Je suis Denis

di dennystar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo a Saint Malò ***
Capitolo 3: *** Il furto ***
Capitolo 4: *** il mio compleanno ***



Capitolo 1
*** Arrivo a Saint Malò ***


Je suis Denis

                Sento cigolare i cardini della pesante porta di legno che divide la mia dimora, dove stavo al momento dormendo, dal resto della locanda facendo entrare un fastidioso rumore di urla e versi, provenienti dal piano inferiore. Quindi, con molto fastidio, apro delicatamente gli occhi, accecato dalla luce che segue una sagoma femminile  mentre entra nella stanza. Anche se mi ha sorpreso nel sonno, molto rapidamente e senza farmi accorgere, scruto tutti i movimenti della donna che non sembrano ostili nei miei confronti.  Sono un ragazzo giovane di corporatura snella amo fare attenzione a tutto, e non mi faccio mai scappare nessun particolare, sono vestito con dei pantaloni in stoffa abbastanza larghi e scuri, calzettoni, camicia scura e porto sempre con me un berretto nero.

                Faccio la parte del bel addormentato non perdo nessun movimento della ragazza, carnagione bianca, bionda non molto alta grosso modo della mia età. Invece che venire verso di me si dirige verso la piccola finestra della stanza, raggiungendola delicatamente la apre e con voce tremolante mi chiama: . Anche se ero sveglio tutto il tempo che è trascorso dall'arrivo della ragazza nella stanza, lei non doveva saperlo quindi, sbadigliando rispondo: < ........ Buonjour> allentando la presa del mio fido pugnale da cui non mi separo mai. Lei una volta eseguito il compito, senza dire una parola esce dall'uscio chiudendolo dietro di se. Mi alzo dal letto mettendomi il berretto, l'unico indumento che mi mancava per essere completamente vestito, tutti gli altri li porto sempre addosso essendo opera e ricordo di mia madre, una donna devota al lavoro che lavorava alla corte dei duchi di Francia a Nantes dove sono nato e cresciuto fino a quando sono dovuto fuggire di casa per colpa dei padroni di lavoro della mamma.

, tutte le mattine mi facevi la colazione con un bel bicchierone di latte e pane fresco. ....Puntualmente...... lei quella perfida donna ti chiamava per lavorare ogni giorno, ti faceva fare e disfare abiti apparentemente senza motivo e io, solo, nel cortilino della dependance a provare di giocare con coltelli da cucina ed armi bianche come un vero combattente. Tutto questo quando mia madre non poteva vedermi altrimenti erano botte, non voleva che facessi giochi pericolosi ma a me piaceva tanto.

Avevamo un grosso spaventapasseri, al centro dell'orticello dietro casa, che faceva bene anche la funzione di manichino; tutte le volte che lo fissavo ci vedevo il viso della Duchessa, quella donna bassa, grassa, capelli color canapa, vecchia, brutta... UN MOSTRO... non mi faceva paura anzi provavo per lei solo rabbia per il modo in cui trattava mia madre. Pretendeva da lei che le facesse dei vestiti che la trasformassero in una giada di rara bellezza ma la mia povera mamma non aveva studiato magia. Era solo un'umile sarta.

Man mano che crescevo avevo imparato anche come aggiustare lo spaventapasseri perché ogni giorno faceva una brutta fine. Poveretto non volevo fargli male, ma era il mio unico compagno di giochi, si sacrificava per una giusta causa.  

Il duca invece era molto malato non poteva alzarsi dal letto ed era sempre sotto stretta sorveglianza del  medico di corte che, con tutti i suoi intrugli, riusciva sempre a salvargli la vita.

Tutte le mattine mentre la mamma lavorava io andavo sotto la finestra dell'ala del castello dove i figli dei reali prendevano lezioni private ed assistevo anch'io agli insegnamenti totalmente a loro insaputa, poi, finita la scuola, entravo nel laboratorio del medico, visto che lui si trovava dal duca ad assisterlo, leggevo i suoi ricettari di medicina e mischiavo un po' di tutti quegl'ingredienti incomprensibili creando intrugli dagli effetti stranissimi.

 

                Ora che mi sono alzato dal letto e dopo essermi lavato bene la faccia, guardo fuori dalla finestra e vedo una giornata abbastanza cupa, piovosa e nonostante ciò molta gente girava per strada frettolosamente a sbrigare tutte le faccende che questa rigogliosa cittadina ti permetteva, essendo uno dei porti più usati e quindi più ricchi del momento.

La locanda è proprio su l' incrocio stradale più trafficato, la via di fronte porta a tutti i punti nevralgici della cittadina dove si trova il medico più conosciuto e la rivendita di intrugli per curare le malattie, più avanti vedo la piazzetta del piccolo mercato dove le massaie vanno a comprare la frutta e la verdura. Appena passato il mercato si trova l'uno di fronte all'altro il macellaio e  il commerciante di stoffe più rifornito del paese. Oltre non riesco a distinguere le insegne in ferro battuto poste a bandiera sull'entrate dei negozi. Alla mia sinistra c'è la stalla dove molti viandanti lasciano il cavallo a riprendere le forze, infatti lo stalliere riempie molto bene le mangiatoie con avena e orzo e un bel po' di fieno. Subito dopo c'è una delle porte della città visto che è fortificata da alte mura per proteggerla dai saccheggi. 

