A night for a life

di Miky Jane Malfoy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** About last night ***
Capitolo 2: *** Game On Baby ***
Capitolo 3: *** Roll the Dice ***



Capitolo 1
*** About last night ***


Ero consapevole del fatto che stavo scendendo i gradini che mi avrebbero portata all’inferno. E per di più, accompagnata dal diavolo in persona.
Ero anche consapevole che la mattina dopo non avrei avuto il minimo ricordo dell’accaduto, e mi andava bene così: per una sera, per una sera soltanto, volevo essere diversa.
Dopotutto, cos’avevo da perdere?
A cosa mi avevano portata le mie regole, i miei saldi principi morali, la mia razionalità?
Strinsi i pugni, con il cuore che batteva forte: nonostante tutti i miei discorsi, una parte di me ancora mi chiedeva supplicante di voltarmi, correre via, e denunciare tutto alla McGranitt.
Una mano si posò sulla mia spalla.
- Granger, se stai per vomitare ti chiedo per cortesia di avvisarmi. Non vorrei rimetterci un paio di scarpe. –
Mi voltai furiosa, già pronta a rimangiarmi la mia promessa e volare via.
- Non sto per vomitare, Malfoy, ma dal momento che questa è una situazione nuova per me, ti consiglio di lasciarmi stare. Sono piuttosto irascibile –
Lui sogghignò, divertito.
- Dio, Granger, sembra quasi che tu stia andando al patibolo. Rilassati… è solo una festa. –
*Una festa proibita. In cui vengono servite dio solo sa quante cose illegali, in cui i partecipanti vengono drogati, e di cui non ci si ricorda NULLA il giorno dopo.* pensai, terrorizzata.
Draco mi appoggiò le mani sulle spalle e mi guardò negli occhi.
- Granger? Hai diciassette anni, e tutto il diritto di passarti una serata come una normale ragazza della tua età. Andiamo, di cosa hai paura? il tuo fidanzato va a letto con una tua amica, il tuo migliore amico è troppo preso dalla sua nuova ragazza per prestarti attenzione. Nessuno si chiederà dove sei, e nessuno scoprirà cosa stai per fare. E poi diamine, anche se fosse? Quando hai firmato il patto che ti impediva di divertirti perché ti chiami Hermione Granger?-
Decisi che aveva ragione.
Erano gli stessi argomenti che mi avevano già convinta quel pomeriggio ad accettare la sua strana richiesta, sapevo che insistere da parte sua era sleale, ma dopotutto stavo parlando con Draco Malfoy, il principe di Serpeverde: perché mai non avrebbe dovuto essere sleale?
- Quindi – continuò – Togliti dalla faccia quell’espressione da ebete e piantaci un bel sorriso. Dimostrami che quell’Hermione che ho solo intravisto in tutti questi anni esiste sul serio. Fammi vedere il tuo lato oscuro.-
Sorrisi, istantaneamente più sicura di me. Al diavolo tutti i principi morali. Aveva ragione lui, una volta tanto.
Annuii, e presi la mano che lui mi porgeva.
Fuoco e Ghiaccio, Notte e Giorno, Diavolo e Acqua Santa; un’intesa improbabile, ma per quella notte avrei fatto in modo che funzionasse.

