Iniquity

di Lady Samhain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Ragion di stato ***
Capitolo 2: *** Famiglia Scamander ***
Capitolo 3: *** Il suo ricordo ***
Capitolo 4: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 5: *** Corda di cuore di drago ***
Capitolo 6: *** Animali complicati ***
Capitolo 7: *** Memoriam accedo ***
Capitolo 8: *** Il patto ***
Capitolo 9: *** Punto di rottura ***
Capitolo 10: *** A doppio taglio ***
Capitolo 11: *** Rapporto completo ***
Capitolo 12: *** Scorpioni gemelli ***
Capitolo 13: *** Epilogo - L'ultimo incarico ***



Capitolo 1
*** Prologo - Ragion di stato ***


Iniquity

Prologo

Ragion di stato


Justice defines the truth and the lies
Where is the end to stop the fall
Seems hard to find our balance in life
With the sense of all
Iniquity rise, you cannot stay blind
Thoughtless while searching for the core
We can't deny our sacrifice
If we stop the fall

(Iniquity – Serenity, Codex Atlanticus)


***


Il primo ricordo cosciente di Percival Graves era una luce bianca. Poi lenzuola bianche. Poi delle voci accanto a lui e ancora dopo una sensazione orribile di bruciore alla bocca dello stomaco.

Come se le sue interiora stessero letteralmente andando a fuoco.

In mezzo a tutto quel bianco accecante e al dolore non si accorse di una leggera puntura sul braccio e della pozione sedativa che gli veniva iniettata in vena.

La seconda volta andò un pò meglio. Aveva tutto il corpo indolenzito, faticava a coordinare movimenti e parole, ma almeno si sentiva di nuovo sé stesso.

La sua mente non era più vuota, e lui preferiva un dolore vigile in cui era padrone di sé stesso ad uno stato di nulla senza alcuna sensazione spiacevole.

Seppe in seguito che i medici lo avevano dato per spacciato, perchè non credevano che qualcuno potesse sopravvivere a sei mesi quasi ininterrotti di maledizione Imperius e a tutte le pozioni che Grindelwald gli aveva fatto bere per tenerlo incosciente senza usare sempre lo stesso incantesimo.

Una volta appurato che non sarebbe stato necessario un funerale, il MACUSA si era adoperato per fare in modo di farlo tornare a vivere, il che aveva significato una lunga riabilitazione fisica e mentale.

Tre mesi in un ospedale per malattie magiche e poi il trasferimento in un reparto di lunga degenza, dove Graves ebbe undici lunghi mesi di tempo per recuperare il suo fisico, convincere i medici che no, il suo stato di salute mentale non aveva riportato danni permanenti, e maledire sé stesso per aver permesso a Grindelwald di impossessarsi della sua vita.

Sapeva perfettamente perchè il mago oscuro lo aveva tenuto in vita invece di ucciderlo: informazioni.

Lui era una miniera vivente di informazioni, e Grindewald era troppo furbo per credere di poter prendere il suo posto senza poter accedere ad informazioni e ricordi di prima mano.

E lui glieli aveva dati.

Porca puttana! Aveva spiattellato a quel bastardo ogni sorta di informazioni che gli avrebbero permesso di arrivare ad ogni angolo del MACUSA se avesse voluto.

Lui era un pezzo grosso, era una pietra di volta. Quando aveva ceduto lui l'intera struttura non era collassata su sé stessa per una serie di coincidenze così sbalorditive da poter essere definite un miracolo.

In ogni caso, anche se Grindelwald era stato momentaneamente messo sotto custodia, la sua débâcle era costata al Ministero della Magia degli Stati Uniti un'operazione enorme in termini di tempo e denaro per smantellare e ricostruire daccapo sistemi di sicurezza che, per colpa sua, non servivano più a nulla.

L'umiliazione bruciava più che la pozione che lo costringevano a bere, e l'unica cosa che gli permetteva di andare avanti era mantenersi vivo ed in grado di intendere e di volere per poter testimoniare al processo contro quel bastardo che gli aveva rovinato la vita.

***

Si era presentato al processo nonostante il parere contrario dei medimaghi.

Gli dicevano che non c'era bisogno che andasse di persona, che di sicuro date le sue condizioni una testimoianza scritta sarebbe stata sufficiente, ma no, Percival Graves ci voleva essere a quel processo.

Voleva guardare Grindelwald negli occhi mentre testimoniava contro di lui ed aggiungeva qualche altra pietra al carico di accuse che già stava ampiamente seppellendo il mago tedesco.

Credeva che si sarebbe sentito meglio se lo avesse visto sconfitto, anzi ci credette fermamente fino a quando fu dimesso dalla clinica, poi si rese conto di un'altra amara verità: il fatto che Grindelwald fosse stato condannato ed incarcerato non restituiva a lui niente di ciò che aveva perso.

***

Una volta firmato l'ultimo modulo per la dimissione (la scarcerazione, come la percepiva lui) Graves non era tornato alla sua casa nel centro di New York. Non sarebbe riuscito a viverci con il pensiero che quel maledetto infame si era aggirato per mesi tra le sue cose e che lo aveva tenuto prigioniero nella sua stessa casa.

La sua idea era di trasferirsi in una piccola proprietà nel New England che apparteneva alla sua famiglia.

Era piccola, fuori mano, ma era sua.

Non era abbastanza importante da attirare l'attenzione dei piani grandiosi di Grindewald, per cui era certo che il mago oscuro non ne conoscesse l'esistenza, o almeno che l'avesse ignorata.

Gli sembrava la sistemazione migliore.

Credeva di passare da casa sua a prendere qualche vestito, ma quando fu dentro scoprì che il pensiero che tutti i suoi effetti personali, dalla bancheria al rasoio da barba fossero stati violati, gli dava la nausea.

Uscì pochi minuti dopo sbattendo la porta e piangendo di rabbia, e per trasferirsi dovette rifarsi un guardaroba.

***

La casa era un problema, ma ancora non era il peggiore.

Il peggiore era il pensiero di tornare al lavoro.

Lui voleva tornare a fare ciò che aveva sempre fatto, ma il potere non perdona: più in alto arrivi e più ti fai male quando cadi, e lui era caduto da molto in alto.

Decine di maghi oscuri catturati, attentati alla sicurezza magica sventati, più duelli vinti di quanti riuscisse a ricordarne, e per il MACUSA sarebbe stato ricordato come "quello che si è fatto fregare da Grindewald".

Dopo tre settimane di inattività a casa, senza uno straccio di comunicazione ufficiale e senza nessuno a cui chiedere informazioni, Percival Graves fu costretto ad inghiottire il bolo spinoso del suo orgoglio e a scrivere a Seraphina Picquery.

Al diavolo! Poteva permettersi di scrivere direttamente alla presidente del MACUSA perché lui era ancora un consigliere del MACUSA, nonché il Capo della Sicurezza Magica e Direttore dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia.

Almeno si sarebbe considerato tale finché qualcuno non si fosse degnato di comunicargli il contrario, possibilmente in faccia.

Se doveva essere scaricato, pretendeva di essere scaricato con dignità.

Attese la risposta per altre due settimane.

Aveva già deciso di andare a rinchiudersi in una cella accanto a Grindelwald piuttosto che abbassarsi ad elemosinare di nuovo attenzione, quando finalmente un gufo dall'aria impettita e parecchio sussiegosa bussò alla sua finestra, recapitandogli una busta di pergamena pesante con il sigillo del MACUSA.

Stette a lungo seduto in poltrona a rigirarsi la busta tra le mani. Improvvisamente la voglia di avere notizie dal Ministero sembrava essersi dileguata da qualche parte sotto le assi del pavimento.

"Assurdo. Dopo che sono stato io a contattarla non posso fare finta di nulla"

Si passò le mani tra i capelli, si preparò caffè e poi wiskey incendiario ma ancora nulla. Più il tempo passava e più avrebbe voluto non aver mai ricevuto quella lettera.

"Avanti, Percival, non fare il codardo! Tanto lo sai già che qualunque cosa ci sia scritta non ti piacerà"

La pendola battè mezzogiorno prima che lui si scuotesse e si decidesse a rompere il sigillo di ceralacca blu scuro.


***

-Revelio!-

Non era quella l'accoglienza che si aspettava quando era entrato nell'ufficio di Seraphina Picquery.

La strega aveva lanciato l'incantesimo appena lui aveva messo pede nella stanza, e l'aveva fatto con tanta forza da spingerlo indietro.

Rimase a guardarla mentre lei lo esaminava a sua volta, poi, quando fu soddisfatta, fece un cenno alle due guardie ed ordinò un secco "uscite".

Percival comprendeva le sue ragioni: quella che poteva sembrare una smargiassata aveva uno scopo ben preciso, ed era far uscire da quell'ufficio insieme alle due guardie il messaggio che Percival Graver era di nuovo sotto il controllo del Ministero.

Capiva le ragioni di quel gesto, ma non significava che le accettasse.

-Era davvero necessario, Madama Presidente? Se fossi stato Grindelwald o un altro mago oscuro sarebbe stato oltremodo sciocco servirmi dell'aspetto della stessa persona. Diciamo pure di un sospettato-

-Oppure avrebbe potuto essere oltremodo furbo e servirsi di un aspetto di cui si era già servito e che quindi dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto-

Graves non trovò nulla da ribattere. Dopotutto c'era un motivo se Seraphina Picquery era al suo secondo mandato da presidente.

-Prego, si accomodi, signor Graves-

Entrambi si sedettero dopo un momento in cui si erano scrutati come per valutarsi.

-Allora, lei ha richiesto la mia attenzione. Di cosa voleva parlarmi?-

-Madama Presidente, vorrei sapere qual'è esattamente il mo ruolo all'interno del MACUSA in questo momento-

Madame Picquery lo scrutò con i suoi profondi occhi neri, e Graves lesse la risposta che già sospettava da quando aveva scritto la prima lettera.

-Nessun ruolo, signor Graves. Volevo darle la possibilità di uscre di scena senza clamore. Speravo che l'avrebbe colta-

All'improvviso lui si sentiva seduto sui carboni ardenti. Non era un uomo impulsivo, altrimenti non sarebbe arrivato dove era arrivato, ma quello che gli stavano facendo metteva a dura prova i suoi nervi.

-State cercando di dimenticarmi. Questa non una possibilità, questo è un insulto. È un affronto a tutte le cicatrici che ho collezionato da quando ho iniziato a lavorare come Auror-

-Signor Graves, lei sa che non ho scelta. Non posso reintegrarla nelle sue funzioni. Lei reintegrerebbe un Auror che è stato soggiogato da un mago oscuro?-

Graves rimase insilenzio, ma la risposta era ovvia.

-Vedo che comprende. Non posso creare precedenti pericolosi in questo senso-

-Madama Presidente, non lo faccio perché amo il potere, glielo assicuro. Lo faccio per mantenere un minimo di dignità. Sparire come un ladro e lasciare che i pettegolezzi su come Grindelwald ha rovinato la mia salute mentale rovinino la mia reputazione... Madama Presidente, è una cosa che non posso sopportare-

-E allora cosa vorrebbe, signor Graves?-

Non poteva crederci! Doveva abbassarsi a chiedere un lavoro come l'ultimo novellino appena sfornato dall'accademia!

-Madama Presidente, le chiedo di affidarmi un ultimo incarico. Voglio la possibilità di andarmene dopo aver ricordato che ho servito lealmente questo paese-

Seraphina picquery lo guardò a lungo.

Lo stava valutando, e Graves sapeva che di rado la strega sbagliava nel valutare una persona.

Per un uomo di potere come lui, esporsi in quel modo era stato umiliante, ma tutto sommato poteva essere stata la scelta giusta.

-E sia, signor Graves. Un ultimo incarico. Avrà mie notizie via gufo entro la prossima settimana-

***

La settimana era passata e ne era cominciata un'altra.

Percival Graves seguiva le notizie del mondo magico attraverso il giornale che gli arrivava ogni giorno.

La sua vita si stava inesorabilmente appiattendo, ingrigiva come le ultime foglie che restavano attaccate ai rami di novembre; caparbie, tenaci, ma oggettivamente senza alcuna possibilità di opporsi ad un destino segnato.

Graves odiava pensare a sè stesso come ad un uomo finito, ma doveva essere realista.

Per questo, quando finalmente gli arrivò una busta con il sigillo del Ministero e dentro una convocazione ufficiale di Seraphina Picquery, scattò in piedi col cuore che gli batteva forte come quando era un ragazzo e gli veniva assegnato un nuovo caso.

Non era specificato l'oggetto del suo nuovo incarico, e questo in un altro momento gli avrebbe fatto subodorare che qualcosa non andava, ma in quel momento lui era troppo preso dall'ebrezza di sentirsi di nuovo in gioco.

***

Stavolta quando entrò nell'ufficio presidenziale fu accolto da un buon giorno civile.

Seraphina Picquery lo fece accomodare ma non si sedette, invece cominciò a muoversi in giro per lo studio con la sua consueta eleganza.

Quello non era un buon segno.

Una persona che non si siede è probabilmente una persona che è innervosita da qualcosa o che prevede di far innervosire l'interlocutore.

-Immagino che lei abbia letto l'incartamento sul caso dell'oscuriale Credence Barebone-

-Sì, Madama Presidente-

-Bene, allora posso evitare di raccontarle tutto dall'inizio e passare alla parte che interessa noi-

Perchè mai la presidente gli parlava dell'oscuriale? Non riusciva a capire, ma non avrebbe osato interromperla per chiedere subito quale fosse il suo incarico.

-Signor Graves, nel rapporto ufficiale sul caso Barebone c'è scritto che l'obscurus ed il ragazzo ospite sono stati eliminati dagli Auror. Ebbene, poche settimane fa i nostri servizi di informazione all'estero ci hanno comunicato che il ragazzo è ancora vivo. Attualmente si trova nel Regno Unito. Presumiamo che sia stato aiutato a lasciare il paese da un magizoologo inglese e da una ex Auror del suo dipartimento. Il nome di Porpentina Goldstein le risulta familiare, presumo-

Graves annuì. Non era sicuro che gli piacesse la piega che quella conversazione stava prendendo.

-Signor Graves, la situazione del nosro paese sta degenerando agli occhi della politica estera. Siamo stati attaccati dal più pericoloso mago oscuro del secolo, ci siamo fatti prendere in giro per mesi, tutti noi compresa la sottoscritta. Abbiamo permesso l'ingresso non autorizzato di animali magici che hanno causato danni alla città. Siamo stati incapaci di riconoscere e fermare in tempo uno dei pochi casi moderni di oscuriale ed infine, dopo aver assicurato che era stato neutralizzato, scopriamo che invece è stato fatto espatriare illegalmente- fece un respiro profondo per riprendere il controllo e poi terminò -Dentro una valigia-

Seraphina Picquery era davvero una donna d'acciaio. Chiunque altro avrebbe tremato di rabbia o si sarebbe messo a gridare, invece lei era rimasta composta e solo lo scintillio degli occhi tradiva quanto fosse alterata.

-Rendo la gravità della situazione, signor Graves? Il nostro paese perde credibilità sul piano internazionale. Gli altri stati ci deridono. Ci tengono così in poco conto da interferire con la nostra giustizia e fare fuggire un assassino che ha messo in pericolo l'intera comunità magica-

A quel punto Graves aveva abbastanza chiaro dove volesse andare a finire l'intero discorso.

-Lei vuole che io trovi l'oscuriale e lo elimini definitivamente?-

-No, non le chiedo questo. Si trova in un paese straniero ed eliminarlo crerebbe un incidente diplomatico che non possiamo permetterci. No, io voglio che lei vada nel Regno Unito, incontri questo ragazzo e trovi una scusa, una scusa qualsiasi, anche il più minimo motivo per ottenere la sua estradizione. Il suo compito è riportarlo qui negli Stati Uniti, signor Graves-

Lui non rispose subito. Tutto ciò che gli veniva in mente non era adatto ad un contesto civile.

-Quindi è questo il mio ultimo incarico? Andare a ritirare un ragazzino disagiato?-

Seraphina Picquery si avvicinò alla scrivania e si sedette.

-Lei mi aveva chiesto un'occasione, e questa è la migliore che posso offrirle. Mercoledì mattina c'è un transatlantico che salpa da New York a Southampton. Mercoledì mattina lei sarà su quella nave oppure le sue dimissioni saranno sulla mia scrivania. È tutto, signor Graves-

***

A quel punto che poteva fare?


Per esempio avrebbe potuto decidersi a rimettere il tappo alla bottiglia di whiskey incendiario, invece ne buttò giù un altro bicchiere in due sorsi.

Il liquido denso gli bruciò lungo l'esofago e poi gli esplose nello stomaco come una bolla di lava.

Erano quelli i momenti in cui ringraziava di non avere una vita privata.

Nessun parente, moglie, figlio, fratello o qualsiasi altro genere di buon samaritano che poteva infastidirlo salvandolo da sé stesso.

Per quanto riguardava la questione del suo incarico... bè... accettare sarebbe stato umiliante.

Occuparsi di casi come quello era un lavoro che facevano i tirocinanti.

Però non accettare, consegnare semplicemente le sue dimissioni in silenzio e sparire nell'oblio sarebbe stato peggio.

Graves non era ancora abbastanza ubrico da evitare di pensare che si era messo il capio al collo da solo, e che lo aveva pure stretto forte.


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Nel cerchio della Strega


Benvenuti in questa terza parte della serie.

Dunque. Partiamo da Percival Graves. Come personaggio mi affascina molto, e ci sono davvero rimasta male quando alla fine de film si è scoperto che Percival non era Percival. E quindi ho deciso di scrivere qualcosa sul Percival Graves originale, dopo le vicende del film.

Però era troppo facile scrivere una storia sul povero piccolo Percy che era tanto tanto buono e che Grindelwald ha fatto comportare da cattivone, per cui mi sono complicata la vita ed ho mantenuto un Percival Graves non proprio cattivo ma nemmeno buono nel senso convenzionale del termine.

Per come lo vedo lui è un uomo di potere. Onesto, leale, bravo nel suo lavoro e tutta una serie di qualità, ma di sicuro è anche molto severo, non certo una persona gioviale o con cui puoi andare al bar a bere una burrobirra facendo battute sui goblin.

Ed è complesso perché deve avere una sua debolezza, che io ho individuato nell'orgoglio.

Quindi in questa storia dimenticatevi il Percival Gaves/Babbo Natale che finisce per farsi intenerire dalla triste storia di Credence.

Graves è un militare, per come lo vedo io è l'Ispettore Javert del Potterverse.

E poi c'è Seraphina Picquery.

Se Graves è l'ispettore Javert, Madama Presidente è l'Angela Merkel del mondo magico.

Sembra una stronza, ma in realtà è anche lei una donna di potere. Punto. Lei deve reggere uno stato con mille problemi, non deve vincere il concorso di miss America e fare la ragazzina carina e gentile.

Non è ben voluta ma sa fare il suo lavoro. Ok, sì, è una stronza, ma è una personalità che ammiro.

A parte le mie considerazioni politiche, vi prometto che ci sarà spazio anche per la dolshezza e l'ammore in questa storia. Ma non è questo il giorno.


Lady Shamain





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Capitolo 2
*** Famiglia Scamander ***


Capitolo 2

Famiglia Scamander


Era bastata una visita al Ministro della Magia del Regno Unito perchè Percival Graves ottenesse le due cose per cui era arrivato a Londra: l'autorizzazione a svolgere il suo lavoro su suolo britannico e l'indirizzo di Porpentina Goldstein.

Entro le quattro dello stesso pomeriggio Graves era in grado di bussare al n° 37 di Brewer Road, nel borough di Crawley.

Venne ad aprire un mago giovane, più vicino ai trenta che ai quaranta, con un ciuffo di capelli castano ramati, il viso spruzzato di lentiggini ed abiti che sembravano reduci da un'escursione in una foresta. Il che probabilmente era vero, considerato quello che Graves aveva letto nel dossier su Scamander e la sua valigia magica.

Il giovane mago lo guardò un attimo confuso, poi la sua espressione si trasformò un puro sgomento.

Aprì la bocca un paio di volte come per dire qualcosa, ma poichè non riusciva ad emettere un solo suono sensato, Graves decise di accelerare le presentazioni.

-Buon giorno. Lei è il signor Scamander presumo. Sono Percival Graves, e la prego di dimenticare tutto quello che crede di sapere sul mio conto-

Aveva appena finito di parlare che alle spalle di Scamander apparve Tina Goldstein.

Graves si ricordava vagamente di lei, ma prima che potesse dirle qualsiasi cosa la strega lo aveva accolto come Madame Picquery: nemmeno un saluto ed un "revelio" sparato dritto in faccia.

Graves dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per mantenersi composto.

-Signorina Goldstein. Lei sa che ci sono modi meno villani per accertarsi dell'identità di una persona?-

Lei sembrava meno in imbarazzo di quanto avrebbe dovuto essere. Male. Molto male. Pochi mesi prima sarebbe bastato uno sguardo per farla balbettare come una scolaretta.

-Mi perdoni. Non riesco sempre a separare il lavoro dalla vita privata. Vuole entrare?-

Lo fece accomodare in salotto e gli offrì di preparare del thé, cosa che Graves rifiutò.

Sapeva che entrambi i maghi si stavano chiedendo "che diavolo ci fa lui qui?", e sapeva anche che, non appena glielo avesse spiegato, l'ultima cosa che avrebbero voluto era offrirgli qualcosa da bere.

Essere odiato era uno dei rischi del suo mestiere ma non per questo si faceva distogliere dai suoi doveri.

-Se non vi dispiace vi spiegherò subito la ragione della mia presenza. Sono qui per Credence Barebone. Il MACUSA vuole avanzare una richiesta formale per la sua estradizione dalla Gran Bretagna affinchè possa tornare negli Stati Uniti ed affrontare la giustizia...-

-Non ci sono gli estremi per chiedere l'estradizione-

Lo interruppe Tina.

Male. Molto male. Doveva riprendere in mano la situazione.

-Credevo che anche in Gran Bretagna l'educazione prevedesse di lasciar finire di parlare una persona che ha iniziato un discorso, specie se l'argomento è di una certa importanza-

-Non c'è nessun argomento da discutere- lo strinse ancora Tina -mi sono informata e so per certo che non ci sono i termini per chiedere di cacciare Credence dal paese-

Certo, si era informata. Furba la strega.

-Anche il MACUSA si è informato, mi creda, altrimenti io non sarei qui. Il mio tempo ha un certo valore, ed io non avrei affrontato un viaggio così lungo per farmi mettere alla porta da voi due-

Forse era stato troppo duro, ma c'era un limite a ciò che il suo orgoglio poteva sopportare.

Vide i due irrigidire le spalle e prendersi la man ma cercando di non farsi vedere.

Male anche quello. Erano pronti a dare battaglia, ed insieme e convinti come erano potevano dargli del filo da torcere. Potevano fargli perdere tempo. Potevano fargi perdere la pazienza.

Graves decise di tentare di smussare gli angoli per quanto possibile.

-Ovviamente non vi sto imponendo di consegnarlo. Io sono qui per un periodo di valutazione. Dopotutto il MACUSA non sa nulla di Credence Barebone. Un mio rapporto su di lui potrebbe anche essere favorevole. Io sono qui conoscere il ragazzo e per valutare una situazione che è completamente nuova per il mondo magico-

Credeve di averli convinti. Scamander sembrava meno teso e anche Tina non sembrava più pronta a scattare come prima.

"Complimenti, Percival. Alla faccia di chi dice che hai perso il tuo smalto"

Credeva di avercela fatta quando la Goldstein si riscosse.

-No, non ci credo-

-Come ha detto, signorina Goldstein?-

-Ho detto che non le credo, signor Graves. Il MACUSA ha subito uno smacco enorme quando Grindelwald si è infiltrato ai livelli più alti, e adesso avrebbe davvero bisogno di un successo per riacquistare credibilità presso l'opinione pubblica-

-Signorina Goldstein...-

-Signora Scamander, prego. Lei vorrebbe farmi credere che un alto funzionario del MACUSA come lei sarebbe disposto a dare la caccia ad un ricercato e a tornare in America a mani vuote? Addirittura con un rapporto favorevole? No, signor Graves, io credo che lei sia qui con il compito di portare via Credence con qualsiasi scusa-

Dannazione! Quella donna era pericolosa.

-Farò finta di non aver sentito le sue insinuazioni ed attribuirò la sua insubordinazione a un'emozione inattesa. Riprenderemo questa discussione quando avrete avuto il tempo di comprendere la situazione-

Stavolta Tina scattò in piedi.

-Noi non riprenderemo un bel niente!-

-Si sieda, signorina Goldstein!-

-Lei non può darmi ordini in casa mia. E se il MACUSA ha bisogno di qualcosa per guadagnare popolarità, non scriverà sulla pelle di mio figlio!-

E uscì dalla stanza come una furia.

Male, molto male anche quello. Non era riuscito a rimetterla al suo posto. Ma aveva capito che la donna era molto impulsiva, e che lo diventava ancora di più quando sentiva che il ragazzo era minacciato.

Aveva detto che era suo figlio.

Forse avrebbe potuto volgere quell'impulsivià a suo vantaggio, ma al momento poteva ancora occuparsi di Scamander.

-Mi dispiace che la signorina Goldstein l'abbia presa così male. Immagino che sia una persona molto emotiva, e questo offusca la sua capacità di giudizio-

-Oh, no, signor Graves. L'emotività non influisce sulla capacità di giudizio di Tina, semplicemente la porta ad esprimersi in modo molto diretto. Tanto per essere chiaro con lei, sappia che io sono d'accordo con mia moglie-

Accidenti! Non si era aspettato una tale presa di posizione da Scamander. Gli sembrava lui l'elemento debole della coppia, quello che avrebbe potuto essere manipolato, e invece il suo silenzio e la sua calma apparente lo avevano ingannato.

Un altro errore di valutazione. Merda!

-Lei mi sta accusando di cosa esattamente, signor Scamander?-

-Non la accuso di niente-

Graves lo guardò in silenzio ma lasciando sottintendere molte cose. Dovette fare appello a tutta la sua autorità, ma alla fine fu Scamander il primo ad abbassare lo sguardo.

Meno male. Se non fosse riuscito ad avere la meglio almeno su di lui, si sarebbe ritirato in un casa di riposo.

Scamander si schiarì la gola, evidentemente a disagio

-Allora... mi spieghi bene i termini di questo periodo di valutazione-

Bene, allora forse poteva ancora convincerlo.

Diede fondo a tutta l'esperienza di anni ed anni di discorsi a cui aveva assistito o che aveva pronunciato da Ministro dell'Applicazione della Legge Magica per spiegare a Newton Scamander il suo punto di vista.

Credence aveva ucciso due nomag negli Stati Uniti, e tecnicamente avrebbe dovuto essere processato per quello. Ora che era in Gran Bretagna era soggetto alle leggi di quello stato, e finchè non avesse commesso reati su suolo britannico, Credence Barebone era di fatto intoccabile dalla giustizia nel Regno Unito.

Ma il passato di Credence era quello che era: il ragazzo era stato il più potente obscuriale mai conosciuto, probabilmente il più potente mai esistito. E ciò che preoccupava il MACUSA ed anche il Ministero della Magia Britannico era che Credence aveva sviluppato una forma di controllo sull'obscurus.

Non potevano pensare solo a Credence, Per quanto potessero essere affezionati a lui, dovevano considerare anche la sicurezza di altre persone.

-Credence non è pericoloso, e dentro di lui non c'è più nessun obscurus-

Obiettò Newton.

-Non voglio mettere in dubbio la su competenza in materia, signor Scamander, ma si renderà conto che detto così sono solo parole nell'aria. Ci sono troppi interrogativi a proposito di quel ragazzo, e lei sa che le cose lasciate nell'indefinito finiscono per spaventare. Un mio rapporto favorevole metterebbe a tacere qualsiasi dubbio. Credence non verrebbe più gardato con sospetto o costretto a vergognarsi del suo passato-

Scamander ancora esitava, probabilmente perchè pensava a quello che aveva detto sua moglie.

-Speravo nella vostra collaborazione. Chieda alla signorina... alla signora Goldstein, se non è vero che chi non collabora ha qualcosa da nascondere. Se mi aiutaste sarebbe più facile anche per il ragazzo-

Da come Samander esitava, Graves credeve di averlo in parte convinto a collaborare, e al diavolo se aveva quasi dovuto minacciarlo.

Infine, per indorare ulteriormente la pillola, decise di giocarsi la carta della solidarietà tra colleghi, insistendo molto sul fatto che il suo scopo fosse studiare ciò che Credence era realmente.

Certo, avrebbe avuto bisogno di stare molto a contatto diretto con il ragazzo, ma avrebbe avuto cura di turbarlo il meno possibile.

-Non è quello che vuole sapere anche lei, signor Scamander? Non vorrebbe capire cosa è Credence davvero?-

Lo sguardo di Scamander si animò improvvisamente. Ancora una volta l'incantesimo della sua retorica era stato spezzato.

-Io questo lo so già, signor Graves. Credence è mio figlio-


***

Dopo che Graves se ne fu andato la discussione era continuata tra Newt e Tina nella loro camera da letto.

Newt cercava di farla ragionare -Non possiamo impedirglielo, Tina-

-Oh, sì che posso! Lo affatturerò talmente forte che i suoi pronipoti avranno ancora le verruche!-

-No, no, no, ti prego, rifletti! Lui cerca solo la scusa. Se gli impediamo di vedere Credence, se decide che lo stiamo ostacolando, sarà come dirgli che abbiamo qualcosa da nascondere. Non possiamo permettercelo-

-E cosa dovremmo fare? Lasciare che tormenti quel povero ragazzo?-

-Parleremo con Credence, gli spiegheremo come stanno le cose. In fondo non abbiamo niente da temere: Graves cerca un obscurus che non esiste più. Non troverà niente per dichiarare che Credence è pericoloso. Non otterrà mai un'estradizione per una minaccia che non esiste-

-Oh, Newt, quanto sei ingenuo! Lui non vuole trovare l'obscurus, lui vuole solo riportare Credence in America davanti ad una corte che lo condannerà a morte dopo un processo farsa. Ho paura, Newt-

Tina sembrò spezzarsi di colpo perchè le spalle le si piegarono e cominciò a singhiozzare con una mano sulla bocca.

-Ehi, ehi, tesoro, non fare così. Credi davvero che lascerei che lo portino via?-

Lei scosse la testa ma non smise di piangere.

-Appunto, non glielo permetteremo. Restiamo qui ancora un pò, vediamo come reagisce Credence e come procede questa cosa. Se vediamo che le cose si mettono male o al minimo sospetto che Graves stia giocando sporco, ce ne andremo. Siamo evasi una volta dal Ministero della Magia quando eravamo già stati condannati a morte, penso che possiamo rifarlo-

Tina si lasciò abbracciare, rassicurata da quelle parole.

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Nel cerchio della Strega


Benritrovati. Cominciamo a dare fondo alla bastardaggine, eh!

Non ho voluto inserire subito Credence per non ammassare troppe cose in una volta. Il funghetto merita uno spazio adeguato.

E Percival Graves ha appena appena iniziato con le situazioni che metteranno a dura prova i suoi nervi.

Voglio ringraziare Patry48 per aver messo la storia tra le seguite e Wales_Kirkland per averla messa tra le preferite e le seguite.

