Non lasciarmi andare

di Hikari_11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' ancora inverno tra noi ***
Capitolo 2: *** Un nuovo incontro ***
Capitolo 3: *** Saluti e attese ***
Capitolo 4: *** Odi et amo ***
Capitolo 5: *** Coraggio Elsa! ***
Capitolo 6: *** Un sogno non è realtà ***
Capitolo 7: *** Dolorosa attesa ***
Capitolo 8: *** Risveglio burrascoso ***
Capitolo 9: *** Nuovi inaspettati orizzonti ***
Capitolo 10: *** Libertà ***



Capitolo 1
*** E' ancora inverno tra noi ***


CAPITOLO 1




Era una gelida notte di inverno tra le pendici di Arendelle, la luna piena illuminava con una chiara luce gli spioventi tetti e le piccole increspature del mare prendevano colori brillanti. Lungo le strade deserte il silenzio era rotto dal cigolio di una finestra mossa dal vento; tutto pareva sospeso, in attesa. Una tempesta di neve si sarebbe presto abbattuta sulla città lasciando il paese isolato dal resto del regno.

Attendendo l'alba, Arendelle ancora dormiva ignaro del biancore che presto l'avrebbe ricoperto, ma nonostante il tardo orario c'era qualcuno che ancora non riusciva a prendere sonno: la regina Elsa sedeva rannicchiata in un angolo della propria stanza assorta in pensieri malinconici.

Era ormai da molti anni che i suoi genitori erano morti e la regina era stata costretta a tenere nascosti i propri poteri al resto del mondo, compresa sua sorella minore Anna. D'altronde era così che doveva andare: -devi celarlo, domarlo, non mostrarlo- ciò che suo padre le aveva ripetuto ogni giorno durante la sua infanzia. Dopo la scomparsa dei suoi cari quella era stata la preoccupazione più grande, doveva portare da sola il peso di tanto potere ed allenarsi ogni giorno per imparare a gestirlo. Eppure, aveva trascorso così tanto tempo ad esercitarsi, perché le sembrava di non aver ottenuto alcun risultato? I suoi poteri crescevano di giorno in giorno ed i suoi sforzi erano sempre vani. Attanagliata dalle preoccupazioni non si accorse che una lacrima le scese prepotente lungo la guancia e che divenne presto anch'essa di ghiaccio.

___________________________

La mattina seguente Arendelle si risvegliò coperta di neve. Alle prime luci del mattino i bambini subito riempirono le strade schiamazzando di gioia. I bimbi finalmente si scatenavano con i giochi di neve mentre gli adulti, ben poco contagiati da quell'aria di festa, si riunivano per spartirsi i lavori: un gruppo avrebbe aiutato a spalare la neve dalle strade, altri a controllare le dispense di cibo e di acqua ed infine bisognava distribuire legna e coperte a chi non ne possedeva abbastanza.

Mentre il paese era in fibrillazione a palazzo la principessa Anna si era da poco svegliata e si avviava a fare colazione saltellando allegra lungo i corridoi e canticchiando qualche melodia natalizia.

- La neve, la neve! Sai cosa significa Thom?!- chiese improvvisamente quest'ultima ad uno dei servitori.

- Non saprei principessa...che è inverno forse?- rispose incerto quello.

-Che si posso fare i pupazzi di neve!- esclamò entusiasta Anna abbracciando l'impacciato inserviente che arrossì di colpo.

-La neve, la neve!- continuò a dire dopo aver lasciato imbambolato il servitore e ritornò a saltellare per i corridoi scuotendo le balze del suo vestito a fiori rossi. Infine giunse al salone per la colazione.

-Buongiorno principessa Anna- esclamò uno dei camerieri accogliendola all'entrata.

-Buongiorno!- rispose raggiante -Oggi sono di ottimo umore!-
-Ma come si può non esserlo con questa splendida giornata!- aggiunse fissando dalla finestra del salone il panorama della città di Arendelle imbiancata di neve.

-E mia sorella? E' già sveglia? Non viene a fare colazione?- chiese poi.

-Mi dispiace principessa ma... anche oggi la regina si è alzata molto presto e...- borbottò il servitore in cerca delle parole.

-E ha già fatto colazione- continuò Anna prevedendo la risposta – Va bene vorrà dire che mangerò da sola...- rispose sconsolata sedendosi al proprio posto e osservando quello vuoto di fronte a sé dove era solita posizionarsi Elsa.

 

Dio quella ragazza è impossibile da trovare!

pensò masticando nervosamente i biscotti che il cameriere le aveva portato, facendo cadere qualche briciola sul vestito.

 

Idea! Le chiederò se vuole venire con me a fare un giro per la città! Lei adora la neve!...o almeno la adorava quando eravamo piccole...stavolta non mi dirà di no!

 

La giovane balzò di colpo dalla sedia spaventando il cameriere che per poco non lasciò cadere la tazza di the che le stava portando.

-Principessa Anna, tutto bene?- chiese balbettante.

-Devo trovare Elsa- rispose come se stesse parlando a se stessa.

- Ma principessa.. il suo the?..la colazione? la regina è impegnata-

Ma Anna ignorò le parole del servitore e uscì a passo svelto dalla sala.
___________________________

Trovare Elsa era un'impresa più ardua di quello che pensasse: Anna aveva girato tutto il palazzo per ben tre volte ma della sorella non aveva trovato traccia, infine si accasciò a terra sospirando.

Ma dove può essere finita? Possibile che non si faccia mai trovare?..

 

La giovane stava quasi per darsi per vinta quando percepì un rumore di passi poco distante da lei; dall'altro lato del corridoio vide un vestito blu sparire frettolosamente per le scale.

Elsa...

-Elsa!- esclamò.

-Aspetta!-

Quest'ultima, che aveva visto già da prima la giovane seduta a terra, aveva cercato di non farsi trovare sparendo su per le scale ma si maledì di non aver indossato delle scarpe poco rumorose quando percepì la voce della sorella che la chiamava dal basso. Elsa dovette fermarsi e voltandosi vide che Anna l'aveva già raggiunta.

-Uff! temevo che saresti scappata via anche stavolta- disse ridendo un po' agitata.

-Cioè non sto dicendo che mi vuoi evitare, perché so che non è così, cioè spero di no..non so insomma io..- disse balbettando ed arrossendo vistosamente ad ogni parola sbagliata che aggiungeva.

 

Ecco stupida certo che vuole evitarti, guarda come ti comporti ogni volta che sei in sua presenza.

Pensò desiderando fuggire via da quella situazione.

Elsa intanto osservava divertita la situazione ma cercò di celare un sorriso che le stava comparendo sul viso per tornare ad indossare le sue solite vesti di regina gelida ed imperturbabile.

-C'è qualcosa che posso fare per te? Perché altrimenti dovrei andare, ho molte cose da fare e poco tempo da perdere- disse seria.

-Io.. sì scusami.. non avevo intenzione di trattenerti molto, io...- rispose Anna cercando le parole giuste per fare la sua richiesta.

- Noi non trascorriamo mai molto tempo insieme e...io so che tu ami la neve quindi...mi chiedevo se..- e dopo un attimo di silenzio aggiunse:

-Se tu volevi venire a fare una passeggiata in paese con me- sussurrò a bassa voce temendo quasi di farsi sentire e abbassando subito gli occhi a terra imbarazzata dallo sguardo di ghiaccio della sorella.

Da parte sua Elsa quando sentì la richiesta di Anna percepì di colpo una fitta penetrarla dritta al cuore e attese in silenzio che scomparisse sperando di trovare la forza e le parole per risponderle.

Elsa riprenditi, che cosa ti succede?...

-Elsa?..- disse Anna percependo che il silenzio della sorella si stava prolungando troppo.

-Se non ti va io..tolgo il disturbo- bisbigliò facendo un piccolo passo indietro.

Avanti Elsa inventati una scusa, qualsiasi cosa, ma non lasciarla così.

 

- Io non posso, ho da fare- disse – Sì, sì ora ho tantissimo da fare- continuò convincendosi delle sue parole.

-Beh posso aspettare, per me va bene anche più tardi..- continuò la minore, speranzosa di avere una risposta positiva.

-No, io..-

-Se ora sei occupata possiamo andare dopo pranzo, o verso sera, oppure..-

-Insomma Anna ho detto che non posso uscire con te- disse brusca rompendo il monologo della giovane.

-Né ora né dopo, e non farmelo ripetere-

- Oh..- rispose appena Anna, raggelata. - Certo.. che stupida che sono, tu hai molti impegni, hai un regno da gestire, non puoi certo perdere del tempo-

-..con me..-concluse infine.

Anna perdonami, ma io...

-Devo andare- aggiunse Elsa e si voltò scattando via in fretta per le scale.

Quando fu finalmente giunta ormai distante da Anna calmò il suo passo rapido e si appoggiò sospirando ad una parete finché un rumore lontano sopraggiunse accentuando ulteriormente il suo senso di colpa: un singhiozzo era scappato dal pianto silenzioso di Anna.

 

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Capitolo 2
*** Un nuovo incontro ***


Capitolo 2

 

La forza che si oppone al destino è in realtà una debolezza” - (Kafka)

 

 

 

-Maledizione!- urlò Elsa sbattendo alle spalle la porta della sua stanza con irruenza.

Il ricordo di quel singhiozzo soffocato della sorella le rimbombava in testa e la consapevolezza di essere lei la causa della sua delusione la stava facendo impazzire.

-Devi starmi lontana perché non lo capisci!? Perché ancora mi cerchi?!- esclamò quest'ultima gettandosi con impeto a terra mentre si riaffacciavano prepotenti i ricordi della sua infanzia: la ferita che aveva inferto alla sorella quella notte di molti anni fa, la lunga corsa nel bosco, la creatura magica che la curò ed infine la dolorosa decisione di tenerla per sempre lontana da lei. Era tutto così assurdo ma purtroppo terribilmente reale. Quei poteri maledetti che aveva dentro di sé le avevano tolto qualsiasi possibilità di condurre una vita normale.

-Se solo sapessi- sussurrò scoppiando in lacrime e tutto il pavimento pian piano congelò sotto di lei.

 

Dall'altra ala del castello anche la principessa si stava lasciando andare ad un pianto liberatorio rinnovando dentro di sé le parole dette da sua sorella:

-Non posso uscire con te, né ora né dopo-

ed il suo silenzio era stato eloquente: non lo aveva detto chiaramente per gentilezza, ma era evidente che Elsa non sopportasse di stare troppo tempo in sua presenza. Fino ad ora aveva cercato in ogni modo di poter riallacciare un rapporto amichevole con lei nonostante il fatto che Elsa la trattasse come se fosse invisibile, ma se invece non avesse dovuto? se quello che le chiedeva la sorella era solo di starle lontano?

In tutti quegli anni passati a provare a riavvicinarsi a lei aveva accumulato solo fallimenti.

No, non poteva e non voleva crederci che avrebbe dovuto accettare di vivere come due estranee. Non era da lei darsi per vinta, Elsa era l'unica persona importante della sua vita quindi ci avrebbe riprovato almeno un'altra volta.

Ecco cosa fare, pensò Anna,

Sarebbe andata in città a comprarle un bel regalo per farsi perdonare di tutto il fastidio che le dava e le avrebbe fatto capire che meritava almeno una possibilità.

Così ai due lati dello stesso palazzo due opposte promesse si fecero rispettivamente le sorelle:

- Migliorerò Elsa, sarò la sorella che hai sempre voluto e meriterò la tua amicizia- sussurrò una.

-Ti eviterò Anna, per me sarai invisibile. E mi odierai. Sì, farò in modo che tu mi odierai..-

 

____________

 

Anna aveva optato per uscire di nascosto dal palazzo senza avvertire la sua scorta. Odiava essere seguita da quei cinque burattini scelti da Elsa per controllarla, che ad ogni minimo problema si preoccupavano eccessivamente per la sua incolumità. Non era più una bambina! D'altronde avrebbe solo dovuto comprare un regalo per Elsa e poi ritornare immediatamente al castello, non poteva di certo rischiare la vita solo per così poco e comunque sarebbe bastato avvolgere bene il viso con una sciarpa, mettere in testa un cappello e sicuramente nessuno l'avrebbe riconosciuta.

La rossa, ormai esperta delle piccole fughe, sgattaiolò fuori dal palazzo attraverso le uscite della servitù e si ritrovò ben presto tra i vicoli stretti di Arendelle. Amava l'aria allegra e serena del suo paese, quelle casette in legno dai mille colori, il profumo di pane appena sfornato proveniente dal forno, il chiacchiericcio delle donne che lavavano i panni alla fontana ed inoltre adorava sbirciare dentro gli appartamenti per cogliere alcune scene della vita quotidiana dei cittadini, quella vita normale che lei non aveva mai potuto sperimentare. Quante volte si era immaginata in una realtà parallela dove viveva come tutti loro, libera di essere se stessa e di poter fare quello che voleva. La vita a palazzo invece era noiosa e ripetitiva, le regole erano rigide ed inoltre la sorella non amava la compagnia di nessuno ed ammetteva solo la presenza di pochi servitori e tutti molto silenziosi e ligi ai propri doveri. Per di più ella aveva promulgato il severo divieto di far entrare a palazzo qualsiasi altra persona all'infuori della guardie e della stessa servitù. Anna al contrario avrebbe voluto circondarsi di gente nuova ogni giorno, uscire, ballare, fare feste, godersi la sua giovinezza come quei ragazzini che correvano felici lanciandosi palle di neve. Se solo fosse nata come loro, pensò, ora probabilmente i suoi genitori sarebbero stati ancora vivi, lei non si sarebbe dovuta nascondere solo per fare una passeggiata ed Elsa...beh Elsa forse sarebbe stata una sorella allegra e spensierata come era stata durante la loro infanzia...allora si volevano così bene..

I suoi pensieri si interruppero tuttavia poiché uno dei suoi piedi intruppò tra le stecche di una cassa ed ella inciampò andando a sbattere contro una grossa tela a cui si era aggrappata per cercare di riprendere l'equilibrio.

 

-Ma vuoi guardare dove metti i piedi!? hai appena fatto cadere il mio dipinto!- affermò un ragazzo raccogliendo la tela di cui probabilmente era il proprietario.

-Ma guarda si è riempita di fango! Non posso crederci!- esclamò egli disperato.

