visto più ed hai aggredito tuo padre. Gli hai fracassato il cranio contro il tavolo della cucina-
Un lampo nella mente del ragazzo, gli fece rivivere la serata. Il corpo pesante dell’uomo cadere a terra, privo di vita, le sirene, le luci blu della polizia.
-Come sai tutte queste cose i notiziari non lo sanno, nessuno lo sa- una lacrima gli rigò il mondo.
-Conoscevo tuo padre, lavorava per me. Ci sono telecamere ovunque in casa-
-Chiamerai la polizia?- chiese tremante la ragazza.
-Certo che no bambina-
-Allora che farai?- chiese lui.
L’uomo sorrise.
 
 
 
 
 
 
Sarah bussò violentemente alla porta col pugno.
-Terra! Terra muoviti dobbiamo allenarci e sei in ritardo! Di nuovo!-
-Arrivo, arrivo- le rispose lei dall’altra parte della porta.
-Giuro che le faccio il culo a strisce nel combattimento- borbottò tra sé e sé.
La porta scorse di lato, aprendosi.
-Buongiorno- le disse Terra.
-Si, si buongiorno. E’ tardi e dobbiamo allenarci-
-Ma se sono solo le sei e cinque-
-Devo forse ricordarti cosa ci ha fatto il nostro capo appena la settimana scorsa?-
-Ok, hai ragione-
Le ragazze si avviarono a passo svelto nel corridoio.
-Niente di nuovo in superficie?- chiese Terra.
-No. I Titans non si sono mossi dalla torre se non per sconfiggere quella mezza sega del Dr. Luce-
-E che mi dici dei piani alti?-
-Nicholas non è ancora uscito dalla scorsa settimana. Nessuno lo ha visto-
-Hai sentito le cameriere?-
-Si. Nemmeno loro lo hanno visto-
-Come è possibile?-
-Le ha buttate tutte fuori a calci, ha detto non vuole vedere nessuno-
-Wow- disse sbalordita.
-Già. Wow-
-Dici che starà tramando qualcosa?-
-Certo che sta tramando qualcosa! La domanda è chi sono gli sfortunati-
-Dici che potremmo essere anche noi?-
-No non credo, siamo già state punite. E’ come un fulmine: doloroso, veloce e non colpisce mai nello stesso punto-
 
 
 
 
 
 
-Usa la forza nelle gambe Sarah! Morgan rialzati immediatamente!- li urlò Nicholas.
-Con tutto il rispetto ma siamo esausti. Ci alleniamo e combattiamo ormai da più di sei ore. Abbiamo bisogno di mangiare, Sarah ha bisogno di mangiare- disse indicando la sorella, che ansimante, era appoggiata alle ginocchia.
Nicholas si alzò dalla sedia su cui era comodamente seduto mentre osservava gli allenamenti dei ragazzi e se ne andò.
Sarah e Morgan si guardarono confusi.
Dopo un paio di minuti tornò con un vassoio di pasticcini di ogni tipo tra le mani.
-Così avete bisogno di mangiare eh? Sarah ha bisogno di mangiare, giusto?-
Nicholas cominciò a tirarle addosso i pasticcini avvicinandosi sempre di più. Sarah cercò di riparasi ma l’uomo l’attirò a sé per un braccio e cominciò a infilarle nella gola i pasticcini uno ad uno, strozzandola. La ragazza si divincolò inutilmente emettendo gemiti.
-LASCIALA STARE!- gli urlò Morgan.
-Altrimenti cosa mi farai? Mi spaccerai la testa contro un tavolo?-
Nicholas riprese ad ingozzare la ragazza.
Morgan sentì il corpo formicolare ed andare in fiamme. Gli occhi si riempirono di rabbia e si avventò verso l’uomo. Provò a colpirlo con il pugno ma Nicholas fu più veloce, evitandolo. L’uomo si staccò dalla ragazza che ,appena liberata dalla sua stretta, vomitò tutto quello che le aveva ingerito.
Nicholas si avvicinò al ragazzo con fare minaccioso. Morgan si alzò in aria con un salto, pronto a tirargli un calcio ma, nuovamente, Nicholas lo evitò. Inutilmente, Morgan provò di nuovo a colpirlo.
Nicholas lo prese per la gola prima che lui potesse attaccarlo e lo lanciò verso il muro, dal quale caddero dei pezzi di intonaco. Morgan si rialzò dolorante, tenendosi il gomito. Nicholas scattò verso il ragazzo, imprigionandolo tra lui ed il muro.
-Se vuoi proteggere tua sorella devi imparare a combattere meglio di così! Non risolverai nulla arrendendoti. Ora ripeti l’allenamento da capo-
Si guardarono in cagnesco per qualche secondo, poi Morgan abbassò gli occhi.
-D’accordo-
Nicholas si allontanò dal ragazzo, che riprese ad allenarsi.
-Sarah tu vai a cambiarti e a riposare-
Morgan guardò l’uomo e gli fece un cenno, come per ringraziarlo. Sarah corse fuori dalla palestra, asciugandosi le lacrime che le solcavano il viso.
 
 
 
 
 
 
 
-Dovrai fare meglio di così se vuoi battermi!- le gridò la bruna.
Terra le lanciò addosso delle pietre che Sarah schivò agilmente avvicinandosi sempre di più all’avversaria. Saltando, le tirò un calcio nello stomaco facendo indietreggiare Terra. Quest’ultima la colpì con un pugno in volto e prima che potesse reagire le diede un calcio facendola cadere. La bionda sollevò i massi per aria sopra la testa di Sarah, pronti a cadere. Terra abbassò le mani e i massi seguirono il loro movimento. Prima che toccassero il pavimento, l’avversaria fece una capriola all’indietro, alzandosi in piedi.
-Devo ammettere però che sei migliorata-
Terra la ignorò e continuò a combattere, lanciandole contro una zolla fatta dai massi riuniti.
-Ma io sono più forte!- continuò lei.
Salì sulla zolla con un saltò e si buttò da essa contro Terra che cadde sotto la sua presa, tramortita.
Sarah fece rialzare la compagna, togliendosi la polvere dalla tuta.
-Bel combattimento comunque-
-Grazie- le rispose Terra.
Il comunicatore nel polso di Sarah squillò.
-Oh-oh-
-Che c’è?-
-Problemi ai piani alti. Andiamo!-
 
 
 
 
 
 
-Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri alla mia sorellina, tanti auguri a te! Forza, esprimi un desiderio!-
Sarah chiuse gli occhi e soffiò sulle due candeline che indicavano il numero quattordici.
-So che la torta è piccola ma Nicholas ha voluto così-
-Va bene così- disse lei -almeno è alla vaniglia-
-Il tuo gusto preferito-
Morgan divise il dolce a metà con la sorella.
-Ti ho fatto un regalo- disse porgendole una scatolina.
Sarah la aprì, col sorriso sul volto. All’interno c’era una collanina con un ciondolo a forma di cuore sul quale c’era incisa la frase “Per sempre”.
-Questa la devi indossare e quando sarò via per una missione e ti sentirai sola- disse legandogliela al collo -guarda il ciondolo. Non importa quanto io sia lontano, io sarò per sempre qui- disse toccandole il petto.
-Grazie, mi piace molto-
-A proposito di missioni...-
-Non dirmi che devi partire di nuovo-
-E invece si. Nicholas ha scoperto una nuova traccia su Garfield. Questa volta potrebbe essere la volta buona! Ha appena lasciato i Doom Patrol ed ora è solo, senza casa e debole-
-Quando potrò venire anche io? Sono ormai due anni che mi alleno, sono pronta-
-Non si è mai troppo pronti per questo, credimi. Arriverà il momento anche per te. Per adesso, guarda la collana. Ok?-
-Ok- disse lei abbracciandolo -Ti voglio bene-
-Ti voglio bene anche io-
 
 
 
 
 
 
-Hai detto che un fulmine non colpisce mai nello stesso punto!-
-Ho mentito, i fulmini possono colpire nello stesso punto ma non credo che questo riguardi noi-
-E che riguarda allora?-
Le ragazze si fermarono davanti al portone dal quale si accedeva l’abitazione di Nicholas.
-Sei pronta?- le chiese Sarah.
Terra fece cenno di si e la mora bussò. Dalla parte opposta della porta Nicholas si fece sentire.
-Entrate mie care, entrate-
Le ragazze entrarono intimorite.
 
 
 
 
 
 
 
Morgan cadde a terra, tramortito dai colpi che la ragazza col mantello le aveva inflitto. Prima di potersi rialzare e combattere, la ragazza si precipitò verso Garfield, sparendo tra l'asfalto.
-NO! Cazzo no!- urlò lui: erano scappati.
-Li hai lasciati andare, lo hai lasciato andare- disse Nicholas, comparendo da dietro il ragazzo.
-Che ci fai qui?-
-È ormai troppo che mi deludi Morgan-
-Lo so è scappato ma io n-non ero preparato per una come lei-
-Ho passato due anni della mia vita ad allenati e non è ancora abbastanza, non sei forte. Tua sorella è quella forte,quella agile. In poco tempo è riuscita ad apprendere vari stili di combattimento mentre tu sei solo agli inizi. Tuttavia le manca un certo istinto di aggressività, quella voglia di uccidere che hai tu e che può essere acquisita solo da un enorme trauma-
-Per favore non la portare in questo mondo, è troppo pericoloso. Non potrei sopportare che qualcuno le facesse del male-
-Non posso di certo portarla adesso! È troppo buona. Ha bisogno di essere motivata-
Nicholas estrasse un pistola e la puntò contro Morgan.
-Cosa stai facendo Nicholas?-
-Do un motivo a tua sorella. Addio Morgan-
Il colpo riecheggiò nelle strade, seguito dal corpo del ragazzo che cadde a terra, privo di vita.
 
 
 
Il rumore della porta della camera che si apriva, svegliò Sarah nel pieno della notte. Guardò verso di essa ma non riuscì a distinguere la figura che aveva davanti.
-Morgan? Sei, sei tu?-
L'uomo avanzo verso di lei rivelandosi.
-No bambina, non sono Morgan-
La ragazza si alzò a sedere.
-Nicholas, signore. Dov'è Morgan?-
-È morto Sarah-
-M-morto?- Sarah sentì le lacrime scendere sul viso, calde e copiose.
-Come è successo?-
-Non credo che tu voglia saperlo adesso Sarah-
-COSA È SUCCESSO!- gridò con rabbia.
-Avevamo trovato Garfield ed era solo e vulnerabile-
-Se era solo e vulnerabile come ha fatto ad uccidere mio fratello!-
-Ce l'aveva quasi fatta, era quasi morto ma qualcuno è arrivato per salvarlo-
-Chi?-
-Una ragazza con poteri molto forti, magici e indossava un mantello blu con un ampio cappuccio-
-Cosa m'importa di come era vestita?-
-Usa quel cervello Sarah! Una persona vestita cosi e con quei poteri è sicuramente un eroe, un eroina-
-Chi è?-
-Non siamo sicuri della sua identità ma Morgan ha scattato una foto-
Nicholas le mostro la foto. Non era molto definita ma di poteva vedere il volto della ragazza: aveva più o meno la sua età, forse un anno in meno, aveva i capelli violacei e gli occhi ametista. In mezzo ad essi aveva una gemma.
-Gli eroi non uccidono. Perché lo ha ucciso?-
-I suoi poteri sono troppo forti persino per lei, non li sa gestire e sinceramente, non credo neanche che sappia che sia morto. Lo ha colpito con i suoi poteri e se n'è andata con il ragazzo-
Sarah rimase immobile, come in una trans.
-Allora io vado- disse l'uomo incamminandosi verso la porta -nessuno uccide un nostro uomo senza rimanere impunito, la troveremo e la uccideremo- Nicholas chiude la porta, lasciando la ragazza nel buio della stanza.
Sarah rimase in silenzio, ascoltando il suo respiro. Non piangeva neanche più ormai. Il mondo le era crollato addosso, non aveva più nessuno adesso, le avevano portato via tutto ciò che amava. Era sola.
In silenzio rimase, per tutta la notte.
 
 
 
 
 
 
 
-Mi volevo scusare per il mio comportamento della settimana scorsa. Ho esagerato- Nicholas smise di parlare aspettando una risposta dalle ragazze.
-Oh si, si è tutto ok- disse Terra.
-Davvero? Perché non voglio avere nessuna divergenza con voi, mai più- disse guardando Sarah aspettandosi una sua risposta.
-Si, certo- disse lei con voce piatta.
-Bene ora che abbiamo risolto tutto vorrei comunicarvi il mio piano. Ci ho pensato a lungo e mi servirà il vostro aiuto per attuarlo e perfezionarlo. Posso contare sul vostro sincero aiuto?-
-Si- risposero in coro.
 
 
 
 
 
 
 
Sarah entrò bruscamente nell'appartamento di Nicholas, spalancando le porte.
-Sarah! Che cazzo stai facendo?! Sai che non puoi entrare qui senza permesso!- sbraitò lui.
Sarah lo ignoro e accese la televisione sul notiziario. Il telegiornale stava trasmettendo un servizio su cinque nuovi eroi a Jump City. Tra questi una ragazza col mantello blu con occhi ametista e capelli violacei.
-Guarda!- disse lei -è lei. Si chiama Corvina. Ha creato un nuovo team e guarda chi ne fa parte?-
Nicholas strizzò gli occhi, avvicinandosi al televisore.
"-Questi cinque ragazzi adolescenti ieri hanno salvato la città da un attacco alieno. Avete sentito bene, alieno! Loro non sono solo ragazzi, sono eroi!-" diceva la signorina bionda che intervistava i ragazzi.
"-Avete intenzione di rimanere qui a proteggere la nostra città?-
I ragazzi si guardarono tra loro sorridendo.
-Finché questa città avrà bisogno di noi, noi resteremo per proteggerla. Io sono Robin e noi siamo i Teen Titans-
-Avete sentito? I criminali ora dovranno pensarci due volte prima di agire. Grazie a questi super eroi potremmo dormire sonni più tranquilli-"
La signorina indicò i ragazzi elencando i loro nomi.
"-Da Robin, Stella, Cyborg, Beast Boy e Corvina qui è tutto Tom. A te la linea-"
Sarah spense il televisore guardando Nicholas.
-Quindi adesso ti fai chiamare Beast Boy eh?-
-Sono insieme, nello stesso team-
-Due piccioni con una fava-
-Quando attacchiamo?-
-Calma Sarah... Queste cose richiedono tempo. Ora sono insieme e sembrano essere forti. Dobbiamo prepararci al meglio e alla fine...-
-Noi uccideremo entrambi-
 
 
 
 
 
 
 
Un paio di ore dopo, le ragazze uscirono sconvolte dall'appartamento di Nicholas.
-Secondo te può funzionare?- chiese Terra.
-Non lo so, è rischioso-
-Certo che è rischioso! Ma non possiamo arrenderci-
-Ma ci deve essere un'altra modo... Noi...-
Sarah fermò Terra nel corridoio, bloccandole le spalle con le mani.
-Questo non è un gioco Terra! O con noi o contro di noi! E ricorda bene cosa c'è in ballo- Sarah la liberò dalla presa e proseguì per la sua strada.
-Lo farò- accettò lei, abbassando gli occhi al pavimento.
Sarah entrò nella sua stanza, chiudendo immediatamente la porta dietro di lei.
Si appoggiò con la schiena sulla porta, scivolando a terra. Respirò profondamente e tirò fuori la collana dalla tuta.
"Per sempre" lesse.
Prese una vecchia foto dal cassetto e si buttò sul letto a faccia in su, guardandola.
La foto rappresentava lei e Morgan abbracciati. Una lacrima le bagnò il volto.
-Insieme, per sempre-
Si portò la foto sul cuore.
-Per sempre- ripeté piangendo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
CAPITLO INCENTRATO SU SARAH E SUL SUO PASSATO. PENSAVO CHE SAREBBE STATO CARINO FARVI SAPERE UN PO PIU SU DI LEI DATO CHE È UN PERSONAGGIO INVENTATO DA ME.
VI RICORDATE IL CAPITOLO “CASA DOLCE CASA” NELLA PRIMA STORIA? IN QUELLO HO DESCRITTO IL PRIMO VERO INCONTRO TRA BB E CORVINA DOVE LEI LO SALVA DA UN KILLER ASSOLDATO DAL PATRIGNO. QUELLO ERA IN REALTA’ MORGAN. HO CREATO UN BELL’INTRECCIO EH?
SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E FATEMI SAPERE CHE COSA NE PENSATE CON UNA RECENSIONE.
VOSTRA, CORVINA.

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Capitolo 7
*** Problemi ***


Terra stava camminando freneticamente avanti e indietro per la sua stanza, col cuore che le martellava nel petto. Il piano di Nicholas era perfido, diabolico e non era sicura di poterlo mettere in atto ma non aveva altra scelta. Il respiro si fece sempre più affannoso e l’aria le sembrava sempre più rarefatta ad ogni respiro.
 
 
-Traditrice!-
-Strega!-
 
 
Sapeva qual’era la cosa giusta da fare ma non poteva rischiare così tanto. Se le avesse rivelato il piano, sarebbe stata la fine. Ci doveva essere un altro modo.
 
 
-Sai Corvina? Non mi sei mai piaciuta-
-Io non volevo nemmeno conoscerti! Avrai anche ingannato gli altri ma ho sempre saputo che eri una bugiarda!-
-Oh davvero? E’ per questo mi hai permesso di vivere nella tua casa e rubare i tutti i tuoi segreti e...?-
-Sta zitta!-
 
 
Un altro flashback passò nella mente di Terra, ricordandosi di tutti i litigi con Corvina.
 
 
-La fiducia è qualcosa che va guadagnata!- le disse la maga.
-Come? Come faccio a guadagnarmela?-
-Partendo col fidarti di me-
 
 
 
 
I pensieri di Terra erano offuscati da continui flashback, momenti belli e brutti. Loro erano suoi amici dopotutto ma la posta in gioco era troppo alta stavolta.
 
 
-Quindi siamo amiche adesso?-
-Ci siamo vicine- le rispose Corvina.
-Scusami per prima-
-In realtà penso che le cose siano andate abbastanza bene. Mi ci è voluto un anno per smettere di odiare BB-
Le ragazze risero.
 
 
Terra si sedette sul letto, prendendosi la testa con le mani.
 
 
 
 
 
 
Corvina uscì dalla doccia, avvolgendosi nel morbido accappatoio. Si asciugò i corti capelli e uscì dal bagno pettinandoseli con la spazzola.
-BB ti avevo detto di tornare nella tua stanza-
Il ragazzo, ancora avvolto tra le coperte, si voltò dalla parte opposta, ignorandola e scoprendo il didietro verde.
-O perlomeno di coprirti- continuò la frase lei.
- Ma è cosi presto!- protestò lui.
-Sono le otto di mattina-
-Praticamente nel cuore della notte-
Corvina alzò gli occhi al cielo -Fai come vuoi-
Si avvicinò all'armadio per prendere i suoi vestiti e si sfilò l'accappatoio, rimanendo nuda. Sussultò quando d'improvviso l'abbracciò da dietro.
- E dai torna a letto- disse baciandola sul collo -in fondo, non è fatto solo per dormirci-
Corvina sorrise e si voltò, faccia a faccia con lui. Avvicinò la sua bocca al ragazzo, come per baciarlo. BB aspettò immobile per qualche secondo quelle calde labbra sulle sue, invano. Riaprì gli occhi e vide che Corvina  era sparita con i vestiti.
- Smettila di fare cosi!- sbraitò lui, da solo.
Corvina, fuori dalla porta, lo sentì urlare e se ne andò ridendo.
Corvina si diresse verso la sala per prepararsi la colazione, incrociando per i corridoi Stella. La ragazza aveva i capelli disordinati e i vestiti malmessi e sgualciti.
-Stella?-
L’aliena sussultò.
-Oh ehm, ciao Corvina- disse arrossendo.
-Dormito bene stanotte?- disse con fare  malizioso.
-Oh si certo ho dormito un piacevole sonno-
-Sei una pessima bugiarda, lo sai?-
-Si lo so-
-Eri da Robin non è vero?-
Le guance della ragazza assunsero un colorito rossastro
-Senti perché non vai a darti una sistemata mentre io preparo la colazione per entrambe?-
-Oh che magnifica idea per iniziare la giornata con la mia migliore amica in assoluto- disse lei, abbracciandola.
-Adesso vai Stella- disse allontanandola.
L’aliena obbedì ed allegramente s’incamminò per la sua stanza.
 
Corvina girò con la spatola i pancake che iniziavano ad avere un odore di bruciato. Si versò un po’ di tè in una tazza, portandolo sul tavolo. In quell’istante Stella fece il suo ingresso stendendo le braccia verso il cielo, avvicinandosi a Corvina. La ragazza le mise i pancake nel piatto e cominciarono a mangiare-
-Te invece come hai dormito?- disse versando la mostarda sopra i pancake.
-Bene-
-Sai? Ho visto BB. Stava tornando nella sua stanza. Era talmente stanco che non si è nemmeno accorto di me. Ha dormito da te stanotte?-
-Si dormito-
-E Aqualad?-
-Ci siamo lasciati una settimana fa-
- Ma adesso tu e BB siete di nuovo una coppia fissa?-
-Io credo, credo di si. E con Robin? Anche voi fate coppia fissa?-
-Beh anche io penso di si- disse sorridendo.
-Sono molto felice per voi-
Stella arrossì.
-BB si è ripreso per quella cosa del suo patrigno?-
-Non del tutto, è ancora un po’ su di giri-
-Beh è normale. Vedrai, gli passerà-
-Già-
Le porte del salone si aprirono facendo entrare il mezzo robot sbadigliante.
-Buongiorno ragazze-
-Buongiorno- risposero loro.
 
 
 
 
 
 
 
Corvina decise di tornare nella sua stanza per meditare. Si chiuse la porta dietro le spalle rimanendo basita dal disordine che BB aveva lasciato nella sua camera. Irritata, cominciò a sistemarla ripetendo il suo mantra. 
Qualcosa urtò il vetro della finestra, facendo voltare Corvina verso di essa. Il rumore si ripeté. La maga si avvicinò lentamente. Spalancò la finestra, guardando in giro.
-BB se sei tu non è il caso di fare scherzi! Anzi dovresti aiutarmi a ripulire il macello che hai fatto qui dentro-
Un masso la colpì sulla fronte della ragazza, facendole perdere i sensi.
 
