Quando il passato ritorna...

di bad93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno premonitore. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Passato e insicurezze. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Pensieri. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Nuovo capitolo. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Di nuovo insieme (Ricordi). ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Chiarimenti... oppure no? ***



Capitolo 1
*** Sogno premonitore. ***


Capitolo 1: Sogno premonitore.

 

-Dai vieni! Dobbiamo festeggiare!-

-Ma ho perso, non credo ci sia nulla da festeggiare.-

E questo cosa centra?!chi ha detto che si deve festeggiare solo quando si vince? Siete arrivati in finale e anche se avete perso è comunque una conquista.-

-Comunque loro si meritano la vittoria.-

-Già, è stata una partita molto avvincente.-

-Vado a cambiarmi, ci vediamo dopo.-

-A dopo.- lo salutò con la mano e sorridendo.

 

 

-Un sogno...era solo un sogno.- si svegliò accaldato e tremante, il cuore gli batteva all'impazzata.

Si alzò dal letto e andò a farsi una doccia, sperando che il getto d'acqua potesse lavare via quelle strane sensazioni. Successivamente andò in cucina a fare colazione; il suo corpo tremava ancora, indice che la doccia non aveva avuto l'effetto sperato. Decise di uscire a fare una passeggiata, magari riusciva a distrarsi; passò attraverso il parco, dove vide molti bambini fermatisi a giocare prima di andare a scuola, alcune persone portavano a spasso il cane e infine vi erano coppie che, come lui, facevano semplicemente una passeggiata. Mancavano ancora parecchie ore all'allenamento, che si sarebbe tenuto nel pomeriggio, ma allora come mai lui era uscito di mattina presto? Cosa sperava di trovare?

 

Oltrepassò il parco e cominciò a camminare per le strade, che ormai iniziavano ad affollarsi; senza una meta precisa. Passò così il tempo, quando si ritrovò, per caso, davanti a una piccola pasticceria. Non sapeva che ci fosse ancora, era convinto che dopo tutto quel tempo avesse chiuso. Ricordava benissimo quel posto, ci era andato parecchie volte quand'era più giovane.

 

“Chissà cosa starà facendo adesso? Non ci vediamo da dieci anni.”

Perso nei suoi ricordi, arrivò all'aeroporto.

“Ma come ci sono finito qui? Che strano, mi conviene andare a mangiare da qualche parte e poi raggiungere la squadra. Ho fatto una passeggiata lunga una mattina, ma non mi sono distratto per niente.” si voltò e s'incamminò.

-Byron?- sentì una voce che lo chiamò, ma non rispose; non conosceva nessuno all'aeroporto e menchémeno persone che dovessero arrivare quel giorno.

-Sei Byron, giusto?- ripeté la voce.

In quel momento si voltò e sgranò gli occhi incredulo.

-Saori...ma...ma...-

-Accidenti, sembra che hai visto un fantasma.-

-No sono solo sorpreso. Non pensavo di rivederti. Che cosa ci fai qui? E quando sei arrivata?-

-Come puoi vedere ora, in effetti è stata una coincidenza incontrarti qui, non posso biasimarti.-

-Vai a casa?- lei annuì, -Hai già dei programmi?-

-No, non ho trovato nulla di interessante; tu che fai?-

-Oggi ho un allenamento con la mia squadra, mentre domani c'è una partita...-

-Davvero?! E dove?-

-Allo stadio zattera, alle due.-

-Allora ci vediamo più tardi, dove ti trovo?-

-Alla Kirkwood.-

-Ok, a dopo.- lo salutò e prese un taxi.

-Accidenti, non è proprio cambiata, non lascia mai terminare le frasi. Sempre meglio di come era i primi tempi di scuola; ora chi glielo dice che la partita è tra due scuole medie e io non gioco? Beh, quando arriverà lo scoprirà, e di sicuro la colpa sarà mia che non l'ho avvisata in tempo. Sarà meglio andare a mangiare.- guardò l'ora sul cellulare,-Che cosa?! È già così tardi?! Non pensavo che una semplice chiacchierata avesse portato via tutto quel tempo. Mi conviene raggiungere i ragazzi, vorrà dire che mangerò un panino durante l'allenamento.-

S'incamminò verso l'entrata della metropolitana e prese il treno che lo avrebbe portato a scuola; sarebbe arrivato giusto in tempo, dall'aeroporto alla fermata più vicina alla Kirkwood ci voleva circa un'ora in metropolitana, in più un pezzo di strada avrebbe dovuto farlo a piedi e si aggiungono altri trenta minuti. Riuscì ad arrivare giusto in tempo, era la prima volta che vedeva quella squadra, e non appena iniziò l'allenamento, capì che non avrebbe visto il suo pranzo nemmeno con il telescopio. La squadra era divisa, i giocatori continuavano a litigare, decise di provare a tenerli uniti con l'obbiettivo comune: la vittoria. Durante la pausa spiegò ai ragazzi lo schema di gioco, le strategie e le motivazioni per le quali erano una squadra. Successivamente gli allenamenti ripresero, la maggior parte dei giocatori seguì le sue indicazioni, ma c'era ancora chi continuava imperterrito con il proprio modo. Il pomeriggio passò in fretta, uscì dall'edificio della scuola che era già buio inoltrato, il preside aveva voluto parlargli; solo per lamentarsi delle sue paure di una possibile sconfitta e delle conseguenze che potrebbero esserci. Lui non era riuscito a dire nemmeno una parola, aveva una fame terribile, non mangiava da quella mattina, ringraziava il cielo di non essere ancora crollato a terra. Arrivò al ponte e vide subito Saori all'altro capo, la raggiunse.

-Che ci fai qui a quest'ora?-

-Ma come?! Ci siamo messi d'accordo di incontrarci dopo l'allenamento non ricordi?-

-Sì, ma non pensavo mi aspettassi fino a quest'ora.-

-Non è poi così tardi, inoltre non ho il coprifuoco.-

-Questo è vero, però la notte non è sicura.-

-Tranquillo! Se ti attaccano ci penso io a metterli al tappeto.- asserì lei sferrando un calcio all'aria.

-Non era questo che intendevo.- sussurrò lui.

-Hai detto qualcosa?-

-No, niente. Ti va di andare a mangiare da qualche parte? Non metto niente nello stomaco da stamattina.-

-Va bene, dove?-

-Seguimi e vedrai.-

 

Entrambi si avviarono verso la metro, quando improvvisamente iniziò a piovere, inizialmente era debole, ma poi divenne ben presto un acquazzone. Byron prese Saori per mano e iniziò a correre, riuscirono a prendere il treno, ma erano completamente fradici.

