C.V.D.: Che Vita Demmer...!

di Madame_Padfoot93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...Quando rincontri il tuo ex. ***
Capitolo 2: *** ...Quando prendi lucciole per lanterne. ***



Capitolo 1
*** ...Quando rincontri il tuo ex. ***


C.V.D.: Che Vita Dimmer…!

 

...Quando rincontri il tuo ex.


In una città non molto grande come la mia si può avere la fortuna (o la sfortuna, dipende dai punti di vista) di conoscere buona parte dei proprio coetanei: le scuole non sono molto grandi e non ci sono troppi studenti; spesso, inoltre, le relazioni degli amici ti portano a conoscere tanta gente.
Ed è proprio in questo modo che ho conosciuto il “mio” ex, che per facilitarci la vita chiameremo Il Pirla. E lo definisco “mio” in quanto è tra tutti l’Ex che più mi scombussola ancora oggi, a distanza di parecchi anni. Io e Il Pirla ci siamo conosciuti durante le elementari: lui, nonostante fosse più piccolo di me di pochi mesi, frequentava la 3^, mentre io, appena trasferita dal profondo Nord al più terronico Sud, la 2^ dato che lui aveva fatto la primina. Per me fu amore a prima vista. Lo idolatravo, ne seguivo ogni mossa, speravo davvero che un giorno si accorgesse di me…eppure niente, nispa, nada de nada. Per lui esistevano solo le altre ragazze (e si, sono consapevole che parlare di “amore” e “altre ragazze” a 7-8 anni sembra assurdo…forse perché lo è ) e io ero solo quella nuova, simpatica e amica di famiglia (perché i suoi erano vecchi compagni di scuola di mio padre...vedi tu la coincidenza nella vita). Passammo qualche estate insieme, al mare, con le rispettive famiglie, fino a quando lui non concluse le elementari e andò alle medie. Non ci si frequentò più e io riuscii a dimenticarlo. Ebbi qualche altra cotta e il mio primo bacio ( da un ragazzo che poi non rividi più e menomale…) fino al mio primo giorno di liceo. E lui era lì. Il miscuglio di sentimenti che avevo per lui ritornò a galla e mi travolse come solo il Maremoto di Nettuno sapeva fare. Come sempre era una classe avanti rispetto a me ed essendo al Liceo Classico (si, lo so, non si direbbe visto che una scimmia saprebbe scrivere meglio e avrebbe più fantasia) credeva che fosse davvero divertente chiamarmi “quartino”, rimarcando non solo sul fatto che frequentassi il 4^ Ginnasio (o Primo Liceo per i poveri mortali che hanno fatto altri licei o seguono le nuove direttive) ma anche sul fatto che fossi bassa, come se essere 1.58 m fa di te automaticamente una nana...ok va bene lasciamo stare.
Ma a me non importava affatto che mi chiamasse “quartina”, “piccoletta”, “testa a cespuglio” o chissà cos’altro. Io ero contenta quando c’era lui nei paraggi. Ma dovevo togliermelo assolutamente dalla testa perché...era fidanzato!
Fu così che ripiegai su un altro essere meschino e inferiore (aaaaah, il livore: l’unico vero compagno della mia vita ) che prima mi portò su, su, facendo credere a me, povera fanciulla illusa, in un quagghiamento, per poi scaraventarmi in un vortice di dolore e solitudine quando mi disse che voleva tornare con la sua ex.
E così passò il mio primo anno del liceo… il primo di cinque anni infernali e schifosi che guarda, lasciamo perdere “che è meglio” (nella mia testa suona con la voce di Puffo Quattrocchi…). L’estate passò e iniziò il mio secondo anno ( il 5^ Ginnasio ) ed è qui che inizia il declino… Il Pirla si era (finalmente) lasciato con quella cosa orrenda e scorbutica che era quella tizia che lui chiamava “Tesoro” ma a cui io, invece, avevo affettuosamente affibbiato il nome di “Sgorbius”. Ad ogni modo io avevo, diciamo, superato la mia cotta per lui e non ci pensavo più finché un giorno non mi mando un messaggio via Messanger ( no, non quello di ora: ve lo ricordate Messenger, quello che si utilizzava con l’email, prima di Facebook… oh beh i ragazzi che sono stati adolescenti prima del 2010 se ne ricorderanno sicuro… almeno spero!). E da quel semplice messaggio ci ritrovammo a parlare ore, ore e ore intere, ci scambiammo i numeri e un giorno mi baciò. Fu il giorno più...più...oh beh a quel tempo fu il giorno più bello della mia vita ( ora penso che sia quella volta che trovai l‘ultimo muffin ai mirtilli al bar dell’università ).
Eravamo ufficialmente una coppia (perché ai tempi bastava mettere la relazione da “Single” a “Impegnato” o “Fidanzato/a con… “ su Facebook per renderti una coppia) e tutti ci guardavano come se fossimo la coppia più popolare della scuola. Mi sentivo in paradiso: avevo a fianco a me il ragazzo dei miei sogni, per cui spasimavo da anni ed er felicissima.
