La Principessa e Il Ranocchio

di Michan_Valentine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***



Qualcosa – un moscerino o una zanzara, probabilmente – gli pizzicò la guancia. Di rimando Noctis serrò le palpebre, sfoderò una smorfia d’insofferenza e scacciò l’importuno insettucolo con uno schiaffetto menato a caso. Solo per tornare a ronfare nella tranquillità e nella penombra della tenda, con le labbra schiuse e un filo di bava che gli scendeva giù dal margine sinistro della bocca.
Un altro pizzicotto, se possibile più vigoroso del precedente, tornò a insidiargli la guancia. Stavolta il principe mugugnò, si girò goffamente a pancia in giù e finì di faccia dentro il cuscino, dove restò inerte per i successivi secondi. Tempo più che sufficiente per sprofondare nuovamente nel torpore completo del sonno – in questo aveva il record assoluto.
Una pacca dritta sul sedere lo fece svegliare di soprassalto al suono di un biascicato e del tutto spontaneo “Sono Noctis Lucis Caelum, principe di Lucis e re della pesca!” Ma quando il suddetto re s’accorse che non era sul pontile di Galdin e che non aveva appena estratto dagli abissi – dopo una lunga ed estenuante lotta fra uomo e pesce, come diceva sempre Prompto – il famigerato Demone di Cygilla, ricadde di lungo nel sacco a pelo, gli occhi ancora chiusi, la bocca impastata dal sonno e la delusione nel cuore.
“Noct?”
Coi capelli attaccati alla guancia e una smorfia tiratissima sul viso per via del brusco e prematuro risveglio, il principe si voltò di malavoglia in direzione della voce e della sagoma che si stagliava scura nella penombra lì accanto. E, nonostante fosse appena capace d’intendere e di volere, capì perfettamente che non si trattava né di un moscerino né di una zanzara, perché lo scocciatore aveva braccia, gambe e probabilmente il viso di…
Specs,” mugugnò, “cucineremo insieme domani, taglierò le verdure a strisce sottili sottili, praticamente invisibili, e mescolerò tutto quello che vuoi, perciò adesso…”
“Noctis…”
“Ok, ok, ho capito, Big Guy… cinque minuti, anzi, facciamo quaranta, e vengo ad allenarmi, ce le suoniamo di santa ragione come piace a te e poi corriamo a perdifiato per almeno sei chilometri, perciò adesso…”
“Eddai, amico, per quanto sia divertente – e potremmo definirlo il nuovo scontro mortale: l’uomo e la veglia, perché lui è narcolettico e lei lo prende sempre per il naso – almeno apri gli occhi e guardami in faccia!”
Blondie, certo! In fondo non gli restavano più alternative e pensandoci meglio Ignis non si sarebbe mai sognato di svegliarlo con una pacca sul sedere, un gesto troppo poco di classe per qualcuno sempre attento alle maniere. E se fosse stato Gladio a dargliela probabilmente a quell’ora sarebbe già diventato un tutt’uno col sacco a pelo e il pavimento, spiaccicato dalla manata dell’amico come si fosse trattato del presunto insetto di cui sopra.
Ormai sveglio – e di umore uggioso – Noctis sollevò il busto dalle coltri, si mise faticosamente a sedere e si profuse in un epico sbadiglio – che vedeva esposte a pubblico ludibrio entrambe le sue tonsille. A dargli l’effettivo buongiorno ci pensarono i successivi “click” e “flash”; quest’ultimo, poi, riuscì ad accecarlo persino attraverso le palpebre serrate, strappandogli un mugolio e l’ennesima smorfia di fastidio.
“Ma che ore sono? Si può sapere che vuoi? Io ho bisogno di dormire!” protestò il principe, stropicciandosi malamente gli occhi. “Soprattutto non scattare fotografie imbarazzanti di prima mattina!”
Ops! Il dito deve essermi scivolato accidentalmente sul pulsante della macchinetta,” ribatté l’altro, ridacchiando allegramente fra sé, “ma non temere, non è la tua migliore performance, ne ho un mucchio di te che sonnecchi in posizioni ancora più assurde! L’ultima volta ti sei addormentato mentre mangiavi, col cucchiaio sollevato a mezz’aria!”
Noctis aprì finalmente gli occhi – cerchiati da un bel livore insalubre – e puntò l’amico con preoccupazione e sorpresa crescenti; mescolati in un’unica sensazione di disagio. E con i capelli ancora attaccati alla faccia, naturalmente.
“Giusto perché tu lo sappia, Prompto, l’immagine di te che mi scatti fotografie mentre dormo è davvero inquietante, da maniaco,” sottolineò il principe, “e prossimamente vedi di far scivolare quel dito più sul grilletto e meno sulla macchina fotografica, soprattutto quando abbiamo gli Imperiali alle calcagna e nei tuoi scatti le sto prendendo di brutto.”
“Ehm, d’accordo,” fece il diretto interessato, grattandosi la testa con fare imbarazzato. “E comunque non farti idee sbagliate, assecondo solo l’ispirazione, la luce giusta e il momento opportuno. È l’animo del fotografo! Non è che sto in piedi in un angolo della tenda e ti fisso nell’incoscienza approfittando del buio, semplicemente ti seguo costantemente da vicino, di giorno o di notte non fa differenza. E ci tengo a precisare che lo faccio con tutti!”
“Non stai migliorando il quadro,” commentò Noctis.
“Sì, me ne sono accorto,” convenne l’ex compagno di scuola, chinando il capo e concedendosi un’altra, più nervosa risata, “ma adesso mi serve il tuo aiuto Noct, è importante e tu sei l’unico che possa darmi una mano, specie in una situazione delicata come questa. In più non abbiamo molto tempo per i preparativi ed è già l’alba, per cui…”
Già? Vorrai direi solo, è solo l’alba!” protestò ancora il principe, nient’affatto propenso a scendere a patti sul punto in questione. “Perché il tuo… animo da fotografo deve sempre attivarsi a quest’ora? Che ne pensi del tramonto, tanto per cambiare? È bellissimo! O magari mezzogiorno, luce piena e perfetta per una resa intensa e più benaccetta!”
T’oh, aveva fatto la rima! In ogni caso doveva provare lo slogan pure per gli addestramenti di Gladio e la cucina di Ignis. Si rifiutava di credere che non si potesse preparare il pranzo anziché la colazione e che la scherma fosse più efficace di prima mattina che di tardo pomeriggio – perché nel primo c’era la siesta regale, ovviamente. La loro doveva essere una sadica congiura ai suoi danni per impedirgli di godersi il sacrosanto e meritato riposo.
“Beh,” replicò Prompto, abbassando lo sguardo e stropicciandosi le dita come un bambino; e a Noctis sembrò che si fosse addirittura stretto nelle spalle in un moto di vergogna del tutto inaspettato, perlomeno da parte del principe che si era già immaginato di dover posare alle prime luci accanto a qualche strano – e mastodontico – animale. “Ecco, sì, insomma… come dire, in realtà la fotografia non c’entra niente, Noct. Perché, vedi, si tratta di, ehm, Cindy…”
“Cindy?!”
“Sssssh!” Prompto gli si lanciò addosso e gli tappò la bocca con ambo le mani. Di conseguenza Noctis perse l’equilibrio e finirono entrambi distesi sul pavimento, a rotolarsi sul sacco a pelo dove solo poco prima aveva dovuto dire addio ai suoi gloriosi sogni di pesca. “Sei impazzito? Non urlare quel nome come niente fosse! Non ti vergogni? Orecchie indiscrete potrebbero sentirti! Guarda… a me è quasi venuto un infarto!”