Corvina sbatté le palpebre, aprendo gli occhi. Confusa, passò qualche secondo prima che si accorgesse che non era più nella sua stanza.
Si alzò di scatto a sedere ed un terribile mal di testa le pervase il cranio. Con una mano si toccò la fronte, sentendo una sostanza appiccicaticcia e fredda su di essa. Si guardò le dita sporche di sangue.
-Scusami per quello, non volevo farti cosi male-
La ragazza sembrò sbucare dal nulla.
-Terra- le mani di Corvina si illuminarono di luce nera.
-Non voglio combattere-
-Dove siamo!- disse senza abbassare la guardia.
-Siamo nel vulcano, dove mi sono sacrificata-
-Non penserai mica che mi farai scogliere con questa frasetta da eroina?-
-Ascoltami abbiamo poco tempo- disse lei porgendole la mano per alzarsi.
-Poco tempo per cosa?- chiese lei alzandosi da sola.
-Sono scappata, non dovrei essere qui e sicuramente non passerà molto tempo prima che mi trovino-
-E pensi che dovrei crederti?-
-Non hai idea di cosa sto rischiando per parlarti-
Corvina la guardò in cagnesco.
-Ok lo capisco, non ti fidi. Ma devi, non hai scelta... Se vuoi salvare chi ami-
Corvina le pretese una mano verso di lei, facendola urtare contro la parete di roccia. Terra si rialzò dolorante. La maga le corse incontro, prendendola per la gola contro la parete.
-Te lo dissi già una volta, proprio in questa grotta. Sarà l'ultima cosa che farai!-
Terra respirava a malapena sotto la stretta della ragazza.
-Non pensi che se volessi, volessi fare del male a loro non lo avrei già fatto senza dirti nulla?-
Corvina lasciò la bionda, che stava assumendo un colore bluastro in volto.
-Chi è che li sta minacciando? Nicholas Galtry?
-E chi sennò?- disse rialzandosi -ma non sono solo loro in pericolo-
-Chi altri?-
-Non posso dirlo... È troppo rischioso-
-Quindi saresti venuta fino a qui per dirmi una cosa che già so?-
-Non sai cosa c'è in gioco-
-Spiegamelo  e forse potrò fidarmi-
-Se scoprono che ti ho detto qualcosa...- il volto della ragazza si corrucciò al pensiero.
Corvina cominciò a capire che c’era qualcos’altro sotto, qualcosa che nemmeno Terra poteva gestire.
-Vieni via con me. Torna alla torre. Non devi farlo, non sei come loro-
-Se potessi Corvina io tornerei a scuola, con i miei amici. Non voglio più combattere-
-Allora vai, ti proteggeremo noi-
-Non posso-
-Perche non puoi?-
-Se te lo dico, perdo tutto-
-Ma...-
-Non insistere Corvina! Solo... stai attenta a chi ami-
La ragazza corse via.
-Aspetta-
Corvina le corse dietro ma si ritrovò da sola, nella grotta. Terra era sparita nel nulla.
 
Il comunicatore di Robin squillò costringendolo a spegnere la televisione.
-Ehi Corvina dove sei finita?- disse sorridente.
-Robin, sono nella grotta dove Terra morì-
-Che ci fai li?- divento serio in un attimo.
-Mi ci ha portato lei-
-Sei ferita?- notando il sangue sulla fronte.
-N-no sto bene ma tu devi venire qui immediatamente-
-Ok chiamo i ragazzi- e fece per alzarsi dal divano.
-No- lo fermò Corvina -non voglio che sappiano, specialmente BB... vieni da solo-
Robin fece cenno di si e chiuse la telefonata.
               
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Qualcuno suonò il campanello emettendo il tipico rumore squillante. La donna abbandonò i fornelli e si avvicinò all'ingresso.
-Arrivo- gridò lei per farsi sentire.
Il campanello suonò di nuovo.
-Sto arrivando!- ripeté più forte.
Avvicinò la mano al pomello della porta per aprire ma una strana sensazione la bloccò e, tentennante, la ritrasse.
-Chi è?- chiese.
-Signora Dana?- una voce femminile rispose.
-Si?-
-Sono qui per parlare-
-Parlare di cosa?-
-Di sua figlia. Corvina, giusto?-
Dana si avvicinò lentamente allo spioncino. Una ragazza mora in tuta bianca stava correndo verso la strada.
Dana capì  e cercò di correre il più lontano possibile dalla porta. Dopo un secondo il muro esplose emettendo un rumore quasi stordente. Una scia di calore urtò la donna facendola volare a terra. Dana si alzò sui gomiti, le orecchie le fischiavano. La ragazza mora si avvicinò alla donna, uscendo tra le fiamme. Dana si voltò guardandola in volto.
-Mia figlia ti prenderà a calci in culo- disse con voce fioca.
-Tua figlia ha un conto in sospeso con me...-
Dana cominciò a strisciare emettendo gemiti di dolore, cercando di allontanarsi.
Sarah le puntò una pistola contro.
-...E mi assicurerò che lo paghi- finì la frase lei.
Premette io grilletto e una scarica elettrica invase il corpo della donna. Dana gridò dal dolore, il suo corpo si contorceva involontariamente sotto le potenti scariche, finché non chiuse gli occhi esausta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Quindi Terra ti avrebbe rapita per dirti una cosa che già sappiamo?- disse Robin, analizzando la grotta in cerca di qualche indizio.
-E’ quello che le ho detto anche io-
-Questa cosa mi puzza-
-Pensi... pensi che Terra lavori per lui per sua spontanea volontà?-
-Che intendi?-
-Beh ecco, l’ultima volta Slado la controllava attraverso la tuta-
-Pensi che possa essere risuccesso?-
-Non lo so- ammise lei -è solo che non mi sembra possibile. Insomma, perché mai ci ha rivelato l’identità del Compratore se lavora davvero per lui? Perche tradirlo avvertendo me?-
-Ehi ancora non sappiamo se ti ha detto la verità. E poi N.G. potrebbero essere le iniziali di qualsiasi nome, non solo di Nicholas Galtry -
-Me lo ha confermato -
-Cosa?-
-Terra mi ha detto che c’è Nicholas Galtry dietro tutto questo-
Robin corrucciò la fronte.
-Tutto questo mi fa girare la testa-
-A chi lo dici... Cosa facciamo con gli altri?-
-Credo che dovremmo dirglielo-
-E BB?-
-BB dovrà essere abbastanza forte da accettare la realtà. Questa cosa sta diventando troppo-
Robin si guardò in torno ancora una volta senza trovare niente di utile.
-Qui non c'è niente. Nessun indizio-
-Cosa facciamo adesso?-
-Torniamo a casa e seguiamo il suo consiglio-
-E se non fosse solo BB? E se fosse Dana?-
I due si guardarono negli occhi.
-Andiamo alla torre!- disse Robin.
 
 
 
 
 
I ragazzi entrarono nel salone correndo.
-Ragazzi Dana è in peri..- disse Robin.
-Lo sappiamo già- disse Cyborg puntando il dito verso lo schermo gigante.
Dana,sullo schermo, era legata e imbavagliata ad una sedia. Aveva lividi su tutto il corpo e i vestiti erano sporchi e stracciati. Sarah era in piedi accanto a lei. Anche Nicholas entrò nello schermo indossando la sua maschera.
-Buongiorno Titans- disse lui con voce contenta.
-Buongiorno Nicholas- rispose BB con rabbia.
-Cosa? Ma come cazzo...?- Nicholas si tolse la maschera lanciandola a terra.
-Brutto piccolo verme del cazzo! Come cazzo fai a saperlo?!-
-Non sei l'unico che ha le informazioni-
Nicholas si passò una mano tra i capelli grigi.
-Sarah colpiscila!- la ragazza obbedì, dando uno schiaffo alla donna che gemette.
Corvina si irrigidì. Fu come se quello schiaffo avesse colpito anche lei.
-Ok, ok, ok- disse facendo profondi respiri. Poi si rivolse a loro -Questo non è altro che un piccolo problema, un incidente di percorso. Non cambia il piano-
-Che piano?-
-Stupido, stupido Robin. Ancora con queste domande?-
-Non le farai del male, non te lo permetterò!-
-Altrimenti la tua fidanzatina sta male? Indovina un po’ è proprio il mio intento-
-Che c'è amore di mamma non dici niente?- chiese Sarah a Corvina.
-Ti ho già lasciato andare una volta per questo. Adesso non sarò cosi buona questa volta- sibilò lei.
-Non mi torcerai nemmeno un capello, o almeno finché lei starà con me- disse accarezzando le il volto.
Corvina serrò la mascella.
-Basta Sarah!- la sgridò Nicholas -ogni cosa a suo tempo-
-Verremo a prenderla!- gridò Corvina. Nicholas si avvicinò alla videocamera per spegnerla.
-Mi hai sentito?!- continuò -VERREMO A PRENDERLA!-
Il televisore diventò nero. La chiamata fu interrotta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
CIAO A TUTTI LETTORI! ALLORA SO CHE QUESTO CAPITOLO E’ CORTO E AVETE ASPETTATO TANTO MA QUESTO DICIAMO CHE E’ UN CAPITOLO INTRODUTTIVO A CIO’ CHE VERRA’ DOPO E VI PROMETTO CHE IL PROSSIMO RIPAGHERA’ L’ATTESA. SPERO COMUNQUE VI SIA PIACIUTO  CHE VI ABBIA LASCIATO ALMENO UN PO’ COL FIATO SOSPESO.
A PRESTISSIMO,
CORVINA

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Capitolo 8
*** Paure ***


Paure
 
 
 
 
 
Appena lo schermo si spense davanti a lei, tutto intorno diventò nero. Un fischio acuto ed assordante riecheggiava nella sua testa. Sbatté ripetutamente le palpebre, cercando di distinguere gli oggetti intorno a sé.  Cercò di tapparsi le orecchie che sembravano quasi sanguinare a causa di quel fischio che invece ritornava più forte nella sua mente.
-Corvina? Corvina stai bene?- la voce ovattata di BB fece largo nella sua testa, riecheggiando.
L'aria si faceva più rarefatta ad ogni respiro, il battito cardiaco aumentò tanto che il cuore le parve scoppiare, mentre tutto intorno a lei girava come in un vortice.
BB le mise una mano sulla spalla, costringendola a guardarlo.
-Corvina?-
-I-io devo- il respiro le mancava -devo stare da sola-
Corvina sparì in un ombra, lasciando tutti un po’ perplessi.
Riapparse in camera sua, chiudendosi dentro a chiave.
Incrociò le gambe fluttuando in aria e cominciò a ripetere il suo mantra tra respiri affannosi.
-AZARATH METRION ZINTHOS!- l'aria è irrespirabile.
-Azarath Metrion Zinthos!- il battito rallenta.
-Azarath Metrion Zinthos- tutto intorno tace.
-Azarath... Metrion... Zinthos...-  le lacrime scendono copiose.
 Lacrime calde le rigarono il volto mentre, lentamente, il battito diminuiva, i respiri si fecero più lunghi e tutto tornò normale.
Tornò a terra, carponi, asciugandosi le lacrime. Non poteva permettersi un attacco di panico, non quando doveva salvare sua madre. La morte di Rosie riaffiorò tra i suoi pensieri, insinuando il terrore e la paura che potesse succedere la stessa cosa a Dana. Singhiozzò al ricordo, bagnando il pavimento. Fece altri respiri profondi prima di ricordarsi che era scappata da suoi amici un momento prima, lasciandoli in sospeso. Si costrinse a calmarsi, cercando di togliersi l’orribile pensiero. Si asciugò il viso arrossato con le mani. Decise di sciacquarsi il viso con acqua fresca. La bassa temperatura dell’acqua fece tornare il viso di Corvina al suo solito colore naturale ma gli occhi rimasero arrossati. Si alzò il cappuccio in testa, nascondendoli.
Si avvicinò alla porta e fece un ultimo, profondo respiro prima di decidersi ad aprirla.
-C-corvina. Stai bene?-
-Eri piazzato qui davanti alla porta?-
BB si accarezzò la nuca arrossendo, colpevole.
-Si, sto meglio adesso-
Senza che Corvina se ne accorgesse, un lacrima le solcò il viso. BB la notò anche sotto il cappuccio e con un tocco delicato gliela asciugò. Corvina si lasciò scappare un'altra lacrima e un'altra ancora, incapace di trattenerle. Gli si strinse il cuore nel vedere quella ragazza forte, capace di trovare sempre una soluzione e di controllare perfettamente le sue emozioni, piangere come non aveva mai visto, disperata. BB la strinse a sé più forte che poté, cercando di soffocarle tutto il dolore.
Corvina si rifugiò tra le sue braccia lasciando uscire tutta la rabbia ed il dolore che aveva dentro.
-Non la passerà liscia... Vedrai andrà tutto bene- le disse.
-Davvero?- disse con voce spezzata.
-Ma certo-
Cyborg entrò nel corridoio vedendo i due abbracciarsi, davanti camera di Corvina. Un daja vu si insinuò nella sua mente, sorridendo. Si ricordò anche della sfuriata che gli fece BB un momento dopo per aver rovinato quel momento. A sua discolpa, aveva già lanciato la palla puzzolente prima di potersi accorgere del danno che aveva fatto.
Odiava rovinare quei rari momenti tra loro due e lui capitava sempre in queste situazioni. In quell'istante maledì Robin per averlo mandato a chiamare i ragazzi.
Cyborg si schiarì la voce, attirando l'attenzione. BB e Corvina sciolsero l'abbraccio, guardando verso il mezzo robot.
-Ho rintracciato il segnale della chiamata- disse come per scusarsi.
Corvina si asciugò le lacrime ancora una volta, riuscendo a non farsi vedere da Cyborg.
-Andiamo- disse con voce fredda, trascinando dietro di sé BB.
 
 
 
 
I ragazzi si precipitarono nel salone per analizzare i dati che Cyborg aveva trovato.
-Il segnale proveniva da qui- disse indicando un luogo in mezzo ad un bosco non troppo lontano da Jump City.
-Allora andiamo!- disse Corvina.
-Calma, non sappiamo quello che ci aspetta. Potremmo aver bisogno di aiuto-
-Non abbiamo mai chiesto aiuto-
-Lo so ma...-
-Ma?-
-Non credo tu possa venire-
-Cosa?! Pensi che io possa rimanere qui ferma e buona mentre quello psicopatico uccide mia madre?-
-Sei troppo coinvolta, i tuoi sentimenti possono compromettere il piano-
-So gestire perfettamente le mie emozioni. I miei poteri sono collegate ad esse-
-Sai controllare le tue emozioni in fatto di poteri. Ma che succederà se vedrai tua madre essere picchiata e torturata?! Seguirai il piano anche allora o correrai a salvarla mettendo in pericolo tutti quanti?!-
-D'accordo- disse con voce dura.
-Bene allora. Vai a riposare, ci penseremo noi qui-
Senza battere ciglio sparì in un ombra.
I ragazzi si scambiarono sguardi preoccupati.
-Avanti Titans, ci serve un piano! Cyborg controlla la struttura della loro base, voglio conoscere ogni muro, finestra, qualsiasi fessura che c'è-
-Subito- disse lui mettendosi a lavoro.
-Sono cosi dispiaciuta per lei... Sei sicuro che sia la scelta giusta?- chiese Stella.
-Stiamo per infiltrarci in una fortezza piena di guardie armate e pronte ad ucciderci. Dobbiamo entrare silenziosamente e non possiamo permetterci nessun errore-
-Ma...-
-Non voglio rischiare altre vite Stella-
La ragazza annui.
-Ho fatto- disse Cyborg portando una cartina sul tavolo.
-Wow- esclamò Robin -non è che sia proprio nascosta ed è piuttosto piccola. Cyborg sei sicuro che sia la piantina giusta?-
-Il segnale veniva da qui. Magari ha una base sotterranea-
-Magari ha solo chiamato da lì, per depistarci- disse Stella.
- Ci saranno sicuramente telecamere di sicurezza ovunque- disse Robin.
-A quelle penso io- disse il mezzo robot.
-Le guardie saranno ovunque-
-Lo so Stella, ma non possiamo sapere quante ce ne siano e nemmeno dove siano. Dovremmo osservare i loro movimenti per un po’ prima di muoverci-
-Magari dovremmo chiamare Corvina, lei potrebbe portarci dentro- disse BB.
Cyborg annuì guardando verso Robin.
-No, è troppo coinvolta. E poi anche se entrassimo dentro, ci potremmo ritrovare sommersi dalle guardie-
-E allora che facciamo?- disse BB.
 
 
 
 
Corvina, in camera sua, meditava cercando di collegarsi con la madre. Un'ombra nera a sua immagine uscì dal suo corpo, volando via.
L'ombra volò per qualche minuto raggiungendo la struttura. Schivò le guardie senza farsi vedere, attraversando pareti e stanze alla ricerca di sua madre.
Attraversò una stanza e vide Dana ancora legata ed imbavagliata a quella sedia, con gli occhi chiusi. La visone della donna in quelle condizioni per poco non le fece perdere il controllo. L'ombra si gettò su di lei per entrare nel suo corpo ma qualcuno si mise di mezzo.
La bionda cadde a terra agonizzante, tenendosi la testa. Insieme a lei cadde anche un bicchiere di acqua infrangendosi in mille pezzi.
-Terra?!-
Io dolore cessò e la ragazza si rialzò in piedi. Gli occhi azzurri di Terra vennero sostituiti da quelli viola di Corvina.
-Corvina?! Ma cosa...? Cosa stai facendo?!-
-Cosa stavi facendo a mia madre?-
-Le stavo portando dell’acqua!-
-Terra ascoltami, devi assolutamente liberarla ok? Noi stiamo arrivando, abbiamo un piano-
-Non posso parlare è pieno di telecamere, noteranno che c’è qualcosa che non va se mi vedono parlare da sola!- bisbigliò lei.
-Allora portami in un posto in cui non ci siano telecamere, cosi possiamo parlare-
Terra fece un grande respiro ed uscì dalla stanza, stando attenta a evitare le guardie e soprattutto Sarah. Attraverso gli occhi di Terra, Corvina memorizzava tutti i corridoi e tutte le telecamere.
La bruna sbucò davanti a Terra all’improvviso, come se fosse apparsa dal nulla.
-Ehi Terra-
-Ehi- disse lei cercando di sembrare più naturale possibile, cercando di non guardarla negli occhi.
-Come sta la mammina?-
Corvina ribollì di rabbia.
-Sta bene, sta dormendo-
-Ottimo almeno non farà danni-
-Novità?-
-Sembra che non siano usciti dalla torre... staranno elaborando un piano. Nicholas ci ha dato ordini precisi di non uscire da qui per non farci seguire anche se, detto tra noi, rintracceranno questo posto in fretta-
-D-d’accordo. Ti farò sapere se vedrò qualcosa, ora devo andare-
-Ci vediamo dopo allora, per l’addestramento-
-Oh si, certo, l’addestramento. A dopo-
Terra accelerò il passo allontanandosi il più possibile.
Sarah guardò Terra andarsene, dubbiosa.
-Quella ragazzina ha un sacco di problemi- disse tra sé e sé.
Terra chiuse la porta della sua stanza dietro di sé, espirando di sollievo.
-Sei impazzita?! E se lei avesse notato che i miei occhi sono viola? Gli occhi delle persone non cambiano!-
-Beh ma non è successo quindi vedi di smettere di fare l’idiota-
-Io farei l’idiota? Ah questa è bella perché è davvero molto astuto entrare nel mio corpo in una base nemica-
-Non era questo il mio piano. Volevo solo scoprire in che condizioni tenete mia madre!-
-Abbiamo rischiato grosso-
-Calmati adesso e dimmi esattamente cosa sta succedendo-
-Vuoi riavere tua madre?-
-Certo che lo voglio-
-Allora devi fidarti di me-
-D'accordo-
 
 
 
 
 
Corvina rientrò nel suo corpo, ansimando. Uscì dalla sua stanza e corse verso il salone per parlare con gli altri. Spalancò le porte, attirando l’attenzione dei ragazzi.
-Ho parlato con Terra-
-Come?- dissero i ragazzi.
-Con Terra?- ripeté BB.
-Si-
-Come hai fatto?- chiese Robin.
-Ho usato i miei poteri ma questo non ha importanza-
Corvina guardò la cartina sul tavolo.
-Quella sarebbe la piantina?-
-Si, perché?- le chiese Cyborg.
-Perché  è tutta sbagliata-
Prese un pennarello e un foglio e ridisegnò la struttura dell’edificio visto dall’alto.
-Così è giusto-
-Come fai a saperlo?- chiese Cyborg.
-Terra mi ha mostrato un piantina-
I ragazzi osservarono il disegno: un enorme edificio a due piani era circondato da delle mura con una sola via d’entrata.
-Cosi ha più senso...- bisbigliò BB a Robin.
-Cosa significano quelli?- chiese Robin indicando dei punti che lei aveva disegnato.
-Sono le postazioni delle guardie-
-L’entrata è ben sorvegliata come faremo a non farci vedere?- chiese Stella.
-C’è un’altra entrata, è sotterranea e non è sorvegliata perché nemmeno le guardie sanno della sua esistenza. Sarebbe una galleria di fuga di Nicholas-
-Dove sbuchiamo con quest’entrata?- chiese Cyborg.
-Al primo piano, nella sua residenza ma possiamo fermarci e rimanere al piano terra e sbucheremmo qui- disse indicando una stanza.
-Cosa c’è lì?-
-Terra l’ha chiamata “stanza delle torture”-
-Bel posto in cui apparire- disse BB.
-Non preoccuparti non ci sarà nessuno lì- disse - usciti da qui dovremmo attraversare il corridoio, fino a qui...- indicò una stanza con il pennarello.
-Sembrerebbe un piano- disse Cyborg a Robin.
-Non è sicuro- disse Robin.
-Perché no? Corvina ci ha appena esposto un piano ottimo- disse Stella.
-E se Terra ti avesse mentito? Se fosse una trappola?-
-Non mi ha mentito-
-Come fai ad esserne così sicura?-
-Perché mia madre non è l’unica che ha bisogno di aiuto-
 
 
 
