The Nekodachi di Lady K (/viewuser.php?uid=52608)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
nekodachi capitolo 0 - prologo
Ecco
a voi il mio delirio... xD E' una AU, ma non troppo... leggere per
scoprireeeee =D
The Nekodachi
Prologo
I raggi del sole filtravano
tra le nuvole bianche come il latte.
Lui rimase là con lo sguardo fisso, la barca in balia delle
onde. Quel viaggio era durato settimane; ma non se ne curava, il suo
spirito era incolume all'aria piena di tensione che aleggiava intorno a
lui. Doveva raggiungere quella terra.
-Capitano...- squittì all'improvviso una vocetta dietro di
lui,
-...gli altri non ne possono più. Sarebbe meglio
rinunciare...-
-...-
-...Capitano... il timone di una delle navi si è rotto, le
scorte di cibo stanno per finire e... sul serio, dovremmo fare marcia
indietro.
-...Non saremmo comunque in grado di affrontare il viaggio di ritorno.-
Il capitano fece udire per la prima volta dopo giorni la sua voce. -Non
se ne parla, continueremo finc-...-
-TEEEEERRAAAA!!!!-
Il capitano e il suo compagno alzarono lo sguardo verso la vedetta,
presi alla sprovvista.
-TERRA IN VISTAAA!!!-
I due puntarono estasiati gli occhi davanti a loro e la videro: una
lunga striscia di terra si profilava all'orizzonte.
***
-Capitano, dovremo lasciare la nave qui. Useremo le altre due.-
-Suppongo tu abbia ragione.-
Qualcosa scintillò sulla sabbia.
-Capitano, siamo pronti a partire.- il piccolo marinaio salì
senza aspettare risposta sulla nave più grossa.
E la risposta non sarebbe mai arrivata. Perché, per qualche
motivo, il capitano fu attratto da quell'oggetto scintillante.
Si abbassò all'altezza del gingillo e lo squadrò
con
attenzione. L'operazione risultò abbastanza complicata,
poiché era coperto dalla sabbia. Ma proprio quando fece per
rimuoverlo da essa, una forza misteriosa si scatenò
dall'oggetto. Per qualche secondo il corpo del capitano si
impiantò lì, in quella posizione. L'uomo, da
parte sua,
si sentiva come se fluttuasse al centro dell'universo. Perse la
cognizione del tempo e sembrò che i suoi 5 sensi avessero
smesso di funzionare. Dopo quelle che gli sembrarono ore, si rese conto
di avere effettivamente gli occhi aperti. Le mille sensazioni strane
che aveva provato ora erano svanite. E qualcosa lì era
cambiato.
Anzi, qualcosa si era aggiunto alla sua vista.
Non era l'unico ad aver afferrato e liberato dalla sabbia quella cosa.
Una creatura bianca lo guardava con uno sguardo stranamente familiare.
Sembrava un piccolo felino, un leopardo in miniatura.
Solo dopo si rese conto che l'oggetto misterioso era un piccolo
cristallo viola. Ma non riusciva a togliere gli occhi di dosso da
quell'animale sconosciuto.
Quello sguardo...
-CAPITANO! SONO APPARSI DEGLI ANIMALI STRANI
SULLA NAVE! CAPITANO COLOMBO!-
***
Molti anni dopo
*Dling Dling*
Il telefono squillò nel rimbombante silenzio
della casa.
Un animale bianco con un ciuffo sbarazzino sulla testa rispose alla
chiamata.
-C-ciao Hattori... sono io...-
-Ehhhhhyyy Kudo!!-
La solita allegria di Heiji non lo tirò affatto su di morale.
-Ascolta, devo parlarti, è importante...-
-Ma ceeerto, dimmi! Cosa ti turba?-
-Ehm... vedi...-
-ODDIO, una farfalla! Guarda che colori!!!!-
-Ha-... Hattori sei ancora lì?-
-Sì scusaaaa, dicevi?-
-...Allora...-
-Ohhhh guarda quelle nuvole a forma di U.F.O.!!! Sono
così... fuffolose!!!-
-...-
*Tuuu-Tuuu*
-Kudoooo ci sei?!-
Conan sospirò. Come aveva pensato, non era stata una buona
idea.
Heiji era rimasto la sua unica speranza... ed era sfumata in pochi
secondi.
Diede un'occhiata al pezzo di carta che aveva in mano; sconsolato
tirò una riga sul nome del suo amico, per poi leggere gli
ultimi
due nomi scritti alla veloce: Jodie ed Eisuke.
Appallottolò il foglio con un improvviso attacco d'ira:
chiedere
o anche solo pensare a quei due Nekodachi non era d'aiuto.
O forse la ragione era
un'altra?
Jodie lo avrebbe ignorato chiedendogli quale vestito la
rendeva
più attraente ed Eisuke si sarebbe limitato a dormire.
Niente di
più e niente di meno.
Il
piccolo detective non faceva altro che sospirare. Per fortuna il suo
Teemee non se n'era accorto... dopotutto lui era l'ultima persona a cui
avrebbe chiesto suggerimenti in merito al suo problema.
-Ran-neechan, la cena era deliziosa come sempre!-
Il Nekodachi si irrigidì, ma sperò di non dare
nell'occhio.
-Io vado a letto...- miagolò infine.
-Ah, ma... Conan-kun, hai mangiato abbastanza?- Ran era gentile come
sempre.
-Sì, sta' tranquilla...-
Conan, Ran e Kogoro lo guardarono distrattamente allontanarsi.
La
Nekodachi della ragazza era leggermente turbata. Erano giorni ormai che
percepiva una strana atmosfera quando parlava con Conan. Era una
sensazione familiare, era sicura di averla già provata
prima. Ma
in quel momento non le veniva in mente nulla.
Si sentiva... sola...
-Ma
perché a me...?- si ripeteva Conan. Era a letto nella "sua"
camera e non riusciva a dormire. Si girò verso la finestra:
la
notte era stellata come poche volte ad Agosto.
Si
avvicinò ad essa, la aprì con qualche
difficoltà e
si mise ad ammirare il cielo. Era immerso nei suoi pensieri, quando
qualcosa attirò la sua attenzione.
Un'ombra triangolare
volò sopra la sua testa.
Sembrava diretta verso il tetto dell'agenzia. Il felino si
arrampicò agilmente su per il tubo di scolo e raggiunse il
tetto
piatto dell'edificio.
Una piccola figura grigia era accucciata non lontano da lui. Lo
riconobbe subito, quel mantello era inconfondibile.
-Kaito... Kid?!-
-Ehilà...- il Nekodachi si girò stancamente e
guardò il suo rivale. Ma Conan non era dell'umore ideale per
dargli la caccia. Anzi, si sedette accanto a lui, improvvisamente
esausto da quella giornata piena di delusioni.
-Posso... chiederti una cosa...?-
-Cos'è, un grande detective come te che chiede consiglio a
uno come me?-
Conan si stupì di fronte alla sfumatura divertita che aveva
la
voce di quel ladro da strapazzo. Lo aveva sempre conosciuto come il Nekodachi depresso...
-Di colpo sai... mi sento molto simile a te... o... a Jodie o...
Eisuke...-
-Vuol dire che sei un Crazy-...?-
-...-
Conan si girò di scatto dalla parte opposta, chiudendo gli
occhi. La realtà era dura da sopportare.
-A me sembri un Nekodachi normalissimo, se ti può tenere su
di morale. Guarda me piuttosto... sono un miserabile...-
Il piccolo detective non rispose. Non ce la faceva più,
doveva sfogarsi con qualcuno.
-La verità è che io...-
Kaito Kid lo guardo incoraggiante, sempre se si possa definire
così quel suo sguardo perso e disperato.
-Io sono...-
La luna brillava sopra di loro con una luce rassicurante, come se anche
lei non vedesse l'ora di scoprire il suo segreto.
-Io mi sono innamorato di Haibara.-
....
Confusi? Elettrizzati? ...o
schifati? xD Commentate please!!!
PS: ringrazio la mia amica Skulblaka17 per avermi aiutato durante la
scrittura di questo primo capitolo.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
nekodachi capitolo 1
Grazie
delle recensioni! x3 Gustatevi il nuovo capitolo!
The Nekodachi
Capitolo
1
-...Eee
tra un mese sarà l'anniversario della scoperta dell'America
da
parte di Cristoforo Colombo, ce ne parla il servizio di Akane Fujimoto.-
-Manca ancora un mese ma i festeggiamenti hanno già avuto
inizio: il 12 Ottobre si celebrerà l'arrivo di Colombo a San
Salvador, con le sue tre navi Niña, Pinta e Santa Maria. In
tutto, saranno passati esattamente 560 anni dal giorno in cui i
Nekodachi comparvero sul nostro pianeta. Non mancano nei
negozi
ogni tipo di gadget, tra cui il portachiavi a forma di cristallo viola
o il peluche del Nekodachi del famoso capitano. Ricordiamo che da pochi
anni dopo la scoperta dell'America il 12 Ottobre è diventato
giorno festivo, sia per i lavoratori che per i nostri bambini.-
-Grazie Akane, e ora un importante servizio sui Crazydachi a cura di
Satoru Takahata.-
-Se ne sente parlare da poco più di un secolo; il numero dei
Crazydachi sta aumentando sempre di più. Le statistiche
parlano
chiaro, solo nel 2001 un milione di Nekodachi ha
cambiato completamente carattere ed è diventato
quasi
ingestibile. Vengono colpiti Nekodachi di tutte le età e gli
psicologi sono tempestati di richieste di colloqui. Gli esperti non
sono ancora arrivati a vere e proprie
conclusioni, l'intera umanità sta aspettando una
possibile
risp-...-
*Zap!*
Una figura nera se ne stava nel buio, a contemplare il
televisore ormai spento.
"Già... non
sapete proprio nulla..."
***
Conan fece un respiro profondo e girò l'angolo.
La
residenza Agasa stava proprio davanti a lui. Un vento leggero gli
scompigliava il ciuffo nero sulla testa e la pelliccia bianca.
"Le... le dirò tutto... stanotte!" si ripeteva, muovendo a
disagio
le zampe. Si sentiva già il cuore scoppiargli in petto. La
cosa
non migliorò quando si ritrovò a bussare alla
porta.
*Toc Toc*
Roteò la faccia verso destra, con un'
improvvisa idea per
la testa. Guardò le bocche di leone che spuntavano
lì
vicino al pianerottolo, ma arrossì imbarazzato. Poi vide tra
queste una piccola spiga, il gambo stretto e leggero sembrava fluttuare
tra la carezza gentile del vento: la colse deciso a darla ad Ai.
Dopo un po' la porta si aprì, ma il felino era
già
sgattaiolato dentro appena aveva visto uno spiraglio di luce. Il dottor
Agasa, confuso, rimase lì ad osservare fuori nel
giardino;
si accorse di Shinichi solo grazie al suo Nekodachi, che lo
avvisò con un sussurro e un battito di coda, per poi
indicargli
con essa il detective vicino al divano. Sopra c'era la Nekodachi di Ai.
-Kudo-kun... guarda che ti vedo...- miagolò Ai con tono
canzonatorio.
Conan si sentì il muso in fiamme. Era rimasto fermo sul
pavimento a guardarla solo una manciata di secondi; siccome era girata dall'altra
parte, non
credeva lo avesse visto. Per qualche motivo, spesso si dimenticava che
i Nekodachi avessero i
sensi più sviluppati.
*Ba-bump, Ba-bump*
Conan si fece coraggio e spiccò un salto per
raggiungere
Ai. Lei si girò a guardarlo con un sorriso sarcastico, ma
cambiò subito espressione.
-Ha-Haibara...-
-...Cos'è, vuoi un altro antidoto temporaneo?-
Conan sussultò, sinceramente mortificato. Ai se ne accorse e
lo squadrò con più attenzione.
*Ba-bump, Ba-bump*
Cercò di ignorare il suo cuore impazzito e tentò
con tutte le sue forze di attaccare discorso.
-Io... Io volevo...-
Deglutì più e più volte, ma le parole
facevano una
fatica immane a uscire. Non riusciva a guardarla in faccia,
non si
rese conto nemmeno che Ai aveva notato la spighetta dietro la sua
schiena.
-...Kudo-kun?-
*Ba-bump, Ba-bump, Ba-bump, Ba-bump*
...E la spiga cadde...
-Dottor Agasa, il bagno è libero...- Ai
uscì dal
bagno tranquillamente, ma si bloccò davanti alla scena che
le si
parò davanti.
Conan si girò di scatto verso di lei e spiccò una
corsa
degna di Speedy Gonzales verso la porta, che era rimasta aperta.
Scomparve in un battito di ciglia lasciando tutti ammutoliti. I due
Agasa fissavano ancora a bocca aperta la porta, Ai aveva gli
occhi
spalancati per lo shock. La sua piccola Nekodachi era rimasta come
impalata lì sul divano, la spiga davanti alle sue zampe
bianche,
tremanti.
Il suono della campanella vibrò allegra nell'aria fredda di
quella mattina di Settembre. I raggi del sole, non più
piacevolmente
caldi, entravano dalle grandi finestre delle aule della scuola
elementare Teitan. Conan correva in corridoio con lo zaino sulle
spalle, il Nekodachi alle calcagna; erano in ritardo di dieci minuti.
Quando il falso bambino spalancò la porta della sua classe,
si
mise le mani tra i capelli. Aveva già capito quello che era
successo.
-Vedi, è la quarta volta in due settimane... non possiamo
andare avanti così...-
La maestra Kobayashi era intenta a sgridare Ayumi come al solito. O
meglio, a sgridare la sua Nekodachi. Ma, dal suo tono disperato,
sembrava più una supplica.
-Io... io gliel'ho detto mille volte di non farlo...- diceva Ayumi
quasi
in lacrime. - Ah, Conan-kun, sei tu.-
Lui si avvicinò lentamente all' amica e il suo sguardo si
posò inevitabilmente sulla sua Nekodachi. Aveva un collare
rosso
intorno al collo, da cui partiva una cordicella marrone.
La creatura gli mostrò i denti con fare aggressivo.
-Vedo che la tua Crazydachi ha ancora un comportamento da cane
rabbioso...- commentò Conan quasi divertito.
-Non... chiamarla così...- lo pregò Ayumi.
Guardò poi dal lato opposto della cattedra, per "scoprire"
che
la classe era decimata. Ci saranno stati una ventina di banchi vuoti.
-Non le è ancora passato il vizio di entrare nelle case
degli
altri di notte e fargli ascoltare quelle musiche orribili a tutto
volume?- chiese.
Si bloccò quando intravide Mitsuhiko che gli indicava il
posto vicino al suo.
-Persino ad Ai l'ha fatto?!- esclamò incredulo
cogliendo al volo il segnale del detective boy.
Il cuore del Nekodachi di Conan perse un battito.
-Ad ogni modo, non posso fare lezione in queste condizioni. Andate
tutti a casa...- la Kobayashi era distrutta.
Stranamente, l'idea di
aver perso l'ennesimo giorno di scuola non sembrò piacere
agli
alunni. Erano a dir poco terrorizzati dalla Nekodachi di Ayumi. Pian
piano se ne andarono, sempre facendo attenzione a non avvicinarsi
troppo alla loro compagna. Solo Genta e Mitsuhiko rimasero nell'aula.
-Pensi davvero che l'ha fatto anche ad Haibara?- chiese il bambino
più grosso a Conan.
-Basterebbe chiederlo a LEI... su Ayumi-chan, chiediglielo... lo sai
che
solo tu e i nostri Nekodachi possono sentirla.-
-Puoi dire ai tuoi amichetti-
miagolò lei con ancora i denti scoperti, -....che io non le
ho fatto proprio niente!-
I Nekodachi di Mitsuhiko e Genta si guardarono perplessi e riferirono
ai loro Teemee il messaggio.
-...Vedremo se hai detto la verità. Andiamo dal dottor
Agasa, ragazzi?-
-Sono desolato, ma devo fare i compiti per domani.-
-Neanche io posso.-
-Ecco io... io non credo sarei la benvenuta...-
-Ayumi-chan non dire così... pazienza, ci andiamo da soli.
-MMEEEOOW!!!- il Nekodachi di Conan cacciò un urlo
spaventoso.
-Che... diamine ti prende?-
-Sembra che non voglia andare.- ipotizzò Mitsuhiko.
Aveva colto nel segno. Il felino sentiva il cuore esplodergli nel
petto; lui sapeva bene
perché Ai non era andata a scuola quel giorno.
....
Cosa
succederà quando Conan scoprirà cos'ha combinato
il suo
Nekodachi?? Non perdetevi il prossimo capitolo! Comunque
sì, il tutto è ambientato nel 2002. Non
chiedetemi il perché xD
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
nekodachi capitolo 2
Ecco
un nuovo capitolo solo per voi =)
The Nekodachi
Capitolo
2
Una bambina dai capelli ramati se ne stava a braccia conserte davanti
allo schermo del computer, in mezzo alle tenebre. L'unica fonte di luce
proveniva dalla porta della stanza, semiaperta. La sua Nekodachi era
accucciata sul pavimento, confinata in un angolo da ormai qualche ora.
Non si parlavano dal giorno prima, non proferivano parola nemmeno col
dottor Agasa. Quest'ultimo, comunque, fu molto comprensivo e non
reagì di fronte al silenzio delle due.
-Mi odi, non
è vero?- la voce della piccola Nekodachi
uscì bassa e roca.
Ai si alzò dalla sedia, raggiunse l'angolo della stanza e si
abbassò all'altezza del felino.
-Ti sbagli, Teemee.- disse
-...-
-Tu non hai fatto niente di male.- la scienziata più piccola
si girò verso la sua
umana, il muso carico di gratitudine.
-Che cosa gli posso...- ma si fermò di botto, gli occhi
sbarrati, lo sguardo fisso oltre le spalle di Ai.
Quest'ultima, vedendo il pelo della Nekodachi rizzarsi,
roteò la
testa dietro di sé, appena in tempo per vedere Conan che,
appena
entrato, si avvicinava a lei. A malapena notò il Nekodachi
del
falso bambino che cercava di nascondersi dietro alle gambe del
detective.
Ai prese in braccio la Nekodachi e restò di spalle.
-Che cosa vuoi...?- disse in tono duro.
-Beh, visto che non sei venuta a scuola volevo assicurarmi che tu
stessi bene...-
-Come pensi che mi senta?!-
Conan si fermò un attimo a pensare rapidamente; si chiese se
avesse fatto qualcosa di sbagliato, ma l'unica soluzione logica che
riuscì a tirar fuori dalla sua mente da investigatore era
che Ai
non voleva ammettere di provare timore verso la Crazydachi di
Ayumi. Quella creatura era senza dubbio fuori di testa, lei e le sue
musiche inquietanti... eppure credeva che anche Ai avesse un
certo
caratterino.
-Non... non pensavo che fosse stato così terribile per te.-
disse, senza badare alla tremarella del suo Nekodachi nascosto dietro
alla gamba destra.
-COSA??- Ai esplose. -BEH LA
PROSSIMA VOLTA NON MANDARE LA TUA BESTIA A FAR PIANGERE LA MIA
NEKODACHI!!-
Partì di gran carriera verso la porta della stanza e
scomparve
su per le scale. Conan rimase un minuto buono lì
imbambolato,
cercando di raggruppare le idee.
-Che... cosa... le hai fatto?- riuscì poi a dire, lo sguardo
fisso davanti a sé.
Al Nekodachi si drizzò tutto il pelo della piccola coda e
cominciò ad arretrare di qualche passo mentre balbettava un
"niente".
-L'hai fatta piangere...-
-Io non volevo...-
Il felino si appiattì sul pavimento sporco, pronto per la
sfuriata.
-Ti prego, non farmi pensare a cose terrificanti...-
-Ma io ho solo...-
Conan si girò di scatto verso il suo Nekodachi. -SOLO COSA?-
urlò.
-Io...-
-DIMMELO!-
-L'HO BACIATA!- gridò Conan con tutto il fiato che il suo
piccolo corpo consentiva. Tremava così tanto che si sentiva
male.
Il detective più grande rimase di nuovo senza parole, gli
occhi spalancati, la mente svuotata.
-...Non... non mi interessa di quello che pensi di me... io la amo e tu
non puoi impedirmelo.- detto questo, il Nekodachi se ne
andò,
lasciando il suo Teemee da solo in mezzo alle tenebre.
Salite le scale, Conan si trovò faccia a faccia con le due
Ai.
-Mi spiace, non volevo farti piangere.- miagolò, abbassando
la testa.
La Nekodachi scese dalle braccia della scienziata e si rivolse al
detective, guardandolo intensamente negli occhi.
-Sei un... Crazydachi?- gli domandò semplicemente.
Conan abbassò ancora la testa e sussurrò un
"sì".
Ai guardò indietro verso la sua Teemee, chiedendole con uno
sguardo se poteva procedere. La "bambina" capì e
annuì
lentamente. L'umana e la sua Nekodachi si guardarono a lungo. Poi...
-Ho sentito tutto, Kudo-kun.-
-T-tutto...?- lui avvampò.
-Fammi indovinare, ti sei dimenticato anche stavolta che siamo felini,
vero?-
Conan sgranò gli occhi, il muso rosso come una ciliegia.
Perché Ai sembrava leggergli nella mente?
-Io... io...-
-Ti amo anche io, stupido detective- miagolò Ai, gli occhi
coperti dal ciuffo ramato. Conan guardò il pavimento per la
terza volta, il fumo che gli usciva dalle orecchie. Ma questa volta non
se ne curò. Si avvicinò alla Nekodachi e le
sfiorò
il naso con il suo.
La bambina che li osservava non riuscì a trattenere le
lacrime.
Si coprì il viso con le mani e corse via al piano di sopra,
per
non essere vista da Conan quando se ne sarebbe andato dalla stanza del
computer. Ai pianse a lungo, il cuore per metà felice e per
metà invidioso della sua cara Nekodachi. Ma poi un pensiero
le
attraversò la mente, un pensiero che forse le
servì solo per rincuorarla e ricordarle che non
aveva perso
la speranza: esistevano Crazydachi di tutti i tipi, ma mai essi si
erano innamorati di un altro Nekodachi...
