Battle

di FlameWolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione- Un giorno come un altro ***
Capitolo 2: *** Gli eletti, prima parte ***
Capitolo 3: *** Gli eletti, seconda parte ***
Capitolo 4: *** Piacere di conoscerti ***
Capitolo 5: *** Le ultime parole famose ***
Capitolo 6: *** Il tappeto rosso ha i denti ***
Capitolo 7: *** È solo un gioco (prima parte) ***
Capitolo 8: *** È solo un gioco (seconda parte) ***
Capitolo 9: *** Io sono ***
Capitolo 10: *** Il nulla ***
Capitolo 11: *** Il mattatoio ***
Capitolo 12: *** Riprendere fiato - primo pomeriggio ***
Capitolo 13: *** Luce ed oscurità - secondo mattino ***
Capitolo 14: *** Tensione - secondo pomeriggio ***
Capitolo 15: *** La mia forza- terzo mattino ***
Capitolo 16: *** Dentro l'armadio - Quarto mattino ***
Capitolo 17: *** Preparati! - Quarto pomeriggio ***
Capitolo 18: *** Contrattacco - Quinta serata ***
Capitolo 19: *** Resistenza - Quinta nottata ***
Capitolo 20: *** Epilogo - Un mondo pieno di fiori ***



Capitolo 1
*** Introduzione- Un giorno come un altro ***


Jodie “Monday” Turner, insegnate, distretto 13 (invocatori)

 

Nascondo la testa sotto il cuscino godendomi il calore delle coperte e la consapevolezza che è abbastanza presto da poter rimanere qua dentro un'altra decina di minuti. Il mio angolo di pace dura pochissimo però. Rumori confusi provengono dalla cucina, chiaro segnale che non sono sola neppure oggi. Quel disgraziato metterà mai la testa a posto? Gli ho spiegato un miliardo di volte che non voglio che si intrufoli di nascosto. È brutto dirlo, soprattutto per me che sono un'insegnate, ma quel ragazzo è davvero senza speranze.
Indosso gli occhiali e la vestaglia, ho l'impressione che oggi non sarà affatto una bella giornata.

Esco lentamente dalla camera, ritrovandomi direttamente nella mia piccola cucina. Victor è seduto al mio tavolo, beve il mio latte con i miei cereali. Nel vedermi mormora un: “Ciao” con la bocca ancora piena. Anche Ermes mi saluta, ma in maniera molto più educata rispetto al suo padrone.
Faccio un cenno di saluto verso l'essere, tornando poi a guardare storto Victor. È un dannato scroccone, ma non me la sento di cacciarlo fuori a calci come meriterebbe, in fondo ci conosciamo da troppi anni.
Il ragazzo manda giù il suo boccone “Ehi, Monday, sorridente come sempre, eh?”. Monday... che stupido soprannome. Non l'ho mai capito.
Mi siedo accanto a lui, mentre Ermes si avvicina con fare festoso. Mi fa ancora strano coccolare uno spirito invocativo. Il mio Horus infatti ha un atteggiamento sempre altezzoso, e anche quello della mamma, Egle, un essere incorporeo di pura luce, preferiva stare per i fatti suoi. A proposito di Horus, è da un po' che non lo vedo. È da due giorni che è nel mondo degli spiriti, spero stia bene. Potrei invocarlo, ma ho paura di scocciarlo.
Accarezzo il manto rossiccio della scimmia, giocando brevemente con tutte e tre le sue code. Ermes è entusiasta delle mie attenzione, e si getta sul mio petto abbracciandomi.
“Quanto vorrei buttarmi anch'io nel tuo seno” commenta Victor amareggiato.
“Scemo” replico scuotendo la testa “Dovresti smettere di invocare Ermes per entrare in casa mia” dichiaro scocciata. Ermes è uno spirito scimmia capace di aprire qualsiasi serratura e Victor l'ha sempre sfruttato per entrare dovunque volesse. Per uno come lui è un potere molto utile. Un po' come Horus per me: i suoi occhi da falco controbilanciano perfettamente la mia grave miopia.
“Ma poi come rimedierei la colazione gratis?” replica lui sfacciato.
Sbuffo contrariata. Quando crescerà? “Pensavo che adesso lavorassi per il governo, e che avessi smesso di fare il topo d'appartamento”.
“Già” conferma lui “A proposito...”
No! Ti prego, non possono aver inviato anche lui per convincermi. “Sono un'insegnate, non diventerò una spia per conto del presidente Wolf”
“Horus è fatto apposta per spiare, Monday! Tu non lo usi a dovere” controbatte.
“Ho rispetto dello spirito con il quale sono nata, ma rimango comunque un'insegnate!”. Non voglio essere un'agente segreto, è troppo pericoloso. La vita che sto conducendo mi rende felice, non vedo perché dovrei cambiarla.
“Tu usi Horus solo per verificare che i tuoi studenti non copino!” afferma crudele.
“Non lo uso per una cosa così bassa, e anche se fosse, avrai molto da ridire!” ribatto piuttosto arrabbiata. Come osa entrare dentro casa mia e lanciarmi certe accuse?
Mi alzo in piedi e mi dirigo a passo svelto verso l'ingresso “Tornerai ad essere il benvenuto quando ti ripresentai come Victor l'amico, e non come il cane del governo” dichiaro mentre apro la porta.
Ermes sale sulla spalla di Victor, capendo prima del suo padrone la serietà delle mie parole. “Va bene, ma ricordati che il presidente Wolf è vecchio, un giorno qualcuno prenderà il suo posto e potrebbe non accettare un “no” come risposta. Un giorno ci sarà una nuova guerra, non potrai evitarla”.

Rimango ferma finché non oltrepassa la soglia, e a quel punto sbatto la porta con violenza. Come siamo arrivati a questo punto? Perfino Victor ha venduto la propria indipendenza. Mi sembrano così lontani quei mondi descritti nei libri della nonna. Mi chiedo se torneremo mai a vedere la luce del sole, a vivere senza la paura di un nuovo conflitto.
L'ultimo è avvenuto trentotto anni fa, e ne portiamo ancora i segni. Dopo la nostra sconfitta ci siamo rifugiati qui sotto terra, facendo credere al resto del mondo di essere stati distrutti dalle forze di Capitol e dai suoi alleati. Alcuni vorrebbero tornare a combattere, ma la maggior parte di noi è spaventata dal nulla, il potere gestito dai capitolini. Chi è in grado di gestirlo può cancellare cose, persone, ricordi e sentimenti dalla faccia della Terra, senza lasciarne alcuna traccia, come se non fossero mai esistiti. È vero che sono pochi quelli che riescono ad usarlo alla perfezione, ma chi ci riesce è temuto come un dio. Esiste una morte peggiore della propria cancellazione? Non credo proprio.
I nostri spiriti sono potenti, chi più chi meno, ma da soli non ce la farebbero mai. Avremmo bisogno dell'aiuto dei distretti, ma anche loro sono spaventati, e gli Hunger Games sono stati in grado di cancellare ogni spirito combattivo.

Controllo l'ora, sono quasi le otto, è ora di andare a scuola. Mi preparo ed esco, cercando di cancellare dalla mente le sensazioni che l'incontro con Victor mi ha generato.


 

I bambini sono già seduti al loro posto. Fa strano avere un'aula di soli quindici studenti, ma l'epidemia di tre anni fa si è portata via molti di loro. Non sarebbe mai successo se avessimo con noi i guaritori del distretto 12.
“Buongiorno, creature” li saluto mostrando un timido sorriso “Avete passato un buon week-end?”

“Avrei preferito rimanere a casa a dormire anche oggi” bofonchia Carlos seduto scomposto. Siamo insieme da pochi giorni, ma il suo nome l'ho imparato subito.
“Direi di partire, via il dente, via il dolore. Facciamo una bella interrogazione di gruppo!” dichiaro generando un po' di malcontento. Ignoro la loro reazione e scrivo sulla lavagna elettronica “Distretto 1” a caratteri cubitali. “Chi sa dirmi qual è la specializzazione di questo distretto?”
Amelia alza immediatamente la mano, agitandola da una parte all'altra per farsi notare.
“Dimmi pure Amelia”
“Buona parte degli abitanti può incrementare la propria capacità fisica. Ovvero possono diventare improvvisamente molto forti, veloci, resistenti ed abili guerrieri” risponde diligentemente, cercando di utilizzare lo stesso linguaggio del libro.
“La loro non è vera magia” commenta River.
“Sì, ma non vorrei mai combattere contro uno di loro” interviene Agnes.
“Lo dici solo perché il tuo spirito è un coniglio con quattro orecchie in grado solo di fare da sentinella”. La prende in giro Carlos scatenando qualche risata crudele da parte degli altri studenti.
“Ehi, ehi!” intervengo irritata. Non sopporto proprio certe cose. “Ogni spirito può rivelarsi utile, non voglio sentire prese in giro a riguardo. Gli spiriti vanno rispettati, non sono oggetti. Ricordatevi che se contrariati sanno diventare estremamente vendicativi”.
Nell'aula scende il silenzio, e ne approfitto per scrivere sulla lavagna “Distretto 2”. Mi volto verso gli studenti, come sempre Amelia ha la mano alzata. Non mi va di sentire sempre lei, tanto so già che è brava.
“Douglas?” chiedo rivolgendomi al bambino seduto in ultima fila, il più timido fra tutti.
“Ecco...” borbotta lui imbarazzato, mentre Amelia inizia ad agitarsi ancor più di prima “È il distretto dei negromanti. Riportano in vita i morti e li usano come proprie pedine, privandoli di ogni volontà”.
“Ti ricordi anche il limite del loro potere?” chiedo.
Douglas si guarda intorno incerto “Ecco... il loro potere può essere limitato da un'eventuale inesperienza, dalle energie residue e da un talento limitato. Un bambino non può portare in vita un esercito, ad esempio”.
Faccio una smorfia d'insoddisfazione “Questo vale per tutti. Ogni mago deve essere consapevole dei propri limiti, o verrà schiacciata dalla sua stessa magia. Io volevo sapere il loro difetto caratteristico”.
Douglas rimane in silenzio non sapendo la risposta. Amelia si agita come una disperata e sono costretta a ripassarle la parola “Non possono riportare in vita persone che sono morte serene, in pace con loro stesse e con il mondo”.
“Esatto”
Amelia sorride felice per il proprio successo, ricevendo parecchie occhiatacce da parte di Carlos.
“Carlos. Distretto 3”
Il ragazzino ruota gli occhi scocciato. “Sanno creare illusioni, ma queste non hanno effetto sulle persone troppo intelligenti. Come me ad esempio” aggiunge piantandosi il pollice nel petto.
“Come me vorrai dire” replica Amelia altezzosa.
Sospiro rassegnata. Quando arriveranno le prossime vacanze? Andiamo avanti che è meglio. Chi non ho ancora sentito? “Ethan, distretto 4”.
Ethan si aggiusta gli occhiali e prende un respiro profondo “Controllano l'acqua”.
Molto coinciso, decisamente troppo.“E...?” lo incoraggio.
Ethan sospira “Non la creano, ma sanno essere pericolosi vicino ai grandi corsi. Durante gli anni bui fu uno degli ultimi distretti a cadere. Sanno anche respirare sott'acqua”.
“Sono i nemici giurati del distretto 5” aggiunge Paige “Loro invece controllano il fuoco”.
“Che figata!” commenta con voce sognante Logan, non rendendosi conto della pericolosità di quel potere.
“Non direi proprio” intervengo “La pirocinesi è molto influenzata dallo stato d'animo, se ben ricordi. Se una persona perde la testa, può fare una strage e perderci la vita molto facilmente”.
“Appunto” commenta Amelia “Decisamente meglio il distretto 6, che controlla l'aria. Con quello puoi levitare e fare anche della telecinesi”.
Annuisco. È un potere molto utile, soprattutto quando ti accorgi che il telecomando non è vicino al divano. Dunque... chi non ho ancora interrogato? “Becca, i poteri tipici del distretto 7 invece?”.
“I suoi abitanti sanno annullare qualsiasi potere magico nell'area di due metri. In pratica non possono essere assolutamente uccisi dalla magia”
“O guariti” aggiungo. Non voglio che pensino che la magia serva solo per ferire gli altri.
“O guariti” si corregge lei “A differenza di tutte le altre forme di magia, ogni abitante del distretto possiede questa abilità”.
Freddy sospira sconsolato. Non deve essere facile nascere senza il dono. Ho provato a spiegargli che quasi il 20% della popolazione di Panem ne è privo, ma è stato inutile. Il fatto che poi qua dentro sia l'unico ad esserne sprovvisto non lo aiuta affatto. Immagino di non poter fare nulla in merito, deve solo imparare ad accettarlo, e comprendere che può trovare un proprio posto nella società anche senza.
“Il distretto 8 invece, Agnes?”
La ragazzina si gira i capelli fra le dita “Sanno leggere il pensiero, e possono capire anche che sentimenti prova un tipo in quel momento”.
“Che potere sdolcinato” commenta disgustato Carlos. Sento la pazienza scivolarmi via di nuovo.
“Un altro intervento del genere e ti metto una nota” lo minaccio. Carlos sbuffa, e cambia nuovamente posizione, mettendosi finalmente composto. “Visto che hai tanta voglia di parlare, dimmi la specialità del distretto 9”.
“Ma io...!” cerca di protestare, ma rinuncia subito dopo capendo che sono io quella ad avere il coltello dalla parte del manico “Hanno poteri legati al sacro. Non funzionano di notte di solito, ma sono più potenti al sorgere del sole. La potenza degli attacchi dipende dalla loro fede nel dio... come si chiama?”
“Sei tu l'interrogato” controbatto “Amelia?”
“Il dio Sols. Il distretto 9 è dotato di un grande misticismo, e ha molti rituali che celebrano la vita e la luce, al contrario del distretto 2 dove celebrano invece le tenebre e la vendetta”.
“Esatto” replico con un sorriso “Nathan, vuoi presentarci il distretto 10?”.
Il ragazzo si alza in piedi, assumendo una posizione rigida e terribilmente formale. Mi sembra di ricordare che il padre sia un generale, mi chiedo se anche a casa interagisca con gli altri in questo modo. “È un distretto rurale che vive di pastorizia. Circa l'80% della popolazione è in grado di trasformarsi in uno e un solo animale, per un massimo di quindici minuti” risponde per poi tornare a sedersi.
Con la coda dell'occhio intravedo Jennifer ridacchiare “Vuoi condividere con noi cosa ci trovi di così tanto divertente?” le chiedo un po' irritata. Non sopporto quando ridono degli altri.
“Nulla” risponde lei asciugandosi un angolo dell'occhio “È che mi immaginavo una povera disgraziata che sa solo trasformarsi in una mucca”.
La classe inizia a ridere e anch'io trattengo a stento un sorriso. Dannazione Jodie, non si ride delle disgrazie altrui!
“Ok, ci mancano solo due distretti. Jennifer, vuoi presentare tu il distretto 11?”
“Volentieri. Anche questo è un distretto rurale, i suoi abitanti, o meglio, una parte di essi, sa far crescere piante e fiori a proprio piacimento. Però se esagerano non solo rischiano la vita, ma il terreno su cui erano diventa sterile come un deserto”.
“Chi mi vuole parlare del distretto 12?”.
Amelia alza la mano per prima, come al solito “Sono dei guaritori, vengono definiti anche “maghi bianchi”. Sono in grado anche di risana le ferite e le malattie mortali, in cambio della loro vita però. Ciò avviene aldilà delle loro abilità, poco importa quanto siano forti. Non possono resuscitare i morti”.
Annuisco. Guardo l'ora, ci abbiamo messo più del tempo necessario. “Siete andati bene, ne sono molto contenta. Direi che ora possiamo trattare...”
“Maestra!” mi interrompe un ragazzino biondo di cui non ho ancora memorizzato il nome. “Perché alcuni nascono senza magia?”.
Nella classe domina il gelo. Freddie ha lo sguardo basso. “Nessuno lo sa. Ci studiano sopra da anni, ma...”. Freddie sospira nuovamente, appoggiando la testa sul banco. Prendo un grosso respiro. “Nascere senza poteri non è una condanna. Pensate agli Hunger Games ad esempio: è capitato che qualcuno che ne fosse privo abbia vinto”.

La classe mi guarda con occhi strabuzzati. Non dovevo tirare fuori questo argomento considerando che domani ci sono le mietiture. I tributi sono poco più grandi dei miei allievi. Ciò mi fa ripensare alle parole di Victor, sul fatto che un giorno ci sarà una guerra e che rimarrò sicuramente coinvolta. In questi momenti vorrei unirmi alla sua lotta, ma ho paura. Ho paura di essere scoperta, ho paura di morire, ho paura di scomparire dalla memoria di tutti. Non sono pronta, e neppure Panem lo è. Non ancora almeno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccoci di nuovo con una nuova interattiva. Ricapitolando:

Distretto 1: poteri legati all'incremento delle capacità fisiche

Distretto 2: negromanzia

Distretto 3: poteri illusori

Distretto 4: poteri legati all'acqua

Distretto 5: pirocinesi

Distretto 6: poteri legati all'aria

Distretto 7: annullano i poteri

Distretto 8: empatia e lettura del pensiero

Distretto 9: poteri legati al sacro

Distretto 10: sanno trasformarsi in un animale

Distretto 11: poteri legati alle piante

Distretto 12: magia bianca

 

 

I tributi sono sempre 24, un maschio e una femmina per distretto. Potete decidere se dotarli della magia oppure far di loro dei semplici ragazzi. Potete prenotarne al massimo due, basta che non siano dello stesso distretto. La scheda da compilare ve la invio io, dato che si modificano leggermente da distretto a distretto. Dalla prenotazione avete tempo 4 giorni per inviarmi il tutto. Sono sempre a disposizione per eventuali chiarimenti.

Alla prossima (con il penultimo di Memoria per chi lo segue)!

 

Distretto 1: occupato

Distretto 2: occupato

Distretto 3: occupato

Distretto 4: occupato

Distretto 5: occupato

Distretto 6: occupato

Distretto 7: occupato

Distretto 8: occupato

Distretto 9: occupato

Distretto 10: libero il ragazzo

Distretto 11: occupato

Distretto 12: occupato

 

Tributi disponibili: 1/24

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Capitolo 2
*** Gli eletti, prima parte ***


Gli eletti, prima parte

 

Miranda Wilson, ereditiera, distretto 1 (Incremento abilità fisiche)

 

Mi osservo allo specchio. Con quest'abito sembro una bambolina, e non è sicuramente questa l'impressione che voglio dare. Le ragazze mi direbbero sicuramente che sto bene, ma non mi fido del loro giudizio, approverebbero qualsiasi cosa fatta da me. Sono sicura che se dichiarassi che i cappelli da clown sono di gran moda quest'anno, il giorno dopo le vedrei con addosso bombette a pois rossi.
Mi spoglio e provo un nuovo abito, questa volta di un color verde marino che si abbina perfettamente ai miei occhi. Il vestito mi cade alla perfezione, e non rischio nemmeno di sembrare volgare dato che la scollatura è sulla schiena. Sì, sono decisamente una bella gnocca, è andata.

Esco fuori dalla stanza adibita come armadio, e tutte mi accolgono con un'espressione adorante.
“Come sei bella!” esclama Tiffany.

“Sarai la gioia dei stilisti capitolini” aggiunge Sarah.
Ascolto le loro ruffianate una ad una, mentre penso al giudizio di Viktor rispetto a tutto questo. Ha ragione nel dirmi che mi seguono solo perché sono ricca, ma ad essere sinceri non mi dispiace poi così tanto. Mi adulano e mi impediscono di annoiarmi, direi che siamo pari.
“Allora possiamo andare. Tranne tu Steph. Con quell'abito sembri un tronco marcio. Non lo sai che il marrone non sta bene praticamente a nessuno? Prendi uno dei miei, e raggiungi appena puoi”. Steph annuisce senza replicare, ed insieme alle altre mi avvio verso la piazza.

La gente è rilassata e di buon umore come sempre, diversamente da altri posti i giochi non rappresentano alcuna minaccia. Sono solamente l'ennesima sfida nella quale mettere in mostra i propri muscoli e il proprio valore. Nulla esalta quanto gli Hunger Games, neppure i Run&Fight. Ma è naturale, nei Run&Fight rischi al massimo di romperti un arto.
Intravedo in lontananza Viktor con addosso una camicia molto attillata. Per quanto lo spettacolo sia parecchio piacevole, non posso farmi assolutamente vedere. Non voglio incontrarlo, non voglio litigarci di nuovo. Preferisco partire con il ricordo della penultima volta che siamo stati insieme. Al solo pensiero mi sembra di riavvertire le sue carezze, i suoi baci gentili, i suoi “ti amo” sussurrati all'orecchio. Voglio tenere queste sensazioni dentro di me, al sicuro.

“Ditegli che mi non avete vista” ordino alle ragazze.
“Temo sia troppo tardi, Miranda” replica Sarah. Ha ragione, Viktor sta guardando proprio da questa parte.

Non faccio in tempo a voltarmi che mi sento sollevare da terra e portata altrove. Cavolo, odio viaggiare a questa velocità, mi si scompigliano i capelli.
Viktor mi fa scendere dalle sue braccia, mi ha portato in un vicolo poco lontano dalla piazza.
“Che c'è?” domando brusca, evitando di guardarlo negli occhi.
“Che c'è? Ti stai per offrire volontaria per un massacro, ecco cosa c'è!” replica piuttosto scosso. Mi mordo l'interno della guancia per non scoppiare a piangere. Non può capire. Lui è nato forte, non sa cosa significa essere come me. “Miranda” continua lui alzandomi il volto gentilmente “Non sei adatta a quel posto, neppure ti piace usare la magia. Se fosse per te, passeresti le tue giornate sdraiata nel letto a non far niente!”. La sua uscita mi ferisce più del necessario. Allontano bruscamente il suo braccio, pregando che non si accorga dei miei occhi lucidi.
“Appunto. Quella Miranda deve morire” affermo. Prendo un breve respiro e mi concentro. Cerco l'energia dentro di me e la sposto ai muscoli delle gambe. Quando sono pronta scatto via, lasciando Viktor da solo. Mi perdonerà, quando sarò tornata sarò finalmente forte, veramente degna di gloria ad attenzioni. Sarò finalmente la donna che ho sempre desiderato essere, la compagna che Viktor si merita.
Quando intravedo le altre, risposto lentamente l'energia, facendola ritornare ai suoi punti d'origine. Mi sento un pochino spossata, odio sforzarmi così tanto.
“Che voleva?” mi chiede quella pettegola di Tiffany.

“Chiedermi le tendenze della prossima stagione. Secondo te?” replico acida, mascherando completamente il mio vero stato d'animo. Se vedessero quanto sono fragile in realtà, sarebbero le prime ad andarsene, ne sono certa. “Andiamo ai nostri posti, ormai è ora” affermo evitando così qualsiasi replica. Non ho proprio voglia di fingere adesso.

La cerimonia parte subito dopo, con la capitolina di turno eccitata per l'evento. Noto con dispiacere che il suo abito ha l'aria molto più costosa del mio. Mi ruberà la scena quella stronza. Sul fondo del palco c'è come sempre Asura, uno dei dodici dell'oblio, uno dei dodici maghi più potenti di Capitol, venuto qui appositamente per assicurarsi che tutto vada come previsto.
Seguo in maniera distratta il discorso seguente, sono troppo presa da Viktor e dal suo volto cupo. Fa male vederlo così, soprattutto perché è colpa mia.

“Bene, ora estraiamo la ragazza che avrà l'onore di partecipare ai 39° Hunger Games” annuncia improvvisamente l'accompagnatrice. Concentro l'energia sul braccio, devo scattarlo prima di tutte le altre, non posso farmi fregare il posto. Sento su di me lo sguardo supplicante di Viktor.
“Rebecca Brown” squittisce la capitolina.
Non sto neanche a vedere chi sia la sorteggiata, il mio braccio è già alzato, e la mia bocca è già aperta: “Mi offro volontaria”.
Schiena dritta, passo deciso, mento verso l'alto. Devo dimostrare di essere una favorita in tutto e per tutto. Tutti mi stanno guardando ammirando il mio coraggio. Che sensazione meravigliosa.
“Come ti chiami, tesoro?” domanda la capitolina.
“Miranda Wilson” rispondo con fierezza.
“Aspetta! Tu sei la figlia dei Wilson, gli imprenditori?”. Annuisco. “Devono essere molto fieri di te!” Già, talmente fieri che non si sono neppure fatti vedere stamattina, non che me ne importi. Dalla platea Viktor scuote la testa sconsolato.
“Passiamo al nostro baldo giovane, che è...”
“Mi offro volontario!” squilla un ragazzo dal gruppo dei sedicenni. L'osservo mentre si avvicina sul palco: capelli neri, occhi azzurri, aria misteriosa. Lo conosco? Mi volto verso Tyler Densmith, uno dei mentori. Sta stringendo le mani a pugno, e il suo viso è completamente rosso di rabbia. Ora ho capito: quel ragazzo è Kyte Densmith, suo figlio. Perché Tyler sta reagendo così? Un figlio volontario è sempre fonte d'orgoglio da queste parti.
Kyte sale sul palco, e lancia un sorriso accattivante verso la capitolina che inizia a sghignazzare come un'oca. “Tyler! È tuo figlio questo bel giovanotto? L'hai cresciuto proprio bene!”.
“Già” replica lui con un sorriso, ma si vede che sta cercando di mascherare una gran rabbia.
Kyte si avvicina a me e mi stringe la mano. Non so il perché, ma avverto un brivido mentre lo fa. Deve essere la tensione accumulata, non ci sono altre spiegazioni.

 

Unleor “L'oscuro” Mizzard, studente, distretto 2 (Negromanzia)

 

Mamma entra in camera, e noto che indossa di già la tunica nera cerimoniale come qualsiasi altro membro di spicco del distretto. Le sta molto bene, la fa sembrare perfino più potente del solito. Non che di solito la gente non la temi, essere una preside ha i suoi vantaggi.
“Unleor, preferirei che non leggessi quel libro in pieno giorno” mi rimprovera. Chiudo immediatamente “La danza macabra”, uno dei libri banditi da Capitol, e lo nascondo sotto il materasso.

“Scusa mamma, volevo solo ripassare” mi giustifico. Non voglio fare brutte figure, o tutti questi anni di studio saranno stati inutili. Ho un obiettivo ben chiaro in testa, e voglio realizzarlo a tutti i costi.
La mamma si siede accanto a me, ed inizia ad accarezzarmi i capelli sovrappensiero. “Mamma, sai che ho diciotto anni, vero?” le faccio notare, trovando la sua premura un po' troppo infantile.
Lei sorride da un solo lato. “Pensavo a quanto fossi cresciuto in fretta. Tuo padre sarebbe fiero di te”.
“Lo sarà ancora di più quando riabiliterò il suo nome” replico solenne.
Mia madre annuisce distratta “Ti ho stirato la tunica grigia, è già dentro l'armadio” mi fa notare per poi lasciarmi nuovamente da solo. Sono un po' preoccupato per lei, non dovrebbe essere così triste. Capisco la sua reazione, è molto umana, ma fin da bambini ci viene insegnato che la morte è solamente l'altra faccia della vita, non c'è bisogno di averne paura. La morte non è nulla, è solo un'altra fase dell'esistenza. Credo che quello che spaventi davvero sia l'ignoto sul dopo. Abbiamo provato per anni a chiedere ai morti cosa c'è nell'aldilà, ma essendo privi di volontà non potevano risponderci. Dai loro volti sofferenti, possiamo solo dedurre che il ritorno su questo mondo sia doloroso, che preferivano di gran lunga starsene dove stavano. Ricordo benissimo il mio primo risorto. Come tutti avevo sette anni, e venni portato all'obitorio per verificare se avessi o meno il potere...
Scuoto la testa, non è il momento di lasciarsi andare ai ricordi. Mi dirigo verso l'armadio ed indosso la tunica grigia, riservata ai minori di vent'anni e ai maghi maggiorenni non esperti. Mi piacerebbe indossare quella nera come la mamma, ma è sempre meglio che avere quella bianca. Mi piace la magia, anche se è una grossa responsabilità averla.
“Mamma, vado, ci vediamo dopo” la saluto una volta che ho finito.
Lei annuisce poco convinta. Non ce la faccio a vederla in questo stato. Mi avvicino a lei e la stringo forte. “Ritornerò con l'onore di famiglia riabilitato, male che vada mi riunirò con papà. Io starò bene in ogni caso. Ti prego, sii forte come sempre”.
Lei mi dà un bacio sulla fronte. “Devi proprio farlo? Resta con me”.
Non rispondo, mi limito a stringerla nuovamente. Mi mancherà tanto. In tutti questi anni siamo stati solo io e lei. Mi sento un po' un verme a lasciarla sola, ma con un po' di fortuna ritornerò, anche se non mi illudo; non sarà affatto facile.

Esco fuori di casa, tirando un bel sospiro per recuperare la calma. Cavoli, è stata dura, non oso pensare come saranno i saluti prima della partenza.
Inizio ad incamminarmi verso la piazza, non posso non notare come i pacificatori sono un po' più numerosi del solito. Capitol non teme insurrezioni da parte nostra, ma gli Hunger Games sono un po' come la festa dei morti: un giorno dove ubriacarsi e dove i molestatori abbondano. Ora però è troppo presto. I festeggiamenti incominceranno quando i tributi partiranno, o meglio quando partirò. Sono un po' in ansia al pensiero, ma non posso tirarmi indietro. Ho diciott'anni, questa è la mia ultima occasione.

Vado a registrarmi, poi mi colloco fra le ultime file nelle colonne dei maschi. Accanto a me c'è un coetaneo vestito di bianco, sta letteralmente tremando dalla paura.
“Tranquillo, mi farò volontario io” gli confesso nella speranza di tranquillizzarlo, ma ottengo il risultato opposto dato che inizia a sudare freddo. Capisco che i negromanti abbiano la fama di essere violenti e crudeli, ma non piace quando fanno di tutta l'erba un fascio. Uffa, questo sì che contribuisce a migliorare il mio umore.
“Buongiorno a tutti” saluta la capitolina con un pesante vestito viola in stile ottocentesco addosso. “Benvenuti ai 39° Hunger Games, creati per celebrare i caduti degli anni bui, e per ricordarci quanto sia fragile la vita umana. Direi che la storia di quegli avvenimenti la sapete meglio di me, quindi tanto vale passare direttamente all'estrazione” afferma lasciando un certo stupore fra tutti i presenti. Mi viene da ridere. Solitamente fanno discorsi di ore e ore mentre lei... zac... due minuti e ha finito. Mi piace questa Denise.
“Il tributo femminile di quest'anno è Carol Taw... Tanw... Tawnch...”
“Mi offro volontaria!” canticchia una moretta non troppo lontana dalla mia postazione. Indossa una tunica grigia, e sale sul palco con un filo d'eccitazione, come se stesse andando a recuperare delle caramelle.
Denise la guarda un po' persa, inizio a pensare che si sia fatta prima di venire qui. “Ti prego, dimmi che hai un cognome semplice da pronunciare” la supplica scatenando qualche risatina in platea.
“Sicuro!” squittisce la ragazza “Mi chiamo Violet Rose Black”. Il cognome mi dice qualcosa, ma non saprei. Black è cognome piuttosto comune.
Denise annuisce ed inizia a vagare sul palco. Ok, ora ho la certezza che sia fatta. Se prima mi faceva ridere, ora mi genera una certa pena.
“La boccetta dei ragazzi è qui..” suggerisce Violet un po' a disagio.
Denise annuisce, ma si vede che in questo momento non è proprio in casa. Direi di schiantarla qui. “Mi offro volontario!” affermo a gran voce, e senza aspettare alcuna replica salgo sul palco. Riesco a sentire mia madre piangere fin quassù.

 

Gabriel “Gabe” Black, studente, distretto 3 (Illusioni)

 

La tavola è perfettamente apparecchiata, Emmeline ha perfino messo un centrotavola.
“Ti sei svegliato!” esclama allegro Nathaniel con la bocca ancora piena di waffle.

“Non dovevo farlo?” chiedo divertito.
“Può darsi” replica il mio fratellino inghiottendo il boccone “Così mi sarei mangiato anche la tua colazione” aggiunge con un sorriso da furbetto. L'adoro, a pensare che mi ero arrabbiato parecchio quando mio padre mi aveva detto che lui ed Emmeline aspettavano un bambino.
“Non voglio sentire queste cose neanche per scherzo!” ci interrompe papà, perfino più nervoso del solito. La mietitura ha sempre avuto un brutto effetto su di lui, ha decisamente privato del sonno più lui che me.
“Stavo solo scherzando” mormora a disagio Nath, quasi sul punto di piangere.
“Hanno il loro modo per affrontare la paura, lasciali stare, Ed” si intromettete Emmeline prendendo le nostre difese. Alzo leggermente le spalle, come cenno di ringraziamento. Lei lo nota, e il suo viso si illumina per una manciata di secondi. Poi torna a pulire i fornelli.
Mio padre sospira, massaggiandosi poi le tempie “Non so come fai ad essere così tranquillo, io alla tua età tremavo come una foglia per settimane” confessa.
“Nah! Ho poche tessere ed è il mio ultimo anno, andrà tutto bene!” affermo tranquillizzando un po' tutti. Effettivamente le possibilità di essere estratto sono davvero scarse, mi toccherà fare quello sforzo di alzare la mano e di urlare in maniera teatrale per offrirmi volontario. Nessuno sa delle mie intenzioni però dato che cercherebbero sicuramente di fermarmi. Credo davvero di potercela fare, ne ho tutti i mezzi: intelligenza, magia, forza, un gran bel fisico... devo soltanto trovare una strategia vincente. A breve potrò finalmente lasciare il distretto 3 e far vedere a tutti di cosa sono capace. Non solo vincerò i giochi, ma stregherò tutti talmente tanto da farmi ottenere un posto fisso a Capitol City. Trasferirmi là sarebbe un sogno, e porterò anche Nath con me, in modo che non passi la sua adolescenza a preoccuparsi delle mietiture. Sarà fantastico.
“Beh, io vado” annuncio una volta finita la colazione.
“Non ti incontrerai con quei delinquenti dei tuoi amici, vero?” domanda papà rigido.
“Non ho intenzione di cacciarmi nei guai oggi” affermo con tranquillità, senza dare una risposta reale. Strofino la mano sopra la sua pelata, abbraccio Nath, e mi dirigo verso la porta. Emmeline mi guarda con occhi carichi di aspettativa. So che desidera anche lei un gesto d'affetto, ma non me la sento proprio. Non sarà la matrigna cattiva di Biancaneve, ma non è nemmeno mia madre, e mai lo sarà, dovrà pur accettarlo prima o poi. Papà mi guarda storto, e non sono sicuro che sia per colpa di Emmeline. Sento che ha intuito qualcosa in qualche modo, in fondo nessuno mi conosce da così tanto tempo quanto lui.
“Emm, dopo che hai finito con i fornelli dai una ripassata anche a mio padre che è teso come una corda di violino!”
“Gabe!” urlano entrambi indignati, mentre mio fratello ci guarda disorientato.
“Ciao a tutti!” mi congedo.

Ritrovo il mio gruppo al solito posto. Ci sono tutti: James, Diego, Jude, Alf e perfino Kade.
“Non eri agli arresti domiciliari?” domando a quest'ultimo.

“Giorno di mietitura” replica coinciso.
Noto che stanno tutti osservando il vecchio Pete, il capo pacificatore. “Non avrete intenzioni di riprovarci di nuovo, spero”
“Perchè no?” chiede Diego “Qualcuno riuscirà a farlo cadere in un'illusione prima o poi”.
Ne dubito. I pacificatori che mandano nel nostro distretto hanno tutti un q.i. altissimo, è raro che uno di noi riesca ad ipnotizzarne uno. Inoltre solitamente si accorgono del tentativo, e se beccano il responsabile sono dolori come testimonia la mia schiena con le sue numerosi cicatrici.
“Detesto fare il guastafeste, ma mi tocca ricordarvi che oggi c'è uno dei dodici dell'oblio nel distretto”.
“Più invecchi, e più assomigli a tuo padre” replica Alf cercando di offendermi.
“Anche tua madre me l'ha detto ieri notte!”
“Oh!” mormorano gli altri in coro, mentre Alf mette su il muso.
“Comunque... si sa se qualcuno vuole farsi volontario?” butto lì così, cercando di capire se avrò dei rivali.
“Nessuno che io sappia” afferma Diego “Però ho saputo che Grace Smith...”
“Ehi voi, le mietiture stanno per iniziare! Andate!” ci ordina il vecchio Pete. Che palle! Proprio ora? Eseguiamo gli ordini, anche perché non abbiamo scelta. Quando vincerò i giochi nessuno mi si rivolgerà più così.

Le due ore seguenti scorrono nella routine, fra registrazioni e discorsi pallosi. Infine la capitolina si avvicina alla prima boccetta, pronta ad estrarre il primo tributo. “Yvonne Blackmask”.
La folla si volta verso una ragazzina bassa dai capelli rossi. L'ho già vista, è un'affiliata della banda di Jay, anche se non l'ho mai vista fare casini in giro. La ragazza inizialmente impallidisce, poi scuote la testa e mostra al mondo intero un sorriso dal sapore molto amaro. Si avvicina con cautela, e mi accorgo che è vestita in maniera abbastanza buffa: ha una mini-gonna di jeans, una t-shirt ricca di brillantini, e due paia di calzini di fantasie completamente opposte. Mi chiedo se sia una scelta strategica oppure se il suo abbigliamento è dovuto ad un scarso senso della moda. Durante i saluti chiederò in giro se ci sono pettegolezzi su di lei, ho bisogno di inquadrarla.

La capitolina si avvicina alla boccia dei ragazzi, e io sono già pronto ad alzare la mano. Spero che a casa non se la prendano troppo, in fondo questa è la mia vita, decido io.

 

Yvonne “Yv” Davzon, studentessa, distretto 4 (Idrocinesi)

 

È tutta colpa loro, che odio. Se non fosse per i loro stupidi poteri non dovremmo subire tutti questi preparativi per una dannata mietitura: ci siamo dovuti svegliare prima dell'alba, fatti controllare uno ad uno per verificare che non avessimo dell'acqua con noi, ed è da almeno due ore che camminiamo per allontanarci da qualsiasi grande fonte d'acqua, soprattutto dal temutissimo mare. Proprio non li sopporto, per colpa loro anche noi privi di poteri dobbiamo subire pesanti limitazioni. Sogno un mondo in cui poter andare al mare senza mostrare l'autorizzazione a nessuno, o dove poter bere in pubblico senza che qualcuno mi tenga d'occhio.

“Cammina più piano, quasi non ti sto dietro” commenta Zrina.
“Allora cammina più svelta” replico parecchio nervosa. Di solito con lei cerco di essere gentile, ma oggi non sono proprio dell'umore. Ho solo voglia di rovesciare il mondo.
Zrina accelera il passo e si posiziona accanto a me “Non te la puoi prendere con me. Non sono io che ti sto costringendo a fare questo tour forzato”.
Sbuffo “Insomma, mi sembra che anche tu abbia dei poteri”.
Zrina sorride “Non mi sembra però che questa maga ti dispiaccia poi così tanto” replica stampandomi un bacio sulla guancia. Sento la tensione di prima ritirarsi come la bassa marea. È una ragazza speciale, non ci sono dubbi, sono fortunata ad averla accanto a me. Probabilmente è l'unica cosa buona della mia vita. È l'unica che mi faccia sentire serena e in pace.
La stringo alla vita, appoggiando la testa sulla sua spalla. Mi mancherà parecchio quando sarà in arena, ma non ho dubbi sul fatto che ritornerà da me. È sicuramente più forte di qualsiasi altro mago, una favorita fatta e finita, sono certa che spaccherà il culo a tutti là dentro. Non ho nulla di cui preoccuparmi.
Mi guardo intorno, e noto un paio di ragazzi che guardano nella nostra direzione e che ridono sotto i baffi. Li conosco benissimo: sono Ian e Mike, compagni d'accademia di Zrina. Che ci trovano di divertente? Stringo forte la mia ragazza, sentendo nuovamente crescere quel sentimento così tanto familiare.
“Yv, non fare cavolate!” mi avverte Zrina, indicandomi i pacificatori poco lontani. Dannazione! Perché ci sono sempre loro in mezzo? Se solo potessi sfogarmi un po', come quella volta...
Li sento nuovamente ridere, questa volta in maniera più forte. Non posso resistere. Non posso farmi umiliare in questa maniera! È sempre così con quei due, li odio.
Mi stacco da Zrina e mi avvicino a loro a gran passi. Maledettissimi stronzi. “Che avete da ridere?” sbraito.
“Attenzione! La terribile Yv si è arrabbiata!” mi canzona Ian.
“Adesso ce la farà pagare!” gli fa eco Mike.
Stringo forte la mano a pugno, sono pronta a colpirli su quei loro dannati nasi da mago.
“Dateci un taglio” si intromette Zrina afferrandomi per la mano. Mi sta guardando direttamente negli occhi, supplicandomi di rimandare la mia vendetta a più tardi. Non è la sola a fissarmi, anche un paio di pacificatori lo stanno facendo. Ha ragione lei, non vale la pena mettersi nei guai per questi due pezzenti.
Sto per andarmene quando uno dei due mi grida: “Sì, fatti proteggere dalla tua fidanzata, lesbicaccia di una nanerottola. Senza di lei non vali nulla”.
Cosa hanno appena detto? Mi volto di stacco, ignorando le proteste di Zrina. Inizio a correre, sento un peso insostenibile sul petto. Le mie mani fremono, ho bisogno di prendere a pugni qualcosa.
Carico Ian, lo faccio cadere per terra ed inizio a colpirlo sul volto inizialmente con furia, poi con frenesia alla vista delle prime gocce di sangue. Non fai così tanto il prepotente ora che la tua magia non può difenderti, vero? Voi maghi vi affidate troppo al vostro potere.

Sto per colpirlo per la quarta volta, quando mi sento tirare il braccio indietro. Mi volto, una pianta mi ha afferrato il polso, mentre una seconda mi sta cingendo l'addome. Le piante mi trascinano via da Ian. È opera di un rinnegato, non ci sono dubbi: sento il suo fetore da traditore fin quaggiù.
“Adoro la confusione di prima mattino” annuncia sarcastica una voce femminile.
Mi guardo intorno, la folla è ferma immobile, Zrina si sta coprendo la bocca con entrambe le mani per soffocare un urlo. I pacificatori si dispongono in due colonne, facendo così spazio ad una donna pelata completamente vestita di nero. Mi mordo il labbro, questa volta mi sono cacciata in un gran guaio. Vorrei scappare, ma le piante mi tengono ancora ferma in un rigido morso.
“Chi è la responsabile?” domanda glaciale.
“Lei, lady Eris” mormora il rinnegato del distretto 11 nella sua corrotta divisa bianca.
Avverto un brivido freddo, ma mi rifiuto di tremare di fronte a lei. Che questa puttana faccia pure del suo peggio.
“Aspetti!” si intromette Zrina, di nuovo, come se da sola non fossi in grado di difendermi.
“Stai indietro!” le grido.
“Mi sembra di intuire che c'è un legame fra te e questa ragazza, giusto?” sobilla con un ghigno nel volto. Zrina inizia ad agitarsi, ma due pacificatori la bloccano afferrandola per le spalle. “Direi che potrei agire proprio qui, e che questo sia da lezione a tutti. Non voglio piantagrane nel mio distretto” aggiunge sottolineando con forza la parola “mio”, come se questa fosse veramente casa sua.
Sto per replicare, quando lei mi appoggia la mano sulla fronte. Avverto il ghiaccio, fin dentro le ossa. Il respiro mi si blocca a metà, per un interminabile manciata di secondi vedo solo il buio. Subito dopo la capitolina si stacca da me, guardandomi con insufficienza. “Hai scelto un pessimo giorno per fare la stronza in giro”.
Si allontana, e con lei la folla riprende la sua marcia verso il luogo della mietitura. Zrina si avvicina apprensiva, per poi abbracciarmi forte. Il suo corpo è però freddo, le sue mani sono fastidiose, le sue premure mi creano disgusto. La stacco a forza da me “Guarda che me la cavo benissimo da sola, non ho bisogno di te!” le urlo con forza.
Lei mi guarda sbigottita, ma ben presto la sua espressione muta completamente: i suoi occhi sono spalancati e pieni di lacrime, la sua bocca è semi aperta e il suo volto è paonazzo. “Ti.. ti... ti ha cancellato i tuoi sentimenti verso di me?”.
Ripenso ai momenti passati insieme, al suono della sua risata, ai segreti confessati, all'odore della sua pelle. Nulla. Solo fastidio. “Penso proprio di sì. Cose che capitano”.

 

Che cavolo di punizione. Non riesco a capire perché la gente abbia così tanta paura dei dodici dell'oblio. Io non sto male, è Zrina quella a soffrire. Sta singhiozzando talmente forte che non riesco neppure a sentire l'accompagnatrice parlare. Se non se la smette i pacificatori la porteranno via, le lacrime sono pur sempre fatte principalmente d'acqua. Deve continuare ancora a lungo? Che pena, una guerriera come lei ridotta in questo stato. Non mi ero mai accorta di quanto fosse debole e fastidiosa. Non merita proprio nulla. Non è che perché è una maga, allora è automaticamente invincibile, così come l'assenza di poteri non ti rende automaticamente debole, e io non lo sono, non lo sono per niente. Non ho bisogno di nessuno che mi protegga, sono forte di mio, è ora che il mondo lo capisca.
“Mi offro volontaria!” Annuncio con voce squillante.

Mi avvicino al palco ignorando per l'ennesima volta le urla di quella che è ormai la mia ex. Se mi amasse davvero sarebbe contenta per me, anziché disperarsi così tanto. Eris mi ha fatto un favore, altro che punizione!
“L'altro tributo è... Matthew Jax Sanx”. Ruoto gli occhi. Non è possibile! Un altro Sanx? Non ne abbiamo avuti abbastanza? Sento dietro di me i suoi fratelli applaudire più o meno solenni.
Il tributo però non sembra assomigliare molto ai fratelli, almeno caratterialmente visto che fisicamente sono praticamente identici. Non festeggia come aveva fatto il maggiore, né guarda tutti con aria truce come aveva fatto il secondogenito. Anzi, direi che sembra spaventato. Un debole, magnifico, questo sarà facile farlo fuori.
Ci stringiamo la mano in segno di sportività, per tutto il tempo evita di guardami negli occhi.

 

Elinor “Elly” Gilbert, studentessa, distretto 5 (Pirocinesi)

 

“Dovremo festeggiare” esordisco all'improvviso spezzando quel silenzio fin troppo opprimente.
“Non mi sembra il caso” commenta Ivy.

“Non adesso!” mi correggo per evitare altri fraintendimenti “Ma stasera. Insomma, oggi è l'ultima mietitura di Liam!”.
Nostro fratello annuisce un po' imbarazzato “Ed è anche la prima di Arya” mi fa notare.
Mi volto verso la penultimogenita, sta ancora guardando torvo il pezzo di pane raffermo che ci fa da colazione. È da due giorni che è di quell'umore, posso capirla. La prima volta non è mai facile per nessuno. Poi non so, forse ti abitui all'orrore e cerchi di viverla più serenamente, anche perché non puoi passare sei anni a disperarti a causa della possibilità di essere mietuto. Credo sia una semplice strategia di sopravvivenza. “Proprio per questo dovremmo farlo. Tu ne esci per sempre, lei...”
“Elly!” mi interrompe la mia gemella “Ce la stai tirando addosso!”.
Uffa, volevo solo farli star meglio. Mi sento così inutile qua dentro. La mamma da sola pensa a tutti noi cinque, vorrei almeno riuscire a farli sorridere tutti, almeno questo. Se almeno avessi l'età per poter lavorare...

La porta di casa si apre, facendo entrare la mamma. Si regge a malapena in piedi, ha delle occhiaie molto profonde ed è completamente spettinata. È la quarta notte di seguito che lavora, sono piuttosto preoccupata. Ci guarda ad uno ad uno “Siete tutti pronti? Fantastico. Avete della biancheria pulita addosso?”
“Sì mamma, stai tranquilla, vai a dormire” la incoraggia Liam.

La mamma fa un debole sorriso, per poi rivolgersi verso me ed Ivy “Avete messo dei reggiseni poco elaborati? Vi ricordo che con l'acqua si vede tutto”.
“Io sì, ma Ellie no”. Dannata spiona.
“Non lo trovavo! Giuro che dopo metto in ordine la camera!”.
La mamma annuisce poco convinta, credo che non abbia la forza per controbattere “Come mai non c'è Milly?” mi chiede. Ha ragione, è strano non vederla con noi a colazione. È quasi sempre qui, in pratica è un'altra sorella per noi tutti.
“Voleva stare un po' con i suoi” le spiego.
La mamma annuisce di nuovo “Dormo dieci minuti e poi arrivo, ve lo giuro” ci promette.
Annuiamo in silenzio, ma sono sicura che siamo tutti e cinque attraversati dallo stesso pensiero. Mi volto verso Arianne “Noi usciamo, prenditi cura della mamma”. Lei replica con un fiero saluto militare. Il mio soldatino.
Prendo un profondo respiro, e mi sistemo il fiocco. Bene, sono pronta. Credo.
Procediamo tutti compatti, i pacificatori sono super numerosi. Sono quasi tutti rinnegati del distretto 4 come si può notare dalle vistose borracce che portano sul fianco.
Mi guardo per tutto il tempo intorno, sperando di incrociare lo sguardo di Milly, o di incontrare almeno Jake. Dovrebbe essere anche lui con la sua famiglia, ma continuo ad aver paura che sia con Nelly. Avevo deciso di buttarmi quella storia alle spalle, ma il sospetto non vuole sparire del tutto.
C'è troppo gente, non riesco ad individuarli comunque.

“Mettetevi in fila, i novizi devono seguirmi” ci ordina un pacificatore.
“Cos'è questa storia?” chiede Arya allarmata.

“È normale” le spiega Liam con calma.
“È solo una punturina” aggiungo beccandomi un'occhiataccia da parte di Ivy. Cavolo, era meglio non dirglielo.
“Una cosa?” chiede Arya. Il pacificatore si spazientisce e la spinge verso la fila dei dodicenni. Mia sorella digrigna i denti, e per un momento ho il terrore che lo stia per incenerire, ma miracolosamente non succede nulla. Tiro un sospiro di sollievo, Arya ha decisamente più autocontrollo di quanto si creda. Tutte quelle ore di meditazione sono servite a qualcosa alla fine. La guardo andare via con un po' di apprensione, ma sono sicura che starà bene. Non le accadrà niente. Stasera festeggeremo tutti di fronte ad un bel piatto di lenticchie e pancetta, come tutti gli anni. È solo un'altra mietitura.

Noi tre ci dirigiamo verso il piazzale insieme ad altri nostri coetanei, e veniamo infradiciati dagli idranti. Odio questa misura di sicurezza, ma mai quanto l'immersione in quella gelida vasca, riservata a tutti, con o senza poteri. A volte mi chiedo cosa abbia fatto questo distretto durante gli anni bui per far spaventare così tanto Capitol, ma è proibito saperlo.
Io ed Ivy abbracciamo Liam, e ci dirigiamo verso la piccola piscina delle quindicenni. L'acqua è gelata come sempre, ma stringiamo i denti. Se siamo fortunati l'accompagnatrice avrà pietà di noi e il discorso sarà molto breve.

Moira quest'anno indossa un paio di stivali rossi che le arrivano fino al ginocchio, un paio di shorts bianchi ed infine una mantellina sempre rossa con il bordo in pelo di coniglio. Sembra molto calda, l'invidio tantissimo.
“Benvenuti ai 39° Hunger Games! Spero che siate carichi perché sarà un'edizione esplosiva! Ma prima di scegliere i nostri fortunati campioni, direi di guardare il video che ricorda a tutti noi perché siamo qui”. Parte il consueto filmato con scenari di guerra, dolore e lenta ricostruzione. Non riesco a badarci troppo, penso solo che non resisto più, che voglio uscire da qua. Mi volto verso Ivy, le sue labbra sono blu e non fa altro che sbattere i denti.
“Un altro po', resisti un altro po'” le mormoro stando attenta a non farmi sentire da nessun altro. Per tutta risposta afferra la mia mano e la stringe forte.
“L'estratta è...” chiudo gli occhi per la paura. Immagino di essere altrove, lontano da qui. È inverno, siamo davanti al camino, papà è ancora vivo, ci siamo tutti, compresa Milly. Siamo insieme, siamo uniti, stiamo bene “... Milly Halliwell”.
“No!” urla disperata Ivy. Vorrei aggiungermi a lei, ma il fiato mi si è bloccato a metà. Mi sento parallelizzata, ogni mia cellula si sta contorcendo per il dolore. Non è possibile. Perché lei? Non può andare! La uccideranno! Non può! Non può lasciarci! Ho già perso papà, perché anche lei? Dovevamo festeggiare questa sera! Non può essere vero! No, no, no, no, no, no!
“Mi offro volontaria!” urlo a pieni polmoni ancora prima di capire cosa stia facendo.
Mia sorella mi afferra per il polso, piantandomi le unghie nella carne “Che cosa stai facendo! Elly, ti prego, no!”
“È troppo tardi, prenditi cura di tutti, ok?”.
Le do un bacio sulla fronte e mi dirigo verso le scalette per uscire dalla piscina. Sento in lontananza Arya e Liam urlare mentre Milly è accasciata a bordo piscina e sta singhiozzando rumorosamente. Vorrei darle un ultimo abbraccio, ma non credo che mi sia permesso.
Prendo un bel respiro, non posso più tornare indietro. Mi avvicino al palco, dove Moira mi accoglie con un asciugamano. I miei vestiti sono fradici, e spero che il mio reggiseno verde non sia poi così ben in vista.

Sulla piazza è sceso un silenzioso brutale, neppure Moira ha il coraggio di interromperlo.
“Mi offro anch'io volontario!” urla un ragazzo già pronto sulla scaletta. Proviene dalla stessa piscina di mio fratello, dunque è un suo coetaneo. Ha i capelli neri abbastanza lunghi, e due piercing al labbro.
Si avvicina con un gran passo e quasi strappa il microfono dalle mani di Moira. “Con me quest'edizione sarà sicuramente esplosiva, se capite cosa intendo. Farò fuoco e fiamme! E... a proposito, mi chiamo Killian Jones”.
Qualcuno dal pubblico si fa fuggire una risata, ma io non ci trovo niente da ridere. Come si può scherzare su una cosa del genere? Iniziamo proprio male.

 

Kronos Allen, studente, distretto 6 (Aerocinesi)

 

Il bastoncino continua a viaggiare tentennando verso di me. Cerco di concentrarmi come mi hanno insegnato a scuola, devo entrare in contatto con l'aria. Oh sì, la sento! È bello sentirla così viva, gli altri distretti non possono capire la bellezza di una carezza di una brezza, di un bacio caldo di uno scirocco, l'urlo di una tramontana gelida e....
“Cazzo!” mi lascio sfuggire mentre evito il bastoncino. Dannazione! Perché è così difficile? Che odio! Stava procedendo tutto così bene quando questo stronzo ha iniziato a viaggiare a mille da un momento all'altro.

Mi alzo, lo vado a recuperare poco lontano e lo spezzo in due. Cavoli, che rabbia! Perché il controllo dell'aria si basa sulla concentrazione? Sarebbe figo se si basasse sullo sforzo fisico. Allora sì che me la caverai!

Faccio qualche passo verso il villaggio, da qui riesco a vederlo quasi interamente. Le strade sono già piene, la gente corre da una parte all'altra, i miei coetanei sono tutti vestiti in maniera più o meno elegante. Fa strano vedere così tanta vita nel distretto se escludiamo quei dannati eventi da hippie. Odio questo posto, è l'emblema della routine e della noia. Tutto è deciso dalla nascita e non puoi far praticamente nulla per cambiare il corso degli eventi. Ad esempio so perfettamente che in futuro gestirò il negozio d'abbigliamento dei miei insieme a quella piccola sapientina di mia sorella. Mi chiedo se ci sia altro oltre Panem. Non abbiamo notizie dal resto del mondo della Grande Guerra, molti pensano che ormai esistiamo solo noi. Sarebbe bello organizzare una spedizione in giro. Anche Capitol ci guadagnerebbe, forse potrebbe perfino concedere la sua autorizzazione.
Mi gratto la nuca, sono solo sogni, non uscirò mai da qui.

Raggiungo il villaggio, se arrivo tardi alla mietitura non me la caverò facilmente. Conoscevo un ragazzo che ha cercato di farlo, e non solo è stato fustigato in piazza, ma l'anno successivo hanno pilotato le mietiture per farlo andare. Povero Chris, pace all'anima sua.
Mi sento un po' solo fra queste strade, i miei amici sono tutti fuori pericolo. Mi limito dunque a salutare distrattamente qualche compagno di classe. Nessuno ha molta voglia di parlare, siamo tutti persi nelle nostre paure. Non capisco la mia gente, ci insegnano fin da piccoli a temere i giochi e ad odiare Capitol, eppure siamo classificati come uno dei distretti più docili. È come se qui non ci fosse alcun spirito combattivo, probabilmente soffocato da tutte quelle cazzate sulla necessità di entrare in contatto con la natura e di trovare la pace interiore. Mi piacerebbe fare qualcosa in merito, ma da solo verrei schiacciato subito.


Le cose procedono come da programma: registrazione, discorso di Brittany, video di propaganda, pianti soffocanti, mani che si cercano. Sta durando troppo, ho l'impulso di urlare di muoversi, lo sento nella punta della lingua, e sto facendo uno sforzo incredibile per trattenermi, non so se resisterò a lungo, non sono abituato.
“Alaska Moore” annuncia Brittany.
Sgrano gli occhi, questo nome non l'avevo mai sentito. Strano, pensavo di conoscere praticamente tutti nel distretto. Finalmente la intravedo. Esce dalla fila delle quindicenni, anche se non direi mai che abbia quell'età. È una ragazzina magra, dai lunghi capelli biondo platino. La sua pelle pallida, i suoi occhi azzurri e soprattutto la sua espressione di assoluta compostezza, la fanno sembrare una vera e propria principessa di ghiaccio. È strana, mi dà l'impressione di essere nello stesso tempo più piccola e più grande della sua età, quasi non ci credo che siamo coetanei.
“Kronos Allen? Dov'è Kronos Allen?”
Mi scuoto, chi mi sta cercando? Perché tutti mi stanno guardando? Il mio cuore smette di battere. Cazzo. Possibile che mi fossi così distratto che... No, andiamo, non può essere.
“Kronos? Sali o no?” Oh merda, mi hanno proprio estratto. Panico.
Ok, ok, ok, ok, ok, calma. Non posso di certo scoppiare di fronte a tutti.
Inizio a muovermi, mentre mi sforzo a pensare a lati positivi. Il treno! Prenderò il treno. Non ci sono mai salito sopra. Viaggerò a tutta velocità, cosa che non mi è mai stata possibile. Lascerò il distretto 6, vedrò com'è la vita in una grande città come Capitol. Non è detto che muoia, forse non sarò molto potente come mago, ma ho pur sempre le mie risorse. I soldi della vittoria potrebbero rivelarsi utili in qualche modo. In nessun caso dovrò lavorare nel negozio dei miei. Ok, ci sono. Può andare.
Prendo un grosso respiro, la piazza sembra molto più grande da sopra il palco.
“Meno male, temevo non volessi unirti a noi!” scherza la capitolina appoggiando il gomito sulla mia spalla. Mi scosto all'istante, che gesto fastidioso.
Mi volto verso Alaska, guarda un punto indefinito verso il pubblico. È vero, a breve dovrò salutare tutti quanti... dannazione! Nessun pensiero negativo! Questa è soltanto un'altra sfida, la più difficile di tutte, ma sempre una sfida. Non mi tirerò indietro.
 

 

 


 

 

 

 

Capitolo in anticipo e con un sacco di volontari! Lo so, ci due Yvonne, ma questa volta mi avete inviato tremila omonimi e all'ultimo mi sono stancata di mandare pm in giro per cambiare i nomi. Vabbè, esistono i soprannomi per questo.

Ci vediamo la prossima settimana con gli ultimi 12.

Alla prossima!

 

 

 

 

Riepilogo dei tributi e della presenza o meno di poteri in ciascuno di loro:

 

Donna

Uomo

Distretto 1 (incrementatone)

Miranda Wilson (poteri)

Kyte Densmith (?)

Distretto 2 (negromanzia)

Violet Rose Black (poteri)

Unleor Mizzard (poteri)

Distretto 3 (illusioni)

Yvonne Blackmask (?)

Gabriel Black (poteri)

Distretto 4 (acqua)

Yvonne Davzon (senza poteri)

Matthew Jax Sans (?)

Distretto 5 (fuoco)

Elinor Gilbert (?)

Killian Jones (poteri)

Distretto 6 (aria)

Alaska Moore (?)

Kronos Allen (poteri)

 

 

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Capitolo 3
*** Gli eletti, seconda parte ***


Gli eletti, seconda parte

 

Icarus “Ike” Karling, ?, distretto 7 (Negazione di potere)

 

È finita, entro stasera sarò un'altra persona, qualcuno con il volto fasciato e la lingua tagliata. Non rimarrà nulla di me, se non l'ombra.
Mi rannicchio sul lettino, e giocherello distrattamente con le lenzuola. A breve verranno a prendermi, e non posso far nulla per evitarlo; posso solo accettarlo. Non verranno a salvarmi, è troppo pericoloso. Per un'operazione del genere servirebbero molti fondi ed un piano ben organizzato, e temo che i ragazzi non abbiano né l'uno, né l'altro.

Sbatto i pugni sulla coscia, ci deve pur essere un'altra strada. Non riesco ad accettarlo, non voglio, non voglio finire così. Il distretto 7 è casa mia, non voglio lasciarlo. Qui ci sono tutte le persone che amo, qui c'è la mia vita. Non sono pronto per dire addio.
Ne è valsa la pena almeno? Non lo so neanch'io. Nella testa continuano a vorticarmi tremila pensieri, spesso contraddittori, e la cosa non mi piace affatto. Proprio quando ricominciavo a sentirmi sicuro di me, il mondo mi è crollato addosso di nuovo. Se penso che rimarrò per sempre chiuso nel mio mondo mentale, mi viene la nausea. Non voglio vivere come un senza-voce, isolato dal mondo, trattato come uno schiavo. Cosa ne sarà della mia vita? Ho paura.

Sento dei passi, l'ora è giunta dunque. Mi siede composto, aspettando che il pacificatore di turno si faccia vivo. Con mia grande sorpresa scopro che sarà Septimius a scortarmi. Sorrido. È bello rivedere una faccia amica dopo così tanto tempo, ma soprattutto è bello vedere un pacificatore che non muore dalla voglia di riempirmi di pugni.
“Sei venuto a liberarmi?” chiedo scherzoso.

Septimius sorride da un solo lato “Sapevi a cosa saresti andato incontri. Mi dispiace tanto” afferma sincero. Lo sapevo? Nell'ultimo anno non ho fatto altro che pensarci sopra. Era la mia strada? O mi era stata imposta? I miei genitori erano dei ribelli, e sono cresciuto in mezzo ai rivoltosi. Se fossi vissuto in un altro ambiente, avrei fatto scelte diverse? Temo proprio di sì. Per cosa ho agito allora? Pensavo di averlo capito, ma temo proprio di essermi sbagliato. Non so nulla, non so veramente nulla.
Mi faccio ammanettare, e seguo Septimius come un bravo bambino. Sono consapevole che se ci sono andati leggeri con me è solamente grazie a lui. Deve averli convinti che sia un pesce piccolo (d'altronde credo lo pensi sul serio), che non valesse la pena interrogarmi per ore e ore. A pensare che mi hanno criticato per la mia passione per gioco d'azzardo; se non fosse stato per quello, io e Septimius non saremmo mai diventati amici.

Fuori dall'area ci raggiungono altri due pacificatori dall'espressione poco amichevole. Sono quel genere di persone che mi diverto a provocare, ma sono armati e con pugni piuttosto potenti. Ne ho prese abbastanza per riuscire a tenere la lingua a freno, almeno per questa volta.
Nel cortile non c'è un hovecraft come mi aspettavo, anzi, il piazzale è completamente vuoto. “Cosa succede? Andiamo a Capitol City a piedi?” chiedo a Septimius.
“No. Strapperemo un passaggio ai futuri tributi” mi spiega tranquillo. Alzo un sopracciglio. Che significa? “Oggi c'è la mietitura” afferma notando la mia confusione.
La mietitura? Di già? Me ne ero perfino dimenticato. Viaggerò con i due mietiti, dunque. “Sarà un viaggio molto allegro” osservo sarcastico. I due pacificatori mi guardano storto, mentre Septimius mi sorride amaro. “Dove si tiene la mietitura?” domando.
Uno dei pacificatori mi colpisce sul fianco con il calcio del fucile. Mi piego per il dolore. In quella zona sono pieno di lividi. “Non sono affari tuoi!” sentenzia lui.
Pazienza, vorrà dire che lo scoprirò da solo. Ho ancora diciott'anni in fondo, ho l'obbligo di partecipare alla mietitura, anche se sono un prigioniero. L'idea di farmi volontario mi solletica la mente, ma rinuncio subito. Non me lo permetteranno mai. Staranno sicuramente accanto a me per tutto il tempo proprio per evitarlo.

La mietitura avviene in una piazza poco distante da quello che era il palazzo di giustizia, ora ridotto ad un cumulo di macerie. Capitol avrà sicuramente raccontato che c'è stato un guasto con i tubi del gas, o qualcosa del genere, ma io so la verità, io stesso ho pianificato la sua distruzione.
Nate ci teneva tanto a vederlo in quello stato, mi sembrava grandioso onorare la sua memoria in questo modo. Non ho agito per vendetta però, di questo ne sono certo almeno. A dire il vero non ho riflettuto molto sul perché. Ho visto quella pistola e il calendario, e l'idea mi è sorta quasi in automatico. Mi ero sentito improvvisamente come ai vecchi tempi, energetico e vivo. Sono stato bene per un po', e ora invece? Che pena.

“Mi offro volontaria!” urla una ragazza che si presenta come Alice Grace. L'osservo dal fondo della piazza, giusto per vedere che faccia abbia la mia futura compagna di viaggio. È alta e mora, sembra carina, ma sono troppo lontano per affermarlo con certezza. Non ho idea di perché si sia fatta volontaria (non stavo neppure seguendo quello che stava accadendo), ma spero che sia per un motivo valido e non per il vecchio e banale bisogno di gloria.
"Assicurati di sapere perché fai quello che fai e scopri cosa sei disposto a perdere. Quando capirai chi sei, non dimenticarlo mai. Questa è la mia ultima lezione, ed è l'ultimo ordine che dovrai mai seguire". Scuoto la testa. Perché le parole di Nate mi ritorno alla mente proprio ora?
La capitolina si avvicina alla boccetta dei ragazzi. A breve scoprirò chi altro mi farà compagnia. “Icarus Karling”.
No! Ma non mi dire. Sul serio? Oh, santo cielo. Ha detto veramente il mio nome? Osservo Septimius, ha un'espressione confusa in volta, uno strano miscuglio fra euforia e sorpresa. Allora è vero. Oh, cazzo!
Sento i muscoli del volto tirarmi, mentre un suono confuso esce dalla mia bocca. Ci metto un po' a realizzare che sto ridendo. Sono vivo! Sono ancora vivo! Non è finita, non è finita, cazzo!
Mi faccio aprire le manette, e mi dirigo sul palco allegro.
Una volta sul palco, abbraccio la capitolina stampandole due baci per guancia. Non credo che sia solo merito suo se sono qua sopra, ma in questo momento non ci voglio neanche pensare. Ancora non ci credo.

 

Lilia Lambert, studentessa, distretto 8 (Telepatia)

 

Mi viene da cantare, mi piacerebbe intonare qualcosa di allegro come “Fata di festa” o “Tulle bianco”, ma temo che siano entrambe fuori luogo. Credo di aver semplicemente bisogno di tenere la mente occupata, di non pensare a cosa stia andando incontro. Ho perfino timore ad uscire oggi, nelle strade ci sarà talmente tanta paura da riuscire ad avvertirla anche senza la magia. È normale in fondo; quando riesci ad entrare in contatto con il cuore di un altro, allora capisci la complessità e la fragilità di ogni essere umano. Impari a dare per scontato che chiunque stia combattendo una propria battaglia, e che dunque deve essere trattato con rispetto. Come la mamma ad esempio: è da dieci minuti contati che mi sta pettinando lo stesso punto. Non trovo il coraggio di farglielo notare.
“Siete in ritardo” annuncia papà mentre si massaggia il ginocchio. L'artrite non gli sta lasciando proprio tregua oggi. La mamma non replica, si limita a continuare a pettinarmi i capelli come se nulla fosse.

“Mamma...” la richiamo, ma fa finta di nulla. Lancio un'occhiata verso papà, ma sembra essere troppo immerso nei suoi pensieri per potermi notare. “È l'ultima volta” annuncio sperando di sbloccarli. È dura per tutti, lo so, ma dopo questa giornata sarò finalmente libera, non ci saranno più mietiture nella mia vita, neppure in futuro dato che non ho intenzione di avere figli. Non voglio soffrire quanto i miei ogni anno.
Mia madre si stacca, arrendendosi alla realtà. Appoggia la spazzola sul mobile, e scoppia a piangere. La stringo forte, e papà si aggiunge ben presto al coro. Vorrei piangere anch'io, ma peggiorerei solo la situazione. “È l'ultima volta” ripeto prima di andarmene.

Esco fuori di casa, godendomi il caldo del sole primaverile. Si dice che Aprile fa i fiori, e Maggio li colora; il prato a breve sarà un vero spettacolo. Non vedo l'ora di vederlo.
Inizio a canticchiare a bassa voce “Bucaneve” mentre mi incammino a passo svelto. Mi piace tanto questa canzone, parla della forza che nasce dalla tempesta, dell'importanza dei sorrisi e dell'amore. Ben presto una voce si unisce al mio canto, ed infine anche una terza. Mi volto: Ery e Liu sono ancora qui.

“Siamo venuti a cercarti, non ti vedevamo” afferma Liu.
Ery sogghigna a causa della pessima scelta delle parole, ma Liu non sembra farci troppo caso. “I tuoi genitori anche quest'anno, vero? Tua madre ieri sera pensava di rapirti e nasconderti da qualche parte”
“Ery!” la riprendo ad alta voce. Non mi piace quando leggono il pensiero altrui a sproposito.
“Che c'è? Eravamo preoccupate”.
Sospiro, Ery è proprio irrecuperabile. Avrebbe dovuto mandare qui solo Liu, così ci avrebbe aspettate in piazza senza impazzire nello starci dietro. “Grazie mille ragazze, ma è il caso di muoversi adesso” affermo.
“Con calma” replica Ery tranquilla come se oggi fosse un giorno qualunque.
“Siamo in ritardo” obietto.
“Hanno beccato uno, il pacificatore ci sta dando dentro con quella nuova arma. Com'è che si chiama? Ah già, taser”. Avverto un senso di sconforto. Non l'invidio per niente, dicono che ricevere una scarica da quelli sia molto doloroso. Mi chiedo se abbia utilizzato davvero i suoi poteri verso una guardia, o se quest'ultima abbia frainteso un'occhiata un po' più lunga del solito. È facile sbagliarsi, difficilmente si riesce ad intuire se uno di noi sa utilizzare o meno la magia. “Dunque possiamo procedere con calma” conclude Liu. Non mi tranquillizza la cosa, avrei preferito che nessuno si facesse del male oggi. Mi mordo la lingua per punirmi del pensiero. Che stupida, ovviamente qualcuno oggi soffrirà molto.

Io, Liu ed Ery ci posizioniamo vicine in fondo al gruppo. Sono tesa, la schiena mi fa un male tremendo. Cerco di rimanere concentrata sul mio respiro, ignorando qualsiasi altro rumore. Non sopporto la mietitura, e neppure gli Hunger Games! Come può l'uomo aver creato qualcosa del genere? A volte mi vergogno di essere umana...
Muffet si avvicina alla prima boccetta. “Il tributo femminile di quest'anno...”. Ci siamo, la mia ultima volta. Poi sarò salva, le mie amiche saranno salve. “... Lilia Lambert”.

Le mie ginocchia diventano improvvisamente molli, e se non fosse per Liu a quest'ora starei sdraiata a terra. Non è possibile.... ha veramente detto il mio nome? E adesso? Cosa faccio? Non è possibile... io non voglio morire!
Le urla disperate di mia madre raggiungono le mie orecchie, distogliendomi dai miei pensieri. Mamma! Inizio a correre verso di lei, ignorando le urla delle mie amiche. Non voglio lasciarla!
Un pacificatore sbuca da non so dove, e mi placca gettandomi a terra. Sputo del sangue, nella caduta mi sono morsa la lingua. La guardia mi strattona e mi trascina verso il palco, dove Muffet mi guarda con disapprovazione. Devo aver fatto la figura della vigliacca. Apro la mente ed oltrepasso le sue deboli difese. Purtroppo ne ho la conferma: nei suoi pensieri ci sono solo insulti verso di me. Cavoli, ho iniziato proprio nel modo sbagliato.
“Ora che la nostra fuggitiva si è unita a noi, estraiamo il tributo maschile”. Muffet si avvicina alla boccetta con disinvoltura. “Joshua Peterson”. Un ragazzino riccio si avvicina con espressione impassibile, esattamente come avrei dovuto fare io prima.
Una volta arrivato sul palco, mi lancia una breve occhiata e ho la sensazione che voglia leggermi i pensieri, ma si volta subito dopo. Che abbia cambiato idea? Oppure era solo una mia impressione? In ogni caso temo che prima o poi dovrò violare l'intimità della sua mente.

 

Alexandria “Aly” Stoner, studentessa, distretto 9 (Sacro)

 

Sbuffo contrariata. Grace è sempre stata una confusionaria, ma almeno il tempietto dovrebbe curarlo meglio. Non ho dubbi che sia stata lei a lasciarlo in questo schifo: le ceneri sono sparpagliate per quasi tutto il piano, la pianta è un po' secca, e la foto di famiglia non è al suo posto. Inizio a riordinare meticolosamente, sperando che così il Signore chiuda un occhio sul fatto che stamattina non mi sono svegliata all'alba per andare a messa. Purtroppo avevo troppo sonno, stanotte non ho chiuso occhio. I miei hanno avuto pietà per me, e mi hanno lasciata qui affermando che avrebbero pregato sodo anche per me. Non è giusto però, anch'io devo fare la mia parte.
Accendo l'incenso ed appoggio entrambe le mani sopra il petto cercando dentro di me energie positive. Mi concentro sul battito del mio cuore, sul mio respiro, sul prurito al polso. Tutto è in sintonia, tutto ha un suo perché. Avverto la luce che mi avvolge e che mi protegge. Credo che non esista sensazione migliore di questa. “Signore, oggi è la mia prima mietitura, ho molta paura. Ti prego di proteggere me e mia sorella Grace, ma anche mamma, papà, e la piccola Melody”. Sto per spegnere l'incenso, quando mi torna in mente qualcos'altro da chiedere “Per favore, fai in modo che quella puzzona di Grace metta un po' di sale in zucca, grazie”. Spengo l'incenso, la luce che mi circondava fino a poco fa ritorna a riposare dentro al mio cuore.

Anche questa è fatta, ora devo cambiarmi, anche se non sarebbe male andare alla mietitura in pigiama. Ma che dico! Non posso fare una cosa del genere! La gente parlerebbe male di me per sempre.
In camera trovo un paio di ballerine e un vestito tutto frufru con una cinta in velluto. Lo guardo sconsolata. È orrendo! È troppo... da femmina. Mi rifiuto, non indosserò mai e poi mai una cosa del genere! Prendo dall'armadio un paio di jeans puliti, una t-shirt dai colori neutri e per finire le mie scarpe da ginnastica preferite. Così va molto meglio! Tanto incontrerò la mamma dopo la mietitura, non potrà dirmi nulla a riguardo.
Sto per uscire dalla stanza, ma qualcosa mi blocca. Mi volto indietro ed osservo la mobilia come se fosse la prima volta. Memorizzo ogni dettaglio, dal letto sfatto di Melody, al vecchio Kuro seduto sulla sedia scolpita dal nonno, alla foto di Maicol sul mio comodino. Torno indietro, abbraccio l'orsacchiotto, e poi stringo al petto la foto di Maicol. Mi auguro di essere più fortunata di lui oggi.
Ricaccio indietro le lacrime con prepotenza, mi ero ripromessa che non avrei pianto per nessuna ragione al mondo. Sono stata fin troppo tempo qui, devo andare, o mi farò travolgere.

Le strade sono piene di adolescenti, si scorge di tanto in tanto qualche pacificatore, ma nient'altro. I bambini sono chiusi nelle loro case, e i genitori sono con loro a riempirli di frottole su cosa stia accadendo con esattezza oggi. Sono pochi quelli che sanno già. Benché ne capisca la ragione, continuo a provare un po' di rabbia verso gli adulti in generale. Mi chiedo come abbiano potuto nascondermi una cosa del genere per undici anni. Continuo a pensare alla mietitura di Maicol, a come sia scomparso dalla nostra vita senza alcun preavviso. Credo che nessun altro evento nell'intera Panem sia così contrario ai principi della nostra fede come gli Hunger Games. Oggi è un giorno molto buio per il distretto.
Mi ritrovo insieme ai miei amici, ed insieme andiamo a registrarci. Le chiacchiere sono scarse, nessuno ha molta voglia di parlare, soprattutto Lewis che ha scoperto solo una settimana fa dell'esistenza dei giochi. È spaventato a morte, e mi fa male vederlo così. Avrei dovuto disubbidire ai grandi, avrei dovuto dirgli la verità quando l'ho scoperta. Ma era sempre così allegro, mi dispiaceva distruggere la sua infanzia. Ora come ora, posso solo stargli vicina ed infondergli coraggio.

Solo Terence sembra essere di umore accettabile. Ha sempre dubitato delle balle che ci avevano rifilato, trovava troppo strano che due giovani in buona salute morissero così da un momento all'altro ogni anno. Avrei dovuto ascoltarlo anziché dargli del paranoico, avrei dovuto dar retta ai campanelli d'allarme che c'erano anche nella mia testa. Pazienza ormai, quel che è fatto è fatto, possiamo solo guardare avanti.

Ci salutiamo e ci separiamo, augurandoci a vicenda che il Dio Sols ci protegga dall'alto. Io e Mia ci mettiamo fra le prime file, mentre cerco con lo sguardo Grace. È qualche fila indietro, è piuttosto pallida, ma trova lo stesso la forza di augurarmi buona fortuna con il labiale. Le sorrido e contraccambio il gesto.
Dal palco spunta una strana ragazza con un vestito assurdo addosso. Assomiglia tantissimo a una sfera “strototopica” o come cavolo si chiama. Avevo sentito dire che i capitolini sono piuttosto eccentrici, ma non mi immaginavo così tanto. Fa un breve discorso introduttivo, e poi ci fa vedere un filmato molto violento. Disgustoso, credono davvero di piegarci così facilmente? Scambiano la nostra fede con la debolezza evidentemente.

Una volta finito il video, la capitolina si avvicina alla boccetta “Prima i ragazzi!” annuncia trionfante. Io e Mia ci voltiamo verso i nostri amici, sperando che nessuno di loro venga scelto. Non voglio che scompaiano come Maicol, non potrei sopportarlo di nuovo. “Andreas Kirke”.
“Ma non è...?” mi chiede Mia.
Annuisco, tutti qua dentro sanno chi sia. Il ragazzo sale cupo sul palco, evitando di guardare chiunque in faccia, compresa la capitolina. Si limita a sedersi in fondo al palco vicino alla mentore. L'accompagnatrice si innervosisce parecchio di fronte al gesto. “Ehi, maleducato, dalle mie parti si saluta!” gli fa notare.
Andreas la fulmina con lo sguardo “Va' a farti fottere” replica coinciso, lasciando tutti di stucco. “Non mi fingerò felice solo per farti contenta”. Un brusio si eleva per tutta la piazza, non siamo abituati a scene del genere. È divertente però, mi piace questo ragazzo.
“Silenzio!” sbraita l'accompagnatrice, per poi avvicinarsi a passo svelto verso la boccetta delle ragazze. Sta accadendo troppo in fretta, non sono pronta. “Alexandria Stoner, sali sul palco. Subito!”. Sgrano gli occhi per la sorpresa, non può essere vero. Mia mi stringe forte ed inizia a piangere, ma non riesco a realizzarlo. Perché io? Ho pregato così tanto! Quali sono i tuoi piani per me, mio Signore? È questa la tua volontà?
Stringo Mia, e mi dirigo sul palco. Le mie gambe sono deboli, solo la fede mi impedisce di crollare. Mi ero ripromessa di non piangere, e non lo farò.

 

Louise Lacey “La Strana” Welch, studentessa, distretto 10 (Trasmutazione)

 

Sophie si avventa sui biscotti, afferrandone quattro con una sola manata. Le lancio un'occhiataccia, sperando che si ricordi che non ci si comporta così a casa altrui. Anne ci osserva, ed inizia a ridacchiare deliziata “Mangiate pure, siete così magre, bambine”. Sophie non se lo fa ripetere una seconda volta e ne prende altri due, mentre io mormoro un grazie e ne afferro solo uno. Anne è gentile come sempre, ma non voglio approfittarne. È anziana, vedova, senza figli. Non ha nessuno che possa aiutarla, può solo contare sulla sua misera pensione. Vorrei poter far qualcosa in più per lei.
“Louise!” mi riprende “Sei in ansia per la mietitura?”.

Annuisco debolmente, non posso proprio mentirle. Come potrei mai farlo? Anne si è sempre presa cura di noi, è praticamente una madre.
“Le probabilità di essere prese sono poche per entrambe” mi fa notare Sophie. “Nessuna di noi due a più tessere del necessario grazia a papà. Ed Anne ovviamente”. Accenno un sorriso, è quasi incredibile che abbia solamente dodici anni. I suoi coetanei tremano come foglie di fronte alla loro prima mietitura. Sophie è l'innocenza, un fiore che si ostina a voler sbocciare in un mondo freddo e gelido. Temo il giorno in cui aprirà gli occhi e si renderà conto di com'è realmente la vita.
“Vero” commenta Anne “Vostro padre lavora molto sudo per voi due. Dovete esserne fiere”. E lo siamo, anche se mi sarebbe piaciuto averlo con noi stamattina. I suoi datori di lavoro non gli hanno concesso nessun giorno di ferie purtroppo. Sospetto che Capitol dia finanziamenti alle aziende che seguono questa politica, in quando rendono questo giorno ancora più duro per la popolazione. Non ci vorrebbe niente.
“Cavolo! Ho dimenticato di dare da mangiare alle oche!” annuncia Sophie all'improvviso. “Passo un attimo a casa, ci vediamo direttamente in piazza!” aggiunge, ma prima di svignarsela si ricorda comunque di dare il solito bacio sulla guancia a Anne. Scuoto la testa, è sempre la solita.
“Mi dirigo anch'io, con calma però”. Anne si alza dal tavolo e mi stringe con tenerezza. Riesco ad avvertire in pieno la sua tristezza. Qualcosa però non mi torna.
“Perché non hai abbracciato così anche Sophie?”
Lei si stacca, e mi fissa direttamente negli occhi “Perché ho la certezza che a lei non accadrà proprio nulla oggi”. Anne mi sente, riesce a vedere cose che sfuggono a chiunque altro. Per lei sono limpida come un ruscello, e chissà perché, la cosa non mi spaventa per niente.
La ringrazio per tutto quello che ha fatto per noi come ad ogni mietitura, ed esco.

Ho una strana sensazione al petto, sento l'esigenza di trasformarmi e di correre un po'. La vita da lupo è decisamente più semplice: devi muoverti seguendo solo il tuo istinto, non rischi di smarrirti fra tremila pensieri. Vorrei davvero lasciarmi andare, solo per un po', ma mi è impossibile. Ci sono troppi pacificatori nelle strade, e il nuovo membro dei dodici, Seth, odia a morte i nostri poteri. Ci definisce bestie, e punisce i crimini più gravi con l'oblio e una marchiatura a fuoco sul fianco. “Gli animali devono essere trattati da animali” afferma spesso con disprezzo. Non voglio fare quella fine, preferisco decisamente procedere con un basso profilo.
Vado a registrarmi, poi seguo un pacificatore verso la gabbia. Ogni anno mi sembra sempre più piccola ed insidiosa, ma non mi spaventa. So che è solo una questione di tempo, dopo la mietitura mi faranno uscire. Spero che anche le altre ragazze chiuse qui con me ne siano consapevoli, non vorrei che nella loro agitazione mi spingessero contro le barre elettrificate. Non mi preoccupo per Sophie, sono sicura che riuscirà a mantenere l'autocontrollo in questa situazione. Non conoscono nessuno più coraggioso di lei.

Harmony quest'anno indossa delle orecchie da gatto, non so se per superficialità o per puro sadismo. Scrollo le spalle, non ho intenzione di farmi distrarre da questo, ho già abbastanza problemi a cui pensare. Spero solo che tutto vada bene. Fra una decina di minuti sarà tutto finito.
“Il tributo femminile... Sophie Rebecca Welch”.