-Oh mi dispiace davvero, io..scusa sono mortificata ho sempre la testa tra le nuvole- disse la principessa rialzandosi da terra. Una piacevole sorpresa l'aspettava: il proprietario del quadro era infatti un bellissimo ragazzo. Egli doveva avere circa la sua età, era alto e robusto, indossava un elegante vestito bianco dai bordi dorati con tanto di guanti di seta coordinati ed i suoi capelli lisci e lucenti avevano il suo stesso colore rosso ramato.

- Quanto lavoro ho impiegato per portalo sano e salvo! Ed ora è rovinato!- continuò il ragazzo portandosi le mani sulla fronte.

-Io..- provò a dire Anna ancora incantata dalla bellezza del giovane.

- Puoi immaginarti quanto valeva? non credo, beh lascia che te lo spieghi, questo dipinto vale almeno 1.000 monete d'oro-

-Io.. non so che dire..1.000 monete d'oro dici? - chiese Anna sconvolta riprendendo cognizione di ciò che era accaduto.

-Esatto! aveva un enorme valore, ero venuto per consegnarlo alla regina stessa, ti immagini!-

-Oh.. cavolo mi dispiace ma non l'ho fatto apposta, insomma non potevo immaginare che fosse un oggetto di valore, è successo tutto così in fretta- disse gesticolando nervosa.

-Ragazzina senti non mi incanti con le tue scuse, sei stata importuna, hai rovinato un oggetto di valore, quindi io pretendo di essere risarcito-

- Essere risarcito?-

-Esatto-

-Va bene io..ti ridarò tutto indietro- si affrettò a rispondere Anna.

-Subito- intimò lui.

-Subito?-

-Sì ora-

-Ma non li ho adesso i soldi-

-Certo che non puoi averli adesso- disse il ragazzo riacquistando lucidità.

-Ma che vado pensando, immagino che tu non abbia nemmeno i soldi per comprarti il latte, figurati 1.000 monete d'oro!- sospirò.

-D'altronde sei solo una povera stracciona- osservò.

-Stracciona? Io?- sottolineò Anna irritata ma il ragazzo continuava a parlare quasi la stesse oramai ignorando.

-Sono rovinato! avevo promesso a mio padre che avrei consegnato il dipinto alla regina-

-Cosa faccio adesso?- continuò imprecando all'aria.

-Ma io non sono una stracciona, questa stoffa è la più pregiata del regno! e queste sono le cuciture della sarta reale- ripeté la rossa cercando inutilmente di riavere la sua attenzione.

-Ehi tu mi ascolti!-

-Io ti ripagherò! davvero!- disse infine parandosi di fronte a lui.

-Senti non c'è bisogno che menti, lo capisco, so che non puoi averle tutte quelle monete, non sei mica la regina- esclamò lui.

- Io troverò un modo sta tranquilla e scusami se ti ho risposto male prima ma capisci la situazione... -continuò.

- Ehi non sono la regina ma..insomma.. davvero se ho detto che te li ridò è perché lo farò. Sono una ragazza di parola.- esclamò la giovane facendo l'occhiolino.

- Ma tu chi sei? Una ladra?-

-Ma quale ladra!- rispose divertita Anna.

-Come fai a dire di avere 1.000 monete da darmi allora?- chiese egli confuso.

-E poi insomma perché ti copri il viso con quella roba?-

-Beh io..è una lunga storia..ti va se te la racconto davanti ad una tazza di cioccolata calda? Almeno quella adesso te la posso offrire-

-Ho alternative?- chiese timoroso.

-Non credo.. penso ti convenga fidarti di me vista la situazione- disse la rossa indicandogli il quadro rovinato. Il ragazzo osservò amareggiato la sua tela poi infine cedette.

-Ok mi fido...- borbottò incerto.

-Non farmi pentire-

-Non ti devi preoccupare! Avanti seguimi!- concluse Anna raggiante.

 

 

________________________________

 

Locanda del pino

 

-Dunque adesso che mi hai portata qui potresti darmi una spiegazione?- chiese impaziente il ragazzo mentre sedeva al tavolo scelto da Anna.

-Non capisco chi tu sia, perché ti comporti in modo così strano e neppure perché siamo finiti qui-

-Su non avere fretta, prima la cioccolata!- esclamò la rossa fremendo per poter assaggiare la sua bevanda invernale preferita. Così si alzò leggermente dalla sedia alla ricerca di qualcuno che potesse servirli e notò infondo un ometto paffuto che fumava un sigaro nell'ombra.

-Cameriere! Cameriere!- fece alzando un braccio in aria per richiamare l'attenzione dell'uomo.

-Il solito- strillò.

-Vieni spesso qui?- chiese egli sorpreso.

-In verità credo di essere l'unica cliente- ammise divertita Anna.

-In effetti, non si può dire che sia un locale di lusso questo..- osservò il ragazzo guardandosi con aria disgustata attorno: il pavimento era ovunque chiazzato, i tavoli pieni di polvere, gocce d'acqua cadevano dal soffitto e vi un persistente tanfo di muffa.

-Puzza terribilmente- borbottò.

-Beh diciamo che il lato positivo è che qui non può disturbarmi nessuno quando vengo- spiegò la rossa.

Il cameriere intanto arrivò zoppicante e poggiò svogliatamente le due tazze squadrando i due ragazzi con aria cagnesca.

-Grazie- esclamò Anna, ma egli si affrettò a dileguarsi silenziosamente borbottando qualcosa di incomprensibile.

-Che tipo strano- sussurrò l'altro osservando poi con timore il contenuto della sua tazza.

-Sicura che sia commestibile questa roba?-

-Sì tranquillo. E comunque il proprietario è un pò strano, ma è anche molto simpatico! sai quando mi porta la cioccolata calda mi lascia sempre due bustine di zucchero perché sa che a me piace dolce- spiegò mostrando le due buste di zucchero.

-Oh beh..wow- commentò sempre più confuso.

-Comunque, avevi detto che mi avresti spiegato! Quindi non tenermi sulle spine, sono tutto orecchie-

-E va bene; ma più che spiegarti preferirei mostrartelo-

Anna si tolse quindi il cappello e la sciarpa e svelò la sua identità sicura che in quel momento nessuno li stesse osservando. Gli occhi del ragazzo si spalancarono.

-La principessa Anna!???- esclamò quasi sul punto di sputare la cioccolata che stava inghiottendo.

-Sh fa silenzio! Nessuno deve scoprirlo, sono in incognito!- bisbigliò Anna divertita.

-Cioè tu..vorrei dire voi.. cioè la ragazza che è seduta accanto a me è la principessa! Io, non posso crederci- balbettò egli confuso.

-Dovresti vedere la tua faccia- disse la rossa ridacchiando.

-Sembra che tu abbia visto un asino volante- continuò canzonandolo.

-Principessa ma come fate a trovarlo divertente, è pericoloso, cosa fate qui?-

-Niente di che, sai dovevo fare un regalo a mia sorella e ho preferito uscire da sola, odio essere seguita dalle guardie- spiegò.

-Ma principessa, non è sicuro andare da sola!-

-Non mi succederà niente per poche ore che sono in giro- disse convinta la rossa.

-E poi vedi non mi ha riconosciuto nessuno- continuò guardandosi attorno.

Il piccolo locale che la principessa aveva scelto era in effetti uno dei meno frequentati in tutto il paese ed in quel momento i due erano gli unici clienti.

-Sai non è la prima volta che esco per conto mio, ogni tanto mi piace fare una passeggiata per il paese, non mi è mai accaduto niente di pericoloso- disse sorseggiando con tranquillità un pò della sua cioccolata.

-Davvero io ancora non ci credo... ma siete proprio voi?-

-Esatto- confermò sorridente.

-Dio principessa dovete scusarmi prima sono stato molto irruento e non dovevo permettermi con voi..-

-Uno, non sono “principessa” ma mi chiamo Anna e pretendo di essere chiamata da te così- rispose divertita – e due- continuò sorridendo- sono io che ho rovinato il tuo quadro! quindi io rimedierò al danno-

-Io..non so che dire-

-Potresti semplicemente dirmi il tuo nome, in effetti non ci siamo ancora presentati..-

-Certo, certo- rispose il ragazzo arrossendo – Mi chiamo Hans, Hans delle isole meridionali...-

 

Sei carino Hans...davvero un ragazzo carino.

Pensò sorridendo.

 

 

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Capitolo 3
*** Saluti e attese ***



Capitolo 3

"Salutarsi è una pena così dolce che ti direi addio fino a domani"
(William Shakespeare)

 


Hans si era gentilmente proposto di accompagnare Anna ad acquistare il regalo per Elsa, alla fine ella aveva optato per comprarle una sciarpa bianca ricamata con una stella di neve blu ed inoltre aveva specificatamente chiesto alla sarta di aggiungere un'ulteriore decorazione: far cucire le lettere A e E una accanto all'altra.

 

-E' un regalo così dolce, devi volere molto bene a tua sorella- constatò Hans una volta usciti dal negozio.

- Eh già, voglio dimostrale che ci tengo davvero a lei- confermò Anna annuendo, poi diede un'ultima occhiata al pacchetto controllando che fosse perfetto. Tuttavia il ricordo delle parole che le aveva detto quella mattina Elsa improvvisamente le si riaffacciò in testa. La paura che il regalo non sarebbe bastato a riavvicinarle la impossessò e tali preoccupazioni la incupirono facendola perdere tra i suoi pensieri.

-Tutto bene?- chiese il ragazzo facendosi più vicino a lei.

-Uhm...-

-Dicevo a te..sei diventata improvvisamente silenziosa..e anche se ti conosco da poco ho capito che non è da te startene imbronciata in silenzio- notò Hans ridendo. Anna si lasciò contagiare dalla risata del giovane e fu molto grata di averlo accanto in quel momento perché sentiva il bisogno di sfogarsi con qualcuno, qualcuno con cui potesse parlare del suo rapporto con la sorella.

 

Di lui mi posso fidare, lo sento..

 

-Quindi? che succede?- continuò lui esortandola a parlare.

- Ecco Hans io..in effetti non so non capisco bene mia sorella, si comporta in modo molto strano- disse, incerta su come iniziare il discorso.

-Parli del fatto che la regina ha fatto chiudere tutte le porte del palazzo? Che non voglia vedere o parlare con nessuno?- disse Hans intuendo il suo pensiero.

-E tu come fai a saperlo?- esclamò la rossa.

-Beh insomma, non si parla altro nel regno...la chiamano la regina di ghiaccio, impenetrabile ed insensibile-

 

Insensibile...

 

-Ops.. no insomma non volevo dire insensibile, cioè non sono io che lo dico, io non la conosco. Scusami non avrei dovuto parlare così della regina davanti a te..- disse egli dispiaciuto temendo di essere stato inopportuno.

-No, no, Hans non devi scusarti non hai detto niente di grave, lei...lei purtroppo non è cattiva è solo che..-

Ed Anna non riuscì più a trattenere le parole:

-Oh Hans io non so che devo fare! Non vuole parlarmi, non vuole vedermi, mi evita ed ogni volta mi scansa o mi tratta male ed io non ne so il motivo! Lei non era così.. lei non è così ed io lo so!- disse Anna e l'ennesima lacrima della giornata le scese lungo il viso.

-Oh piccola- sussurrò dolcemente Hans e l'abbracciò. Anna, seppur inizialmente a disagio, iniziò pian piano a rilassarsi e percepì nel contempo la sua agitazione affievolirsi. Così infine ricambiò l'abbraccio del ragazzo quasi avesse trovato finalmente una certezza a cui aggrapparsi.

-Tu non hai fatto niente di male, come avresti potuto- continuò lui accarezzandole in viso.

- Non lo so, forse c'è qualcosa di sbagliato in me, forse non sono la sorella che avrebbe voluto avere- confessò Anna.

-Anna smettila, non c'è niente di sbagliato in te. Sei una ragazza dolce, sensibile e premurosa oltre che molto bella e..-

-Molto bella?- esclamò ella arrossendo.

-Sì ehm..insomma io..- borbottò Hans imbarazzato.

-Cioè insomma quello che volevo dire è che non devi dispiacerti o pensare che sia colpa tua se lei si comporta così perché tu sei una persona fantastica- disse sorridente.

- Hans..grazie- bisbigliò Anna stringendosi ancora di più al busto del ragazzo.

 

Come vorrei che fossi tu a dirmi queste parole.

 

-E se avrai bisogno di qualcuno con cui parlare io ci sarò- le sussurrò poi affettuosamente.

Anna guardò Hans in viso perdendosi nei suoi occhi verdi e rimase a fissarlo sorridendogli dolcemente e cercando di mostrargli tutta la sua gratitudine per le parole di conforto, ma qualcosa risvegliò i due ragazzi da quella atmosfera idilliaca: la campana delle ore 20 risuonò lungo tutto il paese e Anna si ricordò che quella era l'ora della cena e che quindi la sua visita si era protratta più del previsto. Inoltre ciò che l'aveva resa improvvisamente inquieta era il fatto che non poteva permettere a se stessa di ritardare dato che la cena era l'unico momento della giornata in cui le era possibile trascorrere un po' di tempo con la sorella senza che lei potesse sfuggire o inventare di avere improvvisi impegni improrogabili.

-Cavolo devo tornare!- esclamò la rossa agitata dal pensiero di fare tardi.

-Ma così presto? Potevamo cenare assieme- propose il ragazzo.

-Hans io non posso stasera, nessuno sa che sono uscita- disse dispiaciuta.

-Oh capisco..Ma ci rincontreremo vero?-

-Sì sì certo- rispose annuendo.

-Quando? Domani?- incalzò egli con ansia.

-Domani? no è troppo presto non posso uscire troppo spesso, c'è pericolo che lo scoprano-

-E allora quando?- Anna ci pensò un attimo poi rispose:

-Tra tre giorni, alle 17 davanti alla locanda dove siamo stati oggi-

-Tra tre giorni alle 17..Va bene!- rispose egli felice -Ci sarò-

-Perfetto!- replicò Anna sorridente.

-Scusami devo scappare- disse e poco prima di andare poggiò un tenero bacio sulla guancia di Hans – Grazie di tutto- gli sussurrò all'orecchio ridacchiando alla vista del lieve rossore apparso sulle guance del giovane e poi dopo un ultimo sorriso si voltò infine prendendo la rincorsa in direzione del palazzo.

