Ningyo no hyo

di Akisan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando la sfiga si accanisce ***
Capitolo 2: *** Toccatemi tutto, ma non i bignè alla crema ***
Capitolo 3: *** Quando mamma Aizen non c'è, gli espada rompono ***
Capitolo 4: *** Chi dorme non lava i panni ***
Capitolo 5: *** Potere del flashback, vieni a me! ***
Capitolo 6: *** Tanto va la pantera al manga che ci lascia il suo lettino ***
Capitolo 7: *** Meglio suora che da Grimmy molestata ***
Capitolo 8: *** Comunicazione interna: tragico avviso ***
Capitolo 9: *** Nel mezzo del cortile di Las Noches mi ritrovai a meditar vendetta ***
Capitolo 10: *** Chi ha gli ormoni non ha il manga e chi ha il manga non ha gli ormoni ***
Capitolo 11: *** Le voci abbondano nella mente delle sfigate ***
Capitolo 12: *** C'è nessuuuuuno? ***
Capitolo 13: *** Tra i due testoni il terzo rompe ***
Capitolo 14: *** Tra i due litiganti il terzo rompe-la vendetta ***
Capitolo 15: *** Chiusa dentro e svenuta fuori ***
Capitolo 16: *** Non c'è tre senza quattro ***
Capitolo 17: *** Una confessione al giorno toglie Liz di torno ***
Capitolo 18: *** Mangiare o non mangiare, questo è il problema! ***
Capitolo 19: *** Due cuori e un divano ***
Capitolo 20: *** Ubriacati che Liz t'aiuta ***
Capitolo 21: *** Non andare verso la luce... o forse sì? ***
Capitolo 22: *** << Che stanza buia che hai! >> << Così puoi inciamparci meglio! >> ***
Capitolo 23: *** Chi non si nasconde in compagnia, o è un espada o è una spia. ***
Capitolo 24: *** C'era un commesso, in un negozio lontano lontano... ***
Capitolo 25: *** Mai pestare la coda al Grimmjow che dorme. ***
Capitolo 26: *** « Sono due parole » « Giro la ruota e compro una vocale » ***
Capitolo 27: *** Galeotta fu la scatolina e chi la mise nello zaino ***
Capitolo 28: *** Al centro commerciale dell'est, per due soldi, un cricetone il gattone comprò... ***
Capitolo 29: *** Meglio una Liz oggi che un coniglietto in padella domani. ***
Capitolo 30: *** C'era una volta, in un deserto lontano lontano... ***
Capitolo 31: *** L'amore non è bello se non è litigarello. Chi è il cretino che l'ha detto? ***
Capitolo 32: *** In guerra e in amore non ci sono regole. Solo tanti, tanti Hollow. ***
Capitolo 33: *** A mali estremi, estremi i rimedi. Parola di Aramis. ***
Capitolo 34: *** Narrami o Lady Gaga l’Arrancar dai pantaloni criminali ***
Capitolo 35: *** Se Alex non va alla montagna, sono gli Hollow ad andare da Alex. ***
Capitolo 36: *** A criceto puccioso non si tira un calcio in culo. Se no impreca. ***
Capitolo 37: *** Da grandi poteri derivano grandi prese per il fondoschiena. ***
Capitolo 38: *** Le vie dell'introspezione sono infinite. ***
Capitolo 39: *** Tu sogna e spera fermamente, poi però saltagli addosso che non ne possiamo più. ***
Capitolo 40: *** Specchio, servo delle mie brame, quale cliché serve ancora per approfondire le mie trame? ***
Capitolo 41: *** Salvate il soldato Liz. ***
Capitolo 42: *** Aggiungi un posto a tavola, che... quanta gente sta arrivando?! ***
Capitolo 43: *** Seconda stella a destra, poi dritto fino al cimitero. ***
Capitolo 44: *** Il sangue non è acqua. E neanche latte. Per fortuna. ***
Capitolo 45: *** Cinquanta Sfumature di Aramis. Presto in onda nei peggiori bar di Caracas. ***
Capitolo 46: *** Chi sei, Alex non lo sai, però, presto lo scoprirai... ***
Capitolo 47: *** Piccoli Brividi. Ma proprio piccoli. ***
Capitolo 48: *** Notte prima dei casini ***



Capitolo 1
*** Quando la sfiga si accanisce ***


 

AUTRICE: << Oddio che emozione! >>

GRIMMJOW: << Si può sapere che hai? >>

AUTRICE: << È la mia prima storia! ^o^ >>

GRIMMJOW:  << Potevi anche farne a meno…. >>

AUTRICE (gli tira un calcio sui gioielli): << Come sono contenta!!!!! ^o^ >>

ALEX: << Ma perché “ningyo no hyo”? -.- >>

AUTRICE: << Teoricamente dovrebbe voler dire “la bambola della pantera”, ma visto che non so niente probabilmente mi sbaglio! ^o^ >>

ALEX & GRIMMJOW: << No comment >>

AUTRICE: << Si dia inizio! ^o^ >>

 

Capitolo 1: Quando la sfiga si accanisce

 

Alex non era una testa calda. Anzi, era quanto di più lontano dall’impulsività si potesse essere entro i limiti umani. Spesso le dicevano che la sua faccia era quasi inespressiva, ma la verità era che prima di fare, dire o decidere qualcosa ci pensava sempre due volte, senza sprecare tempo ad agitarsi inutilmente. Se si imbatteva in un hollow, lo toglieva di mezzo senza troppe cerimonie, e quando sporadicamente veniva attaccata da qualcuno più in alto nella gerarchia, attirato dal suo grande reiatsu, lo rispediva a calci nell’Hueco Mundo. Fine della storia. 

Quel giorno tuttavia sentiva che la sua pazienza sarebbe presto partita per mete sconosciute salutandola con la manina e non facendo più ritorno.

Indizio 1: pioveva. A dicembre. E se c’era qualcosa che detestava era la combinazione freddo-bagnato.

Indizio 2: quel disastro ecologico di suo fratello le aveva finito i biscotti al cioccolato prima di andare a scuola.

Indizio 3: Aveva appena preso un fiammante 3 di musica. Di MUSICA! Com’era umanamente possibile prendere un 3 di MUSICA??

Splash!

Ah ecco, indizio 4: un idiota a quattro ruote era appena transitato su una pozzanghera stile Mar Morto inzuppandola dove quella stramaledetta pioggia obliqua non era ancora riuscita ad arrivare.

Alex chiuse gli occhi. << Perfetto >> mormorò. << Ancora qualcosa? A questo punto non starebbe male un bel tornado a impalarmi contro un’antenna o qualcosa del gener.. >>

Improvvisamente si levò alle sue spalle una forte risata che la fece impietrire.

“No, ti prego!” gemette mentalmente rivolta a chiunque la stesse ascoltando da lassù. “Non lui, fa che sia qualcuno con la voce simile alla sua che ride al telefono…”.

Tuttavia sapeva benissimo che esisteva una sola persona in quell’universo con una risata tanto irritante.

I suoi timori vennero infatti crudelmente confermati quando l’odiato essere cercò di attirare la sua attenzione.

<< Ehi, donna! >>

Rassegnata, sospirò e si voltò lentamente. << Ehi, Grim! >>

Truce. Proprio un’espressione azzeccata.

Come previsto, Grimmjow si corrucciò all’istante. << Piantala di chiamarmi “Grim”, umana! >>

<< E tu allora vedi di imparare il mio nome, se non vuoi che passi a “Grimmy” >>

Alex venne investita da un’ondata di reiatsu ostile. Che bambino che era.

<< Senti >> cominciò, prima che l’aria attorno a loro prendesse fuoco. << Non oggi. Sono stanca, è stata una giornata orrenda e ha tutta l’intenzione di continuare ad esserlo fino a stasera. Mi spaccherai la testa contro un muro e danzerai attorno al mio cadavere un’altra volta, ok? >>

Si volse per andarsene, ma se lo ritrovò subito davanti. Maledetto sonido.

<< Voglio che diventi la mia donna >> disse con espressione omicida.

Alex rimase a fissarlo per un minuto intero. << Ok, che hai bevuto a colazione? Lo sai che non devi accettare niente da Aporro, soprattutto se è viola con pezzi di funghi allucinogeni che galleggiano >>

<< Ehi, non fraintendere umana! Pensi forse che mi importi qualcosa di te? >>

<< Ah bè grazie per l’esauriente spiegazione, mi ha davvero illuminato la giornata. Pronto? Che ne dici di cominciare dall’inizio? >>

Per un attimo l’arrancar sembrò indeciso se risponderle o piantarle la spada nello stomaco fino all’elsa, poi si mise a fissare il cielo con l’espressione di qualcuno che è stato costretto a ingoiare un piccione vivo. << È colpa di quell’idiota di Nnoitra. Sempre con quella maledetta aria di superiorità, solo che non ha il coraggio di sfidarmi apertamente, perché sa che lo farei fuori in due secondi (Alex trattenne un improvviso attacco di tosse), e quindi va in giro per tutta Las Noches vantandosi della potenza delle sue spade, cosa che secondo lui non posso altrettanto fare >>.

Quello doveva sicuramente essere un incubo. Due espada che facevano a gara a chi ce l’aveva più lungo! Ora ci mancava solo più che Ulquiorra facesse le gare di rutti con Tousen e poteva dire di aver visto tutto.

Per un attimo fu tentata di chiedergli se l’avesse capito da solo il doppio  senso sulla spada, o se se lo fosse dovuto far spiegare da qualcuno, poi però decise che i suoi avrebbero fatto delle domande se fosse tornata a casa portandosi la testa nello zaino. 

Invece disse: << Capisco, in effetti son problemi che non ti fanno dormire la notte, ma io che c’entro? Mi pare che Las Noches non sia troppo carente di personale femminile… >>

“A meno che l’animale non abbia scommesso di riuscire ad andare con la sottoscritta…”

L’espressione che si dipinse sulla faccia di Grimmjow le fece capire di averci azzeccato.

<< Quindi mi staresti chiedendo di proteggere il tuo onore maschile testimoniando a Las Noches, magari anche con qualche prestazione pubblica? Scordatelo >>

<< Guarda che non è una tua libera scelta >>

Alex inarcò un sopracciglio. << Ah davvero? E che cosa mi fai se mi rifiuto? Mi ucciderai e dirai che l’abbiamo fatto talmente bene che non ho retto all’emozione? >>

Detto questo lo oltrepassò e si incamminò verso casa. Stava giusto imprecando contro il mondo intero quando Grimmjow disse qualcosa che la bloccò per la seconda volta sul marciapiede allagato.

<< Speciale di Bleach, edizione limitata >>

Alex si voltò di nuovo verso il ragazzo, che ostentava un ghigno trionfante.

<< Stai bluffando >>

<< È un peccato che la pensi così, ho sentito che è praticamente introvabile >> le rispose con la sua migliore faccia da schiaffi.

<< E che prove ho che ce l’hai veramente? >>

Grimmjow si avvicinò lentamente, poi tolse una mano dalla tasca stringendo un volumetto su cui campeggiava in lettere rosse la scritta BLEACH-EDIZIONE LIMITATA per poi rimetterselo subito in tasca. << Allora? >> chiese trionfante.

Alex si morse il labbro inferiore. Se Grimmjow pensava di poterle mettere le mani addosso gli avrebbe fatto cambiare registro e sesso, e poi per principio non le piaceva cedere ai ricatti, ma d’altra parte non poteva lasciarsi sfuggire un’occasione del genere… doveva cercare di svincolare in qualche modo. << Niente che vada oltre l’abbraccio, e niente Las Noches >>

<< E allora che te lo chiedo a fare, idiota? >>

Alex alzò gli occhi al cielo. << Oddio Grimmjow, dimostra che quella testa non ti serve solo da supporto per il gel. Ragiona: fino a ieri le uniche parole  che ci rivolgevamo erano “crepa maledetta umana” e “levati dalle scatole deficiente”, ti sembra verosimile che io venga a casa tua a sbaciucchiarti? Se vuoi vincere senza destare sospetti devi venire tu qua dicendo che mi stai seducendo, no? >>

Gli tese la mano.

Lui la fissò per qualche secondo, poi emise un breve ringhio e gliela strinse. La sua pelle era bollente contro quella della ragazza e, malgrado quella stretta fosse abbastanza potente da accartocciare il telaio di un camion, lei non batté ciglio.

Si separarono dopo pochissimi istanti, come se avessero preso la scossa.

<< Ora, se non ti dispiace… >>

Senza finire la frase Alex si allontanò da lui il più in fretta possibile, prima che potesse bloccarla un’altra volta.

                                                            *

<< Era ora! Pensavo fossi annegata per strada! >>

Alex sbuffò mentre si cambiava i vestiti fradici.

“Sai mamma, oggi a scuola ci hanno spiegato le operazioni fra radici con potenze e sono quasi annegata in una pozzanghera. Oh quasi dimenticavo, mentre tornavo a casa ho venduto la mia dignità a un espada in cambio di un manga”

<< È che a metà strada mi sono accorta di essermi dimenticata dei libri sotto al banco >>.

Si fiondò in cucina e cominciò a divorare una quantità indecente di pasta. La donna non si scompose, abituata com’era all’enorme appetito della figlia.

<< Vedi che succede a rimanere sempre tra le nuvole? Cerca di ritornare sulla terra, ogni tanto >>

<< Come se fosse facile >> borbottò Alex in risposta.

 

 

 

Angolo delirazioni

 

GRIMMJOW: << ….. >>

AUTRICE: << ^_^ >>

ALEX: << -_- >>

GRIMMJOW: << ….. >>

AUTRICE: << ^_^ >>

ALEX: << -_- >>

GRIMMJOW: << Autrice? >>

AUTRICE: << Sì? ^_^ >>

GRIMMJOW (estraendo la spada): << Comincia a correre >>

AUTRICE: << Eddai, dov’è finito il tuo senso dell’umorismo? >>

GRIMMJOW: << IO NON HO UN SENSO DELL’UMORISMO, SONO LA SEXTA ESPADA, IL RE DELL’HUECO MUNDO, NON UN RAGAZZINO INFOIATO CHE VA IN GIRO A SPACCIARE MANGA E A STRINGERE PATTI IDIOTI CON DELLE MOCCIOSE SACCENTI! >>

ALEX: << Ha parlato Mister Toglietemi-tutto-ma-non-il-mio-gel. Mi sa che tu e Aizen andate dallo stesso parrucchiere… >_> >>

GRIMMJOW: << VISTO?!? E QUESTA SAREBBE UNA CHE PRIMA DI DIRE UNA COSA CI PENSA SEMPRE DUE VOLTE?!? >>

AUTRICE: << Ti assicuro che è così. Solo che a quanto pare tu riesci a tirare fuori il peggio di lei V_V. In effetti ho paura che il tuo influsso negativo porterà alcuni cambiamenti in lei, Grimmy ^_^ >>

GRIMMJOW: << NON CHIAMARMI GRIMMY! >>

AUTRICE (tappandosi le orecchie): << Uffa quant’è rumoroso questo ragazzo. Meglio inibirlo V_V >>

ALEX (alzando le spalle): << Ok >>

(tirano fuori entrambe una spranga chiodata)

GRIMMJOW: << WHAAAAAAAA!! >>

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Capitolo 2
*** Toccatemi tutto, ma non i bignè alla crema ***


 

AUTRICE: << Oddio O.o >>

GRIMMJOW: << Che c’è adesso? >>

AUTRICE (prendendolo per il vestito e scuotendolo): << DELLE RECENSIONI! MI HANNO COMMENTATA!! WHAAAAAAA (comincia a girare in tondo con le braccia in aria)

GRIMMJOW: << Questa non è normale >>

ALEX: << Sono le conseguenze della febbre mi sa >>

GRIMMJOW: << E tu si può sapere che ci fai in quell’angolino? >>

ALEX: << Coltivo funghi >>

AUTRICE: << È depressa perché si è lasciata comprare per un manga V.V >>

GRIMMJOW: << Guarda che è colpa tua… >>

AUTRICE: << Lo so ^o^. Ma non farti illusioni, non credo che vincerai la scommessa troppo presto ^_^ >>

 

A yukino_lang08: Sono contenta che la storia ti intrighi! ^o^ In effetti è stato un voltafaccia piuttosto inaspettato anche per lei, ma d’altra parte chi resisterebbe a Grimmjow che dice: << Voglio che diventi la mia donna! >> per di più sventagliando un manga? Alex: << Guarda che io ho accettato solo per il manga, Grimmjow te lo puoi benissimo tenere tu. E poi vorrei far notare che io ho accettato di fare finta di andare con lui. -_- >> Grimmjow: << E chi ti vuole? Ci sono centinaia di ragazze che farebbero la fila per mettersi con me! >> Io tra queste in effetti >_> in ogni caso Alex sa guardarsi le spalle, è per questo che ha accettato senza preoccuparsi U.U

A kikka9394: Ma che dici, sono commossa ç_ç! Grimmjow: << Hai visto? 10 punti! Finalmente qualcuno che mi apprezza! >> Alex: << Bisogna vedere su che scala però, perché se sono 10 su 20 sarebbe insufficiente, sai ? -_- >> Grimmjow: << Posso ucciderla? Ti prego! Mettiamo Ulquiorra a fare la sua parte, non se ne accorgerà nessuno! >> Assolutamente no! ^_^ Comunque sia in questo capitolo ho dovuto con mio sommo rammarico dare un po’ di spazio anche alla mente distorta di Grimmjow, quindi spero che non sembri troppo serioso.

 

Capitolo 2: Toccatemi tutto, ma non i bignè alla crema

 

Grimmjow imprecò. Si stava annoiando da morire. Non aveva voglia di tornare a Las Noches in mezzo a quel branco di idioti, quindi si era sistemato sull’albero davanti alla casa dell’umana, che adesso stava discutendo con un moccioso, suo fratello forse, a proposito di qualcosa che aveva a che fare con dei biscotti al cioccolato.

Non poteva neanche distrarsi combattendo, perché “Aizen-sama” aveva ordinato loro di evitare scontri per adesso, costringendoli quindi a nascondere il loro reiatsu quando andavano nel mondo terreno.

Le voci all’interno della casa si spensero e due finestre al secondo piano si illuminarono. Attraverso le tende scorse una figura minuta trafficare per la stanza e infine spegnere le luci e mettersi a letto. “Che stupida” pensò. “Abbassare la guardia in questo modo. Crede forse che nessuno potrebbe attaccarla nel sonno?”

Stava per andarsene sbuffando, quando i suoi occhi tornarono di colpo alla finestra buia. Stava succedendo qualcosa di strano. Il reiatsu della donna si stava destabilizzando. Oscillò una, due, tre volte, per poi spegnersi quasi completamente.

Che diavolo stava succedendo?

Che qualcuno avesse messo in pratica i suoi pensieri e si stesse appropriando della vita della sua preda al suo posto? Eppure l’unica energia che sentiva all’interno della stanza era quella appena percepibile dell’umana.

Spiccò un balzo e atterrò sul balcone. Avrebbe ucciso chiunque stesse cercando di rubargli il piacere di strappare la vita dal corpo di quella donna in un combattimento ad armi pari.

Peccato che la stanza fosse completamente vuota.

Confuso, Grimmjow posò lo sguardo sulla figura avvolta dalle coperte: sembrava tutto a posto, non c’era niente che potesse spiegare l’improvviso calo di energia.

Le appoggiò persino due dita sulla fronte per assicurarsi che non avesse la febbre. Ci mancava solo che morisse per una fottuta malattia!

Tuttavia la sua pelle era fredda come al solito.

Poi finalmente capì: molto probabilmente, addormentandosi, abbassava il reiatsu fino al minimo sindacale, in modo che non venisse percepito da eventuali nemici.

Tipica mossa da coniglio spaurito.

La donna voltò la testa verso di lui. Persino nel sonno manteneva quell’espressione impassibile che lo faceva incazzare da morire. “Lei e Ulquiorra sarebbero una coppia perfetta” constatò immaginandoli seduti vicini su un divano con lo sguardo fisso nel vuoto.

Probabilmente era stata questa la causa scatenante della sua ossessione.

La sua esistenza si era sempre incentrata sui combattimenti; quando era ancora umano era morto combattendo, aveva continuato a combattere da hollow, gillian e adjucas, e anche adesso che era un arrancar non smetteva mai di combattere, perché la minima distrazione poteva essergli fatale. A lui però non dispiaceva tutto questo, anzi, adorava vedere il sangue scorrere, e la sensazione della spada che trapassava la carne dell’avversario era pura poesia.

Per questo motivo, quando trovava un elemento che stuzzicava il suo interesse non si dava per vinto finché non lo annientava completamente. E così era successo con quell’umana, che possedeva un potere enorme e per qualche inspiegabile motivo non lo sfruttava minimamente, se non per difendersi.

Voleva vedere quel volto tingersi di odio, di rabbia e infine della disperazione più nera, quando la sua spada le avrebbe infine trapassato il cuore.

Tuttavia non aveva fretta: la notte infinita dell’Hueco Mundo era una noia mortale, perciò voleva prolungare quel gioco il più a lungo possibile, per questo aveva accettato quella scommessa con Nnoitra. Senza contare che così avrebbe finalmente chiuso la bocca a quel deficiente Anche-se-sono-il-quinto-sono-il-migliore-di-tutti.

I suoi pensieri vennero interrotti da dei passi fuori dalla porta. Ovviamente gli umani senza poteri spirituali non potevano vederlo, però se la donna si fosse svegliata lo avrebbe buttato fuori a calci, e fuori faceva freddo, senza contare che stava pure piovendo. Perciò, quando la porta si aprì, facendo entrare un moccioso in pigiama, Grimmjow arretrò, sbirciando da dietro l’anta di un armadio aperta.

Il marmocchio avanzò fino al letto. << Alex >> mormorò squotendola per una spalla.

Lei gemette e affondò la faccia nel cuscino. << Che vuoi, moccioso? >>

<< Posso dormire con te? >>

<< Scordatelo >> gli rispose tirandosi le coperte sopra la testa.

<< Ma ho paura! >>

<< Anche io ho paura che presto ucciderò qualcuno. Vai da mamma e papà >>

Il moccioso cercò di tirarle giù le coperte. << Lo sai che non vogliono, dai fammi spazio! >>

Grimmjow sentì prudere le mani. Odiava i marmocchi rumorosi e lagnosi come quello. E questo non dipendeva per niente dal fatto che lui odiava tutti i bambini a prescindere.

La sorella si tirò su massaggiandosi le tempie. << Piantala. Torna nella tua stanza e dormi con la luce accesa >>

<< Accompagnami! >>

La donna sospirò e scese dal letto. Indossava un pigiama che le nascondeva completamente il corpo e aveva i capelli arruffati. Era incredibile pensare che quella ragazzina esile possedesse un potere tale da equivalere un espada, e chi lo sa, magari anche a superarlo. Di sicuro era più forte di quegli incapaci di Aporro e Zommari, tanto per fare due nomi, ma per quanto lo riguardava non sapeva cosa pensare: la sua ritrosia alla violenza aveva sempre ostacolato lo svolgimento di un vero combattimento al pieno delle forze.

<< Ma presto cambierai idea >> ringhiò alla stanza vuota.

                                                                                                                                         *

Alex si stiracchiò e si tolse le coperte di dosso; quella notte aveva dormito malissimo, non solo per le lagne di suo fratello, ma anche a causa di un’inquietante sensazione che le aveva impedito di riposare tranquillamente. Se non altro quel giorno non sarebbe andata a scuola per via di uno sciopero generale. Poteva rimanere a casa a nulleggiare allegramente!

Ancora intontita dal sonno, scese in cucina stropicciandosi gli occhi e sbadigliando. Lì fece finta di non vedere la figura stravaccata su una sedia con le mani in tasca e si dedicò totalmente a una delle sue principali ragioni di vita: un mega bignè alla crema.

<< Ehi, non dovresti mangiare schifezze del genere, se no scoppierai prima che possa ammazzarti io >>

<< Grazie per il pensiero, sono commossa. Tu invece dovresti diminuire il gel, altrimenti farai la fine di Zommari >> Nessuno poteva dire qualcosa sui bignè. Nessuno.

Grimmjow ringhiò. << Assurdo, com’è che hai sempre la risposta pronta? Mostra un po’ di rabbia in quella maledetta faccia, cazzo! >>

<< E cosa risolverei se mi mettessi a strepitare e a ringhiare contro ogni cosa che si muove e respira? >>

<< Almeno non sembreresti una codarda che si nasconde dietro a un finto ideale di pace perché ha paura di combattere! >>  

<< Pensala come vuoi >> rispose Alex alzandosi. << Ma non ho alcuna intenzione di rovinarmi la vita per un motivo così idiota! >>

I suoi riflessi allenati scattarono giusto in tempo per evitare un pugno, che scavò un buco profondo nel muro alle sue spalle.

<< Sei solo una stupida >> disse Grimmjow estraendo il pugno dal muro e rimettendoselo in tasca come se niente fosse. << Siete uguali, tu e Ulquiorra, sempre lì a guardare tutti con indifferenza. Vi comportate come se niente fosse affare vostro, ma la verità è che siete dei codardi! >>

L’improvviso squillo del telefono impedì ad Alex di rispondergli di farsi controllare il cervello, che a quanto pare era stato sconvolto da un qualche trauma infantile.

<< Pronto? >>

<< Ciao, Alex, sono Liz. Com’è che sei già sveglia? >>

<< Non ho dormito un cavolo ‘sta notte. Ma che ne sai che non mi hai svegliata tu? >>

<< Perché appena alzata sembri uno zombie >> rispose Liz. << A proposito, ma lo sai che quell’oca di Caterina-baciate-dove-cammino non fa che starnazzare in giro che ti ha vista parlare da sola ieri per strada? >>

Alex imprecò mentalmente. Visto che i suoi interlocutori spesso erano invisibili agli altri era abituata ad essere guardata con sospetto e compassione dai passanti, ma ora grazie a quella cretina non avrebbe avuto tregua neanche a scuola. << Questo perché la sua mente limitata non ha ancora concepito l’esistenza degli auricolari per parlare al cellulare, visto che tra ombrello e dizionario avevo le mani un tantino occupate >>

<< Infatti è quello che le ho detto anch’io, ma la gallina ha rincarato : “ Ma ti sembra normale una che mentre parla al cellulare rimane immobile sul marciapiede? Quella è pazza, oddio! ” . A questo punto ti risparmio le varie destinazioni a cui l’ho indirizzata >>

Alex sorrise. Nessuno riusciva a renderla di buon umore come Liz. << Grazie. Quella ragazza è la rappresentazione vivente di uno dei gironi infernali >>

<< Di niente. Piuttosto, non ti ho chiamata solo per parlare dell’anatra, ma volevo anche sapere se oggi hai tempo per un’uscita tète-a-tète a scopo di lucro >>

<< Regali di Natale? >>

Addio giornata di nulleggio. È stato breve ma bellissimo.

<< Esatto. Ho bisogno del tuo illuminato consiglio >>

Alex esitò un attimo. Grimmjow, che al momento gironzolava per la cucina con la parola NOIA scritta a caratteri cubitali sulla faccia, poteva rappresentare un problema al tranquillo svolgimento di una giornata di shopping. Tuttavia il suo sguardo cadde sul buco nel muro, e decise che lasciare l’espada troppo a lungo nelle immediate vicinanze del resto della casa non era esattamente quella che si suol dire una grande idea. E poi poteva essere una buona occasione per levarselo dai piedi per un po’: magari sarebbe andato da qualche parte a massacrare shinigami innocenti.

<< Per me va bene. Quando ci vediamo? >>

 

 

Angolo delirazioni

 

AUTRICE: << Contento? >>

GRIMMJOW: << Ecco, così è già meglio >>

AUTRICE: << Certo però che spiare così una ragazza… me lo sarei aspettata più da Nnoitra una cosa del genere… >>

GRIMMJOW: << GUARDA CHE L’UNICA MANIACA QUI SEI TU! STO STUDIANDO IL NEMICO, CAPITO?!? NON FICCARCI LE TUE FANTASIE DA SHOJO MANGA! >>

ALEX: << Intanto però la notte non mi fai dormire -_- >>

GRIMMJOW: << E TU NON DIRE FRASI CHE POTREBBERO ESSERE FRAINTESE! >>

AUTRICE (non lo ascolta per niente): << Quindi sei fissato con Alex perché ti ricorda Ulquichan e non potendo battere lui speri almeno di stracciare lei? Che tenero! ^o^ >>

ULQIORRA: << Che perdente… >>

GRIMMJOW: << E LUI CHE DIAVOLO CI FA QUI? (indica l’autrice) TU! PREPARATI A MORIRE! >>

AUTRICE: << Sicuro che ti convenga minacciarmi? *_* Sai com’è, non vorrei che mi scivolasse la penna proprio mentre sto decidendo i gusti sessuali di Barragan e tu sei nei paraggi… ^_^ >>

ALEX: << Perfetto. Vado a chiamare Nnoitra e gli dico che l’obbiettivo della scommessa è cambiato… >>

GRIMMJOW: << Ehi ferma tu! E va bene, non ucciderò nessuno, contente? >>

AUTRICE: << Perfetto! E ora per festeggiare GIOCHIAMO A STRIP-POKER! ^O^ >>

ALEX\ULQUIORRA\GRIMMJOW : << Evvai…. -_- >>

 

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Capitolo 3
*** Quando mamma Aizen non c'è, gli espada rompono ***


 

AUTRICE: << Che mal di testa… >>

GRIMMJOW: << Ti stà bene. Vedi cosa succede ad ubriacarsi come una spugna? >>

ALEX: << Ah, quindi non eri tu quello che ieri sera in mutande dichiarava di volersi fare tutta Las Noches? Che strano… -_- >>

ULQUIORRA: << Era lui >>

GRIMMJOW: << MA SI PUÒ SAPERE CHE CI FA LUI QUI? >>

AUTRICE (tirandogli una mazzata in testa): << PIANTALA DI URLARE, DEFICIENTE! LA MIA TESTA! (tornando al suo solito sorriso ebete) Ulquichan oggi fa la sua prima apparizione

^o^ >>

ULQUIORRA: << Esatto >>

GRIMMJOW: << Che culo… >>

ALEX: << Si può sapere cosa vogliono tutti dalla mia esistenza? -_- >>

AUTRICE: << E ti lamenti pure? Li avessi io tutti questi fighi attorno… che figlia ingrata >> (si mette a piangere)

ALEX: << Andiamo avanti và -_- >>

 

A yukino_lang08: Vedo che la pensiamo allo stesso modo sia in fatto di ragazzi che di cibo. *ç*

In effetti all’inizio non avevo proprio pensato di farla simile a Ulquiorra, poi mi è venuto in mente che se avessero avuto qualche somiglianza Grimmjow avrebbe sclerato ancora di più con lei, e la tentazione è stata troppo forte XD . Ovviamente come hai detto tu lei è molto più “viva” di Ulquichan, ma purtroppo Grimm essendo leggermente ritardato ci metterà un po’ ad accorgersene U.U .

A kikka9394: Wow ottima idea! Non pensavo che Alex riscuotesse tutto questo successo… O.o  Grimmjow: << Bè d’altra parte le cose orrende sono quelle che attirano di più l’attenzione... >> Alex: << Ah, è per questo che vuole darti 99 punti, ora capisco… -_- >> Grimmjow: << Calma, Grimmjow, respira, pensa positivo… >> allora vediamo… ha 16 anni, è alta circa 1.60, è piuttosto esile, per dirla con le parole di Grimm, il che vuol dire che non ha un davanzale stile Halibel (ma neanche la Pianura Padana come Rukia), ha gli occhi scuri e i capelli castani lunghi tenuti su con due bastoncini con due ciocche sciolte a incorniciare la faccia. Il volto nell’insieme più che inespressivo diciamo che è quasi sempre fisso su un’espressione seria e distaccata, anche se alza molte volte gli occhi al cielo (specialmente quando Grimmjow è nei paraggi). Spero che basti, il fatto è che l’aspetto dei personaggi è una cosa a cui penso sempre in un secondo momento >.>, quindi finisce sempre che non sono mai niente di che ^^” . Per quanto riguarda il vestiario ti lascio carta bianca, sono troppo pigra per pensarci io, infatti non lo descrivo mai XD Grimmjow: << E se ne vanta pure… >> Per quanto riguarda cosa si inventeranno per vincere la scommessa, in questo capitolo le cose inizieranno a complicarsi leggermente… ^_^

 

Capitolo 3: Quando mamma Aizen non c’è, gli espada rompono

 

Cercando di non battere i denti per via della temperatura adatta a una cella frigorifera, Alex si incamminò verso il luogo dell’appuntamento, seguita a ruota da uno scazzatissimo nonché scopertissimo Grimmjow, che riusciva a rimanere a petto nudo nonostante ci mancasse poco a che gli orsi polari dichiarassero quella zona territorio di caccia.

“ Pensa a Bleach ” si ripeteva Alex mentalmente. “ Non stai andando in giro per il centro accompagnata da un essere invisibile, insensibile al freddo ed instabile mentalmente, pensa a quello stramaledetto manga! ”

<< Si può sapere perché vieni anche tu? Non hai altro da fare? Persone da trucidare? >>

<< Io faccio quello che mi pare. Che c’è donna, hai già cambiato idea? >>

<< Lascia stare. Piuttosto >> aggiunse con tono che sperava suonasse minaccioso. << Giuro che se la tua presenza dovesse minacciare anche in modo indiretto quest’uscita, ti ritroverai a fare scommesse idiote con Loly e Menoly. E l’obbiettivo non sarà una donna >>.

Erano arrivati a una fermata dell’autobus deserta.

Grimmjow non rispose, tuttavia mentre Alex scrutava l’orizzonte nella speranza di scorgere qualche segno di vita, un braccio le circondò improvvisamente le spalle, spingendola indietro contro un corpo caldo con la delicatezza di un carro armato corazzato.

Cercò di divincolarsi, sbigottita. << E-ehi, che diavolo ti prende?! Lasciami! >>  

Grimmjow rinforzò la presa. << Ma guarda guarda, allora sei in grado di avere una reazione decente! >>

<< Tra poco te la faccio vedere io la reazione decente >> sibilò lei in risposta.

<< Su, datti una calmata, umana! Abbiamo fatto un patto o sbaglio? >>

Questo era troppo. Quella testa vuota guerrafondaia di Grimmjow che diceva a LEI di stare calma?!? 

<< Mi chiamo Alex! >> gli disse trattenendo a stento l’impulso di strappargli il braccio. << È così difficile da imparare? A-L-E-X >>

<< Non mi piace >> rispose lui alzando le spalle. << È troppo corto >>

<< Oh certo, povero caro. Dimenticavo che voi espada se uno non ha un nome di minimo venti lettere non lo considerate neanche. Domani pomeriggio andrò di corsa all’anagrafe a cambiarlo >>

<< Non disturbarti. Tanto non vivrai abbastanza da farlo imparare agli altri >>

Alex alzò gli occhi al cielo. << Allora temo che sarai costretto a convivere ancora un po’ con lo schifo attuale >>.

Il rombo di un grosso motore risuonò per la strada.

Alex provò inutilmente a fare un passo avanti, ma Grimmjow continuò imperterrito a rimanere in quella posizione, come se invece che su di lei fosse appoggiato al bancone di un bar.

<< Sua maestà mi concede il permesso di salire su codesto volgare mezzo di trasporto? >>

Finalmente la liberò da quella stretta tritura-ossa e, con suo immenso sollievo, si rifiutò di salire anche lui su “ un coso così maledettamente lento e pieno di umani ”, preferendo fare la strada a modo suo.

Alex sospirò. “ Devo stare più in guardia. Solo perché pensa ancora che i bambini vengano trovati sotto ai cavoli non significa che non cercherà di fare il furbo. In fondo anche se ci siamo messi d’accordo è alquanto probabile che cerchi di vincere la scommessa in modo letterale >>

Sarebbe morta immergendosi nell’acido partendo dai piedi piuttosto che ammettere che dove il braccio di Grimmjow aveva appena stazionato ora sentiva ancora più freddo di prima.

                                                                                                                                    *

L’amica della donna la stava trascinando da un negozio all’altro, comprando oggetti inutili e chiacchierando senza sosta. Lei la lasciava fare, seguendola docile come se non fosse stata lei delle due la più forte.

Lui, quella strana cosa che gli umani chiamavano “amicizia”, non l’avrebbe mai capita. L’unico rapporto che aveva con gli altri era la competizione o tutt’al più l’indifferenza; per lui l’amicizia era solo un mezzo dei deboli per essere meno vulnerabili, come un banco di pesci che si riuniscono tutti vicini per diminuire il rischio di essere divorati.

Ma la donna non era debole.

Eppure, quando l’altra l’aveva chiamata, quella mattina, il suo volto si era in un certo senso illuminato e l’aveva per la prima volta vista sorridere.

Com’era possibile che lui dovesse passare le pene dell’inferno per riuscire a strapparle qualcosa di più di un’alzata di occhi al cielo e a quell’insignificante umana bastasse una misera telefonata?

Se c’era una cosa che Grimmjow detestava era l’essere secondo a qualcuno, perciò continuò a seguire le due da vicino, da una parte per  riuscire a svelare il mistero, dall’altra per il puro piacere di irritare la donna con la sua presenza.

<< Ehi Alex, che ne dici di questo? >>

<< È orrendo Liz. Toglitelo prima che ti arrestino per atti osceni in luogo pubblico >>

<< Uffa… >>

La ragazzina bionda sparì per l’ennesima volta dietro una tenda. << Perché non te ne provi uno anche tu? >>

<< Non ho bisogno di vestiti nuovi >>

<< E chissenefrega! Solo per provare, dai! >>

<< In effetti dovresti procurarti un vestito un po’ bello >> osservò Grimmjow. << Non vorrai mica farti seppellire in tuta da ginnastica >>

<< Anche tu dovresti variare il guardaroba >> sussurrò lei in risposta. << O mamma Aizen vi ha cucito i vestiti addosso per riconoscervi sempre? >>

La tenda si aprì di botto e l’altra umana la afferrò per un braccio prima che Grimmjow potesse replicare. << Su forza fila dentro, niente storie! >> disse spingendola dentro e chiudendo le tende.

<< Che palle che sei… quale mi devo mettere? >>

La ragazzina sorrise. << Quello nero >>

Ci fu qualche attimo di silenzio.

<< Tu sei malata >>

<< Eddai, fallo per me! >>

<< No no, adesso chiamo la neuro deliri e ti faccio rinchiudere a tripla mandata in una cella di isolamento per i malati pericolosi. Tu sei una minaccia per la società! >>

<< Sì sì intanto però mettilo >>

<< Ma se non capisco neanche quale sia il davanti! >>

<< Che impedita >> sospirò la ragazzina entrando anche lei.

Seguirono alcuni strani rumori, intervallati da qualche << E questo dove diavolo si mette? >> e alcuni << Stai ferma che così ti incastri ancora di più! >>, e infine ci fu silenzio.

<< Ti sta benissimo! >>

<< Stupendo. Posso toglierlo adesso? >>

<< Sei pazza? Con tutta la fatica che ho fatto a mettertelo!? E poi qui non si vede niente, andiamo dove c’è più luce >>

<< N-no non ce n’è bisogno, hai ragione, mi sta d’incanto. Posso toglierlo? >>

<< Dai, che ti costa? Tanto non ti guarda nessuno, solo due secondi! >>

<< Ho detto di n… >>

Le tende si aprirono di botto e la ragazzina la trascinò fuori fino a uno specchio.

<< Dì una parola qualsiasi e giuro che sarà l’ultima >> mormorò la donna quando gli passò affianco.

Minaccia inutile visto che, incredibile ma vero, lui non sapeva proprio cosa dire.

Nel suo modo limitato di vedere gli altri non aveva mai fatto particolare distinzione tra uomini e donne; per lui tutti gli avversari erano uguali, e in ogni caso facevano tutti indistintamente una brutta fine.

Questo non significava che non provasse certi desideri, soprattutto contando che tra le arrancar non andavano certo in voga vestiti super coprenti; semplicemente non erano la sua principale priorità.

Ma ora, guardando quella donna, Alex, che si squadrava allo specchio con quel “ vestito ” di pelle aderente che copriva giusto l’indispensabile per non essere definita nuda, l’espada fu improvvisamente sommerso da pensieri che definire a luci rosse sarebbe stato un gentile eufemismo.

<< Sei bellissima Alex, sembri una vera dark lady! Oltretutto il nero ti fa sembrare i capelli molto più chiari, sai? >> cinguettò entusiasta la sua amica.

<< Già, quasi quasi domani vengo a scuola vestita così >>

Mentre l’altra rideva, lo sguardo della donna incontrò quello di Grimmjow sullo specchio, e dovette leggerci chiaramente il desiderio che lo aveva colto, perché si irrigidì e corse di nuovo a cambiarsi, tra le proteste della ragazzina e con sommo rammarico di Grimmjow, che improvvisamente aveva una mezza idea di scostare quelle tende…  

<< Ehilà Jeagerjaques, non sapevo che passassi il tuo tempo libero a fare shopping! >>

Grimmjow si voltò.

Una delle fraccion artificiali di Aporro stava trasmettendo l’immagine del suo padrone.

Come diavolo aveva fatto a non accorgersene?

<< Che cazzo vuoi? >>

<< Sono affranto di dover interrompere lo svolgimento di questa sfida, sul cui esito ho peraltro già scommesso, ma Aizen-sama vuole parlarci di una questione importante >>

<< Che palle >> ringhiò Grimmjow facendo a pezzi l’hollow con un pugno.<< Ehi donna! Io vado, comincia a comporre il tuo epitaffio mentre sono via >>

                                                                                                                       *

 << Bentornato, Grimmjow >> lo accolse sorridendo Aizen dal suo trono. Come diavolo facesse a rimanere seduto su quel coso di pietra per ore intere, a Grimmjow non era dato saperlo.

<< In ritardo come le vere star >> aggiunse sghignazzando Nnoitra.

<< Peccato che non si possa dire lo stesso di te, eh Nnoitra? Sei così solerte nell’ubbidire agli ordini. Dai anche la zampa per caso? >>

L’espada si alzò in piedi brandendo la sua arma assurda. << Che ne dici se invece do la tua testa? >>

La voce di Aizen riportò i due di malavoglia all’ordine. << Smettetela di litigare, ragazzi. Mi spiacerebbe dover chiedere a Kaname di intervenire >>

Grimmjow ringhiò e si appoggiò al muro con le mani in tasca. Chissà che diavolo voleva lo shinigami; magari con un po’ di fortuna c’era una battaglia all’orizzonte.

<< Miei cari espada, vi ho convocati qui perché avrei bisogno della vostra collaborazione >> fece una pausa ad effetto, scrutandoli per assicurarsi che stessero tutti pendendo dalle sue labbra, cosa che praticamente nessuno, tranne quel cagnolino fedele di Ulquiorra e forse Halibel, era solito fare. << Suppongo che vi ricordiate della nostra piccola amica umana >>

Dove voleva andare a parare?

<< Risa Alex? >> chiese una delle teste di Aaroniero.

<< Esatto. Mi piacerebbe concludere il discorso lasciato in sospeso l’altra volta, perciò mi serve qualcuno che la conduca qui >>

“ Dillo pure che non vuoi mandare solo uno di noi perché hai paura che lo faccia fuori ” pensò Grimmjow. Poteva evitarsi il disturbo di venire, tanto lo sapeva come sarebbe finita…

<< Aizen-sama >> intervenne infatti Ulquiorra. << I dati raccolti finora indicano che sarebbe consigliabile evitare uno scontro diretto da parte di elementi di livello inferiore alla sexta espada >>

<< Capisco… allora affido a te l’incarico. Ma porta con te anche Grimmjow >> aggiunse sempre sorridendo. << Ho sentito che ultimamente questi due stanno stringendo amicizia >>

 

 

Angolo delirazioni

 

AUTRICE (col fiatone): << Uff, che fatica! Scrivere dal punto di vista di Grimmjow è davvero uno strazio! Tutti quei “e l’umana disse”, “e la donna fece”, “e la donna scrisse”, “e la donna andò in bagno”…  >>

ALEX: << Dillo a me… -_- >>

GRIMMJOW: << C’è forse qualche problema? >>

AUTRICE: << Sì che c’è! è_é Hai qualcosa contro i nomi propri? Ok che il tuo fa schifo e che il tuo cognome è impronunciabile oltre che inscrivibile… in effetti ora che ci penso… (si prende la testa tra le mani) L’AVRÒ SCRITTO GIUSTO?? >>

GRIMMJOW: << Ma ce la fa a finire un discorso? >>

ALEX: << Credo proprio che sia al di fuori delle sue capacità… -_- >>

AUTRICE: << VOI NON CAPITE! MI SONO ACCORTA DI AVER SCRITTO SBAGLIATO IL TITOLO! COME L’HO SCRITTO IO SAREBBE “LA PANTERA DELLA BAMBOLA”, NON IL CONTRARIO! ç_ç >>

GRIMMJOW (tappandosi le orecchie): << E adesso perché urla? >>

ALEX: << Credo siano gli scompensi ormonali… comunque anche “la pantera della bambola” non è male… >>

AUTRICE (improvvisamente illuminata da una luce ancestrale): << Davvero? ç_ç >>

ALEX: << Davvero -_- >>

AUTRICE: << Hai ragione sai? Mette subito in chiaro chi sia la figura sottomessa… ^o^ >>

(guardano Grimmjow)

GRIMMJOW: << CHE COSA VORRESTI DIRE? >>

AUTRICE: << Che se anche fossi entrato in quel camerino ti saresti preso una marea di mazzate ^o^ >>

ALEX: << In effetti penso che proporrò Aporro come prossimo alla beatificazione… -_- >>

APORRO (armeggiando con una calcolatrice): << E con questo sono 1000 euro >>

ALEX: << Ma non erano 500? >>

APORRO: << Ho aggiunto anche il costo della fraccion distrutta da Grimmjow U.U >>

ALEX: << Mettimelo sul conto, ti pagherò poi tutto insieme -_- >>

GRIMMJOW: << Sento che dovrei arrabbiarmi… >>

(l’autrice lancia un gomitolo e Grimmjow comincia a inseguirlo)

AUTRICE: << E con questo ce lo siamo tolti di torno fino a domani. U.U >>

 

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Capitolo 4
*** Chi dorme non lava i panni ***


 

AKI: << E rieccoci qui! ^o^ >>

ALEX: << Adesso hai pure cambiato nome? -_- >>

AKI: << È che “autrice” mi sembrava un po’ impersonale U.U Comunque, stavo pensando una cosa… ^o^ >>  

GRIMMJOW: << Sta per dire una cazzata, lo sento… >>

AKI (gli tira un calcio tra le gambe senza voltarsi): << Dicevo: prima di diventare arrancar, gli hollow hanno forma animale, giusto? Per esempio Grimmy era una pantera, Nnoitra una mantide, Tesla un facocero ecc; e allora mi è venuto questo dubbio: ma Aporro allora era una pianta carnivora gigante? O_o >>

GRIMMJOW (ancora piegato in due): << MA CHE MINCHIA DI DOMANDA È ?? MA TU PASSI LE TUE GIORNATE A CHIEDERTI COSE DEL GENERE?!? >>

AKI: << Non va bene? O_o >>

GRIMMJOW: << Ci rinuncio… >>

ALEX: << Meglio stendere un velo pietoso e andare avanti -_- >>

 

Sbiru94: Wow sono contenta che ti faccia ridere! ^o^ D’altra parte malgrado Grimmy sia il mio personaggio preferito non posso fare a meno di maltrattarlo, mi viene spontaneo! XD           Grimmjow: << Minchia, non oso immaginare se non ti fossi piaciuto, allora! >> Mica c’entra, Ulquiorra è il mio secondo preferito, ma andiamo d’amore e d’accordo. Il fatto è che sei troppo scassaballe, calpestarti è un dovere verso la società U.U  Alex: << Parole sante -_- >> Grimmjow: << EHI, CHI SAREBBE SCASSABALLE?! >> (Aki si volta verso la folla di espada che si aggira per il salotto) Chi pensa che Grimmy sia un rompipalle alzi la mano (tutti alzano la mano) Grimmjow: << Maledetti… >>

 

Hoshimi: In effetti è un po’ equivoca, soprattutto perchè quando l’ho scritta ero in stato di delirio per via della febbre (anche se non c’è molta differenza con come sono normalmente….) XD . E ti credo, io gli sarei saltata direttamente addosso senza neanche farlo finire *ç* , ma purtroppo Alex da questo punto di vista non capisce niente, mi sa che dovrò insegnarle tutto U.U Alex: << No grazie -_- >>. Comunque cercherò di aggiornare abbastanza di frequente, purtroppo ora che i felici giorni di malattia sono finiti avrò meno tempo, ma cercherò di fare del mio meglio.

 

Yukino­_lang08: Brava ragazza, è questo lo spirito giusto! XD Le mazzate ci saranno, e anche tante, ci puoi giurare!  Grimmjow: << MA SI PUÒ SAPERE PERCHÉ SIETE TUTTE COSÌ ASSETATE DEL MIO SANGUE? E POI PERCHÉ TUTTO IL MONDO SI PUÒ FARE I FILMINI PORNO SU DI ME E IO NON POSSO NEANCHE GUARDARE UNA CHE MI PASSA QUASI NUDA SOTTO IL NASO SENZA CHE SUBITO MI DICANO CHE SEMBRO NNOITRA?? COS’È QUESTA MAFIA? >> Sedatelo U.U  (Alex gli tira una sprangata in testa) Come avevo detto, man mano che la storia andrà avanti Grimmy comincerà ad accorgersi sempre di più del fatto che “la donna” sia appunto una donna (che mente questo ragazzo XD), quindi è inevitabile che cominci a fare pensieri porcellosi, contando oltretutto che vive sotto lo stesso tetto di gente come Nnoitra e Aporro U.U   

 

Edward the mad shrimp: Salve onnà! ^o^ Vedi che alla fine dopo tante tribolazioni ce l’ho fatta a postarla? Allora non sono così impedita dopo tutto… Comunque come vedi la versione definitiva è un altro universo rispetto alla brutta U.U . In ogni caso mi genufletto ai piedi tuoi e di Mary per essere state le prime durante storia (“perché i daneeesiiii”) ad avere il coraggio di leggere questa ff e a dirmi che non era da ridurre in tante striscioline colorate per simulare lo spettro continuo che ci ha spiegato con i caratteri celtici . Arigatou ^o^

 

Julia_Urahara: Addirittura nelle seguite? O_o Cavolo, così mi emoziono! ^\\\^ Mai avrei creduto di arrivare a dirlo in vita mia, ma hai ragione: viva mamma Aizen! Già che c’era però poteva completare l’opera e farlo andare a torso tutto nudo (o magari completamente nudo….), tanto sono in un deserto, non patisce di certo il freddo U.U, anzi, a furia di sentirsi chiamare Grimmy e a sentirsi dire che è un rompiballe stava raggiungendo la temperatura di fusione dell’amianto XD, poi però ha letto anche le parole “strafigo da sbavo” e non si sa come si è un po’ stemperato, con sommo rammarico di Alex che ne approfittava per cuocergli sopra hamburger e girarrosti XD . Un bacione anche a te dal caro Grimmy! 

 

Kikka9394: Ti capisco, a me non apriva più direttamente la pagina dove tengo la ff e penso che mi abbiano sentita imprecare fino in Giappone XD  (nel caso il tuo scan riprenda vita puoi mandarmi il disegno via e-mail all’indirizzo francymax93@hotmail.it). E a proposito di giapu, non sono assolutamente un’esperta (basta vedere il pasticcio con il titolo) ma mi pare che “fiore di luce” sia proprio “hikaru no hana”, perché loro lo scrivono al contrario…. che casino >.>. Comunque non preoccuparti per il ritardo, come vedi anche io non sono miss puntualità XD, l’unico che come al solito scassa l’esistenza è Grimmy U.U, che dopo aver letto il tuo commento ha minacciato di rompermi il computer direttamente in due per via delle tue “stupide e assurde insinuazioni, cazzo!”. Ma si sa che ha avuto una vita disturbata XD, senza contare che da quel pomeriggio Alex emana una terribile aura negativa che fa venire un’enorme strizza a tutti… <.<. Comunque spero che ti piaccia anche questo capitolo ^o^

 

Un grazie stratosferico anche a giuliettavr89, Hoshimi, Lovely_Neko, Julia_Urahara e Lucy94 per aver aggiunto questa ff tra le seguite, a Namine23 e a yukino_lang08 per averla messa tra le preferite, a kikka9394 che l’ha addirittura messa sia tra le seguite che tra le preferite e a tutti quelli che l’hanno anche solo letta. E ora meglio andare avanti che finisce che faccio due chilometri di introduzione per tre centimetri di capitolo XD

 

Capitolo 4: Chi dorme non lava i panni

 

Alex si lasciò cadere sul letto sospirando.

Finalmente un po’ di silenzio.

<< ALEEEEX! CHI L’HA MESSO QUESTO QUADRO IN CUCINA? >>

<< L’HO COMPRATO IO OGGI >> urlò in risposta. Non poteva certo lasciare il buco fatto da quel tizio isterico in bella mostra. L’aveva comprato insieme a Liz subito dopo essere uscita da quello stramaledettissimo negozio di vestiti.

Si mise le cuffie dell’mp3 e lo sparò quasi a tutto volume. Non doveva assolutamente ripensare a quel pomeriggio.

Finalmente si rilassò un poco. Quella canzone era strana, di quelle che, invece di dire tutto il tempo frasi sconnesse che non hanno alcun senso le une con le altre, raccontano tutta una storia.

La storia in questione era quella di una ragazza dell’antica Grecia che, oltre ad essere come ogni eroina che si rispetti una povera sfigata, era pure cieca.

Dal punto di vista di un arrancar tutti gli umani erano ciechi in fondo…

Un giorno però, visto che oltre che a essere sfigata era pure cretina, aveva stretto un patto con una divinità.

Che accordo idiota che aveva fatto con Grimmjow…

Lui le avrebbe ridato la vista.

Avrebbe potuto finalmente leggere il numero speciale di Bleach…

Ma lei in cambio avrebbe dovuto dargli entro un anno la cosa più bella che avesse visto.

Peccato che il signorino sembrava non aver recepito la parte “Toccami e te lo strappo con delle tenaglie arrugginite”…

La demente alla fine dell’anno era disperata: la cosa più bella che avesse mai visto era un romanticissimo tramonto sul mare. E com’è ovvio pensare non poteva certo dirgli: << Tò, piazzati lì e prima o poi lo vedi anche tu >>

Quanto tempo era che non andava più al mare? Forse da quell’incidente con quel banco di meduse…   

E mentre era lì che frignava perché non voleva tornare cieca rischiando quindi di andare in giro pestando chissà quali schifezze, il suo sguardo cadde su una pozzanghera e, oddio, ma era così la sua faccia allora?

La prima cosa che avrebbe fatto il giorno dopo sarebbe stata uccidere Liz per averle fatto mettere quel maledetto vestito, perché il modo in cui l’aveva guardata Grimmjow allo specchio non se lo sarebbe dimenticata neanche dopo la morte…

In quel preciso istante apparve in tutta la sua figheria il dio, che tutto contento le tese la mano e le disse: << Andiamo >>

Morale della favola: se stringi patti idioti poi la gente ti frega.

E lei in fatto di patti idioti la sapeva lunga…

Sentì sua madre che diceva qualcosa fuori dalla porta, ma non se ne curò, si sentiva sprofondare sempre più giù….

Stava lavando dei panni in un fiume, quando un ragazzo con i capelli azzurri apparve dal nulla proprio sui panni appena lavati.

<< Ehi donna, mi chiamo Grimmjow Jeagerjaques e sono il dio della distruzione, tienilo bene a mente! Non avevo niente da fare e quindi ho deciso di donarti le espressioni facciali >>

Lei ritornò a strofinare una macchia ostinata. << Non sono interessata >>

<< Non farmi perdere tempo, ragazzina! Detesto ripetermi! >>

<< Ti ho detto che non le voglio >>

<< E che vuoi allora? >>

Ci pensò un po’ su. << Voglio qualcosa che lavi i panni al posto mio >>

<< Perfetto, firma qui >> le rispose porgendole un contratto.

<< Non so scrivere >>

<< Non importa, basta che metti una x qua >>

<< Ah ok. Com’è già che ti chiami?  >>

<< Grimmjow Jeagerjaques! Vedi di non farmelo ripetere una terza volta! >>

<< Che nome strano >>

<< SENTI UN PO’, CI TIENI COSÌ TANTO A MORIRE? >>

<< Non particolarmente >> rispose lei alzando le spalle e scrivendo una x storta sul foglio.

<< Perfetto >> disse il ragazzo arrotolando il foglio. << La tua nuova macchina ti sta aspettando a casa >> e sparì.

Durante l’anno seguente Alex mise su un bel giro di affari: le donne del villaggio le portavano i loro panni, lei li ficcava in lavatrice e guadagnava un bel gruzzoletto.

Un giorno però, mentre stava contando le monete guadagnate quella settimana, apparve di nuovo il dio.

<< Ah, tu sei Giacca Grigia! >>

<< MI CHIAMO GRIMMJOW JEAGERJAQUES! >>

<< Sì sì va bene. Che ci fai qui? >>

<< Sono venuto a riscuotere la mia ricompensa >> rispose come se fosse ovvio.

<< Quale ricompensa? Non avevi detto niente a proposito di una ricompensa! >> chiese stupita.

<< Era scritto sul contratto >> ghignò lui.

<< Ehi genio, io non so leggere >>

<< Non è affar mio. In ogni caso hai firmato >>

<< E sentiamo, cosa vorresti? >> chiese sconfitta.

<< Diventerai la mia donna delle pulizie per tanti anni quanti sono i panni che hai lavato con questa lavatrice! >> rispose il ragazzo trionfante.

<< Ma sei cretino? Tutto ‘sto casotto per una colf? Perché non ti assumi in nero una badante? Oltretutto non oso immaginare che razza di porcile sia casa tua… >>

<< Non rompere! Scegli, o questo oppure torni a lavare le coperte nelle pozze! >>

Messa di fronte a questo lacerante dubbio, la ragazza impiegò circa due nanosecondi ad accettare, ma visto che la casa del dio era appunto di un dio, quindi più ricca di tecnologia della sede della NASA, passò molti secoli a rimpinzarsi di patatine davanti alla tv, essendo la durata della sua giornata lavorativa di appena due ore.

Alex si svegliò di soprassalto. Si guardò attorno, ma a quanto pare era stata la canzone metal dell’mp3 dimenticato acceso a svegliarla. Per fortuna. Ora ci mancava pure che se la sognasse di notte, quella stupida testa color puffo.

A giudicare dal buio e dal silenzio assoluto doveva essere notte fonda, ipotesi avvalorata dal suo stomaco brontolante come quello di chi ha saltato un pasto; la cena, in questo caso.

Cercando di non fare rumore, scese in punta di piedi fino in cucina, dove qualcuno, le aveva messo da parte della pasta, una mega frittata e una fetta di meringata, prevedendo la sua visita notturna. Benedisse sua madre e si avventò sul cibo.

Stava giusto addentando la fetta di meringata, quando percepì due reiatsu avvicinarsi; pochi istanti dopo due figure fecero il loro ingresso in cucina.

<< Ma sempre che mangi tu? >>

<< Buonasera anche a te Grimmjow, sì io sto bene. A cosa devo il dispiacere della vostra visita? >> rispose lei finendo la torta.

<< Devi venir con noi a Las Noches >> disse Ulquiorra con il tono di uno che invece di volerti trascinare in un simil-inferno vuole avvisarti che hai una scarpa slacciata.

Alex alzò le spalle. << Ok >>

Grimmjow la fissò come se gli avesse appena detto di chiamarsi Ugo. << Come sarebbe “Ok”? >>

La ragazza alzò gli occhi al cielo. << Sarebbe che combattere qui con voi adesso sarebbe, oltre che pericoloso per la mia famiglia, anche inutile, perché comunque mister “sono il più figo dell’universo” manderebbe altra gente, quindi tanto vale risolvere le questione direttamente a Huecoland >>

<< Saggia decisione >> annuì Ulquiorra impassibile, creando direttamente in cucina la loro galleria personale… com’era già che si chiamava? Gor.. gar… ah sì, garganta!

Alex finì di bere il succo ed entrò anche lei, seguita da Grimmjow, che probabilmente nei suoi pensieri la stava uccidendo nei modi più orrendi, dato che non aveva opposto la minima resistenza rendendo così inutile un suo intervento più deciso.

L’ultimo suo pensiero, prima che l’oscurità l’avvolgesse, fu un ringraziamento alla provvidenza divina che l’aveva fatta addormentare di colpo con quei vestiti addosso, perché perfino per lei andare in quel covo malavitoso in pigiama sarebbe stata un’esperienza da incubo post peperonata e parmigiana di melanzane.

                                                                     

 

Angolo delirazioni

 

ALEX: << Tu ti rendi conto che se continui a fare capitoli così corti la gente poi ti verrà a cercare direttamente sotto casa armata di katana, vero? -_- >>

AKI: << Lo so, ma il fatto è che se questo non lo facevo finire così poi mi sballava l’ordine degli altri >.>”  chiedo perdono, giuro che il prossimo sarà più lungo >.< >>

GRIMMJOW: << Ma posso saperlo dove ti vengono in mente cazzate del genere? Adesso faccio pure il venditore di lavatrici? >>

AKI: << Ma perché non ti piace? ^o^ Se vuoi saperlo mentre scrivo questa ff guardo sempre questo video “Ichigo vs Grimmjow vs Ulquiorra”, quello che ha in primo piano la faccia di Grimmy, di cui però ignoro il titolo della canzone… (scoppia in lacrime) BWAAAAAAA IN CHE MONDO VIVIAMOOO?? ç_ç >>

GRIMMJOW: << MA TI SEMBRA NORMALE PIANGERE PER UNA CAZZATA DEL GENERE?? >>

ALEX (tappandosi le orecchie): << Che palle, perchè urlano sempre tutti? -_- >>

AKI (tornando “normale” di botto): << Hai ragione, basta minchioneggiare. Bisogna prepararsi per il prossimo capitolo, dove ci sarà il faccia a faccia tra la nostra Alex e Gelman! ^o^ >>

ALEX: << Non vedo l’ora… -_- >>

 

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Capitolo 5
*** Potere del flashback, vieni a me! ***


 

AKI (sdraiata per terra): << Voglio morireeeeeeeee  =o= >>

APORRO: << Bara semplice, di marmo o sarcofago? >>

AKI: << Buttatemi nel campo più vicino a dare da mangiare agli avvoltoi…. =.= >>

GRIMMJOW (mettendole un piede sulla pancia): << Ehi, donna! Come mai questo improvviso e graditissimo desiderio di morte? >>

AKI (starnutendogli addosso): << Influenza… >>

GRIMMJOW (schizzando via): << CHE SCHIFO, NON POTEVI DIRLO PRIMA?!? >>

(Aki corre verso Ulquiorra)

AKI: << BWHAAAAAAAAAAA ULQUICHAAAAN! GRIMMY È CATTIIIIVOO!!! ç_ç>>

GRIMMJOW: << PIANTALA DI CHIAMARMI GRIMMY!! >>

ALEX: << Sei un mostro, Grimmjow -_- >>

GRIMMJOW: << IO?!? MA È LEI CHE SI COMPORTA COME SE FOSSE UNA MOCCIOSA DI CINQUE ANNI!! >>

(Aki alza il dito medio da dietro la schiena di Ulquiorra)

GRIMMJOW: << VISTO?!? >>

ALEX: << Chi è il più grande dei due? -_- >>

GRIMMJOW: << MA CHE C’ENTRA, È SOLO UNA………. >>

ALEX: << Chi è il più grande dei due? -_- >>

GRIMMJOW: << Ma… >>

ALEX: << Chi è il più grande dei due? -_- >>

GRIMMJOW: << …. che palle che siete… >>

 

Julia_Urahara: Eh già, il fatto è che la mia testa è un immenso spazio vuoto in cui rimbalza senza sosta una palla pazza radioattiva, quindi più che pensieri scemi non può produrre XD, senza contare che Grimmy è una fonte di ispirazione continua… Come farei senza di lui? ^o^

 

Nyah: Purtroppo hai toccato un tasto dolente… ^_^” (si mette in un angolino a coltivare funghi) Il fatto è che cretina come sono mi sono ricordata che i giapponesi lo scrivono a contrario solo in un secondo momento (che vergogna >_<), perciò il titolo della ff è a tutti gli effetti “La pantera della bambola”, che non è granché ma almeno ha senso compiuto….

 

Yukino_lang08: Sembra che la testa di puffo abbia davvero spopolato! ^o^ Povero Grimmy, lui non si accorgerebbe che Halibel sta ballando nuda anche perché lo zio Nnoitra se ne approfitterebbe ancora prima che il suo cervello possa connettersi agli occhi e di conseguenza formulare un qualche pensiero XD, e così mi finisce a sfogare le sue frustrazioni con Ulquiorra o Ichigo nelle raiting rosso… in effetti adesso capisco perché è sempre isterico XD 

 

Garconne: Cavolo, mi sono dovuta affrettare (Grimmjow: << Pensa se non ti affrettavi allora… aspettavi il prossimo secolo ad aggiornare? >>) perché temevo che cominciassi a mangiarti anche le dita XD. E così finalmente sono riuscita a infettare qualcuno… mi raccomando contribuisci anche tu a diffondere il contagio! ^o^

 

kami_chan: A chi lo dici, mia madre ha cercato di rimediare chiamando un esorcista, ma alla fine ha dovuto arrendersi all’idea di avere una figlia scema che ride da sola tutto il giorno >.>” . Alex ringrazia per i complimenti e, caspita, con la testa di puffo temo di aver appena dato vita a un nuovo tormentone…. Perdonami Grimmy! ^.^”

 

Edward the mad shrimp: Onnaaaa!!!!! Lo sapevo che quella frase ti sarebbe piaciuta, l’ho messa lì per te XD Come diavolo faccia a piacerti lui è ancora un mistero per me, ma d’altra parte hai dei gusti strani…. Comunque hai visto che scempio il cosplay di Ulquichan? Siamo proprio un’associazione a delinquere noi due XD

 

Sbiru94: Allora mi sa che sarà moooolto lunga, perché non mi stancherò mai di prenderlo in giro (povero Grimmy) XD ma d’altra parte è vero che è uno scassa palle, quindi non faccio nulla di male XD Grazie ancora

 

Hoshimi: Non morireeee!!! Diciamo che era un capitolo di passaggio, perché questo sarà un po’ meno comico, comunque spero che ti piaccia lo stesso ^o^

 

Ringrazio anche Ellah_Gore, lenina blu, Rin Uchiha e Yaoi4ever per aver aggiunto questa ff nelle seguite, alchemist, Edward the mad shrimp, fenicex8, Julia_Urahara, kami_chan e scrappedprincess per averla messa tra le preferite e infine come sempre ringrazio anche tutti quelli che la leggono e basta (come faccio sempre anche io XD) Thank you very much!

 

Capitolo 5: Potere del flashback, vieni a me!

 

Alex era stata solo una volta nell’Hueco Mundo, ma se lo ricordava benissimo quel bianco manicomio che tingeva ogni cosa lì dentro.

In più fuori era sempre notte e dentro a quell’edificio gigante chiamato “Le notti” era sempre giorno; malgrado fosse un deserto (bianco) non faceva né caldo né freddo e a ogni passo si rischiava di essere sbranati da qualche essere BIANCO ed esteticamente ributtante.

Chiunque sarebbe impazzito.

Nessuna meraviglia quindi che in quel posto l’individuo più normale fosse probabilmente Grimmjow, il che la diceva lunga sulla miseria dello stato mentale collettivo.

Per di più nella residenza estiva di Aizen regnava un silenzio assoluto di quelli da biblioteca centrale.

Assolutamente snervante.

Finalmente arrivarono in quella che sembrava una specie di aula-udienze: una stanza gigantesca dove erano assiepate decine di figure che sembravano appena uscite dal set di Star Treck - Ai confini della realtà.

Malgrado il luogo fosse immerso nella penombra, ne riconobbe alcuni.

Quel vecchio lardoso con la faccia da Rambo in pensione contornato da ragazzi che lo guardavano come se non potessero pensare a una fortuna più grande di cambiargli il pannolone era il secondo espada, Barragan.

Un po’ più indietro invece, con sommo disgusto di Alex, c’era quell’invasato di Nnoitra, riconoscibile dal suo bilama gillette fusion più alto di lui. Povero uomo cucchiaio, così impegnato a guardarla come se fosse un gigantesco gelato alla panna da non accorgersi che la sua fraccion riservava lo stesso trattamento a lui.

Ancora più indietro c’era lo scienziato pazzo della compagnia, riconoscibile dai virilissimi capelli fucsia, vicino a cui sedeva l’acquario vivente.

Nell’altro lato invece c’erano l’anello di congiunzione tra l’uomo e i gorilla, altrimenti detto Yammi, l’uomo zucca, alias Zommari, Halibel, l’unica donna all’interno degli espada, come si poteva constatare dalla sua divisa che lasciava scoperte in parte (in gran parte) le tette rifatte, e infine il migliore di tutti, Stark, che dormiva sempre e non rompeva le scatole a nessuno.

In mezzo alle due curve di ultrà, in fondo alla sala, sorgeva un trono, innalzato su un inutile e insensato (per non dire di pessimo gusto) parallelepipedo, su cui era comodamente stravacc… ehm seduto sua maestà gelman in persona, affiancato dalle sue fedeli guardie del corpo Tousen occhiodilince e Gin checazzotiridi, che però erano in piedi.

Alex trattenne uno sbadiglio e avanzò fino ai piedi della bizzarra costruzione.

<< Benvenuta, Risa Alex >>

<< Grazie. Immagino che tu non mi abbia fatta venire qui per un pigiama party, vero? >>

L’odioso individuo continuò a sorridere. << Infatti non è così. In realtà vorrei sapere se hai avuto modo di riflettere su quello che ci siamo detti l’altra volta in cui sei stata ospite a Las Noches >>

“ Splendido ” si disse mentalmente Alex. “ Ora non mi resta che buttarmi nel cesso più vicino e tirare la catena ”.

 

                                                                            *

 

“ E ora ” pensò Grimmjow. “ Non ti resta che buttarti nel cesso più vicino e tirare la catena ”.

Si era comodamente appoggiato a una colonna da cui aveva una perfetta visuale sia dello shinigami, che comunque dall’altezza del suo trono era difficile non vedere, che della donna, che non sembrava essere per niente a disagio al centro dell’attenzione.

Anzi, poco prima avrebbe giurato che avesse trattenuto uno sbadiglio.

E anche adesso non sembrava rendersi conto di stare camminando bendata e con le mani legate dietro la schiena sull’orlo di un baratro profondissimo.

Grimmjow si concentrò sul volto della donna, cercando un minimo segno che tradisse nervosismo o addirittura paura, ma niente, non c’era assolutamente nulla su quella faccia quasi inespressiva.

Si trattenne a stento dal ringhiare la sua frustrazione; quella scena puzzava terribilmente di deja-vù.

Un deja-vù che risaliva a quasi un anno prima, quando i capoccia si erano accorti non solo che in quella città c’era un’affluenza di hollow molto al di sopra della norma, ma soprattutto che venivano sterminati a un ritmo altrettanto anormale.

Il che, contando che i Quincy non erano presenti in quel paese, poteva voler dire due cose: o che un contingente di shinigami si era stanziato lì per qualche motivo, oppure che tra gli umani che abitavano lì ce n’erano parecchi dal grande potere spirituale.

Due buoni motivi per mandare in avanscoperta il solerte Ulquiorra, accompagnato dal suo animaletto Yammi, con l’ordine di “ osservare ” e “ valutare ” la situazione.

Quando avevano percepito l’aprirsi di un garganta, segno che il bravo bambino aveva portato a termine la sua missione, si erano tutti voltati verso l’entrata della sala.

Ed erano rimasti di sasso.

A quanto pareva si era portato un souvenir dal mondo terreno.

Subito dietro alla cuarta espada, quasi nascosta dalla mole di Yammi, che a dire il vero era piuttosto malconcio, avanzava a passo sicuro, come se quella fosse stata casa sua, una ragazzina umana con i capelli castani raccolti con due bastoncini.

C’era quasi da chiedersi se l’avesse portata come ricordo, della serie: “ Era sola ed abbandonata, e mi ha seguito fino a casa, posso tenerla? ”, se non fosse stato per la ventata di reiatsu che la seguiva.

Era impossibile.

Nessun umano possedeva un reiatsu del genere!

Aizen era sembrato altrettanto sorpreso. << Vedo che abbiamo un’ospite di riguardo! Non mi dirai che era lei da sola la causa di tutto quel trambusto, Ulquiorra. >>

<< Anch’io ero molto… stupito >> aveva risposto esitante il bamboccio, come se già il fatto di essere stato stupito lo avesse stupito. << All’inizio avevo pensato che un simile reiatsu appartenesse a un capitano, invece non ci sono dubbi che sia un’umana >>

<< E si può sapere perché non l’hai fatta fuori senza tante storie? Il fatto che abbia pestato un po’ Yammi ti ha spaventato oppure pensavi che avessimo bisogno di una mascotte? >> lo aveva interrotto Grimmjow, che subito si era ritrovato due paia di occhi indifferenti puntati addosso.

<< Gli ordini erano di valutare e giudicare, non mi era stato ordinato di eliminare i soggetti coinvolti. Ho semplicemente ritenuto che questa fosse la soluzione migliore >>.

<< Hai fatto bene Ulquiorra; la signorina sembra possedere molte qualità interessanti >> aveva detto Aizen. Poi rivolgendosi all’umana, che per tutta la conversazione si era guardata intorno con le braccia incrociate: << Qual è il tuo nome? >>

<< Alex Risa >> aveva risposto lei come per fargli un favore. << Ma non c’è bisogno che lo impari, signor… >>

Le possibilità erano due: o aveva fegato da vendere oppure aveva bisogno che qualcuno le vendesse un cervello.

<< Certo, che maleducato. Io sono Sosuke Aizen, signore di Las Noches. Loro due invece sono Gin Ichimaru e Kaname Tousen. E loro… >> aveva aggiunto indicandoli con un gesto della mano. <<… sono i miei espada >>

<< Un notevole assortimento di cause perse >> aveva mormorato prima di aggiungere: << Non amo particolarmente combattere. Perciò la prossima risposta è “ no ”, quella dopo ancora è “ no ” e quella successiva è “ immagino che te lo dirà Ulquiorra ” >>

<< Che ragazzina impertinente >> aveva detto sempre sorridendo Aizen, ma aveva uno scintillio interessato negli occhi quando si era rivolto al quarto espada. << Hai sentito la signorina >>

<< Il suo potere consiste nella percezione e nell’utilizzo delle onde elettromagnetiche. Purtroppo non sono riuscito a raccogliere abbastanza informazioni a proposito, ma sembra che le utilizzi prevalentemente come una sorta di mezzo per la manipolazione della materia, ad esempio rendendo affilati e più resistenti determinati oggetti al fine di utilizzarli in combattimento >>

Nnoitra aveva ridacchiato tra sé.

“ Chissà a quali porcherie sta pensando ” si era chiesto distrattamente Grimmjow.

Come se avesse sentito i suoi pensieri, l’umana l’aveva guardato e poi aveva subito spostato lo sguardo proprio su Nnoitra, stringendo leggermente gli occhi.

In quel momento Grimmjow aveva capito che molto probabilmente c’erano molti aspetti del potere dell’umana che Ulquiorra non aveva compreso, malgrado si vantasse sempre che i suoi occhi vedessero tutto e bla bla bla.

Li aveva scoperti poi lui qualche mese dopo, infatti Aizen le aveva concesso di tornare a casa per “ darle il tempo di riflettere meglio ”.

Niente macchinazioni, nessuna strategia assurda e complicata; non era mica Ulquiorra.

Gliel’aveva semplicemente chiesto.

E lei, con suo sommo sconcerto, aveva alzato le spalle e gli aveva risposto.

<< Sensazioni, istinti, non sono altro che onde elettromagnetiche che viaggiano nell’aria. Hai presente la sensazione di essere osservato? Qualcosa del genere. Non sento i pensieri distinti, come: “ Che palle ma perché Tousen dice solo cacchiate? ”, ma percepirei la tua irritazione nei suoi confronti. Posso percepire tutte le sensazioni, le considerazioni e le opinioni che hanno gli altri su una persona, perciò maggiore è il numero della gente con cui ho a che fare, più completa sarà l’idea che mi faccio di loro. La cosa buffa… >> aveva aggiunto poi con lo sguardo perso nella contemplazione della vetrina di una pasticceria. <<…è che la cosa non funziona sui singoli. Per esempio in questo momento, che non c’è nessuno che ti conosca nei paraggi, non potrei scoprire mezza cosa su di te; potrei sapere le tue sensazioni riguardo a ciò che ti circonda, ma per esempio non potrei mai scoprire il tuo nome e quello che ti riguarda da vicino. E lo stesso per me. Per qualche strano motivo non percepisco le onde indirizzate a me, ovvero quello che gli altri pensano e provano per me. Curioso vero? >>

<< Perché mi stai svelano queste cose? >> le aveva chiesto Grimmjow. << Non hai paura che riveli queste informazioni? >>

<< Che brutta cosa quando ti dilunghi in esaurienti spiegazioni e la gente non ti ascolta. Se lo facesse, capirebbe che a Las Noches non ho solo passato il mio tempo a conversare piacevolmente con gelman, ma ho afferrato anche molte cose sugli abitanti: non solo ho imparato a memoria i loro nomi, ma anche i caratteri; di conseguenza ora so che Nnoitra è un pazzo maniaco, che Aporro è pazzo e basta e che tu non andrai a spifferare tutto questo. Mi sbaglio? >>

Non si sbagliava.

Se lui avesse rivelato quello che aveva scoperto, Aizen avrebbe potuto decidere di usarla per chissà quale scopo, e quindi lui non avrebbe potuto combattere con lei come desiderava.

Una cosa era sicura: se senza sapere queste cose le aveva permesso di tornare tutta intera a casa, significava che aveva in mente qualcosa.

“Ma questa volta mi sa che non ti andrà così di lusso” pensò Grimmjow scrutando la ragazza in mezzo alla sala.

 

 

Angolo delirazioni

 

GRIMMJOW: << zzzzzzzzzzzz…… >>

AKI: << Qualcuno ha la bontà d’animo di spiegarmi PERCHÈ CAVOLO sta dormendo? >>

ALEX: << Si è annoiato a morte, credo -_- >>

AKI: << Ah è così quindi? >>

(Aki tira fuori una trombetta da stadio)

TROMBETTA: << PEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE >>

GRIMMJOW (cade dal divano): << SI PUÒ SAPERE PERCHÉ DEVI ESSERE SEMPRE COSÌ DANNATAMENTE RUMOROSA?? SEI NATA DURANTE IL CAPODANNO A NAPOLI? >>    

AKI: << Oh scusa stavi dormendo? Pensavo che fossi solo molto assorto nel tuo flashback, scusa ^_^ >>

GRIMMJOW: << FLASHBACK UN CAZZO! MA CHE CACCHIO DI POTERE È? QUAND’È CHE POTRÒ FINALMENTE COMBATTERE CON LEI? >>

AKI (saltellando in giro per la casa): << Chi lo saaaaa? Ooooohh ma com’è bello questo quadro! ^o^  >>

GRIMMJOW: << NON CAMBIARE DISCORSO! >>

ALEX: << Percepisco in te dell’irritazione nei confronti di Aki… -_- >>

 

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Capitolo 6
*** Tanto va la pantera al manga che ci lascia il suo lettino ***


 

AKI: << Ed eccomi qua perfettamente guarita e schizzata come al solito per la vostra gioia, gente! ^o^ >>

ALEX: << Come mai così di buon umore? -_- >>

AKI: << Mah in effetti non saprei… forse dipende dal fatto che sono settimane che non ho quel cespo di insalata gusto anice che vagola per casa interrogandosi sull’uso del bidet e occultandomi cadaveri nella scarpiera… Ma no, che vado a pensare? ^o^ >>

GRIMMJOW: << CHI HAI CHIAMATO “CESPO D’INSALATA GUSTO ANICE”?? >>

AKI: << E chi lo sa… non è colpa mia se ti senti subito chiamato in causa, amore! ^o^ >>

AIZEN (sbucando alle sue spalle): << Chiedo scusa… >>

(i presenti sbiancano, Alex, lo giuro, spalanca leggermente gli occhi, Nnoitra sputa con un getto di tre metri il succo al lampone (?) che stava bevendo e Grimmjow se ne esce con un’imprecazione che tira giù il crocifisso appeso alla lampada della scrivania)

AKI (costringendo a bastonate Nnoitra a pulire la pozzanghera di lampone): << OMG!! O_O PORCA MISERIA VACCA!!! NON FARLO MAI PIÙ! MI SPAVENTI LE CREATURE! SE CREPANO DI PAURA POI COME FACCIO AD ANDARE AVANTI CON LA STORIA? >>

AIZEN (ignorandola allegramente): << Visto che qualcuno si era sbadatamente dimenticato di avvertirmi che nello scorso capitolo avevo fatto la mia prima apparizione, pensavo che almeno avrei dovuto assistere alla messa in atto di questo…  anche perché, sono sicuro senza alcuna premeditazione, i soldi che mi sarebbero dovuti arrivare per lo sfruttamento d’immagine sembra siano andati perduti nel percorso da casa tua a Las Noches ^_^ >>

AKI (improvvisamente presissima dalle decorazioni del soffitto): << Eh sì che ci vuoi fare, purtroppo la posta italiana è così inaffidabile…  ma stà tranquillo, vorrà dire che il caro Grimmy come risarcimento ti cucinerà una stupenda torta di dieci piani alla panna! ^o^ >>

GRIMMJOW: << CHEEEE??? >>

ALEX: << Panna….. >>

AIZEN\AKI (mettendo una mano sulla spalla di Grimmjow e sollevando il pollice dell’altra): << Contiamo su di te, Grimmjow! ^_^ >>

GRIMMJOW: << Voglio morire…. >>

 

Julia_Urahara: Grazie mille, come vedi sono guarita perfettamente (a parte nel cervello, ma per quello ormai non c’è più niente da fare da tempo XD). Vero che sembra un rasoio?! A me era venuto in mente anche il cavatappi per le bottiglie di vetro o come cacchio si chiama, ma era troppo lungo da scrivere XD…. In effetti ora che ci penso, dopo Grimmy, Nnoitra è il personaggio che maltratto di più, ma tanto non patisce. Bacione!

 

Hoshimi: Sono contenta che ti piaccia il suo potere, avevo paura che fosse un po’ tirato e soprattutto di averlo descritto malissimo >_>’ ma più avanti ne farò una dimostrazione pratica, quindi forse si capirà meglio. Povera Harribel (o Halibel che dir si voglia), in fondo non mi sta antipatica, ma “gli affari sono affari” (non c’entra niente come affermazione ma facciamo finta di nulla). Eh sì, purtroppo il nostro Grimmy è recalcitrante, ma cercherò di renderlo sempre più SBAV (anche perché se no il raiting arancione che ci sta a fare? XD). Spero che ti piaccia anche questo capitolo! ^o^

 

Garconne: AKI (le sta per partire la testa per tutto quello scuotere): << Calma, parliamone! Ti giuro che mente scrivevo mi fustigavo da sola, pensa che quando ho cominciato a scrivere questa ff mi sono detta “morire se metterò un flashback” e invece sono caduta anche io in questo vile espediente… >> (si mette in un angolino a disegnare cerchietti) GRIMMJOW (mentre vomita nell’altro angolino per il troppo scuotimento): << Si può sapere perché devo sempre finirci in mezzo io per le tue porcate? Già per colpa di Tite e dei suoi flashback stile “che vita sfigata che ho fatto” per poco non ci rimanevo contro un pezzente pseudoshinigami appena sceso dalla carrozzina, e ora pure questo… urgh! >> (viene preso da un altro conato) AKI (scappa vedendo Garconne che si avvicina minacciosa scrocchiandosi le dita): << Ferma ferma! Giuro che il flashback è già finito, in questo si riprende la storia regolare! Come hai potuto vedere gelman ha già preso posizione in tribuna (il mio divano), quindi sarai accontentata! (e soprattutto le tue unghie avranno un po’ di pace) Contenta? ^_^” >>

 

Edward the mad shrimp: aspetta, fammici pensare……. NO! XD Mi spiace, ma è come chiedermi di non maltrattare Grimmy o Nnoitra, preferisco morire! È come chiedere ad Alex di fare lo sciopero della fame, a Grimmjow di non ringhiare addosso ad ogni essere animato e non, a Nnoitra di non essere maniaco, a Barragan di non prendere a calci i cuccioli, a Stark di non russare quando gelman parla, ad Halibel di vestirsi da suora, a Yammi di fare una qualsiasi moltiplicazione per zero e ad Orihime di dire una parola qualsiasi che non sia “Kurosaki-kun”! It’s impossibile U_U

 

Capitolo 6: Tanto va la pantera al manga che ci lascia il suo lettino  

 

Aizen la stava guardando, in attesa di una risposta.

Sapeva che prima o poi (anche se sperava moolto poi) quel momento sarebbe arrivato.

Ma questo non rendeva certo più facile quello che doveva dire, né tantomeno lo rendeva la presenza di tutti quegli arrancar, nei quali percepiva molteplici sentimenti nei confronti dello shinigami, alcuni dei quali non esattamente idilliaci, ma che, lo sapeva, avrebbero obbedito ad ogni suo ordine.

Tanto valeva risolvere subito la questione.

<< In effetti ho avuto modo di pensare >> ribatté lentamente, misurando bene le parole. << E ho pensato che è inutile pensare ad una cosa così impensabile. Non mi interessano minimamente né la gloria né il potere, né tantomeno sono disposta ad uccidere qualcuno pur di ottenerli. Sai come si dice, peace and love >>

Ok, forse quest’ultima affermazione se la sarebbe potuta risparmiare, ma con Tousen lì di fianco era impossibile resistere. Gli mancava solo un cannone in bocca.

“Porca miseria Alex, concentrati per una volta sul lato serio della questione attuale!” si rimproverò.

<< Peccato >> rispose Aizen, per niente dispiaciuto. << Mi avrebbe fatto comodo il tuo aiuto spontaneo. Grimmjow… >>

L’aria attorno al’espada si riempì di eccitazione all’idea di combattere.

“Appunto” pensò rassegnata.

Avrebbe anche potuto vincere contro di lui, ma di certo non contro tutti i presenti.

“E pensare che non ho ancora finito di leggere Bleach….”

<< …accompagnala in camera tua >>

…..

…..

…..

<< CHEEE?????? >> dissero Alex e Grimmjow contemporaneamente.

Comecosa?

What?

Eh?

Che il mondo avesse cominciato a girare al contrario e non se ne fosse accorta?

Forse era una specie di pesce d’aprile, oppure…..

MA PERCHÉ POI IN CAMERA DI GRIMMJOW?!?

Quel fottuto bastardo (citazione necessaria) sembrava più compiaciuto del solito. << Visto che rimarrai nostra ospite per un po’ ho bisogno di qualcuno che ti tenga sotto stretta sorveglianza. E poi… >> aggiunse sorridendo sotto i baffi come un topo Gigio dentro a una fetta di formaggio. << … anche io ho scommesso su di te, Grimmjow >> 

                                                                          *

Alex era senza parole.

Per quanto si sforzasse, non trovava uno straccio di cosa da dire.

Quanto a Grimmjow, sembrava un animale feroce a cui qualcuno avesse tirato la coda tutto il giorno.

La precedeva incazzato per i corridoi bui di Las Noches, fermandosi infine davanti a una porta, che venne spalancata con un calcio.

Improvvisamente Alex esitò.

Non la sfagiolava per niente l’idea di concludere la serata con un giro turistico nella cell… ehm nella camera di un espada.

Sopratutto di quell’espada.

<< Guarda che ti chiudo fuori! >> la informò una voce ringhiante.

Sforzandosi con tutta se stessa di ignorare quella parte di lei che risiedeva nel cervello, che le urlava di mettere più distanza possibile tra lei e quell’individuo, entrò.

E poco ci mancò che ne uscisse immediatamente correndo all’indietro.

Certo, almeno non c’erano strumenti di tortura vari e teste appese al soffitto, come si era immaginata, ma di sicuro il buon gusto lì dentro non era certo di casa.

Era l’unione di due stanze, come si poteva constatare dal muro divisorio abbattuto (con tanto di macerie ancora in giro), ed era immersa nel caos più totale di vestiti, mobilio ribaltato e, oddio, erano VERAMENTE libri quelli?!?

Ma la cosa più incredibile però non era il pavimento, sebbene sembrasse reduce da un bombardamento nucleare, ma i muri.

Erano rossi.

Ma non rosso uniforme simil forno.

Erano chiazzati di rosso scuro stile strisciate di sangue.

“Se non altro ora so dov’è che passa le vacanze l’Enigmista”

La voce di Grimmjow giunse giusto in tempo a impedirle di fare dietrofront ed andare a dormire in corridoio. << Come diavolo fai a cavartela sempre? >>

<< Un’immensa dose di fattore c immagino >> rispose sedendosi sul letto e massaggiandosi le tempie. << Quel losco figuro ha una mente così contorta che neanche i suoi cani da guardia riescono a immaginare quale sia il suo vero scopo. È ovvio che non è solo una stupida alleanza quello che gli interessa. Ma l’unica cosa che sono riuscita a percepire è del divertimento verso di te. Sembra che il tuo capo ti trovi piuttosto comico >>

<< Fottuto shinigami! >> imprecò Grimmjow.

Alex sbadigliò.

Ora che l’adrenalina stava scemando, si sentiva estremamente stanca e assonnata. << Riparliamone domani, sto morendo di sonno… >>

Fece giusto in tempo a vedere la faccia sconcertata del ragazzo prima che la stanchezza la sopraffacesse.

                                                                           *

Non poteva crederci.

Non voleva crederci.

Aveva a malapena fatto in tempo a voltarsi, che quella era piovuta giù come un sasso, dormendo della grossa.

SUL SUO LETTO!

Ma lo faceva apposta?

Era così sicura di sé da non preoccuparsi di abbassare la guardia vicino a lui?

Si riteneva davvero così superiore?

Oltretutto, porca di quella vacca, era il SUO LETTO quello!

Non ci potevano mica salire cani e porci, soprattutto quando anche lui aveva sonno, maledizione!

“Forse è semplicemente crollata dal sonno prima di poter pensare a tutte queste cose, cretina com’è”

Ma com’era possibile che esistesse una creatura capace di addormentarsi così di botto?

Così distesa, illuminata dalla luce della luna e con quell’espressione seria, sembrava un cadavere.

Le mancava solo la rosa in mano e un prete a darle l’estrema unzione.

Eppure, nonostante fosse ormai convinto di ritrovarsi di fronte a un essere troppo assurdo per esistere veramente, una parte di lui che certamente non risiedeva nel cervello non poté fare a meno di notare come la sua pelle rilucesse sotto i pallidi raggi della luna, richiamando così le sensazioni che aveva provato quel pomeriggio in quel negozio ripieno di umani.

E adesso lei era lì, abbandonata sul suo letto con le labbra leggermente dischiuse, quasi lo volesse provocare.

E porca miseria se ci riusciva.

Improvvisamente fu colpito dall’impulso irresistibile di toccare quella pelle piano, non con pugni o schiaffi, in modo da percepirne la consistenza sotto le dita.

Tuttavia si trattenne.

Qualunque fosse il contesto, non gli era mai piaciuto vincere contro avversari che per qualche motivo non fossero al pieno delle forze.

Non era mica Nnoitra!

                                                                    *

Subito Alex non capì dove si trovava.

Rimase a fissare confusa il soffitto, cercando di riordinare le idee.

Poi finalmente si ricordò quello che era successo.

“Devo essermi addormentata di colpo” constatò strofinandosi gli occhi.

Quanto tempo poteva essere passato?

Lì dentro era sempre notte, quindi era inutile cercare di determinare lo scorrere del tempo guardando il cielo.

Si stiracchiò. In ogni caso aveva dormito proprio bene; certo che era proprio comodo quel…quel…

Si tirò su di scatto.

SI ERA ADDORMENTATA SUL LETTO DI GRIMMJOW!

Si guardò attorno, finché nel caos generale non vide una figura seduta contro il muro profondamente addormentata.

Forse stava ancora sognando: era piovuta giù come una pera cotta e non solo Grimmjow non l’aveva toccata (forse), ma le aveva addirittura lasciato il suo letto?

A meno che lui non avesse l’abitudine di dormire sempre per terra, cosa che in effetti non poteva essere esclusa, conoscendolo.

Scongiurato il panico iniziale, decise di dedicarsi all’esplorazione di quel luogo che l’arrancar aveva il coraggio di definire “la mia stanza”.

Per prima cosa si avvicinò al muro, dove, con suo sommo sollievo, stabilì che le strisciate rosse non erano sangue, e per un attimo si immaginò Grimmjow con un cappellino di carta a barchetta intento a verniciarsi la stanza imprecando senza sosta contro Aizen e la sua mania per il bianco.

Dopo una completa ricognizione del posto, che aveva compreso una caduta per colpa di un dannatissimo calcinaccio e il ritrovamento di qualche flacone di gel usato, Alex arrivò alla conclusione che alla fine non era molto diversa dalla sua camera, con la differenza che lei non aveva l’abitudine di buttare giù i muri.

Improvvisamente fu colta da un’idea straordinaria.

Si avvicinò con cautela a Grimmjow.

In giro per la stanza non l’aveva trovato, quindi doveva avercelo ancora in tasca.

Visto che il suo futuro era incerto, tanto valeva andarsene senza rimpianti.

Facendo più piano che poté, si accovacciò di fianco all’espada, cercando di non pensare a quello che sarebbe successo se si fosse svegliato proprio in quel momento.

Non lo aveva mai visto addormentato: il suo respiro lento e regolare gli sollevava ritmicamente il petto scoperto, mentre il braccio destro era abbandonato sul ginocchio piegato.

E per un assurdo, insensato e brevissimo istante Alex si sorprese a pensare che, privo di coscienza e con la bocca non intenta a proferire il solito fiume di minchiate, Grimmjow poteva essere definito addirittura passabile.

Molto passabile.

“E va bene, figo da paura!”

Tuttavia si riscosse.

Aveva cose ben più importanti a cui pensare.

Lentamente, con tutti i sensi all’erta, iniziò ad aprirgli una tasca, ma il buio le impediva di decifrarne il contenuto.

Orripilata all’idea di quello che stava per fare, chiamò a raccolta tutto il suo sangue freddo, fece un respiro profondo e infilò cautamente la mano nella stoffa.

Contando quanto erano larghe quelle tasche, non si sarebbe certo accorto di nulla…

<< Cerchi forse questo? >> chiese una voce beffarda.

 

 

 

 

Angolo delirazioni

 

ALEX: << Tu scherzi, vero? >>

AKI: << Per niente ^o^ (tirando fuori un megafono) ALLORA, CI VUOLE ANCORA MOLTO PER QUESTA TORTA, SCHIAVO? SEI ANDATO FORSE A COVARLE DIRETTAMENTE TU LE UOVA? >>

NNOITRA: << Io avrei un reclamo da sporgere >>

AKI: << Non me potrebbe fregare di meno ^o^ Se vuoi però parla pure, ci penserà la mia fida valletta ad ascoltare le tue inutil… ehm, interessantissime lagne >>

GRIMMJOW: << CHI SAREBBE LA TUA FIDA VALLETTA?!? >>

NNOITRA: << PROPRIO TU, BRUTTO BASTARDO! COM’È CHE QUI MI SI NOMINA MIGLIAIA DI VOLTE E POI FACCIO SOLO UN’APPARIZIONE DI QUALCHE PETOSECONDO? >>

ALEX: << Se vuoi facciamo subito cambio, almeno tu non sei finito a mettere le mani nelle tasche dei pantaloni di questo qui -_- >>

AIZEN: << A proposito, Grimmjow, non sapevo che dentro di te covassi uno spirito artistico del genere! E dire che le stanze di Las Noches avrebbero proprio bisogno di una nuova mano di bianco… ^_^ >>

AKI: << Buona idea! ^o^ Che ne dici, Grimmy? (guardandosi intorno) Grimmy? >>

ULQUIORRA: << Se cercate Jeagerjaques, è fuggito urlando mezz’ora fa >>

AKI (brandendo la fidata mazza come uno scettro): << Prendiamolo! *_* >>    

 

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Capitolo 7
*** Meglio suora che da Grimmy molestata ***


 

AKI (lanciando in aria coriandoli e ghirlande): << Gioiamo, gente! ^o^ >>

HALIBEL (schivando un gavettone): << Il fatto che Alex stia scrutando l’orizzonte con sguardo perso è direttamente ricongiungibile al motivo per cui Grimmjow si sta accanendo su quel telecomando dedicandosi allo zapping selvaggio da almeno tre ore, vero? >>

ULQUIORRA: << A quanto pare Aki ha appena concluso la sua prima scena vagamente spint… >>

AKI: << ULQUICHAAAAAAAN!!!! NON SPOILERARE TUTTO! >O< >>

HALIBEL (guardando Grimmjow e Alex e scuotendo la testa) : << Poveracci >>

AKI: << Sono solo degli ingrati! Avete la più pallida idea di quanto abbia faticato a scrivere quella stramaledettissima scena? *_* >>

(un telecomando attraversa in linea retta la stanza andandosi a schiantare contro il muro, mentre dall’angolino in cui vegeta Alex si leva un’aura maligna che fa appassire i fiori)

AKI: << Quanta ingratitudine, la mamma non si ricorda di avevi cresciuti in questo modo! è_é >>

GRIMMJOW: << E DA QUANDO IN QUA SARESTI MIA MADRE? >>

AKI: << Il mio è un amore che supera le futili barriere del sangue e dei pregiudizi U_U Giusto papà? ^o^ >>

ULQUIORRA: << Giusto mamma  >>

GRIMMJOW: << MA SCHERZIAMO? MI RIFIUTO DI AVERE DEI GENITORI DEL GENERE! >>

AKI (tirando fuori il battipanni): << Così non ci siamo proprio, pargolo. Non ti hanno insegnato a non rispondere a mamma e papà? >>

GRIMMJOW: << NO, PERCHÈ NON SEI MIA MADRE, E SOPRATTUTTO (indicando Ulquiorra)  LUI NON È  MIO PADRE! >>

AKI: << È venuto il momento che qualcuno ti insegni a rispettare i più grandi ^_^ >>

GRIMMJOW (scappando inseguito dalla mamm… cioè, da Aki) : << WHAAAARG! QUESTO SI CHIAMA MALTRATTAMENTO DELLA PROLE! QUALCUNO CHIAMI IL TELEFONO AZZURRO! >>

 

Julia_Urahara: Alla tua proposta di convivenza mi sono state riferite testuali parole: << Se non mangi come una camionista e non è necessario dare fuoco a casa tua con tutti i tuoi cari dentro e soprattutto i tuoi manga per farti stringere leggermente gli occhi, allora passo a prenderti stasera >> In questo capitolo gli ormoni si risveglieranno eccome, più quelli di Grimmy in realtà, anche se Alex… Ulquiorra: << Non avevi appena detto niente spoiler? >> Aki: << Aargh basta! Devo incerottarmi la bocca! >>

 

Namine23: Eccoti accontentata, la povera Alex ne passerà davvero delle belle qui… ^_^ (risata malefica) Un’altra adepta dell’adorazione di Ulquichan! In effetti dopo Grimmy è il mio preferito *ç* Il suo ruolo nell’angolo delirazioni è quello di mantenere un po’ di serietà generale, altrimenti la demenza supererebbe il limite di calamità e ci rinchiuderebbero tutti in un manicomio criminale XD Che mondo sarebbe senza Ulquiorra?

 

Garconne: Tranquilla, tanto non patisce, ormai c’è abituato XD Senza contare che con tutte le mazzate che ha preso questo è niente U_U Eh sì, anche io vorrei tanto entrare in alcune storie… (nelle raiting rosso con Grimmy ad esempio *ç*) Ma non preoccuparti, tanto qui siamo tutti pazzi! ^o^ Grimmjow: << Ma parla per te! >> Aki: << Las Noches ricambia il saluto ^o^ >> Grimmjow: << Ma neanche per sogno! >> Aki (puntandogli addosso il battipanni): << Lo ricambia ^_^ >> Grimmjow (rintanandosi in un angolino): << Maledetta! Giuro che un giorno sarò qualcuno! >>

 

Hoshimi: Cavolo ragazza, con l’aria che tira qui ho dovuto nascondere il tuo commento, che se quei due lo leggevano mi disintegravano il computer… ^_^” Sono contenta però di essere riuscita a descrivere bene i loro marasmi interiori, ti giuro che questi due capitoli sono stati una fatica immonda da scrivere… Ma la stanza di Grimmjow sì che mi ha dato soddisfazione ç_ç ci sono rimasta millenni a immaginarmela, ma alla fine ce l’ho fatta! (fuochi artificiali) Spero che tu riempa un altro foglio di “bellissimo” e “divertentissimo” anche per questo capitolo ^o^

 

Edward the mad shrimp: Eccoti accontentata, maiala! Spero che almeno questa risposta tu la legga, perché se no potrei leggermente alterarmi… ^_^

 

Grazie anche a Jimmy per aver messo questa storia tra le seguite ^o^

 

Capitolo 7: Meglio suora che da Grimmy molestata

 

Ad Alex non era mai capitato di desiderare di morire, ma in quel momento si augurò con tutto il cuore che l’intero Hueco Mundo scomparisse in seguito a un’implosione nucleare, cancellando così anche il ricordo di lei.

“No calma. Niente panico. L’importante è che adesso so dove si trova”

Tecnica suprema di Alex per uscire dalle situazioni imbarazzanti numero 1:

Finta tonta.

Ritrasse la mano come se l’avesse messa lì per caso.

<< Assolutamente no. Ti volevo fare un massaggio rilassante alla gamba, purtroppo però non funziona con la gente che fa finta di dormire >>

<< Con tutto il casino che fai è bella grazia che nessuno abbia ancora fatto irruzione pensando che Las Noches sia sotto attacco >> rispose Grimmjow giocherellando con il manga. << Che fossi strana l’avevo capito, ma non pensavo che fossi pure una sporca imbrogliona! >>

Tecnica suprema di Alex per uscire dalle situazioni imbarazzanti numero 2:

Vittima.

Si sedette anche lei per terra.

<< Dacci un taglio. Per quanto ne so, potrei benissimo morire domani, quindi almeno questa soddisfazione voglio togliermela >>

<< Dunque sei pure pessimista. Bè non sperare che ti consoli, l’unico mio dispiacere nel caso tu crepassi sarebbe quello di non essere riuscito ad ammazzarti con le mie mani >>

<< Tranquillo, non ci tengo affatto a essere consolata da te. Mi faresti impressione >>

Un inequivocabile brontolio invase la stanza.

Entrambi spalancarono gli occhi, poi con un gesto automatico lei si portò una mano allo stomaco.

Grimmjow invece se la mise sugli occhi.

<< A volte penso davvero che tu sia in realtà un prodotto della mia immaginazione. Forse in questo istante sono disteso sul tavolo del laboratorio di Aporro e tu sei solo il frutto di qualche esperimento perverso sulla mia mente, perché è impossibile che esista una persona così assurda >>

Molto bene, se era così…

Tecnica suprema di Alex per uscire dalle situazioni imbarazzanti numero 3 (mai collaudata):

Stronza.

<< Invece io a volte penso che somigli molto a un personaggio di Bleach >>

L’espada lasciò cadere la mano dalla faccia.

<< Ma che cazzo dici? Non hai nulla di più furbo con cui dare aria alla bocca? >>

<< Anche lui avrebbe risposto così. Peccato che forse sia morto… >>  

Col senno di poi, Alex si era detta che era stato per via del rincoglionimento post-sonno misto alla fame che non era riuscita a reagire prontamente, fatto stà che si sentì sbattere a terra in un cliché tanto ovvio che per un assurdo istante le venne quasi da ridere.

<< Avanti donna, dillo che muori dalla voglia di farti fare a pezzi da me, perché in questo caso non hai che da chiedere! >> ringhiò Grimmjow a pochi centimetri dalla sua faccia.

Vicino.

Troppo vicino.

Maledettamente vicino.

<< Invece ti assicuro che ho altre priorità, uomo. Tu intanto vedi di fare qualcosa per quel tuo carattere da ragazzino frustrato che ti ritrov… >>  

Ma non riuscì a terminare la frase, perché a tapparle la bocca intervennero inaspettate e soprattutto non richieste delle labbra calde e prepotenti, per non dire fameliche, mentre le sue mani le stringevano le braccia come se avesse voluto ridurle dello spessore di una mina.

Ci vollero alcuni secondi perché il suo cervello si risvegliasse dallo stato catatonico in cui era precipitato e si connettesse al resto del corpo, irrigidendolo e spingendolo a cercare di sfuggire a quella morsa.

Gli piantò le unghie nel petto, tentando di spingerlo via, mentre cercava di voltare la testa a destra e poi a sinistra nel tentativo di interrompere quel bacio bollente che, tra le altre cose, la stava pure soffocando.

Grimmjow reagì alla sua ribellione portandole una mano al collo per strozzarla.

Anzi no, le voleva solo tenere ferma la faccia.

La sua bocca la aggrediva con la foga di un qualche animale che sbrana la sua preda, cercando di costringerla a reagire e impedendole allo stesso tempo di chiudere la sua di scatto, ghigliottinandogli così la lingua.

Alex era in uno stato di confusione assoluta, provocata dalla miriade di sensazioni sconosciute che l’avevano aggredita tutte nello stesso istante, ma probabilmente anche dalla carenza di ossigeno al cervello.

Non riusciva a credere di stare baciando Grimmjow.

O meglio, che Grimmjow la stesse baciando.

Era assurdo.

Poi, grazie al cielo e agli dei tutti, finalmente anche l’arrancar avvertì il desiderio di respirare.

<< CHE CAZZO FAI?? >> urlò non appena fu libera di parlare.

Era orribile sentire come la sua voce suonasse sbalordita e tremante, ma il modo in cui la guardava in quel momento era terribilmente irritante e sconvolgente allo stesso tempo.

Rabbia.

Desiderio.

Trionfo.

E STAVA SOGGHIGNANDO, STRAMALEDETTISSIMA VACCA!

La mano che ancora le teneva ferma la faccia scese ad accarezzarle il collo.

<< Sei stata tu la prima ad infrangere il patto >> le fece notare mordendole il lobo sinistro.

Dei brividi non richiesti la scossero leggermente.

<< Tecnicamente non ho infranto proprio nulla. Ti avviso però che se non mi levi le mani di dosso entro un secondo sentirai cosa ti infrangerò! >>

Grimmjow non parve particolarmente impressionato da quella dichiarazione; cominciò a leccarle e a succhiarle il collo, una mano intenta ad esplorare allegramente il suo corpo e l’altra ad impedire alle sue di staccargli un po’ meno allegramente la testa.

Per un assurdo istante Alex si disse che ad un eventuale osservatore il loro sarebbe dovuto sembrare una specie di incontro di wrestling: si dimenavano entrambi nel tentativo di impedire all’altro di avere la meglio, lui cercando di tenerla ferma in quello che più che un approccio sessuale sembrava un tentativo di sbranamento, e lei opponendo una fiera resistenza cercando di sfregiarlo con graffi e morsi.

Grimmjow si staccò da un altro profondissimo bacio con la lingua sanguinante e lo sguardo euforico.

La sua mano sinistra le afferrò una gamba, risalendo fino alla coscia.

Lei non ci vide più: sollevò l’altra gamba quasi per riflesso e la fece scattare in aria con tutta la forza che aveva, centrandolo in quel posto che si trova più in basso della pancia e decisamente più in alto delle ginocchia.

Un attimo dopo stava uscendo di corsa dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.

 

                                                             *

 

Grimmjow rimase seduto a terra a lungo, aspettando che il dolore atroce scemasse.

Era incredibile: aveva affrontato ogni sorta di combattimento e ferite possibili, ma mai era stato così vicino a gettare la sua dignità giù per il cesso mettendosi a frignare come un moccioso.

Quella cretina doveva solo ringraziare che gli arrancar fossero dotati di super guarigione, perché in caso di danno permanente si sarebbe incazzato non poco.

Si alzò faticosamente e si diresse in bagno, dove iniziò a far scorrere l’acqua per farsi una doccia.

Si spogliò con gesti bruschi, mettendo a nudo i segni che le unghie della donna gli avevano lasciato sul petto, sulle braccia, sulle mani e sulla faccia.

Poteva ancora percepire il gusto lievemente zuccherato della sua bocca, che ben si abbinava al suo odore che ora gli aleggiava intorno, cancellato però pian piano dall’acqua bollente che gli scorreva addosso.

Non sapeva esattamente perché le fosse saltato addosso.

Ma d’altra parte importava qualcosa?

Lui non aveva certo bisogno di giustificarsi.

Era stato un impulso improvviso, dettato principalmente dal desiderio di chiuderle la bocca a modo suo.

Poi si sa, una cosa tira l’altra.

E si era ritrovato a sentire quel corpo morbido premuto contro il suo, quelle mani frenetiche che lo colpivano senza sosta, quella bocca che si rifiutava ostinatamente di collaborare, rendendo il tutto ancora più eccitante.

Ma la cosa che più lo aveva reso euforico e deciso a vincere quella battaglia erano i suoi occhi.

Quei grandi occhi scuri che per una volta non si erano posati su di lui con indifferenza o superiorità.

Quei grandi occhi scuri che si erano finalmente spalancati dalla sorpresa, dallo sconcerto, dalla rabbia.

Una rabbia che si era trasmessa a tutto il suo corpo, spingendola a colpirlo, a graffiarlo, a morderlo addirittura.

C’era solo un’unica incrinatura nel suo trionfo: l’assenza di paura.

In quei due pozzi scuri che si erano improvvisamente accesi di così tanti sentimenti, la paura non aveva fatto la sua comparsa neppure per un fottuto istante.

“Ma su questo avremo tempo di lavorare, Alex”

 

 

 

 

Angolo delirazioni

 

AIZEN: << Niente da fare U_U >>

AKI: << Uomo testardo! Avanti, che vuoi in cambio? >>

AIZEN: << Ulquiorra è troppo prezioso, non posso assolutamente cedertelo a nessun prezzo. Se vuoi posso darti Yammi con Wonderwize in omaggio >>

AKI: << No grazie, del gorilla e del mongoloide ne faccio volentieri a meno. Grimmjow allora! è_é >>

AIZEN: << Assolutamente no >>

AKI: << Eddai, tanto che te ne fai di lui? È un rompicoglioni e basta! >>

GRIMMJOW: << EHI TU! >>

AIZEN: << Vero, ma mi diverte troppo prenderlo in giro. ^_^ >>

AKI: << In effetti non posso darti torto U_U Sembra nato apposta per essere una pezza da piedi…^_^ >>

GRIMMJOW: << MA SI PUÒ SAPERE CHE È ‘STA ROBA? UNA TRATTA DEGLI SCHIAVI? >>

AKI\AIZEN (sollevando il pollice): << Exacto >>

AKI: << Non posso certo lasciare la mia famigliola nelle mani di questo losco individuo! è_é Come farete voi bambini se la mamma è lontana? Con i tempi che corrono un padre solo, con due figli a carico e con un lavoro precario e senza assicurazione sulla vita non può certo tirare avanti! E se Ulquichan dovesse morire e voi foste affidati agli zii Nnoitra e Aporro, non oso immaginare quale sarebbe il vostro futuro! Tu ormai sei una causa persa, ma non posso certo lasciare la mia bambina in balia di uomini di malaffare come quelli! >>

ULQUIORRA: << Se mai dovesse succedere mi preoccuperei più per quei due che per Alex, sai? >>

AKI (attaccandosi al braccio di Ulquiorra): << Hai ragione papà, la nostra bambina è cresciuta ormai ^o^ >>

GRIMMJOW: << Senti un po’ Ulquiorra, si può sapere perché le dai corda? >>

ULQUIORRA: << Siamo ospiti in casa sua, sfruttiamo il suo cibo e le sue risorse, nonché la sua camera. Mi sembra il minimo U_U >>

AKI: << Visto? Lui sì che è gentile. Mica come te che sei uno scaricatore di porto. Impara! >>

GRIMMJOW (mettendosi in un angolino): << Voglio tornare a casa! ç_ç >> 

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Capitolo 8
*** Comunicazione interna: tragico avviso ***


Aki:*entra con un microfono in mano* << Prova, prova, grimmy è un deficiente >>

Grimmjow: << EHI TU!!!!!! >>

Aki: << Ok, direi che il microfono funziona ^_^ . Ehm...purtroppo per voi devo fare un triste annuncio... >>

Grimmjow: << Hai ricevuto un ordine di reclusione in un manicomio criminale per caso? >>

Aporro: << Ti tratterei con riguardo >>

Nnoitra: << Sei incinta vero? >>

Aki: *lanciandogli un tavolo in testa* MA CHE DOMANDE FAI?!?!?!?! >>

Aizen: << Ho capito...è finito il the >>

Tutti: << -.-" >>

Alex*avvicinandosi di soppiatto ad Aki e sfilandole un foglio dalle mani* E questo cos'è?  >>

Aki: << WAAAHHHHHH BRUCIALO SUBITO!!!!!!! >_< >>

*Tutti si sporgono a guardare*

Aporro: << Oh oh, a quanto pare qualcuno è nei guai... >>

Grimmjow: << 2, 4/5, 2+...Che pena che fai donna! >>

Aki: *rintanatasi in un angolino a piantare dei chiodi sul pagellino* << Uh uh uh non studio abbastanza avete detto? devo intervenire di più? assi? allora vediamo come la mettete ad essere impalati maledetti voti, uh uh uh!! >>

Alex: << O_O ce la siamo giocata >>

Grimmjow: *asciugandosi le lacrime prodotte dalle sue grasse risate* Aspetta un attimo, se hai dei voti così atroci significa che...>> *scoppia nuovamente a ridere*

Alex: << Che non userà il computer fino alla fine della scuola... >>

Aki:* correndo tra le braccia di Ulquiorra* << Bwaaah!!! Ulquichan! non ci potremo vedere per due mesi!! come farò? che ne sarà della mia vita senza di te?? >>

Grimmjow: << NO ASPETTA! SCHERZI? DUE MESI?! CHE CAZZO FACCIO PER DUE MESI SENZA DI TE?!?!? >>

*Gli espada si mettono a fare il trenino stappando champagne* evviva le vacanze!!!!

Aki: << Siete inumani!! non capite quale tormento affligga la sottoscritta?? Ulquichaaaaaaaan sono cattiiiiiiiiiviiii, bwaaah!! >>

Alex: << Aspetta un attimo, ma se tu non puoi usare il computer come fai a essere qui? o_O >>

Aki:*emergendo dalla spalla di Ulquiorra* << Perchè quella porcon...ehm bravissima persona della mia compagna di banco può usarlo, così ho delegato a lei questa missione ^^ >>

Edward the mad shrimp:*irrompendo in scena* PORCONA A CHI???!?!? TU MALEDETTA!!! E' SOLO GRAZIE ALLA SOTTOSCRITTA SE QUESTO CAPITOLO SARA' POSTATO! TU INGRATA BALDR*censured*!!!! >>

Alex: << Questo modo di parlare mi ricorda vagamente qualcuno...>>

Aki: << Nooo sarà un tua impressione >>

*Si voltano a guardare Grimmjow e Edward che si menano imprecando sonoramente per chi abbia il diritto di scolarsi l'ultima birra rimasta*

Ulquiorra: << Per farla breve: questo è un avviso per dire che d'ora in poi non sai quando potrai tornare a postare? >>

Aki:*distogliendo lo sguardo da Grimmjow e Edward che si stanno complimentando l'uno con l'altra per la bravura nella lotta appena terminata* << Waaaah Ulquichan!!! come sintetizzi tu, nessuno! *ç* Meno male che ci sei tu a salvarmi da qusto branco di camionisti!! >>

Grimmjow & Edward: *voltandosi di scatto* << CAMIONISTI A CHI, AH?!?!?!? >>

Alex: << Sono sincronizzati pure nelle risposte...>>

Aki: << Già...che marmaglia... >>

Grim/Ed: *lanciandosi contro l'autrice uno con la zampakutou sguainata, l'altra con una lancia fresca fresca di trasmutazione* << TI FACCIAMO VEDERE NOI DOVE TE LA FICCHIAMO ORA LA MARMAGLIA!!! >>

Aki: *scappando via terrorizzata* << AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!! AIUTO!!!!!!!!!!!!!!! >>

Alex: << ................... >>

Ulquiorra: *voltandosi verso la telecamera* << Portate pazienza....Alla prossima! >>

 

 

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Capitolo 9
*** Nel mezzo del cortile di Las Noches mi ritrovai a meditar vendetta ***


 

Grimmjow (bevendo una birra stravaccato su un divano di Las Noches): << Aaaah che pace! Come è bello il mondo senza nane pazze che ti costringono a fare cose imbarazzanti per di più senza neanche uno stipendio! Ormai è da prima di Pasqua che sono tornato alla mia tranquilla vita di guerra e sono in paradiso! >>

Nnoitra: << Stranamente per una volta sono d’accordo con te, Jeagerjaques! >>

(i due brindano con le lattine vuote)

Grimmjow\Nnoitra: << Alle pagelle! >>

(si apre uno squarcio dimensionale e si ritrovano improvvisamente in un ben noto salotto)

Grimmjow: << Ehi, fermi tutti! Che diavolo…? >>

Aki: << Ma eccoli qua i miei piccoli babbei preferiti! Vi sono mancata? ^O^ >>

Grimmjow: << TU?! CHE CAZZO SUCCEDE? NON È ANCORA FINITA LA SCUOLA! >>

Aki: << Lo so pirloncello, che credi? Sto approfittando dell’insperata e graditissima assenza della family per continuare la mia missione! *^* >>

Ulquiorra: << Per inciso, sono le due del mattino >>

Aki: << Già U_U. È per questo che la mia bambina dorme come un angioletto ^O^>>

Alex: << …zzzzzzz… >>

Grimmjow: << Senti, tu, tuo marito e il tuo angioletto potete benissimo andarvene all’inferno senza ricevuta di ritorno. Io me la batto! >>

(raggiunta la soglia si volta stupito)

Grimmjow: << Embè? Nessuna mazzata? Nessuna battuta di inseguimento? Nessun gomitolo? >>

Aki (guardandosi indifferente le unghie): << E perché? Riconosco una causa persa quando la vedo. (sospiro teatrale) Visto che la mia storia ti fa così schifo và pure e non voltarti indietro. Peccato però, perché… >>

Grimmjow: << Perché cosa? >>

Aki (dandogli le spalle): <<  Niente, niente. Lascia stare. >>

Grimmjow: << Eh no, adesso me lo dici! >>

Aki (con tono noncurante): << Visto che era tanto che non ci vedevamo avevo deciso di farti un regalino nella storia, ma visto che vuoi andartene… >>

Grimmjow (avvicinandosi circospetto): << Che tipo di regalino? >>

Aki: << Mah, niente di che, giusto qualche “scenetta interessante” con Alex… Ma che fai ancora qui? Perché non te ne vai? >>

Grimmjow: << Non darmi ordini, donna! Io faccio quel che mi pare e non devo certo rendere conto a te! Adesso non ho voglia di andarmene, ho sonno, e poi a Las Noches mi annoiavo. Ci tornerò quando ne avrò voglia! >>

Aki (sorridendo satanicamente ancora di spalle): << Fai come vuoi >>

Nnoitra: << Non ho parole… -_- >>

Ulquiorra: << Mai vista una persona più ingenua di lui…-_- >>

 

Julia_Urahara: Grazie per gli incoraggiamenti, ne avevo proprio bisogno! ç_ç Sì, qui l’aria in effetti sta pian piano raggiungendo il punto di ebollizione, tra poco Grimmy per autocombustione mi fonde il pavimento e finisce in cantina XD Colpa mia, perché questo capitolo doveva essere molto più lungo, ma il sonno e la ristrettezza di tempi mi hanno costretta a tagliarlo in due v_v E lui non è molto contento ^_^. Comunque alla fine ce l’ho fatta a fare una capatina per aggiornare! Non avrai la meglio su di me, maledetta scuola! Bwhahahahahahaha!!!

 

Hoshimi: Grazie per l’offerta, mi servirebbe davvero una pagella di scorta… Comunque, bando alla tristezza! Penso che tutte avrebbero reagito come te, ci vuole una volontà d’acciaio come quella di Alex per rifiutare un Grimmjow che ti salta addosso, io per esempio penso che sarei svenuta e basta XD. Sono contenta che le tecniche supreme siano piaciute, sono qualcosa di simile a quello che faccio io con i miei in quasi ogni occasione: la gnorri ( << Interrogazione di greco? Noooo, ha poi chiamato un’altra… >> ). Questa però è la prima volta che mi dicono che Aizen è figo O_O. Mi ha riferito di ricambiare il saluto, dicendo che quando muoverà alla conquista del mondo forse ti risparmierà per ringraziarti della tua cortesia.

(Si sporge dalla nave che salpa di nuovo) Spero di tornare presto!

 

Yukino_lang08: Purtroppo Grimmy è uno che finchè non sbatte il muso contro le cose non le capisce v_v Santa pazienza… Spero che ti emozioni anche questo capitolo ^-^

 

Yue Ichijo: Avanti avanti! ^o^  Chiudi pure la finestra, sono contentissima che il motivo che ti ha impedito di recensire siano le risate, pensa se fosse stato perché non ti entusiasmava! XD Che dire, sono onorata che tra le tante ff su Bleach la mia sia stata una delle prime e che soprattutto ti piaccia, visto che comunque in comune con la storia a parte gli espada non c’è nulla. Bacioni!

 

sbiru94: Grazie mille cara, mi sei davvero di conforto ç_ç Comunque con la brutta sto andando avanti, quindi anche se piano piano alla fine prima o poi ci arriveremo!

 

Jase93: Tranquilla, farò del mio meglio! *^* Scrivere cose sceme mi viene particolarmente bene, sarà perché sono scema  anch’io? XD

 

Garconne: Waaaa ragazza quante recensioni! >_< Sei una gioia per i miei occhi stanchi (e assonnati), che tanto hanno faticato insieme al cervello per mettere su l’innominabile atto a luci rosse e devono sorbirsi tutto il giorno il mio pericoloso nemico che non fa altro che lamentarsi per le tecniche segrete di Alex… Ok, sto sclerando. Immagino che questo sia l’effetto che si ottiene scrivendo risposte alle recensioni alle 3.30 del mattino =o=. Il fatto è che oltre a non avere il controllo del computer, il suddetto ha scelto proprio questo momento per andarsene al creatore, quindi devo usare quando riesco una schifezza che si pianta ogni tre per due e non mi fa neppure vedere i video (non c’entra niente con la ff ma mi dovevo sfogare). Detto questo infinite volte grazie per tutti i complimenti ad Alex e a me, che ne abbiamo tanto bisogno XD. Bye-bye.

 

Edward the mad shrimp: No ti prego! Ulqui-chan con gli occhiali no! XD Però la scenetta matrimoniale non mi dispiace *ç*. Toh visto che pian piano si arriva anche lì? Basta aver pazienza V_V. Vorrei far notare che le altre mi dicono: Alex, che coraggio, che forza ecc e tu: vai Grimmy spacca tutto! Siamo senza speranza V_V

 

Un fantasmagorico grazie anche a Garconne e a giallo4ever che mi hanno messa tra gli autori preferiti, cosa che mi fa un enorme piacere, a tutti quelli che mi hanno eventualmente aggiunta ai seguiti o ai preferiti ma che non posso nominare perché dalla mia casella personale è scomparsa questa voce e quindi non lo posso sapere, e come sempre a tutti quelli che leggono e basta, perché anche se non recensiscono, comunque aumentano il numero sotto la scritta “visite” e mi rendono davvero felice.

 

Capitolo 9: Nel mezzo del cortile di Las Noches mi ritrovai a meditar vendetta

 

Alex stava ansimando, la fronte premuta contro il muro.

Aveva corso non sapeva neanche lei per quanto tempo, infilandosi infine in una stanza vuota e rinchiudendosi nel bagno.

Dette un’occhiata allo specchio e per poco non ci rimase.

Avrebbe anche potuto passare sopra al bacio, attribuendolo al fatto che forse prima di essere svegliato l’animale stava facendo un qualche sogno erotico ed era ancora mezzo addormentato, ma cazzo, ERANO SUCCHIOTTI QUELLI!  

Dei grandi, evidenti segni rossi che fungevano da segnale lampeggiante come a dire a tutti: << Io e Grimmjow ci siamo divertiti da pazzi e non certo a giocare a rubamazzetto >>

Mai come in quel momento aveva provato l’irresistibile desiderio di verificare la teoria dei due nodi di Capitan Findus con la spina dorsale di qualcuno.

Prese un respiro profondo.

“No, devo calmarmi. Questo è esattamente quello che lui vorrebbe che facessi, quindi devo essere superiore”

Passò la mezz’ora seguente a cercare di ridarsi aspetto umano e a maledire Grimmjow fino alla settima generazione. Purtroppo non poteva fare molto per coprire quegli obbrobri: si abbottonò a malincuore il colletto della camicia, gesto che aveva sempre aborrito dal profondo, e sciolse i capelli, legando le bacchette con una catenella che pendeva dai jeans.

Tra le altre cose ricominciava pure a sentire i morsi della fame.

Mentre si incamminava, sperava, nella direzione giusta, un solo pensiero le risuonava in testa:“Preparati alla castrazione, Grimmjow Jeagerjaques”

                                                                          *

<< Dove si trova Risa Alex? >>

Grimmjow continuò a camminare ignorandolo a bella posta.

Se c’era una cosa che detestava era chi non si faceva i cazzi propri.

<< Ti ho fatto una domanda, Jeagerjaques >>

Ma ciò che detestava ancora di più era chi insisteva nel non farsi i cazzi propri.

<< E a te che te ne frega, Ulquiorra? Se ci tieni tanto a vederla vattela a cercare, no? >>

<< Quella femmina è stata affidata a te, sei il suo responsabile, e questo significa che è tuo dovere controllarla e sapere sempre quale sia la sua posizione. Non si può lasciare una come lei libera di girovagare per Las Noches >>

<< Non rompermi le palle, non sono il suo babysitter. Tanto in ogni caso non può fuggire da qui, quindi che ti importa se fa una scampagnata? >>

Splendido. Quella ragazza riusciva a procurargli seccature pure quando non c’era.

<< Meglio se fai attenzione. Se continui a disobbedire così ad Aizen-sama ti ritroverai nei guai >>

E un secondo dopo era già sparito, diretto chissà dove a passo di sonido, mollando Grimmjow solo con un’enorme voglia di squartare qualcuno.

<< Ecco bravo, scappa. Vai pure a nasconderti dietro alla gonna di Aizen-sama. >> ringhiò ai muri.

Ma ormai il danno era stato fatto:quella fottuta conversazione era riuscita a riportare i suoi pensieri sull’argomento che cercava di evitare da ore.

“Al diavolo! Dove si sarà cacciata quella ragazzina?”

Controllò ovunque, ma niente.

Nessuno aveva sentito o visto nulla.

Ora:dentro quel fottuttissimo posto nessuno aveva mai un cazzo da fare e tutti sapevano tutto di tutti.

Possibile che improvvisamente avessero cominciato tutti a giocare alle tre scimmiette?

E il fatto che avesse di nuovo azzerato il suo reiatsu non aiutava di certo.

Prossimo ormai a una crisi di nervi, si appoggiò al muro, facendo vagare distrattamente lo sguardo fuori dalla finestra.

E tirò giù un’imprecazione da far piangere una statua della Madonna.

Eccola lì, cinquanta metri sotto di lui, seduta all’ombra di una colonna.

“E adesso che sta facendo, quella disgraziata?”

Saltò fuori e atterrò poco lontano da lei.

Ora che poteva vederla meglio, notò che aveva gli occhi chiusi, le gambe incrociate una sull’altra e le braccia appoggiate sopra, il pollice e l’indice che formavano un cerchio.

Malgrado il suo arrivo non aveva fatto una piega.

<< Che diavolo stai facendo? >>

<< Medito >>

<< Mediti? >>

<< Già, medito. Vogliamo fare un altro giro di “medito” per assimilare meglio la nuova parola? >>

Ci stava parlando da circa due secondi e già gli prudevano le mani.

<< Fa’ ciò che diamine ti pare, ma vedi di non sparire più in questo modo, e tieni il tuo fottuto reiatsu a un livello sufficiente a farmi capire che non hai tirato le cuoia. Non ho assolutamente intenzione di passare dei guai a causa tua >>

<< Che storia commovente. Penso che adesso piangerò un po’ >> ribattè lei.

Grimmjow rimase in silenzio un attimo.

La faccia della donna era sempre impassibile, ma il tono che aveva usato era inequivocabilmente acido.

Una stupenda consapevolezza lo colpì e sentì allargarsi un ghigno compiaciuto: era arrabbiata!

Si avvicinò ancora un po’, deciso a godersi quel raro evento.

<< A quanto pare qualcuno qui si è svegliato male >> la canzonò.

<< Se ci tieni a mantenere il tuo status originale di portatore di pene in senso fisico e non spirituale ti conviene non fare alcuna menzione a stamattina. Personalmente farò finta di essere stata aggredita da un qualche animale selvatico >>

<< Ma un animale selvatico avrebbe cercato di sbranarti più che baciarti, non credi? E poi non mi pare che ti sia opposta con particolare convinzione >> le rispose piegandosi sulle ginocchia.

Si sfiorò u graffio che gli solcava il petto. << Hai fatto un sacco di scena, ma se davvero non ti piaceva, perché non mi hai colpito sul serio? >>

E con questo l’aveva messa nel sacco: eccetto l’ultimo colpo infatti, il resto era stato solo una patetica imitazione di una resistenza.

<< Fossi in te non perderei tempo a gongolare: neanche tu ti stavi impegnando granchè. Semplicemente avevo ancora sonno e mi hai presa di sorpresa. Ma non illuderti che possa esserci un secondo round >>

<< Seee piantala con le scuse da verginella. Dillo che ti fa incazzare che ti sia piaciuto! >>

<< La definizione migliore è contrariata. Sai com’è, incazzata indicherebbe un fatto che non mi farebbe dormire la notte. E poi… >> aggiunse con un sospiro. << … mi erano piaciuti molto di più i baci del mio ex >>

Grimmjow scoppiò a ridere. << Questa è buona! E chi sarebbe questo fantomatico ex? La riproduzione in scala del protagonista di un manga? >>

<< Minchia che ridere. Dovresti diventare capocomico nel cabaret “le battute più tristi del mondo” e piantarla di fare l’espada fallito. Per tua informazione era uno strafigo assoluto, intelligente, sensibile e gentile. So che per te sono tutte parole sconosciute, ma era giusto per darti un’idea >>

<< E che fine ha fatto questo prodigio della natura? >> le chiese con una punta di irritazione.

Lei aprì gli occhi e glieli puntò addosso.

<< E a te che te ne frega? >>

Ottima osservazione.

Che cacchio gliene fregava a lui?

<< Volevo solo sapere che avevi fatto a quel povero umano per farlo fuggire a gambe levate >>

Si prese tutto il tempo che voleva prima di rispondere: sciolse le gambe da quella posizione assurda, si stiracchiò le braccia e piegò il collo da una parte e dall’altra per sgranchirselo.

<< L’ho mandato all’ospedale >>

Nuova serie di risate. << E che ti aveva fatto? No no aspetta, fammi indovinare: se l’è spassata un po’ con un'altra e tu l’hai pestato? E meno male che non ami la violenza! >> e giù di nuovo a ridere.

Avrebbe maledettamente voluto esserci.

Quell’umano improvvisamente gli faceva una pena infinita.

Lei lo fulminò con lo sguardo.

<< No, piccola testolina ripiena di radiazioni per abuso di gel, lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Solo perché vai fiero del fatto di essere una creatura socialmente dannosa per il prossimo non significa che siano tutti come te >> ribattè, facendo smettere di ridere Grimmjow.

Si alzò in piedi e appoggiò la schiena contro la colonna. << Avere la forza di fermare un treno in corsa sarà anche utile quando vuoi far capire a un branco di hollow che fare merenda con le anime dei tuoi compagni di scuola non è un’ottima idea, ma non è che aiuti molto nelle relazioni umane. Basta distrarsi un attimo, dare una pacca sulla spalla un po’ più entusiasta del solito al tuo ragazzo in prossimità di una scala… >>

<< Porca miseria, delicato il tipo! Se gli bastava una pacca per ammazzarsi giù da una scala, quando ci provava con te se tu avessi reagito come con me non sarebbe rimasto nulla di lui! >> concluse di nuovo in preda all’ilarità.

Lei annuì senza guardarlo. << È per questo che l’ho lasciato. Non volevo che gli succedesse qualcosa a causa mia >>

<< Cos’è, adesso ti metti a piangere per caso? >>

<< No, ma anche se fosse? Offenderebbe la tua sensibilità? >>

Grimmjow ignorò l’ultimo commento e le prese il mento tra le dita, facendo scivolare lo sguardo sulle sue labbra. << Perciò questo essere insignificante che si fa male per un soffio di vento bacerebbe meglio di me? >>

Appoggiò l’altra mano alla colonna, di fianco alla testa della donna.

Improvvisamente il fatto che sembrasse triste per un ragazzo mentre era lì con lui lo faceva incazzare.

<< Non c’è neanche paragone >> confermò lei. << Innanzitutto perché i tuoi non sono baci: sono attentati alla mia vita. Guarda che non sono la campionessa mondiale di apnea, hai preso un abbaglio >>

Da quand’era che le sue labbra, che lo facevano divertire e irritare insieme con la loro perenne risposta pronta, erano diventate così provocanti?

<< Allora dovremo fare pratica >> dichiarò passandole il pollice sulle labbra.

L’altra mano scattò per intercettare un pugno diretto al suo stomaco.

<< Pensavo di essere stata chiara prima. Soffri di perdita cronica di memoria a breve termine? >>

Lui le strinse il polso, tirandola verso di sé-

<< No, è che proprio non me ne frega niente di quello che decidi tu >>

La donna strattonò il polso e si torse da un lato, assestandogli un calcio allo stomaco.

Grimmjow reagì prontamente e le afferrò la gamba, facendole perdere l’equilibrio.

Tuttavia anche lei non era da meno: atterrò sulle mani su cui fece leva per fare una verticale e colpirgli la mano per liberare l’altra gamba, per poi tornare di nuovo in piedi.

Rimasero a scrutarsi, ghiaccio contro fuoco.

<< Se è sempre questa la reazione, dovrei provarci più spesso! >>

<< Fossi in te consulterei uno psicologo per questa tua mania compulsiva di sfidare la gente. Con qualche secolo di terapia intensiva e di elettrochoc potresti addirittura diventare una persona normale >>

Senza abbandonare il suo ghigno, Grimmjow estrasse la spada. << Spero per te che le tue gambe si muovano veloci come la tua bocca, perché a me piace giocare col cibo >>

Lei chiuse un attimo gli occhi sospirando.

Poi, appurato che non aveva altra scelta prese le sue bacchette e si mise in posizione di guardia.

Adesso il suo reiatsu non era più un filo appena percepibile.

A quanto pareva finalmente lo prendeva sul serio!

L’arrancar strinse la presa attorno alla katana. “Fammi divertire, donna!”

E assestò il primo colpo.

 

 

 

Angolo delirazioni

 

Grimmjow: << Bastarda! Mi hai mentito! >>

Aki (schivando un fendente): << Non è vero, semplicemente ho posticipato la cosa v_v. Hai presente che ore sono? >>

Grimmjow: << NON ME NE FREGA UN CAZZO DI CHE ORE SONO! LA VERITÀ È CHE SEI UNA SFATICATA! >>

Aki (spaccandogli la scopa sulla testa): << ABBASSA LA VOCE, PIRLA! VUOI CHE I VICINI MI DENUNCINO? >>

Vicini (battendo contro il muro): << ALLORA? CHE È TUTTO STO CASINO? C’È GENTE QUI CHE SOGNA DI DORMIRE! >>

Aki (sussurrando): << Visto? Sei contento?! >>

Ulquiorra: << Cosa ci fai ancora alzata? Non ti fa bene rimanere sveglia fino a tardi in questo modo v_v. Poi domani non riesci a concentrarti con impegno nello studio >>

(la accompagna gentilmente fino al letto)

Aki: << Aaaah Ulqui-chan, sei sempre così premuroso! Meno male che ci sei tu! ^O^ >>

Grimmjow (guardando Ulquiorra che rimbocca le coperte ad Aki): << Sembrano un padre e la sua figlia di cinque anni… >>   

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Capitolo 10
*** Chi ha gli ormoni non ha il manga e chi ha il manga non ha gli ormoni ***


Aki: << FINITAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA LA SCUOLAAAAAAAAAAA!!! ^O^ >>

Alex: << Ti è andata davvero di culo, lo sai? -_- >>

Aki: << Infatti sono very happy ^O^ Sorvoliamo il fatto che mi aspetta un’estate orribile e tiriamo innanzi con la storia! Questa volta un capitolo un po’ più lungo per farmi perdonare del ritardo V_V>>

Liz: << Yes baby! :3 >>

Grimmjow: << Fammi indovinare, questa qui è un nostro nuovo magnifico acquisto? >>

Liz: << Ma dai, non ti ricordi più di me? :3 >>

Alex: << Che ci fai tu qui esattamente? Pensavo di averti lasciata sulla terra… -_- >>

Liz\Aki (tenendosi a braccetto): << Hu hu hu… E chi lo sa.... >>

Grimmjow: << Sento un brivido giù per la schiena… >>

Aki: << Doveva essere solo una comparsa, ma mi sono stranamente affezionata a lei e ho deciso in altro modo ^_^ Non hai neanche idea di cosa non ho scritto nei miei appunti per i prossimi capitoli… >>

(Aki comincia a ridere istericamente, subito seguita a ruota da Liz)

Alex: << Prevedo una lunga agonia… >>

 

Yue Ichijo: Tanto ormai il povero Grimmy è abituato a essere preso per i fondelli dalla sottoscritta, quindi non patisce ^_^ in realtà per un attimo ha accarezzato l’idea di venire a farti una sorpresa, ma poi la dolce fanciulla gli ha gentilmente tirato un calcio nei *censured* e hanno ricominciato a darsele… ahhh l’amour! XD  Comunque tranquilla, il gattone vivo uscirà vivo, perché Aizen non vuole creare altri espada (chi la paga poi la bolletta per l’utilizzo dell’hogyoku?) sull’intero non garantisco…

 

Hoshimi: O_O O-ok ragazza, stavolta niente più urli che ancora mi arrestano come causa del tuo omicidio XD beh, Ulquiorra che rimbocca le coperte e Grimmjow che salta addosso direi che sono un’accoppiata perfetta *ç* però in effetti hai ragione, anche Aizen nella sua aura di bastardaggine fa la sua porca figura U_U Aizen: << D’altra parte se non fossi figo non potrei conquistare il mondo, no? >>  =o= ehm, sì dunque, dove ero rimasta? Ah sì, sono ultra mega contenta che ti piacciano i titoli dei capitoli, ogni volta stare a pensare a cosa mettere è una purga, già già U_U finisce che ci impiego più tempo a decidere che titolo mettere che a scrivere tutto il resto XD

 

Lucy94: Grazie mille per la tua comprensione, in effetti ultimamente aggiornare è diventata un’impresa, comunque cercherò di farlo il più spesso possibile perché io sono la prima che si arrabbia col mondo intero quando le storie vengono aggiornate lentissimamente >_> Alex: << Non è mica una cosa di cui vantarsi… -_- >> comunque hai ragione, come storia è piuttosto stramba, anche perché va avanti un po’ come vuole lei, io ero partita con tutta un’altra idea e lei è venuta fuori così ^_^” spero che continui a soddisfare le tue aspettative anche in futuro ^o^

 

Yukino_lang08: E Alex non se lo fa ripetere, adesso le è venuta davvero voglia di gonfiarlo come un canotto XD Sììì il peluche di Grimmy! *_* Lo voglio anche io!! >_<  ops, dimenticavo che io ho l’originale! *_* (zompa addosso a Grimmjow) Grimmjow: << LEVATI DI DOSSO! FA CALDO! >> alla prossima cara ^^

 

Julia_Urahara: A chi lo dici *ç* ho un’idea, una volta che sarà spompato per il combattimento, bracchiamolo in due e facciamogli tante belle cose! *_* (risata malvagia) Alex non ha idea di quanto sia fortunata U_U ho provato a istruirla in tal proposito, ma ho ottenuto solo sguardi vagamente nauseati… figlia indegna! (scappa piangendo) Alex: << Visto che è fuggita immagino che tocchi a me finire… allora grazie mille, tutti noi siamo lieti di esserti mancati U.U. La fonte delle battute di Aki è al momento ignota, sospettiamo che abbia qualcosa a che fare con quei poveri cristi col naso rosso e le scarpe enormi rinchiusi in cantina, ma non ne siamo sicuri… ah, riferirò il tuo messaggio a Grimmjow, per quanto mi riguarda puoi noleggiarlo già da stasera -_- >>      

 

Garconne: Figurati, lungi da me fare un abominio simile! V.V Io odio chi lascia incompiuta una storia! Ci metto un po’ ad aggiornare perché per ignote ragioni questa !’£$&/ di pc non mi visualizza la pagina dell’html, quindi devo elemosinare un computer a qualche anima pia, ma nel mio magico quadernino degli appunti sono andata molto avanti con la storia, quindi non vi libererete di me tanto presto! *_* (si mette a ridere senza ragione) Tranquilla, anche io sono per la preservazione della fauna locale, Grimmy non verrà ridotto troppo male XD DIFENDIAMO I FIGHI! *^*

 

Himechan84: Ti capisco, anche io mi immagino spesso Grimmy che mi dice delle cose del genere *ç* Alex è davvero fortunata V.V Grazie mille, spero che ti piaccia anche questo capitolo! ^^

 

ApacheShyai: E chi sarebbe scappato? *ç* (immagine mentale sconcia) Purtroppo chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha pane, già già V.V  grazie per averla messa tra i preferiti, fa sempre piacere ^o^

Bye bye ^^

 

Vi annuncio gioiosamente che finalmente i due neuroni nella mia testa si sono presi per mano e ho scoperto dove hanno ficcato l’elenco di chi ha messo la storia tra i preferiti e i seguiti, un applauso prego per questa allegra deficiente! ^o^ Di conseguenza posso finalmente ringraziarvi di persona, quindi non indugiamo oltre e facciamo la ola per Cez, Dahedra, GacktLove, Garconne, Himechan84, hypocritekamichan, kiara123, Namine23, sharingan_92 e Valere_Ivanov che hanno aggiunto questa storia tra le seguite, per ApacheShyai, Garconne, glo91, Hoshimi, mary_chan94, mimi95, morens94, sbiru94 e Yue Ichijo che l’hanno messa tra le preferite, a kemen che l’ha inserita tra le ricordate, a ApacheShyai e gioiajoy che mi hanno messa tra i loro autori preferiti e ancora una volta a chi legge e basta! Tenchiu veri mach! ^^

 

Capitolo 10: Chi ha gli ormoni non ha il manga e chi ha il manga non ha gli ormoni

 

Fuori dalle finestre dell’aula la neve cadeva turbinando in tutte le direzioni, destinataria degli sguardi fissi e annoiati degli studenti. Semi sdraiata sul suo banco in ultima fila, Liz controllò per l’ennesima volta l’orologio: erano le nove e venti.

Fingendosi attenta all’espansione dell’impero turco il minimo sindacale per non essere ritenuta una natura morta, premette sotto al banco per la quarta volta il tasto di chiamata. Attese qualche minuto, ma nessuna vibrazione giunse ad avvertirla che Alex la stava chiamando a sua volta.

“Merda”

Ormai non c’era più dubbio.

Si tolse i lunghi capelli biondi dalla faccia e guardò il banco vuoto di fianco a lei.

“Ce l’hai fatta alla fine a ficcarti nei guai, Moony”

Soffocò un risolino al pensiero della faccia che faceva Alex ogni volta che la chiamava così, il che succedeva qualche anno ormai. Il fatto era che appena approdate alle superiori tempo qualche mese e tra le loro compagne, che vantavano un quoziente intellettivo appena sufficiente a ricordarsi il loro segno per poter leggere l’oroscopo sulle riviste, si era sparsa la voce che Alex era strana, e avevano quindi cominciato a mormorare alle sue spalle chiamandola “lunatica”. Sorvolando il fatto che “lunatica” voleva dire tutt’altra cosa (e pensare che potessero conoscere il significato di un così oscuro termine era davvero pretendere troppo da loro), Liz aveva trovato il tutto enormemente divertente e aveva coniato quel soprannome, e ogni tanto le chiedeva ad alta voce se aveva finito di preparare le bambole wodoo o se quella sera poteva venire anche lei a prendere un the con Belzebù e Satana.

Aveva sempre saputo che Alex non era “normale” nel senso letterale del termine, ma in fin dei conti non le era mai importato un fico secco. Ma esattamente un anno prima l’aveva messa all’angolo.

<< Sputa il rospo >> le aveva intimato brandendo la sua matita di Pucca.

<< Su cosa? >> aveva chiesto Alex fingendosi sorpresa.

<< Niente occhioni alla Candy Candy please, che con me non attacca. Ieri sei scappata all’improvviso, e tua madre mi ha chiamata perché non sei tornata a casa per cena e le ho dovuto dire che eri da me. E oggi hai una faccia che sembra che ti abbiano fatto fare cinque giri sulla giostra vomitiamo-l’anima. Sei una man in black? >>

<< Se lo fossi ti avrei già sprarafleshata per farti dimenticare tutto, no? >>

<< Già è vero… una cacciatrice di vampiri? >>

<< Mi ci vedi ad andare in giro ad impalettare la gente? >>

<< No, hai ragione, e se fossi un’esorcista Caterina girerebbe la testa al contrario alla tua vista… anche se… >> aveva aggiunto voltandosi verso quest’ultima, che era intenta a starnazzare con le sue vicine di pollaio a proposito dell’articolo in prima pagina su Eva millemila. << …io ci proverei. A tirarle addosso un po’ di acqua santa, intendo. Per me prende fuoco >>

Avevano ridacchiato un po’, poi Alex si era fatta seria. Più seria del solito, almeno.

<< Senti Liz… >>

<< Oddio Moony, vieni da un altro pianeta! >>

<< NO DEFICIENTE! VUOI CHIUDERE QUELLA BOCCACCIA E ASCOLTARMI? >>

Liz le aveva mandato un bacio con la mano. << Sei davvero sexy quando ti arrabbi >>

<< Senti un po’, gatta in calore, fino a due secondi fa ti eri eletta capo inquisitrice e volevi mandarmi al rogo sotto accusa di stregoneria e ora mi molesti sessualmente? >>

<< Ok, ok, la parola alla difesa! >> aveva risposto Liz sporgendosi verso di lei con una mano dietro un orecchio.

<< Ieri… >> aveva cominciato Alex esitante. << … ho conosciuto delle persone che mi hanno, diciamo, invitata a prendere un tè a casa loro… >>

Aveva fatto seguito la storia più incredibile e assurda che avesse mai sentito in vita sua, ma conosceva fin troppo bene Alex e sapeva che non era il tipo da saltare su all’improvviso gridando: << Pesce d’aprile! >> . Senza contare che erano in pieno dicembre.

<< E quindi pensi che questi pseudo mafiosi mutanti ti cercheranno di nuovo? >>

<< Di certo non finirà a cantucci e vinsanto >> aveva sbuffato Alex.

<< Comunque è stato davvero orribile da parte tua non avermi raccontato una figata del genere! Insomma, la mia migliore amica vede i mostri! >>

<< Guarda che non c’è niente di figo in tutto ciò. Se non te l’ho detto è perché tu sei capace di ficcarti nei guai anche quando vai a comprare il pane >>

Liz aveva fatto finta di mettere il broncio. << Come puoi essere così crudele? Io posso aiutarti in molti modi! >>

<< Per esempio? >>

<< Per esempio….. ehm…. dicen… facen… colpen… insomma, un modo per aiutarti lo posso trovare, ti prego! >> aveva concluso sfoderando gli occhioni da Bambi.

Alla fine Alex si era fatta impietosire. << Facciamo così: se un giorno non dovessi venire a scuola senza avvisarti o se i miei ti telefonassero preoccupati, tu fammi uno squillo ogni venti minuti, se non ti richiamo entro la quarta volta allora vai dal proprietario di quel negozio giapponese dove ho comprato le mie bacchette per capelli >>

<< Quel tizio con il ventaglio e il cappello che ride sempre? E che c’entra lui? >>

<< Ha un sacco di oggetti interessanti, tra cui qualcosa che farebbe passare inosservata la mia assenza>>

<< Intendi dire che sotto lo zerbino nasconde un esercito di robot con le nostre sembianze? >>

<< Non esattamente >> aveva risposto Alex sorridendo. << Hai mai sentito le parole “gigai” e “kompaku”? >>

<< Stia tranquillo, sono sicura che la sua compagna saprà rispiegarle l’argomento che stiamo trattando >>

Liz si riscosse dai suoi ricordi.

Oh cacchio, la vecchia balena ce l’aveva con lei!

La guardò con la faccia che sfoderava sempre nelle situazioni di difficoltà: quella da culo.

E nel mentre pensò: “È inutile preoccuparsi troppo, Moony ha sempre qualsiasi situazione sotto controllo, sono piuttosto quelli là a farmi pena. Spero solo che non se le stia già dando con qualcuno”

                                                            *

Un calcio più forte di quanto si fosse aspettato lo centrò in pieno stomaco, facendolo schizzare molti metri più indietro. Non era ancora riuscito a far uscire la donna dalla sua tattica puramente difensiva, ma anche così era evidente che era una combattente d’alto livello: era riuscita a parare o deviare quasi tutti i suoi attacchi, assestandogli qualche colpo irritato per allontanarlo. Se però Grimmjow non si faceva alcun problema a menare fendenti con la spada con il chiaro intento di ferirla, lei quando lo colpiva non lo faceva mai con quelle sue bacchette rese più resistenti e taglienti con il suo potere, quasi avesse paura di ferirlo troppo gravemente. “Intanto però con quest’ultimo calcio mi ha distrutto una costola” pensò sentendo in bocca il sapore del sangue. In effetti malgrado lei all’apparenza fosse messa peggio in quanto a tagli e sangue, tutto quello che Grimmjow era riuscito a fare era stato procurarle qualche taglio superficiale, mentre lui aveva già almeno due ossa rotte.

Si portò dietro di lei con il sonido e le sferrò un colpo alla testa, che lei parò. Continuarono a fissarsi negli occhi, i volti a pochi centimetri l’uno dall’altro, le armi che stridevano per il contatto forzato.

<< Perché non combatti seriamente? >> ringhiò Grimmjow frustrato.

<< Neanche tu lo stai facendo >> osservò pacata la donna.

<< Non stai neanche usando una katana! >> 

<< A Davide è bastato un sassolino per far fuori Golia che sventolava una mannaia. Si può vincere anche con una matita se sai come usarla >>

<< Ma una matita non ti permette di tranciare in due l’avversario >> ribattè Grimmjow sollevando Pantera e tentando un affondo laterale; lei saltò di lato e la spada si portò via un pezzo della sua camicia. Lui invece scattò in aria per evitare un altro calcio.

Era un peccato però che lei non potesse volare, questo toglieva un po’ del divertimento.

<< Senti un po’ tu, credevo volessi trucidarmi per via di una tua qualche stupida fissazione della serie voglio-fare-a-pezzi-chiunque-respiri, non distruggermi i vestiti! >> lo accusò accennando ai pantaloni strappati e alla camicia che stava ancora insieme per un’ignota legge fisica.

<< Dovresti ringraziarmi in ginocchio di non star facendo sul serio con te, altrimenti saresti ridotta peggio di loro >>

Lei si esibì in una svolazzante riverenza. << Allora mille volte grazie, Grimmjow-sama, per essere così premuroso e moderato nel dimostrare la sua evidente superiorità su questa misera mortale che la importuna con la sua inutile esistenza. La sua generosità non ha confini >>

E, prima che Grimmjow potesse replicare, così veloce che neanche lo vide, un sasso gli schizzò affianco, aprendogli uno squarcio nella divisa all’altezza della spalla e facendogli un taglio profondo.

La donna ora lo fissava con aria di sfida, le labbra tirate in un mezzo sorriso.

E Grimmjow rise.

Una risata lunga, quasi isterica, di quelle che gli venivano spontanee quando l’euforia della caccia lo pervadeva.

Braccare la preda.

Prevalere sulla preda.

Divorare la preda.

Scrollò le spalle e si avventò ancora una volta su di lei, ogni parvenza di gioco e finzione svanita come neve al sole.

I colpi si susseguivano ad un ritmo serrato, con una pausa di pochi istanti tra l’uno e l’altro.

Era questo quello che aveva desiderato durante quel lungo anno in cui l’aveva tallonata per ottenere qualche sacrosanto combattimento, dal quale lei puntualmente si era sottratta tirando fuori dai luoghi più improbabili aghi imbevuti di sonnifero, spray al peperoncino, lacrimogeni e bombolette fumogene, e finalmente ci era riuscito!

Il tempo passò senza che nessuno dei due cedesse un minimo di terreno all’altro, ma, dopo aver regalato al corpo di Grimmjow qualche altra simpatica ammaccatura che non avrebbe certo impiegato mezza giornata a guarire, l’umanità della sua avversaria sembrò cominciare a prendere il sopravvento sotto forma della stanchezza, rallentando le sue reazioni e accelerandole il respiro.

<< Che ti succede, eh donna? Non sarai già stanca! >>

Per tutta risposta gli rifilò un gancio destro dritto in faccia. << Mi chiamo Alex! >>

Grimmjow aspettò che gli si snebbiasse la vista, poi fece scattare Pantera e la colpì di piatto a una mano, facendo così schizzare via l’asticella che stringeva.

La proprietaria rimase interdetta un attimo di troppo, e anche l’altra atterrò sulla sabbia in seguito a un colpo fulmineo. Ormai disarmata, si ritrovò con le spalle contro la colonna e una spada puntata al collo, il petto che si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro ansante.

<< Sembra che ci sia un vincitore, eh Alex? >> la sfottè trionfante.

<< Vuoi un applauso? >> gli chiese acida.

Grimmjow si avvicinò, premendole maggiormente Pantera contro il collo. << Potresti cominciare a inginocchiarti e ammettere la tua inferiorità >>

Lei lo trafisse con i suoi occhi imperturbabili. << Altrimenti? >> sussurrò. << Mi ucciderai? >>

Una goccia di sangue le scese giù per il collo.

<< Non tentarmi >>

<< Prego >> lo sfidò, sollevando il mento.

La voglia di certo c’era, in fondo erano mesi che sognava quell’istante, ma come sempre quando aveva a che fare con lei la sua mente era un turbinio di desideri contrastanti, di cui in nessun modo riusciva a stabilire una classifica di priorità.

Percorse il profilo della sua guancia con un dito, fino ad arrivare al collo, che cominciò ad accarezzare distrattamente.

<< Quante volte? >>

<< Eh? >>

<< Quante volte ti ha baciata quel tizio? >>

Lei rimase interdetta per qualche momento. << Ma che razza di domande fai? >>

<< Rispondi! >>

<< Ma che ne so scusa! Mica stavo lì a contarle! >>

<< Se per farlo ogni volta doveva affrontarti in questo modo, mi sa che ci sarà riuscito giusto un paio di volte. Perché facevi finta di perdere >> concluse Grimmjow passandole infine la mano tra i capelli, salendo fino alla nuca.

<< Credevo che il tuo manuale dei giovani espada ti imponesse di uccidere il nemico, non di sfottere la sua vita sentimentale >>

<< Ti sbagli >> rispose Grimmjow rinfoderando Pantera e inchiodandola alla colonna con il suo corpo. << Il mio manuale dei giovani espada afferma che il vincitore può fare quello che gli pare con il perdente >>

Si chinò su di lei fino a sfiorarle le labbra con le proprie. << E indovina chi è il vincitore? >>

<< Quasi quasi svengo dall’emozione >> ribattè lei sarcastica, e la sensazione della sua bocca che si muoveva praticamente su quella di Grimmjow gli fece definitivamente perdere il controllo.

Annullò in un istante la millimetrica distanza che li separava, e si ritrovò di nuovo ad assaporare il gusto dolce della sua bocca, ignorando a bella posta le sue inutili proteste. Quello che rimaneva della sua camicia venne tolto di mezzo con un gesto brusco e l’espada fece aderire completamente i loro corpi.

Non stette tanto a chiedersi il come ed il perché.

Non era certo tipo da laceranti conflitti interiori, Grimmjow.

Era abituato a fare qualunque cosa gli passasse per la testa, ad assecondare qualsiasi istinto che prendeva possesso del suo corpo.

E ora il suo corpo voleva quella donna.

La afferrò per un fianco senza tanti complimenti, senza quasi sentire le sue mani che cercavano di allontanarlo, e risalì con la mano su per la schiena con studiata lentezza, sentendola rabbrividire sotto il suo tocco. Lei tuttavia continuò ostinata a non rispondere agli assalti della sua lingua.

Irritato, Grimmjow aumentò la pressione della mano sulla sua testa, e lei protestò con un gemito.

<< Forse ti sfugge la differenza fondamentale che intercorre tra una ragazza e un limone >> ansimò staccandosi a fatica con lui, che si dedicò a tracciarle con la lingua il contorno di un segno che le aveva lasciato sul collo quella mattina stessa.

<< Ho visto limoni opporre più resistenza per non lasciarsi spremere >> le rispose infilando le dita sotto il gancetto del reggiseno.

Per tutta risposta sentì una ciocca di capelli congedarsi per sempre dal suo cranio.

<< Così ti va bene? >>

<< Puoi fare di meglio >> le mormorò mentre faceva scivolare la mano verso il suo seno.

<< Ulquiorra >>

Grimmjow si bloccò. << Scusa? >>

<< Devo farti lo spelling? >>

<< Deficiente, credi forse di fermarmi dicendo che dopo andrai a piangere da Ulquiorra? >>

<< No, deficiente, volevo solo avvisarti che Ulquiorra sta venendo qui >>  

<< E lascialo venire! Cosa vuoi che me ne freghi? >>

<< Niente, se il fatto che il tuo capo vuole parlarti non ti fa nè caldo nè freddo >>

<< Che vada a farsi fottere! >> sbottò Grimmjow proprio nell’istante in cui Ulquiorra faceva la sua comparsa alle sue spalle.

<< Aizen-sama vuole parlarti, Grimmjow >>

Non si scompose di un millimetro pur avendo trovato la persona che cercava grondante di sangue, con i vestiti strappati e avvinghiato in atteggiamenti equivoci a una donna in pantaloni e reggiseno.

Forse quella era una congiura. Possibile che non appena era sul punto di arrivare al dunque con l’umana arrivava sempre qualcuno a interromperlo? Prima Aporro, poi l’atroce calcio dell’umana stessa e infine Ulquiorra. Al prossimo giro magari si sarebbe ritrovato Aizen in persona a bussare alla sua porta.

Mentre era immerso nei suoi marasmi interiori la donna si rimise la camicia sbrindellata e raccattò le sue armi dalla sabbia.

<< Allora ci si vede, Grimmy. Salutami Aizen >> lo salutò superandolo.

<< Fanculo, non rimarrò in quella fottuta sala in eterno, ricordatelo! >> le ringhiò dietro.

“Spero che voglia come minimo avvisarmi che la Seireitei è saltata in aria, perché se vuole solo invitarmi a bere un the in sua compagnia non rispondo delle mie azioni!” inveì mentalmente procedendo il più lentamente possibile per i corridoi. Se non altro Ulquiorra aveva avuto il buonsenso di levarsi dalle palle, perché in quel momento sentiva che il primo essere che avesse avuto la sfiga di capitargli tra i piedi sarebbe stato ridotto in uno stato tale da far inorridire perfino Aporro.

Non vedeva l’ora di sbrigare quella seccatura e tornare ad altre occupazioni.

Sogghignò.

Certo che ora che ci pensava, per essere un elemento che interessava ad Aizen si era fatta battere piuttosto facilmente. E non si era neppure sbattuta troppo per non lasciarsi spogliare.

Fu in quel momento che, come faceva sempre quando camminava, si mise le mani in tasca.

E capì.

                                                              *

<< Che cavolo ci fai già in piedi? >> chiese Lilinette delusa. Era entrata tirando un calcio alla porta sperando di buttarlo giù dal letto e invece lui era già sveglio!

<< È colpa di Grimmjow >> rispose Starrk sbadigliando. << È passato qui davanti qualche minuto fa strepitando a pieni polmoni contro una certa “infida bastarda” che lo ha imbrogliato in qualche modo >>

                                                                  *

Alex si stava trattenendo a stento dal saltellare, un sorrisino vittorioso stampato in faccia.

Lanciò in aria il volume speciale di Beach, riprendendolo al volo euforica.

<< Dovranno ancora passare mille anni prima che tu possa sperare di battermi! >> gongolò immaginandosi la faccia di Grimmjow quando si sarebbe accorto della cosa.

In quel momento le parve di sentire qualcosa che somigliava a un “bastarda” riecheggiare per i corridoi, ma sicuramente era la sua immaginazione.

 

 

Angolo delirazioni

 

Aki (dando di gomito a Grimmjow): << E allora? Non ho forse mantenuto la promessa, uomo di poca fede? >>

Grimmjow: << Non fatemi dire nulla và, non vorrei sembrare volgare >>

Aki: << Sì va beh ma non sei mai contento! Sono mesi che mi rompi le palle che vuoi dartele con Alex e finalmente ti ho accontentato, in più ho aggiunto anche una scenetta hard e ancora ti lamenti? >>

Grimmjow: << E la presa per il culo dove la mettiamo? >>

Aki: << Non potevo mica lasciarti uccidere e\o violentare la protagonista impunemente senza che ci fosse qualcosa sotto, eh! Guarda che poi rischio il linciaggio dai lettori V_V >>

Campanello: << HIHOOOOOOOOOO >>

Aki: << Oh, è arrivato! ^o^ >>

Grimmjow: << Ma che razza di campanello hai? O_O >>

Aki: << Ti piace? È in tuo onore, sei un asino! ^_^ >>  

Alex: << Ma chi è che ha suonato? -_- >>

Aki: << Chissà ^_^ >>

Liz: << Speriamo sia figo! *_* >>

(Aki la smetterà mai di trattare Grimmjow come uno scopino per il cesso? Alex ce la farà finalmente a leggere lo speciale di Beach? Liz violenterà il misterioso visitatore? Quale tecnico ha accettato di mettere un citofono che raglia come un asino? Ma soprattutto, chi cavolo è il misterioso visitatore? E che ne so io? Se lo sapessi non ve lo chiederei, vi pare?)



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Capitolo 11
*** Le voci abbondano nella mente delle sfigate ***


 

Grimmjow: << … >>

Alex: << -_- >>

Liz: << :3 >>

Aki: << ^-^ >>

Grimmjow: << Senti tu… >>

Aki: << Che c’è? ^o^ >>

Grimmjow: << Che fossi pazza l’avevamo capito da un pezzo ormai… >>

Aki: << Ovviamente ^o^ >>

Grimmjow: << Sono stato zitto quando ci hai coinvolti tutti in una storia che è verosimile come uno stormo di maiali migratori… >>

Alex: << Ma se abbiamo dovuto imbottirti di narcotici e metterti la camicia di forza per convincerti a collaborare -_- >>

Grimmjow: << Zitta tu! Non ho fatto troppo casino quando mi hai affiancato questa tizia esuberante come un gatto schiacciato sotto a un tir come coprotagonista… >>  

Nnoitra: << E ci credo, sono tre capitoli che provi a fartela… >>

(una palla chiodata gli finisce accidentalmente in testa)

Grimmjow: << E ho perfino tollerato che questa specie di criceto iperattivo si aggiungesse a questa schiera fin troppo folta di rompiballe… >>

Liz (sgranocchiando un seme di girasole) : << Ekè :3 >>

Alex: << A proposito, perché sei qui? Non ci sei mica in questo capitolo -_- >>

Liz (indicando il cadavere di Nnoitra): << Perché, lui invece c’è? >>

Aki: << Purtroppo U_U >>

Grimmjow: << Possiamo tornare alla questione principale? >>

Aki: << E che palle! Cos’è che ti turba? >>

Grimmjow: << Te lo dico io! Mi spieghi chi diavolo è quel tizio? Non dirmi che è un altro personaggio di tua invenzione perché sarebbe troppo anche per te! >>  

Voce fuori campo: << Piccolo appunto per tutti quelli che sono caduti dal banano perché non hanno la più pallida idea di chi stia parlando Grimmuccio… >>

Grimmjow: << CHI SAREBBE “GRIMMUCCIO”, IDIOTA? >>

Voce fuori campo: << È più idiota l’idiota o l’idiota che litiga con una voce registrata? >>

Grimmjow: << Grrrrr, maledetta! >>

Alex: << Sbaglio o è la tua voce, Aki? -_- >>

Aki: << Ovvio, io prendo sul serio il mio lavoro! *^* >>

Tutti(sussurrando): << Come no… >_> >>

Voce fuori campo: << Dicevo, alla fine dello scorso capitolo gli inquilini di casa Aki sono rimasti sconvolti per due motivi: il primo è stato la scoperta che il suo  campanello raglia, omaggio alle doti asinesche di Grimmy, il secondo è stato l’inaspettato arrivo di un misterioso visitatore. Se però i nostri eroi erano pronti a scoprire la sua identità, sono rimasti amaramente delusi: l’enigmatico individuo si è presentato completamente coperto da una tuta da apicoltore, non ha spiccicato parola e si è semplicemente seduto sul divano schiacciando il povero Starrk, che stava facendo la siesta pomeridiana. Sarà un uomo o una donna? Un bambino o un adulto? Un nuovo personaggio o semplicemente un esattore delle tasse? Ma poi, chi lo dice che sia una persona? Volete saperlo? >>

Aki: << E io non ve lo dico! ^_^ (risata malefica) >>      

 

ApacheShyai: Diciamocela tutta, chi sarebbe riuscita a fare qualcosa del genere? Io sarei collassata e dopo avrebbero dovuto tirarmi su con un cric XD Riguardo a cosa succederà, ti dico solo questo: non si uccideranno (forse), ma a cosa li costringerà la mia mente malata? Huhuhuhuhuhuhuhuhuhuhu! *_* (per restare in tema con lo sguardo perverso) Chissà….

 

Lucy94: purtroppo temo che per questo sia un po’ troppo tardi, l’isteria ormai è sopraggiunta da tempo XD (Comunque tranquilla, fino ad adesso ad  Alex tutto sommato l’ho data sempre vinta, quindi dovrò pur dare qualche contentino a quel povero disgraziato, no? U_U) Bella domanda, cosa vorrà mai il nostro amato Gelman? L’unica cosa che posso dirti è che non voleva prendere un tè XD E siccome sono very bastard inside, come il nostro caro Grimmuccio sa già da tempo, la cosa non verrà pienamente chiarita ancora per molto molto tempo ^_^

 

Julia_Urahara: E non sai neanche quanta, sono settimane che Alex continua a gongolare XD Io neanche avrei perso tempo a spogliare, gli avrei direttamente strappato di dosso i vestiti *ç* ma ormai ho rinunciato a infilarle nella testolina un minimo di buon senso, tanto non vuole capire U_U Alla prossima, spero che ti piaccia anche questo capitolo! ^o^

 

Yukino_lang08: ha ha ha chissà… in fondo le vie del signore sono infinite, e se il signore è un certo gelman di mia conoscenza allora non si può mai sapere >_> Grimmjow: << Senti un po’ tu, le cose o le dici o non le dici! Piantala con questo “dico non dico” del cazzo! >> Ma mi piace tanto! ^_^ Comunque è nel dna di Grimmy fare l’idiota, povero! XD Bye

 

Yue Ichijo: Wow che bello, i primi complimenti su Liz! *_* Sì lei è molto particolare come personaggio, diciamo che è tipo il mio lato nascosto XD Ci voleva qualcuno un po’ più spensierato in quest’atmosfera pesante di gattoni che saltano addosso e testimonial della Loreal che tramano nell’ombra per fare chissà che (vedi gelman) XD Povera Alex, sulla parte del manga sono stata particolarmente crudele con lei, adesso vedi… Comunque continua pure con i commenti chilometrici, mi fanno taaaaaaanto felice *_* Sparafleshamoci tutti! XD

 

Yoko_kun: Sì, i soprannomi conquisteranno il mondo! *_* (sale in piedi sul tavolo) Cara, su quello puoi essere ripetitiva quanto vuoi, te l’assicuro XD Davvero pensi che Grimmjow sia IC? Mi sono torturata al pensiero per tutto il tempo, ogni volta che scrivevo qualcosa pensavo:“O cavolo, Grimmjow direbbe\farebbe mai una cosa del genere?” è stato molto stressante… Quanto sei difficile Grimmy! >_< Te ne sei accorta? Se devo essere sincera specialmente all’inizio per fare Alex mi sono ispirata un pochino ad Harui (non solo a lei); perché Harui è un genio! Quello che più  mi fa penare di Alex è appunto il suo potere, che in realtà penso di aver descritto malissimo ç_ç Che altro dire, grazie mille per tutti i complimenti, mi fai arrossire ^\\^ Bye

 

Nironcina94: O-ok, calma, di solito non dovrei ricevere minacce di morte in caso di ritardo? Com’è che ricevo minacce di suicidio\depressione\overdose (no, quest’ultimo non centra niente XD)? Spero vivamente che tu non ti sia già suicidata, perché purtroppo il mio computer ultimamente fa un po’ quello che gli pare e aggiornare è diventata un’impresa (adesso sono a casa di mio cugino, fai un po’ te XD). Per quanto riguarda il resto, non lo so, anche io me lo chiedo spesso perché ho scelto di fare il classico.. (e poi mi rispondo: perché non c’è francese e c’è poca matematica XD) Baci

 

Darklight92: Benvenuta a bordo, cara XD Per quanto riguarda la descrizione di Alex, non sei la prima a chiedermela, e devo genuflettermi umilmente ai tuoi piedi perché quello di non descrivere la gente è uno dei miei peggiori difetti (ebbene sì, sono pigra XD) Motivo per cui Alex ha un aspetto piuttosto ordinario, capelli castani mossi che arrivano sotto alle spalle, (almeno credo) Alex: << Sì credo fino a lì -_- >> Grimmjow: << Cioé, neanche tu lo sai? >> Alex: << In realtà non mi sono mai posta il problema… -_- >> Grimmjow: << Non ci posso credere… >> occhi neri, come dice Grimmy “esile” ecc.. diciamo che nell’insieme è abbastanza una bella ragazza U_U Alex: << Ma non permetterò mai che Liz venga all’Hueco Mundo, chiaro? >> Liz: << Perché no? ç_ç >> Alex: << Per farti ammazzare? >> Ulquiorra: << Questa è una cosa che spetta ad Aki decidere, umana >> esattamente. E non dirò niente in proposito, perché sono malvaaagia! *_* (risata malefica) Questo capitolo risponde a parte delle tue domande (a parte quella sul tecnico) poi dimmi che ne pensi XD Ciaoooo!

 

Himechan84: Grazie mille, quella del limone mi è venuta fuori all’improvviso e non ho resistito a metterla XD Mmm meglio però che tu non faccia presente i tuoi sospetti ad Alex perché su certe cose rischia di perdere la sua proverbiale flemma XD Spero che ti piaccia anche questo capitolo!

 

Hoshimi: Figurati, come vedi in quanto a ritardi anche io non scherzo XD Purtroppo di gente così ce n’è in tutte le classi, anche io in passato (ora no per fortuna) ne ho fatto esperienza… diciamo che ho preso leggermente spunto da loro… va beh se dio vuole anche io potrò andare presto in vacanza (non c’entra niente ma volevo dirlo XD) Alla prossima! ^o^ 

 

Un enorme boato a Martok che ha messo questa storia tra quelle da ricordare, a Calia, asia94, Yoko_kun, Darklight92, animefun e rosi33 che l’hanno messa tra le seguite, a sbiru94, morens94, glo91, mimi95, ApacheShyai, Giovy95 e Straw x Kisshu che l’hanno messa tra le preferite e come al solito anche a quelli che leggono e basta. Come farei senza di voi?

 

Capitolo 11: Le voci abbondano nella mente delle sfigate

 

I giorni si susseguivano con una monotonia che avrebbe annullato l’ottimismo del più entusiasta dei boy scout, figurarsi di una come lei che riusciva ad annoiarsi persino sulle montagne russe. Malgrado tutte le sue minacce poi, Grimmjow non si era più visto in giro, e a domanda le veniva risposto: << È in missione >>

Non che Alex si strappasse i capelli dalla disperazione per la sua assenza; tutt’altro: finalmente poteva dormire tranquilla senza il rischio di risvegliarsi morta, o peggio ancora, nuda. E poi non aveva ancora smaltito del tutto la rabbia omicida per il tiro mancino che le aveva giocato l’ultima volta che si erano visti. Già, perché quando finalmente si era rintanata in un angolino tranquillo pregustando la piacevole lettura, tutto quello che si era ritrovata davanti erano state delle pagine completamente bianche e il disegno di un dito medio alzato con sotto la scritta SE VUOI L’ORIGINALE MEGLIO CHE TI SBATTI DI PIÙ, SCEMA!

Aveva dovuto ridurlo a pezzi e dargli fuoco per resistere all’impulso di irrompere nella sala riunioni interrompendo Aizen e gonfiando Grimmjow di calci. Certo, anche lei aveva fatto finta di perdere il combattimento e di lasciarsi sedurre pur di prendere quel manga, ma non era la stessa cosa! Lei aveva buttato alle ortiche la sua dignità pur di ottenere quello che voleva, lui aveva solo avuto la delusione di scoprire che non aveva veramente battuto la sua avversaria. Capirai!

Comunque sia, ora il suo carceriere sorvegliante era nintepopodimeno che Ulquiorra, cosa che assicurava tranquillità per via dell’indole esente dalle porcate del soggetto in questione, ma di certo non il massimo dell’emozione.

Un altro aspetto positivo era l’improvviso fiorire di meravigliosi rapporti sociali con gli altri inquilini del luogo: Nnoitra si lamentava a gran voce del fatto che non fosse stata affidata a lui, cosa di cui Alex era talmente lusingata che aveva preso l’abitudine di cambiare strada non appena percepiva la sua presenza ad almeno due chilometri di distanza da lei; Aporro sembrava posseduto dal demone della sperimentazione e la braccava tutti i momenti cercando di convincerla a sottoporsi alle sue “semplici analisi”. Alex aveva provato a spiegargli che delle “semplici analisi” non necessitavano di catene, strani liquidi blu e macchine per l’elettrochoc, ma lui non sentiva ragioni, e da qualche tempo la ragazza aveva preso l’abitudine prima di mangiare di gettare un pezzo di cibo nel piatto di qualcuno per assicurarsi che non ci fossero mescolate strane sostanze.

Non mancavano di certo le amicizie femminili: non passava giorno in cui Loly non cercasse di dimostrarle il suo affetto con un caloroso cero di benvenuto, mentre la cara Apache sembrava essere entrata in lizza con Cirucci per conquistare il primo posto nella classifica degli insulti più fantasiosi.

Più che i suoi tormentati rapporti col vicinato però, era l’inconsapevolezza sugli avvenimenti attuali ad innervosirla oltre ogni dire. Era sempre stata abituata ad avere la situazione sotto controllo e a sapere cosa facevano gli altri, come lo facevano e perché lo facevano, ora invece navigava nell’ignoranza più assoluta: il fatto che il piano di Aizen riguardasse solo lei le impediva automaticamente di sapere di cosa cavolo si trattasse, rendendola serena come un coniglio rinchiuso in gabbia con un serpente a sonagli.

