Lottare

di esserre93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Se ne è andata ***
Capitolo 2: *** Calliope ***
Capitolo 3: *** Cambiamenti ***
Capitolo 4: *** Cedere alle tentazioni ***
Capitolo 5: *** Tempo di scelte ***
Capitolo 6: *** Per sempre ***



Capitolo 1
*** Se ne è andata ***


Callie mi sta guardando. I suoi occhi sono pieni di rabbia. Sembra voglia schiaffeggiarmi con la forza del pensiero. Continua a ripetermi solo tre parole: come hai potuto.
Non so rispondere a quella domanda. Non so come io sia riuscita a tradire l’amore della mia vita. Non so come io abbia potuto procurarle un tale dolore, ma l’ho fatto e non posso dire altro che: scusami Callie.
A quelle parole esce dalla stanza sbattendo la porta.
 
5h dopo
Finalmente questa giornata infernale è terminata. Non vedo l’ora di andare a casa da Sofia. È l’unica cosa pura e bella che mi sia rimasta. Entro in casa e c’è il suo biberon a terra. Vado subito in camera da letto e vedo che le cose di Callie non ci sono più, come quelle di Sofia.
Se ne è andata. Mi ha lasciata ed ha portato con se nostra figlia.
Mi stendo sul divano e delle lacrime rigano il mio viso. Come ho potuto? Come ho potuto farle questo?
Sento squillare il telefono, un messaggio, spero sia lei.
La speranza svanisce non appena leggo il nome di Lauren.
  • Tutto sotto controllo, Arizona?
Come può essere tutto sotto controllo? Ho appena messo fine al mio matrimonio per una stupida scopata, perché è ciò che è stato.  Avrei voluto dirle esattamente queste parole, ma lascio il telefono sul tavolino del salotto e vado a letto.
Mi sveglio nel cuore della notte con un gran mal di testa. Tasto l’altro lato del letto e faccio subito mente locale: se ne è andata.
Mi alzo, metto la protesi e mi dirigo in salotto, prendo il telefono: ci sono 2 nuovi messaggi. Di nuovo Lauren.
Decido di risponderle: se ne è andata, mi ha lasciata.
Arriva subito la sua risposta: arrivo.
Mezz’ora dopo sento bussare alla porta, vado ad aprire e trovo lei davanti i miei occhi.
Alta, corpo perfetto, bionda, occhi azzurri.
È bellissima.
  • Ciao Arizona
  • Ciao Lauren
Inizia a baciarmi e a toccare ogni singolo centimetro del mio corpo.
  • No, no, no Dio Lauren, sei venuta solo per questo? Cosa diavolo ti salta in mente?
  • Dai Arizona, sappiamo entrambe cosa proviamo l’una per l’altra, lo abbiamo sentito non appena ci siamo conosciute. Vorresti dire il contrario?
  • È vero, ma ho una moglie e una figlia e non ho nessuna intenzione di perderle per una scopata con te.
  • Non ci credo che per te sia stato solo questo.
  • Invece si
  • Addio Arizona.
  • Addio Lauren.
 
Mi ritrovo di nuovo da sola, in questo appartamento in cui ogni angolo mi ricorda di loro.
Torno a letto. Farò di tutto pur di riavere con me mia moglie e mia figlia.

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Capitolo 2
*** Calliope ***


La sveglia squilla insistentemente, non ho nessuna voglia di alzarmi stamattina, ma il dovere chiama.
Mi preparo, esco di casa e non appena arrivo in ospedale vado in Ortopedia, voglio provare a parlare con Callie. La vedo in lontananza con Owen, discutono, sembra qualcosa di importante. Aspetto che finiscano e mi avvicino al primario:
  • ehi Owen, tutto bene con Callie?
  • Scusami Arizona, non posso parlartene, se vorrà ti spiegherà tutto lei.
Il mio cercapersone inizia a suonare: 911 dal pronto soccorso.
 
  • MASCHIO, 8 ANNI, NUMEROSE ECCHIMOSI SU TORACE, BRACCIO DESTRO E PRESUNTA FRATTURA DEL BRACCIO SINISTRO
Lo visito approfonditamente e noto che alcune ecchimosi sono meno recenti rispetto ad altre, qualcosa non mi torna.
  • Ehi ometto, non preoccuparti, ci siamo noi qui -  cerco di rassicurare il bambino.
  • Voglio la mamma -  mi dice visibilmente spaventato
  • Serve un consulto ortopedico e voglio parlare con i genitori del bambino
  • Va bene dott.ssa Robbins, chiamo subito la dott.ssa Torres e i genitori può trovarli  in sala d’aspetto – mi informa l’infermiera di turno.
Faccio un respiro profondo e mi dirigo verso i genitori.
 
