Love never fails

di Annapis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Proteggerla ***
Capitolo 2: *** Geloso, Sabo? ***
Capitolo 3: *** Un tema sulla fiducia. ***
Capitolo 4: *** Fedeltà? ***
Capitolo 5: *** Amare é anche litigare ***



Capitolo 1
*** Proteggerla ***


Proteggerla---Love never fails   
Sabo era a dir poco furente.
Entrò in casa sbattendo la porta d'ingresso e percorse in grandi e poche falcate il corridoio, fino a fare irruzione nella cucina che, con la sala da pranzo, era un unico grande salone.
La porta si spalancó e Sabo fece la sua comparsa, imprecando tra i denti.
In quell'esatto momento due figure, una alta e robusta e l'altra parecchio mingherlina, si votarono verso il biondo, che gli ignoró.
Uno si acciglió, fintamente offeso dalla mancanza di attenzione, mentre l'altro fissò impassibile Sabo spalancare l'anta del frigo, afferrare una lattina di Pepsi analcolica, aprirla con un movimento di pollice e portarla alle labbra.
Bevve lunghi sorsi di liquido, ingoiando volta dopo volta la pepsi e la sua saliva, godendo della sensazione che il liquido fresco e frizzante dava alla sua gola secca.
Finalmente, dopo ore, gli sembrava di poter parlare.
La bevve tutta, fino all'ultimo sorso, dopo di che schiacció rumorosamemte la lattina blu scuro buttandola nel cestino alla sua destra.
Tutto ciò senza fiatare, forse, a conti fatti, Sabo neanche stava respirando.
Dal tavolo di otto posti, in noce massello, poco distante dalla figura muscolosa del biondo due mori continuarono a fissare il ragazzo.
Il primo se ne stava seduto composto a leggere il giornale che ancora non era riuscito a finire e che ora si ritrovava, piegato in alcuni punti, sulle gambe muscolose dell'uomo.
Il secondo fissava con le sue pupille nere e piccole -troppo piccole per degli occhi cosí grandi- il biondo, curioso e per nulla accusatore.
Una cicatrice sotto l'occhio destro, il busto girato di tre quarti e continuava a dondolarsi leggermente sulla sedia.
-Non ci posso credere!- finalmente il biondo parlò, forse convinto dagli sguardi insistenti dei due spettatori.
Eppure continuava a dare loro le spalle.
Il ragazzino che si dondolava sulla sedia smise e lo guardó confuso, più di prima, se possibile.
Invece l'altro, quello che doveva essere un adulto, visto il comportamento maturo e professionale -tipico di un avvocato o di un medico in carriera- , domandò pacato -Cosa non riesci a credere, Sabo?- al biondo.
-Non posso credere che sia così...così...- piú volte il biondo aprì bocca per poi richiuderla, non riuscendo a trovare l'aggettivo, quasi sicuramente dispregiativo, a cui tanto mirava.
-Chi?- chiese invece il più piccolo, non riuscendo a cavarci un ragno dal buco.
Ma Sabo lo ignoró palesemente, come se non avesse né il tempo né la pazienza adatta per discutere con lui, ciò che offese molto il moro.
Insomma, lui entrava come un forsennato in cucina, tutto irritato per chissà cosa e nemmeno se ne fregava qualcosa di lui che cercava, invece, di capirci qualcosa.
Quindi il ragazzino mingherlino mise su un adorabile broncio che, in un'altra occasione, avrebbe fatto ridere di gusto il biondo.
-Sabo di chi parli?- l'altro, quello alto con la faccia cupa e il comportamento da gestore del cimitero, invece, sembrava fare progressi col biondo.
-Di Koala ovviamente!- sbottó Sabo con tono irritato -E di chi se no!?- li derise ingiustamente.
Eppure nessuno dei due mori colse la frecciatina.
Uno perché era troppo grande per le litigate stupide che finivano col dover darsi una mossa a rimettere tutto a posto prima che arrivi la madre e l'altro perché troppo preso a cercare di pensare.
-Rufy se pensi un altro po' finisce che ti esplode il cervello-  commentó pacato il piú grande tra i te, rivolgendosi a quello con la cicatrice.
L'interpellato fece finta di non capire l'offesa -o davvero non ci aveva capito nulla?- e scostó le mani dalle tempie, che fino a tre minuti fa stava insistentemente massaggiando.
Nel frattempo il biondo gli aveva raggiunti e s'era lasciato cadere di peso su una poltrona bordeaux attaccata al muro, distante dal tavolo, ma vicinissima al balcone socchiuso, dal quale filtrata una brezza leggera e fresca, tipica di quel lungo inverno ormai agli sgoccioli.
-Cosa ha mai fatto quella povera ragazza per farti arrabbiare cosí tanto?- domandò il moro dai lineamenti più marcati e anziani.
Rufy, invece, era sempre più confuso.
Quindi Sabo era arrabbiato con Koala?
Eppure era certo che quei due si volessero bene.
Proprio il bene che prova un papà verso una mamma. 
Non il bene che vuole loro il nonno Garp. Non un bene che consente di arrabbiarsi, ecco.
Quell'omaccione che urla sempre e, soprattutto, picchia forte.
Perché, riflette Rufy, il bene di Sabo non è come quello del nonno, ecco.
Quindi tutto questo, questa rabbia, questo rancore, non sono da Sabo.
E nemmeno da Koala.
-Povera!?- urla il biondo, stupito.
E Rufy china la testa, quell'urlo gli ha, probabilmente, rotto un timpano.
Ma fortunatamente la voce assordante e, di solito, calma del biondo non si diffonde in fretta e quell'urlo finisce per morire sul posto dal quasi-soffocamento di Sabo.
Che poi, alla fine, con cosa stava soffocando?
Con la saliva? Mica aveva la gola secca?