 

Devo fare in fretta, più in fretta

ripeté solo a se stessa.

 

Qualcuno la stava aspettando, qualcuno a cui non poteva stare lontana.

 

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Capitolo 4
*** Odi et amo ***


Capitolo 4

 

"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris"-Catullo

 

Ma dove sarà finita? Insomma non è da lei fare tardi per cena, solitamente arriva mezz'ora prima..

Mi sto preoccupando..che sia arrabbiata con me per quello che le ho detto stamattina? L'ho forse ferita? Ma non volevo io..oh ma è meglio così Elsa, lei deve odiarti ricordi?

 

Pensò la regina mentre rigirava con nervosismo il cucchiaio nella zuppa davanti a sé ed osservando a pause regolari le lancette dell'orologio muoversi sulla parete di fronte.

Ma perché non arriva insomma? Non può essersi offesa così tanto.

Continuò tamburellando le mani sul tavolo.

 

Tuttavia qualcosa improvvisamente ridestò l'attenzione della sovrana.

 

-Arriverà, non si preoccupi- proruppe il cameriere di sala, un uomo dai capelli bianchi ed il viso roseo e paffuto ricoperto da un leggero filo di barba grigia.

-Io..cosa?- esclamò ella sobbalzando, poi si voltò verso l'uomo guardandolo con aria confusa.

-Arriverà- ripeté serenamente, abbozzando un sorriso.

-No, ma io non sono preoccupata per..-

-E' solo che non ho molta fame- rispose stizzita Elsa.

-Capisco..- sussurrò egli continuando ad osservarla con dolcezza.

 

Perché il cameriere sembra divertito? Se non mi piace la zuppa non la mangio! E poi mi si è chiuso lo stomaco! Quella ragazzina, mi farà impazzire...

 

-Mi porti il secondo, questa zuppa è immangiabile- ordinò esasperata Elsa sperando di liberarsi di quel cameriere e del suo irritante sorriso sornione.

L'uomo, da parte sua, si limitò ad assentire e silenziosamente fece quanto gli era stato ordinato affrettandosi ad uscire dalla sala.

Ma poco dopo che egli si fu allontanato la porta si spalancò di nuovo e comparì la figura snella di Anna piegata in due mentre tentava di riprendere fiato a causa della sfiancante corsa.

-Elsa! Eccomi! Scusami per il ritardo- disse affannosamente la giovane entrando in salone mentre tentava di risistemare i capelli scompigliati dal vento.

-Figurati- rispose secca l'altra, cercando di mostrarsi indifferente alla sua presenza.

-Uff temevo di non fare in tempo- constatò la più piccola.

-Ho una fame! Hanno già portato la cena?- chiese poi.

-Sì, credevo non venissi quindi io ho già iniziato a mangiare.. e ho quasi finito- disse ella gelida portando alle sue labbra un bicchiere di vino.

-Oh..- replicò Anna.

 

Bugiarda la verità è che non hai mangiato nulla e che eri preoccupata per lei

 

-Dove sei stata?-

-In giro..-rispose vagamente Anna

-In giro..-
-E in giro dove?- insistette l'altra.

-In giro.. beh ho girato il palazzo.. è molto grande e si gira per molto tempo e il tempo non passa mai quando giri..ehm..- inventò la rossa nel tentativo di elaborare una scusa convincente.

-In giro per il palazzo..- ripeté la bionda dubbiosa squadrando la più piccola.

Tuttavia quest'ultima si accorse di stringere ancora tra le mani il pacchetto regalo che aveva acquistato per Elsa e vide la maggiore accorgersi dell'oggetto e guardarla con aria interrogativa.

-Cos'è quello?-

-Niente, niente!- ribatté imbarazzata l'altra.

-Anna- la richiamò severamente la regina.

-Cosa mi stai nascondendo?-

-Ecco la verità è..- iniziò balbettante.

Coraggio Anna dillo, dillo, dillo. Vedrai che andrà bene

-Che ti ho comprato un regalo- disse tutto di un fiato.

-Un regalo?- disse stupita Elsa. -Perché? io..- sussurrò confusa -E dove lo hai preso?- riuscì a dire.

 

Non riesci proprio a ringraziare eh?

Pensò la maggiore maledicendo i suoi tentativi di non mostrarsi troppo riconoscente.

 

-Oh beh..- borbottò con aria colpevole l'altra.

-Anna, aspetta, non mi dire che..sei uscita senza permesso?-

-No, cioè sì.. ma non è questo il punto..-

-E' pericoloso Anna! quante volte te lo devo dire che non puoi fare tutto quello che ti passa per la testa! In questo palazzo ci sono delle regole e pretendo che vadano rispettate!-

-Al diavolo le regole Elsa! ti ho detto che ti ho comprato un regalo e l'unica cosa che sai dirmi è che dovrei rispettare le regole?- urlò la piccola irritata sbattendo un piede per terra.

-Anna io...-
-Io volevo solo farmi perdonare perché ti procuro sempre disturbo- continuò.

-Invece tu ricominci con le tue solite prediche! Sì, lo so che non sono perfetta, so che ti dà fastidio la mia presenza, so che sono una piccola immatura, ma cercherò di essere una sorella migliore anche se vorrei solo che tu mi accettassi per quello che sono!-

-Ma tanto a te non interessa vero? Non te n'è mai fregato niente di me- Anna, completamente fuori di sé dalla rabbia, si voltò per uscire dal salone ma poco prima che potesse abbassare la maniglia della porta Elsa le prese il braccio e la voltò prepotentemente verso di sé bloccando il suo corpo contro il suo.

Una strana sensazione di confusione attraversò la rossa che non si aspettava quella reazione impulsiva da parte di Elsa ed imbarazzata si accorse che ora la bionda era vicinissima a sé e la stava fissando dritta negli occhi. A così breve distanza Anna poteva percepirne il profumo, era talmente intenso, penetrante, che ad ogni respiro quell'odore sembrava non solo insinuarsi nelle sue narici ma impossessarsi di tutto il corpo, disorientando anche i suoi pensieri.

 

-Aspetta Anna io..- sussurrò Elsa colta dalla stessa confusione e restò in silenzio a fissare gli occhi della sorella incapace di compiere qualsiasi altra azione.

Dille che ti dispiace, che lei è perfetta così com'è e che è colpa tua tutto questo

-Io..- cominciò titubante.

Dille la verità

-Io..vorrei solo che tu capisca che..-

 

-Che non voglio che tu esca mai più da palazzo, siamo intesi? Fino a mio nuovo ordine-

non essere così dura

-Le mie regole vanno rispettate per il bene di tutti e pretendo che tu lo capisca-

ti odierà

-e sopratutto infrangerle solo per comprare uno stupido...- -uno stupido regalo è inconcepibile!-

l'hai uccisa.

Elsa abbassò lo sguardo a terra, gli occhi le bruciavano per la rabbia delle sue stesse parole perciò sperò con tutto il cuore che il dolore che aveva provocato ad Anna fosse sufficiente per essersi fatta odiare perché, se avesse dovuto continuare, di lì a poco sarebbe scoppiata in lacrime. Tuttavia qualcosa che non si sarebbe aspettata accadde: Anna le prese il viso e la costrinse a fissarla di nuovo negli occhi.

-Smettila!- strillò la rossa incapace di contenersi.

-Smettila, smettila! Voglio la verità! perché adesso che mi dici queste parole non mi guardi negli occhi eh?-

-Cosa?- biascicò Elsa in difficoltà mentre un lieve tremore le attraversava le dita.

-Prima, quando mi hai afferrata per fermarmi, mi guardavi negli occhi. Ed io ho visto la vera Elsa! Perché adesso non mi guardi? perché non ammetti che queste parole fanno male anche a te?-

-Anna..-

-Perché Elsa..-

Sussurrò infine e poi crollò, quasi non avesse più forze, posando la sua testa sulla spalla della sorella.

-Io non mi voglio arrendere Elsa-

-Non voglio- ripeté avvicinando il viso all'incavo del suo collo.

-Ma perché tu vuoi che io lo faccia?-

Elsa, oramai pietrificata dalle emozioni, rimase in silenzio mentre percepiva il respiro di Anna accarezzare i contorni della sua pelle e lasciarle scie di calore. In quel momento la bionda sentì che avrebbe voluto ardentemente abbracciarla, dirle quanto ci tenesse a lei, urlarle tutto il suo dolore, il suo rancore, sputare fuori tutta la verità e confessarle quanto avesse bisogno di lei. Ma la sua coscienza le impose ancora una volta di non farlo: aveva giurato a sé stessa che nessuno avrebbe più sofferto il peso del suo segreto, tanto meno la sua amata Anna. Non poteva cedere, non doveva essere così debole.

Quindi chiuse gli occhi e facendo appello a tutta la sua forza di volontà scostò la minore da sé.

-Non ha senso continuare questo discorso, io non so di cosa tu stai parlando- disse flebilmente arretrando di un passo.

L'altra la scrutò con sguardo sconfitto, gli occhi arrossati che parevano urlare delusione e dolore.

-Va bene, fa come vuoi- bisbigliò amaramente, poi osservò sospirando il regalo che aveva ancora in mano.

- Beh di questo non ce né più bisogno..- aggiunse lasciandolo cadere a terra.

-Allora.. allora io me ne vado a letto. Sono stanca e forse tu preferisci mangiare da sola, no?-

No

-Sì forse è meglio-

-Immaginavo..-
Sono solo un'illusa
-Bene, allora buonanotte- sussurrò la rossa, e poi si girò delusa, chiudendo con un gesto secco la porta del salone alle spalle.

 

Maledizione! maledetti poteri, perché mi fate fare questo?

Pensò la bionda stringendo i pugni e cercando di trattenere le lacrime ma non riuscì a mettere ordine ai propri pensieri che qualcuno bussò immediatamente alla porta del salone.

-Anna, sei ancora tu?-

-Mia regina..il cameriere- rispose la voce al di là della porta.

-Oh sì, la cena..certo venite pure- disse, risiedendosi frettolosamente al proprio posto.

Ci mancava solo lui, e devo far finta di niente

L'anziano cameriere entrò e silenziosamente chiuse la porta dietro sé.

Elsa si risistemò sulla sedia riassumendo la sua aria composta e autoritaria per non destare alcun sospetto sull'accaduto e poi cacciò uno dei suoi soliti commenti maligni:

-Dunque spero che vi siate lamentati con lo chef per quella immangiabile zuppa e che il secondo sia quantomeno commestibile- disse ella senza degnarlo di uno sguardo.

-Certo regina, spero che ciò che vi sto portando non vi deluderà- rispose l'altro mettendosi accanto.

Tuttavia l'uomo invece di consegnarle il piatto le lasciò accanto il pacchetto che la sorella aveva gettato a terra. Elsa lo guardò esterrefatta.

-Perché non glielo dite mia regina..-disse lui con assoluta calma.

-Cosa?- disse ella ancora più sconvolta.

-Di che state parlando?-

-Mi riferisco ai vostri poteri- disse semplicemente.

-I miei poteri?-

-Già avete capito bene, il ghiaccio-

-E voi.. voi come lo sapete?- esclamò allibita.

-Che cosa.. Chi siete?- continuò.

-Calmatevi regina, io sono Arthur, vostro servitore personale dai tempi in cui erano vivi vostro padre e vostra madre. C'ero quella notte quando accadde l'incidente ad Anna...-

-Voi sapete..- sussurrò angosciata.

-Sì regina, io lo so-

-I mie genitori non mi avevano detto che..che qualcun altro sapesse-

-I vostri genitori erano delle care persone, molto premurose- disse pacatamente.

-Quando partirono eravate ancora bambina e mi affidarono il compito di controllarvi in segreto fino al loro ritorno..ma il triste finale lo conoscete bene... Io sento ancora la responsabilità di salvaguardare la vostra incolumità e di controllare che tutto vada bene-

-Io..non immaginavo- sussurrò ella. -Ma perché me lo dite ora?-

-Ecco..Si dà il caso che io accidentalmente abbia ascoltato tutta la conversazione precedente mia regina- disse sorridente.

-Naturalmente non era mia intenzione, lo ripeto, passavo solo di lì- aggiunse con ironia.

-Quindi scusate se mi intrometto e so che sono questioni personali queste, ma vorrei darvi il mio parere...- disse guardando il pacchetto lasciato da Anna.

-E' da molti anni che vi osservo, che osservo voi e Anna. Le cose sono cambiate da quella notte, il vostro rapporto è cambiato, ma non siete cambiate voi. La principessa è cresciuta ormai, si fa domande, e ogni giorno che passa la vedo sempre più insofferente. Ha bisogno di sapere... Regina non abbiate paura di dire alla principessa la verità, lei vi vuole bene-

-Ma..ma voi non potete piombare qui a dirmi che sapete tutto e che va tutto bene- esclamò l'altra ancora turbata.

-Io non posso dirlo a nessuno, non capite? Né tanto meno ad Anna! i miei genitori avrebbero voluto che la tenessi all'oscuro di tutto-

- Ma i vostri genitori avrebbero voluto anche che voi foste felici, insieme- le disse egli sorridendole.

 

Essere felici.. Insieme.

 

- Io devo proteggerla, lei ha rischiato di morire già una volta. Non può accadere ancora..deve starmi lontana-

-Regina..-

-Lo faccio per il suo bene, comprendete vero?-

-Sì sì, lo capisco...-

-Allontanarla è l'unico modo..-

-Mia signora, voi non siete costretta a fare tutto da sola-

-Sì invece Arthur..lei non dovrà essere coinvolta e di questo ne sono sicura-

-Voi dovrete mantenere il segreto- disse decisa -Ho la vostra parola?-

-Sì regina l'ho mantenuto finora e continuerò a farlo..avete la mia parola- disse egli inchinandosi.

-Io sarò sempre al vostro servizio, e seguirò i vostri ordini. Ma rifletteteci vi prego..-

 

__________________

ore 2:40

Tutte le luci del palazzo erano spente e come ogni notte l'unica a non riuscire ancora a prender sonno era la regina. Elsa si era accoccolata nel proprio letto stringendo tra le mani il pacchetto regalatole dalla sorella.

-Dovrei aprirlo- sussurrò guardando con incertezza il pacco.

-E' solo un regalo Elsa, uno stupido regalo- continuò imprecando contro la sua agitazione.