Per un attimo mi sento mancare. Ha davvero detto quel nome? Oh, cazzo. Cerco con lo sguardo la gabbia delle dodicenni. Intravedo Sophie tremare, mentre cerca comunque di mantenere un'espressione fiera. È così fragile, la schiacceranno in un secondo. Non voglio che perda il suo sorriso, non voglio che cambi. Deve vivere, ed essere felice.
“Mi offro volontaria!” grido alzando la mano. Sophie mi cerca con lo sguardo, e quando sono sicura che mi abbia individuata, le consiglio con il labiale di stare ferma. Se si muove troppo rischia di farsi male sul serio.
Un pacificatore si avvicina alla mia gabbia con in mano un un estrattore a doppio tubo. Apre la porta, ed infila l'aggeggio intorno al mio collo. Mi sembra tanto di indossare un cappio, e temo proprio che non sia un'impressione. Sophie almeno sta bene, questa è l'unica cosa che conta.
Seguo il pacificatore verso il palco, sento gli occhi di tutti addosso. Ora che ho messo al sicuro mia sorella, devo pensare a me stessa. So già che strategia seguire.
Quando arrivo sul palco apro i rubinetti, ed inizio a frignare come la peggiore delle bambine.
“Tutto bene?” mi chiede Harmony allarmata, ipocrita come la merda.
“Sì!” squittisco fra un singhiozzo e l'altro “Almeno mia sorella è salva!”.
“Che gesto meraviglioso!” esclama commossa “Come ti chiami, povera piccola?”
“Louise Lacey Welch” rispondo con educazione mentre cerco un posto in fondo al palco.
“Che la fortuna possa essere in favore tuo e del tuo compagno, mia piccina. Con te verrà... Jésus Dondediòs”.
Molti giovani si guardano intorno confusi, sembra che nessuno abbia mai sentito quel nome. I pacificatori aprono dei registri per cercare il nome dello sventurato. Quando l'hanno individuato, si avvicinano a passo svelto verso la gabbia dei quattordicenni, dove intravedo chiaramente un ragazzino di colore digrignare i denti dalla rabbia. Quando aprono la gabbia per prenderlo, Jésus si trasforma in un corvo, e prova a volare via. Si muove con agilità in questa forma, tant'è che riesce ad evitare facilmente le palle di fuoco dei rinnegati del distretto 5.
“Acciuffate quel bastardo!” sbraita il capo pacificatore. Tutti osserviamo la scena rapiti, segretamente facciamo il tifo per lui, anche se sappiamo che non durerà, non è il primo a provarci.
Improvvisamente Jésus inizia a muoversi con fatica, come se non avesse più il controllo delle proprie ali. Guardo in basso, e vedo un pacificatore puntargli i palmi addosso. Un altro rinnegato, del distretto 6 questa volta. Uno del distretto 1 l'afferra con un balzo. Jésus ritorna in forma umana, ma non per questo smette di lottare. Continua a cercare di divincolarsi, ringhiando contro chiunque gli si avvicini.
“Stupido pollo” commenta divertito Seth poco lontano da me.
Sospiro, sicuramente con questa sua uscita non devo preoccuparmi sul fatto che mi abbiano notata o meno oggi.

 

Brad “Il Rosso” Johnson, studente/operaio, distretto 11 (Piante)

 

“Adesso il gel, poi, anzi prima, camicia, faccia, saluti, poi su e giù per il distretto, ma prima camicia, faccia e saluti!” canticchio mentre finisco di abbottonarmi. Mi sento un disastro, vorrei smettere di sudore così tanto. Devo tenere botta fino a pranzo, e poi sarò libero per sempre! Libero, libero! Cioè, quasi, vivo pur sempre sotto un regime.
Finisco di prepararmi, e vado in salotto, dove trovo ad attendermi mio padre, i miei fratelli e anche Santos. Stranamente non c'è traccia di Damerae.
“Dov'è il tuo moroso?” domando a Santos.
“Non è il mio moroso” replica freddo. Sì, come no. Ho visto come lo guardavi, mandrillone! Ti conoscono benissimo Santos, non puoi mentirmi, non a me. Credo che non sia qui perché teme che proverei con lui, come se fosse in grado di fare un'azione del genere.
“Hai i pantaloni all'incontrario” mi fa notare mio fratello. Abbasso lo sguardo. Diavolo ha ragione! Mi sbottono e mi calo i pantaloni sotto lo sguardo un po' imbarazzato dei presenti.
“Andiamo! Mi avete visto tutti quanti più nudo di così!” faccio notare. Mio padre diventa rosso in volto, mentre i miei fratelli iniziano a ridacchiare vedendo la sua reazione. Santos si limita a guardare altrove, probabilmente sperando di essere teletrasportato altrove.
“È quasi andata” riprende papà sperando di smorzare il clima.
Annuisco ed abbraccio tutti uno per uno come vuole la tradizione.
“Faccio un pezzo di strada con te” si propone Santos. Accetto volentieri, mi manca stare un po' da solo con lui. Continuo a pensarci purtroppo, ma non posso farci niente. A volte immagino di essere un mago e di creare un enorme arco composto da mille e più fiori. Là sotto bacerei Santos, mentre le mie mani si allungano per afferragli il pacco e poi.... eh eh. Mi manca il suo bel culetto. “Speravo di non preoccuparmi più della mietitura, invece...” riprende Santos, strappandomi via dai miei pensieri perversi. Stupidi ormoni a palla, perché mi faccio prendere da queste fantasie anche nei momenti meno opportuni?
“Quest'anno sarà veramente l'ultima volta! Io e Damerae compiremo diciannove anni fra qualche mese, e poi sarà veramente tutto finito!” lo incoraggio.
Santos accenna un debole sorriso di ringraziamento. “Senti... ci vediamo dopo, ok? Avrei bisogno di svolgere una commissione prima della mietitura”
“Già... una... commissione” lo canzono. Santos mi lancia un'occhiataccia “Dai, vai!” lo incoraggio.
“Buona fortuna!” esclama prima di andarsene, lasciandomi solo. Ah, l'amore! Che sentimento potente! A volte spero ci sia un lieto fine per quei due, si meritano entrambi un po' di felicità. Dall'altra parte un po' mi dispiacerebbe se accadesse davvero... quanto sono patetico. Quel che mi servirebbe è un po' di sano sesso. Con quel tipo moro laggiù, ad esempio. Sembra così malizioso e dominante... no aspetta sta baciando una ragazza, è etero! Perché i migliori sono sempre etero? Perché sto pensando a queste cazzate ad un passo dalla mietitura? Ho la testa piena di pensieri, mi sembra di scoppiare. Voglio che questa giornata finisca al più presto.

Mi dirigo verso la piazza, vado a registrarmi, e a scambiare qualche chiacchiera con dei compagni di scuola.
“Cavolo, è proprio carina” si fa sfuggire Ken.

Mi volto. Accompagnata da due guardie del corpo, c'è Kalani Bei Fong, con un'espressione alquanto infastidita in volto. È vestita con un lungo abito color crema, ha numerosi gioielli sul collo e fra i capelli. Sembra una dannata principessa. È rarissimo vederla in giro, forse è la terza volta che si fa vedere in pubblico. Per quanto i suoi genitori siano potenti, non possono evitare che venga spedita qui.
“Speriamo che non venga mietuta!” afferma Daisy, sostenuta da Saphiria.
“Non accadrà. I suoi avranno manomesso la mietitura per far sì che lei non sia mai mandata là dentro” affermo sicuro. Mi volto nuovamente verso Kalani: sento i suoi occhi puntati su di me. Se uno sguardo potesse uccidere, a quest'ora sarei bello che morto. Com'è possibile che mi abbia sentito? È proprio vero che i ciechi hanno gli altri sensi più sviluppati!
“Ai vostri posti!” ci ordina una guardia.
Ci salutiamo e ognuno si colloca alla propria postazione in base all'età e al sesso. Io mi ritrovo in ultima fila, poco lontano da Damerae. L'aria è tesa, nessuno osa parlare. Solo apparentemente c'è silenzio, in realtà la paura sta facendo da direttore d'orchestra.
“Il tributo femminile...” dichiara Jennifer “... è Zam Berger”.
Non la conosco. Mi dispiace molto per lei, ma sono contento che non sia una delle mie amiche.
“Mi offro volontaria!” grida una ragazzina. Sento un gran brusio, ed allungo il collo per vedere chi abbia parlato. La mascella mi cade per terra, non è possibile.
Kalani si toglie le ballerine in modo teatrale, e sale scalza sul palco con fare sicuro. Ma non era cieca questa?
Perfino Jennifer la guarda stupita. “Immagino che avrai una lunga storia da raccontarci...” accenna guardando Kalani.
“Forse” risponde lei con un sorriso. È assurdo! Sembra perfino felice! Cosa sta succedendo?
Jennifer non si scompone più di tanto (forse come accompagnatrice ne ha viste fin troppe di cose strane) e si dirige verso la boccetta dei ragazzi.
Il cuore mi sale in gola, inizio a canticchiare “Rain of light”, cercando di isolarmi da qualsiasi altro rumore, ma inutilmente.
“Damerae Kajuskin”
No! non può essere! Mi volto all'istante verso i confini della piazza, dove intravedo un Santos pallido e sul punto di scoppiare in lacrime. Si sta spezzando in mille pezzi proprio davanti a me. Non posso sopportarlo. Lo rimpiangerò probabilmente, ma ora come ora non posso fare altrimenti. È la scelta giusta. Non mi perdonerei se Damerae morisse. “Mi offro volontario!” esclamo.
Mi dirigo sul palco svelto, temendo che il coraggio possa scomparirmi da un momento all'altro. Spero che Santos capisca, lo sto facendo solamente per lui.

 

Xene “Ghost” Fonter, senza dimora, distretto 12 (Magia Bianca)

 

Aspetto che l'ultima persona si allontani dal vicolo, poi mi avvicino alla pattumiera e la apro. Inizio a rovistare fra la spazzatura, cercando qualcosa da mangiare. Con la magia sono riuscito a far diminuire un pochino il dolore allo stomaco, ma non posso fare miracoli. La magia non può sostituire il cibo, anche perché funziona tramite l'energia, che a sua volta dipende sempre dal cibo. Un dannato circolo vizioso che ho assolutamente bisogno di spezzare.
Mentre scavo trovo una suola consumata, un paio di calzini pieni di buchi, un cerotto usato, un pezzo di cartone bagnato, e finalmente delle patate bruciacchiate. Che razza di spreconi.
Afferro il cibo ed inizio a masticarlo lentamente, assaporandone per bene il gusto. Era da un sacco di tempo che non mangiavo della verdura così buona, come hanno potuto gettarla in questo modo? Non era mica carbonizzate! Riesco ancora a sentire il sapore dell'aglio e del rosmarino. Mia madre ci metteva anche la salvia e il lardo quando poteva. Le sue patate erano le migliori.
Finisco di mangiare, e cerco qualcos'altro di utile, stando sempre attento a non farmi vedere. Non so bene il perché, ma la gente si arrabbia parecchio quando mi scopre rovistare nella loro spazzatura. Voglio dire: l'avete buttata, no? Se a voi non serve, che ve ne importa se la prendo io?
Trovo verso il fondo un pezzo di tessuto verdastro. È abbastanza grande per riuscire a rimediarci un vestito per le bambole. Se lo vendessi potrei guadagnarci qualcosa. Più tardi passerò al Forno per vedere se riesco a rimediare qualche venditore. Chissà, magari riuscirò a rimediare qualche lavoretto. Chi io sappia la vecchia Honest ha bisogno che qualcuno le ripari la stagionata.

Nonostante sia presto, lungo la strada incontro parecchio persone. Corrono tutti per prepararsi per la giornata, per augurare buona fortuna a destra e manca. L'ansia nell'aria rende ancora più invivibile la vita al distretto. Fanculo. A volte mi chiedo come ci siamo ridotti così. Il nostro potere dovrebbe essere ambito, la gente dovrebbe pagarci vagonate d'oro solo per una visita. Invece quelli più talentuosi vengono deportati a Capitol, mentre i restanti non fanno altro che azzuffarsi su questioni etiche oppure (quelli più furbi almeno) ad ingrassare tramite sistemi di corruzione. Vorrei entrare in quei gironi, ma la semplice idea di leccare culi in giro mi dà il voltastomaco. Preferisco fare la fame.
Il Forno oggi rimarrà aperto solo per un oretta, in modo da non farsi scoprire dalle troupe televisive. Iside non può fare brutta figura di fronte ai suoi superiori, o finirà per essere destituita, e nessuno lo vuole. Fra i dodici dell'oblio è probabilmente quella più morbida con le regole.
Arrivo al forno e cerco subito Evelyn. Ho fame.
“Buongiorno, Ghost” mi saluta con in mano una tisana fumante.
Non rispondo, mi limito ad appoggiare la stoffa sul suo banco. Lei le dà un'occhiata di insufficienza “Robaccia” sentenzia gettando per terra il mio bottino.
Fanculo. Rimedierò alla vecchia maniera. Mi allontano parecchio infastidito, e mi avvicino di soppiatto alla bancarella del pane di Pete. Appena si gira prendo una pagnotta malconcia e la nascondo sotto la manica. Preferirei vivere in un'altra maniera, ma se non mi lasciano scelta so andare anche ben oltre a qualche furtarello di tanto in tanto.
Mi allontano di fretta, e cerco un posto tranquillo dove poter finalmente fare colazione. Il tempo scorre, e le persone aumentano. Dovrai andare anch'io a registrami, ma lo farò per ultimo. Voglio evitare la ressa se è possibile.

La capitolina nuova di quest'anno si chiama Jessica. Non fa in tempo a salutarci da sopra il palco, che si è già beccata una valanga di insulti sottovoce. Il suo abbigliamento è effettivamente più eccessivo del solito, ma cosa si aspettavano? Credevano davvero che con la nuova accompagnatrice le cose sarebbero cambiate? Ridicolo.
Jessica indossa dei tacchi vertiginosi, un tailler dall'aria costosa, e al collo ha una collana talmente lussuosa che sono sicuro che ogni buon ladro del distretto non stia pensando ad altro. Me compreso. Avrei bisogno di vederla da vicino, ma qualcosa mi dice che se riuscissi a trovare un venditore, potrei sistemarmi per tutta la vita. Cosa improbabile però, non vendita del genere non avverrebbe in maniera inosservata.

La capitolina si avvicina alla boccia delle ragazze “Bunny Lopez”.
La cosa non mi interessa più di tanto, ma una ragazza poco più piccola di me non sembra essere della mia stessa opinione. “Volontaria! Mi offro volontaria!”.
La voce mi è famigliare, e quando capisco chi sia la ragazza in questione storco il naso. Ha intenzione di morire? Quella ritardata non potrà mai andare da nessuna parte. A Capitol sarà una barzelletta, tutti rideranno di lei. Perché farsi così tanto male? Non ha senso. Lily sale sul palco, ed appena giunta inizia ad annusare con insistenza Jessica. L'intero distretto inizia a ridacchiare. Esattamente come volevasi dimostrare.
“Che fai?” domanda la capitolina sconvolta.
“Hai un buon odore, mi piaci!” replica lei. Iniziamo proprio male. Povera lei, e poveri i suoi genitori. Mi fa pena, è stupida, ma è anche innocente e buona. La uccideranno al bagno di sangue senza alcuna pietà.
Jessica si allontana a disagio da Lily, pronta a pescare il ragazzo. Fra un poco questa pagliacciata sarà finita, quindi muoviti, ti prego, non ce la faccio più.
“Xene Fonter”.
Sgrano gli occhi, la gente si gira lentamente verso di me. Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo, cazzo! Dannazione, ci voleva anche questa!
Inizio a muovermi di cattivo umore, cercando di mostrarsi impassibile come sempre. Che razza di sfiga.


 


 

 

Buon Natale!

Per il prossimo capitolo ci vorrà un po', non starò tantissimo a casa (Entro il 3 Gennaio comunque).

 

 

Riepilogo finale:

 

Donna

Uomo

Distretto 1 (Incremento)

Miranda Wilson (poteri)

Kyte Densmith (?)

Distretto 2 (Negromanzia)

Violet Rose Black (poteri)

Unleor Mizzard (poteri)

Distretto 3 (Illusioni)

Yvonne Blackmask (?)

Gabriel Black (poteri)

Distretto 4 (Acqua)

Yvonne Davzon (senza poteri)

Matthew Jax Sans (?)

Distretto 5 (Fuoco)

Elinor Gilbert (?)

Killian Jones (poteri)

Distretto 6 (Aria)

Alaska Moore (?)

Kronos Allen (poteri)

Distretto 7 (Negazione)

Alice Grace (poteri)

Icarus Karling (poteri)

Distretto 8 (Telepatia)

Lilia Lambert (poteri)

Joshua Peterson (?)

Distretto 9 (Sacro)

Alexandria Stoner (poteri)

Andreas Kirke (?)

Distretto 10 (Trasmutazione)

Louise Lacey Welch (poteri)

Jésus Dondediòs (poteri)

Distretto 11 (Piante)

Kalani Bei Fong (?)

Brad Johnson (senza poteri)

Distretto 12 (Magia Bianca)

Lily Clark (?)

Xene Fonter (poteri)

 

Età media dei tributi: 16,25

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Capitolo 4
*** Piacere di conoscerti ***


Piacere di conoscerti

 

Alaska Moore, tributo del distretto 6 (Aerocinesi), treno

 

Il treno continua ad avanzare, e mi chiedo quanto tempo ci vorrà ancora prima di lasciare il distretto 6, la sua pace e la sua tranquillità. Vorrei che fosse ancora inverno, in modo da poter pattinare alle prime luci dell'alba come sempre. A quell'ora non c'è mai nessuno, solo io e la natura che si risveglia. Mi chiedo se potrò mai sentirmi di nuovo così, anche se ne dubito fortemente. È finita, vero? Non ci saranno altre occasione per me di essere felice. Vorrei piangere ed urlare, ma sarebbe inutile, nessuna lacrima al mondo cambierà la mia situazione. Senza contare che sarebbe anche controproducente: gli occhi di tutti sono puntati su noi ventiquattro d'ora in poi, non possiamo commettere il benché minimo errore. Devo mostrarmi fredda ed impassibile, e forse da parte mia non è neanche un chissà quale sforzo dato la gente tende sempre a fraintendere le mie emozioni.
Il treno continua a muoversi e riesco ad intravedere il Monte Argento, il che significa che non siamo troppo lontani dal confine. Come staranno mamma e papà? Erano così terrorizzati durante i saluti. Soffriranno tantissimo se morissi? Beh, certo che sì, ma quanto? Non riesco a tollerare l'idea di loro distrutti per il resto della loro esistenza. Il solo pensiero mi uccide.

Qualcosa mi tocca la spalla, e faccio quasi un balzo di due metri per lo spavento. Mi volto, è solo l'altro tributo del distretto, Kronos mi sembra. È uno strano ragazzo, mi intimorisce un po' grosso com'è, anche se c'è qualcosa in lui che lo rende accessibile... forse quella voglia a forma di zucchina sul collo. È molto buffa, non ne avevamo mai vista una così.
“Scusa, non volevo spaventarti, ma erano ore che ti chiamavo. Non mi sentivi?”

Gli mostro un timido sorriso “No, mi dispiace” farfuglio mentendogli. In realtà mi ero creata una bolla silenziosa, in modo che non mi arrivasse nessun rumore da parte dell'esterno. Volevo starmene un po' per conto mio, con i miei pensieri, lontana dai consigli di Summer, dalle chiacchiere di Brittany, ma anche dalla voce profonda di Kronos. Meglio non dirlo in giro però, o mi scambierebbero per una maleducata presuntuosa. “Perché mi cercavi?” chiedo curiosa.
Kronos alza le spalle annoiato “Così, volevo parlare un po' con qualcuno. Brittany mi sta antipatica, e Summer è fuori come un coppo”.
Mi faccio sfuggire una risata “È vero, è un po' strana” ammetto. Gira sempre con un sacco di fiori fra i capelli, e cammina in maniera teatrale, come se stesse ballando. Inoltre la sua voce è sempre mielosa, come se avesse chiuso ogni emozione negativa dentro una cassaforte e avesse buttato la chiave chissà dove. Mi chiedo se sia sempre stata così, oppure se lo sia diventata dopo l'arena.
“Un po'? È la regina delle strambe!” replica con un tono di voce troppo squillante.
Sorrido imbarazzata, secondo me Kronos esagera, ma non so come farglielo notare. Rimango in silenzio, incapace di cambiare discorso. È una persona estroversa, si starà sicuramente chiedendo perché stia sulle mie, mi starà giudicando come una tipa strana, no anzi, la nuova regina delle strambe, me lo sento.
Kronos si avvicina a me talmente tanto, da sentire il suo alito sulla pelle. Arrossisco violentemente, pregando dentro di me che si allontani all'istante.
“Sei una timidina, allora!” esclama con un ghigno “A pensare che durante la mietitura ti avevo giudicata come una signora di ghiaccio”.
Abbasso lo sguardo colpevole “Era necessario, mi stavano guardando tutti”.
“Guarda che il mio era un complimento!” si giustifica lui “Magari avessi anch'io il tuo autocontrollo! Se sapessi in che guai mi ficco a volte! Non è colpa mia però, e che incontro un sacco di cazzoni. Quella volta ad esempio...” Kronos inizia a raccontarmi un lungo aneddoto su un brutto litigio avvenuto con un'insegnante. A quanto pare la signora non aveva mantenuto una promessa circa lo spostamento di una verifica, mandandolo talmente tanto fuori di testa, che tutti avevano paura che le mettesse le mani addosso. L'insegnate fu costretta a cedere, ma si vendicò nell'interrogazione successiva. A quel punto Kronos si vide “costretto” a tirarle uova marce addosso.
Il biondo continua a parlare a lungo, mentre io mi limito ad annuire di tanto in tanto per dimostrargli che lo sto ascoltando, anche se non vedo l'ora che se ne vada. Non è una cattiva persona, è solo che mi fa sentire a disagio. È troppo agitato, troppo chiassoso. Kronos è energia e colore, è l'esatto opposto di me. Mi sono sempre trovata più a mio agio con le persone più silenziose, tutto qui.
“Tu, invece? Vuoi raccontarmi qualcosa?” mi chiede.
Scuoto la testa “Mi dispiace, non credo di avere una vita eccitante come la tua. Temo di essere alquanto noiosa”. Non penso di avere qualche aneddoto interessante. Sono figlia unica, vivo in montagna, sono una maga come tanti altri. Forse l'unica cosa curiosa che potrei raccontargli è che non frequento la scuola e che studio a casa con mia madre, ma poi dovrei spiegargli il perché, e non mi va molto di affrontare questo argomento. Avverto un fastidioso nodo alla gola, sento di dover bere e di sdraiarmi da qualche parte.

“Eccitate” borbotta contrariato “In realtà anche la mia è una vita noiosa, solo qualche idiota di tanto in tanto riesce a metterci sopra un po' di condimento. Odio il distretto 6. Tu no?” mi chiede.
Scuoto la testa nuovamente “A me piace invece, è un posto tranquillo, con un bel clima freddo come piace a me. Certo, a volte si trovano dei cazzoni...” affermo cercando di usare il suo stesso linguaggio “...ma è bello”
Kronos mi guarda a lungo, evidentemente non concorde con la mia risposta, creando ancor più imbarazzo. “Va bene, torno dalla stramba e dalla strega, sperando che non mi rompano il cazzo. Questo viaggio è già difficile così com'è senza che loro mettano becco”. Già. Domani saremo a Capitol, al centro del mondo, sotto gli occhi morbosi di gente che non vede l'ora di vederci morire. Più che difficile, lo definirei infernale.

 

Violet Rose “La rosa appassita” Black, tributo del distretto 2 (Negromanzia), treno

 

In questo vagone l'odore è ancora più forte, ma devo andare avanti, devo assolutamente conquistarmi la sua fiducia. Lo intravedo subito. Unleor è in piedi davanti alla piccola biblioteca, e sta esaminando i pochi libri presenti. Dal suo sguardo deluso, posso intuire che li ha già letti tutti, o che non rientrano nei suoi gusti. Uffa, non volevo un dannato secchione come compagno d'avventura, mi annoierà un sacco! Spero che sia della sotto-categoria “testa fra le nuvole” almeno.
“Ciao” lo saluto con un caldo sorriso. “Temo che non ci siamo ancora presentati”.

Il moro mi sorride educatamente e mi porge la mano per stringergliela. “Unleor” dichiara.
“Violet” rispondo canticchiando per poi sedermi nella poltrona lì vicino. Unleor non sembra fare troppo caso a me, ma anzi riprende a studiare quei dannati libri. Ecco, come mi immaginavo, sarà un viaggio molto lungo. Una parte di me vorrebbe prenderlo in giro, ma non posso permettermelo. Non posso crearmi di già dei nemici.
Sospiro pesantemente, sperando che così l'attenzione ricadi nuovamente su di me, ma niente, quello stupido ragazzo ha iniziato a leggere l'introduzione di un libro dall'aria molto vecchia. “Hai notato anche tu questo odore disgustoso?” gli domando all'improvviso.
Il moro si stacca dal libro ed annuisce “Neanche a me piace, è troppo forte per i miei gusti. Sembra un misto di fiori... e.... non so”
“Arancia” suggerisco. Riconosco benissimo quell'odore, Kaleb beve sempre la spremuta di mattina.
Unleor annuisce pensieroso “Sono più preoccupato per il fatto che Johann non si sia ancora fatto vedere. Ha sempre avuto un'aria poco affidabile, ma è pur sempre il nostro mentore, dovrebbe essere qui a consigliarci”.
Ha perfettamente ragione. Johann è l'essere più misterioso che abbia mai incontrato. Lo si vede solamente una volta all'anno, il giorno della mietitura, e rimane sul palco solamente per cinque minuti cronometrati, per poi sparire nuovamente. I tributi lo rincontrano solamente sul treno. Nessuno sa niente di lui, sembra un fantasma senza passato o presente. Di lui si sa solo che ha vinto i giochi una decina di anni fa e che sia un mago formidabile. Nonostante questo rimane una persona rispettata ed ammirata a causa della sua vittoria, e tutti rispettano la sua privacy. Non ha mai preso allievi, il che è un gran peccato. Mi chiedo se riuscirò ad essere un'eccezione.

La porta si apre, e fa capolino quel gran spasso di Denise, con addosso un disgustoso vestitino di un giallo accesso. Mi ha fatto morire durante la mietitura, è stato un gran peccato non poter riderle in faccia. Neppure adesso sembra essere molto in sé a dire il vero: ha gli occhi rossi e spalancati, ed odora leggermente d'alcool e di un'altra sostanza che non conosco.
“Denise?” la richiama con gentilezza Unleor, come se temesse di spaventarla “Dov'è Johann?”

La capitolina lo guarda confusa, per poi fa cenno verso la carrozza dalla quale proveniva “Non ci andrei se fossi in voi, quello è completamente fulminato”.
“Detto da te...” mi faccio sfuggire sottovoce. Mi mordo il labbro maledicendomi, ma Unleor non sembra avermi sentito “Stai bene, cara?” domando con un tono alto e gentile, per quanto sia difficile.
Denise accenna un sì distratto con la testa e va oltre verso il vagone ristorante.
“Che dici, andiamo a vedere?” mi chiede Unleor. Annuisco e lo seguo nella carrozza successiva, dove l'odore è ancor più penetrante.

Johann è seduto davanti ad un tavolino, e sta bevendo un tè fumante. Strano posto dove accomodarsi, dato che dietro di lui c'è uno stanzino con i servizi igienici. Appena ci vede i suoi occhi si illuminano, e ci viene incontro abbracciandoci. Un profondo senso di nausea mi avvolge, odora così tanto di mughetto da darmi il capogiro. Ricambio comunque il gesto, ostentando una certa allegria per l'accoglienza calorosa, anche se in realtà desidero solo catapultarmi fuori da qui.
“I miei bastardi fortunati” esclama Johann mentre ci accarezza i volti “È da tanto che aspettavamo dei nuovi amici”. Aspettavamo? Perché parla al plurale? Io e Unleor ci guardiamo confusi. “Oh, che sciocco!” esclama Johann dandosi un colpetto alla fronte “Adesso ve la presento, ma dovete promettermi che sarete gentili. Elisabeth, amore,vieni fuori”.

La porta dello stanzino si apre, e lo spettacolo che si presenta a noi è talmente raccapricciante che un urlo mi muore in gola.
Elisabeth è verdastra, con radi capelli biondi e sporchi, denti marci, occhi vitrei, con ferite aperte su tutto il viso. Il tutto è contornato da quel disgustoso odore di prima. È lei la fonte dunque, si vede che Johann le ha messo addosso di tutto pur di mascherare il suo odore di morto. Sul polso destro ha tatuata una bussola, ed è allora che la riconosco. È Elisabeth Freeman, vincitrice dei 36° Hunger Games. Tornò dopo la vittoria, ma morì qualche mese dopo a causa di un orribile incidente. Cosa ci fa qui? Le resurrezioni sono permesse solo per scopo di studio o per legittima difesa, e solamente per un periodo di tempo ben determinato. Non solo perché Capitol lo considera pericoloso, ma anche perché è impossibile mantenere il controllo su un deceduto per così tanto tempo. Johann invece ce l'ha fatta, è senza ombra di dubbio un genio, e io voglio quel potere.
“Devi lasciarla” afferma disgustato Unleor mentre stringe le mani a pugno.
“Perché?” domanda confuso Johann, come se non ci arrivasse.
“Perché è un abominio” replica freddo.
“Neanche tu capisci?” domanda ferito “A cosa servono i nostri poteri se non per ricongiungerci alle persone che amiamo? Guardala! È qui con me!” aggiunge con le lacrime agli occhi.
“Sai anche tu che è sbagliato, o non ti nasconderesti” gli fa osservare Unleor “La stai solamente ferendo. La morte è un regalo, un premio per le sofferenza pattuite. I morti devono essere trattati con rispetto, possono essere richiamati per ricevere un aiuto o un piccolo conforto, ma poi occorre lasciarli andare”.
“Tu non capisci!” sbraita Johann sbattendo il pugno sul tavolo “Lei è qui con me, non mi lascerà mai, vero amore?”. Elisabeth rimane ferma immobile, a guardare verso un punto indefinito “Abbracciami, tesoro” le ordina Johann con il volto rigato dalla lacrime. Elisabeth si rivolge verso di lui ed esegue l'ordine senza alcun trasporto, ma anche senza alcuna esitazione. Una macchina perfetta, una schiava completamente soggiogata.
Unleor lascia il vagone sbattendo la porta con furia. Johann mi lancia sguardi d'accusa, mentre Elisabeth gli accarezza i capelli. La situazione è tremendamente divertente.
“Anche tu la pensi come lui?” mi domanda il mentore. Johann è uomo ferito, solo, disperato. Un povero folle che ha perso il senno. Ha bisogno di qualcuno con cui confidarsi, a cui rivelare i propri oscuri più segreti, e quella persona sarò io.
Scuoto la testa e mi siede dall'altra parte del tavolino “In realtà pensavo che Elisabeh avrebbe bisogno di un po' di trucco. Ne ho un po' nella borsa, vuoi che vada a prenderli?”.
Johann annuisce felice, ringraziandomi per la mia comprensione.
“Non c'è di che, caro, non c'è di che”.

 

Matthew Jax “Il buono” Sanx, tributo del distretto 4 (Idrocinesi), treno

Si sta bene qua sotto, potrei tranquillamente rimanerci fino all'arena, anche se preferirei che fosse insonorizzato. Yv sta infatti continuando ad urlare e a litigare con chiunque. Posso capirla però, i miei fratelli renderebbero nervosi chiunque. Per questo preferisco rimane qui, in pace e da solo, poco importa della polvere. Adesso che ci penso sarebbe meglio trovarsi sulla spiaggia privata del villaggio dei vincitori. Mi piacerebbe essere baciato dal sole primaverile e cullato dal rumore delle onde che si infrangono contro gli scogli, ma è tutta un'illusione, non è così? Quella pace non mi è mai appartenuta e non sarà mai mia. Sono stato estratto, ma sarei dovuto venire qui in ogni caso, pena l'odio e il disprezzo eterno di mio padre e i pettegolezzi della mia gente. Continuo a chiedermi perché tutto questo sia capitato proprio a me. Non potevo nascere in un'altra famiglia, o per lo meno privo di poteri? Così la gente non avrebbe nutrito alcuna aspettativa verso di me, e sarei stato libero di fare qualsiasi cosa della mia vita.

Qualcuno bussa alla porta. Mi chiudo ancor di più a riccio, sperando di essere lasciato in pace. Non mi va di uscire da qui, non ho voglia di incontrare nessuno.
“Matt?” mi chiama una voce femminile “So che sei là dentro. Sei il Buono, giusto?” mi domanda confusa. Non che non me stupisca. Mio padre ha chiamato tutti noi tre Matthew perché non aveva voglia di imparare molti nomi. Così la gente per distinguerci inizialmente ci numerava, poi ha incominciato a darci soprannomi in base al nostro carattere. Così Matthew numero 1 è diventato il “Festaiolo”, il numero due lo “Stronzo” (anche se inizialmente era solo il “Monello”) ed infine, io sono diventato il “Buono”. Non siamo persone, siamo solamente etichette. “Per favore, il Buono!”.

Sospiro, non ho molta scelta. Esco fuori da sotto il letto, mi tolgo un po' di polvere di dosso ed apro la porta ed Ebonia.
La capitolina si è di nuovo cambiata d'abito, anche se tutta l'attenzione finisce ancora una volta sulla sua robusta capigliatura afro. “Desideri qualcosa?” domando cauto.
“È quasi ora di cena” mi fa osservare. Effettivamente sono le sette passate e lo stomaco si sta già lamentando.
“Non ho fame, ma grazie mille per aver pensato a me” replico con un sorriso appena abbozzato. Mangerò questa notte, quando sarò sicuro di non incontrare nessuno.
“Non è solo questo. A breve faranno vedere le mietiture, devi studiare i tuoi avversari, non voglio che tu scenda in arena impreparato. Posso essere sincera con te?” Annuisco “I tuoi fratelli sono degli idioti, considerami la tua vera mentore, perché oltre a me, tesoro, non avrai nessun altro ad aiutarti. Quindi ascolta la tua Ebonia e vieni con me”.
Trattengo a stento una risata, non me l'aspettavo. È raro che la gente mi dica in maniera così diretta cosa ne pensa della mia famiglia. “Va bene, vengo” dichiaro arrendendomi.

Seguo l'accompagnatrice (ops, la mentore) qualche vagone più in là, dove trovo ad attendermi i miei fratelli.
Lo Stronzo mi fa cenno di saluto con il capo, mentre l'altro agita le braccia allegro. Contraccambio timidamente, quando ci raggiunge anche Yv, di umore nero come al solito.

“Chi ti ha detto di venire qui?” le domanda lo Stronzo.
Yv sta per rispondere, ma lo fa Ebonia al posto suo “Io. È pur sempre un vostro tributo ed avete il dovere di prendervi cura anche di lei” sottolinea con forza la parola “anche”.
“Va bene” dichiara strappando di mano il Mimosa di nostro fratello “Prima però controlla il liquido contenuto in questo bicchiere” la sfida appoggiandolo sul balcone.
“Matt!” lo rimprovero.
“Non è divertente” aggiunge il Festaiolo.
Yv osserva il bicchiere intensamente, tremando a causa della frustrazione. D'un tratto lo fa ribaltare per terra, sotto lo sguardo infastidito del Festaiolo “Neanche questo è divertente!” sbotta contrariato.
“Vincerò, vedrete, e quando accadrà vi soffocherò nel sonno, state attenti!”
Lo Stronzo inizia a ridere, mentre Yv carica la mano a pugno. L'afferro per il polso giusto in tempo. Non può saperlo, ma lo Stronzo è un esperto di risse, e bassottina com'è, Yv finirebbe sicuramente per prenderle. “Ti sta solo provocando, si diverte così. Tu ignorarlo, e vedrai che se la smette”.
“Va' a farti fottere” sbotta a denti stretti “Sappi che sarai il primo che ucciderò” dichiara svincolandosi dalla presa e tornando nella propria stanza. Lo Stronzo sta ancora ridacchiando, mentre il Festaiolo ruota il dito vicino alla tempia, dandole così della pazza.
Ebonia incrocia le braccia furiosa. “Spero siate contenti” afferma scocciata.
“Io non ho fatto niente!” si difende il Festaiolo.
“Avremo più successo se ci concentriamo su una sola persona, e non ho alcuna voglia di salvare quella là. Il sangue prima di tutto” dichiara fiero.
In parte mi sento lusingato, non credevo che i miei fratelli ci tenessero a me. Forse gli Hunger Games ci permetteranno finalmente di avvinarsi. Eppure dall'altro canto mi sento in colpa. Yv non è persona piacevole, ma non merita di essere abbandonata, nessuno se lo merita. È solo impaurita ed insicura, e la sua reazione di prima lo dimostra in pieno.
“Siete soltanto dei gran pigroni” li accusa Ebonia prima di accendere la televisione. Un timer in basso a destra segnala che il programma inizierà fra quattro minuti. Inizio a sudare, chi saranno i miei avversari?

 

Yvonne Blackmask, tributo del distretto 3 (Illusioni), treno

 

“Yvonne, sul serio? Ti stanno dando un'occasione per studiare i tuoi avversati, e tu la sprechi per giocare con le doppie punte?” brontola il mentore.
“E già che ci sei, siediti composta” aggiunge la capitolina.

Sbuffo ed accontento entrambi, anche se non ne avevo proprio voglia. È sempre la stessa storia: perché la gente è convinta che non possa fare più di una cosa contemporaneamente? A scuola mi hanno sempre sgridato, anche quando dimostravo di aver capito perfettamente la spiegazione. Qui è la stessa cosa a quanto pare, eppure le viste benissimo le mietiture del distretto 1. Lei ha la puzza sotto al naso, lui ha un bel sorriso ed è un po' marpione. Non mi interessano i favoriti comunque, la maggior parte di loro è arrogante, fissata con l'esercizio fisico, e con poco cervello. Non voglio avere gente del genere fra le scatole. Vorrei avere un alleato potente, ma non gasato, gentile, ma non troppo buono. Ho forse troppe pretese? Cavoli, sarebbe un bel pasticcio se non trovassi nessuno...
“Immagino che entrambi i ragazzi del distretto 2 siano maghi” osserva Gabriel mentre scarta un nuovo lecca-lecca.
“Hai capito la questione delle divise” osserva Max.
“Non ci vuole un genio: quelli vestiti di grigio dimostrano sempre di avere i poteri in arena”.
“Poco importa, diventeranno pericolosi solamente con l'avanzare dei giochi. Con un po' di fortuna qualcuno del nove o del cinque li farà fuori prima”. Lo spero davvero. Nella fase finale è quasi impossibile batterli.
“Dimenticate che saranno sicuramente ben addestrati anche in altre arti. Si addestrano da un'intera vita” afferma Max, e giurerei che la sua sia un'accusa sottile.
“Guarda che anch'io ho avuto il mio bel da fare!” replica Gabriel spostando il bacino in avanti in maniera volgare. Helena chiude gli occhi disgustata, mentre io mi faccio sfuggire una risatina. Mi piace questo genere di umorismo anche se è molto terra a terra, i ragazzi andavano avanti con questi scherzi anche per tutto il giorno. Mi mancano, era divertente stare con loro, mi facevano sentire viva. Nelle loro operazioni il cuore mi batteva a mille e avevo sempre paura di essere beccata, ma era sempre meglio che stare a casa da soli a non fare nulla. Anzi, era tremila volte meglio.

In seguito appaiamo Gabriel ed io, con addosso il mio completo preferito, quello che indispettisce tanto la mia matrigna. Mi piace vestirmi in quel modo, riesco a tenere alla larga facilmente le persone dalla mentalità chiusa ed apparire originale nello stesso tempo. Senza contare che riesco a far ridere Mark tutte le volte. Lo ammetto, quella piccola peste è veramente adorabile, spero davvero di riabbracciarlo.
Sospiro, che pena, sono lontana da casa neppure da un giorno e sono di già così malinconica. Mi devo svegliare, devo essere dura come i ragazzi. L'arena può essere un'opportunità, un luogo dove poter sviluppare le mie capacità senza essere sgridata. Invidio la gente degli altri distretti, loro possono allenarsi e potenziarsi con dei semplici manichini. Noi invece siamo costretti ad allenarci sulla pelle degli altri, se proprio vogliamo farlo, e i nostri poteri fanno male, molto male, come ho scoperto a mie spese.
“Direi che avete fatto una bella impressione” commenta Max serio prima che la scena si sposti nel distretto 4, dove i tributi sembrano essere una stronza e un ragazzino spaventato.
“Sono questi i favoriti dunque? Mi aspettavo di peggio” osserva Gabriel.
Gli porgo il pugno in segno di complicità, e Gabriel risponde senza alcuna esitazione.
“Ragazzi!” ci richiama Max contrariato “Vi ho già detto di non sottovalutare i distretti favoriti, avete troppa fiducia in voi stessi”.
“Non sarei qui altrimenti” osserva Gabriel con un sorriso a trentadue denti. E io invece? Credo davvero di potercela fare? Scuoto la testa, non posso cambiare idea ogni due secondi. Devo essere più decisa, più ferma nelle mie posizioni. Devo prendere esempio da Gabriel ed essere più sbruffona.

La scena cambia nuovamente e ci vengono presentati in ordine: una ragazza gentile, uno sbruffone, una statua di ghiaccio, uno che si aspettava di tutto tranne che una mietitura, e un'altra ragazza dal cuore d'oro. Veniamo tutti quanti attirati dal ragazzo del distretto 7 in compenso. Il fatto che fosse un prigioniero è affascinate, mi chiedo che diavolo abbia combinato. In ogni caso, credo di non aver mai incontrato nessuno così felice di essere stato estratto.
“Credo di aver scelto il mio alleato” commenta Gabriel.
“Buona idea” commenta Max “La gente del sette è sempre terribilmente utile, ma ricordati che se gli stai troppo vicino neppure i tuoi poteri funzionano. Tu Yvonne, hai qualche idea per ora?”
Scuoto la testa, non molto. Faccio fatica a scegliere in così breve tempo. Guardo Gabriel aspettando qualche consiglio, ma la sua bocca non si apre neanche di mezzo millimetro. Si limita a succhiare solamente il suo stupido dolce. Dovevo immaginarmelo, siamo pur sempre avversari. Mi chiedo se abbia già un piano, o se abbia individuato qualcun altro oltre ad Icarius. Che cosa stavo facendo? Mi stavo comportando da amicona con una persona che neanche conosco e che potrebbe perfino uccidermi. Mi sento un'idiota.
Mi alzo dal divano e mi trasferisco sulla poltrona, vicino ad Helena. Sarà dura entrare nei panni di un tributo, eppure devo farcela.

La scena cambia nuovamente, passando prima al distretto 8, e poi al nove. Con mio grande disappunto scopro che i tributi qui sono una bambina e un ribelle. Peccato, avevo grosse aspettative verso di loro, speravo fossero abbastanza potenti da opporsi ai due tributi del due. Non me ne sta andando bene neanche una oggi.
“Vado a dormire” annuncio alzandomi.
“Le mietiture non sono ancora finite!” obietta Max, ma non lo sto a sentire, mi sto già dirigendo verso la mia stanza. Sono stanca, ho bisogno di dormire.

 

Killian “Kill” Jones, tributo del distretto 5 (Pirocinesi), treno

 

La cosa è organizzata decisamente male. Perché farci viaggiare su un mezzo antico anziché su un hovercraft? Siamo o non siamo le nuove stelle di Capitol City? Dovrebbero darci il meglio del meglio dato che stiamo per rischiare le nostre vite per il loro divertimento. Dunque, dove sono gli alcolici, le droghe leggere e le squillo? Guardami! Sono costretto a bere acqua minerale!

Scherzi a parte, sto iniziando a farmela un po' sotto. I mentori sono dei veri e propri terroristi psicologici e sto iniziando a chiedermi se abbia fatto la scelta giusta offrendomi volontario. Però poi penso alla trasmissione di stasera, alle telecamere puntate su di me, alla gente che pendeva dalle mie labbra, al fatto che sicuramente al distretto staranno tutti parlando di me, e mi sento meglio. In fondo era questo quello che volevo, un'occasione per brillare, per dimostrare che sono più di un banale combinaguai, per essere guardato come una persona degna di ammirazione e di stima. Voglio che i bambini mi guardino e dicano: “Hai visto quel tipo? È forte e coraggioso, da grande voglio essere come lui”. Voglio che gli uomini mi invidino e che le donne si bagnino alla mia sola presenza. Senza contare che tutti quei soldi non mi fanno di certo schifo. Sto per uccidere la mia adolescenza, a breve conquisterò lo status di adulto di fronte all'intera nazione finalmente. La cosa mi eccita talmente tanto che cancella ogni traccia di angoscia.

Continuo però a pensare all'ultimo discorso avuto con la mia famiglia. Mi hanno rimproverato aspramente, perfino papà, ma immagino vada bene così, significa che mi amano e che hanno paura di perdermi. Sai una cosa? Significherà che dentro l'arena sarò ancor più motivato, perché non voglio assolutamente che quello sia stato il nostro ultimo momento insieme. Non...

 

Chiudo all'istante il diario nel momento stesso in cui sento la porta aprirsi. Nascondo i miei scritti sotto il cuscino, sperando che la piccola se ne vada in fretta. Mi sento un po' sottosopra, ho vissuto troppe emozioni per oggi.
La castana però non sembra fare molto caso a me, quanto al film che stavo guardando sul maxischermo.

“Quello è “Ti uccido con il pensiero”, giusto?” mi chiede con un sorriso malinconico.
“Esatto, era il miglior film horror che trasmettevano, il che la dice lunga” replico. “Ti uccido con il pensiero” ha una fotografia scarsa, la coprotagonista è là dentro solamente perché si è scopata il produttore, e verso la fine c'è un buco della trama gigantesco. In compenso gli altri attori sono bravini, e gli effetti speciale sono veramente fatti bene. Resta comunque il fatto che è un film mediocre.
“Una volta mi piacevano tanto gli horror” mi confessa Elinor con aria triste “Ma adesso che sono dentro ad uno di quelli, non mi sembrano più così tanto divertenti”.
“Lo sai che i telepatici del distretto 8 non uccidono veramente con il pensiero, vero?” le domando con il puro scopo di provocarla.
Per tutta risposta Elinor mi dà un pugno leggero sulla spalla “Che hai capito!” controbatte offese “È che...”
“Ho capito, ho capito” la interrompo scocciato. Non era evidente che stessi solamente scherzando? “È che l'arena è un brutto posto spaventoso e hai paura di andarci”.
“Esatto” replica guardandomi storto. Ops! Temo di non piacerle. Dovrò regalarle la tessera del club., immagino.
“Forse, e dico, forse, allora non era il caso di farsi volontarie” le faccio notare.
“Dovevo salvare la mia amica!” dichiara indispettita. Oh cielo, un'altra. Quanti volontari del genere ci sono ogni anno? Quanti di loro crepano nel peggiore dei modi?
“Egoista” commento a bassa voce, ma dalla sua espressione è chiaro che mi abbia sentito.
“Come?” mi chiede sempre più nervosa.
“Sia chiaro, non è un rimprovero. Io sono qui per i motivi più egoistici in assoluto: fame di gloria e di onore, ma voglio mettere per inciso, prima che tu ti faccia chissà quale idea, che non sei molto meglio di me. Tu sei qui solamente perché non volevi affrontare il dolore del tuo futuro lutto, e hai preferito offrirti, fregandotene su quanto soffrirà la tua amica a causa del tuo gesto”.
L'ambiente inizia a surriscaldarsi, ed avverto una forte ed improvvisa vampata di calore. Merda, ho esagerato. Di nuovo. Cazzo, non imparo mai.
La pelle di Elinor si è arrossata, ed intorno al suo corpo sono apparse delle fiamme. “Tu, non sai niente di me!” mi urla addosso con rabbia. Non le permetterò di andare oltre. Mi avvento sulla bottiglia d'acqua e gliela getto addosso, spegnendola letteralmente.
La castana si fa sfuggire un urletto a causa della sorpresa, ma almeno ho avuto successo. È tornata come prima, o quasi, dato che è infradiciata.
“Colpa mia, mi dispiace, non riesco mai a capire quando ho oltrepassato il confine”.
Elly si osserva, ed inizia a strizzarsi la maglia. “Scusami tu, mi dispiace, era da un sacco di tempo che non mi accadeva. Non volevo farti del male” afferma affranta.
“Cose che capitano, soprattutto se ci sono io nei paraggi” la rassicuro facendola sorridere “Me lo segnerò come argomento tabù da qualche parte, sperando di non dimenticarmene”.
“Vado a cambiarmi e.. a fare un po' di meditazione. Non vorrei esplodere dentro l'arena”.
“Per me puoi farlo, basta che prima ti assicuri che non sia nei dintorni”.
Elly mi fa la linguaccia e torna indietro nel suo vagone. Forse sta iniziando a capire come maneggiarmi.

 

Lily “La Cagnolina” Clark, tributo del distretto 12 (Magia Bianca), treno

 

Guaisco sconsolata, non ce la faccio più. Come ha fatto Xene a rimanere concentrato per tutto questo tempo? I discorsi di Dylan sono troppo difficili per i miei gusti, non capisco cosa intenda con “Il gioco di alleanze”. Io non voglio fingermi amica con le persone cattive e con un cattivo odore. Se sono antipatici, sono antipatici, basta.
“Fra un'oretta arriveremo a Capitol City, ricordatevi che cosa vi ho detto. Xene cerca di sorridere di tanto in tanto”. Di fronte al consiglio del mentore, Xene mette su un broncio che lo fa assomigliare tantissimo a un Pinscher. Effettivamente Xene assomiglia molto ai cani di quella razza: entrambi diffidenti, svegli e vigili. Dylan assomiglia di più ad un socievole Bolognese, mentre Jessica ad un pechinese. Quest'ultima associazione mi fa sfuggire una risatina, sarebbe buffo vedere un pechinese vestito di rosa dalla testa alle zampe.

“E tu, Lily” riprende Dylan sconsolato “Tu stai vicino a me e non ti allontanare”.
Annuisco distratta, anche se il pensiero vola verso il buffet qui accanto. Quel Roast Beff ha un'aria deliziosa. La mamma non me lo prepara mai, dice che non abbiamo abbastanza soldi per permetterci la carne tutti i giorni. “Possiamo andare adesso, woof?” domando.
“Sì, vai pure, ma per amor del cielo, comportati bene” si raccomanda il mentore. 4
Mi catapulto immediatamente sul Roast Beef, ed afferro con le mani le uniche tre fette già tagliate. Non soddisfatta, afferro quel che rimane e ne strappo la carne a morsi, sotto lo sguardo sconvolto di Jessica.

Accidenti, me ne sono dimenticata. La mamma dice sempre che devo comportarmi sempre in maniera educata, ed essere gentili con tutti, mentre io mi sono fiondata sul cibo senza alcun ritegno.
“Ne vuoi un po', woof?” le domando con la bocca ancora piena.
Jessica arriccia il naso ed alza le guance in una buffa espressione. “No... grazie” risponde esitante per poi cambiare vagone. Come immaginavo, la nostra accompagnatrice è proprio un pechinese. Secondo me dovrebbe lasciarsi un po' andare, o rischierà di diventare molto rugosa da vecchia. Stasera proverò a convincerla a giocare un po' alla lotta, secondo me le farebbe bene.
“Vado a parlarle” afferma Dylan rivolgendosi a Xene “Tienila d'occhio” aggiunge.

Inghiotto il boccone e mi volto verso il mio compagno che ha un'espressione piuttosto cupa sul volto. Non siamo mai stati soli fino ad ora, avrò finalmente un'occasione per conoscerlo meglio. Sarebbe bello se si stringessimo amicizia. “Secondo me fra quei due c'è del tenero” osservo maliziosa, perfino i miei piedi hanno avvertito che c'è dell'amore nell'aria. Che cosa bella.
Xene scuota la testa nervoso “Non vedo come potrebbero essere affari nostri” replica freddo.
La sua reazione mi fa storcere il naso, perché mi sta trattando male? Non gli ho fatto niente. “Xene...”
“Io non ti capisco” mi interrompe sbottando “Non sembri neanche reale, voglio dire, tu ti stai divertendo”.
“E allora?” domando afferrando un paio di patatine e mettendomele in bocca.
“Ti ricordi dove stiamo andando? Tu lo sai che morirai?” domanda crudele.
Mi pulisco il muso con la manica, mentre un senso di angoscia mi sale su per l'esofago. Il respiro mi si blocca a metà, mentre avverto i miei occhi inumidirsi. Mi sembra di nuovo di essere con i miei genitori in quella stanza spoglia e piena di polvere.
“Certo che sì” replico con un accenno di sorriso, sperando così ti ricacciare indietro le lacrime. “Volevo solo dimenticarlo, almeno per un po'. Questi sono gli ultimi giorni in cui ci è concesso essere felici. Insomma, hai mai visto così tanto cibo in una volta sola?”.
Xene rimane in silenzio, ad osservare un punto imprecisato sulla moquette rossa “Siamo animali da ingrasso, Lily, nient'altro. Non avresti dovuto offrirti volontaria” sentenzia.
“Ma se non l'avessi fatto, Bunny sarebbe morta”. Non posso pensare a Bunny dentro l'arena. So che è una tipa un po' strana con tutte quelle bislacche idee degne del distretto 2, ma è pur sempre mia amica. Gli amici non si abbandonano al momento del bisogno. Xene non replica, limitandosi a starsene in silenzio di nuovo. “Tu non l'avresti fatto per un tuo caro?” gli chiedo.
Il rosso si concede una piccola risata che però non possiede alcuna nota allegra. “Non ne avrei corso il rischio”.
“Perché?” domando non capendo dove voglia arrivare.
“Perché non ho nessuno, scema”.
“Oh” mi faccio sfuggire, e cerco di abbracciarlo per consolarlo, ma Xene mi sfugge.
“Non è così terribile come sembra” dichiara, ma non credo lo pensi sul serio, nessuno vuole stare solo. Come diceva quel tizio lì, noi siamo animali sociali in fondo. “Almeno non ho dovuto dire addio a nessuno” aggiunge poco dopo.
“Possiamo cambiare argomento, woof?” gli chiedo. Non mi fa di pensare ai miei genitori, o a cosa accadrà fra qualche giorno, fa troppo male, mi fa piangere.
Xene sospira sconsolato, nello stesso identico modo di Dylan. “Sei veramente irritante, te l'hanno mai detto?”
“Perché? Che cosa ho fatto adesso?” gli chiedo confusa.
“Cercati degli alleati a Capitol, qualcuno che sia buono e gentile” mi suggerisce all'improvviso.
“Come te?” domando con un timido sorriso. Mi piacerebbe stare con lui, Xene è...
“Io non sono affatto buono” mi interrompe “E poi siamo entrambi guaritori, una nostra alleanza sarebbe davvero inutile. Buona fortuna, Lily”.

 

 

 

Tutti i tributi hanno avuto ufficialmente un pov! Che ne pensate? Chi è il vostro preferito per ora? Avete bisogno dello schema di nuovo? Inoltre, avete preferenze sulle alleanze o faccio io? Mi scuso per gli errori, ma non sono molto in forma ultimamente, e sicuramente qualcosa mi è sfuggito.

Riepilogo finale:

Età media: 16, 25

Tributi più anziani: Unleor, Gabriel, Killian, Ike, Lilia, Brad, Xene

Tributo più giovane: Alexandria

Privi di potere: 3 (Kyte, Yv e Brad)

Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Le ultime parole famose ***


Le ultime parole famose

 

Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (Incremento)

 

“Ti ammiro, tu sii che hai le palle per afferrare ciò che desideri! Guarda me invece, lavoro in questo distretto da quasi dieci anni, e non so cosa darei per andare in un posto con maggiore azione. Non mi sono unito all'arma per poltrire” dichiara scocciato il pacificatore.
Annuisco simulando un timido sorriso d'approvazione. Perché questo pezzente mi sta raccontando la storia della sua vita? Io non gli ho chiesto niente. “Mi sembri bravo nel tuo lavoro, credo che otterrai una promozione un giorno” replico sperando che così chiuda la bocca. Purtroppo però non vengo accontentato. Il pezzente continua a parlare spiegandomi che sua moglie e sua figlia non desiderano affatto cambiare casa. Il suono della sua voce è odioso, vorrei poterlo afferrare per il collo e sbatterlo contro il muro finché le pareti non si sono tinte di rosso. Continuo a sorridere però, sono obbligato a farlo. Devo continuare a comportarmi come un bravo bambino.

“Ecco la stanza, a breve verranno a visitarti i tuoi parenti e i tuoi amici” mi comunica prima di lasciarmi finalmente solo. La stanza è più piccola di quanto mi aspettassi, ma in compenso è piena di libri e ha in un angolo un bel mappamondo dall'aria antica. Potrebbe essere una bella stanza in cui sostare, se non fosse per una dannata mosca super fastidiosa.

Ispiro lentamente. A breve lui sarà qui e succederà quello che succede sempre quando è furioso. Mi osservo le mani, non riesco a farle stare ferme. Rido. Che scena patetica. Sapevo a cosa andavo incontro, avere paura adesso è ridicolo. Non potevo fermarmi però. Rivoglio Amy, non voglio vivere senza di lei. Vincerò, e la porterò via con me. Vivremo insieme, solo io e lei, che il resto del mondo vada a farsi fottere, mio padre compreso. Lui non può capire, e mai capirà.
La porta si apre. Mio padre la richiude con calma senza dire una parola, e quando è sicuro che nessuno ci possa vedere, mi viene incontro con passo deciso. Il suo volto è apparentemente impassibile quando mi colpisce allo stomaco. Il fiato mi si blocca a metà e mi vedo costretto a piegarmi per il dolore; mio padre ne approfitta per tirarmi una ginocchiata sul fianco. Sto per cadere per terra, ma mi afferra per i capelli per impedirmelo. Non apro bocca, so perfettamente che è inutile.

“Era troppo presto” mi ringhia addosso a bassa voce, temendo che il pacificatore possa udirlo. Anche se il suo tono è basso, posso captare perfettamente la sua rabbia. I suoi occhi sono iniettati di sangue, i muscoli delle sue braccia stanno tremando per il desiderio di colpirmi di nuovo, e sono certo che a breve lo farà. Inizio ad ansimare, ben consapevole che questo è stato solo l'antipasto. Non posso fare niente contro di lui, anche se avessi la magia non potremmo mai essere alla pari. Mi colpisce di nuovo, ancora ed ancora, ma mai in faccia. Gli altri non devono capirlo. Questo è il nostro segreto. L'unico lato positivo è che non durerà a lungo.
“Mi dispiace” bofonchia infine allontanandosi all'improvviso. Mi dà la schiena, sta tremando. È sempre stato così, solo a un certo punto si ricorda che sono pur sempre figlio di mia madre, un assassino con i suoi stessi occhi. Mi ha chiesto scusa un miliardo di volte, ma lo stronzo ci ricasca sempre. Inizialmente pensavo che non l'avrei sopportato, credevo che sarei impazzito, ma alla fine mi sono abituato. Ad ogni episodio divento più forte, il dolore diventa più tollerabile. Sono quasi certo che un giorno ne diventerò immune. Giorno dopo giorno divento sempre di più un vero guerriero, come lui ha sempre desiderato.
Mi rimetto in piedi facendo finta che non sia avvenuto nulla. Io non ho paura. Sono forte, posso resistere a tutto. Non ho paura. Mio padre sorride orgoglioso di fronte alla mia reazione.
“Mi sento pronto” dichiaro fiero.
“Ti farai ammazzare, coglione. Avevi così tanta fretta? Avevamo deciso che ti saresti offerto fra due anni!” mi rinfaccia sprezzante.
Sento qualcosa dentro di me ribollire. Vorrei urlargli che non potevo più aspettare, che i miei giorni senza Amy non hanno alcun senso. Senza di lei la mia vita è un'agonia, mi mancano il suo sorriso, i suoi vestiti rossi, le sue premure. Quella puttana di sua madre me l'ha portata via, e io me la riprenderò ad ogni costo. Non posso dirglielo però, non capirebbe. In fondo è anche colpa sua se Amy è a Capitol adesso.
Mio padre mi guarda attendendo una mia risposta, ma non gliela concedo. A che pro? Si accontenti di quello che gli ho detto. Si avvicina a me ed alza la mano. Chiudo gli occhi temendo il peggio, ma si limita a darmi una pacca sulla spalla.
“Ci vediamo dopo. Tanto sono il tuo mentore”.

Mio padre esce dalla stanza. Qua dentro rimaniamo solo io, il silenzio, e quella mosca del cazzo. Sto per lanciarmi al suo attacco, quando entra Sunrise. Che rabbia, non ho voglia di tornare a fingere. Avrei preferito rimane da solo ad uccidere quell'insetto.
Metto su il mio sorriso migliore, quello che fa impazzire le ragazze, e l'accolgo fra le mie braccia, trattenendo a stento un mugugno quando mi sfiora il fianco, quello che ha ricevuto la ginocchiata.

“Il mio povero tortino” piagnucola. Sento dei brividi lungo la spina dorsale. Che nomignolo di merda. Che cosa potrei aspettarmi da una così, però? Sunrise è solamente un'oca senza cervello. “Ho avuto tanta paura quando ti sei offerto volontario, ma sono certa che ritornerai”.
“Ovviamente tornerò” replico dandole un bacio sulla mano. Sunrise inizia a ridacchiare deliziata. Quando ride stringe sempre gli occhi come una mongola, sembrando così ancora più scema.
“Per me, vero?” mi domanda. Povera illusa. Avrà una brutta sorpresa quando tornerò. Può truccarsi e vestirsi elegante quanto vuole, ma non sarà mai bella come la mia Amy. Se la sopporto è solo grazia al suo status e ai suoi soldi; mio padre ci tiene che abbia una fidanzata con un cognome famoso. Quando tornerò però, sarò talmente ricco ed amato che non avrò più bisogno di lei.
“Ovvio che sì” replico sorridendo.
Sunrise squittisce di gioia e tira fuori dalla tasca un oggetto dorato: un anellino. “L'ho comprato per te, così tutti sapranno che sei il mio fidanzato”.
Indosso l'anello provocando in Sunrise una profonda gioia. “Non vedo l'ora che torni, mio tortino”.
“Anch'io, grazie tante per il portafortuna”.
La stringo forte per l'ultima volta, immaginando che ci sia la mia fragolina fra le mie braccia. A breve la rivedrò, me lo sento. Il suo sogno era quello di diventare una stilista, sono certo che sia in uno dei vari staff.
Aspetto che Sunrise esca e mi tolgo subito l'anello. Io appartengo ad una sola persona.

 

Alice Grace, tributo del distretto 7 (Negazione di potere)

 

Mi avvento sulla bottiglia d'acqua e la verso nel bicchiere, riempiendolo fino all'orlo. Bevo il contenuto in un solo sorso. Sto ancora tremando, devo trovare un modo per smettere. I Stewart saranno qui a breve, e devono trovarmi nella mia forma migliore. Non voglio farli preoccupare più del necessario, voglio che pensino che ce la possa fare davvero. Per quanta mi riguarda ho già vinto: Giuly è salva per almeno un altro anno.
Mi do uno schiaffo. Devo riprendermi, tornare di un colorito roseo e respirare normalmente. È solamente l'ennesima sfida. La signora Colins mi ha definita una lottatrice una volta, e non ho intenzione di deluderla.

Inizio a saltellare spostando in continuazione il peso da un piede all'altro, come se fossi una lottatrice di boxe. Sto iniziando a sentirmi meglio, mi sento carica. Ce la possa fare.

La porta si apre, e lo sguardo di quei tre mi fa crollare nuovamente. È soprattutto quello di Giuly che mi fa male. Appena mi vede scoppia a piangere, e scappa via, con la madre dietro ad inseguirla. Rimaniamo solo io e il signor Stewart. Non ci diciamo niente, non sono mai servite le parole fra di noi, ci limitiamo ad abbracciarci. Mi dispiace essere rimasta con loro per così poco tempo, avrei voluto che ci fossimo incontrati prima. Questi due anni sono stati i più belli della mia vita. Non avrei mai pensato di incontrare così tanto calore. Mi ero rassegnata all'idea di non conoscere mai l'amore di un genitore, e invece...
“Io... mi sento una persona orribile” mi confessa mentre inizia a piangere.

Lo stringo ancora più forte, non voglio che provi questo. Lui è uno dei miei salvatori. “Sappiamo entrambi che Giuly non ce l'avrebbe mai fatta. Dovevo offrimi volontaria” replico seria.
“Ma così sei tu quella ad essere in pericolo!” replica con frustrazione, ma sappiamo entrambi che ho ragione, non si sentirebbe in colpa altrimenti. So che ha provato sollievo di fronte alla mia proposta, ma va bene così. Forse questo è il mio unico modo per ringraziarli.
Giuly riappare nella stanza insieme alla madre.
“Non avresti dovuto” afferma mentre tira su con il naso “Aveva chiamato me, dovevo andare io”.
“No” replico coincisa.
“Dovevo andare io!” mi urla addosso. “Alice!...” sta per aggiungere qualcos'altro, ma inizia a tossire violentemente. Ci gettiamo tutti e tre su di lei preoccupati. Le sue crisi con il corso del tempo sono diventate sempre più terribili. Le cure sono costose e neppure chissà quanto efficaci. Forse un mago del dodici riuscirebbe a guarirla del tutto, ma sono praticamente inaccessibili. Chissà, magari a Capitol riuscirò ad entrare in contatto con uno di loro.
“Alice, Alice!” piagnucola Giuly mentre appoggia la testa sulla mia spalla. Le accarezzo i capelli, mentre con l'altra mano stringo il suo corpicino. Per quanto mangi, non riesce praticamente a mettere su peso. Mi dà quasi l'impressione che possa scomparire da un momento all'altro.
La signora Stewart, no, la mamma, mi stringe e mi dà un bacio sulla fronte. “Alice, tu sei una ragazza buona, proprio per questo là dentro non devi ascoltare il tuo cuore, mi hai capita?”.
Sgrano gli occhi, non mi aspettavo questo consiglio, anche se ha senso. Mi farà strano entrare in quell'ottica, non sono abituata, non è nella mia natura. Troverò lo stesso un modo per farcela, poco importa. Non voglio morire. Io tornerò, ho deciso. Nessuno mi farà cambiare idea.
Li saluto di nuovo, sperando con tutta me stessa che questa non sia l'ultima volta. Giuly ha già pianto abbastanza.

È il turno di Joseph, è appena lo vedo gli salto letteralmente addosso. Barcolla un po', forse non aspettandosi un gesto del genere, ma grazie al cielo non crolliamo a terra. Non sono mai stata così felice di rivederlo. Mi sembrano passati anni dall'ultima volta, eppure ci siamo incontrati appena prima della mietitura.
Mi allontano con calma da lui, anche se facendolo finisco per sfiorare la sua mandibola con le labbra. Un attimo dopo mi sta baciando. La cosa non mi sorprende più di tanto, penso che sapessi fin dall'inizio che saremmo finiti in questo modo. Vorrei solo che non fosse avvenuto in un momento come questo.

“Se morirai là dentro, non te lo perdonerò” dichiara con una certa rabbia.
Mi stacco da lui guardandolo storto “Cosa avrei dovuto fare? Mandare al macello Giuly?”.
“No. Solo non farti ammazzare. Stai attenta al bagno di sangue. Spesso vedono quelli del distretto 7 come una minaccia dato che con la loro presenza finiscono per proteggere involontariamente le persone accanto a sé” mi fa notare.
Annuisco. Dovrò studiare una qualche strategia, una buona. “Troverò un modo” replico solenne.
Joseph sospira “Ti amo, ma il tuo ottimismo a volte...”
“Ripeti” lo blocco. Ha appena detto quello che ha detto?
“Ti amo” afferma con un sorriso.
Lo bacio di nuovo. Penserò alle strategie più tardi, ora voglio solo godermi quest'ultimi attimi.

 

Joshua Peterson, tributo del distretto 8 (Telepatia)

 

Ed eccomi qui.

Mi chiedo se tutto questo non sia una sorta di punizione per tutto quello che ho fatto, forse me lo merito. Non potevo pensare di farla franca per tutta la vita, qualcuno avrebbe dovuto fermarmi prima o poi. Mi passo una mano fra i capelli. Stronzate, sono tutte stronzate. Se questo ragionamento fosse vero, perché Jeff è sano e salvo? Lui è colpevole almeno quanto me. Il karma non c'entra proprio nulla, sono stato estratto perché sono sfortunato, tutto qui. Eppure mi sento in parte sollevato dato che in un modo o nell'altro abbandonerò questa patetica vita. Dall'altra parte mi sento così stanco e debole. Vorrei solamente addormentarmi e smettere di pensare per una volta. Vorrei poter sognare qualcosa di allegro, o dolce per lo meno. Mi piacerebbe rivedere i volti dei miei genitori. Avevo solo sette anni quando sono morti, me li ricordo a malapena. Mi piaceva stare con loro, ogni Domenica andavamo al lago a pescare tutti quanti insieme. Se non fossero morti...
Scuoto la testa con energia. Non voglio pensare, è doloroso. Ogni volta che sono solo mi ritrovo a formulare sempre gli stessi pensieri. Non ce la faccio più. Jeff, dove sei?

Mi rannicchio sulla poltrona, pregando che mio fratello arrivi presto. Vorrei captare i suoi pensieri per sapere dov'è, ma senza alcun contatto visivo è impossibile. Anche se lo fosse, sarebbe comunque meglio non farlo. Jeff è un mago molto potente, riesce ad avvertire quando qualcuno si sta intrufolando nella sua mente, e quando succede, si arrabbia parecchio. Giustamente direi, neanche a me piace. È come se avvertissi qualcuno sfiorarmi, e a quel punto sono costretto ad alzare barriere mentali, pensando intensamente una cosa a caso. Non tutti ci riescono, alcuni sarebbero disposti a qualunque cosa per un'abilità del genere, ma a me sembra più una maledizione. Vivere temendo che qualcuno ti sfrutti, vivere temendo che Capitol scopra la tua potenza. La vita è solamente una fonte d'ansia.
Mi mordo il labbro, lo sto facendo di nuovo. Jeff, quando arrivi?

La porta si apre finalmente. Jeff è particolarmente pallido e noto che ha una fasciatura sulla mano destra.
“Che cosa è successo?” domando.

Jeff dà un'occhiata indecifrabile alla ferita “Ah, niente!” replica tranquillo, ma riesco ad avvertire la sua rabbia. L'empatia funziona in maniera naturale con le persone che ami, con loro non devi fare il benché minimo sforzo. Se ti hanno aperto il cuore una volta, rimarrà per sempre aperto.
“Bugiardo”.
Jeff mi fa la linguaccia “Ho dato un pugno al muro dopo la mietitura”.
“Jeff...” sospiro a mo' di rimprovero.
“Mi è stato sul culo, va bene? Sono io il maggiore, è sempre stato il mio compito proteggerti, e non aver potuto far niente mi ha mandato in bestia”.
Abbasso lo sguardo triste, è una fortuna che abbia compiuto da poco diciannove anni, altrimenti a quest'ora i nostri ruoli sarebbero invertiti. Se c'è una cosa peggiore dell'essere mietuti, è vedere qualcuno che ami che si sacrifica al posto tuo.
“Senti, non abbiamo molto tempo, quindi è meglio dirti subito un paio di cosette”. Annuisco. “Primo, la tua amichetta di sventura è una maga, le sono entrato in testa prima”.
“Avevo avuto anch'io questa impressione” confesso. Credo di averlo capito da come abbia guardato la capitolina durante la mietitura. “Non si è accorta della tua presenza?” domando.
“No, ma è stato difficile. Ne è portata, dunque stai attento. Non ti fidare. Con lei nei pareggi tieni sempre alte le difese”.
Mi dispiace considerarla una nemica, soprattutto perché mi ha fatto tenerezza prima. Mi ha dato l'impressione di essere una ragazza spaventata ed indifesa, ma come dice Jeff, non bisogna fidarsi di nessuno. Ognuno pensa solamente solamente ai propri interessi. Lilia potrà sembrare adesso una ragazza dolce e sensibile, ma non lo sarà a lungo, o morirà ben presto. Questo non è un mondo per deboli. Se vuoi vivere c'è solo una strada da percorrere.
“Sì” replico coinciso e freddo.
“Un'altra cosa, non dire a nessuno che sei un mago, neanche al mentore”.
“Perché? Ho mai avuto dei poteri?” domando retorico, facendolo sorridere. Nascondiamo da sempre le nostre abilità, è più facile agire indisturbati se nessuno sospetta di te. La gente tende a fidarsi di più quando dichiari di essere privo di potere. È più facile fregarla se ti sottovaluta.
Osservo l'ora, sta iniziando a farsi tardi. “Devo andare?” mi domanda Jeff.
Scuoto la testa, ho ancora un po' di tempo e non credo che verrà a visitarmi qualcun altro. Io e i miei compagni non abbiamo mai legato poi così tanto.
“Scusa, è colpa mia” dichiara Jeff.
“Non dire cavolate”
“No! È colpa mia. Avrei voluto farti crescere in un ambiente normale come tutti gli altri ragazzini, ma non era possibile, lo capisci? Eravamo solo io e te contro il mondo”.
“Lo so” affermo. Con la vita che conducevamo non era possibile far avvicinare troppo gli altri, o ci avrebbero scoperto. Ha ragione Jeff, eravamo solo io e lui contro il mondo, ma a breve ci sarò solo io, e non ho avuto mai così tanta paura.

 

Andreas Kirke, tributo del distretto 9 (Sacro)

 

Alito sul vetro finché non si appanna, poi incido con l'unghia cercando di ricreare un fulmine. Le linee però non mi vengono parallele, il mio disegno sembra solamente lo scarabocchio di un bambino. Lo cancello in fretta, oggi non mi viene bene nulla.
Vorrei avere un foglio e una matita, non chiedo molto. Ho bisogno di disegnare, è l'unica cosa al mondo che riesce a tranquillizzarmi, ma mi hanno vietato perfino questo. Non so neppure io che cosa temano. Dannati loro, e le loro stupide regole. Non sono neanche sicuro di volere stare qui ad aspettare. Vorrei solo riavvolgere il tempo e tornare nel mio letto, no anzi, vorrei non essere mai nato, o almeno non essere mai nato in questo stupido posto. Sarei stato meglio in qualsiasi altro distretto, perfino (e soprattutto) nel due, che qui è molto odiato. Mi faccio sfuggire un ghigno. Qui non si usa la parola “odiare”, rimanda all'oscurità ed altre cose simili. Ipocriti, sono solamente dei fottuti ipocriti. L'unica cosa buona di questa faccenda, è che starò alla larga per un po' da questo posto.


La porta si apre, e non ho bisogno di voltarmi per sapere che c'è mio zio. Chi altro dovrebbe venire per me? Sto sul cazzo a tutti.
“Ciao, Andreas” mi saluta con un sorriso spento.
Mi giro a malapena, alzando leggermente le spalle per fargli capire che l'ho sentito. Non so neppure cosa dirgli. Cosa si dice in questi casi? “Grazie per esserti preso cura di me?”, “Ci vediamo?”, oppure si punta su un semplice “Grazie ed addio?”.
Lo zio non interrompe i miei pensieri, ma si limita a mettersi accanto a me, ad osservare fuori dalla finestra. Rimaniamo così, senza dirci nulla per un bel po'.
“Pensavo a qualcosa di saggio da dire, ragazzo, ma è difficile trovare le parole giuste. Forse con un paesaggio autunnale sarebbe più facile” afferma all'improvviso sorridendo malinconico. Bene, se perfino lui, conosciuto da tutti come il “Professore”, non sa cosa dire, significa che sono davvero nella merda più profonda. “Posso solo dirti di stare attento, di affidarti alle tue capacità. Potresti farcela, dico davvero, hai più risorse di quanto immagini”.
Sorrido amaro, come se fosse possibile una cosa del genere. “Come no” affermo mentre sento gli occhi bruciarmi.
“Andreas”. Mio zio mi afferra per le spalle, obbligandomi a guardarlo negli occhi “La magia è un arricchimento, ma si può vivere anche senza, così come la fede, te l'ho già spiegato. Il tuo rapporto con Dio non ti limita, né ti definisce. L'unica cosa che conta è che tu sia sereno con te stesso, ragazzo. Forse la tua magia tornerà ancor più potente di prima, forse sparirà del tutto, ma questo è solo un evento secondario”.
Abbasso lo sguardo, sento che sto per scoppiare a piangere. Lo zio mi abbraccia. Cerco di divincolarmi, ma non riesco a resistere. Lo stringo forte, facendo entrare dentro di me il suo odore il più possibile.
“Scusa, non sono stato un buon coinquilino”.
Lo zio mi allontana un po' “Non dire sciocchezze, ragazzo. L'unica cosa di cui mi dispiaccia, è che sei stato costretto a vivere con me anziché con i tuoi genitori”.
Scuoto la testa, nessun dispiacere. Hanno preso la loro decisione, erano ben consapevoli delle conseguenze. Per anni ho sperato che fra di noi le cose si risolvessero, che mi accettassero per quello che sono, ma è stato tutto inutile. Ora c'è solo rassegnazione nel mio cuore, sono perfettamente consapevole che non verranno a salutarmi. Mio padre l'ha detto chiaro e tondo: per loro sono come morto. Avrebbero preferito che mi fossi ammalato io quella volta anziché mio fratello, ne sono certo. Se fossi morto io, tutti avrebbero avuto la loro cazzo di vita perfetta, invece no, è quello sfigato a dover continuare a vivere. Che il Dio Sols li abbia in gloria, finalmente ha esaudito il loro desiderio! Non saranno costretto a vedermi in giro per il distretto.
“Non mi importa” mento facendo le spallucce.
Lo zio nota il mio malumore, sospira, si toglie gli occhiali, e li pulisce sulla sua vecchia maglia, quella che secondo lui gli porta fortuna. “Sbagliate entrambi, lo sai vero?” domanda retorico.
“Io non direi proprio” replico scocciato. Conosco questo discorso, me l'ha ripetuto un sacco di volte: mio padre fa entrare nella sua vita troppa luce, ed ha per questo paura anche della più piccola delle ombra; mentre per me è l'esatto opposto: mi faccio avvolgere dalla paura e dalla rabbia, e non riesco per questo ad essere felice. La sua è una teoria interessante, ma rimane il fatto che non sono stato io a spezzare la famiglia. Lo zio spera ancora in un lieto fine, non può capirmi. Io non sarò mai come loro, ci sono troppe domande a cui non riesco a dare risposta. Sono dubbi che mi affliggono in continuazione, dai quali non riesco a trovare alcun sollievo. La preghiera non è mai stata un conforto, neppure da bambino. All'epoca era solo un modo per compiacere i miei. Crescendo tutto ha iniziato a perdere senso, non sono più riuscito a fidarmi facilmente, non dopo la consapevolezza di essere cresciuto in un mare di bugie. Quando mio fratello è morto poi, le cose si sono spezzate definitivamente. Forse era inevitabile, forse non c'era altra strada. Mi rimane solo la mia amica solitudine e quel buio in cui mi piace tanto crogiolarmi. Chi ha detto che per vivere serve la luce del sole?

La porta si apre nuovamente, facendo sbucare un pacificatore “Signor Kirke, il tempo a sua disposizione è terminato”. Ma come, di già?
Lo zio annuisce serio “Beh, ragazzo, è ora di dirsi addio. Ti darei qualche consiglio su come comportati là dentro, ma tanto non li seguiresti”. Sorrido, cavoli come mi conosce. “Mi affiderò al tuo buon senso”.
Sento qualcosa dentro di me rompersi. Non voglio che se ne vada. “Zio!” lo chiamo pentendomene subito dopo. Mi ritrovo al punto iniziale, non so cosa dirgli, faccio fatica ad esprimermi a parole.
“Ho capito” dichiara lo zio venendomi incontro “Non c'è bisogno di dire nulla, ragazzo. Ti voglio bene anch'io”.
“Zio!” lo richiamo intestardito “Io voglio tornare! Io tornerò”.
Si volta ormai sull'uscio e mi sorride. “Lo so”.

 

Kalani Bei Fong, tributo del distretto 11 (Piante)

 

Mi butto sopra il divano. L'ho fatto. L'ho veramente fatto! Non so cosa avrei dato per vedere le loro facce. Mi sento benissimo, come mai prima d'ora. Ho voglia di uscire da questa stanza, di rotolarmi nel fango, di sdraiarmi in mezzo ad un prato, e di ascoltare il respiro della terra. È questo dunque il sapore della libertà? Che sensazione meravigliosa, avrei dovuto farlo prima.
Mi tolgo di dosso i bracciali, le perle fra i capelli, e la collana d'oro della mia bisnonna. Mi sento leggera, finalmente me stessa. Riappoggio i piedi nel pavimento di pietra, ed avverto un gran movimento fuori dalla porta. A breve loro saranno qui. Sarà un ultimo fastidioso dialogo, e poi sarà finita. Non ci tornerò mai più nella loro gabbia dorata, tornerò da morta o completamente indipendente, ma in ogni caso le loro catene si sono spezzate.

Quattro persone si stanno avvicinando. Una ha il passo pesante, deve essere il pacificatore. Gli altri li conosco bene: sono i miei genitori e la loro fidata guardia del corpo. Sorrido, sono pronta. Ora saranno costretti ad ascoltarmi.
La porta si apre, ma solo due di loro entrano nella stanza, i miei genitori.

Nell'aria c'è un silenzio pesante, ma riesco a sentire chiaramente i loro cuori battere spaventati tramite le vibrazioni del terreno. Non provo alcuna pietà però, sono loro che mi hanno costretta a cacciarmi in questa situazione. Per anni e anni ho chiesto maggiore libertà, ho provato a spiegarli che mi sentivo soffocata dentro quelle quattro mura, ma niente. Io sarò anche cieca, ma loro completamente sordi.
“Mi dispiace” esordisce mio padre all'improvviso lasciandomi completamente senza parole. Mi ha dunque capita finalmente? Perché ci è voluto un gesto così estremo? “Era mio compito proteggerti da questo mondo, ma non ci sono riuscito. Non so come sei riuscita ad entrare in contatto con quei disgraziati..”
“Di che stai parlando?” lo interrompo.
Mio padre non mi risponde, in compenso però interviene mia madre “Kalani, perché sei scalza? Ti verrà un malanno, rimettiti le scarpe”.
La ignoro completamente, e mi avvicino a mio padre puntandogli addosso il dito. “Di cosa stai parlando?” ripeto nervosa.
“So che hai stretto amicizia con due ragazzi al frutteto, anche se non ho idea di come tu sia entrata in contatto con loro. Sono sicuro che ti abbiano convinta a farti volontaria per chissà quale assurda ragione. Li denuncerò per istigazione al suicidio, li rovinerò, non ti preoccupare, tesoro”.
No... non è impossibile. Come si può essere così stolti? Si rifiutano di vedere cosa sta succedendo e di ascoltare quello che sto urlando da anni. Mi fanno sentire una stupida bambolina senza volontà od aspirazioni, nascosta nel buio per essere protetta da chissà quali pericoli. Io non ne posso più, davvero. Ora se la stanno perfino prendendo con gli unici amici che sono mai riuscita a farmi. Hellen e Bruce non meritano tutto questo. Vorrei chiederli scusa per il guaio in cui li ho cacciati, ma sono sicura che li impediranno di venire qui. Papà è molto potente.
“Loro non c'entrano niente, lasciali in pace. Sono qui di mia spontanea volontà. Io ho scelto di farmi volontaria!” esclamo con rabbia.
“Tesoro mio! Perché hai deciso di ucciderti?” piagnucola mia madre.
“Kalani, è una follia, dannazione! Ti uccideranno in meno di tre secondi!” rincara mio padre.
“Non è vero!” replico urlando “Sono una maga, e anche molto potente. Io sento la terra”.
Mio padre si fa sfuggire uno sbuffo che nasconde una risata “Ti abbiamo fatta visitare, ricordi? Tu non possiedi alcun potere”.
Mi mordo il labbro fino a farlo sanguinare. “Io la sento” ripeto con voce tremante. Lo sapevo che non mi avrebbero creduta, i miei poteri sono troppo particolari. Per loro sono solo una fragile ed ingenua cieca, nient'altro. Per loro inizio e finisco con il mio handicap. Io non sono debole però, io vedo meglio di chiunque altro. Riesco a percepire le vibrazioni del terreno, a collocare nello spazio tutto ciò che c'è intorno a me. So per esempio che questa stanza è piena di mobili, e che la libreria alla mia destra è infestata dai tarli. So che fuori dall'edificio c'è un albero che non sa dove far crescere le proprie radici, e che il pacificatore di prima ha una vecchia ferita sulla gamba, dato che non appoggia bene il piede sinistro. Ma cosa ne sanno loro? Lo vedranno, comunque. Dimostrerò all'intera Panem di cosa sono capace. Smetteranno finalmente di trattarmi con compassione.
“Kalani, non dire sciocchezze. Nessuno sente la terra” replica scettico mio padre.
“Vi odio” affermo fredda, sperando che capiscano che la mia dichiarazione non è determinata dalla rabbia o dalla frustrazione. Io li odio davvero, mi hanno rovinato la vita.
Mi madre inizia a singhiozzare, e neppure mio padre è in grado di replicare. Rimaniamo in silenzio per qualche minuto, finché il pacificare non li ordina di andarsene.
“Kalani, ti pentirai amaramente per come ci hai trattato” conclude mio padre prima di uscire.
Aspetto che si allontanino, poi mi sdraio scomposta sul divano. È finita finalmente, ora posso incominciare a vivere.

 

Jésus “Il ragazzo selvatico” Dondediòs, tributo del distretto 10 (Trasmutazione)

 

Libertà vola intorno alla finestra preoccupato, non so cosa darei per essere lì con lui. Tiro con tutte le mie forze le barre che circondano la finestra, ma è tutto inutile, sono troppo ben fissate. Sono un animale in gabbia, ben presto verrò portato al circo capitolino. Non voglio! Ho paura, non voglio morire! Ho visto cosa fanno in quel programma, è orribile, gli esseri umani sono orribili. Io voglio stare qui, insieme a Libertà, non voglio nient'altro!
Allungo la mano verso il corvo, ma so benissimo che non toccherò mai più le sue piume, né che volerò mai più insieme a lui. È finita, e non so neanche come spiegarglielo. Come posso spiegargli un concetto così complesso come gli Hunger Games? Il mondo animale non è privo di violenza, ma non è mai così tanto gratuita.

“Mi dispiace” sussurro piangendo “Avrei voluto restare con te per sempre”.
Libertà gracchia infastidito, per poi gettarsi con le zampe sulle barre, nel disperato tentativo di romperle.
“È inutile, è tutto inutile” affermo mentre cerco i suoi occhi scuri. Quante ne abbiamo combinate insieme, amico mio? Ricordi quando abbiamo convinto quelle pecore a ribellarsi e a fuggire dal recinto? Oppure quando abbiamo assistito alla nascita del piccolo Billy? Ricordi le notti passati insieme quando riuscivo a fuggire dall'orfanotrofio? Sembra passato così poco tempo... non sono pronto, Libertà, ho tanta paura, non voglio lasciarti!
Mi rannicchio e piagnucolo, mentre Libertà continua a lottare per liberarmi. “Smettila, ti prego! Non voglio che tu ti faccia male!” lo imploro.