-Non urlare, Sabo- quell'urlo inumano e non proprio mascolino, invece, non sembra aver minimamente sfiorato l'udito del terzo interlocutore, che ammonisce il biondo.
Che se la vecchia del piano di sopra gli sentisse, poi chi la sente a lei?
La stessa vecchia che l'anno scorso aveva rincorso Rufy per tutto il pianerottolo perché lui aveva urlato contro il suo gatto.
Quel fastidioso gattaccio dal pelo marrone che gli aveva graffiato la guancia nel momento in cui il moro aveva fatto una smorfia troppo da vicino al felino.
"Quel gatto non ha il senso dell'umorismo" così s'era giustificato più volte il moro. 
-Che ti ha fatto?-insistette il lettore di giornali.
Lo stesso giornale che ora si trovava in un angolo del tavolo sgombro da ogni cosa, ad appena venti minuti dal solito orario previsto per la cena.
-Non è quello che ha fatto, Dragon, ma quello che non ha fatto!- sbotta Sabo, dando una testata allo schienale della poltrona.
Rufy lo guardó stranito.
-Ma se non ha fatto nulla perchè t'arrabbi!?- 
No, decisamente non riusciva a capire il ragionamento di quella testa dura e bionda.
-Ahh...-sospirò Sabo, atterrando con la schiena sullo schienale della poltrona.
Era sempre stata comoda, quella poltrona.
Per lui, per Rufy, per Chopper che, alle volte, ci si addormentata sopra.
Persino Dragon aveva ammesso due o tre volte che fosse comoda.
Anzi, lui aveva detto "Mi ci trovo impeccabilmemte".
Che Rufy aveva tradotto con comodità. Perché, in fondo, quella poltrona doveva essere comoda pure per suo padre.
Era una questione di principio.
-Non si è lasciata proteggere!- 
L'esclamazione di Sabo lascia di stucco tutti.
Anche il piccione lí fuori smette di picchiare il becco sul davanzale della finestra che si trova vicino all'appendi abiti.
-Proteggere da chi?- 
Anche Dragon è sorpreso, ma non lo da a vedere.
Lui é troppo maturo per queste cose, quelli che si sorprendono sono i più piccoli.
Quei bambini a cui basta una farfalla, un ampio negozio, un dolcetto più grande della media per aprirsi in un coro di "Ooh..." o "waw...".
Proprio come per Rufy.
Sabo sbuffa, cominciando a calmarsi.
-Insiste dicendo che non ha cattive azioni, quando è palese che si sta solo approfittando di lei! - 
Dragon cambia espressione.
Inarca un sopracciglio e indurisce la mascella, come se per lui il discorso finisse lì.
No, il discorso deve ancora continuare.
Sabo sa, lo intuisce, che entrambi vogliono sapere da chi Koala dovrebbe essere protetta da lui, ma sa anche, il suo sesto senzo glielo suggerisce caldamemte, che appena farà il nome dell'individuo -o, per meglio dire,  dello scarafaggio in questione- due saranno le loro risposte.
Rufy gli scoppierà a ridere in faccia, mentre Dragon lo guarderà come a dire "pensavo peggio".
Perché, sí, c'è di peggio.
Ma per lui questo è già troppo.
-Da chi la devi proteggere, Sabo?- insiste, Dragon.
Non è normale che suo figlio Monkey.D.Sabo si comporti così.
Lancia un occhiata a Rufy.
I capelli scuri e spettinati, gli occhi grandi e curiosi e , soprattutto, un dito nel naso.
"Se sta cercando il suo cervello credo che ci metterá giorni"
Pensa l'uomo di casa.
Non è che suo figlio sia scemo, per carità, se lo fosse non sarebbe mai riuscito a trovarsi una ragazza bella, intelligente e studiosa come Robin. 
Quindi, scemo no, ma infantile, ingenuo, rompiscatole e vivace sì.
Assolutamente sì.
-Perché dovresti proteggerla? Non state mica insieme- 
Dragon é determinato ad arrivare al fondo della quest-
No, in realtà di fare il padre responsabile non gli importa.
Eppure Rufy e Sabo sono i suoi figlioletti -uno ormai ventenne e l'altro diciassettenne- ed è suo dovere aiutarli.
Che poi, se non ci capisce nulla lui neanche impegnandosi, quanto potrà essere d'aiuto Rufy per la bomba atomica sul punto di esplodere, meglio nota come Sabo?
Probabilmente zero.
-No che non stiamo insieme!- Sabo sembra resuscitare dall'oltretomba.
Alcuni dicono "dall'altra sponda" ma Rufy è quasi certo che si dica oltretomba.
Anche se lui preferiva sponda a tomba. Ma, dopotutto, mica può inventarsi le parole così!
Quindi si deve accontentare delle parole che già esistono.
Anche se non gli piacciono.
-Ma in quanto suo migliore amico é mio dovere prendermi cura di lei! È proteggerla da certi malintenzionati!- sbotta Sabo.
-Una scusa poco originale, non c'è che dire- risponde pacato Dragon, concedendosi, finalmente, la lussuria di continuare a leggere il giornale.
Sabo, invece, alle parole del padre avvampa, cominciando a balbettare.
Una scusa? Riflette Rufy. Scusa per cosa, poi?
Di cosa si deve scusare, il suo fratellone?Ah, forse ha capito!
Si deve scusare di aver rubato il cibo dal piatto a Koala!
...
...
...
O forse  no.
Forse, eh!
-Ma lasciamo perdere! Parlare con voi é inutile!-   commenta amareggiato e irritato Sabo, alzandosi di scatto dalla comoda poltrona e imboccando il corridoio d'ingresso.
La  porta cigola, segno che Sabo sta uscendo.
-Uff...-sospira Rufy, riprendendo a dondolarsi sulla sedia.
-Presto capirà che amore significa anche proteggere, vedrai- lo rassicura Dragon con un leggero sorriso.
Rufy s'illumina, ma allora lui voleva proteggerla!
E poi ritorna cupo, che buffo modo di proteggere una persona.


