Il Flagello di Dio (Rieditato)

di Shade Owl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1: Lo straniero dai capelli verdi ***
Capitolo 3: *** Cap. 2: Una decisione stupida ***
Capitolo 4: *** Cap. 3: Il difensore ***
Capitolo 5: *** Cap. 4: Un amico misterioso ***
Capitolo 6: *** Cap. 5: Cioccolata calda ***
Capitolo 7: *** Cap. 6: Brutti incontri sulla via di casa ***
Capitolo 8: *** Cap. 7: Il secondo intervento ***
Capitolo 9: *** Cap. 8: Il racconto di Timmi ***
Capitolo 10: *** Cap. 9: La carneficina di Sleepy Creek ***
Capitolo 11: *** Cap. 10: Specie alterata ***
Capitolo 12: *** Cap. 11: Fiducia ***
Capitolo 13: *** Cap. 12: Lezioni di magia ***
Capitolo 14: *** Cap. 13: L'invito ***
Capitolo 15: *** Cap. 14: La spia ***
Capitolo 16: *** Cap. 15: Cambamento di programma ***
Capitolo 17: *** Cap. 16: Kyle ***
Capitolo 18: *** Cap. 17: Il dolore dei ricordi ***
Capitolo 19: *** Cap. 18: Sconvolto ***
Capitolo 20: *** Cap. 19: Nella neve ***
Capitolo 21: *** Cap. 20: Il Sommo Concilio ***
Capitolo 22: *** Cap. 21: A rapporto ***
Capitolo 23: *** Cap. 22: Questione di priorità ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prima di cominciare, una piccola premessa: i miei lettori più "anziani" conosceranno già questa storia, dato che è quella con cui ho cominciato la serie "Sangue di Demone", che ha lanciato il mio personaggio più apprezzato e a cui mi sono dedicato di più.
Recentemente ho rieditato e ripubblicato la storia su un altro sito, e ho deciso infine di fare altrettanto qui su EFP, dove ha visto la "luce". Farò naturalmente la stessa cosa con le altre storie della serie, almeno fin dove sarà necessario.
Ergo, la trama non avrà cambiamenti sostanziali, né introdurrò personaggi sconosciuti o modifiche importanti. Semplicemente ho ampliato i capitoli, ho corretto gli errori, creato una copertina (l'immagine l'ho presa da internet, non è mia) e sistemato un po' i dialoghi e le dinamiche della storia, per renderla più vicina al mio stile attuale. In questo modo è più completa, più lunga e, secondo me, più interessante da leggere.
Bene, è tutto. Spero che vi piacerà. Buona lettura.

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 Il ragazzo crollò in ginocchio, artigliandosi il petto con le dita. I muscoli, tesi  fino allo spasimo, tremavano come se fossero percorsi da scariche elettriche.  La testa gli scoppiava, un ruggito lontano che riecheggiava negli anfratti più  nascosti e selvaggi della sua mente.
 - No!- esclamò Elizabeth, correndo al suo fianco - No! Resisti! È come le altre  volte! Respira, respira profondamente! Non cedere!-
 Alzò lo sguardo su di lei, sentendo una collera che non gli apparteneva e che al  tempo stesso sentiva come estremamente familiare montargli dentro. Sapeva  che cosa sarebbe successo di lì a poco, se non si fosse imposto di  controllarsi.
 Non voleva ucciderla. Non poteva.
 Non avrebbe mai lasciato che succedesse, non di nuovo. Non poteva perderla,  non lei. Non quella donna.
 La amava.
 - So che puoi farcela.- disse lentamente Elizabeth Addley, passandogli  delicatamente una mano tra i capelli ispidi - Tesoro, sei più forte di lui. Lo hai  sempre tenuto a bada. Ora alzati e riproviamo.-
 - Non… posso…- ringhiò a denti stretti.
 Aveva già avuto altri attacchi come quello in passato. Pochi, ma li aveva avuti.  Tuttavia, ogni volta sentiva di essere sul punto di cedere, di lasciarlo uscire.
 - Sì che puoi.- insisté lei, in tono dolce, senza smettere di accarezzarlo - Io ti  conosco. Tu…-
 - TU NON SAI NIENTE!-
 Mosse il braccio con violenza, colpendola al petto. L'urto la spinse indietro,  facendola cadere, e per un attimo fu certo che le avrebbe fatto del male.
 Tuttavia, proprio mentre stava per alzarsi e avventarsi su di lei, riuscì a  ricacciare il desiderio di uccidere in profondità, lontano dalla superficie, lontano  dal mondo.
 Mentre la collera scemava, la tensione la seguì di conseguenza, abbandonando  il suo corpo tutta insieme. Subito dopo si accasciò, flaccido come un calzino  bagnato.

Ebbene, ripropongo le storie di Sangue di Demone, come già detto nella premessa. Non mi aspetto chissà che, lo faccio soprattutto perché voglio che siano presenti nella loro versione migliore.
Saluti e buona lettura! Ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Cap. 1: Lo straniero dai capelli verdi ***


Xander Donovan non era mai stato imponente o minaccioso. Anzi, era quanto di più lontano si potesse sperare: mingherlino per i suoi (quasi) quindici anni, leggermente basso, ma soprattutto pallido a causa dell'anemia.
Questo suo tratto distintivo, unito ai capelli corvini che, sul pallore della sua pelle, risaltavano come un fuoco d'artificio nel cielo notturno, gli era valso il soprannome di “Vampiro”.
Non passava quasi giorno senza che qualcuno lo chiamasse in quel modo, lo spintonasse, lo prendesse in giro in qualsiasi modo possibile. Ormai aveva imparato che le superiori erano una giungla, e solo il più forte sopravviveva.
Così, consapevole di non essere forte, aveva adottato un'altra strategia: l'apatia.
La lontananza dalle emozioni, o almeno da quelle più forti, era l'ideale: se non si fosse arrabbiato non avrebbe risposto, se non avesse risposto non avrebbe spinto i bulli a insistere, se non li avesse spinti a insistere non avrebbe preso botte.
Si era esercitato a lungo per ottenere questo risultato, e ne andava piuttosto fiero: evitava accuratamente i film horror, ai parchi divertimenti non saliva mai sulle montagne russe, ad Halloween non si mascherava più dall’età di cinque anni e via discorrendo. Ogni volta che sentiva di essere vicino a provare emozioni troppo intense si estraniava, pensava a qualcos'altro, come al manuale di chimica o alla cena. A lungo andare era diventato un maestro.
Non considerava se stesso un vigliacco, intendiamoci: voleva soltanto starsene tranquillo, e quello era il modo migliore.
D'altra parte Alis continuava a dirgli di ignorare le provocazioni facendo il superiore, piuttosto che l'apatico: il suo motto era “aspetta sulla sponda del fiume”. Una strategia teoricamente giusta ma, in pratica, inapplicabile: quasi ogni giorno doveva fare i conti con il nomignolo “Vampiro”, con l'armadietto imbrattato di vernice spray, i petardi nel vassoio del pranzo, la colla o tempera sulla sedia e varie altre trovate.
L'indifferenza era impossibile.
L’altro suo migliore amico, Jonathan “Jo” Paige, invece, era un tipo più irruento, che sognava sempre di diventare un grande avventuriero o un esploratore come Indiana Jones o Flynn Carsen. Era lui, più di chiunque altro, a meditare tremende vendette contro i bulli. Idee divertenti, a volte, ma generalmente… come dire… stupide.
Per farla breve lui, Alis Heter e Jo Paige formavano da sempre il classico gruppetto di emarginati che poteva essere scovato in ogni scuola americana, osteggiati dai “popolari” e ignorati da tutti gli altri o quasi.
Il loro legame aveva origini antiche: Xander e Jo si erano conosciuti ai tempi delle elementari, durante uno dei primi pestaggi della loro vita, e per quanto diversi potessero essere avevano deciso di fare squadra. Alis era arrivata qualche tempo dopo. All'inizio avevano fatto gruppo per ragioni accademiche: Jo non era mai stato un tipo studioso, e Xander non era mai stato il massimo in matematica e scienze, così un bel giorno si erano decisi a chiedere l’aiuto di quella secchiona occhialuta e fanatica di computer seduta in fondo all’aula.
Dopo qualche tempo ci si erano affezionati, e alla fine erano diventati amici.
Tutti e tre facevano squadra da molti anni, fin da prima delle superiori, ed erano ormai praticamente inseparabili. Se qualcuno vedeva uno di loro da solo nei corridoi, subito tutti si chiedevano che fine avessero fatto gli altri.
Perché in fondo si sa: i deboli, da sempre, fanno gruppo.
Specialmente nella giungla.

Era mattina presto, e Xander, Alis e Jo si stavano recando a scuola. Siccome abitavano nelle vicinanze, a soli due o tre isolati di distanza dall’istituto, andavano a piedi quasi tutti i giorni, incrociandosi circa a metà strada, come in effetti successe quella mattina.
- Ciao, ragazzi.- li salutò Alis, arrivando, mentre puliva le lenti degli occhiali nella maglietta.
Era poco più bassa di Xander, e aveva lunghi capelli rossi e ricci, quel giorno raccolti dietro la testa in una coda. Non era una brutta ragazza, ma gli enormi occhialoni rotondi, simili a fondi di bottiglia, sciupavano un po’ il suo aspetto. Come l'anemia per Xander, quelli erano il suo tratto caratteristico: senza non vedeva niente.
- ‘Iorno.- rispose Jo, sbadigliando immensamente - Ah, che sonno…- borbottò poi - Chi vota per tornare a casa?- borbottò, alzando una mano.
Lui era leggermente più alto e robusto di Xander, e aveva i capelli biondi un po’ lunghi. Come Alis, anche lui li teneva stretti in una coda, ma molto più corta di quella dell'amica. A differenza degli altri due non aveva nessun tratto fisico che lo caratterizzasse come “sfigato”. In realtà, a emarginarlo era la sua passione smodata per fumetti, mostri e compagnia bella.
In pratica, era un nerd.
- Nessuno, Jo.- lo rimproverò Alis, scoccandogli uno sguardo di rimprovero da dietro le lenti - Ciao, Xander.-
- Ciao. Dormito bene?- chiese questi, mentre tutti e tre riprendevano a camminare.
- Oh, sì… bene…- disse Jo, quasi in catalessi per il sonno che aveva - … tenendo conto del fatto che oggi c’è il compito di algebra, un’interrogazione di storia e due ore di geografia…-
- Finiscila!- lo redarguì Alis - La colpa è tua, e lo sai. Se non avessi passato la notte a leggere Ratman, ora saresti stato pronto.-
- Certo…- rispose lui, insofferente - Pronto al suicidio…-
Xander ignorò i suoi amici che bisticciavano, ormai abituato a scene del genere, ben deciso a non immischiarsi.

Continuarono imperterriti a beccarsi per tutto il tragitto, mentre Xander li precedeva di alcuni passi, ignorandoli come faceva ormai da anni. Il copione lo conosceva: Jo ammetteva di non avere studiato, Alis lo riprendeva e lui si giustificava dicendo che la materia era troppo difficile.
D'altra parte quel giorno, per la prima volta in assoluto, Jo si interruppe all'improvviso, a metà dell'ennesima replica, troncando di netto la discussione.
- Che c’è, ti ho lasciato senza parole?- chiese allegra la ragazza.
Lui scosse la testa e fece un cenno col capo, indicando qualcosa. Xander ed Alis si voltarono in quella direzione e videro che c’era qualcuno, appoggiato ad una moto blu, che leggeva un giornale dall’aspetto un po’ spiegazzato. Era un ragazzo, un tipo che non avevano mai visto prima. Dall'aspetto che aveva sembrava un cosplayer.
Era vestito con una maglietta di un verde così pallido che sembrava scolorita, e sopra indossava una specie di gilet bianco e di stoffa leggera, talmente tanto lungo che l’orlo gli arrivava quasi alle caviglie. Le gambe erano infilate in un paio di jeans altrettanto consunti, dai bordi rovinati e sfilacciati, tenuti su da una vecchia cintura di cuoio. Le sue mani, infine, calzavano un paio di mitene di un acceso verde acido.
Quell’abbigliamento strano, un po' trascurato e ribelle, assolutamente fuori luogo in quella strada, ma sopratutto nel bel mezzo dell'autunno del Montana, lo identificava inequivocabilmente come uno squinternato.
Anche esteticamente non aveva un’aria amichevole: il suo volto, leggermente spigoloso e dall’aria fin troppo matura, era aggrottato in un'espressione seria e decisa, quasi… minacciosa, come se fosse arrabbiato per qualcosa. Eppure, stava solo leggendo la pagina sportiva del giornale. I suoi piccoli, acuti occhi neri, brillavano di una luce sveglia ed attenta, quasi fosse pronto a scattare al minimo segnale, come un animale da preda appostato per la caccia, una cosa che Xander trovò alquanto inquietante.
Ad attirare la loro attenzione però, prima della sua espressione o dell’aura tutt'altro che invitante evocata da quello strano ragazzo furono i suoi capelli: erano dello stesso colore della maglietta, di un verde pallido e senza sfumature, incredibilmente ispidi. Dalla nuca partiva un lunghissimo e sottilissimo codino di capelli che arrivava quasi fino a terra, avvolto con molta cura in una benda bianca che lasciava fuori appena un ciuffo in fondo.
- Chi è quello?- chiese sottovoce Jo, guardando il ragazzo - E perché cavolo è vestito come il personaggio di un manga?-
Non sembrava essere molto più vecchio di loro, pur essendo decisamente più alto. Doveva avere al massimo diciassette, forse diciotto anni, ma sicuramente non frequentava la Orenthal High, o l’avrebbero già visto.
- Non lo so.- rispose Xander, scrollando le spalle.
- È lì da una settimana.- disse una voce dietro di loro.
I tre si voltarono, e videro una ragazza avvicinarsi, staccandosi dalla piccola folla di studenti appena scesi dallo scuolabus, che già si allontanava lungo la strada.
Era alta quanto Jo, e aveva i capelli biondi, un po' arruffati, e grandi occhi verdi. Il suo bel volto ovale, dai tratti dolci, era aggrottato in un’espressione di sincera curiosità. Si chiamava Nadine Wilson, e aveva un anno in più di loro. Strano che gli rivolgesse la parola, di solito si limitava a qualche “ciao” di passaggio.
- È lì da una settimana, dici?- chiese Alis.
Nadine annuì, senza staccare gli occhi dal ragazzo.
- Sì. È da un po' che si aggira da queste parti, ma non ci ho mai parlato.- lo guardò per qualche altro istante, come se lo stesse studiando - Ha iniziato ad appostarsi qui davanti in questi ultimi giorni. Forse non ve ne siete accorti, ma c'è quando entriamo e c'è ancora quando usciamo. È la prima volta, però, che si mette così in vista.-
- E cosa fa?- chiese Jo, scrutandolo con sospetto.
- Niente, è questa la cosa strana: non rivolge mai la parola a nessuno, e una volta ho visto due ragazzi chiedergli se aveva un accendino.-
- E lui che ha fatto?- chiese Jo.
Nadine si strinse nelle spalle.
- Ha detto che non fuma e che non devono… ecco… rompergli i… quelli lì.- rispose - E non è l'unica rispostaccia che ha dato. C’è un sacco di gente che non vede l’ora di prenderlo a pugni.-
I quattro rimasero a fissare il ragazzo in silenzio per circa un minuto. Poi, siccome la campanella suonò dall’interno della scuola, si affrettarono a entrare.

Solo per questa volta, pubblico di nuovo a distanza piuttosto ravvicinata. Ogni nuovo capitolo lo inserirò di lunedì, salvo occasioni particolari.
I miei ringraziamenti vanno subito a diversi lettori: NemoTheNameless è subito corso a recensirmi il prologo, nonostante abbia già letto ben più della versione originale e mi stia seguendo da più tempo di quanto riesca a ricordare; anche Easter_huit va ringraziata, che si è persino riletta tutta la serie ascoltando "Demons". Ringrazio anche Elgul1, che mi ha persino chiesto dove poteva trovare l'intera storia già rieditata, e infine anche NEON GENESIS KURAMA, che dopo aver conosciuto Timmi con le storie più recenti è corso a leggere anche questa.
Saluti, a lunedì!

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Capitolo 3
*** Cap. 2: Una decisione stupida ***


Per un’altra settimana il “Ragazzo che Faceva Paura”, come l’aveva soprannominato Jo, rimase lì al suo posto, imperterrito, a leggere il suo giornale. Era già lì quando Xander e i suoi amici arrivavano a scuola, ed era ancora lì mentre se ne andavano, proprio come aveva detto Nadine, e nonostante passasse tutto il suo tempo in quel punto non sembrava intenzionato a fare amicizia con nessuno: chiunque gli rivolgesse la parola veniva beatamente ignorato, mandato al diavolo o allontanato, spesso anche di malagrazia. I ragazzi più grandi, gli stessi che solitamente sfottevano Xander, cominciavano ad irritarsi per l’atteggiamento di superiorità di quello strano tipo, e sempre più di frequente li si poteva sentire scambiarsi sussurri inviperiti su di lui.
Loro tre si tennero bene al largo da tutto questo, già abbastanza impegnati a starsene fuori dai guai senza il bisogno di immischiarsi in faccende a cui erano estranei. Inoltre, da quando quel silenzioso lettore di giornali aveva cominciato a farsi vedere, le prese in giro erano diminuite: i ragazzi della squadra di football erano troppo impegnati ad avercela con lui per badare a loro. Questo poteva essere considerato solamente come un netto miglioramento, che lo rese stranamente più simpatico, anche se non meno strano o, per certi versi, inquietante.
Poi, un giorno, accadde qualcosa di totalmente inaspettato che dimostrò loro come, assurdamente, la più stupida delle idee possa dar vita a qualcosa di molto più grande.
Era una giornata grigia e fredda, di autunno inoltrato tendente all’inverno, una di quelle giornate che fanno rimpiangere il caldo e le zanzare dell’estate (okay, forse le zanzare no), specialmente in uno stato del nord come il loro, dove la temperatura scendeva parecchio, avviandosi verso novembre. Xander, Jo ed Alis, come ogni mattina, stavano entrando a scuola, gettando un’occhiata di sbieco al Ragazzo che Faceva Paura, il quale non aveva ancora cambiato il suo abbigliamento, apparentemente immune al freddo incipiente, e passando per raggiungere il portone sentirono uno stralcio di conversazione provenire da un piccolo gruppetto di studenti poco lontano da loro:
- … alla prossima gli spacco la faccia… magari così la pianta di insultare…-
Xander gettò loro un'occhiata di sbieco, sentendo una strana fitta nel petto: forse era preoccupazione, ma non ne era sicuro.
- Mi sono proprio rotto…- sbuffò uno dei ragazzi di quel gruppo - Questa volta sul serio… lo faccio nero…-
- Sì, anche io… oggi?-
- Sì… dopo la scuola, che non c’è nessuno…-
Stavano progettando di aggredirlo, era evidente. Si erano stancati di sentirsi trattare male e di vederlo lì, e volevano fargliela pagare.
Si impose di ignorare la questione, non essendo affari suoi, ma qualcosa, nel fondo della sua mente, gli disse che non sarebbe stato giusto. In fondo, almeno involontariamente, quel tipo lo stava aiutando.
Si fermò a poca distanza dal gruppo di ragazzi, sentendosi un po' stupido, e si schiarì la voce.
- Scusate?- disse.
Nessuno lo degnò di attenzione.
- Ragazzi!- insisté - Sentite, lo so che non sono affari miei, ma… non fa nulla di male. Basta che lo ignoriate, no?-
Alle sue spalle sentì Jo ed Alis gemere, mentre il branco gli rivolgeva finalmente un po' di attenzione.
- Scusa, Vampiro… stai parlando con noi?- chiese uno dei ragazzi, suscitando qualche risatina.
Si chiamava Thomas Bull, ed era il capitano della squadra di football. Grosso, alto e stupido, fin dal primissimo giorno in cui si erano conosciuti aveva deciso che ficcargli la testa nel water fosse un gran divertimento. Inutile dire che non erano proprio amici.
Era il classico adolescente pompato, dai capelli castani tenuti su col gel. Aveva le spalle larghe, il petto massiccio, e nonostante avesse solo sedici anni raggiungeva già il metro e settanta. Era alto, grosso, non bellissimo ma sicuro di sé, che a scuola rappresentava l'aspetto più importante. Sopra i vestiti portava la giacca coi colori della squadra.
Mentre il suo sguardo color fango lo squadrava, Xander si sentì venire meno: non aveva intenzione di farlo arrabbiare, ma una parte di lui non voleva nemmeno lasciare che se la prendesse con una persona che nemmeno conosceva.
- È solo che mi sembra inutile prendersela così.- si giustificò, scegliendo con cura le parole - Non capisco proprio che fastidio vi possa dare: sta solo leggendo, non mi pare una cosa grave. E poi è un totale estraneo, probabilmente presto se ne andrà. Non ne vale la pena, no?-
Bull scosse la testa.
- Non pretendo che una nullità come te possa capire, ma non possiamo lasciare che un estraneo ci tratti con un atteggiamento così arrogante per poi fargliela passare liscia.- spiegò - Se non ha il coraggio di parlarci…-
- Tu parli di coraggio, ma volete affrontarlo in…- contò velocemente - … dieci contro uno? Proprio una grande audacia, mi sembra.-
Le parole gli erano uscite di bocca prima che potesse rendersi conto di cosa stava effettivamente dicendo. In un'altra situazione non le avrebbe mai pronunciate, e anzi si sarebbe totalmente estraniato dalla conversazione, come sempre faceva.
Tuttavia, l'impeto di rabbia che lo aveva colto era stato tanto breve e intenso quanto improvviso e inatteso. Di conseguenza, prima di poter erigere le sue solite difese, si era ritrovato a dire qualcosa di veramente molto stupido.
Immediatamente Bull si avvicinò a lui con gli occhi che mandavano lampi, afferrandolo per la giacca prima che lui potesse scappare via, facendogli cadere lo zaino e rovesciando i libri a terra.
Alle sue spalle Alis trattenne rumorosamente il respiro e Jo si fece avanti per dare manforte all’amico, imitato però dai compagni di Bull. La rissa era sul punto di scoppiare, e le possibilità non erano a loro favore. In quel preciso momento, per fortuna, risuonò la voce di Nadine:
- Che sta succedendo, qui?-
Era scarmigliata, e teneva lo zaino solo per una spallina, la giacca che le stava scivolando di dosso: si era certamente precipitata lì non appena si era accorta di quanto stava per accadere, attraversando di gran carriera la strada per fermare sul nascere la catastrofe.
Tutti si immobilizzarono per un istante: era risaputo che Bull aveva una cotta per lei da anni (nonostante i suoi continui rifiuti).
Forse sono salvo… Pensò Xander.
Bull ebbe un'altra breve esitazione, come se stesse riflettendo intensamente. Alla fine si sciolse in un sorriso fasullo.
- Niente.- rispose con disinvoltura, lasciando stare Xander - Stavamo solo parlando.-
- Ceeeerto…- mormorò Nadine, sarcastica - E immagino che avessi afferrato Xander solo per essere sicuro che ti sentisse bene, vero?-
- Gli stavo chiedendo di portarti un messaggio.- si giustificò, scrollando le spalle - Sabato sera, a Morning Hill. Tu e io. E non puoi dirmi di no.-
- Ma pensa, è proprio la risposta che volevo darti, invece…- sbuffò Nadine, spingendolo verso l'ingresso.
Mentre la ragazza lo oltrepassava, Xander si chinò a recuperare i libri, subito aiutato da Alis e Jo..
- Grazie.- mormorò, rivolto a Nadine.
Lei non gli rispose, entrando a scuola. Mentre si rialzava per seguirla, Xander vide qualcosa che lo costrinse a girarsi di nuovo: il Ragazzo che Faceva Paura non aveva solo alzato gli occhi dal giornale, ma si era anche staccato dalla moto. In quel momento era ben ritto in piedi, e stava guardando fisso fisso Xander, con uno sguardo talmente penetrante che sembrava passarlo da parte a parte.

Jo sbadigliò sonoramente.
- Che stanchezza…- borbottò - Ho proprio voglia di farmi una bella dormita…-
- Domani abbiamo biologia.- gli ricordò svogliatamente Xander - E se non passiamo il test ci giochiamo il corso.-
- Speriamo di no!- esclamò Alis, assumendo un’aria terrorizzata - Tremo a quello che mi farebbero i miei se dovessi ripetere l’anno!-
- A te?- sbuffò lui - Ma se sei l'unica che non frequenta mai i corsi estivi! Pensa a quello che faranno a noi!- scosse la testa - A sentire i miei genitori, la fotosintesi clorofilliana mi condizionerà tutta l’esistenza…-
- Già.- concordò Xander - Certe volte la scuola è proprio una…-
Purtroppo, i suoi amici non seppero mai cosa fosse la scuola: mentre metteva un piede sulle strisce pedonali per attraversare, uno scooter gli passò davanti con la velocità di un fulmine, evitando di travolgerlo solo per un pelo.
- EHI!- gridò, incespicando indietro, mentre Jo ed Alis si affrettavano ad aiutarlo.
Il veicolo frenò sgommando e tornò indietro, facendo un’inversione ad U che lasciò i segni delle ruote sull’asfalto, mentre altri quattro o cinque centauri lo raggiungevano. Sul suo casco c’era un adesivo a forma di testa di toro.
- Bull…- brontolò Xander, rialzandosi - E ti pareva…-
Non sembrava che fosse capitato lì solo per una toccata e fuga, perché non appena fu tornato indietro spense il motore e si tolse il casco, avvicinandosi a piedi al trio. In giro c’erano ormai soltanto pochi ragazzi che si erano attardati dopo la fine delle lezioni, ma non ci volle tanto per vederli sparire: nessuno prendeva mai le loro difese.
La giungla selezionava solo i più forti.
Bull, rabbioso e ringhioso come quella mattina, si mise di fronte a Xander, così vicino che quasi lo spingeva con il vasto petto, a cui Xander faticava ad arrivare. Vedendosi davanti quella montagna di muscoli il ragazzo sentì le gambe chiedere a gran voce di essere usate per scappare immediatamente, ma non riuscì a muoverle. Quasi gli venne il torcicollo per restituire l’occhiata che l’altro gli lanciava.
- Oggi ti sei salvato per un pelo, sai?- disse Bull, guardandolo dall’alto in basso - Piccolo verme… Ora ti insegno io a fare l’arrogante con me…-
Xander sentì odore di alcool nel suo alito: doveva aver passato le ultime ore in qualche anfratto a bere birra e a lamentarsi di qualcosa.
- Bull, io…-
Non fece in tempo a finire la frase, incassando di malagrazia un pugno dritto sullo zigomo che gli accese tante lucine davanti agli occhi e lo mandò lungo disteso sul marciapiede.
Visse la caduta come al rallentatore, sentendo a malapena il grido di Alis e le proteste furiose di Jo, mentre il dolore arrivava lentamente al cervello, lasciandolo piuttosto intontito.
Toccò il suolo con una pesantezza sproporzionata alla velocità di caduta, o almeno così gli parve. Senza lasciargli il tempo di riprendersi completamente, Bull lo afferrò per il colletto e lo trasse in piedi.
- Hai capito che non devi immischiarti in cose che non ti riguardano, sgorbio?-
- S… sì.- borbottò - Sì, ho capito, Bull! Io…-
- Tu sei in un mare di guai, nanerottolo!-
- Bull, mollalo!- protestò Jo, mentre due dei suoi grossi amici lo spintonavano indietro con Alis.
Il ragazzo fece un sorrisetto malefico, ignorandolo.
- E ora cosa farai?- chiese, serrando le nocche per colpirlo di nuovo - Adesso non c’è Nadine a proteggerti, o sbaglio?-
- No.- disse una voce aspra e ostile, mentre una mano afferrava il polso di Bull - Però ci sono io.-
I due si voltarono: il Ragazzo che Faceva Paura era intervenuto.

Scusate il ritardo, sono tornato stanotte all'una e ho passato la giornata al lavoro.
Ringrazio NemoTheNameless, Easter_huit, NEON GENESIS KURAMA ed Elgul1, che mi stanno seguendo, e do un bentornata anche a Kira16, che a sua volta conosce molto bene Sangue di Demone e ha cominciato a seguirla un'altra volta.
A presto!

 

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Capitolo 4
*** Cap. 3: Il difensore ***


Bull lasciò andare Xander, che cadde di nuovo a sedere sull'asfalto, e si allontanò stupito dallo strano ragazzo. Lui mollò la presa sul suo polso e mise le mani sui fianchi, fronteggiando a testa alta il gruppo, che adesso ignorava il terzetto per concentrarsi interamente su di lui.
- Finalmente ti sei smosso di lì!- esclamò Bull, superata la sorpresa iniziale - Era da un pezzo che volevo suonartele!-
- Ah, ma davvero?- chiese senza alcuna passione il ragazzo - E come mai?-
- Perché così almeno avresti smesso di fare l’arrogante!- rispose l’altro - Tutte le volte che ti abbiamo rivolto la parola ci hai trattati come immondizia! Non se il re del mondo, sai? Sei solo uno sfigato che si veste da idiota!-
Un sorriso incurvò le labbra del ragazzo, come se quelle parole lo divertissero… ma, a guardarlo bene, si capiva che, in realtà, non era affatto rallegrato: si trattava più che altro di una specie di smorfia animalesca, come quelle che fanno i predatori quando stanno per colpire, quando sanno di avere una preda ignara a loro disposizione.
In ogni caso, Xander ebbe ancora più paura di lui.
Probabilmente Bull la pensava allo stesso modo, perché quando parlò la sua voce ebbe un tremito.
- Ma che hai da sorridere?-
Lui scosse leggermente la testa.
- Non hai idea del guaio in cui ti stai cacciando.- rispose piano.
Bull inarcò un sopracciglio.
- Cosa?- sbottò - Ma… ma chi accidenti ti credi di essere?-
Il suo ghigno si fece ancora più largo e minaccioso. Si sporse leggermente in avanti, fissando l’altro dritto negli occhi.
- L’ultimo anello della catena alimentare.- rispose in un sibilo venefico.
Bull sgranò gli occhi.
- Che?- esclamò - Ma chi diavolo…- balbettò.
Lui si limitò a sogghignare ancora, attendendo una replica.
- Oh, accidenti!- sbottò Bull - Ma chi cazzo sei?-
Stavolta, le labbra gli si arricciarono tanto che scoprì i denti. Sembrava quasi che stesse ringhiando.
- Credimi, grassone… tu non vuoi saperlo.-
In un istante la paura scomparve dal volto di Bull, sostituita dalla rabbia. I suoi compagni si scambiarono delle occhiate e qualcuno cominciò a scrocchiarsi le nocche e a ridacchiare.
- Cos’hai detto?- ringhiò - Che cazzo hai detto?-
Il ragazzo non rispose, si tolse il ghigno dalla faccia e tornò eretto, riassumendo la sua espressione di sempre. Bull perse del tutto la pazienza.
- Ora ti faccio vedere io!- esclamò.
Tirò al ragazzo un pugno grosso come un pallone da football. Senza scomporsi troppo, quello lo bloccò con la mano, afferrò il braccio di Bull e lo sollevò in aria, facendolo atterrare per terra di schiena. Il tutto senza usare la mano destra.
I presenti lo guardarono sbalorditi.
- Ancora?- chiese al boccheggiante capitano della squadra sportiva che cercava di rialzarsi.
Con un ringhio, quello si gettò addosso al suo avversario, imitato da tutti i suoi amici, riavutisi dal momento di sorpresa. Finì che si ritrovarono in una mischia confusa, dove non si capiva né chi era sopra né chi era sotto.
- Oddio!- esclamò Alis - Così l’ammazzeranno!-
- Non se li ammazzo io prima.- disse una voce che li fece sobbalzare.
Accanto a loro c’era il ragazzo, che guardava con blando interesse la mischia che aveva davanti. Ed era totalmente illeso.
Ma come diavolo ha fatto? Pensò Xander.
Il ragazzo scosse la testa, sospirando, poi afferrò per la collottola il primo che gli capitò a tiro dal mucchio, lo sollevò e lo stese con un solo pungo. Fece lo stesso con altri due prima che i restanti tre si rendessero conto di ciò che era effettivamente successo.
- Ma cosa…?- balbettò Bull, rialzandosi stupito: aveva un labbro sanguinante e un occhio pesto, in enorme contrasto con il suo avversario, perfettamente illeso - Ma… tu… eri qui sotto!-
L'altro si strinse nelle spalle, come a voler dire che non era un suo problema. Sembrava divertirsi parecchio, nonostante l’apparente indifferenza.
Infuriandosi ancora di più, Bull e gli ultimi suoi amici rimasti in piedi fecero per lanciarsi su di lui, ma una voce riecheggiò nella strada, fermandoli.
- EHI!-
Nadine stava uscendo in quel momento dal cancello principale, avanzando rapidamente nella loro direzione. Doveva essersi attardata durante gli allenamenti di pallavolo.
Bull indietreggiò, mentre il Ragazzo che Faceva Paura si appoggiava al muretto alle sue spalle, ostentando una smorfia divertita e incrociando le braccia. Non degnò nessuno della minima attenzione, nemmeno quando Nadine, passandogli vicinissima, gli lanciò uno sguardo interrogativo.
- Cosa state facendo?- chiese avvicinandosi. Guardò di nuovo il ragazzo sconosciuto, che ancora la ignorò, poi si rivolse a Bull - Che stavate facendo?- ripeté.
- Niente.- sbottò Bull - Noi…-
- Stavate facendo a botte?-
Bull esitò.
- Io…-
- Tu ora te ne ritorni a casa!- esclamò Nadine - E non riprovarci mai più, capito? Smettila di prendere a pugni gli altri!-
- Tu non hai l’autorità per mandarmi da nessuna parte!- protestò Bull.
- Non è una questione di autorità!- replicò lei - È una questione di buon senso… una cosa che tu non hai!- lo guardò con odio - Ti credi tanto forte solo perché sei grande e grosso?- attese una risposta che non venne - Mi fai schifo.- aggiunse infine, in un tono più calmo.
Xander capì che Bull, già alticcio e arrabbiato, non avrebbe mai sopportato una simile offesa davanti ai suoi amici. Infatti, senza esitare, diede a Nadine un ceffone che risuonò per la strada e le fece scivolare a terra la borsa, costringendola ad indietreggiare di un passo.
Un istante dopo ci fu un suono di nocche contro carne e denti, e Bull crollò a terra sputando gli incisivi mentre, emanando collera da ogni poro, il Ragazzo che Faceva Paura incombeva su di lui, le dita lievemente sbucciate per il pugno che gli aveva dato.
Nessuno osò muovere un dito.

