Killers Family di Lumik Lovefood (/viewuser.php?uid=96127)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** When I meet my Wife... ***
Capitolo 2: *** Difficult Convivence ***
Capitolo 3: *** The premarital crisis is near ... ***
Capitolo 4: *** It's better to be assassins... ***
Capitolo 5: *** The patricide is a natural thing for us... ***
Capitolo 6: *** Now, all was well... Most all... ***
Capitolo 7: *** What am I for you? ***
Capitolo 9: *** Together again ***
Capitolo 1 *** When I meet my Wife... ***
Killers
Family
L'aveva
rivista.
Quanti anni
erano passati? Tre? Cinque?
Eppure non era cambiata di una
virgola. Nemmeno un solo capello castano fuori posto dalla sua
morbida chioma che da tanto non vedeva.
Era rimasto a fissarla a
lungo, forse troppo, ma non riusciva a toglierle gli occhi di dosso,
forse perché voleva essere certo che fosse lei o forse per
la paura
che quella visione sparisse.
Non si dissolse. E il peso sul suo
cuore si alleggerì.
I tratti del viso si erano fatti
più maturi ma rimasero comunque dolci e angelici, la pelle
era
pallida quanto la sua, sembrava trasparente quasi, ma ancora riusciva
a vedere gli occhi di lei.
Gli ricordava grandi, enormi forse,
ma caldi.
Era minuscola come quando da piccoli si ritrovavano a
stare insieme per via delle loro famiglie, la Zaoldyeck e la
Hellenburg, sempre con il cipiglio che oscillava tra l'imbronciato e
il scocciato... Si ricordava perfino che le si creava una fossetta
rosea sul mento...
Il colore degli occhi, però, non lo
ricordava.
Quante volte si era perso in quelle
perle che ora non riusciva proprio a ricordare, tutte le volte che si
erano posate sui suoi occhi color oliva e che gli sorridevano felici.
Eppure la prima volta lo guardarono
con astio.
Era come se fosse ieri...
“Killua
caro!” lo chiamò la madre,
Kikyo, con il suo abito vittoriano color turchese fresco di
lavanderia “Oggi conoscerai una persona molto importante...
Sii
gentile e cortese...”
Il piccolo Killua si limitò ad annuire
con il capo. Cosa ne poteva sapere un bambino di otto anni appena
tornato in famiglia e soprattutto cosa gliene poteva importare?
Si sedette sul divano in mezzo ai suoi
fratelli e cominciò a dondolare i piedi nell'attesa: Illumi
non
sembrava più di tanto interessato a chi fosse venuto a fare
visita
alla loro famiglia; Milluki si occupava di uno dei suoi soliti
aggeggi elettronici mentre Kalluto era seduto compostamente sul
divano, il che lo faceva sembrare una bambolina di porcellana per
quanto fosse piccolo ed aggraziato. Killua sentì sua madre
ridere
amabilmente e suo padre Silva ringraziare della visita.
Chi
diavolo c'era a casa sua?
Un domestico aprì la grande porta del
salone e vi entrò suo padre con affianco un giovane uomo con
dei
lunghi capelli biondi legati da una coda bassa, gli occhi erano
freddi e taglienti, come delle lame. Alle spalle di suo padre c'era
sua madre affiancata da un altro ragazzo, forse più giovane
del
primo, sempre dai capelli biondi, ma questa volta corti e sbarazzini,
i lineamenti duri e marcati, gli occhi inespressivi. Ed infine,
camminava una ragazzina, che al massimo avrebbe potuto avere la sua
età: la pelle pallida, quasi trasparente, i capelli di un
caldo
castano raccolti in una crocchia ed i tratti del viso dolci ed
angelici.
Killua non riuscì a vederla bene
finché lei e gli altri due ragazzi non si sedettero al
divano di
fronte alla progenie Zaoldyeck, mentre i suoi genitori si
posizionarono su delle poltrone lì vicino.
Il ragazzo dai capelli
lunghi e biondi posò lo sguardo su Killua e fece un
sorrisino “E'
lui?” si limitò a dire. Istintivamente il
ragazzino deglutì a
forza.
“Sì, per una questione di età e
perché lo riteniamo il
più adatto della famiglia...” rispose breve Silva.
Il
ragazzo ghignò “Non ci siamo presentati ai vostri
figli... “
fece cenno al capo famiglia degli Zaoldyeck, come se fosse in cerca
del permesso per poterlo fare “Io sono Christoph
Hellenburg e questo è mio fratello Philo...”
continuò indicando il ragazzo accanto a sé che
sorrise sghembo “...
E mia sorella Lolika.” Essa si limitò a fissarsi
le mani che erano
poggiate sulle sue piccole gambe. Killua poté notare che
erano
serrate in un pugno tanto forte che si potevano vedere le ossa della
nocche.
“Loro sono Illumi, Milluki, Killua e Kalluto...
Purtroppo manca il penultimo, Alluka...” precisò
Kikyo con un
lieve tono dispiaciuto.
“Non
importa...” esordì Philo con la voce fiera
“Non ci interessa...”
“Vedete,
se dobbiamo far sì che le nostre famiglie vadano d'accordo, o che
comunque ci provino, sarebbe meglio che l'educazione venisse fuori
alla svelta.” lo ammonì Silva piccato.
“Avete perfettamente
ragione...” si scusò in fretta il più
grande degli Hellenburg e
rivolse un'occhiata nera al fratello minore, che sbuffò di
rimando.
“E' lei la ragazza?” chiese Kikyo osservando la
più
piccola degli ospiti. Lolika continuò a fissarsi le gambe.
“Sì, è
lei... Lolika, alza lo sguardo!” le ordinò Philo e
lei obbedì,
mollando la presa sulle gambe ed aprendo gli occhi in direzione di
Killua.
Una distesa di puro ghiaccio. Gli occhi di Lolika per
quanto erano grigi sembravano bianchi e freddi, privi di alcuna
emozione, ma il ragazzino riuscì a coglierne un'unica:
odio.
“E'
davvero carina!” prorompette Kikyo alzandosi e chiedendo alla
ragazzina di fare altrettanto. La fermò in mezzo alla stanza
e la
donna cominciò a girarle attorno per osservarla meglio.
“Esile...
Graziosa... Di bella presenza... Elegante anche!... Direi che
è
perfetta, non è vero Killua?”
Il
ragazzino osservò meglio la sua coetanea: era chiaramente in
imbarazzo ed a disagio nel vedere tutti quegli occhi puntati su di
sé, ma il ragazzino notò che comunque era carina,
per quanto ne
potesse capire lui di ragazze ad otto anni.
“Direi che ha preso
tutto il meglio di noi...” azzardò Christoph
evidentemente
contento.
“Direi che è lei... Lei sarà tua
moglie, Killua!”
Il
vuoto si impadronì del piccolo nel sentire sua madre...
Moglie?
Lolika
abbassò lo sguardo e strinse nuovamente i pugni.
“Ma non sono
troppo giovane per sposarmi?”
“Oh Killua caro... In futuro lei
sarà tua moglie! Certo, potrai avere altre storie con altre
ragazze,
ma il tuo destino è già deciso...” gli
spiegò la madre dolcemente.
Eppure
Killua non capiva.
Non
capiva perché doveva già avere una moglie, non
capiva che utilità
avesse e non capiva soprattutto perché proprio lei!
Non l'aveva
mai vista fino a quel momento e ci doveva passare tutto il resto
della sua vita insieme.
Assurda
come cosa e per di più lei non replicava.
Si
limitava a fissarsi le mani e le gambe, tenendo lo sguardo basso e la
bocca cucita non pronunciava nessuna parola.
“Forse sono un po'
timidi i ragazzi...” cercò di far notare il
più grande degli
Hellenburg “Sarà meglio lasciarli soli?”
“Assolutamente
si...” rispose Silva alzandosi dalla sua postazione e venendo
seguito dagli altri presenti nella sala, ad esclusione dei due futuri
sposi.
Killua
la guardò rilassare un poco le spalle e cercò un
approccio con lei,
dopotutto erano sulla stessa barca e forse nemmeno lei voleva
sposarsi con lui in un futuro.
“Ehm...
Quindi piacere, Killua...” disse il ragazzino con poca
convinzione
nella voce, allungando una mano verso la ragazza.
Lolika gliela
fissò attentamente. Rimase così per un po', tanto
che il povero
Killua sentiva il braccio irrigidirsi.
La ragazza gliela strinse in una
stretta fredda. Senza che potesse rendersene conto, Killua fu alzato e
buttato al di là del divano, rompendo un mobile, con una
tale forza
e velocità che difficilmente avrebbe potuto notare in un
corpicino
così piccolo.
Il
tonfo che fece si sentì anche fuori dal salotto...
“Cosa è
stato?” chiese Silva nel corridoio stoppandosi
all'improvviso.
Philo sorrise “Stanno facendo conoscenza...”
L'Hellenburg
più grande cercò di deviare il discorso e di
sfoggiare il suo più
efficace sguardo da ammaliatore “Stavamo pensando io e mio
fratello, che per fa abituare nostra sorella alla vostra famiglia,
potrebbe passare del tempo con voi... Che ve ne pare come
proposta?”
I coniugi Zaoldyeck si guardarono pensierosi ma poi
annuirono.
“Penso che sia una buona idea...” asserì
Silva.
“Naturalmente ci saranno delle condizioni per far
sì che
Lolika sia a suo agio...” continuò Christoph
“Prima fra tutte
che la sua libertà non venga in alcun modo ostacolata: le
abbiamo
sempre dato i suoi spazi e non vogliamo assolutamente che essi
vengano distrutti.”
“Naturalmente, non facendo ancora parte
della famiglia non ha nessuno obbligo riguardo quest'ultima.”
“Poi
Silva, Lolika ha bisogno di un insegnante privato: ogni membro degli
Hellenburg ha almeno un titolo di studio e noi vogliamo che Lolika
abbia il suo... L'insegnate potrete sceglierlo voi oppure potete
prendere quello che ha nella nostra casa...”
“Penso che sia
meglio per la continuità che prendessimo quello che ha...
Non
credete?” soffiò Kikyo.
“Christoph,
non ti dimenticare di Brennnssel!” si inserì Philo.
“Chi?”
chiese Milluki stranito.
“Il suo cavallo nero.” spiegò serafico
Philo.
“Ma
che fai?” urlò stupito il piccolo Zaoldyeck.
Lolika lo fissò
inespressiva: si permetteva anche di chiedere che cosa facesse?
“Secondo
te?” parlò per la prima volta la ragazzina
“Voglio che mi odi.”
“Perchè?”chiese
ma la domanda finì nel vuoto e non ebbe risposta.
La ragazzina si
rimise seduta sul divano, poco prima che le due famiglie rientrarono
nella stanza.
“Killua caro!” gridò la signora
Zaoldyeck
quando vide il suo piccolo steso a terra sopra ai resti del mobile
antico.
“Lolika...” mormorò Christoph
“Non sai proprio cosa
significa trattenersi...” sembrava rassegnato ma comunque un
ghigno
soddisfatto gli colorava il volto. Lolika sbuffò e volse lo
sguardo
verso Killua, che la guardava con un certo astio: lei era soddisfatta
di averlo mandato con il culo all'aria.
“Penso che sarà una
convivenza difficile...” convenne Philo divertito.
“Convivenza?”
sibilò la ragazzina guardando il fratello gelida.
“Dovremo
vivere insieme?” esclamò stupito Killua alzandosi
da terra. Non
gli piaceva per niente questa situazione.
“Da
oggi, la tua futura moglie vivrà per un periodo con
noi!” esclamò
serafica Kikyo.
Salve!
E' la prima volta che mi cimento con questi personaggi, che
però amo alla follia! Spero di avere un vostro parere, sia
positivo che negativo! ^_^ Appena avrò un po' di
tempo, metterò dei disegni dei tre fratelli Hellenburg,
anche loro sembrano aver a che fare con il mondo degli assassini (il
cognome l'ho letto sulla mia sveglia di SpongeBob!).
Un bacione dalla Lu! :*
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Capitolo 2 *** Difficult Convivence ***
cap.2
Killers Family
Grigi! Ecco di che colore erano...
Freddi come non mai.
Era seduta su una sedia vicino al
bancone di un locale a cui erano entrati lui, Gon, Kurapika e Leorio,
accanto a lei un ragazzo con i capelli biondi come il grano sparati
in aria. Lo riconosceva benissimo: era Philo, l'unico dei tre
fratelli Hellenburg
che non era mai riuscito ad inquadrare, non solo perché non ci aveva
mai parlato veramente ma anche perché era un concentrato di facce. E
gli faceva venire i brividi. Passava da stadi in cui ti sputava la
sua rabbia addosso ed altri in cui sapeva essere dolce come il miele.
Suadente. Piacevole come una carezza.
Killua si concentrò sulla
figura di Lolika: ogni volta che stava in compagnia dei suoi fratelli
si calava perfettamente nel ruolo di “Lolika Hellenburg” e lo
interpretava alla perfezione, ma era solo una facciata. Una maschera
di cera che si scioglieva ogni volta che non era in compagnia dei
fratelli.
Lui sapeva benissimo qual'era la vera Lolika e non era
quella che ora gli stava davanti agli occhi.
Sentì
una gomitata ad un fianco e si girò in direzione del proprietario.
“Ehi!
Ti sei addormentato?” Gon aveva notato che era rimasto impalato a
guardare davanti a sé e cercò di seguire con gli occhi lo sguardo
dell'amico. Era rivolto verso una ragazza.
“Cosa stai guardando,
Killua?” intervenne Kurapika.
Gon sventolò una mano davanti gli
occhi olivastri, ma niente non rispondeva.
“Strano...”
pensò Leorio.
Killua si riscosse non appena vide due perle grigie
posarsi su di lui.
“Ma tu guarda chi abbiamo qui, Lolli...”
La
luce del sole che penetrava dalle pesanti tende le stuzzicò le
palpebre sottili. Aprì gli occhi a malavoglia e si trovò di fronte
a lei lo sfarzo circondare ogni centimetro del suo corpo: lenzuola di
seta pura bianca, letto matrimoniale a baldacchino, comodini e
specchi dallo stile vittoriano e particolareggiato, pavimento di
marmo freddo e grigio, pareti alte e candite ed una vetrina (perché
quella finestra era davvero enorme per una camera da letto che
serviva solo per dormire, e quindi c'era bisogno di oscurarla),
riempivano una stanza grandissima e solitaria nello stesso tempo.
Troppo per lei!
Sentiva uno strano peso addosso ed ormai ce lo
aveva da più di tre giorni, ovvero da quando si era trasferita a
casa Zaoldyeck.
Si mise a sedere sul letto, giusto in tempo per
farsi vedere sveglia da un domestico della famiglia del suo adorato
futuro marito.