...forse Conan non era
un Crazydachi...
***
Un vento fresco faceva muovere i rametti degli arbusti e le foglie
degli alberi. Nuvole cariche di pioggia viaggiavano silenziosamente
sopra la scuola elementare Teitan. Mitsuhiko e Conan camminavano
lentamente lungo il corridoio insieme ai loro Nekodachi, mentre intorno
a loro altri alunni parlottavano allegramente del più e del
meno. Non c'era stato verso di far spiccicare parola al Nekodachi di
Conan, per cui quello di Mitsuhiko aveva rinunciato a parlarci.
-Sai, c'è un nuovo cantante qui in Giappone.- diceva il
bambino lentigginoso all'amico.
-mh...- fece Conan.
-Presto ci sarà il suo concerto e... ehy, mi stai
ascoltando?-
-mh...- ripetè lui.
-Oh, insomma...- disse esasperato Mitsuhiko, lanciando un'occhiata al
suo Nekodachi, i cui baffi vibrarono divertiti.
Quando arrivarono davanti alla loro classe, capirono subito che c'era
qualcosa che non andava. Una manciata di compagni osservavano dentro
l'aula, gli occhi spalancati. Molti balbettavano, altri alzavano le
manine strette a pugno verso l'altro, in segno di trionfo. Genta, che
era tra loro, alla vista dei detective boys si
avvicinò di
corsa.
-Ragazzi, è incredibile! E' assurdo!!! Non ci crederete
mai!- sputò tutto d'un fiato.
-Cos'è successo?- chiese Mitsuhiko, mentre Conan rimaneva
impassibile. I Nekodachi ascoltarono interessati la stessa identica
frase che aveva detto il felino più grosso.
-Ayumi è assente!!!- continuarono i due Genta.
-Intendi... la Nekodachi??- disse Mitsuhiko e miagolarono in
coro i due Nekodachi.
Questi si precipitarono davanti agli altri bambini, per scoprire che
effettivamente il suo banco era vuoto.
-Sapete no... anche se Ayumi era assente... la sua Nekodachi arrivava
in
classe e se ne stava lì, a lanciare sguardi torvi
tutt'intorno
con i suoi occhi rossi...- gli ricordò Genta, tremando da
capo a
piedi. Il suo Nekodachi si strinse tutto con le sue zampe
grassocce.
-Già... è strano...- disse pensieroso Mitsuhiko.
Conan,
noncurante di tutto ciò, entrò in classe e si
diresse
verso il suo posto; lì accanto c'era già Ai.
-Ah... aspetta... non dovremmo indagare?- chiese il bambino, seguendo
Conan.
-Non mi interessa...- disse lui, senza salutare la scienziata.
-Ma...-
-Ho detto...- Conan si sedette,
-...che NON...- prese il suo Nekodachi, -...MI INTERESSA!!- lo
buttò sul banco.
Mitsuhiko arretrò di qualche passo, sorpreso dalla sua
improvvisa rabbia e leggermente disgustato dalla sua
crudeltà.
Di solito non si trattava così il proprio Nekodachi.
Il Nekodachi del bambino sussultò, mentre quello di Conan
prendeva un libro dallo zaino e si metteva a leggere come se niente
fosse.
Al colpo secco del Nekodachi contro il banco Ai era trasalita, mentre
la sua umana non aveva reagito.
-Ehm... Haibara-san, ti andrebbe di andare a vedere cos'è
successo
ad Ayumi-chan, dopo la scuola?- chiese Mitsuhiko, avvicinandosi alla
bambina.
-Sì certo...- disse lei piano, osservando la sua Nekodachi.
Quest'ultima guardava ancora Conan, ma ricambiò poi lo
sguardo
della sua Teemee.
....
Povero piccolo Conan... un
Crazydachi innamorato... Alla prossima!!!
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
nekodachi capitolo 3
...e
siamo al terzo capitolo! =D
The Nekodachi
Capitolo
3
Ai
bussò alla porta, la Nekodachi sulla spalla sinistra; i due
Mitsuhiko e Genta erano appena dietro di lei, intenti a mormorare tra
loro.
Quando il portone si aprì i due bambini trasalirono
leggermente
alla vista di Ayumi. Aveva un aspetto orribile: ancora in pigiama, il
quale era strappato in più punti, aveva i capelli
spelacchiati e
gli occhi cerchiati. Si teneva la testa con la mano destra e sembrava
veramente distrutta. Se si sbirciava dentro casa, si poteva notare un
certo disordine.
-Ciao...- li salutò la bambina.
-Ayumi-chan, come stai?- chiese lentamente Mitsuhiko.
-Beh... di sicuro ieri stavo meglio...- rispose lei, la voce bassissima
e la mano che copriva un occhio.
-Dov'è... beh... lei?-
chiese invece Genta.
-...La mia Nekodachi stanotte mi ha messo le cuffie sulle orecchie e
ha fatto partire la musica a tutto volume... ma quando mi sono
svegliata
con quel frastuono in testa, lei non c'era. Non la vedo da ieri sera.-
I Nekodachi di Mitsuhiko e Genta si guardarono preoccupati.
-Vuoi dire che l'ha fatto... a te??-
Ayumi fece per andarsene senza chiudere la porta, mormorando un
"lasciatemi in pace...", quando la madre se ne accorse e la chiuse,
dopo aver salutato i bambini.
-Accidenti...- sussurrò Mitsuhiko ai due amici.
-Chissà dov'è finita quella best-... ehm
Crazydachi...- esclamò il bambino ciccione.
Ma Ai non stava più ascoltando. Si era accorta che la sua
Nekodachi non era più sulla sua spalla e si girava di qua e
di
là per cercare di localizzarla, senza successo.
-Teemee, dove sei?- chiamò a vuoto Ai, correndo via.
Una volta uscita dal condominio si fermò di botto: forse
sapeva dov'era andata...
"E' meglio aspettarla
dal dottor Agasa." pensò infine.
Con un movimento aggraziato, la Nekodachi di Ai saltò gli
ultimi
3 gradini per raggiungere la porta dell'agenzia investigativa di
Kogoro. Appoggiò il muso sul portone, le orecchie
schiacciate
sul legno duro pronte per captare il minimo rumore.
-Papà, io esco!- disse allegra la voce di Ran.
Ai, presa alla sprovvista, drizzò la pelliccia candida e
indietreggiò velocemente. Non fece in tempo ad andarsene; la
ragazza uscì dalla stanza e si fermò a osservare
la
piccola. Questa tentò di sorridere e cercò di
nascondere
sotto le zampe la coda gonfia di pelo bianco. In quel silenzio
imbarazzante quasi le venne naturale giustificare la sua
presenza,
pur sapendo che sarebbe stato inutile, visto che Ran avrebbe sentito
solo dei miagolii indistinguibili: aprì la bocca e quindi la
richiuse subito dopo. Ran intanto si era girata verso la strada,
probabilmente si chiedeva dov'era l'altra Ai. La sua Nekodachi
arrivò subito dopo, la coda alta in segno di saluto.
-Ai-chan, hai bisogno di qualcosa?- miagolò Ran in tono
amichevole e quasi materno.
-Io... io cercavo Edogawa-kun...-
-Aspetta, vado a chiamartelo- le disse; si diresse quindi verso la
porta dell'appartamento.
Conan stava leggendo a pancia in giù sul suo sacco a pelo,
il
Nekodachi sdraiato di fianco a lui. Quando Ran entrò e
miagolò qualcosa al suo Teemee lui lo guardò
sospettoso
uscire dalla sua camera, ma non si mosse dal suo libro.
La Nekodachi dal ciuffo bruno accompagnò Conan da Ai,
dopodiché salutò i due cuccioli per unirsi a Ran,
e se ne
andò insieme a lei.
-Non dovevi venire! Il mio Teemee mi ammazza!-
sussurrò Conan alla sua innamorata una volta che
l'odore di
Ran fu svanito.
-Mi dispiace, lo so bene. Volevo appunto mettere le cose in chiaro...-
disse Ai sbrigativa.
-M-mettere le cose in chiaro? Questa frase l'ho già
sentita...-
-Ehy, ehy...- rise lei. -No, niente terza opzione stavolta. Anzi,
è solo una...- e qui abbassò la voce ancor
più di
prima, -...ho visto quello che ti ha fatto stamattina... dobbiamo
rinunciare a stare insieme.- disse seria.
-COSA?- per miracolo non spaccò i timpani alla Nekodachi che
aveva di fronte. Si girò preoccupato verso la porta
semichiusa
dietro di lui, poi continuò: -No ascolta... non devi
preoccuparti
del mio Teemee, davvero. E poi io... io ci tengo a te...-
Conan sfregò il suo muso su quello di Ai, che
nonostante la
frase appena detta non si oppose alla dimostrazione di affetto del
detective.
-Non voglio metterti nei guai...- mormorò la Nekodachi.
-Io morirei per te, Haibara...- bofonchiò lui, il muso
affondato nel fianco di lei.
Si coccolarono per qualche minuto, la luce del tramonto alla sinistra
della scienziata e alla destra dell'altro Nekodachi. Il lontano
cinguettio di un allegro uccello
sembrò farli tornare alla realtà.
-Tra una settimana ci vediamo sotto casa del dottor Agasa, ok?- disse
Conan all'improvviso.
-Cos'è? Un appuntamento?- Ai mosse i baffi divertita. Conan
vedendola sorridere a quel modo diventò dello stesso colore
del
suo papillon.
La Nekodachi non aspettò la risposta. -Va bene, tra
una settimana precisa.- annuì.
Ai si sistemò nel letto della sua umana, afferrò
le coperte e ci si cacciò dentro fino al collo.
-Buonanotte- disse alla sua Teemee accanto a lei. Non sapeva
ancora se dirle dell'appuntamento; Ai aveva dimostrato di aver
accettato la cosa, e quindi non si sarebbe arrabbiata come Conan.
Tuttavia, aveva paura di farla piangere per la solitudine e l'invidia.
Non voleva sentirsi migliore di lei.
-Senti...- sussurrò Ai. La Nekodachi girò il
muso verso di lei con aria interrogativa e sorpresa.
-...ma tu hai mai sentito parlare di un Crazydachi innamorato?-
Ai arrossì leggermente. -Io... veramente no...-
-I Crazydachi sai... sono tutti schedati. Quando un Nekodachi inizia a
comportarsi in modo strano, gli umani li portano dal medico per
eseguire tutti i controlli necessari. Dopodiché il medico
compila al computer una scheda che viene salvata nel sito dello stato
dove appunto è successo...-
-Dove... vuoi arrivare?-
-Ho controllato i siti di tutto il mondo, e non c'è
neanche un Crazydachi innamorato nella lista.-
La felina si alzò di scatto miagolando "Stai insinuando che
Kudo-kun non è innamorato di me?!" ma si pentì
subito
dopo. -S-scusa...-
Ai la guardò a occhi spalancati, dopodiché si
girò dalla parte opposta del letto senza dire una parola.
La Nekodachi si sdraiò di nuovo, mortificata. In un modo o
nell'altro era riuscita a farla star male.
Entrambe le scienziate quella notte dormirono veramente poco.
....
Grazie a chi segue il mio
delirio di fanfic e scusate il ritardo! Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
nekodachi capitolo 4
Eccomi
qui col quarto capitolo =) Scusate il ritardo D= Colpa della scuola...
The Nekodachi
Capitolo
4
-Da quanto sei qui?-
chiese Ai in tono malizioso.
-E' importante?- i peli di Conan si drizzarono per l'imbarazzo.
Il fatidico giorno dell'appuntamento era arrivato e il Nekodachi si era
assicurato di non arrivare in ritardo: giunto sotto casa di Agasa con
almeno 2 ore di anticipo, dovette aspettare Ai cercando di ingannare il
tempo in qualche modo. Le nuvole, che prima coprivano il sole prossimo
al tramonto, ora rendevano quel cielo serale più scuro del
dovuto. L'aria fresca quasi autunnale recava un'atmosfera malinconica,
ma Conan era immune a qualunque triste pensiero in quel momento. Nulla
gli avrebbe impedito di trascorrere un po' di tempo con la sua amata.
-Dimmi piuttosto, hai detto alla tua Teemee dell'appuntamento?-
La piccola lo guardò un attimo, poi rivolse lo sguardo verso
la
porta da cui era appena uscita e sussurrò: -Beh, ho
dovuto... in
realtà non so se mi abbia sentito, visto che non mi ha
risposto.
Per sicurezza l'ho detto anche al dottor Agasa-.
-Allora... possiamo andare?-
-Certo.-
Ma nessuno dei due si mosse.
-Ehm...- fece Conan.
-Ehy... sei tu che mi hai invitato ad uscire, dovresti sapere dove vuoi
che andiamo!-
-Ch-che ti aspettavi, una cena al ristorante a lume di candela?!-
-Cosa c'entra il ristorante!
Conan si maledisse mentalmente. Appena cinque minuti e stava
già
andando storto qualcosa. Tentò di ricomporsi e
miagolò:
-Allora ehm... andiamo al parco di Beika, va bene?-
Il cuore del detective si alleggerì quando vide Ai
sorridergli. -Agli ordini, signor Holmes...-.
La mezz'ora che seguì andò decisamente meglio. I
due
Nekodachi prima di andare al parco si presero un gelato in un
chioschetto lì vicino, senza badare alla ragazza del bancone
che
si girava di qua e di là alla ricerca dei loro Teemee. Dopo
ciò, si diressero finalmente alla loro meta e si sedettero
in
una panchina davanti alla fontana del parco.
-Potevi prenderti un gusto in più, come mai hai voluto solo
vaniglia?-
-Kudo-kun... saranno cavoli miei?!- disse ridendo lei, strofinando
forte
la zampa messa a pugno sulla testa di Conan.
-No, sul serio, prendi un po' del mio.- ribatté il
Nekodachi, porgendole il suo gelato al cioccolato e pistacchio.
-Ma c'è tutta la tua bava sopra!
-Non mi sembra che tu ti sia lamentata della mia bava quando ti ho
baciato quella volta a casa di Agasa!-
-Cos-... che ne sai?! E poi mi hai appena sfiorato, altro che bacio!-
per una volta fu Ai ad arrossire vistosamente. Conan se ne accorse e le
sorrise.
-Ah, quindi non so baciare?- la strapazzò lui arruffandole
il ciuffo ramato.
Quando finirono i gelati si strinsero dolcemente lì
sopra
la panchina, osservando la fontana zampillante davanti a loro. Il
piccolo detective era al settimo cielo; all'inizio aveva temuto il
peggio, ma ora era tutto così perfetto... poi gli venne in
mente una cosa.
-Ha-... Haibara?-
-Mhhh?-
-Mi chiedevo se... ti andasse bene di... insomma... chmarmislCnan!-
concluse come un treno.
-Che?!-
-...Chiamarmi solo Conan...- ripeté più
lentamente con un fil di voce.
Ai ci pensò un attimo, poi si rivolse al suo interlocutore
con
un sorriso sarcastico: -Perché, "Shinichi" non va bene?-
Il Nekodachi esitò. Non sapeva se condividere i suoi
pensieri. Decise poi che alla persona che amava avrebbe detto tutto.
-Ran mi chiamava Shinichi e...-
Il sorriso di Ai si spense. -Non sono abbastanza importante per te da
chiamarti col tuo vero nome...?-
Conan drizzò ogni singolo pelo della coda e la
guardò
spaventato. -No, NO! Hai frainteso! Semplicemente io... se tu mi
dovessi chiamare Shinichi come Ran mi tornerebbe lei in mente e io...
io
non voglio...- fece un bel respiro. -...non voglio perderti e non
provare più nulla per te... non voglio innamorarmi di nuovo
d-...- si bloccò vedendo il muso di Ai vicinissimo al suo, e
diventò paonazzo.
-Haibara cosa... cosa fai...?-
-Cos'è, io non ti posso dare i baci?- sorrise la Nekodachi.
-E quasi quasi sai... potrei lasciarmi chiamare Ai da te...-
Il detective si scosse un attimo e rispose con un "No" secco.
-No...?- disse Ai stupita spalancando gli occhi.
-No... ti chiamerò Aì*...- le sussurrò
teneramente sfiorandola con il naso.
-Sei... sei uno stupido...- riuscì solo a dire la
scienziata,
lasciandosi coccolare. Ma proprio mentre Conan stava per darle un dolce
bacio a fior di labbra, udirono un lieve suono provenire dagli alberi
dietro alla panchina. Rimasero qualche secondo a guardarsi con
le orecchie tese rivolte verso la fonte del rumore, mentre
le persone e i Nekodachi attorno a loro non davano segno di averlo
sentito, forse per le urla e le strilla dei bambini che giocavano
vicino alla fontana. Conan e Ai scesero dalla panchina e guardarono
attentamente aldilà degli alberi, ma l'oscurità
era fitta.
-Che dici, andiamo a controllare?-
-Sono con te, mini Sherlock...-
Così si incamminarono insieme verso l'aiuola e si
addentrarono tra le alte betulle.
-Ran-neechan, hai visto il mio Teemee?- chiese Conan nel tono
più noncurante possibile.
-Non lo vedo dall'ora di cena... dove può essere finito?-
rispose
la ragazza, intenta a lavare i piatti in cucina, aiutata dalla sua
Nekodachi.
Ovviamente il falso bambino aveva il presentimento di dove fosse, ma
per un folle momento aveva sperato di sbagliarsi. Non aveva voglia di
affrontare Ai faccia a faccia, ma la furia che si teneva dentro era
difficile da ignorare. Si diresse meccanicamente verso
l'ingresso
e uscì dall'agenzia correndo senza dire una parola. Quando
arrivò a casa di Agasa, fu lui ad aprirgli.
-Shinichi, come mai qui...?-
Conan vide Ai seduta sul divano con un giornale in mano e ad un tratto
gli montò su la rabbia che aveva represso fino a quel
momento.
-DOV'E' IL MIO NEKODACHI?- le urlò avvicinandosi e
scuotendola violentemente. -LO SO CHE E' QUI!-
-No che non lo è, idiota! Usa gli occhiali se non ci credi!-
ma Ai si pentì di averlo detto.
Il detective si fermò a guardarla con gli occhi spenti, e
lentamente alzò la mano per azionare la lente speciale.
-N-no... Kudo-kun... lasciali stare, ti prego...-
Ma lui era già fuori pronto a seguire il puntino rosso che
lampeggiava sugli occhiali e indicava la posizione del badge dei
giovani detective del Nekodachi.
Ai si alzò dal divano e uscì a perdifiato dalla
porta inseguendolo. -NO!- gridò.
Il dottor Agasa rimase lì impalato a tenere la porta per
qualche minuto, confuso.
....
*In
giapponese il nome di Ai presenta l'accento sulla "a" e non sulla "i"
come invece nel doppiaggio italiano. Aì pronunciato
con l'accento
sulla "i" in giapponese significa "amore".
Grazie per essere arrivati fin qui xD Alla prossima!
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
nekodachi capitolo 5
Quinto
capitolo, here we go! =D
The Nekodachi
Capitolo
5
Conan e
Ai camminavano ormai da cinque minuti nella più completa
oscurità. Il Nekodachi
in testa, riuscivano a capire dove era l'altro solo grazie ai sensi
dell'udito
e dell'olfatto. Ad un certo punto la scienziata percepì che
Conan si era
fermato di botto; per un pelo lei non gli andò addosso.
-S-scusa...- mormorò.
-Qui c'è qualcosa...- la informò lui.
Aveva ragione: Ai mise a fuoco coi suoi occhi da felino e
riuscì a vedere un
lungo nastro appeso - ipotizzò lei - tra due alberi. Su di
esso c'era una
scritta, ma non fu in grado di leggerla talmente il buio inondava il
tutto.
-Pensi che sia... il nastro che mettono i poliziotti? Pensi che sia
avvenuto...?-
-...un'omicidio? E' quello che ho pensato anche io...-
-Beh, a forza di starti accanto, Conan...- disse lei con una sfumatura
divertita nella voce.
Il piccolo detective rabbrividì al suono del suo nome: non
ne era abituato.
-Coraggio, andiamo avanti...-
Oltrepassarono il fantomatico nastro e proseguirono ancora per qualche
secondo,
dopodiché davanti a loro si parò davanti una
scala di pochi gradini.
Saliti sopra di essi, il Nekodachi si fermò di nuovo senza
preavviso.
-Che succede?- gli sussurrò l'amata.
-Siamo su un piano di legno e... qui c'è il vuoto, lo sento
dai baffi...-
Appena pronunciate queste parole, furono inondati dalla luce. Gli occhi
abituati all'oscurità, non riuscirono a tenerli aperti per
più di un
secondo. L'unica cosa certa è che era partita una musica a
tutto volume.
-AHHHHHH!- i due Nekodachi urlarono per la sorpresa quando il piano
sotto di
loro traballò e si rivelò essere una botola. Essa
si spalancò di scatto e Ai e
Conan furono catapultati verso il vuoto davanti a loro. Per fortuna
quel
"burrone" era profondo appena un metro e mezzo e i due non si fecero
male.
-Ma... ma che caspita?!- sentì Ai gemere Conan accanto a
lei, di sottofondo
alle forti note della canzone.
La scienziata provò ad aprire gli occhi lentamente e quasi
non credette alla
scena che le si parò davanti: un Nekodachi avvolto in una
grande pelliccia stava
cantando a squarciagola sopra un palco di legno. Il vestito
rappresentava un
coniglietto bianco e grigio con le orecchie all'ingiù e gli
occhi azzurri.
Sopra quella stravagante figura, vigeva la scritta "German Night" su
un grande cartellone colorato.
Ai rimase lì a fissare il Nekodachi travestito con la bocca
spalancata e fu
imitata presto da Conan dopo che ebbe recuperato gli occhiali, volati
via un
attimo prima.
-Questa... è follia...- mormorò lui.