  • Salve sono la dott.ssa Robbins, mi sto occupando di vostro figlio. Vorrei sapere cosa è successo.
  • È un bambino molto vivace, eravamo al parco, voleva a tutti i costi salire sullo scivolo al contrario e così è caduto – taglia corto il padre, mentre la madre del bambino, visibilmente scossa è in silenzio accanto al marito. Riferendomi direttamente a lei le chiedo se vuole vedere il bambino prima che lo portiamo a fare una TAC.
  • Sa signora, ne ho visti molti di bambini vivaci, ma nessuno si procura lividi così frequentemente, sa dirmi cosa succede? – le dico, mentre ci dirigiamo in trauma1
  • Scusi dott.ssa, cosa vuole insinuare? Le assicuro che è come le ha spiegato mio marito.
Decido di far cadere la conversazione. Mentre madre e figlio si salutano, vedo arrivare Callie.
  • Hai chiesto un consulto ortopedico?
  • Si, Callie, ma  vorrei parlarti di una cosa prima.
  • Arizona, non credo sia né il luogo, né il momento adatto per parlare dei nostri problemi.
  • Non è di noi che voglio parlarti infatti. Visitando il bambino ho notato numerosi ecchimosi, alcune meno recenti di altre.
  • A cosa stai pensando? – mi chiede.
  • Temo  che il padre lo picchi.
  • Arizona, ne sei proprio sicura?
  • Non so Callie, ma qualcosa mi dice che c’è qualcosa che non va. La madre mi ha confermato la versione del marito, ma era visibilmente provata. Vorrei provare a parlare con il bambino.
Cosi dicendo facciamo uscire la madre e mentre Callie visita il braccio del bambino provo a parlargli.
  • Come ti chiami ometto?
  • Lucas.
  • Ehi Lucas, mi sai spiegare come ti sei fatto male al braccio?
  • I-io sono caduto dallo scivolo.
  • E sai dirmi questi lividi come te li sei procurati?
  • S-sono un bambino t-troppo vivace, dice mio papà. C-così per farmi diventare un b-bravo bambino la sera lui mi p-p-picchia.
Callie mi guarda sconvolta.
  • E mi sai dire dov’è la tua mamma quando il tuo papà ti fa questo?
  • La mia mamma piange in camera. Piange tanto lei.
  • Sei proprio un bravo ometto, sai? Ora l’infermiera ti porta a fare un altro  controllo, ok?
Lucas mi guarda e fa cenno di si con la testa.
 
  • Chiamiamo subito la polizia e i servizi sociali, quel verme non può tornare a casa come se nulla fosse – dico rivolgendomi a Callie.
  • Certo, facciamo tutto quello che c’è bisogno di fare.
  • Ok vado allora
  • Arizona?
  • Dimmi Calliope
Non appena pronuncio il suo nome per intero, vedo che fa un leggero sussulto. Ha sempre adorato il mio modo di chiamarla, ma dal modo in cui mi guarda capisco che questa volta non le abbia fatto piacere.
  • Dobbiamo parlare Arizona.
  • Lo so. Io finisco il turno alle 20:00. Se anche tu finisci verso quell’ora possiamo andare a cena fuori e parlare con calma.
  • Va bene, allora chiedo a Meredith se può pensare a Sofia per questa sera.
  • Ok, a dopo.
Dopo aver chiamato la polizia e i servizi sociali, vado nella stanza del medico di guardia.
Sono stravolta. Sento il suono di un messaggio.
Da: Callie
Confermato per stasera. Meredith penserà a Sofia e la terrà anche per la notte. A dopo.
 
Nonostante so che non sarà una cena di piacere, non vedo l’ora di passare un po’ di tempo con mia moglie. La giornata prosegue tranquillamente e alle 19:55 sono all’atrio ad aspettare Callie.
Non appena la vedo arrivare rimango a bocca aperta. Indossa un tubino nero, che le accentua in modo stupendo tutte le curve. Mi fa sempre lo stesso effetto.
  • Tutto bene Arizona? – mi chiede
  • S-si t-tutto bene, possiamo andare.
Il ristorante è bellissimo, il nostro tavolo è più appartato rispetto agli altri.
Non appena ci sediamo ordiniamo una bottiglia di vino: rosso- Cabernet Sauvignon.
Alzo il calice e faccio per brindare.
  • A cosa brindiamo, Arizona?
  • A nostra figlia, la cosa più bella che potessimo avere.
  • A Sofia.
Mentre aspettiamo la prima portata, la vedo tamburellare con le dita, si vede che è agitata e forse non sa da dove incominciare, così provo ad aprire io il discorso.
  • Senti Callie, vorrei dirti che…
  • No Arizona, prima che possa dire qualunque cosa è giusto che tu sappia che io e Sofia siamo da Meredith , ma penso di cercare un appartamento quanto prima.
  • Dai Callie non ti sembra di correre? Vuoi già trovare un appartamento?
  • Correre Arizona? Devo ricordarti forse che se non fosse per te, a quest’ora potevamo essere a casa nostra con nostra figlia?
  • Lo so Callie, ma io voglio provare a rimediare. Io ti a…
  • No Arizona, non osare dirlo, perché se mi avessi amato, se mi avessi amato almeno la metà di quanto io amo te, non mi avresti mai tradito con quella.
Cerca di non alzare il tono di voce, ma è difficile. Vedo in lei tutto il disprezzo che prova nei miei confronti. I suoi bellissimi occhi scuri sono velati da un dolore profondo che mi fa spezzare il cuore.
  • Callie, perché mi hai portato qui allora?
  • Per avvisarti che io e Sofia saremo da Meredith fino a quando non avrò trovato un’altra sistemazione e che dobbiamo accordarci per i giorni in cui potrai vederla.
  • Cosa le diremo nel frattempo? Le chiedo
  • Non so, ma penso che potrai pensarci tu a questo, no?
  • Va bene, posso prenderla io domani all’asilo?
  • Ok, poi la verrò a prendere io da te dopo cena.
  • Callie, ti giuro che farò tutto ciò che è in mio potere per riavervi entrambe a casa.
  • Non so se servirà a qualcosa Arizona.
Dette queste ultime parole si alza se ne va. Lasciandomi sola in quel ristornate, con il cuore in frantumi.

