Invisible

di Hood not my hoodie
(/viewuser.php?uid=1009092)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


No one sees me
I fade away,
Lost inside a memory of someone's life
It wasn't mine.

Avete presente quando tu vedi tutto ma il mondo non vede te? Ecco. Era proprio così che si sentiva Raquel Oliveira: invisibile, proprio come quella canzone che la band del Norwest Christian High School ha scritto e di cui lei si era innamorata talmente tanto che non poteva fare a meno di ascoltare.

La sua vita non è cambiata molto da quando, il 15 luglio 2015, ossia un anno e mezzo fa, si è trasferita a Sydney, in Australia.

In Brasile non si poteva dire che avesse una vita molto sociale, non aveva amici e non aveva mai sperimentato quella cosa che tutti chiamavano 'amore', anche se una piccola cotta ce l'aveva al Norwest Christian High School, solo che era troppo occupata a leggere e a pensare che il mondo l'odiasse per accorgersene.

Si, a leggere. In molti pensano che sia una cosa stupida, senza significato, "a che serve leggere cose che non sono vere? Cose che nella realtà non accadono?" si sentiva continuamente dire dalla cugina e lei la risposta ce l'aveva pronta: "esatto, cose che non sono vere e che nella realtà non accadono. Ecco perché leggo, per immaginare di vivere una vita perfetta, una vita in cui non sono invisibile."

I libri erano i suoi migliori amici. Voi riderete: "libri i suoi migliori amici?" e vi chiederete, "come può essere migliore amica di libri che non parlano, non ti guardano, non ti ascoltano?" In realtà i libri ti parlano, ti guardano e ti ascoltano. Ti raccontano storie bellissime, sono sempre lì in attesa che tu li prenda e inizi a leggere. Sono lì quando hai bisogno di sfogarti, un po' come la musica.

E lei, rannicchiata nel suo solito angolo al Norwest Christian High School, leggeva, leggeva e ancora leggeva. Non se ne stancava mai, era come una droga: leggi una riga e non ce la fai e fermarti così leggi anche l'altra e in un batter d'occhio sei già alla fine e inizi a rimpiangere per aver letto così in fretta, così di continuo che ora la storia di cui ti sei innamorata è finita.

Ma lei ne aveva a palate di libri. E ne portava uno ovunque, anche a fare la spesa.

Rannicchiata nel suo angolo si prendeva una piccola pausa dalla sua lettura e osservava gli studenti intorno a lei scherzare, ridere, parlare. Le piaceva immaginare le loro vite e pensava: "sarebbe bello avere amici, ridere con loro, uscire. Sapere che per qualcuno esisti." E poi tornava a leggere per sovrastare quella tristezza che sentiva.

E in effetti lei per qualcuno esisteva, solo che quel qualcuno non aveva il coraggio di avvicinarsi a lei, si limitava a guardarla da lontano, ad osservarla tutta concentrata mentre leggeva uno dei suoi soliti libri, si perdeva in lei. Poi uno dei suoi amici lo faceva tornare in sé.

Loro non erano al corrente di ciò che Michael provava per Raquel. Non lo immaginavano nemmeno. Per loro lei era invisibile, come per tutti gli altri.

E Michael non capiva: perché una ragazza così bella, brava, intelligente non era calcolata da nessuno? Perché tutti facevano finta che non esistesse? Troppi perché e poche risposte, poche azioni. Avrebbe potuto avvicinarsi a lei, dirle un 'ciao', sedersi lì vicino e lei gli avrebbe prestato un po' di attenzione e avrebbero iniziato a parlare e magari sarebbero anche diventati amici.

E invece lui se ne stava a guardarla da lontano e lei se ne stava con lo sguardo basso sul libro mentre le note della sua canzone preferita le rimbombavano nelle orecchie ad un volume abbastanza alto da sovrastare la felicità dei suoi compagni.

Al suono della campanella che segnava l'inizio dell'ultima ora di lezione, infilò velocemente il suo libro e cellulare nello zaino e corse in classe sperando che la ragazza seduta vicino a lei non pensasse di nuovo di fare conversazione. Non era per cattiveria, solo che la ragazza, Aleisha, parla un po' troppo e per una ragazza come Raquel, questo porta ad essere ancora più chiusa con la persona.

Ma infondo Aleisha le sembrava una brava ragazza ed era anche la fidanzata dell'amico di Michael, Luke. E, ad essere sinceri, questo la spaventava un po' perché, se mai sarebbe diventata amica di Aleisha, cosa che per lei sembrava impossibile, sarebbe anche stata con i quattro ragazzi.

-Hey ciao- la ragazza vicino a lei sorrise. Bene, le sue preghiere non erano state ascoltate.

-Ciao- rispose con un filo di voce.

-Come stai?- continuò la ragazza che, anche vedendo la 'svogliatezza' di Raquel non si arrese.

-Bene- poi ci pensò un attimo e arrivò alla conclusione che sarebbe carino chiederle come stava lei.

-Io magnificamente. Sai cos'è successo ieri? La band della scuola è andata a suonare in un piccolo bar qui vicino e al proprietario sono piaciuti tantissimo quindi gli permetterà di fare altri show lì. E saranno anche pagati, non è bellissimo? Ah e poi hanno escogitato un nome per la band: 5 seconds of summer. Penso che sia figo non trovi? Però un po' di fantasia potevano averla- ridacchiò Aleisha -potevano chiamarsi "the calm band" sai, le iniziali dei loro nomi messe insieme. È figo come le loro iniziali formano la parola 'calm'-

"Ok, questo è decisamente troppo per me" pensò Raquel in quel momento. Troppo discorso, troppe domande a cui non aveva dato il tempo di rispondere."Però è una bella cosa come una piccola band di una scuola sia andata a suonare in un bar così che più persone potranno conoscerli".

Di nuovo la campanella la salvò dalla lezione......e da Aleisha. -Ci vediamo domani- salutò quest'ultima facendo un cenno con la mano per rafforzare la sua affermazione.

-A domani-

Da una parte Raquel era felice che Aleisha avesse iniziato a parlarle: sapeva che almeno per qualcuno esisteva. E quella promessa poi "ci vediamo domani" la faceva sentire felice, perché se gliel'aveva detto significava che domani avrebbe voluto rivederla.

Arrivata a casa andò dritta in camera dicendo un lieve "ciao" al fratello, seduto sul divano a giocare a "quei stupidi giochi", come li chiamava lei.

"Perché non può semplicemente leggere un libro invece che fare chiasso con quei cosi?" Pensava. E gliel'aveva anche detto ma lui l'aveva liquidata con un "vai a leggere bimba, non puoi capire".

Che poi, cosa non poteva capire? Come quei giochi gli atrofizzavano il cervello?

E quindi, seduta sul davanzale della sua finestra con la musica nelle orecchie e il libro in mano si estraniava di nuovo nel suo mondo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Raquel odiava attirare l'attenzione su di sé, cercava sempre un modo per far si che gli altri non si concentrassero troppo su di lei.

Pensate che preferisce lasciare i suoi bellissimi capelli mori sciolti apposta per non farsi vedere. Loro le coprono il viso e lei si sente più sicura. La mamma insiste sempre nel dirle che ha un bellissimo volto e che è un peccato non farlo vedere, così ogni volta cerca di portarle i capelli dietro alle orecchie in modo che la scoprono un po' ma, puntualmente, la ragazza le fermava la mano con dolcezza "mamma ti prego, sai che odio lasciar vedere il mio volto", le diceva. E la mamma le rispondeva per l'ennesima volta " ma Raquel perché? Lascialo scoperto, è un peccato coprirlo in questo modo". Ma lei non le dava retta, era una cosa che odiava tenerli dietro le orecchie e soprattutto legarli. Non ci poteva fare niente.

Oggi durante lezione di francese Aleisha giocava con i suoi capelli scoprendole un po' il viso, lei proprio non lo sopportava però non le disse niente per paura che anche lei dopo non le avrebbe più parlato.

Ritornando al punto di partenza, riguardante l'attenzione su di lei, nemmeno a farlo apposta oggi la professoressa di matematica attirò l'attenzione su Raquel così che tutti i suoi compagni si girarono verso di lei, la quale si sentiva troppo osservata, e quello non le piaceva per niente. Però era stata un po' colpa sua perché durante la lezione stava leggendo Shadowhunters, non proprio adatto in una lezione di matematica, quindi la professoressa Williams l'aveva richiamata, cosa che non era mai successa prima d'ora. Solo che oggi si sentiva annoiata e aveva pensato bene di leggere.

Fortunatamente la campanella suonò subito, salvandola. Ed ora, durante la ricreazione di quindici minuti, mangiava la sua merendina nel suo solito angolo e leggeva con la musica nelle orecchie.

---

Nell'ultima ora di lezione stava seduta, come sempre, vicino ad Aleisha. Lei parlava di quanto fosse orgogliosa del suo ragazzo e dei suoi amici. Continuava a parlare delle canzoni della band che finora nessuno aveva mai sentito e, al suono della campanella le aveva chiesto una cosa, però non era sicura di aver capito bene.

-Ti andrebbe di venire a casa di Michael oggi per vedere le prove della band?-

Era scioccata. Nessuno l'aveva mai invitata da qualche parte. Era felice che glielo avesse chiesto ma no, rispose che non si sentiva bene e che preferiva andare a casa.

E voi inizierete a dire "ma come? Lei non era la ragazza che aveva voglia di amici?". Si lo è, ma come potrete capire, per una persona che non ne ha mai avuti è un po' difficile accettare di andare a casa di un ragazzo che non l'aveva mai calcolata, e che lei non conosceva, mentre lui suonava con i suoi amici.

Potrete anche insultarla dicendo cose tipo "ma allora te la vai a cercare" o "così non troverai mai amici" o altre frasi ma, finché non siete nella sua posizione non potete davvero capire il perché del suo 'no'.

Così si ritrovava a salutare Aleisha e a percorrere la strada di casa da sola.

Sola finché quando una moto rosso fuoco l'accostò. Il motociclista aveva un casco nero con una fiamma al lato e, da quello, Raquel poteva capire che il ragazzo era suo fratello.

-Alexander- disse felice di vederlo.

Dal suo solo 'ciao' di ieri penserete che non vanno molto d'accordo come fratelli, ma a dire il vero è tutto il contrario.

-Bimba salta su- le disse lui facendole spazio sulla moto.

Una volta salita il fratello partì a tutta velocità stando però attento alla sorella e accertandosi che per lei andasse bene.

A lei piaceva sentire il vento in faccia, correre in moto con il fratello. Sapeva che lui non avrebbe fatto cavolate e che sarebbe stata al sicuro. Alexander aveva 18 anni, due in più a lei. Frequentavano lo stesso college ma lui era tutto il contrario della sorella: aveva tanti amici ed era considerato tra i 'popolari' della scuola.

Questo però non voleva dire che trattava male Raquel davanti a tutti appunto perché lui era 'popolare' e lei era 'invisibile'. No, lui non faceva finta che la sorella non esistesse, a lui non importava di 'rovinarsi' la reputazione parlando con lei solo perché nessuno le parlava. Anzi, qualche volta passava la ricreazione seduto insieme a lei nel suo angolo e parlavano, parlavano tanto, avevano tante cose da raccontarsi. Insieme erano un po' strambi e occasionalmente parlavano di cose senza senso.

Arrivati a destinazione Alex scese e aiutò Raquel a togliere il casco.

Poi andò sul retro della moto e aprì il bauletto uscendo una coperta. Quella di topolino che da bambini usavano quando andavano al mare. Era la loro preferita in quanto gli ricordava di quel giorno quando il loro papà tornò dall'America. Era stato lì per un mese per sbrigare affari di lavoro e quando tornò li sorprese facendosi trovare in spiaggia dove loro erano precedentemente andati e gli aveva regalato questa coperta.

Alexander stese il telo sull'erba mentre sua sorella lo guardava ancora non capendo.

-Perché siamo qui e non a casa?-

-Pensavo di passare un po' di tempo insieme. Non vuoi?- La guardò di sottecchi e, quando la guardava in questo modo, lei sapeva che era in partenza una battaglia di solletico a meno che lei non rispondeva nel giusto modo.

E infatti: -si si certo che voglio. Ti pare che io non voglia passare un po' di tempo con il mio fratellone?!-

-Perché mi sa un po' di presa in giro?- chiese lui che si era accorto del tono ironico di Raquel.

-Perché senti cose che non esistono- disse lei anche sapendo di rischiare un po'.

-Ah si?- ecco che lui si avvicinò un po' a lei facendola indietreggiare.

Annuì convinta prendendolo in giro.

-Allora puoi anche iniziare a correre- disse lui alludendo al fatto che le avrebbe fatto il solletico.

Lei iniziò a correre lontano da lui ma, essendo più alto e quindi avendo le gambe più lunghe, il ragazzo la raggiunse in un secondo.

Urla uscirono dalla bocca di Raquel, la quale si stava contorcendo sotto le mani del fratello. -Alex lasciami andare- disse lei balbettando tra le risate.

-Non finché non dici che sei contenta di essere qui con me- rispose il fratello continuando a farle il solletico. Lei però continuava a ridere. Lo soffriva tantissimo, era una di quelle cose che non riusciva a sopportare.

-Si si sono contenta- cercò di dire.

-Davvero?-

-Si-

-Oh sorellina sei così dolce. Anche io sono contentissimo di passare del tempo con te- disse Alexander lasciandole un bacio sulla guancia.

Il pomeriggio lo passarono così, sull'erba fresca a parlare e prendersi in giro.

Ad entrambi piaceva passare giornate con l'altro in questo modo. Non facevano niente di speciale ma stavano insieme e Alex la faceva ridere molto con le stupidaggini che diceva.

Tornati a casa ognuno andò nella propria camera.

Raquel indossò il suo pigiama con unicorni disegnati sopra. Si, era infantile ma glielo regalò suo fratello il giorno del suo quindicesimo compleanno.

E tanto non lo avrebbe visto nessuno se non la sua famiglia.

Prese 'Shadowhunters' e iniziò a leggere seduta sul davanzale della finestra. Le piaceva quel posto: fuori si vedeva il parco e lei poteva osservare i bambini divertirsi.

Quando la mamma la chiamò a cena scese e si scontrò con il fratello che usciva dalla sua camera.

-Hey bimba, sei tornata a quando avevi cinque anni?- scherzò lui alludendo al pigiama.

-Ti ricordo che me l'hai regalato tu. E anche che tu hai mutande con gli orsacchiotti disegnati sopra-

Si, Alexander il ragazzo più popolare del Norwest Christian College, indossava mutande con gli orsacchiotti.

Era un regalo che gli aveva fatto Raquel insieme a Tomás, il suo fratellino di sei anni.

Quel giorno era il diciottesimo compleanno di Alex e Raquel e il suo fratellino erano usciti per fare una passeggiata così che la mamma avrebbe potuto aiutare il figlio a fare i preparativi per il compleanno senza che il piccolino le rubasse tempo.

Tomás voleva entrare in un negozio perché dalla vetrina aveva visto magliette con i Pokémon disegnati e voleva comprarla. Mentre facevano un giro per il negozio hanno visto queste mutande e lui voleva comprarle per fare un regalo ad Alex.

Ed ecco come quelle mutande erano finite nel suo cassetto. -Ti ricordo che me le hai regalate tu insieme alla peste- le fece il verso Alexander. Lei gli fece la linguaccia e insieme scesero a cena.

-Raquel come va a scuola?- le chiese il papà.

-Tutto bene perché?-

La sua famiglia sapeva dei suoi 'problemi' nel fare amicizia e ogni tanto chiedevano informazioni al fratello su di lei in modo da non 'stressarla' ancora di più con questo problema.

-Hai fatto amicizia quest'anno?-

-Uhmm- lei si sentì imbarazzata a parlare di questo perché non voleva risultare asociale.

Ma non era colpa sua se per gli altri era invisibile.

-Parlo con una ragazza che siede vicino a me durante alcune lezioni-

La mamma sorrise contenta e iniziò a farle domande su come si chiamava questa ragazza, se era simpatica e...

-Perché qualche giorno non la inviti a pranzo?-

E adesso? Raquel non poteva certo dire che non erano amiche altrimenti suo papà avrebbe iniziato a chiederle cosa significasse e altre domande e affermazioni a cui lei non voleva né rispondere né voleva sentire.

-Uhm....si certo- finse un sorriso.

E pensò che ne fingeva fin troppi di sorrisi con Aleshia e ci rimaneva male perché lei sembrava davvero una brava ragazza.

Dopo cena vide un film con Tomás, Alex e suo padre sul divano ma Morfeo la prese tra le sue braccia prima della fine di 'Independece day'.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


-Hey bimba sai cos'ho scoperto?- chiese Alexander sedendosi vicino alla sorella.

Era ora di pranzo e Raquel stava leggendo nel suo solito angolo con il secondo libro di Shadowhunters tra le mani.

Già, dopo solo una settimana stava già leggendo il secondo libro.

"Tu li mangi i libri invece di leggerli" le diceva sempre sua nonna.

-No Alex non mi interessano le tue storie senza senso- ribatté lei.

-Hey- esclamò il fratello offeso -primo non sono senza senso e secondo sei scorbutica quando leggi- E improvvisamente il libro che si trovava sulle ginocchia di Raquel fu nelle mani di Alexander.

-Hey ridammi quel libro-

-Non finché tu non mi ascolti-

-Non ho voglia di ascoltare le tue cavolate. Dai Alex- si lamentò lei.

-E allora niente libro- disse lui alzandosi così che lei non poteva arrivare a prenderlo.

Un avvertimento: mai rubare un libro a una ragazza per la quale i libri sono vita

E infatti:

-Se non me lo dai griderò che indossi mutande con gli orsacchiotti-

Per un attimo il viso di Alex sbiancò ma si riprese subito sapendo che la sorella era troppo timida per gridarlo. E iniziò a prenderla in giro dicendo che non lo avrebbe mai fatto perché si vergognava troppo.

Un altro avvertimento: mai sottovalutare una ragazza che ama leggere e alla quale tu hai sottratto il libro.

-Alexander Oliveira indos...- le sue grida furono immediatamente tappate dalla mano del fratello. Vedendo che lui non aveva alcuna intenzione di toglierla, lei le lasciò un morso.

-Ahia ma sei pazza??- disse lui togliendo la mano e vedendo le impronta dei denti che la sorella gli aveva lasciato.

Approfittandone della situazione, Raquel subito prese il libro dalle mani del fratello il quale si stava ancora toccando la mano.

-La prossima volta mi accerterò di finire la frase per bene- lo minacciò.

Quando però vide Aleisha avvicinarsi verso di loro si pentì per aver gridato e aver attirato l'attenzione su di lei.