L'altra strada alla mia destra invece, va dritta fino al porto dove si trovano altri negozi di generi alimentari, un calzolaio, sicuramente molto bravo nella lavorazione della pelle, e più ci si avvicinava al porto vi erano bravi falegnami abili nella costruzione di piccole imbarcazioni e tutto quello che si poteva fare con il legno.

Non vedo da nessuna parte un venditore di armi o un fabbro per la lavorazione dei metalli, probabilmente sarà oltre dove io non riesco a vedere, sembra una città senza fine a perdita d'occhio, nello stesso tempo piccolissima, ma tutta questa gran confusione e moltitudine di persone che mi passa sotto agli occhi in un istante la fa rendere esageratamente pulsante.

.......Mi Piace.

 

Il sole sta per spuntare, è ancora molto presto, ma allo stesso tempo tardi per quello che devo fare.

Inserisco il mio pugnale in una specie di fodero cucito appositamente all'interno della tasca dei pantaloni. Prendo mon sac (il mio sacco) me lo fece mia madre all'età di 10 anni non me ne separo mai mi serviva per mettere tutto quello che usavo nella giornata, mentre ora ci tengo dentro tutto quello che possiedo dalla fuga da Nantes. Nell'altra tasca dei pantaloni tengo sempre un pugnetto di "sabbia" finissima, in quella interna del mio gilet le poche monete rimaste.

                Senza perdere altro tempo mi reco al piano inferiore dove la locanda era più animata piena di molti tavolini tondi dove al massimo vi erano sedute quattro persone, quasi tutti uomini la maggioranza alticci. Vado al bancone e si avvicina dall'altra parte una persona molto alta e soprattutto grassa, con un vestito bianco, anche se il colore col tempo e il lavoro non era più quello, era  l'oste e padrone della locanda. Fissandomi con fare da sfida mi chiese cosa volevo, gli risposi dell'acqua da bere, non bevo mai alcolici sono una persona scrupolosa, voglio essere lucido e sicuro di me.

                La mia attenzione viene distratta da un rumore di bicchieri alla mia destra, in fondo al bancone, dove vedo la ragazza che mi ha svegliato mentre puliva ed asciugava delle stoviglie. L'oste, con la sua voce grossa, profonda che incuteva timore anche se ti faceva un complimento la chiama:< Natalie ......  dai dell'acqua al ragazzo...>, lei come un automa prende il bicchiere che aveva appena asciugato, lo riempie con dell'acqua presa da una bottiglia e me la porge senza mai guardarmi in viso, come se avesse timore di me, anche se non era mia intenzione farle paura.  La ringrazio molto cordialmente e lascio 2 monete d'oro sul bancone, chiedendo all'oste della locanda un'informazione, visto che si trovava ancora dinanzi a me e di solito sono informati di tutto quello che succede in città: Jacques Cartier?....> lui con il solito fare burbero, mi risponde che non lo sapeva ma sicuramente sarebbe stato gremito di persone visto che sarebbe partito alle ore 8.00 tra due giorni.

                Nel frattempo le persone che riempivano la locanda uscivano e ne entravano altre con un ritmo armonioso. Mi sorprende una delle persone che entra dalla porta principale, in quanto tiene nella cinta un pugnale ricurvo con il manico in legno lavorato accuratamente, vestito come un lupo di mare con pantaloni scuri, camicia bianca, giacchetta senza maniche, fascia in testa, scarpe nere con tacco e fibbia lucida. La tasca dei pantaloni sembra molto piena come se avesse un sacchetto di soldi pesanti. Si avvicina al bancone mentre io mi sposto verso destra con la scusa di parlare con Natalie, mi dava l'impressione di essere una ragazzina molto introversa, timida e per niente sicura di se forse oppressa dal padrone della locanda.  Mi avvicino alla ragazza mi presento e la ringrazio ancora, per essere stata molto puntuale e graziosa nello svegliarmi. Nel frattempo sento che il lupo di mare,  parlando con l'oste, gli chiede se conosce le monsieur Richard Danton il commerciante di armi, e lui gli risponde che il suo negozio si trovava in fondo al vicolo proprio affianco alla locanda. La ragazza questa volta mi guarda negl'occhi, mentre io mi squaglio senza farmi accorgere, aveva due occhi intensi, azzurri, sognanti e bellissimi rispondendomi che è stato un piacere.

La saluto, le prometto che ci saremmo rivisti ed esco. Sento i suoi occhi che mi seguono increduli fino che la porta non sbatte dietro di me.

Mentre mi reco nel vicolo mi viene da pensare, quasi un sogno ad occhi aperti, a quel giorno che i figli della perfida duchessa mi vedono mentre gioco con la mia cerbottana, mi divertivo molto a sparare le bacche rosse contro ai vestiti reali appesi ad asciugare, per macchiarli nella parte posteriore così non veniva notato e poi quando la duchessa se li metteva, si che veniva derisa da tutte le sue amiche. Infatti quel giorno mi ero nascosto dietro un muricciolo e nel sparare la prima bacca rossa sento un urlo giovanile che mi domandava cosa stavo facendo, guardandomi intorno vedo i due ragazzi che mi correvano incontro con un bastone, continuandomi a fare la stessa domanda, visto che non avevano visto nascondo la mia piccola cerbottana su per la manica e comincio a correre verso casa. Vedo in lontananza la dependance del castello reale dove abitavo con mia madre, siccome correvo molto più forte dei due marmocchi che volevano picchiarmi con il bastone, volto prima, conoscevo come le mie tasche quel viottolo appena girato sposto due vasi di rose che stavano lì ad addobbare l'angolo del castello e più avanti mi fermo per assistere quello che sarebbe accaduto. Sono sicuro che anche voi sapete benissimo cosa sarebbe successo ora: i due ragazzini girano l'angolo e....  si che io rido a crepa pelle, non riuscirebbero nemmeno ad avvicinarsi a me.

