Killers Family

di Lumik Lovefood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** When I meet my Wife... ***
Capitolo 2: *** Difficult Convivence ***
Capitolo 3: *** The premarital crisis is near ... ***
Capitolo 4: *** It's better to be assassins... ***
Capitolo 5: *** The patricide is a natural thing for us... ***
Capitolo 6: *** Now, all was well... Most all... ***
Capitolo 7: *** What am I for you? ***
Capitolo 9: *** Together again ***



Capitolo 1
*** When I meet my Wife... ***


Killers Family







L'aveva rivista.
Quanti anni erano passati? Tre? Cinque?
Eppure non era cambiata di una virgola. Nemmeno un solo capello castano fuori posto dalla sua morbida chioma che da tanto non vedeva.
Era rimasto a fissarla a lungo, forse troppo, ma non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, forse perché voleva essere certo che fosse lei o forse per la paura che quella visione sparisse.
Non si dissolse. E il peso sul suo cuore si alleggerì.
I tratti del viso si erano fatti più maturi ma rimasero comunque dolci e angelici, la pelle era pallida quanto la sua, sembrava trasparente quasi, ma ancora riusciva a vedere gli occhi di lei.
Gli ricordava grandi, enormi forse, ma caldi.
Era minuscola come quando da piccoli si ritrovavano a stare insieme per via delle loro famiglie, la Zaoldyeck e la Hellenburg, sempre con il cipiglio che oscillava tra l'imbronciato e il scocciato... Si ricordava perfino che le si creava una fossetta rosea sul mento...
Il colore degli occhi, però, non lo ricordava.
Quante volte si era perso in quelle perle che ora non riusciva proprio a ricordare, tutte le volte che si erano posate sui suoi occhi color oliva e che gli sorridevano felici.
Eppure la prima volta lo guardarono con astio.
Era come se fosse ieri...


“Killua caro!” lo chiamò la madre, Kikyo, con il suo abito vittoriano color turchese fresco di lavanderia “Oggi conoscerai una persona molto importante... Sii gentile e cortese...”
Il piccolo Killua si limitò ad annuire con il capo. Cosa ne poteva sapere un bambino di otto anni appena tornato in famiglia e soprattutto cosa gliene poteva importare?
Si sedette sul divano in mezzo ai suoi fratelli e cominciò a dondolare i piedi nell'attesa: Illumi non sembrava più di tanto interessato a chi fosse venuto a fare visita alla loro famiglia; Milluki si occupava di uno dei suoi soliti aggeggi elettronici mentre Kalluto era seduto compostamente sul divano, il che lo faceva sembrare una bambolina di porcellana per quanto fosse piccolo ed aggraziato. Killua sentì sua madre ridere amabilmente e suo padre Silva ringraziare della visita.
Chi diavolo c'era a casa sua?
Un domestico aprì la grande porta del salone e vi entrò suo padre con affianco un giovane uomo con dei lunghi capelli biondi legati da una coda bassa, gli occhi erano freddi e taglienti, come delle lame. Alle spalle di suo padre c'era sua madre affiancata da un altro ragazzo, forse più giovane del primo, sempre dai capelli biondi, ma questa volta corti e sbarazzini, i lineamenti duri e marcati, gli occhi inespressivi. Ed infine, camminava una ragazzina, che al massimo avrebbe potuto avere la sua età: la pelle pallida, quasi trasparente, i capelli di un caldo castano raccolti in una crocchia ed i tratti del viso dolci ed angelici.
Killua non riuscì a vederla bene finché lei e gli altri due ragazzi non si sedettero al divano di fronte alla progenie Zaoldyeck, mentre i suoi genitori si posizionarono su delle poltrone lì vicino.
Il ragazzo dai capelli lunghi e biondi posò lo sguardo su Killua e fece un sorrisino “E' lui?” si limitò a dire. Istintivamente il ragazzino deglutì a forza.
“Sì, per una questione di età e perché lo riteniamo il più adatto della famiglia...” rispose breve Silva.
Il ragazzo ghignò “Non ci siamo presentati ai vostri figli... “ fece cenno al capo famiglia degli Zaoldyeck, come se fosse in cerca del permesso per poterlo fare “Io sono Christoph Hellenburg e questo è mio fratello Philo...” continuò indicando il ragazzo accanto a sé che sorrise sghembo “... E mia sorella Lolika.” Essa si limitò a fissarsi le mani che erano poggiate sulle sue piccole gambe. Killua poté notare che erano serrate in un pugno tanto forte che si potevano vedere le ossa della nocche.
“Loro sono Illumi, Milluki, Killua e Kalluto... Purtroppo manca il penultimo, Alluka...” precisò Kikyo con un lieve tono dispiaciuto.

Non importa...” esordì Philo con la voce fiera “Non ci interessa...”
Vedete, se dobbiamo far sì che le nostre famiglie vadano d'accordo, o che comunque ci provino, sarebbe meglio che l'educazione venisse fuori alla svelta.” lo ammonì Silva piccato.
“Avete perfettamente ragione...” si scusò in fretta il più grande degli Hellenburg e rivolse un'occhiata nera al fratello minore, che sbuffò di rimando.
“E' lei la ragazza?” chiese Kikyo osservando la più piccola degli ospiti. Lolika continuò a fissarsi le gambe.
“Sì, è lei... Lolika, alza lo sguardo!” le ordinò Philo e lei obbedì, mollando la presa sulle gambe ed aprendo gli occhi in direzione di Killua.
Una distesa di puro ghiaccio. Gli occhi di Lolika per quanto erano grigi sembravano bianchi e freddi, privi di alcuna emozione, ma il ragazzino riuscì a coglierne un'unica: odio.

E' davvero carina!” prorompette Kikyo alzandosi e chiedendo alla ragazzina di fare altrettanto. La fermò in mezzo alla stanza e la donna cominciò a girarle attorno per osservarla meglio.
“Esile... Graziosa... Di bella presenza... Elegante anche!... Direi che è perfetta, non è vero Killua?”
Il ragazzino osservò meglio la sua coetanea: era chiaramente in imbarazzo ed a disagio nel vedere tutti quegli occhi puntati su di sé, ma il ragazzino notò che comunque era carina, per quanto ne potesse capire lui di ragazze ad otto anni.
“Direi che ha preso tutto il meglio di noi...” azzardò Christoph evidentemente contento.
“Direi che è lei... Lei sarà tua moglie, Killua!”
Il vuoto si impadronì del piccolo nel sentire sua madre... Moglie?
Lolika abbassò lo sguardo e strinse nuovamente i pugni.
“Ma non sono troppo giovane per sposarmi?”
“Oh Killua caro... In futuro lei sarà tua moglie! Certo, potrai avere altre storie con altre ragazze, ma il tuo destino è già deciso...” gli spiegò la madre dolcemente.
Eppure Killua non capiva.
Non capiva perché doveva già avere una moglie, non capiva che utilità avesse e non capiva soprattutto perché proprio lei!
Non l'aveva mai vista fino a quel momento e ci doveva passare tutto il resto della sua vita insieme.
Assurda come cosa e per di più lei non replicava.
Si limitava a fissarsi le mani e le gambe, tenendo lo sguardo basso e la bocca cucita non pronunciava nessuna parola.
“Forse sono un po' timidi i ragazzi...” cercò di far notare il più grande degli Hellenburg “Sarà meglio lasciarli soli?”

Assolutamente si...” rispose Silva alzandosi dalla sua postazione e venendo seguito dagli altri presenti nella sala, ad esclusione dei due futuri sposi.
Killua la guardò rilassare un poco le spalle e cercò un approccio con lei, dopotutto erano sulla stessa barca e forse nemmeno lei voleva sposarsi con lui in un futuro.

Ehm... Quindi piacere, Killua...” disse il ragazzino con poca convinzione nella voce, allungando una mano verso la ragazza.
Lolika gliela fissò attentamente. Rimase così per un po', tanto che il povero Killua sentiva il braccio irrigidirsi.
La ragazza gliela strinse in una stretta fredda. Senza che potesse rendersene conto, Killua fu alzato e buttato al di là del divano, rompendo un mobile, con una tale forza e velocità che difficilmente avrebbe potuto notare in un corpicino così piccolo.


Il tonfo che fece si sentì anche fuori dal salotto...
“Cosa è stato?” chiese Silva nel corridoio stoppandosi all'improvviso.
Philo sorrise “Stanno facendo conoscenza...”
L'Hellenburg più grande cercò di deviare il discorso e di sfoggiare il suo più efficace sguardo da ammaliatore “Stavamo pensando io e mio fratello, che per fa abituare nostra sorella alla vostra famiglia, potrebbe passare del tempo con voi... Che ve ne pare come proposta?”
I coniugi Zaoldyeck si guardarono pensierosi ma poi annuirono.
“Penso che sia una buona idea...” asserì Silva.
“Naturalmente ci saranno delle condizioni per far sì che Lolika sia a suo agio...” continuò Christoph “Prima fra tutte che la sua libertà non venga in alcun modo ostacolata: le abbiamo sempre dato i suoi spazi e non vogliamo assolutamente che essi vengano distrutti.”
“Naturalmente, non facendo ancora parte della famiglia non ha nessuno obbligo riguardo quest'ultima.”

Poi Silva, Lolika ha bisogno di un insegnante privato: ogni membro degli Hellenburg ha almeno un titolo di studio e noi vogliamo che Lolika abbia il suo... L'insegnate potrete sceglierlo voi oppure potete prendere quello che ha nella nostra casa...”
“Penso che sia meglio per la continuità che prendessimo quello che ha... Non credete?” soffiò Kikyo.

Christoph, non ti dimenticare di Brennnssel!” si inserì Philo.
“Chi?” chiese Milluki stranito.
“Il suo cavallo nero.” spiegò serafico Philo.


Ma che fai?” urlò stupito il piccolo Zaoldyeck.
Lolika lo fissò inespressiva: si permetteva anche di chiedere che cosa facesse?

Secondo te?” parlò per la prima volta la ragazzina “Voglio che mi odi.”

Perchè?”chiese ma la domanda finì nel vuoto e non ebbe risposta.
La ragazzina si rimise seduta sul divano, poco prima che le due famiglie rientrarono nella stanza.
“Killua caro!” gridò la signora Zaoldyeck quando vide il suo piccolo steso a terra sopra ai resti del mobile antico.
“Lolika...” mormorò Christoph “Non sai proprio cosa significa trattenersi...” sembrava rassegnato ma comunque un ghigno soddisfatto gli colorava il volto. Lolika sbuffò e volse lo sguardo verso Killua, che la guardava con un certo astio: lei era soddisfatta di averlo mandato con il culo all'aria.
“Penso che sarà una convivenza difficile...” convenne Philo divertito.
“Convivenza?” sibilò la ragazzina guardando il fratello gelida.
“Dovremo vivere insieme?” esclamò stupito Killua alzandosi da terra. Non gli piaceva per niente questa situazione.

Da oggi, la tua futura moglie vivrà per un periodo con noi!” esclamò serafica Kikyo.










Salve! E' la prima volta che mi cimento con questi personaggi, che però amo alla follia! Spero di avere un vostro parere, sia  positivo che negativo! ^_^ Appena avrò un po' di tempo, metterò dei disegni dei tre fratelli Hellenburg, anche loro sembrano aver a che fare con il mondo degli assassini (il cognome l'ho letto sulla mia sveglia di SpongeBob!).
Un bacione dalla Lu! :*








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Capitolo 2
*** Difficult Convivence ***


cap.2

Killers Family








Grigi! Ecco di che colore erano... Freddi come non mai.
Era seduta su una sedia vicino al bancone di un locale a cui erano entrati lui, Gon, Kurapika e Leorio, accanto a lei un ragazzo con i capelli biondi come il grano sparati in aria. Lo riconosceva benissimo: era Philo, l'unico dei tre fratelli Hellenburg che non era mai riuscito ad inquadrare, non solo perché non ci aveva mai parlato veramente ma anche perché era un concentrato di facce. E gli faceva venire i brividi. Passava da stadi in cui ti sputava la sua rabbia addosso ed altri in cui sapeva essere dolce come il miele. Suadente. Piacevole come una carezza.
Killua si concentrò sulla figura di Lolika: ogni volta che stava in compagnia dei suoi fratelli si calava perfettamente nel ruolo di “Lolika Hellenburg” e lo interpretava alla perfezione, ma era solo una facciata. Una maschera di cera che si scioglieva ogni volta che non era in compagnia dei fratelli.
Lui sapeva benissimo qual'era la vera Lolika e non era quella che ora gli stava davanti agli occhi.
Sentì una gomitata ad un fianco e si girò in direzione del proprietario.

Ehi! Ti sei addormentato?” Gon aveva notato che era rimasto impalato a guardare davanti a sé e cercò di seguire con gli occhi lo sguardo dell'amico. Era rivolto verso una ragazza.
“Cosa stai guardando, Killua?” intervenne Kurapika.
Gon sventolò una mano davanti gli occhi olivastri, ma niente non rispondeva.

Strano...” pensò Leorio.
Killua si riscosse non appena vide due perle grigie posarsi su di lui.
“Ma tu guarda chi abbiamo qui, Lolli...”