Aprì gli occhi sospirando.

Aveva teso al massimo il campo di percezioni, ma un certo reiatsu pesante e aggressivo era del tutto assente nei dintorni, come anche il giorno prima e quello prima ancora.

Non che fosse preoccupata per lui, sia chiaro; solo che quando uno come Grimmjow veniva mandato a compiere una missione così lunga significava che non si trattava di certo di andare a scegliere dei fiori per decorare la sala udienze.

“Ok che conoscendolo avrà proceduto con tutta la lentezza possibile per dimostrare che obbedire con diligenza agli ordini di Aizen non è al primo posto nella lista delle sue ragioni di vita, ma dieci giorni sono troppi perfino per un testone come lui” constatò meditabonda. “Comunque non è che me ne freghi qualcosa, anche se qualcuno gli ha dato un paio di bastonate non gli farà certo male, anzi, magari potrebbe subire un trauma cranico che gli modifichi la personalità e gli ficchi un po’ di buon senso in quella zucca vuota”

Sì, quella era decisamente una prospettiva invitante.

Mentre ancora fantasticava su un Grimmjow diventato improvvisamente civile che aiutava le vecchiette ad attraversare la strada, sbadigliò un paio di volte, gli occhi che le si chiudevano. Ormai le sue giornate si erano ridotte a quello: mangiare, dormire, sfuggire dalle grinfie di pazzi armati di siringhe e cercare di mantenere intatta la propria verginità.

Meno male che c’era Ulquiorra: la sua cupa e imperiosa presenza faceva desistere parecchi elementi dall’andare a scocciarla e, malgrado il nome “Aizensama” facesse capolino giusto cinquemila volte nei suoi discorsi, Alex sentiva di provare verso di lui una certa simpatia. Ulquiorra infatti aveva un modo tutto suo, freddo e analitico, di vedere gli altri. Non provava simpatie o antipatie, non aveva particolari ambizioni personali e sembrava ignorare completamente che cosa fosse la competizione. Per lui il mondo si divideva in ciò che “Aizensama” voleva e in ciò che “Aizensama” non voleva che fosse fatto, tutto il resto non aveva alcuna importanza.

E alla ragazza questa totale mancanza di egoismo e desideri personali affascinava parecchio.

“Già, del tutto diverso da un certo camionista di mia conoscenza” concluse infine mentre scivolava nel sonno.

                                                                                              *

Un certo camionista di sua conoscenza buttò a terra quella fottuta cosa e si appoggiò stremato al muro alle sue spalle. Non era una sua impressione, quella robaccia, qualsiasi cosa fosse, gli stava succhiando allegramente le energie da quando l’aveva presa in mano, e ora era ridotto a un patetico straccio che non riusciva neanche più a camminare.

E aveva un freddo della miseria.

Quel bastardo di Aizen aveva fatto proprio un bel lavoro ad omettere quel particolare nella spiegazione della sua “missione di recupero”.

Gli sembrava quasi di sentire la voce di Nnoitra: << Complimenti Jeagerjaques, sei finalmente riuscito a dimostrarci quanto scarso sia il tuo livello! >>

<< Chiudi quella bocca! >> ringhiò mettendosi una mano sugli occhi.

Non esisteva assolutamente che finisse per morire in quel modo umiliante come uno schifoso perdente!

Col cazzo, non sarebbe morto finchè non avesse fatto il culo a quella stronza per aver osato prenderlo in giro, anche se  visto che quello che lei aveva preso era un falso  la sua sconfitta non era stata completa.

Avanzò di qualche metro con passo malfermo, la vista offuscata, per poi infine cadere pesantemente a terra. L’ultima cosa che vide prima di perdere definitivamente i sensi fu un gigantesco albero di pietra.

                                                                                               *

Alex spalancò gli occhi.

Non era possibile, aveva di nuovo sognato quell’idiota! Mai una volta che sognasse un gigantesco bombolone alla crema o di essere chiusa a chiave in un deposito di manga.

Doveva esserci definitivamente qualcosa che non andava in lei, ma in modo grave.

Però era strano, si ritrovò a rimuginare qualche minuto dopo mentre passeggiava senza meta per i corridoi. Era stato piuttosto vivido come sogno, anzi forse fin troppo, contando che stava ancora provando un filo di inquietudine.

“Ma piantala!” si rimproverò dandosi una manata sulla fronte e sentendosi una perfetta cretina. “Vuoi forse dire che la tua mente nel sonno ha raggiunto Grimmjow, che si trova Dio sa solo a quanti chilometri di distanza da qui, gli è entrata nella testa in un modo che non sei mai stata capace di fare e ti ha così mostrato in forma di sogno la sua agonia? Ma battiamo sonoramente i coperchi?”

Ogni tanto Alex si chiedeva se anche gli altri discutessero in quel modo con se stessi, insultandosi e magari colpendosi pure.

Mentre era impegnata in così profondi ragionamenti, si accorse che in una stanza da quelle parti i pensieri di un paio di persone erano rivolti proprio al soggetto in questione. Benedicendo la sua abitudine di andare in giro con il reiatsu azzerato si accostò alla porta per sentire quello che dicevano.

“È solo per curiosità” mise bene in chiaro.

<< … ormai certo, Nnoitrasama? >> stava dicendo una voce nota.

Perfetto, tra tutti gli abitanti di Las Noches subito loro due era andata a beccare.

<< Certo che sì, Tesla, non ho la più pallida idea di come faccia Aporro a sapere sempre tutto, ma comunque pare che finalmente Grimmjow si sia mostrato la nullità che è! Chissà perché poi Aizen ha affidato proprio a lui la missione, era a dir poco scontato che un simile incapace fallisse anche un compito così elementare. A quanto ho sentito la nostra cara sexta è crepata a un bel po’ di miglia a est da qui, sotto quell’alberaccio gigante dove qualche anno fa viveva quella comunità di vasto lordes il cui capo era… >>

Il tempo sembrò rallentare fino a fermarsi.

Le orecchie cominciarono a fischiarle, mentre un gelo improvviso risalì piano il suo stomaco fino ad impadronirsi del suo petto.

“No”

Senza quasi accorgersene, si allontanò barcollando da quelle voci che gioivano per la morte di un loro compagno, la mano sinistra stretta al cuore.

“No!”

Man mano che procedeva acquisì un passo sempre più sicuro, e infine si mise a correre.

“NO!”

Lanciarsi da una finestra era una cosa che aveva visto fare solo nei film, ma per fortuna non era molto in alto e la sabbia attutì la sua caduta.

Non aveva la minima idea di dove fosse l’est in quella landa desolata, ma era come se una forza irresistibile la stesse trascinando verso la sua meta.

Ovviamente sapeva di avere una resistenza maggiore rispetto agli altri esseri umani, ma non le era mai capitato di mettersi veramente alla prova. Correre nel deserto era una delle cose più faticose che avesse mai fatto in vita sua, tuttavia il pensiero di quello che sarebbe successo se avesse ritardato la costrinse a sfidare i suoi limiti, fermandosi solo quando sentiva di essere proprio stremata, e anche così ci vollero tre giorni prima che la cima dell’albero apparisse all’orizzonte: Las Noches non si vedeva più.

Arrivata finalmente alla base non riusciva a capacitarsi di come riuscisse a reggersi ancora in piedi, senza contare che il suo stomaco doveva averla salutata per andarsene in vacanza tra il primo e il secondo giorno dalla fine del pane che si era messa in tasca; tutt’attorno a lei era un fiorire di rovine vecchie di chissà quanto tempo, ma ora non aveva tempo per la storia. Finalmente una macchia azzurra catturò la sua attenzione.

Si buttò pesantemente in ginocchio di fianco a lui, cercando di riprendere fiato.

“Non può essere!”

Era mortalmente pallido e ghiacciato, e per un terribile istante temette di essere arrivata troppo tardi, ma poi si accorse che, anche se in modo quasi impercettibile, stava respirando.

<< Cazzo Grimmjow, svegliati! >> gridò scuotendolo.

Gli mollò un manrovescio dritto in faccia, ma lui continuava a tenere gli occhi chiusi, perfettamente immobile.

“Non si sveglierà”  la canzonò una voce nella sua testa.

Ma non quella dei suoi soliti monologhi.

<< Ma chi diavolo…? >> disse Alex, guardandosi attorno allarmata. 

Il nulla cosmico.

Che stesse impazzendo, dopo tutto?

“Spero di no, sarebbe un peccato se una ragazza così bella non ci stesse con la testa, non credi?” continuò imperterrita la voce. “Comunque, curioso il destino a volte, non faccio in tempo a gioire di aver trovato un tizio così resistente a cui succhiare energia al posto delle solite mezze cartucce che arriva una sua così stupenda amica”

Lo sguardo di Alex si posò con sconcerto sul piccolo fagotto di stracci che Grimmjow aveva gettato a terra. Che fosse quella roba a parlare?

“Molto perspicace, principessa”

“E va bene, sarai anche un inquietante oggetto telepatico succhia-vita, ma ormai dentro di lui non è rimasto neanche un goccio di energia, quindi piantala!” tagliò corto la ragazza, rimandando a più tardi tutte le domande che le stavano sorgendo da quella scoperta; ora non aveva tempo da perdere.

“Uffa, non dirmi che sei già impegnata con questo qui!”  

“Neanche fra cent’anni. Ma non voglio alcun essere di intelligenza anche solo parziale sulla coscienza”

“Ma certo, quindi immagino che faresti la stessa cosa per qualsiasi altro espada, vero? Lo sai che non va bene dire le bugie?”

“Hai finito di dire cose senza senso? Perché qui avrei un po’ di fretta” ribattè Alex spazientita.

“Mmm, devo proprio? Se lui adesso muore dopo qualche mese di depressione potrai tranquillamente metterti con me…”

“Ok, riformulo la domanda: che ne dici se ora ti riduco in uno stato tale che per avvolgerti perfino un francobollo sarebbe troppo grande?”

“Addirittura?”

Alex si alzò in piedi. “Vogliamo provare?”

Lo sentì sospirare. “Va bene, va bene, hai vinto. Visto che me lo chiedi così gentilmente risparmierò la vita del tuo ragazzo, tanto mi sembra il tipo che le occasioni per schiattare se le va a cercare col lanternino. Contenta?”

“Ottima scelta” gli rispose inginocchiandosi nuovamente di fianco a Grimmjow.

“In cambio però…”

                                                                                                                              *

La mente di Grimmjow si agitò confusa, cercando di riacquistare lucidità. Non gli era mai capitato di sentirsi così debole in tutta la sua esistenza, a malapena ricordava il proprio nome.

L’unica cosa certa era il freddo incredibile che lo avvolgeva da ogni parte al punto da penetrargli fin nelle ossa. Era questo che si provava a tirare le cuoia? In passato era già morto una volta, ma non si ricordava più come era stato.

A un certo punto però i suoi sensi intorpiditi registrarono qualcosa che stonava con il quadro di gelo e vuoto che lo circondavano, un’inaspettata fonte di calore a contatto con quello che forse qualche tempo prima era stato il suo corpo, e per puro istinto di conservazione le sue braccia le si avvolsero attorno. Contemporaneamente piegò la testa di lato, affondando il viso in qualcosa di morbido che emetteva un profumo a dir poco inebriante.

In effetti se era quella la morte allora non gli dispiaceva per niente abbandonare quello schifo di mondo.

Man mano che i minuti passavano, il calore si diffondeva sempre di più, e Grimmjow si accorse di star riacquistando sensibilità, malgrado la sua testa fosse ancora immersa in uno stato di dormiveglia tale da impedirgli di formulare pensieri di senso compiuto. Fosse stato più lucido, sarebbe riuscito a dare una spiegazione a quella strana sensazione di familiarità che stava cercando faticosamente di farsi strada, in un angolino remoto del suo cervello, ma ora come ora non riusciva proprio a raccapezzarcisi. Era come avere una parola sulla punta della lingua e non riuscire assolutamente a ricordarsela.

Quello che stava succedendo in quel momento però gli fece completamente evaporare dalla testa quei pensieri faticosi: per un istante infatti era sembrato quasi che la sua fonte di calore si stesse allontanando da lui, cosa che aveva suscitato tutto il suo disappunto, che però era scomparso come neve al sole quando subito dopo qualcosa di estremamente morbido e piacevole si era appoggiato sulle sue labbra.

Ok, forse era davvero morto dopotutto.

Ma allora come mai invece di sprofondare sempre di più nell’oblio, come aveva fatto fino a qualche minuto prima, ora gli sembrava invece di starne uscendo?

Più il tempo passava e più Grimmjow ritornava ad avere coscienza di sé: cominciò a ricordarsi dove si trovava e che cosa stesse facendo prima di ridursi in quello stato, ma soprattutto la sensazione di familiarità di prima tornò a farsi sentire diecimila volte più forte, finchè la consapevolezza di chi lo stesse baciando lo colpì come una fucilata.

Spalancò gli occhi.

La donna si staccò da lui con un’espressione esausta. << Alla buonora. Bentornato in questa deprimente valle di lacrime >> lo salutò cercando di alzarsi.  

Grimmjow la trattenne. << Non così in fretta! Abbiamo ancora un conto in sospeso, noi due >>

Lei lo fissò sconcertata. << Ho appena salvato quel tuo culo ingrato dalla morte e tu ti metti a parlare di regolamenti di conti? >>

<< Non mi pare di averti mai chiesto di salvarmi >> le rispose senza lasciarsi incantare. << E poi mi sembra che il tuo modo di salvare il mio culo ingrato fosse piuttosto equivoco >>

Mentre parlava strinse la presa sui suoi fianchi e rotolò di lato, ribaltando la situazione. La donna non oppose alcuna resistenza, sembrava esausta e debole almeno quanto lui.

L’unica cosa che non sembrava stanca era la sua maledetta lingua. << La prossima volta che ti troverò moribondo e in stato di ipotermia, per scaldarti ti darò direttamente fuoco, poi ti sveglierò spezzandoti le ossa una per volta, visto che sembri preferire così. Per tua norma e regola quella che ti ha così scandalizzato è una tecnica di connessione mentale molto difficile che posso attuare solo quando mi trovo con una persona in uno stato di intimità e sincronia tale da permettere alle nostre coscienze di toccarsi, come appunto un bacio. Chi pensi che abbia guidato la tua mente fuori dallo stato comatoso in cui ti trovavi venti secondi fa? Babbo Natale? 

<< Risparmiati le spiegazioni, non me ne frega un cazzo delle tue tecniche! Quello che voglio sapere è come diavolo hai potuto prendermi in giro! Non hai un minimo di orgoglio? >>

<< Dacci un taglio, avrò anche fatto finta di perdere, ma in ogni caso, sorvolando il fatto che tu mi hai rifilato un falso, visto che se hai ancora il fiato per lamentarti è merito mio, non potremmo considerarci pari e metterci una pietra sopra? >>

Grimmjow dovette ammettere controvoglia che aveva ragione. Anzi, forse in fondo era meglio così, se in questo modo poteva evitare di sentirsi in debito con quella lì proprio della vita forse ci aveva addirittura guadagnato.

Questo però non significava che ora si sarebbe rialzato dandole amichevoli pacche sulle spalle. << Se siamo pari significa che non ho più debiti con te, quindi posso fare quello che voglio, giusto? >>

La ragazza lo fulminò con gli occhi, poi gli afferrò le braccia e lo fece sbilanciare, tornando alla posizione di partenza. << Sei solo un idiota, e io sono ancora più idiota perché continuo a darti retta! Si può sapere che diavolo vuoi tu da me? È da quando ci conosciamo che non fai altro che perseguitarmi! “E combatti, e ti ammazzo, e in guardia, e stupida donna, e reagisci, e sono il re guardate come sono figo vi ammazzo tutti!” >> concluse quasi urlando. << Volevi farmi perdere la pazienza? Complimenti, ci sei riuscito alla grande! L’universo intero si unisce nell’acclamare questo grand’uomo! >>

Si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro.

<< E tu sta’ zitto! >> ringhiò indicando qualcosa nella sabbia.

Grimmjow si mise in piedi fissandola sconcertato. Quell’improvviso scoppio d’ira lo aveva preso completamente di sorpresa, tutto si era aspettato tranne vederla perdere le staffe.

<< Stai scherzando, umana? Davvero non sai quello che voglio da te? >>

Lei sospirò, come a chiamare a raccolta la sua pazienza, poi si avvicinò, fermandosi a pochi centimetri da lui. << No Grimmjow, francamente proprio non lo so, ho smesso da tempo di cercare di capire quello che ti passa per la testa. Vuoi uccidermi? >> disse perforandolo con i suoi occhi neri. << Oppure vuoi baciarmi? >>

Ora sì che era rimasto senza parole.  

 

 

Angolo delirazioni

 

Misterioso visitatore: << Aaahhh, finalmente posso parlare! >>

Liz: << Fiuuu, lo dicevo io che è un maschio! Meno male! :3 >>

Alex: << Lo sapevo che la mia vita non era ancora abbastanza complicata, me lo sentivo -_- >>

Liz: << Ma non è giusto! Perché devono andare tutti dietro a te? Che invidia! >_< >>   

Misterioso visitatore: << In effetti, adesso che ti vedo bene anche tu sei molto bella, che ne dici di conoscerci meglio? >>

Liz: << Sì sì conosciamoci! *_* >>

Alex (trattenendo Liz per il colletto) : << Ma perché continui a chiamarlo “misterioso visitatore”? Non ce l’ha un nome? -_- e perché parla in grassetto corsivo? >>

Aki: << Parla così perché oltre ad avere una voce molto figa, in questo modo i lettori possono distinguere le sue battute dai tuoi machiavellici dialoghi con te stessa ^_^ E lo chiamo così perchè fa più suspance U_U (in realtà non ha ancora deciso il suo nome). Comunque visto che “misterioso visitatore” fa pena da oggi in poi sarà noto a tutti così: >>

Coso: << Ah grazie tesoro ora va meglio… =_=  >>

Aki: << Basta chiedere ^-^ A proposito, che è tutto questo silenzio?>>

Liz: << Il nostro gattino non è qui a soffiare :3 >>

Grimmjow: << GUARDA CHE TI HO SENTITA! >>

(Liz imita un gatto che inarca la schiena soffiando e graffiando)

Grimmjow: << CI SONO GLI SPECCHI DI QUA! >>

Liz: << Eddai, non essere sempre così arrabbiato, su con la vita! :3 Devi prenderla un po’ più bassa, chessò, invece di ringhiare sempre e segnare il territorio, dovresti provare a farti le unghie sul divano, mangiare un po’ di erba gatta… vuoi che ti passi la spazzola? :3 >>

Grimmjow: << FANCULO! >>

 

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Capitolo 12
*** C'è nessuuuuuno? ***


Aki: << Aaah che bello tornare alla ribalta! Se penso di essere stata a tanto così dall’essere rinchiusa per sempre in un convento di clausura… >>

Grimmjow: << Merda, finalmente eravamo sul punto di levarcela dai piedi per sempre! >>

Alex: << Non ci sono più le scuole di una volta -_- >>

Aki: << “Ti prego fa’ che venga bocciata” e invece ciccia, mi dovrete sopportare ancora a lungo ^_^  e poi chi vuoi prendere in giro Grimmy, lo so che dopo questo capitolo vorrai eleggermi santa U_U >>

Grimmjow: << Smettila! Tu sei pazza, pazza e pericolosa, e io ancora non so perché continuo a prestarmi a questa pagliacciata! >>

(tutti ci pensano un po’ su)

Alex: << Perché sei un idiota >>

Nnoitra: << Perché vuoi farti l’umana >>

Aporro: << Perché mi devi dei soldi >>

Aki: << Perché se no verrà accidentalmente pubblicato su facebook un link di te che amoreggi selvaggiamente con Grell di Kuroshitsuji, e lo sai come ne sarebbe felice ^_^ >>

Grell: << Noo, per me esiste solo Sebaschaaaaaan! Però… anche tu non sei male gattone! (rincorre Grimmjow con la death scyte) Non scappare amore! Voglio vedere come stai tutto tinto di rosso! >3< >>

Halibel: << Ma non sei gelosa? >>

Alex: << E perché mai? Grimmjow tutto rosso sangue lo voglio vedere anche io… >>

Aki: << Ho creato un mostro! >_< >>

  

Julia_Urahara: Sì, finalmente si è tolta questa soddisfazione! *^* Come si dice, quando ci vuole ci vuole! U_U Visto che una si “lancia come un missile” per salvarti la vita, tu non dico gettarti in lacrime ai suoi piedi, ma magari evita di parlare di vendette e cose simili, babbeo! Questo è più o meno quello che ha provato la poverina trattenendosi dall’ammazzarlo XD Che dire, sono ragazzi XD Bacio ^^

 

Hoshimi: Modesti a parte ragazza, dovresti saperlo che per una narcisista come me le recensioni piene di complimenti possono essere anche lunghe due chilometri (sale in piedi sul tavolo senza motivo) ^^ In compenso questa volta sei stata tu a farmi piegare in due dal ridere per Grimmy con la divisa da idraulico XD (che ripara i tubi di casa mia… tutto sudato… che collauda la doccia… *ç* no ok, sto correndo troppo XD) ebbene sì cara, questo è AMOREEEE!!!! (anche io non vedevo l’ora di scriverlo XD) Ma quei due non devono saperlo, ok? È in gioco la mia carriera (nonché la mia vita), quindi acqua in bocca! Alla prossima! ^^

 

Lucy94: Mmm, belle domande! Chi sarà il famigerato “coso”? Questa è la parte che dovrà aspettare di più per essere svelata, perché purtroppo è un tipo a cui piace stare avvolto nel mistero, nel senso letterale del termine XD Posso solo dirti che ciò che ha chiesto in cambio ad Alex non è certo un cagnolino per natale, ma qualcosa di un po’ più cattivo… in compenso, tornando a un personaggio cerebralmente più semplice, cosa farà Grimmjow superato lo shoc iniziale ti sarà presto chiaro, non essendo lui fatto per misteri e giri di parole (ma proprio per niente) U_U               P.S. Sì, unisciti anche tu al gruppo “Vogliamo Aizen giù da una forca!” *_* Bwhahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahaha!

 

lenina blu: grazie mille! ^^ Ti assicuro però che anche io ci metto secoli per decidere che cosa scrivere =O= la mia media è di tipo due frasi in due ore, poi mi metto al computer e riscrivo tutto il capitolo cambiando quasi tutto, roba da centro di igiene mentale XD Bye

 

Midnight_Rose : Ehm, che dire? Mi hai fatta diventare rossa, il che, come dici tu, è dire pochissimo ^\\^ Sì insomma, contando che, ogni volta che rileggo quello che la mia mente malata ha prodotto, vorrei nascondermi sotto un telo nero, è a dir poco stupendo vedere che c’è gente che non la pensa così, soprattutto per quello che riguarda le cosiddette “scene erotiche”, (e ci vuole un bel coraggio a definirle così XD) campate in aria con il solo ausilio delle varie cose lette (anche Akisan è una pervertita), non avendo la sottoscritta a quasi 17 anni neanche mai baciato nessuno… ecco, con questa frase mi sono giocata la parte “hai uno stile talmente scorrevole” XD Va beh, adesso vedrai che cosa vuole Grimmy… Ciaoo! ^^     

 

Yoko_kun: Eh sì, malgrado si impegni a negare il tutto mi sa proprio che si sia alla fin fine affezionata a lui XD Mi ha però pregata di precisare che “la discutibile tecnica che ha usato era inevitabile, e che se a lui basta così poco per saltare addosso alla gente allora che si faccia castrare” XD Per quanto riguarda Liz non sarà presente solo più per questo capitolo, poi prometto che sarà sempre pronta ad allietarci con i suoi commenti idioti e a contendersi con te il “coso” (oddio come suona equivoca questa frase! XD) P.S. Annoiata un corno, sono io che mi vergogno di fare sempre delle risposte così brevi alle recensioni lunghe come questa ^^”

 

Loveless_: Liz ha apprezzato molto il tuo consiglio, infatti è da un paio d’ore che gira per casa armata di rastrello, anche se secondo me ci vuole una motosega professionale XD In effetti al fatto che Grimmy la voglia mangiare non avevo pensato O_O Comunque lei ha Alex che le fa da guardia del corpo, quindi non c’è pericolo XD ( Liz: << Io preferisco la definizione “mamma chioccia” :3 >> ) Mmm, comunque hai ragione, quello ormai è una causa persa, non riconoscerebbe il buon senso neanche se si mettesse a ballare nudo davanti a lui XD Comunque (anche io lo uso sempre, è un vizio XD) risposta: il “coso” è un personaggio che mi è venuto in mente dopo giorni di dibattiti solitari e monologhi su come complicare la storia, la sua identità verrà svelata più avanti, ed è un maniaco molestatore sostanzialmente perché io adoro i maniaci molestatori *ç* e non potendo rendere Grimmy troppo maniaco senza andare troppo fuori dal suo personaggio, ho deciso di crearlo apposta per sfamare la mia sete di maniacità *_* (sono da ricoverare, vero? XD) Va beh, detto ciò mi eclisso, che se no non finisco più XD Bye  

 

Fix89thebest: Non c’è che dire, complimenti, mi hai smascherata! XD Ebbene sì, l’intento è esattamente quello, il fatto è che già è difficile gestire orde di arrancar\espada\maniaci urlanti, figurarsi anche tutta la Seireitei in para più santo Ichigo-io-ti-proteggerò-Kurosaki, Rukia-e-chi-ti-ha-chiesto-niente-Kuchiki e la loro banda di simpatiche canaglie… (è una scusa, in realtà li odia tutti e ogni volta che muore un espada piange come una demente…) e poi, Grimmy che si dispera è stupendo, ma vederlo geloso non ha prezzo *ç* Ci provo dall’inizio della storia, ma lui è una testa di coccio e non vuole collaborare, ho dovuto tirar fuori la storia dell’ex ragazzo per vedere finalmente un vago risultato U_U ho pensato di farlo ingelosire con lui, Ulquiorra, addirittura Nnoitra (povera Alex, che rischio che ha corso…), poi per fortuna è arrivato il “coso” a cavarmi dai pasticci ^^ anche se per il momento l’unica gelosa è Liz, che vorrebbe pure lei tutti questi fighi che le corrono dietro XD Ma anche Alex non scherza, per tirarle fuori qualche sentimento umano ho quasi dovuto far schiattare il poveraccio XD Eh sì, ne hanno proprio tanta di strada da fare… U_U

 

Nironcina94: Adesso basta, glielo devo dire a mia madre che se non studio per scrivere i capitoli è a causa delle tue minacce! XD Se continui ad amputarti i pezzi a causa dei miei ritardi che non ti venga in mente di spedirmeli a casa in una busta come fanno i rapitori, ok? è_é Uff… se ti tagli le dita poi come farai a leggere chi è il “coso”? XD Santa pazienza…

 

Himechan84: Grazie mille cara, ma davvero fa così ridere? o_O Io ormai l’ho riletta talmente tante volte che non saprei dire, comunque mi fido ^^ Ciaooo!

 

ApacheShyai: Addirittura? o_O Ma dovresti sapere che non ucciderei mai il mio Grimmy! Al limite potrei farlo pestare, ammalare e ridurlo in fin di vita ^_^ (Grimmjow: << Porca eva, e ti sembra poco? >> ) perché, diciamocelo, chi non approfitterebbe di un Grimmjow svenuto, inerme ed infreddolito? *ç* (Alex: << Come ho già ripetuto circa duemila volte, non ho approfittato proprio di nessuno, rileggetevi il capitolo se non ci credete -_- >> ) sì sì, tutte scuse… la verità è che finalmente la mia bambina si sta svegliando! *^* Alla prossima! ^o^   

 

Darklight92: Alex: << Ebbene sì, finalmente sfoderando al massimo la sua furbizia e il suo proverbiale tatto è riuscito nell’ardua impresa di farmi arrabbiare di brutto U_U più che altro penso di essere stata colta da una specie di esaurimento nervoso dovuto alla stanchezza e alla preoccupazione; perché poi debba continuare a mettermi nei casini per questo qui proprio non lo so -_- . In compenso grazie a lui mi è venuto un tale tabacco di nervoso che ho chiesto a quella perversa svanita (perversa svanita=Aki) di risponderti personalmente: (si schiarisce la voce) mi vedi? Non ti faccio tanta pena? Non ti viene voglia di piangere sulle mie disgrazie? E allora perché, misericordia santissima, continui a girare il coltello nella piaga? Perché continui ad istigarla? (indica Liz che le saltella intorno ripetendo a nastro: << Voglio venire anch’io! Voglio venire anch’io! >> ) Anche Ulquiorra, all’idea di avere una tizia così che gli balla sui piedi ha fatto la faccia da Pierrot triste! (Aki: << Ma veramente Ulquichan ha sempre una faccia da Pierrot triste >> ) Ti prego, se davvero mi vuoi bene non dare idee perverse a quella già fin troppo schizzata ragazza, per favore -_- detto questo vado che mi è venuta un’improvvisa voglia di pestare quell’idiota di Grimmjow. A presto >>

 

Un olè bello forte per Midnight_Rose, tykisgirl, Fix89thebest, morens94, Ichigo wehara e baby moon che hanno inserito questa storia tra le seguite, per Techno4ever che mi ha messa tra gli autori preferiti ed ovviamente a quelli che leggono e basta. Perché voi valete! (ok, detto da una bellona che mulina i capelli e vuole farti credere che a malapena vent’anni deve già coprire i capelli bianchi è un’altra cosa, ma quel che conta è il messaggio, no? XD) 

 

Capitolo 12: C’è nessuuuuuno?

 

Ok, chi aveva parlato? Perché non poteva essere stata lei a dire una cosa del genere, vero? Vero?

<< Non puoi volere tutte e due le cose >> sentì proseguire la sua voce. << Quindi vedi di deciderti, non che un attimo prima cerchi di farmi a fette e quello dopo di violentarmi >>

<< Potrei violentarti e poi ucciderti >> propose Grimmjow.

Zotico.

<< E io potrei prenderti a calci in culo finchè non ti deciderai a rispondere seriamente alle mie domande >>

Grimmjow sembrava essere stato preso completamente in contropiede dalla sua improvvisa richiesta di chiarimento, ma non era certo l’unico.

La mente di Alex era tutto un turbinio di domande miste ad invettive contro se stessa e il giorno in cui era stata messa al mondo. Era così presa dallo stupore che quasi si perse la successiva domanda dell’espada.

<< Perché vuoi saperlo? >>

“Perché sono una povera pazza che a quanto parte ha raggiunto la soglia della follia per la carenza di sonno e vitamine”

<< Perché voglio capirci qualcosa. E perché malgrado tu sia il più insopportabile coglione che abbia mai incontrato in tutta la mia vita, non mi avrebbe fatto piacere se fossi morto >>

Cooosa??? Che diavolo aveva appena detto??

Grimmjow sembrò riprendersi dallo shoc e prese tra le dita una sua ciocca di capelli.

<< Questo è un tuo modo contorto per dirmi che posso metterti le mani addosso quanto voglio? >>

“ASSOLUTAMENTE NO CAZZO!”

<< È un mio modo contorto per non dover sempre stare all’erta per capire se quando ti avvicini lo fai per attentare alla mia vita o alla mia verginità >>

Grimmjow la guardò in modo strano.

<< No aspetta, sei ancora vergine? >>

Alex gli lanciò un’occhiataccia. << Si può sapere che diavolo è quel tono stupito? >>

<< Pensavo che con quel tizio… >>

<< Grimmjow, fammi un favore: non pensare, che è meglio >> e poi, prima di riuscire a trattenersi: << E comunque ti avrebbe dato fastidio se anche così fosse stato? >>

<< Sì >>

La risposta fu talmente improvvisa ed inaspettata che Alex dimenticò i suoi propositi suicidi per quello che aveva appena detto.

Quel pazzo aveva appena risposto “sì” o lei doveva andare urgentemente da Amplifon?

<< Intendi per una qualche stupida ragione della serie: “non mi piace che qualcuno tocchi le mie prede eccetera eccetera”? >>

Grimmjow inarcò un sopracciglio. << Ti aspettavi forse: “perché ti voglio tanto bene e vorrei scambiarmi con te tante coccole”? >>

Le strinse improvvisamente le spalle. << Se è l’ipocrisia che cerchi, allora mi sa che hai sbagliato indirizzo. Per quanto la cosa mi facesse incazzare, io non ho mai nascosto di volere il tuo corpo, sei tu che continui a negare l’evidenza dicendo che non te ne frega niente! >>

<< Cosa?! Io non… >>

<< Invece sì >> la interruppe subito Grimmjow, strattonandola di nuovo. << La verità è che tu hai paura! Hai paura perché hai scoperto di desiderare qualcuno che odi, e temi che questo possa sconvolgere la tua piccola vita perfetta e programmata! Beh io invece so perfettamente quello che voglio, quindi se per una volta vuoi dare ascolto al tuo istinto invece che alla tua testa buon per te, altrimenti combatti! >>

La spinse all’indietro ed entrambi caddero sulla sabbia.

“Mmm, qui le cose si fanno serie” sghignazzò la voce di prima.

“Tu! È a causa tua che ho detto queste cose, vero?” lo accusò Alex furibonda. “Smettila immediatamente! Si può sapere che cosa vuoi ottenere?”

“Ti sbagli, io ti sto solo dando una spintarella per divertirmi un po’, ma non potrei condizionarti in questo modo se tu non lo pensassi già di tuo, no principessa?” 

Alex sentiva crescere dentro di sé un’indicibile ansia mentre fissava gli occhi azzurri di Grimmjow che si abbassavano verso di lei come al rallentatore: no, quell’ammasso di stracci non poteva avere ragione, lei non…

“Ti sbagli!” pensò con una leggera punta di isterismo. “Sarò pure tutto quello che vuoi, ma non sono assolutamente pronta per… per questo! Non adesso, non con lui!”

Doveva alzarsi subito, tirargli un calcio, dirgli che si sbagliava, che avrebbe preferito morire piuttosto che dargliela vinta. Ma come poteva? Era ancora esausta per tutti gli sforzi degli ultimi giorni, mentre lui sembrava riacquistare sempre più le forze, e la presa sui suoi polsi era d’acciaio.

Si dimenò ancora, ma non potè dissimulare del tutto la sua sorpresa quando ogni sua terminazione nervosa si accese al contatto della bocca di Grimmjow con il suo collo.

Era una cosa al di fuori del mondo, che mai le era capitato di provare se non quando era con lui. Non era né dolce come con il suo ex, né tanto meno piacevole. Era molto di più.

Era eccitante.

Forse fu quella improvvisa consapevolezza a convincerla definitivamente, o forse fu l’ammasso di stracci a rimbecillirla completamente approfittando della sua stanchezza, fatto sta che quando le labbra di Grimmjow raggiunsero le sue, lei lo fissò per un lungo istante, poi chiuse le palpebre ed infine si arrese, lasciandosi andare in uno dei suoi lunghi e frenetici baci, facendosi trasportare in un luogo dove  non erano più le parole a riferire all’altro i propri pensieri e il proprio modo di essere.  

Pian piano la stretta ai suoi polsi si allentò, e Alex sentì il suo orrido vestito la sua divisa venire sfilata con impazienza, e la cosa la divertì tanto che fece un mezzo sorriso contro la bocca di Grimmjow, il quale si staccò e la guardò interrogativo.

<< Che hai da ridere? >>

Lei scosse la testa. << Pensavo che quando tornerò in me mi pentirò amaramente di tutto questo >>

Era una mezza verità: quello che l’aveva divertita era il fatto che le sembrava tutto sommato quasi incredibile che qualcuno la desiderasse in quel modo; insomma, non che fosse un cesso ma c’era certo di meglio in circolazione. Poi si ricordò che lui come incentivo aveva anche quella stupida scommessa e la voglia di ridere le passò in un istante.

<< È per questo che odio gli umani >> sbuffò Grimmjow accarezzandole con fare provocatorio una gamba. << Pensano troppo >>

Forse era vero. Mai come in quel momento Alex si era resa conto di cosa volesse davvero dire avere la testa sul punto di esplodere.

Una parte di lei, che aveva la sua voce, le urlava di non cedere in quel modo, che era da deboli, che gliela stava solo dando vinta e che non ci avrebbe guadagnato nulla se non un gran male ovunque; l’altra, che aveva la voce di Liz, diceva alla prima di chiudere quel cesso e che nella vita non c’erano solo responsabilità, che bisognava anche un po’ divertirsi finchè si era giovani e che in fondo non stava mica uccidendo nessuno. Risultato: dopo un primo slancio iniziale aveva di nuovo fatto retromarcia e se ne stava immobile e rigida senza riuscire a prendere una decisione. Avrebbe voluto avere un po’ di tempo per ponderare bene la cosa, valutare tutti i pro e i contro e infine decidere cosa fare, ma il fatto che Grimmjow si stesse già svestendo le suggeriva che di tempo purtroppo non ce n’era manco a chiederlo in cinese.

“Cazzo, cosa devo fare? Cosa devo fare? Se adesso vado fino in fondo, dopo me ne pentirò, Grimmjow diventerà insopportabile e nel caso in cui riuscissi a tornare a casa e a trovarmi un ragazzo avrei buttato via la mia verginità fuori dal balcone per nulla. Se invece gli tiro un calcio nelle balle e me ne vado a testa alta Grimmjow diventerà ancora più assillante di prima per via del “brivido della caccia” e cazzate varie, Liz mi lincerà per l’occasione che ho buttato via e soprattutto nel caso alquanto probabile in cui la mia vita abbia termine da qui a breve, morirò senza aver fatto sesso neanche una volta, da vera sfigata doc.”

Hai paura perché hai scoperto di desiderare qualcuno che odi, e temi che questo possa sconvolgere la tua piccola vita perfetta e programmata.

No, Grimmjow si sbagliava di grosso, lei non poteva essere in alcun modo interessata a lui.

Di nuovo quel calore sulle labbra, che né rifiutavano né accoglievano completamente questa volta, e il conseguente disappunto dell’espada, che evidentemente avrebbe gradito più partecipazione.

E allora perché gli aveva salvato la vita?

Un gemito soffocato rimproverò le mani di Grimmjow, che nel toccarla non sapevano proprio dove fosse di casa la gentilezza.

Perché non appena aveva saputo quello che gli era successo si era sentita come se le avessero squarciato il petto con un pugnale ed era corsa da lui?

Ma non c’era più tempo per i dubbi: Grimmjow sembrava essersi stancato dei preliminari, ed era piuttosto ovvio cosa sarebbe successo da lì a poco, ora che le scivolava tra le gambe. Doveva decidere adesso!

Lo voleva o non lo voleva?

Quindi se per una volta vuoi dare ascolto al tuo istinto invece che alla tua testa…

La sua mano si ritrovò sotto quella grande e calda di Grimmjow, e Alex si perse negli abissi di quell’azzurro cielo che aveva rischiato di non vedere mai più.

“Lo so che è sbagliato, lo so che me ne pentirò. Domani tornerò ad essere la solita Alex, ma vi prego, solo per oggi, lasciate che sia una ragazza qualunque, che sogna il principe azzurro e che vuole poi spettegolare con le amiche sulla sua prima volta…”

 

Angolo delirazioni

 

Aki: << Ehm, lo so, contando quanto vi ho fatto aspettare, questo capitolo è indegnamente corto e a parte le seghe mentali di Alex non succede quasi nulla, perdono! T__T >>

Alex: << L’hai fatta grossa -_- >>

Aki: << Ma lo sapete che queste scene sono il mio punto debole, ci ho messo giorni a riscrivere tutto perché come lo avevo messo mi faceva vomitare… >>

(si mette in un angolino a coltivare funghi)

Grimmjow: << “Queste scene”! Manco succedesse chissà che! >>

Alex: << Tu zitto, che gira che ti rigira alla fine a te va sempre tutto bene -_- >>

Aki: << Già, siamo diventati anche degli psicologi in questo capitolo, eh? Sborone… >>

Grimmjow: << Almeno io non vado in crisi per descrivere due bacetti! >>

Aki: << Grell? Attacca! >>

(il sopracitato salta fuori dal cesto della biancheria sporca con la motosega accesa)

Grell: << Grimmchan amore mio! Voglio avere un figlio da teeeee!! >>

Grimmjow: << Urgh! >>

Liz: << Che teneri :3 >>

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Capitolo 13
*** Tra i due testoni il terzo rompe ***



(Aki è seduta immobile sul divano con lo sguardo fisso)
Aki: << 0o0 >>
Grimmjow (le sventola una mano davanti alla faccia): << E adesso che ha questa? Sono giorni che ha ‘sta faccia, comincia a farmi paura! >>
Alex: << Ignorala. Sono solo i suoi ormoni che dopo quasi 17 anni di inattività forzata gridano vendetta, e leggere yaoi non aiuta di certo -_- >>
Coso: << Per dirla in parole spicce ha voglia di ca… >>
Alex (spintonandolo giù dalla sedia): << .. di casa. Ha voglia di trovare casa >>
(Liz arriva saltellando e si siede senza accorgersene su Aki)
Liz: << Di che parlate? :3 >>
Grimmjow: << Di quella roba inanimata sotto il tuo sedere >>
Liz: << Ah, è vero! :3 >>
(si mette a punzecchiarla con un bastoncino)
Aki: << 0o0 >>
Alex: << E adesso che si fa? -_- >>
Ulquiorra: << Il capitolo è già scritto >>
Coso: << Già, ma manca una cosa… >>
Ulquiorra: << Allora qualcuno la dovrà svegliare U_U >>
Grimmjow: << Stai scherzando? Quella non si sveglia neanche se le estrai un rene senza anestesia! >>
Liz: << Possiamo chiedere a Yammi, l’ha già fatto l’altro giorno mentre litigava con Nnoitra :3 Uhm.. adesso che ci penso, è un po’ che non li vedo in giro, chissà dove sono finiti… >>
(tutti si guardano)
<< CARTA, SASSO, FORBICE! >>
Aki: << 0o0 >>
 
Lucy94: davvero ti è sembrato profondo e sexy? A me sembrava più che altro una panterona arrapata che essendosela vista brutta ha deciso di smetterla di cincischiare XD (schiva un fendente di Pantera). Quell’altra invece è tutto il contrario, ma d’altra parte si sa che il protagonista è sempre l’ultimo ad accorgersi di che aria tira U_U
Comunque, ti dirò, su questo punto sono rimasta a ragionarci non poco: farli andare fino in fondo mi sembrava un po’ presto, mentre interromperli sempre alla lunga risulta ripetitivo. Alla fine ho preso una decisione, spero solo sia quella giusta >_<
 
Julia_Urahara:io volevo metterla la foto, ma Grimmy pur avendo moltissimi pregi (Alex spalanca la finestra per farla uscire tutta ed evitare l’esplosione del condominio), è totalmente privo di senso dello humor e ha messo a ferro e fuoco ogni apparecchio fotografico nel raggio di duecento metri, sbraitando che chiunque accennerà di nuovo alla questione finirà allo spiedo U_U” Mi sa che se non mi sbrigo a farlo concludere con Alex toccherà soglie d’isteria mai viste prima, a volte mi chiedo se non soffra di sindrome premestruale >_>”
 
Yoko_kun: beh se non altro lui sarebbe immensamente felice di essere litigato e diviso tra due (o anche più) ragazze! XD Non a caso il suo soprannome è facilmente equivocabile U_U E comunque sì, penso si possa dire in tutta tranquillità che è un immane bastardo, ma è per questo che è terribilmente sexy! *ç* E poi mi serviva qualcuno che desse un calcio nel sedere a quei due, se no col cavolo che arrivavano a questo punto! Perché, come dici tu, anche se sono diversi alla fine si assomigliano: sono dei terribili testoni! XD Alex poi, anche se si lascia convincere ha sempre delle riserve, ma d’altra parte in questi casi Grimmy ha sempre il cervello non raggiungibile, quindi la si può capire se si pone domande anche per lui U_U Quanto mi fanno lavorare questi ragazzi!
 
Loveless_:ehm, che dire? Sono commossa dalla tua convinzione nel difendermi dal panterone! ^\\^ Ma tanto lui scherza, in realtà mi vuole un bene dell’anima, vero Grimmy? ^_^ (Grimmjow: << E come no! >> ) Quanto al monumento, in quanto persona a costanza zero la voglia di scrivere mi viene piuttosto a intermittenza, forse siamo collegate in qualche modo ed è inversamente proporzionale al tuo stato d’animo (o forse mi viene quando gli abitanti dell’Hueco Mundo hanno bisogno di essere pestati un pochino XD). Comunque tranquilla: lungi da me provocare la morte di un qualche personaggio innocente per aver interrotto quei due proprio adesso che Alex sembra essersi convinta (o essere stata convinta)! P.S. Aizen mi ha chiesto di riferirti che il conto per lo sfruttamento di immagine verrà riscosso direttamente a casa tua da un incaricato (Sandrone!) che in caso di mancato pagamento procederà all’immediata distruzione della tua città.
 
lenina blu: sicura che non fosse la finestra aperta che faceva corrente? XD Comunque grazie mille!
 
yukino_lang08: sacrilegio! Subirai un immediato Cero Oscuras per aver saltato un capitolo! XD Comunque, maledizioni a parte grazie per il conforto, spero davvero di potermici abituare un giorno *^* e allora scriverò una marea di raiting rosso! Le raiting rosso conquisteranno il mondo! *_* Mwhahahahahahahahaha!! (Alex: << Ce la siamo giocata -_- >> )
 
Midnight_Rose: tranquilla, tanto questo posto ormai è diventato un covo di porcaggine, neanche Alex ha potuto far fronte a tanta perversione e ha dovuto gettare la spugna XD Un pochino però è amareggiata da tutto questo gaudio per quello che lei pensa sia l’attimo più deprimente di tutta la sua vita ( << Eppure dovreste essere ragazze pure voi, perché arrivano solo commenti del tipo: “Finalmente concludono!”? Per non parlare di quel disgraziato impiccione! Si può sapere cosa diavolo è che vi piace di lui? >> ) insomma, si sente incompresa U_U. Certo che il “coso” sta avendo un inaspettato successo, contando che avrà detto sì e no 5 battute O_O Già se la tira così, figuriamoci quando saprà che gli hai fondato un FanClub… >_>”
 
Miki Michaelis: ti capisco, anche io amo Grimmy alla follia, ed è per questo che maltrattarlo non ha prezzo! XD È così… così… pirla! XD Però bisogna ammettere che per una volta ha avuto i suoi cinque minuti di gloria, in fondo glieli dovevo U_U (diciamocelo, chi non avrebbe detto: << Sì sì tutto quello che vuoi! *ç* >> ?) Tranquilla, con i complimenti puoi ripeterti finchè vuoi, anzi, il giorno in cui le seghe mentali conquisteranno il mondo (frase senza senso) il tuo merito verrà tenuto da conto! (Traduzione: approfittane adesso per adularmi, che ti conviene) Alex: << Ti prego perdonala, appena sveglia straparla sempre -_- >>
 
Shirahime:chi non lo vorrebbe un principe azzurro così? *ç* (Ma anche Ulquichan non è certo da buttare, non per niente viene subito dopo in classifica U_U)Altro che ansioso, quello tra poco mi manda a fuoco la cucina per autocombustione! XD Non sei la sola a pretendere dettagli, dire che il poverino è frustrato è un gentile eufemismo XD P.S. ti capisco, anche il mio pc è in camera di mia sorella, solo che lei va a dormire alle 10 =0=
 
Please una standing ovation per Miki Michaelis, Shirahime e Yunalesca_Valentine che hanno inserito questa storia tra le seguite, per shinigamixs, di nuovo Miki Michaelis e meristrella che l’hanno messa tra le preferite, per Loveless_ e ancora Miki Michaelis per aver messo questa povera disgraziata tra gli autori preferiti e al solito a chi legge e basta. Che Grimmy sia con voi! (ma anche no! XD)
 
Capitolo 13: Tra i due testoni il terzo rompe
 
Alex, checché ne dicessero gli altri, non era fatta di acciaio. Era un’adolescente umana, e, come tale, aveva un rapporto tormentato con il proprio corpo e la questione sesso. Perché è inutile negarlo, nessuna ragazza di questo mondo non fantastica almeno una volta su come sarà la sua prima volta, chiedendosi soprattutto dove diavolo troverà il coraggio di farsi vedere come mamma l’ha fatta da qualcuno che non sia appunto sua madre.
Alex non faceva eccezione.
Per dire, se qualcuno un mese prima le avesse detto che sarebbe successo in un deserto dell’aldilà, mezza costretta da un pazzo  leggipensieri e sputasentenze e con un espada, soprattutto quell’espada, avrebbe fermato la prima ambulanza di passaggio e ce lo avrebbe caricato sopra di corsa.
E adesso eccola lì, sdraiata sulla sabbia a ringraziare il cielo che almeno fosse buio, illudendosi forse di riuscire a mantenere così almeno una briciola di dignità.
<< Non ti facevo così morbida. Visto quanto sei magra pensavo fossi tutta spigolosa >> disse Grimmjow accarezzandole i fianchi, forse nel tentativo di farle un complimento.
“Dio, ti prego, dammi la forza!”
Per fortuna ricominciò a baciarla, risparmiandole la fatica di rispondergli, cosa di cui gli fu immensamente grata.
Il corpo di Grimmjow era incredibilmente caldo, e il suo battito era forte e leggermente accelerato sotto il palmo di Alex; sembrava incredibile che fino a pochi minuti prima si fosse trovato sull’orlo della morte.
Si stavano esplorando a vicenda, lui con una certa fretta in realtà, i respiri sempre più affannosi. Le mani di Grimmjow erano rudi e prepotenti, e non avevano certo remore a toccarla ovunque, quelle di Alex invece erano più leggere e moderate, e non avevano la minima intenzione di scendere oltre la vita, un po’ per leggero imbarazzo e un po’ per sottile vendetta.
Quando si sentì afferrare una gamba però, un nuovo dubbio le si affacciò in testa: doveva dirgli di fare piano?
I resoconti di parenti e conoscenti si dividevano in due correnti: c’erano quelle che dicevano che la prima volta neanche si sentiva, e quelle che invece raccontavano una storia dell’orrore su dolori atroci e sangue a fiotti; ma in generale la dottrina era: se sei con uno delicato che fa piano non fa tanto male. Ovviamente nessuna delle due caratteristiche era riconducibile a Grimmjow, ma il dilemma era: non dirglielo e soffrire le pene dell’inferno per la sua fretta, o dirglielo e rischiare così che lo facesse pure apposta, facendole ancora più male?
Alla fine optò per la resistenza silenziosa: aveva dato e preso calci, pugni e testate, poteva sopportare quello, no?
<< Ahia! Porca miseria, fa’ più piano, animale! >>
…a quanto pare no.
<< Non mi dire che ti faccio male! >> ansimò lui ignorando la sua richiesta.
<< Noo, tu che dici? >> ribattè Alex piantandogli le unghie sulla schiena e mordendosi il labbro.
<< Femminuccia >>
<< Io sono una femmina, idiota! >>
<< E allora stai buona e lascia fare al maschio >> le rispose bloccandole i polsi a terra e baciandola.
Era… strano. Sì, strano era la definizione giusta. Era una di quelle cose che a parole era impossibile descrivere. Sì insomma, aveva qualcosa dentro…
Dolore a parte, porca miseria se era eccitante!
Rassegnandosi all’idea che in seguito avrebbe dovuto cercare di insegnargli quel minimodi buone maniere che facevano la differenza tra un essere evoluto e un macaco dell’Amazzonia, Alex chiuse gli occhi e piano piano si lasciò andare.
                                                           *
Il battito adesso era regolare sotto il suo orecchio.
Non sapeva bene come ci era finita, fatto sta che era appoggiata al petto di Grimmjow, mentre quest’ultimo giocherellava distrattamente con una sua ciocca di capelli.
Si sentiva letteralmente a pezzi, e non era un modo di dire. Contando l’energia che aveva utilizzato per salvare quell’ingrato e quella che Grimmjow le aveva fatto consumare in altro modo era già tanto che avesse ancora la forza di tenere gli occhi aperti. Senza contare che era talmente indolenzita che le sembrava di essere diventata di legno.
Grimmjow invece, maledetto bastardo, era fresco come una rosa.
E sfotteva pure!
<< Ma guardati, sei uno straccio! È stato già troppo per te, piccola verginella deflorata? >> le chiese guardandola alzarsi pesantemente.
<< Fottiti >>
Raccattò i propri vestiti sparsi in giro. << Piuttosto, hai intenzione di rimanere lì per terra nudo come un verme a fissarmi con quell’espressione da lupo di cappuccetto rosso ancora a lungo? >>
Grimmjow si mise a ridere e finalmente si decise a rivestirsi. << Per ora vedrò di accontentarmi, che poi ancora mi crepi di stanchezza tra le braccia >>
<< “Per ora vedrò di accontentarmi” >> gli fece il verso Alex. << Di grazia, tu tre volte lo chiami “accontentarti”? >>
<< Tsk, credimi, questo è niente. Sono stato clemente con te >>
Alex gli tirò il suo hakama in faccia. << Sborone >>
Ora che il momento di pazzia era passato, tutti i pensieri e i problemi momentaneamente archiviati si riaffacciarono nella sua testa.
Cosa diavolo c’era avvolto in quegli stracci?
Perché quella roba, qualunque cosa fosse, poteva entrare indisturbata nella sua testa e farle fare certe cose come se niente fosse?
“Se vuoi posso dirtelo io” sussurrò lui suadente. “Basta che tu tolga la stoffa che mi avvolge…”
Lei si accovacciò di fianco al fagotto. “E magari già che ci sono ti porto in braccio fino a casa mia e ti presento ai miei. Mi perdonerai se non offro la mia cieca fiducia a un “qualcosa” che succhia l’energia, influenza il mio comportamento e soprattutto interessa ad Aizen. Pensi che non l’abbia capito che quella stoffa è un sigillo?”
<< Ti consiglio di non toccare quella roba, se ci tieni alla vita >> la avvertì Grimmjow fermandosi alle sue spalle.
<< Lo so. Mi chiedevo solo se era il caso di portarlo a Las Noches. Non mi sembra una gran turbata consegnarlo ad Aizen >>
<< E cosa vorresti fare, eh? >> le chiese scettico nello stesso istante in cui l’altro diceva: “È proprio per questo che ti consiglio di sciogliere il sigillo, principessa”
<< Potete stare zitti due secondi e lasciarmi pensare? >>
<< Aspetta un attimo, stai dicendo che quella roba ti parla?! >>
“Solo perché sono messo male, le mie priorità sarebbero altre…”
<< SILENZIO! >>
Un nuovo dubbio si stava insinuando in lei: perché Aizen aveva chiesto proprio a Grimmjow di compiere quella missione?
Perché quando anche lei era partita da Las Noches nessuno aveva cercato di fermarla?
Era impossibile che la sua scomparsa fosse passata inosservata.
E allora perché non si era ancora presentato nessuno a riportare indietro entrambi?
A meno che non fosse stato tutto programmato.
Forse Aizen aveva mandato Grimmjow apposta perché poi lei lo raggiungesse, si rendesse conto della potenza di quella roba e gli rimuovesse il sigillo per non farlo cadere in mano sua.
Se questa ipotesi era giusta, significava che per qualche ragione Aizen voleva che fosse lei a sciogliere il sigillo, quindi aveva ordito quel piano per farglielo fare di sua spontanea volontà.
“Se ci tieni così tanto ad essere liberato”, gli chiese diffidente, “Perché non me l’hai chiesto in cambio della vita di Grimmjow?”
Percepiva qualcosa di oscuro aleggiare attorno a quell’oggetto, e non le piaceva per niente.
“Perché questo, principessa, presto o tardi accadrà. È un dato di fatto ormai”
Sì, ora la percepiva chiaramente, l’oscurità emanata da quel fagotto dall’aria innocua.
Non era una cosa palese o violenta, come l’aggressività che Grimmjow emanava da tutti i pori, che poco mancava che facesse prendere fuoco agli alberi al suo passaggio: era nascosta, appena un accenno, ma proprio per questo più temibile.
Era, Alex ne fu improvvisamente consapevole, come trovarsi di fronte ad Aizen.
La voce fischiò. “Ero sicuro di essere riuscito a schermarmi perfettamente, ma sei più abile di quanto avessi immaginato. Davvero sorprendente”
<< Andiamo >> disse Alex alzandosi in piedi.
Grimmjow la osservava come se fosse stata uno strano animale parlante. << Hai cambiato idea? >>
Lei alzò le spalle. << Se ora facessi di testa mia farei solo il gioco di quel bastardo. Se vuole qualcosa da me dovrà costringermi, e allora ci sarà da ridere >>
Raccolse l’odioso coso, se lo mise a tracolla utilizzando una fascia pendente e si incamminò.
<< Dove diavolo vai? >>
<< Mah, non so, ero indecisa tra il museo egizio e le terme >> rispose alzando gli occhi al cielo.
Grimmjow non raccolse la provocazione. << Ti aspetti forse che io mi rifaccia tutta la strada a piedi? >>
<< Preferisci affittare un camion? >>
Lui sbuffò e qualche secondo dopo Alex si trovò ad agitare i piedi a diversi metri d’altezza.
<< Porc… Mettimi giù! >> strillò aggrappandosi spasmodicamente a lui.
Ma che aveva al posto del cervello?? Sollevarla in aria così all’improvviso!
Grimmjow sembrava divertito dalla sua reazione.
<< Che c’è? Non dirmi che non ti piace l’altezza! >>
<< Sono un essere umano, non un uccello! Mettimi giù immediatamente! >>
Per tutta risposta il coglione fece finta di lasciarla cadere.
<< Smettila di fare l’idiota, cazzo! >> strillò Alex stringendo ancor di più la presa e serrando gli occhi.
Quello era sicuramente il giorno più umiliante di tutta la sua vita.
Grimmjow rise ancora più forte e partì a tutta velocità.
<< Questo sì che è stato un giorno interessante! >>
 
Angolo delirazioni
 
Aki: << Ebbene sì gente, avete capito bene: la nostra Alex soffre di vertigini! ^o^ >>
Alex: << Questa potevi anche risparmiartela però -_- >>
Coso: << Mi sbaglierò, ma la principessa due capitoli fa non si lanciava giù da una finestra? >>
Aki: << È presto detto: 1) Non era tanto in alto 2) In quel momento la sua mente era rivolta solo al panterone moribondo e si sa, in questi casi l’adrenalina aiuta U_U >>
Alex: << Anche questa potevi risparmiartela -_- >>
(si mette a coltivare funghi in un angolo insieme a Liz)
Grimmjow: << E quella che ha invece? >>
Aki: << Colpa mia, avevo detto che in questo capitolo ci sarebbe stata, e invece per problemi di spazio ho dovuto posticipare U_U >>
Grimmjow: << Manco avessi occupato dieci pagine… >>
Aki: << E va bene, sto scrivendo in fretta e furia facendo finta di leggere su wiki la vita privata di Saffo per non farmi scoprire da mio padre che entra in stanza a sorpresa, contento? è_é >>
Papi (brandendo il battipanni): << Ah, buono a sapersi! >>
Aki: << Dho! >> 

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Capitolo 14
*** Tra i due litiganti il terzo rompe-la vendetta ***


Aki: << Etchooooooooo! >__< >>
Grimmjow: << Di nuovo? Basta! >>
Alex: << Succede a stare sotto la pioggia due giorni -_- >>
Aki: << La pioggia… la pioggia mi uccide… >>
Coso: << Vedo che ci siamo divertiti a Lucca! >>
Liz: << Volevo andarci anche io! Uffa! >_< >>
Alex: << Per ridurti come questa qui? A fare cosplay mongoli sotto il diluvio? -_- >>
Aki: << Ca-cattivi! ç_ç (stringendo il pupazzo di Grimmjow appena comprato) Bwaaaaaaaa ormai solo tu sei mio amicooooo!!! T_____T >>
Grimmjow: << PIANTALA DI PIANGERCI SOPRA, DEFICIENTE!! >>
Alex: << Chissà che bello spettacolo che hai offerto lunedì, un Danimarca che passeggia con Grimmjow sotto al braccio -_- >>
Aki: << Vi assicuro che domenica ero messa molto peggio =_= >>
Grimmjow: << Con quegli stupendi occhial(si apre una botola)IIIIIIIIiiiiiiiii….. >>
Liz(sporgendosi sul buco): << Wow, fin dove porta? :3 >>
Aki: << Mah, l’ultima volta che sono scesa al fondo ci abitava un tizio con un forcone >>
 
Shirahime: Eccome se ci ha dato dentro! XD Ma… davvero trovi che l’abbia scritta bene “quella scena”? O_o No perché ogni volta che la rileggo mi sembra credibile ed eccitante come la scena di un bacio tra Topolino e Minnie, quindi immagina…
Comunque, le vertigini erano d’obbligo, non ho saputo resistere XD In effetti non è stato un capitolo fortunato per l’orgoglio della povera Alex, ma se così non fosse mi diventerebbe una Mary Sue e comincerebbero ad arrivare recensioni annoiate e pomodori in faccia XD
Quindi in definitiva grazie, grazie e ancora grazie!
P.S.: Grazie per la segnalazione, il fatto è che batto sempre di fretta e ‘ste cose mi sfuggono sempre U_U a volte però unisco le parole apposta, e il risultato è che sembrano errori di battitura (sono scema, lo so) ^^” comunque grazie ancora, queste cose sono sempre utili ^^
 
Julia_Urahara: Veramente penso che la cosa non abbia stupito nessuno, d’altra parte Grimmy non ispira certo affidabilità e delicatezza =_= (Alex: << A me lo dici? -_- >> )
Questo capitolo a dire la verità mi è venuto un po’ una schifezza, spero ti piaccia lo stesso ^^”.  
Alla prossima! ^o^
 
Lucy94: ebbene sì, finalmente i duri sforzi di Grimmy sono stati premiati! Anche se con un aiutino, precisiamolo (Coso: << Ecco brava, precisiamolo U_U >>)
Mi sa che ormai Alex ha un po’ troppe persone di cui vendicarsi a questo punto (me compresa tra l’altro…), temo che non sappia neanche da chi cominciare XD
Al momento però sta cercando con tutte le sue forze di non guardare in basso (poverina, è un mese che è sospesa in aria ^^”).
Bye bye!
P.S.: Sì, Aizen è il più stronzo di tutti gli stronzi U_U
 
Loveless_:No non sbagli, ho architettato tanti piccoli casini per la povera Alex, così almeno non si annoia XD (Alex: << Immagino che tu stia aspettando pure un ringraziamento… -_- >> ) è anche per questo che ho deciso di dare il “contentino” a Grimmy, perché poi trovarela giusta occasione sarebbe diventato problematico@_@
(della serie: << Risa Alex, Aizen vuole parlart… oh, scusate l’interruzione >> ) ma non ti preoccupare, non è finita lì tra questi due! XD (Alex: << Mi stai prendendo in giro? Alla faccia del “contentino”! >> )
Sì, ritorna Liz! ^^ Devo ammettere che mi è mancata in questo periodo! U_U
Allora aspetto il tuo ritorno! Baci!
 
Midnight_Rose:Mmm, questo capitolo ha visto un po’ di calo di apprezzamento per il “coso”, proprio come mi aspettavo (che bugiarda). D’altra parte è stato creato dalla mia mente malata apposta per essere ambiguo, è normale che non si capisca da che parte stia ^^ (Coso: << Grazie mille creatrice, tanto è solo la mia popolarità a rimetterci -_- >> ).
Ma passiamo alle cose davvero importanti: sìììììì ce l’ho fatta! *O* Li ho fatti concludere!(saltella per la stanza lanciando coriandoli) Mi sono dovuta fermare a 3 se no me la consumava tutta XD
Non so se Alex sia consapevole del fatto che una miriade di ragazze avrebbe voluto prendere il suo posto, ma io di certo sì, visto che mentre scrivevo pensavo cose del tipo: “Non è giusto, certa gente ha tutte le fortune! Che invidia! >_<”
P.S. Tranquilla nessuna offesa, anche io faccio parte del club: “Sopprimiamo Hinamori” (anche se un po’ mi fa pena… poco però XD)
 
Shinigamixs:sai che non lo so? Sono in molti a chiedermelo, forse c’è qualcosa di strano nel mio DNA XD Il fatto è che la storia la sto scrivendo tutta a mano, così poi quando ricopio un capitolo al computer posso con calma modificare e aggiungere le scenette, tutto qui ^^. Che altro dire, grazie per i complimenti, sono contenta che ti piaccia! ^o^ Baci!
 
Aki_Black_Fire_: *O* un’omonima! (saltella felice) Ma addirittura sama! ^^” Comunque tranquilla, la storia procederà, non importa quali avversità dovrò affrontare e quali ostacoli… >>
(continua a dire a macchinetta cose senza senso)
Alex: << Perdonatela, arrivati a questo punto sbrocca sempre, dev’essere un difetto di fabbricazione… -_- >>
 
Baci abbracci e baiocchi per Aki_Black_Fire_ e AngytheBest per aver aggiunto questa storia tra quelle da ricordare, per shinigamixs per averla messa tra le seguite, per Shirahime per averla messa tra le preferite e per chi legge e basta. Vi amo! (metaforicamente parlando XD)
 
Capitolo 14: Tra i due litiganti il terzo rompe-la vendetta
 
Alex cercò di darsi un ritegno, appoggiata com’era alla parete.
Non appena quel viaggio da incubo era finito e Grimmjow l’aveva lasciata andare, era barcollata con le gambe malferme fino al muro, si era inginocchiata e lì era rimasta.
Aveva seriamente creduto di morire, e mai la visione di Las Noches con la sua solida superficie le era stata così cara.
<< Ehi, sei ancora viva? >>
<< Grimmjow, fammi un favore: sparisci >>
La sua richiesta venne accolta?
 
Ovviamente no.
 
<< Cavolo, a saperlo prima mi sarei risparmiato un bel po’ di fatica! Vuoi fare un altro giro? >>
<< Fottiti >>
Fece un paio di respiri profondi, e quando fu abbastanza sicura che le gambe non le avrebbero giocato brutti scherzi si alzò in piedi.
Ora veniva la parte più ingrata.
<< Ti scoccia se ci vado da sola? >> chiese pur sapendo quale sarebbe stata la risposta.
<< Fai come ti pare, io vado a dormire >>
<< Non preoccuparti troppo, mi raccomando >> disse sarcastica.
Lui si limitò a ghignare. << Tanto hai la testa dannatamente dura, ce ne vuole per farti fuori >>
Alex alzò gli al cielo.
“E ora”, pensò rivolta al fagotto, che fino a quel momento era rimasto in silenzio. “Andiamo dal tuo amico”
 
                                                          *
 
<< Bentornata Alex, è una gioia rivederti! >> la accolse Aizen dal posto a capotavola.
Alex si era aspettata di trovarlo nel suo alto trono, invece la stava aspettando nella “sala udienze”, che al momento a parte loro due era vuota.
Oltre alla tazza stretta tra le mani dello shinigami ce n’era un’altra nel posto vuoto di fianco a lui.
Ignorò il chiaro invito e si sedette al capo opposto, sbolognando l’ammasso di stracci sul tavolo.
<< Spiacente di non poter dire lo stesso, ma mi capirai se tornare qui non è per me una fonte di gioia >>
<< Capisco. Però mi pare che la compagnia della mia sexta espada non ti risulti completamente sgradita. O sbaglio? >>
<< Faccio del mio meglio per sopportarlo >> gli rispose alzando le spalle. << Dovresti essere contento che almeno questa parte del tuo piano sia andata a buon fine, no? >>
Aizen le rivolse uno sguardo divertito al di sopra della tazza. << Perdonami, finisco sempre col dimenticare quanto tu sia intelligente. Tuttavia dubito che tu sia riuscita a dare una risposta alle domande che sicuramente ti staranno assillando >>
Alex inarcò un sopracciglio. << E tu vorresti indicarmi molto cortesemente la via dell’illuminazione? >> chiese scettica.
<< Conosco la frustrazione che si prova a non riuscire a capire tutto >> le rispose con un sorriso.
“Ma sentilo! È arrivato tra noi il santo patrono dei mini pony! Di chi pensa che sia la colpa se non ci capisco più niente di quello che succede?”
<< E se ti dicessi che preferisco rimanere nelle mia frustrante ignoranza piuttosto che obbedire ai tuoi ordini? >>
<< Ammirerei il tuo coraggio, ma sarei costretto a ricordarti che la tua condizione di ospite a Las Noches è leggermente diversa dal normale, e che un tuo eventuale rifiuto di collaborare potrebbe portare conseguenze spiacevoli. Non solo per te. >>
Alex scoppiò in una risata senza gioia.
Cavolo, doveva essere più nervosa del previsto.
<< E a me spiace contraddirti, ma non hai armi per minacciarmi. Non puoi certo uccidermi. Torturarmi non ti servirebbe a niente, non mi lascerò convincere con mezzi simili. E chi altri vorresti danneggiare? Grimmjow? Sarebbe solo tempo perso, e i miei parenti sono ben protetti. Quindi quel sigillo resta dov’è >>
 
                                                                                                             *
 
Liz posò la sua tazza e fece una smorfia cambiando posizione alle gambe, certa che ormai il sangue le si fosse cagliato nelle vene.
Maledetti i giapponesi e la loro avversione per le sedie.
L’individuo di fronte a lei continuò a sventagliarsi, malgrado fossero in pieno inverno e non soffiasse certo una tiepida brezzolina d’agosto.
Le ricordava terribilmente Willy Wonka.
<< Allora, come mai questa gradita visita? >>
<< Volevo segnalare un errore nel sistema alla casa produttrice >> rispose indicando la finta Alex intenta a ciarlare con chissà chi al telefono.
<< Suvvia, è impossibile pretendere che le anime abbiano lo stesso carattere della persona che devono sostituire. Gli altri non sospettano nulla, no? >>
<< Solo che sia capitata in mezzo a una nube prodotta dal falò di qualche chilo di coca >>
Il fatto era che alla sua enorme voglia di scoppiare a ridere di fronte allo spettacolo di Alex che correva in tondo per la stanza perché non sapeva che maglia abbinare alle scarpe tacco dodici appena comprate, si opponeva il vivo terrore di quale sarebbe stata la reazione della vera Alex una volta messa al corrente dei fatti.
Quasi a farlo apposta in quel preciso istante si levò una risatina chioccia che nulla aveva di umano, seguita da qualcosa di simile a: << Nooooo!! Scherzi?! E lui che ha risposto?? >>
Liz si avvicinò a lui con fare cospiratorio. << Senti un po’ signor ventaglio, ma sei assolutamente certo che quella lì sia capace a combattere? >>
L’uomo continuò a ridere svagato. << Tranquilla, tranquilla, la signorina Alex mi aveva chiesto espressamente un’anima che potesse anche proteggervi da eventuali pericoli >>
<< Ma se possiedi cose del genere perché non fai nulla per aiutarla? >>
L’espressione rilassata di Willy Wonka si attenuò leggermente, lasciando trapelare un velo di tristezza. << Purtroppo non è così facile come pensa. Le persone con cui ora la signorina Alex ha a che fare sono molto al di sopra di un’anima modificata, e lei stessa mi ha imposto di non intervenire a Las Noches in suo salvataggio >>
Liz bevve un altro sorso pensierosa. << Tipico di lei >>
Strinse le mani attorno alla tazza. << Almeno ha uno straccio di possibilità di cavarsela? >> chiese implorante.
Lui smise di sventagliarsi. << Dipende >>
<< Da cosa? >>
Voleva aggrapparsi anche alla minima speranza, per quanto esigua potesse essere.
<< Se lo scopo sarà stato raggiunto >>
 
                                                             *
 
Aizen non sembrò essersi impressionato per la sua brillante arringa.
Si limitò ad appoggiarsi allo schienale con aria divertita.
<< Buffo, anche lei risponderebbe così >> si disse pensieroso.
Alex inarcò un sopracciglio.
Lei chi?
“Sì, in effetti è la tipica risposta che potrebbe dare”
“Non potevi continuare a schiacciare un pisolino come hai fatto finora?”
“Stavo ammirando le due volontà a confronto”le spiegò. “Ma visto che è in gioco il mio futuro ho pensato che fosse meglio intervenire”
“Beh, hai pensato male” tagliò corto Alex.
Si era accorta di aver tenuto lo sguardo fisso durante quel breve scambio di battute, e la cosa non doveva essere sfuggita ad Aizen, che infatti commentò: << Devi essere davvero sicura di quello che hai detto se l’hai spinto ad intervenire >>
<< Io non parlo mai a vanvera >>
<< Sì, lo so. Tuttavia ti avviso che continuando così l’unica che ci rimetterà sarai tu. Nessun essere umano è indistruttibile. >>
Lo fissò dritto negli occhi. << Nessun uomo è invincibile >> disse in tono di sfida.
La risata dello shinigami con sua somma sorpresa le giunse alle orecchie smorzata, mentre la testa cominciava a girarle vorticosamente.
<< Anche lei mi aveva detto la stessa cosa, tanto tempo fa >>
Alex si afferrò la testa, mentre sentiva le forze venirle inesorabilmente meno.
“Eh, no, se adesso svengo in questo modo idiota qualcuno finisce male!” pensò incredula maledicendo per la milionesima volta Grimmjow per averle fatto sprecare tutte quelle energie. “E poi, chi cacchio è questa lei?”
 
 
Angolo delirazioni
 
Aki: << Ehm, lo so, faccio sempre capitoli corti e non aggiorno molto spesso, senza contare che stavolta ho messo un finale da schifo, chiedo umilmente perdono! >_< >>
Alex: << Tanto ormai c’ho fatto l’abitudine ad arrancare strisciando sul terreno -_- >>
Grimmjow: << Ormai cominci queste note scusandoti sempre per qualcosa, non fai prima a scrivere capitoli un po’ più decenti e farla finita? >>
Alex: << Detesto ammetterlo, ma come logica fila -_- >>
Liz: << Già già :3 >>
Coso: << E poi potresti anche farmi parlare un po’ di più già che ci sei >>
Aki: << ç_ç  Siete dei mostri! Io mi sforzo tanto per voi, rubando tempo alle puntate di Soul Eater che ho lasciato in sospeso, e mi ripagate così! T___T >>
(corre via abbracciando il pupazzo di Grimmjow)
Grimmjow: << TI HO DETTO DI NON PIANGERCI SOPRA, CAZZO! >>
  

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Capitolo 15
*** Chiusa dentro e svenuta fuori ***


Aki: << Giubilate gente! Sta nevicando! Arriva il Natale! ^o^ >>
Alex: << Non è un po’ presto? -_- >>
Aki: << Non è mai presto per gioire! Anche degli avanzi di galera come quelli là dovrebbero rallegrarsi! ^o^ >>
(indica gli espada intenti a tracannare birra)
Alex: << Oh sicuro, allegri sono allegri -_- >>
Liz: << Anche io non vedo l’ora che sia Natale! :3 >>
Alex: << Ma… come diavolo sei conciata? O_o >>
Liz: << Da renna! :3 >>
Aki: << Da porno renna! O__o >>
(Alex comincia a emanare aura assassina)
Aki: << Ahia… >>
Alex: << Chi è l’artefice di tutto ciò? *__* >>
(il coso cerca di allontanarsi inosservato)
Alex: << Tuuuuu! Preparati a morire! *__* >>
Coso: << Suvvia, era solo un innocente scherzetto… ^_^” >>
(imbocca la porta e taglia la corda)
Alex: << Non mi sfuggirai! *__* >>
 
Shirahime: Allora, parto subito con una rassicurazione: tranquilla, quei due non hanno che iniziato, ci saranno altre occasioni di porcheggio, altrimenti poi chi lo sente quello là? >_>”
Per quanto riguarda l’altra domanda… eh eh eh… chi sarà questa lei? Si saprà presto? Chissà… (sì lo so sono bastarda XD) In compenso non oso immaginare che genere di filmini mentali tu possa fare... Devo aver paura? O__o
 
Julia_Urahara: Più che strano, mi fa venire i brividi pensare alle parole “Grimmjow” e “tenero” nella stessa frase… anche perché non fa che guardarmi incazzuso tutto il tempo, e dire che risiede al posto d’onore sul mio letto T__T (piange sul cuscino di Hetalia)
Quindi c’eri anche tu al diluvio universale? Chissà, magari domenica ci siamo pure incrociate *_*
Comunque sia sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, ormai ogni volta che sto per pubblicare mi dico sempre:“Cavolo, questa è la volta che mi dicono che fa schifo! >_<” Lo so, sono da ricoverare =o=.
 
meristrella: che dire, tutto il cast dell’angolo delirazioni si inchina per ringraziare, anche perché è dura inventare ogni volta un argomento nuovo, e anche i modi e le scuse per tormentare Grimmy dopo un po’ finiscono, senza contare che tutti qua rompono perché non li faccio apparire abbastanza, quindi fa piacere se nonostante tutto continua a farvi ridere ^^.
(colonna sonora di Super Quark) Liz e Alex hanno un legame molto profondo, Liz in particolare ha una cieca fiducia in lei e sa che è in grado di difendersi, per questo non l’abbiamo vista correre in tondo strappandosi i capelli, anche se ovviamente è molto preoccupata U_U (fine colonna sonora di Super Quark)
 
NekoGirl94: tranquilla, come vedi qui finisce sempre che scrivo tre chilometri di introduzione-ringraziamenti-scleri notturni (?) e tre righe di capitolo, quindi di tempo ne ho una marea XD
Com’era Lucca comix? Bagnato XD Due giorni sono stata e due giorni ha diluviato, dopo anni di sole arrivo io e si scatena la burrasca >_>” A parte questo bello, spero solo di poterci tornare l’anno prossimo U_U
Cooomunque, una veterana! *__* Ti faccio i complimenti per aver avuto il coraggio di seguirmi fino a qui, perché quando rileggo i primi capitoli vorrei tanto avere una katana a portata di mano per la vergogna >_<.
Comunque tranquilla, non ti denuncerò, io alle medie con il computer della scuola facevo molto peggio (fischietta innocentemente) XD
P.S. Soul Eater, che finalmente ho finito, l’ho visto pure io sul tubo, e quando non c’erano le parti sub ita le guardavo in inglese XD
 
Aki_Black_Fire_: infatti non è per niente facile =o= devo ottimizzare tutti gli angolini di tempo senza l’odiata scuola per andare avanti con questa e un’altra ff ancora in fase di costruzione, e infatti finisco per pubblicare circa una volta al mese (Grimmjow: << Balle, è solo che non hai voglia >> ) zitto tu! è_é
Il cosplay però lo faccio molto raramente, alcune mie amiche si passano tutti i raduni °_°. Comunque ti ringrazio davvero tanto, è bello sentirsi apprezzati! *^* (iniziano a svolazzarle fiori e farfalle attorno)
Alla prossima!
 
Lucy94:ma che dici! Io sono contentissima di leggere tutte le vostre recensioni! Siete solo voi a farmi mantenere almeno un briciolo di autostima! ç^ç Comunque ti capisco, a me era successo l’anno scorso, che “andiamo andiamo” e poi niente… invece stavolta alzataccia alle cinque del mattino, perché da Torino non ci vogliono proprio dieci minuti ad arrivare, e arrivo a Lucca sotto il diluvio universale D: non male come prima volta, no? XD
P.S. Alex mi chiede di riferirti di aggiungere tranquillamente anche Grimmjow nell’elenco degli idioti
 
Loveless_: sì, direi che tra Grimmjow galantuomo e Alex che ride “chiocciamente” mi sa che siamo messi bene O__o no, veramente, è un’idea troppo agghiacciante per pensarci, forse è meglio se ce lo teniamo camionista e la piantiamo di lamentarci XD (Alex: << Sì, sì, intanto però me lo sorbisco io -_- >> )
Aizen invece è un altro che mi fa venire i nervi, non fa che ridacchiare in sottofondo e commentare ogni cosa che scrivo con:“Eccellente!”, manco avesse previsto tutto =o=
(Aizen: << Ma io, sciocca umana, ho previsto tutto. Anche che tu avresti scritto questa storia. Anche che questa ragazza avrebbe recensito. Anche che tu le avresti risposto così. Anche che a questo punto mi sarei intromesso per fare l’elenco delle cose che ho previsto. Anche… >> )
Sì insomma, hai capito cosa mi devo sorbire giornalmente =o=.
Baci!
 
Midnight_Rose: sì, diciamo che definire “hot” quello che scrivo io è un po’ un azzardo, visto che le mie descrizioni hanno la credibilità erotica di Doraemon, comunque in questo capitolo si torna ai cari vecchi porcheggi XD
Vedo che ti sei data da fare con le ipotesi!
Alcune devo dire che sono proprio carine… E se proprio vuoi saperlo può darsi che con qualcuna ti sia avvicinata alla verità… però non ti dico con quale XD
Io invece ti dirò che non avrei accettato nessun secondo giro, perché patisco pure l’altalena e mi sa che gli avrei vomitato addosso XD
Ciao!
 
Arctica: accontentata subito ^^ Ti ringrazio tantissimo, è la mia preoccupazione più grande quella di averli rispettati o no, ma se lo dici tu mi fido XD
 
Un Grimmjow coccoloso (?) a NekoGirl94, aranelchan, SidRevo e _AkAtSuKiNa_ per aver messo questa storia tra le seguite, di nuovo a aranelchan per averla messa tra le preferite, a Arctica per avermi messa tra gli autori preferiti e a chi legge e basta. Non preferireste dei deliziosi cereali Cheerios?
 
Capitolo 15: Chiusa dentro e svenuta fuori
 
Alex cominciò pian piano a riprendere coscienza.
Non le girava più la testa.
Questo era un fatto positivo.
Si tirò su e si trovò in un posto che non aveva mai visto prima.
Questo era un fatto negativo.
Disorientata, fece un giro su se stessa, e decine di Alex tutte intorno a lei fecero la stessa cosa. Poi fece un passo avanti, e sbatté una craniata contro una superficie trasparente.
Imprecando sottovoce sollevò una mano per tastare la parete assassina, e una lampadina le si accese nel cervello.
Vetro.
Era in un labirinto di specchi.
<< Snervante, vero? >>
Alex si voltò di nuovo, e si ritrovò davanti un tizio su cui Liz sarebbe saltata senza pensarci un attimo.
Se Las Noches e i suoi abitanti sembravano reduci da una doccia di bianchetto, lui doveva essere appena uscito dal barattolo dell’inchiostro: sembrava vestito solo di pelle e borchie, ma bastava dare un’occhiata a quell’osso a forma di teschio sulla sua fronte per capire a che specie appartenesse.
Attorno al collo aveva una piccola catena chiusa con un lucchetto argenteo, e dello stesso colore erano anche i suoi occhi, provvisti di pupille verticali come quelle di un gatto. Occhi che adesso la squadravano come se fosse stata un gigantesco gomitolo.
<< Ti stavo aspettando, principessa >>
Alex inarcò un sopracciglio.
<< Ma guarda. Dovevano essere davvero strette quelle bende per farti stare tutto sul tavolo >> disse ironica.
Il ragazzo sorrise. << Ovviamente sotto sigillo sono in una forma ben diversa da questa. Peccato che tu sia svenuta prima che potessi convincerti a liberarmi >>
<< E perché sono svenuta? >> gli chiese in tono accusatorio. Sapeva bene che non poteva essere stato solo per la stanchezza.
Lui le fece segno di guardarsi il collo, e Alex posò lo sguardo su uno dei suoi innumerevoli riflessi, rimanendo a bocca aperta: attorno alla sua gola c’era la stessa catena con annesso un lucchetto che aveva appena visto sul tizio che le stava di fronte, e la cosa non le piaceva per niente.
<< Cos’è questa roba? >> chiese cercando di togliersela.
L’altro fece spallucce. << Mi sa tanto che hai involontariamente attivato il sigillo messo per evitare che qualcuno tolga il mio >>
<< Stai scherzando! Ma quanti cavolo di sigilli ci sono attorno a te? E poi io non ho fatto proprio niente! >>
<< Fatto no, ma pensato di fare? >>
Alex fissò il proprio riflesso. In effetti, poco prima di svenire, la sua mente era corsa per un istante alle persone a cui voleva bene, chiedendosi se fossero effettivamente così al sicuro da permetterle di rifiutarsi di accontentare Aizen…
<< A quanto pare, questo è bastato per attivalo >> annuì il ragazzo, che evidentemente aveva seguito il filo dei suoi pensieri.
<< Ma Aizen avrà pensato un miliardo di volte di liberarti, perché il sigillo non ha colpito lui? >> protestò stringendo i pugni.
<< Semplice: Aizen non mi ha mai toccato da quando sono in questo stato. Tu sì >>
Questo spiegava un bel po’ di cose.
<< Ecco perché quel bastardo vuole che sia io a liberarti, non vuole rischiare di essere colpito da schifezze di questo genere >>
Mentre ancora lanciava maledizioni e cercava di togliersi quel dannato lucchetto le venne in mente che ancora neanche sapeva l’identità del suo interlocutore.
<< Visto che mi stai facendo passare una marea di guai almeno posso sapere come ti chiami? >>
<< Credevo non volessi avere niente a che fare con me >> le disse con un sorrisetto irritante.
<< Beh direi che a questo punto non sarà più possibile ignorarti, e non posso certo continuare a riferirmi a te come: “il coso” >> fu la seccata risposta.
<< In questo caso… >>
Ci pensò un po’ su, poi si illuminò. << Sì, direi che puoi chiamarmi Aramis >>
Alex rimase un attimo di stucco. << Non mi dirai che l’hai inventato adesso! >>
Aramis continuò a sorridere enigmatico. << Chi può dirlo? >>
<< E va bene, “Aramis”, hai detto che sono svenuta prima, quindi ora dove siamo? >>
<< Non ci arrivi? >>
Alex si guardò attorno
<< Io sono svenuta… >>
<< Sì >>
<< Tu sei in questa forma… >>
<< Ah-ah >>
<< Non siamo a Las Noches… >>
<< Non proprio >>
<< Quindi questo posto… è la mia… >>
<< Anima, già. Immagino che sia questo il risultato quando si ha una mente contorta come la tua >> aggiunse accennando agli specchi.
Alex non rispose. Aveva appoggiato le mani al vetro di fronte a lei, lo sguardo fisso alla sua immagine.
Era dentro alla sua anima…
Dopo qualche secondo si sentì abbracciare, e vide il riflesso di un volto beffardo appoggiato alla sua testa.
<< Tu mostri al mondo un’impassibile facciata di indifferenza, principessa, non lasci mai che quello che pensi traspaia sui tuoi lineamenti, tanto che gli altri spesso si chiedono se tu sia in grado di provare qualcosa. Tuttavia… >> le sussurrò in un orecchio. << … io so quale tumulto di emozioni si agita dentro di te. L’ho visto >>
<< Non credo che poche ore nella mia testa possano esserti bastate per scoprire tutto di me >> rispose Alex irritata.
Piegò leggermente la testa, cercando di allontanarsi, scoprendo con un certo sconcerto che le braccia che la circondavano possedevano una forza mostruosa, e non sembravano per nulla intenzionate a lasciarla andare.
<< Vuoi già andare via? >> le chiese malizioso, posandole le labbra sul collo.
<< Perché voi maschi non riuscite a concludere un discorso qualsiasi senza mettere le mani addosso a chi vi sta parlando? Guarda che seducendomi non aumenterai le tue possibilità di essere liberato >> sbottò Alex esasperata.
Aveva le braccia bloccate, non poteva in alcun modo cercare di allontanarlo. Perché diavolo aveva abbassato la guardia? Si stava davvero rammollendo.
Una mano cominciò lentamente ad abbassarle la cerniera, sfiorandole di proposito un seno mentre scendeva. << Voglio solo prendermi in prima persona quello che ho potuto solo godermi di seconda mano attraverso le sensazioni e i pensieri di quell’espada nel deserto. Anche se è stato ugualmente appagante, eri pur sempre tra le braccia di un altro >>
<< Perciò immagino che tu ti aspetta che io collabori >> ribattè a denti stretti Alex, trattenendo una lunga sequela di vaffanculo che le nascevano dritti dal cuore.
Tanto li avrebbe sentiti lo stesso.
<< Finchè rimani svenuta e con la febbre neanche qui puoi fare granchè per opporti >> la informò Aramis accarezzandole la pelle sotto la maglia aperta.
La mente di Alex lavorò febbrile per trovare un modo per uscire da quella cavolo di situazione.
<< La ricompensa >>
<< Mh? >>
<< Quello che mi hai chiesto per risparmiare Grimmjow, te lo posso dare adesso, e basta. Altrimenti te lo puoi anche scordare di tornare libero >>
Aramis scoppiò a ridere. << Che sporca affarista che sei! Alla fine l’hai sempre vinta tu >>
Non appena Alex si ritrovò le braccia libere si affrettò a richiudere tutti i boccaporti, complimentandosi con se stessa per la sua geniale pensata.
Lui la guardava divertito, appoggiato a braccia conserte a uno specchio.
<< Sto aspettando >>
La ragazza gli lanciò un’occhiataccia, poi prese un respiro profondo e gli si avvicinò in pieno stile marcia funebre.
<< Se una mano che non è la mia finirà in un posto che non è il suo scoprirai che sensazione si prova ad essere divisi in due >> lo minacciò aggrappandosi alla sua giacca e sollevandosi in punta di piedi.
Un paio di occhi argentei incontrarono i suoi, le loro bocche a pochi centimetri di distanza.
<< So che sei emozionata, ma se la stringi ancora un po’ mi strapperai la giacca >>
<< Crepa >>
 
Fu completamente diverso dai baci che aveva ricevuto in precedenza.
 
Quelli con Grimmjow erano in realtà delle specie di lotte, che la lasciavano sempre senza fiato.
Aramis invece all’inizio si prese tutto il tempo che voleva, lasciando a lei i compito di condurre.
Alex si stava giusto proponendo di piantarlo lì e magari prima di andarsene piazzargli anche un calcio come ringraziamento per tutti  guai che le stava causando, quando lui sembrò improvvisamente svegliarsi: intrecciò la lingua con la sua nel bacio più lascivo e sensuale che la ragazza avesse mai ricevuto, infilando tra i suoi capelli una mano fredda, molto più fredda di una ben altra mano che lasciava sempre scie roventi sulla sua pelle…
<< Eh no, così non va, principessa. Non è per niente carino da parte tua pensare a qualcun’altro mentre siamo da soli >> le sussurrò scendendo con le labbra sul collo.
<< Piantala! >> esclamò Alex ritraendosi. << Hai avuto la tua ricompensa, ora lasciami in pace >>
Era la frase più banale e idiota che potesse dire, ma cominciava ad essere troppo preoccupata di cosa stesse succedendo al suo corpo mentre era svenuta per pensarne una migliore.
Forse si trovava ancora sul tavolo, o magari Aporro ne aveva approfittato per impiantarle una ricetrasmittente come si faceva con i panda e le tartarughe marine…
 Aramis le rivolse un ultimo sguardo bramoso, poi la lasciò completamente andare.
<< E va bene, per questa volta mi accontenterò >> sospirò rassegnato mentre cominciava a sparire. << Ma non potrai evitarmi in eterno, principessa. Prima o poi sarai mia >>
 
                                                         *
 
Riprendendo coscienza per la seconda volta quel giorno, tenne gi occhi chiusi.
Dove si sarebbe ritrovata, adesso?
In una casa stregata in compagnia di Topolino armato di ascia che la accoglieva con un: << Benvenuta all’inferno? >>
Poi qualcuno le tamponò la fronte con un panno bagnato.
<< Forse si sta riprendendo! >> disse sollevata una voce femminile.
<< Ovvio, mica è moribonda! >> rispose qualcuno seccato.
Alex aprì gli occhi, focalizzando una lunga cascata d’oro che incorniciava un viso familiare.
<< Come ti senti? >>
<< Mai stata meglio in vita mia >> le rispose sarcastica. << Che razza di domande fa… >>
Si tirò su di scatto. << LIZ?! >>
Liz le fece un sorriso a cinquanta denti.
<< Piccolo il mondo, eh? >>
<< Ma che diavolo…? >>
Avrebbe tanto voluto che fosse solo un brutto sogno, ma purtroppo si trattava della crudele realtà: era di nuovo a Las Noches, nella stanza con i muri rossi, c’era perfino quell’idiota di Grimmjow, e la sua migliore amica era appena spuntata lì in mezzo come un fungo.
Quasi quasi prendeva a testate la testiera del letto e tornava nel labirinto di specchi.  
 
 
 
Angolo delirazioni
 
(Aramis si toglie la tuta da apicoltore)
Aramis: << Finalmente! Non sapete che caldo lì dentro! >>
Liz (gnocco-radar mode on): << Bersaglio trovato! *_* >>
Alex (trattenendo Liz per il colletto): << Adesso mi spiegate perché sto diventando la bambola gonfiabile di questa storia? -_- >>
Aki: << Suvvia, era solo un’innocente bacetto ^o^ >>
Aramis: << Già, se vuoi ti dimostro le mie buone intenzioni… >>
Alex (tira fuori una calibro 9): << Prego -_- >>
Aki: << Ehm.. capisco lui, ma perché tieni sotto tiro anche me? ^^” >>
Alex: << Tu! Cosa ti avevo pregato di non fare? Che ci fa questa qui (strattona Liz, che agita le braccia cercando di raggiungere Aramis) A LAS NOCHES??>>
Aki (si ripara dietro Grimmjow): << Suvvia, non c’è bisogno di scaldarsi così tanto ^o^ >>
Grimmjow (cerca di togliersi dalla traiettoria della pistola): << EHI, NON MI COINVOLGERE NELLE TUE PORCATE! >>
Alex: << In effetti se vi facessi fuori tutti quanti risolverei in un colpo tutti i miei problemi… e sarei a casa in tempo per Natale e mangiarmi il panettone… >>
Aki: << Ehm… n-non preferiresti dei deliziosi cereali Cheerios? ^^” >>
Alex: << NO CAZZO! *__* >>
(si prega di scusare la direzione, ma il seguito di questi avvenimenti è troppo cruento per essere mostrato in diretta) 

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Capitolo 16
*** Non c'è tre senza quattro ***


Aki: << Ooohh che carini… tanti video di bleach che aspettano solo di essere visti da me… che belli… ooh ma che tenero qua Grimmjow che prende tante mazzate! *O* >>
Grimmjow: << Non voglio neanche sapere che cosa le è preso adesso >>
Alex: << Torna l’inverno, torna l’influenza, torna la febbre -_- >>
Aki: << Griiiiiiiimmy?? Ma quanto sei tenero mentre combatti contro Ichigo? ^o^ Hai sempre quell’aria da strafigo del borgo! Guarda qui che faccia! ^o^ >>
Liz: << A me piace anche con i capelli lunghi, gli danno un’aria più arrrh :3 >>
Aki: << Naah, io preferisco la solita aria da teppista U.U Tu che dici Alex? >>
Alex: << La cosa non mi tocca minimamente -_- >>
Aki\Liz: << Che bugiarda :3 >>
Grimmjow: << Qui la cosa mi puzza… finora sono stato vittima dei peggiori soprusi mai concepiti da mente umana e non, com’è che adesso quelle due sbavano sul video del mio combattimento con Kurosaki? >> 
Alex: << Ma guarda, e così lui è “Kurosaki”? -_->>
Grimmjow: << Mh? Qual è il problema? >>
Alex: << No niente, conoscendoti pensavo che quel tizio si chiamasse “ragazzo” o “ehi tu”, ma a quanto pare vi conoscete da tantissimo tempo, visto che dopo un anno il mio nome ancora non ha fatto capolino nella tua bocca neanche per sbaglio -_- >>
Grimmjow: << Ehi, non è affatto vero, una volta l’ho usato! >>
Aki: << Ahi ahi Grimmy, mi sa che hai appena calpestato una mina ^o^ >>
Grimmjow: << Bastarda! L’hai fatto apposta! >>
(Aramis passa ad Aki una mazzetta di banconote)
Aramis: << Ottimo lavoro! ^_^ >>
Aki: << Come mi diverto! *W* >>
 
Edward the mad shrimp: guarda, non si era capito che amassi i porcheggi onna 8D d’altra parte se così non fosse non saremmo amiche, no? *coff coff*
Wow allora Aramis ha la tua approvazione? Sappi che è al 100% frutto delle mie seghe mentali, quindi è un po’ come se fosse un mio io segreto XD Sappiti regolare 8D
D’altra parte il succo è quello, no? W I PORCHEGGI!!!
Ok ora basta, diamoci una calmata, che devo ancora scrivere tutto il capitolo =O=
Dimmi poi che ne pensi eh!
P.S. Questo dipenderà forse dal fatto che amiamo tutto di Grimmjow a prescindere? XD
 
meristrella: O__O cioè, davvero uno dei tre moschettieri si chiama così? Che shock! Non avendo mai visto nulla su di loro sono caduta dal melo a saperlo XD Se vuoi saperlo dopo tutti questi capitoli mi sono detta: << Ora basta, decidiamo un cacchio di nome! >> così sono andata su un elenco di nomi maschili e ho preso quello che mi ispirava, e voilà, battezzato il nostro cosetto XD
Tranquilla, niente figura del cavolo, tra poche righe verrà spiegato come mai Liz si trova lì e soprattutto come fa a vedere Grimmy & co, non temere XD
Però mi sembra un po’ eccessivo dire che tutti i personaggi maschili corrono dietro alla povera Alex, insomma, ce lo vedi il sommo Aizensama innamorato? O__O
Alex: << Ma anche no! -_- >>
no no, già far capire a Grimmy i propri sentimenti è un lavoraccio, meglio non esagerare XD
 
Shirahime: ebbene sì, è proprio un figo della miseria *ç* Immagino che non ti stupirai se ti dico che Alex la pensa esattamente come te sul fatto che Grimmy non fosse nelle immediate vicinanze XD Anche se… in effetti non è detto che non verrà in alcun modo a saperlo… >_> chissà, d’altra parte non so se Aramis sia molto bravo a mantenere i segreti… hu hu hu…
 
AngytheBest: grazie mille, mi fai arrossire! ^\\\^
Tranquilla, Aramis sarà una presenza abbastanza costante dal prossimo capitolo in poi, quindi lo rivedrai piuttosto presto (anche se Alex non può dirsi altrettanto felice di questo XD).
Spero che i prossimi capitoli continuino a soddisfare le tue aspettative, farò del mio meglio per non deluderti! *^*
 
Lucy94: il fatto è che è sempre colpa di Aizen a prescindere 8D Ma tanto ormai Alex ci ha fatto l’abitudine, o forse in fondo in fondo continua a coltivare la speranza di riuscire a tornare a casa in tempo per il cenone di Natale XD
Davvero ti è piaciuto il labirinto di specchi? Stranamente per una volta ci ho messo poco a decidermi, ogni tanto capita anche a me XD
E così non sai più che pesci pigliare, eh? Perfetto, ciò vuol dire che il mio scopo è stato raggiunto! *__* Bwhahahhahahahahahahahahahahaha!!!!
 
Minight_Rose: ha ha sì, è un tipo davvero ambiguo, e devo dire che per una volta sono davvero fiera di me stessa per come ho reso un personaggio ^_^ (si perde in pensieri poco casti *ç*) Il fatto è che adoro da matti tenervi sulle corde, è la mia vena nascosta di bastardaggine che viene a galla XD
Grimmjow: << Sì “nascosta” con paletta e segatura… >>
Tu fai poco lo spiritoso che da questo capitolo ritorni a tempo pieno, la pacchia è finita U.U.
Detto ciò ti lascio, come Liz abbia fatto a raggiungere Alex ti sarà presto chiaro XD
Ciaaaaao!
 
Julia_Urahara:in realtà io l’ho trovato sfogliando un elenco di nomi maschili, ma non è da escludere che Aramis li abbia visti i tre moschettieri, e abbia quindi propinato ad Alex questo nome perché gli piaceva XD
Comunque sappi che Liz ha avuto la stessa tua reazione, dice che non è affatto giusto che solo Alex “si diverta” e che ora che è arrivata anche lei in questa specie di “casa d’appuntamenti” non vuole assolutamente “essere da meno” XD
(Alex invece ha risposto molto semplicemente che prima dovrà passare sul suo cadavere).
Spero ti piaccia anche questo capitolo, cara! ^^
 
Loveless_: sì, diciamo che da adesso si comincerà ad entrare un po’ più nel vivo della storia, anche se forse non in fretta come avrei voluto… >_>
L’unica cosa sicura è che da adesso i guai di Alex non faranno che moltiplicarsi, con sua enorme gioia XD In effetti forse è per questo che mi ha tolto il saluto, non mi ha ancora perdonata per la faccenda di Liz, senza contare Aramis… Sarò stata troppo cattiva? 8D Ma d’altra parte non ho saputo resistere, se aspetto che sia sempre Grimmy a prendere l’iniziativa e a saltarle addosso stiamo freschi, ci voleva per forza qualcuno con più polso U.U
Ora scusami ma devo scappare, Alex ha rispolverato la calibro 9 e io contavo di scrivere ancora molti capitoli dopo questo, quindi meglio che fugga a nascondermi ^^”.
Bye bye!!
 
Darklight92: mmm, visto che aria tira non so quanto ti convenga affermare di essere la causa della presenza di Liz a Las Noches, Alex gira ancora armata di calibro 9 ^^” Qui siamo stati quasi tutti feriti più o meno gravemente, non vorrei che in questo preciso istante ti sbucasse alle spalle XD
Bene, sono proprio contenta che Liz ti piaccia, visto che sta ancora rosicando per il fatto che i maschietti sembrino più correre dietro ad Alex XD
Da adesso in poi checché ne dica Alex la nostra biondina ci sarà per tutta la storia, quindi avrai tutto il tempo per conoscerla meglio XD
Concludo facendo un profondo inchino per tutti i complimenti, mi hai davvero illuminato la giornata! ^o^
Bye!!
 
Arctica: ha ha, Grimmy vince sempre e comunque! XD Comunque, ma quanto sono belli quei disegni? *O* Te l’ho già detto ma volevo ribadire, sei riuscita a fare una cosa stupenda, malgrado le mie quasi inesistenti descrizioni, complimenti!
(scoppia a piangere per la commozione)
Però… L-Liz e Aporro?? O___O Che visione agghiacciante!! Brrrrrr (nasconde questa recensione prima che Alex possa vederla)
Ancora grazie infinite, mi hai fatto uno stupendo regalo di natale! ^O^
 
Un gigantesco panettone (o pandoro, dipende dai gusti) a Ookami san, yuki_onee_chan e rosi33 per aver messo questa storia tra le seguite, di nuovo a yuki_onee_chan, Notte Nera, ichiruki eGrimmy per averla messa tra le preferite, ancora una volta a yuki_onee_chan eichiruki per avermi messa tra gli autori preferiti e infine a tutti coloro che leggono e basta. Buttatevi, che è morbido! XD
 
 
Capitolo 16: Non c’è tre senza quattro
 
Alex sollevò una mano. << No, aspetta un attimo, non avevo chiesto a Urahara un kompaku che potesse proteggervi? >>
Il sorriso di Liz vacillò. Sembrava quasi… imbarazzata?
<< Beh sì, in effetti ci ha dato qualcosa del genere, e immagino che sappia pure combattere, però… >>
<< Però? >> la incalzò Alex con l’orribile sensazione di non voler sentire il seguito.
Liz si grattò la testa guardando in alto.
<< Ecco vedi, non sopportavo più quella che ha preso il tuo posto, quindi una volta uscita dal negozio di Willy Wonka l’ho spedita a casa tua, ho preso l’autobus e… >> la guardò colpevole. << Sì insomma, sono andata vagamente lontano, alla nostra vecchia scuola elementare… >>
<< TU HAI FATTO COSA? >>
Adesso la uccideva.
Quella era la volta che le apriva il cranio in due con un apriscatole per vedere se era ripieno di coniglietti saltellanti.
<< Eddai, ero preoccupata da morire per te! Mi sembrava che in questo modo potessi esserti in qualche modo più vicina >> si difese Liz. << E mentre ero al culmine della commozione si è aperto una specie di squarcio nel cielo da cui è uscito uno strano tizio col mascara colato sulle guance che mi ha portato qui, e il resto puoi immaginartelo da sola >>
Alex frenò a stento l’istinto di scuoterla fino a farle rotolare via la testa.
<< Porca miseria Liz, io non posso davvero crederci! Come hai potuto essere così deficiente?! Anzi no, aspetta un attimo… >> aggiunse sbarrando gli occhi e tirando giù Grimmjow per il colletto, ignorando la sua protesta. << Tu riesci a vedere questo individuo?! >>
<< Se intendi un bel pezzo di gnocco con la faccia incazzata e i capelli da fata turchina, allora direi di sì >>
Grimmjow si liberò dalla sua stretta con uno strattone e fece per dire qualcosa, ma Alex lo precedette.
<< Ma com’è possibile? Non dirmi che anche al negozio di vestiti…? >>
Liz scosse la testa e le mostrò il braccialetto che aveva al polso. << No no, è grazie a questo coso che mi ha dato il tuo spacciatore di cose strane, diceva che sarebbe stato più sicuro per me vedere questa gente. Ma perché, cos’è successo al negozio di vestiti? Non dirmi che c’era anche lui! >> aggiunse squadrandolo da capo a piedi.
Alex le afferrò spazientita le spalle. << Concentrati Liz, ti prego! Questo non è un gioco! Ti hanno portata qui per ricattarmi, e non ci penseranno due volte a farti del male! >>
Dopodiché si voltò verso Grimmjow, lo stomaco attanagliato da una morsa. << A proposito, che ha detto Aizen mentre ero svenuta? >>
<< Che hai tre giorni di tempo per togliere quel sigillo, dopodiché cominceranno a togliere dei pezzi a lei >> rispose l’espada accennando a Liz, che si mise una mano davanti alla bocca con aria stupita.
<< Wow, sono un ostaggio! >>
<< Pensa che tra qualche giorno sarai pure un puzzle! >>
<< Figo! >>
<< Volete piantarla di fare i deficienti? >> sbottò Alex alzandosi in piedi e sorpassandoli.
Si era portata una mano al collo, ma non c’era traccia di quel maledetto lucchetto. Forse quello che si era beccata era un sigillo puramente spirituale, quindi non si vedeva sul suo corpo, ma questo non significava che fosse un fatto positivo.
<< Ora ascoltami bene, per fartela breve siamo nella merda, tutte e due. Sono quasi sicura di essermi beccata un sigillo che cerca di bloccare i miei poteri spirituali, e più tempo lascio passare e meno sarò in grado di fare quello che mi chiedono, per non parlare di cercare di portarti via da qui. Il fatto è che non so se Aizen sia a conoscenza di questo nuovo problema >>
Si mise una mano sulla fonte, cercando di schiarirsi le idee.
Era come se la sua testa fosse avvolta in una nebbia fittissima, che le impediva di pensare lucidamente.
Improvvisamente si sentì abbracciare. << Andrà tutto bene Moony, cosa vuoi che siano uno o due sigilli, per la mia migliore amica? >>
Lei era così: ottimista fino al midollo; non sarebbe riuscita a veder il lato negativo di una situazione disastrosa neanche se le si fosse presentato davanti con una falce in mano.
Alex alzò gli occhi al cielo. << Sì, mentre ci pensi dì alla stanza di piantarla di girare,  che qui prima o poi mi verrà il mal di mare… >>
 
                                                          *
 
Oh-oh, Alex stava diventando bianca come un cencio, brutto segno.
<< Andiamo a sederci, và, che hai un aspetto orribile! >> disse con un sorriso cercando di trascinarla verso il letto, con risultati ben scarsi però.
Moony non sembrava essere intenzionata a schiodarsi da lì, anzi, aveva tutta l’aria di qualcuno che stesse meditando se fosse più pratico correre in bagno o gettarsi direttamente dalla finestra.
Liz si guardò intorno con un filo di panico, e finalmente trovò l’oggetto della sua ricerca. << Ehi, senti tizio! Mi dai una mano a portarla fino a lì? Non sembra ma questa qui non è esattamente un fuscello… >>
<< Chi sarebbe “tizio”? >> ringhiò capelli turchini.
Alex mormorò qualcosa come: << Posso camminare da sola >> e cercò di mettersi dritta, con risultati penosi, tra l’altro.
Fortuna che finalmente il bel principe azzurro si decise ad intervenire, prendendola in braccio prima di un suo incontro ravvicinato con il pavimento.
<< Ma guardati, fai pena! Non riesci neanche a stare in piedi! >>
<< Fottiti >> rispose Alex con un fil di voce.
Liz li guardò pensierosa.
Erano quasi due settimane che non vedeva la sua amica, e non le era sfuggito un certo cambiamento nei suoi atteggiamenti.
Era, come dire… più trasparente.
Prima era quasi impossibile capire cosa le passasse per la testa, ora era in qualche modo più… decifrabile.
E poi sbagliava o si era appena lasciata prendere in braccio da un ragazzo? Una volta non avrebbe permesso una cosa del genere neanche morta…
“Mmm… qui gatta ci cova. Mi sa che Moony e mister pettorali nascondono un dirty little sicret… aah, certa gente ha tutte le fortune!” pensò con invidia osservando una schiena che sembrava appartenere ad un armadio a quattro ante.
“E poi ha un fondoschiena…”
<< Per favore, Liz! >> la riprese Alex dal letto.
A quanto pare il suo potere non era stato del tutto sigillato, allora.
Distolse a malincuore lo sguardo da quel bendidio e le si avvicinò, inumidendole di nuovo la fronte con lo straccio bagnato. << Scusa, è stato più forte di me. Adesso però spegni l’interruttore interno e cerca di dormire un po’, che mi servi attiva e soprattutto forte di stomaco per quando cominceranno a tagliuzzarmi! >>
Alex le afferrò una mano.
<< Cretina >> sussurrò chiudendo gli occhi.
Liz le scostò con delicatezza alcune ciocche dalla fronte bollente.
Troppo bollente, in effetti.
<< Vero che mi porti dell’altra acqua fredda? >> chiese con un sorriso smagliante a quell’altro, che si era allontanato di qualche passo.
<< Perché non te la prendi da sola, ragazzina? >>
<< Ma perché mi ha arpionato la mano e se mi allontano poi me la devo riattaccare con la pinzatrice >> rispose sempre sorridendo.
Grande puffo mugugnò qualcosa che Liz non comprese, ma dopo qualche secondo un catino di acqua gelata venne sbattuto con malagrazia ai suoi piedi.
<< Thank you! >>
 
                                                      *
Grimmjow fece uno sforzo enorme per non tirarglielo in testa, il catino.
Se c’era una cosa che aveva mai preteso dalla vita, era che una certa categoria di persone, che comprendeva quasi tutti gli esseri in grado di intendere e di volere in realtà, lo guardassero con terrore e rispetto.
Soprattutto terrore.
Quindi già dopo aver conosciuto Alex aveva avuto un leggero scricchiolio psicologico, su cui però aveva deciso di passare sopra, dicendosi che in fondo lei poteva anche permettersi di trattarlo alla pari senza che questo riducesse a brandelli il suo orgoglio.
Ma questo era davvero troppo!
Una debole, insulsa umana senza neanche un briciolo di reiatsu, che non solo gli parlava come se niente fosse, ma che osava pure dargli degli ordini!
Ma che diavolo era preso agli umani ultimamente?
Che fine aveva fatto la sana abitudine di tremare e fuggire di fronte agli esseri più forti?
Ma soprattutto, porco Aizen, QUANTO CAZZO PARLAVA?
<< E quindi voi due vi conoscete da un po’ vero? Mi aveva detto che c’era uno in particolare che la stressava perché era frustrato o qualcosa del genere, ma non aveva specificato che fosse un tale fig… cioè, un ragazzo! Ma davvero la seguivi per combattere con lei? Sarai diventato scemo a furia di cercare di farla arrabbiare, è da quando siamo piccole che la conosco, ma non l’ho mai vista perdere davvero le staffe. Di solito ti accorgi che è arrabbiata quando la frequenza delle sue battute sarcastiche supera le tre al minuto e sospira ogni due secondi. Invece quando sbotta come prima e si mette ad urlare è perché è mortalmente preoccupata, con me lo fa spesso, davvero non so perché si preoccupi sempre così tanto… >>
<< Stai un po’ zitta, cazzo! >> sbottò Grimmjow dopo dieci minuti di monologo.
Aveva quasi la sensazione che gli stessero sanguinando le orecchie tanto l’aveva riempito di chiacchiere.
<< Non sei molto gentile, sai? Se chiedi le cose in modo più garbato la gente ti ascolta di più… anche se in effetti non so se da queste parti funzioni così… già, non ci avevo pensato, ma magari qui le regole sono tutto l’opposto delle nostre, magari qui essere sempre arrabbiati è normale… ma allora devo esercitarmi anche io per non rimanere indietro! >>
E finalmente chiuse la bocca, concentrandosi su chissà quale cazzata prodotta dalla sua mente.
Grimmjow si lasciò cadere sul divano, la testa che gli ronzava in modo sgradevole.
Forse per grazia divina di lì a poco si sarebbe addormentato e non avrebbe avuto a che fare per un po’ con nessun umano.
“Però nulla mi impedisce di prenderla un po’ per il collo se dovesse ricominciare a parlare a mitraglia” si disse.
Aveva appena finito di pensarlo che si sentì trapanare le orecchie da un gridolino acuto.
<< Oh cavolo, Alex scotta! Ma non c’è un armadietto dei medicinali da queste parti? Non vi ammalate mai voi? Non lo sapete che gli esseri umani muoiono se la febbre si alza troppo? >>
<< SILENZIO! >> urlò Grimmjow esasperato. << Non voglio più sentirti dire una parola, o giuro che inizierò a smontarti personalmente! Se muore significa che è una debole, e in quanto tale avrà avuto la fine che si merita! >>
<< Ma… >>
<< Lascia perdere, Liz >> la interruppe Alex. << Mi sto opponendo al sigillo, è normale che mi venga la febbre. Vedrai che tra poche ore sarò di nuovo in piedi per prenderlo a calci per come ti ha trattata >>
<< Ti aspetto, allora >> disse Grimmjow.
<< Non fartela addosso per la paura nell’attesa >>
<< E tu riprenditi in fretta, ti preferisco sveglia e attiva >>
<< Io invece intanto andrò a dormire >> si intromise la bionda sdraiandosi sul suo letto e abbracciando stile polpo l’amica.
<< Liz, fa caldo! >>
<< Bugiarda, con la febbre si ha freddo! >>
<< Scrostati >>
<< Sei un essere dal cuore arido! >> le rispose in tono drammatico sciogliendo l’abbraccio. << Una non vede la sua migliore amica per due settimane, e quando finalmente la ritrova e cerca di dimostrarle il suo affetto viene bruscamente respinta e… >>
<< Liz? >>
<< Sì? >>
<< Spegniti >>
<< Ok, buonanotte a tutti! >>
Un benedetto silenzio scese finalmente nella stanza.
Era davvero incredibile che una ragazza dalla loquacità paragonabile a quella di un riccio schiacciato sotto a un tir avesse un’amica logorroica come quella.
Lui, personalmente, se solo avesse potuto, l’avrebbe uccisa dopo pochi minuti.
<< Grimmjow? >>
<< Mmh? >>
Ci fu una breve pausa.
<< Posso… chiederti un favore? >>
<< No >>
<< Lo vedi anche tu come sono messa, e in futuro chissà cosa potrebbe succedermi >> proseguì la donna ignorandolo. << E una volta che Liz avrà perso il suo valore di ostaggio probabilmente non sarò in grado di proteggerla, già adesso non so se ce la farei >>
<< Guarda che io non salvo nessuno, non sprecare fiato >>
<< Figurati, non mi aspetto certo un gesto così altruistico da parte tua. Quello che ti sto chiedendo di fare, è, nel caso in cui… decidessero di eliminarla, di assicurarti che succeda nel modo più veloce e indolore possibile. Solo questo >> disse con voce rotta.
Ancora una volta da quando l’aveva conosciuta Grimmjow rimase basito: un’altra persona lo avrebbe supplicato piangendo di salvare la sua amica, mentre lei lo stava solo pregando di farla uccidere in fretta per non farla soffrire.
<< Come vuoi >>
Il suo sguardo si addolcì all’improvviso.
<< Grazie >>
E da qualche parte, in un luogo non ben definito del suo petto, dopo secoli di silenzio e immobilità totali, qualcosa di simile ad un battito dette una strinata alle sue terminazioni nervose, spingendolo a distogliere bruscamente lo sguardo da quei due pozzi scuri che sembravano volerlo risucchiare al loro interno.
<< Grimmjow? >>
<< Che vuoi ancora? >> chiese lui rivolto al muro.
<< Buona notte >>
 
 
Angolo delirazioni
 
Aki: << Ra-ragazzi! O_O >>
Grimmjow: << E adesso che c’è? >>
Aki: << Ma come “che c’è”? Non ricordate più che giorno è oggi? >>
(tutti si guardano interrogativi)
Aramis: << Ehm, dovremmo? >>
Aporro (brandendo bisturi e seghetti): << Ah sì, oggi è il giorno della visita medica! >>
Alex (imboccando la porta): << Stupendo, chiamatemi quando avete finito -_- >>
Aki: << Acqua U_U >>
Liz: << Si festeggia il tuo primo 7 in greco? :3 >>
Aki: << Acqua U_U >>
Grimmjow: << Hai finalmente deciso di chiudere bottega? >>
Aki: << Oceano =_= Ulquichan, per piacere, salvami tu! >>
Ulquiorra: << Con oggi è esattamente trascorso un anno dalla pubblicazione del primo capitolo di questa storia U_U >>
Alex: << Ma dai -_- >>
Aramis: << Già un anno? >>
Aki: << Sì, è il vostro compleanno! ^O^ >>
(piovono coriandoli e Aki scoppia a piangere)
Grimmjow: << E adesso che succede? >>
Aki: << È-è che la mia bambina ora è più grande! T___T >>
Grimmjow-Alex: << Per carità… -_- >>
Liz: << Wow, ormai parlano pure in sincrono! :3 >>  

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Capitolo 17
*** Una confessione al giorno toglie Liz di torno ***


Aki (si da degli schiaffetti in faccia): << Su, forza, è ora di rimettersi al lavoro! *^* >>
(Grimmjow comincia a scrivere su un foglio)
Grimmjow: << “Prova piacere nell’autolesionismo” >>
Aki (sospirando davanti alla tastiera): << Ma non ho vogliaaaa! =O= >>
Grimmjow: << “Parla da sola” >>
Aki: << No cazzo, non devo cominciare a fare la deficiente, è da quasi un mese che non aggiorno! >>
Grimmjow: << “Soffre di disturbi da personalità multipla” >>
Aki: << Aspetta, com’era già il titolo di questo capitolo? °__° >>
Grimmjow: << “Soffre di perdita di memoria a breve termine” >>
Alex: << Ma che stai facendo? -_- >>
Grimmjow: << Voglio mandare un elenco dei sintomi alla neuro per sapere se si può rinchiudere >>
Alex: << Scusate, ma da quando è cominciata questa storia avete provato nell’ordine a: -squartarla -_- >>
Grimmjow: << Tsè, la maledetta gira con un lanciafiamme! >>
Alex: << -vivisezionarla -_- >>
Aporro: << Non fanno più i sedativi di una volta U_U >>
Alex: << -farla sbronzare e gettarla nel Po -_- >>
Nnoitra: << Mi ci sono volute tre settimane per uscire dal coma etilico, e intanto quella spugna ha pure trovato la mia scorta segreta di Tequila! è_é >>
Alex: << -rapire i suoi cari e praticare estorsione >>
Aizen: << Mi ha denunciato alla SIAE per violazione di copyright. Per poco non mi pignoravano Las Noches =_= >>
(piange sulla spalla di Ulquiorra)
Alex: << In sostanza: siete delle schiappe -_- >>
  
 
 
Grimmy: dici davvero? ^\\^ Possessione a parte, il fatto è che Grimmy è alla fine dei conti un’anima piuttosto semplice (Grimmjow: << CHI CAZZO È L’ANIMA SEMPLICE?? >> ), sì insomma, è un po’ pirla, diciamocelo :D quindi quando mi chiedo “come si comporterebbe mai Grimmjow in questa situazione?” scelgo sempre l’opzione “testa di minchia” e vado sul sicuro xD. Comunque grazie mille, Liz è stata davvero la mia salvezza, altrimenti in futuro la storia sarebbe andata davvero a rilento >_>. Spero ti piaccia anche questo capitolo, io nell’algebra mi ci dovrò rituffare a breve T___T. Bye bye!
 
Lucy94: certo che ce l’ha, sta facendo di tutto per convincerci del contrario, ma a me non la si fa! ^_^ (si mette in posa da supereroina) E farà meglio a tenerselo stretto quel sorriso, perché ha più o meno la stessa cadenza delle eclissi di sole… >_>. Ma davvero ti ha commossa il finale? Io pensavo di aver forse un po’ esagerato a farle chiedere una cosa del genere, ma ogni tanto un momento serio ci deve pur essere U__U (Liz fa le corna sotto al tavolo). In realtà non lo so bene neanche io da dove mi vengano certe battute, da dentro, immagino xD (Alex: << Come i rutti, certo -_- >> ) Spero solo che ti faccia ridere anche questo capitolo, perché io l’ho trovato davvero lungo da scrivere, sì insomma, non finiva più! ç__ç Baci
 
Shirahime: ha ha ha, se tagliuzzassi davvero Liz, contando tutti i fan che ha, dubito che arriverei viva al giorno dopo xD Però questo non vuol dire che non le possa succedere qualcosa, chissà… Comunque, passando al nostro panterone: ebbene sì, finalmente qualcosa in lui si sta smuovendo! (e non parlo solo delle “regioni basse” xD) Pian piano finalmente la nostra amata testa di legno alle soglie del 17° capitolo si sta rendendo conto dei suoi sentimenti, e porca miseria che fatica che ho fatto perché iniziasse ad accorgersene! =_= Ora però tocca anche all’altra darsi una svegliata, povera me… Va beh, concludo ringraziandoti per gli auguri, sembra davvero di essere su Jump xD
 
Julia_Urahara: a chi lo dici, la vorrei anche io un’amica così! xD Il fatto è che a lei piace tanto dare soprannomi alla gente, quindi con Grimmy la scelta è caduta su Grande Puffo, c’è poco da fare ^_^ poverino, penso che se non avesse ricevuto il preciso ordine di non toccarla in quei tre giorni l’avrebbe uccisa dopo pochi istanti, ma bisogna capirlo, è lo stress v_v. Grazie mille per gli auguri, ora so cosa si prova quando la tua creature compie gli anni! (si mette a piangere abbracciando Alex) (Alex: << Qualcuno me la stacchi di dosso, per piacere -_- >> )
 
Ookamisan: e chi non vorrebbe essere al posto di Alex? *ç* Solo lei non capisce niente della fortuna che le è capitata, santa pazienza… meno male che almeno c’è Liz che attribuisce il giusto valore alle cose importanti xD Che dire, sono davvero immensamente felice che questa storia ti piaccia, ma soprattutto che ti piacciano i personaggi di mia invenzione, sai come si dice, i complimenti non sono mai abbastanza e tirano su di morale xD. Comunque spero davvero di continuare a soddisfare le tue aspettative, e soprattutto che Aramis continui ad ispirarti xD
Bye!
 
Midnigh_Rose: ragazza, se davvero pensi che la tua recensione faccia schifo è perché hai bisogno di un’immediata seduta dallo psicologo, e soprattutto perché non vedi quelle che semino io in giro >_> Comunque, grazie mille per gli auguri, e non abbatterti se non la segui fin dall’inizio, quando rileggo i primi capitoli mi viene sempre un infarto per le cose che ho avuto il coraggio di mostrare al mondo, quindi forse è meglio così xD Sai, leggere recensioni come la tua mi fa sentire sempre più contenta di aver dato a Liz un ruolo così importante e non averla lasciata solo a fare la comparsa, quindi sia io che lei ci inchiniamo per ringraziarti dei tuoi complimenti ^o^ però non ho davvero il cuore di appiopparla ad Ulquichan, quel povero ragazzo ne ha già viste abbastanza xD (Alex: << Che bugiarda, in realtà hai pensato per molto tempo di farlo -_- >> ). Amiche di Midnight_Rose: farò del mio meglio! *__* Grazie anche a voi!
 
Loveless_: cara, purtroppo Alex la pensa in modo diverso da te, ci vorrà del tempo prima che possa perdonarmi xD Per non parlare di Grimmy, che da quando Liz è piombata nella sua stanza non fa altro che meditare vendetta nei miei confronti… che dire, sono una povera incompresa! T__T Liz d’altro canto è contentissima, dice che con Grimmy si diverte da matti xD. Riguardo alla scena dell’abbraccio in realtà ho preso spunto dalla realtà, perché io ho un disperato bisogno di coccole e sono circondata da gente che ne è allergica e mi zittisce xD. Per finire tantissime grazie per gli auguri, e grazie anche a voi (mi adeguo anche io al plurale xD) per averci seguiti per un anno, spero solo di non doverne festeggiare anche un altro xD
 
diokoxkristof: beh, se proprio vuoi saperlo ci avevo pensato, però ho ricevuto parecchie minacce di morte se avessi attuato una cosa del genere… >_> comunque non è detto che non lo faccia, dopo tutto ^_^ (Alex: << Ma per carità, ci manca solo un Grimmjow formato ridotto -_- >> )
 
Bacini bacetti e bacioni a diokoxkristof, _SilentScream e FediHime per aver messo questa storia tra le seguite, a Chidory, Arctica e Wrath che l’hanno messa tra le preferite, Grimmy per avermi messa tra gli autori preferiti e a chi legge e basta. Vi stimo fratelle!
 
Capitolo 17: Una confessione al giorno toglie Liz di torno
 
Al suo risveglio Alex si accorse di tre cose:
1: la stanza non girava più come un ottovolante, segno che stava molto meglio
2: Grimmjow non era negli immediati paraggi, cosa per cui ringraziò tutte le divinità conosciute e ignote
3: Liz invece era negli immediati paraggi e la squadrava con la sua migliore espressione da capo giudice della santa Inquisizione
<< Sono nei guai? >> le chiese sospirando.
<< Fino al collo >> confermò Liz. << Cioè, tu hai un figo del genere che ti fa la posta e non mi dici niente?? >>
<< È un pazzo sadico assassino con l’hobby dello stalking, dovevo invitarlo a mangiare una pizza con noi? >>
Le sue obiezioni vennero liquidate con un noncurante gesto della mano, come se si fosse trattato di dettagli irrilevanti.
<< Però ti piace, ammettilo! >>
<< Sì, come le mestruazioni in vacanza al mare >>
Liz sbuffò. << Tu lo sai che in alcuni paesi una volta si tagliava la lingua ai bugiardi? >>
<< Anche agli assillanti chiacchieroni se è per questo >>
<< Non è vero, te la sei inventata questa! >>
Alex alzò gli occhi al cielo. << Comunque sia mi seguiva per uccidermi, e non ci trovo nulla di eccitante in questo >>
<< Beh, ma adesso non mi sembra che voglia così tanto ucciderti; anzi, il suo modo di punzecchiarti mi ricorda tanto quello di un bambino delle elementari con la bambina che gli piace >>
Alex le tirò un cuscino in faccia. << Ma per piacere, Grimmjow fa così con tutti, e non credo che coltivi una segreta passione per ogni abitante di questo schifo di posto >>
<< Certo, certo >>
Liz stette in silenzio per qualche momento, poi si mise a ridacchiare da sola.
E ciò non era un buon segno.
<< Non sono sicura di volerlo sapere >> mormorò Alex, pronta al peggio.
<< No no, è che mi stavo chiedendo una cosa sul suo colore… dico, secondo te è naturale? Cioè, li avrà azzurri anche… da “quelle parti”? >>
Tutto qui?
<< Beh, mi sembra ovvio, no? >> le rispose senza pensarci.
Le bastò circa un secondo per rendersi conto di quale stratosferica minchiata le fosse appena sfuggita di bocca.
Poi l’uragano Liz si scatenò con tutta la sua potenza.
<< Porcaccia…! Complimenti, Mooney! E così speravi di tenermi nascosti i particolari più piccanti, eh? Avanti, sputa il rospo! Quando è successo? >>
<< Uh la testa! >> simulò Alex sdraiandosi di nuovo e tirandosi il lenzuolo fin sopra ai capelli. Purtroppo Liz non si fece ingannare dal suo patetico tentativo.
<< Poche storie, Cenerentola della mutua! Vedo che è arrivato un bel principe azzurro a riportarti la scarpetta, eh? >>
<< Ma per piacere >> le rispose borbottando, cercando in tutti i modi di non immaginarsi Grimmjow in calzamaglia su un cavallo bianco.
<< Hai ragione, col carattere che si ritrova è più probabile che te la faccia ingoiare la scarpetta. Comunque l’ho sempre detto che hai buon gusto in fatto di ragazzi >>
Alex tirò giù il lenzuolo.
<< Non è come pensi >>
<< Ah, davvero? >>
<< Sì, davvero >>
Liz fece finta di pensarci su. << Mmm vediamo. L’ultima volta che ci siamo viste a quanto ho capito l’hai portato con te mentre facevamo shopping, e quando sei uscita da quel camerino con quel vestito stupendo sei diventata rossa come un semaforo; siamo in camera sua; parli davanti a lui di sigilli e quant’altro malgrado faccia parte dei “cattivi”, battibeccate come una coppietta e gli guardi sempre il culo. Ho dimenticato qualcosa? >>
<< Io non gli guardo il culo! >> protestò Alex.
<< Già è vero, quella sono io >> ammise Liz facendole l’occhiolino. << Ma ciò non toglie che quando prima ti ha presa in braccio non avevate l’espressione tipica di chi vorrebbe vedere l’altro morire allo spiedo, quindi o confessi di tua spontanea volontà o comincerò a fare le peggiori ipotesi che mi verranno in mente >>
Lei era così: ti prendeva per sfinimento; continuava a sfornare accuse e minacce a raffica finchè all’altro non esplodeva il cervello e confessava tutto pur di farla stare zitta.
Dopo un incontro ravvicinato di quel tipo con lei un gruppo di teppisti che bazzicava la loro zona si era dato ai servizi sociali e alla raccolta differenziata.
Memore quindi delle sue teorie su alieni e man in black, Alex decise che era meglio accontentarla.
<< E va bene, ci siamo lasciati un po’ andare >>
<< Ma quanto? Voglio i dettagli! >>
La luna che faceva capolino dalla finestra non era mai sembrata così interessante come in quel momento. << Tanto. Troppo >>
Un grido acuto le trapassò i timpani e un paio di braccia le arpionarono il collo.
<< Non ci posso credere! Non ci posso credere! Si può sapere che aspettavi a dirmelo? E com’è stato? >>
Alex se la scrollò di dosso, andò fino alla porta, la aprì e controllò bene che non ci fosse nessuno nel corridoio, poi tornò al letto.
<< Se una sola parola di quello che ti sto per dire esce dalla tua bocca sei una donna morta, chiaro? >>
<< Ricevuto. Allora, vuoi dirmi com’è stato? >> incalzò Liz impaziente.
Fece un respiro profondo.
<< Beh, non credo di saper bene cosa dire. È stato… strano, ecco. All’inizio mi ha fatto male, però poi è stato… >>
Si interruppe per cercare le parole giuste.
<< Eccitante? >> le venne incontro Liz.
<< Porca miseria se lo è stato >>
<< Quindi possiamo promuovere il nostro Grimmjow con centodieci e lode? >>
<< Adesso non esageriamo >>
<< Ma quindi state insieme? >>
<< Certo che no >> rispose Alex in tono lugubre.
Sembrava assurdo, ma una parte di lei avrebbe tanto voluto poter rispondere di sì.
<< Senti, a sentirlo così sembra chissà che, ma in poche parole è successo perché quell’entità a cui Aizen vuole che tolga il sigillo ha approfittato della nostr… mia momentanea debolezza per spingermi a… abbandonarmi agli istinti. Quindi a livello emotivo non c’è nulla tra noi >>
<< E questa entità ha preso il controllo di te per costringervi a fare sesso? >> chiese Liz incredula.
<< Sì, beh, è un po’ complicato da spiegare >> tergiversò. << E poi per quanto riguarda Grimmjow c’era anche quella scommessa idiota, quindi… >>
<< Quale scommessa? >>
Alex sospirò. << Mi sa che faccio prima a raccontarti tutto dall’inizio >>
Perciò si vide costretta a ripetere tutti gli eventi di quelle due ultime settimane, omettendo però la descrizione fisica del ragazzo che le era apparso nel suo mondo interiore. Non voleva ritrovarsi una Liz sbavante che la supplicava di togliergli il sigillo per potergli dare un’occhiata “più da vicino”.
<< Ma non si può tipo sbirciare sotto le bende senza togliere il sigillo? >>
<< Le bende sono il sigillo. E comunque ti proibisco di toccarlo in alcun modo, chiaro? >>
Strinse gli occhi di fronte all’espressione innocente dell’amica. << Dimmi che non l’hai fatto mentre ero svenuta >>
“E se vuoi saperlo il tocco dell’angelo biondo è più gentile del tuo, principessa” dichiarò Aramis, parlando per la prima volta da ore dall’angolino in cui era stato gettato. “Ma prima che di decidere di spezzarmi in due, sappi che non ho ancora abbastanza forze per parlare con una persona totalmente priva di energia spirituale, quindi tranquilla, non le ho fatto niente”
<< Finalmente una buona notizia >> sospirò Alex.
<< Ti ha detto qualcosa? >>
<< Lascia stare >>
Improvvisamente Liz si diresse all’“angolo di Aramis”.
<< Allora? Ce lo dici o no che cosa sei? >>
<< Non avvicinarti troppo per favore, tanto non vuole dircelo >> disse Alex allontanandola con decisione.
<< Eddai, mica mi morde! >>
“Un assaggino però non mi spiacerebbe”
<< Tu dacci un taglio con le battutine da vecchio pervertito >> lo avvertì Alex.
<< Che ha detto? >>
<< Niente, gli oggetti inanimati non parlano >>
<< Se è per questo neanche i morti parlano, eppure qui tramano la conquista del mondo. E sono pure maledettamente disordinati! >> aggiunse guardandosi attorno.
E Alex conosceva quello sguardo.
Liz detestava il disordine, casa sua sembrava appena uscita da un catalogo immobiliare.
<< Aah, non resisto! >> esplose infatti cominciando ad ammucchiare in pile ordinate gli oggetti sparsi in giro.
Alex alzò gli occhi al cielo. << Ti avviso che, per quanto tu possa sforzarti, il padrone di casa non apprezzerà. Anzi, ci sono buone probabilità che si incazzi perché hai toccato la sua roba >>
<< Dovrò pur dargli una valida scusa per brontolare, no? >>
<< Contenta tu >> le rispose rassegnata.
“Oh insomma, dopo tutti questi anni finalmente mi ritrovo insieme a due belle ragazze e loro non fanno altro che parlare di quello là! Mi sa che ho fatto male ad accontentarti, nel deserto”
“No, ti assicuro che hai fatto bene, perché se non l’avessi fatto ora non saresti neanche in condizione di lamentarti”
“Ci tieni così tanto a lui?”
“Ti ho già detto quello che penso”
“Questo prima che ci facessi sesso, però” le rispose malizioso.
“E secondo te come mai l’avrei fatto? E poi si può sapere da che parte stai? Vuoi dividermi da Grimmjow o vuoi che ammetta che mi piace?”
“E ti piace?”
“Fanculo”
E così trascorse il primo giorno: con Liz che improvvisatasi Cenerentola ridava aspetto abitabile alla stanza di Grimmjow, Alex che si fondeva il cervello per trovare un modo di uscirsene da lì sane e salve e Aramis che si divertiva come davanti a un film comico.
Alla fine Alex si ritrovò a fissare la luna, la stanza immersa nel silenzio: Liz si era addormentata di fianco a lei, e anche il rompiballe mentale taceva da un po’, segno che forse anche lui aveva ceduto alla stanchezza.
O magari faceva solo finta di dormire, chissà.
L’ultima ora era stata una vera tortura per lei; sentiva che il sigillo stava acquistando sempre più forza, e per lo sforzo di mantenere il controllo dei suoi poteri spirituali le era di nuovo salita la febbre, le mani che le tremavano.
Sentì la porta aprirsi senza essersi accorta della presenza che si avvicinava.
<< Che diavolo è successo qui? >> chiese una voce sconcertata.
<< Shhh! >> lo zittì, accennando a Liz che dormiva della grossa.
Grimmjow sembrò sul punto di ribattere, ma poi sembrò decidere che preferiva Liz addormentata e zitta, quindi chiuse la bocca e avanzò tirandosi dietro un carrello pieno di piatti.
<< Sei stato promosso capo cameriere? >> chiese Alex.
Grimmjow glielo mollò vicino. << Era già qui fuori dalla porta. Aizen si è raccomandato che tu e la tua amica “rimaniate in forma” >>
Prese una sedia e la mise vicino al letto.
<< Che diavolo pensi di fare? >> gli chiese inorridita, vedendolo afferrare un piatto e una forchetta.
<< Pensi di essere capace a centrarti la bocca con quelle mani? >> le chiese scettico, osservando il suo tremore.
<< Se stai pensando quello che penso tu stia pensando levatelo dalla testa, non farò mai una cosa del genere, chiaro?! >>
<< Quindi vuoi rimanere a digiuno fino a domani? >>
Il suo stomaco borbottò in risposta.
<< Può benissimo farlo Liz, posa quel piatto! >> lo aggredì rossa di vergogna.
<< No che non può farlo, perché se provi a svegliarla ti ammazzo! Forza, basta con queste fottute lamentele e mangia! >>
<< Manco morta! >>
In che razza di film rosa da quattro soldi era finita? Grimmjow che cercava di imboccarla era una cosa da incubo, era assurdo, e soprattutto molto, troppo imbarazzante!
Lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere, era totalmente fuori dal mondo!
M-A-I.                                             
 
 
 
Angolo delirazioni
 
(Aki sta coccolando Liz come se fosse un gattino)
Aki: << Ti è piaciuto questo capitolo, vero? ^o^ >>
Liz: << Puoi dirlo forte! Finalmente mi si racconta qualcosa! >>
Alex: << Basta, voglio andare a casa, non ce la faccio più, ora ci mancava pure questa… >>
Aki: << Eccola lì, di nuovo che si lamenta =_= >>
Aramis: << Beh, in effetti non fai che maltrattarla… >>
Aki: << È inutile che le fai da leccapiedi, tanto non te lo leva il sigillo nel prossimo capitolo ^_^ >>
Aramis: << Cazzo! >>
Grimmjow: << Hai capito, pivello? La faccio io da protagonista nel prossimo, quindi smamma! >>
Alex: << Non posso alternarmi anche io sulla scena con qualcun altro? È sempre indispensabile che ci sia anche io? -_- >>
Aki: << Beh, è scritto nella tua natura di protagonista, altrimenti invece che “la pantera della bambola” avrei chiamato questa storia “la pantera di chiunque” e l’avrei ambientata in un bordello, no? >>
Alex: << Sei sempre in tempo -_- >>
Grimmjow (brandendo Pantera): << Provaci e ti uccido davvero! >>
Aki\Alex: << Guastafeste -_- >>     

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Capitolo 18
*** Mangiare o non mangiare, questo è il problema! ***


(parte la musica di mission impossibile, Aki si affaccia alla porta, poi striscia sul pavimento, si nasconde sotto al letto, infine sguscia fuori e apre word)
Aki: << PERDONOOOOOO! T_______T >>
Grimmjow (tappandosi le orecchie): << Guarda che ti sentivano anche dall’altra stanza! Che bisogno c’era di tutta questa messinscena? >>
Aki: << È che volevo usarla almeno una volta quella colonna sonora U_U >>
Alex: << Piuttosto, non stavi supplicando in ginocchio per il tuo mostruoso ritardo? -_- >>
Aki: << Ah già è vero! (tira una scarpa a Grimmjow) Colpa tua che continui a interrompere! Coff coff… dicevo: (si mette le lacrime finte) PERDOOOONO! Il fatto è che prima questo maledetto computer ha preso chissà dove un virus, e per toglierlo ci è voluto un bel po’, e poi quando finalmente l’ho riavuto sano e salvo non si apriva più word, e quindi ci sono volute altre settimane per trovare il cacchio di codice giusto da inserire per farlo partire! Sembrava quasi che fosse una congiura per non farmi continuare a scrivere… >>
(tutti guardano Grimmjow)
Grimmjow: << Ehi, io non ci capisco niente di computer! >>
(tutti si voltano verso Aramis)
Aramis: << Che c’è? Guardate che è nel mio interesse se la storia va avanti e concludo qualcosa con la principessa… >>
Alex: << Sì, aspetta e spera -_- >>
(allora tutti guardano Aizen)
Aizen: << Mi spiace, ma questa storia malgrado tutto fornisce molta pubblicità a Las Noches e al sottoscritto, quindi non ho nulla in contrario se va avanti U_U. A proposito: (si gira verso il computer, e sullo schermo compare la scritta “messaggio promozionale”) pensi che il luogo in cui vivi faccia schifo? Vorresti un mondo in cui viga la disciplina, e soprattutto che a farla rispettare siano avvenenti individui dai capelli sgargianti e dai vestiti succinti? La tua vita è noiosa e vorresti movimentarla con qualche combattimento mortale? Vorresti tanto un tatuaggio, ma i tuoi genitori non te lo permettono? Ami il bianco? Che aspetti? Arruolati anche tu negli arrancar! Spediscici il tuo curriculum e se ti riterremo idoneo\a un nostro incaricato verrà direttamente a casa tua a prelevare la tua anima, che dopo qualche secolo di evoluzione potrà finalmente tirarsela sfoggiando una maschera all’ultimo grido e addominali\curve da urlo! Ti aspettiamo! >>
Liz: << Wow, posso arruolarmi? >>
Alex: << Sì, ci manca pure questo -_- >>
 
Edward the mad shrimp:ma tanto lo sai che io adoro quando parli come Grimmjow 8D E io amo la tua memoria schifosa così mi becco due volte i complimenti per la stessa cosa xD Stavolta però niente pacca, altro che muovere il culo, se penso a quanto ci ho messo a scrivere mi viene da catapultarmi fuori dalla finestra D:
 
Darklight92: ehm, come vedi è un vizio comune non usare per mesi il pc >_> Sono contenta che Liz e Aramis ti piacciano! ^o^ Mmm, un incontro tra lei e Ulquiorra? Non ci avevo pensato, ma si può fare… (pensieri malvagi) (Ulquiorra: << Come no… >> )
 
Grimmy: tranquilla allora, in questo capitolo di Grimmjow ce n’è in abbondanza xD E c’è anche una bella svolta, giusto per complicare ancora un po’ le cose…
 
Shirahime: che vuoi che ti dica, da questo punto di vista Alex non è molto sveglia… meno male che c’è Liz! xD Non scordiamoci però che prima di dirglielo il nostro panterone dovrà anche accorgersene di “volerle bene” xD E poi Aramis non ha tutta questa fretta di dimettersi dalla sua carica di terzo incomodo, si diverte da matti U_U
Cavolo, a volte mi sembra di stare scrivendo la sceneggiatura di un episodio di Beautiful! xD
 
Julia_Urahara: dovrai metterti in coda e prendere il numerino, temo 8D A questo punto penso che Grimmy potrebbe mollare gli espada e diventare imboccatore professionista, si farebbe una villazza due volte Las Noches! xD Comunque sì, quella di Liz è una dote naturale, alla fin fine forse è il nemico più temibile per il nostro povero panterone xD Spero ti piaccia anche questo capitolo!
 
diokoxkristof: io e Grimmy abbiamo visto il video, davvero carino! (io subito dopo mi sono andata a scaricare la canzone xD) Lui è rimasto un po’ interdetto per tutte quelle sue immagini, ma posso assicurarti che il suo ego è ulteriormente aumentato >_> E ora chi lo sopporta più? xD Alla prossima!   
 
AngytheBest:non temere, come vedi una risposta la do a tutti xD Comunque sì, lui non agisce mai come ci si aspetta, è nella sua natura xD. Purtroppo in questo capitolo non ho potuto far alzare molto le mani, ma in futuro non mancheranno occasioni ^^. Spero che anche questo capitolo capiti a “ciel scuro”, baci ^^  
 
Midnight_Rose: (Aki alza il pollice) ragazza, vedo che siamo sulla stessa linea d’onda *w* ebbene sì, ai bonazzi è concesso tutto, conquisteranno il mondo! (?)
Purtroppo Alex non la pensa così, e dice che quel sigillo rimarrà lì ancora per molto… ma d’altra parte sono io che decido (risata malvagia). Aramis è buono o cattivo, chissà… sì sì, prima o poi si capirà (forse), quel che è certo è che Liz concorda con te sulla parte “è una coppia che ha un futuro” xD. Per quanto riguarda gli altri due invece pensa che io sbavavo pure scrivendo e poi ho pianto mezz’ora per l’amarezza ( << Ma perché non capita anche a me, maledizione! >> ) >_>. Ma tanto adesso ci penso io a farla ragionare, quella lì *__* Mwhahahahahaha!
 
Lucy94: beh, non hai dovuto aspettare cent’anni, ma quasi xD Eh già, se non ci fosse Liz… D’altra parte è per questo che l’ho rimessa nella storia, eh! U__U In compenso Alex non capisce perché consideri un fatto positivo il fatto che per colpa di quello là ora sia finita a farsi imboccare da Grimmjow xD Dice che se vuoi può cederti il posto anche subito, così  potrà partire per una meritata vacanza lontano da maniaci mentali e imboccatori dalla testa azzurra xD D’altra parte ancora non lo sa che cosa le succederà in questo capitolo…
 
Loveless_: ragazza, tu sì che hai capito come gira il mondo! (si mette in posa da supereroina sulla scrivania) D’altra parte è scritto nel grande libro delle leggi naturali che l’autrice deve essere bastarda, e io mi adeguo U_U. Tornando alla storia: sì, in effetti Grimmy non ha idea di quanto potrebbe imparare da Liz sulla raffinata arte di come fregare Alex, ma d’altra parte quello della nostra biondina è un talento naturale, che non può essere trasmesso così facilmente U_U. E spero che rimanga nella sua beata ignoranza anche per quanto riguarda il cavallo bianco e la calzamaglia, se no la nostra vita sarà molto breve D:
 
Ace86: benvenuta! ^o^ Che dire, divertire è il mio obiettivo principale, quindi sono strafelice che la mia storia ti piaccia! ^^ Poi sono d’accordo con te, cosa non gli farei a quel panterone se ce l’avessi a portata di mano… (sbava sulla tastiera). Spero ti piaccia anche questo capitolo!
 
Un saluto dall’oltretomba (che sonno che ho in questo periodo! =O=) a ASimpleGirl_ per aver messo questa storia in quelle da ricordare, a Darklight92 e gioiajoy per averla messa nelle seguite, a Ivy94, Angelickall e Ace86 per averla messa nelle preferite e a chi legge e basta. Amen. (E se ho dimenticato qualcuno chiedo perdono, ultimamente sono abbastanza rincoglionita =O=)
 
Capitolo 18: Mangiare o non mangiare, questo è il problema!
 
Grimmjow si stava pericolosamente avvicinando impugnando minaccioso la forchetta. << Te la devo ficcare in gola a forza? >>
La sicurezza di Alex vacillò.
Primo: aveva fame.
Secondo: effettivamente aveva bisogno di energie per continuare a contrastare il sigillo.
Terzo: quel pazzo aveva davvero l’aria di uno pronto a infilzarla con una forchetta.
Quarto: voleva levarselo di torno il più presto possibile, e l’unico modo per farlo purtroppo era dargli corda.
<< Poi ti levi dalle palle? >> gli chiese guardandolo storto.
Le labbra di Grimmjow si distesero in un ghigno. << Potrai non crederci, ma ho anche altro da fare, oltre a starti dietro >>
Alex strinse le labbra. “E va bene, signor impegnato”.
Prese un respiro profondo, chiuse gli occhi e infine si costrinse a mangiare.
Il gusto non era male, ma questo non la fece sentire meglio quando arrivò il boccone successivo, e quello dopo ancora.
Non le era mai capitato nulla di più umiliante in tutta la sua vita, a parte forse quella volta in quarta elementare in cui un ragazzino sbucato da non si sa dove aveva sbattuto contro il suo vassoio inondandola di minestra e carne in salsa di carote davanti a tutta la mensa.
Persa nel suo orrido ricordo di risate persistenti, rimase in attesa della successiva forchettata, che però non venne, costringendola a guardare Grimmjow e ritrovarsi così davanti a una faccia divertita. << Ci stai prendendo gusto, eh? >>
<< Posso ucciderti o rischio di prenderci gusto anche con quello? >>
L’espada allargò le braccia. << Sono qui >>
“Un giorno di questi lo colpirò davvero” decise Alex. Avrebbe voluto informarlo che vicino a casa sua c’era un posto pieno zeppo di suoi pari chiamato “scuola materna”, ma decise che in quanto persona mentalmente più evoluta avrebbe dovuto dimostrare di possedere quel briciolo di maturità di cui lui sembrava totalmente sprovvisto. Perciò si limitò a dire: << Non avevi fretta di occuparti dei tuoi fittissimi impegni? Come mai siamo passati alla parte: “Vediamo se riesci a prenderla!”? >>
<< Perché mi diverto >> fu la matura risposta.
<< Ti basta poco per intrattenerti >>
<< E non hai ancora visto niente >> replicò Grimmjow prendendo un altro piatto. << Indovina un po’, donna: siamo arrivati alla frutta! >>
Tutta quell’ilarità le apparve sospetta, e i suoi timori vennero crudelmente confermati da come le venne offerta la prima fetta di mela.
<< Guarda che non le fai male a prenderla con la forchetta! >> protestò allontanandosi.
<< A casa mia la frutta non si mangia con le posate >> obiettò lui cercando di costringerla a collaborare.
Ormai era diventata una specie di lotta corpo a corpo, anche se silenziosa, per non correre il rischio di svegliare una certa persona.
Anche le loro imprecazioni erano pronunciate con un tono di voce piuttosto basso.
<< Se è per questo a casa tua dubito che si mangi anche solo la minestra con le posate! >> inveì Alex, e Grimmjow ne approfittò per propinarle a tradimento la fetta di mela.
Ci mancò poco che le andasse di traverso, e per ringraziarlo lo centrò in faccia con una cinquina che gli lasciò l’impronta stampata sulla guancia sinistra.
<< Cretino! >> sibilò dopo aver ingoiato.
Grimmjow non sembrava essersela presa, anche perché, contando in che stato era, il suo schiaffo doveva aver fatto più rumore che altro.
In effetti quella sera sembrava terribilmente di buon umore, e la cosa le metteva i brividi. Sapendo che se ne sarebbe amaramente pentita, gliene chiese il motivo.
Quel che le rispose la lasciò interdetta.
<< Vuoi sapere il perché? Perché sto ottenendo più risultati in questi ultimi giorni che in tutti gli scorsi mesi! Di questo passo riuscirò a trasformarti sul serio dalla bambola priva di grinta che eri a un’avversaria coi fiocchi! >>
Alex scosse la testa, incredula.
<< Tu hai dei grossi problemi >>
Ma cosa diavolo si era messo in testa ora, di trasformarla in una specie di sua copia al femminile? Questo significava che non si era ancora tolto quello stupido chiodo fisso di combattere con lei?
Ma cosa doveva fare, perché la piantasse di stressarla?
                                                              *
Per una volta Grimmjow era d’accordo: aveva davvero dei problemi, e il più grosso era proprio lei.
Fin dall’alba dei tempi infatti il Grimmjow nella sua testa e quello nel suo corpo erano sempre stati culo e camicia, nel senso che nel dubbio il corpo prendeva tutte le decisioni e la testa docile non lo contraddiceva. Ora invece non facevano altro che mandarsi a cagare a vicenda ogni volta che aveva a che fare con quella donna.
Il fatto era che ultimamente si era accorto che il pensiero di ucciderla non lo appagava più completamente.
E quando si era reso conto di provare un certo desiderio nei suoi confronti, aveva pensato che fosse un capriccio passeggero, una roba da una botta e via, e quindi aveva pensato che una volta soddisfatto, tutto sarebbe tornato come prima.
Sì.
Col cazzo.
Le cose erano addirittura peggiorate.
Da quando erano tornati a Las Noches, la sua immagine gli continuava a balenare in testa, malgrado cercasse di concentrarsi su tutt’altro, e questo non gli andava proprio giù.
Perché Grimmjow non era un completo idiota, e anche se non era certo un esperto in quel campo, sentiva che se il desiderio di uccidere veniva gradualmente sostituito da ben altro desiderio, unito a pensieri insanamente possessivi, non era mai un buon segno. Continuava a ripetersi che il suo era semplicemente l’atteggiamento di un normale predatore, ma era difficile continuare a crederci quando anche solo sentire il suo profumo lo mandava completamente su di giri.
Senza contare che ormai da tempo era finito in un fottuto circolo vizioso: più cercava di farla arrabbiare, più lei con la sua testardaggine faceva incazzare lui, facendogli venire ancora più voglia di provocarla.
Come in quel momento, ad esempio.
<< Può darsi. In compenso ormai è diventata un’abitudine per te stare nel mio letto, eh? >>
<< Sì, e magari vorrei anche sfruttarlo. Non si era detto che ti saresti tolto dalle palle una volta finita la tortura? >> gli rispose trasudando acidità da tutti i pori.
Grimmjow si stravaccò mise più comodo sulla sedia. << E che fretta c’è? Fino a prova contraria questa è camera mia, quindi decido io quando entrare o uscire >>
<< Va bene, fai come vuoi, io però dormo >>
E si mise giù, dandogli le spalle.
Ecco un’altra cosa che lo faceva incazzare: essere ignorato.
Pensava davvero di poterlo liquidare così? Credeva forse che ora se ne sarebbe andato per non disturbare il suo riposo, magari in punta di piedi?
Lui se ne sbatteva se era stanca, così come se ne sbatteva se nella sua testolina bruna aveva già deciso di considerarlo solo come un tizio fastidioso.
Lui pretendeva considerazione, cazzo!
La sollevò di peso dal letto e, ignorando le sue proteste (sempre dette sottovoce, ovviamente), la portò nella stanza di fianco, dove c’era solo un divano. La sbolognò lì sopra e si godette la resistenza che gli opponeva, rimessa forse un po’ in forze dalla cena.
<< Che ne dici, sei sveglia ora? >> le chiese sovrastandola.
<< Senti un po’, ti ricordi com’è finita la prima volta che hai fatto una cosa del genere? >> sibilò Alex minacciosa.
<< Veramente mi ricordo com’è finita l’ultima volta che ho fatto una cosa del genere >> rispose Grimmjow beffardo, beccandosi un’occhiataccia inceneritrice.
La ragazza distolse lo sguardo. << È stata la pazzia di una notte, non significa nulla >>
Qualcosa nel tono in cui lo disse però non convinse pienamente Grimmjow, che si chinò a baciarla, catturandole le labbra con le sue malgrado lei cercasse di evitarlo. << Di ieri notte >> la corresse.
<< Fa lo stesso. Dai, piantala, mi fai perdere la concentrazione! >> sbottò quando lui le allungò le mani addosso.
<< Di che stai parlando? >>
<< Sto cercando di ritardare l’azione del sigillo che dovrebbe bloccare i miei poteri spirituali, ma come diavolo faccio a concentrarmi con te che non mi lasci in pace due secondi? >>
Mmm, questo significava che l’instancabile chiacchierio della sua amica non la distraeva, mentre lo stare con lui invece sì? Buono a sapersi…
Si sdraiò di fianco a lei, senza però lasciarla libera.
<< E adesso che fai? >>
<< Rompevi tanto che volevi dormire, no? E allora dormi! >>
Alex lo guardò interdetta. << Ma sei scemo? Non posso dormire qui con te e lasciare sola Liz! >>
Grimmjow non si lasciò intenerire. << E piantala di covarla, è solo nella stanza affianco, starà benissimo >>
La strinse un po’ di più a sé con fare possessivo e chiuse gli occhi. Che fosse ben chiaro, stava solo rimandando la cosa.
“Tanto non mi scappi”
                                                               * 
Era di nuovo nel labirinto di specchi. La cosa stava diventando seccante, a volerla dire tutta.
Aveva tutti i sensi all’erta, pronta a difendere le proprie grazie nel caso fosse di nuovo apparso Aramis, ma per il momento c’erano solo i suoi innumerevoli riflessi a farle compagnia.
<< Mmm, stupendo, passerò tutta la notte a fissare la mia faccia da ogni angolazione aspettando che qualcuno, possibilmente non Grimmjow, mi svegli? Che fine ha fatto il mio diritto a sognare cose senza senso come un normale essere umano che si rispetti? >> si sfogò tastando il vetro con le mani alla ricerca di un’uscita.
<< Dicono che parlare da soli sia il primo segno di pazzia, sei sicura di essere poi così normale? >> le chiese una voce tagliente.
Una voce femminile.
Alex si voltò.
La proprietaria era inequivocabilmente una vasto lorde, infatti non aveva una katana, e il suo aspetto era molto più selvatico di quello di un arrancar: aveva lunghi capelli argentati, da cui facevano capolino un paio di orecchie canine bianche. “Anzi”, considerò Alex dando un’occhiata alla lunga coda, “ probabilmente di lupo”. Aveva anche cinque artigli affilati che sporgevano dalle nocche e che sembravano un tutt’uno con le maniche del vestito, come maschera aveva un collare che le circondava la gola, e il buco era esattamente dove avrebbe dovuto esserci il cuore.
I suoi occhi erano due cubetti di ghiaccio.
<< La mia anima sta diventando peggio di un porto di mare >> sbuffò Alex squadrando la nuova venuta. << Ma non mi sembra di aver raccolto altri oggetti parlanti per la strada >>
<< Io sono qui perché tu vuoi sciogliere il sigillo >> tagliò corto l’estranea. << E non posso permettere che accada >>
<< Aspetta, quindi sei tu che hai sigillato Aramis e poi anche me! Quindi sai perché Aizen vuole che io lo liberi! >>
La donna-lupo scosse la testa. << Non accadrà. Una nel tuo stato non è in grado di fare una cosa simile. Ma se anche riuscissi a liberarti del tuo sigillo non dovrai assolutamente liberare Aramis. Quindi vedi di andartene, prima di mettere il naso in affari più grandi di te >>
<< Se avessi avuto la possibilità di scappare, ti assicuro che non sarei qui a discuterne con te >> replicò Alex punta sul vivo.
L’altra si volse per andarsene. << E allora meglio se muori. La tua vita non è certo più importante di quello che accadrà se continuerai su questa strada >>
 
Angolo delirazioni
 
Alex: << Io non ho parole -_- >>
Aki: << A proposito, quello della minestra e della carne è un episodio di vita vissuta U_U >>
Grimmjow: << Ma che schifo! >>
Aki: << A me lo dici? E guarda che erano tutte e due bollenti, ed essendo mezza accecata dalla minestra non potevo neanche muovermi, e tutti quei bastardi lì a ridere e nessuno che sia venuto ad aiutarmi T__T >>
Aramis (sbadigliando): << Tutto ciò è a dir poco commovente >>
Aki: << Ha ha, continua pure, io l’ho già scritto il tuo avvenire, ma essendo a matita ci metto due secondi a cancellare e a farti buttare nella discarica più vicina ^_^ >>
Grimmjow (alzando la mano): << Io approvo >>
Alex: << Pure io -_- >>
Aramis: << Solo perché ti imbarazza il nostro futuro insieme, ammettilo >>
Alex: << Sì, come no, un imbarazzo… -_- >>
(entra Aporro con un rotolo di pergamena che tocca terra)
Aporro: << A proposito Jeagerjaques, ho appena finito di stilare la lista dei favori che mi devi per quella faccenda del computer… (si accorge della presenza di Aki) ops, era qui? >>
(Aki comincia ad emanare un’aura maligna che fa staccare la tappezzeria, gli occhi le si illuminano sinistramente e si volta lentamente verso Grimmjow)
Aki: << Tuuuuuuuuu…….! >>
Tutti: << Alla fine è stato davvero Grimmjow… -_- >>
Grimmjow: << Oh merda! Sei un coglione, Grantz! >>
Aporro: << Chiedo venia, non è stato intenzionale >>
Aki (puntando un coltello da macellaio verso Grimmjow): << Preparati…. a….. morire….! >>
Grimmjow (scappando dalla finestra): << Questa me la paghi, bastardo! >>

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Capitolo 19
*** Due cuori e un divano ***


Aki (si fa aria con il ventaglio di Urahara): << Ragazzi, che caldo! A Torino comix stavo schiattando, e dire che facevo Gokudera, mica l’omino michelin! =O= Però almeno adesso il pupazzo di Grimmy non è più solo ^o^ >>
Alex: << Non ci giurerei, quello in carne e ossa sta piantando spilloni su quel pupazzo tutto bianco… -_- >>
(Aki spacca la scopa in testa a Grimmjow)
Aki: << PIANTALA DI TORTURARE L’HOLLOW, ASSASSINO! >>
Grimmjow: << FANCULO, QUEL COSO HA LA FACCIA DI KUROSAKI, NON METTERLO VICINO AL MIO COME SE NIENTE FOSSE! >>
Aki ( prendendo in braccio il pupazzo ferito (?) ): << Ma piantala, lui è molto più figo di Ichigo, e soprattutto al contrario suo è seme, e la cosa non ti va giù! Ammettilo che hai paura che nella notte il tuo pupazzo diventi uke! >>
(i due cominciano a darsele)
Alex: << Veramente, non so se ridere o piangere… -_- >>
Liz: << Chissà, magari per una volta Grande Puffo ce la fa a vincere >>
Aramis: << Può darsi, deve difendere il suo orgoglio di seme… >>
Aki (schivando un cero e puntando il dito verso Aramis): << Le tette di Alex potrebbero essere a tua disposizione per cinque secondi netti! >>
Aramis: << Vincerà Aki di sicuro U_U >>
Grimmjow: << MA STIAMO SCHERZANDO? >>
(Alex tira fuori un bazooka e li stende tutti e tre)
Alex: << Se permettete delle mie tette mi occupo io, grazie -_- >>
 
Piccola legenda: per chi non lo sapesse seme e uke fanno parte del gergo yaoi (storie omosessuali) e indicano rispettivamente la parte attiva e quella passiva della coppia
 
diokoxkristof: povero Grimmy, tutti che lo pestano xD. E anche povero Ulquiorra, non è che appaiato a Liz se la passi poi meglio… Comunque chissà, magari poi lui nutre una passione irrefrenabile per le chiacchierone xD (Ulquiorra: << Sì, come no >> ). Grazie per i complimenti, alla prossima!
 
Shirahime: eh, ma lui temporeggia perché ha paura di una pronta evirazione, credo xD No, più che altro è che dubito che sia molto avvezzo a qualcosa che vada appena oltre a “una botta e via”, quindi è rimasto un attimo spiazzato, poverino (gli fa pat pat sulla testa e scansa un fendente di Pantera), ma si riprenderà presto (spero) U.U. La tizia nuova ha i suoi motivi per essere tanto misteriosa, ma possiamo anche dire tranquillamente che sotto sotto lo fa anche un po’ apposta, mi ha confidato che se no è troppo facile >_> ma non temere, in questo capitolo svelerò un po’ di cose su di lei U.U. Allora buon lavoro con la tua storia, spero che la tua voglia di scrivere sia maggiore della mia D:
 
Julia_Urahara: Grazie mille cara, i tuoi complimenti mi commuovono sempre! T__T Già, povera Alex, spero solo che non cominci a soffrire di emicrania con tutta questa gente che le passeggia per il cervello xD. E sì, Grimmy è (quasi) carino, ma ora gestirlo è davvero diventato difficile, spero solo di riuscire a rimanere IC D: In effetti questo è uno dei principali motivi del mio ennesimo mostruoso ritardo… >__>
*coff coff* Comunque, spero che anche questo capitolo soddisfi le tue aspettative, perché mi ha davvero fatto dannare U.U. Alla prossima! 
 
Ace86: cavolo, direi che chiunque vorrebbe trovarsi su quel divano al posto di Alex *ç*. Sì, Grimmy forever! (ormai sto sclerando). Allora farò del mio meglio per continuare a farti ridere, cara. ^^ Alla prossima!
 
Loveless_: (Aki prende appunti su un’agendina) allora, promemoria:nascondere anche i più insignificanti indizi sulla storia prima che Loveless_ capisca in anticipo il finale e mi sputtan… Ah, sei già qui? ^^” (nasconde l’agenda). *sospira* Che posso dirti, oltre alla questione di Alex hai azzeccato altre due cose: primo, Grimmy è geloso di Liz  xD. Geloso marcio, oserei aggiungere U.U. È nella sua natura, credo che riuscirebbe a essere geloso anche dell’orsacchiotto della buonanotte di Alex, se ne avesse uno xD. Secondo: Liz li dovrebbe sentire, e infatti lo fa 8D. E si diverte un mondo. Comunque non temere, chi sia la nostra miss simpatia presto lo svelerò se mi va. Ora vado che il capitolo mi aspetta (trema al solo pensiero) >_>
P.S.: certo che puoi, chiedi pure ^^
 
Grimmy: ehm, diciamo che una richiesta su due sono riuscita ad accontentarla, si saprà di più sulla donna del sigillo in questo capitolo, che però non si può dire che sia arrivato proprio rapidamente… >_> purtroppo ultimamente la scuola non mi dà tregua, e ho ben poco tempo per scrivere… Comunque hai ragione, Grimmjow fa davvero impressione, meno male che innamorarsi non è una cosa che faccia spesso, altrimenti non oso immaginare il risultato… brrr…
Spero che anche questo capitolo soddisfi le tue aspettative, ciao!
 
Lucy94: non preoccuparti per il ritardo, tanto come vedi non avevo molta fretta di aggiornare ( dannata scuola! D: ). Comunque sì, in questo capitolo comincerò a chiarire qualcosa, per la gioia di un po’ di gente U.U. Mmm, adorabile dici? Io lo definirei più “inquietante”, insomma, è un evento ai confini della realtà, un po’ come se Ulquiorra cominciasse a tappezzare di cuoricini di carta il trono di Aizen… *rabbrividisce* aahh no, non voglio pensarci! >_< Comunque (e due), esattamente su cosa ti fa riflettere? O_O Sono curiosa!
Ora vado, alla prossima! ^o^
 
Midnight_Rose: ehm… (guarda Liz che spia dalla serratura) forse perché è così? >_>. Cooomunque, alla fine dopo dure lotte e momenti di sconforto ce l’ho fatta a farglielo ammettere a quello lì che è tutta Alex ad interessargli, non solo una certa parte… mi sembra un sogno! T__T Ha ha ha, immaginavo che la donna-lupo col suo magnifico carattere non avrebbe riscosso molto successo xD. D'altronde qui l’unica che non ha un carattere del cavolo è Liz, gli altri mi danno tutti dei problemi =O=.
Ora mi eclisso, ho una scena sul divano da concludere xD.
P.S.: era una specie di roba molliccia con pezzi di carota, me lo ricordo perché ho dovuto farmi tre bagni per eliminare la puzza (carote… *vomita*), quindi presumo esista ._.
 
_Darklight92_: sì, in effetti lo squarterei volentieri, non fosse che purtroppo è il co-protagonista e le necessità di copione mi impongono di mantenerlo vivo e parzialmente in salute almeno a un paio di capitoli dalla fine… che palle… >_>. Comunque non sei l’unica ad attendere che il maledetto sigillo venga sciolto, l’unica differenza è che io so già cosa succede dopo (ride istericamente), ma non temere, presto sarai accontentata (Aramis: << Non avere fretta tesoro, sono solo anni che non tocco una donna, anzi, che non faccio proprio nulla >> ). Ma prima vedrai il tanto agognato incontro tra Liz e Ulquiorra, un altro evento che sento mi farà andare in crisi per descriverlo… ma ce la farò! *^*
Alla prossima!
 
Sky_Writer: Eccolo qui il nuovo capitolo, dopo due secoli sono tornata, spero che l’astinenza non ti abbia causato gravi danni xD. Ma non è assolutamente vero che la tua recensione fa schifo, anzi U.U (mi è piaciuta soprattutto la parte da “fantastico lavoro” a “sei una grande” xD). Comunque a chi lo dici, anche io adoro quell’atteggiamento! *ç* E Grimmy si presta così bene… quando non è impegnato a cercare di fare a fette la gente >_>. Spero ti piaccia questo capitolo, sappi che è il frutto di una grande fatica U.U
Ciao!
 
Un caloroso (molto caloroso) saluto a Yuuki_Shinsegumi per aver messo questa storia tra quelle da ricordare, a LindaJSixx, Michiyo_Scarlet, Sky_Writer, Nicole_chan, smile989 e Nironcina 94 per averla messa nelle seguite, di nuovo a LindaJSixx, Sky_Writer e Nironcina94 per averla messa tra le preferite e come al solito per chi legge e basta. Buona estate!
 