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Capitolo 3
*** Cambiamenti ***


CIAO A TUTTI. OGGI DOPPIO CAPITOLO.
SPERO LA STORIA VI STIA PIACENDO. SE VI VA LASCIATE UNA RECENSIONE. A DOMANI!
 
[Callie è sopra di me, si morde il labbro inferiore e si avvicina alla mia bocca con avarizia. Le sue mani sono sotto la mia maglia. Sento la sua lingua che prova ad insinuarsi nella mia bocca e le lascio libero accesso. Le nostre lingue si bramano, lottano tra di loro. Le mie dita accarezzano ogni singolo centimetro del corpo di Callie,  fino ad arrivare al suo seno, prendo i suoi capezzoli tra le mie dita e sento che le piace “sei mia”, mi sussurra all’orecchio. A quelle parole con un colpo di reni mi trovo io sopra di lei e la penetro mentre le dico “no tu sei mia”]
 
Mi sveglio di soprassalto. Ho decisamente bisogno di una doccia fredda.
 
Poco dopo arrivo in ospedale e incontro April in pronto soccorso
  • Ehi April
  • Ciao Arizona, come va? Ho saputo di te e Callie, mi dispiace. Vedrai che si risolverà tutto.
  • Grazie April, ma ne dubito, l’ho fatta veramente grossa questa volta. Con Jackson come va?
  • Tutto bene, grazie.
 
Vado in reparto e inizio il giro di visite dei piccoli umani. I parametri sono tutti nella norma.
  • Buongiorno Karev!
  • Buongiorno Robbins! Mattinata tranquilla. Piuttosto, girano delle voci in ospedale. È vero? Ti sei fatta la Boswell!
  • Karev, modera l’entusiasmo. Non è una cosa di cui andarne fieri.
  • Lo so, ma si dice in giro che rimarrà ancora una settimana a Seattle e precisamente in questo ospedale.
  • Cooosa? E perché?
  • Non so niente di ufficiale, mi dispiace, ma mi godrò lo spettacolo.
  • Smettila di fare lo stupido, Karev.
 
È ora di pranzo e mentre mi dirigo in mensa penso alle parole di Alex. Forse è per questo che ieri mattina Callie e Owen stavano discutendo. Mi sentii chiamare, riconobbi la voce: Lauren. Allora era tutto vero.
  • Ciao Lauren, ancora qui?
  • Si, a quanto pare c’è qualcuno che ha ancora bisogno di me. Potresti essere tu?
  • Scordatelo Lauren. Per me puoi anche andartene subito.
  • Ci vediamo in giro, Dott.ssa Robbins.
 
Non potevo crederci, l’incubo non era ancora finito.
Non incontrai Callie per tutta la giornata, così prima di andarmene andai in ufficio da Owen per chiedergli informazioni. Bussai alla porta.
 
  • Entra Robbins. Suppongo debba dirmi qualcosa di importante.
  • Si Owen. Perché fai rimanere ancora la Boswell qui? Non sai cosa è successo?
  • Lo so benissimo, Arizona, ma io penso anche al bene dell’ospedale e lei è una risorsa per noi, quindi rimarrà ancora una settimana.
  • Per questo discutevate tu e Callie ieri?
  • Si esatto, per Callie sarà molto difficile averla intorno e voleva prendersi una settimana di ferie pur di non incontrarla, ma ho cercato di farla ragionare. Ha preso solo oggi come giornata libera.
  • Va bene Owen.  Si prospetta una settimana fantastica. A domani.
 