Ma si sa, ogni cosa ha il proprio rovescio della medaglia: se per me Il Pirla era un ragazzo senza difetti e stupendo, per gli altri non era affatto così. I miei compagni lo prendevano in giro e tutta la scuola lo considerava un grosso pallone gonfiato, dato che aveva certi atteggiamenti un po’ pomposi e superbi; le mie amiche mi chiedevano come riuscissi ad uscire con un tipo come quello e anche le insegnanti si mettevano in mezzo. Fatto sta che dopo poco tempo non ne potevo proprio più e tutti i difetti che gli altri mi mostravano quotidianamente e continuamente si facevano sempre più nitidi. Io però gli volevo davvero bene, tanto bene. E forse per il fatto che fossi poco affettuosa, o perché le opinioni altrui mi confondevano, o forse perché quel brutto stronzo, ipocrita, imbecille, cretino, pusillanime, ne aveva trovata già un’altra facendomi un palco di corna che manco Rudolph, la renna di Babbo Natale, mi lasciò. Un giorno mi prese da casa, con la scusa di una passeggiata, mi portò nel luogo più isolato e sperduto della città ( tipico di voi uomini andare nei posti più disparati quando dovete lasciare una tipa… che amarezza ) e mi disse: << Ma….dame P. (*il mio nome è scritto nella Bio, se proprio ne avete interesse… curiosoni!*), tu sei una bellissima ragazza (*si, lo ha detto*) e molto, molto simpatica… e io ti amo, si, ma non come dovresti essere amata (*ripensandoci, mamma mia che pena, non si è nemmeno sforzato*). Dobbiamo lasciarci...no ti prego, non piangere (*giustamente ero una fontana, un fiume in piena, una doppia cascata del Niagara*). Troverai un uomo migliore di me! >> Beh, credo sia stato quello, con quel suo “Troverai un uomo migliore di me!”, il momento in cui mi lanciò una fattura, perché non ho più trovato uno straccio di uomo che fosse anche minimamente migliore di lui.
Così mi lasciò e per me fu una batosta, un colpo troppo duro, soprattutto quando scoprii il vero motivo: ne ero devastata (oh picciò, ai tempi avevo appena 16 anni, credevo che fosse la cosa peggiore al mondo, abbiate pazienza… e se c’è qualcuno di questa età che sta leggendo e si sta un po’ identificando sappiate che non è davvero la fine del mondo!).
Passano gli anni. Molti, molti anni.
Una mattina dovevo prendere il treno che mi porta nella città vicina, per andare all’Università. E indovinate un po’ chi vedo sulla banchina, ad aspettare lo stesso, medesimo treno? Già proprio lui, Il Pirla. Quello che ha condizionato ogni mia singola relazione avuta dopo di lui, quello che ancora fatico a dimenticare, quello a cui vorrei imporre la stessa punizione che Zeus inflisse a Prometeo, quello che mi stava guardando con un sorriso e mi stava salutando con un cenno della mano a cui debbo rispondere perché è maleducazione non rispondere ai saluti anche se io vorrei mandarlo al diavolo lui e quella faccia da imbecille che si ritrova!
Ehm...scusatemi.
Ad ogni modo mi accorsi di ritrovarmelo tra i piedi ogni singola dannatissima mattina, sempre lì, sorridente e affascinante come mai. D’improvviso mi ritrovai suoi “mi piace” e commenti a miei post e così mi cercai di carpire informazioni da una mia amica che mi comunica La Notizia: è single. E un’idea, una subdola e meravigliosa idea mi si inculcò nel cervello, strisciando e scavando come un tarlo. Si pentirà di avermi lasciata in quel modo. Si dovrà mangiare le mani!
Vi prego non chiedetemi cosa mi sia saltato in testa, perché davvero non lo so!
Il giorno dopo decido di vestirmi nel modo più carino possibile, cercando comunque di avere un abbigliamento consono per andare all’Università. Mi trucco e cerco di sistemare quell’ammasso informe che sono i miei capelli e vado alla stazione.
Ovviamente, come ogni mattina, lui è lì: mi sorride, mi saluta con la mano e mi osserva.
Si, guarda e piangi coccobello!
Ora, direte voi, cosa mai può essere andato storto nel mio bellissimo, infallibile piano?
Semplice.
Sulla mia bellissima giacca di pelle, uno stupido, stupidissimo uccello della malora aveva fatto una cacca gigantesca e io non me ne ero assolutamente accorta, finché non notai il suo sguardo.
Dio, che figuraccia!
Corsi ai bagni della stazione (non so come ci sia riuscita, forse per pura disperazione) e cercai di pulire il disastro con fazzolettini e quant’altro (ho un arsenale nella borsa, tra boccette di sapone e profumo). In qualche modo riuscii a pulire il disastro. E miracolosamente anche a prendere il treno. Lo stesso in cui Il Pirla stava flirtando con una ragazzetta tutte curve che rideva come un’oca giuliva, mentre io ero incastrata tra un bel ragazzo che dormiva e una signora che continuava a spargere germi e batteri.
Che Vita Demmer…!

