Paura e Coraggio

di ImperioMagicum
(/viewuser.php?uid=946013)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap 1: Gentilezza ***
Capitolo 3: *** Cap 2: La vita di campagna ***
Capitolo 4: *** Cap 3: Rabbia ***
Capitolo 5: *** Cap 4: Uno sfortunato incidente ***
Capitolo 6: *** Cap 5: Il furto ***
Capitolo 7: *** Cap 6: Una ragazza forte ***
Capitolo 8: *** Cap 7: Il piccolo covo ***
Capitolo 9: *** Cap 8: La storia illustrata di Sila ***
Capitolo 10: *** Cap 9: I mostri della nebbia ***
Capitolo 11: *** Cap 10: Tecniche di controllo di massa ***
Capitolo 12: *** Cap 11: Il viaggio di Mary ed Imperio ***
Capitolo 13: *** Cap 12: La storia di Imperio ***
Capitolo 14: *** Cap 13: Ignis peccatum delet ***
Capitolo 15: *** Cap 14: Una speranza ***
Capitolo 16: *** Cap 15: Pietà ***
Capitolo 17: *** Cap 16: Kommertsiya ***
Capitolo 18: *** Cap 17: La città della fuliggine ***
Capitolo 19: *** Cap 18: Accordi Commerciali ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

L'uomo era alto , di stazza media , ne grassa ne magra, nascosto da una lunga giacca scura. Gli occhi erano anch'essi nascosti da occhiali oscurati.

L'intera stanza , il suo ufficio personale , era avvolto dalla penombra , come quella che si vede nei sogni , quando le immagini non sono chiare e sfocate.

L'uomo si sedette alla scrivania , un blocco massiccio di mogano intagliato , e diresse la propria attenzione ad un fascicolo giallognolo , adornato dalla scritta :

Esp. 020101AM : Imperio Magicum.

Sfogliò gli incarti con lo stesso piacere con cui si sfoglia un buon libro o un album fotografico. Lesse l'ultimo rapporto che vi si era aggiunto:

 

27 Settembre,

 

Si evince dagli ultimi test che il ragazzo da ottimi risultati .

Le sue abilità intellettive migliorano di giorno in giorno , e si confermano molto superiori alla media.

In solo quaranta minuti il ragazzo è stato in grado di ricostruire un braccio robotico andato danneggiato durante un precedente esperimento.

Le sue abilità ginniche sono buone grazie ai corsi dell'istituto a cui si è prestato molto volentieri sopratutto nell'ultimo periodo.

Inoltre la decisione del Luogotenente di lasciarlo eseguire esperimenti con i Cristalli 

sta dando buoni spunti a tutto il personale.

Il ragazzo utilizza adeguatamente schemi e termini scientifici e sarà in futuro un'ottima risorsa per il Paese , in particolar modo militare.

Sebbene tutti noi siamo a conoscienza delle asue origini piuttosto pericolose , il soggetto sembra aver finalmente raggiunto la consapevolezza che il nostro leader , a dipetto di ciò che sicuramente gli si voleva far apprendere da piccolo , è la guida giusta ed equa e tutti i suoi antagonisti sono il male .

Si evice infine che domani eseguirà personalmente un esperimento. La stranezza in tutto ciò sta nell'usare come cavia un vecchio tappeto polveroso.

Sembrava infatti molto interessato ad un libro nell'ultimo mese , la storia di un genio ed il suo tappeto volante . 

Ora tutto lo staff scherza sulla faccenda , in fondo la cosa non avrebbe senso.

Deve esserci un'altra spiegazione , di certo non avrà l'idea di farlo volare.

 

Educatore 34

 

L'uomo sembrava di buon umore , quegli incarti erano la prova del suo ottimo operato , cosa di cui andava orgoglioso.

Se quel ragazzo era stato aggiunto tra i centinaia di talenti che un giorno avrebbero portato gloria al Paese era solo merito suo che lo aveva trovato e , per un certo periodo , educato.

Non era stato semplice all'inizio, ma con la sua ferrea disciplina aveva permesso al ragazzo di dimenticare le sue origini tra gli oppositori dell'Infallibile , il leader del paese , e di donarsi al Paese.

Tornando al rapporto , lo incuriosiva quel particolare del tappeto. 

Ma non ebbe tempo di pensarci.

Si sentì il boato di un'esplosione che fece tremare il pavimento e per poco non lo fece cadere a terra. Mentre tentava di riaquisire l'equilibrio cominciarono a suonare gli allarmi ed una guardia entrò frettolosamente nell'ufficio: " Signore , c'è stata un'esplosione nel laboratorio, ci stiamo occupando dell'evaquazione ma..."

" Ma cosa? " chiese preoccupato l'uomo alto.

" Manca un ragazzo...non riusciamo a trovarlo. "

 

 

 

 

Autore:Benvenuti al prologo delle origini di Imperio Magicum, il mio personaggio preferito. Chi sarà l'uomo alto ? Chi è fuggito dal laboratorio? E cosa sono i Cristalli? Ditemi cosa ne pensate.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap 1: Gentilezza ***


Era ormai mattina , una piccola bambina dai riccioluti capelli color miele stava saltellando per la stradina sterrata. Indossava una gonna fatta a mano dalla nonna ed un completino grigio-marroncino di seconda mano , un po' insozzati dal fango che lei stessa aveva schizzato saltellando.Infatti la notte prima aveva piovuto molto forte . Il cielo era diventato nero come pece ed i tuoni avevano percosso i vetri della sua casa per molte ore. Era riuscita ad addormentarsi solo mettendosi a dormire nel lettone con mamma e papà. Ora i raggi del Sole stavano già asciugando il terreno. Il Paese era un luogo freddo , piuttosto a nord dell'Equatore , ma l'estate era ormai alle porte e vi era un sottile e rassicurante tepore.

L'altra faccia della medaglia era sicuramente l'andamento della Guerra del Nord ( GdN ). Anche alle estreme latitudini il caldo sarebbe ormai arrivato , sbloccando la situazione di stallo che impediva alle truppe dell'Infallibile di sferrare attacchi ai Popoli Liberi Nordici ( PLN ). Così procedeva da anni. Durante l'estate il Paese riusciva a conquistare qualche territorio del Nord , la zona occupata dagli oppositori del regime , mentre d'inverno le truppe rimanevano con pochi rifornimenti e , nella migliori delle ipotesi , rimanevano fermi perdendo circa la metà dei soldati inviati alla conquista . Solitamente di anno in anno entrambe le fazioni non riuscivano a compiere il minimo risultato che permettesse loro di avanzare in modo rilevante o di poter minacciare di vincere la Guerra.

Ma torniamo al presente , al momento abbastanza sereno per la bambina dai cappelli di miele . Era molto allegra quel giorno e si sentiva felice , semplicemente felice , forse perchè ancora in quell'età dove ogni cosa assume una sfumatura fiabesca e magica , dove il cielo è azzurro anche nella tempesta e le foglie sono più verdi.

Saltellava così per la campagna , guardando estasiata i campi , ancora un pò coperti dall'acqua e dai residui che il vento aveva raccolto nella notte di tragenda . Non vi era filo d'erba , sassolino , albero o arbusto che non fosse stato sconvolto e inzuppato dalla burrasca . Anche le costruzioni erano state colpite , come quella piccola tettoia che serviva a tener riparata la legna ed il fieno che era rimasto dall'inverno trascorso da qualche mese . Laggiù vi era stata trasportata qualcosa che sembrava essere una coperta , o roba simile . La bambina volle andare a guardare.

Con grandi balzi , o almeno nella sua fanciullesca mente lo erano , raggiunse la tettoia e lo vide . La coperta che aveva avvistato era in realtà una specie di tappeto , sporco di fango e terriccio . Al suo interno vi si era infilato qualcuno , probabilmente per avere un riparoo dalla pioggia . Sembrava infatti che quel qualcuno , di cui si intravedevano sollo gli arruffati capelli neri spuntare da un capo del tappeto , mentre dall'altro si vedevano due scarpe infangate , avesse passato la notte in quella situazione .

La bambina ancora più incuriosita si inginocchiò e scosse con la manina il tappeto arrotolato. Tra qualche gemito e sbuffo infastidito vi usci un ragazzo dall'aria stanca ed infreddolita . Con uno sguardo inizialmente sofferente , vide la bambina e per lei sforzo un sorriso: < Ciao...> disse.

< Ciao! Come ti chiami? > Chiese la bambina sempre più curiosa.

< Ecco io...> il ragazzo si bloccò un attimo a pensare < Il mio nome è Kelvin , qual'è il tuo piccolina? > Chiese cercando di essere abbastanza convincente. < Manuela > disse la bimba < Cosa ci fai in quel tappeto? E perchè indossi quella strana giacca bianca ? Sembri uno scienzato pazzo così! > e continuò inondandolo di decine di domande sul suo aspetto , sul tappeto , sul perchè avesse dormito all'aperto , eccetera.

Il ragazzo , piuttosto divertito dalla bambina , aspettò che finisse le domande. < Sei una curiosona. Se mi accompagni in una fattoria , avremo tutto il tempo di parlare e rispondere alle tue domande . > le disse. Le sue parole furono però incoriciate da un forte brontolio proveniente dalla sua pancia. Era da ore che non mangiava .

La bambina se ne accorse e cominciò a frugare nel suo zainetto marroncino. Ne tirò fuori due fette di pane inburrato che porse al ragazzo: < Tieni , se vuoi puoi prendere metà della mia merenda. >

Il ragazzo prese una fetta di pane commosso dal gesto e la mangiò.

La bambina fece lo stesso e poi disse: < Facciamo una gara? Chi arriva primo mangia la terza fetta . > e così dicendo cominciò a correre verso la sua casa . Il ragazzo ridendo la seguì.

 

NOTA: Scusate se ho fatto passare molto tempo dal prologo , ma ho avuto dei contrattempi . Spero che la storia vi piaccia , tratta di un personaggio a cui sono affezzionato. Lasciate commenti in modo che possa sapere le vostre opinioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap 2: La vita di campagna ***


 
 

Cap 2:

La vita di campagna

La famiglia di Manuela accolse volentieri il nuovo arrivato. Erano contadini , madre e padre , rispettivamente Ada e Vladimir sostenevano una piccola famiglia , formata da Manuela , Angelina ( figlioletta di 7 mesi ) ed Anton , il fratello maggiore di 21 anni.

Quest'ultimo non era andato a prestare servizio militare a causa di una leggera disabilità: la sua mano destra era malformata , con il pollice e l'indice uniti tra loro dalle estremità in una specie di strano " ok " perenne . Il tutto sarebbe stato risolvibile con un'operazione chirurgica , ma la famiglia non poteva certo permetterselo . Vivevano di stenti , o quasi . Tutto ciò che possedevano erano un paio di capre da latte , un campo di granaglie ed un piccolo orto di sussistenza , con cui producevano quasi tutto il cibo che consumavano . Erano grandi lavoratori , nessuno escluso . Oltre a pensare al proprio campo , il padre si occupava spesso di piccoli lavori di falegnameria in cambio di denaro o rifornimenti alimentari . La madre faceva la sarta per le amiche e si occupava di rammndi e ricami in cambio di vestiti vecchi . Manuela andava a scuola sporadicamente , spesso non più di una decina di volte al mese , e si occupava di accudire la sorellina quando la mamma non poteva . Il figlio aiutava in casa e tagliava la legna per accendere il fuoco .

Fù proprio Anton ad accogliere al meglio il ragazzo di nome Kelvin. Lavorare così tanto per la famiglia lo aveva allontanato dai coetanei , spesso occupati al fronte o trasferiti nelle città , ed aveva sempre sperato di trovare un amico . Era un tipo socievole e pieno di energie , ancora un po' bambino forse . Parlava spesso dei combattimenti nelle regioni del Nord , di come avrebbe voluto parteciparvi e di come avrebbe tenuto testa a decine di nemici pur di salvare i suoi compagni . Non vi era pazzia , voglia di protagonismo o fanatismo nelle sue parole . Era solo un ragazzo coraggioso che avrebbe voluto fare la differenza per il suo paese .

Nella famiglia erano tutti dei patrioti , per loro l'infallibile era un brav'uomo ma non mostravano segni di adorazione come a volte accadeva .

Erano solo piccoli granaggi in una dittatura , non avevano la conoscienza per capire o farsi delle domande e in realtà nemmeno il tempo . Erano come flutti in un oceano immenso , che non si chiedevano se la corrente che seguivano fosse benevola o maligna , ma si limitavano a seguirla senza troppe opinioni . 

Tuttavia Kelvin si trovò bene con loro e venne sempre trattato con grande riguardo. Lavorava , giocava con Manuela e Angelina , parlava con Anton e sapeva anche intrattenere discorsi da adulto con Ada e Vladimir . Kelvin era sembrato un bravo ragazzo fin dal primo giorno , sebbene un po' strano : era comparso con uno strano camice sintetico infangato ed un tappeto da interni sottobraccio . Non aveva dato spiegazioni e nessuno , se non a Manuela che gliele aveva chieste . A lei le aveva risposto , con voce sempre gentile e pragmatica , che aveva partecipato ad una festa in maschera e quel camice era il suo travestimento . Quanto al tappeto aveva detto che era un regalo di una zia e che vi era così affezzionato da portarlo sempre con se . Ovviamente la spiegazione si rivolgeva solo alla bambina . I cogniugi ed Anton decisero di non fare troppe domande .

Le giornate in campagna erano lente e dolci , ma anche dure e faticose .

Ci si alzava all'alba e si tornava a casa altramonto facendo una sola pausa di circa mezz'ora per il pranzo. Kelvin lavorava senza sosta , fino a far impregnare di sudore i suoi vestiti ed i suoi capelli marrone chiaro . Era un ragazzo un po' basso , cioè , lo era all'alba , ma alla sera sembrava sempre un po' più alto che al mattino . Anche i capelli si scurivano , lui diceva per uno strano effetto di "abbronzatura" dei capelli .

Il suo aspetto era particolare , quasi innaturale , Manuela giurava di averlo visto diversamente quando lo aveva trovato sotto la tettoia , più alto e con i capelli molto più scuri , ma forse era solo perchè era sporco .

Aveva l'abitudine di stare alzato fino a notte fonda , quando la famiglia andava a dormire massimo alle 9 e mezza di sera . Gli avevano offerto una stanza per gli ospiti , ma lui disse che avrebbe preferito dormire nel granaio . Un paio di volte Anton lo aveva spiato e lo aveva visto fare esercizi ginnici e leggere grossii libri , dalla provenienza non confermata , da cui sembrava prendere appunti . Metà erano libri di scienze , mentre il resto parlavano di leggende . Niente di preoccupante dunque , solo un ragazzo sportivo e a cui piaceva leggere . Anche queste sue abilità erano utili alla famiglia , visto che kelvin aveva deciso autonomamente di fare da insegnante a Manuela quando non si trovava a scuola .