Ma la canzone era
così orecchiabile...
-Conan, che stai
facendo?!- disse la
Nekodachi allarmata, notando la coda di lui che ondeggiava
pericolosamente a
ritmo.
-Non... non ti viene da ballare?- si giustificò Conan.
Prese Ai per le zampe senza pensarci e cominciò a ballare
goffamente con lei.
-Ahah Conan, ma... che stiamo combinando?- rise lei col fiatone e le
guance leggermente rosse.
Danzarono allegramente per l'intera durata della canzone, ma quando ne
partì
un'altra Conan si ritrasse all'improvviso, il muso viola per
l'imbarazzo.
-Ehm sai... forse è meglio filarcela... Quei nastri
probabilmente erano lì per
impedire alla gente di entrare e assistere alle prove del concerto...
Se
ci
trovano qui finiremo nei guai...-
-Ahah sei proprio un detective, eh?- gli sorrise Ai. Lui
diventò se possibile
ancora più viola.
I Nekodachi si allontanarono di soppiatto dalla radura, ancora una
volta verso
l'oscurità degli alberi.
Quando tornarono alla panchina lo scroscio dell'acqua della fontana era
quasi
coperto dalla musica ancora ben udibile di una nuova canzone, ma
nessuno a parte
loro l'avrebbe sentita, visto che quella zona del parco era ormai
deserta.
-Ma ci hai pensato? Se degli umani avessero assistito a quel concerto,
avrebbero sentito solo un mucchio di miagolii!- gli fece notare Ai.
-Hai... hai ragione...!- balbettò Conan.
-Dì la verità, non è che avevi
previsto tutto e volevi proprio portarmi al
concerto...?- gli chiese Ai scherzosamente, buttando indietro la testa
e
guardandolo con gli occhi più maliziosi che
riuscì a fare.
-M-ma che dici... sapevo solamente di un nuovo cantante venuto in
Giappone, me
l'ha detto Mitsuhiko...- solo pronunciandolo ad alta voce si rese conto
di
quello che effettivamente aveva detto: era vero, l'amico gliel'aveva
accennato... ma mai avrebbe potuto immaginarsi una cosa del
genere... l'immagine
del Nekodachi vestito da coniglio gli ritornò alla mente e
lo fece quasi
rabbrividire.
-Scommetto che al tuo amico di Osaka avrebbe fatto piacere assistere a
quella... roba...- disse Ai, sottolineando l'ultima parola arricciando
il naso
con finto disgusto, mentre gli occhi brillavano ancora divertiti.
-Può darsi... beh, forse sarebbe stato meglio se l'avesse
visto Kaito Kid. O
meglio, il suo Nekodachi. Sai, quando non ti avevo ancora detto quello
che
provavo per te l'avevo incontrato sul tetto dell'agenzia... sembrava
molto
giù... beh, come al solito d'altronde... si sarebbe
diverti-...-.
Si bloccò. I
piccoli muscoli in tensione, sentì un improvviso tanfo di
sangue secco. Inspirò
l'aria fresca di quella serata quasi autunnale con più
attenzione, e l'odore di
un Nekodachi sconosciuto gli riempì le narici.
-L'hai... l'hai sentito...?-
-Cos-...?-
Un fruscio nel cespuglio vicino alla panchina, e Conan fu buttato in
avanti,
cadde e assaggiò la terra con le labbra. Il
detective sentì Ai strillare.
-A-... Aì...! Scappa!!!- Gridò il piccolo
sputando
il terriccio dalla bocca.
Riusciva solo a muovere la testa, qualunque creatura fosse piombato su
di lui
aveva una forza immensa, che lo teneva inchiodato al suolo. Ad un
tratto il
peso sulla sua schiena si alleggerì. L'animale emise un
grugnito e fu spinto da
una parte. Conan si alzò barcollante e girandosi alla sua
destra vide Ai
soffiare al suo assalitore con gli artigli sguainati e il pelo dritto
per
l'impeto della battaglia. La creatura era semplicemente spaventosa.
Sembrava in
tutto e per tutto un Nekodachi, ma aveva il manto maculato come quello
di un
giaguaro e gli occhi iniettati di sangue; macchie di esso luccicavano
sulla sua
pelliccia. Era piccolo proprio come loro, ma era molto agile e
sgusciava via
dai colpi di Ai come un'anguilla. Il cucciolo non
poté fare a meno di
lodare il coraggio e la fedeltà della sua amata, che era
rimasta con lui anche
davanti a un pericolo del genere. Conan si buttò in mezzo
alla lotta, sfoderò
gli artigli e soffiò ferocemente all'aggressore. Lo strano
Nekodachi si fermò a
guardarli entrambi, forse indeciso su chi attaccare per primo.
-Prendi me, bastardo! Battiti con me!- lo insultò Conan.
Dopo un momento di tensione il detective ebbe l'impressione che la
creatura
avesse puntato lo sguardo su Ai, e senza pensarci scattò
verso di lui per
difenderla. -Non la avrai, maledetto!- gli urlò. Gli
atterrò quindi sulla
schiena e gli morse la collottola, sfregiandogli le cosce con le
unghie. Il
mini giaguaro ringhiò furibondo, e cominciò a
saltare sul posto con energia per
togliersi di dosso Conan. Ai approfittò della situazione e
attaccò le zampe del
nemico, affondando i denti nella carne. Il Nekodachi demoniaco
ululò di dolore,
e nonostante il peso sulla schiena, con una forza incredibile
afferrò la scienziata
per il collo e la lanciò via di qualche metro. Conan smise
di lottare e la
raggiunse preoccupato.
-Aì, vattene...- mormorò il detective senza fiato.
-Non... non posso lasciarti...-
Conan percepì l'odore del Nekodachi in arrivo e si mise tra
lui e l'amata
pronto a combattere ancora, le labbra arricciate in un sibilo
silenzioso e le
orecchie ruotate all'indietro.
I due felini si fronteggiarono per qualche istante, gli occhi
fiammeggianti.
Poi la creatura scattò all'improvviso puntando al petto di
Conan. Lui lo schivò
per un soffio e cominciò a correre verso la fontana. Un
momento dopo si pentì
di averlo fatto, poiché si rese conto di aver lasciato Ai da
sola. Si girò
indietro e con un moto di sollievo vide il Nekodachi alle calcagna; per
qualche
motivo aveva rinunciato ad attaccare la scienziata e ora lo stava
inseguendo.
Conan si lanciò sul bordo della fontana e usò il
muretto come rampa di lancio
per catapultarsi con le zampe posteriori verso il nemico, gli artigli
sfoderati. Lo mancò e fu trascinato nella polvere dalla
forza del salto. La
bestia si mise di nuovo sopra di lui, sovrastandolo, e gli morse forte
la nuca.
Il detective si abbandonò a un grido di dolore. Si
sentì afferrare per il collo
e fu lanciato verso la fontana. Conan sbatté violentemente
una delle zampe di
dietro sul bordo di cemento e sentì una fitta lancinante
alle ossa, mentre il
sangue proveniente dalle ferite si mescolava all'acqua che
schizzava
intorno a lui. L'assalitore lo raggiunse e lo tenne fermo sul
fondo della
fontana: Conan non riusciva a muovere un solo centimetro del suo corpo,
e pian
piano stava sprofondando nell'oblio, i polmoni vuoti di ossigeno. Per
un
momento la faccia del Nekodachi si impresse nella sua mente, appena
visibile
dall'altra parte dello strato d'acqua sopra di lui.
Quello sguardo... quegli occhi...
Poi tutto parve succedere in un secondo; la forza che lo
teneva inchiodato
al fondo si alleggerì, Conan potè finalmente
alzare la testa e cominciò a
respirare affannosamente, mentre si rese conto di avere una zampa
rotta, e il
pelo intorno al collo imbrattato di sangue. Spostò lo
sguardo intorno a lui, ma
non vide la creatura demoniaca da nessuna parte. Dopo un po' Ai
saltò
sopra la fontana e lo abbracciò piangendo.
-Conan! Sei vivo!- sussurrò la Nekodachi, le lacrime che
scendevano sulle
guance pelose.
-Dov'è... dov'è finita...?- tossì lui.
Non seppe perché avesse usato il
femminile. Ai comunque non commentò l'uso di esso, forse
troppo scossa per
notarlo.
-Se n'è andato, non so il perché...-
-TEEMEE!-
I due Nekodachi si voltarono e videro i loro umani avvicinarsi. Gli
occhi del bambino si spalancarono e diventarono grandi quasi quanto i
suoi occhiali, mentre Ai si mise le
mani alla bocca, agghiacciata. La Nekodachi della scienziata si
ritrasse dal
suo Conan e raggiunse Ai, vedendo il bambino allargare le braccia verso
il suo
Teemee.
Ci fu un minuto di silenzio. Poi il finto bambino si girò a
fronteggiare
l'amica, gli occhi di fuoco.
-TIENI LONTANA QUELLA BESTIA DAL MIO NEKODACHI!-
E fuggì via dalla radura con il felino ferito in
braccio.
....
Il concerto di Schnuffel! Non
ho resistito, scusate xD Non ho mai scritto una scena di battaglia,
siate clementi D=
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
nekodachi capitolo 6
Siamo
già al sesto wow O_O
The Nekodachi
Capitolo
6
Conan
sollevò le palpebre lentamente e vide la stanza immersa in
un mare
bianco-trasparente. L'effetto durò finché le
lacrime non scesero dai suoi occhi
blu e macchiarono silenziosamente le lenzuola. Si alzò
faticosamente, stanco
come se non avesse dormito neanche un secondo, e scostò il
sacco a pelo dal suo
corpicino per dare un'occhiata alla zampa sinistra; la fasciatura
partiva dalle
dita fino a coprire tutta la coscia. Aveva tenuto il gesso per una
settimana, e
l'arto gli sembrava così leggero ora... Si mise in piedi e
provò ad appoggiare
la zampa per terra, e il dolore che temeva non arrivò.
Strappò via le fasce
dalla ferita del collo, ormai rimarginata, e indossò il suo
papillon, dopodiché
incastrò il badge dei giovani detective nella fascia rossa
del fiocchetto. Il
piccolo Nekodachi posò il suo sguardo sul paesaggio fuori
dalla finestra e non
vide altro che massicce nuvole cariche di pioggia; le gocce avevano
ormai
riempito tutta la finestra della stanza di Kogoro. Senza volerlo
ripensò alla
creatura che lo aveva assalito, a quel terribile grugnito che ora lo
sentiva
ogni notte sibilare nelle orecchie, insinuandosi nei suoi sogni
trasformandoli
in incubi. Si chiese se anche la sua Teemee avesse la mente
persa nei suoi
stessi pensieri. Sì, LA mia Teemee... non mi
interessa del mio umano! Ai è la
Nekodachi della mia vita, io sono legato solo a lei!
Ein
Augenblick, man sieht sich an
An
instant, one
look to each other,
Und weiß, dass man vertrauen kann
and we know that
one can
trust the other.
Auf diesen einen Blick von dir
At the
first sight of you
Ein kleiner Funken fliegt zu mir
a little spark flies to
me.
Jeder Tag trägt dein Gesicht
Every day
looks like your face
Wo du auch bist, da bin auch ich
Wherever you are, there I am
too.
Hat du heut' schon an mich gedacht
Did you already
think of me today?
Hat dir das Glück schon zugelacht?
Did
the luck smile at you
yet?
Conan
uscì dalla camera
con passo felpato, gli occhi puntati
verso la cucina.
Sentiva il rumore delle stoviglie maneggiate da Ran e la sua Nekodachi,
e
l'odore del pranzo appena consumato ancora presente. Un singolo
brontolio alla
pancia gli ricordò che quel giorno non aveva mangiato. In
effetti il tavolo era
ancora apparecchiato ed era presente un piatto pieno di pietanze.
Probabilmente
la ragazza lo aveva lasciato riposare sapendo della ferita alla zampa.
Ma Conan
non badò al cibo e, con la pancia rasente al pavimento, si
avviò verso il
portone che dava alle scale dell'agenzia. Passando davanti all'ingresso
dello
studio, si fermò un attimo con le orecchie alzate, pronto a
cogliere il minimo
movimento. Dopo un minuto di attesa concluse che poteva procedere. Il
suo umano
non l'avrebbe fermato. Avrebbe incontrato Ai, ad ogni costo; non la
vedeva da
più di una settimana.
Fece un bel respiro e uscì all'aperto, la pioggia che
scrosciava e che gli
appiccicava il pelo al suo fragile corpo.
Denkst
du oft an mich
Think often of me
Wenn du alleine bist
If you are alone,
Wenn du dich einsam fühlst
if
you
feel lonely.
Die Welt verändert sich
The world is changing,
So ein Gefühl vergisst man nicht
you
don't forget a feeling
like that.
Denkst
du oft an mich
Think
often of me
Hörst du
meinen Namen tausendmal
You heard my name a
thousand
times,
Siehst meine Augen
überall
you saw my eyes
everywhere.
Die Welt
verändert sich
The
world is changing,
So ein
Gefühl vergisst man nicht
you don't forget a feeling
like
that.
Corse come
mai aveva corso, tra le
gambe dei passanti muniti di
ombrello e i
loro Nekodachi sulla spalla, tra i lampioni spenti e le vetrine dei
negozi
grigie e tristi come il cielo.
All'improvviso si fermò per schivare una pozzanghera, e si
rese conto di aver
sbagliato strada. Restò lì immobile per qualche
istante, osservando la sua
immagine riflessa nel piccolo pantano. Gli sembrò quasi di
vedere gli occhi di
Ai in esso, e due lacrime scesero dal suo muso e si mescolarono alle
gocce di
pioggia che sfuriavano sulla sua pelliccia bianca.
Teemee, ich
denk' an dich
Temee, I think of
you…
Conan
svoltò
a sinistra e si ritrovò davanti al parco di Beika. Un
brivido gli percosse la
schiena. Il Nekodachi demoniaco lo perseguitava anche da sveglio ora?
Cercò di
ricomporsi, sicuro che la creatura non attaccasse nel pieno del giorno,
ed
entrò nel parco. Percorrendo il tracciato sabbioso, vide una
donna insieme al
suo bambino seduti su una panchina, entrambi con un gelato e un
ombrello in
mano; i loro Nekodachi si stavano coccolando teneramente. Il detective
pensò
nuovamente alla sua Ai e al giorno dell'appuntamento. Lei lo aveva
accettato
anche se sapeva della sua condizione. Sono un
Crazydachi... uno stupido
Crazydachi innamorato... Distolse lo sguardo dalla
famigliola, ma
ovunque guardasse c'erano umani felici insieme ai loro Nekodachi,
Nekodachi
normalissimi, sorridere ai loro "padroni" e miagolare allegramente.
Conan si sentì all'improvviso piccolo e indifeso, ma
soprattutto si sentì
ridicolo in mezzo a loro, come se con una singola occhiata la gente
potesse
entrare dentro di lui e scoprire la sua natura. Sono un
Crazydachi... sono
diverso...
Es geht
mir gut, wenn ich dich seh'
I feel good when
I see you,
Wenn ich mit dir zusammen geh'
when I walk together with
you.
Und
ich weiß, dann geht es dir
And then
I
know you feel
Ganz genau so gut wie mir
Just
as good as
me.
Wenn auch einmal der Himmel weint
Even if the sky
is crying,
Und doch für dich die Sonne scheint
and
still the sun is shining for you,
Dann weißt du, du bist nicht allein
then you know
that you’re not alone
Dann weiß du, das muß Liebe sein.
Then
you know it gotta be love.
Ricominciò
a
correre a perdifiato, il vento che gli scompigliava il pelo e gli
faceva
lacrimare gli occhi. O
forse piangeva per altro... Gli
sembrava di
sentire la voce incoraggiante di Ai, sempre più forte man
mano che si
avvicinava alla casa di Agasa. Infine raggiunse la sua meta: Conan si
fermò
davanti alla porta principale e inspirò profondamente.
Persino da fuori si
sentiva il profumo di Ai, e ne fu deliziato. Assaporò
quell'istante con tutto
il cuore, ma durò poco. Un secondo odore si aggiunse, e
sentì un lontano ronzio
nelle orecchie. Si nascose nel cespuglio più vicino e
attese, il cuore a mille
e un brutto presentimento che si insinuava in lui.
Denkst
du oft an mich
Think often of me
Wenn du alleine bist
If you are alone,
Wenn du dich einsam fühlst
if
you
feel lonely.
Die Welt verändert sich
The world is changing,
So ein Gefühl vergisst man nicht
you
don't forget a feeling
like that.
Denkst
du oft an mich
Think
often of me
Hörst du
meinen Namen tausendmal
You heard my name a
thousand
times,
Siehst meine Augen
überall
you saw my eyes
everywhere.
Die Welt
verändert sich
The
world is changing,
So ein
Gefühl vergisst man nicht
you don't forget a feeling
like
that.
Teemee, ich
denk' an dich
Temee, I think of
you…
La
Nekodachi dal ciuffo ramato stava guardando fuori dalla finestra con
fare malinconico quando sentì il campanello suonare. Si
sporse dal piano di
sopra e vide la sua umana che andava ad aprire così
Ai la raggiunse e si
mise accanto a lei. Appena la porta si spalancò,
drizzò ogni pelo del suo manto
e gonfiò la coda. Davanti a loro c'era Conan, gli occhiali
speciali accesi e
l'aria parecchio alterata.
-DIMMI
DOV'E'!-
La
piccola spalancò gli occhi quando vide Conan aggredire Ai
scuotendola
violentemente con le braccia.
-TOGLIMI
LE MANI DI DOSSO! IL TUO NEKODACHI NON E' QUI!-
Si
preparò a lanciarsi verso il detective per proteggere la sua
Teemee, i
denti scoperti e le orecchie all'indietro, quando vide un lampo bianco
con la
coda dell'occhio. Si girò per guardare fuori, appena in
tempo per vedere la
coda bianca di Conan sparire oltre il cancello. Istintivamente gli
corse
dietro.
-Teemee,
dove vai!?-
Ai
non si fermò a spiegare, ma continuò a rincorrere
l'amato lungo la
strada.
-Conan,
aspettami!-
La
Nekodachi lo chiamò, ma di lui non c'era neanche l'ombra,
poteva soltanto
sentirne l'odore. Seguì la sua traccia per molto
tempo, fino ad arrivare
alla radura del parco dove avevano assistito alle prove del
concerto. Ai
si fermò di botto, stranita: l'odore si fermava
lì. Poi vide per terra gli
occhiali di Conan a qualche metro da lei. Si avvicinò e in
quell'istante vide
delle macchie rosse che scintillavano tra i fili d'erba. L'odore del
sangue
di Conan le riempì le narici.
-No... CONAN!!!-
....
Stile
song-fic for the win!!!! Comunque la canzone si chiama in
realtà
"Timmi", ed è presa dal CD soundtrack tedesco di Hamtaro
(ovvero, è una delle canzoni presenti negli audio-book
tedeschi
di Hamtaro). Un grazie va al mio amico tedesco per la traduzione in
inglese!
E ora... cosa
succederà?! Siamo entrati nel vivo del
racconto! Alla prossima!
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
...ed ecco il settimo, finalmenteeeeee!!!!
