Love is where the pool is

di kiss the night
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** ANNUNCIO ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il mare quel giorno era di un blu intenso e il sole splendeva rendendo tutto più tiepido, nonostante non fosse ancora estate. I pensieri di Rin quella mattina però erano tutto tranne che solari.. Gli allenamenti si stavano intensificando e lui iniziava a sentirsi estremamente teso; da lì a pochi giorni sarebbe stata formata la squadra di nuoto che avrebbe partecipato alle Olimpiadi. Si era allenato duramente negli ultimi due anni, in una terra che nonostante tutto ancora non sentiva sua, per far avverare quel sogno e viveva nel terrore che quella chiamata non sarebbe mai arrivata.

Alla fine delle superiori aveva mollato tutto, famiglia e amici, per trasferirsi in un prestigioso club di Sidney; per potercela fare aveva messo tutto sé stesso negli allenamenti, tanto da aver tralasciato la vita privata solo per quell'occasione. Voleva che la sua prima apparizione della nazionale giapponese fosse a quell'olimpiade, che si sarebbe tenuta nella sua terra natale e l'idea di fallire lo terrorizzava talmente tanto da sentirsi di nuovo quel bambino indifeso che molti anni prima era tornato in Giappone con la coda tra le gambe.

 

Questo turbinio di pensieri lo aveva tenuto occupato per l'intero viaggio fino alla piscina. Sospirò, aprì la porta ed entrò nell'edificio. Il forte odore di cloro lo riportò alla realtà, salutò quindi la ragazza bionda che stava sempre alla scrivania, ma di cui non aveva ancora imparato il nome e si incamminò verso gli spogliatoi, ancora vuoti.

Una volta pronto, corse verso la piscina dove trovò il suo allenatore, Michael, che gli rivolse un sorriso comprensivo.

 

“Dormito male, amico mio? Ti vedo un po' spento.”


Rin lo guardò in cagnesco per poi avvicinarsi al trampolino e buttarsi in acqua senza dire una parola.

Il contatto con l'acqua lo scosse come ogni volta; tutto nella vita poteva andare male ma la sensazione dell'acqua fresca introno a lui lo avrebbe sempre rilassato.

Quando tornò in superficie rispose a Michael.

 

“Non hai ancora sentito nessuno?”

 

Il ragazzo gli rispose, cercando di non far notare la tristezza nella sua voce.

 

“No, ancora niente. Ma ho sentito dire in giro che non sono state prese le decisioni finali. Credo che possiamo stare tranquilli.”

 

Con poca convinzione Rin finse un sorriso e cominciò il suo solito allenamento, fatto di decine di vasche alternando i suoi stili preferiti: farfalla e libero.

Ogni tanto Michael gli dava qualche consiglio, ma ormai l'uomo interveniva pochissimo, conscio che Rin sapeva da solo come dare il meglio di sé, sopratutto in allenamenti defaticanti come quello.

 

I due si erano conosciuti pochi mesi dopo l'arrivo di Rin in Australia; frequentavano entrambi lo stesso club e nuotavano nella stessa squadra. L'australiano era infatti il fortissimo capitano; alto, biondo e con una schiera di corteggiatrici infinite, era stato il golden boy dell'intero istituto per i tre anni che vi aveva trascorso. Purtroppo, qualche mese dopo l'arrivo di Rin, Michael era stato costretto a lasciare il nuoto agonistico per colpa di una spalla dolorante e aveva così deciso di mettere tutto se stesso nell'allenare quel ragazzo giapponese, dal carattere complicato ma dal talento straordinario, diventando così il suo coach personale. Rin non aveva potuto non accettare e da lì il loro rapporto si era intensificato tanto che il giovane lo considerava l'unico vero amico che aveva in Australia. Nonostante non fossero davvero in confidenza, Michael riusciva a leggerlo come un libro aperto, capiva al volo quando era teso o quando invece era allegro e a modo suo sapeva confortarlo. Allo stesso tempo però si rendeva conto che nonostante cercasse di non darlo a vedere, gli mancava qualcosa o più probabilmente qualcuno; Rin a volte gli aveva parlato degli amici che aveva lasciato in Giappone, di sua sorella minore e, nonostante lo negasse, sapeva che gli mancavano molto.

 

Per Rin stare in acqua era il modo per smettere di pensare, nuotava e ad ogni bracciata si sentiva più leggero, più vicino agli altri. Ogni preoccupazione svaniva e, proprio come uno dei suoi più grandi amici diceva sempre, si sentiva libero.

A Rin però bastava voltarsi verso la corsia accanto per immaginarsi lì Haruka. Nonostante gli anni trascorsi, le litigate, la delusione e tutto il resto, ogni volta che nuotava lo vedeva lì, vicino a lui, e questo bastava a dargli la carica anche quando era troppo stanco. La loro rivalità era grande quanto l'amicizia che li legava ed era proprio in acqua che sentiva la sua mancanza, perché nuotare con lui era tutta un'altra cosa.

 

Rin non vedeva Haru da due anni. Si erano salutati all'aeroporto insieme agli altri e poi si erano sentiti giusto qualche volta, ma entrambi erano troppo impegnati nei rispettivi club e squadre per poterlo fare con continuità; alla fine a fatica riusciva a sentirsi con Gou e Sousuke che ogni tanto venivano anche a trovarlo.

Con sua sorpresa, infatti, i due avevano cominciato ad uscire insieme l'anno prima e da quel momento facevano coppia fissa; entrambi frequentavano l'università di Tokyo e, ritrovandosi nella stessa città, si erano avvicinati molto. All'inizio era rimasto un po' stranito dalla cosa, alla fine Gou era sempre la sua sorellina e Sousuke il suo amico d'infanzia, però entrambi erano molto felici e a lui questo bastava.

 

Fu risvegliato dai suoi pensieri quando si rese conto che Michael non era più a bordo piscina. Si fermò e tirandosi su lo cercò per tutta la stanza; finalmente lo trovò, vicino al suo borsone, impegnato in una telefonata. Il cuore cominciò a battergli all'impazzata ma cercò di calmarsi, alla fine poteva non essere QUELLA telefonata e in ogni caso non doveva farsi prendere dall'ansia. Aspettò quindi pazientemente che Michael terminasse la chiamata, cosa che avvenne pochi minuti dopo, e appena il ragazzo tornò da lui lo guardò con occhi speranzosi; sentiva il cuore pronto a scoppiargli nel petto e non riusciva a capire se sentiva caldo o freddo.

L'australiano si avvicinò al bordo e si sedette vicino a Rin, non aveva ancora proferito parola e questo lo innervosiva parecchio. Alla fine il ragazzo prese fiato e parlò;

 

“Mi hanno appena chiamato quelli della federazione. Hanno detto che sono rimasti molto sorpresi dei tempi che hai fatto nelle ultime gare, ma che sono molto in dubbio vista la tua giovane età...”

 

Rin sbiancò leggermente.

 

“Giovane età? Ma se ho quasi vent'anni!”

 

“Fammi finire! Hanno detto che l'età li ha fatti dubitare un po', ma alla fine hanno deciso che dovevi far parte della squadra...”

 

Rin rimase senza fiato mentre il sorriso di Michael si allargava. Non ci poteva credere, forse il suo sogno si sarebbe davvero avverato.

Il biondo, vedendo che l'altro non reagiva, lo scosse.

 

“Ehi, amico, hai capito? Farai parte della nazionale giapponese... parteciperai alle Olimpiadi!”

 

Il ragazzo sembrò finalmente scuotersi dal torpore in cui era caduto e corse a rifugiarsi sott'acqua. Lacrime di felicità si mescolarono alla limpida acqua della piscina, che gli servì anche a mascherare l'urlo di gioia che uscì dalla sua gola. Ce l'aveva fatta davvero, aveva realizzato il suo sogno. Quella, infatti, non sarebbe stata solo la sua prima olimpiade, ma anche la sua consacrazione come nuotatore professionista e la dimostrazione che aveva raggiunto uno dei suoi obiettivi.

Senza più fiato Rin tornò in superficie, dove vide un Michael felice e preoccupato allo stesso tempo. Si riavvicinò al bordo, si tirò su e, senza dire una parola, corse ad abbracciarlo.

 

“Rin, no! Sei tutto bagnato!”

 

Nonostante i rimproveri il ragazzo stava chiaramente ridendo, divertito e sorpreso da quello slancio d'affetto.

 

“Grazie Michael, se sono arrivato qui lo devo anche a te e alla tua costanza.”

 

“Ti ringrazio, ma non è proprio così. Il talento e la perseveranza sono tutti tuoi, io ti ho solo aiutato ad incanalare le giuste energie. Te lo meriti, Rin, davvero.”

 

Il ragazzo si scostò, scuotendosi come un cucciolo bagnato, cosa che fece ridere il più giovane. Poi si voltò verso di lui e con un'ultima pacca sulla spalla lo mandò a cambiarsi.

 

“Per oggi l'allenamento finisce qui. Forza, vai cambiarti che andiamo a festeggiare. Il pranzo lo offro io e poi corri a preparare i bagagli. E' il momento di tornare a casa.”

 

Rin rimase un attimo sorpreso.

 

“Cosa?”

 

“Ci sono dei documenti da firmare e delle riunioni a cui presenziare. Devi tornare in Giappone il prima possibile. Sono due anni che non ci metti piede, no? Non sei felice?”

 

Rin si lasciò sfuggire un sorriso, uno di quelli che arrivavano agli occhi. Sì, ne era davvero felice.

Note:

Ciao a tutti. Parto con una brevissima e impersonalissima presentazione; Sono Kissthenight, ho 26 anni e non scrivo, ma sopratutto non pubblico, da un po' di tempo, senza contare che non ho mai scritto di personaggi provenienti da anime/manga.
Faccio questa piccola premessa per cercare di "scusare" dei possibili danni che potrei aver fatto con questa storia. :) Scherzi a parte, spero che vi sia piaciuta e che possa continuare a farlo con i capitoli futuri. Come ho detto non ho mai scritto di loro ma amo alla follia Rin e Haru, tanto che dopo anni mi hanno fatto tornare la voglia di scrivere.
Sulla storia in se al momento non mi viene molto da dire, ma ci proverò; sono passati 2 anni dalla fine di Eternal summer e chiaramente la cosa me la sono un pò sistemata a mio favore, come ad esempio la presenza di Michael, personaggio inventato di sana pianta, che chiaramente non è l'ex allenatore di Rin.
Altra cosa sono i SouGou; ammetto che nonostante non ami particolarmente il personaggio di Sousuke, loro due li trovo carini e secondo me qualche piccolo hint lo hanno dato anche nell'anime.
Per adesso mi fermo qui, ringraziando già chiunque legga la mia storia, dicendovi che mi farebbe piacere ricevere un piccolo feedback, giusto per capire cosa ne pensate. Le critiche, se costruttive, fanno sempre e solo bene.
Alla prossiima!

Kissthenight

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Era ormai passato un anno dall'ultima volta che aveva messo piede all'aeroporto di Tokyo,

quando aveva fatto una sorpresa a Gou per il suo compleanno, ma niente era cambiato.

Arrivato finalmente nel terminal dell'aeroporto si sentì trascinare via da un abbraccio spezza fiato.

 

“Fratellone! Ti sei fatto attendere, non c'è che dire.”

 

“Ti avevo detto che l'aereo era leggermente in ritardo.”

 

La ragazza si stacco a fatica dall'abbraccio e Rin poté notare quanto era cambiata nei mesi in cui non l'aveva vista. I capelli rossi, che normalmente teneva legati, erano liberi di ricaderle sulle spalle, portava dei carinissimi occhiali da sole intonati al vestito blu ed aveva un'espressione rilassata e luminosa. Era felice, lo avrebbe visto anche a un chilometro di distanza.

Si guardò intorno aspettando di trovarsi davanti anche Sousuke, ma la ragazza lo anticipò.

 

“Sou non c'è, aveva lezione e non poteva perderla. In ogni caso anche lui non vede l'ora di salutarti, proprio per questo abbiamo prenotato in un ristorante buonissimo, così possiamo cenare insieme stasera.”

 

Rin le sorrise.

 

“Perfetto, adesso perché non mi dai una mano con tutte queste valigie? Prendiamo un taxi, passiamo dall'hotel a sistemare e queste e poi ci facciamo un giro, che ne dici?”

 

La ragazza prese subito il trolley più piccolo e gli fece l'occhiolino.

 

“Affare fatto, però il pranzo lo paghi tu, futuro campione olimpico.”

 

Gou si incamminò velocemente verso l'uscita mentre Rin, sorridendo, la seguì.