Già uno stupido regalo.. è solo che nessuno ti faceva un regalo da molti anni vero?..

Elsa sospirò, rigirò il pacchetto tra le mani, lo poggiò sul comodino, spense la luce e poi la riaccese e lo riprese.

-Oh coraggio!- esclamò afferrando la busta e ne strappò l'apertura. Ecco finalmente il pacco era aperto ed ella poté infilare dentro la sua mano tremante per tirarne fuori il contenuto.

Qualcosa di morbido fu afferrato dalle sue dita, la bionda lo estrasse e finalmente scoprì cosa vi era all'interno: una bellissima sciarpa di lana color bianco decorata con un fiocco di neve.

Elsa l'avvolse lungo collo e una dolce sensazione di calore le si propagò lungo il corpo.

Immagino sia come avere l'abbraccio di Anna sulla propria pelle, pensò, rivivendo la sensazione del respiro della rossa sul proprio collo.

Inconsapevolmente cominciò ad accarezzarne con delicatezza il tessuto e continuò finché un particolare attirò la sua attenzione: accanto alla decorazione del fiocco di neve trovò le due lettera E&A fatte cucire dalla sorella. Ancora una volta le si strinse il cuore.

 

Anna tu non meriti affatto di avermi come sorella...

Pensò amareggiata.

 

-Provare ad essere felici..insieme- sussurrò carezzando le due lettere ed un pensiero le riempì la testa:

 

Potrei provare ad essere meno scontrosa, non dico certo di diventarle amica ma..beh se riuscissi a fare qualcosa di carino per lei, una volta sola, farle vedere la vera Elsa.

 

Annebbiata da questi pensieri la regina infine si addormentò stringendo al petto la sciarpa della sorella mentre il cuore le batteva rapido.

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Coraggio Elsa! ***


Capitolo 5

-Ho passato tanti anni in una gabbia d'oro,
sì forse bellissimo,
ma sempre in gabbia ero- (Ferro)

La mattina seguente Anna si svegliò verso mezzogiorno. In quella mattinata il sole sorgeva splendente in un limpido cielo preannunciando finalmente un po' di quiete dalla tempesta. Tuttavia, la visione di questa splendida giornata non riuscì a suscitare emozioni positive nella principessa. Essa infatti si alzò di cattivo umore e con un terribile mal di testa.

La principessa si guardò allo specchio.

Sono irriconoscibile

Pensò tastando i contorni del volto.

Il viso era infatti terribilmente pallido e quel colorito le risaltava le occhiaie violacee, inoltre il suo sguardo era spento e gli occhi erano arrossati e gonfi a causa delle lacrime versate durante la notte.

-E' permesso?- disse una voce.

-Buongiorno principessa!- la salutò raggiante uno dei giovani servitori entrando nella stanza.

La principessa però sembrò non far caso alla presenza del ragazzo ed assorta tra i pensieri si poggiò mollemente sul letto senza pronunciare alcun commento.

Il ragazzo osservò perplesso la principessa poi insistette:

-Che bella giornata oggi! Avete visto principessa?-

Ma la rossa si limitò ad annuire lasciando solo che dalla sua bocca uscisse uno sbadiglio rumoroso.

-Beh..lasciamo perdere..comunque oggi vi siete alzata tardi, ma vi ho portato qualcosa per fare colazione principessa- continuò egli e dunque le poggiò accanto al letto una tazza di the ed il vassoio di biscotti al cioccolato che tanto amava.

Anna lì guardò per un istante, giusto il tempo di scansarli con una smorfia di disgusto e poi affondò nuovamente il viso nel cuscino.

-No George, penso che oggi non farò colazione- borbottò.

-Principessa non vi sentite bene?- chiese il giovane sempre più allibito.

-Avete la febbre?-

-Ho solo poca fame..-rispose ella semplicemente.

-Ora scusami, ma preferirei riposare ancora-

-Certo certo. Vi lascio sola allora principessa. Se avete bisogno chiamatemi-

____________________

 

Intanto, dall'altro lato del palazzo, la regina girava irrequieta nella sua stanza camminando avanti e indietro ininterrottamente.

Cosa posso fare per farmi perdonare da lei. Chiederle scusa? No, non posso essere così debole, non sarebbe da me.

E allora cosa posso fare?

Un'idea, un'idea mi serve un'idea!

Toc Toc

-Avanti!- rispose Elsa.

-Regina, mi aveva fatto chiamare?- domandò una giovane servitrice sbucando dalla porta.

-Sì Rea, volevo sapere..mia sorella Anna si è svegliata?-

-Sì mia regina, sta facendo colazione in questo momento..-

-Capisco..-

-Ha bisogno di lei? La faccio chiamare?-

-No no, grazie non devi farla chiamare. Volevo solo sapere se si fosse alzata-

-Oh..-

-Posso esserle utile in altro modo regina?..- aggiunse.

-No, è sufficiente. Grazie Rea puoi andare- concluse.

 

-Guarda come mi sono ridotta. Chiamo una cameriera per chiedere se mia sorella è sveglia. Non posso essere così codarda!- imprecò a sé la regina dopo che la servitrice fu uscita dalla stenza. Poi sbuffando si poggiò sul letto quando notò che la sciarpa che le aveva regalato Anna era ancora lì tra le coperte.

Aveva dormito tutta la notte stringendo il regalo della sorella a sé.

Devo andare io da lei.

Pensò sospirando.

____________________

Dopo aver riflettuto a lungo, la regina decise di appostarsi poco distante dalla stanza di Anna attendendo che la sorella uscisse per poterle parlare.

Elsa, agitata, ripassò nella propria mente come avrebbe dovuto agire:

 

Allora devo far finta che l'incontro sia causale, poi devo chiederle se vuole accompagnarmi alla stalla ed inventare che ho un lavoro da fare lì e poi..

 

Ma mentre si perdeva nella progettazione dei suoi piani, Anna uscì frettolosamente dalla stanza ed Elsa colta di sorpresa sbucò goffamente fuori dal suo nascondiglio.

 

-Oddio Elsa mi hai spaventata- esclamò la rossa agitata dall'improvvisa comparsa della persona che aveva causato il suo malumore.

-Scusami io..andavo di fretta- disse l'altra in imbarazzo.

-Sì certo andavi di fretta..- commentò Anna stizzita.

-Come sempre andavi di fretta..ma tranquilla, stavolta non ho alcuna intenzione di trattenerti- concluse facendosi da parte per farla passare.

-No, io non volevo dire che..-

 

Elsa dici sempre le parole sbagliate nel momento sbagliato

 

-Elsa cosa c'è? hai altre prediche da farmi per caso?- disse la piccola con aria ironica.

-No ecco io..avevo una cosa da dirti-

 

Perché sembra così agitata? Pensò la più piccola accorgendosi che la maggiore aveva distolto lo sguardo.

Sembra quasi.. imbarazzata..

 

-Ecco io volevo dirti..- cominciò.

 

Elsa insomma tu sei la Regina non dovresti essere in difficoltà per una stupidaggine simile

 

-Che dovresti accompagnarmi alla stalla- disse in fretta.

-Cosa?- domandò la rossa incredula.

-Non..non credo di aver capito bene- insistette.

-Ho detto che devi accompagnarmi alla stalla- continuò la regina in evidente imbarazzo.

-Devo accompagnarti alla stalla?- rispose Anna divertita da quella scena.

-E' un ordine?- disse cercando di trattenere una risata.

-No! cioè insomma- borbottò Elsa – Insomma dovresti venire se vuoi, ma se non vuoi..-

-Elsa, mi stai chiedendo se mi va di venire con te alla stalla?-

-Ecco..io avrei delle cose da fare lì..quindi se ti va e non hai niente da fare tu..-

-Mi farebbe piacere- rispose la minore esibendo un sorriso raggiante.

-Fantastico!- esclamò Elsa entusiasta ma poi tentò subito di ricomporsi per non mostrarsi troppo soddisfatta.

-Cioè bene...molto bene- borbottò.

-Abbiamo molto da fare. Non perdiamo tempo, seguimi- disse infine, affrettandosi a muoversi per liberarsi da quella strana situazione mentre dietro di sè Anna, divertita, la seguiva dimenticandosi già il motivo del suo malumore.

 

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Capitolo 6
*** Un sogno non è realtà ***


Capitolo 6

-La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno- (Morrison)

Anna non aveva mai messo piede nella stalla ed in verità non aveva idea che Elsa frequentasse quella parte del palazzo. Aveva sempre creduto che la sorella maggiore fosse una persona che amasse hobby raffinati ed eleganti, che frequentasse solo la sala da the e la biblioteca e non certo che impiegasse il suo tempo libero a stare in quel luogo decisamente pieno di fango, insetti e poco pulito e soprattutto non avrebbe mai immaginato di vedere un giorno Elsa indossare un abbigliamento sportivo. Tuttavia la sensazione di aver scoperto un lato nascosto della sorella, una parte di sé per così dire “più umana”, la colmò di entusiasmo ed osservò con ammirazione la praticità e dimestichezza con cui la maggiore si muoveva per pulire e dare da mangiare ai cavalli.

Anna al contrario non sapeva dove mettere le mani ed in più era sempre stata un totale disastro nei lavori manuali, quindi decise di lasciarsi guidare dall'altra limitandosi ad osservare con curiosità quella nuova veste di Elsa.

-E questo è Aere, il mio cavallo- disse infine la bionda indicandole di fronte a sé un bel cavallo bianco, maestoso. Aere aveva una criniera di un biondo rilucente simile al colore dei capelli della padrona.

-Non sapevo avessi un cavallo Elsa!- rispose la rossa sorpresa ed incantata dalla vista di quello stupendo esemplare.

-E' bellissimo- disse accarezzandogli la criniera.

-E' un regalo dei nostri genitori..- affermò Elsa nostalgica, perdendosi nei propri ricordi.

 

Aere era stato in tutti quegli anni l'unico suo vero amico. Solo con lui la regina riusciva infatti ad avere un contatto quotidiano senza paura di mostrare i propri poteri. Era come se Aere li comprendesse e li accettasse ed Elsa solo in sua presenza sentiva di avere un totale controllo di sé. Quel cavallo le trasmetteva un'incredibile calma e sicurezza.

-Viene dalle montagne del nord, anche lui sa cosa significa portare il ghiaccio nel cuore- le disse la madre nel giorno in cui glielo consegnò, e fu allora che Elsa sentì di aver trovato finalmente qualcuno che capisse pienamente tutto ciò che lei provava. Da quel momento in poi non si era più separata da lui ed egli era stato l'unico, dopo la morte dei genitori, con cui la regina condividesse le notti insonni nelle quali la paura le divorava il cuore.

 

-Ti assomiglia sai- disse Anna sorridente, risvegliandola dai suoi pensieri.

-Sì lo so- rispose la bionda osservando il cavallo farsi pian piano più vicino alla principessa che lo continuava a carezzare con dolcezza.

-E fa anche il finito distaccato, ma si capisce che ha un cuore dolce...- sussurrò ella posando i suoi occhi su quelli di Elsa.

Da parte sua la bionda cercò di far finta di niente ma percepì un leggero rossore sulle gote e dovette inventarsi qualcosa per evitare di farsi vedere imbarazzata dal commento di Anna. Quindi si voltò e iniziò a smanettare un paio di attrezzi dietro di sé per farle credere di essere occupata a risistemarli.

-Ti serve una mano?- le chiese la sorella da dietro.

-No, no, non preoccuparti ho quasi finito-

-Dopo mi faresti vedere come monti Aere? - chiese ella improvvisamente.

-Cosa?- disse sorpresa Elsa e voltandosi verso la rossa la osservò silenziosamente per un attimo. Ella non aggiunse altro ma le mostrò uno stupendo sorriso e tornò a toccare delicatamente il muso di Aere.

-Beh.. sì se vuoi- disse Elsa soltanto.

-Sono terribilmente curiosa di vedervi assieme- continuò Anna sorridente.

La regina, anche se sorpresa dalla richiesta della sorella, decise comunque di assecondarla e pertanto prese da uno scaffale la sella di Aere e poi si mise a sistemarla con calma osservando di sott'occhi lo sguardo curioso della rossa che sembrava studiare attentamente ogni suo movimento.

-Ecco fatto- disse dopo aver concluso e poi con grazia posizionò uno dei piedi sulla sella e facendo forza su quello salì agilmente sopra il suo cavallo.

-Wow- disse soltanto Anna osservando ammaliata la sorella.

-Dovevi mostrarmi prima queste tue doti nascoste- aggiunse

-Mi piacciono da morire-

 

Adori mettermi in imbarazzo oggi

pensò la bionda cercando di evitare lo sguardo della minore.

 

-Sali avanti, ora tocca a te- disse improvvisamente Elsa.

-Cosa?- chiese Anna, adesso lei in difficoltà.

-No Elsa, io non sono mai salita su un cavallo!-

-Non importa, c'è sempre una prima volta. Non devi avere paura ci sono io qui su- continuò ella.

-Sei sicura? io non sono molto portata per questo genere di cose..-

-Fidati di me- disse porgendole la mano.

-Io..-

-Va bene, ci provo allora..- affermò titubante.

-Metti il piede sulla staffa e datti la spinta quando senti il momento giusto- spiegò.

Anna prese la mano della bionda e osservando lo sguardo sicuro e sereno della sorella prese coraggio e la strinse più forte, poi mise un piede dove la più grande le aveva indicato. Elsa comprese allora che quello era il momento migliore e senza troppo preavviso la strattonò in su dandole la spinta perfetta per farla salire dietro di sé.

-Ecco fatto! Visto è stato facile!- disse Elsa osservando divertita una Anna ancora agitata.

-Aiuto, è così alto qui- Sussurrò la principessa.

-Hai paura?-

-Beh no, proprio paura no.. è solo che è la prima volta che monto un cavallo e la sensazione è strana ma..-

-Eccitante- aggiunse sorridendo.

-Devo solo abituarmi-

-Stringimi sui fianchi- disse Elsa improvvisamente.

-Uhm?- sussurrò Anna non riuscendo a capire. Elsa allora le prese le mani e circondò i suoi fianchi con le braccia della sorella, Anna arrossì non capendo perché la bionda le avesse chiesto di abbracciarla e soprattutto non riuscì a capacitarsi da dove venisse tutta quella sfrontatezza da parte della regina la quale solitamente si mostrava sempre molto contraria ad ogni forma di contatto tra le due.