Ora vado a casa molto soddisfatto, invece loro molto doloranti, sanguinanti e pieni di graffi ovunque. Ora devo andare immediatamente a casa perché verranno a cercarmi sicuramente per mettermi in punizione, a meno che io non mi trovo un' alibi. Mentre sto per entrare a casa vedo nella serra il giardiniere e gli vado incontro. Lui mi voleva bene, ma soprattutto odiava con tutte le sue forze quelle pesti di ragazzini  perché gli rovinavano spesso e volentieri i giardini e le decorazioni floreali che componeva, forse ho trovato l'alibi.

Paul mentre stavo camminando nel viottolo tra la fontana e il muro del castello nell'ala nord, ho visto i figli dei duchi che stavano spostando delle rose e poi cadendoci dentro le hanno rotte, e logicamente si sono pure fatti male. Io ero lontano da loro anche se hanno borbottato qualcosa su di me e su di te, per questo sono venuto a cercarti prima che lo facciano loro con la madre. Davano la colpa a te o a me, non ho sentito molto bene, perché le rose erano in messo al viottolo e loro non vedendole si sono fatti male. Cavolo mi risponde Paul, ora verranno a cercarmi e cosa possiamo inventarci per farsì che non mi puniscano. Abbiamo sicuramente qualche ora la duchessa è in città e loro sono impegnati a medicarsi le ferite, Paul prendi due vasi e andiamo a sistemare tutto, come se non fosse successo niente, poi tu torni al tuo lavoro e io vado a casa a giocare così noi non ci siamo visti oggi. Ottima idea, attento Paul ci sono dei cocci anche lì nell'angolino puliamo tutto altrimenti ci incastrano, quei due pestiferi devono finirla di molestarci, hai proprio ragione risponde il giardiniere. Subito dopo aver rimesso tutto come stava prima che i due ragazzi finissero sopra le rose, ritorniamo tutti e due a fare quello che avremmo fatto come se questo non fosse mai capitato. Quando vennero a cercarmi, io scaricai la colpa sul giardiniere facendo finta che di non sapere niente e il giardiniere non trovando nessuna pianta fuori posto come sostenevano il ragazzacci disse che non sapeva come fosse capitato visto che non c'erano vasi rotti da nessuna parte, quindi non ci fecero subire per fortuna nessuna punizione. 

                Uscito dalla locanda, appena girato l'angolo vedo in lontananza la luce fioca del negozio che risaltava visto che il vicolo era molto stretto con pareti alte e quindi ... buio. Mi appoggio con le spalle al muro con un piede alzato ed il capo chino come potrebbe stare un mendicante, dopo qualche minuto si alza una leggera brezza che si incanala nel vicolo e con lei gira l'angolo il lupo di mare che era in cerca del commerciante d'armi.

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Capitolo 3
*** Il furto ***


2capitolo  

                Per lui sono come un lampione, rimango immobile, ma da sotto la visiera del mio berretto non sfugge nemmeno un battito di ciglio appena sta per avvicinarsi, con molta dolcezza faccio scendere dalla manica nella mano sinistra, un tubicino rigido di metallo, con all'interno, già pronto in precedenza, un ago avvelenato..... poi un sibilo e il lupo di mare cade atterra tramortito.

Nel buio del vicolo, mi avvicino molto velocemente senza farmi vedere in viso, in quanto lui non è morto è solo paralizzato come un bastone con un effetto di parecchie ore. Lo giro con il viso verso terra e gli svuoto tutte le tasche in pochi secondi, gli tolgo l'ago dalla nuca, per non lasciare tracce e mi incammino verso il negozio poi, subito prima, giro a sinistra per la strada laterale che continua fino al porto. Facendo l'indifferente una volta raggiunto il porto, compro dal fruttivendolo una mela ed addentandola mi guardo attorno alla ricerca dei vascelli che stavo cercando.

Al porto c'è tantissima gente, devo stare molto attento affinché non mi rubino il mio sacco preferito, dato che ci saranno sicuramente anche persone male intenzionate. Continuo nello sgranocchiare la mia mela e noto che, mentre parte un'imbarcazione da pesca, mi si libera la visuale su un bellissimo vascello nuovo, nel quale stavano stivando dentro parecchie provviste coordinati da un signore molto sicuro di se che dava ordini ben precisi ai lavoratori.

Continuo la mia passeggiata mattutina, controllando tutto quello che stava accadendo su e giù da quel vascello, fin a che, un altro personaggio anche lui ben vestito dal vascello urla: < Monsieur Jacques.....> e il signore che dava in precedenza ordini ai lavoratori, si gira e gli risponde che sarebbe arrivato anche da lui.

Jacques Carter, un signore abbastanza alto con la barba, uno spadino nella cita, vestito con una camicia bianca e il resto degli indumenti che indossava erano neri compreso il cappello a tre punte. Mi sembrava molto sicuro di se anche se il lavoro che faceva lo portava a scoprire posti mai esplorati, chi mi ha pregato e pagato per trovarlo mi diceva, che fossero dei luoghi pieni d'oro. Ora devo mettermi in contatto con il nobile che mi ha assoldato per avere da lui nuove istruzioni, anche perché la campana della chiesa ha dato i rintocchi come da accordi. Mi reco al mercato nella piazzetta di fronte alla locanda, dove ho dormito, per trovare il proprietario di un cavallino che traina un carretto colorato di rosso intenso pieno di fiori, da lui dovrò comprare una rosa prendendo altre istruzioni sulla missione e gli dirò dove si trova Jacques.