 

***

 

Passare l'intera giornata con sua sorella era stato rinvigorente per i suoi nervi. Ogni volta che la vedeva si ricordava di quanto le mancasse quando era da solo; il suo sorriso, il suo avere sempre la battuta pronta tanto da essere una delle poche a tenergli sempre testa e anche se non era nel suo stile dirlo le voleva bene come a poche altre persone.

Avevano pranzato in un piccolo locale che, a detta di sua Gou, era il migliore della zona e poi si era fatto trascinare per negozi per l'intero pomeriggio, cosa che anni prima avrebbe detestato con tutta l'anima ma che adesso aveva imparato ad apprezzare. Arrivata l'ora di cena si recarono nel quartiere di Shibuya, dove avrebbero dovuto cenare.

 

Rin vide subito Sousuke che li stava aspettando davanti al ristorante, affrettò il passo per poterlo raggiungere e quando entrò nel suo raggio visivo il moro gli sorrise.

 

“Finalmente ti fai vivo! Certo che devono proprio succedere i miracoli per riaverti in zona.”

 

I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, fino a che Rin non lo soffocò in uno dei suoi soliti abbracci. Sousuke rise divertito prima di abbandonarsi in quell'abbraccio fraterno che sapeva tanto di passato.

 

“Possono passare anni ma sarai sempre lo stesso ragazzino affettuoso.”

 

Rin si staccò sorridendo. Si perse per un secondo nello sguardo pieno di orgoglio di Sousuke; nonostante avesse smesso di nuotare in modo agonistico era stato il suo compagno alle elementari e poi l'ultimo anno di liceo, non c'era nessuno che potesse capire la sua gioia per quella chiamata, non importava neanche che glielo dicesse... o forse qualcuno c'era, ma il giovane scacciò quell'immagina dalla mente, non era il momento di pensarci.

 

“Allora, futura stella della nazionale, com'è andato il viaggio?”

 

“Bene, mi sono stancato di più a stare dietro alla tua ragazza per tutta la giornata.”

 

Si voltò verso la sorella, che aveva già preso posto vicino a Sousuke, e la guardò con uno sguardo divertito.

La giovane di tutta risposta gli regalò una delle sue linguacce.

 

“Cari ragazzi non so voi ma io muoio di fame, che ne dite se entriamo?”

 

I due annuirono e si avviarono verso l'entrata del ristorante. Proprio nel momento in cui stavano per varcarne la soglia, una voce li fece voltare.

 

“Rin?”

 

Il ragazzo si girò stranito; davanti ai suoi occhi c'era una vecchia conoscenza.

 

“Makoto.”

 

L'altro gli corse incontro e senza fermarsi lo abbraccio.

 

“Oddio, ho quasi faticato a riconoscerti, è passata una vita dall'ultima volta che ci siamo visti.”

 

Rin, che era rimasto bloccato, si risveglio e sorrise.

 

“Beh, alla fine sono passati poco più di due anni, non fare l'esagerato.

 

Lo guardò per un secondo; i suoi capelli erano più lunghi ma gli occhi e il sorriso erano rimasti gli stessi, era sempre il dolce e affabile Makoto, lo stesso che lo aveva salutato due anni prima. Un po' come con Haru, dopo i primi tempi, avevano finito per non sentirsi spesso ma Gou lo aveva tenuto sempre aggiornato sulla sua vita.

 

“Allora, cosa ti riporta qui? Sei venuto a trovare Gou?”

 

“Più o meno, diciamo che in realtà sono qui per lavoro, ma ho colto l'occasione per passare un po' di tempo con lei.”

 

Makoto rimase un po' sorpreso.

 

“Lavoro? Vuoi dire che... non nuoti più?”

 

Le ultime parole furono più un sussurro che altro e Rin non riuscì a trattenere una risata.

 

“Assolutamente no, quello è il mio lavoro. Diciamo che ho una bella notizia da darti.”

 

“Spara allora, non tenermi sulle spine.”

 

“Beh, diciamo che sono qui per delle riunioni con il team della nazionale giapponese... sono stato scelto, parteciperò alle prossime olimpiadi.”

 

Lo disse tutto d'un fiato, ancora non pienamente conscio che quella era la verità.

Sulle prime Makoto restò congelato, ebbe bisogno di qualche minuto per immagazzinare ciò che l'amico aveva detto, ma non passo molto prima che Rin venisse di nuovo stretto in un soffocante abbraccio.

 

“Oddio Rin, non potevi darmi notizia più bella. Sono così felice per te, ti meriti tutto questo. Ma perché non hai chiamato per dircelo? Se non ti avessi incontrato per caso probabilmente lo avrei scoperto durante le Olimpiadi!”

 

Makoto sembrava un treno in corsa, l'altro poté addirittura notare che i verdi occhi dell'altro erano lucidi. Ne rimase sorpreso, non si aspettava una reazione così calorosa da una persona che non vedeva da anni... forse aveva davvero sottovalutato la loro amicizia.

 

“L'ho scoperto solo ieri ed è stato tutto così veloce che a fatica riesco a rendermene davvero conto. In ogni caso mi sarei sicuramente fatto sentire.”

 

In realtà, a parte sua sorella e Sousuke, non aveva contattato nessun altro, neanche la madre. Quella mattina però, mentre aspettava l'arrivo del suo aereo, aveva cercato di contattare più volte Haruka, inutilmente visto che il ragazzo non aveva risposto. La cosa in un primo momento lo aveva anche ferito ma poi, una volta chiuso il telefono, aveva smesso di pensarci.

Nel frattempo Sou e Gou li avevano raggiunti fuori dal locale e senza che lui se ne rendesse conto, la ragazza aveva invitato a cena anche Makoto, che aveva accettato, entusiasta di poter passare una serata con lui dopo cosi' tanto tempo.

Rin, trasportato da quell'atmosfera gioiosa, sorrise, appoggiò il braccio sopra le spalle di Makoto con fare amichevole.

 

“Non so voi ragazzi, ma io ho sto morendo di fame... ci avviamo?”

 

Gli altri annuirono e si avviarono all'interno del ristorante.

Note:

Salve a tutti. 
Premetto subito che il capitolo non è betato, l'ho ricontrollato più volte ma potrebbe essermi scappato qualcosa, in caso me ne scuso.
Detto questo, rieccoci qui con un nuvo capitolo molto di passaggio, ma nel prossimo inizieremo a vedere qualche movimento in più. So che non è molto lungo, ma mi sembrava più giusto troncarlo così che allungarlo inutilmente, spero vi piaccia comunque.
Parlando del capitolo, vediamo il ritono di Rin in Giappone e l'incontro con i miei Sougou (che mi piacciono tantissimo) e anche con un'altra vecchia conoscenza, il buon vecchio Makoto.
Detto questo grazie a tutte le persone che hanno letto, commentato, aggiunto tra le seguite ecc... Sono davvero contenta che la storia vi piaccia.
Ci vediamo venerdì prossimo con il terzo capitolo <3

Kissthenight
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La cena fu tranquilla ed era proprio in momenti come quelli che Rin si rendeva conto di cosa volesse dire staccare la spina; in Australia, anche quando smetteva di allenarsi, aveva sempre e comunque la testa al nuoto e ai tempi, non importava fosse in piscina, al ristorante con Michael o in casa sua, tutto girava intorno al nuoto. Adesso invece, seduto a quel tavolo con gli amici, si sentiva completamente rilassato tanto da essersi quasi dimenticato il vero motivo per cui era a Tokyo.

Avevano parlato del più e del meno, di come tutti si trovavano all'università, degli ultimi film che avevano visto e delle varie volte in cui erano tornati a casa.

Makoto raccontò di sentirsi quasi tutti i giorni con Nagisa e Rei; entrambi erano andati a studiare nella stessa università a Yokohama, il primo studiava per diventare insegnante mente l'altro studiava matematica. Andavano a Tokyo quasi ogni fine settimana per uscire con Makoto, spesso anche con sua sorella e tutti e tre continuavano a nuotare quando potevano.

Sentendo tutte queste storie Rin si sentì un po' in colpa. Tutti erano impegnati ma nonostante questo trovavano il modo di sentirsi e di vedersi, lui invece si era nascosto dietro ai troppi impegni per giustificare il non riuscire neanche a fare una banale chiamata ogni tanto; certamente non lo aveva fatto con cattiveria ma forse, nel suo subconscio, non sentiva nessuno e cercava di non pensarci troppo per evitare di soffrire la loro mancanza.

La situazione si congelò nel momento in cui Rin fece una semplice domanda;

 

“E Haru dov'è? Non lo sento da parecchio, non si era trasferito anche lui qui a Tokyo?”

 

Gou e Sousuke abbassarono lo sguardo mentre il viso di Makoto, sorridente e sereno fino a quel momento, si oscurò.

Rin rimase stranito da quella reazione. In effetti si era reso conto che c'era qualcosa di strano, i due ragazzi tendevano ad essere inseparabili, com'era possibile che non fossero insieme e sopratutto che l'amico non lo avesse minimamente nominato?

Alla fine Makoto prese la parola.

 

“Beh, lui... non è più qui.”

 

“In che senso?”

 

“Dopo circa un anno ha cambiato squadra e si è trasferito ad Osaka, in un club molto prestigioso.”

 

Nonostante fosse una bella notizia, Rin non percepiva felicità in quelle parole ma solo tanta tristezza e forse un po' di delusione.

 

“Beh... è una cosa positiva no? Immagino vi sentirete tutti giorni. Io purtroppo ammetto di aver tralasciato un po' i rapporti con tutti voi, Haru compreso, ma credimi se ti dico che sono incredibilmente dispiaciuto.”

 

Makoto non rispose e il ragazzo iniziò a preoccuparsi.

 

“Makoto, va tutto bene? Tu e Haru avete per caso litigato?”

 

“Litigato no, ma non ci sentiamo molto da quando è andato ad Osaka. Diciamo che in realtà ci saremo sentiti giusto una volta. Vedi Rin, Haru è... cambiato.”

 

La notizia lo colpì come un pugno in pieno petto. Haru... cambiato? Non era possibile, che tipo di cambiamento poteva mai aver fatto per portarlo a raffreddare i rapporti con Makoto?

L'altro ragazzo sembrò intercettare i suoi pensieri, decidendosi finalmente a piegare meglio la situazione.

 

“Quando siamo arrivati qua, Haru ha cominciato a frequentare la squadra della sua università e tutto sembrava andare bene, era sempre il solito, con la differenza che finalmente aveva davanti il suo obiettivo. Ma poi con l'andare avanti dei mesi si è rabbuiato; non so perché, non l'ho mai davvero capito, ma ha iniziato a passare sempre più tempo in piscina, ha smesso di frequentare le nostre uscite, non aveva quasi più voglia di uscire quando Nagisa e Rei venivano a trovarci e anche Gou potrà confermartelo.”

 

“Ha ragione. Haru ha sempre avuto un carattere particolare, lo sappiamo tutti, ma in quel periodo ha cominciato davvero a comportarsi in modo strano. Pensa solo che durante le vacanze, quando io e Sou siamo venuti a trovarti, avevo chiesto anche a lui se volesse accompagnarci, sapevo che aveva qualche giorno di pausa ma si è tirato indietro quasi subito, inventando scuse abbastanza strane. Mi era sinceramente sembrato strano che rinunciasse a vederti, sopratutto perché prima mi chiedeva spessissimo di te... dopo una paio di mesi è andato via.”

 

“Ma com'è possibile? Un comportamento del genere non è da lui... Forse ci sono stati dei problemi nella vecchi squadra, quello spiegherebbe perché era giù di morale e anche perché si sia trasferito.”

 

Makoto scosse impercettibilmente la testa, facendo intendere che Rin era completamente fuori strada.

 

“No, ho conosciuto alcuni dei sui compagni dopo la sua partenza ed erano venuti a chiedermi se sapevo il motivo del suo allontanamento. Nonostante non avesse particolari legami con loro, sembra non ci fosse stato mai nessuno problema, anzi, a quanto pare era il migliore.”

 

Nonostante tutto, sul viso di Rin si affacciò un piccolo sorriso; in qualunque posto andasse Haru era sempre il migliore, certe cose non scambiavano.

 

“Beh, allora vedrò di chiamarlo e cercherò di parlarci.”

 

Makoto gli sorrise, nonostante il suo sguardo fosse ancora triste.

 

“Perché no, su certe cose tu e lui siete stati sempre più comunicativi. Magari con te parlerà.”

 

Rin gli sorrise, cercando di dimostrarsi fiducioso.

Dopo l'ennesimo minuto di silenzio Gou prese di nuovo la parola, trasportando la conversazioni in lidi più tranquilli, permettendogli così di finire la cena in tutta serenità. Continuarono a parlare del più e del meno, stando attenti a non toccare di nuovo il tasto Haru, nonostante nella mente di Rin continuasse ad aleggiare il volto dell'amico. Non poteva fare a meno di domandarsi cosa gli fosse successo, finendo per sentirsi anche in colpa per essere stato poco presente nella vita dell'amico.