-Hey Raquel tutto bene?-

-Uhmm si si tranquilla- rispose lei timidamente.

-Ah, come mai non gridi più ora?- la prese in giro Alex.

Lei le lanciò un'occhiata di fuoco -stai zitto Alex-

Aleisha era ancora lì che li guardava stranita.

-Tutto bene tra voi due??-

-Uhm si, è solo mio fratello-

-Si si lo so. Lo conoscono tutti a scuola-

-Eh già- rispose fiero.

-Tu saresti?- continuò

-Aleisha, un'amica di Raquel-

-Bimba ma allora è vero che hai un'amica?!-

-Ehm penso di si- disse lei imbarazzata non sapendo come nominare Aleisha.

Era una sua amica?? Raquel non sapeva niente di lei e lei non sapeva niente di Raquel. Sapevano solo il loro nome, nient'altro.

-Come pensi?? Ma certo che siamo amiche- disse Aleisha. Poi però pensò di aver corso un po' troppo. -Insomma.....se tu vuoi- continuò quindi un po' imbarazzata.

-Ma certo- rispose la ragazza mora.

-Ragazze io vi lascio. Mi raccomando bimba- si intromise Alex salutandole e facendo un segno d'intesa alla sorella che stava a significare "non lasciartela scappare".

Lei alzò gli occhi al cielo e annuì.

-Allora? Oggi vieni a casa di Michael??- chiese Aleisha che da una settimana la stava 'torturando' chiedendole ogni giorno se dopo scuola sarebbe voluta andare a vedere le prove a casa del rosso.

Eh già, proprio così, Michael aveva i capelli rossi. E non solo rossi, ma cambiava ogni volta in colore assurdi: rosa fluorescente, verde, blu, viola e così via.

-Okay verrò- queste parole uscirono dalla bocca di Raquel senza che lei se ne accorse davvero. Pensava che magari sarebbe potuta andare e queste parole le erano uscite spontaneamente.

Neanche Aleisha riuscì a crederle, di fatto rimase a guardare la brasiliana a bocca aperta, sorpresa. E poi la stritolò in un abbraccio nel quale Raquel si sentì in imbarazzo.

-Dovrei dirlo a mio fratello così non si preoccupa se non mi vede a casa-

-Ma certo andiamo- Aleisha la prese sotto braccio e l'accompagnò dal fratello.....anche se non era proprio questo che intendeva Raquel. A lei bastava mandargli un messaggio.

---

All'uscita di scuola Raquel stava aspettando i quattro ragazzi insieme ad Aleshia. Quando li intravide fuori dalla porta iniziò ad agitarsi. -Hey stai tranquilla. Non ti diranno niente- la tranquillizzò la ragazza.

-Ciao piccola com'è andata oggi?- Luke mise un braccio sulle spalle della sua fidanzata.

-Hey Ala- salutò anche Calum, troppo stanco per pronunciare il suo nome per intero.

Michael e Ashton si limitarono ad un ciao.

-Hey ciao- il rosso sorrise a Raquel la quale ricambiò un po' interdetta.

-Oh.....ciao- salutò anche Luke che non si era accorto della sua presenza.

-Ciao ragazza strana- Calum, che con la sua affermazione fece arrossire Raquel di vergogna e le fece abbassare lo sguardo.

-Perché strana?- chiese Michael.

-Passa tutto il giorno a leggere-

-E quindi? È strana perché legge?- la difese il ragazzo dai capelli rossi.

-Hey Michael calma. Non ho detto niente di male-

Aleisha, che era una ragazza che si accorgeva di tutto anche se appena accennato o anche nascosto, si era accorta di come Michael aveva difeso la sua amica e strane idee iniziarono a frullarle in testa.

-Lei viene con noi?- chiese Ash ad Aleshia visto che Raquel in quel lasso di tempo non aveva ancora parlato.

-Si, le ho chiesto io di venire-

-Okay- sorrise lui a Raquel.

Arrivati nella grande casa i ragazzi si comportarono tutti come se fossero in casa loro mentre Raquel si sentì un po' a disagio.

-Hey Chel vieni a sederti non ti mangiamo mica- disse Calum battendo la mano sul posto libero di divano vicino a lui.

Voi vi chiederete "perché Chel??" la risposta è che Calum, come avrete già notato con il 'Ala', è molto pigro e non gli va di dire i nomi completi quindi inventa sempre strani soprannomi.

"E poi sarei io quella strana" pensò Raquel.

Lentamente si avvicinò al divano e si sedé vicino al finto asiatico. I ragazzi iniziarono a farle domande per conoscerla meglio e lei non si era mai sentita così in imbarazzo in vita sua. Poi Michael la salvò: -Dai ragazzi andiamo a provare-

Così la loro attenzione si posò sugli strumenti che ognuno di loro stava andando a prendere. Intanto Raquel si appuntò nella sua mente di ringraziare Michael per averla salvata ora e per averla difesa prima.

I ragazzi iniziarono a cantare e Raquel rimase concentrata su Michael. L'aveva visto cantare più volte nelle assemblee della scuola ma mai da così vicino. I suoi occhi erano accesi, nella sua voce si poteva sentire la passione, il sentimento.

Le sue dita su quella chitarra piena di stickers facevano miracoli.

-Sono bravi eh!!?- le diede una gomitata Aleisha.

-S-si molto- balbettò Raquel.

---

Stesa sul suo letto in attesa di addormentarsi, Raquel iniziò a pensare a quella giornata. Era stata la più bella che aveva avuto in 16 anni di vita. Passata con amici.

Anche se ancora non sapeva se erano veramente suoi amici. Infondo avevano passato un solo pomeriggio insieme. Ripensò a quando Michael, mentre lei usciva dalla porta l'aveva fermata prendendole il suo polso fine.

-Allora.....ci vediamo domani a scuola?- le chiese lui timido.

-C-certo-

-A domani-

E con quella promessa in testa chiuse gli occhi cadendo in un sonno profondo.

///
Ciao ragazze, come va?
Allora? Cosa ne pensate di questa storia?? Vi piace? Sono nuova qui quindi ancora non so bene come funziona, se ci sono voti o commenti. Però ho letto che si possono fare delle recensioni e sarei molto felice se le fareste e mi facciate sapere cosa ne pensate di questo libro.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


La sveglia suonò alle 7:30 ma Raquel non aveva proprio voglia di alzarsi dal letto. Ieri sera era rimasta sveglia fino a tardi in camera di Alex a guardare la TV e a parlare.

Di nuovo quel rumore fastidioso. 7:35. Alexander entrò in camera e svegliò la sorella prima che entrambi avrebbero fatto tardi.

Raquel schizzò in piedi e, accorgendosi del ritardo, corse in bagno a lavarsi.

Indossò velocemente la divisa e scese in cucina per rubare una merendina al volo per fare colazione.

Riempì la bottiglietta d'acqua, si fece un panino per pranzo e, proprio mentre stava uscendo dalla cucina, Alex le disse di iniziare ad entrare in macchina.

Non era mai successo che non si svegliasse in tempo per la scuola. Di solito si svegliava puntuale e faceva tutto con calma. Questa mattina invece di tutta fretta la fece arrivare già stanca.

Quando arrivarono a scuola c'erano ancora studenti fuori al cortile. Mancavano dieci minuti al suono della campanella.

Lei, come ogni mattina, andò nella sua classe di registrazione e si sedette al suo solito banco leggendo un libro.

«Buongiorno Oliveira come stai?» le chiese la professoressa Modeste.

«Buongiorno» disse lei timidamente. In Brasile i professori non si interessavano così degli alunni e lei si sentiva un po' a disagio a parlare con loro.

«Sto bene grazie. Lei come sta?»

«Bene Raquel» le sorrise la professoressa.

«Che libro stai leggendo oggi?» la Modeste era una professoressa di inglese e a volte dava consigli a Raquel su qualche buon libro da leggere. Avevano un buon rapporto loro due.

«Shadowhunters, città di vetro»

«Oh si io li ho letti tutti» disse la prof entusiasta.

A volte sembrava una ragazza in preda a una crisi ormonale quando si parla di libri.

«Sono bellissimi. Mi raccomando leggili fino all'ultimo eh» le fece l'occhiolino.

Raquel fece una risatina per il comportamento della professoressa.

Quando gli alunni iniziarono ad entrare abbassò la testa sul suo libro e continuò a leggere non curandosi di loro.

Registrazione era la parte preferita di Raquel a scuola. In quei venti minuti poteva leggere senza curarsi del professore che la richiamasse perché non stava attenta alla lezione.

Lei se ne stava lì in silenzio seduta al suo banco con il libro davanti a lei. Seduto vicino a lei non c'era nessuno quindi non doveva preoccuparsi che qualcuno potesse disturbarla.

Alla fine di quei venti minuti mise il libro e l'astuccio nello zaino ed uscì dalla classe indirizzandosi all'aula di spagnolo.

Le lezioni di spagnolo e matematica passarono velocemente. La professoressa Williams interrogò oggi. Raquel pensava di scamparsela visto che mancavano solo dieci minuti alla fine della lezione ma proprio all'ultimo la professoressa la chiamò alla lavagna.

Ovviamente Raquel era preparata come sempre, solo che non voleva andare lì in piedi davanti a tutti. Non si era mai sentita sicura nell'andare alla lavagna: l'idea di stare lì davanti a tutti, l'attenzione rivolta verso di lei, la strega della professoressa di matematica che le metteva pressione.

Così risolse le due espressioni in quattro e quattr'otto e se ne tornò al banco proprio un minuto prima che la campanella segnasse l'inizio della ricreazione.

E indovinate cosa stava facendo ora?? Stava seduta nel suo angoletto a leggere tranquillamente con 'All of you' di John Legend nelle orecchie.

Amava quella canzone. Voleva che qualcuno amasse davvero le sue perfette imperfezioni.

Voleva che qualcuno la considerasse, che la volesse. Voleva che qualcuno l'amasse.

Seduta lì, sul muretto nel retro della scuola, di certo non si aspettava che qualcuno che non fosse Alex prendesse posto vicino a lei.

-Hey Raq come va?-

Al suono di quella voce si tolse le cuffiette e girò la sua testa verso destra dove trovò Michael seduto vicino a lei. Aveva cambiato il colore di capelli, stavolta erano blu.

-Ciao- salutò timidamente -bene a te?-

-Tutto bene. Sei stata forte a matematica- la lodò lui.

Lei arrossì tornando a guardare in direzione del suo libro ormai chiuso.

-Grazie-

-Che lezione hai dopo?-

-Scienze-

-Anch'io. Andiamo insieme?- propose il ragazzo e, vedendo che mancavano cinque minuti alla fine della ricreazione, Raquel accettò.

-Ci vediamo a pranzo- le sorrise Michael prima di andare nella sua classe.

E quella promessa fu rispettata. A pranzo infatti, sedevano tutti e due sul muretto di Raquel. -Ma non vai dai tuoi amici?- chiese a Michael vedendo che lui non aveva la minima intenzione di andare da Luke, Ashton e Calum.

-Tu sei mia amica.- fu la sua risposta.

Raquel rimase sorpresa, nessuno avrebbe mai preferito stare con lei piuttosto che con i loro amici.

-Se vuoi però me ne vado- continuò Michael.

Raquel poté vedere il suo sguardo rattristato.

-Ma no figurati. Solo che nessuno si è mai seduto qui vicino a me- ammise imbarazzata.

Parlarono per tutta la pausa pranzo e si conobbero un po' meglio. Lei si era aperta un po' con lui e non aveva provato tanto imbarazzo come faceva i primi giorni.

Gli disse che i suoi capelli colorati le piacevano e gli chiese perché gli piaceva così tanto tingerli e perché questa volta li avesse fatti blu.

Lui le rispose che non voleva essere come tutti gli altri. Non voleva avere capelli biondi, mori o castani come tutti. Voleva distinguersi così ha iniziato a tingerli. Le svelò che il blu era il colore preferito di suo nonno e li ha fatti di quel colore apposta per lui.

Raquel pensò che era una cosa dolce. Aveva conosciuto meglio quel ragazzo che fino all'anno scorso le sembrava un duro con i suoi capelli colorati, i suoi tatuaggi e il piercing al sopracciglio destro.

Invece scoprì l'esatto contrario: un ragazzo dolce e divertente. Forse un po' pazzo ma andava bene così.

Stranamente non si era sentita infastidita quando lui aveva interrotto la sua lettura sia a ricreazione che a pranzo. Di solito se qualcuno provava a parlarle mentre leggeva le avrebbe dato fastidio. Tipo quando suo fratello decideva di passare le due pause con lei.

Invece oggi no.

Aleisha non era a scuola perché aveva la febbre, il che era un vero peccato visto le belle giornate di Sydney.

Tornata a casa andò a salutare la mamma che, come sempre, si trovava in cucina a sfornare torte e biscotti.

Raquel si chiese come mai non era ancora ingrassata visto quanto mangiava per colpa dei buoni dolci che faceva la mamma.

-Hey tesoro com'è andata a scuola?- le chiese Aline.

-Bene, oggi la professoressa Williams di matematica mi ha interrogata-

-Si? E quanto hai preso?-

-Non so perché è suonata la campanella ma penso almeno un nove. Ho fatto le due espressioni nel giusto modo quindi...-

Aline le sorrise e le diede un bacio sulla guancia.

-A che ora torna oggi papà?- chiese Raquel.

Xavier lavora per una grande agenzia di Sydney e passa il suo tempo studiando vari documenti. Nonostante questo però trova sempre il tempo di stare con la sua famiglia. Gli ha sempre dato tutto quello di cui avevano bisogno.

-Stasera alla sette-

Il rumore della porta che si aprì fece spostare l'attenzione delle due donne su Alexander e Tomás appena entrati.

-Raquel perché non mi hai aspettato? Dovevamo passare a prendere Tommy a scuola- chiese il fratello più grande.

-Non mi hai detto niente, cosa potevo saperne io?- Ribatté Raquel.

-Come no? Te l'ho detto a pranzo quando...- si bloccò e socchiuse gli occhi in due fessure. -A proposito....-

Raquel sapeva cosa stava per dire e, per evitare domande dalla mamma e commentini da parte di Alex, lo interruppe prima che lui potesse finire di parlare.

-Ehmm... devo andare a studiare per l'interrogazione di storia di domani- e, dopo aver dato un bacio al fratellino, scappò in camera.

Alexander durante la pausa pranzo, mentre lei era con Michael, l'aveva avvisata di aspettarlo fuori da scuola per andare a prendere Tomás ma a lei era proprio passato di mente visto che l'ultima ora di storia l'aveva annoiata a morte e pensava solo al momento di tornarsene a casa.

Aveva trovato strano però il fatto che il fratello non avesse detto niente riguardo il ragazzo dai capelli blu. Ma non se n'era fatta un grande problema e di certo non si sarebbe aspettava che Alex aprisse l'argomento proprio davanti alla mamma.

Non è che non voleva che la mamma non sapesse di Michael, in fondo era suo amico, solo che non voleva domande. Sua mamma era un po'...come dire, bambina? Ogni volta che sapeva di un possibile fidanzato o fidanzata per i figli sembrava un'adolescente e voleva sapere ogni dettaglio su quel ragazzo/ragazza.

Però era una brava mamma e una brava persona. C'era sempre se i figli avevano qualche problema. Sapeva dargli buoni consigli e Raquel sapeva che se mai avesse avuto un fidanzato avrebbe potuto parlarne tranquillamente con Aline perché lei non ne avrebbe fatto uno scandalo. Avrebbe soltanto ascoltato la figlia mentre le parlava del ragazzo che le aveva rubato il cuore e le avrebbe consigliato come comportarsi con lui.

Proprio mentre stava studiando il secondo paragrafo della rivoluzione industriale la porta si aprì di scatto e un Alex con il braccio avanti a sé e l'indice puntato sulla sorella si materializzò nella stanza colorata di rosa chiaro.

A Raquel non piaceva quel colore, non era come quelle ragazze che hanno vestiti, unghie e capelli colorati di rosa. A lei piaceva l'azzurro. Solo che sua mamma era fissata per avere una camera rosa per lei, azzurra per Alex e celeste per Tomás. Per riprendere i colori che la società ritenesse giusti per maschio e femmina insomma.

Guardò, con un sopracciglio alzato, il fratello avvicinarsi a lei ancora con il braccio e l'indice puntati verso di lei.

Quando le arrivò davanti premette l'indice sulla fronte della sorella.

Lei, con un'espressione corrucciata, tolse delicatamente il dito del fratello sulla sua fronte.

Alexander continuava a fissarla con gli occhi chiusi in due fessure senza dire niente.

-Mbè?- Chiese Raquel.

-Chi era quello con cui parlavi a pranzo?-

Lei alzò di nuovo un sopracciglio -che ti importa?-

Stavolta fu lui a fare un'espressione corrucciata prima di sedersi vicino a lei.

-Come che mi importa?- alzò un sopracciglio. -Dai su dimmi- continuò.

Uno sbuffo uscì dalle labbra della ragazza -Michael-

-E..?- la spronò a continuare.

-E cosa? E' un mio amico-

-Ma non è quello della band della scuola?-

"Beh...uno ce n'è di Michael con i capelli blu a scuola. Come ha fatto a non capirlo prima?" si chiese Raquel.

-Si-

-Quindi quel giorno che dopo scuola sei uscita con Alessia sei andata con lui?-

-Si chiama Aleisha- lo corresse Raquel. -E si, siamo andate a vedere le prove della band- spiegò al fratello.

Non faceva altro che pensare a quel giorno. Si era sentita bene con loro e non vedeva l'ora che qualcuno la invitasse di nuovo a vedere le prove.

Non vedeva l'ora che arrivasse domani così avrebbe potuto sentirli suonare in assemblea, non vedeva l'ora di sentirli suonare, di sentire come fossero bravi.

Ma sopratutto non vedeva l'ora di rivedere Michael.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Dopo una settimana lui continuava a sedersi con lei su quel muretto. Lei non capiva, "perché sta qui con me? Non preferisce passare il tempo con i suoi amici?" Non gli aveva più chiesto il perché si sedesse lì con lei. Preferiva non chiedere prima che lui alla fine decidesse di tornare dai suoi amici e di lasciarla lì da sola come era sempre stata da un anno a questa parte. Da una settimana sedevano insieme sia a ricreazione che a pranzo, parlavano tanto. Lui le chiedeva dei libri che lei leggeva e del perché preferiva leggere invece che stare con le persone.

-Perché le persone ti tradiscono, i libri no. Le persone ti illudono e dicono cose cattive su di te senza conoscerti. I libri invece non lo fanno. Loro stanno tranquilli mentre li leggi e non potranno mai illuderti. Almeno fino a quando il tuo personaggio preferito muore quando invece tu pensavi che stesse andando tutto bene- rispose lei ironizzando sull'ultima frase per non far sembrare il tutto troppo serio.

