Supereroi

di gigio_animato00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fino all'ultimo respiro ***
Capitolo 2: *** Bagliori vivi ***
Capitolo 3: *** Spalla a spalla ***



Capitolo 1
*** Fino all'ultimo respiro ***


53° piano

 

Kirito era un giocatore solitario, e come tale non si badava molto delle persone che gli stavano intorno. Ormai “ Beater “ era un termine comune, e aveva perso buona parte del suo significato dispregiativo.

Tuttavia, nonostante non tutti lo riconoscessero, la maggior parte delle persone gli stavano alla larga. Era rinomato per essere spietato, termine che in realtà non gli calzava così bene. Era più che altro la sua immagine ad esserla.

Quando combatteva in prima linea, nessuno faceva party con lui, il che gli andava bene, dato che la maggior parte dei compagni che aveva avuto gli gravava sulla coscienza. Fatto sta che per essere un solitario, devi essere perennemente overlivellato. Non puoi sperare di poter abbattere un’orda di nemici del tuo stesso livello da solo, perché quello era comunque un mondo onesto. Non poteva però fare tutte le quest, dato che spesso e volentieri puntavano più sull’ottenimento di item rari più che punti exp, e la sua Elucidator non dava problemi. Non gli restava che trovarsi una zona di caccia e grindare ( uccidere ripetute volte gli stessi nemici ), sperando di incappare in qualche mostro raro, che gli potesse dare una qualche soddisfazione.

Solitamente però, si aggirava più che altro nei dungeon alla ricerca della stanza del boss, prendendo così due piccioni con una fava. Tuttavia, tutte le gilde più importanti in quel momento stavano facendo lo stesso, e non era conveniente andare a raccattare le loro briciole.

 

< E anche questo è fatto. Siamo a 48. Direi di arrivare a 60, che si sta avvicinando la sera >

La notte era tremendamente pericolosa in quel piano. Quella foresta “incantata” attirava i visitatori ingraziandoseli con grandi premi, per poi fregarli al calar della sera. Tutte le creature passavano in fase “notturna”: crescevano di dimensione, aumentavano livello e statistiche e, soprattutto, portavano il loro livello di AI a quasi il doppio. Persino per lui era difficile abbattere una sola di quelle creature.

 

Intanto il sole calava.

Era arrivato il tramonto. Kirito si era fatto prendere la mano e ne aveva uccise qualcuna in più, ma ora doveva tornare in città. Correva rapido tra gli alberi, quanto più la sua skill di scatto gli permettesse. Saltava di ramo in ramo, passando sopra le teste di mostri che neanche si accorgevano del suo passaggio. La città non era distante, si era sempre premurato di non allontanarsi troppo. Nonostante fosse passato un anno e mezzo dal suo ingresso in SAO, aveva ancore il timore di morire per mano di un mob. Non poteva fare a meno di pensare al suo corpo che cadeva su quel terreno virtuale, per poi scomporsi in mille pezzi. Non sapeva neanche se volesse uscire da li, ma sapeva che avrebbe combattuto fino all’ultimo HP, perché doveva farlo per tutti quelli che non erano in grado di farlo.

Doveva salvarli. Doveva salvare tutti quelli che lo avevano chiamato “ Beater “, quelli che sputavano per terra al suo passaggio per le strade sicure delle città, per poi scappare quando lo vedevano all’esterno. Doveva salvare anche tutti quelli che avevano provato ad ucciderlo, anche se non meritavano che la morte.

Doveva salvarli tutti.

Era così immerso nei suoi pensieri che quasi non notò quei cinque soldati che combattevano un mostro più grande del normale.

 

< Eliminiamo questo qui. Scommetto che darà un sacco di exp >

< Siamo saliti di almeno un livello e mezzo solo oggi! Continuiamo anche dopo. Non vedo l’ora di portarmi l’elmo a +27 >

 

Kirito aveva ascoltato quei discorsi. Quegli idioti non sapevano cosa stessero facendo, stavano affrontando un miniboss al calare del sole … probabilmente non sapevano della regola della foresta.

 

< Idioti! Scappate prima che sui trasformi! >

Lo urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Ma quegli impreparati cavalieri non capirono.

 

< Cosa stai dicendo? >

< Secondo me questo qua vuole rubarci il bottino! Caschi male amico, non molleremo questa gallina dalle uova d’oro tanto facilmente! >

 

Kirito stava per rispondere, ma un alito gelido lo colpì. Il sole era calato. Era sopraggiunta la notte, e con lei “ Sales, il sergente dei nauturae “, che altro non era che un orso rosso corazzato, mutò. La sua armatura si spezzo, permettendo al suo corpo di ingrandirsi. Il suo pelo divenne di un blu profondo. Il suo muso si allungò, evidenziando degli occhi fiammeggianti. I suoi artigli crebbero fino a diventare lunghi circa un metro, mentre dalla sua schiena uscirono delle spine fatte di ghiaccio.