Senza curarsi di nessuno dei presenti, il ragazzo si inginocchiò e afferrò Bull per la cintura, sollevandolo senza alcuno apparente sforzo per poi scaraventarlo di nuovo a terra, strappandogli un gemito.
Subito dopo lo ribaltò con un calcio e lo afferrò per la maglia, avvicinandolo al suo viso furente, stringendogli la mandibola con la mano libera.
- Se tu…- disse, scandendo bene le parole, con un tono talmente freddo che fece rabbrividire Xander - … o i tuoi amici riprovate a fare una cosa del genere…- fece una pausa a effetto - … io vi ammazzo.-
Sottolineò la parola con uno sguardo gelido, privo della benché minima scintilla di pietà. Xander, nel vedergli quell'espressione, sentì un fiotto di paura invaderlo da capo a piedi.
Al suo fianco sentì Jo deglutire sonoramente, spaventato quanto lui; Nadine, ancora attonita, si teneva la guancia arrossata con una mano, spostando lo sguardo dall'uno all'altro, senza sapere cosa dire; Alis tirava debolmente Jo per una manica, fissando la scena con gli occhi sgranati, resi ancora più grandi dalle spesse lenti degli occhiali; i compagni di Bull non fecero niente per aiutare il loro amico, paralizzati come chiunque altro.
Apparentemente ignaro dell’effetto suscitato, il ragazzo continuò a guardare Bull, il quale si tamponava alla meglio la bocca sanguinante con una mano, lacrimando per il dolore. Ora più che mai, quel minaccioso straniero sembrava capace di mantenere la promessa fatta.
- O… okay…- biasciò Bull, sputando sangue, la voce soffocata dalla mano che gli bloccava la mandibola - Va bene… come vuoi tu…-
Soddisfatto, il ragazzo annuì, lo lasciò andare e gli gettò un pacchetto di fazzoletti.
- Pulisciti la bocca.- disse.
Poi tornò a prendere la sua moto, la fece partire e se ne andò.

Bene, anche questo è andato. Ringrazio ancora una volta NemoTheNameless, Elgul1, Easter_huit e NEON GENESIS KURAMA, i lettori che mi stanno seguendo. A lunedì prossimo!

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Capitolo 5
*** Cap. 4: Un amico misterioso ***


l giorno dopo, Bull non si fece rivedere a scuola. I suoi amici dissero che era andato dal dentista per un controllo odontoiatrico, ma non seppero (o meglio, non vollero) specificare di che genere. Il Ragazzo che Faceva Paura, invece, era ancora lì dove l’avevano lasciato, identico a prima, senza nemmeno i segni che i denti di Bull gli avevano lasciato sulla mano, ora perfettamente indenne.
Dopo la scazzottata Xander, Alis e Jo erano corsi subito a casa, sconvolti e scossi da quanto successo, e non ne avevano quasi parlato: Jo aveva fatto qualche accenno, esaltato dal modo in cui il Ragazzo che Faceva Paura aveva tenuto testa a tutti quanti e poi aveva fatto saltare i denti a Bull, ma quando aveva visto lo sguardo di Alis si era zittito. Xander, in cuor suo, era ancora incerto su quello che provava nei suoi confronti: gli era grato per l'aiuto, era la prima volta che qualcuno interveniva per difenderlo, ma la minaccia che aveva rivolto a Bull gli era sembrata così seria, così sincera…
Nadine non la sentivano dal giorno precedente. Quando si erano allontanati era ancora imbambolata lì, sconvolta quanto loro per tutta quella storia. Chissà come l'aveva presa: in fondo, lo sconosciuto era intervenuto per proteggere Xander, ma era scattato davvero quando Bull l'aveva schiaffeggiata. Aveva difeso entrambi.
- Secondo voi chi è?- sussurrò Alis, gettandogli un’occhiata di sbieco mentre attraversavano la strada.
Passando, Xander lo guardò a sua volta. Notò che anche lui li osservava, ma dopo poco tornò a leggere il suo giornale.
- Non lo so, ma è stato fortissimo!- sibilò eccitato Jo - Cioè, lo avete visto? Ha sdraiato Bull come niente! Scommetto che è una specie di soldato in incognito! Forse è un killer! Avete visto che faccia quando lo ha minacciato! Da gelare il sangue! Xander, tu che dici?-
Lui non rispose, né guardò il ragazzo. Sinceramente, non aveva idea di quale risposta dargli: le emozioni del giorno prima gli erano bastate, e non desiderava provarne ancora, specialmente visto il livido che gli stava colorando il mento in quel momento. Già spiegarlo ai suoi genitori era stato un problema… aveva dovuto inventarsi una brutta caduta in corridoio per non subire troppe pressioni.
In parole povere, era combattuto: paura e gratitudine si rimescolavano dentro di lui, e nessuna delle due riusciva a prevalere. L'istinto, in ogni caso, gli diceva chiaramente di stare alla larga.
A interrompere il suo filo di pensieri fu Nadine, che era ferma ad aspettarli davanti al portone di scuola. A differenza di lui non presentava segni, e il rossore della manata era già scomparso. Fissava il Ragazzo che Faceva Paura come se sperasse di vedere qualcosa di nuovo in lui, ma quando si avvicinarono bloccò loro la strada, anche se non staccò gli occhi dallo straniero.
- Lo avete già ringraziato?- chiese senza alcun preambolo.
Jo si voltò brevemente verso di lui, indeciso.
- Ehm…- rispose - Beh… no.- ammise - Cioè… è stato forte, però sai… era un po' da brivido.-
- Dobbiamo dirgli qualcosa.- insisté lei, piccata - Ci ha aiutati, ieri pomeriggio. Non ve ne sarete dimenticati, vero?-
Jo esitò.
- No… certo che no…- borbottò in tono frettoloso.
- Il fatto è che ci fa un po’ paura.- spiegò Xander - Ci avrà anche dato una mano, ma hai visto la sua faccia, quando ha minacciato Bull di ucciderlo.-
- Oh, andiamo!- sbottò Nadine - Siete troppo intelligenti per credere che fosse serio.-
- Non è che ci crediamo…- intervenne Alis - È solo che… ci inquieta, ecco! Non ti è sembrato un po'… esagerato?-
Nadine sbuffò.
- Lui ci ha aiutati, e noi lo ringrazieremo!- dichiarò perentoria.
Afferrò Xander per un braccio e lo riportò dall’altro lato della strada. Dopo essersi scambiati una rapida occhiata, Alis e Jo si affrettarono a seguire gli amici.
Nadine non mollò il braccio di Xander finché non furono vicini al ragazzo. Questi mosse appena gli occhi, seguendoli mentre si avvicinavano, ma non staccò il naso dalle pagine e, quando lo ebbero raggiunto, era già tornato a leggere.
- Ciao.- disse Nadine. Lui la degnò a malapena di uno sguardo, aggrottando la fronte - Io sono Nadine Wilson.- continuò lei - E questi sono i miei amici Xander, Alis e Jo.-
Lui gettò una vaga occhiata a Xander ma, per il resto la ignorò di nuovo, come se lei fosse invisibile, passando alla sezione sportiva del giornale. Emise solo un grugnito, tanto per far capire che aveva sentito.
- Ecco…- insistette, ora leggermente irritata dal suo atteggiamento - Noi volevamo ringraziarti per ieri.-
Ancora, l'unico segno di vita fu un grugnito, appena più lungo del primo, e il movimento degli occhi che scorrevano le parole sulla carta.
- Vabe’…- sbottò Nadine, decisamente seccata - Volevamo ringraziarti. Ora che l’abbiamo fatto, addio.-
I quattro si voltarono e Jo, Xander ed Alis si scambiarono un’occhiata sollevata: almeno, non avevano subito danni.
- Timothy Anderson.-
Il suono della sua voce li gelò. Tutti e quattro si voltarono di scatto, così velocemente che Xander si fece male al collo: a parlare era stato indubbiamente lui, anche se non aveva alzato gli occhi dal suo giornale.
- Ehm… come, prego?- chiese Nadine.
- È il mio nome.- spiegò lui - Ma potete chiamarmi Timmi. La prossima volta dammi tempo, stavo pensando.-
I quattro guardarono stupiti il ragazzo, che continuò imperterrito a leggere il suo giornale.
- C’è qualcosa che possiamo fare per ringraziarti?- chiese Nadine, incoraggiata da quello che pareva un lampante successo.
Timmi si strinse nelle spalle.
- No.- rispose, voltando pagina.
La campanella suonò.
- Ecco… ora noi dovremmo entrare.- disse timidamente Alis, facendo capolino da dietro Xander.
- Andate, allora.- rispose tranquillamente Timmi - Tanto sarò ancora qui, stasera.-
I quattro lo guardarono stupiti: non c’era alcun dubbio, era un invito a tornare da lui.

Come aveva detto, Timmi era ancora lì.
- Ma si muove, almeno?- chiese Jo, guardandolo dall’altro lato della strada.
Erano andati in laboratorio, quel giorno, e dalle finestre si vedeva chiaramente il tratto di strada dove il ragazzo leggeva il giornale: c’erano stati per un’ora, e l’unico movimento che gli aveva visto fare era stato quello del braccio quando girava pagina. Era persino arrivato in fondo al giornale, ma subito dopo ne aveva preso uno diverso dal portapacchi e aveva ripreso a leggere.
- A me fa ancora paura.- continuò il ragazzo - Secondo me è una specie di superspia. Magari con licenza di uccidere.-
- Sì, e viene a Orenthal…- commentò Xander - Qui abbiamo a malapena scoperto l'acqua calda, cosa ci farebbe una spia da queste parti?-
- A parte tutto…- intervenne Alis, impedendo all'amico di replicare - … ci ha invitati a tornare da lui, no?
- Non senza Nadine!- esclamò Jo.
Contava sicuramente sul fatto che la ragazza avesse, alla fine delle lezioni, un’ora di palestra in cui si esercitava con squadra di pallavolo, e dunque si attardava sempre un po’ prima di uscire. Loro si erano attardati per rassettare il laboratorio (era il loro turno), ma in teoria la ragazza ne avrebbe avuto ancora per un po' prima di raggiungerli.
Tuttavia, contro ogni previsione Nadine li raggiunse dopo pochi minuti: non si era nemmeno data la pena di cambiarsi la maglietta, ma si era semplicemente infilata i pantaloni sopra gli shorts ed era corsa fuori. Aveva ancora la fascia di spugna attorno alla fronte, e probabilmente non si era ancora fatta la doccia. Si vedevano ancora gli aloni di sudore sotto le ascelle e intorno al colletto, ma almeno si era sciacquata la faccia, come testimoniavano le numerose gocce d'acqua intrappolate tra i capelli.
- Allora, andiamo?- chiese.
Nessuno rispose.
- Forza…- sbottò - Io non credo che sia pericoloso.-
- Forse non lo è…- replicò Xander - Ma secondo me puzza di guai.-
Malgrado le sue parole, fu il primo a seguirla: nonostante tutto, sentiva che un po' glielo doveva.
Sì, però da domani ricominciamo a ignorarci, eh? Chiarì a se stesso.
- Ciao.- lo salutò Nadine, quando lo ebbero raggiunto.
Stavolta Timmi mise via il giornale e si alzò dalla moto, guardandoli tutti e quattro direttamente, stiracchiandosi appena con un piccolo gemito di sollievo.
- Che onore!- esclamò la ragazza, facendo un inchino - Hai riposto il tuo giornale per noi non una, ma ben due volte!-
Jo mugolò, quasi per avvertire Nadine di non prenderlo in giro. Tuttavia, Timmi fece una smorfia che poteva essere interpretata come un sorrisetto ironico.
- Sì, lo ammetto.- disse - Ultimamente mi sono separato poco dai giornali. Ma è da un pezzo che non so come vanno le cose nel mondo, dovevo aggiornarmi. Sapete…- strizzò l’occhio - …non vorrei restare indietro.-
Pur restando leggermente intimorito da quel tipo, Xander si sentì confortato dal fatto che sapesse fare anche dei gesti amichevoli come strizzare un occhio o scherzare, e un po’ della sua paura si dissipò.
- Allora… chi sei?- chiese, facendosi un po’ di coraggio.
Timmi lo guardò negli occhi e subito Xander sentì il coraggio venire meno. Tuttavia, non abbassò lo sguardo.
- Mi pare di avervelo detto.- rispose.
- Ci hai detto il tuo nome.- precisò Nadine - Ma ancora non sappiamo chi sei davvero. Insomma, sei qui da un pezzo, no?-
Timmi fissò il suo sguardo negli occhi di Nadine, che gli rispose con un'occhiata paziente.
- Giusta osservazione.- annuì lui - Ma se vi dicessi chi sono fareste fatica a crederci.-
Alis inarcò un sopracciglio da dietro gli occhiali.
- In che senso?- si arrischiò a chiedere.
- Nel senso che non ci credereste.- insistette lui - Ora come ora, quello che ho detto a quei cretini ieri è il meglio che ho da offrire.- spiegò, mentre un'ombra cupa gli attraversava lo sguardo.
Jo aggrottò la fronte, incrociando le braccia: forse aveva paura di lui, ma la sua indole avventurosa sembrava essersi risvegliata di nuovo.
- Beh, non è che tu abbia detto molto.- disse - Dicci qualcosa di più, per piacere.-
Timmi lo guardò un momento, poi fece una cosa inaspettata: gettò indietro la testa e rise.
Rise di gusto, come se le sue parole lo divertissero davvero. Sembrava stranamente a suo agio, e per un istante perse anche l'aria intimidatoria che lo aveva caratterizzato fino a quel momento. Sembrava quasi rilassato.
Per contro, Jo strabuzzò gli occhi e assunse un’espressione che per poco non fece ridere anche Xander, evidentemente incapace di capire se Timmi lo stesse prendendo in giro o se stesse facendo sul serio.
- Come mai ridi?- chiese Nadine.
- Beh…- sbuffò Timmi, riprendendosi - … modestamente di minacce me ne intendo un po'. E, fidatevi, dire “per piacere” non è mai efficace per estorcere informazioni.-
Nessuno gli rispose.
- Allora, chi sei?- insisté Nadine.
Lui la guardò nuovamente, con aria stanca.
- Dai, te l'ho detto.- rispose - Forse ho calcato un po' la mano, ma almeno quell'idiota non vi si avvicinerà per un po'. Non vi basta sapere che vi ho aiutati quando eravate nei guai?-
- E perché l’avresti fatto?- chiese, ostinata.
Timmi inarcò un sopracciglio.
- Che c’è, vi dispiace?-
- No!- esclamò Nadine, spazientita - Ma non capisco perché sei venuto in nostro soccorso… nemmeno ci conosci! Insomma… deve esserci un motivo!-
- Ah, beh… i motivi sono tanti.- disse lui - Il primo è che mi sembrava che quello meritasse una ripassata, e a me andava di fare qualcosa.-
- Come?- esclamò Jo - Hai pestato sei ragazzi e hai rotto quattro denti… perché ti andava di fare a botte?-
- È uno dei motivi, sì.- annuì.
Xander lo guardò negli occhi con quello che sperava fosse uno sguardo deciso.
- E quali sono gli altri?- chiese.
Timmi lo osservò con un’espressione neutra e tranquilla per almeno un paio di minuti. Nei suoi occhi Xander vide quello che pareva sincero interesse.
- Gli altri, benché meno nobili, ti riguardano tutti.- rispose infine.

Anche questa è andata. Ringrazio come sempre NemoTheNameless, Elgul1, Easter_huit e NEON GENESIS KURAMA, che mi seguono. Alla settimana prossima!

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Capitolo 6
*** Cap. 5: Cioccolata calda ***


Accompagnati da Timmi e Nadine, Xander, Alis e Jo camminavano verso casa: Timmi non aveva voluto aggiungere altro che un “vedrai” a ciò che aveva già detto, dopodiché aveva insistito per portare tutti a casa.
Siccome non avevano ragioni per rifiutare e perché tanto erano certi che l’avrebbe fatto lo stesso, non rifiutarono. La casa di Alis era la più vicina, e fu quindi la prima a separarsi dal gruppo, deviando verso Edison Street; dopo accompagnarono Jo, che si fermò a un condominio sulla Madison, e infine toccò a Xander, che abitava tre isolati più avanti.
- Tu come farai?- chiese a Nadine, prima di entrare nel portone.
Lei infatti abitava praticamente dall’altra parte di Orenthal, e a piedi ci avrebbe messo almeno una mezz'ora prima di arrivare. La fatica di rispondere, comunque, le fu risparmiata da Timmi.
- La porto io.- si offrì il ragazzo, in tono neutro.
Tutti e due si voltarono a guardarlo, mentre rispondeva a braccia incrociate con un'occhiata indifferente.
- Come?- chiese lei.
- Inizia a fare tardi.- spiegò Timmi, voltandosi ed avviandosi verso la scuola, portando le mani nelle tasche - E il prossimo autobus passa tra quasi un’ora. Non mi sembra il caso di lasciarti a piedi proprio adesso.-
- Guarda che so badare a me stessa!- gli protestò dietro lei, rossa in faccia.
Timmi mosse una mano quasi a dire “come ti pare”, senza voltarsi.
- Per me dovresti aspettare l’autobus.- disse Xander, tirando fuori le chiavi di casa.
- Non sono così stupida da rifiutare un passaggio per una questione di orgoglio.- rispose Nadine.
- No è per l’orgoglio che te lo dico.- ribatté pacato lui.
- Non dirmi che ti fa ancora paura!- fece lei, stupita.
Xander si strinse nelle spalle.
- Un po’.- ammise, entrando nel portone - Puzza di guai. E poi, è comunque un estraneo, no?-
Sospirando esasperata, lei si allontanò.

- Non ho un secondo casco.- disse Timmi, sganciando quello che aveva dalla catena - Ma ho la testa dura.- e lo passò a Nadine.
- Grazie.- disse lei, indossandolo.
Lui s'incupì.
- Non ringraziarmi.- rispose - Odio quando lo fanno. Non sai nemmeno chi sono, né perché ti sto aiutando. Potrei volere qualsiasi cosa in cambio, cosa ne sai?-
- Si chiama “educazione”.- replicò Nadine - Perché non ne sviluppi un po' anche tu?-
- Perché tutti quanti poi mi rompono troppo le palle per meritarsela.- brontolò il ragazzo.
Senza un'altra parola, montarono entrambi e partirono. Nadine si strinse a Timmi per resistere all’accelerazione, e il lungo codino del ragazzo ondeggiò nell’aria.
- Come mai ti vesti in questo modo?- gli chiese.
- Diciamo che ho degli ottimi motivi!- gridò in risposta.
- Sembri un partecipante a una gara di cosplayer!-
- Non sono un nerd!- protestò Timmi.
- Però lo sembri!-
- Nadine, vaffanculo!- sbottò scocciato lui.

Trascorsero alcuni minuti di silenzio, durante i quali Timmi sfrecciò nel traffico cittadino senza più rivolgerle la parola. Solo dopo un po' Nadine si rese conto di non avergli detto come raggiungere casa sua.
- Non sai la strada!- esclamò - Come sai dove andare?-
- Lo so perché conosco il percorso dell’autobus. Lo sto seguendo a ritroso. Dimmi dove devo fermarmi.-
Stupita, Nadine lo fece accostare accanto nei pressi un baracchino parapioggia dopo circa una decina di minuti, proprio di fronte al parco cittadino. A quell'ora era già buio pesto, pur non essendo particolarmente tardi, e le macchine avevano già acceso i fari per illuminare la strada davanti a loro.
- Grazie.- gli disse Nadine, levandosi il casco e porgendoglielo - Ma hai davvero imparato a memoria il percorso dell’autobus?-
Lui annuì senza sorridere.
- Pazzesco… e perché l’avresti fatto?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Un giornale, io, lo finisco in un’oretta.- spiegò - Ne ho comprati molti, ma non bastavano per tutto il giorno e dovevo pur passare il tempo in qualche modo.-
- E l’hai passato studiando il percorso che l’autobus fa da casa mia fino a scuola?
- No. Ho studiato il percorso dalla stazione centrale a scuola e ritorno.- rispose - Cosa ne so io di dove vivi?-
A quelle parole Nadine spalancò la bocca, la richiuse e scosse la testa: era allibita.
- Quindi tu… cioè… hai… insomma… questa è una cosa….- balbettò, incapace di trovare una qualsiasi parola adatta.
- Non lo è, quando hai una memoria eidetica.- la contraddisse Timmi - Ricordo tutto ciò che vedo.-
Nadine lo guardò per qualche secondo.
- Davvero non ti capisco.- disse - Studi senza motivo le cose più assurde, ci aiuti senza motivo, stai fisso lì davanti alla scuola… e poi ti rifiuti di dirci cosa vuoi da noi!- aggiunse - E da Xander! Mi fai venire il mal di testa!-
Lui la guardò con quella che le parve una lieve sorpresa in faccia.
- Non la pelle d’oca?- chiese.
- No!- esclamò lei - Perché dovresti? Insomma, sei strano, ma non mi fai paura.-
Timmi non rispose e cominciò a prepararsi per andare via, chiaramente intenzionato a porre fine alla conversazione. D'altra parte, Nadine non se la sentiva di chiuderla lì.
- Ehi, senti…- tentò - Ti va un… un caffè?-
Il ragazzo si voltò a guardarla, il casco mezzo infilato.
- Io non bevo caffè.- rispose.
- Allora… una cioccolata calda! A tutti piace la cioccolata calda!-
Timmi rimase immobile per un po’, ora davvero stupito.
- Perché vuoi prendere da bere con me?-
- Beh… voglio sdebitarmi in qualche modo.-
- Ho già detto che non ce n’è bisogno.-
- Lo so, ma… voglio farlo lo stesso.-
Lui rimase in silenzio un altro po’, forse cercando di capire come replicare.
- I tuoi genitori si staranno chiedendo dove sei.- osservò alla fine.
- No, non direi… gli avevo detto che avrei tardato, se li richiamo non c'è problema.- rispose lei.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
- E non obbietteranno?-
Nadine scosse la testa.
- Non tanto. Si fidano di me.-
Timmi si tolse il casco.
- E si fiderebbero di me?-

Il Whitebark Pyne era il più famoso e il più grande pub della città, un posto tranquillo e pulito, dal pavimento di assi e l'alto soffitto di pietra. Un lungo bancone di formica si stendeva per quasi tutto il lato destro del locale, e dietro di esso c'era una selezione di bottiglie e bevande di varia natura. Appollaiata su una mensola in alto c'era una televisione, dalla parte opposta della stanza principale, e in quel momento stava trasmettendo una partita di football di qualche squadra lontana. Gli avventori la seguivano con blando interesse, perlopiù parlando degli affari loro.
Nadine e Timmi avevano preso un tavolo libero non lontano dal bancone, e davanti a loro c'erano due belle tazze di cioccolata fumante. Lui ne aveva ordinata una normale, mentre Nadine l’aveva voluta allo zabaione con la panna, a cui aveva aggiunto delle stelline di zucchero e polvere di cacao.
- Che senso ha prendere una cioccolata tanto complicata?- chiese Timmi, scrutando torvo la tazza della ragazza - Non ne basta una normale?-
- Ma questa è normale.- rispose Nadine.
- Ci hai messo la panna, le stelline di zucchero e il cacao… e poi non è nemmeno cioccolata!- insisté lui - È zabaione caldo! Non ha niente a che fare con la cioccolata!-
Nadine, anziché spazientirsi, rise.
- Sei proprio strano, lo sai?-
- Ah, io sarei quello strano?- sbottò lui, buttando giù qualche sorso di cioccolata fumante.
Lei strabuzzò gli occhi: doveva essere praticamente bollente, quella roba, e lui la mandava giù come se fosse aranciata. Ad ogni modo decise di non fare commenti e bevve qualche cauto sorso a sua volta, osservando nel contempo il nuovo, bizzarro amico.
- Sai…- disse, quando ebbe posato la tazza - … per qualche motivo, ho idea che tu ci conosca bene… tutti e quattro noi. Insomma, Alis, Xander, Jo e me. Ho ragione?-
- No.- rispose lui, lo sguardo fisso sulla sua - Conosco soltanto Xander. Di voi non me ne frega niente. Non so un beato cazzo o quasi delle vostre vite.- fece una pausa, riflettendo - Di te, per esempio, so solo che non puoi avvicinarti ai ragni senza svenire.-
Lei lo guardò stupita.
- Cosa?- chiese - Ma tu… come fai a sapere…?-
- Sono stato davanti a quella scuola per più di due settimane.- rispose Timmi - Avrò pure imparato qualcosa. Una volta ti ho vista, mentre eri alle prese con un ragno.-
Quasi fosse stato sempre lì, pronto ad uscire, le balenò davanti agli occhi il ricordo di un ragno che si era arrampicato sulla maniglia del portone della scuola, poco più di una settimana prima. Lei era stata presa da una crisi isterica e Pamela (una sua compagna di classe) c’erano voluti dieci minuti buoni per calmarla, malgrado l’aiuto di un’insegnante, richiamata dalle sue grida.
- Sì, beh… ecco…- balbettò imbarazzata, avvampando - Io… insomma, è aracnofobia… e i ragni mi fanno schifo! Sono… sono così… brutti! E tutti… pieni di zampe! Sono bestie schifose!-
- Non ti vergognare.- disse lui - Non c’è motivo.-
Nadine interruppe il balbettio incoerente.
- Ah no?-
- No.- sorseggiò ancora la cioccolata - Solo gli stupidi non hanno paura.-
- Quindi io…- chiese Nadine - … cosa sono?-
- Non lo so.- ammise Timmi - Come ho detto, non ti conosco. Comunque, come si dice in tanti film pieni di cliché, i coraggiosi non sono coloro che non hanno paura, ma bensì coloro che affrontano le paure. Non c’è bisogno di vincerle, basta saperle affrontare. Ne conosco un po’, di gente così.-
- Ah.- fece lei, incerta - E tu lo sei? Coraggioso, intendo.-
Timmi non rispose subito, continuando a bere la sua cioccolata.
- No. Non sono coraggioso.- ammise alla fine - Posso farlo pensare, ma non lo sono per niente. Il tuo amico Xander è coraggioso.- disse a sorpresa.
- Xander?- esclamò lei.
Il ragazzo annuì.
- Ha affrontato le sue paure già due volte, e senza neanche rendersene conto.- spiegò - Prima con quei giocatori di football, e poi quando ha sostenuto il mio sguardo. So di fargli paura.-
Nadine si lasciò scappare una risata simile a uno sbuffo.
- Lui non ha paura di te. È solo che… non ti conosce, ecco.-
- Neanche tu mi conosci.- replicò Timmi - Eppure mi parli come parleresti ad un tuo amico.- la guardò - Inoltre, menti per farmi stare meglio.-
- Cosa?- chiese lei, senza capire.
- Tu mi hai detto che Xander non ha paura di me, mentre io so che non è vero.- spiegò, facendo un sorrisetto - Io non gli piaccio. Gliel’ho letto negli occhi, so che gli faccio paura, e lo stesso vale per gli altri. Tuttavia, non è una cosa imprevista.- tornò alla sua cioccolata, ormai quasi finita - Tanti hanno paura di me.-
- E… come mai?-
Lui la guardò con un’espressione metà incredula, metà divertita.
- Scusa, ma ieri ascoltavi o eri distratta?-
- Già…- borbottò lei - Scusa… ho fatto una domanda stupida.-
Timmi scosse la testa.
- Non importa. C’è tanta gente che non tiene conto di molte cose importanti, in giro… alcuni nemmeno ripensano alle tragedie passate, ma solo a ciò che temono nel presente.-
- Per esempio?-
- Mmmh…- fece lui, pensieroso - Ecco… per esempio… una strage che è avvenuta una ventina d’anni fa.- rispose - Fu ribattezzata come “la Carneficina di Sleepy Creek”: un’intera cittadina distrutta, più di mille persone morte e nessun sospettato su cui indagare.- sorseggiò ancora la cioccolata - Ha fatto molto scalpore, un tempo, e poi più nessuno a lavorare sul caso: hanno lasciato perdere, dichiarando che la pista era fredda.- scosse la testa - Tuttavia, nessuno ci ripensa mai. Se lo sono lasciati alle spalle, ma chiunque sia stato potrebbe essere ovunque, o chiunque. E nessuno se ne preoccupa.-
Nadine prese qualche altro sorso dalla tazza, cercando di capire come interpretare le sue parole: aveva sperato che la chiacchierata servisse a farle capire meglio quello strano ragazzo, ma più parlavano e meno riusciva a decifrarlo.
- Da come parli, non mi sembri una persona molto ottimista.-
Lui fece una smorfia divertita.
- Che motivo avrei di esserlo?- chiese - Io faccio paura.-
- Lo hai già detto, ma a chi?-
Lui sbuffò.
- Inizio a odiare le cioccolate calde, sai?- disse in tono scocciato - Vedi, quello che ho fatto ieri lo faccio spesso. A botte, intendo. Alla lunga, la cosa tiene lontane le persone.-
- Mi sembra una cosa un po’ triste.- osservò Nadine.
Timmi si strinse nelle spalle, senza rispondere. La ragazza decise di cambiare argomento.
- Da dove vieni? Non sei di queste parti, vero?-
- No, è la prima volta che vengo nel Montana.-
- E di dove sei?-
- Di casa mia!- sbuffò - Senti, possiamo andare? Può non sembrare, ma anche io ho delle cose di cui occuparmi!-
Nadine aggrottò la fronte, sorpresa da quel repentino cambiamento.
- Hai un pessimo atteggiamento, sai?-
Lui si accigliò ancora di più prendendo il portafogli da una tasca.
- Già. Me lo dicono tutti.- rispose, tirando fuori venti dollari e lasciandoli sul tavolo - Buonanotte. E piantala di rompere!- sbottò.
Prima che Nadine potesse inseguirlo era già uscito dal pub, sparendo oltre la porta.

Nuova settimana, nuovo capitolo. Ringrazio come sempre i miei lettori, NemoTheNameless, Elgul1, Easter_huit e NEON GENESIS KURAMA. Alla settimana prossima!