 

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Capitolo 2
*** Geloso, Sabo? ***


Geloso, Sabo? -Love never fails-
-Dai! Ammettilo che sei geloso!-commentò con tono frustrato un ragazzo.
In molti si girarono verso la direzione della voce, perciò un secondo ragazzo, biondo ed occhi nocciola, fece cenno al primo, moro e lentigginoso, di abbassare il tono.
Quel pomeriggio il "Piece Gold" -letteralmente pezzo d'oro- era pieno di gente.
Dopotutto chi, di sabato pomeriggio, con questo caldo e questo sole, non vorrebbe rilassarsi ad un bel bar come quello? 
Ottimo cibo, basso prezzo e, soprattutto,  aria condizionata.
Perché, nonostante fosse solo marzo, già si moriva di caldo.
L'effetto serra stava cominciando a farsi sentire.
-E poi io non sono geloso!- il biondo di prima si accertó che tutti i presenti avessero spostato la loro attenzione su qualcos'altro prima di ribattere.
Non voleva che qualcuno si facesse i fatti suoi, ecco tutto. 
Era già sulla bocca di tutti, all'università  "Moby Dick". E per una cosa così stupida!
No, lui non era geloso della sua compagna di studi, Koala. Per nulla.
Cosí come non era vero che provasse qualcosa nei suoi confronti. Era una baggianata.
Una sottospecie di leggenda metropolitana che Ace, Satch, Usopp e Kobi s'erano inventati per prenderlo un po' in giro.
Volevano vendicarsi. Ecco tutto.
Ace perché per anni era stato "accoppiato" a Perona, che ora era la sua ragazza.
Satch perché lo prendevano sempre in giro per quello stupidissimo taglio di capelli.
Usopp perché lui aveva inventato la filastrocca "in un giardin di rose Kaya e Usopp si van a sposar!".
E per quanto riguardava Kobi...
No, quella di Kobi non sapeva spiegarsela. In fondo Kobi non era tipo da fare questi scherzi.
-O su!- lo derise il moro, all'anagrafe Ace.
-É palese che vi piacete, e da taaaanto.-  si dilungó senza apparente motivo sulla "a".
Come se così stesse allargando il tempo in modo irrazionale e inspiegabile.
Il biondo, cicatrice sull'occhio e bocca socchiusa, s'ammutolì e avvampó.
-Sei rosso come un'aragosta!- lo derise un terzo soggetto, anche questo moro, solo evidentemente più piccolo e irrequieto degli altri due, che se ne stavano seduti -chi più chi meno- composti sulle sedie bianche e rosse del bar.
Il nuovo interlocutore, invece, sedeva con le gambe accavallate sulla sedia, lo schienale contro il muro nel vano tentativo di mantenersi mentre si dondolava un po'.
Vano perché era già caduto tre volte.
E tutte e tre le volte s'ed rialzato come se nulla fosse e si era riseduto come prima sulla sedia.
-Taci, tu!- lo zittí il biondo, che se possibile era ancora più rosso.
Ma il minore non stette zitto all'avvertimento, bensì continuò a ridere sonoramente, finché non cadde dalla sedia.
A quel punto, strafregandosene con molta nonchalance del fatto che circa trentadue paia d'occhi -camerieri e personale vario escluso- li stava guardando, anche il biondo si lasciò andare ad una grossa risata.
È poco importava se per quei due terremoti lo ritenevano geloso.
Poco importava se tutta l'università lo invitava a dichiararsi a Koala.
Per il momento la sua unica preoccupazione doveva essere quella di passare tante altre giornate cosí.
A ridere e a scherzare seduti ad un bar.
A leggere un libro con le cuffie nelle orecchie.
Sereno e gioioso. Orgoglioso dei suoi amici. 
Che, per quanto scemi e fastidiosi, riuscivano sempre a farlo ridere.
Anche quando, lo ammise, Sabo, a se stesso, Koala lo faceva ingelosire.
 