  • Mamiiii
Sofia corre verso di me con le braccine allargate e si tuffa tra le mie braccia
  • Mammina, mi sei mancata tanto
  • Anche tu piccolina. Che ne dici se andiamo a mangiare una bella pizza?
  • Siiiii
Vederla così mi rende felice e rende sempre più difficile affrontare il discorso della separazione.
La vedo mangiare la pizza con quelle sue manine paffutelle, è una bimba adorabile, somiglia tantissimo a Callie.
  • Mammina, perché mamma Callie non c’è?
  • Piccola, tu e mamma Callie starete un po’ dalla zia Meredith, poi andrete in una bella casa, con una nuova cameretta tutta per te.
  • Tu verrai con noi vero?
  • No tesoro, ma verrò a trovarti, a prenderti all’asilo e ti chiamerò tutte le volte che vorrai.
  • Noooo io voglio anche te insieme a mamma Callie.
  • Anche io lo vorrei, ma non è possibile per ora.
  • Dormiremo insieme nel lettone stasera?
  • Mamma Callie verrà a prenderti dopo cena, piccola.
  • Daiiii…Ti pregooo
Vederla con quegli occhietti mi fa sciogliere il cuore, così desisto e chiamo Callie, che fortunatamente acconsente a questo fuori programma.
  • Mammina chiamiamo la mamma Callie per la buonanotte?
  • Va bene, ora la chiamiamo.
Le passo il telefono e la ascolto mentre racconta tutta la nostra serata; della pizza che ha mangiato e della notte che passerà nel lettone con me, non appena le da la buonanotte passa il telefono a me.
  • Ciao Arizona, allora è andata bene la serata?
  • Si tutto bene, le ho spiegato la situazione. È una bambina molto intelligente.
  • Lo so, forse anche troppo.
  • Già. Ho parlato con Owen. Mi ha detto quello che è successo. So che per te è difficile e mi dispiace tantissimo Callie. L’ultima cosa che avrei voluto è farvi soffrire.
  • Però lo hai fatto Arizona e stiamo pagando tutte e tre, soprattutto Sofia.
  • Te l’ho detto Callie, farò di tutto per riavervi.
  • Buonanotte Arizona.
  • Buonanotte Calliope.
 
La sento sospirare all’altro capo del telefono e chiude la comunicazione.
Faccio un sospiro anche io e mi infilo nel letto con Sofia, subito mi viene vicino e mi abbraccia
  • Buonanotte mammina, ti voglio bene.
  • Anche io piccola, fa sogni d’oro.
 
Ho appena lasciato Sofia all’asilo e vado verso la sala strutturati. Non c’è nessuno, mi siedo un attimo sul divano, quando dal bagno vedo uscire Lauren.
  • Buongiorno Dott.ssa Robbins. Saputo la novità?
  • Quale novità?
  • Domani abbiamo un’operazione insieme. Bambino affetto da labio-palatoschisi.
  • Non puoi operare con Karev e Avery.
  • Avery ci sarà, ma Karev è impegnato con un’altra operazione.
  • Ok va bene, a domani allora.
  • Spero di vederti prima, sinceramente.
  • Ne dubito Lauren. Si può sapere cosa vuoi ancora da me?
  • Sicura tu voglia saperlo?
Mi guarda con aria di sfida e non sono più sicura di volerlo sapere, ma un attimo dopo mi da un bacio sulla guancia.
  • Cara dott.ssa Robbins, tu mi piaci e anche tanto. Non penso riuscirò ad andarmene senza aver ottenuto ciò che voglio.
  • Lauren, ti prego, non rendere le cose più difficili di quanto già non lo siano. Abbiamo fatto sesso, è vero, siamo state bene, ma deve finire così.
  • No Arizona. Perché se io faccio così (mi bacia il collo) tu impazzisci, se io faccio così (mette le mani sotto il mio camice), tu avresti voglia di baciarmi.
  • Ti prego Lauren
È tutto ciò che riesco a dirle. Perché non riesco a resistere a questa donna? Perché mi fa questo effetto?
Cedo ai suoi baci, alle sue carezze. Dio quanto ci sa fare.
  • Vieni con me – mi sussurra all’orecchio.
 
Ci ritroviamo nella stanza del medico di guardia.
Siamo sdraiate su uno dei letti e Lauren è sopra di me. Lascio che le sue mani entrino sotto il mio camice e che scorrano lungo i fianchi. Le sue labbra sono sul mio collo e mi lasciano una scia di baci, che mi provocano dei brividi. Dal mio collo le sue labbra si posano sulle mie e le nostre lingue iniziano a stuzzicarsi. Sento la sua mano insinuarsi nei miei pantaloni, cerco di fermarla.
  • Aspetta Lauren, non possiamo
  • Zitta Robbins.
Con fare autoritario prende le mie mani e le porta sopra la mia testa, imprigionandole tra la sua e con l’altra si fa spazio nei pantaloni. Inizia a stuzzicare il mio clitoride e mi scappa un gemito di piacere
  • Wow Arizona
Le sue labbra iniziano a scendere lungo tutto il corpo, gioca con i miei capezzoli per poi arrivare alla mia intimità, con la lingua inizia a giocare con il clitoride. Dio, sto per  venire.
  • Lasciati andare dott.ssa Robbins.
A queste parole sento una scossa pervadermi tutto il corpo.