***



Non ero semplicemente impazzita. Voglio dire, non ero stata colpita da un meteorite, il K2 non era crollato, l’inferno non era ghiacciato, quindi non si era verificata nessuna delle ipotesi che – avevo sempre pensato – mi avrebbero spinta a diventare amica di Malfoy.
Appartenevamo a due mondi diversi, punto.
Non mi ero mai nemmeno presa la briga di pensarci. Nella mia testa non c’era spazio per queste cose. Lui mi disprezzava, io disprezzavo lui.
Stava dall’altra parte della famosa linea divisoria, insieme a Pansy Parkinson, Tiger e Goyle, Blaise Zabini. Dal lato giusto stavo io, con Harry e Ron.
Eravamo semplicemente inconciliabili.
Il problema di avere una mentalità razionale è esattamente questo: spesso ti impedisce di evadere dalla tua lineare visione delle cose.
Ma quel giorno era tutto diverso. Quel giorno la mia barriera così ben costruita si era abbassata, sotto i colpi furiosi del cuore nel petto, insanguinato.
Mi aveva trovata in biblioteca, nell’angolo più nascosto, con un libro sulle ginocchia e il volto rigato di lacrime.
- Granger. –
Mi aveva salutata, con il solito tono di disprezzo, più per prendere atto della mia presenza che per porre un vero saluto.
Non gli avevo risposto, avevo lasciato cadere i capelli davanti alla faccia e mi ero finta concentratissima sulla mia lettura. Ero convinta che mi avrebbe lasciata in pace, avrebbe preso ciò che cercava e se ne sarebbe andato.
Invece, si era chinato di fronte a me, poggiando le braccia sulle ginocchia e rimanendo in equilibrio con la sola forza delle caviglie.
- Granger? –
L’avevo odiato profondamente. Perché non mi lasciava in pace?
Fingendo indifferenza avevo portato le mani sul viso e mi ero asciugata le lacrime con i polsini della camicia bianca.
- Fortunatamente non ti trucchi, o quelle maniche adesso sarebbero macchiate irrimediabilmente.-
- Te ne intendi di abiti femminili. – avevo ribattuto, gelida.
- Ne vado pazzo. – si divertiva un mondo.
- Cosa vuoi, Malfoy? –
- Ero interessato al libro che tenevi tra le mani, ma adesso mi preme di più scoprire che cosa è in grado di rinchiudere Hermione Granger in biblioteca, senza lasciarla studiare. In lacrime, per di più. -
- Non sono fatti che ti riguardano. –
- Può darsi. Ciò non toglie che sono dannatamente curioso. –
- Tieniti la tua curiosità e sparisci dalla mia vista. –
Aveva riso, divertito, e stupita avevo alzato lo sguardo su di lui: non l’avevo mai sentito ridere tanto di gusto.
- Si può sapere cosa c’è di divertente?-
- Tu sei divertente, Granger. Un vero spasso. Lo sai che a volte fa bene parlare con un estraneo?-
- Tu non sei un estraneo, sei un cretino. E adesso prenditi il libro e vattene. –
- Se impiegassi metà delle energie che usi per insultare me, a tenere d’occhio il tuo fidanzato, non saresti ridotta in questo modo.-
L’avevo fulminato. Come poteva essere a conoscenza di…?
- Oh non guardarmi così, Granger! Tutti sanno che quella specie di ameba di Weasley si sbatte ancora Lavanda Brown. Tra l’altro, ci vuole un bel coraggio. Nemmeno nei miei momenti peggiori potrei scendere a tanto.-
Avevo deglutito, imbarazzata e sconvolta. Ma certo. Abitavamo in una scuola, e come nei migliori telefilm babbani, la protagonista della vicenda era sempre l’ultima a scoprire ciò che gli altri sapevano da sempre. Ero rimasta in silenzio, presa alla sprovvista.
- Non ne vale la pena, Granger. Se ti può far stare meglio, se dovessi scegliere tra te e la Brown sceglierei te.-
Avevo alzato un sopracciglio.
- Se doveva essere un complimento, Malfoy, sappi che non è riuscito. Prima di tutto perché non ti credo minimamente. Secondariamente perché io so che tu SEI andato a letto con Lavanda. Infine, anche se fossi stato sincero, non mi renderebbe lieta pensare che nella tua lista di femmine scopabili vengo prima di una troietta qualunque.-
Aveva sorriso. Di nuovo.
- A me non è richiesto essere sincero, Granger. Da me, non se lo aspetta nessuno. Eppure lo sono stato, stavolta.-
- Cosa stai cercando di dirmi?-
- Sto cercando di dirti che se sei ridotta così è soltanto colpa tua. L’infallibile, eccentrica, grandiosa Hermione Granger messa al tappeto da un fidanzato infedele. E l’altro tuo cagnolino dove sta? Invece di consolare te, sta appunto scopandosi la sorella del suddetto traditore. Non è vero?-
- Harry non c’entra niente con… -
- Oh giusto. Harry non c’entra niente, il motto del secolo. San Potter e la sua fedina penale rivisitata fino a farla splendere, rendendola immacolata. Però io non lo vedo, qui accanto a te.-
- Non sa cos’è successo. –
Era scoppiato a ridere.
- Ma fammi il favore! Tutti sanno cos’è successo. Persino io. Vuoi che non lo sappia lui, che vive nella vostra stessa torretta? –
Ero rimasta in silenzio, interdetta. Perché si comportava così? Non poteva semplicemente lasciarmi in pace?
- Cosa vuoi, Malfoy?-
- La tua resa totale e incondizionata, per una volta.-
Stupita, l’avevo guardato.
- Prego?-
- Lo sai cosa vedo io, Granger? Solitudine. La tua solitudine, tanto per intenderci. Ti vedo da sola in una biblioteca, a versare lacrime per un idiota. E l’unica persona disposta ad ascoltarti, quando si dice la sorte, sono io. L’avresti mai detto?-
- Non vedo cosa c’entri questo con la mia sopracitata resa.-
Aveva sospirato e mi aveva sistemato un ricciolo ribelle dietro l’orecchio.
- Tutto quello che si dice di me è vero, Hermione. Sono un egoista bastardo, spregevole e vizioso, amo il sesso in tutte le sue forme e non ho ne pudore ne sani principi. Sono bello, ricco e ricercato, perché mai non dovrei approfittarne? Quindi, da bravo spregevole egoista, non ti rivelerò mai le mie motivazioni. Ma sono anche un gentiluomo, e sto per offrirti qualcosa.
Ti avverto già da subito che non ti dirò i miei perché, quindi fai a meno di chiederli. Ti basta sapere che ho i miei motivi, e per qualche ragione ti includono.-
Ero come ipnotizzata: una preda resa schiava da un serpente.
- I sotterranei di Serpeverde non riservano solo brutte sorprese. Esiste un vero e proprio “mondo alternativo” se comprendi ciò che sto dicendo. Diamo delle feste, riservate e segrete naturalmente, dei festini durante i quali è proibito nascondersi dietro una maschera, durante i quali ciascuno di noi tira fuori l’altra parte di se, quella abitualmente nascosta.
Tutto ciò che avviene in queste notti rimane imprigionato tra le nostre mura, non se ne parla fuori, e nessuno, la mattina dopo, ricorda cosa sia avvenuto.-
- Malfoy ti rendi conto che è vietato, e che se.. –
- … Se lo dicessi alla McGranitt sarebbe la mia fine? Rifletti prima di parlare, Granger. Sei così impulsiva e prevedibile. Tutto fumo e niente arrosto. La mia offerta non ha prezzo, ma ha scadenza. Sei invitata al party di stanotte. Per una volta nella vita potrai smettere di essere la saccente so-tutto-io , cornuta e abbandonata, e tirare fuori quella Hermione sicuramente più divertente che ogni tanto ho avuto modo di notare. Hai grinta, sei bella, e la tua arroganza se sfruttata nel modo giusto potrebbe farti salire di livello immediatamente. Pensaci. Cos’hai da perdere? Un po’ della tua innocenza?-
Aveva alzato un sopracciglio, come a volerci dare poca importanza.
- Sarai tu, e tu soltanto, senza Potter, Weasley, o mondi da salvare. Non sarai la grifondoro Granger, per una notte, sarai soltanto Hermione, una diciassettenne che muore dalla voglia di divertirsi.-
Mi aveva lasciato qualche secondo per riflettere, e quando avevo ripreso parola ero titubante.
- E nessuno saprà mai cosa è successo? Mi assicuri che nessuno lo scoprirà?-
- Nessuno, hai la mia parola.-
- Però domani mattina non ricorderò niente.-
- Esatto.-
- E allora a cosa sarà servito?-
Aveva sorriso.
- Sarà servito a ricordarti che c’è sempre un’altra scelta, e che puoi essere diversa. E chi lo sa, magari mettere a tacere la parte puntigliosa di te, anche solo per una sera, ti permetterà di affrontare diversamente le tue disavventure quotidiane. Forse capirai, e a livello inconscio porterai con te questa consapevolezza, che versare le tue lacrime per Weasley è una colossale perdita di tempo.-
E così, mi aveva convinta.

***



Abbandonarmi alla mercé di Pansy Parkinson era stato troppo sleale anche per lui. Ma l’aveva fatto senza pensarci due volte.
Non appena entrati nella sala comune Verde-Argento, subito dopo cena, aveva chiamato la sua amica e Daphne Greengrass e aveva loro chiesto di “aiutarmi a vestirmi” come fossi una disabile.
Le mie proteste erano state inutili. Mi aveva baciato la mano ed era scomparso sulle scale che portavano ai dormitori maschili, senza nemmeno voltarsi indietro.
Il fatto che desiderassi la presenza di Malfoy era un’ulteriore segno della mia profonda instabilità morale. Ma ero sola, circondata da Serpeverde, pronta a immergermi in una festa clandestina; per quanto potesse sembrare stupido, essere nella tana del lupo accompagnata dal Lupo in persona mi pareva più sicuro dello stare nella tana in compagnia di servitori pronti a sbranarmi per essere entrata nel loro territorio.
- Davvero non lo capisco – sbraitò Pansy, fuoriosa, aprendo un baule e cominciando a tirare fuori vestiti indecenti. – è irresponsabile e immaturo.-
Daphne, ferma di fronte allo specchio, era più tranquilla.
- Non è la prima volta che porta una grifondoro, Pans. Rilassati.-
Io, seduta sul letto, mi sentivo sempre meno adatta alla situazione. Ed ero invidiosa da matti: Daphne era bellissima, e accanto a lei qualunque donna avrebbe avuto un calo di autostima inverosimile.
Il corpo flessuoso, i lunghi capelli biondi, il viso da fata. Sembrava una modella pubblicitaria.
Mentre la squadravo, riflettendo sulle possibilità che avevo di darmela a gambe, si girò a guardarmi con un sorriso.
- Hermione, dovresti vestirti. Draco non ama chi è in ritardo, e di certo non vorrà che lo sia tu. Sei l’ospite d’onore stasera.-
- L’ospite d’onore?-
Lei rise.
- Non te ne sei accorta? Ci tiene particolarmente a fare bella figura con te.-
- Sta cercando un modo per incastrarmi. – Dissi, sicura. – Dio solo sa a cosa mi porterà tutto questo.-
Daphne si avvicinò all’armadio e cominciò a tirare fuori qualche vestito. Pansy, che non approvava la sua socialità, si chiuse in bagno borbottando.
- Scusala. – mi disse la bionda. – Non ce l’ha con te.-
- Non mi pare proprio – borbottai.
- Devi capirla. – mormorò, facendomi cenno di avvicinarmi a lei. – Non l’ha mai davvero dimenticato, e spera ancora che un giorno lui torni da lei.-
- Quindi il fatto che lui vada in giro con ragazze diverse..-
- ...la fa stare male. Lo vive come un tradimento.- concluse Daphne, annuendo. Provai un istintivo moto d’affetto per Pansy. Sapevo come ci si sentiva a veder infranti tutti i propri sogni dalla persona che si amava di più.
La mia compassione tuttavia durò poco, perché Daphne mi mostrò – entusiasta, fra l’altro – ciò che avrei indossato quella sera, e il panico occupò in un istante tutto il mio essere.
 