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Capitolo 3
*** Un tema sulla fiducia. ***


Un tema sulla fiducia...

"Un tema su cos'é, per me, la fiducia" rilesse piú volte la consegna, Rufy.
Eppure non riusciva a capire.
Credeva che quel professore di italiano lo sapesse, almeno a grandi linee, che cosa fosse la fiducia. 
E allora a cosa gli serviva il suo tema e quello dei suoi amici?
Per l'ennesima volta, in quel pomeriggio, Rufy si grattó la testa lasciata scoperta dal solito cappello di paglia, che questa volta penzolava al collo.
Scompiglió velocemente le ciocche corte e corvine, prima di riprendere a masticare la matita tra i denti.
Non che questo bastasse per farlo concentrare, anzi, ma Rufy aveva fame.
 E sì, erano solo le tre, aveva mangiato meno di mezz'ora fa e nemmeno poco, ma aveva ancora fame. 
Quindi si "sazziava" masticando una semplice matita.
Anche perché Sabo, il fratello maggiore, gli aveva proibito di aprire la dispensa.
Sbuffó, Rufy, piegando la testa all'indietro e osservando, in tal modo, l'acquario.
Tre piccoli pesciolini, uno rosso e due arancioni, nuotavano allegramente, giocando a nascondino tra le alghe finte e le conchiglie, che in realtà non erano altro che i gusci delle vongole e dei maruzzielli mangiati due o tre domeniche fa.
Rufy sorrise, senza dare troppo peso al fatto che un minimo movimento lo avrebbe fatto collassare impacciatamente a terra; sul bel tappeto morbido e rosso chiaro che copriva il pavimento del salotto.
-What are you doing, Rufy?- una voce incredibilmente allegra fece sobbalzare il moro.
Che, come volevasi dimostrare, cadde inesorabilmente a terra.
Lui e la sedia marroncina su cui stava, sebbene in modo improponibile, seduto.
L'autore dell'insolita domanda, per altro in lingua straniera, e Rufy non sopportava le lingue straniere, sghignazzó senza ritegno.
-Ehi!!- urlacchió quindi il moro -Ma ti sembrano cose da fare, questa!?- riprese.
Sembrava proprio un papà che sgridava il figlioletto. 
Peccato che il maggiore, tra i due, fosse proprio quello che se la rideva senza un minimo di contegno, tenendosi con una mano la pancia.
-Chiederti cosa fai, intendi?- domandò retoricamente l'altro -Visto che parliamo di te sí- riprese successivamemte -Mi sembrano proprio cose da fare- rispose.
Rufy imprecó tra i denti, eppure si alzò, rimise la sedia al suo posto, e vi tornò seduto come prima. 
Esattamente come prima. 
Il nuovo arrivato lo guardò muoversi senza battere ciglia.
Tanto sapeva bene che, parlando del suo fratellino, avrebbe vuotato il sacco lui.
Altrimenti gli avrebbe mandato Koala, e così era sicuro che avrebbe sputato il rospo.
-Devo fare un tema sulla fiducia- gli spiegò sbuffando il moro.
In risposta, l'altro assunse un'espressione confusa.
E allora? Doveva solo fare un tema.
-Quale sarebbe, esattamente, il problema?- chiese quindi.
Rufy alzò la testa velocemente -forse troppo, dato che sentí il collo cigolare- e si permise di guardare il fratello come se fosse un allieno.
-Io non ho la ben che minima idea di come spiegare a qualcuno cosa sia la fiducia!-annunció Rufy con tono ovvio. Era una cosa risaputa. 
Forse anche i pesci lo avevano capito tante le volte che aveva sbuffato in quella mezz'oretta.
Eppure il lentigginoso si grattó la testa, assomigliando come non mai al fratellino.
-Beh...- 
In effetti non aveva idea di come spiegare a Rufy come fare un tema.
Perché ne era cosciente, Ace, che Rufy sapeva benissimo cos'era la fiducia.
