Bughead Chronicles

di MissGolightly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Definizioni ***
Capitolo 2: *** Gossip ***
Capitolo 3: *** Vestiti bagnati ***
Capitolo 4: *** Il ballo ***
Capitolo 5: *** Incompresioni ***



Capitolo 1
*** Definizioni ***


Definizioni
(oppure: quando Betty ebbe la conferma di essere la ragazza di Jughead)
 
 
“Stai bene? Mi sembravi agitata al telefono.”
Betty sollevò lo sguardo verso Jughead e, vedendo la sua espressione preoccupata, si pentì subito di averlo chiamato per una cosa così stupida.
“Sì, sto bene. Anzi, scusa se ti ho fatto venire qui. Ho un problema con il computer.” disse indicando il monitor e allontanandosi dalla scrivania per lasciargli spazio.
Jughead sorrise e si sedette alla postazione che di solito occupava la ragazza.
Lei lo guardò mentre cercava di risolvere il problema al suo computer e si ritrovò a pensare a quanto fosse strano che un ragazzo che fino a pochi mesi prima lei quasi non considerava, ora fosse diventato così importate.
“Risolto. Il filo del monitor si era scollegato.” disse Jughead alzandosi.
“Grazie. E scusa se ti ho chiamato ma sono andata nel panico! Di solito non sono così, non sono il tipo di ragazza che appena ha un problema chiede aiuto al suo fidanzato…” iniziò Betty, per poi bloccarsi di colpo rendendosi conto di aver appena definito Jughead il suo fidanzato.
Si passò una mano sulla fronte e poi disse: “E ti ho appena definito fidanzato anche se in realtà non abbiamo mai parlato di quello che è successo tra noi. Sto facendo una gaffe dietro l’altra.”
Jughead sorrise e si avvicinò a lei. “Sei carina quando fai così.”
“Quando dico cavolate?”
“No, quando sei in imbarazzo.” disse lui. Poi si avvicinò ulteriormente e la baciò.
Da quella volta in camera di Betty, non c’erano stati altri baci tra loro. La scomparsa di Polly e le successive ricerche avevano assorbito tutte le loro energie e non avevano nemmeno avuto il tempo di pensare alle implicazioni che quel bacio poteva avere. In realtà, Jughead l’aveva baciata senza nemmeno chiedersi cosa provasse Betty. Dopo quel bacio (appena prima di ricordarsi della macchina che Jason aveva nascosto per scappare con Polly), Betty aveva sorriso e Jughead l’aveva preso come un segnale positivo, ma poi non c’era più stata l’occasione di affrontare l’argomento.
Fino a quel momento. Betty l’aveva definito fidanzato, doveva pur voler dire qualcosa.
Quando si separarono, Betty sorrise e Jughead disse: “Ti prego, almeno per questa volta non nominare macchine, tua sorella o il ragazzo morto di tua sorella.”
Betty scoppiò a ridere e abbassò lo sguardo, mentre Jughead la abbracciava. Rimasero così per qualche minuto fino a quando il suono della campanella li informò della fine della pausa pranzo.
Jughead fu il primo a sciogliere l’abbraccio e ad avviarsi verso la porta. Appena prima di uscire si voltò un’ultima volta.
“Ehi, Betty!”
La ragazza si voltò verso di lui. “Dimmi.”
“Per tua informazione, va bene se mi definisci il tuo fidanzato.”




Angolo autrice:
Ciao a tutti! Innanzi tutto grazie per essere arrivati fin qui!
Come ho già scritto nell'introduzione, questa sarà una raccolta di one shot in cui racconterò dei momenti tra Betty e Jughead oppure tra loro e altri personaggi, ma comunque la coppia Bughead sarà al centro della narrazione.
Non so ancora quanti capitoli verranno fuori, per ora ho scritto tre one shot e conto di scriverne sicuramente ancora un paio. Poi si vedrà, se l'ispirazione mi assiste magari saranno molte di più :)
Grazie mille per aver letto questa prima storiella, fatemi sapere che ne pensate. 