La luce del sole che penetrava dalle pesanti tende le stuzzicò le palpebre sottili. Aprì gli occhi a malavoglia e si trovò di fronte a lei lo sfarzo circondare ogni centimetro del suo corpo: lenzuola di seta pura bianca, letto matrimoniale a baldacchino, comodini e specchi dallo stile vittoriano e particolareggiato, pavimento di marmo freddo e grigio, pareti alte e candite ed una vetrina (perché quella finestra era davvero enorme per una camera da letto che serviva solo per dormire, e quindi c'era bisogno di oscurarla), riempivano una stanza grandissima e solitaria nello stesso tempo. Troppo per lei!
Sentiva uno strano peso addosso ed ormai ce lo aveva da più di tre giorni, ovvero da quando si era trasferita a casa Zaoldyeck.
Si mise a sedere sul letto, giusto in tempo per farsi vedere sveglia da un domestico della famiglia del suo
adorato futuro marito.
Buongiorno.” la salutò cordiale questi andando a spostare un po' di più le tende dalla finestra.
Lolika non rispose e scese dal letto per potersi andare a lavare e vestire: Kikyo non sopportava troppo i ritardatari.
Arrivò giusto prima che la donna entrasse nella stanza da pranzo con un vestito tanto bello quanto ricamato con un'eleganza che dovette riconoscere anche Lolika. La donna si sedette all'altro capo della lunghissima tavola, di fronte al marito, mentre al centro erano seduti lei e i figli degli Zaoldyeck.
La ragazzina alzò lo sguardo e si trovò di fronte gli occhi di Killua che sembravano felici, o almeno non erano infastiditi come i suoi.
Da quando stava in quella casa, non avevano fatto altro che accoppiarla a quel ragazzino per cui provava tutto, tranne che simpatia: l'avevano di nuovo lasciata sola in una stanza ma questa volta lui non le si era avvicinato ed aveva apprezzato questa prova di pietà da parte sua; un'altra volta avevano provato a farlo studiare con lei e Mr. Lichtbest, il suo insegnate privato, senza successo perché lei lo aveva cacciato malamente; ed un'altra volta l'aveva aiutata a portare un po' di roba dalla sua vecchia casa alla nuova, ma lei aveva fatto di tutto per far sì che gli cadesse qualche scatolone per trovare una scusa per non farlo intromettere, senza successo ovviamente.
Accanto a Killua c'era Milluki. Lui non aveva alcuna facciata: era uno spocchioso, grassoccio buono a nulla, l'unica cosa che sapeva fare, oltre a mangiare, era giocare al piccolo elettricista. Philo gli aveva detto una volta che lui non esce quasi mai alle missioni che vengonono affidate alla famiglia e che ormai era solo buono da fare arrosto. Philo e la delicatezza non si sono mai conosciuti.
Notò Illumi fissarla con uno sguardo gelido e si sorprese a deglutire, solitamente provava timore per poche cose, e forse il suo futuro cognato era una di queste. Sorrise appena per togliersi lo sguardo da dosso e si girò alla sua destra, dove stava seduto Kalluto.
Quel ragazzo la incuriosiva: suo fratello Christoph gli aveva spiegato a brevi linee che erano tutti maschi i figli ma che Kalluto era un qualcosa di particolare... Lolika dovette riconoscere che sembrava molto più femminile di lei, ma non ci dette peso, dopotutto per lei non c'era molta differenza tra maschi e femmine, era cresciuta in una famiglia completamente maschile.
Si affrettò a finire la sua colazione, ricca di frutta e latte, ed attese impaziente che i “famigliari” fecero altrettanto, per lei era un giorno particolare e non vedeva l'ora che arrivasse suo fratello.
Ci volle un po' più del previsto nell'organizzare il tutto, ma finalmente l'attesa era finalmente cessata nel migliore dei modi: il suo cavallo, Brennnssel, stava viaggiando verso di lei per poterla far sentire un po' di più a casa sua.
Rivolse uno sguardo ansioso a Silva, che con un cenno del capo le concesse di abbandonare la tavola. Cosa che non si fece ripetere due volte. Fortunatamente Kikyo non replicò e nemmeno gli altri componenti della famiglia: durante i pasti non c'era molta interazione, il che l'alleggerì non poco dato che a casa sua si verificava la stessa identica cosa. Forse era una peculiarità degli assassini...
Corse verso il portone d'ingresso e si sedette a gambe incrociate sugli scalini di marmo bianco con uno strano sorrisino in attesa di vedere la macchina del fratello con il box del suo animale.

Com'è il tuo cavallo?” prorompette una voce alle sue spalle.
Riconobbe la voce ma non si degnò di voltarsi “Ha il pelo, quattro zampe e una coda.”
Killua non ci fece caso e si sedette anche lui sullo scalino, mantenendosi a debita distanza.
Lolika sorrise tra sé: la lezione della volta scorsa deve aver dato i suoi frutti, anche se ogni tanto qualche parola con lui ci scappava, ma per lo più per circostanza.
Attesero in silenzio per un po' finché non apparse dalla cancello del vialetto una macchina. La ragazzina si drizzò in piedi e scese gli restanti scalini per accogliere il fratello.
“Lolli! Come stai?” Philo ed il suo entusiasmo di sempre.
“Potrebbe andare meglio...” ammise a malincuore la ragazza “Brennnssel?”
“E' dentro... Se vuoi, tiralo fuori tu!”
Lolika sorrise e si avvicinò al box mentre Philo si accostò a Killua con uno strano sorriso sulle labbra.
“Come stai?” gli chiese inaspettatamente il biondo con i capelli sempre perfettamente in aria.
“Bene... E voi?”
Philo rise, una risata fredda e maligna “Addirittura del Lei mi dai... E bravo piccolo!” gli scompigliò i capelli argentati con una mano e si avvicinò all'orecchio con le labbra “Vedi di fare il bravo con mia sorella... Sai, lei non è il tipo che uccide per piacere, ma io sì! Se tu e la tua famiglia gli fate qualcosa contro, ve le dovrete vedere con me, chiaro ragazzino? E non mi limiterò ad uccidervi... Stanne certo: io vi spellerò vivi e vi farò diventare delle marionette niente male.”.
Killua deglutì a fatica e guardò negli occhi Philo: c'era malignità pura, nulla a che vedere con lo sguardo forte del padre o quello freddo e distaccato di Illumi. Quel ghiaccio nascondeva sete di sangue. Il biondo diede le spalle al ragazzino e tornò a dare attenzioni alla sorella.
“C'è tutto, Lolli?”
“Sì!” proruppe Lolika con una strana euforia nella voce, non era sua di solito. Dal box uscì un cavallo nero come la pece, tranne per una lunga striscia banca tra gli occhi, il pelo lucido come una lama di un coltello e la criniera e la coda sembravano setose e morbide. Gli occhi erano un nero intenso e caldo.
La ragazzina sembrava davvero felice di avere accanto a sé il suo cavallo, lo si poteva notare dallo sguardo addolcito e lucido, Killua la vide issare la sella e montarci su con una tale tranquillità da renderlo quasi facile. Cominciò a farlo trottare intorno al giardino della tenuta Zaoldyeck quando da casa uscì sua madre Kikyo accompagnata da Silva.
“E' arrivato il suo destriero...” annunciò plateale sua madre.
“Già!” asserì sorridente Philo “A proposito, perché mia sorella mi ha detto che la sua convivenza qui non è delle migliori...? Vorrei saperlo da voi...” il tono di voce era calmo e cristallino, ma Killua sapeva che mal celava del risentimento.

I bambini ancora non legano del tutto... Forse stiamo forzando le cose...” osservò Kikyo.
Il biondo parve pensieroso.
“C'è qualcosa che no va?” chiese Silva.
“No, anzi... Ho un'idea per farli avvicinare gradualmente...” il ragazzo si avvicinò a Killua, che era rimasto fermo ad osservare i muscoli del cavallo contrarsi per permettergli di galoppare “Killua, ti piacerebbe saper cavalcare?”
Il bambino sembrava interdetto da quella domanda “Beh, sì... Perché no?”

Perfetto.” mormorò tra sé e chiamò a gran voce la sorella, che si avvicinò a loro, ma non scese dal cavallo.
“Lolika, perché non insegni a Killua ad andare a cavallo?”
“Perché dovrei?” chiese con la voce ferma “Brennnssel non si fa cavalcare da nessuno al di fuori di me!” esclamò come per trovare una scusa per non fare la richiesta del fratello.
“Perché è tuo dovere di moglie condividere quello che sai con tuo marito...” cercò di farla ragionare Philo.
Ma si era dato la zappa sui piedi, perché Lolika ghignò soddisfatta e rispose con ovvietà “Ma noi non siamo ancora sposati.”
Il biondo sbuffò e si avvicinò alla sorella, per poterle parlare senza che gli Zaoldyeck potessero sentirli “Sai benissimo cosa ti succederà se non adempi al tuo compito...”.
Il gelo s'impadronì delle vene della piccola castana.
La ragazzina strinse le briglie nei pugni ed annuì rassegnata “D'accordo. Vieni.”
Killua si avvicinò al cavallo e cercò di accarezzarlo lievemente, ma questi ritirò il muso ma non sembrava essere infastidito dalla sua presenza. Lanciò uno sguardo a Lolika, che si limitò a fare spallucce.
“Non andarci con la paura. Loro la percepiscono.” gli spiegò la ragazza.
Il ragazzino ci andò con più decisione e questa volta Brennnssel sembrava più propenso a farsi toccare, anche se per un istante, ed infatti sentì il suo pelo nero robusto e morbido tra le sue dita pallide. Sorrise di quella sensazione.
Killua si sentì preso di peso per le spalle e fu posizionato da Philo sul cavallo dietro Lolika.
“Andate.” disse semplicemente il biondo ai due ragazzini.
La Hellenburg si girò dietro per vedere se c'era “Ti conviene aggrapparti...”
Killua si strinse alla schiena di Lolika, aspettandosi il castigo supremo, ma non accadde nulla, ne urla ne corpi sbattuti a terra, si limitò a dare dei colpetti coi piedi al torace del cavallo e ad andare via, lontano dal fratello.
Il ragazzino si voltò dietro di sé e poté notare gli occhi di Philo gonfi di soddisfazione e orgoglio.
“Non saluti tuo fratello?”

No Killua. Meglio di no.” si limitò a dire Lolika senza girarsi, per non far vedere i suoi occhi velati da una strana acquetta salata.








Eccomi di nuovo qui! ^_^ In questo capitolo ho voluto dare un po' più di spazio alla personalità di Philo, un personaggio contorto che a me piace devo dire... Poi ho inserito un cavallo perché è un animale che sto molto rivalutando a livello personale ma purtroppo ho ancora un po' di paura nei suoi confronti (io mi immagino sempre che possa scalciare e io mi ritrovo come una cretina dietro di lui... Ho una fifa blu di questo, anche se so che è stupido! ^-^").

Non so se avete notato, ma anche i nomi degli Hellenburg hanno lo stesso giochetto dei nomi degli Zaoldyeck, ovvero: ChristoPhiLolika. Mi è piacuto sempre questo particolare e l'ho voluto riprendere! I nomi che ho utilizzato sono tutti tedeschi e ho voluto mantenere quest'impronta anche nella famiglia e nella fisionomia degli Hellenburg... Non so se si è notato... °-°

Beh, comunque sia, grazie a chi ha letto e alle mie due recensitrici, Nessy_chan e Elhisoka, cui risponderò nell'apposito spazio (che tra l'altro è la prima volta che lo uso! XD)

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Capitolo 3
*** The premarital crisis is near ... ***


cap.3

Killers Family








Killua si riscosse non appena vide due perle grigie posarsi su di lui.
“Ma tu guarda chi abbiamo qui, Lolli...”
Lolika alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi olivastri del ragazzino: non era cambiato affatto.
Sembrava che il tempo si fosse fermato tutto ad un tratto, lo Zaoldyeck e l'Hellenburg si fissavano intensamente ma mentre nello sguardo di Killua c'era stupore e meraviglia, in quello di Lolika c'era il vuoto assoluto, nessuna emozione traspirava.
La ragazzina posò poi lo sguardo sui compagni del piccolo argenteo, li ispezionò ad uno ad uno, come se fosse un raggio X, e dopo aver fatto un lieve cenno di spallucce, tornò ad occuparsi della bevanda che aveva ordinato insieme al fratello, come se non avesse visto niente di rilevante.
Killua s'irrigidì: come poteva non provare nemmeno la più ben che minima emozione dopo più di un anno che non si erano visti? Nemmeno un saluto o un sorriso sghembo, un cenno del capo o della mano. Niente.
“Killua, li conosci?” chiese Kurapika tutto di un tratto.
“Sì...” disse solamente “Più o meno...” aggiunse poi con un soffio.

Ma come “più o meno”?” rise di gusto Philo, improvvisamente alzatosi dal suo posto ed osservando i quattro ragazzi dalla testa ai piedi “Noi siamo più che una semplice conoscenza...” affermò asciutto e sicuro.
Ha un odore che non mi piace... E' strano...” mormorò Gon verso Killua, che annuì di rimando.
“Noto che avete anche un segugio!” scherzò il biondo in direzione di Gon, che gonfiò le guance offeso. Stava per replicare ma venne bloccato dalla voce della ragazzina.
“Philo, sai benissimo che non abbiamo tempo da perdere...” enunciò scendendo dallo sgabello ed avviandosi alla porta.
“Agli ordini, mon cher!” scherzò il fratello seguendola.
Killua si riprese e li seguì fuori, bloccandoli “Ehi!”
I due Hellenburg si bloccarono e si volsero lentamente verso lo Zaoldyeck.
Questi mormorò verso Lolika “Che ti è successo?”
La ragazzina lo guardò interrogativamente, poi cominciò a camminare lentamente verso Killua; passo dopo passo, si trovò il viso pallido del ragazzino a pochi centimetri dal suo, lo fissò intensamente, come se volesse crearsi una fotografia per la mente.
Lolika si avvicinò con le labbra rosee all'orecchio di Killua “Ripensa a quando sei scappato di casa e fatti un esame di coscienza...”
Poi andò via, lasciando il suo profumo inebriare le narici dello Zaoldyeck.