Camminando vedo avanti a me che la strada si allarga e cominciano  i primi banchetti di frutta e verdura che si alternano a quelli del pesce e dei formaggi, un venditore vuole che assaggio il suo formaggio in quanto dice che è speciale, ne prendo un pezzo sembra buono quindi lo mangio senza nessun timore, mi chiede un giudizio e gli dico che è talmente buono che sarei ripassato a prenderne un po' dopo aver acquistato del pane, lo ringrazio e lo saluto. Giungo all'imbocco della piazza, guardo a destra e a sinistra e niente mi sorprende è un mercato normalissimo, mi chiedo tra me e me dove sarà il fioraio che sto cercando. Nell'angolo in fondo a destra vedo un carretto sommerso di rose rosse e altri fiori colorati, avvicinandomi noto che anche il carro è rosso, forse è proprio quello che cerco. Mi avvicino sempre di più e controllo se intorno ci sono persone sospette, armate e magari con facce losche, ma non mi sembra pericoloso. Mi faccio avanti e parlo con l'ambulante: < Bonjour Monsieur ... vorrei una rosa rossa > prima parte della parola d'ordine, mentre lui si gira verso di me, mi guardo le spalle scrutando bene che nessuno si ferma ad ascoltare la frase successiva. Come da copione mi risponde: < Bonjour ... certamente ecco a lei > porgendomi una rosa bellissima. Ora per farmi riconoscere gli chiedo: < Adoro le rose come fa a curarle e a tenerle così bene? > lui mi guarda negl'occhi, capisce chi sono,  e mi risponde come da copione: < Ho una serra molto grande e luminosa, molta acqua e un buon terreno...Voilà >. Finito il discorso ci riconosciamo entrambi allora gli dico che al porto ci sono tre vascelli nuovi che stanno caricando tanta merce e tra qualche giorno partiranno per esplorare nuovi mondi. Lui quindi, certo al cento per cento che stava parlando con la persona che aspettava, mi consegna un manoscritto arrotolato e mi augura buona fortuna.

 

Oggi è stata una mattinata molto piena devo tornare alla locanda per leggere tutti i documenti che ho con me, prima però sento un buon odore di pane fresco appena fatto, lo seguo e al commesso del banchetto gliene chiedo un pezzo ben cotto, lui me lo porge pago e mi incammino per la locanda. Passando davanti a un calzolaio, rimango sorpreso  in quanto non ricordavo di averlo visto dalla finestra della camera nella locanda,  uno corre fuori dal negozio con una borsa in mano e il proprietario del negozio che gli corre dietro urlando al ladro. Questo succede tutto in una frazione di secondo, il ladro mi sta venendo incontro e dietro di lui il calzolaio quando mi sta per incrociare, lui è intento a correre non pensa a me, io in una frazione di secondo gli lancio in faccia la polvere che tengo sempre in tasca e lui si distrae, gli si irritano le pupille degli occhi e quindi non riesce più a scappare così il calzolaio lo riesce ad acciuffare. Anche in questo caso con molta nonchalance riesco nel mio intento, senza nessun rischio per me. Il calzolaio, acciuffato il ladro, gli riprende la refurtiva e non sa come ringraziarmi, vorrebbe sdebitarsi, ma io al momento non ho bisogno di nessun lavoretto nelle sue capacità. Gli dò una pacca sulla spalla come cenno di amicizia e gli dico: < Nella vita sicuramente ci si rincontra e probabilmente avrò io bisogno di te, non ti preoccupare > lo saluto e proseguo per la mia strada verso la locanda.

Camminando sento chiamare: < Monsieur… Monsieur…. > subito non mi giro perché nessuno mi conosceva e sicuramente non chiamava me, poi sentendo che insisteva mi volto dal lato di provenienza delle urla un po’ incuriosito, era il tizio che vendeva formaggio voleva che ne comprassi un pezzo assolutamente, non amo le persone insistenti, ma per non essere sgarbato lo accontento.

Ora non mi deve fermare niente e nessuno devo andare alla locanda, più mi avvicino più mi accorgo che questa notte la passerò ancora lì ma poi vedrò se continuare a pernottarvi. Pensavo che forse sarebbe meglio avvicinarsi al porto per aver più sotto controllo i vascelli, nel mentre sono arrivato alla locanda, entrando noto che la sala è sempre uguale anche se le persone cambiano tutte le volte, c'è sempre lo stesso rumore, fumo, persone alticce dopo aver bevuto parecchio, ma allo stesso tempo non c'è niente di speciale o meglio di preoccupante per me. Mi avvicino al bancone, fortunatamente non c'è il locandiere ma Natalie che appena mi vede gli si illuminano gli occhi, lo noto immediatamente, probabilmente ero meglio della marmaglia che animava il locale a tutte le ore del giorno e della notte.