-Mi dispiace , ma in queste condizioni, non possiamo andare da nessuna parte.- disse Byron ansimando, non aveva mai corso così forte, come quella sera.

-Tranquillo, chi se lo aspettava un acquazzone del genere.-

-Di sicuro non i meteorologi, davano sole e cielo sereno fino a dopodomani.-

-Sì, è vero. Ho visto le previsioni.-

-Accidenti, sono completamente bagnato.-

-Tieni.- gli disse porgendogli un fazzoletto -Sia mai che ti prendi la febbre.-

-Grazie, ma non serve. Sono di costituzione più forte ora. E poi quella volta avevo fatto una partita di calcio ed ero sudato, pioggia e vento hanno fatto il resto.-

-Hai sempre una spiegazione per tutto tu. -

-Eh...eh..eh. Paura?-

-Per niente. So perfettamente la tua intelligenza è fuori dalla mia portata.-

-Dai, adesso esageri. Non andavi male a scuola.-

-Togliendo le tue ripetizioni, sarei ancora là adesso.-

-Sempre positiva, ti manca solo la logica.-

-Ma si basa tutto sulla logica.-

-Non proprio. Ah! Sarà meglio scendere prima che chiudano le porte.-

 

Scesero frettolosamente, giusto un attimo prima che porte si chiudessero.

-Pronta per un'altra corsetta?-

-Non proprio, ma andiamo.-

 

Usciti dalla metro ripresero a correre, rispetto alla Kirkwood, lì pioveva ancora più forte.

-Dove andiamo?- chiese lei, per spezzare l'imbarazzo, non era più abituata al contatto con l'uomo. Ma le sensazioni erano come le ricordava e desiderava che loro meta non arrivasse mai, solo per godersi quel momento.

-A casa mia. È più vicina.- rispose lui velocemente.

-Ah, ok.-

 

Finalmente arrivarono all'abitazione, non che fossero contenti, ma dato il tempo era meglio non sfidare la salute e madre natura. Byron prese le chiavi e aprì il portone, poi salirono le scale e arrivarono all'appartamento, aprì anche quella porta ed entrarono. Il tutto lo fece senza lasciare mai la mano di Saori, suo malgrado dovette lasciarla per andare ad accendere il camino. Lei rimase immobile davanti all'uscio ad osservare il luogo che la circondava.

-Aspetta.- disse lui allontanandosi dalla stanza, -Tieni, per il momento mettiti questo.- le disse porgendole un asciugamano, -Almeno ti asciughi un po'-

-Grazie.- rispose prendendo l'oggetto.

-Intanto vado a cambiarmi.- detto questo uscì dalla stanza.

Tonò pochi minuti dopo e trovò Saori seduta sul divano, in principio rimase sbigottito, in dieci anni il suo corpo era cambiato, forse l'unico ad aver mantenuto la fisionomia di un tempo era lui, dopo svariati secondi passati a fissarla, si decise a parlare.

-Mi spiace davvero per stasera, è un vero peccato che proprio stasera abbia iniziato a piovere. Forse è perchè non ci vedevamo da anni.-

-Forse hai ragione.-

 

A spezzare il silenzio appena scaturito fu lo stomaco di Byron, che reclamava il suo nutrimento; a parere dell'uomo aveva trovato il momento meno opportuno da rovinare, ma non poteva controllarlo a quel punto.

-Scusa.-

-Tranquillo, penso io alla cena.- disse lei alzandosi, -Dov'è la cucina?-

-Davvero, non è necessario.-

-Mi ospiti è il meno.-

-Non serve posso pensarci io.-

-Insisto, tu ha appena finito di lavorare, io invece non ho fatto nulla per tutto il giorno.-

-Come vuoi.-

-Grazie, allora?-

-Da questa parte.- le disse indicandole la strada. “Spero che in dieci anni abbia fatto un corso di cucina. Non oso immaginare cosa ci sarà per cena, al solo pensiero mi vengono i brividi.”

 

Saori in cucina preparava la cena canticchiando, dimenticandosi di indossare solo uno striminzito asciugamano, lui curioso entrò in cucina e iniziò ad apparecchiare, cercando di non guardare la ragazza dietro di se. Non poteva lamentarsi con nessuno di quella situazione, l'aveva creata lui, quindi ora ne subiva le conseguenze. Sperava solo che non andasse a finire come quel giorno che aveva avuto la febbre, era partito tutto da li.

-E' pronto!- esclamò lei entusiasta.

L'aspetto era invitante e non si era tagliata ogni volta o bruciata, la cosa prometteva bene, forse un corso di cucina l'aveva seguito; ma un dubbio lo tormentava: e se fosse come la cucina di Nelly?

 

 

Continua...

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Passato e insicurezze. ***


Capitolo 2: Passato e insicurezze.

 


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-E' pronto!- esclamò lei entusiasta.

L'aspetto era invitante e non si era tagliata ogni volta o bruciata, la cosa prometteva bene, forse un corso di cucina l'aveva seguito; ma un dubbio lo tormentava: e se fosse come la cucina di Nelly?

Si sedette al tavolo e osservò le vivande, lei nel frattempo stava portando una ciotola con l'insalata.

-Che c'è? Non ti piace?-

-No, no. Mi hai sorpreso, ricordando com'era la tua cucina... beh, sono stupito, complimenti!-

-Grazie, ma aspetta di mangiare, solo dopo potrai farmi i complimenti.-

-OK- “Allora i miei dubbi erano fondati, la sua cucina non è cambiata affatto. Forse per il suo compleanno le regalerò un corso di cucina, non voglio ridurmi come Mark, e nemmeno far fuori lo stipendio al ristorante. Ma al momento ho talmente fame, che persino la cucina mi andrebbe bene, pur di mangiare qualcosa.”