E voglio ringraziare anche le persone che hanno messo tra le preferite o seguite i due episodi precedenti di questa serie, e cioè "Se vuoi" e "Strangers like me"


Lady Shamain






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Capitolo 3
*** Il suo ricordo ***


Capitolo 2

Il suo ricordo


La neve di febbraio scricchiolavana sotto le suole delle scarpe ma Credence non era infastidito dal suono o dal rischio di scivolare ad ogni passo.

Era troppo felice!

Aaron, Gabriela e Rupert gli avevano appena chiesto se, quando fosse stato libero dai corsi per corrispondenza, avrebbe voluto raggiungerli per un periodo nella casa dove sarebbero andati a vivere tutti insieme per il loro anno sabatico.

Era un'opportunità che aveva commosso Credence per molte ragioni: la prima era che ormai era parte di un gruppo di persone quasi della sua età perchè i ragazzi avevano appena finito il loro settimo anno ad Hogwarst, la seconda era che lo avevano incluso nel loro progetto perchè ci tenevano a stare con lui, e la terza era che avevano pianificato tutto tenendo conto delle sue esigenze.

Il fatto che lui seguisse i corsi per corrispondenza era per loro un dato di fatto e basta, non lo consideravano un peso.

Stava tornando a casa dopo essere stato tutto il pomeriggio con loro al parco a costruire castelli di ghiaccio con la magia.

I suoi incantesimi di protezione erano i più forti, e lui si prestava volentieri ad occultare intere zone di parco per costruire la loro area giochi personale.

Aveva il cappello calato fino sugli occhi ed era avvolto fino al naso nella sciarpa rosso ruggine di Newt, e praticamente del suo viso si scorgevano solo gli occhi che brillavano di felicità.

Entrò a casa che non vedeva l'ora di raccontare la novità a Newt e Tina, per questo salì i quattro gradini dell'ingresso con due salti ed aprì la porta con un lieve tocco di bacchetta.

Tuttavia appena entrato in casa percepì immediatamente che qualcosa non andava.

Non c'era nessuno in soggiorno e la casa era troppo silenziosa. Qualcosa gli faceva formicolare la nuca con una sensazione spiacevole.

-Ehi... sono tornato. Scusate se ho fatto tardi-

Sentì dei rumori e delle voci basse in cucina, ma non fece in tempo ad entrare che Tina era uscita e gli aveva buttato le braccia al collo.

-Che succede? Io sto bene, mamma, cosa...?-

-Vieni, Credence, dobbiamo parlare di una cosa importante-

Il suo stomaco si strinse in una morsa. All'improvviso la sua vacanza con gli amici gli sembrava del tutto insignificante.

-Vieni, è meglio se ci sediamo tutti insieme-

Gli disse Newt guidandolo con una mano sulla spalla verso il divano.

Lo fecero sedere in mezzo a loro e questo lo fece sentire protetto, sebbene significasse che c'era qualcosa di grave nell'aria.

Fu Newt a parlargli con la sua calma caratteristica.

Gli spiegò della visita del signor Graves, gli spiegò cosa volevano da lui e sì, anche del pericolo che forse stavano correndo.

La prima reazione di Credence fu quella di negare tutto. Non voleva! Non potevano farlo! Lui stava studiando, aveva degli amici, doveva partir per una vacanza! Non riuscì a dire una parola, solo si rifugiò ad occhi chiusi tra le braccia di Tina.

Perchè la sua vita doveva essere così?

-Credence, noi abbiamo fiducia in te- continuò Newt -Graves ha fatto davvero un viaggio a vuoto perchè non troverà nessuna scusa per farti cacciare da questo paese. E se noi dovessimo accorgerci che ricorre a mezzi sleali, ti prometto che piuttosto che lasciarti riportar negli Stati Uniti scapperemo di nuovo, stavolta in un posto in cui non riusciranno a trovarci. Il Nepal non è un brutto posto per vivere-

-Ma se io dovessi...? Se l'obscurus...?-

Newt gli prese il viso tra le mani per guardarlo negli occhi.

-Non c'è nessun obscurus, Credence. Era la magia che tu eri costretto a reprimere, ma adesso puoi usarla liberamente. Non devi avere paura di te stesso-

-Non possiamo andare via subito? Non voglio vederlo-

Dietro di lui Tina lo strinse più forte.

-Non possiamo, Credence. Se non facciamo almeno un tentativo di collaborare, potrà aizzare le autorità britanniche contro di noi, e allora ci arresterebbero sicuramente. Non dobbiamo dargli nessuna scusa-

-Non devi avere paura, noi ti proteggeremo sempre-

Allora chiuse di nuovo gli occhi. Era sicuro che Tina sentisse il battito accelerato del suo cuore in quel momento.

-Va bene... restiamo... ma non potrebbe venire qualcun altro? Non voglio rivedere il signor Graves-

Finalmente lo aveva detto.

Tina lo fece girare verso di sé ma continuò a tenerlo stretto.

-Credence, devi capire che tu non hai mai conosciuto Percival Graves. Fa un effetto stranissimo, lo so, ma lui non è la persona con cui tu hai avuto a che fare a New York. Ricordalo-

-Dobbiamo per forza, non è vero?-

-Sì, Credence-

Lui sospirò pesantemente. Aveva bisogno di tempo per abituarsi all'idea. E ormai la sua vacanza gli sembrava una cosa così lontana ed irragiungibile!

-Cosa vuole esattamente da me?-

-Non lo sappiamo. Probabilmente ti farà delle domande su cosa fai, cosa studi, come vivi. Ma io sono certa che cercherà di provocarti per portarti a reagire male. Lui vorrebbe scatenare una manifestazone dell'obscurus, ma si accontenterebbe anche se tu lo aggredissi con uno schiantesimo. Un'aggressione a pubblico ufficiale sarebbe la scusa perfetta, per cui, ti prego, qualsiasi cosa ti dirà, controllati e non affatturarlo-

Credence annuì ma non era assolutamente convinto.

Sapeva di esserci costretto, ma l'ultima cosa al mondo che avrebbe voluto era riavere Percival Graves nella sua vita.

***

A cena aveva mangiato pochissio perchè lo stomaco gli si era ridotto ad un nodo e qualsiasi cosa si fosse forzato a mangiare lo avrebbe fatto stare male.

Anche Newt e Tina erano di un umore abbastanza tetro.

Si ritirò presto nella sua stanza nonostante quella sera sarebbe stato il suo turno di lavare i piatti, compito da cui Tina lo aveva dispensato senza neanche che lui lo chiedesse.

Mentre stava disteso al buio si rigirava un pensiero in mente, e cioè se fosse il caso di dire ad almeno uno dei due qual'era il vero motivo per cui non voleva ritrovarsi faccia a faccia con Graves.

Alla fine decise che era meglio affrontare anche quell'argomento.

Scese le scale in silenzio. Non riusciva a fare una scelta consapevole.

Era ugualmente imbarazzante parlarne sia con Newt che con Tina, per cui decise di affidarsi al caso: avrebbe parlato prima con chi avesse incontrato prima.

L'unico rumore che proveniva dalla cucina era il lieve fischio del bollitore.

Credence sorrise. Era Newt. Solo un inglese poteva bere thé alle dieci e mezzo di sera e a stomaco vuoto.

Credence sapeva che lo avrebbe trovato seduto al tavolo della cucina nell'angolo al muro, con il suo inseparbile blocco per gli appunti ed una penna tra le dita probabilmente sporche d'inchiostro, ad annotare cose in fretta e con una grafia che avrebbe capito solo lui. Forse nemmeno.

Probabilmente avrebbe avuto una mano a tenere sollevato dagli occhi il ciuffo di capelli rossicci diventato di nuovo troppo lungo, e sarebbe stato tanto concentrato da metterci qualche secondo a focalizzare l'attenzione su qualcos'altro.

L'idea lo fece sorridere. Voleva bene a Newt. Forse non sarebbe stata una discussione così terribile.

Varcò la soglia della cucina e tutto era esattamente come lui aveva previsto, tranne che Newt non stava scrivendo nulla sul suo blocco.

Lo teneva aperto davanti a sé ma il suo sguardo era perso in chissà quale pensiero.

Credence bussò leggermente prima di entrare, ed esattamente come lui aveva previsto Newt ebbe un minuscolo sobbalzo.

-Possiamo parlare di una cosa?-

-Certo, siediti. Thé?-

Credence sorrise, scaldato da qualcosa che non aveva niente a che fare con l'idea della bevanda.

Sapeva che Newt stava cercando di farlo stare a suo agio con ogni mezzo possibile, e già la sua volontà significava tanto per Credence.

-Sì, grazie-

In fondo Newt aveva ragione: c'era qualcosa di confortante nello stringere una tazza fumante tra le mani.

-Allora. Sei ancora turbato perché sai che il signor Graves vuole esaminarti?-

-Non è solo questo. Io non credo di essere pronto ad affronarlo perché mi brucia ancora tanto quello che mi ha fatto Grindelwald quando aveva preso il suo aspetto. Mi metterà molto a disagio incontrarlo-

Newt lo guardò intensamente. Era esattamente in quel modo che guardava una delle sue creature quando cercava di raggiungere un contatto più profondo per capirla al meglio.

A volte ci riusciva subito, a volte no, altre volte si ricordava che la creatura in questione era un essere umano ed in quanto tale avrebbe potuto chiedergli spiegazioni.

-Ci sto facendo caso solo adesso, Credence. Non abbiamo mai parlato di cosa voleva Grindelwald da te. Sì, sappiamo che voleva arrivare all'obscrus e che quando ha creduto che tu non gli fossi più utile ti ha scaricato, ma mi chiedo... non lo so... ho l'impressione che ci sia qualcos'altro che ti turba-

Credence annuì.

Improvvisamente aveva di nuovo paura.

-Credence, sappiamo che ti fidavi di lui e che volevi credere alle sue promesse, e quando lui ti ha abbandonato deve averti fatto molto male. Mi dispiace. Qualsiasi cosa possiamo dirti noi, non sarà facile per te superare quel dolore-

Affidandosi all'istinto che lo portava a saper interpretare i segnali del non detto, Newt era riuscito ad avvicinarsi alla verità più di quanto credesse.

Era arrivato il momento di essere chiari.

-Non era solo un rapporto di fiducia, Newt. Io ero attratto da lui. Credevo che mi volesse al suo fianco. Non faceva che ripeterlo. Lui mi trattava bene. Credo che mi abbia accarezzato per la prima volta in vita mia. E poi... ah, sono stato uno stupido! Io... io me ne ero innamorato! E non capivo che mi stava solo usando-

Dovette stare zitto per non scoppiare a piangere.

Che idiota era stato! Ancora se ci ripensava faceva troppo male.

-Credence... Credence, guardami-

Non si era accorto che Newt si era alzato e si era avvicinato alla sua sedia perchéera rimasto tutto il tempo chino a guardare dentro la sua tazza di thé.

Se ne rese conto solo quando si sentì mettere un braccio attorno alle spalle.

-Capisco cosa vuoi dire. Più vuoi bene ad una persona e più fa male quando ti tradisce-

-No, tu non capisci. Io ero proprio innamorato, lo desideravo tanto che...-

-Si, lo avevo capito. È successo anche a me. La mia si chiamava Leta Lastange-

Forse a Newt sfuggiva qualcosa. O peggio cercava di dirottare il discorso.

-Newton. Il signor Graves... Grindelwald... è un uomo. Io mi ero innamorato di un uomo-

-Ho capito, Credence. E non fa nessuna differenza. Quando vieni scaricato da un traditore fa male uguale, sia che sia un uomo o una donna-

Oh. allora Newt non stava facendo finta di non capire.

-Allora... insomma... va tutto bene? Anche se io ero... se mi...-

-Sì. È normale per un ragazzo essere attratto da uomini più maturi. È una fase della crescita che poi può rimanere o cambiare, ma fidati se ti dico che quando un uomo dice che non ha mai provato niente per altri uomini, sta mentendo-

Glielo disse sinceramente, senza nessuna forzatura nel tono o cercando di evitare il suo sguardo, e questo fece sentire Credence molto meglio.

-Ma io sono stato uno stupido-

-No, è Grindelwald che è stato molto furbo. Ha ingannato l'intero Ministero della Magia, non puoi farti una colpa per non averti saputo difendere-

Newt lo accarezzò brevemente scompigliandogli i capelli e finalmente Credence riuscì a sorridere.

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Nel Cerchio della Strega


Ecco, siamo arrivati al funghetto. Che ormai non è più un fungo ma dettagli...

Ringrazio Rorro che ha aggiunto la storia alle preferite ed AliceFrom Neverland per averla aggiunta alle preferite e alle ricordate.

Inoltre ho stabilito di fare un aggiornamento settimanale. I capitoli sono tutti pronti ma non voglio intasare EFP.


Lady Shamain



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Capitolo 4
*** Faccia a faccia ***


Capitolo 3

Faccia a faccia

***


Era lunedì.

Praticamente il giorno canonico per iniziare una normale settimana lavorativa, eccetto per il fatto che il suo lavoro consisteva nel fare del suo meglio perchè il mondo non andasse a catafascio.

Piccoli dettagli.

Percival Graves aveva lasciato passare la domenica prima di cominciare ufficialmente il suo lavoro con Credence Barebone, e l'aveva fatto un po' perchè gli era sembrata una buona idea rispettare una certa routine settimanale ed un po' perchè sperava di farli innervosire lasciandoli ventiquattr'ore nell'attesa dell'indefinito.

Per quel che riguardava lui invece, aveva passato quella domenica nella stanza della pensione che aveva affittato, annoiandosi o peggio pensando.

L'aria fredda lo schiaffeggiò violentemente e lui si strinse il bavero del trench al collo prima di affrontare la strada.

La pensione non era molto lontana dalla casa di Scamander ma Percival Graves era in grado di far sembrare quella distanza di pochi metri una distanza di chilometri.

Scamander non sapeva dove lui alloggiava e l'anziana strega che gestiva la pensione non sapeva nulla di lui e del suo lavoro.

Due vite completamente separate a distanza di una passeggiata l'una dall'altra.

Nonostante il freddo, Graves preferì fare un incantesimo per scaldarsi tenendo la bacchetta nella tasca interna del cappotto, piuttosto che fare qualcosa come indossare un cappello oppure avvolgere la sciarpa attorno al collo.

Era quasi arrivato alla casa di Scamander quando vide la porta d'ingresso che si apriva.

Ne uscì un ragazzo giovane, sui vent'anni.

Graves aveva visto solo sue foto, ma rionobbe subito Credence Barebone.

Con una mano nella tasca sfiorò appena la bacchetta e fece un incantesimo di occultamento perchè il ragazzo non potesse vederlo.

Era importante studiare il nemico quando questo era inconsapevole di essere osservato.

Graves lo vide fare cose normali: posare a terra un piattino di latte per un grosso gatto soriano che aveva cercato rifugio dal freddo nella loro veranda, accarezzarlo un pò, e poi ritirare la posta prima di voltarsi per rientrare in casa.

Graves lo osservava accigliato.

Non gli sembrava pericoloso.

Non gli sembrava possibile che Madama Picquery gli avesse fatto fare tanta strada per riportare indietro una persona così banale.

Era assolutamente certo di non essere visto, eppure per una frazione di secondo il giovane Barebone si era fermato sull'ultimo gradino e poi si era girato esattamente nella sua direzione.

Se Graves non fosse stato invisibile si sarebbero guardati negli occhi.

No, Barebone non poteva vederlo. E allora perchè Graves era sicuro che percepisse la sua presenza?

Il ragazzo esitò ancora una volta sulla porta, poi scosse la testa e rientrò in casa.

Bene, adesso Graves aveva la certezza di non avere a che fare con una persona comune.

Da un lato era una cosa positiva. Almeno la sua missione non sarebbe stata una noia totale.

***

Erao rimasti da soli nel salotto. Lui era rimasto in piedi e si muoveva casualmente per la stanza, il giovane Barebone invece era seduto su una poltrona e per parlare con lui era costretto a seguirlo con lo sguardo.

-Mi è capitato di fare presentazioni in circostanze strane, Signor Barebone, ma ancora non mi era capitato di presentarmi ad una persona che crede di conoscermi-

Il ragazzo si mosse sulla poltrona ma non rispose.

-È una situazione alquanto spiacevole- gli si avvicinò con una calma studiata -La metto a disagio, signor Barebone?-

-Francamente sì, signore-

-Perché?-

-Per il motivo che ha appena detto lei. Perchè credevo di conoscerla. Cioè... io...-

-Potrebbe essere più chiaro, signor Barebone?-

Lo vide muoversi sempre più insicuro.

Bene, era esattamente quello il risultato che voleva ottenere. Se fosse riuscito a metterlo abbastanza in difficoltà forse la sua missione si sarebbe conclusa prima del previsto.

Non si aspettava cheil ragazzo all'improvviso drizzasse la schiena e cominciasse a parlargli guardandolo dritto negli occhi.

-A New York ho conosciuto Grindelwald, il mago che aveva preso il suo aspetto. Lui mi prometteva di portarmi via dalla casa dove la mia madre adottiva mi picchiava, mi prometteva di insegnarmi la magia e di restituirmi il posto che mi spettava nel mondo dei maghi. Ha curato tante volte le ferite delle mie punizioni. Io mi fidavo ciecamente di lui, e...- esitò un attimo, il viso attraversato da una smorfia di dolore -... e non dimenticherò mai che mi ha tirato un pugno in faccia quando lo supplicavo di aiutarmi. Capisce perchè sono a disagio? Mi dispiace. Forse passato un pò di tempo ci farò l'abitudine e la smetterò di guardarla con un'aria strana-

Graves non si aspettava che fosse così sincero. Non gli piaceva poi così tanto quella situazione, perchè una persona che non si sforza di nascondere niente è innocente, ed a lui non serviva un innocente.

-Capisco le sue ragioni e ne terrò debito conto, signor Barebone- Gli rispose senza sbilanciarsi troppo -Spero, tuttavia, che lei si renda conto che qualsiasi cosa Grindelwald le abbia promesso o fatto credere quando fingeva di essere il sottoscritto, non ha nessun fondamento reale. Di fatto, noi non ci conosciamo-

-Questo lo so. Mi serve solo un pò di tempo per abituarmi, come le dicevo prima-

-Molto bene, allora una volta chiarito questo punto possiamo occuparci di lei, signor Barebone. Lei sa perchè sono qui?-

-Da quello che mi hanno spiegato Newt e Tina, lei dovrebbe esaminarmi-

-Esatto. E sa perchè?-

-Perchè vuole capire se sono un pericolo per il mondo magico oppure no-

Non lo diceva preoccupato. Era una semplice considerazione. Ed era la pura verità.

In quel ragazzo c'era qualcosa di strano.

-E lei cosa ne pensa? Lei crede di essere un pericolo?-

-Non lo sono più, signor Graves-

-Quindi implicitamente ammette di esserlo stato-

-Sì. Lo ammetto. Non potrei negarlo in nessun modo, non le sembra?-

Aveva ragione. Graves decise di continuare a battere quel terreno.

-No, non potrebbe negare l'evidenza. Due omicidi, signor Barebone. Cosa ha da dire in merito?-

-Non saprei cosa dire. Ero io ma allo stesso tempo non lo ero-

-Lei odiava quelle persone, mi risulta. Mi è difficile credere che sia completamente estraneo a quello che ha fatto-

-Infatti non lo ero. Ero cosciente ma non ne ero consapevole. Non potevo controllarlo-

-Eppure mi risulta che nella metropolitana di New York lei abbia reagito coscientemente alle voci di Porpentina Goldstein e Newton Scamander. Perchè ascoltare loro?-

-Non era una scelta. Era un istinto che mi faceva sentire di essere al sicuro con loro. Se mi fossi sentito minacciato probabilmente avrei attaccato loro come tutti gli altri-

-Quindi avrebbe ucciso altre persone?-

-Io... probabilmente sì. Non lo so. Per fortuna non ho avuto modo di fare la prova-

In fondo era una risposta saggia. Graves lo odiava e insieme lo ammirava per questo.

-E quindi lei che cosa è adesso, signor Barebone?-

-Lei cosa è, signor Graves?-

Male.

Molto. Male.

Graves si era sentito punto nell'orgoglio, ed anche se aveva capito perfettamente il senso della domanda che il ragazzo gli aveva abilmente rigirato, non potè impedirsi di scattare irritato.

-Io sono quello da cui dipende per lei una vita tranquilla o un processo, quindi se fossi in lei starei più attento-

Per la prima volta vide sul suo viso un accenno di paura.

-Non intendevo offenderla. Volevo solo dire che io sono una persona normale-

-La normalità è un concetto relativo. Lo tenga a mente per il futuro-

Il ragazzo si limitò ad annuire.

Graves si stava irritando. Non riusciva a trovare un appiglio che gli permettesse di determinare se Credence Barebone si sarebbe trasformato da un momento all'altro in una nube oscura, e per quanto provasse a convincersi che quello che faceva era necessario, si sentiva un bullo da quattro soldi che intimidiva un ragazzino.

Patetico.

Per questo decise di portare la conversazione su un terreno meno pericoloso.

-Ho bisogno di sapere qualcosa della sua vita. Per esempio, adesso lei è in grado di usare consapevolmente la magia?-

-Sì, sto studiando-

-Mi faccia vedere-

Credence chiese di uscire un momento per andare in camera sua a prendere la bacchetta, e nel frattempo Graves pensava a cosa fargli fare.

Un incantesimo troppo difficile sarebbe stato un fallimento e non gli avrebbe fatto capire niente di utile, invece uno semplice non gli avrebbe fatto capire la reale portata del potere del giovane mago ed il grado di controllo che esercitava su di esso.

Si sedette prima che il ragazzo tornasse perchè ne aveva abbastanza di stare in piedi e di camminare avanti e indietro come un animale in gabbia.

Quando Credence tornò, come era prevedibile chiese che tipo di incantesimo avrebbe dovuto fare.

Graves aveva optato per l'incantesimo semplice.

Sul tavolino c'era un vaso di porcellana cinese bianca a disegni blu.

Graves si sporse leggermente e lo spinse giù dal tavolo, facendolo finire in mille pezzi sul pavimento.

La reazione di Credence fu esattamente quella che lui si aspettava: il ragazzo sgranò gli occhi e per un attimo sembrò che gli mancasse il respiro.

Non sapeva cosa dire o fare, e metterlo in confusione era esattamente ciò che Graves voleva.

-Perché lo ha rotto? È in questa casa da decenni-

Oh, bene! Dunque il ragazzo si sentiva in colpa, ed il senso di colpa è un ottimo modo per controllare una persona. O per farle perdere il controllo.

-Ci tenevi? Allora hai un buon motivo per aggiustarlo-

Per la prima volta vide che il ragazzo lo guardava con un'accenno di ostilità, ma fu solo un attimo.

Il ragazzo puntò la bacchetta verso i cocci ed il suo incantesimo suonò perfettamente controllato.

Pochi secondi ed il vaso era di nuovo integro e al suo posto.

Credence lo guardò come aspettandosi un commento da parte sua, ma Graves aveva anni di esperienza alle spalle nel nascondere le sue emozioni.

Rimase a scrutarlo con il viso congelato in una maschera impassibile, e rimase concentrato finché non vide l'espressione del ragazzo incrinarsi e lui agitarsi sul divano.

Probabilmente si stava chiedendo cosa pensasse di lui, e ovviamente non si aspettava nulla di buono.

Lo lasciò sospeso finché l'atmosfera non divenne insostenibile, poi, quando capì che Credence avrebbe detto qualcosa per spezzare la tensione, Graves estrasse la sua bacchetta e senza pronunciare la formula mandò di nuovo in pezzi il vaso appena ricostruito.

Lo shock sul viso del giovane Barebone era totale, e si espresse in qualche balbettio confuso mentre il suo sguardo passava dal vaso a lui.

Alla fine sospirò. Aveva riacquistato la calma con una certa facilità.

-Signor Graves, se non le piace l'arredamento basta che me lo dica-

Stavolta dovette fare ricorso ad ogni stilla di autocontrollo per non mostrare alcuna espressione.

Per costringere il suo cuore a fare il suo dovere e continuare a battere regolarmente invece di suggerirgli di fare qualcosa come sorridere.

Lo spirito di quel ragazzo lo sorprendeva.

Si mantenne impassibile e fece un cenno secco verso i cocci.

Credence allargò le braccia come a dire "Va bene, se ci tieni tanto..." e poi tentò ancora con un reparo.

"No, ragazzo. Non oggi"

L'incantesimo non fece nessun effetto. Ovvio. Lui stava mantendo una barriera che impediva a qualsiasi altro incantesimo di funzionare.

Barebone tentò di nuovo, poi però guardò lui.

-Credo che lei mi impedisca di fare l'incantesimo-

-Ne sei convinto?-

-Sinceramnte sì-

-Perchè dovrei?-

-Non lo so-

-Però hai ragione. Ora aggiustalo-

-Ma lei...?-

-Ho detto aggiustalo-

Voleva vedere come reagiva Credence ad una sfida diretta.

Lo sguardo del ragazzo si indurì, pronto alla lotta.

Non era più questione di aggiustare un vaso, era una sfida tra volontà, e Graves voleva testare quanto era forte e di che tipo era la volontà del ragazzo.

-Finitem incantatem-

La formula era quella, la voce ferma.

E la volontà che si scontrò con quella di Graves era... era qualcosa che non aveva mai sperimentato prima.

Era una forza enorme ma calma, cristallina. Era una lastra di quarzo traslucido come vetro.

Fu la completa assenza di arroganza o di ostilità a sbilanciarlo.

Graves si era preparato per un attacco indisciplinato, irruento, smanioso di dimostrargli cosa sapeva fare, e invece niente. Non trovare niente di tutto questo era destabilizzante. Lo portava a farsi delle domande. Gli instillava dei dubbi.

Bastò un attimo in cui lui si era lasciato distrarre e la sua barriera crollò.

-Reparo-

Il vaso tornò intero. Il problema era quello che si era appena incrinato dentro di lui.

***

Dopo quell'episodio Graves ritenne opportuno andare a schiarirsi le idee da qualche parte.

Evitò di andare a rinchiudersi in camera e preferì restare all'aria aperta, sotto il cielo terso e gelido di febbraio.

Aveva troppe cose per la testa, e quando ne aveva troppe preferiva archiviarle. Magari in tasca.

Scamander non era l'unico a viaggiare con un piccolo segreto.

***

-Lei ha comprato la sua bacchetta, signor Barebone?-

-Sì-

-Quando-

-Un anno fa-

-Dove?-

-Da Olivander-

-Quindi è la sua?-

-Me l'hanno comprata Newt e Tina-

-Mi faccia vedere-

Il ragazzo gli porse la sua bacchetta.

Graves la soppesò attentamente. Era insolita.

Usò la propria per tentare incantesimi che gli raccontassero la storia di quella bacchetta, per esempio se era stata usata da altre mani che non fossero quelle di Credence Barebone.

Se avesse rubato una bacchetta o ne avesse comprata una rubata al mercato nero avrebbe potuto essere finalmente una buona notizia per lui.

Sfortunatamente no. Non c'era nulla. La bacchetta era stata fabbricata, era rimasta per lungo tempo in quiescenza, e poi aveva stretto il suo primo legame con il ragazzo che aveva davanti.

-Come è fatta?-

-In che senso?-

-Il legno-

-Oh. Il legno è ebano-

Ebano. Un legno molto pesante, strano vederla nelle mani di un ragazzo di vent'anni.

Graves fece una smorfia di disappunto perché anche la sua era di legno d'ebano.

Coincidenze, niente di più, ma il fatto di avere lo stesso legno del ragazzo lo infastidiva.

Avrebbe preferito trovarsi di fronte un banale legno d'abete o al massimo di noce.

-E l'anima?-

-Crine di unicorno-

Altra brutta notizia.

-Crine di unicorno? Ne è sicuro?-

-Sicurissimo, signore. Olivande ha detto che è una combinazione insolita-

Graves non rispose. Era furioso.

Crine di unicorno! La bacchetta di Barebone aveva un'anima di crine di unicorno!

Come diavolo faceva a trovare qualcosa di brutto a cui aggrapparsi, se l'anima della bacchetta riflette le caratteristiche principali dell'anima del suo proprietario?

Non sapeva se urlare per la frustrazione oppure cominciare a ridere istericamente.

Non fece nessuna delle due cose. Non mentre era in servizio.

-Le hanno mai detto che questa bacchetta sarebbe adatta ad una persona più grande?-

-Sì. Olivander diceva qualcuno con il doppio dei miei anni-

-E lei non la sente estranea?-

-Oh, no! È perfetta-

Certo. Un legno che lui aveva usato solo passati i trent'anni ed un'anima che rappresentava purezza assoluta. Davvero perfetta.

Graves avrebbe voluto mettersi ad urlare.

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Nel Cerchio della Strega


Ecco, siamo arrivati all'incontro/scontro.

Mi sono accorta che il mio Graves è un misto tra vari personaggi. Per adesso ho identificato l'assistente sociale bastardo, l'Ispettore Javert di cui parlavo al primo capitolo ed un po' anche l'Innominato.

Volevo ringraziare Lily_Stylinson e NiniveDee7 per aver aggiunto la storia sia alle preferite che alle seguite.






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Capitolo 5
*** Corda di cuore di drago ***


Capitolo 4

Corda di cuore di drago

***


Nei giorni seguenti le cose non migliorarono affatto.

Graves le tentava tutte per mettere Barebone a disagio, per provocarlo e fare in modo che l'obscurus si manifestasse ancora una volta.

Niente da fare. Il ragazzo si offendeva, a volte stringeva i pugni, qualche rara volta ne usciva con gli occhi lucidi di lacrime, ma tutte qelle erano reazioni perfettamente umane.

Era Percival Graves a sentirsi un mostro per i metodi che stava usando.

Una simile pressione psicologica avrebbe messo a dura prova persone più temprate di Barebone, e lui aveva usato tutti quei metodi senza alcuno scrupolo su un ragazzino già spaventato.

Era denigrante per un Auror del suo livello.

La cosa che più lo sorprendeva era che Credence spesso si dimenticava di stare sulla difensiva.

Se Graves gli lasciava uno spiraglio di complicità, lui non era in grado di vedere la malizia dietro l'offerta di amicizia.

E dire che avrebbe dovuo imparare proprio da lui! O comunque da qualcuno con il suo viso.

Graves lo faceva parlare di sé, della scuola, del rapporto con Newt e Tina.

-Signor Barebone, il fatto che lei non frequenti una scuola regolare mi insospettisce. Devo pensare che lei non vuole inserirsi in un contesto sociale perché teme di essere pericoloso?-

-No, niente del genere. Ho preferito i corsi per corrispondenza perchè permettono di arrivare ai MAGO in tre anni invece che cinque. Sono già in ritardo con la mia istruzione e vorrei perdere meno tempo possibile-

-Ma se andasse a scuola potrebbe frequentare altre persone. O forse lei cerca di evitare i contatti sociali?-

-Dovrei sedermi tra i banchi in una classe di dodicenni. Sarebbe molto imbarazzante-

Certo. Ovvio. Ogni risposta era perfettamente logica e dettata dal bunsenso.

-Ha già pensato a come integrarsi nel mondo magico?-

-In che senso integrarmi?-

-Se sa che lavoro vorrebbe fare. C'è qualcosa che le piace?-

Credence aveva sorriso e Graves lo avrebbe schiaffeggiato.