La porta si apre, e il cuore mi sale in gola. Indietreggio verso la finestra, iniziando a ringhiare come monito.
“Ehi, calma!” sbraita l'uomo vestito di bianco “Ci sono viste per te!”.
Dietro di lui sbuca Larry, vestito in maniera molto strana. Dov'è la sua salopette sporca di latte e di fieno? “Ciao” mi saluta un po' imbarazzato. Lo comprendo appieno, è strano vederci fuori dalla stalla, ma non mi dispiace vederlo qui. Larry mi piace, è gentile, non mi costringe a fare cose, non mi giudica.
“Ciao” rispondo con voce rauca.
Larry si gratta dietro la testa un po' imbarazzato “Così ti chiami Jésus?” mi chiede.
“Non mi piace quel nome” affermo un po' freddo. È stata la signora Laire a chiamarmi così. I miei genitori naturali mi avevano abbandonato di fronte alla porta dell'orfanotrofio, senza lasciare alcun biglietto, senza nessuna coperta od augurio. Così mi hanno chiamato Jésus Dondedìos, ma non mi piace per niente. Ha un suono strano, poco comune. Da bambino mi hanno spesso preso in giro a causa sua, facendomi sentire ancora più solo. Poi ho incontrato Libertà, e un po' di cose sono cambiate per il meglio. Ora però, tutto sta per essere spazzato via.
“Oh” mormora Larry.
Mi mordo il labbro. Perché sono un tale disagiato? Larry è venuto a trovarmi per non farmi sentire solo in un momento disperato come questo, e non sono neppure in grado di ringraziarlo.
“È strano incontrarti fuori dalle stalle” afferma come se mi avesse letto nel pensiero “Ma non sarebbe stato male incontrarti un po' di più anche di fuori. Ec-ecco...” balbetta lui evitando di guardarmi negli occhi “... volevo ringraziarti per aver ascoltato tutte le lamentele sui miei fratelli, sono stato molto pensante, lo so. Purtroppo sono un tipo debole e finisco per farmi schiacciare tutte le volte”.
“Non sono loro a schiacciarti, sei tu che glielo permetti. Dovresti essere più clemente con te stesso” replico sperando così di poterlo aiutare un pochino. Purtroppo non posso fare di più, questa è la sua battaglia.
Larry sorride grato. “Buona fortuna, Jés... ragazzo selvatico” si corregge all'ultimo, decidendo di chiamarmi come ha sempre ha fatto.

Larry esce, e al suo posto entrano Faber e Rick. Non mi aspettavo che venissero anche loro. Frequentavo la stalla principalmente perché mi piaceva stare con gli animali, non pensavo che così tanti dipendenti potesse affezionarsi a me.
A differenza di Larry sono vestiti come al solito, i loro capelli sono pieni di fieno e odorano ancora di stalla. I due fratelli si dispiacciono per quello che mi è successo, ma l'atmosfera non rimane cupa per tutto il tempo dato che iniziano a discutere come sempre. È buffo vederli litigare, sono molto diversi fra di loro. Rick in particolare è molto diretto quando parla, troppo, scatenando sempre un certo imbarazzo nel fratello, di natura più magnanima. Non avevamo chissà quale rapporto, ma facevano pur sempre parte della mia vita. Mi mancheranno tanto.

“Vedi? Hai intristito il ragazzo!” afferma Faber.
“Oh, al diavolo, come se fosse per colpa mia. Non abbatterti, tu. Quando tornerai ti farò conoscere il Dio Alcool, altro che Dio Sols!”
Il fratello gli dà uno scappellotto, provocandomi qualche risata. “Ha solo quattordici anni, scemo!”

Per ultima entra lei. Ha un aspetto più curato del solito, i suoi capelli sono lucenti ed odorano di camomilla. Non è la ragazza più bella del mondo, ma è come se lo fosse. È dolce, e ha la voce di un angelo. Vorrei sentirla cantare per un'ultima volta, ma ho paura di chiederglielo. Temo mi dirà di no. Le permetto di abbracciarmi, il contatto con il suo corpo non mi spaventa stranamente. Mi sento così bene quando lei è con me. Vorrei avere il coraggio di dirglielo.
“Farò il tifo per te, ma mi devi promettere che farai del tuo meglio per tornare, ok?”. Annuisco, e lei per tutta risposta mi dà un buffetto sulla guancia.

Quando esce, l'ultimo raggio di sole se ne va. Sono rimasto definitivamente solo.
Seguo il pacificatore fino alla stazione, dove mi aspetta Louise, la mia compagna di sventura. Il treno parte subito dopo, Libertà mi segue finché le sue ali glielo permettono.

“Addio” mormoro fra le lacrime quando lo vedo sparire.

 

 

 

Buonsalve, e buon anno. Abbiamo un capitolo un po' più corto del solito, ma pazienza.

Rimetto ancora una volta lo schema.

 

 

Donna

Uomo

Distretto 1 (Incremento)

Miranda Wilson (poteri)

Kyte Densmith (senza poteri)

Distretto 2 (Negromanzia)

Violet Rose Black (poteri)

Unleor Mizzard (poteri)

Distretto 3 (Illusioni)

Yvonne Blackmask (?)

Gabriel Black (poteri)

Distretto 4 (Acqua)

Yvonne Davzon (senza poteri)

Matthew Jax Sans (?)

Distretto 5 (Fuoco)

Elinor Gilbert (?)

Killian Jones (poteri)

Distretto 6 (Aria)

Alaska Moore (?)

Kronos Allen (poteri)

Distretto 7 (Negazione)

Alice Grace (poteri)

Icarus Karling (poteri)

Distretto 8 (Telepatia)

Lilia Lambert (poteri)

Joshua Peterson (poteri)

Distretto 9 (Sacro)

Alexandria Stoner (poteri)

Andreas Kirke (poteri)

Distretto 10 (Trasmutazione)

Louise Lacey Welch (poteri)

Jésus Dondediòs (poteri)

Distretto 11 (Piante)

Kalani Bei Fong (poteri)

Brad Johnson (senza poteri)

Distretto 12 (Magia Bianca)

Lily Clark (?)

Xene Fonter (poteri)

 

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Capitolo 6
*** Il tappeto rosso ha i denti ***


Il tappeto rosso ha i denti

 

Brad “Il Rosso” Johnson, tributo del distretto 11 (Piante), Capitol City

 

Capitol City è un tripudio di gioia, esaltazione, vivacità e spensieratezza. La stazione è piena di persone con parrucche di ogni colore, volti sorridenti e cartelloni che celebrano me e tutti gli altri tributi. Tutto questo dovrebbe piacermi, invece mi genera una strana ansia. Sento il cuore battermi forte, le mani sudarmi e sto nuovamente canticchiando. Non vedo l'ora di rifugiarmi in un posto tranquillo, dove nessuno possa guardarmi nello stesso modo di un maialino allo spiedo.
“Avete messo su il migliore dei vostri sorrisi?” ci chiede entusiasta Frinz che per l'occasione ha indossato un completo bianco con una rosa rossa sul bavero. Per tutta risposta gli mostro il sorriso più ampio che possiedo; so quanto sia importante fare buona impressione ai capitolini. Frinz mi lancia un'occhiataccia “Sì, ma non esageriamo. E tu Kalani?”.

Mi volto verso la mia compagna, stretta al braccio della nostra accompagnatrice. È ancora di cattivo umore, ma adesso che scenderemo sono sicuro che le cose si sistemeranno.
“Fammi indovinare: devo anche lanciare occhiate ammiccanti verso tutti!” esclama sarcastica passandosi una mano davanti agli occhi, come per ricordarci che lei è cieca e che almeno inizialmente nessuno la considererà. Faccio fatica a pensare a lei come una disabile, soprattutto dopo aver visto quello che è capace di fare. Eppure adesso è di nuovo indifesa e disorientata. Afferma che sia colpa del parquet. A quanto pare, il legno limita il suo strano potere. Sarà anche forte, ma la sua magia ha dei grossi limiti. Continuo a chiedermi se per lei sia stata una mossa saggia farsi volontaria.
“Cosa c'entra!? Secondo te qualcuno considererà Brad?” le fa notare il mentore.
“Ehi!” controbatto infastidito.
“Senza offesa tesoro, ma non sei un tributo appetibile” mi spiega Frinz.
“Siete solo del distretto 11. Qui vi apprezzano per il vostro talento da giardinieri, ma nulla di più” ci spiega Jennifer.
“Non definirei la mia magia “un numero da giardiniere”” protesta Kalani irritata.
“Neppure io. Non ho mai visto nessuno fare quello che sa fare lei” dichiaro prendendo le sue difese. La moretta mi sorride orgogliosa in segno di gratitudine. Devo dire che mi piace. È un po' troppo brusca e testarda, ma ha una tale forza interiore che non posso non ammirarla.
“Sì, vabbè” la blocca Frinz “Per quanto riguarda il discorso di ieri sera...”
“Non mi fingerò una povera disabile per non farmi notare” ribatte sempre più arrabbiata. Devo dire che sono d'accordo con lei, neppure io agire in quel modo. Forse per è colpa del fatto che sia gay, ma odio vedere qualcuno etichettato. Non credo sia giusto che la gente guardi Kalani e si concentri esclusivamente sul suo difetto.
“Come vuoi” replica aggiustandosi la giacca “Sto per aprire lo sportellone, lo spettacolo sta per iniziare” annuncia compiaciuto.

La porta si apre, ed alcuni giornalisti iniziano a fotografarci entusiasti. Kalani salta giù dal treno con un balzo, e al contatto con l'asfalto, il sorriso ritorna sul suo volto.
“Finalmente!” si lascia sfuggire ignorando completamente le domande dei giornalisti.
“Brad! Perchè ti sei offerto volontario?” mi urla una capitolina con in mano un microfono gigantesco.
“Per amicizia! Vedete prima di me era stato estratto questo ragazzo che piace tantissimo a un mio... “ mi blocco. Cazzo! Ho parlato troppo. Damerae non conosce i sentimenti di Santos. O meglio non conosceva... pazienza, ormai la frittata è fatta! “Ops, era un segreto” affermo a disagio, scatenando un po' di risate fra i giornalisti.
“Sono dei bravi ragazzi” afferma il mentore rivolgendosi verso di loro “Mi ricordano tantissimo i miei figli, a voi no?”. Mostro un ampio sorriso mentre un giornalista mi scatta l'ennesima foto. Hai capito Frinz? Si sta già impegnando per metterci in buona luce di fronte agli sponsors. E io che credevo che fosse solo un pallone gonfiato.
“Quante persone” osserva entusiasta Kalani “Capitol deve essere enorme per contenerle tutte. Possiamo visitarla?”
“Non è una gita scolastica, tesoro” le fa osservare il mentore mentre ci spinge delicatamente verso il centro estetico.

Se alla stazione credevo di aver visto un mondo nuovo e diverso; in mezzo alla strada, nel pieno centro del cuore capitolino, conosco la pura essenza dell'eccentricità. Sono l'unico nel gruppo che cammina a bocca aperta come un idiota, ma poco importa. La mia attenzione viene catturata da un ragazzo con degli short rossi, un culo di marmo, e un enorme parrucca rosa addosso. Anche il tipo mi nota, e appena lo fa mi lancia un bacino. E io che che credevo di essere gay e stragay. Temo proprio che questo mi batta. Contraccambio il saluto in maniera educata, facendolo letteralmente squittire.
“Bravo, Brad!” esclama Frinz “Hai capito come funziona da queste parti. Quanto sei disposto a vendere il tuo culo?”

“Cosa?” domando incredulo. Devo aver capito male. Non può avermi fatto una proposta del genere.
“Cosa?” ripete lui facendo cadere il discorso. Allora avevo capito bene! Mi ha appena proposto di prostituirmi! Oh... mi sento così sporco. Che schifo. Mi volto verso Kalani, anche lei sconvolta per quello che è appena successo. Possibile che Capitol sia ancora più oscura di quanto immaginassimo?

 

Icarus “Ike” Karling, tributo del distretto 7 (Negazione di potere), Capitol City

 

“Icarus!” sbotta Jusy interrompendo il litigio con il mentore “Potresti smettere di fischiettare, per cortesia? È dannatamente fastidioso”. Detto questo si volta nuovamente davanti a sé senza riprendere il discorso con Keith. Avevo ragione dunque: la nostra accompagnatrice ha un'attenzione labile e sarà quindi facilissimo fregarla se fosse necessario. Purtroppo sembra rientrare appieno nello stereotipo capitolino: poco sveglia, superficiale, fissata con le buone maniere e l'aspetto estetico. Peccato, speravo veramente che potesse sorprendermi, ma immagino che non assumano accompagnatrici troppo eccentriche.

Mi volto verso Alice. Nell'attesa si è seduta per terra e sta osservando qualcosa sul pavimento. Mi piego per capire meglio, e noto una piccola ed innocente formichina.
“Povera stella, temo proprio che sia capitata nel posto sbagliato” commento catturando l'attenzione della mia compagna di sventura.

“Pensavo che non volessi parlare con me” replica un po' triste. Credeva davvero che ce l'avessi con lei? Che tenera. Alice prende l'animaletto e lo pone al sicuro dentro la tasca dei pantaloni.
“Già, non sono stato molto di compagnia durante il viaggio. È solo che...”
“... eri un po' scosso” conclude lei. Alla faccia se lo ero. Credevo di essere finito, invece mi è stata offerta un'altra possibilità, e non a caso. Quando si è esaurita l'euforia mi sono sentito nuovamente smarrito. I fuochi d'artificio a fine mietitura sono stati la conferma dei miei dubbi: se sono qui è perché i ragazzi l'hanno voluto. Per quale motivo però? Non credo volessero semplicemente salvarmi. Volevano essere sicuri che non li vendessi? Oppure desiderano che fermenti una rivolta? Non ho idea di quale sia l'alternativa peggiore. Affidarmi così tante vite... cosa succederebbe se fallissi? Tutte quelle persone distrutte, la mia intera esistenza privata di qualunque significato! Forse dovrei semplicemente provare a vincere, ricongiungermi con Sam e scappare via lontano da tutti. Passerei il resto della mia esistenza a viaggiare e a scoprire nuovi posti, sarebbe una figata assurda. Però... però qualcosa dentro di me mi blocca. Finisco sempre per ritornare sullo stesso identico punto, come se fossi costantemente rapito da una calamita. Non so bene il perché, ma questa consapevolezza mi conforta anziché generarmi frustrazione. È come se...

“Alice, Ike” ci richiama Keith “Adesso ci separeremo e sarete affidati a due diversi staff di preparazione. Ci vedremo poco prima della sfilata. Siete pregati di lamentarvi il meno possibile” in seguito sposta il suo sguardo esclusivamente su di me “Soprattutto tu. Parla poco o niente come negli ultimi giorni”.
“Ahi!” ribatto fingendo un certo imbarazzo “Temo ci sia un problema: avevo appena scelto, come può testimoniare la nostra Alice, di tornare attivo”.
Il vecchio Keith non urla, non mi insulta, né mi manda a quel paese. Anzi, si avvicina a me a gran passo e mi afferra per il bavero della maglia, sollevandomi di qualche centimetro, mentre Jusy si fa sfuggire un urletto.
“Niente cazzate. Va bene? C'è la mia reputazione in gioco e non esiste nulla di più importante per un mentore. Anche se tu morirai a breve, non vuol dire che lo devono fare anche i tuoi successori”.
Rimango in silenzio senza aprir bocca. Lo conosco da anni, è sempre stato un collerico che odia tutto e tutti, ma qua dentro la sua rabbia ha raggiunto un livello che non gli avevo mai visto prima. Non posso scherzare qui. Solitamente mi piace provocarlo e vedergli il fumo uscire dalle orecchie, ma questa città è il suo personale tempio del dolore, ogni parola di troppo potrebbe ferirlo in una maniera indescrivibile e non lo voglio. Appoggio la mano sulla sua con delicatezza, assumendo l'espressione più seria che possiedo “Anch'io ho bisogno di te” gli faccio notare sperando di calmarlo.
Keith si gratta la nuca imbarazzato e fa cenno a me e ad Alice di seguirlo.
“Avevo paura che ti gonfiasse di botte” mi borbotta la mora a bassa voce.
“Anch'io” confesso scatenandole una leggera risata.
“Certo che ne hai di sangue freddo. Deve far parte dell'addestramento da rivoluzionario” replica a voce ancora più bassa. Dunque ha intuito che sono più di un semplice galoppino. Beh, immagino che con quei fuochi non fosse così difficile intuirlo.

Io ed Alice ci separiamo, e vengo condotto in una stanza spoglia dove ci sono due pacificatori e una donna dal camice bianco ad attendermi.
“Si spogli, prego” mi ordina la donna con freddezza.
“Senza neanche un bacetto prima?” domando ironico, ma nessuno sembra trovare la mia battuta divertente. Hanno ragione, forse era un po' troppo scontata. Cavoli, che abbia perso il mio estro? Nah!
La dottoressa mi visita in maniera accurata, mentre i due pacificatori controllano i miei effetti personali, fino a giungere al mio medaglione. Perdo un battito, ma non demordo. Con un po' di fortuna forse... come non detto. Uno dei due è riuscito ad aprirlo, trovando al suo interno la sostanza.
“E questa?” mi domanda quello grosso.
“Sono le ceneri di mio padre” replico serio.
Il pacificatore mi guarda a lungo con aria insoddisfatta. “Odio i poteri del tuo cazzo di distretto” borbotta infine. Immagino che sia un rinnegato del distretto 8 a questo punto. Per la prima volta sono felicissimo di avere un tipo di “magia-non magia”. Se riuscisse a leggermi il pensiero, sarei veramente nei guai e con me anche Sam. D'altro canto mi piacerebbe sapere cosa si prova di preciso quando si viene letti. Ho studiato che la sensazione ricorda una fredda carezza, ma non tutti gli autori sembrano essere d'accordo. Chissà com'è entrare nella testa di qualcun altro...
“Non mi fido” afferma dopo una breve riflessione “Porta le ceneri al laboratorio”.
Cazzo. Quell'esplosivo era la mia arma segreta. Beh, addio, è stato bello conoscerti.
Ricomincio a vestirmi, pensando che qualunque cosa voglia fare, non posso morire, non subito almeno. Mi serve un piano, mi serve una squadra.

 

Xene “Ghost” Fonter, tributo del distretto 12 (Magia Bianca), Capitol City

 

Apro la finestra con forza, prendendo una grossa boccata d'aria fresca. Finalmente. Non ne potevo più. Stare in mezzo a quegli idioti starnazzanti è stato peggio di quanto immaginassi. Volevo urlarli addosso tutto il mio disprezzo e il mio odio, ma in qualche modo sono riuscito a contenermi, ma è stata durissima. Continuavano a congratularsi per “la mia grande occasione”, a prendere in giro i vari tributi, a scommettere su chi sarebbe morto per primo, a stuzzicarsi a vicenda su chi avesse la borsa più costosa... Con quella più economica ci avrei potuto mangiare per mesi! Disgusto. Solo e solamente disgusto. Come si può essere così superficiali? Questo posto è nocivo, un insulto all'intera razza umana. Al solo pensiero di ciò che mi vogliono fare, inizio a tremare dalla rabbia. Non credo di essermi mai sentito così in tutta la mia vita.

Sento qualcuno avvicinarsi, ma non mi volto, non ho voglia di parlare con nessuno. L'altro si avvicina, e mi appoggia la mano sopra la spalla.

“Ed una è andata” commenta il mentore “Mi hai detto che sei stato freddino nei confronti dello staff, ma immagino che tu abbia fatto del tuo meglio”.
Gli lancio un'occhiataccia. Cos'è questo rimprovero sottile? “Risparmiati questo atteggiamento superbo, Dylan, non ne ho proprio bisogno” replico freddo.
Il mentore scuote la testa “Sto solo cercando di aiutarti. Ai capitolini piace un certo tipo di persona, e a te servono degli sponsors”. Errato. A me serve qualcuno che mi salvi da queste pagliacciate. Avrei di gran lunga preferito che qualcuno mi fucilasse direttamente in piazza piuttosto. Sarebbe stato meno umiliante, più rapido e probabilmente avrei sofferto di meno. “È dura” riprende Dylan “Ma devi resistere e lottare fino all'ultimo”.
“Hai altre frasi da manuale da recitare?” chiedo scocciato.
Dylan inizia a ridacchiare “Cavolo, sei perfino più simpatico del solito oggi!” osserva.
Ha probabilmente ragione, ma non riesco a far finita di nulla come Lily, non riesco a non pensare a cosa mi stia succedendo. Non voglio però scaricare la mia frustrazione su qualcuno altro, è meglio che me ne vada. “Quanto tempo libero ho a disposizione?” domando.
“Venti minuti, mezz'ora. Gli stilisti vogliono incontrarvi insieme, ma lo staff non vuole lasciare andare Lily. Sostengono che fosse necessario un intervento urgente di ceretta”.
Annuisco, non l'invidio per niente. “Vado a fare due passi” annuncio.
“Occhio a non cacciarti nei guai. Quest'anno è pieno di teste calde” mi consiglia il mentore come se fossi quel tipo di persona. Cazzate, non mi conosce affatto.

Mi muovo lungo i corridoi, cercando sempre di memorizzare qualche particolare lungo la strada per non perdermi. Il centro estetico è più grande di quanto immaginassi, ed è pieno di pacificatori, soprattutto nei punti strategici. Evidentemente temono una nostra fuga, e il ragazzo del dieci, con quella sua uscita durante la mietitura, ha sicuramente alzato il loro livello di paranoia. Meglio girarci alla larga comunque.
Sto per entrare nell'ennesimo corridoio quando sento qualcuno cantare, una femmina per la precisione. È molto intonata, ed ha anche una bella voce. Oltrepasso l'angolo e riesco ad intravederla: è una ragazza con le spalle e i fianchi larghi, e con lunghissimi capelli neri. Non sembra essersi minimamente accorta della mia presenza. Deve essere il tributo del distretto 8, quella che aveva tentato di raggiungere la madre dopo l'estrazione. Non riesco però a ricordarmi il suo nome.

Per un momento mi chiedo se possa essere lei, ma è assolutamente impossibile. Zaira dovrebbe avere circa dodici anni adesso, mentre questa è decisamente più grande. Probabilmente neanche la conosce dato il gap d'età.
Che quesiti assurdi che mi vengono comunque. Non so neppure se mia sorella sia ancora viva. Potrebbe benissimo essere stata uccisa. Anche se... vorrei che non fosse così. Mi chiedo che aspetto abbia, se mi assomiglia, se almeno stia bene.
Scuoto la testa, assurdità. Devo mettermi in testa una volta per tutte che la conoscerò mai.
“Anima in pena? Non è molto educato spiare gli altri” afferma il tributo dell'otto con un sorriso dolce.
Esco fuori dal mio nascondiglio, mi sento un perfetto idiota. Mi deve aver scambiato sicuramente per qualche pervertito.
“Scusami, hai una voce molto bella” alludo mentendole. Le mezze verità sono le bugie più efficaci da che mondo è mondo.
“Mi dispiace, non volevo rattristarti”. Sgrano gli occhi. Cosa intende? Non è che... “Non è come pensi!” si difende lei in imbarazzo “È che l'empatia è un potere difficile da controllare, soprattutto quando qualcuno intorno a te sta provando qualcosa di molto forte, come nel tuo caso”.
Annuisco, anche se continuo a sentirmi esposto e vulnerabile. Con la sua telepatia ogni mio pensiero è privo di difese. Non mi piace l'idea che qualcuno possa leggermi dentro.
La ragazza abbassa lo sguardo ferita “Da quando sono arrivata qui, tutti mi guardano in quel modo”.
“Mi sembra naturale” replico.
Sorride amara “Immagino di sì. Vuoi dirmi però perché ti ho reso triste?” mi domanda.
“Puoi sempre estrapolarmelo, ti pare?” le faccio notare.
La mora scuote la testa “Preferisco che sia tu a dirmelo”.
“Non credo che avverrà mai” affermo senza tanti giri di parole.
“Chissà, magari un giorno diventeremo alleati ed amici, e vorrai confidarti”.
Mi lascio sfuggire un ghigno: come se una cosa del genere fosse possibile, soprattutto in un posto come questo. “Sei proprio una ficcanaso”.
Lilia (ecco come si chiamava, cavolo!) arrossisce nuovamente “Non è quello, è solo che non è mai un bene tenersi le cose dentro, finisci per esplodere prima o poi”.
“Siamo avversari. Per te non sarebbe un bene?” le chiedo.
“Non se diventiamo alleati” risponde sfacciata facendomi un cenno di linguaccia.
Mi piacerebbe essere abbastanza forte da non aver bisogno di nessuno in arena, ma sono consapevole che questo non sia possibile. Ho bisogno d'aiuto, e davvero tanto, ma una telepata come alleata? Potrebbe essere un'arma a doppio taglio, ma tutti qua dentro possono esserlo. Almeno lei sembra essere leale ed ingenua, e ciò la rende più appetibile di chiunque altro. “Non ho problemi in merito” annuncio scatenando in lei una pura reazione di gioia. Spero sia stata la decisione giusta.

 

Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (Incremento), Capitol City

 

“Stammi a sentire” afferma mio padre a mo' di monito puntandomi l'indice addosso “A breve arriverà qui la tua stilista, sei pregato di mostrarti stoico e di parlarci il meno possibile. Sarà sicuramente una donna od un effeminato che non vede l'ora di individuare il tuo punto debole e di rivelarlo in giro in cambio di denaro. Ricordati: non fidarti mai di nessuno”.
Annuisco, conosco a memoria questo discorso, è stato praticamente la mia ninnananna: “Non fidarti di nessuno, sono tutti dei sporchi doppiogiochisti, tutti agiscono in base ai propri fini personali, me compreso. Ferisci gli altri, prima di essere ferito a tua volta”. In ogni caso non ho bisogno di lui per ricordarmi che questo è un mondo di merda ricoperto di vermi. Esiste un raggio di speranza però: Amy. Devo trovarla e con un po' di fortuna le mie ricerche saranno brevi. Chissà, magari adesso è qualche metro più in là, dietro alla porta, affianco alla sua insegnate. La mia Amy. Chissà quanto è diventata brava adesso, e bella. Spero che quella puttana della madre non l'abbia convertita all'insana passione dei capitolini verso la chirurgia estetica. La è perfetta così com'è, non deve assolutamente cambiare.

Mio padre esce dalla stanza e al suo posto entra una stilista, e basta. Niente Amy. Al suo posto c'è solamente una disgustosa vecchia dal naso porcino. La delusione mi accende dal più profondo, ma non devo esplodere. Questo essere disgustoso può pur sempre sapere qualcosa. Sono sicuro che Amy lavori qui come stagista. Me lo sento, e non mi arrenderò finché non l'avrò rivista.
Appena mi vede, appoggia la mano sul petto con aria sognate. “Dal vivo sei ancora più bello! Sono così felice di averti come modello” squittisce felice. La sua voce è perfino più nasale di quanto immaginassi. Ogni sua parola è pugno alle orecchie.

“Piacere mio” replico con un sorriso gentile “Ho sentito molto parlare di lei, signora Harris”.
“Chiamami Kelly, non essere formale, Kyte. Siamo una squadra, giusto?” mi chiede retorica facendomi l'occhiolino.
Abbozzo un sorriso, mentre lei tira fuori un paio di foglio dalla sua borsa. La scrofa me li passa subito entusiasta. Sono un paio di bozzetti raffigurante il mio abito per la sfilata di stasera. Il modello ricorda gli antichi faraoni: gonnellino, petto nudo e tanti, tantissimi gioielli. Confesso che ha fatto un buon lavoro. “È fantastico!” esclamo sperando di non aver mimato una voce troppo acuta.
La stilista arrossisce, sinceramente commossa “Sai, ci ho lavorato molto. I gioielli li ho disegnati e saldati personalmente”.
Annuisco, mentre dentro di me cerco un modo per chiederle indirettamente se conosce Amy e se soprattutto sa dov'è. Forse... “Avevo capito subito che sei una persona che dedica anima e corpo al proprio lavoro. Lo si vede dallo sguardo”. La scrofa sorride deliziata. Perfetto, ci sta cascando. “Scommetto che hai dedicato tutta la sua vita a diventare sempre più brava”.
“Puoi dirlo forte!” replica “Studio moda da quando ero bambina. Ho sempre saputo che avrei fatto la stilista”.
“Siamo stati entrambi fortunati, allora. Non tutti hanno le idee così chiare fin dal principio”.
Kelly annuisce e tira fuori dalla borsa un metro da sarta “Siamo stati benedetti dalla passione” concorda mentre inizia a prendermi le misure “Lo dico sempre anche a quella bambina”.
Il mio cuore perde un battito. Ci siamo, sento che sto per scoprire quello che mi serve “Sua figlia intende?” chiedo fingendomi ingenuo.
La scrofa inizia a ridere nuovamente “Sono troppo vecchia per avere una bambina mia. Intendo dire la stagista affidata al distretto 5, Amy. Un giorno sarà una splendida artista, ma fino a quel momento, la migliore rimango io”.
È qui dunque, poco lontana da me. Oh Amy, come stai? Mi stai aspettando? Cosa stai facendo adesso? Nella mia mente si forma l'immagine di lei che prende le misure ad un ragazzo aitante, sfiorandogli i muscoli con delicatezza, mentre l'altro già brama di deflorarla. No! Non posso tollerare una cosa del genere! Non possono portarmela via! Amy è mia, non permetterò a nessuno di strapparmela. L'ho già permesso alla madre, ma ora basta.
“Kyte, stai bene? Sei diventato pallido”.
Merda! Mi ero dimenticato di lei. Devo liberarmene. “Effettivamente no, forse ho bisogno di un po' d'aria fresca” suggerisco.
“Ansia da palcoscenico? Vai pure, tanto ho finito”.
La ringrazio velocemente ed esco di fuori.
Amy, sto arrivando. Aspettami. Fragolina, ti sono mancato? Mi hai pensato nello stesso modo in cui ti ho pensato io? Finalmente saremo di nuovo insieme, non permetterò a nessuno di separarci. Vedrai come saremo felici. Manderemo tutti a quel paese, avremo la nostra oasi di pace. Ho solo bisogno di tempo.

Seguo i cartelli che indicano la sezione del distretto 5, finché non la vedo. È seduta sul pavimento a disegnare qualche bozzetto, come sempre. In questi sei mesi non è cambiata per niente, è sempre la solita adorabile ragazza vestita di rosso, un sollievo per gli occhi e per il cuore.
Amy alza lo sguardo e mi nota. I suoi occhi si illuminano di pura gioia, e mi sento così felice che vorrei piangere. Ci corriamo incontro, come in quei stupidi film romantici, e ci abbracciamo. La stringo forte, mentre affondo il viso nei suoi capelli rossi. È di nuovo da me. La mia Amy, la mia fragolina.

“È così bello rivederti!” mi confessa, ma subito averlo detto si stacca velocemente, coprendosi la bocca con entrambe la mani “Scusa, è stata una cosa cattiva da dire”.
“No!” replico con vigore. Non voglio che il mio angelo si preoccupi per me “Mi sono fatto volontario, sono qui per mia scelta” le spiego frenetico.
“Non avresti dovuto” obietta severa “È pericoloso, non voglio che ti succeda qualcosa di brutto”.
“Ma io volevo rivederti” mi lascio sfuggire lasciandola a bocca aperta. Oh Amy, davvero non hai mai capito cosa provo per te? Sei così pura ed ingenua... ti prego, dimmi che anche tu mi ami.
La porta si apre, ed esce un odioso ragazzo moro con due piercing alle labbra. “Amy, ti cerca Comet, rientriamo?”
Stringo forte il polso della mia piccola. Non le permetterò di andare via, non ora che l'ho ritrovata. Come osa questo sfigato mettersi in mezzo? Giuro che gli taglierò la gola da parte a parte.
Il tributo del distretto 5 mi guarda con aria di sfida “Che cazzo hai da guardare? Vuoi una foto?” mi chiede strafottente.
Sto per andargli contro, ma Amy si mette in mezzo captando la brutta aria che si stava formando “Ho un po' da fare adesso, ci vediamo domani dopo i tuoi allenamenti, va bene?”.
Sto per risponderle che non posso più aspettare, quando una voce orrendamente famigliare si aggiunge a noi. Il sangue mi si gela nelle vene. “È una splendida idea. Ciao Amy, come state tu e tua madre?”.
Amy impallidisce di botto, ed abbasso lo sguardo intimorita “Stiamo bene, papà, anche se la mamma è ancora arrabbiata con te”.
Mio padre appoggia la sua mano sulla mia spalla. Le sue dita si muovono in maniera frenetica, e ho come l'impressione che voglia strangolarmi da un momento all'altro. “Vedo che stai realizzando un tuo sogno, sono fiero di te, bambina mia. Ora io e Kyte dobbiamo andarcene, ma immagino che anche tu sia molto occupata”.
Amy annuisce, ci saluta, e segue quello stupido tributo dentro la stanza. Rimaniamo solo io e mio padre, e dal suo sguardo, posso intuire che stasera ci saranno altre botte.

 

Kronos Allen, tributo del distretto 6 (Aerocinesi), Capitol City

 

“Conciato così non vado da nessuna parte” borbotto osservandomi allo specchio. La stilista non poteva crearmi un abito peggiore. Indosso una camicia celeste (perché il distretto 6 è associato da sempre all'azzurro in tutto le sue tonalità) con delle gaissime paillettes color argento, e degli orridi pantaloni da paracadutista abbinati. Neppure durante le recite scolastiche mi riducevano così male, e io interpretavo sempre la nuvola.
“Non dire così” commenta quella stramboide di Summer volteggiandomi attorno “Stai attirando molta energia negativa, non va affatto bene. Distendenti ragazzo mio, sii leggero come l'aria” aggiunge con quella sua voce mielosa.

Ruoto gli occhi verso l'alto. Per fortuna che secondo Alaska questa non è poi così tanto svitata. A proposito, dov'è? Non mi sembra di averla ancora vista da quando ci siamo separati al centro estetico. Conoscendola credo non voglia farsi vedere. Il suo vestito sarà senza dubbio più ridicolo del mio.
“Alaska?” domando alla mentore.
È Brittany, la nostra accompagnatrice, a rispondermi. “È nella stanza accanto. Vado a chiamarla o arriveremo in ritardo”.
“Nah! Vado io!” replico e senza aspettare alcuna risposta, mi dirigo verso la stanza.
Busso alla porta ripetutamente, ma nessuno mi risponde. “Alaska! Guarda che so che sei là dentro! Dai, aprimi per favore”. Ancora niente, solo silenzio. Per una frazione di secondo mi viene in mente la fiaba di Cappuccio Rosso, no che dico, dei Tre Porcellini. Com'era? “Adesso con un soffio la casa butto all'aria”. Cavoli come sarebbe figo sapere farlo per davvero.
“Kronos?” mi chiama delicatamente lei.
“Siamo in ritardo, dai esci fuori” le chiedo più brusco di quanto volessi.
“Prometti di non ridere?”
Come immaginavo è imbarazzata per l'abito. “Certo” replico senza neanche pensarci sopra.
Alaska apre la porta, con gli occhi arrossati e il trucco sfatto. L'osservo da capo a piedi e riesco a capire il suo imbarazzo. Di per sé non è un abito brutto: è un vestito (sempre dannatamente azzurro) lungo, con un profondo spacco sulla gamba e una scollatura che le arriva praticamente fino all'ombelico. Starebbe benissimo a una ragazza formosa e sicura di sé, ma il problema è proprio questo; quest'abito non è fatto apposta per lei. Alaska d'aspetto ricorda tanto una bambina: i suoi tratti sono ancora morbidi, quasi angelici, le sue curve sono appena accennate e piuttosto acerbe, e in questo modo sono tutte esposte al mondo, sotto gli occhi di qualche vecchio bavoso goloso di carne fresca. Così conciata sembra ancora più piccola, ancora più fragile. Giuro che mi sento male per lei, ed è la prima volta in assoluto che penso che una ragazza abbia ragione riguardo i propri dubbi estetici. È un peccato che l'abbiano conciata così, perché secondo me è veramente carina. Avrebbero potuto fare qualcosa di meraviglioso senza il benché minimo sforzo se avessero voluto.
“Merda, è tremendo” mi faccio sfuggire ferendola involontariamente.
Alaska si morde il labbro, per poi scuotere la testa energicamente “Immagino che se questa sia la cosa peggiore che possa capitarmi per i giochi, posso ritenermi fortunata”.
“Questo è lo spirito giusto” affermo dandole una pacca sulla spalla. Il contatto mi genera dei brividi, la sua pelle è freddissima, mi viene quasi da chiedermi se sia davvero viva o se in realtà sia uno dei cadaveri del distretto 2. L'osservo a lungo squadrandola, finché non mi accorgo che è nuovamente arrossita.
Scuoto la testa e le propongo di andare al piazzale, dove ormai ci saranno tutti gli altri tributi. Durante il viaggio in ascensore Alaska non dice neanche una parola, ma non so se è per colpa dell'imbarazzo o perché puzzo. Non puzzo vero? Mi annuso l'ascella: tutto regolare.

Una volta arrivati come prima cosa mi guardo intorno sperando di individuare qualcuno che sia vestito in maniera più ridicola di me e Alaska, qualcuno che possa catalizzare l'attenzione e farci passare inosservati. Bingo! Trovati. I vincitori sono senza ombra di dubbio i due tributi del distretto 3 che indossano entrambi una tuta viola talmente aderente che riesco benissimo ad intravedere il pacco del ragazzo. Il tutto è contornato da un mantello viola pieno di brillantini.
“Ehi, Alaska! Guarda quei due”.
La ragazza sospira “Non fare così, anche loro saranno imbarazzati” mi fa osservare.
Non credo proprio. Lui sembra perfino orgoglioso di quel vestito che mostra in pieno la sua virilità.
La mia attenzione viene catturata anche dalla ragazza del distretto 1, vestita da principessa egizia per l'occasione. Neppure le tipe del due e del dieci sembrano essere male, ma non credo che siano il mio tipo. La prima, vestita da gothic lolita, mi risulta un po' troppo inquietante, mentre la seconda ha un'espressione troppo dura addosso. Miranda invece sembra essere nata apposta per indossare quell'abito. Ha l'aria così fiera e nobile.
Le faccio un saluto ammiccante con lo sguardo, ma per tutta risposta lei si gira dall'altra parte altezzosa. Che stronza. Imito la sua espressione disgustata per dispetto, scatenando un sorriso divertito da parte del ragazzo del distretto 7, vestito per l'occasione con un completo bianco immacolato, in netta contrapposizione con la sua compagna, che indossa invece con un lungo ed austero abito nero.
Mi rivolto verso Alaska. Sembra non aver minimamente assistito alla mia figura di merda. Un po' mi dispiace, non so perché, ma avrei voluto vedere una sua reazione.
“I tributi sono pregati di posizionarsi sopra i carri” ci comunica un addetto ai lavori.
Avverto un leggero sussulto da parte di Alaska. “Non durerà tantissimo” la rassicuro.
La bionda annuisce, ed indossa quella maschera di fredda compostezza con la quale l'ho conosciuta.

 

Louise Lacey “La Strana” Welch, tributo del distretto 10 (Trasmutazione), Capitol City

 

Salgo sopra al carro, ma il cavallo inizia ad innervosirsi talmente tanto, che un operatore è costretto ad intervenire. Deve essere per colpa del mio odore. Gli animali lo sentono benissimo, e anche questo cavallo avrà ormai capito che dentro di me batte il cuore di una lupa.
L'animale continua ad agitarsi finché Jésus non entra in azione. Gli basta una carezza e una parola gentile per rendere il cavallo l'essere più docile di questo pianeta. Quel ragazzo ha sicuramente un dono, è un peccato che sia finito in un posto come questo. Non ha speranze. È troppo timoroso, troppo debole, troppo lontano dai gusti capitolini. È un morto che cammina, e la cosa peggiore è che lui stesso ne è consapevole. Per questo ha tentato di fuggire durante la mietitura e ci ha riprovato ieri pomeriggio sul treno. Sono stati costretti a fargli indossare un collare elettrico che si attiva ogni volta che prova ad usare la magia. Soffre terribilmente di questa privazione, glielo si legge negli occhi.

Scuoto la testa. Non devo provare pietà nei suoi confronti, anche se è poco più di un bambino, è pur sempre un mio nemico. Non ha senso affezionarsi a qualcosa o qualcuno che perderai bene presto. Questo non vale solo per lui, ma anche per tutti gli altri, compresi i miei futuri alleati. Non voglio rischiare di farmi spezzare il cuore o peggio ancora sacrificarmi per uno di loro. Ho un solo obiettivo, una sola priorità: tornare da mia sorella e da tutti gli altri. Sono loro il mio mondo, non Capitol City, non i giochi, non gli altri tributi. Devo vincere, mi serve un piano.
Mi volto indietro verso i carri dei distretti 11 e 12 e provo un senso di scoraggiamento. Puntavo ai loro poteri, ma non la più pallida idea su come approcciarmi a loro. Sono sempre stata un disastro con le relazioni sociali. Forse dovrei sfruttare l'influenza della mentore, rapportandomi in maniera indiretta.
Li osservo con attenzione. Saranno però le persone giuste? La ragazzina del dodici sembra non essere completamente in sé, e anche quella dell'undici dato che si è offerta con così tanta allegria. Senza contare che c'è qualcosa che non mi convince in lei, anche se non ho ben capito ancora cosa. Per quanto riguarda i ragazzi, uno è imperscrutabile, molto simile a me mi verrebbe da dire, mentre l'altro pare il mio esatto opposto. Di che mi lamento però? Sono io la prima ad avere un carattere difficile. Sono in pochi in grado di sopportarmi. Prima non me ne era mai fregato, i miei affetti mi bastavano, ma ora è tutt'altro discorso. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma speravo almeno che non sarebbe stato così tanto difficile. Ho scelto di fingermi debole, ma ad ogni ora che passa accrescono i dubbi sulla mia strategia. Mi sento sporca nel mentire così tanto, ma Sophie ha bisogno di me.

Il carro del distretto 8 si avvia verso il suo percorso. Lei ha addosso un vestito meraviglioso che richiama in maniera concettuale la complessità del mondo intrapsichico. Anche le ragazzine del distretto 9 e 12, l'una vestita come candida sposa, l'altra come un angelo rosa, stanno molto bene. Forse sono solo io ad avere un vestito banale: pantaloni aderenti in eco pelle, e maglione di lana senza maniche che mi arriva fino al ginocchio. L'alternativa era un bikini con un mantello in pelo di lupo con trucco tribale, ma era troppo per me. Sono disposta a fare tante cose pur di tornare a casa, ma non vestirmi con un mio fratello. Che razza di persona sarei se l'avessi fatto?

Il carro del distretto 9 parte, e Jésus sale su. Le piume sono ancora tutti e nei suoi capelli, ma sta talmente sudando che i finti tatuaggi sul suo petto si stanno levando. Sento la voce amorevole di Anne che mi consiglia di rassicurarlo, ma anche quella squillante di Sophie mi ordina di farmi gli affari miei.
“Jésus” lo chiamo a bassa voce. Il ragazzo mi guarda con occhi sgranati, non aspettandosi minimamente un nostro confronto. In fondo, prima di adesso non ci eravamo mai parlati. “Più lotterai con l'idea di essere finito qui, e più starai male. Non ti dico di esserne contento, ma semplicemente di accettarlo come qualcosa che va aldilà del tuo controllo”. Il ragazzo abbassa lo sguardo, ed accenna un timido sì con la testa, ma questo discorso non può finire qui “Un'altra cosa” aggiungo “Non pensare che a causa di questo consiglio siamo amici, anche se spero nella tua vittoria in caso non ce la facessi. Non siamo alleati e mai lo saremo”. Non mi importa se gli sarò sembrata crudele con queste parole, preferisco che non nutra aspettative su di me.
Il mio compagno di distretto fissa un punto indefinito davanti a sé soppesando le mie parole. “Veramente mi sembri tu quella alla disperata ricerca di qualcuno. Ho visto come ti guardi intorno” mi fa notare “Per favore poi, non chiamarmi Jésus”.
Sto per replicare, ma i nostri cavalli iniziano a muoversi trascinandoci nel bel mezzo della confusione e del caos. La gente intorno a noi urla a causa dell'eccitazione, ma io sono troppo presa da quello che mi ha detto Jésus. Ho sbagliato completamente nel valutarlo. Non credevo fosse così... maturo. Sono veramente stupita. Credevo che fosse un bambino giustamente spaventato, ma a quanto pare ha più risorse di quanto pensassi. Mi viene da ridere, credo di essermi appena bruciata una buona opportunità. Pazienza, non è finita, non è finita finché non sarò morta. Male che vada ho pur sempre le mie zanne e i miei artigli. Non ho mai ucciso un essere umano, ma sono stata a caccia in passato, e ho affondato i miei denti nel collo di galline e faraone. Forse non è la stessa cosa, ma uccidere e pur sempre uccidere, no?

Procediamo per l'intera sfilata in silenzio, anche se di tanto in tanto lancio qualche timido saluto verso il pubblico, nella speranza di rimediare in parte al disastro dell'abito.
In meno di quanto pensassi ci troviamo di fronte al centro d'addestramento, la nostra casa per i prossimi quattro-cinque giorni. Nel vedere l'enorme struttura un brivido mi scende lungo la schiena. Siamo sempre più vicini, non possiamo far nulla per evitarlo.

 

 

 

 

 

 

Scusate per il ritardo, ma ci sono. Purtroppo gli aggiornamenti diventeranno meno frequenti, ma ho comunque intenzione di finire questa storia. Mi dispiace che molti di voi l'abbiano abbandonata ^^''

 

Eccovi di nuovo lo schema dei tributi.

 

 

Donna

Uomo

Distretto 1 (Incremento)

Miranda Wilson (poteri)

Kyte Densmith (senza poteri)

Distretto 2 (Negromanzia)

Violet Rose Black (poteri)

Unleor Mizzard (poteri)

Distretto 3 (Illusioni)

Yvonne Blackmask (poteri)

Gabriel Black (poteri)

Distretto 4 (Acqua)

Yvonne Davzon (senza poteri)

Matthew Jax Sans (poteri)

Distretto 5 (Fuoco)

Elinor Gilbert (poteri)

Killian Jones (poteri)

Distretto 6 (Aria)

Alaska Moore (poteri)

Kronos Allen (poteri)

Distretto 7 (Negazione)

Alice Grace (poteri)

Icarus Karling (poteri)

Distretto 8 (Telepatia)

Lilia Lambert (poteri)

Joshua Peterson (poteri)

Distretto 9 (Sacro)

Alexandria Stoner (poteri)

Andreas Kirke (poteri)

Distretto 10(Trasmutazione)

Louise Lacey Welch (poteri)

Jésus Dondediòs (poteri)

Distretto 11 (Piante)

Kalani Bei Fong (poteri)

Brad Johnson (senza poteri)

Distretto 12 (Magia Bianca)

Lily Clark (poteri)

Xene Fonter (poteri)

 

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Capitolo 7
*** È solo un gioco (prima parte) ***


È solo un gioco (prima parte)

 

Yvonne “Yv” Davzon, tributo del distretto 4 (Idrocinesi), Capitol City

 

Il buio inizia a diventare meno opprimente, deve essere quasi l'alba. Non ho dormito per niente, ma non mi sento per nulla stanca. Ogni giorno che passa invece mi sento sempre più carica, più viva. Sono a un passo dall'ottenere tutto quello che ho sempre desiderato, e oggi potrò incominciare a dimostrare quanto valgo. Ieri sera ho ottenuto un assaggio d'ammirazione e rispetto, ed è stato bellissimo. Nessun insulto, nessuna commiserazione, solo applausi e grida di sostegno. Ho scorto una vita migliore, e sono disposta a tutto pur di farla mia.
Stare qui nel letto non ha senso, tanto vale fare un po' di ginnastica nel cortile fino all'inizio ufficiale degli allenamenti. In questo modo, con un po' di fortuna, eviterò di incontrare quelle teste di cazzo.

Esco fuori dalle coperte ed indosso contro voglia la tuta d'allenamento. Ho sempre odiato gli abiti sportivi, in parte perché mi rendono troppo maschiaccio e, poi uniti al fatto che sono lesbica, sono sempre stati motivo di derisione per me. Preferisco di gran lunga le mie mini-gonne, ma temo che non mi farebbero mai entrare nel seminterrato vestita in quel modo. Che poi chissà perché, le spade tagliano le gole anche se le tue gambe sono scoperte.

Mi dirigo in sala da pranzo per una colazione veloce, ma trovo uno degli idioti addormentato sul tavolo, completamente fatto. Sto per allontanarmi, ma cambio subito idea. Non voglio farmi condizionare la vita da loro, ho fame e mangerò. Chi il resto del mondo vada a quel paese.

Prendo del burro, della marmellata e delle fette biscottate dal buffet in parte già allestito. Mi siedo poco distante, in modo da star lontana dal mentore. Non so se odio di più lui o i suoi fratelli. Odio il suo sorriso, la sua ingiustificata allegria e anche qualcos'altro che non riesco bene a captare.
“Sei solo un patetico e miserabile essere” commento disgustata mentre spalmo il burro con il coltello apposito.
Il Festaiolo alza la testa, il mio disprezzo deve averlo svegliato. “Che ore sono?” mi chiede confuso.
Per tutta risposta do un altro morso alla fetta. Perché mai dovrei essere carina con lui dopo il modo in cui mi ha trattata?
Il castano si alza a fatica, reggendosi la testa con entrambe le mani “Un Bloody Mary, un Irish Coffee, un Bulldog. Passami qualsiasi cosa” mormora.
Questo stronzo è perfino più ridicolo di quanto pensassi. Ora che ci penso l'ho visto fin troppo spesso con un bicchiere in mano. Dunque la sua allegria funziona ad alcool, eh? Mi sono proprio sbagliata nel giudicarlo. Mi alzo e vado in cucina, dove trovo del semplice vino rosso. Riempio un enorme bicchiere fino all'orlo e glielo getto addosso. Il Festaiolo si guarda i vestiti infradiciati con aria ferita. Che c'è? Non ride più adesso che è dall'altra parte?
“Sai” replica mentre si strizza i panni “Pensavo che sei una delle poche cose su cui io e lo Stronzo ci troviamo d'accordo: sei solo un'invidiosa rancorosa che non riesce ad accettare di essere una delle tante”.
“Invidiosa di cosa? Di te?” chiedo sprezzante “Non farmi ridere. Non mi faccio rimproverare da qualcuno che si rifugia dietro ad un vizio. Sei solo un debole” replico rabbiosa. Odio le persone come lui, mi danno sui nervi. Dovrebbero morire tutti.
Il Festaiolo inizia a ridere, irritandomi ancora di più. “Tu non ti guardi mai allo specchio, Yv? Se c'è qualcuno di patetico sei tu. Ci siamo informati su di te. Ti odiano tutti, e sai perché?” stringo le mani a pugno, mentre lo sguardo si abbassa verso il coltello da burro che usavo poco prima. L'istinto mi dice di afferralo e di zittire questa merdaccia. Non credo che potrei ucciderlo, purtroppo, ma almeno un occhio posso cavarglielo. “Perché sei solo una stronza incapace” conclude lui.
Afferro il coltello e parto alla carica. Matt non riesce ad evitarmi perché ancora troppo provato, ma prova comunque a fare resistenza, come Danielle quella volta. Anche lei mi sottovalutava, anche lei si divertiva ad insultarmi, e guarda dov'è adesso! Sotterrata in una fossa, con i genitori che la stanno ancora cercando! Che gioia quella volta! Avrei voluto rifarlo ancora ed ancora, contro chiunque osasse mettersi contro di me. Quella stupida di Zrina mi ha sempre fermata, ma ora lei non c'è più.
Un violento getto d'acqua mi allontana dalla mia vittima, facendomi sbattere contro il muro. Non faccio in tempo ad alzarmi che sento il volto bagnarsi, il respiro mi mica d'un tratto. Merda, non di nuovo!
Inizio ad agitarmi sbattendo la testa contro il muro e il pavimento, mentre il mio corpo reclama con prepotenza l'ossigeno. La testa inizia a girarmi, le energie vengono a meno. Non posso morire così, non ancora, non in questo squallido posto, non..
“Smettila!” urla una voce maschile ovattata.
La bolla si riversa a terra liberandomi. Inizio a tossire, facendo nel frattempo entrare l'aria con gioia nei miei polmoni. Cosa è successo? Mi guardo intorno, ed intravedo il Buono e lo Stronzo litigare fra di loro, mentre il Festaiolo sta vomitando in un angolo della stanza. Sono stata... salvata? Perché? Perché da sola non riesco a combinare nulla? Perché ci deve essere sempre qualcuno a tirarmi fuori dai guai? Prima Zrina, adesso Matt... non è giusto! Io posso cavarmela anche da sola, non ho bisogno di nessuno! Smettetela di considerarmi debole! Io sono forte! Non ho bisogna della magia per emergere, fanculo! Dovete morire tutti! Dovete lasciarmi in pace! Fanculo! Fanculo! Fanculo!
“Yv” mi richiama con delicatezza il Buono, chinandosi verso di me “È finita, per favore, non piangere”.
Digrigno i denti per la rabbia e lo spingo via. Matt mi guarda allibito “Perché fai così? Non ti capisco”. Mi alzo in piedi, ignorandolo completamente.”Dove vai? Dobbiamo incontrarci con gli altri favoriti” mi fa notare.
“Che vadano al diavolo. Non ho bisogno di alleati dentro l'arena. Starò da sola” annuncio con voce fiera. Approfitterò di questo allenamento per diventare ancora più forte, ancora più letale. Piangerete in ginocchio, implorerete pietà, mi riconoscerete come degna di vincere. Tutti voi che mi avete dato esplicitamente ed implicitamente della fallita... beh, dopo arriverà anche il vostro turno.

 

Lilia Lambert, tributo del distretto 8 (Telepatia), Capitol City

 

Mi sento un po' meglio in questa postazione, anche se non troppo. A casa adoravo passare i pomeriggi liberi in mezzo al verde, raccogliendo fiori ed intrecciando bracciali. Quello che sto facendo adesso non è poi così tanto diverso, cambia solo lo scopo finale. Non più il godersi una giornata primaverile, ma l'aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza.
Il seminterrato del centro d'addestramento ti toglie il respiro da quanta angoscia e frustrazione ti trasmette, ma sto impiegando buona parte delle mie energie per non scoppiare a piangere. Se lo facessi sarei finita, crederebbero tutti che sia una debole. Quando l'impulso diventa troppo forte, mi limito a mordermi l'intero guancia con forza, fino a farlo sanguinare, e penso intensamente al fatto che almeno non sono più sola. Xene è stata una vera e propria benedizione, sono felice di averlo come alleato, anche se mi piacerebbe essere accanto a lui anche adesso. Certo, è un po' freddo e cinico, ma è una persona migliore di quanto lui stesso creda di essere. È stato bello ricominciare a confrontarsi con qualcuno, anche perché nell'appartamento nessuno ha voglia di farlo. Muffet è priva di qualsiasi forma di pietà praticamente, non ci tratta come degli esseri umani, ma come dei responsi sportivi su cui puntare. La mentore, poveretta, ha un severo disturbo da stress post-traumatico e non è di molto aiuto, mentre Joshua... ho provato a legarci, ma ogni tentativo è stato inutile. È molto chiuso, risponde a qualsiasi domanda a monosillabi. Per l'esasperazione ho avuto perfino la tentazione di leggergli la mente, ma non mi sembrava giusto. Ognuno di questi ragazzi sta soffrendo terribilmente, ed entrare nelle loro menti mi sembra una terribile violazione e... mi spaventa anche. Mi piacciono i miei poteri, mi hanno resa quella che sono, ma hanno pesanti effetti collaterali.

“Fai vedere” mi incita l'istruttrice. Le passo il mio lavoro, e lei sorride soddisfatta “Sei portata per la mimetizzazione, molto bene. Purtroppo è una tecnica sottovalutata, ma in realtà si è rivelata spesso utile all'interno delle arene”.
“Grazie mille” replico un po' imbarazzata a causa dei complimenti “Mi piace molto, è quasi rilassante”.

La donna annuisce, trovandosi perfettamente d'accordo con me “Prova anche con i pennelli” mi suggerisce
“Posso unirmi anch'io?” Questa voce... Xene? Che ci fa qui? Non avevamo stabilito che non dovevamo parlarci in pubblico in modo tale da creare l'effetto sorpresa durante il bagno di sangue?
“Sicuro!” replica l'istruttrice facendogli posto. Subito dopo inizia a spiegargli le basi, mentre inizio ad esercitarmi con i pennelli.
Una volta che l'istruttrice ci ha lasciati soli, mi avvicino a lui ed inizio a parlargli sottovoce “Perché sei qui? Non avevamo stabilito di starci alla larga?”
Il rosso si guarda intorno per verificare che effettivamente nessuno ci stia ascoltando, per poi rivolgersi verso di me “Questa era la postazione più tranquilla, non avevo più voglia di stare in mezzo agli altri”. Capisco, effettivamente soltanto io sono venuta qui, ad eccezione di quel ragazzo del distretto 6 che ha abbandonato subito la lezione perché troppo noiosa. Avere qui Xene andrà anche contro i piani, ma mi rende felice perché mi fa sentire meno sola. Sto per dirglielo, quando mi blocca “Inoltre avrei una missione da affidarti” allude.
Sgrano gli occhi incuriosita “Ovvero?”.
Xene fa cenno verso la postazione del combattimento corpo a corpo, dove la ragazza del distretto 1 è riuscita a stendere con facilità quella del quattro. Da come si contorce la poveretta, direi che si è fatta parecchio male. Distolgo lo sguardo infastidita, e mi accorgo che Xene mi sta guardando con insistenza. Ci metto un secondo in più del dovuto a capire cosa voglia da me. “Devo leggere, vero?” chiedo sconsolata. Il mio alleato annuisce serio. Cavolo, sapevo che sarebbe arrivato questo giorno. Beh, non posso tirarmi d'indietro, il mio alleato conta su di me. In fondo potrei ottenere informazioni utili che potrebbero salvarci la vita.
Prendo un lungo respiro ed osservo per prima la ragazza del distretto 4. Avverto come prima cosa una gran rabbia, seguita da ingiurie verso quelli che dovrebbero essere i suoi alleati. Mi sposto verso la ragazza del due, Violet, parecchio divertita da quello che è appena successo. Le sue difese mentali sono un pochino più forti, ma riesco comunque a captare un pensiero: “Peccato che soltanto Miranda lo sappia fare, guarderei per ore e ore uno spettacolo del genere”.
“Scoperto qualcosa?” mi chiede Xene continuando a guardarsi intorno in maniera un po' paranoica.
“Non ne sono sicura, ma credo che Kyte non sia un mago”.
Il volto di Xene si illumina per la prima volta da quando lo conosco con un sorriso “Continua”.
Mi giro verso i due ragazzi dei distretti 2 e 4, lasciando per ultimi quelli dell'uno. Entrambi sono un po' tesi, anche se in maniera diversa. Sto per penetrare le loro difese, quando Xene mi gira bruscamente dall'altra parte. “Temo che Kyte si sia accorto dalla tua missione di spionaggio”. Mi irrigidisco completamente, mentre avverto la temperatura salire. Sento i suoi occhi azzurri puntati su di me, so che vuole stringere le mani sulla mia gola. Lo sento. “Non tremare, fingiti innocente. Non dobbiamo confermare i suoi dubbi” mi suggerisce Xene con un filo di voce. Come se fosse facile! Mi concentro sul mio respiro e sul battito del cuore, sforzandomi di non pensare ad altro.
“Non ci guarda più” sentenzia Xene infine.
Tiro un sospiro di sollievo “Avrà capito qualcosa?” chiedo.
“Non lo so, ma dobbiamo stare più attenti d'ora in poi”. Abbasso lo sguardo. Non è che ora che ha ottenuto le informazioni che voleva, Xene mi abbandona? In fondo neanche lo conosco, non so quanto possa essere affidabile. “Cambio postazione” aggiunge poi.
“Aspetta” affermo e lui si blocca “Siamo ancora alleati?” chiedo spaventata.
“Vuoi rompere il patto?”
“No!” replico con forza, con tono troppo alto.
“Allora non fare domande sciocche” risponde rassicurandomi. Sorrido, mi sento decisamente meglio.

 

Violet Rose “La rosa appassita” Black, tributo del distretto 2 (Negromanzia), Capitol City

 

È divertente notare come tutti quanti abbiano preso qualcosa di diverso, come se la scelta del cibo rispecchiasse le loro personalità. Miranda ha scelto un'insalata poco condita, Kyte una bistecca al sangue, Unleor ha preso un pochino di tutto formando così un menù bilanciato, mentre quel timidone di Matt si è limitato ad una zuppa di pesce e ad un'enorme fetta di torta al cioccolato come dessert. Questo ragazzo è proprio una delusione devo dire. Non è che faccia schifo come mago, è solo che gli manca quella grinta che ha contraddistinto i suoi fratelli nelle precedenti edizioni. Poco male, significa che sarà facile farlo fuori. Temo proprio che questa alleanza durerà meno di quanto pensassi: abbiamo anche un uomo in meno (e in poco tempo se ne accorgeranno tutti) e Miranda mi dà l'impressione che sarà troppo concentrata sulle sue unghie dentro all'arena anziché sul nemico. Solo Unleor e Kyte mi danno qualche soddisfazione. Avverto poi qualcosa di malato negli occhi di quest'ultimo, e la cosa mi eccita un casino. Potrà nasconderlo a tutti questi ingenuotti, ma non a me. In fondo per riconoscere un bugiardo, ce ne vuole un altro, no? Può sorridere ed annuire quanto vuole, ma so che ci odia dal più profondo, soprattutto Miranda. Sarebbe bello divertirsi con lui dentro l'arena, ma gente come noi non esisterebbe a pugnalare l'altro alle spalle, quindi non mi conviene stringere un accordo segreto con lui. Ma con chi allora? Sospiro sconsolata. La vita della cospiratrice è davvero dura.

“C'è qualcosa che non va?” mi chiede Matt con premura. Ah sì, giusto, non sono sola. Devo trovare in fretta una scusa per giustificare quel sospiro.
“Pensavo alla cucina di mia madre” mento fingendomi triste. In realtà non mi manca poi così tanto. Mia madre è la donna più grandiosa in questo mondo, ma la cucina non rientra fra i suoi talenti. Per questo molto spesso assumiamo una cuoca.
Unleor sembra cascarci, tant'è che abbassa lo sguardo triste, probabilmente con la testa proiettata verso casa. Ma non è qui per sua scelta? Patetico. Ho un forte impulso nel prenderlo in giro, ma mi devo trattenere, non è ancora il momento. Trattieniti Violet, trattieniti.
“Almeno cucinava per te. La mia non l'ha mai fatto” commenta acida Miranda.
“E chi lo faceva per te quando eri bambina?” chiede con ingenuità Matt.
“La cuoca ovviamente” replica altezzosa “Non lo sai che sono ricca?”.
Matt abbassa lo sguardo e prende una cucchiaiata di zuppa senza proferire più parola. A stento riesco a trattenere un risolino. Miranda l'ha proprio steso. Per tutta la conversazione Kyte rimane in silenzio, concentrato sulla sua bistecca.
“Forse dovremmo parlare di cosa faremo dopo pranzo” propone Miranda dopo essersi pulita il muso con un fazzoletto.
“Potremmo allenarci con la magia” propongo lanciando un rapidissimo sguardo a Kyte per vedere la sua reazione. Il maschione però non batte ciglio, non concedendomi alcuna soddisfazione. Uffa.
“Non possiamo” replica Unleor serio “Non solo per la cosa che sappiamo noi, ma anche perché non possono consegnarci un numero infinito di cadaveri”.
Alzo gli occhi al cielo ricordando i limiti che Capitol ci ha imposto per gli allenamenti: non più di un cadavere a testa al giorno. Meno male che Johann ha trovato un modo per raggirare le regole, ed allenarmi in gran segreto durante la notte. Temo di non riuscire ad eguagliarlo in così poco tempo, ma spero lo stesso che i suoi consigli si rivelino utili.
“Vale per tutti” commenta Matt notando la mia reazione “A me hanno concesso solo un mezzo litro d'acqua per allenarmi”. Chi gli ha dato permesso di parlare? Mi limito a sorridergli amichevolmente come risposta.
“Come se qualcuno avesse il coraggio di infastidire gli istruttori” afferma Miranda “Vado ai servizi igienici prima che la pausa finisca” aggiunge poi.
“Vengo con te!” squittisco alzandomi all'istante. Potrebbe essere una buona occasione per lavorarmela un po'. Chissà, magari l'ho sottovalutata e in realtà è molto potente. In fondo prima è riuscita a spaventare qualche tributo. Potrei far leva sui principi della solidarietà femminile per portarmela dalla mia parte in futuro. Non so se sarà utile, ma in fondo mi costa poco essere carina con lei.
Aspetto di essere abbastanza lontana dagli altri prima di tentare un approccio. Cosa le piace? Beh dato l'aspetto curato dei suoi capelli e del suo trucco...
“Ieri avevi un abito delizioso! Stavi benissimo. Non sai quanto ti ho invidiata”.
Miranda sorride, ma non nella maniera in cui speravo “Conosco benissimo queste uscite Violet, non c'è bisogno che fingi”.
Metto su un sorriso ampio per nasconderle il mio fastidio. Che abbia capito le mie vere intenzioni? Che non sia così stupida come pensavo? “Di cosa parli?” chiedo con ingenuità.
“Riconosco benissimo le ruffiane” mi spiega. Sto per dirle che si sta sbagliando, ma mi blocca “Non fraintendermi, non ho nulla in contrario, ognuno ha la sua strategia. Solo che vorrei che mi sostenessi. Voglio diventare la leader di questa alleanza”.
Ambiziosa la ragazza, ma posso capirla. Piena di soldi com'è, è abituata ad essere posta su un piedistallo e non vuole di certo perdere il suo rango. Considerando che secondo me sarebbe Unleor il leader ideale, perché non appoggiarla? Sono sicura che li porterà al disastro.
Prendo Miranda sottobraccio “Non vedo perché no, fra ragazze bisogna aiutarsi”.
La bionda mi sorride in maniera apparentemente sincera “Grazie. Vedrai che non ti deluderò, sarò la migliore”.
“Di niente, cara” replico con voce melodiosa. Non puoi proprio deludermi, proprio no.

 

Alexandria “Aly” Stoner, tributo del distretto 9 (Sacro), Capitol City
 

Allungo il braccio ed afferro un nuovo appiglio. I muscoli stanno tremando a causa dello sforzo, ma non mi importa. Mi sono ripromessa che sarei arrivata fino in cima, e lo farò costi quel che costi. Se inizio ad arrendermi adesso, come penso di farcela dentro l'arena?
Sposto il piede verso l'alto, ma finisco per scivolare, e perdere alcuni preziosi centimetri. Uffa, li avevo conquistati con così tanta fatica! Non ci voleva.

“Sei ancora lì?” mi chiede una voce maschile, probabilmente uno degli istruttori. Non mi volto in basso per controllare, non farò questo errore da novellina.
“Voglio arrivare in cima” urlo in tutta risposta mentre ricomincio a salire.
“Io devo chiudere” afferma coinciso.
“Cinque minuti, la prego!” provo a supplicarlo.
“Riproverai domani. Scendi giù” dichiara con quel tono di chi non accetta alcuna replica. Che peccato, non mi mancava poi così tanto. Sono sicura che questa notte non riuscirò a pensare ad altro.
Scendo giù un po' alla volta, aiutandomi con la fune di sicurezza legata alla vita. Appena giunta a terra, i miei piedi iniziano a festeggiare, mentre il dolore alle braccia continua a rimanere. Mi guardo intorno: ormai non c'è rimasto più nessuno, ad eccezione del ragazzo del due e della ragazza del quattro, ma anche loro se ne stanno andando. Questa giornata è trascorsa troppo velocemente, non sono ancora pronta. Oggi volevo rafforzare quelli che considero i miei punti deboli, ma non è andata benissimo. Domani proverò un'altra strategia, ma solamente dopo aver battuto quella dannata rete. È una questione personale ormai.

Mi dirigo verso l'ascensore e, una volta al suo interno, pigio il tasto nove. Da una parte non vedo l'ora di fare il bagno (sono pur sempre sudata come un ippopotamo), ma dall'altra odio terribilmente la doccia capitolina. È troppo complicata, rosa e femminile. Tutte cose a cui sono allergica. Rimpiango amaramente i bagni fatti da bambina con le mie sorelle in quella tinozza. Chissà cosa stanno facendo.... no! Non devo pensare a queste cose! Mi farebbero solo soffrire! Devo tenere duro.
Nel salone non sembra esserci nessuno, c'è un silenzio assurdo. Fa strano vivere in un posto così, è completamente diverso da casa, ma almeno qui non devo fare i conti con il disordine di Grace, posso sforzarmi nel considerarlo un aspetto positivo.

Mi dirigo in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, quando intravedo Andreas sdraiato per terra intento a disegnare chissà cosa. Vorrei scoprirlo, ma faccio fatica ad approcciarmi a lui. È spesso di cattivo umore, è un po' scontroso e non ride mai. Confesso che un po' mi intimorisce. Mi vedo costretta ad allungare il collo per capire quale sia il suo soggetto. È un disegno astratto, pieno di linee geometriche che seguono uno schema ben preciso ed armonioso. Nel vederlo mi viene da sorridere.
“Sono le vetrate del tempio vicino alla piazza” mi lascio sfuggire entusiasta ad alta voce.
Andreas osserva prima me e poi il disegno “Cazzo, hai ragione” borbotta prima di prendere il foglio, stropicciarlo e buttarlo in un angolo. Osservo l'intera scena come impietrita. Perché? Era un disegno così bello! Adoro le vetrate del tempio, mi trasmettono una forte sensazione di pace e di tranquillità, come se tutto nel mondo fosse al suo posto. Mi ha ricordato casa, e vedere quel disegno venire stropicciato in quel modo mi ha fatto male.
Sospiro sconsolata. Purtroppo quello che ho sentito su di lui è tutto vero. Lui odia davvero il culto. Mi chiedo come sia possibile considerando chi sia suo padre. Nessuno nel distretto è rispettato, benedetto e potente quanto Albert Kirke. È un emissario del Dio Sols, quello che noi definiamo un “santo”. È capace di compiere qualunque miracolo, è la prova stessa dell'esistenza del Dio. Come può Andreas, suo figlio, non essere un credente?
“Perché ce l'hai tanto con il culto?” gli chiedo a bruciapelo.
Andreas mi guarda con aria scocciata “Ti prego, non ho voglia di sorbirmi della propaganda sul vostro stupido credo!”.
Corrugo le labbra. Non mi sta piacendo questa storia. Non c'è alcun bisogno di essere scontrosi “Io non sto facendo proprio nulla! È anche se fosse comunque? Starei solamente provando ad aiutarti”.
Andreas scuote la testa nervoso “Sei solo una bambina, non puoi capire”.
“Non sono una bambina!” sbotto arrabbiata. Non voglio che gli altri mi sottovalutino sono perché sono la più piccola del gruppo. Non voglio che mi guardino come se fossi una morta che cammina.
“Disse la bambina” controbatte Andreas senza degnarsi di guardarmi in faccia.
Sbatto il piede con violenza per terra. Questo qui mi sta facendo proprio imbestialire! “Sarai maturo tu che abbandoni la comunità da un giorno all'altro!”
Andreas mi lancia un'occhiata feroce che mi trapassa da una parte all'altra. “È stata la comunità ad abbandonare me!” grida con rabbia.
Mi sento tutto d'un tratto spenta, in colpa. Eppure non ho fatto niente. È lui che ha iniziato a trattarmi male. Io volevo solo parlare un po'. “Non volevo litigare” confesso con un tono di voce basso, mentre osservo il pavimento.
“Non ha molto senso andare d'accordo qua dentro” mi fa notare mentre si alza in piedi. Il suo sguardo è tormentato, confuso, perso. Avverto chiaramente la sua rabbia e il suo odio, ma non è giusto che la scarichi su di me. Non so cosa gli sia successo, ma io non c'entro niente. Se non vuole parlarmi va bene, posso accettarlo, in fondo non sono qui per farmi dei nuovi amici, ma c'è una cosa che voglio chiarire prima.
“Ho paura” esordisco catturando la sua attenzione “Sono la più piccola, fisicamente debole, senza alleati, con una scarsissima conoscenza dei giochi. Potrei crollare da un momento all'altro, ma non lo faccio. Il culto mi ha insegnato ad aggrapparmi alla vita e ad avere speranza, quindi, ti prego, non insultarlo mai più” concludo con le lacrime agli occhi.
Andreas mi guarda con uno sguardo parecchio triste “E sia” afferma prima di andarsene.
Mi asciugo le lacrime. Perché sono scoppiata a piangere? Sono proprio una stupida.

 

Alice Grace, tributo del distretto 7 (Negazione di potere), Capitol City

 

Chiudo il getto dell'acqua calda con una punta di dispiacere. Sto iniziando ad affezionarmi a queste strane docce capitoline. Entrare dentro una di loro è come giocare alla lotteria, non sai mai cosa potrebbe capitarti. Questa volta odoro di cioccolata ed arancia, mi mangerai da sola, sul serio.
Esco dal box e mi infilo l'accappatoio. I vetri del bagno sono completamente appannati, sono stata dentro veramente per troppo tempo. Però è bello però concedersi questo piccolo lusso. Nell'orfanotrofio avevamo quattro minuti cronometrati, poco importava se l'acqua non fosse calda. I Stewart sono più flessibili, ma a papà non piace molto se sosto là dentro per più di otto minuti. Se riuscissi a vincere, non ci sarebbero più questi problemi; potremmo tutti quanti permetterci docce bollenti lunghe anche ore. Già, sarebbe bellissimo.

Mi asciugo per bene e mi metto quella crema che mi ha passato il mio staff di preparazione. Affermano che il mio punto forte sia la mia pelle e che me ne devo prendere cura “o rischio di assomigliare a quei buzzurri dei miei compaesani” per dirlo con le loro parole. Ho avuto molto da ridere in merito e, spiegandogli un po' la mia storia, hanno finito per darmi in parte ragione. Posso considerarla una seconda vittoria, le cose non stanno andando poi così male per ora.

Esco dalla stanza e trattengo a stento un urlo. Cosa ci fa Ike seduto sul mio letto? Per riflesso mi stringo addosso l'accappatoio con maggior vigore. A pensare che fino ad un giorno fa non mi parlava neanche, ora invece si è preso così tanta confidenza da entrare qua dentro in maniera così spudorata! Faccio fatica ad inquadrarlo, davvero. Questo ragazzo è ricco di risorse. Non si può di certo dire che con lui ci si annoia.
“Finalmente!” esordisce lui allegro “Iniziavo a pensare che fosse affogata là dentro”.

Arrossisco sia per la sottile critica, che per la situazione imbarazzante. “Dovrei cambiarmi, potresti... uscire?” gli propongo cercando di controllare il nervoso che sta iniziando a crescere dentro di me.
“Come no!” risponde alzandosi subito dopo “Volevo solo dirti che avremo degli ospiti a breve, e che voglio proporre a tutti e tre un affaruccio”.
“Affaruccio? Intendi un'alleanza?” Ike annuisce sicuro di sé. Non sembra affatto una cattiva idea. Si sa che chi trova degli alleati ha più possibilità di sopravvivere. “Chi sono gli altri due?”
“Xene, del distretto 12, e la sua alleata Lilia, distretto 8. A dire il vero non puntava su quest'ultima, ma si erano già alleati, mi sembrava brutto separarli, anche se non credo che sarà interessata alla mia proposta”.
Annuisco, ha senso. In realtà però una telepata non è un cattivo investimento: può fare da spia sia in senso esterno che in senso interno. Un guaritore invece è utile in ogni gruppo, anche se per me ed Ike non lo sarebbe. La nostra barriera naturale ci impedisce di ricevere anche le “magie buone”. Dunque perché puntare a lui? “Hai intenzione di far venire qualcuno altro?” gli chiedo per confermare i miei dubbi.
Ike agita il dito indice a destra e a sinistra “Niente spoiler. Vestiti che arriveranno fra pochissimo”.
“Ma devo ancora asciugarmi i capelli!” protesto.
“Ah dì” replica come per dirmi che ne prende atto, ma che non farci niente.
Il castano esce dalla stanza, e proprio in quel momento suona il campanello. Mi vesto in fretta e furia con i primi vestiti che trovo, limitandomi a strizzarmi i capelli alla meno peggio.
Quando ho finito li trovo tutti quanti seduti nel salone.
“Salve” affermo mentre prendo posto vicino ad Ike. Xene contraccambio con un cenno del capo, mentre Lilia risponde in maniera più educata. Ha tutta l'aria di essere una brava ragazza, al contrario del suo compagno.
“Perché volevi vederci?” domanda Xene diretto, senza peli sulla lingua. Perfino Ike sembra sorpreso dalla mancanza di preliminari. D'altro canto ne sembra compiaciuto, credo l'abbia preso in simpatia.
“Volevo proporvi un'alleanza come avete intuito” spiega con un tono talmente serio da sembrare un'altra persona. Questo Ike mi ricorda decisamente di più quello che ho conosciuto durante il viaggio in treno.
“Non speravo di avere così tanti alleati!” si lascia sfuggire Lilia allegra.
“E aumenteremo ancora. Punto a cinque membri come minimo, anche se non mi dispiacerebbe arrivarne ad otto”. Lilia sembra parecchio sorpresa dalla rilevazione, e non posso che concordare. Non ricordo di alleanze così ampie all'interno degli Hunger Games, e non a caso. Più l'alleanza è grande, più è difficile da gestire. Xene sembra infatti parecchio scettico a riguardo, tant'è che ha incrociato le braccia con aria pensierosa.
“A chi puntavi?” chiedo con curiosità, smorzando così la tensione che si era appena creata.
“Gabriel, distretto 3, e qualcuno del distretto 5, Killian probabilmente. Oggi ha dato mostra dei suoi poteri durante l'allenamento, e direi che non è per niente male”. Annuisco, confesso che ho guardato la sua sessione con aria incantata. Era la prima volta che vedevo così da vicino una dimostrazione magica. Da noi nessuno sa fare cose del genere, neppure i pacificatori. Non abbiamo rinnegati dalle nostre parti perché con i nostri poteri sarebbero completamenti inutili. “Volevo anche il ragazzo del dieci, Jésus, ma scappa ogni volta che mi avvicino. Non so perché, ma lo spavento”
“È spaventato un po' da tutti” gli spiega con gentilezza Lilia “Ho avvertito un forte disagio in lui sia ieri che oggi. Ho come l'impressione che non sia abituato a stare in mezzo a molte persone”.
Ike sposta il peso del busto in avanti. La mora è riuscita a catturare la sua attenzione. “Che altro sai dirmi?”
“Ec.. ecco” inizia a balbettare imbarazzata.
“Kyte del distretto 1 probabilmente non è un mago” conclude Xene al suo posto.
Ike sorride di gusto “Questa sì che è una buona notizia! Considerando poi che Yvonne del quattro è quasi sempre stata alla larga da loro, posso presupporre che la loro alleanza non è poi così imbattibile”.
Un dubbio si insinua nella mia mente “A che stai pensando?” chiedo con sospetto.
“A prenderci la cornucopia”.
Tutti e tre, perfino Xene che è sempre così impassibile, ci lasciamo sfuggire un verso di sorpresa misto a timore. Vuole scatenare una guerra fin dall'inizio? Il bagno di sangue sarà una strage. All'idea di tutto quel sangue e quel dolore mi viene da piangere, ma cosa posso farci? Questa è la nostra migliore possibilità. Questo tipo di conflitto non può essere risolto a parole purtroppo. Che lo voglia o no, ventitré di noi moriranno là dentro. La mamma mi ha detto di non ascoltare il cuore, ma la mia testa. Voglio tornare a casa, non ho scelta. Se ci sbarazzassimo dei favoriti sarebbe tutto più facile.
“Sono con te” affermo fissando il tavolo con l'anima pensante.
“Pure io” sentenzia Xene con maggiore convinzione.
Lilia rimane in silenzio. Ci voltiamo verso di lei e notiamo che ha gli occhi lucidi. “Non sei costretta ad accettare” le ricorda Ike.
La ragazza scuote la testa. “Non voglio rimanere sola là dentro”.
“Lilia” interviene Xene “Sei una brava ragazza, puoi trovare chiunque tu voglia”.
La mora scuote la testa nuovamente “No, voglio stare qui. Sarò utile, vedrete. Posso ottenere altre informazioni, e... so usare l'arco” confessa infine.
Ike sorride e scavalca il tavolo, afferrando con entrambe le mani il volto paffuto della telepata “Bella, la mia Lilia!” esclama. Credo proprio che volesse qualcuno che sappia combattere a distanza. Mi faccio sfuggire una risatina e Lilia mi segue a ruota, recuperando in parte la sua serenità.
Solo Xene rimane serio. “Lilia, sarà una cosa cruda. Non so se reggeresti”.
Torniamo seri all'istante, ma il silenzio viene subito spezzato da Ike “Senti, tu pensaci su, se cambi idea ce lo dici con tranquillità, senza temere nulla. Ti prometto che nessuno di noi ti toccherà durante il bagno di sangue in ogni caso”.
Lilia sorride piena di gratitudine “Grazie, ma non credo che ce ne sarà bisogno”.

 

Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (Incremento), Capitol City

 

Ho odiato tante persone in vita mia: la mia matrigna, mio padre, il mio vicino, i miei compagni di scuola, i capitolini in generale, tutti gli spasimanti di mia sorella, ma nessuno quanto Paul. Quel chitarrista squattrinato è l'emblema del fallimento. Mi sono informato su di lui: è già stato bocciato un paio di volte a causa della sua pigrizia, la sua famiglia è composta da morti di fame, e i suoi amici sono leggeri quanto lui, sempre a parlare di musica e di ragazze. Non riesco veramente a capire come Amy abbia deciso di farselo amico, e come possa voler continuare ad esserlo anche quando lui ha iniziato a flirtare pesantemente con lei. È un fastidio assurdo, viscerale, incontrollabile. Non riesco a pensare ad altro, non riesco più nemmeno a dormire. Il solo pensiero di loro due che passano le loro giornate a ridere e parlare d'arte mi dà il voltastomaco. Temo che alla lunga Amy potrebbe anche cedere alla sua corte. In fondo è ancora giovane ed ingenua, non può capire che con uno come lui non potrà mai avere un futuro. Una relazione del genere la farebbe solamente soffrire, la macchierebbe senza lasciarle nulla in cambio. Non sopporto l'idea che possa concedersi ad un tipo del genere, non sopporto e basta l'idea che qualcuno la tocchi e la pensi in quella maniera.
Ho provato a farla ragionare, ma non c'è stato nulla da fare. Ho provato anche ad adottare anche le stesse tecniche che ho utilizzato con tutti gli altri, raccontandogli enormi bugie su mia sorella, ma questo stronzo è ancora qui. Ho perfino pagato una ragazza dell'accademia per provarci con lui, ma l'ha rifiutata senza neanche pensarci due volte. Penso di star impazzendo, non è possibile che questo maledetto non voglia liberarci dalla sua presenza. Non gli permetterò di andare oltre, non gli permetterò di averla!

Mi avvicino a lui di soppiatto e lo afferro per una spalla, trascinandolo per un vicolo approfittando delle tenebre e dell'assoluto silenzio che c'è in strada . Lo spingo con violenza per terra, facendolo sbattere contro l'asfalto.
Che cazzo!” sbotta furioso.

Questo è l'ultimo avvertimento” lo ammonisco stringendo in tasca il pugnale con il quale ho intenzione di spaventarlo in caso anche questo mio tentativo fallisse “Stai alla larga da lei!”
Ancora tu? Lasciami in pace o giuro che ti denuncerò! Non sono fatti tuoi questi! Se Amy non mi vuole nella sua vita me lo dirà lei!”
Sono affari miei! È mia sorella!” controbatto stringendo l'arma con maggior vigore.
Ha quasi quattordici anni!” ribatte con ferocia “Non è una bambina, ti assicuro che li sa respingere da sola i pretendenti”
Stai zitto!” gli urlo addosso. Ce ne sono altri in giro di cui non so niente allora? Non è possibile!
Tu sei malato” mi accusa con aria disgustata mentre si alza da per terra “Sei disgustoso. Lei non è tua, Amy fa quello che vuole. Può scoparsi chi vuole e se vuole. Me compreso”.
Stai zitto!” ripeto nuovamente, ma questa volta non riesco più trattare la mano dentro la tasca. Lo colpisco all'altezza dell'addome, poi al torace e ancora, e ancora, e ancora, e ancora e ancora, finché non respira più. Ora starai zitto, pezzente! Amy non sarà mai tua, né di nessun altro! Non posso perderla, lei... è... mia. Oh...

 

Cammino avanti ed indietro lungo la terrazza. Devo calmarmi, sono troppo agitato. Non dovrei sentirmi in questo modo, in fondo ho aspettato questo giorno per mesi e mesi. Finalmente avrò la possibilità di riprendere le cose da dove le avevo lasciate, e le confesserò i miei sentimenti. Sono sicuro che li capirà e li accetterà, e anche se così non fosse... beh, le farò cambiare idea. Siamo nati per stare insieme, noi ci apparteniamo. Nessuna mi ha mai fatto sentire in questo modo, non potrebbe mai esserci nessun'altra donna nella mia vita a parte lei. Come potrebbe non essere così? Lei è dolce, gentile, perseverante, semplice. Non è come le altre, non è una stronza puttana manipolatrice. Ad essere sinceri non sembra neanche una creatura di questo mondo da quanto è perfetta. La mia Amy, la mia piccola Amy. Fra poco sarai fra le mie braccia e potrò finalmente baciarti. Sarà bellissimo, vedrai.

La porta si apre finalmente, ed Amy mi raggiunge con aria serena. Noto che ha i capelli scompigliati e un po' di occhiaie, deve aver lavorato veramente tanto ultimamente. Adorabile, si sta impegnando così tanto per realizzare il suo sogno.
Appena mi vede, il suo volto si illumina. “Kyte, ma sei elegantissimo!”.

