Dark necessities

di DameOfWax
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Insonnia ***
Capitolo 2: *** Leggere ad alta voce ***
Capitolo 3: *** Arresto cardiaco ***
Capitolo 4: *** Fragilità ***
Capitolo 5: *** Gli altrove ***
Capitolo 6: *** Te stessa ***
Capitolo 7: *** Da sola ***
Capitolo 8: *** Autostrada per i brividi ***
Capitolo 9: *** La parte più dolce e umana ***
Capitolo 10: *** L'amore dei grandi ***
Capitolo 11: *** Basta chiudere gli occhi ***
Capitolo 12: *** Serate indimenticabili ***
Capitolo 13: *** Giorni qualunque ***
Capitolo 14: *** Debolezze ***
Capitolo 15: *** Istinto ***
Capitolo 16: *** Parole da quattro soldi ***
Capitolo 17: *** Taking care ***



Capitolo 1
*** Insonnia ***


26/05/2016

La notte è ancora troppo giovane se hai l'insonnia come compagna, se i tuoi pensieri ti fanno dimenticare che hai bisogno di dormire. 
Con le cuffie alle orecchie capisci che le canzoni che ascolti le hai scelte perché parlano della tua vita e di te.
Tutto ha un insolito ordine che non vale la pena disfare, nè saperne il motivo. 
Tutto ha un insolito ordine e non lo spezzi per non spezzarti. Tutto ha un chiaro ordine.
Con i capelli sulla schiena è tutto più affascinante ma tutto anche un po' doloroso. Perché i tuoi capelli sulla schiena li conosci solo tu, e non arrivano a nessun altro, ed è dolorosoperché tu invece ricordi che lui li prendeva tra i polpastrelli e li faceva sfregare sulla pelle come se volesse saggiare la consistenza che aveva la tua anima, quando avevi i capelli sciolti e liberi proprio come il tuo cuore.

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Capitolo 2
*** Leggere ad alta voce ***


Avevo dimenticato che cosa significasse provare un forte bisogno di scrivere. Un prepotente impulso, come uno slancio alla vita; oppure alla morte. Un forte slancio all'oblio.
Gli occhi delle persone sono in grado di farci riflettere, di risvegliarci. E di tormentarci, farci attorcigliare lo stomaco, farci aggrovigliare i pensieri. Gli occhi delle persone feriscono e guariscono, insieme. Dei libri sulla spiaggia bastano a farti riscoprire te stessa. La proposta di leggere ad altra voce avvolge l'ego come una lusinga...
Vivi come se stessi vivendo un'altra vita e invece è la tua stessa e non puoi lasciarla andare. Tutto ciò che ti tormenta svanirà, con lo svanire dell'estate. Il tuo cuore è in una morsa che non ti sai spiegare. 
Vorresti leggere ancora. Come se ti ci nutrissi più dell'aria che respiri...

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Capitolo 3
*** Arresto cardiaco ***


24/04/2016

La malinconia si mescola alle note di una vecchia canzone e alla luce dorata del sole di fine aprile, tanto da darti l'illusione di poterti sentire felice.
Non sai cosa vedere nelle altre persone, perché i tuoi occhi non vedono ciò che vede il tuo cuore e lui sente di non vedere niente. Sente di non volere più niente.
E le canzoni sono come un defibrillatore, i pensieri sono il tuo arresto cardiaco, il suo viso è come un respiro nei tuoi polmoni e quello che vorresti sentire e lui non dice è il segno che non c'è più nulla da fare.

Adesso la musica ti spinge a voler essere lontana, tra la sabbia di chissà quale spiaggia perduta. 

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Capitolo 4
*** Fragilità ***


06/04/2016

La verità è che quando sono qui c'è sempre un perché; la verità è che la fragilità mi spezza e che la fragilità è il mio perché; la debolezza e le mani che non mi sostengono quando sto per mollare la presa. E io invece ti chiedo di afferrarmi, quando le lacrime ancora non sono abbastanza, quando sento che se scorreranno mi bruceranno la pelle e il mio cuore non sarà più lo stesso.
Amami nella debolezza, perché questo significherà che nella forza insieme saremo indistruttibili. 
Quando arriva la notte e la canzone che ascolti ti descrive senza averti mai conosciuta, tutto il resto è messo in discussione e tu resti sola con te. Quando non riesci a dormire perché chi ami ti ha ferito, ma senti che anche lei ha paura di perderti, tremi e ti rannicchi al freddo in te stessa senza sapere che cosa fare, ma aspettando, ma piangendo, senza sapere che le lacrime ti stanno bruciando la pelle, ma non sentendo più niente, niente, niente...