-Non lo so, signore. Io faccio parte di questo mondo da pochissimo tempo. Sto ancora cercando di capire bene come funzionano cose elementari, non posso pretendere di pensare già ad un lavoro-

Il ragazzo era tenace ma non arrogante.

Graves avrebbe preferito che lo fosse.

-Mi parli del rapporto che c'è tra Porpentina Goldstein, Newton Scamander e lei. Come vi siete trovati a vivere insieme?-

Lo vide rabbrividire, ma allo steso tempo sul suo viso era comparso un timido sorriso.

-Tina e Newt... loro... io devo loro tutto-

Graves gli fece cenno di continuare.

-Loro mi hanno raccolto quando nessun altro mi voleva. Mi hanno tenuto in vita. Mi hanno fatto rafforzare quando ero ancora allo stato di obscurus senza avere la certezza che fossi davvero io o che prima o poi non mi sarei rivoltato contro di loro-

-Hanno corso un rischio-

-Sì. Più di uno. Lo hanno fatto per me, e non per cosa potessi dare io in cambio. Mi... loro...-

Tacque imbarazzato, come se temesse di essersi spinto troppo oltre.

Ovviamente Graves non aveva intensione di farsi sfuggire l'occasione.

-Loro cosa, signor Barebone?-

-Loro mi hanno dato il permesso di chiamarli mamma e papà- mormorò lui pianissimo.

Questo? Solo questo?! Dannazione, il MACUSA lo aveva spedito in Inghilterra alla ricerca di un pericolo per il mondo magico e tutto quello che si trovava tra le mani era un ragazzino con problemi di carenze di affetto?

-Capisco che il vostro legame sia molto forte, ma lei deve rendersi conto che hanno infranto più di una legge quando hanno deciso di portarla fuori dagli Stati Uniti-

Barebone lo aveva guardato preoccupato.

-Richiano... qualcosa... per colpa mia?-

Che doveva rispondergli? Che lui era lì per arresatarlo con qualsiasi scusa e che possibilmente per fare le cose complete doveva trascinare anche Scamander e la Goldstein davanti ad una corte con l'accusa di intralcio alla giustizia?

-Devo ancora valutarlo-

-Valuterà anche che lo hanno fatto perchè mi vogliono bene?-

Lui gli rivolse uno sguardo gelido. Ogni volta che qualcuno accampava come scusa i sentimenti, non faceva altro che indisporlo ancora di più.

-Signor Barebone, lei forse non sa che l'amore, davanti alla legge, è un'aggravante, non un attenuante-

Quel giorno aveva lasciato il ragazzo abbattuto, demoralizzato e probabilmente in preda ai sensi di colpa, ma ancora senza nessuna traccia di comportamenti pericolosi.

Più il tempo passava più si rendeva conto che avrebbe dovuto ricorrere a rimedi estremi: se lì non c'era nessun mostro, avrebbe dovuto crearlo lui.

***

Graves non ricordava nemmeno come fosse cominciata.

Sicuramente la responsabilità era sua. Aveva detto qualcosa al ragazzo e lui lo aveva guardato come se... oh per Merlino! Come se lo compatisse, ecco.

Come se lui, Percival Graves, fosse un bambino petulante di cui era costretto a sopportare i capricci.

Ricordava che ad un certo punto, nell'ennesimo tentativo di farlo esplodere, gli aveva detto "Cosa ti aspetti tu dalla vita? Credi davvero che sarai mai una persona normale?"

Ed il ragazzo gli aveva risposto mantenendosi al di sopra delle sue insinuazioni.

"Mi accontento di non diventare un uomo come lei"

E non era disprezzo. Era una realtà.

Sapeva come doveva apparire ai suoi occhi: era una vera e propria persecuzione. Ormai non credevano più alla storia del "periodo di valutazione" come non ci aveva mai creduto nemmeno lui.

Dove aveva sbagliato, dannazione?

Probabilmente aveva sbagliato nel momento esatto in cui aveva accettato l'incarico.

Comunque non era troppo tardi per riportare le cose sul binario giusto. Era lui che doveva decidere, per cui basta trucchetti sofisticati.

Il giorno dopo si presentò da Barebone senza maschere.

-Dimmi la verità. Tu credi che io sia qui per tormentarti?-

-In tutta sincerità sì, signore-

-Bene. Hai ragione-

Lo aveva colto di sorpresa, forse anche perché aveva preso improvvisamente a dargli del tu.

-Non fare quella faccia stupita. A questo punto è meglio essere chiari. Sì: io sono qui per tormentarti, per provocarti, per farti perdere il senno, se necessario. E sai perchè lo faccio?-

Il ragazzo aveva paura. Tanta paura da riuscire solo a fare cenno di no con la testa.

-Lo faccio perchè, se tu perdessi il controllo con me, io saprei esattamente come fare per tenerti a bada. Se invece ti capitasse con qualcun altro, magari in mezzo ad una strada, sarebbe la replica del disastro di New York, ed io non lo permetterò. Tu sei una bomba, ed il mio compito è farti esplodere in un ambiente chiuso, senza che tu faccia del male a nessun altro. Sono stato chiaro?-

Lo sguardo spezzato che aveva ricevuto in cambio lo irritò.

-Ma io non sono un pericolo...-

-Ho lavorato come Auror per anni, credi che non abbia mai sentito nessuno professarsi innocente? Il punto non è credere a te, o a Scamander, o a chiunque altro che sia pronto a giurarmi che sei un bravo ragazzo, il punto è che io devo verificare di persona. Non lo faccio perché ce l'ho con te personalmente, lo faccio perché preferisco portarti al manicomio o seppellirti piuttosto che permetterti di mettere in pericolo altre persone-

Credence era scappato via dal salotto in lacrime, o almeno ci aveva provato; Graves non gli aveva mai permesso di superare la porta.

Lo aveva chiuso dentro con un incantesimo che bloccava la serratura e non lasciava entrare o uscire neanche un suono dalla stanza.

Era un animale in trappola, gli occhi che scattavano tutto intorno alla ricerca affannosa di una via di fuga. Graves aveva visto tante volte dei sospettati che reagivano così, e sapeva per esperienza che di solito, se la reazione di fuga era impossibile, scattavano all'attacco.

Strinse la presa sulla bacchetta.

Forse quella sarebbe stata la volta buona che Barebone lo avrebbe aggredito.

Avrebbe preferito quello, piuttosto che vedere il ragazzo collassare in un angolo e scoppiare a piangere con la testa appoggiata sulle ginocchia.

Eppure non aveva un carattere debole. Graves non riusciva a spiegarsi quella reazione.

Rimase a guardarlo restando immobile dall'altro lato della stanza, tenendo a bada l'istinto che gli suggeriva di offrirgli un minimo di conforto.

Graves era umano, in fondo, ma in quel momento non era l'uomo che serviva. Serviva l'Auror.

L'unico gesto di pietà che gli concesse -si concesse- fu non infierire oltre; aspettò che il ragazzo esaurisse tutte le sue lacrime e poi rimase in attesa di una reazione.

Lo vide alzarsi da terra a fatica, totalmente esausto.

Barebone si lasciò cadere di nuovo sul divano e dovette soffiarsi il naso ed asciugarsi gli occhi un altro paio di volte prima di riuscire a parlare, anche se con la voce ancora roca per i singhiozzi.

-Va bene. Capisco che lei non può fidarsi della mia parola. Io però...- esitò.

Graves credette che volesse tentare un'altra difesa, e invece quel ragazzo non aveva ancora finito di sorprenderlo.

-Io però mi fido di lei. Mamma mi ha sempre detto che lei è una persona severa ma onesta e che Grindelwald non aveva niente a che fare con lei. Voglio fidarmi di lei e credere che tutto questo sia veramente necessario-

***

C'era un ritardo.

Due settimane possono anche essere normali, giusto?

-No, Tina, due settimane non sono normali-

-Non leggermi la mente, Queenie-

Ripetè Tina per l'ennesima volta; peccato che la sorella non avesse alcuna intenzione di demordere.

-Ma insomma, guardati! Vieni qui in pasticceria ogni giorno per un dolce diverso...-

-Jacob fa dolci buoni-

-... sei irritabile. Più del solito intendo...-

-Graves mi irrita-

-... ed hai un ritardo di ben due settimane. Tina, io farei un test-

Tina rischiò di affogarsi con le briciole della sfoglia alla mela che stava masticando.

Incinta. Lei.

Bè, in fondo perchè no?

L'idea era strana, ma... perchè no?

-Ecco, brava la mia sorellona-

-Queenie! Ti ho detto di non leggermi la mente!-

***

Ok, alla fine lo aveva fatto. Alle cinque, finito l'orario di ufficio, aveva fatto un salto alla medifarmacia prima di tornare a casa.

Aveva avuto paura ad usare la smaterializzazione perchè... e se fosse stato vero?

Preferì tornare a casa con la metropolvere.

E se fosse stato vero? Oh, accidenti, che avrebbe fatto se fosse stato vero?!
Lei... lei era imbranata ed impulsiva, ed era a stanto capace di badare a sé stessa... come avrebbe fatto con un neonato?

Credence era già grande quando era diventato suo figlio, non era minimamente paragonabile.

Era terribilmente spaventata. Però era felice.

Ok, sbalzi d'umore tipici della gravidanza. Non era presto a sole due settimane?

E se fosse stato di più? Magari il ritardo evidente era di due settimane ma lei era incinta da prima.

Forse addirittura un mese!

Il pensiero che dentro di lei si stesse sviluppando una piccola vita la fece sorridere.

Le venne spontaneo portarsi una mano sull'addome.

No, ok, niente voli mentali. Prima doveva controllare.

***

Arrivata a casa trovò Newt e Credence sul divano.

Le cose dovevano essere andate abbastanza male perché Newt teneva un braccio attorno alle spalle di Credence e gli parlava a voce bassa, e Tina era pronta a scommettere che fosse colpa di Graves.

Quando Credence le ebbe raccontato tutto era indignata ma non era sorpresa.

-Ah, bene! Finalmente si rivela per quello che è! È un vigliacco manipolatore peggio di Grindelwald!-

-Ma tu mi hai sempre detto di dimenticare il mago che avevo conosciuto a New York perchè il signor Graves era una persona onesta...-

-Lo so, Credence. Ti sembrerà strano, ma mi era molto più familiare Graves quando non era lui piuttosto che come lo sto vedendo adesso. Lui è sempre stato severo ma non era mai stato così cinico-

-Allora ho fatto una stupidaggine a dire che mi fidavo di lui?-

-Oh, no, Credence! Tu ti sei comportato da persona onesta e coraggiosa, e noi... noi...-

Non riuscì a finire la frase. Lo abbracciò stretto perchè il pensiero che suo figlio dovese ancora attraversare una prova tanto terribile le spezzava il cuore.

-Shh... hei, hei... mamma, ora sto bene-

Sentirsi chiamare mamma la fece commuovere ancora di più.

Lei doveva lottare per tenere in vita la sua famiglia. Tutta la sua famiglia.

E che Percival Graves ci provasse a fare del male ad uno di loro!

***

Non erano bastati due bicchieri di bourbon per cancellargli dalla mente la scena di quel pomeriggio.

Graves era rimasto seduto per ore sulla poltrona della sua stanza, di fronte al caminetto.

Non si era curato di cenare. Era semplicemente rimasto lì con una mano impegnata dal bicchiere e l'altra tra i capelli nel tentativo di impedire alla sua testa di esplodere.

Merlino, come si era ridotto!

Da consigliere del MACUSA a non sapeva bene cosa, con il compito di fare piangere un ragazzino disagiato!

Ma soprattutto avrebbe voluto cancellare dalla sua mente le ultime parole di Credence.

"Voglio fidarmi di lei e credere che tutto questo sia veramente necessario"

Certo, il ragazzo era giovane, inesperto ed ingenuo, come poteva sapere cosa era realmente il mondo?

Era un continuo sacrificare pochi per il bene di molti, molti che mai lo avrebbero saputo e a cui difficilmente sarebbe importato.

Credence era uno di quei pochi. E non lo sapeva.

Aveva una condanna già firmata. E non lo sapeva.

Si era appellato alla sua onestà, una cosa che lui aveva dovuto seppellire più volte di quanto volesse ammettere. E non lo sapeva.

Lui ed il ragazzo avevano in comune lo stesso legno della bacchetta ma le anime erano molto diverse.

Credence era crine di unicorno, una purezza incredibile considerato cosa aveva passato.

Evidentemente la sofferenza l'aveva indurito all'esterno facendolo diventare come l'ebano, ma non era riuscita ad intaccare l'essenza più profonda della sua anima.

Graves invece era corda di cuore di drago.

Dura, severa, poco incline ai sentimenti, orgogliosa, disposta a spezzarsi piuttosto che a lasciarsi piegare.

Per Graves era oltremodo irritante trovare in mezzo al fascio di fibre perfettamente temprate una che palpitava di sentimenti inusuali.

Disaccordo, forse un relitto dello spirito di ribellione che aveva caratterizzato gli anni della sua giovinezza, quando non gli mancava il coraggio ma gli mancava il senso pratico.

In quella fibra si annidavano sentimenti come il rispetto per Barebone ed una certa empatia.

Graves scagliò con rabbia il bicchiere nel caminetto, dove esplose in una pioggia di schegge e scintille.

Al diavolo le crisi di coscienza di mezza età che lo colpivano a tradimento!

Quello era il suo ultimo incarico, e lui non avrebbe fallito per niente al mondo, specie non per dello sciocco sentimentalismo!

______________________________________________________________________________________________


Nel Cerchio della Strega


Bene: le ostilità sono ufficialmente aperte.

E Tina ha altro a cui pensare.

Non mi è sembrato troppo strano che sia incinta, perché nel mondo dei maghi le gravidanze lampo sono la norma.

Per quanto riguarda Graves sono praticamente certa che l'anima della sua bacchetta sia corda di cuore di drago, e non cambierò idea nemmeno se verrà la Rowling in persona a dirmi il contrario.

Mi sono posta il problema se Grindelwald abbia usato la bacchetta di Graves oppure no.

Credo di sì, perchè deve averlo sconfitto in duello e qundi la lealtà della bacchetta era cambiata.

Poi Grindelwald è stato disarmato e allora la bacchetta ha cambiato di nuovo (probabilmente legandosi a Tina) e una volta tornata al MACUSA avrebbe potuto essere restituita a Percival.

Invece il lancio del bicchiere nel caminetto è tanto un cliché, ma è anche tanto figo, per cui abbonatemelo.


Lady Shamain


Ps. l'immagine non è di mia proprietà



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Capitolo 6
*** Animali complicati ***


Capitolo 5

Animali complicati

***


Tina lesse per l'ennesima volta le istruzioni sulla pergamena che accompagnava il test.

Era passata un'altra settiamana prima che avesse il coraggio di farlo.

"Dunque... soffia lentamente nell'ampolla per cinque secondi. Chiudi subito ermeticamente. Aspetta dieci secondi. Se il vapore all'interno diventa rosso intenso, il test è positivo"

Bè, non era difficile.

Erano passaggi semplici, il difficile era accettare ciò che il vapore rosso avrebbe comportato.

Ma ormai non poteva più aspettare.

Soprattutto perchè non poteva restare chiusa nel bagno per sempre.

Prese un bel respiro e soffiò lentamente nell'ampolla come da istruzioni, poi rimise immediatamente il tappo di sughero.

Dieci. Nove. Otto.

E se fosse stato rosso? Non avevano mai parlato con Newt di una novità del genere.

Sette. Sei. Cinque.

Forse lui era ancora meno pronto di lei.

Quattro. Tre. Due.

Forse due scapestrati come loro andavano bene per fare da genitori adotivi ad un ragazzo già grande come Credence, ma per un bambino piccolo...

Uno.

Zero.

La nebbiolina che fluttuava pigra all'interno dell'ampolla sembrava ancora di un bianco latteo, ma appena lei terminò il conto alla rovescia prese a vorticare su se stessa e divenne di un brillante rosso cremisi.

***

Credence si incamminò verso casa di umore un pò migliore del solito.

Era sabato, e per fortuna Graves sembrava rispettare i week end, così lui aveva ancora ventiquattro ore intere di libertà.

Aveva passato il pomeriggio con Aaron, Rupert e Gabriela, ed un pò si era sentito in colpa a dover nascondere loro la verità.

Aveva dovuto mentire dicendo che era stato impegnato a preparare un esame, ma insomma, che altro poteva fare? Non poteva dire loro "Salve ragazzi! Sono un sospettato agli arresti domiciliari e forse tra sei mesi sarò reimpatriato negli Stati Uniti e giustiziato".

No, glielo avrebbe detto quando tutto sarebbe finito, se fosse rimasto in Gran Bretagna; oppure se lo avessero rimaptriato avrebbe detto che tornava negli Stati Uniti e basta, senza fare cenno a processi ed esecuzioni capitali.

Non voleva che soffrissero per lui né che lo ricordassero come quello che li aveva ingannati.

A casa l'atmosfera che percepì era strana.

Era come elettrica, ma non di preoccupazione; era come... come se Natale fosse arrivato di nuovo a metà Marzo.

-Tina, Newt... sono a casa-

-Credence!-

Tina corse ad abbracciarlo ed era raggiante.

Non sapeva cosa fosse ma Credence era felice per lei.

-Oh, Credence, non vedevo l'ora che tornassi! Vieni, c'è una novità-

Lo portò in cucina per raggiugere Newt, ed anche lui sembrava felicissimo.

-Oh, Credence, sei tornato! Meno male, non potevamo più aspettare-

-Cosa succede? Siete così felici...-

-Oh, sì! Credence, tra qualche mese noi... noi...- Tina non riusciva finire la frase, così Newt la aiutò.

-Tra qualche mese saremo in quattro-

Cosa?

-I.. in quattro?-

Gli ci volle qualche secondo per fare la somma di tutte le informazioni e arrivare alla conclusione.

-Un bambino? Tina, tu aspetti un bambino?-

Il suo sorriso raggiante fu la risposta più chiara, invece qualcosa dentro di lui scricchiolava e cominciava a fare male.

Era orribilmente simile all'obscurus. Lo faceva annaspare in cerca di aria alla stessa maniera, il peso sul petto insostenibile come se dovesse schiacciargli le costole ed il cuore da un momento all'altro.

-Credence, cosa c'è?-

Si sentiva stupido. Stupido ed egoista per non essere felice della novità.

Newt e Tina erano felici, giusto?

Qualcosa lo punse tra le costole.

-Insomma... ma voi mi volete ancora non è vero? Anche se state per avere un figlio vostro?-

Nel silenzio che seguì Credence ebbe veramente paura per la prima volta dopo tanto tempo, ma poi Tina lo attirò a sé per abbracciarlo più stretto di prima ed era di nuovo tutto a posto.

-Oh, Credence... ho detto che saremo in quattro, non hai sentito?-

Non avevano pensato di liberarsi di lui. Come aveva potuto crederlo?

-Io... io... oh, mi dispiace tanto, mamma-

Ora che aveva superato la paura poteva essere felice anche lui.

Avrebbe avuto un fratellino. O una sorellina.

Avrebbero potuto giocare nsieme e stavolta non avrebbe rischiato di fargli del male come era successo con Modesty.

Stavolta niente sarebbe andato storto, e nemmeno il pensiero del signor Graves riuscì a turbarlo.

***

Lunedì mattina Graves si era svegliato con un brutto presentimento.

Gli sembrava una di quelle classiche giornate scalognate in cui era meglio non essere troppo intraprendenti perché le cose sarebbero andate male.

Ma era lunedì e lui aveva intenzione di portare a termine quell'incarico rognoso il prima possibile, per cui si alzò, si fece la barba, fece colazione (in camera, come al solito, perchè detestava dividere il momento dei pasti con degli sconosciuti) e dopo essersi vestito fece la solita strada verso casa Scamander.

Ormai avrebbe potuto farla ad occhi chiusi.

Quella mattina dovette attendere più del solito fuori dalla porta, e dovette addirittura suonare due volte prima che la Goldstein si degnasse di aprirgli la porta.

Stava per fare qualche commento acido quando notò che la strega era pallida ed aveva delle occhiaie.

Ed era ancora infagottata in una vestaglia nonostante fossero le nove e mezza di mattina.

-Si sente bene, signora?-

-No, per niente. Non credo che andrò a lavoro oggi-

-Capisco-

-Ne dubito. Credence è nella valigia, può aspettarlo dove le pare-

Graves rimase sconvolto da tre cose.

La prima la totale assenza di educazione, la seconda il fatto che la Goldstein si sforzasse molto meno del solito di nascondere l'insofferenza che provava nei suoi confronti e la terza...

-Dove ha detto che è il ragazzo?-

-Non si sforzi, ha capito benissimo. È con Newton a lavorare nella sua valigia. Sì, dentro la valigia, signor Graves. Li avviso che lei è arrivato-

C'era qualcosa di decisamente strano in quella donna, qualcosa che l'istinto gli diceva di non approfondire in quel momento.

-Va bene, la ringrazio. Vada a riposare se ne ha bisogno, posso aspettarlo da solo-

-Oh, lo spero-

E se ne andò lasciandolo nell'ingresso.

Poco dopo Credence arrivò nel salotto quasi di corsa. Niente gilet, le maniche della camicia arrotolate ed il viso accaldato, oltre ad avere addosso un certo odore di... come poteva essere erba appena tagliata?

-Mi scusi, signor Graves. Credevo che avremmo finito prima e invece abbiamo avuto problemi con i gruphorn-

Lui non aveva nemmeno idea di cosa fosse un grumphorn.

-Lei avrebbe ancora del lavoro da fare, presumo-

-Newt capirà, non si preoccupi. L'ho già aiutato a fare il grosso dei lavori-

Graves lo squadrò come al solito. In fondo distoglierlo da una delle sue occupazioni poteva essere una buona strategia, ma al diavolo! Lui ne aveva abbastanza di strategie! Forse era l'odore di spazi aperti che il ragazzo si portava addosso che gli aveva messo addosso quella specie di nostalgia, ma Graves voleva fare parte di qualcosa di nuovo.

-Scusi, vorrei andare a cambiarmi. Questi vestiti non sono il massimo, mi rendo conto...-

-Lasci perdere i vestiti, signor Barebone. In effetti credo che si arrivato il momento di vedere di persona questa valigia straordinaria di cui ho sentito parlare. Faccia strada-

-Signor Graves, non credo sia il caso-

-Perché no?-

-Perché la valigia è un ecosistema estremamente delicato e le creature che lo abitano sono... insomma... non è una buona idea far entrare un estraneo-

Forse la giornata non sarebbe stata così terribile. Forse aveva appena trovato un pretesto, il bandolo della matassa, la tessera chiave di quell'assurdo domino che stava giocando da settimane.

-Devo pensare che quella valigia venga utilizzata per contrabbandare creature non legali? A parte un obscurus in embrione, s'intende-

Alle ultime parole Credence sembrò particolarmente a disagio.

-Nessuna delle nostre creature farebbe intenzionalmente del male, signore, solo non sono troppo abituate agli esseri umani-

-Allora faranno bene ad abituarsi, perché ho intenzione di entrare lì dentro-

-Signor Graves, devo avvertirla. Non sappiamo come reagiranno ad un estraneo, quindi se davvero lei è intenzionato a vederle, una volta dentro si comporterà esattamente come le dirà Newt. Nessuna eccezione, ha capito? Ne va della sua inclumità e di quella degli animali-

Graves rimase sorpreso dal modo in cui Barebone era riuscito ad imitare il suo tono.

Era sicuro che non lo avesse fatto apposta o per prendersi gioco di lui, sembrava piuttosto un tentativo inconscio di parlare da pari a pari.

-Va bene, riconosco che questo è il campo di Newton Scamander. Mi atterrò alle sue indicazioni-

Barebone però ancora non si muoveva.

-Signor Graves, ricorda il discorso che abbiamo fatto a proposito di provocarmi? Ecco... la prego, non lo faccia nella valigia. Se qualcosa dovesse andare storto e dovessi fare del male a qualche creatura sarebbe terribile. Distruggerei tutto il lavoro di Newt. La prego, finchè saremo lì dentro non mi faccia niente. Ho la sua parola?-

Quello era veramente il colmo! Un ragazzino che pretendeva la sua parola perché lui non facesse il suo lavoro!

Però, facendo due conti, non era poi tanto sbagliato.

-Ha la mia parola, signor Barebone. Come ho già detto, questo è il campo di studi del signor Scamander, ed io non voglio interferire-

Credence lo guardò ancora, non del tutto convinto probabilmente, ma alla fine acconsentì.

Gli fece strada su per le scale e poi lungo il corridoio fino ad arrivare ad un minuscolo ripostiglio.

C'era posto a malapena per loro due in piedi, e nonostante gli incatesimi di pulizia, negli angoli c'era polvere e qualche ragnatela.

Metà del pavimento era occupata da una valigia di cuoio piuttosto consunta e con una delle due serrature che aveva ancora bisogno di essere aggiustata dopo più di un anno.

Graves si appuntò mentalmente di accusare Scamander di negligenza prima o poi, perchè per andare in giro con una valigia piena di animali che restava sempre mezza aperta ci voleva una straordinaria stupidità. Oppure un talento perverso per cercare guai.

Credence bussò piano sul coperchio come se tra loro ci fosse un segnale concordato.

Che fosse un modo per avvertire Scamander di nascondere quacosa di illegale?

Magari... sarebbe stata una vera fortuna per lui!

Invece il coperchio si sollevò quasi subito e la testa arruffata del magizoologo fece capolino.

-Ah, sei tu, Credence... signor Graves...-

-Vorrei visitare la sua valigia, signor Scamander. Sempre se a lei non dispiace-

Ed aveva avuto cura di lasciar sottintendere "Prova a dirmi che non posso e vedrai come ti trovi con un'accusa di intralcio alla giustizia"

-Signor Graves, non so se sarebbe una buona idea. Questi animali non hanno mai avuto contatti con l'uomo e lei...-

Si interruppe. Newt non era uno che sapeva usare bene le parole. Nessuna meraviglia che avesse faticato tanto a trovare un editore per il suo libro.

-Stava dicendo, signor Scamander?-

-Quello che intendo è che lei non mi sembra la persona adatta a lavorare con le mie creature-

No, decisamente Scamander non ci sapeva fare con le parole.

Oppure nutriva uno smodato affetto per creature strane e potenzialmente pericolose, se si opponeva a lui per proteggerle. Barebone compreso.

Però ormai Graves aveva deciso, ed i loro tentativi di dissuaderlo non facevano altro che rafforzare il suo proposito di vedere di persona cosa diavolo c'era dentro quella dannata valigia.

-Ho già affrontato la questione con il signor Barebone, ed ho promesso di seguire alla lettera le sue indicazioni su come comportarmi. Non interferirò con il suo lavoro nè con i suoi animali. Ora posso scendere?-

-Seguirà tutto alla lettera? La avverto, lei non conosce questi animali e si espone ad un rischio-

-Ho lavorato vent'anni come Auror, crede che il rischio mi spaventi?-

Non voleva dirlo. Si era esposto un pò troppo, ma almeno aveva ottenuto l'effetto desiderato: Newton si era spostato ed aveva lasciato libero il passaggio.

Graves si calò nella valigia come in una botola.

Il cunicolo che scendeva fino al pavimento era angusto, fatto di assi di legno rappezzate alla meno peggio e pieno di polvere.

Niente di diverso da ciò che Graves si era aspettato.

Tre metri più giù, quando finalmente si staccò dall'ultimo piolo della scala di legno, la sua impeccabile giacca nera era piena di striature grigie.

Ma chi glielo aveva fatto fare di scendere lì?

Il fatto che fosse dentro una valigia non cambiava il fatto che fosse una fottuta stalla.

Sbagliato.

Lui credeva di trovare una stalla, un ambiente angusto e maleodorante stipato di animali, e invece, appena uscito dalla stretta cabina che Newt usava come dispensa e laboratorio, c'era un mondo. Anzi tanti mondi.

Graves si guardò intorno stranito.

Era in uno spazio enorme, e dove sembrava finire un ecosistema in realtà ne cominciava un altro.

E l'aria non era per niente maleodorante. Si sentiva l'odore dell'erba, della polvere del deserto, forse di salsedine in lontananza, di pioggia nella foresta.

Guardò verso Newton Scamander.

Come era possibile che un mago dall'aria così modesta avesse creato tutto quello?

-Ha fatto un lavoro notevole-

Lui sembrò imbarazzato.

-Cerco solo di fare del mio meglio per tenerli al sicuro... no! Benjamin, mettilo giù!-

Graves si guardò intorno alla ricerca di qualcun altro, e nel movimento si accorse di un peso sull'orlo del cappotto, poi di qualcosa che scendeva lungo la sua gamba e poi...

-Appello!-

All'incantesimo di Newt qualcosa si era alzato dal pavimento.

Qualcosa di piccolo, peloso, nero e dall'aspetto tozzo.

Qualunque animale fosse, si dimenava a mezz'aria nel tentativo di resistere alla forza invisibile che lo portava verso di loro.

-Ben, cosa ti ho detto a proposito di prendere ciò che non è tuo?-

La creatura si appallottolò su se stessa, e Graves avrebbe giurato che fosse imbronciata.

Era difficile dirlo, dato che aveva un becco non esattamente adatto ad esprimere una mimica facciale.

-Non ci credo che non hai preso nulla. Adesso restituisci- insistette il magizoologo.

Scamander parlava con quella... quella cosa come se fosse un bambino piccolo da convincere.

Qualunque cosa positiva avesse pensato poco prima sul magizoologo, stava impallidendo rapidamente per lasciare il posto alla solita impressione di sempre, e cioè quella di avere a che fare con uno svitato.

-Benjamin, questo è il mio ultimo avvertimento...uno... due... tre...-

La creatura pelosa rispose con quella che sembrava una pernacchia, nonostante non avesse labbra.

-E va bene. Ricorda che io ti avevo avvertito-

Scamander fece ruotare l'animale a mezz'aria per metterlo a testa in giù e poi cominciò a fargli il solletico sulla pancia.

Era la cosa più strana a cui Graves avesse mai assistito.

Per Merlino, perché mai avrebbe dovuto fare il solletico ad una talpa sovrappeso i cui genitori, a giudicare da becco e zampe, si erano dati ad un'orgia con una famiglia di volatili?!

Il motivo cadde ai suoi piedi. Ed era il suo orologio da tasca in argento.

Non sapeva se essere offeso per essere stato derubato, se essere sorpreso per la natura non convenzionale del ladro o se vergognarsi di sè stesso per essersi fatto cogliere di sorpresa da quella specie di topo.

Scamander gli restituì l'orologio con mille scuse.

-Mi dispiace davvero tanto, signor Graves. Benjamin non ruba le cose per il loro valore, glielo assicuro, lo fa solo perchè è irresistibilmente attratto da tutto ciò che luccica. È una caratteristica degli snasi-

Graves riprese il suo orologio senza sapere cosa rispondere.

La strana creatura si era arrampicata su un'impalcatura all'altezza della sua testa e lo guardava con insistenza.

Santo cielo, avrebbe giurato che... ma non poteva essere!

Lo snaso lo guardava con enormi occhioni languidi e le zampette anteriori unite assieme. E dondolava da un lato all'altro.

Sembrava che gli stesse chiendo qualche favore.