Con tono molto tranquillo quasi confidenziale le chiedo: ,  Lei guardando in alto mi risponde di si, però siccome deve essere ancora pulita di tornare più tardi, penso tra me e me che non potevo aspettare devo andare subito, rinuncio alle pulizie: < Posso entrare ora? > e lei acconsente se va bene a me. Saliamo insieme la robustissima scalinata di legno e proprio di fronte mi apre la porta ed entra con me nella stanza si avvicina nel letto singolo della stanza e toglie le coperte e mi promette di portarmene delle pulite più tardi. Non voleva fare una figuraccia, come se avesse premura per me. Poi mi sorride ed esce dalla stanza chiudendo la porta dietro di lei.

Devo muovermi a fare quello che devo prima che ritorna a portarmi le coperte, apro la finestra, le strade del paese si animano sempre più, il sole è già alto in cielo sostituendosi alla pioggia mattiniera e il terreno è già asciutto. Mi viene da riflettere; il lupo di mare avrà ripreso la sua mobilità, sinceramente non è che poi mi preoccupa la cosa anche perché, l'intruglio dell'ago faceva anche perdere relativamente la memoria, non si ricorderà niente di quello che gli è capitato penserà di essere caduto, ha perso i documenti, i soldi e se dice che lo hanno rapinato non gli crederà nessuno.

Vediamo un po' se scopro chi era quello che ho derubato, apro il mio sacco e frugo dentro, il sacchettino contiene molte monete d'oro, bene molto bene, il documento che portava lo srotolo e comincio a leggere. Praticamente dice che chi portava quel documento con se, era autorizzato dal Re Francesco I di Francia, con tanto di sigillo, a prendere le armi che gli servivano sia a lui sia a una parte della missione di esplorazione di Jacques Carter,  andando avanti a leggere pare di capire che le persone come il nostro lupo di mare fossero tre. Devo riflettere bene, mi stanno rimpallando in testa tante idee, quindi vediamo che dice la missione che mi ha dato il fioraio, apro anche questo rotolo di carta con tanto di sigillo del nobile da cui prendo ordini, leggo attentamente anche queste istruzioni e....

Sento bussare alla porta, siccome ero immerso nei pensieri e nel collegare le due cose, la missione da compiere e il furto del faccendiere del Re, non rispondo subito ma altrettanto velocemente rimetto le cose che ho letto dentro al mio sacco e il sacco stesso sotto al letto. Sento dall' esterno della stanza: < Sono Natalie, posso entrare? > acconsento mentre mi alzo dal letto e mi avvicino alla porta per aprirla. Apro molto delicatamente con in mano, ma senza estrarlo del tutto dal fodero, il pugnale, vedo che è sola e la faccio entrare lasciando il pugnale dove stava nella sua custodia all'interno della tasca. Mi fa vedere che ha portato le coperte pulite, allora le chiedo se lavora sempre o se alcune volte è libera, lei mi dice che è libera alla sera dopo cena, il locandiere, nonché suo padre, è molto possessivo  ed assillante la vorrebbe sempre lì. Per contraccambiare il suo essere premurosa con me, le porgo la rosa rossa che ho comprato dal fioraio. Apre molto quei bellissimi occhi azzurri per lo stupore, non se lo sarebbe mai aspettata da un viandante come me, non sa più cosa dire, le ho esaurito il fiato, ha raggiunto il settimo cielo secondo me dalla reazione che ha avuto non aveva mai ricevuto nemmeno un complimento figuriamoci un fiore. Non è mia abitudine regalare rose ma lei è bellissima, è sprecata dentro questa locanda, dovrebbe stare a corte, ogni movimento che fa sono come volteggi di una farfalla colorata. Le dico che le ho fatto questo dono perché è molto premurosa nei miei confronti, poi se la merita siccome è bellissima come quel fiore. Mi risponde che è contentissima e che porta su una brocca per metterla in acqua, in quanto se la porta giù ora, suo padre la noterebbe subito e lei dovrebbe spiegare, quindi la prenderà sta sera tardi quando dorme. Le dà anche una moneta d'oro, se in serata porta in camera della carne di maiale per mangiare qualcosa. Natalie esce di corsa è troppo tempo che è dentro la stanza deve tornare al lavoro altrimenti il padre sarebbe salito a vedere che faceva la figlia.

Nascondo in camera molto bene, i documenti che ho letto prima che la ragazza fosse entrata, per non portarmeli sempre con me, poi scendo e torno al porto per poter controllare i vascelli e pensare come mettere in pratica  il piano per soddisfare il nobile. All’uscita dalla locanda mi giro a destra, passo d’avanti al vicolo del commerciate d’armi e il faccendiere del  Re non era più coricato a terra, molto probabilmente sarà finito l’effetto del veleno e stranito si sarà alzato ed avrà iniziato a girovagare perso e senza meta non riuscendo a capire quello che fosse successo. Alla mia sinistra sfrecciano freneticamente le carrozze tirate da bellissimi cavalli verso il porto portando ogni genere di cosa e persona. Se qualcuno avesse trovato e portato il lupo di mare tutto tramortito dal medico allora si che il medico avrebbe capito cosa gli fosse successo ma anche in quel caso, il tutto non sarebbe riconducibile a me. Proseguendo per la strada principale che arriva al porto vedo in lontananza i tre vascelli  ancora attraccati e tanta gente che viene e va, arrivato nelle immediate vicinanze mi siedo proprio di fronte in una panchina di ferro battuto molto robusta ad osservare ogni minimo ed anche insignificante movimento.