A volte piangere ti fa ricordare di riuscire ancora a provare qualcosa, di non essere spenta, che è ancora peggio che essere triste, che essere confusa, che essere indecisa, che essere debole, che essere te stessa, da sola, senza le tue mani che ti sostengono.

A volte però devi mollare per non farti davvero troppo, troppo male.

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Capitolo 5
*** Gli altrove ***


28/08/2015

Nero sulla pelle. A chiederti chi sei, tra le trasparenze. I vuoti sono solo apparenze; e i suoi occhi punte di diamante: brillante ma tagliente. Soprattutto quando non sono dove desideri tu. 
Sono altrove.
Gli altrove sono le mete della tristezza; le mete della voglia di cambiare. 
Forse è la staticità che genera gli altrove. L'incapacità di cambiare. 
Ma è la non mutevolezza dei sentimenti che fa temere di più gli altrove, che li rende inspiegabili e spaventosi.

Adesso davanti allo specchio ti spogli e hai quel nero sulla pelle che lui non ha visto mai; la sensualità che non ha voluto vedere.
Una di quelle tante tristi volte in cui ti sei illusa un po' troppo di poter essere abbastanza. 
Forse l'errore sta nel non sentirsi abbastanza quando si è respinti piuttosto che sentirsi abbastanza quando si respinge. E forse non ti senti abbastanza perché non respingi mai. 
Pensi che con il nero sulla pelle gli altrove non ti raggiungano mai; ma proprio quel nero che dalla pelle si imprime sull'animo si tramuta in uno di essi. 

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Capitolo 6
*** Te stessa ***


Quando pensi di averne abbastanza di te stessa, te stessa ti fa la guerra.
Quando non si assopisce, gratta sulle tue pareti, dal fondo di te stessa.
Si presenta senza avvisare, quando non è assopita, e non sei più in pace con te stessa.
Quando pensi di averne abbastanza di te stessa, rimani offesa e non ne comprendi il motivo.
Senti il mondo che va controcorrente, e tu non riesci più a nuotare, perchè quella corrente, opposta e terribile, è troppo forte per te.
Quando pensi di averne abbastanza di te stessa, in realtà non ti rendi conto che tu sei ancora te stessa, anche quando ti rifiuti.
Quando sei ancora te stessa vorresti urlarlo, ma sai che non importerebbe a nessuno, che non ti sentirebbe nessuno, che nessuno capirebbe davvero.
Allora preferisci tenerti dentro e all'occorrenza pensare di averne abbastanza di te. 

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Capitolo 7
*** Da sola ***


C'è Il vento, il sole che trafigge i muri; le foglie verdi, i campi.
Il sole che squarcia le nuvole.
È c'è Il vento, c'è il vuoto. Il silenzio negli spifferi d'aria. Il silenzio tra i rami che ondeggiano. Tra le pietre e i gatti randagi.
Nemmeno gli uccelli cantano più.
Il mondo non è più in grado di parlarmi. Non mi rivolge lo sguardo.
Nemmeno gli alberi sussurrano più. Nemmeno le misere erbacce.
Il mondo non ha più nulla da dirmi, né sguardi da rivolgermi. Non chiama più il mio nome. Non mi avvolge.
Sono un niente davanti al tutto; un tutto di cui non faccio più parte. E il mio animo capisce che la natura non punisce chi sta dalla parte del torto; gli sta indifferente.
Vedo ancora tutto, ogni singola cosa, ma senza essere guardata. Vedo tutto con gli occhi di un semplice essere umano che non si cura di ciò che gli sta intorno. Che non conosce la bellezza delle cose.
Tutto è di marmo. Freddo, insensibile. Tutto si affida allo scorrere del tempo. La solitudine è la mia compagna e io sono un continuo ossimoro. Ad essere compagni della solitudine bisogna per forza essere un ossimoro. Sono così insicura.
La morte si cura di tutto.
La morte, sicura di tutto.
La morte sicura, di tutto.
È questa la vera sicurezza.