***



Scesi le scale pregando Dio – e Daphne – di non farmi cadere. Non ero troppo a mio agio sui tacchi, sebbene avessi dovuto ammettere davanti allo specchio che la giovane Serpeverde aveva gusti impeccabili. Il vestito che mi aveva prestato, rosso, lungo fino a metà coscia e abbastanza stretto da mettere in risalto le mie curve, mi stava d’incanto.
Aveva lisciato i miei capelli con un tocco da maestra, e adesso questi mi accarezzavano delicatamente la schiena, e aveva azzeccato persino il trucco da usare.
Avevo temuto di assomigliare ad un clown, ma la mano esperta di Daphne non l’aveva permesso. Dimostravo forse qualche anno in più, ma sembravo un’altra. E mi sentivo un’altra, esattamente come Draco aveva promesso.
Quella sarebbe stata la mia serata.
La mia compagna di preparativi era incantevole, e in confronto a lei nulla poteva tutto il trucco usato da Pansy. Sospirai, rendendomi conto che probabilmente di fianco a Daphne nessuna sarebbe parsa granché. Doveva essere molto frustrante, per Pansy, che s’impegnava ad essere meravigliosa per Malfoy.
La sala comune verde-argento era stipata di studenti di ogni età, agghindati a festa. Tutti, presumibilmente, invitati alla festa.
Riconobbi qualche appartenente alla casa di Tassorosso e di Corvonero, e persino un paio di Grifondoro del sesto anno.
Gettai un’occhiata all’orologio, chiedendomi dove diavolo si sarebbe svolta la festa, se non in quella zona del castello. Quando abbassai gli occhi dal quadrante appeso al muro, ebbi un moto di sorpresa.
Sulle scale erano comparsi Draco e Blaise Zabini.
Blaise indossava un completo bianco che risaltava contro i capelli scuri, e rendeva i suoi occhi e il suo sorriso ancora più magnetici. Ma Draco Malfoy non assomigliava per niente al ragazzino che ero abituata a vedere girare con la divisa tra le aule.
I capelli erano umidi, lasciati bagnati dopo la doccia presumibilmente, e liberi di rimanere spettinati una volta tanto; il viso era disteso, e un sorriso illuminava i suoi occhi, che corsero sulla folla fino a fermarsi su di me.
Indossava una camicia scura e un paio di jeans, aveva la cravatta allentata e una giacca era buttata in modo molto casual su un braccio.
Mi sorrise, e non potei fare a meno di ricambiare.
Daphne mi spinse ad avanzare, e così raggiungemmo i due ragazzi, idolo chiaramente di tutti coloro che erano in quella sala comune quella sera.
- Hermione. – mi salutò Blaise divertito. – Sei incantevole, questa sera. Daphne mi congratulo, hai superato te stessa.-
Dal lieve rossore sulle gote della fanciulla mi resi conto di quanto contasse per lei il complimento di Blaise. E dovette rendersene conto anche lui, perché la prese sottobraccio e si allontanò con lei, facendo l’occhiolino a Draco e lasciandomi con lui.
- Blaise ha ragione. Allora, sei pronta per la tua serata alternativa?-
- Si.- confermai, sicura.
Lui sorrise, offrendomi il braccio.
- E sia. –
Mi scortò fino al camino, dove ci attendevano – con uno strano oggetto in mano – Daphne, Blaise e Pansy. Draco mi tenne per mano, e allungò anche lui la mano a sfiorare l’articolo.
In un istante mi resi conto che tutti nella sala avevano qualcosa tra le mani, e che più persone stringevano lo stesso oggetto. Compresi con un istante di ritardo e fu troppo tardi per ribattere: ero preparata ad una serata alternativa, ma usare una passaporta e uscire da scuola era troppo!
Uno strappo all’ombelico e vorticando la sala comune scomparve. Mi veniva da vomitare, di nuovo, e pregai che finisse presto.
Mi veniva da piangere. E avevo voglia di urlare.
Non appena i miei piedi toccarono nuovamente il suolo, lottai per liberare la mano dalla presa di Malfoy, ma lui – che sicuramente aveva immaginato la mia furia – mi trascinò lontana dal gruppo e mi poggiò le mani sulle spalle.
- Respira.- sussurrò. – Non c’è niente di diverso da ciò che avevamo programmato. Non sei la caposcuola Granger che deve rispettare le regole. Sei Hermione, una ragazza di diciassette anni come tante altre, che ha voglia di divertirsi.-
Bloccò la mia sfuriata sul nascere. Incatenai gli occhi nei suoi. – Mi hai giurato che non ci scopriranno.-
- E così sarà.-
- Non stai bluffando, adesso?-
Alzò gli occhi al cielo.
- Ti ho mentito su tante cose, Granger, ma non su questo. Pensi che rischierei di essere espulso da Hogwarts?-
Ci riflettei e decisi che potevo fidarmi. Poi aggrottai le sopracciglia.
- Su COSA esattamente mi hai mentito?-
Lui rise, passandosi una mano tra i capelli.
- In ordine di tempo, l’ultima bugia è che sei una ragazza di diciassette anni come tante altre. Stasera sei tutto, meno che una delle tante che vedi intorno a te.-
- Stai attento Draco, non è il primo complimento che mi fai. – risposi divertita. E poi, per dimostrare che potevo davvero farcela, potevo essere diversa, potevo lasciare che l’altra me stessa prendesse il sopravvento per una sera, mi feci maliziosa. – Non ti starai per caso innamorando di me?-
Lui rise. – Stasera sono fottutamente innamorato di te.- mi rispose, consapevole che tanto poteva dire ciò che voleva: l’indomani non avrei ricordato nulla, erano i patti. Poi alzò una mano a mostrarmi l’enorme salone in cui eravamo finiti. – Benvenuta nel mio regno, Hermione.-