Quando Anton gli chiese perchè lo facesse lui gli rispose: < è il minimo che posso fare per lei , in fondo mi ha condotto da voi. >

Così passò qualche settimana , finchè non arrivò il giorno . Il giorno del pagamento.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cap 3: Rabbia ***


Cap 3:

Rabbia

Arrivarono in tre , puntuali , con le loro tute di pelle nera , a bordo di una jeep .

Erano sorridenti e sprizzavano scintille crudeli dagli occhi . Arrivavano ogni mese per ricevere il tributo ed erano molto cordiali con chi pagava regolarmente , spesso si fermavano per farsi offrire un caffè e chiacchierare con i cittadini comuni per riscontrare qualche loro avversione per il regime .

Per chi non pagava non si adottava la violenza , che certo avrebbe creato malcontento tra il popolo , ma delle misure di risparmio obbligatorie . Ad esempio se dare da mangiare al bestiame era troppo oneroso e per questo non versavate abbastanza , vi veniva imposto di utilizzare come mangime il Bioforaggio , ottenuto dalla compressione di muschio , scarti di aziende alimentari statali ed erbaccia , il tutto arricchito da integratori e vitamine. Quanto alla qualità del latte o della carne , era un piccolo prezzo da pagare per sostenere i soldati che combattevano a nord.

Fino a quel giorno la famiglia che aveva ospitato Kelvin era riuscita a pagare sempre quanto dovuto , ma quel mese i lavori di falegnameria erano stati poco richiesti ed i soldi messi da parte non sarebbero bastati di certo. 

Vladimir , il padre , era consapevole che avrebbero dovuto attuare delle misure rigide , ma era necessario se il Paese lo esigeva . 

Accolse come al solito il Corpo di Riscossione: < Buongiorno , benvenuti alla nostra umile casa. > e così facendo fece loro segno di entrare.

< Ha tutti i soldi anche questo mese? > chiese freddamente il più grosso dei tre .

< V-veramente > la voce dell'uomo si mise improvvisamente a tremare.

< Allora? Mi risponda ! > il poliziotto aveva ricalcato la frase con una nota di aggressività.

< C-ci dispiace > disse Ada < ma le spese questo mese sono state più onerose. >

< Sperperate denaro ? E per cosa ? > chiese arrogante il poliziotto più gracile , ma che in divisa sembrava sentirsi un imperatore .

< Ecco , abbiamo avuto un...> cominciò Ada ma Vladimir la interruppe continuando per lei la frase < ...un po' di influenza . Noi e nostra figlia siamo stati male ed abbiamo dovuto comprare delle medicine > qualcosa gli diceva che era meglio non parlare di Kelvin. Il ragazzo , che era rimasto insieme alle bambine al piano di sopra , apprezzò molto la sua scelta.

< Quindi non potete più occuparvi adeguatamente delle vostre figlie. Bene. > disse improvvisamente il terzo uomo in divisa .

< C-come ? Noi non intendevamo... > 

< Silenzio! Dica a sua figlia di preparare le valigie , verremo a prenderla fra due ore per portarla in un Centro di Allevamento dove potrà crescere con un sostegno ed un'educazione adeguata . >

< Non può! > gridò Vladimir , colto da una forza improvvisa < Mia figlia resterà qui con me. > Sia lui che i poliziotti rimasero sorpresi da quel suo attacco di ira.

< Caro calmati > disse la moglie per tranquillizzarlo , ma condividendo al contempo ciò che aveva detto il marito.

Il capo dei poliziotti trattenne i suoi compagni , già pronti e desiderosi di mettere la ragione in testa all'uomo per mezzo dei loro manganelli: < Capisco il suo dissenso , ma mi lasci spiegare > cominciò con voce dolce ma decisa < Lei desidera certamente il bene di sua figlia , e saprà pure che non potrà garantirle una buona qualità di vita con il poco denaro che riesce a guadagnare . Al Centro sua figlia riceverà tre pasti giornalieri , un'educazione perfetta e regolare , concordata e programmata dai fedelissimi dell'Infallibile > e dicendo quel nome si fermo e chiuse gli occhi un secondo , come per rivolger un pensiero , o addirittura una preghiera , in onore del leader < Comprendo il suo istinto paterno , ma si deve rendere conto che si tratta solo di egoismo , dovrebbe imparare a mettere davanti ai suoi desideri sua figlia . Le lasciamo un paio di ore per salutarla , poi torneremo a prenderla . > e detto così lui ed i suoi compari salirono sulla jeep e se ne andarono .

I due coniugi rientrarono e Vladimir tra qualche lacrima di tristezza borbottò: < Hanno ragione , vai a chiamare Manuela , è giusto che viva al meglio . >

< Non posso permettervelo , non posso permettervi di consegnare Manuela a dei mostri > a gridare questo era stato Kelvin < Ho la soluzione , salverò vostra figlia dall'Infallibile . > e detto questo la sua statura cominciò a calare ed i suoi capelli a schiarirsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cap 4: Uno sfortunato incidente ***


Cap 4:

Uno sfortunato incidente

I tre poliziotti tornarono precisamente due ore dopo . Avevano finito il loro lavoro di raccolta dei tributi , appioppando qua e la qualche misura di risparmio : avevano già ordinato una fornitura annuale di Bioforaggio per due fattorie ed avevano chiamato una squadra di elettricisti per applicare un timer all'impianto elettrico di una stalla , in modo che non venisse usato per più di due ore al giorno.

Vladimir , Ada ed Anton erano sulla porta a salutare , pieni di lacrime , la loro figlioletta . Lei era emozionata , ma più composta rispetto agli altri bambini che avevano prelevato altre volte , pensò il capo del gruppo di riscossione , e portava anche degli strani bagagli: vestiva con un cappotto marrone , che le andava quasi fino a terra , ed un cappello casquette grigio , appena appoggiato ai suoi capelli color miele. Aveva solo una bisaccia di cuoio ed uno strano tappeto sottobraccio . 

La bambina salutò i genitori ed il fratello dicendo : < Non vi preoccupate , andrà tutto bene , spero solo che non abbiate più bisogno del mio aiuto . Ricordate ciò che ho detto , e crescete bene la mia sorellina. >

Salì sulla jeep senza fare storie , cosa che i tre poliziotti apprezzarono molto . Salutò la famiglia con la manina , mentre l'auto veniva messa in moto e si allontanava . La bambina rimase silenziosa per qualche minuto mentre i poliziotti cercavano di addolcirle la pillola raccontandole come si sarebbe trovata bene al centro di allevamento .

Erano ormai lontani quando la bambina decise di aprir finalmente la bocca : < Immagino vi sentiate molto forti... >

< Cos'à detto ? > chiese il poliziotto gracile , pensando di essersi immaginato quella frase.

< Ho detto : " Immagino vi sentiate molto forti " . Del resto avete appena costretto una famiglia a separarsi dalla loro figlia al solo scopo di far quadrare il bilancio. Immagino siate fieri di aver ancora una volta obbedito cecamente agli ordini , dimenticando il vostro lato umano , e divertendovi nell'ingannare delle povere persone . > la voce non era quella di una bambina , ma quella di un maschio già entrato nella pubertà < Quindi ora tornerò a casa dai miei genitori ! > La bambina saltò al collo del poliziotto alla guida con una forza inaudita. La jeep era fuori controllo. Successe tutto in pochi attimi : la bambina prese il volante sterzando bruscamente . La jeep finì in un canale , ribaltandosi , ma i tre poliziotti riuscirono a saltare giù in tempo . Quando si ripresero dallo spavento , si resero conto che la bambina era ancora a bordo , ma non ebbero il tempo di andare a prenderla. La jeep aveva preso inspiegabilmente fuoco , e sarebbe esplosa in pochi istanti . I tre fecero appena in tempo a lanciarsi a terra , prima di essere investiti dall'onda d'urto .

La jeep si carbonizzò lentamente , sotto i loro occhi .

 

Egr. Sig. Vladimir L.

 

Ci duole molto informarla che sua figlia è rimasta uccisa durante uno sfortunato incidente . Sembra infatti che la jeep su cui viaggiava avesse i freni rotti , probabilmente sabotati da qualche nemico interno , che ha deciso di dare un segnale di sfida al nostro leader , senza curarsi della vita di tre poliziotti , che anche essendo sopravvissuti prenderebbero eroicamente la vita della piccola Manuela in cambio della propria , e di sua figlia . 

Le indagini sono iniziate e ci diranno di più. Le più sentite condoglianze da parte nostra e dell'Infallibile .

 

Il Direttorato

 

Vladimir sorrise leggendo quelle parole , si affrettò a far vedere la lettera alla moglie ed al figlio , che furono felici di sentirle .

Prese poi la figlia , si mise con lei sul divanetto del soggiorno e lesse con lei la lettera per l'ennesima volta , mentre le accarezzava i capelli color miele . 

< Papà , sei sicuro che lui stia bene ? > chiese Manuela.

< Ovviamente , è un ragazzo in gamba e se la caverà . >

Guardando di nuovo la lettera disse con un filo di voce: < Grazie , Imperio . > 

E vissero felicemente , ma solo per poco tempo , finché non ricevettero una brutta visita .

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Cap 5: Il furto ***


Cap 5:

Il furto

Il ragazzo giunse quindi ad un piccolo centro abitato , un paesino agreste . 

Ora era più vecchio , il suo aspetto era quello di un ventenne , con un po' di barba sotto il mento e sulle guance. I capelli erano castano chiaro , il naso più piccolo e sottile . Il tappeto era sempre sotto il suo braccio , tenuto ben stretto in modo che non cadesse a terra e non si rovinasse . Portava ancora il cappotto marroncino , che ora non gli strisciava più a terra , ed il casquette che gli copriva parte dei corti capelli .

Non lasciatevi ingannare dai cambiamenti , dall'ultimo capitolo sono passati solo una decina di giorni , ma il ragazzo di cui parliamo è , come avrete capito , un po' particolare .

Mentre passeggiava nelle vie del borgo , notò la piazza del mercato , e decise , affamato , di farle una visita . Non aveva soldi con se , ma una gran fame ed un buon istinto di sopravvivenza sì . Si avvicinò quindi ad un banco di un contadino , non grandissimo , ma con sopra molti frutti ed ortaggi dall'aspetto gustoso , molto più di quelli degli altri commercianti che erano spesso mezzi marci o dal colore spento e ingrigito : probabilmente avevano conosciuto l'uso del Bioconcime .

Si avvicinò , consapevole che la folla chiassosa avrebbe distratto il vecchio contadino dai capelli bianchi che , in ogni caso , non avrebbe avuto la forza di rincorrerlo se lo avesse scoperto . Guardando da un'altra parte , fece scivolare un paio di pomodori ed un'arancio dentro la tasca del suo cappotto .

< Ehi tu ! > gli gridò improvvisamente il proprietario ,facendolo sobbalzare .

Il ragazzo cominciò a scappare all'impazzata , ma si fermò dopo solo qualche centinaio di metri , credendo di non avere nessuno ad inseguirlo . Si voltò per constatarlo e la vide: una ragazza , avvolta in un meraviglioso vestito color ciclamino , dalla gonna che le arrivava alle caviglie , cinto in vita con una corda . I capelli erano biondo paglia , di quella lasciata essiccare al sole per mesi e mesi . Gli occhi non si vedevano per la distanza , ma Imperio era certo che incorniciassero alla perfezione quel viso angelico. Ma ora quel viso era imbronciato , arrabbiato a dire il vero .

La ragazza correva velocemente nella sua direzione , ed a quel punto capì .

Ricominciò a correre , era molto veloce e resistente , ma la ragazza lo era altrettanto . Imperio cambiava continuamente strada , si nascondeva tra la folla , si infilava nei vicoli , ma lei era sempre lì , al suo inseguimento , a pochi passi dal raggiungerlo.

Ad un certo punto , arrivato in una zona più isolata del paese , si girò nuovamente per vedere se veniva ancora inseguito. Non vide più la ragazza , anzi , non c'era anima viva in quella strada. Si mise a sedere allora sul marciapiede , tirando fuori dalle tasche quello che aveva preso . I pomodori si erano tranciati , facendo fuoriuscire il succo e sporcando il suo cappotto , ma l'arancia era ancora mangiabile . Cominciò a mangiarla , avidamente . Era così affamato che ingurgitò anche dei pezzetti di buccia . Era stanco , non aveva le forze per mantenere il suo travestimento, così si i suoi capelli tornarono lunghi e neri , la barba scomparve e tornò al suo aspetto di quindicenne . Era ancora affamato , prese ciò che restava dei pomodori e lo trangugiò a velocità impressionante . Era famelico come una belva e lo stomaco non gli lasciava tregua . 

Una mano gli si posò sulla spalla , lui scattò davanti e si volto . Era la ragazza vestita di ciclamino , con un'espressione dispiaciuta e incuriosita dipinta sul volto.

Imperio non aveva le forze per scappare , lei lo aveva raggiunto ed aveva ancora le forze di trattenerlo fino all'arrivo della polizia .

< Avevi fame ? > chiese lei all'improvviso . La sua voce era dolce , di quella che si usa per consolare le persone tristi . 

< S-sì...M-mi dispiace non volevo ma... > < Non avevi denaro giusto? > completò la ragazza < Se avevi fame potevi chiedere , invece che derubare mio nonno . Non avrebbe negato del cibo ad un ragazzo sventurato come te . >

< Mi spiace molto , ma la fame mi ha fatto agire di impulso > disse lui. < Non preoccuparti , tieni metà della mia merenda . > e così dicendo gli porse un pezzo di pane imburrato . Imperio non voleva toglierle il cibo , ma era troppo affamato , così lo prese e si sfamò. < A proposito , mi chiamo Mary . > disse mentre mangiava .

< I-io Lucas > disse Imperio , osservando un manifesto pubblicitario del " Lucas' bar "< Ora però spiegami una cosa ... > chiese la ragazza quando ebbe terminato di mangiare. < Come hai fatto ha cambiare aspetto così in fretta ? >

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Cap 6: Una ragazza forte ***


Cap 6 :

Una ragazza molto forte

Imperio cercò mille scuse, dicendo che era un attore molto bravo, che riusciva in poco tempo a cambiare aspetto cambiando acconciatura, utilizzando piccole dosi di trucco etc...Mary rise un poco e rispose:< Ti ho visto mentre il tuo aspetto cambiava, la cosa mi incuriosisce, ma se non vuoi spiegarmi come fai non c'è problema, tutti abbiamo dei segreti. > La sua voce era dolce, pensò Imperio.

< Avevi fame? Non avresti dovuto derubare mio nonno, bastava che chiedessi e ti avremmo dato un pasto. > continuò lei. < Sei veloce > commentò Imperio < mi avrai inseguito per almeno due chilometri, in mezzo alla folla e nei vicoli, nemmeno i miei tentativi di farti perdere le mie tracce hanno funzionato, anzi, sembra che tu mi avessi raggiunto già da un po' e che sia rimasta ad osservarmi per qualche minuto senza farti vedere o sentire. Come hai fatto? > lei sorrise ancora: < Potrei dirti che sono anni che inseguo chi cerca di derubarci, ma sarebbe una mezza bugia, lo so che un allenamento come quello non si ottiene inseguendo semplici taccheggiatori. > . 