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Capitolo 4
*** Cedere alle tentazioni ***


  • Allora Arizona, come ci si sente a cedere alle tentazioni?
Guardo Lauren: così dannatamente bella. Guardo i suoi occhi azzurri, talmente limpidi da perdercisi dentro. Guardo il suo sorriso: i neuroni specchio fanno esattamente il loro dovere: sorrido anche io.
Mi solletica il braccio, facendo su e giù con le dita.
  • È bello Lauren, ma lo è maggiormente quando sai di non avere nessuno a cui puoi fare del male.
Le rispondo sinceramente. Lauren è quella persona che avrei cercato quando non avevo nessuna intenzione di impegnarmi, quella persona passionale, che ti fa stare bene nell’intimità, ma poi nella quotidianità ti fa mancare qualcosa di importante.
  • So a cosa stai pensando. Io non sono quel tipo di persona, Arizona. A me interessi veramente e non solo quando facciamo sesso. So che ci siamo incontrate nel momento sbagliato, so che hai una moglie e una figlia; so che tieni molto a loro, ma i matrimoni finiscono e se fosse così anche nel tuo caso, Sofia non smetterebbe di essere meno tua.
Il suo discorso non fa una piega, ma io continuo a sentirmi sporca, nonostante Callie mi abbia lasciata. Sento che appartengo ancora a lei, sento di amarla con ogni fibra del mio corpo. Sento di volerla a casa con Sofia.
  • Mi dispiace Lauren, ma forse è meglio che vada. Io amo Callie e sto solo aggravando la mia situazione in questo modo.
Faccio per alzarmi, ma mi trattiene per un braccio
  • Arizona, io sarò qui ancora quattro giorni, dopodiché me ne andrò e forse non ci rivedremo più a meno che non sarà  strettamente necessario, ma fino a quando non me ne sarò andata combatterò per averti.
Allenta la presa che ha sul mio braccio e inizia a rivestirsi, così faccio anche io.
Le sue parole mi lusingano. Non mi sentivo così da tanto tempo ed è stato il motivo per cui ho ceduto alle sue avance la prima volta. Lei mi vuole esattamente così come sono: con una gamba sola e anche se Callie mi ha sempre accettata in questo modo, da quando ha preso quella decisione, insieme a quella gamba ha tagliato anche una parte del filo che ci univa.
Con questi pensieri esco dalla stanza.
 
Suona il cercapersone: Karev – codice rosso
Corro in reparto e il quadro mi è subito chiaro: il bambino che qualche giorno prima avevamo operato all’intestino per un tumore sta andando in arresto.
  • Portate subito un carrello emergenze!! -  urlo all’infermiera lì vicino
  • Carica a 150 – libera!!
Nessun battito
  • Carica a 200, subito!!
libera!!
Nessun segno di ripresa
  • Dannazione! Carica a 250! Libera!
Dai campione! Devi farcela!
Sento Karev prendermi le piastre dalle mani
  • Robbins, non c’è più niente da fare.
  • Ora del decesso: 15:30.
  • Non preoccuparti Robbins, parlo io con i genitori.
Esco dalla camera e sento di dover fare una cosa.
Sono all’asilo e guardo dal vetro Sofia che gioca, sembra felice. E lo spero davvero, nonostante la situazione. Era da un po’ che non perdevo un piccolo umano e ogni volta ho una stretta al cuore.
Mi perdo nei miei pensieri e non mi accorgo che Meredith è proprio accanto a me.
  • Giornata pesante? – mi chiede
  • Ho appena perso un bambino e avevo bisogno di vedere Sofia.
  • Anche io vengo qui ogni volta che posso. Guardare Zola mi riempie il cuore di gioia. Sai Arizona, non vorrei che pensassi che ho preso le parti di Callie, facendola venire a casa mia.
  • No Meredith non preoccuparti, anche se prendessi le sue parti lo capirei, sono stata io a mandare tutto a rotoli.
  • Non ti giudico Arizona, ma forse avresti dovuto trovare un altro modo per sfogare le tue frustrazioni.
  • Cosa ne sai Meredith di quello che ho passato io? Di quello che sto passando ancora?
  • Hai ragione, non lo so e mi dispiace per te, ma spero che sia stata solo una scopata da niente e che Callie possa trovare il coraggio di perdonarti.
Continuo a guardarla senza rispondere. È stata solo una scopata, o qualcosa di più? Non lo so neanche io. Senza risponderle la saluto e torno a casa.
Arrivata davanti la porta vedo che c’è un mazzo di rose. Sono color corallo. Mi chino per prenderle e il profumo mi pervade. Cerco il bigliettino:
                                                              
Le rose color corallo simboleggiano la passione.
Quella che proviamo l’un l’altra
A domani Robbins.
 