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Capitolo 7
*** Cap. 6: Brutti incontri sulla via di casa ***


Timmi continuò a presentarsi davanti alla scuola per i successivi tre giorni, sempre con un giornale tra le mani. L’unica differenza riscontrabile nel suo atteggiamento generale fu che ogni tanto faceva loro qualche cenno di saluto, anche se non rivolse più loro la parola.
Anche il comportamento di Thomas Bull cambiò, e stavolta drasticamente: dopo la brutta esperienza della rissa smise di considerare sia loro che lui, e quelle poche volte che Xander lo incrociò in corridoio lo vide tirare dritto senza fermarsi. Aveva cominciato a ignorarlo, e nulla lasciava supporre che sarebbe tornato alle vecchie maniere.
Il che, tutto sommato, era decisamente un miglioramento.
In quel lasso di tempo i quattro fecero numerose congetture, tutte poco credibili ed estremamente fantasiose: Jo ipotizzò che fosse un alieno in incognito (cosa che, secondo lui, avrebbe spiegato l'abbigliamento nonostante il freddo); poi sostenne che si trattava di un esperimento genetico mal riuscito; infine, propose la tesi degli Avengers.
Smise solo quando Nadine gli impose di piantarla con le cretinate.
Dal canto suo Alis, che a differenza degli altri tre non aveva voluto arrendersi di fronte alla reticenza del ragazzo, passò un’intera giornata a pedinarlo, seguendolo per tutta la città dopo la fine dell’orario scolastico. La sola cosa che aveva scoperto era che abitava al piano terra di un edificio a cinque piani, in quello che una volta probabilmente era stato un garage, ma che era poi stato riadattato per viverci dentro. Oltretutto, a sentir lei, un paio di volte le era parso che si fosse voltato a guardare, quasi volesse essere certo che fosse ancora lì.
- Ci sta prendendo in giro!- decretò Jo quel pomeriggio, mentre lui, Xander e Nadine si erano rintanati in camera di Alis con la scusa di “studiare insieme”, quando in realtà stavano parlando di Timmi.
- Tu dici?- chiese Nadine, poco convinta - Io non credo... ci ho parlato, l'altra sera, e non mi è sembrato che stesse scherzando. Era serio, e parecchio.-
- Andiamo, è ovvio!- sbottò lui - Hai una spiegazione migliore, forse? Ha anche lasciato che Alis lo seguisse… non gliene importa nulla, è evidente!-
- Non credo che mi stesse prendendo in giro.- ribatté Alis - Era come se… volesse farmi sapere dove rintracciarlo. E poi diciamocelo... non è che io sia proprio un'asso del pedinamento.-
- È uguale!- insisté lui, ostinato.
Xander incrociò le braccia dietro la testa e non disse niente, appoggiandosi meglio allo schienale della sedia, parzialmente disinteressato: la sola idea di scervellarsi su quella faccenda gli dava l’emicrania.
Non gli andava di immischiarsi in cose che non promettevano niente di buono, e infastidire Timmi sembrava proprio una pessima idea. Meglio lasciarlo stare fino a quando non se ne fosse andato per la sua strada.
In fondo, cosa poteva succedere?
- Xander?- lo chiamò Jo - Ehi!- esclamò, quando lui non rispose.
- Cosa?-
- Ti ho chiesto che ne pensi.-
Lui si strinse nelle spalle.
- Sinceramente non mi importa più di tanto.- ammise - Lui non vuole dircelo, quindi lasciamo perdere.-
Jo lo guardò a bocca aperta.
- Sei pazzo?- chiese con voce strozzata - Ha detto di essere qui per te!-
- E allora?-
- Come, “e allora”?-
- Piantatela.- sbottò seccata Alis - Non mi pare il momento. Siamo qui per studiare, no?-
- Credevo che volessi parlare.- disse Nadine.
- Sì, lo volevo, ma mi pare ovvio che qui non ci caviamo un ragno dal buco!- esclamò, scoccando un’occhiataccia a Xander, come se fosse colpa sua.
Sbuffando, Jo prese i libri e li aprì di malavoglia.
- Oggi che giorno è?- chiese scocciato, cercando la data giusta sul diario.
- Venti novembre.- rispose Xander - Il mio compleanno.-
L’affermazione non suscitò alcuna reazione: lui non festeggiava mai i compleanni, se non in casa con i suoi genitori, e il tutto non andava mai oltre la torta, un regalo e una canzoncina. Un paio di volte, siccome si era sentito particolarmente in vena, aveva offerto una pizza agli amici, ma niente di più.
Non vedeva perché scaldarsi tanto per una cosa che tornava ogni anno.
- Proprio un bel regalo, hai avuto…- disse Jo, guardando il giorno dopo sul diario - Compito di scienze… sai che barba…-
Studiarono praticamente tutto il pomeriggio aiutati da Nadine che, essendo un anno avanti a loro e non avendo una cattiva media, accantonò i propri compiti per dargli una mano. Quando finalmente fu il momento di tornare a casa il cielo era ormai scuro e l’unica luce solare rimasta era quella di un paio di raggi non ancora scomparsi.
Jo e Xander se ne andarono poco prima di cena (Nadine avrebbe dormito da Alis), ora un po' più speranzosi: forse il test non sarebbe filato liscio come l'olio ma, dopo l'intensa giornata di lavoro, nutrivano una fiducia maggiore nelle loro possibilità.
Si separarono, come di consueto, davanti al portone della casa di Jo, e Xander proseguì da solo per un bel tratto di strada mentre il sole spariva completamente dietro la linea dell’orizzonte. Durante il tragitto non incontrò nessuno, circondato da un silenzio rotto soltanto dai suoi passi sull’asfalto e da un lieve ticchettio, proveniente dal palazzo accanto a cui stava passando, simile a dei bastoncini che toccavano qualcosa di duro. Il rumore di un videogioco, forse, o qualcosa che cadeva a terra.
Un paio di clacson risuonarono in lontananza, e il suono di voci sommesse uscì dalle rare finestre ancora aperte. Ci volle poco prima che Orenthal tacesse del tutto: era piccola, poco popolosa, e a quell’ora tutti erano a cena o addirittura già a letto. Non c’era nessuno in strada.
Continuando a camminare, il ragazzo si rese conto che il ticchettio che aveva sentito poco prima non diminuiva affatto, ma anzi si intensificava, si faceva sempre più nitido e frenetico. Era come se fosse prodotto da un qualcosa che lo seguiva e si stesse affrettando per seguirlo.
Tuttavia, all'improvviso si fermò.
Leggermente sorpreso (ma anche un po’ confuso e turbato), Xander si fermò a sua volta, e forse fu proprio per quello che si accorse della piccola pioggia di calcinacci e polvere di intonaco che gli impolverò i capelli. Pulendoseli con la mano, alzò la testa per vedere cosa fosse successo.
Ciò che vide gli gelò il sangue.

Una creatura assurda era aggrappata alla parete, vagamente simile a un enorme, orrido ragno: era totalmente fatto d’ossa candide, senza pelle o organi, e aveva un cranio dall’aspetto umano, ghignante e spaventoso, attaccato a un collo di vertebre innaturalmente lungo e disarticolato. Innumerevoli braccia, terminanti in altrettante mani, erano collegate a un corpo centrale fatto di costole lunghe e ricurve, largo alle estremità e stretto verso il centro, tanto somigliava a una specie di enorme, orribile otto.
Se fosse stato un film avrebbe cambiato canale, scocciato dall'ennesimo horror di serie B, ma in quel momento riusciva solo a spalancare le mandibole in un grido di terrore che non riuscì ad arrivare alla bocca.
La creatura, qualunque cosa fosse, fissò le sue nere orbite vuote negli occhi di Xander e aprì le fauci dai denti lunghi e scheggiati, mordendo l'aria senza emettere un suono. Il ragazzo fece un passo indietro e la cosa si mosse con lui, cominciando lentamente a scendere, con quel suo suono caratteristico:
tichitichitchi… tichitichitchi… tichitichitchi…
A Xander vennero i brividi. Indietreggiò ancora e la creatura cominciò a scendere in strada, appoggiandosi saldamente alle molte braccia artigliate, ammaccando il tettuccio della macchina su cui si calò e poi rompendole il parabrezza con il suo solo peso mentre raggiungeva il suolo.
Con fare lento ma deciso iniziò ad avanzare verso di lui, continuando a ghignare. Xander finalmente riuscì a trovare quel briciolo di lucidità necessaria per voltarsi e cominciare a correre verso casa, ben deciso a mettere quanti più chilometri possibili tra lui e quella cosa.
La creatura, tuttavia, non pareva intenzionata a lasciarlo andare: con un solo balzo fu di nuovo davanti a lui, che sussultò e fece rapidamente qualche passo indietro, finendo lungo disteso per terra. Si rialzò in fretta e cominciò a correre nella direzione opposta: la casa di Jo era più vicina, si sarebbe rifugiato lì.
All’improvviso, si sentì tirare per le spalle, e un rumore di stoffa rotta gli disse che il suo zaino era stato brutalmente lacerato.
Fu buttato indietro per un paio di metri, mentre libri e penne finivano per terra. La creatura avanzò lentamente, emettendo un verso acuto, come di un gesso scheggiato contro la lavagna.
Xander, seduto al suolo, paralizzato dal terrore, la guardò avvicinarsi, sempre più vicina e minacciosa. In un solo istante l’avrebbe afferrato e fatto a pezzi con le innumerevoli braccia, o lacerato con i denti affilati…
Era spacciato.
Con un nuovo grido, il mostro saltò su di lui.

Anche questa settimana è andata. Ringrazio NemoTheNameless, Elgul1, Easter_huit e NEON GENESIS KURAMA, che mi seguono. A lunedì!

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Capitolo 8
*** Cap. 7: Il secondo intervento ***


Qualcosa intercettò la creatura d'ossa quando era ancora a mezz'aria, spintonandola violentemente contro la macchina di poco prima, che si ammaccò ancora più pesantemente per l’urto (anche se, in compenso, il tettuccio tornò quasi alla normalità). Xander alzò lo sguardo sul suo salvatore e lanciò un breve grido di sorpresa: era Timmi.
- Resta lì.- gli intimò senza guardarlo.
Xander annuì lentamente, anche se non poteva vederlo: si era messo tra lui e il mostro, i muscoli tesi, il corpo rannicchiato su se stesso come una molla, o un animale in procinto di avventarsi sulla preda.
La creatura d'ossa si rialzò agitandosi furiosamente, emettendo ancora una volta quel suo suono stridente, puntando stavolta contro Timmi, che non mostrò alcuna esitazione o incertezza. Anzi, fece un verso scocciato.
- Ma fammi il favore!- sbottò.
Mosse rapidamente la mano, scostando il lungo gilet e rivelando, appeso alla cintura, una sorta di cilindro nero, lungo circa una ventina di centimetri, solcato da alcune striature color piombo. Mentre il suo avversario si scagliava su di lui Timmi, con una velocità impressionante, strinse la mano attorno al cilindro, che improvvisamente si illuminò e si allungò in una specie di fiammata bianca, e colpì dal basso verso l’alto, facendo poi tornare il cilindro al suo posto. Il mostro fu colpito in pieno da quello che parve il colpo di una potente arma, frantumandosi in mille pezzi con un ultimo, sonoro stridio.
Come se tutto ciò fosse la cosa più normale del mondo, Timmi si voltò verso Xander, che era ancora seduto a terra, la bocca aperta e gli occhi spalancati, simili a due fanali e fissi sul ragazzo davanti a lui.
- Tutto bene?- gli chiese.
Xander cercò di articolare una qualche parola, ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu una serie di versacci incoerenti. Timmi attese con pazienza che si riprendesse a sufficienza da chiedere:
- Tu… chi accidenti sei?-
Lui aggrottò la fronte.
- A occhio e croce, quello che ti ha appena salvato il culo, ragazzino.- rispose.
Xander si alzò lentamente in piedi, attonito.
- Io… va bene, ma… ma quello cos'era?-
- Chi, quello?- fece Timmi, gettando un’occhiata ai frammenti di osso sparsi dietro di lui - Oh… nessuno… solo un Demone Scheletro. Nulla di veramente pericoloso.
- Un… un che?-
- Un Demone Scheletro.- ripeté Timmi - Non è tutto questo granché, lo potrei fare a pezzi a mani nude, ma può essere ucciso solo dalla luce solare, che al momento scarseggia, come vedi.-
- Ma tu… non l’hai appena ucciso?-
- Naaaah, questa è solo una cosa momentanea…- rispose, scuotendo la testa.
Aveva appena finito di parlare che subito le ossa iniziarono a dibattersi sul terreno, ticchettando e strisciando le une verso le altre, cercando ritornare insieme. Rotolando e ammassandosi l'una sull'altra si riassemblarono da sole, fino a ricostruire daccapo il mostro scheletrico, che lanciò uno dei suoi gridi laceranti.
- Appunto.- sospirò Timmi, voltandosi ad affrontarlo ancora.
La creatura gli saltò addosso, e lui la colpì di nuovo con la sua arma di fuoco bianco, mandandola di nuovo in mille pezzi.
- Ora, io posso farlo fuori tutte le volte che vuoi…- disse, tornando a voltarsi verso Xander - … tuttavia, non è consigliabile: se tendi l’orecchio, ti renderai conto che ne stanno arrivando altri… tanti altri. In una parola, troppi.-
Il ragazzo ascoltò con attenzione, rendendosi conto che era vero: una miriade di ticchettii si stava avvicinando in fretta, praticamente da tutte le direzioni. Sentì che stava sudando freddo.
- Vieni.- gli intimò Timmi - Ho la moto qui vicino.-
Cominciò a correre, e Xander lo inseguì più veloce che poté, mentre dai vicoli e dai tetti degli edifici cominciavano a spuntare fuori molti altri mostri di ossa ticchettanti; alcuni lanciarono di nuovo quel loro verso stridulo che faceva gelare il sangue, e tutti affrettarono il passo nel tentativo di raggiungerli.
- Ma perché nessuno si affaccia?- chiese a Timmi, correndo a più non posso.
- Perché nessuno li vede o li sente!- rispose lui, rallentando per permettergli di stare al suo passo - A parte noi, ovviamente. Quel cazzo di Incantesimo Occultante, quanto lo odio!-
Due di quei mostri si pararono davanti ai due con un balzo, e Timmi le colpì col suo cilindro, mandandoli in frantumi sull’asfalto. La moto era proprio lì, e un casco aspettava di essere infilato, appeso al manubrio.
- Prendi!- esclamò Timmi, lanciandoglielo e saltando in sella.
Xander se lo mise e montò dietro di lui, sentendo il ticchettio e i versi dei mostri farsi sempre più vicini.
- Ora tieniti forte!- ordinò, mettendo in moto e partendo con uno stridore di gomme da far paura, sollevando una gran quantità di fumo.

Nella corsa travolsero un’altra di quelle creature, che si spezzò letteralmente in due. Molte altre cominciarono a correre per stargli dietro, e non solo sulla strada: alcune si aggrappavano alle pareti, altre saltavano da un tetto all’altro, affollando tutto lo spazio lì attorno, cercando di circondarli.
Xander, ben stretto alla schiena di Timmi, si voltò per guardare e gli venne la nausea: uno spettacolo spaventoso, fatto di ossa danzanti e ghigni diabolici, li stava inseguendo con ferocia animalesca, guadagnando terreno ad ogni passo.
- Si avvicinano!- urlò.
Timmi diede gas, distanziando i mostri, che comunque non parvero perdersi d'animo e, anzi, raddoppiarono gli sforzi per prenderli.
- Non demordono!-
- E quando cazzo mai?-
- Cosa succede se ci prendono?- chiese, disperato.
- Secondo te?- gridò di rimando l’altro - Ma perché fate tutti domande idiote?- borbottò quasi tra sé.
Davanti a loro, molte altre di quelle creature stavano sbarrando la strada principale, ammassandosi le une sulle altre, in un disgustoso brulicare di ossa e membra: passare là in mezzo avrebbe significato morte certa.
- Cazzo!- imprecò Timmi.
Sgommando, sterzò con forza verso destra, imboccando una stradina secondaria stretta e senza aperture laterali. Sul fondo era chiusa da alcune assi di legno.
- Non c'è uscita!-
- Donovan, cuciti la bocca!-
Staccò una mano dal manubrio e prese, da una tasca, una piccola boccetta piena di un liquido rossiccio. La lanciò con forza in avanti, schiantandola contro la barriera di legno. Subito, quella esplose in mille schegge sottili, sgombrando la via come se non fosse mai esistita. Davanti a loro, la nuova strada continuava dritta e sgombra.
La percorsero per un bel tratto, fino ad arrivare nuovamente sulla Hide Street, dove girarono a sinistra. A quel punto Xander si guardò indietro: i mostri dovevano essere stati presi alla sprovvista, convinti di averli chiusi all'angolo, e le risorse del suo salvatore li stavano mettendo in difficoltà.
Tuttavia, il loro numero continuava a crescere, e stavano di nuovo guadagnando terreno.
- Sono un’infinità!- esclamò.
Timmi non rispose, sterzando per evitare che una di quelle cose, che si era lanciata dal tetto di un palazzo, gli finisse addosso e li schiacciasse. Dritto davanti a loro c’era un camion di una ditta di surgelati, parcheggiato di fronte a un cantiere di riparazione della strada, dove una ruspa ingombrava l’intera corsia di marcia con la sua pala. Alcuni mostri si avventarono sul camion e lo ribaltarono, facendolo finire in mezzo alla corsia, così che la via fosse ostruita.
- Siamo in trappola!- gridò Xander, disperato.
- Come se fosse la prima volta!- sbuffò Timmi - Dilettanti!-
Agguantò un’altra fiala da una tasca, stavolta piena di un liquido violaceo, e lanciò anche questa in avanti, infrangendola contro il rimorchio rovesciato del camion. Rimorchio che, tuttavia, non esplose come era successo poco prima, rimanendo anzi solidissimo: non aveva funzionato.
Eppure, Timmi continuava ad andare a tutta velocità in quella direzione.
- Ehm… Timmi!- esclamò Xander - Timmi, riprova! Non ha funzionato! RIPROVA!-
Furono addosso al rimorchio prima ancora che Xander potesse realizzare di stare per schiantarsi ma, incredibilmente, accadde qualcosa di assurdo: al loro passagio il metallo sembrò come liquefarsi, mentre un buco si allargava dal punto in cui la fiala l’aveva colpito a velocità spettacolare, lasciando aperto un passaggio grande abbastanza per entrambi.
Passarono attraverso il varco, che si richiuse poco dopo alle loro spalle. Ora erano di nuovo liberi di correre.
- Ci siamo quasi!- gridò Timmi, mentre Xander faceva di tutto per non svenire - Cerca di non fartela sotto, va bene?-
Con una brusca sterzata a sinistra si infilarono in una piazzetta dove alcuni mostri erano già accorsi. Svoltando a destra, si diressero poi verso un portone di legno massiccio, le cui due ante si aprivano nel buio. Sgommando, Timmi infilò la moto là dentro, facendone stridere i freni, con Xander che quasi rotolò per terra per l'inerzia. Erano entrati.
Rapido come un fulmine, Timmi scese dalla moto e si mise davanti alla porta, di nuovo rannicchiato come un animale da preda sul punto di colpire. Dalla strada provenivano rumori inquietanti e voci assai poco rassicuranti che gemevano ininterrottamente con un tono graffiante ed acuto. A Xander ci volle pochissimo per distinguere le parole:
- Muooooriiii…-
- Ma crepate un po’ voi, brutti sorci figli di pantegane!- sbottò Timmi, togliendo la mitena dalla mano sinistra e alzando il braccio verso i mostri.
Una grande fiammata di luce, simile a fuoco liquido e aeriforme allo stesso tempo, partì dal suo palmo, splendendo di un intenso colore arancione. Investì le creature con ferocia, spandendosi in un vortice infuocato davanti alla porta spalancata, emanando una luce talmente intensa che Xander dovette coprirsi gli occhi per non rimanere accecato.
Quando si accorse che era tutto finito Timmi stava richiudendo di nuovo la porta, che aveva una serie di catenacci e di serrature di sicurezza lungo tutta la linea di giunzione dei due battenti. Fatto ciò, prese una pesante trave di legno scuro appoggiata alla parete e la mise di traverso nelle staffe presenti su entrambe le ante.
- Che ci provino pure, a passare.- commentò - Ho mescolato personalmente la Pozione Respingente alla vernice prima di pitturarla… che ci provino ad aprire la porta!-
Si voltò verso Xander, che si stava guardando intorno: erano in quello che forse una volta era stato un garage, ma che adesso era stato trasformato nel salotto di una casa.
La moto era stata lasciata proprio nel mezzo della stanza, sul pavimento di piastrelle bianche, tra un grosso camino di mattoni e un divano di stoffa marrone piuttosto consunto.
Non c’erano finestre nelle pareti, e il ricambio dell’aria era fornito da un’apertura nel muro, poco sopra il divano, schermata da una grata così piccola che a malapena avrebbe potuto passarci un neonato.
Accanto al sofà c’era un ripiano dove riposava un fornetto a microonde e alcuni fornelli, seguiti da un vecchio frigorifero bianco. Di fronte alla porta d’ingresso c’era un piccolo e vecchio televisore, un tavolo e alcune sedie, che erano stati certamente spostati dal centro della stanza per far posto alla moto, quasi fosse stato previsto un arrivo tanto irruento; subito accanto si apriva un’altra porta, che probabilmente conduceva al resto della casa.
Quello era il luogo dove viveva Timmi.

Oggi ci ho messo più del solito, scusate. Ringrazio NemoTheNameless, Elgul1, Easter_huit e NEON GENESIS KURAMA, che mi seguono, e anche Kira16 e Shiho93, vecchie conoscenze tornate a leggermi. A presto!

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Capitolo 9
*** Cap. 8: Il racconto di Timmi ***


- Tieni.- disse Timmi, porgendogli un cellulare, dopo averlo fatto sedere sul divano - Chiama i tuoi genitori. Digli che dormi da me. Non puoi tornare a casa, non con quei cosi là fuori. Domani penseremo a qualcosa.-
Le sue parole furono sottolineate dal rumore raschiante che si sentiva provenire dall’esterno, come se qualcosa stesse graffiando il portone. Xander prese il telefono, ma non lo usò.
- Che cosa sta succedendo?- chiese.
- Di tutto.- rispose Timmi, andando verso il frigorifero - Hai fame?- chiese, tirando fuori alcune uova - Io non ho ancora cenato.-
- Dimmi cosa sta succedendo!- esclamò Xander, alzandosi in piedi.
Si sorprese del suo stesso scatto, così improvviso e intenso. D'altra parte, non riusciva a estraniarsi: sperare di ignorare quella situazione sarebbe stato sciocco, per non dire idiota. Aveva rischiato di morire, era stato aggredito da assurdi mostri fatti di ossa e salvato da un ragazzo che a malapena conosceva.
Non poteva chiudere gli occhi e fingere che non fosse mai successo.
In ogni caso, Timmi non parve averlo sentito.
- Prima chiama i tuoi genitori.- insisté - Prometto che tra un attimo ti spiegherò tutto, ma se comincio ora passerà troppo tempo, e la tua famiglia per allora avrà già chiamato lo Sceriffo cittadino. E io non ho voglia di giustificarmi con le autorità, conoscendomi finirò con l'usarlo come zerbino…-
Detto ciò, ruppe alcune uova in una padella e cominciò a cucinare, senza più prestargli attenzione. Ben consapevole, ormai, che con lui era totalmente inutile discutere, Xander chiamò casa sua, avvertendo sua madre che avrebbe dormito da Jo, sperando ardentemente che lei non lo chiamasse nel cuore della notte.
Risolto anche quel problema restituì il cellulare a Timmi, che lo intascò senza una parola.
- Allora, adesso mi spieghi?- chiese.
- Sì, certo.- rispose lui, coprendo le uova strapazzate con un coperchio - Intanto aiutami a rimettere a posto il tavolo, ti va?-
Mentre spostavano la moto verso la porta, Timmi cominciò il discorso.
- Allora… io non sono una persona come le altre, come avrai capito, e lavoro per una cosa chiamata Sommo Concilio.- esordì.
- Sommo cosa?-
- Concilio.- ripeté, andando a prendere le sedie - Ne fanno parte molti esseri magici. Sai, maghi, spiriti, eccetera.-
- Cosa?- esclamò stupito il ragazzo.
- Andiamo, hai capito.- sbuffò Timmi, afferrando il tavolo e facendogli cenno di aiutarlo. Xander prese l’altra estremità e lui continuò - È stato fondato diversi anni fa dai cinque Custodi dell’Eden. Esseri potentissimi, sai…-
- I Custodi dell’Eden?- ripeté Xander, senza capire - E cosa sono?-
Timmi sospirò.
- Se dovessi spiegartelo di preciso ti assicuro che non la finiamo più.- disse, andando a prendere un paio di piatti - Per cui ti risparmio la loro storia completa, te ne parlerò un’altra volta. A te interessa sapere soprattutto che il Sommo Concilio è una specie di società segreta, il cui scopo è impedire che la magia venga scoperta o che interferisca in qualche modo con il tranquillo scorrere della vita di questo mondo.-
Si sedette di fronte al ragazzo e gli servì una buona dose di uova, poi prese ad affettare il pane, continuando intanto a parlare:
- Io lavoro per loro da alcuni anni, anche se è solo la seconda volta che mi mandano da solo. Quando ho iniziato ne avevo dodici, sai… sempre coi più anziani che mi tenevano la manina tutto il tempo. Ora, grazie a Dio, hanno smesso di rompermi i…-
- Ehm… non ti seguo…- lo interruppe Xander, perplesso.
Timmi sbuffò, appoggiandosi alla sedia, scocciato.
- D’accordo, cos’è che non hai capito?-
- Ecco…- rispose lui - Più o meno… tutto.-
- Interessante, considerato che non ti ho spiegato ancora quasi niente.- sbuffò - Ascolta…- sospirò stancamente - Il Sommo Concilio impedisce alla gente normale di sapere della magia, ma soprattutto si occupa di prevenire catastrofi che hanno a che fare con il nostro mondo per evitare che sconvolga quello umano. Chiaro, adesso?-
Xander non rispose, troppo impegnato a fissarlo allibito. E, forse, anche più pallido del solito.
Onestamente no, non aveva ancora capito. Tuttavia, temeva di farlo arrabbiare se glielo avesse confessato.
- Ora, come stavo dicendo…- riprese Timmi - … il mio compito è quello di proteggerti. Non che sia del tutto certo del perché debba farlo proprio io, visto che c’è gente con più esperienza… e pazienza… di me…- borbottò - Probabilmente, dipende dal fatto che ho un’età vicina alla tua. O è così, oppure si stanno vendicando per quello scherzetto in Nuova Zelanda dell’anno scorso…-
Xander, che non aveva ancora cominciato a mangiare, deglutì a vuoto.
- Ancora non ho capito cosa io…- cominciò.
- Cazzo, Donovan, dammi un minuto e ci arrivo!- sbottò
Xander tacque.
- Allora, il punto è questo: gli attuali Custodi dell’Eden… i capi dei miei capi… non sono gli originali: i primi, creati molto, ma molto, ma moooolto tempo fa, sono impazziti e hanno cercato di distruggere tutta la razza umana, motivo per cui di recente, più o meno una ventina d’anni fa, sono stati… “mandati in pensione”.-
- Mandati in pensione?- ripeté Xander.
- Li hanno ammazzati.- spiegò lui, facendo un cenno sbrigativo - Tuttavia, anche se loro sono morti, non si può dire lo stesso per molte delle cose che crearono.- prese un sorso di birra - Una di queste è il motivo per cui devo badare a te. È chiamata Fornace, ma il suo nome completo è “Grande Fornace Demoniaca”. Non ho la più pallida idea di cosa faccia di preciso, credo non la sappia nemmeno il Sommo Concilio, ma esaminando alcuni documenti redatti dai servitori dei vecchi custodi è saltato fuori che…-
- Fammi indovinare…- lo interruppe Xander, in tono scettico - Se viene utilizzata, distruggerà il mondo, vero?-
- No, si limiterà a cancellarne le forme di vita.- rispose candidamente Timmi, col tono di chi parla del tempo. Mangiò un altro po’ di uova e continuò - Un po’ come l’Apocalisse, credo. Non sono molto ferrato in materia, per quello che ho capito serve a sovvertire l’ordine naturale delle cose. Comunque, ne sappiamo troppo poco per essere sicuri.-
- Se è così pericolosa, perché non la distruggi?- sbuffò Xander.
- Credi che sia scemo?- sbottò Timmi, aggrottando la fronte - Ci abbiamo provato, il suo nascondiglio era indicato sui documenti di cui ti ho parlato, ma quando siamo arrivati non abbiamo trovato nient’altro che polvere e macerie. Qualcuno l’aveva rubata.-
- Rubata?- ripeté Xander, senza capire - Come sarebbe a dire, rubata? Non mi sembra che tu stia parlando di una cosa che si può infilare in tasca, no?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Non lo so.- rispose - A dire il vero, non sapevo neanche che fosse possibile, finché non l’ho visto. In ogni caso, non siamo più in grado di fare niente senza i giusti mezzi. E qui entri in gioco tu.-
- Io?- fece il ragazzo, stupito - In che senso?-
- Semplice.- disse Timmi - I precedenti Custodi avevano un senso dell’umorismo molto sadico: quando crearono la Fornace, marchiarono magicamente alcuni esseri umani… credo vengano definiti “Utilizzatori”, con molta fantasia… perché potessero usarla a loro piacimento. Sarebbero stati loro stessi a decidere se far finire il mondo o disattivare quell’aggeggio. Ora, di Utilizzatori, all’inizio, ce n’erano un po’, sparsi qua e là per il pianeta, ma col tempo sono morti o scomparsi. Oggigiorno, siamo riusciti a rintracciarne con certezza solo due: uno è quasi certamente quello che ha rubato ed attivato quell’aggeggio infernale…-
- Attivato? Come sarebbe, attivato?-
Timmi indicò con un cenno la porta, dalla quale proveniva ancora quel rumore raschiante.
- Credi che si facciano vivi tutti i giorni?- chiese.
Xander non rispose.
- L’altro Utilizzatore sei tu.- continuò tranquillo - Non credo che dovremmo preoccuparci dei tuoi genitori, mi sa che hai preso questa cosa dal tuo defunto nonno paterno… sembra che salti le generazioni.-
- E tu che ne sai di mio nonno?-
- Se devo proteggerti, allora devo conoscerti.-
- Proteggermi? E da cosa?- esclamò, alzandosi in piedi - Per quanto ne so io, potresti esserti inventato tutto!-
- Mi sono inventato anche quello?- chiese, indicando di nuovo la porta, da cui ancora provenivano i rumori raschianti degli scheletri.
Xander la guardò un attimo con apprensione, poi deglutì e si sedette.
- Ma perché?- chiese - Com’è possibile?-
- Tutto è possibile.- rispose Timmi - La magia può fare quasi tutto. Chi ha potere sufficiente è anche in grado di manipolare la natura stessa. C’è gente che potrebbe scatenare un tifone. I Custodi dell'Eden possono persino manipolare la realtà. Se però ti stai chiedendo perché tutto questo succede proprio ora, il motivo è che tu sei appena diventato un mago.-
Xander alzò di scatto la testa, guardando Timmi dritto negli occhi.
- Come dici?-
- Un mago.- ripeté lui - I poteri dei maghi che nascono sulla terra iniziano a maturare e manifestarsi verso la tarda adolescenza. A dire il vero, sei anche piuttosto in anticipo sui tempi, per fortuna.-
Il ragazzo aggrottò la fronte, sempre più dubbioso.
- Ma per favore… un mago? Io?- Xander scosse la testa - Non sono un mago!-
- No. Io non sono un mago.- lo corresse Timmi - Tu, invece, sei un’altra storia. Per adesso non posso dimostrarti un bel niente, ti serve prima un po’ di tempo per imparare a richiamare i tuoi poteri, ma posso garantirti che lo sei eccome. Il Sommo Concilio non sbaglia, su queste cose.-
Xander non rispose, ancora scosso e incredulo. Come poteva essere un mago?
- So che fai fatica a credermi.- sospirò Timmi, interpretando correttamente la sua espressione - Ascolta…- disse, grattandosi pensieroso la testa - Visto che di magia non sai assolutamente niente, non puoi nemmeno usare qualcosa di semplice, e oltre a quei cosi là fuori…- indicò di nuovo la porta - … non ho prove da mostrarti. Puoi solo avere fiducia in me, almeno fino a quando avremo modo di farti usare la magia.-
Xander si passò una mano tra i capelli.
- Non… non ci capisco niente.- gemette.
- Lo so.- rispose lui - Tutta questa storia è parecchio grossa, e anche volendo non potrei lasciarti tornare alla tua vita di sempre.-
- Perché io posso spegnere quell’affare?-
Timmi annuì.
- Quelle bestiacce di ossa che ci assediano ti hanno trovato proprio perché sei un mago.- continuò - La Fornace può sentire dove sono i suoi Utilizzatori, specie quelli con poteri magici.-
Seguì un breve istante di silenzio.
- Quindi… avrei dei… poteri?- chiese il ragazzo, non del tutto certo di poter accettare le sue parole.
- Già. Non chiedermi quali, comunque… potremo saperlo solo con il tempo. Dipende dalle tue attitudini.-
Xander scosse la testa.
- Mi dispiace, non ci riesco… senti, passi per la storia dei mostri…- disse, cercando di ignorare i versi di quelle creature, ancora all’esterno - Insomma… o sto impazzando o li ho visti davvero. Forse posso anche… arrivare a fingere di accettare la storia di questa… Fornace e del tuo Sommo Coso… però non puoi pretendere che ti creda anche sulla storia del mago!-
Lui sbuffò, alzandosi in piedi così in fretta che Xander trasalì. Ignorandolo, si mise a frugare in una tasca interna della giubba, borbottando. Un attimo dopo, ne trasse fuori una delle boccette di poco prima, piena di liquido rosso.
- Se la lanciassi contro una persona normale, salterebbe in aria.- sbuffò - Ma un mago, di solito, è protetto dalla sua stessa magia, e ne esce con appena qualche ustione leggera. Questa è l’unica prova che posso fornirti.-
Per nulla desideroso di essere ustionato, Xander scosse freneticamente la testa.
- No!- esclamò - No! D’accordo, d’accordo, aspetterò! Aspetterò, ma mettila via!-
Lui fece un sorrisetto inquietate e ripose la boccetta dove l’aveva presa.
- Scelta saggia… e poi, mi farebbero un culo così, se ci provassi sul serio.-
Non molto rassicurato, Xander fece qualche respiro per calmarsi, sotto lo sguardo parzialmente divertito del suo ospite.
- Quindi… tu sei qui per proteggermi, giusto?- chiese invece.
- Sì.- annuì Timmi - E per farti spegnere la Fornace.-
- Ma hai detto che non sai dov’è.- osservò.
- Per ora.- lo corresse lui - Ma, quando lo saprò, ci andremo il prima possibile. Per ora credo che il suo attuale padrone non sappia ancora bene come si usa, quindi dovremmo avere un po’ di tempo, ma non appena saremo lì tu dovrai disattivarla ed io la farò a pezzi. Fino a quel giorno, impedirò a quei simpaticoni là fuori di farti la festa.-
Timmi si alzò in piedi e cominciò a sparecchiare. Xander invece non si mosse da dov’era, incapace di fare alcunché. Alla fine, levò lo sguardo su Timmi, che stava lavando i piatti.
- E ora… che si fa?- chiese.
- Ora dormiamo.- rispose - Domani devi andare a scuola.-
Xander sgranò gli occhi: andare a scuola? Dei mostri fatti d’ossa lo volevano morto, aveva scoperto che la magia esisteva e uno strano ragazzo di cui non sapeva niente pretendeva di essere il suo protettore! Come poteva pensare alla scuola? Si era addirittura scordato di doverci andare!
- Io…- cominciò a dire, prima che Timmi lo interrompesse di nuovo.
- Devi fare come se niente fosse.- spiegò senza voltarsi - Non ha senso agire ora, e modificare le tue abitudini è rischioso, capirebbero di avere esaurito il tempo e si farebbero più invadenti. Per adesso, penseranno solo che ti tengo d’occhio, ma se pensassero che so dov’è la Fornace…-
- Ma non lo sai, l’hai detto ora.-
- Sì… ma se tu sparissi, penseranno che non è così.- sbuffò lui - Oltretutto, nessuno salta la scuola, se è sotto la mia tutela… a meno che non voglia farsi male.- grugnì con fare leggermente minaccioso - E non preoccuparti per i libri.- aggiunse, anticipandolo - Me ne occuperò io.-
Timmi lo condusse nella stanza attigua, grande più o meno come la prima, dove c’erano solamente un letto grande e una cassettiera. Un’altra porta si apriva in fondo alla parete di destra
- Tu dormi qui.- disse - Se ti serve il bagno, è quella porta laggiù. Io starò sul divano.-
- Ah… ecco… grazie.- balbettò Xander, ancora sgomento.
Timmi lo guardò storto.
- Ringraziami quando sarà finita, se saremo ancora vivi.- sbuffò uscendo.