Terminata la cena i ragazzi si salutarono, promettendosi di rivedersi prima che Rin tornasse in Australia, per prendere poi ognuno il proprio taxi.

 

******

Rin sentì la stanchezza arrivare nell'istante in cui mise piede nella vasca da bagno. L'acqua calda lo aiutò a distendere i muscoli e a rilassarsi dopo l'intensa giornata tanto che quasi ci si addormentò. Ne uscì dopo venti minuti, quando ormai l'acqua aveva iniziato a raffreddarsi e dopo essersi infilato le prime cose trovate in valigia si butto senza troppi complimenti sul comodo letto.

Nel silenzio si lasciò andare ai pensieri, cercando di analizzare bene tutto quello gli aveva detto Makoto.

L'Haru che conosceva lui non avrebbe mai chiuso con l'amico d'infanzia. Ricordava ancora lo sguardo abbattuto che aveva in Australia, qualche giorno dopo la sua prima e unica lite con l'altro; gli aveva detto di stare tranquillo, che era normale che fra amici ci fossero degli screzi, ma per Haru era una cosa nuova, non era abituato a stare lontano da Makoto. Proprio per questo il suo cambiamento era strano, se davvero non era successo nulla cosa poteva aver scatenato quella decisione?

Rin si allungò per prendere il cellulare; C'era solo una cosa che poteva fare per risolvere quel mistero. Compose quindi il numero del ragazzo sperando che, nonostante non fosse troppo presto, Haru non stesse già dormendo. Il telefono squillo per un po' fino a che non scattò la segreteria telefonica; il giovane non si dette per vinto e compose il numero per altre due volte, ottenendo lo stesso risultato. La prima idea fu lasciar perdere tutto e riprovare il giorno successivo, alla fine però optò per lasciargli un messaggio.

 

“Ehi, amico, sono Rin. Ho cercato di chiamarti più volte ma immagino tu sia già a dormire. Beh... ti ho chiamato perché ho delle novità che vorrei davvero condividere con te. Sono a Tokyo e speravo di trovarti qui ma Gou mi ha detto che ti sei trasferito. Allora... quando sentirai il messaggio potresti richiamarmi? Vorrei davvero parlarti... beh, ciao.”

 

Il giovane chiuse la chiamata per poi ricomporre il numero subito dopo e lasciare un altro messaggio.

 

“Sono sempre io... volevo solo chiederti scusa... per essere sparito tutto questo tempo. Mi sono comportato in modo pessimo, ma sai come sono fatto, no? Avevo un obiettivo e pensavo solo a quello... richiamami appena puoi.”

 

Chiuse il telefono, sospirando. Il grosso era fatto, adesso doveva solo aspettare la risposta.

Poggiato il cellulare sul comodino si girò su un fianco, scivolando velocemente in un sonno profondo e privo di sogni.

 

*********

 

Dopo una doccia e una colazione veloce, Rin era già in taxi, pronto a raggiungere gli uffici della federazione che si occupava della nazionale di nuoto.

Il primo appuntamento era alle 9:30 e lì doveva solo firmare dei documenti, poi alle 10:30 ci sarebbe stato quello più importante; avrebbe conosciuto lo staff, gli allenatori e i suoi compagni. Non sapeva ben chi si sarebbe trovato davanti. Non sapeva con esattezza chi sarebbero stati i suoi compagni; non dubitava che ci fossero alcuni tra i più famosi nuotatori giapponesi che facevano parte della squadra da anni, persone che aveva sempre guardato con una certa reverenza, ma sicuramente visti i ritiri degli ultimi mondiali, non sarebbe stato l'unico novizio ed era molto incuriosito da questo.

Sbrigò velocemente le prime faccende, per poi dirigersi davanti alla grande sala in cui si sarebbe tenuta la riunione. Da come poteva vedere era un grande stanza, con al centro un tavolone rotondo contornato da poltroncine rosse, un grande schermo appoggiato al muro e molti poster attaccati alle pareti, raffiguranti alcune dei più grandi nuotatori che avevano fatto la storia della nazionale. Sul tavolo era disposto un piccolo buffet che sembrava appetitoso, facendogli subito venire fame.

La stanza era vuota; Rin guardò l'orologio e si rese conto di essere in anticipo, si sedette quindi su una delle sedie che aveva vicino aspettando l'arrivo degli altri.

Dopo un paio di minuti, passati a cercare di calmare il battito del suo cuore, sentì delle voci farsi strada dal lungo corridoio. La prima faccia che si presentò davanti a lui era quella dello storico allenatore della nazionale, nonché uno dei nuotatori più famosi della storia del Giappone per aver vinto diverse medaglie d'oro tra mondiali e Olimpiadi, Ryo Yamamoto in persona.

Il cuore questa volta gli arrivò direttamente in gola per l'emozione; gli era capitato di nuotare con atleti fantastici, a volte anche medagliati, ma mai si era trovati davanti una leggenda e solo in quel momento si rese conto che sarebbe stato davvero allenato da quella persona. Dietro di lui, tra le molte persone che presenti, riuscì a scorgere alcuni volti noti; c'erano infatti tre dei nuotato più importanti del Giappone: Shiro Iwasabi, venticinquenne che prediligeva lo stile rana, nonché medaglia di bronzo agli ultimi mondiali, Hiroshi Tomita, ventisette anni, famoso per la sua velocità a dorso che lo aveva portato a vincere diversi premi, sopratutto a livello nazionale e Tetsuo Ayoama, l'unico dei tre ad aver vinto un argento alle ultime olimpiadi nei 400 stile libero, nonché capitano della nazionale da almeno un paio d'anni.

Rin si sentiva così piccolo e insignificante davanti a persone così importanti e conosciute, sentiva la sicurezza che lo aveva portato fino a lì andarsene ad ogni loro passo; sarebbe davvero riuscito a competere con loro? Cerco' di scacciare questi pensieri dalla mente, concentrandosi solo sconosciuto che gli stava porgendo la mano.

 

“Salve, tu dei essere Rin Matsuoka. Io sono Aki Tanaka, il responsabile della federazione nuoto giapponese, piacere di conoscerti.”

 

Rin gli strinse la mano. Era un uomo distinto, sulla cinquantina, che il ragazzo aveva intravisto in qualche rivista specializzata.

 

“Sì... sono Rin Matsuoka, il piacere e tutto mio.”

 

L'uomo gli sorrise e prima di continuare a parlare si voltò verso gli altri.

 

“Direi di spostarci nella stanza dov'è stato organizzato un piccolo buffet, è il posto migliore per le dovute presentazioni.”

 

Il signor Tanaka aprì la porta e tutti lo seguirono. Rin rimase per un secondo a fissarli, prima di seguirli, insieme ad altre persone che probabilmente facevano parte dello staff.

Una volta dentro, l'uomo invitò tutti a provare alcuni dei manicaretti che erano stati preparati da una catering, a suo dire, fantastico. Il ragazzo prese quindi alcune tartine che sembravano deliziose e proprio in quel momento fu avvicinato da un ragazzo che non conosceva. Era piuttosto piccolo, moro, non poteva avere più di vent'anni e, proprio come lui, sembrava lievitane a disagio.

 

“Ciao, io sono Ren Suzuki, è bello poterti conoscere finalmente. Ho visto alcune delle tue gare e non vedevo l'ora di farti i complimenti per i tuoi tempi, sei davvero velocissimo.”

 

Rin gli sorrise, felice che qualcuno apprezzasse i suoi tempi e il suo ego non poteva che uscirne compiaciuto. In più si rese conto di conoscere quel ragazzo; il nome infatti non gli era per nulla nuovo. Aveva letto spesso di un certo Ren, un ragazzino di appena diciotto anni che veniva descritto come il futuro campione che avrebbe portato nuovamente il Giappone sul podio dello stile a farfalla.

 

“Il piacere è tutto mio, anche io ho sentito parlare di te. Beh, non vedo l'ora di poterti vedere in acqua.”

 

“Vale la stessa cosa per me e devi dire che in una stanza piena di campioni navigati sei quello che mi mette meno a disagio.”

 

I due ragazzi scoppiarono a ridere, divertiti dal fatto che si sentissero esattamente allo stesso modo. Al momento, infatti, sembravano gli unici in quella stanza a fare i conti con la prima chiamata in nazionale.

I due ragazzi continuarono a parlare del più e del meno per alcuni minuti, fino a quando non sentirono la porta aprirsi e il responsabile salutare qualcuno. Rin, che dava le spalle alla porta, si girò, per poi rimanere completamente gelato di forte alla scena che gli si presentava davanti.

Non poteva credere ai suoi occhi ma alla porta c'era un ragazzo alto, moro e dai freddissimi occhi azzurri, occhi che conosceva fin troppo bene e che adesso lo stavano fissando con intensità. La sua voce uscì fuori quasi come un sospiro, non udibile a nessuno dei presenti in quella stanza.

 

“Haru?”


Note:
BOOM! Perdonate il piccolo cliffhanger, ma adoro inserirli quando posso :)
Ho voluto spostare la pubblicazione ad oggi perchè Tumblr mi ha fatto sapere che oggi è il "compleanno" del nostro adorato Rinrin! In ogni caso il nostro piccolo delfino ha fatto finalmente il suo ingresso. So che è poco, ma prometto che nel prossimo capitolo i ragazzi comunicheranno fra di loro. Spero comunque di non aver portato Haru ad essere un pò OOC nel suo cambiamento.
L'unico appunto che faccio sul capitolo è rivolto ai nuovi personaggi, la squadra di nuoto; i nomi sono tutti inventati, ho cercato tra i vari nomi e cognomi popolari in Giappone e ho mischiato un pò a gusto personale, ad esclusione di Ren. Quella è una piccola citazione ad un anime che sto seguendo in questo periodo e che mi piace molto (SuperLover per la cronaca), infatti anche nella descrizione mi sono avvicinata molto al personaggio vero e proprio. Più avanti avremo modo di conoscere anche gli altri baldi giovani.
Passando alle cose più tecniche, chiedo scusa per i possibili errorino ma, anche in questo caso, il capitolo non è betato al momento (la mia beta è completamente assorbita dall'università quindi mi adeguo come riesco). In più posso dire di essere arrivata a non avere più materiale completamente pronto, infatti al momento ho il capitolo 4 a metà e alcuni pezzi del quinto già scritti, ma il tempo scarseggia e non so quanto riuscirò ad essere precisa nella pubblicazione (un capitolo a settimana), da adesso in poi... sicuramente farò del mio meglio, ma portate pazienza.
Detto questo, grazie a tutte le persone che hanno letto i capitoli precedenti e a chi ha aggiuto la mia bambina tra le seguite. Un ringraziamento particolare a Momoko89 che ha recensito la storia, dandomi il suo graditissimo parere :)
Detto questo, chiudo queste note che sono infinite... il problema di essere logorroica!
Baci a tutti e ci sentiamo (spero) Venerdì prossimo.
Kissthenight

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Haru era lì, davanti ai suoi occhi, nella sala dove si stava ritrovando la nazionale di nuoto... perché?
Rin era conscio di conoscere la risposta a quel quesito, ma era talmente stranito da ciò che faticò ad uscire dalla bolla di stupore che si era creato e gli occhi dell'altro, che continuavano a fissarlo, non erano assolutamente d'aiuto.
Si riscosse solo nel momento in cui sentì una voce chiamare il suo nome. Ren, che stava di fianco a lui, cercava di attirare la sua attenzione, lo sguardo stranito di uno che non riesce ad afferrare la situazione.

 

“Matsuoka, va tutto bene?”

 

“Sì... credo di sì.”

 

Una volta tornato alla realtà, cercò di capire ciò che il dirigente stava dicendo ad Haru, ma parlava a voce troppo bassa perché riuscisse a sentirlo, così concentrò nuovamente la sua attenzione sull'altro ragazzo. Non era minimamente cambiato, neanche nell'atteggiamento visto che fissava l'uomo come se fosse arrivato da chissà quale pianeta, lo stesso sguardo che indirizzava a tutti. Solo in pochi potevano dire di aver visto Haru con uno sguardo diverso da quello freddo e inanimato, forse solo lui e gli altri ragazzi della Iwatobi. Non era una persona facile da capire, molto spesso sembrava non provare nessun tipo di emozione positiva, ma Rin sapeva che Haru era esattamente l'opposto; dietro quello sguardo freddo e distaccato si nascondeva un animo sensibile e ardente.
Ad interrompere il nuovo fiume di pensieri che riempiva la sua testa ci pensò il signor Tanaka che, distolto l'attenzione da Haru, stava parlando con loro.