Tieni la schiena dritta, talloni bassi e gambe lievemente piegate!” gli spiegò Lolika a mo di maestra “Tira un po' le briglie per alzargli la testa... Non gli fai del male...”
Killua, con tanto di caschetto nero e coprirgli i capelli argentati, eseguì alla lettera le direttive della ragazzina ed era pronto per cominciare a trottare con Brennnssel, ma notò che lo sguardo di Lolika era infastidito ed a volte sbuffava.
In effetti l'Hellenburg era scocciata: non aveva tanto accettato che il suo cavallo, che credeva solamente ed unicamente suo, avesse accettato di farsi cavalcare da un estraneo, per di più uno Zaoldyeck.
Killua cominciò a galoppare, ricordandosi da alzare il bacino e di sedersi sulla sella alternativamente. Se la cavò discretamente anche se più di una volta stava per perdere l'equilibrio. Un volta stava per finire a terra, ma si strinse di più al cavallo e si aggrappò alle briglie fortemente e, istintivamente, lanciò uno sguardo verso Lolika, seduta su uno scalino della porta sul restro. La ragazzina riusciva a stento a mantenere un'espressione facciale seria e nascondeva un sorriso di gusto.
Killua s'innervosì: che diavolo pretendeva quella ragazzina? Una molla gli scatto nella mente.
Scese malamente dal cavallo e avanzò minaccioso verso la ragazzina, che cercò di ricomporsi non appena vide lo sguardo più che eloquente di Killua.
“E' successo qualcosa?” chiese innocentemente Lolika.
Si scostò appena in tempo, prima che una mano affilata come un rasoio, frantumò la pietra dello scalino su cui era seduta.
“Ehi!” urlò adirata ma si zittì non appena incontrò lo sguardo di Killua: era freddo e distaccato, completamente vuoto e maligno, sembravano gli occhi di Illumi. Lolika si accorse che non era in momento di scherzare e si scrocchiò le dita con aria minacciosa.
“Mi dai fastidio.” disse freddo lo Zaoldyeck osservando la sua avversaria.
“Ebbene, siamo già alla crisi prematrimoniale?” scherzò l'Hellenburg con un ghigno malvagio.

Non ti conviene scherzare con me.”
“Ah no?” chiese falsamente ingenua “Tu non mi conosci, Zaoldyeck! Non sai niente di niente di me!”

Non ho bisogno di conoscerti...” replicò sicuro Killua. Partì all'attacco di Lolika, con la mano destra forte ed affilata, pronto per trapassarla con un sol colpo, ma la ragazzina intuì il suo attacco e lo schivò all'ultimo momento e, quando ebbe l'argenteo abbastanza vicino, lo prese per il collo e lo sollevò da terra per poi farlo sbattere con la schiena al muro e gli incastonò un pugno nello stomaco.
Lolika con un balzo si allontanò da Killua, che si stava riprendendo dal pugno, e parlò.

Tu non sai i miei poteri... La mia forza... Non potrai mai battermi!”
“Non è vero!”

Oh si... Pensi che io non conosca la tua abilità di irrobustire gli arti e di avere delle unghie come artigli? Pensi che non conosca la tua velocità d'azione?” spiegò lentamente ed affilando lo sguardo la castana. Con un balzo raggiunse Killua e gli tirò un altro pugno allo stomaco: il verso che fece il ragazzino fu davvero strozzato.
“Noi Hellenburg siamo veloci quasi quanto gli Zaoldyeck, abbiamo una resistenza sovrumana e... La forza dei giganti... La prossima volta che ti azzardi a colpirmi, giuro che sarà l'ultima cosa che farai...” e gli tirò un pugno sulla faccia. Killia si stese a terra e rantolava dal dolore, tenendosi una mano allo stomaco ed una alla faccia.
Lolika prese Brennnssel e lo portò nella stalla che Silva aveva fatto costruire appositamente per lui.


Killua caro!” Kikyo nel vedere il volto tumefatto del suo piccolo pupillo, emise un acuto che superava la soglia dei decibel consentiti dall'orecchio umano “Cosa ti è successo?”
“Niente... Sono caduto da cavallo...” rispose mesto. Il piccolo Zaoldyeck riteneva più opportuno dire quella balla piuttosto che farsi vedere debole dai suoi fratelli per colpa della sua futura moglie manesca.
“Da cavallo? Non ci andrai mai più!” sbraitò come se ora quell'animale avesse la peste.
“Penso che sia normale per un principiante...” cercò di spiegare Silva, ma rivolse un'occhiata strana a Lolika, che si limitò a fare spallucce.
Killua si voltò verso la ragazzina e la vide sorridere maligna, lo sguardo lucido di una strana frenesia.

No!” urlò lo Zaoldyeck “Io voglio continuare ad andarci... Voglio provare!”
D'accordo Killua...” lo stoppò il padre “Curati le ferite, intanto... E voi!” esclamò rivolgendosi alla moglie, ai figli e alla servitù “Lasciatemi solo con Lolika.”
La ragazzina deglutì a fatica ed attese che gli altri lasciavano la stanza per trovarsi faccia a faccia con suo suocero.
“Siediti.” disse solamente l'uomo indicando con la mano una sedia di fronte alla sua poltrona ed obbedì la ragazzina.
“Se pensi che io non riconosca le contusioni da pugni, ti sbagli.”
“Non l'ho mai messo in dubbio.” rispose sicura di sé Lolika.
“E sono anche stupito che tu sia riuscita a ferire mio figlio a dirla tutta...” non sembrava arrabbiato.
“C'è sempre un'eccezione.”

Fa' che non capiti un'altra volta.”
Era un ordine e se ne accorse benissimo l'Hellenburg, ma non era ne stupita ne impaurita dalla figura autoritaria di Silva.

Questo deve dirlo a suo figlio.” esclamò con un tono di sfida ed uno sguardo cupo.
“A Killua ci penserò personalmente, ma tu... Tu sei un altro paio di maniche.”
Lolika crucciò un sopracciglio: l'ultima cosa che voleva era quella di essere trattata con riguardo quando invece aveva tutta l'intenzione di essere cacciata da quella casa e di porre fine all'accordo tra suo fratello e quell'uomo.
“In che senso?” chiese riluttante.
“Tuo fratello mi ha chiesto espressamente di trattenerti qui, anche con la forza se necessario dato che aveva calcolato benissimo le tue reazioni, così che l'accordo si concludi. E' estremamente raro trovare altre famiglie di assassini del nostro calibro...” non finì la frase perché l'Hellenburg scoppiò in una risata.
“Mi scusi...
“Del vostro calibro”? E' vero, la vostra famiglia è brava... Ma solo perché è famosa... Noi agiamo nell'ombra e nel mercato nero di taglie... Non sbandieriamo mica all'aria i nostri servigi, signore!” sembrava un'accusa bella e buona, ma Silva non si scompose.

Sarà ma, a conti fatti, tu sei chiusa qui dentro.” asserì con un certo divertimento nelle labbra il capofamiglia Zaoldyeck.
Lolika grugnì irritata ed uscì dalla stanza con foga, fuori dalla porta trovò Killua intento a origliare la conversazione tra lei e Silva.
“Siamo due a uno per te.” annunciò con trionfo il ragazzino che aveva ancora la guancia gonfia per il pugno.
“Sono sempre un punto sopra di te!” rispose secca la ragazzina allontanandosi alla svelta da Killua, che sorrideva con soddisfazione.











Salve! ^^ Ho avuto un po' da fare e non ho potuto scrivere prima il capitolo, infatti è uno schifo ed è cortino... Ma c'est la vie! xD

Non ho molto da dire credo... Solo  che anche con la nostra Lolika non c'è da scherzare e di screzi più violenti con Killua ce ne saranno, anche peggio di questa scaramuccia da niente... Come ha appunto detto l'Hellenburg, il loro potere sta nella loro forza sovrumana! Mi piaceva l'idea di questa piccola ragazzina con una forza da gigante, rimanendo senpre di gradevole aspetto, al contrario di Biscuit! xD

Bene bene, ringrazio calorosamente chi ha recensito (ringrazierò a dovere nello spazio apposito) e ci vediamo alla prossima!

Un bacione dalla Lu! :*








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Capitolo 4
*** It's better to be assassins... ***


Killer Family










Se li ritrovò anche all'inizio dell'esame per Hunter, con la loro maschera di freddezza che non lasciava spazio ad emozioni. Lo Zaoldyeck li guardava con la coda dell'occhio e non sembravano tanto interessati alle varie regole che man mano venivano snocciolate. Quando uno degli esaminatori disse “C'è la squalifica in caso di morte dell'avversario”, Philo ghignò malignamente e sussurrò qualcosa nell'orecchio della sorella, che accennò ad un lieve sorriso divertito.
Chissà che diavolo di battuta squallida o orrida aveva fatto...
Era proprio nel carattere di quel porcospino biondo fare battute in ogni tipo di situazione, il che lo rendeva un personaggio scomodo e irrispettoso.
Gon si accorse dell'irrequietezza dell'amico “Killua, va tutto bene?”

Sì, Gon...” si limitò ad asserire.
Senti...” sbottò improvvisamente “Dopo aver incontrato quei strani tizi...” lanciò un'occhiata dietro di se “Sei diventato strano. Non so cosa ti hanno fatto, ma non darci troppa importanza...”
Killua lo ringraziò con lo sguardo e, insieme a Gon, si voltò alle sue spalle in direzione degli Hellenburg, che si accorsero dei loro occhi.
Lolika li fissò per un attimo poi continuò a guardare avanti, Philo, invece, li salutò con una mano e sorrise sorione.
Quanto era odioso quell'uomo?


Sei solo un viziato!”
“Tu un'isterica!”
“Non sai cosa vuol dire “umiltà”!”

Perché tu lo sai, vero?”
Siete ridicoli, tu e i tuoi capelli!”
“E tu sembri... Sembri...” era in difficoltà e si prese del tempo per rispondere.
“Allora, Killua? Cosa sembro?” tuonò in tono di sfida Lolika, certa di avere la vittoria in pugno, ma il piccolo Zaoldyeck non voleva arrendersi.
“Sembri un cavallo!” sputò come ultima possibilità, al che l'Hellenburg scoppiò in una fragorosa risata.
Nella Villa Zaoldyeck erano ormai noti i piccoli battibecchi quotidiani dei due promessi sposi, ma nessuno interveniva, consci del fatto che questo li avrebbe avvicinati, anche se Kikyo era sempre più preoccupata per alcuni manufatti che la Villa ospitava: nella loro ultima sfuriata, Lolika aveva brandito un vaso cinese e lo aveva scagliato con tutta la forza che aveva verso Killua, il quale per un pelo lo evitò e l'oggetto era finito dritto contro una vetrata, infrangendosi e facendo altrettanto con la finestra. Kikyo gli aveva ordinato di non prendersela ne con il suo adorato figliolo ne con i vari oggetti della casa, al che Lolika rispose con uno sbuffo scocciato, prima che venire richiamata nelle sue stanze per la solita lezione giornaliera del suo professore.
Viveva ormai in quella casa da un mese, ma ancora si era abituata del tutto a quell'ambiente così tetro e umido, totalmente diverso a quello che c'era a casa sua, completamente immerso nel verde e nella quiete più assoluta degna di una collina.
Ogni piccolo atteggiamento del suo futuro marito la mandava in bestia e non lasciava correre nulla, tuttalpiù glielo faceva pesare come un macigno; era questo il suo piano.

Ho vinto!” cantilenò la ragazzina con un tono estremamente irritante, strisciando le ultime sillabe. Era una peculiarità degli Hellenburg, a quanto aveva notato Killua: anche quando Philo gli aveva fatto quella specie di “raccomandazione”, si accorse che le ultime sillabe delle parole le strisciava e gli entravano nelle orecchie come sibili di un serpente, capace di far venire la pelle d'oca. Estremamente terrificante.
Se Philo sembrava un serpente, Christoph era un vero ammaliatore. Con la sua parlata calma, riusciva a rendere le sue parole balsamo e lo rendevano estremamente degno di fiducia e capace di rivoltarti le idee come un guanto. Naturalmente era tutta una facciata, anche un bambino come Killua se ne era accorto, e se lo immaginava come il più tremendo dei tre, quello che tirava i fili di tutta la famiglia e la faceva apparire per quello che non era: al primo incontro con gli Hellenburg, mai si sarebbe immaginato che erano assassini come la sua famiglia.
Una cosa che non ha mai avuto il coraggio di chiedere, ne a Lolika, di cui era sicuro che non avrebbe avuto risposta, ne alla sua famiglia, ancora più sicuro che lo ritenevano troppo piccolo per certi argomenti o addirittura che non dovevano interessargli, era dove fossero i genitori degli Hellenburg, se esistevano anche!
Non gli aveva mai visti e neppure sentiti nominare. Il fatto che erano degli assassini, rendeva la ricerca di notizie concrete assai complicata e che molto probabilmente avrebbe portato ad un vicolo cieco.
Un giorno, Killua, era deciso a trovare uno straccio di prova dell'esistenza di qualche albero genealogico della famiglia Hellenburg.
Decise, come prima mossa, di andare in camera di Lolika alla ricerca di prove, foto e quant'altro. Non gli era passato minimamente nell'anticamera del cervello di chiedere direttamente alla diretta interessata, certo che l'avrebbe pestato come si deve e la faccia ancora si riprendeva del tutto dalla sua fantomatica “caduta da cavallo”.
In un momento in cui lei era fuori dalla sua stanza per studiare con il suo Mr. Lichtbest , sgattaiolò nella stanza di Lolika in cerca di qualcosa che provasse l'esistenza di qualche genitore. L'ordine regnava in quella camera da letto: ogni cosa era al suo posto e in armonia con l'ambiente, nulla era lasciato a terra a caso e ogni oggetto era al proprio posto: le scarpe erano posate vicino la finestra perfettamente accoppiate, gli abiti era tutti nell'armadio dedusse Killua, dato che la sedia e il pavimento erano sgombri, sulla scrivania c'erano un porta penne e dei fogli in completo ordine, il letto non era sfatto e non presentava nemmeno la più ben che minima piega, come l'aveva riordinato il domestico così l'aveva lasciato Lolika e la sedia era stata messa perfettamente sotto la scrivania. Sembrava che dentro quella camera non ci dormisse nessuno.
Notando che il comodino e la scrivania non presentavano foto, cominciò a frugare nel cassetto della scrivania ma, aprendolo, lo trovò completamente vuoto. Fece altrettanto con il comodino e con i cassetti che c'erano sotto l'armadio, me non trovò niente di rilevante.
Nel comodino c'era un libro di Hodgson intitolato “The Secret Order of Assassins” mentre nei cassetti dell'armadio solo vestiti. Avvampò quando aprì il cassetto della biancheria intima, non ne aveva mai visto una grossa quantità tutta insieme, di solito era abituato a vedere appesa e fresca di bucato una o due mutandine della madre insieme a dei reggiseni, ma quella era decisamente troppa.
Uscì dalla camera di Lolika, sicuro di essere passato inosservato.
“Ti devo anche dare del pervertito?”
La ragazzina era dietro di lui con un'aria di superiorità e le braccia incrociate al petto, lo sguardo era irritato. Killua la ignorò, anche se fremeva dalla voglia di risponderle con le rime, e continuò per la sua strada, sperando che Lolika non gli desse più noia, cosa che accadde. O almeno non subito.
“Che ci facevi in camera mia?”