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Capitolo 2
*** Gossip ***


Gossip
(oppure: quando Betty confidò a Veronica di essere la ragazza di Jughead)
 
 
Betty chiuse l’armadietto dello spogliatoio e si avviò verso la palestra con Veronica. Non le aveva ancora detto di quello che era successo con Jughead e non sapeva nemmeno se farlo.
Certo, prima o poi la cosa si sarebbe comunque saputa. Bastava un’occhiata di troppo o un bacio in corridoio e la gente avrebbe iniziato a parlare, quindi tanto valeva affrontare la cosa subito.
“Devo raccontarti una cosa.”
“Ah, sì? Cosa?” chiese Veronica mentre iniziava a fare stretching.
Cheryl lanciò un’occhiata alle due ragazze intimandole di stare in silenzio.
“Ne parliamo dopo.” sussurrò Betty.
Veronica rimase a fissarla per tutto l’allenamento, in attesa di sapere quale segreto dovesse raccontarle l’amica. Era tremendamente curiosa e appena Betty uscì dalla palestra, la seguì.
“Allora? Cosa devi raccontarmi?”
Betty arrossì pensando all’argomento che avrebbe dovuto affrontare. Era inevitabile. Il solo pensare a Jughead la faceva arrossire.
Con la scusa di dover recuperare la borsa nell’armadietto, si voltò e fece un respiro profondo. Veronica però, si era accorta di tutto e appena Betty si voltò di nuovo la prese per un braccio e la trascinò fuori dallo spogliatoio, lontane dalle orecchie indiscrete di Cheryl e delle altre cheerleader.
“Si tratta di un ragazzo?” chiese sorridendo.
Betty annuì. “Sì. Sto uscendo con un ragazzo. Cioè, in realtà la parte dell’uscire l’abbiamo completamente saltata e siamo già alla fase dello stare insieme.”
Il sorriso di Veronica si allargò ancora di più mentre diceva: “Quindi è una cosa seria! Chi è?”
Proprio in quel momento, la porta della sede del giornale scolastico si aprì e Jughead uscì dall’aula.
Lui non parve accorgersi della presenza delle ragazze, ma evidentemente Betty guardò nella sua direzione per qualche secondo di troppo perché Veronica si voltò seguendo la traiettoria del suo sguardo e quando vide Jughead esclamò: “Non ci credo! Jughead Jones!”
“Shh! Non urlare! Non lo sa ancora nessuno.”
“Ma quando è successo? Non sapevo nemmeno che ti piacesse.”
“Non lo sapevo nemmeno io. Poi un giorno, mi ha baciata ed è stato come se avessi aspettato quel momento per tutta la vita. È così dolce e carino con me e io sono davvero felice di stare con lui.”
Veronica sorrise e circondò le spalle dell’amica con un braccio. “Questo è quello che conta.”
Le due ragazze ripresero a camminare lungo il corridoio in silenzio. Dopo un po’ Veronica disse: “Sai mi è tornata in mente una canzone.”
Betty la guardò confusa. “Quale?”
A quel punto Veronica si schiarì la voce e iniziò a cantare: “All I think of is you and all of the things we have. Doctor, what can I do? Why does it have to be like that?
Betty scoppiò a ridere e la fermò dicendo: “Non stai davvero cantando Doctor Jones degli Aqua, vero?”
“Perché? Sempre di Jones si parla, mi sembrava appropriata!” disse Veronica stringendosi nelle spalle.
 
 
 
 
Angolo autrice:
Eccoci al secondo capitolo!
Qui in realtà il nostro caro Juggie si è visto poco (praticamente niente), ma ci tenevo a scrivere una scena tra Betty e Veronica. La loro amicizia mi piace davvero tantissimo.
La canzone che canta Veronica è Doctor Jones degli Aqua e se ve lo state chiedendo: sì, gli Aqua sono gli stessi che cantavano Barbie girl. Sono stati la colonna sonora della mia infanzia e ogni volta che sento il cognome Jones ripenso a questa canzone. Come dice Veronica, mi sembrava appropriata XD 

 

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Capitolo 3
*** Vestiti bagnati ***


Vestiti bagnati
(oppure: quella volta in cui Betty dovette indossare la maglia di Jughead)
 
