The story of Rosestal: the Crusader and the Witch of roses

di stardust94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The encounter of fate: the rose and the Crusader ***
Capitolo 2: *** Prelude to revenge: the flames of hatred ***
Capitolo 3: *** Sacred and blood revenge ruin: Crusader VS Destroyer ***
Capitolo 4: *** The Crusader and the Witch of roses ***
Capitolo 5: *** The funeral and Black rose ***
Capitolo 6: *** Tokyo: city of mysteries and magic ***
Capitolo 7: *** Love will find the way (parte 1) ***
Capitolo 8: *** Love will find the way (parte 2) ***
Capitolo 9: *** The wizard of the eternal flame ***
Capitolo 10: *** The origin of hatred is the return of the warrior ***
Capitolo 11: *** The fallen warrior and silver phoenix: the prologue of the disaster ***
Capitolo 12: *** When the Flame Extinguishes ***
Capitolo 13: *** Old, nostalgic memories ***
Capitolo 14: *** A new way out of a pure tear ***
Capitolo 15: *** The return of the fairy princess ***
Capitolo 16: *** the lady of the roses and the thorns of the pain ***
Capitolo 17: *** That something for which it is worth living ***
Capitolo 18: *** Faith and Hope ( parte 1) ***
Capitolo 19: *** Faith and Hope ( parte 2) ***
Capitolo 20: *** New hope and future ***



Capitolo 1
*** The encounter of fate: the rose and the Crusader ***


Prologo
The encounter of fate: the rose and the Crusader
(Londra 2017)

Aster era davanti a lei. 
Le teneva la mano perchè non si perdesse nella folla. 
Lei incespicava a causa delle scarpe fin troppo scomode e della gonna in tulle nero e blu. 

Il fratello indossava un completo in marsina nera molto elegante, che ben risaltava sul suo corpo elegante e alto.
Aveva i capelli biondi come grano e, gli occhi chiarissimi che di tanto in tanto si scurivano.
 
Lo vide da lontano, seduto. Stava sorseggiando un cocktail. 
Indossava una giacca bianca con un grande cappuccio, su di esso era disegnata una croce rossa, una camicia bianca con sotto una cotta di maglia che rendeva evidente il suo continuo allenarsi e, i muscoli delineati perfettamente.
Jeans rossi e stivali anch'essi rossi, guanti in acciaio con sopra delle croci rosse, che coprivano le mani.

Anche se era nascosto dal mantello nero, doveva avere circa qualche anno in più di Aster e in meno di lei.
Era troppo presa dal guardarlo che non si accorse di aver perso suo fratello.
 
Allarmata si guardò intorno facendo alcuni passi, quando inciampò e sarebbe di certo caduta...
Se qualcuno non l'avesse presa al volo.
E quel qualcuno era il ragazzo che stava ammirando prima.
 
Visto da vicino era ancora più bello. 
Alto, decisamente molto alto.
Dal fisico magro ma anche muscoloso. Appoggiando le mani sulle sue spalle, così da non cadere, la ragazza si accorse di quanto esse, fossero muscolose e, del fatto che lui non l'avesse lasciata cadere.

Aveva una carnagione tendente al bianco latte, il viso ora libero dal' cappuccio e, illuminato dalle tenui luci della sala.
Era incorniciato da dei corti capelli bianco zinco.

Quando Evelyn Rosestal, alzò il volto occhi di un intenso viola, incontrarono occhi neri come gemme di onice.
Seri, ma con un calore nascosto che le fece colorare di lieve cremisi, le guance altrimenti pallide. 

Le labbra sottili dello sconosciuto, si incresparono in un freddo sorriso, poi la rimise in posizione retta.
Lei notò qualcosa sulla sua fronte e tentò di non farci troppo caso, per non passare da curiosa e impicciona in affari che non erano i suoi.
-G-grazie- 
Era molto imbarazzata, tanto da abbassare subito lo sguardo, quando lui annuì semplicemente.
-Dovresti stare più attenta- disse freddo.
La ragazza annuì senza proferire parola alcuna.

Anche la sua voce era stupenda. 
Fredda, adulta e leggermente roca, ma anche molto seducente con un timbro forte e maturo.

La ragazza arrossì lievemente per poi piegarsi in una buffa riverenza e declamare in un sussurro il suo nome. 
-I-io mi chiamo E-Evelyn...Evelyn, Scarlett Rosestal. Vi ringrazio per il vostro aiuto signore. - Alzò lo sguardo che si fuse subito con quello di lui.
Non riusciva a non perdersi nel' profondo di quei occhi, non riusciva a distogliere lo sguardo.

Come una farfalla che viene attratta dalla luce, i suoi occhi viola da gatta, vagavano nel' oscurità dello sguardo di lui.

Lui fece un lieve inchino abbassando la testa.
Ella lo guardò per qualche secondo, prima di rivolgergli una sola semplice quanto intuibile domanda.
- Posso conoscere il vostro di nome? - .
La voce di Evelyn, era molto delicata e accarezzò piano l'orecchio del ragazzo.
-Revent Hallowtower-
Quel nome, appena sussurrato. Era carico di mille domande. 

Angolo autrice
Lo so!
Devo ancora continuare Generation, però non ho resistito a questo piccolo progetto.
Si tratta di uno spin-off completamente slegato dalla storia di Jace e Selen.
I protagonisti saranno la famiglia Rosestal e il gruppo di Revent.
Lui non è un mio personaggio, ma di un mio amico che ringrazio per il prestito ^^
Lo si conoscerà meglio più avanti.
Spero che questa atmosfera, vi piaccia e che seguirete questa follia. Senza però dimenticarvi il finale di Generation ( prometto che arriverà presto) e la storia ad oc su Shadow che ho scritto.
Che dire? ci vediamo al prossimo capitolo

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Capitolo 2
*** Prelude to revenge: the flames of hatred ***


Capitolo uno
Prelude to revenge: the flames of hatred
(Londra 2017)

Amelia Rosestal, guardava la sorella parlare con un giovane.
La castana, dagli intensi occhi blu penetranti e profondi, indossava un abito d'argento molto elegante e che valorizzava, sia la carnagione lattea sia i capelli color castano quasi caramello e, le sue forme generose e accattivanti.
Guardava verso Evelyn ed era affiancata da un altro giovane. anch'esso dai capelli castani, ma i suoi occhi erano viola e molto freddi.
Vestiva un completo bianco con una camicia nera e, si scompigliava i capelli che arrivavano fino al collo, con due ciuffi che sfioravano gli occhi.

- Roland cosa mi sai dire di quel' giovane? -.
Domandò con voce delicata Amelia, mentre il fratello guardava verso il Crociato.

Era stato quel ragazzo ad organizzare la festa?.
Forse no. 
Non sembrava il tipo da celebrazioni eleganti.

Che fosse stato invitato? magari era anche lui un cacciatore, come Aster. 
Quel' pensiero gli fece scappare un lieve sorriso.

La giovane fece un altra riverenza cercando di sembrare aggraziata dopo di che si voltò, cercando con lo sguardo il fratello, eppure non lo vide più.
Perché questo si era diretto verso il bianco con passo deciso.

- Hey! sembri un tipo tosto, ti va uno scontro? -domandò lo stregone.

Revent, si lasciò scappare un piccolo sospiro. Per poi guardare il ragazzo con sguardo calmo e serio.
- Non mi va. Al momento ho da fare - disse il Crociato
Sbuffando e, incrociando le braccia al petto guardando freddo Ronald.

- Oh avanti! ho sentito parlare delle tue doti oltreoceano, della tua famiglia e del tuo carisma - 
Rise Roland con un fare sprezzante. 
Era fatto così, aveva sempre quel' piglio impertinente e da arrogante. Voleva sempre dimostrare di essere il più forte, anche quando non lo era.

Revent fece un ghigno, ma si sentì sfiorare appena la spalla, era Evelyn.
La Rosestal, lo guardava un po preoccupata. 
Lui si fermò un istante, concentrando la sua attenzione su di lei.

Incontrò i suoi occhi.
Viola. Ma un viola di un incredibile lucentezza, avevano la pupilla allungata. 
Segno, che quella che Revent aveva davanti era una strega.

La ragazza era preoccupata.
Revent scosse piano la testa, un po per rassicurarla e, un po perchè non avrebbe mai usato tutta la sua forza, con un ragazzino.
Quella doveva essere la sua prima festa e probabilmente, non sapeva molto bene come comportarsi. 
Di certo non era il massimo, cominciare una battaglia. 
Sopratutto quando era in missione.

Ma lo sguardo arrogante di Roland, gli fece capire che il ragazzo, doveva avere una lezione di vita esemplare.
- Va bene - disse freddo, per poi voltarsi verso il moro.
- Ottimo! ma non pentirtene dopo! -  ridacchiò lo stregone, poi con un salto balzò indietro e ghignò.

Revent si era messo in posizione, ora tra le mani aveva delle spade gemelle con delle croci rosse e alcune semplici rune.
Si era limitato a squadrare il moro, per poi scattare verso di lui e, spostandosi alla sua destra tentare di colpirlo.
Roland schivò per poi caricare nella mano, delle fiamme rosse che si abbatterono contro Revent. 
Ma il Crociato schivò rotolando per poi, rimettendosi in piedi colpire la spalla di Roland, usando pur tuttavia il piatto della spada e non la lama così da non ferirlo veramente.

Roland rimbalzò indietro cadendo sul sedere, ringhiando per la sconfitta.
- Lezione di vita: non sfidare mai chi è più forte di te, anche se sei sicuro di poter vincere -

Roland lo guardò annuendo, per poi afferrare la mano di Revent e tirarsi in piedi.
I due si scambiarono una stretta di mano, riconoscendo l'uno le abilità dell' altro mentre tre figure, si avvicinavano.
La prima era una bella donna, dai lunghi capelli neri e occhi di un bel blu provocante ma freddo. 
Era accompagnata da una bimba di circa cinque anni, che subito raggiunse Roland.

Celina, questo il nome della bimba, aveva lunghi capelli castani e occhi di un intenso blu, come quelli di Amelia. La bimba guardò un attimo Revent sorridendogli, nel suo vestito bianco e delicato, anche lei sembrava una principessa. 
Rra corsa ad abbracciare un ragazzo, che subito si era limitato ad accarezzarle la testa puntando gli intensi occhi grigi e chiari, in quelli neri del bianco.

Aster Rosestal era ammirato da tutti i cacciatori e oggetto, delle attenzioni di molte donne.
Conservava il perfetto retaggio del padre e la bellezza ammaliante di Lucinda.
 
Un purosangue discendente niente di meno, che dal'angelo Raziel. 
Come Amelia e Celina era nato dal matrimonio " legittimo" di Stephen Rosestal e Lucinda Kraine.

Mentre Evelyn e Roland erano figli illegittimi, nati dal unione di Stephen con una Strega.
Nonostante questo, i due stregoni erano molto legati ai fratelli, in particolare alla piccola Celina.

Proprio la bimba, stava guardando Revent, con un piglio di curiosità. 

Quando improvvisamente, si udì un boato e le fiamme avvolsero l'intera sala. 
La folla degli invitati, cominciò ad urlare e accalcarsi per uscire.
In quel' trambusto generale, nessuno aveva notato la figura vicino al entrata.

Era una donna, dai lunghi e leggermente mossi capelli neri e, occhi rosso sangue.
Un corpo dai fianchi stretti e il seno prepotente, che risaltava anche grazie al abito aderente e nero con dei lacci lungo la scollatura del seno e, che arrivava fino al inguine. 
Ai piedi, calzava un paio di alti stivali e al collo potava un collare di cuoio.

Revent fece da scudo a Evelyn con il suo corpo per poi guardare la donna, di certo era lei la responsabile di quel' casino.

Assicuratosi che Eve, non fosse ferita. 
Scattò a spade spianate verso la corvina. 
La sua velocità e le falciate realizzate dai fendenti delle sue spade, erano in grado perfino di tagliare il fuoco.
La donna ghignò osservando la tensione negli occhi del Crociato. 
Erano neri ma diversi da quelli del suo maestro.

Erano occhi decisi, seri e, volenterosi di compiere il loro dovere.
Occhi che Sabrina, questo il nome della demone, avrebbe volentieri fatto suoi.
 
Anche lei si mosse, prendendo il fioretto nero per poi scattare e incrociarlo con la spada di Revent.
La demone calciò via il ragazzo, colpendo la lama della spada e sbalzandolo indietro.
Poi scatto cercando di perforargli la spalla, ma Revent fu più veloce e le assestò un colpo dietro la nuca, e un fendente sul viso.
Sabrina urlò dal dolore, sentendo il sangue scorrere dalla ferita obliqua che il Crociato le aveva procurato.
Ringhiò ferocemente, per poi scatenare dozzine di orribili bambole contro il ragazzo.

Lui si destreggiò in modo superbo, facendo a fette qualsiasi bambola e fendendo l'aria con colpi decisi. 
Una di quelle orribili creature, stava per colpire Eve.

Quando una possente fiammata, riuscì ad evitare venisse ferita.
Revent si ritrovò a guardare Roland correre dalla sorella

Mentre dietro di lui, Amelia Rosestal frustava letteralmente alcune marionette che il fratello Aster faceva a pezzi con le daghe da mischia, che usava come armi.

Revent guardò verso Sabrina per poi scattare e incrociare una delle sue spade con i fili di lei. 
La donna gli trafisse la spalla e il sangue, spruzzò sporcandogli il volto.
Il Crociato emise un lieve ringhio per poi allontanandola con un calcio, guardarla scomparire in una nube di fumo nero.

Improvvisamente, mentre i Rosestal si erano riuniti in un angolo della stanza e, stavano discutendo della battaglia appena avvenuta. Le porte della villa si aprirono e quattro figure, sfilarono verso di loro.

La prima era più bassa delle altre, era una ragazza, una fata così si notava dal' inusuale aspetto.
Dai capelli color rosso intenso con ciocche color castano, erano raccolti in una alta coda di cavallo.
Gli occhi arancioni presentavano una pupilla a goccia ed erano luminosi e allegri. 

Sbatte le delicate e quasi trasparenti, ali da libellula di una dolce sfumatura verde. Le orecchie erano, appena un po a punta, il destro presentava un orecchino a pendente di color grigio.
Aveva la carnagione tendente al verde chiaro e, un sorriso luminoso.
- Revent!!! - 
Con un balzo, la ragazza che non doveva avere più di diciassette anni era saltata tra le braccia del bianco. 
Questo, le aveva pattato appena la testa sospirando, per poi rimettendola a terra guardare le altre tre figure.

Uno era un ragazzo, forse di uno o due anni in meno di Revent. Aveva un fisico allenato e la carnagione pallida ma non smorta e cadaverica.
I capelli, che erano molto lunghi erano neri, con dei riflessi verde scuro. Gli occhi, quasi nascosti dai capelli, erano dorati.
Era un licantropo e il suo nome era Rido.

Un altro ragazzo si era messo a parlare con i Rosestal, annotando quello che gli stava dicendo Amelia, su un quadernetto nero.
La pelle del ragazzo, era tendente al nero, gli occhi da gatto di un bel blu notte. 
Era elegante e un capotto copriva il resto dei vestiti. 
Una camicia bianca e un paio di pantaloni neri. Si passò una mano tra i capelli, sfiorandosi le corna da ariete rosse che svettavano tra di essi.

L'ultimo individuo, che stava scambiando parole con Aster Rosestal e che aveva di certo una posizione più alta, rispetto ai ragazzi.

Si chiamava Aleksey Rogue.
Età 30 anni molto alto e dal viso con lineamenti angelici ma duri e freddi. 
Imperturbabili occhi marroni e capelli rosso scuro quasi marrone. 
Una cicatrice a forma di X sulla guancia destra si notava bene, era il segno di una sua disattenzione in gioventù.
La carnagione era pallida con borse perenni sotto gli occhi, molto muscoloso ma magro.
I capelli lunghi e legati con un codino basso e aderente alla schiena erano quasi perfetti, se non per alcuni ciuffo che gli sfioravano gli occhi e, che si era spostato.
Indossava una camicia bianca e un pesante capotto nero che lascia aperto, essendo abituato al freddo. Pantaloni neri e stivali neri da neve alti.

Era un tipo scostante e taciturno. 
Tendeva a mostrarsi perfetto in ogni cosa e si arrabbiava se qualcuno, gli metteva qualcosa fuori posto.
- Quindi questa demonessa vi ha attaccati, capisco -.

Parlava con uno spiccato accento Russo e si era annotato tutto quello che era successo.
Alla fine, per proteggere i Rosestal si decise di lasciare alla villa Revent, come loro guardia del corpo.
***

Evelyn era nella stanza di Celina e stava seduta accanto al letto della bimba.
- E il principe e la principessa, vissero felici e contenti -
sorrise chiudendo il libro di favole, accarezzò la fronte della bimba, con una dolcezza tipica di una brava sorella maggiore.
- E poi? si sposano e hanno dei bambini? - domandò Celina, mentre a stento riusciva a contenere la curiosità.
Evelyn annuì e le sorrise, poi si alzò ma quando la bimba le prese la mano, si voltò.
- Mi canti al ninna nanna? - domandò la bimba.

Evelyn le accarezzò la guancia annuendo, poi cominciò a intonare le parole di una dolce canzone, che la madre era solita cantarle prima di dormire.
Canzone che riusciva sempre a calmare Celina e a farla dormire di un sonno sereno.

( link della canzone di Evelyn https://www.youtube.com/watch?v=OkcjpVcjaxA)

La voce melodiosa della ragazza, sparse l'armonia e la dolcezza di quel' momento. 
Risuonava delicata ma chiara, mentre cullava la piccola Celina che, lentamente si stava addormentando.

Le note e le parole di quel' soave canto, arrivarono alle orecchie di qualcuno.
Revent era appoggiato al muro con le braccia incrociate al petto. 
si era fermato ad ascoltare.

Era rimasto sorpreso sentendo la dolce e delicata ma vibrante voce di Evelyn. Tanto, che ne era attirato, rapito da quel canto e da lei.
La osservava di nascosto.

Il suo viso dolce e la tenerezza, con la quale cantava per la sorellina.
- Buona notte piccola mia -.

Quando Evelyn, dopo aver dato un ultimo bacio a Celina, uscì dalla stanza. Revent era ancora appoggiato al muro.
- Oh è scortese origliare - disse la principessa dei Rosestal con un lieve sorriso.

Revent spostò il peso della schiena, sollevandosi poi le fece un lieve inchino e sentendola ridacchiare, le sorrise appena.
- è mio dovere controllarvi, sono la vostra guardia del corpo - disse.
- Sorvegliarmi, non spiarmi - rispose Evelyn, mostrandosi però calma e posata, anche se sorrideva.

Era davvero stupenda. 
Sembrava una principessa di qualche libro per bambini o un angelo sceso dal cielo.
La carnagione era si pallida, ma non cadaverica. 
Sembrava d'argento o di madre perla. 
Aveva un corpo ancora acerbo ma con curve abbastanza evidenti, un seno generoso messo in risalto dal lungo abito nero ed elegante, terminava con una gonna in tulle ed era blu e viola.
Il corpetto erano nero con dei riflessi blu scuro, dietro presentava dei lacci che lo abbellivano.

I capelli della ragazza, erano lunghi e di un blu, tendente al nero scuro, molto elegante e che faceva risaltare di più i suoi occhi.

La ragazza accortasi degli sguardi di lui, arrossì lievemente ma qualche minuto dopo sospirò
Si era appoggiata alla ringhiera e guardava il cielo pieno di stelle.

- Nostra madre o meglio...La madre biologica di Celina e Aster e Amelia, è venuta a mancare quando lei aveva due anni -

Revent le si affiancò con le mani sulla ringhiera, guardando anche lui il cielo.
- Mi dispiace - disse appena.

Evelyn aveva lo sguardo triste eppure, esibiva un piccolo sorriso.
- Per noi è stato molto più facile. Lei ha passato davvero poco tempo con la madre e nostro padre. -

Revent le posò una mano sulla guancia, facendola voltare verso di se, la accarezzò delicatamente senza esitare e la guardò.
- ...Vi proteggerò io. Ti proteggerò io - disse lui serio ma deciso.

Lei arrossì lievemente e chinandosi in avanti, gli sfiorò con un lieve bacio la guancia.

Revent la guardò allontanarsi dopo avergli mostrato una riverenza elegante e un dolce sorriso.
Si appoggiò alla ringhiera, toccandosi lievemente la guancia, per poi fare un lieve sorriso.

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Capitolo 3
*** Sacred and blood revenge ruin: Crusader VS Destroyer ***


Capitolo due
Sacred and blood revenge ruin: Crusader VS Destroyer

(Londra 2017)

Quella mattina, il Crociato si era svegliato con una sorpresa, non molto gradita.
Due occhioni blu, un viso tenero e innocente, circondato da una cascata di capelli castani.

Era praticamente seduta sopra di lui e, inclinando la testa lo guardava.
- Fatellone! fatellone! - cinguettò la bambina.

Revent, che si stava ancora chiedendo chi l'avesse fatta entrare, si mise seduto o almeno tentò, visto che aveva letteralmente un peso sullo stomaco.
- Cosa ti prende? come mai tutta questa energia? - domandò Revent, mentre la piccola, si spostava lasciandolo alzare.

La bambina aveva in mano un manifesto che mostrò subito al giovane.
Si trattava di una festa con tanto di bancarelle e fuochi d'artificio.
 
Revent guardò la bimba e, fu come se capisse i suoi pensieri. La guardò calmo come a chiederle, se volesse andare alla festa.
La bimba annuì e facendo un giro su se stessa, sorrise.

- I tuoi fratelli, non possono accompagnarti? - domandò.
Celina scosse la testa, per poi afferrargli la mano, cercando di tirarlo verso la porta.
Così Revent dopo essersi cambiato, aveva acconsentito ad accompagnare la piccola alla festa.

Ed ora, erano tra le bancarelle, del'grande centro commerciale, con una Celina entusiasta e un Revent che si sentiva tanto un baby-sitter.

Il ragazzo, seguiva la bimba con lo sguardo, quando con la coda dell' occhio notò un ombra.
Da prima finse di non averlo notato ma poi, scattò e afferrò Celina per la collottola parando un fendente dello spadone in possesso dello sconosciuto, con l'ausilio della sua spada.

Celina tentò di raggiungerlo, ma a pochi passi Revent allungò il braccio, per poi staccarsi di dosso il nemico con un calcio.
Ma questo anche se aveva perso l'equilibrio, era tornato subito al attacco più determinato e esaltato di prima.
Lo sconosciuto, facendo tintinnare delle catene che avvolgevano il suo corpo, si muoveva velocemente tentando di colpire Revent.

Era a petto nudo con dei pantaloni color mattone e occhi color sangue. 
I capelli sparati in alto con il gel, erano di un blu scuro tendente al nero.
Aveva il tatuaggio di ali di drago sulle spalle, mentre un altro tatuaggio, di testa draconica, spuntava davanti al petto.
Un famelico drago pronto a divorare ogni cosa.

- Celina aggrappati forte alla mia schiena - disse Revent, girando appena la testa verso la bimba.

Aveva uno sguardo serio, mentre con le mani stringeva il manico delle due spade.
La bambina annuì leggermente spaventata e, correndo da lui, si strinse forte al Crociato saltando sulle sue spalle come una cucciola di lemure con la sua mamma.

Era evidentemente spaventata, ma la sicurezza che Revent le infondeva, le dava il coraggio necessario per credere che lui.
In un modo o nel' altro, l'avrebbe protetta.

Revent scattò evitando un colpo di spada, poi agilmente saltò sul cornicione uscendo dalla finestra. 
Doveva raggiungere il tetto del palazzo, così da poter combattere senza mettere in pericolo i Mondani.
Percorse il cornicione velocemente, poi si aggrappò alla ringhiera e con un salto, fu sul tetto. 
Deposito la piccola Celina in un angolo accarezzandole la testa.

- Resta nascosta, io torno presto -
Revent stava per allontanarsi, quando si sentì afferrare il bordo della giacca, proprio dalla piccola. 
Voltò lo sguardo verso di lei per poi abbassandosi alla sua altezza, lasciare che la bimba lo abbracciasse.
Il Crociato si ritrovò completamente in difficoltà. 

Certo tra i suoi compagni lui era il più grande, ma non era capace e non sapeva come comportarsi con i bambini.
Staccò dolcemente la piccola e, la guardò cercando di farle coraggio.
- Tornerò a prenderti, ma tu resta nascosta - disse.
Le sorrise un ultima volta poi prendendo le spade corse nel punto, dove già aveva sentito un esplosione.
***
Il giovane si precipitò subito al' azione. 
Davanti a lui, stava l'uomo con lo spadone che lo guardava, come se volesse sgozzarlo da un momento al altro.

- Crociato di sangue, ho sentito parlare di te e della tua fama! - ghignò l'uomo.

Revent alzò un sopracciglio, portando la spada davanti a se.
Si fece scudo da un colpo, che se lui non avesse schivato, probabilmente avrebbe fatto ingenti danni.
Puntò i piedi, così da non farsi sbalzare via e intercettò una serie di potenti fendenti, difendendosi da quella furia di attacchi.

Revent non poteva muoversi.
Se non si fosse difeso, probabilmente l'uomo gli avrebbe staccato di netto la testa.

Aspettò il momento giusto e, in un attimo disarmò il nemico e sferrò un fendente che generò una notevole ferita alla spalla.
- Tu sai chi sono io, ma io non ho idea di chi sia tu - 
La calma del bianco era qualcosa di incredibile, anche se era una perfetta maschera. 
I muscoli di spalle, braccia e della schiena erano perfettamente tesi, mentre i suoi occhi neri incontravano quelli rossi del nemico.
- The Slayer. Puoi chiamarmi così, perchè stai per tirare le cuoia ragazzo! -.
 
Il nemico, scoppiò a ridere sadicamente, poi preso lo spadone sferrò un fendente al terreno, la mossa generò una crepa che si diresse verso Revent, portando con se violente fiammate.

Il giovane, fu colto alla sprovvista e venne sbalzato lontano dal terrazzo, ma riuscì ad aggrapparsi ad una finestra rientrando nel' edificio.

In un attimo, di nuovo colto di sorpresa, si ritrovò a terra con lo spadone a due centimetri dal viso
ma riuscì a bloccarlo. 
Ferendosi i palmi delle mani, diede un calcio, facendo perdere l'equilibrio e facendo sbattere contro il muro la testa si Slayer.

Il rivolo di sangue scarlatto, macchiò il viso del nemico. Mentre questo, rialzandosi caricava un nuovo fendente.

Revent schivò rotolando verso destra, si rimise in piedi e guardò il suo avversario, per poi schivare una serie di fendenti.
Indietreggiò e con un calcio allo stomaco, riuscì a destabilizzare Slayer. 
Poi con un fendente gli tranciò in pieno il braccio.

Uno spruzzo di sangue, sporcò il volto e parte degli abiti di Revent. Mentre Slayer si lamentava dimenandosi e urlando. Il crociato, aveva già pronta la mossa successiva.

Rapido come una faina il giovane, scattò verso il nemico e saltando sferrò un fendente diretto verso la spalla già ferita dell' uomo, con un calcio deciso saltò indietro.

Revent atterrò poco lontano e portò in avanti le braccia, mentre al posto di una sola spada, ne apparivano due.
Entrambe avevano la lama chiara, mentre il manico era di un leggero rosso. 
Per quanto riguardava il resto, erano provviste delle classiche rune ma con due croci rosse fatte con un materiale che le rendeva, simili a cristallo.
Senza aspettare oltre, il ragazzo cominciò a menare potentissimi fendenti, colpendo il collo di Slayer 
poi lanciandolo contro una parete e colpirlo di nuovo al petto. 
Ma l'uomo schivò al ultimo secondo, mentre la lama dello spadone, si conficcava nel fianco di Revent.

Il bianco, cacciò un gemito soffocato da un ringhio, mentre la lama dello spadone gli tranciava la carne, generando una ferita lungo il suo fianco.

Con una testata, si tolse Slayer di dosso. 
Poi prese le due spade che erano cadute a terra e, mettendosi in posizione le portò ad X davanti a lui.
- Di te...Resterà solo cenere. Stile della spada:  ululato del lupo feroce...! -.

In un attimo Rovina sacra, la spada che Revent teneva nella mano destra e, Vendetta di sangue che teneva nella sinistra, brillarono e le due croci poste sulla lama, scintillarono.

Slayer venne travolto da tredici fendenti infuocati e, divenne veramente polvere tra urla strazianti e gocce di sangue, che scivolavano sul volto di Revent.

Il Crociato di sangue aveva vinto.

Revent ingoiò il dolore delle ferite, salì lentamente le scale e raggiunse il nascondiglio di Celina.
La bambina dormiva raggomitolata, probabilmente si era stufata di aspettarlo e, quando il sonno aveva preso il sopravvento, la piccola non era riuscita a restare sveglia.

Le labbra del ragazzo, si incurvarono in un leggero sorriso. 
Delicatamente e, cercando di non svegliarla, prese la bimba tenendola tra le sue braccia, poi tornò alla villa dei Rosestal.

 
***

Revent guardava la bambina nel letto.
Era a torso nudo e si era sistemato le ferite alla bene meglio, anche se gli faceva male il fianco. 
Le rune di guarigione, stavano facendo effetto.

- Revent che ti è successo?! -.

La voce e, dal tono piuttosto allarmato, era quella di Evelyn Rosestal.
La ragazza era in piedi dietro di lui, corse subito dal giovane, allarmata dalle bende che gli coprivano il torse e la testa.
Stava per rassicurarla sulle condizioni di Celina, credendola preoccupata per la bambina. 
Quando si sentì abbracciare dalla ragazza.

Da prima sgranò gli occhi, poi sentendola tremare la strinse appena e le fece sollevare il volto.
Restò di sasso, quando vide le lacrime rigarle le guance e un po incerto le carezzò il viso.
- Non è grave. Guarirò tra qualche mese - la rassicurò.

Lei tentò di asciugarsi le lacrime, mentre un lieve imbarazzo, le colorava le guance.

Revent sorrise senza farsi vedere, poi si limitò ad uscire lasciandola da sola.

Sussurrarono entrambi un " buonanotte" senza che l'altro potesse sentire.

 
***

(Castello dei Blackstar)

Sabrina varcò l'ingresso del palazzo. 
Si diresse verso l'uomo, che era tranquillamente seduto al trono. Portò le mani alle sue spalle e, lasciò un bacio sul suo collo.

L'uomo in questione, era alto e dal fisico nobile ed elegante. Vestiva un completo ottocentesco e aveva la carnagione pallidissima. 
Occhi di un intenso nero, che percorrevano ogni punto dei corpo della giovane, fermandosi sul collo.
In un istante, il vampiro le fu addosso e la morse. 

Si beò dei gemiti che scivolarono, come il sangue che gli riscaldava la gola. 
Le percorse il corpo con le mani, fremeva alla ricerca di altro sangue che, macchiava la sua camicia bianca.
Sabrina gemette, gli passò le dita tra i capelli di un rosa salmone delicato e dal taglio elegante.
Sugar la spinse al muro e, continuando a bere le lacerò letteralmente il collo, prima di staccarsi.

- "Il branco maledetto" sta per giungere in città, usa uno di loro stavolta - ghigno il ragazzo.

Sabrina si ricompose e annuì per poi inginocchiarsi, abbassando di colpo la testa.
Sugar, questo il nome del vampiro, le si avvicinò poggiandole la mano tra i capelli neri per poi sollevarla di colpo.
Ghignando per via del dolore che le provocava la guardò assottigliando lo sguardo.

- Stavolta non fallirai o in caso contrario...Sarò costretto a fare a meno di te - disse prima di lasciarla cadere a terra e uscire dalla stanza.
Sabrina si alzò e, ringhiando scomparve in una nuvola di denso fumo nero.

In lontananza si sentivano già forti e maestosi...Gli ululati di un branco di lupi.

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Capitolo 4
*** The Crusader and the Witch of roses ***


capitolo tre
The Crusader and the Witch of roses 
(Londra 2017)

Il giovane licantropo, aveva appena varcato l'ingresso del Heart caffè, quando si era subito trovato costretto a sedersi.

Era alto e dalla carnagione bianchissima, con occhi rossi e calmi e i capelli completamente bianchi,
candidi come neve.
Indossava una camicia bianca e, un paio di jeans scuri, sopra portava un impermeabile nero lungo fino ai piedi e dietro, aveva qualcosa avvolto in un panno rosso, trattenuto con l'ausilio di alcune catene.
Aveva un bel viso, giovane e dai tratti morbidi e delicati ma, sul lato destro della bocca aveva un piercing ad anello.

Osservava il locale intorno a se, rigirando il ghiaccio, rimasto sul fondo della sua Vodka alla Pesca.

Da quando era stato spedito a Londra, non sapeva bene, cosa fosse successo al resto del suo branco.
sapeva solo, che qualcosa stava per accadere e che, doveva ritrovare sua sorella. 

Strinse con la mano il bicchiere e finì per romperlo.
Accidenti, alla sua forza mostruosa. 

Sospirò e gemette per le schegge di vetro, poi sbuffando entrò in bagno.

Improvvisamente, l'atmosfera si fece strana. Il giovane licantropo, si voltò di corsa come avesse percepito qualcosa.

Si voltò tentando di colpire, una sorta di ombra
Essa, scattò di nuovo verso di lui e si rivelò per quello che era, facendo sgranare gli occhi al bianco.

- Quindi...è per te che il Clave è allarmato? - 
Domandò con un ghigno nervoso, mentre il suo sguardo, cadeva sulla strana creatura.

Era una sorta di donna-chimera. 
Un essere eccessivamente muscoloso, ricoperto di squame verdastre e una lunga coda serpentina, che la faceva camminare ingobbita. 
Aveva un volto di donna, con un nugolo di zanne acuminate nella bocca senza labbra.
Il naso quasi inesistente e folti ciuffi di pelo leonino sulla testa, i gomiti e le ginocchia, oltre che artigli sulle zampe.

Il licantropo scattò indietro, per poi sfoderare la sua arma, togliendola dal involto di tessuto rosso.
Era un arma insolita per un licantropo.

Formata da due semi aste con due lame alle estremità, che si univano a formare un'alabarda.
Un nastro rosso era legato a metà del manico, mentre la lama, riluceva luminosa.

- Okey...Vuoi combattere? - domandò ironico il bianco.

La donna mostruosa si avventò su di lui, cercando di trafiggerlo con i suoi artigli
Il licantropo schivò agilmente su un lato, per poi conficcare la lama della alabarda, nella spalla della donna\bestia.
Reagendo con un grido bestiale, la donna tentò di afferrare il ragazzo con la coda, ma più veloce di lei, Kyle si tolse dalla traiettoria e con un balzo, saltò indietro.

Improvvisamente, vide intorno a se decine e decine di creature, molto simili a pipistrelli.

- Ma mi prendete per il culo! gli Zebax no dai! - 
Sbuffò il ragazzo, mentre schivava le palle acide, che i pipistrelli gli spedivano contro.

Demoni Zebax
Da poco scoperti, questi piccoli esseri dal corpo di pipistrelli, erano molto amanti del sangue e in grado di sciogliere qualsiasi cosa, con le loro sfere acide.