-Hem... signor Scamander...-

-Cosa...? Oh, no, Benjamin! Non ci provare!-

Allora la creatura mise su un broncio palese e poi sparì infilandosi tra due scaffali.

-Mi scusi, signor Graves. Credo che stesse cercando di impietosirla per indurla a cedergli l'orologio spontaneamente. Bè, io lo considero un passo avanti. Sta cominciando a capire il concetto di "passaggio di proprietà"-

Quella piccola avventura aveva fatto quasi scordare a Graves il motivo per cui era lì, e cioè il ragazzo che lo aveva accompagnato.

Si guardò intorno e vide che Barebone era pochi metri più avanti, chino su qualcosa che sembrava un nido e con un secchio appeso ad un braccio e la bacchetta nell'altra mano.

Newton invece stava rimettendo a posto le fiale che la piccola creatura ladra di prima aveva fatto cadere.

Graves richiamò la sua attenzione per sapere cosa stava facendo il ragazzo.

-Oh, giusto. Sta insegnando ai piccoli di occamy a cacciare. Guardi-

Credence aveva sollevato qualcosa dal secchio con la bacchetta, e subito undici piccoli serpenti blu elettrico si erano alzati in volo dal nido.

Stavano per gettarsi su qualunque cosa fosse, quando Credence fece muovere la nuvola fuori dalla loro portata.

Andò avanti così per un po'.

I piccoli si gettavano all'insegumento ma riuscivano ad afferrare solo i bordi della nuvola prima che Credence la spostasse, e allora ricominciava tutto daccapo.

-Visto? Devono imparare che il cibo non è qualcosa di garantito e soprattutto che non devono dipendere dall'uomo per averlo-

-E perché? Siete comunque voi a nutrirli-

-Ma non sarà così per sempre. Quando saranno abbastanza grandi li libereremo, e allora dovranno procurarsi il cibo da soli-

Graves valutò attentamente il magizoologo. Sembrava più rilassato, e dopotutto era nel suo elemento. C'era qualcosa di quell'uomo che gli sfuggiva.

-Lei riesce ad entrare in sintonia con gli animali, ma non si può dire che riesca ad addestrarli sempre come vorrebbe-

Sollevò l'orologio che gli era stato rubato poco prima e lo indicò con uno sguardo eloquente.

-Oh, no, signor Graves. Io non voglio addestrare questi animali, voglio solo tenerli al sicuro-

-Da cosa? Dagli uomini?-

-Da interazioni dannose. Loro non capiscono il mondo degli umani e noi non sempre capiamo il loro modo di essere. Questo può essere pericoloso per entrambe le parti-

-Quindi lei dà rifugio ad animali potenzialmente pericolosi in nome di cosa? Una presunta armonia universale?-

-Sì, se vogliamo metterla così ha ragione lei. Per come la vedo io, ogni cratura vivente ha dentro di sé qualcosa di unico, ed ha il diritto di essere capita e rispettata-

Graves guardò più intensamente nella direzione di Credence, dove il ragazzo seguiva i progressi dei pulcini con un sorriso.

-Stiamo ancora parlando di animali, non è vero, signor Scamander?-

Il magizoologo seguì la direzione del suo sguardo e comprese il senso della domanda, però non sembrava a disagio.

Sorrise leggermente come perso in qualche pensiero -In fondo cos'è l'uomo se non un animale troppo complicato?- gli rispose continuando a guardare Credence.

Graves decise che ne aveva abbastanza di quell'idillio di pace e amore.

Non aveva intenzione di addentrarsi nel territorio selvatico e finire di rovinare i vestiti, per cui invece che sul ragazzo decise di concentrarsi su Scamander.

-Mi sembra di capire che lei qui abbia un piccolo laboratorio. Fa esperimenti sugli animali?-

-Oh, per la barba di Merlino, no! No, qui ci sono molte cose da prontosoccorso. Graffi e punture sono all'ordine del giorno, e certe cose vanno curate in fretta-

-A questo punto mi chiedo perché si ostini a lavorare con creature che possono ucciderla-

-Lei è un Auror, signor Graves, Potrei farle la stessa domanda-

-No, non potrebbe- scattò subito lui irritato -Il mio lavoro ha un'utilità pratica-

-Anche il mio. Solo che ancora in molti casi non ho scoperto quale sia-

In quel momento uno sciame di celestini, grosse libellule brillanti come zaffiri si precipitò praticamente contro di loro, forse spaventate dal volo degli occamy poco distanti.

Graves per evitarle si era buttato di lato ed era finito contro il banco da lavoro, e quando si rialzò si accorse di aver schiacciato una fiala e di una sostanza oleosa che gli imbrattava la manica della giacca.

-Signor Graves, tutto bene?-

Avrebbe voluto rispondere sì, ma il disgusto era troppo forte, e oltretutto fu interrotto da un basso muggito per niente rassicurante e dal rumore di qualcosa di pesante -molto pesante- che galoppava verso di loro.

Newt guardò la macchia sulla sua giacca ed impallidì.

-Oh, no... no, questo non va per niente bene! Fuori, signor Graves, esca da qui!-

Percival Graves non gradiva ricevere ordini, ma quando vide un rinoceronte con le dimensioni di un elefante che galoppava nella radura, fiutava un attimo l'aria e poi si girava per puntare dritto verso di lui, fece esattamente come gli era stato detto.

Sentì alle sue spalle Newt fare un incantesimo di contenimento, ma contro quella creatura non poteva resistere a lungo.

Anche la voce di Barebone si era unita all'incantesimo, e allora forse ce l'avrebbero fatta.

Graves però ne aveva abbastanza. Al davolo la valigia, gli animali e quei due svitati!

Si arrampicò più in fretta che poteva su per la scala a pioli e finalmentè uscì da quel covo di matti.

***

Non era sicuro di cosa fare.

E se quei due fossero morti? Sarebbe stata imputata a lui come omissione di soccorso o qualcuno lo avrebbe ringraziato per aver eliminato due soggetti instabili e potenzialmente pericolosi?

In ogni caso non avrebbe saputo che fare per aiutarli.

Alla fine si decise a bussare sul coperchio della valigia per accertarsi almeno che fossero ancora vivi.

Gli rispose Scamander dicendogli di non aprire per nessun motivo e di aspettarli fuori.

Avrebbe voluto uscire dal ripostiglio, ma l'idea di affrontare la Goldstein che quella mattina gli sembrava irritabile come una vespa non lo entusiasmava, per cui rimase lì ad aspettare.

Ci volle un' altra mezz'ora prima che Scamander facesse capolino da sotto il coperchio, seguito da Credence.

Erano entrambi, sudati, ansimanti e sembravano esausti.

Quando gli chiese se stessero bene, loro ebbero solo la forza di annuire.

-Allora adesso usciremo da qui e voi mi spiegherete cosa è successo-

Non gli sfuggì lo sguardo che si scambiarono, ma pensò che ci sarebbe stato tempo di occuparsene dopo.

Lo avevano costretto a scappare. Avevano visto che aveva avuto paura.

Non gliel'avrebbe fatta passare liscia.

Arrivarono nel salotto e lui era reso determinato da una fredda rabbia che gli serpeggiava sottopelle.

-Bene, vi do un'unica possibilità per spiegarmi razionalmente quanto è appena accaduto-

Scamander e Barebone si guardarono ancora.

Quella mutua richiesta di complicità iniziva a spazientirlo.

-Allora?- Inistette.

Iniziò Scamander, mentre il ragazzo manteneva gli occhi fissi a terra.

-Ecco, vede, signor Graves... temo che lei abbia rotto una fiala di muschio di erumpent-

Lo sguardo gli corse alla macchia sulla manica.

-Questo? È stata questa sostanza ad attirare quell'animale?-

Barebone ebbe un sussulto delle spalle appena percettibile. Si sentiva in pericolo? Perfetto!

-Sì, è stato proprio quello-

-Quindi io ho rischiato di finire come? Calpestato da un animale di quattro tonnellate perchè voi non siete in grado di fare un banale incantasimo di infrangibilità su una provetta?-

-No, no! Non sarebbe stato calpestato, signor Graves-

Aggiunse in fretta il magizoologo.

-Ah, no? Non provi a negare l'evidenza, signor Scamander-

-Ma è la verità. Sono certo che Betsy non l'avrebbe calpestata-

Stavolta il sussulto delle spalle, anzi di tutto il corpo di Barebone fu palese, così Graves decise di concentrarsi su di lui.

-Lei che ha da dire?-

Niente. Quando il ragazzo sollevò lo sguardo su di lui, nei suoi occhi c'era un luccicare divertito che subito dopo esplose in una risata che nessuno si era mai permesso di fare in sua presenza.

Graves era scioccato. Che ci trovava di tanto divertente?

Non ebbe modo di chiederglielo perchè Credence scappò fuori dal salotto ridendo forte.

Lui rimase solo con Scamander, che sembrava indeciso se svenire o ridere anche lui.

-Spero che lei abbia una buona spiegazione anche per questo-

Aggiunse gelido.

Scamander aveva l'aria di uno che vorrebbe sotterrarsi sotto metri e metri di solida roccia pur di non rispondere alle sue domande, ma Graves non glielo avrebbe permesso per niente al mondo.

-Va bene, io ci provo... signor Graves, non la prenda male-

-L'ho già presa malissimo-

-Mi rendo conto che la situazione sembrasse molto pericolosa e forse io ho reagito troppo impulsivamente. Non si arrabbi con Credence, la sua reazione è comprensibile...-

-Comprensibile? Le sembra comprensibile che scoppi a ridermi in faccia quando io sono appena stato attaccato da uno dei suoi animali?-

-Ma Betsy non aveva intenzioni ostili, glielo assicuro! Quella fiala che ha rotto era muschio di erumpent e Betsy è un'erumpent femmina... e... ecco.... Betsy voleva corteggiarla-

Calò un silenzio gelido in cui Percival Graves colse distintamente lo schianto della sua dignità che andava in pezzi.

Un rinoceronte. Con la stazza di un elefante.

Interessato a lui. Nel senso fisico del termine.

L'umiliazione era tale da farlo stare male. Avrebbe potuto vomitare in quel momento.

Aveva una pressione terribile alle tempie ed era certo di essere impallidito.

-Signor Graves? Va tutto...-

Si smaterializzò via da quella casa senza curarsi di qualsiasi cosa Scamander avrebbe potuto dire.

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Nel Cerchio della Strega


E va bene, forse sono stata un filino cattiva con Percival. Ma non riesco a pentirmene, giuro!

Mentre scrivevo la scena la vedevo nella mia mente esattamente in quel modo, e ridevo da sola come se la stessi leggendo invece che scrivendo.

Mi intrigava troppo l'idea dell'orgoglioso Consigliere del MACUSA oggetto di romantiche avances da parte dell'erumpentessa.

A proposito degli animali, mi sono presa la libertà di inventare i nomi di quelli che non sono citati nel film, per cui lo snaso è Benjamin e l'erumpentessa è Betsy.

E detto tra noi, secondo me Betsy ci avrebbe provato con Graves anche senza muschio.


Lady Shamain


Ps: stavolta come immagine ho scelto un Percival Graves messo a dura prova dalla valigia di Newt e dagli animali che contiene.




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Capitolo 7
*** Memoriam accedo ***


Capitolo 6

Memoriam accedo

***


Alla fine Graves aveva vomitato davvero non appena era stato di nuovo al sicuro nella sua stanza.

L'umiliazione era talmente forte ed il suo rifiuto per quello che era successo era talmente viscerale da arrivare a farlo stare male fisicamente.

Merda!

Il ragazzo aveva riso.

Quel piccolo sfacciato presuntuoso aveva fatto immediatamente due più due ed aveva riso di lui, della sua ignoranza, del suo tentativo di darsi un contegno...

Non aveva niente nello stomaco da rigettare e finì per vomitare bile nel lavandino, mentre la sera per riuscire a dormire qualche ora aveva dovuto ricorrere ad un misurino di pozione a base di oppio, ed anche con quella il suo sonno era stato disturbato.

Il mattino dopo aveva le occhiaie, il viso pallido ed una ferrea determinazione a schiacciarli tutti.

Si presentò a casa di Scamander e ad aprirgli la porta fu quella peste di moccioso.

-Ah, signor Graves... io stavo uscendo. Devo fare la spesa. Tina non sta bene e Newt è a Londra per incontrare il suo editore, per cui devo uscire io-

Nonostante fosse arrabbiato con loro, Graves non riuscì a reprimere la vecchia abitudine del preoccuparsi per qualcuno più debole.

-La lasciate a casa da sola sapendo che sta male?-

-No, non è da sola. C'è Queenie con lei, ma mia zia può stare solo un paio di ore perchè poi deve tornare alla pasticceria. Quindi io devo sbrigarmi a fare tutto, e non so, se vuole aspettarmi a casa... ci metterò meno tempo possibile-

L'idea di accompagnarlo a fare compere gli dava la nausea, quella di restare a casa sua a piantonare il suo ritorno anche...

-Due ore le bastano? Da adesso fino alle undici?-

-Sì, signore-

-Allora ci vediamo tra due ore-

Tagliò corto lui, e si smaterializzò.

Aveva due ore di libertà, e siccome da quando era in Inghilterra aveva riscoperto la sua fascinazione giovanile per i giardini, Graves fece in modo di riapparire vicino ai giardini di Kensington.

Trovò una panchina libera, vicina al laghetto ma lontana da sguardi indiscreti, e tirò fuori dalla tasca interna il suo piccolo segreto.

Era un tacquino di pelle con protezioni per gli spigoli in ottone. La pelle era di un marrone tendente al rossastro, le pagine interne color pergamena.

La carta ruvida al tatto lo accolse come un'amica fedele quando lui la accarezzò leggermente.

I fogli sembravano tutti bianchi ma non era affatto così: la scrittura era stata occultata da tutti gli incantesimi che conosceva e che potevano essere rimossi solo da lui; se qualcun altro ci avesse provato il tacquino si sarebbe incendiato riducendo in cenere tutti i suoi segreti.

Ne aveva decine di blocchi come quello, tutti meticolosamente rempiti con tutte le debolezze ed i dubbi che aveva avuto nella sua vita.

Li scriveva per liberarsene e metterli da parte. Erano una parte di lui, ma una parte che non poteva permettersi di tenere.

Prese la stilografica dal taschino e come ogni volta cominciò semplicemente a buttare i suoi pensieri sulla carta.

Scriveva veloce, senza curarsi di ponteggiatura o di usare una forma particolare, e l'inchiostro veniva immediatamente assorbito dalla carta.

Scrisse di Barebone, come al solito, ma non il rapporto impersonale che redigeva a fine di ogni settimana.

Scrisse quello che sentiva davvero, e cioè che lo detestava.

Perchè gli stava facendo perdere tempo, perchè non riusciva a fargli perdere il controllo del mostro che c'era dentro di lui, perchè l'unica cosa che aveva ottenuto da quella peste di ragazzino era stata farlo piangere in un modo che lo aveva fatto stare male per giorni oppure farlo scoppiare a ridere in un modo che lo avrebbe ugualmente fatto stare male per giorni.

Se ripensava alla sua risata gli saliva di nuovo la nausea.

Scrisse che voleva solo fargliela pagare, e che se aveva avuto il minimo scrupolo nel trascinarlo negli Stati Uniti con qualsiasi pretesto, adesso voleva solo vederlo annientato.

Poi, quando ebbe scaricato tutta la rabbia, arrivò a scrivere della paura.

Scrisse che aveva paura di non essere più sé stesso, di non essere più capace di fare il suo lavoro; scrisse che aveva paura che anche se avesse fatto ciò che il MACUSA si aspettava da lui, la sua reputazione sarebbe comunque rimasta macchiata; alla fine arrivò a scrivere il vero nucleo che lo tormentava.

C'era un vento leggero che increspava la superficie del laghetto, e poco lontano un albero di ciliegio era in piena fioritura.

Graves scrisse che aveva paura di compiere un'azione ingiusta che alla fine non sarebbe servita a nessuno.

***

-Signor Graves, le devo delle scuse-

Non sapeva cosa rispondere.

Era troppo impegnato a non soffocare per la rabbia, e l'occhiataccia con cui fulminò Barebone fu abbastanza per fargli abbassare la testa e non osare più guardarlo negli occhi.

Normalmente il salotto di casa Scamander era un posto caldo ed accogliente, ma Graves sapeva bene come fare abbassare la temperatura di una decina di gradi.

Il ragazzo si mosse a disagio sulla poltrona ma non era intenzionato a rinunciare.

-Il mio comportamento è stato irrispettoso. Non ho giustificazioni-

-Signor Barebone, se con questa patetica messa in scena lei sta cercando di accattivarsi la mia condiscendenza, la informo che si sbaglia. Hanno provato a corrompermi persone più furbe di lei e con metodi più sottili, e nessuno di loro uscirà mai dalla sua cella per raccontarlo-

-A me dispiace davvero. Lo so che ha una brutta opinione di me e che probabilmente gliela sto solo confermando, ma sono sincero-

Graves fece una smorfia come per dire "Sì, ci hai provato", ma il ragazzo non si scoraggiò.

-Io lo so cosa vuol dire. So che significa quando ridono di te. È umiliante. È orribile. Ed io l'ho provato troppe volte sulla mia pelle e so quanto fa male. E non avrei mai dovuto farlo ad un'altra persona. Mi dispiace-

Quella era bella.

Barebone si stava impegnano tanto che sembrava che le sue scuse fossero sincere.

-Lo ha provato di persona, dice? Bene, voglio vederlo-

-Come?-

-Io posso avere accesso ai suoi ricordi, se lo voglio. Mi faccia vedere ciò di cui sta parlando e forse considererò la possibilità di crederle-

-Va bene-

Non si aspettava che il ragazzo accettasse così presto.

In fondo si trattava di mettere a nudo cose molto personali e sicuramente dolorose.

Personalmente Graves non avrebbe mai accettato, ma dopotutto l'anima della sua bacchetta era corda di cuore di drago, non crine di unicorno.

-Cosa devo fare?-

-Si sieda accanto a me. Si concentri sul ricordo che vuole mostrarmi. Chiuda gli occhi se le viene più semplice-

Il ragazzo obbedì all'istante. Era strano che fossero seduti fianco a fianco sullo stesso divano.

Graves gli posò una mano sulla tempia e con l'altra pronunciò "memoriam accedo".

Il primo ricordo era New York sotto la neve.

C'era una donna in piedi sulle scale di un edificio che non riconobbe.

Lei parlava a voce alta e gesticolava, alle sue spalle un drappo rosso ed arancione con due mani che spezzavano una bacchetta.

Credence era di lato. Cercava di farsi più piccolo che poteva ma era comunque in piedi su qualche gradino e troppo esposto.

Vide con i suoi occhi tre ragazzini che lo indicavano e ridevano.

Umiliazione.

Sentì la voce di Credence nel ricordo.

"Fa che se ne vadano. Ti prego, Dio, fa che mi lascino in pace"

La sua preghiera non venne ascoltata. Cominciarono a tirargli neve sporca e lui non poteva fare nulla per difendersi senza sembrare ancora più ridicolo ai loro occhi.

Era esattamente così che Graves si era sentito il giorno prima, e non sapeva se fosse una buona cosa avere un sentimento in comune con quel ragazzo.

No, non lo era. Entrare in empatia sul luogo di lavoro non era mai una buona cosa.

...

Un altro ricordo.

Stavolta c'era lui. No. Grindelwald. Era in un vicolo con Credence e gli stava allacciando qualcosa al collo, poi lo aveva raccolto in un abbraccio.

"Non lasciarmi mai. Ti prego, non lasciarmi mai"

Aveva sentito il dolore fisico del distacco quando il freddo aveva ripreso il posto della mano calda dell'uomo sulla sua nuca, ma c'era anche speranza.

E poi un'altro ricordo.

"È impossibile insegnarti. Tua madre è morta, questa è la tua ricompensa. Ho finito con te"

Era un dolore bruciante, insopportabile. Era il tradimento peggiore che avesse mai vissuto.

E faceva male. Troppo. Male.

Poi i ricordi erano fatti solo di oscurità, vertigine, dolore e senso di soffocamento.

Graves spezzò il contatto, incapace di sopportare oltre.

Vide delle lacrime che scendevano lungo le guance del ragazzo dalle palpebre ancora abbassate, e prima che avesse il tempo di pensare aveva già sollevato una mano per esciugarle.

-Mi dispiace, Credence-

Era la prima volta che lo chiamava per nome.

-Per adesso basta così. Pomeriggio ne riparleremo-

***

Porca puttana! Ma perchè? Perchè ogni cosa che faceva per mettere in difficoltà Barebone finiva per ritorcersi anche contro di lui?

L'obscurus. Il senso di soffocamento.

L'impressione di scappare continuamente alla cieca senza sapere se la tortura sarebbe mai finita.

Non avere il controllo del proprio corpo se non in modo parziale.

Vedere le cose attraverso una lastra di vetro dietro cui si è imprigionati senza che nessuno se ne accorga o se ne curi o faccia qualcosa per aiutarti.

Perché si era ficcato nella testa di Barebone?

Aveva finito per vedere una copia di ciò che lui aveva vissuto nei mesi in cui Grindelwald lo aveva tenuto prigioniero.

Graves si era costretto a mangiare un po' di stufato all'ora di pranzo, ed ovviamente se ne era pentito subito, perchè dopo due cucchiai lo stomaco si era chiuso.

Con che coraggio sarebbe tornato da Barebone? E soprattutto con che coraggio avrebbe continuato a fare il suo lavoro?

Quando era partito, la sua missione di riportare il ragazzo a New York gli era sembrata fondamentale, ma adesso gli States erano lontani, il MACUSA era lontano, Madame Picquery era lontana... vicino a lui c'era solo un ragazzo che aveva troppe cose in comune con lui e due maghi disposti a tutto per proteggere il loro figlio.

La verità era che giorno dopo giorno gli costava sempre di più mantenersi distaccato.

E per quanto riguardava l'incidente con l'erumpent... bè... se ci ripensava gli veniva di nuovo voglia di sotterrarsi, ma Barebone gli aveva chiesto scusa in un modo troppo sincero per lasciarlo indifferente, e gli aveva dato la possibilità di ferirlo a sua volta per pareggiare i conti.

Così, tanto per cambiare, gli aveva reso le cose ancora più difficili.

***

Quel pomeriggio tornò dagli Scamander più di malavoglia del solito.

Erano le quattro e mezza ed il sole ormai tramontava più tardi.

Quando bussò venne di nuovo ad aprire il ragazzo. Cosa insolita.

Dov'era finita la Goldstein? E Scamander? Latitavano entrambi perché non avevano voglia di vederlo?

-Signor Graves, devo parlarle di una cosa importante-

L'esordio non era stato dei migliori e Barebone dovette accorgersene dall'occhiata che lui gli riservò sull'istante.

-Intendo... posso parlarle di una cosa, per favore?-

Ecco, così andava meglio.

-Va bene, cosa ha da dirmi?-

-Tra un momento, per favore. Ora devo occuparmi di Tina-

E scappò su per le scale.

Accidenti, ma che avevano in quella famiglia di svitati? La Goldstein era malata da tre giorni ormai.

Graves sperava che qualunque cosa avesse, non fosse contagiosa.

Si accomodò in salotto, tanto ormai era abituato a fare da solo, e rimase ad annotare mentalmente ogni dettaglio fino a che il ragazzo non ricomparve.

Sembrava aver fatto le scale di corsa e sembrava anche abbastanza teso.

Preoccupato sarebbe stato il termine migliore.

-Allora, cosa aveva da dirmi, signor Barebone?-

-Ah, sì... sigor Graves, oggi devo chiederle di essere prudente. Le spiego... ecco... Tina è incinta, e per questo si arrabbia molto facilmente. Non fa bene a lei e nemmeno al bambino. Ed oggi Newt non è a casa perché deve incontrare il suo editore, come le ho detto stamattina. Ci sono solo io. Per questo le sarei molto grato se per oggi lei potesse evitare di farmi piangere o di fare qualsiasi altra cosa che potrebbe turbarla-

Graves lo squadrò intensamente. Per Merlino, quel ragazzo lo avrebbe portato al manicomio!

Aveva chiesto con una dignità che Graves aveva incontrato raramente, ed aveva chiesto non per sé ma per un'altra persona.

E comunque... la Goldstein incinta? Allora non era una malattia! Edesso si spiegava tante cose.

-Va bene, per oggi eviterò. Ma qualcosa devo pur fare, capisce?-

Barebone gli sorrise come se lui gli avesse regalato la luna.

Merlino, ma era proprio necessario? Non poteva ringraziarlo con educazione ma senza tutta quella carica emotiva?

-Grazie, signore! Sì, sì, certo capisco. L'importante è che Tina stia bene-

Graves strinse le labbra.

Come diavolo avrebbe fatto? Lui aveva un talento naturale per scovare menzogne, ma lì ne avrebbe dovuto inventare una.

Come faceva a dimostrare che ci fosse qualcosa di cattivo in un ragazzo che difendeva una donna incinta?

-Ho detto solo per oggi- ci tenne a puntualizzare.

-Certo. Domani Newt sarà qui, e allora sarà lui a badare a lei-

-Tra voi tre c'è un rapporto molto stretto. Mi faccia vedere qualche ricordo. Un ricordo felice, così non tornerà da Porpentina Goldstein piangendo-

Credence annuì, solo che quando si fu seduto sul divano accanto a lui, si ritrasse prima che potesse toccarlo.

-Signor Graves, lei non modificherà i miei ricordi, non è vero?-

-Cos...? No, certo che no-

-La prego. Sono momenti preziosi per me ed esistono solo nella mia mente. Non voglio perderli-

Graves lo guardò severo.

-Signor Barebone. Io potrei fare molte cose con i suoi ricordi. Potrei confonderli, cancellarli, alterarli-

Il ragazzo si era spaventato, Graves glielo leggeva negli occhi dilatati e nel respiro corto.

-Ma non lo farò. Non oggi. Per oggi abbiamo stabilito una tregua, giusto?-

Merda! Ma perché aveva preso questa maledetta abitudine di straparlare?

-Va bene, signor Graves. Mi fido di lei-

Barebone chiuse gli occhi e lui ripetè la formula "memoriam accedo".

Stavolta il ricordo era molto più vivido.

Era in un stanza che riconobbe essere quella del ragazzo.

Lui era senza camicia per qualche motivo, e la Goldstein lo stava abbracciando, cullandolo leggermente ed accarezzandogli la schiena.

C'era un tale sensazione di pace.

Era una sensazione così viva che Graves doveva ricorrere a tutta la sua concentrazione per ricordare che quelli non erano i suoi sentimenti.

Fortunatamente Barebone cambiò ricordo. O forse non tanto fortunatamente.

Stavolta c'era paura.

"Voi mi volete ancora, non è vero? Anche se state per avere un figlio vostro?"

"Oh, Credence... ho detto che saremo in quattro"

E poi Tina e Newt che lo abbracciavano, e c'era tanto sollievo... il suo cuore era di nuovo leggero.

Graves non poteva più sopportarlo.

Corda di cuore di drago, forte, coraggiosa, ma non proprio adatta a quel tipo di sentimenti.

-Va bene, basta così-

Stavolta per fortuna non c'erano lacrime.

-Signor Barebone... lei ha avuto dei dubbi sulla sua famigia adottiva?-

-Bè, sì. Insomma, aspettare un bambino non è facile, ed io sono un problema. Non li avrei biasimati se avessero scelto tra me e loro figlio-

-Non li avrebbe biasimati? Davvero?-

-No. Loro hanno già fatto così tanto per me. Mi hanno dato in un anno l'amore che non ho avuto in una vita intera, ed ogni giorno in cui mi sveglio in questa casa per me è... mi scusi...-

Barebone dovette fermarsi un attimo per riprendere fiato, dato il groppo alla gola che doveva avere.

Graves lo guardò attentamente.

-Se le avessero chiesto di farsi da parte, lei l'avrebbe fatto-

-Sì-

-Senza provare dolore? Mi riesce difficile crederlo-

-Oh, no. Mi si sarebbe spezzato il cuore. Ma non gliene avrei fatto una colpa. Non avrei potuto-

Certo. Ovvio. Un'anima di crine di unicorno.

Prima che Graves potesse dirottare la conversazione su qualcosa di meno imbarazzante sentirono dei rumori in cucina.

Barebone scattò in piedi e corse fuori dal salotto senza nemmeno chiedergli il permesso.

Graves fu grato della distrazione perché non avrebbe sopportato un altro ricordo stomachevole come quello.

Li sentì parlare in cucina ma matennero un tono normale.

Peccato. Lui aveva sperato in una scenata di gelosia da parte del ragazzo o in qualche forma di insofferenza da parte della Goldstein verso di lui, e invece niente.

Poco dopo Barebone tornò nel salotto. Sembrava più rilassato.

-Tutto a posto. Tina aveva voglia di un dolce, così ho mandato un messaggio a mia zia Queenie. Dovrebbe arrivare tra poco-

Quello era veramente troppo.

No, sul serio, era più di quanto lui potesse sopportare; per Merlino, lui poteva affrontare maghi oscuri, duelli, maledizioni, prigioni, denutrizione e disidratazione, ma non poteva affrontare un pomeriggio in compagnia di una strega incinta con le voglie e di un ragazzo che si comportava come un elfo domestico.

Non ce l'avrebbe fatta, e dopo l'incidente con l'erumpent l'ultima cosa che voleva era essere coinvolto in qualche altra vicenda che nuocesse alla sua autostima o sanità mentale.

-Mi ascolti bene, signor Barebone. Date le circostanze, in via del tutto eccezionale, per oggi e solo per oggi, la lascio libero. Ci vediamo domani-

Si alzò dal divano ed uscì in fretta prima che Barebone potesse realizzare appieno e ricominciare a ringraziarlo, però sulla porta esitò.

Non poteva ignorare la vocina interiore che gli diceva "vigliacco" per come stava tagliando la corda, evidentemente per evitare una castagna bollente, per cui prese dalla tasca un suo biglietto da visita e lo porse a Barebone -Questo è un modo per contattarmi. Le basterà toccarlo con la bacchetta. Mi chiami se la signora dovesse stare male o se ci dovessero essere particolari problemi-

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Nel Cerchio della Strega


L'ho già detto che secondo me Graves è terribilemente orgoglioso, giusto?

Ecco, devo ammettere che avevo avuto la tentazione di lasciarlo nelle grinfie di una Tina in modalità "sbalzi d'umore da gravidanza" ma poi mi è sembrato troppo crudele.


Grazie a Bella_1D che ha aggiunto la storia tre seguite, preferite e ricordate.


Lady Shamain





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Capitolo 8
*** Il patto ***


Capitolo 7

Il patto

***


Era sera e Graves era seduto nella sua stanza, alla scrivania, e con la tempia appoggiata su una mano.

No, non stava andando bene per niente.

Che diavolo gli era saltato in testa di fare?

Lasciare a Barebone la giornata libera quando invece avrebbe dovuto battere il ferro finché era caldo? Lasciargli il suo biglietto da visita per offrirgli un aiuto?

Che cosa gli stava succedendo?

Semplicemente lui sapeva che quella era la cosa giusta da fare. Lasciare in pace un ragazzo preoccupato per sua madre e mettersi a disposizione in caso avessero avuto bisogno.