***



-Hermione? Hermione ti senti bene?-
-Secondo te è morta?-
-Ron! Ma cosa dici?! Non vedi che respira?-
-Oh meno male-
Un colpo, presumibilmente uno schiaffo.
-Ginny mi hai fatto male.-
-Idiota. Guarda, si sta svegliando. Vattene, prima che ti trovi qui. Sono certa che non vuole vederti.-
Rumore di passi che si allontanavano.
Era tutto così distante. Forse ero morta davvero.
-Herm? Tesoro, sono Ginny. Mi senti?-
-Ha una brutta cera, Gin. Tu credi davvero all’influenza intestinale?-
Una risata.
-Harry, non credo certo che abbia tentato il suicidio. E’ troppo intelligente per fare una cosa del genere solo perché ha scoperto di Ron e Lavanda. Che poi, non ne vale nemmeno troppo la pena, potrebbe avere chi vuole.-
-Lo penso anche io.-
-E allora, visto che quello in lutto dovrebbe essere il tuo amico, va da lui. Lui si che dovrebbe buttarsi dalla torre di Astronomia. Herm ha solo preso qualche brutto virus.-
Ulteriori passi che si allontanavano.
Una benda bagnata sulla fronte, che mi fece pensare a quanta sete avevo. Mi costrinsi ad aprire un occhio, e trovai Ginny sorridente, accanto a me.
-Ciao- mi salutò, sottovoce. -Sei riemersa dal sonno.-
-Non mi sento bene- risposi, con voce roca. Qualcosa, come un sogno che chiedeva di essere ricordato, bussava alla mia memoria.
-E’ probabilmente a causa della sbronza colossale che hai preso ieri sera.-
Strabuzzai gli occhi.
-Come?-
Lei rise delicatamente e mi mostrò una pergamena.
-Ho ricevuta questa stamattina, via Gufo. Per essere arrivata così presto chiaramente è stata mandata dalla scuola. Sicuramente uno studente. Mi informava che eri nel tuo letto, in camera tua, e che avrei fatto bene ad inventarmi una scusa plausibile per la tua assenza dalle lezioni stamattina.-
-e hai obbedito agli ordini?- chiesi, lottando per aprire anche l’altro occhio.
-Ma certo. Ho detto che stavi male, avevi una brutta influenza intestinale e non avevi dormito. Volevano portarti in infermeria ma ho convinto tutti che sarebbe stato meglio lasciarti nella privacy della tua camera singola da caposcuola, con il tuo bagno privato. Non eri un bello spettacolo.-
-Grazie.-
-Harry non se l’è bevuta, ma terrò a freno le sue domande.-
Aprii ambedue gli occhi e riuscii a mettermi seduta, guardando con gratitudine Ginny che mi tendeva una bottiglia d’acqua.
Ne buttai giù quasi mezzo litro prima di riprendere fiato.
-E tu, cos’hai pensato?-
Alzò un sopracciglio.
-Non sono una novellina Herm, so riconoscere i postumi da sbronza quando li vedo. Ho pensato che ti sei divertita molto ieri sera e che ne avevi tutto il diritto.
Così come adesso hai il diritto di non raccontarmi niente e di cacciarmi via.-
Mi odiai per aver pensato male di lei.
-Non voglio cacciarti via. La tua posizione non era facile, capisco perché hai mantenuto il segreto.-
-Ho dato un ultimatum a Ron non appena l’ho saputo. O te lo diceva lui, o l’avrei fatto io. Ma hai scoperto tutto prima che potessimo fare qualcosa. E vale anche per Harry.-
Annuii. Lo sapevo.
Un bagliore rosso catturò la mia attenzione da dentro l’armadio. Improvvisamente, desideravo solo liberarmi di Ginny.
- Gin, ho bisogno di una doccia. Ti andrebbe di aspettarmi in sala comune?-
Lei annuì, rallegrata dal fatto che non sembravo arrabbiata. In effetti, non stavo nemmeno male. Ero furiosa, ma non per la faccenda di Ron e Lavanda, e nemmeno per i miei amici che non avevano parlato. E al contempo, ero elettrizzata.
Non appena fu uscita, mi alzai dal letto e mi avvicinai all’armadio. Lo spalancai, e – appeso a una gruccia – trovai il vestito che avevo indossato la sera prima.
I ricordi tornarono a galla.
L’enorme salone della casa di campagna di Draco, la musica perfetta, le luci soffuse. Ero stata con lui ogni istante. Avevamo ballato, riso insieme.
E provato qualunque tipo di alcolico offerto da Blaise, che era infallibile nelle combinazioni. Alla fine ero tremendamente ubriaca.
Eravamo rientrati alle prime luci dell’alba. Mano nella mano con Draco avevo permesso che mi accompagnasse in camera, l’avevo fatto entrare nella Sala Comune di Grifondoro e persino nella mia stanza privata, che anche i miei amici avevano avuto il permesso di vedere poche volte.
Lì, proprio davanti a quell’armadio, mi aveva baciata.
Ed era stato il bacio più meravigliosamente perfetto che avessi mai provato. Il finale perfetto di una serata incantevole, una serata in cui avevo permesso ad un’altra Hermione Granger di prendere il sopravvento, ma che avrei dovuto dimenticare.
Tirai fuori il vestito, e dalle pieghe dello stesso cadde un foglio piegato in quattro. Lo raccolsi e mi sedetti, aprendolo. Riconobbi la sua grafia elegante anche senza averla mai vista prima.

Tra le tante bugie che ti ho detto, la più importante è quella che hai scoperto questa mattina.
Come resistere? Questa notte mi hai mostrato una parte di te che non avevo mai visto, e che mi ha affascinato.
Non ero disposto a perderla, lasciandotela dimenticare.
Sono fondamentalmente egoista, e avresti dovuto aspettartelo, puoi dunque incolpare solo te stessa.
Ma guarda il lato positivo di tutto questo: hai scoperto che puoi essere diversa, e che non è così male.
Credi ancora che la tua vita sia finita perché Ronald Weasley ti ha tradita?
Puoi avere molto di più, e mi pare di esserne l’esempio vivente.
Io sono Draco Malfoy, Hermione, a me non è richiesto essere sincero, ricordi?
Da me, non se lo aspetta nessuno.
Ma sai che puoi credermi quando ti dico che mi hai dato il diritto di pretendere di più da te, e che ho tutta l’intenzione di approfittarne.
Non sai che fatica sfilarti il vestito e metterti a letto… parevi così dolce ed indifesa.
Forse ho fatto male a non approfittarne.
Non fare sfuriate, adesso, scendi da brava a pranzare in Sala Grande e, se ti capita sotto tiro, fa un bel sorriso a Weasley e ringrazialo da parte mia.
E ricorda: questo era solo l’inizio.

D.M.

 

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Capitolo 2
*** Game On Baby ***


Ciao a tutti! 
Ecco qui il secondo capitolo di questa FF in cui mi son lanciata così tanto tempo dopo la mia prima avventura su EFP. 
Spero vi piaccia e vi coinvolga quanto coinvolge me ♥ 
Se vi va, vi chiedo di lasciarmi una recensione, per farmi sapere cosa ne pensate, nel bene e nel male, accetto molto volentieri anche le critiche costruttive. Ci vediamo in fondo ♥
-Miky