Quella ragazza faceva una strana impressione a Imperio. Aveva ammesso lei stessa che aveva qualcosa da nascondere, e quella sua strana abilità lo dimostrava: era forse stata addestrata?

< Come fa tuo nonno a stare tranquillo? Insomma, rincorrere criminali è pericoloso, potrebbero farti del male mentre cercano di sfuggirti. > < Per sua sfortuna non ci vede benissimo e non riesce a vedere i malviventi mentre lo derubano, ma allo stesso tempo lui non vede me inseguirli. Poi, per quanto riguarda il rischio, so difendermi da sola. > si voltò sorridendo verso Imperio in posizione di combattimento: piedi ben piantati a terra, capelli velocemente raccolti in uno chignon e pugni in posizione di guardia.

< Che fai? > chiese Imperio divertito < Non ho mai nessuno con cui lottare, tutti i miei amici miconsiderano una ragazzina indifesa ed è bene che lo pensino. Poi... > sorrise anche lei divertita < Questa è una gara: se mi batti ti dico il mio segreto, se io ti batto mi dici tutta la verità.Non accetto un rifiuto! > aggiunse infine.

< Va bene >

La strada era deserta, nessuno li poteva vedere nel vicoletto mentre lottavano.

Imperio non voleva certo farle del male, poi sapeva già di poterla battere facilmente, ma volle ugualmente farle tirare qualche colpo per capire la sua forza.

Lui le si avvicino per afferrarle le braccia, ma lei riuscì a divincolari ed a spingerlo con una manata sul petto. Provò a tirargli un calcio, ma Imperio lo intercettò e le afferò il piede bloccandola in una posizione scomoda. Per la sfortuna, o fortuna, del ragazzo questa posizione scoprì gran parte della gamba della ragazza che lo fece distrarre un attimo. Lei ne approfittò per tirargli un calcio nel petto che lo fece cadere tirandosi dietro Mary che ora gli stava letteralmente inginocchiata sullo stomaco. Lui rotolò di fianco e la atterrò immobilizzandola a terra. Era stata molto forte, più del previsto e non c'era da stupirsi che i criminali non le facessero del male.

Ora erano sdraiati a ridere, lei atterrata ed ancora immobilizzata dalle sue braccia e lui sopra di lei a tenerla ferma. Mary disse: < Hai vinto, dovrò spiegarti tutto. >

Restarono poi immobili qualche secondo a sorridere ed a guardarsi. Imperio era felice di averla incontrata, non aveva da molto tempo qualcuno della sua età che gli stesse vicino e giocasse con lui. A dire il vero, era da molto tempo che non parlava con una ragazza, per di più così bella. Erano così vicini e le sue braccia erano forti ma avevano la pelle delicata. I suoi capelli si erano sciolti dal chignon durante il combattimento e le coprivano in parte il volto. 

< Ehi... > disse lei all'improvviso < Non farti strane idee solo per la posizione in cui siamo. Pervertito! > Lui cominciò a sudare e le si tolse di dosso: < M-mi dispiace, non volevo infastidirti. > lei rise < Ehi calmati, scherzavo. > 

Si rimise in piedi , spolverandosi l'abito. Poi disse: 2 Hai vinto, mi toccherà spiegarti tutto. Vieni ti porterò al rifugio,...se riesci a starmi dietro! > cominciò così a correre ed Imperio non potè fare altro che inseguirla.

 

Autore: Ed ancora una volta i miei personaggi hanno più fortuna di me, uffa. Beh fortunato Imperio. Spero sempre che vi stia piacendo la storia e vi possa incuriosire. Scrivete tante recensioni per farmi capire il vostro punto di vista. Ci vediamo al prossimo capitolo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cap 7: Il piccolo covo ***


Cap 7:

Il piccolo covo 

Lontano dalle case abitate e dal mercato del villaggio vi erano baracche e magazzini, alcuni vuoti ed altri...mezzi-vuoti. Del resto, era tempo di guerra e la popolazione doveva contribuire all'approvigionamento della fanteria al Fronte Nord, dove le forze armate del Paese e quelle dei PLN stavano combattendo. L' Infallibile ed il Direttorato avevano sempre affermato che ai soldati al fronte venivanon sempre serviti prodotti di ottima qualità, provenienti dalle campagne, controllati perchè non fossero adulterati da sostanze dannose. Ma la verità era leggermente diversa. Il cibo da inviare al fronte veniva si strettamente controllato, ma per motivi differenti:i prodotti scadenti andavano ai fanti mentre quelli di ottima qualità raggiungevaqno i palazzi del Direttorato, del Prefetto della Protezione della Libertà (dove vi erano gli ufficiali e gli strateghi che coordinavano le azioni di guerra) ed alla Corte, dove viveva l'Infallibile e da dove, tramite un palco sopraelevato di una decina di metri rispetto al pubblico, egli faceva i suoi appelli pubblici straordinari. Per il resto del tempo, l'unico modo per poter sentire la voce del Supremo Comandante era ascoltare la radio, dove un speciale frequenza interrompeva , ogni volta fosse necessario, le trasmissioni, per poter trasmettere slogan, propaganda e consigli per migliorare il Paese.

In uno dei capannoni di cui raccontavo all'inizio di questa divagazione, vi era una piccola botola che conduceva sottoterra, in una nicchia usata un tempo per le provviste che ora scarseggiavano e che normalmente sarebbe dovuta essere buia e polverosa. Ma così non era. Mary aveva trasformato quel piccolo buco, facendone il suo rifugio personale: l'aria all'interno era profumata dai fiori che essiccavano sotto un libro, il pavimento non era sporco e le casse di legno non ingombravano , ma erano diventati tavoli e sedili. Le pareti non erano ammuffite, ma dipinte di bianco, vernice ricavata piano piano, mettendo da parte i fondi di decine di secchi presi agli imbianchini. Molti quadri , contenenti foglie e fiori secchi, oppure piccole fotografie, rallegravano l'ambiente. Nella stanza vi erano pochi mobili, ma piuttosto graziosi: Un tavolino, tre seggiole, una specie di libreria piena di libri eicavata anch'essa da delle scatole sovrapposte ed inchiodate tra loro, una scrivania piena di fogli e disegni ed una specie di letto, fatto di un sacco per la farina come coperta e della paglia come materasso. 

< Questa è il mio rifugio > disse Mary a Lucas < Ti piace? > < Molto...chi ti ha aiutata? > < Nessuno ovviamente > rispose frettolosa Mary < Questo è il mio rifugio segreto, nessuno sa che esiste, l'ho costruito tutto io. A volte ci passo le giornate di pioggia , altre volte ci dormo. >

Fù allora che Lucas fece una domanda più che legittima: < Ma...se è il tuo figugio segreto... perchè mi ci hai portato? > < Beh... hai vinto la scommessa, nessuno ci era mai riuscito, o aveva mai tentato...poi...ho visto ....quello che è successo al tuo aspettto....Sei un mago? > < Un mago? > si mi se a ridere Lucas, < Non scherziamo, mica esistono quelle cose >

Mary andò alla biblioteca e prese alcuni libri: < Li ho letti tutti, parlano di leggende , mostri e creature magiche. Non credevo che avrei mai incontrato uno di loro, cominciavo a pensare che fosse solamente immaginazione. > Molte copertine erano note anche al ragazzo, quei libri erano il suo genere preferito e ne portava sempre molti con se. < Appunto, sono leggende per bambini. > < Non mentirmi, ti ho visto cambiare aspetto, e non ero ubriaca. Se hai paura che lo dica a qualcuno, non temere, manterrò il segreto. > Imperio aveva l'impressione di potersi fidare, la ragazza aveva la sua stessa età, ma la sua fantasia era rimasta quella di una bambina, il suo animo sembrava buono e benevolo. < E va bene...mi hai scoperto, sono una specie di mago, ed il mio vero nome è Imperio. Viaggio da solo, ed avevo fame, così prima ho cambiato aspetto per non farmi riconoscere e vi ho derubati. Però devi promettermi di non raccontare niente a nessuno. > < D'accordo! Stringiamo un patto, te sarai mio amico ed io tua amica: due amici mantengono i segreti e così faremo noi, io della tua magia, tu del mio rifugio. > 

Andò alla sua scrivania e prese un pezzo di carta. Ci scrisse: "Alleanza, Mary ed Imperio si giurano amicizia, che durerà in eterno finchè questa carta esisterà". Dopodichè si fece un buchetto con la penna sul dito indice e con il sangue che versò scrisse una "M" per indicare il suo nome. Lo stesso fece Imperio scrivendo una "I".

Infine si strinsero la mano, mischiando il loro sangue.

< Ok, se vuoi puoi dormire nel mio fifugio, così non ti vedrà nessuno. Ora però voglio vedere i tuoi poteri. > Imperio sorrise, contentio di aver trovato un'amica.

I suoi capelli si allungarono lentamente, cambiando colore, ed i suoi lineamenti divennero più dolci.

In pochi secondi Mary potè guardare se stessa, come se si specchiasse.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Cap 8: La storia illustrata di Sila ***


Cap 8:

La storia illustrata di Sila

Imperio stava disteso sul giaciglio di paglia, cercando di addormentarsi. Quella era stata una giornata un po'm strana per lui: aveva incontrato una ragazza con cui aveva fatto subito amicizia, che lo aveva aiutato fin da subito, senza aver la minima paura di lui. Ricordò a se stesso che anche Manuela aveva agito ugualmente, ma...Stavolta era diverso, la ragazza aveva circa la sua stessa età...era così bella, e pensarla gli creava uno strano senso di soffocamento, come se qualcosa gli opprimesse il petto, ma quella sensazione non era brutta, aveva un retrogusto piacevole.

Aveva passato qualche ora a parlarle delle sue magie, le aveva detto che era in grado di cambiare aspetto fisico, diventare uguale ad altre persone, anche se con dei limiti: poteva essere uguale per aspetto esteriore, ma non interiore se non con grandi sforzi. Poteva quindi sembrare esteriormente ad una donna ma non ne riceveva gli apparati sessuali. Poteva poi variare la sua età apparente, ma quando cercava di rimpicciolirsi come con bambino si doveva sforzare di molto e non manteneva quelle dimensioni a lungo. Non poteva poi ingigantirsi, perchè sarebbe stato fragile, dovendo espandere la materia di cui era composto per grandi volumi.

Possedeva poi un potere di guarigione, basato sul suo potere di trasmutazione, che gli permetteva di rimarginare le ferite , sebbene a grande dispendio di energie. Poteva inoltre utilizzare i suoi poteri su altri, cambiando il loro aspetto e guarendoli.

Si erano divertiti a scambiarsi l'aspetto, a ridere delle strane trasformazioni di Imperio con capelli multicolore ed orecchie e nasi di forme bizzarre.

Mary, ad un certo punto, chiese ad lui perchè avesse quello strano nome. Lui le rispose che aveva sempre desiderato essere un mago potentissimo e di controllare ogni tipo di magia, da qui " imperio magicum" una storpiatura del latino "imperio magicae" che appunto significa "controllo della magia" e, nella sua storpiatura per renderlo un nome maschile, assume il significato letterale di "potere magico".

Quello strano gioco di parole era molto piaciuto alla ragazza, che si era rivelata anch'essa una grande lettrice.

< I libri... > Imperio si ricordò di non aver ancora guardato cosa leggesse la ragazza, forse un bel libro a lui sconosciuto gli avrebbe concigliato il sonno. Si alzò dal giaciglio ed andò verso la libreria e guardò i titoli. In pochi istanti trovò un libro che lo fece sobbalzare: "Storia illustrata di Sila, una produzione indipendente".

Prese il libro e si mise a sedere: non era un libro stampato, ma scritto a mano, una specie di diario con foto, disegni e prove che ciò che vi era scritto era reale e non inventato. Nel Paese l'editoria era scarsa e strettamente controllata. Solo se il libro otteneva il sigillo govenativo era pubblicabile, tutti gli altri testi venivano sequestrati. Quel diario avrebbe portato all'arresto chiunque lo possedesse, per non parlare di chi lo avesse scritto. Imperio cominciò a sfogliare ed a leggere:

 

Premessa

Voi siete sudditi, schiavi, non cittadini,

ammettetelo a voi stessi.

Se qualcuno vi ha chiesto la libertà in cambio della "pace",

il vostro pensiero in cambio del suo,

la vostra anima convincendovi che era barattabile, 

allora la prima frase è vera.

Siete marionette.

Se ciò che ho descritto non è vero,

significa che gli orrori che descriverò

appartengono ad un lontano passato, 

ma non per questo dovrete dimenticare.

 

Questa introduzione lo incuriosì ancora di più e non potè che continuare a leggere.

 

L'ascesa 

dell'Infallibile

Un tempo Sila era un paese felice, dove gli abitanti vivevano in armonia e serenità

Purtroppo, l'arrivo improvviso di venti gelidi da nord procurò una grave carestia che portò molti ad ammalarsi ed a morire.

La divisione in varie regioni del nostro paese non aiutò.

Molti personaggi utilizzarono la propria influenza per raggruppare gruppi di combattenti che fecero guerra civile per molti anni.

Il regno viveva nella paura, il re non era stato in grado di far restare unito lo stato ed era scomparso, fuggito o morto.

Ma un giorno arrivò lui, l'Infallibile, il quale sembrava tener fede al suo nome.

Le sue armate erano incredibilmente addestrate, non sembravano mai stancarsi, avevano i migliori equipaggiamenti. 

I gruppi armati si arresero, o estinsero, uno dopo l'altro, niente potevano contro i militari dell'Infallibile.

In poco più di due mesi il regno era sotto il suo controllo. Non si sarebbe più chiamato Sila, ma Paese e basta. L'ordine e la pace sarebbero sempre regnati, ma non fù così.

Chi era contro l'Infallibile, era nemico del Paese, pericoloso per tutta la popolazione e per la pace e doveva essere rieducato.

Un unico nemico era considerato irrecuperabile, i Popoli Liberi Nordici che avevano resistitoalle armate del nuovo dittatore spingendosi dove era cominciato tutto, dove era arrivata la fine, il nord.

Da allora una strana battaglia si combatte tra il Paese ed i PLN.

Ho una sola domanda per voi: credete che questa guerra, che tradisce le promesse di pace, sia un bene o un male per l'Infallibile? E soprattutto, credete davvero che lui non possa facilmente rovesciare il PLN?

 

Il primo capitolo era finito, e ciò che vi era scritto era così terribile, così incredibile eppure...era terribilmente reale, le foto ed i pezzi di giornali con date annesse dimostravano le scritte. Ora Imperio era molto stanco, esausto. Si trascinò al letto, si coprì con una coperte ed in pochi istanti era nel mondo dei sogni.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Cap 9: I mostri della nebbia ***


Cap 9:

I mostri della nebbia

Desclaimer: Questo capitolo è un po' più pesante e crudo degli altri. Se siete impressionabili saltate le descrizioni scritte in caratteri più piccoli.