-Non mangi?-

-Sì, adesso inizio.-

Con molta titubanza e cautela, prese un gambero fritto con le bacchette; la mano gli tremava, ad aumentare quell'ansia c'era lei che lo fissava piena di aspettative, non si era ancora seduta, e probabilmente non lo avrebbe finché lui non avesse mangiato almeno un boccone. Lentamente porto il crostaceo alla bocca e lo mangio, chiuse gli occhi per cercare di formulare un complimento adeguato, e concentrarsi per restare normale e non fare una faccia schifata; quand'era giovane poteva anche essere accettata una smorfia di disgusto, inventando che c'era solo un pizzico di sale di troppo; ma ora era diverso, non poteva mentire come un tempo. Continuo a masticare preparato mentalmente a quello che lo avrebbe aspettato, ma con sua sorpresa, non andò come aveva immaginato; non c'era nulla di strano, era un semplice gambero fritto. Mentalmente tiro un sospiro di sollievo, felice di non dover fingere che delle cose immangiabili siano deliziose, allora un corso di cucina lo aveva fatto davvero; avrebbe fatto santa la persona che l'aveva convinta a seguirne uno. Lui non aveva mai avuto il coraggio di proporglielo apertamente, non sapeva come fare, in più lei si sarebbe arrabbiata e offesa, per cui aveva sempre sopportato in silenzio, contento di renderla felice.

-E' squisito. Hai fatto un corso di cucina?-

-Davvero ti piace?! Ne sono felice, in effetti mentre ero all'estero ho dovuto imparare una cucina diversa dalla nostra, e così ho seguito diversi corsi.-

-Capisco, ecco perchè cucini così bene.-

-Già....Aspetta che vorresti dire?! Non ti piaceva la mia cucina ?!-

-No, è solo che prima esageravi un po' con il sale e le spezie, inoltre tendevi a inventare accostamenti a casaccio. Ora invece sei migliorata, mi è sempre piaciuta la tua cucina. Comunque ora perché non ti siedi e vieni a mangiare anche tu?-

-Ok- lei si sedette e subito sussultò e s'irrigidì.

-Che c'è?-

-E' fredda.- disse con voce tremante.

-Che cosa è fredda?-

-La sedia.-

-Dici? A me non è sembrato.-

-Tu sei vestito. Non puoi capire.-

-In effetti è vero, vuoi un cuscino?-

-No, va bene così. Ormai si è scaldata.-

-Come vuoi.- disse lui tornando a mangiare quello che aveva nel piatto.

Anche lei iniziò a mangiare, mentre cenavano parlavano del più e del meno, o meglio, lei faceva domande a macchinetta alle lui rispondeva, ma ogni volta veniva bloccato con un altra domanda, per cui non finiva mai la spiegazione. A volte addirittura lei si rispondeva da sola a nome suo e faceva un'altra domanda, era come un uragano impazzito, lui la faceva sfogare, infondo non si vedevano da anni, era normale che lei avesse tanto da raccontare e da chiedere; un po' gli era mancato questo aspetto della sua vita, ma se ne era accorto solo ora che lei era con lui.

-Ho qualcosa in faccia?- chiese lei.

-No, nulla.-, non se ne era accorto, ma si era ritrovato a fissarla come un bambino che fissa una vetrina di una pasticceria, si era ripromesso in passato di non fare più una figura del genere. Anche quand'era giovane gli era capitato spesso di osservarla, e più la loro relazione avanzava, più lui non poteva fare a meno di guardarla e di voler scoprire sempre di più su di lei.

 

Scosse violentemente la testa, il passato ormai non contava più nulla, erano stati separati per dieci anni, non poteva farsi fregare dalla sua mente, dalle sue illusioni; la loro relazione , per quanto forte potesse essere, ora apparteneva alla sua giovinezza. In tutto quel tempo le cose erano cambiate, ora erano adulti, non era sicuro che il loro rapporto sarebbe stato recuperabile; l'amicizia c'era ancora, ma come capita a tutti gli adolescenti gli amori vanno e vengono. Ora avrebbe dovuto ricominciare tutto dall'inizio, come se il passato non fosse mai avvenuto, non poteva rischiare di mandare tutto all'aria basandosi sui sentimenti provati. Non sapeva se per lei non era cambiato nulla o meno, ma sentiva che non voleva cederla a nessuno, voleva che il suo cuore battesse solo per lui, che sognasse solo lui, tutta la sua vita doveva girare attorno a lui. Potrebbe sembrare un desiderio egoista, lui non è mai stato modesto, prima si concentrava solo su se stesso. Non poteva accettare che la sua bellezza venisse surclassata da qualcun altro, ma quando la conobbe meglio, e si innamorò di lei, cambiò idea, aveva trovato una persona che superava di gran lunga la sua bellezza. Tutti lo definivano l'angelo sceso dal cielo, lo vedevano come una bellezza irraggiungibile, e a lui andava bene così, non voleva che gli altri vedessero il vero angelo; preferiva avere l'attenzione su di sé, sia da parte delle ragazze che dei ragazzi, soprattutto da parte di questi ultimi, non gli avrebbe permesso di mettere gli occhi sul suo angelo.

Lui la riteneva ancora il suo angelo, se da giovane era bella, ora lo ancora di più; durante il periodo passato separati, lui ne aveva viste di ragazze belle, aveva avuto anche numerose lettere e confessioni, nonché inviti; ma lui aveva sempre rifiutato tutte, nessuna lo faceva sentire vivo come lei. In cuor suo sperava di rivederla un giorno, non avrebbe donato il suo cuore e il proprio corpo a nessun'altra donna che non fosse lei.

Voleva davvero passare tutta la sua vita con lei, così prese tutto il coraggio che aveva in corpo e si decise a parlare,, lei aveva appena finito di sistemare la cucina, ora non avrebbe avuto nessuna distrazione. Questo valeva solo per lei, perchè lui era assai distratto e avrebbe avuto bisogno di un'enorme forza di auto-convincimento per restare concentrato sul suo obbiettivo e non destare sospetti.

-Grazie per la cena, non era necessario che ti disturbassi, in più hai anche sistemato la cucina. Siamo pur sempre in casa mia e tu sei un ospite.-

-Che vuoi che sia, proprio perché mi hai ospitato questo è il minimo.-

-Se lo dici tu.- aveva iniziato il discorso nella maniera più banale e umiliante possibile, era nervoso, e dire che da giovane non aveva mai avuto questi problemi, al contrario era piuttosto audace, -Stavo pensando...

-Sì?-

-Che..-

-Dai non essere così titubante, che ti prende? Sembra che stai combattendo contro te stesso.-

“Eccome se sto combattendo con me stesso, non sai quant'è difficile per me fare finta di niente e continuare a guardarti negli occhi.” -Che il tempo sta dando di matto, c'è un temporale fortissimo, mi sa che non potrai a casa stanotte.-

Se prima si sentiva uno stupido ora lo era ancora di più, la sua intelligenza era andata a farsi una bella vacanza, proprio nel momento peggiore.