Ancora novità per il povero Xander. Ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit e NEON GENESIS KURAMA, che mi seguono. A lunedì!

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Capitolo 10
*** Cap. 9: La carneficina di Sleepy Creek ***


Il mattino dopo Xander si svegliò da un sonno agitato, pieno di scheletri assassini assetati di sangue. Quasi subito si accorse che i suoi libri, che aveva perso durante la fuga, erano in fondo al letto con lo zaino, magicamente rimesso insieme come se nulla fosse mai accaduto.
Fecero una colazione piuttosto abbondante (Timmi mangiò come se temesse di non poterlo fare mai più), poi andarono fino a scuola in moto, percorrendo le strade di nuovo misericordiosamente prive di mostri. Passarono accanto a un carro attrezzi che cercava di rimettere in piedi un camion dei surgelati rovesciato e ad un cantiere stradale, fino ad arrivare davanti alla scuola.
Una volta sceso, Timmi prese un giornale dal portapacchi, lo dispiegò e vi si immerse. Xander lo guardò per qualche minuto: erano ancora soli, e forse era l’unica occasione per mostrare un po’ più di riconoscenza.
In fondo, stavolta non lo aveva salvato da un semplice pestaggio.
- Grazie.- disse - Per avermi salvato ancora… e per avermi recuperato i libri.-
Timmi sbuffò spazientito, senza staccare gli occhi dal giornale.
- Te l’ho già detto, non ringraziarmi.- rispose.
Xander lo guardò per un momento, ma lui si rimise a leggere e lo ignorò completamente. Scuotendo la testa, il ragazzo si allontanò di qualche passo per raggiungere la fermata dell’autobus e aspettare anche gli altri. Non dovette aspettare molto prima che arrivassero tutti e tre, pallidi e assonnati come ogni mattina.
- Ehi!- esclamò tra uno sbadiglio e l'altro Jo quando lo vide - Dov'eri finito? Perché non sei passato stamattina?-
- Lascia perdere… ragazzi, vi devo parlare! Subito!- rispose lui, fremente.
- Di cosa?- chiese Nadine, sorpresa.
- Di… ecco… di Timmi.- rispose.
Alis inarcò un sopracciglio.
- Credevo avessimo deciso di aspettare che fosse lui a parlare.- disse.
- Sì, beh, l’ha fatto.-
- Cosa?- esclamò stupefatto Jo - E quando?-
- Ieri.- rispose Xander - Ma ve lo dico da un’altra parte…- aggiunse - Qui no. C'è troppa gente.- siegò, mentre alcuni compagni li oltrepassavano, diretti verso il cancello.
Avrebbe tanto voluto poter spiegare agli amici cos’era successo la sera precedente, riflettere a mente fredda, sentirsi anche chiamare pazzo e essere indotto a trovare il lume della ragione, ma c’erano troppe persone attorno a loro. Non avrebbe mai potuto parlare liberamente.
Il compito di fisica fu subito alla prima ora, e andò malissimo sia a Xander che a Jo: il primo era troppo agitato, oltre che impaziente di riferire quanto aveva saputo la sera prima, mentre il secondo, semplicemente, era un pessimo studente.
Durante la pausa per il pranzo i quattro si scelsero un tavolo in sala mensa che garantisse una certa privacy, cosa tuttavia completamente inutile: dopo che Bull aveva perso i denti più nessuno aveva osato infastidirli.
Approfittando della privacy appena conquistata, Xander raccontò tutto ai suoi amici, senza omettere niente, pur consapevole di quanto incredibile suonasse tutta la storia: anche lui non riusciva a capacitarsene davvero. Ad ogni parola i loro sguardi si fecero sempre più allucinati, e Jo rimase addirittura con il panino sollevato in aria, a metà strada tra la bocca spalancata e il tavolo. Alis si scordò persino di arrabbiarsi per il pessimo lavoro che avevano fatto durante il test e Nadine, dal canto suo, rimase in silenzio senza toccare il vassoio. Quando ebbe finito, i tre continuarono a fissarlo senza dire una parola.
- Beh?- sbottò spazientito - Andiamo, dite qualcosa!-
- Tipo?- chiese Alis, con voce strozzata, gli occhi sgranati dietro le enormi lenti.
- Boh, che ne so… anche “sei pazzo” va bene…-
- Sei pazzo!- esclamò subito Jo - No, anzi… Timmi è pazzo!-
- Ma… insomma… non può essersi inventato tutto, no?- osservò Nadine, col tono di chi cerca di non perdere la calma - Xander ha visto quei cosi, quindi…-
- Isteria di gruppo!- obbiettò Jo.
- Sì, provocata da cosa?- chiese Xander, sarcastico.
- Da… dal compito di fisica!-
Alis scosse la testa.
- Quindi tu dovresti spengere la… fucina?- chiese poi a Xander, come se cercasse un filo logico.
- La Fornace.- la corresse lui.
- Insomma, quello che è…-
Rimasero in silenzio qualche altro istante, e Xander li guardò uno ad uno, un po’ disperato e un po’ speranzoso.
- Ma almeno voi… mi credete?- chiese.
- Beh…- fece Jo, a disagio - Insomma…-
- Io ti credo.- disse Alis - Voglio dire… non è che sia qualcosa che posso dare per vera senza prove… però tu sei stato inseguito, no?-
- Ma certo che lo sono stato!- protestò lui, indignato - Mi hanno quasi ammazzato!-
- Ehi, non scaldarti, stavo solo chiedendo!- protestò lei - Il punto è che… insomma… avere qualche prova non farebbe male neanche a te! Cosa sappiamo di Timmi, in fondo?-
Nadine sospirò, ignorando il loro battibecco.
- Credo che oggi farò qualche ricerca.- annunciò - Chi vuole aiutarmi?-
- Ricerca?- ripeté Jo - Come fai a pensare ai compiti in un momento così…-
- Non per la scuola!- esclamò la ragazza - Su Timmi!-
- Su Timmi?- chiese - Che vuoi fare, andare su Google e scrivere “cerca Timmi, Fornace e Custodi dell’Eden”?-
- No.- rispose lei, mentre Xander e Alis ridacchiavano - Voglio cercare la Carneficina di Sleepy Creek.-
Seguì un breve momento di silenzio stupefatto.
- La… Carneficina di Sleepy Creek?- ripeté Xander, senza capire.
Ne avevano vagamente sentito parlare, ma non ne sapevano molto. Era avvenuta più o meno vent’anni prima, in uno sperduto paesino di montagna circa mille anime nel Nord Dakota: nel giro di una notte, tutti gli abitanti morirono in circostanze misteriose, massacrati da ignoti assassini. A scoprire i corpi furono alcuni turisti che passavano da quelle parti e che chiamarono immediatamente le autorità.
Le indagini erano partite subito male, poiché nessuna delle tracce organiche era riconducibile ad un qualche sospettato, né erano state trovate impronte di alcun tipo. Le telecamere dei bancomat e dei parcheggi avevano ripreso solo gente urlante che correva a nascondersi da qualcosa che pareva terrorizzarli a morte, poco prima di spegnersi.
Il caso finì per venire archiviato tra quelli irrisolti, lasciando un gran gelo in chi aveva seguito la vicenda. Col tempo nessuno si era più curato più dell’accaduto, che venne rapidamente dimenticato poiché era troppo orribile da rievocare. Tuttavia, l’efferatezza di quel fatto era stata tale da echeggiare attraverso gli anni, tramite commemorazioni e accenni di sfuggita.
- Perché vuoi cercare notizie su quella storia?- chiese Alis - Ormai è passato un secolo. Cos'ha a che fare con noi?-
- È che Timmi l’ha nominata, quando gli ho offerto la cioccolata calda.- spiegò lei - Non ci ho fatto molto caso, all'inizio… dopo averne parlato era di cattivo umore.-
- Sì, ma lui cosa c'entra?-
- Non lo so.- ammise Nadine - Per questo voglio fare delle ricerche.-
Alis si strinse nelle spalle.
- Okay…- disse - Domani non c’è scuola, se vuoi ti aiuto.-
Xander e Jo decisero che avrebbero dato una mano anche loro, perciò si ritrovarono tutti quanti da Nadine quella sera dopo cena; Alis, Xander e Jo si erano portati i sacchi a pelo, decidendo che avrebbero dormito lì, così da non far andare in giro il loro amico con il buio e, soprattutto, per non sprecare tempo.
Davanti al computer che c’era nella stanza di Nadine, i quattro aprirono e stamparono un’infinità di documenti relativi all’evento in questione: articoli di giornale, forum di discussione, archivi di chat online, interventi blog, persino referti medici messi in rete da qualche pirata informatico, e quant’altro riuscirono a trovare. Ci vollero ore e ore di lettura, costellate dai commenti di tutti, prima di riuscire a smaltire l'enorme quantità di materiale.
- Qui dice che è stata presumibilmente opera di una persona sola… non è possibile, nessuno può ammazzare mille persone!- sbottò Jo.
- Questo è un referto del coroner… bleah, che schifo… ritrovati tutti a pezzi, è orribile…- disse Alis, gettando via il foglio.
- “… secondo gli inquirenti la strage, avvenuta ad opera di ignoti, si è consumata nel giro di una sola notte, ma non si conoscono i dettagli su quanto è avvenuto. Pare ovvio, tuttavia, che il colpevole sia stato posto in cima alla lista dei ricercati…” questo non serve a niente…- sbuffò Xander
- Sentite qui!- esclamò Nadine all’improvviso, animandosi - Questo è diverso!-
- Diverso in che senso?- chiese il ragazzo, stanco dopo tutte quelle ricerche.
- Ecco, ascoltate: “… ad opera di ignoti, bla bla bla, mille persone, bla bla bla, famiglia scampata perché a Phoenix, bla bla bla, un solo superstite all’intero massacro!”-
- Cosa?- esclamò Xander, cercando freneticamente tra i suoi fogli, sparsi sul pavimento - Ma qui non parla di superstiti!-
Jo strappò l’articolo di mano a Nadine e lo lesse ad alta voce, con Alis che sbirciava da sopra la sua spalla.
- “… l’unico sopravvissuto, oltre ad una famiglia di tre persone, che in quel momento si trovava a Phoenix, è un bambino di quattro anni la cui identità non è ancora stata confermata. Ritrovato in un lago di sangue, affamato e terrorizzato, nascosto in un armadio, sarà sottoposto ad un’accurata perizia psichiatrica e interrogato su quanto ha visto quella notte”. Non dice altro su di lui.-
- A quando risale?- chiese Nadine.
- E che ne so!-
- C’è la data, Jo.- osservò pazientemente Alis, allontanandosi dall’articolo - È di poco successivo al fatto.- disse.
- Strano…- commentò Xander - Perché non se ne parla da nessun’altra parte?-
- Boh.- disse Nadine - Ma per lo meno, è un inizio. Continuiamo a cercare.-
Ripresero il lavoro ma, per quanto si sforzassero, non scoprirono nient’altro sul bambino in nessuno dei file aperti o stampati fino a quel momento, se non che lo avevano scoperto dopo quasi due giorni e che era in stato di malnutrizione.
Fecero un’altra ricerca in rete, questa volta cercando proprio questo bambino, ma non trovarono altro se non quei pochi accenni che avevano già letto. Quando finalmente decisero che era il momento di arrendersi, la mezzanotte era passata da un pezzo.
- Secondo voi, cosa ne è stato, di… di guel…- sbadigliò Jo - … bambino?-
- Mah…- disse Xander - Magari è finito in un qualche orfanotrofio…-
- O in un manicomio.- suggerì Jo - Dopotutto, ha subito un trauma tremendo.-
- O forse è morto. Insomma… io non credo che sarei sopravvissuto ad uno shock del genere.-
Alis sospirò, stendendo il proprio sacco a pelo.
- Wow…- disse con scarso entusiasmo - Certo che siete proprio lenti, tutti e due.-
I ragazzi la guardarono, mentre Nadine veniva fuori dal bagno.
- Di cosa stai parlando?- chiese Xander.
- Di Timmi.- rispose lei, scocciata - Andiamo… Nadine sospetta che abbia un qualche legame con questa storia, no?- e guardò l’amica, che annuì.
- Storia che è accaduta quattordici anni fa.- continuò lei, sedendosi sul proprio letto - Quattordici più quattro fa diciotto. Questo cosa vi dice?-
Jo e Xander si scambiarono un identico sguardo stupito e orripilato.
- Aspettate…- disse lentamente Jo - State dicendo che… che quell’articolo parla di lui?-
- Potrebbe essere.- ipotizzò Alis - Ammesso e non concesso che abbia davvero qualcosa a che fare con quegli avvenimenti.-aggiunse, infilandosi nel sacco a pelo.
- Già, e magari ha ammazzato lui tutta quella gente…- ridacchiò Jo, incredulo, sistemando sul pavimento il proprio sacco a pelo.
Nessuno gli andò dietro, e smise quasi subito.
- Cosa?- esclamò - Andiamo, dite sul serio?-
- A parte il fatto che finora hai parlato solo tu…- disse Xander, che ancora non aveva iniziato a sistemare proprio niente - ... comunque potrebbe essere, non ti sembra?-
- Secondo Xander ha affrontato quei… cos’erano?- chiese Nadine, aggrottando la fronte.
- Demoni Scheletro.-
- Ecco, appunto… non pensi che possa essere in grado di fare un… macello come questo?- osservò, sollevando una delle immagini che avevano stampato poco prima.
- E sarebbe stato mandato a proteggere lui?- chiese Jo, facendo un cenno verso l’amico - Beh, chiunque siano questi tizi del Sommo Coso, non mi sembrano molto intelligenti a spedirlo qui…-
- Piantala, Jo.- sbuffò Nadine - Non eri tu a dire che ti faceva paura?-
- Sì, ma questo era prima di sapere cosa faceva qui!- esclamò - Ora stona col personaggio!-
Alis sbuffò, togliendosi gli occhiali.
- Cresci, Jo.-
- Cosa? Ma…-
- Sentite, ora suggerisco di andare a dormire.- intervenne Nadine, interrompendolo - Domani proverò a parlarne con lui, e vedremo cosa mi dirà.-
- Vuoi parlargli?- brontolò Jo, inacidito - E cosa gli dirai? “Ehi, ciao Timmi, come va? Senti, volevo chiederti se per caso quando avevi quattro anni hai ammazzato un po' di gente”. Insomma, è ridicolo! E poi, aveva quattro anni! Come fa un bambino a…-
- Jo, vuoi stare zitto?- sbottò Nadine, scocciata - Voglio solo provare a farci due chiacchiere. Forse è un musone e un maleducato, ma non mi sembra una persona tanto irragionevole.-
- Io dico che è una pessima idea.- brontolò Jo.
- Si, beh…- disse Nadine - Avrei una gran voglia di risponderti, ma adesso ho troppo sonno per farlo. Quindi, mettiti a dormire e piantala di rompere, d’accordo?-
Ma Alis scosse la testa.
- No. Non siamo d’accordo.- disse - Non puoi restare da sola con lui… è una cosa troppo grossa, questa. A prescindere da tutto, non è come parlare del traffico.-
- E allora cosa proponi?- chiese Xander.
Lei ci pensò su un attimo prima di rispondere.
- Potremmo… portarlo al parco.- decise - Un luogo pubblico sarà più sicuro… e noi ci apposteremo lì vicino. Così non si sentirà pressato da troppe persone, e nello stesso momento seguiremo la conversazione in tempo reale. Che ne dite?-
Jo e Xander si scambiarono nuovamente un’occhiata perplessa.
- Ehm…- fece Xander - E… se dovesse… ecco… incavolarsi?-
- Allora lo prendo a ceffoni.- rispose senza esitazione Nadine - Vedrai come si calma…-

Oggi posto un po' in anticipo, domani starò fuori per tutto il giorno e non avrò tempo. Ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit e NEON GENESIS KURAMA, e anche Camaleonte. Alla prossima settimana!

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Capitolo 11
*** Cap. 10: Specie alterata ***


Il mattino dopo trovarono Timmi proprio di fronte alla casa di Nadine, sulla sua moto, a leggere l’ennesimo giornale. Nonostante fossero andati a letto tardi, l'emozione e l'aspettativa aveva indotto tutti e quattro ad alzarsi presto e a mettere in atto il piano di Alis.
Così mentre lei, Xander e Jo fingevano di avviarsi verso la fermata dell'autobus, Nadine si avvicinò a Timmi a passo spedito, intercettandolo prima che potesse andarsene.
- Aspetta!- lo chiamò - Per favore! Devo parlarti.-
Timmi, che stava per infilarsi il casco, esitò per un istante, guardandola perplesso.
- Non un’altra cioccolata!- la ammonì - No, perché l’ultima, se devo essere sincero, è stata snervante.-
- No.- rispose lei - Stavolta andiamo al parco.-
Lui sospirò, guardando l’autobus sul quale avrebbero dovuto trovarsi i suoi amici che si allontanava.
- Perché sento che questa missione mi durerà tre volte più del solito?- brontolò, scendendo dalla moto.
- Ma sei sempre così ottimista?- chiese Nadine, aggrottando la fronte.
- No, di solito borbotto molto di più.- sbuffò, incamminandosi verso il parco - Ma se vuoi posso anche sfogare un po' il mio vocabolario. Scoprirai che è piuttosto colorito.-
Trattenendo un gemito scocciato, Nadine lo seguì.

Era ancora presto, e quasi nessuno si trovava in giro a quell'ora, specialmente perché erano ormai arrivato all'inverno e il freddo era alquanto pungente, soprattutto la mattina. Timmi tuttavia non pareva notarlo, poiché vestiva ancora con i suoi abiti leggeri di sempre. Sembrava ancor più fuori luogo, adesso.
- Ma non hai freddo?- gli chiese la ragazza mentre camminavano.
Lui si limitò a scuotere la testa, raggiungendo una panchina di ferro vicino a una siepe e sedendosi sullo schienale. Nadine invece rimase in piedi, tremando leggermente. Non seppe dire se aveva freddo o se era nervosa.
- Allora?- disse il ragazzo - Cosa c’è? Sbrigati, perché ho un po’ da fare.-
- Beh…- esitò lei: era più difficile del previsto.
- Ti risparmio l’imbarazzo: Xander ti ha raccontato tutto, vero?-
Lei annuì.
- Sì, ma non è di questo che volevo parlare.- disse.
Timmi aggrottò la fronte.
- Aspetta, gli credi davvero?-
Nadine si strinse nelle spalle.
- Non dovrei?-
Lui fece un sorrisetto.
- Oh, certo che dovresti… in fondo ti ha parlato di… cosa? Scheletri assassini e pozioni magiche?-
- E di Custodi dell'Eden e maghi.- rispose lei - Lo conosco, non è un bugiardo e non ha tutta quell'immaginazione. E comunque sembrava davvero preoccupato, ieri mattina.-
Timmi si lasciò scappare un sospiro.
- Già… fa bene a preoccuparsi.- disse - Fanculo a quei tredici…-
- A chi?-
Lui scosse la testa.
- Lascia stare… me l’hanno detto solo ieri, e non ne sono sicuri neanche i miei superiori…- sospirò di nuovo e la guardò negli occhi - Dai, di cosa volevi parlarmi?-
Lei esitò ancora, un po’ in imbarazzo.
- Nadine, sul serio, datti una fottuta mossa o lasciami andare!- sbottò scocciato - Ho da fare, e non scherzo!-
- D'accordo, d'accordo!- esclamò Nadine, alzando le mani in segno di resa - Okay, senti… volevo sapere che c’entri con la Carneficina di Sleepy Creek.- disse, tutto d’un fiato.
Sotto la fredda luce del sole invernale, Timmi parve irrigidirsi.

- Cosa ne sai, tu?- chiese, dopo quella che parve un’eternità.
Il suo tono era tranquillo, il volto non lasciava trasparire emozioni, ma Nadine si accorse che aveva serrato i pugni sopra le ginocchia, come se le stesse artigliando. Tutti i muscoli delle braccia e delle gambe erano tesi e rigidi come pezzi di legno.
Fu sicura che, sotto la superficie, ci fosse una vera e propria eruzione. Riusciva quasi a vedere, all’interno della sua testa, un milione di vulcani sparare lava incandescente, e fu sorpresa che le orecchie non gli fumassero.
- Non molto. Ho fatto un paio di ricerche.- ammise - E ho trovato degli accenni… pochi… ad un unico superstite. Forse un testimone. Un bambino di quattro anni. Adesso dovrebbe averne circa diciotto.- fece una pausa, guardandolo negli occhi - Timmi… tu quanti anni hai?-
Lui non rispose, ma guardò un gruppo di bambini appena arrivati che si fiondavano sulle altalene, dall'altro lato del parco. Le sue mani si strinsero ancora di più.
- Non capisco però come mai gli altri giornali non parlino di superstiti, ma lascino intendere che siano morti tutti.- continuò lei - Solo pochissimi accennavano alla cosa, e nessuno ha approfondito la cosa.-
Ancora, Timmi non rispose.
- Timmi, se vuoi che Xander si fidi di te, allora devi fidarti di lui!- sbottò Nadine - E anche di me, di Alis e di Jo!-
Il ragazzo rimase in silenzio qualche altro minuto.
Poi, all'improvviso, serrò gli occhi e cominciò a gemere.

Scivolò dalla panchina fino a terra, artigliandosi il petto e inspirando con foga, come se stesse soffrendo intensamente.
- Oddio… Timmi!- esclamò.
Fece per chinarsi su di lui, ma non appena si fu avvicinata lui la spinse via in malo modo, emettendo un suono simile a un verso simile a un latrato.
- Stai indietro!- ringhiò, continuando a tenere gli occhi chiusi.
Da dove si trovava, Nadine si voltò verso Xander, Alis e Jo che, non appena Timmi aveva cominciato a stare male, avevano fatto capolino da dietro la siepe, preoccupati. Fece loro cenno di restare nascosti, voltandosi di nuovo verso il ragazzo che, intanto, aveva posto la fronte sul terreno, tremando per la tensione.
Tutto questo durò alcuni istanti e poi, all'improvviso, passò come era iniziato, lasciandolo molle e ansimante davanti a lei.

Timmi inspirò a fondo molte volte prima di mettersi carponi e, lentamente, a sedere. Si appoggiò con la schiena alla panca, passandosi una mano sul viso, e scoccò uno sguardo divertito a Nadine.
- Scusa.- ridacchiò - Ogni tanto mi succede… quando mi stressano troppo.-
Si issò di nuovo sulla panchina, abbandonandosi contro il metallo alle sue spalle.
- Stai… stai bene?- chiese esitante Nadine.
- No.- rispose lui - Sì.- disse poi - È solo… una conseguenza, come questi dannati capelli verdi.-
- Una conseguenza di cosa?-
Timmi fece un sorrisetto triste.
- Di Sleepy Creek.-

- I Custodi dell’Eden morirono tre mesi dopo la mia nascita.- spiegò - Non sono mai stato un bambino come tutti gli altri, sai? Cioè, avevo i miei genitori, ovvio… però non è che me li ricordi granché. A dire il vero, non ricordo quasi niente di quel periodo.- ammise - Tranne che non temevo il buio… semmai, lo cercavo. Non avevo paura di niente, ed ero diverso. Sapevo di esserlo, in qualche modo.- si guardò le mani per un istante, poi ne allungò una verso il bordo della panchina e lo strinse con forza.
Si udì un suono gemente, di metallo che soffriva, e quando ritirò la mano le mostrò la lamiera deformata e contorta come se fosse fatta di alluminio sottile, e non di ferro spesso cinque centimetri buoni.
- Carino, vero?- ridacchiò lui, notando la sua espressione - E pensa che sapevo già farlo allora. Inutile dirti come la presero gli altri bambini all'asilo.-
- Quindi sei… cosa? Superforte?- chiese Nadine.
- Sì e no.- rispose Timmi - Questo è uno dei motivi per cui mi tenevano a distanza. Un altro, per esempio, è che uccisi un cane a mani nude.- continuò - Era un pastore tedesco, e pure bello grosso. Mi saltò addosso, e io gli spezzai il collo senza farmi niente.- scosse la testa, con una smorfia solo apparentemente divertita - In più, ero sempre, costantemente… arrabbiato. Dopo un po' la gente iniziò a tenermi a distanza. Ero piccolo, quindi non ci feci molto caso all'inizio, ma col tempo cominciai a notarlo. Tuttavia, prima di compiere quattro anni non accadde niente di veramente eclatante.-
- E poi ci fu la quella strage.- disse Nadine.
- Sì.- annuì lui - I giornali non mentono: sono morti tutti, nessun superstite, tranne una famiglia che era a Phoenix e me. Tutti fatti a pezzi, da una persona sola.-
- E sei… sei stato tu?-
Lui scosse la testa.
- Non lo so.- ammise - Credo di sì. Non ricordo un accidenti di niente.-

- Qualsiasi cosa mi abbiano fatto quelli vecchi, nemmeno gli attuali Custodi dell'Eden sono voluti intervenire.- continuò lui, tornando a guardare i bambini - Dicono che potrebbero causarmi un danno peggiore.- scosse la testa - Come se fosse possibile…- borbottò, più tra sé e sé che rivolto a Nadine - Non sono sicuro di come, ma sono morti tutti, quella notte.- riprese - Un paio di giorni dopo il fatto, una coppietta in luna di miele passò da quelle parti e trovò i pezzi sparsi per strada. Risalirono in macchina e chiamarono la polizia, che cominciò a perquisire tutte le case e gli altri edifici fino a trovarmi, mezzo morto di fame dentro a un armadio. Dopo un paio di giorni sono arrivati quelli del Sommo Concilio, che mi hanno prelevato ed esaminato accuratamente.-
- E cosa hanno detto?-
Lui fece un sorrisetto cupo.
- Eh… cos’hanno detto…- ripeté - Beh, a sentir loro, se mi arrabbio troppo rischio di trasformarmi in una specie di Hulk demoniaco, ma privo di un minimo controllo. Il più potente dei Custodi in persona mi ha imposto un qualche tipo di sigillo per aiutarmi a gestire questa cosa, ma se messo troppo sotto pressione, se provocato eccessivamente… mi vengono degli attacchi. Dolorosi e temporanei attacchi di rabbia. E se non li soffoco, potrebbero spezzare il sigillo. Inoltre, la magia nel mio sangue è come una scheggia impazzita… non sento il caldo o il freddo con la stessa intensità con cui la sentono gli altri, e i miei capelli sono verdi come l'insalata anche quando non voglio. Quindi o li copro o mi vesto come un cretino.-
Nadine si torse le mani, continuando a guardarlo negli occhi.
- Io… non capisco.- disse infine - Cosa sei tu?-
Lui fece un sorriso tirato.
- Un incrocio.- rispose - Una orribile aberrazione della natura, che prima di me è esistita solo una volta ed ha avuto una fine tutt'altro che felice.- il suo volto si distese un po’, e il sorriso divenne meno simile ad una smorfia - Io sono un mezzodemone.-
Lui e Nadine rimasero a guardarsi per un istante, fino a quando il ragazzo, chiudendo gli occhi, non si abbandonò completamente contro lo schienale della panchina.
- Ora che sai tutto, fai uscire quei tre dalla siepe e decidete se fidarvi o no. Ho già perso troppo tempo con te.-

Ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA e Camaleonte. A presto!