 
Robin bussò alla porta di Stella.
-Robin, qualcosa non va?- disse l’aliena.
Robin entrò e chiuse la porta dietro di sé.
-Non sono sicuro- disse lui con aria risoluta.
-Ma Corvina...-
-Corvina può sbagliarsi e non voglio mettere in pericolo la squadra... non voglio mettere in pericolo te-
- Siamo eroi, gli eroi mettono in pericolo sé stesi per salvare gli altri e in questo momento due persone, anzi tre ci stanno chiedendo aiuto e non possiamo tirarci indietro-
-Ho un brutto presentimento-
-Abbiamo sconfitto cattivi peggiori di lui...-
Robin sospirò.
-Stella voglio che tu faccia una cosa per me- disse prendendole le spalle, stringendola.
-Qualsiasi cosa-
-So che non posso impedirti di venire con noi-
-Infatti, non puoi-
-Ma se le cose si complicassero...-
-Non succederà- lo interruppe.
-Ascoltami- disse scuotendola - se le cose si dovessero complicare tu te ne dovrai andare-
-Cosa?! No-
-Stella per favore-
-Non abbandonerò i miei amici-
-Se le cose si dovessero complicare dovrai, per il bene di tutti-
-Cosa intendi?-
-Corvina non se ne andrà mai senza sua madre e BB non se ne andrà mai senza di lei. Se succedesse qualcosa e tu avresti la possibilità di andartene, fallo. Vattene e chiama aiuto-
-Robin...- disse accarezzandogli il viso.
-Non ti voglio perdere- disse abbassando lo sguardo e lasciandola andare.
-Ehi, Robin- disse con dolcezza -non ti libererai mai più di me. Capito?-
Robin le stampò un bacio sulla bocca che Stella ricambiò.
-Andiamo adesso- disse lei -gli altri i staranno aspettando-
Uscirono dalla stanza e si ritrovarono sul tetto dove gli altri li stavano aspettando.
-Siamo pronti- disse Cyborg.
-Allora partiamo- disse Robin avvicinandosi al velivolo. Gli altri lo imitarono, salendo.
BB bloccò Corvina un momento prima  che salisse.
-Non devi farlo per forza, puoi rimanere qui. Me ne occuperò io-
-Io vengo-
-Ma...-
-Io vengo- disse risoluta.
BB la lasciò salire, seguendola dietro di lei. Il velivolo si alzò in aria, sparendo tra le nuvole.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La notte ormai era calata quando il velivolo atterrò nelle vicinanze dell’edificio. Nascosero il mezzo tra rami e foglie, cercando di mimetizzarlo con la natura. Proseguirono a piedi tra la boscaglia silenziosamente, facendosi luce con delle piccole torce per non attirare l’attenzione. Camminarono per una decina di kilometri prima di vedere l’edificio. I cinque si appostarono tra le foglie osservando la struttura.
-E’ come quella che ha disegnato Corvina- bisbigliò Stella.
Robin la osservò minuziosamente, imprimendosi nella mente ogni particolare. Le guardie armate fino ai denti, camminavano avanti ed indietro senza lasciare nessun punto ceco da sfruttare.
-D’accordo. Dov’è l’entrata?- bisbigliò a Corvina.
Corvina fece un gesto con la mano indicando la sua sinistra. Si fece avanti per prima seguita dagli altri.
Si allontanarono dall’edificio, trovandosi davanti un fiume piuttosto grande con una piccola cascata.
-Allora da dove si entra?- chiese Cyborg.
Corvina deviò il flusso del fiume appena sotto la cascata creando un campo di forza e mostrando sul fondo melmoso quello che sembrava un tombino. Cyborg lo forzò, appoggiandolo accanto all’entrata.
Robin illuminò al suo interno rivelando una scaletta in ferro arrugginito che portava al fondo. Lasciò cadere un fumogeno al suo interno cercando di capire quanto fosse profondo.
-E’ piuttosto basso eh?- disse BB per alleggerire la situazione.
-Andiamo- ordinò il leader il quale scese per primo seguito da Corvina, Stella, BB e Cyborg che richiuse la botola.
I Titans si ritrovarono nel buio più totale, lasciandoli disorientati. Accesero le loro torce esaminando il luogo: un corridoio stretto e lungo puntava in una sola direzione, incapaci di vedere la fine.
A fila di uno, s’incamminarono nel tunnel piegando la testa di tanto in tanto per evitare massi che uscivano dal tetto.
 
 
 
 
 
Da quando aveva visto Sarah, Terra non era più uscita dalla sua stanza. Ora che il sole era tramontato, si aspettava un attacco dei Titans da un momento all’altro e doveva essere pronta perché sapeva che quella sarebbe stata la sua unica occasione per scappare via. Camminava preoccupata avanti ed indietro nella sua stanza aspettando impaziente un segno dei Titans.
Le luci si spensero improvvisamente, lasciando spazio a luci rosse lampeggianti accompagnate dal suono acuto della sirena.
-Allarme intrusi, allarme intrusi- ripeté una voce femminile robotica.
I Respiri di Terra si fecero più brevi mentre il cuore cominciò a martellarle nel petto.
-Sono qui- disse fra sé e sé.
Uscì dalla sua stanza e si diresse verso la “sala delle torture” per raggiungerli.
 
 
 
 
-Cazzo!- gridò Robin sbattendo il pugno contro la parete.
-Terra non ti aveva avvertita di questo?- gridò Cyborg per farsi sentire.
-E’ una trappola?- chiese Stella urlando.
-No che non è una trappola- rispose Corvina.
-Che facciamo adesso?- chiese BB, tappandosi le orecchie.
Corvina guardò Robin quasi implorante.
-Seguiamo il piano- concesse lui -Cyborg disattiva le telecamere,adesso!-
Cyborg obbedì immediatamente.
-Procediamo come stabilito. Titans Go!-
Robin sfondò la porta della stanza con un calcio e correndo per il corridoio, seguito dagli altri.
Terra correva ansimante tra i corridoi guardandosi in torno, alla ricerca dei Titans. Girò l’angolo a destra, scontrandosi con Robin.
-Terra?-disse BB.
-Muovetevi non c’è tempo da perdere!- urlò lei, cominciando a correre.
-Terra aspetta!- la fermò Robin.
-Dov’è mia madre?- chiese Corvina.
-Te l’ho già detto dove si trova la stanza-
Corvina la guardò in cagnesco.
-Che c’è non vi fidate di me?- chiese guardando le facce dei ragazzi che corrucciarono la fronte -Vi ho già detto cosa c’è in ballo e non ho intenzione di perdere!-
-Portaci da Dana- disse Robin.
-E dopo aiuteremo anche te, promesso- disse Stella.
Terra li guardò per un secondo, imprimendosi nella mente quelle espressioni poco fiduciose nei suoi confronti, con amarezza.
-Abbiamo poco tempo-
Terra, seguita dai ragazzi, corse per i corridoi raggiungendo una stanza non molto distante. Sulla destra della porta c’era un codice d’accesso. Terra appoggiò la mano sull’oggetto che sbloccò la porta.
Sul volto di Corvina si formò un sorriso e un’espressione di sollievo che si spense subito vedendo che nella stanza non c’era nessuno. La sedia su cui Dana era seduta era ancora là, con le corde che prima la legavano, stese sul pavimento freddo.
-Dov’è mia madre? Dov’è lei!- gridò Corvina.
-Sarah deve averla portata da un’altra parte-
-Dove si trova?- chiese Cyborg.
-Come faccio a saperlo?-
-Non puoi chiamarla in qualche modo facendoti dire dove si trova Dana?- chiese Robin.
-Le comunicazioni sono interrotte, altrimenti mi avrebbe già chiamata- disse guardando Cyborg.
-Sarà meglio che tu scopra dove si trova!- disse Corvina.
-Io la troverò te lo prometto ma dovrete fidarmi di me-
I ragazzi si guardarono tra di loro, scambiandosi sguardi quasi telepatici.
-D’accordo- disse Robin.
-Voi andate nell’altra stanza e io salvo tua madre!-
-Non se ne parla nemmeno!- urlò Corvina -Come faccio a fidarmi di te per una cosa tanto importante?-
Terra no rispose, mortificata anche se sapeva che in parte aveva ragione.
-Possiamo fidarci- disse BB poggiandole una mano sulla spalla.
Corvina guardò Terra per qualche secondo, cercando di guardarla nell’anima per capire se poteva fidarsi.
-Andiamo- acconsentì infine.
-Prendi questo- le disse Robin, porgendole il suo comunicatore.
Terra annuì, obbedendo al comando.
I Titans continuarono a correre nel corridoio mentre Terra voltò a sinistra per un altro corridoio.
 
 
 
 
Corsero per qualche minuto nei fitti corridoi seguendo la mappa di Corvina e scrutando ogni porta alla ricerca di quella giusta. Si fermarono davanti ad una porta che sembrava uguale a tutte le altre, con sopra scritto il numero settantotto.
-E’ questa?- chiese BB.
-Si- rispose Corvina.
-C’è un altro codice d’accesso- disse Stella.
-Come lo bypassiamo?-
Robin estrasse un disco dalla cintura e lo fissò sulla porta.
-State indietro!-
Il disco esplose e così anche la porta che si ridusse in mille pezzi. La stanza al suo interno era buia e l’aria era irrespirabile, chiusa.
-A-aiuto, aiutatemi... vi pre-prego-
 
 
 
 
Terra si trovò all’improvviso Sarah di fronte, comparendo dal nulla.
-Terra! Dove diavolo eri finita?!-
-I-io-
-Beh non importa- disse camminando tra i corridoi, portando Terra con sé -I Titans sono qui. Hanno disattivato telecamere ed ogni mezzo di comunicazione-
-Nicholas?-
-E’ rinchiuso al secondo piano ed è sorvegliato-
-Dana?-
-Nella diciannov...- Sarah smise di parlare guardando Terra e scorgendo un qualcosa dalla forma strana nella tasca.
-Cos’hai lì?-
-N-niente-
-Cos’hai li!- ripeté minacciosa.
Terra non rispose.
Sarah la spinse con violenza e la bloccò al muro, premendole il braccio sinistro sulla gola mentre con la destra estraeva dalla tasca l’oggetto. Appena lo strinse tra le mani si allontanò da Terra, esaminandolo.
-Questo è un comunicatore! Questo è un cazzo di comunicatore dei Titans!-
-Si lo è!- ammise lei con rabbia -Questa storia finisce oggi Sarah!-
Sarah si lanciò contro di lei, colpendola ripetutamente in volto. Terra cadde al suolo stordita e con un labbro rotto. La bruna tentò di colpirla nuovamente ma lei rotolò su di un fianco, evitandola. Si alzò in piedi e con fatica, staccò parte del pavimento lanciandoglielo contro. Sarah non riuscì ad evitarlo e cadde al suolo svenuta. Terra recuperò il comunicatore e chiamò BB.
-Stanza diciannove-
-Ricevuto- disse lui e interruppe la comunicazione.
Terra corse verso la stanza più veloce che poté colpendo qualche guardia per liberarsi il passaggio. Giunse finalmente nella stanza e spalancò la porta. Dana era inginocchiata e aveva le mani dietro la schiena incatenate al pavimento. I polsi grondavano di sangue a causa dei suoi inutili tentativi di liberarsi e un bavaglio in gola le impediva di urlare. Scosse le catene emettendo gemiti di rabbia appena vide la bionda, cercando di ribellarsi.
-Calmati sono qui per aiutarti- disse lei inginocchiandosi -tua figlia è qui, sei salva-
Le catene caddero e la donna si tolse l’opprimente bavaglio.
-Non ancora- ringhiò Sarah spuntando sulla soglia.
La sua tuta bianca era lercia e strappata in vari punti. Le mani di Terra si illuminarono, pronta a combattere.
-Tieni- disse Sarah lasciando scivolare una pistola verso di lei.
-Cosa?- sul volto di Terra si formò un’espressione confusa.
-Impugna la pistola, da brava come ti ho insegnato-
-Non cascherò in uno dei tuoi giochetti-
-Nessun gioco amica mia. E’ una pistola come le atri. Avanti, impugnala!-
Terra la prese e se la rigirò tra e mani, assicurandosi che fosse una vera pistola. La impugnò con entrambe le mani.
-Bene. Adesso, sparale!-
-Cosa?! Non crederai mica che lo farò- disse puntandole contro la pistola.
-Oh si che lo farai perché vedi... i tuoi amici hanno fallito-
-Come...?-
Sarah le fece scivolare una specie di monitor dove un ragazzo incatenato, giaceva al suolo, immobile.
-No, n-no-
-Tranquilla non è ancora morto. Il siero che gli ha dato Nicholas non è potente, esiste un antidoto- dalla cintura estrasse una fiala con un liquido verde.
-Dammela immediatamente!- disse puntandole ancora la pistola contro.
-Pensi davvero di intimorirmi? Non puoi fermarmi con una pistola. Ogni cosa ha il suo prezzo mia cara ed è arrivato il momento di pagare il conto!-
Terra osservò ancora una volta le immagini su quel monitor, osservando il ragazzo morente al suolo.
-C’è solo un modo perché lui sopravviva. Fallo! Adesso!-
Con mano tremante, Terra puntò la pistola contro la donna ancora inginocchiata. Dana si irrigidì dal terrore, riuscendo a malapena a balbettare pietà.
-N-no, ti prego, per piacere n-no-
-Non ho altra scelta- disse con voce spaventata, caricando il colpo in canna.
 
 
 
 
Robin accese la sua torcia puntandola dentro la stanza, cercando chi aveva parlato. Puntò la luce contro un angolo della stanza trovando il ragazzo steso a terra. Era vestito con un tuta gialla e rossa sporca, lacerata e maleodorante e con evidenti macchie di sangue secco su tutto il corpo, segno che anche lui era stato torturato. Il viso ossuto e le mani scarne indicavano che non mangiava da giorni. I capelli bruni erano sporchi e scarruffati, gli occhi azzurri erano incavati e circondati da occhiaie scure. I Titans si precipitarono all’interno per aiutarlo.
-Chi, chi siete voi?- chiese con un fil di voce.
-Noi siamo i Teen Titans e siamo venuti qui per salvarti- rispose Robin.
-Dov’è Tara? Dov’è mia sorella?-
I ragazzi si guardarono tra di loro, non sapendo cosa dire.
-Tua sorella sta bene Brion, lei mi ha detto tutto di te. In un attimo potrai riabbracciarla- gli disse Corvina.
Cyborg spezzò le catene liberandolo mentre Robin gli porse una borraccia d’acqua che il ragazzo finì in un secondo. Robin e Cyborg lo aiutarono ad alzarsi ed a camminare mente BB, Stella e Corvina facevano strada davanti a loro. Uscirono dalla stanza ed imboccarono un corridoio seguendo la mappa di Corvina verso la stanza diciannove. Le luci ancora lampeggiavano rosse, rendendo difficile leggere la mappa. Svoltarono a destra e un gruppo di guardie li bloccò il percorso mentre un altro gruppo si piazzò alle loro spalle, intrappolandoli.
-E adesso?- disse BB.
Brion osservò le guardie puntare contro i Titans le loro armi, pronti ad ucciderli. Erano troppi per soli tre anche se forti, dato che due di loro lo stavano tenendo in piedi. Chiuse gli occhi e decise di usare quel poco di energia che gli era rimasta in copro per creare un terremoto. Le guardie barcollarono e caddero a terra mentre il pavimento si apriva sotto i loro piedi, cascando dentro la fossa.
I ragazzi guardarono Brion increduli.
-Ehi, mi chiamano Geo-Force per un motivo-
I ragazzi ripresero a camminare nei fitti corridoi senza obbiettare.
Corvina controllò ancora una volta la mappa e vide che la stanza era sulla sua sinistra, qualche passo avanti a lei.
-Eccola! E’ lì!- disse, correndo verso la stanza.
Protese le mani verso la porta che si illuminò di nero. Con un gesto delle mani la porta cadde, lasciando la maga. Corvina sorrideva al solo pensiero di rivedere sua madre ma la sua faccia mutò espressione vedendo Terra puntarle contro la pistola.
La bionda sgranò gli occhi, sentendosi colpevole per quello che stava per fare. I ragazzi seguirono Corvina ed entrarono, accompagnando anche Brion. Il ragazzo rimase senza fiato dalla visione di sua sorella con un’arma puntata contro ad un’innocente. Sarah rimase in disparte rifugiandosi nell’ombra ad osservare la scena ma pronta ad attaccare. Terra spostò lo sguardo sul fratello, sospirando di sollievo e di sorpresa.
-Brion...- disse quasi sussurrando. La pistola le cadde dalle mani senza che nemmeno se ne accorgesse ma appena l’arma toccò terra, il colpo che era in canna partì, riecheggiando nella stanza.
Corvina vide la scena rallentata, il proiettile partì raggiungendo il corpo di sua madre e sparendo dentro il suo torace. Per il colpo subito, la donna inarcò la schiena di dolore prima di cadere a terra, sbattendo la testa.
Corvina si precipitò su di lei per soccorrerla. Terra indietreggiò spaventata con una sensazione di colpevolezza, si rifugiò tra le braccia del fratello per cercare conforto mentre gli altri si avvicinarono alla donna sdraiata a terra tra le braccia di Corvina.
-Mamma, mamma! Ora i-io ti salvo ok?- disse con voce tremante.
La maglia lercia della donna era colorata completamente di rosso e la macchia si estese sul pavimento. Corvina premette sul foro dal quale fuoriuscivano fiotti di sangue cercando di fermare l’emorragia, inutilmente. Impose le sue mani sulla ferita e recitò il suo mantra diverse volte. Le mani si illuminarono ma la situazione della  donna non migliorò affatto; la sua magia era impotente ancora una volta.
-NO! Perché non funziona! Perché!- disse singhiozzando.
-Va, va tutto bene- le disse la donna,carezzandole il viso.
-No che non va bene!-
-Shh va tutto bene Corvina, Julie. Guardami- le prese il volto tra le mani costringendola a voltarsi.
-Mamma non ti posso perdere, ti prego-
-Non, non mi perderai, io rimarrò sempre nel tuo cuore-
Il volto della donna era sempre più pallido per la continua perdita di sangue. Dana non riusciva più a tenere le palpebre aperte per quanto si sforzasse ma, benché spaventata, si obbligò di sembrare serena per sua figlia.
-Vieni qui- disse attirandola a sé per abbracciarla, un ultima volta.
Corvina si chinò sulla madre stringendola al suo petto, finché la donna non esalò il suo ultimo respiro.
-Ti voglio tanto... tanto...-
-Mamma?- disse Corvina staccandola da sé per guardarla -Mamma no! Svegliati mamma!- disse scuotendola, singhiozzando.
Brion cadde a terra, privo di forze e trascinando con sé la sorella che fino a quel momento lo stava sostenendo.
-Brion? Brion!-
-Ho bisogno d-di terra per guarire- disse svenendo.
-NO! Brion! Non chiudere gli occhi! Non chiudere gli occhi!-
In quel momento la stanza si riempì di guardie chiamate da Sarah. Corvina rimase immobile con la madre, accarezzandole i capelli impiastricciati di sangue. I ragazzi si disposero a cerchio intorno a Corvina ed a Brion che, esausto, giaceva al suolo.
-Visto cosa succede se non si paga il conto Terra?- disse Sarah -beh almeno tu hai potuto dire addio a tuo fratello! GUARDIE ATTACCATE!-
Le guardie obbedirono e si lanciarono contro i Titans.
-Non permettiamo di rompere il cerchio!- ordinò Robin, respingendo uno di loro.
Sarah si avventò su Terra, lanciandole addosso una delle piccole sfere che esplosero, distraendola .Sarah le sferrò un calcio in pieno volto facendo cadere la bionda. Terra fu bloccata al pavimento sotto il peso della ragazza che estrasse dalla cintura un’altra pistola.
-Lo hai detto tu...- disse caricando il colpo -questa storia finisce oggi-
Terra si pietrificò dalla paura, incapace di reagire. Delle corna di montone spinsero via Sarah da sopra il petto di Terra liberandola. BB ritornò in forma umana aiutandola a rialzarsi.
Corvina ancora immobile, non piangeva più. Guardava il volto bianco nella madre con occhi stanchi, senza reagire continuando ad accarezzarle i capelli come fosse un gesto meccanico. Due guardie le presero le braccia allontanandola dal corpo della madre e trascinandola via con loro. Corvina, stremata, si lasciò portare via, incurante della sua vita.
BB si voltò di scatto, come per istinto vedendo Corvina venire rapita.
-Non riuscirete a portarmela via!- gridò.
Sotto forma di orso, si avventò contro le guardie ma altre gli bloccarono il passaggio, impedendo di salvarla. Con ampie zampate, riuscì a metterne fuori gioco qualcuna, facendosi strada. Una guardia si piazzò di fronte a lui tirando sopra la sua testa una rete. Un’altra guarda prese l’altro capo della rete e, insieme, la fissarono al pavimento. BB fu obbligato al pavimento, intrappolato. Appena provò a tagliare le corde la rete rilasciò cariche elettriche che fecero grugnire l’orsi di dolore.
Sentendo quel verso, Corvina alzò la testa vedendo BB inerte sotto quelle scosse. Il ragazzo ritornò in forma umana esausto e gemendo di dolore.
-NO! Lasciatemi! BB no! BB!-
Corvina provò a ribellarsi puntando i piedi e strattonando le braccia. Le sue mani si illuminarono, riuscendo a liberarsi ed alzarsi in piedi ma prima che potesse attaccare, Sarah le conficcò un ago nel collo iniettandole un liquido blu.
-Ora scoprirai cosa significa perdere tutto ciò che ami- le sussurrò all’orecchio Sarah.
Corvina cadde a terra in un tonfo, svenuta.
 -Portatela via- ordinò alle guardie che obbedirono trascinandola via.
 
Robin si avventò contro le guardie vicino a BB mentre Cyborg lo liberava. Il corpo di ragazzo era caldo e ricoperto di bruciature alcune talmente profonde da far fuoriuscire del sangue.
-Ehi BB?- provò a chiamarlo l’amico -BB! Non farmi questi scherzi amico! BB!-
Il mutaforma rimase immobile tra le braccia di Cyborg, senza dare segni di coscienza.
Cyborg alzò lo sguardo verso Robin, scuotendo la testa. In quell’attimo che il leader fu distratto, una guardia gli puntò contro la pistola.
-Robin attento!- gridò Stella, spingendolo.
In quel momento la pistola sparò, colpendo l’aliena sul fianco destro.
-STELLARUBIA- gridò Robin accovacciandosi sulla ragazza, svenuta.
Il battito di Robin accelerò in un secondo, spaventato.
-Titans ritirata!- ordinò.
Prese tra le braccia Stella e lanciò delle piccole sfere che, al contatto col pavimento, formarono una nebbia densa distraendo le guardie. Terra trascinò suo fratello vicino al leader e utilizzò le sue ultime energie rimaste per dividere il pavimento ed alzarlo in aria. Con un gesto della mano distrusse il pavimento del secondo piano ed il soffitto, riuscendo a portare più in altro la zolla di terreno e riuscendo ad abbandonare finalmente quell’edificio mostruoso, in cui conosceva soltanto dolore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
HO FINALMENTE FINITO QUESTO CAPITOLO. SPERO CAPIRETE IL PERCHE’ CI ABBIA MESSO COSI’ TANTO AD AGGIORNARE.
PER CHI NON LO SAPESSE BRION MARKOV È IL FRATELLASTRO DI TERRA.
PER CHI FOSSE INTERESSATO ALLA SUA VITA, ALLEGO IL LINK DELLA SUA DESCRIZIONE :
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Geo-Force
SPERO COMUNQUE VI SIA PIACIUTO E CHE VI ABBIA FATTO COMMUOVERE (PERLOMENO DURANTE LA MORTE DI DANA) O FATTO PROVARE QUALCOSA.
FATEMI SAPRE COSA NE PENSATE CON UNA RECENSIONE.
A PRESTO.
CORVINA.

