Le secret mortel.

di SweetAinwen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Dubbi. ***
Capitolo 3: *** Disagi. ***
Capitolo 4: *** Incubi - Parte I. ***
Capitolo 5: *** Incubi - Parte II. ***
Capitolo 6: *** Bon anniversaire! ***
Capitolo 7: *** Chat... Blanc... è... ***
Capitolo 8: *** Super psycho Hate. Or simple Love? ***
Capitolo 9: *** Papillon. ***
Capitolo 10: *** Epilogo. ***
Capitolo 11: *** Extra: Sei anni dopo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***








Prologo.






Tanto, tanto tempo fa... furono creati sette gioielli magici che donavano poteri inimmaginabili: I Miraculous.
Durante la storia furono usati dagli eroi per salvare l'umanità.
Due di essi erano più potenti degli altri: gli orecchini di Ladybug, con il potere della creazione e l'anello di Chat Noir, con il potere della distruzione. 
Secondo la leggenda, chi avrebbe posseduto entrambi, avrebbe ottenuto gli stessi poteri di un Dio.
Però anche uno solo...






C'era il caos. 
I palazzi erano crollati, voragini di dimensioni impossibili da spiegare avevano inghiottito monumenti, negozi... 
Le sirene della polizia erano assordanti e Parigi, vista dall'alto, era soltanto un mucchio di case ed edifici addossati gli uni agli altri, in piccoli pezzi.
Si guardò attorno, paralizzata. Come... Come... 
Mosse un passo alla volta, lentamente, le mani al petto. Come si era giunti a questo? Perché...? 
Si fermò di botto, notando una figura posta sul bordo del terrazzo. Aveva i capelli biondi, un giubbotto di jeans con pelliccia invernale e dei jeans blu chiaro. Sembrava...
- Adrien? - 
La persona spostò di poco la testa verso destra sentendo quel nome e lei, più tardi, vide gli indumenti mutare: erano bianchi.
"Non è Adrien.", pensò sollevata, osservando attentamente quella sagoma candida che le dava le spalle.
Sgranò gli occhi, dopo secondi che sembrarono interminabili, capendo grazie ai quei batuffoli sulla sua testa.
- Chat... Noir? - 
Chiamato con il nome giusto, voltò metà corpo nella sua direzione, silenziosamente. Rimase immobile, con uno sguardo inquietante... poi ghignò.
Ghignò.





- Adrien! - urlò Marinette, mentre correva incontro al ragazzo dai capelli biondi che, appena sentì la sua voce, si girò e sorrise.
- Marinette! - 
La ragazza lo abbracciò di slancio, chiudendo gli occhi e facendo battere all'impazzata il cuore di lui, che arrossì. Ancora quella sensazione! Maledetto muscolo cardiaco! 
Quando smetterà di tamburellare così? Era Marinette! Marinette! 
 - Stai bene, meno male! - lo guardò - Credevo che la persona akumizzata ti avesse in qualche modo ferito... - sospirò sollevata - Non hai niente, giusto? Vero? Il giubbotto non ha... - sproloquiò, tastando freneticamente il petto di Adrien, che aveva le gote di un leggero rosato.
Le poggiò le mani sulle spalle, allontanandola di poco: - È tutto a posto, Shorty. Guardami negli occhi. - la ragazza lo fece, rimanendo così per dei secondi interi. Adrien iniziava a sentire caldo. - Va tutto bene. - la tranquillizzò dolcemente.
Marinette tornò a respirare normalmente, non si era nemmeno accorta di aver trattenuto il fiato. Quando si trattava di Adrien era impossibile per lei restare calma: senza il suo migliore amico sarebbe persa.
- Va bene. Va bene. - ripeté, chiudendo gli occhi e le mani a mezz'aria. - Failed Model. -
Il ragazzo si intenerì e ridacchiò. Oh, Marinette... Avrebbe mai potuto vivere senza? Sarebbe un incubo. 
- Piuttosto, ti ho visto correre come un matto non appena è comparso il nemico. Era distante da noi. Dove sei stato? - l'osservò con la testa inclinata di lato, i bulbi indagatori.
Si portò una mano dietro la nuca, colto di sorpresa: - Oh, ecco, ero preoccupato per mio padre... -
- Mmh. - non ne era affatto convinta: non la stava guardando. 
- Anche tu sei andata di fretta e furia. Dove sei stata? - 
La domanda le si era ritorta contro, eh? E Adrien si era salvato.
- Oh, ehm, a trovare un posto dove nasconderci. Sai... be'.... - 
Lui alzò un sopracciglio: - Non mi convinci. -
- Eeehm, ora andiamo, però! Oggi ceno da te! - cambiò discorso, sorridendo energica e si incamminò, seguita da un Adrien sospettoso. - Spero vivamente che non finirà come l'altra volta, Failed Model. - premette il dito contro il suo petto, gli occhi a due fessure.
- Andiamo, Shorty! È stato divertente vedere la tua faccia quando hai scoperto che erano peperoncini. - rise di gusto, avvolgendole le spalle con un braccio.
Fiu! Era riuscita a scamparla!
- Affatto! - gli tirò un pizzicotto al fianco destro.
La guardò male: - Shorty! -
- Failed Model. - 
- Odio quel soprannome! -
Marinette gli fece la linguaccia e lui sospirò con il broncio, poi risero.
Era inutile: la serietà tra loro durava poco.



Due migliori amici con una doppia identità neanche una volta rivelata l'uno all'altra, impauriti dalla reazione che potrebbe avere la persona di cui si fidavano più di chiunque altro.
Volevano, senza riuscire nel loro intento. E questo, per loro, era un sollievo: non dovevano vedere l'espressione impressa nei volti di entrambi. 
Davvero una fortuna. 
Ma non avrebbero mai immaginato che questo potesse essere... un segreto mortale.











*Angolino dell'autrice* 
Buon salve! Non so se vi ricordate di me xD 
In ogni caso mi ripresento: sono SweetAinwen e tempo fa ho pubblicato una one-shot sul Natale. ^__^ Sono felice sia piaciuta e questo, non so se lo avete notato, è una specie di seguito di 'A wonderful Christmas present'. 
Non una specie, penso sia proprio un seguito. xD Ahahah! Mi è venuto in mente non appena ho finito di scrivere la one-shot. xD Comunque, non so se è corretto ciò che ho scritto all'inizio: ho riportato un pezzo della prima parte de Miraculous Ladybug: Le origini. In italiano non l'ho trovato da nessuna parte e ho dovuto tradurlo dallo spagnolo all'italiano. ^__^''' Perdonatemi se non è identico, anche perché penso non lo sia. xD Comunque vi avviso che la storia è completamente distaccata dal cartone. Non è tutto diverso, però. Certe cose le lascerò identiche.
Spero vi possa interessare e che leggerete anche il capito successivo. ^__^ 
Ci sentiamo presto! 
Da: SweetAinwen.

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Capitolo 2
*** Dubbi. ***






Dubbi.

 

Tutti abbiamo dei segreti, quelli che nascondiamo e quelli che ci vengono nascosti.
(Peter Parker)






Era una giornata meravigliosa: il sole riscaldava la pelle con gentilezza e una quiete deliziosa avvolgeva la città... che fu interrotta da un urlo maschile e una figura vestita di nero che volava nel cielo, per poi cadere bruscamente al suolo con una capriola e sbattere il fondoschiena contro un lampione, rimanendo coi piedi a mezz'aria e a pancia in su. 
Sospirò: - Perché devo finire sempre così? -
Aveva appena utilizzato il suo cataclisma, vanamente, perché il nuovo nemico era riuscito ad evitarlo e a fargli disintegrare la terra sotto ai loro piedi, causando un foro non del tutto indifferente.
- Perché sei Chat Noir. - urlò la ragazza con indosso un costume da coccinella, ammiccante, mentre evitava un colpo del rivale con il suo yo-yo.
- Divertente, Ladybug. - disse Chat Noir, roteando gli occhi, infine si rimise in piedi. - Dove sta scritto che i gatti neri portano sfortuna? - domandò, correndo nella loro direzione, tirando fuori il suo fidato bastone da combattimento. 
- Non lo so. - Ladybug fece un balzo, indietreggiando. - Ma dobbiamo sconfiggerlo al più presto. - 
- Non è una novità. - le ricordò il ragazzo, ora al suo fianco. 
La persona akumizzata, questa volta, era un pittore dai gusti stravaganti. Aveva realizzato un dipinto che fu deriso da molti a causa della sua poca originalità. E ora aveva tra le dita della mano destra un pennello e della sinistra una tavolozza dei colori e dipingeva per aria tutto ciò che voleva, dandole una forma reale. Probabilmente l'akuma si trovava in quel pennello, ma era un pochino difficile avvicinarsi. 
Lanciò in aria il suo yo-yo, pronunciando ad alta voce il nome del proprio potere magico e dal nulla apparì un oggetto: un mini compressore trasportabile.
- Oh, perfetto! E a cosa dovrebbe servirci? - chiese retorico Chat, osservando l'arnese con scetticismo. - A comprimere il pittore? L'hai capita? - continuò con un sorriso, avvicinando il suo viso al suo, accompagnato da un beep-beep del suo anello.
Ladybug lo allontanò con un dito posto sotto il mento di lui, scuotendo la testa per quanto era stupido: - Chat... mi lasci sempre senza parole. -
- Oh, be'... è la mia specialità, My Lady. - si pavoneggiò, ad occhi chiusi e gesticolando con le mani, mentre la partner si guardava attorno per capire come utilizzare ciò che il Lucky charm le aveva dato, trovando la soluzione. 
- Non distraetevi! - urlò l'uomo, dando vita ad un ventaglio smisurato che fece volare via i due, ciò nonostante riuscirono a cadere in piedi.
La ragazza avvicinò le labbra all'orecchio di lui: - Tu lo distrai e io cerco di strappargli dalla mano il pennello. -
Così scagliò lo yo-yo, aggrappatosi a una ringhiera di un balcone lì vicino, tirò verso di sé e poi si diede uno slancio, svanendo dal raggio visivo di Chat Noir e di Peintre Abstrait.
- D'accordo, Peintre Abstrait. A noi! - urlò le ultime parole Chat Noir, mettendosi in posizione d'attacco.
- Hmf! Come se potessi battermi! - enfatizzò il sopracitato, dipingendo un enorme martello.
- Come se i tuoi dipinti potessero spaventarmi! - allungò l'asta, facendola roteare e scagliandosi contro l'oggetto, dividendolo a metà. - Ma cosa... ? -
Il pittore rise: - E ora che farai contro due martelli? Sei spacciato! -
"Dannazione! Dove sei finita, Ladybug?", pensò, prima di buttarsi di lato per schivare le armi giganti.
Ladybug stava cercando di capire il meccanismo dell'oggetto, dato che non lo aveva mai usato prima, finché ci riuscì e questo iniziò a far fuoriuscire aria che spazzò via il colorato, alterando l'avversario che cercò immediatamente di crearne un altro.
- Chat Noir, ora! - gridò lei e subito il citato si mosse velocemente con il bastone, che prolungò per arrivare all'uomo e toglierli il pennello, lanciandolo poco dopo a Ladybug.
La ragazza lo prese al volo e lo mostrò con fare vittorioso: - Adesso tocca a me ridere. - 
- No! - gridò Peintre Abstrait, nel momento in cui Ladybug spezzò in due l'oggetto, rivelando l'akuma.
Sfiorò il centro del suo yo-yo, aprendolo e purificando la farfalla come di consueto, liberando di conseguenza Peintre Abstrait. 
I due fecero scontrare i loro pugni: - Ben fatto! - esclamarono all'unisono. 



Al centro del suo covo, Papillon rafforzò la presa sul suo scettro dal colore viola, digrignando i denti. Ogni santa volta era l'ennesimo fallimento, lo stesso finale! 
Sfortunatamente per i due, avvertiva nell'aria un grande cambiamento. Sì, qualcosa di veramente devastante che avrebbe lasciato senza parole gli eroi di Parigi. Se lo sentiva...
- Ladybug, Chat Noir... preparatevi per uno scontro che non vi lascerà via di scampo. -



- Adesso possiamo pensare a noi, My Lady. - le disse, prendendola per la vita e muovendo le sopracciglia su e giù.
Ladybug ridacchiò, portando il viso a pochi centimetri di distanza: - Certamente, Chaton. - mormorò, mentre lui metteva vicine le labbra per farsi baciare.
In quell'istante si spostò di lato, facendolo cadere come una pera cotta accompagnato da un urlo di sorpresa.
- Ehi! Non vale! - protestò Chat, massaggiandosi il fondoschiena e facendola scoppiare a ridere.
- Povero Chaton, si è fatto la bua. - lo prese in giro, piegando il busto in avanti con le mani poggiate sulle ginocchia.
Le lanciò un'occhiataccia e mise il broncio: - Non sei affatto divertente. -
- Dai... ti aiuto. -
Il biondino vide spuntare una mano sotto i suoi occhi e alzò lo sguardo, rimanendo paralizzato. Quel sorriso... Non era possibile! Alla figura di Ladybug si sovrappose quella di una ragazza dagli stessi capelli, il medesimo sorriso, tranne per l'abbigliamento: un maglione rosa, dei jeans neri e delle converse rosate. Quelli che la sua migliore amica indossava quella mattina a scuola. 
"Mari... nette...?", pensò, osservandola confuso.
La ragazza si stranì. Cosa gli era preso all'improvviso? Si era incantato a fissarla e non si riprendeva. 
- Chat Noir... stai bene? - non rispose - Chat Noir! - alzò la voce e lui scosse la testa, riprendendosi.
- Eh? Sì, sì. Sto bene. - afferrò la mano gentilmente offertagli e si tirò su insieme a lei. - Grazie. - 
Ladybug inclinò la testa di lato: - Sicuro? Perché sei... -
Un beep-beep emesso dagli orecchini di lei e l'anello di lui portò entrambi a coprire con una mano le parti coinvolte.
- Ehm, devo andare. - disse il biondo, indietreggiando. 
- Mmh. -
- Ci si vede! - detto questo prese il suo bastone e premette il bottone al centro, allungandolo e allontanandosi sempre di più dalla ragazza, che rimase lì ancora turbata dal suo atteggiamento. 



Adrien si distese sul letto a pancia in giù e con il viso sul cuscino, sospirando. 
Plagg gli fluttuò accanto: - Che cosa ti è preso? -
- Non lo so. - si mise a gambe incrociate - Per un attimo ho visto... Marinette e... - sospirò, chiudendo gli occhi. 
- Probabilmente sarà stata la tua immaginazione. - aggrottò la fronte - Bisogna dirlo però. -
Lo guardò: - Che cosa? -
- Che somiglia molto a Marinette. - 
- Ma se mi hai appena detto che... - 
- Lo so, lo so! Ho detto solo la mia impressione. - si mise le zampette sui fianchi - Comunque ci sono molte persone che hanno tratti in comune, quindi non soffermarti troppo su una tua opinione. - 
- Mmh. Hai ragione. - scese dal letto e prese in mano il cellulare, iniziando a scorrere sui messaggi, non trovando niente e sbuffò. 
- Cosa c'è? La tua ragazza non ti ha scritto? - ammiccò la creatura, guardando il dispositivo elettronico, che gli fu levato da sotto il naso.
Adrien si era spostato, stizzito. Dannazione a Plugg! Perché mai tutti la pensavano così solo per l'intesa che si era creata tra i due? Non c'era niente di male!
- Invidioso? - sorrise, mostrando l'oggetto e scuotendolo da un lato all'altro.
- Hmp! Ma per chi mi hai preso? Io odio questo genere di cose. - 
Adrien roteò gli occhi: - Sì, come no. -



- Cosa c'è, Marinette? - le domandò Tikki, sedendosi sulla scrivania, mentre la ragazza girava su sé stessa sulla sedia girevole.
- Mmh... lo sguardo di Chat Noir. Mi è sembrato confuso, come se... - si fermò, guardandola. - avesse visto qualcun'altra. - si prese il mento tra il pollice e l'indice.
- Probabilmente ha la ragazza. - ipotizzò l'esserino, alzando le spalle. 
- E ci prova con me? - 
- È Chat Noir. - 
Marinette rise: - Hai ragione. È Chat Noir. - 
- Ormai è passato un anno da quando combattete fianco a fianco, penso che un po' vi conoscete. -
- Già. Le sue sono solo provocazioni. - 
La suoneria del suo cellulare si estese per tutta la stanza e lei sapeva perfettamente chi era, dato che quella canzone era impostata solo sul suo numero. 
Tikki volò e si posizionò a lato dell'oggetto: - Oh-oh! È il tuo ragazzo, rispondi in fretta. - ridacchiò, mentre la mora le lanciò un'occhiata e poi sospirò.
- Non sei divertente. - 
- Ma stai sorridendo. -
- Sì, perché è un'assurdità. - fece scorrere il dito sul cerchietto verde - Pronto? - 
- Era ora! Si può sapere quanto tempo impieghi per lasciare che le tue dita scorrano su quel dannato cellulare? - le chiese, divertito.
- Ero occupata! - controbatté, mettendo il broncio. - Non sono mica come una certa persona, che ozia dalla mattina alla sera e vuole sempre il mio aiuto per fare i compiti perché non sta attento in classe. -
Tikki e Marinette ridacchiarono. La prima poi scosse la testa: la sua padroncina sapeva come dar adito alle parole!
Plagg rise e Adrien lo zittì con un Shh! che Marinette sentì. 
- Eh, la verità fa male, vero, Failed Model? - Ah! Quanto odiava quel soprannome! 
- Non ti conviene, Shorty, posso contrattaccare senza problemi. - sorrise vittorioso, sentendola brontolare.
- Piuttosto, hai fatto i compiti? - 
- No, perché li faremo insieme. - 
- Già deciso, eh? Vaaa bene, ti aspetto. - rise - Sempre se la porta sarà aperta e non troverai niente ad attenderti. - 
Adrien spalancò la bocca: - Non ci provare! - Marinette scoppiò a ridere.
- È stato uno spasso, ammettilo. -
- Per niente! -
- Dai! Non è successo niente alla fine. Mi sono solo vendicata di quella volta in cui mi hai lasciata in mezzo al freddo perché: << Ho avuto un imprevisto con Chloé. >> - imitò la sua voce, alzando gli occhi al cielo.
- Gelosa? - 
- Figurati! Almeno potevi avvisarmi prima di farmi rimanere per quindici minuti ~ quindici, maledetto te! ~ infreddolita! Ho dovuto chiamarti io per saperlo! Non è stato affatto carino. -
Sospirò: - Va bene, va bene. Scusami, non era mia intenzione. -
- Mmh. - non ne era affatto convinta - Ora muoviti. Non sono mica il cagnolino che attende con pazienza il padrone. - 
- Antipatica! -
- A te piace questa antipatica. - gli fece una pernacchia e chiuse la chiamata. 
Adrien rimase colpito da quelle parole. Piacere? Non in quel senso, giusto? Cioè... era impossibile. 
"Ah, ma cosa vado pensando?!", si prese la testa tra le mani, scompigliando i capelli. 
- Ehi, stai avendo degli attacchi, per caso? - 
Il biondino guardò male il kwami: - No! -
- Mamma mia, come sei! Comunque voglio il mio formaggio! - 
Adrien mugugnò, il pollice rivolto verso qualcosa posto sulla sua scrivania e Plagg volò all'istante, aprendo la scatoletta e mangiando il suo camembert.
Sbuffò: - Dobbiamo andare. -





Si trovava di fronte alla boulangerie dei genitori di Marinette, con il cellulare all'orecchio. Stava chiamando la ragazza per avvisarla che era arrivato, ma quest'ultima non rispondeva e corrugò la fronte. 
Alzò il capo e non la vide affacciata al piccolo balcone, così entrò: - Buon pomeriggio! - salutò con un sorriso.
- Oh, buon pomeriggio, Adrien. - risposero all'unisono i coniugi Dupain-Cheng.
- Marinette è di sopra, probabilmente con le cuffie. - lo informò Sabine, indicando col capo le scale che portavano al piano superiore.
Adrien annuì: - Grazie, Sabine. Tom. - fece un cenno con la testa, ricambiato dall'uomo e si incamminò.
- Vedete di avere dei buoni voti al compito in classe, altrimenti non vi vedrete per un bel po'. - lo minacciò Tom, le mani sui fianchi, ricevendo una gomitata dalla moglie e uno sguardo preoccupato del ragazzo.
- Non dice sul serio, vero? - chiese alla donna, indicando il marito con un dito. 
- Ovviamente no. Vai, vai! - lo invogliò con una mano e lui non ci pensò due volte, salendo velocemente la scalinata.
Sabine osservò Tom, che sbuffò: - Che c'è? -
- Ormai non è più una bambina. Non puoi controllare ogni amico che ha. -
- Ma... -
- Niente ma! -
Bussò alla porta d'ingresso: - Marinette? - girò la maniglia e fece sbucare solo la testa - Marinette, sono io. -
Si guardò attorno, trovando il salone e la cucina deserti. 
"Starà sicuramente in camera sua.", pensò, nel momento in cui cominciava a fare a due a due la gradinata che portava alla stanza della sua migliore amica.
Poggiò una mano sulla piccola porticina e premette verso l'alto non riuscendoci. C'era qualcosa che la bloccava.
- Marinette? Si può sapere che stai facendo? Non mi hai nemmeno risposto al telefono! - non ricevette nessuna risposta e così picchiettò più forte. - Marinette! -
Improvvisamente il passaggio si liberò e lui riuscì ad entrare, ma rimase terrorizzato da ciò che aveva a pochi centimetri dal viso. 
Urlò, indietreggiando, tuttavia si dimenticò completamente di trovarsi sulle scale e scivolò, il fondoschiena che scese i gradini fino alla fine.
- Au! - una risata che conosceva fin troppo bene le arrivò alle orecchie e si rimise in piedi lentamente. - Marinette. - pronunciò con lentezza, ad occhi chiusi.
- Piaciuto lo scherzetto? - domandò con voce innocente, mostrando il ragno giocattolo che aveva comprato ieri.
- Sei veramente una... - iniziò, mentre risaliva velocemente, ciò nonostante non riuscì a finire che vide la porticella chiudersi.
Marinette si mise sopra, però fu scaraventata non molto lontano dalla spallata che Adrien aveva dato: - Sei in trappola! - 
La ragazza si alzò in fretta, cercando qualcosa con cui difendersi e prese in mano il righello da sessanta centimetri vicino alla finestra: - Non ho paura di usarlo! -
Si fissarono per dei secondi, finché non scoppiarono a ridere. 






Sorrise a quel ricordo, anche se era stato spaventoso, vista la sua aracnofobia.
- Buon pomeriggio! - 
- Buon pomeriggio, Adrien. - salutarono Sabine e Tom.
- Vado da Marinette. - 
- Come sempre. - 
Rise per la loro sincronia e si diresse ai piani superiori: - Eccomi, Shorty. -
Si piegò di lato, evitando il libro che gli era stato appena lanciato addosso.
- Un'altra volta devo sentirlo e giuro che non potrai più muovere le gambe, Failed Model! - gli preannunciò, puntandogli contro la penna che aveva tra le dita, seduta alla scrivania.
- Uh, sto tremando. - 
- E fai bene! - gli dette le spalle, continuando a scrivere. - Ma guarda un po' questo... -
- Ehi! Stai iniziando senza di me! -
- Certo! Se aspetto te... -
- Shorty, non si fa. - la ammonì, scuotendo la testa, mentre si accingeva a sedersi.
Con un velocità sorprendente Marinette prese lo schienale e tirò indietro la sedia, facendo così cadere il ragazzo col sedere per terra.
- Marinette! - la chiamò, nel momento in cui lei tornò al suo posto, i bulbi fissi sul quaderno. 
- Che c'è? Non è colpa mia se sei caduto. Fai più attenzione. -
Marinette rise sotto i baffi. Oh, quante risate le faceva fare! Era impossibile rimanere seri con lui. Non lo avrebbe cambiato con nessun altro al mondo. C'era qualcosa in lui che l'attraeva come una calamita ed era improbabile che si staccasse proprio adesso.
Adrien mise il broncio, riducendo gli occhi a due fessure: - Stanne certa. -

Il biondino sospirò, poggiandosi sullo schienale della sedia con la testa verso l'alto: - Shorty, abbiamo finito, vero? -
- Esattamente, Failed Model. -
I loro cellulari suonarono nello stesso momento, lasciandoli di stucco. Erano Alya e Nino che dicevano di andare a fare un giro e che erano obbligati a venire.
Acconsentirono e, terminate le chiamate, si misero a ridere. 
- Alya e Nino sono i soliti! - disse Adrien, girando su sé stesso con la sedia girevole. 
- A chi lo dici. -
Adrien, improvvisamente, dopo essersi fermato, cambiò espressione. Quelli erano... 
Marinette, non sentendo più la sua voce, lo guardò, trovandolo imbambolato a fissarla e si stranì: - Adrien? - il modo intenso in cui la scrutava la fece arrossire e i battiti del cuore accelerarono senza permesso.
Da quando provava quella sensazione in sua presenza? Il cuore... Chi lo capiva era bravo. 
- Da quando indossi questi orecchini? - il quesito del suo migliore amico la riportò alla realtà e non aveva nemmeno avvertito le sue dita che sfioravano l'orecchio destro con delicatezza.
Le allontanò d'istinto, rimanendo con la mano a mezz'aria. Si stupì di quel gesto, come Adrien, che la studiò con la bocca semichiusa. 
- E-Ehm... ecco... - si grattò la nuca, mentre il ragazzo inclinò la testa di lato, sospettoso. - Era il regalo di Natale per te. - lo disse talmente veloce che lui non capì niente.
- Come? - 
- Era il regalo di Natale per te. -
"Il... regalo di Natale per me?", pensò, con un sopracciglio alzato.
- Non mi avresti mai fatto un regalo del genere. -
- Oh, ehm. Sì! No... cioè... - gesticolò con le mani, cercando di sembrare convincente.
- Sei a disagio. - constatò Adrien, serio.
- No, ma che dici? -
- Marinette... - la richiamò autorevole e la ragazza smise di sbracciarsi. - ti conosco. Sei a disagio. Mi nascondi qualcosa? -
- Cosa?! Adrien, cos'hai tutto a un tratto? Diciamo che avevo in mente di farti uno scherzetto. -
- Uno scherzetto? -
- Sì! Prima di Natale ho comprato questi orecchini e mi sono detta: << Faccio finta che questo sia il suo regalo e, quando ci crederà sul serio, farò spuntare quello vero. >>. Però... poi... ho cambiato idea e... be', li indosso io. - sorrise, indicandoli con l'indice destro. - Ora sarà meglio andare, - si alzò e si avviò - prima che quei due pensino qualcosa di sconcio su di noi. -
Adrien fece lo stesso: - Mmh. -
Marinette sospirò sollevata. Era riuscita a scamparla, per fortuna. Sapeva che non era riuscita a convincerlo, tuttavia... non si sentiva ancora pronta a dirgli la verità. Era più forte di lei: aveva paura. 
Sì, talmente tanta... che le si formò un groppo in gola. Non voleva perderlo, equivaleva morire, anche se non ne capiva il motivo. 



Tornata dall'uscita di gruppo, si lasciò cadere a peso morto sul suo letto, sospirando ad occhi chiusi. Per tutto il tempo si era sentita esaminata da capo a piedi, lo sguardo di Adrien aveva perforato persino le ossa.
Aveva saettato le iridi dal suo viso agli orecchini, lo aveva notato. Improvvisamente aveva iniziato ad insospettirsi, perché?
- Marinette, va tutto bene? - le domandò Tikki, sedendosi sul materasso e la citata voltò la testa nella sua direzione.
- Non lo so, Tikki. - si mise seduta a gambe incrociate - Adrien non ha fatto altro che scrutarmi come se stessi nascondendo qualcosa. -
La creaturina in rosso si pose di fronte alla mora e inclinò il capo di lato: - Lo stai facendo: sei l'eorina parigina! -
- Grazie per aver puntualizzato l'evidenza, eh. Davvero. - roteò gli occhi, stringendo il cuscino. - E se scoprisse che io sono... -
- Ladybug? - la interruppe e la fanciulla annuì. - C'è una buona probabilità. - ricevette uno sguardo infuocato -  Però non tutto il male vien per nuocere, giusto? Potrebbe essere l'occasione buona per dirglielo. -
Marinette scosse la testa: - No. -
- No? -
- Esatto. No! -
- Per quale motivo? -
- Ho paura. Paura che non mi creda. E... - sospirò - il suo giudizio, non so come, è quello che ho più in considerazione. Sì, anche quelli di Alya, Nino, mamma, papà... tuttavia lui... - si coprì il volto con il cuscino, soffocando così un urlo di frustrazione e batté i piedi sul letto. - Non capisco! Non capisco! -
Tikki rise: - Io capisco, invece. -
- Che intendi? - la kwami alzò le spalle, con un sorriso birbante. - Tiiikkiii! -
- Devi scoprirlo da sola. Col passare del tempo capirai. - 
- Mmmhh! Non sei affatto carina! - enfatizzò, mettendo il broncio.
- Grazie. Comunque... non fasciarti la testa prima di essertela rotta: Adrien ha solo dubbi, ha visto soltanto orecchini simili a quelli di Ladybug. Sai quanti ne esistono al mondo? -
- Mmmh... - mugugnò, guardando il soffitto. - Forse hai ragione. -
Tikki sfregò la sua guancia con quella della ragazza e sorrisero: - Non farti logorare dalle preoccupazioni. Devi solo essere cauta e non accadrà nulla. -
- Grazie, Tikki. Senza di te sarei persa. -
- Di niente, Marinette. -



- Adrien, non stai giungendo a conclusioni troppo affrettate? Capisco che tu sia curioso, ma mettere dietro la maschera di Ladybug il volto di Marinette... Andiamo! Non hai prove! - cercò di farlo ragionare Plagg, mentre gustava il suo camembert.
- Non lo so, Plagg. - si buttò a pancia in giù sul letto, pochi secondi dopo si mise seduto. - Però sono gli stessi orecchini. - 
- E con questo? - l'esserino volò fino al suo viso - Sai quanti ce ne saranno uguali ai suoi? -
- Il sorriso? E i capelli? - indicò i suoi - Solo ora mi sono reso conto che hanno il medesimo colore! -
- Ripeto: e con questo? -
- Ahh, non capisci! -
- Cosa? -
- Che sono confuso! - si alzò e arrancò verso la vetrata, posizionandoci la mano destra e guardando il cielo notturno. - E se fosse davvero lei? -
- Un vantaggio per te, no? -
- Un vantaggio? Di cosa parli? - gli chiese perplesso, guardandolo attraverso il vetro. 
- Ma insomma! Bisogna dirti per forza tutto o questa tua zucca vuota può cominciare a riempirsi di sale? - scosse la testa, sorpreso dalla cocciutaggine del ragazzo. - È piuttosto evidente. -
Adrien roteò gli occhi: - Se fosse lei... perché non me ne ha parlato? -
- Tu le hai mai rivelato che vesti nei panni di Chat Noir? - il biondo abbassò la testa - Amico mio, pretendi eccessivamente quando dovresti dare. Non richiedere cose che, probabilmente, sono frutto della tua immaginazione. Meglio se lasci perdere, dai tempo al tempo. - 
Alzò un sopracciglio, voltandosi: - Sei stato veramente tu a dirmi questo? Ti ho sempre considerato uno che mangia camembert e vive per esso. -
- Ehi, per chi mi hai preso?! - si offese il kwami, mostrando la zampetta. - Anche io posso essere un buon ascoltatore e consigliatore. Solo perché ti chiedo del formaggio e poi mi isolo nel mio piccolo mondo, non sono da etichettare come uno che non pensa al bene degli altri, eh! Tsé! - 
- Scusami, scusami. - alzò le mani Adrien, sorridendo e la creaturina in nero si diresse verso la scrivania, prendendo un altro pezzetto del suo cacio.
Le parole di Plagg erano vere. Lui non si era mai esposto nel rivelarle la sua doppia identità, quindi non era nelle condizioni di esigere un responso che, presumibilmente, non sarebbe arrivato. Solo... aveva paura. 
- Domani hai scuola, giusto? Faresti meglio ad andare a dormire. -








*Angolino dell'autrice*
Buon salve! Eccomi tornata con il primo capitolo! Cosa ve ne pare? Forse frettoloso? Mmh... Be', io penso che... quando inizi a provare qualcosa di più di una semplice amicizia... cominci a notare tutto quello che prima non hai mai mai notato. Il sorriso, il modo di fare, di pensare! Penso sia normale, non credete? ^__^''' Ok, parlo troppo. xD Ahahah! Non ne capiva il motivo, Ancora quella sensazione. Mi stupisco di quanti amici pronuncino queste parole nel momento in cui si rendono conto di avere un battito in più in presenza del/la suo/a migliore amico/a all'improvviso. xD Ciò nonostante è la pura realtà di tutti i giorni. Abbastanza fastidioso, vero? Ahah!
Spero vi sia piaciuto. ^__^ Fatemi sapere. Alla prossima!
Da: SweetAinwen. 
P.s: Perdonate la mia poca fantasia nel creare Lucky charm, se non vi è piaciuto... chiedo venia. xD

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Capitolo 3
*** Disagi. ***








Disagi.

 
Avere dei segreti presenta questo inconveniente: perdiamo il senso delle proporzioni
e non ci rendiamo più conto se il nostro segreto è importante o no. 
(Edward Morgan Forster)




La professoressa si era ammalata e al suo posto c'era supplenza. In classe c'era un continuo chiacchiericcio, con risate e fogli di carta che volavano in tutte le direzioni. Marinette, Adrien, Alya e Nino facevano battute su ognuno dei quattro e i primi si davano gomitate a vicenda, non riuscendo a smettere. 



Chloé guardava i due con una mano a sorreggersi la testa, infastidita dal legame che avevano creato. Insomma, cos'aveva Marinette più di lei? Era ricca, bella, intelligente... In un'unica parola: perfetta!
Invece quella poveraccia non possedeva altro che una boulangerie in cui aiutava i genitori, il suo non era un vero futuro.