-Elsa cosa succede..- bisbigliò ella frastornata.

-Tieniti stretta- sussurrò l'altra al suo orecchio e senza preavviso prese le redini e fece partire Aere al galoppo.

-Elsa aspetta aiuto- urlò Anna colta totalmente alla sprovvista.

-Sta tranquilla se non lasci la presa andrà tutto bene- urlò la maggiore sorridendo, divertita nel sentire dietro di sé la sorella in difficoltà.

-Elsa fammi scendere, non è divertente- strillò Anna.

Da parte sua la regina era euforica e non si accontentò anzi decise di prolungare oltre il suo divertimento: presa dall'entusiasmo tirò le redini di Aere portando il cavallo verso l'uscita della stalla, e con colpo sicuro ordinò ad esso di dirigere la sua corsa giù lungo le praterie innevate di Arendelle.

Anna sconvolta e terrorizzata chiuse istintivamente gli occhi appiccicandosi completamente alla schiena della sorella preoccupata all'idea di poter scivolare o peggio di fare un movimento sbagliato che potesse far perdere il controllo del cavallo ad Elsa.

Tuttavia dopo poco tempo una voce, forse un sussurro proprio di questa, la risvegliò dai suoi pensieri:

-Sta tranquilla, ti proteggo io, non ti succederà niente- le disse semplicemente, trasmettendogli la calma di cui aveva bisogno .

Anna si fece coraggio ed aprì pertanto gli occhi. Una magica scena si stagliò di fronte a lei: si trovavano nella foresta di Arendelle. Ma non era il solito paesaggio primaverile a cui Anna era abituata. Quella era la foresta come non l'aveva mai vista: totalmente bianca, ricoperto di una rilucente neve, silenziosa, magica, perfetta.

 

Da parte sua Elsa vide di essersi allontanata a sufficienza dal palazzo e decise di comandare al cavallo di rallentare così da poter trovare un posto in cui fermarsi.

-Tutto bene lì dietro?- chiese notando lo strano silenzio della rossa.

-E' bellissimo Elsa- le sussurrò l'altra all'orecchio.

-E' un sogno-

-Sono contenta allora, avevo paura che ti fossi spaventata e non avessi gradito..-

 

Ma cosa le stai dicendo? Smettila di comportarti così Elsa, oggi stai esagerando

pensò la bionda accorgendosi finalmente di dove si trovavano e di ciò che aveva fatto.

 

Anna al contrario apprezzò le parole della sorella e si strinse più vicina al lei poggiando il viso sulle sue spalle e accarezzandole il collo con il naso.

 

Però è così..piacevole..

ma non posso io..

 

-Che ne dici di scendere?- disse di colpo Elsa per liberarsi di quella strana sensazione conflittuale.

-Sì certo- rispose la minore.

Elsa tirò quindi le redini e ordinò a Aere di fermarsi, poi sussurrò qualcosa all'orecchio del cavallo accarezzandone la criniera per ringraziarlo, infine con sicurezza scese e aiutò Anna a fare lo stesso.

-E' magico qui, non trovi?- commentò Anna osservando affascinata il paesaggio intorno a sé.

-Già..- disse solo Elsa.

-Non ero mai stata nella foresta durante l'inverno-

La rossa si girò poi nella direzione della sorella e osservò che essa si era allontanata tenendo lo sguardo a terra, improvvisamente incupito, e si chiese a cosa stesse pensando.

Dentro di sé Elsa in verità stava rivivendo le scene trascorse in precedenza con la sorella chiedendosi che cosa l'avesse spinta a comportarsi in tal modo.

 

Non è da te Elsa mostrare questo ad Anna..tu non dovresti, tu devi mantenere le distanze..

 

Anna si avvicinò alla sorella e con sicurezza le prese la mano intrecciando le dita con le sue e poi la spinse verso di sé.

-Ehi Elsa facciamo un giro?- le disse sorridente trascinandola in avanti.

Elsa confusa fece qualche passo in avanti assecondando la rossa ma pochi attimi dopo si accorse che le sue mani erano rimaste congiunte a quelle di Anna e in un momento di lucidità comprese la pericolosità di quel gesto.

 

Non posso tenerla per mano..il ghiaccio, i miei poteri …

 

Pensò, e bruscamente decise di liberarsi dalla presa di Anna.

Quest'ultima confusa e delusa dal gesto della sorella la osservò in silenzio.

-Mi dispiace io..- disse Elsa in difficoltà, cercando di formulare una giustificazione.
-Io non volevo..-

-Hai ragione, è meglio non allontanarsi troppo, non avrei dovuto proporlo- le disse Anna sorridente salvandola da ciò che ella sapeva sarebbe stata una spiegazione forzata.

-Rimarremo qui allora- aggiunse semplicemente.

 

Come fa ancora a sorridermi? Come fa ad essere sempre così comprensiva?

 

-Però se non vuoi portarmi in giro dovrai fare un'altra cosa per me-

-Una cosa per te?- chiese con aria interrogativa.

-Sì! Una cosa che non facciamo da molto..Dovrai giocare con me..ad acchiapparella!-

-Acchiapparella?- chiese Elsa confusa – Non puoi essere seria-

-Certo che sono seria! Devi provare a prendermi- esclamò Anna con una buffa risata e allora iniziò a saltellare attorno ad Elsa.

-No aspetta io..-

-Avanti Elsa!-

-Fermati Anna aspetta-

-Non mi prendi tanto- disse la giovane mostrandole la linguaccia.

Elsa confusa dall'entusiasmo della sorella si ritrovò istintivamente ad assecondare la sua richiesta e senza rendersene conto cominciò ad inseguirla mentre l'altra saltellava avanti e indietro ridacchiando di gioia.

-Ti ho presa- disse infine la bionda afferrandola da dietro.

Anna, tuttavia, nel tentativo di divincolarsi perse l'equilibrio nella neve fresca e cadde a terra trascinando con sé anche la maggiore.

Le due si ritrovarono quindi stese una sopra l'altra con i visi che si sfioravano a poca distanza tra loro. Entrambe arrossirono imbarazzate e, private della capacità di fare qualsiasi movimento, si limitarono a fissarsi in silenzio, come se non potessero fare altro che rimanere bloccate su quell'immagine.
La prima a prendere l'iniziativa fu Anna: questa scostò delicatamente una ciocca di capelli di Elsa portandola dietro le orecchie.

-Sei così bella Elsa..-si lasciò sfuggire perdendosi prima nei suoi occhi poi soffermando lo sguardo timidamente sulle sue labbra.

-Anna io..- sussurrò l'altra.

 

perché il cuore mi sta esplodendo dal petto?

 

-Anna mi dispiace per ieri io..- ammise timidamente la maggiore.
-Non avrei dovuto essere così brusca, non dovrei comportarmi così con te..-

-Shhh- sussurrò la più piccola poggiandolo un dito sulle labbra dell'altra – va bene così, non fa niente- disse infine lasciandole un bacio sotto l'orecchio.

 

Dio mi stai facendo impazzire

 

-Elsa perché non può essere sempre così tra noi? Perché mi allontani? io so che non sei come vuoi far credere al mondo-  sussurrò appena la minore.

-Anna tu..-

 

tu sei fantastica

 

-Tu non mi conosci, io non sono una persona buona- disse risvegliando tutti i suoi rancori.

-E cosa avresti fatto di male? Elsa tu non sei una persona cattiva! Smettila di crederlo-

-Tu non sai..non mettermi alla prova- disse Elsa irrigidendosi al ricordo dell'incidente che aveva provocato ad Anna.

-Non so cosa Elsa? Che cosa c'è che non so?- iniziò l'altra alterando il tono di voce.

-Smettila- disse scostandosi dalla rossa ed allora si alzò di colpo.

-Ecco brava scappa ancora, mettiti addosso quella maschera da stronza e vattene come sempre fai- le urlò irritata Anna.

Ma Elsa stavolta non riuscì a controllare le sue reazioni e dando sfogo a tutte le parole non dette le urlò contro:

-Sai una cosa!? avevo organizzato questa giornata per te, era tutta una scusa per stare con te!-

-Elsa..-

-Perché mi dispiaceva, perché non è vero che ti odio, perché per me tu sei importante!- strillò
- ma lasciamo perdere non puoi capire, tu non sai quindi..-

Anna osservò l'altra in silenzio e non poté trattenere le lacrime che iniziarono a scendere sul suo viso. Alla vista di quel pianto il cuore di Elsa le balzò in petto. La bionda, andata nel panico per quelle sensazioni ingestibili, fece alcuni passi indietro e trovando accanto a sé Aere fece l'unica cosa che le venne in mente in quel momento: afferrò le redini del cavallo, ci saltò sopra e d'improvviso gli ordinò di partire velocemente al galoppo.

Doveva fuggire, andare via e quella era la sua unica certezza.

 

-Elsa aspetta!- sentì solo urlare in lontananza da Anna ma era troppo tardi e la paura era troppo intensa per tornare indietro.

Gelide lacrime iniziarono a rigare anche il volto di Elsa e ad ogni lacrima il cielo diventava sempre più cupo preparandosi ad una nuova tempesta di neve.

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Dolorosa attesa ***


Capitolo 7

-Quando si ama, non si ha alcun bisogno di capire che cosa accade all’esterno, perché tutto comincia ad accadere dentro di noi- (Paulo Coelho)

-Regina!-

-La regina è tornata!-

-Oh santo cielo Regina! Dove siete stata?-

Le voci dei servitori rimbombavano caoticamente nella testa di Elsa la quale aveva fatto appena rientro a palazzo dopo una frenetica cavalcata. Elsa scese da Aere con aria sconvolta: il viso pallido, le mani tremanti, i capelli scompigliati e lo sguardo perso tra gli occhi accigliati dei cittadini. Alcuni servitori l'accerchiarono per accertarsi che stesse bene ed ella realizzò solo allora che doveva essersi assentata da palazzo per molto tempo perché tutti erano stati avvertiti della sua scomparsa.

-Regina mi sembrate turbata, state bene?- la incalzò una guardia preoccupato.

-Sì sto bene- sussurrò soltanto facendo qualche passo incerto.

-Eravamo tutti in pensiero, siete stata via senza farvi scortare- commentò un altro.

-Regina, una tempesta di neve sta per abbattersi sul paese. Non è prudente uscire con queste condizioni atmosferiche-

-Già, non dovete farci stare in pensiero-

-Ma regina..la principessa?- esclamò poi una voce tra i presenti.

-La principessa non è con voi?- aggiunsero altri e nel sottofondo bisbigli incerti e agitazione si moltiplicarono tra la folla.

I suoi servitori avevano risvegliato in lei il motivo del suo turbamento: Anna, la sua Anna, era ancora fuori, lì nella foresta, dove l'aveva vigliaccamente abbandonata.

Un terribile senso di colpa le attanagliò il cuore e le sue gambe ebbero un attimo di cedimento.

-Regina!- esclamò preoccupato uno delle guardie sorreggendola.

-Cosa succede?-

La regina pose lo sguardo a terra, un brivido gelido le si propagò lungo il corpo.

-Anna..- sussurrò soltanto mentre un' improvvisa folata di vento scosse le sue vesti.

-Anna è in pericolo-

 

 

Era stato organizzato rapidamente un gruppo di venti soldati scelti per l'operazione di salvataggio della principessa. Infatti, il vento del nord si era alzato più precocemente di quanto previsto, preannunciando che la tempesta di neve si sarebbe abbattuta su Arendelle a breve. Nel palazzo calò un silenzio tombale, nessuno si era azzardato a dare pronostici o a commentare la vicenda. Una sola certezza albergava tra i pensieri silenziosi di tutti i sudditi: l'incolumità della principessa Anna era in grave pericolo. I cittadini di Arendelle erano infatti consapevoli della violenza delle tempeste del nord e pertanto sapevano che più tempo la principessa sarebbe rimasta nella foresta, più elevato sarebbe stato il rischio che la neve e il vento gelido rendessero impossibile agli uomini le operazioni di recupero.

Intanto la Regina era stata costretta dai suoi servitori ad aspettare notizie nella sua stanza. Ad ella era stato proibito ogni tentativo di far parte della spedizione nonostante le sue furibonde proteste. Lucidamente Elsa sapeva che, essendo la regina, doveva mettere le questioni personali in secondo piano ma dentro di sé ribolliva di rabbia e di sensi di colpa per aver abbandonato la sorella e avrebbe preferito mettere a repentaglio la propria vita che sapere quella di Anna in pericolo. Se infatti la principessa rischiava di morire, era stata ancora una volta una sua responsabilità: era stata colpa della sua malsana idea di condurla nel bosco senza servirsi della scorta, colpa della sua codardia che l'aveva fatta fuggire lasciando la sorella lì da sola, ed infine colpa del fatto che quelle tempeste di neve, e questo lo sapeva bene, erano in verità causate dai suoi ingestibili poteri e adesso per la seconda volta quest'ultimi avrebbero potuto uccidere Anna.

 

Se solo fossi capace a gestirli, se solo fossi più forte.

Si ripeté incessantemente, ma ella non aveva idea di come rimediare. Ed infine sconsolata e afflitta strinse a sé la sciarpa di Anna pregando che quello non sarebbe stato l'ultimo ricordo di sua sorella.

 

Passarono tre ore, tre ore durante le quali la tempesta si scatenò furiosa su Arendelle e nessuna notizia positiva giunse ancora alle orecchie di Elsa.

La neve ormai aveva ricoperto le strade ed il vento freddo non aveva smesso di spirare violentemente. Esso rendeva difficile anche solo provare ad uscire in strada senza venire sbalzati con impeto a terra.

Intanto, nella foresta, la giovane principessa era riuscita a trovare rifugio in una piccola grotta infossata nella roccia non poco distante dal sentiero che aveva percorso Elsa per tornare indietro. Il vento era glaciale ed Anna non aveva che addosso un vestito di cotone ed una piccola mantellina che si era legata al volto per evitare che il capo le si gelasse. Ella dunque si adagiò a terra, in quella concavità nella roccia, e sperando che il freddo si placasse, non poté far altro che stringersi a sé intrecciando le proprie braccia al petto, cercando di assorbire tepore dalla sua stessa carne.

Gli uomini di Arendelle perlustrarono tutta la zona indicata a loro dalla regina e finalmente dopo tre ore di estenuanti ricerche la trovarono lì: assopita, tremante, con le mani violacee dal freddo, ma fortunatamente ancora cosciente.