 

“Ragazzi, abbiamo finalmente con noi l'ultimo componente della squadra maschile. Con somma gioia vi presento il nostro nuovo acquisto, anche lui alla sua prima esperienza in nazionale, Nanase Haruka, 20 anni e uno dei migliori nuotatori di stile libero di tutto il paese.”

 

Nonostante lo avesse immaginato, per Rin quella fu la conferma; lui e Haru erano nuovamente nella stessa squadra. Era entusiasta di questa notizia e non poté fare a meno di sorridere, percorrendo l'intera stanza con lo sguardo nella speranza di attirare l'attenzione di Haru, che sembrava fare il possibile per evitarlo.
Il signor Tanaka, però, interruppe i suoi tentativi.

 

“Bene, visto che siamo tutti, credo sia arrivato il momento di cominciare questa riunione. Sedetevi pure dove volete.”

 

Rin inconsciamente, cercò di avvicinarsi il più possibile ad Haru, ma questo sembrò intuire le sue intenzione e si sedette vicino a Tanaka, dall'altro lato della stanza, mentre lui fu avvicinato da Ren che gli fece segno di andare vicino a lui.
Nonostante fosse un po' preoccupato dal comportamento di Haru decise non pensarci e di dedicarsi completamente alla riunione, conscio che dopo ci sarebbe stata sicuramente l'occasione di parlare con lui... e anche se non ci fosse stata avrebbe fatto in modo di ottenere la sua attenzione.

Lanciò quindi un ultimo sguardo in direzione di Haru; notò che finalmente il ragazzo lo stava fissando a suo volta e, anche se per pochi secondi, poté tuffarsi nuovamente in quegli occhi azzurri come l'acqua, che però non erano più caldi come due anni prima ma, anzi, erano tornati ad essere glaciali come quando erano bambini. Un brivido percorse la sua schiena fino a che Haru non distolse lo sguardo, concentratosi sulle parole del loro dirigente. Anche Rin si costrinse, alla fine, a fare lo stesso, nonostante una brutta sensazione gli attanagliasse la gola.

 

******

 

La riunione passò veloce. Vennero date solo delle prime indicazioni su come e quando si sarebbero svolti i primi allenamenti in preparazione alle vere e proprie gare di qualificazione, che sarebbero durati circa due mesi. Rin scoprì proprio lì che questi non si sarebbero tenuti a Tokyo, come aveva immaginato, ma in una piccola cittadina nell' Okkaido, una zona adattata appositamente dalla federazione per la preparazione di gare internazionali. Sarebbero partiti tutti il mese successivo e dovevano sbrigare i vari impegni in quel frangente di tempo, in modo da potersi concertare completamente sugli allenamenti.

Terminata la riunione tutti si alzarono, salutandosi velocemente, consapevoli che si sarebbero dovuti rivedere una settimana prima della partenza per un breve incontro, in cui sarebbero state date tutte le informazione su i mesi futuri.
Rin, che fino quel momento aveva deciso di evitare qualsisia contatto anche solo visivo con Haru per non rischiare di distarsi, rivolse verso di lui la sua attenzione nella speranza di poterci parlare.
Il ragazzo però era già alla porta e sembrava non vedesse l'ora di andarsene; aveva salutato velocemente gli altri e si era diretto con grandi falcate verso la porta senza degnarlo di uno sguardo e, nonostante Rin si sentisse ferito da questo gesto, cercò di imitarlo scusandosi per la fretta, inventandosi un appuntamento che non aveva. Voleva raggiungere Haru prima che sparisse dall'edificio, aveva bisogno di capire a cosa fosse dovuto quel comportamento, essendo arrivato alla conclusione che anche le telefonate che gli aveva fatto erano state evitate di proposito.

Corse fuori dalla stanza ma Haru non era più nel corridoio, quindi si diresse velocemente verso l'ascensore, riuscendo a bloccare con un piede le porte che si stavano chiudendo. Anche se per un attimo il ragazzo sperava di trovarsi davanti Haruka, dovette scontrarsi presto con la realtà; infatti dentro quell'ascensore c'erano solo due distinti signori che lo salutarono con gentilezza, dell'altro nessuna traccia. Un po' sconfortato Rin passo quel minuto, che per lui sembrava infinito, a sperare che Haru fosse ancora nella struttura; aveva la necessità di parlare con lui non solo per capire cosa fosse successo, infatti gli anni passati lontani gli erano ripiombati addosso come macigni. Aveva sempre saputo che fra tutti gli amici lui era quello a cui pensava di più quando era in Australia, quello di cui parlava continuamente tanto che Michael diceva di conoscerlo perfettamente senza averlo mai incontrato, ma vederselo davanti aveva sbloccato qualcos'altro. Era stato stupido a tagliarlo fuori così, lui aveva bisogno di Haru, voleva nuotare ancora con lui e in quei pochi attimi in cui i loro sguardi si erano incontrati in quella stanza, aveva avuto la sensazione che per l'altro non fosse più così.
Non appena le porte dell'ascensore si aprirono, Rin scattò velocemente, dirigendosi vero la porta della struttura, guardandosi in torno per vedere se Haru fosse ancora lì dentro, ma di lui nessuna traccia. Un brivido gli percorse la schiena non appena ebbe contatto con l'aria fresca di Tokyo in primavera; si rese conto solo in quel momento che con tutto il trambusto si era dimenticato la giacca nel salone; si dette mentalmente dell'idiota ma sapeva che prima di risalire doveva assolutamente trovarlo. Si fermò sul marciapiede e voltandosi verso la zona dei taxi, lo vide fermo, vicino alla strada mentre uno dei veicoli si stava avvicinando al ragazzo.

Rin scattò subito; doveva fermarlo prima che salisse sull'auto, immaginava che Haru avrebbe continuato a ignorare le sue chiamate e non poteva aspettare ancora per capire cosa gli fosse successo, per quale motivo i muri che con tanta fatica avevano abbattuto, adesso sembravano tornati più forti che mai, tanto da aver allontanato anche Makoto.
Corse a perdifiato, fino ad arrivare a un paio di metri di distanza per poi richiamare la sua attenzione.

 

“Haru... Haru aspetta!”

 

Haruka si voltò nella sua direzione, i loro occhi si incatenarono di nuovo e Rin potette scorgerci dentro sorpresa e agitazione. Tutto durò poco perché, dopo un primo momento, l'altro assunse la sua solita aria indifferente, quella che per anni l'aveva fatto disperare.

 

“Haru, te ne stavi davvero andando via senza salutarmi?”

 

Il ragazzo non rispose, ma non smise di fissarlo fino a quando Rin non decise di avvicinarsi di più, solo in quel moneto abbasso la testa, borbottando qualcosa che l'altro non riuscì a capire.
Nonostante la spavalderia che aveva dimostrato fino a quel momento, quando si trovò l'altro a poco più di un metro, Rin non sapeva più che dire; Haru continuava a guardare la strada, ignorandolo completamente. Perché si comportava così? Sembrava arrabbiato e non riusciva a capire cosa lo avesse indispettito così tanto. Ok, si era fatto sentire poco, ma neanche lui lo aveva cercato più di tanto, sopratutto nell'ultimo anno...

 

“Perché?”

 

Rin lo sussurrò appena, doveva essere un pensiero ma, a quanto pare, non era riuscito a trattenersi. Sperò che non lo avesse sentito, ma lo sguardo freddo di Haru che si era nuovamente incatenato al suo, non gli fece avere dubbi. Nei suoi occhi adesso però c'era una scintilla strana, che gli ricordò il loro litigio ai regionali di tre anni fa, la prima volta in cui lo aveva visto veramente arrabbiato.
Con un gesto della mano fece capire al tassista di aspettare e si avvio verso Rin.

 

“Ciao.”

 

Si era avvicinato molto, ma invece di guardarlo in faccia stava fissando il marciapiede. Fu Rin a prendere la parola, notando che Haru non sembrava intenzionato a dire altro.


“Haru, non immagini quanto sia stato felice di rivederti proprio qui. Ho cercato di chiamarti appena ho saputo la notizia ma tu non hai mai risposto. Ci tenevo a fartelo sapere... ma non mi sarei mai aspettato di trovarti...”

 

“Chi mai si sarebbe immaginato che entrassi in nazionale in così poco tempo, vero?”

 

Rin rimase a bocca aperta, con la frase a metà. Adesso Haru lo stava guardando e anche se aveva parlato in modo calmo, nel suo sguardo c'era rabbia. Cercò di rispondere, senza far percepire all'altro il suo sgomento.

 

“Ma no... Haru non volevo certo dire quello! Sai... che ti ho sempre ammirato e ti ho sempre spronato proprio perché sapevo che appartenevi a questo mondo, hai frainteso le mie parole.”

 

“In ogni caso non devi scusarti... e mi spiace se non ti ho risposto, ma sai anche tu che non sono mai stato un grande fan dei telefonini, infatti me lo sono dimenticato ad Osaka.”

 

Haru era sempre stato bravo a nascondere le cose, ma non lo era altrettanto nel mentire. Rin fece finta di niente, evitando di concentrarsi su quella chiara bugia e sull'atteggiamento pacato che, era sicuro, celasse qualcosa di completamente diverso.

 

“Oh, già avrei dovuto immaginarmelo... tu e la tecnologia non siete mi andati d'accordo. Allora è vero che adesso abiti ad Osaka, Gou mi aveva accennato qualcosa.”

 

Haru era tornato a fissare il taxi che lo stava aspettando, facendo chiaramente intendere all'altro che aveva fretta. Nonostante questo gli rispose.

 

“Sì, adesso vivo lì e nuoto in un buon club.”

 

“Con il tuo talento non poteva andare diversamente... nuoti sempre e solo “free” ?”

 

Torno a fissarlo per un secondo, adesso quella mal celata rabbia non era più così nascosta, cosa che fece indietreggiare Rin, senza che ne capisse il motivo. Haru non disse una parola, fino a che non si incamminò verso il taxi, rispondendo qualcosa di incomprensibile, seguito poi da un borbottio.

 

“Sono in ritardo, devo vedermi con Makoto.”

 

“Haru aspetta!”

 

Haruka salì quindi sul taxi senza neanche voltarsi, lasciando un pietrificato Rin, che fissava l'auto andare via con troppi pensieri per la testa che avevano solo il risultato di confonderlo ancora di più.

Rimase immobile per dei minuti che sembravano ore, con il cervello in continuo movimento per cercare di dare una spiegazione a tutta quella situazione, compresa l'assurda conversazione di poco prima.
Haru non era un tipo di molte parole, quello era chiaro, ma nel suo sguardo c'era rabbia e Rin non riusciva a capirne il motivo,in più le sue risposte sembravano completamente fuori contesto e se ce l'avevano erano fuori dalla sua comprensione.

I suoi pensierini furono interrotti da una voce che lo stava chiamando. Con estrema lentezza si volto, in direzione della voce e vide Ren corrergli incontro.

 

“Matsuoka! Per fortuna sei sempre qui, ti sei dimenticato la giacca.”

 

Il ragazzo aveva il fiatone e nella mano destra stringeva la sua giacca; beh, per fortuna qualcuno era più attento di lui. Sorrise a Ren e lo ringraziò.

 

“Grazie mille, non mi ero proprio accorto di essere uscito senza.”

 

“Figurati, non è nulla. Sei uscito così di corsa dalla stanza che pensavo di non riuscire a restituirtela in tempo. Va tutto bene?”

 

Il giovane lo stava guardando con aria sorpresa, ripensandoci per tutti doveva essere stata una scena strana, vederlo scappare di corsa senza un apparente motivo. Bene, cominciare con una figura di merda era esattamente ciò che voleva

 

“Sì, tranquillo, era solo che volevo... parlare con...”

 

“Haruka Nanase? Lo immaginavo visto che gli sei corso dietro. Per caso vi conoscete? Se non mi sbaglio lui nuota per un club di Osaka.”

 

Rin sbuffò. Non aveva molta voglia di parlare di Haru con una persona che, per quanto gli fosse simpatica, conosceva appena. Però si era praticamente fregato con le sue mani.

 

“Abitavamo nella stessa città e nuotavamo insieme da ragazzi... si può dire che siamo amici, ma era un po' che non ci vedevamo. Non sapevo che sarebbe stato qui.”

 

Sapeva perfettamente di aver celato diverse verità e sminuito molto il loro rapporto, ma non gli sembrava il momento di essere troppo preciso, per adesso era più che sufficiente. Ren, però doveva aver percepito nel suo tono un po' di nervosismo, decidendo quindi di non insistere troppo.

 

“Oh, fantastico... credo. Beh, io adesso vado, ci vediamo.”