Kyle quindi, era finito a schivare non solo gli artigli della bestia mutante, ma anche le sfere acide.
Una di esse gli passò davvero vicino, finendo con il corrodere, il lavandino dietro di lui.

- Se non sto attento, qui ci rimetto la pelle -  deglutì il licantropo, schivando altre sfere.
 
Cacciò un grido soffocato, quando venne colpito alla spalla e vide il tessuto e un po di pelle che si stavano corrodendo.
Represse un lieve ringhio, mentre i suoi occhi diventavano dorati, segno che si stivava trasformando.

E così accadde: in un attimo il bel giovane mutò e, al suo posto apparve un lupo meraviglioso, grande quanto una tigre, dal manto bianco come la neve e, i forti occhi dorati.

- Oh cielo, combattere in un bagno...santi kami ragazzo! - esclamò una voce dietro il lupo.

Questo, era saltato affosso alla donna e le stava dilaniando il corpo con i morsi, sporcandosi i denti di sangue.
L'uomo apparso nel bel mezzo del trambusto, era alto decisamente più del ragazzo.
 
Probabilmente, aveva trenta al massimo trentadue anni, così sembrava.
Appariva con i capelli elegantemente scompigliati, quasi in un modo tattico. Il corpo era celato da un capotto nero lungo fino ai piedi e, che celava completamente il suo vestiario. 
Il colletto, era sollevato dietro mentre le maniche avevano i risvoltini.

Aveva i capelli rossi quasi marroni e gli occhi, che erano socchiusi per il tanfo emanato dalla donna bestia, erano di un profondo rosso sangue, intimidiva ma per Kyle era normale una persona, con occhi di quel colore.
Anche se, non aveva ancora compreso chi fosse l'uomo, sentiva che era dalla sua parte.

Il lupo saltò indietro, compiendo una agile capriola. 
Non era molto forte fisicamente, tuttavia compensava con una grande agilità e capacità di elevazione.

Lo strano individuo, schioccò le dita e in un attimo tutti i demoni pipistrello, vennero avvolti dal ghiaccio.

Il lupo sbuffò ringhiando appena, mentre infilava l'alabarda nella spalla della donna, questa però schivò e lo spedì contro una parete, facendogli perdere la sua arma.

- Serve aiuto Chīsana ōkami? - domandò l'uomo con un sorrisetto divertito.
- Che spiritoso. Senti mister gelo, non puoi fare qualcosa?! - ringhiò Kyle

Era stupito di sentire la sua voce uscire anche in forma lupo, forse era uno dei trucchi dello sconosciuto.
- Ma certo! facile come pettinare le code di una kitsune - 

Esclamò il rosso con un largo sorriso, mentre le sue dita scintillavano di una luce azzurra e, davanti agli occhi di Kyle, si scatenò una tempesta di ghiaccio e neve.

Lo stregone ammirò la sua opera mentre i pipistrelli diventati di ghiaccio, cadevano uno dopo l'altro. 
Si limitò ad un sorriso rilassato facendo apparire, un bastone con il manico di legno e la testa come il muso di un leone.
- Niente da dire, un ottimo lavoro il mio - disse l'uomo guardando poi Kyle.

Quello sguardo, agli occhi del licantropo, voleva dire solo una cosa. 

Un chiaro segno di sfida così lo aveva interpretato Kyle. 
Era come se, lo stregone gli stesse dicendo " vediamo se sai fare di meglio"

Il lican non se lo fece ripetere due volte, afferrò con i denti l'alabarda e, si gettò contro la donna mostruosa.
Questa, grazie al ghiaccio dello stregone, aveva le zampe congelate e, non riusciva nemmeno a muoversi.
Kyle ne approfittò e, balzando sulla schiena della donna, tornò nella sua forma umana trafiggendola con la sua arma.
Lo spruzzo di sangue che scrosciò dalla gola della creatura, sporcò completamente il viso e il corpo del licantropo.

La bestia, si dimenava urlando e rantolando, l'alabarda di Kyle, le aveva completamente squarciato la gola dalla quale, continuava a scendere sangue che macchiava il pavimento.

Con un balzo il giovane si staccò dalla demone, mentre lo stregone, si limitava ad un semplice ed elegante applauso, senza un minimo di enfasi, come se quello " spettacolo" non fosse stato di suo gusto.
- Davvero molto bravo Chīsana ōkami - disse
- Ancora con sto "Tisana" ti sembro uno che apprezza il tè? - 

Domandò il ragazzo, incrociando le braccia al petto dopo essersi messo i pantaloni, tanto per non restare nudo davanti ad uno sconosciuto.

- Oh...Un cavernicolo non può di certo apprezzare - aveva scandito sopratutto la parte del cavernicolo, quasi si stesse beffando di lui.

Il ringhio di Kyle non era per niente un buon segno. 
Si avvicinò e prese per il colletto il più alto, guardandolo con uno sguardo furente.

- Senti manichino blasonato...! - stava per riprendere a parlare, quando si accorse di non poterlo fare.

In effetti, per quanto cercasse di parlare, la voce non voleva uscire e lui, era certo che il responsabile, fosse proprio lo stregone.

- Lo dirò, in un modo facilmente comprensibile, per la tua mente non evoluta - cominciò il rosso
- Il mio nome è Bakudai Miryoku e di grande, non ho solo il fascino, ma anche i poteri. Quindi... -

Con un gesto elegante ma anche forte Bakudai appoggiò le mani alle braccia del lican, facendolo distaccare dalla presa decisamente salda.
- Ti sarei immensamente grato, se invece di rincorrerti la coda, cominciassi a ragionare -

Kyle ringhiò seccato, si soffermò a guardare il mostro ormai sconfitto, chiedendosi chi lo avesse creato.
- è una sorta di chimera, ci sono stati diversi attacchi - 
disse Miryoku, mentre si avvicinava e, prendeva un coltello dalla borsa a tracolla di uno dei mondani uccisi.
- Hey cosa stai facendo?! - domandò lui, accorgendosi di poter di nuovo parlare.
- Mi serve un campione da analizzare. Non preoccuparti lei non sente più dolore - 

Disse ironico, facendo storcere il naso al licantropo che sbuffando, si guardò intorno in quel luogo che un attimo prima, era il locale più grande e in vista di Londra.

- Quindi lavori per il Conclave? - domandò, tornando a guardare lo stregone.
- Lavoro con il Conclave - ci tenne a precisare Miryoku, alzandosi da terra si lisciò il mento pensando a qualcosa
Per poi, sollevare l'indice verso l'alto, segno che aveva avuto una delle sue brillanti deduzioni.

- è giunta l'ora che tu mio Chīsana ōkami, mi faccia da guida! - esclamò lo stregone
- Di nuovo mi chiamo Kyle! e col cavolo che ti faccio da guida - sbuffò Kyle

Così la giornata per il licantropo, continuò e finì con lui e lo stregone, che bisticciavano in giro per Londra.

***

Revent aveva oltrepassato la porta, non sapeva cosa avrebbe trovato. 

Aster lo aveva raccomandato, di non avventurarsi per la villa da solo.
essendo una vecchia casa della fine dell' 900, era piena di passaggi segreti e, trappole e trabocchetti di ogni genere.

Il ragazzo, passò attraverso decine di corridoi bui, per fortuna raggiunse un punto in cui vi era una scala di pietra che portava verso l'alto e forse, verso l'esterno.

La salì svelto e sbucò in un altra stanza, al apparenza si trovava ancora in casa, ma visto il cielo pieno di stelle che sbucava dalla vetrata a specchio, non ne era tanto sicuro.

Si guardò intorno, quando udì un suono molto lieve, era un canto. 

Un canto, che lui aveva già sentito.
si fece coraggio e, avanzò verso una sorta di punto diverso dagli altri.

Evelyn era inginocchiata e si prendeva cura di alcuni vasi, mentre cantava una dolce melodia.
- Non sapevo ti piacessero i fiori - disse il crociato, incrociando le braccia al petto.

La strega mezza cacciatrice, sussultò per la strana visita e si alzò voltandosi verso di lui. 
Aveva indosso il suo abito rosso scuro, con il corpetto ricamato, con alcuni nastri che si legavano dietro e, una grande gonna in tulle con del pizzo nero sottostante.
Una guancia era un po sporca di terra, mentre guardava stupita Revent.

- Non credevo, che qualcuno fosse in grado, di trovare la mia serra - disse un po imbarazzata, cercando di non guardare il giovane

Revent le sorrise appena, con molta calma le prese i vasi che teneva in grembo e li poggiò sul tavolo. Si voltò appoggiandosi al muro e la guardò.

- Quindi è una sorta di santuario o posto segreto? - le domandò il crociato.

Evelyn esibì un piccolo sorriso, raggiungendolo e, annuì portando una mano alla sua spalla, coperta dalle bende.
Revent tentò di soffocare il dolore, quando la vide ritrarre la mano e la sentì sospirare.

- Scusa...ti fa ancora tanto male? - domandò Evelyn, alzando il capo.

Revent scosse piano la testa e fece spallucce, anche se in effetti, gli faceva leggermente male.
Le fasciature coprivano parte del collo e ovviamente il torace. 
Ma il ragazzo, non sembrava poi così dolorante o almeno, tentava di non sembrarlo.

Evelyn distolse lo sguardo da lui, concentrandolo verso le rose dai mille colori.

- Credevo che le rose, fossero solo rosse -  disse il giovane, attirando di nuovo l'attenzione della cacciatrice mezza strega.
- Oh no. Ci sono molti colori. e relativi significati -  spiegò Evelyn, mentre prendeva due vasetti con due rose diverse.

- Rose bianche e rose gialle? - 
il bianco, alzò un sopracciglio dubbioso, mentre la ragazza annuendo indicava le rose gialle.
- Gelosia. è il significato di queste rose - disse Evelyn
- E quelle bianche? - fu la domanda di Revent, che aveva spostato lo sguardo, dalle rose gialle a quelle altre.
- Purezza - spiegò Evelyn con un lieve e delicato sorriso.

Revent annuì e si avvicinò al bancone indicando le rose argento e nere.
Evelyn lo raggiunse, guardando le due rose, riprese a spiegare i loro relativi significati, visto che trovava Revent interessato.
- Quelle nere, sono simbolo di morte, quelle d'argento invece di eternità - disse, spostando l'ultimo vaso in avanti.

Erano delle bellissime rose di un intenso e ammaliante rosso. 
Sembravano risplendere, come sensuali gocce di sangue che si confondevano, con il bianco e azzurro della serra.
- Le rose rosse. Sono il simbolo di una sfrenata passione e, un amore travolgente - arrossì ridacchiando Evelyn. 
Era un po imbarazzata, ma anche felice di parlare con Revent.

Si voltò e sorrise al ragazzo, arrossendo quando lui ricambiò il sorriso.
Entrambi erano in imbarazzo ma anche felici.

- Senti...Dovresti andare a dormire - tentò di dire Revent

Evelyn inclinò su un lato la testa e, una ciocca di capelli le sfiorò il viso. 
Quando Revent, con delicatezza la spostò, la ragazza divenne rossa come un peperone.

- Scusa - disse il crociato  - non dovevo forse? - sembrò domandare più a se stesso, che effettivamente alla mora.

Evelyn scosse la testa sfiorandogli la mano con la sua, sentendo il fresco della sua pelle e, il profumo di terra e zolfo che emanava. Un profumo, che solo un guerriero abituato a combattere, possedeva. 

Un profumo che lei avrebbe potuto riconoscere ovunque.
- Anche tu dovresti riposare - 
disse la ragazza, accarezzando con la sua piccola e, delicata mano quella più grande di Revent.
- Non riesco a dormire, sarebbe inutile - affermò il Crociato.
 
Le strinse piano la mano portandola alla bocca, sorrideva appena. Le lasciò un piccolo bacio sul dorso, dopo di che fece per allontanarsi.

- Un baciamano? nobile ma un po...Antiquato - 
ridacchiò la ragazza, con una mano chiusa a pugno davanti al viso ma un po rossa sulle guance.

Revent voltò lo sguardo, e in una frazione di secondi, così veloce che lei, non ebbe il tempo di realizzarlo, si ritrovò a due centimetri dal volto di Evelyn.

- Come vorresti essere baciata...Allora? - domandò con un lieve ghigno di sfida.

La Rosestal trattenne il respiro per l'emozione e la sorpresa, mentre apriva leggermente la bocca incurvando le labbra in un lieve sorriso.
- Non so...Come i ragazzi di questo secolo? - ridacchiò la ragazza, mentre accarezzava la guancia al bianco.

Revent, le poggiò la mano sulla sua e sorrise appena, avvicinando le labbra al suo orecchio sussurrandole lentamente forse, per paura che Evelyn scappasse o scomparisse come un sogno

- Non dovresti...Avere a che fare con me - disse, freddo

La ragazza sussultò guardandolo
Sentiva il suo fiato caldo e, quando avvertì il tocco delle sue labbra sul collo, il cuore cominciò a battere più del normale e ogni muscolo si rilassò a quel tocco.

Revent le lasciò una scia di lievi baci, mentre le accarezzava le braccia, salendo alle spalle per poi portarle entrambe le mani tra i capelli, guardandola. 
Lei arrossì vistosamente e lo abbracciò, sentendo il suo calore, mentre gli stringeva la giacca tra le dita da dietro.
- R-Revent... - riuscì solo a sussurrare imbarazzata

- Oh ma quanto siete carini - ghigno divertita la voce alle loro spalle.

Era nella forma da stregone, la pelle color nero metallizzato scintillava quanto gli occhi rossi da gatto 
passò una mano tra i capelli rossicci e, accarezzò appena le corna nere da ariete 
Si poteva anche notare, un tatuaggio di un goccia, color rosso sangue sotto l'occhio destro.

Bakudai Miryoku se ne stava lì a guardarli con un sorrisetto divertito.

Subito, come colpiti da una scarica elettrica o punti da uno spillo, i due si separarono entrambi abbastanza rossi, da fare concorrenza ad un orto di pomodori.

Revent aveva voltato lo sguardo per non incontrare gli occhi viola che lo facevano diventare matto da giorni.

Evelyn si era limitata a voltarsi e parlare con lo stregone, con una calma quasi finta.

Il bianco, la osservava o meglio, tentava di imprimersi ogni dettaglio della giovane.
maledicendo mentalmente la sua troppa cortesia e il suo addestramento da cavaliere.

Improvvisamente strinse i pugni, vedendo l'uomo sfiorare la spalla di Evelyn. 
Un gesto troppo amichevole e decisamente intimo.

- Lady Rosestal il Conclave richiede la sua assistenza -
Stava dicendo lo stregone, insieme ad altre cose che Revent, per quanto si sforzasse non aveva voglia di capire.

Alla fine se ne andò lasciandoli discutere e decise di fare un giro per la villa.
Camminava, ma più si allontanava più sentiva ancora la pelle delicata del collo di Evelyn e quel suo profumo di rose.
Si appoggiò al muro con la fronte, sperando di scacciare quel profumo dal suo corpo, senza però riuscirvi.

***

Evelyn era da poco rientrata, aveva scoperto molte cose e il giorno seguente, ne avrebbe parlato con la sua famiglia.
Ma ora, voleva solo rilassarsi un po.

Nonostante cercasse di negarlo, sentiva ancora la pelle sul collo, dove era stata baciata, decisamente rovente. 

Il ricordo, delle labbra di Revent le fece scuotere la testa, mentre arrossiva come un peperone.
Si appoggiò alla porta, mentre il volto del Crociato le appariva davanti, con il suo sguardo forte, quel sorriso appena accennato e i suoi occhi...

Ci sarebbe volentieri annegata in quei suoi occhi neri come petrolio e inchiostro.
E il suo odore il suo calore...La facevano sciogliere tanto da renderla debole e impotente.

Alla fine decise di non pensarci, si lasciò cadere sul letto, ma non fece altro, non dormì mentre nel suo cuore, desiderava solo svegliarsi rivendendo il volto di Revent

Ancora una volta...

Angolo autrice
Eccoci ala fine di questo capitolo ^^
Appaiono nuovi personaggi, il licantropo albino Kyle e lo stregone Bakudai Miryoku
Questo è il Sommo stregone di Tokyo e chiede l'assistenza ad Evelyn Rosestal.

Ma la ragazza ha ben altro per la testa. tra lei e il giovane Crociato Revent, infatti succede qualcosa di intimo
I due però sono ancora confusi e non sanno bene cosa accadrà ne quanto stanno per perdere.
non perdetevi il prossimo capitolo

note capitolo

Bakudai Miryoku ( grande fascino)
Chīsana ōkami (piccolo lupo)

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Capitolo 5
*** The funeral and Black rose ***


Capitolo quattro
The funeral and Black rose

(Giappone città di Tokyo 2017)

Faith Graymark entrò nella stanza, spalancando furioso la porta.
Era un giovane di circa venticinque anni, dai corti capelli, color biondo chiaro e occhi ghiaccio, decisamente furiosi per il fallimento dei suoi due sottoposti.

Ringhiò scaraventando la scrivania, dal altra parte della stanza, mentre i suoi occhi, diventavano quasi neri a causa del sangue demoniaco, che il ragazzo aveva in corpo.
Rovesciò la testa indietro e chiuse gli occhi, quando sentì un tocco sulle spalle e si voltò.

- Sei nervoso a causa di quel'cacciatore...Revent Hallowtower?- 

Domandò la voce seducente di una donna, altri non era se non Sabrina che in un attimo, venne scaraventata contro la scrivania, finendo col venir trafitta in più punti dalle schegge di legno.

La donna, si alzò ridendo e lo raggiunse di nuovo, portandogli le mani alle guance

- Siamo nervosetti, piccolo Graymark- sussurrò
- Non chiamarmi così, sono Graymark solo sulla carta e, la cosa mi disgusta - disse o meglio sputò acido il bel giovane.

Lui non era un licantropo, ma venne salvata da Luke Garroway che un tempo si faceva chiamare Graymark.

Salvato o forse condannato?

Era il solo rimasto vivo, dopo che la sua famiglia era stata rapita da un gruppo di Nascosti.

Sua sorella era stata condotta in una stanza, poteva sentire le sue grida, anche se si tappava le orecchie anche se urlava per sovrastarle, sapeva cosa le stava facendo il vampiro.

Il padre, era stato portato alla corte Seile, ma non era durato molto in mezzo alle fate, era morto di stenti e disperazione, dopo che la moglie era rimasta incinta di una fata, un tale Kieran.


Quei ricordi, vennero interrotti dalla voce di Sabrina

Ghignò la donna mentre, si avvicinava a quella che era una sorta di capsula contenete qualcosa.
- Ci basterà, continuare gli sperimenti sulla runa del controllo e, la manipolazione genetica - disse ancora, accarezzando il vetro della capsula, con un sorriso oscuro e malefico.

- Mandagli qualche sicario, non devono raggiungere vivi Tokyo - 

disse Faith, mentre prendeva un sorso di vino guardando la città illuminata dalle luci. Il suo sguardo era glaciale e, decisamente furioso anche se a poco a poco, si stava calmando.

Guardava fuori dalla finestra, quella città era calma e silenziosa di notte mentre di giorno, era rumorosa e caotica. 
Si rigirò il ghiaccio nel bicchiere pregustando, il momento, in cui avrebbe compiuto la sua vendetta.
***

Revent era appoggiato la muro dello studio e cercava di sentire cosa il misterioso stregone, stesse dicendo in merito della missione, ad Evelyn e il resto dei Rosestal.

Il cacciatore, aveva sbuffato quando lo stregone, si era chiuso la porta alle spalle, spiegandogli con quel suo tono estremamente seccante, che quella era una riunione privata.

Voltò seccato lo sguardo, notando le rose bel vaso.

Era stata Evelyn a coltivarle in quella serra, che sembrava uscita direttamente, da un libro di favole.

Il giovane si avvicinò, ne prese una tra le mani e osservò quei petali color magenta, mentre gli tornavano in mente, le parole che Evelyn aveva detto, in merito a quel colore.

 
"Le rose rosse. Sono il simbolo di una sfrenata passione e, un amore travolgente"

Sorrise a quel ricordo, ripensando alla ragazza, al suo calore che lo faceva sentire bene, a quel lato di dolcezza che mostrava ma anche alla sua forza, quando lo aveva intimato di aspettarla fuori.

Ripensò a quando si erano guardati negli occhi, lui amava il viola degli occhi della mezza strega, il viola rappresentava il mistero.

 
" - Come vorresti essere baciata...Allora? - "

Quella domanda...Era bastata quella semplice domanda, a far compire al giovane cavaliere, un ulteriore passo in avanti.

Sospirò deciso a togliersi l'ansia dal corpo e magari, anche il profumo di rose di lei, rimasto sulla sua pelle dalla sera precedente.

Si diresse verso il bagno, si tolse gli abiti, gettandoli malamente in un angolo poi, si mise sotto la doccia.
Ascoltava solo lo scroscio dell' acqua sospirando di piacere, quando questa lambiva la sua pelle, lasciando goccioline sulla sua schiena muscolosa. 
I capelli bianchi, erano appiccicati al collo, ci passò le mani, poi si appoggiò con esse al muro abbassando la testa ad occhi chiusi.
Il calore quasi rovente dell'acqua, gli riportò alla mente quel giorno.

 
***
Era appena tornato da scuola, stava correndo a casa per mostrare al padre l'ultimo compito, sperando che lo lasciasse uscire, per vedere le stelle cadenti.

Aveva solo quindici anni

Accadde tutto velocemente, tanto che non riusciva ancora a realizzare nulla.
Da prima sentì un ambulanza, poi decine di camion dei pompieri. 

Strinse gli occhi che minacciavano lacrime, mentre vedeva la sua casa completamente in fiamme.
Cadde sulle ginocchia, incapace di fare altro, meno che piangere e urlare con quanto fiato aveva in gola.

Quel giorno passò tra esponenti del Clave, che facevano le condoglianze e varie domande al ragazzo e al suo tutore.


Qualche giorno dopo, un ragazzino vestito completamente di nero, osservava una tomba
occhi spenti, sguardo triste, mentre tirava su con il naso stringendo i pugni.

Un uomo si avvicinò improvvisamente
Quando si voltò verso di lui, il ragazzo notò che, aveva una cicatrice sull'occhio destro che coprì subito con la vistosa benda

Passò una mano dietro la testa, togliendosi il capello e mettendo così in evidenza, i lunghi capelli corvini ondulati 
I suoi occhi azzurri si scontrarono con quelli neri del ragazzino.

L'uomo, era molto alto infatti superava il metro e novanta di altezza e possedeva, una muscolatura abbastanza evidente.
Indossava quasi sempre il cappello da cowboy e, un giaccone lungo di color marrone, anche se molto spesso lo si vedeva in abiti più casual. 

Era un fumatore incallito, lo si poteva notare dalla sigaretta, che pendeva dalle sue labbra.

Si avvicinò a Revent, lo squadrò come se avesse a che fare, con un semplice orfano, non con il figlio di un guerriero.

- Quindi tu sei il figlio di Hallowtower eh! - esclamò quasi divertito
- Ti facevo più massiccio - aggiunse poi l'uomo

Revent abbassò la testa, desiderando che quel tipo scomparisse al' istante. Non aveva voglia di sentirsi osservato, studiato come qualcosa di sbagliato.
Ne tanto meno, ora che aveva perso il padre.

- Ne avremo di strada - il corvino sbuffò un po di fumo, lo rilasciò tossendo appena.

Revent strinse gli occhi poi spinse indietro l'uomo 
Corse nella sua stanza, senza guardarsi indietro ma con gli occhi, che pizzicavano dalla rabbia e, la tristezza.


Passarono diversi mesi da quello strano incontro, Revent stava camminando per strada.

Il cappuccio delle giacca era abbassato su gli occhi, mentre le mani sprofondavano nelle tasche.
La pioggia continuava a cadere, bagnando gli abiti del ormai 17, che si limitava a sbuffare appena e, a guardare il cielo plumbeo.

- Perché non torni a casa? - 

Domandò una voce femminile poco distante, proveniva da un vicolo per essere precisi.

Il ragazzo si voltò di scatto, alzando il volto, guardando verso il vicolo. 

Una fanciulla dai capelli blu notte e occhi, di un intenso verde, si fece avanti, facendo tintinnare il bracciale con un sonaglio, che portava al polso.

Aveva la carnagione molto chiara, un viso infantile ma decisamente accattivante. Gambe lunghe scoperte, visto che indossava un semplice kimono blu notte e nero.

In quella notte buia, fredda e piovosa, si sentivano solo i sandali della ragazza, che battevano sul terreno.

Si avvicinò al bianco, mentre una corolla di code color nero focato, comparivano dietro di lei, erano da volpe perchè lei...Era una Kitsune.
Piccole e, delicate orecchie, scivolarono tra i capelli, muovendosi appena.

- Non è più casa. Mireha perchè sei venuta a cercarmi? - domandò il ragazzo freddo ma calmo.
- Perché ero preoccupata - 
rispose lei, appoggiando la fronte alla spalla di Revent, avvolgendo uno dei suoi polsi, con una delle code.
Revent le carezzò la coda poi la fece lentamente staccare, quando vide l'uomo in piedi dietro di lei.

- Cosa vuoi? - fu la fredda domanda del bianco
- Ficcarti un po di buon senso in quella testa. Tanto per cominciare - scherzò il corvino, mantenendo comunque il sorriso di ghiaccio.

Revent ringhiò appena serrando i pugni, portando Mireha dietro di se, con fare protettivo.

- Invece di piangere come un bambino, perchè non ti addestri con me? - 

Fece l'uomo, prendendo l'ennesima sigaretta portandola alla bocca, accendendola con un accendino, decisamente mezzo scarico.

Revent abbassò lo sguardo, non era sicuro, di cosa rispondere.
Una parte di lui, sentiva che il suo mondo, stava lentamente cadendo a pezzi. Mentre l'altra, chiamava odio e vendetta.

Mireha gli strinse la giacca, da dietro lui poteva sentirla tremare. 
Si voltò e le carezzò piano la guancia, con delicatezza, poi si voltò di nuovo, incrociando gli occhi dell' cacciatore.

- Chi mi garantisce...Che tu sia un bravo insegnante? - domandò il ragazzo

Il corvino scoppiò a ridere, poi in una frazione di secondi, con un colpo di spada, fendette l'aria davanti al ragazzo.
Revent sgranò gli occhi, sorpreso da quel'attacco inaspettato. Si passò un dito sulla guancia, era stata leggermente tagliata. 
L'aria intorno a lui vibrava, come se il fendente l'avesse davvero lacerata.

Il ragazzo alzò lo sguardo, la pioggia gli sferzava il viso ma gli occhi neri, erano determinati e decisi

- Gli somigli. Hai lo stesso sguardo di quel deficiente - disse l'uomo, portando il capello su gli occhi, quasi sospirando.

Revent restò immobile, ma dovette di nuovo sgranare gli occhi, quando Mireha colpì con un fuoco fatuo il viso del corvino

- Come ti permetti?! tu non sai niente di Adrian-sama! - gridò la kitsune in lacrime, furiosa e anche sofferente.
L'uomo riprese il capello, che al colpo della ragazza era caduto. Lo rimise sulla testa e, guardò con freddezza i due

- Eravamo compagni d'armi. Conoscevo Adrian Hallowtower forse, anche meglio di voi due - disse il corvino
- Credevo che fosse mio zio, il suo Parabatai - intervenne il bianco, stringendo i pugni. 
- Non ho mai sentito parlare di uno...bhe di te - 
aggiunse poi tentando di mantenere la calma, nel caso quella, fosse stata una bugia

- Io non ero il suo Parabatai, quello era il compito di Julius, tuo zio - sentenziò l'uomo

Revent aveva pochi ricordi dello zio Julius e di suo cugino Riven. 
Ricordava solo, quando giocavano a fare i super eroi, con Mireha che fingeva di essere il mostro da combattere.

Insolito per una ragazza, ma lui, Riven e Mireha erano davvero inseparabili.
Ricordava che zio Julius era una persona gentile e un grande guerriero, come suo padre era sempre pronto, quando si trattava di combattere.
Riven invece, era un ragazzino molto determinato e di certo, meno tranquillo di lui.

- Allora ragazzo...Accetti? - domandò di colpo il corvino

Revent fece un passo in avanti, serrò i pugni rilasciandoli poco dopo, decisamente più calmo
- Si. Accetto - disse deciso

L'uomo alzò lo sguardo verso di lui, poi si avvicinò e, gli tese una mano ghignando
- Non sei bimbo come sembri - disse

I due si strinsero la mano, osservandosi come due predatori che cercavano di difendere, i rispettivi territori
- Bene da oggi mi chiamerai maestro, ah il mio nome ragazzo è Vincent Nightshadow - disse Vince

***

Revent tornò in se, richiudendo nella sua mente i ricordi dell suo passato.

Chiuse l'acqua e si asciugò i capelli, poi mise solo i pantaloni della tuta e uscì.

Si stiracchiò abbastanza assonnato, ma decisamente stava meglio. Quando la porta si aprì rivelando la figura di Aster Rosestal

Il giovane cacciatore lo guardò e, basto quello sguardo, perchè Revent capisse di doverlo seguire.

Entrati nella stanza, che ricordava l'ufficio di qualche magnate di industria, il giovane si sedette di fronte al crociato, portando la testa indietro

- Il Conclave, richiede con urgenza la nostra presenza - sospirò il ragazzo
- Dove? - fu la secca quanto sbrigativa, domanda di Revent
- Giappone, città di Tokyo - rispose, altrettanto sbrigativo lo Shadowhunters biondo

Il cacciatore rimase in silenzio per qualche minuto. Poi spostò lo sguardo verso la finestra per riportarlo sul biondo, un secondo dopo.
- Vengo con voi - disse semplicemente Revent

Passò qualche minuto, prima che Aster, parlasse di nuovo, lasciandosi sfuggire un sospiro si alzò dalla sedia e guardò Revent.
- Perché? lo fai per la tua missione...O lo fai per "lei"? -

Domando il biondo, con uno sguardo di ghiaccio, serio e professionale. 
Tanto, da farlo sembrare un adulto, non un ragazzo, perfino più giovane di Revent.

- Mi è stato ordinato e poi...Avete bisogno di aiuto - tentò di minimizzare il bianco
- Crociato...Devo fidarmi di te? - domandò Aster, porgendogli la mano, come se lo invitasse a stringerla.

Revent restò un po spiazzato, ma non passarono due secondi che stava già stringendo la mano di Aster, con un freddo sorriso.

- Puoi fidarti Aster - disse il bianco

Poco dopo, erano tutti riuniti al' aeroporto. 
Roland era in testa al gruppo, sulle spalle teneva Celina.

Poco distante, Evelyn e Amelia che parlavano di vestiti e delle meraviglie, che avrebbero visto.
Revent, Aster e Saria erano gli ultimi.

La fata era euforica, quando il fratello le aveva detto della missione. Niente era riuscita a fermarla, così anche lei si era imbarcata in quella avventura.

Revent non aveva fatto obiezioni, anche perchè sapeva che il solo motivo, che spingeva la fata a seguirli, era un certo Diurno di sua conoscenza.

- Non vedo l'ora! chissà come sta Riccardo...Che bello! -

Cinguettò Saria, con gli occhi che le brillavano al pensiero, del suo ragazzo di nuovo con lei.

Improvvisamente, Revent fu costretto a piantare per terra i piedi
Perché sentì la fata saltare sulle sue spalle, aprendo le magnifiche ali, con un sorrisetto malizioso.

- E tu? quando ti dichiarerai? - domandò ridacchiando
- Non so di che parli...- 
Restò vago il bianco, mentre una sfumatura rosea di imbarazzo, gli colorava appena le guance
e un lieve sorriso, nasceva sulle sue labbra, al ricordo del volto sorridente di Evelyn, che ora camminava davanti a lui.
- Allora? - 
Domandò Saria insistente, facendolo sbuffare, mentre le prendeva i fianchi e la rimetteva a terra.

Aster era rimasto indietro, stava leggendo una guida sul Giappone, quindi loro potevano parlare da soli.
- Non avrebbe interesse a mettersi con me - disse Revent sospirando appena.

Saria guardò a lungo il fratello, come se tentasse di capire qualcosa, fece un lieve sospiro e lo guardò di nuovo.
- E se invece...Se lei provasse qualcosa per te? - domandò a quel punto.

Revent alzò lo sguardo puntandolo su Evelyn davanti a loro, intenta a ridere e scherzare.

Così bella da fargli mancare un battito, così dolce, da lenire il suo odio e la sua sete di vendetta, così pura da riuscire in qualche modo, a rendere anche lui un po più puro.

Non si accorse di stare sorridendo, finché non sentì la risatina della sorella e, per mascherare l'imbarazzo distolse lo sguardo.

- Se lei provasse qualcosa...Non mi tirerei indietro - disse infine il bianco

Saria annuì e lo abbracciò forte, come quando da piccoli giocavano insieme e per farlo sorridere, la piccola fata gli tirava le guance.
- Così ti voglio fratellone! - disse la ragazza sorridendo

***

(Città di Tokyo 2017)

- Quindi sta venendo quì? -

Un giovane era seduto ad un tavolo con un uomo.
si rigirava il bicchiere e guardava distrattamente, le persone al interno del locale in stile maid caffè.

- Si. E con lui ce anche la "famigliola delle rose" al completo - 
Rise l'uomo, era ubriaco si poteva sentire dal tono in cui parlava e forse, dalla risata che aveva fatto subito dopo. 
Eppure, sembrava lucido e abituato alle sbronze.

- Sensei, non hai bevuto troppo? -  domandò il ragazzo, esponendo i canini bianchi alla luce del sole.

Vincent Nightshadow, rise di gusto bevendo un altro bicchiere. Dal forte odore, doveva trattarsi di un super alcolico, Whisky probabilmente.

- Diurno, mai dire ad un uomo, sopratutto se può staccarti la testa, che ha bevuto troppo - rise il corvino, facendo cadere indietro la testa
- Preferisco il nome Riccardo - disse il vampiro
- Riccardo, Brasiliano o Diurno, per me sono la stessa cosa - rispose, quasi seccato l'uomo

Il giovane si alzò dalla sedia, per andare a pagare.

Era abbastanza alto e dalla carnagione color cioccolato, il viso era incorniciato da dei lunghi capelli marrone scuro, arrivavano fino alle scapole e, erano legati in una coda bassa a punte

Chiuse gli occhi un po infastiditi, dalla forte luce del sole, per quanto ormai doveva esserci abituato. 
Erano verdi e, coperti da degli occhiali da vista color argento che subito, si sistemò con le dita, storcendo le labbra al forte odore di fumo.

Vincent si era acceso una sigaretta, mentre stavano uscendo.
- Quindi ragazzo-vampiro-diurno, mi aiuterai o preferisci restartene a guardare? - domandò l'uomo, respirando il fumo della sigaretta.

Riccardo ci pensò qualche minuto, era curioso di conoscere il famoso crociato e anche, di capire cosa stesse succedendo, però una parte di lui era terribilmente in ansia.
Annuì appena, sapendo che non sarebbe riuscito a dire di no poi tornò velocissimo, al suo appartamento.