Improvvisamente udirono un tonfo e le voci di due personcine che conoscevano anche troppo bene.
-Sì che mi fido di te, Koala!- sentirono loro fratello Sabo urlare dall'altra stanza.
Ed entrambi erano abbastanza sorpresi. Sabo non urlava quasi mai.
Aveva la tipica postura eretta e i modi di fare formali di un avvocato.
Eppure quando si parlava di Koala, Sabo non era più tanto composto e formale.
Bastasse pensare a come riuscisse, la donna, a farlo sbavare anche davanti ad una semplice vestaglia da notte.
-Bel modo di dimostrarlo!- commentò sarcastica una voce femminile.
Ed era irritata, sopratutto irritata.
E una Koala irritata equivale ad un Sabo morto.
Perché, e non ci voleva un genio a capirlo, la pseudo litigata era esclusivamente colpa di Sabo.
-Non ne fa mai una buona...- mormorò a mezza voce Ace, attirandosi un'occhiataccia da parte di Rufy, ma non perché aveva insultato loro fratello, bensì perché non gli faceva ascoltare per bene la discussione.
E Rufy, appena aveva sentito menzionare la parola fiducia, aveva capito che questa cosa lo avrebbe aiutato nel compito.
Altrimenti se la sarebbe presa con Sabo.
-Ma...Porco Dinci Koala!- tuonò Sabo -Non puoi pretendere che io non mi incazzi se tu mi vieni a dire che hai intenzione di fare una vacanza con quello lí!-
E dal tono inclinato si capiva che Sabo, oltre ad essere arrabbiato con se stesso, era disperato.
-Non puoi pretendere che io ti permetta di lasciarmi!-
Ace e Rufy sgranarono gli occhi: Davvero Koala voleva lasciare Sabo?
No, non era possibile.
Sabo e Koala erano la coppia più bella che avessero mai visto.
Magari dopo Shanks e Makino o Rouge e Roger.
Ma erano fatti per stare insieme.
  -Non senza lottare almemo!-
Un tonfo e nessuno parlò più.
Né Ace che voleva correre dal fratello né Rufy che voleva parlare con Koala.
Dopo aver mangiato, s'intende.
La camera con il letto matrimoniale, probabilmente, era ancora un covo delle loro urla.
-Ma tu sei proprio uno Stronzo, Sabo!-
Tutti e tre i ragazzi -due a lontananza- sussultarono.
Non perché Koala stesse urlando, anzi.
Stava piangendo, lo si capiva perfettamente dai singhiozzi.
-Come puoi credere che io ti stia lasciando se aspetto un figlo da te!!!-
Urlò e subito dopo si scaraventó contro Sabo, baciandolo con foga.
Rufy non li vide, ma lo presuppose, navigando con la fantasia, dai libri che cadevano dagli scaffali della libreria.
Il moro si voltò verso il fratello maggiore, trovandolo con gli occhi sgranati.
-Koala é incinta- mormorò Ace, quasi volesse rispondere all'occhiata di Rufy.
E il minore ridacchió, perché pensava che Sabo, in quel momento, avesse la stessa espressione da cavolo.
Sì, perche Ace sembrava un cavolo sul punto di piangere, tanto era emozionato.
-Diventeremo zii...-
Rufy se la rideva, inevitabilmente emozionato ed eccitato.
-Non dici niente?- ma se loro due avevano reagito come Cristo comanda, Sabo non aveva aperto bocca.
E Koala si atava agitando.
-Perché non le urla che è al settimo cielo?- chiese Rufy.
Ace stava per rispondere, poi un tonfo e Koala biasciccó, sorpresa -S-Sabo...-
Il maggiore sospirò, sbattendosi una mano in faccia.
-Quell' idiota é svenuto...-
Così, mentre Ace correva ad aiutare la povera Koala, che s'era vista svenire il suo fidanzato davanti agli occhi subito dopo aver confidato all'idiota in questione di essere incinta, Rufy scrisse il tema.
Sì, tutto da solo. Ma solo tre righe e venti parole.
"Fiducia é quella volta che Koala disse a Sabo di essere incinta.
E lui svenne .
Lei lo prese al volo."