“ Salesight, la belva della notte “.

 

Quella che era la formazione ordinata del party, sorpresa dalla trasformazione, si lasciò colpire da un graffio che distrusse la loro linea difensiva, per poi farsi colpire da un’ulteriore lacerazione, che li fece andare a terra. La battaglia era già praticamente finita. Quei soldati così sicuri delle loro capacità … erano bastati due colpi a rendere la loro barra di vita gialla. Quel boss doveva avere la capacità di infliggere un danno critico altissimo, e ora si stava preparando all’ultimo colpo. Unì le mani, i cui artigli si illuminarono e si allungarono ulteriormente, per poi calare su quelli che non erano più che ragazzi.

 

Scintille. Niente di più scaturì dal colpo del mostro, che andò ad infrangersi sulla spada di Kirito. Si era buttato in combattimento, ed era arrivato in tempo.

 

< Scappate! >

I soldati non se lo fecero ripetere e si alzarono in piedi, per poi iniziare a correre verso la città. Anche Kirito stava per abbandonare il combattimento, ma si accorse di una cosa. Una ragazza del gruppo era ancora a terra. La sua gamba era ferita, tant’è che non riusciva ad alzarsi. Inoltre la sua barra della vita era rossa.

 

Panico. Quel boss … era troppo anche per lui, il beater. Era di livello leggermente più alto del suo, ma i suoi valori erano più alti. Sarebbero serviti almeno altri otto uomini per buttarlo giù.

Doveva scappare, ma non poteva lasciarla lì. Sarebbe morta di certo. Non poteva portarla in braccio, perché non sarebbe stato abbastanza veloce.

 Non gli restava che combattere. Intanto i due artigli si erano separati.

 

< Muori da eroe … >

La spada di Kirito iniziò a brillare.

< … o vivi abbastanza a lungo da diventare un perdente >

Si scagliò contro quella bestia.

 

Combatti. Combatti fino a quando avrai fiato in corpo. Combatti fino a quando non muori. Combatti fino a quando ogni nemico non si sarà spento, o esplodi per dar nuova luce ad altre stelle.

Combatti per dare un senso alla tua vita. Combatti per non privare del senso la vita di altri. Combatti per dare speranza.

Tutto questo fu offuscato da una cruda verità: combatti per non morire. Per non dover arrenderti.

 

I colpi della lama di Kirito rimbalzavano contro gli artigli di quella creatura. Non voleva fermarsi, non voleva darle la possibilità di passare al contrattacco. Era solo un miniboss, e quindi aveva una sola barra della vita. Lo avrebbe colpito fino a quando la luce in quegli occhi rossi non si sarebbe spenta.

Ma al nemico bastò spingere in avanti Kirito per fargli cessare la serie di attacchi. Ora era il suo turno.

Quegli artigli erano incredibilmente versatili. Il suo moveset era straordinariamente ampio, e nonostante il beater sembrasse stargli dietro all’inizio, si fece colpire in pieno dall’ultimo colpo della catena. E un quinto di vita se ne andò.

 

< Di questo passo non ce la farò mai … >

La barra della vita di Salesight era stata solamente appena scalfita. Quella bestia aveva uno stile di combattimento unico. Gli stessi artigli che utilizzava per sferrare attacchi rapidi e letali, gli fornivano una difesa insormontabile. La ragazza non riusciva ancora ad alzarsi, e presumibilmente non aveva cristalli, come lui del resto.

Nuovamente si scagliò contro quel boss. Quello era un mondo giusto. Doveva esserci un modo per batterlo.

La raffica di colpi fu più lunga della precedente, ma nuovamente la sua skill non fu abbastanza.

Fino al tuo ultimo spiro.

Continuava a scagliarsi contro quel mostro.

Non posso morire.

Ogni suo colpo sprigionava scintille, ed abbassava leggermente la vita del suo avversario. Ma non era abbastanza. Appena Kirito si allontanò, gli si scagliò contro con una ferocia che solo quel gioco sapeva dare ai suoi figli. Non riuscì a difendersi, e venne lanciato contro un albero. La sua barra della vita era rossa. Non poteva più combattere, doveva scappare , doveva tornare nella zona sicura. Doveva lasciare lì quella sconosciuta.