Angolo autrice

Ecco un altro capitolo!
succedono un sacco di cose, ad esempio ecco Faith Graymark. Il simpaticone racconta uno scroscio del suo passato.
Poi abbiamo i pensieri di Revent e la prossima meta dei nostri eroi
Si va in Giappone!
Ecco svelato un po del passato di Revent, la morte del padre e qualcosa sul cugino Riven e lo zio Julius. (Riven, Revent e Julius e Riccardo, appartengono a Dragun, che ringrazio per il prestito)

Poi ecco Vincent Nightshadow, un misterioso cacciatore che pare abbia allenato il nostro crociato.
E infine Mireha la Kitsune e Riccardo il vampiro Diurno.
Tantissimi nuovi personaggi sono comparsi, non perdetevi i prossimi capitoli ^^

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Capitolo 6
*** Tokyo: city of mysteries and magic ***


Capitolo cinque
Tokyo: city of mysteries and magic

- Ti dico che è troppo strano! -

L'ennesimo sbuffo di Revent, nel camerino del negozio, intento a cambiarsi per l'ennesima volta,  fece sospirare una ragazza che altri non era, che Saria sua sorella adottiva.

- Secondo me stai da dio - 

Ridacchiò la fata,  quando il giovane uscì indossando degli abiti, decisamente diversi dai suoi.
Indossava una camicia bianca e una giacca in pelle nera con un paio di semplici jeans.

-  Non se ne parla Saria - Sospirò il crociato, ributtandosi nel camerino, per potersi ricambiare.

- Oh avanti! se devi chiederle di uscire, non puoi farlo vestito da lavoro, Rev! - si lamentò la arancione
- è solo che...Mi sento idiota - sospirò il giovane

Ci fu un breve minuto di silenzio, poi il ragazzo uscì con i soliti abiti, guardando la sorella.
- è normale. Ti senti battere il cuore, sorridi quando la vedi no? - domandò la ragazza

Revent annuì, si poteva notare che il giovane, era un imbarazzato. 
Ma, nonostante tutto sorrideva, al pensiero di uscire con Evelyn, il suo cuore batteva come un treno in corsa e l'ultima fermata, era in realtà la partenza.

Solo che non sapeva proprio come arrivarci.

Non era mai stato bravo con le donne e, a parte Mireha non aveva amiche femmine e Saria, era più che altro una sorellina.
Mai le avrebbe chiesto aiuto, anche lui in fondo aveva un suo onore. 

Alla fine si era di nuovo cambiato, ma solo per far smettere di lamentarsi la sorella.
Ora, Revent portava una lunga giacca marrone, con sotto una semplice maglietta nera, jeans comodi e scarpe da ginnastica
 
Il ragazzo si guardò facendo una smorfia di disgusto, vestito così non si piaceva proprio
-Non mi piace - affermò sbuffando
-Invece stai benissimo- ribatte la giovane con un sorriso


Dopo aver pagato i vestiti, che ancora non convincevano pienamente il ragazzo. 
Saria lo condusse in un vicolo, raggiunsero un edificio che pareva vecchio, rispetto agli altri negozi della città di Tokyo, dove si trovavano ora, lui e la famiglia Rosestal.

I due entrarono, ritrovandosi in una stanza dalle pareti rosate, tutto intorno vi erano un sacco di oggetti bizzarri appoggiati alle varie credenze e, davanti a loro un bancone.

- Posso aiutarvi, miei gattini? - domandò la donna oltre di esso.

Aveva i capelli molto mossi con la parte finale boccolosa, erano di un bel fucsia intenso che si armonizzava con la carnagione chiara della donna.
Era alta come testimoniavano le lunghe gambe, snelle e fasciate da calze a rete nere. 

Indossava un abito in stile kimono che cadeva armonizzando le sue curve generose, solo era  più corto di un normale kimono, inoltre la donna aveva i guanti alle mani.

- Salve! cerco il ragazzo che lavora quì - disse Saria sorridendo, avvicinandosi al bancone lasciando così, Revent indietro

La donna si accarezzò una guancia, poi sorrise appoggiando i gomiti al bancone mentre una coda nera, molto simile a quella di un gatto, le sbucò da dietro l'abito.

- Dunque...Dovrebbe essere al mercato, aveva delle commissioni - spiegò la donna, mentre piccole orecchie da gatta, si muovevano tra i suoi capelli.

Revent realizzò di avere a che fare con una nekomine, solo quando la donna ridendo, fece comparire un servizio da tè.
Veritas, socchiuse gli occhi verdi, poi con uno schiocco di dita fece comparire due poltrone

- Sedetevi pure cari - disse con la voce soave

Sebbene al inizio pareva reticente, esattamente come Saria, anche il cacciatore si sedette.
Revent si sentiva a disagio
Era la prima volta che vedeva un essere come la donna che aveva davanti, inoltre non era da lui, restare per troppo tempo chiuso in un posto.

Alla fine, non pensava troppo a niente, meno a perchè quella donna li avesse convocati

- Quindi siete voi, il cacciatore, quello mandato dal Conclave?- chiese la donna-gatto

Il bianco annuì, spiegò quello che era accaduto, di come ci fosse stato un quasi rapimento di Celina e, di come lui, Saria e i Rosestal, erano giunti in Giappone, dopo aver ricevuto una soffiata dal sommo stregone di Tokyo
Veritas sorrise, mentre si voltava verso la porta e il suo lieve sorriso si allungava, mentre gli occhi da gatta, avevano una scintilla maliziosa.

- Sei in ritardo...Gattino -

Alto, dal fisico magro e slanciato, dalla carnagione color sabbia
Il viso dai lineamenti delicati, gli conferiva davvero un bel aspetto mentre, appoggiando alcune casse, si portava la mano tra i capelli grigi essi, erano lunghi fino a metà collo e tenuti all'insù, con due ciocche ai lati di colore blu e altre due di colore rosa
La donna dai capelli fucsia, si alzò avvicinandosi al giovane, leccandosi le labbra con un gesto eloquente.
Lui ovviamente, non le tolse di dosso gli occhi verdi, nemmeno per un secondo.
Gli occhi di quel ragazzo, avevano un dettaglio molto particolare, la sclera era completamente nera

Quando Revent notò le  appendici alle scapole, davvero simili a falci, capì subito di trovarsi davanti o ad uno Stregone o un Efrit.
Notò inoltre, che la parte a lama sulla scapola destra, era mancante.
non si domandò quale ne fosse la ragione si limitò a guardare verso Saria.

In poco tempo Revent, apprese diverse informazioni dalla Nekomine.
 
Innanzitutto che se erano stati convocati, era per problemi con un clan di vampiri e, poi che qualcuno di ben più potente, stava sfruttando il clan
Quando il ragazzo, decisamente sorpreso da quella rivelazione, aveva chiesto maggiori informazioni, la donna, si era limitata a dargli un indirizzo di un suo amico stregone.

Così, i due erano tornati in albergo, lasciando lo strano Efrit e la donna-gatto.

 
***
 
Revent era appena rientrato in albergo, Saria lo aveva mollato a metà strada, correndo dietro ad un ragazzo che si era rivelato il tanto citato Riccardo.

Stava ancora pensando alle cose dette sia dal Diurno che dalla gatta.
Qualcuno manovrava nel ombra i vampiri del clan di Tokyo e stava cercando qualcosa, ma il cacciatore ignorava cosa fosse.

Ci stava ancora pensando, quando sentì bussare alla porta. 

Si alzò lentamente passandosi l'asciugamano bagnato dietro il collo.
era a torso nudo, il corpo ricoperto da graffi e vecchie cicatrici, torace forte e allenato.

Aprì la porta ritrovandosi davanti Evelyn

La ragazza indossava un lungo pigiama bianco molto " grazioso" era seta probabilmente e dietro, era trattenuto da un fiocco color crema.

Lui fece un colpo di tosse, poi si voltò e prese d'assalto l'armadio infilandosi una maglia nera, vedendo la ragazza un po a disagio.

Difatti la mezza strega, era in piedi ancora sulla porta, sembrava un po intontita, forse perchè al seguito di quello che era successo in passato, tra lei e il crociato, le cose erano un po tese.

Revent la fece accomodare sul letto mentre lui, restava in piedi.

- Tokyo è davvero una città enorme - disse Evelyn in un chiaro tentativo, di ridurre la tensione tra lei e il ragazzo.

Revent annuì guardandola di sfuggita, si concentrò sulla linea sottile degli occhi di lei, messi in evidenza dalle ciglia lunghe e leggermente folte. Dai capelli di ebano legati in una scomposta coda a lato del volto e sopratutto, si concentrò sulle labbra...
Labbra rosee e delicate e sottili, chissà che sapore avevano?

No. Era tutto sbagliato

Lui era lì solo per proteggere lei e i suoi fratelli, eppure non riusciva a vedere Evelyn come vedeva gli altri Rosestal.

Si limitò ad annuire voltando lo sguardo, tutto pur di riprendere la lucidità e il controllo.

- Tu sei così dolce e gentile che io...Io penso di provare qualcosa per te. - disse rossa

Le parole di Evelyn, lo colpirono come una stilettata rovente. 

Si voltò e la guardò interrogando i suoi occhi viola, alla ricerca di risposte.

- Cosa? -

Il ragazzo deglutì appena, aveva la voce fredda ma al tempo stesso era agitato e fremeva di impazienza. 
Cosa stava succedendo? perchè quella ragazza destava simili sentimenti in lui, ma sopratutto, perchè aveva una cosi disperata voglia di baciarla?

Revent strinse i pugni e si avvicinò le strinse le spalle gettandola sul materasso, guardandola gelido

- Volevo divertirmi e tu, eri una preda facile, quello era solo un momento di noia - 

Disse glaciale, cercando di sembrare il più stronzo possibile. 
voleva allontanarla prima che quel sentimento che provavano entrambi, li distruggesse.

Evelyn aveva sgranato gli occhi, minacciava o di scoppiare in lacrime o di prendere a calci il ragazzo
forse la seconda opzione, avrebbe fatto meno male.

Invece la ragazza si limitò ad abbassare lo sguardo, non parlò ne pianse ne si arrabbiò, semplicemente...
Restò in silenzio, finché Revent non si tolse da sopra di lei, come se tentasse di mettere più distanza possibile dalla mezzosangue.

Evelyn si alzò, la frangia le copriva gli occhi, rendendo difficile al ragazzo, capire il suo stato d'animo
lui fece per prenderle la mano, avrebbe voluto essere sincero, dirle che cercava di tenerla al sicuro, ma le parole non uscivano.
Lei indietreggiò e quella, fu una doccia fredda per il crociato, che stringendo i pugni abbassò lo sguardo.

- Ti volevo solo portare a letto, sono solo una guardia del corpo - disse Revent

Evelyn si avvicinò e senza lasciarlo parlare di nuovo, gli tirò uno schiaffo sulla guancia.

Quando Revent, con gli occhi sgranati, la guardò notò subito gli occhi pieni di lacrime, ma non ebbe il tempo di fare nulla, perchè lei stava già correndo via.

Lui reagì di impulso e le prese il polso fermandola, la attirò in una stretta ferrea abbracciandola.
Evelyn si fermo e in quel momento, si fermò anche il suo cuore, mentre incontrava lo sguardo deciso del crociato.
I loro volti si avvicinarono lentamente, mentre i loro respiri si fondevano, diventando una cosa sola.



Angolo autrice
Ahah sono stronza!

Lo so non è il massimo lasciarvi così, ma un po di adrenalina e pazienza ci vuole.
Allora non mi dilungo troppo, ma vorrei ringraziare Dragun, l'Efrit apparso in questo capitolo è tutto suo.
Che dire? sono cattiva XP

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Capitolo 7
*** Love will find the way (parte 1) ***


Capitolo sei
Love will find the way (parte 1)

 

Revent guardava Evelyn continuando a stringerla a se.

Occhi viola da gatta, in occhi neri come il carbone, ma forti e in quel momento, quasi disperati e lucidi.

Improvvisamente tutto era scomparso, in quella stanza cerano solo lei e lui
stretti in quel abbraccio a guardarsi con dolcezza e con timore di scomparire, uno dalla vista del altro.

Revent le prese delicatamente il viso tra le mani e le sorrise appena, non voleva più spezzarle il cuore ma si rendeva conto, che non poteva continuare così.

- Evelyn io ti amo! ecco l'ho detto - disse

La mora sgranò gli occhi e fece per dire qualcosa, ma subito Revent la interruppe nuovamente, posandole un dito sulle labbra.
- Ma perderti sarebbe straziante, ti prego cerca di capire, non ho mai avuto nessuno che amassi come amo e desidero te - tentò di spiegare il ragazzo

La giovane annuì soltanto, continuando ad ascoltare, mentre guardava un impacciato Revent cercare le parole giuste.

- Le cose che ho detto poco fa, che volevo usarti, che quello che era successo era per noia...Non era vero! -
Pian piano il bianco stava prendendo coraggio e stava buttando fuori tutto quello che non era mai riuscito a dirle.

Le mani di Revent accarezzarono dolcemente le sue guance, diffusero per il corpo della giovane un dolce tepore, dovuto alla vicinanza con il ragazzo.

- Io ti amo, amo i tuoi occhi - disse Revent mentre le baciava piano una palpebra chiusa

- Amo il tuo viso, amo la tua dolcezza, il tuo carattere forte... - 

disse baciandole la guancia e poi il collo, E ad ogni bacio, il cuore di entrambi accelerava 
ma Revent non si fermava continuando a parlare, finalmente poteva farlo, finalmente aveva trovato il coraggio.

- Amo la tua risata, quando ti arrabbi, quando piangi sento il cuore spezzarsi. Vorrei essere sempre con te stringerti e baciarti! - disse stringendola con forza a se, tremando quasi.

Temeva che stringendola troppo, la ragazza si sarebbe rotta, come uno specchio dal vetro in frantumi.

In frantumi come lo era il cuore scheggiato del crociato.

Evelyn, che per tutto il tempo era rimasta incapace di parlare, lo strinse di colpo facendo aderire i loro corpi, con la testa contro la sua spalla e le braccia al suo collo. Lui le passò le mani sui fianchi, appoggiando la fronte alla sua spalla.
 
Era un momento che sembrò durare quasi un eternità, dove si sentivano appena il calore dei loro corpi e dei loro respiri.

Fu Evelyn che si staccò appena, accarezzando dolcemente la guancia di Revent, con la sua mano candida e affusolata.
Lui le prese la mano baciandolo con delicatezza poi guardandola, le fece un lieve sorriso.

La ragazza arrossì poi ricambiò dolcemente il sorriso, nonostante gli occhi fossero un po lucidi

- A-anche io ti amo. Amo la tua forza, il modo in cui mi sento al sicuro con te, non lo avevo mai provato con nessuno - sussurrò la mezza strega

Revent a quelle parole, arrossì ancora di più e cominciò a baciarle dolcemente il viso, facendola a sua volta arrossire.

- Non voglio perderti, non ora che so che proviamo le stesse cose - confessò un po spaventata

Il crociato le prese la mano stringendola con la sua, poi le baciò piano la guancia

- Se stai con me, sarai in pericolo. Forse più di quanto non lo sei già - disse Revent

Evelyn ridacchiò poi sorridendo con più dolcezza, poggiò la testa contro il petto del cacciatore,
poteva sentire battere i loro cuori al' unisono, mentre si sentiva stringere dolcemente tra le braccia del crociato.

- Revent, anche se per metà, sono anche io una cacciatrice e pure una strega, non ho paura - 
disse la ragazza, incontrando lo sguardo del giovane. 

Entrambi risero poi Revent, le prese delicatamente il mento sollevandolo piano.

- Non riuscirò a farti desistere, vero? - 
Domandò con la voce talmente roca da provocare brividi di piacere al orecchio di Evelyn.

- Credo di no. I Rosestal hanno la testa dura - 

Ridacchiò Evelyn, sussultando al ennesimo bacio sul collo, mentre lui le carezzava i fianchi e con una mano, saliva lungo la schiena. Lei sfregava appena il volto contro il suo petto, soffocando piacevoli sospiri

- Va bene. Allora ti andrebbe questa sera, di uscire assieme? - domandò a quel punto il bianco
- Speravo da tempo, che tu me lo chiedessi - rispose la mora con un sorriso dolce

Revent sorrise mentre si distaccava, passandosi una mano tra i capelli, era imbarazzato ma talmente felice che le cose si fossero risolte, che ora poteva perfino, toccare il cielo con un dito.

 
***

Riccardo chiuse la porta del suo appartamento, gettò le chiavi togliendosi la divisa che fece la medesima fine della giacca, rovinando sul divano.
Il Diurno Brasiliano, stava per buttarsi in un qualche esperimento culinario visto che era affamato, quando sentì un profumo dolce e sopratutto, parecchio famigliare.

Qualcuno lo travolse da dietro con un abbraccio e, quando il ragazzo si voltò fu piacevolmente sorpreso, di vedere dei capelli arancioni, che conosceva benissimo.

- Tesoro mio -sussurrò Riccardo, mentre si voltava rubando un languido bacio alla fata.

Lei ricambiò da prima dolcemente, ma poi con passione tale, che il Diurno fu costretto a sedersi sul divano, per non cadere indietro
- Sei sempre così caliente - 
Ridacchiò la fata, con un tono talmente divertito, da far esporre in un sorriso i canini al vampiro.

- Por lo que son más amor - disse lui baciandole il collo

I due passarono la notte a baciarsi, raccontandosi delle giornate passate lontani l'uno dal altro.

 
***

Veritas stava consumando tranquillamente il suo tè, quando si sentì abbracciare da Niel.

La gatta sorrise baciando l'ifrit con dolcezza, mentre arrotolava la coda felina al braccio del giovane.
il loro bacio da prima molto tranquillo, divenne sempre più passionale, legarono le loro lingue in una danza pericolosamente attraente.

Si staccarono solo, quando furono a corto di fiato e, solo per riprendere poco dopo con carezze e baci seducenti.

Erano finiti nella stanza di lei, dormivano sul letto entrambi in accappatoio dopo una doccia a due.
- Chissà cosa cercano i vampiri - si domandò la gatta

Il giovane le baciò dolcemente il collo, accarezzandole i capelli con delicata gentilezza.
- Credo che possa esserci più di un motivo  - 
disse l'ifrit mentre la stringeva dolcemente, carezzandole la coda da gatta, ancora arricciata al suo polso
- Dovremmo avvertire il Clave? oppure...Proteggere noi quei ragazzi - disse Veritas sospirando, la donna sembrava davvero preoccupata.
- Mia adorata, dovresti riposare ora. per la kenkai* ai quasi esaurito le forze - 
Le fece notare lui, baciandole piano le labbra. 
Il bacio fu ampiamente ricambiato dalla maga-gatto che sorridendo, avvolse le braccia al collo del suo amato, addormentandosi stretta a lui.
***

Saria aveva ricevuto un messaggio positivo, dal fratello Revent. 
Pareva che le cose tra il crociato e la bella mezza-strega, stessero decollando
- Finalmente... - 
Sussurrò la fata, mentre si cambiava indossando un abito verde smeraldo, che si accostava benissimo, hai suoi capelli arancioni fluo.

Dietro di lei, Riccardo si stava sistemando la cravatta rossa, indossava n elegante completo nero con una camicia bianca, ma proprio non si sentiva a suo agio.
 
Saria si avvicinò e dandogli un dolce bacio, gli aggiustò la cravatta sorridendo.

Riccardo le carezzò il viso, ma mentre la guardava, distrattamente continuava a fissarle il collo leccandolo, attirato dal profumo della sua " Fatina" come era solito chiamarla.

- Cioccolatino, dopo il lavoro - lo ammonì dolcemente lei

Il Diurno sorridendo, espose i canini bianchi alla luce della luna, mentre le carezzava un fianco baciandole il collo.
- Solo un assaggio, potremmo dover combattere - 
sussurrò al orecchio della fata, mandandola in completa estati solo grazia al suono della sua voce.

Saria sorrise e si lasciò spostare dalle abili dita di lui, i capelli a lato del collo, esponendo esso ai canini di Riccardo.
in un attimo essi lacerarono il collo della fata che gemette appena a quel contatto, portando le dita a stringere la maglia del vampiro.

Riccardo si beò completamente, del sangue della fata. 
Trangugiò il prezioso liquido cremisi, sporcandosi le labbra, mentre la lingua, carezzava il collo della fata, leccando ancora un po di sangue.

Si staccò quando fu sazio e si asciugò le labbra con un fazzoletto, in modo da non sporcare ne i suoi ne gli abiti di lei, poi le si avvicinò e baciandola con dolcezza le poggiò un fazzoletto bagnato sul collo.

- Fermerà il sangue - disse sorridendole

Saria ricambiò il sorriso e si accoccolò per qualche istante, al petto del Diurno.
Poi entrambi uscirono diretti al teatro della città per incontrarsi con il maestro di Revent, il cacciatore noto con il nome di " Black Knight"


Angolo autrice
Finisce così la prima parte. tante rivelazioni in questo capitolo e sopratutto, la nascita di ben tre coppie, una ancora che deve essere confermata da un appuntamento.

Che vedrete nella seconda parte u.u

Quindi abbiamo un Revent deciso ma sempre dolce e finalmente, il nostro crociato e la bella Evelyn, si dichiarano l'un l'altro, superando la tensione del capitolo precedente.

E poi abbiamo Veritas e Niel, legati da un rapporto molto forte che si approfondirà non temete
Infine ecco Riccardo il Diurno e, Saria la fata. 
I due stanno andando ad incontrare il maestro di Revent, di cui ora, sappiamo anche il soprannome.

Che dire? non perdetevi il prossimo capitolo

Un ultima cosa Kenkai è il termine per definire una barriera spirituale, mentre la frase detta da Riccardo può essere tradotta con un " tu di più mio amore" ed è Spagnolo.

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Capitolo 8
*** Love will find the way (parte 2) ***


Capitolo sette
Love will find the way (parte 2)

 

Il primo pensiero di Evelyn quando quel pomeriggio vide Revent, che non aveva visto per tutta la mattina. 
Fu che il ragazzo era particolarmente felice e sopratutto, bello.

Lei dal canto suo, indossava un vestito corto, color della notte che le arrivava sopra le ginocchia. Corpetto attillato che faceva un gioco di vedo non vedo rendendola molto sensuale, due cinture rosse davano risalto al vestito, donandogli qualcosa di unico

La giovane continuava a restare basita, non solo per l'abbigliamento così diverso di Revent, ma anche perchè il cacciatore aveva i capelli castani

La giacca marrone, la camicia bianca lasciata aperta sul collo e i jeans, un look inusuale ma decisamente fascinoso.

- Revent i tuoi...I tuoi capelli sono...Castani? -
 La ragazza indicò sbalordita il capo del cacciatore che le sorrise, grattandosi dietro la nuca

- Sono così strano? - 
Domandò lui, scoccandole un occhiata languida e un lieve sorriso, che la fece arrossire quasi immediatamente.

Evelyn scosse il capo, concentrandosi sulle scarpe di Revent, imbarazzata ma sorridente.

Il ragazzo la stava guardando

Non poteva vederlo perchè guardava il terreno, ma lei sapeva che presto o tardi, sarebbe di nuovo annegata negli occhi neri di Revent. E la cosa, non poteva che farle piacere.

Alzò lo sguardo e accadde, gli occhi del giovane, forti e determinati, carichi di coraggio, incontrarono i suoi viola ametista.
Lo Shadowhunters accorciò la distanza fino a starle davanti, poi chinò il corpo in un inchino elegante, prendendole la mano.

- Lady Rosestal, vogliamo andare? - domandò con una mezza risata

Lei sorrise e gli tenne il gioco, portando la mano sulla guancia, gli si avvicinò mostrandogli un sorriso languido e a parere del crociato, decisamente perfetto.
lui ricambiò il sorriso, ed entrambi si avviarono camminando, per il loro appuntamento.
***

I due giovani, raggiunsero un immenso parco era un luogo Pacifico. Con lunghe strade di ciottoli Circondate solo da alti alberi.
Grandi pagode giapponesi e ampi laghi, che donavano un che di pittoresco misto al fascino storico.

I pochi rumori che si udivano, erano quelli dell'acqua e del vento tra le fronde. 
C'era un'atmosfera talmente diversa da quella della città, sembrava quasi di essere capitati in un mondo a parte, senza che nessuno, potesse disturbare la quiete, di chi percorreva quelle vie.

- Questo parco è davvero stupendo - disse Evelyn, mentre camminava davanti a Revent, abbagliata dalla bellezza del Happo en.

Lui, ammirava Evelyn che, in mezzo a quello scenario incantevole, era ancora più bella.

Le si avvicinò sorridendole e le portò una mano sul fianco, molto delicatamente, circondandola poi in un abbraccio.
- Si è un posto carino - disse il crociato, mentre si ammirando il cielo azzurro e il paesaggio, teneva la mora stretta a se.
 
Evelyn appoggiò la testa contro la spalla del giovane e socchiuse gli occhi, lasciando che il vento la cullasse, mentre continuavano a camminare per i viali di ciottoli
Poco dopo raggiunsero un laghetto
la mezza strega ammirò la bellezza delle carpe multi colore, che saltavano e nuotavano.

- Guarda Rev! che belle -

La ragazza era euforica, sembrava una bimba che vede per la prima volta un negozio di dolciumi e naturalmente, questo fece sorridere anche lui.

Revent, annuì e le si mise a fianco, guardando prima lei poi il laghetto di ninfee.

- Il Giappone è diverso dall'Europa e l'America. - disse
- Già. è tutto un altro mondo- aggiunse lei per lui.
- Anche l'America non è male, ci sono posti interessanti, mai stata a New York? - domandò il ragazzo
- Mai. Non lasciamo spesso Londra, anche se ho un amico in California - 

Disse lei, passandosi una mano tra i capelli, mentre sorrideva al giovane
Lui le ricambiò il sorriso, si tolse la giacca e la posò sulle spalle della ragazza che arrossì di colpo.

- Non voglio tu prenda freddo, inoltre ho un leggero languorino - ammise Revent, passandosi una mano dietro la nuca, ridendo imbarazzato.
- A pensarci, anche io - rise Evelyn, stringendosi nella giacca.

Il giovane, le sorrise prendendole la mano nella sua, poi assieme alla mora tornarono al entrata dirigendosi in città, continuando a parlare del più e del meno.


Il Sushi no midori, era un ristorante di sushi ottimo e a buon prezzo del quartiere Shibuya.
 
Appena entrati i due ragazzi vennero condotti ad un piccolo tavolo per due, molto appartato, ideale per una coppia.
Il locale era piccolo, ma accogliente e con ampia varietà di sushi tra cui scegliere.

Secondo l'opuscolo che Revent stava consultando, era uno dei dieci ristoranti migliori di Tokyo.

Evelyn non toglieva gli occhi dal menù, indecisa su quale tipo di pietanza assaggiare per prima.
Anche Revent pareva indeciso, ma lanciava sguardi languidi alla fanciulla

Avrebbe tanto voluto che lei, fosse più vicina ma anche davanti a lui, la ragazza irradiava quella particolare luce, che lo aveva colpito.
era bella, ma era una bellezza semplice e naturale, nonostante gli occhi da gatta viola.

Accortasi di essere guardata, la mora sorrise facendo perdere battiti al cuore del crociato.

- Comunque il vestito ti sta davvero bene, sei molto bella - disse Revent

Evelyn timidamente abbassò lo sguardo, concedendo uno dei suoi sorrisi delicati agli occhi estasiati del giovane.
- Grazie. Mi è stato consigliato da Amelia e Saria - spiegò Evelyn, giocando con l'orlo del abito.

Revent sorrise. 
Sua sorella aveva un ottimo gusto e anche se era ancora una ragazzina, lo aiutava spesso con i problemi di cuore
- Un ottima scelta - disse Revent, mentre tornava con gli occhi al menù
- Io prenderò lo Hosomaki -  aggiunse il giovane, parlando con la cameriera

Era una bella donna asiatica, dai capelli neri e occhi marroni, indossava una uniforme bianca e verde e sorrideva con in mano il blocchetto delle ordinazioni.
- Per me un Temaki- disse Evelyn tranquilla

La cameriera annuì e si diresse a passo svelto verso le cucine per poi scomparire oltre la porta.
- è la prima volta che assaggiò il Sushi, sono curioso -

Revent si versò un bicchiere di vino bianco, che aveva chiesto venisse portato al loro tavolo. Ne versò un bicchiere anche per Evelyn e sorrise.

- Anche io non l'ho mai mangiato è una novità - disse la mora, portando elegantemente il bicchiere alle labbra, sorseggiando il vino
- Ci sono state parecchie novità nella mia vita, alcune sono più apprezzate di altre - ridacchiò la ragazza
- Spero di essere una di queste - le rispose con un ghigno il crociato, mentre avvicinava il bicchiere al suo - allora, alle novità inaspettate? - domandò poi

Evelyn annuì 

- Alle novità inaspettate e meravigliose - disse lei

Fecero un piccolo brindisi, perdendosi l'uno negli occhi del altro. Come se in quel piccolo ristorante vi fossero solo loro e nessun altro.

Qualche minuto dopo, la cameriera portò le loro ordinazioni per poi andarsene, con un sorriso cordiale lasciandoli soli.

Il piatto di Revent, consisteva, in un semplice rotolino di riso, di piccole dimensioni, avvolto nell'alga nori e un ripieno di pesce all'interno.

Il ragazzo osservò lo strano piatto, indeciso su cosa contenesse esattamente, poi con il coltello ne tagliò un pezzetto portandolo alla bocca.
Da prima sentì il sapore fresco del pesce, ma poi subentrò un sapore più piccante, che gli pizzicò la lingua, mandandogli a fuoco la gola e costringendolo a tossire.

- Tutto bene? bevi un po di vino - 
Domandò Evelyn, mentre sfiorando la mano di Revent, si portava accanto a lui, dandogli piccoli colpetti sulla schiena e, porgendogli il bicchiere.

Revent bevette lentamente, provando sollievo, quando il vino attenuò il pizzicare di quella strana salsa che aveva solo assaggiato

- G-grazie - sussurrò lui un po imbarazzato

La Rosestal, sorrise appena accarezzandogli piano la schiena, aveva appoggiato una mano sulla sua e aveva chinato il volto guardandolo.

- Ora va meglio, sto bene - aveva subito detto lui

La ragazza si era di nuovo seduta, stava guardando il suo piatto, non più Revent

Il Temaki, consisteva in alcuni coni in alga nori, ripieni di riso, con la farcitura che sporgeva leggermente dal bordo.
La ragazza portò un pezzetto alle labbra, dopo averlo tagliato con il coltello, nonostante fosse una pietanza che solitamente, si mangiava con le mani.

- Molto buono, ha un gusto particolare - sorrise

Revent la guardò qualche istante, poi indicò il suo piatto con la forchetta
- Vuoi assaggiare un po del mio? -

La ragazza ridacchiò divertita, ricordandosi quello che era accaduto poco fa, ma poi annuì e si sporse leggermente in avanti, lasciandosi imboccare dal giovane.

Anche Evelyn sentì subito la salsa al Wasabi, ma fortunatamente il pezzetto che aveva ingerito ne aveva di meno.

- Molto piccante - disse la Rosestal bevendo un sorso di vino
- Già. Preferisco il cibo speziato - sbuffò Revent, pensando ancora, alla figuraccia fatta.



Terminato il pasto tra una chiacchiera e l'altra, i due ragazzi decisero che sarebbero andati a ballare.
Si diressero nel quartiere Roppongi, una zona molto frequentata e attiva della città, nota soprattutto per i numerosi night club e discoteche.

Il rumore dentro il The new matrix bar, era quasi assordante
A giudicare dalla gente che lo frequentava, quasi tutti Mondani e qualche raro Nascosto, quello era un locale molto in vista a Tokyo.

Revent prese per mano Evelyn guidandola verso il bancone, in modo che la folla accalcandosi, non la facesse cadere.
Si sedette accanto a lei ordinando una birra, mentre la ragazza preferì qualcosa di più leggero, un analcolico alla frutta.

Era concentrata ad ascoltare le parole di Revent, su come si fosse allenato per tutta la sua vita, di come avesse dovuto imparare a cavarsela, dopo la morte del padre e anche del suo lavoro come cacciatore.
Evelyn, era curiosa e molto interessata alla conversazione tanto, da non staccare gli occhi dal crociato.
Quando finì il suo racconto, bevendo un sorso di birra il ragazzo le sorrise
- E tu, cosa fai per vivere? - aveva chiesto

Lei aveva cominciato a raccontare della famiglia, di come Aster amministrasse i beni dei Rosestal e, di come fosse un eccellente cacciatore.
Poi parlò di Amelia e Roland, lei informatrice lui medico nel tempo libero e stregone a tempo pieno.
E infine raccontò di se stessa

Di come le sarebbe piaciuto viaggiare e vedere luoghi nuovi e, di come amasse prendersi cura della serra incantata e delle rose.

- Scusa, forse mi dilungo troppo - ridacchiò imbarazzata
Una ciocca le finì davanti al volto e venne spostata dalla mano di Revent.

- Tranquilla. Mi piace la tua voce - disse lui sorridendole

Evelyn sorrise a sua volta, sussultò un instante rilassandosi subito dopo, al tocco della mano del crociato, che le accarezzava i capelli e la guancia.

- Vuoi ballare? - domandò il ragazzo distaccandosi, porgendole poi la mano.

La giovane si alzò e poggiò la mano sulla sua, annuendo dolcemente, prima di essere trascinata lentamente verso di lui
Arrossì un po, sentendo la mano di Revent sfiorarle il fianco, mentre con l'altra stringeva la mano della mora, guidandola verso la pista, dove era stato messo un Valzer.

I due ballarono seguendo il battito dei loro cuori e non la musica, erano passi armonici ma decisi, lei seguiva lui, come se fosse rapita dai suoi movimenti.
Revent le fece fare una piroetta poi un casquette e infine la risollevò, facendole poggiare una mano al suo petto e l'altra, sulla sua spalla.

Evelyn sorrise guardandolo, perdendosi nel oceano nero dei suoi occhi, mentre Revent si perdeva nel viola di quelli di lei.

- Wow... - sussurrò la mezza strega, mentre sorrideva
- Puoi dirlo forte... - ricambiò il sorriso Revent, staccandosi appena


Dopo aver sentito cambiare la musica in qualcosa di più ritmato, si avvicinò con la ragazza al bancone e dopo aver pagato, si diresse fuori con lei.

Percorsero la strada che portava al porto, tenendosi per mano, guardandosi in giro e ammirando i vari negozi

- Una foto! foto gratis, signori e signore, voi volete una foto ragazzi? - domandò un uomo

Aveva un po di barba, occhialetti dalla montatura elegante e capelli biondi, teneva in mano una macchina fotografica.

Revent guardò Evelyn poi annuendo le prese il polso e la strinse a se, teneva una mano sulla sua schiena, mentre lei lo aveva abbracciato.

- Ottimo ed è perfetto come sfondo il Mori tower - disse l'uomo scattando la foto, che consegnò subito a Revent.

Salutato il fotografo i due ragazzi raggiunsero il porto e poco dopo l'isola artificiale di Odaiba

Era una grande isola appunto artificiale, nella baia di Tokyo, che sembrava essere costruita appositamente per gli appuntamenti. 
Evelyn rimase meravigliata dalla spettacolare vista che l'isola, offriva su Tokyo e anche dalla sua spiaggia lungomare e unica. 

Odaiba era piena di ristoranti, negozi, cinema e attrazioni
E proprio la ruota panoramica, era la meta prescelta dai due ragazzi.