Contraccambio il sorriso. Effettivamente ho indossato la mia camicia migliore per questo confronto. Avrei voluto anche prendere un mazzo di rose, ma acquisti del genere non sono permessi qua dentro.
“Ciao Amy” saluto in maniera cordiale, senza minimamente sforzarmi.
“Dunque, cosa volevi dirmi ieri con così tanta urgenza?”.
Prendo un grosso respiro, finalmente ci siamo. Ho aspettato questo momento a lungo, non mi tirerò indietro. “Amy” chiudo gli occhi ed ispiro nuovamente “Ci ho messo molto per realizzarlo, ma la verità è che non voglio vivere lontano da te...” Amy sorride con dolcezza, commossa dalle mie parole “...non posso tollerare l'idea che tu non sia mia...” il suo sguardo muta in pura confusione “... io ti amo”.
La mia fragolina rimane ferma come pietrificata. Credo che non se l'aspettasse. Dunque non ha mai pensato a me in quel modo. Il cuore mi fa male come se stesse per esplodere. “Ky-Kyte.... noi...noi... siamo fratelli” afferma con voce tremante.
“Fratellastri” la correggo avvicinandomi “Possiamo essere felici. Mandiamo a fanculo questo mondo e le sue restrizioni!” le propongo afferrandola per una mano. Amy mi scaccia via con aria disgustata. No... le cose non possono andare in questo modo! Lei è mia! Deve amarmi!
Le afferro il polso con violenza e la tiro verso di me “Non importa, puoi sempre imparare ad amarmi, tesoro. Noi due siamo nati per stare insieme”
“Lasciami! Lasciami!” urla con le lacrime agli occhi. Perché sta reagendo così? Non capisce? No... evidentemente è solo spaventata dalla grandiosità dei nostri sentimenti. È ancora piccola, fa ancora fatica ad accettarlo.
“No! No! Non devi avere paura. Lo sai che non ti farei mai del male. Non sono come nostro padre, io ti amo”
“Allora lasciami!” ripete con insistenza.
“Non finché non capirai che noi due siamo nati per stare insieme”.
Amy continua ad agitarsi, continuando a non comprendere la bellezza del nostro amore. Odio vederla così, ma non mi sta lasciando altra scelta.
“Lasciala” mi ordina una voce femminile. Mi volto. A noi si è aggiunta una ragazza con i capelli castani raccolti in due grandi code. Mi sembra di riconoscerla. Deve essere la ragazza del distretto 5. I tributi di quelle parti non sanno altro che crearmi guai evidentemente.
Lascio la presa su Amy, e guardo con odio quella puttana ficcanaso che, da canto suo, ha già formato una piccola sfera di fuoco sul palmo della sua mano. Crede di farmi paura? Quelle sfere non viaggiano veloci come proiettili, posso pur sempre evitarle, e in ogni caso, non ne può formare all'infinito. Anche lei lo sa. Leggo l'esitazione nel suo sguardo.
Amy corre verso la porta, per poi gettarsi fra le braccia di quella sconosciuta, sfogando su di lei tutta la sua confusione. Elinor l'accoglie un po' incerta, per poi stringerla con delicatezza. Non posso di certo combattere in questo modo, finiremo per ferire la mia fragolina. E poi ci scoprirebbero di sicuro, e non voglio che mio padre metta becco in questa storia!
Mi dirigo verso di loro, oltrepassandole. “Ti prego di rifletterci sopra, Amy. Non buttare via la nostra occasione. E tu, distretto 5, ci rivedremo in arena”.

 

 

 

 

 

 

 

Nuovo capitolo, scusate per l'attesa. Questa volta gli allenamenti sono divisi in due parti, in quanto volevo dare un po' più di spazio ai tributi prima dell'arena. Che ne pensate? L'ultimo pov è stato difficile in quanto ha tematiche sensibili descritte da un punto di vista parecchio distorto. Che dire comunque? Entrambi i bimbi del distretto 5 si sono fatti un bel nemico!

Per concludere perdonatemi per quel “Ah dì” di Ike, ma da buona riminese per me non esisteva altro modo per concludere quel discorso XD Alla prossima! (forse Lunedì 6)

 

Alleanze momentanee (non definitive):

 

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Alice, Lilia, Xene

 

Favoriti: Miranda, Kyte, Unleor, Matt e Violet

 

Soli: Yv

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Capitolo 8
*** È solo un gioco (seconda parte) ***


È solo un gioco (seconda parte)

 

Elinor “Elly” Gilbert, tributo del distretto 5 (Pirocinesi), Capitol City

 

“Tutto ok? Stai maciullando quel pancake da ore, ed inoltre non hai ancora proferito parola” mi fa notare la mentore.
“No, no, nessun problema” rispondo fin troppo velocemente. Da come mi sta guardando però, temo proprio di non averla convinta.

“Sicuro, e io sono una bellissima farfalla” commenta sarcastico Killian.
Per tutta risposta gli faccio la linguaccia. Gli è davvero impossibile fare il bravo ragazzo.
“Ely, se c'è qualcosa che non va, puoi dircelo” insiste anche l'altro mentore.
Scuoto la testa sperando di tranquillizzarli, anche se in realtà non riesco a smettere di pensare a quello che è successo ieri: le urla di Amy, le sue lacrime, quello sguardo glaciale di Kyte, quella sua minaccia... non mi sono mai trovata in una situazione del genere, non so cosa fare. Vorrei aiutarla, spingerla a denunciare o almeno confortarla, ma non sono come entrare in contatto con lei. In fondo non posso uscire e dubito fortemente che Amy si farà rivedere da queste parti. Cavolo, è così ingiusto...

“Buongiorno!” esclama Moira solare come al solito mentre entra nel salone “Siete pronti per quest'ultima giornata di allenamento?” Annuiamo poco convinti. Lo sanno tutti che l'addestramento è una perdita di tempo. In soli due giorni non si può imparare chissà cosa.
L'accompagnatrice si ferma davanti me e mi osserva a lungo “Ely, dov'è la tua felpa?” mi domanda.
Ah! La felpa, la famosa felpa degli allenamenti! Come posso dirle che non la trovo più da nessuna parte? “Fa caldo oggi” mento mostrandole un ampio sorriso poco convincente.
Moira mi squadra poco convinta “Vado a prendertela” afferma dirigendosi verso la mia stanza.
Aspetto che volti l'angolo, afferro Killian per la manica e lo trascinano via con me. “Ehi, che fai!” protesta il moro.
“Fidati, dobbiamo fuggire subito”.
Faccio appena in tempo a finire la frase che Moira tuona: “Come diavolo hai ridotto questa stanza!?”. Poco importa però, ormai siamo già dentro l'ascensore. Anche per oggi sono salva. Posso solo sperare che stasera si sarà già calmata.
“Non dirmi che era per quello che eri preoccupata” afferma Killian con aria di superiorità.
“No!” rispondo senza neanche pensarci.
“Allora c'è qualcosa che ti preoccupa!” dichiara con un ampio sorriso di vittoria. Cavolo, mi sono fregata da sola. Mi mordo il labbro nervosa. Che faccio ora? Continuo a tenermi la cosa per me? Eppure è un peso così insopportabile... chissà, forse parlandone potrò fare qualcosa per aiutare Amy. Posso pur sempre provare, Killian è un tipo sveglio, forse potrà scovare una soluzione.
Decido di raccontargli tutto: le urla, il pianto, la minaccia. Killian mi ascolta per tutto il tempo con aria assorta. Una volta che ho finito, senza dire una parola, mi trascina verso i bagni della palestra e ci chiude dentro una toelette. Lo seguo senza fiatare, sono sicura che non voglia farmi del male. Sarà pure irritante, sfrontato e maleducato, ma non è di sicuro una cattiva persona.
“Scusa se ti ho portato qui, ma capisci che certe cose non possono essere sentite da tutti, vero?”
Annuisco, avevo intuito che mi avesse portato qui per una questione privacy. “Ti sei fatta un bel nemico, ma per tua fortuna non sei la sola”. Sgrano gli occhi. Possibile che anche Killian...
“L'hai fatto arrabbiare?” gli chiedo.
“Chi ti dice che sia stato io ad incominciare?” replica leggermente offeso. Incrocio le braccia. Faccio fatica ad immaginarmelo completamente innocente. “Sta di fatto che ci vuole entrambi morti” aggiunge poi seccato.
“Esatto” concordo.
“Per quanto mi riguarda intravedo una sola strada possibile: approfitteremo del caos del bagno di sangue per attaccarlo ed ucciderlo. Semplice”.
“Ah” mi limito a replicare. Per carità, sapevo di avere grosse probabilità di vedermi costretta ad uccidere qualcuno dentro l'arena, ma pensavo che l'avrei fatto per ragioni di legittima difesa. Questo è completamente diverso. Questa è una pianificazione a sangue freddo. D'un tratto mi sento sporca.
“Che c'è? Non pensavi mica di risolverla a tè e biscotti, spero. Uccidendolo ci liberiamo di un grosso peso, aumentiamo le nostre possibilità di vittoria, e liberiamo Amy da un potenziale stalker. Tu sai che se vincesse tornerebbe alla carica, vero?” mi chiede. Annuisco, ha perfettamente ragione. Non vedo altre alternative.
“Dunque siamo alleati?” chiedo per conferma.
“Solo per realizzare questo obiettivo” specifica Killian “Poi ognuno se ne può andare a fanculo. Tanto non credo che insieme riusciremo a funzionare a lungo”.
Mi lascio sfuggire uno sbuffo “Temo tu abbia ragione”.
“Va bene, allora. Vado ad allenarmi, ci vediamo al barbecue dopo domani”. Detto questo si allontana lasciandomi da sola.
Mi appoggio alla parete sentendomi terribilmente stanca. Affrontare un favorito e dunque i suoi alleati già dal primo giorno... ne sarò in grado? Ho paura... però non ho scelta. Killian ha ragione: uccidere Kyte alla prima occasione è la cosa migliore da fare, sia per me, che per lui, ma anche per Amy.

Esco fuori dal bagno ed entro in palestra, dove gli altri hanno già incominciato l'addestramento. La postazione del potenziamento magico è occupata dalla ragazza del distretto 3, quindi opto per quella delle piante dove la biondina del sei ha appena iniziato la lezione.
La spiegazione dura un'oretta, poi l'istruttore ci consegna alcuni campioni che dobbiamo suddividere in tre gruppi: commestibili, curativi e velenosi.
Per buona parte dell'esercizio sento gli occhi glaciali della ragazzina su di me. “C'è qualcosa che non va?” le chiedo incuriosita.
La bionda arrossisce di botto “No, è che...” le faccio un cenno di incoraggiamento “Quella lì...” mi indica con l'indice “... è molto velenosa, non sta nelle commestibili”. Controllo sul libro, ha perfettamente ragione. Cavolo, che scema che sono!
“Grazie” affermo con un sorriso, facendole sorgere un adorabile e timido sorriso. Che ragazza simpatica.
Un piccolo oggetto mi colpisce alla nuca. Mi volto ed intravedo Killian un po' alterato. Mi dice qualcosa con il labiale che credo che stia per “Smettila di giocare ed allenati sul serio”. Sospiro sconsolata. Non vedo l'ora che sia tutto finito.

 

Unleor “L'oscuro” Mizzard, tributo del distretto 2 (Negromanzia), Capitol City

 

Socchiudo gli occhi infastidito. L'Illuminazione che hanno scelto per la palestra è veramente troppo intesa, ieri mi ha fatto venire un mal di testa assurdo. Era davvero necessario prendere proprio questa?
Intravedo gli altri presso la postazione delle armi, Violet compresa. Li raggiungo in poco tempo.

“Ciao” saluto tutti con poco entusiasmo.
“Toh, guarda chi si è degnato di unirsi a noi” mi rimprovera Miranda.
“Scusate, non ha suonato la sveglia” mi giustifico lanciando un'occhiataccia a Violet. Ha sicuramente notato che non mi ero svegliato, perché non è venuta a controllare? So che non è una sua responsabilità, ma essendo alleati avrebbero potuto lo stesso farmi questo favore.
La mora nota la mia frecciatina e sorride imbarazzata “Scusa, è che credevo che fossi già sceso”.
Incrocio le braccia poco convinto, in fondo sono in ritardo di quasi un'ora, ha avuto tutto il tempo del mondo per verificare che non fossi qui, ma decido di lasciar stare. In fondo è una questione di poco conto, non vale la pena litigare per questo. “Cosa avete fatto fino adesso?” chiedo cambiando argomento.
“Magia, corpo a corpo, spada” risponde coinciso Kyte.
“Stavamo discutendo su cosa fare adesso” aggiunge Matt.
“Potremmo andare in qualche postazione un po' più pacifica. In fondo siamo sempre stati su quelle tre, e non ci farebbe male aumentare le nostre conoscenze sulle tecniche di sopravvivenza” propongo.
Matt sorride mostrando un certo interesse verso la mia idea, ma Miranda mi blocca subito “Pessima idea. Faremo del tiro con l'arco invece”.
Aggrotto le sopracciglia. Ancora? “Perché la mia proposta non va bene?”
“Perché tutto funziona in base all'immagine, e loro devono temerci”. Mi spiega Kyte usando un tono molto serio.
Annuisco capendo il loro punto di vista, trovandomi nuovamente a riflettere su quanto terrore generi la sola parola “morte” e quanta ignoranza ci sia legata ad essa. Mio padre aveva approfittato della sua estrazione ai giochi per insegnare la filosofia del nostro distretto all'intera nazione, ma con il passare del tempo aveva perso la ragione, trasformandosi in un semplice e sadico carnefice che uccideva per il gusto di farlo. Non compierò lo stesso errore. Voglio che la genti rispetti la morte, non che la consideri come la peggiore delle cose possibili. Vorrei che capissero che è solo una fase dell'esistenza, non necessariamente la peggiore.
“Ti va di allenarci insieme nei sollevamenti prima di andare agli archi?” mi propone Matt all'improvviso, strappandomi dai miei pensieri.
“Volentieri” replico provando un certo sollievo. Ad essere completamente onesti non sono riuscito a legare con gli membri della squadra, ma con Matt è diverso. Sarà anche un gran timidone, ma è di natura gentile ed onesta, cosa di cui non sono affatto sicuro in relazione agli altri. Basti guardare Miranda ad esempio: quando crede che nessuna la guardi sbuffa un sacco con aria scocciata, mostrandosi un perfetto pesce fuor d'acqua. Gran arie da leader perfetto, e poi segretamente non fa altro che lamentarsi. Non ho idea sul perché sia qui.

Seguo Matt fino alla postazione dei pesi, dove iniziamo una gara amichevole per stabilire che sia il più forte fra di noi. La sfida si rivela avvincente, non credevo che dietro a quell'aria da bravo ragazzo si nascondesse un guerriero forte ed atletico. Dopo qualche decina di minuti però l'abbandoniamo: non ha senso rischiare un infortunio. Rimetto il manubrio al suo posto, e noto che il ragazzo del quattro mi sta fissando come se volesse dirmi qualcosa.
“Sì?” gli chiedo per incoraggiarlo.

Il castano arrossisce leggermente ed abbassa lo sguardo “Sai, credevo fossi uno di quei... violenti tipici del tuo distretto, ma sono contento che non sia così”.
“Grazie, anch'io mi trovo bene con te” affermo ignorando il leggero insulto dietro alle sue parole.
“Ecco...” riprende lui senza alzare lo sguardo da per terra “ … quello che voglio dire è che credo che Violet e Miranda non mi sopportino, mentre Kyte è così cupo e tenebroso che non so mai come comportarmi quando è nei pareggi. Sai, prima di conoscerti un po' meglio pensavo che Yv avesse preso la decisione giusta nell'abbandonare questo gruppo” Matt si morde il labbro e rialza leggermente il volto “Scusa, mi sono espresso come un cane” aggiunge imbarazzato.
“No, ho capito cosa volevi dire e ti capisco benissimo” lo rassicuro, anche se sono io quello ad essere veramente preoccupato. Le premesse per questi giochi non sono affatto buone: non solo la nostra alleanza è più piccola del solito, ma anche poco affiatata. Ho una brutta, orrenda sensazione a riguardo.
“Pensi che...” mi chiede Matt, ma lo blocco subito mettendogli una mano davanti alla bocca. So cosa sta pensando, ma creare un'alleanza tutta nostra è un azzardo. Quei tre sono pur sempre parecchio forti, e ci servono assolutamente per conquistare la cornucopia. Non so come sia messo Matt, ma quelle scorte mi sono fondamentali. Non so quanto riuscirei ad andare avanti senza.
“Vedrai che dentro l'arena avremo esigenze impellenti e riusciremo a trovare dei compromessi. Le cose andranno meglio, vedrai”.
Matt sorride sinceramente rincuorato. Vorrei anch'io credere alle mie parole quanto lui.

 

Joshua Peterson, tributo del distretto 8 (Telepatia), Capitol City

 

Li ho osservati uno ad uno, alcuni li ho anche letti. Molti sono pieni di rabbia, altri sono eccitati, una minoranza si sente abbandonata. Il loro mondo intrapsichico è dominato da forti desideri, ma anche da feroci conflitti. Posso solo sperare che questa loro confusione peggiori all'interno dell'arena, dandomi così maggiori possibilità di vittoria.
Se fossi forte come Jeff, agirei in maniera diretta, manipolandoli uno per uno spingendoli alla follia, ma io non sono come lui, non ce la potrei mia fare. Mi sentirei una persona orribile, non potrei mai andare fino in fondo. Oppure uso questi scrupoli di coscienza per giustificare la mia incapacità; non lo so. In fondo non sarebbe la prima volta che sfrutto qualcuno per sopravvivere, ma è anche vero che non sono mai andato così in là. L'unica cosa che mi interessava era continuare a vivere in quella vecchia casetta, con almeno un pasto caldo al giorno. I miei obiettivi erano semplici, nulla da paragonare a quelli di adesso.


Mi guardo intorno, ed intravedo la ragazza del dodici tentare di montare una piccola tenda. I suoi sforzi sono a dir poco fallimentari, ma non sembra importarsene molto. Infatti quando la struttura le crolla addosso, dopo un primo momento di panico, inizia a ridere di gioia. Che invidia, vorrei essere un po' più come lei, mentre invece continuo a perdermi fra i miei pensieri. Quanto vorrei che ci fosse anche Jeff, sarebbe tutto più semplice e meno doloroso.
“Stai sbagliando” commenta inviperito l'istruttore.
Osservo la mia base composta da erba e foglie secche, mi sembra essere perfettamente in ordine. Mi sembra che Jeff mi abbia detto una volta che per una buona base serve anche dello sterco d'erbivoro, ma qua dentro non posso di certo trovarlo, non capisco dunque cosa ci sia che non quadra.
“Cosa?” domando dopo un terminabile silenzio. Speravo che fosse lui ad illuminarmi.
L'istruttore ruota gli occhi esattamente come il mio prof di telepatia. Ho come l'impressione che questa conversazione non proseguirà in maniera piacevole “La pietra che stai usando, scemo”.
“Che ha che non va?” chiedo un po' nervoso. Non mi piace affatto il suo tono.
“Non vedi che è porosa? Non accenderei mai un fuoco con quella”.
L'osservo, dannazione, ha proprio ragione, ed odio ammetterlo. Mi fa sentire un poppante inutile.
L'uomo scuote la testa “Quest'anno è proprio pieno di novellini. Ehi, tu!” afferma rivolgendosi ad un ragazzo con i capelli lunghi e scompigliati. Il tributo alza la testa infastidito, ed è allora che lo riconosco come Andreas Kirke, distretto 9. “Stai accendendo quel fuoco troppo vicino a quell'albero”.
Andreas si volta alla sua destra, per poi guardare in maniera scocciata l'istruttore “È un ologramma, non è un vero albero” replica con tono insolente.
L'uomo digrigna i denti arrabbiato “Vai via dalla mia postazione, razza di ingrato. È per questo che odio gli adolescenti”.
Il castano rimane lì dov'è, senza muoversi neanche di un centimetro. Il suo sguardo è carico di sfida.
“Non mi hai sentito?” chiede l'istruttore talmente arrabbiato che le vene sulla fronte gli si sono gonfiate.
“È un mio diritto essere istruito” ribatte lui con fierezza. Non occorre essere un telepata per capire che questo qui ha dei problemi con le figure autoritarie. Ne ammiro il coraggio, ma questo temperamento potrebbe costargli caro dentro l'arena, sempre che ci arrivi. L'istruttore è una testa calda, e rischia di mettergli le mani addosso prima o poi. Un litigio del genere finirebbe sulla bocca di tutti, allontanando gli sponsors da tutti noi. Non posso permetterlo.
“Senti, avrei bisogno di qualcuno con cui esercitarmi nel corpo a corpo. Vuoi venire?”
Andreas mi guarda di traverso, non riuscendo a capire la mia intromissione “Non ho intenzione di tirarmi indietro”.
“Perché?” gli domando. Neppure a me piacciono gli arroganti, ma certe battaglie è meglio lasciarle stare, non ne valgono la pena.
“Leggimi nel pensiero se proprio vuoi saperlo” mi sfida.
“Non ho poteri” rispondo con calma.
Andreas si fa sfuggire un ghigno “Come no!”
“È vero, la gente dalle mie parti non dice mai le bugie” affermo appellandomi ad una falsa credenza che gira circa il distretto 8. “Vuoi venire o no?” domando infine per riprendere il discorso di prima.
“No!” sbotta lui sedendosi per terra.
Cavolo, non avevo mai incontrato un tale testardo. Devo dire che mi piace, però. Ha dei buoni principi, e mi dà l'impressione di essere un buon amico. Decido di sedermi accanto a lui, in parte per solidarietà e perché mi ha conquistato, in parti per tenere sotto controllo la situazione e mantenerla nello stato di “ribellione silenziosa”.
“Non ti impicciare” mi rimprovera.
“È mio diritto stare dove voglio” replico mostrandomi il più impassibile possibile.
Andreas sorride compiaciuto, ed accetta la mia presenza. Inizio a pensare che non sarebbe male averlo come alleato, ha quello che i libri d'avventura definiscono “lo spirito del guerriero”.

Dopo due ore cronometrate di assoluto silenzio, l'istruttore ci guarda esasperato “Che gran figli di puttana, tornate qui che dovete concludere la lezione”.
Andreas mi sorride stanco, ma soddisfatto “L'abbiamo vinta. Grazie per avermi supportato”.
“Potremo rifarlo, se vuoi” propongo.
Andreas ci pensa su per un po' “Possiamo provare, non sei male in fondo. Ma guai a te se scopro che mi hai mentito su quella questione dei poteri”.
“Nessun problema” affermo. Non c'è alcun bisogno che lo scopra, in fondo non ho intenzione di utilizzarli su di lui. Questa volta sarà diverso.

 

Gabriel “Gabe” Black, tributo del distretto 3 (Illusioni), Capitol City

 

Ad essere completamente onesti me lo mangerei un altro astice, ma poi in che condizioni affronterei la prova individuale? Si sa che uno stomaco troppo pieno impedisce la formulazione di illusioni ben fatte, favorendo invece la creazione di allucinazioni grottesche, esagerate ed irrealistiche, come ho scoperto a mie spese ad otto anni. Ci tenevo tantissimo a spaventare quello stronzo di Mark Summers, mentre invece l'ho fatto sganasciare dalle risate con i miei serpenti a pois viola e i miei ratti con l'apparecchio. Che errore da novellino.
Riempio il bicchiere d'acqua ed aspetto che il ragazzo del sette guardi dalle mie parti prima di berlo, continuando a fissarlo per quei pochi secondi necessari per svuotarne il contenuto. Ho fatto molti gesti del genere nell'ultimi giorni, sperando di suscitare in lui un qualche interesse o almeno una curiosità. Credo si possa definire una sorta di “corteggiamento a distanza”, solo che non miro al suo pene. Magari ce l'ha anche bello e grosso, ma non sono di quella parrocchia. Per sua sfortuna dovrà far felice qualcun altro o qualcun'altra, anche se dubito che ne avrà ancora l'occasione. In fondo devo essere io quello a vincere, no? Come dicevano quel detto? Ah sì: Mors tua vita mea.


Il portone della mensa si apre, ed entra il capo-istruttore, un uomo sulla cinquantina che assomiglia in maniera inquietante a mio padre.
“Tutti i tributi sono pregati di recarsi nel preambolo, dato che a breve inizieranno le prove individuali. Kyte Densmith?”. Il tanto chiacchierato tributo del distretto 1 si alza in piedi “Tu sarai il primo” annuncia l'uomo. Kyte si avvia, seguito subito dopo dai suoi ovvi alleati, ma la mia attenzione rimane congelata su di lui. Girano un sacco di voci su questo bel moretto, e mi chiedo quali siano vere e quali siano false. Devo dire che però non è l'unico interessante: abbiamo anche la cieca del distretto 11, il nostro ribelle del sette, e anche il bastian contrario del nove non sembra male.
Tutti vanno verso il preambolo, tranne io ed Icarus. Rimaniamo seduti ai nostri tavoli, limitandoci a guardarci. È come se si fosse instaurata una sfida, dove il primo che parla perde.
Il tributo sorride divertito da lontano. Bingo.
“Allora, non vai?” gli domando.
Ike incrocia le braccia soddisfatto “Hai perso” mi fa notare.
“Hai sorriso tu per primo. Per me quella era un messaggio bello e buono” replico.
“Ah, se badavi anche a queste cose allora! Primo assioma della comunicazione: è impossibile non comunicare. Abbiamo perso entrambi in partenza ” afferma mentre inizia a strappare in mille pezzi la tovaglietta di carta.
“Non ti credevo un secchione”
“Sono cresciuto in una biblioteca. Letteralmente intendo” dichiara mentre inizia a piegare i pezzi di carta. Incrocio nuovamente le braccia assumendo un'aria seria, scatenando in lui una risata. “Cazzo, spero che non corteggi così anche le ragazze”.
Sorrido ignorando la provocazione “Che c'è? Mi piace sentirmi desiderato”.
Ike sorride da un lato solo “Guarda che se volevi unirti a noi dovevi solo chiederlo” mi fa notare. Noi? Quindi ha già un alleato?
“Siete voi che lo chiedete a me” replico con fare orgoglioso. Non voglio che pensi che sono alla disperata ricerca di alleati, e di essere dunque facilmente manipolabile. Mi piace questo ragazzo, ma non ho intenzione di farmi fregare. Alla fin fine rimane un tutti contro tutti, no?
“Come desideri” afferma Ike allunga verso la mia direzione quattro pezzi di carta. Due sono ripiegati su se stessi sette volte, uno otto, ed infine uno ben dodici volte. Ne aggiunge infine un quinto, piegato solamente tre volte, ovvero io. Come ha fatto a reclutare così tante persone in così poco tempo? Cinque persone sono tante per un'alleanza, potremmo rappresentare una vera e propria minaccia per i favoriti. L'idea mi gasa un sacco.
“Che diavolo ci fate ancora qui?” sbraita una donna giunta da chissà dove.
“Ci scusi” afferma Ike a nome di entrambi “Ma abbiamo mangiato talmente tanto che non riuscivamo a sollevare i nostri deretani dalla sedia”.
“Che razza di maleducato!” sbotta la signora.

“Non lo so, di che genere sono?” domanda Ike facendola ancor di più innervosire, e spingendola ad avvicinarsi a lui per farsi sgridare meglio. La donna ci casca in pieno, ed inizia una lunga filippica sulla mancanza di educazione nella nuova generazione ed altre cose del genere.
Approfitto della confusione per sgattaiolare via, congratulandomi mentalmente con il mio nuovo alleato per il suo intuito. Si è come dire “sacrificato” per permettermi di raggiungere il vestibolo da solo, evitando l'insorgenza di sospetti negli altri tributi. In fondo un'alleanza così grande deve rimanere assolutamente segreta.

Quando arrivo al vestibolo trovo al suo interno venti tributi, il che significa che stanno ancora valutando Miranda del distretto 1. Grazie al cielo sono del distretto 3 o avrei dovuto rimanere qua dentro una vita.

 

Lily “La Cagnolina” Clark, tributo del distretto 12 (Magia Bianca), Capitol City

 

Cambio posizione, mettendo il piede destro sotto la coscia sinistra. Perché sono così lenti? Non voglio stare più qua dentro, mi manca l'aria! Sono ore che aspettiamo, non ce la faccio più. Perché il distretto 12 deve essere proprio l'ultimo ad effettuare la prova individuale? Volevo andare per prima, almeno adesso sarei libera di girovagare per il cortile, o di dormire in quel gran lettone che mi hanno assegnato. Come se non bastasse questa stanza è fredda, e le panchine sono scomode.

Accavallo le gambe e mi guardo intorno. Gli altri tributi sono tutti concentrati e tesi a causa della prova che dovranno affrontare a breve. Nessuno ha voglia di parlare, rendendo in questo modo l'attesa ancor più snervante. Solo il ragazzo del cinque sembrava disponibile per scambiare qualche chiacchiera, ma Xene ha detto che mi stava prendendo solamente in giro. Non so se sia vero, ma Xene non mi mentirebbe, e quindi spero che a quel brutto antipatico di Killian la prova sia andata male. Anche i ragazzi dei distretti alti sembravano essere rilassati, ma la mamma mi ha fatto promettere che sarei stata alla larga da loro.

Che peccato, neppure in questa occasione sono riuscita a farmi degli amici. Eppure sia Dylan che Xene sono stati chiari in merito: devo trovare qualcuno. Ci sono anche dei tributi simpatici, come le ragazze del sette e dell'otto, ma mi hanno fatto capire che sono già occupate. Beh, significa che domani dovrò impegnarmi al 100% per trovare qualcuno. Non sprecherò di certo il tempo che mi rimane a piangermi addosso o a fare il muso lungo.
Mi gratto la testa con insistenza. A chi non ho ancora parlato?
“Lily, stai ferma, mi deconcentri” mi sgrida Xene un po' nervoso “Perché non mediti anche tu?” propone poi.

Scuoto la testa senza riserve. So che la meditazione è una tecnica molto buona per aumentare la qualità delle prestazione magiche, ma non ne sono proprio buona. Finisco sempre per distrarmi e dover ricominciare da capo. Preferisco agire direttamente sul campo e cercare là le energie che mi servono.
“Allora stai ferma” ribadisce il mio compagno.
Mi siedo composta, fissando con insistenza le scarpe che mi hanno procurato qui al centro d'addestramento. Non le ho mai avute così belle e pulite. Quelle che ho casa hanno un sacco di buchi, preferivo di gran lunga girare scalza piuttosto. Non era così male in estate. Mi piaceva correre in mezzo al prato insieme a quella mattacchiona di Bunny.

Lo stomaco inizia a brontolare, riportandomi su questioni... come le definisce Dylan? Ah sì, “terrene”. Mi volto verso Xene, completamente immerso nei suoi pensieri, e lo tiro per la maglia “Xene, ho fame, woof”.
Il rosso si volta spazientito “Non sono neanche le diciassette, trattieniti” afferma con aria parecchio scocciata.

“Dillo al mio stomaco, non a me! È lui che brontola come un matto” replico cercando di tenergli testa.
“Ho un biscotto se lo vuoi” mi propone una voce maschile dietro di me.
Mi giro facendo un balzo, dove trovo il ragazzo del distretto 11 con un biscotto rotondo e marrone in mano. Mi allungo e lo afferro con i denti direttamente dalla sua mano. Il sapore non è male, anche se è un po' molle. Il ragazzo mi fissa con gli occhi spalancati, per poi scoppiare a ridere “Te l'hanno mai detto che sei una tipa forte?”.
Il complimento mi fa recuperare il buon umore, e lo ringrazio mostrandogli un ampio sorriso “Anche tu sei simpatico”.
Il rosso si volta verso la sua compagna di distretto “Possiamo tenerla?”.
“Non ti affiderei neanche un criceto” replica la moretta con gli occhi strani, mostrando un sorriso divertito.
Il buon umore sparisce di nuovo. Conosco queste uscite, al distretto le sento troppo spesso.
“Non sono un animaletto” protesto mettendo su il broncio.
“Non era mia intenzione prenderti in giro” afferma Brad imbarazzato con voce squillante.

“Questa era la gaffe... numero ventuno, vero?” chiede divertita Kalani.
“Oh, stai zitta!” ribatte il rosso, ma non sembra realmente arrabbiato.

La porta si apre ed esce una donna in uniforme “Jésus Dondediòs, distretto 10, è il tuo turno”. Un ragazzino basso e con i capelli ricci si alza in piedi silenziosamente, e segue senza fiatare la signora. Sono i suoi occhi però a catturarmi: grandi, marroni ed incredibilmente tristi e familiari. Sembra così solo...
“Xene, credo di aver capito chi voglio come alleato”.

Il mio compagno di distretto annuisce “Va bene, ma ora concentrati che non mancherà molto a noi” mi consiglia.

In qualche modo il tempo scorre, anche se molto lentamente, e tutti vengono chiamati, finché non rimango solo io.
“Lily Clark, distretto 12, è il tuo turno” mi chiama la solita signora.

La seguo dentro ad una stanza enorme, dove gli strateghi stanno chiacchierando con spensieratezza. Uno di loro mi nota e mi indica ai suoi colleghi. Improvvisamente tutti quanti si zittiscono. Che strano, Dylan aveva detto che non mi avrebbero nemmeno notata essendo l'ultima. Mi sento stranamente a disagio.
Una seconda porta si apre, ed entra un senza-voce affiancato da una pacificatore.
“Quest'anno abbiamo deciso di modificare un po' la prova” mi spiega uno stratega con la barba verde. Sto per chiedergli che cosa intenda, quando sento il senza-voce emette un verso gutturale spaventoso ed agghiacciante. Il pacificatore gli ha afferrato il braccio e gliel'ha piegato con una forza disumano, rompendoglielo.
Come hanno potuto fare una cosa del genere? Dylan mi aveva detto che mi avrebbero portato un paziente di un pronto soccorso! Perché fare del male appositamente a qualcuno? Non ha senso!
“Dai, facci vedere che sai fare. Ci hanno riferito che sei una guaritrice, è corretto?”. Annuisco debolmente, la mia mente è completamente presa da quel povero ragazzo. Il suo volto è così pallido... “Vai, forza!” mi ordina il pacificatore.
Cerco dentro di me le energie necessarie ed agisco. L'operazione è lenta anche perché continuo a distrarmi. Come potrei non farlo dopo quello che ho visto? Ad ogni tentativo mi sento sempre più stanca.
“Puoi andare” dichiara secco l'uomo con la barba verde dopo una decina di minuti.
“Non ho finito” gli faccio notare esitante. A dire non sono neanche a metà del lavoro.
“Devo ripetermi?” mi chiede scocciato. Non mi dà il tempo per rispondere, il pacificatore mi afferra per il braccio e mi trascina via. Mi sento un tale schifo...

 

Matthew Jax “Il buono” Sanx, tributo del distretto 4 (Idrocinesi), Capitol City

 

Continuo ad osservare il foglio, ma non mi viene in mente niente. Non so veramente che cosa scrivere. Deve venire fuori una buona poesia, che non sia troppo smielata, ma neppure cinica. In fondo sarà letta davanti all'intera nazione, e non voglio che ridano di me. Tuttavia non riesco ad abbandonare quella sensazione che mi suggerisce che lo farebbero in ogni caso. Esporre i miei sentimenti davanti a tutti... non credo sia una buona idea, è meglio dire ad Ebonia che non preparerò nulla per l'intervista di domani. Forse non brillerò, ma poco importa. Ho ottenuto un nove alle prove individuali, gli sponsors mi prenderanno in considerazione lo stesso, almeno spero.
Non mi aspettavo di certo un voto così alto, anche se sono rimasto più sorpreso dai voti di Kyte e Miranda, più bassi rispetto a quanto pensassi. Secondo lo Stronzo per Kyte è normale, raramente una persona priva di poteri prende un voto alto, mentre per Miranda per lui c'è una sola spiegazione: in confronto ai suoi compaesani non è granché. Mi sembra incredibile, se lei viene considerata mediocre, che cosa sono realmente capaci di fare i maghi del distretto 1? Ora capisco perché così tanti vincitori sono di quelle parti.

La porta si apre bruscamente senza alcun preavviso, facendomi perdere un battito. È così difficile imparare a bussare?
“Sapevo io che non dormivi!” esclama allegro il Festaiolo.

Guardo la sveglia sul comodino, non sono neanche le ventuno. “È presto” ribatto.
Il festaiolo mi tira addosso la giacca a vento, centrandomi proprio sul naso. “Indossala, usciamo”.
“Dove?” chiedo preoccupato. Purtroppo conoscono bene quello sguardo. Vuole sicuramente cacciarmi in uno dei suoi soliti casini.
“A bere” risponde come se la mia fosse una domanda superflua.
“Matt! Io non posso uscire” replico esasperato. Perché deve fare sempre così? Non capisce che è una cosa pericolosa? Se ci beccassero ci punirebbero in maniera esamplare.
“Ma dai che non ci scopriranno! Ti fingerai lo Stronzo ed andrà tutto bene”.
Abbasso lo sguardo demoralizzato. Non mi piace per niente questo piano. “Matt..”
“Dai, che potrebbe essere la nostra ultima occasione! Non so se domani ce la faresti”.
Questa sua confessione mi genera una fitta al cuore. Sono così abituato a vederlo fatto o in mezzo ai guai, che a volte mi dimentico che ci tiene veramente a me, anche se siamo così diversi. Forse se mi fossi impegnato di più, le cose fra di noi sarebbero andate diversamente, avremmo potuto essere amici. Non mi farò sfuggire un'altra occasione.
“Viene anche nostro fratello?” chiedo desideroso di includere anche lui in questo ravvicinamento.
In tutta risposta il Festaiolo mi dà uno schiaffetto sulla fronte “Non possiamo uscire tutti e tre, ricordi? E poi lo sai che odia queste cose”.
Mi mordo il labbro imbarazzato. Che scemo che sono. “Non credo di sapermi fingere lui” gli faccio notare incerto.
“Lo so. Per questo mi sono procurata questa” afferma mentre tira fuori una mascherina chirurgica. “Fingeremo che tu ti sia beccato una qualche malattia respiratoria e che devi per questo parlare il meno possibile. Tu fingiti scocciato per tutto il tempo che al resto ci penso io”.
Sospiro con aria sconfitta, temo proprio di non aver scelta. Se questo mi permetterà di fare ammenda con lui, che sia.

Indosso la maschera e lo seguo fino al piano di sotto. All'ingresso troviamo una guardia e sento il mio cuore accelerare. Ho una paura tremenda che ci scoprano. Il Festaiolo non si fa intimorire però, ed inizia una lunga chiacchierata con l'uomo che finisce con una mazzetta che scivola nelle sue mani. Mi volto dall'altra parte, farò finta di non aver visto nulla.

Fuori dal palazzo troviamo una limousine bianca ad aspettarci. Ci salgo esitante, ma la consapevolezza che sto facendo la cosa giusta mi riempie di forza.
Appena saliti il Festaiolo apre subito una bottiglia di champagne presa dal mini frigo e riempie due bicchieri, uno per me, uno per lui.
“Bevi” mi ordina.
“Ma sono astemio” protesto io.
“Bevi” ripete con maggiore insistenza.
Prendo il bicchiere contro voglia e lo mando giù come una medicina amara, scatenando le risate di mio fratello.
“Non si beve così quella roba!” esclama allegro. “Te la devi gustare! Sai quanto costa?”
Scuoto la testa, sentendo ancora dentro la bocca quel sapore tremendo. Come fa la gente ad amare gli alcolici? Non riesco proprio a capirlo.
“Tanto” risponde il Festaiolo “Meno male che a casa abbiamo abbastanza soldi per permettercelo. Già, meno male” aggiunge con tono più grave. Che gli prende? È così diverso questa sera, oppure sono io che mi accorgo di questo suo lato solo adesso? Quando tornò dai giochi cinque anni fa mi sembrava normale, forse un po' più fissato con la vita mondana, ma nulla di più. Solo ora mi rendo conto che dietro questo suo atteggiamento c'è un mondo tormentato. Come ho potuto non capirlo? E se invece mi fossi semplicemente rifiutato di vedere perché troppo spaventato? Anche lo Stronzo sarà così dietro alla sua aria spavalda e sadica? Per la seconda volta nella serata mi sento uno schifo di fratello.
Matthew riempie nuovamente entrambi i bicchieri. Non so se riuscirò a bere di nuovo, mi gira di già la testa. Il Festaiolo non si fa questi problemi però. Dopo il secondo, se ne riempie un terzo. Il suo volto inizia a diventare sempre più cupo.
“È tutta colpa mia” afferma d'un tratto con le lacrime agli occhi. “Se non fossi stato estratto quella volta, né tu, né lo Stronzo sareste qui”.
“Non è vero” lo tranquillizzo “E poi anch'io sono stato estratto, ti ricordi?”.
Il festaiolo annuisce distratto, come se non mi stesse realmente ascoltando. “Ma almeno non avreste passato le vostre adolescenze ad allenarvi come dei matti. Se non avessi vinto nostro padre non avrebbe incominciato ad ossessionarsi con l'idea di fare tutti noi dei vincitori” aggiunge tirando su con il naso.
“No!” affermo con forza “Non è vero!”
“Non sarei dovuto sopravvivere” esclama con rabbia in lacrime.
Appoggio il bicchiere ancora pieno e lo stringo forte, spiazzandolo. “Non è vero, non è colpa tua. Non dire queste cose, io sono contento che tu sia tornato”. Confesso rendendomi conto di quanto effettivamente gli voglia bene. Sono un'idiota, un fottutissimo idiota. Scusami Matt, scusami davvero.
Matthew si asciuga le lacrime e mi spinge via imbarazzato “Non c'è bisogno di diventare appiccicosi” afferma con il sorriso apparentemente tornato sul suo volto. Non credo che riuscirà più a guardarlo nello stesso modo.

La macchina rallenta fino a fermarsi. “Siamo arrivati, sei pronto?”
“Sei sicuro di voler andare? Non mi sembri molto in forma” gli faccio notare.
Mio fratello scuote la testa “Dimentichiamo, dimentichiamoci di tutto. Il passato e il futuro non esistono. Capito?”.
Non aspetta alcuna mia replica, semplicemente si getta fuori dall'auto con la sua solita e falsa aria euforica. L'osservo da lontano chiedendomi se sono ancora in tempo per intervenire, ma poi mi ricordo che l'ombra dei giochi è su di me. Se morissi, che ne sarebbe di lui? Non ci voglio pensare, non adesso. Nessun passato o futuro, giusto? Da qui all'arena il mio tempo appartiene solo a lui e allo Stronzo.

 

 

 

 

Alleanze momentanee (non definitive):

 

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Alice, Lilia, Xene, Gabriel

 

Favoriti: Miranda, Kyte, Unleor, Matt e Violet

 

Vigilanti: Killian, Elinor

 

Gli ultimi: Andreas, Joshua

 

Soli: Yv

 

 

Come di consuetudine, ecco le votazioni. Vi ricordo che alcuni possono aver mirato a farsi sottovalutare, e che gli strateghi hanno penalizzato chi è privo di poteri, nonché chi è mediamente più scarso rispetto ai suoi compaesani. Senza contare che sono stati stronzarelli quest'anno come il pov Lily ci ha mostrato.

Per il prossimo capitolo non chiedetemi quando sarà, perché non lo so, dipende dalla voglia e dall'ispirazione. Alla prossima!

 

 

Femmine

Maschi

Distretto 1

Miranda: 7 su 12

Kyte: 9 su 12

Distretto 2

Violet: 10 su 12

Unleor: 11 su 12

Distretto 3

Yvonne: 7 su 12

Gabriel: 8 su 12

Distretto 4

Yvonne: 6 su 12

Matthew: 9 su 12

Distretto 5

Elinor: 8 su 12

Killian: 9 su 12

Distretto 6

Kronos: 4 su 12

Alaska: 8 su 12

Distretto 7

Alice: 6 su 12

Icarus: 7 su 12

Distretto 8

Lilia: 6 su 12

Joshua: 5 su 12

Distretto 9

Alexandria: 7 su 12

Andreas: 5 su 12

Distretto 10

Louise: 7 su 12

Jésus: 6 su 12

Distretto 11

Kalani: 10 su 12

Brad: 5 su 12

Distretto 12

Lily: 5 su 12

Xene: 7 su 12

 

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Capitolo 9
*** Io sono ***


Io sono

 

Andreas Kirke, tributo del distretto 9 (Sacro), Capitol City

 

Non so dove stia trovando la forza per non imprecare. Questa giornata si sta rivelando più dura di quanto pensassi, ed è appena iniziata. Se penso che devo ancora sorbirmi le lezioni di bon-ton di Glacy, lo staff di preparazione, e quella stupida intervista, giuro che mi viene da spararmi. Avrei preferito di gran lunga essere cacciato a calci in culo direttamente in arena, piuttosto che sorbirmi tutte queste pagliacciate.
“Non invidio per niente Glacy, avrà un bel da fare con te dopo” si lascia sfuggire a mezza voce il mentore. Ruoto gli occhi verso l'alto. Ah sì, certo, è lei la vittima, mica io che rischio di essere ammazzato! “Non fare quella faccia!” mi rimprovera Antony “Siamo qui solamente per aiutarti, non pensare che per me sia divertente, va bene?”

“Oh! Quanto mi dispiace” lo canzono fingendo un profondo rammarico.
“Ridi pure, cretino, ma sono l'unico che si sta impegnando qua dentro. Ho avuto colloqui con mezzo mondo per far risaltare le tue qualità e quelle di Aly, e tu cosa nel frattempo cosa hai fatto? Non ti sei neanche trovato un alleato!” Oh sì che me lo sono trovato invece, ma lo dirò di sicuro a lui. Non mi fido di Antony, si dà tante arie da perfetto mentore, ma sappiamo tutti quanti che se io ed Aly fossimo in pericolo contemporaneamente, lui sceglierebbe senza ombra di dubbio lei. Chi può biasimarlo in fondo? Aly è piccola e carina, mentre io sono l'antipatico blasfemo che tutti odiano.
“Neppure Aly l'ha trovato” gli faccio notare mentre mi siedo sopra al letto.
“Aly ci sta provando almeno!” replica nervoso “Tu invece? Cosa stai facendo di utile? Mi sembra che tu stia solo facendo il bastian contrario. Ricapitolando: durante l'intervista non vuoi fare né il simpaticone, né l'arrogante, non vuoi parlare di te e non vuoi neppure mostrare i tuoi disegni. Che cosa vuoi fare là sopra?”
“Mandare tutti a fanculo” dichiaro incrociando le braccia “Non la voglio fare quella stupida intervista, non ho niente da dire a nessuno”.
Antony mi osserva a lungo in silenzio, per poi dirigersi verso la porta con aria rassegnata.
“Dove vai?” gli chiedo allarmato.
“Via. Non ho intenzione di sprecare altro tempo con qualcuno che non ha la benché minima intenzione di farsi aiutare. Che il Dio Sols vegli su di te, perché io non più alcuna intenzione di farlo”.
Sto per dirgli di aspettare, che sta esagerando, che non c'è bisogno di reagire così, ma è ormai aldilà della porta, esattamente come tutti gli altri.
Prendo il cuscino e lo getto via in un impeto di rabbia. Che vada al diavolo, non ho bisogno di lui, né delle sue regole, né dei suoi consigli. Posso farcela benissimo da solo.

 

Che palle, anche questa mattina? Perché queste comari sono sempre qui? Sono fastidiose e rumorose, non le sopporto proprio. Capisco che vogliano supportarci in questo momento difficile, ma Isacc sta male, ha bisogno di silenzio e di riposo. Perché la mamma le fa entrare? Capisco mio padre che considera la comunità la cosa più importante del mondo, ma lei che scuse ha?
Esco fuori dal letto e mi infilo le ciabatte, con l'intenzione di dare una bella sgridata a tutti quanti.

Quando si accorgono della mia presenza, scende un religioso silenzio. Tutte mi fissano con i loro occhi porcini, senza muoversi di un centimetro. La scena è surreale, e mi provoca un certo disagio. Che cosa sta succedendo?
La signora Smith fa un passo in avanti, rompendo l'atmosfera con una sola e tragica parola: “Condoglianze”.

Sgrano gli occhi incredulo, facendomi sfuggire una piccola risata. È uno scherzo, non può essere. Cosa significa questa storia? È un sogno, sto ancora sognando, non sta accadendo davvero.
Andreas!” mi chiama mia madre con gli occhi lucidi sbucando fuori dalla cucina.
Cos'è questa storia?” le domando sconvolto.
Isacc... il mio bambino..” prova a spiegarmi prima di scoppiare a piangere.
Mi appoggio al muro, sentendo venirmi meno le energie. No... non può essere. Isacc non può essere veramente morto. Non può avermi lasciato, non posso accettarlo!
Quando... quando...” provo a chiedere, ma la voce continua a morirmi in gola.
Poche ore fa, ma non angosciarti Andreas. Il Dio Sols lo voleva accanto a sé, e sono sicura che adesso sia un posto felice” prova a consolarmi la signora Pears.
Non me ne frega niente del Dio Sols, io lo voglio con me!” sbraito generando scalpore intorno a me. Vedo le
comari iniziare a chiacchierare sotto voce, ma non mi importa minimamente di loro.

Mi fiondo verso la camera di mio fratello, e là, in quella buia stanza, trovo mio padre raccolto in preghiera. Il corpo di Isacc è ancora qui, pallido e rigido. Non sembra neppure il suo. Isacc è sempre stato un ragazzo vitale e gentile, e perfino nella malattia non stava un attimo fermo. Mi sembra impossibile che non ci sia più. Non è giusto. Perché proprio lui? Lo amavano tutti. Era buono, e soprattutto era il miglior fratello che potessi mai desiderare. È stato lui ad insegnarmi il mio primo incantesimo. Non posso credere di vivere in un mondo dove Isacc non c'è più. Non voglio.
Mi accascio sul pavimento ed inizio a piangere. Il cuore e la testa mi fanno talmente male che sento di scoppiare da un momento all'altro. È troppo, non ci riesco.
Vuoi pregare con me?” mi chiede cauto mio padre, anche lui segnato dalla perdita. Il suo volto rivela chiaramente che ha trascorso le ultime ore a piangere.
Scuoto la testa, non ne capisco l'utilità. Non c'è più, che senso ha continuare a farlo? L'ho fatto per mesi e mesi, e a che cosa è servito? Isacc è morto lo stesso.
Riportamelo” affermo cercando di aggrapparmi ad un'ultima speranza “Sei un santo, giusto papà? Ti ho visto ridare la vista a quella ragazzina, hai purificato quell'acqua avvelenata, hai ridato la fede a Zack! Tu sei capace di qualunque cosa, vero?” gli domando.
Papà abbassa lo sguardo triste. Dannazione! Non puoi rifiutarti! Sei un santo, l'emissario di Dio, tu devi fare qualcosa! Isacc non era il tuo preferito? Lo afferro per il bavero ed inizio a strattonarlo “Riportamelo, riportamelo!” gli urlo addosso mentre le lacrime continuano a scendermi sul volto.
Non posso, non è in mio potere” afferma quasi sillabando la frase.
Allora sei inutile!” sentenzio con rabbia “Come il tuo stupido Dio”.
Papà alza il braccio e subito dopo sento un dolore lancinante alla guancia. Mi massaggio la zona ferita, mentre mio padre mi guarda con sguardo severo.
Mi giro dall'altra parte e scappo via. Cosa è rimasto per me?

 

Yvonne Blackmask, tributo del distretto 3 (Illusioni), Capitol City

 

Dunque, come posso sedermi con questo addosso? Per carità, quest'abito è eccentrico come piace a me, ma è anche terribilmente scomodo. È composto da numerosi cubi di carta di diverse dimensioni che, legati insieme, formano un tubino molto corto e incredibilmente rigido. Immagino che strapperò qualche risata durante l'intervista a causa dei miei movimenti goffi. Con enormi probabilità finirò anche per strapparlo. Anzi, sono certa che finirà così. Pazienza, spero che agli sponsors non dispiaceranno le mie mutandine con le fragole.
“Adesso capisci perché ho voluto che indossassi l'abito prima di darti qualche lezione di portamento?” mi chiede Helena.

Annuisco, ha senso. “Sarebbe stato meglio se Vanessa fosse rimasta qui, però” osservo.
“Lo so, lo so, ma arriverà, non ti preoccupare. Nel frattempo ci sono io qui con te!” afferma stringendomi forte da dietro, o almeno provandoci.
Mi lascio sfuggire una risatina, apprezzando sinceramente il suo gesto d'affetto, anche se una parte di me continua a chiedersi se mi tratterebbe nello stesso modo sapendo le mie origini.
“Grazie Helena” replico, ricordando quanto la mia matrigna ci tenga che mi comporti in maniera educata. Aspetta un momento! L'ho pensato sul serio? Ah! I miracoli della lontananza.
“Aspetta prima di ringraziarmi” squittisce lei tirando fuori dalla busta un enorme paio di tacchi a spillo.
“Wow” commento non riuscendo trovare le parole giuste per esprimere il mio stupore. Come potrò mai imparare a camminare sui quei trampoli? Sento di già le risate dei miei amici. In arena dovrò essere sicura di far la figura della gran figa potente, o rischierò di essere canzonata per il resto della mia esistenza.
“Dai provali” mi incoraggia l'accompagnatrice.
Eseguo l'ordine, ed alzandomi in piedi mi sento già privata d'equilibrio. Helena china la testa e mi guarda insoddisfatta “Forse è meglio procedere per gradi. Prima tacchi bassi, poi medi e poi alti. Te ne vado a prendere, poi iniziamo l'allenamento. Torno subito”. Detto questo si congeda, lasciandomi nuovamente sola.

Mi getto sopra al letto, domandandomi se tutto questo sia realmente necessario. Non desideravo di certo questo tipo di addestramento. Avevo immaginato la vita a Capitol come un'infinita sessione di potenziamento magico, dove poter far fruttare finalmente le mie capacità. Invece che cosa ho trovato? Un mentore privo di poteri e una palestra dove gli allenamenti erano fortemente limitati. Riuscirò mai a scoprire quanto valgo realmente? Che senso ha nascere con dono e non poterlo utilizzare? Forse avrei dovuto disubbidire alla mia famiglia, forse avrei dovuto mettermi alla ricerca della mia madre biologica. Lei è una maga, di questo ne sono certa. O era, non ne ho idea. Non so praticamente nulla di lei. So solo dei suoi poteri e che era una prostituta. Cioè, almeno credo. I miei non me l'hanno mai detto apertamente, ma da come parlano di lei, è una cosa praticamente certa. In fondo per quale altro motivo avrebbe rinunciato a me? Non riesco ad immaginare nessun altra ragione.
Mi volto verso lo specchio. Quanto mi assomiglia mia madre? Anche lei avrà i capelli rossi? I suoi occhi di colore saranno? I miei sono castani come quelli di papà, lo saranno anche i suoi?
Mi alzo in piedi ed inizio a toccare la superficie liscia e fredda della lastra di vetro. Dall'altra parte c'è un mondo sconosciuto, un'altra me che vive una vita diversa. Che cosa starà facendo? Perché è qui a Capitol? Altri Hunger Games? Beh, se così fosse, che universo parallelo di merda. E se fosse una me priva di magia? La sua vita è migliore della mia? Quanto mi piacerebbe scoprirlo.
Il vetro cambia composizione, come se si stesse sciogliendo. Mi allontano sorpresa, e mi accorgo che il mio riflesso è rimasto fermo immobile. Sento il sangue congelarmi nelle vene, mentre l'altra me si avvicina alla superficie e ne fa uscire fuori il braccio. Urlo spaventata, e cerco rifugio in un angolo della stanza dove nascondo la testa fra le ginocchia.
Max entra dopo un interminabile manciata di secondi “Che succede?” chiede allarmato.
Per tutta risposta gli indico lo specchio, un secondo dopo lo sento sospirare. “L'ho sempre detto che il sistema scolastico del distretto 3 fa schifo”.
Alzo lo sguardo confusa, e mi accorgo che non c'è nessun altro nella stanza a parte lui. Il mio riflesso è al suo posto e pare una bambina seduta in un angolo sul punto di scoppiare a piangere. “Che cosa è successo?” chiedo.
“È successo che una maga sotto stress con poteri illusori si è guardata allo specchio spaventandosi a morte”.
Rifletto sulle sue parole. Possibile che...? “Mi sono auto-ipnotizzata?” chiedo rossa per l'imbarazzo.
“È fenomeno meno raro di quanto si pensi fra i tributi del nostro distretto. I vostri poteri sono quelli di più difficile gestione, anche perché difficilmente ci si può allenare senza fare del male a qualcuno. Infatti a scuola ti insegnano a fare illusioni positivi per calmare le menti, ma nulla di più. Così spesso venite lasciati allo sbaraglio a scoprire da soli che cosa siete realmente capaci di fare. Ne consegue che nei periodi di forte stress la mente tende a giocarvi dei brutti scherzi”. Nascondo nuovamente il viso fra le ginocchia. Ho solo voglia di sotterrami “Non ti preoccupare, te l'ho detto, non è una cosa così rara”. Annuisco, ora capisco tutti quei proverbi sugli specchi. E io che pensavo che fossero solo detti popolari.
“Che vergogna...” mi lascio sfuggire non riuscendo a perdonarmi per la figuraccia.
“Lascia perdere, ormai è passato. Ora concentrati sull'intervista, va bene?”.
Helena entra nella stanza di corsa con due paia di scarpe in mano. Mi fissa come parallelizzata. Devo averla spaventata parecchio. Mi sento in colpa.
“Helena, penso di aver capito come ci sieda” affermo con un grosso sorriso.

 

Miranda Wilson, tributo del distretto 1 (Incremento), Capitol City

 

Se la sfilata è stata qualcosa di magico, questa sera toccherò il cielo con un dito. Non riesco a smettere di guardarmi allo specchio, sono assolutamente bellissima. Indosso un lungo abito a sirena color rosa pastello con delle decorazioni floreali in pizzo, mentre i miei capelli sono raccolti in un morbido concio. Sembro una fottuta dea, stasera tutti mi vorranno e non mi sono mai sentita così bene in tutta la mia vita. Cosa ne penserà Viktor? Si sentirà orgoglioso? A volte mi manca così tanto che mi sembra di impazzire, ma sono sicura che ne farà la pena. I giochi devono ancora cambiarmi, ma non mi arrendo, sono sicura che mi renderanno la donna che ho sempre desiderato essere. In fondo sto già ottenendo qualche successo: non ho ancora pianto dalla mia partenza, e sto riuscendo ad impormi come leader nei favoriti: Violet è esplicitamente dalla mia parte, Kyte è un bravo consigliere, e Matt è una persona così debole che è stato facilissimo assoggettarlo. L'unico che mi dà qualche problema è Unleor, ma cederà anche lui prima o poi, e finirà per ringraziarmi. Domani li guiderò all'assalto e vinceremo senza riportare alcun danno. Da lì in poi le cose saranno in discesa. Già mi ci vedo a sconfiggere ibridi e tributi sotto gli sguardi sbalorditi di tutti quanti. Anche tu mi ci vedi Viktor? Spero davvero di renderti fiero di me.

“Due minuti! Due minuti!” urla una delle accompagnatrici correndo da una parte all'altra.

Mi allontano dal mio piccolo camerino e mi ricongiungo gli altri. Ben presto ci raggiunge uno dei miei idoli: l'intervistatore Daemon Reed. Cavoli, dal vivo è ancora più bello! Esiste qualcosa di più sexy dei suoi folti capelli biondi? A parte Viktor intendo.
Daemon cinge con le braccia i due tributi del distretto 6. La ragazza arrossisce fino a diventare quasi viola, mentre Kronos lo fulmina lo sguardo non gradendo affatto il gesto. “Siete tutti bellissimi, stasera! Mi raccomando vi voglio carichi!”.
“Bah!” borbotta contrariato il ragazzo del nove vicino a me. A vederlo non sembra affatto felice di essere qui.
Daemon ignora completamente l'interruzione “Vado a scaldare il pubblico, mi raccomando, sorridete”.
Detto questo entra nel palco, dove viene accolto da un'ovazione assordante.
Ci siamo quasi, il cuore mi batte talmente forte che me lo sento in gola.
Mi giro cercando con lo sguardo Viktor per condividere la gioia del momento, rendendomi subito dopo conto che lui non è qui. Sono proprio una sciocca.
“È il vostro turno” afferma l'addetto.
Perfetto, non aspettavo altro. Indosso il mio sorriso più bello ed accattivante e mi incammino sul palco, dove vengo accolta da applausi e grida di incoraggiamento. Inizio a ridere divertita; è così raro per me riceve complimenti senza doppi fini. Tutti mirano ai miei soldi di solito, ma non questa volta. Mi amano e mi apprezzano per il mio coraggio e la mia forza, e non per motivi futili. Mi sento una donna bellissima, in grado di compiere qualsiasi gesta. Mi sento così... viva!

Quando anche Xene del distretto 12 è entrato dentro al palco, mi dirigo verso Daemon. Mi siedo nella poltroncina arancione come farebbe mia madre: gambe accavallate, spalle rilassate e mento verso l'alto.
“Miranda, ma che bella ragazza che sei!” esclama allegro il conduttore. Il pubblico si scalda sempre di più, ed esprime il proprio consenso in maniera confusionaria. Le guance iniziano a farmi male da quanto sto sorridendo.

“Oh, grazie!” replico deliziata.
“Non dirmi che sei single perché non ci credo”.
“No, non lo sono. Sono fidanzata da un anno con il mio Viktor che amo da impazzire”.
“Che cosa tenera!” commenta Daemon con aria sognante “Ti auguro di tornare da lui” aggiunge con un tono di voce leggermente più basso e serio. Sento una sorta di campanello d'allarme, ma lo ignoro. Devo essermi sbagliata.
“Io tornerò sicuramente da lui!” affermo ostentando una certa sicurezza. Daemon accenna un sì poco convinto con la testa. L'allarme si fa sempre più forte, non credo di riuscire ancora ad ignorarlo. “C'è qualcosa che non va?” chiedo irritata.
Sul volto del conduttore appare una smorfia che segnala con chiarezza un certo disagio “Miranda, se sono arrivato dove sono è perché sono una persona onesta, e quindi non posso nasconderti che sono rimasto parecchio sorpreso quando ho scoperto del tuo sette alle prove individuali”.
Un senso di gelo si espande per tutto il mio corpo, mentre il pubblico inizia a chiacchierare a bassa voce. Affondo le unghie laccate nei braccioli della poltrona.
“Molti tributi hanno preso un voto più basso del mio” faccio notare aumentando senza volerlo l'insoddisfazione generale. Perché l'intervista ha preso questa strada?
“Ma tu sei una favorita” replica con freddezza Daemon.
Sorrido imbarazzata, guardandomi intorno in cerca di un suggerimento. Mi sembra di essere nuovamente in palestra, dove gli istruttori mi accusavano di essere troppo pigra e superficiale, oppure a casa, dove mio padre mi guardava con aria di sufficienza dopo l'ennesimo voto scolastico nella media.
Gli occhi iniziano a bruciarmi, sento che sto cedere, ma non posso permettermelo. Non posso piangere in diretta televisiva, sarebbe come firmare la propria condanna a morte. Farei preoccupare tantissimo Viktor, e non voglio. Sono venuta qui per diventare più forte, non posso dimostrare l'esatto contrario.
Scuoto la testa recuperando l'autocontrollo. “È solo un numero Daemon, un po' come l'età del tuo vestito. Oh cielo, da quanti anni non è più di moda?” affermo scatenando le risate dei capitolini.
Daemon non la prende male come mi aspettavo, ma anzi inizia a ridere divertito anche lui “Mi hai beccato! È che amo troppo questo vestito e non lo mettevo da una vita” confessa facendomi la linguaccia “Il tuo tempo è finito, Miranda. Ti auguro buona fortuna per l'arena”.
Lo ringrazio, gli stringo la mano, e torno al mio posto. Prendo un grosso respiro. Sarò andata bene? Non ne sono molto convinta.

 

Kalani Bei Fong, tributo del distretto 11 (Piante), Capitol City

 

Che noia, mi sembra quasi di essere tornata al distretto 11. Qui ci sono tutti quegli elementi dai quali ero scappata: le lunghe chiacchierate completamente inutili, gli infiniti lecchini, e gli odiosi vestiti talmente stretti che ti fanno mancare il fiato. Come se non bastasse sono circondata dal mio peggior nemico: il parquet. Quanto lo odio, non potrò mai capire cosa ci trovi la gente in lui. Non solo è sgradevole al tatto, ma i miei piedi non riescono a vederci attraverso, rendendomi così nuovamente cieca. Quando ci cammino sopra, mi sento nuovamente quella bambina persa ed iperprotettiva a cui era stata preclusa ogni possibilità di vivere una propria avventura, costretta a stare ferma ed immobile ad aspettare che i suoi genitori le trovino il marito perfetto, preferibilmente molto ricco. A breve, l'intera Panem mi guarderà mentre procederò a tentoni verso Daemon. Che pena, era l'ultima cosa che desideravo.
“Kalani, tutto ok?” mi chiede sottovoce Brad con tono apprensivo.
“Sì” rispondo in maniera brusca. Non voglio che anche lui mi guardi come una povera handicappata.

“Sicura? No, perché sembra che tu...”
“Non dirlo” sobillo minacciosa asciugandomi rapidamente l'angolo del occhio destro. Che cosa sto facendo? Non sono di certo venuta fino a qui per dare ragione ai miei. Quella bambina è morta, non esiste più. L'ho sconfitta la prima volta che sono sgattaiolata fuori casa, e l'ho uccisa definitivamente quando mi sono offerta volontaria per venire qui. Sono molto più di un'ereditiera cieca, e finalmente tutti quanti lo capiranno.

“Quanto è figo quello” borbotta Brad sovrappensiero. Immagino che si riferisca a Joshua Peterson, distretto 8, chiamato poco fa dall'intervistatore.
“Tu trovi tutti fighi” obietto. Ho perso il conto delle volte che ha fatto qualche apprezzamento verso chiunque ci circondasse.
“Ma questo è veramente figo! Mi piacciono gli uomini con un po' di barba”
Daemon tossisce in maniera palesemente teatrale, chiaro segnale che stia cercando di richiamare l'attenzione di qualcuno. Chi sa perché penso che siamo proprio noi l'oggetto della sua attenzione.
“Per non parlare dei suoi capelli! Non ti viene voglia di passarci sopra la mano?” mi chiede il mio compagno di distretto ignorando l'avvertimento, anche se è probabile che non l'abbia proprio captato. Ora che ci penso ha perfino ignorato il fatto che non posso vedere gli stupidi capelli di Joshua per forza di cose. È un mistero come possa amare ed odiare la sua “tontolaggine” nello stesso momento.
“Brad!” lo richiamo, supplicandolo implicitamente di stare zitto. Daemon tossisce ancora più forte.
“Magari ho una chance. È sicuramente bisex, i miei super sensi da gay me lo stanno praticamente urlando”.
“Brad, stai zitto per amor del cielo” gli urlo addosso.
“Vi disturbiamo?” ci chiedo infastidito Daemon interrompendo l'intervista.

Fantastico! Questo sì che non attirerà su di noi cattiva pubblicità! Grazie mille, Brad, ne avevo proprio bisogno. Mi mordo le labbra per trattenere un nuovo urlo.
“Ops” si lascia sfuggire Brad.
“Grazie mille per il tuo tempo Joshua, ma il nostro tempo è ormai finito”. Sento Joshua alzarsi dalla poltrona, sostare un attimo davanti a Daemon, per poi dirigersi verso di noi. “Spero che i distretti 9 e 10 possano perdonarmi, ma preferire sentire prima i due tributi del distretto 11 visto che hanno così tanta voglia di parlare. Kalani? Iniziamo da te?”.
Sospiro rassegnata. Beh, via il dente, via il dolore, forse non tutto il male viene per nuocere.
Mi concentro sui suoni ed inizio ad avviarmi, cercando di ricordarmi da che punto preciso provenisse la voce del capitolino. Cerco di mostrarmi sicura dei miei movimenti, per quanto sia difficile.
“Da questa parte” mi incoraggia Daemon.

“Lo so benissimo” controbatto nervosa.
Allunga la mano ed afferro finalmente lo schienale della poltrona. Mi ci sdraio in maniera scomposta, in parte per ostentare una certa sicurezza, ma anche perché non ho alcuna voglia di recitare la parte della signorina tutta buone maniere.
“Certo che tu sei un bel tipetto” osserva Daemon “Nata senza il dono della vista, in una famiglia ricchissima che poteva darti tutto quello che desideravi, eppure sei qui lo stesso. Credo di non essere il solo a chiedermi il perché”.
Annuisco, mi aspettavo questa domanda “Non poteva darmi tutto, Daemon, a me mancava la mia indipendenza. Non mi importa se rischierò la vita, so di certo che ne verrà la pena. Pensaci bene: se fossi un uccellino, preferiresti vivere in gabbia, oppure di volare libero nel cielo?” gli chiedo.
“Beh, almeno in gabbia nessuno tenterebbe di uccidermi” nota.
“Sbagliato!” obietto “Moriresti di noia con la consapevolezza di non aver mai vissuto. Non volevo quella vita per me”.
“La tua corsa per la libertà potrebbe farti fare una brutta fine però. Molti pensano che con il tuo handicap non andrai molto lontano”.
Sbuffo divertita “Handicap? Chiunque lo pensi è un idiota. Farò vedere i sorci verdi a chiunque là dentro, stanne sicuro”.

“Di sicuro hai un carattere molto forte, ragazzina! Occhio però, non sei la sola. Molti tuoi compagni d'avventura hanno promesso fuoco e fiamme” afferma alludendo alla precedente intervista di Killian.
“Buon per loro, ma non mi metterò di certo a tremare di paura per questo”.
Dameron si lascia sfuggire una piccola risata. “Sei proprio uno spazzo, vorrei farti altre domande, ma ormai il tuo turno è terminato. Buona fortuna, Kalani”.
Mi alzo dalla poltrona ed allungo la mano per stringergliela. Daemon mi viene incontro e si offre anche di riaccompagnarmi al mio posto. Rifiuto categoricamente, tornando in tempi accettabile vicino a Brad.
“Sei stata una grande” mi sussurra Brad eccitato.
“Ancora a bisbigliare? Vai, forza!” lo sprono dandogli una leggera spinta.
Scuoto la testa. Persone come lui non imparano mai. Per fortuna.

 

Killian Jones, tributo del distretto 5 (Pirocinesi), Capitol City

 

Un lungo applauso accompagna la chiusura del programma. È anche questa è andata finalmente, stavo veramente incominciando a seccarmi. Non capisco veramente perché abbia dovuto sorbirmi tutti quei particolari sulla vita degli altri tributi, avrei di gran lunga preferito aspettare la fine del programma da dietro le quinte. Me ne frega qualcosa del fatto che Alice del distretto 7 sia stata adottata o che il fratello della bambina del nove sia morto in una delle precedenti edizioni? Sono particolari davvero così importanti? Ventitré di noi moriranno nei prossimi giorni e tutto ciò che abbiamo confessato davanti alle telecamere verrà ben presto dimenticato. Non voleva la pena esporsi per accaparrarsi qualche sponsors, è meglio che siano le nostre azioni a parlare per noi. Per questo ho evitato di parlare dei miei, o di mia cugina. Non volevo rischiare di vendere la nostra vita intima per nulla. Avrei voluto che anche Elly ci fosse arrivata, invece non ha fatto altro che parlare della sua famiglia là sopra. Le manca tantissimo, ed è stato straziante vederla con quel sorriso malinconico. Una come lei non si sarebbe mai dovuta offrire volontaria, poco importa a chi abbia salvato la vita.

Esco dal palco seguendo le luci alla nostra destra, fino ad arrivare al corridoio che precede il teatro. Daemon ci raggiunge praticamente subito. “Siete stati bravissimi” afferma radioso “Ho provato a mettervi in difficoltà, ma siete sempre cascati in piedi, quindi i miei complimenti”.
“Grazie” replica imbarazzata Lilia, seguita a ruota da qualche altro tributo ingenuo che ha evidentemente dimenticato che questo qui domani tiferà per le nostre morti.

“Voi due dell'undici” aggiunge poi guardando torvo i due tributi che l'avevano disturbato “Se vincete ricordatemi di insegnarvi qualche regola basilare del mondo dello spettacolo”.
“Scusa ancora” afferma a disagio Brad, mentre Kalani mette su il broncio.
“Io non ci sarò alla festa dell'addio, quindi possa la fortuna....”
“...essere sempre a nostro favore” concludiamo all'unisono, conoscendo fin troppo bene quell'augurio.
Daemon si allontana, mentre un addetto ai lavori ci indica di seguirlo verso l'evento successivo. Mi incammino insieme agli altri quando sento qualcuno aggrapparsi alla mia camicia.
Mi giro verso sinistra ed intravedo un ragazzo con la zazzera incredibilmente spettinata. Se non sbaglio è il ribelle del distretto 7. “Desidera?” chiedo.
“Cavoli, credo che mi sia appena venuto un crampo alla gamba. Potresti accompagnarmi in infermiera?”
Sbuffo contrariato. Perché proprio io? “Non potresti chiedere di essere medicato da qualcuno del distretto 12?” gli chiedo. Intravedo Lily alzare la mano entusiasta, ma il suo compagno di distretto la trascina via in malo modo.
“Ci andrei da solo, ma con la gamba in questo stato non andrei molto lontano”.
Lo fisso a lungo, c'è qualcosa che non mi convince. Ho come l'impressione che mi stia nascondendo qualcosa, non mi fido di questo “Un crampo, eh?” Mi prende per il culo?
“Una carenza di potassio” afferma Icarus con un sorriso sornione.
Sospiro, non credo di avere molta scelta. Tanto vale capire cosa voglia da me.

Lo accompagno verso l'infermiera sostenendolo per il fianco, ma quando ci siamo allontanati di qualche metro, Ike si stacca da me e riprende a camminare normalmente. Sapevo che era una trappola.
“Scusa per la scenata, ma era meglio non attirare l'attenzione” mi spiega.
“Beh, direi che o mi vuoi uccidere o mi vuoi proporre un'alleanza”.
“Uccidere?” mi chiede Ike sul punto di scoppiare a ridere “No! Ti voglio dentro la mia squadra”.
Alzo il sopracciglio scettico. “Squadra?”
“Siamo in cinque, sei con te. Il nostro obiettivo è prendere la cornucopia”.
Faccio un fischio in segno di meraviglia. Però, non mi aspettavo una cosa del genere, non credo si sia mai vista. Solitamente negli Hunger Games i tributi sono piuttosto individualistici e le alleanze (ed eccezione di quella dei favoriti) sono piuttosto risicate. C'è un motivo se ciò avviene. L'arena tira fuori il peggio delle persone, tutti mirano a vincere e sono pronti a pugnarsi alle spalle pur di farlo. Come può pensare di tenere tutti quanti a bada?
“E dopo?” chiedo.
“Dopo cosa?” ribatte lui.
“Dopo che avete preso la cornucopia che intenzioni avete tu e i tuoi amichetti?”
“Campiamo e ci difendiamo, ovviamente”.
Annuisco, me l'aspettavo “Finché morti non vi separi?” domando ironico.
Ike abbassa lo sguardo incerto. “Come qualsiasi altra alleanza”.
“Con una differenza” gli faccio notare “Non siete fra pari. La tua squadra ha un leader ben preciso che, in quanto tale, sarà carico di mille aspettative e che dovrà essere in grado di sedare eventuali rivolte. Crollerai prima o poi e con te anche gli altri. Quindi la domanda è: sei abbastanza forte da durare a lungo?”
Ike rimane in silenzio, per poi chiudere gli occhi come se cercasse dentro di sé la risposta:“Se non facessi niente morirebbero in ogni caso” osserva con un sorriso amaro che nasconde conflitti ben più profondi di quelli percettibili. Devo averlo colpito in qualche punto debole.
“Per quanto mi riguarda non me la sento di scommettere su di te o di aggravarti il carico, ma possiamo comunque venirci incontro”.
“Dimmi pure” mi incoraggia.
“Io e la mia alleata miriamo ad uccidere Kyte del distretto 1, non abbiamo altri obiettivi. Noi non attacchiamo voi e viceversa” gli spiego.
Ike si porta la mano all'altezza della bocca ed inizia a mangiucchiarsi l'unghia del pollice. “Mi sembra una buona idea, affare fatto”.
“Perfetto”.
Sto per andarmene, quando mi blocca nuovamente “Killian!” mi volto “Però, sei un tipo tosto, mi piaci”.
Scuoto la testa divertito “Niente smancerie Karling, siamo in guerra”.
In tutta risposta Ike mi fa il saluto militare. Che tipo.

 

Alaska Moore, tributo del distretto 6 (Aerocinesi), Capitol City

 

Osservo tutti quanti dal mio angolino, sperando che quest'ultimo evento finisca in fretta. Le feste infatti mi hanno sempre procurato una certa ansia, anche se devo ammettere che questa è la peggiore di tutte. La festa dell'addio è stata introdotta una ventina d'anni fa, e ha lo scopo di far incontrare i tributi con i maggiori esponenti della Capitol per bene, saziando così la loro curiosità ma anche il nostro bisogno di sponsors. Per molti è un'occasione d'oro per mettersi in risalto, ma per quelle come me è solo l'ennesimo evento che ti distrugge l'autostima facendoti sentire terribilmente diversa e sbagliata. Cavolo... mi sembra di essere nuovamente a scuola.
Scuoto la testa, ho chiuso quella parentesi, non devo pensarci, devo solo... rilassarmi. È come ha detto la dottoressa: è tutto dentro la mia testa, non devo farmi schiacciare dalle mie nevrosi.

Chiudo gli occhi e richiamo le energie magiche. Il mio cuore sta pulsando, l'aria entra ed esce dal mio naso continuamente. Tutto ha un suo suono, e così come lo sento, così posso separarlo. Mi ritrovo in breve all'interno della mia bolla di silenzio, dove potermi rilassare. Se chiudo gli occhi posso anche far finta di essere da sola. All'improvviso non mi trovo più in questo enorme salone, ma sulle mie montagne, circondata dalla mia amata neve. Il sole splende, ma l'aria continua ad essere gelida. Da lontano riesco ad intravedere delle candide lepre saltellare, mentre uno scoiattolo si affaccia fuori dalla sua tana ancora intontito a causa del semi-letargo. La mamma e il babbo stanno improvvisando una battaglia a palle di neve, mentre io mi sdraio a terra ed inizio a fare l'angelo della neve. Il paradiso è dentro di me e nessuno, nessuno, potrà mai portarmelo via.
Riapro gli occhi, sentendomi decisamente meglio, e ritorno a guardarmi in giro non sapendo in che altro modo passare la serata. La mia attenzione viene subito catturata da Kronos il quale sta litigando con il ragazzo del distretto 5. Il mio compagno è un bravo ragazzo, ma è veramente troppo impulsivo, non vorrei che questa sua nuova uscita allontanasse gli sponsors da lui. Senza contare che il ragazzo del cinque è un mago niente male, è meglio non inimicarselo.
Risposto l'energia verso le orecchie, in modo tale da riuscire a captare il loro discorso. Non riesco bene a capire come sia iniziata la discussione, ma attualmente si stanno solamente insultando.
“Scommetto su Killian Jones” afferma un capitolino panciuto non troppo lontano da me.
“Così è troppo facile” ribatte il suo vicino.
Cavoli, non va affatto bene. Non voglio che Kronos si cacci in guai peggiori di quelli in cui è già adesso. Che cosa posso fare però? Sospiro. Temo di non avere scelta.
Mi incammino verso quei due testoni, stando attenta a non inciampare sulla mia lunga gonna bianca.
“Sei soltanto un borioso figlio di puttana!” esclama Kronos rosso in viso.
“Devi continuare a lungo? Stai iniziando ad essere noioso” replica l'altro perfettamente calmo.
“Chiedimi scusa!” tuona il biondo
“Ti ho detto che non l'ho fatto apposta” replica Killian.
“Allora scusati e basta, scemo”
Osservo meglio il mio compagno di distretto. La sua camicia ha un'enorme chiazza rossastra, punch probabilmente. Che sia quella la causa della discordia? Non posso crederci.
“Kronos...” provo ad intervenire, ma una moretta tutta pepe mi precede. Mi ricordo di lei, era alla postazione delle piante con me ieri mattina. Credo si chiami Elinor.
“Siete due scemi. Litigare per una cosa del genere. Piantatevela!” ordina parecchio nervosa.
“Che senso ha? Tanto domani cercheremo tutti di ucciderci l'un l'altro” le fa notare Killian.
“Non me ne frega niente, domani è domani, oggi è oggi!” obietta lei.
Il ragazzo del cinque sbuffa scocciato, mentre Kronos arriccia le labbra non del tutto convinto.
Mi avvicino a lui e gli appoggio la mano sul braccio “Lascia stare per favore” lo supplico.
Il biondo si gratta la nuca “Ah dì, vado a versarmi un nuovo bicchiere” afferma.
Killian sta per replicare, ma Elinor gli dà un pizzicotto azzittendolo all'istante.
I due si allontanano, lasciandoci sole. Elinor mi sorride amichevole, scatenandomi un certo imbarazzo.
“Mi dispiace per quell'idiota” afferma.
“Dispiace a me per Kronos” replico evitando di guardarla negli occhi.
Elinor annuisce “Hai assaggiato quegli involtini con prosciutto e formaggio? Sono la fine del mondo” mi chiede d'un tratto.
“Io non... non avevo e non ho fame” affermo correggendomi all'ultimo. Stavo per dirle che essendo vegetariana non mangio robe del genere, ma non sono sicura che non sia una buona idea. In fondo dentro l'arena potrebbe essere un ostacolo, ed è meglio che gli altri non lo sappiano.
Elinor annuisce nuovamente poco convinta “Sai, non sono sicura se ti ho ringraziato ieri per quella questione della pianta”.
“No, l'avevi fatto” la rassicuro. Anzi, a dire il vero sono io quella che non ha detto “prego” dopo.
“Meno male” afferma lei con un grosso sorriso.
Elinor è una ragazza simpatica, ma a differenza di Kronos non sembra essere invadente o peggio ancora una testa calda. Cioè, almeno non mi sembra.
“Ho voglia di ingozzarmi ancora un pochino, e secondo me dovresti farlo anche tu. Domani la storia cambia. Quindi... ti va di venire con me?” mi chiede.
Annuisco in silenzio. Non ha tutti i torti, e poi non mi dispiace passare un po' di tempo con lei.
Continua a parlarmi per tutto il tempo, accennando alla sua famiglia numerosa e chiedendomi qualche spiegazione circa i poteri del mio distretto. Noto che le informazioni che possiede sono poche e non molto precise, arrivando a chiedermi addirittura se la mia gente sappia volare. Risponde a tutte le sue domande con calma, e lei mi ascolta come rapita.
“Ti avessi incontrata prima!” esclama alla fine “Per ora mi sembri l'unica normale qua dentro... se l'avessi saputo ti avrei proposto un'alleanza”. Nascondo a fatica un sussulto. Non me l'aspettavo. “Senti...” riprende lei a bassa voce “... la mia attuale alleanza è molto momentanea in quanto abbiamo una missioncina da compiere. Una volta finita ti va di allearci?”.
“Ehm...” farfuglio trovandomi completamente spiazzata. Cosa le rispondo adesso? Mi sembra così brutto dirle di no... In fondo è simpatica, potrebbe funzionare “...va bene” rispondo in fine.
“Grande!” replica Elly sorridendo.

 

 

 

Piccola precisione: non pensate che i poteri di Albert Kirke siano quelli tipici del distretto 9. Lui è un rarissimo santo, ricordatevelo.

Era il penultimo capitolo prima dell'arena. Ora ho una richiesta da farvi: mandatemi tramite pm i nomi dei 3 tributi che vi piacciono di più e dei 6 che invece odiate. I primi saranno salvi dal bagno di sangue, mentre i secondi saranno a rischio morte.

Attenzione: per sei settimane da marzo in poi rischio di rimanere senza pc e dunque rischio di essere impossibilitata dall'aggiornare. Ve ne darò conferma al prossimo aggiornamento comunque (ultimo prima dell'arena).

Alla prossima!

 

 

Alleanze momentanee (non definitive):

 

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Alice, Lilia, Xene, Gabriel

 

Favoriti: Miranda, Kyte, Unleor, Matt e Violet

 

Vigilanti: Killian, Elinor

 

Le ragazze: Elinor, Alaska

 

Gli ultimi: Andreas, Joshua

 

Soli: Yv

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Capitolo 10
*** Il nulla ***


Il nulla

 

Louise Lacey “La Strana” Welch, tributo del distretto 10 (Trasmutazione), Capitol City

 

Rileggo nuovamente il periodo da capo. Questa sera non riesco proprio a concentrarmi, è come se le parole continuassero a sfuggirmi. Forse dovrei rinunciarci e basta, in fondo questo libro l'ho già letto due volte, so già come finisce, non è una gran perdita se mi arrendo. Decido dunque di chiuderlo e di mangiarmi le unghie per allentare la tensione. L'ansia è talmente tanta che mi sono perfino dimenticata di cambiarmi, indosso ancora lo stesso vaporoso vestito dell'intervista. Spero di non fare una cattiva impressione solo per questo.
Prendo un respiro profondo, devo calmarmi. Claire ha promesso che sarebbe tornata con la mia potenziale alleata; devo solo aspettare, avere fede, e soprattutto tornare ad essere razionale come al solito. Quest'alleanza è importante, ma non fondamentale. Molti tributi sono arrivati fino alla fine senza mai allearsi, o facendolo ben oltre la metà dei giochi. Magari sarà così anche per me.

Dunque non c'è alcuna ragione per agitarsi. Piuttosto è meglio pensare ad una strategia. Come posso approcciarmi a questa ragazza? Che tipo di persona potrebbe piacerle? Una simpaticona? Scuoto la testa. Che garanzie darebbe una così? E poi non sarei mai in grado di recitare quel ruolo. Forse preferirebbe avere un'alleata timida e docile, in modo tale da essere rassicurata circa la sua lealtà. E se usassi una strategia opposta invece? Se mi mostrassi fredda e precisa? Sì, credo sia la strada migliore anche perché un ruolo del genere si avvicina di più alla mia personalità. Da quanto tempo non sono più me stessa? Sono stanca di fingermi una bambina indifesa ed impaurita.

La porta d'ingresso si apre, ma non vado incontro ai nostri ospiti. Preferisco che siano loro a venirmi incontro, in modo tale da aumentare ancora di più le loro aspettative.
Claire mi raggiunge nel salotto, seguita a ruota da Max e da Yvonne del distretto 3. Mi alzo in piedi e chino la testa in maniera educata: “Sono Louise, è un piacere avervi qui con noi. Grazie per essere venuti qui ad ascoltare la mia offerta nonostante l'ora” affermo per poi risedermi composta. Decido di tenere lo sguardo alto, in modo da mostrare fierezza e sicurezza. Sembro una vera signora in questo momento, Anne sarebbe molto fiera di me.