Era giusto. Peccato che fosse completamente in contrasto con il suo dovere.

Un dovere che gli veniva sempre più difficile non perdere di vista.

Si alzò risoluto e prese a camminare per la stanza, però presto l'ambiente gli sembrò claustrofobico e allora decise di uscire fuori.

Prese la direzione opposta a casa Scamander e si smaterializzò per riapparire ai giardini di Kensington.

L'aria fresca della notte, il silenzio ed il fatto di essere all'aperto lo calmarono un poco.

Era meglio passeggiare per i viali alberati piuttosto che misurare i pochi metri della sua stanza all'infinito.

A quell'ora i giardini erano chiusi e deserti, per cui fece un incantesimo di disillusione per non avere noie con i guardiani. Sarebbe stato seccante dover obliviare i nomag per una sciocchezza.

E camminando continuava a pensare.

Che poteva fare?

Ormai era convinto di ciò che gli aveva spiegato Scamander, e cioè che non esisteva più nessun obscurus.

E allora come poteva fare? Non gli restava che dimostrare che i ragazzo fosse pericoloso perché mentalmente instabile, altra cosa che lui sapeva non essere vera; Barebone era eccessivamente emotivo, ingenuo, magari incapace di nascondere i suoi sentimenti, ma certo non era pazzo.

E quindi lui, Graves, avrebbe dovuto mentire.

L'eventualità lo angosciava.

Gli era capitato altre volte di dover seppellire la coscienza per un bene superiore, ma...

Si bloccò in mezzo alla strada, sconvolto per quello che aveva appena pensato.

Certo, Grindelwald.

Forse non era un caso che Grindelwald avesse scelto lui per infiltrarsi al Ministero.

Forse era una crudele forma di contrappasso.

Scosse la testa e riprese a camminare a passo svelto.

Il suo problema in quel momento era Berebone.

Ascoltando ciò che il dovere gli imponeva di fare, avrebbe potuto distruggere la casa, gettare un Incanto Confundus sul ragazzo e giurare il falso dicendo che l'obscurus si era manifestato.

No.

La sua coscienza, acquattata da qualche parte in fondo al suo stomaco e non stordita dal wiskey incendiaro, lo colpì così forte da schiacciargli il fiato fuori dai polmoni.

No, non poteva.

La corda di cuore di drago poteva essere severa, ma non poteva essere ingiusta.

No, avrebbe dovuto trovare un compromesso tra dovere e coscienza prima che uno dei due lo facesse uscire di senno, per questo rimase ai giardini fino ad oltre mezzanotte, finché non ebbe elaborato una strategia alternativa.

***

Quella sera stessa Credence e Newt erano seduti nel solito angolo in cucina, tra il tavolo ed il muro, a bere thé ad un orario improponibile.

Tina era di sopra e già dormiva, probabilmente.

-Newt, tu cosa ne pensi del signor Graves?-

-Non lo so. Se devo essere sincero non so dare un giudizio obiettivo, perché credevo di conoscerlo e invece adesso ho davanti una persona completamente diversa in più di un senso. Perché me lo chiedi?-

-Per quello che ha fatto oggi. Sai, oggi quando gli ho detto di Tina mi è sembrato molto a disagio. Non lo so. Non sono riuscito a decifrare il suo modo di fare. Ha accettato di stabilire una tregua per non turbarla, e poi addirittura mi ha lasciato il giorno libero e mi ha lasciato un modo per contattarlo se Tina avesse avuto bisogno, dato che io ero solo con lei-

Credence si interruppe per prendere un sorso di thé.

-La cosa veramente strana è che per la prima volta mi è sembrato di conoscere il vero Percival Graves. Non è stato affabile, ci mancherebbe, ma in quel momento sapevo che mi avrebbe aiutato se ne avessi avuto bisogno. Per la prima volta ho visto l'uomo onesto e leale di cui parlava la mamma. E allora non capisco perchè di solito si comporta in modo da ferirmi-

Newt annuì ma non rispose subito, e Credence non lo forzò a parlare.

Sapeva che Newt preferiva prendersi il suo tempo prima di rispondere su cose importanti.

-Una volta avevo trovato una salamandra di fuoco nel retrobottega di un contrabandiere. Era stata messa nell'acqua fredda per non essere intercettata dagli incantesimi che rilevano il calore-

Credence sorrise. Era tipico di Newt esprimersi attraverso le sue esperienze con gli animali piuttosto che parlare direttamente di sentimenti umani.

-Avrebbe avuto bisogno di stare al caldo per sopravvivere, ma era così spaventata dagli umani che non si lasciava toccare, e alla fine... alla fine non sono riuscio a salvarla-

-Quindi tu credi che Graves sia un uomo spaventato? Magari per via di ciò che gli è successo a causa di Grindelwald?-

-Sicuramente è un uomo molto chiuso. Secondo me ha paura di avere paura. Ha paura di essere debole. Sì, secondo me teme un contatto diretto e sincero con le persone-

-Ma non per questo è una persona cattiva, giusto?-

Completò Credence.

-No. No, io non credo che sia cattivo-

Newt rimase con gli occh bassi, perso in qualche pensiero, e Credence continuò a bere il suo thé in silenzio.

Guardando il magizoologo inglese la sua impressione era sempre la stessa: gli sembrava che Newt fosse sempre meravigliato quando scopriva che nel mondo c'era qualcosa di cattivo, perché la cattiveria era completamente estranea alla sua natura.

Newt sollevò la testa all'improvviso come se si fosse appena ricordato qualcosa.

-Credence?-

-Sì?-

-Io credo che non te lo diciamo abbastanza. Scusa. Il fatto è che tu stai affrontando una situazione difficile e lo stai facendo con coraggio. Sei molto più saggio di maghi più grandi di te che ho conosciuto. Ed io e Tina siamo davvero fieri di te e saremo sempre dalla tua parte. Credence. Voglio che ti ricordi questo. Tu sei forte, ma essere forti non vuol dire non aver mai bisogno di aiuto-

Credence aveva capito perfettamente cosa stava cercando di dirgli lottando per trovare le parole giuste.

In quel momento si rese conto di essere contento che Newt gli avesse detto quelle cose, perché in realtà lui aveva sempre paura di essere un peso, un di più in quella famiglia.

Aveva il terrore che un giorno si sarebbe svegliato e Newt e Tina lo avrebbero guardato come si guarda un estraneo.

Ma quella conferma regalata così, per generosità, perché Newt voleva solo che lui stesse bene, era più di quanto potesse sopportare.

Si alzò per andare ad abbracciarlo e gli sfuggì un singhiozzo quando Newt si alzò e lo strinse a sé con lo stesso affetto di sempre.

Era bello avere la certezza di un conforto.

Lui non aveva avuto nemmeno bisogno di chiedere, Newt aveva capito da solo e aveva riparato ancora una volta le crepe che si allargavano dentro di lui.

Rimase aggrappato a lui senza vergognarsi di sembrare infantile; Newt sapeva di thé, di terra bagnata, di fieno e degli innumerevoli incantesimi di lava e asciuga che usava sulle sue camicie come minimo dieci volte al giorno.

L'odore del tessuto stirato non riusciva a cancellare quello della natura selvatica ma vi si mischiava piacevolmente.

Qualche volta Credence si era chiesto se Newt non lo tenesse con sé per studiarlo come faceva con i suoi animali.

In quel momento capì che essere l'ennesimo cucciolo di cui il timido mago britannico si prendeva cura non era per niente una brutta cosa, considerato quanto di quanto amore era capace.

Era ancora aggrappato a lui e sapeva che non sarebbe stato allontanato.

Forse Newton Scamander non era un temerario, non era un cavaliere impavido e non incuteva rispetto alla prima occhiata, ma aveva un cuore abbastanza grande da raccogliere qualunque creatura in difficoltà.

***

Bene, era il momento di mettere in atto il piano di riserva. L'ennesimo.

Graves per prima cosa dovette sopportare Scamander che lo ringraziava per essersi reso disponibile in caso di bisogno, però non lasciò il tempo a Barebone di dire nemmeno una parola.

Per Morgana, non lo avrebbe tollerato!

Invece lo prese da parte e fu più diretto che poteva.

Gli spiegò di nuovo i capi d'accusa che lo attendevano negli Stati Uniti.

Gli fece intendere che tornare di sua spontanea volontà per affrontare il processo sarebbe stata una mossa saggia.

Fece leva senza alcuna pietà sul fatto che Scamander e la Goldstein erano considerati a tutti gli effetti suoi complici, e quando Barebone protestò che loro non erano complici perché lui non aveva mai chiesto loro di fare niente, Graves fu sveltissimo a fare scattare la sua trappola.

Giusto, lui non aveva mai chiesto loro di fare nulla. Non ne era nelle condizioni.

Questo portava Scamander e la Goldstein da complici a criminali, se avevano agito di loro spontanea iniziativa.

Quando il ragazzo si rese conto che era stato praticamente lui ad accusarli fu preso dal panico.

Cominciò a balbettare scuse e qualcosa di indefinibile sul fatto che non era vero, che loro non erano criminali; Graves, impassibile, gli ricordò che fare espatriare un criminale per sottrarlo alla giustizia è a tutti gli effetti un reato, e che i due maghi ne erano colpevoli.

-Io non volevo.... non volevo! Se avessi saputo che sarebbe successo questo, avrei preferito morire ucciso dagli Auror!-

Ecco, era il momento.

Se fino ad allora Graves era stato un accusatore spietato, adesso poteva essere in una certa misura un amico.

-Signor Barebone, so quanto siete legati. Lei non vorrebbe che succedesse nulla a loro, non è vero? Specialmente non per colpa sua-

Il ragazzo annuì. Graves gli stava facendo intravedere una speranza e lui già la bramava.

Stava per gettarsi in un'altra trappola, manovrato esattamente come Graves aveva previsto, eppure l'Auror non riusciva a sentrsi soddisfatto si sé stesso.

Scacciò l'incertezza scuotendo rapidamente la testa.

-Signor Barebone, capisco quanto la sua situazione sia difficile. Potremmo raggiungere un accordo. Vuole ascoltare la mia proposta?-

Lui annuì di nuovo.

-Bene. Possiamo fare un accordo in termini molto semplici. Lei torna con me negli Stati Uniti di sua spontanea volontà, ed io mi impegno a non coinvolgere nel processo Newton Scamander e Porpentina Goldstein-

-E se... se io dicessi di no?-

-In questo caso si andrebbe ad un processo diverso. Ci sarebbe bisogno di interrogare tutti i testimoni, e loro due sono testimoni chiave. E se durante gli interrogatori dovesse risultare chiaro che hanno deliberatamente violato le leggi... bé... la loro situazione diventerebbe... rischiosa-

Lasciò volutamente la frase nell'indefinito, dicendo tutto e non dicendo niente, in modo che fosse lo stesso Barebone ad immaginare il peggio.

-Non pretendo che lei mi dia una risposta adesso. Capisco che non è una decisione facile da prendere. Ne riparleremo domani. Ventiquattr'ore è il tempo massimo che posso concederle-

E se ne andò lasciandolo abbattuto ed angosciato come non mai.

***

Il giorno dopo lo trovò pallido, con il viso tirato e con le occhiaie, ma aveva negli occhi una luce che non gli piaceva.

Sembrava che non fosse rassegnato, ed invece Graves aveva sperato di essere riuscito a spezzare la sua volontà.

-Ha preso la sua decisione, Signor Barebone?-

-Sì, ho deciso. Ma ho due termini da negoziare-

Graves serrò le labbra.

Negoziare? Primo, dov'era che quel moccioso aveva imparato il termine "negoziare"?

E secondo, come si permetteva di pensare di potergli dettare condizioni?

-Signor Barebone, speravo che avrebbe capito che le stavo offrendo un'occasione unica per chiudere questa faccenda facendo meno danno possibile alla sua famiglia-

-Io credo invece che lei abbia solo fretta. Non capisco perché, ma mi pare che voglia chiudere la faccenda in fretta. Vuole ascoltare le mie condizioni?-

-Ho idea che con queste premesse non giungeremo a nessun accordo, ma ormai che sono qui, tanto vale che la ascolti-

-Bene. La prima condizione è la sua parola che se io mi consegno, Newt e Tina verranno lasciati fuori dal processo. La sua parola, signor Graves-

-Lei mi chiede una garanzia. Diciamo che posso capirla. E la seconda condizione?-

-La seconda condizione è aspettare che nasca il bambino-

Stavolta Graves sgranò gli occhi.

Che cosa pretendeva quel poppante presuntuoso?!

-Aspettare nove mesi? Signor Barebone, quello che mi chiede è impossibile-

-La prego! Lei sa quanto Tina sia legata a me, e se sapesse che torno in America ad affrontare il processo... no, starebbe troppo male! Non posso permetterlo, specialmente nelle sue condizioni. Se stesse male e perdesse il bambino per il trauma sarebbe tutto inutile-

Merda! Così aggiungeva alla lista delle cose che lo nauseavano di quell'incarico anche attentare alla salute di una donna incinta. Complimenti, Percival!

-Lei mi mette in una posizione difficile. Nove mesi sono lunghi. Chi mi garantisce che non ne approfitterà per organizzare una fuga?-

-Non andrei da nessuna parte lasciando Newt e Tina da soli, magari con lei che li accusa di complicità-

Diamine, il ragazzo era sveglio. Troppo sveglio.

Ma Graves aveva dalla sua parte vent'anni di servizio come Auror, e sempre in prima linea.

Con un'ultima mossa riuscì a riportare la partita in suo favore.

-Anche io voglio da lei una garanzia, signor Barebone. Vorrei poter sapere sempre dov'è lei. Posso farlo. È un incanto che usiamo per localizzare persone sospette. Mi permetta di imporre un sigillo su di lei, ed io considererò chiuso l'accordo-

Il ragazzo lo guardò a lungo, come valutando se fidarsi oppure no.

Non che avesse molta scelta a quel punto.

Graves sapeva di aver mosso bene le sue pedine, e che ormai lui era costretto ad accettare.

-Io le permetto di impormi il sigillo. Lei fa in modo che i miei genitori ne restino fuori. Accordo concluso?-

Maledizione! Garves sapeva che avrebbe deciso così, ma, per tutti i draghi, perché in quel modo?

Voleva solo salvare la sua famiglia.

-Devo avvertirla, signor Barebone, che farà molto male. Non è un incantesimo da prendere alla leggera-

-Ma è necessario, per cui non serve stare a pensarci. Mi dica cosa devo fare-

"Scappa lontano da me prima possibile!" avrebbe voluto urlare Graves.

Non lo disse. Non lasciò che niente di ciò che gli squassava il petto trasparisse sul suo viso.

Stupido, ingenuo, meraviglioso ragazzo!

-Il suo braccio, signor Barebone. Non mi serve altro-

Lui obbedì e Graves gli sollevò camicia e maglione con un colpo di bacchetta, mettendo a nudo l'avambraccio.

Gli prese il polso per trattenerlo.

Per fortuna lui era bravo ad inventare soluzioni alternative, perché non aveva davvero intenzione di usare l'Incanto Inventum.

Non avrebbe potuto perché l'Inventum serviva ad avvisare se il sospettato lasciava il suo Confine; Graves però era americano, ed i limiti della sua giurisdizione finivano entro i confini degli Stati Uniti.

Un Incanto Inventum fatto da un Auror in uno stato che non era quello per cui lavorava non avrebbe funzionato.

Inoltre l'incantesimo di localizzazione non faceva alcun male, ed invece il suo scopo era vedere come Barebone reagiva al dolore.

Una fattura urticante sarebbe andata benissimo, ed il simbolo del MACUSA sarebbe apparso come un tatuaggio come se fosse una conseguenza di quello.

Barebone non lo avrebbe mai saputo.

Premette forte la punta della sua bacchetta all'interno dell'avambraccio e fece l'incantesimo a mente.

Subito Barebone dilatò gli occhi per il dolore.

Oh, sì, faceva male. Graves lo sapeva. Una volta a scuola gliene avevano fatta una, di quelle maledette fatture.

Lui era ancora un ragazzo ma non avrebbe mai dimenticato quanto bruciava. Era come essere punti da decine di vespe.

Il ragazzo serrava il pugno, aveva gli occhi lucidi e si mordeva le labbra per non piangere.

Graves avrebbe preferito che lo facesse.

Avrebbe voluto che supplicasse perchè il dolore finisse, perché vederlo sopportare con tanta dignità gli sbatteva in faccia il fatto di stare compiendo un'azione terribilmente meschina.

Non si fermò nemmeno quando Barebone cominciò a singhiozzare o quando le lacrime cominciarono a scorrergli lungo le guance.

Avrebbe continuato. Aveva una fievole speranza che il dolore potesse risvegliare l'obscurus.

Il ragazzo ormai si contorceva per il dolore ed era scivolato a terra, il polso stretto nella sua presa e la mano che si serrava in spasmi.

Graves era ben determinato a strappargli almeno una supplica, ma tutto quello che ricevette fu l'altra mano di Barebone che... per Merlino, ma perché a lui?!

Il ragazzo aveva afferrato con l'altra mano la sua, quella che gli tratteneva il polso.

Graves sperava che stesse cercando di liberarsi, che da un momento all'altro avrebbe iniziato a implorarlo di smetterla, e invece lui strinse più forte.

Lo stava supplicando, ma non di porre fine al dolore. Lo stava supplicando di aiutarlo a sopportare.

Graves smise immediatamente.

Non poteva. Non ce l'avrebbe fatta.

Fece apparire il simbolo del MACUSA sulla pelle arrossata nel punto in cui aveva conficcato la bacchetta tanto da lasciare il segno, e poi a mente fece il controincantesimo per ridurre gli effetti della fattura.

Barebone collassò sul pavimento scosso da tremiti.

-Coraggio, è finito. Il dolore passerà presto-

Si sentiva in dovere di rassicurarlo in qualche modo. Lo aiutò a sollevarsi e a sedersi di nuovo sul divano, dove lui rimase con gli occhi semichiusi ed il respiro affannato.

Il suo viso era pallidissimo e Graves temette davvero di avere esagerato.

La sua coscienza lo rimproverava aspramente e la corda di cuore di drago non lo avrebbe lasciato in pace per molto tempo.

Ed a ragione: aveva appena torturato un ragazzo innocente.

Era stato ingiusto. Doveva fare qualcosa per rimediare, al diavolo la professionalità.

Prese di nuovo il polso del ragazzo, stavolta con tutta la gentilezza di cui era capace, e fece un incantesimo per ridurre il dolore.

Aveva pensato di toglierne solo una parte e di lasciare che il resto della fattura svanisse da sola con il tempo, ma non poteva farlo.

Lo aveva torturato senza che ce ne fosse necessità. Il minimo che potesse fare era curarlo.

L'incantesimo di guarigione gli venne molto più facile perché era spontaneo; lui voleva davvero aiutare quell'incosciente idealista.

-Come si sente?-

-Io... meglio-

Graves annuì. E adesso? Qualunque altra cosa avesse fatto, il ragazzo avrebbe finito per collassare definitivamente, e Graves si rese conto di non volere una cosa del genere.

Sospirò. Alla fine aveva ottenuto ciò che voleva. Barebone si era consegnato.

-Per oggi non le chiedo altro. Vada a riposare-

Gli disse, e non potè impedire che la sua voce suonasse stanca e rassegnata.

Era sulla porta quando si sentì richiamare.

-Signor Graves, aspetti. Un'ultima cosa-

Lui gli fece cenno di continuare.

-Per favore, non dica niente a Newt e Tina. Sopratutto non a Tina, va bene?-

Graves non gli disse che lo ammirava per il coraggio che aveva dimostrato né per come aveva sopportato il dolore.

Non gli disse che in vent'anni di carriera aveva fatto ricorso al dolore più volte per arrivare ad una confessione e che mai nessuno aveva sopportato con una dignità come la sua.

-Resterà una cosa tra noi. Ha la mia parola-

E se ne andò.

Aveva preteso molto dal ragazzo, ma ancora di più aveva preteso da sé stesso.

***

Era finita.

Credence non aveva mai provato un dolore tanto intenso, forse solo durante le peggiori punizioni di Mary Lou.

Però ne era valsa la pena, se Newt e Tina non sarebbero stati processati; loro avevano fatto così tanto per lui, e non era giusto che la loro vita fosse rovinata per colpa sua.

Eppure, un volta rimasto solo, il peso di quello che aveva appena fatto gli crollò addosso.

Aveva perso tutto. Tra nove mesi sarebbe stato di nuovo in America e da allora la sua vita sarebbe stata un'incognita.

Lo avrebbero riconosciuto colpevole e giustiziato? Oppure avrebbero creduto al fatto che quando aveva ucciso la sua madre adottiva ed il senatore non era in grado di controllare le sue azioni?

E Graves? L'Auror aveva avuto tutte le dimostrazioni che lui non fosse un pericolo, ma se avesse mentito?

Se davvero avesse voluto farlo condannare come aveva detto Tina fin dall'inizio?

Gli girava la testa.

Che aveva combinato?

Che diavolo aveva combinato?!

Sobbalzò violentemente quando sentì bussare alla porta e la voce di Newt che gli chiedeva cosa stesse succedendo.

Lui non riuscì a farsi sentire perchè aveva la gola troppo chiusa, e allora Newt aprì la porta con la magia ed entrò.

Credence non lo aveva mai visto tanto pronto a combattere, e ne rimase molto sorpreso perché Newt era una delle persone più pacate che lui conoscesse.

-Credence, va tutto bene? Dov'è Graves?-

Lui riuscì ad articolare a fatica "andato via".

Solo allora Newt mise giù la bacchetta. Allora non era stata una sua impressione che sarebbe stato pronto a lottare per difenderlo.

Quella consapevolezza gli fece salire di nuovo le lacrime agli occhi.

-Credence, oggi è successo qualcosa, non è vero? Ho una strana sensazione, e... Credence?-

Accidenti! Aveva ricominciato a piangere. Lui non voleva, davvero, non voleva fare preoccupare Newt, ma non riusciva a smettere in nessun modo.

Rimase sul divano con il viso tra le mani, e non fu per niente sorpreso quando sentì Newt sedersi accanto a lui e circondargli le spalle con un braccio.

Si lasciò raccogliere contro il suo petto e rinunciò definitivamente a darsi un contegno.

Pianse finché ne ebbe bisogno, strappato tra quanto era grato per quel conforto, la consapevolezza che tra pochi mesi avrebbe perso tutto e la determinazione a non cedere alla debolezza per il bene della sua famiglia.

Sapeva troppo bene che Newt e Tina non lo avrebbero mai lasciato andare, quindi toccava a lui fare la scelta di spezzare il filo che li univa; tuttavia, finché non fosse stato inevitabile separarsi, aveva bisogno del loro amore.

-Newt... io... ti voglio bene, papà-

Newt lo abbaracciò più forte. Forse più tardi ci sarebbe stato tempo per parlare, ma per il momento c'era bisogno solo di quello.

***

Bene, finalmente ci era riuscito! Aveva portato a termine l'incarico, giusto? Avrebbe dovuto chiedere a Madame Picquery altri tre mesi di tempo in più rispetto ai sei previsti, ma alla fine aveva ottenuto quello che voleva: Barebone consegnato alla giustizia del MACUSA, e con due mesi e mezzo di anticipo sul previsto.

E allora perché invece di sentirsi soddisfatto avrebbe voluto solo annegare in qualsiasi alcolico forte che gli capitasse sottomano?

Prima che la situazione sfuggisse al suo controllo, aveva raccolto abbastanza forza di volontà da vuotare la mezza bottiglia di wiskey nel lavandino.

Mettere il tappo non era sufficiente per smettere di bere, e allora aveva dovuto ricorrere a quel rimedio drastico.

Preferiva torturarsi piuttosto che ridursi ad un alcolizzato: un bicchiere per calmare i nervi andava bene, mezza bottiglia in un'ora no, e lui sapeva troppo bene quanto l'alcol potesse ridurre un uomo ad uno stato denigrante.

No, avrebbe fatto meglio ad affrontare i suoi problemi.

Prese il suo tacquino personale e si smaterializzò ai giardini come faceva sempre quando non riusciva più a stare chiuso tra quattro mura.

Ai giardini scelse una panchina proprio sotto un lampione e, circondato solo dallo stormire del vento tra le foglie, cominciò una lunga ed attenta analisi di sé stesso per iscritto.

Non si schiodò da lì prima di aver riempito pagine e pagine ed essersi mezzo assiderato per ore nella notte ancora fredda di inizio aprile, ma almeno dopo aveva le idee più chiare.

Con un tocco di bacchetta fece assorbire l'inchiostro dalla carta.

Ancora una volta tutti i suoi segreti erano stati seppelliti da decine di incantesimi di protezione, perchè nessuno al mondo potesse mai vedere le debolezze di Percival Graves.

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Nel Cerchio della Strega


Ho cambiato il titolo della storia. So che non si dovrebbe fare ora che è arrivata al settimo capitolo, ma ho trovato una canzone che era perfetta.

Comunque ho segnalato il cambio di titolo nell'introduzione.

Per quanto riguarda questo capitolo posso dire che è stato uno dei più difficili da scrivere; ancora dopo non so quante revisioni ci trovo piccole cose da correggere.


Grazie a unapersonanonima per aver aggiunto la storia tra le preferite e a romioneinlove per averla aggiunta tra le seguite.


Stavolta la fanart è dedicata a Credence e Newt


Lady Shamain



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Capitolo 9
*** Punto di rottura ***


Capitolo 8

Punto di rottura

***


Nei giorni seguenti il rapporto tra Graves e la famiglia Scamander fu molto scostante.

A quel punto tutti loro avevano un segreto da mantenere con almeno un'altra persona: Credence nascondeva ai suoi genitori il patto che aveva fatto con Graves, Graves nascondeva a Credence che il sigillo che gli aveva imposto era falso, Tina nascondeva (o credeva di nascondere) a Graves il suo stato e Newt nascondeva a Credence di sospettare che fosse successo qualcosa di particolarmente brutto la mattina in cui lo aveva lasciato piangere tra le sue braccia.

Insomma, un'atmosfera piuttosto tesa, di cui ognuno dava la colpa a Graves. Compreso Graves.

E lui lo sapeva.

Poco male.

La loro disapprovazione gli scivolava addosso come pioggia su un Incanto Impermeo.

Non era il loro biasimo che temeva, era il suo; perché sì, Percival Graves poteva dire di aver vinto, ma aveva pagato cara la vittoria perdendo il rispetto per sé stesso.

Poco a poco, trucco dopo trucco, insistenza dopo insistenza, si era venduto un pezzo alla volta, e se la corda di cuore di drago non perdonava facilmente gli altri, ancor meno facilmente perdonava sé stessa.

Per questo dormiva male la notte e quasi sempre si svegliava di soprassalto con il respiro corto ed in preda al panico.

Ma insomma,che stava facendo di sbagliato?!

Aveva degli ordini, aveva accettato un incarico di cui era convinto, era riuscito a portarlo a termine, e allora?

Continuava a passare del tempo con Barebone, e lo sguardo del ragazzo gli bruciava addosso come ferro rovente.

Nei suoi occhi c'era uno strano misto di caparbia rassegnazione e speranza, ma Graves sapeva che Barebone non aveva speranza.

Il suo processo poteva concludersi solo con una condanna perchè il MACUSA aveva bisogno di una dimostrazione di forza, non di una di indulgenza.

Per il potere, l'indulgenza è debolezza, l'amore è un'aggravante e ammettere di avere sbagliato è inconcepibile.

E Barebone non lo sapeva. Il ragazzo confidava nella sua onestà e continuava a studiare come se avesse un futuro.

Una volta Graves gli aveva chiesto come facesse a studiare sapendo cosa lo attendeva, e lui gli aveva risposto che prima o poi il processo sarebbe finito, e che lui non voleva perdere un intero anno di scuola.

Quel misto di buonsenso e speranza facevano a Graves l'effetto di aver inghiottito una salamandra viva.

Odiava il fatto che Barebone si fidasse di lui, e sapeva che era solo colpa sua: se solo lui non si fosse dimostrato comprensivo dopo avergli imposto il finto sigillo!

Avrebbe dovuto essere freddo e distaccato come al solito, e non ce l'aveva fatta.

O stava invecchiando precocemente, oppure quello che Grindelwald gli aveva fatto lo aveva scosso più di quanto i medimaghi avessero creduto.

Barebone era tranquillo mentre stava in sua compagnia chino sui libri, o mentre preparava pozioni o scriveva i suoi temi con una grafia calma e regolare.

Era tenace. Certo. Era sopravvissuto piegando il potere dell'obscurus.

Era un ragazzo straordinario sotto molti punti di vista, ed ogni volta che Graves pensava a come sarebbe finito, la sua coscienza lo mordeva senza pietà.

Già vedeva i titoli dei giornali. Sarebbe stato il processo più seguito del mondo magico dopo quello di Grindelwald perché il MACUSA si sarebbe accertato che lo fosse.

Distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica con un copevole alternativo (o un capro espiatorio come dicevano i nomag) era una manovra politica che riusciva sempre ed in tutte le epoche: la paura ha bisogno davvero poco per essere innescata; e la paura diventava facilmente odio.

Odio da riversare su qualcosa o qualcuno.

Tutti avrebbero visto Barebone come il mostro di New York, non avrebbero mai conosciuto il timido ma coraggioso ragazzo che si era sacrificato per la sua famiglia, che insegnava a cacciare a stravaganti pulcini di serpente piumato e che stava facendo un tema di storia della magia proprio accanto a lui.

Graves era più in conflitto che mai.

Ormai non toccava da giorni i fogli con il sigillo del ministero che avrebbe dovuto usare per il rapporto ufficiale, invece riempiva sempre più spesso le pagine del suo blocco personale; mentre rileggeva i suoi pensieri confusi buttati giù a casaccio, in mente gli si formava una sola domanda: "Che cazzo stai combinando, Percival?"

Perché era quello il problema.

Lui era partito da New York convinto delle ragioni che gli aveva spiegato Madame Picquery. Ne era ancora convinto.

Sul piano puramente razionale il sacrificio di Credence Barebone per l'integrità dello stato non faceva una grinza, ma Graves non si aspettava che in Inghilterra, invece di un mostro, avrebbe trovato una fibra debole nella sua corda di cuore di drago.

La tenacia, l'onestà e la forza morale del ragazzo gli facevano rivedere un sé stesso più giovane, appena diplomato all'Accademia e con la testa piena di sogni sulla giustizia.

Poi i sogni erano sbiaditi e lui si era adeguato alla realtà. Aveva imparato a manipolarla.

E adesso c'era un Percival di venticinque anni che lo guardava dal passato con profonda disapprovazione.

La cosa peggiore era che il ragazzo si fidava di lui, e lui... maledizione! Lui stava cominciando ad affezionarsi!

Maledizione, era impossibile non rimanere conquistati dalla sua intelligenza pronta, dalla cura con cui accudiva i due gufi che dimoravano sopra il caminetto, dal modo in cui sorrideva contento di piccole cose o da come parlava del suo fratellino in arrivo.

Graves non poteva più negarlo: lo stimava.

Credence era un ragazzo di vent'anni che attendeva un processo da cui non sapeva nemmeno se sarebbe uscito vivo, eppure invece di abbattersi e di seppellirsi in un angolo in preda alla depressione viveva quei mesi che gli restavano con ancora più entusiasmo.