Lui fece una risatina, -posso capirti, per me la musica e la stessa cosa. È sempre lì quando vuoi disconnetterti dal mondo, quando vuoi un po' di pace. Però tu ti stacchi proprio dalle persone. Potresti provare a parlare con qualcuno, magari li troverai simpatici.- le consigliò lui.

-Non posso-

-Perché?-

-Perché per tutti sono invisibile-

La campanella pose fine alla loro conversazione.

Raquel si concentrò sulla lavagna dove il professore di arte mostrava delle basi per disegnare delle conchiglie.

A lei piaceva l'arte, era un'altra delle cose che le dava sfogo. Quando non sapeva cosa fare e aveva finito un libro si divertiva a disegnare la storia che aveva appena letto. Delle parti che le erano rimasse impresse o quelle che le piacevano di più. Una frase che lei poteva interpretare in un magnifico disegno.

Quando aveva finito di leggere 'Uno splendido disastro' disegnò un piccione. Era bianco, puro come aveva immaginato Abby, poi disegnò una mano che lo reggeva. Era Travis che la sosteneva. Perché Abby senza Travis non avrebbe mai trovato l'amore e non si sarebbe mai sentita così libera.

A volte le piaceva disegnare i suoi sentimenti. Di solito disegnava una ragazza, lei, nascosta da un libro. Una volta aveva disegnato invece tante paia di occhi velati tutto intorno e al centro lei stessa. Erano gli occhi di tutti che guardavano lei, ma senza vederla davvero.

La lezione di arte era quella in cui si sentiva più libera, poteva esprimere tranquillamente le sue emozioni senza che qualcuno se ne accorgesse. Una volta però, il professore commentò un suo disegno in fronte alla classe e lo interpretò perfettamente. Aveva capito il messaggio che lei non voleva far trasparire. Si sentì imbarazzata e sorpresa perché quel professore era stato l'unico che avesse mai interpretato un suo disegno capendo realmente quello che esso significava.

Quel giorno la fermò alla fine della lezione e quando tutti furono usciti si rivolse a lei.

-Come stai Raquel?- questa domanda lasciò la ragazza un po' spaesata.

-Bene-

-Mi piace molto il modo in cui disegni sai?-

Raquel si sentì arrossire. Non era abituata ai complimenti, sebbene questo non lo era vero e proprio.

-Grazie- sussurrò.

-Sai esprimere molto bene i tuoi sentimenti su carta. Sei in grado disegnare esattamente ciò che provi. E questo è un grande talento, non è facile esprimersi con un disegno sai? Prima di tutto devi avere il coraggio di ammettere davvero a te stessa ciò che provi e disegnandolo la realtà ti sbatte proprio in faccia.- Fa una pausa e la contempla.

-I tuoi disegni però sono tristi. Non usi mai colori belli accesi, non disegni mai niente che esprima felicità. Se non quando parli della tua passione per la lettura- le sorrise.

-Come mai ti piace così tanto leggere?- le domandò e lei non sapeva come rispondere se non con un "non so, mi piace sin da piccola".

Non voleva dirgli che leggeva per scappare dalla realtà, per vivere qualcosa che non sarebbe mai esistita per lei. Ma il professore non era stupido: lui la vedeva quando stava seduta su quel muretto con la musica nelle orecchie e un libro in mano. Si accorgeva di come gli alunni non le rivolgevano mai una parola o un sorriso.

Però sorrise e le confessò che anche a lui piaceva leggere. Non aggiunse altro e la lasciò alla sua pausa pranzo.

When we both wake up underneath the same sun.
Time stops, I wish that I could rewind.
So close but so far away.

Questa musica le suonava nelle orecchie prima che Aleisha la interruppe sedendosi vicino a lei e togliendole una cuffia dall'orecchio.

-Raquel!! Che fai oggi dopo scuola?- chiese la bionda.

-Uhmm... Penso andrò a casa. Perché?-

-Vuoi venire a vedere la band suonare?? Alle sei suonano nel bar di cui ti parlavo tempo fa-

Raquel stava cercando di ricordare quale fosse quel bar di cui Aleisha le aveva parlato e alla fine si ricordò di quel giorno quando la ragazza di Luke continuava a parlare della band e di quanto ne fosse orgogliosa. Prima che diventassero amiche insomma.

-Uhm..non so. Devo stare con mi- Non finì la frase che Aleisha la interruppe.

-Ma come no?? Dai!!- si lamentò la bionda.

-Devo stare con il mio fratellino. I miei sono a lavoro a quell'ora-

-Beh ma chiedi ad Alexander no?-

-Penso che lui stas-

Di nuovi la interruppe: -perfetto allora! Ci vediamo alle cinque a casa di Luke così stiamo un po' di tempo insieme prima di andare. Vado ad avvisare i ragazzi- la stritolò in un abbraccio e poi se ne andò raggiungendo il suo ragazzo dall'altra parte del cortile.

Bene, adesso si ritrovava a privare il fratello da un uscita con gli amici. Da una parte non vedeva l'ora di uscire con loro e di sentire suonare di nuovo i ragazzi, ma dall'altra aveva voglia di starsene a casa a disegnare e giocare con Tomás. Le piaceva passare del tempo con il fratellino. Non era un bambino tanto vivace, era piuttosto tranquillo e troppo intelligente per la sua età. L'altra sera mentre Raquel gli stava leggendo una storia per farlo addormentare lui se ne uscì con un "Raquel ma mi dici perché stai sempre da sola? Non hai degli amichetti per giocare?" Lì per lì lei rimase sorpresa. Come aveva fatto suo fratello di sei anni a capire una cosa del genere?? Insomma si, la vedeva sempre in casa ma cosa ne sapeva lui se a scuola avesse amici o no?

Lei gli rispose semplicemente che di amici ne aveva, solo che non uscivano dopo scuola perché aveva tanti compiti da fare. Ma l'intelligenza di Tomás la stupì ancora: -Ma se leggi sempre!-

Aleisha, di ritorno dal suo ragazzo, la interruppe dai suoi pensieri.

-Hey a che pensi?-

-Niente-

-Allora hai avvisato il tuo hermano?- chiese Aleisha pimpante come sempre.

"Adesso si mette anche a parlare spagnolo?" Si chiese Raquel.

-Ehmm ancora no-

-E que esperas?-

-Perché stai parlando spagnolo??- chiese la mora confusa.

-Porque me gusta- rispose lei come se mischiare due lingue insieme fosse una cosa normale.

-Ah-

-Comunque dai...che aspetti ad avvisare tuo fratello?-

-Ma starà con i suoi amici e non mi va di andare lì- si lamentò Raquel.

In realtà non è che non le andava ma si vergognava troppo di andare là in mezzo agli amici di Alex.

-Ma dai vengo io con te-

-Glielo dirò a casa. Tanto dobbiamo andare alle sei no?-

-Cinque- la corresse Aleisha.

-Beh si. Dopo glielo dirò-

---

Vestita in un paio di jeans e un maglioncino bianco Raquel si stava dirigendo verso casa di Michael: non era mai stata a casa di Luke così il ragazzo dai capelli blu si offrì di accompagnarla. 
Lui si mostrava fin troppo gentile con Raquel e lei si chiedeva se ci fosse un secondo fine. Se di nuovo si stesse solo illudendo di avere un amico: in Brasile un giorno un ragazzo aveva iniziato a parlarle, si sedeva vicino a lei e sembrava interessato alla sua vita. Divennero 'amici', poi però un giorno lui la chiamò nella palestra della scuola per parlare di una cosa che per lui sembrava essere importante. Raquel saltò la sua lezione visto che lui sembrava davvero preoccupato. Invece quando lo raggiunse nella piccola palestra lui iniziò a metterle le mani addosso, iniziò a percorrere il suo corpo e a toccarla dove non avrebbe dovuto. Fortuna poi che una bidella che passava di lì sentì le sue urla e fermò il ragazzo.

Gli occhi della brasiliana si bagnarono un po' ripensando a quell'avvenimento. La porta che si aprì le fece asciugare velocemente gli occhi e sorridere a Michael.

-Hey tutto bene?- chiese lui che non si era fatto sfuggire quel gesto.

-Si si certo- rispose lei un po' imbarazzata visto che il suo gesto era stato scoperto.

Michael però sembrava non crederci ma lasciò comunque stare l'argomento: -andiamo?-

Lei annuì e insieme si avviarono a casa di Luke.

Arrivati alla casa del biondo tutti li accolsero facendo battutine visto che erano in ritardo.

-Hey ragazzi- sorrise Luke appena rientrato nel salotto.

-Ciao- salutò Raquel timidamente mentre Michael si limitò a dargli una pacca amichevole sulla spalla.

Si sedettero sul divano tutti insieme mangiando patatine e biscotti parlando tranquillamente. Raquel non partecipò più di tanto alla conversazione però interveniva qualche volta esprimendo il suo parere. Era felice di essere lì con i primi amici che avesse mai avuto. Anche se non stavano facendo niente di speciale se non mangiare e parlare. Aveva sempre immaginato come sarebbe stato passare un pomeriggio così e ora aveva capito che era meglio di quello che si sarebbe mai aspettata.

-Dai Haley andiamo- Michael la svegliò dai suoi pensieri.

-Oh s-si- balbettò imbarazzata per non star prestando attenzione ai suoi amici.

-Ma ci entriamo tutti in macchina?- chiese il ragazzo con i capelli blu.

-Ma si dai ci stringiamo- disse Calum con la bocca piena di patatine.

-Cal fai schifo- Aleisha lo smentì.

-Se ci fermano paghi tu eh- scherzò Ash.

Finalmente dopo una ventina di minuti arrivarono al bar. C'era una grande insegna con il nome del bar illuminata di rosso. Era piccolino, non di quelli grandi in cui è pieno di gente. Però a loro bastava, intanto avevano l'opportunità di suonare davanti ad altre persone e di farsi conoscere. Più in là magari avrebbero suonato in posti con molta più gente. Qui avevano una paga dopo ogni concerto, non era un granché, quaranta sterline che dividevano tra di loro rimanendo solamente con dieci sterline a testa. Però era un inizio, e loro ne erano felici.

Raquel osservò i ragazzi suonare e la sua amica muovere la testa a ritmo di musica e cantare a squarciagola. Tutti intorno ballavano e cantavano quelle canzoni che ormai sapevano. Tutti sembravano divertirsi e Raquel era certo che quella piccola band di Sydney ne avrebbe fatto di successo...Si chiedeva soltanto se lei sarebbe ancora stata con loro quando sarebbe successo. Ma in fondo alla sua testa c'era quella vocina che la derideva: "è ovvio che non starai lì con loro, se succederà qualcosa succederà tra minimo tre anni e loro si saranno anche dimenticati di te".

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


-Ma no dai non è possibile!- esclamò Calum quando, facendo una partita a FIFA con Raquel, perse per la terza volta.

Avendo due fratelli giocava molto a FIFA con loro e Alex le aveva insegnato tutte le tecniche per fare più goal possibili.

Quel pomeriggio erano a casa di Calum e, mentre i ragazzi giocavano alla Play Station, lei e Aleisha li guardavano mentre parlavano di quanto fosse ingiusta la scuola.

Ad un certo punto Raquel chiese di giocare e il finto cinese iniziò a smentirla dicendo che non avrebbe mai potuto vincere contro di lui perché lui era "il re del FIFA".

Alla fine della prima partita però lei vinse e lui volle la rivincita nella quale, però, fu battuto ancora.

-Dai Cal arrenditi, hai trovato chi è meglio di te- lo prese in giro Michael dando un cinque a Raquel che rideva.

Calum sbuffò e posò il joystick sul tavolinetto davanti al divano. Poi con uno scatto si buttò sopra Raquel e iniziò a farle il solletico. Lei iniziò a ridere come non mai, a sentirsi bene come non si era mai sentita. Iniziò a gridare il nome di Calum cercando di toglierselo di dosso ma questo, invece, portò solo ad aumentare il solletico visto che anche Michael si era aggregato mentre Ashton aiutava Luke a fare il solletico ad Aleisha.

Nella grande stanza risuonavano solamente le risate delle due ragazze e a volte quelle dei ragazzi che, divertiti dalla situazione, sembravano non aver alcuna voglia di smettere.

Quando la serratura della porta scattò nessuno se ne accorse ma quando la voce di Joy, la mamma di Calum, risuonò nella stanza, i ragazzi si staccarono dalle ragazze lasciandole finalmente respirare. -Ciao ragazzi- salutò lei divertita. Joy era una brava donna, era sempre sorridente e amorevole. Calum a volte si imbarazzava di lei perché in alcuni momenti sembrava un'adolescente e gli faceva fare delle "figuracce" con i suoi amici. Anche se loro ormai la conoscevano. Era sempre stata curiosa di sapere se il figlio avesse la fidanzata e quando lei pensava di sì iniziava a saltellare per la stanza gridando contenta, venendo poi smorzata dal figlio "No mamma non ho nessuna fidanzata".

Tutti la salutarono in maniera amichevole mentre Raquel, imbarazzata, si avvicinò e con voce bassa e timida salutò. -Buona sera signora Hood, sono Raquel- si presentò allungando la mano.

Joy fece una risatina -un' altra amica di mio figlio?- chiese maliziosamente.

Il figlio arrossì per l'imbarazzo e Michael, solo al pensiero di Raquel fidanzata con l'amico, si rattristì. Soprattutto pensando che, il motivo perché Calum era arrossito era perché a lui davvero piaceva Raquel.

-Comunque chiamami Joy, non siamo mica nel medioevo- disse la mamma sorridendo e attirandola in un abbraccio nel quale Raquel non si sentiva a proprio agio.

-Ok adesso vado a preparare la cena. Vi fermate a cena ragazzi?-

Tutti guardarono Calum per cercare una risposta e, quando lui alzò le spalle, loro decisero di rimanere.

-Cena? Ma che ore sono?- Chiese Raquel andando a prendere il cellulare sul quale erano segnate le sette. Trovò anche un messaggio dalla mamma e dal fratello che le chiedevano dov'era e a che ora sarebbe tornata.

-Io devo andare è tardi- comunicò ai suoi amici.

-Perché non resti a cena?- Chiese Aleisha uscendo il labbro inferiore.

-I miei mi staranno aspettando-

-Beh mandagli un messaggio e digli che resti a cena qua- la incoraggiò Ashton.

Loro erano abituati a queste cene. Di solito quando passavano i pomeriggi insieme andava a finire che si faceva tardi e alla fine la mamma di chi erano andati a casa li invitava a cena. Raquel non era molto convinta, però poi decise di accettare. "Una sera fuori casa non mi farà niente" pensò. Il sorriso di Michael si ingrandì alla sua risposta affermativa e si lasciò scappare un "si" gridato un po' troppo entusiasticamente, tanto che tutti si voltarono a guardarlo e Raquel si sentì arrossire. Lui si grattò la testa imbarazzato prima di andare a sedersi sul divano. -Dai ragazzi continuiamo a giocare- propose.

Quando la cena fu pronta i ragazzi andarono in cucina dove c'erano anche David e Malikoa, il papà e la sorella di Calum.

Quest'ultimo si sedette vicino alla sorella dandole un bacio sulla guancia prima di sedersi. Raquel li trovò davvero carini, poi pensò ad Alex e alla loro relazione. Alla fine anche loro erano così. Si amavano incondizionatamente e sapevano che ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altra.

-Hey Mali- la salutò Ash.

-Ciao bandana boy. E' da un po' che non ti vedo-

-Già, che bei giorni sono stati- scherzò il ragazzo. Mali prese io mano la forchetta e lo guardò minacciosamente.

-Ehmm ciao- si intromise timidamente Raquel.

-Hey, come ti chiami?-

Raquel disse il suo nome e, quando Malikoa le disse che era carina, lei arrossì.

"Dannazione se lo è" pensò Michael, e sperò che questa volta non lo avesse detto ad alta voce. Non sarebbe più stato in grado di guardarla in faccia per l'imbarazzo che avrebbe provato.

-Grazie- sussurrò.

La cena continuò tra le chiacchiere dei ragazzi e Malikoa che punzecchiava Luke.

Raquel non parlò tanto, si limitava a rispondere se le facevano qualche domanda. Tuttavia lei sperò di tornare ad essere invisibile com'era sempre stata e che nessuno le avrebbe rivolto parola: si sentiva tropo imbarazzata dalla presenza dei genitori di Calum.

-Allora Raquel di dove sei? Non sei Australiana vero?- le chiese David.

-Ehm no, sono Brasiliana-

Joy sorrise e parlò. -Con questa bellezza era scontato che venisse dal Brasile- la complimentò.

-Grazie- balbettò Raquel.

Non era abituata a complimenti e cose del genere. Essendo una ragazza invisibile nessuno si preoccupava di parlarle e tantomeno di dirle che era bella. Però era vero. Era di una bellezza esotica, aveva dei capelli neri come la pece, non erano né lisci né ricci ma ondulati. I suoi bellissimi occhi marrone scuro erano sempre risaltati da una leggera passata di ombretto color carne e marrone chiaro, da un filo di eyeliner e un po' di mascara. Le sue sopracciglia erano disegnate con cura e le sue labbra a volte erano colorate di un colore tra il rosato e il marrone. Questo era il suo trucco abituale, non si definiva particolarmente bella e il trucco era l'unica cosa che, secondo lei, l'aiutasse ad essere più accettabile.

Davvero non si rendeva conto della sua bellezza, anche se era più bella di tutte quelle ragazze che si mettevano quintali di trucco sul viso. Lei era bella anche acqua e sapone.

Avrebbe soltanto dovuto trovare qualcuno che glielo avrebbe fatto notare. I genitori del ragazzo sorrisero nel vederla arrossire a quel complimento: qualcuna che non si comportava come facevano le ragazze di quei giorni.

-Sono sicura che hai una fila di ragazzi che ti scodinzolano dietro non è vero?- chiese ancora Joy. Non voleva metterla in imbarazzo. A dire il vero neanche ci pensava quando diceva quelle cose, è questo a cui Calum si riferisce quando dice che la mamma lo imbarazza. Raquel abbassò lo sguardo e Calum lancia un'occhiata di rimprovero alla mamma.

-Allora David come va il lavoro?- chiese Michael salvandola di nuovo da una situazione troppo scomoda. L'uomo iniziò a parlare di come i suoi affari stessero andando a gonfie vele e di un importante affare con un uomo Giapponese. -Ormai i Giapponesi dominano il mondo, non bisogna farseli scappare- concluse sorridendo.

A cena conclusa, tutti salutarono prima di tornare nelle proprie case. Fecero un tratto a piedi tutti e cinque insieme prima di dividersi.

-Ti accompagno- si offrì Michael sorridente.