 
“Questa me la paghi!” esclamò Betty strizzando il bordo della maglietta che indossava.
Jughead sorrise e si levò il berretto, ormai completamente zuppo.
Nemmeno si ricordava come fossero finiti dal rincorrersi sulla riva a finire a mollo nel fiume, fatto sta che ora Betty lo stava guardando in cagnesco mentre lo incolpava per essersi bagnata i vestiti.
Jughead si avvicinò al suo zaino e ne tirò fuori una felpa blu. “Togliti la maglietta e mettiti questa. Almeno eviterai un raffreddore.”
Betty arrossì all’idea di doversi svestire davanti a lui e Jughead se ne accorse, quindi senza dire una parola si allontanò di qualche passo.
La ragazza apprezzò il gesto e, pur essendo ancora arrabbiata con lui, un sorriso le increspò le labbra.
Quando un paio di minuti dopo Betty lo raggiunse, Jughead stava lanciando una pietra nell’acqua.
“Tre rimbalzi! Complimenti!” esclamò lei.
Jughead si voltò sorridendo ma appena la vide il sorriso sparì.
Betty indossava la sua felpa, esattamente come lui le aveva consigliato di fare. Il problema era che indossava solo quella felpa. E solo Jughead sapeva quante volte in passato l’aveva sognata con addosso solo una delle sue felpe.
“Ti… Ti sei tolta anche i jeans.”
Betty abbassò lo sguardo sulle sue gambe nude e disse: “Sì, erano bagnati fradici e mi davano fastidio. Ho pensato che la tua felpa fosse abbastanza lunga da coprirmi.”
Jughead si voltò di nuovo verso il fiume senza rispondere. Sarebbe stato imbarazzante dire alla sua ragazza che il fatto che la maglia le arrivasse appena sotto i glutei facendo un effetto vedo-non vedo, rendeva quella situazione più eccitante di quanto si sarebbe aspettato.
Stavano insieme già da qualche settimana ma tra loro non c’era stato nulla più che qualche bacio. Non che Jughead non volesse andare oltre, ma non voleva nemmeno correre troppo.
Era innamorato di Betty praticamente da sempre e credeva che anche lei provasse qualcosa di simile per lui, anche se non glielo aveva mai detto.
“Tutto ok?” chiese Betty, vedendo che Jughead sembrava voler stare in qualsiasi posto tranne che accanto a lei.
“Certo” rispose lui. Ma mentre parlava continuava a fissare un punto imprecisato davanti a sé e Betty ci mise poco a capire che c’era qualcosa che non andava.
“Juggie…”
“Scusami, hai ragione. Mi sto comportando da idiota.” disse Jughead voltandosi finalmente verso di lei.
“Vorrei solo sapere perché.”
“Fidati, non vuoi saperlo.” disse lui distogliendo lo sguardo. Betty però gli prese il viso tra le mani costringendolo a guardarla.
“Dimmi qual è il problema.”
Jughead sospirò e poi si decise a parlare. “Mi è capitato di sognarti un paio di volte. Avevi sempre addosso una delle mie felpe, tipo questa.”
“Oh, che cosa tenera.” disse Betty sorridendo.
“No. Non c’era nulla di tenero. Fidati.”
Betty arrossì intuendo ciò che voleva dire Jughead.
“Comunque, sapere che pensi a me anche in quel senso è una cosa carina. Credo.” disse Betty dopo un po’.
Jughead si passò una mano tra i capelli e un po’ in imbarazzo disse: “Sei la mia ragazza, credevo fosse ovvio che pensassi a te in quel senso. Cioè, anche in quel senso. Ovviamente non penso a te solo ed esclusivamente in quel senso. Ok, meglio se sto zitto.”
Betty sorrise. Jughead si imbarazzava spesso di fronte a queste cose ed era uno dei tanti motivi per cui lei lo amava. Perché ormai era ovvio che era innamorata di lui, anche se non gliel’aveva ancora detto.
Raccogliendo tutto il coraggio possibile si avvicinò ulteriormente al suo ragazzo e disse: “Ti va di farmi vedere cosa succede in questi sogni?”
Jughead la guardò stupito. Proprio non si aspettava che Betty, la sua Betty, potesse dirgli una cosa del genere.
“Sei sicura?”
Betty non rispose, ma Jughead pensò che la sua felpa che finiva improvvisamente a terra fosse una risposta più che sufficiente. 