 

Grida. Urla. Tutto intorno ad Imperio vorticava. Vedeva ombre, mostri e strane creature accerchiarlo. Un fumo denso e rossiccio offuscava la sua vista e sembrava volerlo ucciderlo soffocandolo. I polmoni gli bruciavano, piangeva disperato chiedendo pietà. Non sapeva dove si trovava, sapeva solo di essere solo e senza amici. Non aveva la forza di difendersi, gli esseri sembravano volerlo aggredire da un momento all'altro. Lo strano fumo aumentava, come una fiamma infernale e sembrava ustionarlo. Le mani gli bruciavano. Le guardò, quelle di un bambino di dieci anni, piccole e senza forza. 

< Basta così! > Disse una voce potente. Un uomo alto, coperto da una giacca scura, gli fece scudo ed i mostri sparirono. Ma la nebbia non si dissolse. Imperio vedeva ancora sfocato < Ricorda che tu sei piccolo e debole! > gli disse l'uomo, da dietro un paio di occhiali oscurati. < Non hai nessuno a proteggerti. Solo io posso insegnare a difenderti. > Il terrore di Imperio non si era affievolito, aveva solo cambiato causa. < Io sono il tuo unico alleato. > L'uomo lo guardava in modo particolare, con un misto di severità e qualcosa che sembrava compassione. Imperio però non si fidava, qualcosa gli diceva di non farlo. < Devi solo chiamarmi. > L'uomo scomparve in pochi secondi ed i mostri tornarono insieme alle grida.

Imperio si svegliò di soprassalto, sudato ed impaurito. Il sogno era stato orribilmente realistico, soprattutto perchè non era un sogno. Ma non ebbe tempo di pensarci. 

Le urla erano reali. Sembravano provenire da più persone, erano potentissime, le sentiva anche dal rifugio di Mary. Si rimise i vestiti e si precipitò all'esterno. Il suo sogno sembrava essersi realizzato: il paesino era coperto dal fumo rossiccio, le grida non mancavano ed esprimevano puro terrore: < I terroristi! I terroristi! > < Vogliono ammazzarci! >. 

Un'attentato? Peggio, una guerriglia improvvisata.

< Mary! > Imperio, ignorando la paura, si gettò in mezzo al fumo. Ne vide alzarsi altro, stavolta grigio. Proveniva da una casa, andata in fiamme. Si sentivano spari, vetri rotti. Imperio non vedeva quasi nulla,massimo a tre metri di distanza. Non capiva che ora fosse, doveva essere mattina, probabilmente l'alba. Cercò di stare vicino alle case e camminare con cautela per non farsi rintracciare. Era comunque un bersaglio facile per chiunque, per i terroristi e per i paesani, che avrebbero di certo cominciato a sparare a qualunque cosa si muovesse. 

Gli sarebbe costata molta fatica, ma non aveva scelta: prese un respiro, contraette i muscoli e la sua staturà calò. Da un metro e sesantacinque, arrivò al metro e venti. Non era molto, ma almeno era più difficile da colpire a distanza. Frugò nella sua bisaccia e ne trasse una sfera di vetro, piena di liquido trasparente ed una miccia. Era una piccola bomba arigianale, che aveva prodotto lui stesso. Piccola e facilmente trasportabile, creava un muro di fiamme per pochi secondi, senza però rischiare di produrre incendi. Una spece di mini-molotov a tempo.

Continuò a muoversi con cautela, verso la piazza del mercato. Per fortuna il paesino era piccolo, o in mezzo a quella foschia orientarsi sarebbe stato impossibile. 

Improvvisamente sentì delle voci: < Muoviamoci a saccheggiare, dobbiamo andarcene prima che chiamino aiuto. > Strada chiusa, pensò Imperio. Ma era certo che Mary fosse in piazza, magari nascosta, e non poteva rinunciare. Imbucò allora un vicolo e riuscì ad evitare altri brutti incontri. 

La piazza del mercato appariva ora deserta. Le cassette di frutta, la verdura, i salumi, i vestiti, era stato tutto rovesciato a terra e calpestato. Le bancarelle erano distrutte, i loro tendoni crollati. A terra si vedevano schizzi di sangue, lembi di vestiti, cartucce di proiettili. Improvvisamente vide un uomo, disteso a terra. Era morto. Il volto era insanguinato. Gli avevano sparato alla nuca, mentre fuggiva, come dei codardi. Imperio trattenne i conati vomito per la scena ed andò oltre.Altri corpi, tutti morti. Nessun ferito, solo morti. Le nuvole di gas rosso fuoco erano più dense. Probabilmente li in mezzo vi erano le bombole o le granate dalle quali provenivano.

Il ragazzo cominciò a sentire dei lamenti, provenivano nel lato ad ovest della piazza. Lo stesso in cui vi era il banco di frutta e verdura del nonno di Mary. Corse in quella direzione, ignorando gli altri cadaveri riversi a terra, tutti di persone adulte. Ora i lamenti erano accompagnati dal pianto soffocato di qualcuno, una ragazza.

Il bancone era crollato, il tendone di plastica ricopriva i suoi resti. Imperio lo scostò e vide Mary in lacrime, mentre tentava di liberare il nonno da una colonna di legno, che fungeva da sostegno al tendone. Non c'era nulla da fare, la colonna gli aveva probabilmente rotto la colonna vertebrale. Il suo respiro rantolante voleva dire che i polmoni funzionavano a fatica. Probabilmente un'emorraggia interna li avrebbe presto riempiti di liquido soffocandolo. Ogni sforzo di per aiutarlo sarebbe stato inutile e pericoloso. I terroristi sarebbero potuti arrivare a breve e sparare sia a lui che a Mary. 

< Mary...vieni con me...ci possiamo nascondere nel tuo rifugio finchè non saranno andati via. > < Non voglio abbandonarlo! > disse lei con la voce tremolante < è mio nonno. > Imperio tento di metterle una mano sulla spalla, ma lei si scostò infastidita e tornò a cercare di sollevare la trave. < Vattene...per favore...ha ragione... > disse flebilmente il nonno < Ti prego, portala via. > supplicò Imperio. Mary si bloccò. Accarezzò il nonno e lo baciò sulla guancia: < M-mi dispiace... non posso salvarti... >

< Scappa...t-ti voglio bene...> Imperio prese Mari per mano e la trascinò via, mentre il nonno chiudeva gli occhi per non riaprirli più.

Correndo a perdifiato riuscirono ad allontanarsi in fretta dalla piazza. Mary era nella più completa disperazione e continuava a piangere. Imperio sentiva il suo dolore ed era terrorizzato, perchè la realtà di quel momento gli faceva rammentare orribili incubi.

Nella fretta di fuggire, non avevano prestato attenzione. Senza rendersene conto, incontrarono un gruppo di terroristi. Erano mascherati con delle sciarpe dei cappucci o con dei passamontagna e portavano dei fucili di grosso calibro. Furono sorpresi anche loro di incontrare due ritardatari e non ebbero il tempo di sparare. Mary e Imperio sfrecciarono davanti a loro ed il ragazzo getto la sua bomba artigianale. 

Una grossa ed abbagliante fiammata creò un muro tra loro e gli uomini armati, che , dopo un attimo di spavento, cominciarono a sparare alla cieca. Ma le fiamme erano fitte e sembravano destinate a bruciare in eterno. I due ragazzi riuscirono a fuggire ed a raggiungere il rifugio. Una volta al sicuro, Mary non potè fare altro che piangere tra lke braccia di Imperio.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Cap 10: Tecniche di controllo di massa ***


 

Cap 10:

Tecniche di controllo di massa

Nuove carte riempivano il tavolo dell'uomo alto e con gli occhiali scuri:

 

Rapporto n. 397.22.50-ST 18 giugno

Massimo attenzione: documenti riservati.

L'azione terroristica simulata, avvenuta esattamente alle ore 6:35 della prima domenica del mese di Luglio, è stata un successo. I soldati specializzati della sezione di propaganda segreta ST ( simulazioni terroristiche ) impegnata a ricordare alla popolazione che un possibile dubbio sulla realtà di nemici e terroristi sul territorio del Paese è irrazionale hanno agito come sempre. Attivando le granate-di-dispersione hanno riempito l'obiettivo di gas-fear che, grazie alle proprietà allucinogene ed al potere tossico che annebbia la vista e rende più difficile respirare, permette di aumentare la presa di panico sulla folla. In seguito alla dispersione, avvenuta a partire dalla piazza principale, i soldati , camuffati da guerriglieri hanno cominciato a sparare e portare caos nel paesino scelto incendiando e spaccando le finestre alle case. Ovviamente gli unici obiettivi che sono stati uccisi erano unicamente alcuni uomini e donne adulti ed anziani. I giovani ed i bambini sono stati semplicemente spaventati o, in rari casi, colpiti in modo non letale a braccia e gambe. Questi soggetti saranno sicuramente portati a seguire la nostra linea dura contro i nemici della nazione. I nostri elementi hanno perfettamente recitato il loro ruolo no uscendo mai dal personaggio, nemmeno quando non a contatto con i civili. Tutto si è svolto perfettamente e le immagini dell'attacco, opportunamente ripreso dalle sentinelle-droni, saranno trasmesse alla televisione nazionale ogni giorno, per almeno due settimane. Secondo la sezione questo attacco non dovrebbe essere seguito da altri attentati, altrimenti si potrebbe pensare ad una falla del sistema di sicurezza. Tuttavia si precisa che verranno arrestate persone sospettate di essere sfavorevoli al Direttorato, procurando le prove del loro coinvolgimento a questo attacco. Chiediamo la vostra conferma per agire.

Come ultimo punto, vorremmo informarla di un fatto strano: alcuni uomini dicono di aver visto due ragazzi un maschio di circa tredici anni ed una ragazza sua coetanea fuggire coprendosi la fuga con una bomba incendiaria. Tutti sono certi che vi sia stato un problema con i loro filtri per il gas-fear, ma ci è sembrato opportuno informarla.

Cordiali saluti.

 

Sezione ST della Propaganda

 

L'uomo fece una telefonata, si alzo ed uscì dal suo ufficio. Sembrava essere freddo e distaccato mentre camminava, ma in realtà aveva una gran fretta di agire. Percorse il lungo corridoio della zona uffici del Dipartimento Sperimentazioni, l'organo sulla ricerca tecnologica e sociale del Direttorato. Questo era un palazzo di circa 20 metri, a forma di cubo, costruito in cemento e metallo. Le finestre erano antiproiettile,le pareti resistevano alle piccole esplosioni. Questo, insieme ad altri due edifici, era parte del complesso di ricerca segreto, situato in una zona nascosta ed off-limites, delimitata da recinzioni e sentinelle per un'area totale di circa 2 km quadrati. Oltre al primo, destinato alla burocrazia, vi era un edificio pitturato di marrone scuro, destinato ai dormitori ed all'area relax del personale, oltre che alle stanze del Luogotenente, a capo di tutto il dipartimento. Per ultimo vi era un luogo particolare, da cui derivavano i soggetti per gli studi di tipo sociale. Si trattava dell'Istituto per l'Educazione della Popolazione, una speciale scuola, isolata dal resto tramite un lungo muro. 

Nell'istituto venivano portati bambini e ragazzi di ambo i sessi, tra i cinque ed i sedici anni solitamente. Essi potevano avere origini differenti: potevano essere orfani, bambini allontanati dai genitori scelti e trasportati dai normali centri educativi statali, figli di ufficiali e, in alcuni casi, figli di nemici dell' Infallibile. La struttura era retta dagli Educatori, personale qualificato all'istruzione degli studenti della comunità ed alla creazione di attività che permettessero lo studio del pensiero dei soggetti. Con giochi ed attività mirate si cercava di studiare i bambini come si studia un animale, visionandone i comportamenti e trovandone cause ed effetti. 

L'uomo proseguiva a passo svelto, scendendo le scale dell'edificio cubico. Al suo passaggio le guardie si mettevano sull'attenti ed i burocrati si scanzavano salutando timidamente ed educatamente. Lui li ignorava tutti, aveva altro a cui pensare al momento. Arrivato al piano terra, raggiunse un ascensore blindato,sorvegliato da due guardie armate. Compose un codice su una tastiera e la porta si apri. Il vano era anch'esso sorvegliato da due guardie armate. La discesa fu breve, nel più completo silenzio e trasportò l'uomo a circa venticinque metri di profondità. Quando uscì gli vennero controllati i documenti e venne accertato che non portasse con se veleni o detonanti. Passò il posto di blocco all'entrata e percorse altri corridoi ed altre scale.

Si trovava ora nella zona sotterranea, destinata agli esperimenti di tipo militare, chimici e fisici. Li venivano sperimentate armi, sistemi difensivi, medicine, etc. usando come cavie prigionieri di guerra, dissidenti politici e, raramente, i bambini della struttura vicina. Tutto ciò che accadeva all'interno dei sotterranei era segreto. Gli scienziati potevano conoscere solo il proprio esperimento, avevano il divieto assoluto di fornire informazioni su di esso al di fuori dei propri collaboratori e del capo progetto: il Luogotenente. 

L'uomo raggiunse infine l'area del progetto segreto 020101AM , soprannominato Imperio Magicum. La zona dedicata a quel progetto era molto grande rispetto alle altre, circa il quadruplo degli altri laboratori. Al momento, tutti gli scienziato che si occupava del progetto erano attorno ad un tavolo, immersi in una grossa discussione, la terza per quel giorno. Parlavano dei loro studi, di come erano stati interrotti improvvisamente a causa della scomparsa del loro soggetto.

< Buongiorno. Siete tutti qui vedo. > esordì l'uomo alto.

< Inaccettabile! Qui stiamo solo perdendo tempo ! > gli rispose uno degli scienziati, un uomo basso e tozzo. < Sono giorni, settimane che elaboriamo gli stessi dati, quando tornerà il soggetto? > < Ci stiamo lavorando... > cominciò l'uomo alto, ma subito venne interrotto < Ci lavorate da settimane, mi sembra... ma in fondo perdevamo tempo già prima, ci basiamo su favolette e fantascienza. > < Mette in dubbio forse un progetto in cui l'Infallibile ha riposto grande fiducia? > < Credo solo che persone come lei non siano all'altezza di guidarci nelle ricerche! > e così dicendo gli puntò un dito grassoccio davanti la faccia.

L'uomo alto reagì immediatamente: afferrò il dito grassoccio e lo storse finchè non si mise in una posizione innaturale. Lo scienziato urlava dal dolore, ma non ebbe il tempo di chiedere pietà. L'uomo alto gli sferrò un pugno nello stomaco che lo ripiegò su di se; lo afferrò dalla camicia e lo lanciò in mezzo al tavolo, sconvolgendo tutti i presenti. 