Il principe di Lucis – stretto nella morsa a piovra dell’amico e per questo impossibilitato a rispondere a tono – aggrottò le sopracciglia e gli lanciò un’eloquente occhiataccia. Ma di chi stava farneticando quel matto, dato che erano accampati nel bel mezzo del nulla cosmico? Ah, sì, forse degli orsetti lavatori che se ne andavano girovagando nel deserto assieme agli spiralicorni e agli smilodonti. E a tutti gli insetti più disgustosi che mente umana potesse concepire – e pensò per l’ennesima volta che bisognasse arginare al più presto l’insana ossessione di Gladio nei confronti del campeggio.
Noctis mugugnò qualcosa, ricordandosi solo poi di scrollarsi Prompto di dosso.
“Di chi accidenti stai parlando?” sbottò quindi, mentre l’altro rotolava sul pavimento in maniera quasi teatrale. E se esisteva un mago delle scivolate, quello era senza ombra di dubbi Prompto Argentum.
Disteso a braccia e gambe larghe sui restanti sacchi a pelo, l’amico si guardò sospettosamente attorno; poi saltò sui quattro arti manco l’avesse morso una tarantola e gattonò a ritroso fino a raggiungerlo, schermandosi la bocca con la destra.
“Di Mr Muscolo, ovvio,” sussurrò Prompto a pochi centimetri dalla sua faccia.
Il principe sfoderò una nuova smorfia, confuso. E ancora mezzo addormentato. Di certo i capelli non gli si erano staccati dalla faccia.
“Se si tratta di donne è lui l’esperto,” obiettò, “chiedi pure a tutti i donnoni di Lestallum, durante la nostra ultima visita credo non si sia fatto scappare nemmeno mezza pulzella!”
“È vero, si tratta di un macho, di un vero playboy,” sottolineò Prompto, col tono basso e roco degno di una hot line, “ma dovrei chiedere a lui? Con la certezza che mi prenderà in giro finché morte non ci separi? No, grazie. E poi sei tu quello con la ragazza, caro il mio promesso sposo,” insistette infine l’ex compagno di superiori.
“Gladio ha una sorella, sono cresciuti assieme, di femmine ne capisce per forza più di tutti,” continuò, dacché era la pura e semplice verità. “In più se lo svegliassi all’alba ti riserverebbe molte più ragioni del sottoscritto.”
Per tutta risposta Prompto giunse le mani, corrucciò le sopracciglia e, piegato sulle ginocchia come un supplice, si protese maggiormente verso di lui.
“Ti preeeeeeego,” fece.
Noctis batté più volte le palpebre e si tirò leggermente indietro. Lasciò scorrere le iridi sul viso troppo vicino dell’amico, sulle piccole efelidi, sulle labbra corrucciate verso il basso, finché incappò nei suoi grandi occhioni azzurri, che lo fissavano di rimando con speranza impressa nelle iridi. E capitolò.
Con un lungo e mesto sospiro, il principe decise di riservare alcune ragioni a colui che l’aveva svegliato e convenne che sì, forse Prompto non aveva poi così torto. Innanzi tutto Gladio non si esimeva mai dal rimproverarli ogni volta che palesavano stanchezza oppure orrore per gli esseri con più di quattro zampe, sottolineando il concetto con termini poco lusinghieri come “mammolette” o “pappemolli”.
Inoltre, e questa era una questione addirittura personale, il suo fidato scudo lo canzonava spesso e volentieri, ad esempio paragonando le dimensioni dei regali gioielli di famiglia alle prede più piccole mai pescate dai corsi d’acqua o mettendo costantemente in dubbio l’esistenza dei suoi pettorali – che c’erano, ovvio, solo che non si vedevano!
Ciò lo fece sentire estremamente vicino a Prompto – e assai indispettito nei confronti di Gladio. Innanzi tutto perché il ragazzone metteva in dubbio la sua indiscussa virilità. Secondariamente perché era stato proprio quell’atteggiamento a spingere l’amico delle superiori a svegliarlo a un’ora indecente.
Perciò allungò il braccio e strinse con solennità la mano sulla spalla del compagno di mille e più epiche avventure – specialmente se si consideravano quelle notturne su King’s Knight.
“Ci penso io,” disse, “Gladio non lo saprà mai, perché anche noi possiamo essere dei veri machi!”
L’importante era ostentare sicurezza e non far notare a Prompto che in realtà non vedeva Luna da che era un bambino alto un metro e due pigne e che fra loro non c’era stato niente. Ancora. E che, nel caso, aveva solo una vaga idea di come e dove mettere mano.
Senza contare che pure con Iris – che era solo un’amica – a volte l’imbarazzo prendeva il sopravvento e perfino lui, il re indiscusso dell’amo e della lenza, non sapeva che pesci prendere…
Prompto raddrizzò la schiena, si aprì in un sorriso così grande da illuminare tutta la tenda e ricambiò la stretta sulla spalla.
 “Grazie, amico, alla grande! Sapevo di poter contare su di te. E poi tu sai ballare, perciò…
“B-ballare?”
“Certo, tutti i principi conoscono l’arte della danza, pure quelli delle favole. Lo sanno persino i bambini. Fa parte del pacchetto, no? Galateo, scherma, etc,” enunciò Prompto, entusiasta. Troppo entusiasta. “Già ti vedo dopo le nozze, sulle note di un valzer assieme a Lady Lunafreya…”
Al solo pensiero, Noctis sentì le gote andargli a fuoco. Che c’entravano adesso lui e Luna?
“Sì, ma,” tentò, confuso e preoccupato al contempo, dacché aveva perso il filo del discorso dal momento in cui l’amico aveva cominciato a blaterare di danza e di matrimonio. In una tenda dispersa nel bel mezzo del nulla che puzzava ancora di testosterone – quello di Gladio, probabilmente.
Prompto gli passò il braccio sopra le spalle e l’agganciò con scioltezza nella piega del gomito, facendolo ondeggiare pericolosamente. Dopodiché affiancò il viso a quello del principe, distese il braccio libero e a mano aperta disegnò un ampio arco innanzi a sé, come se stesse mostrandogli un panorama mozzafiato.
“Immaginati la scena,” disse, accompagnando il gesto, gli occhi fissi in un punto impreciso della tenda.
Noctis batté le palpebre e guardò lì dove stava guardando l’altro: il telo piatto e neutro che delimitava il lato occidentale della tenda. Aggrottò le sopracciglia, sempre più confuso.
“Io e Cindy,” continuò Prompto, “cenetta romantica sotto le stelle, due calici di vino e un po’ di musica, non so se mi spiego. Ed ecco che il cavaliere – che sarei io – le porge la mano per invitarla a ballare…”
“Aspetta, aspetta, aspetta,” fece Noctis, togliendosi il braccio dell’amico di dosso, “non penserai che…”
“Hai afferrato benissimo, my dearest buddy, vorrei che mi insegnassi uno o due passi di danza. Daiiii, che ti costa?”
La dignità e quel poco che resta della mia virilità, pensò il principe fra sé, giusto per rispondere alla domanda dell’amico. Ciononostante non era quello il punto più drammatico, dacché a prescindere dai giudizi severi di Gladio c’era un dettaglio che l’altro stava decisamente dimenticando. O prendendo clamorosamente sottogamba.
“Stiamo parlando di Cindy, Prompto,” fece, “il suo concetto di romanticismo comprende taniche di benzina e ricambi d’olio al posto di calici scintillanti e rosso d’annata, nonché tubi di scappamento invece di rose. Forse dovresti lasciare alla Regalia il ruolo di cavaliere,” il principe esitò, ci pensò sopra e soggiunse, “e a me l’orgoglio di non essermi prestato a tutto ciò.”
Di conseguenza Prompto si ritrasse, ancora inginocchiato accanto all’amico, e s’imbronciò come un bambino.
“Ma da che parte stai?” domandò, incrociando le braccia al petto. “Così mi sembri Ignis, tu e lui passate troppo tempo insieme.”
“Può darsi,” replicò Noctis, “ma Ignis ha sempre – sempre – ragione, per cui se in proposito ti ha lanciato una delle sue pungenti e argute osservazioni dovresti dargli ascolto.”