The Nekodachi
Capitolo 7
Ai continuò a fissare inorridita le macchie di sangue scarlatto con gli occhi fuori dalle orbite, mentre la sua mente correva veloce. Scosse il capo ma i pensieri continuarono prepotentemente ad affollarsi nella sua testa. E' stato ferito... l'hanno portato via... e... e se è morto? Stava quasi per mettersi a tremare in modo incontrollato quando si fece forza e inspirò profondamente. Non posso perderlo... non ora che stavamo insieme... Si chinò sulle quattro zampe e iniziò ad annusare da cima a fondo il suolo. Il puzzo del sangue fresco di Conan si sentiva ancora nonostante la pioggia, ed era mescolato a un odore acre; proprio in quel punto i ciuffi d'erba erano appiattiti come se... Un... un aereo? La Nekodachi alzò la testa per controllare la zona intorno a lei: gli alberi che la circondavano erano perfettamente immobili e silenti. No... la radura è troppo piccola per permettere a un aereo di atterrare... Rivolse nuovamente lo sguardo sotto di sé. Ma forse... forse un elicottero... Drizzò le orecchie e si girò a fissare gli occhiali del suo amato, ancora posati per terra. Gli... gli occhiali!! Sono una stupida! Ai si tuffò su di essi e li azionò. Quasi svenne dal sollievo quando vide sulla lente il puntino rosso che indicava la posizione del badge dei giovani detective di Conan. Si mise a correre con l'intenzione di tornare indietro e avvisare la sua Teemee, ma frenò bruscamente appena dopo pochi passi. Il puntino si muoveva troppo velocemente, questo voleva dire che il Nekodachi si trovava su quell'ipotetico elicottero... e non avrebbe mai raggiunto un elicottero con il maggiolino del dottor Agasa! A questo punto ritornando a casa e raccontando l'accaduto avrebbe solo perso del tempo prezioso. Ai si lasciò prendere dallo sconforto. E'... è finita... non potrò mai raggiungerlo... anche volendo chiamare la polizia, ci metterei troppo tempo... Si accucciò sul prato e abbandonò la testa tra le zampe, le lacrime che le rigavano il muso. -...Conan...- Ripensò al primo bacio sopra il divano, alla voce tremante del detective quando le confessava di essere un Crazydachi, al suo viso impacciato prima dell'appuntamento... ripensò alla dolcezza nei suoi occhi quando la chiamò Aì, al concerto pazzo in cui avevano ballato allegramente, all'ultima frase che aveva detto prima che fosse apparsa la creatura... Ai si alzò sulle zampe di botto. Cos'è che aveva detto Conan? Si spremette le meningi fino quasi a sudare e poi le venne in mente: -...beh, forse sarebbe stato meglio se l'avesse visto Kaito...- -...KID!- finì ad alta voce trionfante. La piccola scienziata senza neanche pensarci si diresse davanti a lei verso l'albero più vicino, correndo a perdifiato. Scalò il tronco bianco ed esile della betulla e si arrampicò fino in cima, quasi non prestando attenzione ai rami resi scivolosi dalla pioggia. -Kaito Kiiiiiiid!- gridò a squarciagola appena la sua testa sbucò dalla verde chioma. Si girò in più direzioni, speranzosa. Non ci fu risposta. Ma... cosa ho pensato? Figurati se sarebbe venuto proprio qui, per di più in pieno pomeriggio! Poi con la coda dell'occhio vide qualcosa di strano sulla lente. Focalizzò lo sguardo su di essa e vide con sgomento che era apparso un altro puntino rosso. Il segnale era vicinissimo. Scese a tutta velocità dall'albero e si addentrò tra la fitta boscaglia per seguirlo. Quando raggiunse il cuore del parco riconobbe la panchina dove lei e Conan avevano mangiato il loro gelato. Colse un odore familiare e il suo battito cardiaco accelerò. Lì vicino alla fontana c'era proprio lui, il Nekodachi di Kaito Kid! -Kid!!!- lo chiamò Ai. Quello si girò e la guardò con la sua solita faccia da eterno disperato. -Ehylà... di un po', sai di chi è questo affare?- La piccola dal ciuffo ramato si avvicinò a lui e aggrottò le sopracciglia alla vista del badge dei giovani detective sulla sua zampa. -Se non ricordo male, è uno di quegli aggeggi che usa il tuo amico detective...- Lei annusò il badge e si accorse che aveva l'odore di Ayumi. -L'ho trovato qualche giorno fa... ci ho pensato un po' e poi ho deciso di seguire l'odore, e mi ha portato qui...- Ai scosse la testa freneticamente e disse, alzando la voce: -Questo non è importante! Edogawa-kun è stato rapito, devi aiutarmi! Dobbiamo inseguire l'elicottero!- Il ladro spense il gadget e lo mise nella tasca. -E'... è in pericolo? Tu pensi davvero... che io possa fare qualcosa?...- -Ma certo che puoi! E' questa la tua occasione, dopo oggi non sarai più inutile! Ti prego...- Kaito Kid la guardò per qualche secondo, poi il suo muso si illuminò. -Va bene... farò del mio meglio.-
***
-C-Conan!- l'urlo di Ai si disperse nello spazio come se soffiasse il vento, ma non un singolo filo d'erba si muoveva. La sagoma inerme davanti a lei respirava debolmente. Sapeva che era lui: ne sentiva l'odore e voleva raggiungerlo, ma le zampe erano come inchiodate al suolo; non riusciva a muovere un solo muscolo del corpo. Poteva solo assistere alla scena, come se condividesse il destino crudele dei fantasmi. Gli occhi del suo amato si aprirono appena e la fissarono per un tempo imprecisato. Poi la sua voce vibrò nell'aria, bassa e roca. -Mi dispiace. Io non ti amo più.- Ai si svegliò di soprassalto. Tra un respiro affannoso e l'altro, le ci volle un po' di tempo per riconoscere la radura dove lei e Kaito Kid avevano passato la notte. Il famoso ladro era sdraiato con la schiena appoggiata a un tronco di un grosso albero a pochi metri da lei. Il suo ventre si alzava e riabbassava lentamente a ritmo del respiro. Avevano inseguito l'elicottero in direzione nord-est fino al calare della notte; poco dopo il puntino rosso sulla lente di Conan si era fermato, così Kid aveva pregato alla scienziata di fermarsi, visto che era allo stremo delle forze. Ripensò con un brivido a quel terribile sogno. Che stupidaggini! Certo che mi ama ancora... La Nekodachi dimenticò l'incubo quando si rese conto della luce fioca che si stava spalmando lentamente e dolcemente sugli aghi più alti degli abeti lì intorno. L'alba era ormai vicina. Inforcò gli occhiali spedita e li accese: il badge di Conan era in movimento! Si lanciò sul ladro addormentato come una furia. -SVEGLIA!!!- -W-whaaa! Ma che è??- Kaito Kid si alzò di scatto, gli occhi ancora impastati dal sonno, ma con le orecchie all'indietro per la sorpresa. Bastò uno sguardo per fargli capire il problema. I due si arrampicarono su un albero e il Nekodachi più grande aprì il suo deltaplano, come avevano fatto il giorno prima. -In che direzione?- -Da quella parte, sempre a nord-est!- gli indicò lei. Ai e Kaito Kid ricominciarono quindi l'inseguimento.
....
Scusate il ritardo... the school is bad...
Ecco a voi una scena rifatta tanto per far ridere: "...Scalò il tronco bianco ed esile della betulla e si arrampicò fino in cima. -Ham-i-co!!!- urlò Ai al vento. Sentì un battito d'ali, e davanti a lei apparse un corvo viola-bluastro. -Cow! Mi hai chiamato, Ham-... ehy... cow... ma tu non sei il mio Ham-ico! Cow!- disse..."
Se non la capite correte a giocarvi Hamtaro Ham Hams Unite per Game Boy Color xD Recensite in tanti please! Mi serve per migliorare!!!!
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Siete pronti? Arriva il capitolo otto!
The Nekodachi
Capitolo 8
Il finto bambino si mise a correre per l'ennesima volta verso la residenza di Agasa, la furia che lo inondava e che gli faceva ribollire la testa. Aveva cercato di ripercorrere la strada che aveva fatto il suo Nekodachi con l'aiuto di quello del dottore. Il felino aveva trovato delle macchie di sangue in una radura del parco di Beika, e appena aveva riferito al bambino a chi appartenevano, Conan non aveva più voluto sentire ragione. Ora il Nekodachi di Agasa lo inseguiva a fatica per tentare di fermarlo e placare la sua rabbia. Il detective appena arrivò davanti al portone principale iniziò a battere violentemente la mano stretta a pugno sul duro legno. -APRI, MALEDETTA! APRI!- -Calmati, Shinichi! Lasciala in pace!- gli rispose l'anziano amico dall'altra parte della porta. -MI SENTI, HAIBARA, BRUTTA BASTARDA?? PER COLPA TUA NON HO PIU' UN NEKODACHI!- -Se non ti calmi non ti apro!- gli ribatté Agasa da dentro. L'uomo teneva girata la chiave e intanto guardava sconvolto la bambina in lacrime dietro di lui. -VIENI FUORI SE HAI IL CORAGGIO! VIENI CHE TI AMMAZZO!!!- Ai esplose in singhiozzi e si rintanò nel laboratorio sotterraneo; si appoggiò alla parete, si mise la testa fra le mani e continuò a piangere in modo incontrollato. Si sentiva un verme. Voleva sparire. Voleva morire e raggiungere la sua famiglia. Non avrebbe mai dovuto acconsentire alla sua piccola felina a dichiararsi a quel Crazydachi. Poi all'improvviso un pensiero la travolse. Lui probabilmente aveva frainteso. Conan pensava che lei avesse accettato la pazzia, in questo caso l'amore, della sua Nekodachi. "Lui... lui non lo sa... non sa che la mia non è una Crazydachi... lui non sa che io lo amo."
La strana coppia di Nekodachi era in volo già da qualche ora quando il puntino rosso sulla lente di Conan si fermò. La pioggia, che si era placata il giorno prima, era ritornata con lievi e fresche spruzzate che rendevano quel viaggio non molto piacevole. Ma d'altronde anche senza di essa il cuore di Ai non avrebbe smesso di palpitare dalla paura per la sorte di Conan. -Ti prego, fermiamoci...- le aveva pregato Kaito Kid. -Ma ci stiamo avvicinando, ancora un piccolo sforzo!- pregava la scienziata a sua volta. Nei pochi momenti in cui non pensava all'amato rifletteva proprio sul comportamento del ladro, e di sicuro quello si stava comportando egregiamente. Nonostante il suo nuovo carattere di Crazydachi da "eterno disperato" doveva ammettere che si stava dimostrando abbastanza coraggioso. In qualche modo avrebbe dovuto ricambiare quel grosso favore. -E quello cos'è?- esclamò Kaito all'improvviso. Ai si distolse dai suoi pensieri e focalizzò lo sguardo davanti sé; vide come un muro bianco opaco che si stagliava a pochi metri da lei, dalla collina sotto di loro fino al cielo, talmente immenso che non si vedeva la fine. -Un banco di nebbia!- disse lei senza fiato, a bocca spalancata. -Mai visto un banco così grande! Sei sicura che dobbiamo addentrarci lì? E' pericoloso...- In effetti anche aggirare la nebbia sembrava impossibile: quel banco si estendeva per miglia e miglia in qualsiasi direzione i loro occhi guardassero. -Potremmo attraversarlo ad un altitudine più bassa...- suggerì la piccola. -Roger...- I due si addentrarono in quel muro fatto di nuvole, ma dopo un'altra oretta Kaito Kid cominciò a lamentarsi di nuovo. -Non vedo neanche il mio naso! Non so neanche se sto andando dritto...- -Stai andando bene, lo vedo dagli occhiali! Coraggio!- rispose Ai alzando gli occhi verso di lui. Si vedeva dal suo muso provato che il famoso ladro stava facendo una fatica immane a sorreggerla dopo tutto quel tempo. Tutt'ad un tratto la scienziatina sentì un forte spostamento d'aria alla sua sinistra. Poi ancora una seconda volta, e una terza, finché non lo percepì ormai dietro di lei, in lontananza. -Cosa caspita...- girò il collo indietro stranita e le sembrò di vedere un tubo bianchissimo sparire nella nebbia. Ai ebbe un brutto presentimento. -No... non mi dire che... Kid, stai attento forse sono...- -AHHHHH! UN IMPIANTO EOLICO!!!- La Nekodachi non ebbe neanche il tempo di guardare davanti a sé che Kaito Kid stava già virando bruscamente a destra, per non finire dritto contro il rotore di una torre. -Ahhhh! Ma quanto eravamo alti ancora??- urlò lei. Un istante dopo una pala della stessa torre colpì in pieno il deltaplano del ladro e lo strappò. I due Nekodachi cominciarono a precipitare gridando come mai avevano fatto, le lacrime agli occhi per la velocità della caduta. -AHHHHHH!- Kaito all'ultimo prese Ai tra le zampe e la spinse verso il suo ventre, si girò verso l'alto e sbatté di schiena sul prato. Ad Ai ci volle un minuto per scrollarsi e realizzare cos'era successo. -I-idiota! Non dovevi salvarmi...- Il Crazydachi aprì lentamente gli occhi e la guardò. -Non dire sciocchezze... sei tu che devi salvare il tuo amico... io il mio lavoro l'ho fatto... grazie per aver creduto in me...- -Non esagerare ora! Non stai mica morendo!- Ai spostò sconsolata il deltaplano ormai fuori uso da sotto il Nekodachi e annusò la ferita sulla sua spina dorsale. -Starai bene. Ora io... io devo andare. Non ti muovere da qui!- -E chi si muove...- -Accendi il badge di Yoshida-san, così potrò ritrovarti!- disse Ai mentre cominciava già a correre verso nord-est, inoltrandosi nella nebbia. Il segnale era vicinissimo. Sto arrivando, Conan... resisti ti prego... I minuti passavano inesorabili. La Nekodachi sentiva già la mancanza delle lamentele di Kaito Kid; in quel silenzio opprimente poteva solo sentire il battito del suo cuore che accelerava. Poi ad un certo punto la nebbia si diradò. La scienziata si bloccò alla vista di una costruzione enorme davanti a lei. Non aveva mai visto una cosa simile. Sembrava un tempio ma era circolare, con le pareti lisce e senza una singola finestra. Era molto alto e non aveva dei colori accesi: di sicuro non era in stile giapponese. Ai lo ammirò per qualche secondo, poi si scosse e si incamminò verso la porta principale, incuriosita. Conan... sei qui dentro? Si accorse con sgomento, una volta avvicinata, che la porta era aperta. Si acquattò con la pancia rasoterra ed entrò nello strano palazzo. Si ritrovò in una piccola camera scura con una serie di scale sulla destra. Annusò le assi del pavimento per cercare di cogliere l'odore di Conan, ma non lo trovò. La Nekodachi si alzò sulle quattro zampe, delusa. Stava per tornare indietro, quando la attirò la luce che proveniva dalla stanza davanti a lei. Entrò lentamente e venne avvolta da quella luce. Era una camera enorme, circolare proprio come il tempio. Ai lati c'erano file e file di gradoni, che sembravano proprio quelli di un teatro greco. Ma l'attenzione di Ai era rivolta alla sagoma che fluttuava al centro. Era un cristallo, un cristallo viola sospeso a mezz'aria. La piccola si mosse verso il cristallo come ipnotizzata. Vide che esso non era intero: in cima c'era un pezzo più grande, con attorno altri frammenti più piccoli. Eppure tutte le schegge sembravano muoversi su e giù all'unisono, come una cosa sola. Era sempre più vicina... -Io non lo farei se fossi in te.- Ai si voltò di scatto e vide davanti a lei un Nekodachi. Lo squadrò con attenzione. Sicuramente apparteneva a un umano più grande di lei. Alcune zone del pelo erano stranamente colorate. La scienziata ebbe un brivido, ricordando che anche la creatura che aveva attaccato lei e Conan aveva il pelo simile al suo. Ma quella figura in qualche modo la rassicurò. -Questo... questo è il tempio del cristallo...?- chiese Ai senza rendersene conto. -Il cristallo... di Cristoforo Colombo?-
....
... e ora per colpa mia tiferete per la AixKaito D=
Ecco un'altra scena rifatta tanto per far ridere:
"-E quellllo cosh'èèèèè???- esclamò Kaito Kid all'improvviso.
Ai focalizzò lo sguardo davanti a sè e vide il corvo di Hamtaro con in groppa un Pikachu.
-Pikachu-pika!!!!-"
Ahahahah Dario Moccia is everywhere.
Vabbè... Siamo a metà della storia... Al prossimo capitolo!
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Eeeeeed ecco un nuovo capitolo!!! Pronti per la follia pura???
The Nekodachi
Capitolo 9
Il raggio di sole che filtrava dal foro del soffitto lì in alto aumentò di intensità;
probabilmente la nebbia si era diradata completamente.
Eppure la più grande fonte di luce rimaneva il cristallo viola al centro della sala.
I frammenti di cui era composto fluttuavano silenziosamente. A pochi metri c'era la Nekodachi di Ai,
intenta a studiare l'altro felino tigrato che aveva di fronte. -Oh... allora c'è qualcuno che non si è dimenticato della sua esistenza.- rispose lui con tono tranquillo. -Lei... chi è?- chiese ancora Ai dopo qualche istante. -Elvis.- disse semplicemente. "Un nome inglese?" pensò la piccola.
Cominciò poi ad oscillare la coda spazientita. Stava perdendo del tempo prezioso,
doveva trovare Conan e riportarlo indietro.
-Io... io sto cercando un Nekodachi. E' piccolo come me e ha gli occhial-...- Ai non finì
la frase quando si ricordò che gli occhiali li aveva lei perché erano rimasti
nella radura del parco. In quel momento, guardando la lente, si rese conto
che il segnale era talmente vicino che il puntino rosso lampeggiava. -Ah... quindi sei tu la sua fidanzata... capisco... se mi segui ti porterò da lui.-
-Cosa?!- la scienziata si abbassò sulle zampe anteriori e ruotò le orecchie
all'indietro con fare guardingo. Lui sapeva dov'era! -Calmati piccoletta, ti avrei restituito il tuo amico comunque... se vuoi seguirmi...-
Senza aspettare risposta si avviò verso l'uscita e imboccò le scale a sinistra.
Ai rimase stordita dalla sua noncuranza e tranquillità. Che faccio? Mi devo fidare? Lui conosce questo posto meglio di me, potrebbe condurmi in una trappola... Alla fine decise di seguirlo. Forse si stava preoccupando troppo, magari non l'aveva rapito lui...
La Nekodachi dal ciuffo ramato cominciò a salire le scale e
raggiunse quello
strano personaggio. I gradini si snodavano circolarmente, come un
enorme scala
a chiocciola che girava intorno al salone principale. Ai
cercò di
scorgere la fine oltre la figura scura di Elvis davanti a lei, ma le
scale
sembravano infinite.
-Come dicevo, credevo che ormai tutti avessero dimenticato l'esistenza
del
cristallo...- iniziò lui senza preavviso.
Ai posò lo sguardo sul corpo slanciato di Elvis ed
esitò prima di rispondere:
-Come può pensare una cosa del genere? Nessuno
potrà mai dimenticare di come il
cristallo abbia unito gli umani a noi Nekodachi- -Vuoi dire il contrario.-
La Nekodachi più giovane si fermò sorpresa, una
zampa ancora a mezz'aria.
L'altro percepì dalle orecchie che lei aveva interrotto la
scalata, si fermò
anche lui e si girò verso Ai. -Che... che differenza fa?- Elvis la guardò con i suoi occhi di ghiaccio. -C'è un enorme differenza.-
La piccola lo guardò stranita. Lui continuò:
-Siamo stati noi Nekodachi ad
essere stati catapultati in questo universo. La storia racconta che
Cristoforo Colombo e il suo Nekodachi abbiano toccato il pezzo di cristallo nello
stesso istante. Se così fosse però, perché
siamo stati noi a comparire nel loro mondo,
e non loro nel nostro? Perché i due universi non si sono
direttamente fusi insieme? Questa è una domanda che si sono sempre chiesti
coloro che son venuti prima di me-
Gli occhi di Ai erano rotondi come enormi palle da tennis.
Posò finalmente la
zampa sullo scalino.
-Ma lei... lei chi è?- chiese per la
seconda volta. Il nome
non le bastava più. -Sono il guardiano del cristallo.- Silenzio. -Io... non pensavo...- Ai scosse il capo incredula.
-Beh, non sono mica il primo... come dicevo un attimo fa, ci sono stati
molti altri Nekodachi prima di me.- -Ma il suo... il suo umano dove...? -...Morto.-
La Nekodachi ebbe un brivido. Di solito gli umani e i Nekodachi
morivano nello
stesso istante. Forse qualcuno l'ha ucciso?
Per gli
umani e i Nekodachi
perdere l'altro era una cosa orribile. La scienziata
cominciò a provare
simpatia e ammirazione per il Nekodachi che aveva di fronte.
-Il tempio... pensavo fosse in America.- esclamò Ai
incuriosita, assetata di
sapere.
-I presidenti di tutto il mondo si riuniscono ogni tot di anni per
decidere la
nuova collocazione. Con il tempio in continuo spostamento, i curiosi e
gli
eventuali vandali non sanno mai dove andare a cercarlo.
Perciò i rappresentanti
di ogni stato si incontrano in gran segreto e si decide sempre per un
posto
isolato. Poi il papa benedice il prescelto che farà da
guardiano.-
-Perché prima non mi ha fatto avvicinare
al cristallo?- chiese ancora
lei.
-L'aura magica che lo circonda è altamente dannosa.- Elvis
fece per
voltarsi verso gli scalini pronto a continuare la scalata,
quando il suo
muso si oscurò, attraversato da chissà quali
pensieri. Si rivolse di nuovo ad
Ai: -Ah, dimenticavo. Se possiedi degli oggetti elettronici, ti
pregherei di
spegnerli. Le onde magnetiche interferiscono con l'aura del cristallo-.
Il guardiano ricominciò quindi a salire. La piccola
tirò fuori il suo badge dei
giovani detective dal ciuffo sotto il collo e se lo rigirò
tra le zampe per
qualche secondo; decise poi di spegnerlo. La scienziata
sospirò e si
incamminò per raggiungere il Nekodachi.
Dopo interminabili minuti, Ai riuscì a vedere uno sprazzo di
luce davanti ad
Elvis. Quest'ultimo una volta arrivato al pianerottolo si ritrasse a
sinistra
davanti alla porta, per lasciar passare la piccola Nekodachi.
Immediatamente
sulla destra c'era un tavolino nero con sopra delle bottiglie d'acqua
di vetro.
Ma la cosa che fece trasalire Ai era la presenza di tante piccole celle
dal
lato opposto, tutte in fila, mentre il corridoio principale si
estendeva fino
all'orizzonte, apparentemente infinito, circoscrivendo
l'intera sala
principale. C'era anche una seconda fila di celle sopra le
prime. La
scienziata si avvicinò alle celle a bocca aperta, incapace
di agire
diversamente a causa della confusione che si stava creando nella sua
testa.
-D-... dov'è Conan?- balbettò infine, un brutto
presentimento che si insinuava
in lei.
-Oh, come ti ho detto prima, ti restituirò il tuo amico
appena ho finito con
lui.-
Ai si voltò di scatto verso di lui, il cuore che batteva
all'impazzata.
-Cosa... cosa gli vuole fare??-
Elvis con calma glaciale prese una chiave appesa al muro e
aprì lentamente la
cella più vicino a lui. -Diciamo che ho bisogno di lui per
salvare il nostro
mondo.-
-Si... si spieghi!!!- esclamò lei con voce stridula. La
simpatia che aveva
provato prima per quel personaggio era scemata in pochi attimi. -Ehyyy ma sei proprio tu!-
La Nekodachi drizzò le orecchie sorpresa, gli occhi ancora
spalancati, e girò la
testa verso chi aveva appena parlato. In una delle celle collocate sul
secondo
piano c'era un Nekodachi che avrà avuto l'età di
Shinichi, il pelo color caffè
e un ciuffo sbarazzino in testa. Heiji Hattori.
-Tu sei... tu sei l'amico di Edogawa-kun!- disse lei sempre
più spaventata. -Ehssì, sono io! Ma guarda un po', che ci fai qui?-
Ai lo ignorò e si girò nuovamente verso Elvis,
frastornata. -A... a che gioco
sta giocando?!-
Ma il Nekodachi si era spostato. Era tornato sull'ultimo scalino e
teneva la
porta con la zampa. -Beh io ti lascio piccola. Divertiti.- -No... aspetti!!-
Ai si lanciò verso la porta, ma il guardiano fu
più veloce e la chiuse a
chiave. Era in trappola.