< Mettiamo in chiaro: io sono il Luogotenente, nessuno può permettersi di parlarmi così. Io sono, dopo l'Infallibile, la persona che dovete più temere e rispettare in assoluto. Ora ripulitevi e preparatevi, mi serve una strategia per recuperare, senza danneggiarla, la nostra cavia. Ricordatevi che sarò io ad occuparmi di voi se non date risultati > ed aggiunse < E portate in infermeria quel grassone. >

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Cap 11: Il viaggio di Mary ed Imperio ***


Cap 11: 

Il viaggio di Mary ed Imperio

Era passato qualche giorno dall'attacco terroristico. Mary non aveva più nessuno ad occuparsi di lei, e presto l'avrebbero messa in un istituto statale, in quanto orfana. Imperio le aveva vietato di farlo, le aveva detto che si sarebbe trovava male in quei centri educativi. Insieme avevano pensato a che fare: avrebbero trovato un posto lontano da li, per poter vivere in pace, magari in un altro paese. Presero tutto ciò che possedeva il nonno della bambina di facilmente trasportabile e che potesse esser loro utile: cibo, vestiti e, soprattutto, il libro di storia che aveva trovato Imperio. Gran parte delle cose furono messe nella bisaccia del ragazzo che, detto da lui, era molto più ampia di uno zaino. Era vero: in quel che sembrava grande come un sacchetto del panettiere per contenere filoncini appena sfornati, era stato riempito con il libro di storia, almeno cinque litri di acqua, quanche decina di frutti misti ( ciliegie, albicocche, mele essiccate ) ed altro cibo. Vi erano inoltre già altre cose che il ragazzo portava già con se, tra le quali altre bombe artigianali, un coltello, polvere da sparo che aveva creato qualche tempo prima alla fattoria di Manuela ed infine un piccolo sacchetto di cui imperio non aveva voluto mostrare il contenuto.

Per i primi giorni non parlarono molto, nessuno ne aveva voglia. Erano entrambi scossi da quel che era accaduto, soprattutto Mary che aveva dovuto abbandonare una persona molto cara.

Decisero che avrebbero passato la notte in un boschetto, nel quale avrebbero transitato per un paio di giorni, in una specie di "vacanza" dalla realtà che li circondava. Mary si mise a dormire, in attesa della cena ed imperio continuò la sua lettura:

Gerarchia del Paese

Ciò che descriverò è come il Paese viene gorvernato attualmente,

ma dubito che la forma cambierà in futuro,

definita perfetta in quanto voluta dall'Infallibile 

e perciò impossibilitata al tracollo.

 

In fondo vi è il popolo con contadini e borghesi.

I primi hanno spesso terra propria, ma gran parte di ciò che guadagnano va devoluto in tasse al governo e chi non paga deve sottostare a misure di risparmio ( tali Bioforaggio,e sequestro di bestiame eccedente ).

I borghesi hanno misure più rigide: le concessioni per i negozi sono costose, ed i controlli sono serrati, con almeno due visite della Polizia di Riscossione al mese per controllare i bilanci.

Le fabbriche sono sotterranee e tutte statali, controllate direttamente da

sotto-ufficiali esperti di economia. I turni sono di 12 ore al giorno.

 

Sopra vi sono i militari con vari reparti: 

-I fanti, che operano nella guerra del nord;

-I soldati civili, che si occupano della sicurezza all'interno del Paese;

-La Polizia di Riscossione, già citata;

-I Corpi Speciali, che difendono L'Infallibile ed i gerarchi

 

Tra i gerarchi del Direttorato vi sono i vari ministri, del tutto simili ad altri governi, ma il più particolare è il Luogotenete.

Egli viene ritenuto il braccio destro del leader ed è il suo portavoce ufficiale.

Un uomo alto e possente, dedito a portare un lungo cappotto montgomery nero ed occhiali oscurati. Ha capelli nerissimi, il volto rasato ed 

un'età compresa tra i quaranta ed i cinquant'anni.

Viene conosciuto per essere un gerarca fedele agli ordini, inflessibile e molto intelligente: si sa per certo che ha grandi doti con l'elettronica e con la meccanica. 

È anche un ottimo combattente ed esperto di armi: chiunque volesse sconfiggerlo sul campo di battaglia dovrebbe essere un pazzo oppure...un pazzo molto addestrato.

 

Imperio in quei giorni di viaggio si era spesso posto il problema di raccontare a Mary la sua vera storia. Lei si fidava di lui, si era fidata del suo racconto fantasioso del mago errante, ma la realtà era molto più crudele e per Mary poteva essere un pericolo stare con lui: se loro lo avessero trovato? Che sarebbe accaduto alla ragazza? Doveva spiegarle tutto...

Si alzò ed andò da lei che ancora dormiva. Lo sguardo era serio ed ancora scavato dalla tristezza ma, nonostante tutto, Mary era incredibilmente bella alla penombra del tramonto: il vestito ciclamino era stato sostituito da una saloppette da contadino e da una camicetta. I lunghi capelli biondi le coprivano gran parte del corpo ed una ciocca in particolare le si era posata sul naso, infastidendo il suo respiro. 

Lui gli scostò quei fili di paglia e le osservò ancora il volto cercando la forza di svegliarla e spiegarle tutto. Non ce la fece. Spense il fuoco, e si coricò.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Cap 12: La storia di Imperio ***


Cap 12:

La storia di Imperio

Niente incubi quella notte per Imperio, solo uno strano sogno senza immagini. Una bambina, la voce di una bambina che piangeva. Il singhiozzare lo turbava, non era come i mostri spaventosi che spesso incontrava, ma era comunque doloroso. Il sogno ancora una volta sembrava realtà, anzi, forse lo era. Aprì gli occhi. Non stava più dormendo ma il singhiozzare persisteva. Si alzò dal giaciglio e vide Mary seduta, avvolta dalle coperte fino al capo a fargli da cappuccio. Il suo lamento era soffocato, cercava probabilmente di non farsi sentire. 

Imperio gli si avvicinò lentamente. Le toccò la spalla e lei si girò di scatto. Il volto era arrossito e striato di lacrime. Aveva tentato di asciugarle tutte, mano a mano che scendevano, nel disperato tentativo di cancellarle, ma con il solo risultato di irritare la sua pelle: la coperta ispida le aveva graffiato leggermente le guance.

Alla vista di Imperio si asciugò nuovamente il volto: < S-scusami... > disse < Ho ripensato...a mio no...no... > La voce le si strozzava in gola ed i singhiozzi non le rendevano più facile parlare. < Ho capito...non serve che lo dici > < Mi dispiace...non capisco cosa sta... accadendo > Le parole di Mary erano intervallate da singhiozzi e rantoli. < Dove siamo diretti? Non capisco... perché siamo fuggiti così... > < è complicato... Fidati di me... > le rispose Imperio per tagliar corto e si diresse verso le proprie coperte. < Su...tranquillizzati e dormi >

< P-per favore > lo supplicò Mary prendendolo per il braccio < Ho bisogno di sapere... non ce la faccio così... > Imperio si bloccò e le tornò vicino. < Non potevamo restare... per quello che ho fatto quando siamo fuggiti. > 

Prese un grande respiro e cominciò a spiegare: < Non sono un mago, o almeno non lo ero in origine. Sono stato allevato in un laboratorio dove mi hanno sottoposto ad esperimenti. Il capo di questo laboratorio mi… studiava di persona. Non ho mai capito il perché avesse tutto questo interesse per me. Fatto sta che mi fornì un'istruzione avanzata ed un allenamento di tipo militare: so combattere e ho conoscenze per fabbricare armi e congegni meccanici. Un giorno venne da me....e mi dette questi. > Prese il sacchettino che non aveva voluto mostrare alla ragazza. Lo aprì e ne uscirono tre bellissimi cristalli trasparenti, simili a quarzo. Uno era grande e perfetto, il secondo era più piccolo, simile ad un pugno per le dimensioni. L'ultimo era rovinato, quasi opaco, sul punto di spaccarsi e delle dimensioni di un mozzicone di sigaro. < Questi cristalli sono molto particolari. Lui mi chiese di studiarli e di dargli informazioni. Mi dette un mio laboratorio e tutto ciò che gli richiedevo per poter proseguire le ricerche. Ma era impossibile: il materiale non era identificabile, apparentemente non erano di un materiale sconosciuto. Non avevo idee e mi disperavo pensando a quale punizione avrei ricevuto. Ma poi accadde qualcosa. Durante il tentativo di prendere una scheggia di cristallo mi tagliai la mano. Una ferita profonda e dolorosa. Perdevo molto sangue e stringevo la ferita nel tentativo di fermare l'emorragia. Desideravo che smettesse, che guarisse capisci? Lo fece. Mentre stringevo la ferita, sentii la pelle ricucirsi lentamente. Credetti in un'allucinazione, ma era tutto vero, non vi era più nemmeno un graffio. Pulii il sangue e nascosi tutto. Fortunatamente non venivo sorvegliato al momento dell'accaduto. Feci altre prove. Provai a procurarmi piccole ferite, nulla di serio, ed a ripetere il processo. Ero capace di guarirmi, anche se non sapevo perché. Feci altre prove: mi tagliai i capelli e vidi che ricrescevano se io lo volevo, anche più lunghi di prima, ma quando mi addormentavo ritornavano al loro stato naturale. Capii in poco tempo che potevo usare questo strano potere per cambiarmi i connotati. Funzionava così: potevo guarirmi e mantenere le ferite chiuse e potevo cambiare aspetto, sebbene le grandi variazioni fossero estremamente faticose o impossibili, come ad esempio diventare minuto come un bambino o cambiare sesso anche dal lato biologico. Capii che i cristalli dovevano centrare qualcosa in tutto questo: probabilmente mi avevano fornito delle doti particolari come gli amuleti facevano con gli eroi dei miti. Li studiai in segreto, parallelamente agli studi ufficiali fatte per conto del laboratorio, e scoprii che effettivamente emettevano qualcosa. Producevano una sorta di micro-vibrazioni, come quelle di un bicchiere picchiettato con un coltello per richiamare l'attenzione dei commensali. Quelle vibrazioni sembravano essere la causa di tutto. Scoprii che vicino ai cristalli i miei poteri aumentavano e potevo guarire più velocemente e con meno fatica. Quella sorta di energia, che io ho ritenuto essere energia magica, poteva quindi alterare il mio corpo. La domanda ora era: potevo fare qualcosa di simile con qualcosa che non fosse animato? Dopo alcune ricerche riuscii a capire che i cristalli cambiavano la frequenza delle vibrazioni se carichi di energia. Con un macchinario riuscii a riscaldarne uno, quello che ora vedi più piccolo, e lo avvicinai a del sale. Con una certa quantità di calore era in grado di separarlo nei suoi due componenti: sodio e cloro. Con altri livelli di calore era in grado di ricombinarli assieme. Lo trovai incredibile. Sperimentai ancora e riuscii a trovare il modo di ottenere molte forme di “magia” tra cui anche l'antigravità. Sapevo come utilizzare quelle informazioni: convinsi tutti che dovevo fare un esperimento e mi feci portare questo tappeto > Imperio mostrò allora il tappeto vecchio e logoro da cui non voleva mai separarsi < Lo incantai prima dell'esperimento e ricavai delle bombe artigianali trasmutando alcuni minerali che avevo a disposizione. Il giorno stesso creai il caos: feci esplodere il laboratorio simulando un incidente. Mi mescolai tra gli Educatori, le guardie che mi controllavano, prendendo l'aspetto di un adulto e trovai un'uscita. Con tutti intenti a cercare di spegnere l'incendio che si era creato utilizzai il tappeto e volai lontano, più lontano possibile da quel luogo infernale. >

< è terribile! > disse allora Mary < Devi chiedere alla polizia di trovarli, non possono passarla liscia per averti trattato da cavia. > < Chi credi che sia stato a rinchiudermi in un bunker? È stato lui... l'Infallibile ed i suoi uomini. > Mary era spaventata da quelle parole < Io... mio nonno non me ne parlava bene, sebbene tutti lo acclamino, ma io non credevo che... > erano cose molto dure da digerire per lei. < Noi...scappiamo da lui? > < Io scappo da lui...e purtroppo ho coinvolto anche te...quando ho lanciato quella bomba. > < Non capisco...cosa centra? Erano solo terroristi... mica erano... > e qui si bloccò, guardò negli occhi Imperio smarrita e con un filo di voce disse: < Era...erano uomini dell'Infallibile? > < Il gas che hanno usato...era lo stesso che usavano con me...serve a farti entrare nel panico... > < Hanno ucciso mio nonno... PERCHÉ?! > < è scritto nel tuo libro...quello che avevi nel tuo rifugio. > le rispose il ragazzo < Lo fanno...per far paura alle persone...e fargli credere che ci sia sempre un nemico da combattere... e che da soli siamo indifesi. > < Sono assassini... > < Vorrei portarti al sicuro, lontano da qui, lontano da tutti. Non voglio che tu vada nei loro centri. > < Vuoi fuggire in un altro stato? > < Sì...ho paura. > 

Restarono a parlare ancora a lungo, scambiandosi le rispettive preoccupazioni, fino ad essere vinti dal sonno. Si addormentarono vicini e si sentirono, per la prima volta dopo tre giorni di viaggio, al sicuro l'uno accanto all'altra.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Cap 13: Ignis peccatum delet ***


Cap 13:

Ignis peccatum delet

L'aria estiva è calda di giorno e rinfrescante la notte. È così rilassante sentire la brezza estiva far stormire le fronde degli alberi oppure mentre accarezza il viso di qualche bambino sdraiato nel campo di grano a prendere il sole tra una partita a calcio ed una a nascondino. Ma i più fortunati di tutti sono le rondini, gli usignoli e persino i rapaci; che dall'alto dei cieli sfruttano le correnti per vorticose acrobazie. Ma non sono soli, non qui nel Paese.

Potrà essere passato per la mente a molti che il luogo dove si svolge la nostra storia sia piuttosto povero di tecnologia, essendo per lo più composto da campagne e paesini rurali. Ma l'Infallibile, che basò la sua forza militare sull'avanguardia delle armi in dotazione all'esercito, basa ora il controllo dello stato da lui creato su altrettanta tecnologia. Quindi se vi capita di alzare gli occhi al cielo, può darsi che non incontriate solamente uccelli con il vostro sguardo, ma anche qualcos'altro: i volo-droidi. Questi sono essenzialmente strumenti robotici volanti utilizzabili in vari modi: si compongono di un corpo centrale che contiene il computer, un'elica alla sommità per farli fluttuare come piccoli elicotteri ed un attacco alla base per equipaggiarli con telecamere, microfoni o mitragliatrici. Possono essere comandati a distanza, ma solitamente vengono utilizzati con un autopilota a due funzioni: offensiva o perlustratrice. Nella prima i volo-droidi ricercano e cercano di terminare gli obbiettivi assegnati, mentre nella seconda cercano di catturare suoni e filmati durante tutto il percorso assegnato. Come disposizione di base hanno quella di auto-proteggersi, distruggendo o fuggendo da qualsiasi cosa diventi per loro un pericolo.

Pensate a migliaia di questi oggetti che raccolgono foto, video, suoni e voci con lo scopo di raccogliere e convogliare le informazioni ai servizi di sicurezza. Un lavoro lungo e macchinoso, che tende a durare molti giorni tra la raccolta dell'informazione alla sua schedatura. Soprattutto con le piccolezze che si ritengono inutili e vengono quindi poco esaminate, il meccanismo si inceppa, ma guai a farne parola con l'Infallibile, perché una cosa creata da lui è sempre corretta a prescindere. Così era accaduto anche quella volta. 