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Capitolo 9
*** Senza via di fuga ***


Senza via di fuga
 
 
 
 
 
Ovunque guardasse vedeva solo nero. Tutto intorno a sé sembrava non avere dimensione, infinito. D’un tratto davanti a lei, si accese un riflettore rivelando tra l’oscurità BB, inginocchiato e con le mani legate dietro la schiena. Il ragazzo guardava fisso nel vuoto, senza far intravedere nessuna espressione.
-BB? BB che ci fai qui?- provò a chiamarlo.
Il mutaforma non le dette alcuna risposta, continuava a guardare dritto davanti a sé immobile. Corvina gli si piazzò  davanti, agitando una mano per cercare di provocargli una qualsiasi reazione.
-BB che hai? Svegliati. B...-
Dall’ombra sbucò un braccio del quale però non si riusciva distinguerne il proprietario, con una pistola stretta fra le dita. Il braccio si alzò puntando l’arma alla tempia del ragazzo che ancora rimaneva immobile.
-No!- gridò lei.
Prima che potesse fare qualcosa la pistola sparò colpendolo alla tempia. Immediatamente BB cadde a terra in una pozza di sangue e la mano sparì esattamente come era venuta. Corvina colpì l’aria intorno a sé cercando la mano giustiziera, invano. Le gambe si fecero più pesanti ad ogni passo, sentendosi quasi incollata al pavimento. Guardò in basso e vide che il sangue rosso di BB era colloso e forte come fosse cemento fresco, pronto ad indurirsi. Alzando con fatica una gamba dopo l’altra, raggiunse il corpo di BB ma prima che poté toccarlo, il sangue assunse forma di tentacoli che avvinghiarono il corpo del ragazzo spingendolo sempre più in basso, fino a farlo sparire nel nero del pavimento.
Corvina osservò confusa la raccapricciante scena finché la paura stessa non la fece svegliare.
Sbatté le palpebre e tentò di stropicciarsi gli occhi ma non riuscì a toccarsi il viso. Si accorse solo allora che era intrappolata. Era in piedi, appoggiata su una tavola di ferro con polsi e caviglie legati ben stretti. Provò ad utilizzare la sua magia per liberarsi ma le mani non si illuminarono. Strattonò le braccia e le gambe inutilmente, scuotendo tutto il corpo.
-Ben svegliata!-
Corvina si accorse che lei non era l’unica nella stanza solo quando Sarah parlò.
-Dove sono? Perché la mia magia non funziona? Che cosa vuoi da me?- chiese in tono minaccioso.
-Uuh ma quante domande-
-E ti conviene rispondere a tutte e tre!-
-Altrimenti che cosa farai eh? Userai uno dei tuoi trucchetti magici contro di me?-
Corvina scosse nuovamente le braccia, invano.
-Vuoi sapere perché la tua magia non funziona? Guardati i polsi-
Corvina la guardò in cagnesco ed abbassò lo sguardo: sulle cinghie in ferro erano incise dei segni.
-Rune di Azarath?! Ma come avete fatto? Nessuno le conosce-
-Qualcuno le conosceva ed è stata così gentile da prestarci uno dei suoi libri di magia-
-Mia madre...-
Corvina sentì come un tuffo al cuore, ricordandosi che sua madre non c’era più. Abbassò la testa cercando di nascondere la lacrima che le rigò il volto.
-Oh alla piccina manca sua madre? Oh ma quanto mi dispiace-
-Smettila- intimò lei.
-Altrimenti eh? Cosa mi farai?- disse avvicinandosi a lei ed alzandole la testa tirandola per i capelli -Mi ucciderai? Come hai fatto con mio fratello?-
-Cosa?-
-So cosa hai fatto Corvina e fidati che me la pagherai-
-Io non ho mai ucciso nessuno-
Sarah aumentò la presa sui capelli di lei, attorcigliandoseli tra le mani e tirando verso il basso con forza.
-Mio fratello non era “nessuno” e tu me lo hai portato via- gli occhi le si inumidirono terribilmente senza riuscire a trattenere le lacrime -e adesso tu proverai che cosa significa rimanere soli al mondo e in quel momento, quando non desidererai altro che morire, io ti lascerò vivere ricordandoti ogni fottuto giorno che rimane della tua vita, che i tuoi amici e la tua famiglia sono morti a causa tua, finché il dolore stesso non ti porterà in quell’abisso che è la morte. E partirò da BB-
Sarah lasciò la presa con uno strattone e sparì dietro la soglia di una porta che chiuse a chiave.
-NO!- gridò Corvina scuotendo tutto il corpo cercando di liberarsi -Non me lo porterai via! NO!-
 
 
 
 
Rimase rinchiusa in quella stanza per un tempo indescrivibile, erano passate ore o forse solo minuti; non sapeva dirlo. Sapeva solo che aveva urlato talmente forte che la voce le moriva in gola, aveva tentato altrettante volte di usare la sua magia e qualsiasi altro mezzo a disposizione per liberarsi ma era tutto inutile.
Dopo Sarah nessuno era più tornato da lei e l’unica cosa che poteva fare era rimanere in silenzio in quella stanza vuota e fredda ad ascoltare i suoi pensieri. Le emozioni erano confuse ed agitate e sentiva che quasi stava perdendo il controllo.
-E adesso che facciamo?- chiese Paura.
-Ucciderà BB!- urlò Amore disperata.
-Oh dovrà passare sul mio cadavere!- le rispose Coraggio.
-Adesso basta!- gridò Corvina -volete stare zitte? Tutte quante!-
 
-E adesso con chi diavolo sta parlando?- chiese Sarah a Nicholas che osservavano la scena dietro uno schermo in una saletta. La piccola stanza dove erano rinchiusi era angusta e maleodorante con due sedie sull’orlo di cedere. La loro nuova base era molto scadente rispetto alla loro vecchia casa ma non avevano avuto scelta che andarsene.
Gli uomini che erano rimasti illesi erano occupati la maggior parte del loro tempo a rimodernare la loro nuova base cercando di renderla il più inattaccabile possibile.
-Sta parlando con le sue emozioni. L’hai turbata parecchio-
-Oh allora era di questo di cui stava parlando BB quella volta al motel-
-Esatto-
-Quindi è così che ragiona? Consultando le sue emozioni?-
-Beh una specie... le deve tenere a bada-
Seguì un momento di silenzio, osservando la ragazza parlare da sola.
-Per quanto resisteranno quelle rune?-
-Qualche giorno, forse una settimana. Dobbiamo sostituire le manette prima che lei si accorga che si stanno indebolendo e spezzare la magia-
Sarah sbuffò.
-Ma perché non esistono delle rune da bloccare completamente i suoi poteri? Voglio dire, abbiamo guardato ogni libro della madre che parlava di magia e poteri di Azarath e non abbiamo trovato niente che possa fermare una fottuta strega-
-Non una fottuta strega qualunque Sarah. La figlia del demone più potente di tutto l’universo, il male in persona e il male non può essere fermato con delle semplici rune-
-Si ma lei non è il male in persona, è solo la figlia del male-
-E ti sembra poco? Tu ed io ci possiamo solamente immaginare lontanamente che tipo di potere sia e di quanto possa essere difficile gestirlo-
-Che c’è? Ti vuoi complimentare con lei adesso?-
Nicholas le dette uno scappellotto.
-No stupida, stavo solo pensando...-
-No, non pensare. Lei è mia come BB è tuo. Io non ti priverò di uccidere quel ragazzo con le tue mani e tu non devi farlo con me. Intesi?-
-E’ una minaccia quella che sento?-
-No ma devi starle alla larga oppure anche io ti toglierò il piacere della vendetta contro quell’animale di pezza verde-
Nicholas si limitò a guardarla torvo, senza aggiungere parola.
Sarah guardò nuovamente verso lo schermo e vide che la prigioniera, ad occhi chiusi, ripeteva le solite tre parole Azarath Metrion Zinthos.
-Ma che...? Che sta facendo?- chiese lei.
-Sta meditando-
-Ed è un male?-
-Beh decidilo tu. E’ la tua vittima giusto? Decidi tu cosa è giusto o sbagliato-
Nicholas si alzò dalla sedia e fece come per andarsene. Sarah gli mise una mano sulla spalla, fermandolo.
-Lo farei se sapessi cosa comporta la meditazione su di lei-
-Con la meditazione controlla le sue emozioni e di conseguenza i suoi poteri-
-Si sta concentrando-
-Esatto-
-Allora devo fermarla!-
Nicholas si spostò leggermente indicando la porta con entrambe le mani.
-Allora vai- la incitò lui.
-Si, hai ragione-
Sarah uscì dalla stanza seguita dall’uomo.
 
 
Il rumore della chiave nella serratura fece svegliare Corvina dalla breve meditazione, riportandola alla realtà.
-Ciao di nuovo-
Corvina non rispose.
-Che c’è? Adesso fai il gioco del silenzio? Beh forse dovrei chiamare tua madre, lei sicuramente sa come risolvere la situazione-
Lei la fulminò con lo sguardo.
-Oh giusto ma tu non hai una madre- disse Sarah dandosi un leggero colpo sulla testa -ma che scema che sono-
Ancora una volta non ricevette risposta.
-Ancora non parli eh? Beh non fa niente-
Schioccò le dita un paio di volte.
-Jimmy vieni subito qui!-
Al suo comando, un uomo si catapultò dentro la stanza spingendo un carrello con sopra una pietanza.
-Corvina lui è Jimmy, Jimmy lei è Corvina. Lui si occuperà di nutrirti e dei tuoi bisogni corporei. Non esitare a chiamarlo o te la farai addosso ed a quel punto lui dovrà pulirti e temo che sarebbe molto più umiliante, non trovi?- detto questo Sarah uscì dalla stanza, lasciandoli da soli.
L’uomo indossava un paio di pantaloni neri ed una maglia dello stesso colore ed emanava un odore nauseabondo di sudore. La faccia era sfregiata da delle cicatrici che coprivano parte della guancia destra del volto, lasciando intatti gli occhi marroni dell’uomo. I capelli neri come la pece erano sporchi e con evidenti formazioni di forfora. I lineamenti del viso erano duri e ben scolpiti ed erano delimitati da una folta barba nera. Teneva il braccio sinistro stretto contro il suo torace nascondendo il moncherino sotto l’ascella destra.
Con l’unica mano che gli era rimasta, immerse in cucchiaio nella pietanza che aveva sul carrello.
Corvina osservò schifata la maleodorante sbobba che l’uomo stava mescolando: un intruglio marrone dalla dubbia provenienza.
-Spero che tu non ti aspetti che io mangi quella roba-
-Devi-
-No, non devo e non lo farò-
-Ti ucciderà-
-Lo spero-
L’uomo avvicinò il cucchiaio alla sua bocca ma Corvina si voltò, evitandolo.
-Non ci finisci solo tu nei guai! Se non mangi puniranno anche me-
Corvina non lo degnò di una risposta, continuando a guardare altrove.
-Bene-
L’uomo si arrese ed uscì insieme all’orribile pietanza dalla porta. Corvina sospirò di sollievo.
 
 
L’uomo si diresse verso le cucine per riportare indietro il piatto ma Sarah lo bloccò.
-Che cosa stai facendo?-
-I-io ecco, ehm, la prigio... la prigioniera non ha voluto mangiare-
-E tu glie l’hai permesso?-
-Beh io non sapevo come, non sapevo come fare-
-Ascoltami bene razza di inutile moscerino con una mano sola, il tuo compito è farla mangiare a forza, non mi interessa affatto se è contro il suo volere. Altrimenti ti taglierò l’altra mano e giuro che te la farò mangiare! Mi hai capito bene?-
-S-si signore, ehm signora-
-Bene... Adesso vai!-
L’uomo fece inversione col carrello e si diresse nuovamente verso la stanza dove Corvina era rinchiusa. Sarah si diresse nuovamente verso la sala di controllo, osservando la scena.
-Sono ancora io-
-Ti ho già detto che non mangerò quella roba-
-Devi-
-Non puoi costringermi-
Sarah ribolliva di rabbia nella sua piccola stanza, vedendo quanta determinazione aveva ancora Corvina nonostante fosse prigioniera senza alcuna via di fuga. Si era decisa ad annientarla ma non nel corpo, infliggendole dolorose pene e uccidendola ma torturandola psicologicamente distruggendo tutto quello che era il suo essere proprio come lei un tempo aveva fatto con Sarah, uccidendo suo fratello. Voleva renderla vuota dentro, esattamente come lo era lei perché sapeva che l’odio che provava verso sé stessa, l’odio che provava verso il mondo intero era ineguagliabile rispetto ad ogni tipo di dolore che una persona potesse provare.
Sarah entrò con passo deciso dentro la stanza di Corvina con l’intenzione di iniziare a piegarla.
-Mangia- disse con tono fermo.
-No-
-MANGIA!-
-Non puoi costringermi- sibilò.
-Oh si che posso- disse Sarah avvicinandosi a lei -Perché vedi, ci sono altri modi per nutrirti. Potrei ficcarti degli aghi nelle vene dei polsi ed iniettarti delle soluzioni nutrienti se voglio. Ma ti lascio una scelta: o gli aghi o questa- indico la sbobba.
Corvina la guardò in cagnesco ed infine aprì la bocca, rassegnata. L’uomo subito la riempì con un cucchiaio stracolmo di minestra maleodorante.
-Ecco bene, continuate così-
Sarah se ne andò, soddisfatta del risultato mentre Corvina deglutiva la zuppa amara.
-Mi dispiace- disse l’uomo imboccandola -ma io ti avevo avvertita-
-Giuro che appena mi libero da qui...-
-Non ti libererai mai-
-I miei amici-
-I tuoi amici- la interruppe lui -moriranno se verranno qui. Lei vuole ucciderli, tutti quanti-
-Ma noi siamo forti-
-Lo è anche lei, credimi-
-Tu chi sei?-
-Non mi riconosci? Tipico dei super eroi non riconoscere il tizio che hanno messo in galera-
-Dovrei conoscerti?-
-James Jenkins, ti dice qualcosa questo nome?-
-Ah si, lo spacciatore di cocaina più famoso a Jump-
-Proprio io, o almeno quel che ne resta- disse scuotendo il moncherino.
-Perché sei qui?-
-Lavoravo per un uomo che ci aveva fatto guadagnare molti verdoni ma Nicholas l’ha ucciso ed ha preso tutti i nostri soldi con la promessa di riceverne di più...-
-Ma non avete visto un centesimo-
-No, lui ci ha obbligato a lavorare per lui e quella Sarah è una macchina omicida di prima classe-
-Che hai fatto alla mano?-
-Ho provato a riprendere i soldi che erano miei di diritto ma sono stato scoperto e la signorina mi ha tagliato la mano-
-Sei diventato inutile e ti hanno messo alla sbobba-
-Si le cose stanno così-
Corvina deglutì l’ultima cucchiaiata di quella minestra nauseabonda, schifata.
-Beh abbiamo finito. Hai bisogno di fare pipì, popò o... che so io?-
Corvina non gli dette risposta.
-Ok va bene, se hai bisogno chiama-
L’uomo sparì dietro la soglia della porta, portando con se il carrello.
Corvina rimase nuovamente da sola in quella stanza fredda. La posizione in cui era obbligata era diventata scomoda ed opprimente, l’impossibilità di muovere le mani cominciava ad infastidirla. I secondi sembravano eterni ed i minuti non passavano mai. Immobile, era impossibile per lei liberarsi per quanto ci provasse ma ogni suo tentativo era vano.
 Non poteva fare altro che rimanere ferma, pregando di essere liberata ma allo stesso tempo sperare che i Titans non arrivassero mai per paura che qualcuno potesse morire per causa sua, di nuovo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
E COSI’ CORVINA E’ IMPRIGIONATA, DA SOLA. MI DISPIACE SE VI HO LASCIATO ANCORA IN SOSPESO PER BB E PER STELLA MA SPERO CHE QUESTO AUMENTI LA VOSTRA CURIOSITA’.
FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE E SE AVETE QUALCHE CONSIGLIO DA DARMI IO SONO SEMPRE APERTA!
A PRESTO!
CORVINA

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Capitolo 10
*** Speranza ***


Speranza
 
 
 
Quel piccolo pezzetto di terra sfrecciava nel cielo che iniziava a schiarirsi per l’arrivo del sole.
Robin sentiva le goccioline di sudore freddo scendergli sulle tempie mentre teneva entrambe le mani premute sul fianco destro dell’aliena dove il sangue non aveva cessato di fuoriuscire. BB era ancora privo di sensi, immobile tra le braccia di Cyborg mentre Brion giaceva immobile, in fin di vita.
-Stella! Resta con me!- disse Robin cercando di svegliare la ragazza, inutilmente.
-Dobbiamo portarla immediatamente alla torre!- gridò disperato a Terra.
-Non alla torre! All’ospedale!- disse Cyborg alla ragazza che si limitò ad annuire ed a virare leggermente a destra.
-Perché all’ospedale? Tu non sei in grado di guarirla?!- gli chiese lui.
-Non sono un dottore non riesco a fermare l’emorragia! Per quello c’era Corvina!-
Robin posò gli occhi su Stella; il cuore sembrò stringersi come in una morsa dolorosa vedendo la ragazza imbrattata di sangue rosso su tutto il corpo, contrastando il pallore della pelle.
Terra cercò di aumentare le velocità più che poté arrivando in breve tempo all’ospedale.
Cyborg e Robin scesero dalla zolla tenendo fra le braccia i feriti e correndo dentro la struttura.
-Io mi occupo di mio fratello!- disse lei alzandosi di nuovo in volo verso la torre.
 
Appena la zolla toccò l’isola, Terra trascinò con le sue ultime forze il corpo pesante di Brion sul prato, aspettando che guarisse. Il volto scarno e pallido del ragazzo venne  avvolto dai ciuffi d’erba verdi e rigogliosi che immediatamente si attaccarono alla sua pelle. Direttamente dai fili d’erba, passavano alle sue vene la loro linfa vitale. Terra osservò incuriosita i vasi sanguigni del fratello illuminarsi di verde per il passaggio della linfa mentre i ciuffi d’erba diventavano sempre più marroni, appassiti. Lentamente il colorito del ragazzo si fece più roseo e le ferite, un momento prima grondanti di sangue, si rimarginarono completamente senza lasciare cicatrici.
Terra si sdraiò al suo fianco continuando ad osservare il suo corpo guarire, con un filo di sollievo. Non distolse mai lo sguardo dal suo viso, aspettando che aprisse gli occhi o che emettesse almeno un gemito dandole un segno che fosse ancora vivo.
 
 
 
 
Cyborg e Robin sedevano immobili l’uno vicino all’altro su delle scomode sedie di acciaio freddo, in silenzio.
Appena entrati, un equipe medico aveva portato Stella in sala operatoria mentre BB era stato accolto da altri medici con massima urgenza.
I due rimasero lì per un tempo che parve infinito, sperando e pregando che le cose si risolvessero al meglio. Dopo circa un’ora un dottore entrò in sala d’aspetto, chiamando i due ragazzi fuori dalla sala.
-Il vostro amico sta bene- disse l’uomo.
I due tirarono un sospiro di sollievo.
-Possiamo vederlo?- gli chiese Cyborg.
Il dottore corrucciò la fronte rugosa, distogliendo lo sguardo.
-Secondo le regole del nostro ospedale no, ma per voi farò un eccezione- concesse.
Il dottore si incamminò per i bianchi corridoi immacolati, seguiti dai due.
-Dottore può dirci qualcosa su Stellarubia?- chiese Robin.
-La vostra amica è ancora in sala operatoria-
Robin abbassò lo sguardo.
-Ma appena saprò qualcosa verrò personalmente e riferirvelo- continuò lui  mettendogli una mano sulla spalla.
Robin sforzò un sorriso e continuò a camminare.
Il dottore si fermò davanti ad una stanza provvista di finestra dal quale si poteva osservare il paziente.
-Qui dentro si trova il vostro amico-
I ragazzi si avvicinarono alla finestra vedendo BB sdraiato supino sul letto, attaccato a delle macchine che controllavano costantemente i suoi parametri vitali. L’avambraccio destro era fasciato da delle garze e aveva inserito in vena una flebo.
-Come sta?- chiese Robin.
-Il vostro amico ha riscontrato parecchie lesioni superficiali ma niente che un po’ di ago e filo non possano sistemare. La scarica elettrica che il suo corpo ha subito è comparabile solo ad essere colpito da un fulmine-
I due sgranarono gli occhi.
-Ma il ragazzo è molto forte- continuò lui -non si è ancora svegliato ma lo farà presto, credetemi-
-Possiamo rimanere qui fuori?- chiese il mezzo robot.
-Non vedo il problema-
-Perfetto, grazie mille dottore- ringraziò Robin.
L’uomo si limitò a fare un cenno e se ne andò.
-Pensi che starà bene?- chiese Cyborg puntando sempre gli occhi oltre quella finestra.
-Hai sentito il dottore? Ha detto che si rimetterà-
-Intendevo quando scoprirà che Corvina è stata rapita-
Robin sospirò -Non lo so-
-E adesso cosa facciamo?- disse voltandosi verso Robin -Voglio dire abbiamo perso, di nuovo! E in più non sappiamo dove sia  Corvina e...-
-Io non lo so. Per adesso credo che dobbiamo solo aspettare che loro due stiano bene e sperare che Corvina non sia in condizioni peggiori-
Cyborg abbassò lo sguardo.
Dopo circa due ore di intervento lo stesso dottore si presentò ai ragazzi portandoli nella stanza di Stella.
Appena la vide, Robin si attaccò alla finestra della camera di lei reprimendo il forte istinto di entrare.
Robin guardò il dottore aprendo e chiudendo la bocca sforzandosi di parlare ma senza riuscirci.
-C-come sta?- chiese Cyborg.
-L’operazione è stata più dura del previsto: l’anatomia della ragazza era finora sconosciuta a noi ma siamo comunque riusciti a togliere tutti i frammenti di proiettile e fermare l’emorragia. L’abbiamo attaccata ad un respiratore perché aveva delle difficoltà ma anche lei è in via di guarigione-
Queste parole diedero solo un minimo di sollievo a Robin che rimase tuttavia preoccupato.
Cyborg gli mise una mano sulla spalla.
Il dottore senza dire nient’altro si allontanò col capo chino.
-Sono stato uno stupido- disse lui infine.
-Perché dici questo?-
-Perché è colpa mia! Quel proiettile era per me non per lei! Io glielo avevo detto di andarsene ma lei... ma lei...- disse sull’orlo del pianto.
-Non è colpa tua Rob-
-Si che lo è! Io avrei dovuto spingerla. Non dovevo permetterglielo!-
-No, non è colpa tua! E lei starà benone. Lo sai quanto è forte Stella! Di certo non sarà questo che la fermerà! Lei starà bene-
Robin abbracciò l’amico, confortato dalle sue parole.
-Io vado a vedere come sta BB. Se ci sono novità avvertimi-
-E tu fa lo stesso con me-
Cyborg fece un cenno e tornò indietro verso la stanza del ragazzo.
 