“Buongiorno.”
la salutò cordiale questi andando a spostare un po' di più le tende
dalla finestra.
Lolika non rispose e scese dal letto per potersi
andare a lavare e vestire: Kikyo non sopportava troppo i ritardatari.
Arrivò
giusto prima che la donna entrasse nella stanza da pranzo con un
vestito tanto bello quanto ricamato con un'eleganza che dovette
riconoscere anche Lolika. La donna si sedette all'altro capo della
lunghissima tavola, di fronte al marito, mentre al centro erano
seduti lei e i figli degli Zaoldyeck.
La
ragazzina alzò lo sguardo e si trovò di fronte gli occhi di Killua
che sembravano felici, o almeno non erano infastiditi come i suoi.
Da
quando stava in quella casa, non avevano fatto altro che accoppiarla
a quel ragazzino per cui provava tutto, tranne che simpatia:
l'avevano di nuovo lasciata sola in una stanza ma questa volta lui
non le si era avvicinato ed aveva apprezzato questa prova di pietà
da parte sua; un'altra volta avevano provato a farlo studiare con lei
e Mr. Lichtbest, il suo insegnate privato, senza successo perché lei
lo aveva cacciato malamente; ed un'altra volta l'aveva aiutata a
portare un po' di roba dalla sua vecchia casa alla nuova, ma lei
aveva fatto di tutto per far sì che gli cadesse qualche scatolone
per trovare una scusa per non farlo intromettere, senza successo
ovviamente.
Accanto
a Killua c'era Milluki. Lui non aveva alcuna facciata: era uno
spocchioso, grassoccio buono a nulla, l'unica cosa che sapeva fare,
oltre a mangiare, era giocare al piccolo elettricista. Philo gli
aveva detto una volta che lui non esce quasi mai alle missioni che
vengonono affidate alla famiglia e che ormai era solo buono da fare
arrosto. Philo e la delicatezza non si sono mai conosciuti.
Notò
Illumi fissarla con uno sguardo gelido e si sorprese a deglutire,
solitamente provava timore per poche cose, e forse il suo futuro
cognato era una di queste. Sorrise appena per togliersi lo sguardo da
dosso e si girò alla sua destra, dove stava seduto Kalluto.
Quel
ragazzo la incuriosiva: suo fratello Christoph gli aveva spiegato a
brevi linee che erano tutti maschi i figli ma che Kalluto era un
qualcosa di particolare... Lolika dovette riconoscere che sembrava
molto più femminile di lei, ma non ci dette peso, dopotutto per lei
non c'era molta differenza tra maschi e femmine, era
cresciuta in una famiglia completamente maschile.
Si
affrettò a finire la sua colazione, ricca di frutta e latte, ed
attese impaziente che i “famigliari” fecero altrettanto, per lei
era un giorno particolare e non vedeva l'ora che arrivasse suo
fratello.
Ci volle un po' più del previsto nell'organizzare il
tutto, ma finalmente l'attesa era finalmente cessata nel migliore dei
modi: il suo cavallo, Brennnssel, stava viaggiando verso di lei per
poterla far sentire un po' di più a casa sua.
Rivolse uno sguardo
ansioso a Silva, che con un cenno del capo le concesse di abbandonare
la tavola. Cosa che non si fece ripetere due volte. Fortunatamente
Kikyo non replicò e nemmeno gli altri componenti della famiglia:
durante i pasti non c'era molta interazione, il che l'alleggerì non
poco dato che a casa sua si verificava la stessa identica cosa. Forse
era una peculiarità degli assassini...
Corse
verso il portone d'ingresso e si sedette a gambe incrociate sugli
scalini di marmo bianco con uno strano sorrisino in attesa di vedere
la macchina del fratello con il box del suo animale.
“Com'è
il tuo cavallo?” prorompette una voce alle sue spalle.
Riconobbe
la voce ma non si degnò di voltarsi “Ha il pelo, quattro zampe e
una coda.”
Killua
non ci fece caso e si sedette anche lui sullo scalino, mantenendosi a
debita distanza.
Lolika
sorrise tra sé: la lezione della volta scorsa deve aver dato i suoi
frutti, anche se ogni tanto qualche parola con lui ci scappava, ma
per lo più per circostanza.
Attesero
in silenzio per un po' finché non apparse dalla cancello del
vialetto una macchina. La ragazzina si drizzò in piedi e scese gli
restanti scalini per accogliere il fratello.
“Lolli! Come stai?”
Philo ed il suo entusiasmo di sempre.
“Potrebbe andare
meglio...” ammise a malincuore la ragazza “Brennnssel?”
“E'
dentro... Se vuoi, tiralo fuori tu!”
Lolika
sorrise e si avvicinò al box mentre Philo si accostò a Killua con
uno strano sorriso sulle labbra.
“Come stai?” gli chiese
inaspettatamente il biondo con i capelli sempre perfettamente in
aria.
“Bene... E voi?”
Philo
rise, una risata fredda e maligna “Addirittura del Lei mi dai... E
bravo piccolo!” gli scompigliò i capelli argentati con una mano e
si avvicinò all'orecchio con le labbra “Vedi di fare il bravo con
mia sorella... Sai, lei non è il tipo che uccide per piacere, ma io
sì! Se tu e la tua famiglia gli fate qualcosa contro, ve le dovrete
vedere con me, chiaro ragazzino? E non mi limiterò ad uccidervi...
Stanne certo: io vi spellerò vivi e vi farò diventare delle
marionette niente male.”.
Killua
deglutì a fatica e guardò negli occhi Philo: c'era malignità pura,
nulla a che vedere con lo sguardo forte del padre o quello freddo e
distaccato di Illumi. Quel ghiaccio nascondeva sete di sangue. Il
biondo diede le spalle al ragazzino e tornò a dare attenzioni alla
sorella.
“C'è tutto, Lolli?”
“Sì!” proruppe Lolika
con una strana euforia nella voce, non era sua di solito. Dal box
uscì un cavallo nero come la pece, tranne per una lunga striscia
banca tra gli occhi, il pelo lucido come una lama di un coltello e la
criniera e la coda sembravano setose e morbide. Gli occhi erano un
nero intenso e caldo.
La
ragazzina sembrava davvero felice di avere accanto a sé il suo
cavallo, lo si poteva notare dallo sguardo addolcito e lucido, Killua la
vide issare la sella e montarci su con una tale tranquillità da
renderlo quasi facile. Cominciò a farlo trottare intorno al giardino
della tenuta Zaoldyeck quando da casa uscì sua madre Kikyo
accompagnata da Silva.
“E' arrivato il suo destriero...”
annunciò plateale sua madre.
“Già!” asserì sorridente Philo
“A proposito, perché mia sorella mi ha detto che la sua convivenza
qui non è delle migliori...? Vorrei saperlo da voi...” il tono di
voce era calmo e cristallino, ma Killua sapeva che mal celava del
risentimento.
“I
bambini ancora non legano del tutto... Forse stiamo forzando le cose...”
osservò Kikyo.
Il biondo parve pensieroso.
“C'è qualcosa
che no va?” chiese Silva.
“No, anzi... Ho un'idea per farli
avvicinare gradualmente...” il ragazzo si avvicinò a Killua, che
era rimasto fermo ad osservare i muscoli del cavallo contrarsi per
permettergli di galoppare “Killua, ti piacerebbe saper
cavalcare?”
Il bambino sembrava interdetto da quella domanda
“Beh, sì... Perché no?”
“Perfetto.”
mormorò tra sé e chiamò a gran voce la sorella, che si avvicinò a
loro, ma non scese dal cavallo.
“Lolika, perché non insegni a
Killua ad andare a cavallo?”
“Perché dovrei?” chiese con la
voce ferma “Brennnssel non si fa cavalcare da nessuno al di fuori
di me!” esclamò come per trovare una scusa per non fare la
richiesta del fratello.
“Perché è tuo dovere di moglie
condividere quello che sai con tuo marito...” cercò di farla
ragionare Philo.
Ma
si era dato la zappa sui piedi, perché Lolika ghignò soddisfatta e
rispose con ovvietà “Ma noi non siamo ancora sposati.”
Il
biondo sbuffò e si avvicinò alla sorella, per poterle parlare senza
che gli Zaoldyeck potessero sentirli “Sai benissimo cosa ti
succederà se non adempi al tuo compito...”.
Il
gelo s'impadronì delle vene della piccola castana.
La
ragazzina strinse le briglie nei pugni ed annuì rassegnata
“D'accordo. Vieni.”
Killua
si avvicinò al cavallo e cercò di accarezzarlo lievemente, ma
questi ritirò il muso ma non sembrava essere infastidito dalla sua
presenza. Lanciò uno sguardo a Lolika, che si limitò a fare
spallucce.
“Non andarci con la paura. Loro la percepiscono.”
gli spiegò la ragazza.
Il ragazzino ci andò con più decisione e
questa volta Brennnssel sembrava più propenso a farsi toccare, anche
se per un istante, ed infatti sentì il suo pelo nero robusto e
morbido tra le sue dita pallide. Sorrise di quella sensazione.
Killua
si sentì preso di peso per le spalle e fu posizionato da Philo sul
cavallo dietro Lolika.
“Andate.” disse semplicemente il biondo
ai due ragazzini.
La
Hellenburg si girò dietro per vedere se c'era “Ti conviene
aggrapparti...”
Killua
si strinse alla schiena di Lolika, aspettandosi il castigo supremo,
ma non accadde nulla, ne urla ne corpi sbattuti a terra, si limitò a
dare dei colpetti coi piedi al torace del cavallo e ad andare via,
lontano dal fratello.
Il
ragazzino si voltò dietro di sé e poté notare gli occhi di Philo
gonfi di soddisfazione e orgoglio.
“Non saluti tuo fratello?”
“No
Killua. Meglio di no.” si limitò a dire Lolika senza girarsi, per
non far vedere i suoi occhi velati da una strana acquetta salata.
Eccomi
di nuovo qui! ^_^ In questo capitolo ho voluto dare un po' più
di spazio alla personalità di Philo, un personaggio contorto che
a me piace devo dire... Poi ho inserito un cavallo perché
è un animale che sto molto rivalutando a livello personale ma
purtroppo ho ancora un po' di paura nei suoi confronti (io mi immagino
sempre che possa scalciare e io mi ritrovo come una cretina dietro di
lui... Ho una fifa blu di questo, anche se so che è stupido! ^-^").
Non
so se avete notato, ma anche i nomi degli Hellenburg hanno lo stesso
giochetto dei nomi degli Zaoldyeck, ovvero: ChristoPhiLolika. Mi
è piacuto sempre questo particolare e l'ho voluto riprendere! I
nomi che ho utilizzato sono tutti tedeschi e ho voluto mantenere
quest'impronta anche nella famiglia e nella fisionomia degli
Hellenburg... Non so se si è notato... °-°
Beh,
comunque sia, grazie a chi ha letto e alle mie due recensitrici,
Nessy_chan e Elhisoka, cui risponderò nell'apposito spazio (che
tra l'altro è la prima volta che lo uso! XD)
Un bacione dalla Lu! =*
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Capitolo 3 *** The premarital crisis is near ... ***
cap.3
Killers Family
Killua
si riscosse non appena vide due perle grigie posarsi su di lui.
“Ma
tu guarda chi abbiamo qui, Lolli...”
Lolika
alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi olivastri del ragazzino: non
era cambiato affatto.
Sembrava
che il tempo si fosse fermato tutto ad un tratto, lo Zaoldyeck e
l'Hellenburg si fissavano intensamente ma mentre nello sguardo di
Killua c'era stupore e meraviglia, in quello di Lolika c'era il vuoto
assoluto, nessuna emozione traspirava.
La ragazzina posò poi lo
sguardo sui compagni del piccolo argenteo, li ispezionò ad uno ad
uno, come se fosse un raggio X, e dopo aver fatto un lieve cenno di
spallucce, tornò ad occuparsi della bevanda che aveva ordinato
insieme al fratello, come se non avesse visto niente di
rilevante.
Killua s'irrigidì: come poteva non provare nemmeno la
più ben che minima emozione dopo più di un anno che non si erano
visti? Nemmeno un saluto o un sorriso sghembo, un cenno del capo o
della mano. Niente.
“Killua, li conosci?” chiese Kurapika
tutto di un tratto.
“Sì...” disse solamente “Più o
meno...” aggiunse poi con un soffio.
“Ma
come “più o meno”?” rise di gusto Philo, improvvisamente
alzatosi dal suo posto ed osservando i quattro ragazzi dalla testa ai
piedi “Noi siamo più che una semplice conoscenza...” affermò
asciutto e sicuro.
“Ha
un odore che non mi piace... E' strano...” mormorò Gon verso
Killua, che annuì di rimando.
“Noto che avete anche un
segugio!” scherzò il biondo in direzione di Gon, che gonfiò le
guance offeso. Stava per replicare ma venne bloccato dalla voce della
ragazzina.
“Philo, sai benissimo che non abbiamo tempo da
perdere...” enunciò scendendo dallo sgabello ed avviandosi alla
porta.
“Agli ordini, mon cher!” scherzò il fratello
seguendola.
Killua
si riprese e li seguì fuori, bloccandoli “Ehi!”
I
due Hellenburg si bloccarono e si volsero lentamente verso lo
Zaoldyeck.
Questi
mormorò verso Lolika “Che ti è successo?”
La
ragazzina lo guardò interrogativamente, poi cominciò a camminare
lentamente verso Killua; passo dopo passo, si trovò il viso pallido
del ragazzino a pochi centimetri dal suo, lo fissò intensamente,
come se volesse crearsi una fotografia per la mente.
Lolika si
avvicinò con le labbra rosee all'orecchio di Killua “Ripensa a
quando sei scappato di casa e fatti un esame di coscienza...”
Poi
andò via, lasciando il suo profumo inebriare le narici dello
Zaoldyeck.
“Tieni
la schiena dritta, talloni bassi e gambe lievemente piegate!” gli
spiegò Lolika a mo di maestra “Tira un po' le briglie per alzargli
la testa... Non gli fai del male...”
Killua,
con tanto di caschetto nero e coprirgli i capelli argentati, eseguì
alla lettera le direttive della ragazzina ed era pronto per
cominciare a trottare con Brennnssel, ma notò che lo sguardo di
Lolika era infastidito ed a volte sbuffava.
In effetti
l'Hellenburg era scocciata: non aveva tanto accettato che il suo
cavallo, che credeva solamente ed unicamente suo, avesse accettato di
farsi cavalcare da un estraneo, per di più uno Zaoldyeck.