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Capitolo 4
*** Fedeltà? ***


<a href="http://fairypiece-fanfictionimages.forumfree.it/"><img src="http://thumbnails117.imagebam.com/52791/e2ecf0527907946.jpg"alt="imagebam.com"></a></a>
 
Fedeltà?
*Questo capitolo partecipa al SaKoala Day indetto dal forum FairyPiece-Fanfiction&imagens*
 
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-Fedeltà?- ripeté con voce impastata dal sonno un ragazzino dai capelli biondi, i cui occhi blu saltavano da una parte all'altra della stanza immersa nella penombra.
Coperto fin sotto il naso da una pesante coperta di lana color indaco, il ragazzino si dimenava cercando di far uscire almeno la testa da quel groviglio di stoffe.
 Eppure per quanto si sforzarse non riusciva focalizzare per bene l'autrice di quella frase a dir poco sconnessa.
-Sí- una voce calma placó tutti quei movimemti involontari che l'avevano spinto a portare una gamba fuori dal letto e un braccio sopra le coperte.
La donna alla sua sinistra sorrise, coprendolo meglio con le coperte e piegandosi per baciargli la fronte.
-É una cosa davvero importante da promettere ad una persona-  
In un attimo le soffici labbra rosee della donna accarezzarono prima la fronte e poi la guancia del biondo, per poi tornare a sorridergli direttamente in faccia.
Una pallida mano gli scompigliò le ciocche bionde per poco, perché subito dopo Makino stava già lasciando la stanza del figlio, senza che questo glielo impedisse.
E, se ci pensa ora, Sabo non si pente affatto di non averla fermata o di non averle chiesto cosa fosse, più precisamente, la fedeltà.
E pensare che all'epoca, per un ragazzino di tredici-dodici anni suonava così...da grandi.
La fedeltà gli sembrava una cosa di cui si dovessero occupare gli adulti, cosí come la mamma  toglieva la polvere dalle mensole quando lui studiava, mentre il papà pensava alle bollette da pagare con lui accanto che montava le macchinette del topolino.
Quelle che uscivano, smontate pezzo per pezzo, in allegato col fumetto disneyano.
Sembrava una cosa così lontana da lui, così antica.
E ricorda ancora oggi quando al telegiornale davano la notizia di un ennesimo femminicidio, quella parola che rimbalzata da una parte all'altra dello schermo, incapace di affermarsi con risolutezza e testardaggine.
E sembrava, ancora, un grande dissidio interiore.
Per Sabo, invece, fedeltà era un concetto ben più semplice.
La fedeltà la devi alla persona che ami.
E, ancora, qui si toccava un'altra di quelle cose che Sabo aveva deciso, spontaneamente, si mettere da parte per il futuro.
L'amore, un casa tutta sua, un lavoro.
Fatto sta che, per lui, erano gli adulti a non avere ben chiaro cosa significasse fedeltà.
Quella parola che sembrava così fragile, così timida.
Oggi molto più che ieri.
Ecco, tocchiamo un'altra di quelle "cosucce" che Sabo ha sempre lasciato in disparte, almeno fino alla maturità.
Tante volte aveva chissà dove sentito di ragazze o ragazzi che si cimentavano in relazioni che sapevano di non poter sostenere, chi ne restava ferito e chi deluso, e quella parola di mezzo che molte volte, chi per una ragione e chi per un'altra, aveva deciso di buttare via.
Ma per Sabo la fedeltà non era mai stata una cosa da buttar via.
No, non la capiva, ma buttarla via gli sembrava esagerato.
E c'erano poi quelle persone, come la nonna, che la fedeltà non l'avrebbero mai potuta buttare via, manco volendo.
Perché la nonna, prima del nonno, non aveva avuto nessun'altro amore.
Né prima né dopo, e se questa non era fedeltà, allora davvero, Sabo, non ha idea di cosa sia.
Ancora oggi la fedeltà gli pare una cosa usurata, quasi consumata.
E a volte si chiede se sarà mai capace di insegnare a qualcuno tutte quelle parole difficili che molte volte restavano svuotate nel sistema nervoso.
-Un altro caso di mancata fedeltà?- una voce che Sabo conosce a meraviglia lo risveglia prontamente, facendogli spostare il giornale dal viso per sorridere alla figura che si appresta a portargli un caffè.
-Ecco il tuo espresso sciolto nel latte- 
Nico Robin, la giovane cameriera della Sanny, gli porge la tazza per poi sedersi sullo sgabello dietro al bancone, lo sguardo curioso e giudizioso.
E Sabo sorride alla mora, nonché sua migliore amica.
-Grazie- le porge il quotidiano e sorseggia il suo caffè, senza preoccuparsi di girarlo.
Eppure Robin manco lo afferra, il giornale, tanto sa che caso mai ci fosse una qualche notizia di rilievo sarebbe lo stesso Sabo a riferirgliela.
Il biondo sospira in risposta allo sguardo insistenre della mora.
-"L'ho uccisa perché l'amavo"- cita con voce cavernosa il biondo, lo sguardo che si fa duro e cupo.
Robin sopprime un briviso, continuando a sorridere puramente per circostanza.
-E con Koala come va?-
Ecco, se c'è una cosa che Sabo può dire di "amare" in quela donna é il suo tempestivo cambio di attenzioni.
Perché solo Robin saprebbe passare con tanta naturalezza dal parlare di una cosa attuale e tragica quanto la mancata fedeltà a una cosa che non può che far volare in cielo il cuore del giovane Sabo.
Un giovane che presto sarà papà.
-Sono da poco incominciate le voglie- sorride mentre parla -Ma non è poi così tanto tragica, la situazione-
Robin scosta una ciocca dietro all'orecchio, sorridendo benevola prima di allontanandosi a servire un gruppo di ragazze appena entrate nel grande locale che ha la forma niente meno che di una barca e Sabo resta solo, col suo caffè e col giornale.
Lo stesso giornale che lascia pesantemente cadere nel cestino alla sua destra.
Finisce il caffè e lascia una banconota sul posto, alzandosi e richiamando con un cenno del capo Chopper, che quando non è di turno all'ospedale viene a dare una mano alla sorella.
Lascia il locale col sorriso sulle labbra e una parola incisa negli occhi.
Insegnerà la fedeltà a sua figlia così come Makino l'ha insegnata a lui: lasciandole fare le proprie esperienze.
È chissà che non trovi il suo centro e l'unica persona a cui essere fedele proprio come Sabo ha incontrato Koala.
Per sbaglio, per caso in metropolitana, cadendole addosso.