- La piantate di fare i piccioncini? - proferì Nino indicando il biondino, suo compagno di banco, che aveva avvolto il collo della mora con un braccio, seduta dietro il ragazzo e poi additò lei. - Lo sappiamo perfettamente che vi amate un botto, ma non c'è bisogno di mostrarlo senza ritegno. - aggiunse ammiccante, seguito da Alya.
- Infatti: state sempre appiccicati, non posso nemmeno fare un po' di shopping con Marinette che subito tu - guidò l'indice su Adrien - la prendi a braccetto e la porti via! - appoggiò una mano sulla fronte - Sul serio... manca poco che tu le chieda di vivere insieme. -
Marinette scoppiò a ridere, le guance di un leggero rosato, mentre Adrien diventò rosso come un pomodoro, nascondendo il viso tra le braccia incrociate.
- Niiinooo! Alyaaa!- li rimproverò, rafforzando la presa delle mani sugli avambracci.
- Adrien, hai... hai... hai le orecchie rosse! - gli fece notare la ragazza tra le risate, insieme agli altri due.
- Shorty! Non ti ci mettere pure tu! - mise il broncio, facendo sbucare dal suo riparo solo gli occhi.
Alya si avviluppò a Marinette, facendogli la linguaccia: - Perché, scusami? Solo tu puoi ridere di lei? - 
- Ingenuo di un Adrien! - lo prese in giro Nino, battendo una mano sulla spalla del biondo, che sbuffò.
I bulbi del ragazzo furono attratti dalla risata di Marinette inconsapevolmente e il cuore martellò velocemente nel petto, mozzandogli il respiro. Il suo sorriso, da un po' di tempo, era diventato letale. Ogni volta che si avvicinava, parlava o altro, avvertiva un calore travolgente propagarsi per tutto il corpo. Era piacevole, molto... Con lei si sentiva al sicuro, protetto da ogni male e, lo ammetteva, si fidava ciecamente. Diceva qualcosa, anche la più stupida? Ci credeva. 
Marinette, sentendosi osservata, voltò il capo nella sua direzione, precedentemente poggiato sulla spalla della sua migliore amica mentre ridevano ad un'altra battuta di Nino sul platinato e sorrise. Un sorriso sincero, in cui mise tutto il bene che gli voleva. Era strano, ma il suo muscolo cardiaco cominciò a battere forsennato, come se fosse emozionato. Le iridi verdi del suo migliore amico la fissavano con serenità e con qualcos'altro che... le sconvolse i sensi. Anche lei si sentiva tutelata in sua presenza, ogni preoccupazione svaniva come per magia e c'erano soltanto lei e lui. 



Chloé strinse i pugni, dopo aver notato gli sguardi profondi che Adrien e Marinette si erano rivolti. Com'era concepibile una cosa del genere?!
- Ma guardali, Sabrina. Bleah. - 
La citata annuì, concorde con le sue parole e si mise a braccia conserte, fissando i due: - Però stanno bene ins... - fu interrotta dall'occhiata assassina che ricevette dalla ragazza e deglutì. - Sarebbe meglio separarli, non credi? -
- Ed è esattamente quello che farò a breve. - disse sorridendo.



- Voi cosa che ne pensate di Ladybug? - domandò di punto in bianco Adrien, facendo sbattere più volte le palpebre ai tre amici per l'entrata in scena di quel quesito.
- Sai benissimo cosa ne penso, Adrien. - gli ricordò Alya, poi mostrò il cellulare. - Ho creato io il Ladyblog! -
- Già. Scommetto che in casa imita persino i suoi combattimenti, inciampando dove non c'è niente. - la canzonò Nino, ridacchiando.
La diretta interessata ridusse gli occhi a due fessure e avvicinò il viso al suo: - Vuoi morire giovane, per caso? Perché ho proprio voglia di strozzare qualcuno. -
- Io sono qui. -
Adrien e Marinette risero, dopodiché il primo la scrutò, attento. Il giorno precedente le parole della giovane non erano riuscite a persuaderlo, anzi, avevano instillato altri sospetti a quelli che già stavano prendendo forma. Ora la stava mettendo alla prova, stava cercando di capire il motivo di quelle somiglianze con l'eroina di Parigi. Sapeva che avrebbe dovuto lasciar perdere, ma era più forte di lui: voleva e doveva sapere.  
- E tu, Marinette? -
- Oh, be'... Salva la nostra città, no? Questo mi basta per comprendere che è una dei nostri. - 
- Amica mia, non cambierà mai questo tuo lato, vero? - Alya scosse la testa - Non ti ho mai sentita rispondere correttamente quando ti hanno posto domande su qualcuno. - 
- E credo proprio che questo peggiorerà con il passare del tempo. - aggiunse Nino, una mano sotto il mento, finto addolorato. 
La mora mise il broncio: - Scusatemi tanto, eh, se non sono capace di dare un giudizio! -
- Fai bene... Shorty. - ridacchiò Nino, con tra le dita la visiera del suo cappello rosso, accompagnato da Alya.
- Bravi! Che begli amici! - 
- Però... potrebbe essere chiunque. Persino qualcuno che conosciamo. -
Marinette deglutì. Ok, era tutto a posto, nessuno poteva capire che era lei... se non fosse per l'occhiata del biondo fissa su di sé. E, ovviamente, quattro paia di occhi seguirono il suo sguardo.
Disagio. Disagio puro. Le iridi celesti cominciarono ad osservarsi attorno per trovare una via di fuga, mentre tentava di celare la testa tra le spalle. Stava sudando persino freddo! 
"Maledizione! Di' qualcosa, fa' qualcosa!", si ammonì, torturandosi le mani.
I padroni di quei bulbi si confusero, aggrottando la fronte. Qualcosa non andava. 
- Quelle volte in cui l'ho vista, aveva i tuoi stessi orecchini. - li indicò Adrien e Marinette, d'istinto, ne coprì uno con le dita.
- Oh, davvero? -
- Marinette sarebbe Ladybug? Questo intendi? - gli chiese Nino, alzando un sopracciglio. 
- Be'... N-Non ho detto questo. -
- Caro Adrien... sul fatto che possa essere qualcuno di nostra conoscenza è plausibile, - enunciò Alya, mettendosi a braccia conserte. - però dire che è la qui presente Marinette - la guardò - non ti sembra frettoloso? Insomma, solo perché hanno gli stessi orecchini? - scosse la testa, con Nino che fece lo stesso. - Bisogna avere prove concrete. - Marinette chiuse gli occhi, sollevata.
"Sei un angelo, Alya!", la ringraziò mentalmente la mora, sorridendo. 
- E te lo sta dicendo una sua fan, figuriamoci una persona che non lo è. - gli rammentò il castano, aggiustandosi le cuffie. 
- Marinette, poi, è così goffa che lo yo-yo le cadrebbe senza far nulla. - la derise la bruna, l'indice sulla guancia della fanciulla, che schiaffeggiò.
- Potrei stupirti. - fece schioccare la lingua - Da chi meno te lo aspetti, cara Alya. -
Una risata abbastanza rumorosa fece tacere i presenti: - Andiamo! Tu, Ladybug? Ma chi vuoi prendere in giro! - la contraddisse Chloé, alzandosi dal suo posto e avvicinandosi alla ragazza. - Allora io sarei Chat Noir. -
- Ehm... è un maschio. - fece presente Adrien, turbato. 
- Ero ironica. - precisò la bionda, un braccio piegato all'ingiù, con il gomito sorretto dalla mano dell'altro. - È impossibile che tu sia lei. Non sei adatta a quel ruolo, una nullità come te. -  la squadrò da capo a piedi.
Ma come si permetteva quella inutile ragazza senza cervello di offenderla?! Adrien si irritò, strinse i pugni e si alzò di botto, aprì la bocca e...
- Ha parlato quella che non ha mai fatto niente di buono nella vita. - la voce di Marinette arrivò decisa alle orecchie di tutti, non si era accorto che la ragazza si era issata nello stesso momento in cui lo aveva fatto lui. - Vorresti dire che tu saresti perfetta nei suoi panni? Non essere ridicola! Al minimo movimento: << Oh, mi si è rotta un'unghia! >>, << Oh, mi sono fatta male il piede! >>, << Oh, no, il mio vestito! >>, << Oh, no, i miei capelli! >> - imitò la sua voce, gesticolando con le mani. - Oh di qui, oh di là! - posizionò il volto ad un centimetro da quello di Chloé, gli occhi a due fessure. - Questi tuoi problemi di inferiorità, insieme ai vestiti firmati... mi fanno una pippa. -
Ci fu il silenzio alla fine di quelle parole, erano tutti rimasti a bocca aperta di fronte alla determinata Marinette che rendeva pan per focaccia alla viziata e vanitosa Chloé. 
Adrien non poteva crederci, come Alya e Nino. Non l'avevano vista in nessuna occasione usare termini di quel genere, era esplosa come una bomba ad orologeria. 
- E comunque... era una conversazione tra amici, vanitosa impicciona. - La campanella suonò e Marinette prese la cartella tra le mani, mentre gli altri rimasero immobili a guardarla: - A domani, Mlle Parfaite*. - e uscì dalla classe, che in pochi secondi si riempì dell'ilarità dei ragazzi e Chloé digrignò i denti, furiosa. 



- Da chi meno te lo aspetti, eh? - gli diede una gomitata Nino, nel momento in cui scendevano le scale esterne della scuola. - Tu la sai lunga, molto lunga. - 
- Che imbarazzo! - si coprì il volto con lo zaino - Sarà peggio di un vulcano in eruzione! -
- Altroché! - 
Marinette guardò male Alya: - Grazie, mi sei di conforto. - Nino e Alya risero.
Si resero conto che Adrien camminava silenzioso, davanti a loro, le mani nelle tasche del giubbotto e la testa china. 
- Dite che è rimasto talmente scioccato dalle tue parole volgari che ha perso la lingua? - domandò la bruna, facendo ridere il castano e roteare gli occhi della mora.
- Non credo sia questo, Alya. Vado da lui. - avvertì, correndo nella sua direzione.
- Consola il tuo ragazzo! Così si fa! - 
Marinette si girò, lanciando un'occhiata in tralice a Nino, poi riprese il suo cammino: - Ehi, Failed Model! - Adrien la guardò - Tutto bene? -
- Mmh. Sono solo rimasto, come dire, sorpreso da quello che hai detto. - 
La ragazza si grattò una guancia con un dito: - Mi... Mi dispiace che ti abbia sconvolto. -
- No, no, che dici! - negò ridendo - Anzi! Sei stata fenomenale! - la elogiò, avvolgendole il collo con un braccio.
Marinette sentì le guance andare a fuoco e il cuore batteva all'impazzata per quella vicinanza. Oh, cavolo! Ecco che ricominciava a martellare senza apparente motivo, cosa stava succedendo? Più andava avanti e più non riusciva ad afferrare il concetto. Lo stesso valeva per Adrien: il suo corpo si era surriscaldato al minimo contatto e percepiva il sangue scorrere nelle vene. Era possibile? Diamine! All'improvviso due iridi azzurre si trovarono nella sua visuale, accelerando il suo respiro, che si fuse con quello della fanciulla. Fu attratto dalle labbra semichiuse di quest'ultima, sembravano chiamarlo, erano vicine... 
Poteva solamente sfiorarle? Non era un reato, giusto? Marinette aveva i medesimi pensieri. Era come l'ape col miele: irresistibile, anche un piccolo assaggio sarebbe bastato. Ecco, c'erano quasi, pian piano e...
- Sei stata fenomenale! E un bel bacetto lo vogliamo mettere? - si intromise Nino, appoggiando il gomito sulla spalla del biondo, che voltò lentamente il capo nella sua direzione con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. - Ho... interrotto qualcosa? -
Alya scosse la testa, le dita ai lati della fronte e i bulbi chiusi. Davvero non aveva notato niente? Persino un cieco li avrebbe lasciati in pace in un momento come quello così idilliaco!
"Sul serio, Nino... mi stupisco della tua stupidità alla tua età.", pensò senza speranza.
Ambedue sentirono un Sì! da parte di Adrien e un No. da Marinette. Questo li fece riflettere molto sui pensieri differenti che avevano il biondo e la mora su ciò che li circondava.
Adrien la guardò: - Sul serio? Non ha interrotto niente, Marinette? - le chiese infastidito e non ne comprese il motivo.
- Esatto, Adrien. - aggrottò la fronte - Perché? - 
Alya sospirò delusa, mentre Nino ridacchiò nervoso: aveva irritato l'amico. 
- Niente, lascia stare. - rispose triste, grattandosi il mento.
Marinette rimase sorpresa da quello che vide. Era solo una sua impressione o quello era proprio...
- E questo? - domandò, prendendo la mano del ragazzo tra la sua. - È lo stesso anello di Chat Noir, cambia solo il colore. - lo fissò, mentre lui sfilava via la mano e la celava con l'altra.
Le iridi saettavano da un lato all'altro, evitando le sue che ora erano ridotte a due fessure. Ecco cosa succedeva nel tempo in cui credevi di avere il via libera e, invece, dovevi stare attento a non mostrarti troppo! Il quesito posto a Marinette gli si era ritorto contro senza tregua e ora doveva raccontarle un'altra bugia. 
- Oh, dav... -
Delle urla interruppero la loro conversazione, facendoli voltare insieme agli altri due. La gente correva in ogni dove, dopodiché videro una donna colpita da un raggio di colore giallo, trasformandola in un qualcosa di non definito dal tono ocra. Infine, da dietro le mura di un palazzo, venne fuori una ragazza. Indossava una giacca di lana, un top, dei jeans strappati in vari punti con delle scarpe col tacco; eyeliner, mascara e rossetto. Paglierino. Completamente e rigorosamente paglierino. Quel colore dominava su ogni cosa.
- Maaariiineeette! - si guardò attorno, finché non la vide alla sua destra, insieme agli altri tre che la osservavano immobili. - Oh, eccoti qui! Mi presento: - si incamminò - sono Mlle Parfaite... -
"Mlle Parfaite?", pensarono i ragazzi.
- E la mia specialità è rendere tutto perfetto. Che ne dici, Marinette, - allungò il braccio destro, stringendo la mano a pugno e sorrise maligna. - ti va di essere perfetta? - urlò le ultime parole, scagliando contro di lei un fascio luminoso.
Adrien la prese per la vita, Nino agguantò la mano di Alya e si diressero in direzioni opposte per evitare il colpo, iniziando a correre.
- Abbiamo perso Nino e Alya! - constatò Marinette, mentre guardava dietro di sé. 
- Credi non me ne sia accorto? - si fermò, facendo sbattere la ragazza contro la sua schiena, evitando così il raggio e decise di cambiare strada. - Riesci a capire chi è? - le domandò, zigzagando per schivare quei maledettissimi fasci che iniziavano ad irritarlo.  
- No! L'aspetto di una persona posseduta dall'akuma cambia in base alle sue passioni e i suoi hobby! -
Si nascosero dietro delle mura, appiccicandosi il più possibile ad esse e Adrien la guardò, aggrottando la fronte: - Come fai a dirlo? -
- Oh, be', ho notato questo quando li ho visti! - sorrise a trentadue denti, ridacchiando nervosa, nel momento in cui il biondino si insospettì. 
- Non puoi nasconderti da me! - il raggio le sfiorò il piede destro, facendoglielo tirare indietro di scatto e facendola urlare, rifugiandosi tra le braccia del ragazzo, ricominciando subito a correre. - La pagherai per avermi umiliata in quel modo in classe, nessuno si deve permettere di osare tanto con la sottoscritta! - sbottò furibonda, i pugni a mezz'aria. 
A quelle parole i due sgranarono gli occhi: "Chloé!", pensarono simultaneamente.
Erano passati vari minuti dalla loro fuga e ora si trovavano in un vicolo cieco, mentre Mlle Parfaite camminava tranquillamente osservandosi attorno.
- Non dirmi che si è fatta akumizzare solo perché qualcuno le ha spiattellato in faccia la verità?! È assurdo! - si portò le mani ai capelli, alzando gli occhi al cielo.
- Chloé si infuria persino se una persona le cammina davanti. - sussurrò Adrien, lasciando allo scoperto metà viso per vedere dove si trovava la ragazza in giallo.
Marinette alzò un sopracciglio: - Fantastico. - si mise a braccia conserte - L'hai davvero sopportata per tutto questo tempo? Io non avrei resistito nemmeno un minuto. - Adrien la fissò con un lato della bocca all'insù e un sopracciglio alzato, per poi ridere. - Non ci trovo niente di divertente. -
- Vado a dare un'occhiata. Tu aspetta qui, ok? - 
- Cosa? Aspetta! - sospirò frustrata, quando vide che ormai era lontano. - Per quale ragione si comporta sempre così? -
- Non abbiamo tempo, Marinette. Sbrigati! - le ricordò Tikki, mentre usciva allo scoperto. 
- Hai ragione. Tikki, trasformami! - fu avvolta da una luce rossa, che diede inizio alla metamorfosi. - Bene! Vediamo di risolvere la faccenda velocemente! - mosse un passo nel momento in cui era prossima a lanciare il suo yo-yo, ma calpestò col piede qualcosa, facendole abbassare lo sguardo e sgranò gli occhi: - Ma è... - la raccolse - la collana di Adrien. -
Era quella regalatale a Natale dal ragazzo e sorrise. Probabilmente il pezzetto della catenella a cui il gancio era agganciato si era rotto e a causa di questo problemino le era caduta. 
"Devo fare più attenzione.", pensò, mentre se la rimetteva al collo e la celava all'interno della tuta da coccinella.


- Ti troverò, Marinette e quando lo farò non avrai più il coraggio di usare quel tono e quelle parole con me! - gridò Mlle Parfaite, stringendo i pugni. 
- Oh-oh, qui qualcuno è parecchio arrabbiato. State giocando a nascondino? - scherzò Chat Noir, una mano poggiata al muro per sorreggersi e l'altra che faceva volteggiare la sua coda.
La ragazza emise un ringhio, sparandogli contro uno dei suoi raggi, che fu prontamente evitato con un ampio salto e capriola.
- Mmh, Mlle Parfaite non ha senso dell'umorismo, a quanto pare. -
- È la tua comicità a fare pena. La questione è diversa. - proferì Ladybug con le mani sui fianchi, sorridendo e spaventandolo lievemente. - Oh, ti ho spaventato? Scusami tanto, Chaton. - ridacchiò.
- Ah-ah! Piuttosto, cerchiamo di... - fu interrotto dall'avversaria che spanse un urlo rabbioso, scagliando un altro attacco e i due balzarono su un tetto.
- Non vi intromettete! - esclamò, alzando il braccio e dall'oggetto sulla mano destra fuoriuscì lo stesso bagliore che costrinse gli eroi a correre per non esserne vittime. 
- L'akuma si trova all'interno di quell'anello. - gli disse, saltando un comignolo a testa. - Tu vedi di distrarla, va bene? - lanciò lo yo-yo e Chat allungò il suo bastone, cadendo in piedi sul suolo. - Possibilmente senza lasciarti trasformare in una strana cosa gialla. - aggiunse, scuotendo la testa.
- Hmf! Per chi mi hai preso? - 
Un raggio gli colpì la coda, divenendo mezza ocra ed entrambi indietreggiarono. 
- Per uno stupido. - 
- Era una domanda retorica. -
Sorrise: - A cui ho voluto rispondere. - Chat sbuffò e lei ritornò seria. 
- Ehi, Mlle Parfaite, vediamo come te la sai cavare con i gatti neri. - detto questo, corse nella sua direzione facendo roteare l'asta.
La citata cominciò a sparare uno dietro l'altro attacchi su attacchi che venivamo facilmente schivati da Chat Noir, finché non si ritrovarono a combattere corpo a corpo. 
Ladybug scagliò in aria il suo yo-yo: - Lucky charm! - tra le mani si ritrovò uno specchio - A cosa dovrebbe servire? -
- A riflettere? - suggerì Chat Noir, bloccato dalla bionda a cavalcioni su di lui, che spostava da un lato e dall'altro la testa per non essere preso dai pugni della ragazza.
Ladybug scrutò la zona circostante e sorrise: - Chat, seguimi! - 
Il biondo spinse la nemica di lato e fece ciò che la mora le aveva chiesto, insieme a Mlle Parfaite, che si alzò infuriata per il trattamento subito. 
- Preparatevi a subire la mia ira! - 
- Chat Noir, al mio segnale devi distruggere il cartellone pubblicitario! - Lanciò il suo yo-yo e si diede uno slancio, atterrando su un palazzo di media altezza. - Ehi, Mlle Parfaite, perché non rendi perfetta me? - la citata urlò ancora una volta con rabbia, battendo un piede per terra e scagliò il suo raggio. Ladybug mise al centro lo specchio e, prima che l'attacco raggiungesse quest'ultimo, urlò: - Ora! -
Il ragazzo portò la mano destra a mezz'aria: - Cataclisma! - la poggiò su quello che faceva da sostegno al manifesto ed esso iniziò a cadere, mentre il fascio luminoso si scontrò contro la superficie riflettente e rimbalzò sul primo, trasformandolo in qualcosa dal colore pagliarino non identificato e non letale.
La bionda si girò e sgranò gli occhi, muovendo dei passi indietro, ma senza successo, finendo intrappolata: - No, no, no! - 
- Prendi, Ladybug! - gridò Chat Noir, dopo aver sfilato l'anello dalla mano della ragazza e averlo lanciato in aria.
Ladybug si lasciò cadere nel vuoto, afferrò l'oggetto e... il cuore del ragazzo rallentò i battiti. Vedeva a rallentatore lei che, grazie allo yo-yo che stava facendo roteare sopra la sua testa, planava verso il basso e dalla parte superiore della tuta, all'altezza del collo, era sbucata fuori... una collana. Non una qualunque, ma quella che aveva donato a Marinette. Identica. Perfettamente.
Osservava quel piccolo dono beffarsi di lui in bella vista e sentiva persino quella sottospecie di tintinnio che producevano quelle catenelle quando venivano a contatto con fattori esterni. Tutto lentamente, come in un film e rimase con la bocca socchiusa e il capo muoversi a destra e a sinistra, negando ciò che stava vedendo. Provando a negare.
- Niente più malefatte, piccola akuma. - detto questo la purificò e dopodiché scagliò in aria l'arnese che li aveva aiutati, riportando tutto alla normalità. - Ben fatto! - esclamò, aspettandosi che il partner ricambiasse il pugno, ma ciò non accadde.
Girò tutto il corpo nella sua direzione e un forte... disagio prese il sopravvento. L'espressione che coinvolgeva il suo viso era... strana, spaventata? Le palpebre erano aperte al massimo, riusciva a notare addirittura le pupille ristrette e aveva le mani a mezz'aria. Tremavano. 
- ... Chat...? - pronunciò titubante, corrugando la fronte. - Stai... be... ne...? - 
Nell'istante in cui parlò, Chat Noir si avvicinò lentamente. I piedi erano come il piombo: più passi faceva e più era difficoltoso andare avanti. Le braccia si allungarono, finché le mani, prima la destra e poi la sinistra, non si posarono sulle gote della mora, che esaminò il suo comportamento con disagio. Esatto. Quegli occhi li vide saettare su tutto il suo volto, scuotendo la testa... con... con cosa? Paura, ansia, sorpresa? O tutto insieme? L'unica cosa che sapeva era dell'insistenza di un macigno, un maledetto macigno, che la schiacciava senza pietà. 
- Sei tu...? - mormorò flebile lui, mandandola in confusione. 
- Chat, smettila. Mi stai spaventando! - 
Non le diede ascolto e prese tra le dita il ciondolo a forma di cuore spezzato: - Questa collana... è... - 
Fu interrotto dalla ragazza che, poggiando una mano sulla sua spalla, mise distanza tra loro. Ok, qualcuno stava iniziando a dare di matto e non le piaceva per niente il modo in cui le guardava la collana. In fondo era un oggetto abbastanza comune! Cosa c'era di strano? Il beep-beep dei loro miraculous li avvertì del poco tempo che avevano a disposizione.
- Credo tu abbia mangiato cibo per gatti scaduti, Chaton. Cambia padrone o diventerai pazzo! - sdrammatizzò, sorridendo e si voltò, tuttavia venne bloccata per un braccio. 
- No! - 
- Cosa?! - lo guardò stupita.
- Non ti lascerò andare, questa volta. - strinse la presa, mentre i lineamenti del suo viso si indurirono. 
- Ma che ti prende?! Lasciami! Mi fai male! - 
Il biondo si riprese, mollando di scatto il suo avambraccio: - Io... Io... Scusami. Scusami. - 
Prese il suo bastone e lo allungò, scappando dalla situazione che si era creata e lasciando Ladybug sola... con una miriade di domande che non sarebbero uscite dalla sua bocca. 



Rise di gusto. Oh, sì! Dei sentimenti negativi stavano pian piano venendo a galla ed essi sarebbero stati sicuramente d'aiuto, dall'istante in cui aveva percepito quel piccolo cambiamento il giorno prima...
Finalmente avrebbe raggiunto il suo scopo!
- Continua così, Chat Noir. Continua così. -



Adrien gettò con rabbia lo zaino sul letto, ringhiando come un cane che non aveva ricevuto il suo osso quotidiano e camminò avanti e indietro con le mani tra i capelli. 
- Si può sapere che cos'hai? E vorrei il mio camembert. -
- Prenditelo da solo il tuo stupido formaggio! - gli urlò contro, osservandolo rabbioso.
Plagg indietreggiò di fronte a quel suo stato d'animo. Non lo aveva mai visto fare così e non ne capiva nemmeno il motivo. Ciò nonostante doveva essere qualcosa di davvero grave se era furibondo fino a quel punto. 
- Gli stessi orecchini. Va bene, fa niente! Ce ne sono parecchi! Lo stesso colore dei capelli e anche su questo... bene! - sproloquiò, gesticolando con le mani. - Ma la collana... - 
- Adrien, sono solo coincidenze! -
- Coincidenze?! Vedere due cose che somigliano in modo incredibile a: un regalo che io ho fatto alla mia migliore amica e degli ornamenti che sempre lei indossa! - li contò sull'indice e sul medio, mentre il primo dell'altra mano toccava i due, per poi piegare le braccia all'altezza delle spalle, fissando il soffitto. - Puoi ancora parlare di coincidenze? - lo fissò - Si va oltre esse! Marine... -
- È solo una ragazza comune, con un migliore amico capace di trasformarsi nel paladino della giustizia Chat Noir e che non le ha ancora rivelato la sua doppia vita. - sospirò - Credimi, ho un brutto presentimento su questo. Dille una volta per tutte la questione e finiscila qui! La tua vita sarà in serio pericolo, se non la smetti di tormentati! Te lo dico da amico! -
- Plagg, è difficile quando hai per la testa che una persona, non una qualunque, ma colei con cui hai... hai qualcosa di... speciale. Sì, speciale! -
- Ti renderai conto che questo tira e molla è troppo pericoloso per voi, potreste pentirvene nel momento in cui sarà tardi per farlo. - lo avvisò il kwami, la testa bassa. - Perché non glielo chiedi direttamente? Ti toglieresti ogni dubbio. - Adrien scosse la testa. 
Era facile per lui parlare, come se lei rispondesse in modo affermativo. 



- Marinette, Marinette! Parlami! - cercò la sua attenzione la kwami, volandole attorno, mentre lei era rannicchiata su un fianco con tra le mani un cuscino su cui aveva affondato il volto.
- Oh, Tikki... il suo sguardo, le mani che tremavano... - strinse la presa - Mi ha spaventata da morire! -
- Marinette... - si rattristò - Dai, non preoccuparti. Probabilmente avrà avuto una giornata no. -
- Mi ha detto: << Sei tu...? >>. -
- Non ci pensare, vedrai che sarà tornato come prima. In fondo è Chat Noir. -
- Mmh. - annuì. Il cellulare squillò e lo prese, rispondendo: - Pronto? -
- Marinette? -
- Oh, Adrien. Dimmi. - 
- Ti sento giù, è successo qualcosa? - 
Sospirò: - No. Mi sono addormentata e ho fatto un brutto sogno. -
- Mmh. Ok. Ci vediamo domani a scuola, allora. - e chiuse la comunicazione, lasciandola stupita e guardò Tikki.
- Cosa... è appena accaduto? - la creaturina alzò le spalle, inclinando la testa di lato.
- Faresti meglio a raccontargli la situazione. Sto iniziando ad avere un brutto presentimento e temo che finirete in guai molto seri, se non ci date un taglio. -
- Tikki... non è facile. Dovresti capirlo. - 
- Sforzati. -
- Sono stanca... - si alzò dal letto, avvicinandosi all'armardio. - e domani ho scuola. - lo aprì e prese il pigiama. - Non ho tempo per questo! -
- Ma Marinette, se non lo farai... -
- Non succederà niente. - la interruppe, voltandosi. - Cosa potrebbe mai andare storto, a parte la mia doppia identità messa allo sbaraglio? - sorrise - Niente, Tikki. Non ti preoccupare, non permetterò che scoprano la posseditrice del Miraculous. E poi hai sempre detto che non devo dire a nessuno che sono Ladybug, è anche una contraddizione la tua.- Tikki sospirò, rinunciandoci. 



- Va bene, va bene! - sbottò spazientita Alya, le dita che premevano ai lati della fronte, zittendo il ragazzo. - Abbiamo capito, Adrien, che ammiri profondamente Ladybug, ma ora dacci un taglio! Ci stai mettendo a disagio con tutte queste domande. - 
- A disagio? - ripeté il ragazzo, confuso. 
Nino si portò una mano dietro la nuca: - Sì. Sono due giorni interi che non fai altro che parlare di Ladybug, impuntandoti su Marinette. Amico, la osservi in un modo davvero strano, come se ti stesse nascondendo un peccato capitale. -
Adrien spostò l'attenzione sulla mora, che si torturava le mani e alzava di tanto in tanto la testa, timidamente. Non si era mai sentita così in vita sua, l'oppressione di ogni interrogativo che il ragazzo aveva fatto si era accentuata ad ogni minuto, ora, che passava. Era mirato, Adrien aveva dei sospetti su di lei che non se ne sarebbero andati via facilmente, ma se continuavano di quel passo ~ lo captava in ogni fibra del suo essere, era fastidioso ~ tutto sarebbe sfociato in una... disgrazia. Perché riscontrava quel tipo di conseguenza a quel tira e molla che stava causando? Si sentiva pesante. Forse Tikki aveva ragione... forse
Persino il castano e la bruna avvertivano un macigno interiore: Adrien quando aveva un pensiero per la testa era difficile levarglielo. Però, cavolo! Stava esagerando! 
- Scusatemi. Mi dispiace Marinette... solo... - sospirò con tristezza.
La ragazza sorrise dolcemente: - Noti parecchie similitudini tra me e Ladybug. - si avvicinò e gli scompigliò i capelli - Non fa niente, Failed Model. Errare è umano. L'importante ora è aver capito che è tempo perso: Ladybug non è mica me. - specificò, chiudendo gli occhi e portando un pugno al petto, orgogliosa.
- Sì, una goffa, smemorata e cocciuta ragazza di diciassette anni! - aggiunsero ridendo Alya e Nino, la prima coprendosi la bocca con una mano e il secondo piegandosi in due.
- Cooosa?! Se vi prendo...! - iniziò a rincorrerli e ambedue andarono in direzioni opposte, facendole battere un piede per terra: - Venite qui! Ho due amici idioti! -
Adrien rise non appena la vide cadere in avanti, mentre Alya e Nino cercavano di trattenere l'ilarità incontrollata che si era impossessata di loro e urlavano a gran voce Schiappa!, innervosendola ancora di più.
- Sei ancora convinto che lei sia Ladybug? - la voce di Plagg le arrivò alle orecchie, nascosto all'interno del giubbotto e mostrando solo i bulbi verdi.
- No... Credo. - 
- Ti pareva. - commentò il kwami, roteando gli occhi.







*Angolino dell'autrice*
*Miss Perfettina. 
Rieccomi qui! Vi è piaciuto questo secondo capitolo? Mmh... Cosa ne pensate dei dubbi e dei disagi dei protagonisti? Vi sareste mai immaginate Adrien in questi atteggiamenti? Io no! È stato difficile scrivere quelle parti, ma ci sono riuscita! xD 
Fatemi sapere cosa ne pensate, questo capitolo è parecchio... ehm... come dire? Strano? Abbastanza... mmmh... ok, la smetto. xD È meglio. 
Alla prossima Miraculosianiane! xD
Da: SweetAinwen. 
P.s: Chiedo ancora venia per il Lucky Charm. xD

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Capitolo 4
*** Incubi - Parte I. ***



Incubi.
Parte I.

 

Ciò che ci teniamo nascosto dentro diventa veleno e ci fa del male: più siamo segreti, più diventiamo malati. 
(Andrea Gasparino) 






Canticchiava, camminando per la strada dopo aver fatto la spesa per la mamma. Era un lavoraccio portare quella busta pesante, ma era contenta di poter aiutare. Così aveva anche occasione di guardarsi un po' intorno per i preparativi della festa. Tra pochi giorni era il compleanno di Adrien e aveva deciso insieme ai compagni di classe di fargli una sorpresa che non avrebbe mai dimenticato. Purtroppo ci sarebbe stata Chloé e a nessuno andò giù quella disgrazia, tuttavia non potevano non farla partecipare. Era pur sempre un'amica del ragazzo. Sbuffò. Davanti a sé vide di spalle un tipo dai capelli biondi e, grazie alla sua andatura, comprese chi fosse.
Sorrise e corse nella sua direzione: - Adrien! - lo chiamò, posandogli una mano sulla spalla.
Lui si girò e il sorriso di Marinette si spense. Il fanciullo aveva delle orecchie sulla testa, una maschera a coprirgli metà viso e una tuta aderente nera. Ma che diamine...? Non era Adrien!
- Chat Noir? - 
Improvvisamente il paesaggio iniziò a svanire con lentezza, costringendola ad osservarsi in giro, spaventata, finché non fu circondata dal nero più totale. 
- Che cosa sta succedendo? - lo guardò - Chat Noir! - sgranò gli occhi di fronte al ghigno che il biondo stava mostrando e il suo corpo fu percosso da brividi di terrore. - Perché stai ghignando? - 
Lui ridacchiò: - Prova ad indovinare. - disse, mostrando il suo bastone, che allungò. - Perché non mi hai mai detto niente? - inclinò il capo di lato - Non ti fidi di me? - 
- Che stai dicendo?! - gesticolò con le mani - Basta scherzare e troviamo una modo per uscire di qui! - gridò, indicando con la mano la zona completamente oscura. - Le tue battute da gatto provocatore non ci aiuteranno a risolvere questo inconveniente problematico! - si prese la testa tra le mani - Cerca di essere serio, una volta ogni tanto! Perché non ci riesci? - si scompigliò i capelli.
- Così mi offendi. - sussurrò divertito.
- Sei frustrante! - urlò, battendo un piede sul suolo. - Ora vieni qui e dammi una mano. - gli ordinò, girandosi.
Chat scosse la testa, con una lato della bocca alzato: - Quindi non hai capito, eh? - la mora lo guardò e lui portò in alto l'asta, facendole sgranare gli occhi. - Sei una bugiarda. Una bugiarda! - urlò le ultime parole, trascinando in avanti il bastone.
Marinette gridò, riparandosi il volto con gli avambracci e udii forte e chiaro il rumore dell'oggetto che cozzava contro essi. 