Salirono subito sulla grande attrazione guardando dal finestrino l'isola. Evelyn ammirava lo spettacolo di luci e colori mentre Revent...Aveva occhi solo per lei.

Tutto in quella serata, era avvolto da un'atmosfera dolce che rendeva magico ogni cosa, da una semplice foto, come quella fatta poco fa, ad un piccolo incidente on la salsa.

Non era il posto, era lei
Era Evelyn che rendeva tutto così magico e speciale, anche senza usare la magia, solo con la sua dolcezza, il suo sorriso e i suoi occhi.
Revent era arrossito solo guardandola, si era avvicinato e di colpo, senza aspettare oltre, l'aveva abbracciata, circondandole la vita con le braccia aveva posato il mento sulla spalla di lei.

-Ti stai divertendo? - le aveva sussurrato al orecchio
- Si molto. - aveva risposto lei sorridendo con le guance un po rosse per la sua stretta

Ma era anche felice, che il ragazzo la stesse abbracciando.

Lei posò la testa contro la spalla di lui e le mani sulle sue, chiudendo gli occhi, cullata dalla sua stretta forte ma dolce.
- Evelyn... - Sussurrò il nome di lei, baciandole il collo delicatamente, mentre le accarezzava da prima i fianchi poi i capelli, portando le mani sulle sue guance, beandosi del piacere dei sospiri di lei.

- Sei bellissima - disse sorridendole.

Evelyn arrossì e lo strinse forte, sprofondando con il volto contro il suo petto, accarezzandogli la schiena. Lui ricambiò la stretta, carezzandole i capelli dolcemente, poi la fece allontanare un po e le carezzò piano il volto e il collo.

- Evelyn, Scarlett Rosestal, sono pazzo di te - 
Disse il ragazzo per poi prenderle il volto e baciarla con dolcezza.

Evelyn ricambiò il bacio, sentiva il tepore caldo delle labbra di lui sulle proprie, per la prima volta nella sua vita, la mezza strega provava l'amore
Anche Revent era felice, mentre approfondendo quel bacio, portava le mani a stringere a se la giovane, continuando a muovere le labbra sulle sue

Il crociato era felice come non mai, mentre lei gli cingeva le braccia al collo, lasciandosi stringere da lui.

Si staccarono solo quando finirono il fiato e il giovane appoggiò la fronte a quella della ragazza, accarezzandole il viso.

- Ti amo Eve - disse lui

Gli occhi di Revent erano colmi di dolcezza e amore, lo stesso che emanavano quelli di Evelyn
- Anche io ti amo Rev - sorrise lei baciandolo dolcemente

Sentiva le mani di lui, sulle guance e si beava di quel interminabile bacio, che mai avrebbe voluto interrompere.


 
E sotto un cielo stellato, carico di sogni e promesse, un crociato e una strega delle rose, suggellarono il loro amore.


Angolo autrice

Ed eccoci al termine di questo capitolo e sopratutto, di questo appuntamento ^^
Spero che vi sia piaciuto e non aggiungo altro, se non congratulazioni alla nascita di questa bellissima coppia.
Attendo i vostri pareri su questo capitolo e vi aspetto nel prossimo


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Capitolo 9
*** The wizard of the eternal flame ***


Capitolo otto
The wizard of the eternal flame

 

Roland Rosestal entrò nello studio del fratello, il biondo era occupato con un telescopio, mentre a terra vi erano una dozzina di fogli.

- Dovresti fare una pausa -
La voce del mezzo stregone fece voltare Aster che alzandosi, guardò il fratello sistemandosi come poteva i capelli.

Roland sospirò e cominciò a raccogliere i quaderni e i fogli che il cacciatore, aveva lasciato a terra

-Siamo arrivati da nemmeno un giorno, ma tu ti sei già messo al lavoro - disse il ragazzo
- Non pensi dovresti staccare un po As? - domandò poi
- Essere più grande di qualche anno, non ti autorizza a farmi la predica - sbuffò Aster
- Lo dico per te, la salute è importante - 
Ribadì il mezzo stregone, mentre con un ghigno si appoggiava alla scrivania.

Aster rimase in silenzio, abbassò il capo poi lo rialzò dirigendosi verso una libreria, consultando alcuni testi in tutta fretta.
- Dobbiamo essere preparati, mancano due giorni all'eclissi di luna - spiegò il biondo

Roland si avvicinò appoggiando una mano sulla sua spalla. Lo guardò con ammirazione per il suo incessante lavorare e darsi da fare, ma anche con affettuoso rimprovero.

- Lo so. Ma devi riguardarti, sei la punta di diamante dei Rosestal - scherzò lo stregone
- A volte...Solo a volte, vorrei non esserlo - sospirò l'altro

Roland si passò una mano tra i capelli castano scuro, quasi neri poi emise un lieve sospiro guardando in un punto oltre Aster.

- Revent Hallowtower...è per lui che sei così nervoso? - domandò lo stregone, con la serietà nei bellissimi occhi viola.

Punto probabilmente sul vivo, Aster sbuffò incrociando le braccia al petto con la testa perfettamente dritta, assottigliando però lo sguardo.

- Cosa te lo fa pensare? - domandò
- Sei teso e agitato, hai paura che sia stato un azzardo, sceglierlo come guardia del corpo - disse Roland freddo

Aster sgranò gli occhi per poi socchiuderli, appoggiandosi anche lui alla scrivania, tenendo lo sguardo alto.
- Mi fido del crociato ma...Non mi fido del suo maestro -

Disse infine il ragazzo biondo, prendendo un foglio e consultandolo, ascoltando comunque le parole del fratello.

- Vincent Nightshadow? se non sbaglio è un cacciatore molto abile, perchè ti preoccupa? -
 
Chiese Roland con la sua tipica curiosità, tipica dei Rosestal e di lui in particolare.

-Forse è solo una sensazione, ma sembra sempre nascondere qualcosa -

Sospirò il biondo abbassando la testa, mentre Roland sbuffava un po di fumo dalla bocca, schioccando le dita e evocando così una fiammella sul dorso della mano.

Il mezzo stregone, si divertiva a muovere la fiamma sulla sua mano, come se fosse un gattino mansueto che controllava alla perfezione.

Improvvisamente, nello studio fece irruzione Amelia, la ragazza era decisamente agitata.

- è terribile! - 
- Cosa, ti si è spezzata un unghia? -
 
Domandò Roland, giocando con una sfera di fuoco, mentre la ragazza si sedeva, cercando di non congelare la lingua del fratello.
Aster le strinse una mano alla spalla, cercando di calmarla dal commettere un omicidio.

- Allora, adesso dimmi cosa è successo - disse il biondo

Amelia spiegò ogni cosa, cercando di mantenere la calma, per quanto le fosse possibile.
Era appena tornata dal istituto di Tokyo e aveva scoperto, che un certo Faith Graymark diventato da poco Console, aveva intrapreso una pericolosa crociata contro i Nascosti

Roland era rimasto senza parole, mentre aveva sentito il suo corpo scaldarsi e il sangue, andargli direttamente alla testa.

Aster era impallidito parecchio, mentre sentiva parlare la sorella delle misure che Graymark, aveva preso contro la loro stirpe.

- Ma Graymark non era un figlio della luna? - domandò il biondo cacciatore dei Rosestal
- Pare che Faith Graymark, sia stato adottato- spiegò Amelia, mordicchiandosi nervosa un unghia.

Aster annuì in silenzio, nonostante fosse preoccupato, tentava almeno in quel momento, di non darlo a vedere
Roland era il suo opposto invece di essere calmo era nervoso e quasi sempre, tendeva a perdere il controllo.

Lui e Aster erano il sole e la luna
Così diversi l'uno dal altro, da non sembrare nemmeno fratelli, ma questo non era un problema.

- Quindi come pensa di annientare i Nascosti? - domandò Roland
- Non so molto a riguardo, ma parlavano di una runa del controllo - sussurrò Amelia, stringendosi nelle spalle.

I tre continuarono a parlare per tutto il tempo di Graymark della runa del controllo e di altre questioni, senza accorgersi che ormai si era fatto tardi, alla fine decisero di tornare a casa, avevano molto di cui parlare.

Roland era uscito, voleva fare un giro e perdersi in qualche locale a ballare un po di latino, senza pensare alla minaccia che incombeva sulla sua famiglia.

Al ritorno di Evelyn, avevano parlato anche con lei
il ragazzo aveva osservato la sorella con il crociato, qualcosa tra di loro era sicuramente diverso
non erano solo la luce nei loro occhi o i sorrisi che si scambiavano, era qualcosa di diverso.

Lui come del resto Celina e Amelia, era davvero felice per la sorella, mentre Aster non lo sembrava.

Forse perchè era parecchio preoccupato della questione Graymark, non si era espresso molto e si era limitato a chiudersi nel suo studio.


Lui invece era uscito

Lo faceva spesso per isolarsi da quella realtà e, vivere forse nel modo più semplice possibile, come se fosse un comune mondano

Era appena entrato nel locale, solito cocktail e solite ragazze che lo puntavano.
peccato che lui in quel momento, stesse guardando il barista.

Joseph era mezzo Tedesco, alto con degli intensi occhi color grigio ghiaccio e i capelli biondi piuttosto lunghi e ricci.
A Roland, piaceva il modo in cui il ragazzo mondano, sorrideva, la fossetta che si creava quando lo faceva era veramente adorabile.

Il biondo si era limitato proprio a sorridergli, mentre passava lo strofinaccio imbevuto di acqua sul contenitore dello shaker

Roland si era alzato dai divanetti e con passo elegante, aveva raggiunto il bancone

- Un Angel face - disse lo stregone

Joseph prese un bicchiere e ci versò un liquido dal intenso profumo di Brandy poi sorrise, porgendolo davanti a Roland
il moro bevette il suo cocktail con calma, osservando quasi con occhio critico, il locale e finendo di nuovo peer posare lo sguardo su Joseph

Era il suo rituale abituale da quasi due giorni

Uscire andare in quel locale al angolo della strada e bere.

Era passato un solo minuto, quando si rese conto che lui stava ricambiando il suo sguardo
Roland sentì le guance andare a fuoco.
Non era la botta del alcol, anche se avrebbe di certo preferito quella, allo stomaco chiuso e al groviglio di sensazioni, che gli occhi ghiaccio di Joseph gli stavano suscitando.

Era talmente bello, con i suoi muscoli che si vedevano delineare il torace forte, oppure la sua totale incapacità di sembrare odioso
Normalmente, tanta bellezza sarebbe dovuta essere bilanciata, da un carattere di merda.
Eppure Jo era gentile.
Tanto che Roland, ne era rimasto affascinato.

- Che ci fa uno come te, in questa città? - domandò a quel punto Jo

Lo stregone, che si era sistemato comodamente, con i gomiti sul bancone e lo sguardo di fuoco, in quello di ghiaccio del biondo, si era limitato a sospirare.
- Sopravvivo. O forse faccio il turista, chissà - 

Aveva detto il moro mentre aveva trafitto Joseph, con uno sguardo intimidatorio che portava con se, un messaggio piuttosto intuibile.
" Non chiedermi altro"
 

Jo aveva riso e Roland, si era trovato ad amare quella sua risata

Aveva cercato di non darlo a vedere alzandosi e appoggiandosi con la schiena al bancone, dando le spalle al ragazzo mondano.

Improvvisamente, una grande confusione aveva costretto Joseph a lasciare il bancone e attraversato con un salto il legno, si era precipitato in mezzo ad una vera e propria rissa.

Roland aveva sgranato gli occhi, quando Joseph si era lasciato colpire alla guancia da un fendente prodotto da un taglierino 

Aveva fatto tanta fatica lo stregone a cercare di calmarsi, per non scatenare un inferno di fuoco nel locale.

In pochi minuti la folla si era dispersa e il locale, si era completamente svuotato.
- Sei stato stupido lo sai? -

Roland si era avvicinato un po al biondo che ridendo, aveva scosso la testa, prendendo un fazzoletto per tamponare in qualche modo la ferita.

- Lo so, ma qualcuno doveva pur farlo -
rispose il biondo, senza smettere di guardarlo, facendo però incrociare le braccia del moro al petto e facendogli assumere un espressione seccata.

- Non era necessario farsi ferire, sei stato incosciente - lo ammonì gelido Roland
- Si mamma - rise il biondo

Accorgendosi di quello che aveva appena detto o, meglio di essere stato paragonato ad una mamma apprensiva, lo stregone del fuoco, sprofondò nel' imbarazzo abbassando la testa.

- Qualcosa non va? io dicevo per scherzo! - disse il ragazzo, sembrava sul serio preoccupato di aver offeso Roland.
Quest'ultimo si limitò a scuotere la testa, prendere la giacca e, accertatosi che non ci fosse nessuno nei paraggi, avvicinare la mano alla guancia di Joseph

Il fuoco rigenerò la ferita, lasciando il mondano con un palmo di naso.

- Come, cosa, che?! - disse il biondo

Roland rise di quella sorpresa, si limitò a scrollare le spalle, mentre alcune fiamme danzavano tra i suoi capelli. Jo ci passò la mano, mentre il moro chiudeva gli occhi, lasciando che il fuoco passasse sulle dita del ragazzo, ma senza bruciarlo

- Forte! sei una specie di accendino umano! - rise Jo

Aveva lo sguardo di un bambino in un negozio di giocattoli, mentre guarda l'ultimo modello di bicicletta. Roland scrollò le spalle e si avvicinò, fino a lasciare solo un soffio d'aria tra lui e Joseph

- Non sono umano, sono uno stregone - disse il moro
- Tipo mago Merlino o Harry Potter? -

Il Rosestal annuì solamente, limitandosi a raccontare a Joseph, quel poco di necessario, per capire cosa fosse uno stregone.
- Capito. Allora questi Shadowhunters sono i buoni, mentre i demoni non lo sono. Giusto? -

Roland annuì nuovamente ma stavolta, si lasciò sfuggire un sospiro massaggiandosi la spalla.

Passò qualche minuto poi i due, si sedettero al bancone, e Roland ordinò un altro Angel Face
Jo osservava lo stregone con calma, mentre gli raccontava di come dalla Germania era stato spedito a lavorare a Tokyo.

Roland ascoltava il biondo in silenzio e, sorrideva quando gli occhi chiarissimi di Joseph, si illuminavano come un cielo stellato o, quando sorrideva lui, con quella fossetta adorabile a lato della bocca.

Forse era l'effetto del terzo Angel face di fila o forse qualcosa di più profondo e inspiegabile, poco aveva importanza.

In un attimo, lo stregone prese il volto del biondo e lo baciò, senza fretta, assaporando ogni istante di quel bacio, ma al ritmo di Jo che non aveva fatto altro, se non rispondere piano a quel bacio.

Quando si erano staccati, senza fiato e tutti e due rossi, Jo aveva riso.

- Un bacio che sapeva di Angel face - aveva detto il biondo

Roland era diventato completamente rosso e una fiammella, si era accesa sulla sua spalla.
Jo aveva sorriso tranquillo, mentre lo stregone sbuffando aveva voltato lo sguardo imbarazzato.

 
***

Quella serata si era conclusa così, con un Roland Rosestal decisamente confuso sui suoi sentimenti, che percorreva la strada verso la villa.

Quando aveva sentito un rumore sospetto e aveva visto una ragazza che stava fuggendo da degli uomini in nero

Era bassa e dalla corporatura esile, con la pelle color bianco latte, lunghi capelli blu con sfumature nere
Indossava un kimono bianco latte con sfumature rosa e, tra i capelli aveva delle orecchie da volpe dello stesso nero focato delle quattro code dietro il sedere.

Era appena scivolata in una pozzanghera, quando un vampiro le aveva afferrato il polso spezzandolo facilmente e, facendola urlare di dolore

Il vampiro era alto e dalla carnagione tuttavia abbronzata, come un messicano. dagli intensi occhi neri e i canini e la bocca sporchi di sangue fresco.

La kitsune, perchè la ragazza era questo, si limitò a trattenere il fiato, quando le unghie di Raphael le si conficcarono nel braccio facendole sfuggire l'ennesimo cinguettio di dolore.

Roland scattò rapidamente attivando la sua magia, in un attimo i suoi occhi divennero marroni 
Le fiamme potentissime, colpirono i vampiri seguaci di Raphael. Mentre con un calcio, il ragazzo allontanava il vampiro dalla kitsune

- Non la toccare, schifoso succhiasangue - ringhiò Roland
- Stregone andiamo! non sei così loco da provarci vero? - domandò in tono beffardo il vampiro

Roland scattò senza più aspettare, il primo pugno di fiamma colpì Raphael in viso gli altri lo tartassarono sullo stomaco con una forza incredibile, spazzandolo contro una parete.

I pugni di Roland fumavano, mentre la pelle era di un color nero intenso. 
Le fiamme generate dal ragazzo, con uno schiocco di dita, avevano creato un anello protettivo intorno alla ragazza svenuta.

Raphael si era rialzato e con un balzo era saltato verso Roland afferrandogli il polso, per poi farlo rovinare a terra sulla schiena. 
Ma ecco che con una mossa rapida, Roland si era rialzato e con un calcio nello stomaco di Raphael, lo aveva spedito indietro.

Era poi saltato tra le fiamme, che ovviamente aveva attraversato come burro, senza venire in nessun modo ferito. Aveva preso in braccio la ragazzina e in un nugolo di scintille rosse, era scomparso dalla vista del vampiro.
***
 

Raphael era rimasto con un pugno di mosche in mano, quando una ragazza era comparsa al suo fianco, ma solo per beffarsi del suo fallimento.

Era alta e dai capelli rosa con grandi occhi verdi e intensi. dietro aveva delle ali da farfalla, erano di color bianco e trasparenti oltre che sottili e delicate.

- Fallimento, disastro epic fail, cosa preferisci dica a lord Faith? - domandò la fata

Raphael si mosse più rapido della luce, le prese i polsi spendendola schiena al muro

- Reika parli troppo - aveva sputato velenosamente il vampiro

- E il tuo clan e un gruppo di sfigati. Farai meglio ad inventarti una scusa convincente, lord Faith sarà furioso- rise la ragazza, gemendo appena alla stretta sui polsi.

Raphael avvicinò i canini al collo della giovane fata
Poi la morse beandosi del urlo di lei, un urlo di dolore che eccitò decisamente molto il vampiro.

Il sangue di Reika era delizioso, riusciva a dargli sollievo dalla sete e lo rendeva invincibile, peccato che la fata non avesse la stessa voglia di farsi mordere.

Reika si staccò sbuffando
-Torna a fare rapporto - disse andandosene

Raphael si passò una mano sulla bocca, sentiva ancora i canini pulsare e il sapore fresco della fata, ma sopratutto sentiva il bruciare insormontabile della sconfitta.

angolo autrice
Ed eccoci ad un nuovo capitolo ^^
Dopo l'entusiasmante capitolo del appuntamento, riflettori puntati su Roland Rosestal

Questo capitolo ci svela un po di cose sullo stregone e porta l'ingresso nella storia, di nuovi e vecchi personaggi.
Abbiamo Raphael Santiago, vampiro
Reika Kokone fata
E poi Joseph un mondano molto legato ( XD) al nostro stregone del fuoco e una misteriosa ragazzina, una kitsune
Chi è veramente e cosa centra il clan di Raphael con il cacciatore Faith Graymark?
Per saperlo continuate a leggere ^^

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Capitolo 10
*** The origin of hatred is the return of the warrior ***


Capitolo nove
The origin of hatred is the return of the warrior

 

( Tokyo qualche mese dopo 2017)

Faith si levò dal letto sudato e affaticato, ansimava terribilmente mentre cercava di calmarsi
L'ennesimo incubo che aveva fatto e l'ennesima notte insonne. 

I raggi del sole picchiavano leggeri, sulle protesi d'acciaio poste, a sostituire la gamba sinistra e il braccio destro del ragazzo.

Erano il risultato del essere stato sbranato da un branco di licantropi, aveva perso gli arti ma aveva conservato, il ricordo del dolore provato mentre glieli strappavano via, il rumore dei morsi e gli occhi di sangue di quei mostri.

Esattamente, come aveva conservato il sapore e il calore rovente del argento fuso, unico rimedio per impedire che diventasse una bestia, come quelle che odiava.

Il ricordo, lo riportò al volto di un uomo dagli intensi occhi verdi e, ad una mano protesa davanti a lui
era stato questo il primo e ultimo ricordo della sua vita, non che il primo passo nel Ordine.

Si trattava di un gruppo di cacciatori molto abili e potenti che, aveva deciso di ripulire il mondo, dalla feccia dei Nascosti.

Nonostante fosse l'alba, il ragazzo era esausto non aveva dormito e gli occhi di ghiaccio puro, erano cerchiati da pesanti occhiaie

Si era alzato dal letto, era a torso nudo e si era diretto verso il bagno.

Aveva un disperato bisogno di una doccia fresca per schiarirsi le idee, svegliarsi e magari sopportare meglio, la pesante giornata di lavoro che lo attendeva, da li a poco.

Era sotto il getto d'acqua
Cercava di rilassarsi, mentre i capelli e il suo corpo, venivano avvolti dalle gocciole d'acqua, che scendevano facendogli venire lievi brividi di freddo.

Chiuse l'acqua con un gesto sbrigativo indossò un asciugamano in vita e l'altro, lo passò dietro il collo
si diresse fuori e raggiunse il PC, controllando le ultime E-mail una delle quali era di Reika, la sua assistente personale.
" Yo Fa-kun!
è davvero una grande città, quel cretino di un vampiro di Raphael, si è fatto scappare l'obbiettivo.
Se è possibile, vorrei scegliere io la sua punizione :3
Comunque presto sarà capodanno, cosa pensi di fare? una bella festa sarebbe gradita.

PS: abbiamo trovato il tempio, presto il tuo sogno si realizzerà.
Ti aggiorno via E-mail se troviamo altro e, ti auguro di trascorrere un buon capodanno
Baci Reika Kokone "

 

Faith sbuffò appena, certo lei era una Fata, essere ripugnante e malevolo, ma come diceva sempre il suo maestro...
"Meglio che a fare il lavoro sporco, siano loro piuttosto che noi"
 
Si passò una mano dietro la testa, controllando l'effettiva data, mancavano due giorni a capodanno

Scorse altre E-mail, alcune erano inviti a feste private, altre erano lettere d'amore, di alcune cacciatrici famose e proposte di matrimonio, da parte dei loro facoltosi genitori.

Disgustato da tutto ciò, il ragazzo chiuse il pc e si appoggiò alla sedia
Sospirò accendendosi una sigaretta, mentre il volto di una giovane fanciulla, compariva quasi sfocato nei suoi ricordi.
 
Digrignò i denti passandosi poi il braccio su gli occhi. Non sapeva cosa provava ma il suo cuore, era di ghiaccio.

Quella fanciulla era Merlane, sua sorella maggiore
La vedeva in quella stanza, riversa in una pozza di sangue, con i canini sporchi di rosso, gli occhi iniettati di disperazione e, implorante di ucciderla

 
"Ti prego...Uccidimi Francis"
 
"Fuori quanto è brutto il tempo
però si è calmato il vento
il mio sguardo è meno freddo
questo inverno sta finendo
Ogni cosa c'ha il suo tempo
chi ha pazienza ne uscirà
vado avanti e non ci penso
questo inverno passerà"

Sussurrò il ragazzo cantando appena, mentre il ricordo di lei si faceva forte, quanto un vero incendio ma sfocato e lontano, lontano quanto il nome che aveva ripudiato e abbandonato e quanto il sangue sulle sue mani...
Il sangue di Luke Garroway


Se quelle parole di quella canzone mondana, fossero state realtà, se solo fosse facile dimenticare qualcuno che ti aveva colpito in tal modo

Se fosse stato facile dimenticarla, non avrebbe visto il suo volto in tutte le donne che sciamavano per averlo
In quelle che gli sussurravano parole melense e false al orecchio, o che gemevano di dolore per il suo modo di dimostrare affetto.

Affetto, amore, amicizia, legami

Erano tutte parole senza senso per lui, lui conosceva solo la solitudine, le delusioni e le falsità di un mondo che più volte lo aveva distrutto.

Faith, sospirò quando il telefono nella tasca squillò, distraendolo dai suoi pensieri e, costringendolo suo malgrado a rispondere.

- Come se la passa il mio pupillo? -

La voce dalla altra parte, era quella di un uomo adulto, si sentiva anche la folla, come se l'uomo fosse in qualche locale con la musica altissima

Faith sospirò appena, portando una mano tra i capelli quasi seccato e annoiato.

- Maestro Kellan...Come vuole che me la passi? sono circondato da incompetenti - sospirò il biondo

Dal altra parte si udì una risata e qualche suono che alla mente del giovane, suonava come un gemito
- Maestro voi non state...? - 

Domandò il ragazzo, leggermente infuriato per quella chiamata e le allusioni che probabilmente, ogni singolo essere non malato di mente, avrebbe fatto, al suono di quei respiri affannosi e gemiti femminili.

Faith stava perdendo la pazienza
Era infastidito da tutto quello che stava succedendo e il comportamento di Kellan, suo cosiddetto mentore, lo infastidiva ancora di più

- Rilassati sono solo eccitate -

"Eccitate" 
Ora ne aveva la certezza, il suo maestro era in dolce compagnia. Nonostante sapesse benissimo di avere una moglie, l'uomo non la guardava di striscio, preferendo la compagnia di giovani arrampicatrici sociali o di semplici prostitute.

Stava per perdere definitivamente la pazienza, cosa che succedeva solo quando era al limite, molto spesso, a causa del suo maestro e dei suoi sottoposti.

- Comunque ti ho fatto portare un bel regalo, credo sia nel salone - rise l'uomo
- Un regalo, che genere di regalo? -
- Qualcosa che ti tirerà su di morale, a risentirci allievo caro -

Con queste ultime parole, Kellan chiuse la chiamata

Faith alzandosi, indossò una camicia bianca, prendendo la lama celeste e portandola al fianco agganciandola alla cinta dei pantaloni scuri.
Arrivato nel salone, il giovane trovò un uomo che gli consegnò un paio di chiavi.

Fuori lo attendeva una bellissima Ferrari rossa fiammante

Il giovane salì accarezzando il volante del auto e ghignò appena. Cerchi in lega e splendidi sedili in pelle, okey stavolta il maestro, gli aveva fatto davvero un bel regalo

- Niente male come regalo, vediamo subito di sfruttarla al meglio -

Fece rombare il motore del auto e partì diretto verso la città, in poco tempo raggiunse il centro di Tokyo


Il locale era molto frequentato, sopratutto da quelli che Faith, sapeva venissero chiamati Nerd mondani.

Il ragazzo parcheggiò la Ferrari davanti al locale poi uscendo, si sistemò i capelli e la giacca elegante e nera, togliendosi gli occhiali da sole.

Appena entrato, sfilò con un eleganza senza pari, verso i tavolini dalle tovaglie bianche e rosate, si sedette aprendo il pc, si mise gli occhiali dalla montatura nera e sottile e, cominciò subito a lavorare, senza curarsi di essere, come sempre, al centro del attenzione di tutti i presenti.

Poco distante, una ragazza stava prendendo le ordinazioni
Aveva un sorriso gentile, un volto elegante e dai tratti fini, circondato da capelli lunghi e di un bel castano chiaro

Era alta, certo mai quanto lo era Faith con i suoi 1,90 di altezza. 
Era una ragazza molto carina, nella media, con un seno e curve sode.

Gli occhi di un bel marrone, caldi e profondi, come quelli di un cervo, si scontrarono per un istante con quelli di ghiaccio del cacciatore, che però ritornò quasi subito al suo lavoro.

La ragazza si avvicinò cordiale e lo guardò, aspettando che le chiedesse la sua ordinazione.
Faith alzò lo sguardo e, la squadrò da capo a piede.

La cameriera,  indossava un abito di pizzo da cameriera bianco e nero, con una camicetta molto attillata dalle maniche a sbuffo bianche
Una specie di colletto nero di pizzo chiudeva completamente la scollatura
Ma questo era compensato, dal fatto che la gonna nera, con sopra un grembiulino di pizzo, era alquanto corta e tesa a causa della sottogonna di pizzo bianco

La gonna, lasciava scoperta buona parte delle cosce, coperte da delle lunghe calze grige. 
Sul capo, la ragazza portava una semplice crestina bianca e i piedi, erano calzati in scarpe nere dal piccolo tacco

- Un caffè amaro, niente zucchero -
 
Disse sbrigativo il ragazzo, tornando subito a posare gli occhi, sul lavoro che stava terminando.

La cameriera annuì, ma si lasciò sfuggire un sospiro che subito Faith notò, senza però smettere di lavorare e, lasciando che la castana andasse verso le cucine.

Asami tornò in cucina, posando lo sguardo sulla ragazza alla macchina del caffè

Questa si voltò rivelando un volto giovane e delicato, incorniciato da corti capelli rossi, arrivavano appena alle spalle e, erano mossi.
Gli occhi, dal insolito misto tra giallo e verde, erano sottili ma penetranti e velati dal trucco verde
la carnagione di lei era più scura di quella di Asami, quasi color cioccolato, inoltre aveva un tatuaggio sulla gamba destra, un dragone cinese di color oro.

- Asami-chan devi fare il caffè con un sorriso - la ammonì ridacchiando la rossa.
- Non fare la spiritosa Leda-chan-  rispose la castana

Posando poi una tazzina sotto il getto della macchina, avviandola premendo il pulsante rosso, aspettando che il caffè fosse pronto.

- Cosa preoccupa la tua bella testolina? - domandò la rossa, mentre si appoggiava al bancone
- Nulla. Voglio solo finire in fretta - disse sbrigativa l'altra

La rossa tamburellò con un dito sul bancone, sporgendosi ancora di più verso la castana e, arricciando il naso in una smorfia seccata.

- Bugia. Quando sei entrata in cucina, avevi l'aria di voler commettere un omicidio - ridacchio Leda

Asami sospirò, portando indietro le mani sedendosi sul bancone e, abbassando appena la testa.
Non rispose subito alla domanda della sua amica, forse non le andava di rispondere, anche se una parte di lei, avrebbe voluto parlare di quel problema con qualcuno.

Alla fine decise di vuotare il sacco, se non altro, avrebbe avuto qualcuno, con cui confidarsi.

- Da qualche tempo...Mi succedono cose strane, insolite se preferisci - disse la castana, finendo con lo stringersi nelle spalle.

La rossa si raddrizzò guardandola
Un sopracciglio era stato inarcato con un curiosità, ma anche scetticismo mentre tamburellava ancora sul tavolo, era un tic nervoso aveva spiegato ad Asami, la prima volta che si erano incontrate.

Le due erano diventate molto amiche
Ma una parte della ragazza, non se la sentiva di legarsi alle persone e questo, aveva reso quasi del tutto inesistente, la sua vita sociale.

- Strane, tipo che la gente per strada, ti stende un tappeto rosso? - rise Leda
- No, no... Strane tipo i gatti che mi fissano - disse Asami rabbrividendo
- Asami-chan, tu guardi troppi Horror! - sbuffò la rossa
- Dico davvero! - tentò di dire Asami sbuffando

In quel momento però, sentì il suono di allarme della macchinetta del caffè, il liquido aveva sbordato bagnando completamente il tavolo.
- Cavolo, ma ci sarà mai fine alla mia sfortuna?! -
- Alla tua sbadataggine, vorresti dire! - sbuffò Leda

Subito la ragazza e l'amica presero degli stracci, cominciando a tamponare il disastro al caffè, cercando di pulire il più possibile.

Mentre Asami dispiaciuta di quel casino, sospirava lungamente, Leda prendeva una tazzina di caffè già fatto, porgendolo alla amica.

- Dai vai, quì pulisco io - sospirò la rossa

Asami annuì dispiaciuta, prese l'ordinazione e uscì dalla porta, cominciando a camminare verso il tavolo da servire. Stava per raggiungerlo, quando mise il piede su qualcosa di scivoloso e rovinò a terra sporcandosi l'uniforme di caffè.

In un attimo, le risate della folla di clienti si sparsero per il locale, alcuni ragazzi scattavano foto alla povera cameriera, ancora a terra.

Asami sentiva pizzicarle gli occhi, sarebbe scoppiata a piangere da un momento al altro, se solo la folla, non fosse improvvisamente ammutolita.

La castana, aveva alzato lo sguardo, incontrando gli occhi di ghiaccio del giovane, che poco prima doveva servire.

Faith squadrò gelido i presenti poi porse alla cameriera la mano, aiutandola ad alzarsi.

La ragazza rimase un po sorpresa, davanti al comportamento del giovane, Questo senza dire una sola parola, l'aveva incoraggiata appena ad andare verso il bagno, così da cambiarsi e aveva sfilato dietro di lei, con fare calmo e tranquillo.


Appena raggiunto il bagno, la ragazza si era fermata, restando girata verso la porta.
- Puoi anche andare, posso cambiarmi da sola -

Faith l'aveva guardata, decisamente serio e freddo poi aveva portato la mano, contro la porta avvicinando le labbra al'orecchio di lei.

- Sei completamente macchiata di caffè e dietro di noi, ci sono molte persone con il cellulare -

Ad Asami la voce di Faith ricordava due cose

Quando di notte, durante una tempesta di neve, soleva fare un gran freddo
Di quello che ti congela fin dentro le viscere e ti fa provare brividi, in ogni parte del corpo.

L'altra era qualcosa di completamente differente.
Come cioccolato fuso o il dolce più buono del mondo, le carezzava le orecchie e la faceva sentire...Strana.

- So cavarmela - 

Rispose secca voltandosi, tentando di dimenticare, la sensazione della voce di Faith, che le ronzava nella testa.

Il ragazzo roteò infastidito gli occhi, ma poi fece dietro front e si allontanò, lasciando Asami davanti alla porta. Subito, sopraggiunse Leda che con un sorrisetto punzecchiò la spalla della castana

- Bel l'acchiappo Asami-chan - disse Leda

L'altra la guardò senza riuscire a capire, quando la rossa indicò con la testa proprio Faith, continuando a ridacchiare.

- Faith Nightshadow, 29 anni, segno zodiacale Scorpione, laureato in ingegneria genetica a 19 anni...Idolo della televisione locale e, figlio del multimiliardario Vincent Nightshadow -
 
Disse Leda, spogliando il diretto interessato, come se lei fosse un famelico lupo, che attendeva di divorare la pecora.
- Attualmente single, si pensa pure che sia fidanzato con una Pop Star oppure con una spia. Il resto è mistero - rise la ragazza, mentre ravvivava i capelli, con un gesto della mano.

Asami entrò nel bagno e si nascose in una delle cabine, per poi spogliarsi della sua uniforme
da dietro la cabina si sentiva la sua voce, mentre continuava a parlare con la sua amica.

- Potrebbe essere il papa in persona, comunque non mi interessa -  disse la ragazza, mentre prendeva i vestiti dalla mano di Leda.
- Eh dai! è pure sexy e poi ho visto che ti ha aiutata, sai quando sei caduta -

Ripensare a quella figuraccia, fece divenire rossa come un peperone la povera ragazza, ma l'umiliazione, venne subito sostituita, dal ricordo della voce e degli occhi glaciali di Faith.

Effettivamente, nonostante si fosse mostrato un po arrogante, il ragazzo era stato il solo, ad aiutarla
una cosa da tenere in conto.