Ti ricordo che questa è casa mia...”
“E diventerà anche casa mia!” ribatté decisa la ragazza.
Certo, non che l'idea l'allettasse ed andava anche contro il suo piano, ma meglio dirgli una bugia piuttosto che dargli la soddisfazione di avere ragione. Non aveva assolutamente ragione!

Dovrei essere felice?”
“Molto... Viziatello!” ghignò maligna.

Cosa hai detto?” Killua scandì ogni sillaba con un grugnito di uno che stava per arrabbiarsi seriamente, ma la cosa non toccò minimamente la ragazza, che rincarò la dose.
“E' quello che sei, no?” fece spallucce “Sei un viziato, tutto gira intorno a te! Tua madre... Tuo padre... Persino tuo fratello Illumi!” alzò la voce e assottigliò gli occhi fino a farle diventare delle lame “Tutti pensano che tu sia colui che prenderà le redini della famiglia Zaoldyeck, ma nessuno ti vede per quello che sei...”
Killua la guardava con gli occhi sgranati e deglutiva a fatica.
“Sei solo un bambino viziato che vive sotto una campana di vetro e che non ha mai visto il mondo reale!”
Senza rendersi conto, Lolika si ritrovò a terra con due mani che le stringevano il collo con forza e due occhi neri come la pece che la guardavano con risentimento.
“Ritira quello che hai detto.” sibilò come un serpente.
“Mai!” urlò la ragazza togliendoselo di dosso con un calcio e lanciandolo un po' distante da lei.
Killua si rialzò e tornò all'attacco, sfoderando i suoi artigli affilati come rasoi, Lolika gli sfiorò appena in tempo ma le ferirono comunque una guancia.
L'Hellenburg si passò un dito sulla ferita, se lo portò alla bocca e leccò il sangue che aveva raccolto con la lingua.
“Ora mi hai fatto davvero arrabbiare.” mormorò apatica.
Si scagliò contro il ragazzino, pronta con un pugno serrato ma venne bloccata da Killua e colpita allo stomaco da un pugno del ragazzino, bloccandola poi al muro.

Che diavolo cercavi in camera mia?” ansimò appena Lolika.
“Non mi risponderesti.” ammise Killua senza enfasi nella voce.
“Sei anche smidollato!” lo offese la ragazza con un ghigno.
Quella ragazza era al muro, eppure non perdeva lo spirito di fare battutine spiritose. Era un'insopportabile sbruffona di prima categoria. Ora le ricordava Philo, con quel sorrisetto soddisfatto a dipingerle il volto.

Non sono uno smidollato!” ribatté deciso Killua.
Ah sì, giusto... Tu sei Killua Zaoldyeck!” mormorò Lolika.
Con grande velocità, ribaltò le posizioni e Killua si ritrovò con le spalle al muro e completamente inerme davanti a quelle perle grigie che lo fissavano.

Te lo ripeterò un'altra volta: che diavolo ci facevi nella mia stanza?”
Il ragazzino prese tempo “Non mi risponderesti mai... E poi...”
“Poi, cosa? Non hai il coraggio di fare una domanda ad una ragazza?”

Si che ce l'ho.” mormorò mordendosi un labbro Killua.
Sto aspettando...” picchiettò con un piede isterico Lolika.
Lo Zaoldyeck prese un respiro d'aria e chiuse gli occhi per un attimo “Dove si trovano i tuoi genitori?”
Lolika lo guardò stupita, ma non così clamorosamente come si aspettava Killua, dopo un po' sciolse la presa su di lui e lo guardò dritto negli occhi.

Primo indizio, riguardante mio padre.” disse senza emozione “Padricidio. Sai cosa significa?”
Se ne andò poi Lolika, lasciandolo ancora con le spalle al muro.









Salve!!! ^_^
Sono stata abbastanza assente e mi dispiace, ma anche gli scrittori vanno in vacanza e poi devo mobilitarmi per l'università... Oh God! -.-
Vabbé, i miei problemi non interessano a nessuno e passo col dire che vado un po' di fretta e non ho potuto rileggere per benino questo capitolo e ci saranno una valanga di errorri che correggerò appena potrò...

Scommetto che nessuno di voi aveva ancora pensato ai genitori degli Hellenburg, eh??? xD
Cioé, spero di no... xD

Ora vi lascio davvero! Ringrazio sempre chi legge e chi ha recensito lo scorso capitolo! Spero di rivedervi presto! ^_^

Un bacione forte dalla Lu! =*








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Capitolo 5
*** The patricide is a natural thing for us... ***


Killers Family













La prima prova la superarono molti pretendenti Hunter, più o meno egregiamente. Killua aveva il fiatone, ma sostanzialmente non era esausto come alcuni concorrenti, riversi a terra in cerca dell'ossigeno perso. Anche i suoi nuovi amici stavano benone e cercavano di riprendere il fiato.
L'argenteo gettò un'occhiata ai fratelli Hellenburg: Philo si aggiustava i capelli da porcospino con una mano mentre con l'altra teneva un coltello che usava a mo di specchietto; Lolika invece sembrava tranquilla e non troppo affannata, ne gocce di sudore ne guance rosse, era come se non avesse corso per nullae si era seduta a terra a gambe incrociate
Killua sapeva benissimo che aveva una resistenza non indifferente e che era anche piuttosto veloce, nonostante non avesse le gambe lunghissime.
I loro sguardi s'incontrarono. La ragazzina sembrava sicura di sé, sicura che il titolo di Hunter le sarebbe arrivato intatto nelle mani e con pochissima fatica, naturalmente era la superbia a parlare. Fin troppo sicura di sé, dava la completa fiducia al suo intelletto, alla sua forza ed alle sue abilità, senza volere l'aiuto di nessuno e in nessuna maniera.
Killua sapeva benissimo che si sbagliava di grosso...


Padricidio. Erano giorni che questa parola gli tormentava la mente. Non l'aveva mai sentita e nemmeno l'aveva letta nei pochi libri che i suoi occhi avevano osato guardare... Doveva trovare qualcuno o qualcosa che gliela spiegasse per bene e subito.
Corse in biblioteca e cercò tra gli scaffali qualche libro che avesse come titolo “patricidio” ma non trovò niente del genere, nemmeno in alcuni libri dove parlavano dei vari omicidi avvenuti nella storia fino ad allora. Continuò la ricerca, scrutava ogni tomo con i suoi occhi verdi, ma gli sembravano tutti scritti in aramaico, poi gli venne un'illuminazione.
Poteva chiedere a suo padre.
“No, no... Papà saprà sicuramente cosa è successo a Lolika... Lo insospettirò...” pensò Killua, riflettendoci poi seriamente. Tolse lo sguardo dal libro che aveva fra le dita e lo puntò su un libro che fino ad allora non aveva nemmeno preso in considerazione, un vocabolario.
Buttò all'aria quello che aveva e corse verso quel libro che ora gli pareva oro. Scorse le pagine così furiosamente, che quasi le strappò, e arrivò finalmente alla lettera “P”. Fece scivolare il dito, ma non trovò la parola “padricidio” ma una simile... “Parricidio”. Lesse, tanto più in basso di così...

Il parricidio è genericamente l'omicidio di un parente stretto, anche se viene spesso inteso come omicidio del padre (patricidio), ma il termine può anche indicare l'omicidio della madre, o dei fratelli, o del coniuge.”

Killua rimase sconvolto. Allora lei... Lei aveva ucciso suo padre.
No, impossibile. Se per quel minimo che la conosceva fosse stato vero, se ne sarebbe vantata... Forse. Una cosa era certa: suo padre era morto e sepolto, quindi un genitore in meno, un assassino in meno e, di conseguenza, un suocero in meno. Quest'ultimo punto lo rassicurava non poco.
Uscì dalla biblioteca con un groppo in gola.
Se Lolika non era stata, dei fratelli Hellenburg quello più bellicoso a cui piaceva uccidere era Philo.
Oppure Christoph? Con il suo viso rassicurante e i modi affabili sarebbe un assassino insospettabile.
Nel corridoio incontrò suo fratello Illumi, che lo “invitò” nel suo regolare allenamento, anche se oggi non ne aveva proprio voglia, ma era costretto.
Suo padre l'attendeva in una stanza in penombra, umida e fredda, con affianco una lettiga spoglia e un carrellino con diverse siringhe e fialette tutte pronte per lui.

Killua, oggi miglioreremo la tua resistenza ai veleni.” enunciò cupo Silva con gli occhi verdognoli che brillavano nel buio.
Killua ricordò le prime volte che aveva intrapreso questo tipo di allenamento: un concentrato di puro male. A volte, per quanto fosse insopportabile, il dolore lo spingeva a battere violentemente la testa contro il muro o contro il pavimento oppure gli offuscava la mente tanto da fargli avere delle allucinazioni belle e buone.

Vogliamo iniziare?” parlò nuovamente suo padre.
Il ragazzino deglutì e si avvicinò lentamente a quella lettiga che gli procurava i brividi lungo la schiena, come se stesse diretto al patibolo. Si tolse la maglietta violacea, si stese su quel lenzuolo bianco sporco e chiuse gli occhi mentre la stanza si riempiva di rumori cristallini e la porta veniva chiusa con un sordo rumore dal fratello.



Lolika era in camera sua ad annoiarsi: il suo professore se ne era ormai andato, era sfuggita dalle grinfie di Kikyo (stranamente più nervosa e stridula del solito) che le voleva far vedere uno di quei film romantici e zuccherosi che tanto odiava e Killua non si vedeva in giro per scocciarlo un po'.
Decise di uscire dalla sua stanza, più noia di quella non c'era tanto, quindi fece un giro per quei corridoi tutti così simili e tutti così freddi.
Quella casa non le piaceva affatto... Troppo diversa da casa sua immersa nel verde più assoluto e dall'aria pulita e fresca.
Continuò il suo cammino nella casa, ma non era davvero niente di speciale, se non fosse per alcuni manufatti pregiati di Kikyo che rendevano la villa più “vivibile” e più “casa”: c'erano vasi antichi e cinesi, quadri con cornici dorate e pesanti, statue di personaggi che non conosceva affatto e alcune armature e teste impagliate affisse sul muro.

Uffa, che seccatura questa casa... Una noia mortale...” mormorò con aria stanca Lolika. Decise di passare per il salone ma non vi entrò dentro, perché sentì la voce preoccupata di Kikyo che parlava con il nonno di Killua, Zeno.
Non capisco perché si debba usare questo metodo così poco “ortodosso”... Il mio povero Kilu!” singhiozzò la donna.
Su Kikyo, questo è il metodo più efficace. Killua è colui che prenderà le redini della nostra famiglia dato che è il figlio con più talento...” spiegò, forse per la centesima volta, il vecchio con tutta calma ed un sorrisino sul volto “Non si può cambiare il destino.”
Ma perché devono iniettargli del veleno nelle vene? Perché?” strillò la donna con un verso acuto e straziato.
Gli iniettano del veleno nelle vene?” pensò Lolika sgranando gli occhi.
Quanto sei monotematica... Ogni volta la stessa storia... E ogni volta ti devo tenere lontano dalla stanza degli allenamenti.”
Ogni volta? Stanza degli allenamenti? Ma che diavolo...” l'Hellenburg si allontanò dalla porta del salone e cominciò a girovagare velocemente in cerca di questa fantomatica “Stanza degli Allenamenti”, facendosi dei ragionamenti mentali.
“Allora... Una stanza per gli allentamenti non dovrebbe essere visibile a tutti... Forse si trova nei sotterranei?” cominciò a scendere le rampe di scale una dopo l'altra, ma poi si bloccò all'improvviso perché vide Illumi uscire da una stanza con delle siringhe in una mano.
“Bingo!” pensò Lolika. Si acquattò su per le scale, in attesa di vedere Illumi tornare nuovamente nella stanza, cosa che accadde poco dopo.
Si avvicinò alla porta e ci appoggiò sopra un orecchio, ma non sentì niente. Con tutta la delicatezza che potesse avere (ben poca in realtà) cercò di aprire un poco la porta per poterci vedere dentro con il suo occhio. Vide Silva di spalle che trafficava con alcune siringhe e fialette, aiutato da un Illumi più freddo del solito. Oltre di loro, c'era una lettiga su cui era steso un corpo più bianco del lenzuolo che la copriva che aveva delle strane convulsioni. Osservando meglio, capì che era Killua. Il laccio emostatico gli strizzava il braccio destro, divenuto nero per le punture, e gli metteva in risalto le vene violacee che erano gonfie e terribilmente grosse.
Per la prima volta, da quando conosceva Killua, la ragazzina provò per lui un senso di tristezza e pena. Non sapeva bene perché, ma si sentiva strana nel vederlo lì, inerme, a soffrire come un cane per quella sotto specie di allenamento.
Un urlo si levò dalla lettiga. Era strozzato e pieno di dolore, che fece venire un brivido freddo lungo la schiena di Lolika, che continuava a guardare quella scena con gli occhi sgranati e pieni di preoccupazione.
“Ma che diavolo mi sta succedendo?” pensò poi “Perché me ne dovrebbe importare di lui? Se muore avvelenato dovrebbe semplificarmi le cose! E invece...”