-Ma no non ce n'è bisogno. Tu abiti prima di me non preoccuparti- balbettò Raquel.

-Non ti lascio andare a casa da sola con questo buio e poi non è un problema per me accompagnarti-

Raquel ringraziò che fosse buio altrimenti il ragazzo avrebbe visto le sue guance di nuovo colorate di un rosso acceso.

Durante il tragitto furono silenziosi. Poi Raquel, prima di entrare in casa, lo ringraziò per averla salvata con la mamma di Calum e per averla accompagnata a casa.

Michael sorrise e, incerto, le lasciò un bacio sulla guancia. Raquel arrossì, nessun ragazzo l'aveva mai baciata sulla guancia con la stessa dolcezza che aveva percepito in Michael. Con un sorriso sul viso entrò in casa e venne accolta dal fratellino.

-Raqueeeeel- gridò Tomás contento di vederla. Lei si abbassò in modo da stare alla sua stessa altezza e lo salutò dandogli un bacio sulla guancia. -Hey Tom- gli scompigliò i capelli. -Stavi giocando con i tuoi amichetti?- chiese lui ingenuamente.

Raquel sorrise contenta che per la prima volta in vita sua avrebbe potuto rispondere con un sonoro "si".

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


-Raquel come al solito sei stata la migliore, A++ - disse la professoressa di inglese quella mattina restituendole il compito. Il giorno prima avevano fatto un tema su un argomento a piacere e Raquel aveva deciso di scrivere la sua vita invisibile. Aveva descritto come ci si sentisse quando nessuno ti vedesse, quando facessero finta che non esistessi. Aveva però cercato di non farla sembrare la storia che lei stesse vivendo. Non voleva che la professoressa le facesse domande sul perché di quell'argomento. I suoi voti erano sempre stati buonissimi ma quest'anno si stava impegnando ancora di più perché avrebbe avuto gli esami. L'anno prossimo sarebbe andata al college e voleva uscire con il massimo dei voti per fare bella figura con i suoi futuri professori e magari ottenere una borsa di studio.

-Chel- esclamò Aleisha chiamandola con il soprannome che le aveva affibbiato Calum e che ormai era diventato il modo con cui tutti i ragazzi la chiamavano, -ma come fai ad avere sempre il massimo dei voti?-

Aleisha era brava a scuola ma non aveva mai avuto il massimo come Raquel. Era sempre stata in bilico tra una C e una B. La mora alzò le spalle -studio-. Non avendo amici passava il tempo leggendo e studiando e, anche ora che aveva i ragazzi e Aleisha, non era da meno. Usciva con loro a volte ma quando tornava a casa studiava. La bionda sbuffò e tornò a concentrarsi sulla lezione di grammatica.

Al suono della campanella la classe si svuotò e Raquel stava aspettando che Aleisha sistemasse lo zaino per poi dirigersi insieme nella classe di francese.



A Raquel piacevano le lingue, ne parlava tre e sapeva anche un po' di spagnolo visto che era simile al portoghese. Voleva impararne altre tipo l'arabo, il giapponese ed era affascinata dal linguaggio dei segni. Le piaceva come le persone più sfortunate che non potevano sentire potevano comunque capire quello che veniva detto usando i segni.

Sperava che al college avrebbe potuto studiare queste lingue che le piacevano tanto ma che non aveva mai avuto l'opportunità di provare. Doveva appuntarsi di chiedere alla mamma se poteva fare delle lezioni private.

----



-Allora vieni da me oggi?- le chiese Michael all'uscita di scuola.

Oggi ci sarebbero state le prove con la band e, come ogni volta ormai, il ragazzo si accertava che Raquel sarebbe andata. Alla sua risposta affermativa i suoi occhi brillarono.

-Senti ehm...- cominciò lui imbarazzato, -non è che ti andrebbe di venire subito? Avrei bisogno di una mano con matematica-

In realtà non aveva nessun problema e, anche se fosse, avrebbe potuto chiedere a Luke visto che sua mamma insegnava quella materia.

-Ora?- chiese lei sorpresa.

-Ehm si. Se ti va ovviamente-

-Si certo andiamo-

Arrivati a casa incontrarono Karen, la mamma del ragazzo, che stava uscendo. -Hey Mike, ciao....- rimase in sospeso per farsi dire il nome della ragazza.

-Raquel- completò lei e poi salutò. Karen le sorrise. Era una brava donna. Spesso però Michael restava a casa da solo perché, lavorando come dottoressa, era quasi sempre a lavoro. -Mikey scusa ma devo scappare, mi hanno chiamata dall'ospedale per
un'emergenza. Non ho fatto in tempo a preparare il pranzo ma in frigo c'è qualcosa per fare qualche panino oppure puoi fare un po' di pasta- disse lei sbrigativa mentre entrava nella macchina. Non attese la risposta che subito partì.

-Oops. A quanto pare non avemmo un gran pranzo oggi. Mi dispiace- si scusò Michael grattandosi la testa imbarazzato.

-Posso cucinare qualcosa io se vuoi- propose Raquel.

-Ti ho invitata a pranzo e non ho nemmeno da mangiare- fece il labruccio Michael.

-Dai non fa niente, possiamo cucinare qualcosa noi-

-Sicura? Se vuoi possiamo andare a mangiare da qualche parte.-

-Sicura- confermò la mora. Aline le aveva insegnato a cucinare qualcosa così quando lei non c'era per causa del lavoro Raquel avrebbe potuto cucinarsi. Michael prese gli ingredienti per fare la pasta al sugo.

-Ehmm Michael?- chiamò Raquel.

-Si?-

-Ehm...hai la cipolla?- La ragazza capì che non era abituato a cucinare dal modo in cui si muoveva in cucina, e lo trovava carino vedendolo un po' sperduto.

-Oh ehmm si- disse imbarazzato andando a prenderla e tagliandone uno spicchio di troppo. Raquel dentro di se stava facendo una risatina nel vedere Michael alle prese con la cucina. Però si trattenne: non voleva offenderlo né prenderlo in giro, era solo un po' buffo.

-E' un po' troppa. Basta uno spicchio piccolino- istruì.

Michael era imbarazzato. Non aveva mai cucinato e, farlo con la ragazza che gli piaceva, lo metteva un po' a disagio. Non aveva mai cucinato insieme ad una ragazza. Non aveva mai invitato una ragazza in casa, a parte per Aleisha quando veniva per le prove.

Era completamente perso per Raquel. L'aveva sempre guardata da lontano, l'aveva osservata in ogni lezione che avevano insieme, aveva subito amato il colore dei suoi occhi, così scuri che sembravano un pozzo senza fondo. Aveva subito amato i suoi lunghi capelli neri come la pece ed era felice che ora poteva sentirne il loro profumo. Sapevano di pesca, un odore dolce ma buono su di lei.

Quando la pasta fu finalmente pronta, Michael prese due piatti e li riempì.

Quando l'assaggiò si complimentò con Raquel la quale, imbarazzata dalla sfilza di complimenti che Michael ogni volta le faceva, mormorò un grazie e fece un sorriso appena accennato.

Il pranzo fu silenzioso e l'imbarazzo tra di loro era palpabile. A volte Michael diceva qualcosa giusto per spezzare il silenzio e per provare a sciogliere la tensione, ma essa se ne andò solo mentre facevano i compiti: Raquel si sentiva più a suo agio in quel campo, parlando di scuola e non di argomenti a caso. L'aveva sempre trovato più facile.

-Sei bravo in questo. Perché hai chiesto il mio aiuto?- chiese Raquel dopo mezz'ora di matematica mentre Michael stava facendo un altro esercizio.

In quel momento lui realizzò che non aveva preparato una spiegazione plausibile. Si ritrovò lì senza sapere cosa rispondere. Non poteva certo dirle "volevo passare del tempo insieme ma ho usato i compiti come scusa". Aveva paura che Raquel si sarebbe allontanata da lui per l'imbarazzo o perché a lei non interessava niente di lui.

Ciò che lui però non sapeva era che a Raquel piaceva passare del tempo insieme. Si sentiva felice, viva. Lui non l'aveva solamente notata, ma l'aveva accettata come gli altri non facevano. Certo, anche Luke, Aleisha Calum e Ashton l'avevano accettata ma Raquel si chiedeva: "se non fosse stato per Aleisha ora sarei qui insieme a lui? Mi avrebbe mai rivolto parola?" Lui l'aveva difesa e salvata in diverse circostanze e lei poteva solo che essergliene grata.

-Beh perché non ne ero sicuro- rispose lui grattandosi la nuca come faceva sempre quando era imbarazzato.

-Beh sei davvero bravo in matematica invece- Raquel lasciò stare l'argomento facendogli un complimento senza chiedere altre spiegazioni.

Finiti i compiti Raquel imbarazzata chiese a Michael se poteva suonarle Invisible, lui accettò e andò a prendere la chitarra nell'angoletto vicino all'armadio. Si sedette sul letto vicino a lei e iniziò a cantare.

-Another day,
Of painted walls and football on the TV
No one sees me
I fade away,
Lost inside a memory of someone's life
It wasn't mine
I was already missing before the night I left
Just me and my shadow and all of my regrets
Who am I? Who am I when I don't know myself?
Who am I? Who am I?
Invisible-

Raquel si vergognava troppo per cantare insieme a lui, però nella sua mente stava cantando e immaginava le lacrime che ogni volta le scendevano sulle guance quando ascoltava questa canzone. Oggi però, sarà per la presenza di Michael, sarà perché Alexander le aveva promesso di portarla in Brasile per le vacanze scolastiche, quelle lacrime non le uscirono. E quando Michael le sorrise e le sussurrò un "canta con me" lei si lasciò andare e cantò insieme a lui con voce appena udibile.

-Sei brava Chel, perché non fai un corso di canto?- le domandò quando finì di cantare.

Lei arrossì e rispose che non era abbastanza brava. Lui però la contrariò.

-Non è vero sei bravissima. Perché ti piace tanto questa canzone?- cambiò poi argomento.

Raquel abbassò gli occhi sul pavimento sotto le sue kickers e pensò a cosa dire. Non voleva dirgli che le piaceva perché rappresentava la sua vita, perché lei anche era invisibile. Non voleva farsi consolare, non voleva che lui sapesse come si sentiva. Sembrava tutto troppo esagerato per una ragazza di sedici anni, però era la sua realtà. Alla fine decise di dirgli la verità.

Michael non sapeva cosa dire. A scuola vedeva come nessuno le parlava e come lei stava sempre sola su quel muretto con il libro tra le mani e le cuffie nelle orecchie. Si sentiva male se pensava a quante volte aveva pensato di andare a parlarle ma poi non l'aveva fatto per paura. Magari adesso lei non si sarebbe sentita in questo modo. Magari non si sarebbe più sentita invisibile.

-Raquel mi dispiace- e poi decise che se avesse svelato ciò che provava non avrebbe fatto del male a nessuno anzi, avrebbe solo fatto del bene. -Sai,- iniziò -ti ho sempre vista seduta su quel muretto da quando sei arrivata. Sempre leggendo un libro, sempre da sola.- Fa una piccola pausa, -tante volte ho pensato di venirti vicino, scambiare qualche parola, conoscerci. Però ho sempre avuto paura che mi rifiutassi- la sua voce si abbassò quando era ormai arrivato alla fine.

Raquel rimase sorpresa, non si aspettava quelle parole. Non si aspettava che qualcuno avesse preso in considerazione l'idea di parlarle.

-Oh- riuscì solo a dire. -Non ti avrei rifiutato- sussurrò. -Ormai sono abituata ad essere invisibile per gli altri. Anche in Brasile non avevo amici. Non è una bella sensazione sai? Ti senti come un fantasma. Tu vedi tutto ma gli altri non ti vedono. Inizi a pensare se le persone intorno a te sanno chi sei e vogliono solo evitarti, o se non ti conoscono proprio. Come se non ti avessero mai vista. L'attenzione su di me c'era i primi giorni quando tutti mi chiedevano da dove venissi e cose così. Però io non ero abituata a fare conversazione e alla fine loro, quando avevano capito che con me non c'era un grande dialogo da fare, si sono allontanati. Piano piano, fino a lasciarmi da sola. Fino a far si che diventassi invisibile- continuò Raquel. Si accorse di aver parlato troppo e di aver svelato quello che non voleva gli altri sapessero. Era la prima volta che riusciva ad aprirsi così con una persona, soprattutto con un ragazzo. Ma le era venuto spontaneo, come se quelle parole stessero lì solo ad aspettare la persona giusta con cui parlarne. Ormai non le veniva neanche più da piangere quando pensava a quello che aveva appena detto. Ormai non le importava più anzi, a volte trovava un vantaggio l'essere invisibile. Nessuno ti disturbava troppo, evitavi di fare figuracce appunto perché non eri abituata a parlare con qualcuno, nessuno ti guardava troppo facendoti sentire in imbarazzo. Ora che era riuscita a dire tutto si sentiva un po' meglio. Era da tanto che voleva sfogarsi ma non aveva mai avuto nessuno con cui farlo. Ora sarà stata la bontà e semplicità di Michael o forse il fatto che non riusciva più a trattenersi, quelle parole le uscirono di bocca più facilmente di quanto avrebbe potuto pensare.

Michael mise la sua grande mano su quella piccola di Raquel e le accarezzò delicatamente il dorso. Lo sguardo della ragazza guizzò sulle loro mani, la sua era coperta da quella del ragazzo. Raquel notò un tatuaggio sul pollice di Mike. Era un'ancora. Non fece in tempo a chiedergli che significato avesse che lui esclamò: -dai, andiamo a cucinare una torta al cioccolato- cercando di rallegrare l'umore.

Raquel rise a quell'esclamazione improvvisa e si lasciò trascinare per le scale. Arrivati in cucina Michael le lasciò la mano e le chiese cosa servisse per fare la torta. Una volta presi tutti gli ingredienti Raquel lasciò il ragazzo rompere le uova nella ciotola che avevano preso. Poi versò la farina e, nel farlo, la polvere si alzò dalla ciotola. In quel momento Michael ebbe un'illuminazione così prese un po' di farina lanciandola sulla testa della ragazza. All'inizio rimase sorpresa ma poi ne prese una manciata anche lei e imitò Michael lanciandogliela sui suoi capelli blu ormai diventati bianchi.

-I miei capelliii- gridò lui. -Ora ti faccio vedere io- disse prima di bloccare Raquel tra le sue braccia per poi spalmarle la farina mischiata all'uovo sul viso e su tutti i capelli. Urla e risate uscirono dalla sua bocca prima di riuscire a liberarsi dalla stretta del ragazzo.

-Michael!-

Lui continuò a ridere. Poi prese un panno sul ripiano della cucina e delicatamente pulì il viso di Raquel così da poterla vedere. Lei gli diede un leggero schiaffetto sul braccio che fece scoppiare Michael di nuovo a ridere e lei si unì a lui. Non aveva mai fatto una battaglia con la farina ma l'aveva trovata divertente. Stava sperimentando tante 'prime volte' con Michael, per esempio lui era stato il suo primo vero amico, il primo ragazzo che le piaceva davvero, il primo che le suonava una canzone, il primo con il quale era riuscita a parlare, il primo che l'aveva difesa e aiutata, il primo che le aveva ricoperto il viso di farina e uovo e il primo, all'infuori del fratello, che si era seduto accanto a lei sul muretto. Si chiese quante altre prime volte avrebbe sperimentato con lui.

-Dai finiamo questa torta- disse Raquel ridendo.

Mentre mescolavano gli ingredienti Michael prese ancora un po' di pasta al cacao e ne mise un po' sul naso di Raquel che rise.

Stava ridendo eccessivamente troppo, non era mai successo, se non con la sua famiglia. Non le era mai capitato di ridere con qualche amico dal momento che non ne aveva mai avuti. Ma le piaceva. Le piaceva questa felicità, le piaceva provare quella sensazione che tanto aveva immaginato ma mai vissuto. Le piaceva essere lì con Michael.

Dopo una ventina di minuti suonò il campanello. Michael chiese a Raquel di aprire visto che lui era in bagno per lavarsi quell'impiccio di dosso.

Appena aprì la porta Calum e Luke scoppiarono a ridere mentre Aleisha gridò spaventata.

-Metto così paura?- Chiese Raquel, poi si spostò di lato per lasciarli passare.

-Ma che avete combinato?-

-Una torta- alzò le spalle la mora e poi si guardò nello specchio vicino all'entrata.

Una Raquel con i capelli e il viso pieni d'impasto rifletté nel vetro davanti a lei. Scoppiò a ridere seguita dagli altri e da Michael che era appena rientrato salutando tutti.

-Solo ora te ne sei accorta?- Rise. La ragazza arrossì di vergogna essendosi accorta di essere stata tutto il pomeriggio in questo modo.

-Dai vai a darti una lavata- le consigliò Mike. Lei sgranò gli occhi. "Dovrò fare una doccia qui?" Pensò. Si sarebbe vergognata troppo, e poi non aveva i cambi. Quindi disse che andava a darsi una lavata al viso e poi avrebbe lavato i capelli a casa. Entrata in bagno chiuse la porta e si guardò alla specchio. I lunghi capelli mori legati una coda di cavallo erano impiastrati nella pasta fatta di uovo e farina, sul viso c'erano pezzettini di pasta ormai secchi, nei suoi occhi poteva vedere un luccichio che non aveva mai visto. "Queste luci sono davvero belle, mi fanno brillare gli occhi" pensò innocentemente.
Ma ovviamente si trattava di tutto tranne che delle luci. Era troppo innocente, non capiva di essere innamorata di Michael. Che quel luccichio era per lui, che quei brividi che provava standogli vicino non erano brividi di freddo ma l'effetto che lui le faceva. Quando raggiunse tutti in garage i ragazzi avevano gli strumenti in mano e stavano discutendo su una nuova canzone che avevano scritto. Cercavano di capire chi dovesse cantare una parte e chi l'altra. Michael la vide entrare e le sorrise. Raquel ricambiò e quasi si perse in quel sorriso.


Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Avete mai avuto quella sensazione che qualcosa non andasse? Poi però ci passate sopra e continuate la vostra giornata. Poi quando meno te l'aspetti quel qualcosa succede e tu non puoi non sentirti impaurita o delusa.

Finalmente era sabato e i ragazzi avevano appuntamento a casa di Michael alle undici in modo da star insieme tutto il giorno. Raquel era sorpresa per questo, si, ormai erano amici ma non l'avevano mai chiamata per passare un intero pomeriggio con loro e pensava che li avrebbe solo annoiati, però accettò.

Eppure quella brutta sensazione era persistente nella sua testa. Non riusciva a scrollarsela di dosso.