“A dire il vero no, quando gli ho chiesto di aiutarmi e di prepararmi il cestino da picnic mi è sembrato molto entusiasta. Mi ha anche raccomandato un posto a cielo aperto vicino Hammerhead con dei bei riflettori, praticamente daemon free. Sarà che gli ho detto di sbizzarrirsi pure col menù vegetariano,” Prompto ridacchiò, scuotendo la testa; poi lo fissò con serietà e soggiunse, “dovresti smetterla di castrare la vena creativa di un siffatto chef, è crudele da parte tua. In più le fibre aiutano ad andare di corpo, così forse la smetteresti di agire sempre in maniere così… costipata.”
Errrr… questa non me l’aspettavo e non so come rispondere,” ammise il principe di Lucis, paonazzo dalla testa ai piedi.
Prompto gli assestò un paio di pacche comprensive sulla spalla, annuendo profondamente, manco fosse l’esperto assoluto della regolarità intestinale.
“Su, su, periodi duri capitano anche ai migliori,” disse l’ex compagno di superiori, “però adesso non rimangiarti la parola. Hai detto che mi avresti aiutato, non puoi tirarti indietro all’ultimo, l’appuntamento è stasera,” Prompto fece una pausa e si strinse nelle spalle, “anche se lei ancora non lo sa.”
“Che cosa?!” sbottò il principe.
“Sarà una sorpresa, una meravigliosa sorpresa per la ragazza più tosta e dolce che ci sia,” precisò l’altro, sollevando l’indice per aria manco avesse l’onniscienza dalla sua. “Perciò stai calmo. Vedrai che apprezzerà, checché tu ne dica Cindy ha un animo sensibile e romantico. Io lo so. Per lei è sempre stata dura, ma stasera la metterò così a suo agio da consentirle di deporre lo scudo e l’armatura e di…”
“Pensavo che il cavaliere fossi tu,” puntualizzò Noctis.
“Ehi!” strillò Prompto; e quasi saltò sul posto, manco l’avesse stuzzicato con uno spillo. “Sto parlando con Noctis Lucis Caelum o con Gladio Amicitia? Mi sa che passi troppo tempo anche con l’armadio, lì, e se tanto mi da tanto l’unico che trascuri è il sottoscritto.”
“Va bene, va bene,” convenne infine il principe, sollevando anche i palmi in segno di resa, “andiamo, basta che la smetti di fare il melodrammatico. E di svegliarmi a orari improbabili.”
Prompto batté le mani, compiaciuto, sfoderò un sorriso abbagliante e si catapultò fuori dalla tenda alla velocità della folgore. Ma come faceva a essere così pieno di vita quando il sole era appena spuntato? Gli faceva girare la testa!
Noctis si passò la mano sulla faccia, si concesse un altro sbadiglio da guinness dei primati e, prima ancora di riacquistare posa eretta, gattonò stancamente in direzione dell’uscita – anche se solitamente avrebbe strisciato a occhi chiusi, perciò per quella giornata in particolare poteva ritenersi sufficientemente sveglio e pieno di vita anche lui.
La prima cosa che il principe notò facendosi spazio fra i lembi della tenda fu la singolare intensità della luce. Perché era così bassa? Anche la brezza era diversa dal caldo torrido cui Leide l’aveva abituato e poteva definirsi quasi piacevole. Frizzante.
Noctis fece spallucce, si mise in piedi accanto a Prompto e si stiracchiò di gusto, spaziando con lo sguardo nell’accampamento attorno a sé; mentre sfrigolii e odorini sconosciuti si levavano dalla zona barbecue e gli sollecitavano i sensi. Di conseguenza lo stomaco gli brontolò.
Diresse lo sguardo da quella parte e incontrò la sagoma di Ignis, rigorosamente all’opera e di spalle. Era così impegnato coi fornelli che nemmeno si era accorto…
“‘morning,” esordì il diretto interessato, prima ancora che potesse finire il pensiero. “Dovresti darti una sistemata ai capelli, Noct. Un principe è sempre un principe, in qualunque occasione. Anche di prima mattina, sebbene sia un’inaspettata eccezione.”
Noctis si grattò la testa, aggrottò le sopracciglia e si chiese come diamine avesse fatto – soprattutto perché non si era nemmeno preso la briga di voltarsi per guardarlo dritto in faccia.
“Non ti sfugge mai niente,” commentò, arruffandosi la chioma per darle una forma meno ridicola. “Eccetto che la tua attenzione ai dettagli è inquietante. E che non mangio fagiolini a colazione – né mai. C’è dell’altro per me, lì?”
“Mi rincresce, il menù di questa sera deve essere impeccabile e la solerzia è necessaria, dacché non ho mai occasione di sperimentare determinate ricette e ho una sola giornata per perfezionarle,” si schermì Ignis, appuntandosi gli occhiali sul naso. “Tra una prova e l’altra temo di aver dimenticato la tua colazione, ma se volessi assaggiare le frittelle di radicchio e lo sformato di carciofi mi renderesti onore, oltre che un favore inestimabile.”
Il principe assottigliò pericolosamente le palpebre, gli occhi fissi sulla schiena del suo chef di fiducia, sempre intento a rivoltare cose in pentole e padelle. Doveva essere una trappola, considerò, un elegante e subdolo piano che lo vedeva soccombere ai vegetali per accaparrarsi la sopravvivenza in senso stretto – e il brontolio più esasperato da parte del suo stomaco regalò concretezza alla questione. Ma se Ignis credeva di prenderlo per sfinimento e fame, si sbagliava di grosso.
“Giusto in caso… sappi che le tue tattiche passivo-aggressive non funzionano,” sottolineò, incrociando le braccia al petto. “Non mi avrai mai.”
Piuttosto si sarebbe fatto strada nel deserto da solo, avrebbe percorso a piedi chilometri d’asfalto finché sarebbe incappato nella prima area di servizio, dove si sarebbe infilato in uno dei Crow’s Nest, pronto ad abbuffarsi fino a scoppiare.
“In questo caso,” ribatté Ignis in tutta calma, “Prompto, it’s up to you!”
Noctis ebbe appena il tempo d’inarcare il sopracciglio con fare aristocratico – e somma perplessità dipinta in viso – che al grido di battaglia di “signorsì signore” Prompto gli saltò nuovamente addosso e gli pinzettò il naso fra indice e pollice. Un attimo che gli risultò fatale.
Il principe aprì la bocca per riprendere fiato e qualcosa di gradevolmente tiepido e salato gli finì inesorabilmente fra lingua e palato – tramite l’altra mano dell’ex compagno di superiori, che al contempo gli tappò pure la ciabatta per impedirgli di ricacciare il tutto.
Preso in contropiede e certo di soffocare, Noctis ingoiò… a giudicare dal retrogusto amarognolo e dall’inconfondibile sapore di uova di aepyornis si trattava del fantomatico sformato di carciofi. Nel suo stomaco. Anzi, nel suo regale e non consenziente stomaco.
Noctis spinse via Prompto e come prima cosa riprese aria; poi si piegò in due e cominciò a sputazzare, se possibile perfino l’anima. Infine, ancora paonazzo per lo sforzo, lanciò un’occhiataccia all’inaspettato attentatore.
“Tu…” sibilò.
Prompto si grattò la testa e sfoderò un sorrisino imbarazzato.
“I’m sorry, buddy, but we had a deal,” si giustificò, “in più con gli Imperiali alle calcagna, i daemon e le bestie feroci pronte a sbranarti, non possiamo rischiare che tu muoia pure di fame. Sei il principe!”
Bubbole,” sbottò il suddetto principe, puntando l’altro con indice accusatore, “mi hai venduto a Ignis per un cestino da picnic!”