-Hai ragione.- disse lei guardando fuori dalla finestra,- Comunque non avrei potuto andare lo stesso, non posso mica uscire per le strade con un asciugamano addosso.-

-Già.-

Improvvisamente la corrente andò via e si ritrovarono al buio, da un lato lui ne era felice, non avrebbe più avuto distrazioni.

A quanto pare il temporale ha fatto il suo solito lavoro, sarà meglio spostarsi in salotto, almeno c'è un po' di luce.-

-Forse è meglio.- disse lei iniziando a camminare verso la flebile luce, quando improvvisamente...

-Ahia.-

-Vediamo se indovino, hai preso lo spigolo del tavolo.-

-Come fai a dirlo?-

-Il tavolo si è spostato, vieni ti faccio strada.- rispose prendendola per mano e accompagnandola delicatamente verso l'altra stanza.

 

-Ora possiamo continuare il nostro discorso.- asserì lei sedendosi sul divano, lui nel frattempo ravvivava il fuoco.

-Che discorso?- chiese lui di spalle mentre metteva un pezzo di legna.

-Dubito che volevi parlarmi del tempo.-

-Ah già, aspetta solo un secondo.- disse lui uscendo dalla stanza, tornando poco dopo porgendole un oggetto, -Tieni, è meglio se ti metti questa.-

-Cos'è?-

-Una delle mie camicie, se stai solo con l'asciugamano umido ti ammalerai, inoltre i condomini potrebbero fraintendere.- disse leggermente rosso in volto.

-Grazie.-

lei si cambiò e poi tornò a sedersi sul divano accanto a lui.

-Allora cosa stavamo dicendo?-

-Che c'è il temporale e non puoi andartene.-

-Mi riferivo al nostro discorso di poco fa.-

-Ah sì, ora ricordo. Stavo pensando, che domani potremmo fare la cena che abbiamo saltato oggi. Tempo permettendo ovviamente, se fa come oggi che sta sereno fino al tramonto e poi piove.-

-Già, una vera sfortuna vero? Però se ci pensi anche al nostro primo appuntamento di dieci anni fa ci siamo beccati un acquazzone.-

-E che acquazzone. Se ci fossimo buttati nel fiume, saremmo risultati più asciutti.-

-Già, ora che facciamo? È tutto buio.-

-Paura?-

-No, ci sei tu con me. Ormai sono cresciuta e non mi fa più paura. Solo non so cosa fare.-

-Provo a sentire se anche ai vicini è andata via la corrente; magari si può attivare un generatore di emergenza.-

-Ok, ti aspetto qui.-

Uscì dall'appartamento, dopo un quarto d'ora tornò la corrente, pochi minuti dopo arrivò anche Byron.

-La corrente è tornata.- disse lei accogliendolo all'ingresso.

-Lo so, la figlia del vicino mi aveva staccato la corrente.-

-Oh, e come mai?-

-Non lo so non ha voluto dirlo davanti a suo padre, quindi non lo sapremo mai.-

-Capisco, ho fatto del tè, nei vuoi un po'?-

-Volentieri, grazie.-

Prese la tazza che gli veniva porta, e di nuovo iniziarono a parlare del tempo passato insieme. Il tempo passò in fretta, si fece molto tardi e decisero di andare a dormire, per cavalleria e in parte per le sue insicurezze, cedette il suo letto a lei e lui dormì sul divano.

 

Il giorno seguente...

 

 

Continua...

N.A.= L'immagine l'ho presa da un altro anime, ma è come mi immagino Saori, l'unica differenza è che Saori ha gli occhi verde acqua, rispetto al personaggio della foto. Spero che anche questo nuovo capitolo vi piaccia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Pensieri. ***


Capitolo 3: Pensieri.
 
 
 
Quella mattina Byron si svegliò presto, anche perché non era riuscito a dormire un granché, si era appuntato di dover cambiare divano. Quando aveva affittato l'appartamento era già arredato, non sapeva da quanti anni, ma una cosa era certa: sul divano non si poteva dormire. Avendolo sentito anche Saori si svegliò e andò in cucina.
 
-Buongiorno.- lo salutò lei.
 
-Ah, buongiorno.- 
 
-Ti sei alzato  presto. Allenamenti mattutini?-
 
-Già in vista della partita di oggi. Giusto per vedere se è tutto a posto.-
 
-Capisco, poi andrete direttamente allo stadio? - 
 
- Si, ci vuole un po' per raggiungerlo e dovremo prendere una navetta.-
 
-E come fate con il mangiare?-
 
-Mangeremo dopo, una volta arrivati.-
 
-Allora va bene.-
 
-Ci vediamo dopo.-
 
-Esci di già? Non fai colazione? -
 
- La faccio lungo la strada, grazie.-
 
-Ok, come vuoi. Allora a dopo. Ti porto il pranzo va bene? -
 
-Ok.- 
 
Lui uscì di casa facendole un cenno della mano.
 
"Se iniziano gli allenamenti così presto non saranno troppo stanchi per la partita? Io non me ne intendo, probabilmente se hanno deciso così è perché sanno quello che fanno. Ma io non sono molto convinta che sia la strada giusta. Vabbè ora vado a fare colazione."
 
 
 
Nel frattempo...
 
"Dovevo proprio fare una passeggiata, sono tutto indolenzito, spero di non restare bloccato con la schiena. Sembro un vecchietto, quel dannato divano, sarà meglio che mi dia una mossa a cambiarlo, non so nemmeno quanto possa costare. Inoltre conviene prenderlo di un tessuto lavabile e che si possa cambiare, forse è meglio se chiedo a Saori di accompagnarmi, di sicuro lei ci capisce più di me in fatto di lavatrici, io è già tanto se so farla partire. Comunque ora che faccio? Sono uscito troppo presto, non c'è nulla di aperto, beh intanto faccio un giro al parco finché non aprono i bar. Poi andrò a vedere le vetrine dei divani per avere un'idea del prezzo. "
 
Raggiunsero il parco dove incontrò il capitano della squadra.
 
-Salve coach.-
 
-Buongiorno, sei mattiniero. -
 
-Eh già, vengo spesso qui a correre prima di andare a scuola. Lei come mai è in giro? Gli allenamenti sono tra due ore.-
 
- Lo so, ma mi sono svegliato presto e non riuscendo a dormire sono uscito per una passeggiata. Gli altri della squadra non ti seguono?-
 
-In che cosa? La corsa mattutina? Mi seguiva una mia amica, vicina di casa, o meglio amica, di mia sorella.  Ma sono entrambe malate così ultimamente sono solo. Della squadra so che alcuni vanno a correre, ma abitiamo tutti in zone distanti fra loro e non riusciamo mai a combinare un'uscita.-
 
-Capisco, però mi sa che ora ti conviene ricominciare a correre.-
 
-Giusto devo essere in forma per la partita.-
 
-No, devi essere in orario a scuola. Se non vuoi essere assente.- disse lui guardando l'orologio.
 