-No... Mi porti da Conan!!! MI PORTI DA LUI!- urlò Ai
sbattendo violentemente le
zampe sul duro legno. Nessuna risposta.
-C-... Conan...- la piccola si lasciò cadere davanti alla
porta, le lacrime che
le rigavano il muso. -Mhhh, avresti dovuto portare più gente se volevi salvarci!-
-CHIUDI IL BECCO TU!- gridò Ai di rimando, la
tranquillità del Nekodachi che le
faceva montare il nervoso. Ma subito si illuminò. Kaito Kid!
Non ebbe il tempo di prendere il suo badge che sentì un
lieve ruggito alla sua
destra. Proveniva dalla cella che Elvis aveva aperto. Tentò
di vedere chi c'era
dentro, ma l'interno era buio come una notte d'inverno cupa e nuvolosa.
Cercò
allora di coglierne l'odore, e la sua spina dorsale ebbe un brivido.
Lentamente
una figura nera si mosse dentro la cella e si avvicinò alla
luce. Ai
indietreggiò più che poté, il pelo
dritto e il cuore impazzito. Il Nekodachi
indemoniato che aveva attaccato lei e l'amato uscì fuori
dall'antro. I suoi
occhi rossi incontrarono quelli della scienziata
e ululò in modo
spaventoso.
Ai riuscì a tornare in sé e si mise a correre
dalla parte opposta della porta,
affiancando il muro. La creatura non esitò e
cominciò a inseguirla, i denti scoperti
e la bava che le usciva dalla bocca.
-Dove vai? E' un vicolo cieco!- Ai sentì l'urlo di Heiji, allora si voltò
indietro, pronta ad affrontare quella bestia. Quest'ultima si
fermò a pochi
metri, la piccola coda cespugliosa che sbatteva da parte a parte.
Digrignò
ancora più i denti, se possibile. Ai si preparò
ad attaccare, ma l'avversario
colpì per primo. Lei lo schivò appena in tempo, e
cominciò a correre per
l'ennesima volta, verso le scale. Appena raggiunta la porta,
cercò
disperatamente di aprirla, girando il pomello più e
più volte. Ma non calcolò
bene i tempi: il Nekodachi maculato fu subito su di lei. La
azzannò per la
collottola e la scaraventò sul tavolino lì
vicino. Le bottiglie che vi erano
sopra caddero e si ruppero in mille pezzi. Gli occhiali le
scivolarono via
dal muso. Prima che riuscisse a mettersi sulle zampe, la creatura la
morse di
nuovo sul collo.
-AHHHHH!- Ai si abbandonò a un lamento di dolore. Poi i suoi
occhi caddero
sulla enorme pozza d'acqua che si era creata sotto di loro. Quello che
vide fu
troppo per lei. In un lampo capì perché Conan
aveva usato il femminile parlando
di quel mostro, quella volta lì al parco. Nel riflesso non
vedeva il Nekodachi.
Vedeva una bambina, con maglietta rossa e gonnellino giallo. Sui
capelli portava
un cerchietto dello stesso colore. La scienziata la riconobbe.
-Yo-... shida... -san...- disse debolmente. Chiuse gli occhi e
l'oscurità l'avvolse.
....
...COLPO DI SCENAAAAAAAA!!!!!!!!!! Ok basta... AYUMI IS THE BEST EVERRRR! Ok basta sul serio... Niente pezzo per far ridere stavolta, mi spiace... siamo in un punto troppo critico!!!! Il prossimo capitolo sarà ancora più pazzo!! Alla prossima!
PS: Grazie al mio amico Hokuto per avermi aiutato nello scrivere un pezzettino descrittivo!
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Pazzia assoluta: MODE ON!
The Nekodachi
Capitolo 10
-Ai-kun... sono
riuscito a calmare Shinichi... ti vuole parlare...- chiamò
Agasa da dietro la
porta; ma da essa arrivavano solo i singhiozzi ormai deboli della
scienziata.
Il Nekodachi del dottore ruotò le orecchie e
guardò in alto verso il suo umano.
L'uomo
ricambiò l'occhiata e si rivolse al falso bambino accanto a
lui con uno sguardo
pieno di rimprovero. -Non dovevi urlarle quelle cose...-
Conan lo ignorò. -Haibara... mi spiace, io... io ti devo
parlare, è urgente.-
Aspettò qualche istante, tuttavia i lamenti di Ai non
accennavano a smettere.
Agasa ebbe uno scatto improvviso. -Ora basta, adesso me la vedo
io... Ai-kun,
sto entrando... Shinichi, tu aspetta qui.-
Il piccolo detective lo osservò mentre entrava lentamente e
socchiudeva la
porta. Non aveva mai visto il suo anziano amico
così agitato. Ma era
ovvio, era preoccupato per Ai. Lei era diventata come una figlia per
lui... Chissà se Ai lo aveva capito... E invece cosa sono io per Haibara? Di sicuro non sono stato un buon amico un attimo fa... Ma cosa potevo fare? Cosa avrebbe fatto lei se avesse constatato che aveva perso per sempre la sua Nekodachi? Se non facciamo qualcosa potremmo davvero perderli entrambi...
Conan era ancora perso nei suoi pensieri quando la porta
dello scantinato
si aprì. L'unico Nekodachi del gruppo, che era rimasto
fuori, appena li vide si
alzò sulle quattro zampe e oscillò la coda a
disagio. La scienziata si teneva
stretta al fianco sinistro dell'uomo, mentre quest'ultimo la spingeva
delicatamente in avanti verso Conan per incoraggiarla. La bambina
teneva lo
sguardo fisso a terra e aveva ancora gli occhi umidi. Qualcosa si mosse
nelle
viscere del detective alla vista del suo volto così
sfigurato dalle lacrime.
Per un attimo si dimenticò del discorso che si era
preparato, e la fissò per
qualche secondo. Poi parlò: -Haibara... mi spiace... tu...- deglutì. -Tu mi devi
aiutare... dobbiamo trovare i nostri Nekodachi.- Ai si limitò a tirar su col naso. Lui continuò: -Prima Hattori mi ha chiamato. Hanno rapito anche il suo Nekodachi-.
Il dottore aprì la bocca stupito. Il suo Nekodachi
sobbalzò. La piccola si
mosse impercettibilmente.
-Non... non è tutto... Mitsuhiko l'altro ieri è
stato chiamato dal Nekodachi di
Hattori attraverso il badge dei giovani detective. Ha accennato ad un
elicottero molto... ehm... carino.-
Ai rivolse finalmente il suo viso verso l'ex Shinichi. Conan dovette
fare uno
sforzo enorme per ignorare lo sguardo tagliente e allo stesso tempo
disperato
della scienziata. Ebbe per un attimo la visione folle di lui che si
buttava in
ginocchio a chiedere perdono, ma lei fu la prima a parlare: -La Nekodachi di Yoshida-san... anche lei era sparita...-
-Ehy ehy... ma... saremo in tempo per salvarli? Non ci è
arrivata nessuna
richiesta di riscatto... potrebbe essere stato un pazzo omicida...- esclamò
Agasa preoccupato.
-Potremmo... potremmo essere ancora in tempo. Il Nekodachi di Hattori
non ha
chiamato da così tanto...- disse Conan, gli occhi fissi su
quelli di Ai, supplicanti. Lei sembrò leggergli nel pensiero. -Non so come ma... ti aiuterò...-
Il bambino fissò lo sguardo sul pavimento, così
come aveva fatto Ai poco prima.
Si sentì sprofondare dalla vergogna.
Sembrava davvero che Ai lo avesse già
perdonato, anche dopo tutto quello che le aveva urlato.
-Grazie.- non
riuscì a
dire altro.
***
-Uuugh...- mugugnò la Nekodachi di Ai. Stirò le
zampe anteriori una alla volta
e si arrotolò ancor più su se stessa. Ormai era
sveglia; tuttavia non voleva
aprire gli occhi, come se si trovasse ancora nel piacevole torpore che
si prova
dopo aver fatto una lunga dormita. Uhhh... Teemee, che ore sono?
Poi come
un flash ricordò. Il palo eolico... il cristallo... la
Crazydachi di
Yoshida-san... Conan...
-CONAN!- gridò Ai alzandosi di scatto sulle zampe.
Rizzò il pelo e sgranò gli
occhi quando scoprì di essere dentro una gabbia. Ma non si
trovava nel secondo
piano: non era una di quelle innumerevoli gabbie che aveva visto
l'ultima
volta, era nella sala del cristallo. Esso si trovava alla sua destra,
sempre
maestoso e scintillante. Dal buco del soffitto là sopra
entrava la debole luce
della luna. Poi udì un rumore dal lato opposto. Quando vide
ciò che le si
parava davanti si avvicinò alle sbarre, le
afferrò e cominciò a urlare contro
la figura in avvicinamento. Elvis avanzava
lentamente trainando un
carretto con sopra il corpo immobile di Conan.
-CONAN!! CONAN!!!!- gridava Ai senza sosta. -BASTARDO, COSA GLI VUOLE
FARE?-
Il Nekodachi più grande posizionò il carretto a
qualche metro dal cristallo,
dopodiché si fermò a consultare una manciata di
fogli che si era portato
dietro. -STO PARLANDO CON TE! CHE COSA HAI FATTO A YOSHIDA-SAN?-
Finalmente Elvis sembrò sentirla e si avvicinò
alla piccola cella dove era
imprigionata Ai.
-Tu sarai testimone del mio operato. Grazie a me, da oggi molte persone
non
soffriranno più.-
-E COME? UCCIDENDO UN NEKODACHI INNOCENTE?- La scienziata
digrignò i denti e
cominciò a sbattere la coda in preda all'ira.
-Uccidere? Non è quello a cui sto puntando. Tu non
capisci...-
-COSA DEVO CAPIRE? HAI RAPITO DEI CRAZYDACHI E NE HAI FATTA IMPAZZIRE
UNA!-
-Ah... quello è stato un incidente. Quella piccola Crazydachi
si è avvicinata
troppo al cristallo e... beh è successo quello che
è successo. Non lo avrei
voluto ma devo ammettere che mi è tornata utile.- -COSA??- Ad Ai girava la testa. Il felino ebbe un momento di esitazione.
-Beh, se un Crazydachi viene sottoposto alla forza del cristallo per
qualche
minuto rischia di moltiplicare la sua caratteristica peculiare. Quella
Yoshida
era classificata come Crazydachi violento e... pestifero. Basta che fai
due più
due e capirai.-
La piccola sgranò ancora di più gli occhi. -E lei
vuole... vuole fare lo stesso
con Conan? Ma lui... lui è solo...- disse Ai, la gola a
pezzi.
-Sì, lui è un Crazydachi particolare. E' da anni
che aspettavo questo momento.
Sono stato fortunato a trovarlo. Il primo Lovedachi del mondo.- Il cuore di Ai perse un battito. -Il... il primo cosa?-
-A quanto ho capito, l'umano di questo Crazydachi non è
innamorato della tua
Teemee. Un Lovedachi si innamora di un altro Nekodachi il cui umano non
è amato
dall' umano dello stesso Lovedachi. Non so come sia possibile che dei
cuccioli
come voi possiate provare amore, ma non mi interessa. Grazie a me da
oggi non
ci saranno più Crazydachi.-
La Nekodachi oscillò lievemente la testa incredula, la testa
affollata da
milioni di domande e pensieri.
-Che cos'ha... che cos'ha contro i Crazydachi?- riuscì a
domandare lei.
Elvis la trafisse col suo sguardo. -Ti rendi conto di tutti i problemi
che
hanno creato nel mondo? Ti rendi conto che se non li fermiamo il nostro
rapporto con gli umani è destinato a cessare?- -Ma... ma perché?-
Il guardiano le diede le spalle e alzò le zampe al cielo
teatralmente, gli occhi
puntati sul cristallo.
-Osserva bene! Li vedi quei frammenti di cristallo? Col passare del
tempo,
molto ma molto lentamente, quei pezzi si avvicineranno sempre di
più. E quando
il cristallo sarà integro, i Nekodachi non saranno altro che
un lontano ricordo!
I Crazydachi sono il risultato del continuo avvicinarsi dei frammenti.
Se non
facciamo qualcosa tutti i Nekodachi del mondo impazziranno!! Ma
ora... immagina!
Grazie a me non ci saranno più Crazydachi! I Nekodachi non
si separeranno mai
dai loro umani!-
-Ma... cosa c'entra Conan con tutto questo?- esclamò Ai
stranita.
-Purtroppo l'esistenza di quel Lovedachi ha confermato le mie paure. Ci
stiamo
avvicinando alla fine del rapporto uomini-Nekodachi. Se non faccio
qualcosa, i
Lovedachi aumenteranno e si separeranno dagli umani per sempre.-
-Cosa c'è di sbagliato nell'amare qualcuno? Se davvero il
nostro rapporto con
gli umani è destinato a morire... perché vuoi
evitarlo? Se davvero la natura ha
voluto così...- -BASTA!- Elvis urlò per la prima volta.
Poi Ai sentì all'improvviso un odore familiare. Si
voltò spaventata verso
l'ingresso, ma si rilassò subito e il suo muso si
illuminò. -Bene bene, caro Elvis... ora te la vedrai con me.-
....
...Adesso riflettete: perché Ai prima di vedere chi c'è
alla porta era spaventata? Eh eh scusate l'ho interrotto sul più bello u.u Ebbene, ora
sapete la storia dei Nekodachi. Quanto fa schifo da 1 a 10? xD Al prossimo capitolo! ^^
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
E dopo aver passato l'esame di maturità... ritorno con la mia fic!
The Nekodachi
Capitolo 11
-Abbiamo
analizzato la radura dove affermate che è stato
rapito il Nekodachi
di Conan-kun.-
La voce dell'ispettore Megure
risuonò nella sala della centrale di polizia. Fuori dalle
grandi finestre si
vedeva solo il buio pesto della notte. L'uomo baffuto stava in piedi
insieme
all'agente Takagi davanti a un grande tavolo dove erano seduti Conan,
Kogoro,
Ran, Agasa, Ai, Ayumi e Mitsuhiko. Tutti i Nekodachi stavano sopra il
legno
duro silenziosamente, piccole figure che cercavano di rincuorare i loro
umani e
anche i tre bambini senza.
-Probabilmente colui che l'ha rapito è fuggito in
elicottero.-
-Questo... questo lo sapevo già.- non si trattenne dal dire
Conan. Megure spostò
lo sguardo su di lui ma non ribatté. -La... la mia Nekodachi?- la domanda di Ayumi si sentì appena.
Takagi prese la parola: -Abbiamo trovato alcune tracce di sangue secco
al parco
di Beika-.
-Cosa?!- esclamarono tutti in coro. La bambina spalancò gli
occhi lucidi. -Il... il suo sangue?-
-Ispettore, in quale zona avete trovato queste tracce?- Ai si
alzò di colpo
dalla sua sedia. -Beh ehm... nella radura vicino alla fontana.- -Haibara, che ti prende?- disse Conan.
La scienziata si accomodò di nuovo al suo posto e
cominciò a parlare: -La mia
Nekodachi mi ha detto che lei e il tuo Nekodachi sono stati attaccati
da una
piccola creatura maculata proprio in quel punto del parco. E'
lì che hai
trovato Conan ferito-.
Conan la guardò spaesato. Tutti i presenti si scambiarono
un'occhiata
preoccupata. -Ma... non te l'ha detto?- disse Ai sorpresa al bambino.
-Ehm... io... ero troppo arrabbiato per capire qualcosa... e poi scusa
cosa c'entra con Ayumi...- -Quel... coso... era coperto di sangue.-
-E quindi... pensi abbia attaccato anche la Nekodachi di Ayumi?- disse
Ran. -No... quella creatura era lei... era la sua Nekodachi!- *SBAM* Due manine batterono violentemente sul tavolo marrone.
-LA MIA PICCOLA NON E' UN MOSTRO!- gridò Ayumi con tutto il
fiato che aveva in
gola.
-E' vero, si diverte a far ascoltare delle musiche orribili a tutto
volume ma
non significa che sia in grado di ferire qualcuno!- disse Mitsuhiko di
rimando,
prontissimo a difendere la sua amica.
Conan guardò attonito i suoi amici, poi si rivolse ad Ai:
-La tua ipotesi non
regge. Se davvero fosse stata la Nekodachi di Ayumi perché i
nostri Nekodachi
non hanno riconosciuto il suo odore?-
-Forse per l'impeto della battaglia non l'hanno colto.
Dopodiché lei ha perso
il suo odore appena si è bagnata nell'acqua della fontana.-
-Ma questo non spiega perché avesse la pelliccia maculata.-
si intromise
Kogoro.
-ORA BASTA!- urlò Ayumi con le lacrime che le rigavano il
viso. -NON POTEVA
ESSERE LEI! NO!!!-
Il dottor Agasa si avvicinò alla piccola e la
abbracciò. Mitsuhiko, che era
accanto a lei, fece lo stesso.
-Ayumi-chan, la tua Nekodachi è classificata come Crazydachi
violento. Ma in
effetti ciò che avrebbe fatto mi sembra eccessivo per una
Nekodachi così
giovane.- disse l'ispettore Megure lentamente.
Il piccolo detective rifletté brevemente, poi
sussurrò alla scienziata per non
farsi sentire: -Ma se fossero... loro?-
Lei non fece in tempo a rispondere che il badge di Conan
suonò. Alcuni si
voltarono verso di lui e attesero. Il falso bambino accese la
comunicazione. -Conan, sono Genta!- -Genta? Sei sveglio a quest'ora?-
-Infatti dormivo ma mi ha svegliato il mio Nekodachi. E' successa una
cosa
importante, non potevo non chiamarti!- -Dimmi pure.-
-Il mio Nekodachi è stato contattato attraverso il suo badge
dall'amico di
Shinichi-oniichan! Ha detto ch-...- -Cosa?!-
-Lasciami finire! Il Nekodachi di Heiji-san era stato rapito, giusto?
Ha contattato il mio Teemee e ha detto che si trova nel tempio del
cristallo!- Tutti spalancarono gli occhi increduli. -Intende... QUEL cristallo?- disse l'ispettore Megure.
-Genta, voleva dire il cristallo di Cristoforo Colombo?-
domandò Conan
agitato.
-Sì!- uscì la risposta spedita del bambino
robusto.
L'agente Takagi sobbalzò. -Ispettore, solo i presidenti del
mondo sanno la
collocazione di quel tempio!-
L'uomo guardò il suo collega, poi si rivolse a tutti i
presenti. -Ma si tratta
di un'emergenza. Ci faremo dire il luogo ad ogni costo!-
***
Ai non poté fare a meno di sorridere.
-Non è possibile... come mai non sei più
aggressiva??-
All'entrata della grande sala del cristallo c'era la Nekodachi di
Ayumi. Questa
scoprì i canini con atteggiamento beffardo. Elvis
scattò verso Ai.
-Tu! Quanti apparecchi elettronici avevi? Avevo già
distrutto quell'affare
verde che ho trovato di sopra!- -Cos-...-
-Ho avuto... un aiutino.- li interruppe Ayumi. Ruotò la testa
dietro di lei
leggermente. Due figure avanzarono dal buio. Ai spalancò gli occhi. -L'amico di Conan!... e... Kaito Kid!- -Eeeehy ciao!- la salutò Heiji, di buon umore come sempre.
Kaito Kid zoppicò in avanti. -Ho cercato di seguire il tuo
odore e ho trovato
il tempio. Salite le scale, mi sono imbattuto in questa piccola
Crazydachi.
All'inizio mi ha attaccato ma poi si è calmata...- il ladro
mostrò il badge dei
giovani detective.
-Ma-maledizione!- sbraitò il guardiano alla vista
dell'oggetto.
-Mi spiace caro Elvis, avrei voluto farti sentire qualche bella
musichetta ma
non ho le cuffie dietro... vorrà dire che ti
affronterò con la mia vera
forza... così ti pentirai di avermi usato.-
-Yo-... Yoshida-san...- disse Ai. Aveva paura di aver intuito cos'aveva
in
mente. -Bene... ora puoi spegnere il badge, Kid-sama.- La scienziata trattenne il fiato.
-Spegnerlo? Così ci fai tutti a fette?! Questo era il tuo
piano?!- -Non c'è altro modo, cretino! Spegnilo!- -Non litigate!- li pregò Heiji. -Ah... ah... ahahahahAHAHAHAH!- fece Elvis. -BASTARDO, COSA FAI??-
Il trio di Crazydachi si voltò sentendo Ai gridare. Il
Nekodachi più vecchio si
era allontanato dalla gabbia e ora si trovava vicino al carretto che
poco prima
aveva portato nella sala. -E così dei giovincelli come voi pensano di fermarmi?-
Poi si rivolse ad Ayumi: -Bene piccolina... il tuo piano mi
incuriosisce.
Vediamo un po'...-
Elvis spinse il carretto dietro di lui. Esso si avvicinò
sempre di più al
cristallo. Quando fu a circa 5 metri dalla gemma scintillante, si
sprigionò una
forza potentissima. Il cristallo cominciò a brillare
così forte che la sua
figura diventò accecante. Diventò visibile l'aura
d'azione intorno ad esso,
poiché si illuminò come se fosse giorno. Conan si
destò dal carretto
all'improvviso e cominciò a urlare disperato.
-NO! CONAN!- Ai si schiacciò sulle sbarre della gabbia e
osservò impotente la
scena a bocca spalancata.
-MALEDETTO, COSA SUCCEDE AD UN LOVEDACHI SE STA IMMERSO NELL'AURA DEL
CRISTALLO?-
Elvis non rispose e guardò Ayumi con aria di sfida. -...Ora
decidi tu. O tieni
acceso l'apparecchio e lo salvi o lo spegni e lotti con me...-
Ayumi ringhiò furibonda. -Hattori-niichan! Prendi questi e
libera Haibara-san!