Killua
cominciò a galoppare, ricordandosi da alzare il bacino e di sedersi
sulla sella alternativamente. Se la cavò discretamente anche se più
di una volta stava per perdere l'equilibrio. Un volta stava per
finire a terra, ma si strinse di più al cavallo e si aggrappò alle
briglie fortemente e, istintivamente, lanciò uno sguardo verso
Lolika, seduta su uno scalino della porta sul restro. La ragazzina
riusciva a stento a mantenere un'espressione facciale seria e
nascondeva un sorriso di gusto.
Killua
s'innervosì: che diavolo pretendeva quella ragazzina? Una molla gli
scatto nella mente.
Scese
malamente dal cavallo e avanzò minaccioso verso la ragazzina, che
cercò di ricomporsi non appena vide lo sguardo più che eloquente di
Killua.
“E' successo qualcosa?” chiese innocentemente
Lolika.
Si scostò appena in tempo, prima che una mano affilata
come un rasoio, frantumò la pietra dello scalino su cui era
seduta.
“Ehi!” urlò adirata ma si zittì non appena incontrò
lo sguardo di Killua: era freddo e distaccato, completamente vuoto e
maligno, sembravano gli occhi di Illumi. Lolika si accorse che non
era in momento di scherzare e si scrocchiò le dita con aria
minacciosa.
“Mi dai fastidio.” disse freddo lo Zaoldyeck
osservando la sua avversaria.
“Ebbene, siamo già alla crisi
prematrimoniale?” scherzò l'Hellenburg con un ghigno malvagio.
“Non
ti conviene scherzare con me.”
“Ah no?” chiese falsamente
ingenua “Tu non mi conosci, Zaoldyeck! Non sai niente di niente di
me!”
“Non
ho bisogno di conoscerti...” replicò sicuro Killua. Partì
all'attacco di Lolika, con la mano destra forte ed affilata, pronto
per trapassarla con un sol colpo, ma la ragazzina intuì il suo
attacco e lo schivò all'ultimo momento e, quando ebbe l'argenteo
abbastanza vicino, lo prese per il collo e lo sollevò da terra per
poi farlo sbattere con la schiena al muro e gli incastonò un pugno
nello stomaco.
Lolika
con un balzo si allontanò da Killua, che si stava riprendendo dal
pugno, e parlò.
“Tu
non sai i miei poteri... La mia forza... Non potrai mai
battermi!”
“Non è vero!”
“Oh
si... Pensi che io non conosca la tua abilità di irrobustire gli
arti e di avere delle unghie come artigli? Pensi che non conosca la
tua velocità d'azione?” spiegò lentamente ed affilando lo sguardo
la castana. Con un balzo raggiunse Killua e gli tirò un altro pugno
allo stomaco: il verso che fece il ragazzino fu davvero
strozzato.
“Noi Hellenburg siamo veloci quasi quanto gli
Zaoldyeck, abbiamo una resistenza sovrumana e... La forza dei
giganti... La prossima volta che ti azzardi a colpirmi, giuro che
sarà l'ultima cosa che farai...” e gli tirò un pugno sulla
faccia. Killia si stese a terra e rantolava dal dolore, tenendosi una
mano allo stomaco ed una alla faccia.
Lolika
prese Brennnssel e lo portò nella stalla che Silva aveva fatto
costruire appositamente per lui.
“Killua
caro!” Kikyo nel vedere il volto tumefatto del suo piccolo pupillo,
emise un acuto che superava la soglia dei decibel consentiti
dall'orecchio umano “Cosa ti è successo?”
“Niente... Sono
caduto da cavallo...” rispose mesto. Il piccolo Zaoldyeck riteneva
più opportuno dire quella balla piuttosto che farsi vedere debole
dai suoi fratelli per colpa della sua futura moglie manesca.
“Da
cavallo? Non ci andrai mai più!” sbraitò come se ora
quell'animale avesse la peste.
“Penso che sia normale per un
principiante...” cercò di spiegare Silva, ma rivolse un'occhiata
strana a Lolika, che si limitò a fare spallucce.
Killua
si voltò verso la ragazzina e la vide sorridere maligna, lo sguardo
lucido di una strana frenesia.
“No!”
urlò lo Zaoldyeck “Io voglio continuare ad andarci... Voglio
provare!”
“D'accordo
Killua...” lo stoppò il padre “Curati le ferite, intanto... E
voi!” esclamò rivolgendosi alla moglie, ai figli e alla servitù
“Lasciatemi solo con Lolika.”
La
ragazzina deglutì a fatica ed attese che gli altri lasciavano la
stanza per trovarsi faccia a faccia con suo suocero.
“Siediti.”
disse solamente l'uomo indicando con la mano una sedia di fronte alla
sua poltrona ed obbedì la ragazzina.
“Se pensi che io non
riconosca le contusioni da pugni, ti sbagli.”
“Non l'ho mai
messo in dubbio.” rispose sicura di sé Lolika.
“E sono anche
stupito che tu sia riuscita a ferire mio figlio a dirla tutta...”
non sembrava arrabbiato.
“C'è sempre un'eccezione.”
“Fa'
che non capiti un'altra volta.”
Era
un ordine e se ne accorse benissimo l'Hellenburg, ma non era ne
stupita ne impaurita dalla figura autoritaria di Silva.
“Questo
deve dirlo a suo figlio.” esclamò con un tono di sfida ed uno
sguardo cupo.
“A Killua ci penserò personalmente, ma tu...
Tu sei un altro paio di maniche.”
Lolika
crucciò un sopracciglio: l'ultima cosa che voleva era quella di
essere trattata con riguardo quando invece aveva tutta l'intenzione
di essere cacciata da quella casa e di porre fine all'accordo tra suo
fratello e quell'uomo.
“In che senso?” chiese riluttante.
“Tuo
fratello mi ha chiesto espressamente di trattenerti qui, anche con la
forza se necessario dato che aveva calcolato benissimo le tue
reazioni, così che l'accordo si concludi. E' estremamente raro
trovare altre famiglie di assassini del nostro calibro...” non finì
la frase perché l'Hellenburg scoppiò in una risata.
“Mi
scusi... “Del vostro calibro”?
E' vero, la vostra famiglia è brava... Ma solo perché è famosa...
Noi agiamo nell'ombra e nel mercato nero di taglie... Non
sbandieriamo mica all'aria i nostri servigi, signore!”
sembrava un'accusa bella e buona, ma Silva non si scompose.
“Sarà
ma, a conti fatti, tu sei chiusa qui dentro.” asserì con un certo
divertimento nelle labbra il capofamiglia Zaoldyeck.
Lolika grugnì
irritata ed uscì dalla stanza con foga, fuori dalla porta trovò
Killua intento a origliare la conversazione tra lei e Silva.
“Siamo
due a uno per te.” annunciò con trionfo il ragazzino che aveva
ancora la guancia gonfia per il pugno.
“Sono sempre un punto
sopra di te!” rispose secca la ragazzina allontanandosi alla svelta
da Killua, che sorrideva con soddisfazione.
Salve!
^^ Ho avuto un po' da fare e non ho potuto scrivere prima il capitolo,
infatti è uno schifo ed è cortino... Ma c'est la vie! xD
Non
ho molto da dire credo... Solo che anche con la nostra Lolika non
c'è da scherzare e di screzi più violenti con Killua ce
ne saranno, anche peggio di questa scaramuccia da niente... Come ha
appunto detto l'Hellenburg, il loro potere sta nella loro forza
sovrumana! Mi piaceva l'idea di questa piccola ragazzina con una forza
da gigante, rimanendo senpre di gradevole aspetto, al contrario di
Biscuit! xD
Bene
bene, ringrazio calorosamente chi ha recensito (ringrazierò a
dovere nello spazio apposito) e ci vediamo alla prossima!
Un bacione dalla Lu! :*
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Capitolo 4 *** It's better to be assassins... ***
Killer
Family
Se
li ritrovò anche all'inizio dell'esame per Hunter, con la
loro
maschera di freddezza che non lasciava spazio ad emozioni. Lo
Zaoldyeck li guardava con la coda dell'occhio e non sembravano tanto
interessati alle varie regole che man mano venivano snocciolate.
Quando uno degli esaminatori disse “C'è la
squalifica in caso di
morte dell'avversario”, Philo ghignò malignamente
e sussurrò
qualcosa nell'orecchio della sorella, che accennò ad un
lieve
sorriso divertito.
Chissà
che diavolo di battuta squallida o orrida aveva fatto...
Era
proprio nel carattere di quel porcospino biondo fare battute in ogni
tipo di situazione, il che lo rendeva un personaggio scomodo e
irrispettoso.
Gon
si accorse dell'irrequietezza dell'amico “Killua, va tutto
bene?”
“Sì,
Gon...” si limitò ad asserire.
“Senti...”
sbottò improvvisamente “Dopo aver incontrato quei
strani tizi...”
lanciò un'occhiata dietro di se “Sei diventato
strano. Non so cosa
ti hanno fatto, ma non darci troppa importanza...”
Killua
lo ringraziò con lo sguardo e, insieme a Gon, si
voltò alle sue
spalle in direzione degli Hellenburg, che si accorsero dei loro
occhi.
Lolika li fissò per un attimo poi continuò a
guardare
avanti, Philo, invece, li salutò con una mano e sorrise
sorione.
Quanto era odioso quell'uomo?
“Sei
solo un viziato!”
“Tu un'isterica!”
“Non sai cosa vuol
dire “umiltà”!”
“Perché
tu lo sai, vero?”
“Siete
ridicoli, tu e i tuoi capelli!”
“E tu sembri... Sembri...”
era in difficoltà e si prese del tempo per rispondere.
“Allora,
Killua? Cosa sembro?” tuonò in tono di sfida
Lolika, certa di
avere la vittoria in pugno, ma il piccolo Zaoldyeck non voleva
arrendersi.
“Sembri un cavallo!” sputò come ultima
possibilità, al che l'Hellenburg scoppiò in una
fragorosa
risata.
Nella Villa Zaoldyeck erano ormai noti i piccoli
battibecchi quotidiani dei due promessi sposi, ma nessuno
interveniva, consci del fatto che questo li avrebbe avvicinati, anche
se Kikyo era sempre più preoccupata per alcuni manufatti che
la
Villa ospitava: nella loro ultima sfuriata, Lolika aveva brandito un
vaso cinese e lo aveva scagliato con tutta la forza che aveva verso
Killua, il quale per un pelo lo evitò e l'oggetto era finito
dritto
contro una vetrata, infrangendosi e facendo altrettanto con la
finestra. Kikyo gli aveva ordinato di non prendersela ne con il suo
adorato figliolo ne con i vari oggetti della casa, al che Lolika
rispose con uno sbuffo scocciato, prima che venire richiamata nelle
sue stanze per la solita lezione giornaliera del suo professore.
Viveva
ormai in quella casa da un mese, ma ancora si era abituata del tutto
a quell'ambiente così tetro e umido, totalmente diverso a
quello che
c'era a casa sua, completamente immerso nel verde e nella quiete
più
assoluta degna di una collina.
Ogni
piccolo atteggiamento del suo futuro marito la mandava in bestia e
non lasciava correre nulla, tuttalpiù glielo faceva pesare
come un
macigno; era questo il suo piano.
“Ho
vinto!” cantilenò la ragazzina con un tono
estremamente irritante,
strisciando le ultime sillabe. Era una peculiarità degli
Hellenburg,
a quanto aveva notato Killua: anche quando Philo gli aveva fatto
quella specie di “raccomandazione”, si accorse che
le ultime
sillabe delle parole le strisciava e gli entravano nelle orecchie
come sibili di un serpente, capace di far venire la pelle d'oca.
Estremamente terrificante.
Se Philo sembrava un serpente,
Christoph era un vero ammaliatore. Con la sua parlata calma, riusciva
a rendere le sue parole balsamo e lo rendevano estremamente degno di
fiducia e capace di rivoltarti le idee come un guanto. Naturalmente
era tutta una facciata, anche un bambino come Killua se ne era
accorto, e se lo immaginava come il più tremendo dei tre,
quello che
tirava i fili di tutta la famiglia e la faceva apparire per quello
che non era: al primo incontro con gli Hellenburg, mai si sarebbe
immaginato che erano assassini come la sua famiglia.
Una cosa che
non ha mai avuto il coraggio di chiedere, ne a Lolika, di cui era
sicuro che non avrebbe avuto risposta, ne alla sua famiglia, ancora
più sicuro che lo ritenevano troppo piccolo per certi
argomenti o
addirittura che non dovevano interessargli, era dove fossero i
genitori degli Hellenburg, se esistevano anche!
Non
gli aveva mai visti e neppure sentiti nominare. Il fatto che erano
degli assassini, rendeva la ricerca di notizie concrete assai
complicata e che molto probabilmente avrebbe portato ad un vicolo
cieco.
Un
giorno, Killua, era deciso a trovare uno straccio di prova
dell'esistenza di qualche albero genealogico della famiglia
Hellenburg.
Decise,
come prima mossa, di andare in camera di Lolika alla ricerca di
prove, foto e quant'altro. Non gli era passato minimamente
nell'anticamera del cervello di chiedere direttamente alla diretta
interessata, certo che l'avrebbe pestato come si deve e la faccia
ancora si riprendeva del tutto dalla sua fantomatica “caduta
da
cavallo”.
In un momento in cui lei era fuori dalla sua stanza
per studiare con il suo Mr. Lichtbest
, sgattaiolò nella
stanza di Lolika in cerca di
qualcosa che provasse l'esistenza di qualche genitore. L'ordine
regnava in quella camera da letto: ogni cosa era al suo posto e in
armonia con l'ambiente, nulla era lasciato a terra a caso e ogni
oggetto era al proprio posto: le scarpe erano posate vicino la
finestra perfettamente accoppiate, gli abiti era tutti nell'armadio
dedusse Killua, dato che la sedia e il pavimento erano sgombri, sulla
scrivania c'erano un porta penne e dei fogli in completo ordine, il
letto non era sfatto e non presentava nemmeno la più ben che
minima
piega, come l'aveva riordinato il domestico così l'aveva
lasciato
Lolika e la sedia era stata messa perfettamente sotto la scrivania.
Sembrava che dentro quella camera non ci dormisse nessuno.
Notando
che il comodino e la scrivania non presentavano foto,
cominciò a
frugare nel cassetto della scrivania ma, aprendolo, lo trovò
completamente vuoto. Fece altrettanto con il comodino e con i
cassetti che c'erano sotto l'armadio, me non trovò niente di
rilevante.
Nel comodino c'era un libro di Hodgson intitolato “The
Secret Order of Assassins” mentre nei cassetti
dell'armadio
solo vestiti. Avvampò quando aprì il cassetto
della biancheria
intima, non ne aveva mai visto una grossa quantità tutta
insieme, di
solito era abituato a vedere appesa e fresca di bucato una o due
mutandine della madre insieme a dei reggiseni, ma quella era
decisamente troppa.