< Vattene >

La ragazza stava piangendo.

< Lasciami qui. Tanto non sarei in grado di tornare. Il debuff “ferita  letale” persiste finchè non si viene curati. Non potrei comunque sopravvivere senza cristalli … >

Il ragazzo la ascoltò, per poi alzarsi.

< Sai … una volta ho conosciuto una persona che non temeva la morte. Le bastava sapere di essere morta combattendo …  >

Strinse la sua spada.

< … e io non posso permettere la morte indegna di una persona sotto i miei occhi. Se io muoio, lo farò da guerriero. Se scappo, vivrò per sempre da codardo >

E nuovamente si fendette quell’aria fittizia con la sua spada. Non poteva mollare, non doveva scappare. Non poteva arrendersi.

La sua catena di colpi fu interrotta dal contrattacco nemico. Era la fine. Non poteva schivarlo. Si preparò a morire.

 

Mancato. Il beater era ancora vivo. L’aveva mancato.

Si allontanò dal boss. Come aveva fatto. Erano stati a mezzo metro uno dall’altro. Come aveva fatto a mancarlo. Non è possibile che fosse stato così poco preciso, era davanti ai suoi occhi …

Gli si illuminò lo sguardo. Quegli artigli … erano troppo lunghi. Finché era in modalità difensiva, non poteva vedere. Per questo aveva sempre fatto in modo che si allontanasse prima. Doveva avere modo di togliere le sue armi da davanti agli occhi.

Aveva commesso un errore umano. Quel mostro, così lontano da tutti gli altri giocatori, aveva commesso un errore umano. Attratto dall’idea di poter eliminare Kirito, aveva agito impulsivamente. Possibile che fosse stato programmato così bene?

“ Un’AI fatta bene non è una mente matematicamente invincibile, ma qualcosa che si avvicina quella umana, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti”.

 

Ora sapeva cosa fare. Estrasse un coltello da lancio e glielo scagliò contro. Il nemico si difese.

“Ora”

Kirito scattò contro Salesight che, come prevedibile, aprì la sua guardia,dato che non sembravano arrivare altri colpi. Proprio in quel momento la lama del Beater entrò dalla fessura creatasi, e trapassò il collo del mostro.

 

Stunnato. La tragica regola dei GDR, lo stun. Esegui un colpo critico, e il nemico non sarà immediatamente in grado di rispondere.

Fu una vera e propria tempesta di lame quella che si riverso sul miniboss. Quella era l’occasione d’oro.

“ Più veloce “

La vita del nemico stava calando vertiginosamente.

“ Più veloce “

Lo stun era perenne. Essendo un miniboss, seguiva le regole dei nemici normali, a differenza di quelle dei boss, che non subiscono questa ingiustizia.

“ Più veloce “

Kirito era stanco, tant’è che pose fine alla sua streak con un ultimo colpo direttamente sulla fronte del nemico.

Ora era vulnerabile. Era troppo stanco per muoversi. Un colpo e sarebbe morto. Per fortuna il nemico esplose in mille frammenti luminescenti.

Era finita. Gli si aprì davanti agli occhi la schermata di vittoria: 150.000 Coil, 750.000 exp. e un item classe viola, che indossò, oltre a tutti gli altri che finirono direttamente nel cestino degli scarti da vendere.

“ Cappotto dell’eroe notturno “

Gli cadeva a pennello, ed era nero. Perfetto. Donava inoltre una serie di buff, tra cui “ Rispetto del generale della notte “, che gli consentiva, durante la notte, di non essere aggrato  dai nemici meno forti di lui, a patto che non gli avesse attaccati.

 

Non aveva né pozioni né cristalli curativi. Inoltre, lì il teletrasporto non funzionava. Non gli restava che camminare.

Prese in braccio la ragazza, che era svenuta a causa dei troppi danni accumulati, e si diresse verso la città. Era una sensazione strana passare di fianco a quei mostri, che non parevano dargli retta.

Arrivò finalmente a Karanov, la cittadina vicina, dove trovò gli altri compagni di party della ragazza.

 

< Yunai, stai bene! >

Così si chiamava la ragazza quindi. Kirito la passò tra le braccia del capo gruppo, che si apprestò a curarla.

< Dimmi, cosa ti ha fatto questo pervertito? >

Sguainarono le spade contro di lui, ma la ragazza, che si era svegliata, tirò un ceffone al suo aiutante, per poi farsi mettere a terra.