-Ahi,  ha ragione. Perché il tempo passa sempre in fretta. Arrivederci a dopo.- gli disse correndo via.
 
-Non lo facevo così sbadato, è proprio vero il tempo vola. Vediamo di prendere un caffè e svegliarci, ormai qualche bar dovrebbe essere aperto.- 
 
Uscì dal parco e si diresse al bar dove andava di solito e lo trovò chiuso, era il giorno di riposo. Andò da un altro poco distante e lesse un biglietto: chiuso per ferie. Passò ad un altro nel quartiere vicino e trovò un cartello: fallito. Quella mattina non gli andava proprio bene, mancava solo un'ora agli allenamenti, così prese la metro e decise di andare in un bar vicino alla scuola. Quando arrivò vide un biglietto, non voleva avvicinarsi date le esperienze appena passate, ma a volte era pubblicità o una qualche nuova offerta, per cui decise di leggerlo: chiuso per motivi personali. Evidentemente quella mattina avrebbe perso il caffè, come il giorno precedente aveva saltato il pranzo, sperò che almeno le macchinette della scuola funzionasse, ed entrò nell'edificio.
 
Quella del primo piano era guasta, quella nella sala insegnanti aveva terminato il caffè, quella al primo piano veniva rifornito,  provò al secondo piano dove trovò una coda interminabile e decise di rinunciare e andare al campo. Se non altro avrebbe potuto consolarsi con il pranzo, sprechi che Saori non fosse tornata quella di un tempo, decisa a strafare, rifilandogli qualche schifezza. Volle essere positivo, vista la cena precedente e improvvisamente  sentì dei passi avvicinarsi, si voltò e vide il vice-preside. 
 
- Salve, volevo parlarle e avendola vista nei paraggi ho pensato che fosse libero. Lo vuole un caffè? -
 
-Grazie, ma dove l'ha preso? Ho visto che alle macchinette è impossibile prenderlo.-
 
-Eh, eh, ho il mio posto segreto.-
 
"In pratica ha una macchina personale nel suo ufficio. Che tirchio." - Di cosa voleva parlarmi?-
 
-Della partita di oggi.-
 
-Il preside mi ha già confessato le sue paure e preoccupazioni.-
 
- Si lo so, è un tipo molto ansioso. Secondo me non c'è da farla così tanto spessa, infondo è solo una partita, l'importante è partecipare, come in tutte le gare. Ma ammetto che non ci capisco nulla di calcio, anzi ad essere sinceri lo sport non è mai stato il mio forte.-
 
-Capisco, però concordo con lei. È vero che nel calcio, come in tutti gli sport, l'obbiettivo è quello di vincere. Ma se non ti diverti, è come se la vittoria non l'avessi mai ottenuta. Sotto questo punto di vista ha vinto l'avversario, che ha subito una sconfitta.-
 
-Corcordo, peccato che il Quinto Settore non la pensi così, o meglio il grande imperatore.-
 
-In quell'organizzazione  non ho mai capito quale fosse la gerarchia, ma ho idea che il grande imperatore in realtà funga solo da volto da mostrare al pubblico, tipo un capro espiatorio. E che in realtà ci sia qualcun altro a tenere le redini del gioco. Ma questa è solo la mia opinione, quindi non conta.-
 
-Possibilissimo. Tenendo conto che il grande imperatore è stato cambiato di punto in bianco, senza un motivo. E non vi erano nemmeno le elezioni.- 
 
-Non saprei che dirle,  ma ora i ragazzi stanno arrivando, è meglio chiudere il nostro discorso. -
 
-Sì, ha ragione.- se ne andò. 
 
-Allora ci siamo tutti? -
 
-Sì, coach.-
 
-Bene allora iniziamo con l'allenamento.-
 
-Sì! - esclamarono tutti, alzando un pugno.
 
 
 
Gli allenamenti iniziarono con un po' di riscaldamento e poi fecero una partita di prova, titolari contro riserve, per testare le strategie e gli schemi. Successivamente si radunarono al cancello e presero la metro che li avrebbe portati alla navetta. Assieme alla Raimon presero il mezzo e arrivarono allo stadio zattera. Saori era già seduta sugli spalti ad osservare; dopo dieci minuti la partita iniziò, durante il primo tempo la Kirkwood era nettamente in vantaggio, nonostante vi fosse un attccante che rifiutava il gioco di squdra. Le due contendenti andarono a riposo con la Kirkwood come favorita. Nel secondo tempo la Raimon rimontò e vinse la partita; la Kirkwood capì i propri errori e l'intera squadra andò a mangiare.
 
Byron inviò un messaggio a Saori, avvertendola che avrebbe pranzato con la squadra e di scusarlo, ma che avrebbe mangiato il suo obento per cena.
 
 
 
Verso sera Byron rientrò a casa.
 
-Ciao, come è andata?- gli chiese lei vedendolo rientrare.
 
-Ciao, scusa per oggi-
 
-Tranquillo, bisognava tirarli su di orale dopotutto.-
 
-Vero, ma alla fine non hanno preso una grande batosta. Hanno capito che è molto più divertente il calcio libero di quello regolamentato.-
 
-Ovviamente, mi chiedo come si possa stare a certe regole.-
 
-Chi lo sa, ma pian piano tutte le squadre stanno capendo che il Quinto Settore sbaglia.-
 
-Un po' in ritardo ma meglio di mai.-
 
-Già, vado a fare una doccia e torno.-
 
-Ok.-
 
Lui andò in bagno e lei rientrò in cucina a finire di preparare la cena.
 
 
 
-Credevo mi dessi l'obento del pranzo a cena.- disse lui entrando in cucina e vedendo la cena in tavola.
 
-Lo so, ma visto che avevo tempo e domani devi lavorare di nuovo. Ho pensato fosse meglio tenere l'obento per domani.-
 
-Ottima idea, a me basta mangiarlo. Il quando non mi interessa.- disse sedendosi.
 
-Come vuoi tu.- gli rispose mettendo in tavola un'insalata.
 
 
 
I due cenarono e dopo aver sistemato la cucina, si sedettero sul divano a guardare un film.
 