Per tutta risposta Prompto continuò a grattarsi la testa e a ridere nervosamente. Ignis invece tralasciò i fornelli e li raggiunse in prossimità della tenda, asciugandosi le mani su di un lindo panno bianco che gli pendeva dalla cinta a mo’ di grembiule.
“La mia genuina preoccupazione per la tua alimentazione non può considerarsi una bubbola, Noct. Prompto mi ha solo teso una mano, dato che i nostri interessi in questa particolare occasione potevano definirsi… conciliabili,” proferì Ignis, nella sua dizione impeccabile. “E, dato che siamo in argomento, quando siamo in macchina potresti allacciare la cintura di sicurezza e sedere composto? Perché considerando gli Imperiali, i daemon e le bestie feroci pronte a sbranarti per noi sarebbe quantomeno spiacevole, per non dire imbarazzante, se tu ruzzolassi giù dalla Regalia mentre siamo per strada e incontrassi così prematura dipartita.”
Ecco, adesso non poteva nemmeno sedere sul cofano posteriore della macchina per godersi la brezza sul viso e fra i capelli.
Noctis assottigliò nuovamente lo sguardo e si concesse un mugugno d’insofferenza a denti stretti – tanto più che aveva paura di aprire la bocca, col rischio che qualcuno potesse nuovamente infilarci dentro roba verde. Ci mancava solo Gladio a rimproverarlo per questo o quello e avrebbe fatto il pieno prima ancora di mezzogiorno, comunque; ma per fortuna il suo fido scudo non era nei paraggi, a quanto era evidente.
“Hai finito?” domandò all’indirizzo di Ignis, retorico.
L’altro lo squadrò da capo a piedi per attimi così lunghi da sembrare infiniti e con occhi così attenti da farlo sentire quasi nudo – o sotto radiografia. Infine, con un rapido ed elegante gesto, Ignis estrasse dalla tasca dei pantaloni un pettine e glielo passò con scioltezza fra i capelli.
Allo stesso modo gli piegò con cura il colletto e spazzolò con tocchi veloci e precisi le spalle della giacca, finché ciascuna, indecorosa imperfezione sparì dall’indumento e la stoffa ricadde dritta. Infine ripose il pettine nella tasca con la stessa fluidità con cui l’aveva estratto e tornò a puntare il principe dritto negli occhi.
“Adesso ho finito,” proclamò quindi, sistemandosi gli occhiali sul naso con nonchalance. “Ora gradirei che prestaste la massima attenzione, lì dove siete diretti. Gladio ha già esplorato il posto, per cui sarà improbabile fare spiacevoli incontri, ma vi ricordo che abbassare la guardia sarebbe comunque da sprovveduti.”
“Va bene, mamma,” ribatté Noctis, d’improvviso così in ordine da essere praticamente pronto per il primo giorno di scuola – e invero chiedendosi dove accidenti fossero diretti, dacché sembrava l’unico a non saperne niente.
Ignis inarcò il sopracciglio e sollevò appena il mento, forse colto sul vivo da quell’ultima osservazione.
“Farò finta di non averti sentito, Noct,” commentò solo, “e ora andate. Prompto, mi raccomando.”
Roger!” affermò il diretto interessato, scattando sull’attenti come una molla. “Il principe sarà in buone – buonissime – mani! Sarò scaltro come una volpe, veloce come un furetto e acuto come un’aquila! Imperiali e daemon, non vi temo!”
“Ricordati solo di guardare dove metti i piedi e di non finire in un crepaccio, col rischio che per tirarti fuori dai guai Noctis ti segua di volata,” terminò Ignis, impassibile. E altrettanto implacabile nell’attendere ai suoi doveri di guida e consigliere.
“Ehi” esclamarono all’unisono i due vecchi compagni di superiori.
Soltanto perché Ignis era iper efficiente e Gladio era super macho non significava certo che loro due fossero così imbranati e nient’affatto virili! O almeno fu quanto pensò Noctis prima che Prompto lo prendesse per mano come una scolaretta per accompagnarlo al fatidico e misterioso posto che li avrebbe visti danzare assieme sulle immaginarie note di un valzer – o qualcosa del genere. 
Note: Salve, rieccomi a infestare questa sezione con la mia infausta presenza, lol. Che dire? Niente di che, mi annoiavo, e le idee assurde affollano sempre la mia mente (malata). Dato che si tratta di una one-shot troppo lunga che ho preferito spezzare, il prossimo capitolo sarà anche l'ultimo. Conto di postarlo a breve, ammesso e non concesso di riuscire a trovare il tempo per rivederlo. Per il resto... Spero che vi abbia strappato un sorriso! xD Alla prossima! *w*

CompaH

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***



Mentre abbandonavano l’accampamento e s’inoltravano fra la sterpaglia, in un moto di profonda rassegnazione il principe andò a coprirsi il viso con la mano libera.
“Guarda che non siamo all’asilo!” precisò, riappropriandosi dell’arto preso in prestito con un movimento brusco. “E ti decidi a dirmi dove stiamo andando a seppellire le ultime vestigia della nostra mascolinità?”
Prompto l’adocchiò da sopra la spalla, continuando a fargli strada tra la polvere e gli arbusti rinsecchiti di Leide. Sullo sfondo s’intravedeva invece una lunga e aspra cresta rocciosa su cui a occhio e croce s’aprivano diversi anfratti – e i crepacci di cui parlava Ignis, naturalmente.
“Adesso chi è che fa il melodrammatico?” domandò intanto Prompto, retorico. “Non c’è niente di più virile del cameratismo, del mutuo sodalizio di due giovani e ardimentosi uomini che combattono contro il destino avverso – e le convenzioni – per dimostrare il proprio valore e accaparrarsi così il favore della dama! Capisci? Anche questa è una lotta mortale: il cuore innamorato di un giovane colmo di speranze…”
“…e la dura e tragica realtà, sì,” concluse Noctis per lui. “E comunque non mi stai convincendo.”
“Innanzi tutto sei cattivo,” ribatté l’amico. “E poi stiamo per infilarci in un posto sperduto, una grotta buia e profonda dove saremo lontani da occhi, orecchi e Gladio indiscreti. Ciò che accade nelle viscere della terra resta nelle viscere della terra. Un sordido e innominabile segreto fra me, te e la muta roccia,” soggiunse, adoperando nuovamente il tono roco e basso da hot line.
Noctis evitò di far notare all’amico che posta in quella maniera la faccenda diventava ancora più inquietante – e da maniaco, di nuovo. Perlomeno non ci sarebbero stati testimoni.
Sospirò e scosse la testa, appena rassicurato da quella consapevolezza, e ripercorse rapidamente i fatti accaduti fino a quel momento per ricordarsi di come, quando e perché si fosse lasciato coinvolgere negli strampalati piani dell’altro. Così impacciato con le donne da aver bisogno di aiuto solo per trovare la forza d’invitare a cena la sua bella – e che avesse chiesto a lui dimostrava solo quanto disperato fosse, ma farlo presente sarebbe equivalso ad ammettere di essere altrettanto imbranato.
“Non credevo che Cindy ti spaventasse così tanto,” commentò infine. “Insomma, di certo è un tipo particolare con degli interessi particolari, ma i preparativi minuziosi, le prove, la grotta… la danza. Non ti sembra di esagerare?”
Prompto chinò appena il capo e andò a toccarsi nervosamente la punta del naso con l’indice, ridacchiando fra sé. Il lieve rossore sulle guance faceva sembrare le piccole lentiggini sparse sul suo naso come una manciata di scintille. E il viso del suo ex compagno di scuola stava, in effetti, andando a fuoco per l’imbarazzo.