Sono sorpresa, non mi aspettavo un tale gesto. So perfettamente che queste rose le ha mandate Lauren. Respiro, per l’ultima volta, il profumo delicato che emanano per poi buttarle nel cestino.
Sto preparando la cena, quando sento squillare il telefono.
È Callie.
  • Ciao Callie, successo qualcosa?
  • No tranquilla, Sofia sta andando a letto e voleva darti la buonanotte. Te la passo.
Io e Sofia rimaniamo 10min al telefono. Mi ha raccontato di quello che ha mangiato a cena, dei cartoni animati che ha guardato e della favola che tra poco le racconterà Callie. Le manco molto, come a me manca lei.
  • Ehi Arizona, ci sei?
  • Si Callie, scusami
  • Buonanotte allora
  • Buonanotte anche a te
 
Mi mancano terribilmente entrambe, ma non posso continuare in questo modo. Devo fare chiarezza nella mia mente, prima di promettere a Callie qualcosa che non saprei come mantenere.
Vedo lampeggiare il telefono, è arrivato un messaggio.
 
  • Spero che siano state di tuo gradimento le rose
                                                                                                                            
 
  • In questo momento sono nella pattumiera.
 
 
  • Mia cara Dott.ssa,  quando accetterai i  tuoi sentimenti?
 
  • Provo rabbia, dott.ssa Boswell
 
  • Conosco un modo per placarla, sai?
 
  • Illuminami
 
  • Sei sdraiata sul tuo letto a pancia in giù ed io sono
A cavalcioni sopra di te. Ho appena messo la crema
Sulla tua schiena bellissima e inizio a massaggiare.
Hai una schiena perfetta. Ti massaggio il collo,
ti massaggio la schiena, ti massaggio i glutei.
Ti muovi sotto di me seguendo il ritmo delle mie mani.
Dio quanto ti desidero Robbins.
 
  • Ah si? Stiamo facendo tutto questo? E poi cosa fai?
 
  • Dimmi tu cosa vuoi che faccia.
Ogni tuo desiderio è un ordine
 
  • Voglio che tu prenda i miei seni tra le tue mani.
Voglio che la lingua giochi con i miei capezzoli. U
na mano è sul mio seno, l’altra percorre tutto il mio corpo
fino ad arrivare nella mia intimità.
 
 
  • Wow Robbins.
La mia mano sta per entrare, ma salgo di nuovo su,  
tra i tuoi seni e con la lingua scendo per stuzzicare
il tuo clitoride. Faccio deiCerchi con la lingua.
Il ritmo diventa sempre più veloce
Sostituisco la lingua con le dita.
Entro con una, poi due, infine tre.
Penetro sempre con più violenza, fino a quando
Non ti vedo inarcare la schiena, un orgasmo ha
Pervaso il tuo corpo. Hai urlato il mio nome.
 
 
  • Ho urlato il tuo nome                                                                                                               
 
  • Buonanotte Arizona
 
  • Buonanotte Lauren

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Capitolo 5
*** Tempo di scelte ***


Oggi è il giorno dell’intervento con Lauren. Avremmo dovuto farlo ieri, ma sono subentrate delle emergenze in alcuni suoi pazienti, così il nostro è slittato di un giorno.
Prima di salire in reparto passo in caffetteria a prendere un caffè.
Davanti a me vedo Callie.
-    Ehi Callie, buongiorno. Come va?
-    Ciao Arizona, tutto bene. Sofia ha fatto un po' di capricci stamattina per andare all’asilo. Voleva a tutti i costi salire a salutarti, ma le ho promesso che quando andrò a prenderla ci sarai anche tu. Ti va?
-    Si! Certo che mi va!
-    Ok, a dopo allora.
-    Senti Callie, avrei bisogno di parlarti.
-    Dimmi.
-    No ora ho un intervento con la Boswell.
Non appena sentì il suo nome mi accorsi del suo viso che si incupì. Non avrei dovuto menzionare questo particolare.
-    Quindi? –mi chiede
-    Dicevo, ora non posso. Ti va però se pranziamo insieme?
-    Dovrei essere libera, ti faccio sapere più tardi, va bene?
-    A dopo.
Così dicendo esce dalla caffetteria. Prendo il mio caffè e salgo anche io a preparami.
Sono  a lavarmi per l’intervento e guardo Lauren che è già in sala operatoria.
Sta preparando  tutto l’occorrente. Lei e  la sua mania del controllo.
Entro in sala operatoria e il suoi occhi scrutano i miei, come per rassicurarmi.
-    Pronti? Diamoci da fare

Usciamo dalla sala operatoria stanchi ma soddisfatti; Alex e Jackson escono subito, mentre io e Lauren stiamo finendo di lavarci, quando vediamo entrare Callie.
-    Bene, non vedevo l’ora di vedervi entrambe- dice sarcasticamente
-    Salve dott.ssa Torres. Abbiamo appena finito un ottimo intervento sa?
-    Non ne ho alcun dubbio.
Mi intrometto nel loro scontro rivolgendomi a Callie
-    Sei venuta per andare a pranzo?
-    Si se è ancora valido l’invito.
-    Certo, arrivo subito.