Penso che ora sia meglio lasciarlo solo, così può combattere al meglio il cocktail di veleni.” disse Silva, nel modo più freddo possibile e con completa impassibilità di fronte al figlio che si contorceva dal dolore provocatoli dal contenuto delle varie fiale di veleno, e Illumi annuì brevemente con il capo e seguì il padre verso la porta. Lolika riuscì ad allontanarsi da essa appena in tempo altrimenti l'avrebbero scoperta.
Dopo che i due Zaoldyeck si fossero allontanati, la ragazzina decise di entrare nella stanza, ma esitò davanti alla porta.

Ma che sto facendo? Da dove è uscito tutto... Tutto... Tutto questo affetto per lui?” si morse il labbro ma decise comunque di aprire la porta. Non appena si chiuse dietro di se, Killua gettò un urlo che fece spaventare Lolika.
Lei si avvicinò alla lettiga, il cuore che le martellava il petto e il fiato che le mancava dalla gola. Si dirigeva a lenti passi verso Killua, il corpo di lui pallido e sudato scosso da tremolii e movimenti irrazionali. Non appena lui si accorse della presenza di Lolika, posò le sue perle olivastre su quelle chiare e color ghiaccio di lei, mosse lievemente le labbra per dire qualcosa e, dopo dei tentativi, ci riuscì: “Cosa ci fai... Qui?”
Lolika deglutì “Ho sentito da tua madre che ti stavi sottoponendo ad un allenamento... Speciale.”
Killua tirò un sorriso “E' così che lo chiama... La mia famiglia...” cercò di riprendere fiato “A te lo hanno... Mai fatto?”
Scosse il capo “No, a noi ci immettono degli anticorpi speciali che neutralizzano il veleno, ma che non aiutano ad assimilare il ferro nel sangue...”

Siete più... Avanti di noi...”
“Diciamo che siamo più ortodossi...” tirò un sorriso.
“Hai sorriso?” chiese Killua con uno strano sguardo negli occhi.
Lolika si sentì colta in fallo “No, era un ghigno divertito!”
“Si, ok...” poi gridò di dolore, un grido che fece strizzare gli occhi della ragazzina e che, istintivamente, prese la mano di Killua e la strinse nella sua. Il ragazzino vole lo sguardo affaticato verso di lei: era stupito con una nota birichina e con una punta di ringraziamento.
“Non mi guardare così!” gridò Lolika in risposta a quello sguardo “Se tu muori, chi posso prendere in giro poi? Milluki? Pensa al lato peggiore poi della cosa, se mi fanno sposare tuo fratello Illumi? Se devo sposare un perdente, fa che sia almeno un po' normale!” cominciò a parlare a raffica, senza sapere di preciso cosa stava dicendo “Oppure mi rifilano Milluki come marito? Ti giuro Killua, se tu muori e mi danno come marito Milluki, giuro sul mio sangue che ti ammazzo!”
Lui rise in modo stanco “Non morirò...” strinse ancora di più la sua mano in quella di Lolika e lei abbassò gli occhi verso quell'intreccio di dita.
“Non avevo mai preso per mano nessuno...”
“Nemmeno io... Posso... Posso chiederti una cosa?”
“Una sola...” soffiò Lolika mentre fissava ancora l'intreccio che la sua mano aveva con quella di Killua.
“Tuo padre non l'hai ucciso tu, vero?”
“No...” attese un po' per vedere lo sguardo del ragazzino, che sicuramente attendeva che lei continuasse la sua risposta “E' stato Christoph. E' una antica tradizione di famiglia. Il figlio maggiore, quando raggiunge la maggiore età, sfida il padre affinché possa prendere le redini della famiglia. Anche mio padre ha ucciso mio nonno e mio nonno ha ucciso suo padre a sua volta...”
“E se per caso il figlio non riesce a sconfiggere il padre?”

Viene ucciso.” disse lapidaria rafforzando la stretta alla mano di Killua “Nella nostra famiglia sopravvivono solo i membri più forti, quelli deboli vengono eliminati fin da subito... Le donne servono solo a dare una discendenza alla famiglia e per sfornare nuovi capo famiglia. Mia madre così ha fatto ed ha fatto nascere mio fratello Christoph. Un genio dell'assassinio si può dire...”
Genio?” mormorò stupito lo Zaoldyeck.
Sì. E 'un vero mago nell'uccidere, non ho mai visto nulla del genere, dico sul serio.” affilò lo sguardo nel ricordare gli occhi freddi del fratello “In confronto a lui, io e Philo siamo due novellini... Il modo in cui riesce a togliere la vita, è spaventoso.”
Ti ha insegnato lui tutto quello che sai?”
“Dopo la morte di mio padre si. Si aspetta molto da me e dal nostro matrimonio. Dice che la razza degli assassini è la migliore che esista, anche se si sta sporcando di gente impura. E' molto fissato con la purezza di sangue.”

Per questo che ti ha costretta a sposarmi?”
Si, vuole assolutamente che il sangue si mantenga più puro possibile.”
Killua osservò gli occhi di Lolika: ora non avevano quell'aria di superbia che li colorava spesso e volentieri, ora erano piccoli e tristi, sicuramente non sarà stato facile crescere con tuo fratello che ha ucciso tuo padre solo per una stupida tradizione.

E tua madre?” chiese poi l'argenteo con il fiato corto.
Lolika sgranò gli occhi, prese fiato e mollò la presa dalla mano di Killua, sentendo che tra le sue dita passava del freddo tagliente che le fece rimpiangere quella scelta.

L'ho uccisa io.” rispose alla fine con uno sguardo vuoto.













Salve gente! E' da un po' che non ci si vede eh?
Sono davvero, ma davvero mortificata nel farmi rivedere dopo mesi e mesi di assenza, ma il peso degli impegni si fa sentire e davvero trovare del tempo per mettere per iscritto tutta la trama mentale che mi sono fatta è come trovare l'acqua nel deserto! Ma sono qui, che vi piaccia o meno! :P Devo dire che in questo periodo di assenza, me ne sono successe di tutte i colori, a cominciare che ancora riesco ad essere puntuale ad una lezione all'università... I miei ritardi ormai li conoscono tutti! -.- Un'unica cosa positiva (forse) è che mi sono cresciuti i capelli! *___* E' una cosa che troppo desideravo, soprattutto perché ho tutta la parte della nuca completamente color petrolio (chi mi ha aggiunta al profilo personale di facebook lo sa) ed è una cosa di cui vado molto fiera! V.V

Ad essere sincera, questo capitolo lo avevo iniziato a scrivere subito dopo aver pubblicato quello precedente ma, per vari impegni non sono riuscita a finirlo entro una settimana. Naturalmente, appena avevo un po' di tempo scrivevo qualche riga, ma era davvero troppo poco, e dire che mi sono fatta anche una tabella di marcia! :D Eh si gente, dall'alto della mia pazzia/mania delle tabelle, mi sono scritta i punti più salienti che poi sarebbero i capitoli in sostanza. In totale ho calcolato nove capitoli, che spero di poter scrivere e pubblicare al più presto, anche perché è già tutto nella mia mente malata! Anzi, per essere ancora più certa di quello che pensavo e che poi avrei scritto, mi sono andara a scaricare delle scans di HxH su un sito, roba davvero da malati mentali, perché avevo solo seguito l'anime e non lo ricordavo... Siccome non ho tempo di starmi a rivedere tutte le puntate, ho optato per un metodo un po' più semplice e veloce, anche perchè io, preferisco di gran lunga i manga agli anime...

Comunque sia, dopo tutto questo preambolo, passiamo al capitolo... Non è lunghissimo, ma penso che sia ricco di contenuti e soprattutto svela un pochino chi sono questi meledetti Hellenburg e perché sono così strani. Il padre di Lolika, dunque, è stato ucciso da Christoph (un personaggio che amo davvero e che spero possa avere più spessore nei prossimi capitoli), ma lei ammette di aver ucciso la madre, cosa sarà successo? Non vi resta che aspettare il prossimo capitolo! ^__^

Vorrei ringraziare chi ha recensito gli scorsi capitoli e sul serio, io leggo sempre più o meno in orario le vostre recensioni, ma se non vi rispondo subito è perché poi mi dimenticherei di alcune che fanno in ritardo nel recensire e anche perché preferisco rispondervi quando pubblico così da non saltare nessuna ed anche perché così vi beccate anche il capitolo nuovo nuovo, nonostante magari abbiate messo nel dimenticatoio la mia storia... Un po' stronza dite? Mi pare proprio di sì! xD

Ci vediamo alla prossima gente, un grazie infinito a chi legge!
Un bacione forte dalla Lu! :*

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Capitolo 6
*** Now, all was well... Most all... ***


Killers Family





- Now, is all well... Most all... -








In tutte le altre prove che si susseguirono, sia Killua e i suoi amici che gli Hellenburg, riuscirono a superarle senza troppi sacrifici.
Arrivarono alla quinta prova che prevedeva un combattimento tra i vari partecipanti e il vincitore veniva promosso ad Hunter.
Mentre Philo era del tutto disinteressato dai vari combattimenti ed attendeva impaziente il suo, Lolika era ferma a fissare quello di Killua. Aveva da poco scoperto che il concorrente Ghitarakuru era in realtà Illumi, venuto per riportare a casa il fratello. L'incontro di Killua era finito con la sua squalifica: aveva ucciso il suo avversario, Bodoro, nonostante sapesse perfettamente che si veniva espulsi dall'esame in caso di morte dell'avversario.

Lanciò uno sguardo verso Illumi, che osservava l'incontro molto attentamente attraverso quei pozzi scuri glaciali; le aveva fatto uno stranissimo effetto quando lo aveva guardato: fin da piccola le dava una sensazione sgradevole ed era l'unico che potesse farle venire i brividi sulla schiena.
Ne era certa: era stato lui a indurre Killua a ritirarsi dall'esame, gli aveva rivoltato il cervello come un calzino.
Anche gli amici di Killua lo guardavano sconvolti, non si sarebbero mai aspettati una mossa da lui e, molto probabilmente, non sapevano che lui era un assassino.

Killua è stato squalificato.” mormorò Lolika rivolta al fratello.
Philo alzò lo sguardo verso di lei e fece spallucce “Cosa vuoi che me ne freghi, Lolli?”
“Ti ricordo che sarebbe tuo cognato.”

E ti ricordo...” mormorò alzandosi e mettendosi davanti la figura della sorella “Che a me, di lui, non me ne può fregare di meno. O devo ricordarti che ti ha lasciata sola, quando vivevi nella tenuta Zaoldyeck?”. I suoi occhi erano lame affilate che s'infilavano dentro al suo petto.
Quanta diavolo di ragione aveva quel porcospino?
Lolika si morse il labbro “Resta comunque tuo cognato!” gridò andandosene verso il corridoio che portava all'uscita.

E resta comunque tuo marito!” le urlò di rimando Philo per poi sbuffare “Quella scema...”



Come... In che senso l'hai uccisa tu?” chiese stupito Killua, ancora steso sulla lettiga.
Lolika sbuffò “Quante domande che fai...”

Le hai volute tu!” rispose il ragazzino alzano la voce e spalancando gli occhi.
Lei fissò la faccia di lui e scoppiò in una risata cristallina “Dovresti vedere la tua faccia...”
Killua rimase zitto per un momento... Stava ridendo? Era la prima volta che la vedeva ridere... “Perché la tua vorresti dire che è bella?”

Mi pare ovvio! Altrimenti non sarei la tua futura moglie...” rispose fiera la ragazzina.
“Accidenti a te!” esclamò Killua con un finto broncio. Poi strinse un occhio e fece uno spasmo di dolore, al che Lolika si avvicinò ancor di più a lui.
“Tutto bene?” gli chiese.

Si... Diciamo che sto riuscendo ad eliminare il veleno...”
Starò qui con te...” mormorò senza rifletterci Lolika.
Come... Mai?”
La brunetta gonfiò le guance “Perché non so chi scocciare.”
Killua la fissò: ora sembrava diversa da come era prima, sembrava più incline ad avere un rapporto pacifico con lui e non tenendosi sulle sue o avendo degli atteggiamenti ostili.
Restarono per un po' in silenzio finché lo Zaoldyeck non si decise a parlare “Come mai questo cambiamento?”
Lei parve rifletterci un po' sopra “Mi hai fatto pena e... Mi ricordi me quando facevo gli allenamenti con Christoph... Ero completamente in balia della sua furia e del suo spasmo di uccidere...” raccontò socchiudendo gli occhi “Ho rischiato parecchie volte la vita contro di lui...”

Nella nostra famiglia, tutti hanno subito questo tipo di allenamento...”
Ma come fate?” gli chiese Lolika con un vocina acuta.
E' il nostro destino... Noi siamo nati per fare gli assassini, come voi Hellenburg.”
Destino e destino... Mi sembra di sentir parlare Christoph... Per lui, ogni cosa che accade è deciso dal destino e nella vita bisogna rendere conto solo a quello...” spiegò irritata “Secondo me, ogni essere umano, a seconda delle scelte che fa, decide il proprio destino... Non è tutto già scritto!”
Anche secondo me!” convenne Killua con un sorriso.
Lolika ne tirò anche lei uno e porse il suo sguardo sul braccio del ragazzo “Com'è viola...” osò nel passare un dito sull'avambraccio “E com'è gonfio...”
“Il risvolto della medaglia.” rispose lui, rabbrividendo un pochino sul punto dove era passato il ditino freddo.
Lolika abbassò gli occhi sulle punte delle sue scarpe “Mia mamma è morta dandomi alla luce.” esclamò tutto ad un tratto “Non so di preciso come successe, ma un'emorragia le si era scatenata nell'utero e potevano decidere di salvare o me o lei... E lei scelse me... Ecco come l'ho uccisa.”

Non l'hai uccisa!”gridò Killua, agitandosi sulla lettiga.
“Si invece!” grugnì lei in risposta, come se avesse ritrovato il carattere che aveva perso “E chi sennò? Me lo ripete anche Christoph all'infinito! Se io non nascevo, i miei genitori potevano avere altri figli al mio posto, magari anche migliori di me, e invece...”
“E secondo te, solo per questo stupido motivo, tua madre ti avrebbe sacrificato per avere altri figli?” urlò alzandosi dal lettino e mettendosi in piedi di fronte a Lolika “Io non so molto di te, ma mia madre si sacrificherebbe per salvarmi... Questo è un ruolo che ogni genitore deve fare!” e si incamminò verso la porta molto pesantemente e zoppicante.