Aprì di scatto gli occhi e si mise seduta, afferrandosi la testa tra le mani, il respiro irregolare.
- Marinette, che cos'hai? Stai bene? - domandò velocemente la kwami, guardandola preoccupata.
Strizzò i bulbi, digrignando i denti: - Niente, Tikki. Solo... Solo un brutto incubo. - si alzò lentamente, sospirando e guardando fuori dalla finestra. 
- A me non sembra. Ti ha scossa molto, - la seguì, mettendosi poco dopo al suo fianco. - ti sei agitata nel sonno per tutto il tempo. Puoi dirmelo, Marinette. - la ragazza sorrise e scosse la testa. - Perché? - si rattristò. 
- Te l'ho detto: è stato solo un incubo. - fissò il cielo stellato, seria. - Uno stupido... incubo. -



- Allora, allora, allora! - iniziò Alya emozionata, dandole un colpo d'anca. - Che piano malvagio dobbiamo architettare per farlo cadere dritto nella nostra trappola? - Marinette ridacchiò e Nino scosse il capo. - Cosa c'è? -
- C'è che provo pena per te: così giovane e ci sono già tanti problemi. - alzò gli occhi al cielo - Eh, quanto mi dispiace. - 
La bruna mise il broncio: - Sempre a criticare e poi non vuole essere tirato in ballo. Non fare agli altri quello che non vuoi venga fatto a te stesso. - mentre parlava, il castano imita con la mano sinistra il becco di una papera, muovendo in sincronia la bocca. 
- Blah, blah, blah! Quanto sei noiosa! - 
- Ma vai all'inferno! - 
Marinette poggiò le mani una sulla spalla dell'altro, allontanandoli: - Su, su, non litigate. Dobbiamo pensare ad organizzare la festa a sorpresa per Adrien e scegliere i regali. - 
- Hai ragione, Marinette. - risposero all'unisono.
Si trovavano seduti su una panchina del parco, di domenica mattina per capire, infatti, come dar vita al party per il loro amico. Avrebbe compiuto diciotto anni e volevano che fosse indimenticabile! Avrebbero reso le loro idee delle bozze che poi avrebbero messo insieme a quelle dei compagni di classe, scegliendo alla fine la vera creazione. 
- Che ne dite di farla qui? - 
- All'aperto? Non farà freddo di sera? - proferì scettico Nino, a braccia conserte. 
- Però è il suo posto preferito. Chissà come mai? - Alya guardò Marinette, ammiccando e quest'ultima, sentendosi osservata, ricambiò lo sguardo con un sopracciglio alzato. - Non è qui che vi siete dati il regalo di San Valentino, - iniziò ad elencare sulle dita - Natale, al tuo compleanno... -
- Quindi? -
- Mmh. Hai ragione, Alya. - concordò il ragazzo con un dito sotto il mento. 
Marinette sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Si parlavano in codice, per caso? Chi li capiva era bravo!
- Comunque, per ideare l'allestimento possiamo chiedere aiuto a Nathanael: è bravissimo nel disegnare e grazie ai suoi schizzi possiamo vedere quale si adatta meglio allo stile di Adrien. Aggiungendo anche me possiamo mettere insieme qualcosa di carino. - 
- Sì, sono d'accordo. - annuì Alya, seguita da Nino. 
Il cellulare della mora iniziò a squillare e lo prese tra le mani: - È Adrien. Shh! - disse e si mise un dito davanti alla bocca. - Pronto? - 
- Ehi, Marinette, dove sei? - 
- Ehm, sono con Nino e Alya. Perché? -
- Che cosa state facendo? - domandò, aggrottando la fronte. - Come mai non mi avete chiamato? - 
- Ehm... - i due seduti ai rispettivi lati della ragazza gesticolarono con le mani e mossero la bocca. Lei li guardò come se fossero matti, saettando gli occhi da uno all'altra. 
- Marinette? - 
- Sì, sì, sono qui. Dimmi. - parlò velocemente e si morse il labbro inferiore, poi schiaffeggiò le mani degli amici, facendoli smettere. 
- Scommetto che quei due stanno facendo strane mosse da idioti come ogni volta che parliamo al telefono. -  
- Ehi, babbione! Idiota lo dici solo a Nino, io sono una ragazza per bene! - la voce di Alya lo raggiunse irritata.
- Tu, una ragazza per bene? Puah! Quanto sei comica! - Adrien rise, accompagnato da Marinette.
- Che ridi tu?! - 
- Scusatemi ma... siete troppo buffi! - si giustificò la mora, facendo sorridere il biondo.
Era inutile, la risata di Marinette gli calmava i sensi. E lui quietava lei? Scosse la testa. Ma che pensava? Fu attratto da Plagg, che ridacchiava sotto i baffi e ridusse gli occhi a due fessure. Con l'indice e il medio lo acchiappò e si ritrovarono faccia a faccia: Adrien lo guardava male e l'esserino sorrideva innocente. 
Il ragazzo sapeva perfettamente cosa passava per la mente del suo piccolo amico e... non le dispiaceva affatto. Lui e Marinette sembravano davvero una coppia? Peccato non lo fossero sul serio. Ah! Ecco di nuovo quei pensieri! Maledizione ad Alya, Nino, Plagg e a tutti coloro che esponevano quelle opinioni fraintendibili!
- Comunque aspettatemi lì, - Marinette sgranò gli occhi, smettendo di ridere. - arrivo subito. - 
- No! - urlò lei, spaventando i tre ragazzi. - In senso... Ci siamo incontrati per caso ed ora stiamo ritornando a casa. - rise nervosa, grattandosi la nuca. 
Alya sospirò, scuotendo il capo e Nino si strofinò gli occhi, facendo attenzione a non far cadere gli occhiali.
"Marinette rovinerà tutto.", constatarono i due, guardandola mentre tentava di convincere Adrien, per poi chiudere la chiamata con un Devo andare, ciao! 
Sospirò: - Dobbiamo fare attenzione. Adrien da un un paio di giorni sembra un falco a caccia di prede. Sto iniziando persino a preoccuparmi. - 
- Per la questione di Ladybug? - Marinette annuì. 
- Sinceramente sono preoccupato anch'io. - disse Nino - Insomma... da quando è così fissato di Ladybug? - alzò le spalle, curioso.
- Su questo hai ragione. Lo so perfettamente che vi somigliate. - la mora la guardò. 
- Cosa... intendi dire, Alya? - chiese agitata, deglutendo.
- Be', i capelli, gli orecchini... ma quante persone ci sono al mondo con le stesse cose? Non si possono nemmeno contare. - 
Marinette emise un leggero sospiro di sollievo. Questo piccolo dettaglio le stava salvando la vita e si sentiva davvero fortunata. Forse troppo.
Sorrise: - Ne sono a conoscenza anch'io. Infatti ho perdonato Adrien per essersi accanito così tanto. - 
Alya rimuginò, un dito sotto al mento: - Ti ricordi il giorno in cui abbiamo fatto l'audioconferenza e ci hai descritto lo strano comportamento di Adrien? - 
La mora guardò la bruna, tornando indietro di quattro giorni.





- Marinette? - 
- Mmh? - 
- Ieri non ti ho più trovata e ho creduto che Chloé ti avesse presa. - la ragazza deglutì, dandosi dei colpetti sul petto per fare andare giù il boccone. - Tutto bene? - domandò preoccupato.
Lei tossì, alzando il pollice all'insù: - Sì, sì. Mi è solo andato di traverso. - sorrise e Adrien scosse la testa, ridendo sotto i baffi.
Erano seduti ad un tavolo del bar, all'esterno, a fare un piccolo spuntino pomeridiano. Il ragazzo le aveva detto che doveva chiederle una cosa e che era meglio mettersi comodi. Le era sembrato strano, come nella chiamata fatta la sera precedente dopo aver sconfitto Chloé ed essere tornata a casa. 
- Comunque, dove ti sei cacciata? Potevi benissimo telefonarmi per farmi sapere se stavi bene. - 
Adrien osservò con attenzione la reazione di Marinette, che saettava le iridi da un lato all'altro e sentiva il suo piede battere sul suolo in modo frenetico. Un'altra caratteristica del suo disagio. 
- Ti stavo cercando! Sì! E il cellulare si era scaricato. Quindi... - si grattò la nuca - Mi dispiace. - abbassò il capo. 
- La collana... ce l'hai ancora? - 

<< Sei tu...? >>
<< Questa collana... è... >>


Le parole dell'eroe e il suo sguardo le occuparono la mente. Lo fissò e in quel momento la sua immagine fu sostituita da Chat Noir, con i gomiti poggiati sul tavolino e un maledetto ghigno, gli occhi parevano essersi fusi con ogni singola cattiveria conosciuta nel mondo. Sbatté più volte le palpebre e quella figura scomparve, scambiandosi con il viso confuso del migliore amico.
- Marinette, stai bene? - 
- Mmh-mmh. - fece un sorriso lieve. - Tranquillo. In ogni caso, sì, - mostrò l'oggetto prendendolo dalla catenella. - la tua collana la indosso sempre. Non me la tolgo mai. -
- Ne sono contento. -
- E tu? - Lui la fece uscire dal maglione e sorrise.
- Eccola. - la guardò serio - Non hai nient'altro da dirmi? -
- Come? -
- Non mi nascondi nulla? - 
Eccola, quella sensazione... e il suo sguardo! Dio, le ricordava tanto quello di suo padre quando non gli diceva la verità! Tutto quello stava diventando un incubo, Adrien poneva domande su domande dal momento in cui aveva scoperto che indossava gli orecchini a coccinella e non lasciava vie di fuga. Cosa poteva fare per porre finire a quella condizione? 

<< Faresti meglio a raccontargli la situazione. Sto iniziando ad avere un brutto presentimento e temo che finirete in guai molto seri, se non ci date un taglio. >>

Probabilmente Tikki aveva ragione. Ciò nonostante potevi rivelare quel segreto senza pensare alle conseguenze? La sua non era diffidenza, ma paura, lo aveva già detto. Perché, però? Dopotutto, era il suo migliore amico. Si era ficcata in un gran casino! 
- Nascondere? In che senso? -
- Non lo so. Tipo che hai ricevuto qualcosa... - inclinò il capo da un lato, fissando il vuoto. - e grazie ad esso puoi, come dire, aiutare la gente. -
Marinette schiuse le labbra, in difficoltà, poi deglutì. Ora la osservava in un modo che la mise parecchio a disagio. Gli occhi sembravano scavare nel profondo alla ricerca delle risposte che tanto desiderava.
Il cellulare squillò e la ragazza saltò sul posto per lo spavento. Aprì la zip del giubbotto e lo tirò fuori: - È Alya. - si schiaffeggiò la fronte - Vero! Ci eravamo accordate per quest'ora che saremmo andata a fare un po' di shopping. - si alzò - Scusami, Adrien, ma sai com'è fatta: mi lincerebbe se scoprisse che me ne sono dimenticata. - si avvicinò e gli diede una bacio sulla guancia. - Ci vediamo domani,
Failed Model. - fece la linguaccia e lui mise il broncio. 
- A domani,
little Shorty. - Marinette gli lanciò un'occhiata assassina, per poi incamminarsi.
Adrien la seguì con lo sguardo, chiudendo gli occhi e sospirando poco dopo. Aveva sfruttato l'occasione per svignarsela, lo aveva capito. 
- Sta diventando un'ossessione, lo sai? La notte non dormi nemmeno bene. - gli fece notare, nascosto nel giubbotto.
- Non c'è bisogno di ricordarmelo. - si alzò e pagò il conto.
- Adrien, non mi piace per niente come la situazione stia prendendo una brutta piega. -
Alzò i bulbi al cielo: - Quante volte ancora dovrai ripetermelo? -
- Tutto questo parlare mi ha messo appetito. Voglio del camembert! - cambiò discorso Plagg. Era inutile continuare, era più tosto di un mulo.
- Sì, sì. Arriva. - sorrise. Alla fine era pur sempre amante del formaggio, in ogni occasione.



Il giorno seguente successe la medesima cosa: Adrien faceva quesiti e la scrutava con insistenza, mentre lei si torturava le mani in soggezione. A scuola, dopo e in tarda sera. Non la smetteva! 
- Maledizione ad Adrien e ai suoi modi insistenti! Mi ha stressata per tutta la giornata! - emise un urlo di frustrazione, attutendolo con il cuscino tra le mani, seduta al bordo del letto.
- Parlane con Alya e Nino. - le consigliò Tikki - Loro non pensano che tu possa essere Ladybug, al contrario di Adrien. -
- È questo il problema! Tutto a un tratto ha iniziato a provare interesse verso l'eroina di Parigi e io non so come comportarmi! -
Il telefono squillò e lei notò sul display il nome dell'amica: - Alya, dimmi. - 
- Un uccellino mi ha detto che qualcuna è uscita con
qualcuno, oggi. - disse ammiccante e Marinette sorrise.
- Non è accaduto niente, come al solito. - 
- Argh! E io che desideravo uno scoop eccezionale! -
Rise: - Mi spiace per te,
Journaliste sans talent. - Alya spalancò la bocca, emettendo un sospiro indignato.
- Ritiralo subito! - la mora si portò una mano davanti alla bocca. - Marinette! -
- Alya, aspetta. Facciamo l'audioconferenza, devo parlare anche con Nino. - cambiò discorso, tornando seria.
Guardò la creaturina in rosso, che annuì sorridendo. 
- Cos'è successo? - si preoccupò la bruna. Era strano che Marinette chiedesse di farne una, quando capitava era perché c'era di mezzo qualcosa di... abbastanza grave.

- Ti riempie di domande su Ladybug? - parlarono all'unisono i due ragazzi.
- Mmh-mmh. -
- Una rarità. A volte ti tartassa soltanto quando non esci con lui. - espose Nino, ridacchiando.
Alya fece lo stesso: - È vero! -
- Ah-ah, davvero spiritosi. -
- Dai, su. Probabilmente è un suo ammiratore. Passerà. - 
- Alya ha ragione. Capisco che tu sia gelosa, ma non c'è bisogno di esserlo così tanto. - 
- Gelosa? - rise di gusto - Ma che vi salta in mente?! -
- Ammettilo, Marinette. Tu sei innamorata di lui! -
Arrossì di botto, fermando le risa. Il cuore pompò più sangue e batté più forte, avvertiva chiaramente il liquido rosso fluire nelle vene intensamente, surriscaldando il corpo. 
Si toccò una guancia, trovandola calda e mise il broncio: - Alya! -
- Che c'è? Non è vero? - 
- No che non è vero, Nino! Ma che vi prende ad entrambi? Dobbiamo parlare di voi, per caso? -
- E cosa vorresti dire? Siamo amici. -
- Mmh-mmh. - concordò Nino e la mora sospirò.
- Comunque... mi mette a disagio. - 
- Chi? - chiesero ambedue.
Deglutì: - Adrien. Le sue... domande mi creano soggezione. - 
"Le creano soggezione?", pensarono gli amici. 
Senza saperlo avevano formulato la stessa idea. Disagio, Marinette. Marinette, disagio. Quando provava quel tipo di emozione era perché...
- Passerà. Stai tranquilla. - ripeté Nino.
- Se lo dite voi. - si scompigliò i capelli.
- Domani dobbiamo vederci, giusto? Vedrai, si divertirà talmente tanto da dimenticarsi completamente di Ladybug. - la rassicurò Alya, sorridendo.
Sorrise: - Ora che vi ho sentito mi sento meglio. Grazie, ragazzi. - 
- Di niente, Marinette. -






- E per due giorni consecutivi non ha fatto altro che parlare, parlare e parlare solo di lei! - Nino si aggiustò meglio il suo cappello sulla testa, dopo aver arruffato i capelli. - Stavo per raggiungere un esaurimento nervoso! -
- Scusaci se non abbiamo preso sul serio la cosa, ma... - sbuffò - credevo fosse solo passeggera. -
La mora scosse la testa: - Non fa niente. Ormai abbiamo chiarito. - sorrise - Conta questo. -
- In ogni caaaso. - Nino poggiò il braccio sullo schienale della panchina, sorridendo a trentadue denti. - Ti conosciamo bene, noi, Marinette. -
Alya si mise nella stessa posizione del ragazzo, guardandosi le unghie: - E quando ti trovi a disagio è perché nascondi qualcosa. - la fissò - Sputa il rospo! - 
- Cosa?! Ragazzi, vi ho detto il motivo! - posizionò le mani a mezz'aria, cercando di frenare quella circostanza. - Anche voi vi sarete sentiti pressati dalla raffica di parole e insinuazioni che lui ha lanciato. L'ho notato. -
- Be', su questo non hai torto. - 
Il castano si sfregò le braccia con le mani: - Ho avuto i brividi. Brr! - strofinò più forte - L'occhiata era a dir poco... Brr! -
- Appunto. - si alzò - Sarà meglio incominciare, la festa non si fa da sola. -
- Diamo il via alla festa a sorpresa per Adrien! Su, su! - urlò Alya saltando sul posto dopo essersi messa in piedi.
Marinette e Nino risero. La prima poi sospirò sollevata, l'aveva scampata anche quella volta. Ladybug portava davvero fortuna, eh? 



Adrien era rimasto ad osservare il display per minuti interi, la mente vuota. 
- Non dirmi che credi... - 
- Affatto. - lo interruppe, lanciando il cellulare sul letto e si avvicinò lentamente alla vetrata, poggiandoci una spalla e la testa. - Non so che pensare, ora come ora. -
La creaturina in nero ingoiò il pezzetto di camembert e lo guardò, rattristandosi. L'umore del ragazzo peggiorava ad ogni ora che passava e gli aveva consigliato di rivelare la verità, ma non ne aveva voluto più parlare. Sapeva che era la paura a bloccarlo, ciò non toglieva il fatto che, pur di dare un volto a quella ragazza, vedeva cosa che non esistevano. L'amicizia tra i due si sarebbe spezzata, lo percepica nell'aria. Cosa poteva fare oltre il consigliere?
Sospirò: - Adrien? -
- Mmh? -
- Non buttarti giù, troveremo una soluzione. -
- Mmh. -
- Dimentica questa faccenda. Non è necessario conoscere l'identità di quella ragazza, rovinerai il rapporto tra te e Marinette. - Adrien sospirò. 
- Mmh. Dovrei. -
- Andiamo! Dillo con più entusiasmo! - esclamò, volando nella sua direzione. - Voglio vederti sorridere e dire: << Hai perfettamente ragione! Questa mia fissa è durata anche fin troppo e non voglio mettere a repentaglio l'amore tra me e la mia ragazza! >>. - 
Arrossì fino alla punta dei capelli: - Che cooosa?! Vieni qui! - provò ad acchiapparlo, ma riuscì a sfuggirgli. - Cos'è che dovrei dire? - lo guardò male e Plagg ridacchiò, facendogli la linguaccia.
Senza rendersene conto, stava sorridendo. 



La mattina seguente vide i compagni di classe accerchiati in un unico punto dell'aula e appena aprì la porta, dando il buongiorno, tutti tornarono alla svelta ai loro posti, sorridendo. Rimase per un paio di secondi immobile, sbattendo più volte le palpebre e lentamente si sedette, guardandosi attorno. 
Diede una leggera gomitata a Nino: - Ehi, cos'hanno tutti? -
- Mmh? Oh, non lo so. Li ho trovati così. - rispose, alzando le spalle, mentre scriveva sul cellulare.
Si voltò e quello che si trovò davanti non gli piacque per niente. Marinette e Nathanael erano seduti vicini e guardavano un quadernino mentre il secondo ci disegnava qualcosa, con la prima che scuoteva la testa e indicava un punto sul libricino. Ridusse gli occhi a due fessure. 
"Sono troppo vicini. Che stanno facendo?", pensò, con un strano calore all'altezza del petto. Sembrava stesse bruciando.
- Oh, guarda, Sabrina. - la voce di Chloé lo costrinse a guardarla - Non sono adorabili? - domandò alla ragazza accanto a sé, osservando la mora e il rosso. - Fatti l'uno per l'altra, direi. - 
Sabrina annuì: - Hai ragione! - Adrien emise un leggero ringhio a quelle parole, che fece sorridere Alya e Nino.
- Oh-oh. Sento qualcosa nell'aria. Aspetta... - commentò la bruna, annusando attorno. - ma è gelosia! - sussurrò, inclinando il busto in avanti per farsi sentire da lui e il castano rise, mentre il biondino la guardò con i bulbi spalancati. 
- Scusa? Puoi ripetere? -
- Ah-ah! Non attacca con me! Fai il finto tonto, se vuoi. -
La professoressa entrò, zittendo i ragazzi e così la mora ritornò al fianco di Alya. Appena vide Adrien lo salutò con la mano e con un sorriso, tuttavia il ragazzo le lanciò un'occhiata di sbieco e le voltò le spalle, lasciandola stupita. Alya ridacchiò, attirando la sua attenzione e vide lei e Nino fare un ok con le dita, facendole alzare un sopracciglio. 
"Cosa sta succedendo?", si domandò, sbattendo più volte le palpebre.
Adrien si resse la testa con una mano, il gomito poggiato sul banco. Quel ragazzo era lo stesso che era stato akumizzato tempo prima come Dessinateur e che aveva tentato di uscire con lei il giorno di San Valentino. Era riuscito a far andare a quel paese il suo piano come Adrien, ma era stato difficile non dirgli di stare alla larga da Marinette nel momento in cui vestiva nei panni di Chat Noir. Aveva dovuto atteggiarsi alla medesima maniera e non infuriarsi e ce l'aveva fatta. Però cavolo! Se doveva essere così anche adesso... 
Si stropicciò gli occhi, sospirando.
"Un incubo. Sto vivendo un incubo."








*Angolino dell'autrice* 
Buon salve, popolo! Come state? ^--^ Mmh... più si va avanti e ci si avvicina a quello, eh? Ahia. xD Marinette ha avuto un incubo riguardante Chat Noir... Come mai, cara? xD E Adrien? Ne vogliamo parlare? Un incubo... cosa sarebbe un incubo, caro? Ahaha!
Vi è piaciuto questo nuovo capitolo? Spero vivamente di sì, come spero proseguirete nel leggere. Be', se siete arrivati fin qui... ^--^"" 
Alla prossima!
Da: SweetAinwen. 

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Capitolo 5
*** Incubi - Parte II. ***







Incubi.
Parte II.

 
Nessun mortale può mantenere un segreto: se le labbra restano mute, parlano le dita. 
(Sigmund Freud)





Arrancava con la testa bassa e le mani nelle tasche del giubbotto, sospirando. Aveva chiamato Marinette per sapere se voleva uscire e gli aveva risposto che era già impegnata, con tono di voce titubante, nervoso. Che stesse nascondendo qualcosa era abbastanza chiaro, ma non capiva cosa e perché! Sbuffò. I suoi occhi furono attratti da due figure che camminavano dall'altro lato del marciapiede e sbiancò di colpo. La sua migliore amica e quel maledetto akumizzato ridevano e scherzavano come se fossero una coppia felice e ciò lo mandò su tutte le furie, un'intensa voglia di dare una lezione a quel tipo che aveva osato tanto. Ecco il motivo: era con Nathanael! 
Alzò il passo e, giunto da loro, prese per mano la ragazza: - Cosa ci fai in sua compagnia? - domandò freddo.
- Adrien! -  lo guardò, presa alla sprovvista.
- Allora è per lui che hai smesso di chiamarmi, parlarmi e di guardarmi! - strinse la presa.
Nathanael schiaffeggiò la mano del biondino, allontanandolo dalla mora: - Ehi, qual è il problema? Marinette non è una tua esclusiva! -
- Invece sì! Non metterti in mezzo! - 
Sgranò gli occhi l'attimo dopo e si guardò attorno. Il rumore delle ruote che sfrecciavano sull'asfalto si era fermato, come le macchine, gli uccelli e la gente per strada. Ogni cosa si dissolse pian piano, fino a quando non fu avvolto dall'oscurità. 
- C'è nessuno? - urlò, girando su sé stesso e un singhiozzo gli arrivò alle orecchie. 
Si voltò e vide una ragazza inginocchiata, la schiena curva e le mani a coprirsi il viso mentre piangeva. Non era una qualunque, però, era... 
- Ladybug? - corse nella sua direzione - Che succede, perché piangi? - 
Lei si alzò lentamente, i pugni serrati e poi lo osservò, i lineamenti deturpati dalla rabbia: - Perché l'hai fatto?! Perché?! - prese tra le dita il suo yo-yo.
- Di che stai parlando? Non ho fatto niente! - si discolpò, confuso, una mano sul petto.
- Bugiardo, bugiardo! - esclamò, scuotendo con vigore la testa. - Non credevo fossi capace di tali azioni... - singhiozzò - Come hai potuto, come?! - urlò, avvolgendogli il collo con l'oggetto.
Adrien cercò di allentare il filo con le dita, senza successo. Riaprì gli occhi, chiusi poco prima e il suo corpo fu percorso da brividi di terrore nel trovarsi davanti...
- Mari... nette. - pronunciò a fatica, a causa delle mani di lei che stringevano con più forza. 
Lei singhiozzò: - Me lo spieghi? Spiegamelo! - le lacrime solcarono le sue gote arrossate e abbassò lo sguardo. - Rivoglio il mio Adrien, quello vero! Ridammelo. - sussurrò provata, per poi fissarlo con ira. - RIDAMMELO! - 






Aprì all'istante i bulbi, mettendosi seduto e prendendosi la testa tra le mani.
- Che hai, Adrien? - domandò preoccupato Plagg, volandogli di fronte. 
Sospirò: - Niente. Ho solo avuto un incubo. - 
- Sei sicuro? - 
- Sì. - spostò le coperte e si alzò, andando verso la vetrata e poggiandoci un avrambraccio, dove a sua volta posò la fronte.
- Adrien, è il terzo incubo consecutivo! Va avanti così da tre notti. Dal momento in cui hai visto Marinette con quel ragazzo la tua gelosia sta toccando il fondo e... -
- Gelosia? - lo interruppe e si voltò. - Plagg, ti ci metti anche tu? - alzò gli occhi al cielo, sbuffando. - Basta, per favore! Alya e Nino non fanno altro che guardarmi in modo strano da quel giorno, più tu - lo indicò - che metti il dito nella piaga... e io ho un esaurimento nervoso! - si scompigliò i capelli, frustrato. 
Il kwami scosse la testa: - Vi accorgerete di tutto solo quando sarà troppo tardi. -
Plagg aveva già detto di avere una bruttissima impressione? I giorni passavano e più riscontrava quel problema che, ne era certo, si sarebbe trasformato in una tragedia. Era inutile, però: Adrien non ne voleva sapere e aveva completamente reso Marinette... un'estranea. Si coprì con le zampette gli occhi, un macigno ad pressargli il cuore.
- Va bene. Come dici tu. Rimettiamoci a letto, ora. - le sue parole lo riportarono alla realtà e il biondo si sdraiò sul letto, mettendosi su un fianco. - Sperando di dormire. - sussurrò, chiudendo con lentezza le palpebre. 



- Ciao, ciao, farfallina. - salutò, guardandola volare verso l'alto. - Ben fatto! - mostrò il pugno, che non venne ricambiato per l'ennesima volta.
Chat Noir aveva lo sguardo basso e ora stava riprendendo il bastone cadutogli durante il combattimento, lo restrinse e lo rimise al suo posto. 
Si stava incamminando, ma la mano di Ladybug sulla sua spalla lo fermò: - Cosa c'è? - chiese neutro.
- Chat, non c'è bisogno di incolparsi ancora di quello che è avvenuto giorni fa. È passato, ok? Puoi stare tranquillo, non me la sono presa. Hai solo ingerito cose di scarsa qualità. - sdrammatizzò ridacchiando, non ottenendo alcun risultato e sospirò: - Senti, non mi piace come sta andando la situazione. Sei un partner davvero eccezionale e senza il tuo aiuto non saprei proseguire in questa... avventura. - sorrise - Te lo chiedo da amica: dimentica e vai avanti. La depressione non ti si addice proprio! Io sono abituata al Chat Noir allegro e che crede di far ridere con le sue battute! Dov'è finito? Mmh? - lo guardò dolcemente.
Da quando aveva avuto quella reazione, il ragazzo sconfiggeva il cattivo, certo, ma non c'era più quella complicità che li aveva sempre caratterizzati e la ragazza ne era parecchio triste. Insomma, lei ormai lo considerava un amico e tra amici ci si aiutava, no?  
Il biondino l'osservò e quegli occhi, che tanto gli ricordavano Marinette, lo convinsero e sorrise leggermente: - Grazie, Ladybug. - 
- Di niente. E non fare più il bambino, va bene? - lo ammonì, muovendo l'indice a destra e a sinistra. - Non è da te, Chaton. -
- Già, hai ragione, Bugaboo. - mostrò i denti, birbante e la ragazza mugugnò.
Il consueto beep-beep li fece sorridere e ricordare che avevano altro a cui pensare e con un cenno del capo si salutarono.



Marinette si buttò a peso morto sul letto, poi prese il cellulare dalla borsettina a tracollo. Erano passati tre giorni dallo strano atteggiamento di Adrien: ogni volta che provava a parlargli si voltava dall'altra parte, non rispondeva nemmeno più alle sue telefonate e volevamo parlare dei messaggi? Quelli di whatsapp e non? Era andata anche a casa sua...
Aveva interrotto quei tentativi proprio due giorni prima, persino di rivolgergli lo sguardo. Ci stava perdendo la testa e stava anche male. Anche quella volta niente, nemmeno una risposta a monosillabi. La kwami la guardò con tristezza. Pensare che erano così affiatati e per un solo e semplice ragazzo... stava andando a rotoli l'amicizia. Adrien si era allontanato come mai aveva fatto fin'ora e Tikki ne era rimasta talmente sorpresa da non saper che fare. La sua padroncina, poi, cercava di celare il suo sconforto dietro la preparazione della festa a sorpresa ma non si poteva non notare. Il ragazzo non era affatto geloso, eh? Diamine!
- Marinette. - 
- Che c'è, Tikki? - 
- Si sistemerà tutto, vedrai. -
Sospirò e si mise a pancia in su: - Quale parte si sistemerà? - si mise seduta, la testa bassa. - Non riesco a capire. Mi manca, Tikki. Non sai quanto! - 
La creaturina sfregò la guancia contro quella di lei, che sorrise lievemente. Non poteva fare altro che confortarla in quel modo, tuttavia c'era quella... quella sensazione sgradevole. La mora era tormentata dallo stesso incubo da tre notti e per quel motivo sonnecchiava a scuola, venendo sgridata dalla professoressa. Tikki si era accorta delle occhiaie, degli sbadigli, della poca voglia di muovere persino un braccio. Perché percepiva una disgrazia in avvicinamento? A causa di cosa... o meglio dire... di chi? 
- Su, amica mia. Devi svolgere i compiti per domani, in tal modo potrai distrarti. -
- Sì. Grazie, Tikki. - le accarezzò delicatamente la tenera testolina, facendola sorridere.



- Marinette, Marinette! - sussurrò Alya, scuotendola per una spalla. - Siamo appena arrivate e già ti addormenti? Inizia a piacerti essere rimproverata? - La mora si stropicciò un occhio, mugugnando. - Stai avendo ancora quell'incubo? - domandò stupita e lei annuì. - Incredibile! Cerca di evitare per un bel po' gli horror. Anzi, - scosse la testa - non li guardare proprio. -
- Che succede, ragazze? - si intromise Nino, sedendosi al suo posto. 
- Ha fatto lo stesso incubo. - 
- Davvero? Tre volte di fila? - la guardò e provò pena. - Ah, non sei messa... tanto bene. - 
Nino non pensava affatto che la ragazza fosse così sensibile a quelle cose. Avevano visto un sacco di film del genere e non era mai capitato che finisse in questo stato. Poi capì: era per Adrien. Già, questo stupido biondino che faceva l'offeso! Ma quanto era geloso?! Non capiva che la feriva? 
Marinette mugugnò alle parole del castano. Aveva detto di aver visto un film dell'orrore molto cruento e che ne era rimasta talmente colpita da avere brutti sogni. Un'altra bugia.

<< Sei una bugiarda. Una bugiarda! >>

Quelle parole erano imprese nella sua mente, non facevano altro che ripetersi come un mantra sotto il cielo notturno... e diurno. Quel presentimento non voleva andarsene! Stava cominciando a credere al consiglio di Tikki: doveva rivelare il suo segreto ad Adrien. Non solo, inclusi Alya, Nino, sua madre e suo padre. Si resse la testa con una mano. Sì, più facile a dirsi che a farsi! Comunque era meglio sorvolare, per ora. 
- Non ha capito niente, vero? Della festa. - chiese a Nino, che negò.
- Pensa costantemente a quel motivo, blatera ogni santa volta che ci vediamo. - guardò la bruna, che si schiaffeggiò una mano sulla fronte, delusa. 
- Cioè, per tutto questo tempo... - si interruppe, sospirando frustrata: - Non ci credo! -
- Di cosa state parlando? - 
I due la osservarono e pochi secondi dopo lei scosse la testa: - Mi prendete in giro? Sul serio? Per tale motivazione mi ignora i messaggi, le chiamate e il resto? - loro annuirono - Andiamo! Geloso? Ancora? Sapete meglio di me che nessuno potrà occupare il suo posto! Perché non lo capisce?! - si toccò la radice del naso.
- Ci hai provato, ricordi? Non ti ha nemmeno guardato in faccia. - le rammentò Nino, dispiaciuto da quella brutta piega che la circostanza aveva preso quella mattina di tre giorni prima, quattro con oggi. 





- Adrien! Adrien! - lo chiamò, accompagnata dalla bruna e dal castano, mentre lo vedevano scendere le scale esterne della scuola. 
Per l'intera durata delle ore scolastiche aveva messo il broncio e non si era girato un singolo minuto verso di lei. Chloé aveva sfruttato quel frangente per avvicinarsi a lui e guardarla con un angolo della bocca alzato, facendola infuriare. Alya e Nino l'avevano calmata e avevano deciso di aspettare le fine delle lezioni per parlargli.
- Adrien, fermati! - 
Il biondo si fermò e guardò dritto davanti a sé, mancavano pochi passi e avrebbe raggiunto la limousine. Marinette, Alya e Nino si trovavano sulla scalinata e fissavano le sue spalle rigide, finché non si voltò lentamente. I suoi occhi esprimevano freddezza e ciò li sorprese non poco. Lui, che era sempre allegro... 
- Aspetta! Adrien! - urlò nel momento in cui fece un salto per evitare gli ultimi gradini, atterrando in piedi e correndo nella sua direzione, dopo averlo visto ridare di nuovo la schiena e incamminarsi verso il veicolo. 
- Marinette! - avevano gridato i suoi amici a quella scena, preoccupati per una sua possibile caduta e tirarono un sospiro di sollievo nel vederla sana e salva.
La portiera si chiuse istanti dopo l'entrata del ragazzo e Marinette poggiò sul vetro i palmi delle mani: - Adrien! Perché fai così, che ti succede? Ho fatto qualcosa di sbagliato? -
La voce di lei gli arrivò attutita all'interno e abbassò il capo. Lei sapeva che doveva restare lontana da Nathanael, visto l'accaduto, ma se ne era fregata. 
- Sì! -
- E cosa?! - non ricevette risposta.
- Andiamo. - disse alla sua guardia del corpo al volante. 
- Adrien! - batté un pugno contro il vetro e udì il rombo del motore, dopodiché il mezzo di trasporto iniziò a muoversi.
Il ragazzo dagli occhi verdi voltò il capo dietro di sé e la osservò rimpicciolirsi, fino a svanire.
- Sicuro di aver fatto la cosa giusta? - domandò Nathalie, seduta accanto al biondo, che annuì. - Non pentirtene. - Lui spostò la sua attenzione sulla donna, capendo dove voleva andare a parare e negò col capo.
Con Marinette era impossibile rimanere arrabbiati per molto, era più forte di lui. Quelle poche occasioni in cui capitava se ne pentiva subito e facevano pace, tuttavia quella volta era diverso. Non riusciva ad accettare il fatto che lei parlasse con... con... Ah! Non voleva nemmeno pronunciare il suo nome! C'era altro, però: sentiva che qualcosa stava per mutare,
in peggio. E non conosceva il metodo per evitare la catastrofe. 