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Capitolo 12
*** Cap. 11: Fiducia ***


- Okay, ho cambiato idea: non mi piace per niente!- dichiarò Jo.
- Di nuovo?- chiese Alis, annoiata.
Avevano lasciato Timmi sulla panchina, a guardare i bambini che giocavano, mentre loro quattro si erano allontanati di alcuni metri per parlare senza essere sentiti.
Come ipotizzato la sera prima, Timmi aveva eccome qualcosa a che fare con quegli eventi, e a quanto pareva ne era stato l’artefice.
Purtroppo, sospettarlo e saperlo erano due cose ben diverse.
- Sì, di nuovo!- esclamò il ragazzo, scocciato - Mi dispiace se ti sembro incoerente, Alis, ma nel caso tu non l'avessi notato ne sta succedendo una dietro l'altra! È ovvio che cambi idea di continuo!-
- Jo…- cominciò Nadine in tono paziente, ma lui la interruppe.
- No, Nadine! Col cavolo! Io non intendo affatto avvicinarmi a lui!-
- Ascoltami!- sbottò lei - Sto cercando di dirti che avrebbe potuto non dire niente, se soltanto l’avesse voluto. Mi avrebbe tranquillamente mandata a quel paese e se ne sarebbe andato, bastava decidere di non raccontarmi la sua storia.-
Jo s’incupì.
- Sarà, ma la cosa non mi piace affatto.- grugnì - Te l’ho detto, quello è uno psicopatico!-
- Insomma, mi par di capire che tu non voglia nemmeno dargli una possibilità, nonostante abbia salvato Xander per due volte.-osservò freddamente lei.
- Beh…- balbettò imbarazzato Jo - Se la metti così… pare brutto…-
- E voi due?- chiese, voltandosi verso Xander e Alis.
- Ecco…- rispose la ragazza - Io non lo so.- ammise alla fine - Insomma… la storia che ci ha raccontato mi fa… un po' venire la pelle d'oca. Però hai ragione tu, ha salvato la vita a Xander, quindi… magari gli potrei concedere il beneficio del dubbio.-
- Bene, è bello parlare con qualcuno di ragionevole.- disse Nadine, beccandosi un'occhiataccia da parte di Jo - E tu?- chiese, rivolta a Xander.
Lui non aveva ancora aperto bocca, troppo impegnato a riflettere e ad assorbire la valanga di informazioni che gli era piovuta addosso in quegli ultimi due giorni. Se doveva proprio essere onesto, Timmi gli faceva sempre un po’ paura, ma era vero che lo aveva già salvato due volte, e la seconda da qualcosa di peggio di una banda di teppisti. Aveva rischiato anche la propria, di vita, in quell'occasione. Questo gli dava decisamente del credito, ai suoi occhi.
In più, Nadine sembrava propensa a fidarsi di lui e pareva che avrebbe preso un “no” come un’offesa personale.
- Non lo so.- ammise - Certo, gli sono grato per avermi salvato… credo di potergli dare una possibilità.- disse - Ma tu che ne pensi?-
Nadine gettò un'occhiata alle sue spalle, osservando Timmi per un attimo. Lui continuava a fissare i bambini, con uno sguardo che sembrava essere nostalgico.
- Mi fa pena.- rispose - Sapevo che aveva qualcosa, e ora che lo so mi dispiace per lui. Immagino che non sia facile convivere con… un peso del genere.-
- Proprio per quel “peso” io credo che dovremmo tenerlo d'occhio.- disse Jo, stringendo gli occhi.
- Jo, per te era da tenere d'occhio anche il bidello.- replicò Nadine.
- Credevo che tenesse delle teste nei barattoli!- protestò lui.
- Oh, e le aveva, in effetti.- concesse Alis - Solo che erano d'aglio.-
Nadine sospirò, scuotendo la testa.
- Va bene, sentite… ne abbiamo parlato più che abbastanza, ormai.- disse - A questo punto tanto vale dirgli cosa abbiamo deciso.-
Xander e Alis annuirono, mentre Jo distoglieva lo sguardo con aria crucciata. Ignorandolo, la ragazza tornò da Timmi.
- Chiacchierata simpatica?- chiese questi, mentre lei si avvicinava.
Nadine non rispose.
- Allora, qual è il verdetto?-
- Per noi sei a posto.- disse - Non senza riserve, ovviamente… a Jo non piaci, e Alis deve pensarci su… ma Xander ha deciso di fidarsi. E anche io.-
- Bene.- disse lui - Proteggere qualcuno è più facile, quando c’è fiducia. Fai solo in modo che Jo non mi stia troppo tra le scatole.-
- Fa solo lo scemo.- rispose Nadine - Non dargli troppo peso, è un bravo ragazzo.-
Timmi sorrise.
- Non lo farò.- garantì, scendendo dalla panchina ed incamminandosi verso i ragazzi - Ma dovrà sforzarsi anche lui.-
Jo lo guardò avvicinarsi con apprensione, ma Xander e Alis, bene o male, rimasero dov’erano mentre si faceva sempre più vicino a loro.
- Dunque…- disse, una volta che li ebbe raggiunti - Ora come ora, avete tutto il diritto di temermi: sapete cosa sono e cosa so fare, più o meno. Comunque, ci terrei a precisare che nessuno di voi deve preoccuparsi: le uniche altre volte in cui ho ucciso qualcosa è stato per difesa, mia o del prossimo… e non si è mai trattato di niente di “umano” nel vero senso della parola. Non negli ultimi quattordici anni, quantomeno.-
Benché Jo non ne sembrasse affatto rassicurato, Xander annuì.
- Ottimo.- disse stancamente - A questo punto, sarebbe meglio che tu imparassi le basi della magia, Donovan.-
- Cosa?-
- Hai capito.- ripeté Timmi - Devi imparare ad usare la magia. Ovviamente puoi decidere di non diventare mago, ma sono pochissimi a compiere una tale scelta.-
Xander sgranò gli occhi.
- Perché mai qualcuno dovrebbe decidere di non imparare la magia?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Alcuni umani lo fanno per paura, o come te sono troppo pigri per fare qualsiasi cosa che richieda uno sforzo superiore a voltare le pagine di un libro.-
- Ehi!-
- Non rompere, lo sai che ho ragione.- grugnì lui - Tra i maghi, invece, vale un discorso un po’ diverso.-
- Ci sono maghi che non imparano la magia?- esclamò Jo, che suo malgrado pareva essere rimato piuttosto curioso.
- Sì.- annuì Timmi - Ma non tanto per paura, quanto perché preferiscono il lavoro manuale. E sono più di quanti tu non possa immaginare.-
- Davvero?- chiese Alis.
Timmi annuì ancora.
- Moltissimi. Per i maghi nati in un mondo magico la magia è una cosa comunissima, come lo sono qui i videogiochi o le automobili.-
- Aspetta… cosa intendi con “mondo magico”?- chiese Jo.
Timmi fece un sorrisetto, incrociando le braccia.
- Ah, ti piacerebbe saperlo, vero?- sogghignò.
Jo rimase senza parole per un attimo, e prima che potesse riprendersi Xander ricominciò il discorso lasciato in sospeso: avrebbero avuto tempo più tardi per parlare di “mondi magici”.
- Se io decidessi di imparare la magia… chi sarebbe ad insegnarmi? Un altro mago?-
- No.- rispose lui - Di solito è così, ma il tuo è un caso a parte. Siamo di fretta, troppo per cercarti un istruttore vero e proprio.-
- Quindi?-
- Quindi lo farò io. Meglio se resti con me, almeno per adesso, specie dopo quanto mi hanno detto ieri i miei superiori. Più in là vedremo.-
- Tu?- chiese Nadine - Ma… non hai detto di non essere un mago?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Anche se i miei poteri non sono propriamente quelli dei maghi, ho studiato tutta la teoria. Magari non sarò capace di fargli vedere come si utilizzano nel dettaglio tutti gli incantesimi, ma sono più che in grado di istruirlo.- rispose.
Nonostante Jo la ritenesse evidentemente una pessima idea, Xander acconsentì.

Andando avanti, Xander scopre nuove cose su Timmi, e non tutte sono belle. Ma questo, quelli di voi che hanno letto la vecchia versione, già lo sanno.
Ringrazio 
NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA e Camaleonte. A lunedì prossimo!
 

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Capitolo 13
*** Cap. 12: Lezioni di magia ***


Fin dal giorno successivo iniziò il mese più faticoso della vita di Xander, durante il quale Timmi cominciò a insegnargli i primi rudimenti di magia, costringendolo a complicati esercizi di concentrazione e autocontrollo. Lo scopo, a quanto gli spiegò, era quello di richiamare la magia che aveva dentro per usarla poi come difesa, e per riuscirci avrebbe prima dovuto capire in che modo avrebbe potuto attingere a una simile risorsa.
E il primo giorno fu il più lungo e il più faticoso, snervante e spaventoso di tutti.
- Come faccio a usare la magia?- fu la prima cosa che chiese, appena Timmi ebbe chiuso la porta di casa dietro di lui.
- Spremendoti il cervello come un’arancia.- fu la sua secca risposta.
Il tavolo era stato di nuovo spostato in un angolo della stanza, lasciando un po’ di spazio nel centro, dove Timmi lo fece sistemare in piedi.
- Ehm…- fece Xander - Okay… cosa dovrei fare?-
- Niente di troppo complicato, per cominciare.- rispose il suo insegnante, incrociando le braccia - Guarda, ti faccio vedere…-
Alzò una mano, il palmo rivolto verso l’alto, e una fiammella nera cominciò ad accendervisi sopra. Dopo pochi istanti, la fiamma si allargò fino ad assumere l’aspetto di una palla infuocata dalle dimensioni di una noce di cocco, color nero cupo.
- Ecco.- disse - Questa è una palla di fuoco. È una magia elementare di tipo fuoco, ma di minimo livello. Possono evocarla tutti quanti, anche io. È ottima per fare allenamento, quando si è alle prime armi come te.-
- E come faccio?- chiese Xander, guardandola interessato.
- Intanto…- rispose Timmi, abbassando la mano e facendo sparire la palla di fuoco - … chiudi gli occhi, e alza una mano come ho fatto io.-
Lui annuì lentamente, eseguendo. Si sentì un po’ ridicolo, a dire il vero, e anche leggermente nervoso: non si era aspettato di cominciare così presto con qualcosa di pratico.
- Adesso, libera la mente.- gli sentì dire - Cerca di rilassarti. La concentrazione è la chiave della magia, per chi la vuole adoperare. Usane troppa e farai un danno. Usane poca e non funzionerà.-
Tenendo gli occhi chiusi, Xander annuì di nuovo.
- Appena ti senti pronto, immaginati una fiamma.- proseguì Timmi - Un fuoco che arde, una candela, un caminetto acceso… qualsiasi cosa possa ispirarti. Fissati su quell’immagine e poi falla comparire nella tua mano.-
Xander provò a seguire le sue istruzioni, cercando di immaginarsi un falò. Fece del proprio meglio per sentire il calore, la luce, l'odore di fumo…
Nonostante i suoi sforzi, tuttavia, rimase lì in piedi per un tempo praticamente interminabile, a occhi chiusi, sentendo Timmi che sgranocchiava qualcosa.
- Ma stai mangiando?-
- Sì, patatine. Ora chiudi il becco e concentrati.-
- E come faccio a concentrarmi con te che mangi?-
- Di certo non parlando.-
- Ma…
- Donovan, cuciti quella cazzo di bocca e lavora!-
Xander tacque, sentendosi alquanto infastidito: adesso sì che faceva fatica a concentrarsi. Rimase immobile in quella posizione finché non sentì il braccio indolenzirsi, senza ottenere assolutamente nulla se non la fastidiosa sensazione di stare solo perdendo tempo.
Alla fine aprì gli occhi, trovandosi davanti Timmi che, spaparanzato sul divano, si leggeva tutto tranquillo un libro scritto in cirillico.
- Cosa fai, studi russo mentre io mi esercito?- sbottò Xander, offeso.
- Beh, non è che tu mi stia dando motivo per fare qualcos'altro, sai?- osservò lui, voltando pagina.
Xander si accigliò ulteriormente.
- Senti, sai cosa? Lasciamo perdere, è evidente che non serve a nulla.- disse - Ammetti di esserti sbagliato e facciamola finita: io non sono un mago.-
- Donovan, hai presente i miei attacchi di rabbia? Credimi, non vuoi esserci quando me ne viene uno. E se mi contraddici ancora…-
- Oh, ma piantala!- esclamò il ragazzo, scrollando le braccia.
Timmi alzò finalmente gli occhi dal libro, aggrottando la fronte.
- Come hai detto, scusa?-
- Io…- borbottò Xander, sentendosi all'improvviso molto meno sicuro - Scusa, è che… non credo che sia roba per me.-
- Beh, a me serve che tu impari a usare la magia, Donovan.- disse Timmi, alzandosi in piedi - Senza sei totalmente inutile.-
- Lo so, ma…-
- Però in fondo potresti avere ragione…- ammise lui ignorandolo - Forse è meglio se te ne vai. Non mi servi a niente.-
Xander esitò.
- Come?-
- Sei solo un ragazzino, e non so che farmene dei ragazzini.- rispose Timmi, incrociando le braccia - Meno che mai di una specie di sfigato emozionalmente deficiente.-
- Okay, ora mi sembri un po'…-
- Fuori.- disse, perentorio - Levati dai piedi e sbrigatela da solo. Troverò da me la Fornace.-
Il ragazzo lo guardò dal sotto in su, sorpreso.
- Come?-
- Sei sordo? Ho detto FUORI!- ruggì, spintonandolo.
Xander perse l'equilibrio, cadendo sul pavimento gelato.
- Sparisci da qui!- esclamò Timmi, indicandogli la porta - Cavatela da solo!-
- Ma…-
- Oh, finiscila! Sei solo patetico, Donovan! Credi che tenerti distanza dalle emozioni ti renda speciale? Che le cose un giorno cambieranno?- scosse la testa, il disgusto dipinto in faccia - Sei uno sfigato di un liceo di provincia, e quando ne uscirai probabilmente il tuo futuro sarà in un minuscolo ufficio a battere inutili contratti di vendita per fotocopiatrici. Resterai solo e morirai solo. E a nessuno fregherà un…-
Xander non seppe dire cosa lo avesse fatto scattare di preciso, tra tutti gli insulti che gli aveva riversato contro, ma di sicuro si ritrovò in piedi con un braccio teso, la mano serrata. Era decisamente più basso di Timmi, ma alla sua faccia ci arrivava eccome.
Era la prima volta che tirava un pugno a qualcuno, e l'impatto con il suo mento fu sorprendentemente doloroso. A malapena riuscì a smuoverlo, e di certo lui non diede segno di essersi fatto male. D'altra parte, i suoi occhi si sgranarono per la sorpresa.
Rimasero immobili per qualche istante, entrambi stupefatti da quanto era successo. Poi, all'improvviso, Xander si ritrovò coi piedi penzoloni, mentre l'altro lo sollevava sopra la testa tenendolo per la maglia.

- Okay, Donovan…- ringhiò il mezzodemone, stringendo gli occhi - Forse non sei così emotivamente deficiente come credevo, te lo concedo… ma di sicuro sei deficiente. Perché ora ti apro come il libro che mi stavo leggendo e ti uso per decorare le pareti.
Xander afferrò il suo braccio, cercando di farsi lasciare, ma per quanto stringesse non riusciva a forzare la mano di Timmi: era come cercare di piegare il ferro.
- L… lasciami!-
- Perché, sennò che fai? Ti metti a piangere?-
Cominciò a sollevare l'altra mano. Un fiotto di paura lo invase.
Istintivamente allungò le braccia verso di lui, cercando di spingerlo.
E, incredibilmente, Timmi fu costretto a lasciarlo.

Ci fu uno scoppio di fiamme, e il mezzodemone venne sparato indietro fino alla parete, contro cui urtò con un tonfo sordo, mentre Xander cadeva sul pavimento. Un forte odore di zolfo invase la piccola stanza, mentre davanti agli occhi del ragazzo persisteva l'immagine bruciante di una nube di fuoco incandescente.
Stupefatto, Xander si guardò le mani tremanti, la testa che girava. Sentì Timmi tossire, ma anche ridere.
- Oh, questo è quello che io chiamo un ritorno di fiamma!-
Sollevò lo sguardo su di lui, e vide che si stava rimettendo in piedi senza particolari problemi, anche se aveva un bel buco nella maglietta e il gilet bruciacchiato. Sulla sua pelle, tuttavia, non c'era un solo graffio.
- Lo hai… fatto apposta?- chiese Xander.
- Cosa, provocarti? Ma certo!- esclamò lui, sogghignando - C'è una cosa che non ti ho detto sulla magia: è legata alle emozioni di chi la usa. Le più forti… rabbia, come nel mio caso, ma anche paura, amore e via discorrendo sono ottimi catalizzatori. Il problema, tuttavia, è che tu le emozioni le eviti, perciò sarà leggermente più difficile insegnarti come si fa.-
Xander si rialzò lentamente, spaesato, turbato e, sorprendentemente, affascinato: affascinato da ciò che aveva appena fatto, da quello che significava e, soprattutto, da quello che avrebbe potuto fare.
Guardò Timmi, che gli restituì un'occhiata divertita.
- Come lo controllo?- chiese - E cos'altro posso farci?-
Il sorriso del suo insegnante divenne più ampio.
- Un porcaio di cose, Donovan.- rispose - Un porcaio di cose…-

I veterani noteranno che ho un po' "aggiornato" i metodi di insegnamento. Non potevo lasciarli com'erano.
Ringrazio 
NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA e Camaleonte, che mi stanno seguendo, e Marco1989, che si è da poco unito al gruppo. A presto!
 

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Capitolo 14
*** Cap. 13: L'invito ***


Andarono avanti in quel modo per un bel po’, nelle settimane successive: le sue lezioni si rivelarono poco meno estenuanti della prima, e si tenevano con una cadenza quasi giornaliera, alla quale era impossibile dire di no (- Azzardati a mancare una volta e ti appendo per i piedi. E questa volta non sto scherzando.- lo aveva avvertito alla fine della prima lezione).
Aveva avuto modo di scoprire che questa era la verità quando, una settimana dopo, si era attardato lungo la strada e, al suo arrivo, era stato accolto da un ruggito di rabbia così forte che per poco non era finito lungo disteso solo per il tono della sua voce. Anche se la sfuriata era stata breve, Xander si ripromise di non tardare mai più: Timmi, come comprese presto, ci teneva moltissimo alla puntualità, e non era disposto a transigere. Un ritardo poteva equivalere a un problema. Un problema, nel suo lavoro, poteva significare morte.
Nonostante tutto, quelle giornate con lui avevano dei vantaggi: per prima cosa, Timmi era meno rigido di quanto lasciasse trasparire riguardo a certe regole (benché si rifiutasse di fargli marinare la scuola senza un ottimo motivo… tipo un diluvio universale, o una guerra atomica…), e aiutava il ragazzo a finire i compiti di scuola tutte le volte che ce n’era bisogno.
In secondo luogo, ogni tanto il mezzodemone faceva degli esempi pratici per aiutarlo a comprendere meglio alcuni tipi di magie, accennando ad alcune sue vecchie missioni che, pur essendo prive di dettagli degni di nota (per motivi professionali non poteva dare troppe informazioni), a Xander parvero davvero incredibili.
Suo malgrado, persino Jo (a cui Xander ripeté ogni parola) apprezzò cose come le lotte contro Draghi selvatici, battaglie all’ultimo sangue con dei demoni e persino un combattimento a mani nude tra lui e una Chimera. Quella volta un suo compagno, che fin da bambino ne aveva paura, si era quasi sentito male.
Infine, e questa era la cosa che gli piacque di più del tempo passato con Timmi, ogni volta che usava la magia imparava a fare qualcosa di nuovo, sia che si trattasse di trasformare un oggetto in un animale (- Bene, Donovan… ora però fai sparire il facocero e ridammi il mio tavolo.-), sia che si trattasse di spostare gli oggetti, anche pesantissimi, da una stanza ad un’altra senza nemmeno toccarli (- Ottimo… ma gradirei che l’aranciata te la prendessi con le mani, la prossima volta…-).
Quando tornava a casa, accendeva il computer ed entrava nella chatroom che Alis aveva creato per loro, cominciando subito a raccontare ai suoi amici dei progressi fatti. Talvolta dava loro delle dimostrazioni pratiche che li lasciavano sempre a bocca aperta, quando li vedeva (Timmi, anche se un po’ riluttante, si disse d’accordo su questo, purché non ci fosse nessun altro in giro).
Superò sé stesso il giorno in cui, dopo una durissima settimana, lanciò una palla infuocata perfettamente eseguita contro una lattina vuota, polverizzandola all’istante tra gli applausi generali. La cosa più scomoda della magia, secondo il suo modesto parere, erano i vari inconvenienti che potevano capitare quando la adoperava: un paio di volte perse la concentrazione troppo presto, o ne usò troppa, con risultati che sfiorarono la catastrofe domestica (piccoli incendi localizzati come mobili distrutti, tubature esplose…).
Comunque, fu proprio grazie alla difficoltà che incontrava negli allenamenti che si rese conto di avere un vero talento nel fare esplodere le cose: se ne accorse davvero quando, un giorno, Timmi gli disse di fare un po’ di esercizio insegnandogli un incantesimo esplosivo, con l’ordine di trovare almeno dieci modi diversi per utilizzarlo combinandolo con le (poche) altre magie già apprese.
Quella sera stessa lui cominciò ad esercitarsi, e ben presto scoprì di divertirsi come mai nella vita con le esplosioni. Arrivò addirittura a chiedersi se per caso non era un potenziale dinamitardo senza saperlo…
In ogni caso, dopo parecchia fatica e numerose ore passate a lavorare sui suoi poteri, una sera di Dicembre (sarebbero presto iniziate le vacanze natalizie), mentre lui, Alis, Jo e Nadine uscivano da scuola, Timmi andò loro incontro con una notizia che giudicarono fantastica:
- Tra poco dovrei recarmi alla presenza del Sommo Concilio.- annunciò, con aria scocciata.
Siccome in quei giorni la temperatura era scesa davvero, si era finalmente deciso a mettersi almeno un maglione, nero con uno zigzag giallo, sopra i vestiti. Meno male, perché iniziavano ad avere freddo solo a guardarlo.
- E questo cosa vuol dire?- chiese Xander.
- Che entro quella sera mi gireranno le…-
- No, per me!-
- Ah, quello… dovrai venirmi dietro.-
- Io?- esclamò lui, un po’ sorpreso e un po’ contento.
Erano settimane che sentiva parlare del Sommo Concilio, dei suoi colleghi (aveva parlato di Templari e Valchirie, addirittura) e dei suoi superiori, in particolare di Arcangeli. Ormai la curiosità era quasi un obbligo, per lui.
- No, Mago Merlino.- grugnì Timmi - Certo che parlo di te, sei quello che deve spegnere la Fornace, ricordi? Ti vogliono conoscere. Inoltre, credo che tra loro ci sarà addirittura almeno uno dei Custodi dell'Eden, e questo mi fa pensare che abbiano le informazioni che ci servono sulla Fornace… e forse su qualcos’altro.- aggiunse, incupendosi.
- Che tipi sono questi Custodi dell’Eden?- chiese Nadine, sinceramente incuriosita: fino ad allora, non aveva mai parlato molto di loro.
- Non mitizzarli troppo.- rispose lui - Erano esseri umani, un tempo, quindi sono più o meno come chiunque altro. Ora sono solo… un po’ diversi.-
- Come?- fece Alis, sorpresa - Erano umani?-
Timmi annuì.
- I primi cinque erano esseri puramente divini.- spiegò - Tuttavia, proprio per questo, impazzirono… dovevano proteggere il giardino dell’Eden, ma poi presero un po’ in antipatia i suoi inquilini. Se non fosse stato per colui che si faceva chiamare Evocatore, a quest’ora saremmo tutti morti. Ora ci sono dei nuovi Custodi, più sani di mente e molto più amichevoli verso la razza umana, proprio perché un tempo ne facevano parte. Sono tipi…- si interruppe, cercando di trovare le parole - … simpatici.- concluse, annuendo - Non c’è molto altro da dire… sono cinque fratelli, e Danny è quello che mi piace di più.-
- Chi?-
- Il gran capo in persona. È un po' sfuggente, ma…-
- E quando li conosceremo?- chiese Jo.
-Voi non conoscerete proprio nessuno.- sbottò Timmi - Già è tanto che sappiate tutto di questa storia… non posso proprio portarvi con noi, Uriel mi condannerebbe al rogo eterno…-
Dal cambio d’espressione, a Jo sembrò sciogliersi la faccia.
- Mi spiace.- disse Timmi, sospirando - Ma l’unica cosa che otterrei sarebbe quella di farli arrabbiare tutti… e Uriel è alquanto intransigente, riguardo alle regole… credo che c’entri quella brutta storia del serpente…-
Jo guardò Xander, implorante. Il ragazzo si voltò verso Alis, che si strinse nelle spalle, e poi verso Nadine, che fece un sospiro e un sorrisetto. Si rivolse di nuovo a Timmi.
- Non puoi fare un strappo alla regola?- chiese.
Lui scosse la testa.
- No, non posso. Non questa volta.- rispose - Cercate di capire: se dipendesse da me non la farei così lunga… onestamente me ne sbatto i coglioni. Ma è contro ogni regola, e io le ho già forzate al massimo, con voi.-
Xander sospirò sconfortato.
- Non c’è proprio niente da fare?- tentò Nadine, delusa.
- No.- rispose Timmi - Rimanete a casa, e niente storie, d’accordo?-
- Ma…-
- Jo, se preferisci che ti convinca strangolandoti devi solo dirmelo.-
All'istante, il ragazzo chiuse la bocca. Soddisfatto, il mezzodemone rimontò sulla moto.
- Ci vediamo dopo, Donovan.-
Mentre si allontanava, cominciò a cadere la neve.

Ho faticato per postare, sono rientrato da poco dopo il fine settimana... non è stato semplice. Ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA, Camaleonte e Marco1989. A presto!

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Capitolo 15
*** Cap. 14: La spia ***


Quel pomeriggio, al parco, Xander raggiunse come al solito i suoi tre amici, scendendo dall’autobus un po’ seccato: Timmi aveva detto, qualche giorno prima, che esisteva un metodo magico per spostarsi quasi istantaneamente da un posto all’altro, ma non gliel’aveva ancora voluto insegnare (- Per poi vederti ricomparire sulla cima di un vulcano perché hai sbagliato mira? No, grazie.-), cosa che lo costringeva a usare ancora i mezzi pubblici o le proprie gambe per andare da un posto all'altro.
Prima o poi scoprirò come si fa. Si ripromise, prendendo a calci un piccolo cumulo si neve.
Al suo arrivo l’atmosfera non si rivelò essere delle più allegre: Alis era seduta a gambe incrociate sul girello, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il mento tra le mani, e fissava il terreno attraverso le spesse lenti degli occhiali; Nadine stava a pancia in giù sulla vecchia altalena, spingendosi lievemente con i piedi, che affondavano sempre di più nella neve fresca e facendo cigolare appena la catena. Jo, invece, era sopra la panchina, le gambe appoggiate allo schienale e la testa ciondoloni oltre la sponda del sedile.
Nessuno dei tre salutò il ragazzo con qualcosa di meglio di un laconico “Ciao”.
- Che vitalità…- commentò - Sembra che siate stati a un funerale.-
Jo lo guardò dal sotto in su.
- Vorrei vedere te…- brontolò in tono lamentoso.
- E volete passare il resto della vita in questo stato?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Per ora mi accontento del resto della giornata.-
- Scusa, ma sai… siamo un po’ delusi, ecco tutto.- disse Alis.
- Sì, ho capito, ma non mi sembra che così risolviate qualcosa.- osservò - Non è molto maturo da parte vostra.-
Nadine lo guardò.
- Non lo metto in dubbio.- ammise - Ma non puoi biasimarli perché sono delusi. Passerà presto.-
- E tu?-
Lei si strinse nelle spalle.
- Pazienza.- rispose - Cioè, sì, un po’ mi dispiace, ma sai… alla fine, chi se ne frega.-
Dal suo tono, Xander capì che si stava sforzando per non sembrare troppo abbattuta. Purtroppo, per quanto avrebbe voluto tirarli su, non aveva idea di cosa dire: Timmi era stato categorico, e non era una persona facile da contraddire.

Da sotto un albero, parzialmente nascosto alla vista dei ragazzi, c’era un uomo vestito di nero con sulla testa un berretto dell’identico colore, munito di paraorecchi e calato sugli occhi. Solo qualche ciuffo ingrigito era visibile, oltre al pizzetto sul mento, poco più di una macchia marrone stinto.
Annoiato, osservava i quattro vicino ai giochi gelati che chiacchieravano. A un certo punto quello pallido (Xander Donovan?) cominciò a mostrare agli amici qualche trucchetto di magia, raccogliendo una palla di neve e poi lanciandola verso l’alto; quella esplose in una miriade di coriandoli di ghiaccio, che a loro volta sparirono in una pioggia di scintille bianchissime.
Ma sa solo fare esplodere le cose? Pensò.
Lo teneva d'occhio da qualche giorno e, tutte le volte che lo aveva visto usare i suoi poteri o quasi, aveva fatto scoppiare qualcosa. Probabilmente era un mago di fuoco.
Sentì un leggero calore nella tasca dei pantaloni. Riscuotendosi, ci infilò la mano e ne trasse una sottile carta rettangolare, dal bordo nero e la parte centrale grigio scuro. Era quella che si stava scaldando.
Appena fu davanti ai suoi occhi, comparve una scritta:
I Demoni Scheletro della Fornace sono appena stati localizzati, e si avvicinano alla tua posizione. Purtroppo, sta arrivando anche l'Artiglio Nero, probabilmente li salverà prima che sia troppo tardi.
- Devo intervenire?-
No, Julien. È molto forte, un uomo solo è poco per lui. Ma non temere, l’attuale proprietario della Fornace potrà occuparsene. Tu per il momento resta in disparte e aspetta nuove istruzioni.
- E se raggiungessero la Fornace prima di noi?-
L’Alleanza ha previsto quest’evenienza, e se anche la distruggessero non sarebbe un problema. Assicurati soltanto di recuperare ciò che ti abbiamo chiesto. L’obbiettivo primario è questo, non toccare i ragazzi e non farti vedere. Uccidili solo se dovessero scoprirti, e stai lontano da Timothy Anderson.
- Va bene.- disse Julien, annuendo - Ricevuto.-
Intascò la scheda e si allontanò dall’albero, gettando appena uno sguardo ai quattro: Xander Donovan aveva appena provocato un’altra pioggia di scintille bianche con la neve.
- Ragazzini…- commentò scocciato, allontanandosi.

- Sai fare solo questo?- chiese Jo, alzandosi dalla panchina, mentre le scintille (gelide al tocco) scomparivano a contatto con la pelle - Insomma… le esplosioni sono forti, okay, ma sei un mago, no?-
Xander si strinse nelle spalle.
- Beh… in teoria so creare alcune cose.- ammise - Insomma, posso usare la magia per far comparire alcuni oggetti… ma è un po’ difficile, per adesso.-
- Timmi cosa ne pensa?- chiese Nadine, che si era sistemata a dovere sull’altalena.
- Secondo lui è perché sono un po’ sotto pressione.- rispose - Mi concentro troppo, il più delle volte, e finisco per far… scoppiare tutto.- ammise, un po’ in imbarazzo, mentre Jo ridacchiava.
- Niente di cui stupirsi.- osservò saggiamente Alis - Anche noi saremmo nervosi, probabilmente, se qualcuno cerasse di ucciderci e dovessimo andare a trovare gli Arcangeli.-
Xander sorrise: questo era proprio il bello di Alis, riusciva a rimanere razionale persino in simili circostanze. A volte era snervante, ma almeno sapeva dargli sicurezza. Proprio per questo le voleva bene.
- Probabile.- ammise.
- Per lo meno, questo è servito a scuoterti un po’.- osservò Nadine.
- Scuotermi?- ripeté lui.
- Sì… a volte somigli a uno zombie.- spiegò lei - Te ne stai sempre lontano da qualsiasi cosa possa darti troppe emozioni.-
- Non è che sono uno zombie…- protestò il ragazzo - È solo…-
Un rumore improvviso lo fece voltare di scatto, interrompendolo: era un suono ticchettante, che conosceva fin troppo bene.
- Accidenti…- gemette.

Timmi si fermò per dare la precedenza all’incrocio, posando una gamba a terra per tenersi in equilibrio. Ma perché gli avevano mandato il messaggio solo ora?
Dannato Skin… Pensò. Ti costava troppo contattarmi venti minuti prima, quando Xander era ancora da me?
Almeno, adesso sapeva a che ore doveva portare il ragazzo davanti al Sommo Concilio e cosa aspettarsi. L’unica cosa da fare ora era avvertirlo.
Prima di rimettere in moto notò un movimento con la coda dell’occhio, all’angolo del marciapiede semideserto.
Era un cane, o almeno questo sarebbe stato il pensiero di qualcuno che non era abituato a vedere creature del genere (difatti le persone che gli passavano accanto si limitavano a dargli appena uno sguardo), dal pelo ispido e corto, nero scuro. Il suo aspetto era piuttosto tranquillo e mansueto, almeno a prima vista; se ne stava semplicemente seduto nella neve, come se non sentisse il freddo.
Come so che non sei davvero un cane? Pensò incupendosi. Puzzi di fetido. Te ne stai al freddo come se non lo sentissi. Si rispose. E cercherai di ammazzarmi.
Appena ripartì, il cane cominciò a correre nella sua stessa direzione. Timmi staccò lentamente una mano dal volante e la portò alla cintura, dove teneva il cilindro con cui aveva protetto Xander l’ultima volta che si era trovato in pericolo. La sua arma.
Vieni a prendermi… Pensò, seguendo la corsa del cane, parallela alla sua. Ora ci scaldiamo un poco…
Appena prese la curva per arrivare al parco, il cane saltò.