Uscì
dalla camera di Lolika, sicuro di essere passato inosservato.
“Ti
devo anche dare del pervertito?”
La
ragazzina era dietro di lui con un'aria di superiorità e le
braccia
incrociate al petto, lo sguardo era irritato. Killua la
ignorò,
anche se fremeva dalla voglia di risponderle con le rime, e
continuò
per la sua strada, sperando che Lolika non gli desse più
noia, cosa
che accadde. O almeno non subito.
“Che ci facevi in camera mia?”
“Ti
ricordo che questa è casa mia...”
“E diventerà anche casa
mia!” ribatté decisa la ragazza.
Certo,
non che l'idea l'allettasse ed andava anche contro il suo piano, ma
meglio dirgli una bugia piuttosto che dargli la soddisfazione di
avere ragione. Non aveva assolutamente ragione!
“Dovrei
essere felice?”
“Molto... Viziatello!” ghignò maligna.
“Cosa
hai detto?” Killua scandì ogni sillaba con un
grugnito di uno che
stava per arrabbiarsi seriamente, ma la cosa non toccò
minimamente
la ragazza, che rincarò la dose.
“E' quello che sei, no?”
fece spallucce “Sei un viziato, tutto gira intorno a te! Tua
madre... Tuo padre... Persino tuo fratello Illumi!”
alzò la voce e
assottigliò gli occhi fino a farle diventare delle lame
“Tutti
pensano che tu sia colui che prenderà le redini della
famiglia
Zaoldyeck, ma nessuno ti vede per quello che sei...”
Killua
la guardava con gli occhi sgranati e deglutiva a fatica.
“Sei
solo un bambino viziato che vive sotto una campana di vetro e che non
ha mai visto il mondo reale!”
Senza
rendersi conto, Lolika si ritrovò a terra con due mani che
le
stringevano il collo con forza e due occhi neri come la pece che la
guardavano con risentimento.
“Ritira quello che hai detto.”
sibilò come un serpente.
“Mai!” urlò la ragazza
togliendoselo di dosso con un calcio e lanciandolo un po' distante da
lei.
Killua si rialzò e tornò all'attacco, sfoderando
i suoi
artigli affilati come rasoi, Lolika gli sfiorò appena in
tempo ma le
ferirono comunque una guancia.
L'Hellenburg
si passò un dito sulla ferita, se lo portò alla
bocca e leccò il
sangue che aveva raccolto con la lingua.
“Ora mi hai fatto
davvero arrabbiare.” mormorò apatica.
Si
scagliò contro il ragazzino, pronta con un pugno serrato ma
venne
bloccata da Killua e colpita allo stomaco da un pugno del ragazzino,
bloccandola poi al muro.
“Che
diavolo cercavi in camera mia?” ansimò appena
Lolika.
“Non mi
risponderesti.” ammise Killua senza enfasi nella voce.
“Sei
anche smidollato!” lo offese la ragazza con un ghigno.
Quella
ragazza era al muro, eppure non perdeva lo spirito di fare battutine
spiritose. Era un'insopportabile sbruffona di prima categoria. Ora le
ricordava Philo, con quel sorrisetto soddisfatto a dipingerle il
volto.
“Non
sono uno smidollato!” ribatté deciso Killua.
“ Ah
sì, giusto... Tu sei Killua Zaoldyeck!”
mormorò Lolika.
Con
grande velocità, ribaltò le posizioni e Killua si
ritrovò con le
spalle al muro e completamente inerme davanti a quelle perle grigie
che lo fissavano.
“Te
lo ripeterò un'altra volta: che diavolo ci facevi nella mia
stanza?”
Il
ragazzino prese tempo “Non mi risponderesti mai... E
poi...”
“Poi,
cosa? Non hai il coraggio di fare una domanda ad una ragazza?”
“Si
che ce l'ho.” mormorò mordendosi un labbro Killua.
“Sto
aspettando...” picchiettò con un piede isterico
Lolika.
Lo
Zaoldyeck prese un respiro d'aria e chiuse gli occhi per un attimo
“Dove si trovano i tuoi genitori?”
Lolika lo guardò stupita,
ma non così clamorosamente come si aspettava Killua, dopo un
po'
sciolse la presa su di lui e lo guardò dritto negli occhi.
“Primo
indizio, riguardante mio padre.” disse senza emozione
“Padricidio.
Sai cosa significa?”
Se
ne andò poi Lolika, lasciandolo ancora con le spalle al muro.
Salve!!!
^_^
Sono stata abbastanza assente e mi dispiace, ma anche gli scrittori
vanno in vacanza e poi devo mobilitarmi per l'università...
Oh God! -.-
Vabbé, i miei problemi non interessano a nessuno e passo col
dire che vado un po' di fretta e non ho potuto rileggere per benino
questo capitolo e ci saranno una valanga di errorri che
correggerò appena potrò...
Scommetto che nessuno di voi aveva ancora pensato ai genitori degli
Hellenburg, eh??? xD
Cioé, spero di no... xD
Ora
vi lascio davvero! Ringrazio sempre chi legge e chi ha recensito lo
scorso capitolo! Spero di rivedervi presto! ^_^
Un bacione forte dalla Lu! =*
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Capitolo 5 *** The patricide is a natural thing for us... ***
Killers
Family
La
prima prova la
superarono molti pretendenti Hunter, più o meno
egregiamente. Killua
aveva il fiatone, ma sostanzialmente non era esausto come alcuni
concorrenti, riversi a terra in cerca dell'ossigeno perso. Anche i
suoi nuovi amici stavano benone e cercavano di riprendere il
fiato.
L'argenteo gettò un'occhiata ai fratelli Hellenburg: Philo
si aggiustava i capelli da porcospino con una mano mentre con l'altra
teneva un coltello che usava a mo di specchietto; Lolika invece
sembrava tranquilla e non troppo affannata, ne gocce di sudore ne
guance rosse, era come se non avesse corso per nullae si era seduta a
terra a gambe incrociate
Killua sapeva benissimo che aveva una
resistenza non indifferente e che era anche piuttosto veloce,
nonostante non avesse le gambe lunghissime.
I loro sguardi
s'incontrarono. La ragazzina sembrava sicura di sé, sicura
che il
titolo di Hunter le sarebbe arrivato intatto nelle mani e con
pochissima fatica, naturalmente era la superbia a parlare. Fin troppo
sicura di sé, dava la completa fiducia al suo intelletto,
alla sua
forza ed alle sue abilità, senza volere l'aiuto di nessuno e
in
nessuna maniera.
Killua sapeva benissimo che si sbagliava di
grosso...
Padricidio.
Erano giorni
che questa parola gli tormentava la mente. Non l'aveva mai sentita e
nemmeno l'aveva letta nei pochi libri che i suoi occhi avevano osato
guardare... Doveva trovare qualcuno o qualcosa che gliela spiegasse
per bene e subito.
Corse in biblioteca e
cercò tra gli scaffali qualche libro che avesse come titolo
“patricidio” ma non trovò niente del
genere, nemmeno in alcuni
libri dove parlavano dei vari omicidi avvenuti nella storia fino ad
allora. Continuò la ricerca, scrutava ogni tomo con i suoi
occhi
verdi, ma gli sembravano tutti scritti in aramaico, poi gli venne
un'illuminazione.
Poteva chiedere a suo padre.
“No, no...
Papà saprà sicuramente cosa è successo
a Lolika... Lo
insospettirò...” pensò
Killua, riflettendoci poi seriamente.
Tolse lo sguardo dal libro che aveva fra le dita e lo puntò
su un
libro che fino ad allora non aveva nemmeno preso in considerazione,
un vocabolario.
Buttò all'aria quello che aveva e corse verso
quel libro che ora gli pareva oro. Scorse le pagine così
furiosamente, che quasi le strappò, e arrivò
finalmente alla
lettera “P”. Fece scivolare il dito, ma non
trovò la parola
“padricidio” ma una simile...
“Parricidio”. Lesse, tanto più
in basso di così...
“Il
parricidio
è
genericamente l'omicidio di un parente stretto, anche se viene spesso
inteso come omicidio del padre
(patricidio),
ma il termine può anche indicare l'omicidio
della madre,
o dei fratelli,
o del coniuge.”
Killua
rimase sconvolto. Allora lei... Lei aveva ucciso suo padre.
No,
impossibile. Se per quel minimo che la conosceva fosse stato vero, se
ne sarebbe vantata... Forse. Una cosa era certa: suo padre era morto
e sepolto, quindi un genitore in meno, un assassino in meno e, di
conseguenza, un suocero in meno. Quest'ultimo punto lo rassicurava
non poco.
Uscì
dalla biblioteca con un groppo in gola.
Se Lolika non era stata,
dei fratelli Hellenburg quello più bellicoso a cui piaceva
uccidere
era Philo.
Oppure
Christoph? Con il suo viso rassicurante e i modi affabili sarebbe un
assassino insospettabile.
Nel
corridoio incontrò suo fratello Illumi, che lo
“invitò” nel suo
regolare allenamento, anche se oggi non ne aveva proprio voglia, ma
era costretto.
Suo
padre l'attendeva in una stanza in penombra, umida e fredda, con
affianco una lettiga spoglia e un carrellino con diverse siringhe e
fialette tutte pronte per lui.
“Killua,
oggi miglioreremo la tua resistenza ai veleni.”
enunciò cupo Silva
con gli occhi verdognoli che brillavano nel buio.
Killua
ricordò le prime volte che aveva intrapreso questo tipo di
allenamento: un concentrato di puro male. A volte, per quanto fosse
insopportabile, il dolore lo spingeva a battere violentemente la
testa contro il muro o contro il pavimento oppure gli offuscava la
mente tanto da fargli avere delle allucinazioni belle e buone.
“Vogliamo
iniziare?” parlò nuovamente suo padre.
Il
ragazzino deglutì e si avvicinò lentamente a
quella lettiga che gli
procurava i brividi lungo la schiena, come se stesse diretto al
patibolo. Si tolse la maglietta violacea, si stese su quel lenzuolo
bianco sporco e chiuse gli occhi mentre la stanza si riempiva di
rumori cristallini e la porta veniva chiusa con un sordo rumore dal
fratello.
Lolika
era in camera sua ad annoiarsi: il suo professore se ne era ormai
andato, era sfuggita dalle grinfie di Kikyo (stranamente più
nervosa e stridula del solito) che le voleva far vedere uno di quei
film romantici e zuccherosi che tanto odiava e Killua non si vedeva
in giro per scocciarlo un po'.
Decise
di uscire dalla sua stanza, più noia di quella non c'era
tanto,
quindi fece un giro per quei corridoi tutti così simili e
tutti così
freddi.
Quella casa non le piaceva affatto... Troppo diversa da
casa sua immersa nel verde più assoluto e dall'aria pulita e
fresca.
Continuò
il suo cammino nella casa, ma non era davvero niente di speciale, se
non fosse per alcuni manufatti pregiati di Kikyo che rendevano la
villa più “vivibile” e più
“casa”: c'erano vasi antichi e
cinesi, quadri con cornici dorate e pesanti, statue di personaggi che
non conosceva affatto e alcune armature e teste impagliate affisse
sul muro.
“Uffa,
che seccatura questa casa... Una noia mortale...”
mormorò con aria
stanca Lolika. Decise di passare per il salone ma non vi
entrò
dentro, perché sentì la voce preoccupata di Kikyo
che parlava con
il nonno di Killua, Zeno.
“Non
capisco perché si debba usare questo metodo così
poco
“ortodosso”... Il mio povero Kilu!”
singhiozzò la donna.
“Su
Kikyo, questo è il metodo più efficace. Killua
è colui che
prenderà le redini della nostra famiglia dato che
è il figlio con
più talento...” spiegò, forse per la
centesima volta, il vecchio
con tutta calma ed un sorrisino sul volto “Non si
può cambiare il
destino.”
“Ma
perché devono iniettargli del veleno nelle vene?
Perché?” strillò
la donna con un verso acuto e straziato.
“Gli
iniettano del veleno nelle vene?” pensò
Lolika sgranando gli
occhi.
“Quanto
sei monotematica... Ogni volta la stessa storia... E ogni volta ti
devo tenere lontano dalla stanza degli allenamenti.”
“Ogni
volta? Stanza degli allenamenti? Ma che diavolo...”
l'Hellenburg si allontanò dalla porta del salone e
cominciò a
girovagare velocemente in cerca di questa fantomatica “Stanza
degli
Allenamenti”, facendosi dei ragionamenti mentali.
“Allora...
Una stanza per gli allentamenti non dovrebbe essere visibile a
tutti... Forse si trova nei sotterranei?” cominciò
a scendere le
rampe di scale una dopo l'altra, ma poi si bloccò
all'improvviso
perché vide Illumi uscire da una stanza con delle siringhe
in una
mano.
“Bingo!” pensò
Lolika. Si acquattò su per le
scale, in attesa di vedere Illumi tornare nuovamente nella stanza,
cosa che accadde poco dopo.
Si
avvicinò alla porta e ci appoggiò sopra un
orecchio, ma non sentì
niente. Con tutta la delicatezza che potesse avere (ben poca in
realtà) cercò di aprire un poco la porta per
poterci vedere dentro
con il suo occhio. Vide Silva di spalle che trafficava con alcune
siringhe e fialette, aiutato da un Illumi più freddo del
solito.
Oltre di loro, c'era una lettiga su cui era steso un corpo
più
bianco del lenzuolo che la copriva che aveva delle strane
convulsioni. Osservando meglio, capì che era Killua. Il
laccio
emostatico gli strizzava il braccio destro, divenuto nero per le
punture, e gli metteva in risalto le vene violacee che erano gonfie e
terribilmente grosse.
Per
la prima volta, da quando conosceva Killua, la ragazzina
provò per
lui un senso di tristezza e pena. Non sapeva bene perché, ma
si
sentiva strana nel vederlo lì, inerme, a soffrire come un
cane per
quella sotto specie di allenamento.
Un urlo si levò dalla
lettiga. Era strozzato e pieno di dolore, che fece venire un brivido
freddo lungo la schiena di Lolika, che continuava a guardare quella
scena con gli occhi sgranati e pieni di preoccupazione.
“Ma
che diavolo mi sta succedendo?” pensò
poi “Perché me ne
dovrebbe importare di lui? Se muore avvelenato dovrebbe semplificarmi
le cose! E invece...”
“Penso
che ora sia meglio lasciarlo solo, così può
combattere al meglio il
cocktail di veleni.” disse Silva, nel modo più
freddo possibile e
con completa impassibilità di fronte al figlio che si
contorceva dal
dolore provocatoli dal contenuto delle varie fiale di veleno, e
Illumi annuì brevemente con il capo e seguì il
padre verso la
porta. Lolika riuscì ad allontanarsi da essa appena in tempo
altrimenti l'avrebbero scoperta.