Prese un paio di jeans e rubò la sua felpa preferita di Alexander. Ha sempre pensato che le felpe dei ragazzi fossero più belle di quelle delle ragazze. Così, quando ne aveva voglia, ne rubava una al fratello. Era Marzo e fuori si stava abbastanza bene da poter indossare solo una felpa. Era questo che amava dell'Australia. Quella che decise di scegliere oggi era una tra le sue preferite: era blu scuro con la scritta "Vans" in bianco. Semplice ma le piaceva. Infilò le sue Vans blu e celesti, prese il cellulare e uscì di casa dopo aver salutato i suoi genitori e fratelli.

Loro erano scioccati nel vederla uscire ogni volta e tornare a casa da scuola più tardi, però ne erano contenti. La vedevano più felice, lo vedevano quel sorriso che aveva mentre stava con il cellulare in mano, la vedevano quella scintilla nei suoi occhi ogni volta che le chiedevano come andasse a scuola e quando lei gli parlava dei ragazzi.

Ora non si stupivano neanche più quando, poco prima di raggiungere la porta, urlava un "io esco ci vediamo dopo" e la sbatteva dietro di sé senza dargli il tempo di rispondere.

Erano felici che ora non c'era più bisogno di chiedere ad Alex se Raquel aveva qualche amico o se se ne stava sempre in un angolo a leggere.

Quando Michael aprì la porta mise su un enorme sorriso quando vide che era lei.

-Raquel entra- sorrise.

Quando entrò vide solo Luke sul divano, quindi immaginò che gli altri non fossero ancora arrivati.

-Ciao Luke- salutò prima di sedersi vicino a lui che le sorrise.

-Non è un tantino grande la felpa?- Chiese il biondo divertito. Lei arrossì perché un po' si vergognava a farsi vedere con una felpa tre volte più grossa di lei. Poi annuì.

-E' di Alex- confessò e i ragazzi risero nel vederla ancora così timida con loro.

Quando tutti furono arrivati decisero di mangiare qualcosa, visto che Calum aveva sempre fame, e poi uscirono di casa per fare una passeggiata.

Appena usciti Luke esclamò di avere fame, il che provocò un commento da parte di Ashton:

-Michael ha preso da mangiare per Calum proprio adesso, non potevi mangiare anche tu?-

-Io voglio il gelato- disse il biondo come un bambino, ciò fece ridere Aleisha che si avvicinò e gli circondò la vita con un braccio.

-Allora...- pensò Luke davanti al gelataio guardando i diversi gusti sul bancone, -per me biscotto, fragola e cappuccino-

I ragazzi si guardarono divertiti e un po' disgustati dalla strana scelta

-Davvero Luke? Fragola? E' un gusto per ragazze- lo punzecchiò il ragazzo dai capelli blu. Il biondo fece una smorfia e prese il gelato che Albert, come era scritto sulla targhetta, gli porse.

---

 

Il tempo passò e si fece l'una meno dieci, così decisero di prendere una pizza e di andare a mangiarla nel parchetto lì vicino.

Tra battute e risate si erano già fatte le quattro. Loro erano ancora al parchetto seduti sulle altalene come se fossero tornati piccoli. Intanto un po' di bambini avevano iniziato a riempire il parco così decisero di lasciare le altalene a loro e di andare da un'altra parte.

Proprio mentre stavano uscendo dal piccolo cancello all'entrata sentirono una voce che chiamava il nome di Michael. Quest'ultimo si girò e quando vide una ragazza dai capelli rossi sgranò gli occhi. "Ashley? Che ci fa qui? Non era partita?" Si chiese.

-Ciao- esclamò la ragazza contenta abbracciandolo.

I ragazzi si guardarono a bocca aperta, sorpresi nel vederla.

-Mi sei mancato così tanto- disse lei dandogli un bacio sulle labbra.

Raquel si sentì come se le avessero dato una pugnalata. Subito un velo di tristezza e delusione le nascose la scintilla che aveva negli occhi poco prima. Prima che Ashley facesse la sua comparsa...

Aleisha si accorse dello sguardo dell'amica così si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. Raquel la guardò e la bionda le fece un piccolo sorriso per rassicurarla.

-Ci tieni tanto a lui eh?- Le chiese Ashton, che ormai si era avvicinato, a bassa voce.

Raquel rispose che era un bravo amico ma loro non le credettero sapendo che sia lei che Michael provavano qualcosa l'uno per l'altro.

Quest'ultimo era sorpreso di vedere Ashley: era partita cinque settimane fa con i suoi genitori con l'intenzione di trasferirsi in Germania.

-Abbiamo deciso di tornare, sai com'è...la lingua è difficile da imparare e il lavoro non andava a meraviglie quindi eccomi qui- disse sorridendo. -Non sei contento di vedermi?-

Michael si era completamente scordato di lei. È brutto dirlo ma era la verità... Raquel gli era entrata nella testa e nel cuore e in questo tempo aveva imparato a conoscerla meglio e aveva capito che era una persona fantastica. Ashley gli era passata di mente, come un ricordo non importante; come qualcosa che, anche dopo averla avuta per tanto tempo, quando la perdi te ne scordi, subito sostituita da una più bella e preziosa. Perché alla fine era questo che era successo a Michael: si era scordato di Ashley anche se erano stati insieme per due anni e, quando aveva conosciuto Raquel l'aveva sostituita con lei.

-Si certo che sono contento- mentì certo che questa frase l'avrebbe fatta star bene senza però pensare a Raquel, la quale sentì un'altra pugnalata al cuore.

-Perché non mi hai avvisato che saresti tornata?- continuò mettendo le mani sui fianchi della ragazza.

Lei a quel contatto sorrise, -volevo farti una sorpresa- e gli regalò un bacio. Poi vide i ragazzi e Raquel leggermente lontani da loro. -Hey- esclamò continuando a sorridere. Poi si avvicinò e li abbracciò uno per uno velocemente. Arrivata a Raquel si girò verso Michael con sguardo confuso. "Ora hanno fatto amicizia con la sfigata?" pensò crudele.

Lei era una di quelle ragazze considerate 'popolari' a scuola, tutti i ragazzi le andavano dietro, tra cui Michael. Lei però scelse lui e così iniziò la loro storia.

-Ciao- la salutò con una smorfia di disgusto.

"Cosa le ho fatto di male?" pensò Raquel sentendosi ferita dallo sguardo che aveva fatto quando aveva notato che anche lei era con loro.

Michael la rimproverò con un "Ashley", lei alzò le spalle fregandosene.

-Da quando ti importa di lei?- Chiese la rossa.

Lui abbassò lo sguardo non volendo né offendere né discutere con la ragazza. Così facendo però offese la mora che, abbassando la testa verso l'erbetta sotto le sue vans blu, uscì dal parco.

-Chel!- la chiamò Luke pronto a correrle dietro. Arrivato a dieci centimetri da lei le afferrò il braccio facendola fermare e voltare verso di lui. Senza aspettare un minuto in più l'abbracciò e lei nascose la testa nel suo petto sentendosi al sicuro racchiusa in quell'abbraccio.

-Perché? Cosa le ho fatto di male per ricevere quella smorfia di disgusto?- chiese lei con la voce ovattata dalla maglia di Luke. Lui le accarezzò i capelli stringendola più forte.

-Tu sei una persona fantastica Chel, non meritavi quella smorfia e non devi neanche pensarci. Lo sai com'è fatta. Non devi abbatterti per lei, lei non ti conosce e non sa che meravigliosa persona sei. Se solo si prendesse del tempo per parlarti non ti giudicherebbe come fanno tutti gli altri, non parlerebbe male di te senza neanche conoscerti. Tu non hai fatto niente di male.-

Raquel sorrise a quelle parole. "Sei una persona fantastica", "lei non sa che meravigliosa persona sei". Nessuno gliel'aveva mai detto, tutti si erano limitati a giudicarla senza neanche aver mai parlato con lei. Senza neanche conoscerla. Perché è questo che alla gente piace fare: giudicare senza conoscere la tua storia, sapendo solo il tuo nome e niente di più, loro si permettono di giudicare, di chiamarti sfigata, strana, noiosa, disgustosa...

-Adesso- iniziò Luke prendendole il viso tra le mani per scostarla dal suo petto e guardarla meglio negli occhi leggermente lucidi, -tu vieni con noi senza dar retta ad Ashley, tanto penso che non verrà, e ti divertirai con noi ok?-

Lei annuì poco convinta. Non capiva perché si era sentita in quel modo quando Michael e la rossa si erano baciati, non le era mai capitato di vedere una coppia baciarsi e di sentirsi così male. Lo trovò strano, poi però ripensò alle parole dette dalla ragazza e si convinse che era per quello che si era sentita in quel modo e che quel bacio non c'entrava nulla. In fondo lei non era innamorata di Michael no? Beh, almeno questo era quello che pensava lei...

///
Heey :-)
Cosa ne pensate fino ad ora? Vi piace questa storia?
Se volete seguitemi anche su wattpad con il nome books_mean_life :-)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


-And I can lend your broken parts
That might fit, like this
And I will give you all my heart-

 

Era in giorni come quelli che Raquel si chiudeva nella sua stanza con la musica nelle orecchie, un libro in mano e le lacrime agli occhi che le offuscavano la vista così che non riuscisse a leggere. Alla fine il libro l'aveva soltanto per avere qualcosa a cui aggrapparsi.

Appena sentì le note di Invisible partire dal suo mp3 le sue lacrime scesero ancora di più su quel bel viso. Continuò ad ascoltare quella canzone e un singhiozzo le scappò quando, per l'ennesima volta, la voce di Calum cantava "just me and your shadow and all of my regrets". Quando partì Close as strangers cambiò subito canzone non volendo essere ancora più triste e soprattutto non volendo sentire la sua voce.

Non lo sapeva neanche lei perché stava piangendo...non aveva mai pianto per un ragazzo. Si sentiva strana, come se le avessero strappato il cuore dal petto.

Alexander bussò alla porta ma Raquel non lo sentì per quanto avesse la musica ad alto volume. Riprovò e non ci fu alcuna risposta così aprì la porta sorprendendosi di trovarla aperta. -Bimba- mise una mano sulla spalla di Raquel che, non avendolo visto entrare si spaventò. Però appena messo a fuoco tra le lacrime si buttò subito tra le braccia del fratello che subito la strinse a se. -Perché piangi?-

Lei spense la musica e passò un'altro po' di tempo abbracciata al fratello prima di parlare e raccontargli cos'era successo.

-... però non capisco. Io non voglio piangere, non ne ho ragione- finì.

Alex sorrise sapendo la ragione per la quale la sorella stesse piangendo. Si rese conto di quanto era cresciuta, sembrava ieri quando lei correva nella sua stanza urlando un "dai avanti muoviti andiamo a giocare"; sembrava ieri quando lui la proteggeva dai bambini che all'asilo le chiedevano per un abbraccio o che le stavano sempre attaccati. E lui era geloso della sorellina, non voleva che altri bambini gliela rubassero o giocassero con lei.

Abbassò lo sguardo su Raquel per guardarla nei suoi occhi scuri, che ti intrigavano.... Le sorrise e sussurrò -la mia bimba si è innamorata- 

----

La sera le arrivò un messaggio che lei non si aspettava. Non pensava che Michael avesse tempo per scriverle dopo l'arrivo della ragazza. Non pensava che lui neanche l'avesse vista correre via.

Hey Chel, oggi non ho avuto il tempo di parlarti visto che sei scappata via... cos'è successo per farti andare via così velocemente?

Per un attimo entrò nel panico non sapendo cosa rispondere. Poi decise di limitarsi a una bugia. 

Niente di che, avevo dimenticato che domani ho la verifica di storia e dovevo studiare.

Una semplice scusa che l'avrebbe salvata da quella situazione senza altre domande...O forse no.

Domani non abbiamo storia...

E Raquel pensò che ora era davvero nei guai.

Pensò, pensò e ripensò ma nessuna risposta le venne in mente. Così non rispose. Adesso sperava solo che l'indomani Michael non le avrebbe fatto nessuna domanda.

Sapete quando ci sono giornate che sembrano non passare mai? Ecco, oggi Raquel era in una di queste giornate. Era solo la seconda ora ma a lei sembrava essere passata un'infinita da quando, quella mattina, aveva sorpassato la soglia delle classe.

Storia le era sempre piaciuta ma non riusciva a concentrarsi quel giorno. Guardava la professoressa ma vedeva il vuoto. Cercava di prestare attenzione a quello che lei diceva ma i suoi pensieri la sovrastavano.

Michael, un banco dietro di lei nell'altra fila, lo notò, vide che i suoi occhi erano vuoti mentre guardava quella signora sui quarant'anni spiegare la seconda guerra mondiale. Notò che era persa.

Si chiedeva cosa fosse successo ieri. Quando si era girato lei non c'era più, la vide rientrare solo una decina di minuti dopo in compagnia di Luke per poi andarsene nuovamente dopo cinque minuti.

-Raquel- la chiamò il ragazzo quando, alla fine della lezione, lei stava ancora guardando avanti a sé come se non si fosse accorta del suono della campanella.

La mora non si mosse. Rimasi lì a fissare il vuoto.
Così Michael le mise una mano sulla spalla e leggermente la scrollò richiamando il suo nome.

Raquel sobbalzò prima di girarsi verso quella mano e notare Michael. Si guardò intorno e, quando vide che non c'era nessun altro in classe a parte lei e il ragazzo, divenne rossa e lo guardò imbarazzata.

-Oh ehm...scusa, non avevo fatto caso alla campanella- si giustificò.

Lui sorrise e la rassicurò che era tutto ok.

Raquel mise libro e quaderno nello zaino e insieme a Michael si affrettò ad uscire dall'aula.

Sapendo che Ashley sarebbe stata lì con loro non ci pensò due volte ad andare a sedersi sul muretto. Michael provò a convincerla a sedersi con loro in mensa ma lei disse di no e così lui la lasciò stare.

Intenta a leggere non si era accorta dell'arrivo di qualcuno finché questo non si sedette vicino a lei.

-Hey- disse il biondo guardandola.

-Ciao Luke- sorrise.

Avevano instaurato un buon rapporto, anche con Calum e Ashton ma il biondo sembrava quello che la capiva di più e anche l'unico che sapeva di Ashley.

-Come stai ragazza divora libri?- la soprannominò lui quando vide che stava leggendo un libro diverso da quello che stava leggendo due giorni prima.

Lei alzò le sopracciglia in un'espressione divertita.

-Sto bene ragazzo che non legge, e tu?-

-Bene- sorrise, -Michael ha detto che non volevi venire in mensa con noi, è per Ashley?- domandò sapendo già la risposta.

Raquel abbassò la testa e, con un'espressione triste, annuì.

Lui le mise un braccio intorno alle spalle. -Non preoccuparti di lei, te l'ho già detto. E poi ti proteggerò io- concluse facendo spuntate un sorriso sul volto della ragazza.

Insieme si avviarono in mensa e quando arrivarono al loro solito tavolo Ashley alzò le sopracciglia incredula guardando verso Michael. Lui però non la degnò di uno sguardo e sorrise a Raquel. Gli unici posti liberi erano vicino al ragazzo dai capelli blu e ad Aleisha così Luke si sedette vicino alla sua ragazza e spronò Raquel a sedersi vicino all'amico.

-Ancora lei?- chiese Ashley.

-Lei è nostra amica al contrario tuo quindi se non ti va bene che si sieda con noi puoi anche andartene- le rispose a tono Aleisha.

Raquel abbassò lo sguardo ma fece un piccolo sorriso alla ragazza per ringraziarla.

La rossa rimase a bocca aperta, -beh? Tu non dici niente?- chiese a Michael volendo che la difendesse. Lui si strinse nelle spalle, -è nostra amica, non vedo il perché dovrebbe andarsene-

La ragazza sgranò gli occhi non aspettandosi quella risposta, piuttosto si aspettava un "non parlarle in questo modo, è la mia ragazza." Ashley scosse la testa e, facendo stridere la sedia sul pavimento, si alzò e raggiunse Raquel con un bicchiere d'acqua in mano.

-Questa me la paghi- e le versò l'acqua addosso prima di uscire dalla mensa.

Gli sguardi di tutti erano su di loro, c'era chi rideva e quei pochi che invece guardavano la scena increduli.

Michael arrabbiato si alzò seguendo la ragazza.

-Ashley non ti permettere mai più di fare una cosa del genere. Sei appena tornata e pensi di dettare legge? Lei è mia amica, non devi toccarla nemmeno con un dito. Vedi di lasciarla stare altrimenti perdi me- quando stava per andarsene la voce della ragazza lo fermò. -Dettare legge? Michael ma sai di cosa stai parlando almeno? Quella è una sfigata, a nessuno importa di lei, non capisco perché a te deve importare ora visto che non te n'è mai fregato niente di lei-

A quelle parole Michael divenne rossa dalla rabbia, -'quella' si chiama Raquel e non è una sfigata, è una ragazza stupenda, dolce, gentile, intelligente. Se solo ti prendessi del tempo per conoscerla...- scosse la testa e continuò, -ma a te importa solo di te stessa-

Intanto Raquel era uscita dalla mensa insieme ad Aleisha raggiungendo il bagno.

-Quella stronza, io giuro che se la prendo per quei capelli tinti la faccio diventare calva- esclamò arrabbiata la bionda.

Aleisha non è mai stata una ragazza violenta, è sempre stata quella che ragiona sulle cose senza ricorrere alla violenza, forse la persona più calma che Raquel potesse mai conoscere. Ma Ashley le dava proprio sui nervi, non era mai riuscita a sopportarla però non le aveva mai detto niente perché non è nel suo carattere. Ma oggi quando si è comportata in quel modo verso la sua amica non ci aveva visto più dalla rabbia e addio il ragionarci su.

-Ale è inutile, lei continuerà. Non c'è bisogno che fai niente, continuerò a fare come ho sempre fatto, stai tranquilla- disse Raquel mentre cercava di asciugarsi i capelli sotto all'asciugatore del bagno riferendosi al fatto di tornare invisibile, seduta su quel muretto con un libro in mano e le cuffie nelle orecchie.

-Cosa?- Urlò Aleisha, -no no non ci pensare nemmeno. È lei che deve farsi i cavoli suoi, è appena tornata e già pretende che si faccia come dice lei. Raquel tu non devi dargliela vinta-

La mora sorrise vedendo come la ragazza si stesse preoccupando per lei. Nessuno l'aveva mai difesa in questo modo, nessuno si era mai preoccupato per lei e di come si sentisse. Però ne era contenta, sentiva di essere amata, di avere amici accanto a lei che l'avrebbero protetta dalle cattiverie di Ashley.

Uscite dal bagno trovarono Michael appoggiato al muro vicino alla porta.