 
 
 
Un filo d’erba, mosso dal vento, gli solleticò il naso costringendolo a svegliarsi. Aprì lentamente gli occhi vedendo il volto di sua sorella, addormentata accanto a lui. Leggermente, posò una mano sul viso di lei scostandole i capelli. Nel periodo in cui era rimasto rinchiuso in quella cella, aveva avuto molte allucinazioni ma quel contatto lo rassicurò di ogni dubbio.
Terra aprì gli occhi, infastidita in un primo momento da quel contatto che l’aveva svegliata. Brion sorrise e la ragazza si lanciò sul fratello stringendolo a sé. A Brion scappò una risata di gioia ricambiando l’abbraccio.
-Ti ho cercato per così tanto tempo- sussurrò lei.
-Ed io da ancora più tempo-
Rimasero stretti nell’abbraccio a lungo.
-Ehi dove sono gli altri? Voglio ringraziarli- disse staccandosi.
Terra sussultò come se si fosse ricordata solo in quel momento che i ragazzi non erano ancora tornati dall’ospedale.
-Dobbiamo andare!- disse lei alzandosi in piedi.
-Dove?-
Le sue mani si contornarono di un’aurea gialla sollevando una zolla di terra e volando in direzione dell’ospedale.
 
 
 
 
 
 
 
Con l’autorizzazione di un dottore, Cyborg riuscì ad entrare nella stanza dell’amico sedendosi su una sedia accanto al suo letto.
-Ti hanno ridotto proprio bene eh?- disse sospirando - Il dottore ha detto che starai benone ed anche Stella si rimetterà-
Cyborg guardò il piccolo schermo dietro di sé, dove veniva trasmesso il battito cardiaco di BB.
Sospirò.
-Qui la situazione è molto dura sai, senza te ad alleggerirla facendo stupide battute...- sorrise.
 -Apparte tutto, ci manchi BB. E dopo... stanotte non sarebbe male ecco ricevere una buona notizia come il tuo risveglio- si prese la testa tra le mani, massaggiandosi le tempie.
-Amico, quando sei diventato così sentimentale?- parlò con voce roca.
Cyborg alzò la testa sorpreso e colmo di gioia.
-BB! Come ti senti amico?-
-Come se un camion mi fosse passato sopra... per tre volte!-
-Questo spiegherebbe il perché delle tue orrende battute-
BB sorrise.
-Credo di aver avuto un vuoto di memoria. Dove sono gli altri? Dov’è Corvina?-
-BB c’è qualcosa che devi sapere... Hanno sparato a Stellarubia-
-Cosa?! Sta bene?- lo interruppe lui.
-E’ stata appena operata, Robin è con lei. Il dottore dice che si rimetterà in fretta-
BB tirò un sospiro di sollievo -E dov’è Corvina?-
-Sai mi sono appena ricordato che non ho avvisato Robin che ti sei svegliato- disse il mezzo robot alzandosi -torno subito-
-Cyborg, tu non vai da nessuna parte. Dimmi dov’è lei!-
Cyborg congiunse le mani picchiettandosi con gli indici e abbassò il capo, nervoso.
La porta di quella stanza si spalancò con violenza, sbattendo contro la parete. BB uscì velocemente strappandosi via le fasciature che gli impedivano i movimenti seguito da Cyborg che cercava disperatamente di trattenerlo.
-BB! Ehi torna qui! BB!-
-No, no, no, no- ripeteva parlandogli sopra.
Cyborg si portò il braccio sinistro alla bocca, usando il comunicatore.
-Ehi Robin, BB si è svegliato-
Il ragazzo dall’altra parte del microfono riuscì a sentire BB.
-Lo ha saputo non è cosi?-
-Non l’ho potuto evitare-
-Arrivo-
Cyborg si voltò verso BB che intanto era stato accerchiato da dei medici che cercavano di riportarlo a letto.
-Lasciatemi! Lasciatemi!- disse divincolandosi.
Cyborg si piazzò davanti a lui fermandolo per le spalle.
-BB devi calmarti!-
-Come faccio a calmarmi sapendo che quello psicopatico ha Corvina!-
-Ehi!- cercò di interromperlo.
-Per quanto ne sappiamo potrebbe averla torturata o-o peggio!-
Cyborg lo strinse ancora di più e lo scosse con forza.
-Ti vorrei ricordare che Corvina è una mezzo demone. Ha dei poteri enormi e niente la può fermare, può anche darsi che sia già sulla strada di casa-
La porta della sala d’aspetto si spalancò all’improvviso. Per un attimo BB fu scosso da un senso di speranza e di sollievo per poi essere colto da un senso di sconforto vedendo che sulla soglia non c’era chi si aspettava.
-BB stai bene!- la bionda si fiondò al collo del ragazzo stringendolo.
Nonostante la delusione, BB ricambiò l’abbraccio con affetto.
Brion si avvicinò, stringendo la mano a Cyborg.
-Grazie per avermi aiutato e per esservi presi cura di mia sorella-
-Dovere- rispose lui.
-Non so davvero che cosa avrei fatto senza voi-
-Già e questo è il motivo per cui ci devi delle spiegazioni- disse Robin sbucando dalle loro spalle.
Brion e Terra si scambiarono degli sguardi telepatici.
-Che cosa vuoi sapere?- chiese lui.
-Perché non partiamo dal principio? Perché ti hanno rapito?-
Brion sospirò.
-Io e Tara proveniamo da Markovia. Era un piccolo regno in Europa governato da due meravigliosi sovrani, i nostri genitori. Ma ci fu un colpo di stato con lo scopo di uccidere la famiglia reale. I nostri genitori furono i primi a morire mentre noi riuscimmo a scappare ma purtroppo ci siamo separati. L’ho cercata in tutto il regno ma di lei non c’era più traccia. Fui costretto ad andarmene perché, in quanto principe, tutti conoscevano la mia faccia e tutti mi volevano morto. Girovagai in Europa da uno stato all’altro alla disperata ricerca ma senza risultati e più passava il tempo e più perdevo le speranze. Non avevo un posto dove andare, soldi per mangiare e quindi cominciai a fare qualche piccolo furto per guadagnarmi qualcosa per poi spenderli nei bar. Mentre stavo bevendo in un pub a Parigi, il proprietario accese la televisione sul telegiornale. La donna che stava parlando cominciò a parlare di strani terremoti che stavano scuotendo la costa degli Stati Uniti. I terremoti non erano casuali ma sembravano seguire un percorso. Quando Tara scoprì i suoi poteri, non era in grado di controllarli e spesso scatenava terremoti. Io non ci pensai due volte: raccolsi gli ultimi soldi che avevo e presi l’aereo per l’America ma quando arrivai i terremoti erano finiti. Quindi feci delle ricerche e ogni volta che si presentava un terremoto anche piccolo, io mi precipitavo sul luogo sperando di trovarla...-
-E come mai ti hanno rapito?-
-Beh questo non saprei...-
-Suppongo volessero qualcuno vicino a BB- s’intromise Terra
-Ma lui non era affatto vicino a me- replicò BB.
-Lui no ma io si-
-Volevano una talpa. Sapevano che avresti fatto di tutto per tuo fratello- disse Cyborg.
-E invece quando mi ricattarono io ero già fuori dal team-
-Dopo... Azarath?- chiese BB.
Terra si limitò a fare un cenno.
-C’è una cosa che non riesco a capire però- disse Robin -Come hanno fatto a rapirti? Voglio dire hai degli enormi poteri e da quanto ho capito, guarisci al contatto con il terreno-
-Esatto- rispose Brion.
-Allora cosa è successo?-
-Mi hanno teso una trappola. Ho incontrato Nicholas in una caffetteria e parlava con un altro uomo su degli strani terremoti e di una strana ragazza dai lunghi capelli biondi che girava nel suo quartiere. Stava parlando ad alta voce ed ora che ci penso era ovvio che voleva che ascoltassi. Ingenuamente mi avvicinai a lui e chiesi spiegazioni. Gli dissi che io potevo risolvere il suo problema e lui per ringraziarmi mi offri un caffè e dopo ricordo solo il buio-
-Droga nel caffè, tipico di lui- borbottò Terra.
-Mi devo essere risvegliato qualche giorno dopo perché avevo molta fame ed ero debole-
BB sentì un brivido percorrergli la schiena al pensiero che Corvina potesse subire lo stesso trattamento.
-Dobbiamo andare a salvarla- disse.
-Salvare chi?- chiese Brion.
-Quella che ti ha salvato le chiappe ecco chi-
-BB non sei in grado di affrontarlo- gli disse Terra.
-Se quello psicopatico mette le mani addosso a Corvina...-
-E’ ovvio che lo farà- la interruppe Robin piazzandosi davanti a BB -Lo farà perché è la sua unica arma contro di te. Dobbiamo essere più furbi di lui e non essere impulsivi. Qualsiasi errore può portare Corvina più vicina alla morte e nessuno di noi vuole questo-
-Ma...- cercò di interromperlo.
-Se agiamo come una squadra possiamo riuscire a fermarlo prima che succeda qualcosa di irrimediabile-
BB abbassò gli occhi.
-Per Corvina- disse Cyborg allungando una mano al centro.
-Per Corvina- ripeté Robin mettendo la sua mano sopra quella dell’amico.
-Per Corvina- disse Terra imitando il movimento seguita dal fratello.
Con le orecchie basse, BB allungò la mano poggiandola sopra le altre.
-Per Corvina- disse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
MI SCUSO SUBITO CON TUTTI PER IL MIO IMMENSO RITARDO MA A MIA DISCOLPA HO TROVATO UN LAVORO E MI OCCUPA UN PO’ DEL MIO TEMPO CHE PRIMA DEDCAVO A SCRIVERE. MI SCUSO ANCORA UNA VOLT ANCHE SE SONO IMPERDONABILE.
IL CAPITOLO NON E’ MOLTO LUNGO LO SO MA PRESTO MI FARO’ PERDONARE ANCHE QUESTO. ALMENO ADESSO HO RISPOSTO AD ALCUNI INTERROGATIVI SU COME BRION FOSSE STATO RINCHIUSO.
SPERO COMUNQUE CHE VI SIA PIACIUTO, LASCIATE UNA RECENSIONE E FATEMI SAPERE!
BACI, CORVINA

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Capitolo 11
*** Segreti ***


Segreti




Ancora una volta i suoi occhi si spalancarono, risvegliandosi nel solito tugurio in cui era imprigionata. Non vedeva un raggio di sole da giorni ormai e non riusciva più a distinguere il giorno dalla notte. Persino i pasti che Jenkins che le portava tre volte al giorno erano uguali: una brodaglia maleodorante dal sapore amaro al quale però, si era abituata.
Ogni giorno malediceva le rune sulla barella a cui era legata, provando disperatamente di liberare almeno un arto. Il corpo le si era indolenzito e irrigidito terribilmente provocandole talvolta dei forti spasmi muscolari accompagnati, naturalmente, da dolori atroci.
Il tempo infinito lo passava  a meditare cercando di raccogliere le forze e concentrarsi sulle rune, senza però risultati.
-Ben svegliata dormigliona?-
-E’ così tardi?-
-Oh non immagini quanto-
-Che ore sono?-
-Ah-ah-ah  non sono affari tuoi-
-Pensi che sapendo l’ora io potrei liberarmi o che so io?-
-Mai sentito parlare di tortura psicologica? E’ un po’ quello che facevi tu a BB-
-Ecco questi non sono decisamente affari tuoi!-
-Beh dato che sei rinchiusa qui, senza via di fuga, in mia custodia... Beh si direi che la tua vita personale mi riguarda parecchio. Dato anche che la voglio distruggere-
-Sai sono giorni ormai che dici questa frase, cominci ad essere ripetitiva-
-Puoi continuare a fare la dura quanto vuoi ma sappiamo entrambe che l’idea ti terrorizza. Ho visto come hai reagito quando BB è finito sotto quella rete ed ho amato quella reazione-
Corvina strizzò gli occhi.
-Era così spontanea così piena d’amore, così piena di paura di perdere. Stupenda- continuò lei.
-Sei solo una stupida ragazzina ingenua ecco cosa sei! Pensi che abbia ucciso tuo fratello quando non l’ho neanche mai visto!-
-SI CHE LO HAI FATTO!-
-Chi te lo ha detto questo? Nicholas non è vero? Ti credevo più intelligen...- Sarah non le permise di finire la frase e le diede uno schiaffo, facendola voltare verso destra.
Corvina sentì il sapore amaro del sangue in bocca e sputò a terra.
-Non osare mai più parlare di lui. Lui era tutto ciò che avevo e tu me lo hai portato via-
-Ho trascorso tutti gli anni della mia vita a fare del bene per respingere Trigon... Cazzo sono diventa persino un’eroina e credi che io possa davvero uccidere qualcuno? No, non sono io che sto mentendo-
Sarah la fissava mentre i suoi occhi si facevano sempre più umidi.
Si voltò, nascondendosi  e si avviò con passo fermo verso la porta.
-Niente pranzo oggi- disse senza voltarsi e sbattendo la porta.




Le porte della torre si spalancarono facendo entrare su una sedia a rotelle Stella, spinta da Robin. Continuò a spingerla attraverso il lungo corridoio arrivando all’ascensore. Staccò le mani dalla carrozzina e silenziosamente premette il pulsante di chiamata.
I due si scambiarono uno sguardo malinconico.
 Le porte dell’ascensore si aprirono. Il ragazzo meraviglia riprese i manici della carrozzina spingendola al suo interno.
Le porte si richiusero e l’ascensore cominciò a salire emettendo un lieve ronzio.
Robin avvicinò lentamente la sua mano a quella di Stella, stringendola intrecciando le dita.
-Non posso credere che una cosa del genere sia successa-
Robin non rispose.
-Povero BB-
Le porte si riaprirono e Robin spinse fuori la carrozzina, spingendola fino alla ops room.
Terra e Brion erano seduti sul divano davanti alla televisione insieme a Cyborg.
Il mezzo robot si voltò di scattò sentendo le porte aprirsi. La sua bocca si curvò in un lieve sorriso.
-Per un attimo ho creduto foste BB- disse avvicinandosi alla rossa -ma sono comunque contento di vederti a casa-
Stella si limitò a sorridere affettuosamente all’amico.
Seguirono Terra e Brion che salutarono calorosamente la ragazza.
-Non è ancora uscito eh?- chiese il leader.
Cyborg scosse il capo.
-Vieni, ti porto nella tua stanza- disse infine lui girando la carrozzina.
-Ah, Robin?-
Il ragazzo si voltò.
-Abbiamo preso il corpo di Dana e le abbiamo dato una degna sepoltura, qui a Jump City... Così Corvina potrà andarla a trovare-
Il ragazzo fece un cenno di approvazione e riprese a spingere la carrozzina.
L’aliena si volto per quanto poté, salutando i ragazzi che si stava lasciando alle spalle.

Stella si aggrappò al collo di Robin mentre lui delicatamente la sollevava dalla carrozzina, appoggiandola sul letto.
-Grazie- disse lei.
Con lentezza, l’aliena si sfilò la felpa che le aveva prestato Cyborg cercando di non fare movimenti bruschi.
Robin guardò con amarezza la fasciatura che le avvolgeva completamente la vita.
Appena sotto le costole si scorgeva una chiazza di sangue imprigionata nella garza.
-Stasera ti aiuto a pulire la ferita- disse lui freddamente.
-Vedrai guarirò presto-
-Non avresti dovuto farlo-
-Beh cosa avrei dovuto fare?-
-Lasciar andare la pallottola-
-Saresti potuto morire-
-E cosi anche tu!- alzò la voce.
Stella abbassò gli occhi.
-M-mi dispiace-
-Lo so-
Stella si avvolse tra le coperte del suo letto e picchiettò con la mano destra il materasso.
Robin accettò l’invito e si sedette accanto a lei.
Gli occhi verdi della ragazza puntavano dritti verso quelli coperti dalla maschera. L’aliena avvicinò la mano al viso del ragazzo, accarezzandolo dolcemente. Con l’altra gli tolse delicatamente la maschera senza staccare le mani dal suo viso. Sorrise lievemente nel vedere quegli splendidi occhi azzurri che guardavano dritto nei suoi. Avvicinò il viso dell’amato al suo, congiungendo le labbra in un dolce bacio.



Nell’interno della sua stanza, BB rimaneva rinchiuso.
La sua camera era colma di fogli riguardanti casi che interessavano il suo patrigno.
Era sul letto, sdraiato in posizione fetale stringendo nella mano sinistra una foto di lui e Corvina e nella destra una foto segnaletica di Nicholas Galtry. Fissò la faccia dell’uomo memorizzandone  ogni particolare.
Il dolore e la rabbia che provava  aumentavano, per quanto cercasse di calmarsi per trovare una soluzione.  La cosa che desiderava di più era vendetta, il poter sentire il sapore del sangue di quell’uomo tra le sue fauci.  L’arresto gli sembrava  una via troppo semplice per una persona come lui.
No, questa volta bramava qualcosa di più della prigione, desiderava Galtry ai suoi piedi grondante di sangue per dargli il colpo di grazia e chiudere con il suo passato una volta per tutte. Troppe volte era tornato a tormentarlo tra dubbi e rimpianti ma adesso si ripromise di fare ciò che disse tempo fa:
-Io ti ucciderò-
Si alzò e prese il comunicatore tra le mani.
Lo fissò per qualche secondo e poi digitò il numero.




Sarah fissava dal piccolo monitor la sua prigioniera. Le sue parole riecheggiavano nella sua mente e non sembravano volessero smettere.
-Pensierosa?-
La ragazza si voltò di scatto.
-Ti ho spaventata?- continuò lui.
-Si, stavo pensando...-
Nicholas si sedette accanto a lei.
-E posso avere l’onore di sapere a cosa stavi pensando?-
-A Morgan... Com’è morto?-
-Lo sai come-
-Tu mi hai solo detto che lei lo ha colpito-
-Le cose sono andate così infatti-
-Si ma lei mi ha colpito e non mi ha ucciso-
-Perche adesso sa controllare i suoi poteri-
-Ma...-
-Adesso basta! Osi dubitare di me? Dopo tutto quello che ho fatto per te? Amavo Morgan come un figlio e-
-No- lo interruppe lei -non dubito. Volevo solo sapere come è successo-
-Certe cose sono troppo dolorose bambina, per essere riportate alla luce-
Nicholas si alzò uscendo dalla stanza. Non appena si chiuse la porta dietro di sé espirò a pieni polmoni, sollevato.
Sarah riprese  fissare la ragazza, sempre più assonnata e confusa.


Corvina si svegliò.
Si guardò intorno accertandosi di essere sola. Spesso quando si svegliava trovava Jenkins con il pasto o Sarah.
Si guardò i polsi, concentrandosi sulle rune. Gli strani disegni sulle manette sembravano essere meno marcati col passare del tempo, come se stessero scomparendo.
Corvina chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
-Azarath... Metrion... Zinthos-
Sentì le mani formicolare leggermente.
Abbassò lo sguardo e vide che le mani erano intrise di magia. Concentrò tutta la forza su di esse spingendo contro le manette.
La porta si spalancò di colpo, facendola deconcentrare e annullare i suoi poteri.
Sarah si avvicinò con passo svelto verso di lei.
Corvina sperò solamente che non se ne fosse accorta.
-Mio fratello era l’uomo da cui hai salvato BB-
Corvina la guardò con aria confusa, si chiese dove Sarah volesse arrivare.
-Intendi quella notte in cui l’ho incontrato?-
-I-io credo di si-
-Nicholas mi ha detto che BB era solo ma poi una ragazza con il mantello e degli strani poteri lo ha salvato-
Sarah alzò gli occhi verso di lei.
-Dimmi come è successo-
-Cosa?-
-Dimmi com’è successo!- ripeté lei con tono deciso.
-Perché dovrei?-
-Perché me lo devi-
Corvina la guardò dritto negli occhi, non aveva bisogno dei poteri per capire che Sarah era straziata dal dolore.
-Io non l’ho ucciso-
-Raccontami solo come sono andate le cose-
-Era uno dei miei primi giorni sulla Terra e non sapevo dove andare quindi,  spesso la sera, girovagavo per le strade cercando un buon posto per passare la notte. Una notte sentii degli strani rumori come se un macellaio picchiasse su un pezzo di carne. Mi avvicinai e distinsi due figure: un ragazzino di più o meno la mia età e un uomo più grande che lo stava prendendo a calci-
Sarah si mise una mano sul cuore premendo leggermente, come per paura che potesse scoppiare.
-Decisi di intervenire. Creai un capo di forza intorno al ragazzo e quando l’uomo lo colpì, fu scaraventato indietro. Corsi da lui che giaceva a terra e non dava segni di vita. Mi avvicinai al viso. Il volto era coperto da una maschera ma si poteva vedere benissimo la sua pelle verde, nonostante fosse ricoperta da una grande quantità di sangue. Mi accertai che respirasse ancora mentre l’uomo si rialzò. Venne verso di me puntandomi una pistola contro. Io creai un altro campo di forza ed i proiettili schizzarono da tutte le parti. Uno gli sfiorò il braccio ferendolo. Finì di scaricare il caricatore e si avventò contro di noi. Prima che potesse raggiungermi, espansi il campo di forza e lo colpì lanciandolo metri da noi. Il ragazzo che era ai miei piedi mugolò mentre l’uomo si rialzò. Incrociai il suo sguardo per un istante prima di decidere di teletrasportarmi via di li con il ragazzo-
Finito il racconto, Corvina cercò gli occhi di Sarah che guardavano fissi il pavimento.
-Questo è tutto?- chiese la bruna.
-Si. E’ stata l’ultima volta in cui l’ho visto ed era ancora vivo-
-Ok- disse mentre annuiva leggermente con la testa, tenendo sempre una mano premuta contro il cuore.
-Ok- ripeté.
E a sguardo basso uscì dalla porta, chiudendola a chiave dietro di sé.