 

Il ragazzo diede la giacca al proprietario e corse via. Rin lo salutò, senza capire troppo la sua reazione. Probabilmente si era spaventato per l'espressione dura e scostante che aveva assunto dopo lo scambio di battute con Haruka, ma non poteva farci molto; quando era agitato o nervoso la parte arrogante prendeva il sopravvento proprio come quando era adolescente, anche se non era sua intenzione mostrarla.

In pochi secondi prese due decisioni importanti; tiro fuori dalla tasca dei jeans il cellulare e inviò un a mail a Makoto, aveva bisogno di sapere se quell'appuntamento fosse vero o solo un invenzione per poter scappare e subito dopo compose un numero ben conosciuto. Aveva bisogno di chiarirsi le idee e per farlo doveva parlare con l'unica persona che poteva essergli d'aiuto.
Rispose al terzo squillo.

 

“Sono Rin, hai del tempo libero? Ho assolutamente bisogno di parlarti... Ok, mandami l'indirizzo per e-mail, io prendo il primo taxi. Ci vediamo.”

 

Rin chiuse la chiamata e corse verso la fermata dei taxi, salendo nell'abitacolo della vettura che si era appena fermata e mostrando al conducente l'indirizzo che aveva appena ricevuto.


Note:

Piccola premessa; mi scuso per questo ritardo enorme questa volta oltre alla vita in se, si era messa di mezzo anche il simpaticissimo blocco dello scrittore che mi ha portato a scrivere questo capitolo in un tempo assurdamente lungo. Fortunatamente mi sono un po sbloccata e mentre aspettavo di finire questo mi sono portata avanti con il quinto capitolo che è quasi finito e per il momento scorre bene. La maggior parte dei problemi sono dati da Haru che mi risulta complicatino da scrivere (spero di non essere andato troppo OOC, ma purtroppo visto il cambiamento che deve subire qui credo sia inevitabile che un pochino lo sia).
Parlando del capitolo in se abbiamo finalmente questo primo incontro... lo so, è brevissimo ma non preoccupatevi che le cose cambieranno ;) 
Tralasciando la stranezza di Haru (vedi sopra), Rin si sta facendo una quantità di seghe mentali non indifferente. Devo ammettere che Rin me lo sono sempre immaginata come un tipo più istintivo che riflessivo, ma in una situazione come questa immagino che anche lui inizierebbe a farsi svariate domande... e secondo me si è sempre fatto un sacco di seghe mentali su Haruka (giuro, la pseudo-battuta sconcia non era voluta sul momento), anche durante l'anime stesso.
Come ho detto il mio terrore più grande è scendere nell'OOC quando scrivo questo genere di storie, spero quindi di non averlo fatto ma rileggendola mi rendo conto che forse Rin è troppo "calmo" rispetto all'originale (va detto che mi sono rivista la prima stagione per abbattere il blocco e lì era mooolto incazzoso), fatemi sapere cosa ne pensate.
Detto questo, nella speranza di aggiornare tra due settimane, visto che una settimana adesso mi è molto stretta, ringrazio tutte le persone che hanno letto e anche Momoko89 e Ursula-la per avermi dato un loro parere che è sempre apprezzatissimo <3
Chiudo queste note che come al solito sono lunghissime (quanto parlo?)
See you soon

KissTheNight

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Rin incontrò Sousuke in un bar vicino all'università. Inizialmente aveva intenzione di chiamare anche Gou, ma alla fine aveva preferito rivolgersi solo all'amico; con lei ne avrebbe parlato successivamente.
Sousuke era la persona che lo conosceva meglio ed era sicuro di poter parlare liberamente di qualsiasi cosa con lui, ricevendo quasi sempre consigli preziosi.
Nonostante l'incontro con Haru fosse durato poco, Rin ne era rimasto profondamente colpito.
Haru era stato schivo e sbrigativo, quasi non volesse stargli vicino, aveva cercato di nascondere la rabbia camuffandola da fretta e indifferenza, ma lo conosceva abbastanza da comprendere quell'atteggiamento. Quella parte di lui non era cambiata molto; questo, però, non spiegava il suo comportamento.

Aveva capito che l'appuntamento con Makoto fosse una scusa prima ancora che quest'ultimo glielo confermasse e ciò rinforzava la sua idea sulla poca veridicità del cellulare lasciato ad Osaka. Era ormai certo che Haru fosse arrabbiato con lui e con tutti gli altri, ma il perché restava un mistero. Sousuke era forse l'unico a poterlo aiutare a fare chiarezza.
Quando arrivò, l'amico lo stava già ad aspettando davanti all'ingresso e gli sorrise non appena lo vide.


“Matsuoka ti senti un campione già arrivato? Sei in ritardo.”

 

“Scusami ma Tokyo non è Iwatobi, ci vuole una vita ad attraversare la città in taxi.”
 

Sousuke, ridendo, gli diede una pacca sulla spalla per poi aprirgli la porta della caffetteria.

I due si accomodarono in un tavolo abbastanza appartato, vicino ad una finestra da cui si poteva scorgere uno dei giardini dell'università e lì era presente un albero di ciliegio, che in quel periodo dell'anno era nel pieno della sua fioritura. Rin si soffermò un istante ad ammirarlo; anche in Australia c'erano i ciliegi, ma lì non si viveva la stessa magia che c'era in Giappone e vedendolo si rese conto di quanto anche un piccola cosa come questa gli mancasse quando non era a casa. In più quell'albero assomigliava molto a quello che cresceva nel cortile della scuola elementare che aveva frequentato insieme agli altri, luogo in cui erano soliti ritrovarsi molto spesso. Ed era anche uguale a quello che si trovava nel cortile dell'impianto sportivo in cui avevano affrontato le gare durante il liceo; l'albero sotto cui lui e Haru avevano quasi fatto a botte dopo il suo ennesimo fallimento, lo stesso sotto cui l'altro aveva scritto “for the team”, una frase che ricordava fin troppo bene. Subito dopo erano nuovamente scesi in vasca, insieme, e avevano vinto l'ennesima staffetta.
Pensava spesso a quel giorno, lo considerava la sua vera rinascita e tutto era potuto succedere grazie a Makoto, a Nagisa ma, sopratutto, grazie ad Haruka.
Adesso però sembrava essere arrabbiato con lui, aveva rialzato quei muri che con molta fatica era riuscito ad abbattere anni prima e questo lo spaventava molto, sopratutto perché Haru sembrava cambiato anche rispetto al periodo in cui si erano conosciuti, appariva molto più indifferente e arrabbiato.
I suoi pensieri furono nuovamente interrotti da Sou che, in piedi di fronte a lui, lo invitava a sedersi.

 

“Allora, cosa ti ordino? Oppure vuoi restare qui a fissare il nulla per tutto il giorno?”

 

Sousuke sorrideva, ma Rin riusciva a scorgere su suo viso un po' di preoccupazione.

 

“Beh, sei tu l'esperto, cosa mi consigli?”

 

“Qui sono conosciuti per l'ottima cioccolata calda, ma visto che sei un olimpionico sicuramente non potrai permettertela.”

 

Il lieve tono scherzoso usato dall'amico lo fece sorridere.
 

“Sai, ancora non sono sotto nessun tipo di regime alimentare strambo, quindi una cioccolata calda penso di meritarmela.”

 

Sousuke annuì per poi dirigersi verso il bancone salutando la ragazza che prese le loro ordinazioni, probabilmente era un cliente fisso, visto che la sua facoltà era a due passi da lì.

Rin si guardò un po' intorno; non c'erano molti clienti, ma i pochi presenti sembravano tutti intenti ad osservare i propri libri o lo schermo del PC. Riusciva tranquillamente ad immaginare l'amico nella stessa loro posizione, Sou oltre alla passione per lo sport era sempre stato, a differenza sua, uno studente modello sia alle elementare che durante l'ultimo anno di liceo, passato insieme alla Samezuka. Poteva solo immaginare quanto avesse sofferto nello scoprire che non avrebbe più potuto nuotare a livello agonistico, anche lui c'era rimasto malissimo, ma si era rimesso in piedi velocemente. Ricordava perfettamente quando, nel periodo dei test per l'università, l'altro gli aveva rivelato di volersi trasferire a Tokyo per frequentare una prestigiosa scuola di medicina; visto anche il suo problema, si era posto come nuovo obiettivo quello di diventare un fantastico fisioterapista, tanto che magari, in futuro, si sarebbero potuti ritrovare nuovamente insieme in piscina, lui come nuotatore e l'altro nello staff medico. Rin era felice che nonostante la batosta fosse riuscito a tirarsi su in quel modo, forse perché era conscio che, a parti invertite, lui non sarebbe riuscito a fare lo stesso. A scuola se la cavava solo per non avere problemi, ma lo studio non faceva proprio parte di lui. L sua testa era incentrata solo su una cosa, il nuoto e il suo sogno di entrare nella squadra olimpionica. Non voleva neanche lontanamente pensare a quale sarebbe potuta essere la sua reazione ad uno stop così definitivo.
Forse ad aiutare l'amico nell'accettazione del problema era stata anche la presenza della sorella. Aveva sempre notato una certa simpatia fra di loro, c'era sempre stato il dubbio che Gou avesse una piccola cotta per lui, sopratutto da bambina, ma non credeva che potesse essere ricambiata. Invece la sua partenza aveva aiutato a rinforzare quel rapporto, perché nei momenti di bisogno si erano supportati a vicenda. Seppe solo dopo che la scelta di Gou era ricaduta su Tokyo come meta universitaria proprio per favorire questo nuovo amore, che fortunatamente si consolidava ogni giorno di più. Erano felici e sereni e lui non poteva non sentirsi rincuorato da questo.

L'arrivo di Sousuke, con le loro ordinazioni, lo riscosse dai suoi pensieri. Posò davanti ai suoi occhi una invitantissima tazza di cioccolata calda guarnita con un morbido ciuffo di panna montata.

 

“Lo so, ci saranno un sacco di calorie qui dentro, ma non dirmi che adesso vuoi tirati indietro?”

 

“Assolutamente no, penso che potrei uccidere qualcuno se cercasse di sfilarmela da sotto il naso.”

 

Rin prese la sua tazza e se la portò alla bocca. Il liquido dolce e caldo gli portò alla memoria ricordi di un passato lontano, di quando da bambino, insieme a Sou, si ritrovavano il pomeriggio nelle rispettive case, durante l'inverno, e le loro nonne gli preparavano quella come merenda; un periodo in cui non si doveva preoccupare di quante calorie e nutrienti avessero i suoi pasti, un periodo in cui nuotava senza farsi troppe domande, solo per divertimento. Un periodo dolce proprio come quella cioccolata.

 

“Allora, come ti sembra?”

 

“Molto buona. Dio, mi ero quasi dimenticato che sapore avesse una cioccolata calda, sono anni che non ne bevevo una.”

 

Sousuke gli sorrise.

 

“Arriviamo al dunque, qual è il motivo della tua chiamata? Sono abbastanza sicuro che non sia solo per raccontarmi com'è stata la riunione.”

 

Prima di cominciare a raccontare tutta la storia, prese un altro sorso della sua cioccolata, quasi a cercare di darsi coraggio.

Durante tutto il racconto, Sousuke lo ascoltò con attenzione. Rin notò un piccola variazione nella sua espressione solo quando gli rivelò che anche Haruka era entrato nella squadra olimpionica. Gli raccontò anche della sue reazioni, sia alla riunione che durante il loro breve incontro fuori dall'edificio. Cercò di soffermarsi nel descrivere il suo atteggiamento indifferente e rabbioso, tenendo il tono più basso possibile, nonostante adesso sentisse la rabbia ribollire.
Sousuke intervenne solo quando l'altro rimase senza proferire parola per un paio di minuti.

 

“Quindi ricapitolando, mi stai dicendo che Nanase fa parte del team, cosa che ha sempre saputo essere il tuo sogno, e che dà tutta l'impressione di avercela con te per qualcosa di misterioso?”

 

“Esatto! Giuro che mi sono scervellato per capire cosa possa avergli fatto, ma non riesco a tirare fuori un ragno dal buco.”

 

“Non voglio sembrare troppo superficiale, ma ha sempre avuto un pessimo carattere, esattamente come te, motivo per cui poteva non essere davvero arrabbiato, magari era solo agitato perché non si aspettava di essere chiamato così presto. Lo sai meglio di me quanto sia poco incline ad ammettere il proprio talento e tutta questa pressione potrebbe averlo infastidito.”

 

Rin guardò pensieroso l'amico. Non aveva tutti i torti, Haru con la troppa pressione andava in crisi, era già successo, ma quelli non erano gli occhi di una persona nel panico.

 

“Sou, tu non lo hai visto, non c'era paura in lui. L'unico sentimento che sembrava farsi vivo era la rabbia, ci metterei la mano sul fuoco.”