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Capitolo 8
*** Autostrada per i brividi ***


C'è un tipo di tristezza che dietro di sé nasconde un'estrema dolcezza; non perché essa stessa sia dolce, ma per le cose a cui ti fa pensare. E quando sei triste ripensi sempre ad ogni cosa. Hai bisogno del tuo equilibrio, della calibratezza di un tempo, del ritmo che inconsapevolmente studiavi per le tue parole. Adesso è tutto vuoto è non riesci a vedere niente; adesso cerchi a tastoni quello che un giorno pensi possa renderti felice. A volte hai bisogno di coprire il rumore della pioggia...
Ascolti La musica mentre la pelle è un'autostrada per i tuoi brividi, e tutto quello che hai vissuto ti ritorna davanti come un lampo, come un colpo di abbaglianti, come in una paradossale fredda sera estiva...
E tu in realtà vuoi correr via da ciò che senti.

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Capitolo 9
*** La parte più dolce e umana ***


La sincerità è purezza e bellezza. Per alcuni è immediata, altri devono prima passare attraverso il dolore; e per gli uomini comuni talvolta neanche basta. Se gli occhi sono ciechi l'anima avverte ancora di più.
Amare la letteratura è amare la parte più dolce e umana dell'uomo stesso. È amare il te stessi che c'è stato negli illustri. È un amore egoista e altruista in egual misura.

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Capitolo 10
*** L'amore dei grandi ***


Quando sei piccolo ami incondizionatamente; ami spontaneamente è intensamente e non dai peso a ciò che dici; o meglio, in tutto quello che dici c'è il peso dell'amore e questo come a garanzia della sincerità delle tue parole. Come se non servisse nient'altro a far funzionare le cose. Ma quando sei grande, quando sei grande dai più peso a quello che dici, ed è un peso diverso. Quando sei grande va a finire che dici poco, ma quel poco che dici poi ha un valore immenso; e ti rendi conto che sei cresciuto quando lo rileggi; ti rendi conto che sei cresciuto quando non hai più quel sorriso stralunato, né le farfalle a vorticarti nello stomaco, ma quando provi emozioni più forti e stabili; e ti ritrovi a pensare tutto d'un colpo che per amare davvero bisogna crescere e che più cresci più ami davvero.
Hai mai pensato di amare sempre di più una persona? Ma pensato così, tutto insieme. Prepotentemente e alla sprovvista, prendendo consapevolezza di star provando qualcosa di diverso, diverso da tutto quello che hai conosciuto prima...
Hai mai amato così tanto, tanto da pensare di non riuscire a stare più sola? Ma non come se fossi stanca di te, piuttosto come se non ti bastassi più... Ma non in un senso tanto egoistico. Come se l'altro fosse così essenziale da completare te stessa...
Hai mai amato così tanto da rimanere senza parole? Io lo so facendo E forse dovrei accennare a me stessa che in fondo sono cresciuta...

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Capitolo 11
*** Basta chiudere gli occhi ***


Basta chiudere gli occhi.
Basta chiudere gli occhi e ascoltare.
C'è qualcosa al di là di ciò che vediamo.
Quello che sentiamo può essere talmente forte da non dargli più retta; può essere talmente forte che arriva a non fare più male.
Eppure rimane un'inspiegabile voglia di piangere.
Le lacrime sono emozioni allo stato puro, il grado ultimo di espressione delle nostre emozioni, sono il punto d'arrivo, sono la nostra essenza.
Non siamo fatti di null'altro; noi non siamo fatti di null'altro se non di arrivare all'apice delle nostre sensazioni e scoppiare in lacrime capendo che si rimane sempre incompleti e incapaci di dare una spiegazione alle cose. Eppure rimaniamo sempre grati a noi stessi perché siamo in grado di provare tutto ciò; perché ci fa sentire incredibilmente vivi, così vicini a capire ciò che siamo davvero e allo stesso tempo incuranti di ciò, perché già siamo e questo ci basta.

Qui la musica è carica di dolore e impregnata di bellezza; mi fa capire con rammarico che forse in questo caso il dolore è bellezza perché mi fa provare emozioni intense e sincere e mi fa sentire qualcuno. A volte il dolore ha lo stesso entusiasmo dell'amore e forse le emozioni quando sono vere sono tutte uguali e ti portano in uno stato oltre la tua realtà...
In questo caso basta chiudere gli occhi.