“Wow” si lascia sfuggire il mentore del tre “Questa sì che è una brava signorina! Beata te, Claire”.
“Sbaglio o sapeva tanto di critica?” afferma Yvonne con aria infastidita.
“Non sbagli affatto” replica lui con aria divertita.
Yvonne gli fa la linguaccia, per poi sedersi in maniera sgraziata dall'altra parte del salotto.
Inizio a studiarla. Indossa una gonna di jeans ed un paio di scarpe da ginnastica dall'aria invernale. Noto anche che ai piedi non porta i calzini. La sua maglia ha una fantasia ricca di cuoricini, mentre i suoi capelli rossi sono decorati con numerose spille a forma di rana. Posso senz'altro dire che è un tipo eccentrico che probabilmente riesce ad ambientarsi facilmente ai nuovi ambienti. Sempre che non stia recitando anche lei, ovviamente. Secondo Claire anche lei è senza alleati, potrebbe darsi che stia ostentando una certa sicurezza per attirarmi a sé.
“Dunque, dicci pure” mi incoraggia Max.
“Pensavo che fosse una buona idea allearci per i giochi. I nostri poteri sono molto diversi, potremmo dunque supplire alle reciproche mancanze. Senza contare che...” mi fermo, notando che Yvonne non mi sta affatto ascoltando. Il mio è un discorso importante, potrebbe dunque smettere di controllarsi le doppie punte?
“Ti sto ascoltando” mi rassicura lei dandomi una rapida occhiata.
Chiudo gli occhi per cercare l'autocontrollo dentro di me. Ha preso un sette alle prove individuali, ha del potenziale. Non devo gettare tutto alle ortiche.
“Dava fastidio anche a me all'inizio” si intromette il suo mentore “Ma davvero, ti sta ascoltando”.
“No, no, ci credo” mento mostrando un sorriso. “... stavo dicendo comunque, che è meglio non essere soli dentro l'arena. Stare insieme aumenterà le nostre possibilità di sopravvivenza, non possiamo farci sfuggire quest'occasione”.
Yvonne si alza in piedi senza replicare, e si avvicina talmente tanto che riesco ad intravederle delle piccole imperfezioni sulla pelle. Indietreggio leggermente, cercando di recuperare un minimo di spazio personale. Capisco il cercare di comprendere che tipo di persona io sia, ma qui stiamo un po' esagerando.
“Piccolo quiz” mi propone allontanandosi di un po' “Anzi, piccoli. Richiesta numero uno: fammi vedere i muscoli”.
Sgrano gli occhi. Cosa? “Quali muscoli?” le chiedo. Ne ho un po', ma non tantissimi. Ho abbastanza forza per sollevare il mangime delle oche e per tendere un arco, ma nulla di più.
“Eccellente” afferma con aria compiaciuta. Dove vuole andare a parare?
“Richiesta numero due. Un tributo mi sta assaltando per uccidermi, ho troppe poche energie per difendermi da sola. Che fai?”
Sospiro ed inizio a pensare quale sarebbe la miglior strada da percorrere. Mi rendo conto che mancano troppi dati “Dipende. Ha alleati? Che tipo di poteri hanno? Io in quanto energie come sono messa? Sono vicina o lontana da te? Poi...”
“Basta così!” mi interrompe divertita “Mi bastava sapere che ti trasformavi e lo uccidevi, tutto qui! A proposito, in che animale sai trasformarti?” .
“In un lupo” rispondo.
Yvonne mi guarda con occhi luccicanti “Potresti...?”.
Sospiro, spero sia l'ultima prova da affrontare. Mi mordo il labbro, mentre avverto il mio corpo mutare. Il processo non è mai molto piacevole, ma con il passare degli anni diventa solamente fastidioso anziché doloroso. Ringrazio al cielo che ho imparato a trasmutare anche gli abiti che indosso insieme a me, o in arena la questione sarebbe diventata alquanto imbarazzante.
A processo concluso Yvonne si getta su di me e mi abbraccia, accarezzandomi il pelo argentato “Ma sei bellissima!” esclama con una vocetta acuta. Dannazione, odio quando lo fanno! Sono un lupo, mica un cane! Ruoto gli occhi sperando che si stacchi da me il prima possibile.
“Ricordati che è pur sempre una persona” afferma Claire con tono dolce. Beata ragazza, ti amo un sacco!
Yvonne si stacca da me, ma rimane inginocchiata alla mia altezza “Possiamo provarci, Louise. Male che vada torneremo ad essere nemiche”.
Sento la mia coda divincolarsi da una parte all'altra. Perfetto.

 

Jésus “Il ragazzo selvatico” Dondediòs, tributo del distretto 10 (Trasmutazione), Capitol City

 

La luna è calante stanotte, ma neppure questa volta intravedo una sola singola stella nel cielo. Claire ha detto che è colpa dell'inquinamento luminoso, dovuto alle luci eccessive usate dai capitolini. La mentore mi aveva detto di non farci caso, in quanto tutto qui è esagerato, come se volesse urlare la propria superiorità al resto del mondo. Non sono d'accordo però. Capitol non è in eccesso, è in difetto. Ho notato nella sua gente un'ansia di vivere che non avevo mai visto da nessun altra parte. Tutti sono di fretta, hanno paura di sparire nell'anonimato, di essere abbandonati e derisi. È una città sola e disperata, incapace di divertirsi in maniera normale. Così, pur di colmare quel vuoto, rincorre ad altre strade come l'alcool, le droghe, o gli Hunger Games. La mia morte servirà solamente per suscitare in loro qualche emozione, nulla di più. Non pensavo che gli esseri umani potessero spaventarmi più di quanto facessero già.
Mi guardo intorno. Dove sarà l'Est? Dove sarà il distretto 10? Se potessi trasformarmi lo potrei scoprire con facilità, ma questo dannato collare me lo impedisce. Ah! Se solo potessi! Quanto vorrei tornare da Libertà e fuggire via con lui. Qualunque posto andrebbe bene, purché rimaniamo insieme. Tanto nessuno dei due consuma tanto o ha strane ambizioni. Potremmo vivere tranquillamente lontani dalla “civiltà”. Passeremmo le nostre giornate a dormire, a cercare cibo, a fare amicizia con altri animali. Sarebbe fantastico.

“Perché stai guardando l'orizzonte? Non stai pensando a suicidarti,vero, woof?”.
Faccio uno scatto verso sinistra con il cuore in gola. Quando è spuntata questa ragazza? Possibile che fossi così immerso nei miei pensieri da non sentirla arrivare?

Indietreggio, senza perderla di vista neanche per un secondo. La castana inchina il viso da un lato, per poi sfoggiare un ampio sorriso. “Vuoi giocare ad acchiapparella!” afferma mentre piega le ginocchia per scattare in avanti.
Dichiaro il mio dissenso sia con la testa che con la braccia. Fra tutti i giochi acchiapparella è sempre stato uno di quelli che non ho mai sopportato. Odio il fatto che venga molto spesso fatto in gruppo, il contatto fisico che ne deriva, e il suo farti sentire braccato.
Lily mette su il broncio sconsolata. “Uffi” afferma, per poi scuotere la testa “Decidi tu il gioco, allora!”
Sgrano gli occhi sorpreso. Non capisco. Perché si comporta così? A cosa sta mirando?
“Allora?” mi chiede allegra.
Il suo sorriso sembra sincero, non credo stia cercando di manipolarmi. È una tipa strana, non credo di aver mai incontrato qualcuna come lei. Sento la tensione abbandonare lentamente il mio corpo.
Il volto di Lily s'inscurisce “Ti sono antipatica, non è così? È per questo che non vuoi parlarmi, woof”.
“No!” la correggo “Scusa, e che non sono molto bravo con le persone” confesso con la voce un po' rauca. Da quante ore non parlavo? All'intervista non ho proprio proferito parola.
“Neppure io” afferma con un velo di tristezza “Mi prendono tutti in giro perché sono strana. Secondo te lo sono davvero?”
“Tutti lo sono a modo loro” replico.
Il volto della ragazza si illumina, mostrando una profonda gioia, e credo che sia per causa mia. Eppure ho detto solamente quello che penso. Il concetto di normalità è piuttosto relativo, nessuno può dire con certezza cosa lo sia e cosa non lo sia.
“Lo sapevo che eri un tipo forte!” dichiara con entusiasmo “Ho perfino saputo che ti sai trasformare in un corvo, è vero?”
Annuisco, spingendola così a saltare di gioia “Che bel potere, beato te! Anche a me piacerebbe sapermi trasformare in un animale. Mi sono sempre chiesta come sia vivere come uno di loro”.
“È molto più semplice per certi aspetti. Basta seguire l'istinto” replico.
Lily rimane in silenzio come se stesse aspettando altri dettagli, ma non saprei bene cosa dirle. È difficile spiegarle che cosa si prova quando il vento accarezza le tue piume.
“Ho capito” afferma la ragazza un po' delusa “Puoi farmi vedere come ti trasformi?”
“Non posso” dichiaro indicando il collare “Se lo facessi riceverei una forte scarica elettrica”
Lily si mette entrambe le mani davanti alla bocca come inorridita “Jésus! È orribile!”
“Per favore, non chiamarmi con quel nome, non mi piace”.
La castana annuisce, senza chiedermi come mai provi avversione per quel nome privo d'amore “Come posso chiamarti, allora? Corvino?” mi propone.
Scuoto la testa. Non si ascolta proprio.
“Becchino? No, aspetta, questo è proprio brutto!” afferma rendendosi conto in ritardo che quel termine non è solo un diminutivo della parola “becco”. “Amico, allora” afferma infine.
Sento il volto bruciarmi per l'imbarazzo. “Mi piace quel soprannome”.
“Allora siamo amici! Che bello!” squittisce allegra “Allora siamo anche alleati!” aggiunge.
Abbasso lo sguardo incerto. I contatti umani non hanno mai fatto per me, e non vedevo come le cose potesse cambiare. Lily mi sembra diversa però. Che lei mi sento quasi a mio agio.
“Sì” dichiaro infine.

 

Matthew Jax “Il buono” Sanx, tributo del distretto 4 (Idrocinesi), Capitol City

 

Non posso farcela, ho troppa paura. Non voglio scendere in arena, non voglio morire, né tanto meno uccidere. Perché tutto questo è capitato proprio a me? Io non volevo essere un guerriero, volevo fare lo scrittore. Desideravo passare il resto della mia esistenza in tranquillità, a scrivere poesie durante le lunghe giornate primaverili. Avrei contemplato le albe, i tramonti, il sole e la luna. Avrei scritto d'amore e d'amicizia, di lealtà e di riconciliazione. Cosa mi resta adesso invece? Nulla. Solo disperazione, solitudine e dolore. È tutto finito, e io non ho fatto nulla per impedirlo. Ho avuto troppa paura per ribellarmi a mio padre. Temevo di essere cacciato di casa, di vivere in mezzo alla strada, di morire di fame. Solo ora mi rendo conto che forse sarebbe stato meglio così. Se solo avessi alzato la voce, se solo fossi stato più forte...
Sbatto il pugno sul materasso. A cosa diavolo sto pensando? Sarei venuto qui in ogni caso. Io non sono un volontario, sono stato estratto. La mia docilità mi ha fornito un addestramento almeno. L'essere un maledetto mollusco mi sta ironicamente dando più probabilità di cavarmela. Però... io ho ancora paura. Non ce la faccio a dire addio a tutto! Rivoglio la mamma, i miei amici, i miei fratelli! Voglio tornare alla mia vita tranquilla, a sperare di potermi sposare e di avere dei figli un giorno. Invece è finita. È finita per sempre.

Stringo forte il cuscino ed inizio a piangere, non importa se Yv nella stessa accanto mi sentirà. Sono stanco di fingere che vada tutto bene.

La porta si apre lentamente ed alzo lo sguardo. Ebonia indossa ancora il completo rosa antico di stasera e mi guarda afflitta. “Ehi, Matt, so che posso sembrarti molto ipocrita, ma mi dispiace veramente per quello che ti sta accadendo. Sentirti piangere è straziante”.
Inizio a singhiozzare ancora più forte affondando la testa nel cuscino. Sento l'accompagnatrice avvicinarsi, sedersi sul letto vicino a me, ed accarezzarmi la schiena per confortarmi. Ad ogni suo gesto il mio corpo inizia a rilassarsi sempre di più, apprezzando nel più profondo quel calore e quell'affetto. Mi volto verso di lei e le cingo i fianchi. Ebonia continua a coccolarmi, passando le mani fra i miei capelli.

“Avrei voluto far di più per te e per Yv. Mi sono impegnata nel trovarvi degli sponsors, ma...” scuote la testa “Mi dispiace tanto”.
“Non ce la farò mai, vero?” le domando.
“Non dire così. Devi provarci con tutto te stesso. Sono sicura che qualcuno a casa ti stia aspettando”.
Alzo la testa come pietrificato. Casa. Ci sono delle persone che mi aspettano, che sarebbero distrutte da una mia dipartita. Come la mamma, i miei amici, Matthew. Ritorno a pensare ad ieri sera, alla sua confessione, al suo stato d'animo. Si sente in colpa per quello che è successo a me e allo Stronzo. Se morissi, che cosa ne sarebbe di lui? Può cadere ancora più in basso rispetto a adesso? E se... Non voglio neanche pensarci. Non voglio che peggiori per colpa mia, ma cosa posso fare per impedirlo? Anche se lottassi con tutte le forze, non è affatto detto che riuscire a tornare. Ho visto gli altri tributi, sembrano alquanto preparati, non so se ce la farei. Non voglio pesare ulteriormente sulla sua coscienza, non voglio che soffra. Mi ero ripromesso che avrei riparato ai miei errori, che mi sarei preso cura di lui. Io... devo fare qualcosa, ma cosa?
“C'è qualcosa che non va?” mi chiede Ebonia.
La guardo nei suoi occhi scuri come la pece. Un'idea mi balena in testa. Non è molto etica come scelta, ma forse è la cosa migliore da fare. È l'unico modo che mi viene in mente per proteggerlo.
“Ebonia, tu sei una maga?”
“Sì, perché?” mi chiede.
“Ecco, avrei un favore da chiederti”.
L'accompagnatrice sgrana gli occhi e scuote la testa “Mi è proibito farti degli incantesimi. Non posso cancellarti la paura, o altri sentimenti del genere. Non solo sarebbe pericoloso perché ti renderebbe eccessivamente spavaldo, ma anche per me. Se mi scoprissero, mi punirebbero pesantemente”.
Scuoto la testa. “Non è per me”.
Ebonia alza il sopracciglio destro con aria interrogativa. Abbasso lo sguardo incerto. Starò facendo la cosa giusta? Le racconto del Festaiolo, della sua estrazione, del suo ritorno, della successiva ossessione di nostro padre di fare di noi tre dei vincitori, dei sensi di colpa di mio fratello, del suo rapporto segreto con l'alcool.
Ebonia mi ascolta in silenzio, annuendo di tanto in tanto. Quando ho finito di parlare, inizia a massaggiarsi la fronte con fare pensoso.
“Mi stai chiedendo qualcosa di molto pesante, ne sei consapevole, vero?”.
Annuisco, lo so.
“Matt, quei sentimenti sono molto radicati, non sono sicura di poterli cancellare del tutto. Se morissi, riaffiorebbero, e sarà terribile. È molto più facile per me...”
“... cancellare ogni ricordo di me” concludo al posto suo con un sorriso amaro.
Ebonia annuisce “Mi dispiace, ma da come sono messe le cose, è possibile solamente un intervento invasivo. Posso farlo, Matt, ma voglio che tu ne sia sicuro. Non avrà alcun ricordo di te, e non potrà mai più recuperarlo. Saprà di avere un fratello in arena, ma la cosa non gli farà né caldo, né freddo. Per te significherebbe perderlo del tutto. Ne sei sicuro quindi?”
Chiudo gli occhi e ripenso a tutti i momenti passati insieme, come quella volta che mi ha trascinato contro la mia volontà dentro la scuola in piena notte, o come quella volta che aveva distrutto mezza casa in quella festa enorme. Dovetti rimettere tutto io in ordine, ma fu lì che ricevetti il mio primo bacio. Conservò dentro di me tutti quei ricordi, lui starà bene anche senza. Se tornassi ne costruiremo di nuovi, migliori dei precedenti. Annuisco per l'ultima volta.
Troviamo Matthew mezzo svenuto sul divano. Mi avvicino a lui e gli bacio la fronte.
“Addio, fratello” affermo con voce spezzata.
Ebonia si avvicina in silenzio ed appoggia le mani sulle sue tempie. Fra poco sarà tutto finito.

 

Icarus “Ike” Karling, tributo del distretto 7 (Negazione di potere), Capitol City

 

Stanno tutti partecipando attivamente alla discussione, o quasi. Come immaginavo Lilia è rimasta un po' in disparte, più concentrata sul tentativo di non scoppiare in lacrime che sulla strategia. Non è proprio nata per stare sul campo di battaglia, ma va bene lo stesso, può aiutarci in altri modi.
Come se avesse intuito i miei pensieri, Lilia si volta e mi lancia un sorriso di incoraggiamento, più per se stessa che per me. È incredibile, se non fossi del distretto 7 darei per scontato che mi abbia letto la mente. Devo dire che l'empatia è più di uno dono per Lilia, è un vero e proprio modo di essere.

“Tu che ne pensi, Ike?” mi domanda Gabe riportandomi al centro della discussione. Tutti si voltano verso di me in attesa di una mia risposta. Avverto una fastidiosa sensazione di déjà vu. Questa situazione mi ricorda un po' quella volta che ho pianificato l'assalto al palazzo di giustizia, ma nello stesso tempo è completamente diversa. In quell'occasione ero ancora molto preso dalla perdita di Nate, pensavo solamente a distruggere quel dannato palazzo, senza soffermarmi molto sul perché. Faccio fatica a credere che sia passato solamente un mese da quella riunione.
Come quella volta però, mi sento carico di aspettative. È come ha detto Killian, contano su di me. Spero davvero di non fare casini “Puntiamo direttamente alle armi, anche perché a parte tu Gabe, nessuno di noi è dotato di magia offensiva. I nostri bersagli sono i favoriti, e secondariamente i tributi volontari, ovvero praticamente tutti” affermo con un sorriso ironico, trovando ancora buffo il fatto che quest'edizione ne abbia visti così tanti.
“Aspetta, aspetta!” mi interrompe Alice “Non tutti noi volontari siamo qui per ragioni stupide!”.
“Vero, ma non tutti. Pensa a Killian” le fa notare sempre Gabe.
“O a te, Gabe” aggiungo non riuscendo a trattenermi. Il moro fa un'espressione colpevole.
“Killian è un nostro alleato” obietta Xene “Ed è la cosa migliore che potesse capitarci”.
“Esattamente” concordo “Ci occuperemo di lui in un secondo momento” aggiungo mentre un senso di nausea si fa largo su per l'esofago. Uccidere Killian? Ma a me piace quel ragazzo... scuoto la testa, è meglio fermarsi qui, anziché arrovellarsi con questi inutili pensieri. Qualsiasi strada decida di percorrere, non ho altra scelta, è inutile perdere tempo con questi pensieri.
“Dunque i nostri obiettivi sono praticamente i favoriti e....” Gabe assume una buffa espressione pensierosa “... e Kalani, a meno che Alice non voglia escludere qualcun altro dall'elenco”.
Per tutta risposta la mia compagna di distretto gli mostra il dito medio, scatenando un sorriso d'ilarità in me e Lilia.
“Aggiungerei anche chiunque altro ci attacchi, ma mi sembra una cosa scontata”.
“Alquanto” mi lascio sfuggire “Per il resto rimane invariato: Gabe ci coprirà le spalle, mentre Lilia correrà verso di me o Alice, dipende da chi le sarà più vicino. Il resto del gruppo corre alle armi”.
I ragazzi annuiscono all'unisono. È tutto sistemato, ci manca solo la messa in atto. Al suo pensiero della grande battaglia, il mio cuore inizia a battere con ritmo euforico. Cazzo, quanto mi è mancata questa sensazione. So che rischieremo di morire ma... mi sento così vivo!
“Abbiamo finito? Vorrei andare a dormire” afferma Xene.
Sto per dirgli di sì, quando Alice mi blocca. “Aspettate!” afferma prima di schizzare verso la sua stanza.
Quando ritorna ha in mano la macchina fotografica di Jusy “Allora?” ci chiede.
Xene sbuffa contrariato, mentre Gabe e Lilia sembrano essere decisamente più entusiasti all'idea.
“È proprio necessario?” chiede il rosso visibilmente infastidito.
“Guarda che l'anima non ti viene mica rubata via, sai?” gli fa notare Lilia. Ci voltiamo verso di lei stupiti. Non ci aspettavamo affatto questa uscita da parte sua. Sto seriamente iniziando ad adorarla. Rendendosi conto di essere al centro della scena, la moretta arrossisce.
“Sentita la signora, Xene? Sei moralmente obbligato” affermo dandogli una pacca sulla spalla.
“Non puoi sempre fare l'asociale” rincara Alice.
“E ricordati di sorridere” aggiungo io.
In tutta risposta Xene mi lancia un'occhiataccia “Non capisco perché dovremmo farlo, non mi pare il momento”.
“Invece è proprio il momento giusto” dichiara Lilia anticipandomi.
Xene non replica, accettando finalmente la decisione del gruppo.
“La scatto io” propone Gabe.
“Aspetta” lo blocco prendendo in mano lo strumento. I ragazzi mi guardano incuriositi. Mi sento travolto da una valanga di emozioni. “Da domani affronteremo l'inferno, ma lo faremo insieme. Qualsiasi cosa succeda, lotteremo fino alla fine, non daremo la soddisfazione a Capitol di vederci in ginocchio a supplicare per la nostra vita. Gli faremo di cosa siamo fatti: coraggio e fiera testardaggine”.
“Ben detto” afferma Gabe, e anche gli altri annuiscono “Vincerà uno di noi, e chi lo farà erediterà la foto, quindi, mi dispiace ragazzi ma sarà mia” aggiunge con tono scherzoso.
“Che pallone gonfiato” commenta Alice con bonaria esasperazione.
“La facciamo o no questa foto?” ci chiede Xene con aria stanca.
“Subito!” replica Gabe.
Ci avviciniamo e ci stringiamo l'un con l'altro, ed avverto con chiarezza il calore dei loro corpi. Non li deluderò, mi prenderò cura di loro. Non devo crollare.
“Dite cheese!”

 

Unleor “L'oscuro” Mizzard, tributo del distretto 2 (Negromanzia), Capitol City

 

Le candele sono tutte al loro posto e già accese, così come la pianta quasi secca. Devo solo aspettare il sorgere dell'ora più buia. So che ciò mi costringerà ad andare a letto tardi, ma poco importa. Le tradizioni vanno rispettate. Il rituale oscuro va celebrato ogni volta che sta per sorgere una giornata molto difficile, in cui probabilmente morirà qualcuno. Si effettua prima di una guerra, nell'ultima notte di un moribondo, o prima degli Hunger Games. Serve principalmente per guidare le anime dei morti, ma anche per scaramanzia ad essere onesti. Ciò che sto provando è indescrivibile, mi sento ansioso ed euforico nello stesso tempo. Per tutta la vita ho aspettato questo giorno, e finalmente è arrivato. L'onore di famiglia, l'orgoglio di mia madre; sto per ottenere tutto.

Guardo l'ora: sono le due, posso iniziare. Mi metto al centro del cerchio e batto il pugno sul petto per sette volte. In seguito mi inginocchio di fronte alla pianta morente e ne assorbo le energie residue, finché non è rimasta una singola traccia di vita. Mi sento nuovamente in forma, come se mi fossi svegliato da poche ore. Questa nuova linfa vitale mi servirà per potenziare l'incantesimo di protezione. Il prossimo passo è la formula: “Antica ed oscura, suprema e potente, fa' che la mia anima non cada domani in tentazione, ma permettimi invece di onorarti e servirti”. Prendo un lungo respiro, è quasi andata. Adesso devo solamente spegnere le candele una per una.


Ho appena spento la terza, quando sento qualcuno bussare insistentemente alla mia porta. Provo ad ignorarlo, ma risulta alquanto impossibile dato che ha deciso di bussare con maggiore veemenza. Sbuffo sconfitto e vado a vedere chi sia.
Violet indossa una camicia da notte completatamene nera e talmente corta che riesco quasi ad intravederle le mutande. Distolgo lo sguardo provando un certo imbarazzo, devo dire che ha proprio delle belle gambe.
La moretta non sembra far comunque caso alla mia reazione dato che è più concentrata su ciò che c'è dietro di me. “Ecco cos'era quella puzza!” afferma con disgusto guardando le candele.
“Mi dispiace se ti ho svegliata, non era mia intenzione, ma era una cosa importante”.
Violet annuisce distrattamente, non sono sicuro che mi stesse ascoltando. “Stavi facendo il rituale oscuro senza che nessuno ti obbligasse? I miei complimenti” afferma ironica. Conosco questo atteggiamento, è tipico di molti miei compagni, più concentrati sul divertimento che su “vecchie e barbose” tradizioni. Li capisco, anch'io vorrei lasciarmi andare più spesso, ma quando ci provo, finisco sempre per sentirmi in colpa. Come adesso ad esempio: se non avessi effettuato il rito non sarei mai riuscito ad addormentarmi.
“Sarebbe meglio se lo facessi anche tu” la esorto “Si dice che offra protezione”.
Violet mormora un: “Ah, ah” annoiato, per poi gettarsi sul mio letto ed iniziare a trafficare nel comodino lì accanto.
Rimango per un attimo imbambolato a causa dello stupore. “Desideri?” domando leggermente infastidito.
“Non ti sei portato dietro nessun giochino, neanche un pornazzo?” mi chiede senza alcun pudore. E cosa me ne facevo? Non sono certo venuto qui per giocare alla console. I porno peggio ancora. Non mi hanno mai eccitato, troppo esagerati, recitati il più delle volte in maniera pessima. È raro incontrarne uno fatto bene.
“Violet...” la richiamo “...sono le due del mattino e domani dobbiamo alzarci presto. Credo sia meglio andare a dormire”.
La mia compagna di distretto sbuffa scocciata “Mi hai svegliata? Ora devi prenderti le tue responsabilità. Mi sto annoiando”.
“Violet” la richiamo paziente.
La mora mette su un broncio infantile e scende giù dal letto.”Va bene, come vuoi tu, noiosone, ma solo perché domani inizia la festa!” esclama allegra. Il sangue mi si gela nelle vene. Cosa ha appena detto? Violet mi osserva, e notando il mio disgusto mi mostra un ampio sorriso. “Intendo la corsa per la vittoria, schiocchino! Sei volontario anche tu in fondo, sai di cosa parlo”.
Annuisco poco convinto, non riuscendo però a togliermi di dosso quella sensazione di nausea. Spero davvero di aver capito male. Come si può uccidere per divertimento? Eppure quella volta mio padre lo fece... quel volto sorridente catturato per sempre dalle telecamere... mi vengono i brividi. La mamma mi ha rassicurato tremila volte dicendomi che non era sempre stato così, eppure più ci penso e più mi vengono i dubbi circa che genere di persona fosse, o come abbia fatto a cadere così in basso. Non farò la sua stessa fine, non mi trasformerò in un mostro. Riscatterò il suo nome, o mi ricongiungerò a lui nel tentativo.
“Ho detto buonanotte” afferma con tono acido Violet strappandomi via dai miei pensieri.
“Buona notte” replico sentendomi improvvisamente parecchio stanco. L'eccitazione di poco fa sta sparendo, lasciando invece il suo posto a un senso di colpa. Vorrei poterne parlare con qualcuno, ma con chi? Sono completamente solo.

 

Alexandria “Aly” Stoner, tributo del distretto 9 (Sacro), Capitol City

Il cuore continua a battermi in gola, le mie mani sono completamente sudate, mentre le vene sotto la tempia stanno continuando a pulsare in maniera dolorosa. Continuo a fissare il soffitto chiedendomi se la mente mi darà tregua, e mi permetterà di dormire prima o poi. Sbuffo per l'ennesima volta. Ho bisogno di riposare, domani è una giornata troppo importante, non posso rischiare di farmi uccidere perché troppo rintontita. Non voglio morire facendo la figura della fessa, anzi, che dico! Io non voglio morire affatto!
Mi tolgo le coperte da dosso, sto letteralmente cuocendo qua dentro. Anche l'arena sarà calda? È più probabile che sia fredda invece, così rischieremo di morire di ipotermia.

Risollevo le coperte e mi nascondo sotto di esse. È possibile che domani mi mancherà un sacco questa sensazione di caldo eccessivo? L'arena sarà così terribile come tutti dicono? Non ho mai visto i giochi in televisione, non so veramente cosa aspettarmi. Antony mi ha raccontato qualcosa, ma non credo sia la stessa cosa. So che incontrerà trappole, ibridi, violenza, ma... non so. Faccio fatica ad immaginarmeli concretamente. Forse è meglio così, magari domani eviterò che la paura mi paralizzi. Sarà stato così anche per Maicol? Quanto avrà resistito prima che l'uccidessero? I miei non hanno neppure voluto che io ne sapessi le modalità. Mi hanno detto che non era una notizia da comunicare ad una ragazzina così giovane ed influenzabile. Hanno affermato che nell'ignoranza sarei stata più felice, che non c'era bisogno di rimuginare sul passato, perché nulla me l'avrebbe mai restituito. Secondo i precetti pensare continuamente ai morti allontana dalla vita, ed è dunque meglio lasciarli nell'oblio. Non sono d'accordo però, non sono sicura che sia giusto. Non parlare della morte di Maicol per me significa non rispettare quella che era stata la sua vita. Inizio a credere che Andreas abbia ragione: il culto ha molte pecche al suo interno. Scuoto la testa. Non è colpa del culto, ma dei sacerdoti e dei santi. Sono loro che sbagliano ad interpretare la volontà del dio Sols, ne sono sicura. Lui vuole solamente il nostro bene. Tutto avviene per un suo piano ben preciso, dall'alto ci osserva e ci guida. Allora perché mi sento così sola?
Mi siedo sopra il letto, stringendo forte le ginocchia. Stai testando la mia fede, mio signore? Ho paura di non essere abbastanza forte.
Mamma? Papà? Dove siete? Maicol? Mi stai guardando? Dammi un po' del tuo coraggio per favore.

 

Continuo a fissare la porta della mia camera, temo che mi tocchi davvero questa volta. Papà è stufo di trovarmi nel suo letto ogni notte. Dice che in quella camera sono già in tre contando Melody, e che non è più disposto ad accogliermi. Non è giusto però! Melody è solo un anno più piccola di me. Ha tutti quei favoritismi perché è la più piccola di casa, ecco la verità. Non mi importa, e non voglio dormire là dentro, mi fa paura. Quella stanza si trasforma durante la notte, e non sto esagerando come dice la mamma. Tutto si fa più grande ed inizio a sentire strani rumori. Si sbagliano, c'è sicuramente un mostro là dentro.
Grace esce fuori dalla sua camera e mi guarda con quel suo sorriso cattivo “Fifona, fifona!”.

Stai zitta Grace!” affermo alzando la voce “Oppure vengo lì e ti picchio!” aggiungo poi.
Come se fossi realmente in grado di farlo!” commenta.
Sto per caricarla quando sento che qualcuno mi afferra per la manica “Lasciala stare, scimmietta, fammi vedere cosa c'è che ti spaventa tanto” propone Maicol.
Mi giro e gli dedico il sorriso più ampio possibile. Finalmente qualcuno che mi crede! Lo prendo per mano e lo trascino dentro la stanza. Tutto è al suo posto per ora, il maleficio si manifesta solamente quando tutti stanno dormendo.
È qua sotto” affermo indicandogli il letto.
Maicol si inchina ed osserva con aria seria la zona. “Non vedo niente, forse starà dormendo” ipotizza.
Sì!” concordo con forza “Quel puzzone dorme di giorno ed esce fuori la notte!”.
Sai questo cosa significa?” mi chiede sedendosi sopra il letto.
Cosa?”
Che ha paura della luce!” afferma entusiasta.
Finalmente capisco dove voleva arrivare, e mi sento improvvisamente carica di energia. Come ho fatto a non pensarci prima? Ci sarei dovuta arrivare da sola. “Hai ragione!” affermo.
Dammi, fammi vedere che cosa ti ha insegnato la mamma l'altro ieri”.
Chiudo gli occhi e metto la mani a scodella. Ripenso ai momenti felici della mia vita, e sposto la loro carica positiva in fondo alle braccia. Quando riapro gli occhi una luce candida e piacevole si è appena formata. L'osservo con occhi sgranati. Faccio ancora fatica a realizzare che sia proprio io la sua creatrice.
Visto? Con questa terrai alla larga qualsiasi mostro, fidati di me!”. Lo abbraccio forte, ringraziandolo dal più profondo per il suo aiuto. “Attenta a non farla troppo potente o domani ti sveglierai che sarai stanchissima, ricordati che quella monella ti consuma energie”.
Annuisco “Sì, signore”.
Maicol sorride in maniera dolce “Ricordati Ally, se hai paura del buio, accendi la luce”.

 

 

 

 

Questo era l'ultimo capitolo prima dell'arena. Soddisfatti? Ora ho una buona e una cattiva notizia. La prima: a Marzo non parto e quindi posso continuare ad aggiornare. La cattiva.... beh, dai vostri voti sulle preferenze non è emerso un risultato preciso. Ogni tributo ha ricevuto un voto per la sua morte, ci sono un sacco di pareggi e... niente, mi tocca annullare le votazioni anche se ne terrò comunque conto. Mi dispiace, anche perché per ora ho in mente solo tre vittime! Aiuto! Altra cosa, nel prossimo capitolo potrebbero esserci ben 7 pov, ma la cosa è da valutare. Ci vediamo fra una decina di giorni/ due settimane. Alla prossima!

 

 

Alleanze momentanee:

 

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Alice, Lilia, Xene, Gabriel

 

Favoriti: Miranda, Kyte, Unleor, Matt e Violet

 

Vigilanti: Killian, Elinor

 

Le ragazze: Elinor, Alaska

 

Gli ultimi: Andreas, Joshua

 

I selvaggi: Jésus, Lily

 

La mente: Louise, Yvonne

 

Soli: Yv, Alexandria, Kalani, Brad, Kronos

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Capitolo 11
*** Il mattatoio ***


Ho pensato a molte cose ultimamente, e ancora non sono arrivata ad una conclusione. Non riesco a capire per quanto mi sforzi: sono veramente così stupida, oppure mi sono semplicemente rifiutata di vedere?
Credevo di conoscerti meglio di chiunque altro: sapevo del tuo odio per nostro padre, della tua misantropia, del tuo dolore. Sapevo quanto pesassero su di te tutte quelle aspettative, così come ero consapevole che non ti sei mai fatto troppe domande su come sarebbe stata la tua vita se tua madre non fosse morta. Per questo la tua confessione mi ha fatto così male: mi ha fatto rendere conto che su di te non so veramente nulla. A chi ho voluto bene in tutti questi anni, Kyte? Non riesco a smettere di chiedermi chi tu sia in realtà, o se siamo mai stati realmente amici. No... mi rifiuto di credere che tu sia sempre stato così malato! Ci deve essere stato un momento in cui ti sei perduto per sempre, ne sono convinta. Nessuno nasce malvagio, sono convinta che lo diventiamo.

Avrei voluto salvarti, e giuro che ci abbiamo provato. Esatto, “ci”. Mia madre, quella donna che tu tanto disprezzi, quando ha scoperto la verità su nostro padre ha cercato di portarti via con noi, ma le era proibito. È vero, ha amici potenti, ma ciò non la rende invincibile.... Che stupida. Che cosa te lo dico a fare? Non mi crederesti mai, la odi troppo per farlo.

Che vita misera è la tua, fratello, ma sai una cosa? Spero ancora che tu possa farcela. Desidero che tu esca vivo da lì e che ti faccia curare. Voglio che ti liberi dei tuoi fantasmi, voglio che tu sia finalmente felice. È possibile una cosa del genere secondo te? A volte ho paura che sia troppo tardi, temo che i giochi non rappresenteranno affatto una rinascita per te. Temo che se ne uscirai sarai ancora più debole e folle, esattamente come è successo a nostro padre, e ti giuro, ho veramente paura che uno scenario del genere si realizzi. Spero tu possa capirmi, in fondo conosci il terrore molto meglio di me.

Dunque... questo è molto probabilmente un addio, e con dolore mi accorgo che è meno difficile dirlo rispetto a quanto mi aspettassi. Sappi che ti voglio bene anche se mi hai spezzato il cuore. Spero che troverai finalmente la pace in modo o nell'altro.

 

Il mattatoio

 

Kalani Bei Fong, tributo del distretto 11 (Piante), catacombe dell'arena

 

Odio questo posto, i suoni rimbombano tutti. Sembra di stare ad un dannato concerto: la ventola per l'aria, i passi dei pacificatori di guardia, la zanzara che vola nella stanza, la stilista che mastica il chewingum, il mio cuore che batte a mille... Quest'ultimo rumore è quello che mi dà più fastidio in assoluto. È così forte che quasi copre qualsiasi altro suono. Perché fa così? Che io abbia... paura? Sarebbe molto sciocco da parte mia dato che sono qui per mia spontanea volontà. Non è paura... è... eccitazione per la nuova avventura che sto per vivere. Sì, è sicuramente così. Non posso essere spaventata, o rischierò di lasciarci le penne là sopra, e non posso permettermelo. Non voglio di certo morire, che cavolo! È tutta una questione mentale, ecco. Devo solo far finta che quella che sto per affrontare è solamente l'ennesima sfida con Hellen e Bruce, niente di più e niente di meno. Semplice no? Eppure ho le mani così sudate... è il caldo, non l'ansia. Io sto bene, sto perfettamente bene. Ho sempre desiderato essere qui. Oggi è una magnifica giornata.

“Vuoi parlare un po'? Non siamo costrette a rimane in silenzio” propone la stilista.
“Sto benissimo” replico repentina appoggiando i pugni sul fianco con aria fiera.
Cristal non replica subito, ma si prende il tempo necessario per grattarsi in pace un pizzico sulla mano “Immagino che ognuno abbia le proprie strategie” dichiara con tono pacato “Sicura di non voler mettere le scarpe?”.
“Cacchio, sì!” rispondo senza alcun indugio. Quei stivaloni mi sarebbero solamente d'impiccio. Mi accontento del mio completo da tributo, quello che mia madre definirebbe “uno sciatto vestito a strati che starebbe male perfino ad un manichino”.
La stilista emette un verso d'approvazione poco convinto “Come vuoi, streghetta. Vai all'angolo che a breve è ora”.
Il mio cuore perde un battito, mentre una sensazione di freddo avvolge il mio corpo. Non di nuovo, devo rimanere concentrata. Ce la farò, ho tutte le capacità per farlo. È uno spreco di tempo pensare ai possibili scenari negativi.
“Kalani?” mi richiama Cristal “Non vieni?”
Muovo un passo in avanti, il freddo del pavimento di ceramica mi riporta alla vita.
Entro nella capsula e avverto la vetrata chiudersi subito dopo. Mi aggrappo alle pareti come per non cadere. L'ambiente è talmente stretto che mi manca l'aria.
“È normale avere paura” commenta la stilista.
“Non ho paura!” replico con rabbia mentre avverto con chiarezza delle vibrazioni provenire dal basso.
La capsula sale subito dopo, talmente velocemente da farmi male alla pancia.
Ci siamo, manca poco. Pochissimo. E se...? No, no, no! Esiste solo il presente. Devo prendere uno stupido zaino e fuggire via, basta così. È una cosa semplice. Sconfiggerò chiunque mi sbarri la strada, ce la posso fare. Non è impossibile.

Il tubo ferma la sua corsa, devo essere arrivata. Dove sono?
“Benvenuti ai 39° Hunger Games” annuncia una voce metallica e fredda.

“...60”.
Faccio un passo a destra, stando attenta a non scendere dalla pedana. Gli altri tributi sono ai loro posti. Sono tutti agitati, tranne qualche folle.
“...50..”
Brad! È alla mia destra! Sono sicura che sia lui! Canta sempre quando è nervoso, e lo sta facendo addirittura adesso. Oh, Brad, cosa ne sarà di te? Non sei mai stato un genio del combattimento...
“...30...”
No, ho poco tempo! Devo analizzare l'ambiente! L'aria è fredda, non anzi, umida, come se fossimo dentro ad una grotta o qualcosa del genere. Non sento alcun spiffero però. Siamo in un ambiente chiuso. Aspetta... chiuso?
“...10...”
Cosa sono questi rumori? Li conosco, li ho già sentiti da qualche parte. Ma dove? Ci sono! Sono dei cazzo di portali!
“...0”.
Scendo dalla padana, e mi accorgo con sollievo che siamo circondati da mattonelle di pietre. Non faccio in tempo a festeggiare che avverto dei lamenti provenire da tutte le parti. Quasi nessuno dei concorrenti sta correndo, la maggior parte sta procedendo in maniera casuale. Cosa diavolo sta succedendo? Dov'è il massacro tanto preannunciato?
Mi volto verso destra ed avverto un esserino leggero fuggire lontano dalla cornucopia zoppicando. Riesco a riconoscerla lo stesso: è Alexandria del distretto 9. Possibile che..? Che culo, che culo, cazzo! Non posso credere di essere stata così fottutamente fortunata! Non sprecherò quest'occasione.
Sto per raggiungerla, quando avverto Brad imprecare a mezza voce dopo essere caduto per terra. Dannazione, non posso lasciarlo qui. L'incanto di quella furbetta non durerà a lungo, e quando terminerà Brad sarà in grossi guai. Non posso abbandonarlo.
Lo raggiungo con una falciata e lo aiuto ad alzarsi mentre prendo in mano uno degli zaini.
“Lasciami, lasciami!” sbraita lui spingendomi via spaventato.
“Sono io, cretino!” affermo sorprendendolo.
“Kalani, sei tu? Non vedo niente!”
“Lo so. Muoviti!” affermo obbligandolo a seguirmi. Hellen e Bruce mi avevano parlato di questo trucchetto del distretto 9, ma sostenevano che era da parecchie edizioni che non lo tiravano fuori. A quanto pare invece Alexandria è abbastanza potente da evocare una luce incalore in grado di accecare la gente nei pareggi per una manciata di minuti. Un bel potere, per carità, ma completamente inutile con me. La natura ci ha già pensato al suo posto. Senza volerlo mi ha dato un'occasione ghiottissima per andarmene da qui senza rischiare la pelle. Certo, potrei approfittarne per prendere un'arma o qualcosa del genere, ma non voglio rischiare di imbattermi in quelli del sette, senza contare che preferisco mettere al sicuro Brad in questo momento.

Corriamo verso Sud, nella stessa direzione in cui è fuggita la bambina del nove. Quando la raggiungiamo è a pochi metri dal portale.
“Lasciatemi in pace!” urla con una voce acuta.

“Perché mai? Non mi faccio di certo sfuggire un'alleaza del genere!”
“Ma...!” obiettano lei e Brad in coro.
Non li ascolto però, gli spingo entrambi dentro il portale, per poi entrarci io stessa. Veniamo accolti da un pesante odore di pino silvestre.

 

Kronos Allen, tributo del distretto 6 (Aerocinesi), arena

 

Ehi! No, no, no! Non può essere! I miei occhi! Non ci vedo! Perché proprio ora? Merda.. dove sono tutti? Sono in pericolo! Devo fare qualcosa. Ma cosa? Mi muovo a tentoni, accarezzando la superficie ruvida del pavimento. Che cos'è? Non è di certo erba. Dove sono? Cazzo! Cazzo!
Mi sposto leggermente in avanti, sperando di beccare uno zaino o qualcosa del genere. Devo assolutamente prendere qualcosa da portare via con me, non posso scappare a mani vuote. Non mi importa di cosa mi abbia detto Summer, ho bisogno di quei viveri. Sono una schiappa nel riconoscimento delle piante, senza uno zaino morirei sicuramente di stenti, o peggio ancora avvelenato.

Allungo nuovamente la mano e finalmente riesco ad intravedere qualcosa. Inizialmente è molto sfocato, riesco ad intravedere solamente una cosa rosa circondata da altra roba grigia, ma poi i dettagli iniziano a farsi sempre più chiari. Lentamente riesco a focalizzare i miei peli, le mie unghie e perfino quella cicatrice che mi ero procurato in quella rissa un paio di anni fa. Mia sorella mi ha sempre preso in giro dicendo che ricordava la M di Megan, il suo nome. Ora che ci penso, non sono così sicuro che il suo fosse un modo per canzonarmi... No, non è il momento. Alzo la testa, ma non riesco a vedere la cornucopia, gli occhi mi bruciano ancora da morire.
Avverto dei lamenti provenire dalla mia sinistra, e mi volto per capire cosa stia accadendo. Intravedo due figure femminili, entrambe more, ma non sembrano avere intenzioni ostili l'una verso l'altra. Si fermano a cianciare di non so cosa, ma sicuramente di cose inutili. Stupide femmine, non riescono mai a trattenersi? Devono scappare, e così anch'io.

Mi alzo in piedi a fatica, notando come diverse ombre stiano imitando il mio esempio. Stiamo recuperando tutti quanti la vista, a breve il vero bagno di sangue incomincerà. Sento il cuore battermi in gola, le gambe tremarmi e il sudore scivolare giù per la mia tempia. Ho sempre amato questa sensazione, mi ha sempre fatto sentire terribilmente vivo, ma questa volta è diverso. Questa volta c'è solamente la paura.
Sto per avanzare in avanti quando intravedo una macchia grigia e gialla sfrecciare verso la cornucopia a tutta velocità. Deve essere quella figa di legno del distretto 1. I favoriti stanno per agire dunque, non penso di essere un loro bersaglio primario a causa del mio stupido voto, ma è meglio non rischiare.
Prendo uno zaino a pochi metri da me, e mi volto verso l'esterno. Siamo circondati da muri di pietra privi di qualunque finestra. Le uniche via d'uscita sembrano essere dei portali di teletrasporto. È la prima volta che ne vedo, sono talmente costosi che perfino a Capitol City sono rarissimi. Spero che quelle dicerie su di loro siano false, perché non ho voglia di spezzarmi una gamba attraversandone uno. Ho altra scelta però? Oh, al diavolo!
Inizio a correre verso il portale ad Est (sempre che sia l'Est), quando l'aria viene squarciata da un terrificante urlo acuto.
“Alaska!” urlo d'impeto, voltandomi nuovamente verso la cornucopia. Cerco di capire che sia stata la ragazza ad essere ferita, ma ormai c'è troppa confusione, non riesco più a capirlo. In compenso riesco ad intravedere una zazzera biondissima verso Nord in cerca di un zaino. Alaska! È ancora viva! Grazie al cielo! Ho avuto così tanta paura!
“Alaska!” urlo nuovamente, ma un nuovo urlo da parte della ragazza di prima mi copre completamente. O quasi. Una tipa bassa con un quattro stampato sulla felpa mi ha sentito. Mi sta lanciando uno sguardo di sfida e ha in un mano un coltello. Cazzo avrà da guardare questa scema? In un momento diverso l'avrei riempita di botte, chi se ne frega se è una ragazza, ma è armata, e siamo nel bel mezzo di un bagno di sangue. Summer, Alaska, i miei, e perfino la stilista, mi hanno pregato di non fare cazzate. Per quanto è dura mi devo trattenere, mi rifarò più tardi.
Sto per rivoltarmi, quando la tipa alza il braccio armato, ma non nella mia direzione, ma in quella di Alaska. Il suo volto si dipinge di un ghigno di guerra. Quella puttana bastarda! Non glielo permetterò per nulla al mondo!
Getto lo zaino a terra e la carico con tutte le mie forze, scatenando in lei un'espressione compiaciuta. Riderà ancora per poco questa stronza! Le strapperò quel ridicolo coltello e glielo pianterò in gola, lo giuro! Carico un gancio e miro al suo naso, ma riesce ad evitare la mia mossa con relativa facilità. Il tributo del quattro mi colpisce con una ginocchiata sul fianco, ma non è niente, ho sopportato colpi ben peggiori di questo. Carico un nuovo colpo, e questa volta riesco a colpirla sulla mandibola. La stronza indietreggia di un passo, per poi provare a colpirmi con il suo coltello. Con una destrezza che non sapevo neanche di possedere, l'afferro per il polso parando il suo colpo per un soffio. Ghigno soddisfatto per il mio successo, ricevendone in cambio uno di puro odio. Sto per strapparle di mano l'arma quando qualcosa di umido mi colpisce all'occhio. Volto la testa di riflesso allentando la presa sul polso. Il tributo mi scivola via, per poi colpirmi con l'ennesima ginocchiata, all'inguine questa volta. Il dolore è talmente potente da bloccarmi a metà il respiro. Mi piego verso il basso, quando avverto un'altra fitta prepotente alla schiena, seguita da un'altra, e da un'altra ancora.
Cado per terra e sento la mia pelle bagnarsi del mio stesso sangue. Ho perso dunque? Fa così male... faccio fatica a respirare. Inizio a tossire, e sento in bocca un sapore metallico. Merda... sono messo proprio male, così tanto che mi viene da ridere. Volto la testa verso la cornucopia ed intravedo la puttana fuggire via verso una nuova preda, ma per fortuna riesco anche a scorgere Alaska, con uno zaino in spalla. Almeno lei è salva, anche se non credo proprio che si sia accorta di me.
Alaska... almeno tu, devi vivere. Torna a casa, ti prego. Dì a miei che li voluto bene. Dì loro che ho lottato fino all'ultimo.

Alaska... ho paura, e tanto freddo.

 

Yvonne “Yv” Davzon, tributo del distretto 4 (Idrocinesi), arena

 

Ho dovuto farlo, non potevo permettergli di andarsene così facilmente.
Ho sempre pensato che gli Hunger Games fossero una sorta di metafora della vita. Qui, come da qualsiasi altra parte, devi tirare fuori i denti per non farti sottomettere, e non devi neppure avere pietà per nessuno, perché nessuno ce l'avrà per te. Uccidere o morire è una regola universale che qui viene applicata senza alcuna ipocrisia in quanto ti dimostra chiaramente che nulla nella vita ti viene regalato. Ogni cosa deve essere conquistata, anche quelle più banali, come il rispetto della tua gente o l'amore dei tuoi genitori. Quando quello stupido tributo ha iniziato ad urlare ai quattro venti il nome della sua ragazza, con quel dannato zaino ben fissato sulle spalle, senza alcuna ferita sul corpo, beh... ho perso la testa. Era come se mi urlasse “Guardami, sto bene, ho tutto quello che mi serve”. Spocchioso, miserabile, arrogante. È stato un piacere ucciderlo, e giuro che lo rifarei di nuovo se potessi! Forse non mi avrà direttamente insultata come fece quella volta Danielle, ma è come se l'avesse fatto. Al solo pensarci mi viene di nuovo da tremare dalla rabbia! Dannato bastardo, credevi davvero di potertela cavare in quel modo? Visto che fine hai fatto? Sei stato ucciso da una povera senza poteri, una lesbica che ha preso solo un sei alle prove individuali. Visto invece quanto valgo? Questo era solo l'antipasto, mi serve una nuova vittima.

Mi guardo intorno, notando un gran caos intorno a me. Sono circondata da morte, distruzione e dolore nella sua forma più pura. È l'inferno, esattamente come me l'hanno sempre descritto. Mi volto verso sinistra ed intravedo quella ritardata del distretto 12 fuggire via in compagnia di un corvo. Quanto sarebbe bello farla fuori! L'ho sempre trovata odiosa nella sua ingenuità! Una del genere non può sopravvivere a lungo qui. Terminerei io stessa la sua avventura, ma è troppo lontana ormai, perderei solamente tempo.
Mi volto dall'altra parte ed intravedo la vittima perfetta. Louise Welch ha sempre scatenato in me una certa curiosità: sempre posata e seria, con quel viso dai lineamenti perfetti arricchiti da quelle lentiggini deliziose. L'ho sempre trovata un po' il mio opposto. Potrebbe essere una battaglia simbolica, in grado di catturare l'attenzione di tutti.

Mi dirigo verso da lei con calma, ignorando l'improvvisa vampata di calore alle mie spalle. Non mi importa cosa stiano combinando i tributi del distretto 5, ho una missione da compiere. Mi chiedo in che belva sappia trasformarsi Louise, e soprattutto se è possibile portarmi via la sua pelliccia, le sue corna o qualunque cosa abbia. Credo che starebbero molto bene nel mio salotto.
Mi avvicino lasciando ben in mostra il coltello sporco di sangue, voglio che sappia a che cosa stia andando incontro. La sua reazione è esattamente quella che mi aspettavo: non perde la calma, non iniziare a piangere dalla paura. Si limita a dilatare le narici, per poi avviare il processo di trasformazione. Se pensa che le darò il tempo necessario per farlo si sbaglia di grosso.
Mi avvento su di lei quando il processo sta quasi per terminare, infilzando il coltello sul suo fianco. Louise guaisce per il dolore, mettendo in mostra le sue bianche zanne. Leggo nei suoi occhi ancora una forza vitale rilevante, chiaro messaggio che non devo averla colpita in un punto vitale. Poco male. La colpisco nuovamente, ma succede qualcosa di strano. Il coltello non incontra nessuna resistenza, la sua carne lo accoglie con dolcezza, come se fosse il bacio di un amato. Dalla nuova ferita non esce affatto del sangue, ma un liquido rosa che odora di fiori di campo. Osservo la lupa con aria confusa. Cosa diavolo sta succedendo? Agisco nuovamente, ma il coltello rimane incastrato nel suo corpo, diventato improvvisamente semifluido, come un budino.
Mi alzo in piedi, agitandomi da una parte all'altra. Non capisco, cosa sta succedendo? C'è qualcosa che non va... Accidenti! Non riesco a pensare! C'è uno stupido moscerino che continua a volarmi sotto il naso. Provo a cacciarlo via, ma al suo posto ne appiano cinque. Sposto il braccio nuovamente, e ne appaiano una ventina, sempre più numerosi e rumorosi. Mi vedo costretta a chiudere gli occhi, per impedire che entrino là dentro. Sono già dovunque: fra i capelli, nel naso, in bocca, dentro i vestiti. Continuo ad agitarmi, ma non fanno altro che aumentare.
“Adesso!” grida una voce lontana.
Riapro gli occhi e mi trovo davanti alla faccia le fauci letali di Louise. Non faccio in tempo a pararmi. Avverto un dolore soffocante al collo, il mondo diventa nuovamente sfocato. Sento il mio corpo diventare pesante, per poi ritrovarmi magicamente per terra. Intravedo Louise fuggire via malconcia insieme ad un'altra ragazza. Hanno fra le mani un bottino molto vasto. Dove stanno andando? Non è ancora finita, non è... ancora...

 

Alice Grace, tributo del distretto 7 (Negazione di potere), arena

 

Non manca molto allo scoccare dello zero. Ho le mani sudate e un leggero mal di pancia, ma credo sia normale. Il fatto che stia provando ansia significa che sono una persona mentalmente sana dopotutto. L'unica cosa che conta è non farsi schiacciare dalle proprie emozioni, e non alcuna intenzione di farlo. Ho una missione ben chiara, e non posso fallirla. Sono quella più vicina a Lilia, tocca a me difenderla, e lo farò ad ogni costo. La mia squadra conta su di me.
Piego le ginocchia per prepararmi allo scatto iniziale. La mia alleata è solamente quattro postazioni lontana da me, posso farcela. Devo solo stare attenta a non scontrarmi con gli altri tributi nella corsa.

Il countdown continua a scorrere, siamo quasi alla fine. Chiudo gli occhi e prendo un grosso respiro. Se esiste qualcuno là in alto, che sia il Dio Sols del distretto 9 o chiunque altro, spero che abbia pietà di me.

All'apparire dello zero scatto verso sinistra, ma sembra che sia la sola a farlo. Sì, c'è confusione, ma di tutt'altro tipo rispetto a quello che immaginavo. Nessun fiatone o rissa, ma solamente imprecazioni e cadute a terra. Possibile che solo io mi stia comportando in maniera normale? L'unica spiegazione è che qualcuno abbia gettato un incantesimo su tutti. Deve essere stato uno del nove, sono gli unici in grado di fare una cosa del genere.
Il battito cardiaco inizia a rallentare, ed avverto una lieve sensazione di sollievo. Mi hanno concesso un enorme opportunità, non posso sprecarla. Mi rimetto in cammino e raggiungo Lilia in breve tempo. La trovo rannicchiata accanto alla postazione di partenza. Ha la testa nascosta fra le ginocchia e sta tremando. Come ho fatto a non pensarci? Per lei deve essere tremendo, è probabile che sia quella che stia soffrendo di più. Non sta sentendo solamente la sua paura, ma quella di tutti.
Mi avvento su di lei e la stringo forte. Lilia esista un attimo prima di contraccambiare il gesto, giusto il tempo necessario per riconoscere il mio odore.
“La mia... testa! Stava.. stava scoppiando, Alice!” afferma fra un singhiozzo e l'altro.
Le accarezzo la schiena con calma, in un assurdo tentativo di calmarla. Come posso rassicurarla? Fra pochissimo scoppierà l'inferno qua dentro! Potrò proteggerla dalle emozioni altrui, ma non da tutto il resto. Devo pur dirle qualcosa però! Non posso lasciarla in questo stato! “Stammi vicina, va bene?” affermo mentre le do una carezza sulla guancia umida “Non ti lascio”.
La mora annuisce e si aggrappa alla mia spalla. L'aiuto ad alzarsi e mi guardo intorno per cercare che cosa fare. Molti tributi stanno scuotendo la testa da una parte all'altra, indice che l'effetto dell'incantesimo sta iniziando a svanire. Intravedo da lontano Ike all'interno della cornucopia a cercare un'arma, una da mischia data la situazione, anche se credo che finirà per mettersi in tasca lo stesso una frombola. In fondo ha affermato più di una volta di essere affezionato a quell'aggeggio.
“Stanno tutti bene?” mi domanda Lilia apprensiva.
“Sì” replico repentina, anche se sinceramente non ho la benché minima idea su come stiano Xene o Gabe. Il mio obiettivo principale adesso è quello di cercare un rifugio, ma è quasi impossibile. L'ambiente è un enorme stanza senza finestre dove domina solamente il color grigio. Le uniche via di fuga sembrano essere tre o quattro portali, ma non me la sento di attraversali. Non so se possiamo tornare indietro una volta attraversati, né dove possano portarci. È troppo pericoloso separarci dal gruppo, ma anche stare qui con gli altri non sarà una passeggiata. Che faccio adesso? Lilia è ancora accecata, conta su di me!
“Che hai?” mi chiede Lilia “Stai respirando in maniera strana”.
“Non ci sono nascondigli” le confesso.
“Cosa?” chiede allarmata.
Merda, non possiamo rimanere qua in queste condizioni! Spero che Ike lo capisca. Cercheremo di ricongiungerci a loro il più presto possibile. Dobbiamo farlo, non abbiamo scelta “Dobbiamo prendere uno zaino” sentenzio infine.
“Alice!” protesta Lilia, ma non ho tempo per spiegarle la situazione.
La prendo per mano e la trascino in avanti quando intravedo una saetta bionda sfrecciare verso la cornucopia. Cazzo, cazzo! I favoriti si stanno riprendendo! Non c'è più tempo!

Afferro lo zaino con voga e mi volto indietro pronta a scappare, ma il mio cammino viene bloccato da un volto temuto. Quei capelli neri, quegli occhi freddi come il ghiaccio. Perché fra tutti proprio lui? Lilia mi stringe forte la mano, riconoscendo il nostro avversario nonostante la vista ancora debole.
Kyte mi sorride glaciale “Stavo cercando un paio di persone, ma poi ti ho vista, e ho pensato che in guerra una delle prime cose da fare è distruggere le difese nemiche. Sai come chiamano quelli del distretto sette?” mi chiede retorico “Gli scudi umani”.
Io e Lilia ci stringiamo la mano ancora più forte. Devo proteggerla, cosa posso fare? Mi mordo il labbro forte fino a farlo insanguinare.
Con la coda dell'occhio intravedo la saetta correre verso di noi, e fermarsi accanto a Kyte. La sua alleata gli consegna un'arma, una scure, per poi andarsene via, probabilmente per consegnare altre armi in giro.
“Babbo Natale è arrivato in anticipo quest'anno” afferma sadico accarezzando con un dito la lama dell'arma. Mi volto verso la cornucopia, nella speranza che qualcuno ci stia venendo incontro, ma c'è poco da fare. Ike sta lottando contro il ragazzo del distretto 4, e Xene sta arrivando per dargli man forte. Nessuno si è accorto di noi, siamo sole.
Mi volto verso Lilia, sta piangendo disperatamente, probabilmente sta dando mentalmente addio a tutte le persone che ha amato. È una ragazza così dolce e sensibile, mi ricorda tanto mia sorella. Non può morire qui.
“Va' a cercare aiuto” le sussurro.
“Non ti lascio sola!” obietta lei.
“Abbiamo bisogno di Gabe. Io lo trattengo, ma tu devi essere veloce, capito?”
Non riesco a sentire la sua risposta, la mia attenzione si sposta totalmente verso Kyte. Ha la scure alzata e mi sta caricando. Mi scanso per evitare il suo colpo, anche se finisco per farmi graffiare la spalla. Kyte non demorde, e cerca di colpirmi ancora. Mi getto di prepotenza a destra, ma finisco per perdere l'equilibrio e finire per terra. Piego il ginocchio destro per cercare di rialzarmi, ma la sua scure è già sopra di me.
Urlo per il dolore. No, non ho più il fiato per farlo, non sono stata io, ma Lilia, è la sua voce questa. Mi volto verso di lei, è affianco a Gabe, al sicuro. Sorrido. Missione compiuta.

 

Elinor “Elly” Gilbert, tributo del distretto 5 (Pirocinesi), arena

 

L'aria viene squarciata nuovamente da un urlo della povera Lilia. La ragazza del distretto 7 è riversa a terra in un lago di sangue. Il suo volto è pallido, e i suoi occhi scuri sono ancora aperti verso il mondo. Kyte è affianco a lei, in piedi, ed osserva il suo operato nello stesso modo in cui un bambino guarda un disegno appena finito. Non c'è traccia di rimorso nel suo volto, né di paura, solamente un sadico sorriso. Come può un essere umano essere così insensibile e spietato di fronte a un suo simile!? Come può esistere così tanta crudeltà? È stato orribile assistere a quella scena sul tetto quella volta, ma il disgusto provato allora non supera certamente quello di adesso. I muscoli sono tesi, le mie labbra serrate. Avverto un fuoco dentro di me, e non so per quanto tempo riuscirò a trattenerlo.

Una mano mi afferra per il gomito. “Concentrati” afferma Killian continuando a fissare il cadavere della ragazza. Perfino lui sembra essere turbato dalla scena.
Annuisco debolmente, cercando di ricordarmi tutti gli insegnamenti che ho ricevuto a scuola per controllare il mio potere. Non posso esplodere, o finirò per far del male anche a chi è innocente.
Ci avviciniamo ulteriormente a Kyte, e così anche l'alleato di Lilia, il ragazzo del distretto 3.
La mora raggiunge il corpo dell'amica ed inizia a piangere disperata, mentre Gabe rimane focalizzato sul suo avversario, pronto ad attaccarlo.
“Lui è nostro” interviene Killian ricordandogli i patti.
“Avete tutti quanti voglia di giocare con me? Ne sono onorato” afferma Kyte, ma dietro al suo sarcasmo avverto una nota che nell'ultima settimana mi è diventata terribilmente famigliare: la paura. Non riesco a trattenere un sorriso. La pagherai, bastardo. Per Amy, per questa povera ragazza, per chiunque altro tu abbia ferito. Hai finito di seminare dolore ovunque tu vada.
“Andiamo” afferma il ragazzo del 3 prendendo sottobraccio l'amica per poi scappare via dall'area.
Si sono allontanati di pochi metri quando Kyte alza la sua scure e passa all'attacco, sperando di coglierci di sorpresa. Non funziona però, io e Killian ci siamo allenati troppo per fallire. Alziamo in contemporanea le mani verso di lui e riesco ad intravedere nel suo volto il terrore più puro. Poi solo fiamme e morte.

Il corpo di Kyte si contorce di fronte a me, e alle sue urla si uniscono quelle agghiaccianti di un'altra ragazza, Miranda, che era accorsa verso di noi per dare man forte al suo compagno di distretto. Non mi ero neanche accorta che ci fosse anche lei.
Abbasso le mani e mi accascio per terra sentendomi improvvisamente svuotata. Di fronte a me c'è un corpo annerito che non ha più nulla di umano. Mi sembra incredibile che sia Kyte. Fino a un momento fa era qui, pronto ad ucciderci, ed ora non c'è più. È scomparso per sempre, ed è stato per colpa mia. Dovevo farlo però. Era una persona disgustosa e voleva uccidermi, non avevo scelta! Perché allora mi sento lo stomaco sottosopra? Mi sento così stanca.

Mi passo la lingua sopra le labbra avvertendole come appiccicose, non posso non notare che nell'aria c'è un odore dolciastro a dire poco nauseante. Mi volto verso la povera Miranda, vittima innocente del nostro attacco. Si sta ancora muovendo, deve essere ancora viva. Anche Killian se ne accorge. Lo vedo mentre protrae il braccio verso di lei per terminarla, quando un “No” urlato a gran voce rompe quel religioso silenzio che si era formato dopo il nostro attacco. Un gettito d'acqua colpisce Killian in pieno volto e lì rimane sotto forma di bolla. Il mio alleato sgrana gli occhi per la sorpresa, per poi cercare di spezzare l'incantesimo a mani nude. È solo allora che capisco cosa stia succedendo.

Mi alzo in piedi a fatica e mi dirigo da Killian, iniziando a scuoterlo con insistenza, ma inutilmente. Il suo volto inizia ad inscurirsi. Il panico inizia ad impossessarsi del mio corpo.
“Aiuto!” grido a gran voce rivolgendomi verso gli altri “Aiuto!” ripeto, ma nessuno si muove, nemmeno i nostri alleati. Ike è seduto sul pavimento della cornucopia, e Xene sta applicando un incantesimo di guarigione sul suo braccio. Il ragazzo del sette mi guarda con fare apprensivo, ma il suo alleato ha decisamente deliberatamente di ignorarmi. Lilia è ancora sotto shock, mentre Gabe guarda impietrito la scena affianco ad Unleor con il quale stava combattendo fino a qualche secondo fa. “Aiuto!” provo a ripetere, ma niente.
Mi volto verso Killian, il suo volto è ormai viola. Si sta graffiando il collo nella disperata ricerca di ossigeno. Non resisterà a lungo. Mi volto verso il suo aguzzino, quel vigliacco. Ha la testa china, rifiutandosi lui stesso di vedere l'orrore che sta compiendo. Lo sento singhiozzare fin da qui. “Smettila, ti prego, smettila!” lo supplico in lacrime, ma anche da lui ricevo solo silenzio.
Ho un'unica strada purtroppo. Sto per alzare il braccio per colpirlo con un incantesimo, ma Killian mi afferra per il polso impedendomelo. Mi volto verso di lui e vedo che sta scuotendo la testa. Ora capisco. Stanca come sono non sopravvivere ad un nuovo incantesimo, morirei sicuramente. Con il labiale mi sussurra una sola parola: scappa.
Sto per replicare, quando sento qualcun altro aggrapparsi all'altro braccio. Mi volto, è Alaska. Il suo volto è rigato dalla lacrime, e sta tremando come una foglia.
“Ti prego” mi sussurra a fatica.
Io capisco, ma non posso farlo. Mi volto verso Killian, ha chiuso gli occhi. È morto.
Mi accascio al suolo distrutta. Non può essere, non può essere successo davvero. La bolla d'acqua si spezza, liberandone il corpo il quale casca al suolo senza alcuna grazia. Mi avvicino a lui e mi appoggio sopra al suo petto singhiozzando. Non può essere, non può essere successo davvero. Perché a noi? Non capisco?
Avverto Alaska abbracciarmi da dietro “Ti prego, ti prego, Elly, ti prego” continua a ripetere debolmente.

“Basta!” urla Lilia a gran voce “Basta, basta, basta, basta!” ripete con insistenza “Basta!”

I pochi tributi rimasti nella cornucopia si girano verso di lei. Nessuno di noi trova il coraggio per muoversi, o per fare qualunque cosa. Rimaniamo in silenzio, avvertendo tutti quanti la stessa stanchezza e lo stesso dolore.
“Sono d'accordo, possiamo fare basta per quanto mi riguarda. Sono così stanco che perfino io non riesco a trovare le forze per parlare” acconsente Ike, che pare invecchiato di almeno vent'anni.
Unleor appoggia la mano sulla spalla di Matt ed insieme raggiungono Miranda, la prendono in braccio, e si dirigono verso Ovest.
“Li lasciamo andare così?” domanda Gabe.
“Sì” replica Ike, come svuotato.
Anch'io ed Alaska ci alziamo in piedi, e ci dirigiamo verso Nord, consapevoli che avremo bisogno di molto tempo per riprenderci da oggi.

 

Miranda Wilson, tributo del distretto 1 (Incremento abilità fisiche), arena

 

Ho come l'impressione che il fuoco mi stia ancora avvolgendo e dilaniando ogni mia cellula. Mi sento esplodere in mille pezzi, ho voglia di urlare, ma non ci riesco. Dentro di me c'è solo una consapevolezza: ho fallito. Dovevo portare la mia squadra alla vittoria ed invece abbiamo perso. È mai successa una cosa del genere? Sono la favorita peggiore di tutti i tempi. Questa che sto subendo è la giusta punizione. Che cosa pensavo di fare? Pensavo davvero di cambiare la mia natura? Chi nasce quadrato non può morire tondo.

“Appoggiamola qui” afferma Unleor. È ancora vivo? Aveva ragione lui, non avrei mai dovuto sottovalutare gli avversari, non avremmo dovuto concentrarci solamente sulle armi. Cosa abbiamo fra le mani adesso? È tutto finito, ho fallito miseramente. Io... sto scoppiando! Fa male, fa troppo male, non posso resistere. Victor, mi dispiace tanto.
Qualcosa di fresco e bagnato mi avvolge quasi completamente dandomi un attimo di tregua. Provo ad aprire gli occhi. Il sole sta splendendo con fierezza nel cielo, ed intorno a me c'è una spiaggia incontaminata. Questo posto mi ricorda la villa al mare di famiglia, credo di esserci stata l'ultima volta la scorsa estate. Quanto ero stupida all'epoca.
“Cosa dobbiamo fare adesso?” chiede Unleor, ma nessuno risponde “Matt! Ti prego parlami!”
Giro la testa a fatica ed intravedo l'altro mio alleato. È pallido come un fantasma, e sembra essere chiuso in un mondo dove nessuno può entrare. Pare un bimbo indifeso, cosa gli sarà successo?
“Violet...” sussurro debolmente.
Entrambi si voltano verso di me “Sei ancora viva!” afferma allegro Unleor.
“Violet...” provo a ripetere. Dov'è? È morta anche lei? Non ricordo di aver visto il suo corpo in giro. Spero sia ancora viva, non sopporterei un altro peso del genere. Ero io la leader del gruppo! Erano tutti sotto la mia ala, dannazione!
“È scappata” afferma Unleor con tono grave “Probabilmente appena ha visto che le cose si stavano mettendo male per noi è andata per la sua strada. Che razza di stronza, dovevo sapere che non potevamo fidarci di lei”.
Avrei dovuto capirlo anch'io. Sapevo che c'era qualcosa che non andava in lei, ma pensavo che sarebbe stato un problema che sarebbe sorto in seguito, che avrei avuto tutto il tempo del mondo per organizzarmi ed affrontarlo. Temevo che se avessi parlato di lei con troppo anticipo con gli altri, avrei solamente gettato zizzania e messo in pericolo l'alleanza. Che dire, non ne ho azzeccata neanche una. Avevano ragione su di me, sono solo una ricca viziata ingrata che è entrata volontariamente in qualcosa molto più grande di lei e che per farlo, ha rinunciato all'unica cosa veramente bella della sua vita. Victor, non merito il tuo perdono, mi dispiace tantissimo.
“Miranda, non piangere per favore”
“È colpa mia” replico con un filo di voce. Vorrei usare un tono più alto, ma non ci riesco. Mi sto sentendo sempre più debole, ho una voglia assurda di dormire, ma non credo che sarò più in grado di svegliarmi. Va bene così, è quel che mi merito. Spero solo che Victor non soffra troppo.
“Non dire così! Non potevamo aspettarci una coalizione così vasta contro di noi! I nostri avversari erano ben preparati e decisi nel farci fuori. Hai fatto quello che potevi, davvero” afferma Unleor cercando di consolarmi.
Sto per dirgli che si sta sbagliando, che avrei potuto fare molto di più invece, come ad esempio non perdere uno dei coltelli durante la mia corsa, ma non ci riesco. Sono al limite, riesco a malapena a tenere gli occhi aperti. È quasi giunta l'ora, a breve smetterò di soffrire.
Mi volto verso Unleor, noto solo adesso che ha parecchi graffi sul viso, deve aver combattuto duramente. Probabilmente ci ha creduto fino all'ultimo. Sarei curiosa di scoprire come ha fatto a portarmi via da lì, come ha tenuto a bada i nostri avversari, ma sarà per un'altra volta. Forse non dovrò aspettare così a lungo. Ho una domanda da fargli, solo una e poi posso andare.
“Il mio...corpo. È... utilizzabile?” gli chiedo facendo riferimento alla possibilità di essere risorta.
Unleor mi osserva con aria truce. Ormai deve essere chiaro anche a lui che non durerò a lungo. “Preferisco che tu vada in pace, Miranda” afferma semplicemente.
Annuisco poco convinta, non sono sicura di farcela. Ho così tante cose in sospeso, così tanti rimpianti.. quanto vorrei ricominciare tutto da capo.
“Hai detto che hai un fidanzato, vero?” mi chiede.
Annuisco nuovamente. Il mio Victor.
“Pensa a lui, pensa ai momenti passati insieme, a quando l'hai conosciuto, a quando vi siete baciati per la prima volta. Ricordati di ogni momento felice passato insieme. È valsa la pena vivere solo per quello?”.
Sì, lo è stato.
“Riposati Miranda, il domani è incerto ed abbiamo bisogno di tutte le nostre forze per affrontarlo”.
Annuisco per l'ultima volta, ha perfettamente ragione. È stato piacevole chiacchierare con lui, se mi fossi impegnata sul serio avremmo potuto essere amici. Che peccato.

Chiudo gli occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Morti:

24° Kronos Allen, tributo del distretto 6 (3 pov), ucciso da Yv

23° Alice Grace, tributo del distretto 7 (3 pov), uccisa da Kyte

22° Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (3 pov), ucciso da Killian ed Elinor

21° Killian Jones, tributo del distretto 5 (2 pov), ucciso da Matt

20° Yvonne Davzon, tributo del distretto 4 (3 pov), uccisa da Louise

19° Miranda Wilson, tributo del distretto 1 (3 pov), uccisa da Killian ed Elinor

 

 

Feriti:

Louise (ferita al fianco)

Lilia, Matt, Elinor, Alaska (emotivamente sconvolti)

Ike (ferito al braccio- in guarigione)

Matt, Unleor, Xene (qualche graffio)

 

 

MasterKiller:

Elinor: 2 uccisione (in collaborazione)

Killian: 2 uccisione (in collaborazione)

Yv: 1 uccisione

Louise: 1 uccisione

Kyte: 1 uccisione

Matt: 1 uccisione

 

 

Alleanze:

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Lilia, Xene, Gabriel

Il disperato duo: Unleor, Matt

Le ragazze: Elinor, Alaska

Gli ultimi: Andreas, Joshua

I selvaggi: Jésus, Lily

La mente: Louise, Yvonne

L'alleanza del sole (Detti anche Kalani e le sue troiette): Kalani, Brad, Alexandra

Soli: Violet

 

 

Anche questa è andata, ma mi tocca annunciarvi che il mese prossimo non sarò a casa, e dunque prima di un mese non ci sarà alcun capitolo, mi dispiace, ma è stata una cosa improvvisa.

 

Ora parte il processo di sponsorizzazione. Premetto che ogni commentatore ha tre monete base, a cui ne ho aggiunto altre in base alla popolarità dei loro personaggi. La popolarità l'ho calcolata in base ai commenti positivi che hanno ricevuto. Quelli più popolari hanno diritto a 3 monete, quelli in mezzo 2, e infine quelli meno apprezzati solo una. Il personaggio più popolare in assoluto avrà 4 monete. Ne consegue che:

Sasi: 3+2+4: 9 monete

Mary: 3+1+1: 5 monete

Anonimo: 3+3+2: 8 monete

Shiori: 3+3+2: 8 monete

Girl: 3+3+1: 7 monete

Sky: 3+3+2: 8 monete

Thresh: 3+2+1: 6 monete

Mash: 3+2+2: 7 monete

Darlene: 3+3+2: 8 monete

Yoyo: 3+3: 6 monete

Claire: 3+3+2: 8 monete

Sister: 3+1: 4 monete

YYYY: 3+1: 4 monete

Cody: 3+1: 4 monete
 

Spero che questo sistema renda la sponsorizzazione più verosimile al libro. Non disperatevi se avete poco denaro comunque: ad ogni commento d'ora in poi guadagnerete una moneta.

 

Per quanto riguarda i costi:

Acqua (un litro): 1 moneta

Cibo: 2 monete

Pietra viola: 4 monete (energizzante)

 

Coltellino svizzero (schiaccianoci, pinza, supporto smontabile per innesto punte per cacciavite, forbice, chiavi inglesi, apri scatole, pinzetta): 4 monete

Filo di nylon: 2 monete

Amo: 1 moneta

Coperta d'alluminio: 5 monete

Ago e filo: 2 monete

Corda: 2 monete

Protezione solare: 1 moneta

Trappola per piccoli roditori: 3 monete

Tintura di iodio: 2 monete

 

Laccio emostatico: 1 moneta

Bende e garze: 2 monete

Antidolorifico (generale): 4 monete

Antidoto: 7 monete

Mercurocromo: 4 monete

Pomata per ustioni: 3 monete (non è potente come quella del libro, ma pur sempre efficace)

Antipiretici (per abbassare la febbre): 4 monete

 

Pantaloni di cotone di ricambio: 2 monete

Maglietta di ricambio: 2 monete

Calzini di ricambio: 1 moneta

Guanti:1 moneta

Maglia pesante: 3 monete

Giacca: 2 monete

Impermeabile: 4 monete

 

Armi (qualsiasi genere): 10 monete

 

Tutto chiaro? Se avete dubbi fatemi sapere. Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Riprendere fiato - primo pomeriggio ***


Riprendere fiato - Primo pomeriggio

 

Alaska Moore, tributo del distretto 6 (Aerocinesi), arena (Area settentrionale)

 

Ho sempre adorato l'inverno. La neve e il ghiaccio sono la mia casa e la mia famiglia. Quando sono presenti è come se il tempo scorresse in maniera più delicata e gentile. Il freddo non giudica, non ti divora, ma ti abbraccia e ti conforta; e perfino qui riesco ad avere quelle sensazioni. Mi sforzo per non chiudere gli occhi, mi concentro su quel bianco puro che mi avvolge, sperando di poter annegare in esso. Se chiudo le palpebre infatti, intravedo il rosso. Rosso come il sangue, come il fuoco, come la morte. Ma vedo anche l'azzurro dell'acqua, della prigionia, del terrore. Voglio solamente il bianco, il mio amatissimo bianco.

Mi volto verso Elly, da quando siamo scappate dalla cornucopia non ha ancora aperto bocca. Continua a fissare la neve senza fiatare, lo sguardo perso in chissà quale oscurità. Posso solo immaginare quanto stia soffrendo... vedere il proprio compagno di distretto morire in quel modo... Mi domando come stia Kronos, nella confusione l'ho perso di vista. Spero stia bene.
Prima ho sentito sei rintocchi, significa che sono morte ben sei persone nel bagno di sangue, e ho la consapevolezza che sarebbero potute essere molte di più se non fosse stato per quello slancio di pietà che ha colpito l'alleanza del ragazzo del sette. Saremmo potute entrambe morire, magari facendo la stessa orribile fine di Killian. Se solo ci penso... scuoto la testa. Il bianco, devo solamente pensare al bianco.

Accanto a me Elly si stringe maggiormente cercando di proteggersi dal freddo. Manipolo l'aria intorno a lei, facendo in modo che il vento le dia un po' tregua. Mi piacerebbe avvolgerla con un venticello primaverile, ma non sono in grado di controllare i venti caldi, né di generarli.
La mia compagna nasconde la testa fra le ginocchia ed inizia a singhiozzare. Mi si spezza il cuore nel vederla così, ma non so come consolarla. Le mie abilità sociali sono sempre state carenti, e ho seriamente paura di combinare più danni che altro. Cosa si dice in questi casi? “Scusa per il tuo lutto?” mi sembra una formula troppo standardizzata e priva di significato. “Vedrai che le cose andranno meglio adesso?” sarebbe solo una patetica bugia. Sono sicura che Kronos saprebbe cosa fare... trattengo un sorriso a stento. Come no. Direbbe sicuramente qualcosa di imbarazzante ed inappropriato, ma ti farebbe comunque capire che è lì con te. Forse dovrei fare solo questo, ricordarle che sono qui con lei.
Allungo la mano ed afferro la sua con delicatezza. Elly fa un piccolo scatto e l'allontana con decisione.
“Oh” mormoro imbarazzata. Sapevo che avrei combinato un disastro.
“Scusa” mormora lei confusa “È solo che la tua mano è gelata. Vuoi che accenda un fuoco?” mi chiede.
Scuoto la testa. Non ne ho bisogno, a differenza di tutti gli altri sono immune al freddo. La mia pelle è semplicemente sempre ghiacciata. Come ho fatto a dimenticarmene? Nessuno vuole toccarmi, in fondo a chi piacerebbe abbracciare un corpo che sembra una statua di marmo?
“Stai bene?” le chiedo titubante.
Elly esista un attimo prima di scuotere la testa e scoppiare di nuovo in lacrime. Ovvio che non sta bene, perché le ho fatto questa domanda?
“Vuoi mangiare qualcosa?” le chiedo ricordandomi come mia madre mi abbia insegnato che bisogna sempre offrire un tè caldo a chi viene a piangere alla tua porta.
La mia compagna scuote nuovamente la testa “Abbiamo solo dei cracker, è meglio risparmiarli per dopo” mi fa notare mentre si asciuga le lacrime.
Do un occhiata al nostro zaino. Oltre ai cracker abbiamo delle pillole depurative, una lima, una borraccia vuota, un sacco a pelo, dei calzini puliti, del nastro isolante, uno spago ed infine delle pastiglie per la gola. Cose non troppo utili a parte le pillole e il sacco a pelo. Il nostro problema principale è il cibo. Elinor ha ragione, è meglio risparmiare la nostra piccola scorta, ma mi dispiace non dargliela. Durante il combattimento contro Kyte ha consumato molte energie. Vorrei poterle essere d'aiuto, ma come? Ad un tratto mi viene un idea. Tiro fuori dallo zaino il paio di calzini.
“Vuoi usare questi come guanti finché non ti senti di nuovo riposata e in grado di usare la magia?” le propongo.
Elinor finalmente sorride “È un po' strano, ma va bene” acconsente infilandosi l'indumento fra le mani. Una volta fatto osserva l'operato e si lascia sfuggire una risata amara. “È il colmo, con i miei poteri non dovrei aver problemi di calore”.
“Sei stanca” le faccio notare.
La castana scuote la testa “Ricaricherò le pile, stai tranquilla. Riesci a resistere fino ad allora?” mi chiede con premura.
Ci metto un po' a capire cosa intenda dire “No, no, tranquilla, non ne ho bisogno” affermo esponendole le mie mani “Vedi, io non
sento il freddo”.

“Siamo nel nostro ambiente allora” nota lei dopo un attimo di stupore.
Accenno un debole sorriso per poi ripiombare nuovamente nel silenzio. Mi mordo il labbro. Odio non poter far nulla per lei. Mi sto sforzando a cercare qualcosa da dirle, quando lei si inclina verso di me ed appoggia la testa sulla mia spalla.
“Vorrei che questa giornata non fosse mai iniziata” confessa.
“Anch'io, ma finirà prima o poi” replico.

 

Yvonne Blackmask, tributo del distretto 3 (Illusioni), arena (area orientale)

 

Sputo l'ennesimo ago di pino imprecando a mezza voce. Il nascondiglio che siamo riuscite a trovare è praticamente perfetto, ma dobbiamo ancora lavorarci. Dobbiamo ancora chiudere qualche buco e riempirlo di scorte, in particolar modo d'acqua. Ce ne sarà da queste parti? Quest'area è piena di piante rigogliose, dunque in teoria sì. Il clima è piacevole, e sono sicura che potremmo trovare anche parecchio cibo in giro. La storia dei portali inoltre diminuisce le probabilità di incontrare altri tributi in giro.
“Non saremmo potute essere più fortunate di così!” sentenzio a voce alta con un gran sorriso sul volto.

Per tutta risposta Louise mi lancia un'occhiataccia eloquente. Già, giusto che è ferita, me ne stavo dimenticando.
“Ok, io non sarei potuta essere più fortunata di così” mi correggo.
La mia alleata continua a puntarmi addosso i suoi occhi verdi increduli. Già, gli Hunger games.
“Oh, andiamo! Sforzati di vedere i lati positivi!” ribatto.
Louise sospira e cambia posizione per cercare di stare più comoda. Nel farlo le appare sul volto una piccola espressione di dolore. È molto coraggiosa, nonostante la serietà della ferita, non si è mai lamentata o mi ha chiesto aiuto. Anzi, è riuscita perfino a collaborare un pochino nella costruzione del nostro rifugio. È proprio una combattente, ho un'enorme fiducia in lei. Sono sicura che riuscirà a cavarsela anche se non abbiamo dei medicinali con noi. Purtroppo nei nostri zaini c'erano solamente delle garze.
“Abbiamo bisogno dell'acqua” afferma lei decisa.
Annuisco capendo bene dove voglia arrivare. Mi devo avventurare da sola per l'arena, Louise ha già fatto troppo date le sue condizioni.
“È meglio se porti con te il coltello” mi suggerisce in seguito.
Tiro fuori dallo zaino il pugnale che siamo riuscite ad ottenere durante il bagno di sangue. La lama è ancora sporca del sangue di Louise e di chissà quante altre persone. Lo pulisco strofinandolo sull'erba, ma non riesco a farlo tornare alla sua lucidità originale. Osservo il mio riflesso sulla lama. Quella ragazza dai capelli rossi sarebbe in grado di utilizzarlo come ha già fatto la sua precedente proprietaria? In fondo ho già attaccato in passato, che differenza fa ferire una persona con la magia o con un'arma? Se voglio vincere ho un unico percorso da intraprendere.
Sto per uscire, quando Louise inizia a tossire. Mi volto preoccupata, ma sembra essere tutto ok. Sospiro mentre mi ritornano alla mente i pochi noiosi insegnamenti ricevuti a scuola. Odio creare quel tipo di illusioni, ma ne ha bisogno. Allungo la mano e le sfiora la fronte, cercando di trasmetterle delle immagini serene e gioiose. Lei è nel distretto 10, quindi possono andare bene paesaggi rurali pieni di animali. Mi sa che ci metterò dentro anche della musica, anche se mi devo sforzare a non pensare a canzoni infantili come “Nell'allegra fattoria”. Magari non saprò guarirla, ma almeno così dovrebbe sentirsi un pochino meglio, più rilassata e in pace.
“Che stai facendo?” mi chiede Louise perplessa.
La fisso imbambolata. I miei poteri non hanno effetti su di lei? Cavolo, sapevo che era una tipa in gamba, ma non pensavo che fosse così tanto intelligente!
“Nulla” borbotto imbarazzata prima di allontanarmi in gran fretta. Confesso di esserci rimasta male. In passato ho usato purtroppo pochissimo i miei poteri, ma hanno sempre avuto successo. Questa è la prima volta che fallisco. Mi fa sentire uno schifo, ecco. Non va bene, sono troppo debole. Devo diventare più forte, più precisa, più potente. Voglio che la gente mi ammiri per la mia magia, voglio diventare la maga migliore di sempre. Voglio dare un senso a questo mio dono, per questo sono qui.