< Deficienti! Questo eroe mi ha salvato. Al contrario di voi, lui è rimasto lì a combattere il boss per proteggermi! >

< Ma … >

Fecero tutti un inchino imbarazzato, ad eccezione della ragazza, che gli diede un Bacio sulla guancia, per poi sussurragli un tenero “grazie, mio eroe “ all’orecchio, che fece visibilmente ingelosire gli altri.

A quel punto notarono che la barra della vita di Kirito era rossa.

< Oddio, ma sei quasi morto! Aspetta, dovrei avere un altro cristallo nell’inventario … >

Ma il Beater lo fermò.

< Non ce ne è bisogno, ormai sono in zona sicura >

E si allontanò dal gruppo, per poi sparire tra le vie della città.

 

Eroe. Questo è quello che è un eroe. Uno che combatte fino alla fine dei suoi giorni, fino al suo ultimo spiro. Un eroe e quella persona che affronta un boss di livello più alto del suo per proteggere una sconosciuta.

 O forse era solo un pazzo.

È un eroe forse quella persona che combatte come solitario in prima linea, per difendere tutti gli altri? Che non ubbidisce agli ordini del vicecomandante perché gli sembrano stupidi, che si scaglia a difendere i tank in prima linea, anche se gli era stato ordinato di eliminare tutti i minion?

È un eroe quello che fa di tutto per far uscire da quel gioco mortale più persone possibile?

 

Non ne era sicuro, ma di sicuro “eroe” gli piaceva di più che “Beater”.

 

 

Nota dell’autore

E con questa breve (?) One-Shot inauguro la raccolta Supereroi, che comprenderà un numero non definito di brevi storie su SAO, e che vi dico già da subito che non aggiornerò regolarmente. Comunque, nonostante tutto, questa storia mi piace, perché aggiunge una parte di storia ai piani un po’ più intermedi, cosa che secondo me manca in SAO.

Concludo dicendo una cosa inutile. Come per la precedente FanFic, queste storie le userò per riempire buchi e far andare diversamente le cose. Perché, non so voi, ma secondo me Underworld sarà uno schifo, a differenza di Mother’s Rosario, che ho amato.

Saluti e alla prossima da Gigio

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Capitolo 2
*** Bagliori vivi ***


“Avete mai provato l’ebbrezza di una lama che ti trapassa da parte a parte?”

 

Con questa frase quel Red Player impauriva i cuori delle persone lì presenti. Erano in cinque contro uno, ma quel giocatore incuteva un timore che trascendeva i limiti del gioco, che sentivi arrivarti fino alle ossa del tuo vero corpo, inerme, su un letto in chissà quale ospedale.

Impugnava una sottile, ma decisamente lunga, spada ad una mano. Non era una katana, ricordava più la Rapier di Asuna.

I suoi compagni erano o morti o accasciati a terra, ma lui non se ne preoccupava. I suoi occhi, l’unica parte che la sua maschera lasciava intravedere, erano di un azzurro molto chiaro, quasi albino, e guizzavano su ogni giocatore in piedi nella sala.

Kirito lo guardava. Era incredibile come certe persone potessero uccidere altri player, pur sapendo che sarebbero morti anche nella vita vera. Non per niente, gli effetti si vedevano: o erano pazzi, oppure avevano perso ogni tipo di contatto con le loro emozioni.

Kirito, per quanto cercasse sempre di non uccidere nessuno,  provava un odio profondo verso quelli che non erano più che esseri immondi.

 

< Arrenditi senza fare storie, siamo in cinque contro uno! > Fece un soldato alla destra di Kirito.

Il Beater non sapeva neanche come si chiamasse il suo compagno, ma nei suoi pensieri, non si aspettava una resa da parte di quell’individuo.

< Vieni a prendermi!!! > Il suo ghigno era veramente inquietante. Quel tizio faceva parte della categoria dei pazzi.

Il soldato gli si scagliò contro, e proprio in quel momento Kirito percepì uno strano bagliore in quei due globi grigi che altro non erano che gli occhi del rivale.

< No! Aspetta! >

Troppo tardi. il red player era scattato avanti, perforando totalmente il petto di quello stupido eroe con la sua lama. I suoi HP scesero istantaneamente a zero. Il ragazzo esplose in mille frammenti luminosi davanti a lui.

L’assassino si trovava dietro di loro. Gli sarebbe stato facile scappare, ma non mosse un muscolo. Quello non era un giocatore normale … la sua build si basava su un elevata destrezza … ma con un colpo non sarebbe mai stato in grado di infliggere un tale danno … neanche la “Saetta” dei Cavalieri del Giuramento di Sangue era in grado di fare quel danno con un colpo.

Ancora quel luccichio.