 

Finalmente alla quarta ora, quando il vento si placò, gli uomini potettero fare ritorno.

La sentinella scorse il gruppo di soldati poco distanti dal palazzo e annunciò a gran voce la notizia.

-Sono loro, gli uomini fanno ritorno!- echeggiò tra le mura del palazzo.

Elsa si scosse dalla sua silenziosa veglia e senza attendere oltre uscì fuori dalla stanza precipitandosi sotto nel cortile delle guardie, pregando in cuor suo di non riceve brutte notizie.

-Eccoli eccoli, fateli passare!-

-Sono loro!-

-Dov'è la principessa?-

-Fateli passare-

Varie grida e voci si alternavano in una totale confusione tanto che Elsa non riuscì ancora a comprendere chiaramente se Anna stesse bene. Ella si fece freneticamente largo tra la folla che spintonava per ricevere notizie, infine quando fu davanti a tutti, cercò con lo sguardo il corpo della fanciulla per cui aveva pregato per ore ed ore.

E la vide: tra le braccia di uno dei soldati Anna dormiva avvolta in una coperta di lana, il suo dolce viso lentigginoso era pallido e tremante, il naso violaceo e i capelli erano stretti nella mantella.

Un altro violento tuffo al cuore sconvolse i sensi della regina.

-Anna..-sussurrò soltanto.

-E' viva- disse uno di loro sorridendole.

-Fortunatamente si era riparata in una grotta. Ora ha solo bisogno di un po' di caldo e di riposo- continuò.

-Grazie- seppe solo dire Elsa, trattenendo le lacrime agi occhi.

 

Le guardie porsero il corpo di Anna ad un gruppo di servitori che si fecero carico di trasportarla in una stanza attrezzata per il suo riposo. Quest'ultimi avevano fatto accendere un camino, portato una coperta di calda lana ed una catinella di acqua tiepida per riscaldare con un panno le zone più fredde della pelle.

Elsa aveva ordinato ai servitori di preparare l'occorrente e poi congedarsi; desiderava infatti stare da sola con la sorella e prendersi cura lei stessa delle zone congelate.

Quando finalmente fu tutto pronto e le due furono lasciate sole, la bionda si adagiò su una sedia accanto al letto dove riposava Anna e accarezzò dolcemente il viso della sorella. Poi con accortezza le liberò i capelli dal capo che li stringeva e poggiò un panno caldo sulla sua fronte. Un lieve tremore attraversò il volto della più piccola a contatto con quel piacevole tepore.

-Elsa..- parve alla regina che la rossa avesse sussurrato.

-Anna- rispose questa.

-Sei sveglia?- le chiese.

Ma la minore non rispose, stava dormendo e perciò Elsa ne approfittò per poggiarle un bacio sulla tempia. Poi continuò in silenzio il suo lavoro.

Passò il panno minuziosamente su tutte le altre zone più fredde e poi infine avvolse Anna nella coperta di lana, attena a ricoprire ogni parte del corpo infreddolito.

A lavoro concluso la bionda la osservò in viso notando con soddisfazione che le gote di Anna si facevano più rosee e che un sorriso era comparso sulle sue labbra. La vista di sua sorella così indifesa le intenerì il cuore e spinta dal desiderio di averla più vicina si poggiò allora dall'altro lato del letto e le si stese accanto.

-Ci sono io adesso- le sussurrò all'orecchio, carezzandole la mano.

-Perdonami, non ti lascerò mai più- aggiunse ed infine la avvolse a sé in uno stretto abbraccio.

 

__________________

Lo scoppiettio del legno del camino svegliò Anna dal suo lungo sonno, ella si rigirò nel letto, ad occhi chiusi, godendo piacevolmente del tepore sul suo corpo mentre riprendeva piano piano i sensi.

La principessa credette infine di sognare ancora quando muovendosi leggermente percepì di essere avvolta da un calore familiare. La fonte di questo tepore la stringeva a sé delicatamente quasi a volerla proteggere e la rossa le si fece quindi più vicina, sempre di più, finché non percepì un lieve battito vicino al suo orecchio.

Quando Anna comprese che quello non era un sogno aprì timidamente gli occhi.

Il suo viso era poggiato su di un petto dalla candida pelle, alcuni capelli biondi le carezzavano leggermente il viso, un braccio le cingeva la vita ed un respiro dolce le solleticava la tempia.

Che fosse un angelo

Pensò. Ma poi il profumo di quel corpo la riportò alla realtà: quel profumo le parlava di Arendelle, di casa, di famiglia, di amore, quel profumo era per Anna il suo segreto respiro di vita, quel profumo aveva un solo nome: Elsa.

-Elsa..- sussurrò ed alzò leggermente il viso cercando quello della sorella.

Sì, era proprio lei che le si era addormentata accanto. Anna squadrò la bionda silenziosamente.

Era da molto tempo che non la osservava dormire: quando loro due erano state bambine amavano passare le notti abbracciate l'una all'altra e quella situazione ricondusse nostalgicamente Anna a quegli anni, a quei giorni spensierati, senza litigi, senza incomprensioni, quando la presenza di Elsa era quotidiana.

Anna si lasciò sfuggire un sospiro e questo dovette disturbare il sonno leggero della regina perché vide la più grande ricominciare a riprendere anch'essa i sensi.

-Dove sono?- borbottò soltanto, stropicciando appena gli occhi ancora annebbiati dal sonno.

-Elsa-la richiamò la più giovane.

La regina sobbalzò al suono di quella voce e scossa dal ricordo spalancò gli occhi trovandosi di fronte il viso della sorella minore.

-Anna!- disse spostando bruscamente il corpo troppo vicino a quello della rossa, ma quel movimento le fece accorgere che le sue braccia stavano stringendo i fianchi della sorella ed ancora più in imbarazzo allentò la presa e poi si scostò portandosi distante dalla più piccola.

-Avevi paura che scappassi?- chiese in una risata l'altra godendo dell'imbarazzo di Elsa.

-Io..- rispose la bionda non sapendo cosa fare.

-Sei stata qui tutta la notte? Con me?- chiese la rossa.

Elsa annuì soltanto tenendo lo sguardo basso.

-Grazie..-disse la piccola con un sorriso.

 

Come fa a sorridermi ancora?

 

-Non dovresti ringraziarmi io..- bisbigliò la bionda.

Anna comprese cosa voleva dire l'altra e la fermò prima che continuasse.

-Non è stata colpa tua Elsa-

-Certo che è stata colpa mia- esclamò amareggiata in viso.

-Ma va tutto bene, io sto bene Elsa e non ce l'ho con te-

-Dovresti odiarmi invece- sussurrò a fil di voce, poi continuò:

-Ti ho lasciata lì in quel bosco da sola, hai rischiato la vita! e tutto perché..-

Anna allora le prese dolcemente il viso e la costrinse a fissarla interrompendo le sue parole. Flash della giornata precedente passarono nella testa della più piccola.

 

per me tu sei importante

aveva detto Elsa

 

E a quel ricordo Anna non ebbe timore di pronunciare queste parole:

-Ieri ho passato una giornata bellissima con la persona più importante per me nella mia vita quindi è solo questo che ricorderò, tutto il resto è storia passata-

-Anna..- sussurrò Elsa senza parole.

-Non preoccuparti, ok? ora sono qui- continuò fissandola dolcemente.

-Credevo che ti avrei persa- confessò Elsa affranta.

-Allora sono più forte di ciò che credi- esclamò sorridente la rossa.

-E guarda che non sono più piccola, anche se mi lasci per strada io so tornare a casa- precisò ridacchiando.

-Anna non riesci in nessuna situazione ad essere seria! Non cambierai mai..- disse la bionda lasciandosi contagiare dalla sua risata, poi fissò la sorella negli occhi e aggiunse:

-Se ti fosse successo qualcosa non me lo sarei perdonato, lo sai?-

La piccola le sorrise felice, finalmente certa ora di avere un posto dentro al cuore della sorella e istintivamente si fece più vicina a lei poggiando una mano sul petto dell'altra.

Elsa fu colta alla sprovvista da quel gesto e solo in quel momento, quando la sua pelle venne a contatto con quella della sorella, si rese conto di quanto il suo cuore stesse battendo velocemente.

 

 

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Capitolo 8
*** Risveglio burrascoso ***


Capitolo 8

 

- Capirai che il cielo è bello perché, in fondo fa da tetto a un mondo pieno di paure e lacrime- (Cremonini)


Toc toc

 

Quel suono mai era stato più gradito da Elsa in tutta la sua vita. La regina ringraziò in cuor suo il tempismo perfetto di chiunque l'avesse interrotte e colse l'occasione per alzarsi immediatamente dal letto liberandosi del tocco di Anna.

-Avanti- disse infine schiarendosi un poco la voce.

-Regina, principessa, tutto bene?- chiese una delle servitrici facendo capolino dalla porta.

-Sì, grazie Rea- rispose la regina -ora Anna sta meglio- aggiunse immaginando la motivazione della sua visita.

-Grazie al cielo- sussurrò sospirando -Principessa eravamo tutti in pensiero per lei- confessò.

Anna rispose alla ragazza con un occhiolino, gesto che non fu gradito da Elsa la quale la rimproverò con lo sguardo. La regina infatti non apprezzava che Anna utilizzasse sempre maniere informali con la servitù, e molto spesso non tollerava la sua puerile spontaneità.

A rompere il silenzio fu una risata della servitrice, suscitata dalla comincità della scena, ella si affrettò però a soffocarla, poi cercò di riassumere serietà e continuò:

-Comunque..- disse cercando di attirare l'attenzione delle sorelle.

-La cena è pronta se desiderate mangiare qualcosa-

-Arriviamo subito! Sto morendo di fame!- rispose squillante Anna, entusiasta della notizia.

-Bene- bisbigliò Rea e le sorrise ancora, poi fece un leggero inchino e senza aggiungere altro si voltò chiudendosi la porta alle spalle.

 

-Sei sicura di sentirti bene?- chiese Elsa una volta che furono sole.

-Sì, sì, benone non preoccuparti-

-Potrei farti portare da mangiare al letto- propose la maggiore.

-E' meglio se non ti alzi ancora- aggiunse.

-Elsa, sto bene, non ho niente! ho preso solo un po' di freddo ma ho già recuperato tutte le energie- disse la rossa con semplicità.

-Anna avevi mani e piedi congelati, io quello non lo chiamo “poco” freddo- osservò la bionda.

-Preferisco che tu non esca, almeno per un altro giorno- precisò.

-Ho detto che sto bene- ripeté Anna.

-E poi non ho alcuna voglia di rimanere rinchiusa in questa stanza- ribatté.

-E io dico che tu prendi sempre tutto alla leggera! Queste sono cose serie Anna! hai rischiato di morire ed è meglio che riposi ancora invece di andare in giro a combinare altri guai- incalzò Elsa.

-Finiscila di farmi da madre- borbottò la rossa infastidita, incrociando le braccia al petto.

-E poi non mi sembra il caso che sia proprio tu a rimproverarmi dato che la responsabile di questo non sono io- sottolineò.

Elsa la fulminò con lo sguardo, uno sguardo inizialmente rabbioso ma che poi si trasformò in malinconico e timoroso.

-Ah beh.. - sussurrò cercando le parole per controbattere.

-Se è questo che pensi allora fa come vuoi! io vado a mangiare- strillò.

La rossa non fece in tempo a scusarsi che questa aprendo la porta dietro di sé uscì in fretta dalla stanza.

-Aspetta Elsa io non intendevo...Elsa aspetta! Elsa!- riuscì solo a dire.

 

________________

Intanto ad Arendelle era calata la notte, i lavori per riparare i danni della tempesta erano terminati e il miglioramento del tempo aveva risollevato il morale dei cittadini.

Nella birreria del paese gli uomini, che avevano lavorato a lungo e senza sosta, ora trovavano ristoro al caldo mandando giù sorsi di scotch tra chiacchiere e qualche tiro di sigarette.

 

-Signorine! posso offrivi una birra?- disse un ragazzo facendo capolino da dietro la schiena di due donne sedute al bancone. Una delle due si voltò osservando perplessa il giovane: egli aveva capelli rossi scompigliati e umidicci, le guance paonazze per l'alcool. La ragazza lo squadrò accigliata e poi fece una smorfia di disgusto.

-Ehm..no grazie- gli disse dandogli immediatamente le spalle.

-Ok va bene, se siete timide chiedo alle altre eh!- bofonchiò questo un po' offeso.

-Ma non immaginate nemmeno che vi state perdendo!-

-Hans, Hans, Hans!- lo richiamò qualcuno da dietro
-Calmati adesso! mi sa che hai bevuto troppo- disse un giovane prendendolo a braccetto e portandolo via.

-Scusate ragazze, è andato- esclamò congedando le due giovani che ridevano divertite.

-Ehi ehi George, non è che mi fai allontanare da quelle due perché le vuoi tutte per te?- chiese Hans aggrappandosi barcollante alla spalla dell'amico.

-Guarda che quella bionda c'ha delle tette e la mora un culo..-aggiunse ridacchiando.

-E sta zitto idiota che ti sentono- disse l'altro dandogli uno scappellotto dietro alla nuca e trascinandolo al tavolo con lui.

- George! dai voglio solo divertirmi un po'- esclamò cercando di tornare indietro.

-Hans ora ti siedi qui tranquillo- gli ordinò l'altro.

- Pensavo che in questi anni avessi messo la testa a posto e invece mi devo ricredere- disse poi ridendo.

-Ma non avevi detto che avevi conosciuto una ragazza proprio due giorni fa?- aggiunse infine.

-Chi?- strillò Hans.

-Non lo so se non lo sai tu- constatò George ridendo.

-Una ragazza dici..- sussurrò Hans cercando di fare ordine nei ricordi annebbiati dall'alcool.

-Ah sì sì Anna!- esclamò l'altro dandosi un colpo alla nuca.

-Quella sì che è una bella preda!- disse ridendo e mandando già un altro bicchiere di whisky.

-E' carina? Dimmi un po', meglio di quelle due?-

-Oh beh non esageriamo quello due sono proprio gnocche- osservò ridendo -Anna è..-

Hans ci pensò su un po' poi continuò -Anna è una ragazzina. E' carina sì ma ha la classica faccia innocente e pura di una diciassettenne alle prime armi- concluse sogghignando.