-Hey, Raquel mi dispiace davvero tanto- disse attirandola in un abbraccio. La ragazza rimase per un paio di secondi impassibile non aspettandosi quell'abbraccio, ma poi decise di ricambiare e di poggiare la sua testa sul petto del ragazzo.

-Va tutto bene- lo rassicurò.

-No, Chel, non va tutto bene. Come puoi sempre perdonare?-

Lei si strinse nelle spalle, -tutti hanno una seconda possibilità-

-Lei ne ha avute fin troppe. Comunque non preoccuparti, non ti toccherà più-

-Come fai a saperlo?- Chiese lei.

-Le ho detto che alla prossima la lacerò-

Raquel subito si staccò, -cosa? No non puoi lasciarla per me-

-Raquel per favore, smettila di perdonarla per tutto. Tu sei mia amica e non lascerò che lei ti faccia queste cose-

-Ma..-

-Niente ma. Dai andiamo- concluse Michael prendendola per mano e andando in mensa.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Quando quella giornata di scuola finì, Raquel si avviò verso casa senza aspettare nessuno.

Mentre era per strada sentì la tasca dei pantaloni vibrare, segno che le era arrivato un messaggio. Tirò fuori il telefono e mise la password. Sullo schermo c'era una finestrella con il nome di Luke e il suo messaggio:

Raq dove sei?? Ti stiamo aspettando qui fuori x

La ragazza si sentì un po' in colpa per non averli avvisati, ora loro stavano aspettando che uscisse da scuola mentre lei stava già andando a casa.

Scusatemi tanto Luke ma sono già per strada. Non mi sentivo molto bene.

In realtà si sentiva meravigliosamente ma non voleva incontrare Ashley di nuovo. Immaginava che lei sarebbe stata contenta non vedendola lì fuori.

Raquel....Tu stai bene non è così? È per Ashley vero?

A quanto pare Luke la conosceva meglio di quanto pensasse. Alla fine decise di dirgli la verità, non c'era motivo di mentire. Continuarono a parlare anche mentre lei cucinava un po' di porridge.

Nel frattempo la porta di casa si aprì.

-Bimba come mai sei già a casa?- Chiese Alexander abbassandosi a darle un bacio sulla guancia.

Lei alzò le spalle, -devo studiare-

Lui capì che qualcosa non andava: da quando era diventata amica con i ragazzi tornava leggermente più tardi e di certo non anticipava per fare i compiti.

-Raquel, cosa c'è che non va?-

-Niente, perché dovrebbe esserci qualcosa che non va?-

-Perché ti conosco. Da quando esci con i tuoi amici torni più tardi a casa-

-Beh...Te l'ho detto, devo studiare-

Alex lasciò stare capendo che lei non voleva parlarne, ma si promise di scoprirlo al più presto. Se solo loro l'avessero illusa non ci avrebbe pensato due volte a scambiarci due parole.

Finito di mangiare salutò la mamma e Tomás, che ormai erano rientrati, e si rintanò in camera a leggere dieci minuti prima di iniziare a studiare storia.

*Jace si limitò a sollevare un sopracciglio. La ragazza, senza fiato, gli disse qualcosa. Lui scrollò le spalle, lei gli premette qualcosa nella mano e tornò subito dall'amica, finché le due non uscirono insieme del negozio ridacchiando e ondeggiando sui tacchi. Simon a quel punto raggiunse Jace e buttò la lattina di zuppa nel carrello.

-E allora? Cosa è successo?-

-Se non sbaglio- rispose l'altro -ha chiesto se poteva toccar..-*

La sua lettura fu interrotta dal suono del campanello. "Sarà papà che è tornato presto" pensò.

Quando Aline aprì la porta si ritrovò davanti una testa blu e due occhi verdi che la guardavano.

-Ciao!- Salutò lei. Quel ragazzo le sembrava familiare sia come descrizione che come viso. Ricordava di averlo visto da qualche parte ma non ricordava dove, fino a quando non ricordò di averlo visto ad alcune assemblee della scuola. Ricordava quel ragazzo dai capelli strani che riusciva ad incantarti con la sua voce. Sorrise capendo che era colui che aveva reso meno invisibile sua figlia.

-Salve, ehmm...sono un amico di Raquel, è in casa?- Chiese imbarazzato.

-Certo entra-

Alexander, che stava giocando alla playstation con Tomás, sentendo quella voce si girò riconoscendo Michael. Quest'ultimo lo salutò.

-Perché ha i capelli strani?- Michael sentì sussurrare il piccolo all'orecchio di Alex, si lasciò scappare una risatina.

-Tomás!- Lo rimproverò la mamma.

-Non fa niente- rise Mike, -ti piacciono?- chiese abbassandosi all'altezza del bimbo.

-Si, mamma posso farli anche io?-

Aline rise e rispose che quando sarebbe stato grande li avrebbe tinti anche lui. Dal piano di sopra Raquel sentì delle voci ma non ci diede molto peso. Finché non si sentì chiamare dal fratello. -Bimba vieni giù-

Sbuffando scese dal davanzale della finestra e indossò le sue infradito celesti per poi scendere. Appena vide una testa colorata sgranò gli occhi.

-Michael che ci fai qui?-

-Ciao anche a te Chel- rise lui.

-Ehm, si...ciao- rispose lei imbarazzata.

-Andate pure in camera- Alexander, a questa proposta fatta dalla mamma, sgranò gli occhi: -potete anche stare qui-

Michael in quel momento si sentì in imbarazzo. Era ovvio che il fratello fosse geloso: la sua sorellina stava andando in camera con un ragazzo e, per quanto lei potesse essere una brava ragazza e tutto il resto, non si fidava comunque di Mike.

-Alex lasciali andare- lo riprese Aline.

Raquel, anche se imbarazzata, iniziò ad andare verso le scale facendo segno a Michael di seguirla. Una volta in camera il ragazzo si guardò intorno. Era una camera di modeste dimensioni, né tropo grande né troppo piccola. C'era lo spazio necessario per avere un letto da una piazza e mezzo, un grande armadio bianco e una scrivania e libreria dello stesso colore.

Le mura erano rosa. Il letto era lilla e aveva le lenzuola bianche e coperte rosa. Vicino al letto c'era un piccolo pouf rigido dello stesso colore del letto sul quale era appoggiata una sveglia digitale e una lampada viola. Un grande tappeto grigio chiaro e peloso, si estendeva da verso la fine del letto fino al centro della stanza. Da una lato, il muro era stato sostituito da una grande finestra che si estendeva per tutta la lunghezza della parete. Una tenda rosa si trovava all'angolo vicino alla scrivania pronta per essere tirata ed avere meno luce. Dall'altro lato invece c'era una finestra con un davanzale sotto dove 'Città degli angeli caduti' giaceva pronto per essere continuato a leggere. Tutto era di uno stile moderno con quei colori.

-Bella camera- disse il ragazzo dai capelli blu.

-Grazie- rispose Raquel sedendosi sul letto e battendo la mano sul materasso per fargli capire che poteva sedersi.

-Allora? Come mai sei passato?-

-Per studiare storia- rispose lui con un sorriso. Luke gli aveva detto che Raquel oggi doveva studiare per l'interrogazione e, siccome Michael aveva voglia di passare del tempo con lei, decise di andare a casa sua per studiare insieme.

-Non è un problema per te vero?-

-Uhm no-

Michael prese il suo zaino e tirò fuori il libro. Raquel invece si alzò andando a prendere il suo libro nel cassetto e i vari evidenziatori. Poi torno sul letto e si sedette a gambe incrociati davanti a Michael che, sotto incoraggiamento della ragazza, poco dopo fece lo stesso sedendosi vicino a lei.

-Perché sottolinei così tanto con tutti questi colori?- Chiese dopo un po' vedendo che Raquel aveva usato tre evidenziatori di colori diversi.

-Il rosa per le parti che mi restano difficili da ricordare, il verde sono quelle che so bene e l'arancione quelle che devo ripassare bene-

-Wow-

Lei sorrise un po' imbarazzata sapendo che quella spiegazione l'avesse fatta sembrare una nerd. Michael non riusciva a concentrarsi con Raquel lì vicino, il suo cervello era andato a farsi un giro. Rimaneva incantato dal profumo alla pesca dei suoi capelli, dal suo viso concentrato sul libro, da come a volte la sua fronte si aggrottava quando non capiva qualcosa per poi rileggerla da capo. Distratto dai suoi capelli iniziò ad accarezzarli. Raquel si girò verso di lui che, con sguardo imbarazzato tolse la mano. Lei sorrise e gli assicurò che non le dava fastidio.

-Senti, ehmm....ti andrebbe di interrogarmi? Cioè, ci facciamo delle domande a vicenda per vedere ciò che abbiamo capito- propose Michael.

-Si certo, penso sia un'ottima idea-

Mentre Raquel stava partendo con la prima domanda qualcuno bussò alla porta e il viso delicato di Aline fece capoccella dopo aver sentito l' 'avanti'.

-Vi ho portato qualcosa da mangiare- disse poggiando il vassoio con due tazze e dei biscotti sul pouf vicino al letto.

-Grazie mille- disse Michael educatamente. Aline sorrise ed uscì. Prima di prendere un sorso dalla tazza di the, Raquel parlò.

-Ashley sa che sei qui?-

A quella domanda Michael alzò lo sguardo su di lei, -perché dovrebbe saperlo?-

-Beh, è la tua ragazza-

-Si ma ne avrebbe fatto un dramma e non mi andava di starla a sentire. In più non sarei potuto venire se lei avrebbe saputo che sarei venuto qui da te-

In qualche modo Raquel fu contenta nel sentire quelle parole, significava che lui aveva preferito stare con lei invece che con la sua ragazza. Poi però pensò che lui era lì solo per farsi dare una mano a studiare così il suo sorriso scemò.

-Hey è tutto okay? Ho detto qualcosa di sbagliato?- Chiese Michael preoccupato.

-No assolutamente- sorrise lei.

Iniziarono a farsi domande sull'argomento studiato e, anche se Michael non era stato del tutto concentrato, riuscì a rispondere alla maggior parte delle domande. A casa aveva dato un'occhiata a ciò che doveva studiare e, avendo una memoria fotografica riuscì a ricordare più che bene quell'argomento.

Essendosi fatte le sei quando stava per tornare a casa, Aline lo invitò a cena e, anche se non proprio convinto, accettò. D'altronde sua mamma avrebbe lavorato di notte quindi sarebbe stato da solo a casa visto che suo padre era in un viaggio per lavoro e sarebbe tornato di notte.

Nel frattempo decisero di giocare alla play e, vedendo che tra i diversi giochi c'era Call Of Duty, Michael chiese se potevano giocare con quello.

-Michael no, non è giusto hai barato!- Esclamò Raquel quando il ragazzo vinse la partita.

-Come ho barato?- Chiese Michael sorpreso.

-Si- disse Chel facendo il broncio. Michael rise e le scompigliò i capelli.

Alexander era nella sua camera che giocavo con il telefono e, sentendo tutto quel baccano al piano di sotto decise di scendere.

-Bimba da quando giochi a Call Of Duty?- Chiese sapendo che Raquel odiava quel gioco.

Lei arrossì, -beh, da oggi-

Alex scosse la testa e rise. Si sedette vicino alla sorella e le prese il joystick di mano esclamando un "guarda e impara". Iniziò a smanettare con i pulsanti fino a vincere la partita.

-Siiii- esclamò Raquel abbracciandolo contenta che avesse sconfitto Michael.

-Visto?- Gli chiese contenta fecendogli la linguaccia.

Michael rise a quella scena: la ragazza aveva iniziato a fare un balletto strano che era solita fare quando vinceva a FIFA contro il fratello. Alex la guardò divertito sapendo che quando si sarebbe ricordata che Michael fosse lì, sarebbe diventata rossa come un peperone.

Infatti poco dopo Raquel si ricompose arrossendo imbarazzata e nascondendosi dietro la schiena del fratello.

-Bel balletto- rise Michael. Lei arrossì ancora di più ma poi si lasciò contagiare dalla risata del ragazzo.

-Sono contento che vi divertite così tanto- esclamò Xavier, appena rientrato dal lavoro.

-Ciao papà- salutò Raquel, -ehm..lui è Michael-

-Ciao Michael-

-Buonasera Mr. Oliveira-

-Chiamami Xavier-

-Ok Mr, O...ehm... Xavier- nella sala tutti risero alla scena, e Mike si sentì un po' in imbarazzo. Aline si affacciò al salone quando sentì la voce del marito. Si avvicinò a lui e gli diede un lieve bacio sulle labbra, -ciao- salutò sorridente. Tomás fece un verso di disgusto facendo ridere di nuovo tutti gli altri.

Raquel si stupiva di quanto i suoi genitori ancora si amassero così tanto dopo 19 anni di matrimonio. Sembrava che il loro amore crescesse ogni giorno di più ed era bello vederli scambiarsi il bacio della buongiorno e del buonanotte ogni giorno. Sembrava come una promessa: 'ti amo sempre di più e non ti lascerò andare'...E lei sperava che anche a lei sarebbe successo prima o poi. Trovare una persona che l'avrebbe amata senza limiti, senza condizioni, solamente con tutto il cuore. E lei sperava che magari quella persona potesse essere il ragazzo dai capelli blu che adesso le stava carezzando i capelli mentre osservavano il fratellino più piccolo e il più grande giocare.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Quando quella mattina Raquel si svegliò e accese il telefono, trovò tre messaggi da un numero sconosciuto. Curiosa di chi fosse e di cosa dicessero quei messaggi, cliccò sull'icona che subito si aprì:

Sei solo una povera sfigata.

Dovresti metterti a dieta. Ma ti sei vista?

Cosa ci avranno visto quelli in te tanto da non volersi staccare più? Sei solo una poveretta Brasiliana che si crede chissà chi quando invece è solo una stupida sfigata.

Lacrime iniziarono a scendere dagli occhi di Raquel, non capiva perché tanto odio e chi fosse colui che le avesse inviato quei messaggi. Si asciugò le lacrime e andò a lavarsi per poi vestirsi e truccarsi. Decise di non far colazione quella mattina, quel messaggio ancora le risuonava in testa. "Dovresti metterti a dieta." Prese lo zaino e scese giù in cucina dove suo fratello stava facendo colazione.

-Buongiorno- lo salutò dandogli un bacio sulla guancia.

-Giorno- rispose Alex ancora assonnato.

-Io inizio ad andare a scuola. Ci vediamo dopo-

Il fratello però la fermò notando che non avesse mangiato niente.

-Non ho fame- rispose la ragazza ed uscì di casa prima che Alexander la fermasse nuovamente.

Per strada mise le cuffiette nelle orecchie e le mani nelle tasche della felpa. La scuola distava più o meno quindici minuti a piedi da casa sua. Durante il tragitto continuò a pensare a quei messaggi, non capiva perché la gente fosse così cattiva, lei non aveva fatto niente di male per ricevere quelle offese.

Arrivò alle 7:40, era ancora molto presto così andò sul retro dove c'era il suo muretto e si sedette tirando fuori il libro di storia iniziando a ripassare per l'interrogazione. Teoricamente l'insegnante l'aveva già interrogata questo semestre e doveva ancora finire di interrogare metà classe quindi non era certo che la chiamasse, però lei voleva essere preparata lo stesso per non fare brutte figure.

Quando gli alunni iniziarono a riempire il piazzale prese le cuffiette e posò il libro di storia tirando fuori "La città degli angeli caduti". Non voleva che loro vedessero che stesse già studiando, non voleva sembrare la 'secchiona' della situazione. Preferiva leggere intorno a loro, si estraniava così da tutto ciò che c'era intorno e pensava soltanto al suo libro.

Ad un certo punto sentì la musica provenire solamente da una cuffia, pensò che l'altra fosse rotta e sbuffò irritata dal fatto che avrebbe dovuto comprarne delle nuove. Quando però una voce la salutò, capì di non avere più la cuffia nell'orecchio. Si girò dal lato proveniente la voce e trovò un ragazzo dai capelli ricci e una bandana bianca tra di essi: Ashton.

Sorrise, -hey Ash-

Lui rise per il fatto che lei non si fosse accorta di lui prima e Raquel arrossì.

-Cosa leggi?-

-Shadowhunters, città degli angeli caduti- rispose

Il ragazzo annuì come a dire che aveva capito di che libro si trattasse. A quel punto Raquel gli chiese se lo avesse letto anche lui.

-No, ma mia sorella ne è ossessionata. Ne parla sempre e mi ha fatto vedere il film-

La mora rise immaginandosi la sorella di Ashton che lo perseguitava per tutta la casa raccontandogli fatti su Jace e Clary, che a lui non importavano. Un po' come succedeva a casa sua. Si riteneva una vera e propria fangirl e ogni volta assillava il fratello e la mamma sui suoi personaggi preferiti, iniziando a parlare di loro a più non posso. Finché Alex non le sbatteva la porta della cameretta in faccia dicendo "con tutto l'amore che provo per te sai che non riuscirò mai ad ascoltarti parlare per ore di questi personaggi immaginari". E a lei un po' dava fastidio perché lei non li considerava tali, lei li vedeva più come degli amici che erano lì per salvarla in tutte le situazioni, ad ascoltarla piangere quando veniva esclusa e trattata male da tutti, ad aiutarla raccontandole le loro storie facendola distrarre dal brutto mondo intorno a e lei. Però certo che Jace le piaceva da impazzire. Con quei capelli biondi naturali, quei bellissimi occhi azzurri. E poi Clary, la trovava una ragazza così bella e amava i momenti Clace.

Per non parlare poi di Hunger Games. Era innamorata di Gale fin dal primo momento e aveva sperato fino in fondo che ci fosse una Galeniss, anche se alla fine era rimasta anche contenta di Peeta. Gale, a parer suo, era dolcissimo. Si era innamorata di quel libro sin da subito, quell'arena che aveva intrappolato Katniss per tutto quel tempo aveva, a sua volta, intrappolato Raquel. E' stata presa da quel libro come non era mai successo prima.

Ritornò alla realtà grazie alla mano di Ashton che sventolava davanti al suo viso. Imbarazzata guardò verso di lui e lo trovò a ridere.

-Presa dal tuo mondo?-

Se fosse stato possibile, arrossì ancora di più. Poi annuì.

-A che pensavi così intensamente da non farti accorgere del nostro arrivo?- Sentì un'altra voce: Calum.

-Sicuramente pensava al suo amato Gale- rispose il fratello che spuntò dietro i ragazzi.

-Alex!- Lo richiamò lei arrossendo.

I ragazzi risero. Poi iniziarono a parlare un po' di tutto in generale fino al suono della campanella.

Entrata nella classe di Mrs Modeste salutò e si sedette al suo banco continuando a leggere ciò che era stato interrotto poco prima.

Quando anche Aleisha entrò in classe si sedette vicino a lei chiedendo alla compagna di Raquel di andare al suo posto.