 
 
 

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Capitolo 5
*** Amare é anche litigare ***


Love Never fails

Day 5: litigate.
Amare è anche litigare.

Sabo, piu di una volta nel corso di quella giornata piovosa di metà marzo, si era chiesto chi glielo avesse fatto fare.
Perché per quanto il biondo si sforzasse non riusciva a capire quale oscuro motivo l'avesse spinto ad offrirsi volontario per fare da grillo della coscienza al migliore amico di suo fratello minore Rufy. 
Certo, in quanto futuro avvocato, non aveva problemi a fare da giudice imparziale o paladino della causa, ma se la questione riguardava fare il terzo incomodo tra Zoro e Nami e i loro litigi amorosi, allora se ne lavava le mani. 
In fondo...tra moglie e marito mai mettere il dito, no? 
-Non può incazzarsi cosí tanto solo perché le ho rotto uno stupidissimo reggiseno!- sbotta il verde, facendo segno al barista di portargli un altro boccale di birra.
-Non credi di star esagerando?- chiede il biondo -È già il terzo, questo. E poi non ti fa bene bere cosí tanto a stomaco vuoto-
È vero che Zoro ha una resistenza all'alcool incredibile, ma è pur sempre umano, rischia...
Non sa, Sabo, cosa rischia. 
O potrebbe rischiare se continua avere a stomaco vuoto.
Una colica renale, forse?
Fatto sta che se si ammala, poi, chi la sente a Nami? Sabo no di certo.
-Tsk- sbuffa il verde, inghiottendo una bella manciata di arachidi salate.
Altra cosa che a Nami non stava bene.
-Dice che se continuo a mangiare troppe cose salate finirà per scoppiarmi il fegato- Zoro si agita sulla sedia mentre continua a consumare la loro ordinazione.
Sabo sospira, scompigliandosi i capelli biondi.
-Non so che dirti- mormora il biondo, sorseggiando il Crodino ordinato e addentando una mini bruschetta al pomodoro che il bar ha offerto loro insieme alle bevande.
-Sarebbe di aiuto un "andrà tutto bene, Zoro"- sbuffa il verde, lasciandosi ricadere in modo scomposto sulla sedia. 
-Certo che andrà tutto bene, Zoro, lo sai che Nami, ogni tanto, lancia veleno qui e lì, solo per assicurarsi rispetto- commenta con voce fiacca il biondo.
Perché Sabo è stanco e vorrebbe solo tornare a casa, nella sua confortevole abitazione al terzo piano del palazzo che si affaccia sul fiume e lasciarsi cadere sul divano nel suo soggiorno. 
Ma Zoro e le sue crisi esistenziali glielo impediscono.
-E poi amare significa anche litigare, no?- gli fa l'occhiolino, sperando di calamarlo almeno un po'.
Speranza vana, visto che il verde si lascia cadere pesantemente sulla sedia con un che di rassegnato. 
-Perché, tu e Koala mica litigate sempre?- commentò amareggiato il ragazzo. 
Sabo lo fissò per un po', stupito del repentino cambio di argomento, ma poi ridacchiò.
-Si, non sembra ma litighiamo spesso- 
Ed ecco che volava col pensiero a tutte le litigate storiche tra lui e la sua ragazza.
A tutte le volte che aveva tenuto sveglio suo fratello Ace fino a tardi per lamentarsi.
A tutte le volte che aveva dovuto chiamare Law per farsi accompagnare al lavoro, avendo lasciato l'auto nel garage di Koala.
A tutti i soldi spesi in fiori rossi e cioccolatini, altro che San Valentino!
A tutte le volte che si era ritrovato Koala davanti casa, con la pioggia battente e un sorriso innamorato in viso.
A tutte le volte che aveva fatto di corsa la strada tra casa sua e la gioielleria.
Insomma, litigavano prima di mettersi insieme e litigano ancora oggi che sono prossimi al matrimonio.
-Forse, ma non spesso quanto me e Nami- Zoro non gli è mai parso così abbattuto.
Sabo sospira, gettando un'occhiata veloce fuori: la pioggia diminuisce man mano e le strade si fanno sempre più popolate. Le macchine rallentano impercettibilmente, forse non più così tanto bisognosi di arrivare il prima possibile a destinazione.