Una mezza dozzina di Demoni Scheletro si stava avvicinando, disposta a ventaglio. I loro passi, pur attutiti dalla neve, erano ben udibili e mortalmente acuti. Disperato, il ragazzo guardò il sole: non era ancora del tutto tramontato, ma quel giorno c'erano molte nuvole in cielo, e i palazzi della zona di Morning Hill (più alti di quelli sparsi nel resto della città) ne bloccavano la luce, gettando un’ombra letale sul parco, consentendo alle creature di avanzare indisturbate. Da qualsiasi parte fossero usciti, stavano sfruttando la copertura degli edifici per proteggersi dal sole.
- Ra… ragazzi…- balbettò, indietreggiando - Vo… voi non ci crederete, ma…- Jo comparve al suo fianco, gli occhi sbarrati e fissi sui mostri.
- Oddio…- mormorò - Ma allora… allora esistono…- deglutì.
Xander rimase a bocca aperta.
- Li vedi?- chiese, sconcertato.
- Ma certo che li vedo, grandi e grossi come sono!- esclamò indignato.
- Ragazzi, non è questo il momento!- gridò Alis, con una vocetta stridula e impaurita, balzando in piedi.
Gli scheletri si avvicinarono, ghignando e stridendo come pazzi. Un rumore identico alle loro spalle e uno strillo acuto di Nadine dissero a Xander che ormai erano circondati: non aveva altra scelta, doveva lottare, e sperare che i suoi poteri fossero sufficienti a sconfiggerli.
- Okay…- mormorò - Ragazzi, voi statemi vicini… tenterò di aprire la strada, in qualche modo.-
Non aveva imparato niente di veramente distruttivo, e anche le sue esplosioni non erano particolarmente grandi (al massimo poteva disintegrare piccoli oggetti, ma nulla di più), però aveva una minima infarinatura di autodifesa, cosa a cui Timmi aveva dato la precedenza. Era il momento di scoprire quanto fosse servito tutto il lavoro che aveva fatto.
Senza stare a guardare se gli altri gli davano retta o no, il ragazzo lanciò due palle di fuoco contro gli scheletri che aveva di fronte. Uno saltò di lato e la schivò, ma l’altro fu troppo lento e finì col perdere la testa, che esplose (anche quella) in un milione di pezzi.
Reso cieco, cominciò a sbandare come se non si reggesse bene in piedi senza il teschio, e finì addosso a due suoi compagni, che caddero a terra in un groviglio di arti e di ossa. Il varco era aperto.
- CORRETE!- gridò.
Tutti e quattro spiccarono una corsa forsennata, cercando di passare nel passaggio momentaneamente aperto, mentre i demoni che avanzavano da dietro che si lanciavano al loro inseguimento. Xander e Jo, che erano i più veloci, riuscirono a passare senza problemi; Alis e Nadine, invece, erano un po’ indietro rispetto a loro, e uno degli scheletri che avevano davanti cercò di afferrarle.
Nel tentativo di evitarlo furono costrette a cambiare direzione in fretta, finendo troppo vicine a un gruppo di quegli esseri. Il demone senza testa, continuando a barcollare a destra e a sinistra, finì quasi addosso ad Alis, che riuscì a schivarlo solo gettandosi a terra ma Nadine, appena dietro di lei, fu travolta dalla sua mole ossea e finì lunga distesa per terra.
Con un calcio riuscì ad allontanare l’aggressore, ma non fece in tempo a rialzarsi completamente che subito cadde ancora, scivolando sulla neve.
- NADINE!- gridarono Jo e Alis.
- Indietro!- urlò furioso Xander, alzando una mano.
Uno scudo quasi invisibile a forma di cupola avvolse Nadine, e il demone che cercò di saltarle addosso ci cozzò contro, incapace di toccarla. Lo schermo resistette, ma nel giro di pochi minuti sopra la ragazza ci fu un incredibile brulicare di ossa che cercavano di penetrare la barriera.
- Dobbiamo aiutarla!- esclamò Jo.
Xander lanciò qualche sfera di fuoco, facendo scoppiare varie parti dei suoi nemici, ma per ogni scheletro che colpiva un altro si rialzava e, cosa ancora peggiore, dopo alcuni minuti le parti distrutte si rianimavano e ricostruivano, tornando al loro posto in breve tempo.
Erano stati totalmente accerchiati e non riuscivano a liberarsi. Spalla a spalla, i tre amici osservavano i mostri farsi lentamente sempre più vicini, mentre alcuni di essi continuavano a colpire lo scudo magico che proteggeva Nadine. Non avrebbe retto a lungo.
- Che si fa?- chiese tra i denti Jo.
Alis, per tutta risposta, si lasciò sfuggire un singhiozzo. Xander si guardò intorno senza sapere come venirne fuori.
Dannazione! Ho bisogno di aiuto, Timmi! Pensò disperato.
Quasi in risposta alle sue preghiere, il rombo di una moto costrinse gli scheletri a voltarsi.

Anche questo è andato. Ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA, Camaleonte e Marco1989, che mi seguono, a cui aggiungo anche Heliodor. Alla prossima settimana!

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Capitolo 16
*** Cap. 15: Cambamento di programma ***


Timmi riuscì ad evitare di venire scaraventato sull’asfalto per un pelo, frenando all’improvviso. Il cane, quindi, terminò il suo salto rotolando a terra e guaendo un poco, rimettendosi subito in piedi e scoprendo le zanne. I pochi passanti sui marciapiedi cominciarono a guardarli entrambi, sorpresi e preoccupati.
Dannati umani! Pensò Timmi. Perché le cose più pericolose vi incuriosiscono sempre?
Fece ripartire immediatamente la moto, quasi sgommando, e dopo neanche un paio di minuti si ritrovò il cane alle calcagna, che abbaiava e ringhiava furioso contro di lui.
Riuscì a trovare un vicolo che pareva vuoto e ci s’infilò all’istante, sterzando bruscamente, al punto tale che per poco non cadde a terra. La creatura che lo inseguiva scivolò nel tentativo di prendere quella stretta curva, ma non si fermò e gli corse dietro all’istante, rimanendogli incollato.
Frenando di nuovo, Timmi voltò la moto usando la gamba come perno e sguainando la propria arma.
Una lunga lama di fuoco, la cui bianca scia spandeva lingue incandescenti nell’aria, comparve al suo fianco, protendendosi dal manico nero.
- Fatti sotto.- disse, preparandosi a ripartire.
Il cane avanzò lentamente verso di lui, ringhiando furioso, la bocca piena di schiuma bianca. Fu a quel punto che iniziò a trasformarsi.
Il pelo della creatura si fece più lungo e disordinato, e dalle zampe uscirono artigli lunghi cinque centimetri buoni; gli occhi gli si accesero come braci, mentre la schiena gli s’inarcava, quasi fosse diventato gobbo.
- Un Segugio Infernale?- borbottò Timmi, aggrottando la fronte - Ma per favore… è un insulto!-
Diede gas e partì, mentre il demone si lanciava contro di lui.
Un attimo prima di scontrarsi col nemico strinse forte il freno e sterzò bruscamente.
La moto si inclinò di lato, slittando sulla strada e sollevando scintille mentre lui mollava la presa, lasciandola andare. Come aveva immaginato il Segugio Infernale spiccò un balzo, schivando la vettura che altrimenti l’avrebbe investito.
Proprio mentre gli arrivava addosso, spalancando le fauci, Timmi affondò la lama della sua arma, perforandogli la testa partendo dalla bocca.

Il corpo del Segugio Infernale cominciò a disgregarsi mentre lui si rialzava e metteva via l’arma.
- Idioti…- sbuffò, rimettendo in piedi la moto - Un Segugio Infernale… Trys mi ha insegnato a uccidere i Draugr a mani nude, dovrei aver paura di un chiuaua gigante?-
Diede uno sguardo alla fiancata della vettura, e notò che era tutta rigata, e c'erano delle ammaccature sulla marmitta. Sbuffando, rimontò in sella e ripartì a tutta velocità.
Se avevano aggredito lui, non osava pensare a cosa stava succedendo a Xander in quel momento.

Timmi entrò sgommando nel parco, inondando gli avversari con la neve sollevata dalla moto, che slittò nuovamente sul terreno, stavolta riuscendo a travolgere un Demone Scheletro, le cui ossa si spaccarono tutte insieme.
D’accordo… Pensò. Vada per Risucchio!
- STATE GIÙ!- gridò, togliendosi la mitena destra.
Senza farselo ripetere, Xander afferrò gli amici e li trascinò al suolo. Ci fu un suono prolungato simile ad una potente aspirazione, seguito da una ventata fortissima, che scompigliò loro i capelli.
Sotto i loro sguardi stupiti, gli scheletri vennero trascinati via assieme ad un po’ di neve, attratti irresistibilmente dal palmo scoperto del loro strano amico, da cui si emanava la stessa luce fiammeggiante di quando lo aveva salvato la prima volta.
Nel giro di un attimo non ce ne furono più.
Cessata la minaccia, Timmi richiuse a pugno la mano e si rimise di corsa la mitena, con la massima indifferenza per quanto appena successo.
- Come hai fatto?- esclamò Jo, rialzandosi e sputando un grumo di neve.
- Le mie mani.- rispose Timmi, correndo a vedere come stava Nadine, ancora stesa a terra - Una risucchia, l’altra rilascia. Le chiamo Risucchio e Riflusso.-
La ragazza, tremendamente pallida e tremante, si stava alzando in piedi con cautela, miracolosamente illesa. Quando fu da lei, il mezzodemone l’aiutò a tirarsi su.
- Tutto bene?- le chiese.
Lei annuì.
- Grazie.- gemette.
Un attimo dopo, si piegò in due e vomitò.
- Risucchio e Riflusso?- ripeté Jo, ignorando con quella che Xander ritenne scarsità di tatto i conati dell’amica - E cosa fanno?-
- Te l’ho detto.- rispose lui, tenendo la fronte alla ragazza - La mia mano destra, Risucchio, assorbe tutta la materia o l’energia fisica che trova, tipo il fuoco. Infine trasforma tutto in un’unica massa di fiamme magiche che poi libero con Riflusso, la mia mano sinistra.-
- Ah…- fece Jo - E perché ti copri le mani? Gli impedisci di usare i loro poteri, no?-
Timmi si voltò a guardarlo, aggrottando la fronte.
- Certo che glielo impedisco.- disse - Non sempre se ne stanno buoni. Se non resto concentrato, i vortici si aprono subito. L’ultima volta ho quasi preso il volo…-
Nadine si rialzò e, intercettando lo sguardo di Timmi, annuì, come a dire che ora stava meglio. Lui annuì di rimando.
- Perché sono riusciti a vederli?- chiese Xander, accennando agli amici - Non c'era un incantesimo a occultarli?-
- Ma certo che c'era!- Timmi sbuffò - E sai perché non funzionava con loro? Perché erano qui!- grugnì - Perché c’eri tu! Perché erano testimoni!- sbottò, facendo un gesto scocciato con le mani e voltandosi per andare a tirare su la sua moto ammaccata, scuotendo la testa - Grandioso…- ringhiò, rivolto a nessuno in particolare, mentre la rimetteva in piedi - Davvero… grandioso!- esclamò, dando un calcio alla neve e sollevandone una quantità a dir poco impressionante.
Jo guardò Xander, che si strinse nelle spalle e poi si voltò verso Nadine (ancora un po’ pallida) ed Alis, tutta scarmigliata.
- Ehm… tutto bene?- chiese.
- No!- sbottò furente lui, girandosi con le braccia larghe - Un cavolo che va tutto bene! COL CAZZO CHE VA BE… ugh!-
All'improvviso lanciò un gemito strozzato e crollò in ginocchio, artigliandosi il petto, scosso da brividi di tensione.
- Oddio… Timmi, hai un altro attacco?- chiese Alis.
- No, sto giocando a nascondino…- grugnì - PIANTALA DI DIRE STRONZATE, PUTTANA!-
Colpì con forza il suolo con un pugno, ansimando e grugnendo. Xander esitò, incerto su come comportarsi: non aveva mai pensato di chiedergli cosa fare in quelle situazioni, dopo l'ultima volta non aveva avuto altri attacchi e gli era del tutto passato di mente. Si voltò verso gli altri, in cerca di un qualche aiuto, e vide che anche loro lo fissavano incerti.
Incrociò lo sguardo di Nadine, che scosse la testa e gli fece cenno di non muoversi.
- Timmi…- disse lentamente, muovendo un passo verso di lui - Possiamo fare… non so… qualcosa?-
- POTETE SPARIRE!- ruggì il mezzodemone, colpendo ancora il suolo. Un rumore scricchiolante disse loro che il terreno stava crepando.
- Non dici sul serio.- osservò la ragazza.
- E COSA NE SAI? TU NON MI CONOSCI!-
Nadine si inginocchiò a poca distanza da lui.
- So che non ci faresti del male.-
A quelle parole Timmi alzò lentamente lo sguardo, incrociando gli occhi di Nadine. Rimasero a fissarsi per un lunghissimo istante, durante il quale il tremito che lo scuoteva, a poco a poco, si acquietava. La tensione si allentò con lo stesso ritmo, e alla fine Timmi rimase semplicemente ad ansimare come se avesse corso.

Il mezzodemone si prese un po' di tempo, recuperando fiato prima di rialzarsi.
- Alis…- borbottò - Mi dispiace.-
Lei scosse la testa come a dire che non importava, continuando a fissarlo in silenzio. Xander e Jo si scambiarono uno sguardo.
- Okay… d’accordo, ora sto meglio.- disse Timmi dopo qualche altro secondo, rialzandosi lentamente - Beh, guardiamo il lato buono… adesso potete venire con me e Xander dal Sommo Concilio. Devono saperlo.-
Tutti sgranarono gli occhi.
- Davvero?- esclamò Jo.
- E quando?- volle sapere Alis.
- Domani.- rispose Timmi - Stavo venendo da voi proprio per dirvi questo: mi hanno contattato poco fa, per dirmi di presentarmi domani a mezzogiorno.-
- Come andremo?- mormorò Nadine, rialzandosi a sua volta, ancora pallida ma ferma sulle gambe.
- Vi porterò io.- rispose lui.
- Però… a mezzogiorno di domani noi saremo a scuola.- osservò Alis.
- Oooh… e fregatene!- esclamò Jo.
- No, ha ragione.- disse Timmi - Se i nostri simpatici amici si dovessero accorgere che non ci siete capiranno che qualcosa non va. Chiunque ci sia dietro verrà messo in allarme, e il nostro solo vantaggio è che non può prevedere le nostre mosse. E poi, a scuola ci dovete andare eccome, in ogni caso.-
Jo aggrottò la fronte.
- Perché?- chiese - Io pagherei oro per saltare un giorno.-
- Tu prova ad usare la magia per saltare un giorno di scuola e io ti cuocio con le patate e il rosmarino.- grugnì il mezzodemone, scuro in volto.
Jo deglutì, ma Xander sbuffò.
- Ha ragione, però… per un giorno potremmo anche non andare, no? In fondo è l’ultimo.-
Effettivamente, il giorno successivo sarebbe stato l’ultimo prima dell’inizio delle vacanze di Natale. Se solo il Sommo Concilio avesse aspettato un altro poco…
- Tranquillo.- lo rassicurò Timmi - C’è un modo, per far passare inosservata la vostra assenza.-
I quattro lo guardarono stupiti.
- Ah sì?- chiese Alis - E qual è?-

Non ho postato prima perché non potevo, scusate. Ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA, Camaleonte, Marco1989 e Helidor, che mi seguono. A lunedì!

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Capitolo 17
*** Cap. 16: Kyle ***


Il mattino dopo, di buon ora, Timmi, Alis, Nadine, Jo e Xander si incontrarono di fronte alla scuola, quando il cielo era ancora violaceo e il sole protestava all’idea di doversi alzare verso l’alto.
Fuori non c’era nessuno essendo così presto e questo, a detta di Timmi, era un bene per loro.
Nonostante l’ora i quattro scoprirono di essere sveglissimi, siccome l’agitazione non gli aveva permesso di dormire: Nadine, per passare il tempo, aveva finito i compiti, si era fatta la doccia e aveva stretto i capelli in un chignon dietro la testa; Xander aveva trascorso l’intera nottata a giocherellare un po’ con i propri poteri, causando piccole scintille elettriche che gli avevano dato la scossa o lievi esplosioni di fumo che lo avevano fatto tossire parecchio; Jo aveva dato fondo alla sua collezione di fumetti, leggendosela praticamente tutta quanta; Alis, invece, era rimasta in rete tutto il tempo, navigando senza una vera meta, esplorando i siti più disparati e perdendo tempo giocherellando qua e là.
Dal canto suo Timmi, come al solito li aspettava già davanti alla scuola, perfettamente vestito e con l’aria di chi ha riposato abbastanza. Veniva da chiedersi se non avesse dormito lì.
La sola differenza rispetto al solito era che la sua moto non si vedeva. Forse era venuto a piedi.
- Ciao.- li salutò mentre si avvicinavano - Avete un aspetto orribile.- aggiunse, vedendo le loro facce.
Jo grugnì.
- Lasciamo perdere…- sbuffò.
Timmi sorrise e guardò gli altri.
- Bei capelli.- commentò notando Nadine, che se li toccò meccanicamente, troppo sorpresa per rispondere - Ora restate fermi.- disse, mentre tirava fuori da un sacchetto alcune palline di argilla - E lasciatemi fare.- aggiunse, mentre cominciava a modellarne una, dandogli le vaghe fattezze di una persona.
Quando ebbe fatto quattro pupazzetti a forma di esseri umani stilizzati, li mise a terra e aspettò: nel giro di alcuni secondi, quelli crebbero e divennero identici ai quattro ragazzi che li osservavano attoniti.
Erano incredibilmente dettagliati, perfettamente vestiti e praticamente indistinguibili dagli originali. Quello di Nadine era persino pettinato come lei.
- Cloni magici.- disse Timmi - Lasciate qua i vostri zaini, il resto lo faranno loro.-
I ragazzi eseguirono, ancora stupiti.
- Ora andiamo. Si va da me.- continuò il ragazzo.
- A piedi?- chiese Alis - Ci vorrà…-
- In macchina.- la interruppe Timmi.
- Che macchina?-
Timmi si diresse verso una vecchia auto dalla vernice blu scolorita e la aprì.
- La mia.-
- Da quando in qua vai in giro in macchina?- chiese Xander, ricordandosi chiaramente come tutte le altre volte avesse usato la moto.
- Da quando devo badare a quattro persone invece di una sola.- sbuffò lui, montando - Ora, volete salire o mi venite dietro a corsetta?-

Poco più tardi i cinque erano tutti rintanati in casa di Timmi, aspettando che fosse mezzogiorno. Xander, abituato al posto e al proprietario, si sedette sul divano e accese subito la minuscola tv per vedere il telegiornale del mattino. Dopo un attimo di esitazione, Jo e Alis si unirono a lui, mentre Nadine si rivolgeva a Timmi.
- Quindi questa è casa tua.- commentò.
- Sì. Oggi sì.- rispose lui.
Lei lo guardò senza capire.
- Oggi?-
Il ragazzo si strinse nelle spalle e si diresse verso l’esterno.
- Nuova missione, nuova casa.- spiegò - Vado al forno, a vedere di prendere un po’ di pane. Voi fate come se foste a casa vostra.-
- Aspetta!- lo richiamò lei, inseguendolo - Vengo con te.-
Lui non le rispose, ma entrò in macchina e aspettò che l’altra lo raggiungesse.
- Allora…- cominciò Nadine, quando furono partiti - Cos’è questa storia della “nuova missione, nuova casa”?-
- Quello che sembra.- rispose Timmi - Non ho proprio una casa fissa.-
- E quando non… lavori?-
Si strinse nelle spalle.
- Di solito mi faccio ospitare da Liz Addley, così mi tiene d’occhio.-
- Da… da chi?-
- Ah, già, tu non lo sai…- disse lui, ingranando la marcia - Fa parte del Sommo Concilio, è amica dei Custodi dell’Eden. Ha affrontato gli originali quando aveva quattordici anni.-
- Quindi… una importante?-
- Importante quanto può esserlo la strega più potente del mondo.- rispose lui in tono casuale - È stata lei a occuparsi di me quando ero piccolo.-
- Quindi è una specie di… madre adottiva.-
Timmi aggrottò la fronte, guardandola con aria vagamente sorpresa.
- Sai…- disse lentamente - … credo di non averci mai pensato.- ammise - Ma forse sì.- concesse - Non so come sia avere una madre. La mia non me la ricordo.-

Per un po’ i due non parlarono, lasciando che a riempire il silenzio fosse il rumore del motore. Alla fine, dopo diversi minuti che andavano avanti in questo modo, Nadine decise di affrontare un argomento su cui rimuginava da un po’ di tempo.
- Posso chiederti una cosa?-
- Tanto lo farai lo stesso, no?-
Nadine lo ignorò.
- Qualche giorno fa hai accennato a… insomma, mandavi “quei tredici” a quel paese.-
- A fare in culo.- corresse lui - Si tratta dell’Alleanza.- spiegò - Alleanza delle Ombre. È una società segreta che si oppone al Sommo Concilio. Per adesso non ne sono sicuro, neanche i miei superiori lo sanno per certo… ma i loro uomini sono stati visti in giro, ultimamente.-
- Cosa vuoi dire?- chiese - Pensi che abbiano loro la Fornace?-
Timmi scosse la testa.
- Non lo so.- ammise - Forse no, ma non posso darlo per scontato. Di certo, fanno sempre tutto il contrario di quello che facciamo noi. Sono sbucati fuori poco dopo che è stato fondato il Sommo Concilio, e cercano sempre di soffiarci magie e talismani… o qualsiasi altra cosa stiamo cercando noi.-
- E ci riescono?-
Lui si strinse nelle spalle.
- A volte.- ammise - Per lo più, i loro uomini sono dei mammalucchi, in battaglia. Il problema è che sono numericamente superiori a noi, e sono furbi. Parecchio furbi.-
- Quindi?-
- Quindi…- sbuffò Timmi, scalando ancora la marcia - … se davvero ci sono di mezzo loro, allora sarà meglio non incrociarli.

Attraversando in tutta tranquillità il corridoio, Kyle varcò la porta dell’ufficio senza curarsi minimamente di bussare: sapeva di essere atteso.
- Ciao, Kyle.- lo salutò l’uomo quasi calvo seduto dietro la scrivania.
- Signor Ducan…- rispose lui - Come mai mi ha fatto chiamare?-
- Ho un compito per te.- disse - Ho mandato gli Scheletri da quel ragazzo. Due volte sono andati e due volte hanno fallito. L’ultima erano anche accompagnati da un Segugio Infernale, e neanche quello da più segni di vita da un pezzo.-
- Non sono tornati?- chiese, stupito - E perché mai?-
- Perché, a quanto ho saputo, quei maledetti del Sommo Concilio hanno mandato qualcuno a proteggere quel ragazzo… qualcuno piuttosto forte. I demoni minori che ho usato fino ad ora non sono sufficienti, contro di lui. Potrei provare con un Demone Maggiore, ma occorre troppo tempo per crearne uno.-
- E vuole che me ne occupi io?-
- Ovviamente.- rispose l’uomo - Sei o non sei il Divoratore di Anime?-
Nel sentire il suo soprannome, Kyle fece un sorrisetto.
- Okay.- disse - Non si preoccupi, mi dia un paio d’ore. Il tempo di prepararmi e di raggiungerlo, poi il problema sarà risolto.-
- Come pensi di fare?-
- Andrò con ordine.- rispose, stringendosi nelle spalle - Prima sistemerò questo protettore. Se davvero è tanto forte, meglio occuparsi del problema più grande. Mi dica solo quando devo agire.-
L’uomo si accigliò.
- Adesso.-

Uscendo dal negozio del fornaio carico di pane e schiaccine, Timmi cominciò a fare qualche contorsione per raggiungere la tasca con le chiavi; dopo pochi secondi, tuttavia, spostò lo sguardo su Nadine, che aveva una mano libera, aggrottando la fronte.
- Sai guidare?- le chiese.
- Io?- fece lei, sorpresa - No… sì… beh, non proprio. Ho il foglio rosa.-
- Allora vieni.- disse, sporgendo il fianco - Prendi le chiavi. Fammi vedere come te la cavi.-
Leggermente sorpresa, la ragazza si sedette al posto di guida e si allacciò la cintura. Sistemato il sedile (Timmi era un po’ più alto di lei), mise in moto preparandosi a fare retromarcia.
Non era ancora partita che il mezzodemone si schiarì sonoramente la gola. Le ci volle un momento prima di ricordarsi che doveva sistemare anche lo specchietto retrovisore.
- Scusa.- si giustificò - È che di solito non ho bisogno di farlo. Mio padre è basso.-
Timmi non rispose, e lei uscì cautamente dal parcheggio. Guidò per un po’, cavandosela non troppo male, fino ad arrivare nei pressi di un incrocio vuoto e, miracolosamente, col semaforo verde.
- Che te ne pare?- chiese, voltandosi un momento verso Timmi.
Lui si strinse nelle spalle.
- Non male.- rispose. Improvvisamente, girandosi verso la strada, sgranò gli occhi - ATTENTA!- gridò.
Nadine si voltò e vide che c’era qualcuno in mezzo alla corsia. Frenò bruscamente, tanto che sia lei che Timmi furono trattenuti sui sedili soltanto dalle cinture di sicurezza. L’auto slittò sulla neve, arrivando quasi a mettere sotto la persona davanti a loro.
- Razza d’imbecille…- ringhiò Timmi - Il semaforo pedonale è rosso… cosa cazzo sta facendo?-
Scese rapidamente dall’auto, avvicinandosi a grandi passi allo sconosciuto.
Era un uomo, ancora giovane ma più vecchio di Timmi, dai corti capelli scuri, di una cupa sfumatura nera con una frangia che gli copriva leggermente l’occhio destro, e portava occhiali cerchiati di metallo sottile; una rada barba gli cresceva sul mento e sotto le guance, dandogli un'aria volutamente trascurata e fascinosa.
Indossava un lungo giaccone nero che arrivava quasi fino a terra, completamente abbottonato, sopra un dolcevita candido.
Pur essendo alto più o meno quanto Timmi, parve rimpicciolirsi quando lui si avvicinò. Sul volto gli balenò quella che pareva… sorpresa?
- Si può sapere cosa ti passa per la testa?- gridò Timmi - Il tuo semaforo era rosso, e noi stavamo arrivando! Se vuoi morire, trovati un ponte e salta da lì!-
L’uomo non rispose, continuando a fissare Timmi come se fosse un miracolo vivente. Lui non parve farci caso, ma si voltò verso Nadine, che ancora non era scesa dall’auto: era sempre seduta e si massaggiava il collo.
- Merda…- sbottò, avvicinandosi a lei - Come ti senti?- chiese, dopo aver aperto la portiera.
- Mi fa male il collo…- disse lei - Credo che… il colpo di frusta…-
Timmi annuì.
- Guarda qua! Sei contento, adesso?- ringhiò all’uomo, aiutando Nadine a scendere e a sedersi dal lato del passeggero.
Finalmente, l’uomo si avvicinò a Timmi.
- Tu… come ti chiami?- gli chiese.
- Cosa te ne frega?- sbottò in risposta.
- Come ti chiami?- insisté lui, ostinato.
- Io, per te, sono il Signor Anderson!- ringhiò - Come Neo per l’agente Smith. Hai presente Matrix?-
- Anderson…- ripeté attonito - E… di nome?- chiese, con la voce roca di chi ha la gola secca.
- Di nome faccio “se non ti levi dal cazzo all’ospedale ci porto anche te”!- sbottò iroso, salendo in auto - Ma tu guarda… e io li odio anche, i dottori…- brontolò.
Finalmente, l’uomo si spostò, sempre fissando Timmi con aria stupita. Senza degnarlo di un altro sguardo, il ragazzo mise in moto e si diresse al pronto soccorso.
Mentre lo guardava allontanarsi, Kyle rimase immobile sul marciapiede.
- Non è possibile…- gracchiò, sconvolto - Timmi…-

Lo so, assente ingiustificato, ma mi era del tutto passato di mente... ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA, Camaleonte, Marco1989 e Helidor, che mi seguono. Se mi ricordo ci ribecchiamo lunedì!