Dopo
che i due Zaoldyeck si fossero allontanati, la ragazzina decise di
entrare nella stanza, ma esitò davanti alla porta.
“Ma
che sto facendo? Da dove è uscito tutto... Tutto... Tutto
questo
affetto per lui?” si morse il labbro ma decise
comunque di
aprire la porta. Non appena si chiuse dietro di se, Killua
gettò un
urlo che fece spaventare Lolika.
Lei
si avvicinò alla lettiga, il cuore che le martellava il
petto e il
fiato che le mancava dalla gola. Si dirigeva a lenti passi verso
Killua, il corpo di lui pallido e sudato scosso da tremolii e
movimenti irrazionali. Non appena lui si accorse della presenza di
Lolika, posò le sue perle olivastre su quelle chiare e color
ghiaccio di lei, mosse lievemente le labbra per dire qualcosa e,
dopo dei tentativi, ci riuscì: “Cosa ci fai...
Qui?”
Lolika
deglutì “Ho sentito da tua madre che ti stavi
sottoponendo ad un
allenamento... Speciale.”
Killua
tirò un sorriso “E' così che lo
chiama... La mia famiglia...”
cercò di riprendere fiato “A te lo hanno... Mai
fatto?”
Scosse
il capo “No, a noi ci immettono degli anticorpi speciali che
neutralizzano il veleno, ma che non aiutano ad assimilare il ferro
nel sangue...”
“Siete
più... Avanti di noi...”
“Diciamo che siamo più
ortodossi...” tirò un sorriso.
“Hai sorriso?” chiese Killua
con uno strano sguardo negli occhi.
Lolika si sentì colta in
fallo “No, era un ghigno divertito!”
“Si, ok...” poi gridò
di dolore, un grido che fece strizzare gli occhi della ragazzina e
che, istintivamente, prese la mano di Killua e la strinse nella sua.
Il ragazzino vole lo sguardo affaticato verso di lei: era stupito con
una nota birichina e con una punta di ringraziamento.
“Non mi
guardare così!” gridò Lolika in
risposta a quello sguardo “Se
tu muori, chi posso prendere in giro poi? Milluki? Pensa al lato
peggiore poi della cosa, se mi fanno sposare tuo fratello Illumi? Se
devo sposare un perdente, fa che sia almeno un po' normale!”
cominciò a parlare a raffica, senza sapere di preciso cosa
stava
dicendo “Oppure mi rifilano Milluki come marito? Ti giuro
Killua,
se tu muori e mi danno come marito Milluki, giuro sul mio sangue che
ti ammazzo!”
Lui
rise in modo stanco “Non morirò...”
strinse ancora di più la
sua mano in quella di Lolika e lei abbassò gli occhi verso
quell'intreccio di dita.
“Non avevo mai preso per mano
nessuno...”
“Nemmeno io... Posso... Posso chiederti una
cosa?”
“Una sola...” soffiò Lolika mentre
fissava ancora
l'intreccio che la sua mano aveva con quella di Killua.
“Tuo
padre non l'hai ucciso tu, vero?”
“No...” attese un po' per
vedere lo sguardo del ragazzino, che sicuramente attendeva che lei
continuasse la sua risposta “E' stato Christoph. E' una
antica
tradizione di famiglia. Il figlio maggiore, quando raggiunge la
maggiore età, sfida il padre affinché possa
prendere le redini
della famiglia. Anche mio padre ha ucciso mio nonno e mio nonno ha
ucciso suo padre a sua volta...”
“E se per caso il figlio non
riesce a sconfiggere il padre?”
“Viene
ucciso.” disse lapidaria rafforzando la stretta alla mano di
Killua
“Nella nostra famiglia sopravvivono solo i membri
più forti,
quelli deboli vengono eliminati fin da subito... Le donne servono
solo a dare una discendenza alla famiglia e per sfornare nuovi capo
famiglia. Mia madre così ha fatto ed ha fatto nascere mio
fratello
Christoph. Un genio dell'assassinio si può dire...”
“Genio?”
mormorò stupito lo Zaoldyeck.
“Sì.
E 'un vero mago nell'uccidere, non ho mai visto nulla del genere,
dico sul serio.” affilò lo sguardo nel ricordare
gli occhi freddi
del fratello “In confronto a lui, io e Philo siamo due
novellini...
Il modo in cui riesce a togliere la vita, è
spaventoso.”
“Ti
ha insegnato lui tutto quello che sai?”
“Dopo la morte di mio
padre si. Si aspetta molto da me e dal nostro matrimonio. Dice che la
razza degli assassini è la migliore che esista, anche se si
sta
sporcando di gente impura. E' molto fissato con la purezza di
sangue.”
“Per
questo che ti ha costretta a sposarmi?”
“Si,
vuole assolutamente che il sangue si mantenga più puro
possibile.”
Killua
osservò gli occhi di Lolika: ora non avevano quell'aria di
superbia
che li colorava spesso e volentieri, ora erano piccoli e tristi,
sicuramente non sarà stato facile crescere con tuo fratello
che ha
ucciso tuo padre solo per una stupida tradizione.
“E
tua madre?” chiese poi l'argenteo con il fiato corto.
Lolika
sgranò gli occhi, prese fiato e mollò la presa
dalla mano di
Killua, sentendo che tra le sue dita passava del freddo tagliente che
le fece rimpiangere quella scelta.
“L'ho
uccisa io.” rispose alla fine con uno sguardo vuoto.
Salve gente! E'
da un po' che non ci si vede eh?
Sono davvero, ma davvero mortificata nel farmi rivedere dopo mesi e
mesi di assenza, ma il peso degli impegni si fa sentire e davvero
trovare del tempo per mettere per iscritto tutta la trama mentale che
mi sono fatta è come trovare l'acqua nel deserto! Ma sono
qui, che vi piaccia o meno! :P Devo dire che in questo periodo di
assenza, me ne sono successe di tutte i colori, a cominciare che ancora
riesco ad essere puntuale ad una lezione all'università... I
miei ritardi ormai li conoscono tutti! -.- Un'unica cosa positiva
(forse) è che mi sono cresciuti i capelli! *___* E' una cosa
che troppo desideravo, soprattutto perché ho tutta la parte
della nuca completamente color petrolio (chi mi ha aggiunta al profilo
personale di facebook lo sa) ed è una cosa di cui vado molto
fiera! V.V
Ad essere sincera, questo capitolo lo avevo iniziato a scrivere subito
dopo aver pubblicato quello precedente ma, per vari impegni non sono
riuscita a finirlo entro una settimana. Naturalmente, appena avevo un
po' di tempo scrivevo qualche riga, ma era davvero troppo poco, e dire
che mi sono fatta anche una tabella di marcia! :D Eh si gente,
dall'alto della mia pazzia/mania delle tabelle, mi sono scritta i punti
più salienti che poi sarebbero i capitoli in sostanza. In
totale ho calcolato nove capitoli, che spero di poter scrivere e
pubblicare al più presto, anche perché
è già tutto nella mia mente malata! Anzi, per
essere ancora più certa di quello che pensavo e che poi
avrei scritto, mi sono andara a scaricare delle scans di HxH su un
sito, roba davvero da malati mentali, perché avevo solo
seguito l'anime e non lo ricordavo... Siccome non ho tempo di starmi a
rivedere tutte le puntate, ho optato per un metodo un po'
più semplice e veloce, anche perchè io,
preferisco di gran lunga i manga agli anime...
Comunque sia, dopo tutto questo preambolo, passiamo al capitolo... Non
è lunghissimo, ma penso che sia ricco di contenuti e
soprattutto svela un pochino chi sono questi meledetti Hellenburg e
perché sono così strani. Il padre di Lolika,
dunque, è stato ucciso da Christoph (un personaggio che amo
davvero e che spero possa avere più spessore nei prossimi
capitoli), ma lei ammette di aver ucciso la madre, cosa sarà
successo? Non vi resta che aspettare il prossimo capitolo! ^__^
Vorrei
ringraziare chi ha recensito gli scorsi capitoli e sul serio, io leggo
sempre più o meno in orario le vostre recensioni, ma se non
vi rispondo subito è perché poi mi dimenticherei
di alcune che fanno in ritardo nel recensire e anche perché
preferisco rispondervi quando pubblico così da non saltare
nessuna ed anche perché così vi beccate anche il
capitolo nuovo nuovo, nonostante magari abbiate messo nel dimenticatoio
la mia storia... Un po' stronza dite? Mi pare proprio di sì!
xD
Ci
vediamo alla prossima gente, un grazie infinito a chi legge!
Un bacione forte dalla
Lu! :*
|
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Capitolo 6 *** Now, all was well... Most all... ***
Killers
Family
- Now, is all well... Most
all... -
In
tutte le altre prove che si susseguirono, sia Killua e i suoi amici
che gli Hellenburg, riuscirono a superarle senza troppi sacrifici.
Arrivarono
alla quinta prova che prevedeva un combattimento tra i vari
partecipanti e il vincitore veniva promosso ad Hunter.
Mentre
Philo era del tutto disinteressato dai vari combattimenti ed
attendeva impaziente il suo, Lolika era ferma a fissare quello di
Killua. Aveva da poco scoperto che il concorrente Ghitarakuru
era in realtà Illumi, venuto per riportare a casa il
fratello.
L'incontro di Killua era finito con la sua squalifica: aveva ucciso
il suo avversario, Bodoro, nonostante sapesse perfettamente che si
veniva espulsi dall'esame in caso di morte dell'avversario.
Lanciò
uno sguardo verso Illumi, che osservava l'incontro molto attentamente
attraverso quei pozzi scuri glaciali; le aveva fatto uno stranissimo
effetto quando lo aveva guardato: fin da piccola le dava una
sensazione sgradevole ed era l'unico che potesse farle venire i
brividi sulla schiena.
Ne
era certa: era stato lui a indurre Killua a ritirarsi dall'esame, gli
aveva rivoltato il cervello come un calzino.
Anche
gli amici di Killua lo guardavano sconvolti, non si sarebbero mai
aspettati una mossa da lui e, molto probabilmente, non sapevano che
lui era un assassino.
“Killua
è stato squalificato.” mormorò Lolika
rivolta al fratello.
Philo
alzò lo sguardo verso di lei e fece spallucce
“Cosa vuoi che me ne
freghi, Lolli?”
“Ti ricordo che sarebbe tuo cognato.”
“E
ti ricordo...” mormorò alzandosi e mettendosi
davanti la figura
della sorella “Che a me, di lui, non me ne può
fregare di meno. O
devo ricordarti che ti ha lasciata sola, quando vivevi nella tenuta
Zaoldyeck?”. I suoi occhi erano lame affilate che
s'infilavano
dentro al suo petto.
Quanta
diavolo di ragione aveva quel porcospino?
Lolika
si morse il labbro “Resta comunque tuo cognato!”
gridò
andandosene verso il corridoio che portava all'uscita.
“E
resta comunque tuo marito!” le urlò di rimando
Philo per poi
sbuffare “Quella scema...”
“Come...
In che senso l'hai uccisa tu?” chiese stupito Killua, ancora
steso
sulla lettiga.
Lolika sbuffò “Quante domande che fai...”
“Le
hai volute tu!” rispose il ragazzino alzano la voce e
spalancando
gli occhi.
Lei
fissò la faccia di lui e scoppiò in una risata
cristallina
“Dovresti vedere la tua faccia...”
Killua
rimase zitto per un momento... Stava ridendo? Era la prima volta che
la vedeva ridere... “Perché la tua vorresti dire
che è bella?”
“Mi
pare ovvio! Altrimenti non sarei la tua futura moglie...”
rispose
fiera la ragazzina.
“Accidenti a te!” esclamò Killua con un
finto broncio. Poi strinse un occhio e fece uno spasmo di dolore, al
che Lolika si avvicinò ancor di più a lui.
“Tutto bene?” gli
chiese.
“Si...
Diciamo che sto riuscendo ad eliminare il veleno...”
“Starò
qui con te...” mormorò senza rifletterci Lolika.
“Come...
Mai?”
La
brunetta gonfiò le guance “Perché non
so chi scocciare.”
Killua
la fissò: ora sembrava diversa da come era prima, sembrava
più
incline ad avere un rapporto pacifico con lui e non tenendosi sulle
sue o avendo degli atteggiamenti ostili.
Restarono
per un po' in silenzio finché lo Zaoldyeck non si decise a
parlare
“Come mai questo cambiamento?”
Lei
parve rifletterci un po' sopra “Mi hai fatto pena e... Mi
ricordi
me quando facevo gli allenamenti con Christoph... Ero completamente
in balia della sua furia e del suo spasmo di uccidere...”
raccontò
socchiudendo gli occhi “Ho rischiato parecchie volte la vita
contro
di lui...”
“Nella
nostra famiglia, tutti hanno subito questo tipo di
allenamento...”
“Ma
come fate?” gli chiese Lolika con un vocina acuta.
“E'
il nostro destino... Noi siamo nati per fare gli assassini, come voi
Hellenburg.”
“Destino
e destino... Mi sembra di sentir parlare Christoph... Per lui, ogni
cosa che accade è deciso dal destino e nella vita bisogna
rendere
conto solo a quello...” spiegò irritata
“Secondo me, ogni essere
umano, a seconda delle scelte che fa, decide il proprio destino...
Non è tutto già scritto!”
“Anche
secondo me!” convenne Killua con un sorriso.
Lolika
ne tirò anche lei uno e porse il suo sguardo sul braccio del
ragazzo
“Com'è viola...” osò nel
passare un dito sull'avambraccio “E
com'è gonfio...”
“Il risvolto della medaglia.” rispose lui,
rabbrividendo un pochino sul punto dove era passato il ditino freddo.
Lolika
abbassò gli occhi sulle punte delle sue scarpe
“Mia mamma è morta
dandomi alla luce.” esclamò tutto ad un tratto
“Non so di
preciso come successe, ma un'emorragia le si era scatenata nell'utero
e potevano decidere di salvare o me o lei... E lei scelse me... Ecco
come l'ho uccisa.”
“Non
l'hai uccisa!”gridò Killua, agitandosi sulla
lettiga.
“Si
invece!” grugnì lei in risposta, come se avesse
ritrovato il
carattere che aveva perso “E chi sennò? Me lo
ripete anche
Christoph all'infinito! Se io non nascevo, i miei genitori potevano
avere altri figli al mio posto, magari anche migliori di me, e
invece...”
“E secondo te, solo per questo stupido motivo, tua
madre ti avrebbe sacrificato per avere altri figli?”
urlò
alzandosi dal lettino e mettendosi in piedi di fronte a Lolika
“Io
non so molto di te, ma mia madre si sacrificherebbe per salvarmi...