 

Il bosco, la foresta, o qualsiasi cosa sia, si estende a macchia d'olio. Ovunque posi lo sguardo, intravedo solamente verde e marrone. Siamo circondate da “conifere” (sempre che si chiamino così questi alberi) e nient'altro. Non ho la più pallida idea di dove sia il portale che ci ha portato qui. Ricordo che nei pressi c'era un albero a forma di ipsilon e un masso che ricordava il volto di una persona, ma non so dove siano. Questo posto è tutto uguale, si fa fatica ad orientarsi. Spero davvero di non perdermi. Per questo sto cercando di lasciare delle tracce dietro di me. In un abete ad esempio, ho fatto tre tacche dialogali, in un altro ho disegnato una stellina tramite il coltello. Cerco comunque di non esagerare; non vorrei portare inconsapevolmente dei nemici da Louise. È ferita, disarmata, e troppo stanca per trasformarsi. Se qualcuno la trovasse, sarebbe spacciata.
Mi fermo solamente quando i piedi iniziano a farmi male. Mi siedo fra le radici sporgenti di un pino, ed inizio a fare il punto della situazione. Non ho ancora trovato né un fiume, né un lago, e questo è grave. L'acqua ci serve per bere, ma anche per pulire la ferita di Louise. Abbiamo del cibo in compenso, principalmente frutta secca, ma sempre meglio di niente. Per questa notte siamo attrezzate, possediamo una coperta e dei guanti. Inoltre abbiamo anche un'arma. La situazione non è disperata, ma comunque preoccupante.

Disegno una zeta sul tronco grazie al coltello e riprendo a camminare. Continuo dritto per una decina di minuti, finché il sentiero non diventa impraticabile a causa di alcuni tronchi caduti. Di qui non si va da nessuna parte, è meglio tornare indietro.
Riprendo lo stesso sentiero, ma mi accorgo che nessun albero mi è familiare. Hanno tutti un volto spaventoso ed oscuro. Una strana sensazione mi attanaglia lo stomaco. Cerco con tutta fretta l'albero di prima, quello con la zeta sul tronco, ma non lo trovo da nessuna parte, come se non fosse mai esistito. Non posso essermi persa, ho camminato solamente per una decina di minuti! Inizio a girare presa dal panico, finché non incontro l'abete con le tre tacche diagonali. Quest'albero non dovrebbe essere qui! L' ho tracciato più di un'ora fa! Possibile che... no... no! La planimetria cambia di continuo! Nulla rimane al suo posto! Come ritorno da Louise a questo punto? Mi copro la bocca con entrambe le mani. È da sola... ed è spacciata.

 

Joshua Peterson, tributo del distretto 8 (Telepatia), arena (area settentrionale)

 

Ci sediamo su un masso che spunta fuori dalla neve completamente scoraggiati. Per cosa abbiamo lottato al bagno di sangue? Ci siamo fatti in quattro per uscirne vivi, per cosa poi? Per finire qui? I piedi mi fanno male, le mie orecchie sono congelate, le dita mi formicolano, i miei capelli sono infradiciati. Nella testa c'è un solo imperativo: dobbiamo andarcene subito da qui. Ma come? Tornare alla cornucopia è troppo pericoloso. Non sappiamo come sia finito lo scontro fra i favoriti e quell'altro gruppo di tributi, ma poco importa: in ogni caso qualcuno ha preso il controllo della zona e sicuramente la starà difendendo con le unghie e con i denti. Possiamo sperare che in quest'area ci sia una piccola oasi tranquilla, ma ne dubito fortemente. Io... ci deve essere una soluzione, me lo sento. Sono sicuro che mi stia sfuggendo qualcosa, ma cosa?

Andreas allunga la mano, ed afferra una manciata di neve per poi portarsela alla bocca.

“Non lo farei se fossi in te” lo avverto.
“È pur sempre acqua” replica infastidito.
“Sì, ma è congelata. Rischi l'ipotermia se ti disseti con quella”.
Andreas getta la neve con violenza altrove, dimostrando chiaramente il suo malumore. “Merda!” esclama, per poi alzarsi ed iniziare a girare avanti ed indietro “Nulla va bene!”.
“Andreas...” provo a richiamarlo sperando di calmarlo.
“Andreas un cazzo!” sbotta gettando lo zaino per terra “Ti rifiuti di parlarne, giusto? Ti ricordo che abbiamo un solo sacco a pelo per stanotte, come pensiamo di affrontare la cosa? Chi se lo tiene? Sapevo che sarebbe andata in questo modo, cazzo!”. Avverto sentimenti di rabbia, di frustrazione e una sensazione di abbandono provenire da lui. Acutizzo i miei poteri, e gli leggo con delicatezza la mente. Sta pensando che probabilmente prima del tramonto lo attaccherò per appropriarmi delle poche risorse a nostra disposizione. Una parte di me si chiede se sarei veramente in grado di fare una cosa del genere in una situazione così disperata. Sarei davvero in grado di tradire ed uccidere un amico pur di sopravvivere? Cosa mi distinguerebbe allora da un rinnegato o da un semplice animale? Non voglio scoprirlo.
“Non ci litigheremo un bel niente, ce ne andremo da qui!” ribatto con tono fermo cercando di mascherare le mie paure. Se Andreas fiutasse i miei reali pensieri sarebbe la fine.
“Come?” mi chiede sull'orlo dell'esasperazione. “Vuoi affrontare i favoriti?”.
Rimango in silenzio, incapace di dargli la risposta che tanto desidera. Il mio compagno sospira, ed inizia a fissarsi le mani sperando di riuscire a lanciare un incantesimo che possa aiutarci, ma non c'è nulla da fare. I suoi poteri non danno alcun accenno di vita, hanno deciso semplicemente di ignorarlo. E da ciò che sta pensando, direi che non è neppure la prima volta.
“Tutto ok?” chiedo facendo finta di non aver capito nulla.
“Sì, solo che... lascia stare” replica con tono deluso. Il suo insuccesso anziché agitarlo, l'ha calmato un attimo. È come se gli avesse tirato uno schiaffo in pieno volto.
Accenno un sì distratto con la testa accantonando la questione. Mi chiedo a volte se ho fatto bene o meno a mentirgli circa i miei poteri, ma ormai non posso più tornare indietro. Se scoprisse la verità, la sua fiducia nei miei confronti si distruggerebbe.
“Troveremo una soluzione” affermo sperando di tirarlo su di morale.
“Non abbiamo molto tempo, dobbiamo muoverci” mi fa notare.
“Già”. So che ha ragione. Il cibo e l'acqua sono un grosso problema, ma non quanto quello della notte.
Mi osservo attorno. Siamo in mezzo al ghiaccio, la neve e le montagne. Ci sarà pure un posto in cui passare al sicuro almeno una notte. Domani mattina potremmo avere le energie necessarie per cacciarci fuori da questo impiccio.
“Allora facciamolo. Se non ti vuoi arrendere, allora non lo farò neanch'io. Cerchiamo un rifugio, dannazione, non stiamo fermi a farci congelare le palle! Siamo circondati da montagne, vuoi che non ci sia neanche una grotta o qualcosa del genere?” sbotta Andreas.
Accenno di sì con la testa mentre un nuovo brivido mi attraversa la schiena. Non oso pensare a quanto farà freddo stanotte. “Temo che dovremmo accendere un fuoco una volta trovato” osservo ben sapendo quanto sia pericoloso questo mio pensiero. Un fuoco potrebbe scaldarci, ma potrebbe anche essere la nostra condanna: attirerebbe altri tributi e anche eventuali ibridi. Aspetta un momento... ci saranno altri tributi qui? Se la risposta è sì, da dove sono entrati? Non di sicuro dal nostro stesso ingresso, o li avremmo visti. Possibile dunque che ci siano altri portali? Saranno tutti collegati alla cornucopia, oppure porteranno anche altrove?
“A cosa stai pensando?” mi chiede Andreas.
“Forse non siamo spacciati” replico con timido sorriso.

 

Xene “Ghost” Fonter, tributo del distretto 12 (Magia Bianca), cornucopia (area centrale)

 

Lilia ci fissa con occhi speranzosi. Un funerale? Deve essere impazzita. Non abbiamo tempo per una cosa del genere. Abbiamo cose più urgenti da fare: organizzare le scorte, posizionare delle trappole davanti ai portali, costruire delle barriere per difenderci in caso di attacco. Questa mattina ci sarà anche andata bene, ma non possiamo sperare che la fortuna rimarrà per sempre dalla nostra parte. Sia chiaro, mi dispiace per Alice, non mi stava antipatica quella ragazza, ma ormai è morta, non passiamo farci nulla. Cosa servirebbe piangerla? Non la riporterebbe di certo in vita.
Gabe alza le sopracciglia un po' scettico, sono sicuro che stia pensando alle mie stesse cose. In fondo è qui per vincere, e anche se Alice era uno dei nostri, rimaneva pur sempre un'avversaria. Sono sicuro che una parte di lui non sia poi così dispiaciuto della sua dipartita.

“È un pensiero delizioso” commenta Gabe cercando di essere il più delicato possibile “Ma non credi che dovremmo fare prima altro? Possiamo fare una dedica ad Alice prima di andare a dormire” suggerisce poi. Ike rimane in disparte seduto su una cassa, ci sta osservando con un'espressione indecifrabile. Sembra quasi che stia... sorridendo. Come è possibile? Come può essere allegro in una situazione del genere?
Lilia scuote la testa “Non solo per lei, ma per tutti. Oggi sono morte sei persone, ognuno di loro aveva amici e parenti. Un funerale è il minimo che possiamo fare”.
Sospiro pesantemente mentre mi inizio a massaggiarmi la fronte esasperato. Lilia è una ragazza adorabile, ma completamente fuori luogo. Non l'ha ancora capito che da qui ne esce vivo solo uno? La sua pietà e la sua sua empatia saranno la causa della sua morte.
“So che cosa state pensando” commenta lei scoraggiata “Ma sapete tutti quanti che è la cosa giusta da fare, soprattutto dopo tutto quello che è successo. Non ho intenzione di comportarmi diversamente dal solito solamente perché siamo qui. Io sono io, e ho intenzione di continuarlo ad esserlo”sostiene con tono fiero.
A sentire tale dichiarazione, Ike si alza dal suo trono, si dirige verso Lilia, le afferra il volto, e le stampa un bacio sulla fronte “Oh Lilia! Sei un raggio di sole!” commenta allegro mentre la mora arrossisce violentemente. “Facciamo come ha detto. Cerchiamo stoffa, erbe, qualcosa per fare un tumolo funerario” propone.
Scuoto la testa, in che cosa mi sono cacciato? Sapevo io che era meglio non trovarsi alleati.
“Cosa?” obietta Gabe infastidito “Dovremmo farlo perfino per quello stronzo?” chiede indicando un cumulo di cenere poco distante. Kyte Densmith, un uomo che rimarrà nei nostri incubi per molto tempo.
“Sì, dai, sì” afferma Ike generoso.
“Perché, che senso ha?” chiedo confuso.
Il moro sorride con dolcezza per poi affermare con tono basso “Non capisci Xene? Quello che noi abbiamo fatto... è tutto diverso ora. Ora inizio a vederci chiaramente... Pensaci bene”.

Solo allora realizzo. Poche ore fa ci siamo rifiutati di combattere; potevamo fare una strage, ma non l'abbiamo fatto. Ci siamo fermati davanti alle lacrime di una donzella, al dolore, alla paura e alla perdita. Abbiamo rifiutato di farci travolgere dalla furia e dal rancore, siamo stati alle nostre regole, non a quelle di Capitol. Abbiamo scelto di rimanere noi stessi, esattamente come ha suggerito Lilia prima. Il nostro è stato un piccolo gesto di ribellione. Ora capisco l'entusiasmo di Ike. A pensarci bene, anche una parte di me si sente esaltata da questa considerazione, ma d'altra parte ho anche paura. Quali saranno le conseguenze di questa giornata? Che cosa ci accadrà? Capitol attuerà delle ritorsioni? E poi per quanto tempo possiamo continuare questo gioco? Prima o poi saremmo costretti a rincorrere alla violenza, non abbiamo scelta, e sarà allora che rinnegheremo tutto ciò in cui crediamo. Per quanto tempo resisteremmo alla tentazione? Quanto posso fidarmi degli altri? Improvvisamente mi sento in trappola: la mia vita contro la speranza di un futuro migliore per l'intera nazione.
Osservo Gabe per sapere cosa ne stia pensando. Il suo volto è indecifrabile, non c'è un solo muscolo che tradisca i suoi reali pensieri. Sapendo quanto sia grande la sua voglia di vincere, credo proprio che sia tormentato dai miei stessi dubbi. Personalmente, non ho la più pallida idea su come si evolveranno le cose, ho bisogno di riflettere sul da farsi. Per il momento dunque, meglio assecondare i desideri di questi due.
“Va bene, ci sto” commenta Gabe “Ma non chiedetemi di fare una ghirlanda di fiori per Kyte o gliela infilerò su per il culo”.

 

Violet Rose “La rosa appassita” Black, tributo del distretto 2 (Negromanzia), arena (Area meridionale)

 

Questo posto è osceno, temo proprio di aver beccato il portale più sfigato. L'odore presente nell'aria è terribile, mi ricorda tantissimo delle uova andate a male. La cosa peggiore è però senza ombra di dubbio questo caldo afoso. Insomma, sono qui da qualche ora e il mio corpo è già completamente imperlato dal sudore. La sauna non è mi è mai dispiaciuta, ma qui stiamo esagerando. Se non trovo un posto più fresco rischierò di stare male sul serio, così come il mio nuovo giocattolo.
Mi alzo in piedi e mi dirigo verso Yv per controllare come stia. La ferita sul collo è molto profonda, ma non abbastanza da rischiare di decapitarla da un momento all'altro. La sua pelle ha perso completamente il suo colorito, e sono sicura che starebbe già puzzando se non fosse stato per il mio incantesimo. Avrei preferito scappare via con un altro corpo, ma vedrò di accontentarmi. In fondo questo era talmente pieno di rancore e di dolore che mi ha quasi supplicato di venire via con me. Il mio è stato un gesto di magnanimità, alla faccia di chi pensa che sia solamente una grandissima stronza.

“Non ti sei divertita abbastanza, vero?” le domando con voce mielosa “Stai tranquilla che la mamma adesso ti procura nuove vittime. Li ucciderai tutti per me, non è così?” le domando retorica stringendole la guancia viscida.
Yv non replica, continuando a guardare un punto indefinito davanti a sé. Potrei farle fare qualsiasi cosa e non reagirebbe minimamente. È per questo che adoro i morti, sono persone, ma anche degli oggetti. Sono privi di volontà e fanno tutto quello che desideri. “Vivono” per te nella maniera più letterale possibile. Mi fanno sentire bene, incredibilmente potente. Ne voglio altri, Yv non mi basta. Ne so controllare fino a tre, dunque la mia corsa può ancora continuare. È un peccato che abbia un potere così piccolo, mi piacerebbe saper controllare eserciti interi. Sarei la loro regina, no anzi, la loro dea. Tutti loro penderebbero dalle mie labbra. Come sarebbe bello...

Scuoto la testa, basta sognare. Devo trovare una soluzione per questo caldo o il mio nuovo giocattolo finirà per rompersi definitivamente.
Apro lo zaino e ricontrollo il suo contenuto nella speranza di individuare qualcosa che prima mi era sfuggito. Temo però che sia poco da fare. Vediamo: una bussola, un impermeabile, una preziosissima bottiglia d'acqua, del tonno in scatola, una pagnotta di pane (che devo cercare di far fuori in fretta prima che si secca anche questa), delle spille da balia, delle mutande di scorta e per finire del delizioso ghiaccio secco. Ha una gran tentazione di utilizzarlo, ma non vorrei già sprecare le mie risorse. Proverò a resistere per un altro po', se proprio non intravedo soluzioni allora mi toccherà sacrificarlo. In ogni caso comunque non potrà aiutarmi per sempre, non può dissetarmi, né tanto meno nutrirmi. Questo habitat sembra essere praticamente privo di risorse, ci sono solamente dei gran sassi. Devo abbandonarlo, ma come? Il portale mi riporterebbe senza alcun dubbio alla cornucopia, e sono sicura che i suoi nuovi padroni non mi permetterebbero di trasferirmi con così tanta facilità. Lo so io, lo sanno loro, e lo sanno anche gli strateghi. Ci deve dunque essere una strada alternativa, per forza. Sono convinta che da qualche parte in questo buco afoso ci sia un portale nascosto che porti in un altro settore. Devo solo trovarlo, e magari uccidere qualcun altro lungo il percorso, perché no.
“Yv?” affermo ad alta voce catturando l'attenzione della mia schiava, mono-espressiva come sempre “Dobbiamo camminare per un po”. Sto per aggiungere che dovrebbe portarmi in braccio, ma è meglio di no, rischierei di rovinarla. Non è più in grado di sentire dolore, dunque non sa riconoscere quando il suo corpo è giunto al limite. Ah! Che fatica! Quante responsabilità!

Mi tolgo la t-shirt e la infilo dentro la zainetto sperando così di avere un attimo di tregua. Sono in mondovisione solamente in pantaloni e reggiseno, ma mi toccherà farmene una ragione. Chissà, magari mi sarà utile per catturare qualche voto extra. So che è una strategia più alla Miranda, ma se mi aiuterà a farmi vincere...
Io e Yv iniziamo ad incamminarci lungo l'arida area dell'arena. Mi chiedo come siano le altre. Immagino che ce ne sia almeno una all'antitesi di questa, dunque o troppo fredda, oppure un apparente paradiso in terra. Chissà, magari sto sottovalutando questo ambiente, forse ci sono dei lati positivi che non sono riuscita a focalizzare.
Procediamo per un altro quarto d'ora in compagnia di un santissimo silenzio. Devo dire che non essere più costretta a sentire le chiacchiere degli altri mi rende più serena. Ero stanca di loro, di quei sorrisi, delle loro debolezze e soprattutto della persona che ero costretta ad essere in loro compagnia. Era così disgustoso fare finta di essere genti...
Tendo le orecchie. Credo di aver sentito qualcosa.
“Fermati qui, schiava. Se mi senti urlare, vienimi incontro ed uccidi chiunque mi aggredisca” le ordino.
Yv replica con un leggero sì con la testa senza osare guardarmi negli occhi. Che brava ragazza. Da morta è molto più simpatica.
Mi arrampico sopra una piccola collina, stando attenta a non smuovere di troppo le pietre, non vorrei che mi intercettassero.

Arrivata verso la fine, mi sdraio e striscio per l'ultimo tratto. Guardo in basso verso la valle, una decina di metri più in basso. Riesco ad intravedere due piccoli bimbi. Sorrido. Mi sa che a breve avrò due nuovi giocattoli.

 

 

 

 

 

 

 

Perdono! Lo so che avevo detto un mese, ma ad Aprile la voglia mi era completamente passata. Alcuni voi mi hanno chiesto di non abbandonare la storia, e rieccomi qui. Spero che il capitolo ne sia valsa la pena. Questo capitolo riprende un po' la storia, tant'è che non succede nulla di esaltante.

Alla prossima.

 

Feriti

Louise (ferita al fianco)

Andreas, Joshua (infreddoliti)

Violet (accaldata, leggera disidratazione)

 

MasterKiller:

Elinor: 2 uccisione (in collaborazione)

Killian: 2 uccisione (in collaborazione)

Yv: 1 uccisione

Louise: 1 uccisione

Kyte: 1 uccisione

Matt: 1 uccisione

 

 

Alleanze:

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Lilia, Xene, Gabriel

Il disperato duo: Unleor, Matt

Le ragazze: Elinor, Alaska

Gli ultimi: Andreas, Joshua

I selvaggi: Jésus, Lily

La mente: Louise, Yvonne

L'alleanza del sole (Detti anche Kalani e le sue troiette): Kalani, Brad, Alexandra

Soli: Violet (+Yv)

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Capitolo 13
*** Luce ed oscurità - secondo mattino ***


Luci ed ombre - secondo mattino

 

Andreas Kirke, tributo del distretto 9 (Sacro), arena (Area settentrionale)

 

Il fuoco che abbiamo accesso ieri sera si sta lentamente spegnendo, e a breve riconsegnerà questa grotta alle tenebre. L'osservo in silenzio, sentendo una pesante sensazione di familiarità. Vorrei poterlo nutrire nuovamente, ma quel poco combustibile che avevamo è ormai finito. Non potremo più accendere alcun fuoco, non qui almeno. Dobbiamo assolutamente andarcene entro il tramonto.
Joshua mi passa la mia scarsa colazione, costituita da una singola carota.

“Era un bel fuoco” commenta il mio compagno.
“Già” replico sconsolato.
“L'abbiamo perfino accesso lontano dagli alberi olografici” scherza facendo riferimento a quell'idiota di un capitolino del centro d'addestramento.
Mi concedo un sorriso, ripensando al giorno in cui ci siamo conosciuti. È stato divertente averlo al mio fianco quella volta. Joshua è proprio l'alleato ideale: silenzioso, intelligente e sempre calmo. Confesso di vergognarmi un po' per le cose che ho pensato ieri pomeriggio su di lui.
Mi gratto la nuca imbarazzato “Scusa per aver perso la testa ieri”.
“Tutto ok” si limita a replicare, senza domandarmi come stia, o asfissiandomi di altre domande come avveniva nel distretto 9. Riesco a sentire ancora quelle comari: “Andreas, tornerai al tempio?”, “Andreas, perché non credi?”, “Andreas, perché non fai pace con i tuoi?”. Solo mio zio e Alexander avevano capito di quanto avessi bisogno di pace e silenzio per poter riflettere su... tutto. Anche Joshua l'ha capito, nonostante mi conosca da pochissimo tempo... Perché i miei non ci sono arrivati invece?
“Che cosa facciamo adesso?” mi chiede Joshua indicando le uniche strade possibili. Abbiamo due alternative: o usciamo e ci avventuriamo di fuori nonostante la bufera di neve, oppure continuano ad esplorare la grotta, sperando che il portale si nasconda qua dentro. Non abbiamo alcun indizio che possa aiutarci a scegliere, possiamo solamente sperare di essere fortunati. Date queste premesse, non vedo perché dovrei scegliere il percorso più bagnato e freddo.
“Rimaniamo dentro” affermo sicuro.
Joshua acconsente e tira fuori dallo zaino la torcia elettrica. Non abbiamo delle pile di riserva, spero che quelle montate durino abbastanza, altrimenti moriremo brancolando nel buio.

Iniziamo ad avventurarci lungo la grotta, stando ben attenti a dove mettere i piedi. La roccia è umida ed irregolare, scivolare e rompersi l'osso del collo sarebbe facilissimo. Scommetto che quelle teste di cazzo dei capitolini non stiano aspettando altro. Dubito di essere un tributo popolare, staranno aspettando la mia morte con trepidazione.
“Dannazione!” borbotta Joshua illuminando il tratto di strada successivo. È un passaggio strettissimo, ma forse dovremmo riuscire a passarci.

“Io indietro non ci torno” gli faccio sapere mettendo le cose ben in chiaro. Ormai il percorso è stato scelto.
Il mio alleato sospira e si infila dentro il cunicolo. Lo seguo a ruota, muovendomi con estrema fatica. La roccia mi preme contro il corpo graffiandomi sul volto e sulle mani. Il mio respiro è corto, e per poco non rimango incastrato a metà tragitto.
“Ci siamo quasi” mi incoraggia Josh bisbigliando.
Esco dal tratto prendendo un lungo respiro. Qui è perfino più buio di prima, mentre nell'aria c'è un tanfo assurdo di muffa.
“Manaccia” commenta Josh continuando ad agitare la torcia da una direzione all'altra “Non credo che ci sia qualcosa qui”.
Abbasso lo sguardo. Conosco quella sensazione. Fa bene ad avere paura, ma che alternative abbiamo? Le cose di fuori non sono messe meglio. Abbiamo un'unica speranza, e non voglio abbandonarla. L'alternativa sarebbe molto peggio.
“Continuiamo” affermo sicuro.
“Ma..” obietta lui.
“Josh” affermo appoggiandogli la mano sulla spalla “Io credo nella tua teoria, penso che ci sia davvero un portale da qualche parte. Mi hai dato una speranza, e non voglio mollarla. Ricordi? Io non mollo se non molli anche tu”.
Il moro sorride imbarazzato “È bello che tu abbia tutta questa fede”.
Lo guardo sbalordito. Fede? Io?
“Attento!” grido, mentre degli oggetti lunghi ed acuminati sfrecciano verso di noi. Avverto una sensazione di pace e calore mentre allungo mano verso di essi. Dalle mie dita spunta uno scudo fatto di pura luce che ci protegge dall'attacco. Fisso incredulo la mia creazione. Ho eseguito con successo un incantesimo. Ho creato uno scudo che ci ha difeso da quella trappola. Da quanto tempo non mi accadeva?
Mi fisso le mani incredulo. Ce l'ho fatta, l'ho fatto realmente.
“C'è mancato pochissimo” commenta Josh con gli occhi ancora spalancanti per lo spavento “Andreas, ci hai salvati”.
Non riesco a replicare, continuo a fissarmi le mani come se le guardassi per la prima volta. Come è potuto accadere? Non lo credevo più possibile. Eppure continuo ad odiare il culto e ad avere i miei dubbi circa l'esistenza del Dio Sols.
“Andreas!” mi richiama il mio compagno con voce squillante “Lo senti questo rumore?”.
Tendo l'orecchio. È l'inconfondibile ronzio dei portali.
Io e Josh sorridiamo talmente tanto che ci fanno male le guance. Finalmente le cose iniziano a girare per il verso giusto.

 

Jésus “Il ragazzo selvatico” Dondediòs, tributo del distretto 10 (Trasmutazione), arena (Area meridionale)

 

I primi raggi del sole iniziano ad illuminare questa landa desolata maledetta dal fuoco. Libertà avrebbe odiato questo posto; è afoso, puzzolente, privo di cibo e d'acqua, ma soprattutto di alberi. Mi manca il distretto 10, ho voglia di volare fra i suoi boschi freschi e vivaci, di visitare le mucche di Faber, ma anche di sentire nuovamente Elise cantare.

La schiena inizia a farmi nuovamente male, mi vedo costretto a cambiare di nuovo posizione. Ho passato l'intera nottata a cercare di trovarne una comoda, ma non c'è stato nulla da fare; il terreno è troppo duro e irregolare. Non come abbia fatto Lily ad addormentarsi così facilmente. Mi ha confessato di sentirsi al sicuro in mia presenza, e poi è crollata. All'inizio la sua presenza mi agitava, ma con il passare del tempo mi sento sempre più tranquillo. Ho iniziato a familiarizzare con il suo odore, il rumore dei suoi passi, la sua voce squillante e perennemente entusiasta. Anche a Libertà sarebbe piaciuta, ne sono sicuro.
Il mio stomaco tuona furioso reclamando cibo. Inizio a massaggiarlo nel tentativo di consolarlo. Ha ragione, ma non posso mangiare ancora. Già ieri abbiamo sbagliato a mangiare quelle due mele, era meglio se almeno il primo giorno rimanevamo a digiuno. Ma avevamo sete, eravamo stanchi, Lily piangeva per i morsi della fame... quelle mele erano troppo invitanti per essere ignorate.

Un paracadute argentato cade fra me e la mia compagna. Guardo il suo contenuto, è una frusta. Ci hanno dato un'arma. L'osservo: è lunga e nera, con un impugnatura argentata su cui sono incisi dei cani-lupi. È molto carina, ma non so che farmene. Non l'ho mai usato contro nessuno, e neppure Lily credo. Non sono neppure sicuro di essere in grado di far del male a qualcuno. La ripiego e la infilo nello zaino. Spero di non averne mai bisogno.
Avverto uno strano formicolio al mignolo. Sposto l'attenzione verso quel dito e mi accorgo della presenza di una piccola formica. Mi guardo intorno. Non ce ne sono altre.

“Sei una cercatrice” affermo a bassa voce per non svegliare Lily “Cerchi anche tu del cibo?” le chiedo.
La formichina inizia a muoversi freneticamente sulla mia mano.
“Scusa non volevo spaventarti” affermo appoggiandola a terra. “Se vuoi ho un po' di carne essiccata, ti va?” le propongo.

Mi avvicino allo zaino per darle un po' di cibo, quando avverto un suono che mi fa gelare le vene. Da dove proviene? Rizzo il collo e mi guardo intorno. Non si vede niente, ma non riesco a fidarmi. Il mio istinto mi sta urlando di scappare via da lì il più in fretta possibile.
Mi avvicino a Lily in gran fretta e la scuota freneticamente.
“Chi, cosa?” chiede lei con la voce ancora impastata dal sonno.
“Scappare, ora” le ordino, ma mi accorgo che il suo sguardo è cambiato. Da confuso ed assonato, le sue pupille si sono ristrette, e fissano un punto ben preciso dietro di me.
Mi volto. C'è una ragazza pallida con una ferita profonda alla gola. I suoi occhi sono vitrei ed odora di morte. Inizio a ringhiare di riflesso, mentre Lily si stringe a me spaventata.
“Corri” ordino alla mia amica prima di trasformarmi in un corvo per facilitare la fuga. Avverto i peli trasformarsi in candide piume, le ossa modificarsi, il peso alleggerirsi. Mi sento nuovamente me stesso. Scatto in avanti e con me anche Lily, ma è troppo lenta. La sente urlare, e mi volto indietro. Quell'essere abominevole l'ha afferrata per il polso e non sembra avere alcuna intenzione di mollarla. La mia amica si agita spaventata nel tentativo di liberarsi, ma il mostro è troppo forte.
Prendo un respiro profondo. Per quanto odi farlo non ho scelta, devo salvarla. Chiudo gli occhi e mi avvento sull'abominio, graffiandole il volto più e più volte. Sento un odore a dir poco disgustoso, di carne andata a male, ma cerco di non badarci, Lily ha bisogno di me. Non la sento fuggire però. Riapro gli occhi.
Il volto di Yv è una maschera di tagli, ma da nessuno di essi esce del sangue. Solo allora realizzo: lei non sente il dolore.
“Yv, liberati di quell'uccellaccio” ordina una voce femminile.
Mi volto per capire da dove provenga quel suono, ma non faccio in tipo a focalizzare il volto del tributo, che un violento schiaffo mi fa precipitare per terra.
Sento il mio corpo ritrasformarsi. Perché ho già perso la forma? Il quarto d'ora non è ancora passato! Devo essere troppo stanco, non ci sono altre spiegazioni.
Yv sta ancora stringendo il polso a Lily che la morde inutilmente, mentre la ragazza del due sorride sadica.
“Ucc...”
“Aiuto! Aiuto!” grido disperato.
La ragazza del due si volta verso di me divertita, ma il sorriso le muore sul volto. Una macchia scura appare misteriosamente da sotto terra, e si arrampica su per le sue gambe esili.
Aguzzo la vista: sono formiche. La mia cercatrice ha chiamato le sue compagne per salvarmi. Che pensiero gentile.
“Il ragazzo! Uccidi il ragazzo!” urla Violet mentre cerca di liberarsi dalla presa degli insetti.
Provo ad alzarmi, ma Yv mi è già addosso. Il fiato mi si blocca a metà, mentre avverto un urlo di Lily spezzare l'aria.
Provo a strisciare in avanti, ma non ci riesco. Sento l'aria mancarmi. Mi volto verso Violet. Le formiche sono tornate nella loro casa.
I due mostri si riavvicinano a Lily che completamente parallelizzata dalla paura.
“Scap...scap...pa” provo ad urlarle, ma la mia voce è flebile, troppo debole per avere una qualche traccia d'autorità. Devo salvarla... l'arma! Come ho fatto a dimenticarmene? Lily neppure sa della sua esistenza... Apro bocca, ma non riesco ad emettere nessun suono.
La ragazza del due si rivolta verso di me “Tranquillo, bel bimbo. Ne farò la mia prigioniera. Non la ucciderò. Per ora” aggiunge con sorriso divertito “Yv catturala”.
Guardo impotente mentre quel mostro porta via di peso la mia amica. Allungo il braccio per afferrala, ma è troppo lontana.
Mi sento stanco, le palpebre sono troppo pesanti. Ho freddo.

 

Brad “Il Rosso” Johnson, tributo del distretto 11 (Piante), arena (Area orientale)

 

Il dolce canto dei pettirossi mi accompagna gentilmente alla veglia. Deve essere molto presto, circa l'alba. Papà starà già cucinando la colazione. Spero che abbia fatto della marmellata d'albicocche, ne ho proprio voglia. È vero, la sua non è speciale come quella che faceva la mamma, ma è squisita lo stesso. Mamma... mi manchi tanto.

Mi sento leggermente tirato per la vita. Apro gli occhi. Mi trovo in mezzo ad un bosco, nel bel mezzo dell'arena. Non era soltanto un sogno allora.
Sbadiglio rumorosamente e cerco con lo sguardo le mie compagne; sono ancora qui per fortuna. L'idea di legarci tramite la corda trovata nello zaino è stata geniale. E brava Aly, è piccola, ma ha anche delle splendide idee. È seduta poco lontana da me adesso, e sta pregando in direzione del sole.

Che cosa strana la religione, non sono sicuro di capirla. Come si fa a credere in qualcosa che non si vede e non si sente? Eppure Aly ha una grandissima fede. Un po' la invidio.
“Ti risponde mai?” le chiedo a bruciapelo facendola sussultare per lo spavento.
“Non ancora” replica lei continuando a tenere le mani giunte “Ma un giorno potrebbe farlo”.
“E tu gli parli tutte le mattine?” domando sempre più curioso.
“Sì” afferma leggermente infastidita.
“È da maleducati non rispondere” le faccio notare sperando di strapparle una risata.
Non ottengo l'effetto voluto però. Aly si limita a lanciarmi un'occhiataccia. Forse non ha capito la battuta
“E... è vero che in grado di vedere ogni cosa?”
La castana annuisce di nuovo “È sempre qui accanto ad ognuno di noi” risponde serena.
È interessante questo concetto della ubiquità. Mi chiedo se... “Quindi guarda i ragazzi mentre si spogliano? Beato lui” affermo malizioso.
La mia alleata arrossisce di botto mentre borbotta qualche frase sconnessa.
“Scusa, ti starò disturbando” affermo rendendomi conto di averla imbarazzata un po' troppo.
Aly scuote la testa “Non ti preoccupare, sapevo che non sarebbe stato facile pregare qui. Ci sono... molti rumori” dichiara usando un tono impacciato.
Ridacchio e lancio un'occhiata a Kalani. Sta russando come un trattore. È strano come per tutta la vita l'abbia considerata come una principessa gracilina, mentre in realtà n'è l'opposto.
Sto per cacciarle un urlo per svegliarla, quando avverto una strana vibrazione.
“Di nuovo!” commenta Aly spaventata. La planimetria sta cambiando nuovamente.
Kalani si sveglia d'assalto. La zona su cui è sdraiata si sta visibilmente muovendo. La mora ci raggiunge in un battibaleno grazie l'ausilio della corda. Stringo Aly per paura di separarmi da lei, mentre Kalani grazie ai suoi poteri ci anticipa i movimenti degli alberi. Continuiamo a scansare ostacoli per un'altra decina di minuti finché tutto non ritorna ad essere tutto fermo ed immobile.
Tiro un sospiro di sollievo, ce l'abbiamo fatta anche questa volta. Non sempre i cambiamenti della planimetria ci investono in questo modo, ma quando succede... che fatica! Meno male che c'è Kalani con i suoi mega riflessi o saremmo già spacciati.
“State bene?” chiede Aly premurosa.

Kalani le fa cenno di stare in silenzio. “C'è qualcuno qui con noi!” afferma con aria assorta. Mi guardo intorno, ma non vedo nessuno. Se però Kalani ha sentito qualcosa, significa che c'è veramente qualcuno. Cerco istintivamente la mano della piccola.
“Vieni fuori, vigliacco!” gli urla Kalani.
“Forse non vuole combattere” le suggerisco.
“Balle, non essere ingenuo Brad” replica acida “Vieni fuori se hai le palle, o ti vengo a prendere io!”.
Di fronte all'ennesima provocazione, spuntano diverse ragazze dai capelli rossi tutte uguali. Non c'è un solo neo che le differenzia.
“Illusioni” commenta Aly ad alta voce.
Sul volto di Kalani appare un sorriso beffardo “È arrivato il momento, vedremo chi è la maga migliore. Aly, ti affido Brad” afferma per poi lanciarsi senza alcuna esitazione contro una di loro. Yvonne la fissa con lo sguardo sbalordito. Kalani deve aver intuito quale sia l'originale. Non ho la più pallida idea di come abbia fatto, ma ormai non mi stupisco più di nulla.
Lo stupore di Yvonne dura poco però. La sua espressione muta completamente trasformandosi nella personificazione della più pura concentrazione. Subito dopo Kalani crolla a terra, coprendosi le orecchie con entrambe le mani.
Mi lancio in suo soccorso senza neanche pensarci. Non posso lasciarla in balia di quell'altra. Ci metto un secondo per realizzare che Aly mi sta seguendo.
“È pericoloso!” le urlo apprensivo.
“Lasciami aiutare!” afferma mentre una strana luce illumina la sua mano destra. La castana l'allunga verso Kalani, e a quel tocco, la nostra alleata si riprende. Il suo volto è pallido, ma sembra stare meglio. La mora digrigna i denti in segno di guerra.
“Cosa!?” urla Yvonne a metà strada fra la sospresa e lo spavento.
“Questa me la paghi” afferma Kalani prima di allungare le mani verso alcune piante che circondano la ragazza.
Una polvere viola appare da quest'ultime, e l'avvolgono completamente. Yvonne inizia a tossire sempre più forte, mentre il suo volto diventa paonazzo. La rossa si accascia al suolo stringendosi forte la gola, mentre io e Aly osserviamo la scena completamente imbambolati, finché il cannone tuona di nuovo.

Rimaniamo in silenzio come degli idioti, facendo fatica a realizzare quanto è appena successo.
“È morta?” chiede Aly tremando.
“Sì, quella puttana mi aveva veramente fatto incazzare... quella allucinazione... tsk!” borbotta Kalani dando un calcio al terriccio.
“Come?” chiede la piccola ancora stupita.
“Quella stupida si è piazzata vicino a due bombe viola, ibridi estremamente pericolosi e velenosi. Mi è stato sufficiente attivarle” spiega con calma.
“L'hai uccisa” affermo ad alta voce, ancora incredulo. È stato tutto così veloce, io... prima era lì... poi... quando... come?
“Sì, Brad” afferma Kalani un po' scocciata “E non fare quella faccia! Non pensare che lei avrebbe avuto pietà di noi se ne avesse avuto l'occasione!” aggiunge per poi togliersi di dosso un po' di polvere.
Guardo Kalani, poi Aly, e poi nuovamente Yvonne. Dal suo volto rosso e gonfio è scesa una lacrima prima di spirare.

 

Unleor “L'oscuro” Mizzard, tributo del distretto 2 (Negromanzia), arena (Area occidentale)

 

Un soffio gelido mi colpisce la nuca, trasmettendomi un profondo e breve senso d'angoscia. Mi giro di scatto, ma neppure questa volta intravedo qualcuno.
“Non rimedierai a nulla” suggerisce una voce maligna.

“Diventerai un mostro come tuo padre” afferma un'altra invece.
Stringo forte i pugni nella speranza di riuscire a scaricare così tutta la tensione. Vorrei replicare, spiegare loro che si stanno sbagliando, ma sarebbe solamente tempo perso. Non c'è nessuno qui con noi.
Mi volto verso Matt. Si guarda intorno con fare circospetto, deve aver sentito anche lui qualcosa, probabilmente altri insulti riservati esclusivamente a lui.

È iniziato tutto stanotte. Prima di allora, era stato tutto tranquillo: nessun attacco, nessuna trappola, nessun rumore. Solamente noi e le nostre scarse scorte. Al calare delle tenebre però abbiamo iniziato ad udire le prime risate e i primi commenti maligni. Inizialmente pensavo che quelle allucinazioni fossero dovute solamente alla stanchezza; in fondo non mangiavamo da ore, eravamo appena sopravvissuti al bagno di sangue, ed avevamo visto morire bruciate vive due persone. Ma con il passare delle ore i loro bisbigli aumentavano, andando a colpire punti sempre più sensibili. Matt ha iniziato a diventare sempre più nervoso e pallido. Le voci sono più crudeli con lui: gli danno del vigliacco, dell'assassino, del debole incapace di imporre la propria volontà. Con me si sono limitate ad insultare mio padre, a dirmi cose che ho già sentito dire in giro.

Una risata diabolica squarcia l'aria per l'ennesima volta “Verremo a prendervi” annuncia una voce metallica.
“Smettila!” urla Matt sull'orlo dell'esasperazione.

“Non stare al loro gioco” lo ammonisco io “Ci stanno solamente torturando psicologicamente, non cascarci”.
Il mio alleato si siede per terra con un tonfo, mentre nell'aria torna a sentirsi solamente il rumore delle onde.
Osservo il mare con aria incantata, è proprio un bello spettacolo. Non l'avevo mai visto dal vivo, il mio distretto è quasi completamente circondato dalle montagne, ma mi piace tanto. La cosa che apprezzo di più però è il suo odore, trasmette una tale pace... Forse è anche per questo che riesco a resistere così bene agli insulti di quelle voci. Peccato che lo stesso non si possa dire per Matt. Mi sembra di vederlo sempre più affaticato e debole. Credo che sia dovuto al fatto che proviene dal distretto 4, ormai deve essere assuefatto da questo odore, non gli fa più alcun effetto.
Mi siedo accanto a lui. Non posso non notare che ha delle occhiaie gigantesche.
“Vuoi mangiare qualcosa?” gli propongo sperando di consolarlo un po'.
“No, grazie. Ho lo stomaco completamente chiuso” replica continuando a fissare un paguro che cammina sulla spiaggia bianchissima.
Lo guardo con apprensione. Non va bene, non va affatto bene.
“Matt” lo chiamo costringendolo a guardarmi negli occhi “Sono solo voci, non posso farci nulla”.
“E se ci attaccassero?” gli domando.
“Ci difenderemo!” replico senza neanche pensarci.
Matt scuote la testa non del tutto convinto. Sto per replicare, quando riprende a parlare cambiando discorso “Hai sete?” mi chiede.
Ho la gola secca e mi sento accaldato, un po' d'acqua non mi dispiacerebbe, ma non stiamo parlando di questo. “Matt..” lo richiamo.
Il mio compagno mi ignora nuovamente ed allunga la mano verso l'oceano. Un pugnetto d'acqua si solleva ed inizia a ruotare su stessa. Ha già fatto questo incantesimo, e so benissimo a cosa serva. Sta purificando il liquido, in modo tale da renderlo potabile.
Sospiro, è inutile continuare questa conversazione se lui non vuole. Apro la bocca ed accolgo il liquido limpido creato dalla magia del mio alleato. Non ho mai assaggiato dell'acqua più buona di questa.
“C'è una sorpresa fra una decina di metri” sussurra una voce.
“È un regalo!” aggiunge un'altra con tono infantile.
“Andate! Andate!” ripetono in coro.
Matt si copre entrambe le orecchie con le mani, mentre le voci continuando ad insistere con maggiore frequenza.
Provo ad ignorarle per un po', ma con il passare del tempo diventano sempre più fastidiose. “Forse dovremmo fare come dicono” propongo.
“Esatto! Andate!” affermano all'unisono.
Matt mi guarda come se fossi impazzito “È una trappola!”.
“Andate!” ripete quella più infantile.
Annuisco “È probabile, ma almeno dopo staranno zitte”.
Mi alzo tenendo in mano l'arma raccolta durante il bagno di sangue.
“Ci vai davvero?” mi chiede incredulo.
“Penso proprio di sì, tanto hanno detto che è qui vicino” rispondo.
Matt si aggrappa alla mia gamba spaventato “Non farlo, non farlo!” mi supplica.
Lo allontano con delicatezza. “Devo farlo, sono stufo di sentirle, ed inoltre mi hanno messo addosso una certa curiosità”
Mi allontano con decisione, continuando ad avvertire addosso lo sguardo preoccupato del mio amico.
Seguo la voci addentrandomi nel bosco poco lontano, spostando cespugli e rovi che ostacolano la mia via.
Una decina di metri dopo lo incontro. È un vortice nero impiantato nel terreno che gira senza provocare alcun rumore. Avevo letto di lui solamente in alcuni libri, è la prima volta che ne vedo uno dal vivo. I “Buchi dell'oblio” sono un potente incantesimo capitolino che donano a chiunque ci caschi dentro la morte peggiore di tutte.
Lo osservo come rapito; quante persone saranno scomparse cadendo in uno di questi?
“Hai visto che bel regalo?” mi chiede la voce infantile “Gettaci dentro Matt! Tanto lo odi anche tu quel piagnone” mi propone.
“Stai zitta!” la ammonisco severo. Non cadremo nel loro gioco, non ci uccideremo l'un con l'altro.
Non accadrà mai.

 

Icarus “Ike” Karling, tributo del distretto 7 (Negazione di potere), arena (Cornucopia)

 

Sei ridicolo conciato così” afferma Sam incrociando le braccia.
Mi sistemo al meglio il mio nuovo capello, una tuba rossa fiammante decorata con carte di caramelle e con in cima una girandola verde. L'ho creata con tanto amore, una sorta di vendetta verso Sam che ha osato prendere in giro in mio colbacco preferito.

Sei solo invidiosa” commento con un sorriso stampato sul volto nella speranza di irritarla.
Riesco a fare centro anche questa volta. Sam dà una manata al mio copricapo facendolo cadere per terra.
Ehi!” replico fingendomi offeso.
Dai! Ci tengo che tu faccia una buona impressione! Non fare il solito scemo” controbatte stranamente seria.
Raccolgo il capello e lo appoggio su uno scaffale lì vicino. Sam ci tiene tantissimo a questo incontro, forse è il caso che faccia davvero il bravo. Chissà se Nate è così figo come lo descrive lei, anche se non credo. Sam in fondo non può essere parziale, Nate è pur sempre suo fratello, il suo unico parente in vita.

Entriamo nel salone, è decisamente più piccolo di quanto mi aspettassi. È così che è fatto il centro di commando dei rivoluzionari, dunque? Chissà mamma e papà quante volte l'hanno attraversato, mi sembra quasi di sentire il loro odore anche se è impossibile.
Eccolo” afferma Sam indicandolo. Nate è un ragazzo alto con la stessa carnagione scura di Sam. Si erige con fierezza fra i sottoposti con lo circondano, ma c'è nello stesso qualcosa in lui che lo rende accessibile, probabilmente il suo sorriso bianchissimo e caloroso.

"Sam!” afferma con voce squillante vedendoci. Nate si congeda dai suoi collaboratori e ci viene incontro “E così questo è il tuo fidanzatino?” chiede malizioso.
Sto per replicare con un no disgustato, ma Sam mi anticipa. “No, che schifo!”.
Si inizia sempre così” ribatte Nate con aria sognante “Dunque, è la tua prima volta qui, Ike?”.
Sì, me lo aspettavo... diverso” confesso.
E come?” chiede incuriosito Nate.
Ultra tecnologico, con armi da tutte le parti e porte con codici d'accesso” ribatto facendo appello a tutte le fantasie che mi sono costruito in questi anni.
Magari” ribatte il ragazzo “Se avessimo tutta quella roba forse a quest'ora avremmo già avuto qualche vittoria significativa... Mi dispiace che tu sia rimasto deluso”.
Inclino la testa di lato. “Deluso non è la parola giusta. Non credo proprio che sia tutto da buttare qui”.
Cosa si salva allora?” mi incalza Nate.
Ci penso un po' su “Il modo in cui ti guardavano quelle persone prima. Si vede che si fidano molto di te, e tu di loro. Credo sia molto importante” affermo.
Nate annuisce con aria seria “Lo è. Sono i legami che portano avanti le rivoluzioni, Ike. Il percorso che abbiamo scelto non è facile, spesso andiamo incontro a dubbi e ripensamenti, ma è la vicinanza dei nostri amici che ci dà la forza. Basta guardarci a vicenda negli occhi per ricordarci per che cosa lottiamo”.
L'ascolto affascinato. Sam aveva ragione, Nate è un gran figo.
Ehi, non starai mica cercando di reclutarlo?” domanda Sam perplessa.
Suo fratello sorride in maniera sorniona “Ma no, è ancora un bambino, ma... un giro turistico della base ti andrebbe di farlo lo stesso?”.
Annuisco con vigore.

 

Lotto per affetto, verso Sam, verso il distretto 7, verso Lilia, verso Xene, verso Gabriel.

Lotto per riconoscenza, verso tutti coloro che sono morti per darmi un futuro, verso i miei genitori, verso Nate.

Lotto perché non voglio più vedere quello che ho visto al bagno di sangue. Non voglio più vedere morire un'Alice, o vedere una Elinor chiedere aiuto inutilmente.

Lotto perché ho intravisto una speranza per un futuro migliore. Un futuro dove le persone non si separano a causa della paura, ma si uniscono.

Forse è solo l'ennesimo inutile tentativo, ma non mi importa più. Voglio provarci, sento che posso fare davvero la differenza.
Mi sento nuovamente pieno di energie e passione, esattamente come quando Nate era ancora vivo. Mi sentivo perso, ma ora l'ho capito. Non tornerò nello stesso stato di prima.

 

Afferrò la frombola in mezzo alle armi, e anche i miei compagni si armano, perfino Lilia. Non so come si evolveranno le cose, ma farò il possibile per difenderli e far sì che rimaniamo uniti.
Degli ibridi informi spuntati fuori dal pavimento iniziano a circondare la cornucopia. Il cuore mi batte a mille, le mani mi sudano, e non riesco a smettere di sorridere.

“Noi tre all'attacco, Lilia coprici le spalle, Xene occupati dei feriti e rimani nelle retrovie per quanto puoi” ordino mentre stringo forte l'arma. “Facciamo vedere alle alte sfere di Capitol di cosa è capace Panem”.

 

 

 

Ciao a tutti! Capitolo difficile, mi dispiace per le morti e soprattutto per la questione della frusta. Vi prometto che non si rivelerà essere così inutile, abbiate pazienza. Purtroppo sono entrambi due bonaccioni, temevo di uscire fuori personaggio descrivendo una fredda scena di combattimento della serie “Ho un'arma, ora posso uccidere. Wiiii!”. Era più naturale per loro tentare per prima cosa la fuga, ma come seconda cosa, a mente più lucida... chissà.

Ci vediamo fra una decina di giorni.

Alla prossima!

 

Morti:

24° Kronos Allen, tributo del distretto 6 (3 pov), ucciso da Yv

23° Alice Grace, tributo del distretto 7 (3 pov), uccisa da Kyte

22° Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (3 pov), ucciso da Killian ed Elinor

21° Killian Jones, tributo del distretto 5 (2 pov), ucciso da Matt

20° Yvonne Davzon, tributo del distretto 4 (3 pov), uccisa da Louise

19° Miranda Wilson, tributo del distretto 1 (3 pov), uccisa da Killian ed Elinor

18° Jésus Dondedìos, tributo del distretto 10 (3 pov), ucciso da Yv sotto controllo di Violet

17° Yvonne Blackmask, tributo del distretto 3 (3 pov), uccisa da Kalani

 

 

Feriti

Lily, Matt (sconvolti)

Violet (leggermente disidratata e ferita alle gambe)

Andreas, Josh (qualche graffio)

 

 

MasterKiller:

Elinor: 2 uccisione (in collaborazione)

Killian: 2 uccisione (in collaborazione)

Yv: 1 uccisione

Louise: 1 uccisione

Kalani: 1 uccisione

Kyte: 1 uccisione

Matt: 1 uccisione

Violet: 1 uccisione

 

 

Alleanze:

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Lilia, Xene, Gabriel

Il disperato duo: Unleor, Matt

Le ragazze: Elinor, Alaska

Gli ultimi: Andreas, Joshua

Vittima e carnefice: Violet (+Yv), Lily

L'alleanza del sole (Detti anche Kalani e le sue troiette): Kalani, Brad, Alexandra

Soli: Louise

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Capitolo 14
*** Tensione - secondo pomeriggio ***


Tensione - Secondo pomeriggio

 

Kalani Bei Fong, tributo del distretto 11 (Piante), arena (Area orientale)

Gli aghi dei pini mi pizzicano i piedi dandomi un profondo prurito. Sto iniziando a non sopportarli, anche perché mi rendono un po' più difficile la “visione” di ciò che c'è attorno. Immagino che sia questo quello che provano gli altri quando c'è un po' di nebbia. Inoltre le tempie continuano a pulsarmi senza sosta, rendendo ancor più difficile concentrarsi.
“Fermiamoci un po'” propongo ai miei alleati
“Grazie al cielo” borbotta Brad prima di crollare sul terreno esausto.
Ally sospira sconsolata, e si siede anche lei, anche se in maniera decisamente più composta.

Da quanto Yvonne ci ha attaccati non abbiamo fatto altro che muoverci, principalmente perché non abbiamo altra scelta. Abbiamo finito sia il cibo che l'acqua, non possiamo continuare così a lungo. I miei sensi non mi hanno ancora suggerito nulla, e una parte di me sta incominciando a preoccuparsi. Sto continuando a dire che manca poco ad un fiume, ma solo perché non vogliono che quei due entrino nel panico. Non sono abituata a dire bugie, ma sono entrambi stanchi e tesi, contano su di me.
Non mi sono mai sentita così prima. Ho sempre contato esclusivamente su me stessa e, a parte Hellen e Bruce, nessuno si è mai fidato di me. Eppure qualche ora fa sono stata io quella a combattere per difenderli. Ora che ci penso mi sento ancora un'idiota per essere cascata in quell'illusione. È stato terribile; il pavimento era gelido e bagnato, doveva essere ghiaccio dato che avevo l'impressione di non poter “vedere”. Avevo provato a muovermi, ma c'erano intorno a me tante barre che mi impedivano il passaggio. Sentivo inoltre numerose voci che si accavallavano l' una sopra all'altra, ma sentivo con chiarezza quelle dei miei genitori. Continuano a dirmi che erano preoccupati, che avrebbero usato la loro influenza per riportarmi a casa, che si sarebbero sforzati nel trovarmi un buon marito che avrei dovuto seguire silenziosamente per il resto dei miei giorni. Una voce femminile invece mi suggeriva che avrei dovuto mettere al mondo molti figli per onorarlo, perché solo così la vita avrebbe avuto un senso. Mi sono sentita in trappola come nel distretto 11, ma mi stavo sbagliando. Non sono più una prigioniera, sono libera. Sto dimostrando a tutti di sapermela cavare, ho perfino sconfitto un altro tributo! Eppure quel mal di testa scatenato da quell'illusione non è ancora passato...

“So che abbiamo una sola aspirina, ma vi dispiace se la prendo adesso?” chiedo ai miei alleati per pura forma di cortesia dato che ho già deciso di prenderla lo stesso anche senza il loro consenso.
“Per me va bene, ma sei a stomaco vuoto, non so se faccia bene” osserva Brad.
“Chi se ne frega” affermo mentre mi infilo la pastiglia in bocca. Riesco a deglutirla solo al quarto tentativo, senz'acqua è decisamente più difficile.

Mi siedo nuovamente per terra, quando mi accorgo che c'è qualcosa che non va in Ally, il suo cuore batte in maniera anomala. Ora che ci penso, è da un bel po' che non la sento parlare.
“C'è qualche problema?” le chiedo sospettosa.
Ally rimane in silenzio, la sento chiaramente mentre si abbraccia le ginocchia. È in una posizione difensiva, cosa nasconde?
“Come fai?” mi chiede dopo un po'.
“A fare cosa?” le chiedo sentendomi inalberare. Giuro che se è un commento su come riesca a fare certe cose nonostante la mia cecità...
“A far finta di nulla!” sbotta lei “Hai appena ucciso una ragazza, è stato orribile, e non sembra assolutamente fregartene!”.
“Ally, siamo in un'arena, le cose funzionano così in questo posto” le spiego cercando di trattenere il nervoso. Mi sta dando dell'assassina? Con quale coraggio? Yvonne stava attaccando tutti noi, lei compresa!
Ally balbetta cercando di trovare le parole giuste. Il suo cuore ha accelerato il battito, mentre Brad trattiene il respiro teso. “Tu eri fredda quando l'hai fatto come se non ti importasse niente di lei!” ribatte con rabbia.
“Ed è così!” replico secca “Non la conoscevo, voleva uccidermi e mi ha ferita. Ho agito prima che potesse fare del male a tutti noi!”
“Siamo tutti stanchi” afferma Brad tutto d'un fiato cercando di calmarci “Ally, ricordati che Kalani ci ha salvato, e anche tu, Kalani, ricordati che Ally non aveva mai visto i giochi prima di adesso, è normale che sia così agitata”.
“Non è normale il modo in cui state reagendo voi!” afferma Ally talmente furiosa che ha iniziato a piangere.
Mi alzo in piedi e mi volto verso di lei “Cosa dovrei fare invece? Piangere come te? Non capisci che con quell'atteggiamento non andrai lontano?”
“Signore...” prova ad intromettersi Brad senza successo.
“Se quello è l'atteggiamento giusto, non voglio averci nulla a che fare! Non voglio diventare un'assassina come te”.
Mi mordo il labbro, è come se mi avesse tirato uno schiaffo dritto in faccia. E io che pensavo di contare qualcosa per lei, invece non sono nient altro che un inutile ragazza che rovina la sua patetica visione della vita. “Allora non vedo cosa ci fai ancora qui!” sbotto mentre stringo le mani a pugno.
Mi sento tirare per la vita, Ally si sta slacciando la corda che la teneva unita a me e a Brad. Se ne sta veramente andando? Sento una strana morsa allo stomaco.
“No, aspetta, che fai? Ally!” afferma Brad nella speranza di farla ragionare, ma è troppo lontano, sta già fuggendo via in lacrime. Brad si lancia al suo inseguimento.
“Brad, lascia stare” lo fermo sentendomi improvvisamente senza energie.
“Ma se non la inseguo rischiamo di perderla!” obietta.
“È troppo tardi” lo informo. Lo avverto chiaramente, gli alberi si stanno spostando di nuovo.
“È in pericolo! È da sola, e...”
“Lo so!” ribatto con ferocia “La ritroveremo” concludo mettendomi lo zaino in spalle. Maledizione a me, alla mia linguaccia e quella testona di Ally!

 

Lily “La Cagnolina” Clark, tributo del distretto 12 (Magia Bianca), arena (Area meridionale)

“Ci fermeremo qui a dormire, continueremo a cercare una via di fuga domani prima dell'alba” afferma con aria sicura la strega.
Alzo la testa verso il cielo. Il sole è ancora altissimo, ma sono contenta lo stesso di potermi fermare. I piedi mi fanno male, così come i polsi che sono talmente stretti dalle corde che sento formicolare le mani. La gola è secca, e non riesco a smettere di pensare a quanto sarebbe bello bere. Mi getto a terra completamente sudata. Jésus è seduto poco lontano, e mi fissa con i suoi grandi occhi tristi. Gli faccio un cenno di saluto con la mano sperando di farlo sorridere.

“Non ti ho detto che puoi riposare!” sbraita Violet nervosa “Non ti ho mica preso con me perché avevo voglia di un animaletto domestico!”
La fisso a bocca spalancata. Non capisco cosa voglia da me, né perché mi tiene come ostaggio. Mi volto verso Jésus in cerca di una risposta, ma non replica. Continua a guardarmi senza proferire parola.
“Perché non mi parli più?” gli chiedo sconsolata.
“Che fai parli da sola? Roba da pazzi” commenta Violet alzando gli occhi al cielo.
Sorrido, questa è proprio scema. Non vede che c'è anche Jésus qui? Non sto mica parlando da sola!
“Si deve essere rotta..” commenta la mora parlando fra sé e sé “Senti, bestiolina, Yv ha bisogno di manutenzione, quindi usa la tua magia bella e fammela tornare come nuova” aggiunge mentre mi libera dalle corde.
Fisso l'essere abominevole al suo fianco. La sua pelle è pallida oltre ogni immaginazione, le sue mani sono sporche di sangue, il suo volto è pieno di graffi, ma la cosa più spaventosa è quell'enorme ferita al collo. Non sembra neppure umana! Perfino il suo odore è strano! Mi fa paura, Yv è cattiva. Mi dà l'impressione che voglia uccidermi da un momento all'altro.
“Non voglio!” replico decisa.
Violet alza gli occhi al cielo “La mia non era una richiesta, ma un ordine. Se non lo fai, farai la fine del tuo amichetto, è chiaro?”
Mi volto verso Jésus, non riesco a capire di cosa stia parlando. Che fine avrebbe fatto? È qui con noi.
“Subito!” sbraita lei con tono minaccioso.
Mi avvicino titubante al mostro, ed allungo le mani verso di lei anche se non riesco a non far tremare le braccia. Yv osserva l'orizzonte con sguardo vuoto, neppure mi sta calcolando. Come posso guarire un essere del genere? Non è neppure viva! Provo a concentrarmi, ma il suo odore continua a distrarmi. È orribile, mi fa troppa paura! Che cosa sto facendo? Non voglio farlo! Jésus, ti prego salvami!
Violet sbuffa spazientita “Yv, picchiala per un po', ma non romperle niente. Magari così capisce”.
Faccio in tempo a voltarmi verso di lei, quando sento un tremendo colpo alla testa. Cado per terra, e sento calci e pugni al fianco, alla schiena, alle braccia, alle spalle, alle gambe! Nascondo la testa fra le braccia pregando che tutto questo finisca presto, limitandomi a piangere e a sussultare ad ogni colpo. Perché a me? Basta, vi prego! Jèsus, aiutami! Aiuto! Perché stai lì fermo a non fare nulla? Sei arrabbiato con me? Mi dispiace tanto di aver insistito a mangiare quelle mele!
“Basta così” ordina Violet. “Che schifo, ti sei pure pisciata addosso” aggiunge poi disgustata.
Mi risollevo tremando. Ho male ovunque, e il mio viso è completamente bagnato dalle lacrime.
“Hai capito adesso?” mi chiede Violet quasi sillabando la domanda.
Annuisco, mi avvicino ad Yv, e inizio a migliorare le sue ferite stando ben attenta a non inalare il suo odore o a guardarla in faccia.
“Con la violenza si risolve davvero tutto” commenta soddisfatta la mora “Vedi, Lily, se ti comporterai bene, potremmo perfino diventare amiche!”
“Io non diventerò mai tua amica, e neppure Jésus!” le urlo contro.
Violet scuote la testa nauseata. “Vabbè io dormo che sono stanca, se vuoi puoi fare altrettanto, non mi importa. Yv, controlla che non scappi da nessuna parte, e se lo fa, uccidila”.
Detto questo la strega si sdraia per terra, seguita a ruota da Jésus. Poverino, anche lui deve essere stanchissimo. Spero che domani stia meglio perché mi manca tanto parlare con lui.

 

Rimango sdraiata e tremante per non so quanto tempo. Ho tanto male, non riesco minimamente a chiudere occhio. Violet respira pesantemente, mentre Yv mi fissa per tutto il tempo, non mi stacca gli occhi di dosso neanche per mezzo istante. Mi volto verso lo zaino mio e di Jèsus. Quando mi ha catturata, Violet lo ha svuotato per vedere cosa c'era dentro, e ha scoperto al suo interno una frusta. Un'arma, non pensavo neanche che ce l'avevamo! Non è giusto che ce l'abbia lei adesso, gli sponsors l'hanno consegnata a noi. Dobbiamo riprendercela, è nostra. La mamma mi ha sempre detto che bisogna aver rispetto dei regali che ci fanno, e non ho intenzione di disobbedirle.
Mi avvicino silenziosamente allo zaino e lo apro. Mi volto verso Yv, ma non batte ciglio. Ma certo! Che sciocca! Violet non le ha mica ordinato di far sì che non prenda niente!

Sorrido e nascondo la frusta sotto la maglietta. Non so ancora cosa ne farò, ma l'importante è che sia con me. La stringo al cuore, e non so bene il perché, ma mi sento risollevata.

 

Gabriel “Gabe” Black, tributo distretto 3 (Illusioni), arena (Cornucopia)

 

Infilzo con la lancia l'ultimo ibrido per assicurarmi che sia realmente morto. Questi stronzi non saranno molto forti, ma sanno recitare bene come insegna il nuovo graffio di Xene.
Mi volto verso di lui. Si sta medicando tre grosse graffi paralleli sulla guancia destra ma, nonostante i suoi sforzi, non riesce a cancellarli del tutto.

“Sei proprio sexy con quelle cicatrici!” ci scherzo sopra.
Xene in tutta risposta ruota gli occhi verso l'alto “Cresci un po', Gabe” afferma con il suo solito tono serio e distaccato.
Mi siedo sulle scalinate della cornucopia, dove a neanche un metro di distanza Lilia si è appena addormentata. Sembra così innocente adesso, eppure fino ad un'oretta fa stava lanciando frecce a destra e manca come una forsennata. Mi chiedo dove abbia imparato. Mentre osservo il suo volto angelico, mi viene l'impulso irrefrenabile di metterle un dito bagnato nell'orecchio.
Sto per farlo, quando Xene mi blocca con un'occhiataccia.
“E dai, è solo uno scherzo innocente” mi difendo.
“È stanca morta, stanotte non è neppure riuscita a dormire. Lasciala in pace” sobilla nervoso.Ruoto gli occhi al cielo, Xene non sa proprio divertirsi. Meno male che c'è Ike con noi, altrimenti... a proposito dove cazzo è?

Mi alzo e vado a cercarlo all'interno della struttura. Lo trovo in mezzo alle scorte alimentari dove ci sta cercando qualcosa per la cena. I suoi vestiti sono completamente zuppi a causa del sudore, ma nonostante ciò non sembra essere minimamente stanco, anzi. I suoi occhi scuri sono pieni di vita, euforici ed eccitati, sul volto c'è l'accenno di un sorriso; sembra essere il ritratto della serenità. In una situazione normale mi sentirei felice di vedere un amico in questa condizione, ma non qui. Il suo nuovo scopo della vita collide troppo con il mio. Speravo che nel giro di un giorno avrebbe cambiato idea, ma così non è stato. Per carità, in vita mia ho spesso sfidato le autorità, mi sono divertito a farle infuriare, ma ho sempre saputo che c'erano dei limiti da non valicare, o avrei rischiato troppo grosso. Quello che vuole attraversare Ike è, ahimè, uno di quelli. La realizzazione di una rivoluzione è una bella prospettiva, ma mi pare troppo lontana, troppo pericolosa. Ci sono troppe cose in gioco, e non voglio rischiare. Voglio solamente vincere, non voglio fare il martire. Voglio tornare nel distretto 3 con un sacco di soldi, riabbracciare il mio fratellino, trovarmi una brava ragazza e mettere la testa a posto, tutto qui, non chiedo molto. Forse sarò egoista nel dirlo, ma non me ne frega: non mi importa niente di quello che accadrà dopo questa edizione.
“Stasera zuppa in scatola” annuncia trionfale Ike.
“Che bello” commento sarcastico “Anche se credo che Lilia dovrà berla con la cannuccia da quanto è stanca”.
Ike sorride divertito “Ho capito, la nutriamo mentre dorme e per ricompensa le disegniamo dei peni in faccia, ci sarà tanto una biro in giro, no?” afferma.
Cerco di sorridere di rimando, ma non ci riesco. Non ce la faccio più a tenere stretti i miei dubbi. Vorrei poterne parlare liberamente, ma se lo facessi è possibile che gli strateghi ci uccidano tutti per sicurezza. Ma anche se fossi libero, che cosa gli direi di preciso? Ti prego, ti supplico, abbandona questa folle idea e permettici di ucciderci a vicenda? Non accadrà mai, è troppo dentro ormai, lo è sempre stato. In fondo prima della mietitura stava per essere condannato per la sua affiliazione ai ribelli. Temo inoltre di essere in minoranza per una richiesta del genere. Lilia non è di certo una sovversiva, ma il suo animo puro coincide con i suoi ideali. Xene invece sembra essere abbastanza titubante, ma si è affezionato molto a quei due, anche se non vuole ammetterlo. Credo che in fondo al cuore li veda come un surrogato di famiglia, ma posso pur sempre sbagliarmi, è difficile decifrarlo riservato com'e.
Temo a questo punto di avere un'unica scelta per quanto mi dispiaccia. Mi piaceva stare con loro, ma i nostri obiettivi sono troppo diversi adesso, una collaborazione non ha più senso, senza contare che rischio grosso in caso i loro intenti da ribelli diventassero più evidenti. È meglio chiuderla qui, o in futuro ci sarà talmente tanta tensione che finiremo per farci seriamente del male.
Non ho voglia però di sgattaiolare via con il favore delle tenebre come se questi tre fossero delle belle ragazze che mi sono scopato la sera prima. Meritano più rispetto e, data la loro nuova politica, non vedo perché dovrebbero attaccarmi nel caso. Come lo comunico però?
“Ike, questo corteggiamento fra noi due deve finire” annuncio con tono serio facendo riferimento al dialogo avuto il giorno in cui ci siamo alleati. Lui dovrebbe capire, e i capitolini penserebbero solamente ad un'ipotetica relazione fra di noi. È perfetto.
Il moro mi fissa un attimo sbalordito per poi realizzare. “Ah” afferma semplicemente con tono deluso.
“Preferisco le ragazze per quanto apprezzi il tuo bel sedere” aggiungo in seguito sperando così di fargli capire anche le mie reali motivazioni.
Ike annuisce perplesso. Questo stratagemma l'ha preso in contropiede, o forse lo è stato il mio ritiro? “Avevo immaginato questa ipotesi” ammette lui “Non possono essere tutti gay e stra-gay come me” aggiunge decidendo di stare al gioco. Immagino quei fessacchiotti dei capitolini andare in brodo di giuggiole in questo momento. “Ti prego solo di ripensarci, potremmo avere un futuro insieme” conclude con aria seria.
“Non credo che funzionerebbe” replico fissandolo negli occhi.
Ike abbasso lo sguardo sconsolato, si sta arrendendo. “Xene, sveglia Lilia che Gabe ci lascia” urla verso l'esterno della cornucopia.
Xene replica qualcosa, ma non riesco a sentirlo bene.
“Prenditi pure quello che ti serve, e cerca di non morire” afferma rivolgendosi nuovamente verso di me.
Annuisco ed inizio a fare le valigie. Prendo un po' d'acqua, delle scorte alimentari, un coltellaccio, dei fiammiferi, qualche aspirina, qualche garza, dei vestiti di ricambio, degli occhiali con il visore notturno ed infine della corda per costruire eventuali trappole. Sono pronto.
Mi avvio verso i portali, sotto gli sguardi tristi dei miei ex alleati. Mi mancheranno tantissimo.

Entro nel portale Nord, lo stesso attraversato dalle ragazze del bagno di sangue. Spero di trovare là la mia fortuna.

 

Louise Lacey “La Strana” Welch, tributo del distretto 10 (Trasmutazione), area (Area orientale)

 

L'inno parte sparato a volume altissimo svegliandomi dal mio torpore. Ho caldo, e tantissima sete. La mia gola è più arida di un deserto, la mia fronte scotta, ed avverto una leggera puzza provenire dal mio fianco. Mi sono rifiutata di dare un'occhiata alla ferita, ma sono ormai sicura che si sia infettata. È più che naturale in fondo: non è mai stata lavata, né tanto meno disinfettata. C'è una sottile speranza per me, ma con il passare del tempo è diventata sempre più fiocca. Yvonne non tornerà, non è così? È da più di ventiquattro ore che l'aspetto, non credo che tornerà più. Che sia morta? Oppure mi ha semplicemente abbandonata? Sono ferita e malata, dovevo essere solo... un peso per lei.
A metà inno appaiono le immagini dei morti della giornata. La prima ad essere mostrata è Yvonne.

Sento qualcosa dentro di me incrinarsi, i miei occhi bruciano, e dalla mia bocca sfugge un singhiozzo. Sapevo che era probabile, ma averne la certezza adesso... no... solo sola, completamente sola!
Il respiro si accorcia ed aumenta di frequenza. Il mio petto si gonfia e si sgonfia continuamente. La testa inizia a girarmi ancora più
forte di prima. Provo a raggomitolarmi in posizione fetale, ma il dolore al fianco me lo impedisce. Mi porto la mano alla bocca e la mordo con tutte le forze che mi rimangono. Non devo urlare, non devo piangere. Sophie starà assistendo, non posso spaventarla. Sophie... non la rivedrò più, vero? E Anne, e David? E papà?

Continuo ad agitarmi, il dolore al fianco è sempre più intenso. No, devo calmarmi, devo ragionare, devo farlo! Per Sophie almeno! La mia piccola... no, no!
Mi pianto le unghie sulla carne, sperando che il dolore fisico possa distrarmi da quello mentale. Ci deve essere una soluzione! Provo ad alzarmi, ma non ci riesco. Ci riprovo nuovamente, ma sento le gambe bagnarsi di un liquido denso e caldo. Cado a terra pesantemente. Se provassi a chiedere aiuto... Scuota la testa, non ho alleati, non vedo perché qualcuno dovrebbe piegarsi tanto per me. È più probabile che chi mi senta mi finisca definitivamente.
Un'alternativa! Ci deve pur essere! Pensa Louise, Pensa, dannazione! Do un'occhiata allo zaino accanto a me: un accendino, uno specchio, forbici, guanti... nulla di utile! Con queste cose potrei costruire al massimo una trappola se fossi nel pieno delle mie forze.
Alzo lo sguardo al cielo ed intravedo attraverso le fronde il cielo stellato.
“Uno sponsor, ti prego, uno sponsor” sussurro talmente debolmente che io stessa faccia fatica a sentirmi.
Chiudo gli occhi e conto lentamente fino ad dieci.

Uno... quando riaprirò gli occhi ci sarà un paracadute.

Due... gli sponsors non si sono dimenticati di me.

Tre... mi salveranno.

Quattro... riuscirò a sopravvivere.

Cinque... sarò forte per Sophie.

Sei... vincerò.

Sette... tornerò a casa.

Otto... andrà tutto bene.

Nove... finirà tutto questo.

Dieci... è solo un brutto sogno.

Riapro gli occhi, non c' nulla accanto a me.
Urlo, o almeno ci provo. Dalla mia bocca esce fuori un rantolio di rabbia e dolore. Non può essere finita, non voglio!

Inizio a singhiozzare in maniera rumorosa, sono stanca di fingermi forte. Voglio solo stringere forte Anne e piangere di nascosto sulla sua spalla come faceva da bambina. Quanto starà soffrendo adesso? È così anziana... ho così tanto bisogno di lei!
“Anne...” mi lascio sfuggire senza volerlo.
Mi mordo il labbro. È inutile chiamarla, lei non verrà, non mi salverà questa volta. È stata la miglior mamma che potessi mai avere, e non gliel'ho mai detto! Se solo potessi vederla un'ultima volta!
Il mio respiro inizia a regolarizzarsi, ogni forma di lotta è inutile. È finita, posso solo aspettare la morte. Che cosa mi ucciderà per prima? La sete? L'infezione? Altri tributi? L'arena? Spero solo che non sia doloroso e truculento, ma che sia invece talmente veloce da non accorgermene. Tornerò a casa lo stesso, anche... se non sarò viva. Tornerò a casa dai miei, e Sophie... beh almeno è ancora viva, il mio sacrificio non è stato vano. Anne e papà si prenderanno cura di lei, starà benissimo, diventerà una bellissima donna e avrà uno splendido futuro davanti a sé.
Mi sento stanca, ho un sonno tremendo, quasi quasi ritorno a dormire, tanto non ho nulla di meglio da fare.
Starò bene poi, starà bene, staremo tutti bene.

Addio.

 

Elinor “Elly” Gilbert, tributo del distretto 5 (Pirocinesi), arena (Area Settentrionale)

L'aria viene spezzata da un nuovo colpo di cannone. Sussulto spaventata e mi volto immediatamente verso Alaska per assicurarmi che sia ancora viva. Fortunatamente è ancora qui accanto a me, anche se mentalmente sembra essere su tutt'altro pianeta.
“Stai pensando a Kronos?” le chiedo a bruciapelo. C'era rimasta parecchio male ieri vedendo la sua immagine nel cielo. Continuava a fissarla assorta, e non ha proferito parola per parecchie ore. Non si è sfogata direttamente con me, ma avrei preferito che l'avesse fatto. Non va bene tenersi dentro tutto il dolore.
La mia alleata sorride amara “Un po'” confessa.
“Ti manca?” le chiedo nella speranza di spingerla a sfogarsi. In fondo lei mi è stata vicina ieri quando ero ridotta peggio di uno straccio, vorrei poter fare altrettanto.
“Faccio ancora fatica a realizzarlo, anche se sapevo che quasi sicuramente sarebbe finita così. È... ingiusto!” afferma che una leggera nota di fastidio. Si sta ancora trattenendo, ma credo si possa considerarlo un progresso.
“Lo so” replico avvertendo ancora bene gli eventi di ieri.
“Tu come stai?” mi domanda lei intuendo i miei pensieri.
Il mio stomaco brontola talmente forte da rispondere al posto mio. Entrambe ci facciamo sfuggire una risata amara. Da quand'è che non facciamo un pasto decente? Da quando è iniziata l'arena abbiamo mangiato solamente qualche cracker. Di acqua ne abbiamo quanta ne vogliamo, ma è il cibo il nostro problema più grave. Mi manca quello che abbiamo assaggiato a Capitol, così grasso e saporito, ma soprattutto quello cucinato da mia madre, più povero e leggero, ma pieno d'amore ed attenzioni. Quando mi vedeva giù di morale come adesso, mi cucinava sempre il risotto, e lo impattava in modo tale che i chicchi formassero una faccia che sorrideva. Qualche mese prima dei giochi le avevo detto che non c'era più bisogno che me lo facesse perché stavo crescendo, ma non so cosa darei perché me lo facesse ancora.
Mi stringo nella giacca regalatami dagli sponsors, almeno con questa posso utilizzare incantesimi più deboli per scaldarmi. Se abbiamo un po' di fortuna potrebbero inviarci del cibo, mi devo solo concentrare. Chiudo gli occhi. PortatecidelciboPortatecidelciboPortatecidelcibo...
“Forse so come potremmo fare” afferma Alaska con tono serio.
“Ovvero?” le chiedo incuriosita.
Per tutta risposta la mia compagna indica un punto indefinito davanti a sé. Aguzzo la vista, ma non vedo assolutamente niente. Forse ha ragione Ivy nel dirmi che ho bisogno degli occhiali.
“C'è del fumo” mi suggerisce Alaska notando le mie difficoltà.
Fumo? Allora c'è qualcuno qui con noi fra queste montagne innevate. Che lui abbia del cibo con sé? Il mio stomaco mi sta urlando di precipitarmi a controllare, ma qualsiasi altra parte del corpo si è parallelizzata dalla paura. Riaffiorano i ricordi relativi al bagno di sangue, a quando ho ucciso Kyte e ferito mortalmente la ragazza del distretto 1. Mi ritorna alla mente Killian mentre affoga, le sue ultime parole, le mie urla gettate al vento...io...
“Elinor!”
Una mano fredda ha appena afferrato la mia. Deglutisco mentre sento il cuore tornare a battere. Non mi ero neanche accorta di aver iniziato a sudare.

“Non siamo costrette ad andare” mi rassicura la bionda.
“Abbiamo bisogno di cibo però” le faccio notare “Non possiamo di certo pretendere che gli sponsors provvedano a tutti i nostri bisogni”.
Alaska si morde il labbro sconfitta, per poi trasalire “Cavolo!” borbotta agitata prima di allungare la mano verso il nostro fuoco, accesso sia per scaldarci, ma anche per purificare un po' di neve.
Il fumo da esso generato cambia immediatamente direzione, non sale più verso l'alto, ma vola a rasoterra, allontanandosi da noi silenziosamente.
Giusto! Se non vediamo lui o lei, anche l'altro ci vede! Speriamo di non esserci arrivate troppo tardi.
“Almeno così anche se sa che ci siamo, non sa la nostra precisa posizione” mi spiega con un po' d'ansia.
Annuisco, per un po' dovremmo essere al sicuro. “Tornando all'argomento di prima...” riprendo un po' a disagio “Non siamo costrette ad uccidere, giusto? Potremmo semplicemente prendere quello di cui necessitiamo, e poi possiamo andarcene, no?” chiedo titubante.
Alaska si mostra rasserenata dalla mia proposta “Esatto, non siamo costrette a fare del male a nessuno! Prendiamo del cibo e fuggiamo via”.
Ci sorridiamo a vicenda, cercando di allontanare oscuri pensieri che non vogliamo affrontare. Ad esempio: che cosa faremmo se ci scoprisse? Non voglio neanche pensarci.
“Direi di metterci in marcia già adesso dato che sappiamo dov'è. Lasciamo accesso il fuoco così lo distraiamo” propongo.
Alaska annuisce e si mette in spalla il nostro scarso zaino, non prima di aver riempito la borraccia con l'acqua purificata poco fa.
Sto per mettermi in cammino, quando qualcosa cattura la mia attenzione. È un essere nascosto fra le rocce e la neve. L'osservo meglio; è un uccello simile al falco, con la testa blu e le ali verdi. Sotto l'occhio ha un elegante striatura dorata. Mi fissa con sguardo intelligente, come se sapesse tutto di me e di quello che mi sta accadendo. Non ho mai visto qualcosa del genere, è bellissimo.
“Elinor?” mi chiama Alaska.
Mi volto verso di lei e poi nuovamente verso l'uccello, non c'è più. Chissà cos'era.
Scuoto la testa, ho una missione da intraprendere, non posso distarmi.

 

 

 

 

 

 

E anche questo è andato, soddisfatti? Per curiosità, chi vorreste che fossero i prossimi a morire?

Alla prossima!

 

Morti:

24° Kronos Allen, tributo del distretto 6 (3 pov), ucciso da Yv

23° Alice Grace, tributo del distretto 7 (3 pov), uccisa da Kyte

22° Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (3 pov), ucciso da Killian ed Elinor

21° Killian Jones, tributo del distretto 5 (2 pov), ucciso da Matt

20° Yvonne Davzon, tributo del distretto 4 (3 pov), uccisa da Louise

19° Miranda Wilson, tributo del distretto 1 (3 pov), uccisa da Killian ed Elinor

18° Jésus Dondedìos, tributo del distretto 10 (3 pov), ucciso da Yv sotto controllo di Violet

17° Yvonne Blackmask, tributo del distretto 3 (3 pov), uccisa da Kalani

16° Louise Welch, tributo del distretto 10 (4 pov), morta di stenti

 

Feriti

Xene (graffiato)

Alaska, Elinor (fame)

Kalani, Brad e Alexandra (fame e sete)

Violet (sete)

Lily (sete, mentalmente instabile, piena di lividi)

 

MasterKiller:

Elinor: 2 uccisione (in collaborazione)

Killian: 2 uccisione (in collaborazione)

Yv: 1 uccisione

Louise: 1 uccisione

Kalani: 1 uccisione

Kyte: 1 uccisione

Matt: 1 uccisione

Violet: 1 uccisione

Altro: 1 uccisione

 

Alleanze:

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Lilia, Xene

Il disperato duo: Unleor, Matt

Le ragazze: Elinor, Alaska

Gli ultimi: Andreas, Joshua

Vittima e carnefice: Violet (+Yv), Lily

L'alleanza del sole: Kalani, Brad

Soli: Alexandra, Gabriel

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Capitolo 15
*** La mia forza- terzo mattino ***


La mia forza – terzo mattino

 

Alaska Moore, tributo del distretto 6 (Aerocinesi), arena (Area settentrionale)

 

Ci siamo, dobbiamo agire, il buio non ci proteggerà ancora a lungo.
Prendo un profondo respiro. Sarà una cosa semplice, devo solo rimanere concentrata ed avere fiducia in Elinor, tutto qui. Non sarà nulla di violento, nessuno si farà del male. Prenderemo solamente ciò che ci serve, lasciando al nostro bersaglio qualche scorta alimentare per permettergli di sopravvivere.

L'abbiamo osservato per ore, sappiamo che è completamente solo. La cosa mi ha un po' stupito inizialmente, in fondo era in una grossa alleanza con elementi molto validi, mi chiedo come mai si sia separato da loro. Forse perché stiamo iniziando a diminuire? Ciò significa che anche io ed Elinor un giorno...?

Che strana sensazione. La prospettiva della solitudine è tornata a farmi paura dopo tanto tempo. Mi ricordo che la prima volta mi fu imposta contro la mia volontà. Nessuno voleva avere a che fare con me, con la mia pelle ghiacciata e pallida, il mio carattere riservato e le abilità particolari, che sì mi permettono di fare cose che ad altri non riescono, ma mi impediscono di farne altrettante. All'inizio fu terribile, il silenzio era assordante, gli sguardi erano puntati maliziosamente su di me, e desideravo semplicemente sprofondare nel nulla. Poi ho mollato la scuola, e le montagne che circondano casa mia, le mie montagne, mi hanno insegnato che la solitudine può portare con sé un grande regalo: la quiete. Ora però la sola idea di tornare al punto di partenza mi provoca il panico. Forse non ho mai amato veramente la solitudine, forse ho semplicemente fatto buon viso a cattivo gioco. In realtà vorrei essere come tutte le altre, uscire, divertirmi, ridere con degli amici, ma sarà mai normale la mia vita? Soprattutto dopo tutto quello che sto passando e ho passato? Temo proprio di no.

Un fumo si eleva alto nel cielo, è il segnale. Conto fino a dieci, sperando di essere perfettamente sincronizzata con Elinor. Quando lei appiccherà il secondo fuoco, io dovrò manipolare il suono in modo tale da intensificarlo, e farlo sembrare molto più vicino rispetto a quanto sia in realtà.
Mi concentro ed applico l'incantesimo. Esattamente come da programma, lo scoppio della nuova fiammata cattura l'attenzione del ragazzo del distretto 3, che si sveglia immediatamente.