Quanto è stupido...” mormorò poi Lolika, mordendosi un labbro.


Tu riesci a guardare in faccia il Sole?”
Nessuno ci riesce Killua...”
Io si invece!”
“Non è vero! Hai pure gli occhi chiari tu!” replicò decisa Lolika “Il mio professore mi ha detto che chi ha gli occhi chiari vede bene al buio ma poco alla luce e viceversa per gli occhi scuri: quindi tu non puoi vedere il Sole in faccia!” spiegò a mo di professoressa.

Ma io ci riesco!”
Si, in un'altra vita...”
Killua e Lolika erano stesi sul prato dietro la villa della famiglia Zaoldyeck e guardavano il cielo indicandone le nuvole dalle forme più strane e parlando del più e del meno. Dopo quella chiacchierata nella Stanza degli Allenamenti, la ragazzina aveva cercato di cambiare il suo atteggiamento nei confronti di Killua e dei miglioramenti c'erano, anche se non era pronta a dimostrarli a tutta la famiglia Zaoldyeck al completo e quindi teneva solo per se e per Killua questo atteggiamento..

Illumi forse ci riuscirebbe...” mormorò lei poi in risposta.
No Lolika: io ci riesco!”
Sei stressante a volte, Killu!” sbuffò mettendosi a sedere a gambe incrociate “Mi ricordi per alcuni versi Philo...”
Non mi paragonare a lui!” urlò Killua infervorato “Io non uccido per piacere!”
Lolika sorrise “Lo so.” si alzò in piedi ed iniziò a trafficare con le tasche del vestito. Kikyo aveva tanto insistito affinché mettesse un abito da donna e non i soliti pantaloni che portava abbinati con la felpa enorme che indossava per via dell'umidità della residenza Zaoldyeck. Oggi indossava un vestitino che le arrivava alle ginocchia, completamente viola (un colore che piaceva a Killua, stranamente), a maniche corte e dal collo alto. La mamma del ragazzino aveva anche insistito affinché sciogliesse i capelli dalla solita crocchia, infatti ora le arrivavano morbidi fino alla vita ed ai lati erano tenuti indietro da delle forcine, così da lasciarle liberi gli occhi. Anche Killua si accorse, per la prima volta forse, di quanto fosse effettivamente bella la ragazzina: quegli occhi grigi guizzavano in mezzo a quei capelli castani.
“Ti piace il cioccolato?” chiese Lolika sventolando una busta sospetta.
“Si. Cosa sono?” chiese Killua afferrando la busta.
“Sono delle palline di cioccolato... Se non sbaglio le chiamano Chocoballs...”
Il bambino strappò la busta con forza e si portò una pallina in bocca, sorridendo poi beatamente quando questa si sciolse in bocca.

E' buonissima!”
Lo so.” e fece altrettanto Lolika, mangiandosi una pallina di cioccolato.
“Sai una cosa...” proruppe poi Killu dopo diverse palline che si era mangiato.
“Cosa?” disse Lolika alzando un po' la tasta affinché potesse vedere negli occhi lo Zaoldyeck.
“Oggi... Oggi... Sei carina...” borbottò imbarazzato non appena vide due perle grige fissarlo con intensità.
Lolika rimase un po' allibita poi sorrise lievemente con le guance imporporate “Tu invece no...” scherzò poi per vedere l'espressione stupefatta di Killua “Scherzavo...”
Risero di gusto e poi Lolika si stese nuovamente accanto al ragazzino, sgranocchiando delle Chocoballs.

Se mi vedesse Christoph...” mormorò poi “A lui non piace il cioccolato...”
Ci fu silenzio.

Tu credi nell'amore?” esclamò Killua improvvisamente.
Nell'amore?” ripeté lei pensierosa “Non ho mai avuto esempi di amore, io... Tu?”
Non so... Comunque vedo i miei genitori che si vogliono bene... Credo.”
Non è un bene?”
Killua fece spallucce “Credo.”

Devo andare...” disse poi all'improvviso Lolika “Tua madre ha detto che mi doveva far vedere degli abiti... Non ne ho proprio voglia...” sbuffò poi.
Vengo con te.”
No.” poi corse via.
A Killua sembrava sospetto, ma non se ne crucciò più di tanto e tornò dentro casa, vagando per la villa, stranamente felice.
Da una parte era contento che le cose con Lolika andavano bene, soprattutto perché i lividi vari erano spariti o non se ne facevano più, dall'altro era preoccupato, insomma, lui era giovane e di certo non voleva provare troppo “affetto” per una ragazzina qualunque che si presentava come sua futura moglie.
Dopotutto, qualunque ragazza poteva presentarsi così e per qualunque ragazza poteva provare gli stessi e contrastanti sentimenti solo che, non conosceva tante ragazze per cui provare diverse tipologie di emozioni. Si sentiva oppresso in quella casa, troppo confinato in una campana di vetro, troppo distante dal mondo reale.
Era stufo.


Lolika era appena tornata nella sua stanza per cambiarsi. Era tutto in ordine come sempre, ma vide una figura di spalle che guardava fuori dalla finestra drappeggiata da pesantissime tende di velluto rosso.
Christoph osservava i paesaggio tetro che la Villa Zaoldyeck offriva, con le sue nubi grigie cariche di umidità e l'erba verde scuro che non rifletteva la luce del Sole, un paesaggio ben diverso da dove si trovava Villa Hellenburg.

Cosa ci fai qui?”
La domanda di Lolika uscì con un grugnito contrito ma il maggiore dei fratelli sembrava non essersene accorto o faceva finta.

L'allenamento settimanale, ricordi?” rispose serafico, togliendo gli occhi dalla finestra e puntandoli verso la sorella “Eravamo d'accordo...”
Lolika chinò il capo e strinse forte i pungi fino a sentire le unghie entrarle nella pelle e lacerarla “Ma-...”
“Niente “ma”!” urlò Christoph mantenendo la sua maschera di ghiaccio e gli occhi perfettamente fermi “Sei nata per questo, per diventare un'assassina... Non una stupida rammollita o una moglie che rassetta la casa o infila le pantofole al marito!” si avvicinò lentamente alla ragazzina e le alzò il viso con una mano, per poi sussurrarle all'orecchio “Tu sei un Hellenburg, non dimenticarlo. E' non c'è niente di più puro di noi, come assassini.”
La ragazzina deglutì a fatica, incapace di poter sfuggire alle grinfie del fratello o di poter ribattere il contrario. Le aveva tante e tante volte ripetute quelle parole, che le sembravano sempre più veritiere. Christoph era bravissimo ad annientare la psicologia altrui, era in grado di poter far fare tutto a tutti con due semplici paroline e qualche sguardo eloquente. Oppure, poteva far provare diverse emozioni solo con l'uso delle parole: il mal capitato poteva provare euforia, tristezza, piacere e dolore ad intermittenza. Christoph sapeva colpire i punti giusti con le giuste parole.
A Lolika, non ci fu che altra scelta di annuire.


Gli anni passarono ed ormai sia Killua che Lolika erano cresciuti. Entrambi erano diventati più grandi e carini, e la loro convivenza sembrava andare bene, nonostante la loro reale amicizia la tenessero nascosta al resto della famiglia.
Bene o male passavano le giornate come al solito: Lolika faceva lezione con il suo Professore, e ogni tanto anche Killua seguiva le lezioni, poi aveva del tempo libero che passava a cavalcare il suo Brennnssel ed a coccolarlo oppure a chiacchierare con Killua del più del meno. Al contrario, il ragazzino spesso faceva dei lavori datogli dal padre affinché affinasse l'arte dell'assassinio oppure si allenava con Illumi per migliorare la sua forza e la sua resistenza.
Il tempo libero, lo passava con Lolika.
Spesso si ritrovavano a parlare stesi sul prato dietro la tenuta Zaoldyeck ed a sgranocchiare delle Chocoballs, di cui Killua era goloso pazzo. I loro momenti di tranquillità non avevano subito nessun tipo di turbamento o di intoppo, erano sempre andati bene ed erano un momento di piacere per entrambi, dato che si toglievano entrambi dell'appellativo di “assassino” e si ritagliavano momenti da “semplici ragazzi”.
Nulla poteva oscurare le loro menti, o forse quella di Killua si.














Salve! So che non mi faccio viva da un bel po' di mesi, ma non temete, non vi libererete presto di me! =)
Allora, ho deciso volutamente di sorvolare un po' sulle prove Hunter, dato che ne abbiamo lette e viste parecchie e a me, sinceramente, hanno stufato... V.V
Questo capitolo era già scritto da un pezzo, l'ho riletto molto velocemente e l'ho pubblicato solo ora perché ho avuto un po' daffare... Mi dispiace immensamente che abbiate aspettato tutto questo tempo, soprattutto perché ho notato che ci sono nuovi lettori e, come mio solito, mi sono fatta riconoscere... Perdonatemi! T^T
Ho deciso di far avere finalmente una tregua a Killua! xD Era ora, poverino, non aveva più pelle per i lividi di Lolika! A parte gli scherzi, spero che vi piaccia questa "amicizia" tra i due piccoli assassini...
E, soprattutto, ho cercato di delineare un po' la psicologia di Christoph! *__* Non so perché, ma adoro il suo personaggio, non solo perché l'ho creato io stessa, ma i personaggi psicologicamente instabili o pazzi, li A D O R O, basti vedere il mio personaggio di François in Bleder Revolution...
In questi ultimi mesi, ho anche deciso di fare un mio account Facebook personale, con il mio nome di EFP! Se ne avete uno anche voi, aggiungetemi! Sarò felice di ciò! ^_^ Profilo Facebook : http://www.facebook.com/lumik.efp?ref=tn_tnmn

Ok, finito questo sproloquio, ripeto che mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto, ma spero che vi piaccia questo nuovo capitolo, cha a me non piace tantissimo...
Ci sentiamo presto (spero)!
Un bacione immenso dalla Lu! =*

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Capitolo 7
*** What am I for you? ***


Dove eravamo rimasti...
Killua Zaoldyeck e Lolika Hellenburg sono figli di due delle più rinomate famiglie di assassini in circolazione.
Nel passato, sono stati entrambi legati da un accordo delle rispettive famiglie affinché, raggiunta l'età giusta, si sposino. Inizialmente il loro rapporto non va benissimo, spesso litigano, arrivando addirittura alle mani, cosa in cui Lolika ha dimestichezza. Nonostante ciò, riescono a stringere amicizia ed a passare dei pomeriggi insieme, togliendosi di dosso l'etichetta di “assassini” e comportandosi da “ragazzi normali”.
Nel passato, li abbiamo lasciati cresciuti, ma con un nodo che aggroviglia la mente di Killua, oppresso dalla sua famiglia e stufo di uccidere.
Nel presente, Killua e Lolika si rincontrano, dopo essersi persi di vista, all'esame per diventare Hunter. Le cose però non vanno come vorrebbero, dato che Lolika, e anche la sua famiglia, ce l'hanno con Killua, che ha lasciato la tenuta Zaoldyeck, abbandonando la ragazza. Ora, Killua è stato espulso dall'esame, per aver ammazzato il suo avversario dopo aver subito il lavaggio del cervello da parte di suo fratello, Illumi.
Cosa succederà ora?








Killers Family





- What am I for you? -





Dobbiamo seguirlo e farci spiegare cosa è successo!”enunciò deciso Goh.
“Quel ragazzo è suo fratello! Se fosse giusto lasciarlo andare con lui?”
“Non credo, Leorio...” s'intromise Kurapika “Killua sembrava spaventato da lui... Chissà cosa c'è dietro...”
“Io posso aiutarvi.”
Una voce femminile li interruppe e tutti e tre si voltarono verso la fonte, trovandosi la figura di una ragazzina con degli strani occhi freddi.
“Tu sei...” iniziò a parlare Goh ma fu interrotto.
“Mi chiamo Lolika Hellenburg, conosco la famiglia di Killua da un bel po'. Posso portarvi alla tenuta Zaoldyeck e farvi parlare con Killua.” spiegò fredda, ma a tutti non scappò la nota di timore che aveva nella voce.
“Davvero? Potresti aiutarci?” eruppe Goh con gli occhi gonfi.
“Voi chi siete per lui?” chiese l'Hellenburg fissando lo sguardo su di loro.
Goh non se lo fece ripetere due volte “Siamo amici. Abbiamo iniziato questa cosa insieme, e la finiremo insieme!”.
Anche Leorio e Kurapika avevano lo sguardo del moro, uno sguardo pieno di determinazione e luminoso.
Lolika sorrise tra se e se, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe “E sia, vi porterò alla tenuta Zaoldyeck., ma...”
“Dove pensi di andare tu?” una voce tagliente, non fece finire di parlare la ragazza.
Tutti si voltarono, tranne la stessa, che chiuse gli occhi in segno di indifferenza “Philo...”.

Ti ho chiesto, dove pensi di andare... Sei sorda per caso?”
“Accompagnerò questi ragazzi alla tenuta Zaoldyeck, affinché possano riprendersi Killua.” spiegò Lolika calma, fissandolo negli occhi.
“E pensi che io accetti le tue azioni, razza di stupida? Devo ricordarti che lì dentro hai passato un periodo di merda grazie al signorino che è stato squalificato poco fa.” sputò quelle parole con rabbia ed un sibilo minaccioso “Ti ha abbandonato, quando doveva essere l'ultima persona a farlo!”
“Non lo conosci.” disse breve la sorella.
“E' fortunato che ci sia un patto tra le nostre famiglie, altrimenti l'avrei ammazzato sul momento!”.
“Non puoi farlo!” gridò questa volta Goh.
“Tu.” Philo aveva le iridi dilatate dalla rabbia “Tu conosci davvero colui che consideri amico? Sai chi è? Sai cosa fa?”