Entrai in Sala Grande per colazione, e tutti i miei timori si avverarono.
Benché camminassi tra Ginny e Seamus, e questo mi garantisse un certo anonimato, mentre sfilavamo davanti al tavolo dei Serpeverde avvertii distintamente qualche paio d’occhi sulla schiena. Ero certa di sapere a chi appartenesse almeno uno di essi, e mi sforzai di non voltarmi a controllare.
Un conto era accettare, in un momento di profonda disperazione, di partecipare ad un party indetto da Malfoy.
Era passabile.
Diveniva già più difficile pensare di infrangere tutte le regole della scuola evadendo dalla sala comune di Serpeverde con una passaporta, e tutte le regole morali baciando Malfoy e trovandolo addirittura piacevole!
Ma ricordare tutto questo, tramite inganno peraltro, era inconcepibile. E non potevo accettarlo.
Avrei desiderato – per la prima e unica volta nella mia vita – che l’alcool riuscisse laddove Draco aveva fallito, facendomi cancellare buona parte se non tutta la serata; ma le mie speranze erano state vane, e dopo una giornata passata a letto, un sonno ristoratore e una buona doccia, mi ero guardata allo specchio quella mattina ricordando ogni singolo attimo del mio incredibile giovedì sera.
Ero furiosa.
E a poco era servito il bigliettino del suddetto traditore che mi chiedeva di non fare sfuriate. L’avevo ignorato, così come avevo ignorato il suo suggerimento di farmi vedere quel giorno stesso a pranzo, così come avevo ignorato anche i suoi maliziosi riferimenti alla serata passata insieme.
Certo, c’era qualcosa di buono in tutto questo: ero talmente arrabbiata con Malfoy, e talmente concentrata su quanto avevo combinato, che il pensiero di Ronald e Lavanda che amoreggiavano chiusi nel bagno di Mirtilla Malcontenta era passato in secondo piano.
-Herm? Ti siedi vicina a me?- domandò teneramente Seamus, indicandomi un punto vuoto della panca tra lui e Dean. Accettai con piacere: l’altro mio posto, quello che occupavo abitualmente da sei anni a quella parte, tra Harry e Ron, non era più disponibile.
E non perché Lavanda mi avesse rimpiazzata – Harry non l’avrebbe mai permesso – ma perché piuttosto che sedermi di fianco a Ronald avrei attraversato la sala e sarei andata ad accomodarmi vicina a Piton, al tavolo dei professori.
Scoprii che Dean e Seamus potevano essere compagni di tavola piuttosto divertenti, se lasciavano la bacchetta magica riposta al sicuro tra le pieghe del mantello. E Ginny, seduta di fronte a Harry e dunque nel mio raggio visivo, continuava a sporgersi per parlare con me, ignorando beatamente il fratello e la nuova “fidanzata”, e le suppliche di Harry, che – come avevo scoperto il pomeriggio precedente – non trovava affatto piacevole la compagnia della dolce Lav-Lav.
Il sabato mattina era sempre confusionario, i ragazzi andavano e venivano dalla Sala Grande a qualunque ora, e il chiacchericcio allegro che si espandeva nella stanza era gradevole.
-Herm, oggi pomeriggio a Hogsmeade mi ricordi di comprare una piuma nuova? La mia è assurdamente rovinata, continuo a chiedermi come faccia a scrivere.-
La richiesta di Gin mi riportò alla realtà.
-Hogsmeade?-
-Pronto? Sei sempre sul pianeta terra? Oggi è sabato, tesoro-
Mi ricordò la mia migliore amica, con un sorriso.
-Qualcuno è un po’ annebbiato oggi?-
La frase divertita proveniente da una voce situata alle mie spalle ebbe il potere di far tacere buona parte della tavolata. Notai solo di sbieco l’occhiata sorpresa di quelli seduti di fronte a me, e mi voltai pregando di aver capito male.
Sfortunatamente, avevo capito benissimo, e mi trovai ad ammirare la divisa verde-argento e il sorriso scaltro di Blaise Zabini.
-Ciao dolcezza- mi salutò, sicuramente divertito dalla mia espressione.
-Blaise cosa diavolo..?-
-Oh non ti preoccupare, non ho intenzione di rubare troppo tempo alle chiacchere grifondoro, mi chiedevo se potessimo fare due passi.-
-Due passi?- domandai, irritata e irascibile.
Lui ridacchiò.
-Di danza, se preferisci.-
Lo fulminai e mi alzai, prima che potesse – con qualche sua battutina simpatica – mettermi ancora di più nei pasticci.
S’inchinò graziosamente e mi offrì il braccio, che rifiutai; acchiappai la borsa cacciandomela malamente in spalla e salutai brevemente Gin liquidando la sua occhiata indagatoria con un semplice “ci vediamo dopo”.
Blaise si diresse ancor più divertito verso la porta della Sala, e insieme uscimmo in giardino.
Si fermò sotto la tettoia per accendersi una sigaretta, ben consapevole del fatto che mi stava irritando a morte.
-Blaise?-
-Calmati dolcezza, o ti verranno le rughe.-
-Calmarmi? Tu e il tuo amico mi avete deliberatamente mentito. Non solo! Mi avete fatto infrangere un’infinità di regole, promettendomi peraltro che nessuno l’avrebbe mai saputo, che nemmeno IO l’avrei saputo, e che niente – NIENTE – sarebbe cambiato nella mia vita.
Ora, non solo ho passato un’intera giornata incapace di alzarmi dal letto, non solo ho dovuto raccontare un’immensa serie di bugie ai miei amici e ai professori, non solo mi sono dovuta sorbire le vostre occhiatine e i commentini maliziosi, ma non contento piombi di prima mattina al tavolo Grifondoro chiedendomi – come se niente fosse! – di fare due passi! Blaise, questo NON è normale. –
Mi guardò con le sopracciglia alzate.
-Hai finito?-
Si stava divertendo un mondo. Arrabbiata, potei solo annuire con vigore.
-Bene. Pensavo peggio! Draco mi aveva avvisato che ti avrei trovata un po’… alterata.-
-E perché diavolo non è venuto lui ad affrontare la mia furia?-
Fece un tiro dalla sigaretta e me la offrì. Lo guardai storto, lui alzò le spalle e decise – con estrema calma – di rispondere alla mia domanda.
-Avresti preferito che piombasse lui al tavolo grifondoro chiedendoti di fare due passi?-
Aveva l’espressione che abitualmente usavo io quando spiegavo qualcosa di ovvio a Harry e Ron.
-E’ tua consuetudine rispondere a una domanda con una domanda?-
-E’ tua consuetudine cambiare argomento quando le risposte vengono a mancare?-
Sospirai, lui rise e mi offrì la mano in segno di pace.
-Andiamo Herm, ricominciamo. Buongiorno! Come ti senti oggi?-
Il suo entusiasmo, benchè non mi piacesse ammetterlo, era contagioso. Un sorriso sfuggì al mio controllo, ed esasperata alzai gli occhi al cielo.
-Buongiorno Blaise. Meglio grazie, e tu?-
-Non c’è male.-
Avanzò di qualche passo, e fui costretta a seguirlo.
-Draco mi chiede di scusarsi da parte sua, ha pensato fosse meglio non raggiungerti personalmente finché eri accompagnata dai tuoi amici. Ha immaginato non volessi dar loro troppe spiegazioni.
Sono qui in sua vece perché credo tu abbia qualche domanda da porre, e noi qualche risposta da dare.-
Rimasi in silenzio finché non fu chiaro che toccava a me proseguire.
-Draco – dissi, calcando il nome in maniera esagerata. – immagina giusto. Avrei preferito non dover dare spiegazioni ai miei amici. E si, mio malgrado ho qualche domanda da porre, e sebbene sia convinta che avrebbe dovuto fornirmi lui le risposte che cerco..-
-Oh, ma lo farà.-
Lo guardai interrogativa. – Prego?-
Lui ridacchiò. – Lo farà. Continua.-
Misi da parte il suo commento sagace in attesa di ulteriori sviluppi, e proseguii con il mio discorso.
-sarò lieta di parlarne anche con te. Perché non ho dimenticato tutto quello che è successo? Chi altri conserva ogni ricordo? Era tutta una bugia o a qualcuno viene davvero somministrato qualcosa in grado di eliminare i ricordi più pericolosi?-
-Non hai dimenticato tutto quello che è successo perché lui non ha voluto che lo facessi. Siamo in pochi a conservare ogni ricordo, in generale solo quelli “abituali” se capisci cosa voglio dire; io, Pansy, Daphne, Draco ovviamente. Qualche altro elemento. Gli altri si, sono davvero sottoposti a un parziale cancellamento della memoria: ricordano di aver partecipato ad una festa, ricordano di non doverne parlare, e ricordano tutti coloro con cui hanno interagito. Per intenderci, se tu hai ballato con Christopher Haaks di corvonero, lui si ricorderà di te.-
-Quindi non sanno nulla del luogo ove ci trovavamo?-
-Assolutamente no.-
Sospirai di sollievo. Se non altro, gli unici che avrebbero potuto portarci all’espulsione erano fidatissimi di Draco, e non avrebbero mai osato fargli rischiare tanto. Quindi, per riflesso, anche io ero al sicuro.
-Ma perché ha voluto che io ricordassi?-
Blaise mi guardò attentamente, con i suoi profondi occhi blu.
-Questa è una domanda a cui risponderà solo Draco, Hermione, mi dispiace.-
-Ti ha dato una lista di quesiti ai quali non devi dar risposta?-
Lui rise.
-Una cosa del genere, si. Ma dato che mi sei simpatica, ti dirò questo: Draco non fa mai niente senza un motivo preciso.-
Storsi la bocca.
-Grazie, mi sei di grande aiuto.-
-Figurati, è un piacere condividere con una bella ragazza perle di saggezza.-
Rise, e mio malgrado risi con lui.
-Lo prenderò come un complimento.-
Lui finì la sua sigaretta e la buttò per terra, schiacciandola elegantemente con il piede. Poi si tolse dalla tasca una pergamena piegata in quattro e me la porse.
-Questa è per te. Io ora devo rientrare. Ricordati quello che ti ho detto, e se hai un problema, non esitare ad andare dalla fonte stessa. Di solito, è la scelta giusta.-
Mi congedò con un sorriso e mi volse le spalle, avviandosi verso il castello. Prima di rientrare, mi dedicò ancora qualche parola.
-Ah e, Hermione? A volte il modo migliore per affrontare la realtà, è proprio accettare di giocarsela.-
Rimasi immobile, con la pergamena in mano, riflettendo sul fatto che avevo sempre considerato Blaise Zabini uno stupido vanesio. Nell’arco di dieci minuti mi aveva dimostrato che era in grado di utilizzare un sarcasmo così sottile e intelligente da spiazzare persino una parlantina esagerata come la mia.
Mi riscossi e dispiegai il foglio di pergamena, avida e curiosa.