Mi mordo il dito per allentare la tensione. Prego con tutta me stessa che il diversivo funzioni e che Gabriel vada a controllare cosa sia successo.
Il castano si alza, portando con sé un'arma. Non è un buon segno. Ho una brutta sensazione e mi auguro vivamente che non ci siano risvolti violenti.
Aspetto che se ne vada, e lancio un nuovo incantesimo per rendere i miei movimenti e le mie azioni completamente insonore.
Esco dal mio nascondiglio, ma la testa inizia a girarmi talmente forte da farmi quasi crollare per terra. Il digiuno prolungato sta iniziando a farsi sentire, non posso più esagerare con la magia. Anche Elinor deve essere nella mia stessa condizione, spero stia bene. Voglio rivederla il prima possibile.
Mi avvicino allo zaino di Gabriel e lo apro. Fiammiferi, acqua, garze, aspirine, corde, cibo! Ha praticamente di tutto con sé! Si vede che fino ad un giorno fa era stazionato alla cornucopia.
Esamino le scorte alimentari, sperando di intravedere qualche alimento vegetariano, e grazie al cielo lo trovo in mezzo a carne essiccata e zuppe di pesce.
Mi dispiace che dopo il nostro furto gli rimarrà ben poco, ma abbiamo troppa fame, non abbiamo scelta e poi...
Avverto delle risatine alle mie spalle. Com'è possibile? Pensavo di essere sola. Cerco di ignorare la cosa, ed afferro in fretta i primi due barattoli di zuppa, quando sento le voci di prima ridere di nuovo, ma questa volta in maniera più sguainata.
Mi volto. Non c'è nessuno.
“Zitta! Che ti ha sentita!” commenta una voce.
“Chi c'è?” chiedo allarmata alzandomi in piedi.
“Secondo te ha mai scopata quella?” chiede una ragazza all'altra. Si stanno riferendo... a me?
“Quella figa di legno? Figuriamoci, l'hai vista bene? Sembra una bambina. Chi la vorrebbe?”.
“Un pedofilo ovviamente!” risponde l'amica scatenando una nuova serie di risate che si moltiplicano per tutta la zona.
Perché stanno parlando male di me? Che cosa li ha fatto? Neanche le conosco!
“È proprio strana questa ragazza” afferma una voce di donna con l'assurdo accento capitolino “Ma lo sa almeno che Kronos è morto per difenderla?” Cosa? Di cosa sta parlando? Kronos ha fatto cosa? Da dove provengono queste voci!
“Figuriamoci se questa bambinetta sa qualcosa, è già tanto che sia ancora viva!” commenta un uomo.
“Smettetela! Smettetela!” urlo mentre mi copro le orecchie con le mani. Che cosa sta succedendo? Non capisco... io...
“Pensavi davvero che sarei cascato in una trappola del genere?” mi chiede una voce maschile abbastanza familiare.
“Alaska!” urla una nuova voce, ma questa volta ne riconosco la proprietaria: è Elinor.
Mi volto, ed urlo con tutto il fiato con ho in corpo. Gabriel è accanto a me, con un pugnale in mano, pronto a colpirmi. Chiudo gli occhi preparandomi al peggio, ma avverto invece del calore. Gli riapro. Gabriel si sta rotolando per terra ululando dal dolore, tenendosi stretta una spalla gravemente ustionata.
Quella di prima era un'illusione allora? Tutto quello che ho sentito era falso? Mi sento così stupida...
Elinor si avvicina a me, prendo lo zaino di Gabriel e il suo intero contenuto, e mi porge la mano per aiutarmi ad alzarmi “Dobbiamo muoverci” afferma.
Non riesco ancora a crederci. Che stia accadendo davvero o che sia una nuova illusione? Ero così vicina al morire...
Prima di andarmene lancio un'ultima occhiata a Gabriel. So già che il suo volto tormentato infesterà i miei incubi per sempre.

 

Lilia Lambert, tributo del distretto 8 (Telepatia), arena (Cornucopia)

 

Mi manca vedere il cielo, l'ottone mi sta soffocando. Tutto qui ha il suo colore, tranne la cornucopia, argentata come sempre. Credo che là fuori ci sia l'alba, il mio corpo me lo sta suggerendo a gran voce, ma non posso esserne sicura. I fiori si staranno riaprendo, i fornai staranno finendo di cuocere il pane, e i merli staranno cercando da mangiare nel terriccio. Tutto sta riprendendo vita ovunque, tranne qui. Siamo sempre di meno, la gente continua a morire, e ho tanta paura di essere la prossima. Ancora, dopo tutto questo tempo, non riesco ad accettare che per me potrebbe finire a breve. Non solo per me, ma anche per Xene, Ike.. e perfino per Gabriel! Perché ci ha lasciati? Avrei tanto voluto che rimanesse con noi fino alla fine...

Scuoto la testa, non posso rimanere sdraiata ancora qui a lungo, o finirò per essere travolta dai pensieri. Tanto vale alzarsi, e mangiare qualcosa. Credo che opterò per delle gallette di riso, oppure... sì, è decisamente meglio mangiare quella pesca prima che vada a male.
Esco dal sacco a pelo, e mi dirigo verso il centro della cornucopia, dopo trovo Xene armato di lancia che sta facendo il turno di guardia.
“Torna a dormire, è ancora presto” afferma atono.
“Non ci riesco proprio...” ammetto a disagio. Ike si è raccomandato di bere, mangiare, e dormire a sazietà dato che il pericolo è sempre dietro all'angolo, ma non ci riesco. Le notti sono infinite e piene di pensieri, il mio stomaco invece non riesce ad accettare quanto dovrebbe. Mi sento in colpa, dovrei impegnarmi di più, almeno per loro. “Vado a mangiare, vuoi che ti porti qualcosa?” gli domando per sviare il discorso.
Xene fissa un punto indefinito dietro di me. Sento una pesante sensazione di malinconia provenire da dentro di lui, esattamente come quando ci siamo conosciuti. Temo proprio che la notti non tormenti solamente me.
“Va tutto bene?” gli chiedo.
“Sai...” Xene si prende una pausa per riflettere, credo non sia facile per lui esprimere ciò che vuole dire “Per caso, hai mai conosciuto una certa Zaira? O meglio, credo che adesso si chiami Felice Gioia. Dovrebbe avere circa dodici anni”.
Mi concentro e cerco di ricordarmi i volti e i nomi di tutte le dodicenni che conosco, ma quel nome non mi dice proprio nulla “Mi dispiace, temo proprio di no”.
Xene annuisce, ma non sembra essere troppo deluso, credo che si aspettasse una risposta del genere.
“Chi dovrebbe essere?” gli chiedo curiosa sperando di non farlo arrabbiare.
“Mia sorella” risponde semplicemente.
Spalanco gli occhi. Sua sorella? Com'è possibile che sia al distretto 8? Così piccola poi! Adesso che ci penso... si dice che fra i rinnegati ci sia una bambina, ma nessuno l'ha realmente vista. Possibile che sia...

Il terreno inizia a tremare di nuovo. Sento il cuore iniziare a battermi a mille, so perfettamente cosa stia per succedere. Deglutisco a fatica ed afferro l'arco e la faretra lì accanto, mentre Ike ci raggiunge con la frombola già in mano.
“Sta funzionando” commenta Ike con un sorriso beffardo.
“Cosa?” chiedo confusa.
“Perché credi che ci stiano attaccando così spesso? E perché ci considerano pericolosi” replica lui.
Nessuno ne ha mai parlato apertamente, ma credo di aver capito ormai che cosa intenda. Vorrei poterci riflettere con calma, ma i primi ibridi stanno spuntano fuori dal terreno esattamente come è avvenuto la volta scorsa. Sono sempre gli stessi esseri bassi, con lunghe braccia artigliate, muso da toro e zanne da cinghiale. Solo il loro sguardo è diverso, sembra più agguerrito.
Tendo l'arco. Il primo che avevo teso era quello di mio nonno. L'avevo trovato nello scantinato da ragazzina, ed avevo iniziato ad allenarmi per puro gioco. Ora invece....
Miro al primo ibrido e lo colpisco in mezzo agli occhi, una morte rapida ed indolore. Non ho avvertito paura da parte sua, né nei suoi simili, solo rabbia e tanto odio. Sono stati programmati appositamente per uccidere, e nei loro cuori non sembra esserci altro... Che pena, non riesco ad immaginare nulla di peggio.
Ne colpisco un altro, ed un altro ancora, stando ben attenta a colpirli alla testa o al cuore. Anche Xene ed Ike combattono, dando sfocia delle loro abilità. Sono forti, e non voglio essere di meno.
Colpisco l'ennesima ibrido alla fronte, quando ne appaiono un'altra decina dal pavimento, seguiti qualche istante dopo da un'altra quindicina.
Abbasso l'arco spaventata. Stanno diventando troppi, veramente troppi. Non possiamo farcela, non questa volta.
“Dobbiamo andarcene” afferma Ike serio.
Annuisco, ha perfettamente ragione, però se penso che tutte le nostre scorte sono qui... il nostro cibo, la nostra acqua...
Xene mi afferra per la manica e mi obbliga a seguirlo. Sfrecciamo fra un ibrido e un altro, stando ben attenti a non farci artigliare. Ci dirigiamo verso il portale Est, e quando lo attraversiamo veniamo accolti da un fragore di pino.

 

Alexandria “Aly” Stoner, tributo del distretto 9 (Sacro), arena (Area orientale)

 

Sposto la testa lentamente dall'altra parte, tornando a guardare verso l'esterno per l'ennesima volta. Non sento più niente, credo di essere tornata sola, ma ho ancora paura. Non credo che Andreas mi avrebbe fatto del male, ma non ne sono altrettanto sicura del suo alleato. Almeno so che sta bene. Se dovessi morire spero che sia lui a vincere, almeno porterebbe un po' di cibo a casa, e chissà, magari riuscirà finalmente a fare pace con tutti. Se non lui, vorrei che vincesse Brad, oppure... Mi stringo forte dentro il mio nascondiglio. Kalani, sei proprio una stupida! Perché fai così? Se solo tu... un nuovo capogiro mi lascia senza fiato. Sono così stanca, eppure questa notte sono riuscita a dormire. Deve essere sicuramente la sete. Non ho ricordo dell'ultima vola che ho bevuto, e il mio corpo ne sta soffrendo. Dovrei cercare il fiume, Kalani aveva detto che ne esisteva uno qui, sempre che non abbia mentito... Scuoto la testa. Non può averlo fatto, ha molti difetti quella ragazza, ma non è di sicuro una bugiarda. È una tosta che dice sempre quello che pensa, anche se questo può far male, come ho scoperto a mie spese. Non può essere veramente cattiva, non può esserlo, mi rifiuto di crederci. È solo che non è brava a gestire le emozioni, deve essere per questo che finora non ha provato nulla per Yvonne. Sì, deve essere senz'altro questa la spiegazione. Forse sta solo cercando di non pensarci per il momento perché non vuole apparire debole, o forse mi sto solo illudendo. Sta di fatto che è anche grazie a lei che i primi due giorni sono stati meno pesanti del dovuto. Forse saremmo potute essere amiche se avessimo gestito meglio le cose, invece sono scappata via come una cretina. Mi sento tanto sciocca, vorrei tanto poter essere di nuovo lì con loro...
Devo muovermi, stando qui ferma non risolverò un bel nulla. Devo ritrovare i miei amici, devo scovare dell'acqua; ed è improbabile che l'uno o l'altro mi verranno incontro. Andreas e il suo alleato sono passati qui da un pezzo, è probabile che siano molto lontani ora. Devo solo essere cauta nel muovermi.

Esco barcollando dal mio nascondiglio. Così non va bene, devo reagire. Mi tiro uno schiaffo per darmi la carica “Forza, stupida, non puoi arrenderti! Non vuoi mica morire, vero?” affermo a voce alta prima di dirigermi a destra, totalmente a casaccio. Tanto è inutile seguire un percorso logico e lasciare tracce per non perdersi. Si va avanti a fortuna, o meglio, in base alla popolarità guadagnata. Mi chiedo se qualcuno tifi per me ad eccezione dei miei cari. Non so, il pensiero che qualche sconosciuto voglia che io viva mi rincuora un pochino.
Mi muovo nella foresta cercando di riconoscere le piante che mi circondano. Mi sembra che ce ne fossero alcune che immagazzinano l'acqua, ma non ricordo quali siano. Il cactus di sicuro, ma non credo proprio che ci sia qui.

La testa ricomincia a girarmi, mi vedo costretta a fermarmi di nuovo. Solo per cinque minuti, lo prometto. Io devo andare avanti. Non voglio arrendermi, non voglio.

L'aria viene squarciata da un grido. Sorrido, è Brad! Sono sicura che fosse la sua voce! È qui! Aspetta un momento... perché stava urlando però? Il sorriso mi muore sul volto. Che sia in pericolo? Non ho tempo da perdere.
Inizio a correre verso la fonte del suono, ignorando per quanto è possibile la stanchezza e il dolore. Se sono in pericolo, non posso di certo rimanere a guardare.
Trovo Brad scaraventato per terra, con grossi graffi su tutto il corpo, e Kalani poco distante che sta lottando contro dei giganteschi rovi impazziti.
“Aly!” urla Brad entusiasta appena mi vede. Contraccambio il sorriso in maniera debole, quell'enorme pianta è fin troppo preoccupante.
Kalani si volta di un paio di gradi per verificare che sia effettivamente qui con loro, ma proprio in quel momento un nuovo ramo irto di spine prende vita.
“Cazzo!” sbraita lei con il volto imperlato di sudore. Sembra più stanca dell'ultima volta che l'ho vista, credo che neanche loro abbiano ancora bevuto. Non è un buon segno. “Aly, felice di rivederti, ma ora prendi Brad e scappa via!” mi ordina lei senza troppi fronzoli.
“No!” ribatte Brad deciso.
“Non ti lascio di nuovo!” ribatto sbattendo il piede a terra.
Kalani si volta spazientita “Questa non era una richiesta, era un ord...”.
Non fa in tempo a finire la frase che il terreno inizia a tremare con scossoni talmente violenti da farci cadere a terra. I rovi iniziano a crescere da sotto il terreno ad una velocità impressionante, graffiandoci ed intrappolandoci ancor prima di accorgercene. Mi sento soffocare.
“Oh merda!” sbotta Brad “Kalani, fai qualcosa!”
La mora è ancora a terra con sguardo perso “Lo farei se potessi! Siamo sul legno!”
“E allora?” chiede Brad agitato.
“Non ci vedo niente sul legno! Non so cosa fare, né dove colpire!” ammette con un tono che non le avevo mai sentito, un tono che sa di paura.
La gabbia di rovi inizia a stringersi, incatenandoci nel buio... Il buio... ma certo! È come diceva mio fratello, quando si ha paura del buio c'è una sola soluzione.
Chiudo gli occhi e mi concentro per raccogliere tutte le energie che mi sono rimaste, l'alba mi rende più potente. Mi sento avvolgere da un'aurea calda e piacevole. È l'incantesimo più potente che io conosca, dovrebbe riuscire a stordire le piante il tempo necessario per farli fuggire. Mentre io... Dio...devo!
“Aly, cosa stai facendo?” mi chiede sospettoso Brad intuendo le mie intenzioni. Più che normale direi, da quel che mi ricordo in questo momento dovrei brillare come una lampadina. “Non puoi farcela, non in questo stato!”
“Cosa sta succedendo?” chiede Kalani nervosa.
“Si sta suicidando, dille qualcosa!” sbotta il rosso.
“Cosa!?” esclama la mora furiosa.
“Una volta lanciato l'incantesimo dovete fuggire, mi avete capito?” chiedo cercando di trattenere a stento le lacrime. Se solo fossi più riposata svenire e basta, ma in queste condizioni non posso cavarmela così facilmente. Io... oddio! Ho così tanta paura, ma che scelta ho? Se non lo facessi moriremmo tutti!
“Aly, non farlo, non te lo permetterò!” afferma Kalani con voce incrinata.
“Aly, ti prego!” rincara Brad in lacrime.
Sorrido, non pensavo che mi volessero così tanto bene. È così bello morire fra così tanto calore!
“Addio”.

 

Violet Rose “La rosa appassita” Black, tributo del distretto 2 (Negromanzia), arena (Area meridionale)

 

Finisco di cambiare i vestiti alla mia bambola, ora è molto più carina. Questi vestiti neri le donano, la fanno sembrare una strega. Credo che starebbe ancora meglio se avesse una benda nell'occhio, così sembrerebbe ancora più cattiva. Quando tornerò a casa le caverò un occhio.
La porta si apre, ed esce fuori una ragazza giovane con la divisa rosa pallido delle infermiere.

Sei Violet, giusto?” mi chiede con un sorriso stomachevole.
Annuisco. Cosa vuole questa da me?
Ti va di conoscere il tuo fratellino? Se vuoi, puoi entrare” afferma con voce zuccherosa.
La fisso immobile. Perché me lo sta dicendo lei e non papà? Lui dov'è? Si è già dimenticato di me?
L'infermiera scosta lo sguardo a disagio “Dai, sono sicura che voglia vederti!”
Decido di fare come mi chiede, tutto pur di non sentire la sua voce stomachevole.
Entro dentro la stanza, e la scena che mi attende mi lascia un senso di amaro in bocca. Mamma e papà sono seduti sul letto, e le loro attenzioni sono tutte rivolte verso un cosino rosa fra le braccia della mamma. Lo guardano con amore intenso come si fa nei film, e mi sento crescere un profonda rabbia. È solo un essere inutile che non è neppure in grado di parlare, cosa avrà di così interessante?
Ciao, Violet, vieni a vedere il nuovo erede della famiglia Black” mi incoraggia mio padre.
Mi avvicino con passo pesante, ed osservo il coso, che mi fissa a sua volta con i suoi occhi di un color non ben definito.
Che ne pensi?” mi chiede mia madre.
Non lo voglio, buttatelo via” affermo seria scatenando la loro ilarità. Come al solito non mi hanno presa sul serio.
Kaleb inizia a piangere, la sua voce è talmente acuta da trapanarmi i timpani. Mi copro le orecchie con le mani. Lo odio, lo odio, lo odio.

 

Digrigno i denti mentre lotto per non dare a Yv l'ordine di picchiare a sangue Lily. Sta di nuovo piagnucolando. È la terza volta questa mattina, e il sole è spuntato da poche ore. Mi sono già pentita di averla portata con me, avrei dovuto uccidere anche lei quella volta. Eppure i suoi poteri si sono rivelati utili. Grazie alle sue medicazioni la resistenza del mio zombie è aumentata, e posso stare tranquilla che durerà almeno qualche altro giorno, giusto il tempo necessario per vincere i giochi.
“Te la vuoi piantare!” sbotto nervosa.

“Jésus non mi parla!” replica sull'orlo delle lacrime.
Alzo gli occhi al cielo. Quanto è patetica? È così difficile accettare una cosa del genere? È morto, siamo nei giochi, era una cosa inevitabile. Prima o poi moriranno tutti qua dentro, eccetto me. Questa cagna avrebbe dovuto utilizzare l'intera settimana scorsa per elaborare questa prospettiva, che cosa ha fatto invece? Sicuramente avrà mangiato crocchette e si sarà rotolata nell'erba. Mi chiedo se non fosse stato il caso di resuscitarlo, almeno non avrei dovuto sorbirmi queste lagne.
“Jésus...” sussurra lei tirando su con il naso. Basta, non ne posso più.
“Sai perché non ti risponde?” le chiedo guardandola dall'alto verso il basso “Perché è morto!”
“Non è vero!” ribatte con rabbia.
“Invece sì, l'ho ucciso io, o meglio, l'ha ucciso Yv sotto mio ordine” preciso.
“Bugiarda! Bugiarda! Sei cattiva, non si dicono le bugie” mi urla contro la ritardata.
“Sei tu la bugiarda, Lily. Ti stai raccontando un sacco di frottole. Sforzati, cerca di ricordare. Voi due che cercate di scappare, Yv che ti afferra il polso...” Lily inizia a tremare, forse sta iniziando a realizzare “... Jésus che viene sconfitto, Yv che lo assalta e...”
“Stai zitta! Stai zitta!” urla a perdifiato mentre si copre le orecchie per non ascoltare la verità.
Sbuffo provando una certa soddisfazione nel vederla spezzarsi in mille pezzi davanti ai miei occhi. Non è meraviglioso? Gli essere umani sono così deboli e manipolabili, una volta che scopri il modo in cui funzionano, ce li hai in tuo pugno. Amo questo genere di potere, potrei diventarne facilmente dipendente.

Sto per infierire ulteriormente su di lei, quando avverto un suono piacevole che sa di vittoria. Un portale, finalmente! È da giorni che lo cerco! Anche se gli sponsors ci hanno dato finalmente dell'acqua, non potevamo di certo contare su quei due litri per tutta la vita!
Cerco di capire dove si trovi, ma Lily continua a fare un baccano assurdo. “Falla stare zitta!” ordino a Yv.

Sento la rossa avvicinarsi a lei, e le urla di Lily vengono immediatamente attutite.
Mi guardo intorno. Ora avverto meglio il suono, è chiaro e ben distinto, è decisamente un portale. Dovrebbe trovarsi da quella parte, dietro a quella collinetta non troppo lontano da qui.
Mi volto verso le mie schiavette, e trattengo a stento un urlo di disapprovazione. Le mani di Yv sono strette intorno al collo di Lily, e il volto di quest'ultima ha assunto una colorazione violacea.
“Yv, Maledizione, lasciala! Ci serve ancora!” sbotto.
Yv la lascia stare immediatamente, e Lily inizia ad ispirare pesantemente in cerca d'aria.
“Ti guarirai dopo, adesso abbiamo un portale da attraversare” le spiego pregustando di già una fonte d'acqua potabile. Voglio delle scorte, un clima vivibile, del cibo fresco. A breve sarà tutto mio.
Lily prova a seguirmi, ma quest'ultimo attacco l'ha indebolita parecchio, mi vedo costretta a chiedere a Yv di trascinarla nuovamente.

Raggiungiamo il portale nel giro di cinque minuti, e quando lo attraversiamo veniamo accolte da un'aria fresca che sa di salsedine.
Ispiro a pieni polmoni questa bellissima aria. L'atmosfera è piacevole, non ha nulla a che vedere con quella precedente.
Siamo circondate da sabbia ed alberi tropicali, soprattutto banani e cocchi. Sorrido, ogni nostro problema è risolto.
Mi volto verso Lily, si sta tappando le orecchie e borbotta qualche nuova follia, ma non ci faccio caso. È un altro rumore quello a preoccuparmi.
Mi metto in posizione di difesa, aspettando che chiunque sia qui nei dintorni si riveli.
Due mie vecchie conoscenze sputando fuori da dietro un cespuglio. Una goccia mi scivola giù dalla tempia, ma decido di nascondere la tensione dietro ad un sorriso spavaldo. “Chi non muore ci si rivede. Ciao Matt, ciao Unleor, come state?”

 

Matthew Jax “Il buono” Sanx, tributo del distretto 4 (Idrocinesi), arena (Area occidentale)

 

Non sono pronto, non di nuovo. Non posso farcela. Non voglio farlo.
Sento il sudore scivolarmi giù dalla fronte, mentre nella mia mente ritorna il volto paonazzo del ragazzo del cinque. L'ho ucciso io, gli ho impedito di tornare dai suoi cari, gli ho strappato un futuro e la possibilità di essere felice. Le mie mani saranno macchiate per sempre. Non posso farlo di nuovo, anche se si tratta di una persona perfida come Violet, non... posso. Avverto un forte dolore al petto, e voci che urlano dentro la mia testa. Fa male, fa troppo male. Non riesco a resistere... io... vorrei solo... forse sarebbe stato meglio se...


Unleor stringe forte la spada e parte all'attacco alla volta della mora, ma viene intercettato dal suo zombie. Yv... chi pensava di rivederti in questo stato? È quasi irriconoscibile, non solo per l'aspetto grottesco, ma anche per lo stile di combattimento. Gioca perfino più in attacco del solito, aggredisce senza alcuna remora, senza alcuna paura, senza alcuna rabbia. Non può essere lei.
Poco dopo viene raggiunta da Violet ed entrambe iniziano a duellare contro il mio alleato.
“Matt! Non stare lì fermo! Aiutami!” mi grida Unleor.
Provo a muovermi in avanti, ma il mio corpo è come parallelizzato. Il mio respiro inizia a farsi sempre più corto...
“Vigliacco!” urla una delle voci dell'arena.
“L'abbiamo sempre saputo, tu l'hai sempre saputo! Quello che hai fatto a tuo fratello... non era un tuo diritto! Ti sei voluto solamente lavare la coscienza! Sei un mostro! Un assassino!”
“Volevo solo aiutarlo...” mi difendo tremando.
“Hai aiutato solo te stesso, come al solito. Ti fingi altruista, ma aiuti gli altri solamente per sentirti una brava persona, per nessun'altra ragione. In realtà sei un essere patetico, un debole. Sei inutile ” afferma un'altra.
“Smettetela, lasciatemi in pace” borbotto stremato. Perché proprio a me? Non ci penso già abbastanza da solo a demolirmi? Smettetela, lasciatemi in pace. Non ne posso più.
“Matt!” mi urla nuovamente Unleor! “Ho bisogno di te! Ti prego!”
“Non puoi essere d'aiuto a nessuno, non lo sei mai stato!” afferma una voce con rabbia.
Stringo forte i pugni talmente forte da piantarmi le unghie nella carne. Sono inutile, completamente inutile. Ogni volta che mi muovo, combino solamente danni. Avrei dovuto risparmiare Killian quella volta, tanto Miranda era spacciata in ogni caso. Mio fratello ha un buco dentro la testa e dentro al cuore per colpa mia, e anche per Unleor non posso far nulla. Il mio corpo non risponde ai commandi, la mia mente vaga impedendomi di concentrarmi. Sono solo un inutile peso.
Unleor riesce a ferire gravemente Yv al braccio, riuscendo quasi a staccarglielo di netto. Lo zombie si trova così momentaneamente fuori gioco, permettendogli di concentrare le forze esclusivamente sulla mora. “Devi sconfiggere i tuoi demoni, Matt! Sei molto più forte di quello che pensi!” mi urla, ma Violet riesce ad approfittare di quel momento di distrazione per colpirlo al fianco. Unleor trattiene a stento un urlo di dolore e crolla in ginocchia.
“Forti? Siete solo dei deboli. Tutti voi lo siete!” afferma Violet con una calma innaturale mentre alza il braccio per caricare il colpo finale.
Vorrei urlare, ma il suono mi muore in gola. Chiudo gli occhi per non vedere la scena, ma non sento alcun taglio, solo uno sciocco di frusta e un pesante tonfo.

Riapro gli occhi, e vedo Violet mentre si massaggia la mano della spada dolorante. Le sue narici sono dilatate, e i suoi occhi iniettatati di sangue. Fissa con puro odio la ragazzina che si è portata appresso, Lily se non mi sbaglio. Ha in mano una frusta e sembra agguerrita. La fisso sbalordito. Piccola com'è, è appena riuscita a salvare Unleor, proprio là dove avevo fallito.
“Lily! Lurida puttana traditrice!” sbraita “Yv, uccidila!” ordina poi.

Yv si rialza in piedi, prendendo il coltello con il braccio ancora sano. La ragazzina del dodici molla l'arma per terra tremando, e si copre le orecchie con entrambe le mani. Le voci stanno colpendo anche lei. Riesco ad avvertire il suo dolore, è lo stesso che provo io, eppure è riuscita lo stesso a colpire Violet. Sia lei che Unleor hanno bisogno di me. Se non mi muovo moriranno entrambi... io... io... sono stanco di sentirmi un peso per tutti!
“Che cosa vuoi fare? Andare incontro ad un nuovo fallimento?” mi chiede una voce infantile.
“Stai zitta!” urlo con tutte le mie forze mentre dirigo due violenti getti d'acqua verso Yv e Violet. Le due vengono sbalzate a parecchi metri di distanza, e in particolare Violet finisce oltre dei cespugli. La sento atterrare con un tonfo, e subito dopo urlare.
Mi volto verso Unleor, il suo volto è diventato improvvisamente pallido. Decido di dirigermi verso dove è caduta e spalanco la bocca per l'orrore.
Violet sta venendo trascinata dentro un buco dell'oblio. Non posso far nulla per salvarla. Mi volto verso l'altra parte per non guardare, anche se le sue grida mi trafiggono il cuore come delle stalattiti.
Ad un tratto tutto finisce: le urla, il dolore, i miei sensi di colpa. Perché sono qui? Non ricordo, ero venuto a verificare una cosa, ma non so cosa.

Torno indietro verso Unleor, la ragazzina del distretto 12 se n'è andata. Poco lontano da lui c'è il corpo senza vita di Yv. Che ci fa qui? Non è morta giorni fa? Scuoto la testa, ho come l'impressione che non sia una cosa importante.
Allungo la mano e porto un po' d'acqua purificata al mio alleato in modo tale da dissetarlo e pulirgli la ferita. Non sembra gravissima, ma necessita sicuramente di medicazioni.
“Dov'è andata la tipa del dodici?” gli domando una volta che ha finito di bere.
“Non lo so, è scappata” mormora a fatica mentre si tiene stretto il fianco. Non ci voleva, le sue arti magiche ci sarebbero state molto utili adesso, sempre se avesse voluto aiutarci. “Ho la testa pesante, che cosa è successo? Perché sono ferito?” mi chiede poi.
“Non lo so” ammetto confuso. È come se nella mia testa ci fosse un buco enorme che mi impedisce di far combaciare i pezzi. Credo che ci abbiano attaccati, la logica mi suggerisce che sia stata quella ragazzina, ma la cosa non mi convince.
Mi sdraio sulla spiaggia completamente esausto. Chiudo gli occhi. Non ci sono più voci nella mia testa.

 

 

 

 

E altre due se ne sono andate... ora che ci penso sto facendo fuori troppe donne, mi tocca rimediare ahhaha. Il prossimo potrebbe tardare un po'.

Alla prossima!

 

 

Morti:

24° Kronos Allen, tributo del distretto 6 (3 pov), ucciso da Yv

23° Alice Grace, tributo del distretto 7 (3 pov), uccisa da Kyte

22° Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (3 pov), ucciso da Killian ed Elinor

21° Killian Jones, tributo del distretto 5 (2 pov), ucciso da Matt

20° Yvonne Davzon, tributo del distretto 4 (3 pov), uccisa da Louise

19° Miranda Wilson, tributo del distretto 1 (3 pov), uccisa da Killian ed Elinor

18° Jésus Dondedìos, tributo del distretto 10 (3 pov), ucciso da Yv sotto controllo di Violet

17° Yvonne Blackmask, tributo del distretto 3 (3 pov), uccisa da Kalani

16° Louise Welch, tributo del distretto 10 (4 pov), morta di stenti

15° Alexandria Stoner, tributo del distretto 9 (4 pov), sacrificatasi per salvare i compagni.

14° Violet Black, tributo del distretto 2 (4 pov), uccisa dal buco dell'oblio e dimenticata da tutti.

 

 

Feriti

Lily (tutta pesta)

Unleor (ferito al fianco)

Brad, Kalani (sete-grave, graffi su tutto il corpo)

Gabriel (ustione alla spalla)

 

MasterKiller:

Altro: 3 uccisioni

Elinor: 2 uccisioni (in collaborazione)

Killian: 2 uccisioni (in collaborazione)

Yv: 1 uccisione

Louise: 1 uccisione

Kalani: 1 uccisione

Kyte: 1 uccisione

Matt: 1 uccisione

Violet: 1 uccisione

 

Alleanze:

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Lilia, Xene

Il disperato duo: Unleor, Matt

Le ragazze: Elinor, Alaska

Gli ultimi: Andreas, Joshua

L'alleanza del sole: Kalani, Brad

Soli: Gabriel, Lily

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Capitolo 16
*** Dentro l'armadio - Quarto mattino ***


Dentro l'armadio – Quarto mattino

 

Lily “La Cagnolina” Clark, tributo del distretto 12 (Magia Bianca), arena (Area occidentale)

 

Entro dentro l'acqua, e un brivido mi percorrere per tutta la schiena. Non mi immaginavo che fosse così tanto fredda, ma dopo essere stata per così tanto tempo in quella landa bollente, è quello che ci voleva. Sono sicura che la mamma vorrebbe che mi immergersi un po', in modo tale da lavarmi e togliermi di dosso questa puzza tremenda, ma non mi è mai piaciuto fare il bagno. Non ho mai capito la necessità di mascherare il proprio odore. Il mio mi piace, sa di me, e mi ricorda tutto ciò che ho amato e che non c'è più.

Quest'area dell'arena sembra un paradiso, lo stesso descritto nel libro che mio padre mi leggeva tutte le sere: il rumore delle onde, la brezza leggera, l'odore del sale. Mi chiedo se a Jésus piacerebbe un posto del genere. In fondo è tranquillo come piace a lui, anche se per i suoi gusti ci sono pochi alberi. Mi volto per chiederglielo, ma non c'è nessuno con me. Sono sola, completamente sola. S'è andato, mi ha abbandonata. Tornerà mai da me? Mi manca tanto.

Sento le lacrime scivolarmi giù per le guance, mentre una voce da bambina torna a sussurrarmi alle orecchie: “Se ti manca così tanto, perché non cammini un altro po'? Tutti i corpi galleggiano da queste parti”.
Scuoto la testa è indietreggio. Ancora quella voce. Mi guardo intorno, ma ancora una volta nessuno si palesa. Sono veramente impazzita? Osservo il mio riflesso sulla superficie dell'acqua, effettivamente lo sembro davvero. I miei capelli sono una massa increspata di nodi, i miei occhi sono gonfi e pesti, le mie labbra sono spaccate. Non mi riconosco, faccio fatica a credere che quella ragazza sia io. Che cosa dirà la mamma vedendomi così? Non sopporto vederla piangere!
Do uno schiaffo al riflesso e mi giro dall'altra parte. Cosa ne sarà di me? Ho tanta paura, voglio tornare a casa!
“Mamma, Jésus...” borbotto fra un singhiozzo e l'altro.

Sento delle fronde venire spostate, e i miei muscoli irrigidirsi. Sta venendo qualcuno? Cosa faccio? Nella mia mente tornano delle immagini sfocate relative ad una ragazza in nero, ma appena cerco di metterla a fuoco, un'enorme fitta mi attraversa la testa.
Un ragazzo con un quattro stampato nella t-shirt appare da dietro i cespugli. Digrigno i denti in maniera automatica ed inizio anche a ringhiare quando lo vedo fare un passo in avanti.

Il tributo carino si ferma all'istante, alzando le mani al cielo per far vedere che è disarmato. Non ci casco, sono tutti cattivi qui. Tutti bugiardi, tutti crudeli, tutti arroganti. Solo Jèsus si salvava da questo schifo, ed è per questo che s'è andato.
“Non voglio farti del male, sul serio” afferma il tipo.
Indietreggio di un altro passo, e mi guardo indietro per individuare la miglior via di fuga.
“Ti prego, ti ho cercata a lungo! Ho bisogno del tuo aiuto!”.
Lo guardo dritta nei suoi occhi verdi, ha decisamente catturato la mia attenzione, ma non mi convince. I miei graffi, i miei lividi e la mia testa mi urlano che questa è una trappola. Sembra tanto buono a vederlo, ma non posso cascarci. Finirà per farmi del male come tutti gli altri. Vuole uccidermi, devo scappare!
Sto per scattare, quando alza nuovamente la voce “Ti prego, il mio amico è ferito, non abbiamo medicinali con noi! Solo tu puoi salvarlo!” insiste.
Mi mordo il labbro. E adesso? Sarà vero o mi starà mentendo? Non riesco a capirlo! La mia amica Bunny diceva che è facile capire quando una persona mente, tutto il suo corpo lo rivela, ma io non ci capisco niente! Come si fa a leggere un corpo? Non ha frasi, né tanto meno parole. Questo ragazzo mi sembra normale, ma come posso dirlo con certezza? Di chi mi posso fidare e di chi non posso? Ho troppa paura.
Il mio corpo trema, sento la necessità di urlare e ridere. Inizio a grattarmi il braccio prima con delicatezza, poi con maggiore vigore, finché non sento il sangue scivolarmi fino alla mano.
Il mio respiro inizia a diventare più corto, la mia testa sta esplodendo! Sto perdendo il controllo, lo sento! Sto impazzendo! Le voci continuano a ridere, e a ridere, e a ridere, e a ridere....
“Lily, è così che ti chiami, vero?” mi chiede con aria preoccupata.
Lily, Lily... sì, mi chiamo così. La mamma ha detto che le era sempre piaciuto quel nome, aveva perfino chiamato così una delle sue bambole da bambina. Annuisco debolmente.
“Ti senti male?” mi chiede in seguito.
Indietreggio ancora, tenendomi stretta la fronte. Ti prego, non fare finta che ti interessi qualcosa di me, non posso sopportarlo! Non ne posso più, mi state facendo soffrire!
“Non sei costretta ad affrontare tutto questo da sola” rincara lui fissandomi con i suoi grandi occhioni “Puoi unirti a noi se vuoi, ci proteggeremo l'uno con l'altro, lo prometto”.
Mi copro le orecchie con le mani per non sentire. Un'altra alleanza? No, no, e poi no! Non se ne parla, non voglio più avere a che fare con nessuno! Sono tutti cattivi qui! Mi abbandoneranno, mi feriranno, mi uccideranno! Tutti quanti non vedono l'ora di stringere le loro mani sul mio collo.
“Fatti furba, scema” mi suggerisce una delle voci “Fingiti di unirti a loro ed ammazzali nel sonno, così non potranno farti del male!”.
Cosa No, no, e perfino peggio! Non voglio, non voglio!
“Lily!” mi richiama il tributo carino, ma sono già troppo lontana. Continuo a correre finché le mie gambe me lo consentono. Cado a terra con un tonfo pesante in mezzo a dell'erba rada. Osservo il cielo azzurro e splendente, ma nessun corvo ci vola attraverso.

 

Brad “Il Rosso” Johnson, tributo del distretto 11 (Piante), arena (Area orientale)

 

Agito nuovamente la nostra fiammante bottiglia d'acqua davanti al muso di Kalani, ma lei continua a rimanere con la testa fra le gambe. Aspetta un momento, che sciocco, è cieca! È ovvio che non abbia reazioni! Però... no, aspetta deve aver sentito lo stesso il rumore, si vede che mi sta ignorando e basta.
“Lasciami in pace” afferma nervosa.

Sospiro, è da ieri che è così, ma questa sua sofferenza eroica non la porterà da nessuna parte. Abbiamo dell'acqua finalmente! Perché non vuole bere? Non posso lasciarla così, anche se questo significherà spingerla a prendermi a calci in culo!
“Kalani, per l'ultima volta, devi bere” dichiaro con tono deciso.
La mora fa una smorfia rabbiosa e si gira dall'altra parte. Che odio quando fa così! Devo insistere, non ho scelta! Non voglio che muoia anche lei!
“Aly non vorrebbe che facessi così” le faccio notare.
Kalani si gira di scatto ed intravedo attraverso i suoi occhi vitrei una fiamma di rabbia. L'ho colpita decisamente in un punto scoperto, spero che mi porti a qualcosa.
“Aly è morta!” ribatte con forza “Non gliene può fregare niente di quello che facciamo!”
Ho tollerato la sua durezza quella volta con Yvonne, ma non posso farlo anche questa volta. Sarò anche buono, ma ciò non significa che sono in grado di sorvolare su qualsiasi stronzata! “Sì, sicuro, è morta per vederti morire da cazzona infatti!”
Kalani mi afferra per il bavero della maglia e appoggia la sua fronte sulla mia. È la prima volta che vedo i suoi occhi da così vicino, sono parecchio inquietanti “Smettila di atteggiarti, tu non sai niente!” afferma prima di spingermi via.
Mi mordo il labbro. Vuole giocare? Va benissimo “E tu cosa fai invece? Ti rendi conto di quanto tu sia arrogante?”
La mia alleata non replica, si limita a voltarsi dall'altra parte e a dare un pugno sul tronco.
Non se la caverà così facilmente. “Sei una vigliacca, ecco cosa sei. Non hai più voglia di combattere, vuoi morire lentamente e basta”.
La mora si alza in fretta e furia “Se pensi questo di me, non vedo perché dovremmo stare ancora insieme!” afferma prima di tentare di allontanarsi.
Ancora? Ma allora è proprio un vizio! L'afferro per il polso stringendolo forte, in modo da non farla scappare.
“Lasciami!” sbotta lei agitandosi.
“No! Stammi sentire!” urlo “Mi sono stancato di questo tuo modo di fare! Non ci pensi a me? Non credi che io soffra nel vederti così? Ho bisogno di te, dannazione!”
“Non è vero!” ribatte la mora sull'orlo delle lacrime, lasciandomi completamente sbigottito “Io..” riprende mentre lotta contro il dolore “Io... non sono in grado di proteggere nessuno. È morta per colpa mia” confessa infine scoppiando a piangere.
Le lascio il polso. Era questo il problema dunque? Perché non l'ha detto subito che era tormentata da questi pensieri? Poi realizzo. Si tratta di Kalani, la ragazza che odia essere considerata diversa ed incapace. O meglio, che ha paura di esserlo veramente. Era ovvio che avrebbe reagito così, perché non ci ho pensato prima? “Che cazzata” commento innervosendola di nuovo “Non è colpa tua, e lo sai benissimo” mi faccio sfuggire maledicendomi. Non sono sicuro che questa mia uscita piacerà molto a Capitol, ma che vadano a farsi fottere! È la verità! “Tu hai sempre fatto del tuo meglio, non sei affatto debole”.
Kalani sorride amara “Tu sei forte. Sei venuto per salvare un tuo amico. Aly era forte, è venuta qui perché sorteggiata, e non si è mai lamentata per questo. Io sono qui solo per un capriccio alla fine”.
“Sei venuta per dimostrare al mondo la tua indipendenza e ci stai riuscendo. Insomma! Pensa a tutto ciò che hai fatto da quando sei salita su quel palco! Tu sei fantastica, Kalani! Hai preso un dieci alle prove individuali, durante l'intervista hai gasato tutti, mi hai salvato dal bagno di sangue, hai sconfitto Yvonne e sei ancora viva! Siamo quasi a metà gara!” le faccio notare con entusiasmo. La mora arrossisce deliziata. Kalani arrossisce! Oggi le ho viste veramente tutte! Avrei voluto che anche Aly lo vedesse. Magari lo sta facendo davvero se esiste un aldilà. Chissà se guarda i giochi attraverso la televisione od affacciandosi direttamente dalle nuvole.
“Dai, passami l'acqua che non ci vedo più dalla sete. Pa-ta-pum!” afferma imitando quel suono di batteria tipico delle freddure.
La stringo forte, è così bello vedere che è tornata in sé!
“Vacci piano, o penserò che sei diventato magicamente etero” mi fa notare cercando di liberarsi dalla mia stretta.
“Questo mai e poi mai” affermo fiero “Ma ammetto che se tu fossi un uomo ci proverei con te”.
Kalani sorride divertita “Chissà perché la cosa non mi stupisce. Starei io sopra comunque” replica facendomi ridere.
“Per me va più che bene” ammetto. Confesso di essere un po' pigro a letto, preferisco di gran lunga ricevere che dare.
“Ora mi passi quella benedettissima acqua!?” sbotta Kalani.
Gliela passo all'istante. Vorrei che quest'attimo durasse per sempre.

 

Lilia Lambert, tributo del distretto 8 (Telepatia), arena (Area Orientale)

 

Colpisco forte la brattea con il sasso per liberare il pinolo al suo interno. Osservo il frutto con aria delusa, anche questo è marcio. Sospiro sconsolata, di questo passo ci metteremo una vita a nutrirci come si deve. Mi mancano di già le zuppe in scatola e le bottigliette d'acqua. Non dovrei lamentarmi però, gli altri tributi sono in queste condizioni fin dal primo giorno... Non oso pensarci, deve essere stato orribile. Qualcuno di loro sarà morto a causa della sete, magari completamente solo? Come possono i capitolini desiderare ogni anno una replica di tutto questo?
“Ti do una mano” esordisce Ike allegro sedendosi accanto a me.

“Ok...” rispondo un po' esitante, domandandomi il perché di questa sua proposta. Avevamo deciso che ci saremmo divisi i compiti: io avrei aperto i pinoli, Xene avrebbe cercato di capire come fabbricare delle nuove frecce dato che le mie sono quasi finite, mentre Ike avrebbe provato a raccogliere qualche bacca senza allontanarsi di troppo. Eppure sopra il suo ceppo ce ne sono pochissime.
“Tutto bene? Ti vedo stanca” nota.
Scosto lo sguardo, mi ha beccata “Continuo a non dormire bene, e sto iniziando ad avere anche sete”.
Ike annuisce e dà una rapida occhiata a una delle telecamere che ci spia dall'alto “C'è qualcosa in particolare che ti preoccupa?” chiede falsamente sereno.
Deglutisco a fatica, ho capito dove vuole parare. Vorrei tanto affrontare questo tema con lui, ma ho seriamente paura di Capitol. Non credo proprio che gli piacerebbe sentire discorsi del genere. “Sì, certo, va tutto benissimo!” rispondo in fretta con voce squillante.
Dietro di noi Xene impreca ad alta voce. I suoi tentativi di costruzione non stanno procedendo molto bene.
Ike fa una smorfia poco convinta ignorando ciò che sta avvenendo alle sue spalle “Io invece continuo a pensare a casa” confessa.
Lo guardo torva, non capisco dove voglia arrivare “Sai, ho dei fiori in casa, veramente tanti, ma ora non c'è nessuno a prendersi cura di loro. Cioè, c'è il mio pro-prozio, ma non hai la più pallida idea di quanto sia vecchio, peggio di lui c'è forse solo il presidente” afferma cercando di censurare l'ultima parte con un colpo di tosse.
Sgrano gli occhi, è forse impazzito? Faccio subito un sorriso di circostanza, sperando di spingere gli strateghi ad andare oltre a questa uscita. Anche Xene si è voltato verso di noi, e dopo un primo momento di gelo ha iniziato a sorridere di sottecchi.
“Sai hanno molti bisogni, devono bere, devono essere travasati quando crescono troppo... a te piacciono i fiori, sai di cosa parlo”.
Annuisco, sto iniziando a capire dove vuole parare. Solo mi chiedo perché me ne stia parlando ad alta voce, sa che posso leggergli nel pensiero se voglio, a meno che...
“Non riesco a smettere di pensarci. Se non torno in tempo moriranno, e non voglio, non riuscirei più a guardarmi allo specchio. Ti sembrerò un po' strano per questo”.
Il cuore mi batte forte. La mia risposta non è valida solamente per lui, ma per l'intera nazione. Il discorso che sta facendo non è nient altro che una metafora pro rivoluzionaria.
Chiudo gli occhi. Io cosa voglio? Non ci ho mai pensato seriamente. Per tutta la vita sono rimasta chiusa dentro il mio quartiere, nascondendomi in casa ogni volta che scoppiava qualche disordine. Ho passato le mie giornata a raccogliere i fiori e a cantare, senza farmi grosse domande sul mio futuro. Una vita vissuta giorno per giorno, senza grosse pretese o speranze. Eppure mi sono ritrovata lo stesso qui, e ho conosciuto la paura più profonda, non solo la mia, ma anche quella degli altri. Ho avvertito la desolazione, la rabbia e l'odio di ogni distretto di Panem, ma anche la loro passione bruciante, rappresentata soprattutto da Ike. C'è un mondo là fuori che soffre, ma che non si è ancora arreso. Il suo punto di vista è chiaro: se non facciamo qualcosa, questa nazione è destinata a morire. Forse io non ce la farò in ogni caso, ma sono ancora in tempo a dare un senso a tutto questo.
Mi volto verso Xene, sta annuendo silenziosamente.
“No, non lo è affatto Ike. Come hai detto tu, a me piacciono un sacco i fiori. Il mio più grande sogno da bambina era quello di spargerli ovunque. Un mondo pieno di fiori... non sarebbe fantastico?”.
Il terreno inizia a tremare improvvisamente. Mi aggrappo ad Ike lanciando un urlo per la paura. Anche Xene urla. Mi volto verso di lui, e lo vedo cadere in un portale che si è aperto alle sue spalle. Allungo la mano per afferrarlo, ma è troppo lontano. Xene sparisce e con lui anche il portale.

Rimango fermo immobile come un'idiota, mentre Ike tasta il terreno per capire come sia potuto accadere il tutto. Dopo un po' si rialza grattandosi la nuca “Beh, questo non me l'aspettavo proprio” afferma nascondendo la sua preoccupazione dietro ad un sorriso sbieco.

 

Andreas Kirke, tributo del distretto 9 (Sacro), arena (Area Orientale)

 

Ingoio qualche bacca controvoglia. Hanno un sapore a dir poco disgustoso, ma Josh mi ha rassicurato che non sono velenose, ed è questa la cosa che conta. Non c'è alternativa in fondo. Le nostre scorte le abbiamo finite ere fa, e in questa foresta non sembra esserci altro oltre a questa robaccia e ai pinoli. Non l'avrei mai detto, ma mi manca cucinare. Se potessi preparerei dei bocconcini di lepre con i sottaceti. È il piatto che ho in assoluto cucinato più di tutti, il Professore ne andava pazzo.

Josh mi passa la borraccia colma d'acqua del fiume. La bevo in un sorso, fregandomene del fatto che non l'abbiamo minimamente purificata. Tanto non abbiamo nulla per poterlo fare, è inutile pensarci sopra.
Ripasso la borraccia vuota a Josh “Tocca a te questa volta” gli faccio notare.

Il mio alleato sospira ed inizia ad intraprendere la discesa sconnessa che porta al fiume. La strada è veramente ripida e ci vuole un niente per cadere e rompersi l'osso del collo, ma abbiamo scoperto che l'unico punto che ci permette di rimanere sempre a contatto con il fiume. La planimetria cambia in continuazione, ma certe aree rimangono sempre collegate fra di loro, come questa altura e per l'appunto il fiume.

Mi sdraio sul terriccio umido ed osservo il cielo. Aly... è davvero morta. Era una brava ragazzina, non se lo meritava affatto. Nessuno di noi se lo merita. Siamo quasi a metà ormai... chi sarà il prossimo?
Un rumore improvviso mi costringe ad alzarmi di scatto. Mi volto allarmato, ma è solo una stupida ghiandaia chiacchierona. Non ne vedevo una da una vita. Questi ibridi sono particolarmente odiati nei distretti, perfino in quel covo di frati che è il distretto 9. Che ci fa questa bestia qui?

L'uccello nero mi fissa negli occhi prima di aprire becco “Joshua Peterson... bugiardo”.
Sgrano gli occhi. Cosa ha detto? “Joshua Peterson... bugiardo” ripete.
Lo osservo titubante. È stato sicuramente mandato qui dagli strateghi per gettare zizzania, ma se dicesse la verità? No... deve essere una trappola. Joshua non mi mentirebbe mai... o sì?
“Joshua Peterson... bugiardo” ripete ripete la ghiandaia.
“Dacci un taglio” replico stizzito. Non devo cascarci, è solo una trappola. Josh mi è stato incredibilmente vicino in questi giorni, mi ha perfino aiutato a ritrovare i miei poteri! Si merita un po' di fiducia da parte mia, no?
“Con chi stai parlando?” mi chiede Joshua da dietro le spalle.
“Joshua Peterson... bugiardo” risponde la ghiandaia al posto mio.
Il mio alleato impallidisce di colpo, facendomi perdere un battito. Non è possibile. Mi ha davvero ingannato quindi? “Che cosa significa?” gli chiedo cercando di trattenere la rabbia.
“Joshua Peterson... bugiardo” ripete la ghiandaia.Agito nervoso il braccio facendo fuggire quell'essere ignobile. Ora rimaniamo solo noi due.
“Ok, va bene, ti ho tenuta nascosta una cosa, ma non ti arrabbiare” afferma nervoso il moro.
Spalanco la bocca e mi metto le mani fra i capelli. Non ti arrabbiare? Fa sul serio? Come può davvero aver fatto una cosa del genere sapendo bene la mia storia e le mie difficoltà a fidarmi degli altri? Non posso crederci!
“Lo so bene, per questo non ti ho detto nulla” afferma lui all'improvviso come se mi avesse letto... oh no.
“Oh cazzo, tu hai poteri” dichiaro deluso. Joshua, la prima persona a capirmi dopo tanto tempo, uno dei pochi ad avermi accettato così com'ero. Grazie al cazzo. Balle, tutte balle! Ogni sua parola, ogni sua azione... erano manipolazioni! Si è comportato esattamente come io desideravo! Per questo sembrava così perfetto! Non è mai stato spontaneo con me, solo.. Dio! Come ho fatto a cascarci?
“Non è vero, Andreas! Quella è l'unica balla che ti ho raccontato! Ci tengo veramente a te!” ribatte.
“Esci fuori dalla mia cazzo di testa!” ribatto puntandogli il dito addosso.
“Cosa ti aspettavi? Questo è l'unico modo per comunicare con te! Molti ti avranno anche abbandonato, ma tu sei il primo a chiudere la porta agli altri!”
“Stai zitto, tu non sai niente!” gli urlo contro spingendolo via. Che ne sa lui di cosa ho passato? Che ne sa della cattiveria della gente? È solamente un traditore, uno dei tanti!
Joshua recupera l'equilibrio e si sistema la maglia “Tutto ciò è estremamente infantile. Dacci un taglio e smettila di spingermi” mi avverte.
“Se no?” gli chiedo provocandolo.
Joshua rimane in silenzio, come se cercasse le parole giuste o cercasse di anticipare le mie azioni, non lo so più. C'è mai stato un momento in cui non ha violato l'intimità dei miei pensieri? “Vuoi davvero farla finita così?” mi chiede.
Discosto lo sguardo. Sì, è meglio chiuderla qui, questa alleanza non ha più il benché minimo senso. Non mi fido più di lui, non dopo quello che ha fatto. Non gli rispondo ad alta voce però, so già che questa sanguisuga mi sta leggendo anche adesso.
“Bene, mi prendo metà degli oggetti nello zaino allora” afferma scuro in volto.
“Cosa!?” sbotto irritato.

“Decidiamo nell'altra maniera?” propone accennando al metodo di risoluzione dei conflitti tipico dell'arena. Mi sale un profondo senso di nausea. Cosa? Uccidere Josh? Non posso... io... no, non posso...
Joshua si piega sullo zaino ed inizia a studiarlo con un'espressione indecifrabile “Ti lascio la borraccia, la pietra focaia, i visori notturni e gli occhiali da sole se vuoi, io mi prendo invece il sacco a pelo, la torcia e il cambio maglia, va bene?”
Annuisco provando un profondo senso di freddo. Lo stiamo facendo davvero? Non c'è scelta.
“Mi dispiace d'averti ferito” borbotta lui prima di tornarsene presso il fiume.
“Dispiace anche a me”.

 

Gabriel “Gabe” Black, tributo distretto 3 (Illusioni), arena (Area settentrionale)

 

Paradossalmente non fa molto male, ma è proprio questo quello che mi preoccupa. Do un'occhiata veloce alla spalla, non ho il coraggio si soffermarmici troppo. È nera, irregolare, con delle bolle. Le terminazioni nervose sono gravemente danneggiate, e la carne viva è pericolosamente esposta. Ho perso molti liquidi, e non ho niente per far fronte a tutto questo. Quelle puttane mi hanno portato via tutto.

È tutta colpa mia, sono un fottuto idiota. Quando mi sono accorto che era una trappola, sono tornato indietro, e ho visto quella ragazzina trafficare con il mio zaino. Non era una ragazzina qualunque però, era la stessa del bagno di sangue. La stessa che aveva trascinato via l'amica in lacrime, la stessa che avevamo deciso di risparmiare. Ho esitato. Ho ripensato ad Ike, alla sua visione, alla speranza di un mondo migliore. Mi sono chiesto se non abbia ragione, se stavo sbagliando tutto. In fondo Alaska era soltanto una ragazza talmente affamata da spingerla a rubare. Avrei potuto concederle qualche scorta, avrei potuto fare amicizia con lei e la sua alleata, ma a che pro? Mi sarei ritrovato nella stessa condizione di prima. Dovevo ucciderla, e così che funzionano le cose qui. Ho agito troppo tardi però, e mi sono ritrovato con questa spalla. Se sono avessi tergiversato meno, a quest'ora avrei almeno una rivale in meno, se non due, avrei tutta la mia roba e sarei in perfetta salute. Ora invece? Non so neanche come sono sopravvissuto a questa nottata!
Non posso arrendermi però. Mi ero ripromesso che avrei vinto, che avrei confermato a me stesso che ero in grado di farlo. Ho promesso a Nathaniel che sarei tornato, e non ho di certo intenzione di deludere quel mostriciattolo.

La prima cosa che devo fare è tornare in possesso delle mie cose. In quello zaino ho dell'acqua, delle garze, e anche del disinfettante, tutto quello che mi serve per sopravvivere. Devo riappropriarmene, e già che ci sono mi tocca anche eliminarle. Tocca a tutti prima o poi, e loro non sono esentate. È colpa loro in fondo, se mi avessero lasciato in pace, non mi avrebbero obbligato a prendere una decisione del genere. Le ipnotizzerò, riprenderò la roba e prima di andarmene taglierò loro la gola. Sarà una morte rapida, un regalo fin troppo generoso considerando in che modo mi hanno conciato.

Un fumo nel cielo mi suggerisce che in questo momento sono lontane da qui, ma non mi faccio ingannare due volte dallo stesso trucchetto. Le loro impronte fresche parlano chiaro: sono qui nei dintorni. Non posso sbagliarmi, oltre a me rimangono solo dodici tributi, non ci sono molte alternative, e se ci fosse qualcun altro oltre a noi in questa zona me ne sarei già accorto. Le notti qui sono troppo rigide, non puoi sopravvivere senza accendere un fuoco. Sei costretto a farlo, il freddo non perdona. Prima ti intorpidisce, poi la pelle inizia a diventare fredda, pallida e dura. Il dolore ti entra dentro lentamente fino ad ucciderti. Non so sinceramente cosa sia peggio fra il fuoco e il ghiaccio. Li ho conosciuti entrambi venendo qui, e non voglio morire a causa di nessuno dei due.
Continuo a muovermi silenziosamente cancellando le mie tracce con un ramo secco di abete; non vorrei che mi infinocchiassero all'ultimo. Il mio cammino viene interrotto da una timida risata, seguita a ruota da un'altra più giocosa e sincera. Ci siamo, sono qui.
Mi avvicino a loro senza farmi notare sfruttando la flora, e le osservo. La biondina è seduta vicino al falò con in mano una zuppa a base di zucca e carota. Che schifezza è? Non ricordavo neanche di averla presa con me. Sarà stata la fretta. Vicino a lei c'è una scia di fumo che viaggia a rasoterra verso mete lontane. È così allora che funziona questo incantesimo.
“Dai, non prendermi in giro, non l'ho fatto mica apposta” afferma la piromane asciugandosi un angolo degli occhi per le troppe risate.
“Scusa, mi è davvero sfuggita” si scusa l'altra ricomponendosi.
Alzo gli occhi al cielo. Donne, sempre a chiacchierare. Meglio così, almeno si sono godute un bel momento prima di morire.
Alzo la mano del braccio sano verso di loro e mi concentro. Le illusioni che devo creare devono essere differenziate in base alla loro personalità, in modo tale che da impedire che le affrontino insieme. La mia intuizione su Alaska l'altra volta si è rivelata corretta. Difficilmente una ragazza così timorosa degli altri non ha subito del bullismo. Che tema dovrebbe avere invece l'illusione che colpirà Elinor? Rispondo senza alcuna esitazione: il bagno di sangue. Rifarle vivere la morte dell'amico la manderà al tappetto per un po'.

Applico l'incantesimo sulle due le quale iniziano a guardarsi intorno freneticamente, per poi inginocchiarsi con espressione agonizzante. Ci sono andato veramente pesante, ma non posso rischiare di fallire.
Mi dirigo velocemente verso lo zaino e do una rapida occhiata. Mi sembra che ci sia quasi tutto ad eccezione del cibo che è drasticamente diminuito. Questi piattole dovevano essere veramente affamate. Fanculo, è inutile pensarci ora. Stringo forte il pugnale e sto per avventarmi su Alaska, quando qualcosa mi afferra per la caviglia.
Mi volto. Elinor mi sta fissando con odio, il suo volto è pallido e ricoperto di sudore, ma è chiaramente vigile e sveglia. Poco dopo anche Alaska sembra riprendersi, anche se sta ancora tremando dalla paura.
Un brivido mi sale su per la colonna vertebrale. Cosa sta succedendo?
“Non... caschiamo... due volte... nello stesso trucco!” mi spiega a fatica Alaska.
Capisco, è così che stanno le cose. Le ho davvero sottovalutate. Una goccia mi sudore mi scende giù per la tempia. Entrambe sono abbastanza potenti per uccidermi, non posso né affrontarle, né scappare, non in questo stato. Non ho scampo, ma non cadrò da solo, mi rifiuto di farlo! Non ho fatto tutta questa fatica per niente! Dovevo essere io quello a vincere! So già chi colpire, in fondo odio lasciare le cose a metà...
Getto il mio incantesimo più potente su Alaska. Questo dovrebbe lesionarla mentalmente talmente tanto da non risvegliarla mai più. Sorrido mentre la vedo cadere a terra come un sacco di patate, poi avverto solo il dolore e il calore.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao! Dalla prossima torniamo a quattro pov! Se volete salvare Alaska fatevi avanti il prima possibile o nel prossimo capitolo vi assicuro che la uccido ^^ Vi annuncio che mancano sicuramente dai cinque capitolo in giù, quindi... alla prossima!

 

 

Morti:

24° Kronos Allen, tributo del distretto 6 (3 pov), ucciso da Yv

23° Alice Grace, tributo del distretto 7 (3 pov), uccisa da Kyte

22° Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (3 pov), ucciso da Killian ed Elinor

21° Killian Jones, tributo del distretto 5 (2 pov), ucciso da Matt

20° Yvonne Davzon, tributo del distretto 4 (3 pov), uccisa da Louise

19° Miranda Wilson, tributo del distretto 1 (3 pov), uccisa da Killian ed Elinor

18° Jésus Dondedìos, tributo del distretto 10 (3 pov), ucciso da Yv sotto controllo di Violet

17° Yvonne Blackmask, tributo del distretto 3 (3 pov), uccisa da Kalani

16° Louise Welch, tributo del distretto 10 (4 pov), morta di stenti

15° Alexandria Stoner, tributo del distretto 9 (4 pov), sacrificatasi per salvare i compagni.

14° Violet Black, tributo del distretto 2 (4 pov), uccisa dal buco dell'oblio e dimenticata da tutti.

13° Gabriel Black, tributo del distretto 3 (4 pov) ucciso da Elinor

 

 

Feriti

Lily (tutta pesta e mentalmente instabile)

Unleor (ferito al fianco)

Alaska (colpita da una terribile illusione)

Ike, Lilia, Xene (leggera sete)

Kalani, Brad (fame)

 

MasterKiller:

Altro: 3 uccisioni

Elinor: 3 uccisioni (di cui due in collaborazione)

Killian: 2 uccisioni (in collaborazione)

Yv: 1 uccisione

Louise: 1 uccisione

Kalani: 1 uccisione

Kyte: 1 uccisione

Matt: 1 uccisione

Violet: 1 uccisione

 

Alleanze:

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Lilia

Il disperato duo: Unleor, Matt

Le ragazze: Elinor, Alaska

L'alleanza del sole: Kalani, Brad

Soli: Xene, Lily, Andreas, Joshua

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Capitolo 17
*** Preparati! - Quarto pomeriggio ***


Preparati! - Quarto pomeriggio

 

Xene “Ghost” Fonter, tributo del distretto 12 (Magia Bianca), Arena (area occidentale)

 

Un calore intenso avvolge il mio corpo, mentre sento gocce di sudore scendere dalla mia fronte. Apro gli occhi lentamente. Di fronte a me si apre una spiaggia incontaminata circondata da un mare cristallino e pacifico. Sono ancora dentro l'arena? A vedersi sembrerebbe quasi di no.
Mi alzo massaggiandomi le tempie. Ho fatto un gran tonfo cadendo da quel portale, ma sono ancora intero anche se pieno di lividi.

Mi guardo intorno, non sembra esserci nessuno. Dunque Lilia ed Ike sono ancora in quella foresta. Devo trovare un modo per ricongiungermi a loro, anche se sono sicuro che gli strateghi me lo impediranno. Ike aveva ragione, Capitol sta iniziando a temerci, per questo ci hanno separati. Significa allora che stiamo funzionando? Stiamo davvero spingendo qualcuno a ribellarci? Capitol non capisce che più ci osteggia e più ci dà del potere? Poveri schiocchi.

Un grosso paracadute argentato atterra poco lontano da me. Lo apro con cautela e trovo al suo interno delle sciabole e delle garze. Accetto volentieri il secondo dono, ma sono più titubante rispetto al primo. Che cosa vogliono suggerirmi? Che questa sezione d'arena è piena di ibridi, oppure sono un invito ad uccidere tutto ciò che si muove? Scuoto la testa. Non voglio rovinare il lavoro che abbiamo fatto fino adesso, non sono gli altri tributi i miei nemici, ma non voglio neppure essere ingenuo come Lilia. Non posso pretendere che anche gli altri alzino la testa. Forse è meglio portarmele con me, non si può davvero mai sapere.

Avverto un improvviso gelo sotto ai miei piedi. Mi scanso in fretta, e noto che le rade piante della zona si stanno improvvisamente insecchendo. Non è un fenomeno naturale, ci deve essere della magia in mezzo. Qualcuno del distretto 11? Spero di no. La ragazza cieca mi era sembrata parecchio agguerrita, non credo che sia quel genere di persona con la quale puoi avere un pacifico scambio di opinioni. In ogni caso devo stare attento.

Inizio a muovermi in silenzio come mi hanno insegnato al centro d'addestramento, o almeno ci provo. Ogni passo mi sembra più rumoroso del precedente, sono convinto che mi stanno sentendo anche al distretto 12. Ci sto per rinunciare quando sento un rantolio familiare. Conosco bene questo suono, è quello di un animale ferito. I senza dimora del 12 lo emettono spesso: per la fame, per la fatica, per ferite inferte dai rinnegati. Non c'è ombra di dubbio, c'è un tributo ferito da queste parti, ed è sicuramente ben nascosto.

Cerco di seguire il suono fino a dei massi poco lontani dalla spiaggia, dove trovo il tributo in questione. È un ragazzo alto e magro, con dei capelli scurissimi e spettinati. Sul fianco ha uno squarcio provocato sicuramente da un'arma da taglio e ha un due stampato sulla t-shirt. Mi ricordo di lui, era il tributo del bagno di sangue.
Appena mi vede, inizia ad agitarsi e prova ad alzarsi, ma una fitta al fianco lo costringe a sdraiarsi nuovamente. Mi fissa tremando, nei suoi occhi c'è una profonda paura. L'ennesima vittima di questo sistema, non posso che provare pietà nei suoi confronti.
Appoggio con lentezza l'arma per terra, per fargli vedere che non costituisco alcun pericolo per lui, esattamente come lui non ne costituisce per me.
Unleor sgrana gli occhi incredulo “Che stai facendo?”
“Fammi vedere la ferita” gli ordino inchinandomi verso di lui.
“Perché?” mi chiede confuso.
“Perché sta chiaramente iniziando ad infettarsi, e io ho i poteri per guarirla” gli spiego con tono deciso. Buffo, una volta l'avrei ignorato e avrei continuato per la mia strada. È sicuramente tutta colpa di quei due.
Unleor annuisce titubante, e mi espone il fianco. È strano, è come se lo squarcio abbia tentato di ripararsi da solo senza alcun ausilio di farmaci o di punti.
“Ho assorbito dell'energia dalle piante della zona per stare un po' meglio, ma non sono stato in grado guarirmi” mi spiega notando la mia perplessità.
“Ovvio che no” replico serio, anche se la questione è decisamente interessante. Questo incantesimo ha dei punti in comune con la magia bianca, mi chiedo come sia possibile. Che la magia derivi davvero da un'unica fonte come sostengono i sapienti del distretto 7? Se solo Capitol non avesse distrutto tutti i documenti a riguardo...
Sto per iniziare a guarirlo quando Unleor mi ferma “Perché lo stai facendo?”.
“Perché siamo nella stessa barca” gli spiego senza alzare lo sguardo dalla ferita.
“Lo sai che un giorno dovremmo ucciderci, vero?” mi spiega affranto. Avverto bene i suoi sensi di colpa. Ha bisogno del mio aiuto, e sa che sta nascendo in lui un senso di lealtà che rischia di dover calpestare. È una persona buona alla fine, ho sbagliato in passato a giudicarlo a causa della sua provenienza.
Ignoro la sua domanda, non voglio pensare per ora a questa eventualità. Troveremo un modo per evitare tutto questo, dobbiamo solo trovare nuove regole. “Chi ti ha ferito?” gli chiedo allo scopo di conoscere meglio il posto e i suoi pericoli.
Unleor sta per rispondermi, ma si blocca d'un tratto. Il suo volto esprime una forte confusione “Io... non lo so... Matt, no!” urla all'improvviso.
Mi volto. Dietro di noi è apparso il ragazzo del distretto 4 il quale sta caricando un incantesimo offensivo. È talmente teso che i suoi peli delle braccia sono tutti dritti.
Cerco di rimanere calmo, se l'aggredissi farei precipitare le cose in maniera irreversibile. Devo giocarmela bene, forse potrei anche spingerli ad entrare nella nostra alleanza ribelle.
Alla richiesta dell'amico Matt si blocca e guarda l'intera scena confuso.
“Mi ha guarito, guarda!” gli spiega Unleor mostrandogli il fianco dove ora rimane solamente una leggera cicatrice.
Matt sospira come se si fosse liberato di un grosso peso “Oh cielo” borbotta con le lacrime agli occhi.
Sorrido. In questo momento mi sento così bene con me stesso. Ora sono sicuro di aver fatto la cosa giusta. Non pensavo che i miei poteri potessero fare così tanto.
“Sei arrivato al momento giusto” riprende lui “Ho tentato di convincere la tua compagna di distretto, ma..”
Sgrano gli occhi “Lily è qui?” chiedo incredulo.
“Sì, ma...”
“Devo trovarla!” affermo alzandomi in piedi. Il suo alleato è morto, da sola non può farcela a lungo. Non posso abbandonarla, non potrei mai perdonarmelo. È così... indifesa.
Sto per lanciarmi al suo inseguimento quando Unleor mi blocca “Verremo con te. Dobbiamo sdebitarci” mi spiega.
Annuisco. In tre sarà più facile. Spero di non riporre male la mia fiducia.

 

Joshua Peterson, tributo del distretto 8 (Telepatia), arena (area orientale)

 

Rimango nascosto dietro ai cassonetti sperando che Jeff venga ad aprirmi la finestra il prima possibile. Non mi piace stare qui, ho paura che qualcuno mi veda e capisca le mie intenzioni. Mio fratello mi ha detto che in un caso del genere dovrei dire che sto cercando un gattino, ma la cosa non mi convince. Cosa ne penserebbero mamma e papà di tutto questo se fossero ancora vivi? Sono sicuro che disapproverebbero, ma le alternative mi fanno così tanta paura... Non voglio andare all'orfanotrofio, dicono che là picchiano i bambini, e non voglio nemmeno diventare un rinnegato! Non voglio essere odiato da tutti.

Sento la finestra aprirsi e lo sguardo di Jeff posarsi su di me “Muoviti, ho detto al vecchio che sarei tornato subito dal bagno. Continuerò a rincitrullirlo a forza di chiacchiere, tu vedi di rubare tutto ciò che puoi” mi comunica con il pensiero.
C'è cascato, dunque?” gli domando.

Te l'avevo detto che questo non ci stava più con la testa” ribatte con un sorriso fiero. Ha davvero creduto dunque che Jeff fosse un suo lontano nipote? La cosa mi spezza il cuore. Gli ha aperto la porta con l'illusione di non essere più solo, e lui... noi.. invece... “Muoviti!” mi riprende mio fratello.
Sospiro e scavalco la finestra per entrare in casa. Mi muovo subito verso il corridoio di destra, quello che porta verso la camera da letto, dove secondo le nostre ricerche sono nascosti i gioielli.
Inizio ad aprire in silenzio tutti i cassetti trovando a loro intero un gruzzoletto di denaro, una fede dorata, e una spilla a forma di gatto che se rivenduta ci potrebbe comunque fruttare qualche moneta. Mi chiedo come mai il vecchio possegga qualcosa del genere, per quanto mi risulti vive da solo. Che appartenesse a sua moglie? Chissà quanti ricordi sono legati ad essa... La mia pancia inizia a brontola furiosa non lasciandomi altra scelta. Infilo la spilla in tasca cercando di pensarci il meno possibile.
Prima di andarmene, poso lo sguardo su un calendario attaccato al muro sul quale c'è scritto: 1° Aprile - Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato.
Deglutisco ed abbasso il capo. Voglio andarmene da qui.

 

Riapro gli occhi, c'è troppo buio, non riesco a capire dove sia finito. Ricordo che stavo camminando, poi il terreno era improvvisamente sparito da sotto i piedi, ed ero caduto. Devo aver calpestato qualcosa che non dovevo. Mi tocco la spalla, il mio zaino è grazie al cielo ancora insieme a me. Lo apro e cerco la torcia, posizionata proprio accanto all'acqua che mi hanno inviato gli sponsors. L'accendo ed illumino l'ambiente circostante. Mi trovo in una sorta di grotta, ma quello che mi spaventa di più è il soffitto, interamente ricoperto da puntoni metallici.
“Benvenuti tributi” mi saluta una voce femminile computerizzata proveniente dall'alto. Perché ha usato il plurale? Illumino la fonte del suono con la torcia ed intravedo in un angolo un ripetitore. “Vi avvisiamo che avete due minuti di tempo per risolvere l'enigma, o vorrete uccisi”.

Il sangue mi si gela nelle vene “Cosa?” mi faccio sfuggire.
“Buona fortuna” conclude lei.
Il terreno inizia a tremare e il soffitto ad abbassarsi lentamente. Il cuore mi muore in gola, e per poco la torcia non mi scivola giù dalle mani. E adesso?
Inizio a respirare pesantemente, avverto il panico impossessarsi di me. Ho voglia di urlare, ma non posso lasciarmi andare, o sarà finita. Illumino le pareti frenetico nella ricerca di qualche indizio, finché non trovo un piccolo schermo con sotto una tastiera. Mi dirigo in fretta e leggo al suo interno una domanda: “Non ha braccia, non ha gambe, ma corre e salta come un canguro. Cos'è?”.
Spalanco gli occhi sbalordito. Cosa? Un indovinello per bambini? È uno scherzo? Non ho tempo per queste cazzate! Prendo un grosso respiro, devo calmarmi, non è una domanda difficile. Concentrati, concentrati... ma certo! Digito la parola “palla”, e subito dopo spunta una leva dal muro. Mi ci precipito all'istante e la tiro, ma non succede niente.
Sento il respiro accorciarsi, sta dando di matto. Il soffitto nel frattempo è sempre più basso. Corro verso il computer dove è apparsa una nuova domanda: “Come si chiama il mentore del distretto 3?”.
Oh, merda, che cazzo ne so! Il soffitto è sempre più basso. Mi stringo la testa fra le mani, devo ricordarmi! Alla sfilata hanno detto il nome di tutti i tributi e dei membri principali dei loro staff. Quei due erano vestiti con quella assurda tutina viola... si chiamavano... Dei sassolini mi cadono sulla testa. No, no! Devo concentrarmi. Erano Gabriel ed Yvonne, sì, mentre il loro mentore... come si chiamava!? Max! Si chiamava Max!
Digito in fretta la risposta, e una seconda leva appare dall'altra parte della grotta. Mi ci principio e trovo a tirarla, ma ancora una volta non succede niente. Torno al computer, ma non c'è alcuna domanda. Solo allora capisco. Per uscire via di qui bisogna tirare entrambe le leve contemporaneamente. Non è possibile fare questo lavoro da solo, per questo il computer ha usato il plurale prima.
Mi accascio al suolo, il soffitto è a meno di due metri dal pavimento. È finita, se solo Andreas fosse ancora qui con me....
Nascondo la testa fra le mani per non sentire e vedere. Sto per morire, e non posso far nulla per evitarlo. Forse è quello che mi merito, sono stato una persona orribile in vita mia. Vorrei così tanto poter ricominciare tutto da capo...
“Jeff...” mi lascio sfuggire fra i singhiozzi “Mi dispiace tanto”.

 

Lily “La Cagnolina” Clark, tributo del distretto 12 (Magia Bianca), arena (Area occidentale)

 

Continuo a muovere il dito nella sabbia tracciando inizialmente dei ghirigori, poi delle linee spezzate acute e profonde, finché non c'è più spazio libero intorno a me. La testa sta iniziando a farmi male, dovrei spostarmi sotto ad un albero, ma non riesco a trovare la voglia di farlo. Il resto del mio corpo sta così bene qui, è un peccato cambiare posizione... Mi sento anche troppo debole per farlo: ho sete, e anche un gran mal di pancia. Forse migliorerebbe se mangiassi qualcosa, ma sono stufa delle banane, non voglio più vederle per il resto dei miei giorni.
Cosa serve alzarsi dunque? Andrei solamente ad annoiarmi in un altro angolo.

“Lily...” sussurra una voce femminile.
Non mi copro le orecchie, è inutile, la sentirei lo stesso. Non posso sfuggire, non posso far nulla per liberarmi. Mi sento così tanto stanca, non ne posso più...
“Ho parlato con i tuoi, sono tanto felici di non dover più provvedere a te! Avevano paura che avrebbero dovuto farlo per sempre, invece guarda che botta di culo che hanno avuto!” afferma mentre una lacrime solitaria mi scivola giù per la guancia. Che in fondo ai loro cuori siano davvero felici? Tutti mentono e feriscono, forse anche loro... “Che fai piangi?” riprende la donna “Sei proprio egoista, Lily! Dovresti essere felice per loro!”.
“Non ascoltarla, ti sta mentendo” afferma un'altra donna con tono dolce. Alzo la testa. Non è possibile, eppure è proprio lei. È un po' più bassa di me, ma ha i miei stessi occhi ambrati e i miei stessi capelli. È praticamente la mia copia, ma più vecchia. Mi sembra dimagrita dall'ultima volta, ma la mamma è bella come sempre.
“Ciao, piccola mia” mi saluta con un gran sorriso.
“Mamma!” esclamo con le lacrime agli occhi. È così bello rivedere una faccia amica dopo così tanto tempo! “Mi sono sentita così sola...” le confesso.
“Lo so, ma adesso è finita” mi rassicura allungando una mano verso di me “Vieni ad abbracciarmi”.
Mi alzo a fatica, ero da talmente tanto tempo qui che le mie gambe si sono disabituate al movimento. Non importa più però. Sono venuti a prendermi, questo incubo sta per concludersi. Sto per tornare a casa dalla mia famiglia e dai miei amici. Sono così felice che potrei scoppiare in lacrime!
“Dai, vieni Lily” mi incoraggia la mamma.
Inizio ad incamminarmi attraverso il terreno sconnesso sentendo già l'odore del giacimento e dei suoi abitanti. Mi sembra di rivederli tutti in questo momento, non solo la mamma, ma anche papà, Bunny, il signor White, i nostri vicini di casa, la figlia del sindaco, Sarah... ci sono proprio tutti.
“Lily, no! Stai ferma lì!” mi urla contro qualcuno. Poco lontano dalla mamma, precisamente una ventina di metri dietro di lei, ci sono tre ragazzi. Uno è il tributo carino, l'altro è altissimo e moro, mentre l'ultimo....
“Xene!” Esclamo allegra. Da quanto tempo non lo vedevo? “Ci sei anche tu? Che bello! Torni con me al distretto 12?” gli chiedo.
Il rosso mi fissa incredulo “Di cosa stai parlando? Stai ferma lì, non vedi che c'è un ibrido squalo davanti a te? Se gli vai incontro ti uccide di sicuro” afferma allarmato.
Mi volto verso la mamma. Di cosa sta parlando? “Io vedo solo la mamma qui. Vuole portarmi a casa, sono certa che puoi venire anche tu. Puoi stare con noi se vuoi, possiamo vivere tutti insieme come una grande famiglia”.
Xene mi guarda con espressione affranta. Perché sembra così triste e spaventato?
“È quello che stavo cercando di spiegarti” si intromette il tributo ingannatore “Le voci dell'arena le hanno fritto il cervello, è impazzita, non riesce a percepire le cose nella maniera corretta”.
“Non ascoltarlo, è solo un bugiardo!” avverto Xene.
“Non ti ho mai mentito!” si difende il ragazzo dagli occhi verdi.
“Lily” riprende la mamma “Non posso stare qui in eterno, a breve me ne dovrò andare, e vorrei tanto che venissi via con me”.
Annuisco, non voglio perdermi questa occasione. Io sono stanca, ho combattuto anche troppo. Voglio solo riposare fra le braccia dei miei.
“Vengo a prenderti” mi annuncia Xene.
“Quell'ibrido non scherza, Xene. Lo sai che è molto sensibile al movimento” afferma il castano.
“Ho paura che sia troppo tardi per lei” osserva il ragazzo moro “Anche se riuscissimo a salvarla da quel coso, il suo stato mentale non le consentirà di andare molto avanti”.
“Io non la lascio qui!” ribadisce Xene con forza “Io vado a prenderla, non siete costretti a seguirmi!” annuncia prima di avvicinarsi con cautela verso di me. Perché sta facendo così? Sembra che voglia davvero solo il mio meglio. Forse dovrei fare come dice lui...
“Oh, cazzo!” impreca il tributo carino. Mi volto verso di loro, stanno per essere raggiunti tutti e tre da degli enormi ibridi granchio spuntati dal mare. Iniziano a lottare con determinazione, dandosi una mano l'uno con l'altro. Perché non fuggono e basta? Sto davvero sbagliando?
“Lily” mi richiama la mamma “Xene ti riabbandonerà, l'ha già fatto. Ti ricordi cosa ti aveva detto nel treno?” mi fa notare. Xene vuole sopravvivere e basta, non gli importa di nient altro. Non è mai stato un vero amico, è esattamente come tutti gli altri. Anche lui vuole solo usarmi.
Mi dirigo a passo più svelto verso di lei, allungando le mani per abbracciarla. Sento Xene urlare di fermarmi,e proprio in quel momento mia madre cambia forma. Da gentile e compassionevole, è diventa un essere abominevole con gli occhi rossi, i denti acuminati, e la pelle liscia e bluastra. Urlo per il terrore mentre si avventa su di me.

 

Alaska Moore, tributo del distretto 6 (Aerocinesi), ?

 

Scosto la coperta e sbadiglio mettendo la mano davanti alla bocca. Cerco la sveglia vicino al comodino, stranamente impolverato, e mi rivela che sono quasi le dieci. Non mi sveglio mai così tardi di solito, sono un'allodola, come papà. Mi sento così rintontita... quante ore ho dormito? Perché nessuno mi ha svegliata? Mi guardo intorno con uno strano peso nel cuore. C'è qualcosa di incredibilmente sbagliato in tutto questo, ma non capisco bene in cosa.
Voglio vedere i miei genitori, mi mancano un sacco anche se li ho visti ieri. Scendo le scale con trepidazione, la sola idea di abbracciarli mi riempie di pura gioia. Sono mai stata più felice di così?

“Mamma, papà!” urlo, ma nessuno mi risponde. Strano, oggi è Domenica, non dovrebbero essere a lavoro. Entro in cucina dove trovo un insolito disordine. Sul tavolo ci sono due tazze di caffè fumante e un paio di fette biscottate con marmellata mezze mangiucchiate. Una delle sedie è caduta per terra, e il frigorifero è spalancato. Sopra alla credenza c'è un giornale con la data di oggi. Cosa è successo? Non è normale che abbiano lasciato la stanza in questo stato.
“Mamma, papà!” riprovo a richiamarli, ma non vola neanche una mosca. Mi sposto verso il salotto, e anche qui regna sovrano il caos. Ci sono tracce di fango nel pavimento, vetri rotti ovunque, e manca la foto di quando ero bambina da sopra il cammino ancora accesso. Inizio ad aver paura, sembra che sia avvenuto qualcosa di violento ed improvviso. Dove sono i miei?
Mi dirigo verso la porta d'ingresso ed esco nel giardino dove mi accoglie una tiepida primavera. Sembra tutto normale qui. Mi volto per chiudere la porta, ma quando ritorno a guardare il giardino mi accorgo che sono in salotto. Il mio cuore perde un battito. Cosa sta succedendo? No... deve essere un incubo!
Riscendo di sotto e ripeto tutte le operazioni l'una alla volta, andando incontro allo stesso risultato. Non può essere possibile...
Mi precipito nuovamente di fuori, questa volta senza voltarmi indietro. Corro attraverso la campagna finché tutto svanisce: gli alberi, il cielo, l'erba, tutto. Rimaniamo solo io e il bianco.
Continuo a correre spaventata, è un incubo, è solamente incubo. Adesso chiudo gli occhi e...

Mi ritrovo di nuovo nel salotto. Mi accascio al suolo piangendo. Questa non è casa mia, non può esserlo. Dove sono? Ho tanta paura. “Mamma... papà...” provo a richiamare, ma mi risponde solo il vuoto. Mi stringo le ginocchia ed inizio a piangere. Perché sto affrontando tutto questo? Cosa ho fatto di male? Dov'è la mia famiglia? Mi manca così tanto... Cosa ne sarà di me? Avverto il cammino scoppiettare agitato.
“Credo che voglia comunicare con te, ma non ne sono sicuro, non parlo il fuochese” mi suggerisce una voce maschile.

Mi volto. È apparso un ragazzo alto e muscoloso, con tratti del viso molto marcati. Ha i capelli biondi, gli occhi azzurri e penetranti, e una curiosa voglia a forma di zucchina sul collo. Mi è tremendamente familiare, ma non riesco a capire dove l'abbia visto.
“Ti prego, fai una sforzo” mi supplica lui.
Scuoto la testa, non riesco a ricordarmi, e mi sento veramente in colpa per questo.
Il biondo si getta nel divano in maniera scomposta “Manaccia, Alaska, non posso far nulla per te se non sei la prima a lasciarti d'andare. Dai, ragazza! Accetta l'impossibile!” mi incoraggia.
Lo osservo meglio. Questo modo di parlare... “Kro...nos” balbetto infine. Nella mia mente balenano un uragano di ricordi: la mietitura, il treno, la sfilata, il bagno di sangue, Elinor, gli Hunger Games! Come ho potuto dimenticare! “Kronos!” ripeto con decisione.
“Bingo, bimba” conferma con un sorriso immenso.
Mi copro la bocca con le mani. Non posso crederci. “Sei vivo?” gli chiedo titubante.
In tutta risposta Kronos si gira, solleva la maglia e mi fa vedere diverse ferite da taglio sulla schiena “No, direi proprio di no”.
“Sono... morta?” chiedo mentre sento che sono di nuovo sul punto di scoppiare in lacrime.
“No, non ancora, ma questa volta ci sei andata veramente vicina. Devi ringraziare gli sponsors se il tuo cuore batte ancora” mi spiega. Ora ricordo: il pranzo, l'illusione, Gabriel... mi ero sentita così pesante...
“Dove siamo?” gli chiedo sedendomi accanto a lui.
“A casa tua, circa” mi spiega mentre inizia a giocherellare con i miei capelli.
“Cosa intendi?”.
“È un'istantanea di casa tua per la precisione, o così mi hanno detto. Un momento bloccato nel tempo, precisamente quando i tuoi genitori sono fuggiti via”.
Scuoto la testa “Fuggiti? Da cosa?”. Staranno bene? Dove saranno?
“Dalla stessa cosa da cui stanno fuggendo amici e parenti di voi ultimi dieci tributi” continua lui.
“Vorrai dire tredici” lo correggo. Kronos scuote la testa. Oh, siamo diminuiti ancora. Elinor sarà ancora viva? “Io non capisco” insisto.
“È una cosa lunga da spiegare, e noi non abbiamo tempo” riprende lui “Sta succedendo qualcosa di grosso fuori dall'arena, qualcosa nato da voi. Devi prepararti, perché fino adesso è tutto stato facile”.
“Cosa? Kronos, io...”
“No, ascoltami” mi interrompe. “Qualunque cosa succeda devi promettermi una cosa, ok? Devi sopravvivere, Alaska”.
Annuisco mentre lo vedo lentamente svanire. Allungo la mano per afferralo, ma è diventato inconsistente. “Non lasciarmi!” lo supplico.
Kronos inizia a ridere “Non ci provare! Non voglio essere la causa delle lacrime di una bella fanciulla, ok? Ora svegliati!” mi ordina.