 

“Tu stesso dici di non avergli fatto nulla, a parte l'essere sparito, un po' come hai fatto con tutti. Nanase è strano, ma non mi sembra il tipo di persona che si offende solo per questo, sopratutto in modo così veloce. Ricordo perfettamente che, a modo suo, chiedeva spesso di te a Gou, poi, di punto in bianco, ha smesso di fare domande finendo per rifiutare l'occasione di venirti a trovare. Se è vero che non vi siete più sentiti non capisco come possa essere tu il vero problema.”

 

Rin si rese conto solo dopo aver sentito il sapore di sangue mischiarsi a quello dolce della cioccolata, che si stava torturando il labbro inferiore dal nervoso. Si massaggiò le tempie con le dita per cercare di fermare l'inizio del mal di testa che cominciava a infastidirlo. Capiva perfettamente la confusione dell'altro, le sensazioni che aveva vissuto suonavano assurde se dette ad alta voce, ma lui era lì e aveva percepito tutto ciò.

 

“Non lo so, Sou. Non lo capisco neanche io. La cosa positiva è che avrò sicuramente modo di cercare nuovamente un confronto, visto che saremo dispersi nel nulla per qualche mese prima delle gare. Non potrà scapparmi.”

 

“Rin, capisco la tua voglia di arrivare al punto ma, credimi, forzarlo troppo sarebbe la cosa sbagliata da fare. Tu lo conosci meglio di me e sai com'è fatto.”

 

Il ragazzo sorrise all'amico. Sapeva perfettamente che la reazione di Haru, quando veniva messo alle strette, era quella di chiudersi ancora di più nel suo guscio. C'erano già passati e i risultati migliori li aveva ottenuti portandolo per qualche giorno lontano da tutto, in una terra a lui sconosciuta, prendendo tutti i discorsi con la dovuta calma. Non si era mai domandato troppo il perché, ma ricordava quel viaggio come uno dei migliori della sua vita e la presenza di Haruka aveva giocato un ruolo fondamentale.

 

“Hai ragione e cercherò di forzarlo il meno possibile, ma difficilmente ce ne torneremo a Tokyo senza aver chiarito la cosa.”

 

Sousuke stava per dire qualcos'altro quando il suo telefono suonò, indicando l'arrivo di una mail.
Il ragazzo sorrise subito, cosa che fece intendere a Rin che il mittente fosse sua sorella; anni prima non avrebbe mai creduto che l'amico potesse essere così smielato. Rispose velocemente al messaggio per poi rivolgere nuovamente l'attenzione verso Rin.

 

“Era Gou, è appena uscita dalla lezione e sta venendo qui. Se non vuoi parlarle di ciò che è successo con Haru sappi che non sei costretto a farlo, però a lei farebbe piacere. Mi ha parlato spesso di quanto fosse stata male, qualche tempo fa, quando ti rifiutavi di parlare con lei di cosa era successo in Australia.”

 

“Lo so e non ho intenzione di lasciarla all'oscuro di tutto, non preoccuparti. Adesso però dimmi un po' di te, visto che non abbiamo fatto altro che parlare dei miei problemi”

 

Sousuke gli sorrise, felice di vedere che la tensione sul volto di Rin si era finalmente allentata.

I ragazzi parlarono del più e del meno fino all'arrivo di Gou. La ragazza entrò velocemente nel locale, andando convinta verso il loro tavolo, anche se Rin, standogli di spalle, la vide solo quando gli passò davanti per andare a salutare Sousuke con un tenero bacio a fior di labbra. Finse una faccia schifata, che serviva solo a mascherare il sorriso fin troppo tenero che premeva per farsi vedere.

 

“Sou, vacci piano, è pur sempre la mia sorellina.”

 

L'amico scoppiò a ridere mentre sua sorella gli si avvicinò, tirandogli prima una pacca sulla testa fingendosi offesa, per poi abbracciarlo dolcemente. Poteva fare il difficile, ma voleva troppo bene a sua sorella anche solo per contraddirla. Nonostante la cosa fosse acqua passata, si sentiva ancora in colpa per come l'aveva trattata durante il suo periodo nero, rimpiangeva il fatto di averla completamente tagliata fuori e il sentirsi dire da altri quanto ci fosse stata male non faceva che peggiorare tutto ciò. Fortunatamente le cose erano andate apposto, adesso poi aveva anche Sousuke al suo fianco, e Rin non poteva chiedere di meglio per lei... pensare che anni prima era convinto che lei avesse una cotta per Haru e che fosse pure corrisposta. Questo pensiero portò con sé una strana stretta allo stomaco, non troppo sconosciuta, che però scacciò subito, concentrandosi poi sulla sorella, che si era appena seduta accanto al fidanzato e che gli aveva rubato da sotto il naso la sua tazza di cioccolata ancora mezza piena.

 

“Ehi quella è mia, vai e ordinatene una tutta tua.”
 

“Una parte dello statuto dei fratelli maggiori dice che si deve sempre condividere le proprie cose con la sorella minore, sopratutto se questa è appena uscita da una lezione interminabile.”

 

“Mi dispiace Rin, ma ha perfettamente ragione.”

 

“Sapevo che questa unione mi avrebbe portato solo grossi problemi.”

 

Il gruppetto scoppiò a ridere, beccandosi qualche occhiata non proprio gentile da alcuni studenti seduti ai tavoli vicini.

Visto che era l'ora di pranzo, i ragazzi decisero di pranzare in un Sushi bar poco distante, anche perché sia Sousuke che Gou avevano delle lezioni in quella zona del campus.
Lì, Rin raccontò alla sorella tutto ciò che era successo durante quella mattinata, dalla riunione con il gruppo di nuotatori, soffermandosi poi sul caso Haruka. La ragazza rimase sorpresa della notizia, ma ne fu molto felice; nonostante nell'ultimo periodo l'altro non si fosse comportato troppo bene con tutti loro, lei gli voleva molto bene e sapere che aveva raggiunto un obiettivo così grande la rendeva molto felice. Ciò che non la sorprese affatto era stato il comportamento assunto dall'altro nei confronti del fratello.

 

“Si è comportato nello stesso modo anche con me e Makoto, proprio come ti abbiamo detto ieri sera. Con noi non ha mai mostrato rabbia, ma il modo in cui è indifferente a tutto ciò che gli dici... è stato così fino a che non è partito.”

 

Sousuke, notando lo sguardo triste della ragazza, appoggiò la propria mano su quella di Gou come a cercare di confortarla. Rin sentì qualcosa ribollirgli alla bocca dello stomaco; Haru non aveva ferito solo lui ma anche i propri amici e questa proprio non poteva fargliela passare. In quel momento però gli venne un’idea.

 

“Oggi è venerdì e voi fino a lunedì non avrete altre lezioni, vero?”

 

“Beh, sì... ma perché questa domanda?”

 

“Io ho qualche giorno libero prima del volo di ritorno e stavo pensando... se ce ne tornassimo ad Iwatobi? É passato un po' dall'ultima volta che ho visto la mamma e sarebbe sicuramente felice di rivedere anche voi, dato che l'ultima volta che ci siamo sentiti si è lamentata di te, cara sorellina.”

 

Gou fece una linguaccia al fratello e guardò Sousuke per un secondo. Non si parlarono neanche ma Rin era sicuro che stessero comunicando fra di loro con qualche strano mezzo telepatico da fidanzatini. Alla fine fu l'amico a parlare.

 

“Perché no, sicuramente anche i miei saranno felici di vedermi di nuovo a casa.”

 

“Allora è deciso, se non finite troppo tardi potremo partire già stasera. Appena torno in hotel controllo gli orari dei treni e vi mando una mail, poi avverto mamma.”

 

Finirono di pranzare in allegria; Rin chiuse gli avvenimenti della mattina in una piccola parte della sua mente, in modo da godersi a pieno questi momenti di relax. Ad Haru avrebbe pensato una volta tornato in hotel.

 

****

Finito il pranzo Rin prese il primo taxi disponibile e si fece riaccompagnare in hotel. Se davvero voleva partire quella sera doveva risistemare le valigie e preparare tutto in tempi brevi.

Arrivato in stanza si collegò ad internet con il suo PC e prenotò tre biglietti per il treno delle 19:00, così sarebbero arrivati a Iwatobi per le 23, un orario abbastanza decente, poi spedì delle mail ai ragazzi per avvertirli e fissare un luogo di ritrovo ed infine chiamò sua madre per avvisarla del loro arrivo. La donna si mostrò stupita, ma Rin poteva sentire la felicità trasparire dal tono della sua voce.
Chiusa quella chiamata buttò il telefono sul letto e corse in bagno a farsi una doccia veloce. Lì ebbe modo di pensare nuovamente al comportamento di Haru e sperò che l'acqua potesse dargli una nuova chiave di lettura, cosa che purtroppo non successe. Decise, però, di fare un'ultima telefonata... a l'unica persona che conosceva Haruka quanto lui, se non di più.

Uscì dal bagno e compose il numero di Makoto, sperando che non fosse a qualche lezione. Il ragazzo rispose dopo un paio di squilli.

 

“Pronto... Rin?”

 

“Ciao Makoto, spero di non disturbarti.”

 

“No, figurati, sono appena rientrato in casa. In ogni caso se non mi avessi chiamato tu, lo avrei fatto io... cosa intendevi con la mail che mi hai spedito questa mattina?”

 

“Beh... ho incontrato Haru...”

 

Makoto lo interruppe, non permettendogli di finire la frase.

 

“Cosa? Qui a Tokyo? Ma com'è possibile... voi dirmi che è tornato e che non mi ha neanche avvisato?”

 

“Makoto aspetta, fammi finire. Sì, era qui a Tokyo, l'ho incontrato alla federazione nuoto quando sono andato alla riunione... anche lui era lì per il mio stesso motivo.”

 

“E'... entrato in nazionale?”

 

“Sì, anche lui ce l'ha fatta.”

 

Il ragazzo non rispose e Rin riuscì a sentire il suo sospiro; poteva immaginare la sua felicità per la bella notizia mista all'amarezza per non essere stato il primo a saperlo. Il loro rapporto era molto forte ed era sicuro che, nonostante la battuta d'arresto dell'ultimo periodo, Makoto si aspettasse di sentire questa notizia dallo stesso Haruka, invece lui non solo non gli aveva detto niente, ma aveva anche finto di averci un appuntamento in modo da evirare le sue domande.
Rin gli raccontò ciò che era successo,raccontandogli anche della sensazioni che aveva avuto durante la loro breve conversazione. L'altro rimase in silenzio per tutto il tempo, riprendendo a parlare solo dopo.

 

“Ti ha detto che doveva vedersi con me? E che aveva lasciato il telefono ad Osaka? Oddio, raccontare bugie di questo tipo non è assolutamente una cosa da Haru... è sempre stato sincero, a volte fin troppo.”

 

“Pero', tu stesso hai detto che negli ultimi tempi era cambiato...”

 

“Sì, poteva aver cominciato a nascondere delle cose e a evitare certi discorsi... ma non aveva mai detto una bugia così. Non ha mai fatto parte della sua indole, perché si e' comportato così?”

 

La voce dell'altro era quasi rotta, cosa che fece ritornare la sensazione allo stomaco che avuto prima. Stava facendo soffrire anche Makoto, lo stesso ragazzo che lo aveva sopportato per anni anche nei suoi momenti peggiori, quello che gli era sempre stato accanto sempre. Su una cosa Makoto aveva ragione, il vecchio Haru non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non a lui; la rabbia nei suoi confronti continuava a salire e non sapeva cosa lo stesse trattenendo da lasciargli un terribile messaggio in segreteria.

 

“Io... non lo so. Però questa storia verrà risolata una volta per tutte, arriverà il momento in cui saremo faccia a faccia e stai sicuro che in quel momento non ci saranno scuse che tengano. Ci deve una spiegazione, sopratutto a te.”

 

“Rin, hai tutte le ragioni ma... ricordati di non fare cose avventate. Nonostante sia cambiato sono sicuro che da qualche parte ci sia l'Haru di sempre... e sai com'è fatto.”

 

Rin fece un sorrisetto ammaro.

 

“Lo so e non sei stato il solo a ricordarmelo oggi.”

 

Dato che il tempo passava, dopo aver raccontato a Makoto che sarebbe tornato a casa, lo salutò e chiuse la telefonata.
Fini di sistemare le sue cose continuando a pensare a tutte le cose che erano successe in solo mezza giornata, sperando che quei giorni nella sua città natale sarebbero stati molto più tranquilli e rilassanti. Una volta finito, prese le sue valigie, scese nella hall disdire le notti già prenotate e si fece chiamare un taxi per dirigersi alla stazione principale, sperando che Sousuke e Gou fossero puntuali.