Del resto si trattavano di pochi scatti presi in uno dei tanti campi del Paese. Solo un paio di ragazzi ed una bambina che si prendevano una pausa sotto il sole, uno dei quali con la mano deformata, con l'indice e attaccati per le estremità. Ma tra loro vi era anche un ragazzo più giovane, sui quindici anni, forse meno, che apparentemente sembrava normale, con i capelli marroncini che gli cadevano sulla faccia. Ma, se si prendeva una foto di qualche ora dopo, lo si poteva vedere con i capelli più lungi e completamente neri, oltre ad una corporatura più alta. Una terza foto mostrava il ritorno dei capelli marroncini, una quarta un taglio molto più corto delle ciocche di destra, un'altra vedeva variare l'altezza ed altri dettagli del viso. Si fecero altre ricerche su questo strano soggetto, innanzitutto sul suo nome, Kelvin, e su la sua locazione. Dopo qualche altro giorno di ricerche, si senti dire in giro tra gli uffici di sicurezza che del caso si sarebbero occupate importanti personalità.

 

Manuela corse in fretta alla porta di casa, qualcuno aveva bussato con vigore quel vecchio asse di legno che divideva il dentro dal fuori. Girò la maniglia e si trovò davanti un uomo molto alto, avvolto in un cappotto lungo che lo copriva fino al ginocchio e con gli occhiali scuri. Era accompagnato da alcuni militari in uniforme. Lui le diede una carezza sulla testa e chiese di poter parlare con i suoi genitori. La bimba chiamò a gran voce il papà che accorse subito. Ma, alla vista dell'uomo, Vladimir disse al figlio Anton di portare la bambina in camera. L'uomo ed il padre della bimba andarono invece in cucina. La madre Ada preparò un po' di tè caldo per i presenti. 

La bambina era ora al piano di sopra, ma il pavimento non era troppo spesso e poteva sentire qualche voce. L'uomo le era sembrato gentile all'inizio, ma la sua voce era possente e quella dei genitori sembrava, in confronto, quella di due agnelli spaventati. Fece alcune domande su i loro figli, su come vivessero li in campagna e su quanto avessero da mangiare. Poi la nota dolente: chiese loro della figlia e rammento che il Direttorato era stato molto triste di comunicar loro la morte della piccola. Si soffermò poi sulla bambina che aveva visto appena entrato e disse ridendo: < Sembra che i giovani d'oggi siano resistenti a tutto, anche agli incidenti d'auto. Certo, verrebbe da pensare forse che sia accaduto un miracolo a vostra figlia, ma sappiamo tutti e tre che non è così. Ditemi, come sta il ragazzo? > e da li domande sempre più insistenti, contornate dalle continue scuse dei genitori, con continui < ...è la figlia di un nostro amico... > < ...non sappiamo di che ragazzo parliate... > ed altri ancora.

Poco a poco dovettero ammettere tutto, ma non date loro una colpa di questo, l'uomo alto con gli occhiali scuri sapeva essere un bravo interrogatore già con spie addestrate, figuriamoci con semplici civili. L'uomo fece nuove domande, voleva sapere dove si trovava il ragazzo, perché lo avevano ospitato ed altre informazioni sul suo stato di salute. Non seppero, o non vollero, dir nulla di più.

Quel che accadde dopo fu, per fortuna, non visto direttamente da Manuela ed addolcito dal fratello Anton quando lei volle spiegazioni. Il fratello aveva deciso infatti di portare Manuela fuori dalla casa, attraverso una finestra da cui si erano calati sotto l'indifferenza dei militari che avevano circondato la casa. A loro era stato dato l'ordine di non fare nulla, se non sotto ordine. I due fratelli si allontanarono: < Manuela, dai vieni che giochiamo mentre papà e mamma parlano con il signore. > le disse Anton. E così la convinse ad allontanarsi, così non dovettero vedere i loro genitori mentre venivano interrogati, insultati e picchiati. Anton non era un vigliacco, avrebbe voluto andare a soccorrerli, ma il padre Vladimir gli aveva detto che, in caso fossero andati a casa loro un gruppo di militari, la priorità era salvare la bambina.

< Mi scusi Luogotenente, con i due ragazzi che si fa? > < Nulla, non abbiamo tempo da perdere, abbiamo la conferma che lui è stato qui e... altre piccole informazioni. Possiamo andare, appiccate pure il fuoco e cancelliamo l'errore di questi due stupidi. > Gli uomini cominciarono a dar fuoco alla paglia ed a versare taniche di benzina sui muri dell'abitazione. Ignoravano le grida e le suppliche dei due coniugi all'interno, le cui vie di fuga erano state bloccate. Dopo un po' smisero di far chiasso e si strinsero forte, sapendo che sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti, almeno in quel mondo. 

Il Luogotenente salì sulla jeep insieme ai suoi uomini. Quindi eccoli andare via mentre dietro di loro si alzava una grossa colonna di fumo nero e la casa della piccola famiglia di contadini diventava cenere.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Cap 14: Una speranza ***


Cap 14:

Una speranza

Il bosco dove si erano accampati Imperio e Mary era meraviglioso.

Molte delle foreste al sud-est del paese erano state tagliate dopo la salita al potere dell'Infallibile. Nel suo piano per rafforzare l'economia il legno sarebbe stata una risorsa primaria: le miniere erano tutte distrutte ed inutilizzabili, non vi erano carburanti disponibili e serviva energia per le fabbriche. Di conseguenza nessuno protestò quando venne fatta scorta per le macchine a vapore, qualche alberello era il prezzo giusto da pagare. Ora il gasolio e gli idrocarburi erano gestiti dallo stato e distribuiti a razioni ragionate ad ognuno. L'elettricità era, sebbene prima della guerra il piano fosse quello di esportarla in ogni casa sotto forma di luce e radio, molto rara e distribuita solo a carattere pubblico, nei servizi di illuminazione stradale ( solo nella capitale ed altre due città ), nelle fabbriche, nelle strutture governative e nelle Radio Pubbliche. Ma torniamo a noi.

Il bosco forniva loro riparo dalla vista dei volo-droidi, cibo da piante commestibili ed animali ( sebbene Mary non fosse molto felice di ucciderli ), acqua potabile da un piccolo ruscello e la tranquillità desiderata. La ragazza aveva avuto modo di lasciar andare la tensione della morte del nonno e la repentina fuga. Imperio si era rivelato un buon amico, le aveva raccontato molte cose sulla sua vita al laboratorio, le aveva spiegato nuove tecniche di combattimento, descritto come poter far perdere le proprie tracce e narrato alcune leggende di cui si era appassionato leggendo libri rubati. Lei lo aveva ricambiato parlandole della sua vita al paesino, di suo nonno, spiegandogli quali piante fossero commestibili, quali medicinali e quali pericolose, come depurare l'acqua piovana e, sopratutto, con la compagnia di un'amica. 

Imperio non aveva mai avuto rapporti con altri ragazzi negli ultimi anni, se non per poche ore di gioco concessogli dal laboratorio. Poi... era una ragazza così bella. Gli piaceva quando la vedeva sorridere, quando scherzavano mentre lui assumeva gli aspetti degli uomini più strani che aveva incontrato, quando combattevano e sentiva come se insieme fossero le persone più forti di Sila, come se volendolo avrebbero potuto battere ogni esercito dell'Infallibile e poter continuare a giocare assieme, in un mondo libero senza nessuno che volesse imprigionarli. Ma tornava subito alla realtà: Sila non era un luogo sicuro, loro erano soli e l'Infallibile era quasi onnipotente. Non lo avrebbero mai sconfitto con qualche pugno o un tappeto volante, potevano solo scappare, lontano. Oltre i confini a nord, oltre i Popoli Liberi, vi era un territorio montuoso, un regno indipendente staccatosi da Sila ai tempi della guerra. Non era grande, era piuttosto freddo e quasi del tutto montuoso, ma chi lo governava aveva fama di essere buono e giusto. Imperio conosceva quei luoghi grazie al libro storico che aveva trovato a casa di Mary, un libro che leggeva spesso quando lei si addormentava. La seconda sera si era imbattuto in due capitoli interessanti:

 

LE FONTI DI PROPAGANDA

L'Infallibile ed il suo governo sfruttano,

come propaganda di massa,

la radio.

Essa viene posta nelle piazze e nei luoghi di ritrovo pubblici di ogni paese 

sempre spolverata e riparata con un'efficienza incredibile.

Lo scopo non è certo quello di fornire divertimento al popolo,

ma quello di calmarlo e,

contemporaneamente,

controllarne gli interessi. 

Una certa notizia; 

come un nuovo sistema di vaccinazioni contro qualche strana malattia,

un'azione delle truppe verso i territori del nord,

un nuovo brano patriottico;

viene ripetuta per settimane in maniera ossessiva, 

in modo che sia un facile argomento di conversazione, 

in modo che sia l'unico argomento di conversazione, 

una specie di sfogo per chi abbia il brutto vizio di pensare,

uno sfogo in cui il ragionamento, 

un pericoloso modo di capire i difetti di un governo, 

viene indirizzato verso un binario morto.

Chi non si adeguerebbe a parlare di qualcosa di cui tutti parlano?

Sarebbe in grado di interessarsi a qualcosa di cui non prova interesse,

non avrebbe più la voglia o il tempo di pensare a cose pericolose, 

non avrebbe più voglia di pensare,

sarebbe un burattino per chiunque parli dall'altra parte della scatola sonora.

La radio non è poi una scelta casuale.

Esistono anche a Sila i giornali,

ma essi dipendono dal desiderio di lettura di ognuno 

e sono inefficaci contro gli analfabeti.

Esistono anche radio con immagini, 

li chiamano televisori,

ma l'immagine è nemica, distrae dalla notizia,

può lasciar intravedere gli occhi del presentatore, e gli occhi sono l'anima.

Nessuno mette l'anima nelle menzogne.

 

UN LUOGO IN CUI FUGGIRE?

Il giorno in cui scrivo questo capitolo mi ritrovo a copiare vecchi pezzi di giornale.

Si vociferava, 

qualche anno fa, 

di uno stato molto a nord,

la zona da cui era venuta la tempesta che portò carestia a Sila.

L'Infallibile non parla molto degli stati esteri,

ogni frontiera è sigillata, 

è voce comune che essi siano instabili e pericolosi,

ma si tratta di propaganda istillata con il passaparola.

Lo stato di cui vi parlo non ha nome,

non lo conosco,

ma viene dipinto da questo giornale come pacifico,

abitato da uomini di buon cuore.

Non so se credere a queste parole.

Non so se credere a qualcosa che non ho ancora visto.

Ma io sto impazzendo.

Questo diario è il mio unico sfogo.

Ho bisogno di poter parlare con altri esseri liberi.

Cercare questo paese mi sembra l'unica soluzione.

Per chi volesse trovarlo si trova a estremo nord, 

cercate un varco sicuro.

Per ora io ne conosco solo uno:

le zone dei Popoli Liberi del Nord.

Una volta oltrepassate la zona di battaglia,

nelle retrovie,

è possibile arrivare in quel paese per vie montuose.

Forse quella è la via giusta.

 

A quel punto Mary si era voltata verso di lui, toccandogli il fianco con il suo corpo, ancora addormentata. Dormivano vicino, lei si sentiva più al sicuro con qualcuno accanto ed Imperio pure. Lui la guardò. Aveva lo sguardo sereno ora. 

Si avvicinò al suo viso, alla sua guancia, e la baciò. Il gesto gli venne spontaneo, ma non appena lo ebbe fatto si ritrasse. Non capiva cosa gli era preso esattamente: la sua mente aveva volato per pochi istanti. La pelle di Mary era morbida e liscia ed era impregnata del suo profumo naturale. Per un attimo, ma lo aveva solo immaginato, pensò che avesse sorriso.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Cap 15: Pietà ***


Cap 15:

Pietà

La notte nel bosco era sempre tranquilla e pacifica. Non si facevano turni di guardia, Imperio era in grado di svegliarsi autonomamente quando le sue orecchie captavano un suono strano, non appartenente al semplice sibilare del vento tra le fronde, una specie di sesto senso. Lo aveva sviluppato durante la sua prigionia nel centro: si era accorto del diverso modo in cui gli stivali dell'uomo che lo “accudiva” scricchiolassero al contatto con il pavimento a seconda del suo umore e per questo sapeva quando gli era concesso avere qualche pretesa in più, come dei materiali da laboratorio, e quando era meglio non parlare con l'aguzzino. Per potersi permettere dormite più sicure avevano anche deciso di accerchiare il loro accampamento con fili collegati a oggetti di metallo: se qualcuno avesse toccato le corde il tintinnio avrebbe allertato i due ragazzi che avrebbero potuto nascondersi in tempo.

Per fortuna le notti erano sempre state tranquille fino a quel momento, senza nemmeno animali feroci pronti a sbranarli. Ma, verso l'alba di una notte senza nuvole, qualcun altro si avventurò in quel bosco.

*-*-*-*

Andrey era un soldato semplice e, essendo l'ultimo arrivato, spettava a lui il giro di ricognizione. Era appena uscito dall'addestramento militare e sapeva a malapena sparare senza ferirsi. Ma non gli sarebbe servita nessuna capacità particolare per fare la pattuglia in quella selva. Tuttavia... non essendo esattamente un uomo coraggioso... cominciò a pensare a tutti i possibili animali feroci che avrebbe potuto incontrare: serpenti... gatti selvatici... branchi di lupi. Un brivido lo percorse. Decise di sedersi su una roccia per riposarsi e tranquillizzarsi. Prese la borraccia e bevve un sorso d'acqua. Aveva una ventina d'anni, capelli castani cortissimi e la faccia ancora senza barba. Sia esteriormente che interiormente era ancora più bambino che uomo. L'accademia militare era stata un vero inferno per lui, aveva avuto più di un crollo nervoso a causa della pressione psicologica costante e chiunque avrebbe intuito facilmente la sua effettiva utilità in guerra. Per questo non lo avevano mandato al fronte, ma a compiere azioni di semplice vigilanza all'interno dei confini.

Il soldato riprese il suo giro di ricognizione, cercando di dimenticarsi tutti i fantasiosi pericoli che la sua mente aveva inventato.

*-*-*-*

Imperio era in quel mezzo mondo tra il sonno e la realtà che culla chi può permettersi di avere mattinate oziose. Sentiva il vento fresco accarezzarlo, il calore di Mary che gli dava conforto e la luce tenue del sole, filtrando tra le fronde degli alberi, non lo disturbava, anzi, sembrava volesse coccolarlo finché il suo risveglio non fosse stato completo. Il torpore mattutino però, ha grandi controindicazioni, poiché confonde il reale ed il sogno ed abbassa sensibilmente i riflessi. Quindi Imperio non si accorse dello scampanellio degli allarmi, come non se ne accorse Mary, ancora completamente addormentata e si ritrovò di punto in bianco un fucile puntato contro.