“Beh,” fece, “un po’ come per il buio e gli spazi ristretti, no? Mi mette in soggezione,” spiegò. “Sarà che è talmente bella, come la principessa di una fiaba… mentre io sono una specie di ranocchio. Meglio essere pronti a tutto, almeno limiterò i danni. E poi sarà dura fare colpo! Lei è così… così… coraggiosa, forte e indipendente…”
“Già,” convenne Noctis, seguendo l’amico da presso in direzione della cresta. “Chissà che ceffoni, quando si arrabbia, ma essendo la nipote di Cid è più probabile che usi direttamente una chiave inglese come arma impropria… sempre ammesso che non ci pensi direttamente il nonno a tenere in riga gli sprovveduti spasimanti. Pensa se l’investisse tutti con un tir a trazione integrale, al grido di ‘stai dritto con la schiena e soffri in silenzio, ragazzo’!”
A quelle parole l’amico arrestò il passo, si voltò di scatto e l’agguantò con ambo le mani, sopracciglia grevi e carnagione livida. E tutta una serie di sospette goccioline che gli si addensavano sulla fronte e gli scivolavano lungo le tempie.
“Noct, tu sei dalla mia parte, ricordi? Perciò smettila d’impressionarmi,” fece, scuotendo il principe per le spalle. “Posso già sentire il rombo del motore e il morso del catrame sulla pelle.”
“Colpa del risveglio improvviso e dello sformato di carciofi, chiedo venia,” si schermì il diretto interessato. “Ma tranquillo, nessuno ti asfalterà, non finché ci sono io. E tu non sei un ranocchio, sei un cavaliere in training, ok? Perciò ora resta concentrato e non farti venire un attacco di panico. Su, respira. Respira!”
Prompto annuì nervosamente e prese dei lunghi, profondi respiri come da ordini, finché riacquistò almeno un po’ di calma e di colorito – e smise di artigliargli le spalle, soprattutto, dacché Noctis poteva già sentire la circolazione venirgli meno in favore di un fastidioso formicolio alle braccia.
Il principe assestò due decise pacche d’incoraggiamento sulla schiena dell’amico che finalmente sollevò anche il capo e ricambiò con un accenno di sorriso.
“Ed ora… alla Prompt-caverna!” esclamò il principe, indicando un punto impreciso della cresta che li aspettava lì dinanzi, in tutta la sua scabrosità.
Come da intenti, al semplice proclama Prompto s’illuminò a festa e, sollevando il pugno per aria, si concesse persino un balzo eccitato.
“Oh, yeah!” ribatté, nuovamente pieno di energie – e per questo incapace di stare fermo per più di due secondi consecutivi. “Il qui presente dark knight è pronto per affrontare qualsiasi prova! Non conosco né fatica né paura – anche se non giurerei per il dolore! Praticamente siamo come il protagonista di un videogioco e il suo fido assistente di nome, chessò, Alfred magari, e…”
“Assistente solo per oggi,” puntualizzò Noctis. “E non azzardarti a chiamarmi così.”
“…per una volta il five star character sono io, alla facciaccia di Gladio!”
“Anche questo solo per oggi, perché il raro è il sottoscritto, checché ne dica il suddetto tough guy,” puntualizzò ancora il principe; ma Prompto sembrò non ascoltarlo affatto, ormai esaltato all’idea di essere una specie di oscuro e invincibile antieroe.
Tant’è che l’agguantò nuovamente per mano – a dispetto delle continue diffide e della loro rispettiva e presunta virilità – e lo trascinò di corsa e senza ulteriori indugi presso la cresta e le sue viscere, le uniche testimoni di quanto sarebbe accaduto di lì a breve.
Noctis arrancò dietro l’amico per almeno cento metri e quasi restò accecato quando passarono dalla luminosità esterna di Leide alla penombra interna della Prompt-caverna.
Accompagnati dal chiarore delle torce elettriche percorsero il cunicolo per un po’, inoltrandosi nel sottosuolo, finché giunsero a un comodo slargo dove l’altro arrestò il cammino – lasciandogli finalmente la mano. 
“Eccoci qua,” annunciò Prompto, allargando le braccia e ruotando col torso prima a destra e poi a sinistra, mostrandogli così la grotta in tutto il suo cupo e rude splendore. “Che ti dicevo? Io, te e la nuda roccia. Allora… da che si comincia? Salsa, bachata, merengue? Ah, ce l’ho, la macarena!”
Noctis assottigliò con biasimo le palpebre e scosse drammaticamente la testa, sopracciglia aggrottate.
“Punto numero uno: per chi mi hai preso? Io non sculetto. Punto numero due: la macarena, seriamente? Punto numero tre: si tratta di un appuntamento romantico, non di una gara di ballo. Ci vuole qualcosa che crei la giusta atmosfera, la giusta… intimità,” elencò il principe, con tanto di spiegazione tecnica sul perché la macarena non fosse sufficientemente acclimatante.
Prompto batté le mani e saltò sul posto.
“Il tango!” esordì quindi, con gli occhi luminosi e il sorriso grande. “È il ballo più passionale e intimo che conosco! In più è suuuuuper sexy! Oh-miei-dei, ma te l’immagini Cindy con una rosa rossa fra le labbra? Con quel corpo, quel viso, quelle…” Prompto esitò, umettandosi le labbra, ma anche se le parole gli erano rimaste incastrate in gola le mani poste a coppa in prossimità del petto lasciarono perfettamente intendere ciò cui stava riferendosi. “I nostri corpi saranno vicinissimi e si toccheranno, si sfregheranno accompagnati dalla musica… in uno scambio di voluttuosi sensi,” soggiunse, abbassando nuovamente il tono di voce in una scadente imitazione di una hot line.
Noctis batté le palpebre e fissò l’altro arrossire e consumarsi d’imbarazzo da solo, ormai disperso in sogni a occhi aperti che a stento riusciva a sostenere. Il principe si passò la mano sul viso e si concesse un sospiro.
Ammesso e non concesso che Prompto potesse sopportare tutta – e tutta in una volta – la… procacità di Cindy, c’erano altre questioni tecniche che rendevano la scelta del ballo ancora una volta errata. Anzi, no, a dir poco inopportuna.
Solitamente erano Ignis e Gladio a spegnere col gelo della ragione o con la pungente ironia le farneticazioni dell’amico, ma nel silenzio della grotta non c’era altri che lui.
“Prompto,” fece quindi, tono serio, “hai pensato al fatto che durante le prove sarebbero i nostri corpi a toccarsi e sfregarsi in uno scambio di… voluttuosi sensi?” domandò, usando le esatte parole dell’altro per rendere meglio il concetto; e nel farlo Noctis sentì un brivido scivolargli lungo la schiena.
Prompto, posizionato dirimpetto, deglutì rumorosamente, gli occhi grandi e le labbra dischiuse in un’espressione sgomenta che poco aveva a che vedere con quanto gli aveva scaldato e ammorbidito i tratti – e non solo quelli – pocanzi, quando immagini lascive di tutt’altro tipo gli si erano delineate nella mente.
“Ah,” fece.
“Eh,” sottolineò il principe, incrociando le braccia al petto.  
I due si guardarono ancora per un po’, in silenzio; poi un brivido congiunto li fece fremere da capo e piedi, accompagnando la realizzazione sommamente fatale. Tant’è che si ritrovarono a scrollarsi le sordide sensazioni di dosso come due cani bagnati avrebbero fatto con dell’acqua.
“Bene,” affermò infine Prompto, battendo il pugno destro sul palmo sinistro, “e tango NON sia! Cosa suggerisce l’esperto? Non sia mai detto che rubi a Lady Lunafreya la possibilità di strusciarsi per prima sul suo promesso sposo, già, già.”
“L’esperto dice che non devi nominare Luna con la stessa bocca che usi per dire simili assurdità,” sputò il promesso sposo in questione, suo malgrado cadendo nello stesso trabocchetto in cui era finito l’amico poco prima e immaginandosi le armoniose curve dell’Oracolo, rigorosamente fasciate di bianco, che premevano contro di lui. Suo malgrado, il principe abbassò il capo e il tono di voce e cominciò perfino a balbettare, disperatamente bisognoso di dissimulare. “In più abbiamo s-solo una giornata a disposizione e i miracoli non rientrano nelle mie capacità, dovrai accontentarti di qualcosa di m-meno complesso e... che c’è?” sbottò infine, dacché l’amico lo fissava dall’altra parte con sguardo sornione e sorrisino compiaciuto stampato in faccia.