I due fanciulli si avvicinarono all'amica, che aveva abbassato lo sguardo.
- Non ti scoraggiare. - disse Alya, una mano sulla spalla di lei. 
- È momentaneo, si comporta così quando ti vede con altri ragazzi. Lo sai benissimo. Solo gelosia. - cercò di tranquillizzarla Nino, osservando il punto da cui se l'era svignata l'amico.
Marinette sospirò, scompigliandosi i capelli: - Che iella! - 
- Oh, poverina, è stata piantata in asso. - rise maligna Chloé, a braccia conserte, con al suo fianco Sabrina. - Avrei fatto lo stesso, se fossi stata Adrien. - La mora ringhiò, arrancando verso la bionda.
- Marinette, che intenzioni hai?! - urlarono all'unisono, spaventati.
- Figlia del sindaco o no, non hai voce in capitolo. - disse a due centimetri di distanza dal suo viso, rabbiosa, stupendoli. - Chi ti credi di essere per poter fare o dire quello che non dovresti? Vedi di crescere un po' e di mettere più giudizio. Sto iniziando a stancarmi delle tue continue battutine da quattro soldi che a nessuno interessano! Stammi alla larga. - le puntò un dito contro - E stai alla larga da Adrien! Odio quando ti avvicini a lui, non lo devi toccare! - sibilò, riducendo gli occhi a due fessure. 
Alya e Nino si fissarono, poi riportarono l'attenzione su di loro. Marinette era esplosa, definitivamente! Da quanto non la vedevano in quella maniera? 
Soddisfatta del suo operato ~ cioè i lineamenti di Chloé deturpati dall'incredulità e lo spavento ~ sorrise e si avviò, lasciandola con Sabrina in un turbine senza fine. 
- Sei stata grande! - esclamarono dopo averla raggiunta, buttandosi addosso alla ragazza, che rise.
- Nah! Non ho detto niente. -
- La faccia di Chloé! Il massimo! - aggiunse elettrizzata Alya - Aspetta, ho fatto anche una foto. Vuoi vederla? - 
- La solita! Persino in momenti come questi! - ridacchiò Nino, dandole una pacca sulla spalla e la bruna sorrise orgogliosa. - Che stai facendo, Marinette? - chiese curioso.
La fanciulla chiuse la chiamata, scrutando il display nero con tristezza. Aveva telefonato Adrien mentre i due parlavano, senza successo. Era scattata subito la segreteria. 
Ambedue i bulbi degli amici erano fissi l'uno sull'altra, finché non scossero la testa. La gelosia di quel tipo era senza speranza! 






- Buongiorno, Nino. - salutò il diretto interessato, sedendosi accanto a lui. - Alya. - osservò la ragazza, facendo un cenno col capo, che lei ricambiò. 
- 'Giorno a te. - contraccambiò il sopracitato, reggendosi la testa con una mano. - Non ti levi quel broncio? Sono passati vari giorni. -
Adrien gli lanciò un'occhiataccia: - Non ho il broncio e... non sono affari tuoi. - Nino alzò gli occhi al cielo, mimando con la bocca le ultime parole. - Non sei affatto divertente. - 
- Marinette? - 
I quattro si voltarono nella direzione di Nathanael, appena giunto in classe e si trovava in piedi al fianco della ragazza. Aveva avuto altre idee per la festa e voleva mostrargliele prima che arrivasse il festeggiato, ma era già lì. 
Sorrise: - Dimmi, Natahnael. - 
- Meglio se ti faccio vedere più tardi. - rimandò, mostrando il quadernino dei disegni. 
La mora guardò con la coda dell'occhio Adrien, assicurandosi che non capisse a cosa si riferivano e notò che aveva ridotto gli occhi a due fessure, per poi voltarsi. 
Si rattristò: - Sì. Hai ragione. A più tardi, allora. - Il rosso annuì, avviandosi al suo posto. 



- Che nervi! << A più tardi, allora. >>, << Oh, qui è meglio metterci qualche decorazione. >>, << Mmh. No, questo non mi piace. >>, << Perché non chiediamo agli altri? >> - imitò la sua voce - Tsk! Che cos'ha quello di speciale da sorridergli e riderci insieme? Ha dei gusti orribili in fatto di ragazzi! Che nervi, che nervi! - sibilò le ultime parole, calciando un sassolino lì vicino. - Questo è il quarto giorno che continuano a flirtare e mi dà fastidiosamente ai nervi! - urlò il vocabolo finale, scompigliandosi i capelli.
Aveva deciso di fare una passeggiata serale per liberarsi la mente, ma l'unico esito ottenuto era quello di pensare, pensare e pensare a Marinette con capelli di pomodoro! Ah, che fastidio! 
- È anche il quarto giorno dei tuoi deliri da ragazzo geloso, direi. Ti atteggi persino da bambino non rivolgendole la parola. - aggiunse Plagg, facendo sbucare fuori la testa dal cappello.
- Va bene, lo ammetto: sono geloso! Contento? - sbottò, battendo un piede a terra e fermandosi. - Non voglio perderla per un... uno qualunque, ecco! - gesticolò con le mani - È la mia migliore amica. Solo io posso farla ridere in quel modo speciale, solo io posso tenerle la mano, solo io posso abbracciarla, solo posso ama... - si bloccò, le pupille ristrette e la bocca semichiusa. - Solo io posso... - si coprì parte del viso con una mano - Ma che sto dicendo? - 
Esatto, cosa stava per pronunciare...? Non poteva crederci! I battiti accelerati, le guance rosse, l'improvviso macigno sul cuore quando la vede con altri... Che stupido, come mai non se n'era accorto prima? Era stato cieco fino a quel punto? Ora capiva, eccome se capiva! 
- Adrien? -
- Questo mi volevi far capire con: << Te ne accorgerai troppo tardi. >>, vero? - ridacchiò nervosamente. - Che idiota! Che idiota! - 
- Sì, bravo. - lo elogiò, la testa messa all'ingiù, che costrinse il ragazzo a fissarlo con gli occhi storti per la troppa vicinanza. - Adesso, però, dietro front e arrivederci! - 
- Dove andiamo? - 
- Non lo so. Proviamo a vedere se fa al caso nostro quel negozio. - 
"Queste voci... Non può essere!", pensò incredulo, mentre arrancava velocemente nella loro direzione. 
Davanti ai suoi occhi comparvero Marinette e Nathanael che camminavano spediti verso la meta prestabilita, cioè un punto vendita di abbigliamenti. Si nascose dietro a delle mura, lontane abbastanza per non essere visto e vicine per non perderli dal raggio visivo. 
- Adrien, devi per forza... - 
Poggiò un dito sulle labbra: - Shh! Zitto, Plagg. - e ritornò a guardare il punto dal quale i due erano spariti, attendendo. 
Il kwami sospirò. Ecco perché aveva detto di tornare indietro! Chi lo fermava più? 


Erano passati vari minuti dal momento in cui erano entrati lì dentro e il biondo stava cominciando a spazientirsi. 
- Che diamine stanno facendo?! -
Appena parlò uscirono dalla bottega e capelli di pomodoro aveva tra le mani un pacchetto regalo. 
- Sicuro di regalargli questo? - sentì domandare da Marinette, mentre si incamminavano.
- Be', non lo conosco bene quanto te. Sono una frana in queste cose. - arrossì, imbarazzato. 
Marinette gli diede una pacca sulla spalla: - È il pensiero che conta, Nathanael. Vedrai, gli piacerà. - sorrise e il ragazzo annuì.
- È il pensiero che conta, Nathanael. Vedrai, gli piacerà. - sussurrò irritato - Quanta confidenza! - Plagg scosse la testa.
- Gelosia portami via. - 
- Taci tu! - 


- Una gioielleria? - alzò un sopracciglio, osservandoli varcare la soglia.
- Sì, esatto. Comprati degli occhiali se non ci vedi. - 
Sbuffò: - Plagg... - lo rimproverò e il citato gli fece il versetto. - Sei urtante quando fai così! -
- Felice di saperlo. -


Le loro risate lo infastidirono fino a fargli stringere i pugni e conficcare le unghie nella carne, dopo che uscirono da quella porta. Quel sorriso che rivolgeva solo a lui... ora... 
Sospirò frustrato. Peggio degli incubi!!
- Gelosia portami via. - 
Ridusse gli occhi a due fessure e, afferrandolo con due dita, lo fece uscire allo scoperto, osservandolo in cagnesco: - Ripetilo un'altra volta e giuro che rimarrai a secco di camembert! - 
- No! Tutto ma non il camembert! - piagnucolò, le zampette a mezz'aria e Adrien sorrise vittorioso.
- Noi siamo a posto. Dobbiamo accordarci con gli altri e allestire il tutto. E pensare che manca poco! - saltellò come una bimba, eccitata.
- Già, è passato in fretta il tempo. - 
Marinette lo guardò: - Infatti! - 
Nathanael sorrise. Il cuore gli batteva talmente forte in sua compagnia... Anche se si era scusato per il comportamento avuto come Dessinateur e aveva detto che la sua cotta era finita... 
La seconda era una bugia. Non poteva mica finire con uno schiocco di dita! Doveva dirlo o meno? Ci aveva provato, ma Adrien aveva... rovinato tutto. Presa per mano e trascinata letteralmente lontano da lui. Che dilemma! 
- Ok, non me ne frega niente! Io vado da loro e porto via Marinette! - sbottò il biondo, la fronte corrugata, mentre muoveva i primi passi nella loro direzione. 
- Sta andando tutto secondo i piani e questo lo devo agli altri e a te! Ben fatto! - 
Si bloccò sul posto, gli occhi spalancati. La mora aveva alzato un pugno e lo mostrava a capelli di pomodoro, che aveva ricambiato rosso in volto. Il sorriso della ragazza era luminoso quanto quello di una persona di sua conoscenza e, improvvisamente, l'amica indossava una maschera e vestiva di una tuta da coccinella. 

La stessa frase di rito...

Il medesimo movimento...

Di Ladybug e Chat Noir.







  

*Angolino dell'autrice*
Buon salve! Come state? ^___^ Oi, oi, cosa è successo? o.o Adrien, Adrien, spiegami cosa stavi per dire! Esigo saperlo! Oh, mamma mia... perché ti sei bloccato? >.> 
Finalmente ammette di essere geloso, eh? Un passo avanti! Marinette aggressiva? Mmh... ci può stare, no? Tirare fuori le unghie ogni tanto fa bene. ^__^
Oi, oi! Marinette... mantenere i segreti è difficile se certi atteggiamenti fanno parte di essi, vero? xD Sono una cattiva persona? Nah! u.u xD
Cosa ve ne pare? ^__^ Spero vi sia piaciuto. E grazie mille a chi la legge, significa molto per me. *-*
A presto!
Da: SweetAinwen. 

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Capitolo 6
*** Bon anniversaire! ***







Bon anniversaire!
 
 
Il problema dei segreti è che nel momento in cui pensi di controllarli, non li controlli.
(Meredith Grey)
 
 
 
 
 
- Plagg, sei davvero impossibile! - sussurrò furioso, sbattendo la porta della sua camera. 
Il citato lo guardò come se fosse matto: - Che cosa ho fatto? - domandò seguendolo, mentre il ragazzo si apprestava a sedersi sul divano bianco, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
- Se non fosse stato per te - lo indicò - che hai gridato ai quattro venti il mio nome e mi hai costretto a nascondermi, forse avrei potuto capire dov'erano diretti! Per colpa tua ho perso l'opportunità di... -
- Portarla via da lui per paura di non ricevere più le sue attenzioni? - finì al posto suo, mangiando il suo camembert. - Tranquillo. Ho dovuto risvegliarti in qualche modo dal tuo stato di trance dopo aver visto la ragazza fare quel gesto con la mano e avergli sorriso. -
Adrien sospirò. Ora ne era sicuro: Marinette era Ladybug, ma Plagg diceva che senza prove poteva essere contraddetto in qualsiasi maniera. Come faceva a non accorgersene?! Ogni volta che stavano insieme sbucava sempre una dimostrazione delle sue parole e il kwami, ovviamente, rispondeva con un: << È solo una coincidenza. >>. Anche quella lo era? No, ovviamente no. 
- Appunto. - si poggiò allo schienale del sofà - È una specie di motto ciò che diciamo alla fine di ogni combattimento, con annesso scontro di pugni. - chiuse gli occhi - Ed è quello che ha fatto Marinette. - Il Kwami aprì la bocca e Adrien i bulbi. - So cosa stai per proferire: è solo una coincidenza. Ma io non ci credo, lei è Ladybug! -
- E questo ti rende immensamente felice. - constatò, mettendoglisi di fronte e il biondo alzò un sopracciglio. - Stai sorridendo. - rispose alla sua muta domanda e lui si coprì le labbra con una mano. 
- Non è vero! - negò portando la testa di lato.
- Stai ancora sorridendo. - ammiccò birbante, i denti in mostra e volandogli di nuovo davanti. 
- Smettila! - gli ordinò, dandogli un colpetto sulla testolina. 
- Ahi! Sei diventato manesco come la tua ragazza! - Adrien rise. - Come, niente sguardo omicida? - chiese stupito e lui sorrise a trentadue denti.
- Perché dovrei? - 
- Wow! Un grande passo avanti! E bravo Adrien! - 
Gli accarezzò il capo: - Grazie, Plagg. -
Dopo aver scoperto quello che provava per lei, aveva deciso di rivelarle ogni cosa. Esatto. Sia il suo amore sia la sua identità segreta. Non ci dovevano essere segreti tra due persone che si amavano, no? Voleva che lei lo sapesse e non desiderava affatto tornare indietro. 
 
 
 
- Ah, che stanchezza! - sospirò ad occhi chiusi la mora, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia girevole.
- Che succede, Marinette? - domandò Tikki, volandole di fronte. 
- Ho appena finito la montagna di compiti ricevuta e ora devo occuparmi persino di completare il discorso che farò alla festa di Adrien. Doppia stanchezza. - 
- Sei stata tu a decidere di scrivere quella lettera. -
- Lo so! - appoggiò i gomiti sulla scrivania, reggendosi il volto con le mani. - Non credevo sarebbe stato sfiancante! - sorrise - Per Adrien, però, devo ammetterlo, lo farei senza pretese. - La kwami ridacchiò. - Cosa ti diverte? - la osservò curiosa.
- Niente. -
- Mmh... - 
- Sul serio! Comunque, hai notato che gli akumizzati sono più deboli? -
Marinette aggrottò la fronte: - In che senso? -
- Che riuscite a sconfiggerli facilmente, rispetto ai nemici precedenti. - 
- Hai ragione, in effetti. - concordò la ragazza, dopo averci riflettuto per un po'. - Papillon avrà in mente qualcosa di grosso? -
- Sicuro. Sarebbe meglio carpire informazioni dai prossimi avversari. -
- Ma... Tikki, se si presentassero durante la festa? Non possono rovinarla! - obiettò innervosita.
- Non ci possiamo fare niente. - scosse la testa - I cattivi non conoscono la tregua. -
- Tikki, io sono Ladybug - mise una mano a mezz'aria - e nello stesso momento Marinette. - fece lo stesso con l'altra - Ricordi? Cosa dovrei fare per avere un equilibrio tra le due vite?! - abbassò il capo, lasciando cadere a peso morto le braccia. 
- Dirlo ad Adrien, ti aiuterebbe. - 
- No. - negò con la testa - Penserebbe che sono pazza. -
- Come puoi dirlo se non provi? - sorrise dolcemente - Io penso che ne sarà felice. -
Marinette la guardò confusa: - Davvero? -
- Sì. Si fida di te, - la indicò con la zampetta - sei la persona più importante per lui. -
- La persona più importante per lui? Tikki, stai esagerando. - ridacchiò divertita.
Portò in avanti le zampette, scuotendole: - Affatto! - la kwami osservò il volto sorridente della sua amica e rimase stupita, facendo cadere sui fianchi le zampette. - Non ti sei ancora resa conto di quanto ti ama? -
Marinette, dopo secondi di totale incredulità a quelle parole che aumentarono i suoi battiti cardiaci, scoppiò a ridere di gusto e si resse lo stomaco con gli avambracci, le gambe che facevano su e giù. Adrien innamorato di lei? Tikki aveva davvero una gran fantasia! Lo avrebbe notato se ci fosse stato qualche accertamento e lui non ne aveva mostrato nemmeno uno. Quindi la sua teoria era sbagliata.
Sorrise: - Ci siamo promessi di rimanere sempre insieme, qualunque cosa accada. Senza lui al mio fianco mi sentirei persa, è la mia ancora di salvezza in ogni situazione, sia bella che brutta. - si poggiò una mano all'altezza del cuore - E nel profondo so con certezza che manterremo il giuramento e che nessuno sarà in grado di separarci. Adrien è il mio migliore amico... e gli voglio un bene dell'anima, come lui ne vuole a me. - sorrise a trentadue denti - Solo questo, cara Tikki. Siamo i migliori amici che esistano sulle Terra! Cosa vuoi di più dalla vita? - 
La creaturina in rosso scosse la testa: - Inutile, rimarrai sempre una ragazza cocciuta. Persino davanti all'evidenza! - sospirò, le zampette all'altezza della spalle - Cosa voglio di più dalla vita? Che tu non sia così cieca in determinati momenti. - 
La mora alzò i bulbi al cielo, rallegrata. Però... perché provava quel senso di vuoto dopo aver pronunciato quelle parole? Gli voleva solo bene, giusto? 
Giusto?
 
 
 
- Vai già via, Adrien? - domandò stranita Sabine, come Tom, vedendolo scendere le scale.
Il citato sorrise lievemente: - Sì, Sabine. - si grattò la nuca - Mio padre mi ha appena chiamato per dirmi che c'è un altro lavoretto da fare. Sapete com'è. - I coniugi annuirono, comprensivi. 
- Allora buon lavoro. - augurò Tom sorridendo e il biondo ringraziò con un cenno del capo, incamminandosi.
Aveva tentando di parlarle, a scuola, ma prontamente i suoi amici l'avevano chiamata per coinvolgerla in qualcosa a cui lui non aveva partecipato ~ meglio specificare che non avevano voluto implicarlo. Quando si era avvicinato, poi, coprivano con astucci, quaderni e altro il loro lavoro e gli sorridevano domandandogli cosa volesse. Aveva aggrottato la fronte, lasciando perdere. Di conseguenza aveva perso un'occasione per rivelarle tutto, tuttavia restava il pomeriggio e la sera. Anche il giorno dopo, quello ancora dopo. Così si era fatto coraggio e si era ritrovato davanti alla sua boulangerie. Che errore!
Chiusa la porta e aver camminato per un paio di secondi, il massimo per non essere visto dai genitori di lei, digrignò i denti e corse come se qualcuno lo stesse inseguendo. 
L'aveva ascoltata. Dal punto clou fino alla fine. Nel momento in cui aveva sentito che era Ladybug, un sorriso gli era spuntato spontaneo e il suo cuore era esploso di gioia! Finché la sua risata, dopo le parole della kwami, non glielo aveva spezzato in due. 
 
<< Adrien è il mio migliore amico... e gli voglio un bene dell'anima, come lui ne vuole a me. Solo questo, cara Tikki. >>
 
Oh, quanto si sbagliava! Indirettamente aveva scoperto di non essere nei suoi pensieri da quel punto di vista e ora persisteva un peso intollerabile che premeva contro il petto. Si toccò con una mano quest'ultimo e la vista diventò sfocata.
- Adrien, Adrien! Che ti prende?! - si preoccupò Plagg, celato dal cappello. - Stai correndo da un bel po' e hai il fiato corto! -
Si fermò, le mani poggiate sulle ginocchia e il busto piegato in avanti, mentre sospirava velocemente. Arrotò di nuovo i denti, stringendo i pugni e si appoggiò ad un muro per poi scivolare fino a terra. Portò le gambe piegate all'insù e guardò il cielo. 
- Adrien? Stai... bene? - 
- Hmf! Ti sembra che stia bene? - parlò a scatti, il groppo in gola gli impediva di esprimersi come desiderava. - Marinette... Marinette... non mi ama. - un singhiozzo fuoriuscì incontrollato - Non mi ama. - si coprì il volto con le mani.
Avvertiva qualcosa sulla sua gota e la sfiorò, capendo che erano lacrime. Stava piangendo. Adrien Agreste stava piangendo. Da non credere! Perché abbattersi così tanto per un rifiuto? Certo, non le aveva dichiarato niente, ma... faceva lo stesso male sentire, nel mentre osservavi di nascosto con la porticella semiaperta, la conversazione su di lui tra Marinette ~ che poi si era scoperta essere la sua lady ~ e il suo kwami. 
Ti appesantiva, diamine!
Plagg lo guardò con tristezza, dispiaciuto per l'accaduto. Quel che era fatto era fatto, non si poteva tornare indietro. Se non lo avesse appreso in quel modo, sarebbe capitato con una confessione. Nella seconda opzione, però, avrebbe perso la sua migliore amica e il suo amore. Sì, meglio la prima alternativa. 
Lo squillo del cellulare gli fece tirare su col naso e lo prese tra la mano: - Dimmi, Nino. -
- Ehi, che voce! Successo qualcosa? -
- No, - si stropicciò un occhio con un dito - mi è solo andato qualcosa nell'occhio che non riesco a togliere. -
- Mmh. Comunque volevo chiederti se potevi venire all'entrata del parco. Ho una cosa da dirti. -
- Non possiamo fare domani? - chiese con le dita sulla radice del naso. 
- Ehm, no. Non si può rimandare. - 
Sospirò: - Va bene. Ci vediamo lì. -
- Grazie, bello. - e chiuse la chiamata. 
Si alzò lentamente e guardò l'ora sul telefono: le diciannove e mezza. Era anche buio. Lo ripose nella tasca del giubbotto e abbassò la testa.
- Su, Adrien, non perderti d'animo. Un giorno non sarà più così. - cercò di consolarlo, rifugiandosi sotto al cappello. 
- Chissà quando. - sussurrò amaro,  arrancando verso la meta. 
 
 
 
- Tutto pronto? - domandò Alya, osservandosi attorno con le mani sui fianchi.
Grazie alla luce dei lampioni il parco era illuminato, quindi non c'erano problemi di non vedere niente.
- Sì! - urlarono all'unisono i ragazzi.
- Bene! Aspettiamo solo il segnale di Nino. - 
- Ma dov'è finita Marinette? - chiese Rose, sorpresa di non trovarla ancora lì. 
- Probabilmente a farsi i fatti suoi. - disse Chloé, guardandosi le unghie. - Chi se ne importa di quella. -
- Non ti conviene sibilare in quel modo, data la volta in cui te ne ha dette di santa ragione. - le rammentò la bruna, sorridendo vittoriosa nel momento in cui la bionda ridusse gli occhi a due fessure e portò la testa da un lato, sconfitta. 
Un trillo di un messaggio su whatsapp attirò la sua attenzione e appena comprese che fosse di Nino, puntò i bulbi sugli altri: - Sta arrivando, ragazzi! Muovetevi! - 
- Eccomi, Alya! - urlò Marinette, riprendendo fiato dopo essersi fermata di fronte alla ragazza.
- Era ora! Che stavi combinando?! - la rimproverò, guardandola male.
- Ehm... non trovavo il regalo. - sorrise colpevole, grattandosi la nuca e Alya si schiaffeggiò la fronte con una mano.
- La solita imbranata. - la mora le fece la linguaccia e posò il suo pacchetto insieme agli altri sulla panchina, sotto un telo. 
- Non vedo l'ora di vedere la sua reazione! - esclamò eccitata, muovendo a ritmo una gamba sul posto. 
- Non solo tu, Marinette. Ma tutti! - 
Si sorrisero a vicenda e dopodiché videro Adrien e Nino. Il primo con una benda sugli occhi e il secondo che lo accompagnava e vedevano il biondo agitare la bocca e scuotere la testa da un lato all'altro come se fosse in pericolo. Ridacchiarono a quella scena.
 
 
 
- Perché mi hai bendato? - 
- Lo capirai a breve. Tu cammina e non fare domande! - 
Mise il broncio: - Dispotico! - 
- Grazie. -
Nino si fermò, seguito a ruota dal ragazzo. 
- Posso togliermela, ora? - aveva già le dita sull'oggetto.
- Sì. - 
Sciolse il nodo, aprì gli occhi e...
- Sorpresa! Buon compleanno! - gridarono all'unisono, lasciandolo a bocca aperta.
"Ma cosa...?", pensò, osservandoli uno ad uno.
Erano presenti tutti i suoi amici di classe, che gli sorridevano con affetto e che ora si erano avvicinati a lui. 
- Cosa c'è? Ti sei incantato? - ridacchiò Max, dandogli un colpetto sulla schiena. 
- Ecco il motivo del vostro strano comportamento: una festa a sorpresa! - collegò il biondino, dandosi un leggero colpo alla testa.
- E ci siamo riusciti? - si intromise Kim.
- Perfettamente! -
Uno striscione con su scritto Buon compleanno, amico! era messo in bella mostra legato a due alberi e su una panchina un telone che celava ciò che c'era al di sotto di esso. Su un'altra c'era un vassoio trasparente di torte! Incredibile! Si era completamente dimenticato del suo compleanno, con quello che era capitato. 
- Come ci si sente ad avere diciotto anni? - 
Si voltò e il dolce sorriso di Marinette gli bloccò il respiro. Averla di fronte dopo quello che aveva udito... La tristezza aveva ripreso il sopravvento e ora non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi. Delle dita, delicatamente e con determinazione, si posarono sotto il suo mento, alzandogli il capo quanto bastava per avere la sua attenzione. 
- Adrien... non c'è bisogno di fare così. È passato, ok? Lo so che sei geloso e dovrei essere io a scusarmi con te. Non avrei dovuto non spiegarti niente, ma avrei rovinato ciò che stavamo mettendo in atto per te. - gli accarezzò una guancia - Mi perdoni? - 
Oh... quegli occhi... Così puri, magici, che ti esploravano nel profondo della tua anima... 
Sorrise: - Certo. - e le baciò la fronte, facendola arrossire.
Marinette si stranì. Non era la prima volta che succedeva, però sentiva che era diverso... speciale. Il suo muscolo cardiaco andava veloce e il corpo era accaldato. Sembrava stesse andando a fuoco! 
Alya, Nino e gli altri osservarono la scena con approvazione, mentre Chloé digrignava i denti. 
- Attenta: l'invidia può cambiarti il colore dei capelli da biondo a verde. - rise insieme a Nino.
- Ti odio, Alya Césaire! - sibilò furiosa. 
- Felice di saperlo. - 
- Su, su. È il compleanno di Adrien! Avevamo promesso niente litigi. - proferì Mylene.
- Mylene ha ragione. Siamo qui per far divertire il nostro caro Failed Model. - sorrise la mora, guardando il biondino divertita. 
- Shorty, è il mio compleanno. -
- E con questo? - 
Sorrise furbo: - Posso chiederti di fare quello che voglio. - 
Le labbra di Marinette si piegarono all'ingiù. Quando festeggiarono il primo anno di conoscenza avevano deciso che il giorno della loro data di nascita avrebbero chiesto all'altro quello che gli pareva, senza obiezioni. Ora si pentiva, come lo scorso anno, di aver stipulato quel patto.
Sospirò: - Cosa, sentiamo? - si mise a braccia conserte e lui prese una mano fra la sua, baciandole il dorso e lasciando tutti sgomenti. 
- Solo che tu rimanga al mio fianco per l'intera festa. Letteralmente appiccicata. - 
Il respiro di Marinette si bloccò. Quel gesto e quello sguardo erano gli stessi di...
"Chat Noir." 
- Qualcosa non va? - 
- No! No, niente. - rispose sorridendo.
Alya batté le mani tra loro: - Bene! Che la festa abbia iniziooo! -
Un urlo di giubilo coinvolse tutti, facendoli ridere.
 
Si stavano divertendo come mai prima d'ora, il motivo era semplice: erano insieme. Cosa c'era di meglio? Battibecchi scherzosi, rincorrersi come bambini, gridare come matti usciti dal manicomio. Adrien rise a crepapelle, accompagnato da Alya, Nino e Marinette. Il biondino guardò quest'ultima e sorrise dolcemente, per poi avvolgerle le spalle con un braccia e farle il solletico.
- No, basta, dai, no! Adrieeeen! Ragazzi, aiutooo! - I due accentuarono le loro risate, reggendosi lo stomaco con gli avambracci. - Traditoriii! - Marinette gli tirò una ciocca di capelli e lo spinse via, riprendendo fiato. - Devo bere un po' d'acqua. Per colpa tua ho la gola secca! - gli fece la linguaccia, ricambiata dal ragazzo.
 
"Dove si è cacciata Marinette?", si domandò, guardandosi attorno dopo aver parlato con i ragazzi.
Erano passati un paio di minuti e della ragazza nemmeno l'ombra. Non era possibile che se ne fosse andata, era stata lei ad avere questa idea. Così iniziò a cercarla e quello che vide fece svanire il suo sorriso. Rideva con capelli di pomodoro, che la osservava con i lati della bocca all'insù e le guance leggermente rosse. Digrignò i denti, provando a trattenersi, finché il leggero colpetto dato da Marinette alla spalla di lui non fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Camminò a passo felpato, fino a quando non prese la mano di lei tra la sua, spingendola dietro di sé: - Ti avevo detto di starmi letteralmente appiccicata. -
Tutti spalancarono la bocca, immobili. Adrien sembrava in procinto di una sfuriata coi fiocchi. Un caso raro, salvo i momenti in cui Nathanael si avvicinava a Marinette. Lì sì che erano guai seri! 
- Che ti prende? Ogni volta che parlo con Nathanael ti infuri come se ti stesse rubando qualcosa. - 
- Nathanael. - imitò la sua voce - Noto una grande confidenza. - 
Marinette ridusse gli occhi a due fessure: - Che stai insinuando? - sibilò offesa.
- Io? Niente. - replicò neutro.
- Bugiardo! - urlò, facendo una leggera pressione sul suo petto. - Smettila di prendertela con lui! Che cosa ti ha fatto di male per subire questo trattamento?! Me lo spieghi? -
- Hai bisogno di uno schema? - alzò anche lui la voce, gesticolando con le mani. - Sai perfettamente che sono geloso, però non ti sei mai posta il motivo di questa mia emozione! -
La mora aprì la bocca, ma la dischiuse l'attimo dopo a corto di parole. La vista le si annebbiò. Quand'era stata l'ultima volta ad essersi arrabbiato così tanto? Mai. 
- Sono geloso. - si prese la testa tra le mani - Voglio che tu stia solo con me, che sorrida, pianga, rida e che abbracci solo me! Voglio essere io la tua felicità! Per me, stringerti anche per un paio di secondi la mano, è come vivere in paradiso. Perché ti amo, ti amo da impazzire e nessuno ti potrà portare via da me! - 
Il silenzio avvolse il luogo circostante e Alya e Nino si guardarono impietriti. Si era dichiarato, lo aveva fatto davvero! Il mutismo della ragazza, però, gettò nello sconforto più totale Adrien, che strizzando gli occhi scappò dalla situazione. Non voleva sentirselo dire in faccia, non voleva un rifiuto ufficiale.
Marinette aveva una mano in avanti, per bloccare la sua fuga, tuttavia non era riuscita ad afferrarlo ed era rimasta in quella posizione, come una statua di pietra. La sua confessione l'aveva resa felice, ciò nonostante il ragazzo non le aveva dato il tempo di metabolizzare pienamente la notizia e di rispondere in modo consono. Consono? Cosa avrebbe replicato, se non fosse andato via? 
Chloé poggiò le mani sulle gote: - Non ci... posso... credere! - 
Nathanael, invece, abbassò il capo, addolorato.
 
 
 
- Plagg, trasformami! - 
- No, aspetta, non è una buona idea! -
Ora si trovava su un tetto, inginocchiato, mentre con un pugno colpiva la superfie. 
- Dannazione, dannazione! - si conficcò le unghie nella carne, gli occhi rivolti al cielo e gli avambracci poggiati sulle cosce. - Stupido, stupido, stupido! - si prese la testa tra le mani, curvando la schiena in avanti. - Come ti è venuto in mente?! L'hai sentita, no? Non ricambia e tu glielo dici lo stesso! Porca miseria! -
Delle gocce salate solcarono le sue guance e la vista diventò sfocata, tanto da fargli strizzare gli occhi con forza. Perchè voleva soffrire in quel modo? Faceva male, diamine se faceva male! 
- Basta, fa troppo male. - singhiozzò, rafforzando la presa sul capo.
Dopo secondi ininterrotti riempiti solamente dai suoi singulti, il campanellino al collo tintinnò, risuonando nelle sue orecchie e attorno a lui. Smise di singhiozzare e, con ancora le lacrime a rigare il suo volto, ghignò.
 