ANGOLO DELLA SCRITTRICE.
RIECCOMI DOPO UNA LUNCHISSIMA PAUSA. VOGLIO CHIEDERE SCUSA A TUTTI QUELLI CHE LEGGONO E SEGUONO LA STORIA E VOGLIO FAR SAPERE A TUTTI CHE TORNERO’ AD AGGIORNARE PIU’ FREQUENTEMENTE. INFATTI SONO GIA’ ALL’OPERA DEL PROSSIMO CAPITOLO.
INTANTO FATEMI SAPERE CHE COSA NE PENSATE DI QUESTO LASCIANDO UNA PICCOLA RECENSIONE.
GRAZIE A TUTTI E A PRESTISSIMO!
CORVINA.

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Capitolo 12
*** Minacce ***


Minacce








La mezza luna splendeva alta nel limpido cielo di Jump City. Persino le stelle quella notte sembravano essere più luminose del solito brillando come diamanti intorno alla sorridente luna.
Il mutaforma se ne stava accovacciato sul cornicione di un palazzo, da solo.
Rivolse lo sguardo al cielo, godendosi lo spettacolo ma senza scordare il motivo per cui era lì quella notte. BB non fece a meno di sospirare, colto da un momento di nostalgia.
-Pensi alla tua bella?-
Comparì dal nulla da dietro le sue spalle. BB si chiese come non fosse riuscito a non accorgersi della sua presenza dato i suoi sensi sviluppati.
-E’ per questo che ti ho chiamato-
Si alzò in piedi e si voltò di spalle verso di lui.
-Sai? Ero sicuro che un giorno mi avreste ricontattato ma quando mi hai chiamato ero convinto che fosse Robin con un altro dei suoi assurdi piani... Mi ha sorpreso il fatto che fossi tu-
-Ed è per questo che hai tenuto il nostro comunicatore? Non dirmi che magari ci speravi anche-
-Pff-
Lanciò il piccolo oggetto per terra.
-Nemmeno ricordavo di averlo,anzi credevo di aver buttato quell’affare-
-Oh andiamo X non c’è bisogno che tu faccia il duro con me: ho solo bisogno del tuo aiuto-
-Questo me lo hai già detto al telefono. Che cosa vuoi di grazia?-
-Dobbiamo salvare Corvina-
X si piegò sulle ginocchia emettendo una sonora risata.
-Che c’è di così divertente?-
-Che c’è di così divertente?! Mi stai proponendo un suicidio! Ma la parte davvero divertente è che tu pensi che io accetti-
-Non ti sto proponendo un attacco frontale. Ti sto proponendo di sgattaiolare dentro liberare la mia ragazza e andare via-
-Ma elaborare piani suicidi è una caratteristica speciale del vostro team?-
BB alzò un sopracciglio.
-Perfetto ti elenco i motivi per cui questo piano è un grosso buco nell’acqua: motivo uno; non sappiamo dove sia la base. Motivo due; non sappiamo in  che stanza si trovi Corvina e saremo costretti ad aprire qualsiasi cella sperando di non trovare troppi scagnozzi tutti insieme. Motivo tre: non conosciamo le posizioni delle telecamere di sicurezza-
BB si avvicinò la mano al mento, stringendolo.
-Ci deve essere per forza qualcosa. Tu hai conoscenze, qualcuno deve pur sapere dove si trova-
-Senti ragazzino ti do una dritta: se vai ad un mercato clandestino mai chiedere a dei criminali dove abitano altri criminali specialmente se si tratta di Galtry che ha occhi e orecchie ovunque-
-Grazie ma credo sia molto improbabile che io ci vada-
-Non si sa mai- fece spallucce.
BB si avvicinò una mano al mento e cominciò a camminare avanti e indietro.
-E se usassimo la magia?-
-Magia?! E da chi la vai a prendere la magia?-
-Dalla madre di Corvina-
-Dana? Ma non era morta?-
-Si ma io intendevo la sua vera madre, quella biologica-
-Sinceramente io non mi fido molto delle stregonerie. Vista la nostra esperienza dell’ultima volta, dovremmo tenerci... tenermi alla larga-
X si sedette sul cornicione facendo penzolare nel vuoto la gamba destra, tenendo la sinistra sotto il sedere.
-Beh tu che proponi di fare allora?-
-Tua la ragazza, tuo il piano-
BB guardava fisso il pavimento, osservando i minuscoli sassi spostarsi ad ogni passo del suo piede.
 
 
 
 
 
 
Appena Sarah uscì dalla stanza, Corvina tirò un sospiro di sollievo: non l’aveva scoperta.
La conversazione con la sua carceriera era stato diverso dal solito. Spesso Sarah cercava di estorcerle informazioni o semplicemente cercava di intimorirla minacciandola.
Per la prima volta Corvina riuscì a scorgere un’emozione negli occhi della ragazza che finora le sembravano solo vitrei.
Scosse la testa scacciando via quei pensieri ricordandosi cosa era più importante. Le mani cominciarono a formicolare di nuovo ricoprendosi di magia. A pugni stretti, Corvina cercava disperatamente di spezzare quelle catene. La fronte le si inumidì terribilmente facendo scivolare qualche goccia di sudore sul viso.
Si fermò all’istante nel sentire dei passi pesanti avvicinarsi alla sua porta. Lentamente si aprì, facendo entrare al suo interno una persona che Corvina non si sarebbe mai aspettata.
 
 
 
 
 
-Io non capisco perché hai voluto che indossassi questa cosa! Questi vestiti poi- si lamentò BB sistemandosi la maschera e la tuta.
Il volto era coperto da una maschera completamente nera, la tuta dello stesso colore aderiva perfettamente la suo corpo stringendolo un po’ sulla zona inguinale.
-Perché lì dove stiamo andando ci sono la maggior parte dei criminali di Jump City e già non mi vedono di buon occhio e poi quei vestiti sono l’unica cosa più decente che potessi trovare al posto della tua tuta-
-E io cosa c’entro con questo?-
-Se vedono che porto un eroe in un mercato clandestino penseranno che faccia parte dei buoni e noi due verremmo linciati-
-Ehi ti ricordo che stai parlando con un Titans. Probabilmente avrò rinchiuso la maggior parte di loro in galera-
-Già ma adesso non siete cinque contro uno, sono un esercito di persone che ti vogliono morto contro uno. Lo capisci?-
BB si limitò a lanciargli un occhiataccia finché non si rese conto che con quella maschera che gli copriva interamente il volto, era impossibile notare ogni minima espressione.
-Si, si come ti pare. Ma dove si trova questo mercato clandestino? Ormai è un po’ che camminiamo-
-Non dirmi che il principino è già stanco-
-No io...-
-Tranquillo è dietro l’angolo-
Si fermarono davanti ad una porta in acciaio.
BB non fece a meno di notare dei cocci su quella porta, simili a bossoli di proiettile.
X bussò due volte.
Lo spioncino si alzò mostrando gli occhi di un uomo. Erano lucidi e molto arrossati e le iridi marroni scure puntavano dritto su BB.
-Oh- disse X -Lui? Lui è solo un amico che vuole entrare nel giro giusto, mi spiego?-
Senza dire nulla, l’uomo chiuse con violenza lo spioncino e aprì la porta ai due clienti.
Davanti a loro si aprì un lungo corridoio rosso.
X entrò senza sbattere ciglio e dando una mano sulla spalla all’uomo che aveva aperto la porta. Lui però continuava a fissare BB. Per un attimo il mutaforma si sentì come messo a nudo, come se quell’uomo potesse percepire i suoi pensieri più profondi.
BB distolse lo sguardo e seguì X per il lungo corridoio rosso.
L’uomo tirò fuori dalla tasca un walkie talkie portandosi il piccolo oggetto alla bocca.
-X ha portato un amico-
 
 
 
 
 
 
 
-Ahh- sospirò lui allargando le braccia.
L’uomo entrando, aveva portato con sé un odore acre.
Corvina!- riprese -Credevo che alla fine non ti avrei più rivista-
La maga alzò un sopraciglio, confusa dalla sua affermazione.
-Credevo che a questo punto tu fossi già a fare giochi di magia all’inferno-
Si spiegò lui, come se le avesse letto la domanda negli occhi.
-Beh? Non dici nulla? Non sei contenta di vedermi?- disse ridendo.
L’odore del suo alito arrivò anche al naso di Corvina.
-Beh cosa ti aspetti che ti dica?-
-Eccola!- rise -La ragazza insolente! Mi piace-
-Se ti piaccio adesso, dovresti vedermi arrabbiata-
-Non provocarmi, carina- disse con malizia.
-Nemmeno tu, idiota!-
L’uomo emise una risata.
-Ora capisco cosa ha visto BB in te-
-Che cosa vuoi tu da me? Cedevo che io facessi parte solo della vendetta di Sarah-
-Infatti è cosi, e così dovrà rimanere-
Corvina corrucciò la fronte, lanciandogli uno sguardo di sfida.
-Lei pensa che tu abbia ucciso suo fratello e questa cosa non deve cambiare-
-Come prego? Mi stai minacciando?-
Corvina rise.
Nicholas si avventò su di lei stringendole le guance con la mano e avvicinando il viso al suo.
-Non provocarmi ragazzina! Non sai di cosa sono capace-  La sua voce si incupì terribilmente, rivelando la vera natura dell’uomo.
Lasciò il viso di lei spingendola contro la barella.
Corvina mosse la mascella come per massaggiarsi il viso.
-Cosa puoi farmi tu per farmi mentire su una cosa del genere? Se dico la verità tu mi ucciderai, se mento Sarah mi ucciderà. Direi che non sei proprio in vantaggio-
-No è vero... per ora-
Nicholas tirò fuori dalla tasca un sigaro mettendoselo tra i denti.
-Cosa intendi?-
L’uomo prese un fiammifero e lo accese sulla barella, facendo strisciare l’oggetto vicino alla testa di Corvina. Accese il sigaro con soddisfazione come per farle capire che avesse già vinto.
-Intendo che presto non sarai l’unica prigioniera qui dentro e non potrai fare a meno di mentire-
Inspirò profondamente con la bocca, riempiendosi i polmoni di fumo.
-Non riuscirai a prenderlo-
-Oh si invece- mentre parlava il fumo usciva dalla bocca e dal naso creando una cappa maleodorante nella stanza  -In questo momento è a Jump City in un mercato clandestino. Mi basta uno schiocco di dita- disse ripetendo il gesto con la mano.
-Beh non credo che mentirò neanche in quel caso. Tu BB lo vuoi morto comunque-
-Già ma potrei anche fingere la sua morte e prendere tutti i suoi soldi. Voi due rimarreste qui imprigionati ma vivi e insieme- fece un altro tiro -Se continuerai a mettermi i bastoni tra le ruote ragazzina, il tuo fidanzatino morirà di una morte straziante e tu. Dovrai. Guardare- espirò il fumo sulla faccia di lei facendola tossire.
Nicholas sorrise.
Corvina lo guardava torvo cercando di controllare i suoi poteri per non farsi scoprire.
-Che dici? Ti ho provocato?-
L’uomo si voltò e se ne andò sogghignando.
 
 
 
 
 
 
 
 
Il corridoio sembrava infinito. Mentre camminava, BB non riuscì a non sentirsi un po’ nervoso, come colto da un brutto presentimento. Per un attimo desiderò che quel corridoio fosse davvero infinito per non dover superare la porta che c’era alla fine e dover entrare in un mondo che non conosceva.
-Esattamente cosa devo aspettarmi da questo posto?- chiese.
-Gioco d’azzardo, donne, soldi... Tutto quello che una persona possa desiderare!-
-Mph- disse con sufficienza.
-Ascolta qui la gente compra armi, droghe insomma non è un posto da prendere alla leggera. Se racconti una storia ad una persona ma poi cambi versione le persone qui lo notano. Sta vicino a me e non dire niente-
BB annuì.
La porta di ferro arrugginito si aprì con una leggera spinta di X. La porta cigolò leggermente facendo voltare tutti verso i nuovi arrivati. In quella piccola saletta, adibita a tavoli per il gioco d’azzardo, regnava il silenzio più tombale. Di tanto in tanto si sentivano solamente le voci dei mazzieri ma in quel momento tacquero anche loro scrutando dall’alto in basso i due.
BB deglutì.
-Vai avanti e non guardare nessuno- gli sussurrò piano X.
X cominciò a camminare a testa alta verso la prossima porta seguito a BB.
Nessuno in quella stanza aveva ripreso a giocare, continuavano tutti a scrutare i ragazzi seguendoli passo per passo.
BB non fece a meno di notare che nella stanza era presente anche un uomo di sua conoscenza.
X aprì la seconda porta e lui lo segui, lasciandosi alle spalle la saletta inquietante.
Appena la porta si richiuse, l’uomo tirò fuori dalla tasca un cellulare portandoselo poi all’orecchio.
-E’ lui, le voci sono vere-
-Blake se questa e una delle tue stronzate, vedi di finirla! Ho già minacciato Corvina con questa storia mi serve che sia lui-
-E’ lui- ripeté convinto.
-Bene, allora vedi di portarmi il suo dannato culo verde qui e all’istante!-
Blake chiuse la telefonata annuendo con il capo, come se Nicholas potesse vederlo.
Si alzò in piedi e fece cenno ai suoi uomini seduti dietro di lui.
-Signori, andiamo a prendere a calci qualche tizio in maschera-
 
 
La porta si spalancò rivelando dietro di essa quello che sembrava un vero e proprio mercato. C’erano bancarelle di ogni tipo e che vendevano qualsiasi cosa: dalle armi a segreti governativi.
-Non me lo aspettavo così- ammise BB.
-Beh è un mercato nero come pensavi che fosse?! Che fossero tutti incappucciati con degli strani mantelli neri?-
-Ehm... no. Pff ma certo che no!-
X scosse la testa.
-Quindi da dove cominciamo?-
-Da un mio amico. Vieni- gli fece cenno con la testa.
Svicolarono tra le fitte bancarelle e tra la folla affamata di informazioni ed impazienti di comprare nuove attrezzature.
In un angolo della baracca, un uomo era appoggiato con la schiena al muro fumando una sigaretta.
BB lo scrutò dall’alto in basso: l’uomo indossava un completo blu a righe gialle ed un cappello dello stesso colore delle righe, sulla testa. Le mani erano coperte da un paio di guanti blu, decorati con un bottone d’oro sul polso, lo stesso tema era ripreso per le scarpe blu con una fibbia d’oro. Teneva il capo chino, nascondendosi la faccia con l’ombra del cappello. S’intravedeva soltanto la bocca, di tanto in tanto, sputare fuori il fumo grigiastro.
-Nessuno te lo ha mai detto che non si può fumare al chiuso?- gli chiese con tono scherzoso.
-E a te non hanno mai detto di tenere la bocca chiusa?-
Il tono dell’uomo era tutt’altro che scherzoso.
Alzò la testa guardando dritto verso X rivelando il viso di un uomo anziano. Il viso rugoso era sfregiato da una cicatrice sulla guancia che arrivava vicino all’orecchio destro dell’uomo. Nonostante il viso stanco, gli occhi erano ancora vividi, ancora ardenti di una forza interiore che mai avrebbe lasciato.
-Ancora con queste maschere eh, J?- spense la sigaretta contro il muro e ne accese subito un’altra.
-Se tengo la maschera c’è un motivo ed uno di questi è che nessuno deve sapere il mio nome!- disse  indicando con gli occhi BB.
-Perché lui non è un tuo amico?-
-Beh non proprio-
Prese il polso di BB scostando la manica e facendo intravedere la pelle verde.
-Oh capisco-
-E’ per lui che siamo qui-
-Cosa volete sapere?-
-Dove si trova Nicholas Galtry per iniziare- rispose BB.
-Calmati ragazzino, non vedo il tuo patrigno da anni-
-Come fai a...?-
-So benissimo chi sei Garfield, io lavoravo per lui nella sua ristretta cerchia di amici-
-E come mai adesso sei qui?-
-Lo vedi questo?- si indicò la cicatrice -Questo me lo ha fatto lui in persona, dopo aver ucciso la mia famiglia. Non sei l’unico a cui Galtry ha rovinato la vita-
-Perché ha fatto una cosa del genere?-
-Ero una spia, un infiltrato e appena Lui lo ha scoperto è entrato in casa mia. Blake ha violentato mia moglie e Nicholas l’ha uccisa davanti a questi occhi- disse indicandoseli.
Prese una foto della donna dal portafogli e gliela mostrò insieme ad una ecografia.
BB guardò l’uomo con un espressione interrogativa.
-Si, lei era incinta-
-Signore, io non posso rimediare alle stragi che ha fatto il mio patrigno ma posso fare in modo che le paghi, tutte quante-
-Chi?-
-Come scusa?-
-Chi ti ha portato via, oltre ad i tuoi genitori?-
-La mia ragazza-
-Figliolo lascia che un vecchio ti dia una lezione: l’amore è una cosa bellissima e quello vero capita solo una volta in tutta la vita. Non permettere mai a nessuno di portartelo via, non fare come me-
BB si limitò ad accennare.
L’uomo si slegò dal polso il Rolex d’oro consegnandolo a BB.
-G-grazie ma non posso davvero accettare-
-Ma cosa stai dicendo stupido, quello non è un orologio qualunque-
L’uomo premette un bottone sul cinturino e lo schermo immediatamente si oscurò. Qualche secondo dopo una voce di un uomo giovane echeggiò dall’orologio.
-Si signore?-
-Ragazzo questo BB uno dei Teen Titans-
-Si so esattamente chi è, la sua ragazza è imprigionata qui-
-E’ Corvina! Lei come sta?-
-Piano playboy lei sta bene-
BB non poté evitare di tirare un sospiro di sollievo.
-Ascoltami soldato- riprese l’orologio il vecchio -io ora ti lascio nelle mani dell’innamorato. Aiutalo con ogni mezzo disponibile-
-Si, signore-
La chiamata s’interruppe.
-Io non so come ringraziarla-
L’uomo gli mise una mano sulla spalla avvicinandosi al suo orecchio.
-Fagliela pagare-
 
-Signori e signore!- urlò un uomo attirando l’attenzione              .
-Blake- digrignò tra i denti l’uomo.
-Il mercato è stato violato- continuò lui -Da chi? Dal non di meno eroe preferito della città. Signori e signore il vero Teen Titans Beast Boy-
Le persone intorno erano confuse bisbigliando tra di loro.
-Guardate proprio lì davanti a voi. Quello accanto a Rosso X- poi si rivolse a BB -Perché non ti togli la maschera e fai vedere chi sei veramente?-
BB rimase immobile.
-Oh! Hai bisogno di una motivazione?- lanciò verso di BB delle foto -Eccola lì la tua motivazione.
-Non ti azzardare a guardarle- gli proibì X.
-Non farlo- gli sussurrò il vecchio mettendogli una mano sulla spalla.
BB si scrollò la mano di dosso, camminando rigido verso le foto. Si chinò raccogliendole da terra. Erano tre foto rappresentanti Corvina legata a quella sudicia barella.
-Allora? Ti bastano? O vuoi che chiami direttamente Sarah per farti sentire le sue urla mentre la tortura?- lo provocò Blake.
BB si tolse la maschera e la lanciò insieme alle foto ai piedi dell’uomo.
Blake si voltò soddisfatto verso la folla che li aveva accerchiati.
-Che vi avevo detto? Questi eroi, signori, sono ovunque e riescono persino a convertire quelli come noi- disse indicando X.
-Quindi- riprese -vogliamo fare qualcosa a riguardo o no?-
Un eco di “si” si levò tra la folla.
-Bene! Allora prendeteli e portateli a me!-
Blake si girò verso BB sussurrando -Game over-
La folla si avventò contro di loro con una ferocia tale che i tre non riuscirono nemmeno a difendersi.
Furono portati in ginocchio ai piedi di Blake, proprio come lui aveva richiesto.
-Bella mossa ragazzino- si rivolse X a BB.
Blake si avvicinò al vecchio.
-Bene, bene ma guarda qui abbiamo qui. Chi non muore si rivede e tu dovresti essere già morto da un bel po’-
L’uomo lo guardava con occhi spenti come e le offese di Blake gli scivolassero come acqua.
Innervosito, Blake decise di premere.
-A proposito come se la passa tua moglie all’inferno? Non ti ha più richiamato?-
Il vecchio con uno strattone si liberò dando un pugno sul mento di Blake per poi tornare in ginocchio.
-Vedete signori?- si rivolse alla folla -Questi individui meritano di essere puniti. Io ho già punito quest’uomo in passato             e non lo volli uccidere solo per fargli passare gli ultimi anni della sua vita solo come un cane. Beh direi che la sua vecchiaia in solitudine l’abbia passata e quindi adesso- si rivolse al vecchio -io ti do il permesso di morire-
Velocemente estrasse un coltello a serramanico e gli tagliò la gola.
L’uomo cadde a terra agonizzante, rigirandosi nel suo stesso sangue. Il fragore della folla si fece più forte sputando sull’ormai cadavere e deridendolo.
-Che anche gli altri facciano la stessa fine!- gridò un uomo tra la folla seguita da un eco di approvazioni.
-No! Signori, signori- calmò la folla Blake -Questi due fanno parte di un piano ancora maggiore. La morte è troppo facile. Loro si meritano di più, per questo verranno con me. Ma vi prometto, cari signori, che non la passeranno liscia-
Da dietro le spalle, un uomo li colpì con una mazza sulla nuca.
I due caddero a terra. L’ultima cosa che BB vide fu X svenuto accanto a lui e il fragore della folla esultante.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
PER PRIMA COSA VOLEVO FARE LE MIE SCUSE A TUTTI QUELLI CHE SEGUONO LA MIA STORIA E CHE SONO RIMASTI IN SOSPESO. MA ALLO STESSO TEMPO VOLEVO ANCHE ANNUNCIARE IL MIO RITORNO E VI PROMETTO CHE AGGIORNERO’ CON COSTANZA.
MI SCUSO ANCORA UNA VOLTA E RIGNRAZIO QUELLI CHE CONTINUERANO A SEGUIRMI.
 