Vedo che Jacques Carter scende dalla nave e chiede a dei passanti se conoscevano delle persone volenterose per lavorare, lui avrebbe un lavoro da offrigli come mozzo, vedo che un signore goffo, ben vestito, con un buffo cappello e la pipa in bocca si ferma a parlare per un po’ di tempo, poi indica il negozio che fa angolo con un altro vicolo, non sento molto bene siccome sono seduto abbastanza lontano. Quindi lascia la conversazione, il capitano, e si dirige verso il negozio, lo seguo con lo sguardo fino a che  passa molto vicino alla mia panchina, a questo punto lo chiamo con tono alto e deciso:

< Monsieur…… >

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Capitolo 4
*** il mio compleanno ***


Il giorno del mio quindicesimo compleanno, mia madre mi svegliò come tutte le mattine, chiamandomi dalla cucina senza urlare, mentre preparava la colazione, era ancora l'alba e lei dopo, sarebbe dovuta andare a lavorare.  Mi alzai e la raggiunsi in cucina seguendo il profumo dei croissant e del latte appena fatto scaldare sul fuoco. La salutai e lei mi corse incontro sollevandomi con un abbraccio, mi fece tanti auguri e mi baciò. Mi lasciò la colazione calda in tavola e andò dalla duchessa.
            Adoravo mia mamma, avrei voluto che in questa mattina così speciale, lei fosse stata con me e per questo non odiavo lei, ma la perfida duchessa. Era una giornata calda, anche se un po' ventosa, era estate e quindi mi diressi al mio rifugio, che si trovava nel nostro orto. All' insaputa di tutti usavo una vecchia legnaia diroccata e mai snobbata nell'angolo più lontano del cortile della dependance, invasa da un arbusto molto folto, non ne era al corrente nemmeno Paul il giardiniere. Attraverso l'orto passando vicino allo spaventapasseri, saluto la "duchessa", prendendola per mano, con uno strattone l'avvicino a me e gli sferro un pugno forte all'altezza della gola, come al solito lo spaventapasseri perde la testa rotolando nell'orto. La raccolgo e con un gesto altrettanto fulmineo lo ricompongo. Mi dirigo verso l'arbusto, nel lato destro avevo segato dei rami per darmi la possibilità di attraversarlo, poi sollevando due assi della legnaia mi permetteva di entrare molto agevolmente. Una volta dentro, da fuori, non si notava niente i rami dietro di me li rimettevo a posto e le assi del nascondiglio si incastravano in modo tale da mimetizzare l'apertura. Avevo lavorato tanto al mio nascondiglio non era grande, perché se qualcuno entrava della porta vedeva un piccolo, vecchio ripostiglio, con il soffitto mezzo crollato, mentre dietro la parete c'era la mia stanza segreta, li tenevo tutto quello che di giorno in giorno imparavo ad usare per la mia sopravvivenza. Prendo gli attrezzi del mestiere, poi esco immediatamente e cammino verso la stalla, in prossimità delle scuderie nobili incrocio Baptiste, colui che puliva, accudiva i cavalli all'interno delle mura del castello. Lo saluto, come tutti i lavoranti mi voleva bene e mi assecondava molto, non dando tanta importanza alle mie azioni , credendo comunque che non nuocevo a nessuno.  Entrando nelle scuderie alla mia destra mi accolgono uno dopo l'altro tutti i cavalli che pretendono da me  una carezza sul muso nitrendo fino a che giungo all'ultimo box dove trovo ad aspettarmi Chantal, la mia puledra preferita, lei lo sapeva che anche oggi come molte altre volte l'avrei fatta correre nel bosco del castello, lo facevamo spesso all'insaputa di tutti. Non so se qualcuno ne era al corrente, ma nessuno me lo avevano vietato e soprattutto Chantal non veniva montata da nessuno in quanto sostenevano che aveva il diavolo in corpo, più di una volta aveva fatto cadere i reali mentre provavano a montarla. Lei amava solo me, voleva correre nel bosco e non girare senza meta nei recinti. Dopo il bosco si apriva una sconfinata radura a lato della città. Oggi siccome era il mio compleanno decido di recarmi in una locanda di Nantes appena entrati in città.
            Giunto davanti la locanda lego la mia puledra alla staccionata ed oltrepasso l'entrata molto lentamente mi accorgo che  era abbastanza vuota, solo due dei venti tavoli erano occupati, alla destra in fondo sotto alla grande scala in legno il tavolino ospitava tre tizzi abbastanza alticci per essere mattina, mentre alla sinistra vicino all'uscita c'erano quattro personaggi che dal viso erano tutt'altro che bravi ragazzi, vestiti di scuro tranne uno che invece portava dei vestiti leggeri e bianchi ma molto sudici, quelli vestiti di scuro, negli avambracci avevano dei paracolpi in ferro sottile e leggero, come se li usassero per proteggersi da armi taglienti. Il locandiere mi domanda se volevo una birra, ma io non amo gli alcolici, quindi mi limito a chiedere dell'acqua. Quindi  nel sorseggiare la mia acqua mi girai per valutare di che stavano parlando i tipi loschi del tavolo in fondo, uno il più vecchio circa quarant'anni, aveva una mappa in mano e la faceva vedere agli altri, le parole non si capivano ma sembrava come se gli illustrasse una specie di tattica, non riuscivo a pensare che era qualcosa di legale visto i personaggi. Quello vestito di bianco ad un certo punto, probabilmente si sentiva i miei occhi addosso, si gira e mi guarda con due occhi che parlavano, mi avrebbe ucciso se continuavo a fissarli. Quindi distolgo lo sguardo, tutto ad un fiato bevo l'acqua, pago ed esco non guardandoli più. Appena passo vicino al tavolo con la coda dell'occhio mi accorgo che coprono la mappa anche se a me non interessava mentre loro pensavano di si.