No.” Goh era calmo “Ma a me non interessa chi era e chi è la sua famiglia... Il mio amico è Killua ed io mi farò spiegare da lui cosa è successo. Tu non sei mio amico, non ti voglio credere.”
“Tks!” e sputò a terra il biondo “Fate ciò che volete...” e poi puntò un dito accusatore sulla sorella “E tu. Aspettati una reazione da Christoph.” e voltò la schiena per entrare nell'ombra.


Dov'è Killua, Porchetto?”
Lolika vagava per la tenuta degli Zaoldyeck in cerca del suo promesso sposo, ma non lo trovava, e così decise di bussare alla porta della stanza di quel porco di Milluki. In realtà, non aveva nemmeno bussato ed era entrata come una furia nella stanza, ma a lei non le importava. Quella stanza emanava un odore di chiuso e, sicuramente, l'odore di fritto delle patatine che mangiava continuamente aveva impregnato le mura e le tende che vi erano all'interno. Nel sottofondo si sentivano le dita grassocce di Milluki che battevano freneticamente i tasti del suo computer, misto al lavoro costante delle mascelle dello stesso.
Il Porchetto, come l'aveva malignamente soprannominato Lolika stessa, la guardò con aria disgustata “Non so dove sia quell'inetto! E la prossima volta bussa, razza di stupida!”
La ragazzina si avvicinò a Milluki con un sorriso smagliate a disegnarle il volto “Porchetto, non mi far arrabbiare, o finisce davvero male per te. Vorresti entrare con la testa nel tuo computer, Porchetto?” sottolineò quella parola col massimo disprezzo che potesse avere il suo tono di voce.
Il ciccione deglutì a fatica, per poi farfugliare che non sapeva dove fosse Killua.
Si trovava punto e accapo.
Lolika aveva notato che Killua ultimamente era diverso. A seconda di come sbatteva le palpebre, i suoi occhi cambiavano: a volte erano freddi e vuoti e a volte erano distanti, lontanissimi da lei.
C'era qualcosa che lo turbava.
Continuò a vagare per la tenuta, fin quando non tornò nella stanza di Killua, dove aveva già visto ma non l'aveva trovato. Aprì la porta lentamente e lo trovò seduto per terra, sotto la finestra, con le gambe strette al busto e la testa incassata nelle ginocchia.
Lolika sospirò ed entrò, chiudendosi la porta alla spalle, e sedendosi accanto a Killua.
La stanza del ragazzo era più grande della sua: aveva delle pesantissime tende di velluto viola che incorniciavano l'enorme finestra dove vi erano seduti sotto, il letto a baldacchino era grande e sembrava morbidissimo, la scrivania era spoglia e la sedia era riposta accuratamente in essa. Sembrava vuota e desolata.
Lolika pensava che Killua stesse piangendo, ma quando si avvicinò non sentiva singhiozzi o altro.
“Killua...” mormorò la ragazzina “Cosa c'è?”
Il ragazzo non rispose, si limitò a respirare rumorosamente.
“Lo sai che con me puoi parlare.” continuò l'Hellenburg più dolce possibile, anche se la pazienza le stava già sfuggendo di mano.
Killua respirò nuovamente e disse “Sono stufo.” e, accertatosi che Lolika lo stesse a sentire con una fugace occhiata, continuò a parlare “Sono stufo di ammazzare, non ne posso più. Sempre la solita vita.”
“E che ti aspettavi?”
“Una vita che sia mia!” urlò guardando finalmente in faccia Lolika “Guardaci! Dobbiamo sottostare alla mia famiglia, ci hanno costretto a vivere insieme perché quando saremo grandi dovremo sposarci, dobbiamo uccidere le persone che loro ci indicano... Ne ho abbastanza!”.

E a te dispiace ciò?” gridò di rimando Lolika. Quante cose avrebbe voluto dire, invece.
Sì, voglio andarmene!” continuò a voce alta il ragazzo, alzandosi in piedi e volgendo le spalle alle ragazza.
La castana si alzò a sua volta e si mise alle sue spalle “Killua... Cosa sono io per te?”
Killua si girò a guardarla, con gli occhi sgranati “Cosa...?” non riusciva a parlare, non sapeva cosa dire. Che significava quella domanda? Non se l'era mai posta nemmeno lui!

Io ne ho abbastanza, ma di te, Killua.” gridò con gli occhi lucidi ed uscì come una furia dalla stanza del ragazzo, sbattendo la porta.
Maledizione!” urlò di rabbia il ragazzo, battendo un piede al letto con tutta la forza che aveva.


Razza di idiota!” pensò livida di rabbia mentre correva “Non sa nemmeno ammettere la verità!”.
Entrò nella sua stanza e si bloccò di botto. C'era suo fratello Christoph ad aspettarla.
“Ciao Lolika.” proruppe il biondo pacato, squadrandola da capo a piedi “Ogni giorno sei più bella, ma il tuo viso ha delle linee di ira...”
“Non è nulla.” tagliò corto la sorella “Dobbiamo allenarci, giusto?”
“Si, ma...” iniziò Chris, ma la voce di Lolika lo interruppe.
“Forza.”
Il fratello la guardò nuovamente, ma con maggior intensità, come se le stesse svogliando la mente con gli occhi “Hai discusso con il tuo maritino, non è così?”
Lolika non rispose.
“Ho capito. Lui non è come noi... Noi siamo migliori, lo sai.”
“Smettila! Tu non lo conosci, non puoi parlare di lui!”
“E tu, sei sicura di conoscerlo?” sibilò velenoso Christoph “Non hai visto come ti ha trattato? Per lui, tu sei solo un contratto da rispettare, un triste destino a cui è stato condannato dai suoi famigliari al quale non può scappare. Rassegnati, tu sei solo il suo futuro nero, un futuro nero che non accetterà mai volontariamente.”
Lolika non rispose e si preparò in silenzio per l'allenamento col fratello, che aveva un ghigno maligno sul viso.
Da allora, lei e Killua non si parlarono più.


Argh!” un urlo la ridestò dal libro che stava studiando col suo professore personale, Mr. Lichtbest. Si precipitò fuori dalla stanza e vide che era stata Kikyo ad urlare e che aveva il vestito e il viso macchiato di sangue, a sostenerla per le spalle c'era Silva e dietro di loro c'era Milluki, che si teneva una mano in testa sporca di sangue.
“Che cosa è successo?” chiese la ragazza, andando incontro agli Zaoldyeck. Silva non le rispose, e continuò a camminare sostenendo la moglie, che singhiozzava senza contegno, biascicando parole senza senso.
Lolika tentò di nuovo di sapere chiedendo a Milluki “Porchetto, che cosa è successo? Mi vuoi spiegare?”.
Il ragazzo si fermò e la guardò “Sicura che vuoi sapere?”
La ragazza annuì ed attese.
“Killua se ne è andato. Per farlo, non ha esitato a ferire la mamma e me.”

Non può essere... Non può essere andato via senza dirmi nulla...”
“E' così, Lolika!” urlò burbero il ciccione, prima di andarsene e di lasciarla sola.
Tornata nella stanza, Mr. Lichtbest notò che c'era qualcosa di strano, ormai erano anni che le insegnava e la conosceva abbastanza bene, capiva quando c'era qualcosa che non andava, nonostante cercasse sempre di mantenere la sua faccia inespressiva.
“Tutto bene, Miss? La vedo sconvolta.” nonostante avesse un tono di voce duro e solenne, Lolika poté trarvi una certa dolcezza e preoccupazione.
“No, Mr. . Le dispiace se finiamo la lezione in un secondo momento?” cercò di dirglielo con la voce più ferma possibile “Non mi sento molto bene.” concluse poi, avvicinandosi alla sua scrivania e chiudendo il libro che vi era sopra.
Mr. Lichtbest non replicò, chiuse a sua volta il libro che aveva in mano e lo ripose nella sua ventiquattrore, fece un breve inchino mormorando “Miss.” ed uscì dalla stanza, chiudendosi lentamente la porta alle spalle.
Rimasta sola, Lolika si mise a piangere. Non ricordava nemmeno l'ultima volta che lo fece, forse quando suo padre è stato ucciso da Christoph... Le sembrava un'esperienza nuova, sentire quella calda acqua salata che le sgorgava dagli occhi e le bagnava il volto, lasciando una scia che bruciava e tirava; i tremolii e i singhiozzi che le impadronivano il corpo erano assai più dolorosi e incontrollati, rispetto ai brividi che aveva sulla schiena quando guardava negli occhi Illumi.
Non le sembrava ancora vero: l'aveva abbandonata, se ne era andato senza dirle nulla, fregandosene del suo destino, di quello che le sarebbe successo.
Quella famosa domanda, ritornò alla mente di Lolika.

“Killua... Cosa sono io per te?”

Ecco perché non le aveva risposto. Per lui, non valeva nulla.


Finalmente libero. L'aria aveva un odore migliore quando sapeva di libertà, quando sapevi che era solo tua. Killua non riusciva a non guardarsi intorno, a non fermare l'adrenalina che gli circolava prepotente nelle vene.
Era una sensazione magnifica.
Niente più catene. Niente più omicidi. Niente più obblighi e doveri. Niente di tutto ciò. Ora il suo destino era nelle sue mani, decideva lui cosa farne della sua vita. Finalmente, aveva qualcosa che era solo suo. Si fissò i palmi delle mani, felice come non mai ma poi, sentì quella felicità scivolargli fra le dita.
Lolika.
L'aveva lasciata, abbandonata. Chissà se l'aveva già saputo? Chissà come starva ora?
Si guardò alle spalle. Il tetto della tenuta Zaoldyeck era ancora visibile da lontano. Si era allontanato parecchio, oramai. Non si poteva tornare più indietro, avanti, sempre e comunque.
Killua alzò lo sguardo verso il cielo: aveva delle strane sfumature grigiastre tendenti al bianco, proprio come gli occhi di Lolika. In un baleno, il suoi viso e quelle perle gli tornarono alla mente, producendogli una piccola fitta all'altezza del cuore.
Strinse i pugni, sospirò e si aggiustò meglio lo zaino in spalla. Quegli occhi non li avrebbe più dimenticati.
“Lolika, spero che tu capirai. Tornerò a prenderti, promesso.”.







NO, vabbé! Sono la disgraziata numero uno in assoluto! Sono proprio senza vergogna! Sono quattro mesi precisi che non aggiorno, e lo faccio con un capito davvero striminsito e non molto convincete... Spero che riuscite a perdonarmi! Per alleviare un po' la vostra rabbia, a inizio capitolo ho scritto un piccolo riassunto affinché voi non doviate andarvi a rileggere il capitolo precedente per sapere cosa era successo...
Ora, siamo ad un punto di svolta e, nei prossimi capitoli, il passato si unirà al presente per spiegare la storia.
Sono molto felice di aver aggiornato, perché alcuni lettori ci tenevano davvero, e spero che ci saranno ancora adesso, nonostante sia passato tantissimo tempo!
Oltre a porgervi nuovamente le mie scuse, spero di avere una vostra opinione, oltre agli insulti che mi manderete. Ovviamente, spero che il capitolo vi piaccia! ^____^ Non vado oltre con le ciance e vi saluto, sperando di risentirvi, il prima possibile! Dovrebbero mancare due capitoli alla fine, spero di fare un buon lavoro e di non lasciarvi troppo tempo a digiuno di KILLERS FAMILY.
A presto!
Un bacione forte forte dalla vostra Lu, la più disgraziata delle scrittrici! :*

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Capitolo 9
*** Together again ***


Killers Family




- Together again -






Quello è il Monte Kukuru.” spiegò Lolika, indicando attraverso il vetro del finestrino dell'autobus, prima che la guida turistica la precedesse “La tenuta Zaoldyeck si trova in cima.” - si era tirata su il cappuccio della felpa viola che aveva addosso, ed osservava mesta il panorama.
Gon vi si appiccicò col naso, guardando la vasta vegetazione che circondava tutta la montagna e da cui non vedeva spuntare ne edifici ne tetti in lontananza.

Non ci hai ancora detto perché tu e Killua vi conoscete...” esclamò improvvisamente Leorio, aggiustandosi la cravatta distrattamente.
E' vero!” esclamò il ragazzino, staccandosi dal finestrino ed osservando sorridendo la ragazza.
Lolika alzò un sopracciglio per poi sospirare e chinarsi verso i tre, parlando a bassa voce e guardandosi intorno circospetta “La mia famiglia e quella di Killua si conoscono da molti anni, sono due delle famiglie più conosciute e temute tra quelle degli assassini.”
Kurapika però aveva altro da aggiungere “Sembrava che ci fosse più che una semplice conoscenza tra di voi...”
L'occhiataccia che gli rivolse era di puro gelo, tanto che i suoi occhi sembravano lame affilate e pronte ad attaccare, ma ci ripensò e fissò il finestrino “Io e Killua siamo promessi sposi.”
I tre trattennero il fiato e non riuscirono più a dire nulla, distogliendo lo sguardo dalla ragazza, visibilmente a disagio, cosa per cui ne fu grata ma dovette ricredersi.

E non è una cosa bella?” - Gon la osservava con le guance leggermente imporporate e gli occhi luminosi ma si beccò una gomitata da Leorio, che si schiarì la voce.
Scusalo.” - Lolika scosse il capo e fissò distrattamente Gon grattarsi la testa dove l'aveva colpito l'uomo e capì perché Killua si fosse interessato tanto a quel ragazzo: era di una innocenza disarmante. Era talmente diverso da loro che era impossibile non rimanerne colpiti, non solo per la sua innocenza, ma anche per la sua spontaneità e per la sua aura pura e gentile. Sorrise tra sé mentre lo vide bisticciare con Leorio e con Kurapika che cercava di placarli. Sembravano felici.
L'autobus turistico si avvicinò all'entrata della proprietà della famiglia di assassini, facendo scendere i turisti e spiegando cosa capitasse a chi tentava di entrare nella tenuta: non tornava indietro vivo.
Lolika tirò per un braccio Gon quando questi chiese alla “Signorina Guida” come si facesse ad entrare, giusto il tempo per scansarlo da due individui che volevano entrare con forza, dall'entrata secondaria, scaraventando a terra il guardiano e rubandogli la chiave, entrando.
“Tutto bene?” chiese il ragazzo, affiancandosi al vecchio ed aiutandolo a rialzarsi, ma si bloccò quando vide un'enorme mano pelosa verdastra aprire la porta e tirar fuori due scheletri intatti, con ancora i vestiti addosso.
I turisti lanciarono un grido e si affrettarono a rientrare nell'autobus, mentre la guida cercava di richiamare i quattro che erano rimasti attorno al guardiano.
“Cosa state facendo? Fate presto a salire sul bus!”
Gon indicò sé e poi gli altri “Vogliamo rimanere qui.”