UN BACIO,
CORVINA

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Capitolo 13
*** Sicurezza ***


Sicurezza
 
 
 
 
I raggi di sole che penetravano nella stanza buia, avevano trovato i capelli di lei color dell’oro.
Quello fu il suo primo dolce risveglio, dopo mesi di brusche sveglie seguiti da allenamenti pesanti. Suo fratello, accanto a lei, dormiva ancora profondamente e non dava nessun segno di volersi svegliare.
Restò ferma nelle calde lenzuola, godendosi la sensazione di benessere e tranquillità.
Con il viso schiacciato nel cuscino, osservava quello del fratello distinguendone i lineamenti e le forme. I capelli rossicci formavano delle onde che si riversavano sul cuscino, il volto era completamente rilassato e disteso.
I segni dei maltrattamenti subiti in quella prigione sembravano non aver mai toccato la pelle rosea del ragazzo, solo le guance erano scarne dovuta alla malnutrizione.
Terra continuava a fissarlo ma senza nemmeno sfiorarlo,  come si trovasse davanti ad magnifico dipinto al quale però non poteva mai arrivare.
Col passare del tempo, i raggi solari si fecero più caldi e più luminosi.
Per quanto odiasse l’idea di lasciare il fratello, si alzò dirigendosi verso il bagno. Il silenzio della torre faceva presumere che tutti erano ancora a letto.
Come biasimarli?
Non era solo la stanchezza per la battaglia e delle ferite che rendeva così profondi i loro sonni.
Quando una persona viene strappata dalla propria vita si possono avere reazioni differenti: c’è chi non mangia per giorni oppure si ingozza, chi non riesce ad addormentarsi la notte e chi invece trova conforto nel sonno, nel mondo dei sogni immaginando un finale diverso da quello reale. Terra lo sapeva bene.
 
 
Incredibile come a volte la vita toglie tutto.
 
 
A volte non faceva a meno di chiedersi come sarebbe stata la sua vita se non ci fosse mai stato quel colpo di stato. S’immaginava giocare nel prato del castello con suo fratello, sognava i balli al palazzo, sognava Brion incoronato legittimo re di Markovia. Ma se tutto questo non fosse successo, lei non avrebbe mai imparato a controllare i suoi poteri, ne mai avrebbe imparato ad essere indipendente. I ricordi scorsero nella sua memoria come fossero un film, cercando di trarne gli aspetti positivi in tutto quel disordine.
Nonostante la sua vita non fosse andata secondo i piani, era fiera di sé stessa per aver trovato finalmente un posto nel mondo ed esserci riuscita con le proprie mani.
Rientrò in camera attenta a non fare rumore e portando via con se un paio cuffie arancioni. Andò in cucina e si sistemò l’oggetto sulle orecchie, facendo partire a tutto volume la traccia.
Prese gli ingredienti necessari per preparare l’impasto dei pancake muovendosi a ritmo di musica.
Cucinò solo un paio di frittelle per se stessa e ripose l’impasto in frigo aspettando che gli altri si svegliassero.
Dopo tutto quello che aveva fatto, preparare la colazione era il minimo.
Prese da una mensola lo sciroppo d’acero e ne versò una generosa quantità sul piatto.
Senza togliersi le cuffie, si spostò sul tavolo ed armata di coltello e forchetta, gustò il suo pasto caldo. Il sapore dolciastro nella sua bocca sembrò risvegliarle le papille gustative ed era un sollievo dopo tutte quelle pappette insapori di cui si era nutrita ultimamente.
Il suo cuore non riusciva a smettere di ringraziare i Titans per averle riportato suo fratello e la libertà. Il suo pensiero raggiunse anche Corvina; ora era lei la reclusa. Nonostante lei fosse stata la causa della fine della sua relazione, Terra era grata anche a lei.
Un ragazzo verde s’insinuò nella sua testa insieme ad un senso di nostalgia.
Appena il sole si fece un po’ più alto, a mano a mano, gli altri Titans si alzavano dai loro letti ancora più esausti di quando erano andati a dormire. Per ognuno di loro, Terra riempì il piatto con i suoi pancake.
L’ultimo ad aggiungersi fu Brion.
Terra non fece a meno di notare che un Titan mancava all’appello.
-BB?- chiese.
Robin e Cyborg si scambiarono un’occhiata d’intesa.
-Credo che resterà in camera oggi, Terra...- le rispose Cyborg pulendosi la bocca dallo sciroppo appiccicoso.
-Ma non mangia niente?- insisté  lei.
Cyborg balbettò qualcosa senza dare una risposta precisa.
Robin intervenne.
-Credo che oggi BB preferisca stare da solo-
Un flebile -Oh- uscì dalle labbra di Terra, evidentemente delusa.
-Grazie per la buona colazione- tentò di tirarla su Stella.
-Non c’è di che- disse togliendo i piatti sporchi e ponendoli nel lavandino.
-Aiuto Stella a medicarsi e dopo elaboreremo un piano per salvare Corvina- esordì Robin.
Terra non diede risposta e cominciò a strofinare i piatti con del sapone.
Cyborg e Robin si guardarono di nuovo.
-Tutto bene Terra?- chiese preoccupato Cyborg.
-Oh si, si- disse lei con voce acuta.
-Hai capito quello che ho detto?-
-C-certo Robin, ho capito-
-Bene- disse lui spingendo la carrozzina fuori dalla porta.
Cyborg lo seguì.
Solo i fratelli rimasero nella stanza.
-Tara?-
-Si?-
-Sicura di star bene?-
-Certo-
Brion non sembrava convinto.
-Senti so che ti ci vorrà del tempo per riprenderti da questa cosa ma ora è tutto finito. Non ti preoccupare non dovrai più rivedere ne Nicholas Galtry ne Sarah-
-Non è quello-
Il fratello si prese il mento tra le mani.
-E’ per quel ragazzo?-
Il viso le si infiammò.
-Non è così?- insistette.
-...si-
-Da quanto ho capito è impegnato con quella Corvina-
-Infatti-
-C’è stato un periodo in cui siamo stati insieme- disse cercando di parlare con un tono freddo e più distaccato possibile.
-Perché vi siete lasciati?-
-Lei è tornata-
Brion si limitò ad appoggiarle una mano sulla spalla. Le delusioni d’amore non avevano bisogno di troppe parole.
L’occhio di Terra scivolò sull’impasto avanzato, facendole venire un’idea.
 
 
 
Bussò svariate volte alla porta di BB on un piatto di pancake fumanti in mano. Nessuno però sembrava volesse aprirle.
Bussò un’alta volta senza ricevere risposta.
Inspirò profondamente e si diede coraggio per oltrepassare quella porta ed entrare nella stanza, nonostante nessuno le avesse dato il permesso.
-Cosa stai facendo?- sbucò Cyborg alle sue spalle.
-Io ho pensato che magari avesse fame. Ho provato a bussare ma non vuole aprire e-
-Non ti ha aperto nessuno?-
-No. Perché? Cosa sta succedendo?- disse notando l’espressione preoccupata del mezzo robot.
Cyborg si precipitò sulla porta aprendola e rivelando la stanza vuota.
-Merda! Di nuovo!- imprecò lui.
-Giuro che se gli metto le mani addosso... Robin!- disse sparendo tra i corridoi.
Terra rimase immobile.
-Di nuovo?!- ripeté lei.
Spinta dalla troppa curiosità entrò nella stanza. Il disordine regnava come al solito sovrano.
Si mise davanti allo specchio, vedendo nel suo riflesso BB che, impacciato, provava nuove tecniche per invitare una ragazza ad uscire.
Rise ricordando il momento in cui lo colse in flagrante.
Si spostò verso la finestra.
 
 
-Ti fidi di me?
-Più di qualsiasi altra persona io abbia mai conosciuto-
 
 
Un brivido le percorse la spina dorsale. Come per riflesso si spostò sulla scrivania, notando delle foto sparse. Le raccolse e le lasciò scivolare tra le dita, osservandole una per una.
Alcune foto ritraevano tutto il team insieme mentre altre erano solo di Corvina. La ragazza nelle fotografie non guardava mai in camera ma era sempre impegnata a fare altro come se non si fosse accorta del fotografo. In alcune foto meditava, in altre beveva da una tazza.
Persino Terra ammise la sua tetra bellezza.
Nell’ultima foto Corvina rideva. Era seduta sulla spiaggia, la luce aranciata del sole e le guance rosse di lei sembravano ritrarre la fine di una bella giornata.
Istintivamente Terra voltò la foto, rivelando una data ed una dedica.
 
 
05/07
Prima uscita con una conclusione perfetta.
 
 
Voltò di nuovo la foto, osservandone i particolari.
-Che stai facendo?-
Lo spavento la fece sobbalzare, facendole cadere tutte le foto.
-N-niente Stella, io...-
L’aliena le sorrise amabilmente senza infierire.
Terra sentì un calore nel petto che solo Stella era in grado di farle provare, un senso di sicurezza unico.
-Andiamo- le disse infine -Dobbiamo studiare un piano-
Terra annuì e spinse la carrozzina verso la ops room.
 
 
 
-Qualcuno sa a che ore se ne è andato BB?- chiese Robin spazientito.
I ragazzi si guardarono tra di loro con risposta negativa.
-Qualcuno ha sentito dei rumori di porte che si chiudevano o finestre che si aprivano?-
La risposta fu negativa.
-L’ultima volta che lo abbiamo visto è ieri sera quindi dobbiamo presumere che sia scappato quando ci siamo ritirati nelle nostre camere. Non può essere andato lontano, dobbiamo trovarlo-
-E Corvina? E il piano?- esordì Stella.
-Dividiamoci: io, Stella e Terra restiamo ed elaboriamo un piano. Cyborg e Brion andranno a cercare BB-
-Preferirei restare accanto a mia sorella- scattò Brion.
-Ormai il piano è questo!-
-Non la lascerò da sola!-
-E invece dovrai!-
-Perché dovrei darti ascolto?-
-Ascoltami bene Mr. Natura ti abbiamo salvato il culo e ricongiunto a tua sorella in una giornata e nel farlo abbiamo perso uno dei nostri, forse due e non ho intenzione di perderne altri!-
-In breve... non ti fidi di noi?-
-Sinceramente no-
-E perché mai non dovresti?-
-Innanzi tutto perché non ho mai sentito parlare di te? Ho dei seri dubbi nel credere che una persona che ami così tanto il fratello non ne faccia mai parola per tutto questo tempo!-
- Io e Tara siamo eroi! Esattamente come lo sei tu! E non hai il diritto...-
Terra gli impedì di continuare e si piazzò davanti a lui.
-Brion ascolta. Non si fidano per svariati e giusti motivi e sinceramente... non li biasimo-
-Tara...?-
-Ho fatto degli errori in passato e loro hanno tutto il diritto di non fidarsi di noi, di me- si corresse.
Si voltò verso Robin.
-Non ho mai parlato i Brion perché credevo fosse morto, credevo fossi sola. Era già troppo doloroso vedere il suo viso ogni notte nei miei sogni, sarebbe stato peggio raccontare la storia di una “sfortunata orfana”-
Il volto di Robin restò impassibile mentre quello di Stella assunse uno sguardo di compassione.
Brion guardava la sorella con stupore.
-Và- gli fece un cenno lei con la testa.
-Ti faremo sapere se succede qualcosa- esordì Cyborg nel silenzio.
Il capo di Robin si abbassò velocemente.
-Andiamo- le disse Cyborg incamminandosi verso la porta.
Brion seguì il mezzo robot tenendo sempre gli occhi puntati su Terra, finché la porta non li divise.
 
 
 
 
 
I raggi pomeridiani attraversavano le foglie del fitto bosco creando un intreccio di colori vivaci.
Cyborg, davanti a Brion, si spostava velocemente tra gli alberi scansando qualche ramo di tanto in tanto. Lui lo seguiva con passo più lento.
-Sicuro che sia qui?-
-L’ultima volta era qui che Corvina l’ha trovato-
Brion accettò la risposta e proseguì in silenzio.
-Qui non c’è- si arrese lui -non lo troveremo mai-
-Magari si è trasformato per non farsi riconoscere-
Cyborg si appoggiò ad un albero con la schiena, tenendo le braccia incrociate.
-Temo sia andato a cercare Corvina e se non è ancora tornato... Beh significa che è sulla strada giusta-
-Non è un bene se è sulla strada giusta?-
-Affatto. Se BB scopre dov’è Corvina i andrà senza pensarci due volte. Dio, si farà ammazzare!-
Il canticchio degli uccellini riempì il silenzio assordante tra i due.
-Cosa c’è tra mia sorella e questo BB?-
-A BB piaceva molto Terra e a Terra piaceva lui. Quando l’abbiamo conosciuta era una ragazza spaventata dai suoi poteri che non riusciva a controllare. Stette con noi per poco prima di lasciare la torre la prima volta-
-Perché se ne andò?-
-Terra rivelò solo a BB che non era in grado di gestirei suoi poteri nonostante la cosa fosse evidente. Robin si complimentò con lei per il lavoro svolto ma accennando al suo problema-
Brion sbuffò.
-Che c’è?-
-Non mi sembra tanto un complimento se ha fatto notare a Tara il suo “problema”-
-Vuoi smettere di fare il fratello protettivo per un momento e ascoltare i fatti?!-
Brion roteò gli occhi e lasciò parlare Cyborg.
-Terra si rifece viva qualche tempo dopo mostrandoci la sua maestria nel controllare i suoi poteri. Voleva insistentemente entrare nel team-
-E voi lo avete fatto?-
-Ci dimostrò di essere in grado di essere una di noi e l’abbiamo accettata. BB e Terra cominciarono a frequentarsi: era ovvio che loro due si piacessero. Una sera BB e Terra sono usciti e la torre è stata attaccata dai robot di Slado, uno dei nostri peggior nemici-
-Credevo che la torre avesse un sistema di difesa-
-Ce l’ha infatti, ma Terra quella sera l’aveva disattivato-
-Cosa?-
-Mentre la nostra torre veniva distrutta, BB e Terra proseguirono la loro serata romantica senza che BB sapesse nulla di quello che stesse succedendo. Slado s’intromise tra i due e rivelò il suo piano: Terra era diventata la sua apprendista ed aveva il compito di tradirci e lei lo ha fatto. Crediamo che tra lei e Slado però ci sia stato qualcosa di più di un semplice apprendistato. Slado provava qualcosa per la sua apprendista-
-Non è possibile-
-Non è finita. Un giorno Terra ci attaccò e vinse di brutto. Conquistò la città e la consegnò nelle mani di Slado. Noi riuscimmo a salvarci e lottammo contro Terra. Lei spaventata tornò da Slado ma BB fiutò il suo odore e la segui. Quando noi trovammo BB, Terra stava per ucciderlo-
-Non può essere, non la mia Tara-
-In quel momento Terra non aveva controllo di sé perché la tuta che indossava era diventata ormai un tutt’uno con il suo corpo che Slado controllava. L’affetto che lei provava per BB però era più forte e si liberò dal suo controllo. Si accanì contro Slado e con i suoi poteri risvegliò il vulcano nel quale lui cadde. Il vulcano che aveva risvegliato avrebbe distrutto la città così si sacrificò per salvarla. Il suo corpo rimase imprigionato nella roccia finché un giorno la statua sparì-
-E come si è liberata?-
-Opera di Corvina, ma noi ancora non lo sapevamo. Quando Corvina perse la memoria lei ritornò. In quel periodo è stata molto vicino a BB che stava passando un brutto periodo per via di Corvina-
-Stavano insieme?-
-Si, c’è sempre stato del tenero tra di loro ma si sono dichiarati dopo molto tempo. Corvina ha poi riacquistato la memoria e Terra se n’è andata, di nuovo. Adesso capisci perché ci è stato difficile fidarci di voi?-
Brion fece cenno di si con la testa.
-Non credevo che mia sorella fosse capace di una cosa così-
Cyborg gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
-Tua sorella non è cattiva, ha solo passato un brutto periodo tutto qui-
-Suppongo tu abbia ragione-
-Adesso torniamo alla torre- esordì lui -si sta facendo buio-
 
 
 
Quando rientrarono, furono accolti da un buon pasto caldo che Terra aveva preparato
-Nessuna traccia?- chiese Robin
-Niente di niente- rispose il mezzo robot.
-Potrebbe averla trovata ance lui-
-Anche?-
-Oh si- esclamò l’aliena -Terra ci ha detto di una certa base che aveva Nicholas non molto lontana da qui-
-Partiremo domani mattina- ordinò il leader.

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Capitolo 14
*** Sangue ***


Sangue
 
 
 
Sbatté ripetutamente le palpebre. Si girò sul fianco sinistro appoggiando il palmo della mano destra contro il pavimento. Cercò di tirarsi su con il braccio guardandosi intorno. Con l’altra mano si toccò gli occhi per accettarsi che fossero aperti perché non riusciva a vedere altro che buio. Cercò di alzarsi ma non fece caso al collare attaccato al pavimento con una catena.
Precipitò a terra.
Si toccò l’oggetto intorno al collo cercando di analizzarlo con il tatto: era spesso e sembrava essere resistente. Con le mani scorse la catena e seguì il suo percorso fino al pavimento.
Incespicò nel buio allungando le mani verso il vuoto cercando almeno un punto d’appoggio ma non sentì nulla.
Tentò di liberarsi allora del collare trasformandosi in un elefante con la speranza che la grandezza dell’animale lo avrebbe spezzato.
Mentre assumeva le sembianze della bestia, la stanza si fece incredibilmente più piccola, soffocante e BB tornò in forma umana. Il collare non si era neanche scalfito e tantomeno la catena che lo teneva inchiodato.
Scelse l’animale più piccolo che gli venisse in mente e si trasformò in una formica.
Il collare si rimpicciolì insieme a lui.
Si trasformò in un gufo sperando almeno di scoprire cosa ci fosse intorno a lui.
Il piccolo animale girò il collo in tutte le direzioni vedendo soltanto una stanza piccola e vuota.
Scattò d’ira e strattonò la catena e tirò il collare trasformandosi in tutti gli animali che gli venissero in mente.
Finì con urlare a squarciagola sperando in quale segno divino.
Continuò a tirare per ore ed ore con forza sempre più lieve.
La porta si aprì facendo entrare nella stanza una luce abbagliante.
BB fu costretto a coprirsi gli occhi.
-Mangia ragazzino-
Qualcosa cadde vicino a lui e la porta si richiuse in un attimo.
Aveva riconosciuto la voce di Blake.
Si trasformò nuovamente in gufo per capire cosa gli avesse lanciato. Vicino a lui c’era un panino farcito con del prosciutto crudo.
Ritornato in forma umana, lanciò il panino contro la porta con quanta forza avesse.
Passarono altre ore prima che la porta si riaprisse.
BB si spostò fin quanto la catena glielo permise in una zona più riparata dalla luce luminosa.
-Non è stato di tuo gradimento?- disse raccogliendo il panino.
La voce appena roca graffiò le orecchie di BB che si voltò di scatto verso l’uomo.
Nicholas allargò le braccia come segno di affetto.
-Figliolo mio!-
BB gli si avventò contro ma la catena fece il suo lavoro e lo strattonò indietro.
-Dimmi, perché tutto questo astio contro di me? Non sono stato per caso una figura maschile eccellente ai tuoi occhi? Magari sono stato un po’ avaro con gli abbracci lo ammetto ma sai... sono fatto così-
Scoppiò in una fragorosa risata.
BB continuava a fissarlo con le fiamme negli occhi.
-Non dici niente eh? Beh credevo che almeno mi avresti chiesto della maga ma a quanto pare... non ti interessa-
Mentre parlava, si avvicinava sempre di più a BB e lui se n’era accorto.
-Dimmelo- fu l’unica parola che riuscì a pronunciare.
-Troppo tardi, hai perso la tua occasione-
In un attimo BB si trasformò in un lupo e gli morse il braccio fino a farlo sanguinare.
Nicholas gridò dal dolore, colpì il lupo in fronte facendogli mollare la presa. Nicholas cadde a terra e si portò il braccio al petto.
BB rimase accucciato sul pavimento senza asciugarsi il sangue dell’uomo che ora gli ricopriva la faccia. I suoi occhi sorridevano.
-E’ così che vuoi giocare?! E’ così che vuoi giocare eh?! Così sia!- urlò.
Tirò per un braccio un uomo in divisa con in mano un monitor e lo piazzò davanti a BB.
Nicholas sparì.
Un minuto dopo il monitor si accese.
Nicholas teneva tra le mani una videocamera e se la puntava contro, inquadrando un orrendo primo piano.
-Sto cercando di fartelo capire con le buone ragazzino!-
Allontanò la videocamera dal viso inquadrando dietro di lui Corvina.
Il respiro di BB divenne sempre più affannoso.
Corvina con quella semplice frase capì cosa stesse succedendo e cosa stava per accadere. Guardò dritto in camera.
-Non dargliela vinta!- scandì.
Dopo le immagini non erano più chiare, erano in continuo movimento ma l’audio era terribile.
Si udivano i gemiti di Nicholas nello sforzo seguiti da un rumore che assomigliava a della carne battuta e alcuni gemiti di Corvina che a volte non riusciva a trattenere.
La videocamera cadde inquadrando le gambe di Nicholas che si spostavano, perdendo equilibrio dopo aver colpito Corvina e avvicinandosi ancora e ancora.
I piedi di Corvina erano appena visibili e ad ogni colpo ben assestato, questi si contraevano.
A determinare la fine del massacro fu una goccia di sangue nero che macchiò il pavimento.
Nicholas riprese la videocamera inquadrandosi e con il braccio ferito si sistemò i capelli. Il suo sangue gli colò in fronte.
-Questo...- disse indicandosi il braccio -questo non è niente!- rise di buon gusto girando la videocamera verso Corvina.
L’occhio sinistro era arrossato e gonfio e dal sopracciglio sgorgava un rivolo di sangue. Un taglio sullo zigomo destro versava altro sangue che si confondeva col quello che le usciva anche dal naso.
Il volto gonfio e sporco era quasi irriconoscibile.
Il cuore di BB si fermò nel petto.
Nicholas inquadrò se stesso e Corvina.
-La prima cosa che devi imparare, l’unica cosa che devi imparare è che qui comando io-
Si avvicinò ancora di più a lei mantenendo pochi centimetri di distanza.
-Non è così Corvina bella?- disse raccogliendo un po’ di sangue dal viso
-Vaffanculo- disse facendo uscire insieme alle parole anche un misto tra saliva e sangue.
Il monitor si spense.
L’uomo in divisa davanti a BB si dileguò e al suo posto ricomparse Nicholas.
-Ah eccoli lì! Quegli occhi io volevo vedere! Quel misto tra paura e sconfitta. Ah! Ora ci siamo-
Posò l’indice sulla fronte di BB macchiandolo di nero.
Il ragazzo si toccò la fronte e guardò il liquido sulle dita, distrutto.
Nicholas sorrise di gusto.
Si avvicinò e gli tolse il collare. BB lo guardò confuso.
-Non ho bisogno di catene per tenere a bada un cucciolo-
Raccolse nuovamente il panino per terra e lo porse a BB.
-Mangia-
BB lo prese e con occhi bassi lo addentò. Il sapore della carne tra i suoi denti gli fece ribrezzo ma continuò a mangiarlo, morso dopo morso finché non l’ebbe finito.
-Bravo- gli disse.
Nicholas uscì dalla stanza vittorioso e si accese un sigaro.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
BENTORNATI CARI LETTORI! MI DISPIACE SE IL CAPITOLO E’ TROPPO CORTO MA QUESTA PARTE MI E’ VENUTA PARTICOLARMENTE BENE E NON VOLEVO ROVINARLA ALLUNGANDOLA E INOLTRE VOLEVO TENERVI UN PO SULLE SPINE.
SPERO CHE QUESTO BREVE CAPITOLO VI SIA COMUNQUE PIACIUTO, FATEMELO SAPERE CON UNA RECENSIONE.
CIAO A TUTTI!