 
 
- Adrien! Adrien! Dove sei? - urlarono i ragazzi, sparsi per le strade. 
Era passato del tempo da quando il ragazzo era, come dire, scomparso e loro si erano messi alla sua ricerca, senza risultato. 
- Niente, non risponde nemmeno al cellulare. - disse Nino, il cellulare vicino all'orecchio. 
- Dove può essere andato? - sussurrò Marinette, preoccupata. 
- Se gli avessi risposto che lo ami anche tu, si troverebbe ancora qui! - la rimproverò Alya, indicando col dito il suolo.
- Ora sarebbe colpa mia e dovrei una bugia? - si alterò la mora.
- Non è affatto una bugia! Si vede lontano un miglio che vi amate entrambi! - gridò la bruna - Siete gelosi l'uno dell'altra nel momento in cui vi accorgete che qualcuno del sesso opposto si avvicina e iniziate a marcare il territorio! Secondo te non è amare, questo? - 
La fanciulla guardò l'amica e deglutì, sfregando le mani sulle braccia: - Credi non lo sappia? - sussurrò, stupendo i due e singhiozzò. - Io l'ho sempre saputo, ma avevo paura di un suo rifiuto. - pronunciò a sbalzi, abbassando il capo. 
Già, lo sapeva, non era stupida, ma la paura di perderlo le aveva annebbiato la mente ed aveva omesso quel particolare. I segnali erano evidenti: il cuore che batteva furioso, le guance rosse, il calore del suo corpo... 
Come ogni volta era il terrore a bloccarla. 
Alya si rattristò: - Marin... -
Non fece in tempo a concludere che l'improvviso tremolio della terra spaventò loro e le persone che camminavano tranquille. Dopodiché delle crepe iniziarono a spaccare il suolo e Marinette si spostò all'istante per non finire all'interno di una di esse. Si voltò sentendo delle urla e spalancò gli occhi terrorizzata di fronte ad un palazzo che, lentamente, cadeva in mille pezzi creando un polverone non indifferente. 
- Marinette! - la chiamarono Alya e Nino.
- Ragazzi, tornate dai vostri genitori. -
- Cosa? Non possiamo lasciarti qui! - enfatizzò Nino, gesticolando con le mani e i vetri del negozio non molto lontano da loro si ruppero, accompagnati dalle mura che si divisero in due, cascando. 
- Non pensate a me, fate presto! Io vado a cercare Adrien! - gridò più forte per farsi sentire, a causa di un lampione che ruzzolò davanti a loro e la lampadina che si spense dopo essersi fulminata.
- Sei impazzita?! - si preoccupò come mai prima d'ora la sua amica, mentre un'ulteriore scossa insieme ad un edificio disintegrato si presentarono repentini. - Con questo buio non vedresti niente, i palazzi stanno cadendo uno dopo l'altro e verresti sepolta dalle loro macerie! - Il sorriso dolce della mora li destabilizzò. 
- È questo l'amore, no? Affrontare tutto. - detto questo si girò e iniziò a correre.
- Marineeette! - urlò a perdifiato, muovendo dei passi, ma fu bloccata da Nino. - Lasciami, lasciami! Devo fermarla! -
- Sai meglio di me che quando si mette una cosa in testa è peggio di Adrien. -
Alya si coprì la bocca con una mano, singhiozzando: - Non posso perderla. -
- Nemmeno io. - guardò il punto in cui si trovava prima Marinette, triste. - Nemmeno io. -
 
 
 
- Marinette, Marinette, Marinette! - ripeté Tikki, uscendo allo scoperto. - Il brutto presentimento di giorni fa si è incrementato a dismisura! - l'avvertì impaurita, meravigliandola, mentre un'altra residenza cadeva a pezzi. - Non ce la faremo, qualcuno si farà molto male. - Un albero si sdradicò, finendo su un tetto vicino.
- Non fare niente permetterà a Papillon di fare del male! E se siamo pessimiste, partiremo svantaggiate. Non ti preoccupare. -
- No. Non lo credo affatto. Soffrirete. - disse provata la kwami, le zampette al petto. 
Lei sorrise: - Tikki... - ricevette la sua attenzione - trasformami. -

- Bene! Risolviamo in fretta questo pasticcio! -
Lanciò il suo yo-yo contro un comignolo, tirò verso di sé e saltò. Percorse per un po' i tetti, evitando quelli mezzi distrutti per non cadere e si fermò su una terrazza per dare un'occhiata alla situazione e trovare la persona akumizzata. Però, non appena lo fece, rimase scioccata da quello che i suoi bulbi avevano davanti. Era successo tutto... in pochi istanti? 
C'era il caos. 
I palazzi erano crollati, voragini di dimensioni impossibili da spiegare avevano inghiottito monumenti, negozi... 

 
Tanto, tanto tempo fa... furono creati sette gioielli magici che donavano poteri inimmaginabili: I Miraculous.

Le sirene della polizia erano assordanti e Parigi, vista dall'alto, era soltanto un mucchio di case ed edifici addossati gli uni agli altri, in piccoli pezzi.
Si guardò attorno, paralizzata. Come... Come... 
Mosse un passo alla volta, lentamente, le mani al petto. Come si era giunti a questo? Perché...? 

 
Durante la storia furono usati dagli eroi per salvare l'umanità.

Si fermò di botto, notando una figura posta sul bordo del terrazzo. Aveva i capelli biondi, un giubbotto di jeans con pelliccia invernale e dei jeans blu chiaro. Sembrava...
- Adrien? - 

 
Due di essi erano più potenti degli altri: gli orecchini di Ladybug, con il potere della creazione e l'anello di Chat Noir, con il potere della distruzione. 

La persona spostò di poco la testa verso destra sentendo quel nome e lei, più tardi, vide gli indumenti mutare: erano bianchi.
"Non è Adrien.", pensò sollevata, osservando attentamente quella sagoma candida che le dava le spalle.

 
Secondo la leggenda, chi avrebbe posseduto entrambi, avrebbe ottenuto gli stessi poteri di un Dio.

Sgranò gli occhi, dopo secondi che sembrarono interminabili, capendo grazie ai quei batuffoli sulla sua testa.
- Chat... Noir? - 
Chiamato con il nome giusto, voltò metà corpo nella sua direzione, silenziosamente. Rimase immobile, con uno sguardo inquietante... poi ghignò.
Ghignò.

 
Però anche uno solo...

- Oh, salve, Ladybug. - salutò con lentezza, girandosi completamente verso di lei. - Perché non mi chiami... - portò verso l'alto un lato della bocca, mostrando sempre i denti. - Chat Blanc? -  
 
... poteva essere letale nelle mani sbagliate.







*Angolino dell'autrice*
Buon salve! Come state? Ok, ok. Probabilmente mi fucilerete... ma, ehi, se lo fate non vedrete la fine di questa storia. ^__^''' (Tentare di salvarmi è impossibile, vero? xD) 
Che ve ne pare, vi è piaciuto anche questo capitolo? Adrien ha urlato di amarla e Marinette che fa? Oibò! xD Credete sia troppo drammatico? Io penso che queste cose succedono ed è inevitabile soffrire. O mi sto sbagliando? o.o Uhm... forse è meglio se la smetto di parlare, vi farò soltanto innervosire di più, vero? ^__^''' 
Vi ringrazio infinitamente di star seguendo ancora questa storia. Mi fa piacere sapere che vi piace. *--*
Ci vediamo, alla prossima! 
Da: SweetAinwen.

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Capitolo 7
*** Chat... Blanc... è... ***






Chat... Blanc... è...

 

I segreti hanno un costo. Non sono mai gratis. Né ora né mai. 
(May Parker) 






No... Era uno scherzo, vero? Il suo compagno di combattimenti, amico... era stato akumizzato e si chiamava Chat Blanc.

Chat Blanc.

Chat Blanc.


Quel nome le risuonava nella mente come una mantra. Era stato lui a...?
- Cos'è quella faccia? - si incamminò lentamente nella sua direzione. 
- Sei stato tu...? -
- Oh, My Lady, non dirmi che sei addolorata e pentita del male che mi hai causato? - domandò, il busto inclinato leggermente in avanti e la mano sul petto. - Peccato, perché non ti perdonerò mai. - mostrò i denti, mettendosi in posizione eretta.
- Io non ti ho fatto alcun male, Chat! - strinse la presa sullo yo-yo. 
- Ne sei convinta? - 
Ladybug non parlò. Era inutile, se aveva per la testa l'idea che era la colpevole del suo dolore, non avrebbe cambiato pensiero tanto facilmente. Lo conosceva, almeno credeva.
- Il silenzio vale più di mille parole, - disse, tirando fuori il suo bastone e allungandolo. - lo sapevi? - urlò, dopodiché lo portò in alto. 
In quel frangente la mora ebbe un flash che si sovrappose al ragazzo: lui, da Chat Noir. Lo stesso movimento e il medesimo sguardo.

<< Sei una bugiarda. Una bugiarda! >>

"Come nell'incubo che mi ha tormentata per giorni.", pensò, evitando il colpo che finì sul suolo, creando una crepa.
I poteri del Miraculous, sotto l'effetto dell'akuma, probabilmente erano aumentati fino a rendere le percosse mortali. Il biondo trascinò a mezz'aria l'asta e ci riprovò. Ladybug si mise da un lato, poi dall'altro e viceversa.
Chat Blanc soffiò e strinse la presa: - Ho sempre odiato questa tua agilità, rendere il lavoro più... difficile! - commentò e, nel momento in cui pronunciò l'ultima parola, le fece lo sgambetto con l'oggetto e lei cadde sul fondoschiena con un urletto di incredulità, così si mise a cavalcioni sulla ragazza. - Ma persistono vecchi mezzucci che ti permettono di avere la meglio. - ridacchiò divertito, accompagnato da un'altra voce.



Oh, sì! Finalmente! Ne era valsa la pena, allora. I sentimenti di quel ragazzo si erano accentuati ora dopo ora fino a diventare un miscuglio perfetto di cattiveria. Sapeva con certezza che sarebbe diventato un eccellente avversario per Ladybug, che non poteva fare altro che osservare e trovare un metodo per non infliggergli ferite mortali. Povera illusa! Loro non potevano combattere tra loro e di questo Papillon ne era conoscenza. 
Erano la creazione e la distruzione. 
- E adesso, Ladybug... puoi soltanto arrenderti. Come ha fatto Chat Noir. - proferì ghignando. - Prendile il Miraculous! - ordinò al biondino.



Dopo aver sentito Papillon, protese in avanti le mani, dirette verso gli orecchini della mora; ma quest'ultima riuscì a trascinare in direzione dello stomaco le gambe e, con il volto contratto dallo sforzo, posò i piedi sulla pancia di lui, spingendolo indietro e liberandosi. Si alzò velocemente e lanciò il suo yo-yo, aggrappatosi a un comignolo e si librò in aria, arrivando su un terrazzo.
- Laaadybuuug! - gridò frustrato, mettendosi in piedi per poi rincorrerla.
Doveva scovare in fretta l'akuma, altrimenti si sarebbe detrasformata senza aver fatto niente e non le andava affatto giù. Doveva ancora utilizzare il Lucky Charm, ma con Chat Blanc alle calcagna era faticoso ottenere un punto fermo e poter evocare il suo potere. Ritordando al problema principale, la farfalla si sarà inserita nel suo anello. È la fonte basilare di comando, giusto? Quindi avrà preso il suo possesso da lì. 
Il quesito era: come calmarlo non ricorrendo alle maniere forti? Qualcosa o qualcuno doveva avergli provocato un tumulto interiore tale da divenire un cattivo e abbattere la città, aggiungendo l'akuma di Papillon, che possedeva anche lui un Miraculous, l'intensità dei sentimenti di Chat Noir era aumentata a dismisura. Maledizione! 
- CATACLISMA! -
- Wo! - saltò su un altro tetto, scansando in tempo il cataclisma che divise in due quello su cui correva per sfuggirgli. - Chat, possiamo parlarne con calma. - disse, voltando per un attimo il capo per osservarlo e lui rise, divertito dalla situazione, mentre con il bastone allungato si dava uno slancio per atterrare in piedi sul tetto. - Senza distruggere altro! - 
- Ha! Non ho intenzione di giungere a patti con te! - il rimbombo dell'asta battuta sul suolo risuonò minacciosa e, prolungandola per un paio di metri, riuscì infine a bloccarle il passaggio, mostrandosi davanti a lei. - Io devo metterti k.o, non prendere il tè pomeridiano! - prima di terminare la frase le andò incontro, tuttavia Ladybug scagliò il suo yo-yo che si avvolse attorno all'oggetto.
Chat Blanc trascinò verso di sé e la mora fece lo stesso. Sembrava il tiro alla fune e chi lasciava la presa perdeva. 
- Smettila di giocare, mi sto innervosendo. - sibilò lui, dopodiché divise a metà il bastone e lo yo-yo cadde a terra, per poi ritornare tra la mano di lei, che sfruttò l'occasione di tregua.
- Lucky charm! - lanciò in aria il suo oggetto e dal nulla apparì ciò che l'avrebbe aiutata nell'impresa, rimanendo sorpresa: - Uno spray al peperoncino?! Ma... -
- La sfortuna è dalla parte di qualcun'altro, questa volta, vero? - la schernì, facendo roteare le mazze tra le dita che in seguito le scaraventò contro.
La ragazza fece una capriola, evitando il primo, successivamente colpì con lo yo-yo il secondo e si poggiò su una canna fumaria, guardandolo dall'alto. Con tranquillità il ragazzo li riafferrò e li unì, facendo poi percuotere di fronte a sé l'estremità sulla superficie piana e poggiando le mani sull'altra sommità.
Alzò lo sguardo: - Allora, non so se il tuo intento è quello di sola difesa o meno... - iniziò a battere ritmicamente un piede - ma sto sprecando un sacco di tempo necessario per la riuscita del mio piano. -
- Non credevo ne avessi uno, soltanto che eseguissi gli ordini. - portò in alto un lato della bocca, deridendolo.
Chiuse gli occhi, irritato dalla sua insinuazione: - Mmh... Hai voglia di provocare, eh? - li riaprì - Be'... non rifiuto l'invito di chi voglio vedere morto! -
- Dovrai prendermi, prima. - lo sfidò, mentre teneva tra la mano il contenitore in plastica e con l'altra gettava lo yo-yo su una ciminiera.
La seguì a ruota: - Con molto piacere! -
 
Era passato sicuramente qualche minuto, perché il beep-beep glielo aveva ricordato forte e chiaro. Dannazione!

<< Il brutto presentimento di giorni fa si è incrementato a dismisura! >>

Le parole di Tikki poco prima della trasformazione invasero la sua mente. Era a quello che si riferiva? Chat Noir che volgeva al male? Strinse la presa sulla spray e atterrò sul suolo, cominciando a correre.
Gli incubi, la paura della kwami e anche la sua di sensazione... era connessi con ciò che stava accadendo? Si nascose dietro a delle mura ancora intatte, con il sopra coperto da alcune travi e macerie. 
"Su una cosa ha ragione: il Lucky charm non è dalla mia parte.", meditò, appoggiando la schiena al muro. "Cosa dovrei farci con questo coso?!"
Se lo rigirò tra le dita, dopodiché scosse la testa. Perché le aveva dato quell'oggetto? Certo, poteva considerarsi un'arma contro... 
Sorrise. Aveva capito! Fece sbucare solo il capo, osservandosi attorno e si mosse velocemente. 
- Trovata! - 
Si voltò e bloccando con una mano il bastone a pochi centimetri dal suo viso cominciò a girare su sé stessa, trasportando così il ragazzo che non mollò la presa e che si ritrovò a volare per aria, urlando.
Cascò a quattro zampe, digrignando i denti. Quella maledetta! Gli stava sorridendo beffarda ed esibiva il suo yo-yo facendogli fare su e giù, con l'altra mano sul fianco. Soffiò imbufalito. Oh, presto avrebbe supplicato di risparmiarle la vita e di appropriarsi solo del Miraculous. Poverina, povera la sua Ma...
- Qualche problema? - il cordino si avvolse intorno allo yo-yo, che lei strizzò. - Hai paura di essere sconfitto? -
Il biondo mostrò il palmo della mano, dove attorno era apparsa una specie di nebbiolina dal colore nero e gridò furibondo: - Cataclismaaa! -



No, no, no! Era sicuro che in pochi secondi tutto si sarebbe concluso con la vincita del Miraculous e l'eliminazione di Ladybug, con annesso quello di Chat Noir! Invece... Miseria! 
Si stava rivelando più difficile del previsto e non era per niente un buon segno! Però le carte in tavola erano cambiate e non c'era pericolo di essere vinti. Ladybug poteva vincere la battaglia, non la guerra.
Nemmeno in quella avrebbe trionfato, non glielo avrebbe permesso!
Batté con forza lo scettro al suolo, infuriato: - Avanti, Chat Blanc! Non farti prendere in giro da chi non merita di aprire bocca! - distese la verga di fronte a sé.



Beep-beep.

"Oh, no! Ti prego, ho bisogno di tempo!", rifletté frustrata, mentre centrava con lo yo-yo ogni affondo del bastone di Chat Blanc.
- Oh-oh... La normalità ti attende! - rise di gusto, con l'asta bloccata dallo yo-yo. - Arrenditi, Bugaboo. - 
- Mai! - 
Si impossessò di nuovo del suo oggetto e lo lanciò, aggrappandosi ad un lampione e si trovò sospesa per aria. 
Chat Blanc ghignò: - Cataclisma. - sussurrò e posò a terra il palmo.
Istantaneamente una crepa si formò, avvicinandosi velocemente al lume, che sprofondò all'interno di essa e Ladybug cominciò a vedere il suolo sottostante venire verso di lei, che urlò. Anzi, era il contrario. Lo yo-yo era ancora attorno al lampione nel momento in cui svanì ingoiato dalla terra e, di conseguenza, la ragazza era stata sbalzata a causa della presa non più ferrea sull'oggetto. Stava per incombere sul suolo, ma il bastone di Chat Blanc a contatto con il suo stomaco glielo impedì. 
Il ragazzo lo aveva esteso a lunghi metri di distanza, incastonandolo tra le fessure di due mattoni. 
- Bene, bene. Siamo al capolinea, My Lady. - constatò sorridendo, in equilibrio sulla verga.
La mora si mise a cavalcioni, reggendosi con le mani e guardandolo con ogni espressione era possibile avere. Non ce l'aveva fatta, era logico! Scappava, scappava e scappava! Che stupida!

Beep-beep. 

- O dovrei dire... - inclinò la testa di lato - Marinette. -
La citata abbassò il capo, strizzando gli occhi.
Tikki chiuse i bulbi: - Marinette... - mormorò flebile, iniziando a cedere, ma la mora la prese in tempo tra le mani e la osservò con tristezza.
- Oh, Tikki... avrei dovuto darti retta. - 
- Su, Marinette, - ella aggrottò la fronte e mise la kwami nella borsetta a tracollo che portava sempre con sé. - la tua kwami tornerà in forze. Dovresti preoccuparti della tua salute, invece. - ricevette la sua attenzione.
- Ma davvero? - alzò gli occhi al cielo notturno e Chat Blanc strinse i pugni.
- Noto con piacere che hai poca considerazione di te. - commentò, avvicinandosi e poggiando un ginocchio sulla verga per poter raggiungere la sua altezza.
- Si nota così tanto? - domandò tristemente, rafforzando la presa sul contenitore in plastica che si era completamente dimenticata di avere. 
Che stranezza. Non rammentava che gli utensili del Lucky charm rimanessero anche dopo la detrasformazione.
- Mmh-Mmh. Sai... Shorty... - a quel soprannome sobbalzò - io avevo dei sospetti su di te, me lo sentivo che eri tu Ladybug. - prese tra le dita la catenella attorno al suo collo - La collana ne era una prova... come gli orecchini. Uno scherzo da farmi a Natale? - ridacchiò - Ma chi vuoi prendere in giro? -
Marinette l'osservò, spalancando lentamente la bocca, tremante. 





- Princess... quale onore incontrarla. - salutò con un sorriso birbantello.
Marinette mugugnò, alzando gli occhi al cielo: - Chat Noir... quale disonore incontrarti. -
- Oh, su,
princess! Non sia così scontrosa! - si rimise in posizione retta, avvicinandolesi. - Il mio cuore lacrima e non sopporterebbe altre parole come queste. - aggiunse, chiudendo gli occhi e una mano sul torace.
- Sì, molto commovente. Davvero, perdona la mia personalità. - lo prese in giro, superandolo e imitando i suoi gesti e la sua voce.
Chat Noir sorrise e l'affiancò, le mani unite dietro la schiena, mentre Marinette scosse la testa. 
- Alloooora... dove stai andando di bello,
princess? - 
- Mmh... ad incontrare l'uomo della mia vita. - 
- Cosa?!?! - sbottò sbigottito, fermandosi e rimanendo a bocca aperta. 
Un battere incessante nella gabbia toracica iniziò ad infastidirlo e strinse i pugni, riducendo gli occhi a due fessure. Balzò in aria e si mise di fronte a lei, bloccandole il passaggio, a braccia conserte.
Marinette alzò un sopracciglio: - Che c'è? - 
- E chi sarebbe? - 
- Perché? -
- Oh, niente, - rispose con un'alzata di spalle - avrà soltanto poco tempo da vivere. - sorrise innocente, facendo scoppiare a ridere la ragazza poco dopo. - Cosa c'è di divertente!? - domandò irritato. 
- Solo il fatto che ci sei cascato come una pera cotta. -
- Vuoi dire che... - si interruppe non appena notò il suo sorriso birichino e si alterò non poco, grugnendo. - Quando la pianterai di prendermi in giro? - chiese stanco, con una mano a reggersi la fronte.
- Io non ho detto niente. Sei tu che intendi cose che non sono mai state rivelate. E poi che motivo hai di arrabbiarti? Non sei mio padre! - ridacchiò, coprendosi la bocca con la mano e portandosi di lato, così da ricominciare il suo cammino.


- Cos'hai ora? Un attimo prima sei tutto pimpante e dopo giù di morale. -
- E di chi pensi sia la colpa? - le domandò, fissandola con la coda dell'occhio e Marinette gli buttò un'occhiata annoiata. 
- Di certo non mia. - Chat Noir sospirò.
- Ma sentila... - la guardò - Sei davvero irritante,
Shorty. A volte ti picchierei. - 
Si tappò subito la bocca. Cavolo! Aveva parlato troppo! Marinette scoppiò a ridere, ammaliandolo come ogni volta e sorrise.
- Sai... quello è il soprannome datomi dal mio migliore amico. -
- Ah, davvero? - si grattò la nuca, nervoso. - È carino, infatti. -
- Affatto. - lo contraddisse, con espressione assassina. - Non ripeterlo più, io non sono bassa! Posso ancora crescere! - 
Il ragazzo rise: - Se ne sei convinta tu! - ricevette uno scappellotto sulla testa - Ahi! Manesca come sempre! -
- Come sempre? - chiese con la fronte corrugata.
- Be', quando ci vediamo non mancano questi schiaffi da parte tua. - tirò fuori una scusa, cercando di sembrare credibile, ma lo sguardo inquisitorio di lei lasciò intendere che non lo era. 
- Capito. Allora scusami. -


All'improvviso Marinette fu attratta da ciò che avvolgeva il suo collo e le sue mani: - Ma questi... - Adrien si congelò sul posto - non sono i guanti e la sciarpa che ho regalato a Chat Noir? Come fai ad averli tu? - 
"Dannazione! Li ho messi senza pensarci!", pensò, dandosi dell'idiota da solo.
Doveva trovare immediatamente una soluzione e il cervello di Marinette stava sicuramente facendo girare le sue rotelle per cercare la risposta al suo quesito. L'avrebbe ottenuta, se non si dava una mossa! 
- Oh, davvero? Aspetta un attimo! Chat Noir? - cambiò discorso, guardandola serio. - Hai fatto un regalo a lui e non a me? -
- Cosa... Sì, cioè no! Ahhh! - si portò le mani tra i capelli, incespicando con le parole. - Era per te, sì, ciò nonostante non sono riuscita a dartelo a causa dell'irritante intromissione di Chloé, il tuo lavoro, poi casa vuota e ieri ho incontrato quel gatto e ho deciso di darglielo. Insomma! A Natale si è più buoni, no? Giusto, sì, no? Uffa!!! - parlò velocemente, gesticolando come una matta e Adrien scoppiò a ridere. - Cosa c'è di divertente?! - urlò lei, battendo un piede sulla neve.
- No, è che... sei... sei troppo buffa. - 
- Adrieeeen! Ti uccido! - lo minacciò, scuotendolo per le spalle. - Non ridereeee! - 


Marinette rimase sorpresa da quello che vide. Era solo una sua impressione o quello era proprio...
- E questo? - domandò, prendendo la mano del ragazzo tra la sua. - È lo stesso anello di Chat Noir, cambia solo il colore. - lo fissò, mentre lui sfilava via la mano e la celava con l'altra.
Le iridi saettavano da un lato all'altro, evitando le sue che ora erano ridotte a due fessure.






La sua vista si annebbiò. Come aveva potuto essere così cieca?! Eppure era palese: il nomignolo, i doni, il suo mutare il tema... e l'anello. Perché non aveva ragionato e unito ogni dettaglio?! Erano proprio quest'ultimi a fregarti, vero? Non ci badavi e il puzzle era incompleto. Doppiamente stupida! La sua bocca rabbrividì per la verità dietro quei particolari. Quell'impressione che aveva percepito in ogni fibra del suo essere e che, in quell'istante, si era placata... era riferita a...
- Adrien? - mormorò flebile, le labbra non si erano nemmeno mosse, ma il ragazzo udì lo stesso e la guardò intensamente.
Schioccò la lingua: - Good job, My Lady. - 
- No. - negò, singhiozzando e scuotendo la testa.
- Yes. -
- No! - alzò la voce.
- Yes. - ghignò lui. 
- Nooo! - urlò a perdifiato, il respiro irregolare.
- Oh, ma cosa sono queste? - chiese, sfiorando con un dito la sua guancia e sorridendo cattivo. - Lacrime? -
La ragazza digrignò i denti, sfuggendo al suo controllo una goccia salata che solcò la gota destra e Chat Blanc si paralizzò. Stava piangendo sul serio! Avvertì un martellare incessante nella gabbia toracica e portò la mano libera su di essa, non distogliendo gli occhi da quelli di lei, che erano diventati talmente lucidi da potersi specchiare. Un improvviso mal di testa lo colse impreparato e si prese la testa tra le dita.



Papillon strinse la presa sul suo scettro, impaziente. Gli avrebbe fatto del male psicologico se non si fosse dato una mossa, lo aveva promesso. Quest'occasione era una rarità che non andava sprecata! Perché non faceva quello che gli spartiva? Era troppo legato a quella ragazza e per questo faceva resistenza. Non sapeva di cosa stessero parlando, però era rimasto anche sorpreso: non credeva affatto che dietro la maschera si trovasse lei, ma non aveva importanza al momento. Avrebbe fatto di tutto per raggiungere il suo scopo, lo aveva detto. 
Tutto.
- Non venire sopraffatto da emozioni inutili! Il Miraculous, ora! - impose con veemenza.


Scrollò il capo e ritornò sotto il controllo dell'uomo. Alzò lo sguardo e si vide lo spray al peperoncino a pochi centrimetri di distanza e si coprì gli occhi, urlando di dolore.
Giovandosi dell'attimo di distrazione del biondo, si mise a penzoloni sul bastone e allentò la stretta, cadendo a terra con le gambe piegate e lasciando lo spray, che scomparve, per poi correre.
Chat Blanc cercò di vedere dove fosse diretta, ma i bulbi bruciavano da morire e non riuscita a tenerli aperti. Gliel'aveva fatta alla grande! 
Sentì Papillon ringhiare di frustrazione e sorrise: - Calmo, non tormentarti. È nelle mie mani, adesso. - lo rassicurò, mentre discendeva dopo aver premuto il pulsante al centro dell'asta e averla rimpicciolita. 
L'avrebbe pagata cara per ciò che gli aveva procurato, il suo cuore e la sua mente si trovavano in condizioni che non avrebbe mai immaginato. Si era capaci di angosciarsi fino a quel punto? Giungere al non ritorno? Era colpa sua!
Odio, odio e odio profondo per quella stupida che non lo corrispondeva! 



Procedeva velocemente da non sapeva quanto e ormai il fiato si era completamente esaurito a causa del pianto convulso e di quella sua maratona. Rallentò pian piano, le gambe che reggevano a malapena e poggiò il palmo della mano sul muro lì vicino. Abbassò la testa e poi scivolò fino a terra, i pugni e la fronte sul tramezzo e avendo fatto passare dei secondi, gridò. Uno strillo prolungato e colmo di dolore, ne fece un secondo e un terzo...
"Adrien... Adrien è...", singhiozzò e strillò ulteriormente. "No... No! È solo un incubo!", iniziò a prendere a pugni la parete.
Vederlo in quello stato le aveva trasmesso un'intensa fitta al muscolo cardiaco e all'encefalo. Una pressione fisica e psicologica che non si sarebbe nemmeno sognata di avere. 
- Marinette? - la lieve voce della kwami le fece asciugare i residui di lacrime sulle gote, mentre la agguantava dalla borsetta. - Scusami, Tikki. - tirò su col naso, facendola sorridere.
- Ti capisco, non c'è bisogno di scusarti. Anch'io avrei reagito alla medesima maniera, se mi fossi trovata davanti la persona che amo akumizzata. -
Sorrise e si alzò: - Sarà meglio andare. I miei saranno preoccupati e tu avrai sicuramente fame. -

Era a pochi passi dalla boulangerie, quando intravide i suoi genitori aprire la porta del negozio. Per fortuna la sua casa non aveva subito danni e di quello era sollevata.  
Sabine si accorse di lei e le andò incontro, abbracciandola stretta: - Marinette, dove ti eri cacciata?! Ti abbiamo cercata dappertutto! Eravamo in pensiero! - Lei sorrise lieve, ricambiando e Tom si aggiunse all'abbraccio.
- Non lo fare mai più! - la rimproverò il padre, carezzandole la guancia e la figlia annuì. 
- Entriamo, su. - 
Dopo aver chiuso la porta, Marinette salì direttamente le scale che conducevano alla sua camera.
- Marinette, non vuoi cenare? - domandò la mamma.
- No, grazie. Mi è passato l'appetito. - sussurrò abbattuta.
Sabine guardò Tom, che scrollò la testa. Avevano scoperto dagli amici che Adrien era scomparso e che era stata tutto quel tempo fuori a cercarlo e, a quanto pareva, senza successo. Era successo così in fretta... 
Forse non dovevano rimanere lì, erano esposti al pericolo, tuttavia, in Tv, la reporter che ora trasmetteva le immagini della città mezza distrutta diceva che per il momento quel disastro sembrava essersi calmato. 
Stranamente le linee elettriche e la corrente non erano state toccate e ciò permetteva di non rimanere completamente al buio e senza possibilità di utilizzare i telefoni. Una fortuna! Ma come bisognava davvero atteggiarsi in quelle situazioni?

- Sono felice che tu stia bene. - fu sollevata Alya come gli altri che l'avevano chiamata e Marinette sorrise, osservando Tikki mangiare i suoi biscotti. - Domani veniamo tutti da te e... - sospirò - Adrien? -
Chiuse gli occhi, cercando di non piangere. Tutti i compagni di classe avevano chiesto anche quello e sapeva lo avrebbe fatto anche la bruna, ciò nonostante era ugualmente doloroso dover rispondere sempre e solo...
- No. - sussurrò, riaprendoli.
... per non dover dire che era proprio lui la persona che aveva combinato quella catastrofe. Per proteggerlo. Ma fino a quando? 
- Mmh, nemmeno noi. - rivelò triste.
"Oh, lo so bene... lo so bene.", meditò amara, abbracciando le gambe con un braccio, seduta sul letto. 
- Non ti preoccupare, lo troveremo, ok? Dormi un po', anche se sarà difficile. Va bene? - proferì con dolcezza e chiuse la comunicazione.
"Ma io l'ho già trovato... e non in buone condizioni.", si disse, lasciando cadere a peso morto il braccio, con tra la mano il cellulare, sul materasso.
Non solo l'akuma aveva reso i suoi colpi più letali, ma poteva usare il cataclisma all'infinito senza destrasformarsi.
Nascose il volto tra le gambe e non resistette. Pianse, pianse fino ad addormentarsi... con Tikki che le accarezzava i capelli, avvilita.



Chat Blanc si trovava poggiato su un comignolo da cui gli era possibile vederla e un'improvvisa oppressione al petto lo costrinse a portare le mani su di esso, digrignando i denti.
"Marinette...", pensò, mentre un fugace sorriso gli comparve in volto, ma fu stroncato dal martellare alla testa che gli fece strizzare gli occhi. "Dannato Papillon! Non le farò del male, scortatelo!"
Dopodiché prese il suo bastone e lo allungò, per distanziarsi prima che ritornasse sotto il suo controllo e che l'attaccasse in un momento di debolezza.








*Angolino*
Ok, lo ammetto... questo capitolo mi ha fatta... posso dirlo? Piangere. Cioè, non proprio, ma mi sono venuti gli occhi lucidi e la tristezza... un'amara tristezza... Insomma! Scoprire in tale modo che la persona a cui tieni di più... 
Non ci voglio pensare! Mi sono messa nei loro panni, però, e ho compreso che è meglio non lasciarsi sfuggire nemmeno un'occasione. Devi dire qualcosa? Dilla e fai in fretta! Anche se è una verità crudele, è meglio essa che una bugia che ti porta ad odiare a causa della falsità della gente. Non credete? E voi, vi siete messi nei panni di Marinette e Adrien? 
Spero vi sia piaciuto come è piaciuto a me. ^__^ E che mi leggerete ancora.
A presto! 
Da: SweetAinwen.

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Capitolo 8
*** Super psycho Hate. Or simple Love? ***


 

Super psycho Hate. Or simple Love?

 

Si può odiare continuando ad amare.
(Jean-Claude Izzo)






Attorno a lei persisteva l'oscurità totale e un silenzio innaturale. Tentava di scovare la via d'uscita, invano. Si osservò intorno e il cuore iniziò a battere velocemente. Perché, perché era da sola?! 
- Mamma, papà, Alya, Nino... Adrien?! - 
Appena pronunciò l'ultimo nome, di fronte a sé apparve una figura dai capelli biondi girata di spalle e lei sorrise, correndogli incontro. Lo avrebbe riconosciuto anche tra migliaia di altri ragazzi con lo stesso colore della chioma!
Improvvisamente si fermò e l'euforia svanì. C'era qualcosa che non andava, un macigno le schiacciava la gabbia toracica bloccandole quasi il respiro. Mosse una mano nella sua direzione e lui si voltò lentamente, mostrando un sorriso e frenò a mezz'aria le dita. Poco dopo dovette coprirsi la bocca con le mani per l'incredulità. Gli indumenti del ragazzo erano diventati con lentezza una tuta nera, in testa delle orecchie da gatto e una maschera a celare metà viso, successivamente divennero completamente bianchi. Da lì, il sorriso diventò un ghigno maligno e gli occhi sembravano voler catturare il suo lato nascosto e sfruttarlo a suo vantaggio. 
- Chat Blanc! - esclamò impaurita, la voce ovattata.
- Good job, - si congratulò, parlando lentamente. -
My LADY.






Aprì di scatto gli occhi e si mise seduta, afferrandosi la testa tra le mani, il respiro irregolare.
- Marinette? - la chiamò Tikki, sdraiata sul cuscino e lei la guardò.
- Niente. - si strofinò una guancia - Niente. - diede un'occhiata all'orologio sul comodino, che segnava le quattro del mattino e si mise supina, chiudendo gli occhi.
La kwami si avvicinò a lei, cercando di consolarla e Marinette, apprezzandone lo sforzo, le carezzò la testolina, stringendola delicatamente.

<< Soffrirete. >>

"Oh, Tikki... avevi ragione.", pensò tra le lacrime, rannicchiandosi sotto le coperte.