Certo poi si era comportato da presuntuoso pretendendo che lei, fosse la solita "principessa da salvare"
Quando Asami se la sapeva cavare benissimo.

Dopo essersi cambiata, indossando la tuta da ginnastica, la ragazza tornò nella sala da pranzo e, con la coda del occhio, cercò i capelli biondi di Faith, per capire se fosse o meno, andato via.

Quando si accorse, che del giovane non cera traccia, uscì dalla porta dirigendosi verso casa, dopo ovviamente aver salutato Leda.
***

Un profumo misterioso arrivò alle narici della ragazza sdraiata sul letto.
Gli occhi vennero inondati dalla luce, le orecchie scosse da rumori di voci oltre la porta, mentre il naso solleticato da un odore dolce

Un profumo di mele molto lieve ma al tempo stesso famigliare.

- D-dove sono...Cosa mi è successo? - sussurrò la kitsune, cercando di mettersi seduta. 

Le faceva male la testa e si sentiva debole e intontita. 
Tentò di mettersi in piedi ma aveva la nausea e dovette sedersi di nuovo qualche minuto dopo.

- Non alzarti così di colpo, rischi di sentirti male -

La voce femminile, apparteneva ad una giovane donna, dai lunghi capelli castano-nero e occhi blu intenso. Vestiva un elegante completo nero con tacchi rossi e un foulard verde acqua.

- Accidenti la ferita si riaprirà se fai troppi sforzi - aggiunse Amelia

Ma la kitsune, era già andata verso la finestra e, se non fosse stato per la presa di qualcuno, sarebbe caduta fuori.

L'uomo in questione l'aveva afferrata dietro, per la collottola. Come se la ragazzina, fosse un gatto.
- Ti sconsiglio di fare una cosa simile, piccola - disse l'uomo

Quando la ragazzina lo guardò rimase stupita di quello che stava vedendo davanti a se.

Ace Kingash sommo stregone della Granbretagna, era alto e dal fisico magro ma muscoloso 
la carnagione chiara e un viso, che lo rendeva decisamente un tipo di bell'aspetto
Dai lineamenti appuntiti è incorniciato da dei capelli marrone scuro corti e tirati all'indietro

L'uomo la guardo con gli occhi azzurro elettrico e incurvò in un lieve sorriso, le labbra sottili.

Come marchi presentava quattro corna gialle a fulmine che gli spuntavano ai lati della testa
dietro una lunga coda da lucertola, azzurro elettrico con delle strisce gialle, con la punta a forma di fulmine giallo, si muoveva velocemente.

- Mettimi giù, stregone - ringhiò la ragazza

Ace la posò sul letto, sospirando poi dalla testardaggine della giovane kitsune.
Amelia ridacchiò su tutta quella scena, poi si avvicinò alla ragazzina abbassandosi un po, essendo più alta di lei.
- Quale è il tuo nome? - domandò la Rosestal
- Hana - sussurrò appena la ragazzina

Sembrava ancora un po sulle sue, così lo stregone e Amelia, decisero di lasciarla da sola nella stanza.


Hana si sentiva a pezzi, ricordava solo la delusione e la tristezza, solo la ferita che il suo cuore provava.
L'amore che non aveva mai avuto, l'amore che l'aveva tradita e gli occhi neri di lui.

Sentì il cuore sprofondare e si strinse nelle spalle, quando un ragazzo entrò nella stanza.

Capelli castani e occhi neri, per un istante era sembrato lui agli occhi della ragazza.

- Ah scusa. Pensavo fossi di sotto con gli altri -

Revent indossava una maglia nera smanicata per via del caldo e un paio di pantaloni marroni, non aveva la giacca.

Hana si asciugò velocemente gli occhi, mentre al ragazzo si sovrapponeva il volto di un altro giovane
ma quel ricordo era doloroso, come una pugnalata al cuore e la faceva perdere la voce, la faceva completamente sentire come se non avesse fiato.
Era un ricordo che le spezzava di più il cuore già frantumato in mille pezzi.

Senza accorgersi, la ragazzina cominciò a piangere e più tentava di fermare le lacrime, più queste scendevano copiosamente dai suoi occhi.

Revent sgranò i propri, mentre Evelyn sopraggiunta in quel momento, si avvicinava alla ragazzina

- Cosa è successo, stai bene piccola? - domandòla mora, appoggiandole una mano sulla spalla.

Hana indietreggiò annuendo, deglutendo per cercare di smettere di piangere.

Revent si avvicinò stringendo dolcemente Evelyn tra le braccia, ma con gli occhi tristi e dispiaciuti.
La giovane gli accarezzò piano la guancia per consolarlo, aveva uno sguardo dolcissimo

Più li guardava, più il cuore di Hana diventava freddo e la tristezza la avvolgeva

Alla fine non riuscì più a sopportarlo e correndo via scappò dal edificio. 
A nulla valsero le parole di Evelyn o il tentativo di afferrarla di Revent, la giovane era già scomparsa dalla loro vista.

Hana stava correndo senza guardarsi indietro, si era allontanata dalla villa e ora, era seduta su un altalena del parco.

Non poteva sapere che intorno a lei, nascosti dalla vegetazione vi erano... Vampiri.

Non vide nemmeno il primo colpo e, si ritrovò a terra con la spalla ferita da quelli, che sembravano artigli.

Subito apparvero tre vampiri, la ragazzina non riconobbe in loro Raphael, un bene forse.

Si tirò in piedi tenendosi la spalla lacerata con una mano, ormai era circondata
tre davanti e tre alle spalle e, nessuna via di fuga

Hana strinse gli occhi e si circondò dalle fiamme, ma queste scomparvero quasi subito, forse per via delle ferite e della stanchezza.

La ragazza, barcollò indietro, mentre alle sue spalle, sentiva ridere i tre vampiri e vedeva quelli davanti, cercare di afferrarla.

Era finita

Certa di morire, cominciò a rassegnarsi, ma invece...
Di colpo, sentì il rumore di qualcosa che si avvicinava e vide una spada, trafiggere uno dei vampiri davanti a lei in un attimo l'essere divenne polvere.

Hana sgranò gli occhi sorpresa e sconvolta
Un rumore molto forte, le spaccò i timpani costringendola a tapparsi le orecchie da volpe, decisamente sensibili.

La catena legata alla spada, tornò indietro costringendola, a voltarsi verso la direzione, nella quale era scomparsa.

Quando lo vide, non importava più del sangue che aveva perso, dello sporco che la ricopriva o del mal di testa, dovuto al emorragia alla spalla.

Il ragazzo di fronte a lei, era alto e dal fisico magro e muscoloso. La carnagione del suo corpo, era chiara
Aveva guardato la giovane e lei aveva guardato lui.

ricordava ancora il suo bel viso appuntito, i capelli medio corti di un bel bianco zinco con un ciuffo leggermente grigio, che la ragazza aveva sempre trovato affascinante.

Occhi neri come diamanti scintillanti. 

Un sussurro solo, era uscito dalle labbra della volpe, mentre le lacrime, avevano rigato le guance, come se, fosse il suo cuore ora a ricordarlo e, non solo la testa.

- R-Riven...? -


Angolo autrice
Eccoci alla fine di un altro capitolo.

Quì abbiamo la prima parte, incentrata su Faith, vi ricordate di lui? scopriamo molte cose interessanti e facciamo, la conoscenza indiretta del suo maestro.

Abbiamo inoltre il Sommo stregone Ace ( ringrazio Dragun che l'ha creato e per il prestito e, vi invito a tenerlo d'occhio)
Poi ecco due mondane di cui una sembra avere qualche problema, a causa di fatti insoliti, che le stanno capitando

Infine conosciamo il nome della giovane kitsune, conosciuta nello scorso capitolo
la ragazzina sembra vedersela di nuovo brutta, a causa dei vampiri

Ma quando tutto sembra perduto, ecco spuntare niente meno che Riven, il cugino di Revent ( ringrazio Dragun per il prestito)

Nel prossimo capitoli tutte le spiegazioni del caso

Vi lascio con una chicchetta interessante: 
Il nome della sorella di Faith, appartiene ad un famoso film tratto da un gioco, mi sapete dire quale?

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Capitolo 11
*** The fallen warrior and silver phoenix: the prologue of the disaster ***


Capitolo dieci
The fallen warrior and silver phoenix: the prologue of the disaster

 

Riven Hallowtower alzò la testa
Il vento muoveva i suoi capelli chiari, ma era freddo, esattamente come erano le lacrime, che rigavano il volto di Hana

Il giovane incurvò in un freddo sorriso, le labbra sottili.
Poi con uno scattò, trafisse uno dei vampiri con la spada. Deviò gli artigli di un altro e con un calcio, lo spedì addosso ad un albero.

Riprese la spada con la mano, essa era fatta di due materiali diversi

Nonostante fosse leggera come arma, in quanto era una classica spada lunga, era rivestita da Adamas nero e viola, ma con intarsi a forma di croci d'argento. Inoltre sul manico, era presente una testa di drago aperta sulla bocca, completamente d'argento

Con uno scattò, il giovane guerriero tranciò il braccio di uno dei vampiri, che urlando si tramutò in cenere sotto gli occhi, shockati della piccola Hana

La kitsune era rimasta immobile davanti alla battaglia, persa nei movimenti di Riven, nei suoi implacabili fendenti, che mozzavano gli arti dei vampiri con la facilità, con la quale un coltello tagliava il burro.

Il guerriero era implacabile
Non importava quanti ne arrivassero o, quante ferite colpissero il suo corpo.

Riven li sconfiggeva uno dopo l'altro, senza accennare a fermarsi, nonostante il sangue che colava dalle ferite e il fiato corto.

E Hana era in mezzo al campo da battaglia
Guardava quella scena, senza riuscire a smettere di tremare, incapace di distogliere lo sguardo ma terrorizzata.

Una volta sconfitti tutti i vampiri, il ragazzo smise di attaccare. 
Afferrò la spada portandola dietro nel fodero, mentre schizzi di sangue, sporcavano il suo volto e i vestiti.

Lentamente si avvicinò ad Hana. Quanto tempo era passato dal ultima volta? 
Un eternità ormai

-Tranquilla, sei al sicuro - sussurrò con la voce calma

La ragazzina corse da lui stringendolo in un forte abbraccio, che venne ricambiato dal ragazzo allo stesso modo.
- Hey... - Tentò di calmarla accarezzandole piano i capelli

La kitsune, che teneva orecchie e code basse, lo strinse forte senza però, smettere di tremare mentre il ragazzo la sollevava, prendendola poi in braccio.

- Sai dove vivono i Rosestal? - domandò

Hana annuì appena e lo guardò, aveva gli occhi tremanti e spaventati, le pupille dilatate e lucide.
- S-si vivono in una f-foresta illusoria, in un grande palazzo -

La piccola indicò un punto preciso mentre, il ragazzo le carezzava la testa 
Al suo tocco la Kitsune, sembrò rilassarsi fino ad addormentarsi, stretta tra le braccia di Riven.

Così seguendo le informazioni di Hana, il ragazzo raggiunse la foresta illusoria, che era apparsa oltre la torre di Tokyo,

Oltre la barriera Kenkai, si estendeva una bellissima villa, probabilmente era stata costruita verso la fine del 800.

Riven varcò l'ingresso di un lussureggiante giardino, dirigendosi alla porta quando improvvisamente...

- Alt! non fare un altro passo! -

Un raggio azzurro squarciò una nuvola e di colpo, Riven fu costretto a fare da scudo ad Hana, ritrovandosi colpito in pieno.
L'incantesimo finì per congelarlo, ma non sortì effetto alcuno sulla giovane Kitsune, protetta dal guerriero.

- Credo tu abbia esagerato, Ame - ridacchiò Roland
Il giovane stregone del fuoco, si era avvicinato alla statua di ghiaccio, una volta Riven e ridacchiando aveva emesso un lieve calore.

- Colpa sua che non si è annunciato - sbuffò Amelia

Le fiamme di Roland sciolsero il ghiaccio della strega, liberando così il povero Riven che voltandosi, aveva incrociato lo sguardo dei due.

- ...Voi siete i Rosestal? - domandò il ragazzo, mentre controllava la kitsune, per fortuna illesa.

Amelia incrociò le braccia sotto il seno e lo guardò fredda
Gli occhi da blu notte, erano diventati completamente bianchi, segno che aveva usato le sue capacità magiche, che come Riven aveva scoperto, erano prevalentemente sul controllo del ghiaccio.

- Si usa essere invitati sai? - domandò ironica

Riven scrollò le spalle, facendo scivolare un po di sangue a terra, sul tappeto davanti alla porta di ingresso.

- Stai. Sporcando. - sibilò la strega
- Scusa - rispose il guerriero senza però muoversi

Roland si fece avanti, passò un braccio alla spalla di Riven ed emise un lieve sbuffo di fumo dalla bocca.
- Lasciala perdere, questa strega è perennemente mestruata - rise lo stregone

Amelia, che ne aveva fin sopra i capelli, si allontanò al interno della villa, ma ad ogni passo che faceva, il pavimento congelava

Riven confuso fece un lieve ghigno, prese in braccio Hana e seguì lo stregone del fuoco.

***
 
Revent era parecchio nervoso, ancora pochi minuti e avrebbe rivisto il cugino. La cosa lo metteva in ansia, tanto da farlo camminare avanti e indietro

Evelyn gli si era avvicinata e con fare gentile, gli aveva accarezzato i capelli castani, massaggiandogli piano dietro il collo per farlo rilassare.
- Respira piano e cerca di rilassarti - aveva detto la mora

Revent aveva tirato indietro la testa e, si era lasciato coccolare dalla ragazza, portandola seduta sulle sue gambe, mentre lui si era seduto sul divano.

- Sono perfettamente calmo - aveva detto
- Se tu non sei nervoso, io allora non sono una strega  - aveva risposto Evelyn, con una risatina.

Lui le aveva sorriso accarezzandole piano la guancia. Non importava quanto la situazione si sarebbe messa male, per Revent veder sorridere Evelyn, era una ricarica dalla stanchezza.

- Non lo vedo da così tanto tempo...Evelyn è dalla...è dalla morte di mio padre, che non lo vedo -

Revent abbassò la testa, lasciandosi abbracciare dalla ragazza e, avvolgere così dal suo profumo dolce di rosa.
La ragazza gli diede un piccolo bacio sulla fronte, accarezzandogli piano le guance, con molta dolcezza. 

Lei era cresciuta senza una madre e un padre, non sapeva cosa significasse perderli, perchè non li aveva mai conosciuti troppo bene, era molto piccola quando erano morti.

Spesso si fermava a fantasticare, pensando che da qualche parte, cera una strega che cercava lei, Amelia e Roland.
Una madre forse dispiaciuta, di aver abbandonato i tre figli.
 
Una strega che li amava, ma aveva dovuto rinunciare al rapporto con loro, essendo per metà dei cacciatori.
Si era sempre chiesta, perchè in tutto questo tempo, Merissa non fosse mai tornata da loro.

Roland non ne parlava e Amelia, faceva prevalere il suo lato da cacciatrice, proprio per non avere problemi.
Mentre lei, si era sempre limitata a stare nel ombra, non aveva rinnegato la parte magica di se, continuando a sperimentare diversi incantesimi.

Si era costruita una serra magica, dove solo lei poteva entrare, bhe...Lei e Revent.

A quel pensiero, era arrossita di colpo e aveva sprofondato il volto, contro il petto del crociato. 
Con lui si sentiva sempre la sicuro, capita e amata.

Non voleva assolutamente perderlo, ora che finalmente avevano cominciato a stare insieme davvero.

Revent si era lasciato andare, con un piccolo sorriso le aveva accarezzato la schiena, circondandole con la mano libera la vita sottile.

Era così fragile e delicata rispetto a lui, che a stento riusciva ad immaginarla durante una battaglia.

- Evelyn ti senti bene? - le aveva chiesto, sussurrandole al orecchio con la voce calma e tranquillo.
Lei aveva stretto di più le braccia attorno al suo collo poi, lo aveva baciato piano sulle labbra
- Ora si, e tu? - aveva sussurrato a sua volta

Lui aveva sorriso, finalmente calmo, finalmente tranquillo e rilassato.
annuendo il ragazzo l'aveva stretta a se, baciandole piano il collo, sentendola gemere appena a quel fugace contatto, come se si stesse sciogliendo tra le sue braccia.

Improvvisamente però, una voce li aveva fatti staccare piano e, davanti agli occhi neri e profondi di Revent era apparso Aster Rosestal.
Con un colpo di tosse, il biondo attirò nuovamente la loro attenzione

- Tuo cugino è con Roland e Amelia, a quanto dicono con loro ce anche la piccola kitsune - disse
 
I due, tirarono un sospiro di sollievo quasi contemporaneamente, per poi arrossire entrambi.
Revent guardò il biondo poi alzandosi, fece finta di scrocchiarsi disinvolto una spalla

- Io credo mi farò una bella doccia - disse il crociato
- E io devo occuparmi delle rose - aggiunse Evelyn poco dopo
 
Sistemandosi la gonna e i capelli, ancora un po accaldata dal momento intimo, appena passato. Si alzò e chinò la testa rispettosa, nei confronti del fratello maggiore.

Aster la guardò allontanarsi, rimanendo solo con Revent

-  Il vampiro Sugar è stato avvistato. Ti unirai a Saria e Riccardo e andrete a stanarlo - disse
- Roland, Amelia e Riven andranno al porto e, indagheranno sui traffici della Nightshadow corp. - aggiunse

- La Nightshadow? per caso... - 
Revent guardò freddo il biondo, mentre portava una mano ad una delle due spade.

- Vincent Nightshadow, la gestisce lui, si - disse il ragazzo

Revent strinse i pugni con forza, il suo antico maestro gestiva i loschi affari di Faith Graymark?
Si sentiva preso in giro e voleva risposte. alzò lo sguardo incrociando gli occhi cristallini di Aster.

- Aster vorrei parlare con Nightshadow in privato, un tempo era il mio maestro -

A quella rivelazione, il giovane Rosestal, assottigliò gli occhi per poi limitarsi a sospirare
- E sia. Hai 24 ore per farlo ragionare, nel frattempo io e Evelyn andremo ad Idris -

Revent annuì, piegò il busto in un formale inchino poi uscì diretto in città, sapeva dove trovare il suo maestro.

***

(Villa Nightshadow)

Faith Graymark o meglio...Nightshadow, stava giocando a scacchi con il suo maestro.

- Quindi mancano solo il tempio e il cuore? -

L'uomo che aveva fatto quella domanda, era alto e vestito elegante. 
I capelli biondo-castano, ricadevano indietro in modo preciso ed elegante, lasciando scoperta la fronte e mettendo in evidenza, le iridi verdi smeraldo.

- Si maestro Kellan, presto sarà scacco matto - rispose a quella domanda Faith, mentre posava il Re facendo scacco alla Regina.

- Ma per vincere, devi fare scacco anche al re no? -

Domandò la voce di una ragazza, di una fata dai capelli rosa, che altri non era, se non Reika Kokone.
La ragazza si era avvicinata a Faith, mentre le ali scintillavano dietro la sua schiena.

Kellan si era appoggiato meglio alla sedia e con noncuranza, aveva preso un sorso di vino rosso, senza guardare la giovane.
Faith aveva limitato un lieve sorriso freddo, nei confronti della sua assistente.

- Ovviamente. e presto cadrà anche lui -ghignò maleficamente il biondo

Passandosi tra i capelli la mano, facendo un movimento con l'altra, fece cadere il re avversario, prima di alzarsi lasciando la stanza.


Angolo autrice
Questo capitolo è un po di passaggio e presentazione delle squadre

Da una parte, abbiamo Evelyn e Aster che si recheranno ad Idris. Dal altra Riven, Amelia e Roland che indagheranno sulla compagnia, del maestro di Revent
E dal ultima Saria, Riccardo e Revent ( quest'ultimo però vuole prima parlare con il suo maestro)

In questo capitolo abbiamo inoltre l'ufficiale presentazione di Riven
Nel prossimo a parte vedere al opera queste squadre, avremo anche un flash back sul ragazzo.

Nel ultima parte abbiamo un piccolo dialogo tra Faith e il suo maestro e finalmente, torna Reika, pare che Faith abbia tutto sotto controllo ma chi lo sa XD
Non perdetevi il prossimo capitolo

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Capitolo 12
*** When the Flame Extinguishes ***


Capitolo undici
When the Flame Extinguishes

 

Roland si stava dirigendo fuori dalla villa, aveva tanti pensieri per la testa, in particolare sul giovane Joseph, in quei due mesi di allenamenti e riunioni, non aveva più avuto occasione di vederlo

E ora, lui e Amelia dovevano indagare su Nightshadow, con il rischio quasi certo, di mettere in pericolo il Mondano.

Sospirò lo stregone, lasciando uscire dalle labbra un po di fumo nero, quando si sentì afferrare il bordo dei pantaloni.
Celina era appiccicata alla sua gamba, aveva gli occhi lucidi e rossi e, un piccolo broncio era nato sul suo visino da bimba di nove anni.

- Fratellone, tornerai vero? - domandò la piccola

Roland si inginocchiò e, si lasciò abbracciare dalla bambina. 
Sorrise appena stringendola forte, con una mano tra i suoi capelli color del miele e, l'altra sulla sua schiena.
- Certo, tornerò per il tuo compleanno - le disse

A Celina, sembrarono brillare gli occhi e parve riacquistare la sua solita allegria oltre che, il suo sorriso solare e luminoso.

- Me lo prometti? promesso, promesso? - 

Domandò la piccola, guardandolo con un mignolo sollevato e, lo sguardo un po spaventato da una possibile bugia del fratello.

Roland sospirò, Celina era diversa da lui, da Amelia, Aster e Evelyn.
 
Lui era cosciente come gli altri, che la piccola, era troppo giovane per perdere quella innocenza e, quella dolce ingenuità.
Eppure era preoccupato comunque

Un giorno anche lei avrebbe capito, che il loro era un mondo oscuro, pericoloso e pieno di sofferenza
ma per ora, voleva che fosse la solita Celina
Con il sorriso luminoso come il sole, la dolcezza e l'ingenuità che la rendeva una sorellina fantastica.

Le sorrise sforzandosi quanto poteva, di non mostrare insicurezze, le prese il mignolo con il proprio e sorrise stavolta deciso

- è una promessa. Torneremo e festeggeremo il tuo compleanno, tutti insieme - disse

La piccola annuì sorridendo, lo strinse in un forte abbraccio, mentre Amelia e Riven entravano dalla porta.

- Ame! - trillò la bimba, correndo ad abbracciare la mora

Riven osservò i due giovani, era appoggiato al muro con Hana accanto a se

Sia Roland che Amelia Rosestal, parevano tenere davvero molto a quella bimba. 
Lo si vedeva dagli abbracci, dalle carezze e dai loro occhi lucidi.
 
Alla fine era questo, il significato di famiglia.

Il guerriero abbassò la testa, lasciando che i capelli gli coprissero gli occhi, restò in silenzio
Hana lo guardò, domandandosi cosa potesse averlo rattristato ma guardando i Rosestal, la ragazza capì perchè Riven stava male.

- A-anche tu hai una famiglia...Hai Revent e hai...Me -
Disse la kitsune, aveva abbassato anche lei il viso e, ora era diventata un po rossa sulle guance.

Riven alzò la testa a quelle parole

Il bianco, la guardava e non vedeva una ragazzina
Vedeva una guerriera, in kimono blu e nero con due katane su un fianco

Qualche minuto dopo, aveva notato la cicatrice che le sfiorava la guancia, ma non aveva chiesto nulla.
Non voleva allontanarla, non voleva perdere anche lei. Le aveva spezzato già una volta il cuore, era scomparso dalla sua vita l'aveva abbandonata.

Era venuto in Giappone su richiesta di Revent, non si aspettava che il passato, che stava cercando di dimenticare, gli sarebbe letteralmente piovuto addosso, facendolo di nuovo sprofondare nelle tenebre.

Distolse lo sguardo, concentrandosi sui due Rosestal, ora erano davanti alla porta.

Roland e Amelia lo guardarono, quasi cercassero di leggergli il cuore, forse erano preoccupati che lui potesse tirarsi indietro.
Il guerriero scosse la testa, per poi sollevarla in un gesto deciso e portando la spada su una spalla, seguire i due fuori dalla villa.

Hana e Celina, restarono indietro
La kitsune strinse forte le mani come in preghiera, guardando i tre, scomparire dentro una macchina nera diretti verso il porto.
***
 

Il porto era silenzioso, si sentiva solo il rumore delle onde, che infrangendosi sulla banchina generavano la schiuma.

Amelia si guardava intorno, indossava la sua uniforme da cacciatrice, era coperta da un giubbino rosso ma elegante nonostante fosse anche pesante.
Stivali alti alle cosce e capelli raccolti con una ciocca, che sfuggiva a destra.

Roland indossava la sua uniforme sotto ad un giaccone nero e lungo fino ai piedi, guanti anch'essi neri alle mani e, scarpe coordinate ma basse.

Riven era l'unica nota di colore
Con la sua giacca grigia e i pantaloni marroni, sotto non indossava una maglia il che, contribuiva a mostrare il suo torace e il costante allenamento.
Ai piedi calzava un paio di stivali da trekking tipici della montagna.

Il torace e le braccia fino alle mani, erano bendate completamente.
 
Il ragazzo si passò una mano dietro il collo, aveva i brividi e la temperatura, aveva cominciato a calare drasticamente.

- Servirsi dei vampiri? che squallido modo di proteggere i loro piani - 
affermò la voce, delicata ma al tempo stesso decisamente derisoria, di Amelia

- Ma anche quello più prevedibile. I vampiri sono a buon mercato - rispose Roland

Un eco di risate, presagiva il pericolo e non era del tutto sbagliato, che i ragazzi si preoccupassero.

I vampiri, cominciarono subito ad attaccarli ma erano tenuti a bada dalle fiamme altissime, che Roland controllava.

Alcuni erano diventati statue di ghiaccio, grazie alla magia di Amelia e altri, erano scomparsi sotto i fendenti di Riven

Il guerriero era crudele e spietato, tutto quello che la sua potente Thanatos toccava, veniva fatta a pezzi.

- La spada del dio della morte...Thanatos - 

Sussurrò Amelia, mentre guardava il guerriero combattere, alzando ogni tanto grosse barriere di ghiaccio.

- Una lama metà d'argento e metà di Adamas, perfetta per uccidere sia demoni sia licantropi, Fate e vampiri, insomma un arma definitiva -

La voce dal accento decisamente Francese, era quello di un giovane vampiro dai capelli biondi, essi erano ordinati su un volto dai lineamenti accattivanti.
Occhi marroni e seducenti con un leggero calore, forse perchè erano scuri e risaltavano sulla carnagione bianco-lattea del vampiro.

Indossava una uniforme militare. I colori bianco e viola, erano decisamente singolari, ma mettevano in risalto la sua figura.

Riven smise di fare a fette i vampiri, concentrandosi sul giovane di fronte a loro

Amelia e Roland fecero lo stesso, mentre si ritrovavano circondati da altri dodici vampiri
la strega-mezza Shadowhunters, alzò un muro di ghiaccio a difesa del fratello e di Riven.
 
Il guerriero, fronteggiava il nuovo arrivato ma a causa della elevata velocità di quest'ultimo, la sua spada non riusciva a ferirlo, mentre i colpi del fioretto nemico, riuscivano a trafiggerlo facilmente

Roland nel frattempo, era saltato sulla parete di ghiaccio e con delle fruste di fuoco, aveva colpito i nemici.

Il giovane mezzo stregone, era una cosa sola con il fuoco

Le fiamme danzavano intorno a lui, come gattini ammansiti dalla sua volontà che in un attimo, le trasformava in tigri che danzavano ardendo, violente e inarrestabili.

O vampiri urlavano sfrigolando, mentre le loro carni bruciavano e diventavano polvere.

Amelia protetta dalle sue barriere di ghiaccio, lanciava sfere dello stesso tipo, bloccando e congelando a vista i vampiri, la ragazza era un tutt'uno con l'elemento e lo dominava alla perfezione, mentre leggiadra, sembrava danzare non combattere.

Dietro di lei, Riven combatteva contro il vampiro biondo
I fendenti della sua spada non riuscivano a colpirlo e questo, seccava parecchio il bianco.

quando un unghiata dei guanti artigliati del nemico, lo colpì al fianco, il guerriero soffocò un ringhio di dolore.
- Sei lento...Guerrier - ridacchiò il Francese

Riven portò la spada verso l'alto per poi abbatterla nel terreno
Generò una forte vampa di energia che colpì in pieno il biondo, sbalzandolo poco lontano.

-Sono ancora lento? - ghignò Riven

Dovette evitare di ringhiare di nuovo quando il fianco, si bagnò di sangue e il bianco, rovinò su una gamba, mentre da dietro di lui, emergeva la figura del vampiro

Ma, una violenta lingua di fiamme blu e rosse, lo travolse allontanandolo dal ragazzo

- Appena in tempo, stai bene Riven? - domandò Hana

Il cacciatore la guardò stupito, non si aspettava di essere salvato da lei.

la giovane kitsune aveva i capelli più lunghi e legati in due code laterali. Indossava una tuta da cacciatrice, nera e aderente a sottolineare, punto vita e forme del corpo.
Gli occhi erano completamente dorati e aveva una corolla di cinque code anziché tre, oltre che le orecchie.

La cicatrice sulla guancia, sembrava brillare sotto i raggi della luna, mentre teneva tra le mani un bastone infuocato su un lato.

Riven ansimava per il dolore, teneva premuta la mano sulla ferita mentre recuperata la spada, si era alzato da terra.

Nel frattempo, il vampiro biondo aveva afferrato per le spalle Hana spedendola con forza, contro la parete. 
La teneva ferma conficcandole gli artigli nelle spalle, lei soffocò un grido di dolore, mentre il vampiro affondava di più le unghie facendole sanguinare le spalle.

A quella vista, qualcosa sembrò risvegliarsi in Riven, un sentimento oscuro che credeva di aver chiuso in fondo al suo cuore.

L'aria cominciò a diventare insopportabile e il respiro di tutti e tre si accorciò, ovviamente questo non valeva per i vampiri
Il cielo si rannuvolò di colpo e da una nuvola squarciata, comparve un raggio nero che colpì in pieno Riven

quando il ragazzo alzò la testa, Roland capì subito che era diverso

I suoi occhi solitamente neri e calmi, ora erano completamente bianchi e spenti. 
L'aura nera lo pervadeva come una seconda pelle e il guerriero, aveva la spada tra le mani.

In un attimo si era lanciato contro i vampiri rimasti e la battaglia, si era trasformata, in un vero spargimento di sangue

Pezzi maciullati erano ai piedi di Rvien mentre quest'ultimo quasi folle, scoppiò in una tremenda risata che agli occhi terrorizzati dei tre, era carica di crudele malvagità

- Amelia crea uno scudo e non toglierlo assolutamente - disse Roland
- Che vuoi fare? Ro... -
Amelia gli afferrò il braccio ma il giovane, le carezzò la testa cercando di calmarla.

- Fermerò Riven. Voi restate nascoste -

Il ragazzo scattò sul campo di battaglia, gli stivali schizzavano il sangue a terra, mentre velocemente scattava verso Riven tentando di colpirlo con una spada di fiamme

Ma il guerriero la fermò senza nemmeno guardare

Mentre la lama della spada di Roland cozzava contro la sua, lo stregone tentava ancora altri affondi che, non solo non andarono a buon fine, ma gli vennero ritorti contro con una violenza incredibile, sbalzandolo via

- Roland! - gridò Amelia 

Ma un attimo dopo, dovette erigere una barriera di ghiaccio, perchè il vampiro biondo era partito al attacco, puntando proprio a lei e, alla piccola Hana stretta tra le sue braccia.
con un fendente di ghiaccio, la Rosestal lo aveva allontanato vedendolo poi sparire nel nulla.

Si era limitata a tornare a guardare il fratello, preoccupato per la sua sorte

lo stregone si portò una mano alla schiena, sentì una scarica di dolore, ma la ignorò schivando un pugno di Riven che quasi, distrusse il muro
L'altro era rotolato via e portando in avanti una mano, aveva comandato tre fasci di fiamme
 
Ma questi, erano stati completamente tagliati, dalla lama della spada di Riven che implacabile, continuava a colpire con potenti pugni e calci il povero Roland, incapace di difendersi.

- Basta! smettila! -

L'eco delle parole di Amelia, non sembrò assolutamente, raggiungere il guerriero che infilzò la spalla dello stregone, facendolo gridare di dolore
 
Quando un violento pugno lo colpì allo sterno il Rosestal, sputò l'anima e, con essa anche sangue e saliva crollando a terra.

Amelia si coprì la bocca con entrambe le mani, mentre guardava impietrita quella scena.
 
Accanto a lei, Hana era rimasta ferma e in silenzio. 
Lei a differenza della mezza strega, pareva già aver visto Riven in quello stato.

- Amelia annulla la barriera - disse seria la volpe

- Sei impazzita?! ti ammazzerà! - 
Ribatte la giovane stringendo i pugni con forza, mentre le lacrime, scintillavano agli angoli dei suoi occhi blu.

- Amelia! - ringhiò la ragazzina

La Rosestal guardò di nuovo il campo di battaglia. 

Roland era stato sollevato dalla mano di Riven che, ghignando aveva afferrato la spada, implacabile e pronto a porre fine alla vita dello stregone.

La ragazza aveva abbassato la barriera di ghiaccio e la sola cosa che aveva visto, era stata Hana scattare verso Riven e Roland

- Riven fermati! - aveva gridato la kitsune
Ma in un attimo, schizzi di sangue le avevano sporcato il volto dagli occhi sgranati.

L'eco del urlo di Amelia alla visione del fratello, trafitto in pieno petto si era propagato in un modo agghiacciante.

Quando il guerriero, lasciò andare il cadavere di Roland, indietreggiando. La ragazza corse dal fratello
Scivolò al suo fianco nel fango, dovuto alla pioggia che stava cadendo copiosa, mescolandosi con le lacrime di Amelia.
Sollevò piano la testa del moro cercando come poteva, di tamponare lo squarcio lasciato dalla lama di Riven

Proprio il cacciatore scuotendo la testa, si stava guardando le mani, ancora sporche del sangue dello stregone
- C-cosa ho fatto?! - ringhiò stringendo i pugni
Di colpo, Riven aveva portato la testa tra le mani, ricordando quello che era successo era rimasto senza parole.
Hana era a pochi passi da lui, lo stava guardando stringendo con una mano, un lembo della tuta al altezza del cuore.
Si avvicinò a piccoli passi, attirando così lo sguardo del ragazzo
- S-sono un mostro - 
Sussurrò questo, prima di andarsene di corsa, senza guardarsi indietro.