Note:
Ciao a tutti! Oggi note brevissime perché ho un sonno atroce, ma ci tenevo comuque a pubblicare... magari le aggiorno domani.
In questo capitolo ci sono un pò di cose, nonostante lo reputi un pò di passaggio. Il prossimo sarà ad Iwatobi e chissà cosa succederà nella città natale dei nostri adorati pesciolini. Piccola postilla; nonostante io non ami paricolarmente il personaggio di Sou (nell'anime), l'amicizia tra i due mi piace molto quindi spero di averla resa nel modo giusto, esattamente come il rapporto tra Gou e Rin.
So che Haru sta facendo soffrire un pò tutti, ma non arrabbiatevi troppo ;)
Detto questo grazie a tutte le persone che leggono, non voglio sembrare assillante ma io continuo a ripetere che mi farebbe piacere avere un vosto feedback, perchè questo può solo aiutarmi a crescere, che sia negativo o positivo.
Ci vediamo fra due settimane (spero).
Baci baci
KIssthenight
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


I ragazzi arrivarono alla stazione di Iwatobi alle 23:00 in punto. L'intero viaggio era trascorso in modo pacifico e tranquillo, anche perché sia Sousuke che Gou si erano addormentati dopo neanche mezz'ora di viaggio. Rin invece non aveva chiuso occhio, finendo per trascorrere quelle ore ascoltando musica e giocando un po' al cellulare, nel tentativo disperato di non pensare a tutto ciò che era successo durante l'arco di quella giornata infinita e la cosa funzionò giusto per un'ora.
Haruka e i suoi comportamenti erano tornati ad infestare i suoi pensieri come anni prima, quando non poteva fare a meno di pensare a lui, anche se spesso in modo poco sereno. Da quando si era trasferito non si erano sentiti molto però non poteva negare di pensare spesso all'altro sopratutto quando stava nuotando, ma adesso che si erano rivisti quegli occhi di ghiaccio erano diventati un pensiero fisso, un immagine che non sembrava avere la minima intenzione di lasciare la sua mente nonostante facesse il possibile per evitarlo. L'intera situazione non lo aveva sicuramente aiutato, ma Rin iniziava a pensare che ci fosse qualcosa sotto, qualcosa che non aveva mai davvero considerato ma che si era smossa nel momento in cui i loro sguardi si erano incrociati, una sensazione rimasta latente per anni e che si era risvegliata al loro incontro e che solo Haru riusciva a trasmettergli.

Posò lo sguardo sui ragazzi seduti davanti a lui, beatamente addormentati; avevano speso un po' di Yen in più ma ne era valsa la pena vista la tranquillità che c'era in quel piccolo vagone privato. I due dormivano tranquillamente beandosi della loro vicinanza, infatti Gou era appoggiata alla spalla di Sousuke mentre lui l'avvolgeva con il braccio destro, anche se non poteva esserne certo gli sembrava che sorridessero.
L'amico non gli aveva mai parlato molto della loro relazione, forse un po' per pudore visto che si trattava di sua sorella, ma anche un cieco avrebbe capito quanto si amavano, un sentimento che Rin non aveva mai conosciuto in vent'anni; certo, in passato si era frequentato con alcune ragazze, sopratutto in Australia, ma la cosa non era mai andata oltre un paio di uscite. Si era sempre nascosto dietro alla scusa che il nuoto era la cosa più importante e che non aveva il tempo di buttarsi in una relazione, ma alla fine sapeva perfettamente che quella era solo una mezza verità, perché era pur vero che la nazionale era il suo obiettivo principale, però era cosciente di non aveva mai davvero provato niente per nessuna di quelle ragazze, a parte il poterle trovare carine e simpatiche; non c'era mai stata una vera attrazione, per non parlare di sentimenti seri.
A parte l'amicizia con Sousuke e gli altri, l'unico che gli trasmetteva delle sensazioni contrastanti era Haru, ma non si sentiva di classificarle come attrazione o qualcosa di simile, lo riteneva impossibile, anche se non ci sarebbe stato niente di male.

Rin non si era mai posto il problema della sua sessualità, proprio perché essendosi concertato per anni solo sul nuoto non si era mai trovato a doverci fare i conti.
In Australia alcuni dei suoi compagni di squadra era dichiaratamente gay e questo non creava problemi a nessuno e anche se gli era capitato di uscire solo con ragazze, non aveva mai escluso la possibilità di farlo anche con un ragazzo, se gli fosse mai capitato di essere invitato. Aveva sempre apprezzato l'armonia del corpo femminile proprio come quella maschile, sopratutto nel nuoto in cui si potevano notare molto.
Sapeva che in Giappone la cosa non era vista troppo bene, soprattutto veniva nascosta il più possibile, ma il suo essere cresciuto per un po' in Australia, un paese più aperto, gli aveva permesso di valutare la cosa sotto un'ottica diversa.

Doveva ammettere che, secondo i suoi standard, Haruka era bello; il fisico scolpito e proporzionato, i muscoli del torace che si tendevano durante il tuffo e sopratutto quegli occhi azzurro mare, freddi e caldi allo stesso tempo, erano molto piacevoli da vedere, ma tra il pensare questo e il prendere in considerazione la possibilità di provare qualcosa per lui... insomma, non era possibile.
Finì per scacciare questi strani e scomodi pensieri, cercando di concentrarsi sulla partita a Flappy Bird che stava vergognosamente perdendo.

***

Una volta scesi dal treno i tre ragazzi si diressero verso la fermata del taxi, dove poi si sarebbero divisi. Rin si allontanò per qualche minuto, con la scusa di comprare un pacchetto di gomme da masticare al Kombini, in modo da lasciare un po' di intimità ai piccioncini e quando tornò Sousuke era già andato via.

Quando arrivarono a casa non fecero neanche in tempo a scendere dall'auto che la madre gli corse in contro, andando ad abbracciare la figlia. Rin ne approfittò per pagare il tassista e prendere le valigie, così che l'uomo potesse ripartire.
Si avvicinò poi alla madre che subito lo avvolse in uno stretto abbraccio, coccolandolo come quando era bambino. Rin non era un tipo troppo affettuoso, ma il solo sentire l'odore di sua madre lo fece sciogliere e la strinse più forte, respirando quel profumo che nonostante gli anni non era mai cambiato.
Si era allontanato da casa molto presto, ad 11 anni aveva scelto di sua volontà di partire verso un paese straniero e proprio lì aveva capito fin da subito come vivere senza la vicinanza costante della mamma, nonostante Lory, la donna che lo aveva accudito in quel periodo, avesse cercato in tutti i modi di non fargli mai mancare nulla. Nonostante questo la madre era sempre stata un suo punto di riferimento, sopratutto dopo la perdita del padre, ed era bello poterla abbracciare di nuovo.


“Ciao mamma.”


La donna gli posò una manu sulla guancia e gli sorrise.


“Tesoro mio, ti vedo un po' sciupato dall'ultima volta che sono venuta a trovarti.”


Il ragazzo rise a quell'affermazione.


“Ma no, forse è solo un po' di stanchezza. Che ne dici se entriamo? Gou ha dormito tutto il viaggio e fa fatica a reggersi in piedi.”


La donna spostò lo sguardo sulla figlia che, effettivamente, si stava per addormentare in piedi.


“Hai ragione, ma andate tutti e due subito a dormire, possiamo parlare domani.”


La donna, bloccando qualsisia tipo di lamentela, prese una delle valigie di Rin e si avviò verso la porta di casa seguita a ruota dai due figli, troppo stanchi per poter aggiungere altro.

***

La mattina dopo Rin si svegliò grazie al canto dei gabbiani. La casa in cui vivevano da quando si erano trasferiti molti ani prima era vicina al mare e nonostante non ci avesse vissuto per molto, era rimasto lì solo un anno prima di partire per l'Australia e una volta tornato in Giappone si era trasferito quasi subito al dormitorio della Samezuka, ricordava che il canto di quegli uccelli era sempre stato la sua sveglia. Si alzò di malavoglia dando un occhiata veloce alla sveglia; rimase sorpreso di vedere che erano già le 10:30, per lui un orario assurdo visto che, abitualmente, a quell'ora era già in acqua, non dopo essersi fatto la sua corsetta mattutina... quanto cavolo aveva dormito?

Si alzò velocemente dal letto e si diresse verso il bagno. Si sciacquò velocemente il viso e, afferrata la prima maglia che trovò nella valigia lasciata aperta dalla sera prima, scese velocemente le scale e entrò in cucina.
Lì trovo sua madre, intenta a cucinare qualcosa, che si voltò non appena sentì il ragazzo entrare nella stanza.
 

“Buongiorno Rin, hai dormito bene nel nuovo letto?”
 

“Sì, anche se non ho capito per quale motivo avete deciso di togliere i futon e mettere dei letti normali.”


La donne sorrise al figlio, porgendogli uno scodella con dentro del riso.


“Beh, in realtà era un po' che volevo dare un cambio di stile alle camere da letto. In più io e tua nonna abbiamo pensato che per te fosse più comodo visto che devi esserti abituato ai letti australiani. Adesso però vai a sederti che ti porto tutta la colazione.”


Il ragazzo annuì e si diresse verso la sala da pranzo. Aveva notato subito il cambiamento nelle camere da letto ma era sicuro che il resto della casa non fosse cambiato di una virgola; davanti a lui c'era una grande stanza con a terrai i classici tatami e al centro di essa un kotatsu abbastanza grande su cui erano già poggiati alcuni piatti. Rin si sedette al posto in cui era solito mettersi, cosa che sua madre doveva ricordare visto che la scodella di zuppa di miso era proprio lì. Dopo aver passato due interi anni in Australia tutto gli sembrava meraviglioso; fare una tipica colazione giapponese in una tipica stanza arredata alla giapponese sembrava quasi un sogno.
Sua madre arrivò dopo poco, con la teiera in una mano e la tazza nell'altra, e posizionò tutto davanti a lui per poi sederglisi di fronte.


“Spero la colazione sia di tuo gradimento. Immagino che per te oramai non sia comune mangiare questo, così ho deciso di preparati tutto.”


“Hai fatto benissimo, in più ho una fame da lupi, grazie mille. Ma... dov'è Gou? Non dirmi che sta ancora dormendo.”


“No, è uscita circa mezz'ora fa, ha detto che sarebbe andata a salutare una sua amica. Tornerà per pranzo insieme a Sousuke.”


Rin annuì, per poi prendere le bacchette e mettersi a mangiare. La cucina di sua madre era fantastica; ricordava che da piccolo era una cosa rara vedere sua madre in cucina, visto che per via del troppo lavoro era sua nonna a prendersi cura di lui e di Gou, ma le poche volte che era lei a preparare loro qualcosa, i due finivano per litigarsi le cose più buone.
La voce della donna lo riscosse dai suoi pensieri.


“Allora Rin, raccontami un po' com'è andata la riunione di ieri. So che te l'ho già detto per telefono ma sono davvero orgogliosa di te... e anche lui lo sarebbe.”


Notò subito che adesso sua madre riusciva a parlare di suo padre senza intristirsi troppo e questo lo rese molto contento. Gli raccontò brevemente cosa avevano detto al meeting e che aveva già conosciuto alcuni dei futuri compagni di squadra. Accennò anche alla presenza di Haruka, ma senza soffermarsi sul loro incontro e la donna parve molto colpita da quella notizia.

“Ma è una cosa fantastica. Hai sempre detto che quel ragazzo aveva del talento e sono davvero felice che anche lui abbia raggiunto il suo obiettivo, era un bambino particolare ma estremamente gentile. Immagino tu sia felice di poter nuotare ancora con lui.”


Rin cercò di nascondersi dietro ad un sorriso di circostanza. Per qualche strana ragione non voleva distruggere l'immagine che sua madre aveva di Haru.


“Sì, si può dire che la cosa mi renda molto felice, non per nulla sarà anche uno stimolo in più.”


“Ahhh, la vostra mania di competere sempre, vi portate dietro questa cosa fin da bambini.”


“Già... ma parliamo di altro. Aveva pensato di andare a trovare anche la nonna, è in città?”


Il suo tentativo di sviare l'argomento sembro funzionare, infatti sua madre iniziò subito lamentarsi del fatto che la nonna fosse partita per una piccola vacanza nell'Hokkaido con alcune amiche, nonostante lei le avesse chiesto di limitare viaggi e simili vista l'età. Parlarono per un po' di parenti e amici di famiglia, fino a quando la madre non tornò ad interessarsi ai suoi affari.


“ Dimmi un po', come va in Australia? Michael sta bene?”


Sua madre era venuta a trovarlo una paio di volte da quando si era trasferito e sembrava essersi affezionata molto al suo sempai.


“Sta benissimo, è un rompiscatole come al solito.”