 

Apro gli occhi venendo accolta da un amaro crepuscolo. Qualcosa si getta sopra di me, qualcosa con dei lunghi capelli castani. Elinor. Le accarezzo la testa mentre continua a singhiozzare. Sono tornata.

 

 

 

 

Altri due se ne sono andati. Rimangono solamente dieci tributi. Vi avviso che fino a Domenica (a meno che non recensiate subito) non vi risponderò, mi dispiace. Alla prossima!

 

 

 

Morti:

24° Kronos Allen, tributo del distretto 6 (3 pov), ucciso da Yv

23° Alice Grace, tributo del distretto 7 (3 pov), uccisa da Kyte

22° Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (3 pov), ucciso da Killian ed Elinor

21° Killian Jones, tributo del distretto 5 (2 pov), ucciso da Matt

20° Yvonne Davzon, tributo del distretto 4 (3 pov), uccisa da Louise

19° Miranda Wilson, tributo del distretto 1 (3 pov), uccisa da Killian ed Elinor

18° Jésus Dondedìos, tributo del distretto 10 (3 pov), ucciso da Yv sotto controllo di Violet

17° Yvonne Blackmask, tributo del distretto 3 (3 pov), uccisa da Kalani

16° Louise Welch, tributo del distretto 10 (4 pov), morta di stenti

15° Alexandria Stoner, tributo del distretto 9 (4 pov), sacrificatasi per salvare i compagni.

14° Violet Black, tributo del distretto 2 (4 pov), uccisa dal buco dell'oblio e dimenticata da tutti.

13° Gabriel Black, tributo del distretto 3 (4 pov) ucciso da Elinor

12° Joshua Peterson, tributo del distretto 8 (4 pov), ucciso da una trappola dell'arena

11° Lily Clark, tributo del distretto 12 (5 pov), uccisa da un ibrido

 

MasterKiller:

Altro: 5 uccisioni

Elinor: 3 uccisioni (di cui due in collaborazione)

Killian: 2 uccisioni (in collaborazione)

Yv: 1 uccisione

Louise: 1 uccisione

Kalani: 1 uccisione

Kyte: 1 uccisione

Matt: 1 uccisione

Violet: 1 uccisione

 

Alleanze:

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Lilia

La potenza di tre: Unleor, Matt, Xene

Le ragazze: Elinor, Alaska

L'alleanza del sole: Kalani, Brad

Soli: Andreas

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Capitolo 18
*** Contrattacco - Quinta serata ***


Contrattacco - Quinta serata

 

Unleor “L'oscuro” Mizzard, tributo del distretto 2 (Negromanzia), Arena (area occidentale)

 

Ci siamo, manca davvero poco. Siamo rimasti solamente in dieci, il mio momento è vicino. Mi sono preparato un'intera vita per affrontarlo, e ora ho paura di fallire. Temo il mio lato umano, quello che ha sconfitto perfino mio padre. So già che la mia prova costituirà in quei due ragazzi. Cosa ne farò di loro? Matt è stato con me fin dall'inizio, ne abbiamo passate tante insieme, e mi fido ciecamente di lui; mentre Xene mi ha salvato quando avrebbe potuto uccidermi, poco importa se le sue azioni rimangono per me ancora un mistero. Gli devo la vita, deve pur valere qualcosa, no? Sapevo che sarebbe stato complicato, ma non così tanto. Io non voglio...

Mi sento scuotere per la spalla, e mi vedo costretto a riaprire gli occhi. Mi ritrovo davanti Matt, visibilmente agitato. “Cosa succede?” gli chiedo.
Per tutta risposta mi indica a sinistra. Mi volto. Dove prima c'era il mare, ora c'è solamente una landa desolata fatta di sabbia e sassi. Tutta quell'enorme distesa d'acqua sparita nel nulla da un momento all'altro. “Perché?” mi chiedo scioccamente ad alta voce, quando la risposta è più che ovvia. Così facendo ci hanno indeboliti, Matt non è più in grado di combattere.

Xene però fornisce un'altra spiegazione interessante, non necessariamente in contraddizione con la mia “Capitol vuole ricordarci che non dobbiamo sottovalutarla” afferma con tono assorto. Alzo il sopracciglio. Cosa significa?
“Perché? Qualcuno lo sta facendo?” gli domanda Matt anticipandomi.
Xene non risponde subito, ma alza lo sguardo verso una delle telecamere lì vicino. “No” dichiara all'improvviso “Sappiamo con chi abbiamo a che fare”.
Ci siamo, un'altra delle sue uscite enigmatiche. Ci sta nascondendo qualcosa, e ciò mi rende nervoso. “Xene” lo chiamo aggrottando la fronte “A cosa ti stai riferendo?”.
Il rosso si rivolta verso la telecamera, non nascondendo una certa ansia “Fidati di me, dobbiamo trovare la mia vecchia squadra ed unirci a loro. Ci serve un portale per la foresta”.
Ci ha accennato a loro, la ragazza innocua dell'otto e il ribelle del sette. Non penso di avere dei problemi con la prima, ma Icarus non mi è mai piaciuto. Troppo spacciato per i miei gusti. Non credo poi che un'alleanza di cinque persone abbia un qualche senso a questo punto dei giochi. Dovremmo discuterne con calma e... ma che dico? Non esiste una soluzione. Ci rimane solo il sangue, ma... la sola idea... fa così male!
Sento qualcosa che mi afferra per la caviglia e mi fa sprofondare verso il basso. Faccio in tempo a cacciare un urlo, e a vedere Matt e Xene che provano a lanciarsi verso di me. Poi l'oblio.

 

La prima cosa che mi colpisce è il forte odore di alcool denaturato, talmente prepotente da farmi tossire. Apro gli occhi a fatica, e scopro che mi trovo in una stanza bianca insieme a tre persone. Due indossano la divisa tipica dei rinnegati, mentre il terzo, quello al centro, è un giovane ed elegante biondo. È seduto su una sedia, con la caviglia sinistra appoggiata sul ginocchio destro. Ha l'aria spavalda e sicura di sé.
“Chi sei?” gli domando mentre mi rialzo.

Il biondo sorride compiaciuto “Blake Ernest Reed III, erede dell'impero Reed e nuovo primo stratega”.
Spalanco gli occhi dallo stupore. Cosa? Che ci fa il capo-stratega davanti a me? Per quanto mi ricordi non è mai avvenuta un'interferenza del genere. Cosa sta accadendo?
“Ti vedo confuso” osserva lui.
“Lo sono alquanto... signore” replico dando un'occhiata alle sue guardie del corpo, entrambe enormi come due armadi.
“Lo sono anch'io” mi confessa con aria pacata “Mi stavo godendo la vita quando il presidente in persona mi ha contattato per prendere all'improvviso il posto del mio inetto predecessore. E ho pensato: perché no? Ma sai, non è mai facile il primo giorno di lavoro. Hai sete, Unleor?” mi chiede.
“Sì, in effetti” replico continuando a non capire.
Blake batte le mani, e subito dopo entra una senza-voce con in mano un bicchiere di vino rosso. Allungo la mano incerto verso la bevanda.
“Bevilo pure” mi incoraggia il primo stratega “È tutto tuo, ovviamente offre la casa”.
Annuisco e bevo un primo sorso. Mi piace il sapore, è senza ombra di dubbio il miglior vino che abbia mai assaggiato. “Dove sono?” chiedo.
“Nelle catacombe dell'arena, lontano dalle telecamere. Sei ufficialmente morto, e vedremo se lo sarai ancora per molto”.
“In che senso?” chiedo allarmato. Non mi piace quest'uomo, c'è qualcosa di perverso il lui. Sembra calmo, ma gli avverto un incendio dentro.
Blake sospira annoiato “Volevo proporti un patto. Ho letto molti rapporti su di te. Sei uno studente brillante e un ottimo guerriero, con un profondo desiderio di conoscenza e riscatto, è corretto?” domanda, ma in realtà non vuole una conferma da parte mia dato che riprende a parlare senza neanche guardarmi. “Posso darti tutto ciò che vuoi. Ad esempio posseggo la formula di un antico incantesimo che ti insegna a parlare con i spiriti dell'aldilà. Tu non hai mai conosciuto tuo padre, giusto? È morto poco prima che nascessi”.
Quell'incantesimo... sapevo che esisteva realmente! Dicevano che era solo una leggenda. Quante cose potrebbero cambiare se ci mettessi sopra le mani? Poter interrogare i nostri avi in qualunque momento, conoscere dettagli della storia finora sconosciuti... poter dialogare finalmente con papà... sarebbe un sogno, troppo bello per essere vero.
“Cosa vuoi in cambio?” chiedo scettico.
Blake rimane in silenzio per un po', studiando ogni mio minimo movimento od espressione “Che tu torni là sopra ed uccida tutti. Capitol ha bisogno del suo araldo. Non fare quella faccia Unleor” si interrompe notando il mio gelo “Era il piano fin dall'inizio. Insomma, sapevi benissimo che sarebbe finita in questo modo. Dai coraggio” mi incalza allungandomi un rotolo bianco estratto dalla sua giacca “So che lo vuoi”.
È vero, ha ragione. I giochi si vincono in un'unica maniera, è non è di certo attraverso una via limpida. Ne rimarrà solo uno, e quella persona sarà ricompensata con onore ed ammirazione in quanto ha sconfitto la morte...

 

Sconfiggere la morte?” replica mia madre”Non si può, si può solo sfuggirle il più a lungo possibile. La fine è inevitabile, conta solo il percorso che fai nel frattempo. Vorrei che anche tuo padre l'avesse capito, invece si è fatto sopraffare dal panico e ha massacrato tutti i suoi alleati. Capisci? Fino a due sere prima ridevano e scherzavano insieme”.
Fisso il pavimento. Me lo ricordo, ho visto di nascosto la replica. È stato orribile. “Credi che papà fosse una cattiva persona?” le chiedo.

Mia madre scuote la testa “No, credo avesse solo paura e ha agito di conseguenza”.
Ma lui sorrideva mentre lo faceva..” sussurro debolmente. Continuo a ripensare a quel ghigno mentre spaccavo il cranio di quel povero ragazzino. Come ha potuto goderne?
Hai visto il video? Ti avevo detto di non farlo!” mi rimprovera lei per poi sospirare “La paura l'ha condotto alla rabbia, e la rabbia alla distruzione. Non essere come lui”.

 

Faccio un passo indietro. Cosa sto facendo? Uccidere Matt e Xene dopo tutto quello che è accaduto? Cosa ci sarebbe di onorevole nell'uccidere loro o gente perduta come Lily Clark? Ma quale eroica impresa? È solo una mattanza. “E se mi rifiutassi?” domando.
Blake mi sorride amorevole, estrae la pistola e mi spara in pieno petto. Cado su un ginocchio, il respiro mi viene a meno. Mi artiglio il petto e sangue scivola denso e caldo tra le mie dita. Boccheggio alla disperata ricerca di ossigeno. Macchie d’ombra oscurano il mio campo visivo.

“Ci tocca passare al piano B. Che peccato Unleor, eri un giovane di belle speranze” commenta Blake in piedi accanto a me. L'ultima cosa che vedo è la sua pistola che punta verso la mia fronte.

 

Brad “Il Rosso” Johnson, tributo del distretto 11 (Piante), arena (Area orientale)

 

Mi lecco le labbra con gusto, assaporando fino in fondo il gusto travolgente del sugo e della carne. Giuro solennemente che non ho mai mangiato nulla di più buono di questo piatto. Avrei voluto avventarmi e divorarlo tutto in un sol boccone da quanta fame avevo, ma non era il caso sapendo che a breve mi aspetterà un nuovo digiuno.
Finisco a malincuore l'ultimo boccone di lasagna ed inizio a leccare il piatto, mentre Kalani rutta in maniera fragorosa.

“Come sto bene!” commenta massaggiandosi lo stomaco “Anche se un po' d'acqua non mi dispiacerebbe”.
Annuisco lanciando una breve occhiata alla bottiglia finita un paio di ore fa. “Concordo, e visto che ci siamo vorrei anche un letto comodo con un bel ragazzo dentro”. Kalani sorride divertita per un solo secondo, per poi diventare improvvisamente seria. “...e dei panni puliti, una doccia, delle scarpe nuove, e...”
“Stai zitto, Brad!” mi ammonisce severa.
Provo a tendere le orecchie ed avverto qualcuno che si avvicina. Una... no. Due persone. Mi alzo in piedi di scatto in preda all'ansia, mentre Kalani si mette già in posizione di difesa. Chi potrebbe mai essere? Siamo rimasti così in pochi...

Due uomini ci raggiungono. Entrambi indossano la divisa bianca dei rinnegati. Mi guardo intorno spaesato, non capisco. Cosa ci fanno loro qui? “Kalani, hai visto?” le domando ricordandomi in ritardo che è cieca. La mia amica stringe le palpebre a mo' di rimprovero “Cioè...” balbetto imbarazzato “Sono due rinnegati!”.
Kalani abbassa le braccia sconvolta “Cosa!?” esclama irritata per poi rivolgersi verso i due uomini “E voi che ci fate qui?”.

“Non c'è scritto da nessuna parte che gli strateghi non possano utilizzarci” le spiega quello più anziano, un signor stempiato sulla cinquantina.
“Sì invece!” controbatte Kalani con rabbia, ma purtroppo ha torto. Ufficialmente gli Hunger Games hanno solo la regola della possibilità di farsi volontario. In aggiunta a quella di non poter fuggire, o di non poter mangiare carne umana, o di non parlare male del regime in diretta... ora che ci penso ci sono un sacco di regole! Merda, la mia moretta ha proprio ragione!
“Non ha senso, gli unici umani che possono parteciparvi sono i tributi! Voi... siete di troppo!” rincaro.
“Abbiamo la missione principale di catturare alcuni di voi” ci spiega quello più giovane e serio.
“E di uccidere tutti gli altri” conclude quello anziano.
“Perché dovreste catturarci?” domando scettico mentre Kalani continua a schiumare per la rabbia.
“E chi te l'ha detto che sei tu quello a servirci? Gli ordini sono uccidere te e catturare la tua amica, i Bei Fong ci tengono tanto a riavere la loro figlia” commenta sadico l'anziano.
“Questo non è giusto!” gli urla contro Kalani “Non erano questi i patti!”
“Possiamo ribaltare ogni patto in qualunque momento” ribatte il giovane mentre accarezza la superficie levigata della propria mazza da baseball “Forse non avete ancora capito che Capitol è sopra ad ogni cosa semplicemente perché può. C'è una ragione per la quale noi siamo al vertice, ed è ora che qualcuno ve lo ricordi. Tranquilli però, cercheremo di abbassarci al vostro livello in modo tale da offrire un combattimento alla pari, in fondo c'è uno spettacolo da mandare avanti”.
Kalani digrigna i denti e fa spuntare rapidamente dal terreno muschi e felci, i quali iniziano ad avvolgere l'anziano, ma non il giovane il quale sembra esserne completamente immune. Deve essere del distretto 7, non ci sono altre spiegazioni. Ciò vuol dire che Kalani non può nulla contro di lui, e che dunque quel combattimento spetta a me.
Deglutisco spaventato, mentre l'anziano si libera con uno strattone violento dalla presa.
“Lasciamela a me questa!” afferma divertito.
“Non era questo il piano, ma fai come vuoi se proprio ci tieni” commenta il suo collega.
Il volto dell'anziano si illumina di un sorriso ampio e malato, ed inizia ad attaccare Kalani sfruttando la sua immensa potenza fisica tipica del distretto 1. La mora riesce a difendersi bene grazie alla sua percezione la quale le permette di anticipare le sue mosse.
Mi volto di scatto, ed intravedo il giovane rinnegato cercare di colpirmi alla testa con la mazza. Riesco a pararmi con il braccio giusto in tempo, ma la botta è talmente forte da farmi perdere l'equilibrio.
“Regola numero uno: mai distarsi” afferma il rinnegato del sette prima di caricare un nuovo colpo.
Rotolo a destra per evitare il colpo, e riesco a schivare un nuovo attacco mentre mi rialzo. Questo ragazzo sembra abbastanza forte, ma è alquanto lento, devo cercare di sfruttare questa cosa. Devo togliergli l'arma ed usarla contro di lui.
Il giovane mi attacca di nuovo, ma questa volta riesco a bloccargli il braccio ed iniziamo a lottare per il controllo l'arma.
“Sei proprio un rammollito, Arthur” commenta l'anziano. Mi volto un attimo. Kalani è per terra con il labbro spaccato, e si tiene stretto il braccio destro ferito.
Il giovane approfitta della mia distrazione per riprendere l'arma. Indietreggio di un passo, ma riesce a colpirmi lo stesso alla testa.
Cado per terra, la vista è oscurata. Rivedo il volto di mia madre, il primo incontro con Santos, il nostro primo bacio, la nostra rottura, il mio coming out, il sacrificio di Aly, e poi avverto il potente grido di guerra di Kalani. Non è finita, non posso arrendermi! Non voglio morire!
Spinto da una carica di adrenalina che non credevo di possedere, mi rialzo e carico il rinnegato con tutte le mie forze. Il giovane è sorpreso dalla mia rimonta, e non riesce a reagire in tempo. Riesco a farlo cadere a terra e strappargli la mazza dalla mano. Lo colpisco alla testa una, e un'altra ancora, ancora, ancora, ancora, ancora, ancora, ancora....

“Brad, credo sia morto, puoi finirla” mi richiama Kalani.
Mi fermo e guardo il ragazzo. Il suo cranio è spappolato, e il suo volto è una maschera deforme di sangue e carne. Mi allontano da lui all'istante e vomito anche l'anima.

Sono stato io? L'ho conciato io in questo modo? Come è potuto accadere? Io..io...io.. l'ho ucciso! Il mio corpo si è quasi mosso da solo, non credo che... no... no...
“Brad, calmati, non abbiamo tempo per queste cazzate!” mi riprende la mia amica.
Mi volto verso di lei. É piena di pesti, e continua a tenersi stretto il braccio destro che avrà quasi sicuramente subito una distorsione. Dietro di lei c'è sdraiato il rinnegato anziano, ricoperto di resina e con un sottile ramo intorno al collo. Sta debolmente lottando per liberarsi.
“Tranquillo, non riuscirà a salvarsi. L'ho imbottito di feromoni, è praticamente paralizzato”.
“Stai bene?” le chiedo.
Kalani scuote la testa “Me la sono vista brutta, per un momento ho creduto sul serio di non farcela. Grazie al cielo si possono lanciare incantesimo anche con un braccio solo, ma mi sento un po' stanca. Se quello non avesse voluto fare il gatto con il topo a quest'ora saremmo entrambi morti” commenta. “Tu invece?”
Annuisco poco convinto, cercando di non guardare quel cadavere. Mi mordo il labbro per non scoppiare di nuovo a piangere. La testa mi fa male, faccio fatica a reggermi in piedi.
“Bene, dobbiamo andarcene prima che ne arrivino altri” afferma seria, anche se non so come faremo in caso di un nuovo attacco. Siamo a malapena riusciti a sopravvivere a questo.
“E il tuo braccio?” le chiedo.
Kalani sorride beffarda “Non te lo farò rimettere, stai tranquillo. Vieni Brad, andiamo in cerca di alleati prima che sia troppo tardi”.

 

Andreas Kirke, tributo del distretto 9 (sacro), arena (Area orientale)

 

Non riesco a smettere di tremare, non credo di aver mai provato così tanta rabbia in tutta la mia vita. Ho voglia di prendere e spaccare tutto, di urlare e di picchiare. Credevo che nulla fosse peggio del distretto 9 e della sua gente, ma a quanto pare non avevo ancora fatto i conti con la slealtà capitolina. Come si sono permessi a fare una cosa del genere? Non gli bastava giocare con le nostre vite? Hanno dovuto anche strapparci anche l'ultima speranza che avevamo? Devono pagare, devono pagare per tutto quanto!
“Che c'è, ti ho fatto arrabbiare? Oh, mi dispiace così tanto!” mi canzona la rinnegata mora.

“Beh, allora iniziamo?” le propone la compagna alta e longilinea. Il mio cuore accelerare i battiti. Come faccio ad uscirne? Sono solo, e loro saranno sicuramente delle maghe parecchio abili. Non posso affrontarle in maniera diretta, non avrei scampo. Devo fuggire, non ho scelta.
Mi volto leggermente all'indietro. Dietro di me c'è la ripida discesa che porta al fiume. Se mi gettassi avrei qualche possibilità di farcela, sempre che non mi rompa l'osso del collo.
Dai, dunque, uno...due...

Mi getto per il dirupo, evitando giusto in tempo una palla di fuoco lanciata da una delle due arpie.
Rotolo giù fra i sassi e il fango, andando a sbattere ripetutamente contro diversi ostacoli, ma riesco lo stesso ad arrivare fino in fondo. Mi rialzo e riprendo a correre nonostante il dolore lancinante al ginocchio. Devo fuggire, devo essere veloce. Non devono prendermi o sarà la fine.

“Vuoi giocare, Andreas?” mi urla contro la mora dall'alto “Ti do cinque minuti di vantaggio!” aggiunge poi.
Sarà vero? Mi volto verso di loro, sono effettivamente ferme dove le ho lasciate. Che sadiche puttane, sono così sicure di loro stesse? Peggio per loro, sfrutterò al meglio questa possibilità.

Mi muovo a zig zag per sicurezza, pensando nel frattempo a dove nascondermi. Quale potrebbe essere un bel nascondiglio? Mi blocco. Cosa sto facendo? Non c'è nessun nascondiglio possibile da queste parti! Sono dentro un'arena, ci sono telecamere dovunque, saprebbero benissimo dove trovarmi! Scaduti i cinque minuti mi raggiungerebbe subito grazie ai portali che gli strateghi aprono e chiudono a loro piacimento. Quelle bugiarde... Inizio a respirare in maniera irregolare. Non posso combattere, non posso fuggire, non ho alcuna speranza! È così che devo finire? Dentro ad una fottutissima arena!? Ho solo diciassette anni! Non voglio morire! Io non sono pronto!
Mi accascio ai piedi di un albero, lottando contro l'impulso di piangere. Digrigno i denti, abbasso lo sguardo e noto la presenza di una vite piantata nel terreno. Scosto il terriccio, ed intravedo la presenza di un quadro elettrico, uno dei tanti che permettono di controllare questa zona. Un'idea mi balena in testa, dandomi sollievo e conforto. Io non sopravviverò, ma posso prendermi una vendetta nei confronti di Capitol. Non sono un santo, non posso fare miracoli, ma qualcosa sono pur sempre in grado di fare.
Tiro fuori dallo zaino il coltellino svizzero che mi hanno regalato gli sponsors giusto ieri e lo utilizzo per aprire il quadro. Al suo interno intravedo una quantità infinita di cavi e di levette. Chiudo gli occhi e provo a concentrarmi. L'ultima volta che ho usato la magia ero dentro quella grotta, Josh mi aveva appena infuso voglia di lottare e di vivere, e di sperare per un futuro. Fede in pratica. Sorrido e sbuffo divertito. Il Dio Sols non c'entra nulla, non deriva da lui la nostra forza. Io ho la fede, ma non verso la religione o le istituzioni, ma in me, e in tutti gli altri tributi che si trovano nella mia stessa situazione. Spero davvero di riuscire ad aiutarli. Forse io morirò, ma loro potrebbero salvarsi. In fondo questa ennesima provocazione di Capitol avrà fatto alzare qualche testa, no? Rivoluzione, ma che nella parola.
Un fascio di luce esce dalle mie mani ed avvolge i cavi percorrendoli per tutta la loro lunghezza.
Conto fino a cinque, ma nessun portale si apre. Ho vinto, sono riuscito a sabotare l'arena. Mi volto verso le telecamere ed alzo il dito medio.
“Ficcatevelo in culo” dichiaro prima di riprendere a correre. I portali saranno anche fuori uso, ma i rinnegati sono ancora qui. Ho pochi minuti di vantaggio, me li ritroverò a breve alle calcagne, in fondo sanno benissimo dove mi trovo.
Continuo a muovermi, finché un'ondata di calore non mi colpisce per poco il fianco. La palla centra in pieno uno degli alberi che inizia a bruciare all'istante.
Mi volto, sono qui.
Sto per morire, ma non importa; tanto ho vinto io. Avverto un fischio, e poi l'inferno.

 

Lilia Lambert, tributo del distretto 8 (Telepatia), arena (Area orientale)

 

La mia bocca è arida come un deserto, e il mio cuore batte a mille. Indietreggio di un passo, ma Ike mi afferra per il polso. Mi volto verso di lui, e sta scuotendo la testa in segno di diniego. Vorrei chiedergli il perché del suo gesto, ma ci arrivo dopo; fuggire è semplicemente inutile. Nessun posto all'interno dell'arena può essere considerato sicuro. Le alternative sono solo due: combattere od arrendersi.
“Siete davvero messi così male da dover interrompere i giochi?” domanda Ike squadrando i due rinnegati.

Quello più grosso prova a caricarlo, ma la sua collega lo blocca. “Gli Hunger Games erano un prezioso promemoria per tutti noi e voi tributi ve ne facevate carico. Le vostre morti potevano salvarne milioni, ma siete stati così egoisti e meschini da voltare le spalle all'intera nazione! Non vi meritate questo dono!”. Dono? Come si può considerarla una cosa positiva? Non ci pensa a tutte vite che gli Hunger Games hanno strappato od interrotto? Non solo quelle dei tributi, ma anche quelle dei loro amati o dei vincitori stessi. Non riesco a smettere di pensare alle urla cacciate dalla mia mentore in piena notte...
“Non puoi davvero crederci davvero!” obietta Ike “Una pace imposta con il terrore non è una vera pace! È solamente tirannia! Questo Paese morirà se non facciamo qualcosa!”
La donna sbuffa scocciata “Sei solo un bambino che non sa nulla di questo mondo”.
Ike digrigna i denti e lancia la sua frombola contro di lei, ma viene intercettata giusto in tempo dal velocissimo tributo del distretto 1. La donna sorride divertita prima di lanciarmi addosso una violenta volata di vento che mi fa sbattere contro un tronco.
“Lilia!” mi urla Ike prima di essere colpito da un pugno allo stomaco. Trattengo a stento un urlo mentre lo vedo cadere. Il rinnegato si avventa su di lui e continua a colpirlo un altro paio di volte. Devo intervenire, posso farcela, devo farcela! Provo a colpire l'energumeno alla spalla con una freccia, ma la donna annulla ogni mio sforzo con i suoi poteri.
“Povera sciocca. Eri una ragazza così brava, è un peccato che questo perdente ti abbia traviata” commenta per poi alzare leggermente il polso verso l'alto. Improvvisamente l'aria mi manca dai polmoni. Mi stringo la gola iniziando a sentirmi sempre più debole.
“Che cosa le stai facendo?” urla Ike mentre mi accascio al suolo. Il mondo inizia a girarmi intorno, tutto diventa opaco e sfocato. “Ci arrendiamo, ci arrendiamo, cazzo!” sbotta in seguito. L'aria ritorna all'istante nei miei polmoni. Inizio a respirare pesantemente, notando per la prima volta quanto sia buona. La testa mi gira molto, e l'energumeno si vede costretto ad aiutarmi a rialzarmi.
Sia io che Ike siamo costretti ad indossare delle manette.
“Merda!” esclama la donna dopo aver premuto un tasto collegato ad uno strumento che porta all'orecchio e che non avevo mai visto prima.
“Cosa?” le chiede il collega
“C'è un guasto ai portali, non possono aprircene uno qui, siamo costretti a raggiungerne uno già aperto dall'altra parte dell'area”.
L'energumeno sbuffa scocciato “Magnifico, proprio ora che quella piromane di Zoe ha appiccato un incendio. Muoviamoci!” aggiunge strattonandomi in avanti.
Lancio un'occhiata ad Ike, ma sembra essere troppo assorto dai suoi pensieri per fare caso a me. Cosa starà pensando? Io non posso leggerlo, anche se le sue espressioni rivelano con chiarezza rabbia e paura.
“Che bel sedere, grosso come piace a me” Da dove proviene questo pensiero? Mi volto. Non ci sono dubbi, provengono da lui, l'energumeno. “Non vedo l'ora di scoparmela” aggiunge. Il sangue mi si gela. Cosa? “Cosa c'è, hai avvertito i miei pensieri?” mi chiede telepaticamente mentre sorride “Sappi una cosa allora: ci divertiremo un sacco nelle prigioni, supplicherete di morire, sareste disposti a tutto per un attimo di pace, perfino a rinnegate questa buffonata della ribellione, e sappi che ho chiesto di occuparmi di te personalmente”.
Inizio a dimenarmi nel tentativo di fuggire. Devo andarmene, subito! Non voglio che mi tocchi! Mamma, mamma! Aiutami!
Un tremendo colpo all'altezza dello stomaco mi priva nuovamente dell'aria. Sto per cadere a terra, ma il rinnegato mi afferra per i capelli impedendomelo.
“Lasciala andare” sibilla Ike furioso.
“Altrimenti?” chiede l'altro tirandomi ancora più forte.
Mi mordo il labbro per non urlare, ma non riesco ad impedire alle mie lacrime di scivolarmi giù per le guance. Ripenso ai miei genitori, al fatto che probabilmente non li rivedrò mai più, alle mie amiche, al mio amato distretto 8... è tutto finito?
Avverto un suono simile ad un fischio, e poi un forte calore. L'energumeno inizia ad urlare in maniera disumana mentre le fiamme lo avvolgono.
Mi giro dall'altra parte sconcertata e noto due ragazze sopra una collina, entrambe con la divisa da tributo. Dietro di loro c'è un portale aperto dal nulla, probabilmente frutto del guasto di cui parlavano prima. La prima ragazza è magrolina e biondissima, mentre la seconda ha dei lunghi capelli castani e una palla di fuoco in mano. Sorrido. C'è ancora speranza.

 

 

 

 

 

 

E un altro capitolo è andato. Giusto per chiarire i piani di Capitol:

Tributi da catturare: Kalani (i suoi hanno pagato una tangente), Lilia, Xene, Ike, Alaska (erano presenti durante gli eventi del bagno di sangue, primo vero atto rivoluzionario, e non hanno ucciso nessuno)

Tributi da uccidere: Brad, Elinor, Andreas, Matt (ovvero tutti gli altri, come atto dimostrativo)

Ho una brutta notizia, la storia sarà sospesa fino a Settembre, spero di aggiornare entro il 10 di Settembre. Mi dispiace tanto, anche perché mancano due capitoli alla fine...

Alla prossima!

 

Morti:

24° Kronos Allen, tributo del distretto 6 (3 pov), ucciso da Yv

23° Alice Grace, tributo del distretto 7 (3 pov), uccisa da Kyte

22° Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (3 pov), ucciso da Killian ed Elinor

21° Killian Jones, tributo del distretto 5 (2 pov), ucciso da Matt

20° Yvonne Davzon, tributo del distretto 4 (3 pov), uccisa da Louise

19° Miranda Wilson, tributo del distretto 1 (3 pov), uccisa da Killian ed Elinor

18° Jésus Dondedìos, tributo del distretto 10 (3 pov), ucciso da Yv sotto controllo di Violet

17° Yvonne Blackmask, tributo del distretto 3 (3 pov), uccisa da Kalani

16° Louise Welch, tributo del distretto 10 (4 pov), morta di stenti

15° Alexandria Stoner, tributo del distretto 9 (4 pov), sacrificatasi per salvare i compagni.

14° Violet Black, tributo del distretto 2 (4 pov), uccisa dal buco dell'oblio e dimenticata da tutti.

13° Gabriel Black, tributo del distretto 3 (4 pov) ucciso da Elinor

12° Joshua Peterson, tributo del distretto 8 (4 pov), ucciso da una trappola dell'arena

11° Lily Clark, tributo del distretto 12 (5 pov), uccisa da un ibrido

10° Unleor Mizzard, tributo del distretto 2 (5 pov), ucciso da Blake Ernest Reed III, primo stratega

9° Andreas Kirke, tributo del distretto 9 (5 pov), ucciso dai rinnegati

 

 

Feriti:

Tutti un po' malconci

 

MasterKiller:

Altro: 7 uccisioni

Elinor: 3 uccisioni (di cui due in collaborazione)

Killian: 2 uccisioni (in collaborazione)

Yv: 1 uccisione

Louise: 1 uccisione

Kalani: 1 uccisione

Kyte: 1 uccisione

Matt: 1 uccisione

Violet: 1 uccisione

 

 

 

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Capitolo 19
*** Resistenza - Quinta nottata ***


Resistenza - Quinta nottata

 

Elinor “Elly” Gilbert, tributo del distretto 5 (Pirocinesi), arena (Area orientale)

 

Il rinnegato crolla per terra avvolto dalle fiamme. Dalla sua bocca fuoriescono delle grida familiari quasi quanto l'ossigeno o il buio della notte. È diventata un'abitudine ormai; io allungo le mani, e loro muoiono. Il fuoco ha sempre ballato in maniera così sinistra? Quante persone ho visto morire così? Sto iniziando a perderne il conto.
Un sasso grosso quanto un pugno vola verso di me, risvegliandomi dal mio torpore. Faccio un passo indietro, ed alzo il braccio per pararmi il volto, ma l'oggetto non mi colpisce. Qualcosa di invisibile lo blocca facendolo crollare a terra. Mi volto. Alaska è ancora accanto a me, tremante e sconvolta per gli ultimi avvenimenti, ma perfettamente in grado di lottare.

La rinnegata si morde il labbro indispettita, e pare pronta a lanciare un nuovo incantesimo, ma viene placcata da una violenta spallata da parte del ragazzo del sette. La donna cade a terra, e so che è quello il momento per colpire. Prendo un grosso respiro. Uno in più, uno in meno, che differenza vuoi che faccia adesso? Sono già un'assassina.
Lancio una nuova palla di fuoco e mi accascio per terra, mentre una nuova cacofonia riempie l'aria. Le gambe mi tremano, il sudore ha imperlato tutto il mio corpo, la testa è pesante, e i miei vestiti sono zuppi. Mi sento così debole. Sono così stanca... Abbiamo corso fino adesso per sfuggire ai quei due rinnegati del distretto 4, ancora mi sento l'acqua stringere il volto. Se non fosse stato per Alaska sarei già morta, esattamente come Killian.

“Elly, Elly!” mi richiama Alaska preoccupata.
Le rispondo con un debole sorriso, non voglio darle altri problemi. Mi rialzo a fatica, sforzandomi per non perdere l'equilibrio. Non posso crollare, non posso permettermelo. Devo andare avanti per quanto sia difficile. Ci avviciniamo ai due ragazzi ammanettati e li liberiamo combinando le nostre abilità magiche.
“Beh, signore, complimenti per l'entrata in scena” afferma il ragazzo del sette con un sorriso asimmetrico.
Alaska si nasconde imbarazzata una ciocca di capelli biondi dietro all'orecchio, bofonchiando un timido “Non c'è di che”.
“È stata una fortuna che siate comparse proprio adesso” afferma la ragazza con gli occhi grandi e dolci, Lilia mi pare.
“Non una fortuna” replica Icarus “Qualcuno ha manomesso i portali, gli dobbiamo un grosso favore”.
“A chi lo dici!” affermo “Da noi ne è apparso uno giusto in tempo! Siamo vive per miracolo!”.
“Dovremmo muoverci” suggerisce Alaska ansiosa “Ne arriveranno altri a breve”.
Lilia deglutisce spaventata, mentre il suo compagno prende un grosso respiro per placare i nervi, e non è l'unico ad averne bisogno. Mi sento talmente agitata che ho come l'impressione che qualcuno mi stia stritolando il cuore. Muoverci dove? Sono ovunque! Forse è vero che non possono più raggiungerci facilmente come prima, ma rimaniamo pur sempre animali in gabbia, non abbiamo speranze. Siamo stanchi, feriti, senza vie d'uscita. Si tratta solamente di rimandare il più possibile l'inevitabile.
Una lacrima mi scivola giù per la guancia. Credo di essere arrivata al limite.
“No, no, aspetta!” afferma Icarus “Non possiamo dargliela vinta”
“Vinta? Hanno già vinto” controbatto con più rabbia di quanto desiderassi. Perché sto usando questo tono con lui? Non è mica colpa sua. Mi stringo tremando, e cerco di nascondere il mio volto dagli occhi di tutti. Alaska mi appoggia la sua manina tiepida sulla spalla per consolarmi, e Lilia la segue a ruota. È strano, anche se non la conosco il suo tocco non mi dà fastidio. Forse noi ultimi otto abbiamo formato un legame indissolubile, anche se sappiamo a malapena i reciproci nomi.
“Allora perché ci hai salvati?” mi chiede Ike.
“Io...” provo a rispondere, ma non ci riesco. Sono intervenuta perché era la cosa giusta da fare, perché non ho mai sopportato i prepotenti o le ingiustizie. Mi sono mossa come al solito, come ho fatto per Milly o per Amy. Fa semplicemente parte di me. Forse, da qualche parte del mio cuore, mi è sempre piaciuto sentirmi un'eroina, eppure oggi non mi sento più lontana di così da quell'immagine.
“Non importa quanto sembri disperata la situazione, dobbiamo provarci fino all'ultimo. Forse quello dei portali non è l'unico guasto, forse il campo magico che circonda l'arena è crollato, oppure stanno venendo a salvarci tutti proprio in questo momento. Non possiamo scoprirlo però se ci arrendiamo adesso. Mi hai capito, Elinor? Nessuno si arrenderà finché ci sarò io. Abbiamo ancora troppo da perdere”.
Mi volto verso Alaska. Annuisco, ha perfettamente ragione. Stringo forte la mia amica, e lancio anche uno sguardo di gratitudine verso Lilia ed Ike.

Dei rami vengono spostati, la mia schiena si irrigidisce, il mio stomaco si chiude. Stringo con un braccio ancora più forte Alaska come per difenderla, mentre con l'altro braccio mi preparo a lanciare un nuovo incantesimo. Ho abbastanza energia per durare un altro po', per proteggere fino alla fine, ma grazie al cielo non ce n'è ancora bisogno.
Da dietro dei cespugli spuntano fuori due ragazzi con la divisa da tributo, entrambi sporchi di sabbia. Sembrano che siano giunti qui attraverso un portale, esattamente come noi. Sento grida di gioia e saluti festosi, ma sembrano appartenere ad un'altra dimensione. Avverto solo quella faccia... quella che non ha fatto altro che tormentare i miei incubi. Se chiudo gli occhi riesco a rivedere perfettamente la scena: l'acqua che avvolge il viso di Killian, il suo volto paonazzo, il suo boccheggiare, lui che mi sussurra di scappare, mentre l'altro rimane lì fermo ad ucciderlo. Fisso Matthew con la stessa sensazione di impotenza provata allora. Cosa dovrei fare? Mi sento un tale schifo...

Il ragazzo si accorge di me, ed abbassa lo sguardo pieno di vergogna. Sento la rabbia crescermi dentro, tutto il dolore provato in questi giorni sta bussando sempre più forte. Vorrei urlargli contro, dirgli quanto male mi abbia fatto, ma non posso permetterlo. Non è la situazione ideale, e non sarebbe neanche giusto. Come posso sgridarlo per gli stessi peccati che io stessa ho commesso? Che razza di ipocrita sarei? Gabriel era alleato di Ike e Lilia, non dovrebbero odiarmi anche loro se sapessero la verità? Eppure non riesco lo stesso a perdonarlo, nella stessa maniera in cui non riesco a perdonare me stessa.
“Elly, stai bene?” mi chiede Alaska sfiorandomi la mano. Anche Ike, Lilia e il ragazzo che stavano abbracciando, si voltano verso di me.
“Elinor, io... mi disp..” prova a forfecchia Matthew, ma lo blocco subito.
“Non mi importa” affermo guardandolo dritto negli occhi “Collaborerò, ma non considerarmi tua amica o altro”.
Matthew mi guarda con aria ferita, per poi annuire comprensivo. Una piccola parte di me prova pietà nei suoi confronti, ma l'altra... Sono così ingiusta, lo so, ma non riesco a controllarmi.
Guardo Ike, Lilia, e anche Xene. Devo dirglielo, devono saperlo.

“Io...” provo ad introdurre, ma Alaska mi blocca afferrandomi per il braccio.
“Avremo tutto il tempo del mondo per parlare, ma non ora” afferma con una tale fermezza da sembrarmi un'adulta in piena regola. Io invece mi sento così piccola ed insignificante, in balia delle mie emozioni e dei miei impulsi. “Scusami tanto” aggiunge poi imbarazzata.
“E di cosa?” le chiede Ike “Hai davvero ragione. Questo è il piano dunque: proviamo a cercare i confini dell'arena, e già che ci siamo a trovare gli ultimi due tributi. Stiamo attenti, mi sembra di vedere del fumo da quella parte, non vorrei che ci fosse il principio di un incendio. Rimaniamo uniti, qualsiasi cosa succeda”.
Annuiamo tutti e cinque, ma non riesco ad annullare ancora quella sensazione.

 

Icarus “Ike” Karling, tributo del distretto 7 (Negazione di potere), arena (Area Orientale)

 

Mi volto indietro per verificare se stiamo allungando o meno la distanza che ci separa, ma purtroppo non è così. Quei due rinnegati riescono perfettamente a tenere il nostro ritmo, devono essere dei fanatici della maratona o qualcosa del genere.
Scuoto la testa, non è il momento di queste cose. Ci riderò su dopo, anzi, ci rideremo su dopo, ma ora devo concentrarmi. Un vicolo, un nascondiglio, qualsiasi cosa. Come faccio a non ricordarmi? Avrò girato per queste strade un miliardo di volte insieme a Sam! Ah, fanculo! Vediamo, dietro la bettola di Jackson, fra la panetteria e la casa di Stephanie l'orba...

Un colpo di proiettile sfreccia a pochi centimetri dal mio orecchio. Sobbalzo per lo spavento, ignorando per quanto possibile il prepotente fischio che mi avvolge la testa.
Per poco, per poco” mi faccio sfuggire insieme ad una risatina isterica.
Di fronte a noi si apre un bivio a due direzioni. Mi volto verso Nate per capire cosa voglia fare, ha l'espressione tipica di quando si concentra. No, c'è qualcos'altro dietro. Le labbra sono più corrugate del solito, i suoi occhi più serrati e... tristi.
Prima che me ne renda conto mi spinge verso il percorso a destra. Continuo a correre di riflesso, finché non mi accorgo che Nate non mi sta seguendo. Mi blocco. Non ha senso. Non per niente senso. I rinnegati sono due esattamente come noi, dividersi non era un buon piano. Cosa stava pensando?
Mi guardo intorno, siamo dietro la casa di Robin. Perdo un battito. L'altro vicolo... Nate cosa stai facendo?
Sto per tornare indietro, ed intravedo il mio mentore, il mio amico, il mio fratello, la mia guida, estrarre la pistola, uccidere uno degli inseguitori con il suo unico proiettile, e fuggire nel vicolo cieco di sinistra.
Il sopravvissuto mi guarda per una frazione di secondo, un solo singolo istante. Si lancia all'inseguimento di Nate e solo allora tutto mi è chiaro.
Riprendo a correre più veloce di prima con il cuore a pezzi. Le lacrime mi offuscano la vista, i singhiozzi mi impediscono di respirare, ma riesco a sentire lo stesso il colpo mortale.

 

“Ike!”
Sobbalzo all'improvviso, mi sento come se mi avessero strappato da un brutto sogno. Perché la mia mente ha vagato fino a quel momento? Deve essere la stanchezza, devo resistere però. Non è proprio il momento di lasciarsi andare ai vecchi ricordi. Insomma, quale sarà il prossimo passo? Studiare i cantieri seduto su una sedia di plastica?

Xene mi guarda con apprensione. Giustamente direi.
Alzo entrambi i pollici per rassicurarlo, ma la verità è che non ho la più pallida idea di dove stiamo andando. Credo nel mio piano, ma non so dove siano i confini, nessuno di noi lo sa. Anche se fossimo qui da molto, la planimetria impedisce ogni orientamento. Ci limitiamo a muoverci sperando di incontrare un qualcosa. Mi sento uno schifo, ma non nient'altro da offrire, solo questa flebile speranza. Che alternativa avevo in fondo? Permettere a tutti di scivolare nella disperazione come rischiava di fare Elinor?

Mi guardo intorno. Sono tutti stanchi ed affamati. Alaska sta allontanando il fumo dalla nostra direzione, Matt è alla ricerca d'un corso d'acqua, mentre Xene sta cercando di guarire le ferite superficiali di Elinor e di Lilia mentre cammina. In caso d'attacco non possiamo far molto, organizzare una difesa su due piedi in movimento non è affatto facile. La fuga, la fuga...

Un tonfo. Un urlo.

Scatto a destra, e vedo Matt venire trascinato per il piede da un rampicante apparso dal nulla. Mi dirigo subito insieme a Xene per liberarlo. Appena mi avvicino, la pianta ritorna immobile e debole. Non che ci fossero dubbi che questa fosse opera di un mago.
Tendo le orecchie, sento chiaramente qualcuno correre alla mia sinistra.
“Laggiù!” urlo.
Alaska alza una raffica di vento tale da spostare le fronde degli alberi. Si rivela a noi una donna dalla divisa color sabbia, i capelli corti e ricci. La rinnegata alza le mani per lanciarci addosso un nuovo incantesimo, ma Xene è più veloce. Con un balzo la raggiunge e la colpisce con un fendente al petto. Bella mossa, almeno abbiamo permesso ad Elinor di risparmiare uno dei suoi colpi. Quella ragazza è fin troppo stanca, non durerà a lungo.
La donna cade con aria delusa, guardando un punto ben preciso dietro di noi.
Mi volto. Un nodo mi si forma all'altezza dello stomaco. Il respiro si blocca, un senso di nausea mi avvolge. Alaska non riesce a trattenere un urlo, mentre Elly guarda terrorizzata la sua vicina.
Lilia allunga le mani verso di me e Xene, i suoi occhi sono pieni di lacrime. I suoi vestiti sono sporchi di sangue, il suo fianco è trapassato da una parte all'altra da un spesso ramo.
“Ike... Xene...”

 

Kalani Bei Fong, tributo del distretto 11 (Piante), arena (Area orientale)

 

Brad colpisce alla testa il rinnegato che ho legato con i rampicanti, mandandolo così a nanna almeno per un po'.
Ora che anche questa seccatura è andata, posso finalmente tornare a concentrarmi su tutto ciò che ci circonda, sperando che il dolore al braccio non mi sia d'intralcio. Mi è sufficiente strisciare il piede sinistro sul terriccio per sentire. La foresta non si sta muovendo in questo momento, tutto è sul posto. Riesco a vedere tutto: dal picchio sopra al ramo, ai vermi sotto la terra. C'è una sola eccezione, un perfetto cerchio di puro buio in cui non riesco ad esercitare la mia visione. Ci sono poche spiegazioni in merito: o da quelle parti è comparso improvvisamente del ghiaccio o della gomma, o c'è un mago del distretto 7. Sarà un nemico o un amico?

Chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro. Mi concentro su quel punto in particolare. Avverto altre persone nei dintorni, cinque forse, non posso esserne sicura. Una di loro è appena scomparsa nel cerchio buoi in particolare. Il suo battito cardiaco era molto debole. Devono essere loro, finora i rinnegati hanno sempre girato al massimo in coppie.
“Di là” indico la zona con sicurezza.

“Sicura?” mi chiede Brad.
“Dovresti saperlo che non sbaglio mai” replico spavalda.
Riesco a percepire chiaramente i muscoli del suo viso tirarsi per formare un sorriso. Per un momento mi chiedo con un pizzico d'invidia come sia vederlo a tutti gli effetti, ma è meglio lasciar stare. È inutile ragionare sui se.

Iniziamo a correre verso il gruppo dei tributi sopravvissuti, per il momento siamo i soli a farlo. Mi sembra di avvertire qualcuno lontano da qui, ma non riesco a percepirlo con esattezza. Sarà il caso di avvertirli appena arriviamo, non credo che avremo molto tempo a disposizione.
“Ehi! Siamo noi!” sbraita Brad rumoroso come al solito appena diventano evidentemente visibili. “Siamo... oh!”.

C'è un silenzio innaturale, la presenza del ragazzo del sette mi impedisce di vedere con chiarezza. Avverto la tenebra più fitta, non mi sono mai sentita così tanto cieca. Avverto un senso di malessere crescermi dentro.
“Ci siamo tutti allora, siete gli ultimi due, giusto?” chiede una voce maschile, ma in questo momento non riesco ad associarla al suo proprietario. Oltre a Brad di ragazzi rimangono quello del sette, quello dodici e quello del quattro se non ricordo male.
“Sì” conferma il mio compagno con voce addolorata “Lei... è...”
“Non ancora” spiega un altro con la voce più profonda che riesco ad associare al ragazzo del distretto 12 “Sto verificando cosa posso fare per lei”.
Ora capisco. La persona con il battito cardiaco indebolito... devono averli attaccati. “Non qui” intervengo puntando il viso su un punto a caso davanti a me. Odio non percepire con chiarezza il mio interlocutore. “Stanno per arrivare”.
“Ha bisogno di cure immediate, non possiamo spostarci” fa notare.
Nessuno degli altri controbatte, schierandosi implicitamente dalla sua parte. Io... capisco, davvero. Anche se in questo momento non “vedo” i loro volti, avverto davvero il loro dolore. È lo stesso che ho provato io quando è morta Aly, però... Sono sempre più vicini. Sono in sette, non a più di cinque minuti di distanza. Non possiamo stare qui, non possiamo sconfiggerli. Come posso dire loro però di andarsene? Non me lo sento di recitare la parte della stronza anche questa volta.
“Sono vicini, vero?” mi chiede Brad “Te lo si legge in faccia”.
Sospiro ed annuisco.
“Aspetta, come fai a saperlo con certezza?” chiede una ragazza.
“È il suo potere” risponde Brad al posto mio “È una figata pazzesca, mi sono senza ombra di dubbio scelto l'alleata migliore, senza offesa, eh!” aggiunge imbarazzato. Che faccia da culo! A pensare che sono stata io quella a trascinarlo via dal bagno di sangue.
“Sai quanti sono?” mi chiede il terzo ragazzo, senza ombra di dubbio il ragazzo del sette, è al centro esatto del cerchio.
“Sette, cinque minuti di distanza circa”.
Icarus sospira e rimane in perfetto silenzio per una manciata di secondi.
“Come facciamo?” chiede il primo ragazzo che ad esclusione è quello del quattro “Io sono disarmato, Xene è impegnato con le cure, Lilia è fuori gioco, e tu e il ragazzo dell'undici non avete poteri offensivi”.
“Lo so” ribatte Icarus leggermente irritato.
“Scappiamo allora, che problema c'è?” osserva una delle ragazze, la stessa di prima. L'altra non ha ancora parlato finora, forse è solamente timida.
“Lilia ci rallenta, ci raggiungerebbero in poco tempo” le spiega il guaritore.
Il ragazzo del sette ascolta tutti in silenzio, per poi rivolgersi nuovamente verso di me“Altri nella zona?”
“Per ora no. Forse pensano che siano sufficienti”.
Icarus prende un profondo respiro “Bene, questo è quello che faremo. Prendete Lilia e cercate un posto sicuro dove poterla guarire. Io rimarrò indietro ed intratterrò i rinnegati, così avrete tutto il tempo necessario per rifugiarvi”.
“Cosa?” sbotta una delle ragazze “Non avevi detto che dovevamo rimanere uniti? Non dovevamo verificare insieme se il guasto riguardasse anche i confini dell'arena?”
“Quale guasto?” chiede Brad, ma nessuno sembra calcolarlo.
“Non dureresti neanche mezzo secondo da solo” obietta il ragazzo del dodici.
“Senza contare che i tuoi stupidi poteri mi sarebbero d'intralcio” intervengo io. Sento tutta l'attenzione rivolta su di me, quel nodo di disagio di prima è scomparso nel nulla. “Vuoi un buon piano? Tu, la ragazza ferita, il guaritore e Brad ve ne andate, io e chiunque altro lo desidera rimarremo a combattere. Se qualcuno deve lottare che siano i migliori a farlo, no?”.
“Cosa? Non puoi Kalani, non lasciarmi! Fammi rimanere con te, perlomeno!”. Controbatte Brad con una dolce rabbia.
“Non darti tante arie perché sei riuscito ad ammazzare qualcuno. Devono trovare i confini, no? Tu sai dove sono, sono uno dei pochi punti fissi qua dentro” affermo sperando di farlo ragionare.
Brad si volta in giro intorno in cerca di alleati, ma dai loro silenzi posso dedurre che il mio piano piaccia. Sanno che non ci sono altre scelte.
“Combatterò con te, non voglio più dipendere dagli altri” afferma il ragazzo del quattro “Xene, puoi prestarmi la tua sciabola?” aggiunge poi.
“No, aspetta...” interviene Brad, ma ancora una volta riceve solo il silenzio come risposta.
“Rimarrò anch'io” sostiene con aria fiera una delle ragazze.
“Anch'io” afferma quella timida con voce tremante.
La ragazza che puzza di zolfo perde un battito. “No, non puoi, non ti permetterò di farlo. Devi vivere, ok? L'hai promesso a quel tuo amico, e loro inoltre hanno bisogno di te. Il fumo diventerà sempre più intenso con il passare del tempo, devi proteggerli”.
“Elly!” controbatte la timida in lacrime abbracciando l'amica con intensità “Non voglio perderti...” piagnucola.
Nello stesso momento Xene si avvicina a me, mi solleva il braccio, e subito dopo avverto una piacevole sensazione di calore. “Se devi combattere, fallo al pieno delle tue forze” afferma.
Muovo il braccio, non avverto più dolore, è completamente guarito. Fantastico!
Subito dopo il guaritore solleva da terra la ragazza svenuta “Andiamo allora, più rimaniamo qui e più rischiamo di rendere vano il loro sacrificio. Grazie mille per tutto” si conceda incomincia ad incamminarsi. La ragazza del sei li segue in lacrime, voltandosi indietro di tanto in tanto.
Sento Brad fissarmi con esitazione. Vorrei abbracciarlo, ringraziarlo per essere stato il miglior amico che abbia mai avuto, no anzi, di essere stato un fratello per me, ma non sono mai stata brava in queste cose. La verità è che ho paura di scoppiare in lacrime anch'io, di rivelargli che ho paura, che non voglio affatto morire. Non credo proprio di riuscire a cavarmela anche questa volta. Mi limito dunque ad abbassare lo sguardo e a stringere i pugni per non scoppiare. Spero lo capisca.
“Ti prego, sopravvivi” borbotta fra i singhiozzi prima di andarsene. Mi mordo il labbro. Devo resistere, devo resistere, devo resistere.
“Li proteggerò ad ogni costo, lo giuro” afferma Icarus per ultimo.
Annuisco. Sarà meglio per lui che mantenga la promessa.

Una volta che si è allontanato mi avvicino ai due ragazzi. “Siete pronti?” chiedo.
“Un momento” risponde la ragazza asciugandosi le lacrime.
“Grazie per avermi permesso di rimanere” borbotta il ragazzo del quattro rivolgendosi a lei.
“Non dovresti ringraziarmi affatto, ma sono grata che tu sia rimasto ad aiutarci. Ok. Penso di essere pronta” dichiara infine.
Deglutisco anch'io cercando di ricompormi, finendo per farmi scappare una piccola risata amara.
“Perfetto. Sappiate che si sono appena divisi. Se li andiamo incontro dovremmo ricompattarli”.
“Ok” rispondo in coro.
“A proposito, non so come vi chiamiate”
“Elinor” risponde con esitazione la ragazza, non aspettandosi una domanda del genere in un momento come questo.
“Matt” afferma l'altro.
“Piacere, Elinor e Matt, io sono Kalani. Sarà un onore morire con voi”.

 

Xene “Ghost” Fonter, tributo del distretto 12 (Magia Bianca), arena (Area orientale)

 

I rumori del combattimento sono ormai troppo lontani per poter essere uditi, o forse sono semplicemente già finiti. Non so se mi faccia più paura l'idea che quei tre siano morti per noi, o che i rinnegati siano nuovamente sulle nostre traccie. Abbasso lo sguardo verso Lilia. Il suo volto è sempre più pallido, e il suo petto si solleva a ritmo sempre più irregolare e con maggiore difficoltà. Il ramo ha colpito punti sensibili, e sta perdendo fin troppo sangue nonostante il mio incantesimo. Non posso più negare la realtà.

“Dobbiamo fermarci” annuncio solenne rivolgendomi soprattutto verso Brad, in testa al gruppo.

Si fermano tutti all'istante, anche se posso leggere nei loro volti una certa esitazione. Rimangono in un rispettoso silenzio mentre appoggio nuovamente Lilia a terra.
“Diccelo se possiamo fare qualcosa per aiutarti” afferma Ike fissandomi con i suoi occhi scuri. Ha sempre avuto delle occhiaie così marcate? Posso solo immaginare tutto quello che ha passato da quando ci siamo separati. Deve soffrire tantissimo in questo momento. So quanto odia sentirsi impotente.
Scuoto la testa. Vorrei poterlo rassicurare, ma mentirei. Ho fatto tutto ciò che era in mio potere: estrarle il ramo senza provocarle ulteriori danni, rallentarle l'emorragia, diminuirle il dolore, ma non basta. Le mie capacità sono limitate e lei sta già scivolando via.
Sul volto della mia compagna appare un'espressione di dolore, pare che stia riprendendo i sensi. Applico un incantesimo antidolorifico per farla stare un pochino meglio, e subito i muscoli del suo corpo si rilassano un po'. Lilia non è mai stata particolarmente bella: altezza nella media, spalle larghe, tratti del viso comuni. Hanno sempre fatto eccezione i suoi occhi: grandi, marroni, caldi, terribilmente espressivi e dolci. Non so come ci riuscisse, ma attraverso essi riusciva sempre a trovare qualcosa di buono in questo mare di melma. Perfino in me.
“Xene” mi chiama Ike.
Alzo la testa, mi rendo conto solo adesso che il mio volto è rigato dalle lacrime. Le asciugo in tutta fretta con la manica della tuta, ma ormai il danno è fatto. L'espressione dei miei compagni diventa sempre più sofferente, soprattutto quella di Ike, che si è seduto a terra non riuscendo più a reggere il peso del tutto.
“Non c'è più niente da fare?” chiede Brad per conferma.
Annuisco “Mi dispiace, ho fatto tutto quel che potevo...”. No, non è vero, sto mentendo e lo so benissimo. Mi fisso le mani. C'è un'altra strada. “... No, non tutto” confesso.
Ike risolleva il viso e mi fissa con le narici dilatate. Ha perfettamente capito a cosa mi stia riferendo “Tu. Non. Osare!” mi avverte minaccioso quasi sillabandolo il tutto.
Scuoto la testa. Comprendo la sua furia, ma non mi tocca. “È l'unica strada che conosco. Pensaci bene, ha più motivi per vivere di me. Non ho nessuno fuori da qui a differenza sua” gli faccio osservare. Posso benissimo sacrificare la mia vita per lei, nessuno sentirebbe la mia mancanza al distretto.
“Non vorrai mica...?” mi chiede Brad incredulo mentre Alaska si copre la bocca spaventata.
Annuisco dopo aver preso un lungo respiro. Lilia non può morire, non solo perché è una brava persona, ma anche perché ha fatto tanto, per noi e per l'intera nazione. È anche grazie a lei che siamo giunti a questo. Lei e Ike devono vivere ed alimentare questa rivoluzione appena nata.
“Te lo scordi!” mi urla addosso Ike “Sono stufo dei sacrifici altrui. É un azzardo, e lo sai bene! Non tutti quegli incantesimi riescono bene, rischiate di morire entrambi” mi fa notare.
Scosto il volto, ha ragione. Molti giovani inesperti nel corso della storia hanno provato e fallito, morendo così insieme alle loro madre, padri od innamorati. Non è un motivo sufficiente però per tirarsi indietro. Elinor, Matt e Kalani stanno rischiando la loro vita per noi, non posso essere da meno. “Ma è pur sempre una possibilità, e poi non eri tu quello che fino a poco fa voleva affrontare da solo i rinnegati!?” controbatto.
Ike apre bocca per rispondere, ma non ci riesce, le parole gli muoiono in gola. Mi dispiace ferirlo, ma non può dirmi veramente nulla in merito.
“Xene, io...” un colpo di cannone rimbomba nell'aria stritolando i nostri cuori. Alaska scoppia di nuovo in lacrime, mentre Brad scuote la testa rifiutando la realtà dei fatti.
Il mio corpo inizia a tremare a causa della rabbia, non posso crederci che un altro sia morto, quando una mano calda afferra la mia. Abbasso lo sguardo, Lilia.
“Non... farlo... non... farlo” dichiara con le lacrime agli occhi.
La fisso sbalordito. Ci stava ascoltando da tutto il tempo? Anche Ike si accorge che è di nuovo vigile, e si precipita da lei afferrandole l'altra mano.
“Non ti... voglio sulla coscienza” afferma con un debole sorriso.
Mi porto la sua mano alla bocca e ci stampo sopra un debole bacio. Mi sento avvilito, non riesco ad esprimere una sola parola. Un enorme nodo mi si è formato in gola, non riesco nemmeno a respirare!
“Mi dispiace tanto, non volevo che finisse così” confessa Ike accarezzandole la guancia.
Lilia scuote debolmente la testa “Sapevamo che non sarebbe stato sempl...” si blocca all'improvviso, spaventando a morte sia me che Ike.
“Lilia!?” la chiamo terrorizzato.
La ragazza sorride deliziata “I fiori” sussurra prima di chiudere gli occhi.

Il cannone suona di nuovo, e poi di nuovo ancora. Le energie svaniscono, gli occhi pizzicano, le teste cedono. Tutto è diventato improvvisamente freddo.
“Dobbiamo andare” singhiozza Brad “Non c'è tempo”.
Le mie gambe non rispondono, tutto tace. Sento solo il fastidioso suono del mio cuore che batte ancora.
Qualcuno mi strattona costringendomi ad alzarmi. Alzo lo sguardo: è Ike.
“Ho promesso di proteggervi” mi spiega con tono fermo e apatico.
Lancio un'ultima occhiata a Lilia. Sembra così in pace. Le sue ultime parole sono state “I fiori”. I fiori..
Stiamo per riprendere la nostra marcia quando vediamo in lontananza dei rinnegati. Il tempo è scaduto. Brad si lascia sfuggire un'imprecazione, mentre Alaska li getta addosso una forte raffica di vento per allontanarli. L'incantesimo ha funzionato, ma una strategia del genere non può durare a lungo.
Ike ci fa segno di fuggire, e così facciamo. Incominciamo a correre, ma un altro gruppo ci taglia la strada. Ci stringiamo fra di noi, e ci guardiamo intorno. Siamo circondati.
Mi sento sprofondare verso il basso, ma qualcuno mi afferra per la mano impedendomi di farlo. Mi volto aspettandomi la zazzera spettinata di Ike, mentre mi trovo i capelli rossi a spazzola di Brad. Lo vedo afferrare la mano di Alaska, e decido di imitarlo prendendo quella di Ike.
Ci guardiamo fra di noi, ignorando le grida che ci ordinano di arrenderci e separarci. Fisso i miei compagni negli occhi, e loro guardano i miei. Non ha senso, eppure mi sento così realizzato. Forse, va bene così. Ok, ci sono, sono pronto.
Chiudo gli occhi attendendo il peggio, ma succede qualcosa di strano invece. Un flash, e poi un rumore simile ad un tuono. Nessun incantesimo, nessun grido, nessuna lacrima.
Sgrano gli occhi ed osservo sconvolto i rinnegati caduti a terra mezzi storditi. Nessuno sembra far caso a noi. “Ma che cazzo è stato?” sbotta Brad anticipandomi.“Oh cielo” replica Alaska a bocca spalancata guardando il cielo. La imito, lo spettacolo mi lascia completamente privo di parole.
“Allora quelle voci erano vere...” dichiara Ike meravigliato.
Nel cielo sta volando un essere enorme, simile ai draghi dei libri, con la sola differenza che le sue ali sono piumate come quelle di un uccello. Non occorre essere delle cime per capire che quella è un'evocazione del distretto 13. Non è la sola: intravedo da lontano un falco bianco con striature dorate, un gorilla con la pelliccia di fuoco e anche una dama alata con la pelle trasparente.
Non ci credo, delle fottute invocazioni, proprio qui, sotto questo cielo! Non posso crederci. Allora esistono ancora, sono venuti per noi!
Crollo a terra sentendomi all'improvviso privo di qualsiasi energia e scoppio a piangere.

È finita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci siamo, ne manca uno, l'epilogo, e poi è finita. Ne sono sopravvissuti un po' sto giro. Se mi state chiedendo perché Lilia è morta... ben la rinnegata ha semplicemente sbagliato mira. Capita quando ti stanno attaccando mentre cerchi di concentrarti. In realtà mirava ad Elly lì vicina.

Per quanto riguarda le altre due morti.... chi saranno fra Matt, Elinor e Kalani? Chi è sopravvissuto fra loro tre? Alla prossima!

 

Morti:

24° Kronos Allen, tributo del distretto 6 (3 pov), ucciso da Yv

23° Alice Grace, tributo del distretto 7 (3 pov), uccisa da Kyte

22° Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (3 pov), ucciso da Killian ed Elinor

21° Killian Jones, tributo del distretto 5 (2 pov), ucciso da Matt

20° Yvonne Davzon, tributo del distretto 4 (3 pov), uccisa da Louise

19° Miranda Wilson, tributo del distretto 1 (3 pov), uccisa da Killian ed Elinor

18° Jésus Dondedìos, tributo del distretto 10 (3 pov), ucciso da Yv sotto controllo di Violet

17° Yvonne Blackmask, tributo del distretto 3 (3 pov), uccisa da Kalani

16° Louise Welch, tributo del distretto 10 (4 pov), morta di stenti

15° Alexandria Stoner, tributo del distretto 9 (4 pov), sacrificatasi per salvare i compagni.

14° Violet Black, tributo del distretto 2 (4 pov), uccisa dal buco dell'oblio e dimenticata da tutti.

13° Gabriel Black, tributo del distretto 3 (4 pov) ucciso da Elinor

12° Joshua Peterson, tributo del distretto 8 (4 pov), ucciso da una trappola dell'arena

11° Lily Clark, tributo del distretto 12 (5 pov), uccisa da un ibrido

10° Unleor Mizzard, tributo del distretto 2 (5 pov), ucciso da Blake Ernest Reed III, primo stratega

9° Andreas Kirke, tributo del distretto 9 (5 pov), ucciso dai rinnegati

8° ?

7° Lilia Lambert, tributo del distretto 8 (5 pov), morta dissanguata

6° ?

 

 

 

Vincitori: Xene Fonter, Icarus Karling, Alaska Moore, Brad Johnson, ?

 

 

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Capitolo 20
*** Epilogo - Un mondo pieno di fiori ***


Un mondo pieno di fiori - Sette anni dopo

 

Matthew Jax “Il buono” Sanx, poeta, treno

 

Chiudo gli occhi infastidito, dopo quasi un'ora di galleria la luce del sole è veramente troppo intesa. Tuttavia sono felice di essere finalmente fuori da lì; significa che siamo quasi arrivati al distretto 12.
Appena mi riabituo alla luce, guardo fuori dalla finestra, e noto con piacere che i campi sembrano essere particolarmente floridi quest'anno. Non c'è che dire, i maghi del distretto 11 hanno cambiato completamente questo posto. Mi ricordo il primo anno che sono venuto qui, il distretto allora era solo una landa di fango abitata da poche anime. Tutto sta riprendendo lentamente vita, ed è in momenti come questi che mi sento orgoglioso di aver combattuto per questo Paese.

Accarezzo con il braccio sano la spalla di Alaska, godendo della sua presenza e del suo profumo. Mi piace guardarla mentre dorme, mi trasmette un tale senso di pace che mi viene voglia di ringraziare di essere nato. Non posso crederci che sia mia dopo ben cinque anni d'attesa. Mi sale l'angoscia al solo pensiero che sarebbero potuti essere decisamente molti di più, se Brad non ci avesse preso da parte e costretti a confrontarci circa i nostri sentimenti. Se chiudo gli occhi riesco ancora a rievocare le sensazioni provate durante il nostro primo bacio, avvenuto ormai quasi nove mesi fa.

Alaska si solleva dal mio petto con delicatezza, lanciando poi uno sguardo verso l'esterno.
“Siamo arrivati” afferma notando la campagna.

“Mi dispiace, ti devo aver svegliata” mi scuso.
Alaska sorride e scuote la testa con dolcezza “Mi avresti dovuta svegliare comunque” dice stampandomi un bacio sulla guancia, appena sotto la cicatrice lasciatami dalla rinnegata del dieci.

Il treno inizia a rallentare in maniera progressiva; finalmente questo lungo viaggio è terminato. Prendo la stampella e mi alzo con l'aiuto della mia fidanzata. Mi rattrista l'idea di dover rimanere zoppo per il resto della mia esistenza, ma so che i guaritori del dodici hanno fatto del loro meglio. Dicevano che rischiavo di rimanere in carrozzina per sempre, incapace perfino di urinare in autonomia. Allora sì che sarei stato una vera bellezza: su quattro ruote, senza un braccio, e con un'enorme cicatrice in volto. A volte mi chiedo ancora come abbia fatto a sopravvivere quella volta. Se non fosse stato per l'intervento degli invocatori del tredici, a quest'ora sarei sotto terra come Elinor e Kalani, pace all'anima loro.

Scendo dal treno con difficoltà, con Alaska sempre al mio fianco.
“Li vedi?” mi chiede lei stringendomi il braccio.

Per tutta risposta le indico un venticinquenne di altezza media, con i capelli rossi e la barba ben curata. Brad ci sta venendo incontro tutto allegro, e una volta giunto, ci abbraccia con forza.
Sento Alaska sussultare un attimo. Non credo si abituerà mai alle sue manifestazioni d'affetto esagerate.
“Siete magnifici!” afferma Brad con gli occhi luccicanti “Sono così contento di avervi fatto mettere insieme!”
Arrossiamo entrambi, ben consapevoli che gli dobbiamo veramente tanto. “Dov'è il tuo coinquilino? Credevo che sareste venuti insieme” gli domando cercando di cambiare discorso. Alaska mi lancia una veloce occhiata ricca di gratitudine.
“Gli hanno chiesto un consulto medico da qualche parte, non so dove, sapete com'è, non parla molto dei suoi affari. Xene è sempre il solito. Ha promesso però che ci avrebbe raggiunti al negozio” ci spiega. “Ma voi ditemi, come va laggiù nel distretto 6?”.
Gli parlo un po' della stesura del mio ultimo libro, di come stia trovando difficoltà a scrivere le ultime poesie, quelle che hanno come tema i miei incubi notturni; mentre Alaska gli spiega come abbia deciso di fondare un'agenzia di pronto soccorso montanaro, e su come abbia già trovato alcuni collaboratori provenienti dai distretti 1 e 5 e che ne desidera altri del dieci. Non posso non chiedermi se i due tributi del dieci che erano con noi avrebbero accettato una proposta del genere, ma non ne sono molto sicuro. Erano due tipi riservati, con ben pochi legami in giro. Trovo molto triste che le morti siano passate quasi inosservate, ma per questo noi cinque ci vediamo almeno una volta all'anno, per tenere vivo il ricordo di tutti.
“Ti sei abituato alla montagna, Matt?” mi chiede a bruciapelo Brad.
Annuisco “Un po'. Sai, pensavo peggio dato che ho trascorso l'intera vita affacciato sul mare, ma devo dire che mi piace” confesso.
“Siamo andati al quattro, cinque mesi fa” aggiunge Alaska “Il fratello di Matt mi ha insegnato a nuotare, o almeno ci ha provato”.
“Guarda che te la cavi” le faccio notare.
“Quindi con tuo fratello va meglio?” mi chiede Brad.
Annuisco. Stiamo costruendo dei nuovi ricordi insieme, anche se all'inizio è stato molto difficile. Era furioso con
me per quello che gli avevo fatto, ma è riuscito a perdonarmi. Avrei voluto costruire un rapporto anche con lo Stronzo, ma è andata come è andata, e la guerra se l'è portato via. “A te come va invece?” gli domando.

Brad inizia a raccontarci esaltato della sua nuova fiamma, un invocatore del tredici, e su come il suo negozio d'agricoltura e giardinaggio stia andando bene, soprattutto da quando i Bei Fong sono caduti in disgrazia e hanno smesso di mettergli i bastoni fra le ruote. Ricordo bene quella storia: i genitori di Kalani erano convinti che la figlia fosse morta a causa sua, e hanno fatto di tutto per farlo fallire. Brad però è sopravvissuto ad un'arena, non è tipo che molla facilmente, e ha resistito fin quando i processi attuati con l'instaurazione della repubblica, hanno condannato i Bei Fong per il loro decennale e significativo supporto al vecchio regime. Ben li sta. Da quel che mi hanno racconta sono sicuro che anche Kalani ne godrebbe se fosse ancora in vita.
“Ho anche un nuovo socio d'affari!” aggiunge Brad con voce squillante
“Ovvero?” chiedo.
“Non ci crederete, ma è il padre di Lily Clark, la ragazza cane che era con noi in arena. Si è gettato anima e corpo nel lavoro dopo la morte della moglie, e stiamo pensando di aprire una filiale proprio al distretto 6. Ci pensate? Potremmo vederci più spesso!”.
Sorridiamo cercando di mostrarci entusiasti quanto lui, anche se in realtà non lo siamo granché. Gli vogliamo veramente molto bene, ma per come siamo fatti, preferiamo prenderlo a piccole o medie dosi. Già immagino che ci entra in casa furtivamente per urlarci il buongiorno.

Raggiungiamo in seguito il “Aly&Lilia”. Brad avrebbe dovuto dedicare il negozio anche a Kalani, ma ha pensato che la ragazza non avrebbe mai gradito una smanceria del genere, dunque accanto al nome della sua ex alleata, ha messo quello di Lilia, un po' perché si era affezionato a lei, un po' per fare un piacere a Xene ed Ike.
Il negozio ha subito alcune modifiche dall'ultima volta in cui ci sono stato: le pareti sono state riverniciate di un verde brillante, l'offerta sembra essersi ampliata con nuovi e scintillanti strumenti, e il balcone della cassa ha l'aria più lussuosa; ma proprio vicino a quest'ultimo c'è sempre la stessa foto, quella scattata dall'alleanza di Ike il giorno prima del bagno di sangue. Né Xene né Ike la volevano tenere in quanto depositaria di troppi ricordi dolorosi, ma non se ne volevano neppure disfare del tutto. Quindi hanno deciso di tenerla qui, in un luogo ormai diventato la nostra base segreta. Fa strano rivedere i volti di quei giovani di grandi speranze, e mi dispiace sinceramente di non aver conosciuto buona parte di loro. Come al solito Alaska si rabbuia nel rivedere il volto di Gabriel, i suoi occhi chiari e il suo sorriso da furbetto le fanno rivivere tutta la paura provata all'epoca.

Ike è già nel retrobottega che ci sta aspettando con in mano una tazza fumante di caffè. Mi piace che porti ancora lo stesso taglio di quando era un adolescente, mi rassicura. Mi dimostra che in fondo è sempre lo stesso ragazzo idealista e socievole che ho conosciuto in arena.
“Scusate se non sono venuto in stazione anch'io, ma se lo avessi fatto ci avrebbero fermati centinaia di volte” si giustifica dopo averci salutato con un cenno del capo.
“Sentite che arie si dà il signor ministro” lo canzona Brad.
Ike sorride e scuote la testa “Non ti entrerà mai in testa, vero? Devo spiegarti di nuovo la differenza fra potere esecutivo e legislativo? Sono un parlamentare, non un ministro”.
“Stessa cosa” ribatte Brad annoiato.
“Chiederò a Xene se può farlo al posto mio, allora!” controbatte Ike.
Brad impallidisce “No, Xene, no! Ti prego!” lo supplica facendoci ridere tutti. Gli sguardi a metà strada fra rimprovero e il disprezzo del nostro amico sono ormai diventati leggenda.
“Ci sono novità lassù a Capitol?” domando.
Ike scuote la testa “Non molte in realtà, ho da fare sempre le stesse cose: leggere e firmare scartoffie, discutere di problematiche economiche, e trovare soluzioni circa l'integrazione scolastica per i maghi provenienti da diversi distretti. Devo dire che un po' mi mancano i tempi in cui progettavo di far esplodere le cose” aggiunge con aria sconsolata.
“A me no” sussurra in maniera appena percettibile Alaska.
“Però” riprende Ike “Sono quasi riuscito a convincere il governo a finanziare la signora Mizzard per la sua ricerca sull'origine della magia, e i legame che uniscono le varie forme presenti nei distretti. Spero davvero che riusciremo a cavarne qualcosa di nuovo”.
“Quel cognome mi dice qualcosa” afferma Brad pensieroso.
“È la madre di Unleor” rispondo al posto di Ike. Alaska mi afferra immediatamente la mano per sostenermi, comprendendo fin troppo bene il mio attacco di malinconia. Penso spesso a lui e alla sua morte assurda, mi chiedo a volte se avessi potuta evitarla. Non che sia il solo a pesarmi purtroppo. Sulla mia coscienza c'è anche Miranda, ma soprattutto Killian. Ho mandato una lettera di scuse alla sua famiglia, ma non mi hanno mai risposto, dubito che mai lo faranno. L'ex fidanzato di Miranda, Viktor , invece mi ha risposto quasi subito, dicendomi di non preoccuparmi affatto della cosa, anzi, mi ha ringraziato di aver tentato di salvarla. Mi consigliava di andare avanti per quanto fosse difficile, come lui stesso stava provando a fare.
“A proposito, si è mai scoperto qualcosa sulla ventiquattresima concorrente?” chiede Alaska riferendosi alla misteriosa concorrente del distretto 2.
Ike scuote la testa “Non abbiamo ancora rimedi ufficiali contro la magia dell'oblio, ma ci stiamo lavorando. Al distretto 9 c'è una squadra di ricerca capitanata dallo zio del nostro eroe preferito, Andreas. Dovreste andare a conoscerlo, è uno veramente forte”.
“Un sacco di parenti dei nostri si sono dati proprio da fare” riflette Brad ad alta voce.
Sento Alaska irrigidirsi accanto a me. Sua madre è stata la leader dei rivoluzionari del distretto 6, ed è morta. Anche alcuni dei fratelli della sua amata Elinor hanno fatto la stessa fine, ed ovvio che questo argomento la faccia stare male. Le stringo la mano per farle capire che le sono vicino.
Brad si accorge troppo tardi della gaffe “Oh, cavolo, scusami Alaska! Io non volevo di certo offenderti!”
La mia fidanzata scuote la testa con aria spenta “Non importa, davvero, so che non volevi rievocare brutti ricordi”.
“Era una gran donna” interviene Ike “Se non fosse stato per lei e Xene, avrei fatto il diavolo a quattro in quella famosa riunione”.
A quei tempi ero sotto antidolorifici tutto il tempo, diviso fra il sonno e le cure dei guaritori fuggiti dal regime, ma avrei tanto voluto esserci. Mi hanno raccontato di come Ike si era arrabbiato nello scoprire che gli invocatori esistevano ancora, e si erano fatti gli affaracci loro fino a quel momento. Noi a soffrire e a morire, e loro sicuri e liberi sotto terra. Non solo, hanno impiegato fin troppo tempo nel venirci a salvare. C'erano troppi oppositori in merito. Mi sale una gran rabbia anche a me se ci penso. Kalani, Lilia, Elinor, Unleor... quante persone sarebbero ancora vive se non fosse stata per la loro vigliaccheria? Nonostante il rancore abbiamo comunque collaborato come potevamo, chi più attivamente come Ike o Xene, chi meno come Brad od Alaska che si sono rifiutati di mettere il naso fuori dalla base fino alla fine della rivoluzione. Purtroppo la mia salute mi ha imposto di unirmi a quest'ultimo gruppo.
Gli invocatori non erano tutti così pessimi però, siamo riusciti a stringere delle amicizie con qualcuno di loro. Io in particolare ricordo con affetto Jodie Turner, una spia che era riuscita ad infiltrarsi senza alcuna autorizzazione formale nell'arena attraverso il suo spirito, Horus, per studiare al meglio le sue difese nel caso fosse stato autorizzato un vero e proprio intervento.

Un silenzio cala fra noi. Il peso dei ricordi diventa più potente quando siamo insieme, è inevitabile, però sappiamo che non abbiamo scelta. Non possiamo far finta che non sia successo nulla, parlarne è l'unica strada per la guarigione.
Il campanello all'ingresso segnala chiaramente che qualcuno è appena entrato nel negozio.
“Siamo chiusi” sbraita Brad, affacciandosi verso l'ingresso.
Mi allungo anch'io per vedere, ma non c'è alcun cliente, solamente il nostro Xene.
Da quanto la ribellione è finita ha preso su un paio di chili, perdendo così quel suo aspetto scheletrico. Ha in mano
un enorme vaso di vetro ricolmo di fiori riposti alla rinfusa, senza alcun criterio stilistico. Molti di loro hanno ancora la radice. C'è di tutto: rose, tulipani bianchi, dalie, lillà, calle, gigli ed altro ancora.

“E quelli?” gli chiede Brad.
“Me li ha regalati la madre del paziente che stavo visitando. Ne aveva parecchi a casa dato che vuole aprire un negozio di fiori. Ho provato a rifiutare dicendole che era poco professionale, ma non ci sono riuscito” spiega Xene.
“Fammi indovinare, dovrò trovarli io un posto” afferma Brad storcendo il naso.
Xene annuisce un po' imbarazzato. So che non si trova perfettamente a suo agio in una casa dopo tutti quegli anni passati in mezzo alla strada, ma si sta impegnando per vivere una vita normale dopo tutto il dolore affrontato. Sta facendo un passo alla volta, come tutti. So che un giorno troverà anche il coraggio di contattare la sorella, ex-rinnegata del distretto 8.
“Non fare quella faccia, Brad” lo rimprovera Alaska “Penso sia un gesto bellissimo, Xene. Significa che ti vogliono davvero bene qui”.
“E poi questi fuori sono stupendi” aggiunge Ike “Guardateli”.
Mi avvicino e li osservo meglio. Non riesco a notare niente di diverso rispetto a prima, solo il loro fragrante profumo.
“Non capisci?” mi chiede Ike notando la mia confusione “Sono in disordine, molto diversi fra di loro, ma sono bellissimi, freschi, ancora pieni di vita nonostante il trauma subito. Sono un po' come Panem in questo momento. Dovreste metterli in un vaso prima che muoiono” osserva.
“Un mondo pieno di fiori” afferma Xene con aria malinconica.
“Un mondo pieno di fiori” gli fa eco Ike.
Stringo la mano ad Alaska sentendomi avvolgere da una grandissima ondata di tristezza, anche se non so bene il perché.
Per tutta risposta la mia ragazza mi abbraccia sussurrandomi nell'orecchio che mi ama.
Sorrido. Si può fare, si può ricominciare.

 

 

 

 

 

Fine! Che faticaccia, ci ho messo un sacco a finirla, mi dispiace per tutte le interruzione fatte. Grazie a tutti coloro che hanno lasciato una recensione o che hanno dato comunque una letta, ma grazie soprattutto a chi mi ha seguito fino alla fine.

Forse inizierò una nuova interattiva, devo vedere se ne ho voglia, anche se sarà triste ricominciare con le solite stragi dopo una storia con un happy ending come questo.

Alla prossima!

 

 

Classifica:

20° Kronos Allen, tributo del distretto 6 (3 pov), ucciso da Yv

19° Alice Grace, tributo del distretto 7 (3 pov), uccisa da Kyte

18° Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (3 pov), ucciso da Killian ed Elinor

17° Killian Jones, tributo del distretto 5 (2 pov), ucciso da Matt

16° Yvonne Davzon, tributo del distretto 4 (3 pov), uccisa da Louise

15° Miranda Wilson, tributo del distretto 1 (3 pov), uccisa da Killian ed Elinor

14° Jésus Dondedìos, tributo del distretto 10 (3 pov), ucciso da Yv sotto controllo di Violet

13° Yvonne Blackmask, tributo del distretto 3 (3 pov), uccisa da Kalani

12° Louise Welch, tributo del distretto 10 (4 pov), morta di stenti

11° Alexandria Stoner, tributo del distretto 9 (4 pov), sacrificatasi per salvare i compagni.

10° Violet Black, tributo del distretto 2 (4 pov), uccisa dal buco dell'oblio e dimenticata da tutti.

9° Gabriel Black, tributo del distretto 3 (4 pov) ucciso da Elinor

8° Joshua Peterson, tributo del distretto 8 (4 pov), ucciso da una trappola dell'arena

7° Lily Clark, tributo del distretto 12 (5 pov), uccisa da un ibrido

6° Unleor Mizzard, tributo del distretto 2 (5 pov), ucciso da Blake Ernest Reed III, primo stratega

5° Andreas Kirke, tributo del distretto 9 (5 pov), ucciso dai rinnegati

4° Elinor Gilbert, tributo del distretto 5 (5 pov), uccisa dai rinnegati

3° Lilia Lambert, tributo del distretto 8 (5 pov), morta dissanguata

2° Kalani Bei Fong, tributo del distretto 11 (5 pov), uccisa dai rinnegati

1° Xene Fonter, Icarus Karling, Alaska Moore, Brad Johnson, Matt Sanx (5 pov a testa)

 

 

 

 

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