Hana rimase lì
Incapace nonostante la mano protesa verso di lui, di riuscire a parlare o fermarlo.
Tutto questo, mentre il temporale imperversava, lavando via il sangue appena versato, ma non la rabbia e la disperazione di Amelia.
***
 
Joseph stava finendo di lavare i bicchieri, quando la finestra si spalancò di colpo facendo entrare un vento caldo.
Il ragazzo restò di colpo in silenzio, portò una mano al altezza del cuore, mentre una spiacevole sensazione si impadroniva di lui, togliendogli il respiro

Celina stava sognando
Era in un magnifico campo di fiori. 
Indossava un vestito bianco e, correva rincorrendo le farfalle.
Quando vide Roland corse subito ad abbracciarlo
Sprofondò con il viso, contro la pancia del ragazzo che la strinse forte. Il calore di Roland, era più lieve del solito, ma comunque piacevole e la fece sorridere 
Ma quando il ragazzo, inginoccgiandosi le prese le mani nelle sue, la bimba fece un espressione confusa

- Dolce sorellina mia, mi dispiace - disse il ragazzo

Celina inclinò la testa su un lato guardandolo senza parlare e fu allora, che Roland la strinse forte a se, senza lasciarla.
-  Io non porò mantenere la promessa, ma lascia che ti dica questo... -
 
Si staccò guardandola e le carezzò la guancia. 
A quel tocco gentile, la bambina chiuse gli occhi per poi riaprirli specchiandoli in quelli del fratello.

- Mia piccola, dolce sorellina,  nonostante il mondo, sia un posto orribile tu sorridi- disse
-  Il tuo sorriso sarà la forza, per chi ha perso il proprio -Aggiunse poi stringendola nel ennesimo abbraccio.

Che ovviamente venne ricambiato dalla bimba.
- Dove andrai...? - sususrrò la piccola, premendo il volto contro la spalla del fratello.
- Andrò da mamma e papà - 

E con quelle parole e un dolce sorriso, l'immagine di Roland sfocò nella mente e nel sogno della piccola Celina.
Una lacrima, scintillo lungo la guancia della bambina che singhiozzando susurrò nelle tenebre

 
" Addio fratellone"


Angolo autrice
Ecoci al nuovo capitolo. 
Questo è stato un capitolo duro da scrivere e per tantiii motivi, il principale è la morte di Roland
Abbiamo visto diverse cose e personaggi interessanti. In primis Lance il vampiro Francese
Poi Riven è semi-impazzito a cosa sarà dovuta questa follia? che farà dopo aver ucciso Roland?
Ma sopratutto come reagiranno Aster e Evelyn, quando lo scopriranno?

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Capitolo 13
*** Old, nostalgic memories ***


Capitolo dodici ( intermezzo 1)
Old, nostalgic memories

 

Stava camminando verso la stanza della madre.

Sentiva il pianto disperato di un neonato mentre avanzando raggiungeva la stanza. Lei non c'era ma Roland sentiva comunque il pianto provenire da una piccola culla.

Il giovane mezzo stregone, aveva gli occhi del padre mentre i capelli, erano una massa liscia e nera più lunga di quella di Aster e, lo rendeva molto differente dal fratello.

Roland si avvicinò alla culla si mise sulle punte, appoggiando le mani al legno sporgendosi per guardare la neonata.

La bimba era piccola ed era stata avvolta con una coperta rosa, aveva radi capelli che probabilmente, sarebbero divenuti color miele una volta cresciuta.

Lo guardava aprendo la bocca, lasciandosi dietro qualche piccolo vagito, c'era curiosità nei suoi occhi blu che si specchiavano in quelli del giovane.

Il bimbo la guardava stranito.

Da poco Lucinda Rosestal, sua madre adottiva e compagna di suo padre, aveva annunciato la grande festa in onore della piccola Celina.

Aster, Amelia e perfino Evelyn, erano entusiasti mentre lui...Non sapeva esattamente cosa aspettarsi.
 
Già era dura essere un mezzo stregone poi si aggiungeva che non riusciva a controllarsi, provocando spesso piccoli incendi.
E ora doveva pure avere un altra sorella?

Sospirò visto che in fondo, la bimba non ne aveva alcuna colpa. 
Ma lui si sentiva già abbastanza strano e l'aggiunta di una piccola cacciatrice pura, lo faceva un po ingelosire.

Amelia e Evelyn, non facevano che pensare a come vestirla quando sarebbe diventata un po più grande mentre Aster sembrava felicissimo.

Il bambino strinse il legno con le dita quando la manina della piccola Celina, gli sfiorò dolcemente la guancia. Quel tocco delicato fece nascere un sorriso sul volto di Roland che, prendendola dalla culla la strinse forte.

 
***

Roland si stava allenando, ormai aveva quattordici anni. stava imparando a padroneggiare i suoi poteri sotto l'esperta guida del padre.

Stephen era veramente un uomo affascinante, aveva la bellezza di un angelo, un fisico ben costituito e allenato, capelli biondi come il grano, leggermente ricciolini e occhi blu zaffiro.

Teneva in mano una lama celeste e la muoveva agilmente e con disinvoltura

Roland era in verticale sopra un legno e tutto intorno a lui, divampavano le fiamme.

Il ragazzino strizzò gli occhi ansimando, le fiamme gli bruciavano la schiena nuda mentre le mani, tremavano mettendo in difficoltà la sua presa sul legno.

- Concentrati! la magia esattamente come l'arte della spada, non sono che una perfetta concentrazione e, padronanza di noi stessi - diceva Stephen

Le dure parole del padre e la sua freddezza, mettevano un po di ansia nel ragazzino che persa la presa, rovinò sulla schiena direttamente nei tizzoni ardenti.

Le urla di dolore si propagarono nella palestra, mentre il ragazzo si dimenava per il dolore con la schiena segnata dalle ustioni.

Stephen aveva sospirato e lo aveva rimesso in piedi

-Tu sei uno stregone del fuoco! dovresti controllarlo non lamentarti per qualche graffio! - gridò l'uomo al figlio. 

E quella, fu l'ennesima notte che Roland passò dormendo con il dolore delle ustioni e l'amaro delle lacrime.


La mattina seguente non voleva alzarsi, il corpo era ancora scosso dai brividi del dolore degli allenamenti e la voglia di vedere mister cacciatore perfetto, alias Aster, proprio non gli veniva.

fu Amelia a tirarlo fuori dal letto o meglio, il suo urlo che lo fece alzare a tempo di uno sputo di lama
nonostante il dolore alla schiena, il ragazzino corse nella camera delle sorelle, finendo col trovare Amelia su una sedia e con gli occhi spaventati.

Evelyn era seduta in un angolo e teneva in mano un topino, accarezzandolo e sbuffando al piagnisteo e le lamentele della sorella.

- è solo un topino, ha più paura lui di te - ribadì Eve
- è disgustoso e porta malattie! - replicò Ame

Roland si massaggiò le tempie, mentre guardava le due bambine che continuavano a battibeccare.
Amelia aveva proposto di congelare il topo, cosa che aveva fatto arrabbiare Evelyn, decisa a tenere l'animale.
In tutto questo, Aster era sbucato dietro a Roland.
 
Il biondo era fresco di allenamento, lo si notava dai tagli ancora sanguinanti su braccia e gambe e, dal sudore che impelava la sua fronte.

- Invece di discutere di un piccolo roditore, dovreste fare colazione - 

Disse Aster, passandosi poi la mano tra i capelli, quando Evelyn corse da lui con il roditore in questione

- Ma non fa del male a nessuno, ti prego fratellone! -

Gli occhi supplichevoli della sorella, lo fecero sospirare. Il Rosestal biondo, le carezzò la testa scuotendo la sua.

Fu Roland che avvicinandosi e, accarezzando il topolino, decise di intervenire in favore di Evelyn

- E se lo tenessi io? i topi sono famigli niente male - sbuffò il moro, sollevando sulla mano il topo che gli salì fino alla spalla.

- Ma Mister Squitt è mio amico! - si lamentò la bimba mettendo il broncio. Accarezzava il topino restando sulle punte dei piedi.

Aster sospirando le aveva accarezzato piano la testa con molta calma e dolcezza.

- Lo so, ma dovresti ricordare che mamma, non gradisce gli animaletti - le spiegò

Evelyn sospirò annuendo poi diede un bacino al topino che per risposta, strusciò il naso contro quello della dodicenne che ridacchiando, si rivolse a Roland

- Ti prenderai cura di lui? - domandò

Il ragazzo annuì scompigliandole i capelli, in un gesto dolce. 
Con il dito accarezzò il topo e sorrise.
***
 

Erano passati alcuni anni da quel periodo, ora Celina aveva quasi due anni.
 
Roland ne dimostrava una ventina, nonostante come stregoni ne lui ne Amelia e nemmeno Evelyn, sarebbero cresciuti.

Era appena entrato in palestra, dalla morte di Lucinda avvenuta in circostanze misteriose, il padre era scomparso dalla villa.
Semplicemente, qualche giorno dopo il funerale della donna, Stephen Rosestal era scomparso.

Lasciando così Aster a capo della famiglia senza dire dove andasse ne tanto meno, preoccuparsi della piccola Celina o delle figlie più grandi.

A Roland non andava giù, ma non poteva fare nulla per impedirlo, non avrebbe mai potuto, perchè lui era un mezzo cacciatore.
Se ne fregava dei commenti degli altri, eppure quando camminava per la strada, aveva spesso la sensazione di essere fuori posto. Sensazione che era aumentata, quando Aster era diventato ufficialmente il capo famiglia.

Lui aveva tutto quello che mancava a Roland
Aster non era solo talentuoso e intelligente come pochi, lui era bello come il sole.

Con i capelli biondi perennemente scompigliati, tentava di aggiustarli con la mano, mentre sorrideva affabile nel suo completo elegante.
Ammirava le persone che ammiravano lui, ma senza mai scomporsi, con lo sguardo di zaffiro puntato verso la folla.

Roland sospirò infastidito e tentò di accendersi una sigaretta, ma lo sguardo glaciale del fratello, lo fece desistere

- Io esco a prendere aria - disse lo stregone

Senza aspettare oltre uscì dal edificio dirigendosi per le strade di Idris. 

Arrivato in una zona poco frequentata, si appoggiò ad una delle torri anti demone, e si accese finalmente una beneamata sigaretta, fumandola in santa pace.

Quando improvvisamente, la piccola Celina apparve da dietro una colonna, fece sbucare solo la testa, guardando il giovane
- Fate...llone... - Sussurrò la piccola.

Intenerito lo stregone, fece passare una fiammella dalla mano, dietro il collo riprendendola con la mano, sorrise quando la bimba, avvicinandosi lo guardò estasiata.

 
Da quel giorno, l'unica preoccupazione di Roland, fu rendere felice la sua sorellina.
Grazie a lei, anche lui pote trovare la felicità in un mondo di spine, una luce tra le ombre.

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Capitolo 14
*** A new way out of a pure tear ***


Capitolo tredici 
A new way out of a pure tear

Celina era davanti alla tomba guardava il volto pallido di Roland, mentre chiudendo la bara veniva seppellito.
Indietreggiò dalla buca e lentamente,si voltò verso la sua famiglia.

Aster teneva il volto chinato in basso, stringeva i pugni tanto forte che rivoli di sangue, avevano sporcato la sua pelle.
Amelia era tra le braccia di Ace, in lacrime che non si fermavano nemmeno davanti alle premure, dello stregone dal volto contratto nel dolore e sofferenza.

Poco distante Evelyn, pallida e spaurita.
Revent le teneva una mano sulla vita e con l'altra le accarezzava la sua mano con dolcezza.

Celina osservava la sua famiglia, gli occhi erano arrossati come le guance, sulle quali scivolarono subito lacrime.

Improvvisamente, Ace si voltò verso un giovane ragazzo appoggiato ad una colonna, anche la bimba notò il lieve sorriso dello stregone che avvicinandosi, diede una lieve pacca alla spalla del giovane.

Questo, alto qualche centimetro meno del suo maestro aveva un fisico magro e atletico con una muscolatura non troppo eccessiva.
Dalla carnagione chiara, il viso dai lineamenti delicati era, incorniciato da dei corti capelli biondo paglia che arrivano fino al collo, occhi neri con le palpebre scure e labbra sottili.

I suoi marchi da stregone, perchè si il ragazzo era un giovane stregone.
Erano placche nere che iniziavano da dietro al collo e scendevano lungo la spina dorsale.
inoltre, presentava una profonda e lunga cicatrice lungo il collo.

La piccola Celina venne chiamata subito da Amelia che stringendola forte a se, pareva triste e preoccupata.

Evelyn e Revent seguiti da Aster, uscirono dalla chiesa, lasciandoli soli.

Fu allora che Ace, si avvicinò alla donna baciandole una tempia, con molta dolcezza, mentre prendendo in braccio la bambina guardava la sua amata.

- Ci prenderemo cura di lei, questa è una promessa mia cara - disse l'uomo.
- Lo so. Lo so Ace -.

Amelia strinse a se la piccola Celina, le carezzò con dolcezza i capelli, sapendo che non avrebbe più potuto stringerla così per parecchio tempo.

 
***

Era stato deciso così. Celina avrebbe abitato a Kyoto nella magione estiva di Ace.

Aster dopo aver appreso della notizia della morte di Roland e aver scoperto, che ad ucciderlo era stato Riven, si era chiuso nel suo ufficio per giorni, senza rivolgere alcunché di parola con nessuno.

Poi tre giorni prima del funerale, aveva convocato i suoi alleati più fedeli e le due sorelle.

Saria era tra le braccia di Riccardo, non appena avevano saputo tutto, lui la fidanzata e Revent, erano tornati alla villa e con loro era venuto anche Vincent Nightshadow.

Il maestro del crociato, se ne stava in silenzio, con la schiena appoggiata al muro, senza emettere un solo suono. Limitandosi a fumare un sigaro, indispettendo così il vampiro.

- Vi ho fatti chiamare, perchè sto per prendere delle difficili decisioni - cominciò il biondo.

Revent strinse Evelyn, appoggiata a lui, quasi priva di forze e triste, inconsolabile dopo la perdita di Roland.

Quando aveva saputo della morte, Eve così era ormai abituato a chiamarla Revent, era letteralmente crollata. I bellissimi occhi viola, ora erano spenti e sofferenti. delle pesanti occhiaie, si notavano sotto di essi.
Le guance erano pallide e sembrava aver perso quella pacatezza solita, mentre stringeva la sua maglia.

Il castano le carezzò il viso preoccupato, anche lui era ridotto ad uno straccio e non solo, si sentiva colpevole in quanto l'assassino di Roland, era suo cugino.

- Ci concentreremo sul fermare i nostri nemici -.
 
Aster, si spostò dando loro le spalle, guardando la finestra ma continuando comunque a parlare.

- Revent tu e Evelyn lavorerete sotto copertura al caffè Locut - disse.

I due annuirono senza fare o dire altro, nonostante Revent avesse qualche obbiezione sul piano di Aster, non ne disse nessuna.

-Ricaverete informazioni, sui movimenti di Faith Nightshadow - aggiunse.
- E noi cosa facciamo? - 

Domandò la voce un po timida di Saria, ancora tra le braccia di un Riccardo, ansioso e decisamente preoccupato.
- Andrete a parlare con Raphael Santiago e la Regina Seele. Ci servirà il loro aiuto - rispose il Rosestal, mentre voltandosi lentamente, appoggiava le mani alla scrivania.

Saria sembrò parecchio intimorita, questa volta nemmeno la stretta delle braccia di Riccardo, sembrò in grado di calmarla.

- Con il dovuto rispetto, non ci si può fidare delle fate -
Intervenne Vincent, alzando la testa ispirando il fumo con uno sguardo tra il serio e ghignante.

- Hey! io sono una fata! - sbuffò Saria

Vincent le ricambiò lo sguardo con una leggera malizia, scontrandosi con gli occhi di Riccardo. Il vampiro emise un lieve ringhio stringendo protettivo la sua fatina.

- Quello che stai dicendo...Ha un suo senso. Ma non abbiamo tempo! -

La voce di Aster, dal tono freddo e quasi imperioso, sovrastò quella degli altri, mentre nella stanza aleggiava un silenzio di tomba.

- Puoi fare il gradasso con loro, ma non con me di certo -

Ad intervenire, era stato Ace. 
Guardò il Rosestal sfidandolo, con i suoi innumerevoli anni di saggezza, mentre stringeva con una mano quella di Amelia, appoggiata a lui.

- E tu stregone, faresti meglio a ricordare che sono un cacciatore - ringhiò in risposta il ragazzo

A quelle parole intervenne Revent, che facendosi avanti, guardò Aster serio ma con un non che di pericoloso.

- Cerca di stare calmo, so che soffri ma non è il caso di prendertela con noi  - disse il giovane
- Con chi dovrei farlo, allora?! - ringhiò Aster in risposta

Revent strinse i pugni, capiva il suo dolore ma non capiva perchè si stesse accanendo tanto con loro. in fondo, erano tutti sulla stessa barca. Fece per rispondere, quando un commento di Aster, lo costrinse a mordersi la lingua

" è tutta colpa tua Crociato "

A quelle fredde parole Revent scosse la testa, a passo svelto e con la rabbia nel cuore, si diresse fuori dalla stanza sbattendo la porta e rintanandosi nella biblioteca, l'unico posto tranquillo.

Era steso schiena contro la libreria, teneva lo sguardo basso con i capelli, che gli coprivano gli occhi.
improvvisamente, sentì il tocco di una mano. 
Così delicato che lo avrebbe riconosciuto fra mille, un po come avrebbe riconosciuto il profumo di rosa del suo balsamo o quei suoi stupendi occhi d'ametista.

Alzò il capo incontrandoli e meravigliandosi, di quanto fossero ancora splendenti, nonostante le circostanze.

- Evelyn...Che fai quì? - sussurrò il ragazzo

Lei non rispose, si sedette al suo fianco, portando la schiena contro la libreria e, alzando lo sguardo verso il soffitto, cominciò a parlare.

- Nostro padre, Stephen Rosestal era...Perfetto.  - 
Sussurrò per poi fermarsi qualche secondo ed esibire un sorriso triste.

- Un guerriero freddo e serio, capace di sorridere mentendo persino ai suoi stessi figli.  - 

Disse con una mezza risata ma si capiva che parlare di cose simili, le metteva malinconia e tristezza addosso.

- Con Roland e in particolare con Aster, era davvero severo. C'erano giorni, che i miei fratelli non si alzavano dal letto a causa del dolore degli allenamenti -

Revent annuì guardando un punto davanti a lui, nel vuoto di quella libreria, si sentiva solo la delicata voce di Evelyn che, continuava a raccontare.

- Quando Lucinda morì...Lui ci abbandonò. Nessuno sa perchè ma...Semplicemente scomparve. - 

Disse la ragazza mentre deglutendo, tentava di dimenticare gli sguardi di gelo mascherati da finta dolcezza.

Lei, Roland e perfino Amelia...Erano la tragedia di quella famiglia.
Così li aveva definiti Lucinda. 

Mostri nati da una notte di passione, inadatti, sbagliati il disonore di quella famiglia.

Improvvisamente e quasi senza accorgersene, le guance di Evelyn, avevano cominciato a rigarsi di lacrime. L'unica cosa che aveva sempre voluto, una famiglia che l'amasse, le era stata portata via.

Stephen, Lucinda nonostante le botte e gli insulti. Selen, scomparsa quando lei aveva cinque anni e ora Roland.

Revent la afferrò stringendola con forza al suo petto, mentre le lacrime e le urla riempivano quella stanza.

Tutta disperazione, senso di inadeguatezza e tristezza, che la ragazza aveva sempre tenuto dentro di se e, che ora, stava sgorgando come un fiume in piena.

La strega delle rose, ora era una bambina, incapace di non crollare sotto tutto quel dolore.
 
Incapace di trattenere quella tristezza che ora, riempiva il suo cuore la sua testa, completamente Vuota ripercorreva i ricordi del passato.
Tutte le percosse, gli insulti, le calunnie subite, solo perché lei, era diversa.

Tutto si riversò tramite quel pianto disperato, tra le braccia di quel giovane.

Revent Hallowtower, era entrato nella sua vita, come un fulmine a ciel sereno, l'aveva trasformata, tanto da rendere possibile che lei, si fidasse completamente di lui.

"  Appoggiati a me, quando soffrirai sarò lì. 
Sarò quella forza, che custodisci e che non vuoi mostrare, sarò le lacrime e il sorriso che farai"

- Non piangere Eve. Ci sono io e non ti lascerò - 

Sussurrò Revent, mentre le carezzava i capelli con dolcezza, sforzandosi di essere forte, di essere più forte.

La ragazza lo strinse forte e piano, smise di piangere. le faceva male la gola e gli occhi le bruciavano, a causa delle lacrime.

Passarono la notte così, abbracciati stretti.
Senza parlare. Perché non vi erano parole, che potevano servire. non vi era nulla, che fosse come loro due in quel momento.

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Capitolo 15
*** The return of the fairy princess ***


Capitolo quattordici
The return of the fairy princess

Raggiungere la corte bianca, fu abbastanza semplice. 

Saria camminava dietro Riccardo e Vincent, il cacciatore non emetteva parola mentre il Diurno, sembrava più seccato dalla sua presenza che dal effettivo vento gelido.

Raggiunsero una magnifica radura, l'erba sembrava più verde lì, che nel resto della foresta, dove si erano inoltrati.
Intorno a loro, era un tripudio di fiori e piante mai viste, unicorni cavalcavano poco distanti abbeverandosi lungo il corso di un fiume, dalle acque cristalline.

Riccardo raccolse un po di acqua dentro la borraccia per poi avvicinarsi, porgendola a Saria, seduta su una roccia.
- Bevi un po, ci riposiamo un attimo-. 

Disse la fata, ma la sua voce delicata, sembrava anche un po cupa. 
Il vampiro si sedette facendola mettere sulle sue gambe, le carezzò i capelli delicatamente, baciandole il collo con dolcezza, prima di affondare i canini e cominciare a bere.

Saria ansimò appena lasciandolo bere, il dolore era sopportabile, se serviva a vedere il sorriso di Riccardo. Lui le carezzò il viso con la mano, continuando ad ingerire il sangue, mentre le sue labbra si sporcavano di rosso.

Si staccò piano e le leccò i due fori sul collo, prima di appoggiare le fronte contro la sua, sorridendo dolcemente.
- Ti amo Saria - disse Riccardo.

Lei arrossì e lo strinse forte, baciandolo con passione, legando la propria lingua a quella del vampiro 
lasciandosi tutto alle spalle, pensando solo a loro e non al futuro.
Il domani, che tanto spaventava la fata, era lontano grazie ai baci e le carezze di Riccardo.

Vincent era poco distante da loro e guardandoli appena, tanti ricordi gli affollavano la mente. 
Li scacciò ringhiando, scacciò il volto di Mireha e della piccola Hana, come se non fossero mai esistite.

 
***

A tarda notte, raggiunsero l'imponente palazzo. 
Era immerso in una radura dieci volte più grande, di quella dove si erano fermati nel pomeriggio.

Era un palazzo di cristallo bianco con mille fiori diversi a fare da tappetto delle fondamenta che, erano state scavate nel terreno e venivano sostenute, da radici secolari.

Saria restò impassibile davanti a tutto quello sfarzo e bellezza, il volto era freddo la voce le mancava e non per la felicità di certo.

Riccardo le si avvicinò e le prese la mano, la fece voltare delicatamente verso di se, e infine le diede un lieve bacio, tanto dolce quanto vero.

- Fidati di me fatina, andrà tutto bene -  ridacchiò il ragazzo, con gli occhiali storti sul naso.
 
La fata li aggiustò e gli baciò la fronte, dovette mettersi in punta di piedi ma sorrise.
Dopo di che, entrò nel enorme palazzo con la mano stretta da quella di Riccardo. 

Raggiunsero la sala del trono, dove una donna li aspettava.

Era incredibilmente bella.
Con grandi e luminosi occhi, che osservavano tentatori il resto delle persone, presenti in quel luogo.
Aveva incrociato le lunghe gambe, solo per il gusto di mostrarle a quei due maschi, mentre si era passata una mano tra i capelli.

Inumidendosi appena le labbra con un movimento della lingua, tanto delicato quanto malizioso. La donna rivolse uno sguardo alla giovane fata.

- Figlia mia, ci onori della tua presenza, ma per quale gradita ragione? - domandò la regina.

Saria fece un passo avanti, sentiva su di se gli sguardi della regina e delle altre fate. 
Prese un profondo respiro e alzò il mento, osservando la donna con una strana e agli occhi di Riccardo, preoccupante freddezza.

- Un alleanza. Tra il nostro popolo e gli Shadowhunters, della famiglia Rosestal -.

La Regina parve confusa ma poi con tutta la grazia e lo charme che possedeva, spostò i capelli dal collo e si alzò, dirigendosi verso la giovane.

Arrivata davanti alla figlia, sfiorò le sue guance con le mani vellutate, ma fredde come il ghiaccio.

- Potrei benissimo accettare, ma voglio in cambio una garanzia - sussurrò sorridendo.
- C-che tipo...Di garanzia? - domandò di rimando Saria.
- Una volta terminata la tua...Missione. Tornerai a vivere a palazzo e sposerai l'uomo che io sceglierò per te -.

Quelle parole, lasciarono Saria allibita. 
- Ti lascerò due giorni, così che tu possa ponderare la tua decisione, figlia mia -. 
Disse la donna, con un sorriso velenoso ma, altrettanto seducente.

La fata strinse forte la mano del vampiro, mentre notava Riccardo, abbassare un po lo sguardo e contrarre la mascella.
Sembrava davvero, sul punto di azzannare la Regina e dato che lui era un vampiro, la cosa non sarebbe stata in senso " figurato".

Ma prima che il ragazzo, riuscisse nel suo intento, entrambi vennero condotti nella stanza della fatina, così da passare la notte in tranquillità.

Sfortunatamente, Riccardo era tutto tranne che tranquillo. 

Era sdraiato sul letto, con una mano coccolava Saria, passandole le dita tra i capelli, mentre l'altra la teneva a mo di cuscino dietro la nuca. Era intento a guardare il soffitto e a pensare.

- Cioccolatino...Stai bene? -. 

La voce delicata della fata, lo fece risvegliare da quel coma di pensieri e dubbi. Le sorrise dolcemente accarezzandole una guancia.
- Si. Ssono solo un po preoccupato, non accetterai vero? -.

Domandò ansioso baciandole il collo, facendole sentire appena i canini, pizzicare la pelle e godendo appieno, dei sospiri e gemiti di piacere, emessi dalla bocca della sua fatina.

- Ti amo Saria. Non voglio vederti, tra le braccia di un altro uomo -.
 
Disse Riccardo, mentre di colpo, penetrava il collo della fata con i canini, sporcando la sua pelle bianca di sangue scarlatto che, immancabilmente finì nella gola del giovane diurno.

Saria si strinse a lui, reprimendo il lieve dolore che provava.
Mentre sentiva i canini di Riccardo, lacerare piano la pelle e la lingua del ragazzo, farle bruciare la ferita che passava maliziosamente a leccare.

- T-ti amo anche io...Tanto...Ttanto Riccardo - sussurrò la ragazza, reprimendo l'ennesimo gemito.

 
***

Il sole era sorto da poco e Reika, si era risvegliata in un comodo giaciglio di rose, accanto ad una giovane fata maschio.
Sorrise maliziosa, ammirandosi riflessa in uno specchio. 

I capelli rosa erano molto più lunghi e, intrecciati con fili d'oro e d'argento.
Il corpo dalla carnagione chiara, era nudo, ma la ragazza, non ci faceva troppo caso mentre passava una mano, tra i capelli ravvivandoli, prima di alzarsi lentamente, senza disturbare il sonno del suo amante.

Sorrise, perchè i suoi pensieri non vagavano al ennesima notte di passione, ma priva di significato, ma bensì a qualcuno di molto importante per lei.

Indossò una semplice veste di color azzurro chiaro, con una cintura, che le fasciava perfettamente il punto vita.
La veste, cadeva delicata con uno strascico a coda di sirena, sulla parte posteriore ed era leggermente scollata sul seno.

La fata prese delicatamente una lettera e la lesse con attenzione, sorridendo, sfiorandola piano con le labbra, dove vi era la firma del mittente.

La lettera era di lavoro, ma a lei non importava. La strinse forte al petto e chiuse gli occhi.

Si estraniò dal mondo circostante, immaginando di passare le dita, tra i capelli del ragazzo che l'aveva scritta. Poterlo di nuovo rivedere e sorridere al fianco suo e di Faith.

Fermarsi la notte, e ammirarlo, mentre nuotava in piscina. Sentire di nuovo la sua risata, mentre prendeva in giro il cacciatore loro leader.

Si voltò di colpo, ammirando il maschio che si stava alzando dopo la notte.

Il corpo era allenato e appena un po muscoloso, la carnagione chiara, i muscoli delle spalle e della schiena, erano contratti nello sforzo di alzarsi.

Un bel vedere per Reika che lasciata la lettera, raggiunse a passi delicati, il giovane.
Questo, dimostrava qualche anno in più di lei.

Aveva i capelli lunghi fino al collo e leggermente mossi, mentre gli occhi erano di due colori:
Uno era dorato, per via del sangue di fata, mentre l'altro era verde azzurro.

Era un mezzo cacciatore non che, una fata della caccia da qualche anno.

Il giovane portò una mano tra i capelli della ragazza e le carezzò lievemente una guancia, prima di baciarla con passione, venendo da essa ricambiato.

- Buongiorno Mark-chan - ridacchiò Reika.
- Mi piace quando mi chiami così. Piccola fatina -  aveva detto lui, scendendo a baciarle il collo leccandolo fino al orecchio.

Lei sorrise e lo atterrò sul letto. 

Ma per quanto amasse quella zazzera di capelli biondi e quei suoi occhi, quasi imperscrutabili.
Altri lineamenti di un viso differente, continuavano a palesarsi, sovrapponendosi a quelli di Mark.

Un viso, dai lineamenti delicati, incorniciato da dei capelli medio-corti scompigliati, di un bellissimo color blu chiaro.

Occhi grigi che leggevano le emozioni della fata, come un libro aperto, scandagliando il suo cuore come se non avesse segreti.
Labbra sottili che nascondevano dei denti affilati ed aguzzi. 
Ma che molto spesso, si incurvavano in sorrisi allegri e talvolta maliziosi, ma mai con l'intento di offendere la sua persona.

Un sospiro lieve da parte della ragazza, allarmò un po Mark che spostandole una ciocca di capelli, arrotolandola dietro la orecchio, le sorrise dolcemente baciandole piano le labbra.

- Qualcosa ti preoccupa mia cara? - domandò il biondo.

Reika scosse il capo con fermezza e abbracciandolo forte, si alzò dal letto.
- Credo mi farò una doccia. - 
Disse prima di dirigersi verso il bagno. Ma si ritrovò dietro Mark, che cingendole la vita con le braccia, poggiò la testa sul mento di lei.
- Sò che può essere difficile. Ma il nostro non è amore giusto? - domandò ridacchiando.

Reika non rispose, rimase ferma con la mano, ancora a stringere la maniglia della porta del bagno.

- Giusto. Ora scusami ma d-devo farmi la doccia -.
Disse qualche minuto prima, di entrare chiudendosi dentro il bagno.

 
***

Reika si era fatta la doccia ed ora, indossava una tuta aderente al corpo e ottima per muoversi. Era color muschio mentre gli stivali erano neri.

Ora camminava, seguendo il corso del fiume. Cercando le famose rovine, che secondo le sue informazioni, racchiudevano il passaggio per trovare un antico tesoro delle fate.

Improvvisamente però, notò qualcosa o meglio, qualcuno nel fiume.

Lui, era il ragazzo nei suoi continui pensieri. 
Era il suo amico d'infanzia non che collega di lavoro.

Senza pensarci su due volte, la fata cominciò a correre scendendo verso il fiume, con il cuore in gola, vedendo avvicinarsi sempre di più il bel ragazzo dai capelli blu chiaro.

- Zebra! Zebra! -.
 
Urlò la rosa a squarciagola, con il fiatone per la corsa. Si fermò solo raggiunta la riva del fiume e portò le mani sulle ginocchia, riprendendo fiato.

Il ragazzo si avvicinò al acqua con uno stile veloce e quasi elegante, la parte inferiore del suo corpo presentava una coda, molto simile a quella di uno squalo zebra.

Si poteva chiaramente notare, una pinna caudale sulla schiena e delle branchie sui fianchi sotto il costato.

Il ragazzo presentava inoltre, una cicatrice a forma di X sul fianco sinistro, e una di un morso sulla coda, inoltre la pinna caudale presentava un cicatrice, probabilmente lasciata da un oggetto affilato.

- Reika... -

Non la vedeva da qualche mese, eppure qualcosa, aveva cominciato ad agitarsi nel cuore del tritone.

Sorrise battendo la coda su l'acqua, mentre la fata alzava lo sguardo, sorridendogli di rimando e facendo così, battere a mille il cuore del giovane.

Zebra le sorrise poi uscì dal acqua riprendendo l'aspetto solito. Grazie ad un incantesimo i vestiti del giovane non scomparivano una volta cambiata forma.

Zebra indossava una camicia a fiori blu e gialla e dei pantaloncini corti azzurri, inoltre calzava un paio di sandali da spiaggia.

- Mi manda Faith. Dobbiamo velocizzare la ricerca -. 
Disse il giovane, portando le mani a sprofondare nelle tasche dei pantaloncini. 
- Quindi...Ti darò una mano piccola -.
 
Aggiunse con un sorriso, facendo arrossire lievemente la fata che, voltandosi verso il folto della foresta, aveva portato in avanti una mano.

- Molto bene! allora mettiamoci in marcia. Prossima fermata le rovine antiche! - 
Disse prima di cominciare a camminare, seguita dal ragazzo.

Angolo autrice.

Dunque in questo capitolo, abbiamo Saria e Riccardo. Quest'ultimo, non sembra affatto gradire la situazione ne la decisione della Regina, di ricattare la figlia.
Poi ecco il ritorno di Reika che pare aver passato la notte, niente meno, che con Mark Blackthorn!
E infine, l'arrivo di un altro compagno di Faith.

Il tritone Zebra è un oc di Dragun95 che ringrazio per il prestito.
Quindi, i due sono decisi a trovare le rovine antiche, per sapere se ci riusciranno, seguite questa storia.

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Capitolo 16
*** the lady of the roses and the thorns of the pain ***


Capitolo quindici
the lady of the roses and the thorns of the pain


Reika e Zebra, raggiunsero il tempio, solo dopo due giorni di cammino.
La ragazza si sedette su una roccia e ammirò l'imponenza delle antiche rovine, mentre il ragazzo si guardava intorno, bevendo un po' di acqua.

- Queste sono le antiche rovine...in teoria - disse la fata.

- È quel "in teoria" che non mi convince tanto -

Zebra le si era avvicinato, osservandola, posando poi lo sguardo verso il sistema delle rovine.

- Un solo edificio e anche la grandezza è innaturale -
Disse Reika, mentre alzandosi, raggiungeva il portone, tastandolo con le mani e attivando una leva nascosta, facendo così aprire il portone in metallo fatato.
- Aperto. Dai andiamo - aggiunse sorridendo.

Zebra annuì e, raggiunta la compagna, varcò insieme a lei l'ingresso.
Si ritrovarono in una stanza rettangolare, tuttavia completamente vuota, tranne che per una enorme stele, posta al centro della sala.

Zebra camminava per la stanza, esaminando quel poco che gli sembrava sospetto, mentre Reika tentava di decifrare l'stele.

Dopo quasi due ore, il ragazzo-tritone si era stufato di aspettare e si era sdraiato a terra, guardando il soffitto semi distrutto dell'antico tempio.