Siamo alla mensa dell’ospedale e guardo Callie che mangia. Ha le maniche del camice con il risvolto fino al gomito, mi è sempre piaciuto questo suo particolare, come per dimostrare che è sempre pronta a tutto, sempre pronta a rimboccarsi le maniche. Oltre che un ottimo  medico è anche una persona adorabile.
-    Un penny per ogni tuo pensiero – Callie mi riporta alla realtà
-    Nulla, stavo pensando a te e a quanto tu  sia eccezionale.
-    Così eccezionale da meritare un tuo tradimento?
-    Mi dispiace Callie, mi dispiace per ciò che ho fatto e mi dispiace perché ti avevo detto che avrei fatto di tutto pur di riconquistarti, ma in realtà non sto facendo molto.
-    Non stai facendo nulla Arizona. Ma sono tutta orecchi, cosa succede?
-    Ho pensato molto a quella sera, a casa mi abbia fatto cedere alle lusinghe di Lauren. Ci ho pensato molto e il motivo non è perché non ti ami, perché in realtà darei la vita per te, però ti incolpo ancora per la gamba, anche se non vorrei. Ti incolpo per non aver rispettato la tua promessa e tradendoti è come se avessi voluto pareggiare i conti.
-    Dio Arizona. Quindi tutto ruota attorno alla gamba? Ora che ti sei vendicata ti senti meglio?
-    In realtà no. Lauren continua a corteggiarmi e io non so cosa fare.
Vedo Callie scattare in piedi, per la troppa violenza la sedia cade a terra e le persone che sono lì a mangiare si girano verso di noi.
-    Brava Arizona. Continua così. Non so ancora perché io continui a darti retta. Sono sempre più convinta di lasciarti.
-    Ti prego Callie. Ti chiedo solo un po' di tempo.
-    Tempo per cosa Arizona? Tempo per pensare o per scoperti un’altra? Anzi, sai che ti dico? Non voglio saperlo.
Mi fa male vederla così, ma dovevo essere del tutto sincera con lei. Non posso dirle che non proverò nessun rancore per lei, quando in realtà non è così.
Lo stomaco si è chiuso, così torno in reparto a controllare il post-operatorio.
Tutto nella norma, fortunatamente, come per il resto della giornata.
Alle 20:00 in punto finisco il mio turno e mi dirigo all’asilo per vedere Sofia.
Arrivo, ma non c’è, così chiedo spiegazioni alla responsabile, che mi informa che è venuta Callie a prenderla. Decido di andare da Meredith.
Busso alla porta, ad aprirmi è proprio Callie.
-    Cosa ci fai qui? Mi chiede
-    Cosa ci faccio qui Callie? Sono venuta a vedere mia figlia! Cosa che mi hai privato di fare oggi, come invece avevamo concordato
-    Come avevamo concordato prima che tu decidessi di dirmi di volere del tempo per scoparti un’altra.
-    È mia figlia Callie, non puoi portarmela via così. Sono sua madre quanto lo sei tu.
-    Non ho mai detto il contrario Arizona, ma dato che è anche mia figlia posso decidere quando e se puoi vederla.
Non so cosa mi prende in quel momento, ma ho un  desiderio irrefrenabile di baciarla e così faccio. Ho annullato completamente la distanza che c’era tra noi. Le mie labbra sono sulle sue e se in un primo momento Callie lottava per allontanarmi, poi si lascia andare completamente.
Infilo le mie dita tra i suoi capelli, le sue mani sono sui miei fianchi.
Quanto mi sono mancate le sue labbra. Ad un tratto però sento delle lacrime.
Cavolo Callie, non piangere ti prego. Mi allontano
-    Ehi, non piangere
-    Piango Arizona, non puoi dirmi quelle cose e poi saltarmi addosso. Capisci che mi fai del male? Cosa vuoi da me?
-    Non lo so Callie, non lo so. Io ti amo, ma se anche un’altra  persona è capace di farmi stare bene, c’è qualcosa che non va. Non voglio illuderti dicendo determinate cose. Forse è meglio se per un po' cerchiamo di limitare i nostri incontri.
-    Arizona, io non so fino a quando sarò capace di aspettarti.
-    Fallo finché ci riuscirai Callie, non chiedo di più.
Torno a casa con la consapevolezza che devo assolutamente trovare una via di uscita. Devo fare chiarezza nella mia mente e qui non ci riuscirò mai.
Devo partire.

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Capitolo 6
*** Per sempre ***