Capitolo 19: Due cuori e un divano
 
Non fu di certo la notte più tranquilla, per Alex.
Dopo essersi svegliata da quell’inquietante sogno, le cosa andarono anche peggio.
Lei aveva bisogno dei suoi spazi, soprattutto quando dormiva, mentre Grimmjow se non c’era contatto fisico non aveva pace. Giocherellava con i suoi capelli, le passava il braccio attorno alla vita quando vedeva che si era scostata leggermente e non si faceva certo scrupoli ad appoggiare “casualmente” la mano in certi posti.
Alex non si girò neanche una volta verso di lui, anzi, restava immobile nella speranza che lui la credesse morta o comunque caduta in un coma irreversibile.
Prima lo aveva bloccato con la scusa di dover mantenere la concentrazione, ma Grimmjow non era certo l’incarnazione della pazienza, quindi meno occasioni gli dava per portare a termine quello che aveva cominciato qualche ora prima, e meglio era.
“Ma è poi possibile che questo qui non dorma mai?”
A un certo punto si irrigidì. Grimmjow sembrava essersi stufato di fare il bravo ragazzo, e le stava abbassando la cerniera del vestito.
<< Tanto lo so che sei sveglia >> le disse all’orecchio.
<< Te la trancio quella mano >>
<< Non aspetto altro >>
Alex gli tirò una gomitata e si girò verso di lui. << Maledetto sadico >>
Grimmjow ne approfittò subito per baciarla.
E maledetti ormoni arrancar, anche.
Il problema era che non conosceva mezze misure: per lui provarci significava direttamente assaltare, e più l’altra persona si ribellava, meglio era.
Ma la cosa peggiore era che sotto la sua presa il battito di Alex aveva cominciato ad accelerare, mentre il suo corpo veniva invaso da una sensazione non certo casta e pura.
Però c’era una cosa che non riusciva a smettere di domandarsi, un punto interrogativo che continuava a ronzarle in testa e non le dava pace, che riguardava il perché Grimmjow fosse così palesemente attratto da lei, contando che fino a poco tempo prima il suo desiderio più grande era quello di infilzarla come un spiedino.
E non in modo metaforico.
<< Perché io? >> chiese tirandosi su. << Cos’è di me che ti eccita tanto? >>
Grimmjow aggrottò le sopracciglia a quella domanda, che evidentemente non si aspettava. << Che vuoi che ne sappia io? >>
A beh, molto incoraggiante.
Alex sentì una vena scoppiarle in una tempia. << Come sarebbe “che ne so”? Ma che razza di risposta è? Non potresti almeno sforzarti di riflettere un paio di secondi prima di dare aria alla bocca? >>
Anche Grimmjow si mise a sedere, evidentemente arrabbiato.
<< Ma che cazzo vuoi? Se è così è così, che bisogno c’è di farsi tante domande come una ragazzina innamorata? >>
<< Se è per questo non bisogna neanche precipitarsi a fare ogni cosa ci passi per la testa come un animale col testosterone a duemila! O forse basta una domanda del genere a mandarti in corto i circuiti cerebrali? >>
Alex avrebbe voluto urlare per la frustrazione: sembrava che tutti si fossero messi d’accordo per renderle la vita un inferno, ma non avrebbe permesso che ci si mettesse pure quell’idiota con il suo tatto da grizzly. Almeno nelle questioni di sesso (no, si rifiutava di pensare sentimentali) pretendeva di avere l’ultima parola.
Grimmjow le afferrò bruscamente le braccia, chinandosi su di lei.
<< Occhio a come parli, ragazzina, perché ora nulla mi impedisce di fare di te quello che voglio, con o senza il tuo permesso >>
Era serio, Alex lo poteva capire dai suoi occhi e dal modo in cui le sue dita la artigliavano appena sotto le spalle.
Alex abbassò lo sguardo. << Pensavo l’avessi già vinta, la tua stupida scommessa >> sibilò rabbiosamente.
<< Che? >>
<< Non fare il finto tonto, oggi sarai andato a riscuotere la tua vincita da Nnoitra, vero? Dimmi un po’, come gliel’hai provato? Si è fidato sulla parola o chissà, magari Aporro in qualche modo è riuscito a filmare la scena e ve la siete riguardata con calma sgranocchiando popcorn e noccioline? >>
Prima che Grimmjow potesse anche solo mettere insieme due parole per rispondere Alex raccolse tutte le sue forze e gli tirò in fronte una sonora testata, che era notoriamente mooolto dura.
L’effetto fu immediato: l’arrancar la lasciò andare con una sonora imprecazione, e prima che potesse tentare di riacchiapparla si era defilata nella stanza dove dormiva Liz, vicino a cui si stese con un mal di testa atroce.
“Bel colpo”si complimentò Aramis.
Alex si tirò su la coperta fin sopra la testa. “Chiudi quel cesso”.
                                                                  *
<< Perché invece non fa un favore all’umanità e si uccide lei? >> chiese Liz in tono battagliero.
Stavano camminando lungo uno dei corridoi di Las Noches ed Alex, che quella mattina si sentiva meglio, aveva appena finito di aggiornarla sulla sua chiacchierata notturna con la donna misteriosa. Aveva invece casualmente dimenticato di raccontarle dell’altro dialogo avuto quella notte, anche se il sorrisino con cui l’amica l’aveva salutata al suo risveglio le aveva fatto sospettare che ne avesse con tutta probabilità origliato almeno la prima parte.
<< Forse perché lei non è stata rapita e ricattata per partecipare alla conquista del mondo o qualcosa del genere >> le rispose mesta.
<< Sì, ma questo non le dà l’autorità di dirti quelle cose! Se ci tiene così tanto a far rimanere Aramis sigillato, perché non viene qui ad aiutarci invece di giocare alla mistica apparizione e lanciare anatemi? >>
<< È quello che intendo scoprire >> dichiarò Alex fermandosi davanti ad una porta. << Ora ascoltami bene, uno: stammi vicina, due: non dire nulla di cretino e soprattutto tre: non toccare niente. Chiaro? >>
<< Posso accettare le caramelle? >>
<< No >>
<< Ok entriamo >>
Aporro non sembrò stupirsi della loro entrata: a quanto pare sapeva già che stavano arrivando.
<< A cosa devo la vostra visita? >> si limitò a chiedere con uno scintillio malizioso degli occhiali.
Alex, che aveva trattenuto appena in tempo Liz prima che andasse a pasticciare con le varie provette, dal momento che non riusciva quasi più a usare il suo potere si chiese con un velo di inquietudine se non ci avesse preso quella notte e quell’individuo avesse davvero certi video su di lei e Grimmjow.
<< Vorrei farti delle domande >>
<< Perché non le fai a Grimmjow? >> le chiese. Con un altro scintillio.
No dai, non poteva davvero avere quel video, no? No?
“Insomma, chissenefrega se ce l’ha o no! E chissenefrega anche di Grimmjow! Concentrati sulle cose serie!”  
Era straordinario sentire solo la sua voce in testa, ora che Aramis era lontano.
Alex scrollò le spalle. << Le sto facendo a te. Mi puoi aiutare o no? >>
<< Dipende da quello che puoi darmi in cambio >>
Prese un bel respiro. “Coraggio, a mali estremi, estremi rimedi”
<< Berrò una tua pozione a scelta >>
Aporro si aggiustò gli occhiali sul naso. << Allettante, ma ad Aizen servi intera ed in perfetta forma, e la quasi totalità delle mie creazioni potrebbero lasciarti… diciamo non in questo stato >>
<< Potrei farlo io >> saltò su Liz.
<< Assolutamente no! Sei impazzita? >>
<< Ma quello che vuoi sapere è importante, no? >>
<< Sì, ma… >>
<< E lo possiamo chiedere solo a lui, vero? >>
<< Sì >> ammise mesta Alex. Purtroppo Grimmjow si sarebbe sicuramente rifiutato di aiutarla dopo quello che era successo quella notte, quel maniaco di Aramis non poteva neanche essere preso in considerazione come fonte e in quanto agli altri abitanti di Las Noches non sapeva proprio chi avrebbe potuto risponderle senza pretendere troppo in cambio, riderle in faccia o peggio ancora andare a spifferare tutto ad Aizen. Non che d’altra parte con Aporro potesse considerarsi in una botte di ferro…
<< Facciamo così >> propose lo scienziato sollevando una provetta con all’interno del liquido azzurro. << Questa pozione, bevuta per intero, provoca pesanti allucinazioni e deliri, ma divisa in due dovrebbe avere solo l’effetto di una sbronza, e mi piacerebbe vedere il suo effetto su degli esseri umani con caratteristiche diverse >>
Alex rabbrividì. Non le piaceva il tono casuale con cui aveva detto dovrebbe. Ma anche fosse stato effettivamente così.
Lei e Liz ubriache alla riscossa per Las Noches.
Non suonava per niente bene.
“Se non lo fai, domani sarà “tu e Liz morte nella fossa comune di Las Noches”. Ti suona meglio?”
Alla fine annuì.
<< Due giorni fa, Aizen ha parlato di una certa “lei”, dicendo che in passato si era opposta a lui. Una lei che a quanto pare ha a che fare con quello che Aizen vuole che io faccia. Sai chi sia? >>
Aporro ci pensò un attimo. << Probabilmente si riferiva a Meiko >>
<< Che nome del cavolo >> commentò Liz, che a quanto pareva l’aveva presa decisamente in antipatia.
<< Noi la chiamavamo “la regina di ghiaccio”. È stata lei, prima ancora che Aizen arrivasse a fare i suoi esperimenti nell’Hueco Mundo, a fondare la prima comunità sedentaria di vasto lordes, e a guidarla con il pugno di ferro. Ovviamente Aizen le mise subito gli occhi addosso; avrebbe fatto carte false pur di averla tra i suoi espada. Meiko però non era della stessa opinione, e ci mancò poco che facesse una strage, la seconda volta che glielo propose: non aveva nessuna intenzione di rinunciare a tutto ciò che aveva costruito in anni e anni per stare sotto il comando di uno shinigami >>
<< E Aizen come reagì al rifiuto? >> chiese Alex, consapevole che di certo non c’era posto per un lieto fine, in quella storia.
<< Semplice: si fece una bella risata e cominciò ad attirare dalla sua parte i membri della comunità, allettandoli con prospettive di maggiore potenza, gloria e libertà di seguire i propri istinti, che al servizio di Meiko erano invece rigidamente repressi >>
<< Anche tu l’hai abbandonata per seguire il dittatore ingellato? >> chiese Liz a sorpresa.
Aporro sollevò le spalle. << Ormai le erano rimasti ben pochi fedeli; è sempre meglio stare dalla parte del vincitore, no? >>
<< E che fine ha fatto Meiko? >> intervenne di nuovo Alex.
<< Resistette ancora qualche tempo dopo il mio arrivo qui, poi improvvisamente sparì senza lasciare traccia ed Aizen non riuscì mai a scoprire dove si era rifugiata. Probabilmente in questo preciso istante sta ammassando un esercito in un qualche remoto angolo dell’Hueco Mundo per attaccare Las Noches >>
Alex rimase in silenzio per qualche istante, pensierosa. << Questa comunità fondata da Meiko…per caso non sarà…? >>
<< Esatto >> annuì Aporro. << Le rovine dove abbiamo quasi detto addio al nostro Grimmjow sono tutto ciò che ne resta >>
 
Angolo delirazioni
 
Aki: << E per la gioia di grandi e piccini, nel prossimo capitolo uno spettacolo da non perdere: Alex ubriaca! >>
Aramis: << Ti sei appena guadagnata la mia eterna ed incondizionata fedeltà U.U >>
Aki: << Mmm, non so quanto possa valere una cosa del genere detta da te =_= >>
Aramis (fingendosi sconvolto): << Insinui forse che io sia un bugiardo? >>
Aki: << Certo che no. Io lo so. Sono la tua creatrice, dopo tutto U.U. E se la didascalia sotto il tuo nome recita: “Ambiguo e sadico opportunista con propensione alla recita” un motivo ci sarà. In fondo è una donna che ti ha sigillato: fatti due domande >>
Aramis (perso in sogni che è meglio non sapere): << Aahh, la mia Meiko… >>
Liz: << … poteva benissimo starsene dov’era. O al massimo andare a fare le previsioni del tempo: “Salve a tutti, per oggi sono previste quasi tutte le vostre morti, visto che siete persone inutili e per niente dilettevoli. Durante la notte inoltre i superstiti saranno visitati in sogno dalla sottoscritta per analizzare a fondo il perché abbiano avuto la presunzione di non abbandonare questo mondo, e se non saranno in grado di fornirmi una spiegazione decente provvederò a sigillare le loro menti fino a ridurli a vegetali con puro scopo ornamentale. Arrivederci” >>
Aki: << Te la sei proprio legata al dito, eh? Non ti ha commossa la sua storia? >>
Alex: << A me più che altro turba il fatto che abbiamo appena scoperto chi sia Meiko, ma ancora non sappiamo chi sia lui -_- >>
(indica Aramis stravaccato a gambe aperte sul divano)
Aki (asciugandosi la bava): << E che fretta c’è, scusa? Piuttosto, ho i timpani stranamente rilassati, il tuo amor ancora non si è ripreso dalla tua micidiale capocciata? >>
Alex: << Primo: “il mio amor” tua sorella, secondo: è uscito imprecando mezz’ora fa, e terzo: mi sono fatta un male boia pure io, quello lì ha una testa di marmo -_- (indica un cerottone sulla fronte) >>
Aki: << Su su, il tuo stato di parziale coscienza la prossima volta vi farà chiarire, contenta? ^o^ >>
Alex: << Posso piangere? -_- >>
Aki: << No, che poi ti viene la ciucca triste U.U >>
Liz: << E io come sarò da ubriaca? :3 >>
Tutti: << O__O >>
Aki (presa dal panico): << PRESTO, VOGLIO QUI UN ANTIDOTO ALLA SBORNIA! >>

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Capitolo 20
*** Ubriacati che Liz t'aiuta ***


Aki (stringendosi la testa): << Argh! L’ispirazione! >>
Aramis: << Che succede, Aki? >>
Aki (scuotendolo per la maglietta): << Mi abbandona! Mi vuole lasciare! Fai qualcosa! >>
Aramis: << Se mi facessi apparire di più, gli spunti non ti mancherebbero di certo >>
Alex: << Se ti facesse apparire di più dovrebbe alzare il raiting a “vietato ai minori di trent’anni” -_- >>
Liz: << Sì sì! Alza il raiting, alza il raiting! *ç* >>
Aki (mettendosi a correre per la stanza): << Insomma! Non siete di alcuna utilità! Dov’è Ulquiorra quando serve? >_< >>
(l’espada esce da un armadio)
Ulquiorra: << Hai chiamato? >>
Aki (zompandogli addosso): << O MIO DIO! ULQUICHAAAAAAAAAAAAN!!! >>
Grimmjow: << E tu che diavolo ci facevi lì dentro? >>
Ulquiorra: << Attendevo pazientemente il momento del mio rientro in scena, per non intralciare la produzione >>
Alex: << In un armadio? -_- >>
Aki: << Chi se ne importa, finalmente qualcuno in grado di formulare pensieri di senso compiuto! Vero che mi aiuterai con l’ultimo paragrafo? ç_ç >>
Ulquiorra: << L’autrice sei tu, è tuo compito scrivere la storia in modo da far risaltare al meglio il carattere dei personaggi e non deludere le aspettative dei lettori. Tutto dipende da te >>
Tutti: << O__O >>
Aki (prendendo fuoco per la foga rinnovata): << Hai ragione Ulquichan! Come ho potuto dimenticare il piacere di manovrare quelli là come marionette? Posso fargli fare tutto quello che voglio! Presto, a me la tastiera! *__* >>
Alex: << Non era proprio questo il senso del suo discorso… >>
 
 
Julia_Urahara: Sì, forse ho trattato Grimmy un po’ male, ma devi ammettere che se l’è meritato! Insomma anche lui, delicatezza zero U_U. In effetti forse sono stata troppo gentile a far ubriacare Alex… Comunque, se Aporro abbia o no certi video non è dato sapere, anche perché a chiedergli informazioni hai visto anche tu cosa può succedere… Brrr…
Spero che le nuove imprese del micione ti piacciano, a presto!
 
Ivy94: Wow, una veterana! Figurati se mi annoi, sono contenta di non averti annoiata io con la mia storia assurda! xD Ora comincio col dirti che sì, in effetti, come potrai vedere anche in questo capitolo, Grimmy dovrà ancora faticare parecchio per sentirsi chiamare con appellativi un po’ più gentili di “imbecille” e “deficiente”, e non garantisco che questo potrà mai succedere. E sì, possiamo tranquillamente affermare che se lo meriti xD. Poi, beh, per quanto riguarda le battute, nella prima stesura del capitolo ci metto davvero molto a scrivere, e spesso è molto più seria; quando poi copio il tutto al computer ovviamente vado più veloce, e non dovendo più pensare a cosa far accadere, le battute mi vengono quasi sul momento U_U. Spero di aver soddisfatto la tua curiosità, e che ti diverta anche questo capitolo. Ciao!
 
Lucy94: Insomma ragazza, è davvero troppo pretendere che Grimmy capisca un tale profondo concetto! xD Poverino, lui pensa che i fatti siano meglio di mille parole, ed è candidamente caduto dalle nuvole alle domande di Alex, ricevendo pure una bella botta in quella testa bacata xD. Ora però per parcondicio mi tocca torturare Alex con una bella sbronza, mentre Liz… vedrai xD. E Meiko, beh… è lo stesso discorso di Aramis, mi piace da matti tenere la gente sulle spine! (risata malvagia).
Ah, ora ho capito che intendevi xD. Sì, a volte però ho quasi paura di esagerare con l’introspettività, con Grimmjow mi vengono fuori delle seghe mentali pazzesche >_>. E dire che a vederlo così non lo diresti mai che passi tutto quel tempo a fare certi ragionamenti xD. Ora ti saluto, alla prossima!
 
yukino_lang08: Bentornata allora! Sono contenta che nonostante tutte queste cose tu abbia conservato abbastanza spirito masochistico da continuare a leggere questa roba xD. Tranquilla, sono d’accordo, almeno quando Grimmy ha a che fare con i maschietti può andare dritto al punto senza farsi troppi problemi, perché tanto si sa che gli uomini non sono molto portati per i discorsi profondi, al massimo si scambiano qualche cazzotto e poi finiscono a letto senza stare tanto a chiedersi il perché e il percome U_U. Forse è per quello che si trova tanto in crisi a dover usare un po’ di romanticismo: non c’è abituato, poverino xD. Manco a farlo apposta in questo capitolo ci darà di nuovo prova del suo talento nel corteggiare una fanciulla, aspetta e vedrai…
 
Ace86: Hai completamente ragione, gli uomini sono tutti uguali! U_U E Grimmjow ne è un esempio lampante, penso che non mi stancherò mai di strapazzarlo… Per quanto riguarda quelle due ubriache per Las Noches, ci saranno più che i fuochi d’artificio, te lo dico io… Spero davvero che ti piaccia anche questo capitolo, ciao!
 
Techno4ever: Tranquilla, non ho mai ucciso nessuno per non avermi recensita fin dall’inizio. Forse. Wow, Alex ha ammiratori ovunque! Sono felice! T__T
Povero Grimmy, non è che non sia furbo… cioè oddio, diciamo che non è che sia una volpe, ma il fatto è che gli manca proprio quel minimo di sensibilità e buon senso necessari a trattare con l’altro sesso, l’unica cosa che capisce sono le mazzate U_U. E mazzate riceve, c’è poco da fare xD. Ma siccome non ho un cuore di pietra (alle sue spalle si leva una risata di gruppo)… idioti… dicevo, visto che non sono così crudele, tra poco succederà qualcosa…
 
Shirahime: Eccomi qui di ritorno dopo secoli dopo un leggero ritardo. Ragazza, come puoi chiedere una cosa simile? Lo sai che in quanto a relazioni sociali Grimmy non ha nulla da invidiare a un bambino di tre anni, per lui “aprirsi” e “comunicare” sono sinonimi di “insultare” e “ringhiare” xD. Se va avanti così il suo tenero cuoricino glielo aprirà Alex con un’accettata U_U. Però va beh, è così gnocco che gli si può perdonare un po’ di maleducazione. E va bene, tanta maleducazione. Ma è per questo che ci piace tanto, no? xD
 
Midnight_Rose: Se è per questo, mi sa che in quanto a ritardi non ho nulla da invidiarti… >_>. *coff coff* Comunque posso assicurarti che Alex sarà uno spettacolo, e Liz, beh, diciamo che avrà una sorpresa xD. Ma veniamo al pezzo forte: Grimmjow. Penso che su questo non ci piova: lui se lo merita a prescindere. È sempre la vecchia storia “picchialo, tu non sai perché se lo merita, lui sì”; anche se in questo caso sappiamo benissimo perché se lo merita: è cretino, c’è poco da fare U_U. Non puoi aspettarti che legga tra le righe, lui ha bisogno che i discorsi che gli vengono rivolti siano sottotitolati alla pagina 777 di Mediavideo, altrimenti non comprende U_U. L’unica cosa che può sperare è che Alex da ubriaca sia poco propensa al dialogo, perché se diventa logorroica come una certa persona mi sa che è la volta che si spara direttamente in testa xD. E stai tranquilla, penso che avrai parecchio tempo prima che riesca a pubblicare il prossimo… (fischietta). Alla prossima!
 
 
Una pioggia di ringraziamenti (dato che qui il sole non si mostra manco a piangere in azteco) a MoCo, CHOCMyself_, murasachineko e _Darkness_ per aver messo questa storia tra le seguite, a Kia_chan_93, MoonShadow92 e Azaly per averla messa tra le preferite, e al solito a chi legge e basta. Buone (piovose) vacanze!
 
Capitolo 20: Ubriacati che Liz t’aiuta
 
<< No no aspetta, il bello deve ancora venire! Mi guarda e mi fa: “Occhio a come parli, ragazzina” >>
<< E tu? >>
<< Gli ho rifilato una testata, ovviamente >>
<< Ha ha ha, incredibile! Quello lì non ci capisce niente delle donne! >>   
Il corridoio fu invaso dalle loro risate, mentre si tenevano su a vicenda nel tentativo di non cadere.
Fu così che se le ritrovò davanti Grimmjow, che se ne stava andando in giro per i fatti suoi e quando aveva sentito quel vociare aveva pensato di essersi ritrovato nel peggiore dei suoi incubi.
<< Ha ha guarda, a furia di parlarne l’abbiamo evocato! >> ridacchiò la ragazzina bionda asciugandosi le lacrime.
L’espada non riusciva a credere allo spettacolo che aveva davanti agli occhi.
Poteva ancora capire la bionda, ma Alex, quella Alex, stava ridacchiando convulsamente ondeggiando come una nave in tempesta tentando con scarsi risultati di reggersi in piedi.
<< Che diavolo hai combinato? >> le disse afferrandola per le spalle. Lei gli rivolse uno sguardo vacuo, lasciandosi strattonare senza opporre resistenza.
<< Perché sei sempre arrabbiato? >> gli domandò con un tono del tutto diverso da quello che usava di solito, prima di cominciare a mormorare come un disco rotto: << Sempre arrabbiato, è sempre arrabbiato >>
Si lasciò andare a peso morto contro di lui e gli passò le braccia dietro la schiena.
<< Che diavolo fai? >> chiese sconcertato, ma lei non rispose.
Allora Grimmjow si rivolse all’altra ragazza, che però nel mentre aveva chissà come trovato il modo di volatilizzarsi. Il che era tutto dire, contando che fino a due minuti prima per stare dritta avrebbe avuto bisogno di un girello.
<< E adesso dove diavolo si è cacciata quell’altra? >> sbraitò ormai prossimo a una crisi di nervi.
Ma perché diavolo capitavano tutte a lui?
Poi però decise che era qualcosa che non lo riguardava. Aveva una cosa più importante di cui occuparsi.
Rivolse di nuovo lo sguardo alla testa bruna premuta contro il suo petto.
<< Ma bene, questo è il tuo modo di chiedermi scusa per stanotte? >> chiese inarcando un sopracciglio.
<< No >> biascicò lei. << La testa. Gira tutto >>
<< E perché dovrei aiutarti? >>
<< Perché è colpa tua >> gli rispose in tono d’accusa staccandosi improvvisamente da lui. Ora lo stava guardando con un broncio così poco Alexesco che per Grimmjow fu impossibile non mettersi a ridere.
<< Sarò cattivo, ma non posso avere anche la colpa per le cazzate che fai con la tua amichetta >>
Stavolta fu Alex a mettersi a ridere. << Cattivo? Sei svelto a darti dei titoli, signor “ti prego diventa la mia donna se no quel brutto Nnoitra mi prende in giro” >>
I pugni di Grimmjow si contrassero, mentre la voglia di ridere gli passava in fretta come gli era venuta. << Ancora una parola e ti dimostrerò cosa voglia davvero dire essere cattivo >>
Ovviamente si era accorto che Alex era ubriaca e non si comportava come avrebbe fatto di solito, ma la pazienza non era mai stata il suo forte e non era sua abitudine lasciarsi insultare impunemente. Era pronto a reagire e, alla prossima frecciata, quella ragazza, ubriaca o meno, ne avrebbe pagato le conseguenze.
Quello che però non si sarebbe aspettato neanche nei più remoti meandri della sua mente era che le venissero gli occhi lucidi.
<< Sei un idiota insensibile! >> lo aggredì riacquistando tutto a un tratto l’equilibrio e   cominciando a tirargli dei calci sugli stinchi. << Non capisci niente, un palloncino sgonfio ha più cervello di te! >>
Malgrado Grimmjow dovesse ammettere che quegli improvvisi cambiamenti d’umore erano seccanti quanto divertenti, la afferrò sotto le braccia e la sollevò, ponendo fine al suo attacco. << Si può sapere che hai? >> ringhiò, mentre Alex si asciugava le lacrime con gesti rabbiosi.
<< Cos’ho io? Cos’ho io? Ma l’hai afferrato il concetto che forse domani morirò? >> esclamò furiosa. << Continui a parlare di sfidarmi, di trasformarmi in una degna avversaria e altro, ma l’hai capito o no che probabilmente dopo domani non ci rivedremo mai più? >>
Il corridoio piombò nel silenzio.
L’espada si caricò Alex sulla spalla come un sacco di patate e si incamminò verso la sua stanza. Si aspettava pugni e proteste, ma lei sembrava aver usato tutte le sue energie per fargli quel discorso, e non si lamentò.
Che domanda idiota, certo che lo sapeva. Non ci voleva certo un genio a capire che una volta tolto il sigillo Aizen l’avrebbe tolta di mezzo, se non gli fosse stata più utile.
E poi Grimmjow aveva a che fare con la morte praticamente tutti i giorni, anzi, spesso era lui a somministrarla generosamente a destra e a sinistra, quindi non sarebbe certo stata quella di una polemica e irritante umana a sconvolgerlo.
Tuttavia una fottuta voce puntigliosa lo costrinse a soffermarsi su un piccolo particolare: era vero che la morte, di chiunque essa fosse, non l’aveva mai smosso, ma era anche vero che lui non aveva mai avuto con gli altri alcun tipo di rapporto che andasse oltre il massacro o al limite l’indifferenza.
Se invece ora quella ragazza fosse sparita dalla sua esistenza, lo sapeva benissimo che nulla sarebbe rimasto come prima.
Perché era perfettamente inutile che continuasse a mentire a se stesso: Alex era sua, soltanto sua, e niente e nessuno avrebbe cambiato questo dato di fatto.
<< Grimmjow? >> chiese con voce flebile il peso morto che gravava sulla sua spalla.
<< Che vuoi? >>
<< Perché ieri sera non mi hai risposto? >>
<< Ancora con questa storia?! >>
<< Ti vergogni? >>
<< Ma non dire cazzate! >>
<< Guarda che ti prendo di nuovo a calci dove sai >>
<< Tanto non ci arrivi, hai le gambe troppo corte >> le rispose dandole una pacca sul sedere.
“Ma perché mi sto prendendo la briga di scarrozzarla in giro? Dovrei mollarla qui a marcire sul pavimento invece di fare il facchino!” pensò contrariato.
Ma tanto ormai erano arrivati.
Avrebbe voluto scaricarla nella stanza e andarsene di nuovo, ma la vista di quel bel divano bianco gli fece venire in mente un’idea migliore.
Come portare a termine quello che aveva cominciato la sera prima, ad esempio.
<< Che fai? >> gli chiese Alex confusa quando Grimmjow si sedette sul divano e lei si ritrovò a cavalcioni su di lui.
<< Voglio sentire cosa cazzo ti sei scolata >> rispose prima di afferrarle la nuca e premere la bocca contro la sua.
Ci fu un attimo di esitazione da parte della ragazza, ma subito dopo Grimmjow con sua enorme sorpresa fu letteralmente aggredito dalla sua foga, tanto che si sentì in dovere di staccarsi un attimo per assicurarsi che fosse effettivamente Alex quella che stava baciando.
<< Qualunque cosa fosse, quella roba doveva essere proprio pesante! >> affermò osservandola cercare di togliergli i vestiti di dosso.
Ricominciò a baciarla, pieno di desiderio, mentre le strappava letteralmente i vestiti di dosso per poter avere finalmente accesso alla sua pelle liscia.
Finalmente aveva di nuovo tra le braccia quel corpo, il cui ricordo lo ossessionava al punto di non farlo dormire da due giorni ormai.
<< Sei un idiota >> ribadì Alex quando su quel divano non ci fu posto per altro se non i loro corpi uniti e ansimanti, i loro vestiti abbandonati in ordine sparso sul pavimento.
In quel momento Grimmjow, completamente concentrato in quello che stava facendo, non era particolarmente in vena di tenere comizi, quindi si limitò a dirle nell’orecchio: << Adoro quando mi fai i complimenti >>.
Gli piaceva questa versione più selvaggia di Alex.
Era incredibile come in un modo o nell’altro riuscisse sempre a spiazzarlo uscendosene con qualcosa di nuovo.
Sicuramente non si sarebbe mai annoiato, con lei.
                                                                *
Liz sbuffò. Certo che con quei due ci voleva una pazienza enorme, se almeno uno di loro non era stremato o incapace per qualche motivo di ragionare non riuscivano mai ad andare d’accordo, figurarsi concludere qualcosa.
Non era mica un caso se li aveva lasciati da soli: Alex non beveva mai, riusciva a sballarsi pure col brindisi di capodanno, e se non combinava niente con quel gran pezzo di ragazzo nemmeno questa volta, al suo ritorno l’avrebbe uccisa sul serio.
Già, era proprio quello il problema: tornare.
Aveva gironzolato parecchio senza meta, in modo da lasciare un po’ di privacy a quelle due teste di legno; ma siccome in fin dei conti, malgrado fosse molto più resistente all’alcol rispetto all’amica, neppure lei era lucida, come aveva potuto appurare prima, quando aveva cercato per dieci minuti buoni di affacciarsi a una finestra prima di accorgersi che era chiusa, ora non sapeva più che strada prendere per tornare indietro. Non poteva farci niente, quando era brilla non sarebbe riuscita a orientarsi nemmeno nella vasca da bagno per trovare i rubinetti.
<< Questi dannati corridoi sono tutti uguali! Non potrebbero almeno appendere una piantina al muro come si fa in tutti i palazzi? >> si lamentò a un certo punto.
<< Che cosa ci fai qui, umana? >> chiese una voce glaciale alle sue spalle.
Liz si voltò, sorpresa. Ah, era l’espada che l’aveva portata lì, quello che sembrava un incrocio tra un samurai e un pierrot triste.
Alex le aveva detto il suo nome, ma era talmente assurdo che se l’era dimenticata dopo circa tre minuti… anche se era quasi certa che cominciasse con la U.
E ora che gli raccontava? Poteva arrischiarsi a chiedergli indicazioni?
E se lui avesse deciso di accompagnarla direttamente, per essere sicuro che tornasse davvero dove doveva stare? Alex aveva avuto abbastanza tempo per concludere, oppure erano ancora nel mentre?
In quel caso non sarebbe certo stato un bene che qualcuno li vedesse.
<< Ehm, volevo visitare un po’ questo posto, dove abito io non ce ne sono mica di così grandi! >> tergiversò.
Lo sguardo impassibile del ragazzo si tinse leggermente di scetticismo. Non l’aveva bevuta per niente.
<< E va bene, mi sono persa >> ammise Liz, chiedendo mentalmente scusa ad Alex per essere una tale schiappa nel dire le bugie.
<< La negligenza di Grimmjow a volte è davvero irritante >> disse l’espada, rivolto più a se stesso che a lei.
“Solo quella?” pensò Liz, cercando di visualizzare almeno un lato positivo in quell’isterico dai capelli azzurri.
A parte i pettorali, ovviamente.
L’altro intanto le aveva dato le spalle, come se non la considerasse neanche degna di essere guardata. << Muoviti, ora ti riporto dove devi stare, e vedi di restarci >>
“Oh no, cavolo! È troppo presto! Li scoprirà!”
Si mise una mano sulla pancia. << Ehm, prima non potrei mettere qualcosa sotto i denti? Sto morendo di fame! >>
<< Il prossimo pasto vi verrà servito tra due ore, donna >>
<< Ma io ho fame adesso! Guarda che soffro di pressione bassa, se non sgranocchio qualcosa potrei svenire, o anche peggio! Non dovevo rimanere in salute fino a domani? >>
Ok, questo era forse il più grande bluff di tutta la sua vita, se non funzionava non le restava che incatenarsi a qualcosa come Alfieri.
Il fatto che non avesse catene era solo un dettaglio, ovviamente.
Seguì un minuto di silenzio interminabile, poi finalmente il ragazzo aprì bocca.
<< Ti concedo dieci minuti in mensa, poi che tu lo voglia o no verrai con me. Sono stato chiaro? >>
<< Ok! >> sorrise Liz sollevata.
Al suo ritorno quei due avrebbero dovuto onorarla come una dea, poco ma sicuro.
 
 
Angolo delirazioni
 
Aki: << E anche questa è fatta! Non mi soddisfa molto come è venuta fuori la seconda parte, ma così è… Quanto mi fate penare, bambini! U_U >>
Grimmjow: << Senti, ora che è ritornato lui (indica Ulquiorra), non ricominciare con questa storia dell’allegra famigliola, chiaro? >>
Aki: << Silenzio! È così che mi ripaghi dopo questo capitolo? Ingrato! >>
(Alex tira Aki per una manica e le indica Aramis, che ha lo sguardo perso fuori dalla finestra)
Alex: << Penso che sia depresso perché non c’è mai -_- >>
Aki: << Uffa… E va bene! Volevo tenerlo segreto, ma a questo punto… >>
Alex: << Che cosa? >>
(Aki preme un pulsante su un telecomando)
Voce registrata: << Attenzione, si avvisano i gentili personaggi che nel prossimo capitolo avverrà una svolta nella storia, che potrebbe consistere nella consegna di trecento pizze ancora da pagare all’ufficio di Aizen, ordinate da qualche ignoto buontempone, oppure in qualcosa atteso da un po’… anche se io propendo per le pizze >>
Grimmjow: << E che sarebbe, questa cosa “ attesa da un po’ ”? >>
Aki: << Se fosse il momento di dirlo non mi sarei tenuta così sul vago, no genio? Devo smetterla di farti fare “certe cose”, ti rendono più scemo di quanto già tu non sia >>
(i due cominciano a picchiarsi)
Ulquiorra: << Se questo capitolo ha soddisfatto le vostre aspettative vi invito a non perdere il prossimo. Vi tengo d’occhio >>
Grimmjow: << E COME DIAVOLO FAI DA DENTRO QUELL’ARMADIO, IDIOTA? >> 

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Capitolo 21
*** Non andare verso la luce... o forse sì? ***


Aki: « Certo che a volte la vita è strana, ragazzi »
Alex: « Eccola di nuovo che straparla… perché è strana? »
Aki: « Beh, ho appena incontrato Liz adulta O_O »
Grimmjow: « Scherzi!? »
Aki: « No, giuro! A parte il nome e alcuni particolari è lei sputata! Come carattere, per di più! »
Grimmjow: « E io che pensavo che un essere umano del genere non potesse assolutamente esistere! »
Liz: « E invece dovrai rassegnarti all’evidenza che io esisto e tu invece no, tiè! »
Aramis: « Mah, per quel che ne sapete potrebbero benissimo esistere in giro per il mondo due tipi come Grimmjow e me »
Alex: « Se così fosse si spiegherebbero molte cose sul decadimento morale della società -_- »
Aki: « In effetti non possiamo sapere se nel creare Grimmjow il signor Kubo non abbia preso spunto da un suo conoscente. Su Aramis garantisco io, non conosco nessuno così. Purtroppo »
Aramis: « Ma prima non conoscevi neanche nessuno come lei (indica Liz), quindi non si sa mai »
Aki: « E va beh, seguendo questo ragionamento allora potrebbe benissimo esistere anche uno come Aizen! »
Aizen: « Volete saperlo, bambini? »
(un gelo improvviso cala sulla stanza)
Aki: « Ehm, vuoi dire che il signor Kubo conosce uno come te? »
Aizen: « Chissà… »
Liz (nascondendosi dietro Alex): « Non ci andrò mai in Giappone, mai! »


Piccolo avviso:visto che per una volta sono riuscita ad avere Internet tutto per me per un bel po’ di tempo ho risposto direttamente alle recensioni, così non devo scrivere tutta la mappazza qui. Fine avviso.


Una stella cadente (ma come sono poetica oggi) a Nironcina94 per avermi messa tra gli autori preferiti, e a chi legge e basta. Finalmente comincia a fare caldo, diamine!



Capitolo 21: Non andare verso la luce… o forse sì?

La pallida luce che filtrava dalla finestra fece ai suoi occhi lo stesso effetto di un riflettore da stadio puntato direttamente sulla retina da mezzo centimetro di distanza. Tuttavia il movimento brusco che fece per sottrarsi a quella tortura non fece altro che peggiorare le cose, visto che a giudicare dalla fitta che le attraversò il cranio dovevano esserle caduti in testa sia il riflettore che un paio di arbitri robusti.
« Aaaah… porca vacca… che male » si lamentò portandosi entrambe le mani sulle tempie.
« Succede a ridursi come un’ubriacona in un vicolo » la prese in giro qualcuno che non si faceva nessuno scrupolo a parlare a voce alta malgrado il suo mal di testa atroce.
Alex socchiuse gli occhi. « Grimmjow? » mormorò stupita ed irritata insieme. « Che cavolo ci fai mezzo nudo? »
L’espada le rivolse un’espressione estremamente soddisfatta. « Dovresti chiederlo alla belva che mi ha aggredito prima strappandomi i vestiti di dosso »
Ci volle qualche secondo più del solito prima che Alex afferrasse quello che Grimmjow le aveva detto, poi le bastò un’occhiata al proprio corpo completamente svestito per capire quello che era successo.
Di nuovo.
« Maledetto » gemette affondando la faccia in un cuscino.
« È inutile che te la prendi con me, non ti ho costretta a fare niente. Anzi, senza di me saresti ancora a strisciare in qualche corridoio chissà dove » la avvertì Grimmjow, con un tono tutt’altro che dispiaciuto di aver approfittato di una ragazza per niente in grado di intendere e di volere.
« Eh già, “Grimmjow, il buon samaritano” » disse Alex tra i denti, prima che un particolare fino a quel momento dimenticato le balzasse in mente.
« Oh mio dio, Liz! » urlò tirandosi su di scatto, pessima combo che la costrinse a rannicchiarsi subito dopo stringendosi la testa e imprecando.
« Piantala di agitarti sempre per quella lì » disse Grimmjow irritato, attirandola a sé con un braccio. Non sembrava aver gradito che all’improvviso l’attenzione di Alex non fosse più rivolta a lui.
« Quella lì è la mia amica umana che se ne va in giro ubriaca per Las Noches! Quale tra le parole “Liz”, “ubriaca” e “Las Noches” non dovrebbe farmi agitare? » rispose Alex divincolandosi.
« Forse “sono qui”? » chiese una voce squillante dalla porta.
La stanza piombò nel silenzio.
Liz diede loro un’occhiata e probabilmente pensò di aver interrotto qualcosa, perché richiuse la porta dicendo: « Ops scusate, io aspetto qui fuori, continuate pure »
Alex fu un fulmine: scese dal divano, gettò un’occhiata a quello che rimaneva dei suoi vestiti sparsi sul pavimento e arraffò un ricambio dall’armadio, lo indossò in fretta e furia mentre ringhiava un “rivestiti” a Grimmjow, spalancò la porta e cominciò ad esaminare Liz da vicino, per essere certa che fosse tutto a posto.
*
« Dove diavolo sei stata? »
« In giro » rispose Liz sorridendo, più interessata a quello che aveva appena involontariamente interrotto che al terzo grado di Alex.
Ma la sua amica non era certo in tipo da accettare risposte vaghe, purtroppo.
« In giro dove? E come hai fatto a tornare? »
“Ahi, adesso mi uccide, mi uccide!”
« Beh, a un certo punto credo di essermi persa, sai com’è, questo posto è tutto uguale, ed è arrivato Ulquiorra, strano nome, vero? Comunque sia avevo tanta fame, quindi l’ho costretto a portarmi nella mensa, credo fosse la mensa, e lui ha detto che potevo starci dieci minuti, però lì c’erano anche altri arrancar, tipi davvero strani, e i dieci minuti sono diventati quasi un’ora e mezza. Sai com’è, una chiacchiera tira l’altra. Vuoi un panino? »
Vide Alex sbiancare e si affrettò a trattenerla prima che potesse spogliarla alla ricerca di segni sospetti. « Ehi, tranquilla, non mi hanno fatto nulla! Poi Ulquiorra mi ha riaccompagnata qui e se n’è andato subito perché eravamo leggermente in ritardo e lui penso avesse da fare, ed eccomi qui » la rassicurò con il suo miglior sorriso innocente.
« Te l’avevo detto che stavi facendo casino per niente » intervenne Grimmjow a torso nudo ravvivandosi i capelli.
“Oh cielo, quand’è stata l’ultima volta che ho visto dei pettorali del genere dal vivo? Aspetta un attimo, mai!” pensò Liz trattenendosi dallo sbavare giusto perché non le sembrava appropriato alla situazione. A volte Alex la faceva davvero incavolare: ce l’avesse avuto lei uno così tra le mani!
Alex le schioccò due dita davanti agli occhi per riavere la sua attenzione.
« Non distrarti, non ho ancora finito di cazziarti »
« Parlerò solo in presenza del mio avvocato! »
« Perfetto, allora chiudi la bocca! » la zittirono gli altri due all’unisono.
Liz alzò una mano.
« Che c’è? » chiese Alex.
« Posso andare in bagno? »
« Vai, scema » sospirò l’amica.
Liz si chiuse la porta alle spalle e si appoggiò alla parete.
Alex pensava che lei stesse prendendo l’intera questione alla leggera, ma non era affatto vero. Sapeva benissimo che non era un gioco, così come sapeva che le possibilità che ne uscisse viva erano ben poche.
D’altra parte due sere prima non era affatto addormentata, aveva sentito la richiesta che Alex aveva fatto a Grimmjow.
In fondo era segretamente felice che quel sigillo impedisse alla sua amica di percepire le sue emozioni, perché non voleva che vedesse quanto era angosciata.
La sua attenzione fu catturata da quel curioso oggetto avvolto nelle bende, che era stato appoggiato in un angolino.
Esitò un attimo, poi lo prese in mano.
« Ti hanno messo in castigo? »
“Che vuoi che ti dica, la principessa non si fida di me”sospirò una voce nella sua testa.
Liz sgranò gli occhi. “Ehi, ti sento parlare!”
Lui ridacchiò. “Sono riuscito a guadagnare un po’ di energie, a stare qui con voi”
“Caspita che figata! Ma se lo sapesse Alex ci ucciderebbe entrambi”
“Allora basta che non lo sappia”concluse lui malizioso.
“Aspetta, com’è già che ti chiami? Er…. Ar…”
“Aramis”
“Ah già, Aramis! Senti, ma a me lo puoi dire che cosa sei?”
“Poi dovrei chiederti qualcosa in cambio”
“Neanche un indizietto?” gli chiese supplicante.
“Niente da fare”
Liz incassò il rifiuto e passò di nuovo alla carica con la domanda successiva.
“Allora mi puoi dire se sei dalla nostra parte o sei cattivo?”
“Quindi tu dai per scontato di essere dalla parte dei buoni?”
“Certo!” replicò Liz quasi offesa.
“Capisco… comunque no, non posso dirti neanche questo” rispose divertito Aramis. Sembrava quasi che la prendesse in giro.
“E che palle tutti questi segreti! C’è qualcosa che non sia protetto dal segreto di stato?” sbottò Liz.
Ora cominciava a capire perché Alex sembrasse sempre nervosa quando parlava con lui.
“Ti posso dire due cose: la prima è che ho deciso di far sapere alla principessa che se mi toglierà il sigillo so come farvi scappare da qui”
In quel momento neanche a farlo apposta qualcuno bussò alla porta.
« Liz? Sei caduta nel buco? »
“E la seconda?” chiese Liz prima di aprire la porta del bagno.
“La seconda è che mi piacerebbe chiacchierare di più con te: è un bel posto la tua mente, angelo”
*
« Hai dunque preso una decisione? »
La domanda di Aizen risuonò forte e chiara come una condanna nell’ampia sala.
Liz, di fianco a lei, ostentava come al solito sicurezza e tranquillità, ma era piuttosto pallida, e la sua mano stringeva ansiosamente quella di Alex.
Prese un profondo respiro e fece un passo avanti.
“Ti tremano le mani, principessa” la informò Aramis.
Strinse la presa su di lui per cancellare il tremore.
“Tu pensa a quello che ci siamo detti ieri e non fare il furbo”
“Farò del mio meglio” le rispose con un tono ben poco rassicurante.
“Siamo a posto allora” gemette afferrando un lembo della fascia che lo avvolgeva.
Quel piano era da pazzi, e visto che quel maledetto sigillo che aveva addosso continuava a succhiarle via reiatsu, proprio non sapeva come avrebbe fatto a farlo funzionare.
Prese un altro profondo respiro e tirò.
Si accorse subito che non ce l’avrebbe fatta: di qualunque tipo fosse il sigillo di Aramis, opponeva una fiera resistenza; si sollevarono scintille a circondarle il braccio, scintille dolorose, che sembravano volerglielo strappare, e che le succhiavano via l’energia spirituale che le era rimasta a un ritmo incredibile.
Chiuse gli occhi.
Tutto improvvisamente cessò.
« Smettila » disse una voce fredda.
Alex sospirò di sollievo, subito imitata dai suoi innumerevoli riflessi sugli specchi. « Cominciavo a temere che non ti saresti fatta vedere »
« Se non la smetti morirai »
« Se mi togli il sigillo non succederà »
Meiko si accigliò. « Ti ho portata qui perché pensavo che fossi una ragazza intelligente e volevo farti ragionare, ma a quanto pare mi sbagliavo. Torna pure là a morire »
Le diede le spalle e cominciò ad allontanarsi.
Alex la rincorse e l’afferrò per un braccio. « Senti un po’ tu, io non c’entravo assolutamente nulla con la vostra disputa territoriale o quel che è, ma mi avete coinvolta secondo i vostri comodi, e già la cosa mi dà fastidio, ma non lascerò che per colpa dei vostri stupidi capricci succeda qualcosa a Liz, mi sono spiegata? »
Qualcosa nell’espressione glaciale di Meiko si smosse, e la guardò con un’intensità tale che sembrava volesse farle una radiografia.
« Chi è questa Liz? »
Alex rimase un attimo perplessa per quella domanda. Comunque, se aveva anche solo una possibilità di farsi aiutare da Meiko, l’avrebbe sfruttata fino in fondo.
« Liz è la mia migliore amica; Aizen l’ha presa in ostaggio, e se ora non tolgo il sigillo ad Aramis la uccideranno. Per questo, ti prego, aiutami a salvarla »
Meiko rimase in silenzio un attimo, come se stesse meditando sulle sue parole. Poi, con sommo stupore di Alex, sospirò, e le appoggiò il palmo della mano su una guancia con delicatezza.
« Sei cambiata »
Un improvviso senso di nostalgia la colpì senza motivo.
« Cambiata? » chiese confusa.
« Lo fermerai? » continuò Meiko senza ascoltarla. « Fermerai Aizen? »
Che l’avesse finalmente convinta?
« Farò del mio meglio »
La donna ritrasse la mano, che ora stringeva un lucchetto aperto da cui pendeva una catenella.
Alex si toccò il collo. Era libera.
« Non mi deludere » disse Meiko gravemente.
Subito dopo, a Las Noches, dove non era passato neanche un istante, Alex riaprì gli occhi. Finalmente libera dal sigillo, sentì tutta la sua energia tornarle in corpo.
Rafforzò la presa sulla fascia e tirò con tutte le sue forze.
Un incredibile bagliore illuminò tutta la sala, poi tornò il buio.
*
Fu come risvegliarsi da un lungo coma.
Era libero!
Finalmente libero!
Finalmente poteva sentire il pavimento sotto ai piedi, muoversi come voleva, vedere con i proprio occhi!
Ma soprattutto sentire: riusciva a sentire ogni singolo pensiero nel raggio di metri e metri.
“Aramis!”
Quell’imperioso richiamo mentale catturò la sua attenzione.
L’espressione tesa sul volto della principessa era impagabile, sarebbe rimasto volentieri a contemplarla per ore intere; purtroppo però aveva solo pochi istanti a disposizione prima che tutti si riprendessero dal bagliore causato dalla sua liberazione.
Il giorno prima, quando avevano parlato di tentare la fuga, Aramis aveva convinto Alex a togliergli il sigillo non solo perché era probabile che Meiko si facesse viva, ma soprattutto perché, al pieno dei suoi poteri, lui, che oltre a leggerli i pensieri poteva anche un po’ manipolarli, avrebbe potuto confondere quelli dei presenti per qualche secondo, magari facendoli ripensare a qualche “ricordo felice”, in modo che loro avessero il tempo di tagliare la corda.
Mentre gli sguardi dei presenti si facevano vacui Aramis strinse a sé Alex per la vita, e poi la sua attenzione cadde su una figura a poco più di un passo da loro: la ragazza bionda di nome Liz si strofinava gli occhi abbagliati. Allungò la mano libera e la strinse attorno al suo braccio, poi aprì un garganta e tutti e tre sparirono da Las Noches.

Angolo delirazioni

(cadono coriandoli e ghirlande)
Aki: « Evvai, ce l’ho fatta! Pensavo che questo momento non sarebbe più arrivato, era ora! ^O^ »
Aramis (si unisce ai suoi festeggiamenti mezzo sbronzo): « Ce ne hai messo a farmi liberare, lazzarona! »
Liz (rilegge il finale): « Però… ho come l’impressione che manchi qualcosa alla nostra fuga, sai? »
Aki (ricontrolla pensierosa): « Non mi pare, i sigilli sono stati tolti, il criminale qui presente è di nuovo a piede libero e stranamente è stato di parola e vi ha portato via da Las Noches come due valigie sotto al naso di tutti, e tu hai ancora due braccia, due gambe e purtroppo la lingua. È andato tutto per il meglio »
Grimmjow (appena uscito dalla doccia): « Ehi, che è tutto ‘sto casino? »
Liz: « Ah, ecco cos’è che manca! »
Aki: « Eh certo, mica potevate portarvelo dietro come souvenir U_U »
Liz: « Uffa… »
Alex: « Grimmjow! Ma sei di nuovo mezzo nudo! Ti decidi a metterti qualcosa addosso al posto di quell’asciugamano? »
(inizia a spingerlo verso la porta del bagno)
Grimmjow: « E piantala di fare la monachella, tanto sono due capitoli che mi vedi nudo! »
Aki\Liz (si asciugano la bava): « Appunto, che male c’è? »
Ulquiorra (voltandosi verso la telecamera): « Attenzione, gentile pubblico: malgrado la presenza di un maniaco, una ninfomane, una protagonista talvolta in stato di ubriachezza e un fissato che spesso e volentieri se ne approfitta, coordinati da una delle più grandi produttrici di seghe mentali di questo mondo, questa non è una storia porno. La lettura da parte di anime candide è tuttavia sconsigliata se non in presenza di un esorcista. Buone vacanze »

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Capitolo 22
*** << Che stanza buia che hai! >> << Così puoi inciamparci meglio! >> ***


Aki (piange sul divano): << Bhuuuuu, me tapina, come farò… >>

Grimmjow: << Basta, io non ci casco di nuovo, chiedeteglielo voi che diavolo ha questa volta. >>
Aki: << Zitto insensibile! Che ne sai tu del mio dolore? Facile per te, che tra un cazzeggio e l’altro passi il tuo tempo a sbudellare la gente o al limite a limonarti qualcuno nelle fic, e io invece quest’anno ho la maturitàààààààààà…. >>

Alex: << E dopo tutto quello che sto passando io dovresti pure farmi pena? -_- >>

Liz: << E dai, finalmente in questo capitolo ci spiegano qualcosa! E il tuo ragazzo è così tenero! :3 >>
Alex: << Cos… Non è il mio ragazzo! Perché pensate tutti che sia il mio ragazzo? E poi non è neanche un ragazzo, diamine, avrà chissà quante centinaia di anni! (Indica Grimmjow) E tu perché non neghi nulla? >>
Grimmjow: << Scema, se dico che non è vero poi come faccio a vincere la scommessa con Nnoitra? >>
Alex (guardandolo in cagnesco): << Tutto qui? Non neghi solo per questo? >>
Grimmjow: << Perché? Che problema hai? >>
Alex: << Sei davvero un idiota, Grimmjow. >>
(Esce sbattendo la porta.)
Grimmjow: << E ora che ho detto? Stupida donna! >>
(Esce sbattendo un’altra porta.)
Aki: << Mi sa che dovrò fare ancora un bel po’ di lavoro con quei due. >> 
 

Un ultramilione di grazie a Reaver, hina_smack, Julia_Urahara, Libiky, mystery11 e strawberryfieldssff per aver inserito questa storia nelle seguite, Lady Ghost, i4ever e di nuovo strawberryfieldssff per averla messa tra le preferite, e a chi legge e basta. Buon inizio scuola! (Se penso che nello scorso capitolo avevo augurato buone vacanze…)
 

Capitolo 22: << Che  stanza buia che hai! >> << Così puoi inciamparci meglio! >>
Alex tamburellava impaziente con le dita sul tavolino basso alla giapponese, scrutando le due persone davanti a lei e cercando di decidere quale delle due meritasse di essere rimproverata per prima.
Liz, seduta di fianco a lei, era intenta a bere serenamente una tazza di the, per niente propensa a rompere il silenzio che era piombato da qualche minuto.
L’imputato numero uno, conosciuto anche come Aramis, fece per alzarsi, dicendo qualcosa a proposito di una fame terribile. Ora che il sigillo gli era stato tolto aveva assunto le stesse sembianze di quando le era apparso nel suo “mondo interiore”.
<< Fermo. Dove. Sei. >> lo freddò Alex, indicandogli di tornare a sedersi. << Sto ancora aspettando una spiegazione. Da tutti e due. >> aggiunse fulminando l’imputato numero due, alias Urahara.
Perché era proprio nel suo negozio che Aramis le aveva portate dopo che erano fuggiti da Las Noches. E a giudicare dalla reazione dell’uomo, qualcosa che aveva suonato come: << Oibò Aramis, se mi aveste avvisato prima vi avrei preparato qualcosa da mangiare. >>, era ovvio che i due si conoscevano già.
Fu Urahara il primo a prendere la parola: << Non ha alcun motivo per essere così diffidente, signorina Alex. Io e Aramis ci conosciamo da parecchi anni ormai, anche se è da quando la signorina Meiko è scomparsa che non lo vedo più. Mi era giunta voce che fosse stato sigillato, giusto? >>
Aramis fece una smorfia. << Preferirei non ricordarlo, non è molto lusinghiero per il mio orgoglio. >>
Alex aggrottò le sopraciglia. Quei due le stavano nascondendo qualcosa.
<< E come mai un onesto commerciante con un passato da shinigami conosce un hollow? >> chiese sospettosa.
<< Tecnicamente sono un arrancar. >> precisò Aramis.
<< Puoi essere quello che tecnicamente ti pare, basta che rispondi. >>
<< Beh principessa, diciamo che un centinaio di anni fa tre membri della comunità di Meiko erano venuti da queste parti sperando di fare un po’ di baldoria, e quando lei è arrivata per trascinarli per le orecchie nell’Hueco Mundo si è trovata davanti questo tizio intento a ehm, convincerli che non fosse una buona idea. >>
<< Fammi indovinare. >> lo interruppe Alex. << Uno di quei tre eri tu. >>
Aramis sorrise. << Bingo. Ero diventato vasto lorde da poco, e l’autocontrollo di cui Meiko tanto si raccomandava non era esattamente il mio forte. >>
<< Già, mentre invece adesso è la tua caratteristica principale, vero? >> gli chiese sarcastica.
<< E quindi tu e Meiko avete combattuto? >> si intromise Liz rivolta ad Urahara, tutta presa dal racconto.
<< No no, mi disse che era solo venuta a riprenderli e che era un mio diritto contrattaccare. Devo dire che mi stupì non poco sentire un hollow fare un simile discorso. Prima di andarsene però aggiunse che se avessi di nuovo alzato le mani sui suoi compagni mi avrebbe fatto a pezzi. >> aggiunse con un brivido.
<< E vi siete visti altre volte? >>
<< Ogni tanto, più che altro perché questo signorino non sapeva mai dove tenere il sedere e qualche volta veniva qui apposta per farsi venire a prendere da lei. >>
<< Che viziato. >> commentarono Alex e Liz in sincrono.
Aramis si limitò ad alzare le spalle.
Poi Liz se ne uscì con un’esclamazione e fissò Urahara. << Ma lei lo sapeva cosa voleva quel damerino sul trono da Alex! Prima che mi rapissero mi aveva detto che Alex si sarebbe salvata se… aspetta… “Se lo scopo sarà stato raggiunto”! Che mi dice adesso? >>
Urahara non sembrò scomporsi. << Immaginavo che potesse trattarsi di qualcosa del genere, e visto che la signorina Alex è riuscita a togliere ad Aramis il suo sigillo, credo proprio che lo scopo prefisso alla liberazione di questo signorino sia stato effettivamente raggiunto. >> rispose aggirando con maestria la domanda scomoda.
 
<< Ci stanno nascondendo qualcosa. >> esordì senza mezzi termini Alex, una volta che lei e Liz furono salite in quella che sarebbe stata camera loro per un po’ di tempo.
<< In effetti Willy Wonka non è stato per nulla chiaro sulla questione “scopo”. Ma con il tuo potere non potresti capire qualcosa in più? >> chiese Liz speranzosa, sedendosi sul futon che dovevano usare per dormire .  
Alex scosse la testa. << Il cappello di Urahara è una delle sue invenzioni, impedisce a chicchessia di leggergli la mente o comunque di capire le sue intenzioni, e con Aramis non ci provo nemmeno, quello che pensa, dice e fa non sono mai coerenti tra loro, cercare di capire qualcosa da lui mi farebbe solo venire mal di testa. >>
<< Ma come hai fatto alla fine a convincere  quell’antipatica ad aiutarti? >> chiese Liz, cosa che probabilmente non vedeva l’ora di domandarle. << L’hai afferrata per i capelli e l’hai minacciata con il tuo terribile gancio destro? Era quello lo scopo? >> aggiunse ridendo.
Alex esitò un attimo, sedendosi vicino a lei e ripensando al brevissimo incontro nel suo mondo interiore. << In realtà non ne sono sicura, ma penso sia stato merito tuo >>
L’amica la guardò stupita. << Mio? E io che centro? >>
<< Ha cambiato idea quando le ho detto che non avrei mai permesso che ti succedesse qualcosa a causa sua. E dopo, adesso che ci penso, ha detto una cosa senza senso. >>  aggiunse pensierosa.
<< Magari aveva appena bevuto una tazza del the di Urahara. Credo abbia effetti allucinogeni, sai? >>
<< Allora doveva averne bevuto parecchio. Sai che mi ha detto? Che sono cambiata. >>
<< Cambiata rispetto a quando? E in cosa? >>
<< Non lo so, poi ha cambiato argomento. >>
Liz si sdraiò con un sospiro. << Siamo circondate da pazzi, Mooney, e la cosa peggiore è che Natale si avvicina e io ho lasciato tutti i regali a casa, compreso il tuo. Sai qual è l’unico lato positivo di tutta questa situazione? >>
Alex, che proprio non riusciva ad immaginarsi qualcosa che potesse essere definito “positivo” in tutta quella storia, si sdraiò al suo fianco e le chiese: << No, cosa? >>
Liz le rivolse uno sguardo che conosceva bene. << Hai visto che razza di figo è Aramis? >>
                                                                                 *
Tutto era finalmente tornato normale, per Grimmjow.
Il putiferio scatenato dalla fuga delle due umane ci aveva messo un bel po’ a placarsi, anche se Aizen, l’unico che avrebbe davvero avuto dei seri motivi per incazzarsi, aveva accolto il tutto con una calma da record, uscendosene con un divertito << Ma guarda un po’ >> di fronte alla sparizione dei suoi prigionieri.
Poi si era rivolto direttamente a lui chiedendogli: << Tu ne sapevi niente, Grimmjow? >>, lui aveva risposto di no e tutto era finito lì. Certo, qualcuno aveva protestato che era impossibile che lui non lo sapesse, visto che avrebbe dovuto tenerle d’occhio, ma prima che Grimmjow potesse piazzargli un pugno nello stomaco, Aizen aveva ribadito che “credeva nella sua buona fede” e cazzate simili, e nessuno aveva più detto nulla.
Tutta questa magnanimità aveva insospettito non poco Grimmjow, ma visto che in effetti sapeva benissimo che le umane avrebbero cercato di scappare, aveva preferito non insistere.
Ora finalmente poteva tornare alla sua vita di prima.
“Certo” rifletté sbriciolando con un pugno una parete della sua camera. “Come se potessi mai pensare una stronzata simile.”
Solo lei poteva credere che se ne sarebbe stato lì tranquillo, mentre era lontana da lui e libera di innamorarsi di qualche insulso umano.
Come se lui lo avrebbe mai permesso.
“Scappa pure dove vuoi, ma non ti libererai tanto facilmente di me, bella.” pensò con un sogghigno.
Aveva deciso di costringerla a dirgli a tutti i costi due parole precise, e di solito lui otteneva sempre quello che voleva.
                                                                                               *
Era notte fonda, e Liz stava procedendo in punta di piedi lungo il corridoio.
Era imbarazzante ammetterlo, ma l’orientamento non era mai stato il suo forte, e ora al buio non riusciva più a trovare il bagno.
Si bloccò in preda al dubbio davanti a due porte vicine e perfettamente identiche.
E ora? Destra o sinistra?
Il suo istinto le diceva destra, quindi ovviamente scelse quella a sinistra.
Facendo il più piano possibile fece scorrere la porta alla giapponese e sbirciò dentro, ma se c’era una finestra doveva essere oscurata, perché non vedeva assolutamente nulla.
“Diamine! Da domani appenderò un cartello con su scritto WC grosso come una portaerei” si ripromise entrando e tastando il muro alla ricerca di qualcosa che somigliasse ad un interruttore.
Fu in quel momento, mentre arrancava nel buio cercando uno stramaledetto pulsante per accendere una stramaledetta luce, che, come da manuale, inciampò.
Il gridolino che le sfuggì non fu forse dei più dignitosi, ma se già si immaginava di stampare una facciata contro l’angolo della vasca e di essere ritrovata in un lago di sangue il mattino dopo da un’inconsolabile Alex, si stupì non poco di atterrare addosso a quella che era indubbiamente una persona.
<< Mi-mi dispiace! >> pigolò cercando di tirarsi su senza provocare altri danni.
<< Figurati, per me puoi cadermi addosso quante volte vuoi. Ti sei fatta male? >> rispose la vittima della sua pseudo-aggressione, aiutandola a rialzarsi.
<< No, io…. Aramis? >>
Aramis ridacchiò e le diede un buffetto sulla fronte. << Sei delusa? Non dirmi che il tuo obiettivo era la camera di Urahara. >>
<< In realtà la mia meta era il bagno. >> ammise Liz. << Spero che almeno lì l’interruttore sia vicino alla porta, altrimenti troverete il mio cadavere. Ah, ora che ci penso! Dammi un attimo la tua mano >> aggiunse muovendo le sue a tentoni finché lui non gliele afferrò entrambe.
<< Ebbene? >> le chiese divertito.
Liz rimase un attimo in silenzio. Le mani di Aramis erano fredde, ma non le trasmettevano una sensazione sgradevole. Anzi.
Improvvisamente le sembrava che la stanza fosse diventata più calda.
<< Volevo ringraziarti per averci salvate, anche a nome di Alex. >>
Avrebbe voluto aggiungere altro, ma, anche se non vedeva niente, sentiva che Aramis le era terribilmente vicino, e questo stranamente bastava a zittirla.
<< Io ragiono per ricompense, angelo, e non faccio nulla per nulla. La principessa mi ha tolto il sigillo, e io ho rispettato la promessa. Non devi ringraziarmi. >>
Liz sorrise furbamente. << Ah, ma come hai detto tu è stata Alex a liberarti, io non ho fatto niente, eppure mi hai salvata lo stesso. Che mi dici adesso? >>
La presa sulle sue mani si strinse. << Ci tieni così tanto a sentirti in debito con me? Non credo che la principessa approverebbe. >>
<< Allora basta che non lo sappia. >> gli rispose citando le stesse parole che le aveva rivolto soltanto un giorno prima.
Aramis le lasciò andare una mano e le diede un altro buffetto. << Non succede spesso di vedere Cappuccetto Rosso flirtare con il lupo, sai? >> le disse divertito afferrandole il mento. << Allora, visto che sei così desiderosa di ricambiare il favore, forse possiamo cominciare a trattare la mia ricompensa… >>
<< Ho notato che i tuoi metodi di pagamento sono piuttosto bizzarri, Aramis >> si intromise una voce acida dalla porta. << Gli ormoni hollow devono essere piuttosto difficili da tenere a bada. >>
Liz sussultò e si girò. << Ops, ti ho svegliata? >>
<< Evidentemente. Aramis, potresti gentilmente levare le grinfie dalla mia Cappuccetto Rosso? Divento piuttosto irritabile quando mi svegliano nel cuore della notte. >>
Aramis sospirò, ma ancora non la lasciò andare. << Ahimè, è arrivato il taglialegna a salvare la fanciulla. Vuoi unirti a noi, principessa? >>
Alex fece un passo avanti minacciosamente, al che Liz si sentì in dovere di intervenire, prima che i due inscenassero un incontro alla Mortal Combat.
<< E dateci un taglio, tutti e due! Aramis ha solo evitato che imprimessi l’impronta della mia faccia sul pavimento in eterna memoria, vero? >>
<< Esattamente >> confermò lui. Liz non poteva vedere la sua faccia, ma immaginò che i suoi occhi si fossero puntati su Alex nel momento stesso in cui era entrata, e lì fossero rimasti.
Decise che il giorno in cui si sarebbe trovata un ragazzo non gli avrebbe presentato la sua amica fino a dopo la luna di miele. Aveva uno strano effetto calamita, sui maschi.
<< Davvero ammirevole. >> disse Alex, senza abbandonare il suo tono torvo. << Ora la dama è fuori pericolo, puoi lasciarla andare >>
<< Non ti fidi per niente di me, vero? >> chiese Aramis divertito.
E ancora non le lasciava la mano!
<< Per niente >> confermò lei, che intanto le aveva preso l’altro braccio.
Ora ci mancava solo più che si mettessero entrambi a tirare fino a strapparla come un orsacchiotto di peluche.
<< E va bene >> si arrese infine Aramis, poi si portò la mano di Liz alle labbra. << Sono sempre qui se avessi bisogno di cadere addosso a qualcuno, mio angelo. >>
Per la prima volta in vita sua Liz si sentì arrossire, neanche le avesse fatto chissà che cosa.
Poi Alex la trascinò fino alla loro stanza, e ci vollero venti minuti buoni prima che Liz ritornasse abbastanza lucida da ricordarsi per quale motivo fosse uscita.
Alex, accidenti a lei, si era già riaddormentata, e lei sapeva che svegliarla di nuovo avrebbe significato morte certa.
Se solo fosse riuscita a ricordarsi se prima era entrata a destra o a sinistra!  
 
 
Angolo delirazioni
Aki: << Ok ok ok, prima che mi linciate vi dico subito che dal prossimo capitolo Grimmy sarà di nuovo dei nostri a tempo pieno, quindi placate i vostri cuori di fanciulle e non speditemi lettere minatorie ottenute ritagliando lettere dalle citazioni di inizio volume di Bleach. Detto questo, tutto questo spirito cavalleresco non è proprio da te Aramis, addirittura il baciamano! >>
Alex: << È già troppo. Avvicinati ancora a Liz e sei un arrancar morto! >>
Aramis: << Wow, sento profumo di gelosia, principessa. >>
Aki (ormai parla da sola): << È strano insomma, non è da lui… >>
Alex: << Sentirai il profumo della tua composizione funebre di crisantemi se non la pianti con questo “principessa” qui “principessa” là. >> 
Aki: << Ah, ora ho capito! (punta il dito contro Aramis) Tu soffri della sindrome dell’animaletto domestico! >>
(silenzio tombale)
Alex: << Prego? >>
Aki: << Vedi Alex, è semplice: Aramis si comporta bene con lei, e lo sai perché? Te lo dico io: chi riuscirebbe mai a trattar male un amichevole batuffoloso gattino? >>
Alex: << Devo per forza fare nomi? Sono stata così bene senza di lui per almeno un capitolo… >>
Aki: << Va beh, Grimmjow è un caso a parte… Aspetta, dov’è finito Aramis? >>
Urahara: << Si è appena chiuso in bagno con la signorina Liz. Ha detto che “è vero che la vede come un amichevole battuffoloso gattino, ma questo non vuol dire che non sia zoofilo”. >>
(l’aria attorno ad Alex si incendia)
Aki (la osserva pensierosa): << Ora che ci penso, mi sa che sono in due a soffrire di questa sindrome… >>    

 

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Capitolo 23
*** Chi non si nasconde in compagnia, o è un espada o è una spia. ***


Aki (con un paio di forbici in mano): << Bene Alex, spuntiamo un po’ quella tua chioma fluente? ^_^ >>

Alex (si tasta protettiva i capelli): << E perché mai? >>
Aki: << Perché nei manga quando la protagonista ha i capelli lunghi, nel 90%  dei casi o se li taglia lei perché il ragazzo l’ha mollata oppure ci pensa il cattivo di turno a rifarle il taglio U_U. Vuoi essere da meno? >>
Liz (aggrappandosi ad Alex come una piovra): << Ma non puoi farle questo! Il taglio dei capelli in una ragazza quasi sempre le cambia personalità! Non mi porterai via la mia Alex! >>  
Aki: << Beh, in effetti potrei anche tagliarli a te, sei una coprotagonista dopotutto… >>
Alex: << Perché non li tagli ad Aramis? -_- >>
Aki: << Ma lui non li ha così lunghi, e poi non voglio rovinare quell’aria da teppista appena sceso dalla moto… *ç* >>
Liz: << Ho un’idea! >>
Alex: << Ho già paura…  >>
Liz: << Tagliamoli ad Aizen! *_* >>
(momento di gelo)
Aki: << Liz, questa è l’idea più stupida, insensata e suicida che potesse venirti in mente. Sarebbe da vere imbecilli metterla in atto….. mi piace! *_* >>
(escono dalla stanza armate di forbici)
Alex (tira fuori un cellulare): << Pronto Orihime? Mi sa che presto ci sarà bisogno di te… sì… meglio se porti scopa e paletta, radunare tutti i rimasugli potrebbe essere problematico… >>
 

Un autunnoso (?) grazie ad Algorit,_Phobos_, Kia_chan_93, DevilBlackKnight e Martina603 per aver messo questa storia tra le seguite, a  strawberryfieldssff, _Phobos_, Elizabeth Jaegerjaques, DevilBlackKnight e xSerenity_Himex per averla inserita tra le preferite, a Elelola per avermi messa tra gli autori preferiti e a chi legge e basta. Buon Halloween!
 

Capitolo 23: Chi non si nasconde in compagnia, o è un espada o è una spia.

Qualche giorno dopo Alex stava sorseggiando un succo di frutta sul retro del negozio. Ora che finalmente si era liberata di quegli orribili vestiti arrancar si sentiva un’altra: le sembrava un sogno avere di nuovo addosso dei jeans e un cappotto; si era addirittura sciolta i capelli, ed era appoggiata di spalle ad un grosso albero che si trovava proprio contro la barriera che proteggeva il negozio.
Ad un certo punto sospirò.
<< Se io volessi spiare una ragazza nella speranza che se ne esca con un appassionato monologo su quanto dolcemente provi nostalgia per me, prima farei qualcosa per nascondere la mia aura assassina. Sai com’è, dei passanti morti sul marciapiede darebbero nell’occhio. >>
Ci fu un attimo di silenzio, poi una voce ben nota le rispose da dietro l’albero.
<< Interessante. Io invece le cose me le faccio dire direttamente in faccia, soprattutto dalle donne ribelli come te. Allora, ti sono mancato? >>
Alex alzò gli occhi al cielo. << Il mio cuore sanguinava per la tua lontananza, più di te mi mancavano solo la febbre da fieno e i testimoni di Geova la domenica mattina. >> lo rassicurò prima di addentare una ciambella. << Come diavolo ci hai trovati, Grimmjow? >> gli chiese, osservando la barriera alla ricerca di qualche possibile falla.
Lui si mise a ridere. << Prima ho visto un tizio col cappello uscire dalla pasticceria qui all’angolo con così tanti dolci in un sacchetto da sfamare Yammi per una settimana, e l’ho seguito. Anche se mi sembravano troppi perfino per te. >>
Alex si bloccò sul punto di staccare un altro morso alla ciambella, poi l’allontanò dalla bocca sbuffando.
<< Comunque ora vedi di andartene, così rischi di farci scoprire da Aizen! >> gli disse voltandosi verso di lui.
Fu un errore: era uscito anche lui da dietro l’albero, e la fissava con un’intensità tale che per poco Alex non abbassò lo sguardo, mentre il cuore accelerava i battiti. Non poteva farci niente, una piccolissima parte di lei era felice di vedere che non era stato punito per via della loro fuga.
Grimmjow le rivolse un sorriso crudele. << Aizen vi ha lasciate scappare apposta, anche un moccioso lo capirebbe: non gliene frega niente di dove siete, almeno per ora. E comunque io ho i miei metodi per andarmene in giro senza che tutta Las Noches si faccia i cazzi miei. >>
Alex rimase in silenzio, sfregandosi distrattamente le mani per cercare di scaldarle almeno un po’. Non si era aspettata di rivederlo così presto, e ora non sapeva bene cosa provava al riguardo: sicuramente fastidio, perché aveva pensato di poter finalmente rimanere un po’ tranquilla (per quanto il fatto di condividere lo stesso tetto con Aramis potesse permetterle di esserlo), però….
Miseria, c’era questo maledetto però. Perché doveva esserci sempre un “però” nella sua vita?
<< Beh? Ti sei mangiata la lingua? >> chiese Grimmjow, chinandosi in avanti per quanto potesse permettere la barriera che li divideva.
<< Perché sei venuto qui? >> mormorò Alex dopo un attimo di esitazione.
Lui le rivolse il suo miglior ghigno ferino. << Perché c’è un’umana impertinente che ancora non ha capito che vuol dire essere una mia proprietà. >>
Il cuore di Alex, che in quell’ultimo periodo sembrava divertirsi a farle strani scherzi, perse un paio di battiti. Certo, essere considerata una proprietà non era esattamente la cosa più lusinghiera per il suo orgoglio femminista, tuttavia era di Grimmjow che si stava parlando, e una cosa del genere, detta da lui, era quello che più si avvicinava a quella che poteva lontanamente sembrare una dichiarazione.
<< Però, tu sì che sai come si parla ad una ragazza. Dovresti ridare una spolverata al manuale del perfetto rimorchiatore, ti stai un po’ arrugginendo. >>
<< Due a uno! >> commentò la voce di Aramis alle sue spalle.
Alex si voltò a guardarlo. << Vuoi anche dei popcorn per caso? >>
<< Già pensato! >> intervenne Liz sventolandone un sacchetto.
Un paio di vene a quel punto dovevano esserle scoppiate, di questo Alex era sicurissima. Con uno sforzo immane si auto-impose di tenere la mente lontana dal pulsante “omicidio di massa”.
<< Che cazzo ci fa lui qui? >> ringhiò Grimmjow a quel punto.
<< Vi conoscete? >> chiesero in sincrono Liz e Alex.
Subito dopo però quest’ultima si diede della stupida: Aramis era un arrancar, e per di più aveva fatto parte della colonia di Meiko, a cui Aizen aveva praticamente dichiarato guerra, quindi era ovvio che Grimmjow lo conoscesse.
Aramis sollevò una mano in segno di saluto. << Ti trovo bene, Grimmjow. Passato lo spavento di qualche giorno fa nel deserto? >>
“Aramis!” esclamò Alex fissandolo in cagnesco.
Grimmjow era praticamente attaccato alla barriera, tanto che se fosse scomparsa di botto lui sarebbe molto probabilmente caduto in avanti, e scrutava l’altro arrancar come se avesse voluto incenerirlo. << Ora ho capito, eri tu quel bastardo sigillato! In effetti è degno di un codardo come te provocare gli altri rimanendo al sicuro dietro una barriera! Perché non vieni qui fuori? >>
<< Perché invece non vieni tu qui dentro? Non mi dirai che basta una barriera a farti paura… >>
 
<< Santo cielo, questi signori sono proprio irrecuperabili, vero? >> esclamò Urahara, spuntato all’improvviso di fianco a Liz.
<< Meno male che c’è la barriera. >> rispose lei, mentre i due arrancar continuavano a discutere e Alex cercava inutilmente di farli smettere.
<< Tuttavia temo che se quell’espada lì fuori non si darà una calmata e la pianterà di emettere reiatsu finiremo con l’attirare l’attenzione di qualcuno di indesiderato. >> constatò l’uomo frugandosi nelle tasche.
<< Facile a dirsi. Per calmare quello lì ci vorrebbero come minimo tre testate nucleari. >>
<< Penso proprio che invece questo potrebbe bastare. >> disse Urahara estraendo un oggetto che assomigliava a una capsula.
<< E questo cos’è? >>
<< È una delle mie ultime invenzioni. Il suo uso è semplicissimo! >>
E così dicendo la lanciò a tutta velocità verso Grimmjow.
Liz pensava che si sarebbe scontrata contro la barriera, e invece la attraversò senza problemi.
Il vero problema sorse subito dopo.
*
<< IO TI AMMAZZO, FOTTUTO SHINIGAMI! >>
Alex alzò gli occhi al cielo.
Forse Aizen non li avrebbe trovati, ma, se continuava così, una volante della polizia chiamata dai vicini lo avrebbe fatto di sicuro.
Erano rientrati tutti nel negozio, compreso Grimmjow, che ormai da venti minuti buoni dava prova del perfetto stato in cui si trovavano le sue corde vocali.
<< Guarda che secondo me stai benissimo! >> cercò di rassicurarlo Liz, il cui istinto di conservazione era notoriamente pari a zero.
<< Ha ragione, io ti consiglierei un cambiamento permanente. >> le diede man forte Aramis, il cui livello di bastardaggine era al contrario tendente all’infinito.  
<< Ragazzi, potreste per piacere chiudere tutti la bocca? >> sbottò Alex alzando leggermente la voce, e impedendo così a Grimmjow di rimettersi a sbraitare. << È solo una cosa temporanea, un gigai può venire tolto in qualsiasi momento. Prendilo come un nuovo tipo di sfida: se ti alleni con quello addosso quando tornerai al tuo aspetto originale sarai ancora più forte di prima. Non vorrai mica essere da meno di noi esseri umani, giusto? >>
Grimmjow la fulminò con lo sguardo: aveva i pugni chiusi e sembrava pronto a scagliarsi addosso a Urahara. Malgrado non avesse più la maschera, il suo aspetto non sembrava per nulla meno minaccioso, e per un attimo Alex temette che volesse dare il via ad una scazzottata. Poi però emise un verso non ben definito e uscì dalla stanza praticamente sfondando la porta.  
<< È andata bene vedo. >> commentò Aramis.
<< Cosa ci starà andando a fare sopra? >> chiese Liz mentre Alex si alzava a sua volta e oltrepassava la porta malconcia.
<< Magari vuole buttarsi giù dal tetto. >>
<< Aramis! >>
Alex salì le scale sospirando e chiedendosi perché non poteva mai starsene tranquilla, poi fece scorrere la porta dietro cui si trovava la camera sua e di Liz.
<< Questo posto è un buco! >> fu il ringhio di accoglienza di Grimmjow, che osservava le pareti con occhio critico.
<< Ti avviso che metterti a sfondare muri per allargare questa stanza non ti darà il diritto di dormirci dentro. >> dichiarò Alex, superandolo per sistemare un libro che doveva ancora finire di leggere su una mensola.
<< E chi è che vuole dormire in questa topaia? Ora costringerò quel bastardo a farmi uscire da questo corpo e andrò dove mi pare. E tu verrai con me. >>
Alex cercò di ignorare il fatto che il suo cuore avesse di nuovo accelerato leggermente i battiti.
<< Questa è nuova. Perché dovrei venire con te? >>
<< Non fare domande stupide, perché sì! >> sbottò Grimmjow irritato. Ma quello che più la preoccupava era il fatto che sembrasse davvero serio: non la stava prendendo in giro. << Perché diavolo pensi che sia venuto fin qui? Sono stufo di idioti che si intromettono tra me e quello che voglio. >>
Il discorso stava prendendo una piega decisamente inaspettata, e Alex non era sicura di voler sapere con esattezza dove lui volesse andare a parare.
Distolse lo sguardo. << Beh, mettiti il cuore in pace, perché in ogni caso non verrei da nessuna parte con te. Né per combattere né per… altro. >>
<< Di questo non me ne frega niente. >> disse Grimmjow afferrandole il mento per costringerla a guardarlo. << Che tu voglia o no per me è lo stesso. Se farai resistenza ti legherò, se fuggirai ti braccherò. Se vado da qualche parte tu mi seguirai. Sei mia, donna, e non puoi sfuggirmi. >>
Ecco, la stava di nuovo baciando, e il cuore di Alex era ormai letteralmente impazzito.
Voleva…. Cosa voleva?
Picchiarlo?
Forse, dopotutto non era una proprietà di nessuno, tantomeno sua.
Ma non era questo il suo pensiero principale al momento.
No, quello che voleva in quel preciso istante aveva più a che fare con futuri vestiti stracciati, lingue intrecciate, mani che scendevano…
All’improvviso Grimmjow si staccò da lei, osservando compiaciuto le sue guance arrossate.
<< Ti piacerebbe che continuassi, eh? >> disse, lasciandola interdetta.
<< Mi spiace, ma il resto lo avrai quando mi avrai detto quelle due parole. >>
Ormai Alex non ci capiva più nulla. << E ora che ti salta in mente? Ma soprattutto, chi diavolo vuole che continui! >> esclamò allontanandosi da lui.
Grimmjow si mise a ridere e fece per uscire dalla stanza. << Esercitati a dirle, per quando verrai a implorarmi di continuare il discorso. >>
Alex gli tirò dietro il libro, ma lui si era già chiuso la porta alle spalle.
 
Angolo delirazioni  

Aki: << Bene bene, capitolo corto ma intenso, uff! Oltretutto quella capsula contieni-gigai fa tanto dragonball…  Ah, a proposito, mi scuso con tutti i testimoni di Geova del mondo, è solo che il sonno è sacro per me… >>
Liz (saltellando eccitata): << Fermami se sbaglio, ma questa qui sopra… era una dichiarazione, giusto? Giusto? >>
Aki: << Beh, Grimmjescamente parlando… direi di sì. Credo. Non ci speravamo più, vero? ^_^ >>
Alex: << Ah, questa per te è una dichiarazione? -_- Ma che gente frequenti? >>
Aki: << Accontentati, vado di fretta perché volevo pubblicare almeno un capitolo prima di Lucca comix U_U. Pensate, quest’anno sarà impossibile non riconoscermi! >>
Alex: << Altro cosplay improponibile? -_- >>
Grimmjow: << No, capelli rossi come un semaforo. >>
Liz: << E sfera degli shikon che non c’entra niente al collo, giusto? :3 >>
Aki: << Exacto! In incognito ma visibile nel raggio di trecento metri! >>
(inizia il suo solito delirio d’onnipotenza)
Alex (si volta verso il pc): << Lettori che avete in programma di andare a Lucca: se vedete una tizia che corrisponde alla descrizione qui sopra, fuggite, finchè siete in tempo… >>  

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Capitolo 24
*** C'era un commesso, in un negozio lontano lontano... ***


Grimmjow (tappandosi le orecchie): << Ma che diavolo è questo rumore assordante? Non sentivo dei lamenti così strazianti da quella volta in cui Harribel ha sorpreso Nnoitra a frugare nel suo cassetto della biancheria! >>

Alex: << Qualcuno le impedisca di vedere ancora quel video! >>
Aramis: << La fai facile! Ormai è completamente avvolta da un’aura di depressione! L’angelo ha provato a staccare la spina al computer, e ora guardala. >>
(indica Liz accovacciata in un angolino buio)
Aki: << BWHAAAAAAAAAA! AXEEEEEEEL! Perché? Perché almeno alla fine non hai abbracciato Roxas invece di mangiare quello stupido ghiacciolo? Diglielo che lo ami! Bwhaaaaaaa! >>
Grimmjow: << Basta, ora trancio lei e il suo maledetto Kingdom Hearts! Non ne posso più di questa lagna! >>
Alex: << Fermo cretino, se ti avvicini troppo verrai contagiato dalla sua depressione, come Liz! >>
Aramis: << Non vorrei mettervi ansia, ma di questo passo verremo anche noi inglobati dalla sua tristezza… che depressione… finiremo i nostri giorni consumandoci in lacrime nell’attesa che qualcuno trovi i nostri cadaveri e dia loro degna sepoltura… >> (si accovaccia a terra)
Alex: << E ora non metterti anche tu, che questa introduzione sta diventando troppo lunga! Senti Aki, è normale che chi fa parte di un gruppo criminale muoia: l’Organizzazione XIII, l’Akatsuki, gli Espada… >>
Grimmjow: << Ehi! >>
Liz: << Ma anche noi ormai siamo un’associazione a delinquere, vuoi dire che moriremo tutti? >>
Aramis: << E dire che questa sera dovevo uscire con quella bella mora… >>
Aki: << Axeeeeeeel! >>
Alex: << Basta, ci rinuncio. Vieni Grimmjow, andiamo di là a saccheggiare il frigo. >>
 

Una valanga di grazie a Calia e Nebula216 per aver messo questa storia tra le ricordate, a THEARTY, Elelola, Seminy_53, gwinaslan, Ayako83 e ToshieF per averla messa tra le seguite, ad AriCastle66, Seminy_53, Yunalesca Valentine e ToshieF per averla messa tra le preferite, a Seminy_53 per avermi messa tra gli autori preferiti e a chi legge e basta. Buon Natale!

 
Capitolo 24: C’era un commesso, in un negozio lontano lontano…
 
C’era un negozio di cianfrusaglie varie, in una stradina secondaria, della cui esistenza pochi erano al corrente, e di quei pochi ancora di meno acquistavano davvero qualcosa. Di solito qualcuno entrava, faceva un giro per ficcare il naso tra tutti quegli oggetti particolari, e poi usciva.
Tuttavia, da qualche giorno a quella parte il numero di persone che aveva cominciato a svoltare in quella stradina per entrare nel negozio era paurosamente aumentato, ma la cosa che più avrebbe stupito qualcuno che si fosse messo lì a scandagliare gli arrivi, era che circa tre quarti di quell’improvvisa ed insolita orda di clienti era di sesso femminile.
Il mistero era di facile soluzione: il proprietario del negozio, ovvero il signor Urahara, aveva da poco assunto due nuovi commessi tuttofare, che facevano uno strano effetto sulla nuova clientela, del tipo “pur di dar loro un’occhiata lo svuoto, quel posto!”.
Uno era bruno, alto e vestito di pelle, e malgrado stesse sempre da solo al bancone non aveva alcun problema a stare dietro a tutti, e nel mentre trovare pure il tempo di flirtare con le clienti.
L’altro aveva degli stranissimi capelli azzurri ed era alto forse più del primo, ma in compenso era molto più scontroso e non parlava mai con chi entrava nel negozio, e per lo più faceva avanti e indietro dal magazzino, sollevando come se niente fosse una quantità spaventosa di scatoloni. Se si era accorto che una sostanziosa quantità di ragazzine gli sbavava dietro, non lo dava certo a vedere, ma la natura femminile è tenace, e il numero delle sue ammiratrici non accennava per nulla a calare.
Il problema per le clienti più fedeli era un altro: avevano sentito da voci di corridoio che in realtà i nuovi assunti erano quattro, e che quindi c’erano due persone che lavoravano lì ma non si mostravano a loro.
Due ragazze.
Male, malissimo.
E se quei due super gnocchi fossero stati già impegnati? Con quelle due?
Le fan del ragazzo con i capelli azzurri non avevano pace. Lui non aveva degnato nessuna di loro di uno sguardo, quindi chissà che mostro di bellezza doveva essere la ragazza che gli interessava. Magari era più grande, bionda e super formosa, una di quelle da paginone centrale di playboy con un sex-appeal che filtrava da tutti i pori…

*

Alex fece appena in tempo a mettersi una mano davanti alla bocca prima di starnutire sonoramente.
<< Maledetta polvere! >> imprecò allontanando da sé lo straccio con cui stava spolverando in magazzino.
Perché lei doveva fare quel lavoro ingrato mentre Liz spadellava allegramente in cucina?
Non era giusto, Urahara li stava schiavizzando tutti e quattro, però con la scusa che loro due non potevano farsi vedere dai clienti, per evitare di essere riconosciute da qualche conoscente che magari aveva appena visto per strada le loro copie, toccava loro pulire, riordinare e quant’altro.
All’inizio vedere Grimmjow costretto a fare il commesso, per di più insieme ad Aramis, entrato anche lui in un gigai, l’aveva fatta sbellicare dalle risate, ma poi quando aveva scoperto che il suo compito sarebbe stato quello di riordinare e pulire quella sottospecie di magazzino, il cui aspetto ricordava piuttosto un container di cianfrusaglie abbandonate lì da qualche secolo, la voglia di ridere le era passata in un lampo.
In ogni caso l’aveva davvero stupita la piega pseudo pacifica che aveva preso la situazione. Il fatto che i due bambini problematici fossero momentaneamente rinchiusi in corpi umani e che fossero tutti impegnati in quei lavori che rasentavano lo sfruttamento aveva contribuito parecchio a raffreddare i bollenti spiriti, senza contare che Urahara aveva messo loro a disposizione per allenarsi la botola nel seminterrato del negozio, che, Alex l’aveva scoperto a proprie spese, non era una semplice botola.
 
Era successo quattro giorni prima: Grimmjow l’aveva afferrata all’improvviso per un braccio e l’aveva trascinata verso il seminterrato.
<< Dove diavolo stiamo andando di preciso? >> aveva chiesto perplessa vedendolo scendere deciso le scale, al fondo delle quali sapeva benissimo che non c’era nulla, a parte la polvere e forse qualche topo.
<< Ad allenarci. >> aveva tagliato corto lui, senza degnarsi di aggiungere qualcosa che potesse vagamente somigliare ad una spiegazione.
Al che Alex si era guardata intorno, notando di sfuggita due roditori che si rintanavano dietro quella che forse due secoli prima sarebbe potuta assomigliare ad una credenza. << Qui? Ottima scelta. >>
Grimmjow si era messo a trafficare col pesante lucchetto di una botola, poi, mentre lei cominciava a chiedersi se si aspettasse forse di trovarci un forziere, si era spazientito e aveva direttamente fracassato le assi di legno con un pugno.
<< No. >> le aveva finalmente risposto indicandole l’apertura con un ghigno. << Lì sotto. >>
A quel punto, attanagliata da un terribile sospetto, si era sporta a guardare, e il sangue le era completamente defluito dalle guance.
Una sottile, altissima scala a pioli scendeva nel vuoto per quelli che sembravano essere più di cento metri e portava a un paesaggio arido, stranamente illuminato a giorno e soprattutto lontano.
<< Oh, certo. >> aveva esclamato con voce stridula indietreggiando. << Ci puoi giurare che scenderò lì. Contaci. >>
Grimmjow l’aveva squadrata a metà tra il divertito e il seccato, poi si era fatto avanti minacciosamente. << Se non porti quelle tette piccole giù da quella maledetta scala ti ci porto io di peso, chiaro? >>
“T-tette picc…”
<< Scordatelo! Neanche se me lo chiedi in ginocchio! Allenati da solo, idiota! >>
Detto questo aveva fatto dietrofront e aveva cominciato a correre.
<< TORNA SUBITO QUI, NANETTA DA GIARDINO! >>
<< COME NO, STUPIDO NEANDERTHAL! >>
 
Alex sospirò e ricominciò a spostare scatoloni, per continuare la sua grande operazione di pulizia generale e cercare insieme di tenere occupata la mente per non pensare troppo a Grimmjow, cosa che in effetti succedeva un po’ troppo spesso per i suoi gusti.
 
D’altra parte lui e gli altri due ce li aveva intorno 24 ore su 24, e ciò causava il continuo susseguirsi di situazioni sfibranti, quali la presenza costante di almeno un abusivo nella sua stanza, gente che le tendeva agguati per i motivi più idioti, abbracci random non richiesti, litiganti da dividere, costante “Aramis-radar” attivato per scongiurare approcci alla sua persona o peggio a Liz, e sparizione costante dei suoi biscotti al cioccolato.
La sera era stanca morta, quindi era sempre la prima ad andare a dormire. Si sdraiava, provava invano a rilassarsi dopo una giornata di schiavitù, apriva la porta per minacciare di morte quei casinisti dei suoi nuovi coinquilini, che a giudicare dalla quantità di decibel raggiunti avevano intenzione di sostenere un provino per entrare a far parte di una band di metallari, ignorava le risposte idiote e, sempre da sola, si metteva a dormire.
Il mattino dopo, non sapeva bene perché, il pavimento si era riempito di corpi inanimati. Tipo campo profughi.
O dopo-sbornia da rave party.
Oltretutto praticamente tutti sdraiati addosso a lei, cosa che non faceva altro che consolidare la sua refrattarietà ai contatti fisici.
Presagendo il prossimo avvenire di un’altra giornata faticosa, si districava dal groviglio umano, che qualche spettatore malpensante avrebbe potuto interpretare come un’orgia, e scendeva a fare colazione.
Tempo mezzo minuto e si scatenavano le urla del buongiorno al vicinato di Grimmjow, che sbraitava contro Liz e Aramis perché ancora una volta si erano intrufolati nottetempo nella stanza, che oltretutto non era sua, in cui si era a sua volta introdotto contro il volere della proprietaria, ovvero lei.
La colazione, che Urahara insisteva che come tutti gli altri pasti venisse consumata tutti insieme “come farebbe una vera famiglia” (bleah), trascorreva tra minacce, ulteriori urla ed efferati furti di cibarie, e poi, finito il frugale pasto con una media di tre brioches a testa, cominciava la gara per l’occupazione del bagno, nella quale sicuramente i Terminator avrebbero messo meno impegno.
Il resto della giornata si manteneva più o meno su questi toni, con l’aggiunta del fatto che lui, oltre a volerla a tutti i costi trascinare nel baratro del seminterrato, la stressava anche in un altro modo.
 
Neanche i suoi pensieri lo avessero evocato, Grimmjow aprì rudemente la porta del magazzino.
Le faceva ancora impressione vederlo con aspetto umano, senza contare che, odiava doverlo ammettere, i jeans e la T-shirt nera che indossava, nonostante fossero sempre a dicembre, gli donavano. Parecchio.
Notando il suo sguardo fisso su di lui, Grimmjow le si avvicinò con un sorriso pericoloso stampato in faccia. << Ti piace forse il panorama? >>
Alex gli voltò le spalle e si rimise a spolverare.
<< Se sei venuto qui per prendere della roba da portare in negozio, sbrigati a tornare dalle clienti. Loro sì che lo gradiscono il panorama. >>
Due mani si appoggiarono con una certa forza allo scaffale di fronte a lei, facendo traballare paurosamente alcuni scatoloni; subito dopo Alex si sentì avvolgere dal suo odore familiare, e si immobilizzò.
<< Al diavolo il negozio! Quando ce ne andremo non vorrò più vedere umani per almeno un secolo! >> le brontolò infastidito all’orecchio. << E comunque, cos’è, ti dà fastidio che quelle donne mi guardino? >>
Alex intanto stritolava e torceva lo straccio tra le sue mani, costringendosi a non fare la stessa cosa con il collo del ragazzo dai capelli azzurri alle sue spalle.
<< Tu ringhi perfino a Liz quando mi si avvicina troppo, e vieni ad accusare me di gelosia? E già che ci siamo, la pianti una buona volta di entrare nella mia camera? Non sono il tuo peluche della buona notte! >>
<< A giudicare da come ti rannicchi sempre contro di me non sembra che ti dispiaccia poi così tanto. >>
Colpita a segno, cominciò ad arrossire.
<< G-guarda che non lo faccio mica apposta! Semplicemente di notte ho freddo, e non è certo colpa mia se sei un termosifone ambulante… >>
<< E allora di che ti lamenti se ti tengo caldo? >> replicò Grimmjow serrandola tra le sue braccia e appoggiandole il mento sulla testa.
Era una cosa che ultimamente faceva spesso, come se non fosse più capace di stare in piedi senza parcheggiarle addosso almeno un braccio, o in alternativa, il petto, il cui aeroporto preferito di solito era la sua schiena.
<< Mi lamento perché per prima cosa pesi, e poi sono stufa del tuo bisogno costante di stritolare la gente anche mentre dormi. >> borbottò ripensando a quante volte aveva lottato invano per liberarsi dalla morsa che spesso e volentieri le impediva di allontanarsi da lui anche solo di pochi centimetri.
<< Quante storie che fai! Se non facessi così quel maledetto donnaiolo allungherebbe subito le mani, magari ti piacerebbe farti scaldare da lui, eh? >>
<< Grimmjow, lo sai come si chiamano quelle cose spesse che si usano di notte? Sono le “coperte”. Svolgono la tua stessa funzione, ma in compenso non si agitano, non ti stringono e non ti palpano, e soprattutto non litigano tra di loro su chi abbia più diritto a scaldarti! >> replicò, stanca per l’ennesima insinuazione che lei “incoraggiasse” Aramis e baggianate simili.
Inaspettatamente Grimmjow la lasciò andare senza dire niente. Subito dopo però la luce si spense, e visto che la porta era chiusa e non c’erano finestre, il magazzino precipitò nel buio.  
<< Ma cosa…? >>
Non fece in tempo a riprendersi dalla sorpresa che, senza tanti complimenti, le vennero legate le braccia dietro la schiena con qualcosa di robusto e le fu avvolta una benda attorno agli occhi.
<< CHE DIAMINE FAI? >> urlò, mentre quel pazzo se la caricava in spalla.
<< Non crederai mica che sia venuto per una chiacchierata, vero? Visto che sei così testarda ora passo alle cattive! >>
<< E quand’è che avresti usato le buone, scusa? Tu hai qualcosa che non va nel cervello, credimi! E mettimi giù! >>
<< Non così in fretta, prima abbiamo qualcosa da concludere, noi due. >>
Con suo sommo orrore, Alex si rese conto che la stava portando da qualche parte, ma data la sua posizione scomoda e la benda sugli occhi, non riusciva a capire la direzione che avevano preso.
Provò a fare forza per rompere le corde che la legavano, ma tanto sarebbe valso che tentasse di buttar giù Las Noches a testate.
<< Non sprecare energie, sono corde rinforzate con il reiatsu, ci vuole ben altro per romperle! >> gongolò Grimmjow, che nel mentre si era fermato.
 << E tu te ne vai in giro con una roba del genere? >>
<< Ehi, dovresti sentirti lusingata, le ho prese apposta per te! >>
<< Fottiti, Grimmjow! >> sibilò Alex tra i denti.
In quel momento erano due le cose che non avrebbe mai voluto scoprire: la prima era cosa cavolo esattamente l’espada ritenesse di doverci fare con una corda super resistente fatta apposta per lei, e la seconda era dove diavolo la stesse portando.
Poi un rumore.
Quel rumore.
Alex si irrigidì, desiderando con tutta se stessa di essersi sbagliata. Perché se davvero era stato quello che pensava a produrlo, allora la sua vita era finita.
Lei era morta e Grimmjow era il più infame bastardo mai esistito in qualsiasi dimensione nota e sconosciuta.
Poi lui cominciò innegabilmente a scendere una scala, una scala a pioli, confermando così che era proprio il rumore cigolante della botola quello che si era sentito, e il panico più totale si impadronì di lei.
“Nooooooooooooooo!”

*

<< Cosa devo fare con te, Aramis? >> sospirò Urahara, come se fossero ancora ai tempi in cui quello scapestrato gli piombava in casa senza preavviso.
Era quasi mezzogiorno, e il negozio era chiuso per la pausa pranzo, perciò lo aveva reclutato per portare a termine il lavoro lasciato a metà dalla signorina Alex, così bruscamente trascinata via dai suoi doveri.
Aramis si rimboccò meglio le maniche e afferrò cinque scatoloni in una volta. << E perché? Con tutti i soldi che ti sto facendo guadagnare potresti chiudere baracche e burattini e partire per una crociera ai Tropici. Anzi, se ci vai davvero fammi un fischio, magari ti faccio compagnia. >>
Urahara gli indicò con il ventaglio dove metterli. << Pensavo che se solo ti sforzassi di sembrare più simpatico, lei si fiderebbe più di te, non trovi? E poi abbiamo bisogno che il signor espada se ne stia tranquillo, non potresti smetterla di punzecchiarlo? >>
<< Mmm, detta così suona proprio come se fossi il guastafeste di turno, vero? Beh, d’altra parte ce n’è sempre uno all’interno di un gruppo, non vorrai mica che vada contro la tradizione? >>
<< Capisco. In questo caso temo che l’ordine su quegli scaffali sia completamente errato, ti spiacerebbe ricominciare? >>
Aramis si passò una mano tra i capelli, esasperato.
<< Lo sai che sei insopportabile quando ti metti in testa di insegnarmi a comportarmi in modo civile? >>
<< Faccio del mio meglio. >> rispose lo shinigami con un sorriso. << Sono convinto che Meiko avesse maggior ascendente su di te, ma noto che tutti questi anni sotto sigillo sono stati deleteri per la tua educazione. >>
<< Non è che ne siano passati poi molti. >>
<< Però a lei sono bastati per cambiare. È per questo che Meiko le ha permesso di liberarti, no? >>
Il ragazzo fece una smorfia, mentre tirava di nuovo giù gli oggetti che aveva appena finito di ordinare. << Alex è un altro discorso. È naturale cambiare, se non ti ricordi piùcom’eri prima. Anche se in effetti io non vedo tutti questi cambiamenti, e dire che finora sono pure stato gentile con lei. >>
Urahara ridacchiò dietro al ventaglio. << Sicuro che basti solo questo? Pensavo che uno come te, abituato a leggere i pensieri altrui, fosse più perspicace. >>
Mentre parlava si sfiorò il cappello, che impediva a chiunque di entrargli nella mente.
<< Rettifico, sei insopportabile anche quando fai il saputello. Ora capisco perché sei così tristemente single. >> commentò Aramis acidamente.
<< Sentiamo, perché sarebbe cambiata? >>
In quel momento fece capolino dalla porta Liz, avvolta in un grembiule e armata di mestolo. << Scusate, qualcuno potrebbe venire ad apparecchiare la tavola? Di solito lo fa Alex, ma credo che al momento sia impegnata… >>
Il sorrisetto di Urahara non si attenuò nemmeno per un istante quando vide Aramis dargli le spalle e seguirla subito in cucina, lasciando la loro conversazione a metà.
<< Beh, direi che ti sei risposto da solo, Aramis. >>

*

<< Ecco, i piatti sono lì sopra. Ah, ma tu lo sai già no? Anche se da quando siamo qui è la prima volta che apparecchi, in effetti. I bicchieri invece…>>
Liz era girata verso il gas, con una mano girava il minestrone, con l’altra gli indicava i cassetti e nel mentre non la finiva di parlare.
Quella ragazza era un essere davvero singolare, di questo Aramis ne era assolutamente certo.
Lo trattava con assoluta familiarità, neanche si conoscessero da una vita, e ogni scusa era buona per mettersi a chiacchierare. Gli chiedeva di lui, di Meiko, della colonia e se si ricordava qualcosa della sua vita da umano, arrabbiandosi quando si accorgeva che le stava mentendo o se non voleva risponderle.
Oltretutto voleva esplicitamente che le rispondesse parlando.
<< Guarda che parlare è la terapia principale di ogni percorso psicologico, non lo sai quanti suicidi vengono evitati ogni anno solo parlando? >> gli aveva assicurato un paio di giorni prima per convincerlo.
Poi, indispettita dalla sua impermeabilità ad ogni argomento sui presunti benefici dei rapporti interpersonali basati sul dialogo, se n’era uscita con una di quelle trovate balzane che Aramis stava imparando ad attribuire al suo carattere, o più probabilmente a una qualche disfunzione genetica.
<< Scommetto >>, aveva esordito, << che uno come te non sarebbe mai capace di avere a che fare con qualcuno senza leggergli nel pensiero, il che è davvero triste, perché significa che come mentalità sei ancora più in basso di un bambino dell’asilo. Se mai perdessi il tuo potere ti ritroveresti sperduto in un mondo di gente di gran lunga più in gamba di te. >>
Ovviamente lui stava proprio usando quel potere che a parere di Liz non lo rendeva migliore di un qualsiasi marmocchio, quindi sapeva benissimo cosa le frullava per la testa, ma aveva finto sorpresa.
<< Ma davvero? E quindi secondo te che dovrei fare? >>
Lei si era illuminata di un autocompiacimento che aveva quasi un che di perverso.
<< Fai pratica con me. Basta che diventi mio amico senza mai leggermi nel pensiero, e sei a cavallo! >>
Lui era scoppiato a ridere.
Amico.
Voleva che diventasse suo amico!
Quell’umana era davvero spassosa, non poteva farci niente.
<< E perché no? Suona interessante. >>
Ovviamente ogni tanto barava, ma si era reso conto che chiedersi ogni volta con cosa se ne sarebbe uscita senza saperlo in anticipo era piuttosto divertente.
Mentre lui apparecchiava, lei gli chiese se pensava che i due disertori, che ormai erano spariti nel seminterrato da quasi tre ore, sarebbero tornati in tempo per mangiare con loro.
Aramis espanse la mente fino ad incontrare le loro, guardò a che punto erano e sorrise maligno. << Mi sa che per oggi non torneranno, la principessa non ha  gradito molto lo scherzo. >>   
 
 
Angolo delirazioni
Aki: << Wow gente, questo credo proprio che sia ufficialmente uno dei capitoli più lunghi che abbia mai scritto! >>
Alex: << In compenso è quello dove ufficialmente ti odio di più. >>
Aki: << Pensavo fosse quello dove Grimmuccio ti salta addosso. >>
Alex: << Lo era, ora questo lo ha decisamente spodestato. >>
Liz: << A me è piaciuto! >>
Aramis: << A me pure. >>
Grimmjow: << Pure a m… >>
Alex: << Tu stai zitto, chiaro? >>
(Aki la guarda con occhi da cucciolo abbandonato)
Alex: << Che vuoi? >>
Aki: << Alexiuccia… >>
Alex: << Che c’è? >>
Aki: << Posso intervistare te e Grimmjow la prossima volta? >>
Alex: << No. >>
Aki: << Dai dai dai! >>
Alex: << Ho detto di no! >>
Aki: << Grazie! Allora se qualche lettrice vuole farvi una domanda la inserisco tra le mie, ok? >>
Alex: << … ti odio… >> 

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Capitolo 25
*** Mai pestare la coda al Grimmjow che dorme. ***


Aki: << Bene cara, mi sa che ti tocca. ^^ >>
Alex: << Ricordami perché ho accettato di prestarmi a questa pagliacciata. >>
Aki: << Per la cessione di tutti i cioccolatini che ho ricevuto per Natale e (l’illusoria) promessa che Grimmjow non ti salterà più addosso. Cominciamo! >>

Nome completo. Alex Risa.
Ho detto nome completoE io ho detto Alex Risa.
… non ti piacciono i nomi lunghi, vero? Per niente.
Come hai passato lo scorso Natale? Sono andata in commissariato con mio padre, avevano arrestato mia madre per disturbo della quiete pubblica e resistenza a pubblico ufficiale.
Il tuo colore preferito. Non ne ho uno in particolare, ma da un anno a questa parte odio il bianco. E l’azzurro.
Sei innamorata? Assolutamente no!
Tranquilla, d’ora in poi per questioni di privacy ci riferiremo a lui come “Il mirtillo incazzoso” Ho detto che non sono innamorata!
E lui lo sa? Cosa?
Che vorresti passare San Valentino tu, lui e una confezione di panna spray?Potresti piantarla di sprecare il tempo mio e dei lettori in questo modo?
Parlando di lettori, ecco la domanda fatta da Ace86:ma quando ti decidi a fargli vedere chi è la donna e a saltargli addosso come si deve? E te pareva… Se vuoi saperlo credo che lo farò in questo capitolo: gli salterò addosso per staccargli la testa.
Quanto è bravo Il mirtillo incazzoso in quegli affari?  Ma che…? Ora basta, non ho mai detto che volevo fare un’intervista porno!
Aleeex… Ero ubriaca, chiaro?! E la prima volta è stata colpa di Aramis, quindi non risponderò! Vai avanti.
Ti piace Aramis? Ma ti pare? Quell’individuo trasuda ambiguità da tutti i pori, non lo sopporto. E se lo pesco ancora a ronzare attorno a Liz…
Come ci si sente a convivere con tre persone che fanno a pugni per dividere il futon con te? Vorrei ucciderli. Tutti.
Bene… pensi che Il mirtillo incaz… cioè, Grimmjow, sia cambiato dall’inizio della storia? Poco… l’unica differenza è che ora non mi aggredisce più urlando a squarciagola come uno schiodato che vuole farmi a fette. Almeno questo.
I tuoi progetti per il futuro? Espellere dalla mia vita tutta questa gente rumorosa.
 
 
Buon anno del drago (boh, oggi sono fissata col calendario cinese) a safe, lily88, Halex, CharliesMakingMeSmile, Neme fiore di pesco per aver messo questa storia tra le seguite, a Lucindaes, Truce Trottolino Angel of hope per averla messa tra le preferite e a chi legge e basta. Roar! (ok, questa faceva davvero pena D:)
 
 
Capitolo 25: Mai pestare la coda al Grimmjow che dorme.
 
C’era una cosa di cui Alex era sinceramente convinta: se quel preciso istante fosse stato l’inizio di un film in cui la protagonista fungesse anche da voce narrante, sarebbe sicuramente intervenuta a beneficio degli spettatori in questo modo: << Ciao, mi chiamo Alex. Da dove posso cominciare? Mia madre mi ha concepita a diciassette anni durante una nottata di baldoria, che tra l’altro era il culmine di mesi e mesi di ricatti, atti di stalking e violenze psicologiche punibili per legge nei confronti di mio padre. Mio fratello, nato qualche anno dopo fortunatamente a seguito di metodi di coercizione più convenzionali, prima ancora di imparare a parlare ha sempre trovato il modo di rubarmi i biscotti al cioccolato. Come se la mia situazione familiare non fosse già stramba di suo, entrando nell’adolescenza ho pure cominciato a vedere i fantasmi. E a rompere le cose che prendevo in mano. Ora vivo momentaneamente in una casa di pazzi, tra i quali due sono anime dannate, uno è un altro fantasma che spaccia boiate alle ragazzine del quartiere e l’altra è la mia migliore amica umana che si assicura che nessuno di noi muoia di fame. E poi ovviamente ci sono io e, se ve lo state chiedendo, sì, sono quella lì al fondo della scaletta, quella legata, bendata e incazzata nera con una delle anime dannate citate sopra, che per inciso è conosciuta dall’universo mondo come Grimmjow Jaegerjaques, la più stratosferica testa vuota di tutto il creato. >>
Aveva appena passato i minuti peggiori di tutta la sua vita, e il pensiero che, da quando tutta quella storia era cominciata, la sua classifica dei momenti più orribili e stressanti continuasse ad aggiornarsi con una certa frequenza non era per nulla incoraggiante.
Di conseguenza nessuna sorpresa se la sua non indifferente scorta di pazienza si era notevolmente assottigliata, spingendola a chiedersi con autentica irritazione per quale motivo Grimmjow non l’avesse ancora slegata, malgrado fossero arrivati al fondo di quel baratro già da qualche minuto e lui l’avesse messa a terra.
Aspettava forse una qualche illuminazione divina?
Voleva giocare a mosca cieca?
Alex non sapeva più bene cosa pensare. Credeva che Grimmjow l’avesse portata lì sotto per combattere o qualcosa del genere, ma ora che il tempo trascorreva senza che lui facesse nessun gesto per slegarla o toglierle la benda dagli occhi, cominciava seriamente a preoccuparsi.
E a innervosirsi.
“È qui davanti, ne sono sicura, e allora che diavolo aspetta?” si chiese, mentre faceva di nuovo forza sulle corde per liberarsi, ed ebbe l’impressione di sentirle scricchiolare.
Le sue ossa.
<< Non andrai lontano se ti agiti come un animale in gabbia. >>
Alex fece una smorfia quando la benda le fu finalmente tolta e la luce le ferì gli occhi.
<< Ma come ti sei addestrata fino a oggi? Qualsiasi arrancar sarebbe capace di liberarsi. >>
<< Ma io, come ti piace spesso e volentieri sottolineare, sono un’umana. >> sibilò Alex a denti stretti. << E poi “addestrata” un corno, mica sono un cane! >>
Grimmjow fece un verso scocciato e si sedette su una roccia davanti a lei. << Forza, fammi vedere quel che sai fare. >>
Ah certo, ora faceva pure l’impaziente!
Comunque in un modo o nell’altro doveva liberarsi, e visto che Grimmjow non sembrava avere alcuna intenzione di collaborare doveva sbrigarsela da sola.
Chiuse gli occhi, concentrandosi sulle corde che la tenevano legata. Come le aveva detto erano rinforzate con del reiatsu, e il modo in cui la stringevano le impediva quasi di muovere le braccia per cercare di romperle.
Cominciò ad emettere reiatsu poco alla volta, in modo da arrivare a un livello di energia sufficiente a liberarsi. Era una lezione che aveva imparato a sue spese anni prima: rilasciare troppa energia di botto non sempre aveva effetti positivi, soprattutto su di lei e ciò che le stava attorno.
Era stato grazie al suo parziale potere sull’elettromagnetismo che grazie al cielo aveva imparato a controllare la sua energia spirituale e a smetterla di rompere tutto ciò che le capitava per le mani, anche se in effetti al momento era davvero tentata di fare un’eccezione con la testa dell’espada.
Fece di nuovo forza, e con una certa soddisfazione sentì che stavolta erano le corde a cedere, fino a che non si lacerarono completamente e le caddero ai piedi.
Con un sospiro di sollievo cominciò a massaggiarsi i polsi, guardandosi intorno e accorgendosi che il paesaggio roccioso si estendeva per quelli che sembravano chilometri, e che sopra di lei, incredibile ma vero, c’era il cielo.
Neanche voleva chiederselo come facesse ad esserci un luogo del genere sotto al negozio.
Mentre era presa dalle sue indagini un braccio le si appoggiò sulla testa.
<<Cosa c’è? >> sibilò.
<< Avrei potuto sventrarti, decapitarti e giocare a calcio con quello che rimaneva del tuo cadavere con tutto il tempo che ci hai messo, lo sai? >>
Alex fece due respiri profondi, si passò una mano sulla faccia, contò fino a tre e infine successe: la direzione generale del settore “pazienza e sopportazione” chiuse ufficialmente i battenti e lei afferrò Grimmjow per il braccio e lo mandò con la schiena per terra.
Le ostilità erano ufficialmente aperte: ora non rimaneva che sperare che gli altri non avessero deciso di aspettarli per pranzo, perché Alex aveva parecchio nervoso da scaricare.
 
*Quattro ore dopo*
 
<< E tu questo lo chiami un fendente? >>
Alex ingoiò una rispostaccia e si rimise per l’ennesima volta in posizione di guardia, stringendo l’impugnatura della maledetta katana fino a farsi diventare le nocche bianche.
Non aveva mai provato il desiderio di maneggiare una spada, e ora aveva capito il perché: era ingombrante e scomoda da usare, l’impugnatura era così lunga che probabilmente era stata pensata perché qualcuno come la dea Kalì potesse afferrarla con tutte e quattro le mani contemporaneamente, e infine la faceva sentire estremamente scema.
La questione era semplice: Grimmjow, come Alex aveva scoperto solo dopo parecchio tempo passato a sfogare tutta la sua rabbia repressa su di lui e la sua testa vuota con una sana scazzottata, in effetti ce l’aveva un motivo preciso per averla trascinata lì sotto, a parte lo spaventarla a morte, ovvio.
 
Voleva insegnarle a combattere come un arrancar.
 
<< A tirare calci e pugni è capace qualsiasi idiota, con la differenza che gli idioti di Las Noches però sanno usare anche queste >> aveva esordito raccogliendo da terra due spade (maledetto Urahara, era stato lui a spacciargliele?), e lanciandogliene una.
Alex l’aveva afferrata al volo e l’aveva fissata come se fosse stato un demoniaco oggetto appena uscito dalle fucine dell’inferno.
<< Mentre tu non sai neanche come si tiene in mano. >> aveva  concluso Grimmjow a metà tra l’accusatorio e lo scandalizzato, come se il solo pensiero di qualcuno incapace di maneggiare una spada potesse togliergli il sonno per settimane.
E poi, visto che per lui l’unico metodo valido per insegnare qualcosa era il trauma, aveva cominciato ad attaccarla senza un attimo di tregua, sventolando la katana come un ombrellino da comitiva e abbaiando ordini su come doveva muoversi, parare e contrattaccare.
Messa subito alle strette e impacciata per via di un’arma che come lui aveva sottolineato non sapeva manco come tenere in mano, Alex era riuscita a malapena a parare malamente qualche fendente e a schivare gli altri, indietreggiando inesorabilmente di fronte all’impeto quasi assassino di Grimmjow, che intanto rideva come un invasato di fronte alla sua totale inettitudine.
 
Il tempo passava, e ben presto Alex perse il conto di tutte le volte in cui, tra un << Rilassa di più le spalle, cazzo! >> e un << Ti ho detto di non stringerla così, non è un maledetto bastone! >> era stata disarmata o colpita. Già, perché ovviamente il bastardo la spada la usava con una mano sola, quindi non c’era motivo per lasciare la povera mano sinistra senza far niente, no?
Era già tanto che essendo in un corpo umano non potesse mettersi a sparare Cero a destra e a manca, perché a quel punto ci poteva anche stare.
<< Che c’è, ti arrendi? >> le chiese quando Alex rimase piegata in due ad ansimare dopo aver perso la spada forse per la milionesima volta.
Ovviamente era un domanda retorica, probabilmente non le avrebbe permesso di ritirarsi neanche se glielo avesse chiesto strisciando.
In effetti Alex aveva la strana sensazione che Grimmjow la stesse in qualche modo analizzando, anche se non riusciva bene a capirne il motivo.
“Perché capire cosa gli passa per la testa deve essere sempre così maledettamente difficile?” pensò frustrata, togliendosi con un gesto stizzito la maglia, che le stava tenendo un caldo terribile, e rimanendo solo più in maniche corte.
Raccolse la spada tra le mani doloranti e si rimise di nuovo in posizione di guardia.
<< Fatti sotto. >>
Un lampo di soddisfazione balenò negli occhi di Grimmjow.
<< Eccolo, è quello lo sguardo che voglio! >>
 
Dopo quelle che le parvero ore la sua spada piroettò per l’ultima volta lontano da lei, lasciandola disarmata e con una lama puntata al petto.
Un po’ era migliorata, anche se non molto, ma ora era davvero troppo esausta per ricominciare e si lasciò semplicemente cadere a terra a braccia e gambe larghe, ansimando per la stanchezza.
Non avrebbe dovuto farlo, data la sua nota abilità di addormentarsi perfino da seduta e soprattutto nei momenti meno opportuni, com’era successo tanto per fare un esempio proprio in camera di Grimmjow, la sera del suo arrivo a Las Noches. Ma in quel momento non era per nulla in grado di intendere e di volere, e scivolò nel sonno in meno di un secondo.
 
Quando riaprì gli occhi ci mise un bel po’ a capire perché sopra di lei ci fosse il cielo, ma ci pensarono le urla di protesta del suo corpo quando si mise seduta a ricordarle tutto quanto.
Quando si dice la fortuna.
Chiedendosi quanto stramaledettissimo tempo potesse essere passato, scoccò un’occhiata di puro risentimento a Grimmjow, che dormiva lì vicino, del tutto indifferente al suo sguardo assassino.
Era appoggiato di spalle a una roccia, con la spada appoggiata di traverso sulle gambe, e le venne un brivido quando capì che, visto che era proprio di fronte a lei, probabilmente era rimasto a fissarla a lungo prima di addormentarsi a sua volta.
Però indossava vestiti diversi da prima, quindi doveva essere passato davvero un bel po’ di tempo.
Subito dopo la sua attenzione fu catturata da uno zainetto, tanto gonfio che sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro coinvolgendoli tutti e due, sopra al quale c’era un foglietto.
La svolazzante calligrafia di Liz ne occupava buona parte della superficie.
 
Felice risveglio, bella addormentata!
Visto che sono passate parecchie ore senza che arrivasse una richiesta di riscatto siamo venuti a controllare che fossi ancora tutta intera, ma il tuo rapitore si è rifiutato di restituire il maltolto, ovvero te, che dormivi come un ghiro malgrado la gravità della situazione!
E ringrazia che qui dentro hai una come me, perché i maschi la fanno facile: “Eh, andiamo là sotto ad allenarci, non mangiamo, non ci laviamo, stiamo con gli stessi stracci addosso anche una settimana, chissenefrega!”, e alle tue esigenze chi ci pensa, eh?
Ma per fortuna la tua adorata Liz Poppins è venuta in tuo soccorso e ti ha portato lo sportone magico con tutti i beni di prima necessità, come cibo (tanto cibo), preparato direttamente dalle mie manine d’oro, la cassetta del pronto soccorso (ma che diavolo avete fatto finora per ridurvi così? Sembra che siate entrati nella cuccia di un pittbull spalmati di maionese e con una salsiccia in bocca!), salviette per darsi una rinfrescata e un cambio di vestiti (a proposito, lo sai che sotto quella stupenda maglietta bianca ti si vede benissimo il reggiseno? Non sapevo che ne avessi uno nero, poi me lo presti?).
Non so cosa dobbiate ancora fare, ma vedete di tornare su entro domani, che Willy Wonka ride ride ma intanto ci fa lavorare anche al posto vostro!
Baci (tanti baci).
Liz
 
Al fondo invece c’era un pezzo scritto con una calligrafia diversa.
 
Principessa, quando questo primitivo allenamento sarà finito, e tra parentesi credo proprio che tu a la spada viaggiate su universi paralleli, vorrei parlarti in privato. Non fare quella faccia, prometto che per una volta farò il bravo.
Ah, se ancora ti chiedessi cosa stia passando per la testa del fanatico, potrebbe aiutarti riflettere su quello che ti ha detto quando è arrivato qui…
E ora che hai letto il mo suggerimento e sei in debito con me hai più voglia di venire a chiacchierare, vero? (Avrei anche potuto rivelarti di più, però poi penso che in cambio ti avrei chiesto di metterti di nuovo il reggiseno che hai ora, quindi in un certo senso sei doppiamente in debito con me.)
Aramis.
 
Alex accartocciò il foglietto con un sospiro esasperato e si gettò uno sguardo al petto, appurando che forse le lezioni di Liz sull’importanza di abbinare i colori dei vari capi di vestiario non erano tutte stupide chiacchiere.
Dopo aver fatto sparire alla velocità della luce tre panini e una brioche (aveva saltato pranzo e cena, porca miseria!), arraffò i vestiti di ricambio e altre cose che Liz le aveva strategicamente infilato nello zaino e si nascose dietro una roccia per ridarsi aspetto umano.
“Quello che mi ha detto quando è arrivato qui?” rifletté mentre si cambiava.
Oh insomma, mica poteva ricordarsi il catalogo di tutte le minchiate che uscivano giornalmente da quella bocca! E poi Aramis doveva piantarla una buona volta di spiarle nella testa e origliare le sue conversazioni, diamine!
A un certo punto però, mentre litigava con la chiusura lampo della maglia di ricambio, un cassettino le si aprì nella memoria, e le parole di Grimmjow risuonarono di nuovo nella sua testa.
<< Perché diavolo pensi che sia venuto fin qui? Sono stufo di idioti che si intromettono tra me e quello che voglio. >>
Alex arrossì leggermente. Ora ricordava.
Le aveva detto che la voleva.
Ma questo cosa c'entrava col fatto che si fosse improvvisato suo personal trainer?
Provò ad analizzare tutta la loro conversazione, e la sua attenzione si focalizzò su quello che le aveva detto subito dopo.
<< Se vado da qualche parte tu mi seguirai. Sei mia, donna. >>
“Ok, calma…”
Fece un respiro profondo.
Doveva provare a mettere insieme i pezzi, ormai era troppo tempo che cercava di evitare quell’argomento:
1)    Grimmjow la desiderava. Questo significava che non voleva più farla a pezzi. Di conseguenza:
2)    Probabilmente la considerava sua pari. Perché l’unica cosa che lui provava per chi percepiva come inferiore e per chi lo guardava dall’alto in basso era istinto omicida. Quindi:
3)    Voleva che gli fosse pari soprattutto in combattimento. Per gli stessi motivi del punto due. Questo spiegava perché le volesse a tutti i costi insegnare a usare la spada.
4)    Voleva che andasse via con lui. Ma se si teneva conto dei tre punti precedenti, la somma di tutti e quattro escludeva per forza la sola e semplice attrazione fisica. Di conseguenza:
5)    La voleva proprio al suo fianco.
“Cioè…in pratica come una f-fidanzat…OH CAZZO!” realizzò tutto d’un tratto, stringendosi la testa tre le mani completamente nel panico.

Perché?

Perché diavolo non l’aveva capito prima?

“Perché è assurdo che Grimmjow voglia davvero una cosa del genere! Insomma, è Grimmjow! Grimmjow “vieni a letto con me perché devo vincere una scommessa” Jaegerjaques! Grimmjow “il sogno della mia vita è farti a fette talmente piccole che tua madre non potrebbe neanche raccogliere i rimasugli per seppellirti”!  Non siamo mica in una puntata di Piccoli problemi di cuore!”
Con la testa che girava per via di una vera e propria tempesta di pensieri e  imprecazioni, che mettevano a serio rischio la sua capacità di camminare in linea retta, tornò indietro e si sedette con aria assente, aprendo la cassetta del pronto soccorso e cominciando a disinfettarsi tagli e altri simpatici danni gentilmente offerti dalla ditta Grimmjow&co.
Lui intanto, ignaro di aver suscitato tanto turbamento, continuava a dormire come se nulla fosse, e il suo respiro profondo faceva muovere ritmicamente un paio di ciuffi ribelli che gli erano scivolati davanti alla faccia.

Sembrava così… umano.

Senza quasi accorgersene, Alex mise da parte cotone e acqua ossigenata e gli si avvicinò lentamente, osservando il suo volto disteso per una volta in un’espressione così poco aggressiva da non sembrare neanche lui.
Doveva ammettere che per una volta era piuttosto piacevole studiarlo in tutta tranquillità, senza sentirsi rivolgere battute cretine o l’immancabile: << Che hai da guardare? >>
Mordendosi piano un labbro gli scostò delicatamente i ciuffi dalla fronte.
Incoraggiata dalla sua totale mancanza di reazioni, gli sfiorò la guancia con le dita, proseguendo lungo gli zigomi e le tempie, mentre Grimmjow aggrottava lievemente le sopracciglia, forse disturbato nel suo sonno leggero dalle sue carezze curiose.
Ad Alex ricordò decisamente il gatto che aveva da bambina, che agitava innervosito le orecchie tutte le volte che andava a sfiorargliele mentre le dormiva accoccolato in grembo.
Immersa nei suoi pensieri, deviò il tragitto delle sue dita e gli sfiorò le labbra con i polpastrelli, tracciandone piano i contorni.
Era così concentrata che sussultò quando all’improvviso Grimmjow afferrò la mano che lo stava accarezzando e chiuse le labbra attorno a due dita.
<< D-dai, piantala! >> esclamò, rossa di vergogna, cercando invano di ritrarre la mano, mentre Grimmjow cominciava a passarle la lingua sul palmo, per poi scendere al polso e cominciare a succhiarlo.
Perfetto, lo aveva forse svegliato da una specie di sogno porno-horror con i vampiri?
Le stava bene, perché diavolo non se le era messe in tasca piuttosto, le mani?

*

Tra quelli della sua specie era raro che si instaurassero rapporti profondi, era una ovvia conseguenza della loro natura rissosa e violenta.
Eppure di tanto in tanto accadeva; Grimmjow in passato l’aveva visto succedere, ed era rimasto nauseato all’idea che guerrieri votati alla distruzione decidessero spontaneamente di legarsi a qualcuno in quel modo.
Ricordava ancora quella volta in cui per caso aveva sentito un tizio spiegare ad un altro perché desiderasse solo più la compagnia di una donna. << Una compagna è qualcosa di più di una fracciòn, perché non è al tuo servizio. Ti completa, ed è come se riuscisse a colmare il vuoto del tuo foro. È un po’ come se sentissi che è fatta apposta per te. >>
Ovviamente Grimmjow non aveva capito proprio niente di quel discorso, gli era sembrato un cumulo di cazzate e nulla più.
E ora non poteva fare altro che darsi del coglione, per esserci cascato a sua volta e senza neanche accorgersene. Un coglione tra i coglioni di cui rideva fino a qualche settimana prima.
Aveva trovato una compagna, una donna umana, senza neanche un paio di tette accettabili e che non sapeva neppure da che parte si impugnasse una spada, ma che in compenso tirava pugni formidabili, aveva sempre la risposta pronta e riusciva in qualche modo ad attizzarlo senza sforzo.
Cazzo, erano giorni che si tratteneva, limitandosi a provocarla e a tormentarla per tenerla in tensione e farla cedere.

Per far sì che fosse lei a venire da lui.

Tuttavia questa strategia aveva avuto l’effetto collaterale di esasperare anche Grimmjow, che di pazienza e autocontrollo era di certo molto più scarso.
La sua testa quindi era divisa tra il mandare a puttane il suo piano e riavere quel corpo morbido tra le mani, e il rifiuto di dargliela vinta dimostrando che era lui quello che non riusciva a stare in astinenza per più di una settimana.
Oltretutto combattere con lei, vedere il suo sguardo ostinato e soprattutto il suo reggiseno attraverso la maglietta avevano incrinato pericolosamente una determinazione che si faceva sempre più instabile ogni giorno che passava.
Di conseguenza Grimmjow aveva avuto bisogno di una notevolissima dose di autocontrollo per rimanere fermo quando l’aveva sentita avvicinarsi.
Si era svegliato quando lei aveva cominciato a frugare nello zaino che la ragazzina bionda aveva portato giù, quando era venuta a rompere con quell’altro bastardo.
Aveva pensato di coglierla di sorpresa, come aveva fatto nello stesso identico modo a Las Noches, e farsi due risate, ma poi si era letteralmente pietrificato al contatto delle sue dita.

Lo stava… accarezzando?!

Grimmjow aveva serrato la mascella e aggrottato le sopracciglia.
Cazzo, quella donna giocava col fuoco! Non poteva pensare di sfiorarlo così in punta di dita e pretendere che lui…
Il suo corpo fremette, e le mani gli fecero quasi male dalla voglia che aveva di afferrarla per annullare la distanza che c’era tra loro due, e soprattutto per far cessare quella tortura che rischiava di farlo impazzire.
Il colpo di grazia tuttavia arrivò quando lei cominciò a passargli le dita sulle labbra.
La mano di Grimmjow scattò ad afferrarle il polso e la sua lingua cominciò a lambirle le dita, scendendo poi al palmo e infine al polso.
Lo sapevano tutti che non si andava a pestare la coda al can che dorme; era andata a provocarlo, ed ora erano decisamente cazzi suoi.
 
 
 
Angolo delirazioni
 
Aki: << Sono stronza dite? Ebbene sì, lo sono! (nasconde Pantera nello sgabuzzino) Bene, continuiamo con la prossima vittima! Cioè, volevo dire, con il prossimo ospite! >>
Nome. Sexta Espada, Grimmjow Jaegerjaques!
Bastava solo il nome… Senti, in confidenza tra me e te, come pensi che se la cavi Alex con la spada? È un disastro, se penso a quanto dovrò lavorarci mi sento già male!
È vero che all’inizio volevi combattere con lei perché ti ricordava Ulquiorra? Non farmi incazzare, se qualcuno non mi piace ci combatto direttamente! Io non cerco sostituti, chiaro?!
Davvero una volta che sarai uscito da questo corpo ti porterai via Alex? Ti sembro uno che parla a vanvera? Se l’ho detto è perché lo farò, no?
E credi che i suoi genitori saranno d’accordo? Pensi che ne freghi qualcosa? Se proprio ci tieni te lo dirò alla prossima bevuta che mi farò con sua madre. Magari mi dirà come evitare stupide proteste.
Grimmjow! Vuoi chiedere alla mamma di Alex come rapire facilmente la figlia?! Perché? Mi ha detto che ha fatto così con il tizio che le piaceva.
Ok basta, andiamo avanti. È vero che Liz ti fa paura? Che…? Balle! Chi si è inventato questa cazzata?
Posso andarla a chiamare e dirle che vuoi chiacchierare con lei? NO!
Sei geloso di Aramis? COSA? Quell’idiota deve ancora farne di strada prima di considerarsi al mio livello, figuriamoci poi rubarmi la donna! Che se ne stia dietro alla bionda, piuttosto.
Certo… pensi che Alex sia cambiata dall’inizio della storia? Cazzo sì, con tutta la fatica che ho fatto! Quando l’ho portata di sotto hai sentito quanto imprecava? Una volta mica avrebbe fatto così.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Prima di tutto liberarmi di questo fottuto corpo, poi polverizzare parecchie persone, partendo dallo shinigami, Aramis e te.
E con Alex che vuoi farci? Questi sono cazzi miei, chiaro?

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Capitolo 26
*** « Sono due parole » « Giro la ruota e compro una vocale » ***


Aki: << QUALCUNO SI È MANGIATO TRE DELLE MIE CROSTAAAAAAAAATE! >>
(silenzio)
Aki: << Sei stato tu, infido fante? >>
Aramis: << No, mia bellissima regina rossa >>
Aki: << Allora sei stata tu, Alice! >>
Alex: << No, maestà >>
Aki: << Bugiarda, sei tutta impiastricciata di succo di morampone! >>
Alex: << … merda >>
Aki: << Scherzavo. Ti sei tradita da sola, TAGLIATELE LA TESTA! >>
Aramis: << Mia regina, Alice è la protagonista, non può tagliarle la testa! >>
Aki: << Piantala di fare gli occhi dolci a quella criminale, infido fante! E sia, fate entrare il Grafobrancio! >>
Grimmjow: << Era ora, finalmente qualche secchiata di sangue! Devo sbranare quella ragazzina lì? >>
Alex: << Meno male che ho appena rubato la spada Bigralace come ha detto quel fattone di un bruco… >>
(la fissano tutti con pietà)
Aramis: << Senza offesa principessa, ma proprio tu non credo che andrai lontano con una spada… >>
Aki: << La tua sorte è segnata, ladra di crostate! >>

To be continued
 
Un profondissimo inchino a yoru no akuma e ToshieF per aver messo questa storia tra le ricordate, a lily88, KayeJ, deidara_love_artist, GiulyIchigo, Rebecca Lestrange Buki, Hibino e LullabyMilla per averla messa tra le seguite, a Flopsy, Kimsan, Hibino, Giggle_lazy e darkmeme13 per averla messa tra le preferite e a chi legge e basta. Oltretutto andando a rileggere i vecchi capitoli mi sono accorta che le persone ancora da ringraziare per avermi aggiunta tra gli autori preferiti sono parecchie, ovvero AriCastle66, asia94, Cez, fiore di pesco, Julia_Urahara, Kia_chan_93, Lovi__ e LullabyMylla. Se l’avete fatto durante il mio mostruoso ritardo vi ringrazio, se l’avevate già fatto da un po’ e non vi avevo mai ringraziate vi chiedo umilmente perdono, se invece vi avevo già ringraziate e voi avete semplicemente cambiato nome vi siete beccate il ringraziamento due volte xD.
 

Capitolo 26: << Sono due parole >> << Giro la ruota e compro una vocale >>
 
Alex fece una leggera smorfia di disagio: una mano di Grimmjow ancora le stringeva il polso, mentre l’altra era premuta contro la sua nuca, dove l’aveva afferrata prima di baciarla.
Certo, era abituata alla sua irruenza, ma dopotutto ormai si erano baciati già un po’ di volte, non c’era alcun bisogno che ogni volta la tenesse ferma come se fosse stata un qualche animale che non voleva essere mangiato!
E poi insomma, se ancora non gli aveva staccato la lingua con un morso voleva dire che almeno nel baciarlo non aveva nulla in contrario, no? Anzi, a dirla tutta, in fondo in fondo stava cominciando a pensare che fosse un’attività piuttosto piacevole, un po’ perché in effetti lui era piuttosto bravo, e un po’ perché almeno così era costretto a stare zitto.
Tuttavia il fatto che per baciarla l’avesse strattonata in avanti, e che quindi in quel preciso istante gli si trovasse praticamente spalmata addosso, in una posizione che definire scomoda era un eufemismo, e con il braccio andato ad incastrarsi, solo il cielo sapeva come, in mezzo a loro, era un problema che Alex avrebbe preferito risolvere piuttosto in fretta.
Anche perché quella la prima volta dopo… sì insomma, dopo quell’ultima, che Grimmjow sembrava intenzionato a non fermarsi al bacio o a qualche contatto superficiale.
Da quando abitavano al negozio infatti non si era mai spinto troppo oltre, l’aveva baciata, questo sì, e spesso e volentieri le sue mani erano finite dove non avrebbero dovuto, soprattutto quando la osservava riordinare il magazzino, e quindi capitava che Alex dovesse piegarsi o sporgersi per prendere uno scatolone, per non parlare poi di quando dormivano…

Mentre ancora si arrovellava su come puntellarsi per cercare di mettere un minimo di distanza di sicurezza tra di loro, Grimmjow tirò la mano che ancora le stringeva fino a portarla a contatto con i suoi capelli, e quando lei lo assecondò, affondando le dita tra le sue ciocche azzurre, le lasciò il polso e allacciò il braccio attorno alla sua vita, stringendola ulteriormente a sé.

Alex rabbrividì, e inconsciamente si protese ancora di più contro di lui, una mossa che Grimmjow sembrò apprezzare particolarmente.
<< Davvero vuoi che la smetta? Il tuo corpo non sembra molto d’accordo… >> le mormorò all’orecchio dopo aver interrotto il bacio.
In effetti Alex cominciava a sentirsi poco lucida, nella sua testa una vocetta che assomigliava terribilmente a quella di Liz aveva cominciato a strepitare cose che di casto e puro non avevano neanche la più lontana parvenza, mentre la sua parte razionale le ordinava di non dare soddisfazione a quel bastardo provocatore, che oltretutto aveva finito solo poche ore prima di malmenarla.
<< Ti faccio notare che sei tu quello che ha una mano sul mio fondoschiena, quindi non sono certo io quella che non può resistere >>
<< E questo ti fa comodo, no? >>
<< Cosa mi fa comodo? >>
<< Che sia io a metterti le mani addosso per primo. Non è forse vero? >>
<< Grimmjow Jeagerjaques, stai forse cercando di usare la psicologia inversa con me? >> chiese Alex sospettosa, intuendo dove quel discorso sarebbe andato a parare, se avesse risposto che non era assolutamente vero che le “facesse comodo” il suo stupido testosterone arrancar.
Probabilmente lui l’avrebbe sfidata a cominciare lei o qualcosa del genere.   
<< E già che ci sei, visto che stiamo discutendo, potresti piantarla di accarezzarmi il sedere come se fosse il tuo animaletto da compagnia? >>

 

*
 

<< Che palle che sei >> sbuffò Grimmjow. << Se hai tutte queste energie in eccesso per discutere, perché non le impieghiamo per fare qualcosa di più costruttivo? >>
E per sottolineare quell’affermazione e non lasciare alcun dubbio su cosa esattamente intendesse come “attività costruttiva”, le infilò l’altra mano sotto la maglia, a contatto con la sua schiena nuda, provocandole altri brividi.

L’espada sentì le proprie labbra deformarsi in un ghigno soddisfatto.
La sua insistenza stava dando i suoi frutti: era palese ormai che se Alex non aveva ancora ceduto era solo per orgoglio e pura testardaggine; e se ciò da una parte lo innervosiva, perché lei nonostante tutto ancora si ostinava a restistergli, dall’altra lo faceva sentire fottutamente orgoglioso, di lei ma anche di se stesso, perché era riuscito a piegare la sua decisione fino a quel punto.

Ora però si era rotto dei giochetti e delle moine: era venuto il momento di smetterla di giocare e di andarci giù pesante.

Perciò doveva ignorare il fatto che potesse distintamente sentire le sue forme premute contro di lui, che la sua bocca socchiusa sembrasse gridare “mordimi” e che i vestiti umani che gli avevano dato fossero diventati decisamente stretti, se voleva raggiungere il suo scopo.
“Solo per il momento” si ripromise.

 

*
 

Qualche minuto dopo Alex era immobile, con la faccia affondata contro la spalla di Grimmjow e grossi problemi a mantenere il respiro regolare.
“Bastardo, da quando è diventato così esperto con quelle maledette mani?” si chiese stringendo i pugni.
Non lo avrebbe assecondato, questo era certo, ma non poteva neanche respingerlo.
Non solo perché poi Liz l’avrebbe sicuramente uccisa, ma anche perché sentiva che non ce l’avrebbe proprio fatta.
D’altra parte non stava certo subendo qualcosa di spiacevole. Anzi.

<< A quanto pare da queste parti si è sentita parecchio la mia mancanza >> commentò Grimmjow quando lei soffocò un gemito.
Beh, dopotutto non era certo fatta di acciaio, e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, tutti quei giorni passati a sopportare le sue provocazioni avevano lasciato decisamente il segno.
L’unica cosa che la consolava era che, malgrado si desse tante arie da carceriere cattivo , l’espada doveva essere messo sicuramente peggio di lei.
<< Senti chi parla! >> ribatté quindi sfiorandogli una certa parte, che, nel caso lui non se ne fosse accorto, doveva aver sofferto dello stesso tipo di nostalgia.
“Eh certo, complimenti Alex, vai pure a provocarlo! Perché non gli togli anche i vestiti già che ci sei?” si rimproverò da sola, dandosi dell’imbecille.

Tuttavia Grimmjow non reagì come previsto, anzi, smise addirittura di fare quello che già stava facendo e incrociò le braccia.
Alex, memore dei giorni precedenti, si era aspettata che capitasse, ma questo non le impedì di provare lo stesso un certo disappunto, anche se si sforzò di cancellarne ogni minima traccia: fosse stato per lei avrebbe volentieri evitato di finire in determinate situazioni con l’arrancar, ma ciò non toglieva che, quando questo accadeva, essere interrotti di colpo era piuttosto snervante.

Comunque non doveva essere così brava come credeva a dissimulare ciò che provava, perché Grimmjow chinandosi verso di lei le mormorò all’orecchio: << A quanto pare questa volta lo vuoi continuare, il discorso. Allora lo sai cosa voglio sentirmi dire, no? >>

Ecco dove voleva andare a parare…
Quando Grimmjow aveva affermato, il giorno in cui era stato rinchiuso in quel corpo, che c’erano due parole che voleva che lei gli dicesse, Alex non aveva capito cosa intendesse dire.

Poi, suo malgrado, ci aveva pensato.

E ripensato.

E no, non aveva cavato un ragno dal buco.
D’altra parte “due parole” era una definizione un po’ generica, avrebbe potuto darle un indizio, o almeno la possibilità di comprare tre vocali.

<< Illuminami >>

Grimmjow si allontanò leggermente e la fissò negli occhi.
<< “Ti voglio”. È questo che devi dire. >>
 
Alex rimase a fissarlo con gli occhi spalancati per un tempo indefinito. Poi, lentamente, allo stupore subentrò l’imbarazzo.
E con l’imbarazzo, si fece strada la consapevolezza.
La consapevolezza che Grimmjow era riuscito a tirare fuori da lei una quantità impensabile di emozioni: spesso si era arrabbiata, l’aveva quasi odiato perfino, una volta, nel deserto, aveva avuto paura, e altre volte l’aveva biasimato, compatito e preso in giro.

E si era, infine, irrimediabilmente innamorata di lui.

 

*
 

Liz era in piena crisi mistica.

Visto che quella mattina Grimmjow non c’era ancora (si poteva sapere che diavolo stessero ancora combinando quei due?) aveva sbirciato dentro al negozio per vedere se Aramis se la stesse cavando da solo, e mannaggia a lei, c’era mancato poco che le venisse un attacco cardiaco seduta stante.
In mezzo alla solita folla di ragazzine sbavanti aveva visto lui.
Si era stropicciata gli occhi incredula, ma la sua figura slanciata aveva continuato a svettare tra gli scaffali, mano nella mano con una ragazza dall’espressione dolce che Liz conosceva fin troppo bene.
Quando esattamente era tornato in città?
Nell’appartamento di fianco al suo c’era ancora quella coppia di vecchietti che l’aveva preso in affitto da quando lui si era trasferito, quindi che diavolo ci faceva lì?

Mentre continuava a fissarlo incredula, il ragazzo si voltò, e per una frazione di secondo i loro sguardi si incrociarono; al che Liz, dimostrando tutto il suo coraggio, girò immediatamente sui tacchi e si rifugiò nel giardino nel retro del negozio, sperando che il freddo polare le raffreddasse i bollenti spiriti.
“Oh cavolo cavolo cavolo!”
Ma dov’erano Alex e il suo “piantala di sbavare per lui o ti meno” quando servivano?
Ma poi che razza di sfiga, non poteva entrare nella gelateria di fronte?
Con tutti i negozi di cianfrusaglie giapponesi presenti in città proprio in quello doveva entrare?

Era ancora tutta presa dal suo sclero, quando sentì dei passi alle sue spalle.
<< Liz? Sei tu? >> chiese una voce incerta.
L’aveva seguita!
“DOPPIO CAVOLO!”
E ora?
Fece un respiro profondo e si voltò con un gran sorriso.
<< Ciao! Ma guarda chi si vede! >> esclamò con accento lievemente isterico.

Ma perché?

In quell’ultimo anno era stata brava, aveva pensato a lui il meno possibile, aveva accuratamente evitato di frequentare qualsiasi ragazzo che potesse anche solo vagamente assomigliargli, e quello era il risultato?
Perché il cielo voleva punirla in quel modo?
Va bene, due settimane prima aveva intrappolato il barboncino di quella strega del piano rialzato sotto il cestino della raccolta carta appoggiandoci sopra un’asse di legno, ma in fondo era una brava ragazza!
Non si era forse accontentata di fare da migliore amica al ragazzo di cui si era innamorata cotta perché lui era troppo ottuso per accorgersene?
Non aveva forse accolto con una pazienza per nulla dovuta l’annuncio che si era a sua volta innamorato di una ragazza che non era lei?
Non aveva forse ingoiato il rospo ogni santa volta che li aveva visti assieme, vivendo nell’appartamento di fianco al suo?
Non si era forse sforzata con tutta se stessa di rimuoverlo dalla sua mente quando lui si era trasferito dio solo sapeva dove?
E ora se lo ritrovava di colpo davanti, senza preparazione psicologica e soprattutto senza una Alex lì vicino ad impedirle di fare cazzate?

<< Allora sei proprio tu! >> esclamò lui con un sorriso altrettanto largo, ma di certo molto più genuino e rilassato.
Come le era mancato il suo sorriso, lo faceva sembrare cento volte più carin…
“No no no Liz, ci vuole rigore, rigore!” si ammonì mentalmente.
Chiacchierarono per qualche minuto del più e del meno, su come se la passavano, cosa studiavano e amenità simili, e più il tempo passava e più lei sentiva di cedere al panico, perché sentiva che tutto il suo faticoso e capillare lavoro per levarselo dalla testa stava andando sistematicamente ed allegramente a puttan…

<< Ma tu guarda, una pausa non autorizzata? >> si intromise all’improvviso un’altra voce.

Liz si voltò stupita.

Aramis era appoggiato di spalle alla porta con una sigaretta tra le dita, doveva essere uscito anche lui senza che nessuno dei due se ne accorgesse.

<< Ah scusa, è colpa mia, è un bel po’ che non la vedevo e l’ho seguita qui per salutarla. Complimenti, è davvero un bel negozio! >>

Aramis buttò via la sigaretta e si avvicinò a loro. << Anche io devo farti i complimenti, hai davvero una bella ragazza. Anche se >> aggiunse, circondando le spalle di Liz con un braccio, << senza offesa, ma io preferisco le bionde. >>
Lei rimase per un attimo attonita di fronte a quel gesto, non tanto perché lui l’avesse abbracciata, ormai lo conosceva abbastanza da non stupirsi per così poco, quanto per la sensazione di sollievo che l’aveva suo malgrado avvolta, come se Aramis avesse preso momentaneamente il posto di Alex come suo sostegno psicologico.

Anche se probabilmente voleva solo punzecchiarli.

Lui sorrise amichevolmente. << Nessuna offesa, d’altra parte Liz è una ragazza stupenda, merita davvero qualcuno che la tratti con la massima cura >>

<< Oh, lo farò, non preoccuparti >>

Liz passò confusa lo sguardo dall’uno all’altro. Che diavolo era quell’atmosfera improvvisamente tesa? Sorridevano entrambi, ma ci mancava solo più che dai loro occhi partissero raggi laser per perforarsi il cranio a vicenda!
<< Ah, e Alex come sta? >> le chiese dopo un po’ lui, distogliendo lo sguardo da Aramis. << Esce ancora con quel vostro compagno di scuola? >>
<< No, veramente ora è impegnata con qualcun altro… comunque ora dovrei tornare al lavoro, sai com’è, il nostro schiavist… capo ci paga a cliente, non a ore >> concluse Liz con un altro sorriso forzatissimo per porre fine a quella situazione sempre più assurda.
<< Ah sì, scusa, non volevo farti perdere tempo! Comunque sarò in città per tutte le vacanze di Natale, magari possiamo vederci di nuovo tutti insieme, qualche volta >>
<< Perché no, credo che sarebbe divertente convincere Grimmjow a fare un’uscita di gruppo >> commentò Aramis mentre lui se ne andava dopo averli salutati.

Liz fece un lungo sospiro e rimase con la testa appoggiata alla sua spalla per qualche minuto.
Infine si staccò da lui e stampandosi un gigantesco sorriso sulle labbra batté le mani insieme.
<< Bene! Non so perché l’hai fatto ma ti ringrazio, cosa vuoi per pranzo? >>
Aramis la osservò per qualche secondo, poi scosse la testa e le arruffò i capelli con una mano.
<< Devi piantarla di considerare ogni cosa che faccio come una buona azione, potrebbe venirmi la tentazione di farti qualcosa di davvero cattivo >>
<< È inutile che ti dia tante arie da malvagio uomo nero, che tu mi abbia già fatto un bel po’ di favori è un dato di fatto. >> ribatté Liz mentre si avviavano verso l’entrata.
Una volta che lei si fu chiusa la porta alle spalle, Aramis si voltò, e sbattendola contro la superficie di legno la baciò bruscamente.
Liz trattenne il fiato e sgranò gli occhi, era successo talmente in fretta che non aveva neanche avuto il tempo di accorgersene.

Staccandosi infine da lei, l’arrancar si leccò le labbra e le sussurrò all’orecchio: << Questo è l’ultimo avvertimento >>
 
 

Angolo delirazioni

Aramis: << Mia regina, il Grafobrancio… >>
Aki: << Ha sbranato Alice? >>
Aramis: << No, veramente l’ha rapita >>
Aki: << Maledetto felino in calore, non avevo ordinato di farlo castrare? TAGLIATEGLI I GIOIELLI! >>
(in un altro luogo)
Liz: << Benvenuta alla mia corte, Alice! >>
Alex: << Grazie, regina bianca >>
Liz: << E chi è quel gran figon… ehm, il tuo compagno? >>
Alex: << Solo un idiota, maestà. Egli afferma di voler porre rimedio alla mia presunta incapacità con la spada >>
Grimmjow: << Mi rifiuto di mangiare una donna che impugna una spada come un bastone da passeggio! >>
Alex: << Fai come ti pare, ma scollati di dosso, non sopporto gli animali! >>
Liz: << Aaah che carini che siete! Ho sempre amato i lieti fine! :3 >>
 

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Capitolo 27
*** Galeotta fu la scatolina e chi la mise nello zaino ***


(musichetta usa e getta di sottofondo)
Urahara: << Benvenuta al safari di Las Nochepoli! Qui potrai catturare hollowmon rari a tua discrezione, buona caccia! >>
Aki: << E vorrei vedere, con quello che ho pagato potevo comprarmela direttamente, questa baracca! >>
(passeggia avanti e indietro per un po’)
Aki: << E ora perché diventa tutto nero? >>
 
È APPARSO GRIMMJOW SELVATICO!
 
Grimmjow: << Che diavolo ci fai nel mio territorio, donna? >>
 
LOTTA  
FUGGI FACENDO IL GESTO DELL’OMBRELLO
  > LANCIA POKÈGIGAI 
 
Aki: << Bwhahahahaha, sarai mio! >>
 
OH NO! GRIMMJOW SELVATICO SI È LIBERATO!
 
Grimmjow: << Tutto qui quello che sai fare? Non farmi incazzare! >>
 
  >LOTTA
 
Aki: << E va bene! Liz, scelgo te! >>
Liz: << Evvai! :3 >>
 
LIZ USA CHIACCHIERA INFINITA
È SUPEREFFICACE!
GRIMMJOW SELVATICO È STORDITO
GRIMMJOW SELVATICO FUGGE
 
Aki: << Ma porca di quella… meno male che avevo appena salvato! >>
(spegne e riaccende)
Urahara: << Benvenuta a… >>
Aki: << Sì sì, lo so, taglia corto che ho un gattaccio da catturare! >>
(gira in tondo per un po’)
Grimmjow: << Ancora tu! Questa volta ti distruggo! >>
Aki: << Lo vedremo! Alex, scelgo te! >>
Alex: << Che palle, stavo leggendo… >>
 
To be continued
 

Una scultura di cioccolato fondente (cioccolato *ç*) a orihime02, Ellucch, greenbird, dragon_queen, Strenght e Saeko_san per aver messo questa storia tra le seguite, a Kaileen, Ookami san, British_Girl_Alice, greenbird e Strenght per averla messa tra le preferite, a greenbird, Princessire e Saeko_san per avermi messa tra gli autori preferiti, e a chi legge e basta. Buona Pasqua in ritardo!

 

Capitolo 27: Galeotta fu la scatolina e chi la mise nello zaino
 

A Grimmjow stavano cominciando a girare, e parecchio anche.
 
Quello che voleva fare in quel momento era del puro e sano sesso, non stare a fissare una donna che si era pietrificata dopo che si era limitato ad esprimere a parole un concetto già ovvio di suo.
In fondo che lei lo desiderasse era chiaro come il sole, quindi che problema c’era a dirlo ad alta voce?
Ma perché gli esseri umani dovevano farsi un miliardo di problemi anche per le cose più semplici?
<< Allora? >> la incalzò.
Lei sembrò riscuotersi dallo stato catatonico in cui era precipitata, prese un respiro profondo e parlò lentamente, ma non per rispondergli.
<< Quando tu hai detto che mi vuoi, intendevi dire che vuoi solo questo >> e si indicò il corpo. << O anche questo? >> aggiunse indicandosi la testa.

Grimmjow sbuffò infastidito.

Donne.

<< Se volessi stare con due tette e un culo non sarei certo qui a parlarne con te. Cirucci ne ha un paio che sicuramente il modo per farti passare un po’ di tempo lo trovano… Ti servono altre conferme o puoi  tagliare corto e rispondermi? >>
<< Volevo solo esserne sicura, Grimmjow. Dopotutto noi due apparteniamo a specie diverse, e che ragioniamo in modo diverso non è certo un segreto >>
<< Questo però non era un problema mentre facevamo sesso! >> ringhiò Grimmjow.
Alex aprì la bocca per ribattere, ma lui la precedette: << E non rifilarmi più la cazzata del “non ero in me”, perché lo volevi almeno quanto lo volevo io! E anche adesso lo vuoi. >>
Lei chiuse la bocca, e non disse niente di nuovo per un paio di minuti.
Si fissava le dita incrociate in grembo in assoluto silenzio, e se lui non l’aveva ancora afferrata per le spalle per scrollarla era solo perché sentiva che era vicina alla resa.
“Ma che diavolo ha ancora da pensare? Se sta cercando un modo per negare tutto ricomincio a menarla, lo giuro!” pensò al colmo della frustrazione.
Era una questione di principio, credeva forse che fosse facile per lui ammettere di volersi legare ad un essere umano?
Ad uno che aveva giurato di uccidere, oltretutto?
Credeva che fosse stata una passeggiata ammettere, anche solo con se stesso, di trovare attraenti gli occhi, le labbra, e anche tutto il resto, della sua preda?
Una preda che avrebbe dovuto divorare, non desiderare.
Una preda che ora meno che mai era intenzionato a farsi sfuggire, anche a costo di rimanere lì sotto ancora giorni e giorni.
 
<< Va bene, ho deciso! >> esclamò infine lei sollevando lo sguardo.
 
“Era ora!”

Rimase fermo, osservandola mentre, finalmente, si sporgeva di sua spontanea volontà verso di lui, alzandosi sulle ginocchia per riuscire, con un’esitazione che gli fece saltare i nervi, a raggiungere il suo volto e sfiorargli le labbra.
<< Non sai quanto mi scocci ammetterlo >> sussurrò. << Ma… anche io ti voglio, Grimmjow >>
La pantera rinchiusa dentro di lui esplose in un sonoro ruggito di soddisfazione, mentre, ormai privo di controllo, la stringeva a sé così forte da strapparle un verso di sorpresa.
Ce l’aveva fatta, l’aveva finalmente presa!
“E ora è mia!”
La baciò con violenza, facendosi strada con la lingua nella sua bocca e infilando le mani al di sotto dei suoi vestiti.
Si era trattenuto abbastanza, ora era finalmente arrivato il momento di passare ai fatti.
 

*

 
Alex non avrebbe mai creduto che fare chiarezza in quel modo nei suoi sentimenti l’avrebbe rasserenata a tal punto.
Soprattutto se tali sentimenti riguardavano Grimmjow.
Incredibile ma vero, si sentiva talmente bene che non protestò neanche di fronte alla sua totale mancanza di gentilezza, tanto nulla poteva essere peggio degli orrori di quella famigerata prima volta.
Quello che però nessuno dei due aveva messo in conto era che si sarebbero trovati a discutere (tanto per cambiare) anche su questioni più… tecniche
Il fatto era che, nel deserto, Alex si era ritrovata ad affrontare un evento nuovo, di cui aveva esperienza nulla e che non era neanche tanto sicura di voler sperimentare; mentre di quando si era ubriacata, e quello che aveva combinato subito dopo, non ricordava assolutamente nulla.
Ora invece era diverso; era nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, sapeva quello che stava per fare e di conseguenza era assolutamente certa di una questione fondamentale: lei sotto non voleva starci.
Non che fosse diventata improvvisamente affamata di sesso estremo: semplicemente già doveva sopportare che lui la considerasse in termini di “preda”, “proprietà” e simili abomini, che però potesse anche vantarsi di averla “sottomessa” e\o “domata” era davvero troppo!
Non era mica un animale!
Il problema era che Grimmjow, piuttosto che concederle una cosa del genere, forse avrebbe addirittura preferito rimanere in astinenza; perciò era così che appassionate e ancora ragionevoli effusioni si erano di colpo trasformate in un vero e proprio incontro di lotta greco romana.
L’unico elemento che li differenziava da due lottatori dell’antica Grecia era che loro due non erano nudi, non del tutto almeno, anche se Grimmjow sembrava voler porre al più presto rimedio a questo fatto, dato il pochissimo riguardo che mostrava nei confronti del suo innocente vestiario.
Infatti approfittò del fatto di essere riuscito ad immobilizzarla con la pancia premuta a terra per strapparle praticamente via di dosso la felpa e baciarle il collo, mentre la mano che non era impegnata a tenerle fermo un polso le accarezzava la schiena nuda.
Alex gli afferrò i capelli con la mano libera, mentre cercava di liberare l’altra dalla sua morsa.
<< Porca miseria, pesi! Non ci si sdraia sulla spina dorsale della gente come se niente fosse! >>
<< Ti arrendi? >>
<< Mai! >>
La mossa successiva di Grimmjow fu afferrarle la mano che cercava di estirpargli il ciuffo alla radice e, dopo una lotta estenuante, bloccargliela dietro la schiena, tra i loro corpi.
Poi la sua bocca le si posò di nuovo sul collo, e prese a fare qualcosa di inconfondibile.
<< Ehi, no! Niente succhiotti! Fermo! >> esclamò Alex, cercando di liberarsi.
Sentì le labbra di Grimmjow deformarsi in un ghigno contro la sua pelle.
<< Non ci siamo, non è così che si chiede un favore a qualcuno >> le mormorò nell’orecchio.
Alex strinse i denti.
Lo sforzo di mantenere tutti i muscoli tesi per cercare di liberarsi ed evitare al tempo stesso che lui la schiacciasse con il suo corpo cominciava a stremarla, senza contare che, in quella posizione, era completamente (e quando diceva completamente, intendeva completamente) a contatto con lui, con solo più i loro pantaloni a fare da barriera; e questo bastava a farle girare la testa, anche senza che le sussurrasse a un millimetro dall’orecchio.
Tuttavia, anche se sapeva bene che fare a gara con Grimmjow su chi avesse la testa più dura sarebbe servito solo a fomentarlo, l’idea di arrendersi e accettare la sconfitta le sembrava insopportabile, quindi mormorò: << Fottiti >>
<< Risposta sbagliata. Ma il consiglio mi piace, vuoi farmi compagnia? >>
Con uno sforzo estremo Alex riuscì a liberare il polso che non era incastrato tra di loro e a tirargli una gomitata nelle costole.
Poi, approfittando del fatto che Grimmjow, imprecando per il dolore, avesse allentato la presa, sgusciò da sotto di lui e lo spinse con la schiena a terra, cercando di bloccargli meglio che poteva i polsi.  
<< Volentieri, maledetta pantera in calore, ma solo se mi fai il favore di rimanertene tranquillo per una volta, se no giuro che ti arrangi da solo >> rispose cercando di metterci tutta la convinzione possibile, mentre i suoi capelli sciolti ricadevano sul petto di Grimmjow.
C’era da dire che lui aveva tutta l’aria di uno a cui l’intera situazione non dispiacesse poi così tanto, considerando il ghigno con cui la guardava.
 

*

 
Più Grimmjow osservava quello sguardo deciso, quasi feroce, più sentiva quei muscoli flettersi nel tentativo di non lasciarsi sottomettere, e quelle mani strette attorno ai suoi polsi, più si sentiva scoppiare dall’orgoglio, oltre che dal desiderio.
 
Quella era la sua donna!
 
Lo aveva sempre saputo che dietro a quella facciata di apatia si nascondeva uno spirito che di apatico non aveva proprio nulla, bisognava solo scavare e dargli gli stimoli giusti per emergere.
Ora che finalmente era riuscito a tirarle fuori la grinta, doveva solo mettersi lì e insegnarle a seguire di più il suo istinto, a ragionare come una vera combattente, a usare in modo decente una spada, e altre cose ancora.
E poi c’era il rilascio di Pantera: fino a quel momento non era mai riuscito a mostrarglielo, appena possibile anche questa era una cosa da fare assolutamente…
Tuttavia queste erano tutte lezioni che potevano aspettare; ce n’era una che Alex, che sembrava già parecchio stanca, avrebbe sperimentato entro poco, e che lui aveva tutta l’intenzione di gustarsi.
Dopo tutto chi stava sopra dominava l’altro, certo, ma faceva anche un sacco di fatica in più.
 

*

 
<< Vuoi fare cambio? >> le chiese maliziosamente ad un certo punto.
Alex ingoiò una rispostaccia e lo baciò per chiudergli la bocca.

E va bene, l’aveva fregata alla grande.

All’interno del suo ingegnoso piano si era dimenticata come una deficiente di includere un elemento per nulla secondario, errore del quale ora stava pagando le conseguenze: il famigerato testosterone arrancar.
Come aveva potuto dimenticarsi del fatto che, sempre quella famosa volta nel deserto, Grimmjow non si era accontentato di una partita a due tempi, ma aveva anche preteso i supplementari?
D’altra parte, dopo tutto quello che aveva fatto per ottenere quella situazione, non poteva, non doveva cedere!
Era questione di poco ormai: aveva il corpo in fiamme, per il piacere e per lo sforzo, e sentiva di essere vicina al limite.
Fu a quel punto che Grimmjow, che per tutto il tempo non le era andato incontro di tanto così, le afferrò i fianchi per imporle un cambio di velocità.
Poi interruppe il loro bacio ed inaspettatamente le ringhiò nell’orecchio: << Il mio nome. Dillo! >>
Alex rimase di stucco, poi gemette, ed infine lo accontentò.
 
<< Grimmjow >>
 

**

 
<< Dimmi tutto, tesoro >>

I pensieri della cliente di fronte al bancone si fecero leggermente incoerenti, mentre gli porgeva un oggetto che aveva preso da uno scaffale.
Era carina, aveva il volto incorniciato da lunghi boccoli neri e teneva timidamente gli occhi bassi. Arrossì lievemente quando Aramis, per prendere l’oggetto in questione, le sfiorò la mano.

“Deliziosa”

Non fosse stato in quel negozio  – sotto la guardia di Urahara, che aveva la maledetta abitudine di spuntare sempre alle spalle nei momenti meno opportuni –  si sarebbe divertito a farle abbassare la guardia, mettendola a suo agio con qualche frase, e poi a sedurla. Invece dovette accontentarsi di farle l’occhiolino, a cui lei rispose arrossendo ancora di più, e guardarla uscire.
Pochi secondi dopo comunque si era già dimenticato il suo volto.
Anche quella che veniva dopo non era male: aveva i capelli biondi, ma l’azzurro dei suoi occhi dava troppo sul verde, nulla a che vedere con il celeste di…
Le sue mani smisero di colpo di impacchettare, e la ragazza lo guardò interrogativa.
La verità era che quella mattina si era infuriato.
Stava spiando nella mente di Liz, lo faceva spesso in realtà, e quando aveva sentito l’innaturale tristezza che la pervadeva si era incazzato come una bestia.
Forse era la mente di Alex, sempre così protettiva nei suoi confronti, ad averlo influenzato.
Anzi, sicuramente era così, perché non era assolutamente da lui comportarsi in quel modo.
Solo quando lei lo aveva ringraziato si era reso pienamente conto di quello che aveva fatto.
Lui, Aramis, si era comportato come un fidanzato geloso.
Lui, che seduceva le ragazze solo per riempire il vuoto che caratterizzava la sua natura da hollow.
Non andava affatto bene: doveva stroncare sul nascere qualsiasi malsana influenza avessero su di lui quella ragazza chiamata Liz e la sua mente bizzarra.
 

**

 
La tragedia ebbe luogo quella sera.
 
Locazione: camera di Alex, alias camera di Liz, alias camera un po’ di chi voleva, alias camera tassativamente riservata a Liz e Alex quella sera, pena rimozione immediata della virilità maschile.
 
Attori: Alex e Liz.
 
Atti: uno solo, terrificante.
 
Fulcro: la maledetta scatolina.
 
Azione!
 
<< E questo che diavolo è? >>
 
Lo aveva chiesto con voce sepolcrale, mentre sentiva ogni fibra del suo corpo pietrificarsi lentamente.
Lei e Liz si erano messe in pigiama a svuotare lo zaino obeso che Alex, o meglio, Grimmjow, aveva riportato su nel negozio (era meglio tacere le scene che c’erano volute per convincerla a risalire quella stramaledettissima scala a pioli), quando improvvisamente si era ritrovata in mano, pescandola dal fondo, quella cosa.
Liz si era messa a ridacchiare.
<< Come sarebbe, “che diavolo è”? A me sembra piuttosto ovvio! >>
Poi, vedendo l’espressione di assoluto orrore che si era dipinta sul volto di Alex, si era fatta seria a sua volta.
<< Mooney? Tutto bene? >>
Alex si era sforzata di mantenere fermo il tono della voce, mentre chiedeva: << È possibile? Voglio dire, un gigai è un corpo finto… >>
E Liz aveva risposto con un filo di voce: << Aramis dice, e Urahara lo ha confermato, che anche se è finto è fedele in tutto e per tutto ad un vero corpo umano… >>
La scatola di preservativi cadde a terra con un tonfo.
<< A-Alex, ma tanto ti sono venute la settimana scorsa, quindi non stai ancora ovulando… >>
<< Liz, vorrei ricordarti che tu sei figlia della frase “tanto non sto ancora ovulando” >> le aveva risposto in un sussurro.
L’amica allora l’aveva baciata sulla guancia.
<< Dai, non fare quella faccia, domani per sicurezza mandiamo qualcuno a comprare la pillola del giorno dopo e non ci pensiamo più, ok? >>
Alex aveva annuito con aria assente.

Neanche un mese prima era entrata in crisi solo perché Grimmjow le aveva appoggiato un braccio attorno alle spalle, e ora stava discutendo di pillole, preservativi e ovulazione.

C’era qualcosa di profondamente sbagliato nella sua vita.
 

 
                                                   
Angolo delirazioni
 
GRIMMJOW SELVATICO USA VOLO
È SUPEREFFICACE!
ALEX VOMITA
  >ZAINO
  >DAI BIGNÈ ALLA CREMA AD ALEX
ALEX È DI NUOVO IN FORZE
GRIMMJOW SELVATICO USA TORPILOQUIO
ALEX USA INDIFFERENZA
GRIMMJOW SELVATICO È INFURIATO!
GRIMMJOW SELVATICO CARICA ENERGIA PER USARE CERO!
ALEX USA CALCIO NEI GIOIELLI
BRUTTO COLPO
  >LANCIA POKÈGIGAI
HAI CATTURATO GRIMMJOW SELVATICO!
VUOI DARGLI UN NOME?
 
Aki: << Hu hu hu, benvenuto nella mia schiera di schiavi, Grimmicio… >>   
 
Postilla  
 
Aki: << Orbene gente, minchiate a parte, so che questo capitolo è indegnamente corto, ma piuttosto che farvi aspettare di nuovo due mesi ho preferito pubblicare quanto la mia testa bacata è riuscita a produrre in un raro momento di ispirazione, spero non vogliate linciarmi per questo. Inoltre nel prossimo capitolo ho intenzione di fare il secondo round delle interviste, quindi se avete domande su Liz e\o Aramis fatele ora o tacete per sempre! >>
Alex: << Hai finito di dire scemenze? Se hanno domande te le fanno quando vogliono, ci mancherebbe altro. Piuttosto, vedi di tirare fuori un capitolo più decente, la prossima volta.  >>
Aki (fugge via in lacrime): << Ulquioooorraaa! La nostra bambina è nell’età della ribellioneeee! >>
Alex (voltandosi verso la telecamera): << E sappiate, nel caso ve lo stiate pure chiedendo, che non sono assolutamente rimasta incinta, chiaro?! >>
 

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Capitolo 28
*** Al centro commerciale dell'est, per due soldi, un cricetone il gattone comprò... ***


Aki (emerge da sotto la scrivania): << Ce… ce l’ho fatta, ho finito la maturità! E l’ho pure passata! Sembrava impossibile, ma ce l’ho fatta! (beve un po’ di amaro) Lo so, lo so, sono in ritardo, un ritardo vergognoso, quindi per farmi perdonare ho pubblicato 12 belle pagine di minchiate miste, giusto per dare l’idea del mio stato cerebrale attuale. E ora che ho per l’ennesima volta abusato allegramente della vostra pazienza, si proceda con l’intervista! >> (si munisce di cintura di castità)

Nome completo. Aramis.
È vero che è un nome falso? Certo, ma tra i miei nomi falsi è quello che preferisco.
Perché sempre tutti questi misteri? Perché è l’unica cosa che rende la tua storia interessante, mia cara.
Ah grazie… Dimmi, per caso Meiko ti ha sigillato per la tua enorme simpatia? No, perché aspettavo che entrasse nella doccia e poi le rubavo la biancheria.
… è una bugia, vero? Già. Non mi ha sigillato solo per questo.
Ok… Ti piace Liz? Sei gelosa?
Sguscia via da quel sorriso da gran seduttore e rispondi. È come chiedere ad un serpente se gli piace il coniglietto che sta ipnotizzando per fare colazione. Certo che mi piace.
Una volta per tutte, vuoi chiarire quali sono le tue intenzioni verso Alex? E tu mi puoi dire se sei libera questa sera?
(lo fissa esasperata) E va bene, ti concedo di glissare solo questa domanda. Proseguiamo: perché sei vestito di nero, al contrario degli altri Arrancar? Perché quando me la svignavo nel mondo umano mi sono accorto che il nero attira di più le ragazze, e francamente mi piace molto di più del bianco.
Aramis, io spero che tu li abbia pagati questi vestiti. La tua sfiducia mi ferisce. Se chiedi alla cassiera…
Ok, ok, posso immaginare come avrai pagato la cassiera. Cosa ti colpisce di più in una ragazza fisicamente? Tutto, non faccio discriminazioni tra le parti del corpo.
E caratterialmente? Caratterialmente?
… se dici “e cosa importa?” giuro che ti meno. Calma, non oserei mai… Diciamo che deve essere estremamente interessante, non è facile sorprendermi.
E ultimamente qualcuno ci sta riuscendo? Se ti dico di no mi devo anche prendere del bugiardo?
Puoi giurarci. Mi spiace ma su questo non ci fai fessi. Bene, abbiamo finito. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Ah beh, innanzitutto *FILTRO PUDICIZIA*, e poi potrei anche *FILTRO ORECCHIE INNOCENTI*
ARAMIS! Alla prossima, bellezza.
 
Una caldissima estate ad ades per aver messo questa storia tra le ricordate, a Justine_Law, _G_J_, Silent_Warrior, Haruhi93 e nimes per averla messa tra le seguite, a tenny_93, Potatoes, malpensante e viola97 per averla messa tra le preferite, a  Evanery Winchester e aYunalesca Valentine per avermi messa tra gli autori preferiti, e a chi legge e basta. Chiunque avesse fatto una di queste cose ma non ha abbia trovato il suo nome qui è autorizzato a farmelo notare con pesanti insulti, pomodorate e lettere minatorie, purtroppo era un po’ che non controllavo e il fatto che qualcuno abbia cambiato nome è bastato a confondere la zona del mio cervello atta a riconoscere i nuovi arrivati, portate pazienza (si inchina profondamente). Buone vacanze ~
 

Capitolo 28: Al centro commerciale dell’est, per due soldi, un cricetone il gattone comprò…

 
<< Ohi Grimmjow, ma che fai?! >>

<< Ah? Vado al cesso, no? O forse vuoi sapere anche cosa sto andando a fare? >>

<< Deficiente, non intendevo questo! >> replicò Alex, avvicinandosi e abbassando improvvisamente la voce per non farsi sentire dai clienti del centro commerciale in cui si trovavano. << Voglio dire che quello è il bagno degli uomini, non puoi entrarci! >>

Grimmjow si accigliò ulteriormente. Un’impresa notevole, dato che il suo grado di nervosismo quel giorno era andato aumentando in maniera proporzionale all’avanzare delle lancette dell’orologio.

<< Che cazzo dici, e chi ci dovrebbe entrare allora? Tu?>>

<< E chi se no, mia nonna? >>

Quella situazione era assurda.

Di tutti i motivi che aveva avuto e tutt’ora aveva a disposizione per discutere con Grimmjow, uno squallido bagno collocato a sinistra di un negozio di dischi, che tra l’altro esponeva in vetrina il formato gigante della copertina di un CD che più che altro ricordava la locandina di un film porno, era probabilmente l’ultimo della lista.

Tra i primi c’erano senza dubbio le occhiate casuali lanciate dall’Espada alla suddetta copertina, per esempio.
 

Tutta colpa di quei tre disgraziati.
 
Quando a pranzo Urahara aveva chiesto che qualcuno gli andasse a prendere in magazzino una di quelle bottiglie nere con l’etichetta verde, per brindare probabilmente a tutti i soldi che aveva incassato ultimamente, e Aramis si era offerto volontario, avrebbe dovuto intuirlo che qualcosa di infausto stava per accadere.

Quando l’Arrancar era tornato con in mano una bottiglia che sembrava un monumento alla polverosità, e Liz si era gentilmente offerta di versare da bere a tutti, avrebbe dovuto capirlo che qualcosa di terribile stava per succedere.

Quando Liz, nell’atto di avvicinarsi a lei per porgerle il primo bicchiere, era inciampata e le aveva versato tutto il contenuto addosso, avrebbe dovuto dannatamente saperlo che qualcosa di catastrofico era appena capitato.

Quando aveva scoperto che il liquido con cui la sua amica l’aveva appena inzaccherata era una delle numerose e ambigue invenzioni di Urahara, che Aramis aveva casualmente preso al posto dell’innocua bibita perché l’unica differenza tra le due bottiglie era l’etichetta, che a causa di tutta quella polvere aveva scambiato per verde, quando invece era blu, avrebbe dovuto uccidere tutti e tre, e invece si era limitata a prendere la bottiglia, versarne il contenuto in un’altra tazza e rovesciarla a sua volta tutta addosso a Grimmjow, che non aveva smesso un attimo di ridere come un idiota.
 

<< Comunque se proprio ti scappa devi andare lì, e vedi di bussare prima di entrare in uno dei cubicoli, chiaro? >> continuò Alex, indicando l’omino bianco con la gonna appeso sulla porta.

Porta che tre ragazze aprirono per entrare, non prima di aver lanciato loro qualche sguardo.
  
<< E adesso che avevano da fissarti, quelle galline? >> ringhiò Grimmjow, che aveva seguito tutta la scena con gli occhi ridotti a fessure.

Perfetto, ora aveva una voce in più da aggiungere alla lista degli svantaggi  comportati dal cambiare sesso: adesso l’Espada era geloso pure delle donne.

Alex sospirò.

<< Non dire scemenze, secondo te è più probabile che guardassero un normale ragazzo bruno o una strega con i capelli azzurri e la quarta di seno? >>

<< È proprio quello che voglio sapere >> rispose Grimmjow, andando con decisione verso la porta e sparendo nel bagno prima che Alex potesse trattenerlo.

“Va beh, se non altro in un modo o nell’altro è entrato nel bagno delle donne” pensò rassegnata.

Ora bisognava solo sperare che non commettesse qualcosa punibile per legge.

Tipo un pluriomicidio.

“Che palle, ma perché me lo sono portata dietro? Anzi, perché diavolo mi è venuto dietro? Da quando è una ragazza è diventato ancora più lunatico di prima, sembra quasi in sindrome premestruale” pensò scocciata.

Per quanto la riguardava invece, diventare un maschio era in effetti l’unica cosa che ancora mancava all’elenco delle “situazioni assurde che devono per forza capitare ad Alex pena la distruzione del mondo”.

Se non altro la trasformazione, che, per fortuna, sarebbe durata solo ventiquattro ore, aveva permesso loro di uscire dal negozio dopo tutti quei giorni, perché tanto nessuno li avrebbe riconosciuti, e quindi ovviamente alla loro uscita era stata allegata una simpatica lista della spesa chilometrica.

Il vero problema era Grimmjow: già i suoi capelli e il suo atteggiamento tutt’altro che discreto e pacato attiravano l’attenzione, se poi si metteva il tutto nel corpo di una ragazza alta, formosa e dalla camicia tenuta chiusa solo dai tre bottoni centrali ( << Me ne infischio se sei abituato a tenere sempre tutto aperto, se vieni anche tu ti metti un dannato reggiseno e abbottoni quella camicia, chiaro? >> gli aveva ingiunto minacciosamente un’ora prima), cercare di passare inosservati diventava quasi un’utopia.

<< Scusa, hai una sigaretta? >>

Alex si riscosse dai suoi pensieri e abbassò lo sguardo sulla ragazza che le aveva rivolto la parola.  

A lei, che non era mai stata iscritta all’albo delle stangone e non aveva mai messo i tacchi, sembrò strano dover improvvisamente abbassare lo sguardo per parlare con qualcuno che non fosse un bambino.

<< No, mi dispiace >>

<< Ah… in effetti non hai l’aria di uno che fuma. Grazie lo stesso, ciao >>

In quel preciso istante la porta del bagno si spalancò.

La ragazza si allontanò in fretta, e Grimmjow si piazzò davanti ad Alex, rivolgendole quello sguardo che le riservava ogni volta che era convinto che gli stesse facendo un affronto personale.

<< Sei un maschio da neanche tre ore e ogni volta che giro gli occhi ti trovo a flirtare con qualche ragazzina! Non sapevo che ti piacessero così tanto le tette! >> ringhiò, senza preoccuparsi di tenere bassa la voce.

<< Quelle ragazze in bagno sono ancora vive? >> glissò Alex con un sospiro, auto-imponendosi di non lasciarsi coinvolgere in una discussione tanto assurda da non stare né in cielo né in terra.

Grimmjow fece un gesto stizzito con la mano, come a scacciare una mosca molesta.

<< Ho solo messo in chiaro un paio di faccende, ti pare che abbia così tanto tempo da perdere da mettermi a picchiare qualche ragazzina umana? >>

Alex inarcò un sopracciglio.

“Ma davvero? Allora vuol dire che quello che ho conosciuto finora era il suo gemello cattivo? O forse che quella volta che mi ha spedita contro un albero del parco era un affettuoso gesto di saluto?” pensò con irritazione mentre si incamminava verso il negozio di vestiti più vicino (Liz aveva tassativamente bisogno di un paio di jeans nuovi), ignorando il disappunto dell’Espada per non aver ottenuto nessuna risposta.