-E come mai te ne sei infatuato? Il fascino della bambolina piccina e deboluccia che ha bisogno del forte e possente Hans per essere protetta?- disse l'altro canzonandolo.

-Non fare l'idiota George, sai che me ne frega di queste stupidaggini sentimentali- disse Hans facendo una smorfia di disgusto.

-E allora immagino che tu abbia fini meno nobili- osservò George.

-Diciamo che..che la ragazza è un bel partito- ammise il rosso.

-Già un gran bel partito- ripeté.

-Un pezzo grosso?- chiese l'altro incuriosito.

-Ha grana da regalare- disse e mandò giù il whisky rimasto sul fondo.

-E' una grande occasione per svoltare. E fidati se te lo dico che è una gallina dalle uova d'oro- aggiunse infine.

-Ragazzo mio, allora se te la fai ti offro da bere gratis per una serata intera- disse l'altro dandogli una pacca sulla spalla.

-Sta tranquillo George, lascia fare al caro vecchio Hans- concluse sogghignando.

-E vedrai che la prossima volta avremo da bere gratis entrambi-

 

____________

 

 

Anna entrò nel salone trovando Elsa già seduta a mangiare silenziosamente la sua cena.

 

Certo che avrebbe potuto aspettarmi

Pensò la rossa un po' delusa.

 

-Buonasera principessa, state bene adesso? - chiese gentilmente uno dei camerieri scortandola al suo posto.

-Sì grazie, ora sto molto meglio- disse Anna sorridendo.

-Siamo felici di riaverla qui- aggiunse un altro sistemandogli le posate accanto.

 

Per quasi tutta la sera i camerieri fecero domande ad Anna curiosi di sapere direttamente da lei i particolari della terribile vicenda avvenuta nel bosco. Elsa invece, a parte ringraziare di tanto in tanto i suoi servitori, restò per tutta la cena in totale silenzio limitandosi a mangiare e tenendo lo sguardo fisso sui piatti. Anna continuò per tutto il pasto a rispondere gentilmente alle domande poste ma non appena i camerieri si allontanavano o erano occupati in altre faccende, ella ne approfittava per fissare la sorella cercando almeno con lo sguardo un contatto con lei.

L'occasione giusta per parlarle si presentò alla rossa quando questi uscirono dalla sala per andare a preparare il dessert, lasciando le due sorelle sole.

 

-Mi chiedevo se...- cominciò ella, un pò timorosa.

-Se ti andava domani di venire con me in biblioteca- disse facendosi coraggio.

Elsa però continuò a tenere lo sguardo basso, ancora una volta ignorando la minore.

-Potresti rispondere almeno- notò Anna irrequieta.

-Uhm?- rispose Elsa alzando leggermente il viso per poi riabbassarlo rapidamente.

-Ti ho chiesto se domani volevi venire in biblioteca con me- ripeté l'altra seccata.

-Credo di avere da fare- mugugnò l'altra tra un boccone e l'altro.

-Ma non ti ho detto nemmeno a che ora. Come fai a dire già che non puoi?-

Elsa strappò un pezzo di pane, se lo portò in bocca e poi con il coltello tagliò un'altra porzione di carne e se la mise nel piatto continuando silenziosamente il suo pasto solitario mentre la sorella la guardava con occhi furiosi.

-Smettila subito con questa recita e guardami in faccia quando ti parlo- borbottò irritata.

Elsa alzò il viso fissando la sorella con sfida poi aggiunse:

-Ecco ti sto guardando, cosa vuoi?-

-Il tuo atteggiamento è infantile- sbottò.

-Quale atteggiamento?-

-Quando ti comporti come se non esistessi-

-Tu dimostri infantilismo: solo perché non ti do attenzioni non significa che ti eviti- borbottò.

-A me sembra davvero il contrario-

-Perché finiamo sempre a parlare di questo Anna?- domandò seccata.

-Perché tu eviti sempre di darmi una risposta-

Lo sguardo di Elsa si incupì e Anna comprese che era il momento per insistere.

-Elsa che cosa succede?-

-Sono stanca, credo che finirà qui la mia cena- disse poggiando bruscamente le posate sul piatto.

-Non prima che avrai risposto alla mia domanda- precisò la rossa.

-Che cosa vuoi sapere Anna?- chiese, sbuffando spazientita.

-Cos'hai da fare di così importante ogni volta che ti chiedo di passare un minuto del tuo tempo con me?-

-Sono la regina Anna, questo ti sfugge forse?- ribatté.

-Ieri sei stata anche mia sorella- notò la minore.

-Già..- sussurrò l'altra.

-Ma il mio mondo non gira attorno a te Anna- aggiunse poi.

-E quindi? Non pretendo questo Elsa! Non ti ho mai chiesto questo- esclamò la rossa.

-Anna sono contenta che tu stia meglio, ma non ti ho mai detto che le cose tra noi sarebbero cambiate. Io non sono quella che tu credi-

-E chi sei Elsa? Perché nemmeno io lo so più! Insomma prima mi eviti, mi tratti male, sei scontrosa e irritante poi mi porti a cavallo con te, mi dici che sono importante però fuggi e mi abbandoni nel bosco, ritorno e mi dici che ti dispiace, che non ti saresti mai perdonata se mi fosse successo qualcosa. E ora? ora non mi parli più? mi ignori e mi eviti di nuovo?! No Elsa io non capisco più niente di te-

-Certo perché magari tu non ha mai capito niente!-strillò l'altra.

-E di chi è la colpa eh?! Mia? Non credo proprio Elsa! sei tu che un giorno hai deciso deliberatamente di tagliarmi fuori dalla tua vita ed ogni volta che mi sembra di essere quasi riuscita a riavvicinarmi a te, tu rovini sempre tutto!- esclamò Anna furiosa.

-Nessuno ti ha mai chiesto di riavvicinarti a me infatti, faresti meglio a starmi lontana!-ribatté Elsa.

-Oh va bene io ne ho abbastanza, faremo a modo tuo: vivremo come due estranee se ti fa piacere!-

-Bene, mi fa piacere infatti!- confermò Elsa.

-Bene- ripeté l'altra infuocandola con lo sguardo. Poi infine Anna si alzò di scatto e a testa bassa uscì furiosa dalla sala.

 

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Capitolo 9
*** Nuovi inaspettati orizzonti ***


Capitolo 9- Nuovi Inaspettati orizzonti

A volte il destino ha piu' fantasia di noi- Antonacci




Stupida Elsa! non ho bisogno di te! mi hai sempre esclusa, mi sono abituata a dover stare da sola.

Anzi sai una cosa? mi farò degli amici! Mi circonderò di persone che non mi faranno di certo rimpiangere di non avere una sorella odiosa come te.

 

Anna vagava irrequieta nella stanza tirando fuori caoticamente tutti i vestiti che aveva negli scaffali.

Iniziò a provarne qualcuno ma mai soddisfatta, li accatastava subitamente a terra e ricominciava aprendo freneticamente altri cassetti e rovistando nelle scatole passando in rassegna tutte le borse e scarpe che si potessero abbinare ai suoi vestiti.

Ah Elsa e poi non sai che oggi ho un appuntamento con Hans! Vedi non starò a piangermi addosso mentre tu mi ignori, ho altre persone che mi apprezzano.

 

Pensò continuando a spargere capi.

 

 

______

 

 

Stupida ragazzina! non vuoi proprio capirlo che è meglio per te che tu mi stia lontana? Ho rischiato di ucciderti ancora una volta! Ma tu sei testarda e non sai e non vuoi capire che io non sono una persona buona

 

pensò Elsa iniziando a scagliare lame di ghiaccio alla parete per dare sfogo a tutta la sua rabbia.

 

Ecco lo vedi quanto sono pericolosa?

 

Infine la bionda si inginocchiò a terra priva di forze, poi quasi fosse il gesto più naturale possibile proruppe in un pianto disperato. Spilli ghiacciati, generati dal suo potere, iniziarono a cadere dal soffitto come gocce di pioggia. Con la mano bagnata di lacrime la regina ne colse qualcuno, erano piccoli ed appuntiti, ed ella ne strinse un paio nella mano come nel tentativo di uccidere il suo pianto. Il dolore fu acuto e quando gocce di sangue cominciarono a colare dal suo palmo essa lasciò la presa e fece scivolare le schegge sul pavimento.

 

-Sono solo un mostro-

sussurrò, ed osservò il ghiaccio sciogliersi in un'acqua rossiccia.

 

Eppure nonostante quel sangue Elsa si chiese perché il dolore più grande che sentiva non fosse quello causato dalla ferita, ma uno più intenso, più profondo, uno che proveniva dal cuore.

 

______________

 

 

ore 17.00 davanti alla locanda del pino

 

-Hans!- esclamò la giovane saltando alle braccia del ragazzo.

-Ehi bellissima- disse raggiante il ragazzo abbracciandola.

Anna lo trovò più bello della prima volta che si erano visti: per l'occasione egli aveva indossato un giacchetto marrone che gli risaltava le robuste spalle, un paio di pantaloni che gli fasciavano le gambe atletiche e portava un paio di stivali, fino alle ginocchia, dello stesso colore del giacchetto.

-Mi sei mancato- bisbigliò la rossa affondando il viso nell'incavo del suo collo.

-Anche tu molto. Questi tre giorni mi sono sembrati un'eternità. Sono davvero felice di rivederti-

-Mi devi raccontare che hai combinato senza di me, sicuramente altri guai!- aggiunse.

-Beh dai mica sempre..-

 

Ho solo rischiato di morire..

 

-Sì sì conoscendoti non me la racconti giusta- scherzò l'altro.

-Dunque..che facciamo? cioccolata calda?- propose la rossa.

-Eh no bella stavolta non mi porti in quella catapecchia!- la canzonò il ragazzo.

-Ehi non è così butta! Ha un suo fascino anche quel posto-

-Sei l'unica principessa che porta un ragazzo in una taverna lugubre ad un appuntamento-

- Fidati di me questa volta ti porto io da qualche parte. Ho una sorpresa per te!-

-Wow! Davvero? Amo le sorprese-

-Bene e vedrai ti piacerà molto!- disse afferrandole la mano.

 

Appuntamento? Sorpresa? E ora mi prende per mano. Oddio oddio troppe cose in una volta. Sono troppo eccitata! Calma Anna, Calma

 

-Tutto ok? hai le mani un po' sudate- osservò lui.

-Chi? io? No! ecco è che.. avevo messo i guanti e..lo sai questi guanti fanno un calore assurdo! Mi fanno sudare!-

disse ridacchiando nervosamente.

-Beh comunque qualche indizio sul posto?- chiese cercando di cambiare discorso.

-Non posso dirti niente mi dispiace!-

-E dai!-

-Ma scusa che sorpresa sarebbe altrimenti?-

-Ma io non ce la faccio a resistere senza un indizio!-

-Meno male che ti piacevano le sorprese. Povero chi te le fa!- disse ridendo di gusto.

-Scemo! E va bene proverò a resistere.. -

-Siamo arrivati?- aggiunse dopo poco.

-Ma stiamo camminando solo da 5 minuti!- notò l'altro.

-Beh magari eravamo arrivati..magari la sorpresa era che tu mi portavi alla taverna!-

-Sì va beh! Tu sogni troppo ad occhi aperti-

-Dai non ci metteremo tanto prometto, ora affretta il passo che altrimenti facciamo tardi-

 

 

 

Dopo mezz'ora

 

-Siamo arrivati?-

-Manca poco- la rassicurò Hans.

-Uff che stanchezza! guarda che io non sono una che cammina tanto, al massimo faccio avanti e indietro nel corridoio del castello. Beh che poi solo quello posso fare: avanti e indietro, su e giù, primo piano ultimo piano, ala destra, ala sinistra, è un continuo tutto il giorno. Però sì a parte quello non cammino tanto, non sono una grande sportiva, non ho molto fiato-

-A me non sembra che ti manca il fiato- scherzò l'altro.

-No davvero, non ne ho, non faccio sport io, te l'ho detto faccio solo avanti e indietro, destra e sin..-

-Va bene va bene va bene principessa ho capito. Tranquilla ora non dovrai più sprecare fiato, siamo arrivati!-

-Oh finalmente!- esclamò raggiante la rossa.

-Però un'ultima cosa, devo bendarti- rivelò il ragazzo.

-Che?- chiese confusa l'altra.

-Eh già altrimenti che sorpresa è?-

-Mi stai mettendo sempre più curiosità..Va bene accetto!- esclamò Anna.

-Allora vieni che ti metto la mia sciarpa- disse togliendosela dal collo e avvolgendola attorno alla nuca della principessa.

-Ecco qua, sistemata per le feste-

-Ci vedi?- le chiese.

-No! Tutto nero-

-Perfetto! Allora vieni, dammi la mano che ti porto io..-

 

Ci risiamo.. che agitazione!

 

-Ci vuole tanto?-

-No dobbiamo solo girare l'angolo, vieni- disse trascinandola in avanti.

-Ecco ora puoi aprire..- disse eccitato.

Anna si slegò la sciarpa che le copriva il volto e con occhi esterrefatti osservò lo spettacolo che si stagliava di fronte a lei: erano su un belvedere che affacciava sul mare di Arendelle, poco distante dalla città ma in un posto in cui non era mai stata, l'acqua brillava all'orizzonte dei mille colori del tramonto e il suo sguardo si perse verso l'infinito orizzonte che il cielo e l'acqua definivano confondendosi tra quelle sfumature cromatiche. Non aveva mai visto il mare di Arendelle sotto una luce così bella, né era stata in un punto così alto della città.

-E' stupendo Hans..- seppe solo sussurrare.
-Non me lo aspettavo, è bellissimo-

 

-Sono contento che ti piaccia ma..a mio parere non è l'unica cosa bella che vedo io qui- le bisbigliò all'orecchio, abbracciandola alle spalle.

Anna arrossì di colpo, sentendosi un po' a disagio per quel gesto che l'aveva colta alla sprovvista.

-Stai tranquilla, rilassati, qui ci siamo solo io e te- gli disse l'altro, intuendo i suoi timori. Poi la strinse ancora di più.