- Trovato! - 

Aveva esclamato la fata-farfalla, sbattendo le ali allegra, facendo così alzare il giovane, che si era avvicinato a lei e alla stele.

- Che hai trovato? - domandò sbadigliando il ragazzo.
- Ho decifrato la stele. Il messaggio dice " guarda sotto la superficie per trovare il sentiero nascosto" - disse Reika.

Di fronte al sorriso radioso della fata, Zebra non potè fare a meno di sospirare. Alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto e la guardo serio.

- Tu mi stai dicendo... che ti ci sono volute due ore, solo per un mesaggio così corto e incomprensibile? - 

Domandò sbalordito, e forse anche un po' seccato, ridacchiando, quando Reika mise su il migliore dei suoi bronci.

- Uffa! Guarda che tradurre dall'elfico alle lingue demoniache è un casino! - sbottò la fata.

Zebra rise e la attirò in un abbraccio, acarezzandole i capelli, sentendo lei aggrapparsi con le mani alla sua maglia. Sorrise e le baciò la testa

- Lo so. Scusa fatina - 
Lo disse, accarezzandole il viso, accorgendosi di averla fatta arrossire, forse proprio per quell'improvviso contatto che l'aveva spiazzata.

Reika era così. 
Forte, coraggiosa e allegra all'esterno, dolce e innocente all'interno. 

Lui lo sapeva bene. Il rapporto che avevano era qualcosa di sincero e di profondo, qualcosa che, per quanto negassero entrambi, poteva essere amore.

Non importava quanti uomini dormissero con Reika o quante donne lui si facesse per dimenticare e colmare la loro distanza.

Reika sarebbe tornata da lui, sempre e comunque.
Esattamente come Zebra avrebbe visto Reika ovunque, in ogni ragazza che si portava a letto.
Lei era lì. Come se una parte della fata-farfalla fosse sempre presente nella vita del tritone.

- Quindi che vogliono dire quelle parole? - 
Domandò, cercando di dimenticarsi, delle cose che stava pensando e concentrarsi solo sulla missione.
- Dobbiamo...immergerci -rispose, di colpo tremante, la fata. 

Zebra sapeva quanto Reika odiasse l'acqua. E come biasimarla. Quello non era il suo elemento.
Quindi, le sorrise, accarezzandole una guancia.

- Non avere paura. Fai un bel respiro e stringimi - ghignò lui, prendendola tra le braccia, carezzandole delicatamente le spalle e la schiena, così da poterla calmare.

La strategia del tritone squalo ebbe successo. 
Reika si strinse a lui, chiudendo gli occhi, mentre, immergendosi vedeva l'acqua salire fin sopra il petto.
Sentendo mancare il sostegno del terreno sotto i piedi, la ragazza cominciò ad innervosirsi e strinse forte il ragazzo.

- Stai tranquilla, non ti lascerò affoggare. - 
Sussurrò il giovane, mentre, afferrandole piano il viso, la baciava.

Era un modo per distrarla mentre, tornando nella sua forma di tritone, le stringeva la vita e si immergevano del tutto, mentre il loro bacio terminava e Zebra sorrideva.

- Posso respirare sott'acqua! - esclamò Reika stupefatta. 
Annuendo, Zebra la prese per mano e cominciarono a nuotare.
Avanzarono nell'acqua finché non videro un passaggio.

Percorsero un corridoio sottomarino ed emersero in una sorta di sacca d'aria davanti a quello che pareva un antico edificio a cupola, che emergeva solo per metà dalle acque torbide.

La facciata era antica e molto bene decorata, con iserti di pietra e marmo molto elaborati, ma ormai fatiscenti e coperti di alghe e muschio. 

- Un tempio sottomarino. Guarda quelle iscrizioni, credo siano di duecento, forse seicento anni fa - disse la fata.
I due rimmersero, dirigendosi verso il santuario.

 
***

L'interno ricordava leggermente una chiesa rinascimentale, pieno di colonne, affreschi e arcate, ma tutto era fatiscente e ridotto in rovina. 
Era completamente pulito e ospitava nel centro una grande stele ricoperta di rune antiche e dimenticate, mentre nell'angolo più in alto della stanza, un altare vuoto dominava tutto.

Reika si strizzò i capelli bagnati, poi si diresse ad esaminare la nuova stele, piena di simboli strani e apparentemente incomprensibili.

- Queste non sono rune delle fate, non riesco a leggerle- 
Disse la fata, sfiorando alcune rune incise con le dita come se tentasse di capire a cosa si riferissero.
Ma in quel momento, una forte luce la colpì.
Questa proveniva direttamente dalla stele e la travolse in pieno.

Zebra si precipitò dalla fata, ma questa si rialzò e lo guardò qualche istante, prima di parlare.
- Figlio delle acque, ti aspettavamo da secoli -

La voce della fata, era molto diversa. 
gli occhi erano azzurri e spenti, come se qualcosa, o qualcuno, l'avesse improvvisamente posseduta.
- Chi sei e cosa hai fatto alla mia compagna? - 
Domandò il tritone ringhiando appena, cercando di stare calmo. L'essere dentro Reika si esibì in un lieve sorriso, molto delicato e femminile.
- Noi siamo le Merrow - disse
Zebra, che sapeva qualcosa di mitologia, sgranò gli occhi a quella frase.

le Merrow, infatti, erano le sirene della mitologia Irlandese. 
Ma loro non si trovavano in Irlanda, cosa stava succedendo?
Si rivolse all'entità con uno sguardo calmo.

Se essa avesse voluto mettere in pericolo la loro missione, avrebbero già agito fermandoli, addirittura con la forza.
Invece la Merrow aveva detto di averlo aspettato addirittura per secoli.
- Cosa volete da noi? Intendete fermarci o aiutarci? -
Gli sembrava strano rivolgersi alla Merrow come se fossero più persone, ma di certo quella entità poteva essere una cosa sola: uno spirito.
Probabilmente l'anima di una sirena, che era rimasta bloccata nella stele e che ora stava parlando dal corpo di Reika.
- Figlio del mare, ciò che cerchi si trova nella parte più profonda - 
Disse la merrow, mentre una parete scompariva, rivelando una porta di cristallo.

Zebra guardò la porta, per poi riportare lo sguardo proprio su Reika

- Quello che cerchi ha un grande potere, usalo con sagezza -
La ragazza sorrise mentre, perdendo i sensi, scivolava in avanti, venendo presa al volo dal tritone.
Zebra si caricò Reika in spalla e, arrivato alla porta, che scomparve per magia, cominciò a camminare.

Il corridoio gli sembrava infinito e, sopratutto, Zebra era depresso dal poco cambiare dell'ambiente. 
Finchè non vide una luce blu brillare in lontananza.
La seguì e ciò che vide lo lasciò senza parole.

Una stanza piena di gemme brillanti, incastonate nel terreno sul soffitto e perfino nelle pareti.
Il ragazzo si guardò intorno meravigliato, mentre Reika alzava la testa, poggiando le mani sulle spalle del compagno.

- il Cuore delle fate? - domandò la rosa.
Zebra scosse il capo continuando a camminare.

Non parlava nessuno dei due, mentre lo sguardo del tritone vagava alla ricerca di qualcosa in particolare e quel qualcosa lo trovò poco dopo.

Una grande pietra di color blu zaffiro a forma di goccia.
Era protetta da alcune alghe rampicanti ed emanava una luce azzurra molto brillante.

Lo squalo appoggiò all'interno della bolla protettiva Reika poi si diresse a recuperare il cuore.
Posò le mani sulla gemma che, scintillando, si staccò dal piedistallo dorato, mentre l'acqua del tempio si prosciugava quasi completamente.

Il tritone prese la gemma in mano e la fata in spalla.
Doveva uscire da lì e contattare Faith e avvertirlo del successo della missione, ma lì dentro non c'era minimamente segnale.
E, vista la scomparsa dell'acqua, avrebbe dovuto arrampicarsi lungo le pareti, rese scivolose da alghe e infiorescenze. 
Per fortuna con i denti e gli artigli da tritone era in grado di arrampicarsi.

Per fortuna non gli era nuovamente spuntata la coda. Sarebbe stato un bel pasticcio provare ad arrampicarsi senza l'aiuto delle gambe.

Scalò la parete il più rapidamente possibile, con la gemma stretta tra gli affilati denti e con le unghie ben strette alla parete.
Reika non si era ancora svegliata, e sinceramente sperava che si riprendesse presto.

Le merrow erano creature pacifiche, ma avevano l'abilità di intrappolare le anime degli altri nelle loro reti per l'eternità e ipnotizzare irreversibilmente i govani di cui si infatuavano, portandoli a vivere con loro in mare. 
Non credeva che le avrebbero fatto del male, ma aveva comunque paura di quegli incantesimi.

Sperava che Reika, in quanto fata, fosse immune da questo potere, ma era sempre meglio non scherzare con la magia delle sirene, di qualunque tipo esse fossero.
Per fortuna, però, non sembrava che quello spirito volesse nuocergli.

Appena giunse fuori dalla grotta prese il cellulare.
- Pronto? Si. La gemma è in mano nostra -
***

In un locale alquanto singolare, dipinto di nero e viola shoking chiamato Neko caffè, Evelyn e Revent erano alle prese con una missione decisamente... fuori dall'ordinario.

Stavano lavorando in incognito in quel posto, il che non era poi così strano, se non fosse stato per il proprietario che gestiva il locale.
Uno stregone eccentrico fino a sfociare nel ridocolo, sempre vestito di pizzo nero e truccato con ombretto viola e matita che mettevano in risalto i suoi occhi neri e a mandorla, come quelli dei gatti, animali che lui adorava più di chiunque altro, e che scorrazzavano per tutto il locale. 

E proprio suddetto stregone aveva appena consegnato ai due le loro divise.
Evelyn indossava un abito da principessa lungo alle caviglie in stile gotich lolita, con la ampia gonna a balze dai riflessi viola e il corsetto di pizzo nero. 
La scollatura a V metteva in mostra le spalle, mentre lunghe maniche di pizzo ricoprivano le sue braccia. La vita sottile era sottolineata dalla cintura viola. I piedi calzavano degli stivaletti coi lacci viola e aveva un trucco nero attorno agli occhi che li faceva sembrare più grandi.
Tra i capelli c'erano due pelose orecchie da gatto finte.

Invece Revent era stato costretto, suo malgrado, ad indossare un abito simile a quello di un maggiordomo. 
L'attillata giacca con le code lasciava scoperta la camicia bianca, rigorosamente abbottonata sul collo e i pettorali, mentre dei lunghi pantaloni neri gli fasciavano le gambe, e mettevano in risalto quanto fossero lunghe. Alle mani aveva dei guanti candidi e dei gemelli dorati scintillavano sui polsi della giacca. 
Anche lui portava quelle ridicole orecchie e delle eleganti scarpe nere.

- Ahhh! Ma perché dobbiamo continuare a conciarci come due pagliacci? - Disse esasperato il crociato, osservando il modo in cui il suo corpo era strizzato in quel costume.

Era talmente stretto, che avrebbe fatto lo stesso se fosse rimasto direttamente in mutande, e la cosa non faceva che imbarazzarlo di più.
Non gli piaceva venir guardato in quel modo.

- Beh, è un lavoro in incognito. - Rispose mesta la mezza strega.
- A me, conciato così, sembra piuttosto di essere una specie di giocattolino per ogni fata o strega sessualmente frustrata, visto come mi guardano. - disse, pensando con raccapriccio e imbarazzo a tutte le volte che lo avevano palpato o occhieggiato in modo tutt'altro che casto.

- Beh.... Secondo me le orecchie ti stanno molto bene. Sei così tenero con quelle -  rispose Evelyn timidamente, raddrizzandogliele e facendolo arrossire.
Revent le prese la mano con la sua e le baciò piano le labbra sorridendole calmo

- Anche tu sei molto bella - disse

Evelyn, a quel complimento, arrossì vistosamente per poi abbracciarlo, mentre tornavano a prendere gli ordini dei clienti.
Questo si ripetè anche nei giorni seguenti, senza alcun cambiamento.

E anche dopo il funerale di Roland niente era cambiato.
Nonostante le lacrime versate e il senso di vuoto, nessuno aveva accennato alcun cambiamento.
Continuavano a lavorare in quel locale, come se nulla fosse accaduto e tutto andasse bene.

E questo rendeva il crociato molto nervoso. Oltre alla tristezza per Roland, Gli sembrava che a nessuno importasse di ritrovare Riven per capire cosa gli fosse successo. Anzi, c'erano molti che lo volevano addirittura arrestare.
Ormai molti lo ritenevano un criminale. 

Evelyn si era accorta di questa frustrazione e provò a parlargli.
- Come stai? - domandò molto preoccupata
- Come potrei stare? Mio cugino è sparito, Roland è morto e Aster sta dando la caccia a Riven insieme agli altri. -
- Lo sai che non può fare altrimenti. Non è qualcosa che fa con piacere. Tutt'altro. - disse lei sospriando.
- Ma è la legge. Riven ha Ucciso Roland. Magari non era in sè, ma lo ha fatto. Dunque deve essere riportato alla città di ossa ed essere sottoposto al processo. - terminò.
- E ovviamente, se Aster riuscisse, sarebbe considerato un eroe, godendosi l'apprezzamento di tutti, e mio cugino sarebbe un criminale da far marcire. -

La mezza strega ci rimase di stucco. 
- Pensi che Aster sarebbe felice se succedesse questo? Riven è un suo amico! -
- Avrebbe potuto rifiutarsi di provare a catturarlo allora. - ribattè Revent velenoso.
- Lo sai che non può. L'ordine veniva dal Conclave! -
- Non mi intetessa. Riven sarà considerato feccia! E per colpa di tuo fratello! -
- Non puoi accusarlo per questo! Aster vuole solo fare ciò che è giusto!-

Il crociato le rivolse uno sguardo furioso.  Uno sguardo che le mise seriamente paura. 
Non era il suo solito sguardo, calmo e gentile anche se in apparenza freddo. Quello era lo sguardo di una belva assettata di vendetta.

- Come pensavo, è inutile provare a chiederti di capire. Ora vado. -  disse con rabbia, uscendo e lasciando la povera Evelyn sconvolta e in lacrime.

Il suo Revent, il suo crociato, che amava più della sua stessa vita, ora era distante da lei. 
E adesso si sentiva come se quelle parole che le aveva dispensato fossero crudeli e gelide lame.

 
***

Revent stava camminando rapidamente, cercando inutilmente di calmarsi. Era furioso. Con Aster, con quella situazione, ma soprattutto con se stesso. 

Che accidenti gli era preso? Non era colpa di Evelyn se Riven era in quella situazione.
Avrebbe voluto chiederle scusa, ma quando l'aveva sentita singhiozzare dietro la porta... Non era riuscito ad entrare di nuovo. 

Come avrebbe potuto anche solo guardarla in faccia dopo quello sfogo? 
Si sarebbe volentieri preso a pugni.
Soprattutto perché il suo girovagare lo aveva condotto nel parco dove erano usciti insieme per il loro primo appuntamento.

Non potè fare a meno di pensare al suo timido sorriso, ai suoi occhi dolci e alla sua gentilezza.
E lui l'aveva trattata così male.
Un mezzo urlo di frustrazione gli uscì dalle labbra, ma poi un movimento alle sue spalle lo fece voltare.

Ormai era notte e vide una decina di ombre nere e veloci muoversi rapidamente attorno a lui.
Colse sibili e uno scintillio di denti affilati.

- Vampiri - disse a mezza voce, prima che uno di loro scattasse verso di lui.

Il crociato estrasse una spada angelica dalla manica del giubbotto e la usò per spedirlo all'indietro.
Sentì uno schiocco dietro di se e rifilò un calcio ad un'altra vampira, ma altri tre lo presero alle spalle e Gli furono addosso. 

Tirò una testata ad uno di loro, ma uno lo morse sul braccio destro, quello con cui teneva la spada. Con una torsione quasi inumana gli ficcò la spada nella carotide, guardandolo contorcersi, per poi liberarsi dall'ultimo.
Ma loro erano più veloci di lui.

Menava fendenti aerei molto ampi, ma lo squarcio nel braccio gli annebbiava la vista e sentiva che quella specie di droga assuefacente che iniettavano col morso lo stava rallentando.
Parò altri due vampiri, ma poi uno gli arrivò contro da dietro.

Lui si girò con una torsione qiasi olimpionica e vide che teneva al collo un crocifisso d'argento.
- Santiago. -
- Hola. - rispose semplicemente lui.
- Che cosa vuoi da me? -
- Volevamo divertirci un pochino. Emani un odore di rabbia talmente delizioso. - rise appena il moro. 
- Ma sento anche che sei profondamente tormentato. Provi un grande rimorso per qualcosa. Sarà forse per la morte di quel cane dei Rosestal? - chiese ghignando. 
- O magari è a causa della fuga del tuo cuginetto? - continuò con un ghigno ancora più crudele.

In quel momento, Revent gli puntò la spada alla gola.
- Non. Osare. Parlare. Di. Loro - scandì, livido di rabbia e con gli occhi accesi di furia.

- Dovresti tenerci di più e proteggere di più ciò che brama e protegge el tuo corazon -

Raphael non fece una piega e, veloce come un cobra, scattò verso di lui.
Il crociato alzò la spada e lo colpì di striscio sulla tempia, ma lui lo gettò comunque per terra.
Revent si alzò rapidissimo e parò l'ennesimo assalto con il piatto della spada, ricacciandolo indietro.

Non ebbe il tempo di attaccare, perchè i vampiri erano scomparsi nel nulla, lasciandolo da solo in quel parco.
- Perchè si sono ritirati? - sussurrò.

Improvvisamente gli tornarono in mente le parole di Raphael. E quelle parole fecero scattare qualcosa nella mente del crociato.
"Dovresti prestare più attenzione a ciò che brama e protegge el tuo corazon ".

Con un groppo in gola e il fiato corto, spalancò la porta del locale. Sgranò gli occhi quando vide una scritta sul muro e petali di rose nere sparpagliati per tutto il locale.
Si avvicinò lentamente alla scritta, ma era come se il suo corpo non sopportasse più il peso dei suoi errori. 
La mente gli si era completamente svuotata, il cuore aveva perso più di un battito e gli occhi erano carichi solo di due cose: rabbia cuocente e disperzione.

Appoggiò una mano sulla scritta, accorgendosi che la parete era stata sporcata con il sangue.
Strinse gli occhi, digrignando furioso i denti e, chiudendo la mano a pugno, cominciò a batterla sulla parete mentre il sangue schizzava da essa sui suoi vestiti, le mani e i capelli.

Urla di dolore e rabbia, come il lamento di una fiera ferita e poi solo urla.
Era stato uno stupido ingenuo. I vampiri erano solo una distrazione, un pretesto per tenerlo lontano.
Guardò un'ultima volta la scritta, ansimando per le urla che gli avevano tolto il fiato, poi battè violentemente i pugni sulla parete e lasciò scendere le lacrime di rabbia.

" Vai all'inferno cacciatore, se vuoi ritrovare la tua "principessa delle rose".

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Capitolo 17
*** That something for which it is worth living ***


Capitolo sedici
That something for which it is worth living

Il crociato e la sua eterogenea compagnia di alleati si aggiravano rapidamente nel palazzo del conclave.
Di sicuro, se due mesi prima qualcuno avesse detto a Revent che su sarebbe rivoltato contro Faith insieme ad un Ifrith e ad un licantropo albino pur di salvare la sua ragazza progioniera, lui l'avrebbe ritenuto matto.
Gli veniva quasi da ridere in quel momento, visto che era quello che stava effettivamente succedendo.
Ma non doveva distrarsi.
Si muovevano tutti guardinghi e rapidi.
Il demone e il nascosto erano nelle loro forme complete, mentre lui teneva salde le sue spade.

Aveva capito che gettarsi in quel modo nelle fauci del lupo era una mossa azzardata, ma non gli importava niente. Per Evelyn avrebbe fatto questo e altro.

Tuttavia, il silenzio attorno a loro lo metteva in allerta. Era tutto troppo calmo. Troppo vuoto. Troppo semplice.

E allo stesso modo dovevano pensarla i suoi compagni.

I loro passi rimbombavano sulle pareti, che sembravano quasi osservarli o ascoltarli.
Avvolte nella penombra, infatti, sembravano celare nemici dietro ogni angolo. 
Un'aria pesante di tensione si respirava ovunque, ma poi si sentì uno strano suono viscido dietro le loro spalle.
Un gruppo di cinque demoni nerastri e ricoperti di bava e muco sbucarono dal nulla e si gettarono sui tre. 
Subito Revent mise avanti le spade. Solo che Kyle si frappose tra di loro, rifilando una zampata ai demoni.
- Non perdere tempo con questi pesci piccoli. Va a salvare la tua bella -
- Ci occupiamo noi di loro - ribadì l'ifrit.

Entrambi andarono a tutta velocità verso i loro nemici, che vennero abbattuti come birilli dalla mole del licantropo, per poi venir dilaniati dalle sue zanne, mentre l'altro lo aiutava lanciando sfere di acqua santa e sparando ai demoni con una precisione millimetrica con le sue revolver.

Il crociato li ringraziò mentalmente e andò rapidamente verso il labirintico intrico di corridoi che lo avrebbe condotto al suo obbiettivo. Solo che anche lì non si sentiva tranquillo.

Il silenzio e il buio regnavano nuovamente assoluti e indisturbati tra le pareti di marmo.
Ma c'era qualcosa di Strano. Molto strano.
Non era un demone o un nascosto, quindi non poteva contare sulla magia o su sensi estremamente sviluppati, ma sentiva ugualmente che c'era qualcosa di diverso nelle tenebre che lo circondavano.
Era come se dentro ci vivesse qualcosa o.... Magari qualcuno.
Ed era un presentimento di cui il giovane non era in grado di liberarsi.

Una fastidiosa sensazione di paura gli stritolava costantemente lo stomaco, e, ogni volta che svoltava un angolo, gli veniva quasi istintivo girarsi per sorprendere eventuali nemici.

Di colpo, uno scricchiolio lo fece girare di scatto per l'ennesima volta con la lama in pugno. 
La figura femminile che si trovava dietro di lui cadde a terra per lo spavento, ranicchiandosi nel tessuto del suo lungo e logoro vestito nero. 
- Non farmi del male. Non farmene più, ti prego - lo pregò piangente.
Revent sgranò gli occhi.

Quella voce. Dolce e musicale gli era inconfondibile, anche se rotta dal pianto.
Il Crociato si avvicinò subito e la vide.

Evelyn! Era proprio lì, davanti a lui!
Ma rimase terribilmente scioccato vedendo le tante ferite sanguinanti su tutto il suo corpo.
Il suo bel viso era sfigurato da lunghi tagli rossi.
I brividi scuotevano la sua figura esile e lacrime di paura scendevano dai suoi occhi viola.

Lui immediatamente la abbracciò.
- Evelyn! Sei viva! Ma... Chi ti ha ridotta così?! -

La ragazza ricambiò la stretta e si avvicinò al suo orecchio, pronunciando una sola sola frase, e di colpo una terribile sensazione di paura stritolò il cuore del ragazzo.
- Sei stato Tu. Tu e solo tu, Revent. -

Lui strabuzzò gli occhi
- Co... Cosa? -
- Tu, il mio amato crociato, ecco come mi hai ridotta. Un dolore terribile mi hai inflitto. E io sono andata in pezzi. Guardami -

La ragazza camminava con passo ciondolante, mettendo in mostra il suo corpo martoriato. 
Gli occhi spenti guardavano fissi nei suoi e lui non poteva fare a meno di sentire un puro e orribile terrore.
Le sue spade gli caddero di mano.

- No. Io... Io... Non posso essere stato io Evelyn! -
- Accetta la realtà. Tu non fai che farmi soffrire. Fin da quando ci siamo consciuti. Crudele e insensibile come pietra. Sei solo questo. Un mostro di pietra che distrugge ogni cosa a cui tiene. Compresa me. -

Revent stava cercando di pensare, ma era un'impresa titanica. 
Quella non poteva essere la sua Eve! Lei non avrebbe mai detto cose del genere a nessuno!

Quella visione e la paura che lo stava divorando dovevano essere una sorta di trappola. Doveva cercare di non ascoltare.
Ma la sua voce era la stessa. Dolce, morbida e setosa. Gli entrava con prepotenza nelle orecchie e lo costringeva a stare a sentire. 
Tutto il dolore espresso, il rancore, il significato delle frasi dette... Sentirli tramite quella voce li rendeva insopportabili!

Poi un artiglio gli squarciò la guancia. Lui sentì il bruciore, ma era solo una sensazione ovattata.
Tutto attorno a lui era diventato più scuro e buio di prima.

Le parole della finta Evelyn gli rimbombavano nella mente e ci restavano impresse.
E più lei parlava, più sentiva quella sensazione di paura sfociare in una disperata tristezza.
Non riusciva a ragionare lucidamente. 
I pensieri si accavallavano e si confondevano con le parole infelici che quella donna malefica gli sussurrava in un orecchio.

Ormai era fiacco, non aveva più forze. 
La sua energia e la sua mente erano completamente bianchi. 
Tutto era stato inghiottito dal terrore e dal senso di colpa. Ed ora non aveva più niente.

Niente di niente. Ma di colpo qualcosa si accese.
Una scintilla. Un ricordo. 

Il crociato sentì chiaramente la voce di suo padre nella mente.
Tutto quello che gli aveva insegnato.

Un altro ricordo gli balenò nella mente. E con esso un'intuizione.

Suo padre gli raccontava spesso di grandi cacciatori periti a causa dei demoni superiori del desiderio e della paura, perché avevano creduto alle loro lusinghe ed illusioni. E per questo da lui aveva imparato a non cedere alle visioni demoniache.

Doveva pensare che, Per quanto queste potessero essere terribili o dolorose, non erano altro che immagini.
Immagini che lo avrebbero danneggiato solo se lui avesse ceduto ad esse.

Il suo corpo uscì immediatamente dal torpore. La sua forza era tornata 
Revent scosse la testa per schiarirsela.

Doveva concentrarsi. Quella non era la sua Evelyn.  Era una semplice immagine mal fatta proiettata dalle sue paure.
Niente di quello che gli diceva o gli faceva vedere era vero.

Con le spade nuovamente in pugno, si voltò verso la finta mezza strega.
E rimase piacevolmente sorpreso dalla sua reazione. 

Se prima il suo viso era trionfante e orgoglioso, adesso mostrava un terribile sconcerto. Ironicamente, la sua espressività era leggermente impaurita.

- Hai perso la lingua, demone? - lo sbeffeggiò.

Lui emise un ringhio e si lanciò rapidissimo verso Revent.  Le unghie si erano trasformate in artigli spessi come lame di ferro.
L'altro alzò le spade e bloccò l'assalto.

A quel punto, la pelle chiara dell'immagine divenne nera, i denti si fecero zanne ricurve, gli occhi rossi e il lungo abito di pizzo che indossava si mosse come un serpente attorno alla figura del demone. 

- Non vincerai - affermò con una voce che sembrava provenire dalle profondità della terra.

Con un gesto del braccio, il suo abito si mosse e caricò il ragazzo come un toro.
Lui schivò con un salto ed eseguì un fendente aereo, ma le lame rimbalzarono sul tessuto ed esso lo avvolse.

Si ritrovò immediatamente ad un soffio dal volto del demome, ora sfigurato da una smorfia ripugnante. 
- Quelli come te io li detesto. Quelli che non posso soffocare. Ma la tua paura c'è ancora. Io la sento. -

La vicinanza con quell'essere suscitò di nuovo nel ragazzo quella sensazione di gelo tremendo, ma si impose di non cadere di nuovo nella malia dell'altro.

Doveva tenere sotto controllo la paura.
Subito il tessuto che lo avvolgeva lo sbattè con forza al suolo. E poi lo fece ancora, ancora, ancora, ancora e ancora.
Un gemito sfuggí alle labbra del crociato. 

Doveva mantenere il controllo, ma se non avesse trovato un modo per liberarsi sarebbe stato fatto a pezzi.
Con una torsione incredibile del busto, girò su se stesso e la lama di una delle due spade intaccò il tessuto, anche se non era riuscita a tagliarlo bene.

Subito la stoffa si ritrasse come viva, mentre dei rivoli di un denso icore nerastro cadevano a terra.
Revent osservò la veste.

Era viva dunque. Faceva parte del demone! 
Quindi... Doveva puntare a quella. 

Scattò rapidissimo con le spade pronte.
Immediatamente la veste si alzò a protezione del proprietario, ma era proprio quello che il crociato voleva.
Con un affondo potente, penetrò parzialmente la stoffa.  Essa si ritrasse, schizzando sangue ovunque, e Revent ne approfittò.

Con un colpo secco, piantò la lama in una spalla del demone. Solo che lui ridacchiò.
- È tutto qua? - 

L'abito afferrò Revent per la caviglia e lo scaraventò via. Quando si rialzò, si accorse di non avere più nessuna spada.
Il demone rise ancora.

- Dammi retta, arrenditi. Io sono Agramon, Demone superiore della paura. So tutto ciò di cui tu hai paura. Ogni punto debole, ogni preoccupazione o segreto. Non hai speranze contro di me -

Revent si rimise nuovamente in guardia.

Aveva capito che il suo avversario era veramente potente, visto che era a mala pena capace di contrastarlo in quella forma, ma non poteva arredendersi.
Con uno scatto a sorpresa sbilanciò il demone, recuperando una delle sue spade e infilzandolo.
O almeno ci provò.

La veste si mise di nuovo in mezzo e avvolse la spada fino a stritolarla.
L'arma non resse e andò in mille pezzi.

Un colpo particolarmente violento lo raggiunse allo stomaco e lo scaraventò all'indietro. Il Crociato si rialzò e tentò un affondo, ma il demone era troppo rapido.
Lo evitava con noncuranza e lo colpiva con altrettanto disinteresse.

Il ragazzo crollò a terra sotto i suoi colpi.
Non poteva reggere ancora per molto con un confronto diretto. 

Solo che poi gli venne in mente un ultimo insegnamento impartitogli da suo padre.
"Dove la lama non può nulla, la mente vince sempre".

Un ghigno sardonico apparve sul suo volto. ora sapeva come fare. 
Con uno scatto afferrò la spada e con una torsione effettuò un fendente preciso, ma in realtà era un bluff perfetto.
Si mosse rapido e afferrò il tessuto torcendoselo sul polso, per poi tranciarlo in pieno con la spada.

Un grido stridulo fu emesso dal demone che ringhiando tentò di afferrare il collo di Revent
Ma di nuovo il crociato fu più veloce e, calcolando l'esatto tempismo, si mosse, sferrando l'ennesimo fendente che fece capitolare la testa del mostro.
Il corpo separato sussulto in preda a spasmi prima di cadere con un tonfo sordo.

Il cacciatore si pulì il bordo delle labbra, tossendo leggermente, poi, afferrando la sua spada, si avvio verso la porta che lo avrebbe portato alla più importante delle sue battaglie.

 
" La ragione per la quale mi sveglio ogni mattina, quel qualcosa per il quale vale la pena vivere...
Sei tu"

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Capitolo 18
*** Faith and Hope ( parte 1) ***


Capitolo diciassette
Faith and Hope ( parte 1)

Faith era appena sceso dall'auto.
Erano passate alcune ore dal rapimento di Evelyn Rosestal e il ragazzo, aveva finalmente la giornata libera e come passarla, se non lavorando?.

Si lisciò i capelli entrando nel Maid caffè e si sedette, aprendo il pc.
Cominciò subito a lavorare, non curandosi degli sguardi dei presenti che vedendo un personaggio pubblico, in un semplice locale della grande metropoli di Tokyo, sembravano osservarlo, come se fosse un leone bianco allo zoo.

Passarono circa due ore, quando si accorse che l'intero locale si era svuotato. 
Restavano solo le due cameriere e il cameriere maschio che dopo avergli portato il conto, era andato via.
Faith si era alzato, andando verso la ragazza castana, ancora occupata a pulire. 

La ammirava, ammirava il suo corpo e sopratutto, il suo sguardo serio e da lavoratrice dedita agli impegni.
Lei era fuoco e lui era ghiaccio.
Lo aveva capito quella sera, quando l'aveva rivista fuori dal locale. 

Lei era scivolata, slogandosi una caviglia, e lui, dato che doveva sempre mostrarsi un bravo gentiluomo, l'aveva accompagnata a casa in macchina.
Per ringraziarlo, Asami gli aveva dato un leggero bacio sulla guancia e a quel gesto, il cuore freddo del cacciatore aveva cominciato a riscaldarsi un poco.

Eppure un altra sensazione lo congelava quasi al instante, ricordandogli che ella, altri non era che una patetica mondana.
Soffocò un ringhiò. Solo uno, prima di entrare nell'appartamento buttandosi sul divano.

Aveva un mal di testa terribile, tanto che era seccato, dal vociare delle persona al di fuori dell'edificio. 
Avere dei sensi così sviluppati era decisamente un fastidio alle volte, ma alla fine poco importava.
Il suo piano era riuscito alla grande. 

Aveva nelle mani la mezzosangue dei Rosestal, così cara al Crociato di sangue. 
Si domandava quando il giovane shadowhunters, sarebbe arrivato al q.g e, sopratutto, quanto avrebbe potuto divertirsi lui.
Alla fine poco importava il momento era finalmente giunto.

Si alzò notando che il suo telefono sul comodino, stava squillando. Si avvicinò e rispose alla chiamata passandosi una mano tra i capelli sbadigliando.

- Maestro...I preparativi sono ultimati? -  Domandò in tono neutro al interlocutore dal altra parte della cornetta.

Un minuto buono di silenzio precedette quella domanda, ma successivamente si udì la voce forte e divertita di Kellan.
- Si. Il topo sta arrivando, e la macchina è completa. - disse l'uomo, lasciandosi sfuggire una risata che Faith percepì chiaramente come un " avanti è il tuo momento".

Annuì e chiuse la chiamata dopo di che si recò nella sua stanza e aprendo l'armadio, guardò una uniforme nera.
Era un completo con una maglia semi-aderente a collo alto nera, con maniche corte e un paio di pantaloni, anch'essi di quel colore.
Stivali bassi marroni e una cinghia che passava per il petto e sulla quale, era posizionata una spada.

Velocemente se la mise addosso, calibrando poi la lama, facendola scattare sul braccio d'acciaio.
Dopo di che si diresse fuori, ma sentì una presenza al di là della strada mentre apriva l'auto.

Si voltò lentamente, incontrando due dolci e in quel momento, preoccupati occhi marroni che lo fissavano sgomenti e increduli e quello sguardo, lo bloccò immediatamente sul posto.

Lei, corse verso di lui e finì con l'abbracciarlo, affondando il volto in lacrime contro il suo petto.

- Faith...Ti prego...Dimmi che è una bugia...Dimmi che sei un mondano come me! - singhiozzava disperatamente.

Era stato scoperto?.
Chi aveva fatto saltare la sua copertura perfetta? ma sopratutto, perchè lei invece di fuggire, era venuta da lui?.

La mondana, non sembrava arrabbiata ma bensì triste, una tristezza tale, da farle perdere quel sorriso dolce e cordiale che lui pensava solo fosse apparenza, come la sua calma, che si stava lentamente sgretolando.