Come risposta Prompto compì un rapido e fluido balzo, gli passò il braccio sulle spalle e l’intrappolò nuovamente nella piega del gomito, arruffandogli la chioma con l’altra mano.
“Ebbravo Noct,” fece l’ex compagno di superiori, strattonandolo da una parte all’altra, “a che stavi pensando, eh, brutto sporcaccione! Dillo al buon, vecchio Prompto che ti sei lasciato suggestionare anche tu, sei diventato tutto rosso in faccia!”
“Non è vero, lasciami andare!” protestò il principe, cercando di liberarsi dalla presa e di mettere in salvo la preziosa chioma – oltre che di cavarsi d’impaccio; e le guance sembravano addirittura ardergli, sotto le accuse nient’affatto arbitrarie dell’altro.
“Ah-ha, certo, e ora ti sono diventate rosse perfino le orecchie,” soggiunse Prompto, peraltro senza accennare a liberarlo – o a fargli il sommo favore di soprassedere. “Negare l’evidenza non serve, amico, io sono un vero esperto in queste cose, balbettii e sudori freddi sono all’ordine del giorno, e so che sotto sotto sei un timidone. Ti-mi-do-ne! Perciò…”
Con un gesto brusco Noctis scansò via l’altro e, tutto arruffato – forse anche peggio di come si era alzato quella mattina, tornò a puntarlo con occhi di brace.
“Stai zitto!” stabilì, passandosi furiosamente le dita tra i capelli, nel disperato tentativo di riacquistare un contegno – e il controllo della situazione, “io e Luna non c’entriamo qui. Perciò… niente! Resta focalizzato sul perché mi hai trascinato in questa grotta contro la mia volontà a quest’ora insulsa del mattino!”
“Ti si è alzato il tono di almeno due ottave. Ancora un po’ andrai in falsetto,” commentò Prompto.
“Cindy, è per questo che siamo qui, e se ancora non l’avessi ricordato… CINDY! CIN-DY!” scandì il principe di rimando, mani sui fianchi e sopracciglia inarcate.
“Sssssh!” fece Prompto, ingobbendosi tutto e portandosi l’indice davanti alla bocca. Allo stesso modo cominciò a guardarsi sospettosamente attorno, nemmeno si trovassero in piena Lestallum durante i giorni di sagra. “Non urlare così o qualcuno ti sentirà! E questo è giocare sporco, Noctis Lucis Caelum!”
“Che c’è? Hai paura che spunti Gladio da qualche cunicolo laterale?” continuò il principe, pungolandolo ancora un po’; e alla sola prospettiva Prompto deglutì, immobile e finalmente zitto nella vastità della caverna. “Adesso smettiamola di perdere tempo e arriviamo al sodo. Innanzi tutto fammi vedere come le proporrai di uscire,” stabilì infine Noctis.
Prompto si spostò da un piede all’altro e si strinse nelle spalle.
“Beh,” cominciò, “sinceramente non ci ho pensato, ma che vuoi che sia? È facile. Andrò ad Hammerhead, passerò dall’officina – nascondendomi con un ladro da Cid e dai suoi tir – e le chiederò se le va di cenare con me sotto le stelle!”  
Noctis assottigliò le palpebre e lo fissò con scetticismo crescente. La semplicità con cui aveva illustrato i suoi intenti strideva con l’immagine del ragazzo pronto a nascondersi sottoterra così che nessuno potesse sentire il nome di Cindy uscire dalle sue labbra.
“Facciamo una prova,” propose quindi. “Io sono Cindy, chiedimi di uscire.”
“Ok, ehm, ciao Cindy, mi trovavo nei paraggi e mi chiedevo se ti andrebbe di passare una serata con me, ci saranno le stelle, la musica e del buon cibo,” recitò Prompto come da copione. Poi incurvò le labbra, si strinse nuovamente nelle spalle ed espose i palmi. “Visto? Non è stato così male, non ho nemmeno balbettato, né sono arrossito.”
“Riprova, ma stavolta specifica che ci sarà anche la Regalia e, soprattutto, chiedilo a lei, non a me,” ribatté Noctis. “Usa l’immaginazione, un po’ come hai fatto prima a proposito del tango.”
Prompto inarcò il sopracciglio e accennò una smorfia, squadrandolo da capo a piedi come si trattasse di un ranocchio e non di un principe.
Embé? azzardò.
“Mi sto impegnando, amico, dico davvero, ma devi impegnarti anche tu. Se te ne stai lì come uno stoccafisso mezzo addormentato non ci riesco,” spiegò l’ex compagno di superiori. “Sii più partecipativo, più disinvolto… più Cindy.”
“Più… cosa?”
“Hai capito benissimo,” ribatté Prompto, accantonando le lamentele con uno svolazzo della mano, “e poi sei sicuro che Iggy darà il suo benestare e mi lascerà le chiavi della Regalia?”
“O così o puoi dire addio all’appuntamento,” commentò spiccio il principe, facendo spallucce. “E ti sconsiglio di vendermi nuovamente per accaparrarti i suoi favori,” specificò poi, tanto per essere chiaro – e il sapore di carciofi ancora gli importunava il palato, con suo sommo disappunto e tormento.
“Eddai, buddy, non guardarmi così, è storia passata,” fece l’altro, stavolta accantonando le accuse implicite lasciando svolazzare entrambe le mani, “hai promesso di aiutarmi perciò non pensarci più e andiamo avanti. Su, immedesimazione! IMMEDESIMAZIONE.”
Noctis mandò gli occhi al cielo. Ma perché si era lasciato convincere, in primo luogo?
Si concesse anche un profondo sospiro, giusto per prendere tempo, darsi una calmata e prepararsi psicologicamente al proseguo di quell’impresa – prima almeno che il disagio avesse la meglio costringendolo a una fuga istantanea.
Si guardò attorno così come aveva fatto l’amico solo poco tempo prima e si assicurò che nei paraggi non ci fosse effettivamente nessuno – nemmeno qualche verme della terra che passava di lì per caso. Si rilassò appena solo quando captò il silenzio assoluto, se si escludeva Prompto che tamburellava nervosamente col piede a terra e si spostava continuamente da una parte all’altra, fisiologicamente incapace di starsene buono; e i cunicoli che si inoltravano più giù nella grotta si aprivano sullo slargo roccioso come oscure e silenti bocche. Cosa che lo rassicurò ancor di più.
Perciò, con una scrollata di capo che ebbe l’effetto di fargli ondeggiare i capelli da una parte all’altra, entrò nel personaggio.
Hey, there, Prompto! E come sta la regina? Spero che voi ragazzi l’abbiate trattata bene! Perché non vai a salutare Paw-paw? Lo conosci, ha un mucchio di cose da dire e farlo aspettare non conviene,” esordì, rilasciando il braccio sinistro lungo il fianco e puntellando invece la mano destra su di esso. Il tutto lasciando fluidamente ondeggiare il corpo da quel lato e inclinando l’anca così che disegnasse una curva nient’affatto ignorabile – non quando a farlo era la vera Cindy, almeno – mano a mano che spostava il peso da una gamba all’altra.
Prompto s’irrigidì per direttissima e deglutì, seguendo il movimento con occhi grandi e a dir poco increduli.
The grease-monkey goddess…” stridette Prompto a denti stretti; e quasi sembrò accartocciarsi su se stesso tanta la suggestione, con la schiena incurvata e le gambe piegate. “Cioè, ehm, Cindy. È il tuo nome, no?” rise, teso come la corda di un violino. “A dire il vero, ecco… sono qui. Cioè, sono passato di qui e volevo te, cioè, volevo parlare con te, no accidenti, non è che io non ti voglia, è che in questo specifico momento…”
“Non ti seguo, potresti essere più chiaro e meno inquietante?” ribatté Noctis, imitando per quanto possibile il tono femminile e l’accento secco di Cindy.