Kirito fece appena in tempo a scansarsi, e si fece colpire di striscio. Per un attimo, i loro sguardi si incrociarono, creando una profonda spaccatura nella faccia tesa di Kirito. Il danno che gli aveva fatto … era ridicolmente basso. Non aveva neanche scalfito la sua barra della vita. Va bene che il Beater era overlivellato, ma non poteva esserci quella enorme differenza tra i suoi punti vita e quelli del compagno ormai spentosi.

Kirito percepiva la paura dei suoi compagni. Quello doveva essere un bug.

 

< Quanti HP aveva il vostro compagno … > Chiese Kirito a bassa voce.

< Intorno ai 22.000 credo … >

22.000. Era praticamente full vita, e gli aveva fatto così tanto danno? A Kirito ne aveva inferti pochi più che 750 … e contando che un colpo di striscio sulla spalla infligge circa 0,7 volte il danno originale …

< La forza di un suo colpo si aggira intorno ai 1200 danni >

< Ma allora … non è così pericoloso! >

Un altro dei suo compagni andò all’attacco.

Ancora quel bagliore.

Con una ferocia assoluta, la lama lo trapassò all’altezza della milza, per poi spingerlo indietro con un calcio.

Il terrore avvolse gli occhi dei compagni, e per un secondo anche quelli di Kirito.

Era ad un soffio dalla morte. Un’altra volta il suo colpo aveva inferto un ammontare di danni enorme. Come se non bastasse, ora anche un potente debuff gravava sul nemico. “ Ferita Mortale”, che impediva la rigenerazione della vita fino a quando non si fosse curato con una pozione o un cristallo.

 

< Scappate e portate con voi il vostro amico. Allontanatevi il più possibile, poi teletrasportatevi >

I ragazzi annuirono e si caricarono in spalla il loro compagno gemente.

< Ohohoh … ma dove credete di andare??? >

Quel pazzo si gettò fulmineo contro i fuggitivi. Un altro bagliore, che sparì nel momento in cui la sua spada si scontrò con quella di Kirito, che aveva deviato il colpo in parte, rimanendo leggermente ferito alla mano.

< Ahhh … ma chi abbiamo qui? Un eroe? Chiamate le donzelle a raccolta > il suo ghignare mentre pronunciava quelle parole irritava non poco lo spadaccino nero.

< Uhhhh … devo aver toccato un tasto dolente! Cos’è hai già una principessa? Beh vorrà dire che una volta che ti avrò ucciso le porterò la tua testa su un palo e, non so, potremmo anche divertirci un po’ insieme … >

Kirito strinse più forte la sua Elucidator.

< Il piccolino si sta arrabbiando? >

 

Si scambiarono uno sguardo. Gli infuriati occhi neri di Kirito con quelli azzurri del red player che trasudavano pazzia. Uno sguardo può durare secondi, ore o anni, ma il suo significato resta lo stesso. Quello che vedeva in quei occhi non sarebbe cambiato con il tempo. Anche solo il pensiero che quando tutto fosse finito, quelle persone magari sarebbero state reintegrate nella società, scagionati dall’infermità mentale causata dalla permanenza in quel gioco, gli causava una rabbia infinita in tutto il suo cuore. Avrebbe voluto ucciderlo, cavargli gli occhi con la sua spada e vederlo morire. Ma non poteva finire così. Le persone che commettono un omicidio non possono passarla liscia. Non possono semplicemente addormentarsi. La loro pena deve essere più duratura.

 

< No >

Allentò la stretta sulla sua spada.

< Come? >

Il ghigno sparì dal suo volto, sostituito da uno sguardo incuriosito per quella strana risposta.

< Non è rabbia quella che provo. È pena. Pena per una vita umana sprecata >

L’assassino lo guardò con un sorriso sadico.

< Tu pensi che la mia sia una vita sprecata? >

< In sostanza … Sì >

Un sospiro esasperato gli fuoriuscì dalla bocca

< E tutte le altre vite qua dentro? >

Kirito lo guardò perplesso.

< Tutte le altre persone che sono intrappolate qua dentro … loro non stanno sprecando la loro vita? >

Kirito ora si era soffermato sui suoi occhi. Non emanavano più quella sfrenata pazzia che vi aveva visto prima, ma erano più profondi, come la persona che li possedeva stesse effettivamente parlando seriamente.

< Tutte le persone qua dentro … non sono altro che stupidi idioti che non fanno altro che piangersi addosso. “ Buhaah, questo gioco mortale mi ha intrappolato, sigh sob “ … oppure fanno come te “ Sono un eroe e salverò la situazione sconfiggendo tutti gli ammassi di numeri che ci sono qua dentro “ > la voce pomposa che utilizzava mentre lo imitava infastidì Kirito.