- Se anche fosse...Non sarebbe ugualmente stato possibile, per noi stare insieme - esordì il cacciatore.

A quelle parole Asami sussultò. 
Era incredula, non poteva davvero credere che Faith, le stesse dicendo quelle cose.
E in un attimo, riaffiorarono i ricordi della sera precedente.


Lei, stretta nelle spalle era rimasta chiusa fuori, quella era la quarta volta in una settimana.
Stava ancora maledendo la sua coinquilina che non le aveva lasciato le chiavi, quando aveva visto Faith.

Stava andando dalla parte opposta e lei curiosa l'aveva seguito. 
Maledetta la sua curiosità in quel momento, forse avrebbe sofferto di meno, se avesse ignorato quello strano ragazzo dagli occhi di ghiaccio.

Eppure qualcosa li aveva legati e tra una chicchera e l'altra, i due si erano ritrovati a baciarsi sotto casa della castana.

Il Faith glaciale e che sembrava odiare ogni cosa del mondo, inaspettatamente, si era scoperto per essere un ragazzo deciso, passionale e in quel momento fantastico.

E lei si era innamorata di lui. 
Non era stato facile, ma lentamente continuando a vedere il cacciatore, Asami era riuscita a sciogliere il suo cuore e scoprire che dietro la scorza glaciale, batteva un cuore gentile.

 
****

Asami si guardò intorno alquanto intimorita, Faith l'aveva invitata a passare la serata nella sua villa in riva al mare.
Così era salita sulla sua auto, accettando l'invito, non era mai stata su una Ferrari prima e sicuramente, la sua amica l'avrebbe tartassata di maledizioni se avesse rifiutato, ma si rese conto che forse, sarebbe stato meglio restarsene a casa.

-Che lusso!-.
 
Affermò mentalmente, guardando le decorazioni alle tende e i mobili di alta classe, che circondavano l'ambiente, è quella sfarzosità la stava mettendo un pochino in agitazione.

Ma infondo, doveva aspettarselo visto il tipo di macchina che il ragazzo guidava, immersa nei suoi pensieri non si rese conto che il padrone di casa, era entrato nel soggiorno poggiando sul tavolo due bottiglie, facendola sobbalzare.

-Tutto bene?- chiese lui guardandola.
La castana annuì arrossendo, mentre Faith le sedeva accanto, prendendo la bottiglia di scotch e versandone il contenuto in un bicchiere.
-Ti ho preso qualcosa di dolce, visto che non ti piace l'alcool-.
 
Le rispose spostando lo sguardo e indicando il latte al cioccolato, mentre portava il bicchiere alle labbra,
-Oh...G..grazie-  gli rispose lei sorridendogli, mentre prendeva la sua bevanda.

A quel sorriso, il biondo si sentì a disagio, sentiva il cuore iniziare a battergli forte nel petto, mentre cercava di non arrossire, doveva distrarsi, doveva cercare di non guardarla troppo, altrimenti non sarebbe finita bene.
Al contrario, Asami sorrideva, sebbene fosse molto in imbarazzo, afferrò la confezione di latte con mani tremanti e ne versò il contenuto nel bicchiere.

-Vi..Vivi qui da...Solo?-.
 
Chiese tutto un tratto, girando la testa verso di lui, finendo per incrociare i loro sguardi, ritrovandosi a deglutire entrambi.

-Si, sebbene vengano a trovarmi spesso i miei... Sottoposti-.
 Affermò tornando a guardare il caminetto acceso infondo alla stanza in puro mattone.
Asami annuì.
Sicuramente, i suoi amici sarebbero stati schifosamente ricchi e attraenti come lui, lei invece era solo una ragazza qualunque, si ritrovò a pensare, portando il bicchiere alle labbra, ma a causa della mano tremante finì per versarselo addosso.

-Accidenti! - 
Si disse, poggiando velocemente il bicchiere sul tavolo e dando uno sguardo, al suo vestito il quale era bagnato all'altezza del petto, tanto che il vestito sembrava essersi aderito alle sue forme.

A quella vista, Faith strabuzzò gli occhi ritrovandosi la gola secca e deglutendo rumorosamente, mentre sentiva un ringhio animale, farsi strada nella sua gola.

-S..Scusa potrei..Usare il bagno?-. 
Domandò la castana, completamente in imbarazzo, per la figuraccia appena fatta.
La ragazza stava cercando di calmarsi, eppure era certa che lui, ora avrebbe pensato che fosse un imbranata, sicuramente non si aspettava il gesto del ragazzo.

Quando Asami voltò lo sguardo verso di lui, il ragazzo, la travolse catturando le sue labbra con le sue, in un bacio passionale e deciso.

Lei, si sentì tremendamente impreparata a una mossa del genere, ma piuttosto che staccarsi, invece provò a ricambiare, portando le mani a stringergli le spalle, mentre premeva le sue labbra su quelle di lui impacciatamene.

Il loro bacio sembrò durare un'eternità, eppure, era come se il tempo di fosse fermato.
E riprese a scorrere, solo quando si staccarono per riprendere fiato.
 
La ragazza, ansimava completamente rossa per l'affanno e l'imbarazzo, invece Faith, respirava in un modo leggero, come se quello non fosse il primo bacio che aveva dato.
Eppure non gli era mai capitato, di metterci tanta passione come nel bacio di un'istante fa, sentiva le mani di lei ancora sulle sue spalle.
Istintivamente, lui portò le mani ai fianchi della ragazza, attirandola più vicina a se, riempiendole il viso di baci.

- Dove pensi di scappare? -. 
Le chiese mordicchiandole l'orecchio, facendola sussultare per poi riprendere le sue labbra, in un bacio travolgente, che lei ricambiò con la stessa passione stringendosi a lui.

-F..Faith. Forse dovremmo...Fermarci..-. 
Rispose la castana, soffocando un gemito, ma nemmeno lei credeva a quelle sue stesse parole.
Sentiva il corpo, andarle a fuoco, mentre sentiva il fisico del ragazzo contro il suo.
Lui la guardò negli occhi facendola specchiare nelle sue pupille.

-Vuoi che smetta?-  chiese semplicemente calmo come di suo solito.

Lei iniziò seriamente a pensarci.
Se avessero continuato, sarebbero potuti andare troppo oltre ma lei voleva davvero questo?
Poggiò la fronte contro l'incavo del suo collo ispirando il suo profumo.

-No! -.

Faith trasportò Asami nella camera da letto, tenendola stretta a se per la vita è poggiandola sul letto prendendo a baciarla, le riempì il collo di morsi e succhiate come volesse imporre un marchio permanente sul suo corpo.

Nel mentre, lei gemette sentendosi attraversata da scariche di piacere in tutto il corpo, iniziando a sentire un caldo atroce per poi sussultare, quando avvertì le mani di lui infilarsi sotto il suo vestito e sfiorarle la pelle nuda.

Faith le afferrò i polsi e prese le sue labbra con le sue, intrecciando insieme le loro lingue, in una danza selvaggia e sensuale.

-Wow -. 

Si trovò, a pensare lei, rossa ed inebriata da quel piacere, tanto che non riusciva quasi a ragionare.
Al contrario, il biondo era perfettamente calmo, anche se stava iniziando a volere di più dalla ragazza.

Accarezzava bramando quel corpo che se pure semplice e privo della sensualità, delle donne alle quali era abituato, era perfetto.

Asami che gli sfilò via la giacca, pareva come in trance, tanto che si sentiva inebriata dal contatto col suo corpo, ma si staccò, quando notò che il braccio destro di lui, era completamente meccanico fino alla spalla, deglutì rimanendone inorridita.

-Cosa ti è successo?- sussurrò poi sulle labbra di lui.

Faith, le poggiò un dito sulle labbra per dirle di non parlare, lei lo guardò negli occhi, per quanto la situazione potesse risultare provocante e pericolosa, si sentiva tranquilla con lui.
Quando avvertì il tocco della mano robotica di lui sfiorarle il collo, rabbrividì leggermente per il freddo del contatto.

- Puoi anche scappare se vuoi, se pensi che sia arduo stare con un mostro -. 
Disse il ragazzo con tono autoritario, mentre ammirava il corpo della ragazza, che era diventata totalmente rossa per l'imbarazzo.

- P-perchè mi guardi c-così?  balbettò.
- Girati - le ordinò, facendola mettere sulla schiena, cominciando poi a leccarla lentamente, facendole provare un brivido di piacere che le salì, lungo la spina dorsale, fino alla testa.

-Profumi di fragola....Si adatta alla tua banalità. Sai no? talmente banale da essere irresistibile -.
 
Le sussurrò mordendole l'orecchio, lei emise un gridolino di dolore, artigliandosi di colpo alla sua schiena. istintivamente graffiandogli la pelle e sentendolo sussultare leggermente, si sentì non poco soddisfatta.

-Mi piacciono le cose semplici e odio le persone finte e frivole - affermò lui.
 
Quando notò gli occhi marroni di lei inumidirsi, si abbassò ad asciugarli con dei caldi baci, mentre lei non riusciva più a trattenere le lacrime, non sapendo cosa sarebbe successo poi.

Lui non sembrò badarci, ma le prese una ciocca di capelli, baciandola lievemente, trafiggendola poi con uno sguardo di ghiaccio.
- Sei una stupita, così vulnerabile, potrei far di te ciò che voglio - 

Affermò prendendo a mordicchiarle il labbro, fino a lasciarle i segni per poi baciarla con la lingua. 
Asami gemette sentendo la lingua del biondo, muoversi nella sua gola, eppure sebbene fosse un po intontita e imbarazzata, quel bacio la faceva sentire felice.

Sentiva un piacere intenso ad ogni tocco del giovane, che fosse un bacio o una carezza, lui così freddo e impostato, la faceva sentire al sicuro. 

Stringendosi a lui finalmente sorrise, ricambiando e sussurrò un "ti amo".
Il cacciatore, non si aspettava certamente una simile mossa, si staccò dal bacio guardandola negli occhi, e sentendo dolore misto a felicità.
Strinse i denti abbassando la testa al suo seno e mordendolo forte, facendole lanciare un forte e acuto gemito.

-È questo quello che vuoi vero?- chiese il biondo. 

Vide Asami annuire baciandogli il petto, a quella mossa, il cervello del ragazzo, non rispose più come voleva lui.
Le afferrò i fianchi e cominciò a percorrere e assaggiare ogni punto del corpo di Asami, senza sosta, inebriato dal calore prodotto dai loro corpi, ormai senza più un indumento a coprirli.

Si sentiva strano, con lei non era come con le altre, lo faceva stare bene, spinto da quei sentimenti che non capiva, la baciò più più intensamente. La castana ricambiò con foga, perdendosi in quella passione travolgente.

poco dopo, faith, si ritrovò ad ammirare la fanciulla, coperta solo dal lenzuolo, che si era spostato leggermente, rendendo visibili le sue gambe nude.

-Cosa devo fare con te ragazzina?-. 
Sussurrò sbuffando, il cacciatore spostando lo sguardo, su Asami che stava dormendo con gli occhi chiusi.
-Che ragazza fragile -.
 
Affermò, sfiorandole la guancia con una carezza, prima di sdraiarsi al suo fianco e addormentarsi profondamente.

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Capitolo 19
*** Faith and Hope ( parte 2) ***


Capitolo diciotto
Faith and Hope ( parte 2)

 

Quando Revent, raggiunse le prigioni del palazzo, l’ultima cosa che si aspettava era di trovare Evelyn, chiusa in una cella, coperta di ferite e con i vestiti stracciati e rovinati. 
Non pensava che Faith, arrivasse a tanto, o almeno aveva sperato che il cacciatore non le facesse del male. 

-Evelyn! - 

La chiamò, aggrappandosi alle sbarre di ferro, cercando di attirare l'attenzione della ragazza, seduta nella cella. 
Evelyn si girò verso di lui e Revent, lesse nei suoi occhi una certa incredulità. 

Davvero, pensava che non sarebbe andato a salvarla solo perché avevano discusso?
O forse, aveva del tutto perso le speranze di essere salvata? 

Quando le vide, spuntare un tenero e dolce sorriso sulle labbra delicate, sorrise più calmo. Rassicurato che ella, stesse bene anche se in quello stato, non se la sentiva di restare calmo.

-Pensavo che non venissi - 

Affermò lei, avvicinandosi alle sbarre che li dividevano, guardandolo con dolcezza, trattenendo a stento le lacrime.
 
-Secondo te, avrei anche solo potuto pensare, di lasciarti nelle mani di Faith? - chiese Revent  
-Dopo quello che ci siamo detti prima che mi rapissero, credevo non ti importasse nulla -
-Dimentica quello che ho detto. Ero arrabbiato, ho detto cose che non pensavo. Ora allontanati, ti faccio uscire di lì  - concluse lui guardandola deciso.
-Le sentinelle ti sentiranno!- 
-Tranquilla, si stanno facendo un pisolino, ci vorrà un po' prima che si sveglino. - 
Sorrise infine mentre armeggiava con il chiavistello riuscendo ad aprirlo. 

Evelyn uscì di corsa, non appena sentì scattare il meccanismo della porta e si buttò letteralmente, tra le sue braccia in lacrime.
Revent ricambiò quell'abbraccio tanto desiderato quanto temuto, la strinse con forza, affondando il volto nei suoi capelli, respirando a pieni polmoni, il suo profumo di rose selvatiche che mai, avrebbe potuto dimenticare.

-Ora andiamo - 
Affermò il ragazzo staccandosi dolcemente da lei. Ma stringendole la mano, facendo si che quella piccola di lei si incastrasse perfettamente nella sua.
 
La battaglia finale lo stava aspettando e stavolta, avrebbe regolato i conti con Faith, una volta per tutte.

 

****


Revent, alzò lo sguardo verso le grandi porte che lo speravano dall'ultima sala del castello di Faith. Evelyn era al suo fianco, aveva legato i capelli neri e indossava la sua giacca che cercava, di farle un poco di calore.
Non gli sembrava quasi vero di averla ritrovata, di poterla nuovamente stringere e baciare.

Era nervoso al idea di portarla sul campo di battaglia, certo che aveva curato le ferite con lo stilo, ma era comunque una donna fragile seppure a volte, aveva dimostrato grande forza e coraggio, lui non voleva perderla.

- Non sei obbligata a seguirmi Eve - 

le disse, serio e con un leggero groppo in gola, a causa del dolore al fianco che ancora lo faceva dannare.
La ragazza scosse il capo e intrecciò le dita della propria mano, con quelle di Revent, mostrandogli attraverso uno sguardo deciso tutto il suo coraggio.

Lui le baciò le labbra con passione, accarezzò la linea del collo, risalendola e poggiando la mano sulla guancia di lei. 
Evelyn si lasciò andare, ricambiando quel bacio con passione, facendo si che le loro lingue si incontrassero in un languido bacio.

Quando il crociato, si staccò dalla strega delle rose, sorrise e con un calcio, aprì le grandi porte di pietra che cigolarono come un gigante in agonia, mostrando la sala in tutta la sua imponenza.
 
Alte colonne, sorreggevano il soffitto a cupola, tanto da far sentire Revent piccolo piccolo. 
Evelyn gli poggiò una mano sulla spalla mentre il ragazzo annuiva. 

Voltò lo sguardo verso il nemico comodamente appoggiato ad una spada d'acciaio e forse metallo magico.
Faith era lì, al centro della sala con gli occhi freddi. 

Non ci furono bisogno di parole o di sfide lanciate da labbra infervorate dalla adrenalina. Revent guardò Evelyn e le rubò un ultimo bacio che ella ricambiò con decisione.

- Torna da me - sussurrò la corvina, con la fronte, poggiata a quella del suo guerriero.

Lui le sorrise ad occhi chiusi, si impresse nella mente e nel cuore, quelle parole poi si staccò lentamente da lei portando una mano a stringere una delle spade.

- Contaci - 

Sussurrò Revent, prima di scattare verso il suo avversario che evitò una spazzata di spada, come se si aspettasse quel colpo. 
Come se avesse previsto tutto. 

Faith alzò la propria spada e scattò verso Revent che si preparò a ricevere il colpo, ma il cacciatore argenteo, sferrò una serie di precisi fendenti che tagliuzzarono il corpo del crociato e lo spedirono lontano dal nemico.
Ma questo non aveva di certo concluso, in un attimo sferrò un altro fendente. 
Revent, non fu abbastanza rapido da accorgersi che il fendente, era destinato proprio alla strega dei Rosestal. 

Evelyn urlò accasciandosi a terra per il dolore, mentre il sangue colava dal fianco ferito, creando una pozzanghera appiccicosa ai suoi piedi.
Aveva una ferita terribile e la smorfia di dolore, aveva deturpato il suo bel viso. 

A quella vista gli occhi di Revent si fecero freddi e pieni di rabbia. 
La voglia di vendetta, iniziò a incendiargli le vene, mentre un urlo di rabbia gli saliva ad unghiate lungo la gola.
Dalle porte laterali, entravano dei soldati armati di lame angeliche, soldati del Ordine richiamati da Faith.

Revent cercò la mano di Evelyn e la attirò vicinissima a se. Sapeva di non poter combattere, non in una situazione simile.
Con l'altra mano, strinse una delle spade, guardò un attimo la mezza strega e si rese conto, che era spaventata.
Poi di nuovo, il suo sguardo cadde su Nightshadow.

Faith pareva a suo agio, si lisciava i capelli d'argento, mentre non spostava lo sguardo da loro. 
Revent lo guardava, pensava solo una cosa mentre il suo cuore pompava ancora più sangue al cervello.

" Lurido, serpente a sonagli"

Erano in trappola, lui lo sapeva. 
E in qualche modo, sentiva che non sarebbero usciti vittoriosi da quello scontro.

Gettò indietro Evelyn, ricevendo l'invito dei cacciatori che gli erano saltati addosso, con le due spade, tentò di difendersi e combattere.
Non vedeva più nulla, la vista era appannata dal sangue e il fiato era corto e ansante, come se il suo stesso cuore, stesse bruciando.

La rabbia lo avvolgeva, come una seconda pelle pungente e dolorosa. 
Scattò e in un attimo fece mulinare le spade.

Corpi vennero tranciati, teste vennero tagliate e sangue, zampillò sui vestiti del giovane.
Faith rise, trovava tutto quello spettacolo assai divertente ed era bastato così poco, era bastato giocare un po con la mezzo-sangue per far scattare la miccia.

Revent gridò di un grido che sembrava, il verso di una belva assetata di sangue e vite.
Le stesse vite dei cacciatori, che morivano sotto i suoi fendenti, mentre la furia cieca lo pervadeva, l'odore del sangue gli mandava l'adrenalina alle stelle.

Come l'estasi di quel momento, mentre uccideva, sentiva lo scrosciare del sangue sporcarlo completamente.

Si sentiva vivo!

Faith rimasto tranquillo davanti a loro, rise di gusto, mentre Revent si gettava su di lui tempestandolo di colpi. 
Le spade scintillarono cozzando una contro l’altra, sembrava che prendessero fuoco. 

Faith rideva, si stava prendendo gioco di lui e Revent lo aveva capito, ma non gli importava niente dello scherno, lui voleva solo salvare Evelyn. 

Evelyn che giaceva in un angolo della sala, ferita. La donna che lui amava più di chiunque altro.
Lei, la sua cacciatrice e la sua strega che aveva saputo, raccogliere i frammenti del suo cuore, superare il calore cuocente della sua rabbia e il gelo della sua disperazione, fino a trovare il vero Revent sepolto dal odio e dalla vendetta.

I suoi dolci occhi viola, il corpo elegante ma impacciato, la voce celestiale e il suo profumo di rose
un colpo, un altro e ancora un altro, ad ogni fendente i ricordi diventavano più vivi e la coscienza del cacciatore furioso, sembrava ritornare con loro.

Il loro primo incontro a quel ballo, un incontro segnato dal fato forse, ma che aveva completamente cambiato la vita di Revent.

- Perchè lo stai facendo?! -
- Che intendi Crociato di sangue? io voglio l'epurazione dal mondo di quegli schifosi Nascosti! - 

Faith bloccò la spada di Revent con i palmi delle mani e con un calcio, lo spedì indietro, ma il cacciatore si scontrò di nuovo contro l'altro, riuscendo a colpirlo con una spallata e una testata.

- Ma è assurdo! non nego che ci siano Nascosti malvagi, ma ne conosco anche di buoni! -
- Buoni? sono mostri! -

Con un fendente, Faith colpì alla spalla Revent, l'urlo del cacciatore e lo spruzzo di sangue fuoriuscito dalla ferita, fecero allarmare Evelyn.

- Stai indietro! - 

Disse Revent allungando una mano e guardandola, cercando di farle capire che non era ancora finita.

La giovane, scosse il capo e strinse le mani in preghiera.
Tremando pregava, pregava l'angelo che Revent, si salvasse e al tempo stesso, pregava anche per Faith.
Non lo odiava e un po lo capiva. 

Si era sempre sentita diversa, non accettata.
Se non avesse avuto la sua famiglia e Revent, probabilmente anche il suo cuore, si sarebbe indurito e congelato.

Faith, evitò un affondo che lo avrebbe sicuramente ucciso, ma Revent era pronto a sferrarne un secondo che non avrebbe lasciato scampo al suo avversario.
Quando improvvisamente, sentì i polmoni svuotarsi d'aria e precipitò indietro a causa del pugno di Faith.

L'argenteo, si tolse la giacca rendendo visibile la protesi al braccio con un ghigno, era soddisfatto dall'espressione attonita e rabbiosa del castano.

- Ecco cosa mi hanno fatto i Nascosti! sono mostri, assassini e mostri! - ringhiò Faith.

Evelyn forzò la propria mente, cercando di resistere al dolore si rivolse al argenteo.

- Fai tutto questo per ciò che ti è accaduto in passato? è questo che alimenta la tua rabbia Faith? - 
Domandò la ragazza portando le mani al petto stringendo il ciondolo con lo stemma della sua famiglia.

- Io non nego che abbiano sbagliato ma...Ma sono errori fatti da Nascosti del passato! -
- Tu che ne vuoi sapere, sporca strega?! -

Revent si portò accanto alla sua compagna, avrebbe tanto voluto ammazzare Faith, farlo a pezzi, ma qualcosa gli diceva che le parole di Evelyn, non erano del tutto infondate.

- Si sono una strega. Ma sono anche una cacciatrice e come tale, ricordo perfettamente il motto Shadowhunters -
Affermò decisa, iniziando a camminare verso di lui, impedendo che Revent la tirasse verso di se.

- Faith...Il compito di uno Shadowhunters è difendere il mondo invisibile, proteggere dai demoni i Mondani e regolare gli scambi con il mondo dei Nascosti. -
- Ma che brava. fatto i compiti?! so già cosa devo fare, senza che una volgare strega me lo dica! -

Faith ormai esasperato, scattò verso la corvina e tentò un affondo che fu bloccato, dalla spada di Revent
ormai completamente furioso, il cacciatore dei Nightshadow girò la spada e la usò per spedire indietro il castano poi tentò di nuovo un affondo verso il Crociato di sangue.

Revent, sgranò gli occhi di colpo, rendendosi conto che Evelyn era stata trafitta al posto suo.
Alla vista della spada che trapassava il petto della sua amata, il cacciatore urlò disperato gettò indietro Faith prendendo la ragazza tra le braccia.

- No, no! dannazione no! Evelyn...Evelyn guardami, resta con me -

Le aveva poggiato la testa contro le gambe e ora, la stringeva, carezzandole il viso in modo delicato come se Evelyn, fosse fatta di fragile vetro.
Faith a quella vista non fu più tanto sicuro di quello che stava facendo. 

Vedendo quei due ragazzi innamorati e le lacrime, scorrere sul viso del crociato, il suo cuore lo portò a pensare a cosa lui, avrebbe fatto in quella situazione.

Se ci fosse stata Asami al posto di quella strega?
Quel pensiero lo fece rinsavire, cosa stava facendo? 
Era davvero giusto, punire persone che non avevano fatto nulla, per sedare la sua sete di odio e vendetta?

Fece qualche passo e raccolse la spada che Revent, aveva gettato per correre dalla sua amata.
Si avvicinò puntando alla gola del crociato l'arma e lo guardò con un ghigno gelido, sapendo che Asami, non l'avrebbe mai perdonato per quello che stava per fare.

- Alzati crociato di sangue, voglio finirti con onore - disse.

Revent ringhiò, aveva i vestiti e le mani, sporchi del sangue di Evelyn. La posò a terra delicatamente, raccolse la sua spada e si alzò.

Il castano, scattò verso Faith e le loro spade, cozzarono mentre si scambiavano violenti fendenti. Con un affondo perfetto, Revent puntò a Faith con tutta la rabbia e il dolore per ciò che era accaduto, qualche minuto fa.

Ma sorprendentemente, lo Shadowhunters argenteo, spalancò le braccia e chiuse gli occhi lasciandosi trafiggere dalla lama di Revent.

Le gocce di sangue, scivolarono dalla bocca di Faith che ne tossì altrettanto, trattenendo un rantolo di dolore.
La stanchezza lo fece capitolare a terra, alzò lo sguardo e sorrise a Revent con occhi stanchi e malinconici.

- S-sei stato bravo...Stavolta hai vinto tu R-Revent Hallowtower -

Colui che aveva ferito Evelyn e rischiato di uccidere altri innocenti, ora giaceva in ginocchio e lo guardava sorridendo, come se non gli importasse di morire, come se non ne avesse affatto paura. 

- Perché l'hai fatto? - domandò Revent, estraendo piano la sua spada sporca del sangue del altro.

- N-non credere di essere migliore di me. S-sono solo stanco di dibattermi come un patetico scarafaggio -
Faith si aggrappò con forza alla giacca di Revent, il suo sguardo era glaciale, ma il fiato era ansioso e ansimante per via della ferita.
Sotto di lui, si allargava una pozza di sangue che aveva macchiato i suoi abiti e il suo viso.

- Questo non è stato un fendente... Mosso dalla tua mano. è stata l'ultima cosa, che un patetico essere come te...Poteva fare... O-ora distruggi quella macchina infernale -

Faith tossì altro sangue e rantolando, si lasciò cadere nella pozza a faccia in giù.

- Faith... D'accordo, esaudirò il tuo ultimo desiderio- 

Con un colpo d'occhio, il cacciatore vide il macchinario creato da Faith per controllare i nascosti e cacciatori con la runa del controllo.
Con le ultime forze rimaste, nonostante facesse pressione sulla ferita sanguinante, lanciò la sua spada contro il macchinario che si ridusse in mille pezzi con un tonfo sordo. 

L’esplosione che ne seguì fu simile a quelle delle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. 
Revent pensò che quella fosse veramente la fine.
Strinse forte Evelyn accarezzandole i capelli con dolcezza. Le baciò la fronte e le labbra e la strinse al suo petto chiudendo gli occhi.

****

Quando li riaprì, si ritrovò in una stanza ma completamente bianca. Evelyn era tra le sue braccia, il respiro lieve e il profumo di sangue, che si mischiava a quello delle rose.

- Siamo morti? - domandò più a se stesso che ad altri

" Non esattamente, giovane cacciatore"

A parlare, era stato un uomo. 
I lunghi capelli castani che gli circondavano il volto dai tratti fin ed eleganti, lo rendevano una presenza piacevole.
Aveva occhi dal taglio gentile e dal color blu intenso che si scontrarono, con quelli neri di Revent.

- Sono l'angelo degli Shadowhunters. Ho osservato il tuo cammino e deciso, di premiare i tuoi sforzi - 
Disse l'uomo aprendo le bianche ali da angelo.

Revent guardò per un instante la sua Evelyn, la ragione che aveva sempre guidato la sua spada, era il desiderio di proteggerla, solo e soltanto quello.

- Vuoi fare qualcosa per me, allora salvala! Evelyn è la mia vita, la luce della mia anima! -

Raziel si concesse un lieve sorriso, osservando quei due innamorati stretti l'uno al altra.
L'angelo, si avvicino e graffiandosi con un pugnale il polso, lasciò che alcune gocce di icore dorata, scendessero per la gola della corvina. 
In pochissimi secondi, la ferita della ragazza scomparve e il calore, tornò nel suo corpo.

- G-grazie - 

Disse Revent incredulo del gesto del angelo, mentre sentiva tossire la sua compagna che aprendo gli occhi, l'aveva stretto con forza.

- Evelyn Rosestal e Revent Hallowtower. Avete combattuto a lungo, avete superato molte difficoltà...Eppure il vostro legame, ha sempre prevalso - disse Raziel.

- Ora il vostro viaggio è giunto al termine, godetevi la vostra ricompensa -

Alzando le mani, Raziel li avvolse con la luce e li fece scomparire. L'angelo guardò verso una tavola di cristallo e sospirò lievemente.


 
- Un nuovo viaggio, avrà presto inizio. -
 

Angolo autrice
Ed ecco il finale della battaglia contro Faith. 
Non ho molto da dire se non che vi attendono due speciali e un epilogo particolare, una sorta di Ester egg se vogliamo che vi condurrà, al prologo del seguito di questa storia.
Non preoccupatevi, le avventure di questi cacciatori, non sono affatto finite e come detto da Raziel, un nuovo viaggio avrà presto inizio.

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Capitolo 20
*** New hope and future ***


Capitolo diciannove
New hope and future

 

Dopo la tremenda battaglia al palazzo del Ordine e il salvataggio di Evelyn, le cose per i nostri Shadowhunters e Nascosti, sembravano tornati alla normalità. Almeno, così pensavano.

Era da qualche minuto che Revent e Evelyn, stavano discutendo sulle leggi del Clave e di quanto le ritenessero datate.
La ragazza nel suo bel vestito bianco, sembrava ancora più bella agli occhi del giovane.
Revent era tornato al suo solito stile, dimenticando i capelli castani, riuscendo, forse finalmente ad accettare il bianco di quelli naturali.

Evelyn gli sorrideva sorseggiando una tazza di the. Erano tornati da qualche giorno a Londra nella villa dei Rosestal infatti, li si respirava un profumo di rose incredibile perfetto per curare la mente e le ferite del animo.

Revent si era appoggiato con disinvoltura, allo schienale della poltroncina dove era seduto poco prima di fronte alla strega delle rose che sorridendogli si godeva l'aria fresca un leggero alito di vento si era infatti alzato.

-Revent... -

Il ragazzo concentrò tutta la sua attenzione alla ragazza incuriosito da cosa ella, stesse per dirgli.
Evelyn arrossì vistosamente aprendo gli occhi viola. Cercando dentro di sé il coraggio di fare quella confessione al giovane.

Prese fiato torturandosi una ciocca di capelli era evidentemente nervosa ma anche eccitata, sapeva che a prescindere ciò che avrebbe detto a Revent, avrebbe per sempre cambiato le loro vite.

- Mi vuoi dire cosa succede? Non tenermi così sulle spine Eve -

Sbuffò appena il bianco piegando leggermente la testa, al sorriso della corvina, proprio quest'ultima, prese delicatamente le mani del cacciatore, le fece scendere dalle sue guance, fino al suo ventre, sorridendo con dolcezza.

-Aspetto un bambino. Revent, stai per diventare papà -

Appena disse questo, gli occhi del cacciatore si sgranarono più per lo stupore e la felicità che per l'agitazione.
Il ragazzo, la strinse sollevandola e le accarezzò i capelli. Era incapace di contenere tutta la felicità e l'orgoglio che derivava da quella splendida notizia.

Il suo viso splendeva di felicità come mai prima d'ora. Non era il solo, anche Evelyn sembrava al culmine di tutta quella gioia. Tanto che le scivolò una lacrima di commozione. Revent la rimise a terra, le afferrò il viso e le regalò un languido e dolce bacio, stringendola con forza al petto.

-Evelyn, ti giuro che niente ci separerà mai. Ti amo e sempre ti amerò, fino all’ultimo giorno della mia vita -

Disse baciandola, continuando finché ella, staccandosi poco dalle sue labbra, non gli accarezzò delicatamente il viso. Niente avrebbe spezzato il loro legame, e ora, quel bambino che lei portava in grembo, era l’ulteriore conferma dei loro sentimenti.
Rimasero abbracciati per lungo tempo, finché il sole non lanciò il suo sguardo luminoso verso i due innamorati, come a voler dare loro la sua tacita benedizione.

***

Revent, aveva pensato a lungo a cosa dire e ora, era davanti al locale. Evelyn, era rimasta alla villa, attorniata dalle sorelle e dal fratello che si prendevano cura di lei


Dopo aver appreso del lieto evento tutti in casa Rosestal erano come rinati.
Amelia dava ottimi consigli alla futura madre, Ace le faceva avere tutto il necessario per rilassarsi, Celine era tornata da poco, ma appena appresa la notizia, aveva deciso di diventare una brava sorella maggiore.

Aster nel frattempo, aveva parlato a lungo con Revent, dopo che il crociato era stato interrogato dal Conclave sui fatti accaduti in precedenza.

" Sembra che Faith Nightshadow, avesse una fidanzata"

Quelle parole e il senso di colpa, lo avevano tormentato per parecchie settimane, assieme alla sensazione di avere ancora il sangue di Faith sulle sue mani. Ricordava ancora gli occhi stanchi del cacciatore, la forza della sua presa sulla giacca che lentamente, veniva meno, i suoi occhi ormai spenti. Sopratutto ricordava ancora quelle parole, le ultime parole di Faith.

" Questo colpo non è mosso dalla tua mano"
Ed era vero.


Il colpo definitivo, era stato voluto dallo stesso Faith. Come se con quel fendente al cuore, tutto fosse scomparso
e lui, fosse stato finalmente libero dalla sofferenza. Dal odio che albergava nella sua mente, contaminando il suo cuore.


Così, ora era davanti al locale dove lavorava questa presunta fidanzata.

L'incontro con Asami sarebbe dovuto andare bene. Ma la ragazza, diede in escandescenza e cercò di colpire Revent con un fulmine. nonostante tutto, lui si era lasciato colpire alla spalla e quando era tornato alla villa, si era preso il giusto rimprovero, da parte di Aster.

Nel locale invece, qualcuno tramava vendetta. Asami era seduta con la testa abbassata a nascondere gli occhi.
Quel cacciatore...quel cacciatore le aveva tolto quanto di più prezioso avesse: Faith.
Lentamente, sentendo uno strano rumore, la ragazza alzò lo sguardo e vide qualcuno uscire da una sorta di squarcio nel muro.
- Vuoi giustizia per tutto ciò, vendetta per il tuo amato? -
Che domande erano? Certo che voleva giustizia! Certo che voleva vendetta. Lei era sola, loro insieme e senza nemmeno una punizione per ciò che le avevano fatto. 

Non le importava quanto si sarebbe dovuta sporcare le mani. alzò del tutto lo sguardo, verso quella mano, la mano di un uomo sconosciuto che ora, era tesa verso di lei.


Asami si alzò in piedi e afferrò quella mano. Dentro di lei in quel momento, ribollì un desiderio di vendetta, mentre attraversando il portale, malediceva Revent giurando di farlo soffrire, di togliergli tutto, come lui aveva tolto tutto a lei.


Angolo autrice
Ed è finita...la prima parte della storia. Con questo ultimo capitolo un po corto, forse. Chiudiamo la prima parte di questa storia che tornerà molto presto con nuovi personaggi e nuove avventure.
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa storia e spero di cuore, di rivedervi presto anche nella prossima.

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