Dopo aver fatto colazione ed essersi fatta una doccia, aprì la porta della boulangerie, trovandosi tutti i suoi amici ad accerchiarla. 
- Marineeette! - le saltò addosso Alya, facendola ridacchiare.
- Ehi, piano. -
- Dovrei farti una ramanzina per come ci hai lasciati ieri! - si intromise Nino, a braccia conserte e parecchio indispettito. - Se ti fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato, - aggiunse avvicinandolesi, per poi abbracciarla. - ma mi sono fidato. - 
Alya osservò la scena con un sorriso e con incredulità, come Marinette. Nino non mostrava facilmente affetto per qualcuno, però se lo faceva era in casi eccezionali e quello, a quanto pareva, lo era.
- Hai fatto bene, Nino. Sono viva! - ci scherzò su, staccandosi dall'abbraccio. 
- Non ricapiterà, ti avverto! - la informarono all'unisono i due ragazzi, guardandola con serietà e lei annuì.
Chloé sbuffò: - Sentite, noi stiamo qui a perdere tempo quando dovremmo cercare Adrien e se li accadesse qualche cosa, - li indicò - vi giuro che non la passerete liscia! -
- Chloé ha ragione. Rimettiamoci alle sue ricerche, potrebbe aver bisogno di aiuto. - concordò Sabrina accanto alla bionda, seguita a ruota dagli altri ragazzi.
Erano tutti preoccupati per lui, era evidente, tuttavia non si spiegavano come avesse fatto a scomparire nel nulla senza lasciare tracce. 
- Possiamo aiutarvi, se volete. - disse Tom, poggiando una mano sulla spalla della moglie.
- Grazie, Tom e Sabine. - benedì la bruna con le mani congiunte.
- Siete davvero dei genitori gentili. - soggiunse il castano, sorridendo e venendo ricambiato.
- Ci siete riusciti? - domandò Nathalie, fermandosi al loro fianco con dietro la guardia del corpo.
I giovani avevano chiamato la scorsa sera la manager e il bodyguard per avere un contributo, ciò nonostante persino loro avevano fatto un buco nell'acqua. 
Negarono simultaneamente e la donna abbassò il capo, sospirando. 
- Sapete... non ci siamo posti una domanda, in tutto questo. - parlò Alix, un dito sul mento.
- Cosa? - chiese Ivan, aggrottando la fronte.
Arrancò per un po', dopodiché alzò le braccia a mezz'aria: - Perché Parigi è ridotta così? - le spostò verso il basso - Insomma, è quasi un anno che la città è attaccata da persone akumizzate, prontamente riportate alla normalità da Ladybug e Chat Noir. - Marinette si strinse nelle spalle - Per quale motivo, allora, questa volta non è andata alla stessa maniera? - li guardò uno a uno - Chi impedisce agli eroi di ristabilire la quotidianità? Un supercattivo con poteri che eguagliano i loro! - 
La mora sussultò alla conclusione della fanciulla. Alix aveva centrato in pieno la questione, solo che non immaginava che il nemico fosse il loro salvatore convertito al male. Prima o poi lo avrebbero scoperto e, di conseguenza, avrebbe dovuto rivelare anche la sua identità. Maledizione ai guai!
- Come puoi pensarlo? - interpellò Juleka, confusa.
- Osservatevi attorno! Certo, potrebbero essere cause naturali... -
- Esattamente. - la interruppe Chloé, battendo un piede a terra. - Vi ho già detto che dovremmo trovare Adrien, invece di ascoltare le fantasie di una ragazzina! -
- Oh là là! State cercando un bimbo sperduto? - 
Si voltarono nella direzione da cui proveniva la voce e rimasero stupiti di notare Chat Noir, in piedi e con le mani sui fianchi, sul tetto di fronte alla casa dei Dupain-Cheng. Eppure c'era una cosa non andava...
La sua tuta non era nera. 
- Be', una zampa in più non porta dispiaceri. - commentò Chloé, riferendosi al suo stato da gatto, una mano a reggersi il gomito dell'altro braccio, che era piegato al petto. 
Chat rise di gusto, afferrando il bastone e prolungandolo, mentre fece un salto e atterrò sul suolo. 
Iniziò a farlo roteare al suo fianco: - E se ti dicessi che non ne ho la minima voglia? - osservò Marinette, che mosse un passo indietro, deglutendo. - Che ho qualcuno a cui pensare? - 
In seguito si diede uno slancio e corse da lei, portando in alto l'asta, che la giovane evitò con una capriola. Il ragazzo la sfidò con lo sguardo, gli occhi a due fessure, venendo contraccambiato.
- Ehm... o Chat Noir ha solo cambiato il colore della tuta... - rifletté Alya rivolta a Nino, mentre tutti osservavano il biondo attaccare e la mora difendersi.
- Oppure è proprio lui... - continuò il castano, lasciando però in sospeso.
No, non potevano crederci! Nessuno dei presenti voleva credere che fosse lui il colpevole, colui che salvava e non feriva. Purtroppo gli eventi si erano capovolti e non si poteva evitare...
La guardia del corpo di Adrien lo prese tra le braccia, impedendogli di muovere le sue, ma il ragazzo gli diede una testata sul mento. L'uomo mollò la stretta e si toccò la bazza, così Chat gli diede un calcio rotante, mettendolo da parte. Nathalie andò in suo soccorso, spaventata. 
Sabine si era coperta la bocca con le mani e Tom aveva sgranato i bulbi per lo sgomento. Cosa c'entrava Marinette?! 
- Che vuoi fare a mia figlia? - si infuriò avanzando in direzione dell'eroe, che si girò e fece arrivare un'estremità della verga al collo dell'uomo, un lato della bocca alzato.
- Le conviene non immischiarsi, se non vuole che faccia più del dovuto alla sua innocente bambina. - gli consigliò divertito.
Marinette ringhiò, acchiappò una piccola trave di legno e gliela scagliò, colpendogli la testa e facendogli così fare un movimento brusco con le spalle. Chat si voltò lentamente, digrignando i denti e stringendo la presa.
Fece una lieve pressione sul gozzo e l'uomo venne spinto all'indietro. Urlarono per lo spavento e Sabine corse subito dal marito, ora privo di sensi, terrorizzata.
- Tom, Tom! -
Marinette aveva le palpebre aperte fino all'inverosimile, le sentiva tirare e il suo corpo era percorso da un tremolio rabbioso. L'attenzione del biondo era rimasta su di lei, anche se aveva compiuto quel singolo gesto.
Sorrise soddisfatto e la mora si conficcò le unghie nella carne, per poi portarsi in avanti quando lo vide avvicinarsi velocemente a...
- Attenta, Alya! - l'avvertì correndo.
La citata avvistò Chat Blanc a poca distanza da lei e urlò, mentre Nino le afferrò la mano e la spostò di lato, così il fanciullo arrestò l'attacco a mezz'aria. 
Marinette era proprio dietro di lui e aveva tra le dita il bastone: - Non la devi sfiorare nemmeno con un fiore! - sbottò a perdifiato.
La bruna e il castano di fronte a lui videro delinearsi un ghigno sul suo volto che li destabilizzò. Successivamente rise, alzò la verga insieme alla ragazza, che fu presa alla sprovvista, e roteò su sé stesso.
Marinette strizzò gli occhi e rafforzò la presa, che il biondo stava tentando di farle allentare. A quella velocità ci sarebbe sicuramente riuscito, ma lei non voleva mollare, anzi, provò a farsi più vicina muovendo le mani sul bastone.
C'era quasi, un piccolo sforzo e... la stretta venne meno, facendola gridare e si ritrovò sospesa per aria, finché non ruzzolò a terra girando su di sé. Tikki emise un leggero mugolio di dolore e la mora si scusò mentalmente con lei. 
- Marineeette! - urlarono terrorizzati e non appena udirono la risata cattiva di Chat si strinsero nelle spalle.
- Cosa ti succede, Bugaboo? - le domandò, arrancando con lentezza. - Se ti trasformassi, avresti una possibilità di battermi. Oh, già, - osservò le persone attorno a loro, dopo essersi fermato. - non puoi farlo. Altrimenti - riportò lo sguardo su di lei, riprendendo il cammino fino a trovarsi a pochi centimetri da lei. - la tua doppia vita sarebbe a rischio, non è vero? - 
La fanciulla provò a mettersi almeno seduta, senza successo. La caduta le aveva causato dolori dappertutto, ciò nonostante riuscì ad alzare lo sguardo per poterlo guardare con occhi infuocati. 
Lui poggiò un ginocchio a terra e inclinò il busto in avanti, per poi sospirare: - Ti odio. Ti odio. - sussurrò, scuotendo il capo con lentezza e Marinette sgranò i bulbi a quella dichiarazione. 

Ti odio.

Ti odio.


La vista le si annebbiò, stringendo i pugni. Era sotto l'effetto dell'akuma, era solo sotto il suo effetto! Nonostante ciò... faceva male... troppo male...
- Adesso basta! - perse il controllo Alya, con le braccia di Nino ad avvolgerle lo stomaco per frenare il suo intento di dirigersi verso Chat Blanc. - Perché te la prendi con Marinette?! Lasciala stare! - 
Rise: - Ti sbagli, Alya. - la guardò - Io sto parlando con Ladybug. -
I presenti furono confusi da quelle parole, che in quel contesto non avevano il minimo senso. Era Marinette quella a terra! Chat riportò l'attenzione sulla mora e le accarezzò una guancia. 
"Finiscila e prendile il Miraculous!", la voce di Papillon irruppe nella sua mente.
- Addio, Shorty. - 
Lei chiuse gli occhi, nel momento in cui vide la sommità del bastone farsi vicina, tuttavia sentì il cozzare di essa contro il suolo a pochi centimetri dal lato sinistro della sua testa. Riaprì i bulbi e in seguito dischiuse le labbra di fronte a quella visione. 
La stretta di Chat Blanc sul suo oggetto era malferma, digrignava i denti messi in evidenza e le sue iridi verdi erano celate da vari ciuffi dorati. Una goccia le cadde sulla guancia e pensò stesse per piovere, però il cielo non era grigio e allora capì. Adrien sollevò leggermente lo sguardo, quanto bastava per permetterle di notare che... stava piangendo. 
"Fallo, Chat Blanc!"
- Non posso. - mormorò flebile, le labbra non si era minimamente mosse.
"Fallo!"
- No. -
Un fortissimo dolore al cranio gli fece stringere forte le palpebre tra loro, le sentiva schiacciarsi. 
- Non posso! - sibilò tra i denti e si issò in fretta, premendosi la fronte con una mano.
La stabilità sulle sue gambe era poca e lo si vedeva oscillare da un lato all'altro. Marinette si mantenne su un avambraccio e il suo cuore iniziò a battere forsennato nell'istante in cui gli occhi di lui incontrarono i suoi. Non sapeva perché, ma era come se volesse inviarle un messaggio e lo fece. La bocca si era schiusa, mimando una semplice parola, successivamente allungò l'asta e scomparve dalla loro vista. 

Aiutami. 

Rimase immobile. Aiutarlo? Come? Oppure se lo era immaginata? 
I genitori e i giovani corsero nella sua direzione, aiutandola ad alzarsi.
- Marinette! Marinette, bambina mia, di' qualcosa! - la scrollò per le spalle la madre, gli occhi lucidi. 
- Marinette! - 
La citata fu risvegliata da quella voce tanto dolce quanto decisa e guardò il padre, abbracciandolo di slancio: - Stai bene! - esclamò sollevata.
- Certo, tesoro mio. - sorrise, stringendola stretta. - Ora, dimmi: - le accarezzò una gota - di cosa parlava Chat Noir? -
Marinette si allontanò, sfregando un braccio con una mano, demoralizzata. E ora cosa avrebbe dovuto fare? Dire la verità? 
- Chat Blanc. - lo corresse - Adesso si chiama Chat Blanc. -
- Blah, blah! Non è affatto interessante sapere il suo nome da cattivo. -
- Chloé! - la rimproverarono gli altri.
- Marinette è stata attaccata e tu ti atteggi a quel modo? - si infuriò Rose, a braccia conserte. 
Mentre i ragazzi sgridavano la bionda, Marinette prese tra le mani Tikki. La stava guardando con un lieve sorriso.
- Tikki, mi dispiace tanto. - si scusò mortificata, avvicinandola ad una guancia. 
- Non è niente, Marinette. Mi sono già ripresa. - sorrise, venendo ricambiata.
- Tikki, devo dir loro la verità. - si rattristò - Lo so che la mia doppia vita dovrebbe rimanere nascosta, ma... - scosse la testa - non ha portato niente di buono, questo segreto. -
- Mmh. L'ho notato. - disse, osservandosi attorno. 
- Con chi stai parlando, tesoro? - 
Lei si voltò, nascondendo la kwami dietro la schiena: - Con nessuno, mamma. -
- Il nomignolo. - pronunciò Alya seria, ora davanti a lei, che sussultò. - Conosce il nomignolo che ti ha affibbiato Adrien! - Marinette sorrise con amarezza.
- Perché è lui. -
Nino aggrottò la fronte: - Che intendi dire? -
- È sempre stato lui... Chat Noir. -
- Cosa?! - sbottarono stupiti.
- Aspetta, aspetta! Chat Noir è... Adrien? - domandò Nathanael, le mani a mezz'aria e la mora annuì.
- È una bugia! Non può essere affatto vero! - 
- Nulla è impossibile, Chloé. - proferì Marinette, guardandola con serietà e la bionda si strinse nelle spalle.
- Come fai a dirlo? - si intromise Mylene, dubbiosa.
Marinette sospirò, portando la testa di lato. Ecco, era arrivato il momento. 
- L'ho saputo ieri... mentre tentavo di farlo tornare normale. - 
- Tesoro, cosa stai...? - provò a parlare la madre, una mano al petto. 
Sabine e Tom avevano capito fin troppo bene dove volesse andare a parare, ma non ci credevano. Perché se era così, voleva dire che la loro figlia era stata costantemente in pericolo.
Sorrise dolcemente: - Tikki... - la kwami uscì allo scoperto, facendoli sussultare per lo stupore. - trasformami! - 



Fece cozzare l'estremità del bastone con il tetto, in contemporanea con la mano libera che premeva contro la fronte. Più gli disobbediva più incrementava il dolore. Dannazione! 
C'era qualche potere che gli opprimeva la ragione e lo faceva uscire matto, era insopportabile e difficile da gestire, però doveva solo tenere duro. 
"Dovevi fare quello che ti avevo ordinato: ti saresti evitato questa sofferenza."
- Tsé! Come se ti lasciassi fare ciò che desideri. - strizzò gli occhi - Io non la tocco e mai accadrà! Scordati che io... - mugugnò per lo spasimo.
"Sei nelle mie mani e se vuoi almeno sopravvivere, devi privarla del Miraculous e sbarazzarti di lei in modo da non avere più ostacoli!"
- Ho detto scordatelo! -
"Bene, allora. Non mi dai altra scelta."
Urlò a perdifiato per le fitte atroci che ora tutto il suo corpo stava subendo e si rannicchiò. Rimbombava nella sua testa la risata divertita di quel maledetto e altre lacrime rigarono il suo volto, singhiozzando. 
Basta, basta! Non ce la faceva più! Perché, perché non aveva dato retta a Plugg quando gli aveva detto che non era una buona idea trasformarsi?! Stupido! 
"Marinette... Marinette!", pensò, poggiando una mano sul petto, il muscolo cardiaco che aumentava i battiti.
"Marinette non c'è e non verrà a salvarti, ma solo per distruggerti."
- Non è vero! - urlò.
"Sì, invece! E si sarà già trasformata per venire a cercarti e porre fine alla tua akumizzazione, riportando così Parigi alla normalità. Pensa solamente a sé stessa e a come apparire agli occhi di tutti, cioè un'eroina che salva gli abitanti dall'eroe stupido che ha permesso di farsi trasformare in un cattivo. Credimi, Chat Blanc, lei è tua nemica."
- Lei... non è... mia nemica. - si sforzò di dire tra le grida.
"Lei è tua nemica."
- Lei... non è... -
"È la persona da eliminare per raggiungere il tuo scopo. Vendicati, Chat Blanc. Vendicati!"
Si sentì il silenzio per un paio di secondi, nemmeno un singhiozzo, una lacrima, soltanto un ghigno. 
- Certamente, Papillon. - 



- Sto per svenire. - disse Chloé, presa da Sabrina prima che cadesse.
- Bambina mia... - 
Salutò con la mano: - Ciao, papà. Mamma. - ridacchiò nervosa. 
- Non ci credo. - articolò Alya a bocca aperta.
- A chi lo dici. - concordò Nino.
Nessuno si aspettava quella svolta. Ladybug era sempre stata al loro fianco senza saperlo, era un bel colpo di grazia! 
- Adesso, però, devo andare. -
- Cosa? No, no! Non puoi, è troppo pericoloso. - negarono i genitori, mentre Tom la prendeva per le spalle. 
- Se non faccio subito qualcosa non potrò riportare Adrien! - congiunse le mani - Vi prego, lasciatemi andare! - li supplicò ansiosa - Ho già perso una parte di lui, vedendolo in quello stato, e non voglio... perderlo interamente. C'è una parte di lui ancora coscente e desidero portarla a galla. Vi prego, vi prego! -
Tom e Sabine notarono con quanta foga e amore parlava dell'amico, l'avevano capito che provavano qualcosa l'uno per l'altra, ciò nonostante non riuscivano proprio ad accettare il fatto che dovesse mettersi a rischio.
Nessun genitore lo avrebbe accettato.
- Non importa, se non ho il vostro consenso. - disse, prendendo lo yo-yo per poi stringerlo. - Voi ritornate a casa, non siete al sicuro qui fuori. - si rivolse agli amici, dopodiché guardò il cielo. - Io vado a salvarlo. - esternò, lanciando lo yo-yo, poi lo tirò a sé e si diede lo slancio.
- No, Marinette! - 
- Non vi preoccupate, - rassicurò i suoi, mentre pian pian si allontanava. - riporterò Adrien. Costi quel che costi! -
Sabine abbracciò Tom e chiusero i bulbi. Nino e Alya si avvicinarono a loro e li diedero delle pacche sulla schiena per consolazione.
- Restiamo con voi ad aspettare il loro ritorno. - enunciò il castano, con Alya e gli altri che annuirono e i coniugi che sorrisero grati. 



Si fermò su un tetto, osservando in basso. Dov'era finito? Era sparito dalla circolazione e se provava a rintracciarlo con lo yo-yo purtroppo non otteneva risultati. L'akuma doveva aver annullato anche quello.
Fece un balzo e atterrò sul suolo, per poi camminare lentamente guardandosi attorno. Non c'era anima viva, era tutto deserto, con un silenzio davvero inquietante. Non le era mai capitato di assistere a quella quieta così innaturale...
Di solito a quell'ora vedevi macchine percorrere le strade in tutta fretta, donne con i propri bambini, uomini con in mano la ventiquattrore diretti ai loro uffici... e lei e i suoi amici dirigersi a scuola qualche volta insieme.
Spazzato via in un istante. Arrestò il passo e sospirò, chiudendo gli occhi. E ora aveva rivelato anche l'identità sua e di Adrien agli amici e ai suoi genitori... 
Pochi guai dicevano. Improvvisamente avvertì un movimento dietro di sé e ampliò il suo udito. Un secondo, un terzo, un quarto... 
Ne era certa: era Chat Blanc. Si muoveva velocemente, ma era riuscita a intercettarlo. Un rumore vicino la mise sull'attenti. Uno, due, tre! Si girò e immobilizzò l'asta con le mani.
- Mi congratulo con te, Ladybug. Sei molto veloce. - la elogiò fintamente il biondo, ghignando. 
- Ti ringrazio, Chat Blanc. - portò in avanti e di lato un piede e pressò su quello di lui, facendolo cadere di schiena e gli puntò contro il suo bastone. - Non dovevi. -
Lui ridusse gli occhi a due fessure e lei lanciò lontano la verga, cui a contatto con il suolo emise un rimbombo rumoroso.
- Vieni a prendermi, Chaton. -
La vide scagliare lo yo-yo e svanire in fretta, così si issò e andò a riprendersi la sua arma, iniziando a seguirla.

Dopo aver capito di trovarsi abbastanza lontana, aveva evocato il Lucky charm e si era ritrovata tra le mani una rete. Che cosa poteva farci con una rete?! Poi, vedendo un albero, dei piccoli pezzi di trave in legno e un paio di foglie sparse qua e là, comprese e si mise all'opera. 
Ci aveva messo poco, come non lo aveva capito, ma non sapeva se avrebbe funzionato e aveva solo cinque minuti di tempo. Si allontanò da lì e attese il suo arrivo, che giunse poco dopo. 
- Allora, Bugaboo, - trascinò il bastone tra le spalle, poggiando poi su di esso le mani a penzoloni. - vogliamo porre la parola fine a questo giochetto noioso? -

Beep-beep.

Portò verso l'alto un lato della bocca: - Io sono qui. Hai paura, per caso? - lo beffeggiò e Chat Blanc soffiò e non si fece pregare due volte.
Così Ladybug diede inizio al suo piano e corse verso la trappola organizzata per lui. C'erano quasi, tuttavia Chat le sbarrò la strada e lei dovette abbassarsi per schivare la verga, successivamente gli colpì lo stomaco con un calcio, facendolo indietreggiare. Si mise di lato e continuò la sua corsa con lui alle calcagna. Scaraventò lo yo-yo sull'albero prestabilito e si trovò sospesa per aria, fino ad atterrare in piedi oltre il tranello. 
- Chaton, andiamo! Una tartaruga sarebbe più veloce! - lo provocò e ottenne l'effetto sperato.
Chat aumentò l'andatura e, appena giunse a pochi passi dalla ragazza, il bastone gli sfuggì dalle mani e scoprì di essere finito intrappolato in una rete, che penzolava da un lato all'altro. Strinse la presa su di essa e guardò in cagnesco Ladybug.
- È stato facile. - commentò a braccia conserte - Non credevo ci saresti cascato davvero. Ora, però, - protese le mani in avanti, facendole passare attraverso gli spazi aperti dell'utensile. - devo prendere il tuo anello, se non ti dispiace. -
Lui ghignò. Oh, povera ingenua... 
- Convinta? - ricevette la sua attenzione - Convinta sia lì? - rifece la domanda, che suscitò dei dubbi nella ragazza.
Osservò attentamente l'anello all'anulare e notò che non aveva la stessa caratteristica dei precedenti ex-cattivi. Era nella norma e quello significava che...
Il tintinnio del campanellino al collo di Chat Blanc le fece spalancare gli occhi: - Non è nell'anello! - esclamò stupita, spostando lo sguardo sul suo volto. 
- Cataclisma. - Ladybug allontanò le mani da quella di lui, ora avvolta da piccoli puntini neri e poggiandola sulla rete la sgretolò, cadendo a quattro zampe. - I miei complimenti, Shorty. In ritardo, ma complimenti. - la canzonò, rialzandosi con in mano l'asta raccolta poco prima di mettersi in posizione eretta.
- L'hai fatto apposta, non è vero? - rifletté, facendo roteare il suo yo-yo e indicandolo col dito. - Non ci sei finito per sbaglio in quella trappola. - 

Beep-beep.

- Qualche problema, Marinette? - 
- Mi odi così tanto? - chiese a scatti.
- Oh, io non soltanto ti odio, - sorrise - ti disprezzo anche! - sbottò, il volto velato da una leggera follia di risentimento.
Ogni sua energia svanì. Lo yo-yo ruzzolò, tenendolo però per il cordino, il colore delle iridi sembrava essersi scurito e il viso era deturpato dal dolore più pressante che avesse mai dovuto sopportare. 
Lo ribadiva in continuazione che era solo l'effetto dell'akuma... ma non ce la faceva. Era un male, un male eccessivo.
- Perchè? - sussurrò senza forze.
Rise: - Ho sentito per sbaglio la tua chiacchierata con il tuo kwami, prima della festa di compleanno irrimediabilmente distrutta da te. - la indicò, sprezzante, facendola sussultare. - Però mi sono dichiarato lo stesso... E TU HAI FATTO SCENA MUTA! - Marinette singhiozzò - Ora tocca a te venirmi dietro. - disse, non badando alle lacrime che stava versando e cominciando a correre per poi saltare su un tetto dopo aver allungato la verga.
- Non mi importa, Chat Blanc! Farò di tutto pur farti tornare normale! Lo prometto! - urlò a squarciagola.
Si scompigliò i capelli, frustrata e addolorata. Maledizione! Lo aveva fatto per farle perdere un altro minuto! E le sue parole... erano state una stilettata diretta al cuore, che era ormai spezzato in due. 
"Me la pagherai, Papillon! Giuro che me la pagherai!", lo minacciò, seguendo Chat Blanc.

Beep-beep.

Lo aveva raggiunto e ora saltellavano velocemente da un tetto all'altro.
- Non ti sembra di giocare al gatto col topo? - si divertì lui, ridendo, mentre lei continuava piangere. - Io il topo e tu il gatto! -
"Adrien, perdonami. In quel momento, sono rimasta di sasso. Non pensavo che anche tu mi amassi, che invece mi considerassi solo un'amica. Quanto sono stata stupida a non dirti niente e a capire soltanto in quest'ultimo periodo che io ti..."
- Ora chi è il topino?! - gridò maligno, interrompendo i suoi pensieri e prendendola alla sprovvista, nel momento in cui compiva un attacco frontale.
L'aveva vista soprappensiero e ne aveva approfittato, ciò nonostante lo aveva frenato con lo yo-yo avvolgendogli il bastone. Chat Blanc sorrise e attorcigliò il cordino alla verga e, imprimendoci più forza fisica, la scaraventò di lato.
Ladybug urlò, cadendo dal terrazzo sul quale si trovavano e ruzzolando per terra girando su di sé. Aveva lanciato lo yo-yo contro un balcone, ma esso era crollato sotto il suo peso e così era riuscita ad attutire la caduta e a non fratturarsi niente, sarebbe morta altrimenti. 
- Che male... - mormorò, cercando di mettersi in piedi.
- Sono insignificanti graffietti in confronto al mio dolore, - Marinette sentì un'altra fitta al cuore - che ora, grazie a Papillon, è svanito. - concluse, le braccia di lato e a mezz'aria.
- Hmf! Se fosse così... - si fece forza sulle braccia - non cercheresti di uccidermi. - disse a fatica, drizzandosi. 
Lui schioccò la lingua: - Oh, è per divertimento. - precisò sorridendo.
- Non puoi uccidere le persone per divertimento! - gridò, stringendo i pugni.
- Persone? - ripeté, alzando un sopracciglio. - Io non ho mai parlato di persone... - la ragazza lo guardò confusa - ma di te. Voglio uccidere solo te per divertirmi. - specificò con lentezza, facendole sgranare gli occhi.
Fino a che punto il suo amore era stato trasformato in odio?! Quanto intenso era diventato?! Aveva perso completamente la ragione ed era tutta colpa sua!

Beep-beep. 

"Oh, no!", pensò, toccandosi un orecchino freneticamente. "Non ho più tempo, non ho più tempo!"
- Non devi distrarti. - sussurrò Chat Blanc alle sue spalle e sussultò, voltandosi, ma un colpo allo stomaco la fece indietreggiare e perdere il respiro.
Inspirava ed espirava velocemente per scovare aria, le gambe instabili. Il ragazzo la seguiva passo dopo passo, lei indietro e lui in avanti. 
Rise: - Scusa tanto. Troppo vigore nella botta? - 
Lei protese una mano davanti a sé, come se tale mossa potesse quantomeno riferirgli di smetterla e lui lo comprese, ciò nonostante non voleva. Doveva pagare, con interessi. 
- A... -
- Non pronunciare il mio nome con quella bocca! - la scrutò dalla testa ai piedi, con disprezzo. - Mi suscita i conati di vomito. -
- Combattilo. - enunciò, piegandosi in due. - Tu puoi! Hai il Miraculous! - 
- Io faccio ciò che faccio per mio volere, non perché un uomo con manie di grandezza me lo ha ordinato. - 
- Bugiardo... Bugiardo... - lo accusò, fiacca. Non riusciva più nemmeno ad arrabbiarsi. - Come hai potuto? - chiese, rivolta a Papillon. 
Li stava ascoltando, se lo sentiva.





- Bugiardo, bugiardo! - esclamò, scuotendo con vigore la testa. - Non credevo fossi capace di tali azioni... - singhiozzò - Come hai potuto, come?! - urlò, avvolgendogli il collo con lo yo-yo.





Strizzò gli occhi e si portò le dita alla gola, cercando di allentare il filo con le dita, senza successo. Cos'era stato quel flash? E per quale motivo avvertiva un senso di paura?
- Me lo spieghi? Spiegamelo. - continuò Ladybug, atona, muovendo le mani sul cordino per avvicinarsi, senza mollare la stretta su di lui.

<< Me lo spieghi? Spiegamelo! >>

Ora ricordava! Era l'incubo che aveva avuto giorni prima! 

Beep-beep.

Riaprì i bulbi e il suo corpo fu percorso da brividi di terrore: - Mari... nette. - pronunciò a fatica, a causa delle mani di lei che stringevano con più forza.
- Ridammelo. - pregò tra le lacrime e vide le pupille di lui restringersi. - Sei ingiusto! Ridammelo! LO RIVOGLIO INDIETRO, MALEDIZIONE! -
- Marinette... - le labbra non si erano neanche schiuse, era sconvolto. 
Una fitta alla testa lo fece urlare, spaventando la mora che lasciò la presa e si coprì la bocca.
"Prendi il suo Miraculous!", gli gridò Papillon, aumentando la sua sofferenza.
Scosse la testa, afferrandola tra i palmi. No, no, no, no! La stava per uccidere, non poteva crederci! Aveva promesso che l'avrebbe protetta e invece si era fatto di nuovo controllare! Maledizione! 
Marinette si avvicinò, preoccupata: - Ad... -
- Scappa! - l'improvviso ordine la fece sussultare, portandosi le braccia al petto. - Scappa! Non permetterò che accada! - la guardò per dei secondi interi senza dire niente, dolorante. - Io ti amo. TI AMO TROPPO PER UCCIDERTI! -
La ragazza singhiozzò. Oh, Adrien... 
- Scappa ho detto! - 
Lei lo ascoltò, senza ripensamenti.
"Stupido idiota."
- La proteggerò ad ogni costo, non mi importa come. - gli ricordò, parlando a scatti. - Io la proteggerò! -



Aveva le ginocchia strette tra le braccia, il capo nascosto tra di esse, piangendo disperata. 
- Non mi perdonerò mai per quello che gli ho fatto. Sono un mostro! - 
- Non dire così, Marinette. - enunciò Tikki, volandole di fronte.
Dopo la detrasformazione la kwami era riuscita a rifugiarsi nella borsetta, ascoltando la conversazione dei due. Quella situazione ben presto sarebbe diventata pericolosa e ambedue ci avrebbero rimesso. 
Quel maledetto di un Papillon! Se non trovavano al più presto un modo per ristabilirlo, la mente di Adrien verrebbe distrutta senza una via di ritorno! 
- Invece posso, Tikki! - sbottò, osservandola sofferente. - Non avrei dovuto stare zitta, ma confessargli il mio amore! - si scompigliò i capelli -  L'ho perso... ormai l'ho perso. -
- Affatto. - la contraddisse con un sorriso, attirando la sua attenzione. - Sta resistendo. -
- Resistendo? - 
- Esatto. - incrociò le zampette - Avrai notato perfettamente i suoi sbalzi di, come dire... personalità. - Marinette annuì lentamente - Questo perché Papillon sta esercitando una forza psichica. -
- Cioè sta tentando di distruggergli la mente? -
- No, plasmarla. - la mora aggrottò leggermente la fronte, con sdegno. - In lui ha arginato la reminescenza, essendo il possessore di uno dei Miraculous più potenti, di conseguenza doveva ricorrere ad un maggior fattore: quello psicologico. Tuttavia... - allargò il sorriso - è troppo legato a te - la indicò e lei sorrise. - per poter mettere in atto il piano del vostro comune nemico. E poi... non potete distruggervi. - Marinette la guardò scettica - I Miraculous non sono stati creati per permettere alle persone prescelte di uccidersi a vicenda, ma di combattere ed eliminare l'avversario collettivo. Tu - la indicò - sei Ladybug e lui è Chat Noir. Il potere della creazione e il potere della distruzione. Potete soltanto frenare per un po' le intenzioni l'uno dell'altra e viceversa... lo avrai capito provando a combatterlo. - Marinette annuì, abbassando il capo.- la kwami abbassò il capo - Scusami se non te l'ho detto prima. -
Marinette tirò su col naso e si asciugò le guance: - Non fa niente. Mi basta sapere - sorrise lievemente - che lui non è completamente in suo possesso. - spostò lo sguardo sulla creaturina in rosso - Grazie di tutto, Tikki. Sei davvero un tesoro. - 
Le guance della citata si colorarono di un leggero rosso.
La ragazza si stranì non appena notò un'ombra oscurare la sua piccola amica, che osservò alla sua destra e sussultò sorpresa. Fece lo stesso, trovandosi delle gambe a poca distanza e issò lentamente la testa, sgranando poi gli occhi nell'assistere all'inespressione facciale del suo amato mascherato. 
- Ad... - non riuscì a concludere che fu afferrata per il giubbotto e si sentì tirare verso l'alto, fino a non avvertire più la terra sotto i piedi e urlò, mentre pian piano Chat Blanc alzava il braccio. 
- Marineeeette! - gridò Tikki spaventata, nel momento in cui la mora veniva scaraventata a metri di lontananza.
Toccò il suolo con la spalla, deturpando il viso con una smorfia di dolore, per poi girare su sé stessa e batté la testa contro una maledetta trave di legno. La kwami si coprì la bocca con le zampette e fluttuò velocemente dall'amica. Non doveva andare così! Non doveva andare così! 
- Marinette, Marinette, Marinette! Ti prego!! Guardami!! - 
La vista iniziò a diventare sfocata, ma riuscì lo stesso a intravedere Adrien camminare verso di lei e successivamente si inginocchiò.  
- Finalmente avrai la fine che meriti. - mormorò con atonia - Di' addio al tuo splendido alter ego, perché non si ripresenterà mai più.  - l'avvertì, con le mani che avevano ormai raggiunto gli orecchini. 
E in quell'istante, Marinette decise di provarci, di scommettere il tutto e per tutto in quel gesto. Il viso di lui era vicino al suo, era il momento! A causa dello stordimento, protese con pesantezza le mani in avanti, poggiandole sulle sue guance e lo baciò, lei chiudendo i bulbi e lui spalancandoli. 
Durò secondi interi, che furono fantastici anche se, in quel momento, Adrien non era in sé. Non le importava. Aveva tentato. 
Staccò le labbra con lentezza dalle sue e lo guardò, accarezzandogliele con un dito e i lati della bocca all'insù: - Anch'io ti amo troppo per lasciarti in balia di quello stronzo. - gli confessò, perdendo i sensi l'attimo dopo. 
Chat Blanc sbatté lentamente le palpebre, allontanando il busto dalla ragazza e facendo cadere a peso morto le braccia sulle cosce.
Un doppio picchiettare al suolo rimbombò per tutta la città e le orecchie bianche del ragazzo si mossero di scatto.
- Basta così, lo spettacolo è finito. -
Quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille. Voltò il capo alla sua destra, avendo l'onore di partecipare all'entrata in scena del marionettista, colui che ardeva nel possedere i Miraculous.

Papillon.