Sul suo viso era tornato un sorriso agghiacciante, che nonostante fosse coperto dalla maschera, si riusciva ad intravedere.

< Io, a differenza loro … sto vivendo veramente. So che non uscirò da questo gioco … e allora perché non veder finire la mia vita da libero, senza nessuna catena? >

< Uccidendo altre persone! >

Silenzio.

< Secondo te … quel bamboccio sarebbe sopravvissuto? Non sarebbe mai stato veramente utile alla causa … sarebbe morto in un dungeon e a nessuno sarebbe interessato … almeno a me ha procurato divertimento la sua morte … >

Il Beater non voleva più ascoltarlo. Strinse la sua spada e gli si scagliò contro.

Il bagliore tornò.

Kirito venne colpito in pieno e fu scagliato via. Vide la sua barra degli HP dimezzarsi e pensò “ un solo colpo mi ha fatto questo? “. Poi vide l’indicatore dei danni, una piccola chat dove scorrevano i danni subiti.

??? ( così apparivano i giocatori di cui non si conosceva il nome ) inflict 14.000, Crit.

Crit. Stava per critico. Kirito capì.

 

< Wow, hai resistito bene al mio attacco! Devi avere di parametri di forza elevatissimi per subire solo quel danno >

Kirito si alzò da per terra.

< Critico >

< Come scusa? >

< Il tuo era un danno critico … >

< E … quindi? >

< E quindi … le tue skill puntano solo all’ingrandimento di quest’ultimo. Questo vuol dire che, se hai impiegato tutti i livelli guadagnati in destrezza e suddette skill … la tua forza è minima >

Uno sguardo perplesso cadde su Kirito.

< Beh, bella lettura dell’albero delle abilità, ma non credo che ora come ora ti sarà utile … >

Si mise in posizione di attacco e un bagliore gli pervase gli occhi. Ma ora Kirito lo sapeva interpretare.

La sua spada si tese davanti a se, andandosi a scontrare contro quella dell’assalitore. Gli stessi occhi che facevano vedere cosa ci fosse veramente dentro quell’essere … lo avevano tradito. Kirito era riuscito a prevedere l’attacco. E ora che erano spada contro spada, le skill di forza del Beater si fecero valere. Gli bastò un movimento secco del polso per spingere all’indietro il nemico, per poi scagliarcisi contro. Cercò di difendersi, ma fu inutile. Al primo colpo la sua arma fu allontanata dalla mano che la utilizzava con così tanta precisione e destrezza. E poi iniziò. Una tempesta gli si riversò contro. Ogni colpo lo avvicinava alla morte, ogni colpo avvicinava Kirito alla pazzia. Colpire ripetutamente quel corpo inerme lo faceva sentire stranamente bene, ma allo stesso tempo sapeva che era un passo in più verso l’oblio. Non era possibile che quello fosse un essere umano. Era troppo … reale. Era come se si stesse veramente avventando contro un bambino. La sua barra della vita stava rapidamente scendendo. Prima verde, poi gialla, e infine rossa. Era a un passo dalla morte. Un colpo e si sarebbe spento.

“  Chi uccide non merita di addormentarsi e basta “

Gli appoggiò la spada delicatamente sulla schiena.

< Mi spiace, ma non morirai così presto >

Silenzio. Kirito era pronto ad evitare che si suicidasse, ma non si aspettava una risposta.

< Va bene > disse senza abbasare lo sguardo.

< Verrai con me senza fare storie? > Non era strano che un player killer cercasse di uccidere il suo cancelliere prima dell’arrivo alla prigione, spesso morendo nel tentativo.

< Sai … in questo mondo noi siamo liberi … ma restiamo umani.  Anche se ti sembrerà strano … io in questo mondo voglio essere libero … ma ciò non vuol dire che non sappia quello che faccio. Accetto la mia sconfitta e verrò senza fare storie >

Kirito non riusciva a crederci. Quell’essere … non era pazzo. Era solo un uomo che ha voluto vivere i suoi ultimi attimi da libero, anche se uccidendo altre persone.

Perché quel bagliore che aveva visto nei suoi occhi, non era un bagliore momentaneo, di pazzia o sadico. Era il suo personale simbolo di libertà. Era ciò che lo contraddistingueva dal resto delle persone in SAO.

Era ciò che lo rendeva, anche se solo in quel mondo, vivo.

 

Nota dell’autore

Ed ecco che anche questa è finita. Devo dire che non è venuta come speravo, anche se sono uno che si soddisfa facilmente.