-Sai una cosa?- iniziò lui.
 
-Che cosa?-
 
-Stavo pensando...-
 
 
 
 
 
 
 
Continua...
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Nuovo capitolo. ***


Capitolo 4: Nuovo capitolo.

-A cosa pensavi?-
-Pensavo che ne dici se restassi qui da me? intendo...che dici se riprendessimo da dove ci siamo fermati dieci anni fa ?-
-E' una proposta?-
-Suppongo di si.-
-Va bene proviamo. Vediamo cosa succede.-
-Già, doamni andiamo a prendere le tue cose. E' da un bel po' che non vedo tuo padre. Mi odia ancora?-
-No, dice solo che ti ammazza come ti vede.-
-Non è molto rassicurante, detto da un lottatore.-
-Lo so, ma è bravo. Non ti fara del male, sa perfettamente che in quel caso dovrebbe vederesela con me. E lui non farebbe mai nulla che possa ferirmi.-
-Nemmeno io. In pratica tu sei la mia carta vincente per evitare la morte.-
-Esatto, già non gli andavi a genio quando eravamo ragazzi e eravamo solo amici, poi ha iniziato a dargli fastidio il fatto che uscivamo assieme, io non lgi ho mai detto che stavamo assieme, ma lui avrà intuito da se tutto quanto. Dopo quella notte ti ha rivalutato, ma da un lato ha iniziato a volerti uccidere. Da quando sono partita invece cerca modi per ucciderti facendo sembrare l'omicidio un incidente.-
-Grazie della spiegazione. Allora mi sa che gli starò alla larga per un bel po'-
-Dai tranquillo, non ti fa nulla. -
-Non ho paura, tanto un giorno dovrò affrontarlo per forza. Aspetto solo il momento giusto e che sbollisca un attimino. Meglio non gettare benzina sul fuoco.-
-Vero, perchè dovresti affrontarlo?-
-Beh non posso mica nascondermi per sempre, inoltre da domani vivremo insieme quindi un giorno lui vorrà pur vedermi. Mica puoi dirgli di vivere con una persona e non presentargliela mai, penserà che stai mentendo e che in realtà sei sola.-
-Vero, non ci ho pensato. Visto che recuperiamo da dove abbiamo interrotto...da stanotte dormiamo insieme?-
-Non credi di correre un po' troppo?-
-No perchè? Andiamo abbiamo già dormito assieme e poi che vuoi che succeda?-
-Nulla, che vuoi che succeda tra un uomo e una donna che si amano e dormono nello stesso letto?-
-Ahh ho capito, guarda che non mi crea problemi. E poi dovremo pur iniziare, altrimenti come riprendiamo?-
-Touché, ok vada per lo stesso letto. Tranquilla non faccio niente.-
-Lo so, però tu il divano cambialo lo stesso, non si sa mai-
-Perchè vuoi invitare qualcuno?-
-No, ma nel caso in cui ti sbatto fuori dalla camera almeno puoi dormire comodo.-
-Capisco- disse sconsolato.
Entrambi tornarono a guardare il film.
 "Se non altro siamo tornati quelli di un tempo, perlomeno l'imbarazzo iniziale si è sciolto. Forse c'era perchè nessuno dei due sapeva come comportarsi dopo tutto questo tempo passato lontani, infondo non eravamo sicuri che nulla fosse cambiato. Anche se in realtà siamo cambiati, tutto è cambiato, il nostro fisico, le nostre emozioni, il nostro carattere e i nostri sentimenti. Già è cambiato tutto, speriamo solo di farcrela e che questi cambiamenti non ci portino a una separazione. Praticamente dobbiamo ricominciare tuttto da zero, non posso permettermi errori o la perderò per sempre questa volta, ancora mi chiedo come abbia fatto ad innamorarsi di me e accettarmi all'epoca. Credo di essere stato abbastanza insopportabile. Comunque da domani si inizia, riscriviamo la nostra storia dall'inizio" pensò lui.


Continua...

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Di nuovo insieme (Ricordi). ***


Capitolo 5: Di nuovo insieme (Ricordi).
 
 
 
Il mattino seguente lui si svegliò con lei accanto  che dormiva.
 
"Devo riabituarmi, mi chiedo ancora come ho fatto a stare dieci anni da solo." pensò accarezzandola, poi si alzò e andò a farsi una doccia, lei nel frattempo si svegliò e andò a preparare la colazione. Lui poco dopo la raggiunse. 
 
-Buongiorno -la salutò baciandola 
 
-Buongiorno, dormito bene? -
 
-Benissimo tu?-
 
-Idem-
 
Lei servi la colazione e lui inizio a mangiare. 
 
-Pronta per andare ?- chiese lui una volta che tutto era sistemato. 
 
-Certo.-
 
I due uscirono e andarono a casa del padre di lei, che in quel momento era fuori casa.
 
-Tuo padre non c'è?-
 
-Sarà andato a vedere i doni - spiego lei facendo le valigie. 
 
-Capisco-
 
Dopo un'ora,le valigie erano pronte e caricate in macchina.
 
-il resto lo vengo a prendere man mano. Vuoi passare a vedere del divano ?-
 
-Già che siamo fuori direi di si. Che dici vediamo anche il resto?-
 
-serve altro?-
 
-Avrai notato che é tutto vecchio, almeno qualcosa é cambiare, tipo la lavatrice e la cucina. Io non ci ho mai fatto caso perché non é che usassi molto quella roba, purtroppo tra la vicina e mia madre non mi serviva cucinare, non me lo permettevano più di tanto. -
 
-Ho notato che il frigo é pieno di scatole- disse lei mentre  lui guidava.
 
Nel giro di mezz'ora erano al negozio. 
 
-Allora cosa prendiamo ?- chiese lui 
 
-Io direi di non spenderci una fortuna, infondo ci servono giusto per il momento, beh forse la lavatrice possiamo osare infondo quella serve sempre.-
 
-Ok,  allora come divano prendiamo un quattro posti letto?-
 
-Va benissimo, mentre per la lavatrice che ne dici di questa?-
 
-Fai tu io non me ne intendo, per me va bene qualsiasi cosa. Andiamo a vedere la cucina? Io intanto ho preso il codice della lavatrice e del divano. -
 
-Ottimo, allora andiamo.-
 
I due si avviarono verso il reparto.
 
-Questa bianca che te ne pare? Si abbina ed ha tutto inoltre é piccola.-
 
-Va bene, prendo il codice. Fatto, possiamo andare in cassa- disse avviandosi. 
 