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Capitolo 4
*** Il ballo ***


Il ballo
(oppure: la volta in cui Betty disse “ti amo”)
 
 
Betty si guardò allo specchio un’ultima volta prima di prendere la borsetta e scendere al piano inferiore, dove Jughead la stava aspettando.
Era scontato che sarebbero andati al ballo insieme, ma nonostante tutto lui glielo aveva chiesto qualche giorno prima. L’aveva aspettata dopo la lezione di chimica e, tra una parola e l’altra, le aveva chiesto se le andava di accompagnarlo al ballo di fine anno. Betty aveva sorriso di fronte a quel gesto e aveva annuito.
Così ora si trovava avvolta nel suo bel vestito grigio perla mentre scendeva le scale per raggiungere il suo cavaliere.
“Wow! Sei bellissima!” esclamò Jughead appena la vide.
“Anche tu. Non hai messo il cappello.”
Jughead si passò una mano tra i capelli. “Ho pensato di fare un’eccezione per questa sera.”
Betty sorrise. Lo avrebbe amato in qualsiasi caso, anzi quel cappello faceva parte di lui e lo rendeva il ragazzo perfetto di cui si era innamorata. Il fatto che però lui avesse deciso di abbandonarlo a casa per una volta solo per poter fare “bella figura” al fianco della sua ragazza, la lusingava.
Si era innamorata di lui lentamente. Aveva iniziato a conoscerlo, ad apprezzare i suoi modi di fare e pian piano si era resa conto che ogni cosa sembrava più bella da quando c’era Jughead nella sua vita.
Era tutto perfetto, se non fosse che Betty non aveva ancora avuto il coraggio di dire a Jughead ciò che provava per lui.
In realtà, però, nemmeno lui lo aveva fatto. O almeno, non se ne era reso conto.
Qualche settimana prima, erano andati a fare un pic-nic con Veronica e Archie. Avevano mangiato e poi Jughead si era addormentato con la testa sulle gambe di Betty. Lei era rimasta ad accarezzargli i capelli mentre guardava Veronica e Archie improvvisare una partita di calcio. E a un certo punto era successo. Jughead, nel bel mezzo del dormiveglia, aveva detto: “Ti amo, Betty.”
Nient’altro. Ed era stata l’unica volta che Betty aveva sentito quelle parole, ma da quel momento non aveva fatto altro che interrogarsi su quali fossero i suoi sentimenti verso Jughead e su come avrebbe risposto se lui glielo avesse detto sul serio. Non era passato molto prima che si rendesse conto che l’unica risposta possibile sarebbe stata: “Ti amo anch’io.”
Da quel momento, però, era passato del tempo e Jughead non aveva mai nemmeno tentato di parlare di sentimenti con lei, al punto che Betty aveva iniziato a pensare che quella frase sussurrata mentre dormiva non fosse altro che frutto di un sogno. Aveva cercato di non pensarci, ma poi quella sera lo aveva visto tirato a lucido solo per lei e quelle paroline erano di nuovo rimbalzate nella sua mente. Voleva dirglielo e lo avrebbe fatto, doveva solo capire quando.
 