 







Note Padfoottiane (si sto cercando un nuovo titolo per le mie note, fatemi sapere quale vi schifa di meno):
* nell’aria si odono le note di musica circense…. *
Signore e Signori, benvenuti all’esperimento più strano, assurdo, sciocco e inutile dell’intero mondo delle fiction. Quella che avete appena letto è la mia vita. E tranquilli arriveranno altri mmmmeravigliosi (seh, sicuramente) momenti in cui ho urlato “Che vita demmeeeeeeeeeeerda” (stavolta dovevo davvero scriverlo).
Fatemi sapere se sta cosa vi è piaciuta o se vi ha fatto (giustamente) schifo.
Ok, la smetto! Cerco di non impietosirvi più.
Spero davvero che il mio lavoro vi sia piaciuto. Come sempre ringrazio tutte le persone che hanno recensito e/o messo tra preferite/seguite/ricordate le mie storie precedenti e tutti coloro che mi hanno messa tra gli Autori preferiti: a questi indomiti eroi va il mio più sentito ringraziamento. Spero di non deludervi.

Detto ciuò, vi saluto, vi mando un bacino affettuoso e
Ciriciao!

 

Madame_Padfoot



 

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Capitolo 2
*** ...Quando prendi lucciole per lanterne. ***


C.V.D.: Che Vita Demmer…!

 

...Quando prendi lucciole per lanterne.

 

Nello scorso capitolo vi ho parlato di quella mistica e sgradevole creatura che è il mio ex, simpaticamente chiamato Il Pirla. Ma purtroppo nella mia gggiovane vita ho incontrato esseri assai più inutili e spaventosi: quelli-che-prima-ce-provano-e-poi-ti-danno-il-due-di picche, detti anche “Dio Perché A Me?” (DPAM, per abbreviare...wow sembra un disturbo psichico!).

Il mio primissimo caso di DPAM è stato M., che noi sempre per convenienza chiameremo L’Indeciso. Conobbi L’Indeciso nel gruppo giovanile della mia parrocchia (si, quando ero ancora piccola e innocente frequentavo la parrocchia; ora...beh...lasciamo stare). Era un po’ più grande di me (ci levavamo circa quattro anni, ma lui era già maggiorenne e io appena quattordicenne; ai miei tempi i quattordicenni erano considerati ancora poco più che bambini, per dire…) e facemmo subito amicizia. Avevamo tantissime cose in comune: ci piacevano gli stessi film, seguivamo le stesse saghe (un giorno mi portò al cinema a vedere Harry Potter e L’Ordine della Fenice, pagando tutto lui), amavamo gli stessi autori; allo stesso modo avevamo tantissime cose che non ci accomunavano, come la musica: se lui prediligeva la musica classica ( suonava il pianoforte, awawaw ) io ero patita per la musica rock e cercavo, invano, di fargli ascoltare You Shock Me (All Night Long) e se non sapete di chi sia possa la vostra anima soffrire per l’eternità. Scherzavo, scherzavo. Ma è un classico e non sapere chi la interpreti (AC/DC) è davvero grave. Ad ogni modo cercavamo di superare queste divergenze: anzi, erano le cose che più ci piacevano nell’altro.