Lei lo seguì e dopo che ebbero pagato andarono a casa, lei sistemò le sue cose e lui la aiutò. 
 
-Pranziamo?-
 
-Va bene. Cosa vuoi che preparo?-
 
-Pensavo al ristorante, ma anche la tua cucina va bene-
 
-Se vuoi uscire possiamo uscire.-
 
-No possiamo anche fare qui e uscire a cena stasera -
 
-Ok, vediamo cosa c'è in frigo .- disse andando in cucina. 
 
Lui la segui 
 
-C'è della pasta e della carne. Il dolce lo ha fatto la vicina, mentre il resto mia madre. Hanno sempre paura che non mangio abbastanza. -
 
-Posso capirle.-
 
-Sì ma non serve esagerare o cucinare per un reggimento. -
 
-Lo so, ma meglio fare un po di più che di meno.-
 
--Sì ma non sono un tacchino per ringraziamento.-
 
-Vero.-fece prendendo le cose e scaldandole, lui intanto apparecchiava.
 
 
 
Dopo aver pranzato andarono a fare una passeggiata al parco. 
 
 -Dove vuoi andare a mangiare? -
 
-Che dici del  nostro primo ristorante? -
 
-Non credo sia molto adatto.-
 
-Lo so, però volevamo ricominciare, e quello é stato un luogo importante.-
 
-Ok, vada per quello. -
 
-Andiamo a prendere un gelato ?-
 
-Va bene, immagino vuoi andare in quel posto-
 
-Certo, c'è ancora no?-
 
-Sì non l'hanno tolto. Fatica un po' a tirare avanti, ma per il momento resiste.-
 
-Capisco. Che ore sono?-
 
-Le tre.-
 
-Allora possiamo prendercela con calma.-
 
-Già.-
 
-Che racconti di nuovo?-
 
-Credo nulla.-
 
-Vuoi dire che in dieci anni non mi sono persa niente?-
 
-Beh...che ne so, le cose nuove te le ho già dette - disse mentre camminavano.
 
-Prendi il solito?-chiese lei davanti alla gelateria.
 
-Si, tu?-
 
-Certo.-
 
 
 
Lui ordinò due coni e poi ò, assieme poi tornarono al parcoe si sedettero su una panchina in riva al leghetto osservando le papere nuotare e ricordando i tempi passati. Finito di mangiare percorsero la riva del lago e tornarono a casa. Lei andò subito a farsi una doccia e lui prenotò il ristorante, poi si diedero il cambio e lei andò a vestirsi. Quando entrambi furono pronti andarono al ristorante. 
 
-Prediamo la cena di quella volta?-
 
-La vedo un po' dura visto che il menu è cambiato.-
 
-Ma le cose ci sono.-
 
-Allora vada per quello.- disse ordinando.
 
 
 
Dopo venti minuti furono serviti e mangiarono. Mentre cenavano parlavano del loro passato e dei loro ricordi, poi lui pagò e i due uscirono.
 
-Andiamo al cinema?-
 
-Ok.Cosa vuoi vedere ?-
 
-Uno qualsiasi va bene. Non ho preferenze.-
 
-Va bene. Allora vediamo cosa offrono.-disse lui entrando. 
 
 
 
Lei scelse il film e dopo averlo visto andarono a fare una passeggiata al parco per rientrare a casa. Quando arrivarono a casa lei andò in cucina a fare del té, lui invece accese il camino e si sedette sul divano, lei poco dopo lo servì.
 
-Ci siamo riusciti a cenare fuori eh?- commentò lui.
 
-Già, per fortuna. Domani cosa fai?-
 
-Lavoro.-
 
-Capisco. Io intanto sistemerò casa. Ci portano le cose che abbiamo comprato giusto?-
 
-Esatto, ma non stare a diventare matta, tanto la cucina la montano loro. Cosi si fa in fretta in meno di una giornata si ha tutto pronto.-
 
-Ok. Andiamo a dormire?-
 
-Certo.- disse lui ritirando le tazze in cucina, lei andò in camera e si mise a letto.
 
Lui poco dopo la raggiunse e si sdraiò accanto a lei.
 
"Chissà cosa gli prende, sta facendo tutto lentamente, non dico che il rapporto non stia procedendo, anzi al contrario. Però non capisco di cosa abbia paura, non si è sbilanciato per niente in tutta la serata. Ok il ricominciare da capo, ma ci conosciamo da anni, non intendevo un d'accapo letterale. Vabbé domani vedrò di sistemare anche questa faccenda." pensò lei addormentandosi.
 
 
 
 
 
 
 
Continua...
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Chiarimenti... oppure no? ***


Capitolo 6: Chiarimenti...oppure no?
 
La mattina seguente Saori si svegliò stiracchiandosi ancora sdraiata, nel frattempo si girava nel letto e si sdraiò su Byron che si svegliò a causa del peso. Lei lo salutò baciandolo e dandogli il buon giorno, lui ricambiò, ma la donna iniziò ad approfondire il bacio per poi spostarsi lungo il collo, lasciandogli dei baci leggeri.
 
-S…Saori smettila per favore.- chiese con voce spezzata
-Che hai? Non mi sembra che tu sia tanto contrariato- disse lei sedendosi a cavalcioni.
-È una normale reazione biologica, ora scendi per cortesia vorrei alzarmi.-
Lei si spostò delusa, e Byron si alzò andando in bagno a farsi una doccia.
 
“Accidenti ho rischiato grosso, che diavolo le sarà preso stamattina?” si chiese irrorandosi con il getto gelato, “ No, non è lei ad essere impazzita, infondo le ho chiesto io di ricominciare; guardando il nostro trascorso sono io quello che sbaglia. Non posso mica ricominciare la nostra relazione da zero, come se la nostra storia passata fosse solo fatta di gelati e baci, siamo andati oltre tempo fa e non posso cancellare tutto. Però non so cosa abbia fatto lei in questi dieci anni, gli uomini che ha frequentato… già è dura resistere di per sé, se iniziamo non mi risparmierei di certo e rischierei di rovinare tutto quanto o peggio.” Continuò finendo di lavarsi e iniziando ad asciugarsi e vestirsi. “L’unica soluzione è fare le cose con calma e indagare, non posso nemmeno ignorarla in questo modo;quindi alla prima occasione propizia le chiederò, infondo non ci sarebbe nulla di male” si decise sistemandosi la cravatta.
 
Nel frattempo che lui faceva la doccia Saori era in cucina a preparare la colazione.
 