 
“Allora, come procedono le cose tra te e Doctor Jones?” chiese Veronica ridendo. Ormai, da quanto l’amica le aveva confidato di avere una storia con Jughead, quello era diventato il suo soprannome.
Betty lanciò un’occhiata al suo ragazzo, che in quel momento stava parlando con Archie vicino al tavolo delle bevande, e disse: “Alla grande.”
“Vacci piano con l’entusiasmo.” disse ironicamente Veronica.
Betty sospirò e disse: “Scusa, hai ragione. In realtà, le cose vanno davvero bene. Sono io che ho qualcosa che non va.”
L’amica la guardò confusa e la incitò a proseguire.
Betty raccontò all’amica l’episodio accaduto un paio di settimane prima. Veronica rimase ad ascoltare attentamente, lanciando un’occhiata ogni tanto verso Archie e Jughead per assicurarsi che i due rimassero a distanza, poi quando Betty smise di parlare disse: “Non puoi semplicemente dirgli che lo ami?”
“E se lui non mi risponde? O mi dice che non ricambia? Ha detto di amarmi mentre dormiva, Veronica. Non posso essere certa che sia vero.”
“Ma ti prego! Hai visto come ti guarda? Quel ragazzo è pazzo di te. E comunque, tu dovresti dirgli che lo ami perché è quello che provi, non per sentirti dire qualcosa in cambio.” disse Veronica.
Betty fece per rispondere, ma si bloccò appena vide Jughead e Archie venire verso di loro.
Archie stava ridendo per qualcosa che aveva detto Jughead poco prima, ma l’amico non lo stava ascoltando. Tutta la sua attenzione era su Betty.
“Ti va di ballare?” le chiese appena fu davanti a lei.
Betty annuì e lo seguì al centro della pista. Appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi, mentre Jughead la teneva stretta e dondolava leggermente.
“Stai bene?” chiese lui a un certo punto.
Betty sollevò la testa. “Certo. Perché me lo chiedi?”
“Sembri pensierosa.”
Betty lo guardò per un attimo, indecisa su cosa fare. Poi finalmente si decise a dire ciò che pensava.
“Ultimamente ho pensato molto a noi due e sono arrivata a una conclusione.”
Jughead la fissò preoccupato. “Quale conclusione?”
“Ti amo, Jughead. Non sentirti obbligato a rispondermi, non voglio una risposta. Volevo solo che lo sapessi.”
“Ti amo anch’io, Betty.” disse semplicemente Jughead.
Non ricordava il momento in cui si era innamorato di lei, il momento in cui aveva iniziato a vederla come qualcosa più di un’amica. Era come se fosse stato innamorato di lei fin dal primo momento che l’aveva vista. E una parte di lui sapeva che l’avrebbe amata per sempre.

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Capitolo 5
*** Incompresioni ***


Angolo autrice:
Sì, questa volta scrivo all’inizio del capitolo.
Come avevo scritto nelle note della prima one shot, questo è l’ultimo capitolo. Almeno per ora.
Quando ho avuto l’idea per questa raccolta, avevo in mente 5 punti che volevo toccare e questo era l’ultimo della lista. Tuttavia, non mi sento di considerare completa la raccolta perché, proprio per il fatto che è una raccolta, nulla esclude che in futuro possano venirmi altre idee per scrivere altre shot collegate a queste.
Ora vi lascio alla lettura di quest’ultimo capitolo (come leggerete, è ambientato qualche anno dopo la serie) e vi ringrazio per essere arrivati fino a qui.
 
 
 
 
 
Incomprensioni
(oppure: quando Betty pensò che Jughead volesse lasciarla)
 