-Credimi, Zoro, non dovresti abbatterti per una litigata, ne prendertela con Nami se si comporta da bambina- inizia il suo discorso filosofico, il biondo.
Perché Sabo, per quanto le apparenze lo neghino, così come la parentela con Rufy, è un bravo ragazzo, sveglio ed intelligente con molte esperienze lavorative alle spalle, una laura in psicologia umana e una in legge.
 -Anche perché è inutile. Di litigate ne avete avute a migliaia e ne avrete ancora molte altre, soprattutto dopo il matrimonio- ammicca malizioso, pregustandosi la faccia sconcertata del verde. 
-M-ma come?- gli occhi quasi gli escono fuori dalle orbite. 
E Sabo sorride -Sono un avvocato e uno psicologo, riconosco i segni.- 
Per qualche secondo regna tra loro un silenzio imbarazzante, ma poi Sabo si decide ad ammettere :-Okay, lo so perché ci sono passato anch'io- 
E finalmente il verde torna a ghignare come suo solito. -Nami era così felice per voi, ma al tempo stesso così amareggiata- comincia a spiegare il verde, ma Sabo lo interrompe. 
-Così hai comprato l'anel- 
-No- 
Sabo lo guarda confuso, attendendo spiegazioni. 
-L'anello l'avevo già comprato, lo tenevo nel cruscotto della macchina ma solo ora mi sono deciso a darglielo.- 
Così il biondo sorride, alzandosi dalla sedia e porgendo la mano all'amico. 
-E allora che ci fai ancora qui? Corri a darglielo!- 
Zoro, dapprima confuso, ghigna e si alza di scatto, stringendo la mano che gli offre il biondo in segno di saluto. 
Così Sabo lo guarda infilarsi frettolosamente la giacca verde, cercando di restare in equilibrio e di non far cadere niente da sopra il tavolo. Lo guarda correre verso l'uscita, alzando una mano come a ringraziarlo, e, quando crede di poter sospirare, lo vede tornare indietro. 
-Questi dovrebbero bastare a coprire la mia parte- Zoro lascia sul tavolo una banconota e qualche spicciolo e corre via, senza dare tempo a Sabo per ribattere. 
Sbatte gli occhi un paio di volte, tanto per convincersene. 
Quella che si prospettava come una seduta dalla psichiatra -dove lo psicologo era lui- di molte ore era finita in neanche dieci minuti. 
Sorride, scompigliandosi la chioma e finendo di bere il suo Crodino. 
Non vede l'ora di tornare a casa dalla sua futura mogliettina. 
E, mentre si infila il giubbotto, recupera il cellulare e le chiavi della macchina e guarda distrattamente Rebecca, la cameriera, ripulire il tavolo, Sabo pensa a tutto quello che lo aspetta una volta tornato a casa. 
Riprendere il dibattito su quale Chiesa sia meglio per il matrimonio, su quali dolci scegliere per il buffet, litigare per ordinare il sushi invece che il cibo indiano, discutere su quale film sia meglio da vedere... 
E poi Zoro pensa che loro non litighino affatto! 
Sospira, il biondo, cappuccio ben calato sugli occhi e le chiavi della macchina già in mano mentre corre verso la sua auto sotto la pioggia. 
In fondo aveva proprio ragione, Garp, quando diceva che le donne sono il più grande grattacapo del mondo. 
Ma aveva ragione anche Makino, quando, da bambino, gli diceva che capisci di amare una persona quando vuoi sempre fare pace dopo che litigate, anche a costo di dargli ragione sempre e su tutto. 
Quindi sì, Sabo è proprio pazzo di Koala, ma è anche testardo e non le darà mai ragione senza protestare, perciò litigheranno sempre, ne è certo, così come è certo che faranno sempre e comunque pace. 



*il riferimento Zonami è dedicato totalmente a Zomi, a cui devo davvero molto visto che ultimamente mi sta aiutando tantissimo!

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