            Accarezzo la mia cavalla, la slego e monto sulla sua schiena continuando a cavalcare per il paese senza una vera meta. Pensavo e ripensavo ai paracolpi dei signori poco di buono della locanda potevano essere molto utili, credo che ne avrei costruiti due anche per me. Nel vagare  per il paese mi accorgo che mi seguiva un tizio  da molto lontano allora giro per un viottolo stretto e pieno di panni stesi tra una finestra e l'altra, appena voltato l'angolo dò un colpo alla pancia di Chantal con gli stivali quindi lei accelera il passo, arrivo in fondo, giro a sinistra e poi a sinistra per sbucare dietro di lui, infatti quando lo vedo davanti a me, lui aveva appena imboccato il vicolo  continuava a seguirmi e io dietro senza farmi accorgere volevo capire chi fosse. Nel cercare di capire chi fosse noto il cappello un po' particolare, c'era la stessa corda come quello della locanda che non ho visto in viso perché mi mostrava le spalle. Si più mi avvicino e mi accorgo che era lui, anche il vestito scuro da dietro era uguale con una ripresa color rossa in mezzo al gilet, quindi rifletto: " Ci sono sicuramente anche gli altri tre " non posso farcela contro tutti, dietro non mi seguivano e lui velocizza il passo del suo cavallo siccome si accorge di avermi smarrito appena  entra nel vicolo dei panni.  A questo punto io continuo dritto per seminarlo.
            Avanzando per una delle strade principali della città cerco un posto dove potermi nascondere, penso che quei tipi mi avrebbero rovinato la giornata, ma allo stesso tempo ero molto curioso su cosa stavano tramando probabilmente volevano rapinare qualcosa o qualcuno.
            Per trovarli, ma facendo in modo che loro non trovino me, sarà meglio nascondere il cavallo. Subito prima della stalla, vedo un cortile che la casa è mezza diroccata, il tetto è crollato, non ci abita nessuno, entro lì e assicuro la mia cavalla ad un palo nella parte posteriore del caseggiato poi da uno spigolo osservo se li vedo passare. Dopo qualche minuto passa su un cavallo nero molto robusto quello vestito di bianco e subito dietro tutti gli altri. Forse l’ho scampata mi viene da pensare, quindi passato qualche minuto non vedendo passare nessuno di sospetto esco con Chantal a mano facendo il minor rumore possibile, poi raggiunto l'angolo con la strada principale, mi sporgo e vedo che i balordi erano già molto lontani, avevano spinto i loro cavalli al galoppo e preso la strada opposta alla mia. Con un balzo monto sopra Chantal e parto.
            La mia curiosità aumentava con il passar del tempo, cosa avevano in mente quelle persone, dove andavano così al galoppo, perché non hanno impiegato tanta più dedizione a cercarmi, tutto si conclude nella mia testa che …. Non avevano tempo.
            Questa strada che percorrono si dirige fuori dal paese verso nord esattamente dalla parte opposta della mia abitazione. Non era la zona dove abitualmente passavo le mie giornate, ma in quelle rare volte ho memorizzato tutto in ogni minimo particolare.
            Decido di seguirli, non percorrendo la strada che usano loro, ma una alternativa, altrimenti anche se sono in lontananza si sarebbero accorti sicuramente di me, quindi mi addentro nella boscaglia, permettendomi di vederli ma senza dare nell'occhio.
            Continuano a cavalcare per la via maestra senza alcun timore, probabilmente non sono ricercati altrimenti non  viaggerebbero così tranquillamente. Appena sopraggiungono in prossimità di una antica torre rotonda rossa di guardia, in disuso e semi diroccata, usata forse un tempo per effettuare controlli  dalle guardie ai viandanti e commercianti che portavano le loro merci da e per il porto sull' oceano, si fermano.
            La torre è costruita in mattoni, prima dell'ingresso bisogna salire tre gradini poi si gira intorno alla torre o si entra in un portone di legno massiccio molto pesante e robusto. Sono costretto a fermarmi molto prima per non fermi vedere. Assicuro Chantal ad un ramo basso di un albero e mi avvicino di più per capire cosa stanno facendo stando ben attento di non essere visto.
            Il più anziano del gruppo prende in consegna tutti i cavalli, li va a legare nella parte posteriore del bastione come per nasconderli, gli altri entrano dal robusto portone e salendo le scale, che immagino siano circolari quindi sbucano in cima, controllando tutto l'immediato vicinato. Li vedo che parlano tra di loro gesticolando, come se stanno escogitando qualcosa, ma cosa che non li sento parlare.
            Questa giornata era il mio compleanno perché mi sono andato a cercare questo, forse perché senza un po' di adrenalina non so vivere.
            Crescendo, il castello dei duchi di Nantes comincia a essere stretto, ma sono obbligato a tornare a casa per non perdere la fiducia di mia madre. 
            Sarò costretto a pensare in fretta ad una soluzione, per poter anticipare le loro azioni, ma quale possono essere le loro azioni? Anche l'anziano, con un passo un po' dondolante, lento sembra stanco, pensa solo ad entrare dopo aver assicurato i cavalli nella parte posteriore della torre.