-Allora piccola Chel cosa mi racconti?-

-Niente di che Ale, tu che dici?-

La ragazza alzò le spalle -Niente....Come ti senti per quello che è successo con Ashley?-

-Cerco di evitarla- annuì.

-Oggi però starai in mensa con noi eh. Non le permetterò di strapparti via da noi- la abbracciò Aleisha.Poi la campanella suonò e ognuna andò per la loro strada.

Quando entrò nella classe di arte c'erano solo tre studenti che preparavano il necessario per la lezione.

-Ciao Raquel- la salutò il professore. Lei sorrise e andò a sedersi al suo solito posto.

Andò al suo cassetto e tirò fuori i colori, pennelli e la tela sulla quale stava lavorando la scorsa settimana. Rappresentava un occhio, aveva soltanto disegnato la base ma era ancora da perfezionare e colorare. Iniziò subito a disegnare con la musica nelle orecchie mentre la classe si riempiva.

Dopo venti minuti stava già colorando. Senza neanche esserne resa conta aveva puntato subito sul verde. Iniziò a colorare quell'occhio che, ad ogni passata, sembrava sempre più reale. Venne interrotta da una mano sulla spalla. Si tolse le cuffie e rivolse la sua attenzione al professore.

-Raquel penso questo sia l'unico disegno con un po' di colore! Ne sono contento, sembra molto realistico. Cosa, o forse dovrei dire chi, ha colorato il tuo mondo?-

Lei arrossì perché, ancora una volta, il professore aveva capito cosa succedeva nella sua vita. -Nessuno- balbettò. Mr. Lee sorrise e passò al prossimo banco.

Alla fine della lezione il suo disegno era completato così lo mise dalla parte dei lavori finiti.

Rimise tutto a posto e uscì dalla classe andando alla lezione di matematica.

Mrs Williams interrogò tre ragazzi, tra cui Ashton. Lui era abbastanza bravo in quella materia e ne uscì con un bell'otto. Gli altri due invece se la cavarono con un sei.

Quando la campanella suonò Raquel uscì dalla classe per andare a posare i libri nell'armadietto ma, quando prese il suo zaino Ashton la raggiunse e iniziarono a camminare insieme, fino a quando un alto ragazzo moro le rubò il riccio per parlare di chissà cosa.

Raquel arrivò davanti al suo armadietto e appena lo aprì trovo un pezzo di carta all'interno con su scritto: Stupida cicciona. Sentì alcune lacrime bagnarle gli occhi e provò con tutta se stessa a non farle uscire. Posò i libri e andò in bagno. Era pieno di ragazze che spettegolavano e si sistemavano capelli e trucco. A lei non importava più di tanto, non passava ore davanti agli specchi della scuola a passarsi le mani tra quei capelli neri come la pece. E quando si era truccata a casa le bastava per tutto il giorno.

-Raqueeel- gridò contento Luke quando la vide arrivare in cortile dove di solito si riunivano. La mora sorrise e andò a sedersi vicino al biondo sul muretto, che subito le mise un braccio sulla spalla provocando un verso di disgusto da parte di Ashley. Michael colpì leggermente con la sua gamba la gamba della rossa come a dirle di non fare così nei confronti di Raquel.

-Scusa Chel se prima me ne sono andato ma quel ragazzo doveva parlarmi di una cosa importante riguardo la lezione di musica- si scusò Ashton.

-E' ok, tranquillo- gli sorrise la mora.

La ricreazione durò tra una chiacchiera e l'altra, beh....da parte degli altri, Raquel si limitava ad ascoltare ciò che loro dicevano. Non le andava di parlare né per Ashley né a causa di tutti quei messaggi d'odio.

---

 

Le prossime due ore di storia e inglese passarono subito e, quando si ritrovarono di nuovo per pranzo, lei andò a sedersi al tavolo dove già c'erano i ragazzi.

-Hey non mangi?- Le chiese Michael vedendo che non aveva il vassoio con sé e che non aveva neanche un panino da casa come faceva sempre.

Dovresti metterti a dieta.

Cicciona.

-Non ho fame- gli sorrise per essere più convincente.

Quelle parole non riuscivano ad andare via dalla sua testa. Continuava a pensarci e, ogni volta che provava a toccare cibo, le rivenivano in mente facendole così ritrarre la mano.

-Sicura? Di solito mangi- le chiese Calum. Lei annuì e sorrise.

Ad Ashley davano fastidio tutte queste preoccupazioni. Nessuno si preoccupava mai di come stava lei. Era gelosa di Raquel: lei era una bella ragazza, gentile, con un bel fisico, le forme al posto giusto, una famiglia che l'amava, aveva pochi amici ma loro l'amavano. Ashley invece non si sentiva così bella, sapeva che quasi tutti i ragazzi le andavano dietro ma lei non si considerava una bella ragazza, o gentile, si comportava da 'snob' per attirare un po' di attenzione su di lei, non aveva dei veri amici e la sua famiglia non era perfetta. Le restava difficile ammettere tutto questo, pensava di provare semplicemente odio per Raquel perché lei era una 'sfigata', nessuno la considerava, era invisibile agli altri, una secchiona che stava sempre con un libro in mano.

-Raquel!- La chiamò il fratello con un tono un po' arrabbiato avvicinandosi.

Poi iniziò a parlare con lei in portoghese, -perché non mi hai detto di ciò che è successo ieri?- Era davvero arrabbiato e Raquel pensò di non averlo mai visto così.

-Di cosa stai parlando?- Cercò di fare l'innocente.

-Di cosa sto parlando?? Sei seria? Dell'acqua che ti hanno versato addosso sto parlando, ecco di cosa, perché non mi hai detto niente?-

I tavoli intorno al loro si erano zittiti per capire cosa stesse succedendo visto le grida di Alex ma ovviamente non stavano capendo niente vista la lingua.

-Abbassa la voce- gli disse Raquel, -non pensavo fosse importante- abbassò la testa.

A quel punto lui le prese un polso e la trascinò fuori in modo da poter parlare senza tutti quegli sguardi addosso.

-Alex lasciami- disse lei visto che si vergognava ad essere trascinata in questo modo con tutti che la guardavano.

-Problemi in famiglia- esclamò la rossa per niente turbata o a conoscenza del fatto che stessero litigando a causa sua.

-Ashley adesso basta, lei non ti ha fatto niente di male, smettila di parlarle sempre in questo modo- si arrabbiò Michael.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, poi si alzò e andò a buttare il torsolo di mela che aveva in mano.

-Allora che fate oggi dopo scuola?- Chiese entusiasta Ashley.

I ragazzi si guardarono e Luke fece un'espressione come a dire "no ti prego, non farla venire". Ai ragazzi Ashley proprio non piaceva, sapevano come si divertiva a prendere di mira i più 'deboli' e a loro non piaceva per niente questa cosa. Soprattutto ora che Raquel era loro amica, non volevano che lei stesse male per colpa della rossa.

-Uhm...oggi non faremo niente di speciale- rispose Michael.

-Quindi qualcosa la farete?- Continuò.

-Ehm...no, staremo ognuno a casa propria-

La rossa però non ne sembrava molto convinta ma lasciò stare.

Intanto fuori Alexander stava dando spettacolo a tutti gli studenti che si stavano godendo l'aria fresca.

-No Raquel, avresti dovuto dirmelo-

-Non è successo niente, perché avrei dovuto dirtelo? Mi ha soltanto buttato l'acqua addosso-

Il fratello alzò gli occhi al cielo stanco della sorella che continuava a dire che non era successo niente. Pensava che lei era troppo buona, questa è sempre stata una delle belle caratteristiche di Raquel che però ha portato gli altri a prenderla di mira proprio per la sua bontà. Sapevano che lei non avrebbe mai detto niente a nessuno e ciò non andava bene. Essere troppo buoni non era sempre una bella cosa. Ci sono persone che la tua bontà e gentilezza sanno apprezzarla mentre ci sono altre che se ne approfittano.

-Io non ci ragiono più con te bimba- disse Alex tirandola in un abbraccio di conforto.

Anche se era arrabbiato con lei le voleva bene, era pur sempre sua sorella. Quella che l'aveva sempre ascoltato, quella che lo aveva sempre abbracciato e confortato quando era arrabbiato fino a farlo calmare, quella che si accoccolava nel suo letto quando c'erano i temporali e che gli faceva la cioccolata calda e i biscotti durante giornate fredde, la sua sola e unica sorella.

-Prometti di dirmi se succede qualcun'altra cosa?- Chiese Alexander staccando di poco Raquel dal suo petto in modo da poterla guardare negli occhi. Lei annuì, pur sapendo di star mentendo. Non gli avrebbe detto di quei messaggi e bigliettini. Anche perché era quasi convinta che l'indomani già non sarebbe successo più.

Insieme tornarono in mensa e la mora andò a sedersi vicino ai suoi amici, mentre Alex ritornava fuori da qualche parte con i suoi.

 

Dopo la scuola andarono tutti a casa di Calum.

Quando arrivarono Joy salutò tutti con un abbraccio e due baci sulla guancia. Anche Raquel, la quale rimase stupita e a disagio.

-Salve Joy- salutò educatamente.

-Oh finalmente ti sei decisa a chiamarmi così e non signora Hood- disse contenta la mamma di Calum.

Raquel si limitò ad un sorriso imbarazzato. Poi andarono al piano di sopra.

Mentre stavano in camera del ragazzo a mangiare patatine e giocare alla play il campanello suonò.

Sentirono delle voci di sotto e poco dopo la porta della camera che si aprì.

-Cosa ci fai tu qui?-

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


I ragazzi guardarono la ragazza sulla porta e poi si guardarono tra di loro non capendo. Nessuno l’aveva invitata e non capivano com’era possibile che lei adesso stesse ferma lì sulla porta con un sorriso soddisfatto sul volto e i capelli rossi a contornarle quel volto tanto dolce capace di ingannarti. Infatti il detto ‘l’apparenza inganna’ è proprio vero. Questa ragazza con un bel viso, quasi angelico, può farti passare le pene dell’infero se solo si decide a mettertisi contro.
-Non avevate detto che non facevate niente?- Chiese non perdendo il suo ghigno e andandosi a sedere sulle gambe del suo ragazzo. -Ashley perché sei qui?- Chiese lui.
Lei sgranò gli occhi sorpresa dal tono usato dal ragazzo. –Sono vostra amica no? Non è stato molto carino dire che non avreste fatto niente quando poi vi trovo qui tutti insieme-
-Nessuno ti ha invitato mi sembra quindi ripeto la domanda, cosa ci fai qui?- Chiese scontrosa Aleisha che sedeva vicino a Raquel e Luke.
-Ale non ti ho mai vista così scontrosa- rispose la rossa portandosi una mano sul petto in modo teatrale, -cos’è che ti ha cambiata tanto? Non mi dire che è stata la presenza della sfigata qui presente- la guardò come per rimproverarla. -Che poi fatevelo dire, avete invitato la sfigata e non me, direi che questo vi abbassa quasi ai suoi livelli- continuò cattiva.
-Ashley!- La richiamò Michael.
-Hai ragione Mikey scusa- disse con finta voce triste, -lei sta a livelli molto più bassi di voi quindi no, non siete quasi ai suoi livelli- finì trionfante lasciando un bacio sulle labbra del fidanzato, il quale la spinse giù dalle sue gambe.
-Ashley nessuno ti ha invitata in casa mia, si può sapere cosa vuoi? Vattene e non parlare più in questo modo di Raquel, direi che tu sei a livelli molto bassi a questo punto- si intromise Calum.
La brasiliana gli fece un sorriso rassicurandolo anche se stava trattenendo più che poteva le lacrime che cercavano di averla vinta e scendere dai suoi occhi.
-Non preoccuparti Calum tanto io stavo per andare- sorrise e si alzò prendendo lo zaino da terra.
Aleisha però la trattenne da un braccio: non poteva lascarla andar via per colpa di una ragazza come Ashley, era lei che doveva andarsene e che non meritava di stare in mezzo a loro visto che non era loro amica. Non poteva capire come poteva essere così cattiva con la loro amica, dopotutto lei non aveva fatto niente di male per meritarselo. Era soltanto perché passava il suo tempo leggendo? Non era colpa sua se gli altri facevano finta che non esistesse, lei non ne aveva colpe, non capiva neanche il perché lo facessero, non ce n’era ragione. Aleisha si era affezionata tanto a quella ragazza, la trovava tanto dolce e carina, davvero non capiva il perché venisse evitata. Era una brava ragazza e una brava amica. Era pronta ad ascoltarti e sapeva distrarti se qualcosa non andava e a darti consigli. Ti faceva dimenticare ciò che non andava grazie alla sua compagnia. No, non poteva lasciarla andare.
-Raquel tu invece resti. Sei nostra amica e ti abbiamo invitato qui per stare tutti insieme e divertirci- le sorrise, poi si rivolse ad Ashley: -tu invece mi fai, anzi ci fai, il grande piacere di andartene per strada a finire il tuo lavoro e di lasciarci in pace-
I ragazzi stavano cercando di trattenere le risate per la frase appena della dalla ragazza di Luke, lei davvero non si era mai comportata così con nessuno. Non era una ragazza che criticava e infatti non aveva mai detto niente di male ad Ashley, ma ora che lei stava criticando la sua amica non riusciva a trattenersi. La rossa intanto era rimasta a bocca e occhi aperti per la sorpresa, poi guardò Michael con sguardo innocente e ferito:
-Non le dici niente?- Chiese non capendo il perché non la stesse difendendo, dopo di tutto era il suo ragazzo.
-Ha insultato a te, se ti importa ti difendi da sola.- A questo punto i ragazzi risero beccandosi un’occhiataccia dalla rossa. E loro sarebbero già morti se gli sguardi potessero uccidere.
-Anche te Michael sei cambiato da quando lei ha unito il nostro gruppo, non mi difendi più e sei diventato freddo con me, io davvero non capisco- scosse la testa, -è lei il problema?- Chiese indicando Raquel.
-Ashley io non sono cambiato, sei tu che non mi hai mai conosciuto per davvero. Ti sei sempre e solo fermata al mio aspetto esteriore-
-Michael tu non sai quello che dici. La sfigata qui ti ha fuso il cervello, anzi a tutti voi direi, come puoi solo pensare che io ti voglia solo per il tuo aspetto?-
-Perché non è così? E non chiamarla di nuovo sfigata, il suo nome è Raquel-
Incredula Ashley uscì come una furia dalla stanza. Si era arrabbiata per come l’avevano trattata, nessuno si era mai comportato così con lei. Specialmente Michael che l’aveva sempre difesa. Uscì da quella casa sbattendo la porta e senza neanche salutare Joy che, poco dopo, andò in camera del figlio per capire cos’era successo.
-Niente tranquilla- fu tutto ciò che si limitò a dirle.
 