Contemporaneamente si sporse in avanti, inclinò il capo e l’osservò di sottecchi, flettendo le labbra in un sorriso dalle morbide e sensuali sfumature. Una posa che, nel caso della vera Cindy, avrebbe messo in evidenza il prosperoso davanzale senza lasciare scampo – soprattutto se si considerava che la diretta interessata non faceva poi granché per nasconderlo.
Allora?”
Il principe non si stupì quando l’altro divenne paonazzo, distolse lo sguardo ed esitò a bocca aperta, emettendo dei confusi e striduli balbettii di cui a stento si poteva intuire la natura. E dondolando sui piedi come stava facendo, più che uno spasimante sembrava un bambino di due anni alle prese con la poesiola di Natale.
“Sì, ecco, insomma,” continuò Prompto, arrabattandosi, “perché, vedi, mi domandavo… tu mangi?” sputò infine, le dita nervosamente intrecciate ai capelli e il sorriso più tirato del mondo stampato sulle labbra; alla faccia delle stelle, della musica e del buon cibo così spavaldamente decantati soltanto qualche battuta prima.
Noctis lasciò ricadere le braccia, esasperato, e si profuse nel sospiro più profondo e mesto mai realizzato. Scosse anche il capo e si prese qualche istante di contemplazione in un epico facepalm.
“È ovvio che mangia, altrimenti sarebbe morta,” puntualizzò con rassegnazione. “Facciamo che le scrivi un biglietto, un invito, dove potrai sembrare un vero uomo – e più in generale un essere umano – e io stasera passo a consegnarglielo,” stabilì infine. “Magari prendo la Regalia, così non resisterà alla tentazione di fare un giro e accetterà di cenare con te.”
“Oh, accidenti!” si lamentò Prompto, battendo i piedi a terra. “C’ero quasi!”
“Proprio no,” sottolineò Noctis, “nemmeno con tutta l’immaginazione e la pazienza e la comprensione del mondo. E te lo dico con affetto, da amico.”
“Tante grazie, eh,” rimbeccò Prompto, “la colpa è solo tua che fai la gattamorta, altroché! Peccato non aver scattato una foto ricordo…”
“Ehi,” s’accigliò il principe, “gattamorta a chi? E tieni a mente che ho scarificato il mio orgoglio per la tua causa, perciò se questa storia esce da qui sei un fotografo stecchito.”
“Ok, ok,” convenne l’altro a braccia sollevate, in segno di resa, “balliamo adesso?”
“Wow,” ribatté Noctis, guardandolo in cagnesco ancora per un po’. “Che pathos, che galantuomo, mi sto praticamente sciogliendo al solo pensiero.”
Prompto s’imbronciò. Noctis invece sbuffò, sciolse i muscoli di braccia e gambe, si schiarì la voce e si preparò ad assecondarlo ancora una volta: in fondo prima gli insegnava uno o due passi, prima se ne poteva tornare all’accampamento con quel poco che gli restava della sua virilità. E dopo l’imitazione di Cindy gliene restava davvero poca.
“Dunque,” disse, “per prima cosa concentriamoci sull’approccio, devi scegliere il momento giusto, il lento è un ballo semplice ma particolarmente romantico, quasi intimo. Da questo dipenderà l’esito della serata, ricordalo.”
Dall’altra parte, Prompto annuì vigorosamente, con gli occhi grandi e la bocca serrata ermeticamente in una linea tesa, tanta la concentrazione.
“Devi essere cortese,” disse il principe, assumendo una posa elegante, il capo eretto, le spalle diritte, “trasmettere il giusto intento, il resto è questione di alchimia e verrà naturale,” soggiunse; e con un fluido movimento del braccio allungò la mano da quella parte, il polso esposto e le dita protese. In attesa.
Istintivamente Prompto afferrò la mano del principe, che ricambiò con un piccolo cenno del capo, a mo’ d’inchino.
“Non devi essere nervoso, sii naturale, sicuro di te,” continuò Noctis, in tono tranquillo, accorciando le distanze e portandosi lentamente innanzi all’amico, “non c’è fretta, non c’è timore, bisogna assaporare l’attimo.”
Prompto annuì ancora, mentre le dita del principe si chiudevano sulle sue in una stretta e un invito al contempo; e l’altra mano scivolava giù, lungo la sua vita, soffermandosi in un tocco deciso ma nient’affatto invadente.
“Le distanze e la posizione delle braccia sono importanti,” precisò Noctis, gli occhi fissi sul viso di Prompto, in quel momento completamente assorto dalla spiegazione e intento a fissare ora questo, ora quel punto. “La mano della dama va sulla spalla del cavaliere,” suggerì; e l’amico agì di conseguenza, spostando l’arto nel luogo indicato. “Quella del cavaliere resta sollevata, in linea con la spalla. I piedi si posizionano sfalsati,” continuò il principe, avvicinandosi ancora un po’ e piazzando il piede tra quelli dell’altro. “I corpi non si toccano fra loro, ma la distanza può variare a seconda del grado d’intimità. Ricorda, non bisogna mai essere inopportuni, né affrettare i tempi, verrà da sé.”
Roger,” comunicò Prompto, adocchiando ancora i punti di contatto, probabilmente cercando di memorizzare al meglio ciascuna spiegazione.
Noctis si spostò lentamente nella vastità della caverna, cominciando così a illustrare l’atto pratico della danza sulle note di una melodia silenziosa che gli risuonava unicamente nella testa. Di rimando infuse la giusta pressione nei punti di contatto, suggerì la direzione compiendo abili e leggeri passi sulla pietra e lasciò che alla sicurezza dei movimenti l’altro rispondesse con altrettanta naturalezza, assecondando gli imput impliciti.
“Uooooh-oh! Funziona, funziona!” esultò Prompto, lasciandosi guidare senza irrigidirsi o farsi prendere dall’agitazione, talora guardando come Noctis manteneva la posizione, talora puntando il basso e studiandone i passi.
“È molto semplice, i movimenti sono lenti e fluidi, devi solo oscillare avanti e indietro, variando di tanto in tanto, magari a destra e sinistra mentre ti sposti in circolo,” spiegò Noctis, sottolineando il concetto compiendo una leggera rotazione e spostandosi effettivamente in quella direzione, “devi dimostrarti fermo e sicuro, ma gentile, solo così lei si lascerà guidare. È una questione di fiducia, di sintonia… sarà il suo corpo a dirti se le piace e fino a che punto puoi osare…”
Ciò detto il principe ondeggiò un’ultima volta a destra, poi indugiò a sinistra e si fermò lentamente, accorciando così la distanza fra sé e l’amico in maniera graduale e del tutto lecita. Fintanto che i rispettivi visi furono a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Noctis staccò la mano dal fianco di Prompto soltanto per sfiorargli il mento e sollevargli il viso, così che l’altro smettesse di fissare il basso e sollevasse i suoi occhi azzurri su di lui.
“Soprattutto,” disse il principe, “non dimenticare mai, mai di guardarla negli occhi, specie quando la distanza sarà così effimera che basterà un soffio per strapparle il bacio che desideri.”
Ciò detto Noctis ritrasse la mano e abbozzò un sorriso. D’altro canto Prompto ingollò a vuoto e arrossì.
“Cavolo, Noctis Lucis Caelum, mi hai fatto venire i brividi, sei un principe da sposare,” commentò l’amico. “Peccato che sei già impegnato!”
“Ora sei tu che mi fai venire i brividi,” ribatté Noctis, mentre l’altro ridacchiava allegramente.
“Beh,” esordì improvvisamente una terza voce, “a dire il vero l’unico che ha il diritto di dirlo è il sottoscritto. Mi si è accapponato l’accapponabile. E non perché qui sotto fa freschetto.”