Insomma, io e L’Indeciso eravamo sempre più affiatati, finché un giorno un’amica comune mi disse: << Ma Madame P. , come fai a non accorgerti che L’Indeciso ha una gigantesca cotta per te? >> .

Da lì è scattato qualcosa in me: lui poteva avere una cotta per me, ma io? Io ero completamente, inesorabilmente, perdutamente stracotta di lui. Già lo vedevo come padre dei miei figli, per dire. E da quel momento ho incominciato ad aspettare, ed aspettare, ed aspettare, ed...insomma avete capito. Aspettavo che fosse lui a farsi avanti. Eravamo perfetti, eravamo una coppia a tutti gli effetti ma non effettiva, eravamo guardati dagli amici in comune con malizia e impazienza ( un giorno sentii un nostro amico sussurrare <<Ma quando si metteranno insieme quei due?>> e io non potevo che essere pienamente d’accordo). E io non ne potevo davvero più. Un giorno lo invitai ad uscire e ci recammo insieme nel corso principale della nostra città.

Ma lo vedevo spento, strano, assente. Cercavo di non darci peso, tuttavia la vocina dentro di me urlava Diglielo! Diglielo, prima che scappi! e alla fine:

<< L’Indeciso, tu...beh ecco...tu mi piaci. Mi piaci davvero tanto! >>

Lui mi guardò, con sguardo triste, dicendomi : << Lo so. >>

<< Oh, beh...dunque… >>

Io speravo, speravo davvero, con tutto il mio cuoricino palpitante che mi dicesse che mi amava, che era pazzo di me, che voleva stare con me...

<< Non possiamo stare insieme. Vedi io...io. Io provavo per te la stessa cosa. Tu mi piacevi davvero tanto. Ma nel frattempo mi piaceva anche La Stronza (*per me, in quel momento, era quello*) e quindi cercavo di capire quale delle due mi piacesse di più. E lei ieri mi ha esposto i suoi sentimenti per me e ci siamo messi insieme… Scusami Madame P. se ti ho illusa, non volevo. Non dovevo farlo, con una ragazza dolce come te. Troverai chi ti merita (*Dio come la detesto sta frase!*) >>

E mi lasciò lì, da sola, sulla panchina del parco, a piangere disperata. Mannaggia a me e alla bocca mia che poteva starsene zitta. Che vita Demmer…!

Ma ovviamente L’Indeciso non è stato l’unico caso di DPAM della mia tragicomica esistenza.

Si perché ce ne sono stati tanti, ma tanti, ma taaaanti altri. I più non ve li descrivo, poiché sono stati tutti più o meno uguali. Ma lui….aaah lui è la mia croce.

Per lui intendo G., che, sempre per convenienza, chiameremo Il Playboy dei poveri. E già potete capire di che tipo di personaggio stiamo parlando…

Cominciò tutto quando, una volta finito il liceo, entro a far parte di un nuovo gruppo di amici, tra cui trovo appunto Il Playboy dei poveri.

All’inizio non mi fa alcun effetto: è un bel ragazzo, ma non è il genere di tipo che piace a me. Dava subito l’idea di un donnaiolo incallito, uno di quelle che usava le donne solo per puri bisogni “istintuali” per poi sbarazzarsene nel più crudele dei modi. Insomma, un Playboy.

Passa del tempo e io mi intrattengo sempre più con questo nuovo gruppo di amici.

Una sera, dopo un compleanno, decidiamo tutti insieme di fare un giretto e io finisco in macchina, da sola (non vi preoccupate, non è successo nulla) con il Playboy. Il quale comincia a farmi un sacco di complimenti: Ma come sei simpatica! Ma quanto sei divertente! Anche a te piace questa musica: abbiamo gli stessi gusti. Sei davvero una bella ragazza! (pensate a questa sequenza di frasi come una cantilena, perché è così che ormai io la concepisco). E io, come l’allocca che sono ci casco, con tutte le scarpe. E puff: improvvisamente lui mi piace tantissimo. Credo che la colpa sia stata principalmente di quel suo bel faccino, di quegli occhi scuri, del modo in cui mi guardava: insomma mi sono sciolta.