 
Betty parcheggiò la macchina davanti a Pop’s e gettò un’occhiata allo specchietto retrovisore, controllando di essere almeno presentabile.
Non vedeva Jughead da tre settimane, esattamente da quando lui era andato a trovarla al college in occasione della sua laurea. Erano stati insieme per qualche giorno, poi lui era dovuto tornare a Riverdale. Il progetto per la riapertura del drive-in stava andando a gonfie vele e Jughead voleva seguirlo da vicino il più possibile.
Betty era rimasta al college per un altro po’, giusto il tempo necessario a raccogliere le proprie cose dall’appartamento che era stato la sua casa per tutta la durata del suo percorso universitario.
Quando aveva chiamato Jughead, la sera precedente, dicendogli che sarebbe tornata a Riverdale, lui le aveva risposto che non vedeva l’ora di vederla e che, prima di fare qualsiasi altra cosa, dovevano assolutamente dividere un hamburger da Pop’s come ai vecchi tempi.
Quando Betty entrò nel locale, Jughead alzò un braccio per farsi notare. Indossava una t-shirt con una S stampata sopra che Betty gli aveva visto addosso un milione di volte e il suo fedele berretto grigio.
Betty sorrise. Era bello vedere che certe cose non erano cambiate.
Quando si sedette accanto al suo ragazzo, Jughead l’abbracciò immediatamente sussurrandole all’orecchio: “Bentornata.”
“Grazie. Aspetti da molto?”
“No, sono appena arrivato. Mi sono preso la libertà di ordinarti un milkshake alla fragola e una porzione di patatine.”
“Ecco perché ti amo.” disse Betty prima di baciarlo.
Jughead stava per chiederle come fosse andato il viaggio, quando il suo cellulare iniziò a squillare. Guardò il nome sul display e si irrigidì leggermente, per poi dire: “Scusa, devo rispondere” e alzarsi da tavola scavalcando Betty.
La ragazza lo guardò stupita. Jughead era sempre stato un tipo misterioso, ma quel comportamento era strano persino per lui.
Avrebbe voluto lasciargli un po’ di privacy durante la telefonata, in fondo se si era allontanato per rispondere doveva esserci un motivo, ma era anche vero che il suo udito era infallibile e anche a quella distanza poteva sentire cosa diceva Jughead. E tutti sapevano quanto fosse curiosa Elizabeth Cooper.
Jughead lanciò un’ultima occhiata a Betty e poi, convinto di essere abbastanza distante, rispose al telefono.
“Che vuoi? …No. È appena arrivata, devi darmi un po’ di tempo… Si è appena seduta a tavola, non posso affrontare questo discorso così su due piedi… Certo, tranquilla.”
Tranquilla.
Quindi Jughead stava parlando con una ragazza. Betty cercò di reprimere la sua gelosia in un angolo e di analizzare il resto della conversazione. Ovviamente parlava di lei e aveva accennato al fatto di dover affrontare un discorso. Un discorso serio, a quanto pare, se non poteva essere affrontato subito.
Per un attimo Betty si sentì come se le sue spalle fossero state prese d’assalto da un angioletto che continuava a dirle di non preoccuparsi e un diavoletto che invece le diceva di non fidarsi.
Pochi attimi dopo, Jughead tornò a sedersi a fianco a lei.
“Scusami, era Archie.”
E quello fu il momento in cui nella testa di Betty scattò un campanello d’allarme. Era sicura che non fosse Archie al telefono. Era sicura che lui avesse parlato con una ragazza.
Ripensò alla conversazione. Jughead parlava con una ragazza che presumibilmente gli stava facendo pressioni perché lui affrontasse un discorso particolarmente serio.
L’unica opzione possibile era che Jughead fosse al telefono con la sua amante, la quale insisteva affinché Jughead le dicesse la verità e mettesse fine alla loro relazione.
Jughead la tradiva e voleva lasciarla.
Senza che se ne rendesse nemmeno conto, gli occhi le si riempirono di lacrime.
“Stai bene?” chiese Jughead, non sentendola parlare.
Betty chiuse un momento gli occhi sperando che le lacrime scomparissero, poi disse: “Certo. Senti, ti spiace se ci vediamo un’altra volta? Sono molto stanca.”
Poi, senza aspettare la risposta di Jughead, si alzò e uscì dal locale.
Il ragazzo la guardò stranito per un attimo, prima di seguirla fuori e fermarla prima che salisse in macchina.
“Betty, che succede?”
“Niente, voglio solo andare a casa.” Era la verità. Non voleva stare con qualcuno che voleva rompere con lei, ma allo stesso tempo non si sentiva ancora pronta ad affrontare la cosa.