 

Hermione, Hermione.
Evitare il mio sguardo in quel modo, in Sala Grande, non è stato molto educato; ma d’altronde, penso di essermi meritato la tua furia più cieca.
Spero tu non l’abbia sfogata troppo su Blaise: le sue intenzioni erano nobili, te lo posso assicurare. Sono certo tu abbia ancora diverse domande da farmi, e sono consapevole del fatto che il mio amico ha potuto darti solo le risposte che più ti premeva sapere.
Appurato che non sei in pericolo in alcun modo, e che pochissimi sanno del tuo coinvolgimento, spero riuscirai a rasserenarti quel tanto che basta a non aggredirmi quando ti avvicinerò.
Intendiamoci, un certo tipo di attacco lo gradirei, spero vivamente che tu non sia tanto intraprendente solo da ubriaca.
Conservo un ricordo piuttosto vivido della nostra chiacchierata in biblioteca, e confido lo abbia anche tu. E’ ora di aggiungere un piccolo appunto alla descrizione che di me ti ho fatto in quell’occasione: quando desidero qualcosa, so diventare piuttosto creativo.
E in questo momento, desidero te.

D.M.



Terminai di leggera la missiva completamente sconcertata.
Cosa diavolo stava succedendo?
Improvvisamente, scoprii di essere il nuovo oggetto dei desideri di Draco Malfoy. Non solo: ero diventata parte di un gioco che non avrei mai dovuto cominciare.
Accettare il suo invito a una festa mi era sembrato un gesto piuttosto innocente, fatto in un momento di depressione; non era esattamente come apporre la propria firma in calce al trattamento dei dati personali per un gioco a premi.
Ma comprendevo, in un certo senso, quanto stava accadendo: così come io ero rimasta affascinata dal Draco conosciuto quella sera, anche lui doveva esser rimasto colpito dall’Hermione oscura che avevo tirato fuori.
E mentre io ero determinata a cancellare quella serata dalla mia memoria, lui non aveva la minima intenzione di farlo.
Ecco il senso della parola “approfittare” tanto ripetuta nella lettera precedente. Per essere uno che non si stupiva di niente, io ero riuscita a sorprenderlo, e questo aveva scatenato il suo interesse per me.
La cosa più grave, tuttavia, era l’esistenza di una parte di me – quella che avevo lasciato uscire durante quel maledettissimo party – che era elettrizzata da questo nuovo gioco, e che agognava la presenza di Malfoy nella mia vita.
Stringendo la sua mano, due giorni prima, avevo dato vita ad uno show eccitante e terribilmente pericoloso.




Rieccomi ♥
Vorrei prendermi questo spazio, d'ora in avanti, per rispondere alle recensioni che vorrete lasciarmi (se vorrete lasciarmene, ovviamente ♥):

- LilyMik92: Ciao! Ti ringrazio moltissimo per l'incoraggiamento, spero l'aggiornamento sia arrivato presto quanto desideravi, e soprattutto, mi auguro ti soddisfi e riconfermi la tua prima impressione sulla storia ♥ A presto ♥
 

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Capitolo 3
*** Roll the Dice ***


Ciao e rieccomi ♥
Ecco qui il terzo capitolo, nonché l'ultimo già preparato: quando ho iniziato questa storia mi sono fermata a questo punto, da adesso in poi, se la FF riscontra il vostro favore, continuerò scrivendo man mano i capitoli, cercando di non metterci troppo. Fatemi sapere cosa ne pensate, aspetto con ansia recensioni ♥ E ora vi lascio alla lettura, ci "vediamo" in fondo ♥