A volte le capitava di chiedersi se l’insensibilità fosse una caratteristica comune a tutto il genere maschile o se Grimmjow avesse una licenza speciale.

Le sfuggì un altro sospiro.

Ne aveva viste di coppiette, in quel paio d’ore dentro al centro commerciale.

Erano sorridenti, affettuose, si tenevano per mano, mangiavano un gelato insieme, scherzavano davanti alle vetrine.

Tutto quello che tra lei e Grimmjow non sarebbe mai successo neanche nell’arco di decenni.

Eppure lei aveva ad un tratto realizzato che quello poteva essere quasi considerato una specie di loro primo appuntamento. Erano soli, erano in un luogo pubblico, erano… sì insomma… si erano confessati di tenere l’uno all’altra, quindi in pratica erano una coppia

Peccato che fossero tutti e due imbronciati, che la gentilezza di Grimmjow si trovasse ad un indirizzo non pervenuto e che avendo entrambi cambiato sesso si trovassero di fronte ad inconvenienti fastidiosi ed imbarazzanti a dir poco: Alex, non essendo abituata alle nuove proporzioni del suo corpo, sbatteva contro stipiti delle porte e spigoli sparsi in giro, mentre Grimmjow ringhiava che il seno era un ingombro pazzesco, che i vestiti da femmina erano troppo stretti e che essere guardato dai maschi era rivoltante.

Aveva già attaccato briga con tre diversi ragazzi a suon di: << E tu che cazzo hai da guardare, eh? >> , e Alex aveva dovuto ogni volta trascinarlo via di peso.

Alla faccia del primo appuntamento.

Ma probabilmente era anche colpa sua: doveva smetterla di aspettarsi smancerie, avrebbe fatto meglio a guardare in faccia la realtà, e rendersi conto che se ti metti con un orso delle caverne poi non devi stupirti se ti porta in giro trascinandoti per i capelli e prende a zampate chiunque non sia così furbo da avvicinarsi con un favo di miele.

E lei che, vedendo come negli ultimi giorni fosse diventato molto meno aggressivo, si era illusa che si fosse dato finalmente una calmata. Non litigava neanche più in modo eccessivo con Aramis, e dire che fin dall’inizio mettere quei due nella stessa stanza produceva lo stesso simpatico effetto di riempire una casa di dinamite e poi buttarci dentro un fiammifero. 

*

Quello che però Alex non sapeva, era che Grimmjow, malgrado le apparenze, nelle situazioni in cui sapeva di essere in netto svantaggio sapeva essere estremamente paziente.

Aveva passato innumerevoli anni a lottare per accrescere il proprio potere, quindi conosceva bene sia le sue potenzialità che i suoi limiti.

Aveva affrontato ogni combattimento della sua esistenza sapendo che, anche a costo di dare tutto se stesso, ne sarebbe uscito vincitore.

E i fatti gli avevano dato ragione.

Tuttavia non era un idiota, e sapeva riconoscere una situazione sfavorevole o un essere troppo al di sopra della sua portata.

Aizen era un esempio perfetto: Grimmjow aveva sempre mal sopportato di stare sotto la sua autorità, spesso interpretava gli ordini a modo suo e a volte gli disubbidiva apertamente, ma non aveva mai oltrepassato una certa linea invisibile, perché chiunque dentro Las Noches sapeva che farlo avrebbe significato morte certa.

Quando invece era ancora solo un semplice Nùmeros, Luppi, un Adjuchas che non aveva mai sopportato, era stato trasformato in Arrancar e subito nominato Espada, e aveva pensato che cominciare a riempire Grimmjow di frecciatine e provocazioni fosse un passatempo irresistibilmente divertente.

Malgrado il suo istinto gli gridasse di spezzarlo in due e spargerne al vento i resti, Grimmjow aveva sfoderato la sua pazienza da predatore e non aveva mai reagito, comportandosi come se Luppi fosse stato parte dell’arredamento o solo un insetto estremamente noioso.

Un insetto che poi tempo dopo aveva schiacciato con estrema soddisfazione, abbandonandosi ad una risata liberatoria e appropriandosi dell’agognato titolo di Sexta Espada.   

La situazione in cui si trovava in quel periodo era molto simile: intrappolato com’era in quel patetico corpo umano, sarebbe stato impossibile per lui combattere contro lo Shinigami che gestiva il negozio, e Aramis raramente cercava lo scontro diretto, anche se qualche pugno se lo erano scambiati più che volentieri.

Non gli restava quindi che essere paziente ed aspettare l’occasione giusta: prima o poi si sarebbe liberato di quel corpo finto, e allora avrebbe dato una lezione memorabile allo Shinigami, e avrebbe smontato pezzo per pezzo Aramis e il suo sorrisetto del cacchio.

Per quanto riguardava la bionda logorroica, probabilmente non avrebbe alzato un dito su di lei, giusto perché in quei giorni aveva cucinato davvero bene.

Si sarebbe limitato ad appiccicarle un cerotto gigantesco sulla bocca.

Alex comunque avrebbe fatto resistenza, questo lo sapeva benissimo.

Era troppo umana, troppo attaccata al suo mondo per assecondare le sue intenzioni.  
 
La osservò attentamente mentre, rinchiusa in quel corpo maschile, sceglieva dallo scaffale dei vestiti per la sua amica.

Forse per il fatto che avevano passato parecchio tempo insieme, o forse perché Alex era diventata più emotiva di suo, questo non sapeva dirlo con precisione, fatto sta che ora riusciva a leggere meglio le espressioni su quel volto che fino a qualche tempo prima gli era sembrato impassibile come quello di una bambola: era ancora imbronciata, anche se lui non riusciva a capire per quale motivo, e stropicciava i pezzi di stoffa che aveva sotto le mani come se le avessero fatto un affronto personale.

Improvvisamente Grimmjow si rese conto di provare una sensazione sconosciuta, provocata dal fissare quello sguardo corrucciato e che gli causava qualcosa, a cui non riusciva a dare un nome, all’altezza dello stomaco.

Stupefatto, si affrettò a distogliere lo sguardo.

Doveva essere sicuramente un effetto collaterale di quello scomodissimo corpo da donna, perché mai gli sarebbe passato per l’anticamera del cervello di sentirsi così, di trovare qualcuno…

“Adorabile. Diavolo, è adorabile!”

No, NO, NO! Non doveva… NON POTEVA ARROSSIRE, CHE CAZZO!

<< Che cavolo combini? >> gli chiese Alex, quando cominciò a prendersi a schiaffi da solo nel disperato tentativo di cancellare le imbarazzanti prove di quell’abominio.

<< Niente di niente, fatti i cazzi tuoi e sbrigati, che mi sta venendo il latte alle ginocchia a ciondolare qui come un idiota! >>

<< Non fare paragoni con l’ovvio, Grimmjow, tu lo sei già un idiota. >> gli rispose piccata. Poi aggiunse: << E va bene, se aspetti ancora qualche minuto ti porto in un posto dove potremo sfidarci un po’, ok? >>

Grimmjow drizzò immediatamente le orecchie e la fissò incredulo ed eccitato.

Sfidarsi?

Che diventare un maschio avesse improvvisamente aumentato la sua aggressività?

Allora forse avrebbe dovuto trovare il modo di tenersi da parte un po’ di quella pozione, dopo tutto…  

*

Alex dovette mordersi le labbra quasi a sangue nel tentativo di non scoppiare a ridere quando Grimmjow, in mezzo all’affollata sala giochi, scrutò schifato prima il fucile di plastica che aveva in mano e poi lo schermo.

<< Mi prendi per il culo? E questo che diavolo è? >>

<< È un videogioco. Quando darò il via, sullo schermo compariranno dei mostri, e noi con i nostri fucili dovremo ucciderli. Vedi, devi puntarlo così e poi premere il grilletto, che è questo pulsante. >>

<< Quindi funziona come la Resurrection di Starrk? >> le chiese dubbioso, rigirandoselo tra le mani e provando a puntare, osservando il segno rosso spostarsi sullo schermo con i suoi movimenti.

<< Credo di sì. Chi uccide più mostri vince. >>

<< Se era questa la sfida che avevi in mente potevamo almeno andare fuori e vedere chi ammazzava più Hollow! >> protestò Grimmjow contrariato.

Venti minuti dopo si era radunata attorno a loro una piccola folla di curiosi, i cui mormorii sbalorditi erano coperti dall’immane quantità di maledizioni ed imprecazioni irripetibili snocciolati con maestria da una strana ragazza dai capelli azzurri, che abbrancava il fucile di plastica con la ferocia di chi si trova nel bel mezzo di un genocidio e lo agitava a destra e a sinistra falciando ferocemente zombie e lupi mannari come se ognuno di loro avesse insultato personalmente lei e ogni componente della sua famiglia. Il ragazzo bruno di fianco a lei non era certo da meno, i poveri mostri non facevano neanche in tempo a sbucare completamente dal terreno che già li aveva falcidiati con in volto l’espressione fredda e distaccata di un serial-killer professionista.

<< Cazzo, quello era mio, smettila di rubarmi le prede! >> ruggì ad un certo punto Grimmjow.

<< Le prede sono di chi se le piglia, è la dura legge della jungla. O dell’Hueco Mundo, se preferisci. >> rispose Alex, abbattendo tre zombie in quella che teoricamente era la metà dell’Espada.

Il suo piano sembrava funzionare: Grimmjow era più preso dal gioco di quanto si sarebbe aspettata, e anche lei stava scaricando parecchio nervoso vedendo i mostri sullo schermo cadere giù come birilli.

Forse avrebbe dovuto dirgli di abbassare un po’ il tono e i vocaboli, ma in quel momento non le importava poi molto di scandalizzare i passanti: stava cominciando a divertirsi, e francamente aveva capito che preferiva molto di più giocare ad un banale sparatutto con lui, piuttosto che passeggiarci insieme guardando vetrine e giocando alla coppietta.

Dopo parecchio tempo, che Grimmjow passò ad imprecare ininterrottamente senza oltretutto mai ripetersi, dato che ad un certo punto passò ad un’altra lingua, sullo schermo lampeggiò improvvisamente una scritta colorata che li avvisava che la casa produttrice dei mostri aveva finito la materia prima da mandare loro contro, e che quindi avevano finito il gioco.

Percentuale abbattimento mostri: 50% ciascuno, parità assoluta.

Grimmjow non la prese molto bene.

<< Come sarebbe a dire “pari”? Ne ho uccisi un sacco più di te, questo affare è rotto! >>

<< No Grimmjow, tu infierivi sui cadaveri, è per questo che hai sparato più colpi di me. >>

<< Mi assicuravo che fossero davvero morti, solo un idiota in battaglia dà per scontato che l’avversario sia crepato con un colpo solo! >>

<< Ma questo è un gioco, è fatto apposta perché i mostri muoiano subito se li colpisci. >>

<< E che cazzo, e dimmelo prima allora! >>

<< Ehm, scusate… >> si intromise una voce esitante.

Era il gestore della sala giochi, che spiegò loro che visto che avevano riscosso un tale punteggio ed erano arrivati fino in fondo al gioco avevano diritto ad un premio.

Detto questo piazzò tra le braccia di Grimmjow un gigantesco criceto di peluche.

<< Per la signorina. >> aggiunse prima di dileguarsi tra la folla.

Questo, unito alla faccia orripilata che fece Grimmjow, fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Alex scoppiò a ridere senza riuscire a controllarsi, si strinse la pancia e crollò sulle ginocchia, ridendo come mai in vita sua.

<< Che ca… smettila! >> ruggì Grimmjow lanciandole schifato il pupazzo addosso.

Era arrossito.

Per tutta risposta lei si mise a ridere ancora più forte, cercando di soffocare le risate affondando la faccia nel criceto gigante.

<< Stai ridendo di me, ragazzina? >> ringhiò l’Espada, con un tono che Alex conosceva bene.

Cercò quindi di darsi un contegno, si alzò in piedi con gambe non proprio stabili e lo fissò dritto negli occhi. << No, sto ridendo con te. Abbiamo passato un bel pomeriggio, e grazie a te mi sono divertita tanto da scoppiare a ridere, cosa che non mi capita sovente. È una cosa che succede spesso a… sì insomma, a chi sta insieme. >> concluse imbarazzata.

Purtroppo con lui era così: visto che non era abituato a tutte le sfumature delle emozioni umane, bisognava mettere necessariamente tutto nero su bianco, o avrebbe interpretato secondo l’umore del momento. E visto che quest’ultimo spesso e volentieri oscillava tra l’incazzato e l’orgoglioso, non era davvero il caso.

Dopo una breve pausa, Grimmjow esclamò contrariato: << Ecco, lo stai facendo di nuovo! >>

Alex lo guardò confusa.

<< Cosa? >>

<< Stai evitando il mio sguardo, lo fai sempre più spesso ultimamente! >>

Tutta questa scena si stava svolgendo in una sala giochi, in cui c’era lei, che, trasformata momentaneamente in ragazzo, stringeva in una mano un fucile di plastica e nell’altra un criceto gigante di peluche, mentre davanti aveva Grimmjow, trasformato in ragazza, che l’accusava piccato di essere un’insensibile.

Probabilmente avrebbe fatto meglio a non soffermarsi sull’assurdità di tutta la scena, o avrebbe rischiato di scoppiargli di nuovo a ridere in faccia, e aveva il vago sospetto che non sarebbe stata la mossa più furba del mondo.

<< Io non… è che… >> annaspò, cercando la frase adatta a difendersi da quell’ignobile accusa, ma il suo cervello sembrava aver disattivato qualsiasi sinapsi che non fosse concentrata nell’archiviazione dell’immagine di Grimmjow che stringeva in mano un ammiccante roditore formato condominio.
L’Espada comunque interruppe spietatamente sul nascere il suo patetico borbottio.

<< Quando siamo insieme tu devi guardare solo e soltanto me, sono stato chiaro? >> dichiarò con decisione, afferrandola per la camicia e premendo con rabbia la bocca contro la sua.

E questo cancellò dalla mente di Alex ogni voglia di sghignazzare.
 

Mentre uscivano dal centro commerciale, si sentiva stranamente leggera.

Stavano discutendo su a chi toccasse scarrozzare il “ratto obeso”, come l’aveva definito Grimmjow, che inizialmente avrebbe voluto buttarlo direttamente nella spazzatura, ma era stato prontamente fermato da Alex, che aveva detto che piuttosto l’avrebbero regalato ad un bambino.

A quel punto l’Espada l’aveva osservato con attenzione, e alla fine aveva sentenziato di vedere in lui una somiglianza con Liz, e che quindi tanto valeva regalarlo a lei.

Era una buona idea, tanto più che la ragazza avrebbe apprezzato il gesto, ma il problema era che Grimmjow di andarsene in giro con quel coso in mano non voleva proprio saperne.

Fu a quel punto che successe.

<< Mew… >>

Alex si fermò di botto, attirandosi uno sguardo irritato da parte di Grimmjow.

Quello che aveva appena sentito non poteva essere…

<< Mew >>

Lentamente voltò la testa, fino a posare gli occhi su uno scatolone abbandonato tra due cassonetti.

<< Mew! >>

Il suo sistema nervoso subì un blocco totale.

Piccoli.

Soffici.

Abbandonati.

<< Non ci pensare nemmeno >> la freddò l’Espada.

<< Ma… >>

<< Ho già accettato la presenza di questo. >> affermò agitando il peluche.
<< La mia dose di beneficenza giornaliera si è esaurita. >>

Alex alzò gli occhi al cielo, poi fece spallucce ed adottò la tattica che aveva brevettato più o meno da quando lo conosceva: ignora l’Espada e fai di testa tua.

Fino a quel momento le aveva sempre dato ottimi risultati.
 

 
Angolo delirazioni
 
Aki: << Bene, chi è il prossimo della lista? (controlla il copione) Ah, perfetto, almeno questa non dovrebbe darmi troppi problemi! >>

Nome completo. Liz.
Questa è la domanda più semplice, perché vi mette tutti in crisi? Ma a me Liz piace!
Passiamo subito al sodo: cosa ti colpisce di più in un ragazzo fisicamente? Beh, certamente la faccia, le mani, la schiena, le spalle…
E caratterialmente? …i pettorali, l’altezza, gli occhi, la voce…
Liz! … il pacco…
LIZ! Ah sì, scusa, dicevi?
E caratterialmente? Il senso dell’umorismo, ovvio!
Chi è più figo tra Grimmjow e Aramis? Questa è difficile… fisicamente parlando sono due fabbriche ambulanti di feromoni, due bombe H a base di fascino, due maschi con la “M” maiuscola giunti ad illuminare la nostra grigia esistenza…
Sì, ma tu chi preferisci? Aramis, ho un debole per i capelli neri!
Come sei diventata amica di Alex? Eravamo alle elementari: ho provato a chiacchierare un po’ con lei, e visto che non funzionava l’ho attirata con dolci e merendine.
Praticamente come si fa con gli animali selvatici. Beh, lei lo è.
Pensi che Grimmjow sia giusto per lei? Certo che sì, quei due insieme sono uno spasso, a volte sembra di assistere ad un combattimento tra galli!
Cosa ti mette più a disagio negli Arrancar? Ho notato che hanno tutti la brutta abitudine di fissare la gente. Ho visto in un documentario che per gli animali lo sguardo fisso è una minaccia, sarà per quello che lo fanno…
Ma anche tu li fissi. Ma il mio è uno sguardo accademico, ammiro i regali di Madre Natura!
Quali progetti hai per il futuro? Parecchi, devo controllare che Grimmjow e Alex facciano i bravi e che Aramis non si metta in mezzo, preparare la cena, fare i regali di Natale… ODDIO! COME FARÒ A COMPRARE I REGALI? QUELLO DI ALEX È PURE RIMASTO A CASA!
Non so… comunque abbiamo finito, saluta. Ciao, e Buon Natale!
Veramente siamo a luglio… Ops…  

 

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Capitolo 29
*** Meglio una Liz oggi che un coniglietto in padella domani. ***


(Si sentono urla e schiamazzi, gente mezza svestita corre per le stanze e bottiglie vuote volano da una parte all’altra)

Aramis (visibilmente sbronzo, si volta verso lo schermo del computer): «Qui risponde la segreteria telefonica di Ningyo no Hyo: al momento stiamo facendo baldoria, non aspettatevi certo uno spettacolo dignitoso… sì insomma, Aki che cerca di amoreggiare con il pupazzo di Sebastian, Grimmjow in mutande, e io… a proposito, dove sono le mie mutande?»

Aki (barcollando in piedi sul divano, con una cuffia a forma di Mokona in testa e un microfono in mano): «Oook gente, let’s karaoke!»

(Liz, vestita da maid, la raggiunge insieme ad una succinta Alex, mentre Aramis è impegnato a filmare la scena per poterli poi ricattare tutti più tardi)

Grimmjow (si accorge, mentre si aggiusta la corona di carta in testa, che tutte e tre lo fissano): «Col cazzo, voi starnazzate pure quello che vi pare, ma io non canto!»

Aki: «Ooooh, avete sentito? Lui non canta!»

Alex: «Eeeeh certo, lui è superiooore a queste cose, gli uomini sono feroooci combattenti, quindi… non… fanno… karaoke»

Aramis: «Interessante! Pronte ragazze?»

(preme play e loro cominciano a cantare con toni e acuti che, per pudore e rispetto verso la nobile arte del canto, non verranno riprodotti sonoramente)

« ~Vuoi sapere qual è il mio nome? Prega di non sentirlo mai più! La prossima volta che lo sentirai sarà l’ultima! Anytime, break and everyooooone! Anywhere, break and everyooooone! ~»

Alex (interrompendo la canzone): «Ma… che strano, non vi sembra familiare? Lo stile, le parole… mi ricordano qualcuno…»

Aramis: «Ma no, è solo una tua impressione. Proviamo quest’altra»

(preme play e ricominciano a cantare)

« ~Noi che siamo nati per distruggeeeere, non abbiamo bisogno di una ragione per distruggeeeeere, e ancora meno una ragione per essere nati per distruggeeeere! Se i sentimenti sono necessari, allora sei sono abbastaaaaanzaaaa… ~»

Alex (interrompendo di nuovo la canzone): «Vi dico che anche questa è familiare… ma dove diavolo ho già sentito frasi del genere?»

Liz: «Mmm, perché non chiedi a Grande Puffo? Non vedi come freme? Secondo me sono familiari anche a lui…»

Aki: «Impossibile, mica canta, lui! Di certo non queste canzoni. Soprattutto non sotto la doccia. Facendo imparare a memoria tutte le strofe ai vicini. Mentre io dietro alla porta lo registro. Per poi sfotterlo insieme a voi durante un party clandestino in cui siamo tutti ubriachi fradici. Figuriamoci!»

(Grimmjow le strappa il microfono di mano, e il tutto degenera in una rissa colossale)

Aramis (spegne la videocamera e si mette a fischiettare): «Perfetto, e con questa ho favori assicurati per almeno un anno ~»
 
Un autunno il meno palloso possibile a FraCChan96, che ha messo questa storia nelle seguite, e a LullabyMylla, che mi ha minacciata a suon di pomodori perché la ringraziassi ancora; ad ades, FraCChan96 e TooSixy per averla messa tra le preferite, a Silent_Warrior per avermi messa tra gli autori preferiti, e a chi legge e basta. Davvero grazie per l’enorme pazienza che dimostrate nei confronti di questa lumacona, siete grandi!  
 

Capitolo 29: Meglio una Liz oggi che un coniglietto in padella domani.
 
Grazie alla sua piccola innocente distrazione con le bottiglie, che aveva di nuovo privato Urahara di due dei suoi dipendenti, il negozio era chiuso per quel pomeriggio, e Aramis, estremamente soddisfatto di se stesso, era pigramente seduto per terra, con la schiena contro al bancone e le palpebre abbassate in una parvenza di sonno.

A volerla dire tutta non era mai stato un gran lavoratore, anzi, era un fedele seguace della filosofia “massimo risultato con il minimo sforzo”, anche se Meiko forse avrebbe avuto qualcosa da ridire su quella scelta di vocaboli.

«Non rifilarmi balle Aramis, la verità è che il sangue ti affluisce tutto al di sotto della vita, e quindi hai la testa vuota e il culo pesante», era così che la sua regina di ghiaccio avrebbe molto più probabilmente definito la sua naturale tendenza ad eclissarsi, qualora si fosse approssimata all’orizzonte una qualsiasi prospettiva di lavoro fisico.

Che poteva farci, era un povero incompreso.

Comunque era pur sempre un Hollow, e il deserto dell’Hueco Mundo insegnava a tutti quelli della sua specie che dormire profondamente era concesso, certo, ma solo a coloro a cui non importasse particolarmente di svegliarsi nello stomaco di qualcun altro.

Quindi, mentre metà del suo cervello era tranquillamente assopita, l’altra metà per pura abitudine sondava distrattamente l’ambiente attorno a lui, mentre un mezzo sorriso gli stirava leggermente le labbra.

Non che si aspettasse che qualcuno gli saltasse improvvisamente addosso urlando per staccargli la testa, dopo tutto Grimmjow era uscito insieme alla principessa, ma sembrava che un diverso tipo di minaccia si sarebbe abbattuta su di lui, più o meno tra…

Tre…due… uno…

Fece scattare la sua mano in alto, serrandola attorno ad un polso sottile, e subito dopo un bicchiere si ruppe a terra.

Senza neanche aprire gli occhi, Aramis si tirò tranquillamente in braccio il suo aggressore, che, come aveva sospettato, voleva rovesciargli un certo liquido addosso.

«Come facevi a saperlo? Mi sono anche fatta prestare da Urahara uno dei suoi cappelli per non farti spiare nella mia testa!» si lamentò Liz, con la voce intrisa di profonda delusione.

A quanto pareva si era davvero illusa di poterlo prendere di sorpresa.

Beata ingenuità.

«Apprezzo il tuo impegno, ma temo che piuttosto che ad un agguato i tuoi passi sarebbero più adatti a collaudare l’antisismicità di un palazzo» le rispose, affondando tranquillamente la mano nei suoi capelli.

«Sei davvero maleducato. E comunque che bisogno c’era di farmi cadere il bicchiere? Non sei curioso di vederti in versione femminile?»

Aramis socchiuse gli occhi e li puntò sul suo sorrisetto furbo.

Le sue labbra erano forse un po’ troppo sottili, ma sapeva per esperienza che erano sorprendentemente morbide.

Doveva ammetterlo, aveva di nuovo voglia di baciarla.

E il fatto che non ci fosse la principessa nei paraggi ad abbaiargli contro per impedirgli di allungare le mani era un ulteriore incentivo.

Forse con quell’accidentale scambio di bottiglia aveva preso due piccioni con una fava.

La sua mano risalì, sfiorandole il volto e sfilandole il cappello dalla testa.

Fino a quel momento Liz non aveva fatto la minima mossa né per liberarsi dalla sua stretta, né per scacciare la mano che le accarezzava lentamente i lunghi capelli biondi, anzi, gli aveva appoggiato serenamente la testa contro la spalla, come se fosse stato il gesto più naturale del mondo.

Aramis si accorse con un brivido di essere particolarmente affamato.

Sarebbe bastato chinarsi solo un altro po’ su di lei, appoggiare le labbra sulle sue, e poi andare semplicemente oltre.

E così Liz sarebbe entrata a far parte delle sue centinaia di conquiste, delle quali non ricordava ormai neanche più la faccia.

Fu quel pensiero a bloccarlo a pochi millimetri dalla bocca della ragazza.

Aramis non era mai stato una persona onesta, con gli altri così come con se stesso, tuttavia non poteva negare di sentirsi interessato a quell’essere umano: era un essere all’apparenza così innocente e fragile, ma dalla mente così caotica e a volte quasi criminale!

Tanto per fare un esempio, non le aveva più rivolto la parola dopo averla baciata; di solito, di fronte ad un simile atteggiamento, alcune ragazze si arrabbiavano, altre si deprimevano, altre ancora erano le prime ad evitarlo, se erano particolarmente timide.

Era una tattica basilare che serviva ad inquadrare subito il tipo di persona con cui  aveva a che fare.

Liz però non aveva fatto nessuna di quelle cose.

Peggio: per nulla colpita o irritata, si era convinta in qualche modo malato che dovesse essere lui quello imbarazzato o comunque turbato da quanto era successo, e si era ripromessa di tirarlo su di morale, per assicurargli che lei non se l’era assolutamente presa.

Il suo cervello non lavorava come avrebbe dovuto, anzi, forse gliene mancava addirittura un pezzo.

Stare dietro alla sua mente era incredibilmente stancante, e dire che lui veniva dall’Hueco Mundo, la più grande casa produttrice di individui affetti da schizofrenia.

Se non altro tutto questo spiegava come mai fosse necessario sedarla per farle chiudere la bocca: il suo cervello era talmente strapieno di pensieri che se non ne avesse buttato fuori qualcuno parlandone la sua testa sarebbe sicuramente esplosa. 

Come avrebbe potuto quindi lui, Aramis, non trovare divertente una persona simile?

Era un problema: desiderava il suo corpo, ma sapeva per esperienza che una volta soddisfatto il suo desiderio, il suo interesse per la persona che lo aveva suscitato sarebbe sparito quasi immediatamente. Ma a lui piaceva la compagnia di Liz, non gli andava di farla diventare tanto presto la sua ennesima conquista senza più né volto né nome all’interno della sua memoria.

L’Arrancar sospirò e si allontanò leggermente da Liz, senza però lasciarla andare.

Poi adottò un tono di voce basso e leggermente cantilenante, mentre la cullava lievemente avanti e indietro. “È la seconda volta che disturbi deliberatamente il mio sonno, ed è sempre la seconda volta che di conseguenza cadi tra le mie spire. Lo sai che fine fanno i coniglietti imprudenti come te?” le chiese mentalmente.

Stava funzionando: Liz era completamente abbandonata tra le sue braccia, ma gli occhi erano ancora spalancati e fissi nei suoi.

In padella con le olive?” gli chiese dopo una pausa.

A giudicare dal suo tono la prospettiva non la spaventava poi molto. 

No, direttamente nel mio stomaco” la corresse abbassando ancora un po’ la voce. “Ora dormi, coniglietto, poi deciderò se mangiarti o lasciarti andare

Gli occhi della ragazza si chiusero mentre ancora parlava.

**

Era buio.

Pioveva.

Faceva un freddo madornale.

Un ragazzo ed una ragazza si trovavano sotto ad un portico deserto, appoggiati alla saracinesca abbassata di un negozio chiuso.

No, non stava per fare capolino da un angolo un pazzo maniaco armato di motosega, quindi non era l’inizio di un film horror.

O almeno non di uno convenzionale, visto che il ragazzo di media statura era in realtà una ragazza infreddolita che poteva vedere le anime dei morti, mentre la ragazza dai capelli azzurri era in realtà una specie di fantasma maschio parecchio scocciato.

«Si può sapere perché diavolo dobbiamo starcene qui sotto a ciondolare come due imbecilli?»

Alex rabbrividì per l’ennesima volta e alzò gli occhi al cielo. «Forse perché altrimenti ci si rovescerebbero in testa le cascate del Niagara, tu che dici?»

Grimmjow le rivolse l’ennesimo sguardo scocciato. «Balle. Tu hai solo paura che quei due ratti si bagnino un po’, ammettilo!»

Alex si strinse protettivamente i due micini al petto. Per farli stare più al caldo li aveva avvolti nella sua sciarpa, e ora facevano le fusa soddisfatti.

Il fatto che avesse i capelli fradici e che delle simpatiche gocce ghiacciate continuassero a scenderle giù per il collo era un altro discorso.

«Senti, se hai tanta fretta vai pure da solo, ti prometto che quando ti ricovereranno con la broncopolmonite sarò io a darti la minestrina cucchiaio a cucchiaio»

Tuttavia sapeva che era una minaccia a vuoto: Grimmjow non aveva mai considerato la temperatura esterna come un qualcosa degno della sua attenzione, e anche se Alex avrebbe tanto voluto sentirlo starnutire almeno una volta, sembrava che perfino i virus preferissero tenersi alla larga dalla sua aura assassina.

A quanto pareva perfino loro erano più furbi di lei.

Perfetto.

Quanto a lei, stava letteralmente morendo di freddo.

Ma perché diavolo si era fatta ingannare dalla parvenza di bel tempo e non aveva portato un ombrello?

Forse quello era un segno del fatto che essere diventata un maschio aveva intaccato anche le sue capacità cerebrali, dopotutto.

In quel momento, Grimmjow, probabilmente stanco di vederla tremare e saltellare come una scema per non congelare, le propose un modo di scaldarsi piuttosto originale.

“Propose” si fa per dire, in realtà senza dirle niente la afferrò per le spalle (nello stato in cui si trovavano erano più o meno alti uguali), e premette le labbra contro le sue.

Poi senza tanti complimenti le prese una mano e se la infilò sotto la camicia, a contatto con la sua pelle.

«Che diavolo stai facendo?» protestò Alex, cercando di ritrarre la mano.

Non ci mise molta convinzione in realtà: la pelle calda di quella sottospecie di termosifone ambulante era un vero sollievo per la sua mano intirizzita, accidenti a lui.

«Ti lagnavi tanto per il freddo e io ti sto scaldando, che hai da lamentarti ancora?»

«E mettere la mia mano sulle tue tette è l’unico modo che ti è venuto in mente per scaldarmi?»

«Che c’è, volevi forse metterla da un’altra parte?»

«Fottiti»

Ultimamente Alex si era resa conto, con una certa amarezza, di come il suo vocabolario si fosse infarcito di termini che una volta non si sarebbe mai e poi mai abbassata ad usare: aveva sempre voluto imitare suo padre, che, pur avendo sposato una scaricatrice di porto, non aveva mai pronunciato una sola parolaccia in vita sua. Neanche quando, ancora diciassettenne, si era trovato davanti alla porta quella belva scalmanata che gli agitava davanti al naso il test di gravidanza positivo.

Pur vivendo quindi sotto il pessimo esempio di sua madre, Alex era sempre riuscita a seguire con orgoglio le orme paterne, ma dopo aver conosciuto Grimmjow aveva dovuto gettare la spugna.

Discutere con lui senza neanche un “vaffanculo” a portata di mano era come ripararsi da un tornado con un ombrellino comprato a due euro all’angolo della strada.

E questa considerazione la portò per l’ennesima volta a chiedersi che cosa diavolo ci avesse mai visto in uno come lui, che riusciva a provarci perfino ora che avevano entrambi cambiato sesso.

Assurdo.

Lei lo sapeva benissimo che la persona che aveva davanti era Grimmjow, ma ciò non toglieva che chi la stava baciando in quel momento fosse a tutti gli effetti una ragazza.

Una bella ragazza, certo, ma pur sempre un essere di sesso femminile.

Al solo pensiero di quante ore ancora mancassero al momento in cui sarebbero tornati al loro aspetto originario, Alex cominciò a sudare freddo.

Aveva sempre pensato che la causa di tutti i suoi guai fosse il famigerato testosterone Arrancar, ma se anche in versione donna Grimmjow era così ben disposto a molestarla, forse era il caso di cominciare a preoccuparsi.

Porca miseria, c’era ancora tutta la notte di mezzo!

Un miagolio di protesta si sollevò dal fagotto che stringeva nell’altra mano.

«I gattini! Così li schiacciamo!» esclamò, lieta di quell’interruzione.

«E chissenefrega di quelle palle di pelo! Se li schiacciamo allora stasera per una volta mangeremo qualcosa di diverso nello stufato!» ringhiò Grimmjow esasperato.

«Bleah, che schifo! Sei un mostro!» esclamò Alex, con suo malgrado un mezzo sorriso a stirarle le labbra.

Poi però si fece di nuovo seria: mentre parlava aveva stretto casualmente la mano che si trovava ancora in quella posizione imbarazzante, e non le era sfuggito un improvviso cambiamento nel volto davanti al suo.

 «Grimmjow», mormorò dopo un attimo, atterrita al pensiero che i suoi timori stessero per trovare una conferma, «non mi dire che ti piace!»

«Cosa, lo stufato di gatto?»

«No, imbecille! Intendo la mia mano…»

Il sorriso che lui le rivolse aveva un che di sadico, di questo Alex era assolutamente certa.

Oh no, così non andava affatto bene, doveva assolutamente cercare un modo per farlo ragionare.

«Stai scherzando, vero? L’hai detto anche tu prima che essere una donna ti fa schifo, per poco non hai sventrato quei tizi che ti hanno fischiato dietro! E poi… Porca miseria, sono un maschio adesso!»

Però, davvero un’ottima arringa. Un laureato in giurisprudenza si sarebbe sicuramente mangiato le mani di fronte alla sua eloquenza.

«Ah, davvero? A me sembra che qui sopra non sia cambiato nulla» la informò con un ghigno, passandole una mano sul petto. «Anzi, con i pettorali forse hai  guadagnato una taglia in più»

Alex incassò con un sorriso acido la stoccata al suo orgoglio femminile.

Maledetto Espada in versione malefica tettona.

Avrebbe voluto ribattere con qualcosa di altrettanto velenoso, ma Grimmjow riprese di nuovo a parlare. Diventare una donna oltre a dargli due tette lo aveva evidentemente reso più chiacchierone del solito.

Non che ci volesse molto, dato che normalmente per lui un grugnito equivaleva già ad una risposta soddisfacente.

«E poi io sono un Hollow, il mio aspetto non ha molta importanza, finchè sono in grado di combattere. Sul campo di battaglia le parole “maschio”, “femmina”, “adulto” o “ragazzino” non hanno alcun significato, esistiamo solo io e il mio avversario, punto. Si diventa un re scegliendo i propri avversari in base alla forza, non al loro aspetto fisico»

Wow.

A volte Grimmjow faceva uno sfoggio di profondità nei suoi discorsi che la lasciava a dir poco stupita, malgrado l’argomento avesse spesso a che fare con spargimenti di sangue e affini.

«Mew!»

«Oh, mi sa che hanno fame!»

«Porca miseria, ma vuoi lasciar perdere quei luridi sacchetti di pulci?»

**

Aizen Taichou stava sorridendo.

Non che ci fosse nulla di strano, in fondo era una cosa che gli accadeva piuttosto spesso, ma questo era un sorriso particolare.

Gin lo conosceva da parecchio ormai, e credeva di poter vantare una certa esperienza nel riconoscere gli stati d’animo che si nascondevano dietro a quella lunga serie di sorrisi apparentemente tutti uguali.

In fondo, chi meglio di lui poteva considerarsi un esperto in materia?

C’era il sorriso rassicurante: quello serviva per ingannare e pugnalare alle spalle chi gli stava attorno. Indicato soprattutto con gli Shinigami.

Poi c’era il sorriso accondiscendente: questo lo sfoderava solitamente di fronte ai suoi Arrancar, alle loro zuffe e alle loro lamentele, ma soprattutto durante le loro punizioni. Purtroppo da quando non c’era più Grimmjow questo sorriso non si era più visto con la stessa frequenza.

E infine c’era il sorriso “tutto è andato secondo i miei piani”.

Ecco, Aizen Taichou aveva esattamente quel sorriso, in quel momento.

«Lo sa, Aizen Taichou, che gli Espada sono curiosi?»

«Davvero, Gin? Non capiscono perché abbia lasciato fuggire Risa Alex e i suoi compagni? Non riescono a spiegarsi come mai abbia lasciato che Grimmjow si unisse ai fuggitivi? Non sanno perché io permetta che rimangano tranquilli sotto l’ala protettiva di Urahara Kisuke, quando mi basterebbe davvero poco per farli uscire tutti allo scoperto? O forse sei tu quello curioso, Gin?»

«Ah, non è giusto, Aizen Taichou, lei mi scopre sempre!»

Non aggiunse altro: sapeva che, quando sul volto di quell’uomo era presente quel sorriso, non si rischiava di rimanere delusi a chiedere che venisse rivelata almeno una parte del piano.

Come tutte le grandi menti, Aizen Taichou non era mai scontento nel trovare orecchie che potessero ascoltarlo.

«Ebbene, nel momento esatto in cui Risa Alex ha abbandonato Las Noches, il mio piano è entrato nella sua penultima fase. Il suo compito qui era per il momento concluso, quindi non c’era ragione di impedire la sua fuga. E il fatto che siano nascosti nella dimora di Urahara Kisuke è in realtà un vantaggio per me: è importante che i rapporti tra di loro si cementino, perché solo così potrò ottenere la cosa che desidero, e che lui cerca tanto di proteggere. Sarà compito di  Aramis consegnarmela»

«Oh, mi è sempre piaciuto quel ragazzo, ha una mente così subdola! Tuttavia ha la brutta abitudine di non agire quasi mai secondo i piani altrui…»

«Questa volta lo farà, Gin. Diciassette anni fa sono stato imprudente, non avevo previsto che Meiko lo avrebbe sigillato. Ma stavolta andrà diversamente, e tutti agiranno esattamente come voglio io»

**

In piedi davanti allo sportello del frigorifero aperto, Liz si strofinò esasperata gli occhi.

Erano le tre del mattino e ancora non era riuscita a prendere sonno, tutta colpa di quella maledetta canzoncina sentita chissà dove, che continuava a passarle in testa come se qualcuno nel suo cervello avesse bloccato con lo scotch il tasto “replay”.

Anche se non sapeva le parole, continuava a sorprendersi a canticchiarla, tanto da arrivare a maledire il pirla che l’aveva inventata, chiunque egli fosse.

Era stata svegliata verso le sette dal trambusto provocato dall’arrivo di Alex e Grimmjow, bagnati fradici fino al midollo, e aveva provato un attimo di smarrimento: era nella sua camera, al buio, da sola.

Non si era forse addormentata in tutt’altra situazione?

Poi però la sua attenzione era caduta sui due batuffolosi animaletti che Alex si teneva in braccio, e la sua mente aveva momentaneamente accantonato quel pensiero.

E a proposito di animali…” rifletté, mentre arraffava un succo di frutta e richiudeva lo sportello. “Chissà Aramis…

«Già, chissà cosa passerà per la testa a quell’animale di Aramis» sussurrò una voce beffarda alle sue spalle.

Liz sussultò e si voltò stupefatta.

«Tu! Mi hai ipnotizzata questo pomeriggio, non negarlo!»

Aramis le appoggiò un dito sulle labbra. “Sshhh, non vorrai mica svegliare tutta la casa, vero?” la ammonì mentalmente.

Lei spalancò gli occhi.

Già, è vero, non ci avevo pensato” si scusò, adattandosi alla conversazione mentale. “E comunque non mi hai risposto

L’Arrancar alzò le spalle e aprì a sua volta il frigo. “Ipnotizzarti? Ti pare che potrei mai fare una cosa del genere? Probabilmente avevi parecchio sonno arretrato, angelo”

Certo, come vuoi. Comunque il succo che ho preso era l’ultimo”

Senza dire niente, Aramis chiuse lo sportello, poi fece per andarsene.

Come, voleva di nuovo ignorarla?

Che nervi, e dire che lei si era impegnata così tanto per fargli capire che non se l’era assolutamente presa per quel bacio!

Cosa doveva fare ancora, aspettare che si addormentasse e poi sussurrargli: «Parla di nuovo con Liz… Liz è tua amica… Liz perdona… Liz è contenta se lavi i piatti al posto suo…» per tutta la notte nell’orecchio?

Beh, in effetti poteva essere un’idea…

Ah, stava andando via!

Decisa a non farsi trattare per l’ennesima volta come parte integrante della tappezzeria, gli si piazzò davanti prima che riuscisse a svignarsela.

Voglio sapere che animale sei!” esclamò puntandogli il dito contro.

Silenzio.

Ok, forse come approccio era stato un po’ troppo brutale.

Sì insomma, Alex mi ha detto che prima di diventare così il vostro aspetto somiglia molto a quello di un animale, o forse anche di una pianta, cavolo, non ricordo bene…di un minerale però non mi sembrava…e poi non avrebbe molto senso…”

Aramis restò per un po’ a guardarla annaspare nel tentativo di spiegarsi meglio, poi le rubò il succo e si mise tranquillamente a bere.

Mmm, perché non provi a indovinarlo da sola?

Ah, la stava sfidando?

Liz cercò di riappropriarsi del maltolto, che però Aramis teneva sollevato al di sopra della sua portata.

Ma certo, sei una maledetta scimmia ladruncola!”  

Se indovini te lo restituisco

Ma ne hai già bevuto metà!

Esatto, e qui c’è l’altra metà che aspetta solo te. O se preferisci posso berla tutta io. Non era l’ultimo?”

Sei una sanguisuga!” buttò lì, puntandogli di nuovo il dito contro.

Per tutta risposta Aramis si portò di nuovo il succo alla bocca.

Ma così non era valido!

No no no, fermo, time out!” esclamò agitata afferrandogli il braccio. “Stai giocando sporco, dammi almeno il tempo di riflettere!

“Ah, ma voi umani non dite sempre che il tempo è denaro, e che quindi non va bene regalarlo tanto a cuor leggero? Chi sono io quindi per contraddire le vostre tradizioni?”

“Ma noi umani diciamo anche che chi dorme non piglia pesci, quindi tenendoti qui sveglio a parlare ti sto facendo a tutti gli effetti un favore”

Aramis le rivolse uno strano sguardo, poi sorrise.

“Touchè”

Liz battè le mani soddisfatta, poi cercò di concentrarsi.

Ripensò all’aspetto che Aramis aveva prima di entrare nel gigai: se non ricordava male aveva una placca ossea a forma di teschio stilizzato sulla fronte… certo che questo non l’aiutava molto.

Poi, beh, aveva le pupille verticali… cos’era, una specie di felino?

E il buco… dov’era il suo buco?

Aramis le afferrò una mano e se la appoggiò al centro del petto.

Le dita di Liz si contrassero leggermente. Sotto la stoffa percepiva il calore della sua pelle, ma quello era un corpo finto; in realtà, nel punto in cui la sua mano era appoggiata, non c’era assolutamente nulla.

Senza dire niente, lo guardò di nuovo negli occhi.

No, a pensarci bene Aramis le trasmetteva una sensazione del tutto diversa da Grimmjow, che, se ricordava bene, era proprio un felino: Grimmjow dava letteralmente l’impressione di voler disintegrare chi gli stava davanti, mentre con Aramis…

Improvvisamente le vennero in mente le parole che le aveva rivolto quel pomeriggio, prima che lei si addormentasse: l’aveva chiamata “coniglietto”, e le aveva detto che era la seconda volta che cadeva tra le sue…

Liz spalancò gli occhi.

Ah.

Aveva capito.

Faresti meglio a chiudere la bocca, o ci entreranno le mosche” la avvertì Aramis, passandosi una mano tra i capelli.

Mentre la sorpassava le restituì il succo.

Stavolta Liz non lo bloccò, era ancora troppo sbalordita per farlo.

Aveva finalmente capito perché, con Aramis, si sentiva esattamente come un  paralizzato, impotente e affascinato coniglietto di fronte ad un affamato serpente.
 
 


Angolo delirazioni

Alex: «Ho un dubbio»

Aki: «Spara pure»

Alex: «È notte fonda: Aizen parla del suo subdolo piano che oltretutto ci riguarda tutti, Gin lo ascolta compiaciuto, Liz e Aramis giocano a “indovina chi?” davanti al frigorifero. È stata una notte di rivelazioni, insomma»

Aki: «Esatto, dopo tutto la notte porta consiglio»

Alex: «Già, e saresti così gentile da spiegarmi che cavolo sto facendo io nel frattempo?»

Aki: «Che intendi dire?»

Alex: «Lo sai benissimo cosa intendo dire»

Aki: «Beh, sei nella tua camera e… (guarda meglio la faccia di Alex, poi capisce e scoppia a ridere) ha ha ha ha ha oddio, non ci credo! Che faccia! Ha ha ha ha ha! Ma dai, davvero hai…ha ha ha ha…scusa… davvero hai così tanta paura?»

Alex (offesa a morte): «Vorrei vedere te al mio posto!»

Liz (entra dalla porta e vede Aki che si rotola dalle risate): «Che succede di bello?»

Aramis (la sua voce arriva dalla cucina): «La principessa ha il terrore che Grimmjow voglia fare le cosacce malgrado lo stato particolare in cui si trovano entrambi. A volte ha davvero una mente così chiusa…»

Alex: «Tu fatti i cazzi tuoi, maledetta biscia!»

Liz: «Oddio scusa, non ci avevo pensato! E sono pure scesa in cucina nel cuore della notte!»

Aki: «Vi state facendo davvero troppi problemi, vi assicuro che non sta succedendo nulla. Grimmjow ha avuto un…. chiamiamolo “contrattempo”»

Alex: «Sei sicura?»

Aki: «Ti assicuro di sì, stai tranquilla. Al momento è in bagno. Sta sperimentando un momento di sana confusione»

Alex: «Si può sapere di che parli?»

Aki: «Ehi, l’ha detto lui che è abituato a cambiare aspetto. È diventato una femmina e la cosa non l’ha stupito più di tanto. Quindi proprio non capisco perché sia così sconvolto di essere diventato una signorina»

Alex: «…. stai scherzando, vero?»

Aki: «Assolutamente no. L’umorismo di Urahara è sconvolgente, non trovi?»
 

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Capitolo 30
*** C'era una volta, in un deserto lontano lontano... ***


Aki:«Bene gente, questo capitolo è un po’ diverso dai precedenti, e c’è un motivo: Alex si è rotta le beneamate scatole e quindi bracca Aramis per farsi raccontare il suo passato. Ne ho quindi approfittato per spiegarvi un po’ di retroscena: aprite bene gli occhi perché ci saranno molte cose importanti, alcune delle quali però solo accennate implicitamente e spiegate nei prossimi capitoli. Attenzione: solo la storia dal punto di vista di Aramis, ovvero la prima parte, viene raccontata ad Alex. I ricordi di Meiko, ovvero la seconda parte, vengono raccontati solo a voi che leggete per spiegarvi un po’ di cose, quindi Alex non ne sa nulla. Diciamo che è un mio regalo per premiare la vostra infinita pazienza e spiegarvi finalmente qualcosa. Detto questo…  (punta minacciosamente il microfono contro Aramis) non pensare di scamparla, bello! Ho detto che avremmo fatto karaoke, ma l’unico che non ha ancora cantato sei tu!»

Aramis (senza sollevare lo sguardo dal castello di carte che sta facendo):«Io sono un creativo, se non c’è un’interessante fonte di ispirazione non puoi obbligarmi a cantare»

Alex:«Ma meglio così! Si può sapere perché ti sei intestardita così tanto nel farlo cantare? E poi in ogni caso qualsiasi prodotto della sua “ispirazione” non sarebbe minimamente adatto al raiting arancione, quindi lascia perdere»

Aki (facendo gli occhioni dolci):«Quindi non posso fargli cantare “Sangeshitsu” in duetto con Grimmjow?»

Alex: «QUELLA MENO DI TUTTE!»

Aramis: «Che succede principessa? Sbaglio o sei arrossita? Credevo che ascoltare quella canzone ti avesse fatto piacere…»

Alex:«ASSOLUTAMENTE NO!»

(esce sbattendo la porta)

Aki: «Aaah, l’amore… comunque, tornando a noi, la tua ispirazione verrebbe aiutata se ti dicessi che… »

(si china a sussurrargli qualcosa nell’orecchio con espressione demoniaca)

(Il castello di carte crolla completamente a terra. Un’improvvisa aura oscura circonda Aramis)

Aramis (sorridendo in modo inquietante): «Ma tu guarda… Dov’è finito il microfono?»

 
Uno zuccoso grazie a VaIoLeTImmortalgirl14, gelidovento, zakopane, Nata dalla Tempesta e blackshine32 per aver messo questa storia tra le preferite, a TheBolt e Laoghaire per averla messa tra le seguite, a Zakurio per averla messa tra quelle ricordate, aLa Burattinaia per avermi messa tra gli autori preferiti, e a chi legge e basta. Buon Halloween!
 

 
Capitolo 30: C’era una volta, in un deserto lontano lontano…
 
Le finestre erano oscurate, la porta era chiusa, la sola luce era procurata da un paio di candele posizionate sul tavolino attorno a cui erano seduti, fornendo alla stanza di Aramis una deliziosa atmosfera da seduta spiritica.

Probabilmente nessuno si sarebbe scomposto se il cupo mietitore avesse fatto capolino dalla porta offrendo da bere a tutti.

«Principessa, se non sbaglio in quel biglietto mi ero premurato di specificare “in privato”» borbottò Aramis, scoccando un’occhiata di traverso al piccolo pubblico che si era assiepato nella sua stanza.

Liz era seduta a gambe incrociate alla sua sinistra, e agitava una stringa con fare tentatore di fronte al musetto di Al, il gattino grigio.

Si trovava lì per pura curiosità.

Urahara invece era comodamente seduto alla sua destra, e lo spostamento d’aria prodotto dal suo ventaglio faceva tremolare le deboli fiammelle delle candele.

Era stato lui a convincere Alex ad ascoltare quello che Aramis aveva da dirle, e questo, a suo dire, gli dava il pieno diritto per ascoltare a sua volta.

Infine c’era Grimmjow, seduto con aria scocciata alle spalle di Alex.

Non era minimamente interessato a quello che avevano da dirsi; si trovava lì unicamente in veste di dissuasore, casomai Aramis si fosse momentaneamente dimenticato che le sue mani non avevano licenza di palpeggio.

Forse sarebbe sembrato molto più minaccioso se solo Ed, il gattino fulvo, non avesse deciso proprio in quell’istante di cimentarsi nella scalata del suo braccio.

Alex, seduta esattamente di fronte all’Arrancar, assottigliò lo sguardo.

«E secondo te sulla mia fronte c’è scritto “deficiente”? Qualsiasi cosa tu voglia dirmi può aspettare qualche minuto; ora credo proprio che sia il momento che tu ci dia qualche risposta» rispose con tono deciso.

«E le domande sarebbero?»

«Chi sei? Perché Meiko ti ha sigillato? Perché Aizen ha messo su tutto questo casino per liberarti? Cosa c'entro io, in tutta questa storia?»

«Che intendi dire, Alex? Aizen voleva che togliessi il sigillo ad Aramis, no?» intervenne perplessa Liz.

«Sì, ma perché proprio io? A Las Noches ha a disposizione gente molto più forte di me, e non mi sembra affatto il tipo che si sventrerebbe piuttosto che sacrificare qualche sottoposto. E anche quando Meiko mi ha parlato… non so, mi ha dato quasi l’impressione che mi conoscesse»

«Un’impressione è davvero poco su cui basarsi, principessa»

«Tu mi hai chiamata, Aramis. Quando Grimmjow è stato mandato a prenderti nelle rovine della colonia, ho sognato il momento in cui gli hai succhiato quasi tutte le energie. Sei stato tu a farmelo vedere, non è vero? Perché?»

Un pesante silenzio scese sulla stanza.

«Guarda guarda Aramis, sembra proprio che sia arrivato il momento di dissipare la nebbia di misteri che ti avvolge!» commentò allegramente Urahara.

Per tutta risposta l’Arrancar sollevò tre dita.

«Posso rispondere solo a tre delle tue domande, e neanche in maniera completa. Prendere o lasciare»

Alex si morse il labbro con una chiara insoddisfazione dipinta su tutta la faccia, poi, reticente, annuì.

E Aramis cominciò a raccontare.
 

~ Prima parte  - Aramis ~

Era diventato Vasto Lorde già da qualche mese, quando aveva incrociato per la prima volta la strada di Meiko.

O meglio, quando Meiko gli aveva tirato senza alcun preavviso una sonora pedata nel sedere.

«Sei tu l’imbecille che ha ridotto le mie due compagne in quello stato catatonico?»

Lentamente si era rialzato dalla sabbia.

Sì, in effetti era stato lui.

Purtroppo i suoi approcci avevano l’effetto collaterale di prosciugare le sue vittime di quasi ogni energia.

Non poteva farci niente, era così che si nutriva.

Comunque prima o poi si sarebbero riprese.

«Non me ne faccio nulla del tuo “prima o poi”. Muovi il culo e rimettile a posto, bimbetto!»

Non era certo la prima volta che veniva minacciato in quel modo, quindi non si era scomposto più di tanto: gli sarebbe bastato esercitare il proprio fascino su di lei, e le proteste si sarebbero sicuramente spente in un attimo.

A quei tempi non era ancora in grado di leggere nella mente altrui, quindi non sapeva che i suoi sforzi per sedurla gli avrebbero unicamente procurato un altro calcio nel didietro.

Confuso e innervosito, aveva provato a ribellarsi.

Stesso doloroso risultato.

Completamente sconvolto, aveva dovuto obbedirle.

~

Dopo quell’episodio, aveva cominciato a recarsi alla colonia sempre più di frequente.

Provava un misto di risentimento e morbosa curiosità verso quella donna dagli occhi di ghiaccio, ma soprattutto voleva capire come avere la meglio su di lei.

Insomma, ne andava pur sempre del suo orgoglio di seduttore.

La osservava, ascoltava le sue conversazioni e la seguiva.

Finchè non aveva rimediato l’ennesimo calcio nel didietro.

Ormai stava diventando un’abitudine.

«Continuare a vederti strisciare nell’ombra mi nausea, se hai qualcosa da dirmi fallo e basta, bimbetto»

Bimbetto?!

Assurdo, come aspetto Meiko non era poi così tanto più grande, e per di più era decisamente più bassa di lui, e osava chiamarlo bimbetto?

«Ti chiamo così perché la tua età mentale è pressappoco quella. Sappi che in questa colonia non sono ammesse persone incapaci di ragionare prima di fare qualsiasi cosa passi loro per il cervello, quindi o ti adegui, o ti sbaracchi il più presto possibile fuori dal mio territorio. E comunque come dovrei chiamarti? A quanto ho sentito ogni singolo membro della mia colonia ti conosce con un nome diverso»

Beh, forse aveva esagerato un po’ con i nomi falsi.

Ma dopotutto un nome valeva l’altro, e ne aveva usati così tanti che ormai erano decenni che non ricordava più quello vero.

«Capisco. Vorrà dire che da oggi in poi se la pianterai di comportarti come un moccioso frustrato ti chiamerò “Aramis”. Ma se ti pesco ancora a strisciarmi in quel modo alle spalle ti appendo a uno di quei rami per le budella, sono stata chiara?»

Questo lo lasciò senza parole.

Lui la stava pedinando per trovare un modo di sopraffarla, e lei lo aveva battezzato.

Aramis.

 Era la prima volta che qualcuno gli dava un nome.

Escludendo “bastardo” e sinonimi, ovviamente.

Aramis.

Sì, gli piaceva.

~

Fu parecchi anni dopo che alla colonia si sentì parlare per la prima volta di Aizen e degli strani poteri che conferiva agli Hollow strappando loro la maschera.

“Arrancar”, era così che si chiamavano.

Nel frattempo Aramis aveva continuato a farsi qualche scampagnata ogni tanto nel mondo terreno, sfuggendo per un pelo in un paio di occasioni agli Shinigami e approfondendo la conoscenza di Urahara, che aveva lasciato la Soul Society per fare la guardia a una cosa in particolare.

Finchè un giorno giunse alla colonia Aizen in persona, accompagnato da un paio di questi nuovi esseri creati da lui.

Per la cronaca, uno dei due era Grimmjow, e da come squadrava Meiko sembrava decisamente conoscerla.

Aizen parlò a lungo, esponendole i vantaggi che quella trasformazione avrebbe comportato.

«E in tutta questa storia tu cosa ci guadagni, Shinigami? Non vorrai certo dirmi che intendi dotare me e i miei compagni di questi poteri favolosi per pura beneficienza»

«Non si tratta di guadagno, ma piuttosto di uno scambio vantaggioso per entrambi. È vero, la vostra trasformazione richiederebbe un prezzo, che però potrebbe rivelarsi un ulteriore guadagno per te: l’unica cosa che chiedo infatti è lealtà nei miei confronti, ma ciò non minerebbe in alcun modo l’autorità sui tuoi seguaci, anzi, te ne fornirebbe una ancora più vasta tra gli Arrancar attualmente esistenti. I più forti tra loro infatti prendono il nome di Espada, e godono dei più alti onori a Las Noches, la nostra fortezza attualmente in costruzione»

Mentre quel discorso veniva pronunciato, Aramis aveva provato un paio di volte la sensazione che gli occhi di Aizen dardeggiassero nella sua direzione.

Meiko comunque non accettò la sua proposta.

Grimmjow aveva decisamente l’aria di qualcuno pronto a fare una carneficina, ma Aizen decise di andarsene senza alcun tipo di ritorsione.

Le disse che voleva lasciarle il tempo di rifletterci su.

Ma Aramis aveva la netta sensazione che lo Shinigami si stesse rivolgendo anche a lui.

Offrendogli la possibilità di diventare più forte della sua regina.

~

Stava impazzendo.

Diventare un Arrancar gli aveva fornito per qualche motivo il potere di leggere la mente altrui, ma non era affatto in grado di controllarlo.

A Las Noches, contando le sue dimensioni e la scarsa popolazione che la abitava, era poco più che un fastidio, ma, come aveva messo piede nel mondo terreno, era stato assalito da migliaia di voci in un
solo istante, trovandosi in poco tempo sull’orlo della pazzia.


Non aveva assolutamente abbastanza concentrazione per aprire un garganta, e se fosse rimasto troppo a lungo così all’aperto qualche Shinigami si sarebbe accorto della sua presenza.

Shinigami… Urahara!

Era parecchio ormai che non lo vedeva, ma al momento non riusciva a pensare a nient’altro, mentre il peso di centinaia e centinaia di pensieri gli opprimeva la testa.

~

«Dovrei staccarti la testa qui e ora, bimbetto»

Ah, il disprezzo che trasudava dalla voce di Meiko gli provocava un’enorme nostalgia.

Era ancora offesa a morte per il suo tradimento, e lo dimostrava apertamente ogni volta che le arrivava a portata di calcio.

Grazie ad Urahara, Aramis era riuscito a padroneggiare alla perfezione il suo nuovo potere (fornendogli in cambio forza-lavoro nell’eterno negozio che usava come copertura mentre faceva la guardia a quella cosa), e, visto che Aizen si vedeva raramente a Las Noches, lui ne aveva approfittato per ritornare alla colonia.

Da cui era stato buttato fuori subito dopo a calci in culo.

C’era voluto un sacco perché la sua regina accettasse di nuovo la sua presenza, eppure Aramis non si era mai imposto fisicamente su di lei, malgrado avesse ricercato tutto quel potere proprio per quel motivo: ora che poteva leggerle nella mente, Meiko non poteva nascondergli più nulla, e la cosa lo appagava incredibilmente.

~

Nel frattempo parecchi membri della colonia l’avevano abbandonata per rifugiarsi a Las Noches, e altri erano stati uccisi nel deserto da alcuni Arrancar in avanscoperta.

~

«Cos’è l’amore?»

Questa era una domanda venuta fuori quasi per caso, a cui né Aramis né Meiko sapevano dare una risposta.

Dopotutto era rarissimo che quelli come loro potessero provare un sentimento tanto intenso.

Alla fine si erano trovati d’accordo su un punto: probabilmente l’innamoramento veniva fuori quando a causa di qualcuno ci si trovava in una situazione del tutto diversa da quella a cui si era abituati.

«Allora la questione è risolta, Aramis: la prima volta nella tua esistenza in cui ti troverai ad aver a che fare con l’istinto di protezione cadrai cotto come una pera»

«Ma come, mi stai forse dando dell’ egoista?»   

«No, ti sto dando dell’infantile egoista. È una sfumatura diversa»

«Molto bene, e di chi si potrebbe invece mai innamorare colei che viene chiamata “la regina di ghiaccio”? Esisterà qualcuno in grado di incrinare la tua impassibilità?»

«Mi stai dando della frigida?»

«Assolutamente no. Ti sto dando della frigida repressa. È una sfumatura diversa»

~

Meiko aveva deposto il fagotto di stracci, che fino a poco prima era stato Aramis, in una nicchia all’interno dell’albero che per secoli aveva ombreggiato la sua colonia, ora completamente disabitata.

“Ferma Meiko, non puoi farlo! Guarda come sei ridotta, smettila di impormi sigilli, così ti ucciderai!” le aveva gridato mentalmente.

Ormai era l’unica cosa che poteva fare.

 “Ti preoccupi per me, bimbetto?”

“Sei tu quella che si preoccupa troppo per il futuro! Avanti, non fare la stupida!”

Era stato Urahara a capire a cosa Aramis servisse davvero ad Aizen, e quella prospettiva aveva costretto Meiko a prendere quella drastica decisione.

Sigillata, la coscienza di Aramis aveva cominciato pian piano ad affievolirsi.

Era riuscito a rimanere sveglio giusto il tempo di sentire qualche ultima parola.

“Aspettami. Tornerò a prenderti, Aramis”
 
 

~ Seconda parte - Meiko ~

Era distesa sulla sabbia, sotto i pallidi raggi di quella luna che non tramontava mai nell’Hueco Mundo.

Ormai erano parecchi anni che era ferma allo stadio di Adjucas, e spesso si concedeva lunghe pennichelle su una duna di quell’immenso deserto, aspettando che lo scemo di turno, vedendo la lupa da sola con la guardia apparentemente abbassata, si avvicinasse per fare di lei la sua cena.

Non provava quello smanioso piacere di uccidere che molti dei suoi simili sembravano coltivare, ma non si faceva certo problemi a sbranare chi la attaccava: non ci teneva per niente a perdere la coscienza di sé tornando una Menos Grande.

Comunque non dovette aspettare molto.

«Guarda guarda che bel bocconcino che abbiamo trovato!»

«Non è molto grande, basterà per tutti?»

Aprì gli occhi.

«Caccia di gruppo, eh? Simpatici…» commentò, tirandosi su.

Erano in sei, e l’avevano circondata. Erano tutti enormi, cosa piuttosto comune tra gli Adjucas e che non era per forza sintomo di potenza. Solo uno era di ben più modeste dimensioni:  un felino dall’aspetto piuttosto feroce che era più o meno della sua stazza, e che aveva tutta l’aria di essere il capo.

Scattò per prima, saltando addosso al bestione più vicino e dilaniandolo.

Era raro che gli Adjucas si unissero in gruppi così numerosi, ma quando succedeva l’unico modo per batterli era basarsi sulla velocità per eliminare uno per uno i più deboli, in modo da incrementare la propria forza ed insieme non avere intralci quando si affrontavano gli ossi più duri, visto che era fondamentale non farsi portare via neanche un pezzo di carne dagli avversari.

Il capo le balzò addosso, ma lei scartò a sinistra e ferì due suoi compagni accorsi a dargli manforte, mentre sentiva il suo potere accrescersi.

«Idioti! È troppo veloce per voi, lasciate fare a me!» ruggì lui agli unici due membri del suo gruppo rimasti incolumi, mentre gli altri si facevano da parte.
Lei si voltò ad affrontarlo.

«Dovresti scegliere con più accuratezza le tue prede, signor cacciatore» lo derise mentre cominciavano a camminare in cerchio, squadrandosi alla ricerca di un’apertura nella reciproca guardia.

Poi si fece seria.

Questo qui era di tutt’altra pasta rispetto ai suoi compagni: se non fosse riuscita a trovare in fretta un modo per morderlo forse sarebbe stato meglio battere in ritirata.

«Scherzi? Che gusto c’è a mangiare se il cibo non si agita neanche un po’?»

Perfetto, le era pure toccato l’esaltato!

Proprio il genere di individuo che più detestava.

«Ma finora è stato solo il cibo a mangiare»ribatté lei, leccandosi le zanne che sapevano ancora di sangue.

«A questo si può rimediare in fretta!»

Evitò il suo attacco frontale, ma il suo avversario previde la direzione in cui avrebbe scartato e deviò anche lui; così finirono a rotolare avvinghiati nella sabbia, ringhiando e cercando di mordersi a vicenda.

Ci aveva visto giusto, il bastardo se la cavava davvero bene.

Poi qualcosa la colpì, staccandola dall’altro Adjucas e spedendola qualche metro più in là.

Erano gli altri due, che a quanto pareva si erano stufati di rimanere in disparte e ora incombevano su di lei.

«Vi avevo detto di starne fuori!» ruggì furioso il loro capo.

«Se non possiamo esserle d’aiuto in combattimento non siamo degni di essere suoi servitori» asserì uno dei due.

Perfetto, i due polli capitavano proprio al momento giusto.

Fu in quel momento, non appena ebbe finito di strappare dei brandelli di carne da entrambi, che successe.

Il suo corpo animale si illuminò, e all’improvviso cominciò a cambiare, sotto lo sguardo sbalordito dell’ultimo Adjucas del gruppo rimasto incolume.

Quando il processo di mutazione finì, si ritrovò inginocchiata sulla sabbia.

Al posto delle zampe anteriori, aveva mani munite di lunghi  artigli che uscivano dalle nocche, al posto di quelle anteriori, dei piedi.

Tastandosi la testa, si accorse che al posto del muso ora aveva una faccia, e lunghi capelli argentei le ricadevano sulle spalle.

Le orecchie e la coda erano rimaste canine, ma in generale il suo aspetto ora assomigliava molto a quello di un essere umano.

Si alzò in piedi, nonostante le sembrasse strano non dover più stare a quattro zampe.

Era diventata una Vasto Lorde.

Alzò lo sguardo, e vide che l’Adjucas la stava ancora squadrando.

Sembrava allo stesso tempo sbalordito e furioso.

Si voltò per andarsene.

Ora che non c’era più il pericolo di retrocedere, non doveva neanche più divorare gli altri.

«Ehi, dove credi di andare?» ringhiò lui, tagliandole la strada. «Non abbiamo ancora finito!»

«E invece mi sa proprio che abbiamo finito. Mettiti il cuore in pace e cercati un’altra colazione, bello»

«Credi che abbia paura di te? Posso ancora distruggerti, se voglio!»

Le sfuggì un sospiro.

Lo aveva già detto che, se c’era una cosa che detestava, erano gli esaltati? 

Le bastò un passo e grazie alla nuova velocità si ritrovò in cima a una duna alle sue spalle, mentre lui si voltava a squadrarla con odio.

Quello lì se la sarebbe legata al dito, se lo sentiva.

«Qual è il tuo nome, Adjucas?»

«Grimmjow» ringhiò lui in risposta. «E il tuo, donna?»

Guardò l’orizzonte, dove si intravedevano i rami di un gigantesco albero di pietra.

«Meiko»

~

Che razza di problema aveva, quell’invasato?

Non era la sua magagna principale al momento, eppure Meiko avrebbe tanto voluto saperlo.

Già era nervosa perché quello Shinigami di nome Aizen era entrato come se niente fosse nella sua colonia per proporle quella che a lei sembrava né più né meno che una schiavitù mascherata da collaborazione, e per di più doveva anche sorbirsi gli sguardi di fuoco di una delle due creature chiamate Arrancar venute con lui.

L’invasato in questione era un tizio dai capelli azzurri e l’aria perennemente incazzata, che dal momento in cui aveva messo piede nella sua colonia non le aveva staccato gli occhi di dosso.

Ce l’aveva con lei per qualche motivo, eppure era sicura di non averlo mai incontrato uno psicotico simile.

Eppure se bruciava così tanto dalla voglia di ammazzarla sicuramente un motivo doveva pur avercelo.

Chissà.

Riportò la sua attenzione sullo Shinigami, e misurando bene le parole rifiutò la sua proposta.

Cercò di nasconderlo al meglio, ma era sulle spine come non le capitava ormai da anni: quell’uomo era pericoloso, era forte, e lo stesso poteva dirsi dei due Arrancar che lo accompagnavano; se avessero attaccato, della colonia sarebbe rimasto a malapena il ricordo.

«Questo significa che non c’è più alcun motivo per lasciarti vivere, Meiko!» ringhiò a quel punto l’invasato dai capelli blu.

Tuttavia lo Shinigami lo rimise in fretta al suo posto.

«Calmati Grimmjow, non è a te che spetta questa decisione»

Grimmjow?

Allora dopo tutto quegli esseri ce l’avevano un nome, oltre ad un numero.

Però…

Quel nome in particolare lei l’aveva già sentito.

E improvvisamente le affiorò alla memoria, accompagnata da una leggera smorfia di disappunto, l’immagine di un Adjuchas estremamente rompiballe dalla forma felina.

Oh, perfetto.

L’esaltato assetato di vendetta era in effetti proprio quello che mancava alla sua vita.

«Quindi non hai intenzione di uccidermi?» chiese con calma allo Shinigami.

«Quella con cui sono venuto qui è solo una proposta, non un ultimatum. Quindi per ora noi ci ritiriamo; probabilmente riflettendoci con più calma ti accorgerai che quello che  voglio offrirti è ciò che più si avvicina all’invincibilità»

Meiko rilassò tutti i muscoli che aveva inconsciamente irrigidito per la tensione.

«Ne dubito fortemente. Se c’è una cosa che decenni di lotta disperata per la sopravvivenza mi hanno insegnato, è che nessuno è invincibile. Purtroppo dietro l’angolo c’è sempre un pesce più grosso»

~

Meiko abbassò la tazza di the.

Ormai era parecchio tempo che quella storia andava avanti, e per forza di cose si era ritrovata qualche volta a parlare con quell’uomo, dovendo suo malgrado constatare che era davvero gratificante poter dialogare ogni tanto con qualcuno che non avesse sempre il cervello settato in modalità sterminio.

Anche se con il suo comportamento spesso superficiale la irritava non poco.

«Quello che lei non sembra capire è che quel bamboccio di Aramis si trova sotto la mia responsabilità, è compito mio evitare che lui e gli altri combinino guai nel mondo terreno e attirino l’attenzione degli Shinigami. Continuando ad assecondarlo in questo modo non mi aiuta per niente» borbottò irritata.

Urahara sorrise alla sua protesta. «Può stare tranquilla: il gigai che gli ho prestato gli impedisce di rilasciare molto reiatsu, e visto che questo mondo sembra piacergli così tanto non vedo perché impedirgli di gironzolare un po’, finchè non combina danni»

Meiko gli rivolse uno sguardo scettico.

Come se non lo avessero saputo entrambi che non erano certo quelle architettoniche o paesaggistiche le bellezze che piacevano tanto ad Aramis in quel mondo.

«Come vanno le cose nella sua colonia?» chiese Urahara dopo una pausa.

Meiko si incupì.

«Male. Molti hanno paura di questi nuovi Arrancar creati da Aizen, soprattutto degli Espada, e altri invece desiderano diventarlo. Qualcuno se n’è già andato a Las Noches. Aramis finora è l’unico ad essere tornato alla colonia dopo la trasformazione. Ho sentito che Aizen è riuscito a reclutare perfino Barragan Luisenbarn, che controllava con i suoi seguaci un ampio territorio a nord e a cui nessuno osava avvicinarsi. È per questo che preferirei non dovermi più assentare per venire qui a riprendere quel bamboccio»

«Mi perdoni se glielo faccio notare, ma le sue parole mettono in crisi l’immagine fredda e distaccata che vuole dare di sé: se davvero per lei venire qui è una seccatura, perché non manda mai qualcun altro a prendere Aramis, o lascia che torni da solo?»

«Figuriamoci, quello lì sarebbe capace di aspettare qui per secoli se non venissi di persona a prenderlo. E comunque non sono gentile come mi dipinge, signor Urahara. Semplicemente seguo una linea di condotta che porta me e chi sta sotto il mio comando ad andare avanti affrontando il minor numero di problemi possibile. Il mio credo è la logica, non i buoni sentimenti»

«Mmm, sarà»

~

Era sbalordito dalla sua visita, glielo si leggeva in faccia.

In fondo nel mondo terreno era notte fonda, una notte buia come quella eterna dell’Hueco Mundo da cui era appena fuggita.

O forse faceva quella faccia per via delle sue condizioni fisiche.

Meiko tossì, e sulla mano le rimasero residui di sangue.

In effetti era di certo stata meglio in passato.

«Cos’è successo?» chiese agitato Urahara, aiutandola a reggersi in piedi. «Hanno attaccato la colonia? E dov’è Aramis?»

«Aramis… l’ho appena sigillato»

«Come sarebbe sigillato?» boccheggiò l’uomo.

«Non c’era altro modo: il primo sigillo annulla il suo potere e gli fa assumere un’altra forma, in modo che Aizen non possa servirsi di lui; il secondo scatterà ogni volta che qualcuno, dopo averlo toccato, esprimerà la volontà di liberarlo, sigillando progressivamente i suoi poteri spirituali»

«Ma perché è arrivata a tanto?»

Meiko sorrise mesta. «Sappiamo bene entrambi che l’unica altra soluzione sarebbe stata ucciderlo: io sono solo una fredda anima che non è riuscita a tenersi stretti i suoi compagni, quindi ora come ora non sarei mai in grado di proteggerlo da Aizen. In questo modo Aramis potrà sopravvivere finchè questa storia non sarà finita»

Fu scossa dai brividi, mentre il suo corpo cominciava a brillare di un’opaca luce argentea.

«Cosa succede adesso?»

«È l’ultimo sigillo che ho imposto su Aramis. Non appena morirò una parte della mia anima verrà racchiusa in lui. Gli ho promesso che sarei tornata a liberarlo, ma nella mia prossima vita ovviamente non mi ricorderò più di tutto questo. Sarà quella parte della mia anima ad attirarmi da lui, e se sarò diventata qualcuno in grado di proteggerlo mi permetterà di liberarlo»

Mentre ancora parlava le sue gambe cedettero, e si accasciò a terra respirando faticosamente.

Urahara le stringeva una mano.

Buffo, sembrava perfino triste che lei si stesse spegnendo.  

«Non c’è alcun bisogno che lei muoia, signorina Meiko. Si può cambiare anche senza ripartire da zero»

«Sono venuta qui perché nessuno deve sapere che sono morta» continuò Meiko senza ascoltarlo. «Non so in quale luogo rinascerò e quanto ci metterà Aizen ad accorgersene. Non so se ci rincontreremo ancora, quindi per il momento le dirò addio»

Urahara fece un sorrisetto a quelle ultime parole. «Io invece le rispondo con un arrivederci, signorina Meiko»

Lei distolse lo sguardo.

Ora era distesa sull’erba, sotto i pallidi raggi di una luna che era molto simile a quella che mai tramontava nell’Hueco Mundo, silenziosa spettatrice mentre il sipario calava su Meiko, la regina di ghiaccio.
 

 
Angolo delirazioni

Aramis: «Bene, sembra che sia arrivato il mio turno di cantare ~»

Alex (trascinata di nuovo a forza nella stanza): «Mi spieghi perché devi mettere su una faccia tanto perversa anche durante il karaoke?»

Aramis: «I tuoi sono solo pregiudizi, principessa. In realtà è una canzoncina alquanto innocente»

Alex: «Ah-ah, e a chi sarebbe dedicata la canzoncina innocente?»

Aramis: «Se-gre-to»

Alex: «Sento già che mi pentirò di aver ascoltato…»

(Parte la musica)

«~Sotto un grande albero di mele, è lì che ti ho trovata.
     Avrei tanto voluto giocare con te, ma sei ancora una tenera piccola mela.
     Matura al Sole, quando diventerai una mela succosa ti raccoglierò.
     Cresci ancora più rossa, diventa più grande.
     Io aspetterò ancora per un po’.
    Diventeremo davvero amici intimi?
    Che cosa speri di ottenere?
    Su, mostrami un’espressione ancora più interessante.
  Matura e casca dritta nella mia mano,
   io aspetterò per sempre ~»

Liz: «Beh, dopotutto è stata davvero una canzoncina tranquilla per i suoi standard!»

Aki: «Ehm… sì, certo, cara… tranquilla, innocente e del tutto priva di allusioni a una persona in particolare, sicuramente… forse se gli facessi davvero cantare “Sangeshitsu” coglieresti meglio…»

Alex: «HO DETTO DI NO!»

 
Angolo spiegazioni

1) In Bleach viene spiegato che se gli Hollow vengono uccisi da uno Shinigami finiscono o alla Soul Society o all’Inferno, ma non viene detto nulla su tutte le altre possibili modalità di morte, tipo se si uccidono tra di loro senza assorbirsi o se si suicidano. Quindi sappiate che Meiko parla di reincarnazione perché nella mia storia se un Hollow muore non per mano di uno Shinigami semplicemente si reincarna di nuovo come essere umano. Un po’ come succede agli abitanti della Soul Society, insomma. È una mia supposizione, ovviamente, Tite Kubo non mi pare abbia mai detto nulla di simile.

2) Nel flashback Meiko minaccia di appendere Aramis ai rami per le budella perché la colonia sorgeva ai piedi di un albero gigante di pietra. Ma di sicuro ve lo ricordavate, vero?

3) Quella che canta Aramis nell’angolo delirazioni è “Ookina ringo”, una canzoncina presa dal musical di Hunter x Hunter. Ovviamente la traduzione non è proprio letterale, alcune frasi le ho saltate e alcune le ho un po’ cambiate.

Ah, giusto per la cronaca, la canta Hisoka a Gon.

Se pensate che suoni un po’ perversa avete perfettamente ragione.
 

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Capitolo 31
*** L'amore non è bello se non è litigarello. Chi è il cretino che l'ha detto? ***


Aki: «I sogni soooon deeeeeesideri, di feeeeelicitààààààà…»

Alex: «Seriamente Aki…..»

Aki: «…tu sogna e spera fermameeeeeeente….»

Alex: «… pensi di averne….»

Aki: «… dimentica il preseeeente…»

Alex: «… ancora per molto?»

Aki: «… e il sogno realtàààààà diverràààààààààààààààààààà!»

Aramis: «Non sprecare fiato principessa, ti sembra forse in grado di intendere e di volere al momento?»

Grimmjow (osserva irritato Aki che saltella canticchiando con una faccia da ebete per tutta la casa, poi la solleva per il retro della maglietta): «Dacci un taglio, ok? Hai rotto con tutto questo zucchero!»

Aki (rivolgendogli uno sguardo denso di saccarosio): «Grimmjow! Amore mio! Ti ho mai detto che ti voglio tanto bene?»

(l’Espada la lascia andare di botto disgustato. Aki ricomincia a canticchiare. Di comune intesa Alex e Liz la afferrano e la trascinano nello sgabuzzino)

Alex: «Allora, ce lo vuoi dire che ti prende?»

Aki: «Alex, te l’ho mai detto che hai dei capelli stupendi? E tu Liz, i tuoi occhi…»

Alex: «Niente, cervello non pervenuto»

Liz: «Aspetta, provo io: Aki? Pensa ad Ulquiorra»

Aki: «Ulquiorra?»

Liz: «Sì. Alla sua faccia da emo depresso!»

Aki (fangirl-mode-on): «Ulqui-chan non è un emo depresso!»

Alex: «Oh, si è svegliata. Allora?»

Aki: «Allora niente, sono solo taaaaanto felice! Se volete sapere perché andatevi a leggere il capitolo 518 di Bleach, io qua gli spoiler non li faccio! Su, forza, per festeggiare dobbiamo fare qualcosa tutti insieme questa sera! Qualche idea?»

Alex: «Tira fuori ancora una volta le carte da strip poker e ti uccido»


 
Un Natale pieno di regali a Aryadaughter, LindonaNazionale, Racchan e _EucliffeRedHot_ per aver messo questa storia nelle seguite, a amerillidasilvas, Lucy_Heartphilia, SkyHayley, e violet in the sky per averla messa tra le preferite, a amerillidasilvas, Nata dalla Tempesta e zakopane per avermi messa tra gli autori preferiti, e come al solito a chi legge e basta. Merry Christmas!
 


Capitolo 31: L’amore non è bello se non è litigarello. Chi è il cretino che l’ha detto?
 

Era sfinita.

Peggio, era stravolta.

Si sentiva come una tartaruga infilata a forza nella ruota di un criceto e costretta a correre per evitare di inciampare e cominciare a rotolare pietosamente.

Stessa stanchezza e stessa nausea.

Fu questo il motivo per cui si lanciò a pelle d’orso sulla prima cosa morbida che le capitò a tiro.

Ovvero la spalla di Liz.

«Uccidimi. Sparami, avvelenami col cibo, fai come ti pare, basta che la finiamo in fretta» mugugnò in tono tetro inspirando il suo profumo, che la faceva sentire a casa come non le capitava ormai da settimane.

L’amica posò il mestolo e le diede delle pacche comprensive sulla testa.

«Però, questo sì che si chiama iniziare con sprint l’anno nuovo!»

Alex gemette di nuovo.

«Liz…» borbottò scontrosamente. «Ricordami per quale motivo sto passando le mie giornate a farmi massacrare da quei due spietati mostri sadici»

Liz cominciò ad accarezzarle i capelli, ed Alex dovette fare uno sforzo immane per non assopirsi di botto.

«Allora, due giorni fa Aramis ci ha raccontato la sua storia, che oltretutto io ho trovato davvero commovente. Poi ha cambiato completamente discorso e ti ha detto chiaro e tondo che il modo in cui usi il tuo potere è tremendamente approssimativo, e che visto che probabilmente in futuro le cose si complicheranno, è necessario per te migliorare in quel campo. Perciò si è offerto di aiutarti, facendoti da personal trainer tutte le mattine. Beh, diciamo che te lo ha imposto. Ha lasciato intendere tra le righe che altrimenti la mia vita in questo ipotetico futuro sarebbe in pericolo, credo»

Alex si irrigidì al ricordo.

Già, come al solito un bastardo con l’abitudine di sorridere troppo aveva tirato in ballo Liz per farle fare tutto quello che voleva dicendole sempre poco o nulla.

“Stupido Arrancar… eh certo, perché deve venirmelo a ricordare proprio lui in che razza di situazione ci troviamo, come se io fossi una povera pazza che crede di essere in gita scolastica… e di chi pensa che sia la colpa, oltretutto? È per tirarlo fuori da quel sigillo che sono finita a Las Noches, mica per fare una vacanza alternativa…” pensò contrariata.

«Invece, per quanto riguarda Grimmjow…», continuò l’altra. «Beh, lui ha colto la palla al balzo per insistere sul fatto che sicuramente in futuro ci sarà uno scontro, e che quindi devi assolutamente migliorare anche nel combattimento. Credo che sia un po’ geloso del tempo che passi con Aramis, sai?»

Dalla bocca chiusa di Alex uscì un altro verso che sembrava provenire dall’Oltretomba.

Certo, era geloso di Aramis, e quindi si vendicava massacrando lei ogni santo pomeriggio con la scusa che saper tranciare un arto con la spada o riuscire a pestare la gente con un braccio letteralmente legato dietro la schiena fossero cose assolutamente indispensabili nella vita di qualcuno.

E quel qualcuno era lei, ovviamente.

«Odio gli Arrancar» concluse con un gemito, cercando di ignorare la fitta che l’aveva appena colta dritta al cervello.

Aveva appena concluso la sessione mattutina di “allenamento” con Aramis, che in definitiva consisteva in lui che le entrava senza pudore nella testa e le chiedeva di fare alcune cose con il suo potere mentre cercava di distrarla.

Pesantemente.

E no, non avrebbe assolutamente mai rivelato ad anima viva o morta quelle che lui definiva “innocenti distrazioni”, e che lei invece avrebbe tranquillamente ribattezzato “violazione ripetuta della privacy, molestia mentale aggravata e faccia da schiaffi epica”.

Tutto questo bordello oltretutto rendeva ancora più difficile mantenere la concentrazione il pomeriggio, visto che il più delle volte aveva un mal di testa atroce e la mente ancora confusa dai giochetti perversi di Aramis.

Il che ovviamente per Grimmjow non rappresentava minimamente una scusante, anzi: considerava la sua distrazione come una totale mancanza di impegno, e di conseguenza la accusava sprezzante di prendere sul serio solo il lavoro che svolgeva con Aramis.

Come se lei si fosse mai appesa al collo un cartello con su scritto: “Sono una masochista a tempo perso in cerca di violenza fisica e psicologica, disposta a sottoporsi a torture variegate ed insensate crisi di gelosia. Se interessati telefonare a ore pasti”

«Avanti, in fondo lo fanno per il tuo bene!» cercò di incoraggiarla Liz.

«Che fortuna!» borbottò in risposta. «E io che pensavo che lo facessero a causa della loro natura di creature sadiche e perverse che hanno trovato in me il perfetto sfogo ai loro istinti repressi» 

Sospirò.

«Comunque non ascoltare quell’idiota di Aramis, ti assicuro che non ti succederà nulla. Non finchè ci sarò io» dichiarò con decisione.

«Lo so» rispose piano Liz, e subito dopo si mise a canticchiare.

Alex la ascoltò per un po’ in silenzio.

«E questa canzone da dove arriva?»

«Uh? Non ne ho idea, sai? È un po’ che mi gira per la testa. Non ti piace?»

«Non so, mi dà un po’ i brividi»

«Ha ha ha, ma come, hai deciso di passare la tua vita con uno psicopatico convinto che una scazzottata sia mille volte più emozionante che fare sesso, e poi vieni a dire a me che la mia canzoncina è inquietante?»

«Ehi, calma! Adesso non esageriamo, non mi pare di aver mai firmato col sangue un contratto di matrimonio irreversibile con lui. Anche perché non appena riuscirà in qualche modo ad uscire da quel corpo finto probabilmente sparirà alla velocità della luce»

“Dopo aver cercato di radere al suolo questo posto” aggiunse mentalmente.

Ovviamente a meno che Urahara non avesse trovato nel frattempo un modo efficace di renderlo suo schiavo a vita.

E chissà come mai Alex era convinta che fosse piuttosto bravo in questo tipo di faccende.

«Dici? Ma non ne stai dimenticando un pezzo? Io la sapevo diversa questa storia…»

«Ah, davvero? E chi te l’avrebbe raccontata questa storia?»

«Un uccellino…» rispose Liz con tono innocente.

«E chi sarebbe questo pennuto che adora tanto farsi i fatti miei? Quello col cappello e il ventaglio o quello subdolo e strisciante?»

Seguì un attimo di silenzio.

«... Ok, diciamo che gli uccellini erano più di uno…»

E te pareva.

« Lo sai, vero, che tu, Urahara e Aramis siete peggio di tre comari?»

«Uffa, sempre dietro ai dettagli insignificanti! Torniamo all’argomento principale!»

Alex si tirò su.

«Non c’è molto da dire. C’è Grimmjow che spara cazzate, e non è una novità. Che altro vuoi sapere?»

«Voglio sapere che cosa intendi fare tu!»

A quel punto lo sguardo sbalordito fu d’obbligo.

«Mi stai davvero chiedendo se intendo farmi trascinare da lui ovunque quella sua testaccia azzurra vorrà andare una volta che sarà tornato quello di prima? E a fare cosa poi? A battergli le mani ogni volta che ritornerà con un cadavere di Hollow da cucinare per la cena? Ad aspettarlo in qualche anfratto desolato dell’Hueco Mundo senza un cavolo da fare tutto il tempo mentre lui combatte con chissà chi e decide di tornare giusto quando ha voglia di una scopata? Perché è questo che io vedo nel mio futuro, e francamente non mi sfagiola per nulla»

Liz la fissò con gli occhi azzurri spalancati.

«… sei riuscita ad uccidere ogni minima traccia di romanticismo con singolare maestria, Alex. Esisterà un premio Nobel per questo?»

Alzò gli occhi al cielo.

«Tu guardi troppi film della Disney, Liz»

 

**
 

Quando quella sera Alex finì di immergersi completamente nell’acqua calda, capì di aver raggiunto momentaneamente il paradiso.

Si sistemò con la schiena comodamente appoggiata al bordo e chiuse gli occhi.

Aaah, relax.

Era così bello rimanersene lì tranquilla, al calduccio, senza pensare a nulla, affondando beatamente nell’incoscienza…

Fu bruscamente riportata alla realtà dall’orribile sensazione di stare soffocando e da due mani serrate attorno alle sue spalle che la trascinavano rudemente verso l’alto.

Spalancò subito gli occhi e cominciò a tossire.

«Ma porca…! Stai cercando di crepare, forse? Rispondimi, cazzo!» le urlò qualcuno all’orecchio, stringendola tra le braccia e mollandole delle fin troppo energiche pacche sulla schiena.

Ahia!

«G-Grimmjow..» balbettò continuando a tossire. «Mi s-sono  –si interruppe per tossire ancora-  a..addormentata»

«Questo l’ho visto anch’io, stupida idiota!» ringhiò lui su tutte le furie.

Continuò a stringerla per parecchi minuti, anche quando Alex riuscì di nuovo a respirare normalmente, malgrado la gola le facesse un male atroce.

Solo allora si accorse di essersi aggrappata con tutte le sue forze alla camicia ormai fradicia di Grimmjow.

Come fradicio era il resto dei suoi vestiti, visto che nell’impeto di tirarla fuori dall’acqua era quasi saltato dentro alla vasca.

«Grazie» mormorò contro il suo petto.

«Grazie un cazzo, neanche i mocciosi sono così stupidi!»

Sì, però ora stava esagerando.

Il fatto che si fosse preoccupato le faceva di certo piacere, ma questo non significava che si sarebbe lasciata ricoprire di insulti in modo così gratuito.

Fece forza con le mani sulle sue spalle per costringerlo a lasciarla andare, e quando si fu allontanata abbastanza per poterlo guardare in faccia lo fissò irritata dritto negli occhi.

«E va bene, niente ringraziamenti. Passerò direttamente alla parte in cui ti faccio presente che tutto questo non sarebbe successo se tu e Aramis non mi riduceste ad uno straccio tutti i giorni»

Molto prevedibilmente questa frase non lo rese di certo più di buonumore.

Fu così che il tutto sfociò in una discussione piuttosto concitata, durante la quale rimasero in piedi l’uno di fronte all’altra nel bel mezzo del bagno, Alex avvolta in un accappatoio e Grimmjow con i vestiti ancora fradici, del tutto presi dal rinfacciarsi l’un l’altra tutto ciò che avevano covato al loro interno per giorni e giorni.

Purtroppo era così: le coppie normali una volta ripresesi dallo spavento avrebbero cominciato ad abbracciarsi e baciarsi, magari perfino dicendosi qualche parolina dolce.

Loro invece litigavano, gesticolando come due bambini dell’asilo ed evitando giusto per un soffio di mettersi le mani addosso per cambiarsi i connotati.

Che dire, il loro rapporto era davvero costruito su solide basi.

Ad un certo punto si sentì bussare alla porta.

«Ehi piccioncini, se avete finito di tubare guardate che la cena è pronta»

«Ma no Aramis, non li disturbare! Era da un sacco di tempo che non si dicevano delle cose così romantiche!»

«Guarda che io lo faccio per il nostro bene. Se continuano su questi toni quei due finiranno presto col darci dentro di brutto, e francamente preferirei che il bagno fosse agibile prima di domani mattina…»

Alex spalancò la porta di botto, e i due si misero a correre verso le scale.

«Fatevi una teglia di affaracci vostri, maledette comari!»

L’inattesa interruzione però era riuscita a riportarla con i piedi per terra.

Improvvisamente si vergognò di se stessa.

Ma che diavolo le era preso?

Mettersi a fare scenate come un’isterica in piena sindrome premestruale!

Senza contare che, se fosse capitato a lei di trovare Liz beatamente addormentata con la faccia completamente a mollo nell’acqua, probabilmente le avrebbe urlato anche di peggio.

Ciò non toglieva che comunque una buona fetta di colpa ce l’avesse anche Grimmjow, intendiamoci.

Però forse per quel giorno era meglio chiuderla lì.

Voltandosi di nuovo verso di lui, si passò stancamente una mano tra i capelli ancora umidi.

«Comunque non mi hai ancora detto che cosa ci sei entrato a fare in bagno» disse per cambiare discorso, con una voce che sembrò quasi un mormorio se paragonata al tono che aveva usato prima.

Anche se continuava a permanere un accennato tono d’accusa.

Grimmjow rimase un attimo in silenzio, probabilmente perché il suo improvviso calo di aggressività lo aveva colto di sorpresa.

«Ci stavi mettendo un’eternità» ringhiò infine, molto più restio di lei ad abbandonare la discussione.

«E quindi sei venuto a sbirciare» concluse per lui.

«Vedila un po’ come ti pare! La verità è che ti ho salvato il culo, fine. Vedi di ricordartelo in futuro»

«Sei tu che non vuoi che ti ringrazi» gli ricordò.

Subito dopo si morse la lingua.

Porca miseria, di questo passo avrebbero presto ricominciato ad accapigliarsi.

Grimmjow si mise le mani in tasca.

«Perché io non me ne faccio assolutamente nulla dei tuoi ringraziamenti. Però, se proprio ci tieni, puoi sempre dimostrarmelo quanto mi sei veramente grata» concluse, con un ghigno che lei conosceva bene.

Oh mer…

«Ma non eri arrabbiato fino a qualche secondo fa?» gli chiese, cercando la porta a tentoni con la mano.

Grimmjow coprì con due passi la distanza che li separava, e sbattendo le mani contro la porta le bloccò qualsiasi via di fuga.

«Infatti. Ora che la litigata l’abbiamo fatta, direi che è ora di passare alle cose serie. E poi lo sai che mi eccita vederti incazzata»

«Ma non li hai sentiti prima? La cena è pront… ah!»

Grimmjow cominciò a lambirle lentamente con la lingua il punto sul collo dove l’aveva appena morsa.

«E tu non l’hai sentita la tua amichetta? È da tempo che non facciamo delle cose così romantiche»

Alex avrebbe voluto ribattere che l’ultimissima persona al mondo che potesse permettersi di pronunciare la parola “romantico” era proprio lui, ma improvvisamente si ritrovò le labbra impegnate in una lotta furiosa con una bocca piuttosto invadente.

“Pazienza, vorrà dire che ci faremo scaldare gli avanzi” pensò distrattamente, affondandogli una mano nei capelli azzurri.

Rabbrividì involontariamente percependo il calore familiare della sua mano che le scostava l’accappatoio e si faceva strada su per il suo stomaco, fino ad arrivare a stringere nel palmo il suo obiettivo.

Infatti, malgrado Grimmjow normalmente sfruttasse la taglia ridotta del seno di Alex come fondamenta su cui erigere il castello di critiche che aveva nei suoi riguardi, stranamente in quei momenti esso assumeva un fascino del tutto nuovo ai suoi occhi, a giudicare da come gli piaceva farci finire le mani sopra.

Dopotutto, se da una parte Grimmjow non poteva certo essere definito Mister Preliminari, dall’altra però aveva capito che soffermarsi su determinate zone del suo corpo, prima di arrivare dritto al punto, produceva in lei degli effetti piuttosto interessanti, come rossore, respiro accelerato, improvvisa intraprendenza e un’inspiegabile e insistente voglia di morderlo un po’.

Seriamente. L’aveva anche fatto.

E Grimmjow l’aveva apprezzato parecchio.

Maledetta pantera in calore.

 
Quello che invece, qualche giorno prima, non aveva affatto apprezzato, era la nuova restrizione a cui Alex lo aveva sottoposto dopo il colpo apoplettico che si era presa quella famosa sera in cui Liz le aveva ricordato che ora lui si trovava in un corpo del tutto simile ad uno umano.

Ovviamente lui aveva subito interpretato la faccenda come una profonda ferita al suo orgoglio virile.

«‘Fanculo! Mi prendi in giro?! Con questo coso non sentirò niente!»

«Non sentirai niente se te lo metti nelle orecchie, cretino!»

Poi però era bastato rivelargli quale fosse la funzione primaria di un preservativo perché le proteste di Grimmjow si bloccassero di colpo con uno sguardo orripilato.

A quanto pareva il suo lato paterno era ancora più atrofizzato di quello emotivo.

 
Improvvisamente il contatto con i vestiti fradici di Grimmjow la sottrasse ai suoi pensieri.

«Ah! No, aspetta un attimo… aspetta  ho detto!»

«Che c’è ora?» borbottò lui scontento, senza allontanarsi minimamente da lei.

Se le stava facendo un altro succhiotto era la volta che lo menava sul serio!

«C’è che sto cominciando ad avere freddo, e tu sei ancora fradicio. Almeno andiamo in camera, che lì ci sono le coperte!» concluse con fare tentatore.

Era una mezza verità: l’altra metà era che la sua schiena aveva già subito abbastanza traumi, era un po’ come se gliel’avessero scartavetrata allegramente per tutto il giorno, e almeno per quella sera le sarebbe veramente piaciuto appoggiarla a qualcosa di morbido.

Qualsiasi cosa che non fosse il freddo muro di un bagno, insomma.

Grimmjow le rivolse un sguardo parecchio, parecchio scocciato.

Che però subito dopo si trasformò in qualcos’altro, mentre Alex assisteva impotente al formarsi di una qualche idea diabolica all’interno del suo cervello di pantera in procinto di sbranare la preda.

E la preda era lei, ovviamente.

 

**

«Fermo lì!»

Aramis abbassò lo sguardo sulla testolina bionda che gli sbarrava il passo a braccia tese.

«Che c’è?»

«Stai andando a disturbarli, vero? Proprio ora che hanno smesso di litigare!»

«Cosa te lo fa pensare?»

«Il fatto che ti conosco!»

Le sorrise divertito.

«Ah, ma davvero? E mettiamo pure che io stia andando di sopra con l’idea di aprire di botto la porta e mettere la principessa in imbarazzo, come penseresti di impedirmelo?» le chiese incrociando le braccia.

Liz si corrucciò all’istante e fece un passo avanti, puntando l’indice dritto al petto di Aramis.

«Se solo ci provi, non ti cucinerò mai più neanche un panino!»

«Sono un ottimo cuoco, sai?»

«Ah… allora mi metterò ad urlare forte, così Alex saprà subito che stai arrivando!»

«Ma così sarai tu ad interromperli, coniglietto»

«Accidenti…! Avanti Aramis, non puoi fare il bravo almeno per una volta? Te lo sto chiedendo per favore!» lo supplicò a mani giunte, sgranando al massimo i suoi occhi azzurri.

Di solito la sua imitazione di Bambi era piuttosto efficace in quel tipo di situazioni.

Aramis rimase a fissarla in silenzio per un po’, e Liz si chiese con assoluto stupore se stesse davvero valutando se accontentare o no la sua richiesta.

Davvero la stava spuntando?

Forse.

Però non era solo quello.

L’intensità con cui la stava guardando negli occhi era forse eccessiva per la stupida discussione che stavano avendo.

I battiti di Liz cominciarono ad aumentare.

Poi lui alzò una mano, e lentamente gliela appoggiò su una guancia.

Era davvero fredda, e il suo primissimo istinto fu quello di ritrarsi, soprattutto perché vederlo improvvisamente così serio la metteva a disagio, ma poi si impose di rimanere immobile.

Sentiva che se avesse compiuto un qualsiasi movimento brusco la bolla di intimità che li aveva improvvisamente avvolti sarebbe scoppiata in un istante.

Quindi lasciò che le mani di Aramis le accarezzassero  il volto e il collo.

Aveva i brividi, il cuore a mille e una gran confusione in testa, ma dandosi mentalmente della cretina mantenne il contatto visivo.

Infine un braccio di Aramis le si strinse attorno ai fianchi, avvicinandola ulteriormente a sé, e si ritrovarono a respirare a pochi centimetri di distanza.

“Chiudi gli occhi, coniglietto”

Liz obbedì.

Avrebbe voluto rispondergli che non era affatto giusto che lui le spiasse così nella testa in un momento del genere, ma le parole le sfumarono dal cervello non appena sentì il primo bacio posarsi vicino all’orecchio, e poi il secondo sulla guancia, seguito poi da un altro ancora più vicino alla sua bocca.

L’aspettativa di ciò che sarebbe per forza venuto dopo le fece schiudere inconsciamente le labbra.

“Quanta fretta!”

“Dacci un taglio e baciami”

«Agli ordini...» le mormorò in risposta, prima di avvolgerla completamente nel suo abbraccio e accontentarla.

Fu… paradisiaco.

Liz gli allacciò quasi subito le braccia al collo, e rimasero lì ai piedi delle scale a scambiarsi il bacio più super che lei avesse mai ricevuto.

Ormai si era quasi rassegnata a rimanersene buona e tranquilla nei suoi confronti, ma se questo era ciò che lui aveva in testa, allora Liz poteva decisamente dichiarare aperta la caccia.

Soprattutto se…

Oh, insomma, quello sì che era un bacio!

Dopo qualche minuto Aramis si decise a darle un attimo di tregua, e tutto quello che Liz riuscì ad articolare, ancora un po’ stralunata, fu: «…. però!»

«I tuoi pensieri sono ancora decisamente incoerenti, coniglietto. Devo forse lasciarti un po’ di spazio per respirare un po’?»

«Non provarci neanche!» gli rispose ricominciando a baciarlo.

“Agli ordini”

 

**

Era sfinita.

Peggio, era stravolta.

Fu questo il motivo per cui si lanciò a pelle d’orso sulla prima cosa morbida che le capitò a tiro.

Ovvero la spalla di Liz.

Che però sembrava a sua volta ben poco nel mondo dei vivi.

Rimasero immerse nel buio della loro stanza mezze addormentate per un bel po’, prima che Alex si decidesse a parlare.

«Ho rischiato di annegare»

«Ho affrontato un animale selvatico per garantirti un po’ di privacy» rispose Liz in tono altrettanto monocorde.

«Ho fatto sesso con Grimmjow nella vasca da bagno piena di acqua calda»

«Brava. Io ho baciato follemente Aramis nel corridoio»

«Grimmjow ha detto che non si fida più a farmi fare il bagno da sola»

«Io ho detto ad Aramis che se è davvero così bravo a cucinare domani potrebbe farcela lui la colazione»

«… giornata intensa, eh?»

«Già»

«… domani picchierò Aramis»

«Io invece mi congratulerò con Grimmjow»

«Buonanotte»

«Buonanotte»


 
 
 
 
Angolo delirazioni
 
Liz: «Ho trovato! Serata cinema!»

Aki: «Non male, ragazza. E cosa guardiamo?»

Liz: «Mulan, dai, guardiamo Mulan!»

Aki: «Questa sì che è una buona idea!»

Alex: «Ehm, ragazze, ritornate un attimo sulla Terra. Grimmjow? Che guarda un film della Disney?»

Aki (abbassando la voce con fare cospiratorio): «Ci vorrà solo un po’ di strategia, tutto qui. Ci metteremo in pigiama, prenderemo le patatine e faremo in modo di fare un bel casino per far capire che ci stiamo divertendo. A quel punto il bersaglio verrà sicuramente a ficcare il naso, noi cercheremo di cacciarlo, lui si arrabbierà e vorrà rimanere a tutti i costi. Una volta dentro, anche se il film non dovesse piacergli il suo orgoglio lo costringerà comunque a rimanere: non ci darebbe mai la soddisfazione di dirgli “te l’avevamo detto”!»

Liz: «Geniale!»

Alex: «Senti, dimmi solo una cosa… Perché? Perché mai avresti dovuto ideare questo piano criminale solo per far vedere a Grimmjow un cartone animato? Cosa stanno escogitando quei piccoli cricetini che girando nella ruota mettono in moto il tuo cervello?»

Liz: «Guarda che io lo faccio per te!»

Alex: «… scusa ma mi sfugge il nesso»

Aki: «Uffa, bisogna sempre spiegarti tutto! In realtà è tutta una tattica per inviargli dei messaggi subliminali!»

Alex: «… continuo a non capire»

Liz: «Non trovi anche tu che Mulan abbia molte cose in comune con la nostra situazione attuale? Basta usare un po’ di fantasia: lei è una povera ragazza che decide di fare grandi sacrifici per salvare chi ama, lui è uno scontroso ma figo capitano che la massacra per insegnarle a combattere, anche se alla fine è l’intelligenza di lei a fare la differenza; alla fine le viene offerto di rimanere nel mondo di lui, ma lei preferisce tornare a casa sua, dove alla fine lui la segue. Geniale, no?»

Alex: «E in tutta questa salsa voi due e Aramis dove siete?»

Aki: «Beh, Liz è la nonnetta sprint di Mulan»

Liz: «E Aki invece è Mushu!»

Aki: «Già, infatti… ehi, aspetta un attimo!»

Alex: «E Aramis allora chi è? Il cavallo?»

Alex: «E comunque vi rendete conto che è estremamente più probabile che Grimmjow si immedesimi in Shan Yu, il capo degli Unni? Quanto ci fate andare che tiferà per lui?»

Liz: «Accidenti, non ci avevo pensato! Allora non si può fare!»

Aki: «E se invece guardassimo Star Wars II? Lì ci sono un sacco di combattimenti, e alla fine Anakin e Amidala almeno si sposano…»

Liz: «In effetti ora che ci penso Palpatine ricorda un sacco Aizen, e Alex e Padmé forse…»

Alex: «LIZ!»

 

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Capitolo 32
*** In guerra e in amore non ci sono regole. Solo tanti, tanti Hollow. ***


(Aki si mette le cuffie e tira fuori una trombetta da stadio)

 PEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!

Grimmjow: «MA CHE  *censured*?!»

Aki: «Ok gente, i capitoli di cazzeggio sono finiti, portate di nuovo i vostri fondoschiena nella trama principale!»

Liz: «Eeh? Ma io mi stavo affezionando a questo arco narrativo!»

Aramis: «A chi lo dici…»

Alex: «Cazzeggio, dice lei… ma perché non la centra un meteorite in questo preciso istante?»

Aizen: «Mpf. Il meteorite cadrà esattamente dove e quando vorrò io, Risa Alex, né prima né dopo. Per il momento questa ragazza, malgrado sia un essere palesemente inferiore ed irritante, è marginalmente utile per la riuscita del mio piano, quindi le concederò il privilegio di vivere un po’ più a lungo»

Aki: «Ehm… grazie?» 

Aizen: «Lascia perdere. Essere ringraziato da un essere umano mi rovina la pelle»

Aki: «Me la ricorderò questa… comunque, mi avete sentita ragazzi, quindi piantatela tutti quanti di pomiciare, tu Liz posa subito il cappello di Urahara, tu Grimmjow agguanta i gattini e tu Aramis… cerca di essere un po’ meno una comparsa d’ora in poi, ok?»

Aramis: «… non si può fare uno strappo alla regola, per quel meteorite?»
 


 
Un gigantesco pacco di cioccolatini e un mazzo di rose rosse a Miyoku_chan per aver messo questa storia tra le ricordate, a Hina_smack, rucchan e _nuvola rossa 95_ per averla messa tra le seguite, a Ciacinski, JulesKurosakiUchiha, Nazori chan e YuaK per averla messa tra le preferite e a chi legge e basta. Buon San Valentino! (in ritardo)


 
Capitolo 32: In guerra e in amore non ci sono regole. Solo tanti, tanti Hollow.

 
Quel giorno Urahara non c’era.

Non era la prima volta, era già capitato che al mattino trovassero un suo biglietto in cui li informava che aveva delle commissioni da fare (sicuramente qualcosa di losco), che sarebbe tornato presto (balle), che non dovevano affatto preoccuparsi (di quello non c’era assolutamente pericolo) e che potevano anche mandare avanti il negozio da soli (ceeerto).

L’unico concetto che i loro quattro cervelli recepivano leggendo quel biglietto era:

Niente Urahara  → Niente controlloNiente lavoroCazzeggio

Quindi c’era poco da fare, il giudizio era unanime e la decisione presa: quello era un giorno di vacanza.

Grimmjow smontava l’edificio intero alla ricerca di qualcosa che potesse farlo ritornare come prima, Aramis si chiudeva in camera sua in compagnia di qualche rivista di dubbio gusto, di Alex affiorava solo un ciuffo bruno da sotto l’ammasso informe di coperte sotto cui si era rintanata, ignara del fatto che in cucina Liz approfittasse della sua distrazione per leggere i suoi manga sgranocchiando di nascosto i suoi amati biscotti al cioccolato.

Tutto filò liscio fino a mezzogiorno, quando lo stomaco brontolante, insieme all’insistenza con cui Al, il gattino grigio, aveva cominciato a giocare con i suoi capelli, costrinsero Alex a far emergere un braccio dal suo bozzolo di coperte per cercare a tentoni i suoi vestiti.

Ma dove diavolo erano finiti?

Maledizione, se li trovava di nuovo sopra all’armadio questa volta lo…

Ah, ecco, sentiva della stoffa.

Dunque… jeans, felpa… era vestita così il giorno prima?  

Cercò di metterli a fuoco sbirciando da sotto le coperte per non far entrare il freddo, poi rinunciò e li tirò nel suo rifugio, infilandoli alla cieca.

Stropicciandosi gli occhi arrancò fino al bagno, dove fece del suo meglio per ridarsi aspetto umano, lasciando Al a fare le fusa acciambellato sul suo futon.  

Mentre si lavava la faccia si chiese distrattamente dove fosse finito Ed, il gattino rosso.

Probabilmente era con Grimmjow: quel gatto infatti aveva sviluppato un’insana passione per lui, tanto da tendergli agguati da ogni possibile angolo ed anfratto, seguirlo praticamente ovunque ed arrampicarglisi addosso ad ogni occasione buona.

Affinità felina, forse?

Grimmjow, dal canto suo, malgrado la sua iniziale insofferenza a questo tipo di “attenzioni”, aveva finito col tollerarlo, anche se ogni tanto continuava a lamentarsi a gran voce dell’invadenza della sua nuova ombra pelosa.

Sotto sotto Alex era convinta che in realtà il temperamento predatorio ed insistente di Ed non gli dispiacesse affatto, ed era pronta a giurare di averlo sorpreso a dargli un paio di buffetti dietro alle orecchie in seguito ad un agguato ben riuscito alla ciabatta di Liz.

Orgoglio paterno?

Mah.

Alex si stiracchiò, portando avanti, armata di spazzola, la sua spietata campagna contro gli ultimi nodi ostinati.

Poi cominciò a risuonarle un allarme dentro alla testa.

Qualcosa non andava.

Un gelo improvviso le serpeggiò lungo la schiena, facendole venire la pelle d’oca.

Durò solo un istante, ma le lasciò una sensazione orribile addosso.

Lasciata cadere la spazzola uscì di corsa dal bagno e si precipitò in cucina.

Liz la guardò interrogativa.

«’he fussede?» chiese con la bocca piena di biscotto al cioccolato.

Su questo poi ne avrebbero fatto i conti più tardi.

«Spero nulla» le rispose guardandosi attorno nervosamente.

«Non ci contare troppo» la freddò Grimmjow, entrando alle sue spalle e scaricando senza troppe cerimonie Ed sul tavolo.

 Subito dopo fece la sua comparsa Aramis.

«Cos’è stato?» gli chiese Alex.

Ma la risposta non raggiunse mai le sue orecchie, perché in quell’istante vennero avvolti tutti e quattro dall’oscurità.

                                                                *

Barcollando nel buio, Alex si rimise faticosamente in piedi.

Accidenti a lei, ma perché non se n’era rimasta a dormire?

Ok, amico cervello, premiamo re-play e focalizziamo la situazione

Step one: si era sentita come se le fosse improvvisamente mancato il pavimento da sotto ai piedi, ed era rovinosamente caduta a terra.

Step two: dalla consistenza del terreno aveva compreso di non essere più nel negozio.

Step three: non vedeva niente, si sentiva oppressa da tutte le parti, come se la forza di gravità fosse improvvisamente aumentata, e sentiva un dolore sordo al centro del petto.

Step four: a poca distanza da lei Grimmjow sembrava in preda ad una sorta di delirio estatico, a giudicare dal tono isterico della sua risata.

Meno male che almeno lui trovava la situazione divertente.

Riepilogo: non ne aveva la più pallida idea. Dove diavolo erano finiti?

«Grimmjow? Si può sapere cos’è successo?»

«È tornato! Il mio potere è tornato! Sono uscito da quel fottuto gigai!» esclamò lui al culmine dell’euforia, e sottolineò la sua ultima affermazione estendendo un braccio e sparando di punto in bianco un Cero, che andò a perdersi nell’oscurità.

«Ma che…?» esclamò Alex con gli occhi sbarrati, e subito dopo si rese conto sbalordita che ciò che le stava pesando sulle spalle era la forza spirituale di Grimmjow.

Perfetto, le mancava solo più un Espada sguinzagliato ed in preda ad un delirio d’onnipotenza!

«Potresti rimandare a dopo i festeggiamenti e dirmi che diavolo è successo? E dove sono gli altri?» gli chiese a voce più alta, realizzando che in quello spazio buio c’erano solo loro due.

Se Grimmjow era ritornato ad essere un Arrancar allora lo stesso doveva valere per Aramis, eppure non riusciva a percepire la sua energia spirituale da nessuna parte.

Che lui e Liz non fossero stati risucchiati da ciò che aveva catturato loro, dopo tutto?

«Caja Negaciòn»

«Eh?»

«È uno strumento che Aizen ha consegnato a noi Espada per punire i nostri subordinati. Serve a intrappolarli in una dimensione alternativa senza via d’uscita» spiegò Grimmjow. «Quella roba che ci ha portati qui le somiglia un sacco»

Non suonava incoraggiante.

«Stai scherzando?! Stai dicendo che quindi ce ne staremo qui per sempre?»

«Certo che no! Quella roba serve ad imprigionare Arrancar di basso livello, a un Espada bastano poche ore per uscire!»

Alex tirò un sospiro di sollievo.

Finalmente una buona notizia!

“Potremmo non avere tutto questo tempo” gufò la voce di Aramis nella sua testa.

E te pareva.

Un ringhio da parte di Grimmjow l’avvertì che l’aveva sentito pure lui.

«Aramis! Dove siete? Come sta Liz?» esclamò Alex, guardandosi istintivamente ancora una volta attorno.

Un gesto inutile, dato che evidentemente non si trovavano lì.

Contieniti principessa, tutta questa ansia nei miei confronti è sconveniente, cosa penserà il tuo cane da guardia?”

Mentre Grimmjow si premurava di soddisfare ampiamente la sua curiosità con vocaboli che sicuramente gli avrebbero procurato un ergastolo in almeno più di un paese, Alex replicò a denti stretti: «Dimmi immediatamente come sta Liz, a fare il giullare ci penserai dopo»

Perché era circondata da pagliacci?

Rilassati, il coniglietto per ora sta bene, si è solo sbucciata le ginocchia”

Meno male… no, un attimo…

«“Per ora”?»

“…. ti consiglio di darti un’occhiata al petto, principessa”

Alex provò una sgradevole stretta allo stomaco.

La stessa di quando realizzava di trovarsi di nuovo in una di quelle maledette situazioni.

Quelle in cui non solo prima era convinta di trovarsi nei liquami fino alla vita, ma poi sarebbe pure arrivata la ciliegina sulla torta a farle comprendere che in realtà il livello le arrivava ben oltre le orecchie.

Che nostalgia!

Lentamente si portò una mano al punto in cui continuava a sentire quel dolore sordo, e ciò che sentì non le piacque per nulla.

«Ho…ho bisogno di luce» balbettò con voce improvvisamente roca.

No, non poteva essere…

Il tenue bagliore di un Bala si formò sul palmo sollevato di Grimmjow, e la sua luce rossastra illuminò la fredda, corta e spezzata catena che le spuntava dal petto.

Alex boccheggiò, e uno sgradevole intorpidimento cominciò a strisciarle lungo il corpo.

Poi, per la prima volta in diciassette lunghi anni di fidato servizio, il suo amato amico cervello minacciò seriamente di andare in black out.

Con suo sommo orrore si accorse di essere scossa da una risatina isterica che non riusciva in alcun modo a reprimere.

Merda, era sotto shock.

«Ha ha ha ha… sono morta!»

Principessa…”

«Quindi è così che finisce? Ha ha ha… Con io e Liz che diventiamo… ha ha… fantasmi in attesa di essere spedite all’altro mondo?»

“Calmati per favore”

«Ha ha ha… ah no, dimenticavo: sempre ammesso che prima non ci trasformiamo in Hollow sbavanti e privi della ragione!»

«Ohi!» esclamò Grimmjow, offeso.

Alex strinse i pugni fino ad affondare le unghie nei palmi.

No, così non andava affatto bene.

Non poteva degenerare così, stava sragionando, doveva controllarsi, impedire al panico di parlare al posto suo…

«Grimmjow, tirami uno schiaffo!» esclamò serrando gli occhi.

Detto fatto.

Ebbe appena il tempo di chiudere la bocca, giusto per evitare di mordersi la lingua.

Il colpo la mandò col sedere a terra, lasciandola senza fiato e con le stelle che esplodevano dietro alle palpebre chiuse.

“Mi ero scordata quanto facesse male essere colpita in faccia” constatò mesta, premendosi la mano sulla guancia dolorante.

E meno male che era stata abbastanza intelligente da non chiedere un pugno…

 «Ti sei calmata, finalmente?» chiese Grimmjow, con tono per nulla pentito o angosciato.

Anche su questo avrebbero fatto i conti più tardi.

 Alex si rimise in piedi, la mente ora decisamente più sgombra.

«Credo di sì. Grazie»

Priorità.

Era solo quella la parola a cui doveva pensare.

Ora la priorità era trovare Liz ed uscire da quel posto.

Al resto ci avrebbe pensato dopo.

                                                                *

Grimmjow la squadrò ancora una volta da capo a piedi, ma lei sembrava aver ripreso il solito controllo sulle sue emozioni e aveva smesso di massaggiarsi la guancia, che tuttavia si era tinta di un rosso vivo.

Merda, forse l’aveva colpita un po’ più forte di quanto avesse voluto.

Oh, pazienza, l’unica cosa che contava davvero era aver raggiunto il suo obiettivo, anche perché al momento non aveva proprio tempo da dedicare ad una crisi isterica: percepiva parecchi reiatsu sconosciuti là fuori, ed erano tutti in rapido avvicinamento.

Probabilmente gente in cerca di rogne.

Perfetto!

Era giusto impaziente di controllare che il gigai di quel maledetto Shinigami non avesse fatto danni o cose strane al suo potere, e visto che quel bastardo di Aramis non era nei paraggi, invece di massacrare lui di pugni si sarebbe accontentato di quei poveri idioti che gli stavano letteralmente correndo incontro.

Mentre l’entusiasmo che lo coglieva sempre prima di un combattimento cominciava ad incendiargli il sangue nelle vene, Alex si posizionò dietro di lui, schiena contro schiena.

«Forse avevi ragione su quella Caja comesichiama. Sono tutti Hollow»

Lui però non ne era più tanto sicuro.

Per quanto ne sapeva lui quell’oggetto era stato usato su pochi sfigati, e quelli che stavano arrivando… beh, di certo non erano pochi.

«Tsk, spero che almeno ne valgano la pena, dato che si sono presi il disturbo di venire fin qui a rompere le palle!»

Comparvero tutti nello stesso istante, circondandoli completamente.

Era un’accozzaglia omogenea di Hollow e Gillian, cosa che lo deluse profondamente.

Erano secoli che non partecipava a una battaglia seria, e questo era il meglio che il mercato poteva offrire?

Sul serio?

Oltretutto non avevano un’aria particolarmente astuta: se ne stavano lì a fissarli senza muovere neanche un muscolo, quasi come se ora che li avevano raggiunti non sapessero bene che farsene di loro.

Che palle!

Quegli imbecilli stavano già uccidendo la sua voglia di uccidere.

«Questi Hollow… sono strani» mormorò Alex alle sue spalle. «Non percepiscono se stessi come entità… è come se facessero parte di un’unica mente collettiva»

Beh, in ogni caso come mente non doveva essere molto sveglia.

Quel combattimento si preannunciava già come una noia pazzesca.

Va beh, sempre meglio di niente

In quel momento qualcosa si infranse nell’immobilità totale del gruppo, e un mormorio si sollevò da tutte le parti.

Ah, allora non erano di cartongesso dopotutto!

«Plus»

«Plus»

«Plus!»

«Un’anima Plus!»

Grimmjow imprecò.

«Ohi! Mi sa che questi vogliono fare di te la loro cena»

«Perché questa storia non mi giunge nuova?»

«Ad ogni modo cerca di non starmi tra i piedi, e vedi di non farti ammazzare!»

Detto questo scagliò in mezzo alla folla il Bala che ancora reggeva sul palmo.

Dopodiché si gettò nella mischia.

                                                               **

Liz riaprì lentamente gli occhi.

Si sentiva stordita e confusa, tanto che ci mise un po’ a capire che qualcuno la stava portando sulle spalle.

Sollevò faticosamente una mano.

«Sono diventata cieca?» mormorò toccandosi la faccia.

La persona che la stava trasportando ridacchiò.

«No coniglietto, è semplicemente troppo buio per i tuoi occhi»

Ah, Aramis!

Ecco di chi era quel profumo così appetitos….

No, un attimo, quello non era decisamente il momento adatto.

Magari su quanto fosse criminalmente buono il suo profumo ne avrebbero fatto i conti più tardi.

«Dov’è Alex?»

«Insieme a Grimmjow. Non preoccuparti, si stanno divertendo un mondo»

«Anche qui?!»

Ok che Alex ultimamente era riuscita a lasciarsi andare ben oltre ogni sua rosea previsione, ma non pensava che fosse diventata così spregiudicata…

Ah, era fiera di lei!

«… credo che tu abbia leggermente frainteso le mie parole» commentò Aramis, anche se dal suo tono Liz comprese che si stava divertendo.

«Sei tu che parli in modo ambiguo! Spiegati meglio!»

«Solo se prometti di spiegarmi poi bene in che modo esattamente il mio profumo ti sembra tanto appetitoso»

Liz si morse il labbro inferiore.

«Prima o poi te la farò perdere quest’abitudine di spiare!» gli giurò solennemente.

«Certo, come no»

Stipulato il loro accordo, per i minuti seguenti la aggiornò sulla loro situazione.

O almeno ci provò, dato che Liz continuava a bombardarlo di domande senza dargli il tempo di imbastire un discorso continuo.

«Dove siamo?»

«Chi ci ha mandati qui?»

«Dove sono gli altri?»

«Come faremo ad uscire?»

«Cosa mangeremo?»

«Cosa penserà Urahara se tornando non ci troverà?»

«Verrà a salvarci?»

«Forse abbiamo toccato qualcosa che non dovevamo?»

«Non sono troppo pesante?»

«Guarda che devi dirmelo se peso troppo»

«Cos’è questa catena che mi esce dal petto?»

Se continui così mi costringerai ad ipnotizzarti di nuovo, coniglietto” la interruppe mentalmente, dato che verbalmente aveva ottenuto scarsi risultati.

«Ah, visto che avevo ragione! Mi avevi davvero ipnotizzata l’altro giorno!»

Aramis sospirò.

Subito dopo la depositò a terra e si voltò verso di lei.

Dopo averle alzato il mento con un dito unì le labbra alle sue.

Liz sgranò gli occhi per la sorpresa, mentre le gambe le diventavano di gelatina.

«Ora credi di riuscire a rimanertene tranquilla per qualche minuto?» mormorò Aramis, appoggiando la fronte sulla sua.

Rossa come un peperone, Liz annuì.

«Brava ragazza»

                                                                        **

La baraonda che si sollevò era assordante.

Alex gettò un rapido sguardo a Grimmjow, che sembrava un bambino il giorno di Natale, e poi riportò l’attenzione alla sua situazione attuale.

Che non era esattamente rose e fiori.

Dopotutto non era la prima volta che affrontava degli Hollow, ma il massimo che le era mai capitato era di essere attaccata da due, massimo tre di loro per volta, e aveva sempre avuto qualche artefatto di Urahara ad aiutarla.

Ora invece si trattava di decine e decine mostri, dei quali oltretutto riusciva a malapena a distinguere i contorni.

Magnifico.

Tuttavia se la stava cavando.

Le scocciava ammetterlo, ma tutti quei giorni passati a farsi massacrare da Grimmjow e Aramis stavano dando i loro frutti.

Picchiandosi con Grimmjow aveva affinato la sua tecnica di combattimento, e, anche se ormai era chiaro che maneggiare una spada non sarebbe mai stato il suo forte, nel corpo a corpo aveva fatto enormi progressi.

Facendosi torturare mentalmente da Aramis invece aveva imparato ad usare il suo potere anche su se stessa: ora, oltre a rendere più resistenti gli oggetti, poteva fare lo stesso con il suo corpo, e con la dovuta concentrazione riusciva anche ad acuire i propri sensi.

Era una cosa che richiedeva un po’ di tempo, ma col passare dei minuti si accorse che gli Hollow non erano più solo delle forme indistinte, cosa che rese decisamente più agevole schivare i loro attacchi.

O prenderli a pugni in testa.

I Gillian tuttavia li lasciò a Grimmjow senza rimpianti: lui aveva bisogno di divertirsi, e francamente la loro altezza era un po’ fuori portata per lei.

Un po’ troppo, in effetti.

A proposito di Grimmjow: perché diavolo continuava a distrarsi per lanciargli delle occhiate?

Doveva concentrarsi sulla sua battaglia, non pensare a quanto fosse sexy il modo in cui lui si muoveva nel bel mezzo della mischia, accidenti!

Maledetti ormoni Arrancar, avevano finito per contagiare anche lei.

Nossignore, questa era una cosa che avrebbe dovuto subito mettere in chiaro col suo amico cervello: il proprio ragazzo intento a massacrare Hollow con schizzi di sangue che volano da tutte le parti NON è sexy!  

Mentre sfogava la sua frustrazione su uno sfortunato Hollow che aveva tentato di sorprenderla alle spalle, le si parò davanti la mole gigantesca di un Gillian.

Oh cazz…

«Grimmjow!» urlò con una certa urgenza nella voce.

«Che vuoi? Non vedi che sono impegnato?»

«Come lo batto questo pinocchione?»

«Tieni e non rompere!»

Alex si voltò, e fece appena in tempo a fare un salto indietro prima che Pantera si conficcasse al suolo dove un istante prima c’erano i suoi piedi.

«Idiota, stavi per ammazzarmi!» lo insultò, afferrando di malagrazia l’elsa della spada.

Oh certo, una spada.

Tra tutte le cose che avrebbe potuto fare per aiutarla, era riuscito a fornirle l’unica assolutamente inutile.

Giusto per non smentirsi mai.

Grazie mille, membro fondatore della società “Mille e uno modi per aiutare Alex a morire con fantasia”” pensò irritata.

Poi con suo sommo orrore il Menos cominciò a caricare un Cero.

Puntato dritto verso di lei.

Oh mer…

Doveva pensare in fretta a qualcosa, qualunque cosa!

Sentendosi inerme, si gettò una veloce occhiata tutt’attorno, alla disperata ricerca di qualcosa di leggermente più utile di quell’infernale pezzo di ferro, che nelle sue abili mani era utile più o meno quanto un bastoncino da lanciare al parco per farselo riportare dal cane.

Un momento… lanciare?

Ma certo!

Strinse la presa su Pantera fino quasi a farsi male, poi la sollevò sopra la testa e la scagliò con tutte le sue forze verso la testa del mostro.

La spada roteò su se stessa una, due, tre volte, ed infine andò a conficcarsi dritta in mezzo alla fronte del Menos, facendolo barcollare all’indietro e deviando il Cero verso l’alto.

Infine l’enorme corpo si schiantò a terra e si disintegrò completamente.

«Wow» mormorò Alex senza fiato.

Incredibile, aveva funzionato!

Alla faccia di tutti quelli che malignavano dicendo che lei e la spada avevano la stessa affinità di un gatto e una bacinella piena d’acqua!

Si diresse di corsa verso il punto in cui Pantera era caduta a terra e la raccolse, avvicinandosela al volto.

Ripensò a tutte le volte in cui se l’era ritrovata puntata contro, a tutte le volte in cui aveva rischiato che la infilzasse come uno spiedino.

Fin troppe, per i suoi gusti.

E ora invece era lei ad impugnarla.

La spada dal canto suo emanava un sacco di energia, quasi come se fosse anche lei stupita da quella nuova, inaspettata collaborazione.
 

 
 


Angolo delirazioni
 

Alex: «…. “pinocchione”?»

Aki: «È una citazione, ok?»

Alex: «Quindi è questo che intendevi con “tornare nella trama principale”? Liberare quei due? Rendere la tua protagonista un fantasma

Aki: «Uffa, metà di questo cast è gente morta, eppure guarda come sono arzilli!»

Liz: «In effetti da queste parti la morte ha degli effetti collaterali davvero interessanti…»

Alex: «Liz, quante volte ti ho già detto di non guardare il culo agli Arrancar

Aki: «Oh insomma, ora basta con le lamentele! Oggi è San Valentino, pretendo un po’ di romanticismo!»

Alex: «Veramente se continui così mi sa che questo capitolo verrà pubblicato domani…»

Aki: «Chissenefrega, io sto scrivendo adesso

Aramis: «Fai come dice, principessa. Potrebbe diventare pericolosa»

Liz: «Allora comincio io! Alex, guarda qua: ti ho fatto una torta al cioccolato!»

Aramis: «… ero sicuro che dovesse esserci qualcosa di diverso, in questa scena»

Aramis: «Tipo che dovrei essere io il destinatario»

Alex: «No. La torta è mia»

Liz: «Ma Aramis, io e te abbiamo già qualcosa da discutere. Non ti ricordi, quel discorso del profumo…»

Aramis: «Ora sì che si ragiona!»

(Aramis rapisce Liz!)

Grimmjow: «Ohi…»

Alex: «… che c’è?»

Grimmjow: «Questa storia di San Valentino è una cazzata, non aspettarti che mi metta a dire smancerie!»

Alex: «E chi ti ha chiesto niente!»

Grimmjow: «…»

Alex: «…»

Grimmjow: «Comunque… eri davvero sexy mentre uccidevi quegli Hollow. Soprattutto quel Menos Grande, con Pantera»

Alex: «…. altrettanto»

Grimmjow: «Ora dammi metà di quella torta»

Alex: «È una torta al cioccolato bianco a forma di cuore. Sicuro che la vuoi?»

Grimmjow: «… dammela e basta»

(momento tenerezza!)

Aki: «Cavolo, devo spicciarmi a trovarmi un ragazzo…»  

 

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Capitolo 33
*** A mali estremi, estremi i rimedi. Parola di Aramis. ***


Aki: «E rieccoci finalmente qui ragazzi, belli pimpanti e in ritardo come al solito, allegria! Comunque, strano ma vero oggi sono totalmente a corto di geniali idee per questo magnifico e assolutamente spassosissimo angolo, qualcuno ha qualche proposta?»

Alex: «Io ne ho una magnifica: e se per una volta saltassimo direttamente questo spazio patetico?»

Grimmjow: «Io ne ho una ancora migliore: e se saltassimo direttamente all’ultima riga dell’ultimo capitolo di questa storia stracciapalle?»

Aki (tirando fuori il primo oggetto contundente trovato in tasca): «Silenzio, stupidi babbani!»

Aramis: «Oh no, ti supplico, smettila di puntarmi addosso quel sonaglietto di plastica rosa, o rischierò un arresto cardiaco per la paura»

Aki: «Ma che caz… ah! Ecco dov’era finito!»

Liz: «Che carino!! Ma da dove salta fuori?»

Aki: «È di mia nipote Ginny, conosciuta anche con il nome di Attila»

Alex: «Attila? Soprannome davvero appropriato per una bambina»

Aki: «Tienila in braccio dieci minuti e capirai che intendo. Detiene il record mondiale di urla giornaliere e notturne ininterrotte, è stata recentemente premiata come la più giovane detentrice di trollface sulla faccia della Terra ed è campionessa mondiale di calci e testate in faccia. E ha solo otto mesi!»

Alex: «Non per niente è del segno del Leone. Come Grimmjow»

Aki: «Uh poveretta me! Aspetta che vado a controllare… (apre wikipedia) Vediamo…. Ecco qui! *coff coff*  Leone: “Le persone il cui oroscopo contiene una dominante Leone sono considerate generose e dotate di un forte istinto paterno.” Pfffffff… ha ha ha ha! Scusate, ho appena cominciato e già non ce la faccio a continuare! Ha ha ha ha!»

Grimmjow: «Ma la vogliamo finire con questa pagliacciata?»

Aki: «No no, aspetta! Dopo migliora. Ecco: “La loro natura egocentrica li porta ad assumere posizioni di guida, o addirittura di comando, nella società e nella famiglia”»

Alex: «Quest’ultima parte è ancora da vedere»

Aki: «“Bisognosi di ammirazione, sono particolarmente portati per il mondo dello spettacolo”»

Aramis: «Oh, non sapevo che fossi un tale artista represso! Dovremmo istituire “NNH’s got talent”! Come cantante hai il mio voto, ma come ballerino ripensando all’episodio 121 credo proprio che per me sia un no»

Liz: «Eddai, non essere cattivo, a me quel balletto è piaciuto!»

Aki: «“Irascibili e sicuri di sé, danno molta importanza all'aspetto. Possiedono un  temperamento passionale, e il loro segno è opposto a quello dell’Acquario”»

Alex: «Chissà come mai ci avrei giurato»

Aramis: «E tu di che segno sei, principessa?»

Alex: «Acquario»


 
 
Un dolcissimo grazie a Ciacinski per avermi messa tra gli autori preferiti e a chi legge e basta. Buona Pasqua!
 
 


Capitolo 33: A mali estremi, estremi i rimedi. Parola di Aramis.

 
Alex non aveva mai amato le scene al rallentatore.

Spesso erano il preludio di qualcosa di spiacevolmente tragico, e un’altra cosa che Alex non aveva mai amato erano le scene tragiche.  

Tuttavia in un film c’era sempre la scappatoia: si poteva mandare avanti veloce, non guardare o semplicemente cambiare canale.

Purtroppo però nella vita vera non esisteva un telecomando per saltare le scene spiacevoli.

Niente pausa e niente tasto avanti veloce.

No, nella vita vera se cominciava una scena al rallentatore non si poteva far altro che guardare.

Perciò Alex assistette con orrore crescente alla scena che le si parava davanti.

Cominciò a correre, ma era troppo tardi.

Sapeva che non sarebbe mai riuscita ad intervenire in tempo, era troppo, troppo lontana…

Disperata, sollevò un braccio nel preciso istante in cui la forza esplosiva del Cero rosso sangue si schiantò al suolo.  

«LIIIIIIZ!!!!!»

 
                                                               *Qualche ora prima*

Ok, inaspettatamente quella giornata aveva scalato l’empireo di tutti gli eventi più orribili e traumatici della sua intera vita, scalzando dalla pole position quello indimenticabile in cui aveva temuto di essere rimasta incinta, che fino a quel momento aveva regnato incontrastato in cima a tutte le altre disgrazie.

Forse il fatto che la stragrande maggioranza di esse avessero Grimmjow come protagonista o almeno come comparsa avrebbe dovuto essere per lei un campanello d’allarme, una specie di gigantesca insegna rossa al neon con su scritto: “Allarme iettatore, maneggiare con cautela”.

Purtroppo però la sua copertura assicurativa non comprendeva presidi cautelari in caso di evenienze quali il maneggio di un Espada, quindi non poteva far altro che tirare un sospiro e rassegnarsi ad aggiornare con costante frequenza la lista dei traumi fisici e spirituali.

Chissà se esisteva la possibilità di farsi dare una tessera abbonati.

Sarebbe andata benissimo anche, chessò, una specie di raccolta punti-sfiga, al termine della quale il karma si sarebbe finalmente accorto dell’enorme debito che aveva nei suoi confronti e le avrebbe finalmente donato qualcosa di meraviglioso, come un ragazzo sano di mente e con il cervello non settato perennemente in modalità brutale omicidio, ad esempio.

Ma quella era pura fantascienza.

Al momento infatti, tanto per non smentirsi proprio mai, stavano discutendo.

Oh, sì certo, sempre in quel luogo buio, tetro e brulicante di Hollow desiderosi di banchettare con la loro anima, ovviamente.

Che domande.

Era partito tutto qualche minuto prima.

Grimmjow si stava occupando degli Hollow rimasti, e Alex aveva cercato di attirare la sua attenzione sventolando Pantera in aria.

«Ehi! Hai visto che ce l’ho fatta? Chi è l’incapace ora, eh?» aveva esclamato con un guizzo d’orgoglio.

«Mi prendi in giro?! Mi sono spaccato la schiena per giorni con te in quel maledetto sotterraneo, ci mancherebbe solo che ora ti facessi ammazzare da uno dei gradini più bassi della catena alimentare dell’Hueco Mundo!» aveva risposto lui polverizzando l’ultimo Hollow rimasto con un Bala.

 L’entusiasmo di Alex si era congelato immediatamente.

«No, dico, grazie per l’incoraggiamento!» aveva sbraitato in risposta.

Certo che la sua sensibilità migliorava davvero di giorno in giorno, era bello constatare come la loro sintonia di coppia fosse frequente come un temporale in un deserto.

Comunque aveva deciso di stringere i denti e passare oltre, anche perché mentre era impegnata con gli Hollow le era venuto in mente un altro dubbio ben più grave, che ben presto si era trasformato in una sconfortante certezza.

Si era quindi avvicinata a lui e gli aveva restituito Pantera.

«Tu vuoi mollare Aramis qui, non è vero?»

Era più che altro una domanda retorica in realtà, perché Alex conosceva bene il suo pollo, e ormai aveva capito come funzionava quella sua testaccia azzurra.

«Fammici pensare un attimo… Sì!»

Appunto.

«Non essere infantile, lui non è mai stato un Espada, non ha abbastanza energia spirituale per uscire da qui da solo! Lo lasceresti davvero qui a marcire per sempre?»

Perché suonava spaventosamente come un’altra domanda retorica?

«Per quel che mi riguarda potrà già ritenersi fortunato se la mia mano non gli regalerà un cratere al centro dello stomaco, quindi ha ben poco di cui lamentarsi!»

Ah, ecco perché.

«Senti», tentò di farlo ragionare, «neanche io vado pazza per lui, ma ha salvato me e Liz quel giorno a Las Noches, e si è pure impegnato per qualche motivo nell’aiutarmi con i miei poteri. Certo, ha un carattere impossibile, è odioso e non si fa mai i fatti propri, ma Urahara si fida di lui, e io mi fido di Urahara. Senza contare che Liz non se ne andrebbe mai e poi mai da qui senza di lui, e puoi scommetterci tutto quello che possiedi che io di certo non me ne andrò da qui senza Liz»

                                                                             *

Eccola lì, gira che ti rigira alla fin fine quella biondina saltava sempre fuori nei loro discorsi.

Accidenti, ‘fanculo a lei e al giorno in cui era stata messa al mondo!

Già di suo Alex aveva la testa dura come il marmo, ma se si parlava della sua preziosa amichetta allora la situazione diventava a dir poco insopportabile. 

E adesso doveva pure sentirsi dire che non poteva ammazzare Aramis perché ultimamente quella ragazzina se la intendeva con lui!

E che cazzo!

Lui se ne fregava di quello che combinavano quei due, aveva ancora un paio di conti in sospeso con quello stramaledetto Arrancar leggi-pensiero, e di certo non avrebbe accettato di farsi dire da lei cosa doveva o non doveva far…

«Per favore, Grimmjow» mormorò Alex, appoggiandogli una mano sul petto e guardandolo dritto negli occhi, mentre l’altra si chiudeva sulla sua, ancora stretta sull’elsa di Pantera. «Non ti sto chiedendo di eleggerlo tuo migliore amico, ma solo di rimandare la resa dei conti a quando saremo usciti tutti da qui»

Grimmjow si irrigidì completamente, con la bocca ancora aperta ad articolare il secco no che era stato sul punto di dichiarare per porre fine a quella assurda discussione, ma per il quale improvvisamente non trovava più voce.

E l’infida manipolatrice approfittò del suo attimo di esitazione per rincarare la dose.

«Dai, ho appena sconfitto con la tua spada un Menos alto cinquanta volte più di me, non puoi concedermi questo piccolo favore come premio?»

E questo, perfino per la scarsa etica di un Espada, significava giocare sporco.

                                                                            **

Aramis osservò con totale noia e disinteresse l’Arrancar accovacciato a terra che tentava disperatamente di riprendere fiato.

Era una sua vecchia conoscenza del periodo in cui aveva vissuto a Las Noches, anche se di certo non una di quelle che si sarebbe mai vantato di aver avuto: era il classico individuo che riteneva opportuno colmare con i bicipiti il vuoto cronico che albergava nel suo cervello, e dal quale il massimo di originalità di pensiero che ci si sarebbe mai potuti aspettare era mangiarsi a colazione due brioches invece che tre.

L’incarnazione della profondità e dell’intraprendenza, insomma.

Non valeva neanche la pena di scomodarsi a leggergli il pensiero, sempre ammesso che ne possedesse uno, dato che apparteneva a quella categoria di zotici la cui mente poteva essere tranquillamente paragonata ad uno spiazzo desolato battuto dal vento.

Vuota e deprimente.

«Maledetto… anf… bastardo… anf… Piantala con questi giochetti mentali… anf… e affrontami lealmente!»

Aramis sbadigliò in modo teatrale.

Che palle!

Perfino Grimmjow quando si metteva d’impegno sapeva essere più creativo con gli insulti.

E se qualcuno riusciva ad arrivare ad un tale livello di scontatezza da fargli rivalutare persino Grimmjow, allora sarebbe stato davvero il caso di praticargli per il suo bene una misericordiosa eutanasia.

«Affrontarti “lealmente”? Oh non potrei mai: anni fa qualcuno mi fece notare come lo scontro diretto fosse purtroppo il mio punto debole, e affrontare un grande guerriero come te in quel modo significherebbe sottovalutarlo. Non vorrai mica che ti sottovaluti!»

L’Arrancar (qual era già il suo nome?) si mise faticosamente in piedi e sputò nella sua direzione.

«Tu sei sempre stato un codardo!»

«Oh, ti prego, basta con i complimenti, o tra poco dovrò invitarti a cena»

«Brutto…!» ruggì lui in un ennesimo impeto di estrema originalità, ma poi gli venne in mente un’altra cosa e cambiò idea. «Ah! Fai lo spiritoso quanto ti pare, tanto ormai ora che sei chiuso qui sarà solo questione di tempo prima che tu faccia la fine di tutti gli altri!» esclamò, puntandogli vittoriosamente il dito contro, momentaneamente dimentico del fatto che fosse pure lui condannato a ciò che aveva appena predetto ad Aramis.

Beata deficienza.

«In questo caso suppongo che sarà una delusione intollerabile per te non assistere alla mia lenta e sicuramente spettacolare agonia, visto che il tuo stato pietoso non ti permetterà di resistere per più di un paio di giorni. Se tu fossi un essere di almeno un briciolo di dignità ed interesse potrei anche scomodarmi a rimanere qui ad assistere alla tua fine, ma purtroppo temo di avere almeno un centinaio di cose più intriganti da fare. E sì, tra queste è compreso anche sedermi per terra a fissare il buio» gli rispose con un sorriso di scherno.

«Ah, e qui ti sbagli di grosso, stupido bamboccio! Mi basterà divorare quella ragazza nascosta dietro a quei massi laggiù, e allora vedremo chi di noi perderà per primo le energie!» esclamò l’Arrancar trionfante. «Anzi, ho un’idea migliore: potrei anche ucciderti subito e poi prendermela con tutta calma con lei! Sì, mi sa che farò così: sono anni che non vedo una donna, e credo proprio che io e lei ci divertiremo moltissim…»

Il resto della parola fu soffocato dal suo improvviso grido di dolore, mentre ricadeva a terra sulle ginocchia stringendosi il moncherino sanguinante che era rimasto al posto del suo braccio.

Con un calcio mirato al centro del petto Aramis lo gettò con la schiena a terra, e premendo bene la suola sul suo sterno lo tenne deliberatamente inchiodato al suolo, ignorando i suoi gemiti di dolore.

Ogni traccia di leggerezza era del tutto sparita dal suo volto, sostituita da un sorriso crudele che gli scopriva i denti e uno sguardo del tutto privo di umanità, puntato nelle orbite improvvisamente terrorizzate dell’Arrancar.

«Che c’è, non stavi strepitando giusto due minuti fa sul fatto che avrei dovuto affrontarti lealmente, senza trucchi mentali?» lo schernì, facendogli dondolare crudelmente il pugnale sporco di sangue davanti alla faccia. «Ah, forse sei interessato al mio Cobra, dopotutto è la prima volta che lo vedi. Bene, osserva attentamente: le vedi tutte queste piccole sporgenze ricurve lungo il filo della lama? Ecco, queste servono a far sì che, una volta che il pugnale ti è entrato nella carne, la sua fuoriuscita dal tuo corpo sia il più dolorosa e cruenta possibile. Spregevole, non è vero? Dopotutto, come ti ho già detto, affrontare in modo diretto il mio avversario non è il mio forte, quindi mi serve un’arma in grado di procurare il massimo danno con il minimo sforzo, non sei d’accordo? Ma forse per la tua testa vuota un esempio pratico sarebbe mille volte più efficace di qualsiasi spiegazione, in effetti…» concluse appoggiando la punta del pugnale sul ventre dell’Arrancar.

«NO, FERMO! As-aspetta! Io non… la ragazzina, lei è… è tutta tua se vuoi! La-lasciami andare, ti prego!»

Aramis allentò leggermente la presa sull’impugnatura, osservando il sottile rivolo di sangue che usciva da dove la punta incontrava la pelle tesa dalla paura, poi, lentamente, fece scorrere il pugnale verso l’alto, fino a puntarglielo contro la gola.

«Sai, la tua fortuna è che la mia regina diceva sempre che un nemico che chiede pietà va purtroppo risparmiato» mormorò tra i denti, facendo spuntare nel miserabile una scintilla di sollievo. «Tuttavia, per tua sfortuna lei non si trova qui nei paraggi, e io non sono mai stato famoso per essere una persona obbediente»

«Ferm…»

«Comunque devo proprio ringraziarti» lo interruppe. «Qualche tempo fa ho incontrato un rifiuto umano che mi ha davvero fatto saltare i nervi, ma con mio sommo rammarico non ho potuto fargli nulla. Ormai mi era quasi passato di mente, ma grazie a te mi sono ricordato che cosa avrei potuto fargli se solo Urahara non fosse stato nei paraggi. E lo sai perché? Perché se c’è una cosa che non sopporto sono le persone che danneggiano le pochissime cose che trovo interessanti»

«Non..non so di che parli!»

«Ma certo che non lo sai, pezzo d’imbecille. In compenso io so che grazie alla tua immaginazione da barbaro mi si è stampata a fuoco nel cervello la vomitevole immagine delle tue luride manacce stampate addosso alla ragazza più interessante che abbia mai incontrato in secoli di vita. Quindi te lo scandirò chiaramente in modo che perfino un menomato mentale come te possa capirlo: nessuno, e ripeto nessuno può permettersi anche solo di immaginare di sfiorare Liz e sperare di farla franca, perché ancora prima che possa rendersene conto io mi sarò già premurato di smontarlo pezzo per pezzo fino a non lasciarne neanche il più misero ricordo sulla faccia della Terra, sono stato chiaro?»  

«Io… io non…»

«Perfetto. E ora direi proprio che è arrivato il momento di dirci addio, non credi?»

«NO, as-aspetta! FERMOOO!!»

                                                                                      **

Sbattendo le palpebre nella totale oscurità, Liz si trattenne per l’ennesima volta dall’aprire bocca per sbuffare sonoramente.

Insomma, che palle!

Accidenti ad Aramis, “vado solo a fare un giro di ricognizione” un corno, aveva per caso deciso di abbandonarla lì per vedere se anche gli esseri umani fossero in grado di fare la muffa?
No, certo, tanto che cosa poteva mai esserci di eticamente sbagliato nell’abbandonare al buio una povera ragazza inerme, da sola, con un milione di mostri assetati di sangue nei paraggi e neanche un pupazzetto antistress per cercare di non dare di matto e mettersi a tirare testate contro ai massi?

E lei non aveva certo paura!

Solo che, andiamo! Anni e anni passati ad evitare strategicamente di giocare ad Alone in the dark e poi si ritrovava in quella situazione: il karma doveva avercela con lei per qualche motivo, e aveva davvero un senso dell’umorismo estremamente discutibile.

Per ingannare il tempo e la tensione crescente cominciò a canticchiare mentalmente la solita canzoncina, anche se come sempre non riusciva a ricordarsi le parole.

Poi però, accorgendosi di come la cosa non facesse altro che aumentare l’atmosfera già di per sé abbondantemente inquietante, decise di smettere.

Infine come ciliegina sulla torta si levò in lontananza quello che aveva tutta l’aria di essere un agghiacciante urlo di disperazione e dolore.

Sobbalzando pietosamente, Liz si strinse le braccia coperte di pelle d’oca attorno alla testa.

Maledizione Aramis, aspetta solo di tornare qui e te lo faccio vedere io il giro di ricognizione!”

                                                                            **

Aramis finì di ripulire distrattamente il pugnale sporco di sangue sul mantello dell’Arrancar, riponendolo poi di nuovo al suo posto in una tasca interna della sua giacca.

Sondò attentamente le immediate vicinanze, ma a quanto pareva per il momento non c’erano altre presenze indesiderate nei paraggi.

Bene.

Principessa, mi senti?”

3…

2…

1…

“Aramis! Come sta Liz?”

 “Mia adorata, lo sai che sei estremamente prevedibile?”

“E tu lo sai che se non ti sbrighi a rispondermi la prossima volta che vedrò il tuo brutto muso ti infilerò la tua cara prevedibilità dove non vorresti sentirla?”

“E tutto questo dopo tutta la fatica che hai fatto per convincere Grimmjow a non ammazzarmi a vista? Piuttosto incoerente da parte tua”

“Tranquillo, se ci tieni tanto sono sempre pronto a spaccartela volentieri, la faccia!”

“Le tue proposte sono allettanti e monotematiche come al solito, Grimmjow, ma credo che per adesso potrebbe interessarvi di più sapere che cosa ho scoperto sulla nostra invitante situazione”

Seguì un attimo di silenzio denso di sorpresa.

“E va bene sapientone, siamo tutt’orecchi: illuminaci”

“Per prima cosa, per quanto la cosa sia stupefacente, avevi ragione tu, Grimmjow, siamo davvero nella dimensione della Caja Negaciòn”

“Mi prendi per il culo?! E allora perché non ci sono Arrancar qui, ma solo stupidi Hollow?”

Aramis gettò un’occhiata di sbieco al corpo ai suoi piedi.

Perché, e questo ci porta al punto due, l’aria di questo posto è totalmente priva di Reishi”

“E quindi?”

“Non ci arrivi da sola? Mi deludi profondamente”

“Quando fai così scateni in me un’enorme voglia di farti un sacco di applausi con la tua faccia in mezzo, Aramis. Per favore, fai finta che il mio misero cervello non contempli il nesso tra mancanza di particelle spirituali nell’aria e un’accozzaglia di Hollow dove invece dovrebbero esserci degli Arrancar, e illuminaci con la tua illimitata sapienza, o superba mente superiore”

“Molto bene, posso dirti fin da subito che riuscirai a fare parecchia strada con la tua creatività nelle lusinghe, una volta che sarai riuscita a far qualcosa per l’immane quantità di sarcasmo che trasuda copiosamente ad ogni parola. Come stavo dicendo, gli Arrancar rinchiusi qui, incapaci di andarsene, si agitano per fuggire, consumano energia, e la mancanza di Reishi impedisce loro di reintegrarla. Si indeboliscono, ma gli Arrancar non possono morire di fame, quindi il loro corpo deve adattarsi alla progressiva perdita di energia. Prima perdono la zampakuto, poi il loro corpo muta sembianze, e infine arrivano al punto di rottura: non sono più in grado né di mantenere sembianze simil-umane, né di trattenere al loro interno tutte le anime che hanno assorbito nel corso degli anni, perciò…”

“Perciò più passa il tempo, più loro perdono energia e continuano a regredire, liberando man mano tutti i fottuti Hollow che hanno divorato e assorbito! Ecco perché erano tutti solo un branco di zotici rincoglioniti, lo sanno tutti che quando un Hollow regredisce gli parte completamente il cervello!”

“Wow Grimmjow, quando sei così razionale mi fai quasi paura”

“Allora la prossima volta che ti avrò tra le mani mi assicurerò di prenderti irrazionalmente a pugni per un tempo irrazionalmente lungo, così vedi come ti passa la paura”

“Per favore bambini, rimandiamo questa lite tra primedonne a quando non ci troveremo più in una specie di gigantesca carta moschicida interdimensionale studiata apposta per farci vagare in un eterno tormento senza uscita, vi va?”

“Mmm, bella metafora, principessa”

“Grazie, ho ottenuto una laurea ad honorem anche in questo, oltre che nel sarcasmo. Comunque c’è ancora una cosa che non capisco: se davvero come dite voi la regressione provoca la perdita della coscienza di sé, allora come mai quelli che ci hanno attaccati puntavano tutti me e non accennavano minimamente a divorarsi tra loro? Non sembravano una semplice accozzaglia di mostri affamati senza cervello, erano organizzati, quasi come se…. un momento, aspettate un attimo… a meno che il legame che li ha uniti in un solo corpo per tutti questi anni fosse talmente forte da spingerli a comportarsi tutt’ora come un’unica mente collettiva!”

 “Mi sa proprio che hai fatto centro”

“Certo che voi Arrancar siete davvero degli esseri complicati!”

“Non sai neanche quanto”

“Bene, ora che abbiamo sviscerato appieno la nostra incantevole e invidiabile situazione, hai altre belle novità con cui allietarci? Tipo per quale motivo siamo finiti qua dentro, o magari un modo per uscire da qui che non preveda l’attesa di ore e ore in mezzo ad un’orda di Hollow desiderosi di banchettare con le nostre anime?”

“Purtroppo la mia fonte non era in possesso di informazioni così sofisticate” le rispose, mentre osservava il corpo della sua “fonte” dissolversi lentamente.

“Bene, allora ti suggerisco di tornartene di corsa da Liz e non staccarti da lei nemmeno per un istante, perché se dovessi venire a sapere che le ginocchia sbucciate non sono l’unica cosa che non va in lei, temo che Grimmjow non potrà lo stesso ucciderti come desidera tanto, perché ci avrò già pensato io”

“Ai tuoi ordini, principessa”
 
 
 
 
 

Angolo delirazioni
 

Aki: «Acquario: “Le persone con posizioni di rilievo in questo segno zodiacale sono instabili dal punto di vista amoroso”»

Alex: «Beh, contando con chi sono andata ad appaiarmi mi pare il minimo. È già tanto se non sono instabile anche mentalmente»

Aki: «“I nati sotto questo segno sentono molto la necessità di essere liberi e questo li porta ad assolvere meglio al loro destino nei rapporti basati sull'amicizia, infatti possiedono un forte senso dell'amicizia e del lavoro di gruppo”»

Liz: «Verissimo! Non per niente è la mia migliore amica!»

Grimmjow: «Io la sua la definirei più una psicosi… insomma, non si può essere così fissati con un’amica, non sei mica sua madre!»

Liz: «Oh insomma, non criticare la nostra sorellanza! Sei solo geloso perché Alex mi vuole bene!»

Grimmjow: «Che cosa hai detto?!»

Aki: «“Le loro amicizie sono molto ponderate e sentite, non si tratta di qualcosa che essi concedono a tutti”»

Aramis: «Parole sante»

Aki: «“Freddi, razionali, idealisti e dalla mente aperta, hanno uno spiccato spirito umanitario che li rende i più altruisti dello zodiaco”»

Meiko: «E chi l’avrebbe mai detto… sembra alquanto accurato. Che sia stato quell’Urahara a inserire questi dati? Solo lui blaterava così tanto riguardo a gentilezza e altruismo…»

Alex: «E tu che c’entri, scusa?»

Meiko: «… spoiler»

 

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Capitolo 34
*** Narrami o Lady Gaga l’Arrancar dai pantaloni criminali ***



Aki: «…»

Alex: «…»

Liz: «…»

Aki: «… Beh? Che avete da fissarmi così? No, non ho nulla di divertente da dire.»

Grimmjow: «Grazie mondo, ti amo!»

Aki: «Questo ovviamente perché ho ancora due segni zodiacali da leggere.»

Grimmjow: «Ma porca di quella pu…»

Alex: «E smettila una buona volta di imprecare»

Liz: «Sì, dai! Cominciamo da Aramis, scommetto che il grado di affinità tra i nostri due segni è perfetto!»

Aramis: «Mmm, questa sì che è una prospettiva interessante…»

Alex: «Cos…? TIENI A BADA GLI ORMONI, BRUTTO *filtro innocenza*!»

Aki: «Bambini! Basta casino! *coff coff* Allora: “Scorpione:le persone con posizioni di rilievo in questo segno sono misteriose, ambiziose e dotate di un fascino a volte sinistro. Testarde e permalose, possiedono un'ironia sferzante e un intuito profondo”»

Aramis: «Sì, mi sembra abbastanza accurato. Soprattutto la parte sul fascino»

Alex: «Hai dimenticato ambigue»

Liz: «E snervanti»

Grimmjow: «E tritapalle»

Aramis: «E circondate da persone mediocri che celano la loro invidia dietro ad insulti banali e infondati»

Liz: «Ehi!»

Aramis: «Bionde presenti escluse»

Liz: «Yay!»

Aki: «“Sia il sesso che l'erotismo hanno un ruolo centrale nella loro vita”»

Grimmjow: «Nel suo caso io parlerei più di una patologia mentale incurabile»

Alex: «Da che pulpito…»

Aki: «Aspetta, c’è dell’altro: “Ma le loro relazioni amorose si rivelano a volte particolarmente complesse. Infatti tendono a dominare, soprattutto psichicamente, le persone che amano»

Liz: «Non l’avrei mai detto»

Aramis: «Coniglietto… è sarcasmo quello che percepisco? Mi ferisci…»

Meiko: «Piantala di molestare le ragazzine, Aramis»

Alex: «Ma sei ancora qui?!»

Aki: «“Esigenti e contraddittorie, pretendono molto dagli altri, ma sanno dare altrettanto, spesso facendolo solo intuire. Orgogliose e consapevoli delle proprie qualità, nascondono una sensibilità profonda che può mettere a rischio le loro sicurezze e renderli preda del dubbio”»

Alex: «Sì, ma la nasconde proprio bene»

Grimmjow: «Ma chi, questo qui? Il massimo del conflitto interiore che può aver mai provato è se continuare a spiare la bionda mentre si fa il bagno o levarsi i vestiti e raggiungerla, per una volta»

Alex: «Cooosa?!»

Aramis: «…. Ops»


 
Un enorme giga grazie a Super_Wolf, mrwriter, timetosaybyebye, g_d_g, mirai del futuro e GreyLion (bel nick! Io li shippavo questi due una volta! *fine momento racconto-cose-che-non-interessano-a-nessuno*) per aver messo questa storia tra le preferite, a equiderma, Sweet_Nanami, Jacquelyn, Loveanimals, Super_Wolf e Little Nightingale per averla messa tra le seguite, a British_Girl_Alice,  JacquelynReila Uzumaki per averla messa tra le ricordate, a TooSixy,  Super_Wolf,  Nue, mrwriterE l i z a per avermi messa tra gli autori preferiti, e a chi legge e basta. Se mai aveste bisogno di un bendaggio funzionale o una doccia gessata, venite pure da me!
 

A proposito, è vergognoso che io me lo sia ricordata solo all’alba del 34esimo capitolo, ma in teoria la seguente è una cosa che andrebbe fatta…
Dunque: io non posseggo assolutamente Bleach. Se così fosse i suoi poveri personaggi avrebbero più storie d’amore nella loro vita, Ulquiorra sarebbe vivo e da sporca yaoista quale sono renderei la GrimmIchi canon. Allo stesso modo non posseggo Grimmjow, per sua fortuna: lui, Urahara, Aizen e tutto il mondo di Bleach appartengono a Tite Kubo. Beato lui.
Aki, Alex, Liz e Aramis appartengono a me, e francamente non so se sia una cosa di cui vantarsi.
Lady Gaga e le sue canzoni appartengono a lei stessa.
Nessun barattolo di Nutella è stato maltrattato durante la stesura di questo capitolo.
Qualche Hollow forse sì.
 
 

Capitolo 34: Narrami o Lady Gaga l’Arrancar dai pantaloni criminali
 
Aramis.

Un Arrancar, un perché.

Alex non lo vedeva certo di buon occhio, anzi.

E Grimmjow, beh, Grimmjow gli sarebbe passato volentieri sopra con un tir e poi avrebbe fatto per sicurezza retro marcia. Quattro volte.

Perfino lei a volte percepiva il suo eterno buonumore venire pericolosamente incrinato dalla sua faccia da schiaffi.

No, di certo nessuno si sarebbe mai sognato di accusarlo di essere una persona simpatica.

O anche solo lontanamente accomodante, se era per questo.

Eppure si fidava di lui, segno inequivocabile che tutte quelle battute sulle bionde forse qualche fondamento ce l’avevano, dopo tutto.

In effetti, si ritrovò a rimuginare Liz mentre borbottava tra sé parole indefinibili e soprattutto irripetibili, lei proprio non riusciva a capire da dove arrivasse tutta la sua accecante fiducia verso Aramis, contando che non faceva certo Mr. Affidabilità di secondo nome.  

Di certo non dal suo amabile carattere.

O dalla sua indole angelica e pura.

No, probabilmente erano altri i dettagli che le offuscavano la mente.

Come il modo in cui i suoi fantastici pantaloni di pelle fasciavano il suo fondoschiena, ad esempio.

Anche adesso, mollata lì da sola in quella landa oscura in attesa di cadere vittima dei bruti, non poteva fare a meno di essere certa che lui sarebbe sicuramente ritornato da lei a momenti.

E lei ovviamente avrebbe salutato tutte le sue giuste e onorevoli proteste mentre venivano brutalmente calciorotate da un sorrisino ebete causato dal sollievo per il suo ritorno.

Stupida, stupida, stupida Liz!

E stupidi pantaloni di pelle superfascianti, anche!

Alex l’avrebbe sicuramente fustigata sulla schiena con la cinghia di quei pantaloni se l’avesse sentita pensare certe cose, ma Liz non poteva farci niente se l’abitudine di Aramis di indossare capi d’abbigliamento che erano praticamente un’ode allo stupro tendeva a farle perdere la concentrazione in sua presenza.

Era un po’ come pretendere di recitare una poesia a memoria con Grimmjow e i suoi pettorali scoperti nei paraggi e poi stupirsi di essere continuamente distratti.

O come cercare di concentrarsi su latte e cereali sapendo di avere un barattolo di Nutella sul primo ripiano del frigo.

Ecco, Aramis era esattamente il suo barattolo di Nutella personale.

Un barattolo sexy.

A tratti snervante, certo.

Ma molto, molto sexy.

Argh, stupida Liz, stupida!” inveì tempestandosi la testa di pugni.

Sospirò profondamente, cercando di allontanare la mente da quel terreno pericoloso.

Era da sola, al buio, non vedeva niente, forse era contornata da bestie immonde pronte a infilzarla come uno spiedino e aveva una stupida catena che le usciva dal petto, e tutto quello a cui riusciva a pensare era un abito di pelle probabilmente rubato dalla vetrina di un sexy shop e il modo in cui il suddetto fasciava in maniera perfetta un certo fondoschiena….

Aaargh!

 

**
 

Io detesto gli Hollow!

Non che un pensiero del genere fosse una novità per Alex, ma le ultime ore le avevano fatto toccare vette di irritazione verso quella specie mai viste, e questo ovviamente comprendeva anche il suo amorevole compagno di viaggio.

Il fatto era che quegli stupidi esseri molesti continuavano a sciamare su di loro come mosche, rendendo loro impossibile localizzare l’aura di Aramis per capire in che direzione andare.

E soprattutto non finivano mai!

Spappola un verme di qua, abbatti un ragno di là, dribbla tra le gambe di un Menos, scappa da una pianta carnivora laggiù, ehi no fermo Grimmjow, quella è una cimice, non schiacciar…!



Porca miseria!

Io detesto gli Hollow!

 

**


Capì di non essere più sola grazie ad un lieve spostamento d’aria dietro di lei, tuttavia al tocco leggero che si posò sulle sue spalle si rilassò di nuovo.

Come previsto, mentre mani familiari le scorrevano giù per le braccia e poi lungo il profilo delle costole, un lieve sorriso di sollievo le increspò le labbra.

Intanto, all’interno della sua testa, il buon senso, la cui voce assomigliava terribilmente a quella di Alex, alzava gli occhi al cielo.

«A cosa stai pensando?»le sussurrò Aramis nell’orecchio, avvolgendole infine le braccia attorno ai fianchi.

In quel preciso istante Liz comprese che le aveva spiato nella testa fino a quel momento, ascoltando tutte le sue elucubrazioni su vestiti di pelle, Nutella e tir in retromarcia, e che stava ancora una volta impietosamente giocando con lei.

E Liz aveva il forte sospetto che non avrebbe affatto dovuto trovare la cosa tanto piacevole.

Deglutì, cercando pateticamente di tenere a bada la tempesta ormonale che al momento stava tenendo un rave party all’interno del suo stomaco, per non parlare di altre zone situate ben più in basso.

Contemporaneamente, il suo buon senso spaccò una bottiglia di vetro contro un tavolo, e, puntandole addosso le punte aguzze, la avvertì minacciosamente:“Attenta a ciò che dici!” 

«Sto pensando che sono molto arrabbiata con te, e che le tue lusinghe da ruffiano non hanno alcun effetto sulla mia persona» mentì spudoratamente, in un’imitazione di indignazione così poco convincente da assicurarsi una foto segnaletica completa di mandato d’omicidio in tutte le scuole teatrali del globo terrestre.

Al che i suoi ormoni si diedero di gomito a vicenda e cominciarono a sfottere allegramente il buon senso, gavettonandolo di uova marce e intonando slogan e cori da stadio molto poco lusinghieri.

Del tutto ignaro dei vergognosi atti di bullismo che stavano avendo luogo nella sua testa, ma a pensarci bene forse anche no, Aramis strinse la presa sui suoi fianchi e si abbassò lievemente, andando a posarle le labbra sul collo.

«Davvero?» commentò divertito, tracciando lenti ghirigori sulla sua pelle con la punta della lingua. «E poi?»

Ok Liz, calma, inspira, espira, e tieni le mani a posto” cercò di concentrarsi lei, tentando di scongiurare il rischio di iperventilazione.

«E poi… pensavo alla Nutella…» si lasciò sfuggire con un sospiro, inclinando di lato la testa sotto alla scia di baci che le veniva tracciata su e giù per il collo. 

E bisognava ammettere che in quel preciso istante le si stavano anche affacciando alla mente aspetti alquanto interessanti e forse un po’ meno usuali sul contenuto di quel bel barattolo…

«Un barattolo molto, molto sexy, ricordiamolo» sussurrò Aramis, afferrandole il lobo dell’orecchio tra i denti.

“Meidei, meidei, codice rosso, Houston, abbiamo un problema!” cominciarono a strillare nel panico gli ormoni di Liz.

Il buon senso cercò inutilmente di tenerli a bada a schiocchi di frusta, infine si vide costretto a gettare la spugna e si allontanò imprecando sonoramente.

«Vero… ma nel mio cuore la persona più sexy in assoluto rimarrà sempre e solo Alex, meglio ancora se in versione maschile, e non c’è barattolo di crema alle nocciole o biancheria di pelle che possa farmi cambiare idea» gli rispose fingendo un tono serio e solenne.

Poi si ritrovò inevitabilmente distratta dal surriscaldamento delle sue povere sinapsi cerebrali per via dell’immagine evocata dall’unione delle parole crema e biancheria di pelle con Aramis come soggetto sottinteso.

E meno male che era stata tanto brava da non aggiungere anche frustino e manette.



Cavolo.

Aramis sospirò, fingendosi a sua volta dispiaciuto.

«L’ho sempre detto che una cosa a tre sarebbe stata la soluzione migliore»

 

**


Nel bel mezzo della mischia, Alex si sentì accapponare la pelle e starnutì sonoramente, mentre un brivido agghiacciante le strisciava su per la spina dorsale.

«Che c’è, qualcuno che parla male di te?» le chiese Grimmjow alle sue spalle.

Rabbrividì di nuovo.

«No, qualcuno che mi immagina nel bel mezzo di un’orgia, credo»

 

**


«Ma come sei crudele, perché vuoi escludere il povero Grimmjow?» lo provocò Liz, girandosi verso di lui e allacciandogli le braccia attorno al collo, senza lasciarsi sfuggire come le sue spalle fossero stranamente tese e rigide.

Era agitato?

Era forse successo qualcosa mentre era via?

Oddio, non era mica ferito?!

O magari aveva sbattuto la testa…

«Allora mi correggo: l’ho sempre detto che una cosa a quattro sarebbe stata la soluzione migliore» commentò Aramis, sfiorandole le labbra con le proprie.

… no, decisamente le sembrava il solito Aramis, quindi il trauma cranico aggravato plurimo poteva essere escluso.

Mmm, eppure Liz era sicura al mille per mille che le avesse appena letto nella mente le sue domande, quindi qualsiasi cosa fosse successa a quanto pareva non aveva nessuna voglia di rivelargliela.

Come al solito.

Scuotendo la testa con aria accondiscendente, come se avesse avuto a che fare con un bambino capriccioso, Liz cominciò ad accarezzargli con movimenti lenti il collo e le spalle.

La cosa sortì l’effetto sperato, e la tensione dei muscoli al di sotto del suo tocco cominciò ad allentarsi progressivamente, mentre Aramis continuava ad esalare caldi respiri contro le sue labbra.

Liz non aveva la minima idea di cosa gli fosse successo e per quale motivo improvvisamente i suoi ormoni Arrancar si fossero risvegliati in quel modo, ma non sarebbe certo stata lei a lamentarsi.

Non con i propri ormoni umani e adolescenti che intonavano a gola spiegata Bad Romance di Lady Gaga.

Decise quindi di passare all’attacco, e, sollevandosi leggermente sulle punte dei piedi, premette la bocca su quella di Aramis, per nulla stupita di trovarlo già pronto ad approfondire il bacio.

Uh, a quanto pareva il passaggio da Bad Romance a Monster era alquanto vicino…

E in effetti, sentendo la lingua dell’Arrancar insinuarsi tra le sue labbra, le sembrava quasi di sentire nella sua testa l’eco di He ate my heart, he ate my heart…

E mentre la colonna sonora procedeva a vele spiegate in tutta la sua gloria, le mani di Aramis cominciarono a scorrere lungo la sua schiena in modo a dir poco criminale, provocandole brividi incandescenti che le mozzarono il respiro in gola, respiro che poi rilasciò con un sospiro tremolante contro le sue labbra.

«Aramis…»

Ma non poté elaborare ulteriormente il suo pensiero, perché quella bocca dannata scese a posarle un ennesimo bacio incandescente tra il collo e la spalla.

«Liz…» mormorò contro la sua pelle.

La scia di baci continuò fino alla spalla e poi giù lungo il braccio; nel frattempo le tolse una mano dal fianco per afferrarle la sua, ancora intrecciata ai suoi capelli neri.

«Liz…» sussurrò di nuovo, posandole un bacio sul palmo e cominciando a lambirle piano le dita con la lingua.

Liz avvampò: il buio quasi totale non faceva altro che acuire tutti i suoi sensi, sottolineando in modo cristallino come la voce di Aramis avesse perso la sua calma abituale e qualsiasi parvenza di scherno.

Era quasi… affamata.

«Liz…»

Infine Aramis catturò di nuovo le sue labbra in un bacio profondo, affondando una mano nei suoi capelli e avvinghiandola se possibile ancora più stretta a sé con l’altra.

E ciò non fece altro che sottolineare quanto le sue spalle non fossero l’unica parte del suo corpo tutt’altro che rilassata.

“Porca miseria, se questa è l’antifona forse è il caso di passare direttamente a Rude boy di Rihanna!” commentò entusiasta la curva sud dei Liz-ormoni.

Quella nord invece era ancora tutta rapita da concetti profondi e coerenti quali Nutella, pantaloni di pelle e miseria, ma è davvero tutta roba sua, questa?

Quando il bacio finì, decisamente troppo presto per i suoi gusti, Aramis non si staccò da lei, e, anche se il suo exploit di passione sembrava essersi arginato almeno un po’, continuò a tenerla stretta a sé, premendole la bocca sui capelli.

«Coniglietto… hai paura?»

Eh?

«… Hai la febbre, per caso?»

Le risa represse di Aramis le scompigliarono leggermente una ciocca di capelli.

«Cercavo solo di essere gentile»

«Disse dopo avermi lasciata sola al buio per ore»

«Uh, è forse rimprovero quello che percepisco?»

«Ah… già, sì, certo! Rimprovero! Perché io in realtà sono molto arrabbiata con te, chiaro? Se ho pensato quelle cose era solo per distrarmi dal buio in cui mi hai lasciata, quindi sono molto, molto arrabbiata. Molto»

“Brava così Liz, mantieni la posizione, non perdere terreno!” tornò alla carica il buon senso.

«Quali cose?» chiese Aramis con tono innocente.

«Ugh.. no, non mi distrarrai di nuovo! Ora le faccio io le domande! Perché ci hai messo così tanto, Aramis? Cos’è successo là fuori?»

A quella domanda il corpo dell’Arrancar si irrigidì, e la sua voce era parecchio più glaciale quando rispose con un secco: «Nulla»

Al che Liz si imbronciò, e resistette a malapena all’impulso di pestare un piede per terra dalla frustrazione. «Nulla “nulla”, o nulla “smettila di chiedermelo perché tanto non te lo dirò mai”?»

«Nulla “la tua preoccupazione è commovente ma inutile, perché non è successo nulla”» le rispose sulla difensiva. Sembrava quasi che tutte le sue doti recitative fossero scomparse di botto.

Mentre parlava l’aveva lasciata andare, ma non doveva essersi allontanato molto, perché Liz sentiva ancora il suo respiro caldo sul volto.

«Sei un bugiardo! Perché non ti fidi mai di me? Hai paura che svenga dal terrore o che vada a spifferare in giro tutti i tuoi segreti? Non sono forse la tua… compagna di nascondiglio?» si corresse all’ultimo momento.

Non sapeva bene neanche lei come stava per finire la frase.

Amica?