Se si avvicina con un apparecchio elettronico a Conan-kun non si
farà niente!-
La Crazydachi posò sulle zampe di Heiji una chiave
e gli occhiali di
Conan. Lui la guardò incuriosito. Kaito Kid
sembrò leggergli nel pensiero
poiché domandò: -Ma tu... che farai?-
La piccola stette zitta un momento con gli occhi fissi a terra. Poi
trafisse
Elvis col suo sguardo penetrante e si mise a quattro zampe. -Non
avresti dovuto
farlo... BASTARDO!-
Ayumi partì alla carica di Elvis sollevando rumorosamente la
polvere. Si lanciò
su di lui ad artigli sguainati ma quello la schivò
facilmente.
-...E così anche quegli occhiali sono elettronici, eh? Beh
poco importa. Pensi
davvero di battermi, soffice palla di pelo? Senza la tua essenza
violenta data
dal cristallo non puoi farmi nulla.- disse Elvis tranquillo, mettendosi
a
quattro zampe anche lui.
-Urgh...- fece Ayumi mentre si posizionava di nuovo davanti al nemico.
Tutt'ad
un tratto urlò dietro ai suoi compagni: -Dannazione
Hattori-niichan, fa' come
ti ho detto! ADESSO!-
Il Crazydachi spensierato scattò verso la gabbia dove era
imprigionata Ai.
Elvis fece per correre verso di lui ed attaccarlo, ma Ayumi si
buttò a
capofitto sul guardiano e lo azzannò alla zampa anteriore
per bloccarlo. Questi
sbuffò e la lanciò lontano. -Non hai speranze, piccolo demonio.-
Ayumi lo raggiunse in un attimo e si mise tra lui e la gabbia.
-Sono io la
tua avversaria, brutto schifoso!- -Non costringermi a farti del male. Sei così giovane...-
-Me ne sbatto dell'età! Io sono forte!!!- la Crazydachi si
buttò di nuovo su
Elvis. Nello stesso istante, il Nekodachi di Heiji aprì la gabbia di
Ai. -Su
vieni, puoi uscire!- le sorrise.
Ai si voltò verso di lui. Calde lacrime le scendevano dai
grandi occhi azzurri.
Conan non aveva smesso un attimo di urlare.
La scienziata si passò una zampa sul muso e uscì
velocemente dalla gabbia
sporca. Poi notò il Nekodachi di Kaito Kid ancora all'uscio.
Ai aggrottò le sopracciglia. Aspettò che lui la
guardasse e poi parlò: -E'
questa la tua seconda possibilità! Aiuta Ayumi-chan e non
sarai mai più
inutile!- disse ad alta voce per farsi sentire, mentre si udivano di
sottofondo
le ringhia di battaglia di Elvis e Ayumi. Il famoso ladro
annuì e corse verso i
due felini che lottavano. Quando Ayumi lo vide gridò in
preda all'ira: -Non ho
bisogno di te! Vattene!- ma Kaito Kid si mise davanti a lei
per
difenderla. -Due contro uno eh?- disse Elvis. -Ahahah vediamo cosa sapete fare.- -Argh...- fece Ayumi debolmente. -Allontanati, ci penso io!-
-N-... no...- incurante del dolore, la piccola si alzò
tremante e affiancò Kaito
Kid. -Ce la faccio... tranquillo...-
Intanto, Ai aveva indossato gli occhiali accesi e si trovava ad un
passo
dall'aura magica del cristallo viola. Fece un bel respiro e si
addentrò nella
zona luminosa con Heiji alle calcagna.
....
...C'è un abuso di insulti in 'sto capitolo xD Spero continuiate a seguirmi fino alla fine! Ciao e buona estate =)
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Nuovo capitolooooo =3
The Nekodachi
Capitolo 12
-Aaargh!- gemette la Nekodachi di Ai,
e fece un passo
indietro.
Heiji, lì accanto, abbandonò il suo solito
sorrisetto felice e spostò la testa
di lato appiattendo le orecchie, come se gli arrivasse il vento in
pieno viso.
I due erano appena entrati nel raggio d'azione del cristallo. Dentro
quell'area, la forza proveniente dalla gemma viola faceva brillare
tutto di una
luce accecante, cosicché tutto agli occhi della scienziata
pareva di un bianco
immacolato. Nonostante questo, si intravedeva una sagoma più
scura - il
carretto - a soli cinque metri da lei.
-Hattori-niisan, non guardare il cristallo!- lo mise in guardia Ai. Si
era
appena resa conto che Conan si trovava a pochi passi dalla gemma.
Lentamente,
cominciò a farsi strada in mezzo a quel mare bianchissimo,
gli occhi fissi sul
suo innamorato, che ormai strillava debolmente. Resisti!
Ai sperò che la
sua preghiera arrivasse al Lovedachi che oramai era sempre
più vicino...
Il guardiano intanto stava attaccando il Crazydachi di Kaito Kid.
Questi faceva
il possibile per schivare i colpi dell'avversario, ma la zampa
malconcia non
gli permetteva di muoversi come voleva. Ayumi vedendolo in
difficoltà si
scagliò su Elvis ferocemente, nel tentativo di lacerargli
l'orecchio. Il Nekodachi
screziato smise di tirare unghiate a Kaito Kid e fece uno scatto per
liberarsi,
ma Ayumi non mollò la presa. Il ladro si fece avanti e morse
la
zampa
posteriore del nemico, ma proprio quando Elvis sembrava intrappolato,
la piccola Crazydachi, esausta, lasciò andare il suo
orecchio
che comunque stillava sangue. Il guardiano scalciò per
allontanare Kaito Kid, e si allontanò di qualche passo
mentre
l'altro lo
osservava con sgomento.
-Ahahah... i vostri amici sono spacciati!- Elvis mostrò un
sorrisetto lugubre ai
suoi aggressori. Poi partì di gran carriera verso l'ingresso
della sala.
-NO!- Ayumi si sollevò da terra e si rivolse
terrorizzata al suo compagno.
-Fermalo! Vuole usare la cupola di vetro!- -La cosa?- Kaito Kid la guardò spaventato. -Non fare domande! CORRI!-
Non se lo fece ripetere due volte. Con il cuore in gola,
cominciò a correre
cercando di ignorare il dolore alla zampa di dietro.
Ai ed Heiji in quel momento raggiunsero il carretto. Il disagio della
scienziata nel ritrovarsi così vicina al cristallo si era
trasformato in un
vero e proprio malessere quando era arrivata a toccare il pelo di Conan
per
poterlo afferrare e trascinare via. L'aura della gemma aveva davvero un
potere
terribile; Ai aveva male alla testa e le sembrava di fluttuare
nell'aria. Il
detective di Osaka non era messo meglio di lei. Insieme posarono il
corpo
tremante di Conan a terra e iniziarono a tornare indietro. Si levò un grido dalla sala: -PRESTO! USCITE DA LI'!-
La Nekodachi dal ciuffo ramato non capiva cosa stesse succedendo
aldilà di
quella coltre bianca, ma tentò di accelerare il passo e
strinse più forte i
denti sulla collottola del suo amato detective, mentre l'altro lo
spingeva dai
fianchi.
Elvis si voltò indietro, spostando lo sguardo prima a Kaito
Kid
e poi al trio
dentro la zona luminosa. -Prima o poi le pile di quegli occhiali si
scaricheranno. Non avrei voluto arrivare a tanto ma non mi lasciate
altra scelta.
In ogni caso questo sarà un piccolo passo per la riuscita
della
mia missione!-
urlò. Era ormai arrivato all'ingresso. Il guardiano si mise
a
due zampe e mosse
il braccio per azionare un bottone lì sul muro, ma quando si
girò per
contemplare la scena vide un lampo maculato sfrecciare su di lui, e in
un
istante fu a terra, ansimante.
-NO! Piccola!- Kaito Kid si fermò bruscamente e
girò la testa al luogo dove si
trovavano lui e Ayumi poco prima. Per terra giaceva il badge dei
giovani
detective, in mille pezzi. Spalancò gli occhi inorridito;
probabilmente gli era
caduto durante la lotta. Le onde magnetiche non avrebbero
più protetto la
piccola Crazydachi dalla sua indole violenta. Poi capì: era
stata lei. Guardò
davanti a sé, sconvolto. Ayumi
si era
sacrificata.
-Sei una stupida... hai rinunciato alla bontà d'animo per
salvare i tuoi
amici...- tossì Elvis, mentre la creatura gli premeva la
zampa possente sul collo.
Gli occhi rosso sangue fissavano il Nekodachi più grande con
ferocia e
disgusto, mentre dalla bocca pendeva un filo di bava. La sua coda
cespugliosa
sbatteva da parte a parte.
Elvis si divincolò, ma appena si spostò di lato
Ayumi lo afferrò alla nuca e
con una forza immensa lo scaraventò lontano, a qualche metro
da Kaito Kid.
Questi si allontanò dalla battaglia, spaventato dalla
Crazydachi.
In quell'istante la coda di Heiji uscì completamente dalla
zona delimitata
dall'aura del cristallo. Ai posò delicatamente Conan sul
pavimento e, senza
neanche prendere un profondo respiro per tranquillizzarsi,
cominciò a scuoterlo
per svegliarlo. Il Crazydachi col ciuffo sbarazzino rimase in attesa
accucciato
vicino all'amico, con le orecchie appiattite sulla testa. Chiaramente
era
ancora scosso per la forza a cui era stato sottoposto. -Conan! Sono io! Sei salvo ora!- disse Ai.
-La sua pelliccia... guarda la sua pelliccia!- la chiamò
Heiji allarmato. Si era
reso conto che qualcosa non andava.
La Nekodachi aveva ancora il riflesso bianco di prima negli occhi. Si
scrollò
un attimo per cancellare quella strana sensazione, e subito
notò che il manto
di Conan non era bianco come sarebbe dovuto essere. A parte la pancia,
il
ciuffo sul collo e la zona della bocca e delle guance, il pelo era
grigio fumo
e aveva delle strisce più scure, come se fosse una tigre.
Tutt'ad un tratto,
Conan gemette e aprì lentamente gli occhi. Ai si
irrigidì; era tornata con la
mente al ricordo di quel sogno di poche ore prima. -C-... Conan...- fu l'unica cosa che riuscì a sussurrare. -Kudo!- miagolò Heiji, di nuovo col sorriso sul muso. Il Lovedachi guardò Ai con una strana espressione. "Mi dispiace. Io non ti amo più"
: le parole del sogno le rimbombavano
in testa
incessantemente. Ai non riuscì a trattenere le lacrime. Si
limitò a guardarlo
con le goccioline salate che le rigavano il viso.
-Ah... vedo che entrambi piangiamo un po' troppo spesso da quando stiamo
insieme.- disse infine lui tristemente.
-I-Io non... non voglio perderti...- si giustificò la
scienziata debolmente. Si
sentì quasi svenire quando l'amato le rispose: -Ehy... non
fare così. Io ti amo,
lo sai Aì. Smetti di piangere, su.-
Ai si sentì il cuore leggero come una piuma. Le
sembrò quasi che danzasse
dentro il suo petto, mentre si chinava per baciare Conan. Quando gli
sfiorò la
bocca lei fremette dalla testa alla coda, ed entrambi chiusero gli
occhi. La
frase di Heiji che seguì subito dopo, in merito alla sua
voglia di coccole,
alle loro orecchie sembrava lontana anni luce. La Nekodachi stava per
approfondire il bacio quando si ritrasse stupita. Conan le
lanciò uno sguardo
interrogativo. -Quel rumore... cos'era?- chiese Ai con gli occhi spalancati.
-Rumore...?- miagolò lui spaesato. Poi sembrò
capire. -Io... non so come riesca
a farlo.-
-Sembravano... le fusa di un leone!- esclamò la scienziata
sbalordita.
-Fusa?... oh... intendi... queste?- le sorrise e dalla sua gola irruppe un
lieve
brontolio.
-Ma riesci a farle pure mentre tieni la bocca chiusa! Com'è
possibile?-
-Ehy, voi!- la voce spaventata di Kaito Kid li fece sobbalzare.
-Presto,
dobbiamo uscire da qui!- -Cosa succede?- chiese Heiji di nuovo stranamente serio.
Ad Ai bastò girarsi verso il centro della sala per capire
l'accaduto. -AYUMI-CHAN! NO!- gridò.
-Mi spiace, era troppo veloce per me e quella piccoletta... si
è sacrificata.-
-N-non è possibile...- balbettò Conan alzandosi
lentamente da terra.
-Aspettate!- tutti si girarono verso Heiji. Dopo molto, molto tempo,
aveva
l'aria intelligente di un bravo detective. Sembrava quasi tornato un
normale
Nekodachi. Lui continuò: -Gli occhiali di Conan-kun... sono
elettronici, possono
calmare Ayumi-chan!-
-Allora vado subito!- si offrì subito Ai, e si
voltò per raggiungere Elvis e
l'amica.
-No, Aì. E' tutto inutile.-
Aveva percorso appena pochi
centimetri e il tono
serio di Conan la fece fermare di botto. La piccola guardò
l'amato. -Ma... perché?-
-Ti ricordi lì nella radura del parco di Beika? Il mio badge
era acceso eppure
Ayumi-chan ci ha attaccati lo stesso.-
-Ma aspetta, il mio era...- ribatté Ai agitata. Dopo qualche
secondo si
ricordò: -E' vero... il mio era spento. Questo vuol dire
che... a causa mia...-
abbassò il capo.
-Aì, non è colpa tua.- cercò di
tirarla su il Lovedachi.
-Però quando io ho trovato il tempio e sono salito su per le
scale dove c'era
la piccolina lei si è calmata, e avevo solo il vostro badge
acceso.- si
intromise Kaito Kid, non capendo dove volevano arrivare.
Ai rispose con un fil di voce: -...gli occhiali... c'erano anche gli
occhiali di Conan di sopra...-
Allora il ladro comprese. Servivano almeno due oggetti
elettronici per placare l'indole violenta della Crazydachi. Un silenzio
lugubre
avvolse il gruppo di felini. Di sottofondo si sentivano solo le strilla
di
battaglia di Ayumi e i miagolii rauchi del guardiano. -Quindi non possiamo calmarla?- esclamò Heiji preoccupato.
-No... l'unica cosa che abbiamo di elettronico qui sono gli occhiali. Il
mio badge credo l'abbia distrutto Elvis. E tra
l'altro si stanno anche per scaricare le batterie.- spiegò
il detective rivale
a malincuore.
....
...Dite la verità, vi siete innamorati di Ayumi. Ma quanto
l'ho fatto epico quel personaggio?? xD E adesso che
succederàààà???? u.u
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Scusate il ritardo, è che ho iniziato l'università...
The Nekodachi
Capitolo 13
Ai
continuava a spostare lo sguardo prima su Conan e poi su Heiji, mentre
anche
Kaito Kid, come questi, se ne stava con la testa china con l'aria
scoraggiata.
La Nekodachi dal ciuffo ramato non voleva crederci. Non c'era davvero
speranza
per Ayumi? Si voltò indietro, verso il centro della sala del
cristallo. Senza rendersene conto cominciò a
muovere qualche passo in
quella direzione. Riusciva a vedere la Crazydachi che aveva nuovamente
buttato
a terra Elvis e tentava di tenerlo fermo mentre lui si divincolava.
-Aì! Non andare!- la voce di Conan la convinse a fermarsi,
ma lei non staccò
gli occhi di dosso alle due figure davanti a lei, lì a
qualche metro di distanza. -Io devo fare qualcosa.- sussurrò.
Kaito Kid alzò la testa e tentò di spiegare
docilmente: -Abbiamo bisogno di
aggeggi elettronici, lo sai. Purtroppo questo tempio si trova
in mezzo al
nulla, non saprei dov-...- -Aspetta!- lo interruppe il Lovedachi.
La scienziata si girò di nuovo verso l'amato. Conosceva bene
quel tono di voce.
Il piccolo detective aveva l'aria determinata. I tre Nekodachi lo
osservavano
attentamente. Conan non li fece attendere oltre: -Pensateci; questo
è il tempio
del cristallo. Il cristallo di Cristoforo Colombo! Ed Elvis
è il guardiano,
scelto da tutti i presidenti del mondo. Capite? Un posto
così importante deve
avere contatti con l'esterno!-
-Ma certo!- miagolò Heiji deliziato. -Tra l'altro qualcuno
deve portare viveri
e acqua a Elvis, quindi ci deve essere un qualcosa di elettronico con
cui
comunica ai pezzi grossi!-
-In... in effetti potrebbe essere...- balbettò il ladro
stupito.
Il pelo di Ai si drizzò per l'eccitazione. -Ho capito!
Dovremmo cercare la
camera usata come studio, giusto?- -Già.- annuì Conan.
-Io potrei avere un'idea! Credo di aver visto una stanza alla sinistra
del
portone, appena entri!- Il Crazydachi col ciuffo sbarazzino
alzò la zampa per
dare istruzioni ad Ai, indicandole l'uscita della sala. -Proprio
lì fuori! Dalla
parte opposta della grande scalinata!- -Perfetto, vado!- -Aspetta!...-
Ai aveva fatto pochi passi verso il centro della sala, e si
fermò di nuovo per
ascoltare cosa aveva da dire Kaito Kid. -Forse... dovrei venire con te... insomma per aiutarti...-
La scienziata scrollò la testa in segno di negazione. -No,
non ce n'è bisogno.
Sei anche ferito. Stai tranquillo, stai facendo il possibile!-
Poi schizzò via, facendo attenzione a schivare Ayumi ed
Elvis che lottavano
ancora furiosamente.
-Eh bravo il nostro ladro magico! Senza di te forse a Conan-kun non
sarebbe mai
arrivata l'illuminazione!- Heiji diede amichevolmente una pacca sulla
spalla a
Kaito Kid. -Oh!... io...- allora comprese. -Grazie...-
Conan fissava ancora il punto dove era scomparsa Ai. Senza farsi notare
si
voltò dietro di lui, verso il cristallo. La luce non era
più accecante e
brillava dolcemente, quanto bastava per illuminare la stanza in quella
calda
notte di Settembre. Diede un'occhiata alla corta pelliccia sulle sue
zampe
anteriori, che ora era colorata di grigio e nero. Sarà la stessa cosa ora? Cosa servirà questo cambiamento alla mia situazione?
***
Fuori
dalle
finestre della grande sala della centrale di polizia era nero come la
pece. Le
stelle erano quasi invisibili e la flebile luce della luna si notava
appena
dietro a una grossa nuvola grigia. La stanza era carica di un'ansia
pesante.
Pochi minuti prima l'agente Takaji aveva convinto i bambini ad andare a
casa,
vista l'ora tarda. Il dottor Agasa li aveva accompagnati, cortesemente
aiutato dall'agente
Sato. Erano rimasti solo Ran, Kogoro, Conan e Ai. Questi ultimi
insistevano per
rimanere e avere notizie dei loro Nekodachi, ma il famoso detective
continuava
a spronarli di dargli ascolto. Doveva fare del suo meglio per usare un
tono
severo e allo stesso tempo parlare a bassa voce, visto che l'ispettore
Megure
era impegnato al telefono.
-L'ho capito che si trova in Giappone! Le coordinate! Datemi le
coordinate!-
sbraitava l'uomo.
-Ispettore, se le passano la regina d'Inghilterra faccia parlare me, io
so
l'inglese.- sussurrò Takaji all'orecchio del superiore.
Conan guardava i due con apprensione, mentre il padre di Ran non cedeva
a
tentare di convincerli ad andare a casa a dormire. -Forse dovremmo andare, Edogawa-kun.- disse Ai alla fine. -Cosa? Dobbiamo sapere le coordinate e-...- -Per fare cosa? Per andare tu stesso a riprendere i nostri Nekodachi?- -Crazydachi, semmai.-
Ai si rivolse al bambino con un'espressione indecifrabile. Conan ebbe
un
brivido quando lei rispose: -...Già.... Crazydachi, certo...- E' sbagliato secondo lei chiamarli così? Haibara ha accettato la loro pazzia? pensò lui sgomento. -Va bene, andiamo.- il piccolo detective cedette. -Ohh finalmente!- sospirò Kogoro.
-State tranquilli, ci chiameranno appena scopriranno qualcosa.- disse
Ran con
la voce calda e confortante.
I quattro fecero un breve cenno ai due uomini seduti al tavolo e se ne
andarono.
Il Nekodachi dell'ispettore Megure fissava con l'aria concentrata e
corrucciata
il suo umano. Il pelo era dritto per l'agitazione.
-Presto, scrivi!- sbottò l'uomo coi baffi al suo Teemee. -Le
coordinate
sono...-
Il Nekodachi di Takaji osservò il compagno scrivere dei
numeri su un foglio di
carta. Quando ebbe finito, il felino più giovane si
girò un attimo, per puro
caso, verso la finestra più vicina. Questa aveva i vetri
messi leggermente in
diagonale, segno che era aperta. Strinse gli occhi quando colse un
movimento là
fuori. Qualcosa di piccolo e con le ali era appena volato via. Il suo
lieve
tubare si spense velocemente nella notte.
***
-Eccoci...-
mormorò la Nekodachi di Ai mentre girava la chiave per
aprire la porta davanti
alla grande scalinata. Era dovuta salire al primo piano per recuperare
le
chiavi, visto che alla sua prima visita la porta era chiusa. Si
ricordava bene
il posto in cui Elvis aveva preso la chiave per aprire la cella di
Ayumi.
L'esile porta si aprì con un cigolio. La Nekodachi
tastò il muro lì vicino per
trovare l'interruttore e accendere la luce. Una volta fatto questo, si
stupì di
fronte alla singolare stanza che aveva davanti. Si sviluppava in
lunghezza
proprio come il corridoio pieno di celle al piano di sopra, e come
quello
seguiva la linea circolare del tempio. Ma più di tutto
rimase scioccata dagli
armadi senza fine disposti nel muro a destra, pieni zeppi di libri.
Molti di
questi erano sparpagliati disordinatamente sul pavimento, e alcuni
fogli
scribacchiati erano a terra con loro. Ai dovette fare lo slalom per
avanzare.