Respirai profondamente.
Mi sentivo come una di quelle protagoniste di film horror che i miei genitori m’impedivano di vedere da bambina, e che io sbirciavo in segreto seduta sulle scale.
Certo, camminare per Hogsmeade non era esattamente come cercare una tomba in un cimitero, o come rimanere bloccata in una villa infestata da fantasmi, però la sensazione di essere seguita, “braccata” in un certo senso, non doveva essere troppo differente da quella provata dalle mie eroine.
La lettera datami da Blaise quella mattina aveva aperto nuovi scenari in quella che – fino a quel momento – era stata la mia placida esistenza.
Non ero più la mezzosangue Granger, saccente caposcuola di Grifondoro, stimata e rispettata studentessa di Hogwarts; improvvisamente ero diventata Hermione, la nuova preda di Draco Malfoy.
Ero stata sulla bocca di tutti per gran parte della giornata, a causa di Blaise e del suo amorevole gesto di venirmi a dare il buongiorno davanti a tutta la scuola, e mi ero dovuta sorbire quella che io definisco “L’Occhiata”, con la O maiuscola, di Harry; un’occhiata che più o meno ha questo significato: “So che ti stai cacciando nei guai, fai attenzione e non costringermi ad intervenire”.
Ovviamente sia lui sia Ginny hanno collegato lo strano avvenimento con il mio bizzarro malessere del giorno precedente. Ma contrariamente a quanto mi aspettavo, Gin non ha fatto domande, passando l’intero pomeriggio a distrarmi, trascinandomi da una parte all’altra di Hogsmeade.
Eravamo solo noi due, perché – ha affermato – era tanto che non ci concedevamo una “giornata fra donne”; e così ha spedito il suo ansioso fidanzato con Ron e compagnia.
Le ero profondamente grata: lei non poteva sospettare quanto davvero ne avessi bisogno.
Il sole cominciava a calare quando entrammo da Mielandia, pronte a rifornirci di dolciumi per il resto della vita; mi fermai davanti a un cesto di api frizzole, e solo allora notai lo strano silenzio in cui Gin era caduta da qualche minuto. Un silenzio imbarazzante.
Si schiarì la voce, e mi voltai a guardarla sorpresa.
-Gin? È tutto apposto?-
Giocherellava con una ciocca di capelli, nervosamente. *Oh-Oh.*
-Herm sai, mi chiedevo se non volessi parlarmene.-
Sospirai. Chiaramente, la tregua era finita.
-Di che cosa?-
-Di Giovedì sera, di stamattina… tutti abbiamo pensato che non fosse normale. Beh, io credevo che saresti stata tu a prendere il discorso, ma dal momento che tra poco dobbiamo rientrare..-
La guardai male. Ecco a cosa le era servito il pomeriggio da sole!
-Non pensare male tesoro, anche se non fossi ossessivamente curiosa ti avrei chiesto di passare la giornata sola con me, ero convinta potesse farti bene.-
Sorrisi. Buffa capacità della migliore amica di leggerti nel pensiero, non ci avrei mai fatto l’abitudine.
-Non c’è molto da dire, Gin.-
Fu il suo turno di increspare le sopracciglia, scettica.
-Blaise Zabini si presenta al tuo tavolo, ti chiede di fare “due passi” con lui, e non c’è molto da dire?-
Arrossii, rendendomi conto che Ginny era completamente fuori strada.
-Non è come pensi, Gin! Non c’è assolutamente niente tra me e Blaise. Si insomma, lui è carino, ma era venuto solo a recapitarmi un messaggio.-
Incrociò le braccia al petto.
-Un messaggio?-
*Ops.*
-Si.-
Risposi, evasiva, allontanandomi per scegliere un altro tipo di dolce da portare via con me. Intanto, pregavo che il terreno si aprisse e mi ingoiasse, viva.
-Un messaggio di chi, Herm?-
Forse parlarne con lei mi avrebbe fatto bene. Insomma, raccontare a qualcuno quanto stava succedendo poteva essere salutare, anche se ero convinta che questo qualcuno avrebbe finito per prendermi per malata di mente.
Sospirai. Gin non mi avrebbe mollata finchè non avesse saputo la verità.
-Hermione!-
Una voce melodiosa ci interruppe, salvandomi in corner e facendo sprofondare il mio cuore nel petto: eccolo, l’attacco che per tutto il giorno mi ero aspettata.
Mi voltai già sapendo chi mi sarei trovata di fronte.
-Daphne.- La salutai, non riuscendo a trattenere un sorriso. Era radiosa, e mi chiesi come avessi fatto a detestarla tanto prima di conoscerla. Dai suoi occhi traspariva un’inaspettata dolcezza, e altrettanta innocenza. Com’era finita a Serpeverde quella ragazza?
Si sporse e mi diede un bacio sulla guancia, lasciandomi di stucco, poi salutò cordialmente anche Ginny.
-Ciao Ginny.-
Ciò che mi stupì più di tutto, fu la reazione della mia amica: sorrise genuinamente, ricambiando con naturale affetto il saluto della ragazza.
Non feci in tempo ad indagare, perché Daphne tornò a rivolgere a me la propria attenzione.
-Come stai? Ho saputo che hai avuto difficoltà, ieri.-
-A quanto pare le notizie corrono veloci.- Bofonchiai, nervosa.
Lei rise.
-Non preoccuparti, non è un pettegolezzo così succulento come credi: semplicemente hai saltato molte lezioni in un giorno soltanto e le persone ridacchiavano sul fatto che anche tu ogni tanto cedi alle malattie. Si stupivano dei tuoi comportamenti da umana.-
Sgranai gli occhi: era così che la popolazione di Hogwarts mi vedeva? Come un’aliena?
-Immagino di dover essere contenta che le ipotesi fossero tanto lontane dalla verità.-
-Al tuo posto io lo sarei.- ribattè Ginny, facendomi capire che non aveva dimenticato il nostro discorso e che l’avrebbe ripreso non appena possibile.
-Cosa fai qui da sola, Daphne?- chiesi, ignorando il brutto presentimento che mi si era annidato in fondo allo stomaco, congelandomi le viscere.
-Oh, Pansy mi aspetta qui fuori, non vuole entrare perché afferma che l’odore la farà ingrassare.- Alzò gli occhi al cielo, gesto imitato al contempo da me e da Ginny. –Ti ho vista dalla vetrina, e volevo salutarti.-
-Che gesto carino.- mormorai, affatto convinta della sua buona fede.
Lei sorrise, si sporse a baciarmi nuovamente le guance e lo stesso fece con Ginny.
-Ci vediamo a scuola allora.- si congedò, chinando elegantemente il capo, e avviandosi alla cassa con un sacchetto di caramelle in mano.
Mi voltai verso Ginny, che aveva l’espressione più scettica che avessi mai visto, e alzai le spalle. Mi sentivo il viso bollente, ed ero certa di essere rossa come una mela matura.
Come mai – dannazione – i serpeverde erano improvvisamente tanto carini con me?! Era possibile che Draco influenzasse così tutte le persone che aveva intorno?
Mentre tiravo fuori il portafoglio dalla borsa, notai una pergamena, piegata in quattro, lasciata cadere con attenzione nelle pieghe della mia tracolla. Improvvisamente, realizzai. Doveva avermela fatta scivolare li Daphne, quando si era sporta per salutarmi.
Mi sforzai di non cambiare espressione, pagai le mie api frizzole, e dissi a Gin che avevo dimenticato una cosa, mollandola alla cassa in attesa di pagare e affrettandomi verso il fondo del negozio.
Mi nascosi tra due scaffali e aprii rapidamente il foglio. Detestai me stessa per la fibrillazione dei miei movimenti, e per l’eccitazione che faceva correre la mia adrenalina.

 

La tua amica è una guardia del corpo piuttosto precaria, Hermione. E tu, d’altrocanto, sei una pessima attrice. Ti sei guardata le spalle tutto il giorno, con un’assiduità che mi fa pensare che – più che temere il mio intervento – lo attendessi con ansia.
Questa pratica dei bigliettini mi è inusuale, e al contempo mi diverte molto.
Riesco quasi a vedere la tua espressione mentre leggi le mie parole, chiedendoti come posso sapere dove ti trovi e con chi, se tu non mi hai mai visto, pur avendomi cercato tra tutti i passanti.
Comunque, non importa: non è questa la domanda di cui più ti preme aver risposta.
Sei intelligente, e sono certo che hai già dedotto da sola che questo nuovo “gioco” stuzzica il mio interesse. Non l’avevo in mente quando ti ho chiesto di partecipare al mio party, ma a un certo punto della serata ho capito che qualche ora rubata al tempo quotidiano non mi bastava più: ho visto cosa si nasconde dietro la vergine di ghiaccio di Grifondoro, e ho deciso che avrei fatto di te il mio nuovo interesse.
Quello che mi ha colto di sorpresa, è stata la tua reazione. Indipendentemente dalla furia iniziale che hai ovviamente mostrato, poi ti ho scoperta… divertita. Eccitata, direi.
E allora tira i dadi, Hermione.
Giochiamo.

D.M.