Sì beh, quello che ultimamente loro due condividevano non era esattamente l’atteggiamento di due amici.

Anche perché in quel caso Liz sperava fortemente che Aramis non ne avesse molte altre, di amiche.

Fidanzata?

Eccessivo. Liz non era deficiente e non aveva la minima intenzione di farsi illusioni su un loro ipotetico e idilliaco rapporto futuro da pubblicità dei biscotti.

Tra di loro c’erano stati baci, certo, ma nulla più.

Niente dichiarazioni d’amore strappalacrime e giuramenti di fedeltà eterna e duratura.

E niente spupazzamento di primo livello, oltretutto.

In più Aramis sembrava considerarla più un curioso e bizzarro animaletto domestico da studiare, che altro.

In quanto a lei, beh, lei era in bilico sull’orlo del baratro.

Indecisa se fare un passo indietro sul più sicuro terreno del “toccare ma non affezionarsi” o saltare a piedi uniti nel tortuoso “innamorarsi perdutamente del bel ragazzo con i capelli neri e un fondoschiena da favola

E questo non faceva altro che aumentare la sua frustrazione, sapendo che lui era ben conscio di tutte queste sue lotte interiori e nonostante tutto non si degnava mai di raccontarle anche la più misera cosa su di sé.

Che nervi!

Aramis sospirò esasperato, dandole uno dei suoi abituali buffetti sulla testa e scompigliandole i capelli.

«Povero me, non è da tutti i giorni assistere all’ira di un coniglietto. Ma sei sicura di quello che hai appena detto? Forse non ti voglio dire niente perché ho fatto qualcosa che la tua ingenua morale umana disapproverebbe. Magari ho preso a calci dei cuccioli. Magari ho ucciso qualcuno. Mi guarderesti ancora con quegli occhioni pieni di fiducia, in quel caso?»

Stavolta fu il turno di Liz di sospirare con esasperazione.

«Io rinchiudo regolarmente il barboncino della mia vicina di casa nei cestini dell’immondizia. Un paio di volte, dopo che aveva litigato di brutto con Alex, ho messo dei lassativi nel piatto di Grimmjow. Stamattina ho rubato i biscotti al cioccolato di Alex. Come vedi neanche io sono una persona rispettabile»

Ci fu un attimo di attonito silenzio, durante il quale le sue parole aleggiarono nell’aria aspettando di essere completamente assimilate, poi Aramis scoppiò a ridere.

«Ecco bravo, ora prendimi pure in giro, ma io a volte mi sento davvero in colpa per queste cose!» borbottò Liz indignata.

Questo non fece altro che aumentare il volume delle risate, cosa che la lasciò un attimo nell’incertezza su come reagire.

Alla fine però si arrese e scoppiò a ridere a sua volta.

 

**


Alex, dal canto suo, aveva invece ben poca voglia di ridere.

Grimmjow era la loro unica speranza di salvezza, per quanto la cosa suonasse assurda, e Alex sperava fortemente che combattere contro tutti quegli Hollow non gli consumasse troppo le energie, perché in quel caso si sarebbero trovati davvero nei guai.

Per non dire di peggio.

E non solo.

La battaglia e la preoccupazione la stavano stancando e agitando, e stanchezza e agitazione non erano di certo una tisana della salute per la catena che le spuntava dal petto, che continuava allegramente ad accorciarsi ed ad avvicinarla sempre più al momento della sua trasformazione in Hollow.

Un bel programmino per la giornata, davvero.

Tra l’altro Grimmjow non aveva ancora espresso alcun commento su quell’eventualità, e Alex aveva seriamente paura a richiedere la sua opinione al riguardo.

Paura che lui sarebbe stato perfino contento della sua trasformazione, ad esempio.

Perché no?

In fondo, da valido rappresentante della specie, Grimmjow sapeva benissimo cosa la aspettava dopo la trasformazione, e doveva aver già tirato le sue conclusioni.

Le sembrava quasi di vedere galleggiare sopra alla sua testa azzurra un fumetto, con sopra disegnata una bilancia chiamata “evoluzione Hollow di Alex”: sul piatto degli svantaggi stavano “cambio di personalità”, “cambio di aspetto” e “niente sesso”, mentre su quello dei vantaggi campeggiava un gigantesco “sete di sangue e combattimenti illimitati, fuck yeah”.

Se poi si aggiungeva il fatto che, se fosse riuscita a scalare indenne la catena alimentare Hollow, avrebbe riacquistato, si sperava, un aspetto simil-umano, allora non c’era davvero nient’altro da dire.

Era altamente improbabile che Grimmjow si strappasse i capelli di fronte a quella prospettiva.

Anzi.

Argh, se solo avessero saputo da che parte andare per raggiungere Liz e Aramis, accidenti!

Così almeno sarebbero potuti ritornare indietro, e forse Urahara avrebbe trovato una soluzione che non comprendesse la sua trasformazione in un’aberrazione animale assetata di sangue.

Sì, certo, e poi forse Grimmjow le avrebbe chiesto di sposarlo e di andare a vivere insieme in un appartamento umano, Aizen avrebbe dato loro la sua benedizione e avrebbe inaugurato una carriera da floricultore e Aramis si sarebbe fatto prete.

Per cortesia!

«Così non va, non risolviamo niente in questo modo!» sbottò frustrata, crollando seduta a terra in un attimo di tregua tra una carneficina e l’altra.
Grimmjow era in piedi di fronte a lei, intento a passarsi le mani sulla divisa bianca per pulirsele dal sangue residuo.

Alex si ritrovò a chiedersi con un filo di sconcerto il perché non ci trovasse nulla di disturbante in quella scena.

«Allora cambia strategia» le rispose con una semplicità disarmante, come se stessero discutendo su come vincere una partitina a briscola.

«E come?» ribatté lei, cercando di tenere l’irritazione nella sua voce sotto controllo. «L’unica energia spirituale a cui possiamo agganciarci è quella di Aramis, ma è troppo bassa e troppo lontana per individuarla in mezzo a tutti questi Hollow!»

Per tutta risposta Grimmjow scrollò le spalle e le rivolse un irritante sorriso di assoluta e completa superiorità. «Appunto»

Alex lo guardò stralunata.

Chissà perché le sembrava più inquietante adesso di quando aveva usato la propria divisa per pulirsi le mani grondanti di sangue.

Non era un buon segno.

«Che cos’hai in mente?»

 
 




Angolo delirazioni
 
Liz: «Yay, tocca a me!»

Grimmjow: «Si può sapere perché sei così eccitata solo per uno stupido oroscopo?»

Liz: «Ehi, non è colpa mia se quando facciamo queste cose mi lasciate sempre per ultima! È successo anche con le interviste, comincio a pensare che Aki mi consideri poco importante…»

Aki: «Ma che dici, tenerezza del mio cuore! Non hai visto che bei paragrafi che ti ho dedicato? Non ti capita spesso di essere la voce narrante per quasi un intero capitolo!»

Liz: «Appunto!»

Aki: «Ehm, sì, direi che possiamo procedere. Alex? Meiko? Avete finito di mutilare e demolire psicologicamente Aramis? Vorrei finire in fretta, se non vi dispiace»

Alex: «Va bene, ascoltiamo, basta che prometti di non chiamarmi mai “tenerezza del mio cuore”»

Aki: «Dolce fiorellino della mia anima?»

Alex: «No»

Aki: «Come sei arida… Va bene signori, ecco qui il gran finale: “Pesci: le persone con posizioni di rilievo in questo segno zodiacale sono creative, sognatrici, idealiste e naturalmente portate a lasciarsi assorbire in dimensioni mistiche”»

Liz: «Giusto! Anche perché cosa c’è di più mistico di un’amica che vede i fantasmi e due anime dannate a forma di bocconcini ad alto tasso di testosterone?»

Alex: «… Ora capite perché non volevo coinvolgerla in questa storia?»

Aki: «“Tendono a cercare la stabilità affettiva e lavorativa come una forma di contrappeso alla loro instabilità emotiva”»

Grimmjow: «E questo finalmente spiega la tua abitudine di attaccarti come un polipo alla gente!»

Aramis: «Grimmjow Grimmjow Grimmjow, tutto quello che ho sentito è stato: “bla bla bla, e piantala di prenderti troppe confidenze con Alex solo perché sei sua amica”»

Grimmjow: «… tu desideri ardentemente la morte, non è vero?»

Aki: « “Il loro universo interiore resta tuttavia inafferrabile e, in particolare, si mantiene refrattario all'indagine razionale”»

Aramis: «Parole sante»

Liz: «Mmm, dite che è una buona cosa?»

Alex: «Qualunque cosa possa tenere Aramis lontano dalla tua mente (e non solo da quella) è una buona cosa »

Grimmjow: «Oppure vuol dire che sei semplicemente pazza. Congratulazioni»

Liz: «Fico!»

Aki: « “Solitamente dotati di senso artistico, possiedono soprattutto una spiccata sensibilità per la musica”»

Liz: «Ah! Ecco perché continuo a canticchiare quella canzoncina!»

Alex: «Ma non hai detto che non ti ricordi le parole?»

Liz: «Dettagli»

Aki: «E con questo pezzo concludo: “L'instabilità emotiva è raffigurata nell'iconografia del segno. Due pesci legati reciprocamente, dove uno punta verso il basso e il buio, mentre l'altro punta verso l'alto e la luce. A volte prende il sopravvento uno, a volte l'altro”»

Alex: «…»

Aramis: «…»

Grimmjow: «…»

*si guardano straniti*

«Cosa avrà voluto dire??»

 

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Capitolo 35
*** Se Alex non va alla montagna, sono gli Hollow ad andare da Alex. ***


 
Liz: «Sai Aki, pensavo…»

Grimmjow: «Ah! Siamo in un angolo comico, eppure questa è la prima frase divertente che sento»

Aramis: «Il che detto dal capocomico in carica è davvero imbarazzante»

Grimmjow: «Cosa?! Vieni qua che le prendi!»

Alex: «Ecco che ricominciano… che fine ha fatto il libro che stavo leggendo? Ho un impellente bisogno di isolarmi dalla mia vita…»

Liz: «… Wow, quanta potenza in tre sole parole!»

Aki: «Questo è niente, guarda qui: ehi ragazzi! Ma quella è Yoruichi nuda su un’altalena di fiori?!»

Grimmjow: «Cosa??»

Aramis: «Dove??»

Alex: «Vi sta prendendo in giro, imbecilli. Asciugatevi le bave, prima di rendere il pavimento scivoloso»

Aki: «Visto?»

Liz: «Ehi! Ma lì dietro c’è davvero qualcuno nudo su un’altalena di fiori!»

Aki: «Ma che…?»

Grimmjow: «Opporca...!»

Aramis: «Oddio no, che schifo, questo no!»

Aki: «Grantz, brutto figlio di un Hippie strafatto, mi ci vorranno trentamila caffettiere corrette alla candeggina per cancellare quest’immagine dalla mia mente! Chi è che ti ha fatto entrare?»

Aporro: «Hu hu hu, questa affermazione sottintende che questa patetica imitazione di un edificio sia in possesso di ciò che viene comunemente definito un efficiente sistema di sicurezza, mentre, mi duole profondamente affermarlo, ne è così evidentemente privo che qualunque individuo di intelletto anche decisamente inferiore alla mia magnifica persona potrebbe intenderlo come un invito ad entrare»

Alex: «Su un’altalena fiorita in desabillé?»

Aporro: «Presto scoprirai che quando il tuo autore non ha più bisogno dei tuoi servigi come personaggio e decide di eliminarti, rimangono pochi modi per attirare ancora l’attenzione»

Alex: «Destino facilmente evitabile se come me sei la protagonista»

Aporro: «Mai dire mai…»

 
 
Sogni d’oro (perché sono le tre di notte, o di mattina, come preferite) a Jacquelyn e  bakaboom_  per avermi messa tra gli autori preferiti, a bakaboom_ ,  Baozi ,  British_Girl_Alice,  Elkie12, eraiza, francyhae,  Gizou,  Lena Mason ,  nekoyasha06 e Titania00 per aver messo questa storia tra le preferite, a Titania00,  Sana_chan91, Baozi e bakaboom_ per averla messa tra le seguite, ad A_K_I_R_A e  _ K a r i n per averla messa tra le ricordate, e a chi mi legge esasperato da anni e non commenta perché spera che questo aborto letterario sia solo un brutto incubo. Mi spiace, ma è la dura realtà.
 
 
Bleach non appartiene a me, ma a Tite Kubo. Se così non fosse farei apparire un gigantesco schiacciamosche sulle teste dei Quincy e mi concentrerei esclusivamente sull’Hueco Mundo. Allo stesso modo non mi appartiene Grimmjow, e credo che lui ringrazi Dio ogni sera di questo fatto. Neanche Aporro e la sua altalena di fiori sono miei, e ogni sera mi inginocchio di fianco a Grimmjow per ringraziare Dio di questo fatto. Aki, Alex, Liz e Aramis invece sono miei, come sono anche mie la stanza imbottita di cuscini bianchi e la camicia di forza che i miei hanno da poco prenotato a mio nome. Ci tengo a precisare che sono contraria a qualsiasi forma di cannibalismo, anche se coinvolge della panna spray. In compenso sono assolutamente favorevole alle tute da rilascio attillate. Qualsiasi riferimento a fatti avvenuti davvero all’interno di Bleach non è affatto casuale.
 
 




Capitolo 35: Se Alex non va alla montagna, sono gli Hollow ad andare da Alex.
 


Oggettivamente parlando, il piano era buono.

Nel senso che non si semplificava tutto nella frase “carichiamo a testa bassa urlando e menando fendenti a caso”, che sembrava invece essere tanto cara ai componenti del genere maschile dediti alla nobile arte dello sventramento per mezzo delle armi bianche.

No, questo piano aveva un inizio, uno svolgimento e una fine di senso compiuto, con tanto di verbi e complementi oggetti al posto giusto.

Doveva ammetterlo, Grimmjow non le aveva mai dato l’impressione di essere il tipo di persona che pianifica anche solo cosa tirare fuori dal frigo per farsi un panino, ma evidentemente lo aveva ampiamente sottovalutato, almeno per quanto riguardava il campo di battaglia.

Dopo tutto, considerando il carattere diretto e avventato di Grimmjow, era facile considerarlo anche membro effettivo del gruppo “Se hai i pugni  il cervello a che serve?”, ma questo era un errore: in quelle rare occasioni in cui il suo umore non si infiammava, Grimmjow dimostrava una certa scaltrezza (anche se ovviamente in quel campo il maestro era senza alcun dubbio Aramis), con picchi di perspicacia a dir poco sorprendenti.

L’unico problema dei suoi piani era che non consideravano mai il dopo, come se tutto si esaurisse lì e non esistessero un poi o conseguenze con cui avere a che fare.

Tanto per fare un esempio: se fosse stato lui a capo del progetto del viaggio sulla Luna, il suo piano si sarebbe concluso col famoso “piccolo passo per l’uomo, grande passo per l’umanità”, senza prendere in considerazione l’eventuale ritorno sulla Terra di quel poveraccio di Armstrong. Il suo obiettivo dopotutto era arrivare sulla Luna, no?

Ok, tutto questo però era il punto di vista oggettivo.

Quello soggettivo, invece, era tutto un altro paio di maniche, e Alex non sapeva neanche da che parte cominciare per esprimere quanto quel piano, nonostante tutto, fosse così profondamente sbagliato.

La brillante idea di Grimmjow era così articolata:

Loro due erano atterrati in una zona ad alta concentrazione di Hollow, mentre Aramis e Liz sembravano essere capitati in una zona più tranquilla che doveva essere parecchio lontana, perché loro non riuscivano a percepire Aramis, così come Aramis non riusciva a percepire loro due e gli Hollow attorno a loro; quindi l’unico modo per riunirsi era lasciare che fossero gli Hollow a fare strada.

Ok, fin qua non c’era nulla da obiettare. Ma in che modo, esattamente?

Semplice: gli Hollow per natura si nutrivano di anime plus, quindi erano molto più sensibili alla loro presenza di quanto lo fosse un Arrancar, che al massimo usava il suo Pesquisa per individuare energie spirituali significative.

Questo spiegava perché continuassero a sciamarle addosso, se non altro. E quindi?

E quindi se Alex, che era in grado di controllare la sua aura, si fosse resa impercettibile agli Hollow, loro avrebbero ripiegato per istinto sull’unica altra anima plus presente in quel posto, e a loro due non sarebbe rimasto altro che seguirli.

Domande?

Alex finì di assimilare sconcertata quello che aveva appena sentito.

Ok, da una parte era felice che Grimmjow avesse accettato il fatto che lei volesse salvare  Liz e Aramis, e non avesse liquidato la faccenda con un commento del tipo “molliamo qua i due sfigati e tagliamo la corda”, ma dall’altra…

«Ma ti sei bevuto il cervello?! Assolutamente No!» strepitò scandalizzata.

Al che Grimmjow roteò gli occhi scocciato, abitudine che peraltro aveva preso da lei. «E figurati se non si lamentava! Sentiamo, perché no?»

«Perché stai proponendo di usare la mia migliore amica come esca per mostri antropofagi, ecco perché!»

L’unica risposta che ricevette fu uno sbuffo ancora più scocciato accompagnato da un’alzata di spalle, che probabilmente aveva come obiettivo il liquidare l’intera faccenda come un dettaglio irrilevante, oltre ad accusarla di essere un’insopportabile contestatrice a tempo pieno.

“Sai principessa, ho sempre adorato le tue descrizioni della nostra specie, sono sempre così evocative e lusinghiere…” si intromise non richiesto Aramis, che evidentemente aveva ascoltato la loro conversazione senza trovare nulla di eticamente sbagliato nel non degnarsi di palesare la sua presenza nelle loro menti.

Peggio per lui, perché Alex ne approfittò subito per rivolgere sulla sua persona la sua frustrazione, dato che Grimmjow sembrava aver chiuso per ferie i battenti del reparto ragionevolezza all’interno del suo cervello.

«Aramis! Non dirmi che stai anche solo lontanamente considerando l’ipotesi di trovare attuabile questo aborto!»

In fondo che Aramis avesse un debole per Liz era più che palese, quindi di sicuro l’idea di usarla come esca non avrebbe dovuto fargli molto piacere, no?

Beh, lo sai che se si tratta di denigrare le capacità intellettive del tuo ragazzo mi trovi sempre in prima fila, ma devo ammettere che questo è un buon piano. L’unico motivo per cui non lo approvi è che non hai abbastanza fiducia nella mia capacità di proteggere il coniglietto, e ti assicuro che farlo sarebbe interamente nel mio interesse” replicò Aramis con divertita tranquillità. “E vorrei farti notare che in queste faccende sia io che lui abbiamo qualche secolo di esperienza più di te” aggiunse con malcelata aria di superiorità.

Cosa?!

Alex aprì e chiuse la bocca più volte, incapace di trovare vocaboli adatti ad esprimere lo sconcerto che l’aveva aggredita.

Ma brutto bamboccio arrogante, come si permetteva lui, il presidente incontrastato della MondialBastard, la multinazionale leader nel mondo nel campo delle facce da prendere a schiaffi, farle la ramanzina e atteggiarsi ad adulto ultracentenario responsabile e maturo, quando il solo fatto di essere un Arrancar col coefficiente di serietà non pervenuto lo squalificava a priori dal dare lezioni di vita a chicchessia?

Come se ciò non fosse abbastanza, il suo umore subì un’ulteriore impennata verso quella landa buia dove dimorano Cerbero e gli spiriti infernali quando Grimmjow ritenne opportuno esclamare con pessimo tempismo ed inopportuno entusiasmo: «Incredibile, l’hai zittita! Come diavolo hai fatto? Io sono mesi che ci provo!»

C’era da dire che aveva un che di davvero ammirevole la nonchalance con cui ignorò l’occhiataccia inceneritrice di Alex, che nel frattempo aveva l’impressione di scorgere Caronte il cupo traghettatore che la salutava con quella rotazione ammiccante di pollice e indice tipica dei rimorchiatori da discoteca.

“Vedi Grimmjow, il mio è un talento naturale affinato da decenni di esperienza, e non prendo discepoli così a cuor leggero. Comunque tu comincia e tirarmi fuori da qui, e poi ne riparliamo”

«Guarda che ti prendo in parola, eh!»

Alex alzò gli occhi al cielo.

Alleanza Arrancar: diffida delle imitazioni, è lei la tua sicura ed affidabile fonte di emicrania cronica da generazioni!

«Se adesso correte a comprarvi magliette uguali con su scritto “Best Friends Forever” giuro che vomito» commentò acidamente.

Al che fu il turno di Grimmjow di fulminarla sul posto con lo sguardo, ed Alex non poté fare a meno di provare una sorta di vendicativo compiacimento.

Povero illuso, lui non avrebbe MAI avuto l’ultima parola su di lei.

 “Veramente ora va più di moda farsi lo stesso taglio di capelli, rafforza il senso di appartenenza ad un gruppo” si intromise inaspettatamente una voce allegra. “Una bella pettinatura da Mohicano ad esempio…”

Alex si schiaffò una mano sulla fronte, assistendo impotente all’avanzata dei sintomi dell’emicrania cronica incipiente, e decise deliberatamente di ignorare la replica di Grimmjow su cosa invece poteva farsi Liz.

«Caro, caro Aramis», disse invece, con tono gentile e carezzevole come la carta vetrata. «C’è un motivo preciso per cui, pur sapendo cosa avesse in mente Grimmjow, hai lasciato che Liz ascoltasse il piano che la rappresenta come icona suicida?»

“Stai forse dicendo,” le rispose lui vagamente offeso, “che tu sei mai riuscita a dirle di no, una volta che si è messa in testa di fare qualcosa? Perché se è così ti supplico di insegnarmi come tenerla a bada, visto che dei ricatti così vergognosi non li ho subiti neanche a Las Noches”

Forse fu il tono indignato che aveva adottato la sua voce, forse fu l’immagine evocata dalle sue parole, fatto sta che malgrado tutto ad Alex sfuggì un mezzo sorriso, mentre Grimmjow, che aveva adottato il ferire l’orgoglio altrui come filosofia di vita, scoppiò direttamente a ridere.

«Liz, smettila di demolire psicologicamente il saggio ultracentenario Arrancar con secoli di esperienza sulle spalle, per favore» disse Alex, a cui, per colpa dell’improvviso buonumore di Grimmjow e della stizza di Aramis, scappava vergognosamente da ridere.

“Io l’ho solo reso partecipe della mia intenzione di cantargli in loop nelle orecchie “Perché è un bravo ragazzo” per passare il tempo mentre discuteva con voi, non è colpa mia se l’ha percepita come una minaccia” rispose Liz in tono innocente. 

La risposta di Aramis, a malapena udibile al di sotto delle loro risate, fu solo una serie di borbottii indecifrabili e probabilmente poco lusinghieri a proposito del genere femminile ed in generale del poco rispetto delle nuove generazioni.

«Ormai ti tiene al guinzaglio come un cagnolino!» lo pungolò Grimmjow, che sarebbe sicuramente morto prima di correre il rischio di essere tacciato di solidarietà e filantropia. «Ti ha talmente in pugno che se ti confessasse di volere un’altra amica del cuore tu senza pensarci due volte tireresti fuori il coltello per castrarti!»

“Mmm, ma davvero? Eppure a quanto ricordo sei tu quello più a suo agio col suo lato femminile, Grimmjow…” replicò Aramis con voce soave.

Alex si morse la lingua per non scoppiare di nuovo a ridere.

In effetti Grimmjow aveva esibito una sorprendente disinvoltura quando lei gli aveva rovesciato addosso per ripicca quella famosa pozione che gli aveva fatto spuntare un bel paio di...

“E comunque”, continuò Liz, sovrastando le voci dei due Arrancar intenti a discutere in modo a dir poco incivile, “fino a prova contraria faccio parte anch’io del Team Buoni, quindi ho tutto il diritto di partecipare alle riunioni segrete”

Ad interrompere sul nascere la replica di Alex fu lo sbuffo spazientito di Grimmjow, che le appoggiò una mano sulla spalla e le fece segno di lasciar perdere.

«Ce la diamo una mossa o rimaniamo qui a fare salotto per il prossimo millennio? E ricordate che il Grimmjow Express non fa sconti comitiva, quindi quando vi avrò tirati fuori da qui mi dovrete tutti quanti un favore, chiaro?»

Aramis, probabilmente ancora offeso per la loro poca empatia nei confronti della sua fatica come guardiano di Liz, rispose con un verso che probabilmente voleva esprimere consenso, e ad Alex sembrò quasi di vederselo davanti mentre alzava le spalle con aria noncurante.

“Finché non mi chiedi di diventare per un giorno intero il tuo schiavetto personale vestito da coniglietta rosa sui pattini a rotelle, per me va bene” commentò con la sua solita serietà. “Anche se devo ammettere che probabilmente sarei comunque terribilmente sexy anche così” aggiunse pensieroso. “Tu che ne pensi, principess…”

«Sì sì, va bene Aramis, abbiamo capito, sei così innamorato di te stesso che se fosse possibile clonarti ti sposeresti» tagliò corto Alex, cercando in tutti i modi di non immaginarsi Aramis vestito da porno coniglietta rosa in autoreggenti che sfrecciava tra gli scaffali del negozio sui pattini a rotelle gettando confetti multicolor ai clienti.

Inutile dire che fallì miseramente, e aveva la netta sensazione che quell’immagine sarebbe tornata con regolare frequenza a tormentarla nei prossimi mesi, a braccetto con quella di Grimmjow\ragazza alle prese col cricetone obeso e ammiccante.

Che dire, sarebbero davvero stati una bella coppia.

Brrrrr.

Meglio tornare alle questioni serie.

«Comunque la situazione non cambia: non mi importa quanto credi di essere fantasmagorico coi tuoi poteri e la tua faccia tosta da Arrancar, Aramis; Liz non farà da esca»

«E che si fa allora?» sbottò Grimmjow spazientito.

Alex strinse i pugni e alzò il mento con decisione.

«Sarò io a farlo»

Due sospiri identici densi di accondiscendenza le risuonarono nella testa, poi Liz e Aramis commentarono all’unisono: “Lo sapevo che l’avresti detto”

Alex decise di ignorare il loro tono da “eccola lì che comincia di nuovo” e andò dritta al sodo: «Ci sono Hollow dalle vostre parti, o siete completamente soli?»

Seguì un attimo di silenzio.

“Non nelle immediate vicinanze. Quelli più vicini li ho già sistemati prima, quindi dovrò concentrarmi per cercarne altri”

«Bene, allora vedi di cercarli. Se sarà necessario spremerò fino all’ultima goccia della mia aura per trasformarla in un razzo di segnalazione, fino a quando anche quelli più vicini a voi non correranno nella mia direzione»

“Alex!” esclamò Liz sconvolta. “È il piano più suicida che abbia mai sentito da quando Ron si è fatto colpire apposta in testa dalla regina in Harry Potter e la Pietra Filosofale!”   

“Senza contare che così facendo accelererai la tua trasformazione in Hollow”  fece presente Aramis.

«Non suonare troppo dispiaciuto, mi raccomando»

“Ma che dici, il mio cuore sanguina alla sola idea”

«E allora cerca di arrivare in fretta; basta anche solo che vi avviciniate abbastanza da permetterci di percepirti e venirvi incontro»

“Ricevuto, caporale. L’importante è che il coniglietto non decida di offrirmi davvero un sottofondo canoro”

“Ehi!” esclamò Liz, offesa.

«Mi sembra ragionevole. Liz, non cantare per lui»

«E neanche per noi, già che ci sei» aggiunse Grimmjow con un ghigno.

“Siete dei maleducati, tutti e tre!”

«Però ci adori» le fece notare Alex con una nota di malizia nella voce.

“Vero. Ma ciò non toglie che potrei anche decidere di non rivolgervi più la parola per un bel pezzo!”

Al che Grimmjow suggellò quelle parole con un sentitissimo: «Amen!»

Dopo che Aramis ebbe chiuso momentaneamente la comunicazione per concentrarsi a cercare degli Hollow, non prima di essersi sorbito mille raccomandazioni e minacce di morte nel caso fosse successo qualcosa a Liz ovviamente, Alex cominciò a sbattere le palpebre per adattarsi all’improvviso silenzio e scacciare l’emicrania post-invasione mentale di gruppo.

«Io voi donne proprio non vi capisco» buttò lì Grimmjow all’improvviso. «Stessa identica storia anche con Neliel e Harribel: tocca loro tutto ma non le Fracciòn. È snervante»

Alex si bloccò nell’atto di stiracchiarsi un braccio. Grimmjow era in piedi di fronte a lei, le braccia incrociate e l’espressione pensierosa e leggermente imbronciata di chi non riesce a risolvere un bizzarro rompicapo.

«Ah, quindi ora Liz sarebbe la mia Fracciòn? Perciò questo farebbe di me un Espada? Pensavo avessimo convenuto che il bianco non è il mio colore. E comunque dubito che Aizen sarebbe felice di riaverla di nuovo a Las Noches. L’ultima volta sospetto che abbia provocato un esaurimento nervoso ad Ulquiorra, sai?»

«Ah! Se scopro che è vero giuro che la bacio in bocca!»

«Occhio a non farti sentire da lei, o potrebbe prenderti in parola» lo ammonì Alex con una smorfia.

Perché era improvvisamente irritata?

Ah già, era perché di lì a poco avrebbe fatto qualcosa di enormemente stupido, che al 25% l’avrebbe uccisa, al 74% l’avrebbe trasformata in Hollow, e al misero 1% le avrebbe salvato la vita, e il poco tempo che le rimaneva da passare con la persona che contro ogni logica amava lo stava passando a parlare di stupidaggini.

Aprì la bocca per cambiare discorso, ma cambiò idea quando Grimmjow sguainò di nuovo Pantera e cominciò ad allontanarsi da lei a passo deciso.

Strano, non le sembrava che stesse arrivando qualcuno.

Fece per seguirlo, ma lui con un gesto della mano le fece segno di stare ferma dove si trovava.

«Che stai facendo? Perché devo stare qui?»

«Perché è meglio che tu stia lontana, se vuoi rimanere tutta d’un pezzo» le rispose fermandosi ad una ventina di metri da lei.

«E perché, scusa?»

Grimmjow si voltò verso di lei e sollevò la spada. «Perché stare vicino ad un Espada che rilascia non è roba per esseri umani»

Alex rimase interdetta.

Questo proprio non se lo aspettava.

Tecnicamente la Resurrection era l’asso nella manica degli Arrancar, il coniglio da tirare fuori a sorpresa dal cilindro quando le cose in battaglia si mettevano male, e non la spacconata di turno da sfoderare inutilmente tanto per fare colpo su una ragazza.

Intercettando il suo sguardo perplesso, Grimmjow allargò le braccia spazientito.

«Che c’è, non avevi fretta di raggiungere quei pesi morti che hai per amici?»

Alex si affrettò a richiudere la bocca e annuì, ancora interdetta.

In effetti aveva senso: rilasciando, Grimmjow avrebbe acquisito abbastanza forza da tenere a bada da solo tutti gli Hollow, e soprattutto velocità per raggiungere Aramis e Liz in un batter d’occhio non appena si fossero avvicinati abbastanza da essere percepiti.

Rimase ad osservarlo mentre si metteva in posizione e cominciava ad accumulare energia spirituale, poi le venne in mente una cosa e lo interruppe di nuovo.

«Ma così non rischiamo di spaventare gli Hollow invece di attirarli qui?»

Se fosse stato in grado di lanciare un Cero dagli occhi, senza dubbio Grimmjow l’avrebbe incenerita in quell’istante. «Non l’hai visto anche tu che nello stato in cui sono l’unica cosa di cui gli importa è la fame?»

«Beh, sì, ma…»

«“Ma” niente. Non cominciare anche tu a metterti in mezzo quando voglio rilasciare!»

«“Anche tu”? Vuoi dire che ogni volta c’è qualcuno che ti interrom…»

«La pianti?!»

«Oh, scusa. Sto zitta. Procedi pure»

«Finalmente!»

Alex rimase con la bocca sigillata ad osservare Grimmjow che accumulava l’energia spirituale necessaria per il rilascio.

Un vento leggero cominciò a scompigliarle i capelli, mentre le braccia le si riempivano involontariamente di pelle d’oca.

«Kishire, Pantera

Ci fu una vera e propria esplosione, seguita da un incremento di reiatsu vertiginoso, e Alex capì perché si fosse allontanato da lei: se gli fosse rimasta vicino sarebbe stata sicuramente sbalzata via dallo spostamento d’aria, per non parlare di tutta la polvere e i sassi che erano stati sollevati e scagliati in tutte le direzioni, che la costrinsero a proteggersi gli occhi con una mano.

Infine il vento cessò e la polvere cominciò a diradarsi, svelando la figura che era stata causa di tanto trambusto.

Esitante, Alex abbassò la mano, pronta ad assistere a qualsiasi tipo di spettacolo: pelliccia, occhi in più o mancanti, statura triplicata, accessori di dubbio gusto e via discorrendo.

Quello che si ritrovò davanti invece, fu… beh, ecco…

Chiuse la bocca di scatto.

Oh.

Beh, qualsiasi fossero le sue aspettative, di certo un anno abbondante di conoscenza e assidua frequentazione non era bastato per prepararla ad una tale, ehm, attillata visione.

E non solo.

Con uno sforzo supremo costrinse i propri occhi a staccarsi da quelle nuove strane orecchie dall’aria soffice.

Dubitava che lui avrebbe apprezzato se si fosse messa a stropicciargliele, quindi… doveva… resistere!

Soddisfatto come non mai per via del suo palese stupore, Grimmjow spalancò le braccia con l’evidente proposito di mettersi in mostra.
«Che c’è, il gatto ti ha mangiato la lingua?» chiese con un ghigno che mise in mostra due fila di denti affilati come rasoi.

Ah, si aspettava quindi un commento, dei complimenti, un mancamento dovuto  all’emozione?

Beh, Alex non era molto sicura di sapere da dove cominciare.

Era così… così…

«Bella coda» si limitò a rispondere con voce non del tutto neutra.

Al che la suddetta coda cominciò a muoversi nervosamente da destra a sinistra: evidentemente il suo orgoglio maschile si era aspettato un po’ più di entusiasmo e partecipazione.

Ma l’irritazione ebbe breve durata, perché subito dopo fu sostituita da un sorriso maligno, e, come se non bastasse, con suo grande sconcerto Grimmjow si accovacciò in una posizione inequivocabilmente predatoria, con gli occhi felini puntati su di lei.

«Ma cos… Oh no, non ci pensare nemmeno!» lo minacciò Alex, alzando entrambe le mani e indietreggiando di un passo.

Per tutta risposta Grimmjow si leccò le labbra.

Lei fece un altro passo indietro.

«Ti avverto, non provare a…»

Troppo tardi.

Con un repentino scatto in avanti Grimmjow era completamente scomparso, per poi ricomparirle addosso mezzo istante dopo e buttarla a terra col suo dolce peso.

«Presa» esultò ad un centimetro dalla sua faccia.

Alex si scostò dal volto una lunga ciocca azzurra che le era finita sugli occhi e gli lanciò un’occhiataccia di rimprovero.

Aveva pronte sulla punta della lingua tutta una serie di risposte pungenti e risentite, che potevano oppure no comprendere un paio di imprecazioni miste ad insulti per la sua solita delicatezza da elefante in una cristalleria, ma decise di mordersi la lingua e lasciar perdere.

Si limitò quindi a puntargli un dito contro la fronte e borbottare: «Esibizionista. E adesso che mi hai atterrata che si fa? Mi mangi?»

L’espressione di Grimmjow si fece subito più intensa, mentre con una mano scacciava il suo dito ancora puntato e cominciava a tracciarle i lineamenti del volto con un artiglio.

«Non sai quante volte ci sono andato vicino»

In quel momento l’artiglio raggiunse le sue labbra, e Alex chiuse per un attimo gli occhi.

«Spero che tu stia parlando metaforicamente» mormorò cercando di sgusciare dalla sua presa.

Erano ancora nel bel mezzo di un campo di battaglia dopotutto, e lei aveva ancora una missione suicida programmata sull’agenda, quindi forse non era esattamente il caso di rimanersene lì sdraiati come due allocchi a discutere di cannibalismo metaforico.

Grimmjow però non sembrava essere dello stesso avviso, perché Alex fu bloccata e inchiodata per la seconda volta al suolo da una mano artigliata premuta con prepotenza sul suo sterno.

«Non così in fretta» scandì Grimmjow con l’aria di gatto sul punto di fare le fusa.

Si era dimenticata l’aura di assoluto compiacimento che sembrava circondarlo ogni volta che sentiva di averla completamente in suo potere, e non poteva certo dire che le fosse mancata.

In un qualsiasi altro momento Alex si sarebbe vivamente ribellata ad un simile atteggiamento da maschio alfa in pieno trip da testosterone, ma il velo di serietà che le sembrò di scorgere negli occhi di Grimmjow le fece capire che nel suo comportamento c’era molta meno leggerezza di quanto desse a vedere.

Sapeva che, a prescindere da come se la sarebbero cavata, la sua metamorfosi in Hollow era ormai inevitabile, e che la sua esistenza da lì in poi sarebbe stata solo un enorme punto interrogativo.

Quelli molto probabilmente erano i suoi ultimi momenti da umana, ed il fatto che Grimmjow sembrasse tenere abbastanza alla sua esistenza in quella forma  da mostrarle la sua Resurrection e voler dividere con lei quegli ultimi istanti come coppia, le fece provare una gratitudine inaspettata.

Sforzandosi di ricacciare indietro il groppo che le si stava formando in gola, gli allacciò le braccia attorno al collo e gli rivolse un mezzo sorriso.

«Ma bene, quindi vuoi un assaggio? Spero di avere lo stesso un buon sapore, anche se non ho portato la panna spray…»

Grimmjow accettò l’invito e si abbassò fino a che i loro nasi si sfiorarono.

«Solo a te piace quella roba» le rispose con voce roca, prima di cominciare a divorare le sue labbra un bacio dopo l’altro.

Alex gli affondò le mani nei capelli.

Sentiva il corpo di Grimmjow emanare calore sotto ai suoi palmi, contro al suo petto, sulla sua bocca che le aggrediva con ferocia.

Sentiva i suoi capelli ora lunghi ricaderle addosso e farle il solletico in faccia.

Sentiva nelle orecchie i loro respiri mescolarsi, affannati e affamati.

E sentiva anche dolore; quel suo nuovo aspetto era fatto apposta per la battaglia, non per gli abbracci, e Alex ne stava pagando le spese: Grimmjow la stringeva a sé con forza, ignaro o forse incurante di come nel frattempo le sue unghie graffiassero la sua pelle umana, o del fatto che i suoi denti affilati la ferissero sia sulle labbra che sul collo, strappandole qualche isolato gemito di protesta.

Ma a lei non importava molto del dolore: si aggrappava a lui con tutte le sue forze, desiderosa che quell’ultimo istante di intimità durasse in eterno…

“Ma che sentimentali”

Si staccarono bruscamente l’uno dall’altra, come se si fossero scottati.

Rimasero a fissarsi affannati per un attimo, poi la bolla di intimità che li aveva avvolti scoppiò definitivamente.

«Complimenti, signor Discrezione» ringhiò Alex arrossendo ed affrettandosi a rimettersi in piedi. «Un giorno di questi imparerai che un colpo di tosse è più che sufficiente per segnalare la propria presenza»

“E quello sarà uno dei segnali dell’avvento dell’Apocalisse” la liquidò Aramis con tono noncurante. “Sai Grimmjow, devo farti i miei complimenti, a volte i tuoi pensieri sono così suggestivi che corro il rischio di incantarmi a guardarli…”

«Che cazzo vuoi?» tagliò corto Grimmjow con la sua solita diplomazia.

“Solo avvisarvi che ho trovato degli Hollow, quindi noi siamo pronti”

Quelle parole trasmisero ad Alex una scarica di adrenalina che la aiutò a scacciare gli ultimi residui di incertezza. Represse un brivido e strinse i pugni.

«Lo siamo anche noi»

“Sì, l’avevo notato”

Alex roteò gli occhi esasperata. «Aramis, non hai degli Hollow da seguire?»

“Sì, sì, ho capito, vi lascio soli al vostro silenzio carico di imbarazzo e tensione conseguenti all’essere stati interrotti nel bel mezzo della manifestazione fisica di sentimenti che siete troppo orgogliosi per esprimere a voce. Ve l’ho già detto che vi amo?”

«E noi te l’abbiamo già detto che sei insopportabile?»

“Chi disprezza compra, principessa”

E con questo se n’era di nuovo andato.

Alex borbottò un paio di maledizioni e incontrò lo sguardo di Grimmjow.

Era giunto il momento di lasciare da parte le chiacchiere e darsi da fare.

 
 
 




Angolo delirazioni Mary sue.
 
Aki: «Bene gente, ignoriamo il nostro nuovo, ehm, lampadario abusivo e andiamo avanti! Cosa stavi dicendo prima della disturbante interruzione, Liz?»

Liz: «Beh, pensavo che io e Alex, per essere le tue protagoniste, siamo descritte davvero miseramente. Insomma, cosa sanno i lettori di noi? Che siamo una bionda e una bruna, che io ho gli occhi azzurri, che quelli di Alex sono scuri e che lei è bassina ed ha le tette piccole. Non mi sembra affatto soddisfacente!»

Alex: «… Liz, sei pregata di non includere le affermazioni di Grimmjow sul mio fisico come “descrizione ufficiale”. Ti faccio notare che in confronto ad un energumeno di quasi un metro e novanta chiunque sembrerebbe basso»

Aramis: «Forse, ma nel tuo caso la differenza di altezza è particolarmente evidente, principessa»

Alex: «Ehi Aporro! Aramis dice che muore dalla voglia di farsi un giro sull’altalena con te!»

Aporro: «Ah, cominciavo a perdere le speranze!»

Aramis: «Urgh… un mal di pancia improvviso… bagno… scusate!»

Grimmjow: «Ah! Guardate, quel coniglio si è chiuso dentro a doppia mandata!»

Aporro: «Peccato…»

Aki: «E comunque Liz, ne hai di pretese, per essere un personaggio che nella prima stesura della storia neanche esisteva! Ho descritto le vostre caratteristiche principali, perché non dovrebbe essere abbastanza?»

Liz: «Perché è terribilmente impreciso! Insomma, Alex è bruna, ma di che sfumatura? Ci sono una marea di gradazioni che rientrano nella classe “bruna”! E i suoi occhi? Sono scuri come? Verde scuro? Marrone scuro? Neri?»

Aki: «Ah, ora ho capito dove vuoi andare a parare… Molto bene ragazzi, ora tenetevi forte perché grazie a questa contestatrice state per assistere a cosa succede immergendo per esperimento Liz e Alex nel torbido mondo delle Mary sue!»

Liz: «Veramente non intendevo questo!»

Aki: «Lo so, ma qualcosa dovrò pur inventarmi per andare avanti con questo angolo. Dunque, cominciamo a descrivere Mary-Liz: “L’angelica, slanciata e armoniosa figura di Lisanna Cassidy Gabrielle Harmony, che era sì magra, ma con tutte le curve al posto giusto, era scossa da una musicale e limpida risata che risuonava armoniosa come un centinaio di campanellini di cristallo. I suoi lucenti capelli color del grano maturo, che sotto i raggi del sole assumevano meravigliosi riflessi di tutti i colori dell’arcobaleno, emanavano un inebriante profumo di fragola e mela verde, e le cadevano morbidamente come una cascata d’oro fino alla vita, mettendo in risalto la sua bella carnagione lievemente abbronzata ed i suoi grandi ed innocenti occhi azzurri e profondi come l’oceano in un caldo giorno d’estate”»
Alex: «Praticamente Barbie Caraibi…»

 Aki: «Inquietante, vero? E questa invece sei tu, Mary-Alex: “Di fronte a lei, invece, c’era una bellezza di tutt’altro tipo: Alexis Mary-Jane Ruby Solaris era minuta come un folletto, ma il suo grazioso seno non proprio esagerato era bilanciato dalla morbida curva dei suoi fianchi e dalla vita sottile come quella di una ballerina. I suoi lunghi e setosi capelli color cioccolato al latte, che sotto al sole assumevano calde sfumature color caramello, emanavano un dolcissimo profumo di giglio e vaniglia ad ogni suo movimento, ed erano raccolti in un’aggraziata acconciatura dietro la testa, in modo da scoprire l’elegante collo bianco e sottile ed incorniciare l’ovale del suo viso dai lineamenti regolari, mettendo in risalto la sua pelle completamente priva di imperfezioni e bianca come la porcellana, nonché i suoi grandi ed intelligenti occhi scuri come l’ebano, che sembravano cambiare sfumatura a seconda del suo umore”. Che ve ne pare? Se volete posso ancora lanciarmi in una dettagliata descrizione del modo in cui i vostri capi d’abbigliamento vi fasciano alla perfezione…»

Alex: «Per carità, già solo questo mi ha assicurato incubi per il prossimo decennio»

Grimmjow: «Bleah, sto per avere una reazione allergica da shojo…»

Liz: «Ma tutti quei nomi te li accettano all’anagrafe? E occhi che cambiano colore a seconda dell’umore tipo bollettino meteorologico non sarebbero un po’ inquietanti?»

Alex: «Liz, piantala di cercare di dare senso al mondo Mary sue»

Aki: «Già, quindi tenetevi le vostre descrizioni minimal e non lamentatevi»

(silenzio di raccoglimento)

Aporro: «Comunque, Grimmjow, sappi che qui sopra c’è ancora un posto libero…»

Grimmjow: «Urgh… un mal di pancia improvviso… bagno… devo andare!»

Aporro: «Hu hu hu…»

Alex: «E ora i conigli sono due…
 
 

Nota bene: lo so, non ho tradotto il comando di rilascio di Grimmjow. È che io sono favorevole al mantenimento degli antichi valori delle lingue e… ma chi prendo in giro? L’ho fatto perché alle mie orecchie “kishire” suona molto meglio di “digrigna” o “tritura”. Lo so, è una ragione stupida. Che c’è, leggete la mia storia da trentacinque capitoli e ancora non ve ne siete accorti che sono stupida? 

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Capitolo 36
*** A criceto puccioso non si tira un calcio in culo. Se no impreca. ***


Aramis: «Senti Aki, lo sai quanto il frequentarti mi renda felice, soprattutto quando porti a casa delle amiche più carine e amabili di te…»

Aki: «… sì, vai avanti, caro»

Aramis: «Ma posso sapere per quanto ancora questa dolce fanciulla intenda rimanersene qui?»

(indica disperato Haru, che con le mani sui fianchi e tono decisamente dittatoriale sta indottrinando Liz)

Haru: «… e insomma, devi tirare su la testa e dire no a questo patetico stereotipo delle bionde, che vuole a tutti i costi dipingerci come svampite ingenue incapaci di prenderci cura di noi stesse! Sveglia! Vieni rapita da degli sconosciuti che vogliono ucciderti e tu lo trovi quasi divertente?! Ci credo che Alex non dorme la notte al pensiero di badare a te!»

Alex: «Parole sante»

Haru: «E vogliamo parlare di quello là? (indica Aramis) Tu devi stare lontana anni luce da quello, ce l’ha scritto in fronte che porta guai. Va bene, lo ammetto, ultimamente sta facendo il romantico, ma tu hai bisogno di qualcuno che ti sorvegli e ti tenga lontana dai pericoli, non di uno che non fa una piega al pensiero di usarti come esca!»

Aramis: «Aki, ti prego… ce n’è già una di Alex che mi mette i bastoni tra le ruote con attacchi a base di iperprotettività e allarmismo…»

Aki: «Suvvia, un po’ di sana critica costruttiva non ti ucciderà di certo. E poi è vero che non sei affidabile»

Aramis: «Tutta questa diffidenza gratuita comincia ad essere scontata e ripetitiva, oltre che del tutto infondata»

Aki: «Esattamente come la tua indignazione»

Aramis: «Touché»

Haru: «E tu Alex, fai tanto la femminista e poi lasci che quel barbaro ti porti in giro come un sacco di patate e che ti consideri una sua proprietà? Sei meno coerente di Anita Blake, il che è tutto dire!»

Aki: «Ahi, questa brucia!»

Alex: «Sai, brucerebbe di meno se solo la mia autrice si prendesse piena responsabilità delle pecche del mio carattere invece di ridacchiare sullo sfondo»

Aki: «Ah, ehm, credo sia arrivato il momento di distogliere la fin troppo obiettiva attenzione di Haru dai copiosi difetti dei miei personaggi. Aramis, perché non provi a sedurla mentre noi battiamo in ritirata? Dopotutto sei il suo tipo, occhi chiari, capelli neri…»

Haru: «Vero. Ma è troppo vanitoso e inconcludente per tentarmi, senza contare che i morti non hanno mai avuto un particolare fascino ai miei occhi. Grazie, ma preferisco un fidanzato che respiri ancora»

Anita Blake: «Pure io lo dicevo una volta. Fottuti cadaveri ambulanti. E dire che finire due metri sotto terra dovrebbe annientare il testosterone, e invece…»

Alex: «Maledetto testosterone metafisico»
 
 



Haru è un’amica dalle note tendenze masochiste che, pur non conoscendo Bleach, ha letto questa storia e mi ha fornito lo spunto per il penultimo paragrafo, in cambio di un’apparizione nei siparietti e dell’anima del mio figlio primogenito. Come ormai sapete Bleach non mi appartiene, come è ovvio dedurre dal fatto che il dover pubblicare settimanalmente mi porterebbe con ogni probabilità alla tomba. Malgrado le mie fervide preghiere, anche questa volta Babbo Natale non mi ha fatto trovare Grimmjow vestito solo di un nastro ed un fiocco sotto l’albero, quindi purtroppo non mi appartiene neanche lui. Anita Blake e tutto il suo harem appartengono a Laurell K. Hamilton. Io posso solo vantare il dubbio onore di possedere Alex, Liz, Aramis e una brutta media di voti all’Università. Nessun Arrancar è stato molestato sessualmente durante la stesura di questo capitolo. L’intera direzione ci tiene oltretutto a dissociarsi dalla brutale crudeltà anti-animalista dimostrata dalla Sexta Espada.  
 


Un buono per prendermi a calci in culo per il ritardo mostruoso a Kiichigo,  shirosaki, smexy e _Asari_kun_ per avermi messa tra gli autori preferiti, ad Aki_chan_97, BleachGiada, rebecca937, Sweet_Nanami, Kiichigo e Nekomata per aver messo questa storia tra le preferite, a sugarbear, Shinatobe_K, Cemetery Lady, Lady Kitsune, BleachGiada, kamikiizumo, TheLadyVampire97, dario_74 e FY_Padfoot per averla messa tra le seguite, a BleachGiada per averla messa tra le ricordate, e a chi legge e basta. A ben pensarci siete troppi, forse è meglio un buono per un ghiacciolo…
 



Capitolo 36: A criceto puccioso non si tira un calcio in culo. Se no impreca.
 

Tutto sommato, quella era una situazione relativamente tranquilla per Alex, quasi ordinaria amministrazione, davvero.

E perché mai non avrebbe dovuto esserlo, dato che lei era una ragazza del tutto normale, figlia di genitori ordinari, amica di persone assolutamente sane di mente e sentimentalmente legata ad un individuo perfettamente equilibrato?

Ok, la sua vita non era certo rose e fiori, ma insomma, a quale liceale non capitava di tanto in tanto di rimanere imprigionata in una dimensione alternativa concepita per punire in eterno le anime dei morti?

Circondata da mostri antropofagi?

Che si stava sforzando lei di attirare?

E che comunque l’individuo perfettamente equilibrato a cui era sentimentalmente legata smembrava metodicamente con un sorriso in stile Caino il macellaio assassino assolutamente adatto all’occasione?

Mentre lei gli dava manforte distribuendo mazzate a destra e a manca come una wrestler incazzata nera in mezzo ad una mandria di motociclisti che non hanno capito un tubo di come si approccia una donna?

Il tutto per indicare la strada alle persone assolutamente sane di mente di cui era amica?

Anche se ciò comportava l’accorciamento della catena che le spuntava dal petto e la cui scomparsa avrebbe decretato la sua trasformazione in uno dei mostri antropofagi sopracitati?

Eh già, come diceva prima, assolutamente ordinaria amministrazione.

 
**

Il vento le frustava via i capelli dalla faccia con violenza inaudita, e l’unica cosa che Liz poteva fare per proteggersi almeno un po’ era affondare la faccia contro la giacca di Aramis.

Durante la corsa l’Arrancar aveva bisogno di avere le mani libere, nel caso in cui gli Hollow che stavano seguendo avessero deciso che prima di una scorpacciata a base di Alex uno stuzzichino a base di Liz fosse l’ideale, quindi lei aveva finito coll’interpretare la parte dello zainetto umano, rimanendogli aggrappata alla schiena come un koala al suo ramo di eucalipto preferito.

Fortuna che lei non soffriva di cinetosi, perché dubitava fortemente che mettendosi a vomitare avrebbe contribuito ulteriormente ad aumentare il romanticismo della situazione.

Anche se a pensarci bene era un po’ come andare in due in moto.

Una moto con la propulsione di un caccia militare.

Senza casco.

Senza sedile.

Con la sola forza delle braccia e delle gambe ad impedirle di essere sbalzata all’indietro e ridursi ad una striscia rossastra con qualche brandello di carne e camicetta spalmate sul terreno.

Che figata!

Anche se dubitava che Alex in quella situazione sarebbe stata molto d’accordo.

Liz soffocò una risata contro la pelle nera della giacca di Aramis.

Ehi Aramis! Hai mai pensato di aprire un’agenzia di consegne a domicilio? Pensa a che successo avresti: la gente ha appena riattaccato il telefono e tu sei già al citofono!”

Le spalle di Aramis furono scosse da una vibrazione ritmica, e Liz capì che stava ridendo, anche se non poteva sentirlo per via del vento che le fischiava nelle orecchie.

Basta, mi arrendo” dichiarò divertito. “Immagino che dovrei smetterla di aspettarmi da te una reazione anche solo vagamente umana, vero?

Lungi da me un simile triste fato!” esclamò Liz con finto orrore. “E poi sono carina, intelligente, maledettamente simpatica e soprattutto modesta. Se non avessi almeno un difetto poi come farebbero gli uomini a resistermi?”

Inutile però aggiungere che c’era una particolare persona, fasciata di pelle nera e che probabilmente tutte le mattine si faceva il bagno in una vasca di feromoni, per la quale Liz non si augurava affatto di essere resistibile.

Anzi.

Posso sperare di suscitarti almeno una vaga apprensione se ti dico che ora che ho capito in che direzione dobbiamo andare possiamo anche aumentare la velocità e superare quegli Hollow?” commentò ironicamente Aramis, serrandole però le mani attorno alle cosce per sottolineare il fatto che sarebbe stato decisamente il caso che lei si tenesse forte.

O magari voleva solo palparle le gambe, dopo tutto.

Mmh, e così voleva sfidarla?

Liz rise forte e agitò allegramente un braccio sopra alle loro teste.

«Verso l’infinito e oltre!» urlò entusiasta a pieni polmoni.

Il vento inghiottì le sue parole, ma Aramis capì lo stesso.

 
**
 
In quel momento Alex era alle prese con un gigantesco roditore dall’aspetto morbido e cicciottoso, che condivideva una sconcertante quanto sospetta somiglianza con il criceto-peluche regalato a Grimmjow dal timido proprietario della sala giochi, e che ora faceva bella mostra di sé nell’angolo più buio della loro camera, in attesa forse di aggredirli nel sonno quando meno se lo aspettavano.

Malgrado quindi ci mettesse davvero tutto l’impegno possibile, il malcapitato criceto Hollow non riusciva in nessun modo a risultare minaccioso, e Alex si sentiva quasi in colpa all’idea di picchiarlo.

Sì, insomma, era quasi come essere obbligata a prendere a bastonate Fiocco di Neve, la capretta bianca di Heidi. 

Cercò quindi di ignorarlo e di girargli attorno, ma purtroppo l’antenato di Hamtaro le si parò di nuovo davanti, dimostrando oltretutto di possedere una certa agilità malgrado gli evidenti problemi di linea, che rendevano la sua conformazione fisica quasi sferiforme e che sottolineavano come perfino gli Hollow non potessero combattere più di tanto contro i chili di troppo.

Sbattendo un piede a terra per la frustrazione, Alex puntò un dito contro le sue guanciotte sferiche.

«Aargh, non mi importa quanto tu creda di essere rotondamente puccioso, levati subito dai piedi o prenderò a calci il tuo peluchoso coccolo supermorbido muso!»
Per fortuna non ebbe bisogno di attuare la sua orribile minaccia, perché, coerentemente alla sua natura sanguinaria e senza cuore, Grimmjow atterrò alle spalle del roditore lottatore di sumo e lo spedì nella stratosfera con un calcio nel didietro, rendendolo di fatto il primo criceto nella storia del mondo a sfondare la barriera del suono.

«Esagerato» commentò Alex, osservando la traiettoria ascendente del razzo a forma di criceto.

«Almeno io non perdo tempo a chiacchierarci insieme» rispose Grimmjow disgustato.

Ah già, dimenticava sempre che per gli Arrancar il combattimento era un evento di importanza capitale, tanto da rendere chi non lo prendeva sul serio l’equivalente di un appestato di lebbra e colera in contemporanea nel mondo umano.

Un appestato dalla vita breve.

«Senti…» cominciò, ma si interruppe subito dopo.

Grimmjow aveva drizzato la testa e sembrava concentrarsi sull’orizzonte, come se fosse in ascolto di qualcosa in lontananza.

All’improvviso ogni pensiero correlato a criceti volanti fuori taglia ed individui affetti da una grave forma di fanatismo guerriero si cancellò completamente dal suo cervello, sostituito da un’improvvisa speranza.

E la speranza era una gran cosa per lei, che era stanca, zuppa di sangue, sudata e scarmigliata. Nonché con un piede letteralmente nella fossa.

Con il fiato sospeso si avvicinò a Grimmjow, gli mise una mano sul braccio e glielo strinse, guardandolo con apprensione.

«Li senti?»

Il volto dell’Espada si aprì in un sorriso che mise in mostra le zanne.

«Quel bastardo si sta portando dietro un sacco di amichetti»  

Per Alex fu come se un enorme peso le venisse sollevato dalle spalle, e gli gettò le braccia al collo per l’entusiasmo.

Non c’erano dubbi, adesso anche lei riusciva a percepire flebilmente l’energia spirituale di Aramis che si avvicinava.

Aveva funzionato!

«Presto, sbrighiamoci!» esclamò all’improvviso, lasciandolo andare e girandogli attorno per salirgli sulle spalle.

Poco dignitoso, ma dovevano fare il più in fretta possibile, e se questo significava farsi portare sulle spalle come una bimba con una storta alla caviglia, pazienza.

Mentre cominciava a correre con uno scatto improvviso, Grimmjow le serrò le mani attorno alle gambe, ferendole la pelle con gli artigli attraverso la stoffa stracciata dei jeans.

Il che le fece venire in mente che aveva ancora una questione in sospeso con Sua Maestà riguardo al loro precedente viaggetto insieme.

«A proposito, non pensare neanche di metterti a volare solo per fare l’idiota come l’altra volta, chiaro?» gli urlò Alex nelle orecchie, serrandogli le braccia attorno al collo in quella che sperava fosse una convincente presa mortale.

Giusto per essere sicura.

«Ah! Ho appena sentito una tartaruga borbottare sciocchezze o era solo il vento?»

Spiritoso.

Appunto per il futuro: perfezionare a livello agonistico la presa mortale.

E applicarla su Grimmjow.

«Se hai problemi a distinguere una voce umana dai rumori di sottofondo fatti visitare da un otorinolaringoiatra… o magari da un veterinario!» esclamò piccata di rimando, tirandogli un orecchio.

La stretta sulle sue gambe aumentò dolorosamente, e lei ingoiando un’imprecazione contraccambiò strattonandogli con forza una ciocca di capelli.

A quanto pareva avevano appena inaugurato quella parte della giornata in cui bisognava obbligatoriamente ritornare alle origini per dare il dovuto lustro ai tempi d’oro delle scuole materne.

«Vaffanculo! È più forte di te, vero? Devi sempre ribattere! Vediamo se a venti metri da terra sarai ancora così spiritosa!» ringhiò Grimmjow incazzato, dimostrando tra l’altro uno scarsissimo spirito sportivo.

Di fronte alla prospettiva di un tale colpo basso, Alex sbiancò, ma non si perse d’animo.

«Provaci e giuro che ti vomito addoss…»

“Ma che carini che siete, litigiosi fino all’ultimo” li interruppe Aramis, probabilmente per la milionesima volta in quel maledetto giorno. “C’è un motivo preciso per cui avete ricreato il vostro piccolo mondo a due, o è l’accumularsi della tensione a rendervi così melensi?” commentò trasudando, come suo solito, un’ingente quantità di simpatia.

“Oh, ma guarda, altri Hollow che si aggiungono all’inseguimento. Meno male che non sono l’unico ad affrettarsi senza perdersi in chiacchiere, vero?” continuò imperterrito, senza curarsi degli istinti omicidi che suscitava e che andavano accumulandosi sulla già sostanziosa pila che gravava sulla sua persona.

«Ma sentilo! Cos’è tutta ‘sta fretta, principessina, hai paura del buio?» lo derise Grimmjow, evitando l’attacco di un Menos con un salto pigro ma senza accennare ad aumentare l’andatura.

Alex strinse i denti nel vedere l’amato terreno allontanarsi così velocemente da lei.

Ma perché buona parte degli individui presenti nella sua vita dovevano essere degli esempi di comprovata e lampante immaturità infantile intrappolati in corpi da adulti?

Cos’era lei, una specie di Shangri-La per disadattati cronici sintonizzati sulla stessa frequenza di ritardo mentale?

Impegnata com’era a formulare simili confortanti pensieri e ad aggrapparsi più forte che poteva a Grimmjow per paura di cadere, cosa che effettivamente forse avrebbe risolto tutti i suoi problemi una volta per tutte, fu presa totalmente alla sprovvista dalla fitta acuta che le attraversò il petto, facendola boccheggiare.

Improvvisamente si sentì febbricitante, con la testa vuota e leggera, e il battibecco di Grimmjow e Aramis ormai era solo un ronzio di sottofondo nelle sue orecchie.

Oh, perfetto.

Stava sbarellando proprio sul traguardo, perché la cosa non la stupiva affatto?

«Grimmjow… zitto e datti una mossa…» mormorò debolmente, con la faccia affondata nei suoi capelli.

Se in quel momento non fossero stati collegati mentalmente tramite Aramis, non l’avrebbe neanche sentita, grazie al vento che fischiava loro nelle orecchie.

Ma almeno una cosa doveva pur andare per il verso giusto in quello schifo di giornata, no?!

No.

 
*
 
Quando riprese conoscenza, Alex capì subito che qualcosa non andava.

O meglio, avendo pensato di essere sul punto di diventare un Hollow, accorgendosi al suo risveglio di avere ancora pensieri coerenti e nessuna mania omicida sentì ogni cellula del suo corpo intonare a gran voce l’Inno Alla Gioia facendo la ola.

Solo qualche istante dopo, una volta terminato il ballo di gruppo, capì che c’era qualcosa di sbagliato.

E non solo per via del fattore “ehi ma guarda tu, ho perso i sensi mentre Grimmjow correva, che svolta inedita ed originale”.

No, il problema principale era che era ancora in quel maledettissimo posto, sdraiata a terra, con la testa in grembo a qualcuno che sicuramente NON ERA Grimmjow, e che quel qualcuno aveva pure spudoratamente approfittato della sua momentanea incoscienza per infilarle una mano tra i capelli e parcheggiarle l’altra sul fianco.

Ogni particella del corpo di Alex si irrigidì istantaneamente, passando dalla nona sinfonia di Beehetoven all’intro della quinta.

Ta ta ta taaaaaan, ta ta ta taaaaaaan….

Poi i suoi occhi si sbarrarono, la sua bocca si aprì senza emettere alcun suono e il suo cervello si connesse alla velocità della luce alla pagina Www.CheCazzoCiFaccioTraLeBracciaDiAramis.com, senza purtroppo ottenere una qualsivoglia risposta che avesse anche solo un minimo di senso logico.

Error, Error, Virus Arrancar Detected!

Accortosi del suo sconcerto, nonché della sua rilassatezza tipica del rigor mortis, Aramis le rivolse un sorriso accattivante da serial killer.

Ok, c’era bisogno di una correzione: la mania omicida cominciava a farsi sentire.

Alex gli afferrò la giacca appena sotto al collo e lo tirò in basso, in modo da essere più comoda nel caso avesse deciso di strangolarlo.

«Hai cinque secondi» lo informò con voce sepolcrale.

«Ma guarda, è questo il ringraziamento per averti mandata a nanna ed aver evitato così che ti trasformassi proprio in braccio a Grimmjow, lontana da noi e tutto il resto? Sei davvero una donna crudele, principessa, ma sapendo che appena sveglia sei sempre di pessimo umore darò per scontato che la tua immensa gratitudine sia semplicemente sottintesa» si difese Aramis con espressione ferita, che però non coinvolgeva anche i suoi occhi.

No, su quelli c’era scritto a caratteri cubitali che prenderla per il culo era decisamente una delle sue attività preferite.

Dopotutto lui era il capobranco in carica dei disadattati infantili colonizzatori della sua esistenza citati poc’anzi.

«Ma che gentile! E da quando in qua esattamente saresti capace di mandare a nanna le persone a comando?» gli chiese con quella che più che un’espressione amichevole sembrava una paresi facciale.

«E quando mai ho detto di non esserne capace?» le rispose con un sorriso abbagliante, altrettanto falso ma decisamente più disinvolto.

«Giusto. Immagino quindi che tutti quei giorni che abbiamo trascorso sotto lo stesso tetto a lavorare fianco a fianco siano stati un po’ pochini per ricordarti di dirmi di esserne capace, vero?» ribatté serrando la presa.

«In realtà credevo che la predisposizione della tua mente a farsi influenzare dalla mia fosse stata messa in chiaro il giorno in cui ci siamo conosciuti, mia cara» le ricordò dolcemente Aramis, facendo scorrere la mano tra i suoi capelli e ricordandole che stava ancora discutendo con lui con la testa appoggiata alle sue gambe.

Merda.

Arrossendo per la vergogna di essersi fatta distrarre in quel modo, si tirò in piedi di scatto, indietreggiando per mettere un po’ di sana distanza tra loro e sottrarsi sia alle sue carezze che al suo sorriso fin troppo compiaciuto.

Maledetto, perché avere l’ultima parola su di lui doveva essere sempre così difficile?

Quanto l’avrebbe preso volentieri a schiaffi!

Invece cercò di darsi una calmata e si limitò a chiedergli: «Dove sono gli altri?»

Ebbene sì, stava palesemente cambiando discorso.

O meglio, stava mettendo da parte le cazzate in cui Aramis era così abile a trascinarla per concentrarsi sulle questioni importanti.

Giusto.

Liz = importante.

Aramis = nessun interesse.

Doveva tenerlo bene in testa.

Mantenendo sempre quel sorriso che assomigliava terribilmente ad una presa per il culo, Aramis si alzò in piedi a sua volta, senza cercare però di avvicinarsi di nuovo.

Bravo ragazzo.

«Con te fuori combattimento e un’orda di Hollow da tenere a bada abbiamo avuto parecchio da fare. Visto che sei al limite abbiamo deciso di non sottoporti ulteriormente ad un concentrato di energia spirituale così massiccia, quindi Grimmjow si è allontanato col coniglietto per attirare gli Hollow da un’altra parte e farli fuori con comodo»

Ah.

Ma pensa.

Due minuti d’incoscienza ed il suo ragazzo\stalker\persona con cui aveva una relazione non ben specificata aveva deciso di farsi una scampagnata nella Landa Desolata Degli Orrori, sventolando come esca la sua migliore amica davanti al muso di creature infernali divoratrici di anime come si fa con i cani con l’osso, lasciandola alle cure di un maniaco\stalker\persona che aveva una relazione non ben specificata con la suddetta amica e che probabilmente aveva quotidianamente dei pensieri impuri sulla sua persona.

Bene così!

Alex chiuse gli occhi, strinse i pugni e contò fino ad un milione.

Si concesse mezzo minuto di tempo per sibilare tra i denti parole sconnesse come “Liz”, “Esca”, “Lo sapevo” e “Vaffanculo”, ed infine ritornò calma e padrona di sé con un sospiro.

Sentiva che quello sarebbe stato il momento opportuno per arrabbiarsi e magari spaccare a ginocchiate qualche cranio e altre parti meno nobili in comune all’anatomia umana ed Arrancar, ma francamente non aveva neanche più le forze per incazzarsi.

«E Grimmjow non ti ha staccato la testa quando gli hai proposto di portarsi in giro Liz mentre tu rimanevi qui da solo con me, incosciente e indifesa? Non so se ritenermi disgustata o commossa»

«Forse questa è la prova che ama un bel bagno di sangue più di quanto non ami il tuo fondoschiena rotondo, dopotutto» insinuò Aramis soavemente, infilandosi le mani in tasca e piegandosi leggermente in avanti verso di lei.

Stronzo.

«Toglimi una curiosità, Aramis, è un caso che la tua maschera sia lo stesso simbolo che si trova sulle etichette dei veleni o è lì apposta per avvisare la gente della tua disarmante simpatia?» gli chiese incrociando le braccia e sorridendo dolcemente.

Lui si limitò a ricambiare il sorriso e a farle l’occhiolino.

Alex non era sicura del perché la stesse provocando in quel modo, ma in fondo non sarebbe stato da lui lasciar passare due minuti di conversazione senza neanche una frecciatina.

Che diavolo ci potesse mai vedere Liz in un simile individuo, era oltre la sua capacità di comprensione.

Ok, a vederlo così, zitto e possibilmente senza quel sorrisetto del cacchio, poteva anche essere considerato carino, ma bastava che cominciasse a parlare per distruggere quell’illusione e far perdere la pazienza perfino al più flemmatico dei maestri zen.

Ma d’altra parte parlava proprio lei che si era messa con Grimmjow, quindi non aveva nessun diritto di giudicare i gusti di Liz.
Sì insomma, il bue che dà del cornuto all’asino e via dicendo.

Però questo non voleva certo dire che non potesse preoccuparsi per lei.

In fondo, cercando sul dizionario la parola “affidabile” non avrebbero di certo trovato una foto ammiccante di Aramis, dopotutto.

Magari avrebbero avuto più fortuna con le voci “insopportabile”, “losco” e “sospetto”.

Aramis sospirò.

«A volte mi chiedo perché ti sia così difficile avere un po’ di fiducia in me» mormorò quasi a se stesso.

Alex lo guardò stupefatta.

Come, prego?

Aveva sentito male?

«Ti rispondo in ordine cronologico o alfabetico?» gli chiese incredula.

Scrutò attentamente l’espressione di Aramis, in cerca della solita scintilla maliziosa che tradiva i suoi tentativi di prenderla in giro, ma tutto quello che trovò fu un’improvvisa e assoluta serietà, mischiata con un’altra emozione che Alex non riusciva bene ad identificare, perché sembrava totalmente fuori luogo sul volto dell’Arrancar.

Era… nostalgia?

«Aramis?»

Senza dire alcunché Aramis fece un passo verso di lei, e istintivamente Alex indietreggiò.

Senza lasciarsi minimamente scoraggiare dalla sua ritirata, lui continuò ad avanzare, e Alex resistette a forza all’impulso di fare altri passi indietro.

Non aveva alcun bisogno di scappare, una mossa falsa e, Hierro o no, l’avrebbe fatto pentire di essere nato maschio.

Infine Aramis si fermò ad un soffio da lei, e Alex non poté fare a meno di irrigidirsi indecisa se alzare o no i pugni sulla difensiva.

Le sue pupille, così fredde e inumane, non l’avevano mai scrutata con tanta intensità, e lei si sentì ricoprire pian piano di pelle d’oca.

Che cosa aveva in mente?

Un attimo dopo Aramis la stava stringendo tra le braccia con tutte le sue forze, affondando il viso nei suoi capelli e premendosi il suo volto contro il petto.

Quasi temesse di vederla fuggire via.

“Eppure ho fatto di tutto per ripagare il mio debito. Sono andato contro la mia stessa natura, e l’ho fatto per te. Perché non vuoi ancora tornare?” le sussurrò direttamente nella testa.

Alex era totalmente irrigidita, aveva gli occhi sgranati e le braccia premute sul suo petto nell’atto di respingerlo, ma per qualche motivo non riusciva a decidersi a farlo.
Le sue parole l’avevano confusa, erano talmente fuori luogo ed insensate che sembrava non stesse neanche parlando con lei, ma era stato il suo tono ad impedirle di dimenarsi.

Era… triste?

E ora… era triste pure lei?!

Cercò di guardarlo in faccia per capire che espressione avesse, ma l’abbraccio in cui era avvolta le impedì di farlo.

Poi le braccia che la circondavano la strinsero ulteriormente, e infine Alex non riuscì a resistere all’impulso di abbracciarlo a sua volta.

Si sentiva nervosa e impacciata, e avrebbe dato qualsiasi cosa per trovarsi in un’altra situazione: lei non era mai stata brava a consolare neanche il suo fratellino, figurarsi un Arrancar fatto e finito.

Che cosa doveva fare?

Dargli delle pacche sulle spalle?

Promettergli caramelle?

Dirgli che la bua sarebbe passata subito?

«Aramis?» mormorò confusa contro il suo petto. «Che cosa succede?»

Una mano le scorreva lentamente lungo la spina dorsale, partendo dalla nuca fino sotto alle scapole, avanti e indietro, in una lieve carezza in punta di dita che la fece rabbrividire.

 “Secondo te che succede?”

Ah, riecco un barlume del solito Aramis.

«Non lo so, parlavamo di cazzate e tu all’improvviso ti sei trasformato nella versione emo di Adam de La Bella e La Bestia, quindi non ho la più pallida idea di cosa stia succedendo»

“Se io sono Adam, questo fa di te Belle e di Grimmjow Gaston?”

Alex non stette neanche a chiedersi come facesse un Arrancar a riconoscere una citazione Disney. Piuttosto, si sentì sollevata che la voce di Aramis non fosse più impregnata della tristezza che aveva contagiato pure lei senza motivo.

«Aramis, di cosa stavi parlando, poco fa? Con chi stavi parlando, poco fa?»

Per un breve, brevissimo istante credette che Aramis fosse davvero sul punto di dirglielo.

Lo sentì irrigidirsi, percepì la sua esitazione e la sua lotta interiore mentre valutava se aprire finalmente la sua anima e rivelarle tutti i suoi amati segreti.

Ma poi quell’attimo passò, e Aramis abbassò la testa per sussurrarle all’orecchio: «Baciami e forse te lo dico»

Ma che ca…

Con uno scatto rabbioso Alex lo spinse lontano da sé.

«Giuro che non perderò mai più del tempo a preoccuparmi per te! Entra ancora una volta nel mio spazio personale e dirò a Liz che hai cercato di baciarmi!» esclamò indietreggiando di alcuni passi.

«E io dirò a Grimmjow che mi hai abbracciato, premendomi addosso le tue adorabili soffici tett…»

«Vaffanculo!»
**
 
Aramis li aveva avvisati che Alex si era svegliata e che per il momento stava bene, anche se sarebbe stato il caso di rimanerle alla larga fino a quando Grimmjow non fosse stato in grado di riportarli tutti indietro, quindi Liz aveva potuto tirare un sospiro di sollievo e concentrarsi su pensieri più piacevoli, cosa che tra l’altro l’avrebbe aiutata parecchio ad ignorare l’orda affamata di Hollow che aveva alle calcagna.

Aggrappata quindi saldamente alle spalle più muscolose che le fossero mai capitate sotto le mani, Liz si mise a rimuginare con un certo compiacimento sulle notevoli migliorie che il rilascio aveva operato sul fisico dell’Espada, o perlomeno sul suo abbigliamento assai rivelatore.

E attillato.

Mai sottovalutare l’importanza dei vestiti attillati” concordarono annuendo gli ormoni di Liz.

Sebbene infatti Aramis sembrasse emanare sesso invece che anidride carbonica, Liz doveva ammettere che Grimmjow era un vero e proprio monumento alla virilità, con tutto ciò che ne conseguiva.

E ciò che ne conseguiva era proprio quello per cui era fiera di Alex per essere riuscita ad accalappiarselo e tenerselo stretto, mettendo in pratica insieme a lui un’abbondante quantità di attività fisica sincronizzata di tipo acrobatico.

Inspiegabilmente però Alex aveva ancora parecchie remore a scendere nei dettagli con lei, ma Liz sapeva essere molto persuasiva, e da ciò che era riuscita ad estorcerle (oltre a ciò che Aramis le aveva raccontato), aveva capito che non solo Grimmjow era abile nell’aggirare e vincere la pigrizia sessuale di Alex, ma sembrava anche essere piuttosto creativo.

Non avevamo alcun dubbio in proposito” commentarono i suoi ormoni con tono sognante, visualizzando una pittoresca immagine degli addominali dell’Espada.

Peccato per il resto” constatò mesta Liz, mentre Grimmjow falciava un’intera orda di Hollow esclamando soddisfatto: «Prendete questo, stronzi!»

Lei aveva una sua teoria: si era convinta infatti che Grimmjow da umano doveva essere appartenuto ad una qualche popolazione barbara, di quelle che di tanto in tanto si divertivano ad invadere e saccheggiare l’antica Roma: Galli, Goti, Visigoti o giù di lì.

I sintomi c’erano tutti: sete di sangue, fissa maniacale per armi e combattimenti, maledetta abitudine di caricarsi le donne in spalla come sacchi di patate…

L’unico aspetto che la sua probabile origine barbara condivideva con Alex era l’assoluta incapacità di esprimere ad alta voce i suoi veri sentimenti, e questo mandava Liz in bestia.

Quei due stavano praticamente insieme, litigavano come una coppia sposata da decenni e facevano insieme cose che parecchi individui sposati e con prole probabilmente avevano visto solo in due dimensioni sullo schermo del loro computer, eppure non erano riusciti a dirsi neanche una volta “ti amo”.

Che. Incapaci.

Vero, Alex le aveva spiegato che, malgrado le apparenze, gli Arrancar erano molto diversi dagli umani dal punto di vista dei sentimenti, e che la possessività che Grimmjow provava nei suoi confronti era probabilmente il massimo che si sarebbe mai potuta aspettare da lui.

Peggio ancora: secondo lei era alquanto improbabile che Grimmjow potesse anche solo comprendere il significato del termine “amore” come lo intendevano gli umani, figurarsi quindi arrivare a provarlo per qualcuno.

Balle mostruose.

Certo, gli Arrancar erano gli individui più strambi che avesse mai incontrato, ed era anche vero che Grimmjow a prima vista sembrava solo un misto di rabbia, egocentrismo e arroganza avvolto da una copiosa quantità di capelli azzurri e testosterone, ma Liz non era cieca, e soprattutto, al contrario di Alex, sapeva bene cosa cercare: d’altronde Grimmjow era anche una persona tragicamente semplice e, anche se non li esprimeva ad alta voce, i suoi sentimenti gli si stampavano piuttosto chiaramente in faccia.

Solo Alex era capace di una così alta quantità di diniego da non vederli.

Molto bene, se quei due non avevano alcuna intenzione di darsi una svegliata e chiarire una volta per tutte il loro rapporto, voleva dire che ci avrebbe pensato lei.

«Ehi Grimmjow» gli urlò quindi nelle orecchie. «Cosa aspetti a dire ad Alex che ti sei innamorato di lei?»

Vedere un Cero sussultare e mancare clamorosamente il bersaglio fu qualcosa di decisamente spettacolare.

Un po’ meno lo fu l’occhiata assassina che Grimmjow le rivolse da sopra la spalla.

«Fatti i cazzi tuoi, ragazzina!»

Ah, a quanto pareva il diniego viaggiava su un binario doppio.

«Sono cazzi miei, se la mia migliore amica è triste perché il suo ragazzo considera i sentimenti roba da femminucce!»

L’Hollow che si parò improvvisamente davanti a loro finì smembrato in una maniera piuttosto crudele.

«Stronzate! Alex non ha mai detto di volere tutte queste menate sentimentali!» ringhiò Grimmjow incazzato, mettendosi però sospettosamente sulla difensiva.

Ha ha! Beccato!

«Bravo, quale ragazza umana potrebbe mai sopportare un uomo che confessa di amarla senza bisogno di torture?» annuì Liz saggiamente.

Contava sul fatto che ormai lui fosse alquanto avvezzo a fare da bersaglio a frecce intrise di sarcasmo.

«Lei non è una semplice umana» ribatté Grimmjow piccato, probabilmente troppo impegnato a piantare le unghie sugli specchi su cui si stava arrampicando per ricordarsi di urlarle contro.

Liz mise su un broncio.

«Uffa, ti assicuro che essere un po’ più sincero con te stesso non avrà gli stessi effetti di una castrazione chimica, sai?»

«Fanculo! Perché non ti ho ammazzata quando ne ho avuto l’occasione?» si chiese l’Espada con tono denso di rabbia e rimpianto.

«Ehi! Credevo mi volessi bene!»

«Ah! Voglio più bene agli Hollow pidocchiosi e puzzolenti che vegetano attorno a Las Noches che a te!»

Forse il caso lo aveva preso in simpatia, o forse ce l’aveva ancora a morte con lei per la questione del barboncino cestinato, fatto sta che in quel preciso istante un Hollow rotondo e morbidoso a forma di criceto atterrò dal cielo, cogliendoli completamente di sorpresa e strappando via Liz dalle spalle di Grimmjow con una delle sue corte zampine.

«Ancora tu?!» ringhiò Grimmjow sbalordito.

Il criceto gigante atterrò sulle zampe posteriori e si strinse Liz al petto come un trofeo, rivolgendo a Grimmjow un verso acuto e incomprensibile, che però riusciva stranamente a far capire a chiare lettere cosa ne pensasse esattamente dell’attività lavorativa dell’ormai defunta genitrice dell’Espada.

«Ah! Che c’è, sei venuto a prenderti la tua vendetta? Sono qui ciccione, fatti sotto!» lo sfidò l’Espada con una risata.

Liz invece ci trovava ben poco da ridere, malgrado l’improvvisa morbidezza contro cui era premuta, e cominciò a dimenarsi con una certa urgenza.

Di per sé la creatura era troppo simile ad un coccolo del cuore per risultare minacciosa, ma restava il piccolo dettaglio che il suo obiettivo principale era staccarle la testa e sgranocchiarla come un seme di girasole.

E per qualche strano motivo l’idea di finire giù per l’apparato digerente di un roditore morbido e coccoloso le sembrava ben poco invitante.

Purtroppo il suo dimenarsi riportò sulla sua persona l’attenzione del cricetone, e con essa anche un briciolo di buon senso, visto che decise che probabilmente mangiarsi lei era un’idea decisamente migliore che sfidare la Sexta Espada in stato di Resurrection.

Perciò quando Liz sentì la zampina che la stringeva rinserrare la presa e sollevarla in alto verso due file di zanne appuntite, tutto il sangue le defluì dalle guance, mentre il filmato della sua vita cominciava a scorrerle davanti agli occhi.

Maledizione, perché non sono saltata addosso ad Aramis quando potevo?

 
**
 
Aramis si interruppe nel bel mezzo di un commento velenoso, e la cosa non era decisamente da lui.

Brutto segno.

Alex gli serrò le braccia in una morsa d’acciaio.

«Che c’è? È successo qualcosa a Liz? Parla!»

Sul volto dell’Arrancar si dipinse un’espressione prima confusa, e poi di estremo sconcerto.

«Non è possibile…»

Al che Alex gli diede un forte strattone.

«Dimmi immediatamente cosa succede!» ordinò quasi urlando.

Il petto le pulsava fastidiosamente e le dava qualche fitta, ma si costrinse ad ignorarlo.

Gli occhi di Aramis si rimisero a fuoco su di lei.

«Un Hollow che a quanto pare nutre del rancore per Grimmjow li ha colti di sorpresa»

Vedendola sbiancare fino ad assumere un malsano colorito verdognolo, si affrettò ad aggiungere: «Stai tranquilla, una formica simile non è un problema. Il vero problema è che li ho persi»

Alex sbatté le palpebre, sicura di aver capito male.

«Come sarebbe, “li hai persi?”» chiese con la bocca secca. «Sono ancora lì, sento la forza spirituale di Grimmjow»

Aramis sollevò le braccia, colmo di frustrazione.

«Voglio dire che non li sento più. Sono mentalmente morti per me. Ci dev’essere nelle vicinanze qualcosa che interferisce col mio potere. O qualcuno»

Il cuore di Alex accelerò fino a stabilire un nuovo record personale.

«Andiamo da loro. Subito»

Lui la trattenne afferrandola per un braccio.

«Non essere ridicola, è solo un colpo di fortuna se sei ancora in te. Esponiti ancora una volta al reiatsu di Grimmjow e puoi dire addio alla tua cara umanità!»

Alex si liberò con uno strattone.

«E chissenefrega, tanto deve succedere comunque! Là fuori c’e qualcosa o qualcuno che non vuole che comunichiamo tra noi, e io non me ne starò qui con le mani in mano, senza sapere come stanno il mio ragazzo e la mia migliore amica, con quella cosa a piede libero!» ringhiò con rabbia. «E tu? Credevo ti importasse qualcosa di Liz, o  vuoi forse dirmi che era solo uno scherzo?»

Le sue parole scatenarono una reazione inaspettata in Aramis, che strinse i pugni e le rivolse uno sguardo a metà tra il furioso ed il tormentato.

«Mi stai chiedendo di scegliere tra te e Liz?»

«No, ti sto dicendo di fare la cosa giusta e salvare la persona che ami»

Il tormento nello sguardo di Aramis divenne quasi palpabile.

«Non hai idea di quello che mi stai chiedendo»

Alex si sforzò di reprimere le ondate di panico e rabbia che minacciavano di soffocarla.

Non aveva più molto tempo.

«Senti, io adesso vado da loro, con o senza di te. Tu puoi rimanere qui a fare l’emo incompreso e tormentato, oppure puoi smettere una volta per tutte di mentire a tutti e soprattutto a te stesso, e ammettere una buona volta che esiste una persona al mondo in grado di farti felice, e che questa persona ha bisogno di aiuto. A te la scelta»

Detto questo gli voltò le spalle e cominciò a correre.
 
 


 
Angolo delirazioni
 

Aki: «Ebbene sì, l’ho fatto. Ammetto la mia colpa. Sono senza vergogna. Sono pronta ad affrontare a testa alta il pubblico sdegno. Non ho scusanti, e non ne cerco neanche. La carne è debole, e io sono solo un mero essere umano che cede alle tentazioni. Ero consapevole delle conseguenze, e sono andata lo stesso fino in fondo. So di non meritare più il rispetto di voi lettori, ma spero che un giorno nel profondo dei vostri cuori riusciate a perdonarmi. Tra quattro giorni sarà il quarto compleanno di questa storia, quindi ho semplicemente pensato che fosse arrivato il momento opportuno. Sono sicura che un giorno capirete»

Aramis: «Aki…»

Aki: «No Aramis, è giusto che mi prenda la responsabilità di ciò che è successo. Ho scritto una scena in cui “amore” e “Grimmjow” si trovano nella stessa frase e chi la pronuncia non finisce sbudellato. Una ragazza deve saper riconoscere le proprie colpe»

Alex: «Ah ecco, mi sembrava strano che per una volta si andasse a parare su una questione seria…»

Aramis: «Sai, forse prima di scusarti dovresti aspettare che il diretto interessato finisca di leggere nell’altra stanza»

Grimmjow: «Ma che caz… AAAKIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!»

Aramis: «Oh, c’è arrivato»

Aki: «Ehm, tuttavia per quanto la cosa mi sia difficile non sarò così presuntuosa da assumermi tutta la colpa: l’idea è stata tutta di Haru, ciao!»

Liz: «Wow, mai visto qualcuno scappare così velocemente!»

Grimmjow: «EHI TU!»

Haru: «Hai poco da urlare, carino, se non sei abbastanza uomo da rinunciare ai tuoi preconcetti maschilisti e ammettere di amare una ragazza, togliti di mezzo e lascia che Alex si trovi un fidanzato umano e soprattutto ancora vivo!»

Alex: «… dov’eri tutto quel tempo che ho passato alla ricerca di un’anima affine?»

Haru: «A malmenare Aki perché non aggiorna mai e a sghignazzare al pensiero di Liz che fa la predica a Grimmy riguardo ai suoi sentimenti per te»

Grimmy: «Bene, perché ora sarò io a malmenare te!»

(estrae Pantera. Haru estrae un mini Uzi)

Haru: «Fatti sotto, Monster Cookie!»

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Capitolo 37
*** Da grandi poteri derivano grandi prese per il fondoschiena. ***


 (assolo di chitarra elettrica. Il microfono del karaoke viene lanciato in aria e riafferrato al volo dopo una piroetta)

Aki: « ~Ciuuurma, questo silenzio cos’è?~ »

Alex: «È il prodotto di mesi di silenzio stampa. È colpa tua, sai?»

Aki: « ~Svegliaaa! Tutti a rapporto da me!~ »

Liz: «Oh che bello, si ricomincia. Meno male che nessuno di noi è stato lasciato in punto di morte per tutto questo tempo, vero?»

Aramis: «La tua ironia scivola sempre più nel baratro del sarcasmo, coniglietto.»

Liz: «Rimanere per mesi tra le grinfie di un roditore gigante in procinto di staccarti la testa può cambiare molte cose.»

Aki: « ~Grimjoooooow! Possibile che nessuno si muova? Ma sono o no l’autrice di questa lurida storia?~ »

Aramis: «Credo che ormai Grimmjow abbia sviluppato dei sensi di ragno riguardo a queste scenate. Ecco perché non si vede più da ieri.»

Aki: « ~Sono o non sono la vostra autrice, ah? E allora quando vi chiamo, lasciate tutto e correte, e fate presto perché chi arriva tardi lo sbrano!~ »

Alex: «Niente di nuovo quindi.»

Aramis: «A proposito, tu lo sai dove si è cacciato Grimmjow?»

Alex: «In birreria con Matsumoto e Shuhei. Ha detto di essere troppo sobrio per affrontare un nuovo capitolo.»

*la musica nell’aria diventa cupa e lamentosa*

Aki: « ~Pantera miiiiiiiiiiia, torna a casa tuuuuuuuuuua….~»


Aramis: «Per una volta è stato più furbo di noi…»

 
Bleach e tutto ciò che contiene non appartengono a me, ma a Tite Kubo. Io possiedo solo Alex, Liz, Aramis, Meiko e un sacco di doppie punte. Nessun karaoke è stato abusato durante la stesura di questo capitolo. La pazienza dei lettori decisamente sì.

 
Un miliardo di grazie ad Alexandra Sol, Alice Spades, Ari_in_wonderland, Elelam, megghynfbg, Mizu_Hurricane, Nickipurple, Super_Wolf per avermi inserita tra gli autori preferiti, a LifeIsGood_, xEdoardo, NiyraV, goccia_chan, Alexandra Sol, Lady_Roronoa per aver messo questa storia tra le preferite, a _DeidaraSenpai_, Foglia2057, VampireBlack, shitberrie, Lady_Roronoa,LuMiK, anime lover, goccia_chan, Adentia, Luxux99chan, LifeIsGood_, Nightmare_before the dawn, vale_lioness, Alice Spades, Elelam, FefeD, Kuroi Chou, LuMiK, Yra_Giada per averla messa tra le seguite, a goccia_chan, megghynfbg, Yra_Giada per averla messa tra le ricordate e a chi legge e basta. Siete super!

 
Capitolo 37: Da grandi poteri derivano grandi prese per il fondoschiena.

 
Tutto era buio e confuso.

Non sapeva come fosse finita lì, ma in quel momento non era importante.

L’unica cosa che Alex sapeva era che non aveva mai amato le scene al rallentatore.

Spesso erano il preludio di qualcosa di spiacevolmente tragico, e un’altra cosa che Alex non aveva mai amato erano le scene tragiche. 

Tuttavia in un film c’era sempre la scappatoia: si poteva mandare avanti veloce, non guardare o semplicemente cambiare canale.

Purtroppo però nella vita vera non esisteva un telecomando per saltare le scene spiacevoli.

Niente pausa e niente tasto avanti veloce.

No, nella vita vera se cominciava una scena al rallentatore non si poteva far altro che guardare.

Perciò Alex assistette con orrore crescente alla scena che le si parava davanti.

Cominciò a correre, ma era troppo tardi.

Sapeva che non sarebbe mai riuscita ad intervenire in tempo, era troppo, troppo lontana…

Disperata, sollevò un braccio nel preciso istante in cui la forza esplosiva del Cero rosso sangue si schiantò al suolo. 

«LIIIIIIZ!!!!!»

Disperata, Alex si accasciò al suolo, con le lacrime che le offuscavano la vista.

Com’era possibile?

Liz c’era sempre stata, era una costante nella sua vita.

E ora era scomparsa per sempre.

Alex aveva fallito nell’unico momento in cui Liz aveva davvero avuto bisogno del suo aiuto.

Devastata dal dolore, per un attimo non si accorse che sui resti fumanti del cratere lasciato dal Cero era comparsa una figura che combatteva contro un nemico indistinto.

Confusa, Alex si asciugò le lacrime, rendendosi conto che ora davanti a lei quello in pericolo era Grimmjow.

La sua divisa bianca era lacera e inzuppata di sangue, e con suo sommo orrore si accorse che gli mancava un braccio.

Stava combattendo con tutte le sue forze contro qualcuno, ma Alex non riuscì a vedere chi fosse, era troppo buio.

Tremante, si rimise a fatica in piedi.

Doveva aiutarlo.

Non poteva perdere anche lui.

Ma le sue gambe erano pesanti come piombo, e Alex riuscì a fare solo pochi stentati passi prima che la spada del nemico eludesse la guardia di Grimmjow e lo trapassasse da parte a parte, dritto attraverso il cuore.

Fu allora che il mondo andò letteralmente in pezzi.

Soffocando un grido d’orrore, Alex si accasciò di nuovo a terra, e pianse.

 
**Qualche minuto prima**
 
Alex era sempre stata una persona sedentaria e alquanto pigra, positivamente convinta di essere atterrata nelle lande del paradiso ogni volta che il suo fondoschiena si ritrovava parcheggiato sulla soffice superficie di un cuscino, o meglio ancora del suo letto.

Ah, soffici, soffici cuscini.

Forse perché per lei l’atto della corsa non era mai stato associato ad un evento piacevole.

Anzi.

Tanto per fare un esempio, quando Liz partecipava alle gare di corsa ad ostacoli organizzate dalla scuola, Alex con ogni probabilità si trovava in qualche angolo remoto e puzzolente della città a cercar di seminare gli Hollow che le stavano col fiato sul collo per invitarla a pranzo.

Con lei come portata principale.

Ma questo era niente.

No, Alex aveva compreso il vero significato del verbo “correre” solo nel momento in cui Grimmjow era entrato nella sua vita con la delicatezza di un carro armato, senza chiedere scusa e tantomeno il permesso, dando il via ad un estenuante inseguimento fisico e spirituale che lei aveva la netta sensazione fosse ancora ben lungi dall’essersi concluso.

Anche se a quel punto non era più tanto chiaro chi dei due stesse effettivamente inseguendo l’altro.

Eppure, nonostante la sua storica pigrizia, in quel momento Alex avrebbe dato qualsiasi cosa, compresa la sua non trascurabile e amatissima collezione di manga e videogiochi, pur di riuscire a liberarsi e ricominciare a correre.

Perché le sue missioni di salvataggio non andavano mai come previsto?

La prima volta aveva finito coll’adottare un Arrancar randagio con una spiccata propensione nel rompere le mentali scatole, e ora non era neanche riuscita a raggiungere l’obiettivo del suo gesto altruistico.

In compenso era molto probabilmente incappata come un’allocca in ciò che aveva tagliato fuori Liz e Grimmjow da ogni comunicazione.

Accidenti!

Alex tirò l’ennesimo calcio nella vana speranza di aprirsi un varco nella sfera d’energia che l’aveva avvolta e imprigionata durante la corsa che aveva intrapreso per andare a salvare Liz e Grimmjow, ma l’unico risultato che ottenne fu che gli angoli della bocca di Aramis, imprigionato in una sfera simile di fianco a lei, si curvassero nel tipico sorriso ti-prendo-per-il-culo che portava il suo marchio di fabbrica.

Cristo, Alex sapeva di stare dando spettacolo, dopo tutto ormai avevano capito che non sarebbero riusciti a liberarsi, ma in quel momento si sentiva tutto tranne che ragionevole.

La calcolatrice e riflessiva ragazza di sempre aveva piantato capra e cavoli ed era andata spontaneamente in modalità standby, lasciando il posto ad un irritabile ed impaziente fascio di nervi che avrebbe volentieri cercato di aprirsi un varco a testate, se solo avesse pensato che avrebbe davvero potuto funzionare.

E tutto questo serviva solo a sottolineare quanto il carattere di Grimmjow potesse essere contagioso.

D’altra parte i continui commenti di Aramis in sottofondo non la stavano certo aiutando a ritrovare un minimo briciolo di schifoso autocontrollo.

“Sai, forse ho sentito la barriera scricchiolare, questa volta”. Fece una pausa. “Ah no, aspetta, era la tua gamba. Errore mio.”

Appunto.

«Indossa un gigai e poi vai a fare una passeggiata lunga giù da un ponte corto, Aramis.»

Scrutandola divertito dalla posizione seduta in cui era sprofondato ormai da parecchi minuti, Aramis sollevò le braccia in segno di resa.

Alex sospirò e scrutò con attenzione l’oscurità che li circondava, cercando di individuare il minimo indizio che potesse tradire la presenza dell’essere che li aveva rinchiusi in quelle sfere di energia, e che molto probabilmente aveva fatto lo stesso con Liz e Grimmjow, ma la sola cosa che riuscì a percepire fu un inquietante silenzio.

Perfino gli Hollow avevano levato le tende.

Perfetto, la giornata non faceva che migliorare.

Sconfitta, si lasciò scivolare a terra e raccolse le ginocchia contro il petto.

Gran bella missione di salvataggio.

“Sai, di solito nei film questo è il momento in cui i protagonisti perdono tutte le speranze, e, visto che ormai pensano di essere spacciati, ne approfittano per farsi delle confessioni importanti su punti chiave della trama.” commentò Aramis con fare cospiratorio.

Alex alzò gli occhi al cielo.

«È troppo sperare che il nostro nemico misterioso abbia pietà di me e ti butti fuori anche dalla mia testa?»

“Poco probabile. Che ti piaccia o no il legame che unisce le nostre menti ha una natura più stretta. Diciamo che possiedo la chiave dell’area VIP del tuo cervello.”

E te pareva.

Anche se in effetti ti sento a malapena.” continuò. “Non mi è mai capitato di dovermi sforzare così tanto.

«E allora risparmia le energie e parla con la tua santa boccuccia come fanno tutte le persone normali.»

Ma sarebbe noioso.

Alex appoggiò la fronte sulle ginocchia.

«E tu assecondami lo stesso. Tanto l’ho capito che muori dalla voglia che io ti chieda come hai fatto ad ottenere la chiave dell’area VIP del mio cervello. Giusto?»

“Già.”

«E va bene, Aramis, inauguriamo il momento confidenze e mettiamo le carte in tavola: o mi dici una volta per tutte che diavolo significano tutte queste allusioni tue e di Meiko su un nostro presunto legame, o la pianti di infestare il mio cervello con la tua presenza.»

«Non posso.» le rispose ad alta voce.

Alex sollevò la testa quanto bastava per lanciargli un’occhiata di sbieco.

Che nervi!

«Io invece posso ucciderti?»

Aramis si portò una mano al petto con aria scandalizzata.

«Principessa, così mi ferisci nel profondo dell’anima!»

«Tu non ce l’hai un’anima, l’hai barattata in cambio del potere di rompere illimitatamente le palle al tuo prossimo.»

«No, ti assicuro che quella è una dote naturale.» rispose Aramis sorridendo.

Alex digrignò i denti e ricominciò a contare per l’ennesima volta fino a diecimila.

«Perché non me lo vuoi dire, Aramis? Credo di meritarmi almeno una misera spiegazione.»

«È più questione di potere che di volere.» precisò Aramis.

«La vuoi piantare di girarci attorno?» sbottò Alex esasperata.

«La semantica è importante.» si difese l’Arrancar.

«Ma perché quella notte nel deserto non mi sono fatta gli affari miei invece di raccogliere te? Perché?» si chiese Alex alzando le mani al cielo in un gesto disperato.

«Prenditela con Grimmjow, è lui che è venuto per primo a disturbarmi.»

Alex sbatté all’indietro la testa per la frustrazione.

«Perfetto. Invece di aiutare Liz e Grimmjow sono bloccata qui a discutere con te senza capire se sei scemo tu o se sono io che sto impazzendo. Che altro può capitare di peggio?»

In quel preciso istante la sfera di energia cominciò a riempirsi di un denso fumo bianco.

«Avrei davvero preferito che non lo dicessi.» commentò Aramis.

L’ultimo pensiero che Alex rivolse al mondo, prima di precipitare a tempo record nel sonno, fu un sonoro e sentito “Vaffanculo!”.

 
**Presente**
 
Liz non riusciva a capire cosa fosse successo.

Era sola al buio, eppure ricordava vagamente di essere stata in una situazione diversa poco prima.

Qualcosa che aveva a che fare con l’ottusità sentimentale di Grimmjow e con un Hollow a forma di criceto assassino.

Se non sbagliava era stata sul punto di diventare uno snack pomeridiano, ma poi Grimmjow l’aveva riacchiappata giusto in tempo…

Il resto non riusciva proprio a ricordarselo.

Provò a chiamare gli altri, ma con orrore si accorse di non avere più voce.

Si guardò freneticamente attorno, e con enorme sollievo si accorse che Alex si trovava poco distante da lei, intenta a parlare con qualcuno che Liz non riusciva a vedere.

Cercò di chiamarla, ma di nuovo dalla bocca non le uscì alcun suono.

Allora provò a raggiungerla, ma i piedi le rimasero inchiodati dove si trovava.

Intanto Alex aveva cominciato ad allontanarsi.

Stava chiacchierando amabilmente con la persona che Liz non riusciva a vedere, e sembrava felice.

Sempre più disperata, Liz cominciò a sbracciarsi, tentando di urlare o di farsi notare in qualsiasi modo.

Non voleva essere lasciata sola al buio.

Fu allora che vide con chi stava parlando Alex.

Era Aramis.

Si tenevano per mano, ignorando tutti i suoi tentativi di attirare la loro attenzione, eppure era impossibile che non riuscissero a vederla.

Poi, lentamente, teneramente, cominciarono a baciarsi.

Lacrime bollenti cominciarono a scorrerle lungo le guance.

Poi, ignorando lei e il suo dolore, i due si allontanarono nel buio.
 **
 
Grimmjow imprecò sonoramente.

Splendido, aveva perso di vista la bionda.

Alex lo avrebbe scuoiato vivo.

Il che in effetti sarebbe stato anche un pensiero divertente, se solo Grimmjow avesse avuto anche solo una vaga idea di dove si trovasse e come fare a raggiungerla.

Che giornata di merda.

Perché le cose continuavano a sfuggirgli di mano un casino dopo l’altro?

Ora basta, era stufo marcio di fare da balia ad una mandria di ragazzini: una volta trovata Alex se ne sarebbe uscito da lì all’istante, e ‘fanculo ad Aramis, Liz e il resto del mondo!

Seccato, stava per muoversi in una direzione qualsiasi, quando sentì in lontananza l’inconfondibile clamore di un combattimento.

Perfetto, una battaglia era sempre un buon punto da cui cominciare.

Con uno scatto di Sonido si portò abbastanza vicino da riuscire a scorgere i combattenti.

Aveva tutta l’intenzione di intervenire, ma qualcosa lo lasciò di sasso.

Un contendente era Alex.

L’altro era lui stesso in forma rilasciata.

«Ma che cazzo…?»

Che diavoleria era mai quella?

Un’allucinazione?

Oppure qualcuno aveva preso il suo aspetto per attaccare Alex?

Qualunque fosse la verità, i due si scambiavano colpi ad una velocità impressionante, senza trattenersi minimamente, tanto che erano entrambi ansimanti e grondanti di sangue.

Prima che lui avesse il tempo di riprendersi dalla sorpresa, tuttavia, il suo doppio rilasciato riuscì ad oltrepassare la guardia della sua avversaria e a squarciarle il petto con gli artigli.

Lei boccheggiò, sputando un’ingente quantità di sangue, e perdendo i sensi crollò in avanti.

Il suo sosia la afferrò per i capelli e, premendole gli artigli insanguinati contro la gola, la voltò verso di lui che ancora li guardava sbalordito.

Poi, fissandolo dritto negli occhi, disse una sola parola.

«Scegli.»    
**
Solo nell’oscurità, Aramis si mise cautamente all’erta.

In quanto esperto in materia, sapeva riconoscere un trucco mentale quando ne vedeva uno, e poi quel fumo bianco di poco prima non era stato esattamente discreto.

Tendendo le orecchie cominciò a sentire un lieve rumore di passi, che man mano divennero sempre più vicini e forsennati, finché dall’oscurità non comparve la testolina bionda di Liz.

Era in lacrime, e come lo vide gli si gettò tra le braccia di slancio, mozzandogli il fiato di prepotenza.

«Non farlo mai più!» lo rimproverò, stringendolo così forte che per un attimo lo sfiorò il sospetto che gli avesse incrinato un paio di costole.

Se era un’illusione, era davvero fatta bene, doveva concederlo.

«Fare cosa, coniglietto?» chiese accarezzandole la testa.

Lei se possibile lo strinse ancora più forte. «Prima ti ho visto con Alex! Io non potevo muovermi o parlare, cercavo di chiamarvi, e voi vi siete baciati davanti a me, ignorandomi come se non esistessi!»

Aramis sentì suo malgrado una stretta al cuore.

La vista del visetto di Liz in lacrime, anche se in un’illusione, lo faceva sentire profondamente a disagio.

Avrebbe voluto spazzare via in modo violento qualunque cosa osasse renderla triste.

«Non ero io, piccola. Era solo una visione.» la tranquillizzò.

Lei sollevò il viso dal suo petto e lo guardò con due occhi lucidi di lacrime.

«Davvero?»

«Davvero. Qualcuno ci ha drogati con del gas allucinogeno che a quanto pare pesca nel nostro subconscio per tirare fuori immagini poco piacevoli.»

«E perché qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere?»

«Non lo so. Forse è una creatura che si nutre di dolore.»

Liz lo guardò perplessa.

«E come mai su di te non ha effetto? Voglio dire, tu non hai visto cose brutte, vero?»

«Non ancora.» confermò Aramis, accarezzandole la guancia umida.

«Su di te non può avere effetto, Aramis, perché non ha tenuto conto della mia presenza.» spiegò una voce calma alle sue spalle.

Una voce che per molto tempo aveva turbato i suoi sogni.

Aramis sospirò.

«Meiko.»
**
 
Stordita dalla disperazione, Alex sollevò il volto ancora grondante di lacrime.

La figura di fronte a lei era offuscata a causa del suo pianto, ma in quel momento non gliene importava un accidente del suo aspetto.

Quel che le interessava era ciò che le aveva appena detto.

«Cosa?»

«Ho detto che puoi scegliere.»

«Scegliere cosa?»

«Tra di loro, ovviamente.» rispose la figura pazientemente.

Forse era fuori di testa.

Alex cercò di asciugarsi gli occhi.

«Ma loro sono…» cercò di spiegare, ma la voce le si ruppe quando altre lacrime trovarono la loro strada giù dai suoi occhi.

«Morti, certo.» concluse la voce per lei. «Ma vedi, questo è solo un mondo illusorio, e quella che hai appena visto era la rappresentazione metaforica del tuo futuro. O meglio, dei tuoi due possibili futuri.»

Il cuore di Alex ricominciò a battere, e finalmente le lacrime si fermarono.

«E-era tutto finto? Non è successo davvero?»

«Oh cara, certo che è successo davvero, ma solo nella tua testa. Erano i tuoi futuri, sempre metaforicamente parlando.»

«Che intendi dire?» chiese Alex asciugandosi la faccia e tirandosi faticosamente in piedi. «Che sta succedendo? Chi sei tu?»

«Quante domande!» rispose la figura. Solo che ora non era più una figura indistinta. Per un attimo pensò che fosse Meiko, perché le assomigliava da matti, non fosse stato per un piccolo particolare: la faccia era quella di Alex.

«Io, carina, sono il tuo futuro.»

 
**
 
«Chi sei tu?» urlò Grimmjow, cercando con tutte le sue forze di muoversi.

Da quando lo stronzo col suo aspetto gli aveva parlato, i suoi piedi erano ancorati saldamente al terreno, e lui non era più riuscito a muoversi, cazzo!

Il suo sosia digrignò i denti e gli rispose con lo stesso tono.

«Io sono tutto ciò che eri, ciò che eravamo, prima che questa ragazza entrasse nella tua vita!»

Strattonò il corpo incosciente di Alex per i capelli, affondandole leggermente gli artigli nel collo.

Grimmjow rinnovò ulteriormente i suoi sforzi, ma non riuscì a guadagnare neanche un millimetro.

«Lasciami. Andare.» righiò tra i denti.

La pozza di sangue attorno al corpo di Alex continuava ad allargarsi senza posa, e con ogni goccia che scendeva dal suo collo Grimmjow diventava sempre più furioso.

Come aveva osato ferirla usando il suo aspetto?

Come osava ora tenerlo lontano da lei mentre sanguinava in quel modo?

Come OSAVA minacciarla davanti a lui?

«LEI È MIA!» urlò con quanto fiato aveva in corpo.

«LEI È LA TUA ROVINA!» rispose l’altro con altrettanta foga. «Apri gli occhi, non vedi quanto sei cambiato da quando la conosci? Riesci a ricordare com’era essere la Sexta Espada? Vedere i tuoi nemici tremare di paura di fronte a te, sentire il sangue scorrere durante le battaglie, non avere nessuna pietà? Lascia che questa insignificante ragazza muoia, e ritorna quello di una volta! Fai la scelta giusta!»

 
**
 
«Di che diavolo stai parlando?»

La Meiko-Alex sbuffò sonoramente.
«Cristo, quanto sei lenta. Diciamo che ora ti trovi ad un bivio, okay?»

«Un bivio.» ripeté Alex lentamente.

Si sentiva completamente svuotata da qualsiasi emozione, capace solo di ascoltare come in trance le sue parole.

Liz e Grimmjow erano ancora vivi?

«Esatto, un bivio. Una scelta, per essere più precisi. Puoi scegliere se diventare un Hollow oppure no. Ovvero, per essere ancora più precisi, puoi scegliere se diventare me» e si indicò con un gesto glorioso. «Oppure se rimanere te.» continuò indicandola con una smorfia.

Un momento…

«Che stai dicendo? Questa non è una mia scelta. Ormai è deciso che diventerò un Hollow. Non posso fare nulla per impedirlo.»

Meiko-Alex alzò gli occhi al cielo.

«Tu assecondami, okay carina? Dicevamo, se tu sceglierai di diventare me, sarà uno spasso. Niente più responsabilità, niente più legami, e poi…» mormorò al suo orecchio con fare cospiratorio (quando diamine si era avvicinata così tanto?). «Avremo Grimmjow tutto per noi. Cacceremo insieme, dividendo le nostre prede per l’eternità, combatteremo fianco a fianco, oppure uno contro l’altra, se ci prenderà lo sghiribizzo. Per non parlare poi di tutto il resto…» aggiunse con tono sognante.

Alex si allontanò quanto bastava per guardarla negli occhi.

«E Liz? Hai detto che la sua morte prima era la rappresentazione di uno dei miei futuri. Se Grimmjow in questo futuro vive, allora…»

Meiko-Alex si strinse nelle spalle.

«Ho detto che quelle morti erano metaforiche. Se diventerai me avrai guadagnato un’eternità con Grimmjow, ma Liz non avrà certo un posto in quel futuro. In quanto Hollow il tuo primo istinto sarà divorare le persone a cui vuoi bene, e se anche riuscissero ad impedirtelo, l’amicizia non avrebbe più alcun significato per te. Quindi qualsiasi sia il futuro di Liz, diventando me la escluderesti dalla tua esistenza.»

Alex si accorse di star scuotendo ripetutamente la testa.

Un futuro simile era inaccettabile.

«D’altro canto», continuò Meiko-Alex, «Se rimarrai te, la tua vita continuerà noiosa e lenta come al solito, con un’unica novità: Grimmjow sparirà per sempre dalla tua esistenza.»

«Che intendi dire?»

«Vedi, tu non lo sai, ma esiste un modo per impedire l’Hollowificazione. Ora non sto a spiegarti i dettagli, perché l’unica cosa che ti serve sapere è che il prezzo è tutto il tuo potere spirituale. Diventerai debole, e soprattutto incapace di vedere il soprannaturale. Niente più Grimmjow nella tua vita, cara.»

Alex la fissò esterrefatta.

Esisteva davvero un modo per rimanere umana?

Possibile?

E il prezzo erano i suoi poteri?

«C’è pur sempre il suo gigai.» propose con calma. «Con quello potrei vederlo…»

Meiko-Alex scoppiò a ridere.

«Oh cielo, che tenera che sei! E così ti illudi veramente che lui sarebbe disposto a rinunciare a tutto ciò che adora pur di passare una vita da umano insieme a te? Ad invecchiare e morire al tuo fianco? Debole e spaesato in un mondo che non gli appartiene? E se invece scegliesse una soluzione a metà, incontrandoti col gigai solo ad intervalli, saresti comunque tu ad invecchiare, mentre lui rimarrebbe per sempre giovane. E in ogni caso, parliamoci chiaro: senza i tuoi poteri, che attrattive potresti mai avere per lui?»

Faceva male, miseria se faceva male, ma era vero.

Ogni singola parola.

«Quindi, come ti ho detto, la scelta è questa: la tua vecchia vita, noiosa, mortale ma insieme alla piccola Liz e alla tua famiglia, oppure una vita nuova, eccitante, priva di inibizioni e in compagnia di Grimmjow. Fai la scelta giusta.»

 
**
 
«Smettila una buona volta di essere così indeciso, Aramis.»

Aramis digrignò i denti. «Ancora una volta, mia regina, non hai idea di quello che mi stai chiedendo.»

«Ma io invece ce l’ho!» esclamò Liz tirandogli il braccio. «Se quello che Meiko ha detto è vero, e l’unico che può uscire da questa trappola sei tu, portando solo un’altra persona, allora voglio che porti lei! Con lei potrai svegliare anche Alex, vero? Lo so che c’è un qualche tipo di legame tra loro! Salva Alex, ti prego!»

 
 
Meiko fece un passo avanti.

«So quanto questa ragazza significhi per te, Aramis. Non devi rimanere fermo a piangere il passato. Con lei hai un futuro, e voglio che tu lo viva. Salva lei, Aramis. Fai la scelta giusta.»

 
**
«Come?»

Liz alzò gli occhi al cielo (Alex aveva ragione, era davvero liberatorio) e si mise le mani sui fianchi.

«Ho detto», scandì con decisione, «che sono tutte balle.»

La Liz albina sembrò per un attimo presa in contropiede, poi sorrise con condiscendenza. «Ah, capisco. Ciò che ti ho mostrato ti fa così paura che preferisci non crederci. Ma quello che hai visto è vero. Presto i tuoi cosiddetti “amici” si stancheranno di te. E perché non dovrebbero? Loro sono diversi, e i mostri non possono vivere insieme agli umani.». Cominciò a girarle attorno con un sorrisetto di scherno stampato sulle labbra. «Ma guardati, sei debole e patetica. Tu sarai in eterno l’inutile chiacchierona palla al piede. Tenera forse, ma niente più. Ti lasceranno indietro. Questo ovviamente, a meno che tu non scelga di diventare me. Allora in quel caso sì che… mi stai ascoltando?!?»

Liz continuò imperterrita a tastare il terreno alla ricerca di un buco, una porta, qualsiasi cosa.

«Sì sì, certo, io debole, tu forte, tutti mi abbandonano. Continua pure.»

Accidenti, doveva riuscire a contattare gli altri.

Serrandosi la testa tra le mani, provò a sforzarsi al massimo nell’aprire la mente e chiamare Aramis, ma l’unico risultato che ottenne fu un inizio di emicrania.

«Sei stupida o cosa? Non puoi scappare da qui! L’unico modo che hai di andartene è fare la scelta giusta, e francamente non capisco perché la cosa ti risulti così difficile.» disse Miss Fiocco di Neve mettendo in mostra la sua figura di guerriera.

Liz spostò con uno sbuffo una ciocca che le solleticava il naso.

Non c’era modo di evitarlo, la gallina era in vena di chiacchiere.

«Pronto? Potrò anche sembrarlo, ma non sono stupida. Credi che non abbia mai visto un film in vita mia? “Fai la tua scelta, credimi io sono te, so quel che dico, solo così potrai salvarti”» recitò con la voce in falsetto. «Andiamo, chi cascherebbe mai in un trucco così vecchio? Perché non mi mostri anche scene tristi della mia infanzia, già che ci sei? E poi non ci credo neanche se me lo sbatti in faccia che da Hollow diventerei un’anatra isterica come te. Bel tentativo, ma ritenta, sarai più fortunata.» concluse dandosi dei pizzicotti sul braccio.

Ahia.

No, decisamente non sarebbe stato così facile svegliarsi.

La non-Liz pestò frustrata il piede per terra.

«Non mentire! Hai pianto vedendo la tua paura più nascosta! Hai sofferto, perché sai che succederà! Così come sei, sei troppo debole, troppo umana per loro. Da quando hai scoperto il sovrannaturale, non hai fatto altro che essere in pericolo. Quanto pensi che ci vorrà prima che Alex giunga alla conclusione che il rischio è troppo grande, e decida di toglierti quel bracciale che ti permette di vederli tutti, per poi allontanarsi da te “per il tuo bene”? È questo che vuoi? Perdere i tuoi amici? Perdere Aramis?»

Liz fissò con determinazione quegli occhi gialli, e nelle loro profondità vi scorse un’unica, dominante emozione: paura.

Un senso di calma estrema, probabilmente sintomo di imminente follia, data la situazione tutt’altro che tranquilla in cui si trovava, la pervase da capo a piedi.

«È vero, ho paura. Nei miei incubi ho pensato a tutte queste cose, e anche a cose peggiori. Perché sono umana, e quindi non posso farne a meno, così come non posso fare a meno di guardarmi per delle mezz’ore allo specchio chiedendomi se i pantaloni che indosso mi fanno il sedere grosso. Ma questo è un problema mio.» aggiunse con un sospiro. «Ma poi mi sveglio, e allora tutto torna al suo posto. Ricordo che Alex è mia amica, e che mi fido di lei. Ricordo che Aramis fa tanto il farfallone con le clienti, ma sotto sotto è pazzo di me. E come potrebbe non esserlo, dato il mio fascino irresistibile? Perfino Grimmjow comincia a trovarmi simpatica! Senza contare che lì dentro sono l’unica in grado di far bollire una pentola d’acqua senza far saltare in aria l’intero edificio.» considerò con aria soddisfatta.

«Quindi diciamoci le cose come stanno: quei ragazzi non sarebbero in grado di vivere neanche mezza giornata senza di me, quindi perché cavolo dovrei avere paura di essere lasciata indietro?»

Nel momento stesso in cui lo disse, Liz comprese di pensarlo davvero, e un calore confortante cominciò a farsi strada nel suo petto.

Wow, ma allora è davvero come nei film! Salvata dalla Forza dell’Amicizia! Forte!” pensò entusiasta, mentre il suo corpo cominciava a brillare di luce bianca.

La non-Liz fece un passo indietro, schermandosi gli occhi con una mano.

«Aver superato la prova non ti sarà di alcun aiuto se gli altri soccomberanno all’oscurità celata nella loro anima.» la mise in guardia mentre cominciava a svanire. «Da un grande rischio deriva una grande ricompensa. Usa la tua con giudizio, prima che tutto vada perduto.»

«Oh insomma, evitami il discorso alla zio di Peter Parker, per favore.» si lamentò Liz col nulla, visto che ormai era rimasta di nuovo da sola. Lei e la sua pelle luccicante come quella della Madonna.

«Che bello, io adoro gli ultimatum.»

Con uno sbuffo mezzo esasperato, si sfregò le mani una contro l’altra.

Bene, era finalmente giunto il suo turno di salvare il fondoschiena a tutti.

Rimaneva solo un piccolo e insignificante problema: come?

 
 
Angolo delirazioni
 
Aki: «Vi vedo leggermente confusi, ragazzi.»

Alex: «Credo che questo sia stato il più strano di tutti i tuoi capitoli.»

Liz: «A parte quello della lavatrice, vero?»

Alex: «Ugh, perché me lo hai ricordato?»

Aramis: «Siete troppo gentili, ragazze. Io lo definirei fiacco e confusionario. Probabilmente Aki cerca di convincere qualche ingenuo nuovo lettore che questa sia una storia da prendere sul serio.»

Alex: «Pfffffffffff…»

Liz: «Ahahahahahahahahahahahahahahahahah!»

Aki: «Grazie Aramis, il tuo contributo è sempre utile come un calcio al basso ventre.»

Aramis: «Si fa quel che si può.»

Liz: «Ehi Aramis, ma cosa tieni in quel sacco che si agita e impreca?»

Aramis: «Ah, questo? È solo un omaggio che ho ricevuto in birreria…»

*il sacco viene aperto*

Grimmjow: «Perché mi hai riportato qui, maledetto bastardo? Io ti ammazzo!»

Alex: «Stai tranquillo, ormai il capitolo è finito.»

Grimmjow: «Dici sul serio?»

Liz: «Già. Avresti dovuto esserci, è stato davvero strano, pieno di sangue, dolore e disperazione!»

Grimmjow: «Che cosa?!?»

Aki: «Eh già. Pensa che la tua scena era la più cruenta. C’era persino un combattimento contro Alex. Peccato che tu te la sia persa…»

Grimmjow: «Noooooooooooooo!» 

 

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Capitolo 38
*** Le vie dell'introspezione sono infinite. ***


Alex: «Chi diavolo è stato a far partire questa musichetta sinistra e inquietante sul karaoke?»

Aki: «~All around the mulberry bush, the monkey chased the weasel…~»

Aramis: «~The monkey thought ‘twas all in good fun…~»

Aki: «~Pop goes the weasel!~»

*scoppiano a ridere come due dementi*

Alex: «Sì, va be’, scema io che ho ancora bisogno di chiederlo…»

Liz: «~A penny for a spool of thread, a penny for a needle. That’s the way the money goes…~»

Aki: «~POP GOES THE WEASEL!~»

Alex: «Liz, ti prego! Non mettertici anche tu.»

Grimmjow: «Che dici, ho voglia di chiedere cosa sia questa nuova stronzata?»

Alex: «Io dico di no.»

Aki: «Grazie per la domanda!»

Alex: «Uccidetemi.»

Aki: «È cominciato tutto l’altro giorno. Stavo cazzeggiando annoiata su Fanfiction.net, quando sono incappata in una storia malata. Molto malata. Ovviamente ora si trova tra i miei preferiti.»

Alex: «Ovviamente.»

Aki: «Incuriosita dall’argomento, sono andata a cercare informazioni, e mi si è aperto un mondo. Io neanche lo sapevo cosa fossero i Creepypasta. Insomma, guardo Creepy games, quindi conoscevo la storia di Ben Drowned, di Slenderman e di Herobrine, ma non sapevo che ce ne fossero altri duecentomila! E poi sono tutte storie horror, quindi il fatto che in quella fanfic si parlasse di fangirl che cercano di abbracciare gente come Laughing Jack e Jeff the Killer, mi ha lasciata un po’ perplessa. Voglio dire, sono tutti spietati assassini che ammazzano le loro vittime in modo estremamente sanguinolento!»

Grimmjow: «Improvvisamente l’argomento mi interessa molto. Vai avanti.»

Aki: «Insomma, ok che ognuno ha i suoi gusti, ma proprio non riuscivo a comprendere il discorso: “Awwww, che tenerezza questi sanguinari e psicopatici serial killer! Sono così adorabili!!1! :3”»

Alex: «Disse la fan sfegatata degli Arrancar.»

Aki: «Poi sono finita su DeviantArt. E la luce della comprensione mi ha irradiata dal profondo.»

Aramis: «Quello sì che è un sito demoniaco.»

Aki: «Che posso dire? Se tu, disegnatore o disegnatrice di talento, riesci a rendermi sexy, divertente e pucciosa la versione darkettona, psicopatica e sanguinaria di Jareth, non posso fare altro che inchinarmi di fronte alla potenza schiacciante del fandom. E unirmi allegramente alle sue schiere.»

Alex: «~Pop goes the brain.~»


 
 
Bleach e tutte le trollate in esso contenute non mi appartengono. Allo stesso modo, tutti i personaggi citati negli angolini dementi, con l’eccezione di Aki, Alex, Aramis e Liz, appartengono a qualcuno che probabilmente si vergognerebbe molto di vedere la propria creatura nominata in una storia così scema. La direzione ci tiene inoltre a scusarsi in anticipo per la quantità oscena di dialoghi introspettivi presenti in questo capitolo. Nonché di parolacce. Tutta colpa di Grimmjow.
 


Un enorme grazie a megghynfbg, nihal1308, stardust94, _LadyLyra_, pieno_pieno, Fyamma e Yami Akashi per aver messo questa storia tra le preferite, a Shikame97, Yellow Canadair, _LadyLyra_, Fyamma, Gordies Groupie e Zeressa per averla messa tra le seguite, a Yami Akashi per averla messa tra le ricordate e a chi legge e basta. Buon Halloween a tutti!
 


Capitolo 38: Le vie dell’introspezione sono infinite.
 

Ce l’aveva fatta.

Era viva.

Era sveglia.

Evvai!

Liz avrebbe cominciato volentieri a saltellare per la gioia, ma i problemi non erano ancora finiti, ed i festeggiamenti potevano aspettare fino a quando tutti gli altri fossero perlomeno riusciti ad aprire gli occhi.

La prima nota positiva era che le sfere di energia che avevano avviluppato lei e Grimmjow erano scomparse, e nonostante questo nessun Hollow si era avvicinato per sgranocchiarli vivi.

Anzi, erano spariti tutti.

La seconda era che ora riusciva a vedere nell’oscurità. Non benissimo, ma era sempre meglio del buio totale che prima le aveva impedito di vedersi anche solo la punta del naso. 

La terza era che, svegliandosi, aveva trovato di fianco a lei non solo il corpo addormentato di Grimmjow, ma anche quelli di Aramis e Alex.

Per qualche motivo.

Chissenefrega.

Liz non si fermò troppo a riflettere.

Lì, sdraiati su quel terreno sassoso, c’erano i suoi amici.

Aramis, col suo carattere snervante e l’inaspettata dolcezza quando la stringeva tra le braccia.

Grimmjow, col suo broncio scorbutico e le carezze furtive a Ed quando pensava che nessuno lo stesse guardando.

E Alex, che era semplicemente la persona più speciale al mondo.

Malgrado le difficoltà, le lotte e le paure, Liz si sentiva il cuore colmo di felicità ed affetto.

Ma anche di determinazione.

Fino a quel momento era sempre stata protetta e coccolata, quindi era arrivato decisamente il momento di prendere la situazione in mano, per una buona volta.

Il problema era però come fare a svegliarli.

Esitante, provò a scuotere Aramis.

Nessuna reazione.

Forse ci voleva un approccio un po’ più deciso.

Si avvicinò quindi a Grimmjow e cominciò a prenderlo a schiaffi.

Tanto era grande e grosso, qualche ceffone in amicizia non avrebbe provocato molto danno, no?

Purtroppo si rivelò anche quella una tattica inefficace.

«Oh, andiamo!» esclamò frustrata. «Apri gli occhi, ragazzone! Guarda che ti sto per rasare la testa, io ti avverto! Fossi in te mi sveglierei.»

Movimento.

Liz sobbalzò.

Se l’era solo immaginata o i pugni di Grimmjow si erano contratti?

Mordendosi le labbra per l’incertezza, Liz si chinò per sussurrargli all’orecchio: «Ho anche un rossetto. E non ho paura di usarlo.»

Questa volta non ci furono dubbi: Grimmjow aggrottò le sopracciglia.

L’aveva sentita!

Liz si sforzò di contenere l’entusiasmo quanto bastava per evitare di esibirsi in un’imbarazzante danza della gioia.

Forse aveva capito come svegliarli.

 
**
 
La mente di Alex stava lavorando in modo febbrile.

Uno sforzo encomiabile, data la quantità immonda di stress, spaventi, stanchezza e infarti che le erano stati gentilmente scodellati addosso nelle ultime ore.

Eppure il suo cervello continuava ad arrovellarsi per cercare una via d’uscita da tutto quel casino.

Sentiva che c’era qualcosa che le sfuggiva, un piccolo dettaglio che però era di grande importanza.

Meiko-Alex la guardava annaspare con un leggero sorriso di scherno sulle labbra.

Poi la maledetta ripeté per l’ennesima volta: «È giunto il momento di scegliere. Preferisci una vita immortale con Grimmjow o una mortale con Liz e la tua famiglia? Guarda che non hai tutto il giorno, ho anche altre cose da fare.»

«Prego, non ti trattengo di certo.» rispose Alex, altrettanto spazientita.

Stava cercando di riflettere su una questione importante, diamine, c’era il suo futuro in gioco, e quella gallina non faceva altro che prenderla in giro e metterle fretta.

Oltretutto c’era qualcosa che le impediva di concentrarsi a dovere, una specie di mormorio di sottofondo che non riusciva ad identificare.

Provò ad ignorarlo, ma quello divenne ancora più insistente e fastidioso.

«Ora basta, hai avuto il tuo tempo per riflettere: scegli!» esclamò Meiko-Alex con una nota di urgenza nella voce. Si guardava intorno nervosamente, quasi come a voler identificare la fonte di quel rumore.

Un’improvvisa intuizione si fece largo nella mente di Alex.

«Come mai così nervosa?» chiese alla sua controparte albina. «C’è forse qualcosa che non vuoi che io senta? Questo rumore, ad esempio?»

«Non c’è nessun rumore.» ringhiò lei a denti stretti.

Ma il suo atteggiamento sicuro era ormai svanito.

Forse la situazione stava finalmente per ribaltarsi.

 
**
 
«Non c’è nessun rumore, Aramis.» disse Meiko con calma.

«Non avrai mica sbattuto la testa, vero?» aggiunse Liz preoccupata, mettendogli una mano sulla fronte.

Aramis gliela prese gentilmente per scostarsela dalla pelle.

«Forse è solo nella mia testa.» meditò dubbioso.

Era abituato ormai da tempo ad avere del mormorio di sottofondo nel cervello, e di conseguenza ad ignorarlo, ma per qualche motivo in questo caso gli sembrava una cosa importante.

Poi però comprese il paradosso: se in quel momento non poteva ascoltare i pensieri di nessuno, come faceva ad avere un mormorio nella testa?

«Siete sicure di non sentire niente?» chiese inarcando un sopracciglio.

Meiko sospirò. «Deve essere un segno che il tempo a nostra disposizione sta per scadere.»

Liz spalancò gli occhi per il panico.

«Quindi sta per scadere anche per Alex! Ti prego Aramis, devi salvarla!» lo supplicò aggrappandosi a lui.

 
**
 
Grimmjow si passò un braccio sulla fronte per scacciare momentaneamente il sangue che continuava a colargli sugli occhi, e si lanciò nuovamente all’attacco.

L’altro se stesso, essendo rilasciato, era per forza di cose più forte e veloce di lui, che si era invece ritrovato bloccato nel suo solito aspetto.

Tuttavia Grimmjow conosceva alla perfezione tutte le tecniche, i movimenti e lo stile di combattimento del suo avversario, visto che in realtà appartenevano a lui, e questo compensava in parte il divario.

Un’altra caratteristica che l’impostore aveva preso da lui era la loquacità durante gli scontri, nonché la sua propensione a cercare di smontare psicologicamente il proprio avversario.

Solo in quel momento Grimmjow si rese conto di quanto fosse in effetti fastidioso.

«Ma guardati, dentro di te ardi dal desiderio di tornare alla tua vecchia vita. Ami troppo il sangue per poterti accontentare della vita che stai facendo adesso. È davvero questo che vuoi? Essere addomesticato? No, io non credo proprio. Lo dimostra il fatto che come sei stato libero di muoverti ti sei precipitato ad attaccarmi, invece di preoccuparti della ragazza! E lo sai perché lo hai fatto? Perché non riesci a resistere al pensiero di scoprire chi di noi due sia più forte!» concluse trionfante, assestandogli un pugno in faccia a tradimento.

Grimmjow fu scagliato a terra con estrema violenza, e la scarica di adrenalina che ne conseguì fu quasi inebriante.

Cazzo, sì! Quanto gli era mancato tutto questo!

La lotta, il dolore, il sangue, l’euforia, schiacciare ed essere schiacciato, lo scontro sospeso sul piatto della bilancia fino all’ultimo, devastante colpo, che avrebbe dimostrato per l’ennesima volta che il più forte era lui.

Su questo era d’accordo con l’impostore: era la sua natura, e niente avrebbe potuto cambiare questo dato di fatto.

Con la coda dell’occhio osservò la figura inerte di Alex.

Era viva, riusciva a sentirlo.

Quella ragazza era fatta di materia ben più dura di quel che sembrava, ci voleva ben altro che un paio di graffietti per ammazzarla.

Ci avrebbe pensato da sola a tenersi in vita, Grimmjow ne era assolutamente convinto.

A lui toccava ammazzare di botte il suo sosia e costringerlo a vuotare il sacco.

Fortunatamente era un chiacchierone, quindi non sarebbe stato difficile farsi dire dove si trovavano e come uscirne.

O magari lo avrebbe ammazzato e basta.

Per quel giorno gli aveva fatto saltare i nervi in abbondanza, e Grimmjow era sinceramente convinto di essere perfettamente in grado di trovarsi da solo la dannata via d’uscita.

Stringendo l’elsa di Pantera, stava per scagliarsi in aria, quando accadde.

Per un attimo fu solo un flebile mormorio, ma subito dopo una voce squillante, proveniente dall’alto, si diffuse ovunque con incredibile chiarezza.

 
~
«Prova, prova, Aramis, Alex e Grimmjow, mi sentite? Ah, vi state agitando nel sonno, quindi direi di sì! Grazie al cielo, è un sacco che cerco di parlarvi! Ora sto praticamente urlando, quindi spero apprezzerete lo sforzo, quando domani sarò senza voce. Ah, sto perdendo il filo! Allora, io ovviamente non vi sento parlare, quindi ascoltatemi e basta. Non scegliete! Ripeto, non scegliete! Vi mostrano la vostra paura più profonda, o almeno, con me hanno fatto così, ma la scelta che vi propongono è una trappola. Per me è stato ovvio fin dal principio, ma magari voi siete un po’ più ritardat… ehm, volevo dire, angosciati di me. Ora, se volete svegliarvi come ho fatto io, sconfiggete la paura. Fate in modo che quello che vi hanno detto non sia più vero. Usate la logica, usate i buoni sentimenti, o, se siete Grimmjow, usate qualcos’altro, ma dimostrate che quella è una paura infondata! Bene, se avete capito fatemi un cenno d’assenso nel sonno, qualcosa… Ehi! Il dito medio non è un cenno d’assenso, Grimmjow! E già che ci siamo, Aramis, sappi che dopo quello che ho visto ti aspetta un bel pugno sui denti! E tu, Alex, dato che ti conosco bene, lascia che ti illumini con una grande verità: lui ti ama, salama! Fattene una ragione, non devi scegliere proprio niente, lui ti seguirebbe anche se ti rinchiudessi in un convento di clausura con una cintura di castità allegata! Buona fortuna ragazzi, passo e chiudo!»
~
 
«E bravo il mio coniglietto.» disse Aramis sorridendo, lo sguardo rivolto verso l’alto, dove l’ultimo eco della sua voce si era spento. «Con te non ci si annoia mai.»

Poi rivolse lo sguardo alle due figure di fronte a lui.

«Bene signore, vogliamo risolvere questa faccenda? Come avete sentito, la mia ragazza è ansiosa di cambiarmi i connotati, e francamente preferirei non farla aspettare oltre…»

Le due si guardarono brevemente.

«Per andartene da qui…» cominciò la finta Meiko.

«… devi prima compiere la tua scelta.» concluse la finta Liz.

«Immaginavo che lo avreste detto.» sospirò Aramis. «Ma francamente non capisco. Qui si parla della paura più profonda, ma io non ho paura di Meiko, e, senza offesa, ma di certo non ho paura del coniglietto. Mi avete messo di fronte ad una scelta, ma scegliere tra due ragazze non è paura.»

«Tu menti.» disse la falsa Meiko.

«No.» la contraddisse la falsa Liz, alzando una mano. Lo scrutò con un’espressione seria che era del tutto fuori posto su quel volto solitamente allegro.

«Dice il vero. Lui non sa.»

«Cosa non so?» chiese scettico Aramis.

«Qual è la tua paura.»

«Come può non conoscere la sua paura?»

«Ecco ragazze, mentre ne discutete vi dispiace se io me ne vado?»

«Tu hai paura di rimanere solo. Per tua natura dimentichi le persone in fretta, non provi il minimo interesse per loro, e se lo provi lo perdi subito.» disse bruscamente la finta Liz.

La finta Meiko continuò al suo posto. «L’unica persona a cui tu ti sia affezionato ti ha sigillato, condannandoti alla solitudine e al buio per diciassette anni, per poi dimenticarsi completamente di te e trattarti con sospetto e freddezza.»

«E poi è arrivata Liz.» riprese la sua compagna. «E tu ti sei affezionato per la seconda volta. Ma Liz è poco più di una bambina. Gli esseri umani crescono, e crescendo cambiano. E solitamente non in meglio. Sei sicuro che non perderai interesse nei suoi confronti? O peggio, che lei non lo perderà nei tuoi, come Meiko prima di lei? In ogni caso, finiresti esattamente come hai cominciato: da solo.»

«Le tue scelte sono quindi queste: preferisci ancorarti al passato e al ricordo di quanto Meiko ti abbia fatto soffrire, e voltare le spalle a Liz prima che sia troppo tardi e la storia si ripeta…» disse la falsa Meiko.

«… oppure preferisci fidarti di te stesso e di Liz?» concluse la falsa Liz.

Aramis si limitò a fissarle sbalordito per qualche momento.

Poi, lentamente, cominciò a battere le mani.

«Io stesso non avrei saputo dirlo meglio.» le lodò ammirato.

Le due si scambiarono un’occhiata.

La finta Liz si roteò l’indice vicino alla tempia, e la falsa Meiko alzò le spalle con un’espressione esasperata.

«Mi avete messo in un bel pasticcio.» sospirò Aramis. «Da una parte l’amaro ricordo di Meiko, e dall’altra la dolce aspettativa di Liz. Immagino che questo sia il momento in cui dovrei prendere atto delle mie debolezze ed accasciarmi a terra in preda ad un pianto isterico.»

«Se pensi che possa farti sentire meglio.»

«Peccato che oggi non sia in vena di dare spettacolo. Sentite ragazze, tutto questo teatrino è molto carino, dico davvero, ma c’è un piccolo particolare che vi è sfuggito.»

«E quale sarebbe?»

«“Meiko” non esiste più. L’ultima parte di lei che ancora abitava nella mia coscienza è scomparsa una volta assolta la sua funzione, ovvero attirare Alex da me per liberarmi. I suoi ricordi non esistono più, come è giusto che sia, perché ha cominciato una nuova vita. Si chiama Alex adesso. È inutile continuare a girarci attorno. Si chiama Alex, e il suo ultimo gesto prima di morire è stato salvarmi la vita. Sono rimasto da solo per anni, senza sapere se avrebbe mai mantenuto la promessa di tornare a prendermi, ma ero vivo. E infine è tornata. Con un altro nome, un altro aspetto e senza il minimo ricordo di me, ma è tornata. All’inizio provavo risentimento nei suoi confronti, sia per quello che mi aveva fatto, sia per essersi dimenticata di me. E un po’ anche per il suo rapporto con Grimmjow. Ero geloso. Poi ho cominciato a vivere insieme a tutti loro, e, senza rendermene conto, a divertirmi.» spiegò Aramis con un leggero sorriso sulle labbra.

Era ironico che proprio lui, abituato a ridere alle spalle di chi si ostinava a non riconoscere la realtà neanche se ce l’aveva sotto al naso, si fosse ridotto ad ammettere solo ora ad alta voce una così semplice verità su se stesso.

«Ma ora ho capito. Alex non mi ha tradito e abbandonato, quella notte di diciassette anni fa. Mi ha regalato una seconda occasione. Devo ringraziarvi, perché finché non mi avete sbattuto in faccia quanto ancora mi aggrappassi al desiderio di poter rivedere Meiko, non mi sono reso conto di quanto fosse patetico da parte mia. Perché in realtà la vedo tutti i giorni. Io prima di tutti dovrei sapere che un nome diverso non basta a cambiare la natura di una persona. Quindi ciò che avete detto perde ogni significato, perché, a prescindere da come andranno le cose con Liz, da quando ho conosciuto Meiko, Alex o qualsiasi sia il suo nome, non sono mai stato veramente solo. Grazie per avermelo fatto capire, ragazze. Siete state molto utili.»

La finta Liz mise su il broncio.

«Uffa, ci ha battute!»

«Che vuoi farci, lo sapevamo fin dall’inizio che con lui è impossibile ragionare. Riesce ad essere insopportabile perfino con se stesso.»

Aramis sprofondò in un elegante inchino. «Sempre al servizio del mio prossimo.»

«Ah, chiudi la bocca.» sbottarono insieme, poco prima di svanire.

 
**
 
Grimmjow abbassò il dito medio che aveva rivolto verso il cielo e l’irritante voce di Liz.

«Sai che scoperta, l’avevo capito anche da solo che quello là non sono io!» ringhiò indicando l’impostore.

Poi si rivolse direttamente a lui.

«Bene, sembra che la ragazzina mi abbia appena dato un motivo in più per farti a pezzi. Non che ne avessi bisogno!»

Scattò in aria e menò un fendente con tutte le sue forze.

Quando il colpo venne parato, come aveva previsto, staccò la destra dall’elsa e sparò un Cero a bruciapelo.

Il fumo che si levò dall’impatto era denso, ma Grimmjow sapeva cosa aspettarsi.

Scattò a sinistra giusto in tempo per evitare un dardo esplosivo, che gli mancò la guancia per un soffio, e alzò le braccia per parare il successivo colpo, sferrato a mano aperta ed artigli protesi.

«Allora, chi sarebbe l’“addomesticato”, brutto stronzo? Se proprio devi assumere il mio aspetto, almeno impegnati a non fare schifo!»

«Il mio obiettivo non è ucciderti, solo dimostrarti che lei ti sta cambiando.»

«Cazzate!»

L’impostore forzò la guardia di Grimmjow e riuscì a mandare a segno un calcio, che lo spedì nuovamente a terra, alzando un immenso polverone.

«Avere dei sentimenti è da deboli. Ti fa perdere di vista il tuo vero scopo. Tu ami distruggere, è l’unica cosa che conta.»

Grimmjow si rialzò in piedi, sputando a terra il sangue che gli riempiva la bocca e liberandosi di quello che rimaneva della parte superiore della divisa.

«Lo scopo della mia vita e quello che mi piace fare sono cazzi miei, e quindi nulla che ti interessi. Non  ti devo nessuna spiegazione!» esclamò, bagnandosi le dita di sangue e raccogliendo energia.

Il Gran Rey Cero brillò di luce azzurra e scariche elettriche vaganti, ma quando Grimmjow riuscì a lanciarlo, il suo avversario non si trovava più dov’era prima.

Un’imprecazione si fece strada tra i denti di Grimmjow quando il dolore esplose alle sue spalle, accompagnato da uno spruzzo di sangue cremisi.

«Il semplice fatto che io mi trovi qui conferma le mie parole.» disse il maledetto. «Se tu non avessi paura di quello che ho detto, io non esisterei.»

Grimmjow cadde in ginocchio, ansimante, la mente momentaneamente annebbiata per l’eccessiva perdita di sangue.

‘Fanculo a tutta quella storia.

Era Alex quella brava in tutta quella merda introspettiva, lui non aveva abbastanza pazienza per badarci.

Ma poi, si era davvero mai posto quel problema?

Se doveva essere onesto, sì.

Ovvio.

La mancanza di violenza, odio e lotta per la sopravvivenza dell’ultimo periodo si era fatta notare, sarebbe stato un imbecille per non accorgersi della differenza.

Ma più che la diversa atmosfera, era stata la limitazione ai suoi poteri a farlo imbestialire, e farlo sentire come un animale in gabbia.

Il suo atteggiamento era cambiato, certo, ma perché si trovava in un ambiente diverso.

Finire in quel luogo, così familiare per la presenza di Hollow e violenza, era stata la conferma di cui aveva bisogno, e quell’ultimo combattimento gli aveva schiarito le idee al proposito.

Lui non era cambiato.

La sua natura restava la stessa, e questo era confortante.

Il suo rapporto con Alex era solo una cosa in più, che aggiungeva sensazioni che non era tanto disposto ad analizzare, ma solo perché lui odiava tutta quell’introspezione del cazzo.

Immerso nel suo ambiente, lui rimaneva quello di sempre.

Sangue, distruzione e tutto il resto.

Stop.

Punto.

Si girò di scatto e gli affondò Pantera nel petto fino all’elsa.

«Confermati questo, stronzo!»

L’impostore boccheggiò per un istante, e un rivolo di sangue gli uscì dalle labbra.

Poi, lentamente, la sua figura tremolò e sparì.

 
**
Alex si premette una mano sulla faccia per l’esasperazione.

«Liz…» gemette con grande sofferenza psicologica.

Sì, quella voce apparteneva decisamente a Liz, non c’era alcun dubbio in proposito.

Come diavolo era riuscita a schiaffare così tante parole perfino in un discorso d’emergenza fatto per salvar loro la vita?

E ancora, aveva preso fiato tra una frase e l’altra?

Ma soprattutto: quell’ultimo commento sui sentimenti di Grimmjow ed il fatto che la sua visione riguardasse sicuramente lui, era proprio necessario?

«Be’, questo spiega come mai non volevi che ascoltassi.» disse ad alta voce.

Meiko-Alex ricambiò il suo sguardo con uno altrettanto serio.

«Forse per gli altri sarà più facile sfuggire alle loro paure, ma tu sei una persona concreta, e in quanto tale la tua paura si basa su fatti troppo reali per essere scacciata con un semplice ragionamento logico. In fondo, tu stai diventando un Hollow. Non è un semplice timore, è un fatto.»

Alex si morse un labbro, pensando furiosamente.

Poi le parole di Liz le rimbombarono di nuovo nel cervello, e improvvisamente il piccolo dettaglio che aveva continuato a sfuggirle divenne chiaro.

Con un sorriso amaro mormorò: «Ma il perno della mia paura più profonda non è diventare un Hollow. L’idea mi fa paura, anzi, mi terrorizza, ma è solo l’ultimo risvolto di una situazione che mi terrorizza già da tempo, e tu ne hai approfittato per cercare di confondermi e forzarmi la mano.»

Meiko-Alex si limitò a fissarla in silenzio.

Alex prese un bel respiro, e continuò con voce chiara.

«In realtà è Grimmjow il perno della mia paura. Mi spaventa il fatto di essermi innamorata di lui, malgrado il fatto che sia probabilmente la persona più sbagliata per me a questo mondo. Mi spaventa l’idea che apparteniamo a due razze separate, con mentalità ed abitudini completamente diverse. Mi spaventa il fatto che stare con lui tiri fuori lati del mio carattere di cui nemmeno sospettavo l’esistenza. Mi spaventa il pensiero che siamo troppo diversi per avere un futuro insieme. Ma soprattutto ho paura che un giorno lui sparisca e io non possa più rivederlo.»

«Allora la tua scelta è chiara.»

Alex scosse la testa. «Non ho ancora finito. Il succo del discorso è che queste sono le mie paure, ma una coppia è composta da due persone. Io sono cervellotica e devo sempre complicare tutto, mentre Grimmjow è una creatura semplice. Se gli facessi un discorso simile mi riderebbe in faccia. Probabilmente mi risponderebbe che, se mai dovessi perdere i poteri, userebbe il gigai per insultarmi a morte ogni giorno della mia vita che passerò senza cercare di diventare più forte. In fin dei conti forse dovrei più che altro aver paura di come liberarmi di lui, se mai dovessi stancarmi della sua presenza.» concluse con un certo stupore.

Perché lo pensava davvero.

Meiko-Alex sbuffò infastidita, recuperando parte dell’acidità di prima mentre cominciava a svanire.

«Din don, la risposta è esatta. Scusa la mia fretta di andarmene, ma l’amore e i buoni sentimenti mi hanno sempre fatto venire il voltastomaco.»

 
 
 

 
Angolo delirazioni
 

Aki: «No, dico sul serio, è normale che io abbia ridacchiato leggendo sia la storia principale di Laughing Jack che quella delle sue origini?»

Alex: «Basta parlare di Laughing Jack! Non ti sopporto più! Sì, è normale, perché sei una psicopatica, contenta?»

Grimmjow: «Sai che novità!»

Aramis: «Io credo che tu debba farti curare da questa mania dei pagliacci psicotici. Hisoka, il Joker, Harley Queen, Drocell e Joker di Kuroshitsuji, Axel, e ora Laughing Jack. Il tuo subconscio sta tentando di dirti qualcosa, e non credo sia: “Voglio un palloncino a forma di giraffa.”»

Aki: «Axel non è un pagliaccio!»

Tutti: «Sì che lo è.»

Liz: «Secondo me non è niente di grave. Siamo tutti attratti dal nostro lato oscuro, è naturale!»

Grimmjow: «Quindi dentro di lei alberga lo spirito oscuro di un pagliaccio psicopatico? Questo spiega tutto!»

Aki *corre via piangendo*: «Ulqiorraaaaaaa! Grimmjow mi bullaaaaa!»

*Ulquiorra esce dall’armadio con un cucchiaino di Nutella pronto in mano e glielo ficca in bocca al volo. Aki si mette a fare le fusa felice.*

Tutti: «…»

Alex: «A quanto pare ne alberga uno anche nel suo armadio.»

Aramis: «E non dimentichiamoci Aporro che continua a dondolarsi nudo da quella sua altalena in salotto…»

Liz: «Ah, e in cantina mi è sembrato di vedere Magnus Bane!»

Grimmjow: «ESCONO DALLE FOTTUTE PARETI!»

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Capitolo 39
*** Tu sogna e spera fermamente, poi però saltagli addosso che non ne possiamo più. ***


Liz: «Allarme rosso! Allarme rosso!»
 
Aki: «Cosa succede, guardiamarina?»
 
Aramis: « Capitano! Abbiamo ricevuto un altro messaggio di sollecitazione!»
 
Aki: «Questo è un guaio. A tutti gli ufficiali, ripeto, a tutti gli ufficiali, venite immediatamente in plancia!»
 
Alex: «Cos’è successo questa volta, capitano?»
 
Aki: «Siamo in stato d’allerta, signori. Il nostro ritardo comincia a essere notato, e questo potrebbe compromettere le relazioni sociali che questa nave è riuscita ad instaurare con la razza aliena “Lettori”, e questo non deve assolutamente accadere. Quindi ho convocato un consiglio di guerra per decidere come procedere. Ufficiale agli armamenti, qual è il suo suggerimento?»
 
Grimmjow: «Che vuoi che ti dica? I nostri scudi deflettori sono abbastanza resistenti da proteggerci da qualsiasi tipo di lamentela, e sono riuscito a correggere quel difetto di fabbrica delle armi giorni fa. Siamo pronti a rispondere al fuoco in qualsiasi momento.»
 
Alex: «Difetto di fabbrica?»
 
Liz: «Ehi, chi ha cancellato l’opzione “stordimento” dal mio phaser?»
 
Grimmjow: «Non c’è di che.»
 
Aki: «Apprezzo la sua… ehm, sollecitudine, ufficiale, ma lo sterminio dei lettori non era esattamente ciò che avevo in mente. Addetto alle comunicazioni, ha un’idea migliore?»
 
Aramis: «Ovviamente, capitano. L’ideale sarebbe distrarre l’attenzione dei lettori con una manovra diversiva, come un breve capitolo speciale, slegato dalla trama principale, incentrato sulla festività del momento o, meglio ancora, su atti di abbandonata licenziosità contornata da deliberato fanservice. In questo modo guadagneremmo tempo prezioso e sederemmo le proteste sotto a tonnellate di appagamento effimero ma efficace.»
 
Liz: «Io voto per l’abbandonata licenziosità!»
 
Aramis: «Sapevo di poter contare su di lei, guardiamarina.»
 
Aki: «Eppure lo sapete benissimo che descrivervi quando diventate troppo affettuosi l’uno con l’altro è la mia kryptonite. Il mio talento si esprime al meglio quando si tratta di farvi fare i pagliacci.»
 
Liz: «Allora potremmo far togliere la divisa ad Aramis e Grimmjow sul ponte di comando e lasciarli a torso nudo in bella vista davanti agli schermi per distrarre le lettrici, e nel frattempo approfittarne per sgattaiolare sul ponte ologrammi…»
 
Alex: «Io invece avrei un’idea strana e sbarazzina: e se invece di cercare un modo di aggirare le tue responsabilità, ti dessi una mossa e finissi il nuovo capitolo?»
 
Aramis: «Ed ecco che arriva la guastafeste.»
 
Aki (guardandola con occhi lacrimevoli): «Tu quoque, tenente?»
 
Alex: «Non mi fai pena. Lascia in pace Star Trek e mettiti a scrivere una buona volta.»
 
Aki: «No, non mi avrete mai! Enterprise, teletrasporto!»
 
Alex: «Dannazione!»
 
 
 
Lunga vita e prosperità a Tetsuko Kuroko, Keyra Hanako D Hono, Foglia2057, Kurosaki_chan, Tanwen, Zephiel97, andypluffa e death_thekid99 per aver messo questa storia tra le preferite, a xocchialimagici, Zephiel97, Kayleah, Addicted_to_books, xHeyCass_, Exi e c16b per averla messa tra le seguite, a xocchialimagici, Yellow_Canadair, Tanwen,  stardust94, ParkJiSmile, Kayleah, HikariNoShizuku e Heart of Youkai per avermi messa tra gli autori preferiti, e come al solito a chi legge e basta. È grazie al vostro sostegno se riesco a trovare sempre la forza di esplorare nuove frontiere ed orizzonti di scemenza.
 
 
 
Nessun personaggio, oggetto o corpo sintetico di Bleach mi appartiene. Io lo prendo semplicemente in prestito e lo popolo di personaggi idioti, panna spray, criceti obesi, tensione sessuale e teorie campate per aria. Nessun cuscino, gatto o soprammobile è stato maltrattato durante la stesura eterna di questo capitolo. Aramis tuttavia ha passato decisamente dei brutti momenti…
 
Attenzione! Il seguente capitolo contiene un alto tasso di teorie inventate dall’autrice, violenza non convenzionale, tenerezza allo stato brado e un paio di citazioni per puro appagamento personale. Maneggiare con estrema cautela e soprattutto con molta sospensione dell’incredulità.
 
 
 
Capitolo 39: Tu sogna e spera fermamente, poi però saltagli addosso che non ne possiamo più.
 
 
Il primo respiro che Alex fece, tornando alla realtà, fu profondo e sofferente.
 
Con parecchia enfasi sul sofferente.
 
No, niente Hollow, ragazze albine o Arrancar dalle manie omicide, questa volta.
 
Molto peggio.
 
L’uragano Liz si era abbattuto su di lei a piena potenza ai suoi primi cenni di vita.
 
«Oddio, sei sveglia! Ha funzionato? Per un attimo ho avuto paura che non mi avessi sentita! Hai male da qualche parte? Quante dita vedi?»
 
Dio, era troppo tardi per rifugiarsi di nuovo nel rassicurante abbraccio dell’incoscienza?
 
«Sono all’inferno.» gemette Alex coprendosi le orecchie.
 
«Perché continuate a ripeterlo tutti?» chiese Liz confusa.
 
«Non saprei. Ti sei seduta sopra tutti quanti urlando a squarciagola?»
 
«Sembrava la cosa più giusta da fare.»
 
«Tu hai dei problemi, Liz.»
 
«Ne parli come se fosse una novità.»
 
«L’unica novità qui sono i tuoi chili in esubero che continui a tenere parcheggiati sulla mia pancia. Spostati!»
 
Ad esaudire la sua richiesta ci pensò il suo cavaliere in scintillante armatura, ovvero Grimmjow, che sollevò Liz senza sforzo e le rivolse un largo e inquietante sorriso. «A proposito, ragazzina, cos’è che dicevi prima, su un certo rossetto?»
 
Un cosa?” si chiese Alex distrattamente, mettendosi a sedere.
 
Liz cominciò a ridacchiare nervosamente. «Chi, io? Forse hai sentito male. Sai, lo stress del momento…»
 
«Te lo do io lo stress del momento!»
 
Mentre Grimmjow era impegnato ad attuare la sua probabilmente giusta vendetta, tirando le guance di Liz fin quasi ai limiti di rottura, una mano entrò nel campo visivo di Alex, che alzò quindi lo sguardo verso Aramis.
 
Ah, sconfitto un incubo ecco che se ne presentava un altro.
 
«Vuoi farmi l’onore di concedermi la tua mano?» le chiese sorridendo.
 
Alex alzò gli occhi al cielo.
 
«Posso concederti un dito, se vuoi. Vinci un biscotto se indovini quale.»
 
Aramis si mise una mano sul petto con aria addolorata.
 
Nel frattempo, da un punto imprecisato alla loro destra, giungevano i gridolini di Liz e la risata malvagia di Grimmjow.
 
Almeno qualcuno si stava divertendo.
 
Afferrata la mano di Aramis, se non altro per far sì che la piantasse di fissarla con quella finta aria da cane bastonato, Alex si rimise in piedi.
 
«Okay, secondo te voglio sapere di che stanno parlando?» gli chiese accennando a Liz, che tentava inutilmente di scappare dalla presa vendicativa di Grimmjow.
 
Aramis sollevò le spalle con aria noncurante.
 
«Lasciali giocare.» disse, liquidando la faccenda con un vago gesto della mano. «Piuttosto, come ti senti?»
 
A quella domanda, Alex sbatté le palpebre un paio di volte. 
 
«Bene.» gli rispose con una certa sorpresa.
 
A rigor di logica, avrebbe dovuto sentirsi uno straccio, contando tutte le botte, fisiche e psicologiche, che aveva ricevuto nelle ultime ore.
 
Eppure si sentiva piena di energia.
 
Per non parlare poi della totale scomparsa del dolore al pett…
 
Un momento!
 
Porca miseria, non c’era più!
 
La catena era scomparsa!
 
Alex piroettò su se stessa e sbarrò gli occhi.
 
Miseria, pure quella di Liz!
 
No, oh no, nonononononononononono…..
 
Totalmente in preda al panico, Alex si sollevò quel che rimaneva della sua povera felpa insanguinata e sbrindellata, e quel che vide fu…
 
Fu…
 
«Che è questa roba?»
 
«Un reggiseno verde, direi. Con delle rane sopra.»
 
Alex gli rivolse lo sguardo che quel commento si meritava.
 
«Stai ridendo della mia biancheria, Aramis?»
 
«Assolutamente no. Anzi, la trovo tenera.»
 
«Ah, sì, guarda Alex, ce l’ho anch’io! Non è una figata?» esclamò Liz eccitata, sgusciando via dalla presa di Grimmjow e aprendosi la camicetta.
 
«Che è quella roba?!?» le fece eco l’Espada.
 
Oh.
 
Non stava parlando del reggiseno verde con le rane, che in ogni caso Alex proprio non capiva perché mai dovesse essere ritenuto divertente.
 
Parlava del buco.
 
Quello che Liz aveva sul petto e Alex sulla bocca dello stomaco.
 
Perché cos’era la vita senza una bella presa d’aria per le interiora?
 
Tuttavia Alex riuscì a mantenere la calma, e questo perché c’era qualcosa di inaspettato.
 
Per usare un eufemismo.
 
«Sembrano quasi dei punti di sutura.» commentò Liz pensierosa. «O di pinzatrice.»
 
Ecco, proprio quello.
 
Alex si sfiorò le due protuberanze ossee che si incrociavano proprio nel mezzo della nuova cavità.
 
Tastandosi a tentoni la schiena, si accorse che ce n’erano due uguali anche lì.
 
Liz aveva ragione, sembravano proprio dei punti di sutura a forma di X messi lì apposta per evitare che il buco si allargasse troppo.
 
Ok, era venuto il momento di dire qualcosa di intelligente.
 
Inumidendosi le labbra improvvisamente aride, Alex disse: «Se devo essere sincera, non mi sento particolarmente Arrancar.»
 
Bene così!
 
«Perché non lo sei.» commentò Grimmjow laconico, avvicinandosi per osservarla più da vicino.
 
Alex gli rivolse uno sguardo speranzoso, pronta a saltargli al collo per proclamarlo suo eroe.
 
Le sembrava quasi di vedergli attorno una sorta di alone mistico completo di cori angelici, ma quello poteva essere tranquillamente uno dei primi sintomi di una commozione cerebrale.
 
Grimmjow allungò una mano per sfiorare la X bianca e la pelle che circondava il buco, e Alex trattenne il respiro.
 
«Non ho mai visto una roba simile. E poi la tua energia spirituale sa ancora di essere umano, anche se non completamente. Esattamente come la sua.» aggiunse con un cenno a Liz.
 
Prego?
 
Esattamente come quella di chi?
 
Alex si abbassò la felpa nervosamente. «Che stai dicendo? Liz non ha…»
 
Un momento.
 
Alex spalancò gli occhi.
 
Aveva ragione!
 
Come aveva fatto a non accorgersene?
 
Ora Liz aveva un’energia spirituale!
 
E soprattutto aveva ancora la camicetta aperta!
 
Non che Aramis sembrasse dispiaciuto.
 
O lei imbarazzata.
 
«Guarda Alex! Questo sarebbe un posto perfetto per nascondere i bigliettini!» esclamò Liz entusiasta. «È stranissimo, dentro i bordi sono tutta pelle! E io che speravo di potermi toccare il cuore!»
 
«Liz, smettila di giocherellare col tuo buco.» sbottò Alex.
 
Tre sguardi divertiti le si posarono addosso.
 
Lei si mise una mano sulla faccia.
 
«La vostra compagnia mi fa male.»
 
Aramis aprì la bocca, senza dubbio per contribuire in modo costruttivo alla conversazione, ma Alex lo bloccò sul nascere.
 
«Non una sola parola, Aramis.» ringhiò sollevando un dito ammonitore.
 
Lui le rivolse il saluto militare e chiuse la bocca.
 
Bravo ragazzo.
 
Con un’alzata di spalle Aramis tornò a concentrare la sua attenzione su Liz, che era apparentemente tutta presa a rimirare il suo nuovo attributo, e Alex ne approfittò per guardare Grimmjow di sottecchi.
 
Con un certo sollievo si accorse che non era preso anche lui dall’impulso di controllare il colore della biancheria di Liz.
 
Stava fissando la mano di Alex, che ancora stringeva la felpa nel punto esatto in cui si celava il buco.
 
Oh.
 
Mollando lentamente la presa sul tessuto, Alex si maledisse per la strana tensione che sentiva crescere tra di loro.
 
Quello che aveva visto l’aveva scossa profondamente, ed il suo primo impulso era stato quello di toccarlo, se non altro per essere sicura che fosse davvero lì con lei in carne ed ossa.
 
Dopotutto l’aveva visto morire solo pochi minuti prima.
 
Non aveva parole per descrivere l’enorme sollievo che provava nel vederli tutti lì con lei, sani e salvi.
 
Sì, perfino Aramis.
 
Però non aveva idea di che cosa avesse visto Grimmjow e a quale considerazione fosse giunto nella sua visione, e quel pensiero la tratteneva tutt’ora dall’allungare la mano per afferrare la sua.
 
“Non stare lì imbambolata, dannazione!” la esortò frustrata la sua voce interiore.
 
La faceva facile lei, ma cosa poteva dirgli?
 
“Ehi, nella mia visione ti ho visto morire in modo estremamente cruento, probabilmente ti sarebbe piaciuto, c’era sangue ovunque e tu avevi l’aria di stare soffrendo come un cane. A proposito, per caso la tua prima esperienza nel magico mondo dell’introspezione ti ha fatto cambiare idea sul nostro rapporto proprio ora che sono riuscita ad accettarlo?”
 
Meglio tentare un approccio più blando.
 
«Stai bene?» gli chiese quindi dopo un attimo di esitazione.
 
Grimmjow sollevò lo sguardo dalla sua felpa fino ad incontrare i suoi occhi, e qualunque cosa lesse nella sua espressione lo spinse ad allungare un braccio per circondarle la vita e stringersela contro il petto.
 
«Sei reduce da una battaglia e coperta di sangue, Alex.» le mormorò all’orecchio. «Usciamo in fretta da questa topaia o smetterò di preoccuparmi di avere quei due come pubblico.»
 
Per sottolineare ulteriormente il suo significato, aggiunse un morso decisamente poco preoccupato.
 
Alex trattenne bruscamente il respiro.
 
Alla faccia della tensione e dei ripensamenti!
 
Arrossendo furiosamente, Alex sentì con orrore che le si stava dipingendo in faccia un sorrisetto piuttosto ebete.
 
Quindi per nasconderlo afferrò saldamente il volto di Grimmjow e unì le labbra alle sue.
 
*
 
«Eeee li abbiamo persi.» commentò Aramis quando Grimmjow attirò Alex in un abbraccio per sussurrarle qualcosa all’orecchio.
 
Liz sospirò estasiata e si trattenne a stento dal farsi aria con la mano.
 
Brava, Alex.
 
Brava.
 
Non era comunque così presa dalla sua approvazione da non accorgersi della totale assenza di amarezza nel commento di Aramis, e sorrise tra sé.
 
Dopo essersi chiusa la camicetta comunque, gli tirò un pugno leggero sul braccio.
 
Riuscendo in ogni caso a farsi male.
 
Dettagli.
 
«E io che pensavo che scherzassi, prima.» sospirò Aramis, fingendo di massaggiarsi il braccio con grande sofferenza.
 
Liz sorrise e lo abbracciò stretto. «Sono felice che tu ce l’abbia fatta.»
 
Per un attimo Aramis si irrigidì, poi le scompigliò i capelli come faceva sempre.
 
«La tua minaccia di violenza fisica è stata un discreto incentivo, coniglietto.»
 
Per un po’ Liz si accontentò di rimanere così, con la testa appoggiata alla sua spalla, poi si fece coraggio e sollevò lo sguardo.
 
«Mi stai leggendo nel pensiero, ora?» gli chiese.
 
Aramis sospirò e scosse la testa.
 
«Sei ancora agitata. Troppi pensieri. E, credici o no, questa giornata è stata stancante perfino per me. Senza contare che quei due mi stanno distraendo parecchio.»
 
«Bene.» commentò Liz sollevata.
 
In quel momento infatti, avrebbe voluto dire molte cose.
 
Aveva la testa così piena di pensieri ed il cuore così colmo di sentimenti che le sembrava di scoppiare, ma sentiva che non era quello il momento adatto per vuotare il sacco.
 
E non voleva che Aramis ne percepisse spizzichi e bocconi dalla sua testa, voleva essere lei a parlargliene chiaramente.
 
«Comunque non dovresti prendere in giro Alex per quel reggiseno. Tutti hanno almeno un paio di mutande imbarazzanti nell’armadio. E poi stava passando un brutto momento quando ha deciso di comprarlo…»
 
«Ti ho sentita!» ringhiò Alex, staccandosi da Grimmjow con quella che sembrava decisamente una certa riluttanza.
 
«Noooo! Stavate andando così bene!» protestò Liz.
 
«Chi avrebbe mai pensato che le rane avessero un così alto potere seduttivo?» aggiunse Aramis.
 
«E questa volta mi sono anche dimenticata i popcorn!» si lamentò Liz scuotendo la testa.
 
Alex li fissò costernata per qualche momento, poi arrossì fino alla radice dei capelli.
 
Grimmjow si ficcò le mani in tasca e li guardò con un’aria a metà strada tra la sfida e la soddisfazione, come a dire: “Visto? Vi piacerebbe essere così bravi, eh!”
 
Liz e Aramis si fissarono negli occhi per un lungo istante.
 
Infine scoppiarono a ridere.
 
**
 
I gatti avevano sentito la loro mancanza, quello era poco ma sicuro.
 
Come loro quattro uscirono dal Garganta aperto da Grimmjow infatti, due palline di pelo striate si lanciarono loro addosso con la propulsione di un siluro, segno inequivocabile che, quando arriva l’ora della pappa, non ha poi molta importanza che il tuo padrone arrivi o meno con addosso qualche buco in più rispetto a quando era partito.  
 
Tuttavia, per quanto l’accoglienza felina fosse indubbiamente confortante, il loro ritorno non fu dei più divertenti.
 
Tanto per cominciare, Urahara li stava aspettando in mezzo ai loro corpi abbandonati lì a terra, con un gigantesco sorriso sulle labbra e uno striscione sopra la testa che recitava “CONGRATULAZIONI PER ESSERE TORNATI VIVI!”
 
Poi, approfittando del loro sbigottimento, soprattutto poiché dal soffitto avevano cominciato a piovere coriandoli sopra alle loro teste, tirò fuori una lente d’ingrandimento colorata e cominciò ad esaminarli da capo a piedi, soffermandosi in particolar modo sui loro fori.
 
«Non avevo mai visto una cosa del genere dal vivo!»
 
A quelle parole Grimmjow si riscosse, e con due passi si avvicinò minacciosamente ad Urahara, che era tutto intento ad esaminare Liz da vicino.
 
«Vuota il sacco, Shinigami!»
 
«L’Unione delle Anime. All’interno del centro scientifico l’avevamo teorizzata, ma non era mai stata messa in pratica con successo. Per combattere meglio gli Hollow si era pensato di provare a replicare il legame tra Shinigami e la sua Zampakuto, che condividono la stessa anima, e applicarlo a due Shinigami. In questo modo si sperava di poter creare delle squadre speciali basate su individui che condividessero i loro poteri e che fossero perfettamente coordinati. Tuttavia gli esperimenti fallirono tutti. La procedura era complessa e rischiosa, e perché si potesse ottenere qualche risultato, i due individui dovevano possedere una sintonia mentale quasi del 100%, e anche in quel caso c’era sempre qualche elemento che stonava nell’equazione. Perciò il progetto venne abbandonato.»
 
Alex aveva la netta sensazione che quello sarebbe stato un buon momento per avere un qualche tipo di reazione.
 
Come arrabbiarsi, avere paura, essere incredula, o anche solo sentirsi leggermente confusa.
 
Invece l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che avrebbe volentieri ucciso per un letto.
 
Forse per quel giorno aveva vissuto fin troppe emozioni, e il suo cervello non era più in grado di elaborare una risposta adeguata di fronte ad ulteriori stimoli.
 
Massaggiandosi le tempie, si limitò quindi a dire: «Perché ho la netta sensazione che qualcuno abbia continuato con gli esperimenti nella sua fortezza nell’Hueco Mundo e che ci abbia appena usati come cavie?»
 
Urahara annuì e fece voltare Liz in modo da poterle esaminare anche la schiena.
 
«Devo ammettere che è stata un’idea davvero ben congeniata. Data la naturale tendenza delle anime umane ad hollowificarsi, in condizioni normali l’esperimento sarebbe fallito, provocando la totale perdita di umanità di voi ragazze, ma la componente shinigami presente negli Arrancar ha fatto in modo di bilanciare il tutto.»
 
«E che mi dici della sincronia? Hai detto che era l’elemento chiave, ma credo che il nostro gruppo non abbia mai dato a nessuno l’idea di essere sincronizzato.»
 
«A questo forse posso rispondere io, principessa.» intervenne Aramis, che si era accovacciato per grattare distrattamente Al dietro alle orecchie.  «Grazie a me siamo legati mentalmente da molto tempo ormai, e questo sicuramente ha contribuito. Non dimenticare poi che all’interno di quell’allucinazione sono stati messi alla prova sia il nostro legame che la nostra forza di volontà. E in ogni caso devi ammettere che, se siamo riusciti a vivere tutti quanti sotto lo stesso tetto così a lungo senza ammazzarci, un motivo ci sarà.»
 
Alex gli rivolse un’espressione esageratamente sbalordita.
 
«Wow Aramis, fai davvero impressione quando dici cose serie e sensate.»
 
L’Arrancar le rivolse un sorriso che mise in mostra i canini appuntiti.
 
«In ogni caso, sono convinto che il legame mentale sia ciò che ha fatto la differenza, quindi dopo possiamo discutere con calma di quanto ognuno di voi sia in debito con me.»
 
«Cosa diavolo significa? Stai dicendo che davvero la mia anima si è unita alle loro?» chiese Grimmjow spazientito, indicandoli tutti e tre con un gesto del braccio davvero poco lusinghiero.
 
«Non sarebbe magnifico?» sorrise Aramis in tono perfido.
 
«Io direi piuttosto che sono legate indissolubilmente l’una con l’altra. Ciò è dimostrato dal fatto che la signorina Alex e la signorina Liz abbiano acquisito delle caratteristiche Hollow, anche se, come potete vedere qui», e indicò le escrescenze a forma di X sulla schiena di Liz, «la componente shinigami impedisce la totale trasformazione. Oltretutto ciò ha permesso alla signorina Liz di liberare il suo potenziale, e questo significa che questo non è più necessario.» concluse sfilandole il braccialetto che fino a quel momento le era servito per vedere il soprannaturale.
 
Al che Liz si voltò di nuovo verso di loro e chiese: «Ma allora Grimmjow e Aramis non avrebbero dovuto acquisire caratteristiche umane?»
 
Grimmjow le rivolse un’espressione di profondo, malcelato ed incondizionato disgusto.
 
«Nei tuoi sogni, ragazzina!»
 
«In realtà, è esattamente quello che è successo, anche se in misura minore.» lo contraddisse Urahara. «Guardate gli occhi di Aramis, ad esempio.»
 
«Wow, è vero! Le tue pupille ora sono normali! Prima erano verticali, mentre adesso sono rotonde!» esclamò Liz con estrema meraviglia.
 
Alex fissò Grimmjow con aria critica. «Io non vedo nulla di diverso.»
 
Al suo esame si unirono anche Liz e Aramis.
 
«Magari è stato un cambiamento psicologico.» propose Aramis con allegria. «Ti senti più sensibile per caso?»
 
«Ti ammazzo stanotte.»
 
«Ci sono!» esclamò Liz all’improvviso. «Il suo foro è diventato più piccolo, guardate!»
 
«Stiamo scherzando? Perché loro sono cambiati così poco e a noi due invece ci si è scavata una galleria?» esclamò Alex frustrata. «Cos’è, loro sono più belli forse? Stai zitto!» aggiunse rivolta ad Aramis, che aveva giusto aperto bocca in quell’istante.
Liz alzò la mano.
 
«Io non ho ancora capito come abbiamo fatto a finire là, comunque.»
 
Questa volta fu Grimmjow a rispondere.
 
 «La mia Caja Negaciòn deve essersi attivata da sola.»
 
«Splendido! E come mai non te ne sei accorto subito?» gli chiese Alex.
 
«Perché non funziona così, non si attiva da sola e soprattutto non imprigiona più di una persona per volta! Ma quando il principino qui -e indicò Aramis- ha confermato dove ci trovavamo, ho controllato e non l’ho trovata.»
 
«Evidentemente era stata modificata prima ancora che ti unissi a noi e munita di un dispositivo di attivazione a distanza.» concluse Urahara.
 