Piena di determinazione, voleva scoprire se là in fondo
c'era qualcosa di utile
per Ayumi. Le sembrò di aver percorso quasi tutta la
circonferenza del tempio
quando vide il muro che delimitava la fine della stanza.
Sussultò quando mise a
fuoco un semplice tavolo in legno con sopra un computer
portatile nero.
Allora si mise a correre e lo raggiunse. Le sue zampe fremevano quando
tentò di
accenderlo. Ma il computer non diede cenni di vita.
-E'... è scarico?- miagolò Ai indignata.
Spostò adirata i libri che erano lì
sul tavolo, in cerca del filo del ricaricatore. Facendo questo un
grosso libro
cadde aperto sul pavimento. Si illuminò quando
trovò ciò che stava cercando, e
collegò il pc al caricatore e poi alla presa della corrente. Muoviti... muoviti!
Ogni minuto era
prezioso, se ne rendeva conto.
Ma in quel momento focalizzò lo sguardo sul libro che era
caduto poco prima. La
scienziata lo prese e lesse silenziosamente una frase che aveva
catturato la
sua attenzione per via di una data a caratteri cubitali che la
precedeva.
"14 Marzo 2001: La svolta arriva con la teoria dell'italiano Antonino Vernini, scienziato ormai da ben trent'anni. Secondo Vernini, ogni singola creatura del nostro pianeta viene da un universo parallelo differente. Detto più chiaramente, ogni specie si è evoluta da una particolare creatura che è stata catapultata nel nostro mondo. In particolare tutto ha avuto inizio dai meteoriti schiantati sulla Terra nel corso della storia. Ma al contrario delle precedenti teorie sul meteorite come portatore di materiale biologico e mezzo della vita, Vernini afferma che semplicemente queste meteore hanno portato sul pianeta Terra dei cristalli misteriosi frammentati che hanno scatenato un fenomeno straordinario. E qui ci colleghiamo alla famosissima scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo (come gli esperti sapranno, il continente era già stato esplorato dagli uomini prima di lui, in realtà); è stato lui a interagire col Cristallo Viola e a far apparire i Nekodachi sulla Terra. Lo scienziato Antonino Vernini ha inoltre definito un esempio per farci capire parte della sua teoria. Oggi, nel 21esimo secolo abbiamo molti animali, uno di questi è il coniglio europeo (Oryctolagus cuniculus). Questo e tutte le altre specie appartenenti all'ordine dei Lagomorfi discendono da un antenato comune, chiamato da Vernini "Usagiko". Gli Usagiko secondo lui apparvero in seguito alla caduta di un meteorite nel periodo del Paleogene, circa 60 milioni di anni fa. L'instabilità del cristallo (causata dai suoi frammenti che sono legati da una forza mai vista prima al pezzo principale) che ha unito i due universi (il nostro e quello degli Usagiko) ha cambiato per sempre la vita di queste creature, che pian piano si sono evolute in lepri, conigli e pika. Questo ci porta a pensare che la comparsa dei cosiddetti Crazydachi sia la prova dell'instabilità del Cristallo Viola, e che questi un giorno si evolveranno in nuove creature..."
Ai era costernata. Non aveva mai letto niente di simile,
nonostante fosse
una scienziata anche lei. Si rese conto che probabilmente questa teoria
non era
ancora stata resa pubblica. Ma se fosse vero, questi cristalli che hanno fatto apparire tutte le creature da chi sono stati toccati? Significa che non è necessario il contatto degli essere umani con questi cristalli per attivare la reazione? Controllò quindi il titolo del libro.
Archivio teorie censurate. Anni 2000
Inarcò le sopracciglia. Ritornò quindi alla
pagina di prima, e notò una
annotazione a matita sul bordo inferiore della facciata sinistra.
"Lovedachi. Ancora nessun esemplare. Da fermare la loro venuta"
La Nekodachi ricordò le parole di Elvis. "-Purtroppo l'esistenza di quel Lovedachi ha confermato le mie paure. Ci stiamo avvicinando alla fine del rapporto uomini-Nekodachi. Se non faccio qualcosa, i Lovedachi aumenteranno e si separeranno dagli umani per sempre.-"
Il cuore
le batteva
forte e aveva uno strano ronzio nelle orecchie. Conan non aveva
accettato il
fatto di avere un Crazydachi, e non era sicura se la sua Teemee avrebbe
sopportato di vederli insieme. Una goccia macchiò la pagina del grande libro.
....
Ok, questo è un capitolo un po' particolare... beh che dire, siamo quasi
alla fine... preparate i fazzoletti...
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
E' giunto il momento... del nuovo capitolo...
The Nekodachi
Capitolo 14
Ayumi
guardava l'avversario con gli occhi di fuoco. Il pelo maculato era
sporco di
polvere e aveva dei graffi sparsi qua e là; alcuni
sanguinavano, ma nonostante
questo la Crazydachi non batteva ciglio. Elvis giaceva a pochi
centimetri da
lei, la pelliccia lacera e il respiro affannoso.
-Tu... piccolo... demonio...-
balbettò il guardiano con fatica.
Conan, Kaito e Heiji erano all'altro capo della sala, davanti
all'entrata
principale.
-Non va bene, Ayumi é ferita ma continua a
combattere... è come se non
senta dolore...- disse Conan a voce bassa. -E' terribile...- mugugnò il ladro con gli occhi bassi.
Heiji guardò i compagni annuendo, poi drizzò le
orecchie. -Sta arrivando!-
Appena Conan si girò indietro, comparve Ai con un computer
portatile sotto
l'ascella. Quando li vide si affrettò verso gli altri
Nekodachi, slittando
accanto al suo amato. -Come sta andando?- domandò preoccupata. -Ayumi sta-...-
Un istante dopo, si sentì uno strillo acuto. Era Ayumi. Il
gruppo fissò
sbalordito la Crazydachi, lontana di qualche metro, mentre si voltava a
guardarli, gli occhi ancora rossi ma l'aspetto non più
selvaggio. -SPEGNILO! HAIBARA-SAN, SPEGNILO!- gridò.
La Nekodachi dal ciuffo ramato si rese conto di quanto fosse piena di
graffi
gocciolanti di sangue e gli uscì dalla bocca un urlo
strozzato: -Ti prego
basta! Smettila di combattere!-
Ayumi guardò per un attimo Elvis, che cercava di rimettersi
in piedi a fatica,
poi puntò di nuovo gli occhi sull'amica. -Non c'è
altro modo! Quando lo dirò,
azionate il pulsante lì vicino!- -Che cos'hai in mente??-
In quello stesso istante, Ayumi si buttò a capofitto sul
guardiano. Lo trascinò
a pochi metri dal cristallo viola, cosicché la zona
lì intorno cominciò a
brillare, proprio come quando vi ci era finito Conan. La Crazydachi
gridò
ancora una volta: -Adesso!-
Fece per correre fuori dall'area
luccicante, ma
qualcosa la bloccò da dietro, schiacciandole la coda
cespugliosa. -No! Che cosa...?- disse Ai con la gola secca, a bocca spalancata.
Kaito Kid scattò verso l'interruttore dietro di lui, ma
Conan lo fece ritrarre.
-Aspetta! Non puoi farlo, Ayumi è lì dentro!-
Ayumi cominciò a sentire il peso delle ferite mentre Elvis
si lanciò su di lei,
piantandola a terra e guardandola con odio. -Bene tesorino... verrai
rovinata
dal cristallo... con me!-
La piccola strizzò gli occhi e digrignò i denti,
le forze la stavano
abbandonando. Come se non bastasse, l'aura del cristallo sembrava quasi
distruggerle le membra. La scienziata aveva il cuore a mille mentre osservava impotente. -Cosa facciamo?- gnaulò a Conan, alla sua sinistra.
Heiji si avvicinò timidamente alla coppia. -Ai-chan, il
portatile, forse
dovresti...- -NO!- -FALLO AI-CHAN! FALLO E BASTA!- urlò Ayumi ancora una volta. -NON POSSO! NO...!-
Kaito Kid zampettò lentamente al fianco di Ai. -Se lo spegni
riavrà la forza di
combattere. Potrebbe riuscire anche ad andarsene da lì in
tempo.-
La Nekodachi aveva la testa che vorticava. Fissò i suoi
amici uno alla volta,
poi il suo innamorato. -Aì...-
Abbassò il capo stringendo i denti, gli occhi le pizzicavano
per le lacrime.
-...Ayumi-chan, promettilo, promettilo che non resterai lì
dentro!- poi con le
zampe tremanti spense il computer.
***
-Il mio Nekodachi? Dice sul serio?-
La voce di Heiji rimbombò nell'aria notturna della sua casa
ad Osaka. Aveva
squillato il telefono nel bel mezzo della notte, tuttavia appena aveva
sentito
le parole dell'ispettore Megure si era completamente svegliato, e ora
gli occhi
erano spalancati.
-Abbiamo già mandato degli uomini al tempio del cristallo.
Saranno lì domani
pomeriggio se i calcoli sono esatti.-
-Ho capito... grazie mille. Partirò immediatamente questa
mattina.- -Perfetto. Le faremo sapere. Arrivederci.- -Arrivederci.-
Il ragazzo col ciuffo sbarazzino posò il telefono
cautamente, mentre nella sua
testa scorrevano tantissimi pensieri diversi che lo confondevano. Poi
sospirò. Conoscendolo, non se la starà passando così male...
***
Un ruggito si levò dalla sala del cristallo. Ayumi spinse
con le zampe
anteriori Elvis e lo schiacciò a terra.
-Piccola... bastarda...- sputò il
guardiano. Avrebbe voluto divincolarsi, ma la forza del cristallo lo
tratteneva
al pavimento e gli faceva mancare il respiro. La Crazydachi non
tentennava e lo
guardava con i suoi occhi rosso sangue mentre lo teneva bloccato.
-E sia... gli
umani vi perderanno per sempre. I Crazydachi aumenteranno e
sarà la fine di
anni di legame tra l'uomo e i Nekodachi!-
Di colpo la luce divenne ancora più accecante. L'intera sala
si illuminò e il
gruppo di Nekodachi fu costretto a chiudere gli occhi. Ayumi
ruggì ferocemente
una seconda volta. La cupola... ora!
La scienziata
sentì la sua voce
nella testa, o forse era la sua immaginazione... fatto sta che
cominciò a
camminare alla cieca alla sua sinistra, tastando il muro per cercare
l'interruttore. Quando lo trovò, una lacrima le scese dalla
guancia pelosa. Mi dispiace...
Alla fine schiacciò il bottone. Si sentì un
boato, e la luce divenne meno
intensa. Ai aprì gli occhi umidi e vide che dal soffitto era
sceso un muro
circolare trasparente, che teneva al suo interno la zona d'azione del
cristallo. Da fuori si distinguevano a malapena le figure di Ayumi ed
Elvis. Ai
si accucciò e strizzò di nuovo gli occhi, ma non
per la luce. Non c'era altro modo...
Dopo qualche minuto si destò, notando stranita che
l'ombra del guardiano
non c'era più. Schiacciò di nuovo il pulsante, e
la cupola cominciò a salire
verso l'alto, fino a sparire dalla vista. I compagni aprirono gli occhi
e
osservarono la scena sbigottiti. Non c'era traccia di Elvis. Un solo
corpicino giaceva a pochi metri dal cristallo viola. Ai si
avvicinò
lentamente a quel mucchio di pelo maculato. -Aì... il portatile...-
La scienziata si fermò un attimo. Non aveva pensato all'aura
del cristallo. In
quel momento, semplicemente, non poteva pensare a quello. Ma la voce di
Conan
riuscì a farla riflettere giusto per un attimo,
perciò riaccese il computer. Quindi si addentrò
nella zona d'azione del cristallo viola. Posò una zampa
sulla pelliccia di
Ayumi. -Ayumi-chan...-
L'amica si mosse leggermente. Lo stomaco di Ai si contorse mentre
quella si
alzò sulle quattro zampe e la guardò. -Mmrow?-
Gli occhi erano rossi e le zanne ben in vista; dalla pancia emetteva un
lieve brontolio. Aveva un aspetto selvaggio, ma non attaccò
Ai.
-Ma... l'hai acceso? Perché non parla?- Ai sentì a
stento il mormorio di Heiji. -Ayumi...- tentò ancora la Nekodachi.
La piccola dal pelo maculato barcollò, poi senza preavviso
si lanciò lontano da
Ai, verso l'entrata. -Attenti!- li mise in guardia la scienziata.
Ma quella li sorpassò senza degnarli del minimo sguardo,
uscì dal tempio e
sparì nella notte.
....
...ehhhh... lo so, lo so, è da tanto che non aggiorno... scusate...
colpa dell'università. Beh che dire, Ayumi... Ayumi è andata ç_ç Alla prossima!
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15 tondo tondo! Miiiiizzica! xD
The Nekodachi
Capitolo 15
Le
stelle
stavano già scomparendo dalla volta celeste quando il
Nekodachi di Conan cacciò
la testa fuori dal grande portone del tempio, in cerca di Ai. La vide
subito,
era seduta a pochi metri da lui e teneva lo sguardo alzato, fisso sul
cielo.
-Che fai?
Non dormi?- disse cautamente Conan.
La scienziata si voltò a guardarlo. L'espressione era calma
ma era visibilmente
stanca. -Ho fatto davvero la scelta giusta?-
Il Lovedachi sospirò e si sistemò accanto a lei.
-Non potevamo fare di più.- Ai chinò il capo di scatto strizzando gli occhi.
-TU... non potevi fare di più.- puntualizzò Conan,
e la strinse forte a sé.
-Anche Hattori e Kid hanno fatto il possibile. Hanno cercato Ayumi a
lungo, e
ora si stanno finalmente riposando. Dovresti farlo anche tu.-
La guardò
intensamente dritto negli occhi. -Stai tranquilla, Hattori mi ha detto
che
prima dell'arrivo di Ayumi ha contattato Genta. Verranno a prenderci e
diremo
agli agenti di cercare Ayumi.-
Il piccolo detective sorrise alla sua amata con calore, tuttavia Ai non
sembrava sollevata.
-Aì, non fare così...- miagolò
dolcemente lui.
-...Non... non c'entra Ayumi-chan... o almeno non è solo
quello.- disse infine la
Nekodachi. -Su Aì, racconta.-
La scienziata lo guardò, seria. -Non ce n'è
bisogno. Vieni con me e capirai.-
-Uurf...- mugolò Kaito Kid.
Il famoso ladro non riusciva a dormire. In realtà si era
addormentato, ma gli
sembrava di essersi appisolato per solo pochi minuti. Ora giaceva nella
sala
del cristallo accanto a Heiji, che dormiva profondamente. Lo
guardò e mosse i
baffi con un guizzo di divertimento negli occhi. Vorrei avere la sua spensieratezza.
Dal buco circolare sopra al cristallo entrava la debole luce
dell'alba.
Kaito rinunciò al riposo e si mise in piedi. In quel momento
colse un movimento
fuori dalla sala. Si incamminò e oltrepassò
l'uscio, appena in tempo per vedere
Ai e Conan sparire nella porta alla sua destra, dal lato opposto delle
scale. Cos'hanno in mente? Qualcosa lo spinse a seguirli di soppiatto. Perdonatemi, non voglio farvi nulla di male.
Alla fine li raggiunse in fondo alla
lunga camera, e
si nascose dietro uno scaffale pieno zeppo di libri. -Sì, dovrebbe essere questo.- udì la voce di Ai. -Un libro?- le fece eco Conan. -Sì. Leggi.-
Kaito Kid rimase in attesa lì in quella
posizione per un bel po'.
Cominciarono addirittura a fischiargli le orecchie per l'apprensione.
Infine
sentì le parole tremanti del suo rivale. -Allora... allora siamo...- -Il tuo umano non è d'accordo col nostro rapporto...- -Ma io sono un Lovedachi, no?- -Esatto... hai idea di che cosa dobbiamo fare?- Silenzio. -Aì... vuoi farlo sul serio?- -Non abbiamo altra scelta.- -Aì...- -Per il bene di noi tutti... per chi ci seguirà...- -Ce la faremo?- -Conan... noi...- Kid inarcò le sopracciglia. Cosa? Che sta succedendo?
Si mosse
leggermente, quel tanto per riuscire a vederli. Dietro di loro vi era
una
scrivania e davanti a Conan, sul pavimento, si trovava un libro enorme
dalla
copertina gialla. Ai avanzò verso il detective e gli prese
le zampe con le sue. -Aì...- -E' questo, Conan... il nostro destino. Noi saremo i primi.-
Il Nekodachi più grande inghiottì la saliva, ma
appena fece ciò vide l'orecchio
di Ai ruotare nella sua direzione, e si irrigidì. -Lo so che sei lì, Kaito-sama.-
Allora l'interessato fece qualche passo avanti e si mostrò
ai suoi due piccoli
amici.
-M-mi spiace, non volevo, davvero...- disse mortificato. -Ma... avrai
mica
sentito che ho...?-
-Cosa?- Ai spalancò leggermente gli occhi, poi disse in
tono canzonatorio:
-Ho solo sentito il tuo odore-.
Conan spostò lo sguardo prima su Ai e poi su Kaito Kid.
-Ehy... non provare ad
annusare gli altri, tu, piccola...- e le sfregò con forza la
zampa anteriore
sul ciuffo ramato in testa. -Ahah... sei geloso?- -Non dovrei?- -Non rovinarmi il ciuffo!-
-Posso... posso sapere cosa avete in mente?- si intromise il ladro
timidamente.
I due Nekodachi smisero di scherzare e lo guardarono con attenzione. Il
detective guardò l'amata e si sforzò di dire: -Ci
potrebbe aiutare...- Ai rimase zitta per qualche secondo, poi finalmente parlò. -Va bene. La verità è che noi...-
***
-Yokoooo, sei meravigliosa! Grande, grandeee!- -Papà, ti pare il momento?!-
Era il pomeriggio dopo la lunga notte passata alla centrale di polizia.
Kogoro
non aveva ricevuto alcun caso su cui indagare, perciò si era
concesso qualche
ora di piacere guardando il suo programma preferito con Yoko Okino. Ora
guardava estasiato lo schermo, mentre il suo Nekodachi era
lì accanto che
fumava una sigaretta. Ran squadrò il padre da capo a piedi.
-Stiamo aspettando che gli agenti ci dicano qualcosa sul Nekodachi di
Conan-kun
e tu te ne stai lì a sbavare davanti alla tv?!-
La Nekodachi della ragazza sbuffò, poi drizzò le
orecchie. Un istante dopo si
sentì bussare alla porta. -Avanti!- disse Ran ad alta voce. -Ehy salve! Sono io!-
Un ragazzo dal ciuffo sbarazzino entrò nella camera
principale dell'agenzia. -Heiji-kun! Sei arrivato!- sorrise Ran sorpresa. -Già, ehm... dov'è il piccoletto?-
-Il nanerottolo è dal dottor Agasa. Sta sempre da lui in
'sto periodo...-
-Beh è normale... vuole stare con i suoi amici, in un momento
come questo.-
disse Ran comprensiva. -Peeeerfetto, lo raggiungo all'istante.- -Ah aspetta! Kazuha non è con te?- domandò Ran.
-No, è a Osaka, ma comunque sa già tutto. Beh, io
vado!-
Appena Heiji scomparve oltre la porta, la Nekodachi di Ran si rivolse
alla tua
Teemee.
-Secondo me Heiji nonostante la situazione è
tranquillissimo.- -Cosa te lo fa pensare?- -Beh, su di lui non vi era alcun odore di paura o simili!-
....
...Capitolo di transizione, nulla di che. Siamo vicini alla fine raga! Contenti? xD
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
Pronti? =) Nuovo capitolo!
The Nekodachi
Capitolo 16
-Hattori! Sveglia!- -Uhh... Whaa?... Che succede?-
Il Crazydachi col ciuffo sbarazzino si destò di colpo dal
suo duro giaciglio di
pietra, lì nella sala del cristallo, vicino all'entrata.
Rilassò il pelo sul
collo appena vide che a svegliarlo era stata solo la voce del suo amico
Shinichi. Accanto a lui c'era la Nekodachi di Ai. Dall'espressione dei
loro
musi sembravano nervosi. Heiji lo percepì, ma il suo
cervello da Crazydachi
spensierato lo spinse a mantenere un atteggiamento allegro, forse anche
per
influenzare i Nekodachi di fronte a lui.
-Allora?- disse in tono decisamente più normale alla sua
indole.
Ai e Conan si guardarono un attimo. Lui parlò per primo:
-Kaito Kid ci ha
trovati. Dice che la polizia sarà qui a momenti.
L'amico rimase con la stessa espressione e chinò la testa da
un lato. -Con
"Kaito Kid" intendi...- -Sì. L'umano.- esclamò il piccolo detective.
All'improvviso il Crazydachi color caffè fece un balzo in
aria, poi ridiscese
sul pavimento e continuò a saltellare per la sala con la
coda bella dritta e i
peli che volavano dappertutto. -Evviva! Torneremo a casa!- miagolava
eccitato.
Conan lo guardava stupito con le sopracciglia inarcate, mentre Ai
alzò gli
occhi al cielo sorridendo. -Non poteva agire in modo diverso.-
scherzò lei,
mentre agitò una zampa per allontanare un pelo marrone
vicino al naso.
-...e questo è tutto.- -...Capisco. Quindi è questa la questione.-
Nekodachi e umano erano uno di fronte all'altro fuori dal tempio del
cristallo.
Non c'era più traccia di quella nebbia che vi era qualche
ora
fa. Sullo sfondo
ora si vedevano immense colline verdi e qua e là si
stagliavano
nel cielo dei pali eolici bianchissimi come le nuvole. Il lieve rumore
dei passi dei
Nekodachi in avvicinamento non coprì il sospiro del vento.