 


*Angolino dell'autrice*
Buon salveee!! Oi oi! Entra in scena Papillon! Ve lo sareste mai aspettati? xD 
Povero il mio Adrien q.q (che contraddizione, visto che lo sto facendo soffrire io. XD) Qui la disperazione raggiunge livelli elevati, eh? Si urlano l'amore che provano... mamma mia... xo
Che ve ne pare di questo capitolo? ^--^ Vi è piaciuto? Spero proprio di sì! Perché la fine si avvicina, Miraculousianiani ^--^"" Eh già... xD Preparatevi al finale. Fazzoletti prego! xD No, no... non lo fate. (Credo xD) ok, ok. La smetto. XD
A presto! 
Da: SweetAinwen.

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Capitolo 9
*** Papillon. ***






Papillon.

 

L’amore è sapere tutto su qualcuno, e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni altra persona.
(Albert Einstein)






- Sei uscito allo scoperto, Papillon. - constatò atono, facendolo sorridere.
- La guerra è stata portata a termine, - guardò la ragazza stesa a terra - con un risultato soddisfacente. Ora mancano sono gli orecchini di Ladybug, che tu mi darai. - spostò lentamente l'attenzione su di lui, che aveva la testa bassa.
I suoi occhi si posarono inconsciamente su Marinette, notando un rivolo di sangue al lato della sua bocca. Ci passò sopra il pollice, levando quella macchiolina che storpiava il viso della giovane e sfiorò delicatamente con l'indice la sua guancia, poi il collo e viceversa. 
- Non lo fare. - disse Tikki, spaventata.
Si avvicinò all'orecchio sinistro e gli tolse un orecchino, in seguito passò all'altro.
- No, Marinette! - esclamò, per poi svanire.
La mora, sentendo la voce disperata della sua amica e quel tocco tanto familiare quanto dolce e rovente, riaprì i bulbi e vide perfettamente tra le dita di lui i suoi orecchini.
Gli afferrò il polso: - No. Fermo. Ti prego. - lo supplicò in un sussurro, cercando di mettersi seduta, senza successo.
Chat Blanc poggiò la mano libera su quella di lei e si svincolò, alzandosi e iniziando a camminare.
- No. No. No. - ripeté come una nenia Marinette, mentre si faceva forza sulle braccia e, lentamente, riuscì a reggersi in piedi. 
- Chat... ti supplico. Parigi è in queste condizioni a causa sua! Lui è nostro nemico! - 
- È inutile, Ladybug. - ridacchiò - O meglio dire Marinette. - allargò le braccia - Ormai la vittoria è mia e nessuno, - protese in avanti una mano, pronto a ricevere ciò che desiderava. - ora, è in grado di fermarmi. Rassegnati. - 
Mancavano pochi passi e la fine si sarebbe avvicinata. 
Gli occhi di Marinette si fecero lucidi e portò una mano a stringere il ciondolo donatole dal suo amato, digrignando i denti: - Maledetto! Ridammi il Miraculous, ridammi Tikki, ridammi la mia vita... - inclinò il busto davanti a sé e urlò: - Ridammi Chat Noir! -
La mano del ragazzo si bloccò proprio nel momento in cui quei piccoli ornamenti stavano quasi per scivolare su quella dell'uomo.
Finalmente... lo aveva detto. 
- Ci voleva così tanto? -
Ambedue sgranarono gli occhi a quelle parole, sorpresi. Papillon lo vide sorridere a trentadue denti e aggrottò la fronte, furioso, muovendo di scatto la sua mano per acchiappare il Miraculous. 
Chat fu più agile e li lanciò dietro di sé: - Prendili. - 
Marinette vide due puntini rossi volare nel cielo e portò in alto le braccia più che poté, prendendoli. Li guardò con le labbra schiuse e successivamente Tikki ricomparve, con le lacrime agli occhi. 
- Tikki! -
- Marinette! - esultò, mentre le mani della ragazza la stringevano delicatamente, poi osservò lui.
- Non è facile abbattermi, Shorty. - le fece l'occhiolino e lei sorrise, sollevata e felice.
"Adrien...", pensò, stringendo gli orecchini.
Il ragazzo diventò serio, voltandosi: - E adesso... - tirò fuori il suo bastone, allungandolo. - vediamo di farti rigare dritto una volta per tutte. -  
- Non può essere! - enfatizzò, battendo l'estremità dello scettro al suolo. -  Come hai fatto?! - 
- L'amore fa Miracoli, - rispose con dolcezza, inclinando la testa di lato. - mai sentito? -
Marinette arrossì fino alla punta dei capelli. Oh, cavolo! Il bacio! Ed era stato anche bellissimo!
- Sei tutta rossa. - 
- Tikki! - la kwami ridacchiò, coprendosi con una zampetta la bocca. 
La sfera della verga dell'uomo si illuminò e Chat ridacchiò: - Cosa stai cercando di fare, Papillon? -
- Ma che diamine...?! - sibilò, osservando furibondo il suo scettro. - Perché non funziona?! -
- Forse per l'assenza... dell'intermediario? - propose Chat, una mano sul campanellino.
- Cosa? - 
Improvvisamente la tuta cambiò colore, riprendendo il suo stato originale e, tra l'indice e il pollice, si poteva benissimo intravedere... l'akuma! Da non crederci! Marinette non si capacitava di avere davanti quella piccola farfalla combina guai! Come aveva fatto?! Chat Blanc... era di nuovo Chat Noir!
- Trasformati, Marinette. - le disse, non distogliendo lo sguardo da Papillon, che rafforzò la stretta sul suo oggetto.
- Come? -
- Devi purificare l'akuma. -
- Ma... dovrei usare prima il Lucky charm. -
- E dove sta scritto? - domandò divertito - Per una volta sarà il contrario. - si girò completamente verso di lei, sorridendo. - Hai un compito da svolgere. - si addolcì - Vedi di non battere la fiacca. -
Marinette osservò Tikki, che annuì sorridendo e riportò l'attenzione su Adrien, acconsentendo col capo e mostrando i denti: - Tikki, trasformami! - 
Chat evitò il colpo con lo scettro da parte di Papillon, allontanandosi quanto bastava con un sorriso di scherno.
Ridacchiò: - Mi duole il cuore nel comprendere che il tuo piano è andato a monte. - l'uomo ringhiò - Non pensavi che la marionetta si sarebbe ripresa il controllo delle sue piene facoltà con un bacio d'amore, vero? - Ladybug atterrò accanto a lui, diventando rossa a quelle parole. 
Papillon fissò i due, poi si soffermò sulla ragazza, che si mise in posizione di difesa. Non c'erano falle nel suo piano: attendere che i sentimenti negativi dell'eroe incrementassero, inviare l'akuma e renderlo un cattivo per raggiungere il suo scopo. Così semplice, eppure aveva fallito! 
Non aveva però considerato l'astuzia della ragazzina ed era stata proprio lei a mandarle in fumo il lavoro! Se solo fossero state le sue emozioni avverse a venire a galla... a quell'ora li avrebbe avuti entrambi! Era sempre e solo colpa sua!
- Tu, sei tu la causa dei miei problemi. - la indicò - Fin dall'inizio! - sibilò, trascinando verso l'alto lo scettro e la sfera si illuminò.
Uno stormo di farfalle comparve all'orizzonte nella direzione dei due ragazzi e Chat Noir fece roteare il suo bastone, dando vita ad una brezza che le disperse.
- Io provo a combatterlo. Tu purifica l'akuma. - dopodiché la lasciò libera ed essa fluttuò lentamente.
Il biondo si piegò leggermente in avanti e in seguito si diede uno slancio, girando di lato il suo oggetto.
Ladybug sfiorò il centro del suo yo-yo, aprendolo:- Niente più malefatte, piccola akuma. -
- Le tue farfalle non ti aiuteranno a scamparla! - urlò Chat, correndo verso di lui e facendo cozzare le armi tra loro.
La mora sgranò gli occhi, rendendosi conto che la situazione circostante non era mutata. Oh, no! Maledizione!
- Chat! - lo chiamò, facendogli voltare la testa, sempre con l'asta contro la verga dell'uomo, che guardò la ragazza. - Senza il Lucky charm non posso far tornare la città normale! - lo informò frustrata e lui sussultò, ricordandosi solo in quel momento della questione. - È per questo che lo utilizzo prima di mondare l'akuma. - 
Papillon spinse il ragazzo, che fece una capriola all'indietro per poi cadere con le gambe leggermente divaricate, e rise maligno. I due lo guardarono digrignando i denti e stringendo i pugni.
- A quanto pare la tua fortuna è svanita, Ladybug. - la beffeggiò, congiungendo le mani con in mezzo lo scettro.
- Non credere di farla franca, Papillon! - enfatizzò, prendendo il suo yo-yo e iniziando a correre.
Lo fece volteggiare e poi lo lanciò, ma il colpo fu bloccato da una persona vestita con una tuta da combattimento viola e una specie di casco a coprirle il viso, messasi dinanzi all'uomo. Gli adolescenti sobbalzarono e lei diede inizio ad un tiro alla fune con lo yo-yo. 
La ragazza cercò di non mollare la stretta e inclinò il busto all'indietro, tuttavia l'individuo lasciò la presa e si ritrovò con il sedere per terra. 
- Au! - si massaggiò il fondoschiena, venendo aiutata poco dopo dall'amato ad alzarsi.
Chat Noir e Ladybug osservarono attentamente quella figura mascherata. Da dov'era sbucato fuori e cosa ci faceva lì? Si guardarono negli occhi e si accorsero di aver avuto lo stesso pensiero. 
- No... - negò la ragazza, scuotendo leggermente la testa, poi spostarono lo sguardo su Papillon, che sorrideva cattivo, e il tizio. 
- Ah, la disperazione, la sofferenza, l'odio.... - cominciò lui, successivamente alzò la voce: - nel scoprire che è stato proprio il loro eroe... - gesticolò con una mano, l'estremità della verga sul suolo. - a rovinare la loro Parigi. - abbassò il tono.
Improvvisamente avvertirono la presenza di qualcun altro alle loro spalle e si voltarono lentamente. C'era parecchia gente, identica al tale che ora si trovava al fianco dell'avversario e capirono. 
Quella moltitudine di insetti servivano per radunare quella folla! Li aveva fregati!
- Hai akumizzato degli innocenti! - si imbestialì Chat Noir, muovendo un passo in avanti, ciò nonostante Ladybug poggiò una mano sul suo avambraccio, scrollando leggermente il capo.
- Può far loro del male, cerchiamo di giocarci bene le nostre carte. -
- Dai ascolto alla tua amata, eviteresti stragi. - 
- Giuro... - lo indicò - che ti farò fuori non appena avremo liberato queste persone. -
Papillon ghignò: - Senza ferirle? Buona fortuna. - 
Detto quello si incamminò e i due videro la folla avventarsi su di loro e Chat prese per la vita Ladybug, poggiò la sommità del bastone a terra e lo prolungò di qualche metro. Le marionette afferrarono l'oggetto e iniziarono a scrollarlo con forza, così il biondino rafforzò la presa e la mora gli avvolse il fianco con un braccio e con la mano dell'altro scagliò lo yo-yo contro un lampione, finendo su un tetto. 
Chat scosse l'asta e i burattini mollarono la stretta, poi lo restrinse, portandolo di lato: - Tu rimani qui, cerca di trovare le akuma e di non utilizzare il Lucky charm. Quello ci servirà per Papillon. - 
- Aspetta, io voglio venire con te! - esclamò, bloccandolo per un avrambraccio.
- No, è una questione tra me e lui. Per colpa sua... - abbassò il capo - ti ho quasi uccisa. - sussurrò con un groppo in gola.
Era vero. Si stava per macchiare del suo sangue, di colei che aveva scoperto amare con tutto sé stesso e se fosse accaduto sul serio non avrebbe retto la perdita. Si era fatto akumizzare in un battito di ciglia, soltanto per non dover patire quella sofferenza che gli aveva attanagliato la mente e il cuore. 
Un emerito imbecille! Una carezza delicata sulla sua guancia lo risvegliò e le sue iridi verdi incontrarono quelle azzurre della ragazza, che sorrideva dolcemente.
- Ma non è successo. -
- Poteva succedere. - posò la sua mano su quella di lei, chiudendo gli occhi e inclinando leggermente di lato il capo. - E non me lo sarei mai perdonato. -
"Oh, Adrien...", pensò lei, dispiaciuta.
- Io sono qui - gli rammentò, la fronte sulla sua e lui riaprì i bulbi. - e non ti lascerò in nessun caso. Per sempre. - 
Per sempre era la promessa che si erano fatti a Natale, mentre lui le aveva regalato quella collana. Lo rendeva immensamente felice sapere che non se n'era dimenticata e come poteva? Era così lei.
Sorrise: - Per sempre. -
Ladybug si avvicinò e premette le labbra sulle sue, in contemporanea i loro muscoli cardiaci aumentarono i battiti. Oh, una sensazione piacevole... intensa, riscaldò il petto di entrambi. Il loro secondo bacio, con una piccola differenza: Adrien era normale, semplicemente sé stesso... ed era magnifico!
- Ora devo andare, My Lady. - disse, dopo essersi staccati, facendole un lieve inchino. - Devo portarle la testa di qualcuno. - aggiunse, muovendo su e giù le sopracciglia, mostrando i denti e il volto a pochi centimetri dal suo.
Ladybug alzò un lato della bocca e appoggiò l'indice sulla punta del suo naso, issandolo e allontanandolo: - Oh, Chaton, dovrai prima catturarlo per potermela offrire. - ridacchiò, una mano all'altezza del cuore.
Si guardarono intensamente, dopodiché annuirono e lei prese il suo yo-yo, facendolo roteare nel momento in cui lui saltò giù dal tetto. 
- Fai attenzione! - si raccomandò e lui si voltò.
- Non ti preoccupare. - le disse, in seguito iniziò a correre: - Non cadrò una seconda volta nel suo tranello! -
"Ti proteggerò con ogni mia capacità. Anche con il mio corpo.", giurò tra sé e sé, rafforzando la stretta sulla verga.
La mora osservò il punto in cui era sparito e sorrise. Ora che le identità erano state smascherate si sentiva meglio. Certo, era stata lei che fin dall'inizio voleva tenerla nascosta, glielo aveva detto Tikki in fondo, ma sapere che era Adrien... il suo migliore amico, il suo amore... rendeva la cosa ancora più... liberatoria. Esatto. 
"Mi fido, Adrien. Mi fido.", pensò, rimembrando le sue parole.
Portò l'attenzione sui fantocci e alzò a mezz'aria il pugno libero, il gomito poggiato su un fianco: - Bene. Da chi comincio? - 



Correva sui tetti guardandosi attorno da un bel po', invano, così si fermò. Non poteva essersi volatilizzato senza escogitare un piano con cui sottrarre i Miraculous, non avrebbe avuto senso mostrarsi a quel punto. 
Udì un rumore e le sue orecchie si mossero all'indietro. 
Lentamente divaricò le gambe, flettendole, piegò le braccia di lato e all'indietro e si voltò di scatto, facendo cozzare il suo bastone con lo scettro dell'uomo. 
- Dammi il tuo Miraculous. Non ho tempo per giocare. - lo spintonò e saltò su un comignolo.
- Se è per questo nemmeno io. Voglio soltanto capire il perché e impedirti di continuare. -
Chinò lievemente il capo di lato, ghignando: - Capire il perché? - portò verso l'alto i palmi, i gomiti sui fianchi. - Non sono argomenti da considerare in un momento del genere. - 
- E per quale motivo? - lo indicò con la verga - Possiedi anche tu un Miraculous, no? Non ti basta? - domandò, abbassando l'oggetto. - La tua avidità è talmente elevata da renderti cieco e privo di lucidità? Non riesco proprio a capire quale sia il tuo dannatissimo e inutile scopo! Ti piace distruggere ciò che ti circonda? -
Digrignò i denti, furioso. Come si permetteva quel moccioso di biasimarlo?! La sua non era cupidigia, c'era una buona causa per volerli e lui era solo il suo nemico, colui che lo possedeva! 
- Non conosci le mie ragioni, quindi evita di parlare a sproposito! - sibilò, facendo poi illuminare il capo e immediatamente giunsero altre farfalle.
Chat Noir si fece scudo con le braccia, mentre veniva avvolto completamente da esse, ostacolando la sua visuale.
- Il difetto di voi adolescenti è quello di dare alito alla bocca per sentirvi grandi e di far capire che non siete più dei bambini, - sospirò - ma è proprio ciò che siete. Dei marmocchi viziati che hanno solo bisogno di una lezione! - 
Sentì Papillon parlare con rabbia e girò su sé stesso per intendere la sua ubicazione esatta. Fece roteare il bastone, tuttavia non riuscì a sparpagliarle, anzi, con il vento creato fluttuavano con maggior determinazione e dovette chiudere gli occhi e piantare i piedi al suolo per non finire spazzato via dalla corrente. 
Rise: - Non riesci ad abbattere delle innocue farfalle? - lo derise, assistendo alla scena con delusione. - Credevo avessi più capacità. - scosse la testa - Davvero deludente. - 
- Prova a spiegarmi le tue ragioni, forse possiamo aiutarti e nessuno si farà del male. -
L'uomo ridusse gli occhi a due fessure: - Non serve che tu sappia, non insistere. Arrenditi e basta! - 
Trascinò un piede in avanti, insieme al busto, aiutandosi con l'asta che produceva un leggero rumore a contatto con la superficie piana. 
- Io... insisto. - la folata diventò più forte e lui rafforzò la presa - Finché non me lo dirai! - urlò con veemenza, stupendolo.
Sì, voleva sapere. Fin dall'inizio si era dato il nome Papillon, disperdendo le sue akuma e trasformando in cattivi coloro che erano afflitti da emozioni negative per sfruttarle a suo vantaggio. E che cos'altro? Niente.
Se lo sentiva, sussisteva una giustificazione plausibile e l'avrebbe scoperta! Con o senza il suo permesso. 
- Che insolente. - commentò, sferzando l'aria con lo scettro e i suoi insetti incrementarono l'uragano che circondava il ragazzo, facendogli strisciare i piedi per il vigore di esso.
- Ora piantala! - gridò, dandosi uno slancio e corse con la verga alzata, pronto a colpire le farfalle, ma quest'ultime si divisero in due parti e si fermò, voltandosi.
"Ma che diamine...?", pensò stranito, mentre le vedeva dirigersi da qualche parte.
Una risata cattiva si propagò intorno al ragazzo, che sussultò e ne cercò la fonte. Dov'era finito?!
Papillon lo guardò tramite la sfera e ghignò: - Vedremo se ci riuscirai, Chat Noir. Si sta avvicinando la vostra fine... e io non attendo altro che assistere a quella scena. - quelle parole riecheggiarono come se si trovassero in una caverna buia e minacciosa, espandendo il suo senso di disagio. 
Si guardò attorno ed emise un ringhio di frustrazione prolungato, battendo sul suolo l'estremità dell'oggetto. Dannazione! Ti distraevi un attimo ed ecco cosa succedeva!
- Se l'è svignata, quel maledetto! - 
Il trillo di una chiamata in arrivo gli fece restringere il bastone e issare la parte superiore, trovandosi sullo schermo il volto di Ladybug. Sembrava stesse facendo uno sforzo, dai lineamenti di esso contratti, e che stesse in movimento, probabilmente aveva la mano malferma. 
- Chat, avrei bisogno di un aiutino. -
- Che succede? -
- Oh, be'... - lei guardò il ragazzo, bloccato dal casco con una sua mano poggiata sopra, con quest'ultimo che non faceva altro che scuotere a casaccio le braccia per acchiapparla. - Sembra si siano triplicati e la situazione sta diventando... - spiegò, notando una ragazza venirle incontro e la calciò lontano, facendo attenzione a non mollare la presa sull'altro. - insostenibile. - finì con fatica.
L'urlo collettivo la costrinse ad alzare lo sguardo e a spalancare la bocca. Oh, era una maledizione quella?
- Andiamo! Quanti ne ha akumizzati?! - 
Il biondino sospirò, capendo al volo dove si erano dirette quelle farfalline precedenti: - Papillon ne ha inviate altre, per questo sono aumentati. - 
- Fin dove arriverà pur di averli? - domandò tristemente. 
All'improvviso avvertì un peso sulla sua schiena e il fanciullo fermato da lei riuscì a liberarsi, successivamente si ritrovò a pancia in su, con uno a cavalcioni e l'altra con le mani posate sulle sue braccia. 
"Dannazione! Non riesco a muovermi!", imprecò a denti stretti.
- Ladybug? Ladybug! -
Girò il capo alla sua sinistra e osservò Chat attraverso lo schermo: - Urge la tua presenza! Ahio! - 
La comunicazione fu interrotta poco poco l'urlo della ragazza e lui strinse la presa. Perfetto! Gli avversari erano aumentati e Papillon non si faceva vedere. Che cosa stava architettando?
Se si fosse trovato al suo posto, avrebbe messo in atto ciò che avrebbe contribuito all'eliminazione del suo dilemma. Chi odiava con tutto sé stesso? 

<< Tu, sei tu la causa dei miei problemi! >> 

"Oh, no. No, no, no, no!", negò, cominciando a correre.
Dal principio era colei che detestava, più di lui, e poteva aver pensato qualsiasi cosa pur di farla cadere nella sua trappola. Persino farle vedere cose che non esistevano.
Non era a conoscenza delle sue abilità e ci si poteva aspettare di tutto. Anche l'impossibile. Per questo doveva sbrigarsi e farle da sostegno, era al corrente della fragilità nascosta della ragazza e sperava vivamente che non si facesse viva in quella situazione: avrebbe avuto un calo e non ne sarebbero usciti, ne era sicuro. Lui non voleva, però, lo avrebbe impedito. 



Gli adolescenti e i genitori di Marinette si trovavano all'interno del negozio, conversando tra loro nell'attesa. Alya, Tom, Sabine e Nino erano i più preoccupati. Rispetto agli altri, il loro legame era maggiore.
Quanto tempo era passato? Dieci minuti, trenta, un'ora? Quanto?! Che nervi! La bruna batteva ritmicamente un piede per terra, le braccia incrociate tra loro, nervosa. 
- Alya, calmati. - le consigliò Nino, dopo essersi avvicinato.
- Come faccio a stare calma? Le loro vite sono praticamente appesa a un filo. E se Marinette non riuscisse a farlo tornare normale? - ipotizzò terrorizzata.
- Non mi ricordavo avessi così poca fiducia in lei. - 
- Cosa?! No! Non è vero! -
- Invece sì! - la contraddisse, aggrottando la fronte e indicandola con l'indice. - La migliore amica a prescindere dovrebbe fidarsi! Io mi fido, come si fidano Tom e Sabine. -
- Esatto, ragazzo. - concordò Tom, poggiando una mano sulla sua spalla.
Sabine guardò Alya, carezzandole la testa: - Non dobbiamo perdere le speranze. In fondo... ha sempre salvato la città. Perché non dovrebbe riuscirci adesso? C'è in gioco Adrien, giusto? Farà di tutto, - le scompigliò i capelli, facendola ridacchiare. - e lo sai anche meglio di me. - 
Persino loro non riuscivano a stare tranquilli, tuttavia l'unica cosa che potevano fare era credere in lei, come avevano fatto e come sempre faranno.
- Avete ragione. - annuì Alya, sorridendo. - Avete ragione. -



- Siete davvero insistenti! - constatò, avvolgendo una donna con il suo yo-yo per poi farla girare su sé stessa e cadere. 
Dei passi veloci dietro di lei la fecero voltare e si piegò verso il basso per evitare il pugno di un uomo, che si ritrovò a terra dopo un calcio allo stomaco. 
Questa volta ne arrivarono due insieme e scagliò lo yo-yo contro un comignolo: - Ah! Ma cosa posso fare per non dover ricorrere alle maniere forti?! - si chiese e improvvisamente, mentre era sospesa per aria, si sentì afferrare a mo' di sposa ed emise un urletto spaventato avviluppando il collo del ragazzo, che rise.
- L'ho spaventata, princess? - ricevette un'occhiata di sbieco - Dài, su! Non fare la scontrosa. - disse e poco dopo atterrò su una ciminiera, accovacciato e con la sua Lady seduta su una coscia.
- Dovrei tirarti le orecchie - ne prese con delicatezza una tra le dita - per il quasi infarto che mi hai fatto prendere. - 
- Sono venuto in tuo soccorso ed è così che mi ripaghi? - avvicinò il viso al suo - Un bacino? -
Lo allontanò con un dito poggiato sulla punta del suo naso: - Affatto, data la tua entrata in scena non di mio gradimento. - gli fece la linguaccia, saltando sul tetto e lui si imbronciò.
- Stavo così bene con te su di me. - brontolò ammiccante, il gomito su un coscia e una mano sotto il mento.
- Anche per me, Chaton. - giocherellò con la sua coda, attorcigliandola alla mano e la tirò lievemente verso di sé, successivamente la mollò ed essa schiaffeggiò il fondoschiena del ragazzo, lasciandolo sorpreso. - Ma abbiamo del lavoro che non voglio incompleto. -
Si posizionò di fronte a lei, guardandola con uno strano luccichio negli occhi e Ladybug incrociò le braccia, alzando le sopracciglia in una muta domanda.
- Scopro un lato di te che non conoscevo. - le avvolse le spalle e accostò le labbra all'orecchio: - Purrfetto ed iiinteressante. - sussurrò, provocando la pelle d'oca sia a lei sia a lui per averla sentita sospirare con i bulbi chiusi.
- Non credevo di farti quest'effetto. - parlò con voce flebile.
- È così fin da quando ne ho memoria. - lo osservò - E adesso che sono a conoscenza della tua doppia vita, - sorrise con dolcezza - ho ancora più voglia di averti al mio fianco. - 
Il cuore di Chat Noir sobbalzò, meravigliato: - Anche se... - abbassò il capo - ti ho quasi uccisa? - concluse a scatti.
I sensi di colpa non la piantavano di ricordargli che era stato lui a procurargli quel piccolo taglietto al lato della fronte che aveva attirato la sua attenzione e non si sarebbe dato pace molto in fretta. In fondo poteva dire quelle parole a causa della circostanza in cui si erano incappati, la capiva. Nonostante ciò faceva male.
- Chaton. - lo chiamò, le mani sulle sue spalle e lui issò il capo. - Con o senza maschera, tu sei tu. - gli accarezzò le guance - Il mio Chaton e il mio Failed Model. -
Addolcì lo sguardo: - Tu sai come tirare su le persone. - 
- Ho detto semplicemente la verità. - disse gonfiando il petto, orgogliosa.
- Certe volte è un difetto, Bugaboo.  Ora mi monterò la testa. - fece su e giù con le sopracciglia e Ladybug ridacchiò. - Tu sai chi sei? - ricevette la sua attenzione - Il mio amore, la mia migliore amica. My Lady, la mia Bugaboo... la mia Shorty. - 
Le guance della ragazza si tinsero di un leggero rosso, lusingata. 
Non si capacitava ancora di poter vedere Adrien comportarsi come Chat Noir e viceversa, aveva bisogno di tempo come lui non riusciva a credere di avere accanto Marinette atteggiarsi a Ladybug. Pian piano, però, lo avrebbero accettato... o lo avevano già fatto?
- Adesso, Mon Petit Chat Noir... dobbiamo ritornare alle nostre mansioni e mettere da parte questi flirt. - indicò prima lui e poi sé stessa. 
- My Lady, non sono flirt, sono chiarimenti. - specificò con un inchino e facendole il baciamano. 
Sfilò la mano, portandola su un fianco: - Convinto tu. - afferrò lo yo-yo - Meglio riprendere da dove ci siamo fermati. -
Chat sospirò, acchiappando il suo bastone. Già, lì si trovavano gli akumizzati che si guardavano attorno alla loro ricerca e se ne era completamente dimenticato, ma non ci poteva fare niente: quando parlava con Marinette... il mondo andava altrove e c'erano solo lei e lui. Insieme. Solo quello contava. Era stato egoista? 
- Chat, stai bene? - 
Annuì: - Sì, sì. Sto bene. - allungò l'asta e sorrise. - Preparatevi! Arriva l'eroe parigino a salvarvi! - urlò e tutti si voltarono nella loro direzione. 
Ladybug si schiaffeggiò la fronte. C'era davvero Adrien, dietro la maschera? In quell'istante...
- Intelligenza... zero! - scagliò lo yo-yo.
- Detto qualcosa? - domandò con un sopracciglio alzato. 
- Io? - tirò verso di sé - Niente. - si diede uno slancio e si ritrovò sospesa per aria, seguita poi dal biondino. 
Successivamente si misero schiena contro schiena, in posizione di difesa, osservando gli avversari muoversi verso di loro. 
- Hai scovato le akuma? - 
Inclinò il busto di lato e acchiappò la mano chiusa a pugno della persona nella sua, dandogli una gomitata e un calcio nello stomaco.
- No. - negò, mettendosi a cavalcioni su un uomo dopo avergli fatto lo sgambetto. - Le tute che indossano celano gli oggetti in cui si sono inserite. - spiegò, scrutando la persona sotto di sé.
- Non è... - colpì con la verga il mento di una donna, facendola cadere all'indietro. - il momento di amoreggiare, My Lady. - concluse infastidito. 
Lei girò di poco il collo dietro di sé, mentre lui digrignava i denti: - Geloso, Chaton? -
- Uhm... fammi pensare... - proferì, l'indice e il pollice poggiati sul mento e pochi istanti più tardi mise al tappeto un altro nemico colpendolo sulla testa con il bastone. - Al cento per cento! - aggrottò la fronte, battendo un piede per terra e la mora ridacchiò. - Non c'è niente di divertente! - esclamò, saltando con l'asta.
- Invece sì! - lo contraddisse, colpendo alla nuca l'uomo e facendogli perdere i sensi. 
"Maledizione! Papillon ha pensato bene, quest volta, eh?", meditò frustrata, tastando il corpo del nemico. "Dove sarà l'akuma?"
- Ah, non rammentavo questo tuo lato, Bugaboo. - disse, facendo cozzare l'estremità della mazza contro il suolo, posando i palmi sul capo e mettendo il broncio. 
- Piuttosto coprimi! Sto cercando la farfalla! - 
Chat fece in tempo a sbarazzarsi dell'ennesimo individuo che si era avvicinato alla ragazza e continuò così per un paio di minuti. Quanto ci voleva? 
- Allora? -
- Ahhh! - si scompigliò i capelli - Gli indumenti sembrano una seconda pelle! Non si riesce nemmeno a staccarli per quanto aderiscono! -
Chat la guardò con gli occhi a due fessure, mentre bloccava con l'asta una fanciulla: - Non è una scusa, vero? - 
Ladybug roteò gli occhi. Ok, la sua gelosia era fuori luogo, decisamente! 
Una risata si spanse intorno ai due, che alzarono il capo e il biondo, con un piede sulla schiena della ragazza, la calciò lontano. Ladybug si raddrizzò e Chat Noir si mise al suo fianco, in guardia. 
Delle mani batterono tra loro e poco dopo comparve Papillon con un ghigno sul volto: - Bene. Siete stati bravissimi. Li avete liberati? - rise - Oh, è vero. Gli oggetti sono nascosti sotto le tute. - lo guardarono storto - Suvvia! Fece cozzare lo scettro con il suolo - Un po' di senso dell'umorismo. -
- È il tuo a non essere gradito. - enunciò Ladybug, le braccia lungo i fianchi e i pugni serrati. - Non c'entrano niente! Lasciali andare e veditela con noi! - sorrise beffarda - Oppure hai paura di uno scontro corpo a corpo? - 
Chat ridacchiò. Sapeva perfettamente qual era il sul obiettivo, era capace di urtarti il sistema nervoso solo per lo sguardo presuntuoso che aveva. 
Infatti, Papillon rispose con i lineamenti del viso deturpati dalla rabbia. 
"Tombola!", pensarono nello stesso momento ambedue, dopodiché lo videro portare verso l'alto lo scettro e la sfera illuminarsi.
- Ragazzina, non scherzare con il fuoco! - 
Ladybug e Chat Noir fecero roteare lo yo-yo e il bastone davanti a loro, disperdendo le  farfalle dal colore nero.
- Faresti meglio a non scherzarci neanche tu, Papillon. - gli consigliò il biondino, sorridendo.
Papillon ringhiò furioso, notando Ladybug giocare con lo yo-yo, facendogli fare su e giù, e Chat Noir che si picchiettava la spalla con la verga. Credevano di aver vinto? Si sbagliavano di grosso!
Il ragazzo urlò e corse verso di lui, dopodiché le loro armi cozzarono l'uno contro l'altro, dando inizio alla battaglia finale. 
Ladybug osservò con attenzione Papillon, alla ricerca del Miraculous. 
"Se fossi Papillon... dove si troverebbe...?"
Vide l'amato strisciare sul suolo in seguito alla spinta dell'uomo e sbattere la testa contro un lampione.
Si coprì la bocca con le mani: - Chat! -
- Sto bene. Sto bene. - la rassicurò, alzandosi con lentezza. - Non ti muovere di lì. - 
- Ma... -
- Niente ma! - la interruppe, scagliandosi contro l'avversario, che ridacchiò. 
- Fai ammenda di ciò che le hai causato? - 
I due sobbalzarono e il ragazzo rafforzò la presa, mettendoci più forza nei colpi. 
Ladybug si rattristò, sfregandosi le braccia. Dannazione! Che stava  cercando di fare il maledetto?! 
- Oh, guardala... È triste. - 
Chat Noir digrignò i denti e gridò: - Pensa a combattere!! - 
La mora spostò lo sguardo sulle persone akumizzate. Si erano fermate, immobili come statue di pietra e lo sguardo vuoto. Doveva sbrigarsi! Riportò l'attenzione sui combattenti, mentre il biondino calciava Papillon per levarselo di dosso e poi si issò e riprese da dove si era bloccato. 
"Dov'è... Dov'è il suo Miraculous?!"
Improvvisamente i suoi occhi si posarono su qualcosa e si focalizzarono su di essa per capire che cos'era e sgranò i bulbi.
Sì, era quello, ne era certa! 
- Chat! - lo chiamò, l'indice su Papillon ed entrambi si voltarono, allontanandosi l'uno dall'altro. - Lì! Al centro del colletto c'è quell'oggetto a forma di farfalla! Prendilo! - 
D'istinto l'uomo portò la mano libera proprio in quel punto.
"Dannazione!", imprecò, preso alla sprovvista.
- Non esserne così sicura. - 
Fece in tempo ad evitare il fendente del ragazzo mettendosi di lato, ma venne lo stesso ferito al braccio e si toccò quella parte, producendo un sibilio coi denti stretti tra di loro. 
- Allora per quale motivo lo nascondi? - lo canzonò, un lato della bocca alzato. 
- Hai il terrore di utilizzare il cataclisma? - cambiò discorso, nel momento in cui Ladybug si avvicinò a Chat Noir. 
- E detrasformarmi cinque minuti dopo? - mosse una mano - Nah! Non avrebbe alcun effetto su di te, non riuscirei a farti entrare nel buco. - ammiccò, a braccia conserte e gli occhi fissi sulla ragazza, che ricambiò con un sopracciglio alzato.
- Questa era perversa, Chaton. Da quando sei così pervertito? - 
- Da quando in quando capisci i doppi sensi, Bugaboo? - 
Gonfiò le guance, facendolo sorridere vittorioso. Era vero, in certe cose era molto ingenua e non comprendeva, di conseguenza veniva presa in giro e lei si ritrovava con il broncio. 
Batté un piede per terra: - Vuoi essere picchiato? - 
- Da te con immenso piacere. - 
Il suolo fu diviso in due da un colpo dell'estremità dello scettro e ambedue furono costretti a costarti dalle parti opposte per non finirci dentro.
- Interessante quanto riusciate ad essere così giocherelloni in momenti di questo genere, tuttavia io sono propenso ad attendere che siate seri. Quindi basta giocare e datemi i Miraculous! - 
- Ladybug? - lei lo guardò, ricambiata. - Usa il Lucky charm. - dopodiché ricominciò a combattere con Papillon.
Lanciò in aria il suo yo-yo: - Lucky charm! -
Rimase scioccata da ciò che si trovò tra le dita. Era uno scherzo, vero? 
"Un... Un... Perché?", si domandò scuotendo la testa. 
- Lanciamelo! - 
Quella parola urlata dal ragazzo la destabilizzò ancora di più. Era impazzito?! 
- Vi farete del male! - 
Chat si mise a cavalcioni su Papillon, una mano sul bastone a bloccare lo scettro e l'altra che provava ad afferrare l'oggetto al centro del colletto: - Lui non sta provando ad ucciderci? - le rammentò a fatica, ricevendo una gomitata allo stomaco e lasciandolo senza fiato.
Lei sobbalzò e strinse la presa sull'utensile, con l'uomo che si alzava insieme a Chat, che si allontanò con una mano a reggersi lo stomaco.
- Ma noi non siamo lui! - 
- Ladybug. - le sorrise dolcemente - Andrà tutto bene. Nessuno verrà ucciso. - 
Il volto della ragazza fu stravolto dalla preoccupazione e dall'ansia. Perché non credeva affatto a quelle parole? Con tra le mani un arnese del genere si veniva sicuramente feriti! Ciò nonostante si ritrovò con il braccio all'indietro e a lanciarlo nella sua direzione. 
Chat fece un balzo e lo acchiappò dal manico, atterrando in piedi con le gambe divaricate e protese in avanti l'oggetto: - Ora dovresti fare attenzione. Non avrò pietà. - 
- Chat, ti prego... - 
- Nessun problema, My Lady. - 
- Aspetta! - esclamò, muovendo un passo in avanti mentre lo vedeva correre verso Papillon. 
Chat emise un urlo prolungato, finché non lo raggiunse e... fu tutto... imprevedibile. 
Aveva gli occhi sgranati, un rivolo di sangue al lato della bocca, una mano sulla farfalla attaccata al colletto della tuta di Papillon e l'altra con il coltello che... aveva perforato un fianco del suo stomaco. La mano dell'uomo poggiata su quella del ragazzo rafforzò la presa e gli conficcò più in profondità la lama, facendogli inclinare il busto in avanti. Chat non sapeva come, ma era riuscito a rivoltargli contro il suo stesso attacco. 
Papillon con la mano libera andò a sfiorare l'anello, sfilandoglielo poco dopo e mollando la stretta sul coltello. Mentre il ragazzo iniziò a cadere all'indietro, riuscendo a privarlo della piccola farfalla al collo, i due poterono distintamente notare l'identità dell'altro. 
La schiena che cozzava contro il suolo provocò un rimbombo pesante, angosciante...
Prima di chiudere i bulbi, ci fu un solo pensiero a tormentargli la mente. 
"Pa... pà..."
Il respiro di Ladybug si fece affannoso. No, non poteva essere! No! 
- ADRIEEEEEEN! -













*Angolino dell'autrice*
Bonjour! ^--^ Come state? *evita i pomodori* Ok, so perfettamente che ora mi odierete, ma... uhm... doveva andare così(?). Insomma... dai... ci stava... *evita l'arsenale da cucina* Va bene, va bene! Ritiro tutto! XD Che ve pare di questo capitolo? Eheh... lo so... il finale è... t8bdkr... (sono impazzita, capitemi.) È stato un po' difficilotto, tuttavia ho continuato a scrivere e ta-daaan! ^--^""" Ci sono delle parti però che mi hanno fatta ridere xD tipo Chat quando fa quella battutina da "pervy: on"! Ahahah! Ci stava, non credete? Sdrammatizzare fa bene. Giusto?
Spero vi sia piaciuto e vi avviso ragazze... il prossimo è l'ultimo! Preparate i fazzoletti! XD 
A presto! 
Da: SweetAinwen.