Questo è un ruolo che ogni genitore deve fare!” e
si incamminò
verso la porta molto pesantemente e zoppicante.
“Quanto
è stupido...” mormorò poi Lolika,
mordendosi un labbro.
“Tu
riesci a guardare in faccia il Sole?”
“Nessuno
ci riesce Killua...”
“Io
si invece!”
“Non è vero! Hai pure gli occhi chiari
tu!”
replicò decisa Lolika “Il mio professore mi ha
detto che chi ha
gli occhi chiari vede bene al buio ma poco alla luce e viceversa per
gli occhi scuri: quindi tu non puoi vedere il Sole in
faccia!”
spiegò a mo di professoressa.
“Ma
io ci riesco!”
“Si,
in un'altra vita...”
Killua
e Lolika erano stesi sul prato dietro la villa della famiglia
Zaoldyeck e guardavano il cielo indicandone le nuvole dalle forme
più
strane e parlando del più e del meno. Dopo quella
chiacchierata
nella Stanza degli Allenamenti, la ragazzina aveva cercato di
cambiare il suo atteggiamento nei confronti di Killua e dei
miglioramenti c'erano, anche se non era pronta a dimostrarli a tutta
la famiglia Zaoldyeck al completo e quindi teneva solo per se e per
Killua questo atteggiamento..
“Illumi
forse ci riuscirebbe...” mormorò lei poi in
risposta.
“No
Lolika: io ci riesco!”
“Sei
stressante a volte, Killu!” sbuffò mettendosi a
sedere a gambe
incrociate “Mi ricordi per alcuni versi Philo...”
“Non
mi paragonare a lui!” urlò Killua infervorato
“Io non uccido per
piacere!”
Lolika
sorrise “Lo so.” si alzò in piedi ed
iniziò a trafficare con le
tasche del vestito. Kikyo aveva tanto insistito affinché
mettesse un
abito da donna e non i soliti pantaloni che portava abbinati con la
felpa enorme che indossava per via dell'umidità della
residenza
Zaoldyeck. Oggi indossava un vestitino che le arrivava alle
ginocchia, completamente viola (un colore che piaceva a Killua,
stranamente), a maniche corte e dal collo alto. La mamma del
ragazzino aveva anche insistito affinché sciogliesse i
capelli dalla
solita crocchia, infatti ora le arrivavano morbidi fino alla vita ed
ai lati erano tenuti indietro da delle forcine, così da
lasciarle
liberi gli occhi. Anche Killua si accorse, per la prima volta forse,
di quanto fosse effettivamente bella la ragazzina: quegli occhi grigi
guizzavano in mezzo a quei capelli castani.
“Ti piace il
cioccolato?” chiese Lolika sventolando una busta sospetta.
“Si.
Cosa sono?” chiese Killua afferrando la busta.
“Sono delle
palline di cioccolato... Se non sbaglio le chiamano
Chocoballs...”
Il
bambino strappò la busta con forza e si portò una
pallina in bocca,
sorridendo poi beatamente quando questa si sciolse in bocca.
“E'
buonissima!”
“Lo
so.” e fece altrettanto Lolika, mangiandosi una pallina di
cioccolato.
“Sai una cosa...” proruppe poi Killu dopo diverse
palline che si era mangiato.
“Cosa?” disse Lolika alzando un
po' la tasta affinché potesse vedere negli occhi lo
Zaoldyeck.
“Oggi... Oggi... Sei carina...” borbottò
imbarazzato non appena vide due perle grige fissarlo con
intensità.
Lolika rimase un po' allibita poi sorrise lievemente
con le guance imporporate “Tu invece no...”
scherzò poi per
vedere l'espressione stupefatta di Killua
“Scherzavo...”
Risero
di gusto e poi Lolika si stese nuovamente accanto al ragazzino,
sgranocchiando delle Chocoballs.
“Se
mi vedesse Christoph...” mormorò poi “A
lui non piace il
cioccolato...”
Ci
fu silenzio.
“Tu
credi nell'amore?” esclamò Killua improvvisamente.
“Nell'amore?”
ripeté lei pensierosa “Non ho mai avuto esempi di
amore, io...
Tu?”
“Non
so... Comunque vedo i miei genitori che si vogliono bene...
Credo.”
“Non
è un bene?”
Killua
fece spallucce “Credo.”
“Devo
andare...” disse poi all'improvviso Lolika “Tua
madre ha detto
che mi doveva far vedere degli abiti... Non ne ho proprio
voglia...”
sbuffò poi.
“Vengo
con te.”
“No.”
poi corse via.
A
Killua sembrava sospetto, ma non se ne crucciò
più di tanto e tornò
dentro casa, vagando per la villa, stranamente felice.
Da una
parte era contento che le cose con Lolika andavano bene, soprattutto
perché i lividi vari erano spariti o non se ne facevano
più,
dall'altro era preoccupato, insomma, lui era giovane e di certo non
voleva provare troppo “affetto” per una ragazzina
qualunque che
si presentava come sua futura moglie.
Dopotutto,
qualunque ragazza poteva presentarsi così e per qualunque
ragazza
poteva provare gli stessi e contrastanti sentimenti solo che, non
conosceva tante ragazze per cui provare diverse tipologie di
emozioni. Si sentiva oppresso in quella casa, troppo confinato in una
campana di vetro, troppo distante dal mondo reale.
Era
stufo.
Lolika
era appena tornata nella sua stanza per cambiarsi. Era tutto in
ordine come sempre, ma vide una figura di spalle che guardava fuori
dalla finestra drappeggiata da pesantissime tende di velluto rosso.
Christoph
osservava i paesaggio tetro che la Villa Zaoldyeck offriva, con le
sue nubi grigie cariche di umidità e l'erba verde scuro che
non
rifletteva la luce del Sole, un paesaggio ben diverso da dove si
trovava Villa Hellenburg.
“Cosa
ci fai qui?”
La
domanda di Lolika uscì con un grugnito contrito ma il
maggiore dei
fratelli sembrava non essersene accorto o faceva finta.
“L'allenamento
settimanale, ricordi?” rispose serafico, togliendo gli occhi
dalla
finestra e puntandoli verso la sorella “Eravamo
d'accordo...”
Lolika chinò il capo e strinse forte i pungi fino
a sentire le unghie entrarle nella pelle e lacerarla
“Ma-...”
“Niente
“ma”!” urlò Christoph
mantenendo la sua maschera di ghiaccio e
gli occhi perfettamente fermi “Sei nata per questo, per
diventare
un'assassina... Non una stupida rammollita o una moglie che rassetta
la casa o infila le pantofole al marito!” si
avvicinò lentamente
alla ragazzina e le alzò il viso con una mano, per poi
sussurrarle
all'orecchio “Tu sei un Hellenburg, non dimenticarlo. E' non
c'è
niente di più puro di noi, come assassini.”
La
ragazzina deglutì a fatica, incapace di poter sfuggire alle
grinfie
del fratello o di poter ribattere il contrario. Le aveva tante e
tante volte ripetute quelle parole, che le sembravano sempre
più
veritiere. Christoph era bravissimo ad annientare la psicologia
altrui, era in grado di poter far fare tutto a tutti con due semplici
paroline e qualche sguardo eloquente. Oppure, poteva far provare
diverse emozioni solo con l'uso delle parole: il mal capitato poteva
provare euforia, tristezza, piacere e dolore ad intermittenza.
Christoph sapeva colpire i punti giusti con le giuste parole.
A
Lolika, non ci fu che altra scelta di annuire.
Gli
anni passarono ed ormai sia Killua che Lolika erano cresciuti.
Entrambi erano diventati più grandi e carini, e la loro
convivenza
sembrava andare bene, nonostante la loro reale amicizia la tenessero
nascosta al resto della famiglia.
Bene
o male passavano le giornate come al solito: Lolika faceva lezione
con il suo Professore, e ogni tanto anche Killua seguiva le lezioni,
poi aveva del tempo libero che passava a cavalcare il suo Brennnssel
ed a coccolarlo oppure a chiacchierare con Killua del più
del meno.
Al contrario, il ragazzino spesso faceva dei lavori datogli dal padre
affinché affinasse l'arte dell'assassinio oppure si allenava
con
Illumi per migliorare la sua forza e la sua resistenza.
Il
tempo libero, lo passava con Lolika.
Spesso
si ritrovavano a parlare stesi sul prato dietro la tenuta Zaoldyeck
ed a sgranocchiare delle Chocoballs, di cui Killua era goloso pazzo.
I loro momenti di tranquillità non avevano subito nessun
tipo di
turbamento o di intoppo, erano sempre andati bene ed erano un momento
di piacere per entrambi, dato che si toglievano entrambi
dell'appellativo di “assassino” e si ritagliavano
momenti da
“semplici ragazzi”.
Nulla
poteva oscurare le loro menti, o forse quella di Killua si.
Salve! So che non
mi faccio viva da un bel po' di mesi, ma non temete, non vi libererete
presto di me! =)
Allora, ho deciso volutamente di sorvolare un po' sulle prove Hunter,
dato che ne abbiamo lette e viste parecchie e a me, sinceramente, hanno
stufato... V.V
Questo capitolo era già scritto da un pezzo, l'ho riletto
molto velocemente e l'ho pubblicato solo ora perché ho avuto
un po' daffare... Mi dispiace immensamente che abbiate aspettato tutto
questo tempo, soprattutto perché ho notato che ci sono nuovi
lettori e, come mio solito, mi sono fatta riconoscere... Perdonatemi!
T^T
Ho deciso di far avere finalmente una tregua a Killua! xD Era ora,
poverino, non aveva più pelle per i lividi di Lolika! A
parte gli scherzi, spero che vi piaccia questa "amicizia" tra i due
piccoli assassini...
E, soprattutto, ho cercato di delineare un po' la psicologia di
Christoph! *__* Non so perché, ma adoro il suo personaggio,
non solo perché l'ho creato io stessa, ma i personaggi
psicologicamente instabili o pazzi, li A D O R O, basti vedere il mio
personaggio di François in Bleder Revolution...
In questi ultimi mesi, ho anche deciso di fare un mio account Facebook
personale, con il mio nome di EFP! Se ne avete uno anche voi,
aggiungetemi! Sarò felice di ciò! ^_^
Profilo Facebook : http://www.facebook.com/lumik.efp?ref=tn_tnmn
Ok, finito questo sproloquio,
ripeto che mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto,
ma spero che vi piaccia questo nuovo capitolo, cha a me non piace
tantissimo...
Ci sentiamo presto
(spero)!
Un bacione immenso
dalla Lu! =*
|
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Capitolo 7 *** What am I for you? ***
Dove
eravamo rimasti...
Killua
Zaoldyeck e Lolika Hellenburg sono figli di due delle più
rinomate
famiglie di assassini in circolazione.
Nel
passato, sono stati entrambi legati da un accordo delle rispettive
famiglie affinché, raggiunta l'età giusta, si
sposino. Inizialmente
il loro rapporto non va benissimo, spesso litigano, arrivando
addirittura alle mani, cosa in cui Lolika ha dimestichezza.
Nonostante ciò, riescono a stringere amicizia ed a passare
dei
pomeriggi insieme, togliendosi di dosso l'etichetta di
“assassini”
e comportandosi da “ragazzi normali”.
Nel
passato, li abbiamo lasciati cresciuti, ma con un nodo che
aggroviglia la mente di Killua, oppresso dalla sua famiglia e stufo
di uccidere.
Nel presente, Killua e Lolika si rincontrano, dopo
essersi persi di vista, all'esame per diventare Hunter. Le cose
però
non vanno come vorrebbero, dato che Lolika, e anche la sua famiglia,
ce l'hanno con Killua, che ha lasciato la tenuta Zaoldyeck,
abbandonando la ragazza. Ora, Killua è stato espulso
dall'esame, per
aver ammazzato il suo avversario dopo aver subito il lavaggio del
cervello da parte di suo fratello, Illumi.
Cosa succederà ora?
Killers
Family
-
What am I for you? -
“Dobbiamo
seguirlo e farci spiegare cosa è
successo!”enunciò deciso
Goh.
“Quel ragazzo è suo fratello! Se fosse giusto
lasciarlo
andare con lui?”
“Non credo, Leorio...” s'intromise Kurapika
“Killua sembrava spaventato da lui... Chissà cosa
c'è
dietro...”
“Io posso aiutarvi.”
Una voce femminile li
interruppe e tutti e tre si voltarono verso la fonte, trovandosi la
figura di una ragazzina con degli strani occhi freddi.
“Tu
sei...” iniziò a parlare Goh ma fu interrotto.
“Mi chiamo
Lolika Hellenburg, conosco la famiglia di Killua da un bel po'. Posso
portarvi alla tenuta Zaoldyeck e farvi parlare con Killua.”
spiegò
fredda, ma a tutti non scappò la nota di timore che aveva
nella
voce.
“Davvero? Potresti aiutarci?” eruppe Goh con gli
occhi
gonfi.
“Voi chi siete per lui?” chiese l'Hellenburg
fissando
lo sguardo su di loro.
Goh non se lo fece ripetere due volte
“Siamo amici. Abbiamo iniziato questa cosa insieme, e la
finiremo
insieme!”.
Anche Leorio e Kurapika avevano lo sguardo del moro,
uno sguardo pieno di determinazione e luminoso.
Lolika sorrise tra
se e se, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe “E sia, vi
porterò
alla tenuta Zaoldyeck., ma...”
“Dove pensi di andare tu?”
una voce tagliente, non fece finire di parlare la ragazza.
Tutti
si voltarono, tranne la stessa, che chiuse gli occhi in segno di
indifferenza “Philo...”.
“Ti
ho chiesto, dove pensi di andare... Sei sorda per caso?”
“Accompagnerò questi ragazzi alla tenuta
Zaoldyeck, affinché
possano riprendersi Killua.” spiegò Lolika calma,
fissandolo negli
occhi.
“E pensi che io accetti le tue azioni, razza di stupida?
Devo ricordarti che lì dentro hai passato un periodo di
merda grazie
al signorino che è stato squalificato poco fa.”
sputò quelle
parole con rabbia ed un sibilo minaccioso “Ti ha abbandonato,
quando doveva essere l'ultima persona a farlo!”
“Non lo
conosci.” disse breve la sorella.
“E' fortunato che ci sia un
patto tra le nostre famiglie, altrimenti l'avrei ammazzato sul
momento!”.
“Non puoi farlo!” gridò questa volta Goh.
“Tu.”
Philo aveva le iridi dilatate dalla rabbia “Tu conosci
davvero
colui che consideri amico? Sai chi è? Sai cosa fa?”
“No.”
Goh era calmo “Ma a me non interessa chi era e chi
è la sua
famiglia... Il mio amico è Killua ed io mi farò
spiegare da lui
cosa è successo. Tu non sei mio amico, non ti voglio
credere.”