Fatto sta che questa doveva essere la prima storia di un progetto che ho in mente … ma la vedo più come una per “Supereroi”, quindi la ho ritoccata un po’ ed eccola qui. Vi dico però che, almeno per il momento, scrivo come un malato e ho intenzione di continuare a farlo per un po’.

Saluti, e ad un’ altra storia.

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Capitolo 3
*** Spalla a spalla ***


Addentrarsi in un dungeon da sola non è mai stata una scelta saggia, ma ne aveva bisogno. Aveva bisogno di qualcosa che la distraesse. Aveva bisogno di combattere.

 

“ Perché devi fare così? “

“ Così come? “

“ Vai da solo in posti di livello più alto e rischi di finire ammazzato!”

“ Dovevo allenarmi “

“ Per cosa? “

“ Per la prima linea “

 

La sua Rapier faceva strage di mob. Quei golem erano incredibilmente lenti ed era facile colpirli alla sprovvista. Erano a centinaia, ma per ucciderne uno bastavano pochi secondi. Arrivavano in continuazione, da tutte le entrate di quella grossa sala, ma Asuna non ci faceva caso. A lei bastava distruggerne il più possibile per non dover pensare ad altro.

Erano passati due anni da quando era entrata in quel gioco. Aveva sempre combattuto, si era sempre impegnata a dare il massimo di sé per permettere a quanti più giocatori possibile di uscire da quello che altro non era che un incubo. Un lungo, terribile incubo. Spesso pensava al perché fosse successo tutto quello. Perché fosse successo a lei. Quale astrusa divinità aveva fatto arrabbiare per poter causare tutto quello.

Nel mondo reale, era sempre stata una studente modello, che capiva le cose al volo. Per questo, una volta trovatasi in quello strano mondo, si sentiva quasi mancare. Quando sei abituata a riuscire sempre in tutto, è strano trovarsi di fronte a qualcosa in cui non eccelli. Non fosse stato per la guida e per lui, sarebbe morta nel giro di qualche giorno, o peggio, sarebbe rimasta a marcire tra i vicoli della prima città.

Però era riuscita ad andare avanti, a sopravvivere. Ma tutto questo le pesava. Era diventata vicecomandante di una delle gilde più importanti del gioco, era riuscita a diventare la più temuta giocatrice, ma tutto questo continuava a non avere senso nella sua testa. Valeva la pena darsi tanto da fare per tornare al mondo vero, nella quale era rimasta come congelata per due anni?

 

 

“ Cosa vuol dire per la prima linea? “

“ Esattamente quello che significa … “

“ Stai dicendo che vuoi tornare a … combattere? “

“ Non sto dicendo che voglio combattere … è solo che … “

“ Che? “

“ … che tutto questo mi sembra inutile “

“ Inutile? Ma come puoi dire così … “

“ Il fatto è che … prima o poi dovremo … “

“ Dovremo cosa? “

“ Uscire da qui “

 

 

E fu così che, un giorno, incontrò lui. Quell’idiota non faceva nulla. Non si stava applicando per uscire da lì. Stava fermo, senza allenarsi, a godersi quella vita fittizia. Lui era diverso. Non pensava che tutto quello fosse tempo perso. Non pensava ad altro che a vivere. Esatto, vivere, non sopravvivere, ma vivere. Sapeva che quel tempo non avrebbe potuto recuperarlo nel mondo reale, ma non gli importava, perché non lo stava sprecando intasandosi in alcuni complicatissimi dungeon. Lo passava a sonnecchiare, a godersi quella bella brezza. E quello che a lei sembrava poco più che un’idiozia, diventò anche il suo stile di vita. Doveva viverli quei momenti. Doveva farli diventare importanti.

Asuna iniziò a domandarsi perché ce ne fossero così tanti. Si era accorta infatti che, nonostante ne avesse eliminati parecchi, era sempre e comunque circondata. Non che questo le creasse grandi problemi, ma iniziava a sentirsi un po’ oppressa.

 

 

“ Perché vuoi uscire? Non ti va bene quello che abbiamo qui? “

“ No, è che … “

“ Smettila di fare queste mezze frasi, dimmi come stanno le cose! “

“ Il fatto è che … sia io che tu abbiamo una vita fuori: parenti, amici … “

“ Ho capito quello che mi vuoi dire. Vuoi che tutto questo finisca presto per poter tornare alla tua vita e poterti dimenticare di me! “

“ No, ma cosa dici … “
“ Beh, non dovrai per forza uscire, me ne andrò io per te! “

 

 

Avevano passato molto insieme. Avevano finito di sopravvivere, avevano continuato a vivere, avevano iniziato ad amarsi. Avevano superato tutto. Avevano combattuto contro degli assassini, erano sopravvissuti a diversi boss, si erano più volte salvati la vita e si erano sposati. Le loro vite erano legate, si appartenevano, e non sarebbero sopravvissute l’una senza l’altra. Era come se le loro anime andassero avanti mano nella mano, contro tutto e tutti.