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Capitolo 18
*** Cap. 17: Il dolore dei ricordi ***


A Orenthal non c'era un ospedale: il più vicino si trovava a Whitehurst, a dieci minuti di macchina da lì. La scoperta per Timmi, che per tutto il viaggio continuò a brontolare contro medici e affini, fu accolta con nuovi grugniti di disapprovazione ed espressioni seccate.
Ma c'è qualcosa che non lo faccia bubbolare? Pensò Nadine, cercando di sopportare sia lui che il dolore al collo.
La visita non durò molto a lungo, ma le venne diagnosticato un lieve stiramento dei muscoli cervicali e le fu ordinato di evitare qualsiasi sforzo che potesse interessare quella regione del corpo. Il dottore, un uomo di mezza età dai capelli bianchi ancora fluenti e un paio di occhiali quadrati sul naso, eseguì la visita senza risparmiarsi in seccanti commenti di vario genere sul codice della strada e le norme di sicurezza, insistente quanto un vecchio disco rotto.
- Devi considerarti fortunata.- stava dicendo, mentre le metteva il collare - Se la neve fosse ghiacciata, avresti messo sotto quel poveraccio. Inoltre, se fosse stato un palo, non te la saresti cavata così a buon mercato, perché non si sarebbe spostato, a differenza dei pedoni. Quando si guida non ci si può distrarre nemmeno per un momento, altrimenti…-
- Sì, abbiamo capito!- sbottò Timmi, dopo un quarto d’ora di borbottii di quell’uomo - Ma le prometto che se dirà ancora un’altra parola sarà lei ad avere bisogno del medico!-
Il dottore lo guardò attonito. Nadine, invece, lo guardò esasperata.
- Come?- chiese l’uomo.
- Faccia il suo lavoro, e si limiti a quello!- rispose Timmi - La fortunata non è lei, ma quel cretino che s’è buttato nel mezzo della strada.-
- Non c’è bisogno di essere maleducati!- disse il dottore, indignato - Stavo solo dicendo…-
L’occhiata che Timmi gli lanciò lo convinse a badare di più al collare non ancora del tutto allacciato e di meno alla dinamica dell’incidente. Le uniche altre parole che pronunciò furono la raccomandazione di non muovere la testa per nessun motivo per almeno due settimane ed un meccanico “buona giornata”.
- Sei stato alquanto sgarbato, sai?- disse Nadine, quando furono nel parcheggio.
- Sono abbastanza scocciato di mio, grazie.- rispose lui, senza guardarla - E poi non è stata affatto colpa tua, nemmeno io l’avevo visto, è sbucato fuori dal nulla. E credimi, non mi hai ancora visto da sgarbato!-
Se avesse potuto, Nadine avrebbe scosso la testa.
A dir la verità, ci provò, ma quando sentì un acuto dolore sotto la nuca decise di rinunciare.
- Cos'hai contro i dottori?-
- A parte il fatto che li vedi solo se stai male, sono geneticamente incapaci di dire “non lo so” e se la tirano come se fossero Dio in persona? Boh, non lo so!- esclamò seccato.
I due proseguirono lungo il parcheggio coperto, diretti verso la macchina; c’erano poche auto, dentro, e non si vedeva nessuno in giro. Tuttavia, all’improvviso l'atteggiamento di Timmi cambiò drasticamente: la sua espressione ringhiosa scomparve, facendosi più guardinga, e il suo linguaggio corporeo rivelò preoccupazione. Tese immediatamente un braccio per fermarla, guardandosi attorno.
- Cosa c’è?- chiese lei.
Il mezzodemone scosse lentamente la testa: non era tranquillo.
- Non siamo soli.- rispose.
- Come lo sai?-
- So fare il mio lavoro.- rispose - Qui c’è qualcuno.-
Nadine tese l’orecchio; le parve di sentire un fruscio, come di stoffa smossa, ma in giro non vedeva nessuno.
- Chi c’è?- gridò Timmi, guardandosi attorno - Esci fuori o vengo a cercarti io!-
Per un istante non successe nulla, e Nadine credette che Timmi si fosse veramente sbagliato; tuttavia, poco dopo l’uomo con il cappotto, lo stesso che per poco Nadine non aveva investito, svoltò l’angolo e avanzò nel bel mezzo del parcheggio, comparendo da dietro una colonna.
- Ancora tu?- sbottò Timmi - Ma si può sapere che vuoi?-
L’uomo fece un sorriso tirato e mosse qualche altro passo lento. Era a circa sei metri da loro.
- Non mi riconosci, vero?- chiese.
Timmi inarcò un sopracciglio.
- Dovrei?- disse - Ti ho già riempito di botte?-
- Sì, a dire il vero.- rispose - Sono passati anni, ma… non mi pare di essere cambiato molto.- guardò Timmi negli occhi - Tu no di certo. Sei solo più alto. E hai anche più capelli.- il suo sorriso si allargò appena un po' di più - Non riesci più a nasconderne il colore?-
Nadine guardò l’uomo senza capire.
- Ma lei chi è?- chiese.
Lui si voltò lentamente verso di lei, guardandola negli occhi, e improvvisamente un brivido le corse lungo la schiena. Aveva uno sguardo talmente gelido da far condensare il vapore.
- Timmi…- mormorò, tirandolo per una manica - Timmi, per favore, andiamo via.-
Il ragazzo si voltò a guardarla.
- Andare via? E per…-
Si interruppe quando colse il suo sguardo: era terrorizzata. Annuì.
- D’accordo.-
La prese per un braccio e si voltarono per andare verso la macchina ma, incredibilmente, si ritrovarono ancora la strada sbarrata da quell’uomo strano.
- Cosa…?- esclamò Timmi, guardando dietro di sé. Riportò lo sguardo sull’uomo, lentamente, serrando le mascelle - Fammi indovinare… non sei un essere umano.- sbuffò.
- Sì e no.- rispose - Sono… un po’ come te, Timmi.-
Lui si accigliò ulteriormente.
- Mi sembra di averti detto di chiamarmi signor Anderson.- sbottò.
L'uomo scosse la testa.
- Timmi, Timmi, Timmi…- mormorò in tono sconsolato - Proprio non ti ricordi di me?-
- No!- esclamò Timmi, esasperato - Le facce di culo non le dimentico!-
L’uomo ridacchiò.
- Buona questa… devo segnarmela.- commentò. Subito dopo comunque tornò a incupirsi con un sospiro - Fai uno sforzo… ripensa a quando vivevi a Sleepy Creek…-
- Tempo sprecato.- rispose Timmi - Non ricordo granché dei miei primi quattro anni di vita… e purtroppo sei andato a pescare il momento peggiore. Ci siamo visti quando ero piccolo?-
L’uomo sospirò ancora.
- Timmi… sono io… Kyle.-
Timmi strinse gli occhi: quel nome non gli era nuovo… eppure non riusciva a ricollegarlo a niente che potesse riconoscere.
- Mi hai rimosso, vero?- chiese l’uomo - Prevedibile, in effetti.-
- In che senso, prevedibile?- sbottò Timmi, ignorando Nadine che continuava a tirarlo per la manica.
L’uomo si sbottonò la giacca, scoprendo del tutto il dolcevita bianco. Sollevò il maglione e la maglia che aveva sotto fin sopra lo sterno, mostrando una lunga e profonda cicatrice sul busto, che partiva dalla parte in basso a destra e andava verso l’alto, a sinistra.
- Questa, almeno, te la ricordi?- chiese.
Nadine smise di tirare Timmi: quella ferita, pur vecchia e totalmente chiusa, aveva un aspetto orribile: la pelle di quell'uomo, di Kyle, era solcata da numerose linee frastagliate e irregolari, insieme a segni di artigli e di morsi ancora chiaramente visibili su quasi tutto il torso. Pareva che fosse stata inflitta da una bestia impazzita, che aveva artigliato a più non posso la sua pelle lasciando un segno raggrinzito che risaltava sulla carne come un tatuaggio orribilmente realistico.
Era uno sfregio tremendo.
- Ricordarmi di una ferita?- mormorò Timmi - Perché… dovrei…-
Ma la voce cominciò a scemare… qualcosa gli diede un capogiro.
Il flash di un ricordo che non sapeva di possedere gli passò improvvisamente davanti agli occhi…
Era lui, quella notte, quattordici anni prima, che feriva gravemente un ragazzino di dieci anni. Il ragazzino aveva gli stessi occhiali metallici dell’uomo che aveva davanti.
- Tu…- si prese la testa, che improvvisamente aveva iniziato a girargli più violentemente di prima.
Il ricordo andava avanti… o indietro?
Il sangue scorreva attorno a lui… gocciolava addirittura dal soffitto… una furia immensa aveva fatto a pezzi tutti coloro che erano nella stanza…
Le ginocchia gli cedettero e si accasciò a terra, lasciandosi sfuggire un gemito.
- Timmi!- esclamò Nadine, inginocchiandosi al suo fianco.
Era sporco di sangue non suo e di fango… le sue mani ne erano fradice… ne sentiva il sapore in bocca.
Cercò di snebbiarsi la mente, di interrompere il flusso di ricordi, ma era inutile. A fatica sentì la voce di Nadine.
- Timmi!-
- Timmi!- gridava il ragazzino, che era uscito fuori da chissà dove…
Rapidamente, si avvicinava a lui… lo abbracciava…
- Tranquillo…- diceva - Ci penso io, a te…-
Timmi scosse la testa a scatti.
- Allontanati…- gemette - Allontanati…-
- Allontanati…- gemeva - Allontanati…-
- Timmi… stai calmo…-
Il nome che gli veniva alle labbra… lo conosceva da tanto… da troppo tempo.
- Kyle…- singhiozzava - Kyle…-
- Sono qui…-
Il corpo di Timmi sussultava, scosso da un tremito irrefrenabile… Kyle lo lasciava andare, mentre lui cresceva… un essere mostruoso era ora al suo posto…
- Kyle…- diceva, con una voce pesante e gutturale - Kyle…-
- KYLE! - il grido gli uscì dalle labbra, impossibile da soffocare, mentre il ragazzo sbatteva i pugni a terra.
Il suolo di asfalto crepò in entrambi i punti, spandendo piccole fenditure attorno alle sue mani. Il soffitto tremò, mentre piccoli granelli di polvere e sabbia piovevano sulle auto e sulle loro teste.
Spaventata e sorpresa, Nadine fece un balzo indietro, il collo che protestava per il brusco movimento.

- Interessante…- commentò l’uomo - La tua forza è dimezzata. Cos’è, ti hanno sigillato i poteri? È per questo che fai fatica coi capelli?-
Nessuno rispose. Timmi rimase a terra, scosso da un tremore gelido, che nulla aveva a che fare con il freddo.
- Ti ricordi, adesso?- chiese l’uomo, che a differenza di Nadine era rimasto impassibile.
- Ti ho ucciso…- ringhiò con voce tremante Timmi, senza alzarsi - Io ti ho ucciso…-
- Ci hai provato, sì.- annuì serio l’altro, abbassando il maglione - Però non abbastanza… immagino che debba ritenermi fortunato… sono sopravvissuto per miracolo. Eri fuori di te. Non sarei mai riuscito a fermarti.-
Timmi rimase a terra, ansimando e tremando leggermente. Nadine gli si avvicinò e gli cinse le spalle con un braccio.
- Tranquillo…- gli sussurrò all’orecchio - Va tutto bene… è tutto a posto… ci sono qua io…-
- Già, tu.- disse Kyle - Non ho idea di chi tu sia.-
Nadine gli lanciò un’occhiata irosa, poi si alzò in piedi e fronteggiò lo sconosciuto faccia a faccia.
- Un’amica di Timmi. E sono anche quella che lo porterà via, ora, in questo preciso istante!-
Kyle rise, una risata fredda e priva di allegria.
- Scusami, amica di Timmi, ma non posso lasciartelo fare.-
- E perché mai? Vuoi ucciderlo?-
- A dire il vero no.- rispose lui, sorridendo ancora - Ma ammetto che il mio compito originale era proprio quello.-
- E cosa ti avrebbe fatto cambiare idea?-
L’uomo la fissò con uno sguardo di ghiaccio, reso ancor più inquietante dal sorriso tirato che aveva stampato in faccia. Senza che potesse accorgersene le era arrivato di fronte e l’aveva afferrata per il collo con la mano sinistra, stringendo tanto forte che slacciò i lacci del collare, schiacciandole la trachea, impedendole di respirare.
- Questi, mia cara, non sono affari tuoi.-
Nadine cercò di divincolarsi, ma la stretta era fortissima: le mancava l’aria, il collo le faceva male…
Con un ruggito di rabbia, Timmi si lanciò su Kyle, affondando i denti nella sua spalla destra, fino a farla sanguinare.
Lui, un po’ per sorpresa, un po’ per dolore, lasciò la presa su Nadine, cercando di strapparsi di dosso Timmi, che però non pareva intenzionato a mollare troppo facilmente: si aggrappò con tutta la forza che aveva all’avversario, scuotendo la spalla che aveva addentato. Ringhiò come un animale, abbarbicandosi a lui. Sembrava aver perso la testa, era diventato una belva. Lo voleva letteralmente sbranare.
I due rotolarono a terra, finché Timmi non fu sopra e Kyle sotto. L’uomo si liberò di lui con un calcio che lo spedì un paio di metri indietro, facendogli colpire una colonna, che s’incrinò per l’urto.
Un istante dopo, lo straniero di nome Kyle era sparito.

Stavolta ce l'ho fatta. Ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA, Camaleonte, Marco1989 e Helido, che mi seguono ancora. A presto!

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Capitolo 19
*** Cap. 18: Sconvolto ***


Timmi si mise freneticamente a quattro zampe con una rapidità innaturale, come un animale che si prepara ad attaccare, scrutando freneticamente a destra e a sinistra alla ricerca di qualcosa.
Alla ricerca di una preda.
Nadine lo guardò preoccupata, ancora stesa dove Kyle l'aveva lasciata cadere, ma era di spalle e non riusciva a vederlo in faccia. Pur non conoscendolo a fondo, credeva di saper riconoscere i suoi “attacchi”, oramai. Decisamente, quello era qualcosa di diverso.
Ne ebbe la conferma quando lui si voltò, permettendole di vederlo.
Sul suo volto era presente (ne fu assolutamente certa) almeno una traccia del mostro che l’amico aveva dentro: gli occhi, prima neri, adesso erano diventati due punti luminosi e ardenti, due intensi globi fatti di feroci fiamme arancioni. La faccia si era leggermente allungata, diventando più simile a un muso, e la bocca non era più piena di denti, ma di zanne. Il suo respiro era rapido e pesante, profondamente rauco come il suono di un enorme mantice al lavoro. Persino la postura era diversa: sembrava essere diventato un vero animale, con le dita delle mani contratte in quel modo e i gomiti leggermente piegati, o i piedi appoggiati a terra solo per le punte, così in equilibrio che le ginocchia nemmeno toccavano terra, sollevate di un centimetro scarso dal suolo.
Aveva un aspetto e un’espressione talmente feroce che pareva impossibile che fosse davvero lui, nonostante il cambiamento fosse minimo.
- Timmi…- lo chiamò Nadine.
Lui si voltò rapidamente verso di lei e ancor più rapidamente le si gettò addosso, mandandola lunga distesa a terra, poggiando le mani sopra le sue spalle.
La prese per la gola, ringhiando sommessamente. Non strinse così forte da soffocarla, ma quanto bastava per farle sentire la pressione delle sue dita sulla pelle. L’aria attorno a lui tremolò mentre sotto i suoi occhi la vedeva scurirsi, perdere luce.
Imputridire.

Successivamente non seppe spiegare bene cosa la spinse ad agire come agì. Non capì mai quale idea le fosse passata per la testa, mentre posava con calma le mani sulle sue guance e lo fissava negli occhi.
- Va tutto bene.- disse piano. Si sentiva stranamente calma, al sicuro. Non aveva paura - Non c’è più. Va tutto bene.-
Inizialmente non successe nulla, e per qualche altro secondo rimase sopra di lei, mentre la ragazza continuava a tenere le mani sul suo viso.
Poi lentamente, molto lentamente, gli occhi gli ritornarono del solito colore scuro e profondo; i denti e la faccia recuperarono la loro forma consueta, e il respiro ritornò basso, lento e regolare.
Rimasero l’uno sopra l’altra per qualche istante, fissandosi negli occhi, il tempo che ci mise Timmi a riprendersi; per la prima volta non era impassibile, imperscrutabile, imperturbabile, e neanche imbronciato, seccato o irritato. Era teso, pallido e spaventato, decisamente sconvolto.
Finalmente (quando il collo di Nadine iniziò a gridare a viva voce la propria collera) scese da sopra di lei, prese il collare, che era caduto lì vicino, e lo sistemò alla meglio. Glielo porse e lei se lo rimise, il collo rigido e indolenzito come non mai.
- Stai bene?- chiese al ragazzo.
Timmi non rispose, ma fece alcuni respiri profondi ad occhi chiusi. Si ripulì il mento dal sangue e si rialzò, appoggiandosi alla macchina che aveva dietro. Nadine lo imitò.
- Stai bene?- chiese ancora.
Lentamente, Timmi annuì.
- No, non è vero.- disse lei - Tu sei sconvolto. Cos’è successo? E chi accidenti era quello?-
Rimettendosi eretto, il ragazzo guardò Nadine, di nuovo serio e impassibile.
- Quello era Kyle William Anderson… mio fratello maggiore.-

Subito dopo aver medicato la propria spalla, Kyle raggiunse l’ufficio del signor Ducan, arrabbiato e scosso al tempo stesso. Fino a quel momento non gli era mai successo di ritrovarsi in una situazione simile, e non si meravigliò quando spalancò la porta con più violenza di quanto avrebbe voluto: era scosso, e molto, anche.
- Kyle!- esclamò il signor Ducan, da dietro la scrivania, vedendolo entrare - Ti aspettavo molto prima! Com’è andata?-
Sembrava davvero preoccupato, come se avesse temuto per lui. Non era solo per l’eliminazione fisica dei bersagli, si era spaventato sul serio. Forse aveva creduto di averlo perso.
- Male.- sbottò lui, sedendosi - Io sto bene, ma posso dire di avere fallito.-
- Ti ha sconfitto?- chiese, stupito.
- No, non proprio. Mi ha ferito in modo lieve, ma me ne sono andato da solo.-
Seguì un breve silenzio teso, durante il quale la faccia dell’uomo passava dalla preoccupazione all’irritazione.
- E dimmi…- brontolò Ducan, la voce trattenuta a stento - Se hai fallito… se il ragazzo è ancora vivo, perché te ne sei andato? Perché diamine non hai finito il lavoro?- si lasciò scappare un sospiro rabbioso - Almeno, hai ammazzato quel suo gorilla? Quello che lo sta proteggendo?-
- No. Non l’ho combattuto.-
- E perché?-
Kyle lo guardò.
- Perché volevo lasciarlo vivere.-
- Cosa?- esclamò, strabuzzando gli occhi - L’hai lasciato vivere… perché volevi?- si alzò in piedi, guardandolo furioso - Cosa t’è saltato in mente, accidenti?- sbottò, balzando in piedi - Ti avevo detto di ucciderlo! Di levarmelo dai maledettissimi piedi! Mi spieghi che sta succedendo?-
- Ehi, cerchiamo di moderare i toni!- esclamò Kyle, animandosi.
Per riflesso la sua mani, serrate sopra le ginocchia, vennero avvolte da una malsana e gelida fiamma azzurro biancastra. A quella vista, Ducan sembrò rimpicciolirsi.
- Scu… scusa.- brontolò l’uomo, rimettendosi a sedere con la fronte sudaticcia, cercando di allentare il colletto della camicia col dito - È che… non capisco: perché l’hai lasciato vivere? Cos’è questa storia? La sua magia era poco appetitosa, per te?-
- No… a dire il vero lo era anche troppo, sinceramente.- spiegò, calmandosi a propria volta e spegnendo la fiamma magica che aveva involontariamente acceso - Vede, il fatto è che quello era Timothy Anderson, mio fratello minore.-
- Tuo fratello?- ripeté Ducan stupito - Ma… non era sparito?-
Kyle si strinse nelle spalle.
- Ora non più. A quanto pare, l’aveva preso il Sommo Concilio.-
Il signor Ducan rimase in silenzio per qualche secondo, pensieroso
- Può diventare uno dei nostri?- chiese infine.
- Sicuramente.- rispose Kyle - Si tratta di un demone, dopotutto. Avrò solo bisogno di un po’ di tempo per convincerlo.-

Xander misurava a grandi passi il poco spazio libero sul pavimento della casa, tra il tavolo e l’angolo cottura, con l’aria di un leone chiuso in gabbia.
Nadine e Timmi non erano ancora tornati, pur essendo usciti da più di due ore. Avevano provato a chiamarli sui rispettivi cellulari, ma entrambi erano spenti, e non sapevano dove fossero andati a finire i due amici.
Persino Jo, che (almeno a sentir lui) aveva ancora molta paura di Timmi, si stava sforzando di non mostrarsi preoccupato per il mezzodemone tanto quanto per Nadine.
- Magari sono andati a prendere una cioccolata calda…- tentò alla fine Alis, che si era accoccolata sul divano, tormentandosi le mani.
- Se è così, allora il cacao lo stanno ancora macinando…- rispose Jo, affacciandosi alla porta per vedere se arrivavano. Ritirò dentro la testa e guardò Xander - Non puoi trovarli con la magia?-
Lui, senza smettere di andare avanti e indietro, scosse la testa.
- Per chi mi hai preso, per un cane da tartufo?- chiese - So a malapena fare esplodere le cose, che ti aspetti?-
- Nulla!- ribatté Jo, irritato - Ma speravo solo che…-
Xander scosse la testa.
- Lascia perdere… scusa…- lo interruppe - Sono solo nervoso.-
Per ancora diversi minuti rimasero in silenziosa attesa, pregando con tutto il cuore che stessero bene. Finalmente, un rumore sommesso si fece sentire sempre più vicino: era il motore di una macchina che si accostava al marciapiede e si fermava.
- Eccoli!- esclamò Alis, correndo ad aprire.
I due entrarono e i ragazzi, dapprima molto sollevati, trattennero a stento un grido, vedendo che il maglione di Timmi era sporco di quello che senza dubbio era sangue, mentre Nadine sfoggiava un collare da incidentata mezzo scassato.
- Oddio!- sussurrò Alis, coprendosi la bocca con le mani.
- Ma cosa accidenti vi è successo?- chiese Jo, che era rimasto a bocca aperta.
- Di tutto.- rispose Timmi, cupo.
Xander ormai lo conosceva abbastanza per sapere che quelle parole non significavano niente di buono.
- Siete stati attaccati?- chiese.
- In un certo senso…- sbottò il mezzodemone in risposta, posando il pane sul tavolo.
- Prima ho preso un colpo di frusta, guidando.- spiegò Nadine - E poi, all’ospedale, siamo stati aggrediti… ma non siamo feriti!- si affrettò ad aggiungere, vedendo le loro facce spaventate.
- E allora il sangue?- fece Jo, indicando Timmi.
Nadine lo guardò, aspettando che fosse lui a rispondere. Il ragazzo rimase girato di spalle, le mani sui fianchi, e passò del tempo prima che parlasse.
- È di Kyle.-
- Di chi?- chiese Xander, senza capire.
Lentamente, Timmi alzò la testa, ma non si voltò.
- Mio fratello.-
A Xander caddero le braccia.
- Tuo…?-
- Fratello, sì.- sbottò Timmi, togliendosi il maglione e andando in camera sua, a cercarne uno pulito.
- Non sapevo che avessi un fratello!- gli gridò dietro Jo.
- Bene. Siamo in due!- rispose dall’altra stanza.
- Come?- Alis guardò Nadine, in attesa di spiegazioni.
Lei sospirò.
- Non si ricordava di lui, fino a poco fa… lo aveva completamente rimosso dalla memoria, credo. Quando l’ha rivisto non è riuscito a riconoscerlo. C’è voluto un po’ perché si rendesse conto di chi fosse.-
- E quando entra in scena il sangue?- chiese Jo.
- Quando lui ha tentato di strozzarla.- rispose Timmi, passando. In mano, teneva stretta una bottiglia piena di un liquido trasparente che, a giudicare dall’etichetta, era vodka - Prendo una boccata d’aria.- e uscì sbattendo la porta.
- Oh… mio… Dio!- esclamò Alis - Ti ha aggredita?- chiese, rivolta all’amica.
- Sì… ma sto bene!- rispose - Era venuto per Timmi…-
- Voleva uccidere suo fratello?- chiese incredulo Xander.
- Sì… beh, no… ha detto che la sua missione era quella, ma che non sapeva chi fosse l’obbiettivo… e che aveva deciso di non ucciderlo…-
- Ma ora avrà decisamente qualcosa da ridire, scommetto…- brontolò cupamente Jo - Era un mezzodemone anche lui?-
Nadine esitò, incerta: non ci aveva pensato.
- Non lo so.- ammise - Forse sì.-
Sospirò, facendo un gesto sconsolato con le mani: ne stavano succedendo davvero troppe tutte insieme.
- Sentite… io vado a parlare con Timmi.- annunciò, voltandosi.
- Sì… divertiti!- le augurò sarcasticamente Jo.
- Vuoi che veniamo con te?- chiese Alis.
Lei scosse la testa.
- No, meglio di no.- rispose - Gli è successo… qualcosa, prima. Non era uno dei suoi soliti attacchi… era diverso. È molto scosso, se lo assilliamo potrebbe chiudersi. Fate provare me.-
I tre amici annuirono, lasciandole raggiungere l'amico.

Eccoci di nuovo. Ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA, Camaleonte, Marco1989 e Helido, i miei lettori. A presto!

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Capitolo 20
*** Cap. 19: Nella neve ***


Timmi si era sdraiato sull’aiuola coperta di neve che si trovava proprio al centro della piazza. Giaceva di schiena, immobile, gli occhi chiusi come se dormisse, la bottiglia di vodka già mezza vuota stretta nella sua mano. Controvoglia, Nadine si avvicinò e si lasciò cadere accanto a lui, alla sua destra.
- Prenderai freddo.- le disse, senza aprire gli occhi.
Stranamente, la sua voce era perfettamente normale, come se non avesse bevuto un solo goccio d’alcool. Il che era strano, vista la quantità che aveva buttato giù: conosceva gente più grossa di lui che non reggeva la metà.
- E tu no?- chiese di rimando.
- No. Resisto alle temperature molto meglio di te. Perché credi che me ne vada in giro tanto scoperto, sennò?- rispose - Se non andiamo sotto i meno cinque nemmeno mi accorgo che fa freddo.-
Seguì qualche istante di silenzio, rotto solo dal rumore delle auto che ogni tanto passavano da quelle parti.
- Come ti senti?- chiese Nadine.
- Vuoi davvero saperlo?-
Ignorò la risposta.
- Io sarei a pezzi, al tuo posto.-
- Al mio posto saresti morta da anni, credimi.-
- Oh, ma vai a quel paese!- sbottò lei, fissando il cielo nuvoloso - Sto cercando di esserti di conforto, nel caso non l'avessi notato. Il minimo che puoi fare è assecondarmi.-
- Ehi, ragazzina, io…-
- E ho un nome. Usalo.-
- Sennò che fai, mi picchi?-
- Potrei farlo.- rispose Nadine, scocciata.
Timmi cominciò a ridere.
- Ah, ma per favore!- esclamò - Sai bene che…-
- Cosa? Se ti prendo a ceffoni che fai? Mi scarichi addosso Riflusso?-
Lui esitò, e Nadine sorrise soddisfatta. Seguì un silenzio scocciato, durante il quale lui si portò la bottiglia alle labbra ancora una volta.
- Vuoi proprio ubriacarti?-
- Hai mai visto un demone ubriaco?- chiese Timmi in risposta.
- Non ho mai visto nemmeno un demone.-
- Già… beh, in ogni caso, io non mi ubriaco. Guarisco in fretta, abbastanza da rigenerare le cellule epatiche prima che possano svilupparsi problemi. In parole povere, per quanto mi sforzi riesco appena a farmi venire qualche sintomo leggero.-
Avvicinò di nuovo la bottiglia alla bocca, borbottando qualcosa che suonò come un’imprecazione. Le parve anche di sentire il nome “Kyle”.
- Cosa ricordi di lui?- chiese alla fine Nadine.
- Ti interessa sul serio?-
- Non è per questo.- rispose lei - Ma parlarne ti farà bene.-
Timmi sospirò e aprì finalmente gli occhi.
- Già, magari hai ragione.-
Rimase in silenzio ancora un poco, prima di decidersi a parlare. Probabilmente stava riordinando le idee.
- Ancora non ricordo granché di lui.- disse dopo quasi un minuto - Tutto è… parecchio nebuloso. Ma quando ci ripenso… sento come se qualcosa di molto bello cercasse di tornare. La sola cosa certa è che gli volevo bene.- voltò la testa dall’altra parte, accigliandosi - Poi ricordo solo come s’è fatto quella cicatrice.-
- D’accordo, questo puoi saltarlo.-
Timmi ridacchiò sommessamente.
- Ero certo che fosse morto.- proseguì - Una ferita del genere… l’ho praticamente aperto in due. Se anche avessi saputo di lui, avrei pensato che fosse sparso lì in giro con gli altri che ho…-
- Okay, basta!-
Timmi rise di nuovo.
- Proprio non le sopporti certe immagini, eh?-
- No!- esclamò lei, leggermente infastidita - Scemo.- sbottò, mentre lui ridacchiava.
Ci fu una breve pausa di silenzio, durante la quale si udì un rumore di ceramica infranta provenire da uno dei palazzi vicini, segno evidente che qualcuno aveva rotto un piatto. Lui bevve ancora qualche sorso di vodka, senza aggiungere più niente. La bottiglia era quasi vuota, ormai.
- Perché è dalla loro parte?- chiese ad alta voce Timmi, rivolto a nessuno in particolare - Perché è un nemico?-
- Pensi che lavori per quella… Alleanza delle Ombre?-
- Non lo so.- ammise - I loro uomini vestono sempre di nero… ma non è nel loro stile affrontarci così.- si lasciò scappare un sospiro, scuotendo la testa - Cosa ci faceva lì? Perché avrebbe dovuto uccidermi?-
Nadine scosse la testa, voltandosi quanto più glie lo permetteva il collare per guardare l’amico, ignorando il dolore sordo sul collo.
- Non so. Avrà le sue ragioni.-
- Spero che siano buone.- ribatté lui - Sennò, questa volta, le budella gliele strappo davvero.-
Nadine rabbrividì. Evidentemente, Timmi se ne accorse, perché gli scappò un’altra breve risata.
- Scusa.- disse.
Lei non lo degnò d’una risposta. Di nuovo, il silenzio calò sui due, rotto soltanto dai rumori che faceva lui quando buttava giù qualche altro sorso di vodka.
- Posso farti una domanda?- chiese all’improvviso Timmi.
- Certo.- rispose lei, sorpresa.
- Hai presente prima, nel parcheggio? Quando ti ho atterrata?-
- Suppongo di sì.- ammise, pensando di non potersi scordare tanto presto quell’episodio.
- Perché eri… così calma?- chiese, in tono curioso - Non ricordo di averti vista spaventata… insomma, non è che connettessi molto, ma…-
Ecco… questa è una domanda interessante… Pensò Nadine.
Stava per ripeterlo ad alta voce, ma all’ultimo decise di non rischiare: probabilmente, stavolta l’avrebbe ammazzata davvero.
- Credo…- esitò - Ero sicura che non l’avresti fatto.- rispose.
- Ah, certo… ho quasi sventrato mio fratello, ma non l’avrei fatto a te, eh?- grugnì sarcastico.
- Senti, non lo so perché l’ho pensato… mi sono fidata di te, ecco.-
Lui si alzò a sedere, guardandola con la fronte aggrottata.
- Tu devi essere pazza.- sbottò, mentre lei si alzò a sua volta - Fidarti di me… ora non rinfacciarmi il mio stesso discorso della fiducia, me lo ricordo bene… ma cosa cavolo ti dice il cervello? Ho ammazzato già un bel po’ di persone, per la miseria! Perché avrei dovuto risparmiare te?-
- Non lo so…- sbuffò Nadine - Magari perché è proprio quello che hai fatto?-
- Beh, questa non è una risposta!- ribatté lui, alzandosi in piedi
Anche Nadine si alzò, un po’ meno agilmente a causa del dolore al collo, e quando fu in piedi si ritrovò a fronteggiare Timmi faccia a faccia. Si capiva che era irritato.
- Come sapevi che non ti avrei uccisa?- chiese lui - Voglio una risposta chiara, Nadine… non posso rischiare che risucceda.-
- Senti… non lo so.- sospirò stancamente - Io… credo che non lo faresti. Non sei un assassino.-
- Ah, certo, non lo sono!- sbottò furente - Certo, come no! Mi conosci benissimo!- urlò, buttando la bottiglia per terra e mandandola in frantumi.
Si voltò come per calmarsi, passandosi una mano tra i capelli, poi tornò a guardarla.
- Mi hai visto!- esclamò furioso - Hai visto cosa mi succede quando inizio a perdere il controllo… quando mi arrabbio! Crollo come una pera cotta, sto male! Soffro come un cane per tenere quella cosa dentro di me, e ogni volta il dolore peggiora. Liberarlo… liberare quel… quel mostro… mi darebbe sollievo, so che lo farebbe… e non sai quanto sia tentato di lasciarlo andare! E oggi ci sono andato vicino!-
Si prese la testa tra le mani, gli occhi chiusi.
- Hai presente la schizofrenia?- grugnì - Il disturbo dissociativo? Sono pericolosi condizioni di alterazione della personalità, forme di psicosi estremamente gravi. La schizofrenia ti fa sentire cose, voci nella testa… il disturbo dissociativo ti fa commettere azioni incontrollate, anche violente… non è la stessa cosa, perché non sono malato… ma io sono io, e lui è lui… il demone è il demone! È parte di me, ma non è… me!-
Nadine scosse la testa: nonostante tutto il suo discorso, non si sentiva minimamente impressionata. Per lei non cambiava nulla.
- Non mi è sembrato un problema, prima.- osservò, accigliandosi - Avrai anche rischiato di trasformarti, ma non ho nemmeno un graffio. Hai visto Kyle che mi attaccava e hai reagito, poi ti sei accorto che il pericolo era cessato e sei tornato in te.-
- Sì, ma l'ho fatto perché…-
- Sì?- chiese Nadine, aggrottando la fronte, quando lo sentì esitare - Dai, cosa stavi dicendo?-
Timmi strinse i pugni tanto forte che cominciò a tremare.
- Perché…- ringhiò, a denti stretti - Perché… lo volevo… però…-
- Allora non serve a niente stare a discutere!- lo interruppe Nadine - Ti sei fermato… perché lo volevi.-
Timmi rimase rigido per qualche altro istante, poi si rilassò e abbassò gli occhi a terra.
Nadine rimase a guardarlo per un momento e poi, lentamente, lo abbracciò. Lo sentì irrigidirsi di nuovo, ma non durò a lungo. Poco dopo, ricambiò la stretta.

Lo so, ho saltato un inserimento, ma lavoro tutto il giorno e il fine settimana faccio la notte, non è proprio facile tenere i ritmi...
Ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA, Camaleonte, Marco1989 e Helido. Alla prossima!

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Capitolo 21
*** Cap. 20: Il Sommo Concilio ***


Rientrarono poco più tardi, e trascorsero le ultime ore che erano rimaste tutti insieme, davanti al caminetto acceso. nessuno accennò più a Kyle, né alla discussione avvenuta all’esterno.
Di certo, Xander, Alis e Jo avevano capito che qualcosa stava succedendo, là fuori, mentre i due erano da soli, ma non ne fecero parola e non diedero voce ai propri pensieri.
Timmi, d’altra parte, finì col proporre di giocare a Risiko, tirandone fuori una scatola dall’aspetto consunto ma integro. Il perché ne conservasse una, a dire il vero, rimase un mistero, considerando il fatto che non sembrava il tipo adatto ai giochi da tavolo.
D'altra parte dimostrò di avere una discreta padronanza dal gioco, quando vinse la prima partita, facendo a pezzi Xander perdendo pochissime armate, quando (durante la seconda e ultima partita) Alis riuscì a conquistare tre continenti, fu degli altri quello che era andato più vicino a concludere il proprio obbiettivo.
Terminata anche quella sessione, Timmi guardò l’orologio e si alzò in piedi.
- Bene, tutti qui, adesso.- disse - Ormai è ora.-
I ragazzi si strinsero attorno a lui seguendo le sue direttive e si presero tutti per mano fino a formare un cerchio.
- Ora stringete forte le mani, e non mollate per nessun motivo.-
- Perché?- chiese Jo.
- Perché sennò farete tutti un bel volo.- rispose Timmi, tranquillo.
Istintivamente, tutti strinsero con tanta forza che quasi si spaccarono le falangi l’un l’altro.
- Meno tre…- disse Timmi, guardando l’orologio - … due…-
Xander sentì l’eccitazione crescere come un palloncino pieno d’aria - … uno…
Improvvisamente, un fascio di luce chiarissima calò dall’alto, colpendo il pavimento in mezzo a loro. Dopo pochi istanti cominciò ad allargarsi lentamente, fino ad avvolgerli tutti con il suo chiarore.