- Sei molto carino Hans ad avere tutte queste premure per me..non tutti ne hanno-

-E non sanno cosa si perdono, tu sei meravigliosa Anna- le sussurrò ancora, poi le voltò il viso per avvicinarlo al suo e senza che Anna potesse realizzare cosa stesse accadendo le lasciò un bacio.

Anna arrossì vistosamente e ricambiò appena, paralizzata dalla timidezza. Era il suo primo bacio quello, pensò, e data l'atmosfera era un vero bacio da principessa di una favola, tuttavia non riusciva a capire lei stessa cosa stesse provando, se non confusione, mentre le labbra del ragazzo sfioravano le sue.

 

Lui mi ama, lui mi apprezza, lui ci tiene a me, non come altri

 

pensò mentre lo strinse a sé per ricambiare ancora una volta un altro bacio.

 

Erano stati quasi tutto il pomeriggio a scambiarsi effusioni abbracciati al tramonto quando Anna si accorse che era ormai ora di tornare a palazzo. Non che volesse cenare con Elsa ma non voleva darle il pretesto per rimproverarla se avesse saputo di un'altra sua fuga da palazzo.

-Hans ora è meglio che vada- disse dispiaciuta.

-Di già?-

-E' sera e..sai che Elsa non vuole che io esca..-

-Ma non è giusto Anna, lei dovrebbe lasciarti libera, lei dovrebbe volere il tuo bene..-

-Già..ma non è così- rispose amareggiata.

-Ma non puoi continuare a sopportare tutto questo-

-Finché vivo con lei nel palazzo devo rispettare le regole-

-E allora va via! Anna io..posso dire una follia? ti amo così tanto che.. sarei pronto a farlo anche ora..Sposami!-

-Sposarti? cosa? io..-

-Ti immagini una vita insieme? Niente più restrizioni, solo libertà, quanti mari belli come questi vedremo io e te! io voglio renderti felice ogni giorno, vedere il tuo sorriso tutte le mattine, fai questa follia insieme a me!-

-E avremo un camino, tanti bambini e cioccolata calda tutti i giorni?-

-Quando vorrai, al mattino al pomeriggio e alla sera- disse l'altro ridacchiando.

-Tutto per te- aggiunse.

-Posso dire una follia ancora più folle della tua..sì voglio sposarti!-

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Libertà ***


Capitolo 10: Libertà

"Gli uccelli nati in una gabbia pensano che volare sia una malattia" - Alejandro Jodorowsky



Erano le 21 e la regina Elsa aveva appena finito di cenare. Di Anna, anche quella sera, non vi era stata traccia.
Era ormai da vari giorni di seguito che a causa dei litigi la principessa aveva evitato di mangiare insieme a lei e a malincuore Elsa dovette ammettere a se stessa che rimpiangeva quelle occasioni in cui, seppur ignorandola, poteva godere almeno della presenza di Anna.

Ma era meglio così, pensò: lei le aveva detto che dovevano comportarsi come se fossero estranee e sapeva che quello era l'unico modo per non causare altri problemi alla sorella.

-Tutto bene altezza? Gradisce altro?- le chiese il caro servitore Arthur interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Elsa sobbalzò, non credeva di essere osservata.

-No Arthur grazie, sto bene così- sussurrò a fil di voce.

Il servitore la osservò con aria paterna. Sapeva che la regina in quel periodo stava passando un momento di crisi ed era per questo che le aveva rivelato di essere a conoscenza dei suoi poteri, voleva darle tutto il sostegno possibile.

-Io però la vedo più cupa del solito..o sbaglio?- le disse avvicinandosi e posando una mano sulla sua spalla.

-Se ha bisogno di parlare sa che su di me può contare- aggiunse sorridendole.

Elsa ricambiò il sorriso, grata per quel piccolo gesto di affetto. Era da molto che qualcuno non provava a comprendere il suo stato d'animo e doveva ammettere che la presenza di Arthur, di qualcuno di fidato che conosceva il suo segreto, in quei giorni l'aveva fortunatamente un poco risollevata.

-Qualcosa mi dice che il motivo del suo malumore è una ragazza dai capelli rosso rubino... Quella combina guai non la lascia mai tranquilla vero?- borbottò egli.

-Eh già..- ammise la regina e il suo sguardo si fece più cupo.

-E dato che è da tre sere che non si presenta a cena devo dedurre che avete ancora litigato-

Elsa sospirò pensando al suo ultimo incontro con Anna e al fatto che ormai i litigi con lei stavano iniziando ad essere quotidiani.

-Questo è perché non vuole capirlo che deve starmi lontana- sputò infine mettendo in quelle parole tutta la sua frustrazione.

-Uff altezza, voi avete la testa più dura di vostra sorella!- la rimproverò l'altro.

-Arthur non ricominciate, non ho intenzione di dire niente ad Anna. Lei non verrà coinvolta nei miei problemi- puntualizzò Elsa con tono deciso.

-Va bene, va bene. Fate come volete, ma vi avverto continuando così ci saranno solo problemi. Sapete regina dove si trova la principessa Anna adesso?- le chiese.

-Non lo so..immagino nella sua stanza.. perché?- disse lei dubbiosa.

-Veramente è sgattaiolata oggi pomeriggio fuori dal palazzo- rivelò lui.

-Che cosa? E perché non me lo avete detto prima? Potrebbe essere in pericolo!- esclamò l'altra sobbalzando dalla sedia.

-Regina, suvvia calmatevi, ha fatto ritorno da poco e sta bene, ho controllato di persona- rispose quieto Arthur.

-Quella irresponsabile! mi fa sempre preoccupare- borbottò contrariata Elsa, le fughe di Anna stavano iniziando ad essere troppo frequenti: chissà quante altre volte ella era uscita senza che lei sapesse niente.

-Le avevo detto che doveva smettere di farlo- rincalzò quasi parlando a se stessa.

-Altezza, non siate così dura, dovete capirla. La principessa Anna non è più una bambina, è normale che senta l'esigenza di un po' di libertà da queste mura- disse pacatamente l'altro.

-Ma..ma..-

-Ci avete mai pensato a come si possa sentire lei? Dopo la morte dei vostri genitori è stata ignorata a vita dall'unica persona a cui tiene e costretta a vivere qui da sola tutto il giorno. E' una ragazza giovane, è normale che ci stia male e che ogni tanto abbia bisogno di un po' di evasione- spiegò.

A quelle parole il viso di Elsa si incupì. Ciò che il servitore le aveva detto l'aveva fatta riflettere su una veduta che non aveva preso in considerazione. Anna doveva sentirsi in trappola a vivere lì con lei.

-Ma io non avrei mai voluta costringerla a vivere così- disse amareggiata rivelando i propri sensi di colpa.

-Lo so regina non è colpa di nessuno- la rincuorò l'altro.

-E che cosa posso fare allora?- chiese supplichevole.

-Prima di tutto se posso consigliarle, eviti le prediche, peggiorano solo le situazioni. E' uscita da palazzo, pazienza non la faccia sentire in colpa per questo, provi a comprenderla-

-Uh..- mugugnò Elsa.

-Poi, faccia qualche sforzo. Le permetta di uscire ogni tanto, di portare a volte qualcuno a palazzo per farle compagnia. Non dico una presenza fissa ma..le dia i suoi spazi. E faccia qualche sforzo per essere più amichevole-

-Io ci ho provato ma..non posso starle accanto è troppo rischioso- disse pensando al loro ultimo incontro.

-Mi dovete capire Arthur- continuò.

-Va bene vostra altezza, facciate come credete- disse l'altro sospirando.

- Ma almeno sul resto mi ascolti. Tenere dei rapporti troppo tesi con vostra sorella non le fa bene, e non fa bene neppure alla principessa- spiegò lui.

-Va bene ci proverò..proverò a darle qualche spazio-

-Sono sicuro che ci riuscirete..-

 

Toc Toc Toc

Il rumore proveniente dalla porta interruppe il loro discorso.

 

 

-Uhm..qualcosa mi dice che..parli del diavolo e spuntano le corna- sussurrò Arthur divertito.

-Prego- esclamò a voce alta per accogliere chi avesse bussato.

Come Arthur aveva immaginato Anna fece timidamente capolino dalla porta del salone con la sua chioma rossa fluente che prima fra tutte comparve da dietro.

-Buonasera principessa- fece lui per accoglierla abbassando il capo per riverenza.

-Buonasera Arthur. Elsa..- disse fissando la maggiore con timidezza.

L'altra le rispose accennando un sorriso forzato.

-Elsa ti stavo cercando..posso parlarti?- aggiunse con voce tremante -In privato-

-Io vi lascio sole- si affrettò a dire Arthur prima che Elsa potesse rispondere, e un attimo avanti di uscire mandò un sorriso complice alla regina.

 

Appena l'anziano servitore chiuse la porta un silenzio glaciale si impossessò della sala, solo il ticchettio del vecchio orologio a pendolo attaccato in alto alla parete del salone scandiva i secondi di attesa tra le due.

Anna si fece più avanti guardando a terra mentre si torturava le mani per il nervosismo, del canto suo Elsa fissava il tavolo cercando di evitare gli occhi della sorella. La maggiore non voleva far trasparire dal suo sguardo tutte le paure che la attanagliavano ogni volta che era in presenza della sorella.

-Tutto bene?- le chiese Elsa per cominciare il discorso e provare a scacciare le sue preoccupazioni.

-Sì bene..- sussurrò l'altra ancora molto a disagio.

-Hai mangiato qualcosa?- le chiese.

-No, io non ho molta fame stasera, grazie-

–Sicura?- insistette Elsa.

-Sì- rispose soltanto la minore.

Passarono altri secondi in silenzio in cui la maggiore attese che la sorella affrontasse il discorso ma dato il disagio di quest'ultima infine decise che doveva essere lei a trovare un modo per farla parlare:

-Eppure sei stata tutto il giorno fuori. Non avrai mangiato molto..- disse.

-Oh..tu come fa a sapere che..- sussurrò la minore preoccupata, non avrebbe immaginato che Elsa già sapesse il motivo della sua visita.

-Non importa- la interruppe lei.

-Elsa io non volevo disubbidire ancora..- bisbigliò l'altra colpevole con voce tremante.

-Non giustificarti ti prego- disse ancora interrompendola.

-Ci ho pensato e lo capisco. Io ti ho imposto di non uscire mai da palazzo e in più il nostro rapporto non è dei migliori... capisco che ogni tanto tu abbia bisogno di libertà..mi dispiace, mi rendo conto che le mie regole sono restrittive. Io cercherò di essere meno dura con te su questo..ci proverò almeno- aggiunse cercando di non far trasparire quanto le fosse pesato pronunciare quelle parole.

-Oh..io non mi aspettavo che..Grazie Elsa- disse raggiante la più giovane.

-Questo significa che apriremo le porte del palazzo?- chiese poi.

-No no io non intendevo questo- si affrettò a puntualizzare Elsa.

-Ah..- bisbigliò delusa l'altra.

-Le regole continueranno a dover essere rispettate. Volevo solo dire che proverò ad essere più comprensiva se tu ogni tanto vorrai uscire, non troppo spesso però..ogni tanto potrò accettarlo, e se vorrai uscire con qualcuno..qualcuno di fidato si intenda..potrai insomma..nel rispetto delle regole però-

-Già le regole..- sussurrò la rossa.

-Ecco riguardo a questo Elsa- disse un po' timorosa.

-Io ero venuta proprio per parlarti di una persona-

-Una persona?-

-Sì ecco in questi giorni fuori dal palazzo ho conosciuto un ragazzo che era venuto qui ad Arendelle per portarti in dono uno dei quadri della sua famiglia. Purtroppo il suo dipinto non ha fatto una bella fine..è una lunga storia..comunque ci siamo conosciuti e siamo usciti insieme oggi- raccontò lei.

-Ah è con lui che sei stata oggi quindi?- chiese l'altra un po' infastidita.

-Sì..- ammise. - E' un bravo ragazzo sta tranquilla..- aggiunse notando lo sguardo preoccupato della maggiore.

-Lo spero..- sussurrò ella di rimando.

-Ecco io veramente stasera ero venuta per chiederti..- iniziò e poi prendendo un respiro profondo continuò:

-Per chiederti se lui potesse venire domani a palazzo per conoscerti – sputò.

-A conoscere me?- chiese Elsa attonita.

-Già- confermò Anna.

- Aspetta Anna non so se possiamo fidarci tanto da farlo venire qui-

-Ma Elsa è una persona dolcissima! vedrai, non potrà non piacerti! Ti prometto che si tratterà solo di pochi secondi: vi presenterò, vi scambierete due saluti e poi basta, lui ci tiene molto a conoscerti, ha fatto un viaggio fin qui solo per te. Ti prego per me sarebbe molto importante..tanto cosa può succedere?-

 

Se le dici di no Elsa litigherete ancora...

 

-Ti scongiuro, prometto che non si tratterrà più del dovuto- continuò l'altra con tono supplichevole.

 

Fa uno sforzo

 

Elsa pose il suo sguardo a terra, provando a chiedersi ancora se quella fosse la decisione giusta o se invece utilizzare le vecchie maniere sarebbe stato più sicuro. Arthur le aveva detto di essere più comprensiva, è vero, ma se poi allentare la presa avrebbe causato mettere in repentaglio il suo segreto? Non sapeva che fare, aveva paura, tanta, però forse avrebbe dovuto sforzarsi per il bene di Anna, per darle un po' di quella libertà che lei non poteva permettersi. Sì lo avrebbe fatto solo per lei, per vederla si nuovo falice. Quindi si fece coraggio e disse:

-... Va bene accetto- sussurrò -Ma sarò disponibile solo per un saluto, non voglio entrare in confidenza con queste persone-

Anna la fissò incredula.

-Dici sul serio Elsa?- chiese per accertarsi che avesse capito bene: poche volte aveva visto la maggiore essere così comprensiva con lei come quel giorno.

-Non farmelo ripetere Anna o potrei cambiare idea- disse soltanto ella.

-Ah! Grazie Elsa!- esclamò euforica la minore abbracciandola al collo di istinto. Elsa del canto suo appena si ritrovò Anna così vicina sentì i muscoli irrigidirsi e non rispose all'abbraccio improvvisamente spiazzata e imbarazzata da quel contatto. Anna si staccò subito anche lei in imbarazzo. Poi abbassando il capo per nascondere il rossore sul suo volto aggiunse:

- Grazie, davvero, sono molto felice. E non vedo l'ora di presentartelo-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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