Prompto s’irrigidì e si aggobbì. Noctis invece saltò sul posto come un gatto, ristabilendo immediatamente le distanze in maniera così impacciata da risultare addirittura innaturale, il cuore che sembrava essergli schizzato direttamente in gola – specie perché il tono profondo e ruvido di quella voce non gli era propriamente sconosciuto.
Si girò e puntò lì da dove era venuta. Ad attenderlo, appoggiato con nonchalance alla parete rocciosa di uno dei cunicoli che si addentravano nelle remote profondità della grotta, se ne stava il Big guy che avevano disperatamente cercato di evitare da quella mattina, sorriso sornione stampato in faccia e braccia incrociate al petto – quel petto così possente da far sembrare entrambi loro massicci come mazze di scopa.
“Che carini,” commentò lo scudo del re, non richiesto, lasciando andare le iridi dall’uno all’altro, “la principessa e il ranocchio. Ma oggi mi sento buono: potete scegliere voi chi è chi.”
“G-Gladio?” strepitò di rimando Prompto. “C-c-c-c-che ci fai qui?”
Il diretto interpellato fece spallucce, senza muoversi di un millimetro dalla posa figa in cui si era messo.
“Iggy mi aveva detto che sareste venuti qui a giocare,” disse, “così ho pensato che fosse opportuno dare una seconda controllatina, tanto per essere certi che il luogo fosse sicuro. Prima, almeno, che qualcuno di voi due finisse in un crepaccio e l’altro si gettasse di sotto nel tentativo di salvarlo.”
Gladio inclinò il capo e mandò lo sguardo in alto, come se stesse valutando questo o quello fra sé.
“Beh,” soggiunse infatti, “certo non potevo immaginare che si trattasse di un appuntamento romantico e che avrei interrotto qualcosa...”
“Non ci stavamo baciando!” intervenne tempestivamente Prompto, agitando freneticamente le mani innanzi a sé. “Mi stava insegnando a danzare perché, ecco, non è importante il perché, ma era una simulazione, solo una simulazione molto, molto realistica e, sì, le facce erano vicine vicine, ma il nostro bell’addormentato quando vuole ha fascino ed è un galantuomo, perciò,” s’interruppe e, prossimo alle lacrime, si girò verso il principe, “perciò spiegaglielo tu, Noct, prima che gli dica che mi hai fatto pure battere forte il cuore, perché io proprio non ci riesco!”
Gladio scoppiò direttamente a ridere, piegandosi addirittura in due; e il suo vocione rimbombò per tutta la caverna e fin dentro le orecchie di Noctis. Nulla di cui stupirsi, dacché Prompto aveva la facoltà di peggiorare quadri di per sé disastrosi con spiegazioni a dir poco agghiaccianti, ma il principe sentì inevitabilmente una venuzza prendere posto sulla fronte e pulsare subdolamente.
Quella era soltanto la classica ciliegina sulla torta, nel caso specifico un dolce a tre strati fatto di frustrazione, imbarazzo ed esasperazione. E da quella mattina all’alba era stato svegliato prematuramente, sfamato con carciofi contro la sua volontà, rimproverato e preso in giro per mille motivi diversi e, sopra ogni altra cosa, svirilizzato in pensieri, parole, opere e omissioni.
Per colpa di Gladio, colui che aveva indirettamente dato il via a tutto con i suoi atteggiamenti da superman! Tant’è si ritrovò a digrignare i denti e a scrocchiarsi le dita senza manco accorgersene, premendo il pugno sul palmo dell’altra mano a dispetto della diplomazia suggerita dall’ex compagno di superiori. Gli occhi, invece, puntavano dritti in quelli del bell’imbusto in questione, ardenti come tizzoni.
Di rimando Gladio batté le palpebre, raddrizzò la schiena e sfoderò un sogghigno sghembo.
“Che c’è, affascinante galantuomo? Ti è mancato l’allenamento mattutino, uh?” fece poi, abbandonando la parete solo per accettare la sfida implicita e lasciar scrocchiare a sua volta il collo con un secco e deciso movimento della testa.
Ehm,” intervenne Prompto, “ragazzi…?
“Poche storie, Blondie, qui ne va della nostra dignità, sii uomo,” ringhiò il principe, soprattutto perché al momento non vedeva modo migliore per cancellare il ricordo di quella giornata se non scaricando la tensione accumulata con una sana, sacrosanta e virilissima rissa – giusto per ricordare anche a Gladio che non era l’unico dotato di testosterone. “Soprattutto, c’è una cosa che mi fa davvero, ma davvero incazzare,” sottolineò ancora il principe, “si può sapere che problema avete tutti con ‘sti cavolo di crepacci!?”
 
Dieci anni dopo
 
“Ah,” esclamò Gladio, gettando un altro ciocco di legno fra le lingue di fuoco, “quante botte quel giorno, da non crederci,” soggiunse, scuotendo la testa e sorridendo bonariamente.
Il chiarore del focolare scolpiva nell’ombra della sera il viso segnato dalla battaglia dello scudo del re.
“Mi hanno letteralmente assalito. Immaginati la scena, Iggy, questi due mocciosi pelle e ossa che mi si gettando addosso come forsennati, strepitando assurdità a proposito di ristabilire i ruoli. Sembrava che fossi finito in un nido di zanzare.”
“Ehi,” fece Prompto, seduto lì di fianco attorno al fuoco, “le zanzare ti sentono e hanno un cuore. Vero, Noct?”
Noctis sorrise, ricordando quel periodo con affetto e nostalgia, lo sguardo perso sul mare di scintille che di tanto in tanto si levava dal focolare. E per qualcuno che era rimasto dieci anni rinchiuso in un cristallo sembrava che fosse accaduto solo ieri.
“Fa il duro, macho man, ma i pizzichi di zanzara prudono per giorni,” sottolineò il re. “Li ha sentiti, li ha sentiti eccome.”
“Sarà,” intervenne Ignis, “ma quella volta mi avete fatto sprecare un capolavoro di culinaria e siete tornati all’accampamento tutti e due pieni di lividi. E chi si è dovuto preoccupare dei cerotti e della laundry?”
Noctis rise assieme ai compagni di quella domanda la cui risposta era talmente ovvia da farli sentire in debito, oltre che dei perfetti idioti.
“Perdonaci, Iggy,” disse infine il re di Lucis, poggiando fraternamente la mano sulla spalla dell’altro, seduto compostamente sulla sedia accanto alla sua. Ignis ricambiò con un cenno del capo, gli occhiali opachi che riflettevano il chiarore delle fiamme e andavano a coprirne lo sguardo.
“A proposito, Prompto” fece improvvisamente il re, allorché la questione gli aveva riportato alla mente un ulteriore, più pregnante dilemma, “in questi ultimi dieci anni sono rimasto indietro, ho perso un bel po’ di cose, alla fine sei riuscito a conquistare Cindy?”  
Note: Finito! *w* Sì, lo so, è una boiata fuori misura, perciò mettete via randelli, fiaccole e forconi e non linciatemi! °A° Mi spiace, ma non riesco proprio a scrivere nulla di serio, perciò... niente! E lo so che ci sono dei momenti degni di "gay ingenui", lol, ma la storia nella sua idiozia è puro bromance, anche perché lo scopo era ironizzare su quanto Noct e Prompto siano sfigati col gentil sesso. Tant'è che l'ultima domanda si risponde da sé! Spero solo di non aver fatto una completa schifezza, ecco. Alla prossima! *w* *fugge dalla pioggia d'insalata e pomodori*
PS: Chi ha partecipato al Carnevale Kupòkuè, lol, adoro quando Noctis si presta e certe cose come il ballo del moguri! xD Per non parlare delle molestie subite da Kenny! xPP Ok, smammo davvero. ùù''''

CompaH

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