< Svegliatevi! > disse una voce mezza tremante < Cosa ci fate qui nel bosco? Identificatevi! > Imperio si sveglio di colpo e così anche Mary. Andrey era in piedi a pochi metri da loro, cinque o sei massimo. < Siamo di passaggio... Non facevamo nulla di male. > < Siete minorenni? Il decreto 35 stabilisce che i minorenni debbano essere sempre sotto la tutela di un adulto, all'interno di un'abitazione. Avete dormito qui vero? > Non potevano negarlo e stettero zitti. Andrey continuò < Perfetto. Spero che il vostro genitore sia in zona, devo richiedere che siate subito portati in un Centro ! > < Veramente noi... non abbiamo nessun genitore qui... > rispose Mary < Siete soli? E perché? > Imperio rispose < Scappati da un attacco terroristico... l'ho trovata tra le macerie e le ho chiesto di seguirmi. > < Non siete fratelli? Sapete che è pubblico scandalo dormire assieme da non sposati? Uscite subito da quel giaciglio! > 

Ma all'improvviso l'attenzione del soldato venne meno, richiamata da una fiammata tra le braci del fuoco da campo. Imperio l'aveva provocata con uno schizzo di alcol, di cui aveva delle riserve per disinfettare le ferite... Approfittò del momento per rialzarsi ed avventarsi su Andrey. Lottarono per circa un minuto, in cui il fucile del soldato cadde a terra facendo partire un colpo. Mary lanciò un urlo di dolore, colpita ad una gamba. Imperio sentì una grande rabbia dentro e colpì al viso il suo avversario. Lui barcollò in stato confusionale ed Imperio gli punto il suo fucile alla testa. L'ira gli bruciava dentro. < Mary tienilo sotto tiro mentre lo lego > diede il fucile alla ragazza ed usò dei lacci che teneva nella bisaccia per rendere inoffensivo l'uomo. 

Andò poi da Mary e guardò la ferita. Piuttosto grave, il proiettile non si era fermato nella carne, ma il sanguinamento avrebbe potuto... Imperio non ci volle pensare. Si mise in mezzo alla visuale del soldato, per impedirgli di vedere, e mise la mano sulla ferita. Si concentrò e Mary sentì che la ferita si richiudeva lentamente ed il sanguinamento cessava. Imperio poteva guarire le ferite superficiali, ma ciò gli costava molta fatica. Dopo qualche secondo scostò la mano. La ferita era molto meno grave e non sarebbe stata più un pericolo per la ragazza. Ansimando Imperio disse: < Dovresti..stare meglio...> < Si... tu stai bene? > < Si, ora ti fascio la ferita... e poi... > guardò il soldato con odio. < Non avrai intenzione di fargli del male?! > disse Mary spaventata < Io... lui direbbe dove siamo...saremmo in pericolo. > < Non puoi farlo, e nemmeno vuoi , sei solo arrabbiato perché mi ha ferita. > 

Imperio andò a guardare l'uomo. Era spaventato, temeva per la sua vita e nemmeno voleva guardarlo negli occhi per la paura. Gli ricordò qualcosa e si impietosì: < Non devi raccontare niente a nessuno capito? > < Nono...niente... > piagnucolò il soldato < Noi ce ne andremo e tu aspetterai che siamo lontani, poi potrai tornare al tuo giro di perlustrazione... sei caduto e ti sei fatto male chiaro? > disse alludendo al naso sanguinante di Andrey. Prese poi il fucile e lo svuotò di tutti i proiettili. Prese i proiettili e li mise un po' nella bisaccia ed un po' li lanciò lontano tra l'erba alta. < Recuperali, o troveranno sospetto che tu abbia finito tutti i colpi. > Mise poi il fucile tra le braci in modo che si arroventasse e che fosse impossibile tenerlo in mano, poi si alzò e disse: < Vai dalla ragazza e scusati per il dolore che le hai procurato, le devi molto. > L'uomo ubbidi e muovendosi sulle ginocchia si avvicinò a mary e le porse le dovute scuse, senza nemmeno guardarla negli occhi: < Mi dispiace. >

I due ragazzi raccolsero tutte le loro cose, tenendo sempre sott'occhio i movimenti del soldato. Dopodiché Imperio lo slegò e gli disse di sedersi ed aspettare che fossero spariti nella boscaglia. I due ragazzi scomparvero ed Andrey cominciò ad cercare le munizioni nell'erba ed allontanò il fucile dalle braci, sperando si raffreddasse in fretta. Non avrebbe detto nulla ai suoi superiori, sopratutto per evitare la brutta figura di essere stato legato ed umiliato da due ragazzini qualsiasi. Decise di sua iniziativa di distruggere i resti del fuoco e controllare che non avessero dimenticato oggetti in giro. Non voleva che venissero trovati indizi del loro passaggio o avrebbero potuto incriminarlo per aver aiutato dei soggetti pericolosi. Il ragazzo gli era sembrato così strano, era riuscito a vincere facilmente nel corpo a corpo e le sue mosse gli ricordavano quelle di un addestramento militare. Decise di dimenticarsi di quello che era accaduto, si pulì la divisa impolverata dallo scontro e proseguì facendo finta di niente.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Cap 16: Kommertsiya ***


Cap 16:

Kommertsiya

Dopo altri due giorni di cammino Mary ed Imperio arrivarono alle porte di un grande centro abitato, molto più grande del borgo di Mary, una città. Si trattava di Kommertsiya, il polo commerciale del Paese. Ogni giorno, 365 giorni all'anno, dalla mattina alle cinque alla sera alle dieci, ogni tipo di merce veniva importata ed esportata in quel luogo sotto gli occhi vigili del Commissariato Economico. In questo luogo si poteva trovare ogni tipo di cibo, laterizio, medicina, manufatto e mobile, dalla singola unità al container da duemila pezzi. 

A causa della guerra, che occupava le riserve di gasolio per i mezzi militari, non vi erano camion a trasportare le merci, solo treni a carbone. Si poteva dividere quella città in due zone: la Zona Nera, dove passavano le tratte ferroviarie e la fuliggine ingrigiva tutto e la Zona Dorata, dove le merci venivano vendute e acquistate e la moneta sonante girava libera. La Zona Nera era anche il luogo dove vivevano gli operai ferroviari ed i magazzinieri, in condizioni alquanto discutibili, ma se ne parlerà più avanti.

Imperio aveva ora l'aspetto di un uomo sui quarant'anni con la barba ed i baffi folti, mentre Mary si era tagliata i capelli e cambiata pettinatura. Nel loro girovagare per le campagne avevano poi ottenuto, tramite il furto di qualche capo steso, due travestimenti della taglia giusta, lasciando poi in regalo qualche indumento che a loro non sarebbe stato utile. 

Mary aveva dovuto lasciare a malincuore il suo vestito viola per prendere qualcosa di meno appariscente: ora indossava una salopette di jeans, con qualche buchetto sulle ginocchia; una giacca nera per potersi proteggere dal freddo e delle scarpette leggere con gli strappi, nere e rosse. Imperio ora aveva dei pantaloni neri con le bretelle, di quattro taglie più grandi di ciò che gli sarebbe servito di norma, ma che ora gli calzavano a pennello; una camicia azzurra a righe bianche macchiata sulla schiena di vernice rossa, probabilmente apparteneva ad un imbianchino; un paio di anfibi verdi, un po' sporchi di terriccio mischiato a qualcosa che non era terriccio, ed infine un berretto con visiera verde humus. 

Si avvicinarono piano piano alla città, mentre il cielo si rannuvolava.

< Pioggia... > < Come ha detto Luogotenente? > < Ho detto che, da come si muovono le nuvole, sembra essere prevista pioggia. Quanto dura ancora il viaggio? > < Massimo una mezz'ora ancora, ma non si preoccupi la macchina è coperta dopotutto ed abbiamo gli ombrelli. > rispose il soldato di scorta < Ah... Da cosa avresti intuito che la pioggia mi fa paura? > chiese il Luogotenente guardando negli occhi il suo soldato, da dietro le spesse lenti oscurate. < Beh io... > cercò di rispondere < Noi abbiamo i mezzi migliori, gli uomini migliori, noi passiamo in mezzo alle tempeste senza paura mentre il nemico arranca anche nella notte meno gelida. Noi siamo quello che siamo, il Paese è quello che è, perché la Natura stessa ci riconosce come i migliori ed, anzi, ci aiuta contro gli avversari. > fece una pausa per prendere respiro < Non scordartelo mai, dalla Nostra parte ogni uomo è invincibile. > < Sissignore! >

Il viaggio proseguì. < Hanno chiamato? > < No signore, gli educatori non hanno ancora ottenuto risultati, ma dicono che la traccia che lei ha trovato sembra interessante e può aiutarli molto. > Il Luogotenente sembrava leggermente ansioso, nonostante la sua autorità lo nascondesse bene. < Spero che questo lavoro sia veloce, ho altro a cui pensare che qualche bega tra cittadini. > < Non esattamente semplici cittadini... > lo corresse il soldato < Sono i maggiori estrattori di risorse minerarie e della raffinazione del metallo... nonché finanziatori della campagna militare nei territori del nord. > < Si si lo so... > disse zittendolo con un gesto < Ma ora basta parlarne, non è esattamente una cosa da dire con così tanta leggerezza > In quel momento la macchina virò bruscamente, evitando un albero contro cui stava andando.

< Che diavolo succede li davanti? Dormi? > gridò il soldato all'autista. Unica risposta fu un sussurro nervoso che tutti riconobbero come un < Mi dispiace. > . < Sono io a dispiacermi, sarà meglio che tu guidi bene se non vuoi tornare al vecchio lavoro. > < Cioè? > chiese il Luogotenente. < Nulla in realtà, faceva la guardia in un bosco fino a pochi giorni fa, ma aveva paura degli animali feroci... gli scoiattoli sono terribili in questa stagione. > e partì una risata ad entrambi, forse più uno sghignazzo profondo per il Luogotenente che altro. 

< C-comunque siamo arrivati... > disse l'autista < Siamo a Kommertsiya. >

Come tutte le città principali del Paese vi era un'elevata militarizzazione, sopratutto per prevenire attacchi terroristici. Tuttavia, noi che la storia la conosciamo nei suoi particolari, possiamo ragionare senza passare da complottisti. Vi potrà mai essere in un luogo di interesse per chi crea gli attentati, che sappiamo noi essere quelli che dicono di fermarli, e per i loro finanziatori un'azione di terrorismo? Un serpente si morderebbe la coda? Le due domande hanno risposta simile.

Per Imperio e Mary non fu un problema entrare tuttavia, dato che la mole di persone che andavano e venivano rendeva difficile e dispendioso un controllo di ogni persona e di ogni documento. Il loro obbiettivo principale era quello di attrezzarsi al meglio per fronteggiare i territori del nord, dove il freddo e le montagne non avrebbero permesso loro di sopravvivere nello stato attuale. Servivano abiti pesanti, cibo, medicine, corde, piccozze e altro ancora; tutto questo avrebbero dovuto comprarlo o rubarlo in qualche modo. Innanzitutto sarebbe servito trovare un luogo dove dormire e non avrebbero potuto farlo nella Zona Dorata a causa degli ostelli che costavano troppo e richiedevano nomi e cognomi. L'unica soluzione era di passare nella Zona Nera dove un vecchio magazzino abbandonato o una zona della ferrovia li avrebbe nascosti il tempo necessario. 

Non fu complicato nemmeno oltrepassare la linea di guardie che divideva le due Zone, bastò infatti recitare la parte di un ferroviere e la figlia dicendo che il tappeto che portava sottobraccio il padre fosse un regalo per la moglie. I militari non avevano nemmeno voglia di crearsi delle noie: la città era sempre tranquilla e loro passavano il tempo a giocare a carte, bere, fumare ed altre attività per niente disciplinate. Questo avrebbe fornito a Mary ed Imperio un bel vantaggio in una situazione di pericolo, da dove avrebbero facilmente sconfitto due o tre guardie che avevano perso la mano nel loro lavoro; tuttavia sembrava comunque una missione impossibile poter fuggire da quel luogo, con centinaia di soldati pronti a sparare a vista su Mary ed a catturare Imperio.

Introducendosi nella Zona Nera, divisa dall'altra grazie a recinzioni, palizzate e grossi edifici e magazzini, il rumore del via vai di acquirenti si ovattava in poche decine di metri, rimanendo un brusio di sottofondo. Si veniva accolti da un'aria puzzolente, fatta di carbone e petrolio per lo più, ma anche prodotti chimici, marcio e feci animali e non. Quel luogo era ovviamente separato dal resto proprio per questo motivo: quale ricco signore comprerebbe in un luogo del tutto e per tutto uguale ad una fiera di paese del borgo più indigente?

Un volo-droide da ricognizione ronzò sopra di loro ed Imperio affrettò il passo portandosi dietro Mary con un : < Su vieni che dobbiamo portare il tappeto a casa, i tuoi fratelli ci aspettano. > Il bersaglio perse interesse e la spia volante se ne andò.

Passarono sotto una ferrovia sopraelevata. Passò in quel momento il treno e loro dovettero mettersi sotto un pilastro per non essere colpiti da qualche pietra e non riempirsi troppo di fuliggine. Lo stridio dei freni infastidì le loro orecchie, ma diede loro il segnale per proseguire. Dopo qualche minuto di camminata si imbatterono in altre persone, in bambini, animali domestici e degli abitati di lamiere. Avevano scoperto dove abitavano gli operai della ferrovia.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Cap 17: La città della fuliggine ***


Cap 17:

La Città della Fuliggine

Sotto le linee ferroviarie vi era una gran puzza di fumo, olio di motore e... altri profumi che facevano intendere la presenza di tanti animali selvatici e pochi servizi sanitari. Una sconfinata landa di baracche di lamiere formava quella che era la casa dei veri abitanti di Kommertsiya: le famiglie dei magazzinieri, degli spazzini e di alcuni ferrovieri, ossia coloro che permettevano a tutto il polo commerciale di funzionare a pieno regime.

Dietro alla bella facciata presentata agli acquirenti, si ergeva una baraccopoli di lamiere e residui di spazzatura industriale, per lo più coperta dagli scambi ferroviari. Non vi erano vere case in quel luogo, tranne un magazzino in muratura e qualche raro prefabbricato in legno. Fu uno di questi ad attirare l'attenzione di Imperio grazie ad un'insegna: “ Dal Macchinista Taverna”. Essendo sia lui che la ragazza molto affamati, entrarono.