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Capitolo 15
*** Psicologia ***


Psicologia
 
 
 
 
 
Erano giorni che Sarah non visitava la sua prigioniera.
L’ultima volta che aveva parlato con Corvina le aveva fatto entrate un tarlo in testa. Stava ore chiusa nella sua stanza cercando di scegliere a chi affidare la sua lealtà: l’eroina che non sapeva controllare i suoi poteri o l’uomo crudele ma che l’ha sempre protetta.
La scelta non le sembrava affatto facile.
Ma perché Nicholas avrebbe dovuto mentire sulla morte del fratello?
Corvina poteva voler insabbiare l’accaduto per la sua buona fama di eroe, ma se davvero l’avesse ucciso allora perché mentire se sa che l’avremmo uccisa comunque.
Decise che era ora di salutare la sua prigioniera.
Aprì la porta della stanza e la vide. Il volto era deturpato e rivoli di sangue le macchiavano i vestiti.
Sarah non fece a meno di sentirsi almeno un po’ preoccupata per la sua prigioniera.
Gli occhi di Corvina erano chiusi e la testa era penzoloni sulla spalla destra.
Sarah le alzò il capo scuotendola leggermente cercando di svegliarla.
-Nicholas, se l’hai uccisa io giuro che...- borbottava tra sé e sé.
Afferrò il polso della ragazza assicurandosi che ci fosse ancora battito.
Tirò fuori dalla cintura una siringa e la piantò nel petto di Corvina. In un attimo questa riprese conoscenza.
-BB è qui!-
-Cosa? Non è possibile-
-E secondo te perché mi avrebbe ridotto così?-
-Probabilmente hai ragione-
-Sarah ascoltami! Nicholas ci ha usato tutte e due per arrivare a quello che voleva. Io non ho ucciso Morgan. Devi liberarmi, liberare BB. Devi credermi!-
-Ma perché Nicholas avrebbe mentito sulla morte di Morgan?-
-Non ci arrivi? Lo ha ucciso lui ecco perché-
-E perché avrebbe dovuto ucciderlo? Lui era un bravo combattente-
-Magari non abbastanza da sconfiggere me. Mentre tu invece gli hai dato esattamente ciò che voleva-
-No...-
-Si!-
-Io devo esserne sicura-
Sarah abbandonò la stanza correndo.
 
 
 
 
 
Il velivolo dei Titans decollò dalla Torre.
I Titans partirono tutti in un religioso silenzio.
Non sapevano cosa aspettarsi e contro quanti dei suoi uomini dovevano scontrarsi.
In realtà non sapevano nemmeno se i loro amici fossero ancora vivi o se Nicholas non avesse già spezzato le loro vite.
La tensione era talmente spessa che si poteva tagliare.
 
 
 
 
 
I corridoi erano silenziosi, si potevano udire solamente i passi di Sarah che avanzavano velocemente verso la sua stanza.
-Ehi cocca del maestro-
Sarah si voltò di scatto verso la porta alla sua destra.
Da un riquadro della porta poteva scorgere due occhi, coperti da una maschera.
-X? Sei tu?-
-L’unico ed il solo carina-
-Quindi c’è davvero BB-
-Si, l’hanno rinchiuso in qualche altra stanza-
Sarah strinse i pugni.
-Ehi carina, sono ore che sono rinchiuso in questa celletta senza uno straccio di bagno, quindi farai bene a portarmici o darmi almeno un secchio se non vuoi un ricordino da pulire-
-Sei un mercenario giusto?-
-Solo per cosa voglio-
-Ascoltami sono disposta liberarti se farai un lavoretto per me-
-Che tipo di lavoretto?-
 
 
 
 
 
L’obbiettivo fu visibile su radar del velivolo.
Robin senti uno strizzone allo stomaco, l’ansia e la paura di scoprire cosa era successo lo stavano uccidendo.
-Ci avviciniamo all’obbiettivo- disse attraverso l’auricolare.
-Voglio approfittare per dire una cosa ragazzi- continuò -So che siamo molto tesi e abbiamo paura di ciò che vedremo ma voglio dirvi una cosa: noi siamo i Teen Titans. Abbiamo combattuto con tizi molto più grossi di noi e abbiamo sempre avuto la meglio e volete sapere il perché? Perché non siamo solo cinque eroi, siamo una squadra e ancora una volta affronteremo il nemico di turno e si pentirà di essersi messo contro di noi-
I ragazzi sorrisero, rincuorati dalle parole del leader ma comunque timorosi.
Il velivolo atterrò qualche chilometro di distanza e i ragazzi proseguirono a piedi.
-Sicura che sia il posto giusto?- chiese Cyborg a Terra.
Lei si limitò ad annuire.
Brion mise le mani sulle spalle della sorella creando un po’ di spazio tra loro ed il gruppo.
-Non sei costretta a venire lo sai?-
Terra si liberò della stretta del fratello e continuò a camminare.
Brion insistette e si piazzò davanti a lei.
-Questo non è un gioco Tara!-
-So benissimo che non è un gioco, fratello! Ho passato anni della mia vita tra la linea tra il bene e il male e adesso ho capito da che parte stare. Non sono più una bambina-
Lo scavalcò e si riunì al gruppo.
Appena furono abbastanza vicini al quartier generale, si nascosero tra gli alberi per valutare la situazione.
-Perché non ci sono guardie come l’ultima volta?- notò lei.
-Stella ha ragione, Terra- disse Robin.
-No le guardie non ci sono, ma guardate sul muro- indicò.
-Telecamere a circuito chiuso, ultimo modello- spiegò Cyborg.
-Come ce ne liberiamo?- chiese il leader.
-Sto interferendo con il sistema di sicurezza, ancora due minuti e saremo pronti-
 
 
 
 
 
Forse sarà stato l’effetto dell’adrenalina, ma Corvina non si sentiva così forte da tempo.
Sapeva che era solo questione di tempo prima che Nicholas uccidesse lei e BB e non poteva più contare sul buon senso di Sarah.
Le rune che potenziavano le catene erano quasi scomparite e l’iniezione di adrenalina fece il resto.
Concentrò i sui poteri nei palmi delle mani.
Le catene si spezzarono e si frantumarono a terra.
Cadde a terra dolorante. Provò ad alzarsi ma le gambe si opposero, facendola precipitare di nuovo. I muscoli erano intorpiditi e doloranti.
Lentamente, puntò i piedi contro il pavimento e cercò con tutta la sua forza di camminare ma cadde nuovamente.
Non era in grado di camminare.
Si affidò ai suoi poteri e cominciò a volare.
Attraversò la parete e dopo infiniti giorni, era riuscita ad uscire da quella lugubre stanza.
I corridoi erano vuoti e silenziosi furono riempiti dal suono di una sirena.
 
 
 
 
 
-Che cosa cazzo è questo rumore?- disse X tappandosi le orecchie.
-Deve essere stata  Corvina, è scappata-
Sarah aprì la porta della cella.
-Posso fidarmi di te?- gli chiese.
-Bambolina ma certo che puoi fidarti-
-Allora abbiamo un accordo. Approfitta della confusione per scappare io penserò a coprirti-
X fece un cenno con il capo e sparì cliccando la X sulla sua cintura.
Sarah corse verso la cella di Corvina.
 
 
 
 

Corvina venne in un attimo accerchiata.
Si trasformò in un corvo e volò attraverso le pareti.
Un uomo premette un tasto sull’auricolare e chiamò il suo capo.
-Che c’è?- rispose l’uomo.
-Signore, Corvina sta scappando-
-Razza di idioti non sta scappando, sta andando da BB! Recatevi immediatamente davanti alla sua cella e non fatela entrare!-
-Si signore-
Nicholas compose un numero su suo telefono.
-Blake, razza d’idiota Corvina sta andando da BB-
-Vado subito- rispose solamente.
Sono circondato da imbecilli!
Nicholas si precipitò davanti alla cella del ragazzo.
-Aprite la porta- ordinò.
-Come, signore?- chiese un uomo.
-Hai le orecchie intasate di cerume?! Ho detto apri quella fottuta porta e metti al quel fottuto ragazzo il suo fottuto collare! Mi hai capito adesso?-
-Si signore-
Appena la porta fu aperta, BB si ritirò nell’ombra.
-Avanti, vieni cagnolino- lo intimidì l’uomo.
BB si trasformò in una tigre e l’uomo si ritrasse immediatamente.
-Attento cagnolino- intervenne Nicholas - non vorrai che la cagna si prenda altre bastonate-
BB si ritrasformò in forma umana e l’uomo fu così capace di mettergli il collare.
-Ora vieni avanti, cagnolino!- gli ordinò con voce dura Nicholas.
BB obbedì e si ritrovò al guinzaglio, nelle mani del suo padrone.
Si guardò in torno vide tutti gli uomini di Nicholas riuniti.
-Cosa sta succedendo?-
-I cani non parlano BB, quindi sta zitto!-
-Dimmi cosa sta succedendo!-
-Come vuoi-
Dalla tasca Nicholas prese un telecomando e posizionò la lancetta sul numero due.
Gli impulsi elettrici scossero il corpo di BB, facendolo contorcere a terra.
-A cuccia!- gli disse Nuovamente Nicholas.
BB obbedì.
 
 
Assicuratosi che le telecamere fossero disattivate, Cyborg dette il via libera e i Titans salirono sul tetto.
Corvina ritornò in forma umana e svoltò a destra.
Si fermò immediatamente appena i suoi occhi incrociarono quelli di BB.
Notò che il colore della sua pelle era di un verde più chiaro rispetto al normale, segno che era li da qualche giorno ormai.
Solo dopo notò il collare alla gola.
-Corvina- sussurrò BB.
Il volto di Corvina era contrassegnato da lividi neri su quasi tutta la faccia e tagli.
-Ma che bella riunione!- disse Nicholas interrompendo gli guardi.
-Lascialo andare!-
-Perché dovrei? Così potete vivere felici e contenti usando quelli che sono i miei soldi? Non se ne parla ragazzina. Tu stai per morire e così anche il tuo amante. Ormai non avete più scampo. Non vi salveranno i vostri amici-
Cyborg trasformò il suo braccio nel cannone e praticò un buco nel soffitto. I Titans si lanciarono all’interno e si posizionarono in posa di attacco. La polvere creatasi si abbassò lentamente.
-Non c’è nessuno qui!- disse Stella.
-No, non è possibile, il posto era questo-
Robin tirò un pugno nel muro.
-Andiamocene da qui!- esordì.
 
In quel momento Sarah fece la sua entrata e si piazzò vicino a Nicholas
-Tu stupida sgualdrina!- disse lui dandole uno schiaffo.
-Come hai potuto permettere che succedesse?-
Sarah si rialzò e si asciugò il sangue che le colava dal naso.
Approfittandosi del momento di distrazione, Corvina staccò parte del pavimento e lo lanciò contro gli scagnozzi. Altri uomini si avventarono contro di lei ma prima che potessero raggiungerla, Corvina ruppe le tubature dell’acqua e le puntò contro di loro, allagando la stanza. Un uomo riuscì a colpirla con un bastone e a farla cadere a terra. Incapace di rialzarsi rimase sdraiata. L’uomo abbassò velocemente l’arma su di lei ma prima che potesse colpirla sparì nel pavimento, per riapparire dietro di esso e lanciarlo contro altri uomini.
-BASTA!- urlò Nicholas.
-Stupida ragazzina, basta se non vuoi che frigga il tuo fidanzato-
Gli uomini di Nicholas si ritirarono.
L’uomo tirò fuori dalla giacca lo stesso telecomando e lo spostò la lancetta sul livello tre.
BB venne scosso da una carica elettrica più potente della precedente e più dolorosa.
-No! Ti prego-
-Posso fare di peggio-
Spostò la lancetta sul numero quattro.
-NO-
-Non basta ancora? Benissimo-
Il corpo di BB fremeva in preda alle convulsioni. Era lo spettacolo più atroce che Corvina avesse mai assistito.
-Ti prego, ti prego-
-Sai cosa fa l’elettricità con l’acqua? Il piano si sta allagando velocemente e se nessuno la fermerà arriverà presto alla catena di BB e, beh a quel punto...-
Corvina bloccò i tubi e l’afflusso d’acqua finì.
-Molto bene-
Nicholas portò la lancetta sullo zero e il corpo di BB rallentò.
Provò ad alzarsi sui gomiti ma gli fu quasi impossibile.
Corvina sentì le lacrime scenderle sulle guance e sui vestiti.
-Vedi ragazzina, la lezione che ho insegnato a lui oggi l’ho insegnata a te-
Si avvicinò alla ragazza.
-Come ho già detto: qui comando io. Tu obbedisci a me. Siamo chiari?-
-Si- disse flebilmente.
-Non ho capito bene, forse dovrei...- disse riprendendo il telecomando.
-No, ho capito-
-Più forte mia cara, con voce chiara e cristallina-
-Ho capito!-
-Ho capito, cosa?-
-Ho capito, signore-
-Molto bene. Ma dimmi, se hai capito perché continui ad usare i tuoi poteri per volare?-
-Non riesco a camminare-
-Non mi interessa! Stupida ragazzina, non mi interessa-
Corvina smise di usare i suoi poteri e cadde a terra.
-Un piccolo segno di riconoscimento mia cara, bacia la mia scarpa- disse mettendole il piede destro davanti al viso.
-Devo forse ripeterlo?!-
Corvina obbedì.
-Ti ho per caso detto che puoi staccare le labbra? Avanti bacia la mia scarpa e non staccare le fottutissime labbra finché non lo dico io-
Corvina obbedì e premette la sua bocca contro la scarpa lucida dell’uomo.
-Vedete signori?- disse rivolgendosi al suo pubblico -Questo si che è un segno di rispetto!-
Gli uomini applaudirono, Sarah rimase solamente in disparte a guardare la scena.
-Ora tu sei la mia puttana- disse Nicholas guardando Corvina, ancora inginocchiata.
Con lo stesso piede che Corvina le stava baciando, Nicholas le diede un calcio allontanandola.
-Stupidi ragazzini, vulnerabili. Temete più della vita dell’altro che della vostra, patetici-
Nicholas si allontanò.
-Portateli nelle loro celle- ordinò.
-Ah e Corvina?-
Lei lo guardò senza rispondere.
-Come mia puttana mi aspetto che tu faccia qualche lavoretto per me. Annuisci se hai capito-
BB la osservò annuire con il capo basso e poi essere trascinata via dagli uomini. Lo sguardo trionfate di Nicholas si posò su di lui.
-Ho vinto io- sillabò con le labbra mentre BB venne riportato nella sua cella.
-Sarah?-
-Si signore?-
-Nel mio ufficio, ora-
 
 
 
La porta dietro di Sarah si chiuse di colpo.
-Come hai potuto permettere una cosa del genere?!-
-E tu come hai potuto picchiare così Corvina?-
-Non mi dire che ti stai affezionando a lei!-
-Non mi sto affezionando. Lei è la mia prigioniera e non puoi fare cosa vuoi con lei, solo io posso-
-I nostri prigionieri sono legati, cara mia deficiente. Per controllare uno, bisogna ferire l’altro. Si chiama psicologia-
-Allora lascia che mi occupi io di BB, per sistemare Corvina-
-Non sia mai!-
-Ma-
-Ascoltami Sarah, ho già ripetuto fin troppe volte chi è il capo qui. Non farmelo ripetere o ci saranno conseguenze anche per te. Sono stato chiaro?-
-Cristallino- disse sfottendolo.
-Bene, ora fuori dal mio ufficio!-

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Capitolo 16
*** Traditrice ***


Traditrice
 
 
 
 
Sapeva che aveva poco tempo a disposizione.
Seguì le istruzioni date, aggirandosi nei corridoi.
Le guardie che controllavano l’edificio erano riunite per fermare l’evasione.
Tutte quelle svolte lo avevano portato davanti una porta. Portò la mano alla maniglia e girò.
-Chiusa, ovviamente-
Con un calcio la sfondò e riuscì ad entrare.
Era una stanza piuttosto piccola ma arredata con mobili costosi.
Senza perdere tempo, cominciò a cercare quel documento prezioso. Un piccolo archivio attirò la sua attenzione. Guardò i fogli uno ad uno mettendo a soqquadro la stanza. Una cartellina di colore nero lo incuriosì. Sfilò l’elastico ed esaminò i fogli all’interno.
-Bingo-
La risata grassa di Nicholas riecheggiò nel corridoio.
-Merda-
Richiuse a cartellina e ruppe la finestra.
Il rumore dei vetri allarmò Nicholas. Corse verso il suo ufficio ma l’unica cosa che riuscì ad intravedere fu un mantello nero sparire attraverso i vetri.
In un attimo capì subito cosa era successo. Guardò tra i fogli sparsi ma quei documenti erano ormai persi.
 
 
Non appena Corvina fu riportata in cella, Sarah non perse tempo e si recò nella sala controlli prima che lo facesse il suo capo. Le registrazioni confermarono che il patto di con X era stato egregiamente rispettato.
SI sedette sulla sedia girevole e si scrocchio le dita prima di posarle sulla tastiera del computer.
Modificò le registrazioni nascondendo l’accaduto.
Il passo pesante di Nicholas si faceva più vicino. Se lui l’avesse trovata lì, sicuramente sarebbe stata scoperta.
Aprì la finestra ed estrasse la pistola a rampino. Uscì sul piccolo davanzale e sparò verso il tetto appena sopra di lei.
Si sporse cercando di capire i movimenti di Nicholas.
L’uomo entrò.
 La finestra aperta lo fece insospettire ulteriormente. Si avvicinò ad essa e sporse il capo guardando in tutte le direzioni.
Sarah vide la testa dell’uomo  ruotare verso la sua direzione. In preda al panico, si appiattì contro le tegole del tetto cercando di non fare rumore.
L’uomo si ritirò e sbatté la finestra. Sarah fece un sospiro di sollievo.
Nicholas guardò le registrazioni senza trovare niente di utile. Chiunque fosse stato aveva un amico dall’interno e aveva un’idea di chi fosse.
Uscì e richiuse la porta con forza.
Sarah capì che doveva andarsene immediatamente e ritornare nella sua stanza, nel caso Nicholas avesse voluto vederla.
Si alzò velocemente. Per un attimo vide tutto nero e perse l’equilibrio, cadendo dal tetto.
Si abbracciò le ginocchia sperando in un atterraggio meno doloroso possibile ma prima ti toccare il suolo, venne afferrata. Appena fu a terra aprì gli occhi e guardò il suo salvatore.
-X?-
-Il solo ed unico-
Sarah sentì le guance accaldarsi. Scese dalle braccia di X e si ricompose.
-Grazie-
-Ho per caso notato... della gratitudine?- disse con sarcasmo.
-Hai pagato il prezzo della tua libertà?-
-Ma certo milady-
Estrasse la cartellina nera e la porse nelle mani della ragazza.
Sarah si rigirò la cartellina tra le mani. Non era sicura di voler sapere cosa ci fosse scritto.
-Non lo leggi?-
-Che ci fai ancora qui? Il tuo lavoro è finito-
-Se una persona come te, rischia tutto per il certificato di morte di un certo Morgan deve essere sicuramente qualcosa di importante-
-Uno dei più spietati mercenari, è interessato alla vita dei Titans?-
-E cosa avrebbe a che fare la morte di un ragazzo con quei due?-
Sarah sbuffò.
-La loro vita, specialmente quella di Corvina, dipende dalla morte di questo ragazzo-
-E se non fosse così?-
-Cioè?-
-Questi documenti erano nell’ufficio i Mr. Simpatia-
-E quindi?-
-Non credi che possa aver falsificato i documenti?-
-No... perlomeno non questi-
-E perché no?-
-Perché nonostante tutto Morgan era legato a lui e Nicholas lo vedeva come un figlio-
-Un figlio che ha ucciso-
Sarah gli rivolse uno sguardo corrucciato.
-Chi era Morgan? Se posso chiedere-
-Mio fratello. E’ morto quando avevo quattordici anni-
-Come è morto?-
-E’ quello che sto per scoprire-
Inspirò profondamente. Tolse l’elastico e aprì la cartellina.
La foto del fratello nella pagina le fece venire un groppo alla gola. Passò l’indice sopra la foto, come per fargli una carezza.
Lesse tutte le informazioni anagrafiche anche le se conosceva tutte.
-Causa del decesso: colpo da arma da fuoco calibro 40- lesse ad alta voce.
Gli occhi di Sarah si bagnarono, facendo cadere qualche lacrima sul documento.
-Lo ha ucciso-
Le lacrime smisero di sgorgare per far spazio alla rabbia. Lanciò i documenti a terra e cominciò a camminare con passo veloce.
-Ehi dove hai intenzione di andare?- X la fermò per un braccio.
-Vado a fare fuori quello stronzo!-
-Ascolta, cerca di ragionare-
-Ragionare? Ha ucciso mio fratello-
-E tu ucciderai lui ma non così-
-E perché?-
-Perché ti troveresti contro la rivolta dei suoi seguaci, comandati dal signor Stronzo Blake. Per non parlare di cosa potrebbe succedere ai due amanti-
Sarah fece un altro respiro profondo.
-Qual è il piano?-
-Stai al gioco per ora e cerca di proteggere gli idioti innamorati, io torno dai Titans e li porterò qui-
-D’accordo-
Sarah annuì e cominciò a camminare-
-Sarah?-
Lei si voltò.
-Fai attenzione- disse lanciandogli il comunicatore.
Lei prese l’oggetto tra le mani e lo osservò , poi guardò verso X e annuì.
 
Nicholas si allontanò dalla finestra affatto soddisfatto da quello che aveva appena sentito.
-Sgualdrina traditrice!-
Si chiuse nella sua stanza a chiave. Le vene gli pulsavano nel collo e il volto si arrossì. Sfogò la sua rabbia contro i mobili, colpendoli e strappando fogli.
-Stronza puttana! Ti sei messa contro l’uomo sbagliato-
 
 
 
 
 
 
EHI. SONO TORNATA! MI SCUSO PER IL BREVE CAPITOLO M VOLEVO LASCIARVI UN PO’ SULLE SPINE. TENETEVI PRONTI PERCHE’ FINALMENTE SIAMO ARRIVATI AL GRAN FINALE!
A PRESTISSIMO.

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