Cominciamo così una sorta di relazione, che lui voleva mantenere ad ogni costo segreta. E io, in fondo, non ero troppo stupida: volevo un ragazzo che mi facesse divertire, una cosa non troppo seria. Lui usciva con le amiche, andava e tornava dall’Università, andava a feste dove c’era tanto alcool e tante, troppe ragazze. Ma io non ne ero molto gelosa e non mi dava molto fastidio. Fino a quando non vidi una sua foto in cui lui abbracciava un’altra ragazza, in maniera inequivocabile.

Saaaaaacrileggggio!

Da lì scattò la mia gelosia, che mi portò a sospettare, silenziosamente, di ogni sua mossa, di ogni suo spostamento: mi domandavo sempre con chi era, dove stava, se con lui ci fosse un’altra ragazza. Intanto lui mi nascondeva al mondo, mentre io cercavo di concretizzare la nostra...qualunque cosa fosse. Ormai quella relazione non mi soddisfaceva più: io volevo qualcosa di concreto, di tangibile, di stabile. Volevo una relazione seria, contraddicendomi completamente con quanto pensavo prima.

E un giorno, con calma e la serenità che solo una donna matura può avere gli dissi:

<< Playboy, io non voglio più tenere questa relazione all’oscuro. Voglio che i nostri amici lo sappiano, voglio uscire con te alla luce del sole, voglio… >>

<< Ma Madame P., di cosa stai parlando? >>

<< Vorrei una relazione seria. Tu mi piaci... moltissimo… e vorrei sapere se tu… >>

E lui mi rise in faccia. Si mi rise in faccia! Sto grandissimo stronzo. Scusatemi ma quando ci vuole, ci vuole!

<< Ma cosa hai pensato, sciocchina! Io non voglio legarmi a nessuna!sono un spirito libero. La relazione che avevo con te…beh...sai...era puramente per soddisfare i miei istinti (*le parole usate sono state altre, ma il concetto è questo, purtroppo*) ma tu, non hai voluto e quindi… Dai, sai come siamo fatti noi ragazzi!>>

E menomale che non mi sono spinta oltre con te, grandissimo…grrrrr…

Ovviamente gli tirai uno schiaffo talmente forte che quella sera, quando uscimmo con gli amici, aveva ancora le mie cinque dita stampate sulla faccia.

Magra consolazione!

E per ultimo vi ho lasciato una vera chicca: Il Webete (si ringrazia Nostro Signore Enrico Mentana per aver coniato codesto termine eccelso e mi scuso tanto per utilizzarlo, momentaneamente, in un’accezione leggermente sbagliata)!

Conosco il Webete su Internet, ovviamente: mi manda la richiesta di amicizia su Facebook e io l’accetto, colpita dal suo account con vari riferimenti a band e con foto del suo gruppo (si, ho un debole per i musicisti, in particolar modo per i batteristi).

Ha iniziato lui a parlarmi: mi manda un messaggio, a cui io rispondo, poi un altro, un altro ancora...finché non parliamo di tutte le cose che ci piacciono, dei nostri progetti, su ciò che vogliamo fare. Dice che mi vuole conoscere, che gli interesso tanto, che vorrebbe venire a trovarmi nella mia città o portarmi fuori per locali. Io ne sono molto lusingata, non solo perché è un bel ragazzo, ma anche perché sembrava davvero capirmi.

Tutto bello, meraviglioso… si… finché non scopro che è fidanzato!

Si perché alla mia richiesta di andarci a prendere un semplice caffè al bar dell’Università, si inventa mille scuse (tutte davvero poco credibili) fino a quando non lo incalzo:

<< Scusami, ma avevi detto che ti sarebbe piaciuto prendere qualcosa con me. Almeno conosciamoci di presenza...>>

<< Ma la smetti! Io sono fidanzato! >>

Perché a me? Perché devo beccarmi sempre io i deficienti?

Che Vita Demmer…!

 

 

Note Padfoottiane:

Ciriciao gente!

Ed ecco a voi il secondo capitolo della mia strampalata vita. Spero davvero che vi sia piaciuto e se avete voglia passate a vedere gli altri lavori.

Io vi mando un bacione e un grande

Ciriciao 

 

Madame_Padfoot

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