Il
famoso ladro
percepì la loro presenza e si chinò per essere
alla loro
altezza. Ai si sedette
sull'erba fresca a pochi centimetri dai due Kaito Kid. Dopo di lei
zampettò
allegro Heiji e si sistemò anche lui davanti al ragazzo. Per
ultimo arrivò
Conan. L'unico umano del gruppo spalancò gli occhi quando lo
vide. Il piccolo
se ne accorse e senza pensarci sputò un "-Ehm sì,
sono
io, la mia
pelliccia...-" per giustificarsi, ma poi si ricordò
che il
suo
acerrimo rivale non era il suo Teemee e che quindi aveva sentito solo
un paio
di miagolii.
-Sei davvero... il Nekodachi di quel piccolo detective?- Kaito diede
voce ai
suoi pensieri. Conan si limitò a fare segno di sì
con la testa.
Il ragazzo vestito di bianco diede un ultimo sguardo ai felini che
aveva di
fronte, poi spiegò: -La polizia sta arrivando. Ma non devono trovarmi qui. Tuttavia, mi
accerterò
che vada tutto bene senza farmi scoprire-. -E io?- disse il suo Nekodachi. -Verrai con me... per ora.- -...Ho capito.-
Il vento soffiò più forte del solito e volarono
via alcuni secondi silenziosi. -...E' ora di andare. Buona fortuna.-
Detto questo Kaito Kid prese in braccio il suo Crazydachi e con un
trucco di
magia si volatilizzò dopo aver prodotto uno scoppio che
sparse nell'aria una
nuvola bianca.
-Umpf... quanta scena...- tossì Ai, e si rivolse sorridendo
all'amato dietro di
lui.
-Mi guarderanno tutti strano ora che sono grigio...- sospirò
il Lovedachi.
-Naahhh tranquillo. Hai un bel pelo, sembri una tigre!- lo
incoraggiò subito
l'amico detective.
-E fai anche le fusa di un leone, cosa potrei volere di
più?- scherzò la
scienziata. -E-ehm...- arrossì l'interessato. -Ahahah ora le guance sembrano beige!-
I due Nekodachi scoppiarono a ridere e presto si lasciò
andare anche Conan.
***
Il telefono squillò all'improvviso e il dottor Agasa
trasalì per l'apprensione.
-Dottore, risponda!- la vocina squillante di Ayumi lo convinse ad
alzare la
cornetta. -P-pronto?-
La bambina scese dal divano come una furia e corse verso l'uomo
baffuto. Genta
e Mitsuhiko la seguirono più lentamente.
-Ayumi-chan, tranquilla...- sussurrò l'amico con le
lentiggini.
-Li... li avete trovati?! Davvero? Stanno bene??- l'uomo
faceva uscire un
fiume di parole dalla bocca, mentre i tre bambini si avvicinavano
interessati,
il cuore a mille. I loro Nekodachi non erano meno emozionati di loro e
sbattevano la coda da parte a parte, il pelo leggermente dritto su
tutto il
corpo. Ad un tratto il volto del dottor Agasa si fece cupo.
-Dobbiamo andare a chiamare Haibara e Conan!- disse deciso il bambino
più
robusto. -Hai ragione, potremmo...- -No.- I due bambini si girarono verso l'uomo, stupiti. -Perché?- chiesero all'unisono.
-No, voi... voi dovete stare con Ayumi-chan. Anzi ora
chiamerò sua madre.- -Ma... cosa...?- soffiò il Nekodachi di Mitsuhiko.
Ayumi rimase di pietra quando Agasa riattaccò, si
chinò su di lei e le mise le
mani sulle spalle. -Ayumi-chan, la tua Nekodachi... la tua Nekodachi risulta dispersa.-
Il bambino col papillon rosso rimise il suo cellulare in tasca. Poi
sospirò.
-Che novità ci sono?- la voce seria della sua partner di
investigazione gli
fece alzare il capo.
-Parte della squadra di polizia sta tornando con i nostri Crazydachi.
E... e
anche con quello di Hattori ovviamente.- -Il tuo amico di Osaka è stato avvisato?- -Sì.-
Ci fu un momento di silenzio. Alcune foglie stavano cadendo
dagli alberi
davanti a loro e creavano come una pioggia gialla e rossa.
Lì sopra, il cielo
era di un rosa strano, misto a grigio. Il sole ormai era invisibile. Ai
e Conan
si trovavano al parco di Beika, seduti su una panchina. Da un lato si
trovava
la radura con la fontana; la fontana dove il detective aveva trovato
ferito il
suo Teemee. -Forse dovresti stare con Ayumi-chan, in un momento come questo.- -E tu allora?-
Ai non rispose. Aveva mille pensieri per la testa. L'amore tra i loro
Nekodachi, il rapimento, la rabbia di Conan... e adesso anche la fuga
della
Crazydachi di Ayumi. Da una parte avrebbe veramente voluto
stare con lei
per confortarla, ma non era certa di restare e apparire serena ai suoi
occhi,
con tutta la sofferenza che si teneva dentro. E ora anche Conan
sembrava
noncurante di tutto ciò. Ce l'avrebbero fatta da soli Genta
e Mitsuhiko a
tenere su di morale la loro amica?
Ma soprattutto Ai pensava ai suoi sentimenti per Conan. Aveva tentato
più volte
in quelle ore, ma la sua bocca sembrava non volesse collaborare. Appena
attirava la sua attenzione e cercava di dichiararsi, le si asciugava la
bocca e
doveva inghiottire di peso la saliva, e con lei anche quelle due
dannate
parole. Se non glielo dico, penserà per sempre che la mia sia una Crazydachi...
....
...Phew! E anche questo capitolo è andato. Siamo agli sgoccioli veramente... Scusate il ritardo e alla prossima!
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
Eccoci... capitolo 17. E' l'ultimo, ragazzi. Sì... e
sarà più lungo degli altri perché... non aveva senso spezzettarlo in più parti.
Buona lettura, ci sentiamo alla fine.
The Nekodachi
Capitolo 17
L'erba
si
stirò tutta da una parte fino a formare un cerchio
schiacciato, mentre un
elicottero si avvicinava lentamente al suolo. Una volta a terra, pian
piano il
motore si spense e due uomini scesero dal veicolo volante.
Entrambi
guardarono meravigliati la colossale struttura a pochi metri da loro. -Ispettore, è questo?- chiese l'agente Takagi.
Prima che l'interessato potesse rispondergli, dalla porta principale
sbucarono
le teste di tre Nekodachi familiari.
-Sono loro!- esclamò l'ispettore Megure. Nello stesso
istante, il trio felino
uscì dal tempio e corse incontro ai due poliziotti.
-Sì! Sono loro, ma...- Takagi
guardò l'entrata e poi di nuovo le
creature. -Ne manca... ne manca uno, ispettore!-
-Hai ragione!- l'uomo baffuto li squadrò uno ad uno con
un'espressione
preoccupata. Notò il pelo grigio di Conan, ma non fece alcun
commento su di
esso.
Intanto, dall'elicottero scesero altri due poliziotti e quattro
Nekodachi adulti.
Due di loro affiancarono i loro umani e si rivolsero ai piccoli
Nekodachi
appena salvati.
-State bene?- chiese subito il felino più vecchio, poi i
suoi occhi si posarono
sulla ferita al collo di Ai. -Abbiamo con noi un medico. Può
visitarti mentre viaggiamo.-
-La ringrazio. Ascolti ispettore, Ayumi-chan è fuggita. Non
sappiamo dove sia.-
Il Nekodachi di Takagi aprì la bocca stupito,
dopodiché riferì la notizia
al suo Teemee. Quest'ultimo si rivolse al suo superiore. -Ispettore Megure...- -Mhh...-
-Non è tutto... Ayumi-chan non riconosce più
nessuno e... e il guardiano del
tempio è sparito.- continuò Ai tremante.
-AGENTI! PATTUGLIATE LA ZONA!-
***
-Shinichi...-
la voce insicura del dottor Agasa si sentì solo lievemente,
lì nella grande
camera principale della sua residenza.
Il finto bambino era seduto con la testa china su uno dei divani al
centro
della sala. Aveva l'espressione assente e gli occhi grigi di tristezza.
-Shinichi, non puoi restare qui mentre il tuo Nekodachi è
tornato sano e salvo.
Ai-kun, anche tu... perché non andate all'ospedale? Sono
tutti lì...-
Con queste parole, anche il Nekodachi del dottore si voltò
verso la
scienziatina, in piedi a pochi metri da Conan.
Anche Ai era persa nei suoi pensieri. Aveva capito che il detective era
distrutto psicologicamente per il pensiero del suo Crazydachi
innamorato. Lei,
d'altro canto, non sapeva come comportarsi con lui, con la sua
Nekodachi, con
tutti.
-Ehy
amico,
stai meglio?- chiese caldamente il Crazydachi di Heiji. -Sì, tranquillo. Piuttosto, Ai come sta?-
-Sta benone. L'hanno fasciata ben bene, ma per il resto è
come nuova!-
Il felino più piccolo abbozzò un sorriso mentre
guardava Heiji gonfiare il
petto con soddisfazione.
Si trovavano nell'ospedale di Beika; erano tornati quella sera. Avevano
già
comunicato tutto alla polizia, che ora aveva mandato una squadra
più ampia per
cercare la Nekodachi di Ayumi. Per quanto riguarda il guardiano
perduto, le
autorità avevano contattato già molti presidenti
del mondo per avvisarli e
organizzare una assemblea straordinaria per stabilire il nuovo
guardiano e
probabilmente anche spostare la collocazione del tempio del cristallo. Ora che ci penso, per spostare il cristallo usano probabilmente il meccanismo della cupola
si ritrovò a pensare Conan, ma poi scosse
la testa. Questo non è importante. Io e Aì dobbiamo prepararci...
E mentre continuava a pensare, dalla finestra accanto a lui la luce
cominciava
a scemare. Si sentiva sporadicamente il cinguettio di qualche uccello,
e c'era
ormai un'aria autunnale.
All'improvviso, Heiji, dalla sua posizione sopra il letto,
drizzò le orecchie e
si girò indietro. La porta della camera si aprì
ed entrò il suo umano.
-Kudo, i medici dicono che non avete bisogno di passare la notte qui.
La ferita
della tua amica è in ottimo stato.- poi si bloccò
e il viso si fece cupo.
-Non capisco perché quello stupido del tuo Teemee non
è venuto a trovarti.
Appena lo vedo giuro che...- -Meow...- fece Conan con uno strano tono. -Oh, vabbè, la smetto. Ma queste cose non le sopporto...-
Il Nekodachi più piccolo si alzò e
balzò sul pavimento. -Addio, Hattori.-
miagolò in un soffio. Poi corse fuori dalla stanza in cerca dell'amata.
-E' nella terza camera dopo questa!- gli urlò dietro il
ragazzo col ciuffo
sbarazzino, poi si mise una mano sulla bocca. Non posso urlare in ospedale, dannazione!
Si ricompose e girò la testa verso il
suo Crazydachi. Ma
aggrottò le sopracciglia alla vista del felino. Non aveva la
solita aria
spensierata.
Il Nekodachi di Heiji era paralizzato e fissava il punto dove era
sparito Conan
con un'espressione di puro terrore.
-Il
mocciosetto non viene a visitare il suo Nekodachi?- disse Kogoro con
voce roca,
rivolto alla figlia.
-E' dal dottor Agasa, io... non so proprio cosa gli prende...-
sospirò Ran.
Appena pronunciate quelle parole, due piccole sagome schizzarono vicino
alle
loro gambe, facendo barcollare il detective baffuto, per poi dileguarsi
in
fondo al lungo corridoio bianco dell'ospedale. -Uh-oh...- fece l'uomo un po' confuso.
-Uno di loro era il Nekodachi di Conan, ho riconosciuto il pelo
tigrato.-
commentò stupita Ran.
Poi guardò il padre e
continuò: -Non ti sembra
incredibile il loro racconto? Il cristallo, il guardiano... e... e
Ayumi...-
Kogoro la guardò con una faccia seria, chinò il
capo e chiuse gli occhi.
Semplicemente, era ancora senza parole. -Povera bambina... non oso immaginare il suo dolore.-
I loro due Nekodachi, che si erano spostati ai lati al passaggio dei
felini, si
misero di nuovo uno a fianco all'altro e si guardarono con aria
preoccupata.
Una lieve voce da bambino uscì dal gadget dei
giovani
detective. Il suono
era basso ma si sentiva perfettamente in quella stanza buia. Le tende
erano
accuratamente tirate e le serrande tutte giù. Era una bella
camera da bambina.
C'era una scrivania con sopra dei fogli e uno zaino di scuola, per
terra si trovavano dei peluche sparsi e vi era il familiare
ticchettio dell'orologio di
Kamen Yaiba. Ma quella sera, con quell'oscurità che regnava
su
tutta la stanza
e l'odore di lacrime che solo un Nekodachi avrebbe percepito, la camera
non
pareva più tanto accogliente. -Ayumi-chan, noi ti stiamo vicino. Ricordatelo, ok?- La bambina non si mosse da sopra il letto e tirò su col naso. -Ayumi-chan... è tardi, dovremmo dormire...- -No... non voglio rimanere da sola...- singhiozzò Ayumi.
-Non sei da sola, hai i tuoi genitori... loro ti vogliono bene. Ci
siamo io e
Genta-kun e il dottor Agasa... e i nostri amici...-
-Mitsuhiko-kun, io... rivoglio la mia Nekodachi... anche se era
incontrollabile
e la dovevo portare in giro con la corda... anche se mi ha svegliata
alle
quattro di notte mettendomi le cuffie sulle orecchie quella
volta... era la
mia Teemee. Tu non puoi capire... nessuno può farlo...-
-Mi spiace... mi spiace Ayumi-chan... io devo andare a letto, non voglio
far
arrabbiare mia madre... a domani, ciao.-
Il gadget non emise più alcun suono. Qualche secondo
passò così, nel silenzio
più totale. Poi la bambina avvicinò le mani alla
testa e continuò a piangere su
di esse.
-Io me ne torno da Kogoro.- aveva annunciato Conan qualche minuto prima.
Era già giunto oltre il cancello della casa di Agasa, ma la
bambina dai capelli
ramati lo aveva subito raggiunto. -Kudo-kun, no...-
-No cosa?- il detective la guardò con uno sguardo
imperturbabile. -I nostri... Nekodachi...-
-...Lo so. A quanto pare tu sei più forte di me. Ma ormai
anche io cred-...-
-No, no! Intendo, sono loro! Guarda!- Ai lo interruppe con voce
squillante,
tese il braccio e indicò un punto dietro a Conan.
Il finto bambino si girò indietro, all'orizzonte solo case e
il buio nero della
notte. Ma poi li vide, due ombre più chiare si
stavano facendo velocemente
strada lungo la via e nel giro di pochi secondi erano davanti a loro.
I bambini non ebbero nemmeno il tempo di fare alcun passo che
i due si
sedettero e li fissarono con i loro occhi blu-azzurri.
La scienziata si mise le mani sulla bocca e poi si chinò ad
abbracciare la sua
Nekodachi con le lacrime agli occhi.
Anche Conan si mise in ginocchio a pochi centimetri dal suo Nekodachi,
e fissò
stupito il suo pelo con una strana espressione.
Il suo felino non mostrò vergogna e sostenne il suo sguardo,
miagolando: -E'
una lunga storia. Sono sempre io...-
Intanto Ai stava ancora tenendo stretta a sé la sua piccola,
mormorando tra le
lacrime: -La... la mia Teemee...-
-Mi dispiace, mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare...-
sputò
Conan tutt'ad un tratto. -No.- disse il Nekodachi tigrato. -Sono io a doverti chiedere scusa.- -No, affatto! E' colpa mia... sono... sono uno stupido...-
Il felino non era pronto al suo abbraccio, e quando si sentì
al caldo
appoggiato al suo petto, mostrò per la prima volta quella
notte una sensazione
di disagio. Non va bene... non va bene...
Ma nonostante quel pensiero nella mente, non
riuscì a trattenersi e un
lieve rumore cominciò a vibrare lungo tutto il suo corpo,
sempre più forte.
Conan sciolse l'abbraccio e lo guardò dall'alto in basso.
-Ma... cos'era?-
-Fusa?- disse l'amica stupita, la quale aveva posato la Nekodachi a
terra.
Conan si girò d'istinto a guardarla ma poi si rese conto di
avere ancora gli
occhi umidi e si voltò di scatto dalla parte opposta per non
farsi notare. Ai
batté le palpebre e continuò a guardare la nuca
del suo amato per qualche
secondo. Al felino sotto di lei sembrò di vedere un piccolo
sorriso sul volto
della sua umana. Poi ruotò la piccola testa pelosa verso
Conan, e incontrò i
suoi occhi. Bastò quello sguardo.
-Vuoi... vuoi essere ancora il mio Teemee?- bisbigliò il
bambino col papillon
rosso, voltandosi di nuovo in avanti. -Lo sarò per sempre...-
Conan spalancò leggermente gli occhi e iniziò a
tremare. -...ma non starò accanto a te.- -Cos-...-
-Io sono un Lovedachi. Il primo al mondo.- annunciò il
felino tigrato.
Ai, ancora in ginocchio, spostò lo sguardo prima su Conan e
poi sul suo umano,
non capendo l'espressione confusa di quest'ultimo. -Cosa? Kudo-kun,
cosa sta
dicendo?-
E in quel momento i due Nekodachi cominciarono a miagolare all'unisono,
un
fiume di miagolii che avrebbero capito entrambi i ragazzi rimpiccioliti. -I frammenti del cristallo di Cristoforo Colombo si stanno sempre più avvicinando. Di conseguenza, pian piano il mondo si riempirà di Lovedachi. Si innamoreranno del Nekodachi "sbagliato" e creeranno liti tra i loro esseri umani. Per questo dovranno compiere il gesto estremo e nel corso di centinaia di anni i Nekodachi non saranno che un vago ricordo- -Cosa...- disse Ai con un fil di voce, sconcertata.
Conan non riuscì a spiccicare parola e restò come
paralizzato a fissare
i Nekodachi davanti a lui.
-Non ti creerò più problemi, promesso.-
miagolò il Lovedachi.
I cervelli dei bambini non ebbero nemmeno il tempo di elaborare le
informazioni. Come uno l'ombra dell'altro, i Nekodachi mossero le zampe
velocemente e cominciarono a correre verso la direzione opposta a dove
si
trovavano i loro umani. -Addio!- gridarono insieme i felini.
Solo in quel momento Ai e Conan compresero cosa stava succedendo. Si
alzarono
di scatto e iniziarono anche loro a correre come dei forsennati,
tentando di
raggiungere i loro cari Teemee. -No!!!- urlarono i bambini.
-Teemee!!! No!!!!- la voce di Conan risuonò potente in
quella stradina del
quartiere di Beika.
-Non ti dirò più nulla!! Perdonami! Perdonami!!!-
continuò a squarciagola.
Ma i loro Nekodachi stavano guadagnando terreno. Quello col pelo grigio
si
voltò indietro, ma subito guardò di nuovo avanti,
la testa china e le lacrime
che uscivano dagli occhi strizzati. Non andremo mai d'accordo. Questa è la decisione giusta.
Pensando questo, puntò lo
sguardo sulla sua amata. Anche
lei lo stava osservando, e come lui lasciava dietro di se una scia di
lacrime;
ma sorrideva. Sì. Saremo i primi. Dopo di noi ce ne saranno molti altri. Il futuro dei Nekodachi è nelle nostre mani. E' questo il nostro destino. E sparirono così all'orizzonte.
Conan e Ai non videro più le loro pellicce bianche e grigie,
rallentarono e si
fermarono. Non avevano neanche la forza di respirare profondamente dopo
la
lunga corsa, talmente la disperazione li avvolgeva. Rimasero
lì uno accanto
all'altra, in quella strada polverosa, sotto il cielo stellato. Nessuno
dei due
notò l'ombra triangolare che per qualche secondo
coprì la luna.
Una luna
bianchissima.
-Kudo-kun.- Dopo un tempo indeterminato, una voce ruppe il silenzio della notte. -La mia non era una Crazydachi.-
***
Il tocco gentile della sua mano paffuta tranquillizzò la
creatura.
-Piccolo... ti sei perso? Dov'è la tua mammina?- una tenera
voce risuonò in quel
piccolo giardino, proprio accanto alla porta d'ingresso. -Tesoro! Vieni, entriamo in casa!- -Un attimo, mamma!-
La bambina bionda si alzò, girò la testa
all'indietro un attimo e sorrise, poi
corse da sua madre, in piedi vicino al portone con le chiavi in mano. -Mamma, c'era di nuovo Nuzzy! Ci viene sempre a trovare!- La donna sorrise ma scosse la testa. -Cara, te l'ho detto. Non possiamo tenere gatti in casa.-
....
...E
finisce così. Già. Spero si capisca il
significato profondo di
tutto ciò... non so se mi è venuto bene... beh
a voi le conclusioni.
Non ho
spiegato alcuni fatti che spero si siano capiti da soli, come la
colomba di
Kaito Kid che sente dall'ispettore Megure le coordinate del tempio, o
la
particolarità dei Nekodachi a contatto col
cristallo che se specchiati
nell'acqua non si vedono loro stessi ma i rispettivi umani.
Sono anche
rimasti
alcuni misteri, come la sorte della Crazydachi di Ayumi e la
verità sul
guardiano (umano).
Per ora non ho in mente un sequel, credo che
lascerò questi
misteri per i fan (se esistono fan di 'sta FF xD) Al massimo potrei in
futuro
fare un remaster dei primi capitoli, visto che sono vecchi di quasi 3
anni.
...Ehhhh lo so ho fatto piangere il vero Conan. Please non
commentatemi a
palla dicendo "Saraaaa ma così è una
OOC1!!11!1!!!". Il rapporto tra
umano e Nekodachi è molto forte, non poteva restare freddo
come al suo solito.
Dannato Gosho -.-
Beh... Fanfiction terminata. Grazie a tutti per aver
letto e/o
recensito questo delirio di AU, siete fantastici. Per ora... vi
saluto =)
Ciaooooooooo!!!!!!!
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