E più il tempo passava più Graves si odiava per quello che stava facendo.

***

Credence aveva notato che stranamente, dopo che avevano stretto il loro patto, il rapporto tra lui e Percival Graves era migliorato.

Ormai che era tutto finito non c'era più bisogno che si facessero la guerra.

Sebbene l'Auror fosse sempre severo e distaccato, e continuasse a trattarlo con un'asettica professionalità, Credence percepiva meno tensione.

Da quando non erano più in aperta ostilità anche il suo impegno scolastico era migliorato: poteva concentrarsi per bene sui compiti, e la presenza di Graves che lo osservava non era più qualcosa di snervante.

In effetti quello che gli aveva dato problemi non era il fatto di essere ossevato in sé, ma il fatto che Graves cercasse di farlo sbagliare o di distrarlo di proposito per esasperarlo.

Da quando gli aveva imposto il sigillo, Graves non aveva più fatto niente del genere, e la sua presenza era diventata un'abitudine.

Fu mentre preparava un compito di pozioni che ebbero di nuovo qualche attrito.

Serviva del pungiglione di scorpione.

Lo scorpione gli aveva improvvisamente ricordato qualcosa, uno squarcio da una vita passata.

Credence aveva già visto degli scorpioni. A New York. Spiccavano su un colletto bianco, scuri ma lucenti.

Aveva alzato la testa dal libro di scatto, ma no: sul colletto di Percival Graves non c'era nessuno scorpione.

-Qualche problema, signor Barebone?-

Lui esitò. Era sicuro che non sarebbe stata una mossa saggia sollevare quell'argomento, per cui cercò di minimizzare con un "Oh, no, niente di importante".

-Sarò io a giudicare se era importante oppure no-

-Ma davvero, non era...-

-Signor Barebone, non mi costringa ad usare la Legilimanzia-

Credence avrebbe preferito evitare, e d'altra parte sapeva che Graves non avrebbe mollato la presa finché non avesse avuto la risposta; tanto valeva affrontare il problema.

-Il fatto è che ho notato che mancano le spille-

-Come, prego?-

-Sì, insomma, gli scorpioni. A New York, Gellert Grindelwald indossava sempre due spille gemelle a forma di scorpione sul colletto della camicia-

Cedence notò che Graves aveva serato la mascella ed aveva bloccato a metà il movimento di portare una mano al collo.

Accidenti! Lo sapeva che non sarebbe stata una buona idea ricordargli di Grindelwald!

Tornò a concentrarsi sul libro di pozioni.

Percepiva il nervosismo dell'altro mago e decise che era meglio lasciarlo in pace, ma l'atmosfera era diventata insopportabile.

-Mi dispiace, signor Graves. Non avrei voluto ricordarlo-

-Non c'è bisogno di scuse. Ormai è passato-

Graves aveva liquidato la questione ma Credence aveva visto perfettamente la smorfia di dolore che gli aveva attraversato il viso, e non fu per niente sorpreso quando quel pomeriggio l'Auror andò via prima del solito.

***

Avrebbe dovuto redigere quel dannato rapporto settimanale.

Erano già due settimane che non lo faceva, ed i fogli bianchi con il sigillo del Ministero lo scrutavano minacciosi dalla scrivania della sua stanza.

'fanculo il rapporto settimanale! Che doveva scrivere?

"Madama Presidente, mi sento terribilmente ridicolo ad usare le tecniche di invetigazione di un Auror di alto livello per spiare e manipolare un ragazzino che è preoccupato unicamente di essere in ritardo con gli studi"?

Cazzo!

Fino a quel momento era riuscito a mantenere tutto ciò che scriveva sul filo di un rasoio, ed aveva fatto salti mortali impensabili per dare ad ogni frase su Barebone una doppia interpretazione, sia in senso negativo che positivo; ma adesso il gioco non funzionava più.

Lui non aveva niente di male da dire sul ragazzo. Punto.

Ma non poteva consegnare al Ministero un rapporto positivo.

"Perché no?"

Il pensiero fu così improvviso che lo fece inciampare nei suoi passi durante il suo andrivieni nella stanza.

Già, perché no? Era tutto nelle sue mani in fondo.

Lo avevano mandato in Gran Bretagna a osservare un caso, e allora perché non scrivere semplicemente la verità?

Lui era diventato Auror perché aveva degli ideali, non per diventare un burattino!

Per un attimo tutto gli fu chiaro e Graves si fiondò alla scrivania certo di cosa fare, ma non appena ebbe la penna tra le mani l'euforia svanì all'istante.

Scrivere la verità? E da quando la verità veniva accolta bene, specie dentro un Ministero?

Avrebbe consegnato un rapporto in cui metteva nero su bianco che il MACUSA aveva mandato in missione un Consigliere per appurare che il mostro che aveva terrorizzato New York era un ragazzo del tutto innocuo?

Se l'avesse fatto avrebbe anche implicitamente accusato Seraphina Picquery di aver preso una decisione affrettata quando aveva ordinato di eliminare l'obscuriale.

Avrebbe minato la fiducia nel capo del loro stato, e quella era l'ultima cosa di cui la comunità magica in America aveva bisogno.

Dannazione! Non poteva farlo.

Posò la penna senza curarsi di pulire le gocce di inchiostro che erano cadute a macchiare la carta.

Sospirò pesantemente e si massaggiò i muscoli del collo resi rigidi dalla tensione, poi uscì per una delle sue camminate notturne e quando tornò prese una quantità di pozione del sonno ai limiti del sovradosaggio.

Niente di tutto quello servì a farlo dormire meglio quella notte; fu svegliato da incubi in cui Grindelwald aveva preso le sue sembianze e, per rendere l'illusione davvero perfetta, allungava la mano verso il suo corpo paralizzato e gli strappava di dosso due spille gemelle a forma di scorpione.

***

Il lavoro nella valigia era uno dei momenti della giornata che Credence preferiva.

Era lì che si sentiva più a suo agio, con gli animali, e poi parlare con Newt era più facile mentre c'era qualcos'altro che impagnava l'attenzione; ad esempio riparare le recinzioni che Betsy buttava giù regolarmente oppure pulire il legno dai nidi di doxy che diventavano troppo numerosi.

Quel giorno Credence aveva una domanda da fare, qualcosa che gli era tornato in mente già da un po' di tempo.

-Newt, posso chiederti una cosa?-

-Certo, Credence-

-Ecco... ti ricordi quando mi hai detto che se un uomo dice che non ha mai provato niente per un altro uomo, di sicuro sta mentendo?-

-Sì, mi ricordo-

-Bene... io... ecco, io...-

-Volevi chiedermi se a me è successo?-

Credence arrossì vistosamente.

-Io... sì, volevo sapere se ti era capitato-

Newt sorrise come ogni volta che era perso in qualche ricordo.

-Oh, sì, mi è capitato eccome!-

Scosse la testa mentre una bassa risata gli scuoteva le spalle.

Anche Credence sorrise. Si aspettava che Newt fosse molto più reticente, non addirittura che ridesse.

Newt riprese a parlare mentre riparava l'ennesima crepa nel legno sotto la botola.

-Vedi, mio fratello Theseus è sempre stato un bel ragazzo, molto popolare a scuola e circondato da amici belli e popolari. E uno di loro era... lui era... era un sogno. Alto, bello, moro, capelli ricci, occhi neri. Si diceva che avesse sangue gitano e che la famiglia da parte di sua madre fosse espatriata dalla Transilvania. Le ragazze giuravano che fosse un vampiro e volevano essere morse da lui-

Newt rise di nuovo, allora Credence prese coraggio e gli chiese se non avesse mai fatto niente per attirare la sua attenzione.

-Oh, no! Io ero troppo imbranato. Ero una specie di brutto anatroccolo se confrontato con Theseus, e non avrei mai osato tentare nessun approccio. Però mi ricordo che una volta ad una festa lui mi ha offerto da bere. Mi aveva visto seduto da solo e mi si era avvicinato con un bicchiere di idromele. Ed io ero così felice!-

-E che è successo? Almeno un bacio a stampo?-

-Hem... veramente io non ho mai retto bene l'alcol. Sono collassato dopo tre sorsi e Theseus ha dovuto riportarmi a casa in braccio. Che imbarazzo! Ancora me lo ricorda quando vuole farmi pesare il fatto di essere più piccolo di lui-

A quel punto Credence rideva apertamente, immaginandosi un Newt molto più giovane e sbronzo portato in spalla da un Theseus abbastanza esasperato.

-E lui che fine ha fatto? Lo hai più rivisto?-

-No. Poi si è diplomato e poi, ancora peggio, si è sposato-

-Newt! Lo dirò a Tina-

-Ma no! Non per il matrimnio in sé! È stato un vero peccato perchè ha perso la testa per la persona sbagliata. Che strana la sorte. Lui che non si era mai innamorato di nessuna, alla fine è caduto ai piedi dell'unica ragazza che non era veramente innamorata di lui ma che mirava solo ai soldi e al suo nome di famiglia-

-E lei come si chiamava? Quella che te lo ha portato via-

Allora lo sguardo di Newt si adombrò.

-Leta Lastrange-

Quel nome non gli era nuovo. Ma certo!

" Più vuoi bene ad una persona e più fa male quando ti tradisce" "La mia si chiamava Leta Lastrange"

Gli dispiaceva aver risvegliato un brutto ricordo.

-E lui invece? Come si chiamava il tuo beau?- gli chiese per sviare il discorso.

-Credence!-

Staolta Newt era arrossito ed era scoppiato a ridere come uno scolaretto.

-Dai, dimmelo! Prometto che non lo dico a Tina-

-E va bene... si chiamava Costantin. Ti sembrerà strano ma non ricordo più il suo cognome-

-Mi accontenterò del nome-

Quella chiacchierata li aveva messi di buon umore. Credence sperava di potersi godere più momenti come quello possibile nei mesi che lo separavano dal processo.

***

Quella mattina Graves decise che non sarebbe andato dagli Scamander.

Al diavolo, non c'era bisogno che andasse tutti i giorni ormai!

Si sarebbe dato malato; non era lontano dalla realtà, visto che il sonno arretrato, la sua stanchezza generale e la dose eccessiva di pozione lo avevano mantenuto a letto incosciente ben oltre il suo orario abituale.

Si concesse una lunga mattinata di pausa, tra un bagno caldo ed una tazza di thé.

Mentre era nella vasca riusciva a rilassarsi. Le preoccupazioni venivano sciolte dal vapore caldo assieme ai suoi muscoli contratti e lui trovava almeno una mezz'ora di benedetta pace.

Dopo il bagno ed il primo pranzo normale in una settimana si sentiva meglio, tanto da decidere di andare comunque a vedere il ragazzo anche se erano le cinque di pomeriggio.

Sicuramente non si aspettavano più che venisse, infatti Scamander gli aprì la porta con un'aria molto perplessa.

Quando gli chiese dove fosse Credence, la risposta avrebbe potuto sorprenderlo.

Era a studiare.

Nel giardino sul retro.

Quando lo raggiunse lo trovò chino su un libro di astronomia e che cercava di seguire le istruzioni per calibrare un astrolabio.

-Sta preparando un esame?-

Lui sobbalzò perché era completamente assorbito dalla lettura, ma si rilassò immediatamente.

-Devo fare un compito di astronomia da consegnare questo lunedì-

-Non è un po' presto? Oggi è solo mercoledì-

-Lo so, ma le previsioni portano cielo coperto per il fine settimana, ed io vorrei consegnare in tempo. Possiamo scegliere noi il giorno in cui fare le osservazioni proprio per questo-

-Capisco. Cosa dovrebbe fare?-

-Una mappa stellare. Annotare giorno ed ora e fare una mappa dei corpi celesti più luminosi, e se possibile individuare le costellazioni-

Sul tavolo c'erano sparse mappe del cielo e libri aperti. I libri erano di seconda mano, probabilmente di Scamander, dato che lui aveva studiato ad Hogwarst.

Il cielo sopra di loro era ancora color turchese, ma stava rapidamente scurendo per lasciare spazio al manto della notte.

Graves si sorprese per la sensazione di pace che si stava lentamente insinuando dentro di lui.

Si sedette sulla panca di legno addossata al muro e, per una volta, fece in modo di non essere una presenza pesante.

Osservava i movimenti precisi di Barebone, la sua concentrazione, il modo in cui manteneva la presa salda sulla bacchetta mentre faceva qualche semplice incantesimo per spostare qualcosa che era fuori dalla sua portata.

Osservò il modo in cui aggrottava le sopracciglia quando incontrava una difficoltà, come si fermava a pensarci su e come il suo viso si illuminava quando arrivava alla soluzione.

Dovette distogliere lo sguardo.

Cosa avrebbe potuto diventare quel ragazzo se avesse potuto crescere?

-Accidenti, credevo che il bel tempo sarebbe durato di più-

Si lamentò Credence.

Graves guardò in alto ed in effetti il ragazzo aveva ragione: la leggera foschia si stava rapidamente addensando in bioccoli di nuvole sparsi che compromettevano la visuale.

Improvvisamente a Graves importava un po' troppo del suo compito di astronomia.

Dannazione, non avrebbe dovuto farlo! Che senso aveva aiutarlo a fare i compiti quando aveva firmato la sua condanna a morte?

Eppure sentiva che non avrebbe avuto pace finché non avesse fatto qualcosa per quel ragazzo.

Si alzò dalla panca e gli si avvicinò.

-C'è un incantesimo che permette di vedere attraverso le cose. Vuoi che te lo insegni?-

-In questo momento mi sarebbe molto utile, signor Graves-

-Bene. Non è molto difficile. La formula è "perlucidum". Devi fare un cerchio con la bacchetta, pronunciare la formula, ed all'interno di quel cerchio la superficie del primo ostacolo diventerà trasparente-

-Ma è tutto il cielo. Come posso fare?-

-Fallo in alto, come se stessi creando una finestra, e poi cerca di muoverla oppure rifallo in un'altra direzione-

"Certo! Dagli pure consigli come se ti importasse del suo futuro, viscido ipocrita!"

Si insultò mentalmente. Accidenti! Non avrebbe dovuto permettergli di avvicinarsi tanto.

No, non avrebbe dovuto permettere a sé stesso di lasciarlo avvicinare.

Credence fece esattamente quello che lui gli aveva detto: sollevò la bacchetta sopra la testa e descrisse un ampio cerchio, poi pronuciò "Perlucidum".

Per essere la prima volta che faceva quell'incantesimo non gli era riuscito tanto male.

Le nuvole all'interno si vedevano ancora, ma erano abbastanza trasparenti da lasciar scorgere almeno le stelle più brillanti.

Lo vide sorridere come ogni volta che riusciva a fare qualcosa di nuovo con la magia, e allora Graves provò un orribile misto di orgoglio, vergogna e dolore.

No, basta! Adesso basta, doveva riprendere in mano quella situazione, e doveva farlo subito.

Non doveva permettere al ragazzo di affezionarsi a lui e meno ancora doveva permettere a sé stesso di affezionarsi alla persona che doveva accompagnare nella camera delle esecuzioni.

Credence era ancora con il viso rivolto in alto, ed era felice, ed era già condannato.

Non si accorse che Graves gli puntava la bacchetta contro né che mormorava "stupeficium" .

Lo schiantesimo non era stato troppo forte ma ugualmente lo colpì in pieno e senza difese, facendolo sbattere malamente a terra.

Graves rimase immobile e con la bacchetta spianata in modo che capisse senza ombra di dubbio che era stato lui.

Credence si alzò malfermo e stordito. Non aveva nemmeno capito cosa gli fosse successo, e cominciò a realizzare solo quando lo ebbe guardato un paio di secondi.

-Lei? Mei mi ha...?-

La mancanza di risposta fu sufficientemente chiara.

Graves si aspettava che Credence raccogliesse la bacchetta, che gli si scagliasse addosso in qualunque modo per farla finita una volta per tutte, ed invece il ragazzo era solo ferito.

Boccheggiava senza trovare le parole e con la mano destra stringeva il gomito sinistro su cui era caduto.

Doveva fargli molto male.

Alla fine esplose, ma non come Graves si aspettava.

-Perché?!-

"Non posso spiegartelo, ragazzo"

-Perché mi ha fatto questo? Io... io davvero non la capisco! Abbiamo fatto un patto, io non ho mai creato problemi, e allora... perché?!-

Sembrava che stesse per mettersi a piangere.

Non sarebbe stata la prima volta e Graves credeva che sarebbe riuscito a sopportarlo.

-Perché continuate a farmi una colpa perché sono sopravvissuto?!-

Esplose infine, prima di scappare dentro casa e lasciarlo solo.

No, quello non poteva sopportarlo.

Credence era scappato via non solo offeso, ma disgustato da lui.

Era l'esatta misura di quanto Percival Graves, consigliere del MACUSA e Direttore della Sicurezza Magica, fosse caduto in basso.

E poi...

"Perché continuate a farmi una colpa del fatto che sono sopravvissuto?!"

Non fece niente per fermare il ragazzo perché era troppo sconvolto dal rumore di schianto che aveva appena sentito dentro di sé.

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Nel Cerchio della Strega


Bentornati a tutti!

Questo capitolo è strettamente legato a quello che seguirà.

L'ho spezzato per non fare un unico capitolo troppo lungo.

Devo fare una precisazione che ho dimenticato fino ad ora: Credence non ha più l'aspetto con cui l'abbiamo visto in "Animali Fantastici".

Io lo immagino come nel film "E ora parliamo di Kevin"


Lady Shamain

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Capitolo 10
*** A doppio taglio ***


Capitolo 9

A doppio taglio

***


Credence scappò sentro casa senza guardarsi alle spalle.

Quello era veramente troppo! E lui che ogni volta ci cascava e si fidava! Era uno stupido!

Non c'entrava nulla Grindelwald: adesso Credence aveva la certezza che Percival Graves fosse irrimediabilmente un bastardo.

Aveva intenzione di chiudersi in camera sua a fare i conti da solo con la sua delusione, ma aveva appena imboccato il corridoio che quasi sbattè addosso a Tina.

No! Ebbe il riflesso di stringerla perché non cadesse. Non se lo sarebbe mai perdonato.

-Credence, che succede?-

Avrebbe voluto rispondere che non era niente, che non doveva preoccuparsi, ma non poteva.

Tutto era veramente troppo da sopportare.

-Tina... mamma... io non ce la faccio più!-

E scoppiò in lacrime stretto contro di lei.

***

"Perché continuate a farmi un colpa del fatto che sono sopravvissuto?!"

Cazzo, quello era il karma. Era una fottutissima legge del contrappasso che lo perseguitava!

Graves era di nuovo scappato da casa Scamander, stavolta senza arrischiarsi ad usare la smaterializzazione per un tratto troppo lungo.

Era certo che si sarebbe Spaccato perché era troppo sconvolto.

"Perché continuate a farmi una colpa del fatto che sono sopravvissuto?!"

Si era smaterializzato solo pochi metri più in là, in strada, e già si sentiva frastornato.

Non poteva respirare.

"Perché continuate a farmi una colpa del fatto che sono sopravvissuto?!"

Corse verso l'unico posto in cui poteva sperare di essere al sicuro.

La sua stanza.

Fortunatamente non incontrò nessuno né sulla strada né nella sala al piano terra della pensione, e poté chiudersi nella stanza a doppia mandata.

Desiderava solo nascondersi da tutto il mondo perché nessuno lo vedesse.

Preferiva seppellirsi nella sua angoscia piuttosto che avere un solo testimone quando si fosse spezzato.

Ebbe la lucidità necessaria per fare un incantesimo che bloccasse la porta ed uno che insonorizzasse l'ambiente, ma già quando tentò di accendere il fuoco nel caminetto il suo Incendio prese la forma di una bolla incandescente che annerì l'intera parete della stanza.

Tremava tanto forte da non riuscire a controllare neanche un incantesimo semplice come quello.

Si strappò di dosso il cappotto, la cravatta ed il gilet ma niente lo aiutò a respirare più liberamente.

C'era qualcosa di nero, qualcosa di denso e vischioso come la pece, e lui se lo sentiva dentro i polmoni.

"Perché continuate a farmi una colpa del fatto che sono sopravvissuto?!"

Inghiottiva l'aria in ampie boccate ma sembrava che tutto il suo torace fosse già occupato da quella massa soffocante, e allora fece l'unica cosa che poteva fare; una cosa che, si rese conto, aveva bisogno di fare da mesi e mesi.

Lasciò andare un urlo di pura disperazione, e poi un altro, finché non ebbe buttato fuori un po' dello schifo che si portava dentro da troppo tempo.

Poi, dopo che ebbe sputato fuori la rabbia, venne il dolore.

Una sofferenza atroce che mai avrebbe creduto di poter provare, una cosa orrenda che scorticava il suo cuore non più protetto dalla solita corazza.

Non si era accorto di essere caduto in ginocchio sul tappeto, e quando se ne rese conto non gli importava.

Rimase rannichiato a terra con le spalle contro la sponda del letto, stringendosi le braccia attorno al corpo per trovare un minimo di conforto mentre singhiozzava.

Non voleva piangere, davvero non voleva, eppure non riusciva a fermarsi; aveva l'impressione che avrebbe smesso solo quando gli si fossero spaccate le costole.

***

Newton aveva avuto all'improvviso una bruttissima sensazione, qualcosa che lo aveva indotto a lasciare il suo raro esemplare di augurey e che lo aveva fatto schizzare immediatamente fuori dalla valigia.

Era successo qualcosa.

Forse a forza di stare a contatto con gli animali aveva sviluppato anche lui un sesto senso, e quel sesto senso gli diceva che c'era bisogno di lui.

Appena fuori dal ripostiglio gli sembrò di sentire un rumore di singhiozzi soffocati, e allora corse giù per le scale.

Una volta a piano terra vide che il suo presentimento era fondato: Credence piangeva e Tina lo stava stringendo ed accarezzando ma non riusciva a calmarlo.

-Tina, Credece, che succede?-

Il ragazzo tentò di alzare la testa per spiegare ma gli uscì solo un nuovo impeto di singhiozzi.

-Oh, su, su... andiamo a sederci, va bene?-

In due riuscirono a portarlo in cucina e farlo sedere su una sedia, ma non riuscirono a fargli dire niente se non che era stanco e non ce la faceva più a sopportare.

Tina non lo aveva lasciato un momento, e dall'altro lato anche Newt gli posò le mani sulle spalle.

Il magizoologo si morse le labbra preoccupato.

Non gli piaceva che Credence non parlasse con loro, perché sapeva che qualunque fosse il problema non avrebbe fatto altro che peggiorare; un sentimento represso non era un obscurus, ma il principio era lo stesso, e poteva fare altrettanto male.

Credence non riusciva a spiegarsi ma si aggrappava a loro, e tutto quello che potettero fare fu confortarlo con la loro presenza.

Era frustrante. Era come essere tornati ai tempi in cui Credence era un brandello d'ombra la cui vita era appesa ad un filo.

Rimasero entrambi a dargli l'unica forma di aiuto che Credence chiedeva, e poi, finalmente, i singhiozzi si spensero in un respiro affannoso.

-Credence. È colpa di Graves, non è vero?-

Il ragazzo annuì, e poi fece una cosa che né Newt né Tina si aspettavano.

Si slacciò il polsino della camicia per sollevare la manica fin sopra il gomito, e sulla pelle chiara all'interno dell'avambraccio spiccava una specie di tatuaggio con lo stemma del MACUSA.

-Cos'è questo? Te lo ha fatto Graves?-

Gli chiese Tina.

Lui annuì, e poi cominciò a raccontare una storia che loro non avrebbero mai voluto sentire.

Credence si era consegnato.

Aveva permesso a Graves di imporgli un sigillo che gli permettesse di controllarlo per i prossimi mesi, finché non avesse potuto riportarlo negli Stati Uniti.

-Adesso basta!-

Esplose Tina.

Stringeva il braccio di Credence e continuava a strofinare il marchio come se sperasse di cancellarlo.

Tremava di rabbia e di sdegno, e sul viso le erano comprase delle chiazze rosse.

Newt cercò di calmarla, perché nel suo stato un simile sbalzo d'umore poteva avere brutte conseguenze, ma lei non voleva sentire ragioni.

-No! Non posso tollerarlo più!-

Newt dovette afferrarla per il polso per impedirle di afferrare la bacchetta e smaterializzarsi direttamente da Graves per affatturarlo.

-Tina, non puoi!-

-Non posso? NON POSSO? Ti faccio vedere io se posso! Lasciami andare!-

-Tina, non possiamo fare niente! Vuoi peggiorare la situazione?-

-Non mi importa! Lui...-

-Tina...-

-LUI HA MACHIATO MIO FIGLIO COME UNA BESTIA DA MACELLO!!!-

Newt non l'aveva mai vista così sconvolta né l'aveva mai sentita gridare così.

E peggio ancora non sapeva che fare per calmarla.

Non voleva farle male, ma doveva considerare seriamente la possibilità di un incantesimo, prima che facesse qualcosa di pericoloso.

Per fortuna c'era anche Credence.

Lui si alzò dal tavolo e la abbracciò da dietro.

-Mamma, ti prego, fermati-

Ottenne l'effetto sperato solo in parte: Tina smise di urlare e dimenarsi come un drago inferocito, però poi ebbe la reazione opposta, cioè crollare a peso morto tra le sue braccia piangendo.

Newt intanto lavorava freneticamente con ogni idea che gli veniva.

Dovevano portare via Credence. Ma adesso aveva un marchio. Benedetto ragazzo, ma che gli era saltato in mente?

Accompagnò Tina su una sedia e poi si sedette accanto a lei, contiuando a tenerle la mano.

-Credence, voglio che ti sieda anche tu e che parli con noi adesso, va bene?-

Il ragazzo annuì e si sedette allo stesso tavolo, ma distante da loro.

-Perché lo hai fatto?-

-Perché volevo proteggervi. Voi siete stati buoni con me, ma... ma ora... io non sono vostro figlio!-

Tina stava per scattare in piedi ma Newt la trattenne.

Toccava a lui.

Fu lui ad alzarsi e ad andare da Credence, che cercava di farsi più piccolo che poteva sulla sedia.

Accidenti! Era più diffidente di un pulcino di occamy!

Newt sapeva di dover essere estremamente cauto.

-Credence, noi ti abbiamo visto crescere. Ti abbiamo tenuto in vita a qualsiasi costo perché sapevamo che quello che avevi passato non era giusto. Noi ti vogliamo bene. Non hai scelto solo tu che fossimo i tuoi genitori, lo abbiamo scelto anche noi-

Finalmente Credence si lasciò toccare. Tremava ancora mentre Newt lo accarezzava, ma non fece niente per scostarsi.

-Se lasciassimo che Graves ti portasse via per poter vivere una vita tranquilla saremmo non solo dei pessimi genitori, ma soprattutto delle pessime persone, capisci? Potrai anche non chiamarci più mamma e papà quando non ne sentirai più il bisogno, ma questo non toglie che noi ti amiamo e che ti proteggeremo sempre. Quindi, per favore, non pensare mai più di essere un peso da cui devi liberarci-

Il ragazzo annuì.

Bè, non era andata poi così male in fondo.

Tina si alzò e li raggiunse per abbracciare entrambi. Posò un bacio sulla testa di Credence e rimase a stringerlo con il mento posato sulla sua testa, stavolta senza che lui cercasse di liberarsi dalla presa.

-Credence, lo sappiamo che ci vuoi bene e che saresti disposto a tutto per proteggerci. Lo sappiamo, tesoro, e siamo fieri di te. Ma devi capire che anche noi ti amiamo, e che non potremmo mai essere felici se tu... se tu...-

Dovette premersi una mano sulla bocca per non ricominciare a piangere.

-Va bene, basta così. Adesso che abbiamo chiarito questo punto, occupiamoci di possibili soluzioni al problema-

Sia Credence che Tina lo guardarono sorpresi. A dire la verità quello più sorpreso era lui stesso, perché non credeva che sarebbe mai riuscito a prendere in mano una situazione.

Credence scosse la testa rassegnato.

-Non ci sono soluzioni. Ho un marchio-

-E noi abbiamo otto mesi di tempo per studiare cosa fare. Magari Tina che è un'Auror troverà un modo per aggirare questa cosa. Fidati, tenteremo tutto. E nel frattempo tu guardati da Graves, per favore. Non farti convincere a fare nulla. Se insiste a portarti via prima, tu appellati al fatto che ti ha fatto una promessa, che Tina ha bisogno di te, che vuoi vedere tuo fratello, insomma, qualunque cosa, ma non farti convincere-

-Su questo puoi stare tranquillo, papà. Non credo che mi fiderò mai più di lui-

Credence raccontò quello che era successo prima in giardino, provocando una nuova ondata di indignazione in Tina ed altra confusione in Newt.

-Ma perché lo avrebbe fatto? Non ha alcun senso... insomma, insegnarti un incantesimo e poi schiantarti... non capisco-

-Io capisco che sarà molto difficile non affatturarlo appena lo rivedrò-

Sbottò invece Tina.

-Per favore, mamma, non lo fare!-

Tina lo abbracciò di nuovo con tutta la tenerezza di cui era capace.

-Oh, non preoccuparti, tesoro... farò in modo di non incontrarlo, così saremo tutti al sicuro. Anche se in effetti potrei fingere di perdere il controllo della magia a causa degli ormoni della gravidanza-

Newt non poté evitare di ridere.

Sua moglie aveva uno spirito davvero incredibile, e lui sperava che il loro bambino ereditasse quella forza.

***

Quando Graves riuscì a riprendere un minimo di controllo era già notte inoltrata.

Doveva aver gridato e pianto per ore.

Si sentiva prosciugato da ogni energia, con la gola che gli bruciava all'inverosimile, i polmini come pieni di schegge di vetro e le gambe anchilosate per quanto a lungo era stato inginocchiato sul pavimento; la testa gli pulsava dolorosamente ed ogni botto gli faceva vedere scintille rosse dietro le palpebre chiuse.

Le volte in cui era stato così male si potevano contare sulle dita di una mano, e lui le ricordava tutte con più precisione di quanto avrebbe voluto.

Si alzò barcollando per raggiungere il bagno e buttarsi dell'acqua fredda sulla faccia.

Lo sguardo che gettò di sfuggita allo specchio non lo aiutò, perché gli restituiva l'immagine di un uomo distrutto.

Si asciugò in fretta e tornò in stanza con le guance che gli bruciavano per il freddo, ma almeno aveva i pensieri più chiari.

Si sedette alla scrivania a mettere giù sul suo tacquino tutto quel caos prima che diventasse di nuovo troppo da gestire.

Punto primo, aveva capito di aver mancato di rispetto a sé stesso per tre mesi. Tre. Fottuti. Mesi.

Punto secondo, aveva capito che non ce l'avrebbe mai fatta a consegnare Credence Barebone alla giustizia del MACUSA sapendo cosa gli avrebbero fatto.

Punto terzo (ed era quello che lo aveva fatto urlare fino a graffiarsi la gola) aveva capito che anche se avesse violentato il suo istinto e avesse consegnato il ragazzo, non avrebbe comunque riavuto nulla di ciò che aveva perso.

Quello che aveva detto il ragazzo "Perché continuate a farmi una colpa del fatto che sono sopravvissuto?!" gli si era conficcato dentro e l'aveva portato all'esasperazione perché avrebbe potuto essere una cosa detta da lui.

Per il MACUSA sarebbe stato molto più comodo se Percival Graves fosse morto.