“Ehi ragazzino, non parlare così, lui si impegna tantissimo per te, sii riconoscente. Comunque racconta, si vede ancora con la ragazza dell'ultima volta?”


“Mamma! Cos'è questa improvvisa voglia di gossip? In ogni caso se intendi Vanessa, la ragazza bionda e minuta, no, si sono lasciati da un po' e ne sono già passate altre quattro o cinque sotto le sue grinfie.”


Sul volto di sua madre comparve una smorfia. Aveva praticamente adottato Michael come terzo figlio e di certo non le faceva piacere sapere della sua vita amorosa relativamente instabile.


“Quel ragazzo non vuole proprio mettere la testa a posto... eppure lei era così carina.”


Rin scoppiò a ridere per quell'assurda situazione, ma smise subito quando notò lo strano sguardo della madre, cosa che non faceva presagire nulla di buono.


“E tu Rin?”


“Io cosa?”


“Hai qualcuno d'importante che ti aspetta in Australia? So che non sei bravo a parlare di queste cose, ma almeno una piccola soddisfazione potresti darmela.”


Nonostante avesse capito che quello sguardo non avrebbe portato niente di buono, non si aspettava certo quel tipo di domanda, finendo così per strozzarsi con il tè che stava bevendo.


“Ma mamma, ti sembrano cose da chiedere? In ogni caso non ti ho mai detto niente proprio perché non c'è niente di cui parlare.”


La donna lo guardò divertita, notando il rossore che iniziava ad affluire alle sue guance.


“Non posso credere che un bel ragazzo come te non abbia delle corteggiatrici.”


Rin si toccò i capelli, travolto da un crescente imbarazzo. Sua madre non si era mai rivolta a lui con queste domane e questo lo metteva un po' a disagio, sopratutto perché si rendeva conto di quanto la sua situazione sentimentale potesse sembrare strana per gli altri, Michael continuava a prenderlo in giro da anni.


“Beh... è che non ho molto tempo da dedicare a questo, sai per via delle qualificazioni e delle olimpiadi. Adesso sono completamente concentrato sul nuoto e sul mio obiettivo, tutto il resto passa in secondo piano.”


Non era una bugia vera e propria, ma nonostante ciò si sentiva un po' in colpa per aver detto questo a sua madre. La donna lo guardò e sembrò fidarsi delle sue parole.


“Hai ragione, però inizia a pensare che per quanto il nuoto sia importante, non devi chiudere fuori tutto il resto. Anche avere vicino qualcuno a cui si vuole bene è importante, non vorrei che ti perdessi qualcosa di bello.”


Adesso il sorriso furbo era sparito sostituito da uno sguardo dolce e un po' preoccupato. Sapeva perfettamente che sua madre voleva solo il meglio per lui, la sua felicità veniva prima di tutto e gli era grato per questo. Non disse niente ma allungò il braccio sul tavolino, porgendo la mano alla donna che la strinse subito, chiudendo lì quella conversazione imbarazzante.

***

Non sapeva quanto aveva corso, ma sicuramente era passata più di un'ora da quando era uscito di casa. Era passato, per prima cosa, davanti alla Iwatobi e si era soffermato davanti alla rete per qualche minuto; l'albero di ciliegio era ancora lì e i suoi fiori ricadeva nella piscina proprio come quando i ragazzi gli avevano organizzato quella bellissima sorpresa. L'effetto visivo era incredibile e quasi si commosse a vedere quello spettacolo.

Continuò la sua corsa passando per il lungo mare, beandosi dell'odore salmastro e della lieve brezza che gli sferzava il volto. La corsa sembrava averlo aiutato ad allentare la confusione portata dalla chiacchierata con sua madre; muoversi lo aiutava sempre a schiarirsi le idee, anche se in questo caso era più un tentativo di smettere di pensare a quel tipo di cose, sopratutto adesso che la sua mente doveva essere completamente rilassata e pronta per ciò che sarebbe avvenuto nei mesi successivi.
Percorse tutta la zona fino ad arrivare davanti alla scalinata che portava al tempio e vi si soffermo per un secondo prima di decidersi a salire. Salendole gli tornarono alla mente le volte in cui, da bambino, percorreva quella stessa strada per andare a casa di Makoto a studiare. Quando passò davanti a quell'abitazione, vide che le luci erano accese e notò la presenza di una ragazzina che studiava seduta vicino all'ingresso; doveva sicuramente essere Ran... cavolo se era cresciuta, la ricordava piccolina e vivace, sempre intorno al fratello maggiore, che adorava immensamente.
Stando attento a non farsi vedere, continuò a salire, ma finì per fermarsi poco dopo, vicino ad un'altra posto conosciuto. Davanti ai suoi occhi c'era la casa di Haru, esattamente uguale a come se la ricordava dall'ultima volta che era stato lì, circa tre anni fa, quando era rimasto a dormire dall'amico.

Dopo un'attenta osservazione notò una cosa strana; la casa doveva essere inabitata al momento, ma era sicuro di poter scorgere alcune luci accese. Che i genitori di Haruka fossero tornati? Sapeva che, orma da molti anni, i due si erano praticamente trasferiti a Tokyo, restandovi per lunghi periodi tanto che Haru aveva vissuto da solo per molto tempo dopo la morte della nonna. Che l'avessero venduta? Rin scacciò subito dalla mente quell'opzione; Haru era troppo a affezionato a quella casa per poter anche solo prendere in considerazione quella possibilità.
Senza un reale motivò si avvicinò alla porta e sbirciò il nome sul campanello, avendo così la conferma che la casa era ancora proprietà' della famiglia Nanase. Lo fissò per qualche secondo, decidendo poi di schiacciare il bottone; era da anni che non vedeva i genitori di Haru, era capitato spesso durante la scuola elementare, ma dopo la sua partenza per l'Australia non li aveva più incontrata. La signora Nanase era sempre stata gentile con lui e gli sembrava il minimo farle un saluto dopo tutto questo tempo, senza contare che forse avrebbe potuto scoprire qualcosa in più sullo strano comportamento del figlio, non che fosse il tipo da confidarsi con i genitori, ma tentare non gli costava nulla.
A discapito della sua speranza non ricevette nessuna risposta. Aspetto' per qualche minuto prima di suonare di nuovo, ma anche in quel caso nessuno aprì la porta; forse erano usciti e si erano dimenticati le luci accese. Rin si avviò comunque verso la porta sul retro, per controllare se anche quella fosse chiusa; quello che stava facendo non aveva il minimo senso, una parte di lui ne era pienamente consapevole, ma stava facendo agire il suo istinto e ormai non poteva tirarsi indietro.
Provò a bussare, ma nessuno parve sentirlo, così abbassò la maniglia costatando che era effettivamente aperta. Si guardò intorno per un secondo per poi entrare all'interno dell'abitazione.

Anche all'interno la casa era identica a prima, la luce del corridoio era spenta ma fuori era ancora abbastanza luminoso e non ce n'era bisogno.
Rin camminò lentamente, cercando di cogliere ogni minimo rumore; una parte del suo cervello si stava ancora chiedendo che diavolo ci facesse lì e il perché di quella folle situazione, ma ormai c'era dentro fino al collo quindi era inutile rimuginarci sopra, doveva solo finire al più presto la sua ispezione.
La luce che vedeva da fuori era quella della cucina, dove entrò, costatando che nel forno acceso c'era una teglia: questo provava chiaramente la presenza di qualcuno in quella casa.
Un trillo insistente lo fece sobbalzare e per poco non si scontrò contro il frigorifero; il forno aveva deciso di suonare proprio in quel momento, cosa che oltre al far perdere almeno dieci anni di vita al povero ragazzo, lo portò a realizzare a pieno quello che stava facendo... era entrato in una proprietà privata senza permesso e anche se si fosse evitato la denuncia, di sicuro non avrebbe fatto una bella figura con i genitori di Haru facendosi trovare lì. In momenti come questi si sentiva un completo idiota.

Dopo aver dato un veloce occhiata al corridoio per controllare che non ci fosse nessuno, si incamminò velocemente verso la porta da cui era entrato. Venne fermato da un rumore proveniente dalla stanza davanti alla quale stava passando. Noto' che la porta non era completamente chiusa e senza pensare si avvicinò a quello spiraglio per cercare di capire che cosa avesse provocato quel rumore. In quel preciso momento si rese conto di essere davanti alla porta del bagno e che qualcuno era immerso nella vasca; si tirò indietro di scatto, preso completamente dall'imbarazzo, finendo per sbattere violentemente contro il mobile dell'ingresso e rovesciando anche alcuni soprammobili.
La botta gli fece mancare il fiato e si tocco subito all'altezza della costola che aveva sbattuto, sperando di non essersi incrinato qualcosa, poi cerco' di uscire velocemente da lì, piuttosto sicuro di essere stato sentito dalla persona che si stava facendo il bagno. Quando arrivò davanti alla porta, ormai convinto di avercela fatta, sentì qualcuno uscire ed entrare nel corridoio. Rimase per qualche secondo a fissare la maniglia, indeciso se scappare sperando di non essere stato riconosciuto o voltarsi e spiegare a chiunque avesse davanti che cosa ci faceva lì, ma non ebbe il tempo di decidere...


“Rin?”


Il ragazzo si voltò di scatto, incredulo nell'aver riconosciuto quella voce. Davanti a lui c'era Haruka, con solo un asciugamano legato intorno alla vita, che lo stava fissando incredulo.


“Che diavolo ci fai qui?”


Note;
Chiedo umilmente perdono per il ritardo esagerato con cui pubblico questo capitolo, ma vi giuro che è stata un parto (tra assenza di ispirazione, vita incasinata e cose che non mi convincevano).
Detto questo mi scuso se questo capitolo è un pò spento, ma non sono convinta al 100% di come ho reso alcune parti, spero però sia solo una cosa mia.
Altro piccolo appunto, dal capitolo 7/8 si entra nel vivo della storia e Haruka sarà più presente, ve lo prometto!
Piccole note qua e là: La casa di Rin non è mai stata presente nell'anime, ma mi è piaciuta immaginarmela così, in un mix di stili tra classico giapponese e moderno.
Probabilmente ho invertito le case di Makoto e Haruka, non ne sono sicura ma forse quella del delfino è più in basso, però a me serviva così quidni pace.
Altra cosa che forse può risultare strana è la totale assenza di relazioni di Rin. Capisco che per certi versi potrà sembrare irrealistico che un ragazzo di 20 anni non senta il bisogno di frequentare qualcuno, ma io vedo Rin come uno che potrebbe arrivare a tralasciare tutto il resto per realizzare ciò che vuole quindi credo che ci possa stare, in più vedremo più avanti che certe "voglie" non gli mancano ;)
Detto questo, ringrazio tutte le persone che hanno letto e chi mi ha fatto sapere cosa ne pensava (vi invito a continuare perchè a me fa moooolto piacere :) ).
Piccolo spazio pubblicitario; se non lo avete ancora fatto andate a dare un'occhiata alla OS che ho pubblicato qualche settimana fa e fatemi sapere cosa ne pensate.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3652609&i=1
Alla prossima!

Kissthenight
 

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Capitolo 7
*** ANNUNCIO ***


*Si inchina scusandosi in mille lingue*

Perdonate questo piccolo avviso ma volevo scusarmi pubblicamente con tutti per non aver pubblicato nulla da eoni ma, purtroppo, questa estate è stata molto dura. Ho praticamente lavorato per tutta la stagione (per giusta nemmeno vicino casa) e visti gli orari non ho avuto tempo di vivere, figuriamoci di scrivere qualcosa di decente e di sicuro non mi sarebbe piaciuto pubblicare cose random e poco curate. Senza contare che la stanchezza mi portava via anche la poca ispirazione che potevo avere, so che non sono tenuta a scusarmi così, alla fine scrivere è un hobby, ma mi dispiaceva tantissimo lascare tutto così fino alla prossima pubblicazione. 
In più da giugno a questa parte una nuova fissazione si è impossesata di me; il K-pop (o meglio, un particolare gruppo) hanno riempito il mio poco tempo libero, facendomi passare quelle ore ad ascoltare musica, vedere video e immaginarsi storie con le mie ship (che ovviamente non avevo tempo di scrivere).

Adesso però sono tornata e mi sto risistemando, quindi prometto di rimettermi a scrivere questa storia per dargli la sua giusta fine e a buttare giù qualcosa anche per l'altra sezione (caso mai qualcuno di voi avesse la mia stessa passione;) ), la cosa di cui sono sicura è che non voglio lasciare questa storia incompleta, ci tengo troppo per farlo e scrivere di Rin e Haru mi è mancato tantissimo.
Detto questo mi scuso ancora con tutti e spero che sarete ancora qui per andare avanti con quest'avventura insieme alla sottoscritta!

Con affetto e con il capo chino,
KissTheNight.

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