“Tks!” e sputò a terra il biondo
“Fate ciò che
volete...” e poi puntò un dito accusatore sulla
sorella “E tu.
Aspettati una reazione da Christoph.” e voltò la
schiena per
entrare nell'ombra.
“Dov'è
Killua, Porchetto?”
Lolika vagava per la tenuta degli Zaoldyeck
in cerca del suo promesso sposo, ma non lo trovava, e così
decise di
bussare alla porta della stanza di quel porco di Milluki. In
realtà,
non aveva nemmeno bussato ed era entrata come una furia nella stanza,
ma a lei non le importava. Quella stanza emanava un odore di chiuso
e, sicuramente, l'odore di fritto delle patatine che mangiava
continuamente aveva impregnato le mura e le tende che vi erano
all'interno. Nel sottofondo si sentivano le dita grassocce di Milluki
che battevano freneticamente i tasti del suo computer, misto al
lavoro costante delle mascelle dello stesso.
Il Porchetto, come
l'aveva malignamente soprannominato Lolika stessa, la guardò
con
aria disgustata “Non so dove sia quell'inetto! E la prossima
volta
bussa, razza di stupida!”
La ragazzina si avvicinò a Milluki
con un sorriso smagliate a disegnarle il volto “Porchetto,
non mi
far arrabbiare, o finisce davvero male per te. Vorresti entrare con
la testa nel tuo computer, Porchetto?”
sottolineò quella
parola col massimo disprezzo che potesse avere il suo tono di
voce.
Il ciccione deglutì a fatica, per poi farfugliare che non
sapeva dove fosse Killua.
Si trovava punto e accapo.
Lolika
aveva notato che Killua ultimamente era diverso. A seconda di come
sbatteva le palpebre, i suoi occhi cambiavano: a volte erano freddi e
vuoti e a volte erano distanti, lontanissimi da lei.
C'era
qualcosa che lo turbava.
Continuò a vagare per la tenuta, fin
quando non tornò nella stanza di Killua, dove aveva
già visto ma
non l'aveva trovato. Aprì la porta lentamente e lo
trovò seduto per
terra, sotto la finestra, con le gambe strette al busto e la testa
incassata nelle ginocchia.
Lolika sospirò ed entrò, chiudendosi
la porta alla spalle, e sedendosi accanto a Killua.
La
stanza del ragazzo era più grande della sua: aveva delle
pesantissime tende di velluto viola che incorniciavano l'enorme
finestra dove vi erano seduti sotto, il letto a baldacchino era
grande e sembrava morbidissimo, la scrivania era spoglia e la sedia
era riposta accuratamente in essa. Sembrava vuota e desolata.
Lolika
pensava che Killua stesse piangendo, ma quando si avvicinò
non
sentiva singhiozzi o altro.
“Killua...” mormorò la ragazzina
“Cosa c'è?”
Il ragazzo non rispose, si limitò a respirare
rumorosamente.
“Lo sai che con me puoi parlare.”
continuò
l'Hellenburg più dolce possibile, anche se la pazienza le
stava già
sfuggendo di mano.
Killua respirò nuovamente e disse “Sono
stufo.” e, accertatosi che Lolika lo stesse a sentire con una
fugace occhiata, continuò a parlare “Sono stufo di
ammazzare, non
ne posso più. Sempre la solita vita.”
“E che ti
aspettavi?”
“Una vita che sia mia!” urlò guardando
finalmente in faccia Lolika “Guardaci! Dobbiamo sottostare
alla mia
famiglia, ci hanno costretto a vivere insieme perché quando
saremo
grandi dovremo sposarci, dobbiamo uccidere le persone che loro ci
indicano... Ne ho abbastanza!”.
“E
a te dispiace ciò?” gridò di rimando
Lolika. Quante cose avrebbe
voluto dire, invece.
“Sì,
voglio andarmene!” continuò a voce alta il
ragazzo, alzandosi in
piedi e volgendo le spalle alle ragazza.
La castana si alzò a sua
volta e si mise alle sue spalle “Killua... Cosa sono io per
te?”
Killua
si girò a guardarla, con gli occhi sgranati
“Cosa...?” non
riusciva a parlare, non sapeva cosa dire. Che significava quella
domanda? Non se l'era mai posta nemmeno lui!
“Io
ne ho abbastanza, ma di te, Killua.” gridò con gli
occhi lucidi ed
uscì come una furia dalla stanza del ragazzo, sbattendo la
porta.
“Maledizione!”
urlò di rabbia il ragazzo, battendo un piede al letto con
tutta la forza che
aveva.
“Razza
di idiota!” pensò livida di rabbia
mentre correva “Non sa
nemmeno ammettere la verità!”.
Entrò nella sua stanza e si
bloccò di botto. C'era suo fratello Christoph ad aspettarla.
“Ciao
Lolika.” proruppe il biondo pacato, squadrandola da capo a
piedi
“Ogni giorno sei più bella, ma il tuo viso ha
delle linee di
ira...”
“Non è nulla.” tagliò corto
la sorella “Dobbiamo
allenarci, giusto?”
“Si, ma...” iniziò Chris, ma la voce di
Lolika lo interruppe.
“Forza.”
Il fratello la guardò
nuovamente, ma con maggior intensità, come se le stesse
svogliando
la mente con gli occhi “Hai discusso con il tuo maritino, non
è
così?”
Lolika
non rispose.
“Ho capito. Lui non è come noi... Noi siamo
migliori, lo sai.”
“Smettila! Tu non lo conosci, non puoi
parlare di lui!”
“E tu, sei sicura di conoscerlo?” sibilò
velenoso Christoph “Non hai visto come ti ha trattato? Per
lui, tu
sei solo un contratto da rispettare, un triste destino a cui
è stato
condannato dai suoi famigliari al quale non può scappare.
Rassegnati, tu sei solo il suo futuro nero, un futuro nero che non
accetterà mai volontariamente.”
Lolika
non rispose e si preparò in silenzio per l'allenamento col
fratello,
che aveva un ghigno maligno sul viso.
Da
allora, lei e Killua non si parlarono più.
“Argh!”
un urlo la ridestò dal libro che stava studiando col suo
professore
personale, Mr.
Lichtbest. Si
precipitò fuori dalla
stanza e vide che era stata Kikyo ad urlare e che aveva il vestito e
il viso macchiato di sangue, a sostenerla per le spalle c'era Silva e
dietro di loro c'era Milluki, che si teneva una mano in testa sporca
di sangue.
“Che cosa è successo?” chiese la
ragazza, andando
incontro agli Zaoldyeck. Silva non le rispose, e continuò a
camminare sostenendo la moglie, che singhiozzava senza contegno,
biascicando parole senza senso.
Lolika tentò di nuovo di sapere
chiedendo a Milluki “Porchetto, che cosa è
successo? Mi vuoi
spiegare?”.
Il
ragazzo si fermò e la guardò “Sicura
che vuoi sapere?”
La
ragazza annuì ed attese.
“Killua se ne è andato. Per farlo,
non ha esitato a ferire la mamma e me.”
“Non
può essere... Non può essere andato via senza
dirmi nulla...”
“E'
così, Lolika!” urlò burbero il
ciccione, prima di andarsene e di
lasciarla sola.
Tornata nella stanza, Mr.
Lichtbest notò che c'era qualcosa di strano, ormai erano
anni che le
insegnava e la conosceva abbastanza bene, capiva quando c'era
qualcosa che non andava, nonostante cercasse sempre di mantenere la
sua faccia inespressiva.
“Tutto bene, Miss? La vedo sconvolta.”
nonostante avesse un tono di voce duro e solenne, Lolika
poté trarvi
una certa dolcezza e preoccupazione.
“No, Mr. . Le dispiace se
finiamo la lezione in un secondo momento?” cercò
di dirglielo con
la voce più ferma possibile “Non mi sento molto
bene.” concluse
poi, avvicinandosi alla sua scrivania e chiudendo il libro che vi era
sopra.
Mr. Lichtbest non replicò, chiuse a sua volta il libro che
aveva in mano e lo ripose nella sua ventiquattrore, fece un breve
inchino mormorando “Miss.” ed uscì dalla
stanza, chiudendosi
lentamente la porta alle spalle.
Rimasta
sola, Lolika si mise a piangere. Non ricordava nemmeno l'ultima volta
che lo fece, forse quando suo padre è stato ucciso da
Christoph...
Le sembrava un'esperienza nuova, sentire quella calda acqua salata
che le sgorgava dagli occhi e le bagnava il volto, lasciando una scia
che bruciava e tirava; i tremolii e i singhiozzi che le impadronivano
il corpo erano assai più dolorosi e incontrollati, rispetto
ai
brividi che aveva sulla schiena quando guardava negli occhi
Illumi.
Non le sembrava ancora vero: l'aveva abbandonata, se ne
era andato senza dirle nulla, fregandosene del suo destino, di quello
che le sarebbe successo.
Quella famosa domanda, ritornò alla
mente di Lolika.
“Killua...
Cosa sono io per te?”
Ecco
perché non le aveva risposto. Per lui, non valeva nulla.
Finalmente
libero. L'aria aveva un odore migliore quando sapeva di
libertà,
quando sapevi che era solo tua. Killua non riusciva a non guardarsi
intorno, a non fermare l'adrenalina che gli circolava prepotente
nelle vene.
Era una sensazione magnifica.
Niente più catene.
Niente più omicidi. Niente più obblighi e doveri.
Niente di tutto
ciò. Ora il suo destino era nelle sue mani, decideva lui
cosa farne
della sua vita. Finalmente, aveva qualcosa che era solo suo. Si
fissò
i palmi delle mani, felice come non mai ma poi, sentì quella
felicità scivolargli fra le dita.
Lolika.
L'aveva
lasciata, abbandonata. Chissà se l'aveva già
saputo? Chissà come
starva ora?
Si guardò alle spalle. Il tetto della tenuta
Zaoldyeck era ancora visibile da lontano. Si era allontanato
parecchio, oramai. Non si poteva tornare più indietro,
avanti,
sempre e comunque.
Killua alzò lo sguardo verso il cielo: aveva
delle strane sfumature grigiastre tendenti al bianco, proprio come
gli occhi di Lolika. In un baleno, il suoi viso e quelle perle gli
tornarono alla mente, producendogli una piccola fitta all'altezza del
cuore.
Strinse
i pugni, sospirò e si aggiustò meglio lo zaino in
spalla. Quegli
occhi non li avrebbe più dimenticati.
“Lolika,
spero che tu capirai. Tornerò a prenderti,
promesso.”.
NO, vabbé! Sono la
disgraziata numero uno in assoluto! Sono proprio senza vergogna! Sono
quattro mesi precisi che non aggiorno, e lo faccio con un capito
davvero striminsito e non molto convincete... Spero che riuscite a
perdonarmi! Per alleviare un po' la vostra rabbia, a inizio capitolo ho
scritto un piccolo riassunto affinché voi non doviate
andarvi a rileggere il capitolo precedente per sapere cosa era
successo...
Ora, siamo ad un punto di
svolta e, nei prossimi capitoli, il passato si unirà al
presente per spiegare la storia.
Sono molto felice di aver
aggiornato, perché alcuni lettori ci tenevano davvero, e
spero che ci saranno ancora adesso, nonostante sia passato tantissimo
tempo!
Oltre a porgervi
nuovamente le mie scuse, spero di avere una vostra opinione, oltre agli
insulti che mi manderete. Ovviamente, spero che il capitolo vi piaccia!
^____^ Non vado oltre con le ciance e vi saluto, sperando di
risentirvi, il prima possibile! Dovrebbero mancare due capitoli alla
fine, spero di fare un buon lavoro e di non lasciarvi troppo tempo a
digiuno di KILLERS FAMILY.
A presto!
Un bacione forte forte
dalla vostra Lu, la più disgraziata delle scrittrici! :*
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Capitolo 9 *** Together again ***
Killers
Family
-
Together again -
“Quello
è il Monte Kukuru.” spiegò Lolika,
indicando attraverso il vetro
del finestrino dell'autobus, prima che la guida turistica la
precedesse “La tenuta Zaoldyeck si trova in cima.”
- si era
tirata su il cappuccio della felpa viola che aveva addosso, ed
osservava mesta il panorama.
Gon
vi si appiccicò col naso, guardando la vasta vegetazione che
circondava tutta la montagna e da cui non vedeva spuntare ne edifici
ne tetti in lontananza.
“Non
ci hai ancora detto perché tu e Killua vi
conoscete...” esclamò
improvvisamente Leorio, aggiustandosi la cravatta distrattamente.
“E'
vero!” esclamò il ragazzino, staccandosi dal
finestrino ed
osservando sorridendo la ragazza.
Lolika
alzò un sopracciglio per poi sospirare e chinarsi verso i
tre,
parlando a bassa voce e guardandosi intorno circospetta “La
mia
famiglia e quella di Killua si conoscono da molti anni, sono due
delle famiglie più conosciute e temute tra quelle degli
assassini.”
Kurapika
però aveva altro da aggiungere “Sembrava che ci
fosse più che una
semplice conoscenza tra di voi...”
L'occhiataccia
che gli rivolse era di puro gelo, tanto che i suoi occhi sembravano
lame affilate e pronte ad attaccare, ma ci ripensò e
fissò il
finestrino “Io e Killua siamo promessi sposi.”
I
tre trattennero il fiato e non riuscirono più a dire nulla,
distogliendo lo sguardo dalla ragazza, visibilmente a disagio, cosa
per cui ne fu grata ma dovette ricredersi.
“E
non è una cosa bella?” - Gon la osservava con le
guance
leggermente imporporate e gli occhi luminosi ma si beccò una
gomitata da Leorio, che si schiarì la voce.
“Scusalo.”
- Lolika scosse il capo e fissò distrattamente Gon grattarsi
la
testa dove l'aveva colpito l'uomo e capì perché
Killua si fosse
interessato tanto a quel ragazzo: era di una innocenza disarmante.
Era talmente diverso da loro che era impossibile non rimanerne
colpiti, non solo per la sua innocenza, ma anche per la sua
spontaneità e per la sua aura pura e gentile. Sorrise tra
sé mentre
lo vide bisticciare con Leorio e con Kurapika che cercava di
placarli. Sembravano felici.
L'autobus
turistico si avvicinò all'entrata della proprietà
della famiglia di
assassini, facendo scendere i turisti e spiegando cosa capitasse a
chi tentava di entrare nella tenuta: non tornava indietro vivo.
Lolika
tirò per un braccio Gon quando questi chiese alla
“Signorina
Guida” come si facesse ad entrare, giusto il tempo per
scansarlo da
due individui che volevano entrare con forza, dall'entrata
secondaria, scaraventando a terra il guardiano e rubandogli la
chiave, entrando.