Signorina Lolika, non l'avevo riconosciuta!” si affrettò a scusarsi il guardiano, chinando ripetutamente il capo “Cosa ci fa lei qui?”
La ragazza si era tolta il cappuccio e si rigirava tra le mani una tazza di tè che il vecchio aveva offerto a lei ed i ragazzi “Voglio accompagnargli da Killua. Sono suoi amici.”
Il Guardiano li osservò bene “E' un piacere per me avere dei visitatori questa volta e non i soliti normali assassini... Comunque, non posso lasciarvi entrare e voi dovreste saperlo, Signorina Lolika...”
“Ammetto di aver dimenticato un dettaglio peloso...” sbuffò la ragazza “Mi ero dimenticata di Mike.” ammise verso i ragazzi, facendo spallucce.

E ti sembra un dettaglio da poco?!” sbraitò Leorio verso la ragazza.
“Mike obbedisce solo agli ordini della famiglia Zaoldyeck ed è addestrato ad uccidere gli intrusi.” spiegò l'anziano, sorseggiando ogni tanto la sua tazza “Non posso permettere che gli amici di Killua siano ridotti in ossa...”
Kurapika parve pensieroso “Mi dica guardiano, perché lei è disarmato? Può entrare o no? Perché ha a un chiave?”
L'uomo sorrise tra sé “Ottima osservazione. Questa non è la vera chiave, ma è una per gli intrusi. Hai visto anche tu... Queste persone vengono in gruppi e con arroganza si mettono davanti la porta e quando non ci riescono, tentano di distruggerla... Sono noiosi. Ecco perché ci sono due porte.” sorrise “Gli intrusi che mi rubano la chiave vengono uccisi e mangiati da Mike. Io sono l'unico che si occupa di ripulire il caos di quell'animale.”
“Sulla vera porta non c'è serratura.” dedusse il biondo.
“Esatto.” e li condusse davanti alla porta principale, un enorme portone alto quasi quanto le mura di cinta che delimitavano la proprietà della famiglia.
“Questa è detta “Porta della Verifica”, chi non riesce ad aprirla non ha le qualità per entrare nelle proprietà Zaoldyeck.” - l'uomo si tolse di dosso la giacca e spinse con entrambe le mani sulla porta, aprendola. Quando lasciò la presa, essa si richiuse con uno scatto.

Non attaccare le persone mentre entrano per la Porta della Verifica. Questi sono gli ordini di Mike.”


Io andrò avanti. Mike già mi conosce e non mi attaccherà. Cerco di portarvi Killua a casa di Zebulo mentre voi vi allenate e Gon guarisce.”
Perché aveva rassicurato quei tre? Se lo stava ancora chiedendo mentre la quarta porta sbatteva alle sue spalle, chiudendosi. Un brivido le percorse la schiena quando vide Mike steso a terra, l'enorme testa poggiata sulle zampe anteriori ed i suoi occhi neri che la fissavano come pozzi profondi e freddi. Gli rivolse uno sguardo crucciato, mentre continuava a dirigersi verso la tenuta Zaoldyeck. Nonostante l'avesse lasciata mesi prima, non era cambiata poi molto: la solita freddezza cupa. Entrò dalla porta principale, dirigendosi verso i sotterranei, sicura che l'avesse trovato lì, in qualche cella, magari a dormire o a subire qualche punizione ordita da quella pazza di Kikyo, solo per ricordargli che non deve disobbedirle. Sbuffò mentre con la mano accarezzava la parete di pietra gelida cambiando immediatamente idea. Lo avrebbe aspettato nella sua stanza, parlare nei sotterranei con lui era pericoloso, dato che era pieno di orecchie indiscrete come quelle di Illumi o Milluki. Chissà se era ingrassato ancora... Poi il suo sguardo fu catturato dalla felpa viola che aveva addosso: era completamente lercia di fango, polvere, sangue e sudore. Era meglio farsi una doccia prima, e poi anche mettere qualcosa sotto i denti, dato che sentiva lo stomaco lamentarsi.
Corse nella sua stanza ed aprì l'enorme cabina-armadio che aveva lì: numerose pile di vestiti piegati e riposti accuratamente, decine e decine di paia di scarpe, da quelle più sportive ad altre da passeggio, diverse tracolle e zaini, cappotti ed altri indumenti appesi alle grucce... Non ricordava nemmeno di avere tutti quei vestiti nella tenuta Zaoldyeck, nonostante ci fosse stata da quando aveva otto anni. Strinse in un pugno una T-shirt lilla, ricordando i lunghi mesi a crucciarsi per l'abbandono di Killua.

Basta!” s'impose, aggrappando un po' di abiti e dirigendosi verso il bagno privato che aveva nella sua stanza.


Erano passate diverse settimane da quando aveva lasciato l'esame Hunter e probabilmente, se le parole di Milluki erano esatte, anche Gon e gli altri si trovavano sul Monte Kukuru da un paio di settimane. Chissà come stavano... Aveva voglia di vederli ma nello stesso tempo aveva paura di cosa avesse visto nei loro occhi. Ricordava perfettamente quelli di Leorio dopo che Gon gli aveva rivelato le sue origini: avevano preso delle sfumature di paura e ansia. Pensò il tutto mentre si dirigeva nella sua stanza con ancora addosso le frustrate del Maialino, il Vecchio che lo guardava con gli occhi avidi di chi sa cos'ha tra le mani e il padre che lo aspettava per parlare, o forse per fagli una strigliata. Per fortuna che sua madre non era nei paraggi, non avrebbe sopportato la sua voce stridula.
Quando entrò nella sua stanza per un po' si dimenticò di pensare.
Lolika era seduta a gambe incrociate sopra il suo letto, le mani che stritolavano le caviglie pallide ed i lunghi capelli scuri che le ricadevano ondulati sulle spalle. Addosso aveva dei semplici pantaloncini di jeans ed una T-shirt lilla, un colore che le stava bene addosso e che stranamente piaceva a Killua, nemmeno fosse una maledizione per lui. Gli occhi erano grandi e luminosi e leggermente più caldi di come gli aveva visti diverse settimane fa.
Lolika gli strinse un po' quando con essi vagò sulla figura del ragazzo e sui diversi tagli e lividi che aveva sul corpo, chiudendoli per un istante, come per metabolizzare quell'immagine. Con lo sguardo, Killua le chiese di aspettare che si mettesse qualcosa addosso, capendo che non era il caso di far rimanere troppo a vista le torture del fratello e sparì della sua cabina-armadio. Vi uscì poco dopo, con addosso dei pantaloni lunghi ed una felpa scura e si mise di fronte alla ragazza, che nel frattempo era scesa dal letto e lo aspettava a schiena ritta.
Killua la osservò bene per la prima volta ed il cuore gli si strinse un po': come aveva potuto lasciarla lì da sola?
I lineamenti del viso si erano fatti un po' più maturi, nonostante non fossero cambiati molto, il nasino con la punta all'insù e gli occhi grandi e grigi, come una distesa di puro ghiaccio. Forse si era alzata anche un pochino in altezza ed il petto sembrava un po' più pieno rispetto all'ultima volta che l'aveva vista. Distolse immediatamente lo sguardo, sentendosi le guance andare a fuoco.
“I tuoi amici sono qui.” gli disse improvvisamente lei con un tono piatto, che Killua stentava a riconoscere che fosse lo stesso della Lolika che conosceva.
“Lo so...”
“Quando li ho lasciati, erano fermi a casa di Zebulo... A quest'ora avranno raggiunto Canary.”
“Probabile...”
Si fissavano negli occhi, come se stessero facendo una gara a chi distoglieva lo sguardo per primo e lì, Killua capì: tra di loro c'era qualcosa che andava al di là del contratto che avevano stipulato le loro famiglie, al di là di una semplice amicizia... Era affetto ma, tra i due, lui era quello che non aveva rispettato quel tacito legame che si era creato tra di loro ed era sempre lui ad aver abbandonato lei. Anche se avesse potuto lasciare nuovamente la tenuta Zaoldyeck altre cento volte, in tutte quelle cento volte non avrebbe lasciato indietro lei, l'avrebbe costretta anche con la forza a venire via con lui, pur di non doverla lasciare di nuovo da sola lì e pur di non dover sopportare quei suoi occhi gelidi su di lui, quando una volta erano caldi ed erano il posto in cui si rifugiava.
Killua strinse forte i pugni, fino a conficcarsi le unghie nella carne “Mi dispiace.” sussurrò a testa bassa e con un filo di voce “Mi dispiace.” ripè con più foga e voce.
Lolika s'irrigidì. Mai e poi mai si sarebbe aspettata una cosa del genere. Che si stesse scusando? In un primo momento, quando lo avevaq rivisto all'esame Hunter, era come se una vecchia ferita avesse ricominciato a sanguinare, più copiosamente di prima, ed il dolore aveva fatto presto a scemare in rabbia e odio, ma poi aveva avuto modo di passare un po' di tempo con i suoi nuovi amici ed aveva iniziato a scoprire, e forse anche a comprendere, le ragioni che avevano spinto Killua a lasciare la tenuta ed a non portarla con sé. Non gli aveva mai dato sentore che la sua vita non gli piacesse, anzi si era anche abituata a quell'idea che non ne vedeva altre come opzione e glielo aveva anche detto. Era perfettamente logico che poi, quando scappò, non pensò minimamente di prenderla e portarla via.
Scosse il capo, chiudendo gli occhi “Lascia stare. Ormai è passato.” - era vero, eppure perché glielo stava dicendo? Forse per girare un pochino il coltello nella piaga oppure perché era davvero passato e voleva che lo sapesse? Lo vide alzare di scatto e guardarla intensamente con quelle sue perle verdi... Perché continuavano a farle lo stesso effetto di anni addietro?
“Avrei dovuto portarti con me!” insistette Killua.
Lolika sbuffò e per un attimo era come se fossero tornati bambini, dove lui s'incaponiva su qualcosa e lei gli rispondeva con uno sbuffo “Ti ho detto lascia stare...” e la sua faccia assunse una smorfia, non era proprio un sorriso ma era un gran passo avanti.
“Sei stata promossa?”
Lei gli sventolò la licenza da Hunter sotto il naso, tirata fuori dalla tasca dei pantaloncini “Ci riproverai l'anno prossimo...”
Killua strinse le spalle “Non è che proprio volessi diventarlo...”
Alzò un sopracciglio castano “Parli così perché sei stato bocciato.”
“Non è vero!”
“E' così.”
“Ti ho detto di no!” replicò il ragazzo, con una vena che pulsava sulla fronte.
“Sì!”
“No!”

Ho detto sì!”
Mi sei mancata.”
Lolika si zittì, spalancando un poco la bocca ed osservandolo con gli occhi sgranati e le pupille ridotte a due pagliuzze chiarissime. Sentì le dita della mano sinistra intrecciarsi con quelle di Killua e stringerle lievemente. Aveva le mani gelide e con qualche callo ma a lei piacevano e le davano sicurezza. Strinse gli occhi e si morse il labbro inferiore, guardandolo poi intensamente negli occhi, nonostante un piccolo panno umido le offuscava la vista. Non avrebbe pianto e per molto tempi si era anche ripromessa di odiarlo ma nonostante tutto non ci riusciva proprio: Killua è stato il primo di cui le sia mai veramente importato qualcosa e che l'aveva trattata come una semplice ragazza e non come un'assassina.
“Anche tu...” ammise, più a se stessa che a lui.
“Ma che bel quadretto...”
Una voce roca fece modo che l'intreccio delle loro mani s'interruppe bruscamente. I due ragazzi si voltarono immediatamente e Killua, senza pensarci, si mise di fronte a Lolika in modo da proteggerla, anche se sapeva fin troppo bene che serviva a ben poco dato che era in grado di farlo da sola. La ragazza lo sentì grugnire tra i denti e con una mano gli strinse la stoffa scura della felpa sulla schiena, per farlo calmare un poco e per calmarsi, dato che chi avevano di fronte era tutto meno che sprovveduto o debole.
Era Christoph.










So cosa starete pensando...
L'ultimo aggiornamento risale al 2013 e dopo quasi quattro anni torno ad aggiornare questa storia... Probabilmente, molti lettori iniziali avranno anche completamente dimenticato questa storia e forse altri nuovi non vi ci sono nemmeno avvicinati... In ogni caso, andava finita, anche perché manca davvero poco, un altro capitolo e basta, oltre a questo...
In questi quattro anni d'assenza, sono successe molte cose, sono cambiate molte cose, ma non ho mai smesso di scrivere... In realtà, ho anche molta paura a pubblicare questo capitolo... E' passato tantissimo tempo, probabilmente molti lettori ci saranno anche rimasti male della mia improvvisa sparizione... Forse nel capitolo precedente si capiva che qualcosa non andava in me e spero che con questo mi faccia perdonare per la mia assoluta mancanza di rispetto verso di voi, e non solo nella pubblicazione dei capitoli, ma anche nelle risposte alle recensioni (che farò immediatamente)...
Spero davvero con tutto il mio cuore che sia riuscita afarmi perdonare per questa assenza ingiustificata e spero non solo che il capitolo non sia pieno di errori ma anche che vi piaccia davvero...
Ringrazio quelle anime pie che hanno recensito lo scorso capitolo anni e anni fa:
End of me, hiroto49, Annalisa94, Asakura_Bloom, manucchi, hinata_chan e Dani o_O


Non so quando ci rivedremo, spero il più presto possibile con l'ultimo capitolo...
Con affetto,
LumiK

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