Un martire caduto mentre compie il suo dovere è sempre una buona cosa per lo stato, ma lui era sopravvissuto, ed era la prova dello smacco più grave che il Ministero della Magia avesse mai subito.

Da morto sarebbe stato un eroe, da vivo era un imbarazzo ambulante.

Premette la punta della stlografica tanto forte da fare schizzare l'inchiostro.

Lui lo sapeva che era così, ma si era rifiutato di ammetterlo con sé stesso finché quel ragazzo non gli aveva sbattuto in faccia quanto era stato meschino.

Non si era reso conto del dolore che provava prima di averlo inferto deliberatamente ad un'altra persona; prima di aver visto nel dolore di Barebone un riflesso del suo.

Era ovvio che ogni volta che feriva il ragazzo gli sembrava che la cosa si ritorcesse contro di lui.

Se ripensava a cosa aveva fatto gli veniva voglia di rimettersi a gridare.

Tre mesi di tormento quotidiano, poi lo aveva torturato inutilmente ed infine, pur di non ammettere che stava sbagliando, gli aveva inferto anche il dolore di un tradimento.

Nessuna meraviglia che la sua corda di cuore di drago lo stesse massacrando.

E c'era un quarto punto: anche se lui, consegnando Barebone, avesse potuto riavere la sua vita di prima, non sarebbe stato giusto.

Non c'era scusa che tenesse: né la dignità né il senso del dovere potevano giustificare il sacrificio di un ragazzo che aveva ancora tutta la vita davanti a sé.

Non se lo sarebbe mai perdonato.

In ogni caso, comunque andassero le cose, quello era il suo ultimo atto ufficiale; era un' ultima scintilla di potere tra le sue mani e lui aveva un'unica possibilità di utilizzarla.

Il come dipendeva solo da una sua scelta.

Poteva piegarsi alla ragione di stato come aveva fatto altre volte e condannare il ragazzo, oppure poteva compiere uno scatto di orgoglio ed usare il suo potere come voleva lui.

Magari per fare la cosa giusta.

Chiuse gli occhi. Gli costava, eccome se gli costava.

Sarebbe stata la fine di Percival Graves, sarebbe finito nell'oblio e con la nomina di "quello che si è fatto fregare da Grindelwald".

Sapeva cosa sarebbe successo.

Nella migliore delle ipotesi la sua missione sarebbe stata insabbiata per evitare un ulteriore scandalo; nella peggiore lui sarebbe stato chiamato a fare rapporto, e ne sarebbe uscito come l'Auror che era stato talmente sconvolto da Grindelwald da non riuscire a riportare in patria un ragazzo che non aveva nemmeno un'istruzione magica.

Avrebbe fatto la figura peggiore della sua carriera, altro che uscirne con dignità!

Eppure era tutto lì: due piatti della bilancia con due pesi.

Valeva di più la dignità agli occhi del mondo o la dignità di fare la cosa giusta?

Graves sospirò pesantemente.

Era inutile continuare a torturarsi dato che sapeva già cosa voleva fare, e comunque era chiaro che la vita di un ragazzo innocente valeva più della sua già rovinata.

Non avrebbe fatto a Credence quello che stavano facendo a lui.

Mise da parte il suo blocco personale, prese la cartella con i fogli del ministero, e cominciò a scrivere per terminare prima possibile l'ultimo rapporto della sua carriera.

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Nel Cerchio della Strega


Benritrovati!

Questo capitolo è corto perché mi sembrava molto pesante.

È un distillato di angst si da parte di Graves che di Credence (per non parlare di Newt e Tina).

Il fatto che Newt lavori con un augurey è un chiaro riferimento ad "Harry Potter e la maledizione dell'erede".

Non mi importa di tutte le critiche, a me l'ottavo capitolo è piaciuto.

Non è il nobel della letteratura e non è nemmeno un classico Potter, però non è nemmeno lo schifo che si dice in giro.


Tornando a questa storia, questo è uno degli ultimi capitoli, e vi lascio con Graves sull'orlo di una crisi di nervi.


Lady Shamain






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Capitolo 11
*** Rapporto completo ***


Capitolo 10

Rapporto completo

***

Erano ben tre giorni che Graves non si faceva vedere, con grande gioia di Tina e sollievo di Credence.

La strega si era arrabbiata tanto che per due giorni la sua nausea era peggiorata ed aveva avuto vertigini che l'avevano costretta a letto, ma appena passata la fase peggiore Tina si era subito messa in azione.

Aveva chiamato Credence nella sua stanza, spedito Newt in salotto a fare da palo in caso fosse arrivato Graves, e poi aveva bloccato la porta dall'interno per cominciare a lavorare.

-Bene, Credence, adesso devi dirmi esattamente cosa è successo. Che formula ha usato Graves per farti questo marchio?-

-Non lo so. Non ha pronunciato nessuna formula-

-Nessuna? Strano... e allora com'è andata?-

Credence le raccontò di nuovo di come avevano contrattato i termini dell'accordo, poi le disse che aveva premuto la bacchetta molto forte sulla pelle e che aveva fatto malissimo.

-Ti ha fatto male? Ma non ha senso... l'Incanto Inventum lascia una traccia magica ma non provoca alcun dolore. Al messimo provoca un formicolio, ma non dolore-

-Ma è così, mamma. Ti giuro, credevo che mi stesse marchiando con un ferro rovente-

Tina strinse le labbra. Era meglio che non incontrasse il signor Graves, altrimenti non avrebbe risposto delle sue azioni.

E oltretutto le stava venendo un brutto sospetto.

-Credence, secondo me Graves ti ha imbrogliato più di quanto credessimo. Fammi controllare una cosa... voglio vedere che incantesimi sono stati utilizzati-

Gli sfiorò delicatamente il braccio con la punta della bachetta e mormorò "incantationem ostendo"; nella stanza si sentì la voce di Percival Graves che diceva "imago".

-Solo un'immagine? Non ha usato un vero Incanto Inventum allora. Ma il dolore... ora vediamo-

Ripeté la formula per rivelare gli incantesimi e stavolta la voce incorporea di Graves disse "urtica".

Tina sgranò gli occhi.

-Che cosa?! Una fattura urticante?! Ti ha fatto una fattura urticante!-

Era furiosa. Non c'era alcun motivo di fare a Credence una fattura urticante, a meno che Graves non volesse deliberatamente farlo soffrire.

-Mamma, che significa?-

-Significa che quel verme schifoso ti ha fatto male per niente. Non hai nessun sigillo addosso, Credence!-

Da un lato era un'ottima notizia, soprattutto finché Graves non sapeva che loro sapevano, ma dall'altro lato... Perché diavolo quel troll aveva fatto una fattura urticante a suo figlio?!

-Credence, vai a chiamare Newt. Dobbiamo parlare. E spero vivamente che Graves non si faccia vedere!-

Quando furono tutti e tre assieme, chiusi nella stanza di Credence come cospiratori, Tina fece qualche altra prova per scoprire se magari l'Incanto Inventus era stato occultato, ma niente, non c'era alcuna traccia.

L'incantesimo di localizzazione non c'era, fine.

Allora fu Newt a prendere di nuovo l'iniziativa.

-Bene, se Graves non sa che noi lo sappiamo abbiamo un certo vantaggio. Lui è convinto di aver bloccato Credence, e noi non faremo niente per fargli pensare il contrario. Se Credence non ha alcuna Traccia adosso vuol dire che posso portarlo via-

Credence sussultò a quelle parole.

-No, non possiamo andare! Lasciamo Tina sola? Ed il bambino? Newt, tu non puoi non veder nascere tuo figlio!-

-Calma, ragazzo, calma... non ho detto che andremo via subito. Ecco cosa faremo. Allora... io viaggio molto, quindi Graves non si stupirà della mia assenza. Dammi il tempo di preparare un rifugio sicuro, e poi, dopo che il bambino sarà nato, io e te ce ne andremo lì. Tina resterà con Queenie-

-Ma tu devi stare con tuo figlio!-

-Appunto. Starò con te-

Quello troncò qualsiasi discussione.

***

Era l'ultima volta che metteva piede in quella casa.

In realtà la penultima, ma Graves ormai si era liberato del peso più grosso ed era quasi di buon umore mentre percorreva il viale di ciliegi in fiore.

I petali cominciavano a cadere ed ogni tanto Graves si trovava a camminare letteralmente in una nuvola, per questo aveva fatto un incantesimo repellente sul cappotto.

Sarebbe stato poco dignitoso andare in giro coperto di delicati petali rosa.

Sotto il braccio teneva stretta la cartella di cuoio con il rapporto completo, quello che aveva redatto in soli tre giorni e senza quasi dormire tranne l'ultima notte, quando aveva finalmente apposto la sua firma a sigillare per sempre quella follia.

Venne ad aprire il ragazzo, che come era prevedibile era offeso con lui.

"Oh, non fare quella faccia. Tra poco saremo liberi tutti e due"

-Sei solo in casa?-

-No. Ci sono anche miei genitori-

A Graves non sfuggì che aveva calcato le parole "i miei genitori" ma lo ignorò.

-Bene. Ho bisogno di parlare con voi tre tutti insieme. Vai a chiamarli-

-Devo aspettarmi qualche altra scenata? Perché la avverto che non metterò in pericolo Tina e mio fratello-

-Signor Barebone, posso assicurarle che per quanto lei abbia di me una brutta opinione, non metterei in pericolo una donna incinta. Su questo non transiggo. Avanti, vada a chiamarli così ci toglieremo tutti quanti da questo impiccio prima possibile-

Stavolta il ragazzo non fece altre storie. Lo guardò a lungo come per valutarlo, ma poi uscì dal salotto.

Graves aspettò in piedi. Non aveva nessuna voglia di sedersi senza invito e di sentirsi un incomodo più del solito.

Quando tornarono tutti e tre, Graves ebbe l'impressione che volessero dargli del filo da torcere.

Non c'era da stupirsi: il ragazzo doveva aver raccontato loro quello che gli aveva fatto la sera del compito di astronomia.

Graves ebbe all'improvviso un'insana voglia di ridere.

Eccoli lì: un mago svampito che si circondava di creature strambe, una strega incinta con la sindrome della leonessa ed un ragazzino emotivamente instabile.

Ed avevano battuto un consigliere del Ministero della Magia.

-Ci sediamo da persone civili?-

Ebbe l'impressione che Tina stesse per rispondere male ma vide Newt toccarle il braccio.

Visto che quei tre non si decidevano, Graves fece il primo passo, per quanto non gli piacesse rafforzare l'idea che avevano di lui come di un prepotente abituato a dettare legge.

Poco male. Aveva fretta di concludere.

Posò la cartella sul tavolino al centro e la spinse verso di loro.

-Questo è il rapporto completo sulla mia valutazione. È in doppia copia, e mi servono le vostre firme su entrambe le copie. A scanso di equivoci, sappiate che è incantato in modo che neanche una parola possa essere cambiata se non da me, e a vostra garanzia ci sono incantesimi che non permetteranno ulteriori modifiche dopo che avrete messo le vostre firme. Sono sicuro che la signora Goldstein conosce la procedura. Ve lo lascio per tre giorni, fino alla fine di questa settimana. Leggetelo attentamente prima di firmare, e non firmate se non siete del tutto convinti. Mi farete sapere se avete qualcosa da contestare lunedì, quando verrò a riprenderlo. Ma vi suggerirei per il vostro bene di non contestare nulla-

Aspettò una qualsiasi reazione alle sue parole, qualcosa che non fosse guardarlo con espressioni vacue o confuse o che dicevano "Ma si è bevuto il cervello?".

Stranamente il primo a riprendersi fu Barebone.

-Ha già il rapporto completo? Ma il periodo di valutazione dovrebbe durare altri due mesi-

-Ne sono perfettamente consapevole, signor Barebone. Tuttavia ho deciso di mettere fine a questa storia in anticipo, prima che ci porti al manicomio tutti quanti-

I tre lo guardarono ad occhi sgranati, e probabilmente a ragione perchè lui non si era mai espresso in quei termini.

Di nuovo sembravano aver perso la parola.

Si erano stretti uno all'altro come per proteggersi a vicenda e lo scrutavano come avrebbero fatto con un serpente a sonagli, ma non aprivano bocca.

Graves ne aveva abbastanza.

-Possiamo risparmiare un altro po' di tempo e ve lo dirò io, visto che non sapete come chiedermelo: sostanzialmente c'è scritto che Credence Barebone non è pericoloso per la comunità magica né per quella non magica, e che non ci sono gli estremi per chiedere la sua estradizione dal Regno Unito. Questo significa ovviamente che se dovesse entrare negli Stati Uniti verrebbe immediatamente arrestato e processato per i suoi crimini passati, per cui le consiglio di evitare luoghi con la bandiera a stelle e strisce. Ha capito, signor Barebone?-

Lui annuì.

Era sconvolto, come anche Scamander e la Goldstein.

-Quindi... quindi è davvero finita?-

Chiese Scamander.

Stringeva la spalla del ragazzo come se temesse che quello fosse solo un trucco per far abbassare loro la guardia e portarlo via.

Graves si sentì nauseato una volta di più. Merlino, che brutta prova di sé che aveva dato!

-Sarà ufficialmente finita quando avrete firmato il rapporto, ma anche adesso possiamo dire che sì, è finta. Tanto per essere chiari, io ne ho abbastanza di voi quanto voi di me. Adesso vi lascio. Non ho motivo di trattenermi più a lungo-

Uscì in fretta prma che potessero dire qualcos'altro, perchè qualunque cosa sarebbe stata inopportuna ed avrebbe fatto un brutto effetto sul suo sistema nervoso già abbastanza precario.

***

Credence, Newt e Tina erano rimasti a fissare la cartella di cuoio per un bel po' di tempo dopo che Graves se ne era andato.

La scrutavano sospettosi come se temessero che potesse prendere vita ed azzannarli da un momento all'altro.

Nessuno dei tre sapeva cosa dire, men che meno si azzardava a fare la prima mossa per aprire quel vaso di Pandora.

-Chissà perché lo ha fatto?-

Chiese Newt, ma stava più che altro pensando a voce alta.

Credence era il più sospettoso.

-Io temo che sia un altro trucco. Ormai mi aspetto di tutto da quell'uomo-

Alla fine fu Tina a prendere in mano la situazione: ricorse a tutti gli incantesimi che conosceva per accertarsi che i fogli fossero quelli veri intestati al Ministero, che il testo non fosse camuffato in nessun modo, che ci fossero davvero gli incantesimi che impedivano qualsiasi modifica dopo l'apposizione delle firme dei diretti interessati e qualsiasi altra cosa che avrebbe potuto essere un trucco.

Dopo un ora in cui aveva fatto e rifatto tutti i possibili incantesimi, finalmente si decisero ad aprire il volume.

La grafia di Percival Graves era chiara come carta stampata e proprio per questo inquietante. Non sembrava nemmeno umano.

Rimasero tutta la mattina a leggere il rapporto ed osservarono tutti i cambiamenti.

Da che era un analisi asettica a quando c'erano sporadiche macchie di inchiostro ed affioravano pareri personali di Graves.

A leggere il rapporto sembrava che avesse stima di Credence e che gli avesse fatto un'ottima impressione.

Descriveva tutti i modi in cui lo aveva messo alla prova e le sue reazioni, compresa la storia del finto marchio, commentata da Tina con un "Ah! Almeno lo ammette!"

-Qui dice che sei molto emotivo- lesse Newt

-Emotivo!- sbottò Tina -È lui che è fatto di granito e non ha sentimenti!-

Continuarono fino alla fine, commentando qualche passaggio e indicandone altri.

Credence notò che mancava qualsiasi cenno all'incidente con l'Erumpent, e ricordare quell'episodio imbarazzante per Graves li fece ridere tutti e tre.

Il rapporto si concludeva con l'impressione personale che non c'era bisogno di aspettare la conclusione del periodo stabilito per stilare un rapporto, perché Credence Barebone era una persona che non aveva mai mostrato comportamenti aggressivi o pericolosi nemmeno nei peggiori momenti di pressione.

Suonava quasi come un complimento.

-Allora è davvero finita?-

Chiese Credence.

-Non lo so, tesoro. Spero di sì, ma non mi fido di Graves. Crederò che sia davvero finita quando avremo firmato davanti a lui-

-Hai ragione, Tina. Però oggi mi è sembrato diverso dal solito. Avete visto che occhiaie che aveva?-

-Newton Scamander, sei più pettegolo di una zitella di paese!-

-Non sono pettegolo! Il mio è acuto spirito di osservazione-

-Papà ha ragione- intervenne Credence -Oggi Graves mi è sembrato... non lo so... stanco-

Tina sbuffò seccata.

-Oh, certo, poverino! La prossima volta gli offriamo un po' di vino elfico, una coperta calda e ci facciamo raccontare i suoi problemi-

Tina era particolarmente acida nei confronti di Graves, sia perché ne aveva oggettivamente motivo sia per la gravidanza, per cui i due uomini di casa la lasciarono in pace.

Però Credence non riusciva a togliersi dalla mente l'impressione che gli aveva fatto Percival Graves: non era solo stanco, gli era sembrato sofferente.

Si disse che ne avrebbe parlato con Newt più tardi, nella valigia.

***

Capitava spesso che Newt tornasse a casa con un nuovo animale da mettere in valigia.

Qualcuno degli ospiti andava via, qualcun altro invece arrivava. Più spesso arrivavano.

Credence non credeva che si sarebbe sorpreso più di nulla e invece sgranò gli occhi per la meraviglia quando lo vide tornare con in braccio qualcosa di piccolo (relativamente piccolo) squamoso, con ali membranose e che emetteva versi stridenti; la punta della coda era avvolta in un cappuccio di cuoio.

-Newt! Ma quello è un drago!-

-Shhh... per favore, non farti sentire da Tina!-

Scapparono entrambi in due direzioni opposte come da accordi: Credence a distrarre Tina per non farle notare la presenza di una creatura un po' troppo sopra le righe, e Newt nella valigia a sistemare il nuovo ospite.

Credence scese prima possibile a vederlo, e trovò Newt che lo aveva sistemato in un recinto con particolari protezioni magiche per cui nessun essere vivente poteva entrare o uscire.

-È bellissimo. Non credevo che avrei mai visto un drago-

-No, Credence, questo non è un drago: è una viverna-

Gli lanciò un pezzo di carne ed il cucciolo si precipitò a prenderlo per portarlo via nell'angolo più lontano da loro, e prima di iniziare a mangiare li avvertì di stare lontani con un verso rauco che da grande sarebbe stato un ruggito.

-Che cos'è?-

-Una viverna. Molto simile al drago, discendono da un antenato rettiliano comune credo. Ma come puoi notare la viverna ha solo due zampe, e, differenza molto più importante, non sputa fuoco-

-Allora sono meno pericolose-

-Venenum in caudam, ragazzo mio. Hanno un pungiglione velenoso alla fine della coda-

-Oh! Allora per questo gli hai messo un cappuccio-

-Ottimo spirito di osservazione-

Credence sorrise.

-Però si comporta in modo strano. Insomma, non gli abbiamo fatto nulla di male ma continua a guardarci pronto ad attaccare-

-Lo so. È molto spaventato. L'ho recuperato tutto incatenato. Aspettavano che crescesse per mozzargli la coda, credo. Per estrarre il veleno-

-Per fortuna sei arrivato tu. Non recupererà mai la fiducia negli esseri umani?-

-Forse. Avrà bisogno di tempo e pazienza. Ma credo che sia meglio che continui a non fidarsi, o potrebbe essere ricatturato facilmente-

Newt lanciò altra carne e stavolta il cucciolo l'afferrò al volo.

-È un animale orgoglioso e testardo, ma anche nobile- aggiunse Newt.

-E tanto spaventato da non lasciare avvicinare nessuno. Nemmeno per aiutarlo- Concluse Credence.

-Hai ragione-

Rimasero un pò in silenzio, e l'unico rumore vicino a loro erano i ringhi della viverna e la carne lacerata dai suoi morsi.

-È maschio o femmina?-

-Credo proprio che sia un maschio perché ha la cresta sulla testa già ben sviluppata-

-Allora possiamo chiamarlo Percival?-

Si guardarono negli occhi pensando esattamente la stessa cosa.

Credence temette che Newt gli dicesse di no, invece il magizoologo gli riservò il suo sorriso timido e gli disse che sì, andava bene.

Ma per carità di non dirlo al signor Graves prima che avessero firmato il rapporto!

***

Lunedì. Finalmente! Il suo ultimo lunedì di lavoro su suolo britannico!

Graves aveva fretta di ritirare il rapporto e chiudere per sempre i rapporti con quella famiglia di sbandati.

Fortunatamente non avevano niente da contestare, e firmarono tutti e tre senza creare problemi.

Non gli chiesero nulla e lui non chiese niente a loro.

Però c'era qualcosa di strano nel modo in cui il ragazzo lo guardava.

Poco male. Tanto non si sarebbro mai più rivisti.

Graves aveva fatto il suo dovere, era a posto con la sua coscienza e finalmente la corda di cuore di drago si era acquietata.

Sapeva di aver fatto la cosa giusta, e sinceramente non gli importava poi così tanto di cosa pensassero di quelle sbagliate che aveva fatto prima.

Si salutarono senza essere particolarmente cordiali.

Scamander riuscì a tendergli la mano perché non era tipo da portare rancore, la Goldstein invece rimase ostinatamente a distanza; Credence Barebone invece lo sorprese ancora una volta, perché per tutto il tempo lo aveva guardato come se avesso voluto dirgli qualcosa che non osava.

Anche lui gli strinse la mano senza rancore.

Quando uscì dalla loro casa portandosi via il rapporto firmato, Graves ebbe finalmente la certezza che fosse davvero finita.

Eppure qualcosa non quadrava. Era il suo istinto che gli diceva che restava qualcosa in sospeso, ma non riuciva esattamente a focalizzare cosa.

***

-Papà, c'è qualcosa che non va-

Newt lo guardò attentamente, mettendo immediatamente da parte il suo blocco per appunti.

-Cosa c'è, Credence?-

-Questo è il problema. Non riesco a capirlo-

-Ah. Bene, allora cerchiamo di fare un po' di chiarezza. Dai, siediti-

Rimasero in cucina a parlare per più di un'ora, ma alla fine avevano qualcosa su cui lavorare e Credence aveva i pensieri più chiari.

Miracoli di un inglese con la testa tra le nuvole (o dentro una valigia) ed un grande cuore.

***

Mancavano tre giorni alla partenza del transatlantico che lo avrebbe riportato negli Stati Uniti, e Graves li stava spendendo nelle prove generali di come fosse vivere da pensionato.

Era orribile.

Non poteva dare la colpa a nessuno: sapeva perfetamente che quello era il suo ultimo incarico e che comunque si fosse concluso lui avrebbe fatto quella fine.

Se lo aspettava in fondo, anche se ci aveva messo mesi ad ammetterlo, ma quello che non si aspettava era di trovarsi Barebone di nuovo tra i piedi.

Un pomeriggio il blocchetto in cui teneva i biglietti da visita aveva preso ad emettere un basso ronzio come ogni volta che qualcuno cercava di contattarlo in via ufficiale, e lui si era aspettato di vedere sulla pagina bianca uno dei nomi che conosceva al MACUSA.

Non credeva di vedere apparire "Credence Barebone"

Era sorpreso ma nemmeno troppo, per questo sorrise tra sé.

Allora non aveva sbagliato. Il suo istinto ci aveva visto giusto quando gli aveva fatto pensare che c'era qualcosa in sospeso tra lui e quel ragazzo.

Bé, in fondo era una soddisfazione: il MACUSA avrebbe potuto metterlo da parte, se così voleva la politica, ma lui era ancora sé stesso.

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Nel Cerchio della Strega


Bentornati!

Grazie ad _Heautontimorumenos per aver messo la storia tra le ricordate e a darkmoon87 per averla messa tra le preferite.

Sono gli ultimi due capitoli di questa storia e già a me manca. Mi ero affezionata a Graves e alle sue crisi esistenziali.

*Spazio pubblicità progresso * : C'è una quarta parte della serie già in lavorazione, per chi volesse leggere un seguito della storia con uno sviluppo decisamente slash ed una vera e propria relazione tra Credence e Percival.


Stavolta vi lascio con una fan art a proposito di Credence e Tina.




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Capitolo 12
*** Scorpioni gemelli ***


Capitolo 11

Scorpioni gemelli

***

Graves aveva scelto per quell'incontro un terreno neutro.

Né casa Scamander né (ovviamente) il suo allogio.

Per trovare spazi aperti e viali alberati non c'era bisogno di arrivare a Kensington, bastava il parco di Crawley; anche se Graves doveva ammettere che era strano sedersi su una panchina in un tranquillo pomeriggio di inizio aprile con il suo "prigioniero".

-Non credevo che avresti mai chiesto spontaneamente di rivedermi-

Dato che il suo incarico ufficiale era terminato, Graves non vedeva ragione di dare del lei ad un ragazzo che poteva essere suo figlio; non aveva più motivo di mantenere a tutti i costi le distanze.

-Devo confessare che la tua richiesta mi incuriosisce. Posso chiederti il motivo?-

-Non lo so bene nemmeno io. Forse vorrei solo avere l'occasione di parlare con lei da uomo a uomo. Vorrei sapere qualcosa di vero sul suo conto-

-Non sarebbe opportuno-

-Invece sì! Lei sa tutto di me, io invece mi sono scontrato ogni giorno con una maschera. Per favore. Ne ho abbastanza di persone con il volto di Percival Graves che mi mentono-

Dannazione! Quel ragazzo era pericoloso! Riusciva ad arrivare con una facilità impressionante a cose che avrebbero dovuto restare celate.

-Cosa speri di sentire? Potrei dirti cose che non ti piaceranno-

-Ci ho già fatto l'abitudine, non si preoccupi. Per me sarebbe molto importante avere la verità, per quanto possa essere brutta-

-Ci sono cose che non potrei dirti neanche se volessi. Segreti di stato, capisci?-

-Certo, capisco. Se non potrà rispondermi me lo dica sinceramente. Preferisco questo che un'altra bugia. Siamo d'accordo?-

Graves soppesò attentamente la proposta.

Da una parte non gli piaceva perché avrebbe voluto dire scoprirsi più di quanto facesse normalmente, ma dall'altra parte la corda di cuore di drago insisteva sul fatto che quel ragazzo avesse una sacrosanta ragione.

Sospirò e lo guardò negli occhi castani.

Accidenti! Stabilire un contatto visivo era stata una pessima idea perché nei suoi occhi c'era un bisogno di sincerità che colpì Graves più a fondo di quanto avrebbe voluto, lo stesso bisogno di sincerità che in fondo aveva anche lui.

-Va bene. Cosa vuoi sapere?-

Fu l'inizio della fine. Oppure un inizio diverso da tutti quelli che Graves aveva avuto.

Credence gli fece domande su cosa avesse pensato veramente in momenti ben precisi.

Ad esempio quando gli aveva fatto la fattura urticante, quando gli aveva lasciato il giorno libero per occuparsi di Tina, oppure quando lo aveva schiantato.

Graves rispose sinceramente a tutto.

Erano cose di cui non andava fiero, e nonostante tutto spiegarle a voce alta lo faceva sentire meglio.

Era come scriverle. Dava loro dei contorni definiti.

Non erano cose belle né da dire per lui né da sentirsi dire per il ragazzo, ma lasciarle nell'indefinito sarebbe stato peggio.

La cosa veramente strana era che si erano feriti a vicenda in quei tre mesi, e per quanto Graves odiasse esporsi e farsi vedere debole, provava un senso di sollievo nello spiegarsi a Credence.

Così forse il ragazzo lo avrebbe considerato meno un mostro di cinismo.

-E quindi, non capisco perché lei era tanto deciso a riportarmi negli Stati Uniti-

-A te sembrerà un motivo assurdo perché è lontanissimo dalla realtà in cui vivi. Vedi, Scamander ti ha nascosto al Ministero e ti ha portato fuori dal paese di nascosto per proteggerti, perché ti voleva bene. È un sentimento nobile e Newton Scamander è una bravissima persona, ma non è questo il punto-

-E allora qual'è?-

-I sentimenti, ragazzo. Lui ti ha voluto bene, ma se il metro per applicare la giustizia fosse il sentimento personale, allora nessun criminale dovrebbe essere mai punito in nome di qualcuno che lo ama. E allora sarebbe giusto anche l'estremo opposto, cioè lasciare che anche l'odio si intrometta nella giustizia. Se giustificassi Scamander e la Goldstein per aver agito per amore, dovrei giustificare allo stesso modo anche tutti i maghi che so che hanno compiuto crimini per vendetta. Ti rendi conto che non può funzionare così, non è vero?-

Credence rimase in silenzio a lungo e Graves lo lasciò in pace in modo che potesse assimilare ciò che aveva appena sentito.

-Però lei non mi sta riportando negli Stati Uniti-

-Evidentemente no-

-Perché? Non sta mancando al suo dovere?-

-Il mio dovere era accertarmi se tu fossi un pericolo o no. Non lo sei-

-Se lo fossi stato?-

-Saresti già in cella ad aspettare il processo. O sepolto se avessi opposto resistenza. Sì, anche a costo di dare un dolore alle persone che ti hanno voluto bene. Perché quando c'è in gioco la sicurezza di una città i sentimenti sono l'ultima cosa da tenere in considerazione. So che ti sembro disumano, ma è così-

Era la pura verità. Magari era brutta, spietata e dolorosa, ma era la verità.

Credence annuì con aria assente, più a sé stesso che a lui.

-Una volta lei mi ha chiesto se sapevo che lavoro mi sarebbe piaciuto fare, ricorda? Bé, non credo che potrò mai fare l'Auror-

Graves non fu per niente sorpreso.

-Dipenderà da te. Dipenderà da quanto di te stesso sarai disposto a sacrificare-

-Lei ha sacrificato molto, signor Graves?-

Qualcosa gli punse il cuore a tradimento. Quel moccioso non voleva fare l'Auror, ma ci sarebbe riuscito maledettamente bene.

-Io... io non...-

-Non importa. Non deve rispondermi per forza, ricorda? Basta che non mi dica una bugia, però-

Graves fece un respiro profondo. Quanto aveva sacrificato per costruire una vita come la sua? Quanto aveva perso nel momento in cui Grindelwald l'aveva rubata e poi distrutta?

-Non è una domanda semplice- rispose cauto -Con il mio lavoro ho sarificato tanto, ma ho anche avuto tanto, per cui non saprei dirti se i sacrifici che ho fatto sono stati veri sacrifici. Volevo qualcosa ed ero disposto a dare per ottenerla. Immagino che tirando le somme non possa lamentarmi-

Stavolta rimase lui in silenzio a rimuginare, un dolore sordo all'altezza dello sterno come ogni volta che pensava a Grindelwald che si impossessava della sua vita, la distruggeva e gliela restituiva come un giocattolo rotto.

-Signor Graves? Avrà dei problemi se non mi riporta indietro?-

Problemi? Oh, certo! Ne avrebbe avuti una montagna, di problemi, tanti da bastagli per altre due vite, probabilmente.

Ma non era il caso di scaricare un macigno come quello sulle spalle di un ragazzo di vent'anni.