Sono in aeroporto. Hanno annunciato che il mio volo tra 30min partirà, ma l’unica cosa che riesco a fare è rimanere immobile. Cavolo, sto scappando di nuovo. Scappo sempre. Scappo quando le cose si fanno difficili, scappo per non affrontare i problemi. Annunciano l’ultima chiamata per il mio volo, ma io sono già diretta verso l’esterno dell’aeroporto per tornare a casa. Devo prendere una decisione e la prenderò stando qui, a Seattle. Per i prossimi tre giorni non dovrò andare in ospedale, così  passo prima da Joe a bere un drink.
-Ciao Joe, mi dai qualcosa di veramente forte?
-Ehi dott.ssa Robbins, girava voce che saresti partita, cambiato idea?
-Eh già. Come vedi.
Vado in bagno e non appena apro la porta mi appare davanti gli occhi ciò che successe qui quattro anni fa:
-Ciao
-Ciao
-Ortopedia giusto?
-Si giusto
-Sono Arizona Robbins, chirurgia pediatrica. Ti ho vista in ospedale. Tutto bene?
-Ma si sto bene
-Le persone parlano sul lavoro, parlano tanto. Così per amor di onestà credo di doverti dire che so delle cose di te, perché parlano.
-Oh, insomma… Che bello.
-In effetti sono chiacchiere belle. Alla gente piaci molto: ti stimano, ti rispettano e si interessano; piaci a tutti, a qualcuno piaci di più. Sembri triste ed ho pensato che dovessi sapere che le chiacchiere sono buone e quando non sarai più triste, quando la tristezza sarà passata ci sarà una fila di persone per te.
-Ahahahah vuoi farmi qualche nome?
-Adesso lo sai
 
Dio, dov’è finita l’Arizona di quei tempi? Ero sempre con il sorriso sulle labbra, giravo in ospedale come una trottola. Non mi riconosco più.
Arrivo davanti casa, sto per parcheggiare, quando vedo che dal portone sta uscendo Lauren. Mi vede e mi viene incontro sedendosi sul sedile accanto.
-Arizona! Non sei partita allora. Appena ho saputo sono corsa qui, ma già eri andata via.
-Ho cambiato idea, Lauren.
Fa per avvicinarsi, ma la blocco
-No Lauren, non sono partita, ma credo di aver preso la mia decisione. Voglio lottare per riavere mia moglie. Amo lei e amo tutto della vita che abbiamo costruito insieme. Scusami.
-Ok Arizona, me ne vado. Davanti la porta di casa tua c’è qualcosa per te. Ciao.
Salgo, davanti la porta e c’è un pacchetto. Guardo cosa c’è all’interno: un bicchiere della caffetteria dell’ospedale, lo prendo e c’è scritto il mio nome. Cavolo Lauren, tieni ancora il bicchiere che ci ha fatte conoscere. Non è possibile, come posso suscitare questi sentimenti ad una persona che mi conosce a malapena?
Sms.
A: Lauren
Non me lo aspettavo. Grazie, ma non voglio tenerti sulle spine senza alcun motivo. Ho intenzione di tornare da Callie. Sei una donna davvero in gamba, mi hai fatto provare cose che non provavo da molto, ma la mia vita è qui, con la mia famiglia.
Aspetto una sua risposta, ma non arriva, così faccio una doccia e decido di andare da Callie.
Mi apre Meredith.
-Ciao Arizona, cosa ci fai qui? Non saresti dovuta partire?
-Ciao. Si in effetti non dovrei essere qui. C’è Callie?
-No Callie ha avuto un’emergenza in ospedale, puoi trovarla lì.
-Ok grazie, se non ti dispiace entro a salutare Sofia.
Entro nella cameretta che condivide con Zola: dorme come un angioletto. Le lascio un bacio tra i capelli e mi dirigo in ospedale.
-Ciao Owen, Callie?
-Arizona? Cosa ci fai qui?
-Non ora scusami, puoi dirmi dov’è?
-Sta operando
Salgo in galleria e la guardo operare. Tutte le emozioni che provavo un tempo riaffiorano.
Alza il viso verso di me e le sorrido. Non posso vederlo, ma ha sorriso anche lei.
Le mando un messaggio per dirle che non appena avrà finito potrà trovarmi nella stanza del medico di guardia, se vorrà. L’operazione era a buon punto, non dovrei aspettare molto, ma la stanchezza è molta, così rimango addormentata.
Sento qualcuno che mi sposta i capelli dal viso. Assonnata apro gli occhi e vedo Callie davanti a me.
Istintivamente la bacio, ma lei non ricambia.
-Cosa c’è Callie?
-A me lo chiedi? Prima mi tradisci, poi vuoi tornare con me, mi baci, ma sei confusa e decidi di partire. Ora però sei qui davanti a me, cosa dovrei pensare?
-Calliope.. Devi pensare che hai una moglie che ti ama alla follia e che non vede l’ora di riportarti a casa con vostra figlia.
-Non so se crederti, Arizona
-Devi credermi. Sono qui, davanti a te e sono tornata per restare e affrontare tutti i problemi, insieme.
Lei è in piedi davanti a me, così la prendo per un braccio e la faccio sedere a cavalcioni su di me.
Le mie mani scivolano sotto il suo camice e inizio a spogliarla. Sposto con delicatezza la sua biancheria e la accarezzo. Sento le sue mani farsi sempre più insistenti sul mio corpo, così decido di entrare con le mie dita.
-Oh mio Dio – mi sussurra nell’orecchio
Aumento sempre di più il ritmo. Callie graffia la mia schiena fino a quando un orgasmo non pervade il suo corpo.
-Ti amo Calliope
-TI amo Arizona
 
Questa è sicuramente l’unica donna che voglio avere al mio fianco.
Per sempre.

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