Jughead le prese il polso e la costrinse a voltarsi verso di lui. “Ora mi dici che succede.”
A quel punto Betty non poté più nascondere il problema. Le lacrime tornarono e questa volta anche Jughead se ne accorse. Cerco di avvicinarsi a lei, ma Betty indietreggiò.
“Betty…”
“Vuoi lasciarmi?”
Quella domanda lo colpì come un fulmine a ciel sereno. Ma da dove cavolo le era venuta un’idea simile?
“Ma che stai dicendo?”
“Rispondimi.”
“No! Diavolo, no. Non voglio lasciarti!”
“Sei sicuro? Perché ho sentito la telefonata. Non eri al telefono con Archie, come hai detto. Eri al telefono con una donna e parlavi di dover affrontare un discorso serio con me.”
Jughead si passò una mano sul viso.
Era ovvio. Per una volta che cercava di fare una sorpresa alla sua ragazza, andava tutto a rotoli.
“Credimi se ti dico che lasciarti è l’ultima cosa che voglio fare.”
“Allora chi era al telefono? Cosa mi stai nascondendo, Jughead?”
Jughead prese un respiro profondo prima di rispondere. “Ero al telefono con Veronica.”
“Veronica? La mia Veronica?”
Jughead annuì.
“Perché?”
“Perché c’è una cosa di cui voglio parlarti e prima di farlo ho chiesto qualche consiglio a lei. E sai com’è fatta Veronica, le chiedi un consiglio su qualcosa che non la riguarda e subito si sente parte di quella cosa. Mi ha chiamato perché voleva sapere se avevo già parlato con te.”
“Di cosa vuoi parlarmi?” disse Betty. La voce le era uscita più dura di quanto avrebbe voluto, ma la verità era che non si sentiva ancora abbastanza tranquilla. Senza contare il fatto che aveva parlato con Veronica giusto un paio d’ore prima e lei non aveva minimamente accennato al fatto di aver parlato con Jughead.
“Ricordi la prima volta che siamo venuti qui?”
Betty annuì senza capire cosa c’entrasse con il loro discorso. “Era il compleanno di Archie. Avevamo… non so, 5 o 6 anni forse.”
“Già. Tu eri la migliore amica di Archie e io ero il suo amico strano, quello che tutti evitavano. Tranne Archie. Lui si era seduto accanto a me il primo giorno di scuola, in prima elementare, ed è stato il mio migliore amico da allora. Quel giorno, alla sua festa di compleanno aveva invitato tutta la classe. Nessuno parlava con me, tranne te e Archie.”
Betty sorrise. Ricordava quel giorno. Ricordava di aver pensato che quel bambino con il berretto fosse un po’ strano, ma non si era lasciata fermare da questo. Si era seduta accanto a lui e aveva cercato di fare conversazione. Anche quando aveva capito che lui era timido e non aveva voglia di parlare, aveva continuato a restare seduta vicino a lui.
“Abbiamo diviso una porzione di patatine.” disse Betty.
“Sì. Patatine e un milkshake alla fragola.”
Patatine e milkshake. La stessa ordinazione che Jughead aveva chiesto poco prima.
Betty lo guardò confusa, cercando di capire se fosse una coincidenza o se davvero fosse tutto collegato.
Per un attimo le venne il dubbio di aver parlato a voce alta perché Jughead sorrise e disse: “Stai iniziando a capire?”
“Non proprio.” disse lei aggrottando la fronte.
“Questo è un posto speciale per noi. È dove è iniziato tutto ed è dove vorrei che iniziasse la nostra vita insieme, se dirai di sì.”
“Se dirò di sì a cosa?”
Jughead sorrise mentre affondava la mano destra nella tasca della giacca. Pochi attimi dopo era in ginocchio davanti a Betty, con un anello tra le mani.
“Betty, vuoi sposarmi?”
“Era questo il discorso? È per questo che Veronica ti ha chiamato?”
Jughead annuì.
“Quindi non vuoi lasciarmi. Volevi… oddio, non ci credo…”
“Non per metterti fretta, ma questa posizione non è il massimo della comodità.” scherzò Jughead.
“Oddio, scusami!” esclamò Betty. “Sì! Certo che la mia risposta è sì!”
 
 
Inutile dire che quando, circa sei mesi dopo, Jughead Jones e Elizabeth Cooper diventarono il signore e la signora Jones, Veronica non fece altro che vantarsi con tutti per essere stata colei che aveva reso possibile (almeno in parte) quel matrimonio.
Betty e Jughead non le raccontarono che per colpa sua la proposta era quasi saltata e Betty fece finta di non sapere del coinvolgimento di Veronica fino a quando non fu l’amica a dirglielo. In fondo, lei aveva ottenuto tutto ciò che desiderava, non sarebbe stato un problema mantenere un segreto pur di far contenta la sua migliore amica.
 
 

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