-Non lo so. Oh, e va bene! Niente bugie, giusto? Ne avrei avuti lo stesso, tu non sei l'unico né il più importante dei miei problemi. Ma se può consolarti, non mi interessa-

-Perché? Perché dovrebbe rischiare qualcosa per colpa mia?-

-Perché so che sto facendo la cosa giusta-

-Ma...-

-Non preoccuparti per me, ragazzo. So riconocere quando vale la pena di fare un sacrificio in più-

Lui abbassò lo sguardo.

Sapeva essere molto serio quando serviva, e Graves non trovava per niente spiacevole la sua compagnia.

Ed in fondo era contento di stare facendo quella strana chiacchierata.

-Grazie, signor Graves-

-Non devi ringraziarmi. Io sto facendo solo il mio dovere. Te l'ho detto: se tu fossi stato un pericolo non avrei esitato ad eliminarti personalmente, ma dato che so che non lo sei, è mio dovere impiegare lo stesso impegno per proteggerti-

Anche se stavano in silenzio lui non provava il desiderio di andarsene.

Era un contatto umano sincero appena sbocciato, ed era molto migliore di tanti altri che avesse avuto nella sua vita.

C'era qualcosa in quel ragazzo che lo calmava.

Credence si girò verso di lui e Graves si rese conto solo in quel momento che aveva continuato a fissarlo.

-Scusa. Una vecchia abitudine da Auror che non mi toglierò mai-

Disse in fretta e distogliendo lo sguardo.

-Posso sapere a cosa pensava?-

Per la prima volta Graves lasciò trapelare un accenno di sorriso.

-Pensavo che in fondo come persona non sei per niente male-

-Posso dire lo stesso di lei, a questo punto-

-Attento, ragazzo. Non ti ho dato tutta questa confidenza-

-Faccia un altro rapporto allora-

In un altra situazione Graves si sarebbe offeso a morte, ma in quel momento fu come se tutta la tenzione che aveva accumulato fosse stata infranta da uno scherzo.

Cominciò a ridere piano, con le spalle che sobbalzavano appena, ma finì a ridere apertamente.

Accanto a lui Credence rideva allo stesso modo, ma di un riso meno amaro, tutto di gioventù e speranza.

-Sei una persona straordinaria, Credence. Una persona che può fare grandi cose. E pretendo che tu le faccia, hai capito?-

-Farò del mio meglio, signore. E lei provi a ridere di più. La fa sembrare meno inquietante, lo sa?-

-Grazie per avermi informato-

-No, davvero, non volevo offenderla. Intendo dire che se lei permettesse alle persone di conoscere chi è davvero Percival Graves, si sorprenderebbe di quanti potrebbero apprezzarlo-

Graves scosse la testa.

Era obbligato a pensarlo una volta di più: sciocco, ingenuo, meraviglioso ragazzo.

-Ora ho bisogno di farti io una domanda, posso?-

-Sì, certo-

-Io vorrei sapere se Grindelwald, quando aveva preso il mio aspetto, ti ha fatto soffrire molto. Per favore. Non posso fare a meno di sentirmene personalmente responsabile, come per tutto ciò che ha fatto fingendo di essere me-

Credence gli mise una mano sulla spalla.

-È tutto a posto, signor Graves, davvero-

-No. No, io sono stato sincero con te, adesso ti chiedo di esserlo con me-

Credence si mosse a disagio, e Graves cominciava a pensare di ritirare la domanda quando il ragazzo cominciò a parlare.

-Grindelwald mi ha spezzato il cuore. Letteralmente. Per me lui era tutto. E quando mi ha detto "Ho finito con te" è stato peggio di tutte le volte che Mary Lou mi aveva frustato. Avrei potuto morire solo per il dolore e infatti mi sono strappato. È stato allora che l'obscurus ha distrutto New York-

Graves serrò la mascella. Sì, lo sapeva, ma sentirlo raccontare in quel modo era diverso. Era peggio.

Fino a quel momento aveva accuratamente evitato di indagare su che rapporti ci fossero stati tra il ragazzo ed il suo falso alter ego, ma lo aveva fatto per proteggere sé stesso.

Forse Credence meritava qualcosa di più.

Gli prese una mano tra le sue. Era impacciato perché non era bituato ai contatti umani, ma sentiva che in quel momento ce n'era bisogno.

-Posso fare qualcosa per rimediare?-

Credence scosse la testa ma senza ritirare la mano dalla sua.

-La ringrazio, ma non credo che nessuno possa fare niente. Newt dice che ci è passato prima di me e che l'unica cosa che può aiutarmi è il tempo-

Non si aspettava di vedere il viso del ragazzo accendersi di una luce tenue.

-Ma forse dovrei essergli grato. Vede, signor Graves, io ho sofferto a causa di Grindelwald, ma grazie a lui ho anche incontrato le persone giuste. Se non ci fosse stato lui, io non avrei mai incontrato i miei genitori-

Graves non sapeva cosa rispondere. Quel ragazzo era davvero straordinario, se riusciva a concentrarsi su una cosa buona piuttosto che su pensieri negativi dopo tutto quello che aveva passato.

Decise che era di nuovo il suo turno: Credence gli aveva lasciato libero accesso ad emozioni profonde, adesso gli sembrava giusto fare lo stesso per fare pari.

-Credence. Ti ricordi le spille a forma di scorpione di cui abbiamo parlato qualche settimana fa?-

Prese dalla tasca interna della giacca una piccola scatola di legno laccato in nero e con intarsi in oro.

La aprì davanti a lui e lo vide sussultare quando riconobbe all'interno gli scorpioni di metallo scuro.

-Hanno una caratteristica singolare, sai? Gli scorpioni fanno schioccare le chele quando si trovano in presenza di un veleno. Molto utile, specie in certi ambienti quando chi ti offre da bere potrebbe farlo per ucciderti-

Credence lo ascoltava attento, aspettando paziente che lui finisse di girare attorno all'argomento e dicesse quello che veramente voleva dire.

-Vedi, queste non sono solo un gioiello. Sono un'eredità di famiglia. Fabricate ai tempi in cui l'Europa riscopriva la passione per l'antico egitto. Il mio prozio le fece forgiare proprio in Egitto, le regalò a suo fratello e da cento anni sono nella famiglia Graves. E... ed io... io ci tenevo molto. Non dimenticherò mai il momento in cui Grindelwald me le ha strappate dalla gola. Credo sia stato esattemente in quel momento che ho capito che aveva rubato la mia identità-

Credence gli posò una mano sul braccio e strinse leggermente.

Non gli disse niente ma quel contatto era incredibilmente confortante; gli dava l'esatta percezione di non essere solo, di non essere giudicato per la sua debolezza. Fu questo a spingerlo a continuare.

-Io non riesco più a metterle. Il ricordo è intollerabile. Forse ho bisogno di tempo come te, ma ora come ora, ogni volta che tento di appuntarle sul colletto sento le sue mani sulla gola. Per questo continuo a portarle in tasca. Forse mi illudo che averle sempre addosso faccia prevalere l'abitudine sul ricordo, ma fino ad ora non ha funzionato, come puoi vedere-

Tacque imbarazzato. Non sapeva perché aveva detto quelle cose.

Per Morgana, non era lui che ormai aveva più di quarant'anni a dover cercare sostegno in un ragazzo che avrebbe potuto essere suo figlio!

-Mi dispiace, signor Graves-

C'era tanta comprensione nella voce di Credence che quasi quasi ciò che aveva detto gli sembrava meno brutto.

Improvvisamente ebbe un'idea.

-Tienile tu-

-Cosa? Oh, no, signor Graves, davvero, non posso...-

-Ti prego!-

Accidenti. Non avrebbe mai pensato di arrivare a supplicare.

Si schiarì la gola per riacquistare un minimo di contegno, ma non fece altro che aumentare l'imbarazzo.

"Oh, al diavolo! Tanto vale, ormai!"

-Credence, vorrei davvero che le tenessi tu. Io so che non avrei più il coraggio di metterle perché mi farebbero sempre rivivere quei momenti. Dovrebbero passare ad un Graves della generazione successiva, ma io sono l'ultimo con questo cognome... ed io non ho famiglia. Ma se avessi figli e somigliassero a te sarei fiero di loro, perciò...-

Non credeva che si sarebbe mai trovato a corto di parole o in difficoltà, ma fortunatamente Credence lo salvò dall'imbarazzo.

-Le metterò in occasioni importanti. Per il diploma. Al battesimo di mio fratello. Magari al mio matrimonio, se mi sposerò-

Graves tirò un sospiro di sollievo.

Quel ragazzo era davvero straordinario.

Rimasero ancora un po' di tempo insieme, semplicemente seduti uno accanto all'altro, ad assimilare quello che avevano imparato in un pomeriggio in cui avevano veramente parlato per la prima volta.

Il sole era ormai calato ad ovest dietro le cime degli alberi, e Venere cominciava a brillare, prima gemma sul manto della notte.

Era quasi il momento di separarsi ed a Graves dispiaceva.

Provava una gran malinconia al pensiero di separarsi da Credence, dopo che aveva fatto tanto per farlo soffrire e tanto poco per aiutarlo.

Ma ormai era così, ed in fondo Graves sapeva che era giusto.

-Si è fatto tardi. I tuoi genitori potrebbero preoccuparsi-

Gli disse piano.

-Sì, ha ragione. Dovrei tornare a casa-

Ma non accennò a muoversi.

Graves provò una malinconia ancora più profonda, ma il pensiero che forse in fondo anche lui potesse mancare al ragazzo stemperava la malinconia con una punta di dolcezza.

Si alzò lui per primo, e solo allora Credence si convinse.

Tornarono a casa in silenzio perché ormai a quel punto le parole erano di troppo.

Graves notò che Credence teneva una mano in tasca ed era pronto a giurare che stesse tenendo la custodia delle spille.

Il pensiero lo fece sorridere ma anche gli chiuse la gola con un nodo di emozione.

Non ritenne opportuno accompagnarlo fino a casa perché non voleva interferire oltre con la vita degli altri due maghi, per questo, arrivati all'ultimo angolo, Graves lo fermò.

Non c'era bisogno di precisare che si stavano salutando per l'ultima volta.

-Mi raccomando, Credence. Tu hai un talento straordinario ed hai una famiglia che ti ama. Sono doni preziosi. Cerca di trarne il meglio-

Non si aspettava che il ragazzo lo abbracciasse.

Era decisamente insolito.

Graves aveva dimenticato come fosse un abbraccio perché era una vita che non sentiva un'altra persona così vicina, e poi... come aveva fatto a non accorgersi prima che Credence era così alto?

Era inaspettatamente piacevole: la pressione contro lo sterno calmava i battiti del suo cuore e lo aiutava a controllare il respiro.

Gli sembrava che il peso che si portava sempre nel petto fosse un po' più sopportabile.

Ricambiò con un certo impaccio ma strinse a sua volta Credence, tanto ormai non doveva più preoccuparsi di cosa scrivere in un rapporto.

In fondo alla corda di cuore di drago c'era quella fibra che desidrava un contatto come quello.

Comprensione, empatia, sostegno, erano cose a cui lui si era ritenuto superiore, e invece scopriva di averne bisogno. E cosa ancora più strana, scopriva di saperne dare a sua volta.

Non avrebbe mai ammesso a voce alta di desiderare il meglio per quel ragazzo, ma poteva pensarlo e sperare che lui lo capisse ugualmete grazie a quel deprecabile eccesso di emotività che lo contraddistingueva.

-Ha ragione Newt: ci sono creature che hanno bisogno del contatto fisico-

Gli disse Credence prima di lasciarlo andare.

-Mi stai trattando come uno dei tuoi animali?-

Lui gli rispose con un sorriso velato di malinconia.

-L'uomo è solo un animale troppo complicato-

"Eh, già... è una filosofia di famiglia, la vostra"

-Detesto doverlo ammettere ma hai ragione tu. Adesso vai a casa. Già non sto troppo simpatico a tua madre. Sì: so che più di una volta ha avuto la tentazione di affatturarmi-

Credence tentò di trattenere una risata ma senza troppa convinzione.

-Grazie di tutto, signor Graves. E se tornerà in Gran Bretagna me lo faccia sapere-

Un altro colpo di malinconia a tradimento.

-Lo farò. E tu scrivimi quando sarà nato il bambino. Ed anche quando arriverai ai MAGO-

-Certo. Bé... allora addio?-

-Arrivederci, Credence. Non possiamo sapere cosa il destino ha in serbo per noi-

Si strinsero la mano un'ultima volta e poi si separarono.

Credence prese la strada per tornare a casa sua, l'Auror invece dopo pochi passi si fermò e si voltò a guardarlo.

Era strano provare affetto per qualcuno che conosceva da poco tempo, ma Credence era davvero una persona speciale.

Graves si strinse nel cappotto quando l'aria più fredda della sera gli si insinuò sotto la sciarpa.

Mentre guardava Credence che si allontanava, si rese conto che stava bene.

Seraphina Picquery non avrebbe accolto bene il suo ritorno, in Dipartimento le chiacchiere sulla sua assenza prolungata si sarebbero sprecate ed il suo futuro era incerto, eppure la consapevolezza di aver dato a quel ragazzo la possibilità di vivere la sua vita lo faceva stare bene a dispetto di tutto.

Quando Credence svoltò l'angolo, Graves decise che anche per lui era ora di rientrare.

Si accorse che stava sorridendo. Aveva ancora il calore di un abbraccio attorno al torace.

Forse, dopotutto, quella fibra disobediente nella corda di cuore di drago non era debole; era solo umana.

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Nel Cerchio della Strega


Bene, ci siamo arrivati: penultimo capitolo di questa parte della serie.

Grazie a Frelia che ha aggiunto la storia tra le seguite e le preferite, oltre ad aver messo tra le seguite anche "Se vuoi", la prima storia della serie, e GRAZIE alla santa NiniveDee7 che è presente con una recensione in ogni capitolo.

Spero che la storia stia piacendo anche ai lettori silenziosi. C'è un biscotto anche per voi * Passa con un vassoio *


Lady Shamain


Ps: stavolta non ho trovato fanart adatte con Graves, quindi vi saluto con un po' di family fluff




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Capitolo 13
*** Epilogo - L'ultimo incarico ***


Epilogo

L'ultimo incarico

***


Ritornare al Woolworth Building dopo tre mesi in Inghilterra aveva suscitato in Percival Graves troppi sentimenti diversi e contrastanti.

Graves sapeva riconoscere il senso di familiarità per l'edificio, il forte senso di appartenenza che era lo stesso di quando era stato reclutato per la prima volta come Auror, e poi riconosceva di provare molta amarezza per la certezza che non ci fosse più posto per lui in quel luogo.

Seraphina Picquery era già stata informata che lui era tornato da solo, e probabilmente per ripicca lo aveva convocato dopo le sette e mezzo di sera, all'orario di cui ci si occupa delle questioni secondarie dopo che quelle importanti hanno impegnato le ore migliori del giorno.

Graves sapeva bene che funzionava così, e per quanto il suo orgoglio si ribellasse all'idea che tre mesi del suo lavoro fossero trattati come materia di scarsa rilevanza, da un lato era grato del fatto che a quell'ora il Ministero fosse molto meno affollato che di giorno; gli risparmiava troppi sguardi interrogativi che lo scrutavano come se fosse tornato dall'oltretomba.

In effetti era quella l'impressione che doveva fare, perché prima era sparito per undici mesi, poi era brevemente riapparso ed infine era sparito di nuovo per altri tre.

Graves era certo che Seraphina Picquery avesse circoscritto l'oggetto della sua missione e che in pochissimi sapessero dove era andato ed a fare cosa.

Percorse i corridoi scortato da un giovane Auror in divisa che camminava in silenzio e rigido.

Aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri e doveva avere discendenze nordeuropee, pensò Graves in astratto.

E probabilmente si stava chiedendo se lui fosse veramente lui.

Arrivato nell'anticamera dello studio presidenziale Graves si aspettava che l'Auror lo precedesse per aprire la porta ed introdurlo dalla Presidente, e invece il giovane lo invitò ad accomodarsi.

Lui era stato gentile, ma Graves sospettava che lasciarlo a fare anticamera fosse un altro modo per rimarcargli quanto fosse decaduto.

-Madama Presidente è impegnata?-

-Presumo di sì, signore. La chiameranno quando potrà riceverla-

-Capisco. Grazie-

Dovette aspettare mezz'ora prima di essere convocato dallo stesso Auror ed introdotto nello studio, dove Seraphina Picquery ordinò subito di lasciarli soli.

Lo invitò ad accomodarsi con tutta la fredda cortesia della calma prima della tempesta, e d'altra parte Graves non si era aspettato niente di meno.

Lui si accomodò su una delle due poltrone, invece la presidente rimase in piedi, esattamente come l'ultima volta che si erano visti.

-Mi scuserà se salto i convenevoli per arrivare subito al nocciolo della questione, signor Graves. Voglio sapere perché non ha riportato l'obscuriale negli Stati Uniti come le avevo chiesto di fare-

-Ho stilato un rapporto completo a riguardo-

Posò la cartella sulla scrivania e la spinse leggermente verso di lei, ma la strega si limitò a gettarle un'occhiata per tornare a concentrarsi su di lui.

Il messaggio era chiaro: le motivazioni ufficiali non la interessavano.

La Presidente si sedette alla scrivania ma Graves ebbe la netta impressione che lo facesse per fargli sentire più da vicino la sua disapprovazione piuttosto che per mettersi sullo stesso piano.

-Noi avevamo un accordo, signor Graves-

-Mi permetto di contraddirla, Madama Presidente. Noi avevamo posto le basi per un accordo. Io non ho rispettato la mia parte e adesso non pretendo certo che mi venga garantita la controparte-

Seraphina Picquery lo guardò contrariata. Molto contrariata.

-Non era un accordo personale. Era qualcosa che lei doveva fare per il suo paese-

-Ho fatto qualcosa per il mio paese. Ho impedito che si consumasse un'ingiustizia-

-Signor Graves!-

Non avrebbe mai immaginato che la controllatissima presidente del MACUSA potesse scattare e rimproverarlo come uno studente nell'ufficio del preside ad Ilvermorny.

-Madama Presidente- riprese lui cauto -La prego di fidarsi del mio giudizio un'ultima volta. Giustiziare Credence Barebone sarebbe stata un'azione di cui ci saremmo pentiti-

Lei lo guardò scettica.

-Fidarmi del suo giudizio? Molto bene. Io mi aspettavo un certo risultato. Mi spieghi perché questo risultato non c'è stato-

-Le ho già detto che ho riportato tutto nel rapporto-

-Il mio tempo ha un certo valore. Me lo spieghi lei- un gesto della bacchetta e la clessidra più piccola sulla scrivania si capovolse per lasciare scorrere la sabbia argentea all'interno -E lo faccia in non più di cinque minuti-

Si era arrabbiata e cercava di rimetterlo al suo posto.

Graves aveva fatto certi propositi di tolleranza prima di tornare al MACUSA, ma i buoni propositi avevano già cominciato ad incrinarsi dall'attesa in anticamera.

-Va bene, glielo spiegherò in sintesi. Da quello che ho potuto osservare, Credence è un soggetto del tutto innocuo e non c'era alcun motivo di chiedere la sua estradizione-

-Lei ha terminato in anticipo il periodo di valutazione. Ha deciso arbitrariamente di sospendere per motivazioni personali un incarico ufficiale. Spero che lei abbia una buona giustificazione per questo-

-Ci sono limiti di buonsenso che non si possono superare, Madama Presidente-

-Ha preso una decisione che non era sua personale come se lo fosse. Questo è un gradino sotto l'insubordinazione-

-Ho preso una decisione secondo il giuramento che ho fatto come Auror. Combattere il male e difendere gli innocenti-

-Conosco il giuramento degli Auror, signor Graves. E non posso considerare innocente un obscuriale che ha ucciso due persone e devastato una città-

-Ho le prove che all'epoca dei fatti il ragazzo non era responsabile delle sue azioni. Era come sotto la maledizione Imperius-

-Non è questo il punto, signor Graves-

-Lo so, Madama Presidente. So cosa si aspettava e so perché è scontenta per non averlo ottenuto. So di aver deluso le sue aspettative- la vide aprire bocca per dire qualcosa ma non glielo permise e continuò deliberatamente a parlare -Il fatto è, Madama Presidente, che Credence è un ragazzo che ha sofferto molto, che è sopravvissuto per miracolo e che adesso ha trovato una famiglia che lo ama. E rovinare la sua vita sarebbe un crimine di cui io non voglio rendermi complice-

Non avrebbe dovuto dirlo. Si era lasciato andare a sentimenti che avrebbe dovuto lasciare in anticamera.

Seraphina Picquery lo guardò attentamente.

Probabilmente si stava chiedendo se ci fossero le condizioni per dichiarare la sua valutazione nulla in quanto eseguita in condizioni di infermità mentale.

-Lei è sicuro di quello che dice?-

-Assolutamente. Madama Presidente, le assicuro che forzare ulteriormente le cose sarebbe stato un danno per il nostro paese ben peggiore che non riportare indietro il ragazzo-

-Quindi posso essere certa che l'obscuriale non sarà mai causa di incidenti diplomatici con la Gran Bretagna? Non vorrei affrontare la situazione del Ministro dalla Magia Britannico che mi accusa di aver lasciato un criminale sul loro territorio, né vorrei lasciare questo onere ai miei successori-

-Non succederà, Madama Presidente, glielo garantisco-

Lei lo squadrò a lungo. Graves sapeva che lo stava valutando alla ricerca di qualunque segno di squilibrio o di manipolazione, ma lui non aveva niente da nascondere, per cui non ebbe alcun problema a sostenere il suo sguardo.

-Potrei inviare altri Auror. Potrei fare pressioni sul Wizengamot in Gran Bretagna- Graves serrò la mascella, pronto ad un altro attacco -Ma non lo farò. In fondo credo che non ne valga la pena. Non metterò un'altra volta a rischio la credibilità del Dipartimento. Mi accontento del suo parere, signor Graves-

Finalmente lui riuscì a rilassare il pugno che aveva tenuto contratto tutto il tempo sotto la scrivania.

-Grazie per la fiducia, Madama Presidente-

Lei annuì. Fortunatamente Madame Picquery era anche una donna che sapeva riconoscere quando ritirarsi.

-Bene. Abbiamo chiuso questa questione. Adesso occupiamoci di lei, signor Graves-

Eh, già. Non si era certo aspettato di passarla liscia.

-Il suo rapporto sarà archiviato. Il motivo e l'esito della sua missione non saranno mai oggetto di dibattito in sede di assemblea e men che meno presso l'opinione pubblica. Lei è vincolato al segreto di stato, signor Graves. Ha capito?-

-Sì, naturalmente-

-Molto bene. E adesso, in considerazione della sua richiesta, sono costretta ad accettare le sue dimissioni-

Se ne era quasi dimenticato. E dire che ci aveva messo metà del viaggio di ritorno per scrivere la sua lettera di dimissioni.

-Certo, Madama Presidente. Solo un momento-

Si accorse che Seraphina Picquery stringeva la bacchetta mentre lui cercava nella tasca interna del cappotto.

Forse non si fidava di lui. Forse nessuno si sarebbe mai più fidato di lui.

Prese la lettera e la posò sopra la cartella di pelle che conteneva il rapporto.

La presidene lo guardò interrogativa.

-Le mie dimissioni, Madame Picquery- spiegò lui -Da tutti gli incarichi. Immediate ed irrevocabili-

Lei prese la pergamena, la aprì lentamente senza distogliere gli occhi da lui, e poi cominciò a leggere.

Graves non credeva che avrebbe mai visto Seraphina Picquery sorpresa, sempre che le sopracciglia eleganti leggermente arcuate potessero essere considerate un segno di sorpresa.

La strega era arrivata in fondo alla pagina, aveva riportato brevemente lo sguardo su di lui, e poi era tornata a rileggere la lettera.

Graves sapeva che le sue dimissioni sarebbero rimaste a lungo come record per la lettera più breve, ma davvero non si era sentito di prolungare intilmente quella situazione.

Era stato rapido, sincero e forse brutale.

Aveva sprecato una marea di brutte copie per poi consegnare quella di sole sette righe che Seraphina Picquery aveva tra le mani.

Graves ne conosceva ogni parola a memoria.

"Considerati i precedenti che mi hanno coinvolto, affinché la mia presenza non crei imbarazzo all'interno del Consiglio, affinché non venga minata la fiducia nei confronti dei vertici del Ministero, e affinché io sia il primo esempio dell'uguaglianza della giustizia all'interno della milizia degli Auror, io sottoscritto Percival Graves rassegno con effetto immediato le mie dimissioni da ogni incarico da me ricoperto all'interno del Magico Congresso degli Stati Uniti d'America"

-Lo ha fatto davvero-

Disse infine la Presidente con una punta di incredulità nella voce.

Forse si aspettava che lui la supplicasse, che pretendesse un altro ultimo incarico, qualsiasi cosa pur di non sparire nell'oblio che tanto temeva.

Graves non poté impedirsi di alzare le spalle in un gesto di rassegnazione.

-Mi sembra che sia la cosa migliore per tutti. Lo avrei fatto comunque, anche se avessi riportato Barebone negli Stati Uniti-

Lei lo scrutò ancora, e stavolta il suo sguardo era più morbido.

Lo guardò come per comprenderlo, non per giudicarlo.

-Lei sapeva che avrebbe potuto avere un ultimo riconoscimento del suo lavoro se avesse riportato l'obscuriale ad affrontare il processo, così invece... Si sta sacrificando per il ragazzo, signor Graves?-

Lui dovette sopprimere una risata.

Sì, in un certo senso, aveva ragione, ma non le avrebbe mai dato la soddisfazione di ammetterlo.

-Oh, no, la prego, non la metta in un modo così melodrammatico. Questo era il mio ultimo incarico. Sono onorato di averlo svolto al meglio delle mie possibilità-

-Capisco-

Ed era vero. Graves sapeva che la donna lo aveva capito e che forse segretamente cominciava ad essere d'accordo con lui.

-Lei è un uomo onesto ed uno dei migliori Auror che abbiamo mai avuto. Mi dispiace che le cose siano andate in questo modo-

Sapeva che era la cosa più simile ad una manifestazione di solidarietà che avrebbe mai avuto da lei, e le fu grato che gli stesse risparmiando ulteriori commenti.

-Sono i rischi del mestiere, Madama Presidente-

Lei lo guardò un momento come se volesse aggiunere qualcosa, ma all'ultimo momento ci ripensò.

Tempo di un battito di ciglia ed il suo bel viso era tornato algido e distaccato.

-Molto bene. La ringrazio per il lavoro che ha svolto. È tutto, signor Graves-

***

E adesso? Già, che avrebbe fatto adesso?

Restare a contemplare quel che restava della sua vita che scorreva via era una prospettiva intollerabile.

Non che il lavoro gli servisse per vivere, perché aveva un'eredità di famiglia non trascurabile, ma abbandonarsi all'inattività e alla malinconia... no!

No, doveva trovare il modo di impegnarsi.

Il problema era che lui amava veramente tanto il suo lavoro.

Era una parte integrante della sua vita, ed esserne privo era più o meno come vivere senza fuoco in inverno. Era inimmaginabile.

Come ogni volta, quando Graves non trovava una strada per il futuro, si fermava a riflettere sul passato.

Passò molte ore a rileggere i blocchi personali che teneva chiusi in cassaforte, ma più vedeva la sua vita passata scorrergli davanti più rischiava di sprofondare nella malinconia; in particolare affrontare il vuoto nelle annotazioni che corrispondeva al periodo in cui era stato imprigionato da Grindelwald gli costò uno sforzo maggiore del previsto.

Dovettero passare un paio di settimane prima di arrivare all'ultimo tacquino e rivivere quei burrascosi tre mesi che gli avevano cambiato la vita.

Rileggendosi si sentiva in colpa per come aveva giudicato Scamander, la Goldstein e Barebone.

Di lei aveva detto che era una persona con un istinto materno deviato, di Scamander che era un irresponsabile e che era un povero illuso perchè era convinto che a qualcuno potessero interessare le bestiacce da cui rischiava di essere mutilato; aveva liquidato come "un insensato spreco di tempo" il periodo che Scamander aveva impiegato a scivere il suo libro e la sua insistenza nel trovare un editore.

Si sentì in colpa per quello. Era stato presuntuoso.

Il fatto che lui non capisse la passione di Scamander per gli animali non significava necessariamente che fosse sbagliata.

Chissà, forse quel libro con le esperienze che raccontava avrebbe potuto essere davvero di aiuto a qualcuno.

Percival si bloccò in quel punto.

Un libro.

Esperienze.

Raccontare qualcosa affinchè qualcun altro imparasse.

Improvvisamente sapeva cosa voleva fare.

Vent'anni di esperienza come Auror potevano essere preziosi per altre persone, e quindi perché no?

Sarebbe stato il modo migliore per non sprecare la sua vita.

E magari avrebbe potuto scrivere il libro proprio come Scamander: mentre viaggiava.

Sarebbe stato interesante vedere altri posti, e soprattutto sarebbe stato meglio che stare sempre chiuso in casa a diventare il vecchio lunatico del vicinato.

Sì: cambiare aria per un po' di tempo gli sembrava la cosa migliore da fare, non appena avesse sistemato alcuni affari personali.

***

Qualche tempo dopo, a giugno inoltrato, ricevette una lettera.

Era di Credence, che lo informava di aver superato gli esami per il terzo e quarto anno e che si stava preparando per sostenere l'esame dei GUFO sei mesi dopo.

Aveva allegato una foto in cui si vedevano lui, Porpentina Goldstein e Newt Scamander che sorridevano e salutavano dietro una torta di compleanno.

Erano felici, e questo sarebbe bastato a Graves per essere contento di quello che aveva fatto, poi però arrivò al postscriptum e allora fu scosso da una vampata di indignazione.


"Ps: in valigia abbiamo un esemplare di viverna. È scontroso, cocciuto e praticamente inavvicinabile. L'ho chiamato Percival"


Come si permetteva quel moccioso?! Lui e la fissazione che gli aveva contagiato Scamander con i suoi animali!

Poi però immaginò la frase letta dalla voce di Credence, e allora non poté più restare arrabbiato.

In fondo pensò che sarebbe stato peggio se avessero dato il suo nome al compagno della femmina di Erumpent, ed era certo che, nonostante tutti i difetti che aveva elencato, Credence si stesse prendendo cura con affetto di quella nuova e probabilmente pericolosa creatura.

Graves sorrise, gli occhi che pizzicavano per qualcosa di dolceamaro.

"Sciocco, ingenuo, meraviglioso ragazzo".

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Nel Cerchio della Strega


Avete visto che Percival Graves è stato aggiunto alla lista dei personaggi principali?

Ecco, per festeggiare ho deciso di accelerare la revisione dell'ultimo capitolo e di pubblicarlo in anticipo.

Volevo avere l'occasione di scrivere ancora di Seraphina Picquery e cosa c'era di meglio che il momento in cui Graves torna a fare rapporto?

Questa parte della storia si conclude qui, ora è il momento dei ringraziamenti:


Grazie a tutte le persone che hanno messo questa storia tra le preferite, le seguite o le ricordate, grazie a chi ha seguito tutti i capitoli in silenzio e grazie a chi ha speso un po' di tempo per recensire.

Forse ci ritroveremo nel seguito di questa storia, se vi interesserà, per adesso un saluto ed un ultimo grazie a tutti voi.


Lady Shamain




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