“Tutto bene?” chiese il ragazzo,
affiancandosi al vecchio ed aiutandolo a rialzarsi, ma si
bloccò
quando vide un'enorme mano pelosa verdastra aprire la porta e tirar
fuori due scheletri intatti, con ancora i vestiti addosso.
I
turisti lanciarono un grido e si affrettarono a rientrare
nell'autobus, mentre la guida cercava di richiamare i quattro che
erano rimasti attorno al guardiano.
“Cosa state facendo? Fate
presto a salire sul bus!”
Gon
indicò sé e poi gli altri “Vogliamo
rimanere qui.”
“Signorina
Lolika, non l'avevo riconosciuta!” si affrettò a
scusarsi il
guardiano, chinando ripetutamente il capo “Cosa ci fa lei
qui?”
La
ragazza si era tolta il cappuccio e si rigirava tra le mani una tazza
di tè che il vecchio aveva offerto a lei ed i ragazzi
“Voglio
accompagnargli da Killua. Sono suoi amici.”
Il
Guardiano li osservò bene “E' un piacere per me
avere dei
visitatori questa volta e non i soliti normali assassini... Comunque,
non posso lasciarvi entrare e voi dovreste saperlo, Signorina
Lolika...”
“Ammetto di aver dimenticato un dettaglio
peloso...” sbuffò la ragazza “Mi ero
dimenticata di Mike.”
ammise verso i ragazzi, facendo spallucce.
“E
ti sembra un dettaglio da poco?!” sbraitò Leorio
verso la
ragazza.
“Mike obbedisce solo agli ordini della famiglia
Zaoldyeck ed è addestrato ad uccidere gli
intrusi.” spiegò
l'anziano, sorseggiando ogni tanto la sua tazza “Non posso
permettere che gli amici di Killua siano ridotti in ossa...”
Kurapika
parve pensieroso “Mi dica guardiano, perché lei
è disarmato? Può
entrare o no? Perché ha a un chiave?”
L'uomo
sorrise tra sé “Ottima osservazione. Questa non
è la vera chiave,
ma è una per gli intrusi. Hai visto anche tu... Queste
persone
vengono in gruppi e con arroganza si mettono davanti la porta e
quando non ci riescono, tentano di distruggerla... Sono noiosi. Ecco
perché ci sono due porte.” sorrise “Gli
intrusi che mi rubano la
chiave vengono uccisi e mangiati da Mike. Io sono l'unico che si
occupa di ripulire il caos di quell'animale.”
“Sulla vera
porta non c'è serratura.” dedusse il biondo.
“Esatto.” e li
condusse davanti alla porta principale, un enorme portone alto quasi
quanto le mura di cinta che delimitavano la proprietà della
famiglia.
“Questa è detta “Porta della
Verifica”, chi non
riesce ad aprirla non ha le qualità per entrare nelle
proprietà
Zaoldyeck.” - l'uomo si tolse di dosso la giacca e spinse con
entrambe le mani sulla porta, aprendola. Quando lasciò la
presa,
essa si richiuse con uno scatto.
“Non
attaccare le persone mentre entrano per la Porta della Verifica.
Questi sono gli ordini di Mike.”
“Io
andrò avanti. Mike già mi conosce e non mi
attaccherà. Cerco di
portarvi Killua a casa di Zebulo mentre voi vi allenate e Gon
guarisce.”
Perché
aveva rassicurato quei tre? Se lo stava ancora chiedendo mentre la
quarta porta sbatteva alle sue spalle, chiudendosi. Un brivido le
percorse la schiena quando vide Mike steso a terra, l'enorme testa
poggiata sulle zampe anteriori ed i suoi occhi neri che la fissavano
come pozzi profondi e freddi. Gli rivolse uno sguardo crucciato,
mentre continuava a dirigersi verso la tenuta Zaoldyeck. Nonostante
l'avesse lasciata mesi prima, non era cambiata poi molto: la solita
freddezza cupa. Entrò dalla porta principale, dirigendosi
verso i
sotterranei, sicura che l'avesse trovato lì, in qualche
cella,
magari a dormire o a subire qualche punizione ordita da quella pazza
di Kikyo, solo per ricordargli che non deve disobbedirle.
Sbuffò
mentre con la mano accarezzava la parete di pietra gelida cambiando
immediatamente idea. Lo avrebbe aspettato nella sua stanza, parlare
nei sotterranei con lui era pericoloso, dato che era pieno di
orecchie indiscrete come quelle di Illumi o Milluki. Chissà
se era
ingrassato ancora... Poi il suo sguardo fu catturato dalla felpa viola
che aveva addosso: era completamente lercia di fango, polvere,
sangue e sudore. Era meglio farsi una doccia prima, e poi anche
mettere qualcosa sotto i denti, dato che sentiva lo stomaco
lamentarsi.
Corse
nella sua stanza ed aprì l'enorme cabina-armadio che aveva
lì:
numerose pile di vestiti piegati e riposti accuratamente, decine e
decine di paia di scarpe, da quelle più sportive ad altre da
passeggio, diverse tracolle e zaini, cappotti ed altri indumenti
appesi alle grucce... Non ricordava nemmeno di avere tutti quei
vestiti nella tenuta Zaoldyeck, nonostante ci fosse stata da quando
aveva otto anni. Strinse in un pugno una T-shirt lilla, ricordando i
lunghi mesi a crucciarsi per l'abbandono di Killua.
“Basta!”
s'impose, aggrappando un po' di abiti e dirigendosi verso il bagno
privato che aveva nella sua stanza.
Erano
passate diverse settimane da quando aveva lasciato l'esame Hunter e
probabilmente, se le parole di Milluki erano esatte, anche Gon e gli
altri si trovavano sul Monte Kukuru da un paio di settimane.
Chissà
come stavano... Aveva voglia di vederli ma nello stesso tempo aveva
paura di cosa avesse visto nei loro occhi. Ricordava perfettamente
quelli di Leorio dopo che Gon gli aveva rivelato le sue origini:
avevano preso delle sfumature di paura e ansia. Pensò il
tutto
mentre si dirigeva nella sua stanza con ancora addosso le frustrate
del Maialino, il Vecchio che lo guardava con gli occhi avidi di chi
sa cos'ha tra le mani e il padre che lo aspettava per parlare, o
forse per fagli una strigliata. Per fortuna che sua madre non era nei
paraggi, non avrebbe sopportato la sua voce stridula.
Quando
entrò nella sua stanza per un po' si dimenticò di
pensare.
Lolika
era seduta a gambe incrociate sopra il suo letto, le mani che
stritolavano le caviglie pallide ed i lunghi capelli scuri che le
ricadevano ondulati sulle spalle. Addosso aveva dei semplici
pantaloncini di jeans ed una T-shirt lilla, un colore che le stava
bene addosso e che stranamente piaceva a Killua, nemmeno fosse una
maledizione per lui. Gli occhi erano grandi e luminosi e leggermente
più caldi di come gli aveva visti diverse settimane fa.
Lolika
gli strinse un po' quando con essi vagò sulla figura del
ragazzo e
sui diversi tagli e lividi che aveva sul corpo, chiudendoli per un
istante, come per metabolizzare quell'immagine. Con lo sguardo,
Killua le chiese di aspettare che si mettesse qualcosa addosso,
capendo che non era il caso di far rimanere troppo a vista le torture
del fratello e sparì della sua cabina-armadio. Vi
uscì poco dopo,
con addosso dei pantaloni lunghi ed una felpa scura e si mise di
fronte alla ragazza, che nel frattempo era scesa dal letto e lo
aspettava a schiena ritta.
Killua
la osservò bene per la prima volta ed il cuore gli si
strinse un
po': come aveva potuto lasciarla lì da sola?
I lineamenti del
viso si erano fatti un po' più maturi, nonostante non
fossero
cambiati molto, il nasino con la punta all'insù e gli occhi
grandi e
grigi, come una distesa di puro ghiaccio. Forse si era alzata anche
un pochino in altezza ed il petto sembrava un po' più pieno
rispetto
all'ultima volta che l'aveva vista. Distolse immediatamente lo
sguardo, sentendosi le guance andare a fuoco.
“I tuoi amici sono
qui.” gli disse improvvisamente lei con un tono piatto, che
Killua
stentava a riconoscere che fosse lo stesso della Lolika che
conosceva.
“Lo so...”
“Quando li ho lasciati, erano fermi
a casa di Zebulo... A quest'ora avranno raggiunto
Canary.”
“Probabile...”
Si
fissavano negli occhi, come se stessero facendo una gara a chi
distoglieva lo sguardo per primo e lì, Killua
capì: tra di loro
c'era qualcosa che andava al di là del contratto che avevano
stipulato le loro famiglie, al di là di una semplice
amicizia... Era
affetto ma, tra i due, lui era quello che non aveva rispettato quel
tacito legame che si era creato tra di loro ed era sempre lui ad aver
abbandonato lei. Anche se avesse potuto lasciare nuovamente la tenuta
Zaoldyeck altre cento volte, in tutte quelle cento volte non avrebbe
lasciato indietro lei, l'avrebbe costretta anche con la forza a
venire via con lui, pur di non doverla lasciare di nuovo da sola
lì
e pur di non dover sopportare quei suoi occhi gelidi su di lui,
quando una volta erano caldi ed erano il posto in cui si rifugiava.
Killua
strinse forte i pugni, fino a conficcarsi le unghie nella carne
“Mi
dispiace.” sussurrò a testa bassa e con un filo di
voce “Mi
dispiace.” ripè con più foga e voce.
Lolika s'irrigidì. Mai e
poi mai si sarebbe aspettata una cosa del genere. Che si stesse
scusando? In un primo momento, quando lo avevaq rivisto all'esame
Hunter, era come se una vecchia ferita avesse ricominciato a
sanguinare, più copiosamente di prima, ed il dolore aveva
fatto
presto a scemare in rabbia e odio, ma poi aveva avuto modo di passare
un po' di tempo con i suoi nuovi amici ed aveva iniziato a scoprire,
e forse anche a comprendere, le ragioni che avevano spinto Killua a
lasciare la tenuta ed a non portarla con sé. Non gli aveva
mai dato
sentore che la sua vita non gli piacesse, anzi si era anche abituata
a quell'idea che non ne vedeva altre come opzione e glielo aveva
anche detto. Era perfettamente logico che poi, quando
scappò, non
pensò minimamente di prenderla e portarla via.
Scosse
il capo, chiudendo gli occhi “Lascia stare. Ormai
è passato.” -
era vero, eppure perché glielo stava dicendo? Forse per
girare un
pochino il coltello nella piaga oppure perché era davvero
passato e
voleva che lo sapesse? Lo vide alzare di scatto e guardarla
intensamente con quelle sue perle verdi... Perché
continuavano a
farle lo stesso effetto di anni addietro?
“Avrei dovuto portarti
con me!” insistette Killua.
Lolika sbuffò e per un attimo era
come se fossero tornati bambini, dove lui s'incaponiva su qualcosa e
lei gli rispondeva con uno sbuffo “Ti ho detto lascia
stare...” e
la sua faccia assunse una smorfia, non era proprio un sorriso ma era
un gran passo avanti.
“Sei stata promossa?”
Lei gli
sventolò la licenza da Hunter sotto il naso, tirata fuori
dalla
tasca dei pantaloncini “Ci riproverai l'anno
prossimo...”
Killua
strinse le spalle “Non è che proprio volessi
diventarlo...”
Alzò
un sopracciglio castano “Parli così
perché sei stato
bocciato.”
“Non è vero!”
“E' così.”
“Ti ho
detto di no!” replicò il ragazzo, con una vena che
pulsava sulla
fronte.
“Sì!”
“No!”
“Ho
detto sì!”
“Mi
sei mancata.”
Lolika
si zittì, spalancando un poco la bocca ed osservandolo con
gli occhi
sgranati e le pupille ridotte a due pagliuzze chiarissime.
Sentì le
dita della mano sinistra intrecciarsi con quelle di Killua e
stringerle lievemente. Aveva le mani gelide e con qualche callo ma a
lei piacevano e le davano sicurezza. Strinse gli occhi e si morse il
labbro inferiore, guardandolo poi intensamente negli occhi,
nonostante un piccolo panno umido le offuscava la vista. Non avrebbe
pianto e per molto tempi si era anche ripromessa di odiarlo ma
nonostante tutto non ci riusciva proprio: Killua è stato il
primo di
cui le sia mai veramente importato qualcosa e che l'aveva trattata
come una semplice ragazza e non come un'assassina.
“Anche tu...”
ammise, più a se stessa che a lui.
“Ma che bel quadretto...”
Una
voce roca fece modo che l'intreccio delle loro mani s'interruppe
bruscamente. I due ragazzi si voltarono immediatamente e Killua,
senza pensarci, si mise di fronte a Lolika in modo da proteggerla,
anche se sapeva fin troppo bene che serviva a ben poco dato che era
in grado di farlo da sola. La ragazza lo sentì grugnire tra
i denti
e con una mano gli strinse la stoffa scura della felpa sulla schiena,
per farlo calmare un poco e per calmarsi, dato che chi avevano di
fronte era tutto meno che sprovveduto o debole.
Era
Christoph.
So cosa
starete pensando...
L'ultimo aggiornamento risale al 2013 e dopo quasi quattro anni torno
ad aggiornare questa storia... Probabilmente, molti lettori iniziali
avranno anche completamente dimenticato questa storia e forse altri
nuovi non vi ci sono nemmeno avvicinati... In ogni caso, andava finita,
anche perché manca davvero poco, un altro capitolo e basta,
oltre a questo...
In questi quattro anni d'assenza, sono successe molte cose, sono
cambiate molte cose, ma non ho mai smesso di scrivere... In
realtà, ho anche molta paura a pubblicare questo capitolo...
E' passato tantissimo tempo, probabilmente molti lettori ci saranno
anche rimasti male della mia improvvisa sparizione... Forse nel
capitolo precedente si capiva che qualcosa non andava in me e spero che
con questo mi faccia perdonare per la mia assoluta mancanza di rispetto
verso di voi, e non solo nella pubblicazione dei capitoli, ma anche
nelle risposte alle recensioni (che farò immediatamente)...
Spero davvero con tutto il mio cuore che sia riuscita afarmi perdonare
per questa assenza ingiustificata e spero non solo che il capitolo non
sia pieno di errori ma anche che vi piaccia davvero...
Ringrazio quelle anime pie che hanno recensito lo scorso capitolo anni
e anni fa:
End of me, hiroto49,
Annalisa94, Asakura_Bloom, manucchi, hinata_chan e Dani o_O
Non so quando ci rivedremo, spero il più presto possibile
con l'ultimo capitolo...
Con affetto,
LumiK
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