Sul gruppo cadde un silenzio contemplativo.
 
Fu Alex ad interromperlo: «Quindi ora le domande sono: perché Aizen ci ha fatto questo? E perché adesso?»
 
Con grande sorpresa collettiva, fu Liz a rispondere: «Però in effetti ha senso, no? Voglio dire, non vi è sembrato tutto così strano? Aizen rapisce Alex una prima volta, ma poi la lascia andare. Permette a Grimmjow di venire spesso nel nostro mondo per vedersi con lei…»
 
«Combattere!» la corresse Grimmjow.
 
«Sì. Poi rapisce di nuovo Alex, la mette sotto la custodia di Grimmjow, poi manda proprio lui a prendere Aramis. In questo modo Alex deve salvargli la vita. Vuole liberare Aramis, e vuole che sia proprio Alex a farlo, e per questo rapisce me. E ci mette tutti nella stessa stanza. Poi, come se niente fosse, non ci ferma quando riusciamo a fuggire, e non solo, lascia pure che Grimmjow ci raggiunga qualche giorno dopo. Dopodiché non si fa più sentire fino ad oggi. Quando se ne salta fuori con un esperimento per la cui riuscita è fondamentale che le sue cavie, ovvero noi, siano in perfetta sintonia l’una con l’altra. Se questa storia non è stata tutta un piano per far sì che ci incontrassimo e ci affezionassimo l’uno con l’altro, in modo da renderci le perfette cavie per la riuscita dell’Unione delle Anime, non guarderò mai più un film in tutta la mia vita.»
 
Il silenzio più assoluto seguì le sue parole.
 
«Che c’è? Perché mi guardate così?»
 
Aramis l’attirò in un abbraccio improvviso e le stampò un bacio sulle labbra.
 
«Sei geniale, coniglietto.»
 
Lei arrossì compiaciuta e mormorò qualcosa a proposito del fatto che sembravano sempre stupiti quando lo dicevano.
 
«Quindi resta solo una domanda.» concluse Alex. «Perché?»
 
**
 
«Sono sveglia, davvero. Non sono assolutamente stanca.» biascicò Alex con voce estremamente assonnata al loro ingresso in camera, malgrado il braccio di Grimmjow sulle sue spalle fosse decisamente l’unica cosa che le aveva permesso di trovare la strada senza finire fuori da una finestra o lunga distesa nella vasca da bagno.
 
«Certo, certo.» la assecondò Grimmjow socchiudendo la porta.
 
Alex si guardò attorno con occhi che faticavano a stare aperti.
 
Non vedeva quella stanza da appena un giorno, eppure le sembrava fosse passata un’eternità.
 
Con una fitta di nostalgia le venne in mente anche un’altra stanza, una che non vedeva da molto più tempo: la sua.
 
Poi però scosse la testa e si costrinse a non pensarci.
 
«Eccoti qui, mio unico vero amore!» esclamò sognante accarezzando le coperte.
 
Dal canto loro esse sembrarono quasi sorriderle, e Alex ricambiò avvolgendosi felice in mezzo alla loro morbidezza.
 
Dei rumori soffocati ed una mezza imprecazione la informarono che Ed era riuscito a portare a termine il suo agguato serale.  
 
Sospirando beata, si avvolse meticolosamente nelle coperte, raggomitolandosi felice sul fianco sinistro, e fece a malapena lo sforzo di aprire una palpebra quando sentì Grimmjow sdraiarsi dietro di lei e avvolgerla in un abbraccio che, per forza di cose, comprendeva anche le coperte.
 
«L’hai presa stranamente bene tutta questa storia. Mi aspettavo esplosioni e minacce di morte al solo pensiero di usare ancora un gigai.»
 
Grimmjow si irrigidì immediatamente.
 
«Ho accettato solo perché adesso posso toglierlo quando voglio.»
 
Alex si rigirò nel suo abbraccio fino a trovarsi faccia a faccia con lui.
 
«E non ti secca questa storia delle Anime Unite?»
 
«Dì un po’, stai cercando un pretesto per farmi arrabbiare?»
 
«No, voglio solo sapere come la pensi. Sei stato piuttosto silenzioso da quando siamo tornati.»
 
«Ci pensava già la tua amichetta a parlare per tutti quanti.» sbuffò lui in risposta.
 
Alex saltò subito su in sua difesa.
 
«Era molto emozionata! È stato uno shock un po’ per tutti che sviluppasse un potere tutto suo.»
 
«Be’, non per me.» ribatté Grimmjow con malcelata soddisfazione.
 
«Stai scherzando?»
 
«No. Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di strano in lei. E poi un essere umano normale non dovrebbe essere in grado di vivere in mezzo a così tanto reiatsu come fa lei.»
 
Alex spalancò la bocca in attonito stupore.
 
Ora che ci pensava… era vero.
 
Presa com’era dai suoi problemi, non si era mai soffermata a pensare seriamente alla situazione di Liz, ma, in effetti, il sospetto che non fosse un normale essere umano avrebbe dovuto sfiorarla.
 
Cavolo, già solo mettendo piede a Las Noches, in mezzo a tutte quelle energie spirituali, la sua anima avrebbe dovuto, se non proprio crollare in mille pezzi, quantomeno risentirne in qualche modo!
 
Come diavolo aveva fatto a non pensarci?!
 
Ma soprattutto, ancora una volta rimase sbalordita di fronte alla perspicacia di Grimmjow.
 
Era assurdo, perché sapeva benissimo che lui non era stupido, ma il fatto che fosse una tale testa calda a volte rendeva fin troppo facile dimenticare il fatto che all’interno di quella zucca risiedesse anche un discreto cervello.
 
La maggior parte delle volte.
 
Grimmjow la osservò per qualche secondo, poi si illuminò e si portò un pugno al petto in segno di vittoria.
 
«Sì! Ti ho zittita! Vittoria per l’Espada!»
 
Alex chiuse la bocca e incrociò le braccia per segnalare il suo oltraggio.
 
«Non mi hai zittita! Stavo solo pensando a…»
 
«Stavi pensando che ti rode che ti abbia dovuto dire io una cosa così importante sulla tua preziosa amica. Vedi? È sempre una vittoria mia.» la interruppe.
 
«Ah sì?» gli rispose stringendo gli occhi.
 
Tutto il sonno di prima scomparso, si mise in ginocchio e, afferrato il cuscino, glielo tirò in faccia con violenza.
 
«Ti sfido a duello allora!»
 
Dopo la prima cuscinata, che lo lasciò momentaneamente sbalordito, Grimmjow assunse la sua migliore espressione predatoria.
 
Tirandosi su sotto la pioggia incessante di colpi, afferrò il primo cuscino che gli capitò sotto mano e cominciò a rispondere al fuoco.
 
Presto la stanza si riempì di tonfi sordi, oggetti rovesciati a terra, gridolini soffocati ed imprecazioni spezzate.
 
Il cuscino di Alex si era lacerato a metà durante una controffensiva, spargendo piume ovunque (seriamente, piume? Chi al giorno d’oggi usava ancora cuscini di piume?), costringendola a sostituirlo con il pupazzone a forma di criceto.
 
«Tieni quel coso lontano da me!» ruggì Grimmjow parando un colpo diretto alla testa.
 
«Perché? Non ti mangia mica!» sogghignò Alex, indietreggiando fuori portata della mano che aveva cercato di afferrarla. «Ehi! Questo è contro le regole!»
 
«E chi lo dice?» le rispose raccogliendo una coperta e gettandogliela addosso come manovra diversiva.
 
«Lo dico io!» esclamò lei indignata, cercando di togliersela di dosso in fretta.
 
Troppo tardi.
 
Come un fulmine, Grimmjow gettò a terra il cuscino e afferrò i lembi della coperta, stringendoli con fermezza ed intrappolandola al suo interno.
 
«E vince di nuovo!» esultò soddisfatto.
 
Alex provò a divincolarsi invano. «Non è giusto, hai barato!»
 
Sollevandola con tutta la coperta, che la avvolgeva come un involtino, Grimmjow continuò a sorridere.
 
«Una vittoria è una vittoria, e ora sei la mia prigioniera di guerra.»
 
Il primo istinto di Alex fu quello di alzare gli occhi al cielo, ma poi si accontentò di scuotere la testa con condiscendenza.
 
«Ho almeno il diritto di fare una telefonata alla mia ambasciata perché avvertano i miei cari?» gli chiese con un sorriso ironico.
 
Grimmjow fece finta di pensarci su mentre si sedeva sul futon, stringendosela al petto e appoggiandole il mento sulla testa.
 
«Assolutamente no. Sei stata tu a sfidarmi e ora ne pagherai le conseguenze.»
 
Seduta com’era sul suo grembo, Alex poteva sentire bene di quali conseguenze si stesse parlando, ed il pensiero le provocò un brivido piacevole lungo la schiena, nonché l’accumularsi di un improvviso calore al di sotto dell’ombelico.
 
Tuttavia, la tentazione di infastidirlo a volte era troppo forte per essere ignorata.
 
Perciò sbadigliò sonoramente.
 
«Mettile in conto per domani, adesso ho un sonno…»
 
«Dormi dopo.»
 
«Ma il gatto ci sta guardando!» protestò con finta veemenza.
 
Grimmjow lanciò uno sguardo scettico a Ed, che aveva continuato a dormire della grossa fino a quel momento, beatamente ignaro della guerriglia che aveva appena avuto luogo a pochi passi da lui.
 
Approfittando della sua distrazione, Alex liberò con fatica un braccio, raccolse da terra il cuscino che Grimmjow aveva abbandonato e glielo sbatté in faccia.
 
«Ah ah! Ride bene chi ride ultimo!» esclamò trionfante. «E l’umana vinc-aaaah!»
 
Senza sollevare la testa dal suo collo, che stava aggredendo con una lunga serie di morsi e baci bollenti, Grimmjow le strappò il cuscino di mano e lo lanciò alla cieca dall’altra parte della stanza, ovvero dove stava sonnecchiando Ed, che si svegliò di soprassalto e schizzò fuori dalla camera attraverso la porta socchiusa, lanciando loro uno sguardo colmo di severo rimprovero.
 
Alex chiuse gli occhi e gli affondò la mano libera nei capelli, assaporando appieno la gioia di essere viva e di poter godere ancora della compagnia di coloro a cui voleva bene.
 
Abbandonandosi completamente alla sensazione di essere tra le braccia della persona che amava, socchiuse le labbra per mormorargli qualcosa in tono carezzevole.
 
«Se mi stai facendo un succhiotto ti uccido.»
 
**
 
Liz sospirò beata.
 
Era tardi, tutte le luci erano spente, e lei e Aramis erano stravaccati sul divano a guardarsi un film.
 
Era una cosa che facevano spesso, e, dopo tutto quello che era successo nelle ultime ventiquattro ore, Liz sentiva di avere un disperato bisogno di un briciolo di sana normalità.
 
Durante le serate come quella Alex faceva spesso loro compagnia, per lo meno fino al momento in cui cadeva inevitabilmente addormentata, momento che Grimmjow percepiva come segnale per caricarsela in braccio per portarla di sopra.
 
A meno che il film non fosse a base di sparatorie, botte o squartamenti.
 
In quel caso rimaneva a guardare interessato fino alla fine.
 
In ogni caso, guardare i film con Aramis era estremamente gratificante.
 
Sembrava sempre genuinamente interessato, non diceva mai cose del tipo “Perché non guardiamo la partita?” o “È bellissimo tesoro, ma sono davvero stanco, possiamo finirlo domani?”.
 
Anzi, commentava le scene insieme a lei, rideva quando il protagonista faceva una scelta stupida (“Se apri quella porta meriti davvero di morire, amico”) e applaudiva ammirato in metà delle scene in cui appariva il nemico (“Ha carisma, per essere un vecchietto sulla soglia della pensione”).
 
Quella sera comunque Alex e Grimmjow erano scomparsi ormai da tempo, e Liz represse un sorrisetto.
 
Biricchini…
 
Lei stessa non poteva lamentarsi: con la schiena appoggiata al petto di Aramis, percepiva i suoi respiri lenti e il battito del suo cuore, e il suo calore la avvolgeva in modo gratificante.
 
Le fusa di Al, acciambellato in grembo a Liz, facevano da piacevole sottofondo, le braccia di Aramis erano avvolte attorno ai suoi fianchi e lei era a tanto così dal cominciare a fare le fusa a sua volta.
 
Era innamorata persa.
 
Punto.
 
Era partita col primo treno ad alta velocità e neanche se n’era accorta.
 
Era anche un po’ imbarazzante, dato che aveva criticato in lungo e in largo Alex e Grimmjow per il prosciutto che avevano sugli occhi, e poi lei aveva dovuto trovarsi a tanto così dalla morte per rendersi conto di amare Aramis sul serio.
 
E se lui non era ancora arrivato alla stessa conclusione, be’, ci avrebbe pensato lei a porvi rimedio, pensò scrocchiandosi mentalmente le dita.
 
Era giunto il momento di sedurre il seduttore.
 
Show time.
 
Cominciò appoggiando le mani sulle sue.
 
Erano calde, e Liz lo prese come un buon segno, dato che di solito erano ghiacciate.
 
Lentamente, tracciò lievi carezze sulla sua pelle con le dita.
 
La cosa non sembrò destare sospetti.
 
Con estrema nonchalance quindi finse di stiracchiarsi, e, quando si rilassò, lasciò che le gambe restassero più aperte di prima, andando ad appoggiarsi contro le sue.
 
Le braccia di Aramis si strinsero lievemente attorno a lei, e Liz ebbe la netta sensazione che si stesse sforzando di rimanere serio.
 
Rimanere.
 
Serio.
 
Questo era davvero il colmo!
 
Lei poteva essere sobria e sottile.
 
Poteva mandare segnali ad un ragazzo senza essere esplicita.
 
Se voleva, sapeva essere discreta come un’ombra nella notte!
 
Davvero!
 
Perciò lasciò che le sue mani scorressero in basso, fino a stringergli le gambe, su cui fece leva per mettersi più comoda, più dritta e soprattutto ancora più vicina a lui.
 
Aramis trasse un profondo respiro e lo esalò lentamente, stringendo ulteriormente la presa e appoggiando una guancia sui suoi capelli.
 
«“Come un’ombra nella notte”?» disse a denti stretti.
 
«Oh, non fare il bambino.» rispose Liz con allegria. «Chiudi la bocca e lasciati sedurre.»
 
Aramis rise con voce improvvisamente più profonda e carezzevole, facendole venire la pelle d’oca e scatenando un’ovazione entusiasta da parte dei Liz-ormoni.
 
“Yeah baby!” esclamarono questi in coro dandosi il cinque.
 
Seguirono diversi minuti di coccole, il film messo in pausa e completamente dimenticato, ma Liz voleva di più.
 
I baci di Aramis lungo il suo collo la stavano facendo sciogliere, così come la mano che le accarezzava la schiena.
 
Lo aveva costretto a sdraiarsi completamente e lo aveva seguito senza indugio, con buona pace di Al, che era scappato via con un miagolio indignato.
 
Purtroppo sapeva per esperienza che più in là di così non sarebbero andati, quindi era venuto il momento di giocare sporco.
 
Si tirò su lentamente, rimanendogli seduta in grembo, e pian piano cominciò a sbottonarsi la camicetta.
 
Aramis sollevò un sopracciglio, ma a Liz non sfuggì il fatto che il suo sguardo sembrasse magnetizzato dal movimento delle sue dita sui bottoni.
 
«Quando la principessa non c’è, i coniglietti ballano.» commentò quando Liz si sfilò completamente la camicetta e la lasciò cadere a terra.
 
La sua voce era controllata, fin troppo, anche se la stava letteralmente divorando con lo sguardo.
 
Le sue mani erano scivolate sui fianchi di Liz, e lì rimasero.
 
Spalancando gli occhi con estrema e soprattutto falsa innocenza, Liz gli chiese: «Vuoi che balli per te?»
 
*
 
“Pietà!” gridarono agonizzanti gli ormoni di Aramis, malgrado la sua espressione rimanesse una di leggero divertimento.
 
O almeno così sperava.
 
“Capitano, l’obiettivo pone domande provocanti mentre si spoglia sul nostro grembo, come dobbiamo procedere?” si informò la curva sud degli Aramis-ormoni.
 
“Allarme rosso, indossa un reggiseno di pizzo nero!” strillò eccitata la curva nord.
 
“Il sogno dell’altra sera non cominciava esattamente così?” si domandò la curva sud.
 
La curva nord annuì entusiasta. “Ooh sì, se solo ora spuntassero fuori un paio di manette da sotto il cuscino…”   
 
Con uno sforzo enorme, Aramis si costrinse a staccare gli occhi dal seno di Liz, nonché ad impedire alle proprie mani di vagabondare per conto loro, per guardarla di nuovo negli occhi.
 
“Ma… cosa stiamo facendo?” chiese scandalizzata la curva nord. “Non ci staremo mica preparando a rifiutarla?!?”   
 
“Che diavolo fai, capitano?? Noi non siamo fatti per resistere alle tentazioni!” esclamò inorridita la curva sud.
 
“Infatti! Noi andiamo loro incontro con un bicchiere di vino in mano e ammiccando!” concordò la curva nord.
 
“Soprattutto quando incarnano tutto ciò che abbiamo sempre desiderato!” concluse la curva sud.
 
Liz sorrise con malizia, poi si chinò a baciarlo con lenti e sensuali movimenti delle labbra.
 
Come animate di volontà propria, le mani di Aramis risalirono lungo la sua schiena, accarezzandone con movimenti circolari la pelle vellutata.
 
Con un clic che suonò secco nel silenzio della stanza, le sganciò la chiusura del reggiseno, mentre Liz cominciava a sbottonargli la camicia.
 
In effetti, perché mai avrebbe dovuto fermare tutto questo?
 
 Il calore del corpo di Liz contro al suo era così stimolante, così giusto, che Aramis si accorse di volere ancora di più.
 
Non era ancora abbastanza.
 
Non era abbastanza vicina.
 
Le sue orecchie registrarono un rumore di tessuto lacerato, e subito dopo il reggiseno cadde a terra.
 
Le mani di Liz erano nei suoi capelli.
 
Quelle di Aramis erano intente a stringerla in modo che ogni centimetro disponibile del loro corpo fosse a stretto contatto con quello dell’altro.
 
Intrecciando le dita tra i suoi lunghi capelli biondi, Aramis sfiorò con l’indice i piercing al delicato orecchio della ragazza.
 
Mai si era sentito così eccitato, eppure al tempo stesso così in pace con se stesso.
 
Avrebbe voluto che durasse per sempre.
 
Per sempre…
 
Quel pensiero ebbe l’effetto di una doccia gelata dritta in testa.
 
Lui non poteva avere Liz per sempre.
 
Non così, almeno.
 
Aramis imprecò mentalmente.
 
Farla scendere dalle sue gambe sarebbe stata l’impresa più difficile della sua intera esistenza, ma per il loro bene doveva farlo.
 
O non si sarebbe più trattenuto.
 
Liz avrebbe avuto il cuore spezzato, Alex lo avrebbe ucciso e lui non si sarebbe mai perdonato.
 
“Noooooooo!” piansero disperate entrambe le curve mentre Aramis si costringeva a metterle le mani sulle spalle per smettere di baciarla.
 
«Noooo!» fece loro eco Liz, tentando di rimanergli il più abbracciata possibile.  
 
«Coniglietto» le disse dolcemente. «Apprezzo davvero il tuo entusiasmo, ma forse dovremmo… Ah!»
 
Lo aveva baciato sul collo!
 
“Yeah baby!” esclamarono le due curve in coro dandosi il cinque.
 
Dovevaresisteredovevaresisteredovevaresisteredovevaresistere…
 
*
 
Liz non riuscì a trattenere un gridolino di sorpresa e delizia quando, dopo averla guardata con rimprovero e malcelato desiderio, Aramis invertì le loro posizioni e lei si ritrovò con la schiena premuta sul divano.
 
Mantenendo una presa ferrea sui suoi polsi, Aramis appoggiò la fronte sulla sua.
 
«Dovrei sculacciarti.»
 
Liz annuì con entusiasmo.
 
«Ottima idea!»
 
«Dico sul serio, smettila un attimo di cercare di sedurmi!»
 
«Manco morta.»
 
Aramis fece una smorfia di estrema sofferenza e frustrazione.
 
«Dannazione Liz, sto cercando di essere nobile!»
 
«Non ti voglio nobile, ti voglio ammaliato dal mio straordinario fascino magnetico.»
 
«Se solo tu possedessi almeno un briciolo di ciò che gli umani chiamano “istinto di conservazione”, capiresti che il problema è proprio che sono molto più che ammaliat...»
 
Liz si inumidì le labbra, e gli occhi di Aramis scattarono immediatamente in basso per seguire anche quel piccolo movimento.
 
Rivolgendogli un sorrisetto malizioso, Liz gli circondò la vita con le gambe.
 
Aramis sibilò qualcosa di incomprensibile e la baciò a lungo, con prepotenza, tanto che per un attimo Liz credette di essere riuscita a convincerlo.
 
Poi però il bacio finì, lasciandoli entrambi col fiato corto e a scambiarsi sguardi frustrati e affamati.
 
«Perché non possiamo?» chiese Liz con un filo di disperazione.
 
«Lo sai perché.» rispose Aramis cupo.
 
Tuttavia non dava alcun segno di volersi muovere da quella posizione, e questo le diede coraggio.
 
«Io non credo affatto che se andiamo fino in fondo, dopo diventerai freddo e indifferente nei miei confronti. E, tra parentesi, mi stai facendo male ai polsi.»
 
Inarcando un sopracciglio alle sue parole, Aramis allentò la presa, e lei ne approfittò per liberare le mani e potergli così accarezzare le guance.
 
Lui si irrigidì completamente, ma dopo un momento si rilassò di nuovo, accettando le sue carezze e rivolgendole uno sguardo quasi perso, ricco di così abbandonato desiderio e speranza che per poco non le si inumidirono gli occhi.
 
«Come fai ad esserne così sicura?» le chiese in un mormorio.
 
Liz gli rivolse il suo miglior sorriso.
 
«Questa è facile! Perché ti amo!»
 
Aramis sembrò rimanere senza parole.
 
Per un attimo, Liz si chiese se non lo avesse mandato involontariamente in uno stato di shock.
 
Oh cavolo, non lo avrò mica rotto?” si chiese allarmata.
 
Poi lui sembrò scuotersi da quello stato catatonico e le rivolse un sorriso.
 
Un vero sorriso.
 
Un sorriso caldo e sincero.
 
Liz non aveva mai visto nulla di più bello in tutta la sua vita.
 
«Davvero?» le chiese baciandole una guancia.
 
Liz deglutì a vuoto, mentre sentiva un discreto calore risalirle il volto.
 
«Davvero davvero. Sinceramente pensavo che lo sapessi già, contando il tempo indecente che passi a spiarmi in testa, ma se avessi saputo che proprio non lo sapevi magari te lo avrei detto in modo un po’ più delicato, non volevo spaventarti. Voglio dire, magari te lo sei sentito dire un sacco di altre volte, però io lo intendo davvero… Cioè, non voglio dire che le altre non fossero serie, però il punto è che ormai ne abbiamo passate tante insieme, e quando stavo per morire ho pensato a te, quindi, ah, ma perché mi fai dire delle cose così imbarazzanti?» concluse coprendosi la faccia con le mani.
 
Perché doveva sempre mettersi a blaterare in quel modo quando voleva dire qualcosa di importante?
 
Le labbra calde di Aramis si posarono con delicatezza sulle sue dita serrate.
 
«Liz, guardami.»
 
Lei scosse furiosamente la testa.
 
«Ho bisogno di un attimo di raccoglimento con me stessa.» lo informò solennemente.
 
«Quello che volevo dire», proseguì dopo aver preso un respiro profondo, «è che sono piuttosto sicura che, dopo tutto quello che abbiamo passato, tu debba per forza provare almeno un pochino i miei stessi sentimenti, no? Quindi, se da parte tua c’è qualcosa di più del semplice interesse, dovresti continuare a provarlo anche dopo. Come nel Castello Errante di Howl.»
 
Le mani di Aramis si chiusero sulle sue, e delicatamente le costrinsero ad abbassarsi.
 
«Non ho mai provato per nessun’altro ciò che sento per te, Liz. Di questo puoi starne certa.»
 
Non era esattamente una dichiarazione d’amore, ma per gli standard di Aramis era un’affermazione stranamente diretta.
 
«Ma non sono sicuro che questo basti per…»
 
«Anime unite, ricordi?» lo interruppe Liz allegramente. «Ormai ho preso residenza fissa nella tua mente, nel tuo cuore e perfino nella tua anima. Credi davvero di poterti liberare di me così facilmente?» continuò in un sussurro, tracciandogli disegni immaginari sul petto con la punta dell’indice. «Sono come una venditrice di aspirapolveri. Cacciami fuori dalla porta e io entrerò dalla finestra.»
 
Aramis sospirò. «Da quando ti conosco ho come l’impressione di essere invecchiato di un paio di secoli.»
 
Liz annuì comprensiva. «Tendo ad avere quest’effetto sulle persone.»
 
«Ora che ho capito che cosa ha passato la principessa, in tutti quegli anni in cui ha avuto a che fare con te, il mio rispetto per lei aumenta a dismisura.»
 
Liz sorrise con malizia e cominciò a depositare sul suo volto bacini leggeri.
 
«Daaaai, dillo che ti ho convinto.» lo stuzzicò.
 
«Sei terribile. Sedurre una persona che cerca per una volta nella vita di essere nobile.» commentò Aramis con la voce che tremava di risa represse.
 
«La nobiltà d’animo è sopravvalutata.» rispose Liz con una smorfia. «Questi principi azzurri! Così nobili, così onorevoli, così noiosi… e poi non ti ci vedo in calzamaglia azzurra.»
 
A quel punto Aramis scoppiò a ridere, abbracciandola stretta nel tentativo di soffocare le risate nel cuscino.
 
«Cosa ridi? C’è una seduzione in atto qui!» protestò Liz offesa.
 
Il che lo fece ridere ancora più forte.
 
Liz sospirò con impotenza.
 
Che razza di femme fatale era.
 
**
 
Sbuffando indignati, Ed e Al si incontrarono a metà della scala.
 
«Non dirmi che stanno giocando anche loro!» miagolarono all’unisono rivolti l’uno all’altro.
 
Al alzò gli occhi al cielo.
 
«In questa casa non si può mai dormire in pace!»
 
«L’hai detto, fratello. Sei lì che sogni un bel topo succulento, ed ecco che mamma e papà cominciano a giocare alla lotta e tu ti ritrovi sbattuto fuori in corridoio!»
 
«Anche zia e zio si sono messi a giocare. Ma non sono riuscito a capire chi stesse vincendo.»
 
«Io invece lo so. Stava vincendo papà.» miagolò Ed gonfiando il petto di felino orgoglio.
 
Al si sedette sul gradino e cominciò a leccarsi una zampa.
 
«Sicuro? Secondo me vincerà mamma.»
 
«Papà!»
 
«Mamma.»
 
«Papà!» soffiò Ed addentandogli un orecchio.
 
I due finirono rotolando in fondo alla scala in una massa di soffice pelo soffiante e scalciante.
 
Un rumore sordo li fece schizzare entrambi sull’attenti col pelo ritto.
 
«Dovrebbero davvero imparare a fare meno rumore quando giocano.» commentò Al squadrando la porta socchiusa con aria critica.
 
«La zia fa sempre troppo rumore. È troppo facile tenderle gli agguati. E io sono bravissimo negli agguati. L’ha detto anche papà!» si vantò Ed saltellando intorno al fratello.
 
Finché Al non gli mise una zampina sulla coda e lo fece capitombolare a terra.
 
«Cocco di papà.»
 
«E tu sei il cocco di mamma!»
 
«Non è vero!»
 
«Sì che è vero!»
 
«No!»
 
«Sì! Sei anche il cocco di zia!»
 
Al fece un verso scandalizzato.
 
«Questo non dovevi dirlo!» soffiò puntando il fratello. «Te lo farò rimangiare!»
 
**
 
«Liz…» sussurrò Aramis, guardando intensamente i suoi occhi lucidi di lacrime trattenute. «Devi rilassarti.» 
 
Liz scosse la testa.
 
«Non ci riesco!» gli rispose con voce tremante.
 
I loro vestiti si erano accumulati uno sull’altro sul pavimento.
 
Tutto si era susseguito in modo perfetto, finché, arrivati al momento che entrambi stavano aspettando, Liz si era accorta di non poter più continuare.
 
Era più forte di lei, le carezze di Aramis erano meravigliose, davvero, ma più si facevano intime, più Liz capiva di avere un problema.
 
Serrando convulsamente le gambe, lo fissò con una supplica negli occhi, e Aramis sospirò esasperato.
 
«Dannazione Liz, come faccio se in ogni posto in cui ti tocco soffri il solletico?!?»
 
Liz si morse le labbra per sforzarsi di reprimere una risatina nervosa.
 
«Forse sono un po’ più sensibile di quanto pensassi.» ammise infine.
 
«Davvero?» commentò Aramis inarcando un sopracciglio.
 
Liz gli rivolse un sorriso imbarazzato.
 
Sospirando, l’Arrancar si piegò in modo da reggersi sopra di lei sugli avambracci e appoggiare la fronte sulla sua.
 
In quel modo non erano completamente a contatto, perché, come reazione a tutto quel solletico, le gambe di Liz si erano serrate e rannicchiate di propria volontà contro lo schienale del divano.
 
«Magari potremmo rimandare le coccole a dopo e passare direttamente alla parte interessante, no?» gli propose in un sussurro.
 
Aramis chiuse brevemente gli occhi e strinse tra le mani la federa del divano, quasi come se stesse assaporando quell’idea.
 
Tuttavia subito dopo scosse lievemente il capo.
 
«Non mettermi cattive idee in testa, Liz. Le coccole, come le chiami tu, servono a te proprio per poter fare la parte interessante, e a me per avere uno straccio di difesa quando domani Alex vorrà staccarmi la testa per averti toccata.»
 
«Non credo che sapere che abbiamo fatto i preliminari attenuerà le tue colpe ai suoi occhi.» commentò Liz con finta serietà.
 
«Le attenuerà ai miei.» replicò Aramis accarezzandole le guance. «Non voglio farti del male, Liz.»
 
Lei sollevò le braccia e gliele intrecciò dietro al collo.
 
Lui le stava mostrando così tante nuove sfaccettature di sé, alcune delle quali mai aveva sospettato che potessero esistere, che avvertì l’impulso di scavare ancora più a fondo nella sua personalità.
 
Perciò diede voce ad un dubbio che aveva in testa già da un po’, malgrado in quel momento potesse sembrare leggermente fuori contesto.
 
«Tu in realtà non fumi, vero?» gli chiese con un sorriso malizioso.
 
Aramis non le rispose, si limitò ad abbassarsi a posarle un bacio sul collo.
 
Ma lei poté sentire sulla pelle che stava sorridendo.
 
«Lo sapevo! Quella volta stavi solo cercando di farti figo per intimidirlo! Lo sapevo!»
 
Aramis le mise un dito sulle labbra.
 
«Stavo cercando di fare colpo su di te, coniglietto. È vero, volevo spaccargli la faccia, ma più che altro volevo che guardassi me, invece che un umano che era stato così stupido da lasciarti andare.»
 
Wow!
 
Liz sgranò gli occhi per l’improvvisa rivelazione.
 
«Eri geloso!»
 
Aramis le strinse le guance coi palmi fino a farle fare il pesciolino con le labbra.
 
«Buongiorno amore! Dormito bene?» le chiese con un sorriso perfido.
 
Liz assunse l’espressione più dignitosa che le riuscì.
 
Chissà cosa c’era in lei che spingeva gli altri a pacioccarla di continuo!
 
Grimmjow le tirava le guance, Alex la usava come cuscino, Aramis le scompigliava sempre i capelli, e ora questo…
 
Un momento, aveva detto “amore”?!
 
Aramis si abbassò a baciarle la fronte, le palpebre, la punta del naso, ed infine, dopo averla lasciata andare, le labbra.
 
Fu molto dolce, ed il cuore di Liz si sciolse come un cioccolatino nel microonde.
 
«Ci riproviamo?» mormorò accarezzandole delicatamente la curva di un seno.
 
Lei annuì, trattenendo il respiro.
 
Ma non c’era alcun motivo di essere nervosa, perché Aramis imparava in fretta, e ben presto riuscirono a sorvolare il problema del solletico.
 
Sembrava davvero deciso a fare tutto per bene, e si soffermò con dedizione su ogni centimetro del suo corpo, vezzeggiandola con baci e carezze finché Liz non fu ridotta ad una massa fremente di eccitazione ed impazienza.
 
Infine, proprio quando stava per fare qualcosa per spronarlo, tipo urlargli contro o supplicarlo, Aramis pescò da una tasca in mezzo al mucchio dei vestiti abbandonati a terra un quadratino di plastica.
 
«Sei sicura?» le chiese per quella che Liz sperò fortemente fosse l’ultima volta.
 
Lei si stiracchiò volutamente, notando con soddisfazione l’espressione affamata con cui gli occhi di Aramis seguirono quel movimento.
 
«Quindi se ora dicessi di no mi lasceresti sul serio andare?» gli chiese con finto stupore.
 
Aramis aprì la confezione con un gesto secco.
 
«Credo che potrei fingere di distrarmi mentre raccogli una lampada e me la fracassi in testa per tramortirmi.»
 
«Mio eroe!» lo acclamò Liz facendosi aria con una mano. «Ma lasciamo questo tipo di giochi a più tardi, va bene? Per adesso mi servi sveglio e attivo.»
 
Aramis le rivolse un sorriso diabolico.
 
«Agli ordini.» mormorò tornando a chinarsi su di lei.
 
«Rilassati adesso, amore… ecco, così, brava.»
 
Liz strizzò gli occhi e si aggrappò alle sue spalle.
 
«Potrei abituarmici a sentirmi chiamare così.» disse con un mezzo sorriso per dissimulare il disagio.
 
Aramis la baciò profondamente, continuando ad accarezzarla mentre si muoveva lentamente e con cautela.
 
«Tutto quello che desideri, amore. Tutto quello che desideri.»
 
**
 
Era molto tardi, o meglio, molto presto, quando finalmente scese il silenzio.
 
C’era silenzio nella stanza invasa dalle piume d’oca, al centro della quale Alex e Grimmjow dormivano abbracciati ed esausti sotto allo sguardo vigile del criceto di peluches, che li osservava dalla sua posizione privilegiata nell’angolo più buio sotto allo scaffale più tetro.
 
C’era silenzio anche nella stanza di Aramis, dove lui e Liz si erano trasferiti per evitare di dare spettacolo delle loro grazie alle prime luci dell’alba.
 
Liz aveva un sorriso beato e forse leggermente ebete sulle labbra, ma, d’altra parte, l’espressione di vago stupore e confusa serenità sul volto di Aramis le faceva ottima compagnia.
 
Peccato che nessuno dei due fosse sveglio per poter prendere in giro l’altro.
 
Infine c’era silenzio anche in cucina, dove Ed e Al dormivano profondamente, abbandonati uno sull’altro, dopo essere riusciti in qualche modo diabolico ad accedere alla dispensa per saccheggiarne e sparpagliarne in giro il contenuto.
 
Il dibattito su chi fosse riuscito a vincere nel gioco della lotta non aveva avuto un esito soddisfacente, e i due erano stati costretti a concordare sul fatto di essere stati adottati dalla famiglia più chiassosa e attaccabrighe del mondo.
 
Anche se alla fine delle loro lotte non vinceva mai nessuno.
 
 

 
Angolo delirazioni
 
 
Alex: «Okay, adesso però quell’Howl buttato lì in mezzo me lo spieghi.»
 
Aki: «Niente di più semplice! Vedi, nella versione letteraria, Howl è un inguaribile rubacuori, che corteggia tutte le ragazze carine e, quando si infatua di una in particolare, non ha pace finché non la fa innamorare di sé. E a quel punto perde completamente interesse per lei. Questo almeno finché non incontra il suo vero amore. Pensa tu come sono rimasta quando ho notato quanto somiglia ad Aramis!»
 
Alex: «Ah sì?»
 
Aramis: «Principessa… mi stai strozzando…»
 
Alex: «Oh? Qualcuno ha parlato?»
 
Liz: «Te l’avevo detto che non era una questione di preliminari.»
 
Aramis (sospira): «Non fa niente, mi riporta ai vecchi tempi. È quasi piacevole.»
 
Alex: «Sei disgustoso.»
 
Grimmjow: «Lascialo a me, gli mostrerò io cos’è il vero dolore.»
 
Liz: «Eddai, Grimmjow! Ho bisogno di lui almeno fino a domani mattina!»
 
Aramis: «Mi sento così… usato.»

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Capitolo 40
*** Specchio, servo delle mie brame, quale cliché serve ancora per approfondire le mie trame? ***


Aki: «Grimmjow!»
 
Grimmjow: «Che vuoi?»
 
Aki: «Belli gli stivali nuovi! Un po’ tamarri, però.»
 
Aramis: «Non che la cosa ti abbia impedito di avere un orgasmo.»
 
Aki: «Si dice “moderato entusiasmo”, Aramis. Non turbiamo le giovani menti innocenti in ascolto.»
 
Aramis: «Non c’è nulla di innocente in chi legge Bleach, è uno dei fandom più terrificanti e perversi al mondo. Per questo mi ci trovo così bene.»
 
Alex: «Parli così perché non hai mai fatto un giro in quello di Yu-gi-ho!. Mai visti dei nomi così creativi per delle coppie.»
 
Liz:«O degli adolescenti dagli addominali così scolpiti. Dai un’occhiata a quei bei corpicini che si ritrovano Marik e Yami Bakura, poi vedi se non ti viene voglia di infilarti in mezzo alla Thiefshipping.»
 
Aki: «E parlando di crack pairing…»
 
Grimmjow: «Ecco, non ne parliamo.»
 
Aki: «Parliamone, invece. Perché a quanto pare anche Ningyo no Hyo ha un pubblico che adora ammucchiarvi o farvi esplorare nuovi orizzonti. Partendo proprio da voi due maschietti, oltretutto.»
 
Grimmjow: «Urgh!»
 
Aramis: «Niente di nuovo sotto al sole, quindi.»
 
Alex: «Aramis!»
 
Aramis: «Principessa, tu più di tutti dovresti sapere che ci sono destini ben peggiori che passare una notte di fuoco con Grimmjow. Malgrado tutti i suoi innumerevoli difetti, se non altro non è affatto male da guardare.»
 
Liz: «Oooh yeah.»
 
(Aramis e Liz si danno il cinque)
 
Alex: «… comincio a pensare che voi due siate il motivo principale per cui ai lettori vengono strane idee sulla natura della nostra convivenza.»
 
Liz: «Mmmh, secondo me c’entra anche il fatto che canonicamente la sessualità di Grimmjow non sia stata stabilita.»
 
Grimmjow: «Forse perché in un manga basato sui combattimenti non importa a nessuno?»
 
Aki: «Pensavo fossi Ichigo-sessuale.»
 
Grimmjow: «Questo perché sei una sporca yaoista.»
 
Aki: «O forse perché ogni volta che siete insieme in una scena sprizzi tensione sessuale come un fuoco d’artificio.»
 
Grimmjow: «Si chiama istinto omicida, cretina. Lo stesso che provo ogni istante nei tuoi confronti!»
 
Alex: «Sapete, è maleducazione discutere la trama canonica davanti ad un Nuovo Personaggio. Ma prego, continuate pure.»
 
Aramis: «Non essere gelosa, principessa. Anche se saltasse fuori che Grimmjow è gay, hai pur sempre la tua forma maschile su cui fare affidamento. Come vedi sei in una botte di ferro!»
 
Alex: «… quando dici queste cose con quella faccia da schiaffi non so mai se ringraziarti o tirarti un pugno in faccia.»
 
 
 
Una fornitura mensile di zucchero filato a Lucensys, Gulab, cassie91, Hysteria_Chan, _Lola_Uzumaki_per aver messo questa storia tra le preferite, a little_astrid, AlaskaYoung, creepy_panthera, Kaileen, AnnetteRosavskij, Tammy1997 per averla messa tra le seguite, a  Zephiel97 per avermi messa tra gli autori preferiti e a chi legge e basta. Siete lo zucchero della mia vita!
 
 
 
Bleach e tutti i suoi personaggi dalla sessualità non stabilita non mi appartengono. Lo stesso vale per qualsiasi altra opera citata più o meno chiaramente. Le azioni e i discorsi presenti in questo capitolo sono effettuati da personaggi professionisti: bambini, non imitateli a casa!
 
 
 
Capitolo 40: Specchio, servo delle mie brame, quale cliché serve ancora per approfondire le mie trame?
 
 
Secondo il Libro della Giungla, e Liz era certa che quella fosse una fonte di informazioni scientifiche di tutto rispetto, i serpenti erano creature molto più complesse di quanto la gente potesse pensare.
 
Il pitone Kaa ad esempio, malgrado sia temuto da tutta la jungla, diventa un buon amico di Mowgli, salvandogli anche la vita parecchie volte.
 
Rimanevano comunque creature ambigue, in possesso di un fascino sinistro che permetteva loro di ipnotizzare le ignare prede, al punto da impedire loro di scappare, o addirittura di invogliarle a camminare di propria spontanea volontà verso la morte.
 
Il che spiegava decisamente molte cose su Aramis, compreso il fatto che si ostinasse a chiamarla “coniglietto”, il che era un po’ come se lei avesse chiamato i ragazzi a cui era interessata “patatina alla paprika”.
 
Inquietanti soprannomi culinari a parte, ripensando a tutte le volte in cui si era sentita come ipnotizzata dalla sola presenza di Aramis, Liz si rese conto di due cose: la prima era che Kipling ci aveva visto giusto, e la seconda era che “il leone si innamorò dell’agnello” suonava decisamente meglio di “il coniglietto sedusse il serpente”.
 
Non che lei si stesse pentendo di ciò che era successo, anzi.
 
Si era svegliata nel chiarore della stanza di Aramis con addosso solo un sorriso imbecille e una piacevole leggerezza nel cervello, e, sollevando lo sguardo sul suo serpente personale, lo aveva trovato ancora nel bel mezzo del mondo dei sogni.
 
Il che di per sé non era affatto una cosa strana: se infatti al mattino Grimmjow era mister Sorgi e Brilla Raggio di Sole, mentre Alex era miss Svegliami a Tuo Rischio e Pericolo Stupido Mortale, Aramis si trovava esattamente nel mezzo, avendo sì il sonno molto leggero, ma anche un apparente bisogno di dormire molto più spesso rispetto all’altro Arrancar.
 
Con una frazione del suo cervello vagamente consapevole di stare ancora sorridendo in quella maniera beota, Liz si stiracchiò accuratamente, sbadigliando in maniera ben poco femminile e facendo distrattamente l’inventario dei segnali che il suo corpo le stava inviando sulle sue condizioni generali dopo una notte di sfrenata lussuria.
 
Mmm, quindi era questa la famosa sensazione di “piacevole indolenzimento” di cui si parlava tanto nei romanzi rosa. O nelle fanfiction.
 
Quando chiedeva ad Alex se anche lei provasse quella sensazione dopo aver passato la notte con Grimmjow, non riusciva mai ad ottenere delle risposte soddisfacenti, a parte il fatto che “indolenzimento” non fosse esattamente la parola adatta.
 
Al momento comunque era più il cervello di Liz ad essere indolenzito, perciò, invece che dirle di alzarsi e cominciare la giornata nella speranza di compiere entro breve qualche atto costruttivo, si limitò a darle una pacca sulle spalle e ad invitarla caldamente a continuare le uniche due azioni che al momento sembravano alla sua portata: trasformare ossigeno in anidride carbonica e fissare Aramis con espressione sognante.
 
Lungi da lei contraddire gli ordini della base operativa, Liz continuò a lucidare con lo sguardo il gran bel pezzo d’arte con cui stava dividendo il letto, ipnotizzata da quell’espressione quasi angelica che gli si era dipinta sul volto nel sonno, accentuata dai capelli spettinati che gli coprivano in parte i lineamenti e dalle ciglia nere che contrastavano con la carnagione pallida delle sue guance.
 
Il che la portò a comprendere con assoluta precisione cosa avesse spinto Gollum a rinchiudersi per secoli in una grotta con l’oggetto dei suoi desideri, anche se l’Unico Anello non poteva vantare né delle ciglia lunghe né tantomeno un sorriso sexy.
 
Un Aramis per domarli, un Aramis trovarli, un Aramis per ghermirli e nel buio incatenarli…
 
Oooooh yeah, tessssoro…” pensò Liz entusiasta, leccandosi le labbra. E poi, “Chissà se qualcun altro lo ha mai visto con un’espressione simile.
 
Svegliandosi accanto a lui il mattino dopo, guardandolo con assoluta meraviglia… e vedendosi squadrare subito dopo con assoluta e gelida indifferenza.
 
Liz rabbrividì e si tirò su in ginocchio.
 
No, lei era assolutamente certa che non sarebbe andata così tra loro, o non avrebbe mai corso un simile rischio.
 
Anche se, era il caso di dirlo, alla luce del giorno le sue argomentazioni sembravano farsi sempre più deboli col passare dei minuti.
 
Forse era il caso di aspettare il suo risveglio senza vestirsi, se non altro per ricordargli immediatamente uno dei tanti buoni motivi per cui era finita nel suo letto, tanto per cominciare…
 
Forse fu perché aveva percepito il movimento poco aggraziato con cui Liz si era messa in ginocchio, o forse perché i suoi pensieri improvvisamente caotici lo avevano disturbato, o magari perché il suo sguardo fisso e apprensivo aveva cominciato a scavargli due buchi nel cranio, fatto sta che in quel momento Aramis si mosse leggermente e aprì gli occhi.
 
Liz trattenne il fiato.
 
Aramis la squadrò lentamente dalla testa alle ginocchia, passando per i suoi pugni serrati sulle lenzuola, il labbro che si stava mordendo per l’agitazione ed i suoi occhi sgranati, ed infine si gettò un braccio sul volto con un sospiro.
 
«Prima mi seduce e poi mi guarda come se fossi il sultano che decapita un’amante ogni mattina.»
 
Liz inclinò la testa, anche se al momento si sentiva ben poco Shahrazad.
 
Accidenti, era quasi peggio che essere interrogata a sorpresa proprio il giorno in cui non aveva studiato!
 
Ovvero quasi sempre, ma non era quello il punto! Il punto era che non avrebbe mai più preso in giro Alex per la sua incertezza con Grimmjow, parola sua!
 
«Okay, ehm, come ti senti? Voglio dire, è ovvio che ti senti bene, ma come ti senti senti? Perché se c’è bisogno che ti elenchi tutti i motivi per cui dovresti trovarmi irresistibile, sono pronta!»
 
Detto questo, Liz cominciò a contare sulle dita. «Vediamo, per prima cosa sono decisamente sexy, poi come faccio io i panini al prosciutto non li fa nessuno, poi sono 100% biodegradabile, quindi anche se mi abbandoni per strada non inquino, e posso stare per molti giorni fuori dal frigo senza deteriorarmi, e infine…»
 
Accorgendosi dei tremori che avevano cominciato a scuotere Aramis, Liz interruppe la sua lista.
 
Oddio, stava forse per avere un attacco epilettico?
 
Poi si accorse che era letteralmente scosso dalle risa represse.
 
«Oh cielo, non starai mica per scoppiare in una di quelle risate malvagie tipiche di un supercattivo, vero? Perché se cominci a farne una alla fine di ogni mio monologo, la gente comincerà a chiamarci la coppia malefica. Il che in effetti è una figata assurda, quindi continua pure.»
 
Aramis rotolò sul fianco, tenendosi lo stomaco mentre scoppiava definitivamente a ridere.
 
Liz sentì la tensione abbandonarla quasi del tutto, e gli rivolse uno sguardo malizioso.
 
«Accidenti, addio al piano B. Sembra che il solletico non servirà dopotutto.»
 
Riuscendo infine a calmarsi quel tanto che bastava per riuscire a respirare quasi normalmente, Aramis le avvolse un braccio attorno alla vita, e Liz si lasciò trascinare di nuovo giù.
 
«Quindi avevi vari piani d’emergenza?» le chiese con voce quasi normale, stringendola tra le braccia e contemporaneamente facendo passare una gamba sopra le sue.
 
Liz annuì solennemente.
 
«Piano A, ammaliarti con l’elenco delle mie straordinarie qualità. Piano B, immobilizzarti con il solletico o la presa vulcaniana. Piano C, approfittare della tua momentanea immobilizzazione per saltarti addosso e farti tante cose depravate, in modo da stimolare la tua memoria sensoriale.»
 
Aramis sorrise nello stesso modo in cui dovette aver sorriso il serpente nell’offrire la mela ad Eva.
 
«Mi piace il piano C.» mormorò sfiorandole l’orecchio con le labbra.
 
Liz rabbrividì e cominciò ad accarezzargli lentamente il petto.
 
«E a me piacciono le mele» rispose con voce altrettanto bassa.
 
Cortesia non ricambiata dai suoi ormoni, che invece stavano strillando a pieni polmoni di darci un taglio con la chiacchierata e tutto quel simbolismo sui serpenti e darci dentro con altre attività ben più importanti e molto meno simboliche.
 
Il che ovviamente attirò il suo sguardo verso il basso, ma in quel modo la sua attenzione venne attirata dalla cicatrice sulla coscia destra di Aramis, che al momento stava ancora intrappolando le sue gambe.
 
L’aveva già intravista durante la notte, ma non aveva fatto domande perché aveva cose più, ehm, pressanti a cui pensare, ma ora Liz si ritrovò a tracciarne i contorni con le dita.
 
Era ovale, aveva i bordi irregolari ed era grande circa quanto il palmo della sua mano.
 
Aramis sospirò, chiaramente poco entusiasta della direzione che avevano preso i suoi pensieri.
 
«Era il mio numero da Arrancar. Ad ognuno di noi, come sai, viene tatuato un numero in base all’ordine di creazione, mentre agli Espada in ordine di potenza. Quando un Espada viene declassato, gli viene rimosso il tatuaggio, ma un Arrancar normale si tiene il suo finché non muore.»
 
«E allora come mai…?»
 
 «Quando decisi di tornare da Meiko, mi sfigurai da solo quel numero. Non che credessi che così mi avrebbe perdonato, ma almeno era un primo passo.»
 
Liz smise di accarezzarlo e appoggiò delicatamente le mani sul suo braccio.
 
Aramis la fissava con un’intensità quasi bruciante, ma non interruppe i suoi pensieri.
 
Infine Liz si girò verso di lui e gli chiese con semplicità: «La amavi?»
 
Aramis rifletté così a lungo sulla sua domanda, da farle dubitare che le avrebbe mai risposto.
 
Le sue mani le accarezzavano lievemente la schiena, quasi come se quel semplice gesto lo aiutasse a concentrarsi meglio.
 
«Era la mia migliore amica.» disse infine.
 
«Come me e Alex?»
 
Aramis sorrise in un modo strano.
 
«Esatto, proprio come te e Alex. Solo con meno chiacchiere e più calci nel sedere.»
 
Liz fece finta di rabbrividire.
 
«Non darle strane idee!»
 
Aramis sorrise e rotolò di scatto sopra di lei.
 
«Tranquilla, il diritto alle sculacciate me lo tengo tutto per me.» la rassicurò posandole le labbra sul collo.
 
Liz ridacchiò felice.
 
«Ma come, passiamo direttamente alla Stanza dei Giochi e alle sculacciate? E senza neanche un giro in elicottero prima?»
 
«Che bisogno c’è di un elicottero quando si può volare?» le rispose bloccandole i polsi sopra la testa.
 
 Sempre ridendo, Liz cominciò a contorcersi per sfuggire alle sue grinfie.
 
Le sue sexy, sexy grinfie.
 
«Non vale, non vale! Non mi hai neanche comprato da bere! Voglio il mio avvocato!»
 
Aramis sorrise contro la sua pelle.
 
«Ah, ma se ricordo bene sono io quello che è stato sedotto. Quindi non dovrebbe essere il contrario?»
 
 «Assolutamente no! Se ti ho assalito è stata tutta colpa tua, tua e di quei tuoi feromoni che spargi in giro come se non fosse roba che ti appartiene!»
 
«Ah-ah coniglietto, colpevolizziamo le vittime adesso?»
 
Liz abbandonò la lotta con un sospiro. «E va bene, hai vinto. Come potrò mai ripagarti per aver così crudelmente approfittato di te per tutta la notte?»
 
«Be’, in effetti una cosa ci sarebbe…»
 
**
 
L’obiettivo si trovava a qualche decina di metri davanti a lei, passeggiando come se niente fosse tra le bancarelle illuminate della fiera notturna.
 
Aveva un’aria piuttosto tranquilla e rilassata, e gli abiti scuri gli permettevano di confondersi abilmente in mezzo alla folla raccoltasi per ammirare le varie attrazioni, ma lei sapeva che era una farsa.
 
Sotto all’apparenza giovane e comune si annidava un predatore astuto ed esperto nell’inganno, che solo lei poteva sperare di fermare prima che fosse troppo tardi per l’ignara preda che tutt’ora si aggrappava fiduciosa al suo braccio…
 
«Dacci un taglio, tanto non puoi fare più niente per lei.»
 
Alex lanciò un’occhiataccia al suo riluttante accompagnatore.
 
Prima di uscire si era camuffata accuratamente, nascondendo la treccia sotto ad un cappello ed infilandosi un paio di occhiali dalle lenti non graduate, ma Grimmjow, che era stato afferrato da lei praticamente all’ultimo momento e trascinato per strada quasi come un accessorio, non stava facendo nulla per rendersi meno riconoscibile, ed i suoi capelli azzurri attiravano decisamente non poca attenzione.
 
«Posso controllare che lui non approfitti del suo entusiasmo per convincerla a fare qualcosa di cui potrebbe pentirsi, tipo portarla in un albergo con un’altra coppia o porcherie simili!»
 
Più avanti, Aramis circondò con un braccio le spalle di Liz, e, dopo averle sollevato il mento con l’altra mano, la baciò in modo piuttosto deciso.
 
Poi riprese a camminare con lei, non prima però di aver indirizzato loro un sorriso malefico e palesemente compiaciuto.
 
Maledetto…!
 
Alex si trattenne a stento dal percorrere di corsa la distanza che li separava e strappargli Liz dalle braccia ringhiando “MIA!”.
 
L’unica cosa che glielo impedì fu il fatto che così facendo avrebbe rovinato il loro primo appuntamento, e Alex non poteva fare una cosa simile alla sua migliore amica.
 
Si sarebbe quindi limitata ad osservare da lontano che Aramis continuasse a comportarsi in modo decente per tutta la serata.
 
Continuò quindi a seguirli discretamente, osservando le bancarelle e lanciando loro un’occhiata di tanto in tanto.
 
Ridi, ridi, Aramis. Finché puoi.
 
*
 
Aramis sorrise tra sé e riportò la sua attenzione su Liz, che era beatamente ignara del fatto che la loro serata romantica, ovvero “l’indennizzo” che le aveva richiesto per averlo sedotto, non fosse poi così privata come pensava.  
 
Per buona misura lei aveva insistito col bere la pozione gender bender, affermando solennemente che rimanere in incognito era ancora una priorità, dopotutto.
 
«Senza contare che sono settimane che muoio dalla voglia di provarla!» aveva poi aggiunto con un sorrisetto malizioso. Poi un’ombra di dubbio aveva attraversato i suoi lineamenti. «Ah, ma in effetti forse non è una buona idea. Voglio dire, sicuramente sarò gnocca anche da ragazzo, ma mi sa che non era questo che avevi in programma…»
 
Non ci era voluto molto per convincerla del fatto che per lui andava benissimo anche uscire con un ragazzo, e così finalmente Aramis era riuscito ad avere un appuntamento con Liz, anche se non del tutto privato, a quanto pareva.
 
Non che per lui la presenza di Alex e Grimmjow fosse un problema, ma per il momento decise di non dire nulla a Liz.
 
Era il loro primo appuntamento, dopotutto, e avrebbe fatto in modo che la sua attenzione fosse concentrata totalmente su di lui e nessun altro.
 
Era solo dovuto infondo, dato che Aramis sembrava incapace di staccarle per più di un minuto gli occhi di dosso.
 
Per effetto della pozione era alta quasi quanto lui, e, malgrado i lineamenti maschili, alcune caratteristiche erano rimaste invariate, come gli occhi azzurri e luminosi e il sorriso allegro. Anche i capelli, anche se corti, avevano mantenuto il loro biondo originale.
 
Tuttavia Aramis non era solo nella sua analisi, come confermò l’onda anomala di pensieri infuocati che lo assalì da parecchie direzioni quando prese la mano di Liz.
 
Presa com’era dall’osservare con entusiasmo ogni singola bancarella che passavano, Liz invece sembrava del tutto ignara degli sguardi femminili che stavano attirando, o almeno così credette Aramis finché lei non lo sorprese mormorandogli all’orecchio: «C’è un gruppo di ragazzine dietro di noi che ci segue sospirando da un bel pezzo. È invidia o sperano che ci mettiamo a dare spettacolo?»
 
«Riesci sempre a stupirmi, coniglietto. Non pensavo che te ne fossi accorta»
 
Liz gli rivolse un sorriso raggiante e gli strinse la mano.
 
«Allora eri serio quando mi hai promesso che per oggi la mia mente era offlimits!»
 
Aramis sollevò le loro mani intrecciate e, senza staccare gli occhi dai suoi, posò un bacio sul dorso di quella di Liz.
 
Fu immediatamente ricompensato dal rossore sulle sue guance e da parecchi sospiri estasiati alle loro spalle.
 
«Avevi dei dubbi forse?»
 
**
 
Alex non aveva la minima idea del perché esattamente la serata avesse preso una piega simile, fatto stava che al momento si ritrovava seduta su uno sgabello con la mano nella presa sicura di una chiromante.
 
Era giovane, circa sulla ventina, aveva i capelli rossi con in mezzo delle treccine blu, e stava osservando il suo palmo come se sopra vi fosse incisa la trama del suo best seller preferito.
 
Personalmente Alex era piuttosto scettica riguardo a sedicenti maghi e simili, ma qualcosa in quella ragazza l’aveva colpita.
 
Forse era la flebile ma presente traccia di energia spirituale che la circondava, o forse era il fatto che le si era parata davanti all’improvviso per trascinarla al suo stand come un’indemoniata.
 
Grimmjow, utile come sempre, si era eclissato già da qualche minuto alla ricerca di chissà cosa, mentre Liz e Aramis si stavano allontanando sempre di più tra la folla.
 
Semplicemente splendido.
 
Ma era ancora niente.
 
«Vedo una vita lunga, già una volta interrotta, spesso sul punto di spegnersi nuovamente, ma mai estirpata, poiché gli oscuri errori del passato fanno da monito affinché la fiamma della determinazione non si offuschi mai.» dichiarò la veggente con voce vibrante. «Molti destini si intrecciano, ma solo quattro si uniscono saldamente in un legame indissolubile ed eterno. Quattro anime destinate da tempo ad incrociarsi, una il cui segreto si cela nel sangue, una che nasconde il suo nello spirito, una che mantiene i suoi nella memoria, e l’ultima che pagherà con sangue e sofferenza il prezzo di questi intrighi. Tutte possiedono grande potere, ma solo una ha anche il potenziale per provocare grande sofferenza. I preparativi sono quasi conclusi, e anche l’ultima pedina è salita sulla scacchiera. Perciò bada, poiché il momento della Scelta è vicino
 
W-
 
W-
 
WTF?!?
 
Alex aveva la bocca così spalancata che per un attimo le parve strano che la mascella non le si fosse già adagiata sulle ginocchia.
 
La chiromante, nel frattempo, del tutto incurante della bomba nucleare che le aveva appena sganciato addosso con tanta naturalezza, allungò a mano verso di lei.
 
«Sono due pezzi da cinque, zucchero.»
 
Questo bastò a riscuotere parzialmente Alex dal suo stato catatonico.
 
«Frena un attimo, tutto qui? Mi spari in faccia una profezia come se fossi una delle Parche e poi mi ributti per strada senza spiegarmi nulla? Cos’è, mentre mi allontano magari aggiungi pure “un piccolo monito giunge infine, se Ercole combatte per te è la fine”?»
 
La ragazza la squadrò con aria di superiorità.
 
«Sono una veggente, zuccherino, non la palla magica delle risposte. Mai visto un film? Mai letto un libro? Eragon, Harry Potter, Charley Davidson? Ti pare che i veggenti sfoglino il futuro come una rivista dal parrucchiere? Ti dico ciò che vedo e vedo ciò che ti dico. Se vedessi chiaramente il futuro di tutti quelli che incontro diventerei completamente pazza.»
 
Alex ritirò la mano e si appoggiò coi gomiti alla bancarella, sporgendosi in avanti.
 
«Quindi mi hai trascinata fin qui perché la Sibilla Cooman che è in te non ha resistito al passaggio di un Prescelto?»
 
«Quattro prescelti, per essere precise.» la corresse facendo spallucce. «Questa deve essere la serata più importante della mia carriera!» aggiunse poi con espressione sognante.
 
«Già… e come mai hai placcato solo me, invece di accanirti anche su Grimmjow? E che mi dici di Aramis e Liz, che sono passati prima di me?»
 
«Stesso destino, stessa profezia. Avrei detto le stesse cose ad ognuno di loro, Mamma Chioccia. Ho scelto te per permettere a Cappuccetto Rosso e il Lupo di continuare indisturbati il loro appuntamento. Sul serio, dovresti imparare a rilassarti e ad essere meno rompicoglioni.»
 
In un angolo remoto della sua testa, Alex sentì distintamente la risata di Aramis.
 
«Noto che sei piena di preziosi consigli, Morgana dei poveri.» ribatté Alex con un sorriso falso e accattivante da serial killer.
 
«Non arruffare le penne, adesso. Credimi, ti ho fatto un favore. Ora che li hai persi di vista puoi concentrarti sul tuo appuntamento con Cookie Monster, e, tra parentesi, non capisco come tu faccia a preoccuparti degli altri quando hai uno così che ti guarda in quel modo. Ti chiederei di prestarmelo ogni tanto, ma immagino che in futuro sarete troppo impegnati con Junior per pensare a storielle extra-coniugali» sospirò. «Peccato.»
 
Il cervello di Alex fu soggetto ad uno shutdown improvviso e totale.
 
«… prego?»
 
La chiromante si morse il labbro con aria colpevole.
 
«Ooops, spoiler?»
 
Dopodiché si rifiutò di aggiungere altre informazioni, e in capo a pochi minuti Alex si ritrovò a girovagare per la fiera con aria stralunata e la netta sensazione di aver scoperto fin troppi particolari del suo futuro di quanto fosse necessario.
 
Probabilmente fu per quel motivo che non si accorse della presenza malevola alle sue spalle finché una pacca sulla schiena non la spedì quasi a terra.
 
«Sognare ad occhi aperti è il modo migliore per farsi ammazzare.»
 
Alex si aggiustò gli occhiali sul naso e si voltò verso Grimmjow, una risposta tagliente pronta sulle  labbra, ma ciò che le si parò davanti sconvolse il suo cervello al punto da zittirla completamente.
 
Evidentemente Grimmjow aveva trovato il modo di tenersi impegnato nell’ultima mezz’ora, dato che aveva degli strappi sui vestiti e una bimba fantasma di circa otto anni aggrappata alla maglia.
 
Nonché  uno stecco di zucchero filato in mano.
 
«Dove l’hai trovata?» gli chiese sconcertata indicando la bambina.
 
«Mi ha salvata!» esclamò lei fissandolo con un’adorazione inquietante. «Dei mostri giganteschi stavano per mangiarmi vicino al fiume, e lui li ha ammazzati di botte!»
 
«Ti ho già detto che volevo solo uccidere loro, non mi ero neanche accorto di te!»
 
La bimba, che aveva due codini neri e un sorriso da monella, ignorò quel commento e gli tirò la maglia.
 
«Lei è la tua fidanzata? È carina, anche se con quegli occhiali sembra un po’ una secchiona. Mi portate sulle giostre? Ah, prima però devi darle il regalo!»
 
Due secondi dopo era aggrappata ad Alex.
 
«Gliel’ho detto io che alle ragazze bisogna sempre fare i regali!» esclamò orgogliosa. «Lui neanche lo sapeva, e ha anche detto una di quelle parole che non bisogna mai dire! È vero che chi dice le parolacce finisce all’inferno?»
 
Grimmjow sbuffò.
 
Alex sorrise incerta alla bambina. «Ehm, non esattamente. Tu comunque fai bene a non dirle, sei una bimba educata. Come ti chiami?»
 
«Rina. E tu?»
 
«Io sono Alex, e lui è Grimmjow. Ehm, abiti da qualche parte? Vuoi che ti accompagnamo?»
 
Rina si mise le mani sui fianchi, mettendo così inconsapevolmente in evidenza la catena che le ricadeva sulla maglietta a fiori macchiata di sangue.
 
«No, io voglio andare sulle giostre! Venite con me?»
 
«No.» rispose Grimmjow.
 
«Sì!» disse Alex lanciandogli un’occhiataccia.
 
Rina sorrise felice e si catapultò di corsa verso gli altri bambini, che però non potevano vederla.
 
«Regalo?» chiese Alex inarcando un sopracciglio, mentre si avviavano lentamente nella stessa direzione.
 
Grimmjow si strinse nelle spalle e le porse lo zucchero filato.
 
«A cena hai mangiato poco» disse semplicemente.
 
Alex lo accettò con un mezzo sorriso e ne staccò un morso, facendo attenzione a non impiastricciarsi tutta la faccia.
 
«Mmmh, che buono!» sospirò estasiata. «Erano anni che non lo mangiavo!»
 
In cima allo scivolo Rina li salutò agitando la mano, ignorando gli altri bambini che le passavano attraverso.
 
«Vuoi assaggiare?» chiese Alex sovrappensiero.
 
A sua discolpa c’era da dire che l’aveva chiesto in spirito di totale innocenza, sul serio.
 
Non era colpa sua se Grimmjow sceglieva sempre di capire ciò che più gli faceva comodo.
 
Perciò Alex sgranò leggermente gli occhi quando Grimmjow le strinse la mano per allontanare lo zucchero filato e si chinò su di lei.
 
«Sì» mormorò a pochi centimetri dal suo volto. «Voglio assaggiare.»
 
Detto questo le passò lentamente la lingua sulle labbra.
 
Asghfkd.
 
Alex arrossì e girò la testa per controllare che Rina non li stesse ancora guardando.
 
Era ancora troppo presto per quel tipo di esperienza educativa.
 
Fece in tempo ad appurare che la bimba fosse impegnata a girare su una giostra prima che la mano di Grimmjow sulla sua guancia la costringesse a girarsi nuovamente verso di lui.
 
«Ancora un assaggio.»
 
E una altro assaggio gli venne accordato, e poi due, e poi tre, finché qualcuno si schiarì la voce vicino a loro.
 
«Se non lo mangi posso prenderlo io?» chiese Rina indicando lo zucchero filato.
 
«Levati di torno, mocciosa. Non vedi che siamo impegnati?» disse Grimmjow in tono poco amichevole.
 
Alex gli diede una gomitata nelle costole, e dopo essersi guardata attorno si staccò da lui con un certo imbarazzo.
 
Parecchi bambini nelle vicinanze li stavano fissando rapiti, con conseguente disapprovazione dei genitori presenti, che evidentemente non apprezzavano l’improvviso aumento del raiting della serata che il loro spettacolino aveva causato.
 
Un gruppetto di vecchiette sedute su una panchina le sorrise, ammiccando con aria complice.
 
Voglio morire.
 
«Alex! Ma dai, siete venuti anche voi?»
 
Voglio morire ADESSO!
 
Liz e Aramis si stavano avvicinando tra la folla, Liz col solito entusiasmo e Aramis con un’espressione decisamente divertita.
 
Alex si voltò verso di loro e sollevò una mano in segno di saluto, sperando che il suo sorriso non mostrasse la minima traccia di quanto in realtà si sentisse colpevole ad averli pedinati.
 
Grimmjow rimase di fianco a lei, limitandosi a passarle un braccio sulle spalle e a posarle un ultimo bacio sulle labbra.
 
«Sempre tra i piedi voi due?» chiese a Liz e Aramis, che nel frattempo li avevano raggiunti.
 
Aramis rivolse loro un sorriso smagliante.
 
«Scusaci Grimmjow, avessimo saputo che stasera ti sentivi romantico saremmo andati al cinema! Così sembra quasi che vi stessimo pedinando, vero amore?»
 
Liz gli strinse la mano e rispose con tono malizioso, «Non saprei. Chiunque scelga un posto così bello per un appuntamento sembra quasi che voglia obbligare chi lo segue a divertirsi a sua volta.»
 
Alex si sentì sprofondare per la vergogna.
 
«Vuoi dire che lo sapevi?»
 
«Siamo amiche dalle elementari, Alex. Ti conosco come il palmo della mia mano.»
 
Alex sussultò internamente a quelle ultime parole.
 
“…e l’ultima che pagherà con sangue e sofferenza il prezzo di questi intrighi…”
 
Le parole della veggente le provocarono dei brividi gelidi sulla pelle;  Aramis le lanciò un’occhiata enigmatica, ma non fece commenti. Invece si portò la mano di Liz alle labbra.
 
«Non perdi mai occasione di stupirmi, coniglietto.»
 
«Ehi, che fine ha fatto “amore”?» protestò Liz mettendo il broncio, ma i suoi occhi rimasero divertiti.
 
«Quindi loro due sono fidanzati? Ma sono due maschi!» si intromise Rina squadrando Liz e Aramis con aria perplessa.
 
Liz la guardò incuriosita. «E tu chi sei, piccolina?»
 
Accortasi che anche loro due potevano vederla, Rina corse a nascondersi dietro alle gambe di Grimmjow.
 
«Si chiama Rina» spiegò Alex. «Grimmjow l’ha salvata da alcuni Hollow e ora lei sembra pensare che lui sia una brava persona.»
 
Liz e Aramis scoppiarono a ridere, ricevendo in risposta un dito medio da parte di Grimmjow.
 
«Chi fa i gestacci finisce all’inferno!» lo rimproverò Rina severamente, cosa che li fece ridere ancora più forte.
 
«Mi piace già questa bambina.» disse Aramis allegramente.
 
«Prenditela allora, non riesco più a levarmela di torno!» protestò Grimmjow afferrandola per il colletto e porgendogliela come un pacco regalo.
 
Rina cominciò subito ad agitarsi e a scalciare.
 
«Vedo che ha già ereditato il tuo carattere» commentò Aramis.
 
«Dai, mettila giù» lo esortò Alex scuotendo la testa.
 
Quella sera stava prendendo una piega sempre più strana.
 
*
 
Nascosta tra la folla, abbastanza lontano da non farsi notare, la giovane veggente osservava il gruppetto inclinando leggermente la testa.
 
Loro non lo sapevano, ma nessun incontro era casuale, neppure quello con quel piccolo fantasma che scalciava scontento.
 
In realtà erano molte le cose che ancora ignoravano, ma lei per adesso non poteva farci nulla: ognuno di loro aveva dei compiti da svolgere, ma non era ancora arrivato il momento di rivelare tutti i dettagli.
 
«Ci rivedremo presto, Destini Intrecciati.»
 
 
 
 
Angolo delirazioni
 
 
Liz: «Maaa quindi i fantasmi sono incorporei per chi non li vede?»
 
Aki: «Ecco, questa è una questione spinosa. Non lo so, Hollow e Shinigami sono tangibili anche per gli esseri umani normali, ma i fantasmi veri e propri, ovvero le “anime plus”, nel mondo reale in alcuni episodi hanno un aspetto evanescente, alcuni levitano a mezz’aria e non sembrano affatto solidi. Quindi mi sono presa la libertà di supporre che chi non li vede possa anche passargli attraverso.»
 
Rina: «Sai che spintoni se no sulle giostre!»
 
Alex: «Senza offesa, ma non penso che sia questa la questione più importante.»
 
Aramis: «Concordo. Una profezia? Sul serio?»
 
Aki: «Ho il diritto di divertirmi come voglio. E poi mancava ancora questo cliché nella storia, vi pare che potessi lasciarmelo sfuggire? Vedervi scervellare nel tentativo di interpretarla riempirà di gioia molte delle mie giornate.»
 
Aramis: «Non che l’ultima parte di ciò che la veggente ha detto alla principessa sia tanto misteriosa…»
 
Grimmjow: «Di che diavolo state parlando?»
 
Alex: «NIENTE! Assolutamente nulla, parlano perché hanno la bocca!»
 
Grimmjow: «… sei arrossita?»
 
Alex: «NO!»
 
Liz: «Ah! Aki, stai dimenticando una cosa che avevi promesso!»
 
Aki: «Ah già, la pubblicità spudorata. Gente, se siete vittima di una curiosità morbosa verso i miei bambini, fate un giro su Charahub! Sto compilando i profili di Alex, Aramis e Liz, mettendo immagini e rispondendo ad un sacco di domande personali su di loro che mi mettono decisamente in crisi. Man mano che la storia procede probabilmente cambierò alcune informazioni, quindi ogni tanto controllate i progressi! Il link è questo https://charahub.com/user/Akisan »
 
Alex: «Questa è violazione della privacy.»
 
Rina: «Cos’è la privacy?»
 
Aramis: «Una di quelle parole brutte che non si devono dire.»
 
Rina: «Oooh.»
 
Aki: «Smettila di traviare le giovani menti innocenti, Aramis!»
 
Aramis: «Sto cercando solo di affinare le mie doti paterne. Non si sa mai che in futuro possano tornare utili, giusto Grimmjow?»
 
Alex: «Stanotte ti uccido.»

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Capitolo 41
*** Salvate il soldato Liz. ***


 
Aki: «Mi sento così.. buona ultimamente. Brrr. Devo correre ai ripari. Dimmi Aramis, per caso negli ultimi capitoli ho approfondito il tuo personaggio e ti ho donato spessore e crescita personale?»
 
Alex: «Non farlo, Aramis. Lo sai che qualunque risposta sarà usata contro di te.»
 
Aramis: «Purtroppo credo fosse una domanda retorica.»
 
Aki: «Accidenti, che figura ci faccio se all’improvviso mi diventi buono, prevedibile e accomodante? Devo assolutamente correggere la situazione!»
 
Alex: «Non sia mai che poi si riesca a rilassarsi e costruire un rapporto di fiducia tra di noi.»
 
Aki: «Non essere assurda, Alex. La fiducia e i buoni sentimenti sono noiosi. E già che ci siamo, ultimamente tu e Grimmjow siete troppo tranquilli. Ci vuole un po’ più di richiamo della foresta, da queste parti.»
 
Alex: «Farò finta di non aver neanche sentito quest’ultima frase.»
 
Aki: «Ehi Liz, ultimamente sei molto contenta, vero?»
 
Liz: «Oh, sì!»
 
Aki: «Perfetto. Grimmjow, sai cosa fare.»
 
Grimmjow: «Con immenso piacere.»
 
Liz: «Ehm… evviva?»
 
 
 
Un bastimento carico di ringraziamenti a ParkJiSmile, Arishis, Akari Uchiha e XxBlueRiaxX per aver aggiunto questa storia tra le preferite, a Valar_Morghulis, Sarija, Tico_Sarah, Princess_5_elements, TheNim e Mangostan per averla messa tra le seguite, a Sarija e Astarter per averla messa tra le ricordate, e a chi legge e basta. Provvederò affinché Rina si trasferisca al più presto ad infestare casa vostra.
 
 
 
Bleach e i suoi personaggi non mi appartengono. Non è mia intenzione promuovere alcun tipo di violenza, soprattutto quella che comprende oggetti contundenti in acciaio. Questo capitolo contiene un alto tasso di parolacce, tensione e sbalzi d’umore inspiegabili. E di personaggi posseduti. Buona lettura!
 
 
 
Capitolo 41: Salvate il soldato Liz.
 
 
Dato che un’Unione delle Anime non era mai stata portata a termine con successo, ma solo teorizzata, Urahara disse ai quattro disgraziati bisognosi di risposte di aver bisogno di tempo per analizzare a fondo la natura del loro nuovo legame, per capire con esattezza cosa fosse effettivamente cambiato in loro, oltre al loro aspetto fisico.
 
Personalmente, Liz gli avrebbe fatto notare che la mole di atteggiamenti strani e inconsueti si faceva sempre più grande ogni giorno che passava, ma forse lui se n’era accorto benissimo anche da solo.
 
Alex, ad esempio, si comportava con la rilassatezza e lo spirito pacifico di una mina antiuomo. L’aria attorno a lei era calda ed elettrica, e bastava un niente per farle saltare i nervi, anche se il più delle volte sembrava in grado di trattenersi prima di sacrificare gli oggetti nelle immediate vicinanze.
 
Più o meno.
 
La povera porta del magazzino non era più stata la stessa da quando un pugno l’aveva trapassata da parte a parte.
 
Aramis, invece, aveva degli sbalzi d’umore tali che una platea di schizofrenici gli avrebbe dato tutti dieci e lode conditi da venti minuti di applausi.
 
Spesso se ne stava per i fatti suoi, perso nei suoi pensieri o rigirandosi tra le mani il suo pugnale con aria assente, e a volte spariva per ore intere chissà dove.
 
E poi, tutto ad un tratto, diventava allegro, espansivo e dispettoso.
 
Grimmjow sembrava tutto sommato quello meno colpito dalla strana atmosfera che si respirava ultimamente, anche se era chiaro come il sole che probabilmente sarebbe stato molto più contento se un meteorite lo avesse centrato in pieno, piuttosto che ritrovarsi legato in qualche modo a tutti loro.
 
E non solo.
 
Rina si era praticamente trasferita a vivere con loro, con buona pace sia di Grimmjow che della barriera di Urahara, che a quanto pareva non erano minimamente in grado di tenerla fuori dall’edificio, e aveva origliato alcuni dei loro discorsi.
 
Tuttavia sembrava avere qualche difficoltà a comprendere il concetto di “anime unite”, perciò era fermamente convinta che fosse una sorta di frase in codice per indicare che erano fidanzati.
 
Tutti e quattro.
 
Grimmjow era caduto vittima di una possessione demoniaca quando glielo aveva sentito dire per la prima volta.
 
Soprattutto perché subito dopo Aramis le aveva dato il cinque.
 
Per quanto riguardava Liz, invece…
 
Lei canticchiava la sua canzoncina di cui non ricordava le parole e intanto li osservava curiosa, chiedendosi se anche lei per caso agli occhi altrui sembrasse strana.
 
Per il momento comunque non si sentiva diversa.
 
Un po’ preoccupata forse al pensiero che quei tre facessero saltare il quartiere in aria con i loro malumori, ma di certo non diversa.
 
Forse giusto un po’ più cauta.
 
Soprattutto per ciò che riguardava Aramis, dato che i suoi cambi d’umore, col passare dei giorni, si erano fatti molto più improvvisi rispetto a prima, e molto più inquietanti.
 
E spesso era Liz a doverci mettere una pezza sopra e aiutarlo a riacquistare il controllo, quando la cosa rischiava di sfuggirgli di mano.
 
Quel bel pomeriggio assolato, ad esempio, era rinchiusa in bagno con Al almeno da mezz’oretta.
 
Gli stava confidando tutte le sue perplessità sullo strano comportamento di Aramis e Alex, e forse in minore misura anche di Grimmjow, che sembrava un po’ più tranquillo rispetto al solito, quando Al tutto ad un tratto ondeggiò sulle zampe e sbadigliò, poi scosse la testa e si mise a grattare contro la porta.
 
Liz sospirò.
 
«E va bene, ho capito. La pausa è finita.»
 
Giusto il tempo di aprire la porta, e Al sfrecciò nel corridoio con il pelo ritto, soffiando e ringhiando.
 
Okay, qualcosa non andava.
 
Esitante, Liz uscì dal bagno e si guardò attorno, ma il corridoio era completamente deserto.
 
Al schizzò giù dalle scale e quasi andò a scontrarsi contro Ed, che era nello stesso stato ringhiante del fratello.
 
«Aaaalex, i tuoi gatti sono impazziti!» esclamò Liz.
 
Nessuna risposta.
 
«Ragazzi?»
 
Fu in quel momento che si accorse del silenzio innaturale in cui era piombata la casa, gatti posseduti a parte.
 
Ooookay…
 
«Eddai, sono rimasta in bagno al massimo mezz’oretta, non c’è bisogno di reagire così!»
 
Trovò Grimmjow e Alex in cucina.
 
Erano entrambi a terra, apparentemente addormentati.
 
Rina era riversa sul tavolo, immersa nel mondo dei sogni e con il pollice in bocca.
 
Liz li controllò a fondo tutti e tre, ma respiravano e sembravano a posto.
 
Stavano semplicemente dormendo.
 
Ed e Al invece continuavano a soffiare ed agitarsi.
 
Urahara non c’era da un paio di giorni.
 
Mancava solo una persona all’appello.
 
«Aramis?»
 
Una lieve risata si diffuse nella sua mente, ma nulla più.
 
Oh beh, nulla di cui preoccuparsi, quindi.
 
Il clima si era decisamente ammorbidito negli ultimi tempi, e una tiepida giornata primaverile la accolse quando uscì sul retro.
 
Le prime timide margherite avevano cominciato a spuntare nel praticello dietro al negozio, e anche l’albero si stava riempiendo di un rosa delicato.
 
Aramis era seduto comodamente su una delle biforcazioni più alte della pianta, con la schiena contro il tronco e una gamba a penzoloni.
 
Era sveglio, ma il suo sguardo era apparentemente perso all’orizzonte.
 
Attenzione, la avvisò un campanello interno.
 
Questo la fece esitare un attimo.
 
Non era esattamente una sensazione di pericolo, Liz non avrebbe mai potuto aver paura di lui, ma piuttosto una di cautela.
 
Qualcosa dentro di lei percepiva che Aramis si trovava in uno stato d’animo particolare.
 
Sai che novità!
 
Dopo aver dedicato un epitaffio mentale ai suoi progetti di un pomeriggio tranquillo, Liz cominciò con qualche difficoltà ad arrampicarsi sull’albero.
 
«Ahia! Stupido ramo… oh cacchio, sto schiacciando un po’ di fiori… ma non sarà un po’ presto per le api?»
 
Arrivata più o meno alla stessa altezza di Aramis, più precisamente sul ramo di fianco, si sedette con cautela e si mise ad osservarlo con la testa inclinata.
 
Ora veniva la parte difficile.
 
«Ipnosi di gruppo? Ti è riuscita piuttosto bene.» gli disse cautamente.
 
Aramis sorrise e rivolse finalmente lo sguardo su di lei.
 
Non era esattamente un’espressione rassicurante, ma d’altra parte le sue raramente lo erano.
 
«Dici?»
 
«Sì. Ma mi sa che sugli animali hai poca presa, Ed e Al sono andati in modalità berserk.»
 
«Ah, ho provato ad estendere il contatto mentale anche sui gatti? Non me n’ero accorto.»
 
«Questo sì che è strano.» commentò Liz dondolando le gambe nel vuoto.
 
Attenzione, la avvisò di nuovo il campanello.
 
Aramis sollevò una mano e spezzò un rametto ricco di fiori.
 
Dopo qualche momento di riflessione, cominciò a staccare i fiorellini uno per uno e ad intrecciarli sovrappensiero tra i capelli di Liz.
 
«Sei tesa.»
 
«Sei strano. Più del solito, intendo.»
 
«Hai paura?»
 
«No, ma c’è qualcosa in te che mi fa venire un po’ i brividi.»
 
Le dita di Aramis esitarono per una frazione di secondo, poi ripresero il loro compito.
 
«Forse stai finalmente imparando a percepire l’energia spirituale, coniglietto.»
 
«Forse. Ma ciò non toglie che tu sia strano.» insistette Liz. «Come mai non hai addormentato anche me?»
 
Finito di intrecciare anche l’ultimo fiore, Aramis si portò una ciocca di Liz al volto, premendosela contro le labbra.
 
«La mia mente è uno spazio contorto, amore. A volte faccio… fatica, a reprimere un certo tipo di pensieri.»
 
«Quindi ti rifugi su un albero e ipnotizzi chi ti sta attorno?»
 
«Tra le altre cose.»
 
Liz si morse un labbro, esitando, poi decise di andare dritta al punto.
 
«Che tipo di pensieri sono?»
 
Aramis si limitò a sorridere.
 
Sì. Decisamente inquietante.
 
«E ti vengono così, all’improvviso?» insistette Liz.
 
«Oh no, ci sono quasi sempre. Semplicemente, a volte sono bravo ad ignorarli, altre… no.»
 
Lei soppesò quell’informazione, notando come Aramis stesse lentamente avvolgendosi la sua ciocca tra le dita.
 
«Quindi adesso a che punto ti trovi nel processo di repressione?»
 
«Non saprei. Avrei dovuto addormentarti per assicurarmi che rimanessi lontana da me come gli altri, eppure non l’ho fatto. Ed eccoti qua.»
 
«Già. Eccomi qua.»
 
Aramis inclinò la testa da un lato, quasi come a chiedersi che cosa farne di lei.
 
Liz ricambiò il suo sguardo mentre faceva mentalmente il punto della situazione.
 
Si trovava seduta su un albero insieme ad un Aramis in preda, per sua stessa ammissione, ad una qualche specie di Crisi da Intenzioni Malvagie che stava facendo grande fatica a controllare.
 
La parte ragionevole di Aramis lo aveva spinto ad addormentare chiunque nei paraggi, in modo da poter smaltire in solitudine l’attacco ed evitare nel frattempo di mostrare il peggio di sé.
 
Chiunque tranne lei, perché a quanto pareva la parte meno ragionevole gli aveva impedito di farlo.
 
Quindi doveva muoversi con molta cautela.
 
Certo, lui non le avrebbe mai fatto del male, però Liz si accorse di non essere poi così ansiosa di scoprire cosa gli stesse effettivamente passando per la testa.
 
«Posso aiutarti in qualche modo?» disse infine.
 
Aramis sfilò le dita dai suoi capelli e le appoggiò la mano su una guancia.
 
Liz rimase perfettamente immobile.
 
Probabilmente non sarebbe riuscita a muoversi neanche se lo avesse voluto, imprigionata com’era dall’intensità del suo sguardo.
 
«Mi ameresti ancora, se mi vedessi al mio peggio?» le chiese a sua volta.
 
Liz pensò che di lati negativi del suo carattere ne vedeva già quotidianamente e ampiamente, ma preferì tenersi per sé quel commento.
 
Aramis non era ancora entrato nella sua mente neanche una volta durante tutta la conversazione, quindi i suoi pensieri per il momento rimasero privati.
 
In ogni caso lui non attese la sua risposta, ma si sporse in avanti, bilanciandosi con una mano sul ramo sopra di loro, fino ad arrivare molto vicino a Liz.
 
«Non ti lascerei scappare.» disse con fermezza.
 
Eppure nel frattempo continuava ad accarezzarle la guancia col pollice con estrema delicatezza.
 
«Non mi faresti mai del male.» gli rispose con tranquillità.
 
Aramis le sfiorò il collo con le labbra.
 
«Farei molte cose, pur di tenerti con me.»
 
Liz percepì la chiara pressione dei suoi denti sulla pelle, e trattenne il respiro.
 
«Però su questo hai ragione. Non ti farei mai soffrire.»
 
La sua mano abbandonò la guancia di Liz e scese lentamente, tracciando tutto il percorso fino alla vita.
 
Le sue dita erano calde quando si infilarono sotto alla maglia di Liz, così come lo erano le sue labbra, sempre più vicine alla sua scollatura.
 
Fu allora che, colta da un improvviso sospetto, Liz gli mise una mano sulla fronte.
 
«Porca miseria, ma tu hai la febbre!»
 
Aramis assunse un’espressione confusa.
 
«Impossibile.»
 
«Impossibile un corno, sei bollente! Avanti, sveglia tutti e poi vattene dritto a letto. Io vado a prepararti qualcosa di caldo, prendo un po’ di ghiaccio perché non so se abbiamo delle medicine, e poi…»
 
Aramis le appoggiò due dita sulle labbra.
 
«Si era creata una così bella atmosfera, non distrarti proprio adesso.»
 
«Oh no, il tuo attacco di malvagità dovrà aspettare. Prima ci occupiamo del tuo calo di anticorpi, e poi di quello di buonsenso.» dichiarò Liz cominciando a scendere dall’albero.
 
Lo sentì chiaramente sospirare, poi, con un unico e fluido movimento, Aramis saltò a terra, per poi rimanere ad osservare la sua discesa con aria divertita.
 
«Quindi mi farai da infermiera per tutto il giorno? Se giuri di farmi la respirazione bocca a bocca nel caso in cui le mie condizioni dovessero peggiorare, prometto che sveglierò gli altri. Prima o poi.»
 
Liz scosse la testa e trattenne un sorriso.
 
A quanto pareva per il momento era riuscita a far fronte all’emergenza.
 
*
 
Atteggiamenti bizzarri e possibilmente psicotici a parte, l’unica cosa quasi certa, anche se ovviamente nessuno di loro avrebbe mai cercato di testare quella teoria, era che da quel momento in poi, essendo le loro anime legate indissolubilmente, lo erano anche le loro vite.
 
Il lato figo di quella notizia era che tutti e quattro sarebbero vissuti esattamente per lo stesso numero di anni.
 
E fin lì tutto a posto: contando che Aramis e Grimmjow avevano entrambi sul groppone qualche secolo di vita, e che con tutta probabilità sarebbero vissuti abbastanza a lungo da vedere l’alba di un nuovo millennio, la cosa poteva essere solo un vantaggio, no?
 
No.
 
Già, perché il rovescio della medaglia era che bastava che anche uno solo di loro morisse, ed era game over per tutti quanti.
 
Accidenti, quanto era bello fare la cavia da laboratorio!
 
Motivo per cui Liz non si stupì affatto quando la sera dopo, Grimmjow le disse chiaro e tondo che dal giorno dopo avrebbe cominciato ad allenarsi anche lei.
 
Evvai.
 
Alex aprì immediatamente la bocca per protestare, poi la chiuse quando probabilmente si rese conto che era una buona idea, e infine la riaprì di nuovo per giungere ad un compromesso.
 
E fu subito dibattito.
 
«E va bene, ma lo farà con me!»
 
«Così potrai coccolarla e chiederle come si sente ogni volta che avrai paura di averla colpita un po’ troppo forte?»
 
«Ah, quindi sarebbe meglio permettere a te di lanciarla a destra e a manca e di romperle le ossa mentre le urli di non abbassare la guardia?»
 
Al che Liz, che stava seriamente considerando l’idea di afferrare un pacchetto di popcorn per godersi meglio la scena, impallidì leggermente.
 
C’era sul serio quella possibilità?
 
Aramis, che fino a quel momento era sembrato del tutto preso dal tentativo di far impazzire Ed e Al con un puntatore laser sul pavimento, rivolse loro un sorriso che tutto trasmetteva tranne che allegria.
 
 «Trovo davvero affascinante sentirvi discutere su chi di voi due abbia più diritto a picchiare la mia ragazza.»
 
Alex ammutolì e rivolse a Liz uno sguardo colpevole, ma Grimmjow non si lasciò minimamente scalfire dalle sue parole.
 
«Sentite, ormai che lo voglia o no sono incastrato qui con voi, e non ho nessuna intenzione di crepare per colpa vostra! Perciò da domani in poi la ragazzina imparerà a combattere. E ci penserò io ad insegnarle, perché voi due la trattereste coi guanti di velluto.»
 
«Ti ricordo che io avevo già imparato a difendermi da sola quando abbiamo cominciato a combattere insieme. Liz non ha avuto questa possibilità, e con te si farebbe solo male senza imparare niente!» tornò alla carica Alex, strappando di mano il puntatore ad Aramis.
 
Ed si guardò attorno con aria frustrata per la sparizione della sua preda, mentre Al barcollò in cerchio un paio di volte prima di accasciarsi a terra esausto.
 
«Pensi forse che se domani venissimo attaccati si fermerebbero a chiederle se ha già imparato le basi, prima di massacrarla? In questa situazione non possiamo permetterci il lusso di coccolare nessuno, se vogliamo rimanere vivi. Meglio per lei incassare qualche colpo da me che non la voglio morta, piuttosto che non avere la minima possibilità di difendersi da chi invece si divertirebbe un mondo ad ammazzarla.»
 
E beh, questo sì che era davvero incoraggiante!
 
Dato che sia Alex che Aramis avevano aperto la bocca per ribattere, Liz comprese che era arrivato il momento di intervenire.
 
«Ehi ehi ragazzi, time out, time out!» esclamò mettendosi in mezzo a loro prima che cominciassero a picchiarsi. «Sono qui anche io, ricordate? Sono quella di cui avete parlato fino ad adesso come se non fossi neanche nella stanza. Non pensate che, prima di sbattere la testa l’uno contro l’altro come cervi per decidere chi abbia ragione, forse dovreste chiedere anche il mio parere?»
 
Funzionò alla perfezione.
 
Tre bocche si chiusero all’istante, e altrettante paia di occhi si puntarono su di lei.
 
«Ecco, così va meglio. Ora ascoltatemi senza interrompere. Io… credo che Grimmjow abbia ragione. Non voglio più essere l’anello debole della catena, quindi devo imparare a difendermi da sola. Mi spiace, anche io penso che voi due ci andreste troppo piano per paura di farmi male, quindi sarebbe meglio se fosse Grimmjow ad insegnarmi. Detto questo, alle mie ossa ci tengo, quindi se fosse possibile non partire subito con un battesimo di fuoco sarei più felice… Possiamo rimandare i pestaggi veri e propri a quando avremo scoperto se la trasformazione mi abbia effettivamente reso un po’ più forte?»
 
«Non ci saranno mai “pestaggi veri e propri”, Liz.» le assicurò Alex guardando storto Grimmjow.
 
«Non se al nostro amico piace l’idea di mantenere la sua sanità mentale.» aggiunse Aramis con uno sguardo non meno amichevole.
 
Liz rivolse ai suoi due eroi uno sguardo colmo di gratitudine, anche se probabilmente da fuori sembrò più uno da lepre davanti ai fari del tir.
 
Grimmjow li ignorò entrambi e si rivolse direttamente a lei.
 
«Domani mattina nel seminterrato alle dieci in punto. Tutto quello che devi fare fallo prima perché non faremo pause di nessun genere. Non mangiare troppo a colazione perché ti rallenterebbe. E stanotte vedi di dormire perché domani ti voglio in massima forma. » aggiunse con un’occhiata bieca ad Aramis.
 
Liz gli rivolse il saluto militare. «Signorsì signore!»
 
Detto questo Grimmjow uscì dalla stanza con aria soddisfatta.
 
Che rimase tale fino a quando, poco dopo la porta, Rina gli fece un agguato saltandogli addosso apparentemente dal soffitto, per poi schizzare via ridendo malignamente.
 
«Ti ho preso, ti ho preso!»
 
«Vieni qui, maledetta mocciosa!»
 
Dopo aver alzato gli occhi al cielo, Alex la guardò con aria preoccupata.
 
«Lo sai che non sei obbligata a farlo, vero?»
 
Liz praticamente la assalì, contando la veemenza con cui le buttò le braccia al collo. «Ti voglio strabenissimo! Ma non puoi negarmi la mia fantasia di arrivare alla riscossa e salvarti dal pericolo imminente col sole che mi illumina drammaticamente da dietro!»
 
Alex sospirò pesantemente, e, Liz ne era sicura al 100%, alzò di nuovo gli occhi al cielo.
 
«Ho paura che domani l’unica cosa che ti illuminerà da dietro saranno i calci che prenderai sul sedere.»
 
«Parli per esperienza personale?» chiese Liz con un ghigno.
 
Alex la pizzicò con forza sul fianco, costringendola a staccarsi da lei con uno squittio.
 
«Ehi, il solletico non vale!» protestò ridendo.
 
Alex si concesse un sorriso di vittoria, poi tornò seria. «Io comunque vi terrò d’occhio per essere sicura che Grimmjow non esageri, e se ti accorgi che i suoi metodi sono troppo per te dimmelo immediatamente, ok?»
 
«Sì mamma.»
 
«Dico sul serio.»
 
«Anche io.»
 
Alex strinse gli occhi e, con uno scatto improvviso in avanti, la pizzicò di nuovo sui fianchi.
 
«Ehi!» esclamò Liz saltando all’indietro e finendo così contro Aramis, che, pronto come sempre a cogliere un’occasione, ne approfittò subito per circondarle i fianchi con le braccia.
 
Alex si morse un labbro, ma non fece commenti.
 
Detto questo, Liz non aveva idea di cosa stesse effettivamente pensando, e forse era meglio così.
 
«Buonanotte. E Grimmjow ha ragione, stanotte vedi di dormire.» si raccomandò infine, rivolgendo loro uno sguardo accusatorio prima di uscire a sua volta dalla stanza.
 
Seguita a ruota dai due gatti.
 
«Porca…! Ed, un giorno di questi finirò per schiacciarti!» la sentirono strillare dal corridoio.
 
Liz fece un lungo sospiro e si rilassò contro Aramis, che la baciò sulla tempia.
 
«Sei molto coraggiosa, coniglietto. Sono fiero di te.»
 
Lei ridacchiò nervosamente.
 
«Ma se ho una fifa blu!»
 
«Vuoi che domani faccia venire le allucinazioni a Grimmjow per tutto il giorno?» sussurrò Aramis con fare tentatore.
 
«Sapresti davvero farlo?»
 
«E lo farei addirittura gratis. Contando quanto si è arrabbiata poco fa, credo che neanche la principessa avrebbe nulla da ridire.»
 
Gratis?
 
Sì, in quei giorni il carattere di Aramis era decisamente scombussolato…
 
«Mmm, prospettiva invitante, ma credo che la moralità mi imponga di rifiutare…»
 
«Moralità.» Aramis pronunciò quella parola come se avesse un cattivo sapore. «Temevo che avresti tirato in ballo qualcosa del genere. Io e te dobbiamo fare una bella chiacchierata a questo proposito, prima o poi. Comunque, dato che le cose stanno così, permettimi di citarti il film che mi hai costretto a vedere l’altra sera, dicendoti che il coraggio non è la mancanza di paura, ma piuttosto-»
 
«-la consapevolezza che esiste qualcosa di più importante della paura stessa.» concluse Liz girandosi verso di lui. «Quindi secondo te ho fatto la scelta giusta?»
 
«A promettere che stanotte non farai altro che dormire pacificamente? Certo che no!» replicò scandalizzato.
 
Liz sorrise maliziosamente. «Infatti una volta a letto ho tutta l’intenzione di dormire. Tuttavia, prima avrei bisogno davvero di una bella doccia calda. Per rilassarmi in vista di domani, sai com’è…»
 
«Sì, so esattamente com’è.» concordò Aramis, prendendola in braccio di slancio e precipitandosi su per le scale due gradini per volta.
 
**
 
Alex era seduta sul tetto.
 
Perché… beh, perché sì.
 
Fanculo alle vertigini.
 
Dover salire e scendere giornalmente da quelle maledettissime scale a pioli era una tale tortura, che al confronto i pochi metri che la separavano in quel momento dal terreno sembravano niente più che dieci centimetri.
 
E poi aveva bisogno di solitudine ed aria fresca, nonché di un punto di vista elevato che le permettesse di rivolgere il suo broncio all’orizzonte, invece che alla facciata della casa vicina.
 
Anzi, a ben pensarci, fanculo tutto.
 
Fanculo alle idee geniali di Grimmjow, ai legami mistici che di certo non aveva chiesto, alle profezie su sofferenze e scelte e marmocchi futuri, ai buchi nel petto, ad Aramis, ai gatti che la facevano inciampare e alla fame nel mondo!
 
Alex fissò con rabbia e frustrazione le stelle che avevano cominciato a spuntare e decise che odiava pure loro.
 
Così.
 
Probabilmente doveva solo schiarirsi le idee.
 
O forse aveva bisogno di qualche momento di solitudine, prima che la consapevolezza degli avvenimenti dell’ultimo periodo si facesse pienamente sentire e lei cominciasse ad urlare o a sbattere incessantemente la testa contro il muro.
 
Quello sì, che sarebbe stato uno spettacolo accattivante.
 
Un momento, aveva forse detto “solitudine”?
 
Povera illusa!
 
Tempo due minuti infatti, e già si ritrovò Grimmjow in piedi alle sue spalle.
 
Alex strinse la presa sul bordo del tetto e una tegola andò in frantumi con un rumore secco.
 
Ops.
 
«Stai tenendo il broncio?»
 
«No. No, sto contemplando la vastità dell’universo mentre spedisco pezzi di argilla cotta nel paradiso delle tegole. Adoro passare il tempo in modo costruttivo.»
 
«Lo vedo.»
 
 Alex sospirò.
 
«Senti, lo so che hai ragione, okay? Ma ormai ho capito che non riuscirò mai ad essere obiettiva e comprendere cosa sia alla portata di Liz e cosa no. È più forte di me.»
 
«La stai sottovalutando.»
 
«Sì, lo so che adesso ha un’energia spirituale e probabilmente altro che ancora non sappiamo, ma questo non fa automaticamente di lei una guerriera!»
 
«Non sto parlando della sua energia spirituale. Te l’ho già detto una volta che avevo visto fin dall’inizio del potenziale in lei. E poi cosa credi, che sia arrivata sana e salva fino ad oggi perché è tanto simpatica e carina?»
 
Alex si voltò verso di lui.
 
«Dove vuoi arrivare?»
 
«Ha fegato ed è furba, anche se a prima vista non si direbbe. Sulla sua resistenza fisica ci sarà molto da lavorare, ma quel che conta è che la sua anima è forte, e se non fossi sempre così maledettamente preoccupata per lei forse te ne saresti accorta da tempo!»
 
«Questo però non ti dà il diritto di ammazzarla di botte nel tentativo di trasformarla in ciò che potrebbe non diventare!»
 
Fanculo anche alla crescita morale, dava così tanta soddisfazione sfogare la sua frustrazione su di lui!
 
Peccato che nell’istante successivo tutta la tensione venne spezzata da un lungo, entusiastico e sentitissimo gemito, proveniente dalla finestra del bagno, che interruppe con prepotenza il silenzio della sera.
 
Passarono alcuni istanti in cui Alex e Grimmjow rimasero a fissarsi negli occhi, poi lei distolse lo sguardo, arrossendo fino alla radice dei capelli.
 
«E che cazzo, non ce la fanno proprio a tenersi le mutande addosso almeno per una notte?» ringhiò Grimmjow irritato.
 
Al che seguì un tonfo ed un altro tipo di suono, decisamente ostentato e decisamente maschile.
 
«Esibizionista.» mormorò Alex tra i denti.
 
L’eco di una risata malvagia risuonò lievemente nella sua testa.
 
«E va bene, ho capito.» esclamò mettendosi in piedi e passandosi le mani sui jeans per asciugarle dall’umidità presente sul tetto. «Vedo che sono l’unica che ancora spreca tempo a preoccuparsi, quindi meglio chiuderla qua.»
 
Con un salto atterrò sul balcone della sua camera e rientrò dentro, seguita a ruota da Grimmjow, che, prima che lei riuscisse a fare un altro passo, le afferrò un polso.
 
Alex si bloccò sul posto, tentata di strattonare via la mano, ma l’unica cosa che fece fu irrigidirsi e chiudere gli occhi.
 
Codarda, sussurrò la sua voce interiore, come al solito piena di incoraggiamento e supporto.
 
Fottiti, replicò Alex.
 
«Vieni con me.» disse Grimmjow.
 
«Dove?»
 
«Via da questo posto. Non possiamo starcene chiusi qui dentro in eterno, e tu stanotte hai bisogno di uscire.»
 
Miseria, se era vero!
 
«Lo sai che ogni volta che usciamo rischiamo di essere scoper-»
 
«E chi se ne fotte se ci scoprono! Anzi, che ci attacchino pure, così finalmente la smettiamo di giocare a nascondino!»
 
Tipico di Grimmjow.
 
Ma sì, corriamo senza motivo nella notte, mandiamo a quel paese la sicurezza, la cautela, la responsabilità, il buonsenso…
 
Cosa potrebbe mai andare storto?
 
Già…
 
Alex aprì finalmente gli occhi e si voltò verso di lui.
 
Con delicatezza gli appoggiò la mano libera sulla sua e lo costrinse a mollare la presa sul suo polso.
 
Poi gli si avvicinò e lentamente si mise in punta di piedi, costringendolo ad abbassarsi per permetterle di sfiorargli l’orecchio con le labbra.
 
«Prendimi.»
 
Poi con uno scatto saltò giù dal balcone e si mise a correre.
 
E corse, corse, corse finché non perse completamente traccia del tempo che passava e di ciò che la circondava.
 
Senza sapere bene il perché, si ritrovò a ridere, assaporando la sensazione del vento che le accarezzava il viso e la colmava di euforia.
 
Qualcosa di primitivo e liberatorio si impadronì di lei, e per la prima volta da lungo tempo si ritrovò beatamente priva di pensieri.
 
Basta preoccupazioni, basta responsabilità, basta dolore e tristezza.
 
Era così bello fuggire e lasciarsi tutto alle spalle.
 
Ma la cosa ancora più bella era sapere, in un angolo della sua coscienza, di essere osservata.
 
C’era una sorta di piacere perverso nell’adrenalina provocata dalla consapevolezza di essere inseguita in quel momento di totale abbandono.
 
Le stava dando la caccia, e Alex si sentiva scossa dai brividi per la consapevolezza di avere il suo sguardo puntato addosso.
 
Ooh, sì.
 
Ma non era ancora arrivato il momento di farsi prendere.
 
Non ancora.
 
Alex sorrise tra sé e cambiò bruscamente direzione, infilandosi di proposito in una zona ricca di alberi e cespugli fitti.
 
Aveva tutta l’intenzione di sfrecciare attraverso il parco di corsa, tuttavia qualcosa attirò la sua attenzione e la costrinse a fermarsi.
 
Nascosta dietro ad un albero, si mise ad osservare curiosa e un po’ sbalordita i due ragazzi fermi nello spiazzo con i loro rispettivi cani a una decina di metri da lei.
 
«Chi sono quei due?» giunse la voce di Grimmjow direttamente dietro al suo orecchio.
 
Alex si voltò a tappargli la bocca con una mano.
 
«Ssssh!! Uno di loro è un mio compagno di classe.» spiegò in un sussurro.
 
Grimmjow la guardò torvo e le afferrò la mano che gli impediva di parlare, per poi bloccarla contro la corteccia alle sue spalle.
 
«E chi sarebbe l’altro?» le chiese sospettoso, appoggiando anche l’altra mano sul tronco e incombendo su di lei.
 
«E che ne so io? A giudicare da ciò che stanno facendo, direi che è il suo ragazzo.» gli rispose arrossendo e cercando di ignorare le voci tenui dei due ragazzi intervallate dal rumore dei loro baci. «Dai andiamocene, volevo solo controllare.»
 
Ma Grimmjow non sembrò essere d’accordo.
 
Ovviamente.
 
Alex trattenne il respiro quando la presa sul suo polso si rafforzò e lui si chinò ulteriormente su di lei.
 
Malgrado il buio riusciva a vederlo bene, anche perché da quando erano tornati da quell’incubo scuro, pieno di sofferenza e Hollow, i suoi sensi sembravano essersi affinati parecchio, soprattutto la vista.
 
Un altro degli effetti collaterali dell’Unione delle Anime, senza dubbio.
 
Quindi non ebbe alcuna difficoltà a vedere con straordinaria chiarezza ogni particolare del suo volto, dai suoi occhi azzurri e penetranti al modo in cui la sua bocca si era distesa in un sorriso che non lasciava presagire nulla di buono.
 
Altrettanto nitido era il calore del suo corpo che premeva contro quello di Alex, imprigionandola contro l’albero.
 
Un brivido di dubbia natura le risalì per tutta la lunghezza della spina dorsale, lasciandola con le gambe improvvisamente deboli e la testa pericolosamente leggera, ma Alex gli mise una mano sul petto e inclinò la testa da una parte.
 
«Dico sul serio! Potrebbero venire qui da un momento all’altro!» protestò concitata, sforzandosi di tenere la voce bassa.
 
«Hai sentito?»
 
«No, cosa?»
 
Alex si raggelò e si portò automaticamente la mano libera alla bocca, mentre sentiva uno dei due ragazzi alle sue spalle fare qualche passo incerto verso di loro.
 
«Mi è sembrato di sentire qualcosa…»
 
«Tu sei paranoico. Sarà stato il tuo cane!»
 
Mentre alle sue spalle continuava la discussione, Alex fulminò Grimmjow con lo sguardo, sforzandosi di trasmettergli tutto l’odio che era sicura di provare in quel momento.
 
Il suo istinto le gridava di divincolarsi da quella posizione, uccidere Grimmjow e scappare via prima di essere vista e riconosciuta.
 
Scostò leggermente la mano e scandì una frase con le labbra.
 
Questa me la paghi.
 
Grimmjow sorrise e si chinò fino a sfiorarle l’orecchio con le labbra.
 
«Se non vuoi che ti scoprano, allora farai meglio a non fare rumore.» mormorò soddisfatto, e Alex rimase sconcertata.
 
No.
 
Ooooh no.
 
Non avrebbe osato…
 
I denti di Grimmjow si chiusero sulla parte più sensibile del suo collo, e Alex si ripremette la mano sulla bocca mentre lui spingeva una gamba tra le sue. 
 
Oh, se gliel’avrebbe fatta pagare!
 
**
 
Fedele alla parola data, il mattino seguente Liz si alzò fresca e riposata, consumò una colazione leggera e nutriente, fece ben tre pause pipì per stare sul sicuro, si mise addosso una tuta comoda e sacrificabile, si legò i capelli in una coda alta e, piena di energia e ottimismo, scese nel seminterrato con ben mezz’ora di anticipo.
 
Prima di scendere per la scala a pioli tuttavia diede una bella grattatina dietro le orecchie sia a Ed che ad Al, che stranamente la salutarono con una profusione di fusa e insoliti strusciamenti, quasi come se pensassero di doverle dare l’estremo addio.
 
Ma sicuramente era solo un’impressione.
 
Una volta arrivata di sotto tuttavia, si accorse che Grimmjow era nel bel mezzo del suo allenamento giornaliero con Alex.
 
Che però solitamente si teneva nel pomeriggio.
 
Uhm…
 
Non sapendo bene cosa fare nell’attesa che arrivassero le dieci, nel dubbio Liz cominciò a fare stretching.
 
Sì, lo stretching era una buona idea.
 
In fondo stava per affrontare uno sforzo fisico di notevole entità, quindi era solo naturale sciogliersi un po’ i muscoli, prima.
 
Certo che quei due se le stavano dando proprio di santa ragione, alcuni dei loro colpi praticamente neanche riusciva a veder…
 
No! Doveva concentrarsi solo sul riscaldamento, nient’altro!
 
Tuttavia, come una falena attirata dal fuoco, anche il suo sguardo non faceva altro che venire attirato ancora e ancora dal combattimento in atto.
 
Non aveva mai visto Alex impegnarsi così tanto in un allenamento.
 
Che diavolo le avrà combinato questa volta?” si chiese Liz tenendo le gambe distese davanti a sé e andando ad afferrarsi le piante dei piedi.
 
E poi ancora: “Non ce la farò mai a muovermi così velocemente! Oh no, io me ne scappo al Polo Nord. Magari Babbo Natale ha bisogno di altri aiutanti. O di una renna di scorta. Ecco sì, adesso mentre non guardano mi defilo e da domani inaugurerò il mio brillante futuro da renna!”
 
Purtroppo però il suo destino da quadrupede volante dovette attendere, perché Grimmjow quella mattina era fresco, tonico e soprattutto maledettamente attento, dato che bloccò sul nascere il suo tentativo di svignarsela con una pacca energica sulla schiena che molto probabilmente le lussò una spalla.
 
«Non così in fretta. Se ti avvicini ancora una volta a quella scala senza che ti abbia dato il permesso di farlo, la faccio saltare in aria. Chiaro?»
 
«Quale scala?» gli chiese Liz con la sua migliore espressione innocente.
 
Alex, che si era appoggiata proprio alla scala in questione mentre cercava di riprendere fiato, alzò gli occhi al cielo.
 
Grimmjow molto saggiamente decise di non risponderle, e invece passò subito al sodo.
 
«Avanti, tirami un pugno.»
 
Liz lo guardò come se fosse diventato pazzo e scosse la testa.
 
«No grazie, ci tengo alla mia mano!»
 
Aramis, che in qualche modo era apparso senza farsi notare e ora era seduto vicino ad Alex, cercò di trasformare la sua risata in un colpo di tosse, con scarsi risultati.
 
Nonostante questo, Alex gli tirò comunque una manata sulla schiena.
 
Facendo un evidente sforzo per non perdere la pazienza, Grimmjow la fulminò con lo sguardo.
 
«Non sarà certo la prima volta che tiri un pugno a qualcuno.»
 
«Ehm…»
 
«Non tutti hanno bisogno di comunicare con le mani, Grimmjow.» si intromise Alex con tono divertito. «Pensa che c’è addirittura chi riesce a farsi strada nella vita usando la diplomazia!»
 
«Stai dicendo che non ha mai picchiato nessuno?»
 
Stavolta nella sua voce si leggeva una chiara nota incredula e scandalizzata.
 
Alex alzò gli occhi al cielo e fece finta di impiccarsi.
 
«Ehm, non esattamente.» rispose Liz, distogliendo lo sguardo dal corpo esanime di Alex e da Aramis che le dava l’estrema unzione. Poi aggiunse con tono incoraggiante: «Però una volta ho tirato un trenino giocattolo in testa a qualcuno!»
 
Grimmjow la scrutò con sospetto.
 
«Di plastica o di legno?»
 
«Di acciaio. Era da collezione.»
 
«Brava ragazza.»
 
«Ehi, a me non hai mai detto “brava”!» protestò Alex ritornando improvvisamente dal regno dei morti, cosa che spinse Aramis ad inginocchiarsi e gridare al miracolo.
 
«Tira anche tu qualcosa di acciaio in testa a qualcuno e allora lo dirò anche a te.»
 
«Ma se ho tirato la tua maledetta spada tra gli occhi di un Menos!»
 
«Ah già, è vero. Brava ragazza.»
 
Alex sorrise compiaciuta e fece l’occhiolino a Liz, che ridacchiò.
 
«Mi spiace mettervi nell’ombra», si intromise Aramis, «ma io ho causato diversi traumi cranici con un tubo d’acciaio una notte in cui certe persone mi stavano inseguendo…»
 
«Hai ragione Aramis.» rispose Grimmjow senza battere ciglio. «Anche tu sei una brava ragazza.»
 
Aramis e Alex si diedero il cinque.
 
Liz si morse le labbra, sforzandosi di non ridere.
 
Beh, almeno l’umore generale era decisamente migliorato!
 
«Ma adesso basta stronzate.» continuò Grimmjow, rivolgendo nuovamente la sua attenzione su di lei. «E così non hai mai tirato un solo pugno in tutta la tua vita, eh? Molto bene, ci penso io a risolvere la faccenda…»
 
«Perché sento improvvisamente “un uomo sarai” in sottofondo?» chiese Aramis con un ghigno.
 
Liz sorrise a disagio e gemette internamente.
 
Qualcosa le diceva che sarebbe stata decisamente un lunga, lunghissima giornata.
 
 
 

 
Angolo delirazioni
 
 
Alex: «Tu sei fuori.»
 
Aki: «Ma perchééééé?»
 
Alex: «No no, non mi intenerisci. Ventinove capitoli per addomesticare Aramis, e ora mi butti tutto nel cesso in questo modo?»
 
Aramis: «Io non avrei così tanta fretta nel puntare il dito, principessa. Non mi sembra di essere l’unico ad avere problemi con l’umore, in questo capitolo.»
 
Liz: «E in ogni caso non è successo niente di grave, come vedi io e Grimmjow siamo stati perfettamente in grado di far fronte alla situazione!»
 
Alex: «Non voglio commentare. Non voglio e non lo farò.»
 
Aki: «Come vuoi. Voyeur.»
 
Alex: «Cos… Non è vero! Ero solo curiosa, non avevo certo intenzione di restare lì a fissare quei due mentre pomiciavano!»
 
Aramis: «Infatti mi sembra che tu sia passata in fretta ad un altro tipo di attività…»
 
Alex: «Tu stai zitto, psycho boy.»
 
Rina: «Cosa vuol dire “voyeur”?»
 
Aramis: «È-»
 
Grimmjow: «Ah no, questa scena l’avete già fatta l’altra volta!»
 
Liz: «Guastafeste…»
 
Grimmjow: «Tu pensa a imparare a tirare un pugno senza fracassarti le dita.»
 
Aki: «Bravi bambini miei, litigate tra voi… litigate e non prestate attenzione a me… ho in serbo delle magnifiche sorprese per il prossimo capitolo… huhuhuhu…»

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Capitolo 42
*** Aggiungi un posto a tavola, che... quanta gente sta arrivando?! ***


Fidanzate Anonime: perché essere la ragazza di un prescelto non è sempre una figata. Riunioni aperte a chiunque voglia partecipare, nessuna iscrizione richiesta. Vietato l’ingresso agli uomini.
 
Ragazza 1: «Volevo solo dire che amo il mio ragazzo, su questo non ci sono dubbi, però… lui è un guerriero della luce.»
 
(gemiti collettivi.)
 
Ragazza 1: «È sempre così nobile ed eroico, ma a volte, ecco… vorrei che lo fosse meno. Ha sempre e solo la sua missione in testa, e il suo senso del dovere gli impone di intervenire di fronte ad ogni minima ingiustizia.»
 
Ragazza 2: «E a raccogliere ogni insignificante provocazione.»
 
Ragazza 1: «Esatto! Voglio dire, uno dei malvagi ha fatto un commento maleducato o ha rubato una sedia a dondolo mistica ad una vecchietta. E chi se ne frega! Dobbiamo sempre buttarci nella mischia ad armi sguainate ad ogni scemenza che accade nel mondo?»
 
Ragazza 2: «Parole sante. Pensa che il giorno del nostro anniversario il mio ragazzo l’ha trascorso a duellare all’ultimo-ma-non-ultimo-sangue con il suo avversario abituale.»
 
Ragazza 3: «Ah beh, quello è un classico. Pensa che io vedo più spesso l’avversario del mio ragazzo che non i nostri amici.»
 
Ragazza 4: «Io ormai lo invito a fermarsi a cena da noi, quando hanno finalmente finito di menarsi.»
 
Ragazza 5: «Io l’ho direttamente invitato a trasferirsi da noi e ora siamo una threesome.»
 
Tutte: «Oooooh!»  
 
Ragazza 1:«E voi due invece? Siete arrivate oggi, vero? Avete anche voi gli stessi problemi?»
 
Alex: «Ehm…»
 
Liz: «Dunque...»
 
Alex: «Forse i nostri problemi appartengono un po’ più all’altro lato della medaglia eroica, ecco.»
 
Ragazza 3:«… non starete mica… con dei cattivi?»
 
Liz: «Beh, forse “cattivi” è una definizione un po’ affrettata. Non sarebbe meglio chiamarli diversamente buoni?»
 
Alex: «Solo se vuoi che ad Aramis venga una crisi esistenziale e che Grimmjow ti faccia trascorrere il resto di questa storia da diversamente viva.»
 
Liz: «Già, non ci avevo pensato…»
 
Alex: «…»
 
Liz: «…»
 
Alex: «Ho come l’impressione di aver sbagliato qualcosa nella vita.»
 
 
 
 
Un grazie enorme come un dirigibile con su scritto grazie (appunto) a Jeanne_Roux, Mela94 e I v y per aver messo questa storia tra le preferite, a Bianka babu, ArgenteaLunaGio, MeikyuuButterfly, momoko89, Haineko27 e Gold D Akame per averla messa tra le seguite, a Zephiel97,  Yellow Canadair ,  TheNim,  Tanwen,  stardust94,  Nickipurple,  megghynfbg,  HikariNoShizuku, Heart of Youkai e Grimmjowswife per avermi messa tra gli autori preferiti, e a chi legge e basta. Andiamo a fare un bel giro del mondo in ottanta giorni tutti insieme!
 
 
 
 
 
Bleach e tutti i suoi personaggi, anche quelli scomparsi dalle scene per così tanto tempo da rendere la loro riapparizione come un avvistamento degli UFO, non mi appartengono. Inoltre tutte le scene di violenza contenute in questo capitolo sono finte: le acrobazie sono effettuate da apposite controfigure, le parolacce sono coperte nella versione audio da opportuni effetti sonori quali BEEP e simili, e il sangue presente è in realtà succo di mirtillo e ribes senza zuccheri aggiunti.
 
 
 
 
Capitolo 42:  Aggiungi un posto a tavola, che… quanta gente sta arrivando?!
 
 
L’arrivo piuttosto precoce della primavera spazzò via con decisione gli ultimi rimasugli di freddo e, tra le altre cose, portò con sé non solo le prime tracce di fiori e di rondini, ma soprattutto una quantità oscena di Hollow vaganti.
 
Sembrava quasi di essere in Egitto ai tempi delle piaghe, solo che invece delle locuste, il cielo o chi per lui aveva deciso di riversare sulle loro teste peccatrici sciami di mostri raccapriccianti.
 
Ci mancava solo che arrivassero pure le acque tinte di rosso e l’angelo della morte pronto a mietere i primogeniti di ogni famiglia.
 
Chissà, essendo sprovvista di prole, magari Alex avrebbe potuto convincerlo a portarsi via Aramis …
 
Comunque, tornando a problemi leggermente più concreti, gli ultimi giorni erano stati tutto un fioccare di Hollow per le strade, Hollow in cielo, Hollow sui tetti e Hollow spiaccicati contro la barriera del negozio come insetti sulla carta moschicida.
 
Il che non era affatto un bel vedere.
 
Questo significava che, ogni qualche ora, uno o due di loro a turno dovevano necessariamente uscire per fare piazza pulita almeno nel quartiere.
 
Il sistema dei turni era stato stabilito da Alex dopo due giorni di Grimmjow in preda all’euforia genocida con zero attenzione a eventuali danni collaterali e di Aramis che sembrava non avere alcuna voglia di alzare il culo per fare la sua parte.
 
L’altro elemento che contribuiva alla ritrovata (e a tratti inquietante) gioiosità di Grimmjow era che, a causa dell’opera di disinfestazione, tutti loro prima di uscire dalla barriera uscivano anche dal proprio corpo.
 
Più che altro perché essere invisibili agli occhi umani era decisamente vantaggioso quando si aveva in programma di ammazzare qualche mostro nel bel mezzo di una città affollata.
 
Liz ovviamente non ammazzava ancora un bel niente, ma Grimmjow insisteva sul fatto che trovarsi presto sul campo di battaglia fosse un ottimo modo per forgiare il carattere e tirare fuori le abilità innate, o quantomeno di fare da esca per facilitare il lavoro altrui.
 
Soprattutto visto che, in forma spirituale, Liz sapeva volare.
 
In effetti la cosa aveva senso: se prendi la tua anima e la butti in un frullatore mistico insieme ad altre due che sanno volare, è logico pensare che, insieme ad altre caratteristiche, anche quella del volo venga trasmessa.
 
Il problema era che Alex, invece, non ne era affatto capace.
 
E dire che ci avevano provato.
 
Aramis, tra un sogghigno e una battuta sull’unica scema al mondo dotata di sangue Arrancar incapace di stare in piedi ad almeno un metro da terra, aveva provato ad ipnotizzarla per convincerla a non soffrire più di vertigini, mentre Grimmjow, come sempre uomo di grandi sottigliezze, aveva tentato di ovviare al problema con una tecnica d’urto consistente nel portarla di peso molto in alto per poi lasciarla cadere.
 
Niente da fare.
 
Urahara aveva spiegato che lo stress causato dall’unione forzata dei loro spiriti era stato molto traumatico, e che quindi molte caratteristiche acquisite in quel modo ci avrebbero messo del tempo per venire a galla, mentre altre ancora non si sarebbero mai manifestate del tutto.
 
Per il momento, l’unica cosa che si era manifestata era un’atmosfera domestica decisamente più leggera.
 
Perfino i litigi si erano ridotti in maniera drastica.
 
O quantomeno quelli che risultavano in una sfiorata menomazione fisica.
 
Il che poteva anche essere dato dal fatto che Aramis spesso e volentieri spariva per ore intere chissà dove a fare chissà cosa.
 
A volte l’ignoranza era una benedizione, e cosa facesse Aramis nel suo tempo libero era in cima alla lista di cose che Alex preferiva di gran lunga non sapere.
 
E a proposito di beata ignoranza …
 
«OKAY BASTA, ho capito!» esclamò bruscamente Alex tappandole la bocca.
 
«Fhe aveo ‘etto che non voevi faperlo!» bofonchiò Liz ridacchiando contro la sua mano.
 
Erano di ritorno dall’ultima sessione di disinfestazione della zona, che era stata particolarmente rognosa e che le aveva lasciate entrambe con addosso un intenso odore di grigliata, dato che uno degli Hollow a cui avevano dato la caccia in vita doveva aver visto troppi film fantasy, e girava con un lanciafiamme incorporato nel suo cavo orale.
 
«E avevi ragione, l’ultima cosa che mi serve al momento è immaginarmi te e Mister Perverso che fate le zozzerie con la complicità di una vaschetta di gelato. Al pistacchio, poi!»
 
«Lo dici come se fosse un’aggravante. Guarda che il pistacchio è un gusto estremamente romantico! Non è troppo dolce e quindi non stanca subito, non crederesti mai a quante cose-»
 
«Smettila!» la interruppe Alex con un brivido. «Ora non riuscirò mai più a mangiarlo senza che mi veniate in mente voi due che … accidenti, ho bisogno di un po’ di candeggina per cauterizzarmi il cervello!»
 
Liz le puntò l’indice contro la maglia costellata di quelle che sembravano miriadi di bruciature di sigaretta.
 
Il che era sempre meglio delle sue scarpe, che al momento Alex teneva in mano per i lacci mezzi bruciacchiati, e dei suoi jeans, che si erano tramutati in una specie di capolavoro d’arte moderna degno di essere esposto solo in una galleria degli orrori.
 
«E che mi dici di te e Grimmjow invece? Ho notato che la panna spray è finita da qualche giorno, eppure non abbiamo mangiato nessuna torta.»
 
Urgh.
 
Alex si sforzò di mantenere un’espressione seria, malgrado il rossore che cominciò ad imporporarle le guance.
 
«Saranno stati i gatti.»
 
«I gatti. Certo.»
 
«Ai gatti piace la panna.»
 
«Eh già, soprattutto a quelli di grossa taglia.»
 
«Non colgo le tue insinuazioni.»
 
«Già, perché sei troppo impegnata a cogliere la panna su di lui!»
 
Alex cominciò a far roteare minacciosamente le scarpe per i lacci.
 
«Occhio a ciò che dici, sono armata.»
 
Al che Liz prese la rincorsa, saltò su un muretto e da lì cominciò a camminare con scioltezza per aria a circa tre metri da terra.
 
«Cos’hai detto? Scusa, ma sono troppo impegnata ad essere Batman per ascoltarti! Tu se vuoi puoi essere il mio Robin, e insieme sconfiggeremo il crimine in questa città! Ahia!»
 
La scarpa di Alex cadde a terra con un tonfo e Liz si massaggiò il braccio colpito con un’espressione sconcertata decisamente comica.
 
«Guarda che Batman non vola, babbea! Tu al massimo puoi essere Bathwoman, inteso come Donna Bagno. Che attacca i borseggiatori coi suoi temibili saponi volanti e sconfigge gli Hollow malvagi a colpi di bagnoschiuma e mocio Vileda.»
 
Liz inclinò la testa da un lato ed assunse un’espressione pensierosa.
 
«Quindi credi che le creature mostruose divoratrici di anime siano anche nemiche dell’igiene?» 
 
«Vale la pena tentare.»
 
«Però deve essere solo una caratteristica degli Hollow, perché Aramis se la fa la doccia.»
 
«Anche Grimmjow. Perché altrimenti dormirebbe in balcone.»
 
«Pensavo che dormisse già in balcone. Da tre notti.»
 
«Già. Stranamente non trovo molto romantico essere gettata dall’alto verso la mia morte.»
 
«Beh dai, se non altro all’ultimo momento ti ha afferrata al volo. La seconda volta.»
 
«Bontà sua.»
 
**
 
A qualche isolato di distanza, Aramis e Grimmjow si trovavano nel bel mezzo di un appianamento di alcune divergenze di pensiero, per utilizzare una di quelle frasi che ultimamente andavano tanto di moda per definire una pura, semplice e soddisfacente rissa.
 
Cazzo, sì.
 
Aramis però era distratto, e ad un certo punto si bloccò completamente nell’atto di sfoderare il suo pugnale, e, rivolgendo uno sguardo concentrato al soffitto, alzò una mano per segnalare l’improvviso stato d’allerta.
 
Certo, poteva essere una finta, e dopotutto Grimmjow era già a buon punto nel processo di far collidere il suo pugno con lo stomaco di Aramis, quindi non fu certo colpa sua se purtroppo proprio non riuscì a fermarsi in tempo.
 
Che peccato.
 
Comunque il cratere che Aramis provocò col suo impatto al suolo aveva un diametro di appena un paio di metri, niente di che, davvero.
 
«Accidenti Grimmjow, proprio non ce la fai a resistere alla voglia di toccarmi, vero?»
 
«Hai ragione, sai?» esclamò Grimmjow fingendo un’espressione sorpresa. «Sento proprio come un’irrefrenabile impulso a metterti le mani addosso. Più o meno così!»
 
Purtroppo stavolta Aramis riuscì a scansarsi in tempo.
 
Lo stronzo imparava in fretta. 
 
«Povera principessa, lei lo sa che provi questi sentimenti proibiti nei miei confronti?»
 
Dai, ti prego, picchialo, sussurrò suadente la voce interiore di Grimmjow. Una lieve emorragia interna, qualche piccola mutilazione, due o tre infime fratture scomposte… che vuoi che sia?
 
Ehi, mica male come idea.
 
La sua voce interiore la sapeva lunga, avrebbe dovuto ascoltarla più spesso!
 
Era un vero peccato però che, se Aramis fosse scomparso, la cosa dopo un po’ avrebbe potuto attirare l’attenzione.
 
Senza contare l’intera questione “se uno di voi muore gli altri tre lo seguiranno a ruota”.
 
Quella era davvero sfiga, perché Grimmjow conosceva due o tre posti perfetti per occultare un cadavere…
 
Tuttavia il suo buonsenso, presenza rompicoglioni che da poco aveva preso residenza nel suo cervello per oscuri motivi, malgrado Grimmjow fosse riuscito a vivere beatamente fino a quel momento senza sentirne il benché minimo bisogno, si fece largo a fatica in mezzo a quei piacevoli pensieri di violenza e gli fece notare una cosa.
 
Se Aramis aveva cercato di interrompere lo scontro c’era la remota possibilità che avesse captato con la sua mente qualcosa di importante.
 
E se gli ultimi mesi gli avevano insegnato qualcosa, era che c’era un solo modo per focalizzare l’attenzione di Aramis sulle proprie richieste quando si voleva ottenere qualcosa.  
 
Non con delle domande dirette, e purtroppo ancor meno picchiandolo a sangue.
 
Bisognava essere più stronzi di lui.
 
Nessun problema quindi.
 
«Dì un po’, che ne pensa Liz della tua Resurrecciòn? O te la fai sotto al solo pensiero di mostrargliela?»
 
Aramis si irrigidì.
 
Poi la sua aura si fece pesante e quasi elettrica, e Grimmjow notò che le sue pupille erano diventate verticali, com’erano prima che l’unione con l’anima umana delle ragazze gliele cambiasse.
 
«Ops, ho toccato un tasto dolente?»
 
«Ti stai facendo furbo, Grimmjow. Non pensavo che l’avrei mai detto, ma la cosa non mi piace affatto.» sibilò Aramis, pronunciando ogni parola con un tono sempre più basso e minaccioso.
 
Che paura.
 
«Che c’è, non è più così divertente quando è qualcun altro a romperti i coglioni? Che ne dici di stabilire una volta per tutte, qui e ora, chi sia migliore tra noi due?»
 
Sembrò quasi che Aramis fosse sul punto di raccogliere la sfida.
 
Grimmjow si sentiva sulle spalle il peso e l’aggressività del suo reiatsu, e di conseguenza il proprio che sorgeva a contrastarlo.
 
Attaccami, avanti. Che aspetti, figlio di puttana, sono qui!
 
Poi Aramis chiuse gli occhi e sembrò riassorbire tutta la sua aura dentro di sé.
 
Quando li riaprì, aveva di nuovo le pupille rotonde e il suo solito sorrisetto imbecille sulle labbra.
 
«Grimm, Grimm, ma come, ora sei tu a manipolare me? Ho detto una cazzata prima, se fai così rischio seriamente di affezionarmi a te. Anzi no, troppo tardi. D’ora in avanti sarò condannato a visualizzare ogni volta la tua faccia immersa in una nebbiolina rosa con qualche cuoricino galleggiante.»
 
Grimmjow ci provò seriamente a trovare qualcosa da dire.
 
Poi però la sua voglia di violenza morì insieme alla tensione della situazione, e l’unica cosa che rimase fu un inaspettato senso di sconcerto ed estrema stanchezza.
 
«Aramis.»
 
«Sì?»
 
«Basta cazzate.»
 
«Wow, hai la più pallida idea di quanto si sia sentito l’influsso della principessa in quelle due semplici parole? Stai per caso incanalando il suo spirito usando il tuo corpo come tramite?»
 
Cazzo, era così che si sentiva Alex ogni volta che aveva a che fare con Aramis?
 
Povera donna …
 
Grimmjow si passò una mano tra i capelli, sentendosi improvvisamente addosso il peso di tutti i suoi anni.
 
«Dimmi che è successo prima o ti spacco il culo.»
 
«Ah ecco, questo suonava già più come il te stesso di sempre. Tranquillo, niente di grave. Ho sentito qualcosa, ma non sono ancora del tutto sicuro. Credo sia un Codice Verde.»
 
«Che cazzo …? Non abbiamo un Codice Verde!»
 
«Da adesso sì. Avresti preferito un Codice Bianco?»
 
Grimmjow impallidì.
 
Lui era in grado di affrontare a testa alta parecchie cose, dal più sanguinario dei combattimenti al più rognoso degli Shinigami bevitori di the.
 
 Più le cose si mettevano male e più era come se Natale fosse arrivato in anticipo quell’anno.
 
C’era solo una cosa che riusciva a metterlo in crisi.
 
Oltre alle chiacchiere incessanti di Liz.
 
Okay, due cose allora.
 
Ma ciò che più metteva alle strette lui e, a quanto pareva, pure Aramis, erano i misteri delle necessità umane, soprattutto se femminili.
 
E non si parlava di necessità base, tipo mangiare-combattere-dormire, quelle erano piuttosto chiare.
 
No, quando scattava il Codice Bianco, Aramis e Grimmjow si trovavano ad aver a che fare con una o tutte e due le ragazze affette da cose oscure come “nostalgia di casa”, “astinenza da videogiochi”, “serata solo donne” o “voglia di coccole”, in cui la parola coccole poteva significare qualsiasi cosa, da “ho voglia di dolci” a “voglio che voialtri vi occupiate di tutto mentre passo la mattina tra le coperte al calduccio perché questa giornata mi fa già schifo”.
 
Per la cronaca, Codice Blu voleva dire “vogliono farci lavare i piatti”, mentre Codice Arancione stava per “Alex è incazzata” (solitamente per la loro fuga al momento di lavare i piatti). Poi c’era il Codice Rosso, che per fortuna non avevano ancora dovuto utilizzare.
 
Ma nessun fottutissimo Codice Verde.
 
In quel preciso istante la mocciosa che da qualche tempo gironzolava per casa si affacciò alla botola.
 
«Alex e Liz sono tornate! Ah, e Alex mi ha detto di dirvi che se non venite su immediatamente sigillerà questa botola per sempre con voi dentro. Ah, e che stasera i piatti li lavate davvero voi quindi non tornate su mutilati perché tanto la perdita di un arto non varrà come scusa. Cosa vuol dire “mutilati”?»
 
«Vuol dire che se non sparisci entro due secondi mangerò te per cena e quindi non dovrò lavare proprio niente!»
 
Al che Rina replicò prontamente, «Guarda che chi mangia le persone finisce all’inferno!»
 
Aramis si stiracchiò.
 
«Mi spiace, scricciolo, ma ora come ora ho un Codice Verde di cui occuparmi. Grimm, ci pensi tu ai piatti, vero? Io devo investigare.»
 
«Vaffanculo.»
 
«Come pensavo.»
 
**
 
Ore dopo, nel cuore della notte, un atroce dilemma si presentò di fronte ad Alex.
 
 Alzarsi a quell’ora, soprattutto senza svegliare nessuno ed evitando tutti gli ostacoli, malgrado la testa avvolta dai fumi del sonno, richiedeva grande abilità, notevoli riflessi ed una discreta dose di sprezzo del pericolo.
 
Ma soprattutto un innegabile ed irrimediabile bisogno di rispondere al richiamo della natura.
 
Uno dei pochi vantaggi dell’unirsi alla folta schiera dei diversamente vivi doveva essere smettere di dipendere dai capricci della propria vescica, ma purtroppo Alex aveva il vago sospetto che quello non potesse essere considerato un valido motivo per farla finita col mondo terreno.
 
L’universo era pieno di ingiustizie.
 
Perciò, dopo aver dibattuto per qualche minuto col suo corpo sul da farsi, il suo cervello tracciò il percorso più breve per il bagno, impostò la modalità risparmio energetico, e decise di tenere attivi giusto i sensori di prossimità, in modo da schivare eventuali corpi, gatti e spigoli lungo il cammino.
 
Purtroppo però dimenticò di disattivare anche le orecchie, quindi durante il tragitto non poté fare a meno di sentire le voci di Liz e Aramis che mormoravano sottovoce.
 
Nell’altra stanza.
 
Con le porte chiuse.
 
Parola per parola.
 
Ma porca …
 
«… apprezzato un po’ di tregua dal campo di battaglia.»
 
«Credevo che la cosa ti divertisse.»
 
«Ovvio che mi diverte.»
 
«E invece che ridermi alle spalle non hai qualche consiglio da darmi?»
 
«Perché mai? So che cosa sta passando per la testa di Grimmjow, e secondo me è una buona idea. Un po’ primitiva forse, ma efficace.»
 
«E divertente da osservare, immagino.»
 
«Ovviamente.»
 
«Voglio il divorzio!»
 
«Non siamo sposati.»
 
«Allora sposiamoci e poi divorziamo!»
 
«E dove vorresti andare in luna di miele?»
 
«Niente miele, per te. Al massimo puoi pagarmi gli alimenti.»
 
«E dopo posso spalmarteli addosso?»
 
Ugh!
 
Accelerando il passo con le mani premute sulle orecchie, Alex schivò il fantasma acquattato a terra coi due gatti e raggiunse finalmente la sua meta.
 
Peccato che il fantasma in questione, con tanto di felini al seguito, l’avesse seguita.
 
«Ho fame! Mi prepari un panino?» le chiese con aria di assoluta aspettativa, incurante o forse ignara di essersi intromessa in uno dei momenti più sacri e riservati della natura umana.
 
Alex rivolse lo sguardo prima ai propri pantaloni calati fino alle caviglie, poi a Ed e Al, intenti ad inscenare la scalata del K2 sul porta asciugamani, ed infine verso l’esserino molesto.
 
«Rina, cosa succede a chi entra in bagno senza bussare?»
 
«Viene esorcizzato e finisce all’inferno.»
 
«Molto bene.»   
 
«Grimmjow dice che bussare e chiedere il permesso è da checche imbecilli. Cosa vuol dire checche?»
 
Alex decise di ignorare quell’ultima domanda.
 
«E noi facciamo tutto quello che dice Grimmjow, tesoro?»
 
«No.»
 
«E come mai?»
 
«“Perché lui e Aramis vengono da un posto in cui ci si picchia per salutarsi, e quindi non sono un buon esempio”.» recitò doverosamente Rina.
 
«Esattamente.»
 
«Aramis e Grimmjow vengono dall’inferno?»
 
«Se fosse così si spiegherebbero molte cose.» replicò Alex alzando gli occhi al cielo.
 
«Ed e Al dicono che Grimmjow è il loro papà.»
 
«Che il cielo li protegga, allora.»
 
«Non è una bugia!»
 
«Certo che non lo è, tesoro, ma c’è un motivo preciso per cui hai così tanta voglia di chiacchierare a quest’ora?»
 
«Te l’ho detto, voglio un panino.»
 
«Rina, sei un fantasma. Non dovresti neanche avere fame.»
 
Ma purtroppo le normali leggi che governavano l’universo sembravano essersi prese come al solito un lungo congedo per ferie in quella casa, perciò Rina aveva fame, e ce l’aveva proprio in quel preciso istante.
 
Alex quindi scese in cucina col suo seguito felino ed ectoplasmico con l’entusiasmo di un condannato al patibolo, solo per trovarla già occupata da qualcuno che aveva avuto la stessa idea.
 
I gatti impazzirono immediatamente, esibendosi in un concerto di soffi e ringhi da palcoscenico e schizzando via dalla stanza con Rina alle calcagna, mentre la chiromante, seduta sul tavolo con aria del tutto incurante, finiva di spalmarsi un’abbondante dose di maionese sul panino al prosciutto.
 
Alex ebbe solo un attimo di esitazione, dato che acchiappare quella maledetta per costringerla a sputare fuori tutto quello che sapeva era stata la sua più grande preoccupazione negli ultimi tempi, ma l’odiosa, che aveva precisato con un sogghigno di voler essere chiamata S, era più sfuggente di una saponetta unta d’olio.
 
Cercarla in giro era inutile, e ancora di più lo era provare ad estorcerle informazioni le rare volte in cui appariva dal nulla.
 
In più possedeva delle barriere mentali formidabili, che non solo avevano l’invidiabile capacità di tenere Aramis alla larga dai suoi pensieri, ma che a quanto pare erano perfino in grado di provocargli un’emicrania da record ogni qualvolta provasse a superarle, il che le aveva guadagnato la stima incondizionata ed infinita di Grimmjow.
 
Non c’era modo quindi di prevedere la frequenza e il motivo delle sue apparizioni; l’unica cosa che poteva dar loro qualche secondo di preavviso era il fatto che i gatti andassero in modalità berserk ogni volta che si avvicinava, come in quel momento.
 
«Ma allora non è vero che le streghe sono culo e camicia coi gatti.» commentò Alex, mettendosi a sua volta ad affettare il pane.
 
«Inconvenienti del mestiere, zuccherino. Anche se quei due sacchetti di pulci mostrano un senso del giudizio piuttosto curioso, considerando con chi vivono.»
 
«E questo cosa vorrebbe dire?»
 
«Questo cosa?»
 
«Non ricominciare.»
 
«A fare che?»
 
«Tu lo sai che ti odio, vero?»
 
«Oh, mi piace questo gioco! Vediamo, tu invece lo sai che… mmmh… ah sì, che l’ultima pedina è salita sulla scacchiera?»
 
Alex le lanciò un’occhiataccia mentre allungava una mano per prendere il prosciutto.
 
«Sì che lo so, me l’hai già detto la prima volta che ci siamo viste. Pensavo parlassi di Rina.»
 
«E pensavi male. La sua parte in questa partita è stata decisa già dal giorno in cui è morta, il che è avvenuto prima ancora che il tuo lui entrasse a far parte del gioco, per dire.»
 
«Ti ricordo che sei stata tu a dirmi che le nostre quattro anime erano destinate da tempo ad intrecciarsi.»
 
«Ho specificato forse da quanto tempo?»
 
«… e va bene, ho capito. Quindi o Grimmjow era destinato ad unirsi al nostro gruppo da pochissimo tempo, oppure Rina è morta da molto più di quel che sembra. Passiamo oltre: se non lei, allora chi diavolo è questa “ultima pedina”?»
 
«Oooh, lo vedrai. Sono venuta ad avvisarti perché so come reagisci male alle novità impreviste, e quindi ho pensato di concederti un po’ di tempo per abituarti all’idea. Fidati, è una persona di cui avrete estremamente bisogno, alla fine. Forse. Se riuscirai a tenere tutti al guinzaglio.»
 
«Ti riferisci al fatto che Grimmjow potrebbe mettere le mani addosso a questa persona e rovinare il nostro futuro?»
 
«Mmmh, non esattamente. O meglio, non solo. Diciamo che in questo caso non è delle sue mani che mi preoccuperei di più, se fossi in te.»
 
«Sto cominciando a farmi un’idea sempre più agghiacciante.»
 
«Ecco, brava. Ci tengo particolarmente a questa persona, quindi conto su di te per mantenere il gregge sulla retta via, okay?»
 
«Adesso è ufficiale: ho paura.»
 
«Ehi Alex, Ed dice che finché la strega non se ne va non scenderà dal lampadario!» esclamò Rina rientrando di corsa in cucina. «È pronto il mio panino?»
 
**
 
Esattamente due giorni dopo quella conversazione, Aramis si presentò sulla soglia con un sorriso smagliante sulle labbra ed uno Shinigami svenuto e bagnato fradicio caricato in spalla come un sacco di patate.
 
Senza battere ciglio, Alex si limitò a chiudergli la porta in faccia per andare a prepararsi una tazza di the caldo.
 
O magari qualcosa di più forte.
 
Era troppo sobria per quel genere di cretinate.
 
Stava giusto per rimediare alla cosa, quando Grimmjow e Liz fecero il loro ingresso in cucina, stanchi, sudati e apparentemente soddisfatti, e quel grandissimo guastafeste impiccione scambiò la bottiglia di birra, che Alex aveva afferrato in un impeto di disperazione autodistruttiva, con un bicchiere d’acqua.
 
«Non ricordo di aver chiamato la polizia dell’alcoolismo.» protestò Alex con astio.   
 
«Se è per questo non ricordi neanche cos’è successo l’ultima volta che hai bevuto.» rispose prontamente Grimmjow.
 
«Quale ultima volta?»
 
«Appunto.»
 
«Le mie orecchie non sono state mai più le stesse.» commentò Liz, sedendosi sul tavolo con una grazia tale da far fare ad Al, che dormiva su una sedia lì accanto, un salto di mezzo metro per lo spavento.
 
«Io invece vorrei che le mie si disattivassero in questo preciso istante.» replicò Alex mestamente, sorseggiando dal suo bicchiere tristemente analcolico.
 
«Rina vuole ancora sapere cosa c’entrino le api e le cicogne coi bambini?»
 
«Peggio.»
 
«Cosa può esserci di peggio?»
 
In quel preciso istante Aramis entrò in cucina con aria soddisfatta. «Credo che ci metterà ancora un po’ a svegliarsi, quindi l’ho portato di sopra. Ah, se quando si riprende comincia a sclerare non fateci caso; ad un certo punto ho dovuto fargli la respirazione bocca a bocca e mi sa che si è svegliato. Prima di svenire di nuovo, intendo.»
 
Alex rivolse un’occhiata eloquente a Liz.
 
«Questo, per esempio.»
 
«Di chi cazzo stai parlando?» si intromise Grimmjow.
 
«Del Codice Verde, ovviamente.»
 
*
 
Il suo nome era Rei, ed era da poco lo Shinigami assegnato alla città.
 
Da qualche giorno aveva notato la presenza della loro barriera e si era insospettito, perciò aveva provato a tenerli d’occhio, senza rendersi conto che Aramis si era accorto di lui a sua volta, con conseguenze più che ovvie.
 
Poi un gruppo di Hollow lo aveva preso alla sprovvista; lui, tramortito, era finito nel fiume, e ad Aramis era toccato affrontare il dilemma morale dell’anno: tirarlo fuori e salvargli la pellaccia, o evitare di immischiarsi ulteriormente negli affari degli Shinigami?
 
«Se davvero ha cercato di ficcare il naso qui dentro, avresti dovuto lasciarlo affogare. Non ti facevo così tenero di cuore.» disse Grimmjow senza mezzi termini.
 
«Direi piuttosto pratico. Se fosse morto avrebbero mandato qualcun altro al suo posto, e saremmo stati punto e a capo con i ficcanaso. Ora invece il nostro amico qua mi deve la vita, quindi sarà più facile convincerlo a non fare troppo chiasso sulla nostra presenza.»
 
Alex lo scrutò con sospetto. «È la tua enfasi sul “convincerlo”, a preoccuparmi.»
 
E sei proprio sicuro che sia stato solo merito degli Hollow se sono riusciti a prenderlo di sorpresa?” gli chiese mentalmente.
 
Aramis si limitò a sorriderle.
 
Ugh.
 
Liz si avvicinò con cautela alla figura addormentata.
 
«Beh,» esordì dopo un’attenta analisi, «se non altro è carino.»
 
Alex gemette internamente.
 
Gli avvertimenti di S stavano prendendo proprio la forma che più aveva temuto.
 
«A me sembra un ratto annegato in un’alluvione.» disse Grimmjow.
 
E, ad essere obiettivi, anche questo era vero.
 
«Tu che dici, Alex?»
 
«Già, Alex, tu che dici? Pensi anche tu che il topo di fogna qui sia carino?»
 
«Io penso,» rispose Alex fulminandoli entrambi con lo sguardo, «che vorrei tanto evitare di immischiarmi ulteriormente con gli Shinigami. Purtroppo però qualche giorno fa S è stata qui, e in sostanza mi ha detto che lui ci sarebbe stato utile. Forse.»
 
A quanto pare non fu la cosa più furba da dire, perché a quelle parole il volto Grimmjow si irrigidì. «Stai dicendo che lo sapevi già?»
 
«Cosa, che Aramis ci avrebbe portato in casa un concentrato di guai moribondo dopo essere entrato in seconda base con lui? Perché in questo caso la risposta è no, non lo sapevo
 
«Però sapevi che sarebbe arrivato qualcuno! Cazzo Alex, quella strega si è ripresentata qui giorni fa e non mi hai detto niente!»
 
Alex rimase momentaneamente spiazzata di fronte a quella reazione, perché sinceramente, che motivo c’era di arrabbiarsi così?
 
«Cosa c’era da dire? Lo sai come fa, le cose che dice non hanno praticamente senso finché non accade qualcosa che le spieghi! Ho pensato che-»
 
«Ecco qual è il tuo problema.» la interruppe Grimmjow. «Tu pensi troppo.»
 
Coosa??
 
«Beh, almeno uno dei due deve farlo!» replicò Alex prontamente.
 
«Ne punto venti sulla principessa.» mormorò Aramis all’orecchio di Liz.
 
«E non dirmi che cazzo succede in questa casa era il tuo grande piano? Io mi sto facendo il culo per tenerci tutti vivi e poi gente sconosciuta entra ed esce da qui come le pare e piace? Vai a farti una doccia fredda e schiarisciti un po’ le idee, Alex.»
 
Detto questo le voltò le spalle e se ne andò.
 
Poco dopo si udì il rumore della porta d’ingresso che veniva chiusa con violenza.
 
«Che diamine gli è preso?»
 
Non ricevendo alcuna risposta, Alex si voltò, accorgendosi con sommo stupore che Liz e Aramis si stavano rivolgendo lo stesso sguardo d’intesa lievemente imbarazzato.
 
Okay, l’imbarazzo era solo di Liz, che a dirla tutta sembrava fare del suo meglio per non incontrare il suo sguardo.
 
Alex non riuscì a credere ai suoi occhi.
 
«Pensate che lui abbia ragione, incredibile!»
 
«Non fare così, Alex! Sai che io sono sempre dalla tua parte, ma in questo caso lo capisco. Perché non ci hai detto niente?»
 
«Cosa? Io? E che mi dici di lui, allora?» replicò Alex indicando Aramis. «Non venirmi a dire che lui non lo sapeva! Ci nasconde le cose in continuazione, perché non ve la prendete un po’ anche con lui?»
 
«Non mettermi in mezzo alla tua piccola lite coniugale, principessa. E poi io sono il lato oscuro del gruppo. Queste cose sono quasi scontate per me, mentre tu sei il leader senza macchia e senza paura.»
 
«Già, bella scusa.» 
 
«Aramis, potresti lasciarci sole?» si intromise Liz con dolcezza ferrea.
 
Sottinteso: “amore, potresti cortesemente toglierti dalle balle, che stai solo peggiorando la situazione?” 
 
Aramis sollevò le mani in aria in segno di resa e si avviò a sua volta verso la porta.
 
«Sono sicuro che anche all’amico lì farà bene un po’ di sana chiacchierata tra donne.» fu la sua battuta d’uscita.
 
«E non dimenticare che hai appena perso la scommessa!» gli ricordò Liz alzando la voce.
 
La risata di Aramis fece letteralmente accapponare la pelle di Alex. «Non lo farò, coniglietto.»
 
Scacciando via gli ultimi brividi, Alex rivolse lo sguardo verso il loro nuovo ospite.
 
Anche se forse “ostaggio” sarebbe stato il termine più adatto.
 
Sembrava giovane, e, ora che cominciavano ad asciugarsi, i suoi capelli corti stavano assumendo una tinta bruno-rossastra.
 
«Da quando in qua i sentimenti di Grimmjow sono così facili da ferire?» sbottò senza guardare Liz.
 
«Alex…»
 
«Non è che lui poi sia Mister Apertura! Cos’è, lui invece mi racconta tutto?»
 
«Aleeeeeeex….»
 
«E poi non è che gli abbia nascosto chissà che cosa! È passata due minuti a farsi un panino, ha sparato due frasi sull’ultima pedina che stava per arrivare e se n’è andata!»
 
«ALEX!»
 
In un baleno Liz le si parò davanti e le premette con forza le mani sulle guance.
 
«Liiis! ‘oofì non ‘offo ‘allale!»
 
«Bene, così finalmente fai parlare un po’ anche me!»
 
«Mmm!»
 
«Zitta. Senti un po’, lo sai benissimo che Grimmjow è arrabbiato, non offeso, quindi non hai ferito proprio i sentimenti di nessuno. E sai molto bene anche perché si sia arrabbiato così. E se non lo sai te lo dico io: gli ho parlato un po’ in questi giorni in cui abbiamo lavorato insieme. O almeno, ho cercato di interpretare il suo codice di ringhi e monosillabi. Senza contare che, sai, ora le nostre anime sono unite e tutto il resto. Forse quello che ci è successo lo ha effettivamente umanizzato un po’, ma comunque credo che lui si stia sforzando sinceramente di capirti. E tu gli metti solo i bastoni tra le ruote, continuando a tenerti tutto dentro in questo modo. Siamo una squadra, Alex! La collaborazione è fondamentale! Mi fa piacere che Aramis abbia più segreti di un agente federale? Certo che no! Quindi non mettertici anche tu, per favore. Non perché Aramis è cattivo e tu invece sei buona. Ma perché così fai del male sia a te stessa che a chi ti sta attorno. Ovvero io e Grimmjow. E Rina. E Ed e Al. Urahara no, perché sembra sapere sempre tutto. E neanche Aramis, per ovvie ragioni. Oh, e ovviamente neanche S…»
 
Alex afferrò i polsi di Liz e fece un passo indietro.
 
«Quindi Grimmjow ce l’ha con me perché non faccio abbastanza lavoro di squadra.»
 
«Sai una cosa? L’influenza Arrancar ti ha fatto molto, molto male. C’è anche la possibilità che ti abbia fritto definitivamente il cervello, quindi andiamo per gradi. Qual è la differenza fondamentale tra te e Aramis, secondo Grimmjow?»
 
«Che io ho le tette?» rispose Alex con pesante ironia.
 
Si fa per dire.
 
Vai a fare la respirazione bocca a bocca a qualche Hollow, Aramis.
 
Liz le rivolse uno sguardo intimidatorio.
 
O almeno Alex pensò che quella dovesse essere l’idea.
 
Essendo Liz intimidatoria come un cesto di coniglietti batuffolosi, il risultato fu un mix tra un gattino indignato e un Bambi a cui avessero appena mangiato l’ultimo fiore di trifoglio.
 
«No, cretinetta. La differenza fondamentale è che tu sei affidabile. Grimmjow lo sa che, qualunque cosa succeda, vi coprirete sempre le spalle a vicenda. E poi dici le cose come stanno in faccia alla gente. Ma soprattutto sei pessima a dire le bugie.»
 
«Questo non è vero.» protestò Alex sulla difensiva.
 
«È verissimo invece. Hai capito ora? Grimmjow se la prende quando gli nascondi qualcosa di importante perché non vuole che ti trasformi in Aramis, che è il mio ragazzo, non il suo.» 
 
Alex aprì e richiuse la bocca più volte.
 
Poi strinse gli occhi con sospetto.
 
«Che razza di chiacchierate vi fate voi due quando non ci sono?»
 
«Chi, io e Grimmjow? Stai scherzando? In confronto ad Aramis, lui è un libro aperto con note a margine, introduzione dell’autore all’inizio di ogni capitolo ed audiolibro incorporato nella copertina. Mi basta guardarlo in faccia per sfogliarmelo come e quando mi pare.»
 
«A volte mi fai paura.»
 
«Su, forza, adesso vai a cercarlo, ammazzate qualche schifoso abominio insieme e fate pace. Ci pensiamo noi a fare la guardia a questo bonazz.. allo Shinigami.»
 
«Liz, vorrei tanto evitare di tornare qui e trovare colui che in futuro forse potrebbe tornarci utile in preda al trauma. Pensate di riuscire a comportarvi bene?»
 
«Ma certo! Che domande sono?» cinguettò Liz spingendola a forza fuori dalla stanza.
 
Io non prometto niente.
 
«Andiamo bene.»
 
*
 
Beh, non aveva trovato Grimmjow, ma il lato positivo era che se non altro diversi Hollow avevano trovato lei, quindi almeno non rischiava di annoiarsi.
 
Si scontrò con un Hollow che sputava fuoco come quello di due giorni prima, uno che controllava l’acqua e che cercò di annegarla nel fiume, uno pervertito che tentò con tutto se stesso di strapparle i vestiti di dosso, ed infine uno a forma di mandarino, che invece che farle una spremuta le sparò contro tutta una mitragliata di semini bastardi che le si conficcarono addosso a fondo e che facevano un male dell’inferno ad ogni movimento.
 
Com’era possibile che fossero sempre quelli dall’aspetto più imbecille a causare più danno?
 
Fu così che Grimmjow la trovò: sotto ad un albero, bagnata fradicia, coi vestiti mezzi affumicati e mezzi strappati via, e intenta a scavarsi addosso con le dita e un bastoncino per capelli nel tentativo di tirare fuori quei maledetti semi tra mille imprecazioni.
 
«Bel pomeriggio, vero?» lo salutò con scarsa allegria agitando il bastoncino insanguinato. «Sarei tornata indietro, ma per qualche motivo non riesco più a camminare. Mi sa che ‘sti cosi si nutrono di energia. O di sangue, non saprei. Ti sembro anemica?»
 
Grimmjow si appoggiò al tronco con le braccia incrociate.
 
«Hai una faccia orribile.»
 
Esausta, Alex si lasciò andare a sua volta contro l’albero e gli porse il bastoncino.
 
«Puoi darmi una mano? Non riesco ad arrivare da sola a tutti i buchi.»
 
«Con quello stuzzicadenti?»
 
«Non avevo un coltello e ho dovuto improvvisare. Col mio potere ora è abbastanza affilato da incidere la pelle, ed è sempre meglio di una pietra scheggiata. Avanti, ti sto dando l’occasione irripetibile di torturarmi gratis e senza ripercussioni.»
 
«Girati.»
 
Senza riuscire a trattenere una smorfia di dolore, Alex si staccò dal tronco e gli mostrò la schiena.
 
Sentì le mani di Grimmjow scostarle senza cerimonie la maglia dalla pelle, facendole stringere i denti quando il sangue rappreso fece resistenza dove si era incollato al tessuto, e gli chiese con voce non esattamente ferma: «Allora, qual è la mia diagnosi, dottore?»
 
Grimmjow le prese il bastoncino di mano e le disse: «Qui dietro ne hai cinque. Sono profondi e credo che abbiano messo radici. Dovrò incidere parecchio per toglierli.»
Non sembrava affatto restio alla prospettiva.
 
Alex deglutì nervosamente.
 
«Non importa. Ne ho già tolti da sola cinque o sei senza radici tra braccia e gambe. Posso sopportarlo. Facciamola finita.»
 
«Come vuoi.»
 
La prima incisione bruciò come una maledetta figlia di troia, così come la seconda e la terza.
 
Quando poi Grimmjow riuscì ad afferrare il seme e a strapparlo via insieme a tutte le radici, Alex non riuscì a trattenere un gemito strozzato.
 
«Sai,» disse Grimmjow in tono colloquiale mentre cominciava una nuova serie di incisioni, «avresti potuto chiedermi di portarti da Aramis per farti addormentare.»
 
Detto da qualcun altro, avrebbe potuto suonare come un rimprovero.
 
Detto da lui, suonava come un serial killer intento a parlare amabilmente di roba di tutti i giorni lavorando sulla sua vittima con un bisturi poco affilato.
 
«Tu ti faresti addormentare al mio posto?» gli chiese Alex scacciandosi via il sudore dalla fronte.
 
«Come no! E poi mi farei anche portare la colazione a letto da una cameriera personale che mi chieda: “gradisci zucchero o solo latte, Grimmjow-sama, con la tua improvvisa perdita di palle?”.»
 
«Allora perché pensi che io invece potrei farlo? Credi forse che io abbia meno orgoglio di te?» disse Alex con rabbia.
 
Grimmjow strappò via con un gesto secco il secondo seme, e Alex strinse i denti di fronte alla nuova ondata di dolore bruciante.
 
«Se davvero lo pensassi», le rispose in tono basso, «avrei ammazzato quell’Hollow nel momento stesso in cui mi sono accorto di cosa ti stesse sparando addosso, invece di rimanere lontano e lasciare che ci pensassi tu. Poi, invece che darti la scelta se chiamare aiuto o cercare di risolvere il problema da sola, ti avrei impacchettata e portata da Aramis senza neanche chiedertelo. Come una bambina.»
 
Mentre parlava continuò ad incidere, stavolta spostandosi un po’ più in basso, e Alex si curvò in avanti fino ad appoggiare le mani e la fronte sul tronco.
 
Respiri lenti e lunghi, respiri lenti e lunghi…
 
Quando finalmente ne rimase solo uno, Grimmjow si era fatto più preciso e veloce, e Alex cominciava seriamente a vedere tutto nero.
 
La schiena era un’unica lastra di sofferenza in fiamme, i suoi muscoli tremavano per lo sforzo di rimanere irrigiditi così a lungo, e il respiro era diventato corto ed affannato.
 
«Sdraiati, adesso.»
 
Alex sorrise con fatica.
 
«Che c’è, hai avuto un attacco di tenerezza?»
 
«Sì Alex, tutto questo sangue mi ispira proprio tenerezza.»
 
Le diede una leggera pacca sul fianco. «Questo qui è troppo in basso. Ehi, se vuoi posso tagliarti anche così, dipende quanto ti piace soffrire.»
 
Lasciarsi andare al tenero abbraccio del suolo fu quasi un sollievo, e Alex sospirò, chiudendo gli occhi per evitare che il mondo continuasse a girarle attorno. «Cerca di non eccitarti troppo.»
 
Poi, ripensandoci, aggiunse: «E tieni le mani a posto, tu e il tuo “troppo in basso”.»
 
Le sue dita si attardarono leggermente a tracciare il contorno del foro Hollow di Alex, poi scesero a tastare appena poco più in alto di altre zone ben più equivoche.
 
Poi Grimmjow fischiò con ammirazione. «Si è ancorato proprio bene. Farà un male fottuto toglierlo.»
 
«Potresti evitare di suonare così entusiasta?» gemette Alex.
 
«Non vuoi chiedermi di andarci piano?»
 
Alex sentì lo scherno nella sua voce e gli lanciò un’occhiataccia da sopra la spalla.
 
«Fai pure del tuo peggio.»
 
Grimmjow le rivolse il suo miglior sorriso da psicosi mentale.
 
Che strani modi creativi che avevano loro due per fare pace.
 
*
 
Alex si impuntò sul voler tornare indietro sulle sue (alquanto malferme) gambe.
 
Grimmjow le rivolse un’espressione decisamente sarcastica, ma per il restò la lasciò fare, limitandosi a sorreggerla per un braccio di tanto in tanto.
 
Talvolta l’orgoglio rendeva la gente stupida, e quello era palesemente uno di quei casi.
 
Tuttavia, a volte non era questione di fare la scelta più logica, o quantomeno quella più furba.
 
A volte, era semplicemente questione di rimanere coerenti con se stessi.
 
Loro due avevano un tipo di rapporto in cui ognuno lasciava che l’altro combattesse le proprie battaglie. Non per menefreghismo, ma per puro e semplice rispetto.
 
L’orgoglio ferito era una delle cose più difficili da mandare giù, e questo Grimmjow lo comprendeva perfettamente.
 
Anche Alex aveva creduto di saperlo, eppure, mentre era appoggiata a quell’albero, con il sangue che le scorreva giù per la schiena e gemiti di dolore che continuavano ad essere ricacciati giù per la gola, aveva capito che non era affatto così.
 
Tenendo nascosta la visita di S aveva mancato di rispetto a tutti loro.
 
Si era considerata superiore, decidendo a prescindere cosa potesse essere giusto oppure no per loro sapere.
 
Li aveva trattati come dei bambini.
 
Grimmjow aveva ragione: se avesse sminuito l’orgoglio di Alex, decidendo a prescindere cosa fosse oppure no giusto per lei e rimuovendo le sue scelte, se si fosse comportato come lei, non solo sarebbe stata una mancanza di rispetto colossale, ma l’avrebbe anche fatta infuriare come una bestia.
 
Ecco perché camminava.
 
Aveva delle gambe su cui camminare e quindi l’avrebbe fatto, a prescindere dal dolore e dalla debolezza.
 
Non perché non volesse che Grimmjow o qualcun altro pensassero male di lei, non perché sarebbe stato patetico chiedere aiuto (cioè, anche, ma non solo), e di sicuro non perché amasse particolarmente il dolore.
 
Camminava perché voleva che, ogni volta che in futuro si fosse presentata l’occasione di tradire ancora la fiducia dei suoi amici, le tornasse in mente la sofferenza che provava in quel preciso istante, passo dopo passo, per tornare da loro.
 
Quando finalmente giunsero a casa, rientrare nel suo corpo fu un sollievo, dato che tutte le ferite sparirono all’istante.
 
Certo, il dolore c’era ancora, ma adesso che non c’era più traccia di tagli sanguinolenti, le sembrò quasi che si attutisse.
 
Tuttavia, la situazione che si presentò davanti ai loro occhi, una volta raggiunto il piano di sopra, fece quasi riconsiderare ad Alex l’opzione di farsi un altro giro sotto i ferri di Grimmjow in versione allegro chirurgo.
 
Rei era sveglio.
 
Ed era anche nascosto dietro a Liz, con una mano sugli occhi e l’altra che cercava disperatamente di tenere la ragazza tra lui e Aramis, che dal canto suo sembrava divertirsi come non mai.
 
«Che diavolo state combinando?» sbottò Alex sconcertata.
 
«I miei occhiali! Datemeli subito!» supplicò lo Shinigami voltandosi verso Alex, continuando però a tenersi la mano sugli occhi.
 
«Te l’ho già detto, ti saranno caduti nel fiume.» disse Aramis con un sogghigno.
 
Liz rivolse loro un’espressione impotente. «Scusaci Alex, ma fa così da quando si è svegliato. Da quando ci ha visti si è coperto gli occhi e si è rifiutato di guardarci di nuovo.»
 
Grimmjow si fece largo nella stanza, scostò Liz e sollevò in aria Rei senza tante cerimonie.
 
«Se io fossi un lurido ficcanaso che deve la vita a chi stava spiando non avrei così tante pretese. Se vuoi uscire da qui tutto intero ti consiglio di darti una calmata e fare quello che ti diciamo, sono stato chiaro?»
 
Rei annuì con impotenza.
 
Qual è il suo problema?” chiese Alex rivolta ad Aramis.
 
Che continuava a scrutare Rei come se fosse stato una bistecca molto al sangue.
 
Ugh.
 
Il suo potere, vorrai dire. I suoi occhi vedono l’aura delle persone, principessa. Forse perfino l’essenza stessa della loro anima. Non riesco neanche a descriverlo! I colori, le forme… ciò che ha visto quando ha guardato il coniglietto …
 
E mentre lo diceva rivolse lo sguardo verso Liz, che era tutta intenta a convincere Grimmjow a lasciar andare Rei.
 
Alex aveva visto parecchie espressioni sul volto di Aramis, ma una tale meraviglia, mista quasi ad adorazione, era qualcosa di talmente nuovo che per poco Alex rimase senza parole.
 
Quasi.
 
Fammi indovinare, invece è ridotto in quello stato tremante e patetico da quando ha visto te, vero?
 
Aramis mosse molto lentamente la testa, e, quando si girò verso di lei, aveva un’espressione molto simile a quella che aveva rivolto a Rei poco prima.
 
Alex, che si sentiva ancora tutta dolorante, aveva voglia zero di giocare, quindi fece un passo avanti e gli sfilò gli occhiali di Rei dalla tasca.
 
Perché non ricominciamo da capo e, tanto per cambiare, non provi a comportarti da persona matura?
 
Aramis ignorò il consiglio e le rivolse uno sguardo estremamente serio. “Non so che soprannome dargli.
 
Alex sbatté lentamente le palpebre.
 
Il soprannome.”
 
“Esatto.”
 
“A volte mi chiedo seriamente se tu esista davvero, Aramis. Comincio a credere che tu sia solo un’allucinazione collettiva.”
 
“Pettirosso?”
 
Alex gettò un’occhiata ai capelli rossi di Rei. 
 
Sul serio?” sospirò. “Non ti viene in mente nulla di più originale?”
 
“Con i maschi è più difficile.” si difese Aramis.
 
Allora perché non fai come con Grimmjow e non lo chiami per nome?”
 
“Chiamo Grimmjow per nome perché quelli che mi vengono in mente sono tutti prevedibili. E molti di questi non sono adatti alle orecchie dello scricciolo.” disse facendo riferimento a Rina.
 
Alex si chiese brevemente cosa avesse mai fatto di male per meritarsi questo, poi assunse un tono più serio. “Voglio che lo tieni d’occhio. Non possiamo tenerlo chiuso qui dentro, perché la sua sparizione attirerebbe solo l’attenzione degli Shinigami, ma, anche se riusciamo a convincerlo a non fare la spia, non sappiamo se una volta fuori di qui una buona dormita e l’aria fresca gli faranno cambiare idea sul nostro conto. Non possiamo permetterci il lusso di lasciarlo libero solo sulla fiducia e su ciò che dice S. Quindi tieniti sintonizzato su di lui. Con discrezione.” aggiunse stringendo gli occhi di fronte all’espressione di Aramis, che si stava facendo ogni istante più predatoria. “Non so cosa abbia visto nella tua aura per avere una tale paura di te, ma cerca di non peggiorare la situazione.”
 
Aramis scrollò le spalle con noncuranza.
 
Invece lo sai benissimo che cosa ha visto, principessa. Ha visto che cosa sono, né più, né meno. La vera domanda è: che cosa vedrà, quando guarderà la tua anima?” 
   
*
 
Un paio d’ore, parecchie discussioni e qualche crisi isterica dopo, si ritrovarono tutti al piano di sotto a parlare civilmente.
 
Più o meno.
 
Riavere i suoi occhiali, che apparentemente offuscavano il suo dono, aveva permesso a Rei di calmarsi quasi subito, e, una volta capito di non essere in immediato pericolo, si era ricomposto abbastanza da permettere ad Alex di spiegargli a grandi linee la situazione e chiedergli di mantenere la bocca chiusa su di loro.
 
«Non mentirei ai miei superiori di fronte ad una domanda diretta, ma se mi lascerete andare e fare il mio dovere per la città, non avranno alcun motivo per chiedermi spiegazioni, e io quindi non dovrò scrivere sul mio rapporto di avervi incontrati. Sempre che non sia vostra intenzione danneggiare la Soul Society.» spiegò in tono calmo, rivolgendo ad Alex uno sguardo piuttosto diretto con i suoi occhi verdi.
 
Comunque, Alex notò che ogni volta che Aramis faceva un qualsiasi movimento, Rei si irrigidiva leggermente, appoggiava la mano sulla zampakuto e tendeva ad allontanarsi da lui, inclinandosi di più verso Liz, che era seduta sul divano di fianco a lui.
 
Dopo la prima mezz’ora, Alex si convinse che Aramis si stesse divertendo come un pazzo e che si muovesse apposta più del dovuto solo per il puro gusto di innervosirlo.
 
Quindi prese Rei da parte, giusto per dargli l’illusione di una privacy che purtroppo non esisteva, e gli sussurrò: «Te lo dico subito: è come un animale selvatico. Se gli mostri di aver paura non farà altro che starti più addosso.»
 
Rei si strinse nelle spalle e si passò una mano tra i capelli.
 
«Certo che è così. È un Hollow.»
 
Non che avesse particolarmente torto, ma il tono che usò irritò lo stesso Alex.
 
«Quell’Hollow ti ha salvato la vita.» gli fece notare asciutta.
 
Salti su a spada tratta a proteggere il mio onore, principessa? Sono commosso.
 
Chiudi la bocca. Ha perfettamente ragione a dubitare di te.
 
Eppure mi stai difendendo.”
 
Durante l’attacco di oggi ho preso parecchie botte in testa.
 
Rei scosse la testa e sospirò probabilmente rivolto a se stesso: «S me l’aveva detto che nel mondo terreno avrei incontrato persone strane.»
 
«Conosci quella strega?» esclamò improvvisamente Grimmjow a voce parecchio alta, mandando elegantemente a quel paese il concetto di “discussione privata” che Alex aveva cercato con tanta fatica di creare .
 
Rei probabilmente si accorse di aver detto troppo e chiuse ostinatamente la bocca.
 
Beata ingenuità.
 
«È inutile rimanere in silenzio.» disse infatti Aramis, attraversando la stanza in un battibaleno e mettendogli un braccio attorno le spalle con un sorriso. Erano praticamente alti uguali. «I tuoi pensieri ti tradiscono.»
 
«Gliel’ho detto io che sarebbe stata perfetta come battuta.» sussurrò Liz all’orecchio di Alex.
 
«Allora?» esclamò Grimmjow spazientito.
 
«È sua cugina.» li informò Aramis, senza distogliere lo sguardo da Rei.
 
«Ecco perché si è presa la briga di avvisarmi di trattarti bene.» commentò Alex.
 
Rei si irrigidì nuovamente, visibilmente combattuto tra il desiderio di negare ogni parentela nel tentativo di non trascinare nei guai qualcuno a cui era evidentemente legato, e la consapevolezza che farlo sarebbe stato completamente inutile.
 
Ci fu un momento in cui la tensione nella stanza sembrò quasi crepitare, pronta ad esplodere da un momento all’altro.
 
Poi due proiettili pelosi caddero dall’alto, emettendo un suono molto somigliante ad una sirena della contraerea, e Liz esclamò allegramente: «Al volo!»
 
L’istante seguente fu una confusione di movimento, dolore e nomi dei santi tirati in mezzo per buona misura, dato tutti e quattro si erano mossi automaticamente in avanti per arrestare la caduta libera felina, la cui traiettoria coincideva con il centro esatto della circonferenza da loro precedentemente formata.
 
L’esito piuttosto prevedibile del tentativo di salvataggio fu uno scontro il cui contraccolpo li spedì tutti e quattro a terra con almeno due parti del corpo doloranti, mentre i gatti, atterrati al sicuro addosso a Rei, si guardavano attorno con aria decisamente stupita.
 
Liz rivolse loro un’espressione decisamente soddisfatta.
 