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Capitolo 10
*** Epilogo. ***


 



Epilogo.

 

Le nostre anime sono una cosa sola e se lo vuoi sapere, mai si separeranno.
(Nicholas Sparks – Le pagine della nostra vita.)






- Adrien! - corse nella sua direzione, poggiando la sua testa sulle cosce con delicatezza. - Adrien... Adrien, ti prego... - spostò lo sguardo sull'arma conficcata al fianco del suo stomaco e singhiozzò: - Oh, Cristo... Adrien... - enunciò a scatti, la mano tremante, indecisa se togliere o meno la lama. - Apri gli occhi, ti supplico... - posò la fronte sulla sua, dondolando su sé stessa. 
L'uomo osservava la scena con il cuore spezzato e le braccia caddero a peso morto lungo i fianchi. L'anello tintinnò sul suolo e Ladybug issò il capo, guardandolo con disprezzo e rancore. 

Beep-beep.

- Maledetto bastardo! - lui mosse un passo e una mano. - Non si avvicini! - strillò, inclinando il busto in avanti per abbracciare stretto il biondo. - Non riesco ancora a credere che sia lei. Tutto per cosa, signor Agreste?! Che cosa diamine ha in quella mente malata?!? -
- Io... - non riuscì a parlare, a causa del groppo in gola.
Non poteva crederci, Chat Noir era Adrien... suo figlio! Doveva essere un incubo, si sarebbe risvegliato e lo avrebbe trovato a fare colazione come ogni mattina prima di andare a scuola. Non poteva essere! 
Un lamento fuoriuscì dalle labbra del giovane, facendoli sospirare di sollievo. Era vivo! 
- Adrien! - 
Il citato cercò di aprire gli occhi, trovandosi il volto colmo di lacrime di Marinette.
- Ehi... - mormorò flebile, sorridendo lievemente. - Perché piangi? -
Lei ridacchiò, scuotendo la testa: - Stupido! Stupido! -

Beep-beep.

- Grazie mille. - lei strizzò i bulbi, mordendosi un labbro e Adrien spostò l'attenzione sul padre.
- Adrien, bisogna medicarti. - enunciò provato l'uomo, avvicinandosi, ma fu fermato dalla mano della ragazza a mezz'aria, con sguardo furioso. 
- Spiegami prima il perché. Cosa... - si portò le dita sulla ferita, premendo. 
Non poteva credere che fosse suo padre il cattivo dietro la maschera che per mesi aveva akumizzato e che cercavano di far uscire allo scoperto. Però eccoli lì, con lui sanguinante, Marinette a reggerlo e l'uomo ad osservarli con i rimorsi. Il mondo era piccolo e le persone crudeli, vero? 
Ladybug afferrò il manico del coltello, tuttavia l'occhiata del biondo la fece desistere dall'impresa. Per quale motivo non voleva che gli togliesse il pugnale? Voleva morire? 
- Adrien, ma cosa...? - 
Si posò l'indice della mano libera sulle labbra: - Shh. - osservò di nuovo il padre - Spiegamelo. -

Beep-beep.

- Io... dopo la scomparsa di... tua madre... ho sentito un vuoto dentro. - abbassò il capo - Non sono riuscito ad accettare il fatto che... non avrei più potuto vederla. -
Oh, entrambi gli adolescenti rammentavano quel tragico incidente di mesi prima, quando la signora Agreste fu vittima di un pirata della strada. Marinette era rimasta accanto ad Adrien per consolarlo e tirargli su il morale.
Sapeva quanto era buona, gentile e cortese. Ogni volta che aveva pranzato o cenato da loro l'aveva trattata sempre con dolcezza, affetto. Lo ammetteva in ogni istante che le mancava, come mancava ad Adrien, però non aveva mai pensato al dolore di quell'uomo continuamente con la mente e il corpo dediti al lavoro. Solo ora si rese conto che quel comportamento fu assunto proprio dopo la morte della donna e avvertì il cuore stringersi in una morsa. 
Era passato quasi un anno e... combaciava perfettamente con la loro comparsa come eroi parigini. Per quale diamine di motivo tali cose venivano a galla soltando adesso?! 
- Così, nel momento in cui ho scoperto dell'esistenza dei Miraculous, ho deciso che li avrei ottenuti per... per riaverla. - 
- Anche a scapito delle vite altrui? - digrignò i denti - La signora Agreste non avrebbe mai voluto questo! -
- Non puoi parlare di questioni che non sono di tua competenza. - sibilò, i pugni serrati. 

Beep-beep.

- Ho passato dei lunghi periodi con lei e mi ci sono affezionata talmente tanto da considerarla una seconda madre! - il signor Agreste sussultò e Adrien sorrise emozionato. - Quindi posso parlare quanto voglio. E so con certezza... che lei voleva stesse più vicino a suo figlio. - singhiozzò - Ciò che non ha fatto! - urlò, scuotendo il capo con vigore. - Per colpa sua ci troviamo in questa situazione e se non facciamo alla svelta Adrien non sopravvivrà! - decisa acchiappò l'impugnatura: - Ti levo questo coltello. Faccio piano, ok? - lentamente la lama venne fuori, mentre l'adolescente strizzava gli occhi per il dolore. - Scusami, scusami, scusami! - esclamò a raffica, il pugnale tra la mano. 
- Devi svolgere... l'ultimo compito. -
- No! Prima devo portarti in ospedale! -
- Se non metti un po' di ordine, come puoi farlo? Sarà distrutto. - protese in avanti l'indice, toccandole una tempia. - A volte, questa tua testolina - la picchiettò - non funziona bene. -
- Ti prego, non ti sforzare. - mormorò accorata, carezzandogli una guancia. 
- Avanti. Prima di detrasformarti. -
Abbassò lo sguardo: - M... Miraculous Ladybug. - dopo averlo lanciato in aria, l'oggetto si smaterializzò, diventando una specie di nube rosata che, pian piano, mise a posto la città e le persone immobili come statue furono liberate, potendo riprendere il controllo delle loro capacità motorie e guardandosi attorno. 



- Ragazzi! - la voce di Mylene li fece voltare nella sua direzione. - Ragazzi, guardate! - esclamò, il braccio allungato per indicare l'esterno.
Videro i palazzi avvolti dalla nube rosa ritornare intatti, le crepe richiudersi, i lampioni al loro posto, le macchine distrutte riapparirono integre... 
Ce l'aveva fatta!
- Ce l'ha fatta! Ce l'ha fatta! - saltellò Alya, abbracciando poi Nino, ridendo insieme agli amici e a Tom e Sabine per la felicità. 
- Nostra figlia è un portento. - commentò Sabine, raccogliendo le mani del marito tra le sue.
Lui gonfiò il petto, orgoglioso: - Ha preso da me! - 
La moglie e altri ridacchiarono a quelle parole e l'uomo si guardò attorno alzando le spalle, mentre Chloé metteva il broncio.
- Andiamo, Chloé! Sii felice! - la sgridò Kim, alzando un sopracciglio.
- Ha ragione. Persino in momenti del genere sei così egocentrica. - scosse la testa Rose - Sei incorreggibile! -
La bionda portò di lato la testa, con aria di superiorità: - Mhf! - 
I coniugi, Alya e Nino si osservarono a vicenda, facendo spallucce. Non sarebbe mai cambiata, poco ma sicuro. 



- Adesso possiam... - le parole si bloccarono in gola, notando gli occhi chiusi dell'amato. - A... Adrien... Dài, non farmi questo scherzo, perché non è divertente. - 
Il silenzio li avvolse e il signor Agreste si avvicinò lentamente, privo di ogni forza, inginocchiandosi al lato del figlio poco dopo. Udì i rumori farsi ovattati, mentre vedeva la ragazza scuoterlo per le spalle e muovere le labbra, invocando il suo nome, invano. Suo figlio, il suo adorato figlio... 
- Mi avevi detto che sarebbe andato tutto bene, che nessuno sarebbe morto. - singhiozzò, per poi stringerlo tra le braccia, dondolando in avanti e indietro. - Non avrei dovuto darti retta e portarti direttamente in ospedale anche se era a pezzi! - 
Gabriel accarezzò la testa del ragazzo, osservando quel taglio che gli aveva inferto lui stesso. Le sue gote furono solcate da gocce salate, che lasciò libere di agire. Se era quello, il risultato, allora avrebbe fatto meglio a non desiderare di possedere quei maledetti Miraculous e stare con l'unico membro della sua famiglia!

Beep-beep.

Ladybug ritornò ad essere la ragazza goffa, pasticciona e allegra dietro la maschera. Con una semplice variabile: il cuore era a pezzi e le lacrime non smettevano di scendere. L'allegria, da quel momento, non avrebbe fatto più parte della sua vita. Il ragazzo che amava se n'era andato... per sempre.  
"Adrien... Adrien...", ripeté come una nenia, la guancia che sfregava contro quella del biondo.
Tikki assistette alla scena con dolore, finché non raccolse l'anello caduto a terra e lo mise in mostra. Marinette la guardò, tirando su col naso e, lentamente, trascinò il palmo verso l'alto. La kwami lo posò su di esso, successivamente chiuse gli occhi con le zampette al petto. La mora osservò per secondi interi, come il signor Agreste, quel cerchietto ormai diventato bianco, dopodiché lo strinse e se lo portò all'altezza del cuore, abbandonandosi di nuovo sul giovane, sfogando con un urlo la sua sofferenza. L'uomo spostò di lato il viso, non riuscendo più a reggere quella visione, seguito dalla creaturina in rosso. 
Tikki, poi, guardò la ferita, che aveva smesso di sanguinare e sbatté più volte le palpebre. Un momento! Non c'era... era... 
Un sorriso a bocca aperta si delineò sul suo piccolo volto e spostò l'attenzione su quello di Adrien, riempiendole il cuore di gioia.
- Lo sai che non mi piace vederti piangere. - sussurrò una voce a loro conosciuta e sia Gabriel che Marinette spalancarono i bulbi, guardandolo. - ... Ciao. - salutò, dopo aver aperto i suoi e sorridendo.
La mora mise le mani a coppa sul suo viso: - Adrien! - esclamò abbracciandolo e lui ridacchiò.
- Te l'avevo detto che nessuno sarebbe morto. - disse, facendole delle carezza sulla schiena, ricambiando l'abbraccio. 
- S-Sei... Sei... - balbettò, troppo emozionata di riaverlo accanto sano e salvo.
Sorrise: - Hanno compiuto un Miracolo. - Marinette allargò il sorriso, asciugandosi le lacrime incastrate tra le ciglia. 
La kwami l'aiutò, facendola ridacchiare e la prese tra le mani, sfregando la sua gota contro la sua testolina. Adrien spostò lo sguardo sul padre, rimasto senza parole e con la bocca semichiusa.
Ridacchiò: - Sembra che tu abbia visto un fantasma. - si ritrovò stretto dalle sue braccia e i suoi singhiozzi.
- Perdonami. Ti prego. Perdonami. - supplicò a scatti, nel momento in cui la mora e la creaturina in rosso si guardarono a vicenda, per poi sorridere con dolcezza e riportare l'attenzione sui due.
- Ehi, è acqua passata. - lo rassicurò il ragazzo, ricambiando la stretta. 
- Perdonatemi. - 
Non lo chiedeva soltanto a loro, ma anche alla sua amata moglie. Perdono per non aver mantenuto la promessa fatta prima del suo decesso, di prendersi cura del suo unico figlio, di non trascurarlo e di scherzare, ridere, divertirsi con lui... 
"Oh, amore mio... perdonami, se puoi.", pensò, nascondendo il volto nell'incavo del collo del giovane. 
Marinette gattonò fino a raggiungerli e poggiò una mano sulla spalla dell'uomo, che si staccò dall'abbraccio quanto bastava per poterli vedere entrambi: - Noi lo abbiamo già fatto. In fondo... era mosso dai sentimenti che provava e prova tuttora per sua moglie, gli abitanti di Parigi penso non capirebbero. - si sfiorò la punta del naso e le labbra con l'indice, mentre Tikki fluttuò al loro fianco. - Sarà il nostro piccolo segreto. - e gli fece l'occhiolino. - Ci basta solo sapere che lascerà perdere. -
Il signor Agreste sbuffò una risatina lieve e acconsentì. Erano incredibili la bontà e la dolcezza di quella ragazza! Ora capiva perché Adrien era così preso da lei e gli ricordava tanto... la sua adorata. 
Adrien gli picchiettò una spalla, mostrando i denti: - E poi sono vivo. L'importante è questo, no? - l'uomo annuì. 
Adrien non poteva avercela con il padre, come aveva specificato Marinette: era il dolore a muovere le sue azioni. Gli voleva lo stesso bene. Sempre.
- Ma come facevi ad esserne sicuro? - domandò Marinette, attirando la loro attenzione. 
- Di cosa? -
- Che il mio potere ti avrebbe curato. -
- Be'... ho pensato... se è in grado di riportare alla normalità la città... - si osservò intorno, dopodiché riportò lo sguardo su di lei. - è capace anche con una ferita. -
Sospirò: - Dirmelo prima di farmi crepare di paura? - lui rise, ricevendo un'occhiataccia. - Oh, stavo per dimenticarmene! - gli fece vedere l'anello - Il tuo kwami sarà in pensiero. - sorrise, mettendoglielo tra la mano.
Adrien lo infilò all'anulare e immediatamente comparì la creatura in nero, che urlò.
- Adrieeen! - esclamò, tirandogli una ciocca bionda.
- Au! Plagg, che ti prende?! - gli chiese, corrugando la fronte e afferrandolo dai lati della testolina.
Mosse le zampette a casaccio, cercando di liberarsi: - TU, emerito im-be-cille! Se non avesse funzionato, il tuo piano, ti saresti ritrovato in una ba-ra! - 
- Su, su, Plagg! Quietati, ormai è tutto finito. - provò a calmarlo Tikki, avvicinandoglisi.
- Tutto finito? Tutto finito?! - sbraitò, dissolvendosi e apparendo pochi secondi più tardi davanti alla sua compagna fin dai tempi antichi. - Ci ha lasciato praticamente le penne! Doveva essere meno impulsivo! -
- Vi conoscete? - parlarono all'unisono i ragazzi, con il signor Agreste che sorrise lievemente a quella scena esilarante.
- Da secoli. - rispose il kwami, le zampette incrociate. - Fallo di nuovo e sarò io, la prossima volta, a spedirti al creatore! - lo minacciò, riducendo gli occhietti a due fessure.
Tikki scosse il capo. Era un caso senza speranza. 
- Meglio se andiamo dai vostri amici e dai genitori di Marinette. - consigliò, cambiando discorso. - Avevi promesso che sareste tornati insieme. - si rivolse alla mora, che annuì.
- Sì, è vero. - si alzò e protese le mani: - Vi aiuto. - i due accettarono e si issarono, poi Marinette lasciò la presa sull'uomo e strinse quella del ragazzo, che le baciò la fronte, soffermandosi su essa.
Si guardarono intensamente e Marinette le passò le dita tra i capelli: - Credevo di averti perso, lo sai? - lui sorrise.
- Sono qui, ora, e non ho intenzione di andarmene. -



- Eccoli, eccoli, eccoli! - ripeté Juleka e si fiondarono fuori dalla boulangerie.
I tre rimasero stupiti nel vederli tutti lì. Marinette fu subito abbracciata dai genitori e sorrise.
- Siamo fieri di te, Marinette. - 
- Grazie, Mamma. Grazie, Papà. -
- Signore, sta bene? - chiese Nathalie, dopo essersi avvicinata all'uomo, che annuì.
- Sì, Nathalie. Non si preoccupi. -
Dopodiché i giovani si trovarono avvinghiati da Alya e Nino, che li strinsero talmente forte da non riuscire a respirare. 
- Ragazzi, siete rimasti. - constatò sorpresa Marinette, dopo essersi liberata dall'abbraccio stritolatore.
- Ovviamente! - rispose offesa l'amica, mettendosi a braccia conserte. - Non siamo come una certa persona, che pensa solo a sé stessa. - guardò Chloé, che spalancò la bocca oltraggiata.
- Meno male che sei tornato normale! Lo sapevo che Marinette ci sarebbe riuscita! - 
Adrien, notando l'euforia e la convinzione con cui Nino disse quelle parole, si stranì, mentre Marinette deglutì. Il biondo non sapeva ancora che i ragazzi erano a conoscenza della sua identità segreta e della sua akumizzazione.
- Allora, avete sconfitto Papillon? - domandò Alix, le mani sui fianchi, sorridendo.
- Ma di che cosa state parlando, ragazzi? - 
- Ah, non c'è bisogno di nasconderlo. - lo rassicurò Rose - Sappiamo tutto. -
- Tutto? - ripeté sgranando gli occhi.
Aveva capito male?
Max annuì: - Sì. - 
- Non ti sarai fatto akumizzare per la scena muta di Marinette? - Adrien guardò Nino senza capire come ribattere - Se avessi aspettato, lo sconvolgimento iniziale sarebbe diventato un: << Anch'io ti amo! >>. - imitò la voce della giovane, facendo ridere i presenti e Marinette diventò rossa come un pomodoro, seguita da Adrien.
- Maaariiineeette! - 
La ragazza, sentendo il tono contrariato dell'amato, iniziò a picchiettare tra loro le dita delle mani, guardando nella direzione opposta: - Sanno chi siamo. -
- Che?! - sbottò, celando l'anello con il palmo.
- Ho dovuto! Tikki me lo ha permesso. -
- Tikki, non cambierai mai, eh? - domandò retorico Plagg, uscendo allo scoperto.
- Era una situazione critica. Avresti fatto lo stesso. - rispose la citata a zampette conserte. 
- Se lo dici tu. - osservò Adrien - Voglio il mio camembert! -
- Camembert? Bleah! - commentarono disgustati i ragazzi.
- Ehi! Se offendete il mio camembert, offendete me! - li guardò storto - Tsé! Insensibili! - ci fu risata generale, che gli fece mettere il broncio: - Non c'è niente di divertente! -
Tikki fece spallucce: - Chi è quello che non cambierà mai, ora? - ridacchiò e lui girò la testa di lato.
Mentre tutti ridevano, Adrien poi osservò il padre con un sorriso, venendo ricambiato.

La guerra era totalmente conclusa... finalmente.









*Angolino dell'autrice*
Ed eccoci arrivati all'epilogo! Mi mancherà questa storia, sul serio. xO La gioia, la tristezza... tutte emozioni che mi ha suscitato solo questa storia, per la prima volta una mia mi emoziona! Da non credere! xD
Spero vi sia piaciuto e che, se mi verranno in mente altre cosette xD le leggerete. Ringrazio di cuore chi l'ha inserita nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate. Mi rende immensamente felice! Non vi ringrazierò mai abbastanza anche solo per aver aperto il link della storiella e letto i primi righi. *__* Stra-felice! Ok, la smetto. xD
Anche se è l'ultimo capitolo, ci sarà un extra, ponendo fine definitivamente alle 'avventure' dei nostri eroi. xD 
A presto!
Da: SweetAinwen. 

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Capitolo 11
*** Extra: Sei anni dopo. ***







Extra: Sei anni dopo.






Si trovava seduta sulla trave centrale orizzontale della Tour Eiffel, con i palmi sul bordo di essa e le gambe penzoloni che si muovevano avanti e indietro, nei panni di Ladybug dopo tanto tempo...
Osservava il tramonto che, pian piano, lasciava spazio alle stelle e alla notte. Sorrise, poi sospirò. Erano passati esattamente sei anni da quando Papillon aveva dato un taglio al suo lavoro, il legame che sembrava perduto tra Adrien e il signor Agreste si era rinvigorito e li vedevi scherzare e ridere insieme. Di quello ne era immensamente felice. La città aveva ripreso il suo corso quotidiano, abbandonando l'accaduto e ognuno viveva la sua vita in pace. 
C'era, però, una novità: erano anche sei anni di fidanzamento e di convivenza con il suo Adrien. Li compivano proprio oggi e quella mattina era al settimo cielo, se non fosse stato per il comportamento completamente indifferente del giovane che la rattristò. Com'era possibile dimenticarsi di una data tanto importante?! 
Mise il broncio: - Gli uomini... tutti uguali. - borbottò tra sé.
- Qualcosa la affligge, My Lady? - 
La ragazza osservò alla sua destra, trovando Chat Noir in piedi a braccia conserte. 
- Ciao anche a te, Chaton. - riportò l'attenzione davanti a sé - Niente di che. Ricordavo soltanto il passato. - mentì.
- Quando eravamo nel pieno della nostra... - iniziò, sedendosi accanto a lei. - attività da eroi? - sussurrò al suo orecchio e Ladybug sorrise sghemba.
- Esattamente. - rispose guardandolo, dopodiché gli diede un bacio a stampo, facendogli battere il cuore.
- Ahh! Lo sai che vado matto per quel tuo sorriso e quei baci sfuggenti! - si esasperò lui, reggendosi la testa con una mano e alzando gli occhi al cielo, nel momento in cui si allontanava con il busto e le gote di un leggero rosato.
Lei ridacchiò, coprendosi la bocca con una mano, le guance leggermente rosse. Il ragazzo la osservò con la coda dell'occhio, con i muscoli che si facevano sempre più tesi.
"Ok, Adrien. È il tuo momento.", pensò deciso, issandosi.
Il respiro profondo del giovane la fece voltare nella sua direzione, inclinando il capo di lato. Ecco, la mano dietro la schiena stava sudando, come quella posta sul petto. Dai, su! Non doveva farsi prendere dall'agitazione! 
- Ehm... Stai... bene? -
Si schiarì la gola e protese la mano libera in avanti, che Ladybug accettò confusa e si drizzò. 
Lui strinse la presa e la guardò: - Marinette... - fece una pausa, preoccupandola. - sai che ti amo... e che ti amerò per sempre. - lei annuì lentamente, osservandolo come se non fosse sicura avesse la febbre o meno. - Quindi è giunta ormai l'ora di... - 
- Adrien. - ridacchiò nervosa, sfilando la mano dalla sua e portandosela al petto. - Mi stai preoccupando. Non mi stai lasciando, vero? - ipotizzò, sgranando gli occhi.
- Cosa? Ma che vai pensando, stupida! - la rimproverò, irritato. - Stiamo insieme da sei anni! -
- C'è chi si lascia dopo venti. -
Adrien si schiaffeggiò la fronte, chiudendo i bulbi. Incredibile quanto le idee di Marinette vagassero lontane! Lui non riusciva ad immaginare una vita senza la giovane e lei...? 
Ah, a volte avrebbe voluto farla tacere a suon di baci!
- Zitta e fammi finire, ok? - si infervorò, l'indice alzato e la mora spalancò la bocca, colpita.
- Ma... -
- Come dicevo. - la interruppe e la fanciulla mise il broncio. - È giunta l'ora di fare un passo avanti. - rafforzò la stretta sulla scatolina celata alla vista della ragazza - La prima volta che ti ho incontrata, ti ho trovata subito simpatica e... bella. - Marinette sorrise con dolcezza e Adrien sviò lo sguardo. - Sei stata la prima persona a rivolgermi la parola e ne sono stato felice. << Finalmente qualcuno che ha capito che non mordo! >>, questo ho pensato. - sorrise - Più sono passati i giorni e più mi sono reso conto che... ti volevo conoscere meglio, avere un'amicizia profonda. Tuttavia non avrei mai immaginato che saremmo arrivati... - si guardò attorno - dove ci troviamo ora. - la mora sbuffò una lieve risata e il giovane spostò l'attenzione su di lei. - Sei allegra, gentile, premurosa. Le tue iridi azzurre sono un mare in tempesta, perché sembrano cambiare sfumatura in base al tuo stato d'animo. Sei felice? Diventano di un turchese chiaro. Sei arrabbiata? Intenso. Sei triste? Si scuriscono. - ridacchiò, scrutando l'orizzonte. - Probabilmente sarà solo una mia impressione, ma mi piace. Vogliamo parlare della convivenza? Oh! Spettacolare! - sbuffò - Salvo i momenti in cui mi chiedi di aiutarti ad apparecchiare la tavola, a cucinare, a piegare gli abiti, a metterli a posto... - elencò, inclinando la testa prima da un lato e poi dall'altro a ogni parola. 
- È il dovere di ogni uomo aiutare la propria donna. - disse solenne, portando verso l'alto il mento.
- Sì, peccato non capiti mai che tu mi chieda spontaneamente di lavarti la schiena. - le ricordò deluso, indicandola.
- Perché c'è qualcun altro, forse. - lo prese in giro, sorridendo divertita.
- Come no. - commentò infastidito, facendola ridere e il ragazzo, sentendola, sorrise dolcemente. - Non potrà esserci nessun altro al mio posto. - enunciò deciso.
Si mise a braccia conserte, un lato della bocca all'insù: - E cosa te lo fa credere? - 
- Il semplice fatto che solo io riesco a sopportare i tuoi difetti e ad apprezzare i tuoi pregi, sia nascosti che visibili. - si inginocchiò, mettendo in evidenza il cofanetto in velluto blu.
"Oh, mio Dio! Oh, mio Dio! Oh, mio Dio!", ripeté meravigliata, le mani a coppa davanti al viso.
Stava davvero succedendo? Era davvero quello che pensava? 
- A questo punto, ti domando: Tu tollererai le mie pecche e amerai le mie virtù per l'eternità? Vuoi sposarmi? - e mostrò l'anello, sorridendo.
Ladybug portò le mani tra i capelli, incredula. Non aveva sentito male, giusto? Non era un'allucinazione e nemmeno un sogno ad occhi aperti, vero? Era reale, tangibile? Oh... porca... miseria!
Chat non udendo risposta, ma solo uno sguardo sorpreso, iniziò a credere di aver sbagliato. Forse non voleva? Era affrettato? Sei anni sono molto, ciò nonostante non pensava fossero pochi per lei. 
Qualche annetto prima l'aveva vista assorta su un catalogo di abiti da sposa e improvvisamente aveva cominciato a farsi delle idee sul suo futuro insieme alla ragazza. Lui che tornava la sera dal lavoro e la trovava seduta sul divano a guardare la TV, attendendolo. Poi si accorgeva del suo amato e gli si fiondava addosso, con un bacio appassionato. Successivamente l'inaspettata notizia di un pargolo che avrebbe sgambettato qua e là per la casa, i preparativi per la stanza...  Aveva viaggiato troppo di fantasia? L'urlo di Marinette lo riportò alla realtà, per poi vederla gettarsi su di lui, facendolo cadere all'indietro.
- Ehi, che succede? - domandò preoccupato.
- Sì! - esclamò euforica, gli occhi lucidi e il giovane schiuse la bocca. - Sì, lo voglio! - 
Adrien posò una mano dietro la sua nuca e l'avvicinò a sé, baciandola. Aveva detto sì! Il suo muscolo cardiaco aumentò le palpitazioni. Aveva detto sì!
Marinette era stata presa alla sprovvista e di conseguenza era rimasta per un paio di secondi senza riuscire a comprendere che era davvero successo. Dopo lo stupore iniziale il cuore aveva iniziato a battere forte e si era buttata su di lui, notandolo rattristarsi. Come poteva rispondere no?! Come?! Quindi era per quello che oggi si comportava in maniera strana? Una proposta di matrimonio! 
- Allora, Adrien? È andata bene, eh? - la voce di Alya li fece abbassare lo sguardo sotto di loro, trovando lei e Nino con un sorriso a trentadue denti.
- Alya, Nino. Cosa ci fate qui? - 
- Oh, be'. Attendevamo i ringraziamenti del signorino, visto che abbiamo contribuito anche noi in quest'impresa. - replicò il castano, a braccia incrociate.
- Dovevi assistere alla scena di lui che osservava le vetrine della gioielleria, indeciso se comprarti quello più appariscente o uno semplice. - la bruna imitò i gesti del biondo che l'avevano fatta divertire in quei momenti e Nino poggiò una mano sulla sua spalla, l'altra davanti alla bocca per trattenersi.
- Infatti ho dovuto lavorare il triplo, - rivelò, mentre si mettevano seduti. - dato che voi ridevate come degli imbecilli ogni volta che vi chiedevo un consiglio! Siete inutili! Davvero, come posso avervi come amici? -
- Piuttosto, ora vi sposerete. Significa che puoi eliminare quella cartella. - 
Adrien aggrottò la fronte: - Quale cartella? -
- Ma dài, quella dove hai inserito tutte le foto scattate di nascosto a Marinette. - continuò Alya al posto di Nino, ghignando. - Avevi promesso, però, che lo avresti fatto prima di chiederle di sposarti. - scosse la testa - Sei un vero bugiardo. -
Il giovane spalancò la bocca, dopodiché ridusse gli occhi a due fessure, mentre la mora sbatteva più volte le palpebre.
"Giuro che li ammazzo!", pensò Adrien, imbronciandosi. 
- Ohhh... Delle foto scattate di nascosto? - sorrise sghemba e si avvicinò a lui, che la osservò con una mano dietro la nuca. - Eppure abitiamo sotto lo stesso tetto, dormiamo nel medesimo letto, condividiamo la colazione, il pranzo... - gli accarezzò sensualmente il petto - la cena. Persino le foto? - si accostò fin quasi a sfiorargli le labbra - Sei davvero un ingordo, Chaton. - fece tintinnare il campanellino con l'indice, facendolo sorridere malizioso e lei fece lo stesso.


L'anziano li guardò con un sorriso ad abbellirgli le labbra, mentre il biondino seguiva a ruota la mora, dopo averla vista lanciare lo yo-yo e allontanarsi da lui, con la bruna e il castano che ridevano a crepalle.
Li aveva seguiti passo dopo passo, vedendoli crescere e diventare ormai dei giovani adulti. Le sue impressioni erano corrette.
- Sapeva che sarebbe andata così, maestro Fu? - gli domandò la piccola creaturina dal colore verde, poggiata sulla sua spalla, riferendosi anche agli avvenimenti di anni prima.
Con una mano dietro la schiena, riprese il suo cammino: - Onestamente sì, Wayzz. - 
- Sul serio? -
- A parte le foto scattate di nascosto da quel bricconcello. -
Il kwami ridacchiò. Il suo fidato maestro non si era sbagliato sul conto dei due ragazzi. 

Erano quelli giusti.













*Angolino dell'autrice*
Ora è veramente conclusa! xD Con un bel finale direi. *__* Non credete? Eh, già... si sposanooo! xD 
Ringrazio ancora chi l'ha aggiunta tra le preferite, le seguite e le ricordate. Grazie di cuore! *--* Non vi ringrazierò mai abbastanza!
Spero di rivedervi presto ^__^
Alla prossima!
Da: SweetAinwen. 

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