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Capitolo 12
*** Serate indimenticabili ***


Ci sono delle serate indimenticabili, piene di tante parole che sono per lo più inutili, ma ci sono gli sguardi a sistemare tutto; e serate in cui sei troppo timido per scambiarli, gli sguardi, ma si sistema tutto comunque. Ci sono delle serate in cui hai voglia di correre e non fermarti più solo per sentire il brivido della velocità, magari con la musica a tutto volume giusto per sentirti vivo, per sentirti pieno, per sentirti a posto, ma a poco a poco ti rendi conto che vorresti soltanto che tutto finisse e ti ritrovi con un gran mal di testa. Ma non per la musica. No, non per la musica, né per la velocità, né per qualsiasi cosa che ti succede intorno. Soltanto perché ti senti svuotato.
Ci sono delle serate indimenticabili, piene di tante parole che sono per lo più inutili, ma ci sono le carezze a sistemare tutto; e serate in cui vorresti solo perderti nel corpo che ti sta accanto e dimenticare tutto, tutto, tutto. Andare oltre le carezze, e si dimentica tutto comunque.
Ci sono delle serate in cui hai voglia di essere cullato tanto che non t'importa se dopo ti abbandonano, serate in cui senti che ti puoi accontentare di tutto, di ogni minimo respiro o tocco o silenzio. Di ogni minimo silenzio, basta che sia indirizzato a te. Sì, basta che sia per te. Ci sono delle serate indimenticabili in cui niente dovrebbe andare storto e in effetti non c'è niente che va storto. Soltanto che alla fine devi dire addio. Soltanto. E speri tanto che gli addii siano fatti per ritrovarsi, prima o poi, ma ti sbagli, perché quelli sono gli arrivederci. E chi è che ti dice arrivederci in una tarda serata di agosto? Nessuno. E mai nessuno dice niente, perché gli arrivederci si tacciono. Come anche gli addii.
Ci sono quelle serate indimenticabili giusto per il fatto che dovrebbero essere tali, ma non riesci a tenerle dentro di te. Senti una profonda tristezza e non capisci che cosa ti manca, non ne sei proprio capace. Una profonda tristezza e non sai che cosa ti manca.
Ci sono delle serate indimenticabili, fatte apposta per dimenticare. Dimentica. Anche la tristezza si dimentica. Anche la tristezza, anche il vuoto, anche gli arrivederci, anche gli addii.
E questa è una di quelle sere.

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Capitolo 13
*** Giorni qualunque ***


Ci sono momenti in cui stai bene e non pensi al resto e momenti in cui ti viene voglia di scrivere in rima, momenti in cui ti bastano dei libri a poco prezzo per essere felice e momenti in cui finalmente ti guardi allo specchio e quella solita tristezza non la senti, ma sono giorni qualunque e non sai mai quanto tu dei giorni qualunque ti possa fidare. Ma se non inizi a scrivere subito in rima sai che poi non ci riesci più. Quante cose avresti voluto dire, quante cose avresti voluto e quante avresti potuto, se solo avessi cominciato. Il mare dolce e calmo nella sua piattezza e la tempesta che ti nasce dentro, e respingi il futuro perché, davvero, adesso ti basta il presente. Adesso il presente ti basta così com'è. E vorresti tanto che l'estate non finisse, che potesse durare ancora un po', perché la magia dell'estate non è come quella delle altre stagioni, è una magia tutta particolare, e sei riluttante ad abbandonarlo, mentre lei ti abbandona lo stesso anche se tu non vuoi. Come tutto il resto.
Ti accorgi che in poche pagine non dici nulla ma in pochi versi puoi dire molte più cose, perché il mondo in fondo è una poesia e non t'importa se è triste o felice. Le poesie sono belle comunque. Racchiudono tutto. La sera a letto ho voglia di scrivere ma svanisce tutto in fretta, e adesso sono a letto con la mia lampada e la mia penna ed è svanito tutto. Anche la rabbia del pomeriggio. Ma forse la solitudine c'è ancora. Ultime serate di agosto, di agosto le ultime parole. Ti chiedi ce torneranno mai. Torneranno mai le parole di agosto? Chi sarai quando loro torneranno? Chi sarai diventata? Chissà se sarai cambiata, e tu non hai il coraggio di augurarti di cambiare. Non sai ancora se è una cosa buona.