            Nella parte posteriore della torre rispetto alla strada vi sono tre finestre probabilmente corrispondono ai pianerottoli delle scalinate interne che portano alla terrazza in cima. Vi saranno stati gli arcieri in questa terrazza un tempo mentre sull'entrata erano appostate le guardie per poter controllare chiunque passasse.
            Nel continuare a pensare quello che erano venuti a fare qui quei quattro manigoldi, noto che potevo avvicinarmi ancora qualche metro e nascondermi nell'arbusto avanti a me. Quindi con uno scatto repentino ma allo stesso tempo silenzioso come poteva fare solo un gatto mi muovo. Non credo si fossero fermati per accamparsi a dormire, perché era appena finita la mattinata. Lasciano la sommità del loro rifugio e li vedo uscire in tre, uno si dirige ai cavalli e gli altri due verso la parte opposta della strada, portando con se una scure. Quello che si è spostato verso i cavalli dopo averne preso uno si dirige verso gli altri che nel frattempo avevano iniziato a colpire l'albero per abbatterlo. Cerco di entrare sempre di più nel povero arbusto che avevo scelto come nascondiglio altrimenti quando passa davanti a me per andare dai compagni che si alternavano ad abbattere l'albero avrebbe potuto vedermi. Ora passa non curante che lo stavo osservando e raggiunge gli altri, nello stesso momento si affaccia, l'ultimo rimasto all'interno, dal parapetto in cima alla torre, facendo da sentinella riusciva a scrutare tutto quello che lo circonda. I due che si erano improvvisati boscaioli si danno il cambio a colpire il povero albero, giunto da loro il terzo con il cavallo, passa una fune robusta intorno all'albero usando la forza del cavallo per finire il lavoro.  Giunti a metà della strada principale, slegano il tronco lasciandolo al centro.
            Ora si che mi è tutto chiaro vogliono ostacolare la strada per assaltare qualcuno, per poi svignarsela correndo probabilmente fino al mare sulla costa settentrionale della Francia, oppure nascondendosi da qualche parte nella folta boscaglia. << Devo escogitare qualcosa appena rientrano nella torre >>.  C'è un problema non rientrano nella torre i tre scesi si piazzano sull'entrata come se sapessero che passa tra poco il loro obiettivo.
            Infatti la vedetta fa un fischio non troppo forte ma abbastanza per farlo udire ai compagni che si girano verso di lui, i balordi girandosi mi lasciano campo libero sui miei movimenti. Mi dirigo verso la torre e poi le giro in torno verso la parte posteriore. Sempre rimanendo nascosto alla loro vista scorgo un altro cespuglio non tanto lontano come nuovo rifugio, libero i loro cavalli per evitargli la fuga, ma ora devo farli scappare lontano proprio al momento giusto. Frugo nelle tasche delle selle sui cavalli, delicatamente per non farli imbizzarrire, trovo diverse cose infiammabili, stoffe, corde, anche polvere nera e del liquore da bere. Siccome la vedetta aveva avvisato gli altri, la loro preda si stava avvicinando velocemente e sicuramente era una pesante carrozza altrimenti il tronco non sarebbe servito a nulla. Velocizzo i miei movimenti appicco un fuoco vicino ai cavalli, gli animali vedendolo e sentendolo scoppiettare scappano, immediatamente ritorno nel mio cespuglio, continuo ad accarezzare il mio pugnale per darmi un po' di coraggio. I malviventi erano talmente concentrati sulla riuscita del piano, che non si accorsero dei loro cavalli fino a quando li videro sfrecciare in direzione sud. In una frazione di secondo gli sfuma nella mente il loro bottino, ma non possono assolutamente rimanere appiedati, quindi cominciano a corrergli dietro.
            Anche se sono molto sicuro di me, l'unica mia forza, è riuscire a rimanere nell'ombra, senza lasciare traccia, posso tranquillamente prendere Chantal e girando a nord della torre rimango nascosto alla vista di tutti. Dopo pochi minuti, sento il rumore della galoppata e il cigolare della carrozza, che viaggiava a velocità sostenuta come se fosse inseguita dal diavolo in persona, mi rendo conto di essere stato geniale, ma il tempo scorreva ed io ne avevo molto poco, prima o poi sarebbero tornati. Il cocchiere, solo uno, vestito di nero non sarebbe riuscito a fermare la carrozza molto vistosa, rossa con inserti dorati, prima del tronco che ostacolava la strada, con un grosso strattone prova ad arrestare la corsa ma inutilmente, prendendo con le ruote anteriori il tronco i mozzi si rompono dall'urto e gli occupanti....? Ora decido di uscire allo scoperto, mi avvicino rapidamente, notando particolari della carrozza che mi sembrano sempre più famigliari, quindi mi metto un bavaglio davanti al viso, lasciando scoperto solo gli occhi, forse troppo giovani per vedere simili spettacoli, ma mani e testa già adulte per fare cose che non si dovrebbero fare. La scena che mi si presenta d'avanti è per così dire, raccapricciante, il cocchiere sbalzato in avanti è malconcio e svenuto per l'urto, all'interno vi sono due occupanti feriti gravemente, storditi anche loro, ma tutti vivi prendo il bottino due borse in pelle che fortunatamente, sono rimaste chiuse, le assicuro a Chantal, e faccio quello che ho sempre fatto con lei, corro al galoppo nel bosco ancora verso nord. Il bosco mi aiuta, mi nasconde, mi tranquillizza e mi inebria con i suoi odori. Mentre galoppo verso il mare penso al perché non sono tornato a casa, a vedere cosa contenevano quelle borse, oggi ho festeggiato a modo mio il giorno del compleanno.

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