«Oh, bene! Ora che la questione è risolta e siamo tutti amici, chi di voi ha fame?»
 
 
 
 
Angolo delirazioni
 
 
“Malvagi Impegnati Anonimi (MIA): perché avere un fidanzato cattivo non significa per forza avere un cattivo fidanzato.”
 
Cattivo 1: «… e così gli ho detto: “sarai anche l’eroe di questa storia, ma io almeno non sono così fissato col cercare power up per la mia spada da non accorgermi che la mia compagna d’avventura indossa maglie sempre più scollate man mano che la trama va avanti!”»
 
Cattivo 2: «A volte mi chiedo perché l’eroe abbia così successo con le donne, contando che spesso e volentieri più gli vengono sbattute le tette in faccia, e più lui si chiede confuso se la sua cara amica d’infanzia spesso arrossisca vicino a lui con gli occhi lucidi perché ha la febbre.»
 
Cattivo 3: «Già, e invece nel momento in cui sei tu ad accorgertene, e cerchi di farle capire che tu al contrario di quell’imbecille la vedi come una donna, ecco che allora vieni etichettato come maniaco e scatta la missione di salvataggio, con tutto il gruppo dei pirla alla riscossa.»
 
Cattivo 2: «Non gli passa neanche per l’anticamera del cervello che io sarei un partito decisamente migliore. Tanto per cominciare, uccidere i tuoi avversari invece che combatterli fino allo sfinimento, parlandoci insieme e cercando di capire quali siano i loro problemi al riguardo, significa avere molto più tempo libero. Infatti io non mi perdo mai un anniversario o un compleanno.»
 
Cattivo 1: «Senza contare che conquistare il mondo significa anche non dover mai fare una coda, e quindi poter portare la tua ragazza dove vuole quando vuole.»
 
Cattivo 3: «Eppure, nonostante tutti questi innegabili vantaggi, l’unico modo per ottenere veramente la sua attenzione, purtroppo, è convertirsi al bene. E anche così, spesso il massimo che puoi aspettarti è una pacca amichevole sulla spalla o un’occhiata di compassione mentre stai crepando.»
 
(sospiro collettivo)
 
Grimmjow: «Che cazzo dite? Io ho stalkerato la ragazza che volevo uccidere per un anno intero, l’ho rapita, l’ho costretta a combattermi più volte, e ora siamo andati a vivere insieme. Questo qui invece sta con una che è tutta zucchero filato e sorrisi, eppure lui è uno stronzo manipolatore che trama nell’ombra e ammazza comparse fuori campo. Che diavolo c’è di così difficile?»
 
Aramis: «Ed ecco che Grimmjow, col suo particolare dono della sintesi, ha esposto la lezione di oggi: se vuoi la ragazza, fatti furbo; sii cattivo quanto vuoi, basta non essere il cattivo principale, e vedrai che baccagli.»
 
Rei: «…. qualcuno può spiegarmi che ci faccio qui?»

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Capitolo 43
*** Seconda stella a destra, poi dritto fino al cimitero. ***


Aki: «Sapete una cosa, ragazzi? Trovo estremamente inquietante il fatto che l’ispirazione per scrivere qualcosa su di voi mi venga sempre quando sto male. Sei anni che ho a che fare con voi, e finché non ho almeno il raffreddore non so mai cosa scrivere.»
 
Alex: «Il che spiega l’intervallo abissale tra un capitolo e l’altro. Siamo stagionali, come l’influenza.»
 
Grimmjow: «E mai una volta che la malattia faccia il suo dovere e ti stenda definitivamente. Non ci sono più le epidemie di una volta.»
 
Aki: «Sto morendo oraaaaaa…»
 
Grimmjow: «Dai che è la volta buona!»
 
Aki: «… ma prima devo finire questo capitolo.»
 
Grimmjow: «Merda!»
 
Aramis: «Però quando ha la febbre diventa più accomodante. Sta a vedere: ehi Aki, che ne dici di farci entrare in scena solo dopo un’introduzione inutile di due pagine?»
 
Aki: «Perché no?»
 
Aramis: «E visto che ultimamente mi sento protagonista, tienimi sulla scena il più possibile.»
 
Aki: «Roger.»
 
Grimmjow: «Io mi prendo una vacanza.»
 
Aki: «Come vuoi.»
 
Liz: «Oooh, sembra divertente! Io vorrei un po’ di avventura!»
 
Aki: «Si può fare.»
 
Alex: «Io vorrei solo rimanermene tranquilla al negozio.»
 
Aki: «C’è altro?»
 
Liz: «Un bel finale col botto!»
 
Aki: «Botto in arrivo, ragazzi. Botto in arrivo.»
 
 

Un’estate priva di influenza a ShikyoOotsutsuki, Hikari_Sengoku e Nereisi per aver messo la mia storia tra le preferite, a Persephxne, Redpowa e Hikari_Sengoku per averla messa tra le seguite, a Hikari_Sengoku per averla messa tra le ricordate e a chi legge e basta. Mettetevi la canottiera, mi raccomando!
 

 
Attenzione! Buona parte di questo capitolo è stata scritta sotto l’influsso di febbre e farmaci antinfluenzali, e i risultati si vedono. Nonostante sia stata colta da un paio di deliri d’onnipotenza, Bleach continua a non appartenermi. Ogni riferimento a fatti, luoghi o persone realmente esistenti è puramente casuale, e francamente se così non fosse comincerei seriamente a preoccuparmi per il mondo in cui viviamo.
 
 
 

 
Capitolo 43: Seconda stella a destra, poi dritto fino al cimitero.
 
 

Molte persone la definivano una città strana, ed erano tutto sommato quelle più educate.
 
Secondo l’opinione pubblica, “città” era un termine esagerato, e “strana” era un gentile eufemismo per descrivere un luogo che sembrava invaso da lunatici e costruito probabilmente sulla bocca dell’inferno, perciò non c’era da meravigliarsi se le agenzie di viaggio sparse per tutto il mondo tenessero i cataloghi riguardanti quel posto rinchiusi a tripla mandata nei cassetti degli armadi più malandati dell’ufficio.
 
Gli abitanti della cittadina d’altro canto, a meno che non ricadessero a loro volta nella categoria dei lunatici sopracitati, bene o male se ne erano fatti una ragione e trascorrevano tranquillamente la loro giornata battendo a malapena ciglio di fronte a qualsiasi avvenimento al di fuori dell’ordinario.
 
Che ci fosse una banda di motociclisti allo sbaraglio, ad esempio, non era poi così strano.
 
Che tra di loro ci fosse una donna che veniva arrestata per rissa e resistenza a pubblico ufficiale così spesso da avere una cella col suo nome scritto sopra, rientrava ancora tutto sommato nella norma. 
 
Che la suddetta conoscesse di persona ogni agente di polizia ed i suoi figli, ci poteva stare. Che sfruttasse la sua conoscenza dei segreti più torbidi della gente per i suoi comodi, che a detta sua le venivano raccontati dal fantasma del nonno, dell’ex marito o della zia zitella del malcapitato di turno, era decisamente più allarmante.
 
A sua discolpa, affermava che non era mica colpa sua se gli spettri erano dei gran pettegoli.
 
E “pettegoli” non doveva essere la loro unica caratteristica, a giudicare dal fatto che, in momenti del tutto random della giornata, alcune zone della città avevano la curiosa tendenza a saltare in aria spontaneamente.
 
A volte si trattava di una semplice buca nell’asfalto, altre invece di un tetto ritrovatosi improvvisamente a corto di tegole, oppure di alberi sradicati o di macchine spiattellate a terra come se ci fosse appena atterrato sopra un boeing 737.
 
Con buona pace di chi tentava di spiegare il tutto con la sempreverde “fuga di gas”.
 
Per non parlare poi di orme giganti nel parco, strani lamenti nel cuore della notte, un cimitero che l’opinione pubblica riconosceva come posseduto e gente che si ritrovava catapultata dall’altro lato della strada senza essere stata apparentemente spinta da nessuno.
 
E, come è naturale che accada in uno scenario da Paranormal Activity incontra X-Files, gli abitanti si raccontavano anche l’un l’altro strane storie, probabilmente leggende metropolitane, su alcune persone particolari che erano un po’ come gli UFO: tutti ne parlavano ma nessuno avrebbe davvero giurato di averle incontrate.
 
Ad esempio, si narrava che in alcune fiere notturne fosse possibile incontrare una veggente che tendeva agguati ai passanti e che scodellava predizioni sorprendentemente accurate a tariffe da usuraio; oppure che bisognasse fare estrema attenzione se si decideva di rubacchiare qualcosa in fumetteria, dato che esisteva un uomo in grado di apparire improvvisamente alle spalle della gente  anche se pochi istanti prima non c’era assolutamente nessuno nella stanza. 
 
Più che da fumetti sei uno da videogiochi, magari arcade? Buon per te, ma se vai al centro commerciale preparati ad essere annoiato ed umiliato insieme dal racconto del proprietario della Sala Giochi, secondo cui esiste una bellissima ragazza dalla fluente chioma azzurra in grado di battere ogni record a difficoltà estrema, a cui lui stesso aveva una volta consegnato un bellissimo premio dopo che lei gli aveva rubato il cuore con la sua spontaneità.
 
Le Sale Giochi non fanno per te e preferisci andare a rifarti l’acconciatura? Bene, occhio solo alla parrucchiera bionda con una doppia personalità: una ti farà scassare dal ridere, l’altra potrebbe tagliarti la gola come Sweeney Todd e gettare ciò che resta di te in pasto alla sua baby sitter\fidanzata\guardia del corpo, che gira armata di un sorriso disarmante e di un coltello a serramanico ribattezzato Il Dissuasore.
 
Cominci a pensare che rimanere per strada sia la cosa migliore? Ottima idea, non fosse per la possibilità di incontrare un ragazzino dall’aria angelica e un serio problema di cleptomania, e la quasi certezza di essere travolto da un branco di ragazzine in piena isteria ormonale che gravita attorno a quello che, senza ombra di dubbio, è il luogo più sospetto e inquietante di tutta la città.
 
A prima vista sembrava un edificio come tanti, costruito su due piani e dall’aria del tutto innocente: al piano terra, sulla parte sinistra, un negozio, sul retro un magazzino che dava su un giardino, a destra e al piano superiore un appartamento spazioso.
 
Eppure c’era qualcosa di strano.
 
Forse era il fatto che il negozio aprisse in giorni ed orari del tutto arbitrari.
 
Forse era il fatto che, malgrado al suo interno sembrassero esserci pochi scaffali, i clienti trovassero sempre quello che stavano cercando, di qualsiasi cosa si trattasse.
 
Forse era il fatto che il negozio stesso sembrasse quasi scegliere chi far entrare, dato che alcuni ne sembravano attratti come mosche sul miele e altri cambiavano direzione non appena entrati nel suo perimetro.
 
O magari era per via della gente che ci abitava dentro.
 
Sì, probabilmente era quello il motivo…
 
 
«Tutto questo è ridicolo.» commentò Alex scrutando il vuoto desolante all’interno del frigorifero.
 
Se non si considerava lo spirito alto un metro e un tappo intento a sgranocchiare l’ultima carota.
 
Cruda.
 
Alle sue spalle, Aramis soffocò con un colpo di tosse quella che somigliava pericolosamente ad una risata.
 
Alex decise di ignorarlo.
 
«Rina, quelle erano le scorte di una settimana!»  
 
La piccola ladruncola si leccò le dita per bene e saltò fuori dal frigo.
 
«Cercavo qualcosa di buono» ammise candidamente.
 
«E direi che l’hai trovato»
 
«Prima mi sono anche lavata le mani, guarda!» la rassicurò mostrandole le mani sporche di cioccolato, con una foglia d’insalata appiccicata tra pollice e indice della mano destra e altre cose non ben identificabili.
 
Alex si passò una mano sulla fronte con un gemito, mentre altri rumori la avvisavano che Aramis stava rapidamente perdendo la battaglia contro le risate represse.
 
Era troppo sperare che si strozzasse?
 
No, aspetta, se moriva lui moriva anche lei.
 
Cacchio.
 
«Sei alta come un comodino, dove diavolo la metti tutta quella roba?»
 
«Nella mia pancia, ovviamente.» le rispose Rina sgranando gli occhi con aria confusa, come a chiedersi come facesse Alex ad essere così stupida da non saperlo.
 
Perfetto.
 
 “E questo è uno dei motivi per cui non sarò mai tagliata per fare la madre.”  
 
«Va bene. Come non detto. A parte il fatto che non dovresti rubare il cibo dal frigo senza chiedere il permesso, perché hai così tanta fame, ultimamente? Quando sei arrivata qui non mangiavi quasi niente.»
 
Rina si afferrò uno dei codini e cominciò a succhiarlo con aria pensierosa.
 
«Ho sempre fame, ma tutti gli anni a quest’ora ho più fame. Poi mi passa.»
 
«Come mai?»
 
«Boh. Chiedilo a Beth, forse lei lo sa.»
 
«E chi sarebbe Beth?»
 
Rina alzò un dito in aria.
 
Seguendo la traiettoria, gli sguardi di Alex ed Aramis finirono nello spazio tra la credenza e il soffitto, e lì rimasero.
 
Un paio di grandi occhi scuri li fissarono di rimando.
 
Entrambi rimasero senza parole per qualche secondo, poi Aramis inclinò la testa e commentò: «Beh, questo è inaspettato.»
 
Ad Alex partì un embolo.
 
«“Inaspettato”? Questa casa è circondata da una barriera e tu sei un telepate, eppure i fantasmi continuano ad entrare e uscire indisturbati, nascondendosi pure nella nostra cucina e negli elettrodomestici, e tu non hai neppure la decenza di mostrarti leggermente colpito?»
 
«Tu e Grimmjow cominciate a preoccuparmi, principessa. Ogni giorno che passa parlate sempre di più allo stesso modo. Di questo passo finirete come quelle coppie che si finiscono l’un l’altra le frasi e sono sempre d’accordo su ogni cosa, e allora saremo costretti a terminarvi per il bene vostro e di tutto il resto del mondo.»
 
Alex si portò una mano all’orecchio mimando un telefono.
 
«Pronto asino? Sì, sono il bue. Come va? Tutto bene il lavoro? Ah, e la famiglia? No niente, volevo solo dirti che sei un cornuto.»
 
Aramis sollevò le mani in segno di resa.
 
«Touché.»
 
Durante il loro scambio, il fantasma si era avvicinato al bordo della credenza, rivelandosi una bambina dalla carnagione scura, con una testa piena di deliziosi riccioli neri e il pollice in bocca. Era evidentemente più piccola di Rina di almeno un paio d’anni, e, esattamente come Rina, aveva il vestitino macchiato di sangue.
 
«Lei è la mia amica. Non si fida, sapete. È una fifona e non si fa vedere mai da nessuno. Però con tutti i mostri che ci sono in giro mi ha detto che voleva nascondersi e allora l’ho portata qui.»  
 
Beth dal canto suo non sembrava molto convinta di quella scelta, e continuava a guardarli con gli occhi spalancati e l’aria di chi avesse una mezza idea di affondare nell’armadio e stare nascosto tra i sacchi di pane e quelli di farina per il prossimo decennio.
 
Alex aprì le braccia e cercò di stamparsi in faccia un’espressione rassicurante.
 
«Ehm, okay. Ciao, Beth. Puoi scendere, se vuoi. Sei al sicuro qua.»
 
E il premio “babysitter inquietante” dell’anno va a…” ridacchiò Aramis nella sua testa.
 
Alex gli pestò un piede.
 
Nel frattempo lo spirito sembrò aver perso del tutto interesse nei loro confronti, e cominciò a dondolare le gambe dal bordo del mobile, scrutando il lampadario con aria trasognata.
 
Rina inclinò la testa da un lato, aggrottò le sopracciglia e poi annuì.
 
«Beth dice che non trova più il suo orsacchiotto.»
 
Splendido.
 
«Ah. E dove l’ha perso?»
 
«Dice che non lo sa. Era buio e adesso non lo trova più. Però è strano, perché siamo amiche da tanto e non l’ho mai visto.»
 
«Sarà il suo amico immaginario.» commentò Aramis con immenso tatto.
 
Alex gli lanciò un’occhiataccia.
 
«Non ti scaldare, principessa. Ho dato un’occhiata e ti assicuro che in casa non c’è nessuno» commentò picchiandosi un dito sulla tempia. «Sicuramente non capisce neanche quello che diciamo. Dalle un pupazzo qualsiasi e falla finita. Puoi darle il criceto gigante, se a Grimmjow non dispiace separarsi dal suo regalo…»
 
Al che Rina decise di dimostrare il suo disappunto organizzando un incontro ravvicinato tra i suoi pugni e lo stomaco di Aramis.
 
«Sì che capisce, invece! E io la capisco anche se non parla! Chiedile scusa!»
 
«Tu sei un’altra che ha passato troppo tempo in compagnia di Grimmjow, scricciolo.»
 
La faccia di Beth cominciò a stropicciarsi.
 
Oh no.
 
Alex si intromise nel loro battibecco tirando la manica di Aramis con una certa urgenza.
 
«Chiedile scusa.»
 
«Cosa?» chiese lui distrattamente, concentrato com’era dal tenere una mano sulla fronte di Rina per tenersi alla larga dai suoi pugni.
 
I primi lacrimoni cominciarono ad accumularsi negli occhi di Beth, e Alex si sentì colmare da un profondo senso di allarme.
 
«Datti una mossa e chiedile scusa!»
 
Aramis finalmente alzò a testa, inquadrò la scena e sul suo volto si dipinse la stessa espressione di orrore che probabilmente era impressa su quello di Alex.
 
«Oh, andiamo…»
 
Troppo tardi: la diga si ruppe e fiumi di lacrime esondarono dagli argini, e nel frattempo un lamento acuto che nulla aveva di umano si levò dalla sua bocca spalancata a formare una O perfetta.
 
«Cattivo! L’hai fatta piangere!» lo accusò Rina riprendendo con rinnovato rigore il suo attacco.
 
Alex si premette le mani sulle orecchie.
 
“Fai qualcosa!”
 
“Io?!”
 
“No, mia nonna!”
 
“Perché io? Sei tu quella che dovrebbe avere l’istinto materno!”
 
“L’unico istinto che provo in questo istante è quello omicida! Entra nella sua testa e guarda dove ha lasciato cadere quel dannato pupazzo, no?”
 
“Ci sono dei limiti a quello che perfino io posso fare! Ti sembro forse l’uomo che sussurrava ai fantasmi?”
 
“Hai ragione, ti si addice di più colui che proclamava stronzate!”
 
“Cosa odono le mie orecchie? La grande Alex che impreca come noi popolo volgare?”
 
“L’unica cosa che sentono le tue orecchie è questo lamento agghiacciante, esattamente come le mie! Quindi trova qualcosa che puoi fare e, ti prego, fallo!”
 
Aramis alzò gli occhi al cielo e cominciò a muovere le labbra in modo ritmico.
 
Per un attimo Alex lo squadrò confusa, poi si rese conto che stava cantando.
 
Peccato che il lamento da banshee proveniente dalla credenza fosse così forte e acuto da sovrastare anche i pensieri, figurarsi una canzoncina.
 
Poi, incredibilmente, pian piano il tono cominciò ad attenuarsi, le lacrime divennero sempre più rade, e Beth si ritrovò ad ascoltare rapita le note che uscivano dalle labbra di Aramis.
 
Le parole erano in una lingua che Alex non conosceva, ma il ritmo era dolce e musicale.
 
Incredibile!
 
Aramis di solito usava la propria voce solo per prendersi gioco del prossimo o per dire bestialità, e ora si metteva a cantare una ninna nanna?!
 
L’indomani avrebbe grandinato.
 
Meteoriti.
 
Di grosso calibro.
 
Gli occhi di Beth divennero sempre più pesanti, e Aramis, senza smettere di cantare, sollevò una mano verso di lei.
 
La testolina ricciuta cominciò a ciondolare, finché la forza di gravità fece il suo corso e la bambina fluttuò giù dal mobile, fino ad atterrare, completamente addormentata, tra le braccia tese di Aramis, che terminò la ninna nanna con una nota bassa e aiutandola a rimettersi il pollice in bocca.
 
Quando sollevò la testa, Alex lo stava fissando a bocca aperta, mentre Rina si era acciambellata beatamente sul pavimento, dormendo della grossa.
 
Senza cambiare di una virgola la propria espressione, Alex la prese in braccio senza che questa si svegliasse.
 
Aramis ricambiò il suo sguardo senza battere ciglio.
 
«Non lo racconterai a Grimmjow.»
 
«Puoi giurarci che lo racconterò a Grimmjow.»
 
«Posso pagarti.»
 
«Neanche tutto l’oro del mondo mi farebbe stare zitta.»
 
«Laverò i piatti per un mese.»
 
«Niente da fare.»
 
«Per due mesi.»
 
«Ah-ah.»
 
«Smetterò di canticchiare Eye of the Tiger nelle vostre menti quando vi allenate.»      
 
«Mmmmh, fammici pensare… no.»
 
«Sarò il tuo schiavo sessuale per tre giorni.»
 
«Togli la penultima parte e ci siamo quasi.»
 
«Sarò il tuo schiavo per tre giorni.»
 
«Alza.»
 
«Cinque.»
 
«Di più.»
 
«Una settimana.»
 
«È un piacere fare affari con te.»  
 
**    
 
Liz aveva un occhio nero.
 
Non fosse stato che Grimmjow stesso aveva uno zigomo viola e camminava con l’andatura tipica di chi ha almeno un paio di costole rotte, Alex lo avrebbe spedito nella stratosfera senza ricevuta di ritorno.
 
«È stata più che altro colpa mia, davvero. Stavamo facendo un esercizio facile, lo avevamo fatto già almeno duecento volte, ma mi ha presa alla sprovvista e ho fatto casino.» la rassicurò Liz aggiustandosi gli occhiali da sole sul naso mentre esaminava le patate da mettere nel carrello della spesa.
 
Alex rispose con un verso scettico.
 
Quei due non gliela raccontavano giusta.
 
Certo, in quanto a riflessi, agilità ed energia spirituale, Liz stava migliorando a vista d’occhio, ma in quanto a forza fisica, beh, lasciamo detto che probabilmente sarebbe bastato un venticello con un po’ di carattere e tanta voglia di fare a buttarla giù al primo round.
 
E contando che perfino Grimmjow ogni tanto era in grado di riconoscere una causa persa quando gli ballava davanti, restavano due possibilità: o stavano lavorando su una qualche tecnica speciale, e in quel caso Alex poteva solo pregare che non fosse qualcosa di pericoloso o imbarazzante, oppure le stava insegnando a costruire una bomba.  
 
«Sicura di non volermi dire che cosa state combinando là sotto?»
 
Liz scosse la testa.
 
«È una sorpresa ~» canticchiò con allegria.
 
«E poi non mi fa più neanche tanto male, riesco quasi ad aprire l’occhio, guard… ahia! Sacra vacca!»
 
Alex alzò gli occhi al cielo.
 
«Ehi, queste sono ferite di guerra! Non giudicarmi!» si lamentò Liz, cominciando a saltellare da un piede all’altro per qualche motivo.
 
Probabilmente in un tentativo di scacciare il dolore più in fretta.
 
O forse di invocare la pioggia, chissà.
 
«Guarda il lato positivo, se rimani orba potrai metterti una di quelle bende da pirata nere. Magari ti danno anche una gamba di legno in omaggio.»
 
«Sei un mostro!» gemette Liz, che ora oltre a saltellare sul posto si era anche messa a girare su se stessa, attirando su di sé non pochi sguardi straniti.
 
«Stai facendo una danza sciamanica? O forse è una di corteggiamento? Perché in quel caso sappi che non sono interessata.»
 
«Fai male, perché sono assolutamente irresistibile!»
 
Alex le dedicò una lunga occhiata, passando dai capelli legati in quella che più che una treccia sembrava un nido di galline, agli occhiali da sole stile moscone, alla guancia sinistra rosso peperone, per passare infine ai vestiti messi evidentemente in fretta e furia e possibilmente al buio, data la fantasia di pappagallini verdi e rossi su sfondo giallo sfoderata dalla sua maglietta su cui troneggiava la scritta A Pachito piace.
 
Il tutto condito dalla strana danza gesticolante con cui stava tutt’ora dando spettacolo.
 
«Hai ragione.» commentò Alex lentamente. «Sei irresistibile.»
 
Terminata la spesa, fecero una piccola deviazione per il parco sulla via del ritorno, e si sedettero su una panchina per crogiolarsi al sole e osservare le anatre che nuotavano nel laghetto lì davanti.
 
Ce n’erano tre in particolare che avevano attirato la loro attenzione, e che avevano ribattezzato TurboDuck, Indiana Jones e Scemotto.
 
Poi c’erano un cigno baldanzoso e la sua cigna, e, accovacciata su un’isoletta, la papera più truzza sulla faccia della terra.
 
Alex e Liz si misero a lanciare loro molliche e a piazzare scommesse deliranti su quale anatra sarebbe arrivata prima in un determinato punto e su chi avrebbe vinto lo scontro di fuoco tra il cigno baldanzoso e la papera truzza.
 
Erano nel bel mezzo di un coro ultrà quando alle loro spalle qualcuno si schiarì la voce.
 
Alex e Liz si pietrificarono con le mani ancora ai lati della bocca a mo di megafono e si voltarono in simultanea.
 
Rei le stava guardando con un sopracciglio inarcato.
 
«Oh, ciao.» esclamarono all’unisono abbassando le mani con un certo imbarazzo.
 
Non che fosse la prima volta che le incontrava per strada mentre erano intente a dare spettacolo di se stesse, dato che tutto sommato era un’evenienza piuttosto frequente.  
 
Dopotutto, con una cittadina infestata di Hollow era quasi impossibile che le loro strade non si incrociassero mai, e, una chiacchiera qui, un silenzio imbarazzante lì,  finalmente avevano rotto il ghiaccio.
 
Nonostante il loro primo incontro (rapimento) fosse stato piuttosto turbolento (minacce di morte), Rei alla fine si era rivelato una persona calma e ragionevole, e, fedele alla parola data, aveva continuato a pensare alle proprie faccende senza cercare di intromettersi nelle loro.
 
Certo, era evidente che la presenza di due Arrancar nel territorio assegnato a lui lo turbava nel profondo, e probabilmente prima di andare a dormire chiedeva risentito nelle sue preghiere cosa mai avesse fatto di male per meritarsi quella patata bollente, ma per il resto si comportava come se il negozio neanche esistesse.
 
Il che era un bene, dato che all’interno di quelle mura avevano cominciato a riferirsi a lui come: “Rei quanto lo Pesterei”, “Rei Ottimo Direi” e “Rei lo Shinigami che mi Farei”.
 
«Disturbo?» chiese lo Shinigami in questione  con un’espressione divertita.
 
«Solo se hai intenzione di raccontarlo in giro»  rispose Alex.
 
«Già, in quel caso dovremmo prendere misure estreme.» concordò Liz.
 
«Quanto estreme?»
 
Liz e Alex gli voltarono le spalle per mettersi a complottare a bassa voce.
 
«Oh no, ha chiesto quanto estreme.»
 
«E adesso che gli diciamo?»
 
«Non possiamo minacciarlo a vuoto senza avere nessuna idea.»
 
«Già, poi potrebbe pensare che siamo strane.»
 
«Io non sono strana, tu sei strana!»
 
«Disse quella con dei volatili pervertiti sulla maglia.»
 
«Commentò l’altra con una salopette che neanche gli anni settanta rivorrebbero indietro.»
 
«Avevi detto che mi snelliva!»
 
«E tu avevi detto che il giallo mi donava!»
 
Si voltarono di nuovo.
 
«Molto estreme» disse Alex minacciosamente.
 
«Già. Terribili» concordò Liz facendo un gesto della mano misterioso.
 
Rei inclinò la testa.
 
«Stai scacciando una mosca?»
 
«Assolutamente no!» rispose Liz offesa. «Questo è chiaramente un gesto che indica una grave minaccia!»
 
«O una grave malattia.» aggiunse Alex.
 
«In questo caso forse io posso aiutare», si intromise Rei con un lieve sorriso. «In fondo sono un discreto guaritore.»
 
Liz li squadrò entrambi con un’espressione disgustata.
 
«È proprio vero che il vero genio è sempre incompreso. Ah, essere o non essere un genio, questo è- »
 
«Taglia corto, Amleto» la interruppe Alex. «Piuttosto, Rei, già che ti sei proposto, pensi di poter far qualcosa per questo?» gli chiese sfilando a Liz gli occhiali da sole.
 
Tutto l’umorismo sparì dal viso dello Shinigami.
 
«Cos’è successo?» chiese avvicinandosi per guardare il livido più da vicino.
 
«E questo è niente, avresti dovuto vedere com’erano ridotti i tredici ninja che mi hanno aggredita! Imploravano pietà quando ho finito con loro!»
 
Rei le avvicinò una mano al viso.
 
«Liz» la ammonì severamente mentre una luce verde si illuminava nel suo palmo.
 
«E va bene, erano solo sette.»
 
«Liz.»
 
«Tre. Però erano giganti!»
 
«Diglielo e basta.» sospirò Alex sedendosi sulla panchina con le braccia incrociate. «È inutile girarci attorno, si farebbe solo un’idea peggiore.»
 
«È stato uno di loro, vero?» chiese Rei con voce asciutta. «Uno di quegli Hollow.»
 
«In realtà è stata più colpa mia che altro. Ora non posso spiegarti con esattezza cosa sia successo perché sto cercando di tenere tutto segreto per fare una sorpresa ad Alex, ma Grimmjow stava solo facendo il suo dovere per aiutarmi a non farmi ammazzare qua fuori. Anche se un giorno di questi dovremmo fermarci un attimo e discutere un po’ a proposito del suo entusiasmo, Alex. E con entusiasmo intendo “follia omicida”. Sai, nel caso non avessi colto l’ironia celata dietro il termine.»
 
«Amen.»
 
«E comunque», continuò Liz rivolta a Rei, «lui e Aramis non sono poi così male, perché non provi a conoscerli meglio?»
 
Rei si irrigidì.
 
Ahia.
 
Oltre a proporre amicizia tra cane e gatto, Liz aveva anche pronunciato il nome proibito.
 
Alex scrutò attentamente Rei, osservando una risposta dietro l’altra formarsi nella sua espressione, per poi venire scartata.
  
«L’occhio adesso è a posto.» disse infine abbassando la mano e facendo un passo indietro.
 
Alex sospirò.
 
Rei sembrava sul serio una brava persona.
 
Nella sua situazione solo un santo si sarebbe trattenuto dal fare commenti su Aramis.
 
«Devi cominciare il tuo giro?» gli chiese per andargli incontro.
 
«Sì, è per questo che ero nei paraggi.»   
 
Liz si toccò con cautela la palpebra guarita.
 
«Per caso hai visto un orsacchiotto abbandonato da qualche parte?»
 
Rei inclinò la testa con aria interrogativa.
 
«Qualcuno ha smarrito un cucciolo d’orso in giro per le strade? Peculiare come animale domestico.»
 
Aaaargh, Shinigami!
 
«No! È… è finto, è solo un giocattolo. Una bambina fantasma è venuta da noi chiedendoci di trovarlo.»
 
«Se avete un Plus con una questione in sospeso sarebbe meglio che me ne occupassi io, prima che degeneri e diventi un Hollow.» disse Rei sfiorando la sua Zampakuto.
 
«Non so se sia il caso. Vedi lei… è un po’ particolare. Credo che sia morta in modo violento, e quello che le è successo deve averla traumatizzata. Non c’è molto con la testa. Ho paura che passando oltre adesso potrebbe rimanere definitivamente così, e quindi prima voglio fare un tentativo e vedere se trovandole il suo orsetto sia possibile guarirla in qualche modo.»
 
«Perché non vieni a darle un’occhiata?» saltò su Liz con entusiasmo. «Devi vederla, è assolutamente un amore! E poi così puoi giudicare di persona se si possa fare qualcosa per lei!»
 
Nell’aria divenne decisamente palpabile, almeno per Alex, il dilemma di un uomo: da una parte il sorriso a un milione di watt di Liz e il senso del dovere di una persona visibilmente responsabile e dedita al proprio lavoro; dall’altra, la prospettiva di entrare in un covo di malvagità e corruzione (la loro attuale casa), legato a brutte esperienze (il loro primo incontro) ed abitato da individui che anni di addestramento militare continuavano ad indicare come nemici mortali (Grimmjow e Aramis. Soprattutto Aramis).
 
Il conflitto interiore si dipinse a chiare lettere sul volto di Rei, tanto che Alex fece per correre in suo soccorso e sollevarlo dall’incombenza.
 
Poi però Liz lo prese per mano ed aumentò ulteriormente il voltaggio del suo sorriso.
 
E non ci fu più storia.
 
** 
 
«Comportati bene.» lo ammonì Alex.
 
«È un ordine?»
 
«Diciamo un accorato consiglio. Anzi no, aspetta: ora che ci penso sei mio schiavo per una settimana. Sì, è un ordine.»
 
Lei e Aramis si erano tenuti in disparte sulla soglia, mentre Rei, in mezzo al cortile, faceva vedere la sua mano “magica” a Rina e Beth, che lo osservavano con gli occhi spalancati e colmi di stupore infantile.
 
Liz era accovacciata di fianco a lui, dato che era stata necessaria la presenza di almeno uno di loro per convincere Rina a fidarsi abbastanza dal portare allo scoperto la sua amica.
 
Grimmjow non c’era: Urahara aveva bisogno di lui per una qualche missione in cui presumibilmente c’era roba da far saltare in aria e gente da menomare, e lui non se l’era fatto ripetere due volte.
 
La situazione negli altri mondi si stava scaldando, e quel tipo di missioni stava diventando decisamente frequente.
 
Ed e Al stavano giocando in mezzo ai fiori.
 
Non ricevendo alcuna risposta da parte di Aramis, Alex si girò a guardarlo.
 
Oh cielo.
 
«Quella che vedo non è gelosia, vero?»
 
«E questo me lo domanda quella che percepisce le emozioni.»
 
«Lo sai benissimo che con te mi riesce poco. Quindi te lo chiedo di nuovo: sei geloso? È per questo che li guardi in quel modo?»
 
«Non sapevo fosse già arrivato il momento della chiacchierata tra ragazze. Vado a prendere lo smalto e i bigodini? Preferisci sfogarti un po’ sull’insensibilità di Grimmjow prima che io cominci il mio monologo sentimentale?»
 
«Consideralo come un tentativo di ampliare i tuoi orizzonti, schiavo. E poi non ti ci vedo molto con dei bei boccoli vittoriani.»
 
Aramis inclinò la testa da un lato, con l’aria di qualcuno con la testa ad un milione di chilometri di distanza.
 
Alex sospirò.
 
«Okay, visto che il concetto di “confidenza tra amici” ti è evidentemente estraneo, facciamo che comincio a parlare io. Appena dico qualcosa di sbagliato sentiti pure libero di fermarmi. Ecco quello che penso di te: sei confuso. Sei geloso perché quei due vanno d’accordo, ma quello che provi per Liz ti ha instillato un briciolo di decenza, quindi senti qualcosa di sgradevole al pensiero di impedirle di frequentare qualcuno che evidentemente la fa sorridere. Si chiama senso di colpa, per la cronaca. Cerca di fare amicizia con questa sensazione.»
 
Aramis non disse nulla.
 
I suoi occhi non avevano abbandonato Liz e Rei neanche per un istante.    
 
«Devo continuare? Sicuro? E va bene.» disse Alex con una scrollata di spalle. «Liz è terapeutica, perché tira fuori senza sforzo il meglio delle persone, te compreso. Anche Rei è una brava persona, eppure ha su di te l’effetto opposto. Gli giri attorno come uno squalo. Se solo sapesse della loro esistenza, probabilmente il poverino richiederebbe un’ordinanza restrittiva per tenerti ad almeno un continente di distanza. Neanche a Grimmjow fai questo effetto, e lui ti odia con ogni fibra del suo essere. E adesso per favore dì qualcosa anche tu perché tutto questo cercare di mettermi nei tuoi panni e vedere le cose dal tuo punto di vista mi sta seriamente facendo venire la pelle d’oca.»
 
*
 
Aramis sorrise.
 
Come volevasi dimostrare, quella ragazza sembrava sempre sapere, più o meno accuratamente, cosa gli stesse passando per la testa.
 
Peccato però, che la questione non fosse così semplice come Alex la faceva suonare.
 
D’altra parte gli umani non potevano comprendere appieno la sensazione straziante di essere incompleti.
 
A pensarci bene, il termine stesso “Hollow” era piuttosto ironico, dato che era tipico della specie di Aramis aggrapparsi alle proprie emozioni rimaste e viverle fino all’estremo, esprimendole in modo violento e ossessivo; quando una parte così importante come il “cuore” ti viene strappato via, lasciandoti addosso solo dei patetici rimasugli per tentare di metterci una pezza sopra, ci sono solo due strade: o diventi completamente apatico, o ti aggrappi come un disperato a ciò che ti è rimasto e lo vivi fino in fondo.
 
E, in mezzo a tutto questo, il destino o chi per lui chiude gli occhi, allunga la mano, afferra completamente a caso dalle strade la ragazza più assurda che sia riuscito a trovare, ti dice “Toh, questa è Liz” e te la butta senza alcun riguardo tra le braccia.
 
E Aramis, beh, lui non poteva fare altro che ringraziare per il regalo e sorridere come un cretino innamorato.
 
Innamorato.
 
Lui.
 
Pazzesco.
 
Ma questo svegliava anche altri istinti.
 
L’Hollow che c’era in lui (non che bisognasse scavare molto in profondità per trovarlo) gli sussurrava molte cose all’orecchio.
 
Erano stati proprio quei sussurri la causa di molte sue scelte pessime del passato, e sedici anni di solitudine erano stati un lungo tempo per rifletterci su.   
 
Stuzzicare Rei sembrava un ottimo modo per sfogarsi.
 
A parte il fatto che gli Shinigami erano creature divertenti da tormentare a prescindere, Rei era un caso particolare.
 
C’era qualcosa in lui, che risvegliava la parte sadica di Aramis e la attirava su di sé come una calamita.
 
Lui stesso non avrebbe saputo dire con esattezza cosa fosse, il che era tutto dire.
 
Era uno Shinigami, ma non era solo quello.
 
Certo, sembrava essersi infatuato di Liz, e d’altra parte come dargli torto, ma da quel punto di vista Aramis era tutto sommato meno irritato di quanto avrebbe dovuto.
 
Rei era molto discreto sia nella teoria che nei fatti, e il modo in cui pensava a Liz non faceva eccezione.
 
Era difficile per Aramis essere seriamente geloso di qualcuno che guardava e pensava a Liz con tanta cura e rispetto.
 
Detto questo, era la sua ragazza, e non gradiva molto che fosse il bersaglio di così tanti sospiri altrui.
 
Un’improvvisa pacca sulla spalla lo colse di sorpresa, e Aramis voltò la testa verso Alex.
 
Lo sguardo che lei gli rivolse gli ricordò così tanto Meiko da lasciarlo a corto di parole.
 
«Cerca solo di non fare qualcosa di cui potremmo pentirci tutti quanti, chiaro?»
 
«Come desidera, Sua Altezza.»
 
«Guarda che ci sei anche tu in quel “noi”.»
 
«Sono commosso, Sua Grazia.»
 
«Ti sto dicendo che siamo amici, Aramis. Tu ed io. Quindi cerca di essere felice.»
 
Aramis sbatté le palpebre un paio di volte, poi sorrise e sprofondò in un inchino, portandosi la sua mano alle labbra.
 
«Sono onorato, mia principessa.»
 
Lei alzò gli occhi al cielo.
 
«Ma quanto sei cretino?»
 
Eeeed ecco tornata Alex.
 
**
 
Normalmente, Rei non avrebbe accettato.
 
Aveva un compito da svolgere, e non poteva permettersi distrazioni.
 
Tuttavia, il guaritore che era in lui non poteva ignorare una bambina che aveva chiaramente bisogno di aiuto, anche se in una faccenda così piccola come ritrovare un giocattolo.
 
Sicuramente il capitano della sua compagnia l’avrebbe capito.
 
Certo, probabilmente non era il caso di specificare che questa piccola deviazione comprendesse una gitarella notturna nel cimitero del luogo in compagnia di due Plus, un Hollow e una ragazza umana.
 
«Ottima scelta come terreno di gioco, ragazze.» disse l’Hollow in questione esaminando distrattamente una lapide. «La prossima volta che una di voi deve perdere il suo compagno peloso fantasma, andate in una macelleria. O direttamente in un obitorio.»
 
Le due bambine si stavano rincorrendo tra le tombe ridacchiando di gusto, e non fecero caso al suo commento.
 
«Anche io e Alex venivamo spesso qui a giocare da piccole.» disse Liz esaminando con accuratezza il terreno alla ricerca di possibili indizi. «Anche se devo ammettere che di notte è tutta un’altra cosa.»
 
«Hai paura del buio, coniglietto?»
 
«Paura io? Pfff! Io e la notte siamo una cosa sola! Buio è il mio secondo nome! Soprattutto nei cimiteri. Di notte. Al buio.»
 
Rei sospirò e si allontanò di qualche passo per controllare un mausoleo dall’aria antica.
 
Quei due proprio non li capiva.
 
Liz era una ragazza bizzarra, che indossava vestiti con scritte strane e che parlava in modo curioso, facendo spesso dei riferimenti alla cultura umana moderna che per ovvi motivi lui non era in grado di comprendere.
 
Però era divertente, generosa e gentile, e la sua anima era una delle più radianti che Rei avesse mai visto.
 
Ed era più che evidente che avesse un legame sentimentale con l’Hollow chiamato Aramis, che era il suo opposto praticamente sotto ogni aspetto.
 
Già solo il fatto che un Hollow potesse avere dei sentimenti non violenti andava contro tutto quello che gli era stato insegnato e che aveva visto nella sua carriera di Shinigami, ma che addirittura potesse provare dell’affetto…
 
Senza contare l’aspetto della sua anima.
 
Guardare un Hollow senza i suoi occhiali non si dimostrava mai un’esperienza piacevole, ma con Aramis era stato molto peggio del solito.
 
Certo, era anche vero che in quel momento si era appena svegliato pesto e bagnato fradicio in un luogo sconosciuto dopo essere quasi annegato per l’attacco di un branco di Hollow.
 
Non c’erano dubbi che l’anima di Aramis fosse oscura e contorta, ma forse il trauma subito aveva impedito a Rei di notare sul momento qualche dettaglio importante, una qualche nota positiva, una sfumatura di colore o luce che potesse giustificare la cieca fiducia che Liz sembrava riporre su di lui.
 
Il sussurro giunse direttamente dietro al suo orecchio. «E tu, invece? Hai paura del buio, mia piccola mangusta?»
 
Rei sentì ogni pelo del suo corpo rizzarsi per lo spavento e si girò di scatto, portando automaticamente la mano alla Zanpakuto.
 
«Non ti ho già detto di starmi lontano?»
 
«Almeno dodici volte.» suggerì Liz da tre lapidi di distanza.
 
Aramis si mise le mani dietro la testa in una posa rilassata di chi non ha un solo pensiero al mondo.
 
«La mia memoria è molto selettiva.»
 
«Allora prova a deselettivarla.» ringhiò Rei a denti stretti.
 
Con uno sforzo immane si costrinse a lasciar andare l’elsa della spada e a continuare a camminare.
 
Aramis ovviamente lo seguì.
 
Rei iniziò a rimpiangere i bei vecchi tempi in cui gli Hollow si limitavano ad essere solo bestie orripilanti grosse come una casa col quoziente intellettivo medio di una carpa.
 
«Comincio ad avere il vago sospetto di non piacerti.»
 
«Ma davvero.»
 
«E dire che ti ho salvato la vita. Sei stato fortunato che ci fossi io. Fosse stato già Grimmjow, avrebbe cercato di farti rinvenire a calci nelle costole, altro che respirazione bocca a bocca.»
 
Rei incespicò in una radice che spuntava dal terreno.
 
«Ops, te l’eri dimenticato?»
 
Nonucciderel’amatodiLiznonucciderel’amatodiLiznonuccidere…
 
«Perché stai seguendo me, invece di starle vicino? Malgrado le sue parole, è chiaro che rimanere in questo luogo a quest’ora la innervosisca.»
 
Che poi, come poteva mai esistere qualcuno in grado di trovare la presenza di Aramis rassicurante in un cimitero nel cuore della notte?
 
«Rilassati, lo sto facendo proprio per il coniglietto. È quasi rassicurante constatare che anche lei sia in grado di provare un briciolo di sana paura, e familiarizzare un po’ con la sensazione non può farle che bene. Per un certo periodo ho temuto sul serio che fosse del tutto priva di istinto di autoconservazione e buonsenso.»
 
Ah, ecco come.
 
Rei si fermò ad ispezionare un mausoleo a forma di piramide con tanto di enormi sfingi ai lati.
 
Umani.
 
Aramis si sedette sulla statua di fronte a Rei e da lì si chinò verso di lui, rivolgendogli la stessa espressione enigmatica della creatura mitologica.
 
«Non sono in vena di indovinelli.» lo avvertì Rei resistendo all’impulso di fare un passo indietro.
 
«Peccato. Sai, si dice che questa creatura fosse un Hollow, probabilmente per la sua abitudine di mangiare i viandanti che non erano in grado di risponderle correttamente. Ma non sono tanto vecchio da averne incontrata una di persona, quindi non saprei dire se sia una teoria fondata.»
 
«Lo è. Nei nostri archivi sono registrati accuratamente tutti gli interventi nel mondo umano, comprese le tipologie di Hollow affrontate. E rammentarmi della vostra tendenza al cannibalismo non è una strategia efficace per invogliarmi al dialogo.»
 
Aramis si portò una mano al petto con aria ferita.
 
«Giudichi senza conoscermi, Shinigami. Ti assicuro che nei giorni della mia sconsiderata gioventù ho cacciato solo i non meritevoli e i malvagi, cogliendo nobilmente sul fatto i miei simili che depredavano i deboli e gli indifesi.»
 
«Non fai ridere.»
 
Aramis gli rivolse un sorriso crudele ed estrasse un coltello dalla giacca, facendo scorrere distrattamente un dito lungo la lama.
 
«Ma è quello che avresti preferito sentirti dire, non è vero?»
 
Rei rimase in silenzio.
 
Conoscevano già entrambi la risposta a quella domanda.
 
«Non sentirai mai un Hollow chiedere scusa per il suo passato, neanche tra i più teneri di cuore. Tutti noi abbiamo ucciso, tutti noi abbiamo fatto cose orripilanti. Certo, alcuni ci provano più gusto di altri, ma nessuno di noi ha avuto il lusso di essere schizzinoso sulla scelta del suo cibo. Ma, vedi, buona parte di noi lo fa per fame e per il terrore di perdere la ragione. Per cosa uccidono, esattamente, i tuoi amici della Soul Society? Proviamo a fare un giretto nel Rukongai per scoprirlo?»
 
La punta del coltello era ora rivolta verso di lui.
 
Rei fece un passo avanti, ritrovandosi così pericolosamente vicino alla lama e al suo proprietario.
 
Aveva finito di lasciarsi intimidire.
 
«Anche i batteri e i virus provocano infezioni perché è il solo modo che hanno di sopravvivere, ma ciò non toglie che così facendo mettano in pericolo l’intero organismo, perciò è compito del sistema immunitario entrare in gioco per eliminarli. L’organismo in questione non è perfetto, a volte le cellule che lo compongono generano tumori, oppure i globuli bianchi stessi impazziscono e cominciano ad attaccare le altre cellule. Questo rende forse meno grave la minaccia dei virus?»
 
Aramis gli rivolse un lungo sguardo penetrante, che Rei ricambiò senza battere ciglio.
 
Passarono alcuni secondi di silenzio.
 
Poi il coltello sparì in fretta come era comparso, e Aramis scoppiò a ridere.
 
Perché la cosa non lo stupì affatto?
 
Rei attese con pazienza che si sfogasse a suo piacimento, chiedendosi distrattamente se non fosse il caso di “immunizzarlo” lì e ora per levarsi il disturbo.
 
«Cosa mi sono persa?» chiese Liz sbucando da dietro un tempio greco in miniatura.
 
Sul serio, gli umani avevano un culto dei morti decisamente bizzarro.
 
«Discorsi filosofici. Terminologia medica. Confronto razziale. Niente di che.» rispose laconicamente Rei.
 
«Deve essere stato un “niente di che” molto istruttivo.» commentò Liz accennando ad Aramis, la cui risata aveva assunto dei toni quantomeno sinistri.
 
«Fa spesso così?»
 
«Solo con chi gli sta simpatico.»
 
«È inquietante.»
 
«Oh, credo sia normale per loro. Alex dice che dopo averla sentita per la prima volta, la risata di Grimmjow è diventata la colonna sonora dei suoi incubi.»
 
Di sicuro questa lo sarebbe diventata dei suoi.
 
«Sta respirando almeno?»
 
«Dagli qualche minuto. Cosa gli hai detto di così divertente?»
 
«L’ho insultato, non gli ho raccontato una barzelletta.»
 
«Gli Arrancar hanno un senso dell’umorismo piuttosto particolare.»
 
«Me ne sono accorto.»
 
Con un visibile sforzo, Aramis smise di ridere, si asciugò le lacrime e scese dalla statua.
 
«Amore», disse abbracciando Liz e appoggiando la fronte contro la sua in un gesto così intimo, da spingere Rei a distogliere lo sguardo, «possiamo tenerlo?»
 
«Non saprei. Non pensi che prima di tutto sarebbe il caso di chiedere il suo permesso?»
 
«Ma è così ingenuo e spontaneo.»
 
L’ingenuo e spontaneo gli lanciò un’occhiataccia risentita.
 
Pessima mossa, perché quei due si stavano scambiando lo sguardo d’intesa e complicità tipico degli innamorati, e Rei si ritrovò sommerso immediatamente dall’imbarazzo. 
 
«Non credo che gli piacerebbe stare con noi. Io sono strana e tu sei inquietante.» continuò Liz allacciandogli le braccia dietro al collo.
 
Adesso Rei avrebbe guardato altrove e si sarebbe allontanato di diversi passi.
 
Da un momento all’altro.
 
«A me piace quando sei strana.» disse Aramis sfiorandole la bocca con la sua, per poi afferrarle delicatamente il labbro tra i denti.
 
Oh, insomma!
 
«Potreste rimandare le vostre effusioni ad un momento ed un luogo più adatti?»
 
Liz e Aramis si separarono quel che bastava per rivolgergli lo stesso sguardo divertito.
 
«Mi sa che ci sta suggerendo di prenderci una stanza.»
 
«In effetti siamo in un cimitero. Con statue strane. Ci sono una sfinge, un putto e Gesù che ci guardano.»
 
«È la gelosia che parla, non ascoltarlo.»
 
«Che ti avevo detto? Sei inquietante. Solo tu potresti cercare di sedurmi in un cimitero.»
 
«In realtà sei tu che ci stai seducendo entrambi in un cimitero. Guarda il povero Rei com’è diventato rosso.»
 
«Cosa?! Io non sto assolutamente cercando di sedurvi in un cimitero! Vero Rei?»
 
«Credo che le bambine abbiano trovato qualcosa laggiù, è meglio che vada a vedere.»
 
«No, non scappare! Devi dirmi se ti sto seducendo in un cimitero!»
 
«Ammettilo coniglietto, sei una donna senza scrupoli.»
 
«Ma non è vero!»
 
**
 
La casa era estremamente silenziosa senza tutti gli altri.
 
Niente urla.
 
Niente battibecchi fastidiosi.
 
Niente agguati.
 
Niente minacce di morte.
 
Ooh, sì!
 
Sarebbe voluta andare anche lei in ricognizione al cimitero, ma con anche Urahara e Grimmjow assenti il negozio sarebbe rimasto incustodito, quindi era decisamente il caso che almeno uno di loro rimanesse a fare la guardia insieme ai gatti.
 
Forse non era stata una buona idea lasciare Rei in balia di Liz e Aramis, ma d’altra parte Alex non poteva sempre fare la baby sitter a tutti, e in fin dei conti si trattava di gente adulta e vaccinata.
 
E ora era a casa da sola, yeeeeeeeh!
 
Aveva il televisore a completa disposizione, il divano sgombro, il dominio assoluto del telecomando…
 
Quindi che cacchio ci faceva in cucina con una spatola in mano?
 
«Devo essermi bevuta il cervello.» disse a Ed e Al, che la osservavano accovacciati sulla sedia di fianco a lei.
 
«Mettiamo subito in chiaro che non sto preparando una cenetta. Non ne sarei capace neanche se ne andasse della mia vita, anche perché sono sicura che le padelle mi odino. Hanno instaurato una cospirazione nei miei confronti con la complicità del forno, e vi assicuro che il risentimento è reciproco.»
 
Al miagolò il suo assenso, mentre Alex poté giurare che di fianco a lui Ed avesse alzato gli occhi al cielo.
 
«È solo che Rina si è avventata sugli avanzi della cena come un avvoltoio, e ora non è rimasto nulla di pronto. Certo, di roba in frigo ce n’è, ma lo sapete benissimo cosa ne penso su chi mangia le bistecche crude, quindi gli sto solo andando un po’ incontro.»
 
La carne cominciò a sfrigolare minacciosamente nella padella, emanando del fumo grigiastro poco rassicurante.
 
Alex si affrettò ad abbassare la fiamma.
 
«Il fatto è che a me metterebbe tristezza tornare a casa nel cuore della notte e trovare la cucina vuota. Papà lascia sempre qualcosa di pronto alla mamma quando le fanno passare la notte in cella e la rilasciano alle prime luci dell’alba. Fortuna che lei non ha mai ricambiato il favore, altrimenti probabilmente saremmo morti tutti avvelenati.»
 
Il vetro della finestra si mise a vibrare insistentemente.
 
Di nuovo.
 
Era la quinta volta in un’ora!
 
Che diavolo stava…
 
Nell’istante successivo si scatenò l’inferno.
 
**
 
Le bambine avevano trovato qualcosa, sì.
 
O meglio, qualcuno aveva trovato loro.
 
All’inizio si era trattato solo di uno, poi, nel giro di due istanti, da dietro ogni lapide era spuntato fuori un bambino.
 
Liz provò a contarli.
 
Erano ameno una ventina.
 
«Come hai fatto a non accorgerti dei Bimbi Sperduti?» chiese ad Aramis.
 
«Veramente stavo aspettando che uscissero da soli.»
 
«Non dirmi che hai lasciato apposta che perdessimo tutto questo tempo girando a vuoto tra le tombe.» disse asciutto Rei.
 
«E va bene, non te lo dico.»
 
«Sei indefinibile.» lo rimproverò Liz.
 
«Com’è possibile che la tua risata di prima non li abbia spaventati tutti a morte?» chiese Rei.
 
«Giocavamo a nascondino!» esclamò un bimbo biondo sulla sinistra.
 
«Vinciamo sempre, perché non ci vede mai nessuno!» aggiunse una bambina con le trecce.
 
«A te ti vedono perché sei troppo grassa!» la prese in giro un terzo bambino.
 
«E a te invece ti vedono perché sei brutto come la fame!» si difese prontamente lei con una linguaccia.
 
«Faccia di maiale!»
 
«Sacco dell’immondizia!»
 
«Cicciona!»
 
«Cacca molle!»
 
«Ne deduco che sono amici tuoi, scricciolo.» disse Aramis rivolto a Rina.
 
«Andranno tutti all’inferno.» commentò lei seraficamente, prima di saltare nella mischia e sedare la rissa con un pugno in testa ad entrambi i contendenti.
 
Oooh sì, cominciava ad esserci decisamente troppo di Grimmjow in lei.
 
Nel frattempo Beth si era nascosta dietro a Rei col pollice in bocca e una manina aggrappata al suo abito nero.
 
«Stiamo cercando l’orsacchiotto di Beth,» disse Liz guardandoli tutti uno per uno. Avevano tutti, nessuno escluso, i vestiti macchiati di sangue. «Qualcuno l’ha visto?»
 
Gli spiriti si guardarono l’un l’altro, scuotendo la testa con aria confusa.
 
«Lei non ha mai avuto un pupazzo.» disse la bambina con le trecce massaggiandosi la testa e squadrando Rina con astio.
 
«Siete sicuri? Neanche qualcosa con un orso sopra? O qualcosa che possa anche solo vagamente somigliargli? Una maglietta? Un disegno?»
 
«Un topo morto?» aggiunse Aramis a mezza voce.
 
Rei gli tirò una gomitata.
 
«Come fate a sapere cosa cerca?» esclamò il bambino attaccabrighe di prima, che era indietreggiato a distanza di sicurezza da Rina. «Quella non parla, come quello lì e quegli altri tre laggiù. E poi chi siete? Questo è il nostro territorio!»
 
«Non vogliamo farvi del male, siamo qui per aiutarvi.» li rassicurò Rei. «Stare qui è pericoloso per voi, ma io posso portarvi in un luogo in cui sarete al sicuro.»
 
Aramis fece un passo in avanti.
 
«Non così in fretta. Vieni qui, scricciolo.»
 
Rina aggrottò le sopracciglia con aria confusa.
 
«Che c’è?»
 
«Obbedisci. Mettiti con la mangusta e il coniglietto dietro di me e stai vicino alla tua amichetta banshee.»
 
Rina lo guardò male, ma gli diede retta.
 
Rei lanciò uno sguardo interrogativo a Liz, che fece spallucce.
 
«Adesso, mettiamo qualcosa in chiaro. In mezzo a voi mocciosi c’è qualcuno che non è chi dice di essere. Ammetto che è la prima volta che incontro qualcuno in grado di annullare completamente la mia telepatia, ma non mi serve leggere nel pensiero per riconoscere la sensazione di uno sguardo famelico puntato sulla schiena. Sei molto furbo, vero? Stare con questi bambini è la copertura perfetta. Di per sé non valgono due soldi come spuntino, ma in compenso un gruppo così largo di anime attira individui interessanti. Sensitivi. Hollow. Magari addirittura Shinigami. Al primo segno di pericolo gli altri tagliano la corda, e tu rimani a goderti il buffet.»
 
Aramis cominciò a passeggiare tranquillamente tra i bambini, che si scansarono sospettosamente al suo passaggio.
 
«Adesso provo a mettermi un po’ nei tuoi panni, che ne dici? Ci stai seguendo da quando abbiamo messo piede qui dentro. Volevi mangiarti Rei per primo, perché con lui era fondamentale sfruttare l’effetto sorpresa per avere la meglio. Un povero bambino fantasma bisognoso d’aiuto che si avvicina timidamente allo Shinigami tenero di cuore mentre gli altri non vedono. Il seguito dipende dal tuo quoziente intellettivo. Sicuramente quando ti nutri riveli la tua vera natura, quindi noi saremmo arrivati abbastanza in fretta da coglierti sul fatto. Cosa pensavi di fare, dopo? Affrontarci? Scappare? Sono curioso.»
 
Nessuno rispose.
 
Liz sentì i brividi correrle giù per la schiena.
 
Aramis non riusciva ad usare la sua telepatia da quando erano arrivati al cimitero?
 
Un cimitero in cui si annidava un mostro mangiauomini travestito da bambino?
 
Sembrava la trama tipica di un film horror.
 
Perfetto, quello sì che era il modo adatto per curare la paura del buio.
 
Incubi gratis per tutti gente, fatevi pure avanti!
 
«E non ci hai detto niente? Sei pazzo? Non ti è venuto in mente, prima, che avrebbe potuto attaccare Liz?» chiese Rei con rabbia.
 
«Come ho già detto, tu eri il bersaglio più probabile. Gli esseri umani, anche quelli con poteri spirituali, sono troppo comuni perché qualcuno cauto come il nostro amico getti all’aria la sua copertura perfetta pur di catturarne uno. Non che tu non abbia un’aria assolutamente appetitosa, coniglietto.» si affrettò a rassicurarla.
 
Che dolce.
 
Liz scrutò per bene le facce davanti a sé, ma sembravano tutte così innocenti.
 
Nessuno di loro aveva l’aspetto di uno spietato assassino sfruttatore di bambini.
 
«Quindi non sappiamo chi sia?» chiese avvicinandosi a Rina e Beth, in modo da difenderle in caso di attacco improvviso.
 
«Speravo che a questo punto si sarebbe rivelato, ma a quanto pare noi tre insieme siamo un boccone un po’ troppo indigesto per lui.»
 
«Come fai a sapere che sia uno di loro? Magari come dici tu non vuole affrontarci direttamente, e mentre gli altri venivano allo scoperto ha preferito nascondersi.» disse Rei.
 
Aramis si piegò in avanti per scrutare da vicino il bambino teppista, che si allontanò da lui con un’esclamazione da far concorrenza a Grimmjow in una giornata ispirata.
 
«Manca qualcuno, scricciolo?»
 
«No, sono tutti qui.»
 
Rei estrasse la katana.
 
«Quanto tempo è che Rina abita con voi? Magari è arrivato un bambino nuovo nel frattempo.»
 
«Mi piace come lavora la tua mente, è così raro trovare un cervello funzionante in giro. Però in questo caso sono sicuro che tu ti stia sbagliando. Ho ragione?»
 
Rina annuì.
 
«Non è possibile che ci sia un bambino nuovo.»
 
«Lo sospettavo. Ti ricordi come sei morta, scricciolo?»
 
Rina scosse la testa.
 
«Era buio. Suor Maria mi aveva messo a dormire, ma io sono scappata dalla finestra perché… non me lo ricordo. Me l’aveva detto che i bambini che disobbediscono ed escono di notte finiscono all’inferno, ma io avevo qualcosa da fare. Adesso sono laggiù.» disse indicando con una mano la parte nord del cimitero.
 
Liz le mise una mano sui capelli.
 
Aramis era sempre un passo davanti a tutti quando si trattava di intuizioni, ma questo non significava che anche lei non fosse in grado di osservare gli indizi e fare due più due.
 
Il petto le si strinse dolorosamente, e gli occhi le si riempirono di lacrime.
 
«Un serial killer.»
 
Aramis annuì.
 
«Sono tutti bambini di età compresa circa tra i sette e i dieci anni, e, a giudicare dalla posizione delle macchie di sangue e dall’assenza di altri traumi visibili, sono stati uccisi tutti intenzionalmente allo stesso modo.»
 
«Dici che è lo stesso…?»
 
«No. Chi ha ucciso tutti loro probabilmente è umano ed è ancora vivo, altrimenti la loro anima non sarebbe intatta. Quello che si nasconde tra loro di sicuro non lo è, e fa parte del loro gruppo almeno da un anno o due, se non di più.»
 
Rei prese in braccio Beth, reggendo la spada con la sinistra.
 
«Non mi hai detto come fai a essere sicuro che non ci siano nuovi bambini.»
 
«Scricciolo, hai detto che ogni anno, circa in questo periodo, ti viene più fame del solito. Scommetto che una volta che ti passa la fame, arriva un bambino nuovo.»
 
«Già.»
 
«È mai capitato che ne arrivasse uno nuovo in un altro mese?»
 
«No.»
 
«Questo è il periodo in cui sei morta.» disse Aramis. «Sei stata vittima di un assassino che uccide un bambino ogni anno nello stesso giorno. Probabilmente vi rapisce da zone diverse per non dare nell’occhio, per poi finire il lavoro qua nei paraggi, e le vostre anime di conseguenza si radunano qui. Quando arriva quel giorno la tua energia spirituale aumenta di riflesso, perché inconsciamente vorresti vendicarti, ed ecco spiegata la tua fame.»
 
Una lacrima scese lungo la guancia di Liz, che però se la asciugò furiosamente.
 
No, non avrebbe pianto.
 
Quei poveri bambini avevano sofferto le pene dell’inferno, Beth aveva addirittura perso la parola, eppure continuavano a giocare e a tenersi compagnia.
 
Rina aveva coraggio da vendere e  non aveva versato una sola lacrima da quando la conosceva.
 
E adesso era arrivato un nuovo, maledetto mostro ad approfittarsi di loro e a rovinare le loro esistenze, attaccando la gente alle spalle e talmente codardo da usare come scudo dei bambini innocenti?
 
Non credo proprio.
 
«Questo è troppo. Sai cosa? Chiunque tu sia, hai fatto molto male a non attaccarmi quando ero da sola. Se non vuoi farti vedere, ci penserò io a stanarti.»
 
Liz fece un respiro profondo, accumulando energia come Grimmjow le aveva insegnato.
 
«Meglio se ti copri le orecchie, Aramis.»
 
«Che mi dici di noi invece?» chiese Rei.
 
«Non dovrebbero esserci problemi. Credo.»
 
«Molto rassicurante.»
 
Inspira.
 
Espira.
 
Inspira.
 
Espira.
 
Liz fece un ultimo, profondo respiro, concentrò tutta l’energia accumulata nei polmoni, e infine lo espulse con una lunga e straziante nota acuta, che spinse tutti quanti, lei compresa, a premersi le mani sulle orecchie.
 
Normalmente sarebbe stata in grado di dirigere la maggior parte delle onde sonore su un bersaglio solo, ma non sapendo chi di loro fosse la minaccia, era stata costretta ad allargare il campo d’azione.
 
Quella nota in particolare era fastidiosa per gli umani, ma praticamente insopportabile per un Hollow.
 
I timpani di Grimmjow non erano stati più gli stessi per una settimana intera quando l’aveva usata per la prima volta.
 
Comunque non dovette mantenerla troppo a lungo.
 
Dopo solo qualche secondo infatti, il bambino biondo che aveva parlato per primo provò ad allontanarsi stringendosi spasmodicamente la testa, per poi collassare a terra e cominciare a contorcersi tra le lapidi.
 
La sua bocca si spalancò ben più del dovuto, rivelando una schiera di denti affilati, poi la sua pelle si squarciò definitivamente, e dai suoi lembi spuntò un Hollow dieci volte più grande, in evidente agonia.
 
Liz avrebbe tanto voluto farlo soffrire ancora a lungo, ma purtroppo il suo attacco stava facendo del male anche ad Aramis, che nel frattempo era crollato sulle ginocchia, quindi si costrinse a chiudere la bocca.
 
Nessun problema comunque, dato che Rei si era già precipitato sulla creatura con la Zanpakuto sguainata.
 
Un affondo dritto sulla maschera, e il suo sangue inzuppò lo Shinigami.
 
Il cielo sopra di loro si squarciò, e apparve una porta immensa, decorata da due scheletri giganti.
 
I battenti si aprirono, e dalla fessura spuntò una mano altrettanto grande, che afferrò l’Hollow e lo trascinò urlante al suo interno.
 
La porta si chiuse con un rombo inquietante e sparì.
 
«Chi mangia i miei amici finisce all’inferno.» commentò Rina con soddisfazione.
 
Le orecchie di Liz stavano fischiando, ma per il resto era andato tutto bene.
 
Aramis si stava rialzando a fatica, e Liz lo raggiunse di corsa.
 
Gli stava uscendo sangue da entrambe le orecchie.
 
«Oh no! Rei!» esclamò Liz aiutando Aramis a rimettersi in piedi.
 
«Cosa succede?» chiese Rei avvicinandosi.
 
«Aiutalo, ti prego.»
 
Aramis si portò una mano insanguinata davanti alla faccia, la osservò con curiosità e poi spostò l’attenzione su Liz.
 
“Cosa ridi, cretino? Non ti sei accorto che ti ho spaccato i timpani?” lo rimproverò Liz mentre Rei gli avvicinava le mani al volto per guarirlo.
 
“Sei stata grandiosa.”
 
“Ti ho fatto quasi esplodere la testa.”
 
“Lo so.”
 
“Potevo causarti dei danni al cervello permanenti.”
 
“Ti amo.”
 
“Sei strano.”
 
«Mai quanto te.» le rispose Aramis ad alta voce.
 
«Ne deduco che la telepatia è tornata.» commentò Rei con pochissimo entusiasmo.
 
La luce verde sui suoi palmi si spense, e lui fece un passo indietro.
 
Aramis gli fece l’occhiolino.
 
«Sì, poco per volta. E grazie alle tue amorevoli cure ci sento di nuovo.»
 
Rei rabbrividì e gli voltò le spalle, rivolgendo la sua attenzione ai bambini che non erano scappati a gambe levate.
 
Liz sospirò.
 
«Non c’era nessun orsetto, vero?»
 
Aramis rivolse lo sguardo a Beth, che stava osservando il punto in cui la Porta dell’Inferno era scomparsa con aria trasognata.
 
«Non ne sono sicuro, ma credo che volesse portarci qui apposta per sbarazzarci di quell’Hollow. I bambini come lei sono stranamente percettivi riguardo la natura altrui.»
 
In quel momento Beth cominciò a trotterellare verso di loro.
 
«È ora di andare.» stava dicendo Rei agli spiriti. «Ne arriveranno altri come quello. Per voi è molto meglio passare oltre. Avrete una casa e una nuova famiglia, vedrete che vi piacerà.»
 
Dopo un po’ di altre moine, poco per volta i bambini si lasciarono convincere, e uno per uno lasciarono che Rei li facesse passare oltre.
 
La bambina con le trecce e il piccolo teppista andarono insieme, sempre litigando.
 
Quando rimasero solo più Rina e Beth, quest’ultima parve indecisa, poi, veloce come un fulmine, saltò in braccio ad Aramis, gli stampò un bacio sulla guancia e corse da Rei.
 
Poco prima di sparire rivolse loro un grande sorriso.
 
Liz prese la mano di Aramis, lasciando che un paio di lacrime scorressero libere sulle sue guance.
 
Aramis stesso aveva un’espressione strana, a metà tra lo sbalordito e il confuso.
 
Rei rivolse a Rina uno sguardo interrogativo. «Tu non vai?»
 
«Sei pazzo? Io non ci voglio andare in paradiso. E poi Grimmjow deve ancora insegnarmi a trapassare una persona coi pugni come fa lui.»
 
«Alex ne sarà entusiasta.» commentò Liz.
 
Aramis si irrigidì improvvisamente.
 
Un attimo prima era rilassato, quello dopo sollevò la testa di scatto, si voltò verso la direzione da cui erano arrivati e sibilò una sola parola.
 
«No!»
 
Una sillaba sola, ma colma di incredulità ed orrore.
 
Liz sentì un vuoto angosciante spalancarsi nel suo petto.
 
No, no, non poteva essere.
 
Alex a quest’ora stava già dormendo di sicuro, non poteva esserle successo qualcosa.
 
“Ti prego, fai che non le sia successo niente.”
 
«Aramis?»
 
«Ti porto io, dobbiamo fare in fretta. Vedi di tenere il passo, Rei. Avremo bisogno ancora di te.»
 
 
 

 
 
Angolo lamentele
 
 
Aki: «Cliffhanger!»
 
Tantantantaaaaaaaaaaaaan!
 
Alex: «Non ci facciamo mai mancare niente, giusto?»
 
Aki: «Alex! Un paragrafo infinito per costruire la tensione sul tuo destino e poi tre righe sotto ti metti a parlare tranquillamente? Sei una guastafeste!»
 
Aramis: «Almeno non ha potuto finire di cucinare.»
 
Grimmjow: «Già, scampato pericolo.»
 
Alex: «Ehi!»
 
Liz: «Non li ascoltare, Alex. Io amo tutto di te, compresa la tua cucina alternativa.»
 
Grimmjow: «E quelle sono due dita incrociate.»
 
Aramis: «Vergogna coniglietto, che esempi dai alla nostra mangusta?»
 
Rei: «Smettila di chiamarmi così.»
 
Aki: «A proposito, Aramis, che è tutto questo sviluppo del personaggio che ti sta accadendo ultimamente? Mi preoccupi. Sicuro di sentirti bene? »
 
Aramis: «Stai parlando del mio piano diabolico di sostituire pian piano la principessa al centro dei riflettori?»
 
Alex: «Accomodati pure. Essere la protagonista porta solo rogne. Perché Grimmjow può permettersi di sparire per un intero capitolo e io invece devo starmene qui a farmi maltrattare anche quando sono fuori scena?»
 
Aki: «Perché avete avuto un attacco di trama, ecco perché.»
 
Grimmjow: «Quest’accozzaglia di frasi scribacchiate a caso col pretesto di fare del fanservice ha una trama?»
 
Aki: «Non ti rispondo neanche.»
 
Rei: «…»
 
Rei: «Posso andarmene, adesso?»

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Capitolo 44
*** Il sangue non è acqua. E neanche latte. Per fortuna. ***


Aki: «Signore e signori e tutto ciò che c’è nel mezzo, sono tornata! Prima di ricevere il dovuto linciaggio, ho un paio di comunicazioni da fare: la prima è che ci ho messo così tanto perché, quando ormai avevo scritto quasi metà capitolo, il disco esterno dove tenevo il mio sudatissimo lavoro ha deciso per motivi noti solo a lui di rompersi e portarsi via tutto ciò che conteneva, costringendomi a ricominciare da capo. Probabilmente la mia reazione a tale fatto è piuttosto prevedibile, quindi non ci soffermeremo troppo sugli epiteti da me utilizzati in tale occasione. Vi basti sapere che, dal nervoso, ho deciso di cambiare completamente la storia. La seconda è che, dato che il capitolo mi stava venendo una mostruosità di più di quaranta pagine con un finale che tutt’ora si prolunga verso l’infinito, ho deciso di tagliarlo in due. In questo modo, non vi lascio ulteriormente a secco, il prossimo capitolo è quasi completamente scritto, e quindi non ci metterò una vita ad aggiornare, e in più posso dedicarmi ancora un po’ ad esorcizzarlo come si deve senza l’ansia di essere in super ritardo. Quindi niente, questo capitolo qua è un po’ più breve rispetto al solito, ma il prossimo arriverà prestissimo, e magari sarà anche un po’ più bello di come risulterebbe ora se lo concludessi di fretta giusto per aggiornare.»
 
 
Per questa volta salto i ringraziamenti perché ho fretta e poco tempo, ma non temete, li metterò tutti nel prossimo capitolo!
 
Bleach, i suoi personaggi, le sue questioni in sospeso e tutte le cose più o meno nerd citate in questo capitolo non mi appartengono. L’unica cosa che mi appartiene sono dei personaggi dalla morale discutibile e dall’ancora più incerto intelletto, qualità che potrebbero oppure no aver ereditato dalla loro creatrice. Ci tengo inoltre a precisare che non faccio parte di alcuna setta satanica, non sono familiare coi loro usi e costumi e sicuramente non conosco il diavolo. A volte ho il vago sospetto di essere sua zia, ma quella è un’altra questione.
 


Capitolo 44: Il sangue non è acqua. E neanche latte. Per fortuna.
 
Il negozio era ancora in piedi.
 
Lo stesso non si poteva dire della finestra della cucina, che era allegramente implosa  portandosi dietro parte del muro, ma per stare serenamente al mondo bisognava sapersi accontentare.
 
In una realtà quotidiana in cui gli oggetti tendevano a saltare per aria con estrema disinvoltura e le emergenze della sottocategoria “abominio volante” erano all’ordine del giorno, Liz era diventata una campionessa nel trovare il lato positivo in ogni situazione.
 
Tetto e muri portanti ancora al loro posto => serata ancora salvabile.
 
Certo, la barriera che, in teoria, avrebbe dovuto essere impenetrabile a qualsiasi aggressione, dava l’impressione di essere stata trapassata da un missile terra-aria, però Urahara era già al lavoro per ripararla, quindi nessun problema.
 
Magari dentro l’aspetto era migliore.
 
Prima che potessero sincerarsene, tuttavia, vennero raggiunti a pochi passi dall’ingresso dalla voce di Alex, proveniente proprio  dalla cucina mezza distrutta.
 
«VAFFANCULO!»
 
Liz e Rei si bloccarono sui loro passi.
 
Aramis non si era direttamente avvicinato, rimanendo a distanza di sicurezza parecchi metri indietro.
 
Uh uh…
 
«Fossi in voi non entrerei ancora per un po’» li avvisò giovialmente Urahara, che in quanto al mantenere la pace interiore di fronte al disastro non aveva rivali. «Alex al momento è un po'...  indisposta.»
 
«IO LA AMMAZZO QUELLA BALDRACCA!»
 
«“Indisposta”?» gli fece eco Rei con un sopracciglio inarcato. «A fare cosa? A lasciare sopravvissuti?»
 
Liz gli afferrò una manica e gli fece cenno di arretrare cautamente insieme a lei.
 
Rei le rivolse uno sguardo divertito, ma obbedì.
 
«Credi davvero che sia così pericoloso?»
 
Liz annuì.
 
«Grimmjow deve aver combinato qualcosa» sussurrò segnalandogli disperatamente di parlare piano.
 
«Se quel “baldracca” era riferito a lui, allora ci sono parecchie cose della loro dinamica di coppia che non voglio sapere.»
 
«Sshhhh! Certo che no, ma… »
 
«E QUEL BRUTTO IDIOTA IMBECILLE CRETINO! NON POTEVA FARE PIÙ ATTENZIONE?»
 
«Solo lui può provocarle così tanta soddisfazione» concluse Aramis in tono divertito.
 
Fin troppo divertito.
 
Liz gli rivolse uno sguardo sospettoso.
 
«Come mai sei così rilassato?»
 
«Già, poco fa a sentirti sembrava ci fosse un’apocalisse in atto » le diede manforte Rei.
 
Aramis scrollò le spalle.
 
«La situazione è chiaramente sotto controllo» commentò seraficamente, mentre un piatto uscito dall’attuale zona di guerra schizzava al di sopra delle loro teste con la stessa propulsione di un caccia bombardiere.
 
Liz incrociò le braccia. «Già, chiaramente.»
 
«Piuttosto, dov'è Grimmjow?» chiese Rei, dimostrando una straordinaria perspicacia nel non insistere sull’argomento “sbalzi d’umore e mancate risposte” di Aramis.
 
Ci volle qualche secondo perché Liz processasse il senso di quella domanda e si rendesse conto che l’unica presenza che sentiva nell’edificio era quella di Alex.
 
Senza contare la vistosa assenza di urla di accompagnamento che normalmente non sarebbero state affatto difficili da individuare.
 
Ops.
 
Era lì da neanche due minuti e già aveva fallito una delle regole base dell’Addestramento dall’Inferno: quando si arriva in un luogo, fare sempre la scansione dei dintorni per individuare le energie spirituali presenti.
 
Se lo percepisci e non lo conosci è una minaccia che va eliminata” le aveva ripetuto Grimmjow fino alla nausea.
 
Evidentemente non era ancora abbastanza.
 
O forse Liz non era semplicemente terreno fertile per ideologie psicopatiche.
 
«Già, dov’è Grimmjow?»
 
«Questa è decisamente una buona domanda» rispose Urahara senza la minima ombra di preoccupazione, porgendole… un foglio di pergamena?
 
Alla sua destra, Aramis sospirò e si chinò su di lei per leggere il messaggio.
 
Rei fece lo stesso dall’altro lato.
 
Wow, inchiostro rosso sangue.
 
Qualcuno aveva davvero buon gusto.
 
 
Col presente contratto, la sottoscritta Dania, detta la Magnifica, soprannominata la Splendente, e spesso venerata come la Diabolica, prende possesso a tempo indeterminato dell'Arrancar Grimmjow in anima, corpo e intenzioni, fornendo in cambio questo ombrello come compenso di eguale valore.
 
 
Liz alzò lo sguardo. «Abbiamo ricevuto un ombrello?»
 
«È quello che ha sfondato la barriera e la finestra.»
 
«Deve essere un gran bell’ombrello. Solido. Compatto.»
 
«Già.»
 
«E lei si è presa Grimmjow.»
 
«Esattamente.»
 
«Contenta lei.»
 
«Aramis!»
 
«Dico solo che, secondo me, tutto sommato abbiamo fatto un affare.»
 
«Perché non lo dici un po’ più ad alta voce, allora?»
 
«Perché non ho un desiderio suicida.»
 
«QUALCUNO LO PICCHIA DA PARTE MIA?»
 
Rei gli tirò uno schiaffo sulla nuca.
 
«Il suo udito è migliorato» brontolò Aramis massaggiandosi la parte lesa.
 
«Ma come ha fatto a catturare Grimmjow? Voglio dire, lui non è esattamente il tipo da farsi prendere facilmente intero. O vivo. O lasciando gli altri vivi. O gli edifici circostanti interi» commentò Liz.
 
«Questo non ha importanza con alcuni tipi di abilità», rispose Urahara, «perché influenzano aspetti esterni al reiatsu e alla semplice forza fisica. Così su due piedi, e da quel che ho visto, direi che l’abilità di questa Dania le permette di acquisire ciò che desidera, a patto che compili un contratto col suo sangue in cui specifica chi è, ciò che ha fatto, e che fornisca un “compenso” dello stesso valore.»
 
«Quindi Grimmjow vale quanto un ombrello missilistico.»
 
«Evidentemente, per lei sì.»
 
«E adesso lui sarebbe cosa? Suo schiavo?»
 
«Probabile.»
 
«È seriamente possibile una cosa del genere?»
 
«Se si possiede il potere adatto, sì. Ho visto cose più incredibili» rispose Rei.
 
In cucina cessò qualsiasi rumore.
 
La porta d’ingresso si aprì, ed emerse Alex.
 
«Dove la trovo la baldracca?» ringhiò rivolta ad Aramis.
 
«Cosa ti fa pensare che io lo sappia?»
 
«Il fatto che se lo sia portato via perché ha sentito “l’impronta inconfondibile di qualcuno di cui lei ha sentito tanto la mancanza” nella sua anima. Chissà come mai, ho il vago sospetto che non stesse parlando di me o di Liz!»
 
Tutti si voltarono a fissare Aramis, che rivolse uno sguardo accusatore ad Urahara. «Dovevi proprio fare la spia?»
 
«Suvvia Aramis, Alex era preoccupata!»
 
Liz rivolse un sorriso ad Aramis.
 
Un sorriso caldo ed accogliente.
 
Con giusto un tocco di omicidio nel mezzo, ma quello doveva essere l’effetto residuo delle lezioni di Grimmjow. «E come mai Dania si ricorda di te?»
 
Rei incrociò le braccia e si allontanò di un passo, lasciando Aramis nel bel mezzo del fuoco incrociato.
 
Aramis non rispose.
 
«Te la sei portata a letto e poi te ne sei fregato di lei, non è vero?» chiese Alex senza alcun tipo di stupore nella voce.
 
«Detta così suona male.»
 
«Esiste un luogo, in questa dimensione e in quella in cui finiremo da morti, in cui sia possibile tirare un sasso senza colpire qualcuno con cui hai broccolato?»
 
Aramis aprì la bocca, poi si accigliò, usò le dita per contare mentre faceva mente locale su qualcosa, e sembrò giungere ad una conclusione diversa.
 
«Dipende quanto è ampia la tua definizione di “luogo”. Se si parla di chilometro quadrato, allora…»
 
«Possiamo tornare all’argomento di prima?» lo interruppe Rei con aria sofferente.
 
«Ottima idea» concordò Alex, scrutando Aramis con aria truce. «Avanti, dimmi tutto quello che sai.»
 
Aramis si rabbuiò.
 
«No.»
 
«Cos’hai detto?»
 
«Ho detto di no. Grimmjow non rischia di morire, e nessun altro di voi ha bisogno di aver a che fare con Dania. Suggerisco di andare avanti con la nostra vita, e prima o poi Grimmjow si rifarà vedere. Forse.»
 
Alex sbatté le palpebre un paio di volte.
 
Oh oh.
 
Liz seguì l’esempio di Rei e arretrò di un paio di passi.
 
«Aramis», disse Alex lentamente e con calma mortale, «forse negli ultimi dieci secondi ho avuto un microinfarto che mi ha compromesso l’udito. Stavi per dirmi dove si nasconde quella stronza che ti ricorda con tanto affetto e che ha messo le mani su qualcuno che mi appartiene, giusto?»
 
L’aria si fece improvvisamente pesante e difficile da respirare.
 
Gli occhi di Alex cominciarono ad assumere una tinta rossastra, mentre le pupille di Aramis si allungarono fino a diventare verticali.
 
Liz e Rei giravano la testa dall’uno all’altra come spettatori durante una partita di ping pong.
 
«No» ribadì Aramis con altrettanta calma glaciale. «Ti ho detto di scordarti di Dania. Dimenticati di aver mai sentito questo nome e rassegnati ad aspettare che Grimmjow ritorni da solo.»
 
Detto questo, prima ancora che uno solo di loro riuscisse a reagire, usò il Sonido per darsela a gambe.
 
«TORNA QUI, MALEDETTO CONIGLIO!»
 
*
 
Alex stava marciando incessantemente avanti e indietro in camera sua, borbottando tra sé e gesticolando come una direttrice d’orchestra ubriaca.
 
Liz e Rei erano seduti al di fuori della sua traiettoria, stringendo in mano una tazza di cioccolata calda ciascuno.
 
«Non ci posso credere! Uno si fa rapire e l’altro fa l’offeso! Appena uno dei due mi capita tra le mani lo ammazzo di botte, e poi cerco l’altro per dargli il resto!»
 
Rei si chinò verso Liz per sussurrarle: «Credevo che lei fosse quella calma nel vostro gruppo.»
 
«Non badarci, sono le brutte compagnie.»
 
Rei rimase un attimo in silenzio a ponderare la questione.
 
«Non sembri turbata.»
 
Quell’affermazione colse di sorpresa Liz.
 
«Io? Perché dovrei esserlo? Non credo proprio che Grimmjow sia in pericolo di vita. Sarei più preoccupata per la tizia che l’ha catturato. Vedo parecchio dolore fisico nel suo futuro.»
 
«No, intendevo per il comportamento di Aramis.»
 
Liz sorseggiò la sua cioccolata. «Più che altro sono perplessa. È raro che Aramis abbia paura.»
 
Alex si fermò a metà della sua milionesima transumanza dalla parete ovest a quella est. «Pensavo fosse solo la sua dannata abitudine di fare sempre il contrario di ciò che gli si chiede.»
 
«Eravate entrambi arrabbiati. Non mi sorprende che la comunicazione si sia fatta difficoltosa. Poi, che Aramis abbia qualche lacuna in fatto di empatia, non è esattamente una notizia dell’ultima ora.»
 
«Credo che il termine che stai cercando sia “sociopatia”.»
 
«Da quando in qua ci aggrappiamo ai dettagli insulsi come la sanità mentale?»
 
Alex rimase un attimo in silenzio.
 
«Touché.»
 
«Eh.»
 
Buona parte della tensione presente nella stanza si dissipò, e Alex si lasciò cadere a terra con un verso ben poco femminile.
 
«Detesto gli uomini!»
 
«Lo so» annuì Liz comprensiva.
 
Rei si schiarì la voce.
 
«Diciamo che detesto gli Arrancar in particolare» si affrettò a chiarire Alex.
 
«Grazie.»
 
«Che si fa adesso?» chiese Liz.
 
«Immagino che trovare Aramis e pestarlo di botte finché non vuota il sacco non sia un’opzione, vero?»
 
«Sei sicura di non essere Grimmjow sotto mentite spoglie? Magari è stata la vera Alex ad essere rapita.»
 
Alex si lasciò cadere la testa tra le mani con un gemito.
 
«Argh, mi sembra di impazzire!»
 
«Sei solo sconvolta. È una normale reazione umana» la rassicurò Rei.
 
«Non per me! Io sono quella calma e controllata, non lancio piatti fuori dalla finestra e non aggredisco come un’imbecille l’unica persona in grado di aiutarmi!»
 
«Non è che ci voglia molto per perdere le staffe con Aramis» commentò Rei.
 
Liz gli tirò una gomitata. «Riesco ancora a sentire la sua energia spirituale, Alex. Se non volesse assolutamente farsi convincere non ci darebbe la possibilità di trovarlo, no?»
 
«O magari vuole trollarmi costringendomi ad inseguirlo per tutta la città fino alle prime luci dell’alba.»
 
«Già, non ci avevo pensato.»
 
Rei scosse la testa sospirando. «Gli Arrancar sono sempre così… capricciosi?»
 
Alex gli rivolse uno sguardo tetro. «Non ne hai la più pallida idea.»
 
«Già. Ti ricordi quella volta che Ed e Al sono riusciti ad entrare nell’armadio di Aramis, rovinandogli metà dei vestiti, e poi per una settimana non abbiamo fatto altro che trovare gatti di peluche impiccati per la casa?»
 
«Ma salve, sociopatia.»
 
«O quella volta che Grimmjow ha finito di pestare quegli Hollow che a detta sua lo avevano guardato male, e dal quel che ne era rimasto sembrava che qualcuno li avesse messi in un frullatore acceso ma senza chiudere il coperchio?»
 
«Eee addio appetito» commentò Rei posando la cioccolata.
 
Ci fu una breve pausa contemplativa.
 
«Quindi che si fa?» ribadì Liz.
 
«A parte prenotare una psicoterapia di gruppo?»
 
«Quello era sottinteso.»
 
Alex si rimise in piedi.
 
«Si va a caccia.»
 
*
 
«Ditemi che è uno scherzo» disse Alex con orrore misto a rassegnazione.
 
Liz inclinò la testa con aria pensierosa. «Sai, avevamo entrambe ragione. Alla fine voleva sia farsi trovare che prenderti in giro. Non si può dire che gli manchi stile.»
 
«O un senso dell’umorismo da due soldi.»
 
Tutti e tre alzarono lo sguardo fino in cima alla torre.
 
«Ha l’aria molto vecchia» commentò Rei.
 
«Sì, è una delle nostre poche attrazioni turistiche. Di giorno se paghi puoi salire fino in cima!» gli spiegò Liz. «Però se spingi qualcuno di sotto ti fanno una multa allucinante.»
 
«… non avete molti turisti, vero?» chiese Rei.
 
«Già, non lo trovi strano?»  
 
«Stranissimo. Come mai è salito proprio lì sopra?»
 
«Perché è un idiota che si crede il re della comicità, ecco perché» rispose tetramente Alex.
 
Liz si mise in punta di piedi per sussurrare all’orecchio di Rei: «Alex soffre di vertigini.»
 
«Oh.»
 
Alex borbottò con risentimento qualcosa che conteneva parecchi aggettivi pittoreschi.
 
Liz decise di andarle incontro. «Se vuoi ci vado a parlare io, voi restate qui sotto e…»
 
Alex e Rei si limitarono a guardarla molto male.
 
«Okay, come non detto.»
 
«Fatti vedere, Aramis, non ho tempo per giocare!» esclamò Alex ad alta voce.
 
Ti sto aspettando, principessa. La porta è aperta.
 
Malgrado il messaggio fosse evidentemente rivolto ad Alex, Liz lo sentì comunque in modo chiaro nella propria testa, e, a giudicare dalla sua reazione poco entusiasta, lo stesso accadde anche a Rei.
 
Perché invece non la smetti di fare la primadonna e vieni giù a discutere come una persona adulta?” rispose Alex seccata.
 
Perché essere una primadonna è  divertente, e ancora di più lo è costringerti a fare le scale. Quindi comincia pure a salire, e porta Rei con te.
 
«Non lascerò Liz qui fuori da sola» protestò Rei ad alta voce mentre Alex diceva mentalmente: “Ti sei bevuto il cervello.”
 
Tick tock, mi chiedo quali terribili cose stiano accadendo a Grimmjow in questo preciso istante?
 
Alex digrignò i denti.
 
Liz alzò gli occhi al cielo e cominciò a spingerla verso l’entrata.
 
«Volete piantarla tutti quanti? Mi sembra di essere tornata all’asilo! Anche tu Alex, ormai lo sai che quando gli prendono queste crisi adolescenziali non puoi ragionarci!»
 
«Ma non voglio obbedire ai suoi ordini come una marionetta!»
 
«E io non voglio stare qui a discutere tutta la notte senza concludere nulla, quindi salite su ‘sta torre e risolvete la faccenda, io starò benissimo!»
 
«Odio gli Arrancar!»
 
«Prendo atto» concluse Liz spintonandola dentro, per poi girarsi con le mani sui fianchi verso Rei.
 
Lui incrociò le braccia. «Io resto qui.»
 
«No, perché se no Aramis si inventerà qualche altra regola idiota, ad Alex verrà un esaurimento nervoso e rimarremo qui fino a domani mattina.»
 
«Non mi interessa.»
 
«Invece dovrebbe, perché se non andiamo a prendere Grimmjow in fretta, ci aspettano due scenari: o lui va completamente in modalità berserk e ammazza tutti quelli che gli sono nei paraggi, oppure va in modalità berserk e si fa ammazzare.»
 
«Personalmente, sono una fan della prima opzione» aggiunse Alex. «Tuttavia, dato che a giudicare dalla reazione di Aramis, questa Dania non sembra una persona normale…»
 
«… non è davvero il caso di rischiare la seconda» concluse Liz.
 
Rei non sembrava molto convinto, tuttavia si avviò verso la porta.
 
Prima di entrare però, appoggiò una mano sullo stipite e si chinò verso Liz.
 
«Il trucchetto del cimitero. Usalo se hai bisogno, okay?»
 
«Non temere, sono armata e pericolosa. Cioè, non armata letteralmente, però pericolosa senza dubbio.»
 
Per un attimo sembrò che Rei volesse aggiungere qualcosa, poi scosse la testa e sparì oltre la soglia.
 
Liz chiuse la porta e indietreggiò di qualche passo.
 
«Non voltarti» disse dolcemente Aramis esattamente dietro di lei.
 
Uh oh.
 
Altra regola base dell’Addestramento dall’Inferno: ti piace la tua schiena? Ecco, farti cogliere alle spalle è un ottimo modo per trasformarla in un puntaspilli, solo che invece che spilli sono spade. Quindi occhi non solo avanti, ma anche e soprattutto sul culo! E intendo il tuo, non quello di chi ti cammina davanti! Cristo, a volte sei peggio di Aramis!
 
Accidenti, Grimmjow era sparito solo da qualche ora e lei già si stava comportando da pessima allieva!
 
«No aspetta, rifacciamolo! Torna su e stavolta quando atterri sarò pronta!» protestò senza girarsi.
 
«No coniglietto, in questi casi è buona la prima.»
 
«Ma così non vale!»
 
«Se vuoi, puoi usare “il trucchetto del cimitero”.»
 
Liz smise di sorridere.
 
«Uhm, no. Piuttosto, vorrei sapere perché stai rendendo la vita impossibile ad Alex proprio ora che sta morendo di preoccupazione. Come ti sentiresti se io fossi stata rapita e si rifiutassero di dirti dove sono finita?»
 
Le mani di Aramis si strinsero attorno ai suoi polsi.
 
Oh, quindi era una di quelle chiacchierate.
 
«Non hai considerato che potrei essere io l’unico a conoscenza del luogo in cui ti trovi» le sussurrò all’orecchio.
 
Liz deglutì.
 
«Intendi dopo avermi rapita?»
 
Aramis le posò un bacio sul collo. «Tu che dici?»
 
Liz rabbrividì e chiuse gli occhi.
 
«Non è questo il punto.»
 
«E qual è?» le chiese Aramis spostandosi pian piano più in alto.
 
«C-che cosa?» balbettò Liz inclinando la testa per dargli miglior accesso alla sua pelle.
 
«Il motivo per cui non posso rapirti adesso.»
 
«Qui si sta parlando del rapimento di Grimmjow, non del mio. Credo.»
 
«Mmmh, chissà.»
 
«Non lo faresti sul serio, vero?»
 
«Adesso suona come una sfida. O un invito.»
 
«Mmmh, chissà. Prima però dobbiamo recuperare Grimmjow.»
 
Aramis strinse la presa e, senza lasciarle i polsi, le avvolse le braccia attorno alla vita e alle spalle.
 
«Non ti avvicinerai a Dania.»
 
«Beh, se continui a non vuotare il sacco è poco ma sicuro. Preferisci che Grimmjow si faccia ammazzare?»
 
«Se il mondo andasse a seconda delle mie preferenze, Alex si rassegnerebbe all’assenza di Grimmjow e tu e quella tua lingua impertinente sareste alla mia mercé per ore e ore e ore…»
 
Liz deglutì a vuoto un paio di volte.
 
Se Aramis aveva intenzione di sviare la sua attenzione dall’argomento usando la seduzione, beh… ci stava riuscendo.
 
«Per favore, Aramis. Aiuta Alex.»
 
«No.»

«Ti sto supplicando.»
 
Aramis si irrigidì. «Non farlo. C’è solo un momento ben preciso in cui mi piace sentirti supplicare, e non è questo. Potrai farlo a tuo piacimento quando ti avrò rapita e rinchiusa da qualche parte… tipo nella stanza più remota della torre più alta di un castello. Legata al mio letto...» aggiunse applicandole una leggera pressione al lobo dell’orecchio con i denti.
 
Liz si sentì avvampare.
 
«Tu, Aramis, sei decisamente una persona sleale. Cosa posso fare, allora, per convincerti?»
 
Aramis la baciò sulla tempia e la lasciò andare.
 
«Devo andare adesso, la principessa e la mangusta sono arrivati in cima.»
 
Risposta non pervenuta.
 
Ovviamente.
 
Liz a volte si chiedeva come mai si prendesse ancora la briga di provarci.
 
«Dovresti davvero piantarla di chiamare Rei così.»
 
Anche perché da lì a Rikki-Tikki-Tavi il passo era davvero troppo breve.
 
No, un attimo, non doveva pensare a quell’ultima part…
 
Si voltò appena in tempo per vedere il sorriso malvagio di Aramis.
 
«È un’idea splendida.»
 
«No, sul serio, non hai cinque anni…»
 
«A dopo!» la salutò allegramente prima di sparire e riapparire in cima alla torre.
 
Accidenti!
 
*
 
Quello che stava arrivando per direttissima era un mal di testa formato condominiale, e Alex era convinta di non aver fatto assolutamente nulla quel giorno per meritarselo.
 
A parte forse tentare di mettersi ai fornelli.
 
Non era da escludere che i suoi patetici tentativi culinari avessero offeso una qualche oscura divinità della cucina, dopo tutto.
 
Eppure aveva come il vago sospetto che non fosse quella la causa.
 
«Che fine ha fatto l’essere mio schiavo per una settimana?» si lamentò quando apparve Aramis.
 
«Vedi principessa, quella condizione sussisteva nel momento in cui c’era la possibilità che tu raccontassi una certa cosa a Grimmjow. Ma, visto che senza il mio aiuto lui rimarrà lontano sia dai nostri occhi che dal nostro cuore, direi che la situazione si è rovesciata.»
 
«E va bene, ho capito. Le carte sono tutte nella tua mano. Procediamo con una scarica di applausi o vuoi essere direttamente incoronato Re degli Stronzi?»
 
«Tsk, principessa, devi imparare a perdere con più grazia.»
 
«Che cosa vuoi esattamente, Aramis? Lo sai che non possiamo lasciare le cose come stanno, quindi perché tutta questa farsa? Cosa devi dirci che Liz non può sentire?»
 
Rei inarcò un sopracciglio. «È solo per questo che ci hai fatti salire fin quassù? Sul serio? Non bastava chiederle di allontanarsi un po’ mentre eravamo in cortile? Oppure parlarci telepaticamente come hai fatto prima, ma senza includerla?»
 
Alex si massaggiò la fronte. «Ti prego, non cercare un senso in quello che fa Aramis, è meglio per tutti.»
 
Aramis fece un passo indietro, rimanendo a tutti gli effetti in piedi sul vuoto, e per un attimo Alex si irrigidì.
 
Non guardare in basso non guardare in basso non guardare in basso…
 
«Preoccupata per me, principessa?» rise lui.
 
«Le informazioni, Aramis. Non distrarti.»
 
Invece di risponderle, Aramis volse lo sguardo verso Rei.
 
Poi sorrise lentamente.
 
Un sorriso malvagio.
 
«Liz mi appartiene, Rikki. Cosa pensi di fare al riguardo?»
 
Alex fece un verso a metà tra un ringhio e un gatto che si sta strozzando.
 
Rei non si scompose. «Primo, non ho idea di cosa significhi quel nome, ma non ti darò la soddisfazione di chiederti spiegazioni. Secondo, Liz non è un oggetto, e chissà, potrebbe anche cambiare idea.»
 
«Possiamo trovare un altro momento per le crisi di gelosia?» si intromise Alex.
 
«Andiamo principessa, non gira sempre tutto intorno a te.»
 
«Ehm, scusa, se permetti al momento è la mia vita sentimentale ad essere più a rischio, non la tua.»
 
«Credevo che fosse una questione di vita o di morte» commentò Rei.
 
«No, è questione che se scopro che quella baldracca gli ha messo le mani dove non dovrebbe le faccio un lifting a furia di calci in faccia, e se scopro che a lui è anche piaciuto gli taglio le palle e poi gliele appendo al collo.»
 
Quell’annuncio fu accolto da parecchi attimi di silenzio.
 
Poi Rei scrollò le spalle. «Non ci trovo niente di sbagliato.»
 
Aramis invece incrociò le braccia. «Chi è quella gelosa adesso?»
 
«Come. Faccio. A. Trovarli?» scandì Alex con estrema impazienza.
 
«Va bene, va bene, te lo dico. Ad una condizione però.»
 
«Spara.»
 
«Liz ne resta fuori. Dania è pericolosa, e nel luogo in cui si nasconde ci sono cose che non è necessario che il coniglietto veda. Rikki, tienila al sicuro. Non c’è bisogno che ti dica cosa accadrebbe se al mio ritorno la ritrovassi con anche solo un capello fuori posto, vero?»
 
«Col cavolo che lo farò.»
 
Aramis rimase per un attimo immerso in un silenzio scioccato. «Prego?»
 
«Non sta a te decidere se lei possa venire oppure no, e io di certo non rimarrò indietro a farmi odiare per aver complottato alle sue spalle.»
 
Alex annuì. «Già. Ci sono già passata da quella strada e ho imparato la lezione, quindi non guardare neanche me.»
 
«È perfettamente in grado di fare le sue scelte, e visto che c’è anche la sua vita in gioco, direi che ne ha tutti i diritti» continuò Rei. «Tanto più che, se qualcosa va storto, ne pagherà le conseguenze a prescindere di dove si trovi. Se davvero la ami devi proteggere anche la sua dignità, non solo la sua pelle.»
 
Detto questo voltò loro le spalle, e, senza dare ad Aramis il tempo di replicare, saltò giù.
 
Alex fischiò la sua ammirazione. «Mi sa che lo avevo sottovalutato, ti ha dato davvero una bella ripassata.»
 
Aramis invece aveva un’espressione vagamente inebetita, come se non riuscisse bene a credere a quello che era appena successo.
 
Poi, accadde l’impensabile.
 
Aramis, maestro d’inganno e malizia, re dei doppi sensi e seduttore impenitente, arrossì.
 
Alex spalancò la bocca e si strofinò gli occhi.
 
Poi, assicuratasi di non essere vittima di allucinazioni visive, tirò fuori la minipolaroid dello stesso Aramis (che, dopo settimane di vane ricerche, era finalmente riuscita a trovare attaccata con del nastro adesivo sotto al tavolo della cucina) e gli scattò una foto.
 
Certi momenti erano troppo impagabili per non passare alla storia.
 
E poi, come Aramis stesso le aveva insegnato con la sua abitudine di scattare foto dei loro momenti più imbarazzanti, era sempre comodo avere a portata di mano del materiale da ricatto.
 
Giusto per sicurezza.
 
**
 
Grimmjow aveva parecchie lamentele da fare, riguardo a quella vacanza in villeggiatura.
 
Prima di tutto, la sua cella era tutto fuorché originale, e di certo era da fighette.
 
Era umida ma fin troppo arieggiata: una fortezza come si deve non avrebbe dovuto avere una finestra in ogni dannata cella, senza contare le sbarre alla porta a garantire un adeguato ricambio d’aria.
 
Cos’era, una prigione o una baita in montagna in mezzo ai pascoli?
 
Secondo, i ceppi rinforzati che inizialmente lo avevano imprigionato erano a dir poco ridicoli, come aveva dimostrato strappandosi un braccio e ammazzando un numero imprecisato di guardie prima di essere ricatturato.
 
Le sbarre che attualmente lo tenevano letteralmente inchiodato al muro, passando attraverso braccia (gli avevano perfino riattaccato quello che si era strappato, bah!), spalle e gambe, non erano tanto meglio.  
 
Terzo, le sessioni di tortura erano roba da principianti.
 
Frustate e coltellate, più qualche occasionale ustione e le molto più frequenti ossa rotte.
 
Uuuuuh, che paura!
 
Gente del genere non sarebbe durata neanche due giorni nell’Hueco Mundo, altro che giocare alla Ruota della Tortura.
 
E tutto questo per cosa?
 
Perché una stronza con manie di protagonismo voleva a tutti i costi farsi dire dove fosse quell’idiota di Aramis.
 
Adesso capiva casa spingesse Alex ad alzare così spesso gli occhi al cielo.  
 
Senza contare che la stronza in questione, che Grimmjow aveva personalmente rinominato La Vacca Infernale, si era messa in testa che, dove falliva la tortura, avrebbe sicuramente funzionato la seduzione.
 
Ah!
 
Come se per spingerlo a spogliarsi e a darci dentro potessero davvero bastare un po’ d’azione della variante sanguinolenta e due tette con una frusta in mano.
 
Primo, non era un pervertito deviato come Aramis.
 
Secondo, avrebbe avuto più possibilità di eccitarsi se fosse stato lui dall’altra parte della tortura.
 
Terzo, le Vacche Infernali non erano il suo tipo.
 
«Come ti senti oggi? Ho pensato di farti una piccola sorpresa per festeggiare il tuo primo mese di permanenza qui con me, in fondo è un’occasione speciale.»
 
Grimmjow aprì gli occhi.
 
Il sangue che gli colava dalla fronte gli rendeva difficile vedere con chiarezza, non che ce ne fosse particolarmente bisogno.
 
Lunghi capelli neri, occhi rossi, due tette grosse come scolapasta.
 
Non c’era molto altro da sapere su Dania, se non che era una stronza colossale.
 
«Solo un mese? Buffo come passa in fretta il tempo quando si è in vacanza.»
 
«Mmmh, quanta deliziosa energia che c’è ancora in questa stanza. Posso sperare che neanche oggi sia il giorno in cui cederai e mi dirai dove posso trovare il mio adorato Khaél? Amo così tanto le nostre chiacchierate.»
 
«Anche io. Adoro immaginarti strillare in agonia ogni volta che ti vedo.»
 
Dania ridacchiò facendogli scorrere distrattamente un dito sul petto.
 
«Mi sento così sola, senza di lui. Eppure tu ti rifiuti di tenermi compagnia. Il tuo soggiorno sarebbe molto più piacevole, se solo non fossi così testardo.»
 
«Forse non mi piacciono le stronze.»
 
«Alcuni uomini hanno pianto pur di avermi anche solo per una notte. È per via della tortura?»
 
«Tu questa la chiami tortura? Credevo fosse un massaggio professionale.»
 
«E allora cos’è di me che non trovi attraente?»
 
«Tanto per cominciare, hai troppe tette.»
 
«Uh?»
 
«E sei troppo alta. In più, da quando sono qui non mi hai mandato affanculo neanche una volta. Vedi, al contrario del tuo adorato, io ho dei criteri su con chi far divertire Grimmjow Junior là sotto, e tu semplicemente non hai la stoffa per interessarlo.»
 
Dania afferrò la sbarra che lo inchiodava attraverso la spalla sinistra e la rigirò bruscamente.
 
«Ti conviene cominciare a parlare. Dopo il tuo ultimo tentativo è ovvio che la fuga sia impossibile, e se stai aspettando che qualcuno venga a cercarti, temo che rimarrai deluso. Qui il tempo funziona diversamente. Pensi che un mese qui sia stato lungo? Nel mondo esterno sono passate a malapena tre ore. Sarai mio ospite ancora a lungo, Arrancar.»
 
«Non offenderti se muoio prima di noia.»
 
**
 
Un’oretta dopo, erano tutti e quattro in forma spirituale e quasi pronti a partire.
 
Alex e Liz si erano cambiate in abiti scuri e comodi, in modo da non dare nell’occhio e non essere intralciate in caso di combattimento o di fuga, e per lo stesso motivo si erano legate i capelli, Alex in una treccia nella cui base aveva infilato i suoi fidati fermacapelli di legno, mentre Liz in una coda alta.
 
Come arma Liz non si prese niente, ma in compenso si strinse in vita un minimarsupio con dentro qualche merendina, una bottiglietta d’acqua, bende, cerotti, disinfettante e salviette («Intrappolata ancora una volta in un’altra dimensione circondata da mostri senza neanche un grissino da sgranocchiare? No grazie. Ho giocato ad abbastanza survival games da sapere che spesso un calo di zuccheri è il tuo peggior nemico»), e infine distribuì a tutti e tre dei tappi per le orecchie.
 
«Non si sa mai» commentò con un’occhiata colpevole rivolta ad Aramis.
 
 Alex avrebbe voluto fare domande al riguardo, ma quando provò a dire qualcosa, Liz si mise a berciare cose come «è una sorpresa!» e «blablabla non ti sento!», quindi decise di lasciar perdere.
 
L’unica cosa che rimaneva da fare, era farsi dare le ultime spiegazioni da Aramis.
 
«Dania è il demonio» disse loro senza mezzi termini quando si assemblarono tutti nel giardino sul retro.
 
«Beh, di certo non sembra appena scesa dalle nuvole con un’arpa in mano» commentò Liz. «No, aspetta, intendi in senso letterale? Lei sarebbe Satana? Il diavolo?»
 
«In un certo senso, sì.»
 
«Sei andato a letto col diavolo?» chiese Alex disgustata. «Sul serio, Aramis? Pensavo che perfino tu avessi dei limiti.»
 
«Non è colpa mia se, nonostante tutto, continui a mantenere un’anima candida.»
 
Alex aprì la bocca per ribattere e probabilmente farsi trascinare in una discussione inutile, ma per fortuna ci pensò Rei a riportare il discorso sui binari giusti. «Hai detto “in un certo senso”. So che non può essere il diavolo inteso come “re degli Inferi”, perché è impossibile uscire dall’Inferno una volta entrati. Quindi cosa intendi dire?»
 
Aramis tirò fuori il suo pugnale e si tagliò il palmo della mano sinistra, lasciando colare il proprio sangue in una tazza presa dalla cucina.
 
«Intendo dire che la figura del demonio è ispirata a lei.»
 
«Questo non è difficile da credere» commentò Alex porgendo il dorso del braccio per farsi tagliare.
 
Le mani le servivano in combattimento, e lei non guariva in fretta come l’Arrancar.
 
Certo, avrebbe potuto farsi curare da Rei, ma lo Shinigami non dormiva da quasi ventiquattro ore e arrivava da un altro combattimento, quindi era meglio non fargli sprecare ulteriori energie.
 
«Il suo potere si chiama Corruzione. Più un’anima è malvagia, più lei riesce ad avere potere su di essa, tormentandola con visioni dei suoi peccati. Inoltre può “acquistare” la persona in questione tramite un contratto scritto col sangue, fornendo in cambio un “adeguato compenso”. Una volta acquisita la sua preda, la rinchiude nella sua fortezza situata in una tasca dimensionale isolata, insieme a tutti gli altri “giochi”. Tutto questo, tenendo anche conto della sua bellezza e del fatto che è in circolazione da davvero moltissimo tempo, dovrebbe farvi capire come abbia fatto a far nascere l’idea del diavolo.»
 
Alex si premette una garza sul braccio per fermare il sangue, e Liz porse ad Aramis la sua mano.
 
«In effetti, tutto questo pacioccare col sangue fa molto setta satanica. Ahia!» si lamentò Liz con un leggero sussulto quando la lama le incise la pelle. «Non dirmi che ci devi disegnare un pentacolo.»
 
«Va bene, non te lo dico.»
 
«Ewww. Non bastava aprire un portale?»
 
«È esattamente quello che voglio fare, coniglietto.»
 
«Intendo come quelli che fate tu e Grimmjow, o magari come quello di Rei.»
 
«Ogni dimensione ha le sue regole e il suo portale.»
 
«È per questo che per raccogliere il nostro sangue sacrificale stai usando una tazza delle Super Chicche? Per rispettare alla lettera le regole?»
 
Aramis fece un sorriso impenitente.
 
«Mi serviva qualcosa delle dimensioni adatte.»
 
«Appena torniamo me la ricompri, Aramis» disse Alex guardandolo male.
 
«Che melodrammatica, basta darle una lavata e via.»
 
«Una lavata un corno! Non ho nessuna intenzione di fare colazione al mattino con i vostri globuli rossi che mi salutano galleggiando nel latte.»
 
Rei sospirò e porse a sua volta il braccio.
 
«Se davvero Dania ha potere assoluto su chi “acquista”, come facciamo a liberare Grimmjow?»
 
«A parte ucciderla?»
 
«Sul serio Alex, smettila di incanalare lo spirito di Grimmjow, è inquietante» commentò Liz.
 
«Aargh!»
 
Aramis si chinò a terra e cominciò ad usare il loro sangue per disegnare un pentacolo sull’erba. «Dobbiamo offrirle qualcosa di uguale valore.»
 
«Quindi portiamo l’ombrello?» propose Liz tirando fuori l’oggetto infernale, che all’apparenza era un ombrellino collassabile viola.
 
«No. Nel momento in cui metteremo piede lì dentro, Grimmjow acquisterà valore come merce di scambio, e quindi non sarà più sullo stesso piano di un ombrello. Contando che l’ha catturato perché ha percepito un po’ della mia… ehm…»
 
«Malvagità?» suggerì Alex incrociando le braccia.
 
«Corruzione?» contribuì Rei.
 
«Ecco, quella. Dato che l’ha catturato perché insieme alla sua ha percepito la mia, è probabile che voglia arrivare a me.»
 
Alex sentì qualcosa di spiacevole contorcersi nello stomaco. «Stai dicendo che vorrà scambiarvi?»
 
«Probabile.»
 
Ci fu un attimo di silenzio stupefatto, poi cominciarono a parlare tutti insieme.
 
«Assolutamente no!»
 
«Ti sei bevuto il cervello?»
 
«Che cavolo ti metti a disegnare simboli satanici prima ancora di condividere i dettagli importanti?»
 
«C’è di sicuro un altro modo!»
 
Aramis completò il cerchio e cominciò a tracciare la stella a cinque punte.
 
«Fortunatamente per me, sarò accompagnato da parecchi spiriti candidi pronti a mantenere sulla retta via la mia anima corrotta. Che dite, il titolo di “Sposa di Satana” mi starebbe bene?»
 
«Si può sapere poi perché è così fissata con te?»
 
«Te l’ho detto, mi vuole sposare. Mi considera un’anima affine.»
 
Liz si accigliò. «Forse puoi aspettarci qui. Al sicuro. Lontano dalla baldr… da lei. Volevo dire da lei.»
 
Alex sospirò.
 
Non aveva intenzione di salvare Grimmjow solo per mettere Aramis nella stessa situazione, ma purtroppo avevano un disperato bisogno di lui.
 
«Quindi? Qual è la strategia?»
 
Aramis completò il pentacolo e prese il contratto, da cui grattò via un po’ del sangue di Dania col pugnale, facendolo cadere nel circolo, che cominciò a brillare di una cupa luce rossastra.
 
«Possibilmente non il mio matrimonio.»
 
 
 

Angolo deliri alcolici e sproloqui
 
 
Aki: «Venghino signore e signori, venghino! Visto che ormai è di moda e io sono assolutamente senza vergogna, ecco a voi il NNH Drinking Game!
 
Le regole ormai le conosciamo tutti, quindi godetevi la lettura e ricordatevi di bere un bicchiere:
 
  • Ogni volta che Alex alza gli occhi al cielo
  • Ogni volta che un discorso di Liz supera le due righe
  • Ogni volta che Grimmjow prova il desiderio di picchiare qualcuno
    1. Mezzo bicchiere in più se quel qualcuno è Aramis
  • Ogni volta che Aramis usa un soprannome
    1. Mezzo bicchiere in più se il soprannome in questione è irritante
    2. Due bicchieri se invece chiama qualcuno col suo nome
  • Ogni volta che Alex si trova in stato d’incoscienza
    1. Mezzo in più se qualcuno le appare in sogno
  • Ogni volta che Liz e/o Aramis fanno fatica a tenere a bada i loro ormoni
  • Ogni volta che Aki si lagna o si scusa
    1. Mezzo in più se Ulquiorra la consola
  • Ogni volta che Alex e Grimmjow discutono
    1. Mezzo in più se è per un motivo imbecille
    2. Due bicchieri se nel frattempo qualcuno menziona la parola “popcorn”
  • Ogni volta che Rina pronuncia la parola “inferno”
  • Ogni volta che Aramis abusa della sua telepatia
  • Ogni volta che ci sono un cliché e/o una citazione
  • Ogni volta che Rei è palesemente in imbarazzo
    1. Mezzo in più se è colpa di Aramis
  • Ogni volta che l’indice di volgarità aumenta per colpa di Grimmjow
  • Ogni volta che Liz dimostra di avere zero istinto di conservazione
  • Ogni volta che il bonus “invenzione di Urahara” viene usato come pretesto per fare del fanservice
  • Ogni volta che Alex si comporta da mamma chioccia
  • Ogni volta che c’è tensione sessuale quando Aramis parla con qualcuno
    1. Mezzo in più se quel qualcuno non è Liz
  • Infine, buttate giù l’intera bottiglia ogni volta che il nuovo capitolo è in ritardo

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Capitolo 45
*** Cinquanta Sfumature di Aramis. Presto in onda nei peggiori bar di Caracas. ***


Rei: «Quindi fatemi capire bene come funziona…»
 
Liz: «Allora, questa è la scenetta di apertura, quella che serve ad introdurre gradualmente il capitolo e possibilmente scusarsi per ritardi, cose strane inserite nella storia ed eventuali incongruenze.»
 
Aramis: «Ma il più delle volte facciamo sketch comici che non c’entrano nulla con la trama nella speranza di strappare qualche sorriso di pietà ed elemosinare approvazione, distraendo l’attenzione dai problemi nominati dal coniglietto.»
 
Rei: «Mentre invece, finito il capitolo…»
 
Liz: «C’è quella di chiusura, che serve per fare in modo che il capitolo non finisca troppo bruscamente, e dove commentiamo gli avvenimenti appena accaduti e ci lamentiamo con Aki su ciò che non ci piace o che non abbiamo capito.»
 
Aramis: «Oppure concludiamo il roleplay iniziato in precedenza nella speranza che non sorgano domande scomode. Aki è un’anima candida che ancora non comprende appieno le sottigliezze della manipolazione del suo prossimo, ma le do comunque dei punti per l’impegno e l’intenzione.»
 
Rei: «E quale sarebbe il criterio secondo cui, quando siamo qui, siamo a conoscenza  di alcuni fatti avvenuti al di fuori del nostro punto di vista, mentre invece di altri no?»
 
Liz: «Aaah, quello credo dipenda al trenta percento dal fattore comico, al venti da quello randomico, e al cinquanta dai capricci di Aki.»
 
Aramis: «Ovviamente questa faccenda riguarda esclusivamente voialtri. Io so sempre tutto.»
 
S: «Non proprio tutto tutto, zuccherino.»
 
Rei: «A questo proposito, un giorno di questi dovresti insegnarmi il segreto delle tue barriere mentali.»
 
Aramis:«Vuoi già liberarti di me?»
 
Rei: «Perché mai dovrei farlo? Adoro averti a spasso per il mio cervello.»
 
S: «Spiacente cugino, ma sono davvero impegnata ultimamente… sai, guardare il futuro, spaventare gatti, tenere d’occhio voi altri… scappare dalla morte…»
 
Rei: «Come scusa?»
 
S: «Scappare dalla sorte.»
 
Rei: «Non hai detto sorte.»

S: «Come? Non ti sent…crrrrrr…segnal..crr…isturbat….galleria!»
 
(S scappa dalla finestra)
 
Rei: «…»
 
Liz: «È questo è un perfetto esempio di scenetta iniziale. Benvenuto nel nostro mondo!»
 
 

 
 
Un enorme grazie farcito di cioccolato e guarnito con panna montata a FantasyAnimeManga96 per aver messo questa storia tra le preferite, a xXfreshXx, Nuala_Chez, MariaChiara6, Ciryata, Tammy1997, Yu Uchiha e francyhae per averla messa tra le seguite, a forever young e francyhae per averla messa tra le ricordate, e a chi legge e basta. Perché l’ho detto? Adesso mi è venuta fame…
 
 

 
Bleach non mi appartiene. Non mi appartengono neanche Urahara, Grimmjow e gli Hollow che vengono molto spesso macinati, maltrattati e in genere usati come carne da cannone in questa storia. Sul serio, se la passano peggio che i guardiamarina nella flotta stellare, cominciano quasi a farmi pena. Sono una brutta persona.
 
 
 

Capitolo 45: Cinquanta Sfumature di Aramis. Presto in onda nei peggiori bar di Caracas.
 
 

C’erano parecchie cose da dire sui viaggi interdimensionali, e la prima era che facevano venire tutti incondizionatamente la nausea.
 
Forse era una distorta sindrome da jetlag, o forse la causa era da ricercare nel fatto che, fino a quel momento, l’esperienza aveva insegnato ad Alex che entrare in un portale (o esservi scaraventata), raramente implicava un miglioramento nel panorama, una volta raggiunta l’altra parte.
 
E con “raramente” intendeva mai.
 
Quindi nessuna sorpresa nel ritrovarsi davanti ad un paesaggio brullo e fumoso, con solo una struttura in pietra di forma conica a interrompere la monotonia dell’orizzonte.
 
Questo posto era quasi peggio dell’Hueco Mundo, e superava di appena un gradino la dimensione\trappola della Caja Negaciòn, giusto perché almeno qui c’era abbastanza luce da poter mettere un piede davanti all’altro senza rischiare di precipitare in una buca senza fondo, o calpestare qualcosa di molliccio e viscido dalla dubbia composizione molecolare.
 
Che bellezza.
 
Il pensiero di dover un giorno morire e finire (forse) nella Soul Society diventava sempre meno allettante.
 
E a proposito di prospettive dalle sfumature paranormali, incredibile ma vero, Aramis sembrava aver deciso di prendere sul serio il suo compito, che al momento consisteva sostanzialmente nel fare da guida turistica.
 
Scioccante, ma sembrava che, per una volta, l’Arrancar dalla mentalità perennemente settata in modalità asilo nido avesse compreso appieno la gravità della situazione.
 
Poi ad Alex ritornò in mente il sacrificio rituale della sua tazza delle Super Chicche.
 
Forse si trattava solo di una momentanea promozione alle scuole materne.  
 
Ma tornando alla spiegazione che Aramis stava fornendo, la struttura conica, che era a dir poco imponente, era la “reggia” di Dania.
 
I prigionieri erano rinchiusi in celle distribuite nei vari piani a seconda di molti criteri, tipo il livello di malvagità, quello di malleabilità e in generale se erano oppure no i favoriti del momento.
 
A detta sua, Grimmjow era un “giocattolo” ancora nuovo e utile, quindi si trovava di sicuro in uno dei piani più alti.
 
Dato che sfondare l’ingresso principale e caricare a testa bassa era un piano decisamente stupido e suicida, e quindi assolutamente fuori questione, decisero di dividersi in due gruppi.
 
Visto che con ogni probabilità Dania stava aspettando l’arrivo di Aramis, stare in squadra con lui era un po’ come spalmarsi di miele e correre nudi in una caverna dove svernavano degli orsi bruni.
 
Tanto valeva disegnarsi un enorme bersaglio sulla schiena e magari nel frattempo calarsi anche i pantaloni fino alle ginocchia e correre con le chiappe al vento.
 
Certo, Aramis sarebbe anche potuto andare per conto suo.
 
Ah ah ah, no.
 
C’era una lista chilometrica di motivi per cui Alex non era d’accordo sul lasciarlo da solo, ma lui la bloccò dopo appena i primi quattro punti.
 
Il ragazzo imparava in fretta.
 
Perciò, per ovvi motivi, toccò a Rei l’ingrato compito, con sua estrema gioia e gaudio.
 
Sistemata la faccenda, entrare non fu particolarmente difficile: la sola funzione delle guardie era tenere i prigionieri dentro, non gli intrusi fuori, quindi non c’erano vedette all’esterno.
 
Perché?
 
Semplice: solo Dania (in teoria) sapeva il rito per entrare in quella tasca dimensionale. Le guardie erano ex prigionieri “promossi”, ma ciò non significava che avessero il permesso di entrare e uscire a piacimento.
 
Comunque, per entrare nella struttura bastò sfruttare una delle larghe crepe che erano presenti a intervalli irregolari lungo i muri esterni.
 
Cattiva manutenzione da parte della padrona di casa?
 
Oh no.
 
Semplicemente, ogni tanto le piaceva illudere qualche prigioniero lasciando che scappasse e “trovasse” una di quelle vie di fuga.
 
La loro espressione, una volta raggiunto l’esterno e compreso appieno che la vera prigione non era la struttura in sé, ma la tasca dimensionale stessa, in effetti doveva essere piuttosto memorabile. 
 
Alex era letteralmente senza parole.
 
Non riusciva a decidere cosa provare: frustrazione per l’incapacità di Aramis di tenere il suo soldatino dentro ai pantaloni e se stesso fuori dai guai, oppure ammirazione per il suo successo nell’averla fatta franca.
 
Probabilmente uno strano e innaturale mix delle due.
 
Ammistrazione.
 
O frummirazione.
 
Fortunatamente, non ebbe troppo tempo a disposizione per ponderare quella questione esistenziale, dato che un’altra ben più pressante si presentò dinnanzi a lei a reclamare la sua attenzione.
 
Perché, beh… esistevano persone che sembravano nate per le missioni segrete.
 
Persone che facevano “professionalità” di primo nome e possibilmente“discrezione” di secondo, e per cui entrare di nascosto in una prigione situata in una dimensione infernale era un gioco da ragazzi.
 
Poi c’erano persone come Liz, che non ne erano minimamente in grado ma che ci provavano lo stesso con entusiasmo.
 
Ecco, forse fin troppo entusiasmo.
 
“Squadra Serpeverde, qui è squadra Grifondoro. Infiltrazione riuscita, ripeto, infiltrazione riuscita. Passo.” 
 
Alex alzò gli occhi al cielo e la afferrò per il colletto per trascinarla con sé dietro un angolo non illuminato dalle torce, pochi istanti prima che una guardia svoltasse nel corridoio.
 
Non era più tanto sicura di aver fatto un affarone nell’aver evitato di finire in squadra con Aramis.
 
Qui squadra Serpeverde” rispose mentalmente Aramis, mentre loro due rimanevano immobili ad ascoltare i passi della guardia che si allontanavano.
 
Quel posto doveva essere ben poco avvezzo alle intrusioni, se perfino la presenza di Liz che faceva la pagliaccia, spostandosi con le movenze di una bertuccia in pieno trip di cocaina e quasi cantandosi da sola la colonna sonora come Kronk, non impediva loro in alcun modo di passare inosservate.
 
“A Rikki Tikki sta venendo un esaurimento nervoso.”
 
“Piantala di chiamarmi così, Hollow.”
 
Sono sicura che lo stare in squadra con te non c’entri nulla con la sua salute mentale.”
 
“Non capisco come le due cose potrebbero essere correlate.”
 
“Hai appena castrato un uomo dopo avergli tappato la bocca con i suoi stessi pantaloni!” gli ricordò Rei.
 
“Non gli ho tolto nulla di cui sentirà la mancanza.”
 
“Per caso la pensa così anche quella guardia le cui interiora sono diventate all’improvviso esteriora?”
 
“Mi sfugge il nocciolo del tuo disappunto.”
 
 “Meno male che dobbiamo passare inosservati, vero?”
 
“No, principessa, voi due dovete passare inosservate. Io devo sistemare un paio di conti in sospeso.”
 
“E questa era la ragione numero cinque della mia lista.”
 
“Avevi promesso di comportarti bene con Rei!”
 
“Infatti a lui non sto facendo niente, coniglietto. Non ancora, almeno.”
 
“Sto rimpiangendo le scelte di vita che mi hanno portato a trovarmi qui con te in questo istante” disse Rei.
 
“Prendi il numerino e mettiti in coda” commentò Alex lasciando andare Liz e facendole segno di seguirla in silenzio. “Cambiando discorso, Aramis, sei proprio sicuro di non poter avvertire Grimmjow?
 
“Certo che no, principessa, esattamente come il mezzo milione di volte in cui me l’hai già chiesto. Continuo a non farlo perché sono così felice di trovarmi di nuovo in questo posto che voglio prolungare il più possibile l’esperienza. Senza contare che Grimmjow è così bravo ad essere discreto, che saprebbe di sicuro contenersi e non sollevare inutili allarmismi, facendo convergere tutte le guardie e l’attenzione di Dania su di sé.”
 
“Disse quello che usa l’intestino delle sue questioni in sospeso per metterle in sospensione fuori dalla finestra.”
 
“E nonostante tutto sono comunque un milione di volte più discreto di Grimmjow.”
 
“Vero.”
 
“Però se davvero qui dentro sono passate settimane intere, significa che lui avrà già tentato di scappare almeno qualche volta” commentò Liz con aria pensierosa. “Il che spiegherebbe come mai ci siano così poche guardie in giro. Sarà stato come avere un alligatore  allo stato brado in un pollaio di galline artritiche. Adesso lo avranno messo in una cella di massima sicurezza, antisfondamento, anti-reiatsu, antisommossa e probabilmente anche antinucleare e anti-apocalisse zombie. Come facciamo a farlo uscire?”
 
“Userò una maledetta forcina per capelli, se necessario.”
 
“È questo lo spirito giusto. Ora scusate, ma nell’altra stanza c’è un’altra di quelle questioni che mi aspetta. Domanda della settimana: può una lobotomia entusiastica recare danno a qualcuno che usa la testa solo per tenere separate le orecchie? Tra poco io e Rikki sapremo la risposta.”
 
Fecero appena in tempo a sentire il gemito rassegnato di Rei, poi il collegamento mentale si chiuse.
 
Alex sospirò, Liz ridacchiò nervosamente, poi senza dire nulla proseguirono.
 
Poco più avanti, un improvviso via vai di guardie le costrinse a nascondersi in fretta e furia in una cella vuota con null’altro da fare che attendere pazientemente che le acque si calmassero.
 
«Che dici, facciamo un po’ di chiacchierata tra donne? » propose Liz in un sussurro dopo dieci minuti di silenzio.
 
«Adesso?» rispose Alex incredula, accennando alle catene ed agli strumenti di tortura incrostati di sangue appesi ai muri.  
 
In un angolo c’era un topo morto con due scarafaggi che lo contemplavano con la stessa intensità e devozione di una setta religiosa di fronte ad una reliquia sacra.
 
Che bello.
 
Liz scrollò le spalle.
 
«Siamo sole, dobbiamo far passare del tempo e tu hai bisogno di distrarti. Senza contare che Aramis per una volta ha altre gatte da pelare e non ci sta ascoltando.»
 
Alex inarcò un sopracciglio di fronte alla noncuranza con cui Liz dismise le attività extracurriculari di Aramis, ma decise di non commentare.
 
Liz aveva un modo tutto suo di digerire le notizie, probabilmente aveva messo la cosa in un cassetto secondario con l’intenzione di tornarci dopo in maniera più approfondita.
 
«Devi davvero lavorare sul tuo tempismo.»
 
«Che posso dirti, sono adattabile.»
 
«No, sei psicolabile. È diverso.»
 
«Come dici? Ti senti triste e sconsolata perché io ho chiaramente vinto il jackpot riguardo e simpatia e bellezza e a te sono rimasti solo acidità e rancore? Fai bene.»
 
Alex le diede un pizzicotto sul braccio. «Va bene, Barbie Caraibi. Perché non parliamo un po’ di Rei?» sussurrò ascoltando con attenzione i rumori provenienti dal corridoio.
 
«E del fatto che Aramis flirti con lui in maniera oscena, giusto?»
 
Alex aprì e chiuse la bocca un paio di volte.
 
Ooookay, no.
 
In realtà avrebbe voluto chiederle cosa pensava di fare in merito alla palese cotta che Rei si era preso nei suoi confronti.
 
Ora però un lieve dubbio cominciò a farsi strada nel cervello di Alex.
 
Possibile che Liz non se ne fosse accorta?
 
Oppure stava semplicemente facendo la finta tonta?
 
E poi… oddio, quell’ammasso di intimidazione e tormento psicologico di cui quel povero ragazzo era quotidianamente vittima per colpa di Aramis, secondo lei era considerabile un flirt?
 
«Ehm, e non ti dà fastidio?»
 
«Beh, non proprio, no. Voglio dire, Rei è davvero carino. E gentile. E paziente. Ci credi che ormai non minaccia quasi più Aramis con la spada? Come si fa ad odiarlo?»
 
Povera me.
 
«Quindi tra te e Aramis è tutto a posto?»
 
«Certo che sì!»
 
«Eppure ti sei ingelosita quando è saltata fuori la storia di Dania.»
 
«Beh, la differenza è che Rei non ha l’abitudine di rapire la gente, che io sappia. E poi è mio amico.»
 
«Liz…» sospirò Alex, ad un passo dal rivelarle la verità. Poi però scosse la testa e decise di dirne un’altra meno imbarazzante per Rei. «Aramis tormenta Rei perché ha paura che tu possa invaghirtene ed è geloso, e più in generale perché non sarebbe Aramis se non infastidisse chiunque nel raggio di cento metri. Dubito fortemente che abbia, ehm, dei disegni reconditi nei suoi confronti.»
 
«Oh… Peccato.»
 
«Seriamente?»
 
«Oh, andiamo! Stai dicendo che non ti verrebbero le caldane se vedessi Grimmjow che si bacia con un bel ragazzo?»
 
«No, mi verrebbero dei marcati istinti omicidi.»
 
«Già, esempio sbagliato.»
 
Gli ultimi passi si spensero in lontananza, e Alex si alzò in piedi.
 
«Pausa finita, è ora di andare.»
 
La loro fortuna cominciò a vacillare dal piano successivo.
 
Due guardie si accorsero di loro, e Alex fu costretta ad atterrarle e mandarle nel mondo dei sogni a suon di cazzotti prima che potessero chiamare dei rinforzi.
 
Mentre trascinavano i corpi privi di sensi in una cella vuota per nasconderli, da una di quelle occupate qualcuno fischiò loro dietro.
 
Liz si sarebbe fermata, ma Alex la costrinse a continuare.
 
Per fortuna in quella sezione le celle erano munite di porte, non di sbarre, il che rendeva facile sia nascondersi, sia ignorare ciò che si trovava al loro interno.
 
Il che, a giudicare dai suoni che si diffondevano frequentemente nell’atmosfera umida e quasi buia, era di gran lunga una benedizione.
 
Aramis non scherzava affatto, quel posto aveva ottime probabilità di diventare la location predefinita dei loro incubi nelle notti a venire.
 
Sempre che fossero sopravvissute alle prossime ore, ovviamente.
 
«Potremmo provare a liberarli» propose Liz ad un certo punto.
 
«No. Primo, sarebbe una perdita di tempo prezioso, e secondo, questa non è brava gente che si faceva gli affari suoi lavorando in campagna e raccogliendo fiori. Dania raccoglie criminali, e dobbiamo già guardarci abbastanza le spalle senza aggiungere il loro contributo.»
 
«Magari ci aiuterebbero per ringraziarci.»
 
«O magari sarebbero obbligati dal loro contratto ad obbedire agli ordini di quella pazza e farci a pezzetti.»
 
«Ti rendi conto che hai appena descritto Grimmjow in entrambe le tue frasi?»
 
«Ecco, ne basta già uno di criminale sotto contratto.»
 
«Come lui nessuno mai.»
 
«Per fortuna.» 
 
Una scalinata quasi infinita dopo, si ritrovarono in un corridoio le cui porte non portavano a delle celle, bensì ad un’unica immensa camera circolare.
 
 Ad Alex e Liz bastò una sbirciatina all’interno per stabilire che la decisione più furba fosse continuare lungo il corridoio il più in fretta possibile e con lo sguardo ben dritto di fronte a sé.
 
«Sembra quasi di essere sintonizzate su un documentario di quelli che spingono i bambini a chiedere “Mamma, come mai quei due leoni sono uno sull’altro come mattoncini delle costruzioni?”.»
 
«Ugh, non ci provare, ti avverto!»
 
«Oggi, su Discovery Channel, osserveremo i rituali di accoppiamento tipici dell’Homo Sapiens sottospecie Carceratus et Guardicus. Come potete vedere, i soggetti non si lasciano scoraggiare dall’ambiente poco ospitale e la temperatura subpolare, ovviando al problema incastrandosi uno sull’altro come pezzi dei mobili di una nota marca svedese…»
 
«Aargh!»
 
Dopo l’ennesima rampa di scale, Alex stava quasi per convincersi che in realtà anche lo spazio fosse distorto ed esistessero solo più scalini infiniti e scenari da incubo di quelli da mangiata pesante, quando una sensazione di familiarità la strattonò allo stomaco.
 
Era flebile, ma era senza dubbio il reiatsu di Grimmjow.
 
«Ci siamo» sussurrò a Liz, che annuì.
 
 «Sì, lo sento anch’io.»
 
Muovendosi cautamente e col cuore in gola, Alex sporse lievemente la testa oltre l’angolo.
 
C’era un drappello circa a metà corridoio, e, grazie al cielo, sembrava che con quel piano si fossero finalmente lasciate i documentari pornografici alle spalle.
 
Alex li contò velocemente.
 
Dieci, armati fino ai denti e dall’aria ben poco amichevole.
 
Uno in particolare aveva un’energia spirituale di tutto rispetto.
 
Liz aveva ragione, molto probabilmente Grimmjow aveva piantato parecchie grane durante il suo soggiorno.
 
Accidenti.
 
Per vedere meglio avrebbe dovuto sporgersi troppo, quindi si voltò nuovamente verso Liz e le fece segno di scendere qualche gradino in modo da poter sussurrare liberamente senza correre il rischio di essere sentite.
 
«C’è qualcosa lì che mi dà i brividi» commentò Liz massaggiandosi le braccia.
 
«È il reiatsu di una delle guardie.»
 
«Scherzi? Non ho mai sentito una cosa del genere, è come se qualcosa mi stesse strisciando addosso! Con questo qui non credo basterà una veloce botta in testa, vero?»
 
«Già, e come se non bastasse, non è da solo. Certo, gli altri sembrano solo pesci piccoli, ma… che stai facendo?»
 
Liz tirò fuori la mano dal marsupio brandendo l’ombrellino viola.
 
«Se ho capito bene, ti serve aiuto.»
 
Alex si limitò a fissarla.
 
«Che stai facendo?» ribadì, stavolta più lentamente e con una spruzzatina di minaccia.
 
«Ti fornisco aiuto.»
 
«Con un ombrello.»
 
«Yes. Ho un’idea» le spiegò piegandosi verso di lei con fare cospiratorio.
 
Che il cielo ci protegga tutti.
 
«No.»
 
«Sì invece.»
 
«Hai un ombrello.»
 
«E tu hai l’abitudine di sottolineare l’ovvio.»
 
«Non andrai lì in mezzo con un ombrello.»
 
«Puoi giurarci che ci andrò. Io ho un ombrello e tu hai questi» le disse indicando la tasca dove Alex aveva messo i tappi per le orecchie. «Se tossisco, è il segnale che devi metterteli.»
 
Alex la afferrò per le spalle. «Liz, non è un gioco. Dimmi cosa vuoi fare.»
 
«No.»
 
«Perché?»
 
Liz chiuse ostinatamente la bocca, ma Alex le lesse comunque la risposta negli occhi.
 
Perché era un piano stupido ed azzardato e, se glielo avesse detto, Alex le avrebbe impedito in tutti i modi di metterlo in atto.
 
-Assolutamente no!- protestò una metà del suo cervello, quella razionale che aveva governato felicemente la maggior parte della sua vita -Non puoi lasciare che si metta in pericolo, è sotto la tua responsabilità, è ingenua ed indifesa…-
 
-Non è indifesa- si intromise con altrettanta veemenza l’altra metà, quella che aveva cominciato a farsi sentire solo da poco e che lei non era assolutamente abituata ad ascoltare –ha lavorato moltissimo ultimamente, e ha fatto anche dei progressi che tu non sei riuscita ad ottenere. Non è una bambina, dalle fiducia.-
 
-Se le accadrà qualcosa di brutto non te lo perdonerai mai.-
 
-Allora non avresti dovuto portarla. È venuta fin qui, lascia che faccia la sua parte. Come pensi che si sentirà se la obbligherai a stare indietro e sarai tu a farti molto male?-
 
-Meglio tu che lei-
 
-E come credi di poterla proteggere se ti ostini a correre tu tutti i rischi? Non rimarrà comunque in balia di questo posto se ti fai infilzare da una spada o rompere una gamba perché sei troppo stanca e testarda?-
 
 -Quindi meglio che succeda a lei? Sul serio?-
 
-No. Si chiama gioco di squadra. Non è sprovveduta, non è indifesa e la sua pelle è resistente quanto la tua. Lascia che ti aiuti.-
 
Prima che il suo cervello potesse decidere di dividersi definitivamente in due e iniziare una rissa da bar all’interno della sua scatola cranica, Alex abbracciò stretta Liz e pronunciò le parole più difficili della sua vita.
 
«Va bene. Fallo.»
 
*
 
Liz non riusciva a crederci che Alex le avesse dato l’okay.
 
D’altra parte non riusciva neanche a crederci di aver avuto un’idea simile. 
 
Era scema perfino per i suoi standard, e il fatto che se ne accorgesse da sola era tutto dire.
 
D’altra parte, chi non risica non rosica, giusto?
 
Eh.
 
Sarebbe stato carino che qualcuno lo dicesse anche al suo stomaco, al cui interno sembrava esserci un bombardamento nucleare in atto.
 
Forse però quello poteva essere un vantaggio.
 
Al diavolo il suo piano, camminare fin dalle guardie per poi vomitar loro addosso era una tattica diversiva geniale.
 
Beh, sarebbe sempre stata in tempo per usarlo come piano B.
 
Per quanto riguardava invece quello A, la faccenda si faceva più complicata.
 
Purtroppo le guardie in questione non erano Hollow, quindi il trucco che aveva usato al cimitero era fuori gioco.
 
Il che era un peccato, perché era quello con cui era più precisa, dato che Grimmjow l’aveva obbligata ad esercitarsi fino alla nausea.
 
Per quanto riguardava invece le altre cose che riusciva a fare con la sua voce grazie ai suoi nuovi poteri… ehm… le cose si facevano più difficili.
 
Le onde sonore erano una questione seria, a quanto pare.
 
Alex poteva rimanere coinvolta.
 
Oppure Liz poteva calibrare male l’energia, e di conseguenza quell’ala del corridoio sarebbe potuta crollare loro addosso.
 
O magari, semplicemente, poteva non succedere nulla.
 
Ecco, quello era il caso due volte su tre.
 
Secondo Grimmjow, era colpa di Liz, che si tarpava le ali da sola per via della sua pessima abitudine di considerare i danni collaterali alle cose e persone che la circondavano come un aspetto negativo.
 
Sciocca, sciocca Liz, che si sforzava di usare i propri poteri correttamente, quando far crollare il soffitto o letteralmente assordare chiunque nel raggio di cento metri sarebbe stato mille volte più efficiente.
 
E soprattutto divertente.
 
Urgh.
 
D’altra parte, se ti affidi agli insegnamenti di qualcuno intitolato l’Espada della Distruzione, non è che poi puoi pretendere.
 
Tuttavia, dato che a differenza di qualcuno, Liz conservava ancora almeno un briciolo di coscienza e buonsenso, per il momento avrebbe lasciato quell’opzione (quella corretta, non far crollare il soffitto) per quando fosse stata più vicina al suo obiettivo.
 
Meno possibilità di sbagliare, in quel modo.
 
O quantomeno, più possibilità per Alex di scansare grossi pietroni provenienti dall’alto.
 
No, no, non doveva pensare così, cattiva Liz!
 
Ci sarebbe riuscita senza timpani rotti e collasso della struttura, punto.
 
Ora restava il problema dell’avvicinarsi senza farsi affettare come un rotolo di kebab.
 
Prima di svoltare l’angolo quindi, si sciolse i capelli, passandoci una mano in mezzo per scompigliarli per bene, si alzò la cerniera in modo che non si vedesse neanche uno sprazzo del suo buco da Hollow, si pizzicò le guance e si mordicchiò le labbra per perdere il pallidume che segnalava il probabile futuro svuotamento della sua cavità gastrica, ed infine fece del suo meglio per assumere l’espressione ebete di chi al posto del cervello ha solo il fischio del vento che passa indisturbato da un orecchio all’altro.
 
Di fianco a lei, Alex alzò gli occhi al cielo e fece finta di vomitare.
 
Come tocco finale, aprì l’ombrello e se lo appoggiò sulla spalla.    
 
Okay, show time.
 
Un bel respiro e svoltò nel corridoio con slancio.
 
L’attenzione dell’intero corridoio si focalizzò immediatamente su di lei.
 
Wooo, quanta… quanta gente!
 
RespiraLizecamminadrittarespiraLizecamminadrittarespiraLizecamminadritta…
 
«Ehi, chi è quella?»
 
«Che diavolo…?»
 
«Ehilà, come va ragazzi?» chiese con aria raggiante salutandoli agitando la mano. «Sto facendo un giro di controllo, tutto a posto qui?»
 
Parecchi di loro si scambiarono sguardi confusi, e quasi tutti sfoderarono la spada.
 
Liz si fermò, appoggiando il peso su una gamba con aria noncurante.
 
Accidenti, era ancora troppo lontana.
 
Coraggio ragazzi, abbassate quelle spade e fatemi avvicinare ancora un po’…
 
Liz schioccò la lingua contro il palato con aria di disappunto.
 
«Oooh, avanti ragazzi, usate gli occhi, se non almeno il cervello. Possibile che debba ripetere questa scena ad ogni drappello che incontro? Eppure dovrei esservi familiare. Però vi capisco, in fondo siete abituati a vedermi in mano a qualcun altro, di certo non a questa insignificante ma comunque bella ragazza» disse roteando l’ombrello con enfasi.
 
Altri sguardi confusi.
 
Cavolo cavolo cavolo, non stava funzionando…
 
«Coraggio signori, non avete sentito le parole della dama?» disse con tono divertito uno di loro, che aveva il volto nascosto nell’ombra dal cappuccio del suo mantello nero. «È stata così gentile da presentarsi qui con un indovinello per alleviare la vostra noia, il minimo che possiate fare per ringraziarla è risolvere questo enigma.»
 
Wow… beh, questa reazione era inaspettata ma ben accetta.
 
Poco importava che questo qui era probabilmente la fonte della sensazione orribile che Liz continuava a sentirsi tutt’ora addosso.
 
Nessuna delle guardie abbassò la spada, ma una di loro parlò con aria incerta.
 
«Per caso sei… il sacro ombrello della Divina Dania?»
 
Liz annuì con entusiasmo. «Bingo!»
 
«Com’è possibile? La Divina Dania non è in possesso di quest’oggetto da settimane. L’ha usato come merce di scambio in un contratto.»
 
Liz ringraziò la sua buona stella di star indossando abiti neri, perché a quel punto stava sudando come una suora novizia dentro uno strip club per sole donne.
 
«Illusi, credete davvero che la Divina si sarebbe separata così facilmente da me? Sapeva benissimo che avrei trovato il modo di tornare da lei, e infatti ho avuto la fortuna, dopo un po’ di tentativi, di capitare tra le mani di un recipiente abbastanza resistente da subire la mia influenza senza rompersi. Non hai idea di quanto possano essere fragili gli esseri umani» concluse lasciando emergere un po’ della sua energia spirituale, sperando che la sua natura in parte umana e in parte qualcos’altro fosse abbastanza per convincerli della storia della possessione.
 
Sarebbe bastato solo avvicinarsi un altro po’…
 
«Che facciamo?» chiese una delle altre guardie. «Informiamo la Divina?»
 
L’incappucciato esaminò Liz da capo a piedi, poi scrollò le spalle.
 
«Perché far finire il divertimento così presto? Hai tanta fretta di ritornare a fissare il muro per le prossime ore?»
 
«N-no, grande Loa, ma…»
 
Le altre guardie trattennero il respiro e fecero un passo indietro.
 
L’incappucciato scosse lentamente la testa.
 
«Che delusione, davvero. Stavate andando tutti così bene, e adesso uno di voi ha dovuto per forza rovinare tutto e dire il mio nome di fronte ad una sconosciuta. Quando imparerete?»
 
«Mi dispiace, io…io…»
 
Loa alzò una mano.
 
«Rilassati, non è niente di grave, no? O almeno non è niente di nuovo. Forza e coraggio, un po’ di tortura non ha mai fatto male a nessuno, fortifica il carattere e insegna a non fare più stupidi errori. Vieni da me diciamo per… ehm… quando finisci il turno?»
 
«T-tra sei ore.»
 
«Molto bene, cerca di non fare tardi.»
 
«I-io… sì, signore.»
 
«Perfetto, dove ero rimasto?»
 
Nel giro di un secondo, Liz si ritrovò puntata una falce al collo.
 
«Temo che ci ritroviamo di fronte ad un dilemma, signorina ombrello» la informò amabilmente Mr Brividi. Liz non l’aveva neanche visto muoversi. «Da una parte vorrei davvero continuare a giocare con te, dall’altra il mio ruolo mi impedisce di lasciar scorrazzare indisturbata la gente per questi corridoi. Se ciò che dici è vero, ora che sei tornata non hai più bisogno di questa marionetta, quindi non ti dispiacerà se ti aiuto a disfartene, giusto?»
 
Okay.
 
Fino a qualche settimana prima, probabilmente di fronte ad un’azione così improvvisa Liz avrebbe fatto qualcosa di estremamente maturo e dignitoso come strillare, fare un salto indietro di qualche continente o direttamente cadere a terra come una pera cotta, ma ormai grazie a Grimmjow si era abituata a ritrovarsi all’improvviso roba affilata e\o contundente a distanza fin troppo ravvicinata, quindi riuscì a rimanere ferma col sorriso stampato in faccia.
 
Certo, dentro di sé stava pregando qualsiasi divinità fosse in ascolto di avere pietà della sua anima, e probabilmente da quel giorno in poi, se fosse sopravvissuta, avrebbe dovuto tingersi i capelli per coprire la ricrescita bianca.
 
Costringendosi a fare il broncio, lo rimproverò dicendo: «Sciocchino, anche se uccidi questo corpo non potrò tornare nelle mani della Divina, o si annullerà il contratto. Così invece posso esserle utile anche a distanza. Ti dispiace?» aggiunse appoggiando due dita sulla falce per spostarla.
 
L’arma rimase dov’era.
 
Che malfidato.
 
«Ehi, vacci piano, se dice la verità e le fai del male la Divina ci farà scuoiare vivi» si intromise una delle guardie.
 
Avevano tutti un’aria nervosa, come se desiderassero con tutti se stessi di essere in qualsiasi luogo tranne che quello.
 
Come li capiva.
 
«Un’ora fa ho avuto l’onore di catturare due intrusi» disse l’incappucciato lentamente, come per assaporare la sua reazione. «Ormai saranno stati portati al cospetto di Dania già da un pezzo.»
 
Poi si chinò verso di lei e sussurrò in tono divertito, ma indubbiamente inteso solo per le sue orecchie: «Non hanno opposto quasi nessuna resistenza, a dire la verità, quindi non li ho maltrattatati troppo. Anche perché uno di loro è uno Shinigami dai capelli rossi che assomiglia in maniera impressionante a qualcuno che conosco.»
 
Liz deglutì ma non rispose.
 
Loa continuò: «Avanti, non vuoi darmi nessuna soddisfazione? Sei uguale all’Arrancar, o si fa tutto alle vostre condizioni, oppure niente. E va bene» continuò sospirando. «Fai pure quello che devi fare. Su, coraggio.»
 
Liz sbatté le palpebre un paio di volte.
 
Sul serio?
 
Il Cupo Mietitore con la falce correntemente puntata al suo collo l’aveva forse appena incoraggiata ad attaccarli?
 
Oh beh, peggio per lui.
 
Le guardie si erano avvicinate a sufficienza, e, anche se Alex era ancora troppo vicina per i gusti di Liz, doveva accontentarsi.
 
Tossì una volta, poi gli si avvicinò ulteriormente, come per rivelargli un grande segreto.
 
Spostando il manico dell’ombrello in modo da proteggersi il collo dalla lama, inspirò profondamente e si mise ad urlare a pieni polmoni.
 
**
 
«Non mi aspettavo di trovarti in compagnia, mio adorato» disse Dania accennando con la mano a Rei, mentre le guardie che li avevano appena accompagnati al suo cospetto uscivano chiudendosi l’enorme porta alle spalle. «Di uno Shinigami, per di più.»
 
Lei era seduta languidamente sul suo trono di ossidiana, cosa probabilmente scomodissima ma che riusciva a far sembrare assolutamente naturale.
 
Aramis stesso aveva parecchia familiarità con quella tecnica, e aveva assunto una posa del tutto casuale a pochi passi da lei, malgrado in verità si sentisse come se le pareti gli si stessero chiudendo addosso.
 
Quanto la sua ansia fosse farina del suo sacco e quanto invece fosse ciò che Dania voleva fargli provare era un mistero, ma restava il fatto che Aramis avrebbe dato molte cose pur di trovarsi da tutt’altra parte.
 
Perché quindi, non solo aveva accettato di farsi coinvolgere, ma aveva addirittura deciso di mettersi così in prima linea?
 
Beh, di certo non per Grimmjow.
 
No, la colpa era tutta di Alex.
 
Accidenti a lei, proprio quel pomeriggio doveva uscirsene con quella dichiarazione di amicizia, parlando come Meiko e inondandolo di buoni sentimenti?
 
Perché, poi, lei e Liz si ostinavano a guardarlo in quel modo così… così… umano?
 
Non c’era altro modo per descriverlo: un’espressione di affetto misto a fiducia e altre cose vulnerabili e soffici che lui non aveva alcuna intenzione di analizzare troppo da vicino, perché in fondo lo facevano sentire profondamente a disagio.
 
Meglio tornare a qualcosa che invece gli riusciva benissimo: mentire.
 
Assumendo un’espressione annoiata, scosse la testa sospirando. «Nessun’altro sano di mente mi avrebbe accompagnato, e lui ha accettato solo perché mi doveva un favore.»
 
«Quindi, dopo questa lunga separazione, hai pensato di portarmi un regalo?»
 
Di fianco a lui, Rei si irrigidì, ma non disse niente.
 
Ottima scelta.
 
«Avanti dolcezza, lo sai che la Seireitei non è di larghe vedute sull’abitudine di rapire i suoi Shinigami.»
 
«Ne sei certo? Per quel che ne so io, in quel covo di perbenisti filo-nobiliari non si è  mai dato molto peso alla perdita di una pedina o due. Loro stessi mandano i loro giovani in seno al pericolo, incuranti delle probabili perdite.»
 
Aramis scrollò le spalle. «Vero, ma questo giovane in particolare ha dei contatti che non ignorerebbero con tanta semplicità la sua scomparsa, e si dà il caso che io abbia lasciato detto a uno di questi come e dove trovarti. Se lui non dovesse tornare, come pensi che reagirebbero gli Shinigami, al pensiero che qualcuno in grado di soggiogare quasi chiunque al suo potere li stia improvvisamente prendendo di mira?»
 
Dania inclinò la testa.
 
Aramis avrebbe voluto sapere cosa stesse pensando, ma non osava sincerarsene.
 
Meno potere le si dava e meglio era, ed entrare nella sua testa voleva dire rendersi estremamente vulnerabili.
 
«Quanto affanno solo per salvare un Arrancar. Ti è così caro?»
 
Aramis sbuffò. «Se con “caro” intendi costoso, allora sì. Mi sta costando parecchio tempo ed energie che avrei speso volentieri altrove. Sarei stato più che felice di lasciarlo in balia delle tue tenere cure, ma purtroppo ho bisogno che lo lasci andare.»
 
«Perché l’essenza della sua anima è legata alla tua? All’inizio pensavo semplicemente che fosse a senso unico, ma ora vedo che anche tu porti la sua impronta su di te, così come lui porta la tua. Non ho mai osservato un simile fenomeno in tutta la mia esistenza, ma se sei venuto fin qui per salvare l’Arrancar, significa che comporta una debolezza per te. Resta qui con me, e forse col mio aiuto riuscirai a liberarti di questo fardello.»
 
Eeeed eccoli giunti al vero nocciolo della questione.
 
Strano che ci avessero messo così tanto tempo.
 
«Anche se così fosse, semplicemente non posso. Io sono allergico sia all’autorità che alla sedentarietà, e mi è fisicamente impossibile avere una relazione fissa con qualcuno. Entrambi siamo annoiati a morte dalla prevedibilità, e il mio rimanere qui alla lunga mi renderebbe uguale a tutti gli altri ai tuoi occhi. Forse non riesci a trovare ciò che cerchi perché stai guardando nel posto sbagliato: in questo luogo sei circondata solo da criminali e poco di buono, Dania. Perché, tanto per cambiare, non ti cerchi una brava persona che ti renda felice?»
 
Per un attimo Dania fu il ritratto dello stupore: sopracciglia inarcate, labbra leggermente aperte, rigidità delle spalle. Tuttavia quel momento passò in fretta, e riacquistò la sua compostezza in un batter d’occhio.
 
«C’è qualcosa di diverso in te, quantomeno in superficie. Stai indossando una maschera nuova, forse?» gli chiese accavallando con grazia le gambe.
 
Pazienza, ci aveva provato.
 
Qualcosa gli diceva che stava per pagare le conseguenze del suo tentativo fallito di risolvere la questione in modo diplomatico.
 
«Lo sai che mi piace mantenere un’aria di mistero.»
 
«Sì, ma il tuo difetto è che a volte ti cali fin troppo nella parte, e tendi a dimenticare te stesso. Forse hai bisogno di un piccolo aiuto, Khaél.»
 
Khaél?
 
Kha…
 
Impulsi, immagini, ricordi e suggerimenti malevoli assalirono tutti insieme e con una forza allucinante Aramis, che tuttavia riuscì per buona parte a dissimulare lo sconcerto e lo sforzo, trattenendosi a stento dal fare un passo indietro.
 
«Uh? Questo è un nome nuovo» riuscì a dire con tono lievemente incuriosito, anche se ovviamente mentiva: quella parola aveva un suono tremendamente familiare. «Non ricordo di averlo mai usato con te, ma d’altra parte nel corso dei decenni ho usato talmente tanti nomi da aver perso il conto.»
 
La pressione dell’attacco psicologico di Dania aumentò ulteriormente, e il pugno chiuso di Aramis cominciò a tremare leggermente per lo sforzo di erigere barriere mentali e in contemporanea mantenere una posa noncurante.
 
«Adoro quando menti, Khaél. Ma d’altra parte non è l’unico dei tuoi difetti. Sei egoista, crudele, codardo e totalmente privo di empatia. Sfrutti gli altri senza alcun rimorso e vivi solo per te stesso. Ma soprattutto, sei assolutamente e inequivocabilmente incapace di amare. Te ne sei forse dimenticato?»
 
La pressione si fece troppo intensa, e Aramis cadde su un ginocchio.
 
Le immagini si fecero più vivide e intense.
 
Tutti i suoi fallimenti, tutto ciò che aveva sbagliato nella vita cominciò a passargli davanti agli occhi in alta definizione e con un’acustica straordinaria.
 
Dania sorrise.
 
Era un sorriso crudele e vuoto, che la rendeva al tempo stesso bellissima e fredda come una statua di marmo.
 
Una volta, tanto tempo fa, era rimasto abbagliato da quella bellezza, e dalle promesse di piacere che quelle labbra sembravano celare.
 
«Vuoi sapere perché questo nome ti è così familiare, Khaél?»
 
No, non lo voleva sapere.
 
Ogni volta che lo sentiva pronunciare era come una coltellata nel cervello.
 
«Perché è il nome con cui sei nato. Khaél è il tuo vero nome.»
 
Le immagini lo sommersero completamente.
 
Il suo tradimento di Meiko e la morte di quest’ultima, non molto tempo dopo.
 
Il freddo e la solitudine degli interminabili anni a seguire.
 
E prima ancora, quando era un semplice Hollow, la sua prima morte…. la sua vita?
 
Una mano ferma e calda gli si posò sulla spalla.
 
Aramis sollevò lo sguardo, emergendo abbastanza dal suo inferno interiore da capire che Rei si era infine fatto avanti.
 
«Hai qualcosa da dire, Shinigami?» gli chiese Dania con un sorriso. «Forse non posso avere la tua anima, ma sento comunque tante cose. Porti in te il peso di peccati non tuoi e la malvagità che vedi negli altri. Sicuramente sei consapevole che ciò che ho detto non è altro che la verità, e che quindi questo è il giusto castigo?»
 
La presa sulla spalla di Aramis si fece più forte.
 
«Su molte cose che riguardano questo Hollow mi trovi perfettamente d’accordo. Egoista, bugiardo e violento sono di sicuro aggettivi adatti a descriverlo. Aggiungerei anche irritante e irresponsabile, senza contare pervertito e narcisista.»
 
Aramis sorrise con fatica. «Così mi farai arrossire.»
 
«Tuttavia, devo correggerti su alcuni punti. Il fatto stesso che sia venuto fin qui smentisce la tua accusa di codardia. Il suo primo pensiero è sempre verso se stesso, e probabilmente non riconoscerebbe il senso del dovere neanche se gli andasse a sbattere contro, tuttavia sa essere leale. In più so per certo che ci sono persone con cui ha stabilito dei forti legami di amicizia e lealtà. Il che è molto più di ciò che si possa dire per qualsiasi Hollow con cui abbia avuto a che fare.»
 
**
 
Alex non aveva mai sentito un suono così straziante in tutta la sua vita, e dire che oltre ai tappi si era anche messa le mani sulle orecchie.
 
Non era tanto una questione di dolore, era più… paura.
 
Sembrava incredibile, ma nel momento stesso in cui Liz si era messa a gridare, Alex aveva avvertito l’impulso quasi irresistibile di fare dietrofront e mettere più distanza possibile tra lei e la fonte di quel suono raccapricciante.
 
A quanto pareva non era l’unica, dato che quasi tutte le guardie lasciarono cadere le armi e si misero a correre in pieno panico verso l’uscita più vicina, ovvero quella dove si trovava lei.
 
Alex si costrinse a staccarsi le mani dalle orecchie e ad intercettarli per mandarli al tappeto uno per uno.
 
Solo Loa era rimasto al suo posto, anche se era indietreggiato di parecchi metri.
 
Liz smise di urlare, e Alex la raggiunse.
 
«Era questa la sorpresa?»
 
«Più o meno» rispose Liz senza fiato. «Accidenti che fortuna, ci credi che finora ero riuscita a farlo solo una volta? Mi sono perfino spaventata da sola!»
 
«Tutto questo è estremamente rassicurante.»
 
«Tu stai bene? Mi dispiace, volevo allontanarmi di più ma il Cupo Mietitore mi ha bloccato la strada, e non sapevo più che fare e allora ho pensato “o la va, o la spacca”, e adesso mi sento in colpa perché sarebbe potuto essere pericoloso, e lui ha detto che hanno catturato Aramis e Rei e…»
 
Alex le mise una mano sulla bocca.
 
«Liz, respira e conta fino a cento.»
 
Liz sollevò un pollice in aria, e Alex si rivolse a Loa, che stava tutt’ora bloccando il passaggio.
 
«La risolviamo con le buone o con le cattive?»
 
«Non sapevo che avessimo qualcosa da risolvere.»
 
Alex gli rivolse uno sguardo eloquente. «Sei in mezzo ai piedi.»
 
«Al contrario, ormai ho completato la mia missione, e ho anche ottenuto quello che volevo, quindi posso ritirarmi.»
 
Accontentati e non fare domande, Alex. Lascialo andare e non essere sospettosa…
 
«Quindi ci lasci passare? Non dovresti catturare gli intrusi?»
 
Dannazione!
 
«Come ho detto, il mio lavoro è finito. Due di voi sono già al cospetto di Dania, e questo significa che li raggiungerete presto, con o senza il mio intervento.»
 
«Vuole dire che arriverà qualcun altro a catturarci?» chiese Liz guardandosi attorno allarmata.
 
«No» rispose Alex cercando di individuare inutilmente il volto al di sotto di quel cappuccio. «Intende dire che saremo noi ad andare da Dania.»
 
Loa si fece da parte.
 
«Colui che cercate è da quella parte» disse indicando con un cenno del capo il fondo del corridoio.
 
Alex e Liz si guardarono brevemente, poi cominciarono a camminare a passo spedito, rimanendo comunque in guardia.
 
Loa non fece alcun cenno di volerle fermare, anche se quando lo superarono la sensazione opprimente del suo reiatsu si fece più intensa.
 
«Ah, a proposito, salutatemi S. E ditele che non può più scappare.»
 
Alex si voltò verso di lui, ma era già sparito.
 
Trovarono Grimmjow in una cella munita di sbarre proprio in fondo al corridoio, e non era esattamente in buono stato.
 
Sembrava svenuto, o forse dormiva.
 
Certo, poteva essere benissimo in coma, contando che neanche la baraonda infernale che avevano appena sollevato, urla di Liz comprese, era bastata per svegliarlo.
 
Coperto di sangue e di contusioni, era letteralmente inchiodato al muro come una di quelle farfalle da esposizione, con anche un paio di catene attorno al torso per buona misura.
 
Esaminando attentamente ogni centimetro di pelle scoperta, notò anche quelli che somigliavano sospettosamente a dei punti di sutura attorno alla spalla sinistra, al di sotto dei quali correva una ferita quasi rimarginata.
 
Oddio… quel braccio aveva tutta l’aria di essersi preso di recente una vacanza dal resto del corpo.
 
Alex si aggrappò alle sbarre della cella.
 
Che diavolo gli avevano fatto?
 
«Forse dovremmo chiedere ad Aramis se sia sicuro svegliarlo» propose Liz mettendole una mano sulla spalla. «Voglio dire, magari ha preso una botta in testa e… »
 
Alex si tolse una scarpa e gliela tirò in testa attraverso le sbarre.
 
«Muovi il culo, razza di cretino imbecille! Non è l’ora del sonnellino!»
 
«Come non detto.»
 
Gli occhi azzurri di Grimmjow si aprirono e, quando sembrò finalmente mettere a fuoco la situazione, fece un sorriso terrificante.
 
«Ce ne hai messo di tempo per unirti alla festa! Che diavolo stavi aspettando, un invito scritto?»
 
«In realtà», si intromise Liz, «è esattamente quello che ci è arrivato. Più o meno.»
 
«Oh, ma guarda chi si vede! E il tuo fidanzato dove l’hai lasciato? È rimasto indietro a fare il coniglio o sta strisciando qui nei dintorni? Giuro che se si è fatto prendere e io ho sopportato tutta questa merda per niente…»
 
«Allora magari la prossima volta fai un po’ più d’attenzione, prima di farti catturare come un fesso da Capitan Porcona e la sua ciurma di pervertiti!»
 
«Ehm, ragazzi…» provò ad intervenire Liz.
 
«Perché non vieni qua dentro a scoprire quanto ho apprezzato le sue attenzioni
 
«Con piacere!»
 
«Ragazzi, forse dovremmo sbrigar…» cominciò Liz, ma poi chiuse la bocca e rimase a contemplare in silenzio mentre, a mani nude e continuando a scambiarsi insulti, da una parte Alex piegava le sbarre della cella, e dall’altra Grimmjow si strappava di dosso quelle che lo tenevano inchiodato.
 
Arrivò prima Alex, che gli strappò via l’ultima dal braccio sinistro, e un attimo dopo si stavano baciando come se non ci fosse un domani.
 
E gran parte del peso che nelle ultime ore aveva impedito ad Alex di respirare liberamente cominciò a dissolversi.
 
**
 
Contraddire il diavolo in persona e mettersi sulla linea diretta della sua parentesi torturatrice probabilmente non era l’idea più brillante che gli fosse venuta in testa ultimamente.
 
Ottimo lavoro, Rei.
 
Per chi poi?
 
Aramis.
 
Ugh.
 
Rei non sapeva cosa lo avesse spinto esattamente ad intervenire.
 
Oltre ad un evidente caso di psicosi acuta, ovviamente.
 
Il loro compito era distrarre il più a lungo possibile Dania per permettere ad Alex e Liz di non essere scoperte, senza contare che Aramis sapeva a cosa stesse andando incontro e gli aveva espressamente detto di lasciar fare a lui e di mettersi in mezzo il meno possibile.
 
Che diamine, quell’Hollow neanche gli stava simpatico!
 
Era troppo… troppo.
 
Aramis era davvero troppo.
 
Non c’era altro modo per definirlo.
 
Troppo bugiardo, troppo scomodo, troppo invadente.
 
Eppure, per qualche assurdo motivo, Liz lo amava.
 
Una mano fredda coprì quella di Rei, che si sforzò di non distogliere lo sguardo da Dania.
 
La cosa ovviamente non le sfuggì, e la donna si distese ancora di più sul suo trono con un’espressione languida.
 
«Vieni avanti, Shinigami.»
 
La mano di Aramis strinse la sua in un silenzioso avvertimento, e Rei scrollò le spalle.
 
«Ci sento benissimo anche da qui.»
 
«Così cauto. O forse dovrei dire protettivo. Sei forse tu la causa del cambiamento che percepisco nel mio amato?»
 
Rei si irrigidì, mentre un’ondata di indignazione e imbarazzo lo sopraffaceva.
 
«Cosa? No!» esclamò cercando di ritrarre la mano. «Non siamo neanche amici. Siamo conoscenti. A malapena. Del tipo che si sopporta poco.»
 
«E allora, se non tu, con chi devo congratularmi? Quali sono queste persone che, secondo le tue stesse parole, lo amano e ne sono a loro volta riamate?»
 
La bocca di Rei si inaridì all’improvviso.
 
Ops, aveva parlato troppo.
 
Aramis si tirò su a fatica, usando la spalla di Rei come supporto.
 
«Lascia in pace la povera mangusta, per favore, o manderai all’aria tutti i miei piani di corteggiamento. Non è ancora pronto per ammettere di fronte al mondo la nostra relazione. Non è vero, Tikki Tavi?» gli chiese con un sorriso malizioso e una stretta stritolante alla spalla.
 
Rei avrebbe voluto dirgli dove poteva ficcarsi la loro relazione, senza contare che non aveva certo bisogno che gli venisse ricordata con tanta delicatezza che per nessun motivo dovevano rendere nota l’esistenza di Liz a quella donna.
 
Ma va?
 
Perciò deglutì a vuoto  e si costrinse a fare buon viso a cattivo gioco.
 
«Ti ho già detto mille volte di non usare quel nome quando non siamo soli, Ho… Aramis.»
 
Per grazia divina le porte alle spalle di Rei si spalancarono proprio in quell’istante, e le guardie che lo avevano spinto dentro vennero catapultate senza troppe cerimonie al centro della stanza, dove rimasero a terra senza muoversi.
 
«Okay gente, la festa è finita!»
 
 
 



 
Angolo della curiosità inopportuna

 
 
Alex: «Non ci posso credere, hai tagliato di nuovo.»
 
Aki: «Non è colpa mia! È Dania che soffre della sindrome di Aramis!»
 
Alex: «Cioè?»
 
Aki: «Cioè vuole stare al centro dell’attenzione e allungare la storia. E poi ci si mette in mezzo anche Loa…»
 
Loa: «Una promessa è una promessa. Pensavi forse che me ne fossi dimenticato?»
 
Alex: «Promessa?»
 
Aki: «Ehm…»
 
Liz: «Ooooh, aria di guai!»
 
Aramis: «Non rubarmi le battute, coniglietto.»
 
Grimmjow: «Silenzio, cretini. Dobbiamo goderci il momento.»
 
Aki: «Ecco, il fatto è che quando ancora stavo pensando alla stesura dello scorso capitolo, sapete, quella che poi è andata perduta e di cui quindi non abbiamo bisogno di parlare…»
 
Loa: «Ooh no, parliamone invece. Lentamente e con voce carezzevole.»
 
Aki: «No, non ce n’è bisogno. In sostanza avevo pensato di farlo apparire, poi è successo quel che è successo e ho cambiato idea, fine della storia. Ma a quanto pare lui non si è rassegnato a rimanere tra le idee scartate e ha voluto fare la primadonna e inserirsi nella storia a tutti i costi.»
 
Alex: «Tutto qui? E dove sarebbe la novità?»
 
Aramis: «Deludeeeeente.»
 
Loa: «Suvvia Aki, puoi fare di meglio. Vuoi davvero privarli di una cosa così importante come la conoscenza di ciò che hanno rischiato? O meglio, di ciò che avrebbero potuto risparmiarsi?»
 
Aki: «Ugh.»
 
Liz: «Dai, diccelo! Dai dai dai!»
 
Alex: «Già, a questo punto sono curiosa.»
 
Rei: «Per me la cosa è piuttosto indifferente.»
 
Grimmjow: «Forza, siamo tutti orecchie.»
 
Aki: «…»
 
Aramis: «Woooo oh oh oh oh! Questa vi piacerà, ragazzi!»
 
Aki: «Grrrr, stattene nella tua testa, tu! E va bene, vi basti sapere che erano coinvolti un combattimento, un incendio e Alex che perdeva un braccio. Niente Dania e Grimmjow torturato.»
 
Alex: «…»
 
Liz: «…»
 
Rei: «…»
 
Grimmjow: «Cos… perché hai cambiato idea?? È quella più furba che ti sia venuta in mente da quando hai cominciato a scrivere, e hai deciso di scartarla? Ma sei deficiente? “Ehi, guardatemi, sono Aki, ho la possibilità di descrivere un combattimento epico con esplosioni, fuoco e sangue, ma preferisco invece far catturare e torturare i miei personaggi fuori campo dove non si corra il rischio di far vedere qualcosa di eccitante neanche per sbaglio”!»
 
Alex: «Ovviamente lui preferisce l’altra idea…»
 
Aki: «Ehi, pronto! Sei stato tu a chiedermi di farti prendere una vacanza e non farti apparire per un capitolo intero, ricordi? Fai attenzione a quello che desideri la prossima volta.»
 
Aramis: «E questo, bambini, è esattamente quello che succede quando decidete di approfittarvi della malattia altrui per il vostro tornaconto.»
 
Rei: «Ma piantala!»

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Capitolo 46
*** Chi sei, Alex non lo sai, però, presto lo scoprirai... ***


Aki: «Miracolo!»

Grimmjow: «La buoncostume ha ordinato di farci chiudere baracca e burattini?»

Aki: «Noooooope.»

Grimmjow: «Cacchio!»

Aramis: «Hai finalmente deciso di dedicarti ai ragazzi veri invece di quelli bidimensionali fatti di carta?»

Alex: «Guarda che questa definizione comprende anche te.»

Aramis: «Ma io sono un caso a parte. Il mondo non è ancora pronto per affrontare la possibilità della mia esistenza in tre dimensioni.»

Alex: «E preghiamo perché non lo sia mai.»

Aki: «Miraaaaaacolo!»

Liz: «Credo che stia cercando di attirare la nostra attenzione, sapete?»

Grimmjow: «Che palle, qual è già il tasto per spegnerla?»

Alex: «Abbiamo perso le istruzioni quando le hai buttate via insieme ai resti del take-away cinese.»

Aki: «Miraaaaacoooolo!»

Alex: «E adesso è in loop. Dovremmo fare il backup e riavviare il sistema.»

Aramis: «Ci penso io. Rikki, vieni un attimo qui.»

Rei: «Perché ti aspetti che risponda ad un nome non mi—fgkskjbvk!»

Alex: «Aramis! Che diavolo di modi sono?!»

Liz: «Awwwwww, si baciano!»

Alex: «Non dovrebbe disturbarti un pochi… no, scema io, dimentico sempre con chi sto parlando. Aki, almeno tu, fai qualcosa!»