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Capitolo 14
*** Debolezze ***


Debolezze incastrate a formare la tua pelle. Forse con le debolezze impari ad essere più forte.
Indecifrabili ai tuoi occhi le giornate di marzo.
Forse se sei forte ti basta un momento di debolezza, per crollare. Alla fine, chi ha deciso cos'è forza e cos'è debolezza forse l'ha deciso per sè; qui tutto è inspiegabile, sotto lo sguardo del cielo di marzo.
Chi sono io e chi sei tu non lo decide ciò che abbiamo fatto, ma ciò che abbiamo provato quando lo abbiamo fatto.
Tutto è convenzione. E la vita sembra essere un costante rientrare in questa convenzione...

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Capitolo 15
*** Istinto ***


Il tuo cuore fa balzi improvvisi quando vedi segnali familiari; dappertutto ci sono segnali di lui.
Immagini che cammini in riva al mare, con il vento che ti scompiglia i vestiti; immagini il suono della sua voce che ti racconta della sua vita e il suono della tua che racconta di sogni perduti...
Ti perdi nel desiderio di ciò che non hai e nel tormento di non poterlo avere, gli sguardi che intrecci ti emozionano e spaventano insieme e lo stomaco si attorciglia tra l'istinto e la forza opposta al tuo istinto: la consapevolezza dell'errore. C'è qualcosa di più forte di te che ti spinge a fare qualcosa di più, di più di ciò che sei, o credi di essere... E in un momento rimetti in discussione tutta la tua vita, le tue certezze vacillano e i tuoi muri, ai quali sempre ti sei poggiata, crollano, incredibilmente friabili e sottili.
C'è solo nel tuo cuore il tormento? O anche nello sguardo che si intreccia al tuo? Se così fosse, tale tormento sarebbe più dolce, forse più sopportabile, se non al corpo almeno alla mente, che riuscirebbe a darsi un po' di pace. Vorresti perderti ancora in quegli occhi senza aver paura nuovamente ed arrenderti...

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Capitolo 16
*** Parole da quattro soldi ***


Parole da quattro soldi per pensieri troppo grandi. Il mondo è troppo triste per dipendere da lui.
Gli alberi d'autunno portano appese le speranze della gente; foglie fragili su rami secchi. Colori caldi per una fine triste. Eppure gli alberi d'autunno le ospitano lo stesso.
Se il mondo non fa altrettanto con noi, andiamo via. Se insieme non facciamo più rumore, è meglio urlare e scappare. Non c'è tempo per chiedersi perché lo stomaco fa male dopo aver fatto l'amore, ma solo per ricominciare e amarsi ancora, sempre di più.
La notte è lunga e le stelle splendono di malinconia, ci vedono andar via e anche loro si spengono.
Correre, è questo l'importante. Se inciampiamo il cielo ci raccoglierà.
L'importante è non volare, perché al contrario si cade.
L'importante è non tornare in superficie, perché al contrario si annega.
È l'alba.

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Capitolo 17
*** Taking care ***


Chiedi alle onde del mare come ci si sente in balia del vento. Chiedi alle stelle che significa dover splendere sempre; le onde ti diranno che è una fatica. Le stelle ti diranno che finiranno per esplodere.
Fa attenzione a quello che senti, a quello che provi e a quello che dici, perchè poi tutto diviene parte di te. Tu sei quello che senti quando scendi da un treno e metti piede in una stazione, tu sei quello che provi quando stringi la mano ad una persona in un letto d'ospedale, e tu sei quello che dici quando prendi la decisione di essere gentile.
Decidere di essere gentile è davvero una scelta coraggiosa. Affrontare il tuo turno nella corsia di un pronto soccorso è una scelta coraggiosa. Sentire quella persona che hai visto in stazione è una scelta coraggiosa; sapere cosa proverai quando stringerai la mano di una persona è una scelta coraggiosa; essere gentile con il caos nella testa e il dolore nel cuore per non avercela fatta è una scelta coraggiosa.
Riprovare poi a restare te stesso dopo il turno di lavoro è la scelta più coraggiosa di tutte.

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