Decisi, non appena terminato di leggere la nuova missiva, che lo detestavo come non avevo mai detestato alcuno. Ma allo stesso tempo mi resi conto del sorrisetto frivolo che mi colorava le labbra, e mi affrettai a cancellarlo.
Come accidenti faceva a capire i miei stati d’animo?
-Herm?-
Sentii Ginny che mi chiamava, e cacciai il bigliettino nella borsa, afferrando il primo pacchettino che vidi sullo scaffale. Mi raggiunse un secondo più tardi.
-Eccomi!-
Esclamai, con forse troppo entusiasmo. La sua espressione scettica mi confermò che non ero stata affatto naturale.
-Bastoncini di cannella?- domandò, guardando il pacchetto che stringevo tra le dita.
-Ne vado matta.- risposi, sorridendo. Sperai che non avesse la facoltà di leggermi nel pensiero realmente, o sarei stata parecchio nei guai: detestavo la cannella.
Annuì, per niente convinta, e mi accompagnò alla cassa, mentre il mio cuore riprendeva un andamento più o meno regolare.
Quando uscimmo, la fresca aria della sera d’Ottobre mi sfiorò il viso, restituendomi un po’ di sanità mentale. Gin, al mio fianco, era assorta in un silenzio innaturale.
Non sembrava solo curiosa, era anche preoccupata. Sospirai.
-Gin?-
-Si?-
-Sto bene.- rassicurai. Mi guardai intorno, per essere certa che nessuno ci stesse ascoltando, e ripresi a bassa voce. –Avevi ragione tu, l’altro giorno. Ho partecipato ad una festa, per questo stavo così male da non riuscire a frequentare le lezioni. E i Serpeverde sono carini con me perché ci siamo conosciuti meglio, a questo.. party.-
Mi sentii immediatamente in colpa: stavo semplificando ai minimi termini gli avvenimenti. E la mia migliore amica lo capì al volo.
-E dopo sei anni di profondi dissapori è bastata una festa a convincere Blaise Zabini e Daphne Greengrass a diventare tuoi grandi amici?-
Abbassai lo sguardo.
-Herm… mi puoi dire tutto. Di cosa hai paura?-
-Non ho paura. Non esattamente. E’ solo che potresti giudicarmi.-
Si fermò e mi obbligò ad alzare gli occhi per guardarla in viso. Era seria, la chioma rossa mossa appena dal vento.
-Non pensarlo nemmeno. Io sono tua amica. Non potrei mai – MAI – giudicarti.-
Decisi che ero stata stupida. Perché non confidarmi con Ginny? Mi fidavo di lei forse più di quanto mi fidassi di me stessa. Annuii e le indicai una panchina poco lontano.
Cominciava a fare scuro, e freddo, gli ultimi studenti si avviavano verso la scuola, e non correvamo il rischio di essere ascoltate da alcuno.
Le raccontai tutto: a cominciare dallo strano incontro con Malfoy in biblioteca, continuando poi con la bizzarra offerta che mi aveva fatto. Le spiegai le motivazioni che aveva usato e quelle che avevo avuto io per accettare. Le raccontai dei vestiti, dell’aiuto di Daphne, della passaporta e della casa di campagna. Imbarazzata le dissi persino che mi aveva accompagnata in camera, e confessai il bacio che ci eravamo scambiati.
-Pensavo che sarebbe semplicemente finito tutto li.- terminai, rassegnata. – Ma mi aveva mentito. La mattina dopo io ricordavo ogni singola cosa successa. Ho ritrovato il vestito che avevo usato nel mio armadio, accompagnato da una sua lettera. E così, è cominciata la pratica dei bigliettini.
Ne aveva uno per me stamattina Blaise a colazione, e un altro me l’ha infilato nella borsa Daphne, prima.-
Ginny era sconvolta.
-Ecco perché tutti i serpeverde si avvicinavano a te, oggi!-
-Già.-
-Perché non volevi dirmi tutto questo?-
Alzai le spalle. –Ho semplicemente pensato che avresti giudicato male. Dopotutto, la mia relazione con tuo fratello è appena finita.-
Lei sgranò gli occhi e mi poggiò le mani sulle spalle. Era arrabbiata.
-Herm! Mio fratello è stato un cretino, e tu non hai alcun dovere ne nei suoi, ne nei miei confronti! Io sono dalla tua parte, in tutto e per tutto. Se fosse per lui, ti direi di continuare questo strano gioco con Malfoy seduta stante. Si meriterebbe solo di vederti insieme ad un altro, credimi.-
Intuii subito il resto del discorso, così la spronai ad andare avanti.
-…Ma?-
Lei sospirò.
-Ma non si tratta di Ron. Sono preoccupata per te. Malfoy è un viscido, un subdolo, meschino opportunista. Sei il suo nuovo giocattolino, è viziato e avido. Perseverando in questa situazione, potresti farti male.-
-Non ho intenzione di fare nessun gioco, Ginny. Sta facendo tutto da solo.-
Lei mi guardò con serietà.
-Ascoltami. So quanto può essere affascinante evadere dalla realtà. Ma non devi mai, per nessun motivo al mondo, dimenticarti chi sei.-
-Perché mi stai dicendo queste cose?-
-Perché per te è un momento particolare, tutta questa situazione ti rende fragile. E inoltre, so quanto il “lato oscuro” possa far girare la testa.-
Risi, anche se una lieve sensazione di panico mi perforava lo stomaco. Ginny mi stava facendo paura, forse perché ritrovavo una traccia di verità nelle sue parole.
-Farò attenzione, Gin. E Malfoy si stancherà di non ricevere soddisfazione ne risposta dal suo nuovo giocattolino e mi lascerà in pace, passando ad altro.-
Non sembrava convinta, ma mi sorrise, ed io mi alzai in piedi. –Ora rientriamo, si sta facendo tardi.-

 

***



A cena Gin era tornata ad essere sorridente e chiacchierona: se anche qualcosa la preoccupava, non diede a vederlo minimamente, e questo mi aiutò a gestire meglio Harry, che non aveva dimenticato la mia ritrosia nel dargli risposte quella mattina.
Era seduto di fronte a me, e ad intervalli regolari mi osservava con sospetto. Ginny, accomodata al suo fianco, lo distraeva parlando di Quidditch: gliene ero immensamente grata.
Mi ero comportata bene: non avevo guardato in direzione dei Serpeverde e avevo pensato il meno possibile a quella criptica frase con cui si era concluso il nuovo biglietto: “E allora tira i dadi, Hermione.” Ero persino riuscita a distrarmi, grazie anche ai divertenti racconti di Neville seduto affianco a me; fu il dessert a rovinare tutto.
Mi stavo gustando il mio profiterole – che i maghi e le streghe chiamavano sbuffo di puffola – quando improvvisamente mi sentii osservata, e incauta alzai lo sguardo.
Dall’altro lato della sala, un paio di occhi grigi, glaciali, mi osservavano; dal ghigno che gli disegnò le labbra dedussi il suo divertimento, e risposi al suo sopracciglio alzato con un’occhiataccia.
Prima che mi decidessi a distogliere lo sguardo, Draco si alzò in piedi, mi guardò intensamente e poi lasciò la sala.
Compresi il messaggio, e il mio cuore cominciò a battere forte. Quella situazione non mi piaceva per niente.
Lo ignorai: tornai a concentrarmi su Neville e con un sospiro di sollievo mi resi conto che nessuno aveva notato il breve scambio appena intercorso. Un quarto d’ora più tardi i miei amici si alzarono per tornare in sala comune, e io – felice di aver dimostrato quanto detto a Gin quel pomeriggio – mi apprestai a seguirli.
Eravamo al secondo piano quando, improvvisamente, inciampai.
Finii lunga distesa per terra, e rossa di vergogna osservai il laccio della scarpa, completamente slacciato. Da quando ero così distratta?
Harry e Neville si avvicinarono per aiutarmi, ma si bloccarono – funerei – a qualche passo di distanza da me. Li guardai senza capire, finché non vidi una mano bianca comparire dal nulla.
Alzai lo sguardo, stupefatta, e mi trovai ad osservare il volto candido di Malfoy.
-Dovresti fare più attenzione.- disse, sorridente. Ero talmente confusa che non riuscii a ribattere. Lui si chinò di più, afferrò la mia mano destra e mi tirò in piedi, passando poi con destrezza il braccio sinistro intorno alla mia schiena, costringendomi ad arcuarmi verso di lui. Con la mano libera mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il suo volto perfetto a pochissima distanza dal mio.
Il cuore prese a battermi a una velocità folle, e le guance mi si tinsero di rosso. Era assurdo che mi sentissi così.
-Cosa.Diavolo.Stai.Facendo?- domandai, a denti stretti. Lui sogghignò e mi si avvicinò all’orecchio, per sussurrarmi qualche parola che solo io potevo sentire.
-Sei la mia nuova sfida, Granger. E ho tutta l’intenzione di vincerla.-
Mi lasciò andare, assumendo nuovamente quell’aria angelica con cui s’era presentato.
-Buonanotte, Hermione.-
Mi salutò. E senza rivolgere una sola parola ai miei amici, si voltò e si allontanò lungo il corridoio.


Spero che il seguito vi sia piaciuto, e mi prendo come sempre questo spazio per rispondere alle recensioni:

- LilyMik92: Rieccoti, ti ringrazio per aver proseguito la lettura  ♥ Spero che il nuovo incontro ti sia piaciuto ♥ a presto!

A presto, spero di sentirvi in tanti! 

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