O almeno, fino a quando non litigarono. Forse aveva capito male, o forse le cose stavano veramente così. Fatto sta che le aveva fatto male, e se ne era andata.

Il fatto è che, nonostante tutto, lei aveva paura. Aveva paura di morire, proprio ora che aveva trovato la sua felicità in quel mondo. Aveva paura di essere abbandonata, perché ormai non era più in grado di vivere lì da sola. Avrebbe preferito morire, piuttosto che continuare a vivere senza lui. Proprio per questo se ne era andata senza lasciarlo finire di parlare. Non voleva distruggere tutte le sue speranze, voleva poter rimanere attaccata a quel filo che le permetteva di andare avanti.

Ora però, i suoi pensieri si diradarono. Erano veramente troppi. Era totalmente circondata da file e file di nemici, che si estendevano per decine di metri. Estrasse il cristallo per il teletrasporto.

Nulla.

In quella zona non ci si poteva teletrasportare. Senza neanche rendersene conto, era finita in una trappola. E ora non poteva più scappare. Non sarebbe riuscita a farsi strada tra così tanti mob, sarebbe stato un suicidio. Non le restava che combattere.

Con rapide saettate, sfoltiva le fila di nemici, che però non mollavano e avanzavano in continuazione.

Però, non si può resistere per sempre. Un golem riuscì a colpirla. Poi un altro. E un altro ancora. La sua vita calava. Non era in grado di colpire i nemici a 360°, e qualche colpo penetrava la sua difesa. Sperimentò così l’elevato danno che uno solo di loro era in grado di fare. Non aveva tempo per curarsi, e ben presto si ritrovò con la barra della vita al limite della zona gialla. Mancava poco. Sarebbe morta così, da sola, circondata da nemici che l’avevano messa in trappola. Lei, la “ Saetta “ dei Cavalieri del Giuramento di Sangue, sarebbe stata sconfitta. E senza nemmeno potersi chiarire con Kirito, il suo amore. Una lacrima le scese. Era finita.

Ma anche no.

Qualcuno atterrò di fianco a lei, dopo aver spiccato un salto e oltrepassato tutte le fila nemiche, e distrusse almeno otto di quei golem con un colpo. Era Kirito. Era arrivato.

< Guarisci! > Si era già preparato un cristallo in mano, e aveva fatto bene. La barra della vita Di Asuna si riempì nuovamente.

 

< E meno male che sono io quello che quasi si fa ammazzare >

Asuna non gli rispose, ma era felice che fosse lì, che l’avesse salvata.

 

< Situazione spinosa eh? >

< Già … >

Erano spalla a spalla. Si proteggevano l’un l’altro, evitavano che l’altro fosse colpito all’improvviso. Erano una cosa sola, un solo organismo autosufficiente. Avevano sempre fatto di tutto per evitare che all’altro accadesse qualcosa, e lo avrebbero fatto anche ora.

 

< Asuna … >

< Sì ? >

< Noi non moriremo >

Quella frase colpì la ragazza, che si aspettava l’esatto contrario.

< Quello che volevo dirti prima … è che io voglio fuggire da qua … voglio uscire da questo stupido gioco … perché voglio amarti nella vita vera. Voglio vivere con te nella vita vera, voglio stare con te per sempre, e non mi basta questo gioco. Io ti amo, Asuna  >

Il viso della ragazza fu  rigato da una lacrima di felicità.

< Anche io Kirito >

Erano spalla a spalla, e, se fosse stato necessario, lo sarebbero stati per sempre.

Si sarebbero protetti per sempre.

 

 

 

Nota dell’autore

Aha! Scommetto che non vi aspettavate questa “Supereroi” così vero? Beh, ho finalmente voluto esplorare il resto che SAO avesse da offrire, oltre ai combattimenti e alle riflessioni. Devo dire che, nonostante sia corta e abbia poco senso, soprattutto per quanto riguarda il fattore “ Supereroi”, che è molto implicito in questa One-Shot, ma sono contento di come è venuta, perché volevo dare una specie di carattere riflessivo ad Asuna, cosa che nella storia originale è un po’ trascurato a mio parere.

Saluti cordiali, Gigio.

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