“Perché mi evita in questo modo? Non capisco, eppure dieci anni fa non ci siamo fermati alla semplice cotta, la nostra era una relazione completa. Va bene eravamo ragazzini e ora siamo adulti, ma a parte questo non è cambiato nulla tra di noi… o almeno credo… in effetti lo trovo un po’ cambiato, ma chi non cambia crescendo? Ho notato che con me ultimamente è un po’ più rigido, forse ha paura di sbilanciarsi, o forse, non è sicuro dei sentimenti che prova per me e non vuole rischiare. Di sicuro sarà così, non è più sicuro di amarmi come un tempo e preferisce fare le cose con cautela, per evitare di ferirmi troppo se dovesse andare male.” Pensò finendo di preparare, senza accorgersi che una lacrima aveva iniziato a rigarle il viso, ma che fu prontamente asciugata da Byron.
 
- Mi dispiace per stamattina, non volevo offenderti. –
-Tranquillo, è colpa mia ho esagerato.- disse servendo la colazione.
Lui si sedette e iniziò a mangiare, mentre lei lo raggiunse poco dopo versando il caffè.
-Senti posso farti una domanda ?- chiese lei rompendo il silenzio.
-Certo.-
-Perché mi eviti?-
Lui per poco non si strozzò con il caffè, -Non ti evito, da cosa deduci tutto questo?-
-Beh, sei molto distaccato e freddo, come se ci fossimo appena conosciuti o ci frequentassimo da poco, insomma abbiamo avuto una storia e una relazione non da poco. Lo hai dimenticato?-
-No, non è questo…come spiegare…- disse titubante. Il suo proposito stava andando a farsi benedire, non poteva dare spiegazioni in quella situazione, non avrebbe ottenuto il risultato sperato. – Senti, mi devi scusare, ma è meglio se questo argomento lo affrontiamo in un momento più adeguato. Non ho scordato nulla credimi, è in virtù di quello che c’è stato tra noi se mi comporto così. Insomma, non ci siamo visti per dieci anni, siamo adulti ora, meglio prenderla con cautela, non voglio rovinare tutto. – spiegò alzandosi e ritirando le stoviglie con cui aveva mangiato per poi andare in bagno; Saori fece lo stesso e iniziò a lavare i piatti.
“Io capisco il suo punto di vista, ma non gli chiedo molto, solo qualche attenzione come faceva prima. Lo so anche io che non siamo più dei ragazzini, ma questo non significa che dobbiamo fare i bradipi. Vabbé, vorrà dire che lo farò uscire allo scoperto, lui che si comporti pure come vuole, io farò lo stesso. “ pensò sistemando.
 
Nel frattempo Byron si era preparato per andare al lavoro e l’abbracciò da dietro sorprendendola e baciandola sul collo.
-Non pensare che mi sia stancato di te, non immagini nemmeno lontanamente quello che provo. Questo mio silenzio è più controproducente per me che per te.- le sussurrò con voce suadente per poi uscire tranquillo.
“Che cos’era quello?! Una dichiarazione? Una giustificazione? Non capisco che cosa abbia in mente.” Pensò andando a sistemare il resto della casa.
 
La giornata passò tranquilla per entrambi, avendo la mente occupata nessuno dei due aveva più pensato al discorso fatto quella mattina. I mobili erano arrivati e Saori aveva sistemato tutto, verso sera iniziò a cucinare mentre Byron rientrò.
-Ciao, vedo che sono stati di parola e hanno portato tutti i mobili.- disse entrando in cucina.
-Già. Ho già provato la cucina e funziona benissimo.-
-Ottimo, ci mancava che ci fossero dei problemi.- commentò sedendosi a tavola e togliendosi la cravatta, allentando la camicia.
Lei servì la cena e si sedette, poi insieme iniziaronoa mangiare; finito di cenare lei sistemava la cucina e lui andò a farsi un bagno rilassante. Finite le proprie faccende e non trovando nulla di interessante in tv decisero di andare a letto.
 
-Senti…- lui sentendo che lei aveva iniziato a parlare si voltò per ascoltarla meglio, a illuminare i loro volti vi era solo la flebile luce della luna. –Riguardo stamattina…- continuò lei
-Cosa vuoi sapere? Immagino tu voglia chiarimenti.-
-Esatto, perché ti comporti così? Non credo sia solo il fatto che non vuoi rovinare tutto.-
Lui si scostò e si sopra di lei, sovrastandola con la sua figura. –Ora ti faccio una piccola domanda così capisci, qual è stato l’ultimo uomo con cui hai avuto rapporti?-
-L’idraulico.-
-Un idraulico? – ripeté confuso
-Si quello che ci ha installato oggi la lavatrice.-
-Mi prendi in giro? Non intendevo quel tipo di rapporto.-
-Ah…beh..allora…se la metti così…-disse lei distogliendo lo sguardo e scostando il viso.
Ma lui prontamente con una mano la riportò a fissarlo negli occhi, - Sono serio, rispondi.-
Lei dovette deglutire pesantemente e poi rispose con voce flebile –Tu- nonostante il suono quasi impercettibile Byron riuscì a capire perfettamente, aiutato anche dalla luce lunare che gli permise di leggere il labiale, e sorrise per poi baciarla con passione.
-Ora capisci perché vado con calma?-chiese scostandosi. Lei lo guardò con aria confusa e lui sospirò, -Ho paura…paura di farti del male, non riuscirei a trattenermi e potrei esagerare travolto dalla passione dell’amore che provo per te. Per cui credimi se dico che fa più male a me che a te questo mio comportamento.- concluse sdraiandosi di lato come suo solito.
 
Saori rimase un po’ in silenzio sorpresa da quelle parole, ma poi si decise a parlare, un po’ per orgoglio e un po’ per curiosità e gelosia; soprattutto quest’ultima.
-E tu invece? Con quante donne?-
“Lo sapevo, perché ho tirato fuori l’argomento? Me la sono andata proprio a cercare2 pensò lui sconsolato. – Ammetto che mi sono divertito parecchio in questi dieci anni. ora però riposa, buona notte.-disse girandosi dandole le spalle. Lei si fece lo stesso, ma quella notte non riuscì a dormire, continuava a pensare alla risposta appena ricevuta, ma un momento… lui non aveva affatto risposto al quesito, l’aveva liquidata stuzzicandola come era solito fare un tempo; l’indomani avrebbe indagato, voleva vederci chiaro sulla faccenda.
 
 
 
Continua…

 

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