Aki: «Mira…mira… bzzzzz… nuovo input trovato…. acquisizione “modalità fangirl yaoi in corso”… reazione selezionata: squittio e saltelli sul posto…»

Alex: «Oh cielo…»
 
 

Bleach, i suoi personaggi, le sue vignette prive di sfondi e tutti i suoi buchi nella trama non mi appartengono. Io approfitto solo di questi ultimi per infilarci comodamente in mezzo la mia storia, che peraltro è messa anche lei bene in quanto a incongruenze e ambientazioni scarne. Gli unici personaggi che mi appartengono si riconoscono per il loro quoziente intellettivo medio inferiore a quello di una banana. Non imitate le azioni di Aramis a casa. Sono il modo più sicuro per ottenere in tempo record un’ordinanza restrittiva, nonché un pestaggio. Non necessariamente in quest’ordine.
 
 



Capitolo 46: Chi sei, Alex non lo sai, però, presto lo scoprirai…
 
 

Grimmjow era un colabrodo.

C’erano forse altri aggettivi per descriverlo?

No, non ce n’erano.

Grondava sangue, aveva più buchi addosso di un retino per farfalle, e per di più zoppicava da una gamba.

Tuttavia, a nessuna di loro due passò anche solo per l’anticamera del cervello l’idea di farsi avanti e proporsi come possibile fonte di sostegno.  

Sia Alex che Liz erano particolarmente affezionate alla propria testa, e soprattutto alla sua posizione in cima al collo, grazie mille.

Se poi, durante il tragitto, capitava che qualche guardia dall’anima ingenua si parasse loro davanti con l’insano intento di bloccare il passaggio, o, peggio ancora, attaccarli…

Brrr.

Già era difficile avere a che fare con Grimmjow durante le sue giornate buone, figurarsi in una cattiva.

E quella lì decisamente non era una giornata buona.

Oooh no.

Quella lì era la madre di tutte le pessime giornate.

Era l’esatto equivalente dello svegliarsi il lunedì mattina con un mal di testa allucinante da dopo sbronza, un camionista barbuto in perizoma con una parrucca bionda di fianco a sé nel letto, senza alcun ricordo della sera prima e con un preavviso di sfratto appeso a martellate sulla porta.

Detto questo, Alex non si chiamava Maria Batuffola la Dolce di secondo nome, e, anche se comprendeva la sua attuale refrattarietà a qualsiasi accenno di pietà e comprensione, dall’altra non aveva intenzione di passare tutto il resto della sua permanenza nella Fortezza Degli Orrori camminando in punta di piedi attorno al suo orgoglio di maschio alfa ferito.

Senza contare che stavano andando a raccattare Aramis e Rei, in quella che sperava fortemente fosse l’ultima missione di salvataggio della giornata, il che voleva dire ritrovarsi faccia a faccia con Dania.

Quindi, senza dire nulla, ad un certo punto spinse il proprio reiatsu contro quello di Grimmjow, in attesa di una reazione.

Il che, tradotto nel linguaggio delle persone normali, sarebbe stato come mandare un punto interrogativo su WhatsApp, sperando di non ottenere come unico risultato una doppia spunta blu e nessuna risposta.

Non era necessariamente preoccupata per lui, voleva solo essere certa della buona riuscita della loro missione.

Ceeerto, e la stagione migratoria dei maiali volanti stava per cominciare.

Probabilmente ne stava passando uno stormo vicino alla finestra proprio in quell’istante.

Giusto per evitare di sembrare un’anima patetica e in cerca di rassicurazione, anche se era totalmente quello il caso, diede alla sua richiesta implicita un tono di sfida e aggressione, come a dire “ebbene sì, sto cercando di capire come stai. Che pensi di fare al riguardo, eh?”

Quindi un punto interrogativo ed un dito medio, insomma.

Evidentemente, ciò che Grimmjow pensava di fare al riguardo era reagire con il doppio della forza usata da lei, avvolgendola con il suo reiatsu in una stretta che quasi la fece inciampare.

Che ca…?

Alex gli lanciò un’occhiataccia, Grimmjow rispose con un ghigno, che si allargò quando lei cominciò a spingere in risposta in un braccio di ferro spirituale.
In fin dei conti, a volte bastava davvero poco per metterlo di buon umore.

Peccato che l’umore in questione fosse destinato a precipitare nuovamente nell’Oltretomba, una volta che si fosse reso conto che non avevano la minima idea di come liberarlo dal contratto con Dania.

Nel loro grande piano di infiltrazione e salvataggio non avevano considerato quel piccolo, insignificante particolare.

Ops.

Anzi, no.

Un momento.

Si parlava di Grimmjow.

Lui aveva già pronta una soluzione, che poi era il suo metodo di default per gestire i problemi: prenderli a pugni finché non rimanevano a terra.

Alex gemette interiormente.

Per quanto l’idea fosse invitante, probabilmente malmenare Dania non era il metodo di approccio più appropriato alla faccenda.

Nota per il futuro: distrarre Grimmjow durante il negoziato con la battona infernale.

Magari Liz in quel marsupio si era portata anche qualcosa che andasse bene come diversivo. Tipo una granata fumogena.

O un barattolo di pongo.

E, a proposito di Liz, che tra l’altro stava facendo del suo meglio per ignorare il loro modo non tanto sottile di flirtare: era evidente che l’adrenalina causata dal confronto con le guardie, e soprattutto con Loa, stesse cominciando ad abbandonarla. O forse erano gli effetti collaterali di aver usato il suo potere, chissà.

Come faceva Alex a saperlo?

Semplice: Liz aveva il fiatone e le gambe molli, come evidenziato dal fatto che, a momenti, aveva più difficoltà a camminare di Grimmjow.

Senza contare che, di tanto in tanto, la sua traiettoria diventava improvvisamente diagonale senza alcun motivo apparente, dandole l’aspetto di una cheerleader ubriaca e portandola due volte su tre in rotta di collisione col muro.

L’unica speranza che rimaneva ad Alex, era che almeno i due membri mancanti del loro gruppo fossero in condizioni semidecenti.

La cosa buffa sulla speranza è che è sì l’ultima a morire, ma, quando lo fa, si eclissa sempre all’orizzonte salutandoti col dito medio e spaccandoti una bottiglia in testa per buona misura.

Se riesce, si porta anche via metà delle tue cose e poi ti chiede pure gli alimenti.

In questo caso particolare, quando finalmente fecero irruzione in quella che sembrava in tutto e per tutto una sala del trono, una rapida occhiata ai suoi occupanti bastò per far precipitare il morale di Alex ad un livello rappresentato da un numero negativo così basso, che perfino lo zero assoluto gli fece una standing ovation.

Quell’adorabile spina nel fianco dalla lama facile di Aramis era pallido come un cencio, riusciva a malapena a reggersi in piedi e, al loro ingresso, si esibì in un facepalm sottile e discreto come una pornostar vestita da pinguino verde con dei ghiaccioli come copricapezzoli, giusto nel caso in cui ci fosse qualche dubbio sulla sua felicità nel vederli.

Piccolo ingrato.

Passando invece all’unica vera vittima di quella faccenda, contando che era stato trascinato in una storia in cui non c’entrava assolutamente nulla, Rei era, se possibile, ancora più pallido, e sanguinava da un brutto taglio sulla fronte.

Nonché da uno sulla gamba.

E sull’addome.

Bontà divina, mentre Aramis incanalava lo psicopatico che viveva in lui sugli ignari organi interni di coloro che lo incrociavano, per caso quel povero ragazzo era caduto in un tritacarne?

 Ah, no, un attimo.

Avevano incontrato Loa.

La vera domanda era: Rei era un guaritore, quindi perché aveva ancora l’aspetto di qualcuno che avesse incontrato l’estremità sbagliata di un coltello da filettatura?
I casi erano due: o era completamente a secco di energia, e quindi aveva dovuto tenersi i danni subiti, oppure lui e\o Aramis inizialmente erano ridotti ancora peggio, Rei aveva guarito quello che aveva potuto, e poi si era ritrovato a secco di energia.

Per concludere il quadretto, Alex stessa non si sentiva esattamente fresca come un fiorellino di campo.

Contando che circa il novanta percento della superficie corporea di Grimmjow al momento era composta da sangue, e che Alex era entrata in contatto con buona parte di quella percentuale durante il suo salvataggio, come ovvia conseguenza la simpatica ed appiccicaticcia sostanza rossa le si era trasferita addosso con discreto entusiasmo, formando con la sua pelle e soprattutto i suoi vestiti un legame duraturo e probabilmente indissolubile, almeno per ciò che riguardava questi ultimi.

Tutto ciò, ovviamente, senza contare il suo stesso contributo alla causa nella forma di vari tagli e contusioni, un paio di orecchie che non avevano ancora smesso di fischiare da quando Liz aveva tirato fuori il suo trucco speciale dal cilindro, ed infine la faccia di qualcuno che non chiudeva occhio da più di ventiquattro ore e aveva passato buona parte di questo tempo a preoccuparsi, litigare, correre e fare a botte.

Eh già.   

Dania doveva essere letteralmente terrorizzata all’idea di affrontarli.

Strano che non fosse già crollata in ginocchio implorando pietà.

Forse, se si fossero portati dietro anche Ed e Al, sarebbero riusciti ad alzare un pochino il livello di minacciosità complessivo.

Meglio scriverselo da qualche parte come appunto per la prossima missione suicida.

E, a proposito della battona infernale, nessuna preparazione psicologica avrebbe potuto aiutare Alex a gestire ciò che si trovò davanti quando finalmente rivolse la propria attenzione verso il trono.

Perché, ovviamente, Dania non poteva essere brutta, gobba e stortignaccola, nooo, ovviamente era alta tre metri, con le gambe che partivano dal collo, due tette grosse come palloni aerostatici e i capelli neri, lisci e setosi che arrivavano fin sotto al fondoschiena e sembravano appena usciti da Barbie Passione Topmodel Asiatica.

O almeno, queste sarebbero state le considerazioni di Alex se non fosse stata troppo impegnata a valutare la gravità della situazione e trovare un modo per uscire tutti quanti da lì sani e salvi.

Perciò non fece assolutamente caso all’aspetto di Dania.

O al modo in cui, dallo spacco del suo vestito, fosse possibile intravederle le tonsille.

Assolutamente no.

«Okay, rabbia scomparsa» mormorò Liz al suo fianco. «Sento la mia eterosessualità letteralmente sgretolarsi ogni secondo che passo a guardarla. Aramis non aveva la minima possibilità di resisterle.»

«Già, era una sfida persa in partenza» concordò Alex, cercando di riattivare i circuiti cerebrali adibiti alla chiusura della bocca, possibilmente senza tagliarsi la lingua in due nel processo.

Grimmjow le aveva resistito per quasi due mesi?

Due. Mesi??

Di cos’era fatto, esattamente?

Adamantio?

Era forse gay?

No, un attimo…

Senza scomporsi di un millimetro di fronte al loro improvviso ingresso, l’incarnazione delle fantasie notturne di qualunque essere vivente e respirante scosse lentamente la testa. «Grimmjow, sei scappato di nuovo? Non hai ancora imparato la lezione?»

Pure la sua voce sembrava appena uscita da una linea telefonica per incontri sconci.

Mentre una parte di Alex, credendo forse per qualche motivo di rendersi utile, le forniva dettagliati ed improbabili scenari su ciò che il concetto di “impartire una lezione” potesse implicare tra l’Arrancar e la tizia che l’aveva tenuto rinchiuso in una segreta per settimane, Grimmjow tirò un calcio ad una delle guardie che aveva cercato di rialzarsi.

«Ce ne stiamo andando, stronza. Saluta il tuo adorato e non scomodarti a tenere la mia cella riservata, perché tanto non mi rivedrai mai più.»

Il pongo! Dov’era il pongo?

«Così sfrontato e contemporaneamente autodistruttivo. Perché non mostri un briciolo di cortesia e non mi presenti le mie nuove ospiti?»

Aramis lanciò loro un’occhiataccia, mentre Grimmjow mise direttamente una mano sulla bocca di Liz.

Alex alzò gli occhi al cielo.

Cosa avranno mai potuto significare quegli strani e criptici segnali?

Forse che non avrebbero dovuto rivelare i loro nomi ad una tizia diventata famosa col nome di Satana e che compilava contratti col sangue per imprigionare le anime altrui?

Che strano!

Non ci sarebbe mai arrivata da sola!

In compenso, non c’era neanche bisogno di chiedersi come avesse fatto Dania a scoprire il nome di Grimmjow.

Quello si presentava anche ai sassi prima di gettarli nel fiume.

«Mi chiamo “Non sono”, e lei invece è “Fatti tuoi”» disse Alex incrociando le braccia. «Sai già perché siamo qui, quindi parliamo di affari. Questo qui» disse indicando Grimmjow, «è proprietà privata. Stessa cosa per quello lì» e indicò Aramis, «più o meno. Riprenditi pure il tuo ombrello spacca muri e il tuo contratto scritto in terzine, e ridacci ciò che ci appartiene. Per favore» aggiunse all’ultimo momento nel tentativo di sembrare più conciliante.

Visto?

La sua diplomazia non era del tutto morta e sepolta.

Perché quindi Aramis non aveva ancora smesso di prendersi alternativamente le misure prima del collo, e poi del pugnale?

«Perdonami, ma è così tanto che non mi trovo in una situazione simile, che ho dimenticato le implicazioni più sottili del mio ruolo. Quale reazione dovrei avere, ora? Congratularmi con ammirazione per la vostra audacia, lealtà e coraggio nell’affrontare le avversità e l’ignoto per salvare un vostro compagno, e quindi accettare con magnanimità le vostre richieste, oppure scoppiare a ridere in modo maniacale per la vostra ingenuità e rendervi tutti miei schiavi? Sono confusa.»

«Avere in braccio un gatto bianco da accarezzare non guasterebbe» riuscì a dire Liz prima che Grimmjow le tappasse di nuovo la bocca.

Alex lanciò un’occhiata eloquente ad Aramis, che smise sbuffando di fare il pagliaccio e stabilì subito dopo un contatto mentale.

“Idee? Suggerimenti?” gli chiese con urgenza.

“Ci sto lavorando, principessa.”

“Sicuro, ho visto come ti stai impegnando bene.”

“Certo, se avessi dovuto pensare solo alla mia pelle, sarebbe stato tutto più semplice. Non che voglia criticare la vostra coreografica entrata in scena, ovviamente.”

“Accidenti! Perché ai nostri piani manca sempre la parte finale? È quella più importante, perché non ci pensiamo mai?”

“Forse perché l’improvvisazione è la madre di tutte le idee?”

“Ho una gran voglia di farti del male fisico.”

“Sta a vedere, e ricordati di ringraziarmi dopo.”

Subito dopo Aramis si rivolse a Dania con noncuranza. «Se posso rinfrescarti la memoria, questo è il momento delle trattative. Sicuramente la tua momentanea amnesia non ti ha privata della consapevolezza che un’anima possa essere ricomprata.»

Wow.

Anche lui non scherzava in quanto a parlata formale, se si metteva d’impegno.

«Ma questo implica la mia volontà nel venderla. Volontà di cui stranamente ora mi trovo molto a corto.»

Magnifico.

“Beh. Ci ho provato.”

“Sei utile come un cactus in una fabbrica di palloncini.”

Va bene, era evidente che Dania stesse giocando con loro, ma perché non aveva ancora sollevato un dito per scacciarli?

Forse li considerava un piacevole diversivo alla noia quotidiana.

O forse era davvero interessata alla possibilità di contrattare, però prima voleva farli girare in tondo sguazzando nella tensione.

Che fare, che fare…  

Liz, che fino a quel momento aveva cercato invano di liberarsi da Grimmjow, gli puntò all’improvviso alla testa l’ombrello chiuso e premette il pulsante di apertura a scatto.

La propulsione del colpo dritto alla tempia, unita probabilmente allo sconcerto di essere appena stato preso ad ombrellate da lei, ottenne l’effetto evidentemente desiderato di liberarla.

«Ma che cazzo…?»

Liz saltellò immediatamente fuori portata. «Colpa dell’ombrello, ha una cattiva influenza su di me. Per di più mi scappa la pipì da almeno un’ora, quindi vorrei risolvere la questione in fretta, se non ti dispiace.»

Alex si morse le labbra nel disperato tentativo di trattenersi di fronte all’espressione attonita di Grimmjow.

Rei si mise una mano davanti alla bocca, ma fu tradito dal tremolio delle sue spalle.

Aramis invece fu molto meno discreto e scoppiò apertamente a ridere.

«Mi hai appena picchiato in testa con un ombrello, ragazzina?»

«Io, ehm… sì! L’ho fatto!»

Grimmjow fece un passo avanti sollevando una mano.

Alex si irrigidì, pronta ad intervenire… e poi la mano scese sulla testa di Liz con un’energia tale da abbassarla probabilmente almeno di un paio di centimetri.

«Finalmente il tuo cervellino sta imparando qualcosa!» si complimentò Grimmjow arruffandole i capelli.

«Ahia, così mi scotenni, però…»

Liz sfuggì ancora una volta alle grinfie di Grimmjow e si avvicinò a Dania.

Un momento, cosa pensava di fare?

La risposta arrivò quando Liz si sedette a gambe incrociate alla base del trono e chiese: «Posso raccontarti una storia?»

Anzi, no, a pensarci bene, quel gesto non spiegava proprio nulla, se non forse un principio di follia.

Dania squadrò Liz con la stessa espressione riservata probabilmente ad uno strano animaletto viola epilettico e munito di antenne.

«Hai subito un colpo al capo, fanciulla?»

«È quello che ci chiediamo tutti» commentò Grimmjow.

«Meglio assecondarla, è molto più semplice che cercare di dare un senso ai suoi ragionamenti» suggerì Aramis. «In fretta, prima che cominci a cantare.»

Alex notò di non essere la sola a rabbrividire al solo pensiero.

«Farò finta di non aver neanche sentito le vostre insensate e banali insinuazioni, che oltretutto sbucano fuori solamente dall’invidia» dichiarò Liz incrociando le braccia.

«Se non vi dispiace, io e Sua Malvagità dobbiamo farci una chiacchierata tra donne.»

«Veramente io non ho ancora acconsentito. Anzi, perché dovrei assecondare questa assurdità?»

Alex non poteva vedere la faccia di Liz, ma immaginò che stesse sfoderando il pieno potere del suo sguardo da cucciolo abbandonato sul ciglio della strada con una zampina rotta e la pelliccia fradicia di pioggia.

«Perché finora in questa prigione ho visto solo maschi, e quindi spero di partire avvantaggiata?»

«Non è che una fase. Ci sono stati periodi in cui tra queste mura c’erano solo presenze femminili. Cerco sempre di alternare in modo equo, ma mai di mischiare. Nulla complica la gestione di un carcere come la presenza inattesa di infanti.»

«Oh… allora perché si può sempre trovare il tempo per ascoltare una storia?»

«Perché allora non l’hai raccontata ad Aizen la storiella, quando minacciava di farti tagliare a fette?» chiese Grimmjow.

«Zitto tu, sto cercando di salvare la tua anima!»

«Torno nella mia cella, allora!»

«Tornando alla mia storia invece, non è molto lunga, e vorrei davvero che la ascoltassi. Ovviamente ogni riferimento a fatti, luoghi e persone realmente esistenti è puramente casuale.»

Dania sospirò sconfitta. «Molto bene, allora. Racconta.»

Liz batté le mani con entusiasmo.

Alex invece cominciò a massaggiarsi le tempie.

Se a quel punto Robin Hood fosse sbucato fuori da un angolo buio facendo uno stacchetto con i suoi Merry Men in calzamaglia, non sarebbe neanche riuscita a stupirsi.

«C’era una volta -perché ogni racconto che si rispetti comincia così- una principessa giovane, bella, simpatica ed intelligente di nome Zil. Zil aveva come amica del cuore un’altra principessa, Xela. Xela era un po’ meno bella, un po’ più bassa e in genere meno carismatica di Zil, ma non era gelosa del fatto che gli dèi avessero sorriso così tanto alla sua amica e così poco a lei.»

«Hai dimenticato di dire che la principessa Zil purtroppo era affetta da seri problemi mentali» commentò Alex incrociando le braccia.

«Questi infimi dettagli sono ininfluenti nella lore del racconto.»

«Volevo solo puntualizzare.»

«Nonostante l’evidente pignoleria della principessa Xela, le due andavano d’amore e d’accordo, finché, un giorno, la loro pace fu disturbata dall’arrivo nel loro regno del barbaro invasore Wojmmirg e del ladro fuorilegge di nome Simara.
Dopo un inizio burrascoso, i quattro divennero amici e, sempre insieme, affrontarono mille avversità ed avventure, durante le quali conobbero molti altri personaggi bizzarri, come il bottegaio Araharu, le tigri magiche De e La, la folletta Anir, la strega Sees e il capo delle guardie reali Ier.»

«Per caso è compito del capo delle guardie reali Ier arrestare il ladro fuorilegge Simara?» chiese Rei.

«Se provarci lo aiuta a dormire meglio la notte, non vedo perché no. “Provarci” ovviamente è la parola chiave» rispose Aramis.

«Un giorno, però, lo stregone malvagio Nezia, per motivi noti solo a lui, ma probabilmente riconducibili alla mancanza di una televisione nel suo castello, decise di maledirli. Da quel momento in poi, le due principesse, il barbaro invasore e il ladro fuorilegge furono condannati a vivere sempre insieme, un po’ perché la morte di anche solo uno di loro avrebbe significato la morte di tutti quanti, e un po’ perché l’incantesimo li aveva bene o male legati misticamente l’uno all’altro. Le due principesse perciò divennero un po’… meno principesse, e gli altri due…»

«Se dici “un po’ più principesse” non arrivi a stasera» la avvisò Grimmjow amabilmente.

«Perché devi sempre rovinare tutto? E va bene, gli altri due divennero un po’ meno barbari invasori e ladri fuorilegge. La vita continuò a scorrere più o meno pacifica e serena, salvo l’occasionale incidente esplosivo o mostro mutante che varcava i confini del regno, finché il destino decise di metterli nuovamente alla prova.
Un giorno, mentre il barbaro invasore era nella foresta, incontrò la Regina degli Spettri. Ella, che era stata un passato amore del ladro fuorilegge, riconobbe il legame tra i due, e, dato che Wojmmirg si rifiutò di rivelarle alcunché, decise di catturarlo e rinchiuderlo nel suo regno spettrale, nella speranza di alleviare la sua noia e al contempo attirare Simara in una trappola.»

“Che diavolo sta cercando  di fare?” chiese Alex allarmata.

“Non lo vedi da te, principessa? Cerca di prendere tempo.”

“Questo l’avevo capito, Sherlock. Intendevo più nello specifico.”

“Non ne ho idea. Credo che non lo sappia neanche lei.”

“Non dirlo.”

“Sta improvvisando.”

“Voglio morire.”

«Il suo piano funzionò meglio del previsto, dato che, oltre a Simara, giunsero alla riscossa anche le due principesse e il capo delle guardie reali. La Regina degli Spettri era molto intelligente tuttavia, e sapeva che imprigionarli tutti non era la soluzione giusta al suo problema.»

Dania inarcò un sopracciglio. «Molto magnanimo da parte sua.»

“Non funzionerà mai. Non c’è un piano B?”

“Siamo già al piano Z, Alex”

Oh oh.

Aramis l’aveva appena chiamata per nome.

Bruttissimo segno.

«Come ho detto, era una regina di larghe vedute, perché aveva vissuto tanto a lungo da sapere che l’affetto e la lealtà ottenuti con la forza e l’inganno non solo sono fasulli, ma ben presto stancano entrambe le parti coinvolte.»

«O forse la principessa Zil si sbaglia e la Regina degli Spettri, proprio per via della sua longevità, è a conoscenza del fatto che obbedienza e paura sono molto più duraturi ed efficaci di qualsiasi effimero sentimento affettivo.»

«Se davvero è così, allora è strano che la Regina degli Spettri non abbia mai imprigionato il ladro fuorilegge con un contratto. Tuttavia, come ho già detto, a questo punto della storia la Regina degli Spettri è annoiata dalla solita routine “compila contratto-imprigiona criminale-sentilo lamentarsi per il resto dell’eternità”, e vede la situazione che le si è presentata davanti come l’opportunità per variare un po’ sul menu.»

«Sono quindi portata a supporre che la principessa Zil sia in procinto di suggerire alla Regina degli Spettri una valida portata alternativa.»

Durante il racconto, Alex si era avvicinata cautamente al trono, spostandosi strategicamente di lato, in modo da avere una più chiara visione dell’evento surreale che stava avendo luogo.

Fu per questo che vide chiaramente l’istante preciso in cui la madre di tutte le lampadine si accese nel cervello di Liz.

Non fu esattamente difficile da individuare, contando che il volto della sua migliore amica si illuminò di quel tipo di luce che era solita accompagnare il concepimento di un’idea straordinariamente priva di logica e buon senso.

«Meglio ancora, la principessa Zil ha in mente una partnership!»

Quell’affermazione prese Dania (e non solo lei) totalmente in contropiede, tanto che ci mise un po’ a rispondere, e, quando lo fece, aveva l’espressione confusa e disorientata di chi avesse appena assistito ad una pioggia di rane e non fosse esattamente sicura di aver preso le medicine giuste quella mattina.

Era un’espressione molto comune sul volto di chi veniva esposto ai ragionamenti di Liz per la prima volta.

Tutti i presenti ne sapevano qualcosa.

«Come, prego?»

«Una partnership! Collaborazione, lavorare fianco a fianco per il mutuo beneficio!» esclamò Liz saltando in piedi con entusiasmo. «Prova a pensarci! È un’idea geniale! Con la conoscenza che hai accumulato in tutti questi anni, e con i tuoi poteri, di sicuro potresti aiutarci a gestire o addirittura sciogliere questa roba che ci hanno fatto! Al tempo stesso tu avresti qualcosa di nuovo da fare, con la nostra presenza volontaria ti terremmo compagnia molto di più che cercando di scappare rinchiusi in una segreta, e oltretutto potresti vedere Aramis quando vuoi! Non puoi sposarlo, ma almeno la pianterebbe di scappare e impallidire come un fantasma ogni volta che sente il tuo nome! Sono un genio!»

Dania ci provò ad opporre resistenza, su questo bisognava darle atto.

Stessa cosa per Grimmjow, che ancora si aggrappava con tutte le sue forze all’idea di risolvere la faccenda in un bagno di sangue.

Tuttavia, Liz.

Liz.

Non c’era davvero altro da aggiungere.

**

S staccò distrattamente un morso allo zucchero filato, mentre con la mano sinistra posizionava i tarocchi per la lettura.

Il suo senso di ragno stava pizzicando già da un po’, e non solo perché il suo adorato cuginetto al momento si trovava in una situazione rischiosa, in cui, tra l’altro, lei poteva oppure no aver dato una mano nel cacciarlo.

Cattiva, cattiva S, niente più biscotti per lei.

Ma, d’altra parte, un po’ se lo meritava.

In passato aveva detto più volte a quella testa di rapa di lasciar perdere la carriera da Shinigami, ma le aveva dato per caso ascolto?

Noooo, lui voleva l’animo nobile e la pace nel mondo.

Gli aveva già pianificato un brillante avvenire, e lui con una singola decisione aveva mandato tutto all’aria, costringendola a ripiegare su un piano d’emergenza e qualche salto mortale per spingerlo sul cammino delle persone giuste.

“Un po’ come ho spinto accidentalmente la cara, grande e giusto un pochino malvagia Satana sulla strada di un certo Arrancar dai capelli azzurri”, considerò girando la carta del Diavolo.

Mmmh.

«Ehi, strega, per caso sai che fine hanno fatto tutti?»

Oooh, giusto colei di cui aveva bisogno al momento, perfetto.

S lanciò lo zucchero filato al piccolo fantasma, che lo prese al volo.

«Certo che no, zuccherino. Anche perché, se ti dicessi che sono al cospetto del demonio, ti spaventeresti.»

La bambina trattenne bruscamente il fiato. «Sono andati all’inferno?!?»

«Nah, solo una sua pallida imitazione.»

«Oh…»

«Piuttosto, perché non peschi una carta?»

«Vuoi predire il futuro di una bambina morta? Fai un po’ schifo come indovina.»

«Voglio solo confermare una teoria.»

Lei inclinò la testa, confusa. «Cosa vuol dire?»

«Che voglio vedere se ho ragione.»

«Aaaaaah! Va bene! Allora… prendo… questa!»

Eh, già.

Proprio come temeva.

«Dove hai preso delle carte così brutte? Non si capisce niente. Chi è questo qui con il cappuccio e la falce in mano? Un contadino darkettone? Liz chiama così quelli vestiti tutti di nero. Quindi? Chi è?»

Grane.

«Oh, niente di che. Solo la Morte.»

Grosse, grosse grane.

**

Mmmh, quale ciliegina mancava esattamente sulla torta di sfighe guarnita di disastri che quella giornata si era rivelata essere?

Mumble mumble.

Ma certo, un po’ di burocrazia mistica!

Perché sarebbe stato troppo semplice se Dania avesse potuto (o voluto) semplicemente schioccare le dita ed annullare il contratto.

Nooo, ovviamente nell’uso del suo potere era vincolata da un sacco di regole e obblighi da rispettare, e uno di questi riguardava il prezzo.

Regola uno: se rivendi qualcosa, il prezzo automaticamente aumenta.

E fin lì, nulla da dire. Lavorando (circa) in un negozio, Alex stessa sapeva che quello era l’ABC dell’economia.

Regola due: più alto è il valore affettivo che riponi in ciò che vuoi acquistare, più alto sarà il suo costo.

Regola duecentomilaeinfinito: Dania non poteva barare alzando o abbassando il prezzo.

Risultato: nessun oggetto in loro possesso era in grado di equiparare il valore rappresentato da Grimmjow, non solo per se stesso e Alex, ma anche per Liz e Aramis, dato che era letteralmente questione di riacquistare un pezzo della loro anima.

Ancora una volta, grazie mille ad Aizen per averli usati come cavie nel suo piccolo esperimento.

Non c’era nulla da fare quindi, il pagamento doveva essere molto personale.

Accidenti.

Ovviamente Dania veniva chiamata Satana, non Gesù Cristo, quindi puntò direttamente alla giugulare senza troppi preamboli.

«Khaél, ho bisogno della tua assistenza. Desidero che la mia richiesta ad ognuno di voi rimanga privata, in modo da evitare tediose e prolungate discussioni. Permettimi quindi sfruttare la tua abilità a tale proposito, creando un contatto mentale tra me e ognuno dei tuoi compagni, uno alla volta.»

Alex afferrò di riflesso la mano di Liz.

«Giurami che non accetterai richieste assurde» le sussurrò in fretta.

«Okay, giuro che non accetterai richieste assurde.»

«Guarda che sono seria.»

«Anche io.»

«Liz!»

«Alex.»

Non temere, principessa. Ci sarò anche io ad ascoltare.”

Adesso sì che sono più tranquilla.”

“Io non ho nulla di interessante da offrirle” commentò Liz. “E sono anche meno coinvolta di te. O di Aramis, se è per questo. A questo proposito, mister, se la sua condizione per te è passare con lei il resto dei tuoi giorni, ti dico fin da subito che Grimmjow ha vissuto senza un’anima fino ad adesso, quindi continuare così non potrà fargli poi così male… ”

“Quella è la coscienza, ragazzina. E su questo hai ragione, non ne ho mai avuta una.”

“Ragazzi, credo che Dania stia aspettando una risposta.”

“Perfetto, ci mancava lo Shinigami! Cazzo, Aramis! La vuoi piantare di aggiungere voci nella mia testa?”

“Credimi, Hollow, far parte della vostra rete mentale non è esattamente in cima alla lista delle mie aspirazioni di vita.”

“E poi quello che fa più casino sei tu, Grimmjow. Non hai mai sentito parlare di una cosa chiamata ‘basso volume’?” lo rimproverò Alex massaggiandosi le tempie.

«Se avete finito di consultarvi, possiamo cominciare?» si intromise Dania con una nota di irritazione nella voce. «E, vi avverto, lo saprò se le nostre conversazioni non rimarranno private.»

Il primo ad avere l’onore di un confronto personale fu, ovviamente, Grimmjow.

Che poi, che cavolo poteva offrire ancora per riscattare la propria anima?

Il sacrificio più grande che Dania potesse mai chiedergli probabilmente era il non saltarle alla gola nel preciso istante in cui avesse riottenuto la libertà dalla sua influenza.

Alex gli girò attorno come un avvoltoio, cercando di interpretarne il linguaggio corporeo e le espressioni facciali, ma l’unica cosa che riuscì ad estrapolare, era che evidentemente non era molto soddisfatto dall’argomento di conversazione.

Sai che novità.

Rabbia e insoddisfazione non erano esattamente emozioni rare da riscontrare in lui.

Grimmjow si rilassò proprio nell’istante in cui Liz si irrigidì all’improvviso, e questo fu l’unico segnale per Alex che la prima conversazione si era conclusa, e che l’attenzione di Dania si era spostata sulla sua amica.

Grimmjow si sedette a terra senza una parola, intento a riprendere fiato.

Evidentemente avere Dania a spasso per i propri pensieri non era una passeggiata in spiaggia al chiaro di luna.

Una corsa disperata in mezzo alla foresta proibita di notte con il rumore di una motosega accesa in sottofondo, piuttosto.

Alex strinse la mano di Liz, scrutando attentamente sia lei che Aramis, ma anche stavolta ottenne molto poco.

Aramis era impassibile, mentre Liz aveva gli occhi chiusi e la lingua pizzicata tra i denti per la concentrazione.

Tutto ciò che rimase ad Alex fu scambiarsi sguardi impotenti con Rei, sperando che tutto andasse per il meglio.

Poi, senza preavviso, una presenza oscura e schiacciante invase la mente di Alex, paralizzandola sul posto e permettendole a malapena di respirare al di sotto di quella pressione psichica.

Porca vacca, alla faccia del civile negoziato!

“Mai sentito parlare dell’espressione ‘bussare prima di entrare’?” si lamentò, cercando di scrollarsi di dosso la sensazione di avere il cervello pinzato tra l’incudine e un’altra incudine.

“Toc toc.”

“Non sei divertente, Aramis.”

“Il pagamento designato per voi due” dichiarò la voce di Dania senza preamboli, “è la verità.”

Voi due?

Perciò lei e Aramis dovevano pagare in comitiva?

“Beh”, commentò Alex dopo un attimo di silenzio, “questo è piuttosto anticlimatico.”

Non secondo Aramis, a giudicare dalla sua risposta.

“Questo”, disse lentamente, “è davvero di cattivo gusto da parte tua.”

“Non sarei in grado di mandare avanti una prigione se fossi tenera di cuore. In ogni caso, sarà di beneficio anche a voi, se riuscirete ad uscirne indenni. La ragazza dai capelli d’oro mi ha detto che avete difficoltà a gestire il vostro legame. Ebbene, si dà il caso che una completa trasparenza d’animo sia di gran lunga preferibile al sotterfugio, in queste situazioni, e tuttavia ci sono ancora molti segreti tra voi.”

“Già, dimmi qualcosa che non so” commentò Alex. “Quindi in pratica Aramis deve raccontarmi un segreto? Tutto qui?”

“Perché dai subito per scontato che sia io a doverti confessare qualcosa, e non il contrario?”

“Dovrei seriamente degnarti di una risposta? Ehi, frena un attimo, che intendi con ‘uscirne indenni’?” aggiunse rivolta a Dania.

“L’onestà comporta sempre un prezzo da pagare” le spiegò. “Più grande è il segreto, maggiore è il costo che si ripercuote su chi lo racconta e chi lo ascolta.”  

Alex gemette interiormente.

Non ci voleva esattamente un genio per capire di quale grande segreto si stesse parlando.

Fin dall’inizio, tra lei ed Aramis c’era sempre stato un piccolo dettaglio sempre solo accennato di striscio. Quella questione in sospeso mai affrontata apertamente, quell’elefante vestito di spandex rosa che faceva allegramente yoga nella stanza senza che nessuno dei due fosse davvero disposto a riconoscerne la presenza.

Beh, evidentemente era arrivato il momento di porre fine alle sue discutibili attività ginniche.

“In effetti, era un po’ che Meiko non saltava fuori nei nostri discorsi” disse Alex cautamente.

“Sei tu che hai smesso di chiedere.”

“Perché in ogni caso le tue risposte erano esaustive e per nulla criptiche e frustanti, vero?”

“Ci sono dei motivi, se certe cose preferisco tenermele per me.”

“Tipo il tuo divertimento personale?”

“Anche, ma non è questo il caso.”

“Beh, arrivi tardi. Al contrario di ciò che sembri pensare del mondo intero, Aramis, alcuni di noi hanno effettivamente un cervello. Magari il motivo per cui ho smesso di fare domande è che sono riuscita a fare due più due, nonostante il fatto che gli indizi che di tanto in tanto hai lanciato nella mia direzione fossero davvero patetici.”

Ecco, l’aveva detto.

Contro ogni previsione, alla fine era stata lei per prima a vuotare il sacco.

Parlando di prevedibilità, Aramis per lo shock mollò di rimbalzo il contatto mentale, e passarono parecchi minuti prima che riuscisse a porre fine al silenzio stampa e a riconnettere se stesso e Dania alla loro allegra conversazione collettiva.

“Problemi col Wi-Fi?” gli chiese Alex incrociando le braccia.

“Da quanto l’hai capito? E come ho fatto a non accorgermene?”

“Forse perché non è stata un’illuminazione proveniente dall’alto a benedirmi con un’epifania esistenziale. Avevo dei sospetti che pian piano sono stati confermati, punto. Non ci ho mai veramente pensato; semplicemente, a lungo andare, tenendo conto del tuo atteggiamento e delle cose che sono accadute, era la spiegazione più logica. Non c’è mai stato un momento preciso in cui ho pensato ‘Porcaccia la miseria, sono la reincarnazione di Meiko!’ Dopo un attimo di riflessione, aggiunse: “Anche perché non hai specificato che fosse morta, ma a questo punto era piuttosto ovvio.”

Un’altra lunga, silenziosa pausa.

“Perché non me l’hai detto?”

Alex inclinò la testa. “Dimmi, che effetto fa ritrovarsi dall’altra parte di questa frase?”

 “… me lo sono meritato, vero?”

“Puoi dirlo forte. Senti, per quel che mi importa, avrei anche potuto essere un polpo gigante con sedici tentacoli e gli occhi grossi come cerchioni di un’auto. Prima o poi te l’avrei detto, ma sembravi aver superato la cosa, e prima di rigettarti nella smania di avere contatti con la mia personalità passata e di rivivere ricordi che tanto non possiedo, volevo almeno tentare di costruire un rapporto decente così come siamo adesso.”  

“Perciò, se ci fosse la possibilità di riacquisire a tutti gli effetti questi ricordi perduti, non ne approfitteresti?” si intromise Dania con fare inquisitorio.

“Cosa? No!” esclamò Alex scandalizzata. “Meiko era una stronza frigida che si prendeva troppo sul serio e aveva gusti discutibili in fatto di scelte di vita, in quale universo parallelo potrei mai volermi ricordare di essere stata così? Senza offesa, Aramis.”

“Nessun problema. È una descrizione piuttosto accurata.”

Senza contare che, già i loro rapporti interpersonali erano basati su un equilibrio solido e sicuro quanto una sedia a tre gambe, cosa sarebbe potuto accadere se fossero saltate fuori storie strane sul passato suo e di Aramis?

Fino a che punto si era approfondito, esattamente, il loro rapporto?

Ewwww, bleah, bleah!

Alex non aveva mai considerato Aramis in quei termini, ed il solo pensiero che, insieme al resto, potessero saltare fuori anche episodi scabrosi di quel genere, bastava a farle accapponare la pelle.

Brrrr.

E per quanto riguardava Grimmjow, invece?

Se il luogo dove vivi viene attaccato e praticamente raso al suolo da degli Arrancar, quante possibilità ci sono che, tra loro, ci sia anche quello che letteralmente incarna la Distruzione?

Serve davvero un genio per considerare l’idea che il suddetto Arrancar, da quel momento in poi, avrà ben poche probabilità di suscitarti qualche simpatia?

E se avesse scoperto di odiarlo a morte?

No, grazie.

La sua vita come Alex era complicata, certo, ma le piaceva.

Non voleva scoprire cosa avesse combinato nella sua vita passata, come era morta, o, peggio ancora, come era vissuta.

Da Hollow.

Ugh.

Probabilmente, quel modo di ragionare a conti fatti faceva di lei una codarda, ma ehi, non c’era scritto da nessuna parte che fosse obbligata a tutti i costi ad essere eroica, altruista e coraggiosa.

A volte anche essere pusillanime e scegliere la strada più facile aveva il suo fascino.

Già.

“Si direbbe quasi che, dal tuo punto di vista, rinvangare il passato sarebbe un vero sacrificio” commentò Dania soavemente.

Oooooh no.

Nope.

No, no, e ancora no.

“Non ci pensare nemmeno.”

“Ho già stabilito in precedenza come il prezzo richiesto da voi due sia la verità. Solo comprendere che essa esista non basta. È necessario scavare molto più a fondo per raggiungere il costo adeguato.”

“Ed esattamente cosa ci guadagneresti tu da tutto questo?”

“Le mie ragioni appartengono solo a me stessa, ragazza.”

Fu il prolungato silenzio di Aramis a far accendere una lampadina nel cervello di Alex.

Con una sola, unica richiesta, Dania li aveva messi entrambi nel sacco: i desideri personali di Alex l’avrebbero portata a rifiutare, i suoi obblighi morali invece ad accettare, senza contare che aveva anche il dovere di salvaguardare se stessa proprio per rispetto ai suoi amici.

E permettere che Dania in qualche modo la obbligasse a ricordare il suo passato da Meiko, senza alcuna garanzia che la sua personalità come Alex rimanesse intatta, era l’apoteosi del non salvaguardarsi.

Al tempo stesso, Aramis era messo in una posizione ancora peggiore: dire ad Alex di rifiutare significava lasciare Grimmjow, e di conseguenza tutti loro, in balia di Dania; dirle di accettare lo avrebbe lasciato virtualmente senza rischi da correre e tutto da guadagnare. In teoria.

Nella pratica, invece, significava che Aramis in quell’istante si ritrovava di fronte alla prospettiva di dover scegliere tra la lealtà verso Alex e quella verso Liz, la cui  incolumità era in ballo, senza contare il suo personale istinto di conservazione e la prospettiva di riavere Meiko.

Che gran figlia di…

“Principessa…”

“Se stai per dirmi che non sono obbligata a farlo, ti gonfio di botte, ti faccio lavare i piatti per un mese, e poi ti pesto di nuovo.”

“…”

“Ottima idea. Ipoteticamente parlando, se io accettassi, come avverrebbe, esattamente, questa gitarella nella landa dei ricordi?”

“Come Khaél ti avrà detto, tra le altre cose sono in grado di far riaffiorare ricordi legati alla malvagità e ai peccati commessi. Non ha importanza quanto siano vecchi, sbiaditi o repressi; l’oscurità lascia sempre un’impronta indelebile su una persona. Detto questo, i ricordi legati ad una vita passata sono nascosti in un luogo del subconscio così profondo da essere quasi inaccessibile perfino per me; tuttavia, in questo caso, sono in possesso di un vettore.”

“Che sarebbe Aramis.”

“Parte di questi ricordi sono rimasti sigillati in lui a lungo, e io posso seguire a ritroso la loro traccia.”

“Quindi, sostanzialmente, si sta parlando di mostrarmi i momenti peggiori della mia esistenza precedente. Quelli per cui darmi una pacca sulla spalla e congratularmi dicendo ‘complimenti, hai fatto delle cose davvero orripilanti!’”

“Una volta risvegliata la tua consapevolezza di essi, il trauma subito dovrebbe essere tale, da rendere naturale supporre che anche gli altri avvenimenti della tua vita come Meiko verranno a galla.”

“Come una diga che si rompe.”

“Esattamente.”

“Oppure mi ritroverò con un lavoro fatto a metà e traumatizzata a vita per aver assistito in prima persona alle scene clou del mio passato da Hollow. Sempre ipoteticamente parlando.”

“È giunto al termine il momento di parlare per ipotesi. Cosa scegliete di fare?”  

“Lascerai andare Grimmjow?”

“Sia lui che la fanciulla bionda hanno accettato le mie condizioni.”

“Posso parlare senza temere per la mia incolumità fisica?” intervenne Aramis.

“No, non puoi.” Alex fece un profondo respiro. Sapeva già che si sarebbe amaramente pentita della sua decisione. Era troppo tardi per convincere Grimmjow che l’eterna schiavitù in fondo non doveva essere poi così male?

 “E va bene. Saltiamo a bordo del treno dei ricordi.”

“Sperando di non deragliare.”

“Non sei affatto di conforto, Aramis.”

“È la mia specialità.”

**Due giorni dopo**

C’erano molti modi per pietrificare totalmente una persona.

Essere convocati all’improvviso dal proprio Capitano senza saperne il motivo, ad esempio.

Oppure scoprire che quei rissosi buzzurri dell’Undicesima erano rimasti coinvolti in un “incidente” con la Divisione Scientifica e che, di conseguenza, il quartier generale della Quarta si era riempito di feriti coperti di ustioni, corna e arti aggiuntivi, costringendo il personale a fare gli straordinari per tutta la notte. 

O, come nel caso attuale, sentirsi dire “stanotte puoi dormire con me” dalla ragazza dei propri sogni, salpare per un preziosissimo istante sulla barca dell’euforia, per poi ricordarsi all’improvviso che il verbo “dormire” implica l’azione di sdraiarsi su un letto, e che il letto in questione è abitualmente occupato anche dal suo fidanzato Hollow.

Ugh.

Il motivo di quella proposta era evidente, e risiedeva nel fatto che Rei fosse a malapena capace di reggersi in piedi, dopo così tante ore passate a spendere le sue energie come guaritore.

Normalmente, la mancanza di un letto disponibile non sarebbe stato un problema, dato che, come Shinigami, con le buone o con le cattive aveva dovuto adattarsi a dormire dove capitava, fosse anche il pavimento o un albero. 

Purtroppo però, il potere curativo di Rei funzionava bene o male come una batteria: usarlo significava spendere la sua energia spirituale, che quindi andava ricaricata, normalmente assorbendo particelle di Reishi dall’ambiente circostante.

Il che, nel contesto della Soul Society, non era un grande problema, dato che era praticamente composta tutta di Reishi, quindi il suo era un ciclo costante di uso\ricarica che a fine giornata non pesava su di lui con niente di più grave del normale sonno.

Tuttavia, nella dimensione infernale di Dania la concentrazione di Reishi era decisamente più bassa.

Perciò, ora si ritrovava con un bisogno disperato di ricaricarsi in qualche modo, dato che aveva passato gli ultimi due giorni a curare se stesso, Grimmjow, che secondo qualsiasi legge del buon senso avrebbe dovuto ormai trovarsi due metri sottoterra con solo una  lapide a segnare il luogo del suo eterno riposo, ed infine Alex, che era precipitata in una sorta di coma barra stasi barra stato catatonico, da cui era per il momento impossibile svegliarla.

In quest’ultimo caso, Rei non poteva fare molto, oltre a monitorare i suoi segni vitali e le fluttuazioni della sua aura, dato che, di tanto in tanto, entrambi aumentavano a dismisura e la ragazza cadeva preda di convulsioni.

D’altra parte, cosa pensavano che sarebbe successo, iniettando bruscamente nella sua testa tonnellate di memorie traumatiche che spaziavano in un lasso di tempo che non era mai stato programmato per essere contenuto in un cervello umano?

Che dire poi dello sforzo di conciliare due identità diverse in una mente sola?

O del fatto che, durante le sue crisi, inconsciamente Alex si aggrappasse all’umanità di Liz attraverso il loro legame per usarla come salvagente, provocando in quest’ultima dolori lancinanti al petto in prossimità del suo foro e un’improvvisa e bizzarra passione per la carne cruda?

L’unica cosa che rimaneva loro da fare, era attendere che Alex, in un modo o nell’altro, riuscisse a mettere ordine nel caos attuale che era la sua testa e ne uscisse da sola.

Tutto questo significava che, al momento, anche un insetto rovesciato morto da tre giorni possedeva più energie e forza di volontà di Rei, che infatti non oppose resistenza quando l’Uragano Liz lo trascinò suo malgrado nel covo del male, aka la sua stanza.

Usare il reiatsu altrui come fonte di energia era una faccenda delicata, che a dirla tutta Rei vedeva come un’invasione della privacy, e che quindi non faceva mai se non in casi urgenti, e mai senza chiedere il permesso; perciò la gentile offerta di Liz di aiutarlo a ricaricarsi con la loro aura durante il sonno era una grande concessione.

Come spiegarle che era proprio quel loro il motivo per cui Rei avrebbe davvero desiderato puntare i piedi e rifiutare?

«Posso dormire per terra» tentò debolmente di protestare, anche se le sue gambe avevano ormai proclamato lo sciopero generale e avevano ceduto di loro spontanea volontà, parcheggiando il suo didietro sul letto.

Liz si stiracchiò, poi si chinò a togliergli la Zanpakuto e gli occhiali, appoggiandoli entrambi sull’ampio ripiano in mogano di fianco al letto.

La stanza assunse immediatamente nuovi colori, ma perfino il potere dei suoi occhi sembrava essersi offuscato per via della stanchezza.

L’aura di Liz era molto più soffusa del solito, anche se non per questo meno rilassante.

«Basta dire sciocchezze, hai una faccia che sembra che ti sia passata sopra una schiacciasassi. Spegni il cervello e pensa a riposare» lo ammonì appoggiandogli un dito sulla fronte e spingendolo a tutti gli effetti sul materasso. «Se ci sarà bisogno di te ci penserò io a svegliarti.»  

Gli occhi di Rei si unirono all’autogestione proclamata dalle gambe e si chiusero di volontà propria, perciò al suo cervello non rimase che  fare spallucce e staccare la spina, scivolando nel mondo dei sogni.

Non fu una notte tranquilla, più che altro perché bastava il minimo movimento o rumore a destarlo quel tanto che bastava per accertarsi che non ci fossero pericoli o emergenze in atto, anche se si trattava sempre solo dell’aprirsi e chiudersi della porta e di qualche frammento di conversazione sussurrata.

In almeno un paio di distinte occasioni gli parve di cogliere il proprio nome, ma non abbastanza chiaramente da svegliarlo del tutto.

Ad un certo punto, girandosi sul fianco, si rese conto di non essere più solo sotto alle coperte, dato che Liz gli appoggiò la fronte sulla schiena, sospirando e mormorando qualcosa a proposito di un cannolo volante al pistacchio.

Sorridendo tra sé, Rei chiuse nuovamente gli occhi.

Dopo un periodo imprecisato di tempo però, Liz cominciò a spingerlo insistentemente di lato, finché Rei, anche se stavolta era troppo preso dal torpore per scomodarsi ad aprire gli occhi, si fece un po’ più in là.

Il motivo di tanta insistenza fu subito chiaro quando Liz lo seguì a ruota, spalmandoglisi a tutti gli effetti addosso, rendendo più che evidente il fatto che qualcuno la stesse a sua volta abbracciando da dietro, dato che le braccia di quel qualcuno erano ora pinzate tra Liz e la sua schiena.

Se solo non fosse stato così distrutto, probabilmente a quel punto avrebbe deciso di levare le tende, se non altro perché dividere un letto tra tre persone era l’apoteosi della scomodità, e, in un momento di maggiore lucidità e padronanza di pensiero, sicuramente anche di imbarazzo.

Data la situazione attuale invece, Rei si limitò ad affondare la faccia nel cuscino, ringraziando per una volta la sua buona stella del fatto che il suo corpo fosse troppo stremato per poter reagire in alcun modo alla vicinanza di Liz.

Non che lei non ci stesse mettendo inconsciamente tutto l’impegno dovuto, contando che gli aveva allacciato le braccia attorno alla vita, aveva infilato una gamba tra le sue e gli stava premendo le sue… ehm… petto sulla schiena.    

Un barlume di coscienza si fece strada nella mente offuscata di Rei.

Non aveva fisicamente la forza per andarsene, ma magari avrebbe potuto districarsi mooolto lentamente e in maniera discreta, e quantomeno mettersi a dormire per terra.

In fondo Liz non lo stava facendo apposta, e, se si fosse svegliata in quella posizione  più che confidenziale, probabilmente si sarebbe sentita in imbarazzo.

Era già stata fin troppo gentile ad offrirgli il suo aiuto: non voleva metterla nella difficile posizione di ritrovarsi abbracciata ad un altro proprio di fronte al suo ragazzo, anche se il tizio in questione era un Hollow, e Rei continuava ad avere forti dubbi su quanto il loro rapporto potesse essere a tutti gli effetti salutare per lei.

Decisione presa, cominciò ad arrovellarsi sul metodo più efficace per districarsi da Liz senza svegliarla, quando un braccio di Aramis decise che quello era il momento più opportuno per entrare in azione e parcheggiarsi a sua volta sul fianco di Rei.

“Torna a dormire” disse pigramente una voce nella sua testa.

Rei avrebbe voluto ribattere, ma la stanchezza ebbe di nuovo la meglio, scagliandolo ancora una volta nell’incoscienza.

*

Se era vero che il mattino aveva l’oro in bocca, quello di Rei allora non aveva ricevuto il promemoria, dato che ignorò completamente la prospettiva di svegliarlo, preferendo eclissarsi e, insieme a quel traditore del pomeriggio, lasciare con nonchalance che fosse la sera ad occuparsi di riportare Rei nel mondo della gente sveglia e attiva che si recava in luoghi e faceva cose.

Dopo aver fissato il soffitto in solitudine per un minuto buono, finalmente il suo cervello registrò di essere rimasto addormentato per un periodo di tempo osceno, ragion per cui Alex non doveva aver avuto alcuna crisi per tutto quell’arco di tempo, il che era un ottimo segno.

Dopo essersi occupato delle proprie faccende personali in bagno, fece un salto a controllare le condizioni della ragazza, che infatti trovò migliorate, anche se lo stesso non si poteva certo dire dell’umore di Grimmjow.

Nella sua frustrazione, aveva già seminato parecchia distruzione nella stanza, senza contare l’intero piano.

Aveva anche provato a prendersela con Dania, che passava a visitarli giornalmente “nell’ala degli ospiti” che aveva riservato per il loro momentaneo soggiorno, ma lei era evidentemente impervia ad ogni accusa, senza contare che il prezzo che aveva chiesto a Grimmjow per rescindere il contratto era proprio la rinuncia di quest’ultimo a recarle qualsiasi danno fisico.

Quindi Grimmjow si vendicava sulla struttura stessa che lo circondava, senza contare le sue gite ai piani di sotto.

Nessuno aveva cercato di fermarlo, e, se a Dania desse fastidio avere un Arrancar allo sbaraglio nel suo carcere infernale, intento a pestare a sangue chiunque fosse in possesso di almeno un briciolo di energia spirituale e avesse voglia di combattere, era molto brava a mascherarlo.

Tanto più che la donna sembrava più propensa a volgere altrove i suoi pensieri e a impiegare in altro modo il suo tempo, come dimostravano i lunghi discorsi che teneva in privato con Aramis, e, sempre più spesso, con Liz.  

Quella sera non fece eccezione, dato che, prima che uno dei due si facesse di nuovo vivo, era ormai notte fonda.

Rei aveva reclamato una stanza vuota come sua, e, di ritorno dalle cucine con un piatto di riso in mano, aveva appena aperto la porta con la piena intenzione di godersi un pasto in solitudine meditando sulla piega bizzarra che aveva preso la sua vita nell’ultimo periodo, quando la visione di Aramis seduto sul suo letto a torso nudo e con i capelli ancora bagnati lo bloccò sulla soglia.

«Sul serio?» gli chiese dopo circa mezzo minuto di silenzio attonito.

«Non è una visita di piacere, se è questo a turbarti.»

Rei fece un cauto passo in avanti, lasciando però la porta aperta.

«Perché mai avere un Hollow mezzo nudo nella mia stanza dovrebbe turbarmi, di grazia?»

«Ah, quindi è la mia mancanza di pudore il problema? Un guaritore non dovrebbe essere abituato a certe cose?»

«C’è un motivo preciso per cui ti trovi nella mia stanza a consumare il mio tempo e respirare la mia stessa aria?»

Aramis fece per sollevare le braccia in uno dei suoi finti gesti di resa, ma a metà strada si irrigidì, fece una smorfia e cambiò evidentemente idea.

«Ogni giorno che passa, ti fai sempre più impertinente» commentò appoggiando nuovamente le mani sulla superficie del letto.

La modalità guaritrice di Rei si attivò suo malgrado, catalogando i segni di evidente sofferenza fisica e cominciando a snocciolare una dopo l’altra le possibili cause.

«Saranno le cattive compagnie» commentò chiudendo la porta e rassegnandosi al fatto che non si sarebbe liberato di lui così in fretta.

Cos’aveva mai fatto di male per meritarsi quel perpetuo tormento?

 «Va bene, dov’è che ti fa male?»

«Dappertutto.»

Rei si passò una mano sulla fronte gemendo interiormente.

Posando il riso su una sedia, si avvicinò all’Arrancar fino a trovarglisi di fronte.

«Potresti essere un po’ più preciso? Sei ferito? È un dolore diffuso e uniforme o ha un’unica fonte e diverse intensità?»

Aramis fece una smorfia e cominciò a snocciolare risposte.

No, non era stato ferito, sì, era un dolore diffuso, e sì, aveva diverse intensità.

No, non aveva la minima idea di cosa lo avesse causato, no, non aveva mai provato un dolore simile in vita sua, e sì, avrebbe gradito parecchio che Rei facesse qualcosa prima di subito.

«Altri sintomi di cui dovrei essere al corrente?»

«Sì, ho fame. Molta fame. Potrei mangiare qualcuno.»

Dal modo in cui l’aveva detto, era evidente che la specificazione “E non è una battuta” fosse sottintesa.

Rei mise brevemente la mano sulla sua Zanpakuto, giusto per mettere le cose in chiaro.

Aramis seguì la sua reazione con lo sguardo e sorrise.

Si prospettava una luuunga nottata.

Sigh.

Data la totale assenza di cause fisiche, il prossimo passo da fare era più che evidente, perciò Rei si tolse lentamente gli occhiali, sperando di non ritrovarsi davanti uno scenario da incubo.

L’aura di Aramis era inquietante come al solito, ma ciò che saltò subito all’occhio riguardava il legame che condivideva con Grimmjow, Alex e Liz.

Malgrado il nome “Unione delle Anime” fosse piuttosto immediato e poco fraintendibile, le loro anime non erano sul serio fuse insieme, ma piuttosto collegate l’una all’altra in uno stato di simbiosi e condivisione della forza vitale.

Agli occhi di Rei, quel legame era rappresentato da un filamento multicolore che collegava i fori Hollow di tutti e quattro.

I vari colori erano intrecciati insieme e rappresentavano le loro nature contrastanti: bianco per l’umanità, rosso per la componente Hollow, e infine nero, che aveva acquisito senso solo quando era stato spiegato a Rei che, nel creare gli Arrancar, Aizen avesse usato una sorta di “estratto di Shinigami”.  

Ognuno di loro, al proprio capo del filamento, possedeva una combinazione diversa di quei colori, con l’ovvia prevalenza del bianco su Liz e Alex, e del rosso su Grimmjow e Aramis.

Tuttavia, quello che stava succedendo ad Alex aveva gettato nel caos quell’equilibrio, come già Rei aveva constatato accorgendosi di come, tra lei e Liz, la quantità di bianco e rosso fosse in continuo mutamento.   

La novità attuale, tuttavia, era che il bianco di Aramis si era senza alcun dubbio dimezzato.

Era evidente che Alex stesse facendo di tutto per attingere a qualsiasi fonte di umanità le fosse a tiro, per quanto flebile potesse essere, Aramis compreso.

Probabilmente una cosa simile stava accadendo anche a Grimmjow.

Il che era una fortuna, perché voleva dire che si era attivato una sorta di meccanismo di difesa di fronte alla sofferenza di Liz nel dover sopportare da sola lo sforzo di sostenere psichicamente Alex.

Rimettendosi gli occhiali e massaggiandosi le tempie, Rei rifletté sul da farsi.

Contando che Alex non aveva più avuto crisi, probabilmente era prossima al risveglio, il che voleva dire che il dolore attuale di Aramis era, con ogni probabilità, solo una somatizzazione del suo improvviso squilibrio spirituale, e che, in quanto tale, sarebbe sparito entro breve tempo.

Detto questo, non era da Rei mettere alla porta un paziente senza aver almeno tentato di curarlo, per quanto odiosa, fastidiosa ed inopportuna la persona in questione potesse essere.

D’altra parte, cos’avrebbe potuto fare?

Tecnicamente non c’era nulla da curare, e dubitava fortemente che nella fortezza della tortura di Dania ci fossero dei medicinali contro il dolore pronti per l’uso.

Senza contare che non era neanche sicuro che sarebbero stati efficaci, tenendo conto dell’incognita rappresentata dal metabolismo degli Hollow .

«L’unica cosa che posso fare è inviare nel tuo corpo dei generici impulsi curativi e sperare che servano a qualcosa, ma non aspettarti dei miracoli.»

«Farò del mio meglio per non opprimerti con il peso delle mie aspettative deluse.»

«Ottima idea. Adesso sdraiati e cerca di rilassarti.»

«E pensare che di solito sono io a dirlo» commentò Aramis sospirando mentre obbediva.

Rei ormai (purtroppo) lo conosceva già da un po’, perciò avrebbe voluto poter dire di essersi abituato al modo in cui Aramis si muoveva.

Tuttavia, non era affatto così: c’era qualcosa di magnetico e, francamente, molto disturbante nei suoi movimenti. Erano fluidi e controllati, ma non nella maniera efficiente e pratica di un combattente; sembrava quasi che si muovesse seguendo un ritmo diverso da quello di tutti gli altri.

Il semplice atto di sdraiarsi su un letto, anche mentre era preda (a detta sua) di atroci dolori, non fece eccezione: una persona normale avrebbe parcheggiato la schiena sul materasso, fine.

Alcuni lo avrebbero fatto lentamente, altri con la grazia di un leone marino che si spiaggia su uno scoglio dopo aver nuotato per settimane.

Aramis no.

Nel senso, sdraiarsi si sdraiò, ma, nel suo caso, la banale azione di trasferire la schiena A sul materasso B si tradusse in “il materasso B e la schiena A avevano un appuntamento programmato da settimane, la schiena A non vede l’ora di incontrare il materasso B, ma prima vuole fargli comprendere l’enorme fortuna che gli è capitata nel farle da appoggio”.

E, a proposito di appoggiare.

Rei avrebbe dovuto mettergli le mani addosso per curarlo.

Non nella versione divertente, ovvero posizionare violentemente il proprio arto su di un’altra persona con l’intento di arrecare danno, ma piuttosto appoggiare le proprie mani sulla pelle e farle scorrere lungo tutto il corpo della persona in questione.

Il dolore era diffuso, quindi non bastava infondere le onde curative in un luogo solo, come avrebbe fatto se si fosse trattato di una ferita.   

Splendido.

Quella nottata non faceva che migliorare.

«Potresti girarti?»

Aramis si limitò a fissarlo.

Ma ogni tanto le sbatteva le palpebre?

«Anzi, non è una domanda: voltati e basta.»

«All’accademia degli Shinigami ti hanno insegnato uno strano modo di rivolgerti ad un povero paziente dolorante.»

Rei gli rivolse uno sguardo scettico.

«Paziente non è un termine che ti si addice, e neanche povero.»

«Ma dolorante sì. Perciò, chi è il maleducato, adesso?»

 Che odio.

Apparentemente soddisfatto per averlo innervosito, Aramis si mise comunque a pancia in giù sul letto, rendendo tutta la polemica appena scatenata effettivamente inutile, e, a conti fatti, solo uno spreco di tempo fine a sé stesso.

Contemplando per un lungo istante l’ipotesi di eclissarsi oltre la porta e lasciare che si arrangiasse da solo, Rei infine sospirò e si mise al lavoro.

Le sue mani si illuminarono di una pallida luce verde, e lui cominciò a scorrerle lentamente sulla schiena di Aramis.

«Ottima idea, un massaggio è esattamente ciò di cui avevo bisogno.»

«Ma tu non ti spegni mai?»

«Preferiresti un lungo silenzio imbarazzante?»

No, avrebbe preferito dedicarsi alla sua cena ed essere lasciato in pace.

«Il silenzio è semplicemente mancanza di suoni. Non è imbarazzante.»

Aramis non rispose, ma i muscoli sotto i palmi di Rei si rilassarono lievemente.

Incoraggiato da quella reazione, Rei spostò la sua attenzione sui fianchi e le gambe.

Eliminare il dolore dagli arti era fondamentale per garantire il controllo dei movimenti e… 

«C’è qualche problema?» chiese aggrottando le sopracciglia, dato che tutto ad un tratto Aramis aveva serrato le dita sul copriletto.

«Dipende.»

«Da cosa?»

«Da quanto sei intenzionato a soffermarti nei paraggi.»

Rei sbatté le palpebre un paio di volte, poi abbassò nuovamente lo sguardo sulla zona su cui stava lavorando, ovvero quella femorale.

Forse quell’area delle gambe era più dolorante delle altre?

Certo, nella coscia passava il nervo sciatico, che probabilmente era infiammato, perciò…

No, un attimo.

Una lampadina si accese nel suo cervello.

Oh… oh!

Sul serio?!

«Credevo fossi preda di dolori lancinanti.»

«Non è mai stato un deterrente.»

«Cerca di focalizzarti su un’immagine mentale molto brutta, allora.»

«Ci sono solo due cose su cui riesco a concentrarmi, al momento. Il dolore e il mio-»

«Fai uno sforzo» lo interruppe Rei.

Proprio quello che gli mancava.

Un Hollow eccitato.

«Non sarà certo la prima volta che ti capita una reazione simile, con quelle mani magiche» commentò Aramis con un sorriso divertito.

No, in effetti non lo era.

«Può succedere» ammise suo malgrado. «Ma è un effetto collaterale del tutto accidentale.»

«Tranquillo, non sto per saltarti addosso» fu l’ironica constatazione di Aramis.

«Ci mancherebbe altro.»

Lui e l’Hollow rimasero a fissarsi per qualche altro teso istante.

«Detto ciò, se ti sentissi in dovere di porvi rimedio in qualche modo…»

«Ti somministrerei un sedativo che farebbe passare la voglia perfino a dei conigli.»

Rei interruppe il contatto visivo e si spostò su una zona meno rischiosa, ovvero le braccia.

«Nessuno ha mai cercato di approfittarne?»

«Ho l’abitudine di girare armato, nel caso non te ne fossi accorto.»

«Quindi non è un no.»

«Non è neanche un sì.»

Rei spostò la sua attenzione sulle mani di Aramis, che erano ancora intente a stritolare il copriletto come se si trattasse del collo del suo peggior nemico.

Un po’ con le buone, un po’ con le cattive, e un po’ minacciandolo di sbatterlo fuori a calci, lo convinse a ignorare crampi e altre sensazioni più piacevoli provenienti dal basso e rilassare la presa, dato che dei muscoli tesi fino al punto di rottura non erano esattamente l’ideale quando si cercava di far passare il dolore.

Appoggiando un palmo sulla fronte di Aramis, che era bollente, e l’altra sul dorso della sua mano, che era gelida, chiuse gli occhi per concentrarsi.

Quando Aramis sembrò quasi voler sfilare la mano da sotto la sua, Rei sospirò ma non disse niente.

Di certo non si aspettava che la stesse semplicemente girando per poter intrecciare insieme le loro dita.

Dato che Aramis non accompagnò il gesto con una delle sue solite battutine, Rei lasciò correre.

Ci volle ancora quasi mezz’ora prima che Rei riuscisse a far rientrare il dolore entro un limite per lo meno tollerabile. 

Quel lasso di tempo trascorse tutto sommato tranquillamente, anche se era evidente che Aramis si stesse godendo fin troppo la sua attenzione.

Non fece mai nulla che potesse fornire a Rei il pretesto per rimbeccarlo seriamente, senza contare che, fin dal primo giorno, Aramis non era mai stato particolarmente timido nel dimostrare la sua totale noncuranza nei confronti del concetto di spazio personale.  

Perciò Rei fece finta di non accorgersi di come le mani di Aramis si ritrovassero così spesso a incontrare le sue, o le sue gambe, o a giocherellare con la sua divisa.
Ignorò le occhiate, i sospiri soddisfatti e il lieve inarcarsi della sua schiena per andare incontro al suo tocco.

Tuttavia, quando si ritrovò le dita di Aramis intente a sfiorare i ciuffi rossi che gli erano ricaduti davanti agli occhi, decise che era arrivato il momento di chiuderla lì.    

«Più di così non posso fare, abbiamo finito» decretò allontanandosi dal letto e il suo occupante, che, se rimase stupito da quell’improvvisa dichiarazione, non lo diede di certo a vedere.

Stiracchiandosi cautamente, Aramis si rimise in piedi.

«Devo ringraziarti.»

«Puoi esprimere la tua gratitudine andando a farti una doccia fredda» disse Rei aprendo la porta ed indicandogli senza troppe cerimonie il corridoio.

Ridacchiando, Aramis si avviò verso l’uscita, per poi fermarsi di fronte a Rei.

Per un momento sembrò accontentarsi di restare semplicemente lì, logorando i suoi nervi ed invadendo il suo spazio personale.

Poi il suo sguardo si spostò dagli occhi di Rei alla sua bocca.

«Non ci pensare nemmeno.»

Aramis fece un passo avanti.

Rei ne fece uno indietro.

La schiena di Rei incontrò il muro.

Le mani di Aramis pure.

Merda.

«Guarda che non mordo. Di solito.»

«Doccia. Fredda. Ora.»

Rei mise una mano sull’elsa della Zanpakuto, ma Aramis era così vicino che già solo l’azione di estrarla avrebbe significato decorargli lo stomaco con un nuovo sorriso.

Normalmente quella prospettiva non sarebbe bastata neanche a farlo esitare, ma con il loro legame così precario, c’era il rischio che il danno si ripercuotesse in qualche modo anche su Liz, senza contare Alex.

Seppur a malincuore, Rei lasciò andare la spada e cercò di fare un ultimo tentativo di risolvere con diplomazia la faccenda. «Ho appena finito di curarti. Non costringermi a sprecare tutto il mio lavoro solo per fare l’imbecille.»

Aramis si avvicinò ulteriormente, e Rei gli appoggiò una mano sul collo e l’altra sul petto, pronto a spingerlo via.

«Liz non ha avuto incubi, ieri notte.»

Rei sbatté un paio di volte le palpebre.

E c’era bisogno di spingerlo contro il muro come un maniaco sessuale per dirglielo?

«Quindi suppongo che sia insolito, per lei?»

«Fa sempre finta di niente, ma i suoi sogni non hanno fatto che peggiorare, da quando la conosco. Di solito faccio del mio meglio per distrarla, o stancarla così tanto da impedirle di sognare, ma non posso fare miracoli. È frustrante» ammise Aramis aggrottando le sopracciglia. «Adesso poi, con Alex in quelle condizioni, è ancora peggio. Eppure ieri tu sei riuscito dove io ho fallito più volte. La tua presenza l’ha rasserenata.»

«È stato di sicuro un caso.»

«C’è solo un modo per scoprirlo.»

Rei non riusciva a credere alle proprie orecchie. «Mi stai sul serio chiedendo di dormire di nuovo insieme a lei?»

«Non fare il verginello scandalizzato, lo so che il tuo cuoricino puro sta ballando dalla gioia.»

«Tu sei seriamente inquietante. Spero che qualcuno si sia preso la briga di dirtelo, in passato. Non puoi fare il geloso e contemporaneamente trattarmi come se fossi irragionevole nel non volermi inserire a tutti i costi tra te e Liz.»

«Tu sei irragionevole. Se io fossi al tuo posto e tu al mio, farei qualsiasi cosa per portartela via.»

«Ma io non sono te, per fortuna.»

«No, infatti. Tu sei il più irritante, testardo e ingenuo moralista che abbia mai incontrato, sempre a mettermi i bastoni tra le ruote con la tua faccia da angelo e i modi da avvocato delle cause perse, senza neanche accorgertene oltretutto. Perché non puoi essere semplicemente uno stronzo inopportuno che cerca di mettersi in mezzo a tutti i costi risultando solamente patetico nel mentre?»

E quello cosa doveva essere, di preciso?

Un insulto o un complimento?

Rei scosse lentamente la testa.

«Devi smetterla di cambiare umore così in fretta, non riesco a starti dietro. E di certo non cambierò atteggiamento solo per farti sentire meglio con te stesso. Per quanto riguarda gli incubi di Liz, vedrò se riesco a fare qualcosa. Con il suo consenso. Ora spostati.»

Sorprendentemente, Aramis obbedì, facendo ben due passi indietro.

«Allora?» chiese sulla soglia. «Vieni?»

Rei sospirò sconfitto, gettando lo sguardo sul riso ormai freddo.

«Prima vai a fare quella doccia fredda. Dio solo sa quanto ne hai bisogno.»

«Vuoi farmi compagnia?»

«Sparisci.»

 Aramis scoppiò a ridere e uscì lasciando la porta aperta, che Rei chiuse sbattendola forse un po’ più forte del dovuto.

Maledetto Hollow!
 
 
 




Angolo miracolamenti

   
Alex: «E dunque? Ora che ti sei ripresa, cos’era questo miracolo di cui andavi farneticando?»

Aki: «Tsk, stolta umana. Non ti rendi conto di cosa rappresenta questo capitolo? È un simbolo. Un punto di svolta. Un traguardo che ormai da molto tempo speravo di poter raggiungere.»

Liz: «Uh –oh, quando comincia con questi toni, non promette mai nulla di buono.»

Grimmjow: «Avevo ragione, perfino tu sei in grado di imparare, di tanto in tanto.»

Alex: «Il mio istinto mi spinge a non farti domande, ma l’esperienza mi insegna che tanto me lo dirai lo stesso. Sentiamo: perché mai sarebbe un traguardo?»

Aki: «Perché non ci ho messo neanche due mesi ad aggiornare! UUUUUUUOOOOOOOOOOOO!!!!!!!» 

Alex: «Sì, ma hai la faccia di chi ha dormito sotto un sasso.»

Aki: «Chissenefrega, ci ho messo poco!»

Alex: «Ma se hai scritto ininterrottamente per un mese.»

Aki: «Però ho gestito magnificamente tutti i punti della trama!»

Alex: «Ma se hai riscritto tutto almeno tre volte.»

Aki: «Già, ma sono soddisfatta del risultato!»

Alex: «Ma se stai aggiornando apposta per impedirti di continuare a pacioccare aggiungendo\togliendo\aggiustando qualcosa.»

Aki: «… perché sembri decisa a rovinare a tutti i costi il mio miracoloso momento di gloria?»

Alex: «E perché io sono di nuovo svenuta nella storia?»

Aki: «…»

Alex: «…»

Aki: «… per mandare avanti il drinking game?»

Alex: «Ti odio.»

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Capitolo 47
*** Piccoli Brividi. Ma proprio piccoli. ***


 Alex: «Sono distrutta. Abitiamo in un anfratto sconosciuto nella provincia del Nulla, come diavolo fanno ad esserci così tanti serial killer?»

Liz: «Non è giusto, non ce l’avevano detto che entrando in polizia avremmo avuto così poco tempo libero!»

Alex: «Neanche la vittima dell’ultimo delitto ha più molto tempo libero.»

Liz: «Ops. Un’altra persona che come noi stasera non vedrà le nuove puntate di Once Upon a Time. Solo che lei è morta e noi invece dobbiamo indagare sulla sua dipartita. Non ce li abbiamo una vecchietta impicciona o un moccioso saccente alto come un comodino che facciano il lavoro al posto nostro?»

Alex: «Per caso stai cercando di aumentare il tasso di omicidi?»

Liz: «Quindi un prete in bicicletta è fuori discussione?»

Alex: «Pensavo piuttosto di affidare le indagini a quel novellino dall’aria sofferta che ha il potere di vedere le sfumature dell’anima altrui e che si sente a disagio vicino ai criminali per via della loro aura maligna.»

Liz: «Ottima idea! Peccato solo che stare a stretto contatto coi criminali lo metta così in crisi. Verrebbe quasi da pensare che la cosa potrebbe causargli un danno psicologico, oltre che quasi sicuramente fisico. Saremmo mica così irresponsabili?»

Alex: «Hai ragione. Meglio farlo seguire da uno strizzacervelli. Uno che sorrida molto in maniera assolutamente non inquietante e che non abbia l’abitudine di invadere lo spazio personale altrui. E che lo inviti spesso a cena.»

Liz: «Bella lì.»

 
 
Bleach non mi appartiene. Grimmjow non mi appartiene. Nessuna scrivania è stata spaccata durante il mio blocco dello scrittore. Nessun vicino di biblioteca è stato spaventato da improvvisi gesti di frustrazione proveniente dalla mia persona. Nessuna pagina bianca di word col suo puntatore a sbarretta lampeggiante è stata maledetta per aver sbeffeggiato la mia incompetenza. Nessun paragrafo è stato cestinato con repulsione il giorno dopo essere stato scritto con entusiasmo pensando di aver appena avuto l’idea del secolo. Nessuno dei miei personaggi riflette in alcun modo il mio stato d’animo. LA VITA È BELLA, OKAY?

 
 
Capitolo 47: Piccoli Brividi. Ma proprio piccoli.

 
Tonk.

Tonk.

Tonk.

Ahi.

Tonk.

Ahia.

Tonk.

Okay, basta.

Promemoria per il futuro: sbattere continuamente la testa contro uno specchio (anche se solo mentale) non era il modo migliore per costringere il proprio cervello a collaborare e accettare senza proteste le nuove informazioni.

D’altra parte, la scelta era tra fare quello o correre in cerchio strillando.

Mmmmh, trauma cranico o panico isterico?

La vita era densa di interrogativi laceranti.

Alex se ne era posti parecchi ultimamente: perché il suo mondo interiore era ricoperto di specchi, contando che lei a malapena gettava uno sguardo alla sua immagine riflessa al mattino quando si pettinava? Era forse un messaggio subliminale dell’Universo del tipo: “Presta più attenzione al tuo aspetto fisico, stupida barbona”?

Perché da Meiko era riuscita perfettamente a mantenere una parvenza di sanità mentale, mentre ora riacquisendo quei ricordi si sentiva come se avesse appena comprato un biglietto di sola andata per la Landa dei Pazzi Furiosi dalla compagnia leader mondiale nella produzione dei coperchi da battere?

Quanto tempo era passato da quando Dania aveva sfondato le sue barriere mentali con la delicatezza di un autotreno in corsa?

Ore?

Giorni?

Qualche era geologica?

Quante botte le avrebbe rifilato su quelle curve perfette una volta risvegliata?

Quante ne avrebbe somministrate senza alcun ritegno a Grimmjow per averla ficcata in quella situazione?

Quale distorta e malaugurata linea di pensiero poi l’aveva condotta a fare un’azione così sconsiderata e imbecille come legarsi sentimentalmente a lui?

O a farsi nuovamente coinvolgere in una storia che già una volta le era costata la vita?

A questo proposito, doveva ricordarsi di fare due chiacchiere con Urahara.

Già, perché finché era stata solo e completamente Alex, era stato facile (più o meno) accettare la spiegazione della reincarnazione e non farsi troppe domande. Meiko muore e si reincarna in Alex. Facile. Lineare.

Un cazzo proprio.

Lungi da lei presumere di sapere proprio tutto sulla meccanica del continuo traffico di anime tra mondo umano, Soul Society, Inferno e Hueco Mundo, ma così a naso le veniva da pensare che probabilmente un Hollow non avrebbe dovuto reincarnarsi in un essere umano.

E non un essere umano qualsiasi, nooo, guarda tu il caso proprio in un’umana destinata a vivere lì nei dintorni e finire di nuovo risucchiata nella stessa storia che l’aveva fatta ammazzare.

A meno che il suddetto Hollow non andasse a morire proprio di fronte ad uno Shinigami noto per pacioccare con le anime.

Ooooooh sì, Urahara le doveva decisamente delle spiegazioni.

Tonk.

Ma porca…!

No, sicuramente l’avevano presa in giro, non c’era alcun modo in cui tutti quei ricordi avrebbero potuto starci dentro la sua scatola cranica, piuttosto si sarebbe cacciata due dita in gola e li avrebbe sputati fuori così!

Dove diavolo era un pensatoio quando serviva?

L’unica nota positiva era che la personalità di Meiko se ne era rimasta a cuccia.

Non che Meiko fosse effettivamente un’altra persona pronta a soppiantare Alex alla guida del suo corpo, il che significava che grazie alle loro occasionali discussioni Alex aveva sbloccato l’achievement “Schizofrenica a Piede Libero”.

Evvai.

Detto questo, se Alex fosse stata appena un po’ più lucida, probabilmente si sarebbe chiesta da dove arrivasse l’energia che la stava sostenendo nella sua lotta per non farsi inglobare completamente dai ricordi di Meiko. Peccato che invece stesse impiegando il suo tempo a tirare testate contro una superficie riflettente, ragion per cui aspettarsi da se stessa una linea di pensiero logica e fondata su solide basi probabilmente era un po’ eccessivo.

Non riusciva neanche a soffermarsi abbastanza sul pensiero dei suoi amici per chiedersi che ne fosse di loro e in che stato li avrebbe trovati nel caso in cui si fosse risvegliata con almeno due neuroni al posto giusto, invece che impastati insieme a formare una marmellata di cervello e personalità confuse.

La lucidità andava e veniva, la sanità mentale era un lontano miraggio e ODDIO STAVA DI NUOVO PRENDENDO A TESTATE QUELLO STUPIDO SPECCHIO ADESSO BASTA VERAMENTE!
      

Mentre la testa di Alex era in tal modo impegnata ad affrontare la battaglia della vita contro la sua vetrosa nemesi, il resto del suo corpo era affidato alle cure di mani più che competenti…

 
«… e poi gli altri genitori hanno chiamato la polizia perché pensavano che ci avessero rapite! Ti ricordi che ridere quando tua madre è arrivata sbraitando per spiegare che quella banda di motociclisti ti faceva da baby sitter tre volte alla settimana?»

Normalmente, Alex avrebbe fatto una smorfia con un sospiro, giusto per fare un po’ di scena, per poi farsi scappare un sorriso appena i loro sguardi si fossero incrociati.

Questa volta invece non fece proprio niente, probabilmente perché era troppo impegnata ad essere in coma.

E non il coma delle favole, dove si rimaneva magicamente in stasi con un filo di ombretto sulle palpebre, i capelli sempre con la piega, le mani incrociate serenamente sul petto e un tappeto di fiori bianchi come materasso.

No, questo era il tipo di coma in cui un corpo, anche se addormentato, aveva comunque delle funzioni da espletare e un’igiene da mantenere, oltre che una sicurezza personale da garantire.

Beh, se non altro aveva smesso di rotolare giù dal letto in preda alle convulsioni.

Visto? Non era poi così male!

«Forza, bella addormentata, è l’ora del bagnetto! No, non voglio sentire storie, non vorrai mica svegliarti tutta sporca e puzzolente, vero?»

Certo, Alex ovviamente non stava mangiando, quindi il suo intestino non aveva motivo di funzionare (senza contare che la sua attuale dieta a base di energia spirituale fornita da loro era straordinariamente priva di scorie), tuttavia almeno una volta al giorno c’erano comunque del sudore da asciugare, della pelle da pulire, dei vestiti da cambiare e via discorrendo.

Perciò anche questa volta Liz aveva preparato la solita tinozza d’acqua con una spugna e degli asciugamani.

Mettendosi al lavoro, si chinò per sussurrare con aria cospiratoria: «In realtà mi sto nascondendo da Aramis. Sono giorni che mi insegue per costringermi a mangiare tonnellate di carne. Non è colpa sua, contando che da quando tu sei in questo stato apparentemente è l’unica cosa che riesco a mandare giù per via dell’energia che ti sto fornendo, o qualcosa del genere. La cosa comincia a farmi sclerare un po’, se devo essere sincera. Non sono mai stata vegetariana, ma così si esagera.»

Qualche ora, qualche kilometro e qualche malumore più in là, Aramis spezzò il collo della sua preda con un gesto secco.

Che il mondo prendesse atto del grande impegno fisico, mentale e morale che stava dimostrando in quel particolare periodo della sua esistenza, prego, e mettesse una buona parola per lui di fronte al grande equilibrio karmico.

Setacciare  quella landa desolata per ore alla ricerca di una forma di vita abbastanza grande da riempire la pancia era ben al di là della fatica e delle buone azioni che normalmente si sarebbe lasciato convincere a compiere, ma questa era una di quelle rare occasioni in cui Aramis si sentiva abbastanza motivato da mettere effettivamente un briciolo di impegno in ciò che faceva.

Hip hip urrà per lui.

Nel caso in cui per qualche motivo non fosse ben chiara l’entità del suo sacrificio, sarebbe bastato sottolineare che non stava neppure facendo tutto questo per se stesso, e che oltretutto era ancora ben lontano dall’essersi sentito rivolgere il minimo ringraziamento.

Il fatto era che ciò che si mangiava all’interno della fortezza (a parte il rancio della prigione, che nessuno di loro aveva la minima intenzione di scoprire cosa contenesse) era principalmente a base delle verdure, frutta e riso che venivano coltivati in un orto interno alla struttura.

Già, perché paradossalmente Dania considerava il nutrirsi di carne una barbarie.

Dania.

Detta Satana.

E poi dicevano che era Aramis quello strano.

Comunque, secondo lei gli animali erano le uniche creature del creato veramente pure e degne di rispetto, perciò consumare carne a casa sua era severamente proibito.

Il che di per sé non sarebbe stato un enorme problema. Peccato che il coniglietto avesse scelto proprio quel momento per diventare esclusivamente carnivoro.

Per forza di cose quindi Dania aveva dovuto fare un’eccezione per lei, con la clausola che il tutto avvenisse al di fuori del suo regale sguardo e che le sue cucine non venissero contaminate dalla minima goccia di sangue.

E qui erano cominciati i guai; per Aramis infatti la soluzione si era rivelata se non comoda, almeno semplice: andare a caccia, uccidere qualcosa, dissanguare quel qualcosa, portarlo indietro fatto a pezzi e nutrire Liz.

Non gli era neanche passato per l’anticamera del cervello che non poter cucinare sarebbe stato un problema.

Certo, sapeva che gli esseri umani avevano la fissa di cuocere il cibo -lui stesso aveva mangiato il suo cibo cotto per mesi- ma era anche talmente abituato all’idea di mangiare la carne cruda che le veementi obiezioni di Liz ci avevano messo un po’ per acquistare senso.

Più o meno.

Aramis aveva provato a spiegarle che la sua forma spirituale aveva delle esigenze diverse dal suo corpo fisico, e che quindi mangiare così tanta carne cruda non poteva farle male, ma poi aveva capito che in realtà per lei era solo una questione psicologica: Liz aveva fame e il sapore chiaramente le piaceva, ma sostanzialmente le faceva schifo ritrovarsi davanti dei pezzi di carne cruda e misteriosa.

Quindi non solo Aramis si impegnava in un’attività altruistica ben più di quanto normalmente avrebbe fatto, ma al suo ritorno invece di essere ringraziato doveva anche sorbirsi l’ennesima fuga a gambe levate di un coniglietto ostinato che si rifiutava di mangiare.

Una parziale soluzione era stata cominciare ad arrostire la carne su un falò improvvisato, ma presto Aramis si sarebbe dovuto inventare qualcosa di nuovo.

Non ci aveva mai fatto veramente caso, ma prendersi cura di un essere umano era davvero complicato.

Soprattutto per qualcuno come lui che a malapena si prendeva la briga di occuparsi di se stesso.

Aramis scosse la testa sospirando. Non poteva quasi crederci di pensare ciò che stava pensando, ma Grimmjow aveva ragione: sia lui che Alex erano stati troppo indulgenti con Liz. Quello non era un mondo in cui ci potesse permettere di essere sensibili e delicati (non troppo almeno) e Liz doveva imparare ad adattarsi ben più di così.

Mmmmh, contando che Alex al momento era indisposta, a chi avrebbe mai potuto scaricare quella patata bollente?

 
Mentre Aramis rimuginava su queste e simili questioni, scoprendo le gioie dell’essere effettivamente parte produttiva di un gruppo invece che solo un parassita, Grimmjow aveva portato l’atto del pensare un passo più in là e si era addormentato.

 
Fino a poco tempo prima, Grimmjow aveva sempre e solo fatto due tipi di sogni.

Nel primo caso c’erano sangue e grida.

Anche nel secondo c’erano delle grida, ma di un altro tipo.

Entrambi includevano del contatto fisico, ragion per cui spesso un tipo sfociava nell’altro e viceversa.

Alex era il soggetto in molti di questi, soprattutto la seconda tipologia.

Grimmjow in realtà non aveva una particolare preferenza: entrambi ottenevano lo stesso effetto su di lui, di cui poi raccoglieva i benefici non appena si svegliava con le braccia attorno ad Alex, una gamba sopra alle sue e una mano già a metà strada verso l’orlo della maglietta che lei usava come pigiama.

Meglio ancora quando era lei a fare quel tipo di sogni: in quei casi Grimmjow si torturava da solo cercando non muoversi mentre Alex gli si strusciava addosso senza svegliarsi. Quei rari sprazzi di pazienza di solito avevano vita breve, tuttavia ne valevano decisamente la pena.

Durante la sua prigionia invece, di giorno Grimmjow aveva fantasticato di uccidere Dania, di notte aveva sognato di torturarla, e Alex aveva assunto un ruolo diverso dal solito.

Da avversaria era diventata complice, tanto da sorridergli coperta di sangue dopo aver cacciato insieme a lui la sua torturatrice.

Grimmjow non condivideva mai le sue prede, e il fatto che sognasse continuamente di farlo la diceva lunga sullo stato della sua ossessione per Alex.

Non lo aveva neanche aiutato molto il fatto di essere stato costretto a svegliarsi da quei sogni imprigionato in una cella, ben lontano dall’oggetto dei suoi desideri.

Uno dei due, almeno. Dania gli era spesso vicina, ma mai abbastanza da farsi uccidere da lui.

Alex invece era in un’altra dimensione e non sapeva neanche della sua scomparsa.

E adesso che finalmente ce l’aveva di nuovo tra le mani, lei era priva di sensi, quindi ancora una volta al di fuori della sua portata.

Sembrava quasi che lo facesse apposta!

Tutta questa frustrazione doveva andare a finire da qualche parte, quindi nessuno stupore quando Grimmjow fece un sogno ancora diverso.

In quel sogno, Alex camminava avanti e indietro di fronte ad uno specchio come un leone in gabbia.

Era scalza, calpestando senza alcuna cura i frammenti di vetro sparsi sul pavimento provenienti dalla miriade di specchi rotti che li circondavano.

A giudicare dalle lunghe tracce rosse rapprese sulla sua faccia, alcuni di questi li aveva sfondati a testate.

«Perfetto, proprio la persona di cui avevo bisogno» si lamentò Alex continuando a camminare senza guardarlo. «Chi diavolo è l’idiota che ha pensato: “Ehi, Alex ha bisogno di una guida spirituale che la aiuti a ritrovare il controllo e l’equilibrio! Ho avuto un’idea brillante, perché non le mandiamo l’Espada della Distruzione?”»

Grimmjow incrociò le braccia. «Ancora non hai finito?»

Alex scosse bruscamente la testa. «Sì. No. Non è così facile, okay? Senti, già che sei qui a disturbare: come ci si sente a non avere una coscienza?»

«Non prendo gli specchi a testate, tanto per dirne una.»

«In questo momento sono abbastanza sicura di odiarti, tanto per dirne una.»

Passandosi le mani tra i capelli, Alex si fermò dando le spalle allo specchio.

«Ho mangiato delle persone.»

«Io pure. Vuoi piangere un po’? Uccidi Hollow tutti i giorni, che te ne frega se li hai anche mangiati in passato? È la dannatissima catena alimentare.»

«Non cominciare con questo discorso! Non è la stessa cosa che mangiare un coniglio o una mucca!»

«Sì che lo è. Tu eri abbastanza forte per sopravvivere, loro no.»

«Non so cosa sia più raccapricciante. Il fatto che i tuoi ragionamenti da Hollow comincino ad avere senso, o il fatto che ricordare che in passato siamo stati nemici mi turbi meno del previsto. Con questo intendo dire che al momento potrei tranquillamente ammazzarti, ma al tempo stesso vorrei anche saltarti addosso. E adesso perché sto parlando così?»

Guardando quei profondi occhi scuri (al momento in effetti un po’ squilibrati) e immaginandoseli sopra di sé mentre le sue mani gli si stringevano attorno al collo, Grimmjow represse un brivido.

«Non mi dispiacerebbe affatto essere ammazzato da te.»

«Se stai implicando qualcosa del tipo “odio e amore sono due facce della stessa medaglia” ti trasloco la faccia dall’altra parte del cranio con un pugno.»

«Allora sì, sto dicendo proprio questo.»

«Ho cambiato idea: posso spaccartela già adesso?»

«Pensavo che non me l’avresti più chiesto.»

Nell’istante successivo Alex gli stava correndo incontro, incurante di tutto ciò che pestava coi piedi scalzi.

Si fermò esattamente di fronte a lui, lasciando solo uno spazio esiguo a separarli.

«Quando mi sarò svegliata, troviamo uno spiazzo deserto lontano da tutti e ammazziamoci di botte come se non ci fosse un domani.»

Cazzo, quanto amava questa donna.

«Datti una mossa, allora. Più tempo ci metti e più sono alte le probabilità che uccida Aramis per tenermi in allenamento. Anche lo Shinigami sta cominciando a sembrare invitante. Ultimamente si è accorto di avere una spina dorsale.»

Un lampo di rabbia mista a divertimento le attraversò lo sguardo.

«Sei morto, Arrancar.»

Eeeee Grimmjow Junior si stiracchiò per dare il buongiorno al mondo.

Peccato che subito dopo il suo proprietario si risvegliò, mentre Alex dormiva ancora.
                                                          

Spostando invece l’attenzione su ben altri scontri di volontà, in un’altra stanza Liz si morse le labbra mentre osservava con apprensione gli spostamenti del suo carceriere.

La corda che la teneva ancorata alla sedia era legata con abilità, accidenti a lui.

«Non ho fame.»

Aramis sparse una generosa dose di rosmarino su un cosciotto di un animale non ben identificato e che aveva tutta l’aria di essere stato tolto dal fuoco dopo appena un minuto scarso di cottura.

«Abbiamo tutto il tempo che ci serve» le rispose tranquillamente. «Non ho fretta.»

Malvagio.

«Aspetterai molto. Ti verranno i capelli bianchi.»

«Ma davvero.»

«Prova solo a seguirmi un attimo: non posso mangiare tutta questa carne, non è salutare! Mi prenderò il verme solitario. Mi verrà lo scorbuto e mi cadranno i denti. La gente noterà le mie nuove abitudini alimentari e comincerà a credere che sia uno zombie obiettore di coscienza!»

Aramis prese il piatto e si sedette sulla sedia di fronte alla sua.

Era armato di forchetta.

Urgh.

«Questa scena non è già stata fatta da qualcun altro?» chiese Liz voltando la testa lontano dal piatto.

«Coniglietto, guardami. Adesso sei meno umana di quanto tu non sia mai stata, quindi il tuo stomaco si comporta di conseguenza.»

 Liz sapeva che i suoi erano solo capricci. Sapeva che non era colpa di Aramis se il suo organismo aveva deciso all’improvviso di giocare all’allegro carnivoro.

Tuttavia c’era una piccola parte nascosta dentro di lei che di fronte a quell’ennesimo cambiamento della sua persona aveva tirato il freno a mano esclamando un categorico “No!”.

Forse era lo stress.

O forse le mancavano i borbottii di Alex e aveva un bisogno viscerale di far in modo che qualcuno accanto a lei sollevasse gli occhi al cielo.

Che dire, davvero molto maturo da parte sua!

Azzardando un’occhiata in direzione di Aramis, si accorse che aveva messo da parte il piatto e la stava osservando con un’espressione indecifrabile.

Senza dire una parola, si alzò e uscì dalla stanza.

Liz rimase a fissare perplessa la porta.

Dopo un paio di minuti, giusto quando stava cominciando a chiedersi se per caso non lo avesse offeso, entrò Rei.

Sedendosi nel posto lasciato libero da Aramis, inclinò la testa.

«Voglio sapere per quale motivo sei legata ad una sedia?»

«È ora di cena.»

«Capisco.»

«Lui dov’è andato?»

«Non ne ho idea. Mi ha solo detto che avevi bisogno di vedermi.»

Un velo di imbarazzo scese sulla stanza e all’improvviso Liz si sentì enormemente stupida.

«Ehm, potresti…?» chiese accennando con la testa alle corde.

«Oh, sì, certo.»

Una volta slegata, Liz rimase comunque seduta.

«Ti spiacerebbe dare di nuovo un’occhiata alla mia anima?»

«Sei ancora un essere umano, Liz. Solo con qualche caratteristica in più.»

«No, non è quello. Potresti controllare se per caso ha cambiato colore o qualcosa del genere? Voglio dire, non vorrei che fosse più scura. Oddio aspetta, fermo. Non so se voglio saperlo: se mi dici che è effettivamente più scura, non sarebbe come una profezia che si auto avvera? So che dovrei essere più cattiva quindi mi comporto automaticamente peggio perché mi aspetto di avere quel tipo di cambiamento e così mi sento anche giustificata, mentre invece se non l’avessi saputo non avrei creduto di dovermi comportare così e quindi sarei stata più buona. Una sorta di effetto placebo metafisico, insomma. Però se non me lo dici ed è effettivamente così non posso neanche prendere i giusti provvedimenti perché non ne sono a conoscenza e quindi…»

Rei aspettò pazientemente che finisse di blaterare.

«Liz, quante cose ti sono successe?»

«Sì, lo so che tutti quanti ne abbiamo viste tante e…»

«No, io sto parlando di te. Elencami tutte le cose che ti sono accadute da quando tutta questa storia è cominciata.»

Liz si appoggiò allo schienale della sedia, guardando in alto e richiamando alla memoria gli avvenimenti degli ultimi mesi.

«Beh, innanzitutto da un giorno all’altro Alex è scomparsa senza dirmi niente. Poi qualche settimana dopo sono stata rapita e portata nell’Hueco Mundo per essere usata come mezzo di persuasione dal Super Cattivo, che voleva che Alex liberasse Aramis. Poi siamo riusciti a scappare, ma siamo dovuti rimanere nascosti per un sacco di tempo. Ho scoperto di avere dei poteri, e adesso non sono neanche più completamente umana. Alex è in coma. Non vedo la mia famiglia da un sacco di tempo.»

«E hai paura di stare diventando malvagia perché, dopo tutto quello che ti è successo, la tua mente ha deciso di puntare i piedi di fronte all’ennesimo aspetto di te che è stato cambiato senza il tuo consenso?»

«Ma è una cosa stupida per cui prendersela. Cosa c’è o non c’è nel mio piatto dovrebbe essere l’ultimo dei miei problemi. Sono una bambina viziata.»

«Se ti dicessi che per salvare la vita di Alex dovresti mangiare carne cruda per tutto il resto dei tuoi giorni, lo faresti?»

Liz rimase in silenzio per un momento. Poi, quasi di controvoglia, disse: «Sì.»

«Perché allora Aramis ha bisogno di inseguirti con una forchetta e legarti ad una sedia?»

Liz abbassò la testa, arrossendo.

«Perché una parte di me vuole esasperarlo.»

«Perché?»

Liz avrebbe voluto sparire sotto al pavimento.

«Non lo so» mormorò mortificata.

Rei sospirò. «Liz, ti assicuro che ad Aramis non può fare che bene essere esasperato un po’ da te. Da quello che mi avete detto, è un Hollow che ha passato la sua esistenza a farsi viziare dagli altri e a vivere solo per se stesso. Prendersi cura di qualcun altro sarà un’esperienza nuova e formativa per lui.»

Liz risollevò la testa, solo parzialmente convinta.

«Allora perché se n’è andato, adesso?»

«Tu lo conosci meglio di me. Cosa ne pensi?»

Liz sospirò. «Starà escogitando un qualche piano malefico per farmi mangiare.»

«Hai fame?»

Lo stomaco di Liz brontolò in risposta.

«C’è davvero bisogno di questo piano malefico?»

Liz sospirò e prese il piatto.

«Sei più infido di quanto non sembri a prima vista» commentò dopo aver masticato meticolosamente la prima forchettata.

Tutto sommato, il gusto non era poi così male.

Okay, a chi voleva darla a bere? Era squisita.

Accidenti a lei.

Rei scrollò le spalle. «Ho i miei momenti.»

«L’aura di Aramis è davvero così terribile?» gli chiese a bruciapelo.

«È un Hollow» si limitò a risponderle, chiaramente non contento della piega che aveva preso la discussione.

«E?»

«E ciò che fanno per sopravvivere, volenti o nolenti, gli resta addosso. Se tu avessi due amici, di cui uno ti raccontasse storie divertenti, mentre l’altro storie dell’orrore, di chi preferiresti la compagnia?»

«Di tutti e due. Basterebbe che quello patito dell’horror non parlasse a sproposito.»

«Ma Aramis non è mio amico.»

Buongiorno, Capitan Ovvio.

«Tu gli stai simpatico.»

«Quale onore.»

Liz lo fissò in silenzio, masticando lentamente.

«Lo sai che non ci sta ascoltando, vero? Non rischi di montargli la testa con elogi inattesi o fornirgli munizioni con dettagli imbarazzanti.»

«Non c’è niente da dire.»

Va bene, va bene. Messaggio ricevuto.

Quel ragazzo era testardo come Alex.

Non che la cosa le dispiacesse.

«Okay, cambiamo discorso. Qual è il tuo piatto preferito?»

Parlare con Rei non era difficile. Al contrario di un certo qualcuno, era franco e diretto, nonché estremamente flemmatico.

Liz non se ne era resa conto per un po’, probabilmente per via delle circostanze burrascose del loro primo incontro, ma Rei era una persona estremamente rilassante da avere attorno.

Ascoltava pazientemente tutte le sue chiacchiere, e, anche se Liz sapeva benissimo che spesso non comprendeva neanche la metà di ciò che diceva, era perfettamente in grado di tagliare dritto al nocciolo della questione senza lasciarsi distrarre da tutte le parentesi aperte e mai chiuse, i discorsi accessori e le sidequest narrative in cui lei spesso e volentieri si lanciava quando si inoltrava in un discorso.

Non parlava per enigmi e, quando poteva, rispondeva alle domande in modo chiaro e preciso.

Aveva anche un tranquillo senso dell’umorismo che non si esprimeva in risate spontanee o smorfie di scherno, ma piuttosto con uno sguardo divertito o una frase pronunciata in tono assolutamente normale ma che inserita nel contesto risultava evidente che fosse una battuta.

Infine (e Liz non aveva la minima idea del perché quel particolare l’avesse colpita così tanto) pur essendo alto più o meno come Aramis, Rei aveva le spalle più larghe.

Liz si diede uno schiaffo mentale.

Accidenti, dov’era Alex a farle da bussola morale quando serviva?

Perché in sua assenza Liz diventava sempre più scema??

Datti una mossa a svegliarti, ti prego!

 
**

«Quante volte ti ho già intimato di abbassare quel cappuccio, Loa? Detesto non poter vedere il volto di colui con cui sto parlando.»

«Prova a farlo ancora una volta, magari è quella buona.»

Dania recise con delicatezza uno stelo secco dalla pianta di rose che stava potando.

Il suo giardino personale era zona proibita per chiunque, con l’unica eccezione di Loa, e anche nel suo caso solo ed esclusivamente per questioni importanti.

Non che Loa si attenesse anche solo in maniera vaga a quella regola, dato che la sua definizione di “importante” nel corso degli anni era arrivata a comprendere fatti come “è sparito il mio gatto a nove code preferito”, “quale potrebbe essere il lucido più adatto per la mia falce” e “mi stavo annoiando”.

«Hai avuto contatti con S nell’ultimo periodo» affermò il suo secondo incrociando le braccia.

«Se l’hai compreso solo adesso mi costringi a riformulare la mia opinione sulla tua intelligenza.»

«In quel caso non sarei l’unico a brillare nel firmamento della stupidità. Gli anni ti hanno ammorbidita.»

Dania sorrise, accarezzando col dorso di un dito i petali di una rosa gialla.

«Io sono perfettamente a conoscenza dell’importanza dei nostri ospiti, ma cos’è stato a fermare la tua mano, Loa? Per caso la palese somiglianza dello Shinigami con la nostra S ti ha fatto esitare?»

«Speravo che l’avresti torturato per ottenere informazioni, non che avresti permesso a lui e i suoi amici di trasferirsi qui come se fossero in villeggiatura.»

«L’idea ha sfiorato la mia mente, lo ammetto. Tuttavia se c’è una cosa che il vivere così a lungo mi ha insegnato, è che la fretta è la peggior nemica quando si vogliono ottenere dei risultati. Sapevo che c’era una ragione precisa per cui S mi aveva posta sul cammino di Grimmjow, perciò sono stata paziente e ho aspettato che il destino facesse il suo corso. Il giorno in cui sono arrivati a salvarlo ho capito che S non avrebbe sacrificato una persona a lei cara come Rei semplicemente per donarmi dei nuovi giocattoli con cui passare il tempo, perciò ho deciso di aspettare ancora una volta. Ora il mistero si è risolto.»

Loa spostò il peso da un piede all’altro, chiaramente spazientito ma cercando di non darlo a vedere.

Dania ricordava un tempo, prima che il loro destino cominciasse a gravare così pesantemente sulle loro spalle, in cui Loa non avrebbe avuto alcuna remora a dimostrarle a chiare lettere il suo dispiacere. Negli ultimi anni tuttavia aveva imparato ad essere più cauto.

Dania si era distaccata troppo a lungo dalle proprie emozioni per sapere se la questione le facesse piacere oppure no.

«Quindi?» la spronò Loa.

«Quindi S ci ha fatto un enorme dono. Finalmente siamo in possesso della chiave per porre fine alla maledizione.»
**

Se si escludeva il riprendere i sensi in una bara di vetro senza uno straccio di privacy con sette nani imbecilli intenti a fissarla mentre si decomponeva, non c’erano poi così tanti scenari disponibili per una ragazza al risveglio da un lungo coma incantato.

Il buonsenso avrebbe suggerito la possibilità di ritrovare i propri amici pronti a far festa al suo capezzale, o la propria anima gemella intenta a festeggiare il lieto evento con una sacrosanta e meritatissima limonata.

Senza limoni.

Aaaaah, l’inguaribile ottimismo di un’imbecille.

No, ovviamente il buonsenso non era abbastanza importante per giustificare l’occupazione di spazio nella vita di Alex, perciò il suo destino aveva provveduto da tempo a sbarazzarsene in modo da lasciare il campo libero per elementi ben più importanti.  

Come la totale mancanza di senso logico in ciò che i suoi occhi stavano al momento registrando.

Cercando in tutti i modi di esprimere con parole umane il senso di sconcerto che la stava attanagliando, Alex aprì la bocca. Poi la chiuse.

Poi la aprì di nuovo.

Poi la richiuse.

«Credimi, so perfettamente come ti senti.»

Alex si voltò verso Rei, che aveva l’aria di un martire gettato da più di tre giorni nella gabbia dei leoni.

Leoni affamati.

«Si sono rimpiccioliti.»

«Già.»

«Sono bambini.»

«Ah-ah.»

«Che diavolo…? Anzi, no. Assolutamente no. Non voglio neanche saperlo. Io me ne torno in coma. Ci vediamo tra quindici anni o vent’anni, quando saranno di nuovo tutti nell’età della ragione.»

«Non puoi.»

«Non posso?»

«No.»

«Dannazione.»

La cosa bella di Rei era che non faceva troppe domande.

Nessun “allora, cosa hai visto?” o “sei ancora te stessa, lì dentro?” o, peggio ancora: “devo chiamarti Aliko o Meilex?”.

Ecco, quest’ultima era esattamente il tipo di cazzata che Aramis avrebbe sparato in un’occasione simile e di cui Alex non aveva assolutamente bisogno.

Fortuna che il diretto interessato fosse troppo impegnato ad avere quattro anni e correre avanti e indietro inseguito da Grimmjow per prestarle attenzione.

Perciò Alex si mise a fare stretching per terra, assicurandosi che i suoi poveri muscoli non fossero rimasti atrofizzati, mentre Rei la aggiornava brevemente sugli avvenimenti dell’ultima settimana.

A quanto pareva, mentre Alex era impegnata nel suo sonnellino di bellezza aveva continuato allegramente a succhiare via energia prima a Liz, e poi agli altri due, provocando simpatici effetti collaterali come improvvise tendenze carnivore, dolori atroci ed infine un trattamento ringiovanente fin troppo radicale.

A detta di Rei la cosa era sicuramente temporanea, ma era difficile capire se la sua fosse una certezza o piuttosto una disperata speranza, contando come per tutto il tempo Aramis aveva continuato a cercare di scalarlo come una montagna.

Curiosamente, nessuno dei tre marmocchi aveva manifestato particolare stupore nel vederla sveglia. Anzi, per essersi ritrovati improvvisamente alti come un comodino erano stranamente poco preoccupati.

Liz zampettava in giro per la stanza facendo il giro giro tondo da sola, andando a sbattere alternativamente contro persone e mobilio, Aramis aveva trovato dentro di sé l’anima dell’alpinista e Grimmjow sembrava semplicemente posseduto dal demonio.

Inutile dire che tutti e tre indossavano lo stesso vestito del giorno in cui erano stati messi al mondo, ovvero nessuno.

Pazienza per i due Arrancar, che già normalmente sembravano adottare l’uso di norme di buon senso comune come i vestiti solo ed esclusivamente per assecondare le assurde richieste di decenza del resto del mondo civilizzato, ma Liz non avrebbe dovuto essere particolarmente restia al pensiero di mettersi qualcosa addosso.

Rei afferrò Aramis e lo rimise per la trecentesima volta a terra. «Purtroppo qui non ci sono vestiti per bambini. Ho provato a mettere a Liz la sua maglietta, ma era troppo grande e continuava a farla inciampare.»

«Ho solo paura che le venga freddo.»

Un boato terrificante di distruzione si levò alle sue spalle.

Aramis e Liz si misero entrambi a saltellare esultando.

Rei non batté ciglio, limitandosi a sospirare.

Alex non si voltò nemmeno.

«Grimmjow ha rovesciato il letto, vero?»

«Già.»

Fu una giornata molto lunga.

 Alex si era aspettata di svegliarsi e, dopo aver rassicurato Liz, fare un discorso serio ed adulto sia con Aramis che con Grimmjow, magari con qualche recriminazione e sfuriata nel mezzo. Invece si era ritrovata a fare loro da babysitter.

Il che in effetti non era poi così diverso dalle loro normali dinamiche interpersonali, ma fare un discorso serio con qualcuno dalla mentalità prescolare non era la stessa cosa che affrontarlo effettivamente con un bambino di quattro anni.

Per un istante le era passato per la testa che magari un Grimmjow così piccolo sarebbe stato più propenso a rispondere alle sue domande, ma purtroppo la piccola peste aveva la capacità di concentrazione di un criceto sotto acidi.

Se non era impegnato a distruggere qualcosa, stava cercando di picchiare Aramis.

Se non stava cercando di picchiare Aramis, stava evitando Liz come se avesse la peste suina.

Se non era impegnato a fare tutte queste cose, allora stava tendendo un agguato ad Alex, che aveva perso il conto di tutte le cose che le aveva già tirato addosso, tra cuscini, pezzi di legno e imbottitura del materasso ormai passato a miglior vita.

 Grimmjow le tirava i capelli, le atterrava addosso dopo essere saltato giù dai mobili che ancora non aveva rovesciato, saltava fuori da tutti gli anfratti per morderle le caviglie e soprattutto ringhiava contro chiunque le si avvicinasse.

L’unica cosa che non faceva era parlare, perché a quanto pareva era troppo mainstream per lui.

Aramis invece parlava eccome, peccato che non avesse nulla di interessante da dire.

Lui e Liz erano per lo più impegnati in un affascinante gioco di ruolo in cui lei era un coraggioso cavaliere, lui un drago cattivo e Rei la principessa da salvare.

Più tardi nel pomeriggio un fracasso di vetri rotti la richiamò in bagno, dove, raccogliendo i frammenti da terra per evitare che qualcuno li pestasse, o peggio ancora li usasse come arma, ebbe la prima occasione di vedersi riflessa.

Uno specchio incrinato e senza pezzi non era la superficie migliore per osservarsi scrupolosamente (senza contare che Alex aveva il forte sospetto di aver sviluppato una leggera fobia nei confronti di qualsiasi superficie riflettente), ma non c’era esattamente bisogno di un microscopio per capire cosa ci fosse di diverso in lei.

Togliendosi la maglia, esaminò il suo foro hollow posto sulla bocca dello stomaco.

Le due escrescenze ossee a forma di X erano sempre al loro posto, ma da una delle due adesso si era estesa in una sottile linea d’osso che passava a zigzag direttamente sopra al seno, risaliva su per il collo e andava a mostrarsi in tutta la sua gloria nientemeno che in faccia, attraversando la guancia, costeggiando l’occhio e terminando infine sulla tempia.

Come tocco finale, da quest’ultima partiva una ciocca di capelli bianchi.  

Oh, perfetto.

Semplicemente splendido.

L’alba degli Orrori Viventi.

Miss Hollow dei poveri.

In fondo, perché no?

Aveva passato una settimana in coma per ricordare il proprio passato, perché non guadagnarci anche una strisciata di bianchetto in testa, una di osso dritta in faccia e già che c’era pure un capezzolo in meno?

Fanculo alla simmetria, che se ne faceva una ragazza di una faccia normale e soprattutto di due erogatori di latte a richiesta?

Tanto non avrebbe mai dato il proprio contributo genetico per rimpolpare la nuova generazione.

No, un attimo. Fermi tutti.

Quello era solo il suo corpo spirituale.

Quello fisico era ancora a casa, ed era in tutto e per tutto normale.

Grazie al cielo e alle nuvolette bianche tutte!

Accasciandosi a terra per il sollievo, Alex si rimise la maglia.

Perché cavolo il suo pensiero era andato direttamente alla maternità, poi?

Brrrr.

E, a proposito di bambini…

«Piantala di cercare di mangiarmi!» sbottò Alex scocciata cercando di sottrarre il braccio dalle grinfie di Grimmjow, ma lui lo trattenne con insistenza, mettendosi addirittura a ringhiare.

«Sai cosa? Spero davvero che quando sarai tornato grande ti ricorderai di tutto questo. Così non potrai negare nulla quando scoppierò a riderti in faccia.»

Grimmjow ringhiò un’altra volta, e un’idea maligna si fece strada nella testa di Alex.

Sicuramente non… no dai, non poteva farlo.

Eppure…

Lentamente, senza distogliere lo sguardo, Alex afferrò un asciugamano e tirò fino ad averne strappato una striscia, che poi fece dondolare con aria invitante davanti alla faccia di Grimmjow.

Dire che la guardò malissimo sarebbe stato un eufemismo.

«No?» gli chiese agitandola ancora un po’ per buona misura.

Evidentemente no.

Peccato.

«Non sei affatto divertente.»

Il giorno seguente l’invasione degli organismi ultrabassi non era ancora terminata.

Proprio ciò di cui Alex aveva bisogno, come se non avesse avuto già così tante gatte da pelare da poter fabbricare una pelliccia per tutta la banda e avanzarne ancora.

Se non altro così i gagni avrebbero avuto qualcosa di decente da mettersi addosso, contando che al momento si erano adattati usando le federe dei cuscini.

Aveva delle questioni di cui discutere con mezzo mondo. Peccato che la metà di questo mondo al momento fosse a malapena grande abbastanza da non dover indossare un pannolino.

Liz doveva ancora spiegarle in cosa consistesse il patto che aveva stretto con Dania; peccato che, essendo la più debole dei tre, probabilmente sarebbe stata l’ultima a tornare adulta.

Per quanto riguardava Aramis, il discorso era più complicato. Arrabbiarsi con lui per averle nascosto delle informazioni sarebbe stato come prendersela col Sole perché era troppo giallo, ma Alex avrebbe comunque preferito che non si fosse “dimenticato” di accennare a qualche piccolo inutile dettaglio come, chessò, IL MOTIVO PER CUI SI ERA SACRIFICATA PER LUI.

Sarebbe bastato un semplicissimo: “Ehi, so che ti stai chiedendo perché  Aizen abbia messo su tutto questo teatrino per liberarmi dal sigillo, quindi magari invece che fare finta di esserne all’oscuro come un babbeo sarebbe meglio che ti dicessi fin da subito che quando mi ha fatto diventare un Arrancar mi ha impiantato la telepatia sperando che non impazzissi come gli altri suoi esperimenti e che la sviluppassi aumentando i miei poteri in modo tale da aiutarlo nel suo piano malvagio. Perché gli serve un telepate abile nell’ipnosi? Beh, diciamo che l’unica persona al mondo che possiede la chiave per ottenere ciò che serve ad Aizen, che è anche la stessa a cui Urahara fa la guardia nel mondo umano per conto degli Shinigami, in realtà ha queste informazioni inserite nella parte più profonda del suo subconscio, quindi sarebbe impossibile convincerla a condividerle anche con la tortura. Non so chi sia questa persona, ma comunque ci vuole per forza uno come me. Ecco qua, questo è il motivo per cui tu mi hai sigillato.”

Sarebbe stato davvero tanto difficile?    

Inutile quindi dire che Aramis, essendo il codardo che era, probabilmente se la stava prendendo comoda apposta.

Avere quattro anni per lui significava evitare discorsi scomodi, comportarsi da immaturo senza alcuna conseguenza e soprattutto giustificare tutto quanto in futuro con una conveniente amnesia o sostenendo di non essere stato consapevole delle proprie azioni.

Il che lasciava Grimmjow.

Urgh.

A dirla proprio tutta, la cosa più frustrante di quella storia non era il fatto di essersi ricordata del loro passato come nemici. Sì insomma, ma va?

Non che la cosa la rendesse esattamente felice e soddisfatta, soprattutto per quanto riguardava la distruzione della colonia. Ah già, e la sua morte.

Certo, non era stato lui ad ucciderla, ma se lui e tutta la sua banda di Arrancar mafiosi si fossero fatti gli affari loro invece che portare guerra a casa sua dubitava fortemente che si sarebbe sentita offesa.

In ogni caso, ciò che la rendeva di pessimo umore non era l’essersi riappropriata di quei ricordi, quanto il fatto che al momento stessero occupando una parte così sostanziosa dei suoi pensieri.

Come già accennato prima, aveva una marea di problemi a cui pensare, tra cui cosette non esattamente insignificanti quali “come salvarci la pellaccia prima da Dania e poi da Aizen”. Quindi perché cacchio e stracacchio continuavano a venirle in testa strategie su come cercare di evitare che il loro rapporto naufragasse in mezzo da un mare di recriminazioni?

Perché le si stava formando nel cervello una lista dei compromessi che entrambi avrebbero dovuto accettare per assicurarsi che il loro potesse essere un rapporto a lungo termine anche una volta finito lo stato di emergenza?

Perché aveva una voglia matta di trascinarlo in uno spiazzo deserto e sfidarlo ad un duello all’ultimo sangue?

E perché invece che con la sua morte, come la definizione “all’ultimo sangue” avrebbe suggerito, la sua fantasia si concludeva con lo sbatterlo a terra e marchiarlo a sangue con un morso?

WTF?

Aveva bisogno di una vacanza.

Da sola.

Su un’isola deserta.

Invece doveva accontentarsi di restarsene seduta per terra ad una certa distanza dalle mura esterne osservando la versione formato tascabile di un Arrancar che inseguiva una lepre cornuta con le parole “stasera sei la mia cena” chiaramente scritte in stampatello sulla fronte.

Ce n’erano già un paio sbranate ai piedi di Alex, che non riusciva a capire se si trattassero di un regalo o una minaccia.

Liz aveva finalmente smesso di piangere per gli “animetti motti” e li stava pungolando con un bastoncino, mentre Aramis dormiva beatamente sopra una roccia.

Rei stava facendo a Liz una lezione di anatomia usando come riferimento le interiora dei conigli morti.

Sul serio, poteva tornarsene in coma ancora un pochino?


**

Rina non era poi così piccola. Non aveva paura del buio, mangiava a bocca chiusa (quando se lo ricordava) e soprattutto capiva quando una persona era cattiva.

A volte era difficile.

Tipo Grimmjow a volte era bravo e a volte era cattivo.

Quando picchiava i mostri era bravo.

Quando faceva arrabbiare Alex era cattivo.

Anche Alex a volte era cattiva, ma solo quando sgridava Rina.

Rei era bravo, Liz era brava ma strana e Aramis era cattivo, anche se a volte era bravo anche lui. Ma solo con Liz.

Il tizio che Rina stava seguendo da un bel po’ quella notte era di sicuro cattivo.

Era vestito come la carta della morte che la strega con i capelli rossi e blu le aveva fatto vedere e le faceva venire i brividi.

Ogni tanto si fermava e si girava indietro, allora Rina si nascondeva dietro un albero o una casa.

Lui allora si girava di nuovo per andare avanti e allora inciampava, oppure gli cadeva una tegola in testa, oppure non vedeva un tombino aperto e ci cadeva dentro.

Aveva tutta una scia di gatti neri che lo seguivano miagolandogli attorno, e ogni volta che passava troppo vicino ad un vetro quello si rompeva.

Era meglio che guardare i cartoni animati.

«Non dovresti seguire quel cattivone, zuccherino», bisbigliò all’improvviso una voce di fianco a lei. «Nel caso non l’avessi capito porta molta sfiga.»

Che razza di spavento!

S le tappò la bocca con una mano per non farla gridare.

«Shhhhh!»

«Chi è quello?» chiese Rina appena S la lasciò andare.

Insieme si sporsero a guardarlo da dietro un albero.

«Una seccatura, ecco cosa. Però è divertente. Sta a guardare.»

Tirò fuori un foglietto rosa da una tasca e una penna.

Rina sapeva leggere un pochino, e per fortuna c’era la luce del lampione e S scriveva grande e in stampatello.

‘LOA SCEMO. KISS KISS.’

Dopo aver riempito il foglio di cuoricini, S lo piegò a forma di aeroplanino e lo lanciò in aria.

Lui volò in cerchio in paio di volte e poi atterrò ai piedi del tizio.

Lui lo aprì, lo lesse, e immediatamente da una finestra sopra di lui qualcuno rovesciò sul suo mantello nero un barattolo di vernice rosa.

Ridacchiando come una bambina S scappò via e Rina la seguì, perché lui si era arrabbiato e lei non voleva certo rimanere lì intorno.

«Perché gli succedono cose brutte?» chiese Rina dopo un po’.

«Perché il suo nome è stato maledetto e gli porta sfiga. Dove abita di solito non succede, però la sfortuna si accumula ogni volta che viene chiamato per nome, perciò quando arriva in questo mondo gli si scarica tutta addosso. Però meglio non chiamarlo troppo, o farà effetto anche su di te.»

«Perché è stato maledetto? E da chi?»

«Perché sì. Da una persona molto tempo fa.»

Rina odiava quando la gente le rispondeva “perché sì”.

«Anche il tuo nome è maledetto? Per questo ti chiami solo “S”?»

S si fermò e Rina le andò a sbattere contro.

«Sei stranamente sveglia, zuccherino. Che ci fai sempre attorno alla gente ritardata che bazzica in quel negozio?»   

Rina le fece la lingua. «Non trattare male i miei amici, strega!»

«Oh beh, immagino che ognuno abbia gli amici che si merita. Adesso però basta parlare di gente scema. Ho bisogno che tu mi faccia un favore…»
 
 

 
 
Angolo culinario

 
 
Aramis: «Ti va di venire a cena da me?»

Rei: «No.»

Aramis: «Cucino molto bene. Con ingredienti di prima qualità e assolutamente di origine non sospetta. Solo, non guardare nel mio frigorifero.»

Rei: «Non voglio venire a cena da te. E smettila di annusarmi.»

Aramis: «Non posso farne a meno. Il mio lavoro mi obbliga ad occuparmi della tua salute mentale, ad aiutarti nella tua ricerca del colpevole e occasionalmente a chiedermi con quale condimento risalterebbe di più il tuo aroma.»

Rei: «Cosa?»

Aramis: «Cosa?»

Rei: «Non ho bisogno di uno psichiatra.»

Aramis: «Indossi gli occhiali perché non ti piace il contatto visivo, vero?»

Rei: «O magari perché sono affetto da un patologico abbassamento della vista?»

Aramis: «Sei un personaggio inventato, mangusta. Se hai gli occhiali è perché sei un nerd, sei il secchione saccente del gruppo oppure devi nascondere un superpotere. O in alternativa sei Harry Potter. Fai attenzione, qualcuno potrebbe cogliere quegli occhiali e la tua riluttanza verso il contatto visivo come una… sfida.»

Rei: «Potresti ripetermi per quale motivo la polizia si fida così tanto di te?»

Aramis: «Di sicuro non perché sono un sociopatico che ha impiegato anni e anni di duro lavoro nello studiare la natura umana al fine di imitare alla perfezione ogni tipo di emozione e comportamento in modo da apparire a tutti come un affabile e affidabile membro della società malgrado in realtà io sia un pozzo senza fondo privo di qualsivoglia empatia che tormenta il suo prossimo per appagare una semplice ed egoistica curiosità personale. No, deve essere la mia meravigliosa cucina. Vuoi un po’ di fegato? Dovresti mangiare regolarmente per combattere le allucinazioni.»

Rei: «Non soffro di allucinazioni.»

Aramis: «Per ora. Ti piacciono i cervi?»

Rei: «Perché devo ricevere proprio il tuo aiuto per questa caccia al serial killer?»

Aramis: «Perché io, in quanto assolutamente non il serial killer che stai cercando, posso sostenerti mentalmente in questa sfiancante ricerca di questo criminale che non sono io. E posso darti da mangiare ogni volta che tornerai a casa stanco e affamato dopo aver visitato una nuova scena del delitto in cui mancano degli organi. Tipo il fegato.»

Rei: «Credo di essere appena diventato vegetariano. E di aver risolto il caso.»

Aramis: «Hai ragione, ecco là il nostro assassino!»

Grimmjow: «VENITE A PRENDERMI POLIZIOTTI IMBECILLI SONO IO IL CRIMINALE CHE STATE CERCANDO E NON SONO ASSOLUTAMENTE STATO MANIPOLATO E SFRUTTATO DA QUELLO STRIZZACERVELLI INQUIETANTE FIGLIO DI UNA CAGNA PER COPRIRE LE SUE TRACCE!»

Liz: «Evvai, stasera maratona di Emma e Hook!»

Alex: «Un’altra schiacciante vittoria per il dipartimento di polizia.»

Aramis: «La tua abilità nel braccare i criminali è strabiliante. Meriti un invito a cena.»

Rei: «…»

Liz: «Bella lì!»

 

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Capitolo 48
*** Notte prima dei casini ***



Alex: «Ahia. Che male.»
 
Aramis: “In alto c’è un buco lontanissimo. Pensi di essere sopravvissuta per miracolo. Ringrazi la tua buona stella per il letto di fiori che ha attutito l’atterraggio. Pensi che solo una cretina sarebbe caduta in un buco così evidente.
 
Alex: «Perfetto. Un narratore. Ne sentivo la mancanza. Cosa sei, la mia coscienza?»
 
Aramis: “Pensi che sia una domanda stupida da fare a te stessa. Ovviamente non c’è alcun motivo di credere che la narrazione possa essere fatta da un’entità esterna alla protagonista. Sei atterrata su un normalissimo praticello. Nessuna tomba in vista. Quindi è tutto a posto.”
 
Alex: «Certo. Bene, come si esce da questo posto infernale?»
 
Grimmjow: «Posso aiutarti io!»
 
Alex: «Un fiore che parla. Perché no.»
 
Grimmjow: «Basta farti colpire da uno dei miei proiettili dell’amicizia e tornerai all’altro mondo in un attimo!»
 
Alex: «Volevi dire “al tuo mondo”.»
 
Grimmjow: «Lo so cos’ho detto.»
 
Aramis: “Ritieni che i suoi proiettili dell’amicizia siano stranamente a forma di Bala e che le sue intenzioni siano lievemente sospette. Per di più ha una faccia da idiota.
 
Alex: «Forse prima preferisco esplorare un po’. Questi calcinacci scomposti pieni di sterpaglie sembrano affascinanti.»
 
Grimmjow: «Ti assicuro che la mia amicizia… Fanculo, posso passare direttamente alla parte in cui smetto di recitare e cerco di ammazzarti?»
 
Alex: «Pensavo ci fossimo già.»
 
Rei: «Non così in fretta. Sparisci, malvagia creatura.»
 
Grimmjow: «Maledetti Shinigami!»
 
Rei: «Sono un mostro capra. Femmina.»
 
Grimmjow: «Vai a farti mungere allora!»
 
Aramis: “Il fiore si allontana con il dito medio alzato. Osservi la tua salvatrice mentre cura le tue ferite con la magia. Pensi che sia piuttosto sexy.”
 
Alex: «No che non lo penso.»
 
Rei: «C’è qualcosa che non va?»
 
Alex: «Hai qualche esperienza in esorcismo?»
 
 
 
*Inserire scusa qui per il prolungato silenzio* No, non sono morta. Yeeeee! Sì, finirò la storia. La finirò in due capitoli, più forse uno di epilogo. Yeee? Non so quanto ci metterò, ma state certi che lo farò. Detto questo, Bleach non mi appartiene. Undertale non mi appartiene (mannaggia…). La vergogna di farmi viva dopo quasi un anno purtroppo mi appartiene. Spero che questo capitolo valga l’attesa di chi ha avuto l’enorme pazienza di aspettarne l’uscita. Avvertenza speciale: questo capitolo contiene massicce dosi di licenze poetiche sulla dinamica del mondo di Bleach. E di sentimenti. I may regret something.
 
 
 
Capitolo 48:  Notte prima dei casini.
 
 
Gli Hollow erano dei buzzurri rissosi disperatamente vogliosi di prendersi a cornate a vicenda per dimostrare di essere i più forti.
 
Questa considerazione, oltre ad appartenere alla categoria delle ovvietà insieme a frasi come “la pioggia è bagnata” e “il fuoco brucia”, rappresentava anche tutto ciò che ultimamente c’era di sbagliato nella vita di Alex.
 
Lei era umana. Quasi. All’incirca.
 
Più o meno.
 
No, no, lei era umana, punto!
 
Era nata umana, da genitori umani, con antenati umani.
 
A prescindere dal suo aspetto attuale e dai recenti avvenimenti,  Meiko e ciò che la riguardava erano sempre sul sedile posteriore, mentre Alex era allegramente al volante. Questo non significava che di tanto in tanto la testa di Meiko non facesse capolino di fianco al sedile del conducente, mettendo una mano sul volante e tentando di schiacciare l’acceleratore.
 
Alex in ogni caso faceva del suo meglio per arginare certi atteggiamenti, soprattutto di fronte a Liz.
 
Okay, va bene, praticamente solo di fronte a Liz.
 
Quest’ultima l’aveva sottoposta ad un lungo ed approfondito terzo grado per essere assolutamente certa che neanche il più piccolo dettaglio della loro amicizia fosse stato compromesso dai suoi nuovi ricordi.
 
Soddisfatta dal risultato, le aveva concesso il suo bollino d’approvazione e aveva impiegato le successive due ore a chiederle aneddoti imbarazzanti sul passato di Aramis.
 
Alex di contro ne aveva approfittato per interrogarla sulla sua promessa a Dania.
 
La risposta… non era esattamente ciò che si era aspettata.
 
«Mi ha detto che mi avrebbe dato un’ampolla vuota e che io avrei dovuto ridargliela dopo averci cantato dentro. Mi ha detto che qualsiasi cosa sarebbe andata bene, quindi sono indecisa tra “Tu Scendi Dalle Stelle” e “Un Uomo Sarai”.»
 
Aramis invece era diventato uccel di bosco.
 
Per i primi due giorni dal momento in cui era tornato adulto, si era totalmente rifiutato di parlarle. O anche solo di restare nella stessa stanza con lei per più di cinque minuti.
 
Dopo un’intera esistenza dedicata solo ed unicamente al cazzeggio, improvvisamente era impegnatissimo.
 
Sì, insomma, stava facendo i capricci.
 
Alex aveva provato ad essere paziente.
 
-
 
Slam!
 
Stomp stomp stomp stomp stomp.
 
Bam bam bam!
 
«Questa storia sta diventando ridicola, apri subito questa porta!»
 
«L’utente da lei richiesto non è al momento raggiungibile, la preghiamo di riprovare più tardi.»
 
«Aramis!»
 
«‘Aramis?’ Mai sentito nominare.»
 
«Non puoi evitarmi per sempre. Prima o poi dovrai parlarmi guardandomi in faccia come una persona adulta!»
 
«Non c’è nessun ‘Aramis’ qui dentro. Non c’è nessuna persona adulta qui dentro. Non c’è nessuno qui dentro.»
 
«Argh!»
 
Bam!
 
Stomp stomp stomp stomp stomp.
 
Slam!
 

 
«Lo sa che potrebbe semplicemente buttare giù quella porta, vero?»
 
«Beh sì, se volesse farlo scappare dalla finestra.»
 
-
 
Era così scattato il piano B, ovvero l’alleanza con Liz. Un colpo basso, certo, ma non le aveva lasciato altra scelta.
 
Due ore.
 
Due miserrime ore era il tempo che ci era voluto a Liz per rigirarselo a piacimento tra le mani e riportarlo a più miti consigli.
 
Come?
 
COME???
 
Anzi. No.
 
Non voleva sapere come.
 
Il conseguente confronto tra Alex e Aramis era stato… interessante.
 
-
 
«Non pensare che mi sia dimenticata di ciò che mi hai fatto passare nel deserto.»
 
«Forse ero ancora un po’ offeso per la questione del sigillo e dell’abbandono.»
 
«Forse l’ho fatto per il tuo bene.»
 
«Forse non te l’ho mai chiesto.»
 
«Forse non avevo bisogno del tuo permesso.»
 
«Forse non sei mia madre.»
 
«Forse non dovresti comportarti da bambino allora.»
 
«Forse mi sei mancata.»
 
«Forse anche tu.»
 
Aramis aprì le braccia.
 
Alex esitò per qualche istante, poi lentamente accettò l’invito.
 
«Grimmjow?» le chiese Aramis dopo una pausa, continuando ad accarezzarle la schiena.
 
Alex sospirò. «Domanda di riserva?»
 
«Quanto ti senti scema al pensiero di aver insultato te stessa, ogni volta che te la sei presa con Meiko?»
 
«Stai cercando di farti prendere a calci, per caso?»
 
«Può darsi.»
 
«Perché non parliamo un po’ di Liz e Rei, invece?»
 
«Domanda di riserva?»
 
«Non mi dirai che sei imbarazzato.»
 
«Non mi dirai che il pensiero di Grimmjow ti mette in difficoltà.»
 
«Eravamo nemici prima che io morissi.»
 
«E?»
 
«‘E’ cosa? Eravamo su fronti diversi in una guerra che io e te abbiamo perso, nel caso te ne fossi dimenticato.»
 
«Mentre invece in quanto umana e Hollow vi trovate dalla stessa parte della barricata, vero?»
 
«No, ma in quanto umana non l’ho mai visto far parte del gruppo che ha distrutto la mia casa e ucciso la mia gente.»
 
«Quindi ora lo odi?»
 
Alex alzò la testa per rivolgergli uno sguardo irritato e perplesso.
 
«… perché mi fai tutte queste domande di cui sai già benissimo la risposta?»
 
«Il coniglietto sta cercando di convincermi della validità terapeutica di una conversazione a cuore aperto e soprattutto a voce alta.»
 
«Mi fa impressione passare così tanto tempo senza sentirti sghignazzare in modo irritante nella mia testa.»
 
«Posso sempre rimediare.»
 
«No grazie, penso di potermene fare una ragione.»
 
«Peccato.»
 

 
«Aramis?»
 
«Mh?»
 
«Mi stai toccando il sedere?»
 
«Mi sento nostalgico.»
 
«Presto avrai nostalgia della tua mano se non la sposti.»
 
«Mmmh, proprio come ai vecchi tempi.»
 
-
 
Da quel momento in poi, la loro amicizia era ripresa esattamente dal punto in cui l’avevano lasciata: Aramis tirava la corda fino al punto di non ritorno, e a quel punto Alex gli faceva sperimentare un incontro ravvicinato del terzo tipo col proprio pugno.
 
Eh già, certe cose non cambiavano proprio mai.
 
Cambiando completamente discorso, il motivo per cui si trovavano ancora a casa di Dania era complesso.
 
Secondo Grimmjow idiota, ma era questione di sfumature.
 
Il difficile era stato far sedere tutti gli altri in una stanza e svelare la verità.
 
Ovviamente era inutile sperare nel contributo di Aramis.
 
Uhm, come spiegare in poche e semplici frasi l’Apocalisse?
 
Meiko avrebbe usato un metodo semplice e brutale.
 
«Il mondo come lo conosciamo sta per finire per colpa nostra. Moriremo tutti.»
 
Mmmh… già, forse sarebbe stato meglio un approccio più dolce.
 
«Bocca chiusa e ascoltatemi senza fiatare. Siamo nei guai fino al collo.»
 
Sì, decisamente meglio.
 
Dopo il magnifico esordio, Alex aveva proceduto con lo spiegone.
 
Sostanzialmente, nel corso del tempo gli Shinigami si erano fatti prendere la mano.
 
Avevano cominciato a fare esperimenti, prima con i loro poteri, poi con le anime, poi con lo spazio e il tempo.
 
Ibridi in grado di passare più facilmente da una dimensione all’altra. Dimensioni trappola. Tasche dimensionali. Portali di ogni forma e dimensione.
 
Sostanzialmente, il tessuto spazio-temporale che divideva la Soul Society dal mondo terreno ormai assomigliava più ad una fetta di leerdammer che non ad una barriera.
 
In ogni caso, malgrado tutto il loro pasticciare non fosse comunque in grado di far collassare definitivamente la barriera, la Soul Society aveva deciso di correre per sicurezza ai ripari: ogni tipo di tecnologia in grado di manipolare lo spaziotempo era stata bandita, i passaggi degli Shinigami nel mondo terreno erano stati ridotti allo stretto necessario, e la creazione di tasche dimensionali era stata dichiarata fuorilegge.
 
Fin qua, nulla di nuovo. Anche Rei sapeva queste cose.
 
Qui era dove entravano in gioco Aramis e il motivo per cui Meiko era morta.
 
Venendo trasformato in un Arrancar, Aramis non aveva acquisito dei poteri mentali così potenti per caso. Lui era l’ultimo di una lunga serie di esperimenti in cui l’instillazione di quella determinata abilità aveva decretato la pazzia e il conseguente suicidio di tutte le precedenti cavie.
 
Aramis, o quantomeno il suo potere, era la chiave creata artificialmente da girare in un lucchetto per aprire le porte al collasso della barriera.
 
Ovviamente ciò avrebbe significato non solo il caos più totale, ma soprattutto la morte di Aramis, che era ciò a cui francamente Meiko era più interessata.
 
Ora come ora, ad Alex premeva molto anche la questione della fine del mondo come lo conoscevano, anche se non era ben chiaro cosa sarebbe effettivamente successo o perché qualcuno avrebbe dovuto desiderare che accadesse.
 
Dal canto suo, Grimmjow non vedeva la prospettiva di un futuro mondo col caos e la legge del più forte a farla da padroni come una brutta cosa. Tuttavia, a prescindere dalla sua visione più o meno discutibile del creato, restava il fatto che se Aramis fosse stato costretto ad usare in quel modo il suo potere, lo sforzo lo avrebbe con ogni probabilità ucciso, portandosi dietro per forza di cose anche loro. Quindi bene o male era obbligato a collaborare.
 
Rei era tutto un altro paio di maniche, dato che era moralmente obbligato dal suo senso di lealtà e del dovere ad andare  a fare rapporto ai suoi superiori su ciò che aveva sentito.
 
Ricapitolando ciò che “aveva sentito”: ci sono due umane e due Arrancar nascosti in una dimensione-tasca illegale gestita dalla versione porca di Rumplestinskin. Tutti e quattro hanno subito esperimenti probabilmente immorali e di sicuro passabili di condanna a morte. Uno dei due Arrancar fa parte dell’elite dell’esercito personale di un fuorilegge criminale e l’altro è stato creato apposta per essere l’Anticristo.
 
… già.  
 
Al momento presente, il suddetto Shinigami stava provando a camminare lungo il corridoio illuminato da torce in cui si trovavano le loro stanze.
 
“Provando” era la parola chiave, dato che i suoi nobili sforzi erano contrastati da ben due pesi morti, che tentavano con discreto successo di arrestare il suo avanzare verso le scale che lo avrebbero portato al piano di sotto.
 
Aveva cominciato Liz, placcandolo alla vita e puntando i piedi non appena lui era uscito dalla stanza in cui si erano riuniti per discutere il da farsi; Aramis, trovando la cosa divertente, l’aveva seguita a ruota, appendendogli senza ritegno al collo e lasciandosi però trascinare senza opporre resistenza.
 
«Liz…»
 
«No, no, no e ancora no!»
 
«Sottolineo il suo sentimento.»
 
«Nessuno ti ha chiesto di parlare, Hollow.»
 
«Se te ne vai giuro che dovrai calpestare il mio corpo morto ed in decomposizione!»
 
«Ecco, questo magari evitiamolo» commentò Alex, che stava osservando lo svolgersi del dramma senza sapere se provare divertimento, pena o imbarazzo.
 
«Se lo Shinigami non collabora possiamo sempre ammazzarlo.»
 
In effetti era una soluzione più che logica e…
 
Alex scosse la testa e si schiaffeggiò per sicurezza un paio di volte.
 
Subito dopo lanciò un’occhiataccia a Grimmjow, che ricambiò col sorriso di chi la sa lunga.  
 
Grrr.
 
«Piantala. Non l’ho pensato.»
 
«Come no.»
 
«Ci sono una marea di celle qui, non c’è bisogno di ucciderlo.»
 
«Quindi una morte veloce e onorevole difendendo i propri ideali no, ma l’imprigionamento a tempo indefinito nel disonore e l’umiliazione sì?»
 
Alex aprì la bocca per ribattere, ma non le uscì alcun suono.
 
Cavolo, Grimmjow aveva appena passato mesi a farsi torturare rinchiuso in una cella, e lei gli parlava subito dopo di rinchiuderci qualcuno dentro?
 
Per di più uno di loro.  Stava sul serio prendendo in considerazione l’opzione di imprigionare Rei dopo tutto quello che aveva fatto per loro.
 
Che diavolo le era preso?!
 
Per un attimo quasi le sfuggirono di bocca delle scuse, ma si trattenne in tempo, contando che di solito la reazione tipo di Grimmjow nei confronti di qualsiasi forma di pietà era quella standard di un toro di fronte al drappo rosso.
 
«Se non vuoi che dica cose che ti danno fastidio allora smettila di provocarmi» si limitò quindi a rispondere.
 
Per un minuto interminabile rimasero solamente a fissarsi.
 
Il senso di competizione si era fatto ancora più intenso dopo gli ultimi avvenimenti, e ora più che mai Alex era intenzionata a non cedergli terreno anche in una cosa stupida come distogliere per prima lo sguardo.
 
Una piccola parte di lei, probabilmente l’ultima rimasta sana di mente, cercava di farle notare di tanto in tanto quanto fossero infantili ed inutili certi atteggiamenti, ma era più forte di lei: non solo Alex doveva trovare un nuovo equilibrio con se stessa, ma era anche fondamentale stabilirne uno chiaro e deciso con Grimmjow.
 
Da umana le cose erano state relativamente più semplici, perché la loro diversità aveva garantito che Grimmjow si sentisse meno in competizione con lei: dopo un percorso fatto di alti e bassi erano giunti infatti alla conclusione di vederla in modo diverso, e di potersi quindi incontrare nel mezzo senza ammorbare eccessivamente l’altro con le fisse caratteristiche della propria specie.
 
 Adesso però Alex era perfettamente in grado di comprendere il punto di vista di un Hollow, quindi non c’era più motivo per Grimmjow di trattenersi.
 
Ogni piccola cosa si era trasformata in una lotta per stabilire chi tra loro due fosse il capo.
 
L’ovvia risposta era nessuno dei due, ma l’istinto era duro a morire.
 
Ecco quindi spiegato il motivo per cui al momento fossero impegnati a fissarsi in cagnesco come due mentecatti, sfidandosi a vicenda ad ammettere la sconfitta distogliendo per primi lo sguardo.
 
Fortuna che almeno metà del cervello di Alex fosse ancora umano, ragion per cui lentamente, senza alcuna fretta, tirò fuori da una tasca una mascherina.
 
Era nera, di quelle da usare durante i viaggi in aereo per dormire.
 
Sopra c’erano stampati gli occhi di Rufy.
 
«Non ci pensare neanche» ringhiò Grimmjow.
 
Senza cambiare espressione, Alex se la mise in faccia.
 
La tensione si sgonfiò come un palloncino bucato, probabilmente anche per merito di quei tre pagliacci che sullo sfondo continuavano la loro scenetta tragicomica.
 
«Sai cosa? Vaffanculo. Non voglio neanche sapere da dove l’hai presa.»
 
«Non vuoi continuare a fissarmi? Possiamo stare così anche tutto il giorno.»
 
«Mi è passata la voglia. Di tutto. Ci vorrà almeno un mese prima che mi venga di nuovo voglia di fare sesso con te.»
 
«Dilettante!» esclamò Aramis da una qualche parte imprecisata alla sua sinistra.
 
«Allora! Avete finito sì o no voi tre?» chiese Alex cogliendo della palla al balzo per cambiare discorso e tornare a concentrarsi sul dramma tutt’ora in corso.
 
«No che non abbiamo finito! Rei sta facendo il testardo!» la informò Liz con voce piuttosto affaticata.
 
Alex si tolse la mascherina.
 
Già, la situazione era ancora in alto mare.
 
«Non posso far finta di non aver sentito. Ogni minuto che passo qui senza avvertire il mio capitano della presenza di una simile minaccia è un minuto che passo da traditore! Quante persone moriranno se l’Hollow porterà a termine ciò per cui è stato creato?»
 
«Quindi la tua soluzione è scappare per venderci agli Shinigami e guadagnarti una bella promozione? Bell’amico che sei!»
 
«Non ho mai detto di voler scappare!»
 
«Tu… cosa?»
 
Visibilmente perplessa, Liz smise di puntare i piedi per trattenerlo e sollevò la testa.
 
Rei sospirò e incrociò le braccia. «Ho detto di voler avvertire il mio capitano. Posso farlo anche da qui. Mi basta usare una Kuroageha. Con la differenza dello scorrere del tempo dal nostro punto di vista ci vorranno settimane prima che anche solo la riceva.»
 
«Oh. Allora non ci stai vendendo al nemico abbandonandoci al nostro destino come un bastardo infame?»
 
Alex alzò entrambe le sopracciglia. Wow. Grimmjow si esibì in un breve fischio d’ammirazione.
 
Rei sospirò di nuovo e scosse la testa. «No, anche se ti sconsiglierei di prendere l’abitudine di riferirti agli Shinigami come “il nemico”.»
 
«Oh. Ehi, aspetta un attimo! Aramis, tu lo sapevi? Perché non me l’hai detto? Anzi, che ci fai allora anche tu appeso a lui?»
 
Aramis appoggiò il mento sulla spalla di Rei, in modo da poter guardare Liz in faccia.
 
«Perché è da un quarto d’ora buono che mi fate morire dal ridere.»
 
«Arriverà mai il giorno in cui ti farai finalmente furbo?» chiese Alex così per curiosità.
 
«Ne dubito.»
 
«Buono a sapersi.»
 
«Eeeh, non saprei, quel giorno potrebbe essere più vicino di quel che pensate» aggiunse allegramente una voce inaspettata.
 
Come un sol uomo, alzarono tutti la testa verso il soffitto.
 
Su cui c’era un buco.
 
O meglio, un portale aperto.
 
Da cui sporgeva con aria sorniona la faccia di…
 
«S!»
 
«Ehilà cugino! Ti trovo bene! Impegnato a fare la cosa giusta come al solito. Peccato che grazie al mio duro lavoro sarebbe perfettamente inutile!»
 
«Saltellare in giro spaventando a morte i passanti con previsioni di morte e sofferenza non è un lavoro.»
 
«Sbagliato! Lo è se effettivamente ci sono morte e sofferenza nel loro futuro.»
 
«No che non lo è se per via del tuo ficcanasare rimango io senza lavoro perché nella mia città all’improvviso la gente evita miracolosamente incidenti mortali o decide che vuole andare per forza a farsi curare dappertutto tranne che lì.»
 
«Beh, ad essere onesti nessuna persona sana di mente si farebbe ricoverare nel nostro ospedale» intervenne Liz. «Quando minacciarono di portarla lì per partorire mia madre strillò così forte da far suonare l’antifurto di tutte le macchine dell’isolato.»
 
«Mia madre ha preferito partorire nel retro di un furgone con un motociclista come ostetrica e una bottiglia di grappa come disinfettante.»
 
«Non era Jack Daniel’s?»
 
«No. Quella era per mio fratello.»
 
«Il punto è che ti avevo chiesto di smetterla di interferire con i miei incarichi.»
 
«E io ti avevo detto che ci avrei pensato. Infatti ci ho pensato e la risposta è no. Comunque ormai dovresti saperlo che la mia priorità numero uno è assicurarmi che tu veda sempre l’alba di un nuovo giorno. Anche il mio tornaconto ovviamente, ma soprattutto l’alba di un nuovo giorno. Come procede la vostra villeggiatura, ragazzi?»
 
«Perseguitato da un Hollow.»
 
«Perseguito uno Shinigami.»
 
«Reincarnazione e cambio specie.»
 
«Diventato un moccioso.»
 
«Io mangio carne!»
 
«Tutto a posto, allora! Sono passata per darvi una dritta sul fatto che da questo lato tra qualche minuto scoppierà un casino di proporzioni epiche. Delle dimensioni di un’intera armata di Shinigami e Hollow all’incirca. Quindi, dal vostro punto di vista, si parla di domani. Mettiamola in questi termini: se foste rimasti da questa parte così come eravate vi avrebbero asfaltati senza pietà. Tra parentesi, prego. Adesso invece avete un briciolo di possibilità di sopravvivere, ma non è detto. Non è obbligatorio partecipare: potete restare qui, vivere in pace il resto della vostra esistenza, saltellare in giro, fare tanti piccoli marmocchi, cambiare le cose qui nei dintorni ed essere felici. Ma sarà necessario chiudervi dentro permanentemente. Oppure domani potete scegliere di ritornare nel mondo terreno, rischiando sofferenza, morte e probabilmente una piccola Apocalisse. Ma c’è anche una piccola possibilità che tutto fili liscio e ci sia un lieto fine, eh! Vi lascio questa notte per pensarci. Vi consiglio di spenderla bene. Ciao ciao!»
 
Detto questo, la sua testa si ritirò e subito dopo il portale si richiuse.
 
Per qualche istante nessuno si mosse.
 
«Okay,» disse infine Aramis rompendo il silenzio per primo, «chi vuole rimanere per sempre qui con Dan-»
 
«Io no.»
 
«Io no.»
 
«Io no.»
 
«Cazzo no!»
 
Aramis scrollò le spalle. «Morte quasi certa sia, allora. Mangiamo qualcosa?»
 
*
 
Quella sera, Alex si piazzò davanti allo specchio con un paio di forbici in mano.
 
Normalmente era la madre di Liz ad occuparsi del fatto che in testa ad Alex non crescesse una jungla, quindi negli ultimi tempi i suoi capelli erano stati liberi di darsi all’anarchia più pura e selvaggia.
 
Ora. Alex aveva un brutto rapporto con le lame in generale.
 
Nonché il senso estetico di una pianta da vaso.
 
L’ultima volta che aveva tentato l’incauta impresa di spuntarsi i capelli da sola, aveva ottenuto come risultato un disastro vagamente simile all’incubo di un pittore futurista dopo una serata passata a shottini e peperonata.
 
Mmh.
 
Era il momento giusto per preoccuparsi dei propri capelli?
 
Assolutamente no.
 
Aveva altre cose ben più urgenti a cui pensare?
 
Assolutamente sì.
 
Ma era anche vero che passare di fronte ad una superficie riflettente e vederci dentro la cugina senzatetto di Raperonzolo non era esattamente l’infusione di autostima di cui aveva bisogno negli ultimi tempi, e anche il povero pettine aveva un numero limite alla sua dose quotidiana di miracoli.
 
 Li avrebbe riportati alla lunghezza dell’inverno scorso; abbastanza lunghi da poter essere legati, ma abbastanza corti da non fornire un bell’appiglio comodo per il nemico in battaglia e non farle venire il torcicollo con il loro peso.
 
Afferrata una ciocca, la tagliò con decisione a metà.
 
Il pavimento non si mise a tremare.
 
Il mondo non minacciò di collassare su se stesso.
 
Fino a qui, tutto a posto.
 
Zac.
 
Zac.
 
Zac zac.
 
Chissà se la ciocca sulla tempia sinistra avrebbe continuato a crescere bianca.
 
Una mano le afferrò il polso, bloccando le forbici ad un centimetro dal ciuffo teso.
 
«Che cosa credi di fare?»
 
Alex incrociò lo sguardo di Grimmjow nello specchio.
 
«Sto ovviamente tentando di mungere una mucca, come si nota chiaramente dal secchio che ho in mano e dal latte sparso per terra.»
 
«Mungi quello che ti pare, ma quando il tuo reiatsu cambia qualcosa nel tuo corpo, non lo devi toccare.»
 
«Dal tuo tono e dal fatto che tu stia cercando di accartocciarmi il polso come una lattina vuota suppongo che sia una cosa brutta da fare.»
 
«Se ti va bene domani mattina sarà lunga esattamente come prima. Se ti va male il tuo reiatsu avrà trovato un altro modo per manifestarsi sul tuo corpo. Magari ti sveglierai con un occhio bianco.»
 
Alex lasciò andare la ciocca.
 
In effetti, avrebbe potuto anche arrivarci da sola. Come Meiko non si era mai tagliata i capelli, perché negli Hollow l’aspetto fisico cambiava solo in base alla fluttuazione del reiatsu. I capelli non crescevano, la barba neanche, il corpo stesso rimaneva alla stessa età. Quindi, quando un cambiamento effettivamente avveniva, era impensabile cercare di correggerlo.
 
Ops.
 
Accidenti, Grimmjow le aveva fatto un favore.
 
Ringraziarlo avrebbe significato dargli motivo di gongolare senza ritegno.
 
Urgeva subito una tattica diversiva.
 
«Che cos’hai in mano?»
 
«Il tuo polso.»
 
Ah ah.
 
«Nell’altra. Quella che non sta per ritrovarsi con un paio di forbici come piercing palmare se non mi lascia subito andare.»
 
Come sempre quando Alex minacciava violenza nei suoi confronti, lo sguardo di Grimmjow si fece più affilato e contemporaneamente difficile da sostenere.
 
Stavolta non per uno stupido senso di competizione.
 
Non aiutava il fatto che per fermarla si fosse dovuto mettere esattamente dietro di lei.
 
Non così vicino da toccarla, ma quel tanto che bastava perché percepisse il suo calore sulla schiena.
 
Sarebbe bastato pochissimo per incoraggiarlo.
 
Mezzo passo indietro.
 
Chiudere gli occhi con un brivido.
 
Chinarsi leggermente in avanti per toccare con la punta della lingua (o meglio ancora, con i denti), la mano che tutt’ora la stava stringendo.
 
Tuttavia Alex rimase immobile, aspettando la sua risposta.
 
Eventualmente, Grimmjow mollò la presa e sollevò la sinistra, in cui stringeva un oggetto lungo, sottile e appuntito simile ad un pennino molto, molto cattivo.
 
«Sapevo che la stronza doveva averne almeno uno in mezzo a tutti i suoi giocattoli.»
 
La stronza era ovviamente Dania.
 
«Ti serve per scrivere una lettera malvagia a qualcuno o per piantarla nel cuore di un vampiro?»
 
«Mi serve per farti un tatuaggio.»
 
Le forbici rischiarono di scivolarle di mano.
 
Alex chiuse per un attimo gli occhi e fece un respiro profondo.
 
Purtroppo quando li riaprì Grimmjow era ancora lì.
 
«Ti ho sentito male.»
 
«Mi hai sentito bene.»
 
«Avvicinati a me con quel coso e io lo userò per aggiungerti “scemo” dopo al 6.»
 
Per un paio di minuti si fissarono in cagnesco.
 
Poi Alex si ricordò che l’indomani sarebbero potuti morire.
 
Ce la poteva fare. Mente aperta. Beneficio del dubbio.
 
Argh.
 
«Perché?» chiese cercando di usare un tono paziente, ma probabilmente ottenendo come risultato la pacatezza di un orso svegliato prematuramente dal letargo.
 
Grimmjow distolse lo sguardo per primo.
 
Il cervello di Alex si inceppò su questo fatto e uscì automaticamente dalla modalità orsesca.
 
Il corto circuito si intensificò ulteriormente quando lui rinunciò per di più a sovrastare su di lei con la sua altezza per andare invece a sedersi sul letto.
 
Error 404, brain not found.
 
Che ca…. stava male? Era malato? Era un clone? Era posseduto?
 
«Non ti chiederò scusa per ciò che ho fatto alla tua colonia.»
 
Oh. Bene.
 
Come non detto. Tutto a posto.
 
«Se avessi potuto ammazzarti ai tempi in cui eri Meiko, lo avrei fatto. Questo è un lato di me che nessun esperimento del cazzo sulla mia anima potrà mai cambiare. Sono un bastardo e sono felice di esserlo.»
 
Partiva subito con l’artiglieria pesante. Sì, era decisamente lui.
 
Tenendolo d’occhio attraverso lo specchio, Alex ricominciò lentamente a tagliarsi i capelli.
 
«Lo so come sei fatto. Non sono stupida. E poi se non sono stata io ad ucciderti a quei tempi è solo perché non ci siamo mai davvero trovati faccia a faccia in battaglia. Penso che anche Aramis abbia provato ad ammazzarmi un paio di volte nei primi tempi. Cosa c’entra questo con tu che scarabocchi su di me?»
 
La risposta di Grimmjow rischiò seriamente di incrinare la ritrovata pazienza di Alex.
 
Uno, perché non era una risposta alla sua domanda.
 
Due, perché…
 
«Avrei potuto scopare con Dania in qualsiasi momento mentre ero qui. Me lo ha proposto più di una volta.»
 
… l’immagine non censurata di Grimmjow e Dania che giocavano al dottore le apparve davanti agli occhi in Full HD e audio Surround.
 
«Ma non l’hai fatto.»
 
«Non sono il giocattolo di nessuno. Non sono neanche un animale ammaestrato. Ho chiuso con la gente che cerca di darmi ordini e vuole tenermi rinchiuso da qualche parte. Se domani risolviamo la faccenda una volta per tutte senza morire, me ne tornerò nell’Hueco Mundo a farmi i cazzi miei e vivere come voglio io.»
 
Ah.
 
Dunque era quel tipo di discorso.
 
Beh, sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato.
 
«Una volta ti avrei afferrata per un braccio e portata con me dove mi pareva, ‘fanculo la tua opinione. Ma le cose sono cambiate. Sono e sarò sempre un bastardo, ma non il tipo di bastardo che gode nel farsi odiare dalla sua donna. Quindi dimmelo adesso e facciamola finita. Cosa vuoi fare?»
 
Alex posò definitivamente le forbici e si voltò verso di lui.
 
Avrebbe preferito vivere nell’illusione ancora un po’, ma forse in fin dei conti era meglio così. Strappare il cerotto di colpo, mettere le cose in chiaro e poi ritirarsi in privato a leccarsi le ferite.
 
«Grimmjow… Mi dispiace. Non posso venire con te. Ho delle cose da fare e delle responsabilità verso altre persone. Fino ad adesso ha funzionato perché siamo stati in un continuo stato di emergenza, ma se tutto tornerà alla normalità voglio tornare a casa mia e continuare la mia vita da dove l’ho lasciata.»
 
L’espressione di Grimmjow si indurì, ma non come se il suo rifiuto fosse inaspettato.
 
Solo come se facesse male.
 
Dio solo sapeva quanto stava facendo male a lei.
 
Ma era la cosa giusta da fare.
 
Costringere l’altro a piegarsi alla propria volontà non avrebbe reso felice nessuno dei due.
 
Infine, Grimmjow incassò il colpo e annuì.
 
«I tatuaggi degli Arrancar sono fatti usando inchiostro imbevuto di reiatsu, altrimenti la nostra rigenerazione li farebbe sparire in poco tempo. Di solito si usa il proprio.»
 
Ah già, il tatuaggio.
 
Sembrava paradossale che fosse finalmente arrivato al punto del discorso originale solo adesso.
 
Non avendo nulla di particolarmente intelligente da dire al momento, Alex lasciò che continuasse a spiegare senza interromperlo.
 
«Quasi nessuno usa quello di un altro. Mette sulla tua testa un bersaglio grosso come Las Noches per chiunque abbia un conto in sospeso con te o l’altro idiota. Ma è anche un segnale forte e chiaro per far capire subito che si è già occupati.»
 
Alex sbatté le palpebre.
 
Cosa?
 
Non… non erano sul punto di lasciarsi?
 
Aspetta un momento…
 
«Vuoi darmi la variante Hollow di una cosa che faccia capire agli altri che sto con te anche in tua assenza, una cosa che simboleggi il nostro rapporto, una cosa permanente a meno che non decida io volontariamente di liberarmene?»
 
«Sì.»
 
Silenzio.
 
Alex avanzò con gambe molli fino al letto, sedendosi di fianco a lui.
 
Dopo parecchi minuti spesi a fissare il pavimento, da qualche parte riuscì a ritrovare la voce.
 
«… Mi stai chiedendo quello che penso?»
 
Con la coda dell’occhio lo vide chinarsi su di lei.
 
«Tu che dici?» le mormorò all’orecchio.
 
«Io.. che… e che cazzo!» sbottò Alex coprendosi il viso con le mani. «Tutta quella premessa per farmi una domanda del genere? Ma sei scemo?»
 
«Sì o no?»
 
«Dammi un attimo per riprendermi, pensavo che mi stessi scaricando!»
 
Dopo aver fatto un respiro profondo, abbassò le mani sul suo grembo.
 
Il pavimento continuava ad essere una visione piuttosto interessante, quindi i suoi occhi rimasero incollati ad esso.
 
«Ascolta, non voglio che ci siano fraintendimenti culturali su questa faccenda. Niente “ah no non era questo che intendevo per noi Arrancar vuol dire tutt’altro” quando ormai la frittata è stata fatta. In termini umani hai un anello in mano e mi stai chiedendo di sposarti.»
 
Alex aspettò il momento in cui Grimmjow si sarebbe irrigidito, allontanandosi con aria indignata e ringhiando che non era quello che voleva dire e che gli esseri umani dovevano sempre complicare tutto.
 
«Non sono deficiente, lo so cosa ti sto chiedendo.»
 
Ecco appun…
 
Comecosa?
 
Alex sbarrò gli occhi e si voltò verso di lui di scatto, ritrovandosi a pochi centimetri dalla sua faccia.
 
«Hai appena detto che vuoi essere libero. Che vuoi tornare nell’Hueco Mundo. Io ti ho detto che voglio tornare a casa. Mi sto perdendo qualcosa?»
 
«Tra quanto tempo non avrai più queste responsabilità di cui parli?»
 
«Io avrò sempre delle responsabilità verso la mia famiglia, Grimmjow. Non posso e non voglio semplicemente prendere ed abbandonarli. Però tra qualche anno sarò in grado di andare a vivere da sola e avrò molte più libertà.»
 
«Tornerò a prenderti in quel momento allora. Decideremo che cosa fare. Magari Las Noches sarà diventato un posto meno di merda per te. Fino a quel momento saperti con il mio tatuaggio mi aiuterà a starti lontano e lasciarti in pace.»
 
Alex si morse  le labbra.
 
Non un addio quindi.
 
Solo un arrivederci.
 
«La cosa però è reciproca. Se devo andare in giro con il tuo bollino d’approvazione allora stai sicuro che tu farai lo stesso col mio.»
 
Grimmjow sorrise.
 
Non era un sorriso rassicurante.
 
Alex lo guardò di sbieco.
 
«Se ti azzardi a scrivere “Grimmjow è stato qui” ti taglio le mani con un coltello arrugginito e poi te le faccio mangiare.»
 
*
 
Liz non aveva molto sonno.
 
Aveva consegnato l’ampolla a Dania, aveva preparato il marsupio, aveva lasciato ad Alex e Grimmjow la loro privacy senza cedere alla tentazione di proporre un ultimo pigiama party….
 
La porta della stanza si aprì senza fare quasi rumore.
 
«Dorme sul serio?»
 
Liz abbassò lo sguardo sulla testa di Aramis adagiata sulle sue gambe.
 
Erano partiti con Liz seduta sul letto contro la testiera e Aramis sdraiato di fianco a lei. Poi, circa un quarto d’ora prima, era rotolato su di lei e lì era rimasto.
 
Difficile dire se fosse passato abbastanza tempo per farlo addormentare.
 
«Naaah,probabilmente sta facendo finta.»
 
Per un attimo Rei rimase sulla soglia, evidentemente incerto sul da farsi.
 
Liz si mise una mano a lato della bocca come per rivelargli un segreto.
 
«Non temere, con le gambe bloccate così non posso farti niente, la tua virtù è al sicuro!»
 
Rei sbatté le palpebre, ma poi incrociò le braccia e si appoggiò allo stipite.
 
«Non lo so. Tengo parecchio alla mia innocenza. Dicono che sia una  delle due caratteristiche fondamentali per combattere il male.»
 
«E quale sarebbe la seconda?»
 
«Essere bravi a mentire sulla prima.»
 
Liz spalancò gli occhi e si coprì la bocca con finto orrore.
 
«Rei! L’eroe che combatte il male e la corruzione deve essere puro e illibato! Non lo sai che solo chi è vergine possiede abbastanza forza di volontà da resistere ad ogni tipo di tentazione senza pensare costantemente al sesso in qualsiasi contesto e situazione?»
 
«In effetti è difficile non far andare subito la mente alla camera da letto compilando una relazione scritta riguardo all’ultima fuga di sostanze nella divisione scientifica che ha provocato crampi e crescita di piume a mezza compagnia.»
 
«O quando un criceto gigante sta per mangiarti.»
 
“A quei tempi eri ancora vergine, coniglietto.
 
“Ma avevo già deciso di non esserlo più, quindi conta lo stesso. E poi tu stai facendo finta di dormire, non puoi fare la polizia della coerenza!”
 
“Visto che la cosa mi riguarda da vicino, posso eccome.”
 
“Occhio a non slogarti il braccio a darti tutte queste pacche sulla schiena da solo. Direbbe Alex. Ogni tanto quando non c’è sento l’impulso di fare le sue veci.”
 
«È già finito il sonnellino?»
 
“Oops.”
 
«Eh? No, lui… dorme. Parlava nel sonno. Sta assolutamente dormendo e continuerà a farlo. Sì.»
 
Rei sospirò.
 
«Non importa. Sono solo passato a dare la buona notte. Cercate di dormire, possibilmente sul serio.»
 
Liz scattò in avanti prima di rendersi conto di quello che stava facendo, ritrovandosi chissà come a sbarrargli la strada sulla soglia nell’istante successivo.
 
Una breve occhiata verso il letto la informò del fatto che Aramis era rotolato sul fianco con gli occhi puntati su di loro.
 
Difficile capire cosa stesse pensando, ma la sua posa sembrava rilassata.
 
Rei al contrario sembrava indeciso tra lo spostarla di peso o praticarle una presa vulcaniana in modo da poterla scavalcare.
 
«Devi perderla questa fobia del vedermi uscire da una stanza. Non vuol sempre dire che sto per scappare in un’altra dimensione. A volte uscire da un porta significa semplicemente cercarne un’altra qualche metro più in là per andare a dormire.»
 
«Stavamo flirtando, Rei! Non puoi andartene nel bel mezzo di una sessione di flirt, è tipo, non so, contro le regole del flirtaggio!»
 
Rei si passò una mano sulla faccia con aria stanca.
 
«Liz, non sto mentendo. Sono davvero solo passato a dare la buona notte.»
 
«Una notte che potrebbe essere l’ultima e che intendi passare da solo?»
 
«Hai ragione, fare il terzo incomodo è più gratificante.»
 
«Certo, se solo ne vedessi uno!»
 
Questo fece piombare nel silenzio la stanza.
 
Aramis si mise a sedere.
 
Liz decise che se aveva fatto trenta poteva anche fare trent’uno.
 
«Aramis ha passato molto tempo in solitudine e fa molta fatica ad aprirsi agli altri. Con te è brutalmente sincero, una cosa che non gli ho mai visto fare da quando lo conosco. E poi tu sei un bravo ragazzo. Sei sempre calmo e sicuro di te. Starti vicino è come avere una coperta sulle spalle e una tazza di tè fumante in mano quando fuori piove. A nessuno di noi due dispiace affatto averti attorno. Anzi. Quello che voglio dire è che capisco Aramis. Che non significa che voglio obbligarti a restare, perché capisco che la situazione sia strana ed imbarazzante! Alla fine la scelta è tua. Di restare qui. O andare. Possiamo anche solo essere amici come prima, o fare finta che questa conversazione non sia mai avvenuta, o farci una risata e decidere che non sarebbe il caso di complicare la faccenda. Ehm, magari possiamo chessò, mettiamoci a dormire, o… qualcosa del genere. Del genere di dormire. Insieme. O anche in letti separati. Adesso smetto di parlare.»
 
Rei rimase immobile.
 
Aramis rimase immobile.
 
Liz rimase immobile mentre la sua coscienza sfogliava freneticamente un catalogo sui modi più veloci ed efficaci per sparire a tutti gli effetti da questo mondo.
 
«Ha detto che ci attizzi entrambi.»
 
«Lo so che cosa ha detto!»
 
«Volevo solo aiutarti a capire.»
 
«Al momento mi aiuta molto di più far finta che tu non esista.»
 
«Quindi è un sì?»
 
Ignorandolo, Rei mise con delicatezza le mani sulle spalle di Liz.
 
«Liz. Mi piaci parecchio. Mi piacciono la tua risata, il tuo senso dell’umorismo, la tua gentilezza. Posso anche fare uno sforzo di immaginazione e cominciare a pensare che, sotto una certa luce e sotto l’effetto di qualche sostanza allucinogena, potrei capire cosa sia ad affascinarti così tanto di quell’Ho – di Aramis. Se voi due volete passare la notte insieme, andrò a dormire in un’altra stanza senza alcun rancore, perché sono già felice di sapere che i miei sentimenti sono ricambiati. Quindi se mi chiederai ancora una volta di restare, vedi di esserne sicura.»
 
Liz annuì e mise le mani sulle sue.
 
«Resta.»
 
Aramis sbuffò. «Quindi niente sesso?» chiese con voce delusa, anche se Liz intravide l’ombra di un sorriso sulle sue labbra.
 
Rei allungò una mano alle spalle di Liz per chiudere la porta.
 
«Troppo tardi per cambiare idea.»
 
La mattina dopo, si prepararono in silenzio.
 
Tutte le altre volte in cui si erano ficcati in mezzo ai guai, era sempre capitato all’improvviso e senza preavviso. Questa volta invece sapevano di andare incontro a qualcosa di pericoloso e potenzialmente mortale.
 
Liz era così tesa che temeva di poter collassare sulle sue gambe molli come gelatina da un momento all’altro.
 
Poco prima di aprire la porta, si sentì toccare sulla spalla da Rei e si voltò verso di lui.
 
Due mani calde le strinsero con delicatezza il volto, e Liz chiuse automaticamente gli occhi mentre le labbra dello Shinigami si univano alle sue.
 
Fu un bacio lento e delicato.
 
Rei si prese tutto il tempo per familiarizzare con le sue labbra, per poi aprirgliele ed esplorare l’interno con la sua lingua.
 
Liz gli andò incontro con la sua, approfittandone per mordicchiarlo un po’.
 
Quando si separarono, entrambi stavano sorridendo con un po’ di imbarazzo.
 
«A me niente?»
 
Liz ridacchiò, pronta a fare un passo avanti e mettere le braccia attorno al collo di Aramis, ma Rei li sbalordì entrambi afferrandogli la nuca e tirandolo in avanti in un bacio decisamente meno dolce.
 
Durò solo pochi secondi e fu sostanzialmente a stampo, ma quando Rei lo lasciò andare e si tirò indietro, l’espressione attonita di Aramis fece pentire amaramente Liz del fatto di non avere una macchina fotografica a portata di mano.
 
«Consideralo un omaggio. Per adesso ti sopporto a malapena. Se davvero vuoi approfondire il discorso vedi di impegnarti.»
 
Detto questo, aprì la porta ed uscì.
 
Liz non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere.
 
Mezz’oretta dopo, erano tutti e cinque in piedi in corridoio ad osservare lo spaziotempo dividersi a metà per formare un portale.
 
Alex e Liz si tenevano per mano.
 
«Amiche per sempre?» chiese Liz senza distogliere lo sguardo dal portale.
 
Alex strinse la presa sulla sua mano.
 
«Amiche per sempre.»
 


 
 
Angolo festività.
 
 

Naughty list
 
Alex: «Sai una cosa, Aramis?»
 
Aramis: «Che cosa, principessa?»
 
Alex: «A volte ti guardo e non posso fare a meno di chiedermi se il tuo problema sia che sei troppo intelligente perché il resto del mondo possa starti dietro, o se sei semplicemente un completo idiota con troppo tempo libero tra le mani.»
 
Aramis: «E il problema sarebbe...?»
 
Alex: «Oh, nessuno. Continua pure senza badare a me.»
 
*Aramis sorride tra sé, canticchiando con allegria mentre appende l’ultimo di quella che deve essere una serie pressoché infinita di mazzetti di vischio sparsi in ogni anfratto disponibile della casa.*
 
Alex: «Sei una brutta persona.»
 
Aramis: «Dimmi qualcosa che non so ~»
 
 

My sweet sweet psycho Valentine
 
Alex: «Cosa hai detto esattamente ieri a Grimmjow durante l’allenamento?»
 
Liz: «Ehm… ahia ahia mi arrendo non mi uccidere?»
 
Alex: «Dopo.»
 
Liz: «Ahia ahia le braccia non dovrebbero girarsi in quel modo?»
 
Alex: «Dopo.»
 
Liz: «Abbi pietà della mia anima vedo una luce in fondo al tunnel?»
 
Alex: «Sei sicura di non avergli detto assolutamente nulla riguardo ad oggi?»
 
Liz: «Beh, gli ho detto che avrei saltato l’allenamento perché ci tenevo a passare la giornata con Aramis.»
 
Alex: «E per caso gli hai anche spiegato perché?»
 
Liz: «A grandi linee, anche perché non sembrava tanto interessato. Non vorrai mica dirmi che ti ha fatto un regalo!»
 
Alex: «Già.»
 
Liz: «Nooo! Oddio cosa? Fiori? Cioccolatini? Un paio di manette?»
 
Alex: «Un cuore.»
 
Liz: «Di cioccolato?»
 
Alex: «Un cuore.»
 
Liz: «… di peluche?»
 
Alex: «Un cuore.»
 
Liz: «…»
 
Alex: «…»
 
Liz: «Da quand’è che la nostra normalità è diventata così?»
 
Alex: «Ma che ne so.»

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