Mentre la luce li circondava, i ragazzi si sentirono subito preda di una sensazione strana, che acquietò i loro animi ansiosi a tal punto che quasi scordarono tutto quello che era successo quel giorno e che ancora doveva succedere. Quel momento, la sensazione di benessere che provavano, era l’unica cosa esistente.
Erano così presi dalla luce, così rilassati che a malapena si accorsero di non essere più sul pavimento della casa di Timmi: lentamente, si stavano sollevando verso l’alto, trascinati da una forza invisibile che li attirava verso la fonte della luce.
- Non mollate la presa.- ricordò loro Timmi, riscuotendoli parzialmente dal torpore.
La luce era così intensa da abbagliarli tutti, costringendoli a strizzare gli occhi per il fastidio. In pochi secondi affievolì, e i ragazzi sentirono di nuovo il pavimento duro sotto i piedi: erano arrivati a destinazione, così in fretta che nemmeno se ne erano resi conto.
Xander si guardò intorno, stupito: Timmi gli aveva spiegato che si trattava di una sorta di assemblea segreta, che svolgeva i suoi incarichi nel più completo silenzio e senza dare nell'occhio. Di conseguenza si era aspettato mura di pietra, torce appese alle pareti e portoni di legno spesso, magari anche figure incappucciate e conversazioni a mezza voce interrotte bruscamente al minimo accenno di…
Passo troppo tempo con Jo… Si disse.
In realtà attorno a lui non c'era niente del genere, e l'ambiente era quanto di più diverso possibile: si trovavano in un'ampia sala circolare, grande abbastanza da accogliere comodamente una sessantina di persone, dove si ergevano gradinate di pietra bianca ornate da angoliere dorate. L’unica interruzione in quei candidi anelli era formata da uno stretto corridoio poco lontano da loro che conduceva ad una porta alta, dai battenti in quello che pareva oro ornato di bronzo.
L’alto soffitto era sorretto, sulla cima delle gradinate, da lunghe colonne turchine in cui pareva di vedere riflesso un cielo limpido e sereno, costellato da alcune piccole nuvolette vaporose. Dietro le colonne si aprivano numerose porte, che probabilmente servivano da accesso ai membri del Sommo Concilio.
- Finalmente!- esclamò una voce dal tono amichevole - Fatto buon viaggio?-
Voltandosi, i quattro ragazzi videro un uomo che veniva verso di loro. Dietro di lui, la porta si stava chiudendo silenziosamente.
- Skin…- lo salutò senza troppo entusiasmo Timmi, andandogli incontro.
L’uomo chiamato Skin era alto, dagli ondulati capelli biondi e un bel viso aperto in un sorriso amichevole, illuminato da due profondi occhi grigi.
Indossava quella che pareva una tuta integrale nera, ma dall’aria piuttosto insolita: da lontano poteva quasi dare l'impressione di essere in semplice stoffa, eppure scintillava come se fosse metallo, riflettendo parzialmente la luce ad ogni suo movimento, e sembrava quasi un’armatura. Era perfettamente aderente, e tradiva il suo fisico invidiabile, dalle spalle larghe e i fianchi stretti.
Sulla parte superiore degli avambracci c’erano due rigonfiamenti di forma allungata: quello sul braccio sinistro era perfettamente uniforme, e partiva dal gomito arrivando al polso, mentre quello destro, di uguale lunghezza, si allargava via via che si avvicinava al polso.
Quando li ebbe raggiunti l’uomo tese una mano a Timmi, che la strinse.
- Come stai? Sei contento di essere tornato sulla Terra?- chiese l’uomo.
- Ti dirò…- rispose Timmi - Ho avuto momenti più divertenti, laggiù. Me ne sono successe di tutti i colori.-
Skin annuì comprensivo, senza più sorridere.
- Pensavo che si trattasse di un solo ragazzo.- osservò, guardando gli altri alle sue spalle.
- Anch’io, ma…- scosse la testa - Se resti nei paraggi non dovrò raccontarlo due volte. Piuttosto, come stanno gli altri?-
- Chi, Trys, Darth e Raven?- chiese - Ah, beh… come al solito… chi li ammazza più?-
- Quelli del Sommo Concilio?-
- Arriveranno a breve.- rispose - Stanno aspettando il Custode dell’Eden, ma potrebbero decidere di cominciare senza di lui.-
- Ci sarà Daniel?- chiese Timmi, con quello che a Xander sembrò un tono speranzoso.
- No.- rispose Skin - Lui oggi non può. Si tratta di Dante. Perché, volevi parlare con Daniel?-
Timmi sospirò.
- Se resti nei paraggi…- ripeté.
- Eviterai di ripeterlo due volte.- completò Skin.
Con numerosi colpi secchi, le porte lì attorno cominciarono ad aprirsi una ad una. Delle persone cominciarono ad entrare nella sala.
- Eccoli…- sbottò Timmi - Ora si ride…-

Dalle varie porte uscirono lentamente, in file ordinate, uomini e donne con indosso la stessa veste, un lungo abito bianco e dorato che arrivava fino a terra. Guardando bene, Xander si accorse che non erano tutti umani: alcuni avevano lunghe zanne ricurve, altri corna arricciate ai lati della testa, pelli di colori inusuali, orecchie a punta o stature tarchiate…
Erano un miscuglio delle più disparate specie di creature magiche, di quelle che normalmente vedeva solo nei film, oppure nei fumetti, o che trovava descritte nei libri. Nessuno di loro sorrideva, e pochi parlavano con qualche compagno, a bassa voce.
Per lo più, sembravano preoccupati, o in qualche modo pensierosi.
Non comprese tutto quello che dicevano, colse solo poche parole riconoscibili (suonavano come “intromissione dell’alleanza” o “grave problema”), mentre altre erano invece totalmente impossibili da registrare, come se facessero parte di un’altra lingua.
Ognuno di loro prese posto in piedi sulle gradinate e il mormorio crebbe fino a divenire un autentico vociare non appena tutti ebbero visto il gruppo che Timmi aveva portato con sé. Xander sentì che gli veniva la pelle d’oca, e il mezzodemone parve accorgersene.
- Tranquillo, non fartela nelle mutande.- gli borbottò, andandogli vicino - Lascia parlare me. Mi occuperò io di tutto. Vogliono solo conoscerti. Sono io quello a cui romperanno i coglioni…-
Una donna posta quasi a metà di uno dei gradini più bassi intercettò lo sguardo di Timmi e agitò un braccio in segno di saluto, animandosi all'improvviso. Un sorriso enorme si aprì nel suo viso, come se rivederlo le avesse illuminato la giornata.
Aveva gli occhi verdi e dei capelli strani quasi quanto quelli di Timmi: erano lunghi e biondi, ma striati da strisce castane perfettamente definite, come se fossero state fatte col pennarello. A occhio era ancora giovane, forse aveva da poco superato i trent'anni. Come tutti gli altri membri del Sommo Concilio indossava la lunga veste bianca e oro.
- Elizabeth Addley.- mormorò Timmi, rispondendo al suo saluto - Liz. Abituatevi, fa sempre così.-
Una seconda donna, dal centro esatto della gradinata più bassa, si fece avanti, e il brusio cessò all’istante. Non appena il silenzio fu sceso sull'assemblea levò il suo sguardo scuro e profondo su di loro, osservandoli uno ad uno con grande attenzione.
Aveva i capelli castani, a boccoli, che le ricadevano morbidamente sulle spalle e sulla schiena, su cui erano ripiegate due ali color bianco sporco, completamente ricoperte di piume. Non era particolarmente alta, e anzi i suoi vicini la superavano anche di venti centimetri buoni, ma era bene eretta, aveva la schiena dritta, e il suo abito era differente da quello degli altri: anziché bianco, il suo era dello stesso colore delle ali, come se dovesse necessariamente distinguersi dai suoi colleghi. Guardando bene Xander si accorse che oltre lei solo altre tre persone, tutte munite di ali, avevano una veste del genere.
Dopo averli studiati tutti in silenzio portò gli occhi scuri su Timmi, che fece un passo avanti e sostenne lo sguardo.
- Timotyh Anderson.- disse - Bentornato.-
- Gabriele.- rispose Timmi, accennando ad un inchino con il capo.
Alis trattenne rumorosamente il respiro ed afferrò le braccia di Jo e Xander, così forte da fargli male.
- Gabriele… ragazzi! Quello è l’Arcangelo Gabriele, l’annunciatore!- sussurrò eccitata.

Oggi ce l'ho fatta senza ritardi, visto? Ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA, Camaleonte, Marco1989 e Helido, che mi seguono, e anche James Potter II, che si è appena aggiunto all'elenco. A presto!

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Capitolo 22
*** Cap. 21: A rapporto ***


Realizzare di avere di fronte un Arcangelo fu un piccolo shock per Xander, che non si era aspettato una situazione del genere. Timmi gli aveva accennato al fatto che, all'interno del Sommo Concilio vero e proprio, c'erano personalità estremamente importanti, e che Liz Addley aveva contribuito, da piccola, a combattere l'ultima, decisiva battaglia contro i vecchi Custodi dell'Eden, e gli aveva accennato al fatto che c'erano gli Arcangeli nell'assemblea… ma non gli aveva detto che a presiederla fosse nientemeno che l'Arcangelo Gabriele in persona, quello della Bibbia. Insomma, i suoi genitori andavano in chiesa, ma lui a malapena si era posto il problema della religione, nel corso della sua vita.
Adesso, tuttavia, cominciava davvero a farsi delle domande.
- Come mai sono presenti tante persone?- chiese Gabriele - Tu dovevi proteggerne una sola.-
- Vero.- annuì Timmi - Ma ho una spiegazione.-
- Possiamo sentirla?-
- Naturalmente. Questo ragazzo…- tese un braccio verso Xander, facendogli cenno di avvicinarsi. Riscuotendosi lui eseguì, pur tremando leggermente. Il contatto della mano di Timmi sulla spalla, tuttavia, lo acquietò un po’ - … è Xander Donovan. I ragazzi qui dietro invece sono alcuni suoi amici. Ha confidato loro tutta la storia… e io, lo ammetto, glie l’ho lasciato fare.-
- Perché?- chiese un altro uomo alla destra di Gabriele, con voce dura.
Era più alto di Gabriele, e aveva dei lunghi capelli biondi, lisci e lucenti. Doveva essere anche lui un Arcangelo, a giudicare dalle grandi ali ripiegate alle sue spalle. A differenza di quest'ultima non sembrava piuttosto contrariato, quasi arrabbiato: il suo volto, ovale e pallido, ostentava un'espressione accigliata e cupa, e fissava Timmi come per valutarlo.
- Se ne eri al corrente, come mai non glie l’hai impedito?- chiese.
- Domanda legittima.- annuì Gabriele - Uriel ha ragione: perché hai lasciato correre?-
Timmi fece un breve sorriso, aggrottando la fronte.
- Oh, posso anche spiegarvi tutto per filo e per segno, certo.- rispose - Posso perdere il mio tempo qui con voi a raccontarvi ogni singolo casino che ho dovuto risolvere ultimamente. Oppure possiamo tagliare corto, perché tanto sapete bene che, quando avrò finito di parlare, tutti avremo le palle girate e nessuno sarà soddisfatto di quello che vi dirò.-
Un sonoro mormorio si levò tutto attorno a loro a quelle parole, e Skin guardò a terra, palesemente a disagio. L’Arcangelo Uriel scosse la testa, sbuffando scocciato. Liz Addley invece fece una faccia strana: sembrava che stesse facendo di tutto per non ridere.
- Sì…- sospirò Gabriele, chiudendo gli occhi con aria rassegnata - Avrei dovuto immaginarmi questa risposta. In ogni caso, l’assemblea vorrebbe conoscere la situazione. Quindi, per favore, non fare il difficile e accontentaci.-
- D’accordo…- ridacchiò lui, con l'aria di chi invece si sta divertendo un mondo - Allora… intanto, e stavolta dico sul serio, non voglio offendere nessuno. Sì, davvero, Liz…- grugnì, cogliendo il suo sguardo - Il punto è che non credo che riuscirete a capire.-
- Vogliamo provarci comunque.- insisté Gabriele.
Timmi sospirò.
- E va bene…- disse stancamente - Immaginate di essere un quindicenne umano, nato sulla Terra: non sapete niente né della magia, né della Fornace e quant’altro… e ad un tratto arrivo io, un perfetto sconosciuto, e vi dico che siete dei maghi, che delle creature mostruose vi danno la caccia e che dovete spegnere un marchingegno demoniaco.- li guardò tutti - Se anche foste disposti a credermi, vorreste confidarvi con qualcuno. Vorreste sapere cosa ne pensano le persone di cui più vi fidate. Avreste di certo bisogno di un consiglio.-
Qualcuno scosse la testa, Uriel compreso, ma Gabriele abbassò gli occhi ed annuì senza sorridere.
- Ci sottovaluti.- decretò - In effetti, hai ragione… ma ciò non spiega ancora la loro presenza qui.-
- Ah, sì, quella è anche colpa dei Demoni Scheletri…- spiegò Timmi, in tono quasi casuale - Li hanno attaccati, sapete… hanno anche cercato di rallentarmi per evitare che li salvassi. Ho dovuto usare Risucchio per togliermeli di torno, ma è tutto a posto.-
- Quindi, ormai, sono coinvolti.- sospirò un altro uomo, a sinistra di Gabriele - Chi ha preso la Fornace sa di loro e crede di doverli uccidere. Ora sarà necessario proteggerli a tempo pieno.-
Era un altro Arcangelo, dai capelli corti e lisci, con una rada barba sul mento. Una spada gli pendeva dal fianco.
- Michele ha ragione.- disse Gabriele, annuendo - Ritieni di avere bisogno di aiuto?-
Timmi scosse la testa.
- Naaah…- rispose, facendo un cenno con la mano - Non mi serve aiuto, posso gestire qualche ossicino secco. Ho tutto sotto controllo.-
Tuttavia, Uriel non pareva dello stesso avviso.
- Non direi.- sbottò - Se avessi impedito al ragazzo di raccontare agli amici ogni cosa, ora non sarebbero in pericolo. Sta facendo correre loro dei rischi inutili!-
- Dai loro un po’ di tregua, Uriel.- disse tranquillamente una voce da sopra di lui.
I presenti alzarono lo sguardo, alcuni anche voltandosi per vedere.
Un uomo alto, dai corti capelli biondo platino e gli occhi color peltro li guardava tutti dall’alto in basso. Era magro, spigoloso nel volto e nei tratti del corpo, tanto che pareva più un albero dal tronco sottile che un essere umano. Non indossava la lunga veste dei membri del Sommo Concilio, ma dei semplici jeans marrone terroso, una felpa verde col cappuccio e una maglietta color sabbia. Era incredibilmente fuori luogo, là dentro.
Scrutò l’intera sala con il suo sguardo grigio scuro, soffermandosi su Xander e sui ragazzi, un mezzo sorriso stampato in faccia. Strizzò loro un occhio e tornò a rivolgersi a Uriel, mentre questi ricominciava a parlargli:
- Sto solamente facendogli presente che è stato troppo superficiale.- disse l'Arcangelo - Questi ragazzi rischiano la vita, in una battaglia che non gli appartiene.-
- Ah…- fece tranquillamente lui, muovendo un paio di passi fino al bordo di pietra - Scusami, amico mio, ma ho paura che tu sia in errore. Sono esseri umani, in fondo, e la storia magica ci insegna che ogni nostra battaglia è una loro battaglia. È una battaglia di tutti. Il mondo che sparirà se falliremo, in fondo, è il loro. Anche il mio caro fratello Daniel sarebbe d’accordo con me.-
- E i demoni?- chiese un mago barbuto e dal naso schiacciato - Cosa succederà quando attaccheranno? È da solo, non potrà ucciderli tutti. Dovremmo almeno fornire rinforzi.-
- Non è detto che serva.- ribatté l’uomo - A volte è sufficiente seminare l’inseguitore, o aspettare l’occasione giusta. Timmi è potente esattamente quanto lo era Demon ed è stato preparato nientemeno che da Trys e Darth per le missioni. La sua istruzione magica è merito di Liz e Danny, quindi più che ottima. Sono sicuro che non avrà alcun problema a proteggere questi ragazzi dagli Scheletri o dalle altre creature nate da quell’arnese infernale. Dico bene?- aggiunse, rivolgendosi proprio a Timmi.
Lui annuì, anche se un dubbio parve incrinare la sua espressione.
- Sì…- disse lentamente - Ma… ecco, potrebbe esserci… un problema un po’ più grosso, in effetti.-
- Cosa?- chiese quello che senza dubbio era un Custode dell’Eden.
Timmi sospirò.
- Avrei un paio di cose da chiedere, e sono piuttosto importanti.-
- Prego.- disse Gabriele - Ti ascoltiamo.-
Timmi prese fiato.
- Io… lo sapete che ho un fratello?-
Gabriele parve sorpresa delle sue parole, ma nel modo sbagliato. Sembrava quasi in imbarazzo.
- Ah…- disse - Quindi… l’hai saputo.-
Timmi inarcò un sopracciglio.
- In che senso?-
- Nel senso che sapevamo che era rimasto ucciso anche lui, a Sleepy Creek.- spiegò mestamente il Custode dell'Eden, sospirando.
- Allora, ne sapevate poco più di me.- continuò Timmi - Provai ad ucciderlo, ma non mi riuscì tanto bene, visto che oggi si è quasi fatto investire.-
Un gelido silenzio seguì quelle parole.
- E quindi?- chiese Uriel, ora tutt’altro che ostile: pareva preoccupato sul serio.
- E quindi è un nemico.- sbottò il mezzodemone - Me lo sono trovato davanti, stamattina… e ha detto che gli avevano ordinato di uccidermi.-
- Ucciderti?- esclamò Liz Addley, sgranando gli occhi.
- Sì, ma ha aggiunto che non sapeva chi dovesse eliminare.- spiegò Timmi - Quando mi ha visto e riconosciuto, ha cambiato idea.-
- Non sapeva che lavoravi per noi?- chiese il Custode dell'Eden, senza più sorridere.
- No, ma adesso sì.-
- Ed è pericoloso?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Probabilmente. L’ho attaccato, ed è scappato prima che potessi provocargli danni seri. Anzi, ad essere sincero mi ha letteralmente spintonato via.-
- Sai per chi lavorava?- chiese Michele.
Timmi scosse la testa.
- No.- rispose - Poteva essere dell’Alleanza delle Ombre come di quelli che hanno rubato la Fornace.-
- Hai attaccato per primo senza essere provocato?- chiese il Custode dell’Eden - Questo non è esattamente da te. Di solito dai la possibilità di scappare… credo.- fece una breve pausa - Ecco… le altre volte hai almeno aspettato che estraessero le armi?-
- Bah…- brontolò lui - Avevo degli ottimi motivi per attaccare.-
- Ovvero?-
- Ovvero, ha cercato di strangolare lei.- e indicò Nadine, con un gesto.
Il Custode rimase immerso nei suoi pensieri per un attimo.
- Non hai idea di quanto sia effettivamente pericoloso?-
- Ha una grande forza fisica.- rispose lui - Mi ha letteralmente spinto via, come ho detto. Non so se ce l’ha fatta perché è più forte di me o perché non avevo presa sufficiente, fatto sta che ho quasi sfondato una colonna. È inoltre resistente, e parecchio… non sono stato troppo delicato, a un altro avrei spezzato le ossa con quel tipo di aggressione.-
L’altro strinse i denti, facendo una smorfia.
- Mmmh…- gemette - Possibile mezzodemone…- sospirò - Beh, vedremo. Non riuscì a fermarti, in passato, forse non ci riuscirà neanche adesso.-
Si passò una mano tra i capelli, apparentemente riflettendo sulla situazione.
- Okay…- sospirò alla fine il Custode - Di lui ci preoccuperemo dopo, comunque… ora torniamo a Xander.-
- Sì.- annuì Timmi - Ho iniziato ad istruirlo sulla magia. Fa progressi.-
- Bene.- disse Michele - Quali?-
Timmi si voltò verso Xander.
- Fagli vedere.-
- Co… come?- balbettò il ragazzo.
Timmi allargò le braccia.
- Colpiscimi.- disse.
- Cosa… scherzi?- chiese lui, ricordando chiaramente cos'era successo l'ultima volta.
- No.- rispose Timmi - Dai, tanto non mi farai niente.-
Xander sospirò.
- Con cosa?-
- Con una caraffa di the… con la magia, no?- sbottò.
- Sì, ma quale?- replicò Xander, mentre Jo ridacchiava.
- E che ne so, quello che ti pare! Basta che non sia un'esplosione, o ti trasformo in un criceto.-
Il ragazzo esitò.
- Ehm…- alzò una mano chiusa a pugno, a pochi centimetri dal petto di Timmi.
- Convinto.- disse lui: era serissimo.
- Uhm… okay… se proprio ci tieni…-
Aprì bruscamente la mano, e una piccola esplosione lo prese proprio in mezzo alle clavicole.
Pur se in forma ridotta, l’incantesimo diede una tale botta a Timmi che lo costrinse a fare qualche passo indietro, portandosi una mano sotto il collo, tossicchiando.
- Ohi…- grugnì, raddrizzandosi
Allontanò le mani dal petto, dove si era aperto un buco sulla maglietta, insieme ad una piccola ferita superficiale.
- Scusa…- gemette Xander.
- Meno malle che avevo detto “niente esplosioni”…- grugnì Timmi - Ecco…- mostrò a tutti l’effetto della magia del ragazzo - Direi che è abbastanza, no?-
- Gli hai insegnato solo a colpire?- chiese un altro uomo ancora, dai capelli fluenti e bianchi, lunghi fino alla vita, dietro Gabriele. Visto che gli altri tre già li avevano riconosciuti, quello era di certo Raffaele, il guaritore.
- No, anche a difendere e a creare. Ha quasi finito con gli insegnamenti di base, ormai. Stiamo andando molto in fretta, anche se non abbiamo ancora cominciato col corso avanzato. Ha tenuto testa da solo ad alcuni scheletri, ieri. È pronto per affrontare qualche emergenza, anche se non lo butterei certo nella mischia, per adesso.-
- Segnalazioni particolari?- chiese Gabriele.
- Sì, tenetelo lontano dalle cose infiammabili.- sbuffò - Quasi tutte le sue magie hanno effetto esplosivo. E fanno male.-
Xander, suo malgrado, sentì un sorrisetto spuntargli sulle labbra, tanto che dovette coprirsi la faccia con la mano.

Anche questo è andato. Ringrazio NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA, Camaleonte, Marco1989, Helido e James Potter II, che mi seguono. A presto!

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Capitolo 23
*** Cap. 22: Questione di priorità ***


Timmi diede loro alcune altre informazioni minori, come la situazione generale a Orenthal, il livello effettivo della minaccia e il numero di volte in cui erano stati aggrediti in quelle ultime settimane. Alla fine del rapporto il Custode dell’Eden, che non si era ancora mosso da dov’era, annuì soddisfatto.
- Bene. A questo punto direi che allora possiamo chiudere qui la riunione… e correre a nascondere i petardi.- ridacchiò - Se aspetti qualche minuto ti aggiornerò su alcune cose che di certo ti interesseranno.-
I membri del Sommo Concilio annuirono e borbottarono qualche assenso, poi cominciarono a scomparire un po’ alla volta, chi in uno sbuffo di fumo, chi semplicemente nell’aria. Qualcun altro, invece, si diresse nuovamente verso le porte da cui erano entrati tutti all’inizio e uscì da là.
Gli unici che scesero verso i ragazzi furono il Custode dell’Eden ed Elizabeth Addley, che non sembravano ancora intenzionati ad andarsene. Skin, intanto, si era avvicinato al gruppo.
- Uff…- sbuffò la strega - Finalmente… non ne potevo più…-
Incrociò le braccia sul petto le abbassò lentamente. L’abito scomparve, sostituito da indumenti che i ragazzi non si sarebbero mai aspettati: ampia gonna nera al ginocchio con l’orlo sfilacciato, calze lunghe, una a strisce colorate, l’altra rossa, mitene di lana nera che arrivavano a coprire tutto l’avambraccio fino al gomito, stivali di cuoio scuro con punta in metallo e una maglia nera senza maniche con un teschio e due ossi incrociati disegnato sul davanti.
Sembrava appena tornata da un concerto rock.
- Dico io, hai trentadue anni…- sospirò il custode, scuotendo la testa.
- Sì, ho trentadue anni.- sbuffò lei - Vogliamo discuterne ancora?-
- Tranquilla, non ci tengo ad attaccar briga con te.- rispose lui - Non ho ancora scordato la Maledizione Campanellina… una notte come quella non la posso passare più.-
La strega ridacchiò.
- Sempre a punzecchiare i Custodi, Liz?- chiese Timmi.
Lei sorrise senza rispondere e gli mise una mano sulla ferita. Un lieve scintillio comparve nello spazio vuoto tra la mano e la testa e, quando Liz la tolse, Timmi era guarito.
- Grazie.- disse - Vedi che puoi fare per lei.- aggiunse, indicando Nadine.
- Allora, Timmi…- cominciò il Custode.
- Dante…- lo interruppe lui - Devo vedere Daniel. Subito.-
- Non c’è.- rispose Dante - È uscito.-
- Lo so, ma… devo parlargli.-
- Di cosa? Forse posso…-
- Non può.- Timmi sospirò - Si tratta del mio sigillo.-
Liz, che era concentrata sul collo di Nadine, alzò di scatto lo sguardo. Skin si irrigidì ed il custode assunse un’aria seria.
- Cos’è successo?- chiese.
- Non ha ceduto… ma per poco.- rispose lui - In extremis, sono riuscito a riprendermi.-
- Ma…?-
- Ma…- non terminò la frase e sospirò.
- Ha paura che possa risuccedere.- completò Nadine - E di non potersi controllare.-
Tutti la guardarono, e l’unico motivo per cui nessuno notò l’occhiataccia che le lanciò Timmi fu perché erano troppo concentrati a fissarla. Lei lo ignorò.
- Okay…- disse piano Dante - Lo riferirò a Danny. Posso chiederti com’è successo?- aggiunse, rivolto a Timmi.
- Era uno dei tuoi soliti attacchi?- chiese Liz, mettendogli una mano sulla spalla, preoccupata.
- No.- disse lui - Stavolta era diverso. Ero… infuriato… e confuso. Mi erano appena tornati in mente ricordi tutt’altro che allegri, ma non ho sentito la rabbia premere come al solito. È stato… è stato come se stessi diventando qualcos'altro. Per un attimo non sono stato io. Non faceva male… ma era peggio del solito.-
- Bene. Cioè, no, non va bene, ma almeno ho capito.- disse Dante - Ma non hai capito: com’è successo che non l’hai ammazzata?- chiese, indicando Nadine.
Timmi aggrottò la fronte.
- Perché me lo chiedi?-
- Non è ovvio?- disse Liz - Ti sei trasformato, quindi il fatto che non sia successo niente, per quanto positivo, è… ecco… insolito.-
- Non mi sono trasformato del tutto.- lo corresse lui - Solo un accenno… solo un po’ della faccia.-
- Okay… insomma, questa ragazza ha assistito alla scena ed è sopravvissuta.- tagliò corto Dante - Sei riuscito a controllarti?-
Lui stette in silenzio per qualche secondo, guardando in basso, immerso nei suoi pensieri.
- Non lo so.- ammise infine - Riesco a ricordarmi quasi tutta la scena, credo… ero quasi uno spettatore, ma era come se… il demone mi stesse a sentire, più o meno. Insomma, non del tutto, ma quasi. Non abbiamo parlato, non so neanche se è possibile, però… insomma, ho potuto dirgli di tornare da dov'era venuto, e lui mi ha dato retta, anche se a fatica.-
Dante annuì.
- Credo di capire.- disse - Non sono un esperto di demoni, né ho lanciato io l’incantesimo che blocca il tuo, ma può darsi che il sigillo abbia attecchito sulla tua razionalità… anche se, per qualche istante, la creatura dentro di te è riuscita a sopraffarlo. Ricorda che il sigillo funziona solo finché sarai tu a dominare quella cosa, come ti disse Danny. Il tuo autocontrollo è essenziale perché si mantenga intatto. Se tu dovessi cedere del tutto, gli sarà difficile resistere da solo.-
Timmi annuì.
- Bene, ora veniamo a noi.- il custode si rivolse a Skin - Hai portato quel che ti ho chiesto?-
Lui annuì e si fece avanti, tendendo una banalissima pen drive da due soldi a Timmi.
- Ecco.- disse - Qui ci sono tutte le informazioni che abbiamo trovato sul nemico. Le ho riversate su questo formato perché è di utilizzo comune, sulla Terra.- disse - Spero che ti servano.-
- Grazie.- disse Timmi, soppesandolo - Gli darò un’occhiata.-
- Meglio se gliene dai due.- sbottò cupamente Skin - Si tratta di un uomo importante, e soprattutto piuttosto ricco. Può renderti la vita molto, molto difficile.-
- Già, perché fino ad ora è stata una passeggiata…- sospirò Timmi, mettendo in tasca il disco.
- Piantala di fare dello spirito.- gli intimò Liz - Non fai ridere nessuno.-
- E chi avrebbe dovuto ridere?- domandò serio.
- Forse l’Alleanza delle Ombre.- disse Dante - Ormai ne siamo certi, si stanno interessando alla Fornace. Alcuni loro emissari erano nell’ultima località nota di quel dannato aggeggio, e crediamo che almeno uno fosse nella città dove ti trovi attualmente, ieri pomeriggio.-
Timmi roteò gli occhi.
- Grandiso. Devo preoccuparmi anche di loro?-
- No.- disse Skin - Trys e Darth stanno seguendo una pista, e io devo raggiungere River. Tu pensa alla Fornace, e lascia a noi il resto.-
Lui annuì.
- D’accordo.- disse - Allora, se non c’è altro, tornerei di sotto.-
- Un'ultima cosa, prima che tu te ne vada.- lo fermò Dante.
- Cosa? Altre buone notizie?-
- No, le presentazioni.- ridacchiò - Nessuno di noi si è preso la briga di farle.- spiegò, rivolgendosi ai ragazzi - Scusateci, ma siamo piuttosto di fretta, ultimamente. Io sono il Custode della Terra… l'elemento, non il pianeta. Mi chiamo Dante. Sono qui al posto di mio fratello minore, Danny, che aveva da fare e non è riuscito a liberarsi per tempo… infatti poi me la paga…- aggiunse amaro - Paraculo… lei invece è Liz Addley…-
- … che sa presentarsi da sé.- aggiunse, strizzando un occhio al Custode.
- E lui è Skin, un collega del vostro amico.-
Skin fece un cenno con la testa.
- Bene. Xander lo conoscete già.- disse Timmi - Lei…- mise una mano sulla spalla di Alis, che era più vicina - È Alis Heter.- la ragazza fece un timido cenno con la mano, arrossendo dietro i fondi di bottiglia che aveva sul naso - Lui invece è Jonathan Paige, detto Jo. E la biondina lì è Nadine Wilson.- a questo punto, Timmi guardò ancora l’orologio - Cavolo… okay, gente, credo che oggi avremo molto da fare. Potremmo darci una mossa, per favore?-
- Nessun problema.- disse Liz - Vi rimando indietro io, farete prima.-
Attese che i ragazzi si prendessero per mano, poi mosse il braccio in un unico, ampio gesto. Di nuovo il cono di luce li avvolse.
Nel giro di poco tempo, tutti loro vennero risucchiati verso il basso, in una sorta di varco luminoso che attraversava il pavimento.
- Ma è sempre così?- chiese Alis, mentre scendevano.
- No.- rispose Timmi - Nell’atrio c’è una porta speciale… ma questo è più veloce. Ora, stringi i denti e non fartela addosso, arriveremo tra un attimo.-

Ringrazio, come sempre, NemoTheNameless, Kira16, Shiho93, Elgul1, Easter_huit NEON GENESIS KURAMA, Camaleonte, Marco1989, Helido e James Potter II, i lettori che mi stanno seguendo. Alla prossima settimana!

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