< Buongiorno! Clienti freschi vedo! > a gridare ciò era stato un uomo robusto ed alto circa un metro e settanta, vestito da spalatore di carbone con scarponi neri, camicia grigia e salopette. Aveva anche un berretto da ferroviere verde scuro con un'aquila in ottone per decorazione. I suoi capelli erano naturalmente un misto di rosso e marroncino scuro, come la barbetta che ricopriva quasi tutta la sua faccia, ma risultava un po' sporca di polvere di carbone. < Benvenuti, sono il Macchinista, da dove venite? Non siete di queste parti vero? > Imperio era mezzo spaventato da tutte quelle attenzioni, abituato a muoversi come un passante di cui nessuno doveva sapere nulla o chiedersi nulla, ed era infastidito dal doversi inventare storielle per giustificare la sua stessa esistenza, dato che quel quarantenne che il Macchinista vedeva non era che un travestimento, di carne ed ossa, ma pur sempre un travestimento. Mary, vedendolo confuso, cominciò a parlare: < Io ed il mio papà siamo venuti dalla nostra fattoria per fare qualche affare e ci hanno detto che qui dentro i viaggiatori mangiano benissimo. > A queste parole il Macchinista gonfiò il petto pieno di orgoglio e rispose < Vi hanno consigliato bene! Non per vantarmene ma... Questo mio baracchino viene visitato da tantissime persone ogni giorno, addirittura da alcuni soldati quando i loro capi non li guardano, e da quando ho memoria non ricordo di aver mai fatto uscire qualcuno insoddisfatto... Se escludiamo quella testa di legno di Kiev... > Imperio chiese < Che è successo con lui? > < Beh, in realtà non succede nulla di diverso da anni. Kiev è il classico vecchio brontolone che non è mai contento di niente: viene qui tutti i giorni a pranzo, legge gratis il mio giornale ed ordina una zuppa di fagioli. Ebbene sappiate che con quella zuppa mi ha fatto battere un record: in 15 anni sono riuscito a sbagliare, ogni volta che gliela servo, la quantità di sale, di fagioli, di acqua, la temperatura, le spezie, il pomodoro ed altre cinquanta caratteristiche che, a parere di Kiev, rendono la zuppa immangiabile e degna di rimborso. Naturalmente lui non me lo dice mai alla prima cucchiaiata che il piatto gli fa schifo, ma dopo averne mangiato la metà, così sono tre lustri che lo servo gratis. > e qui, dopo essere apparso un po' infastidito, si fece una risata < Non temete, la situazione è ormai una consuetudine, una specie di simpatico cliché. Quel vecchio non è un uomo cattivo, solo un po' brontolone e con il braccino corto. Del resto al suo emporio questa cosa gli serve se vuole fare buoni affari... Ops scusatemi, stavo dimenticando di servirvi, sedetevi pure a quel tavolo! > e così dicendo andò al bancone per prendere bicchieri e stoviglieria varia.

Imperio e Mary erano piacevolmente impressionati da quell'uomo così gentile che li aveva accolti in modo caloroso. In pochi minuti e con gesti teatrali , Macchinista scimmiottò un raffinato cameriere: depose una tovaglia tarlata sul tavolo di legno, mise le posate ed i piatti ( quello di Imperio era scheggiato da un lato ) e portò una caraffa d'acqua. Prese il bicchiere di Mary e versò due dita d'acqua che lei bevve immediatamente, tanto era assetata. < Acqua di fonte, bollita ed aromatizzata da delle spezie che mi sono cadute dentro per sbagl... voglio dire, mescolata con mistura pregiata di erbe tramite antica ricetta segreta! Di suo gradimento? > La ragazza annuì sorridendo ed aspettò con ansia che le venisse versato un altro bicchiere di acqua per poter calmare l'arsura della sua gola. L'uomo versò da bere ad entrambi e poi disse, facendo finta di prendere un taccuino ed una matita invisibili: < Avete preferenze per le vettovaglie? > < Ci affidiamo a lei > disse Imperio imitando un uomo di alto lignaggio < Le chiediamo solo di uscire di qui ben pasciuti: abbiamo fatto un lungo viaggio ed abbiamo mangiato poco. > Il Macchinista andò in cucina.

Mentre aspettavano, i due ragazzi si misero ad osservare il locale. Era, come già detto , ricavato da un prefabbricato in legno con all'interno una decina di tavoli quadrati in legno ed un bancone ricavato da vecchie casse ricoperte con una specie di tovaglia rossa, un po' macchiata di birra. Una porta dava su un cucinotto, una stanza dietro il bancone grande un quinto del locale con solo un frigo, una zona cottura con cappa ed un secchiaio e basta, o almeno solo questo potevano scorgere dal tavolo dove si erano seduti. Vi erano solo due finestre in quel luogo, piuttosto piccole ed annebbiate dalla polvere di carbone e per questo vi erano tre lampadine ad illuminare, fiocamente in realtà, i tavoli, il bancone e la cucina. Alle pareti c'erano delle cornici con dentro delle foto. In una vi era il Macchinista sorridente che si era fatto immortalare davanti al locale, in altre delle figure sconosciute, probabilmente dei clienti abituali.

Il cibo arrivò presto: due belle zuppe di fagioli con una grossa pagnotta ed una fetta di formaggio. < Ecco a voi! Vi lascio mangiare tranquilli. > < No no, stia pure qui. > disse Mary < Ci fa piacere avere compagnia. > < Beh allora... Vado a riempirmi una scodella, è l'ora di pranzo anche per me. > andò e tornò in poco tempo. < Cosa è successo qui? Perché tutti vivono in questa baraccopoli? > chiese Imperio.

< Beh... è una lunga storia. Durante la guerra civile questo posto era molto ambito da ogni gruppo per la sua ottima posizione. Già allora qui passava una ferrovia importante e possedere questo luogo significava possedere una zona strategica per il conflitto. Fummo ripetutamente conquistati da persone sempre diverse, finché non arrivò l'Infallibile, ma a quel punto tutto era distrutto dalle operazioni militari. Vennero allora costruite delle case popolari ma non durarono a lungo: non si sa come e non si sa chi ( l'Infallibile disse che erano stati dei terroristi ) gli diede fuoco e le fece crollare. Furono distribuite a sorteggio queste case di legno, ma la maggior parte della popolazione dovette arrangiarsi costruendo la baraccopoli. Sulle ceneri delle case venne costruita la Zona Dorata, dicendo che con una buona economia tutta la città si sarebbe potuta risollevare ma... lasciamo perdere, i miei pensieri a volte trovano un'ingiustizia in tutto questo, ma preferisco non farvi innervosire durante un momento di relax. Comunque io sfruttai questa baracca per farci una piccola attività e non dover tornare a spalare il carbone. Sebbene mi faccia chiamare Macchinista, non ho mai raggiunto quel grado negli anni da ferroviere e non li rimpiango così tanto. > Prese allora a sparecchiare la tavola, dato che in pochi minuti avevano mangiato e bevuto tutto ciò che aveva portato. < Vedo che avete gradito. Vi consiglio di riposarvi ed aspettare prima di andare a fare affari, a quest'ora tutti sono in pausa. Nel frattempo, potrete raccontarmi qualcosa di voi se vi va. >

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Cap 18: Accordi Commerciali ***


Cap 18:

Accordi commerciali

Non molto lontano da Imperio e Mary si trovava il centro di controllo delle tratte ferroviarie: un grosso edificio di cemento e vetro, accerchiato da un muro di protezione alto sei metri con filo spinato, nidi di mitragliatrici e soldati armati. All'unico cancello si avvicinò un'auto blindata nera metallizzata, con vetri oscurati, ruote corazzate ed uno stemma per fiancata con i colori nazionali. Le porte si aprirono ad un cenno della guardia e l'auto entrò. Da essa uscì frettolosamente l'autista, che quasi inciampò nel raggiungere la portiera posteriore ed ad aprirla. Un uomo, vestito con un cappotto militare lungo e grigio scuro, scarponi di pelle nera, occhiali oscurati ed un berretto da ufficiale in tinta venne accolto da un attenti ed un saluto collettivo. 

< Benvenuto ! > disse un uomo in giacca e cravatta con il sorriso da avvoltoio < Spero che abbiate fatto un buon viaggio e che apprezziate la nostra città. Abbiamo fatto dei lavori ultimamente e... > < Poche chiacchiere Edgar, risparmia la tua parlantina per quando devi commerciare con i diplomatici esteri. Abbiamo notato un calo del 2% nelle esportazioni di gas questi ultimi tre mesi e sarebbe meglio se ti concentrassi su quello piuttosto che nel fare il pavone. > < Si si, m-mi scusi. > rispose l'uomo. < Piuttosto di pensare a me... > disse il Luogotenente < Occupati della mia scorta e falli risposare mentre vado a fare... quel lavoro. Sono già qui? > < La stanno aspettando nel mio ufficio, la accompagno. > < No > disse il gerarca fulminandolo con lo sguardo < Si tratta di affari riservati che non ti riguardano. Ricordati che io non sono qui e nemmeno i nostri ospiti lo sono. > e dicendo questo superò Edgar, il sindaco ed amministratore di Kommertsiya, e penetrò nell'edificio di cemento e metallo. 

Al terzo piano, dopo diverse scale, uffici amministrativi, dormitori, magazzini e stanze dedite ad altre funzioni, vi era l'ufficio del sindaco Edgar: un grosso locale con moquette bordeaux, mobili di legno e scrivania decorata. Alle pareti vi erano diversi quadri dell'amministratore e solo un piccolo spazio dedicato ad una coccarda con i colori nazionali. La megalomania di quell'uomo dal ridicolo parrucchino bruno e dai baffetti unti era pari solo al suo ottimo senso per gli affari; difatti grazie alla sua amministrazione Kommertisiya riusciva ha produrre ogni anno circa la metà degli introiti dello stato con accordi internazionali molto produttivi. Ma nessun accordo era più importante di quello tra l'Infallibile e la società Moil&Oil, i maggiori finanziatori della campagna militare durante la guerra civile ed anche della guerra contro i Popoli Liberi del Nord.

Erano proprio Mr. Moil; un uomo magro, occhialuto e dai capelli bianchi con un completo blu scuro da avvocato e cappello a cilindro tra le mani; e Mr. Oil ; basso e tozzo con vestito gessato e dal volto paffuto, più giovane di 20 anni rispetto a Moil. < Era ora che arrivaste. > disse quest'ultimo con voce scocciata < Non perdiamo tempo ed arriviamo subito al punto. > < Calmati Oil. > disse con voce succube il secondo < Mi scusi, il mio socio ha un po' i toni bruschi a causa del nostro lungo viaggio, non voleva mancarle di rispetto, ma conosce ormai bene la sua tendenza a non perdere tempo quando si tratta di affari. >. Il Luogotenente, che si era ormai accomodato alla scrivania del sindaco, mantenne la sua solita aria severa e che incuteva rispetto a chiunque lo incontrasse, ma non si alterò per le parole di Oil < Posso capire bene i vostri interessi a concludere per bene ed in fretta i nostri accordi Mr. Oil, ma credo fareste meglio a seguire i suggerimenti del vostro socio per quanto riguarda i toni e l'educazione. Se il richiamo al Bon Ton Non è per lei sufficiente come per il suo amico, si ricordi che la riuscita di questi affari fanno del bene sia alla vostra società che all'Infallibile, quindi abbia la fede per credere che metterò tutto il mio impegno per trovare un accordo. >

I toni e le frasi studiate di quel soldato calmarono un poco gli animi dell'impresario < Va bene, cercherò di mantenere i toni più quieti possibile... Tuttavia abbiamo un grosso problema. Cinque mesi fa, sul finire dell'inverno, le nostre attività estrattive nella zona dei Popoli Nordici, come di consueto da lei conquistata, è stata invasa più velocemente del previsto. In un attacco ci sono finiti in mezzo i nostri strumenti e diversi barili di petrolio e bombole gas. Ma non è certo la la perdita di quelle risorse o di qualche operaio morto che ci preoccupiamo, il problema nel nostro caso sono le strumentazioni ed i tecnici specializzati. Secondo alcune nostre... fonti private, sembra che ci siano anche personaggi più furbi dei terroristi che lei di solito usa come tiro a segno, personaggi che hanno pensato di sfruttare le nostre strumentazioni per sfruttare i nostri giacimenti e questo è un danno per noi e per lei. Inoltre, se i nostri ex-dipendenti collaborazionisti cominceranno a spiegar loro come riprodurre quei macchinari... beh crediamo potrebbero iniziare a sfruttare quei territori con efficacia, perché, come lei sa bene, i territori del nord sono saturi di idrocarburi. >

< Temete la concorrenza? Forse non siete così abili affaristi... > < Temiamo? Chiuda... > ma Oil venne trattenuto dal fratello < Noi... crediamo che converrebbe, per entrambi, che lei anticipasse l'espansione annuale per poter rimettere mano su quelle zone. L'infallibile avrà ovviamente la sua parte di finanziamenti, come al solito, e noi potremmo inviare i nostri uomini ad occuparsi dei nostri traditori. > Il Luogotenente lo zittì alzando l'indice destro < Conoscete bene come lavoriamo e quali strategie adottiamo da anni. D'autunno e d'inverno le nostre truppe arretrano a causa del freddo, mentre in primavera ed estate fanno arretrare il nemico grazie ad una maggiore preparazione. Loro hanno la conoscenza e l'adattamento al territorio, noi le armi ed i soldati più forti; la natura mantiene l'equilibrio tramite le stagioni e noi non possiamo che assecondarla. > < Ma In certi casi bisogna forzare le cose, è obbligatorio. > < Ho già espresso la mia opinione, che è quella dell'Infallibile. Noi non invaderemo nulla prima del tempo. >

Mentre Oil fremeva dalla rabbia, il suo socio Moil tentò un approccio più pragmatico < Deve riconoscere che ciò che accade in questi momenti ai nostri pozzi di petrolio fa del male sia a noi che al Paese. Quelle risorse permettono a noi di guadagnare ed a voi di avere risorse importanti per continuare la guerra e rifornire di energia il vostro territorio. Non potrebbe almeno interpellare il suo superiore per chiedere direttamente a lui un parere? Dopotutto... > a quel punto il Luogotenente fece uno strano sorriso < Ho sempre apprezzato il duetto comico che rappresentate. > disse < Uno fa il gioco del burbero, l'altro fa la parte del saggio e deve aver funzionato bene durante la vostra comune carriera... Ma venendo ai fatti mi sembra di capire che quelli più a rischio in questa faccenda siete voi. Per quanto ne so, nella vostra patria di affaristi e mercanti, siete spesso attaccati da persone che vorrebbero ottenere la guida della Moil&Oil, con un mezzo o l'altro. So anche che, essendo gli affari stipulati da noi gran parte del vostro guadagno, la perdita dei pozzi petroliferi o una grossa concorrenza potrebbe farvi molto male... Tuttavia lei Moil mi sta simpatico e credo che mi affiderò al suo consiglio. Ho fatto preparare delle camere per voi, siete liberi di girare per tutta la città, ma vi pregherei di non interessarvi troppo alla zona documenti ed agli archivi riservati. Chiamerò immediatamente l'Infallibile. > Quindi i due affaristi salutarono con una stretta di mano ed andarono a vedere i loro giacigli.

Una volta chiusa la porta, il Luogotenente si lasciò andare ad un sospiro infastidito. Le ragioni che portavano il Paese a dipendere da quelle due persone gli erano tristemente note ed avrebbe dovuto prestare attenzione a non inimicarsele troppo, almeno finché alcune manovre non fossero state compiute, dopodiché due grossi problemi si sarebbero risolti. Buttò gli occhi sul telefono fisso sulla scrivania, lo fissò pensieroso per qualche secondo ed infine si alzò, senza telefonare a nessuno: non ve ne era bisogno.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3475258