 
La giornata finì con Raquel che rimase a casa con tutti loro a parlare, mangiare e giocare alla playstation. Era contenta che l’avessero difesa da Ashley, non era la prima volta e lei era felice di come si comportavano con lei. Nessuno l’aveva mai fatto prima d’ora.
Ora se ne stava in camera a finire quei pochi compiti di matematica che le erano rimasti. Quella materia non le piaceva più di tanto però era contenta di fare algebra, quella si che le piaceva. Giocare con i numeri e lettere per scoprire un valore. Alla fine era proprio ciò che si faceva con le persone: si scoprivano pian piano, passo per passo fino a scoprire una loro caratteristica per poi scoprire tutti gli altri elementi che compongono quella persona, dandole dei pro e dei contro. E lei ai suoi amici finora aveva solo dato dei pro, non riusciva a trovare nessun contro da affibbiargli. Gli voleva bene, si era affezionata a loro.
Quando ebbe finito con matematica prese il suo quadernetto dove disegnava e iniziò a lasciar scivolare la matita sul foglio bianco. E ancora quegli occhi verdi spiccarono in mezzo ai sei ragazzi che aveva disegnato, quei ragazzi che avevano fatto si che non fosse più invisibile, almeno con loro. Quelli che l’avevano difesa e protetta in più situazioni e quelli che lei aveva imparato ad amare follemente.
   Quegli occhi verdi erano sempre lì, ogni disegno che faceva rappresentava degli occhi, ormai ne era fissata. Erano così verdi da far invidia al prato in piena estate. Così limpidi che ci si poteva rispecchiare dentro, così appassionati quando cantavano e così brillanti e pieni di gioia quando la vedevano.
Perché si, Michael provava una felicità infinita ogni qual volta la vedeva, i suoi occhi iniziavano a brillare, ogni volta che le stava vicino il suo cuore iniziava a battere velocemente e ogni volta che se ne andava il suo cuore iniziava a rompersi. Però lui era fidanzato e, anche se con Ashley non si era mai sentito così, non poteva lasciarla di punto in bianco. Lei era pur sempre un essere umano, non andava trattata come un giocattolo, anche perché erano stati insieme per due anni…
 Raquel invece vedeva quegli occhi verdi dappertutto, nei suoi sogni, nei suoi disegni, nei libri che leggeva, nella musica che ascoltava. Non le uscivano dalla mente, non capiva il perché, erano solamente un paio di occhi, neanche sapeva a chi appartenessero. Da un giorno all’altro aveva semplicemente iniziato a disegnare occhi verdi.
Mentre disegnava le arrivò un messaggio che subito si affrettò a leggere.
Non capisco davvero cosa ci trovino loro in te. Sempre a proteggerti. Sei solo una sfigata. Una sfigata che passa il tempo a leggere e di cui a nessuno importa. Tornatene in Brasile.
Subito dopo un altro squillo:
Ah, vedi di mangiare di meno, così non piacerai a nessuno.
Le ormai familiari lacrime iniziarono a scendere dagli occhi di Raquel come cascate, cascate che però invece di essere belle e rilassanti erano fastidiose e  lasciavano il segno. Sia le scie che si lasciavano dietro appena percorrevano il suo viso fino al mento per poi cadere; sia scie di dolore che le lasciavano dentro e le laceravano il cuore. “Come si può essere così crudeli?” Pensò. Il mondo purtroppo era composto da due tipi di persone: quelle buone, gentili e che non criticavano nessuno, e quelle cattive, senza cuore alle quali non importava di nessuno se non di loro stesse. Raquel faceva parte di quelle buone mentre, chiunque si nascondeva dietro quello schermo, delle cattive. A quella persona non importava di come potesse sentirsi Raquel una volta lette quelle parole. Molta gente se ne frega dei sentimenti degli altri, ci passano sopra senza rimorsi, lacerandoti l’anima.
Le gambe della ragazza si raggomitolarono sulla sedia dov’era seduta e fece passare il suo braccio sopra i suoi occhi per asciugarli. Poi posò la sua testa sulle ginocchia e le abbracciò con le braccia mentre quelle gocce salate continuavano a scendere dai suoi occhi. Non ne poteva più di essere sempre criticata e di essere ignorata da tutti. Nessuno si prendeva mai del tempo per conoscerla, giungevano subito alle conclusioni, per di più sbagliate. Raquel avrebbe davvero potuto essere una buona amica. Era brava ad ascoltare le persone, a proteggere e difendere quelle che amava.
Un bussare alla porta la fece subito asciugare le lacrime con un fazzoletto a portata di mano e riprendere a disegnare fingendo che tutto fosse a posto.
-Bimba è pronto da mangiare-
Lei ci pensò su, poi però si ricordò di quelle parole scritte per messaggio e ci ripensò.
Sorrise e disse che non aveva fame. Ma Alex non mollò, neanche la mattina aveva fatto colazione ed era strano che la sorella non mangiava, alquanto strano visto quanto amava il cibo.
-Raquel neanche stamattina hai mangiato, si può sapere cos’hai e perché non vuoi mangiare?- Chiese avvicinandosi a lei. Si sedette alla fine del letto e allungò le braccia per tirare la sedia girevole, sulla quale la mora era seduta, e avvicinarla a sé.
-Non ho fame Alex- disse per poi allontanarsi di nuovo.
Ma lui la riprese e la riavvicinò, stavolta bloccando la sedia con i piedi. Mise due dita sotto il mento della sorella per alzarlo e guardarla negli occhi. In essi scorse un po’ di lucidità.
-Cos’hai?- Chiese accarezzandole il viso.
Raquel scosse la testa. Non voleva dirgli dei messaggi, non voleva che lui facesse delle scenate a scuola o cose del genere.
-Raquel ti prego dimmi la verità. Non mangi da oggi e in più i tuoi occhi sono lucidi e rossi. Perché hai pianto? E’ per quella ragazza coi capelli rossi?- Continuò.
Voleva sapere, non poteva lasciare che la sorella stesse in quel modo. La alzò dalla sedia e la fece sedere sulle sue gambe. Portò le braccia intorno alla sua vita incatenandola in un abbraccio. Uno di quelli in cui Raquel si sentiva al sicuro, a casa. Amava quella sensazione che provava ogni qual volta che il fratello l’abbracciava.
-Posso dormire con te stanotte?- Chiese lei dopo un po’ di silenzio. Il ragazzo non ci pensò due volte ad annuire.
Di solito dormivano insieme quando uno dei due era triste o aveva qualche problema, un po’ per farsi sicurezza e un po’ perché ad entrambi piaceva dormire abbracciati.
Alla fine la convinse a mangiare due bocconi di carne che la mamma aveva preparato, portandoglieli in camera. Raquel non aveva voglia  di scendere, sapeva che i genitori le avrebbero iniziato a fare il discorso ‘se non mangi ti senti mali’ e a lei non andava di ascoltarli.          
Verso le dieci andò in camera del fratello e lo trovò sul letto che giocava sul telefono. Si stese vicino a lui e, abbracciandolo, si addormentò.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Un suono fastidioso la svegliò. Tirò la mano fuori dal letto cercando di spegnere la sveglia ma ciò che sentì sotto il suo palmo fu qualcosa di troppo morbido per essere una sveglia. Poi sentì dei movimenti nel letto, quando aprì gli occhi trovò il fratello seduto con una mano sulla guancia dolorante. A quel punto Raquel sgranò gli occhi capendo cosa fosse successo.
-Ma sei impazzita?- Le urlò sottovoce Alex.
-Scusa non l'ho fatto apposta- disse Raquel ridendo.
La trovava una situazione alquanto buffa anche se il fratello si era fatto male a causa sua. Raquel era una di quelle persone che se cadi per le scale invece di chiederti come ti senti ti si mette a ridere in faccia. Ma non lo faceva per cattiveria, solo che non riusciva a rimanere seria davanti ad una persona che cadeva!
Alex scosse la testa ormai abituato alla sorella che rideva per cose di questo genere. Poi si alzò e prese i vestiti.
-Dai vai a cambiarti-
Neanche questa mattina fece colazione ma, rispetto a ieri, non trovò nessun messaggio indesiderato. Fece un mezzo sorriso, contenta.
 
Arrivata a scuola decise di aspettare i ragazzi davanti al cancello. Si posizionò sul muretto lì vicino e mandò un messaggio a Cindy, la cugina. In Brasile erano le sette di sera e probabilmente la ragazza era a casa visto che l'indomani ci sarebbe stata scuola.
Cindy ci sei?
Aspettò un po' prima di sentire il telefono vibrarle tra le mani. Abbassò lo sguardo su di esso e mise la password, per poi leggere il messaggio.
Hey cuginetta! È tanto che non ci sentiamo. Come stai?
Cindy era l'opposto di Raquel. Era molto conosciuta nel suo paesino. Aveva molti amici ed era una ragazza molto attiva: in ogni festa ci fosse, lei era lì con un bicchiere rosso in mano e tanti ragazzi intorno.
Però non era una di quelle ragazze facili. No, lei era del parere che bisognava trovare il ragazzo giusto. Infatti perse la sua verginità con il suo fidanzato Matias, con il quale è fidanzata da due anni.
Cindy aveva la stessa età di Alexander ma, non per questo, era meno legata a Raquel. Avevano un buon rapporto loro due. Si confidavano sempre su ragazzi e altre cose su cui gli adolescenti sentivano il bisogno di confidarsi. Più che altro era lei che raccontava alla cugina dei ragazzi che la invitavano ad uscire perché Raquel non aveva poi tanto da raccontare...Lei era quella invisibile.
Bene te? Sai ho trovato degli amici quest'anno. Dovresti conoscerli. Sono un po' strani ma sono sicura ti piacerebbero.
Era molto felice di avere i ragazzi e Aleisha con lei. Ne andava fiera e voleva condividere la sua felicità con la cugina. "Finalmente anche io ho qualcosa da raccontarle", pensò felice.
Davvero? Ma è fantastico!!! Come si chiamano?
Raquel sorrise immaginando la cugina che saltava per casa per la felicità. Le diceva sempre «ti posso assicurare che prima o poi troverai persone che si prenderanno il tempo per conoscerti e capire che persona meravigliosa sei e ti vorranno un gran bene. Ed io sarò molto felice per te»
Luke, Michael, Ashton, Calum e Aleisha.
La risposta non tardò ad arrivare. Sicuramente Cindy stava con il telefono in mano aspettando per più dettagli che sapeva avrebbe dovuto tirare fuori dalla bocca, o meglio dalle mani, della cugina.
Tutti ragazzi ;-) Sono carini?
Una risata lasciò le labbra della mora come un soffio liberato al vento.
Si ma sono solo amici :P Sai sono bravi ragazzi.
Delle risate che si avvicinavano le fecero alzare lo sguardo dal telefono.
I ragazzi le arrivarono vicino e la salutarono con dei baci sulla guancia e un'arruffata di capelli da parte di Luke. Sapeva che l'odiava.
-Lucas Robert Hemmings!-
-Raquel Irina Oliveira!-
Lei sorrise scuotendo la testa divertita.
-Che fai?- Le chiese Michael sedendosi vicino a lei.
-Uhm, stavo messaggiando con mia cugina- disse arrossendo visto che stavano parlando di loro.
Il cellulare vibrò nuovamente:
Ma come solo amici? Dai Raquel!! Voglio vederli fagli una foto! ;-)
Raquel rise. Poteva immaginare il suo tono lamentoso mentre diceva "Dai Raquel!!"
Niente foto lol! Adesso vado che sono arrivati :-)
-Di che parlate?- Chiese Calum impicciandosi.
-Niente- rispose lei balbettando e sentendo il calore invaderle le guance.
-Uhmmm...- continuò dubbioso, -e perché sei arrossita così?-
Lei arrossì ancora di più e, quando abbassò lo sguardo sulle sue gambe, il cellulare le fu rubato da Luke.
Andò nel panico sapendo che, anche se era scritto in brasiliano, c'erano comunque i loro nomi. Si alzò dal muretto andando vicino a Luke per riprendersi il suo telefono. Cosa che lui non permise, alzando il braccio sopra la sua testa.
-Perché parlavate di noi?- Chiese.
-Non stavamo parlando di voi- rispose balbettando.
-Ah no? Guarda che anche se è scritto in brasiliano i nostri nomi li so leggere eh- continuò divertito Luke.
-Luke ridammi il telefono- disse lei cercando di prenderlo sopra la testa del biondo.
Lui rise, poi decise di restituirglielo proprio prima del suono della campanella che indicava l'inizio della giornata  scolastica.
Le prime quattro ore passarono velocemente, erano lezioni che a Raquel piacevano e non le dava per niente fastidio frequentarle, così il tempo volò. Appena il suono della campanella di inizio pranzo si propagò per la classe, il casino regnò in essa: gli studenti iniziarono a mettere apposto le loro cose iniziando a parlare con i compagni, senza ascoltare la professoressa che cercava di parlargli sopra per farsi sentire. "Per giovedì fate un tema su ciò che, per voi, significa la felicità."
Cos'era la felicità in realtà? Raquel non l'aveva veramente provata sulla sua pelle. Si sentiva felice quando, in famiglia, passavano del tempo insieme divertendosi, o quando fecero un viaggio in Spagna con gli zii. Recentemente era felice anche quando stava con quei quattro ragazzi e Aleisha. Quei quattro ragazzi che avevano cambiato la sua vita con pochi passi, in pochi giorni. Non avrebbe mai creduto che quel finto asiatico, quel ragazzo dai capelli strani, quello spilungone e la sua fidanzata e quel ragazzo che aveva sempre una bandana tra i capelli sarebbero diventati suoi amici. "Perché poi?" Si chiedeva Raquel, "non sono poi così speciale. Sono sempre stata invisibile per tutti, perché per loro no?" Lei davvero non capiva quanto in realtà fosse speciale. Era una brava ragazza, gentile e sempre lì per i suoi amici.
Aleisha l'aveva sempre vista chiusa in sé stessa ma, a differenza di questo, il primo anno non andò a parlarle. Non sapeva il perché. La vedeva sempre su quei libri... Ma non rimpiangeva affatto quel giorno in cui si sedette vicino a lei e iniziò la conversazione. Per niente.
Davanti all'armadietto Raquel si affrettò a posare i libri. Quando aprì trovò nuovamente un foglietto poggiato sui libri posati lì dentro. "Troia", questo era ciò che c'era scritto.
Velocemente lo accartocciò e lo buttò nel secchio lì vicino, come a far finta che non fosse mai esistito. Accartocciarlo come quella persona stava facendo a lei, accartocciarla, facendola sentire ancora più inutile di quello che già si sentiva. Lo buttò e cercò di reprimere le lacrime che minacciavano di uscire per l'ennesima volta. Si passò velocemente la manica del giacchetto sugli occhi e posò i libri richiudendo l'armadietto con un tonfo che fece girare i presenti nel corridoio. Il silenzio ormai incombeva in quella stanza curiosi di sapere cosa fosse successo ma, non appena si resero conto che fosse stata Raquel, tornarono a fare ciò che stavano facendo.
"Almeno si sono accorti che esisto" pensò ironicamente. Poi, rossa per l'imbarazzo fino alla punta dei capelli, si diresse verso la mensa.
Arrivata vide soltanto Calum al tavolo. "Strano", pensò, di solito tutti arrivavano prima di lei.
-Hey Cal!- Disse contenta di vederlo. Dopo aver letto quel messaggio aveva proprio bisogno di stare insieme ai suoi amici. Davvero non capiva chi potesse essere stato a scriverglielo e se fosse la stessa persona dei messaggi. E poi come faceva quello sconosciuto ad avere il suo numero?
-Raquel- rispose in saluto, - non mangi?- Chiese dando un mozzico al panino che aveva davanti.
-No, non ho molta fame- sorrise. Pensò che stava dando troppo nell'occhio non mangiando. Erano due giorni consecutivi che non toccava cibo, aveva paura che loro avrebbero capito qualcosa.
-Come? Sono due giorni che non mangi- alzò un sopracciglio. Ciò fece invidia alla ragazza, aveva sempre desiderato saperlo fare. Amava come qualcuno riuscisse a farlo.
-Ho fatto un abbondante colazione- mentì.
Una mano sulla spalla la fece girare. Michael era lì, dietro di lei con un sorriso sul volto.
-Hey Chel!- Salutò sedendosi. Lei sorrise.
-Ma certo! Facciamo finta che il povero Calum non esiste!- Fece il finto offeso.
Ciò fece uscire una risata dalle labbra carnose di Raquel e da quelle rosa di Michael.
-Ciao amico!-
Il neozelandese scosse la testa divertito e diede un altro mozzico al panino.
Arrivati tutti gli altri, iniziarono a scherzare come facevano sempre. Quei ragazzi erano proprio divertenti: avevano sempre qualcosa da dire, a volte, o meglio spesso, erano stupidaggini, ma ciò faceva ridere tutti. Soprattutto Raquel, e la faceva sentire contenta.
Il divertimento fu però rovinato da una persona. Era strano come un essere umano potesse creare così tanto fastidio, come potesse rovinare un'atmosfera tra amici.
-Ciao ragazzi- squittì Ashley con la sua voce fintamente dolce.
Luke, Aleisha e Calum odiavano quel tono che assumeva quando stava con loro o quando faceva la civetta con Michael. Ashton invece cercava di contenersi, lui era quello più 'maturo' tra tutti loro. Ma neanche lui ovviamente riusciva a sopportare Ashley, solo cercava di trattenersi dal parlarle male. Cosa per cui Aleisha non si faceva problemi.
-Ma tu ancora qui stai?- Chiese bruscamente. 
-Loro sono anche miei amici cara, quindi se proprio non vuoi vedermi vattene- rispose a tono la ragazza con i capelli rossi.
-Ash non trattarla così- la riprese Michael
-Ma lei mi ha parlato male Michael- ribatté la rossa.
Il ragazzo dai capelli blu ruotò gli occhi al cielo, -se sei venuta qui per litigare con loro allora è meglio se vai- rispose brusco.
Ciò fece sgranare gli occhi alla ragazza. Lui non si era mai comportato in quel modo con lei. Non l'aveva mai cacciata quando stavano tutti insieme. Ashley non cambiò il suo pensiero che fosse tutta colpa di Raquel. Infondo da quando loro avevano iniziato a parlarle Michael non era più lo stesso. E neanche Aleisha. Ma a lei non importava di quest'ultima, non le era mai piaciuta. Era sempre stata carina con lei così che Michael non le sgridasse, ma non si poteva dire che a lei importasse della bionda o che le piacesse.
Scosse la testa e si fece spazio tra Michael e Raquel, spingendo quest'ultima e facendola quasi cadere. Ovviamente c'era posto anche alla sinistra del ragazzo, ma lei non voleva che la brasiliana gli stesse troppo vicina.
Una volta seduta diede le spalle a Raquel e si appiccicò al braccio di Michael.
-Ashley non è stato molto carino spingere Chel sai?- Le fece notare Calum.
Lei alzò le spalle menefreghista e si avvicinò alla guancia di Michael per lasciargli un bacio con le sue labbra impregnate di rossetto. Gli fece passare una mano tra i capelli e lo girò dalla sua parte infilandogli la lingua in bocca.
Il ragazzo la scansò da sé, -Ashley togliti-
-Cosa? Non hai mai rifiutato i miei baci- rispose lei facendogli passare una mano sulla coscia che lui prontamente bloccò.
-Mi stavi mangiando la bocca non baciando- rispose lui.
Ciò scaturì una forte risata da parte di Calum e una risatina da Raquel che, però, Ashley sentì lo stesso. Si girò verso la mora e le rivolse uno sguardo pieno d'odio che la fece subito smettere di ridere.
-Tu stai zitta. Cosa cavolo ti ridi? Nessuno ti ha invitato- disse furiosamente la rossa.
-Ashley!! Adesso basta. Basta parlarle così. E poi l'abbiamo invitata noi già da prima che tornassi quindi....- lascio in sospeso facendo però capire che voleva continuare con un "...Sei tu che devi andartene e stare zitta"
Fortunatamente tutto fu interrotto dall'arrivo degli altri ragazzi.
 
La giornata finì e Raquel aspettò il fratello fuori dalla scuola visto che dovevano passare a prendere Tomás.  Alex si avvicinò con i suoi amici e, una volta arrivati a Raquel, li salutò. Con grande sorpresa della ragazza, qualcuno le fece un cenno di saluto con la mano.
-Allora sorellina? Com'è andata?- Chiese Alex mettendo un braccio sulla spalla di Raquel e guidandola verso la macchina.  
-Bene- rispose lei appoggiando la testa sul fratello e abbracciandolo con un braccio.
Lui le baciò dolcemente la testa.
 
Arrivati davanti all'asilo soltanto Raquel entrò.
-Salve, dovrei riprendere Tomás, sono sua sorella- disse alla donna un po' anziana, che sedeva dietro il bancone.
Era una bella donna, anche se anziana si poteva vedere che da giovane era stata una bella ragazza. Le sorrise e disse a Raquel di firmare un foglio vicino al nome del fratello. 
-RAQUEL!!!- sentì urlare felice Tomás.
-Hey piccolino- disse abbassandosi per prenderlo in braccio e scoccandogli un bacio sulla guancia.
-Grazie, arrivederci- sorrise alla signora.
-Ciao ragazzi-
Arrivati vicino alla macchina Tomás si sporse verso il finestrino per far capire che voleva salutare Alex. Lui abbassò di più il vetro e il bambino subito gli buttò le braccia al collo e lo baciò.
-Hey piccola peste! Ti sono mancato?-
Lui annuì con entusiasmo, cosa che fece ridere i due ragazzi.
-Dai entriamo così andiamo a casa- gli disse Raquel prima di metterlo in macchina e allacciargli la cintura di sicurezza. 
 
Il pomeriggio finì subito con delle partire a FIFA insieme ai fratelli, un po' di compiti e letture. 
Di nuovo si rifiutò di mangiare. Andò in camera e prese il cellulare.
La casella dei messaggi lampeggiava, indicandone la presenza di cinque.
Uno era da parte da Michael:
Hey! :D Che fai piccola Chel?
Un sorriso scappò dalle sue labbra e rispose:
Niente di interessante piccolo Mike :-P Te?
Poi aprì gli altri messaggi in attesa della sua risposta.
Sconosciuto:
Ma si può sapere perché ancora non te ne vai?
Non ti vuole nessuno. Non ti sei accorta che per nessuno esisti?
Decise di non leggere gli altri due visto che già delle lacrime avevano preso a rigarle il volto.
Continuò a parlare con Michael e dopo un po' il sonno la chiamò tra le sue braccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


-"La felicità è lo stato d'animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri." Beh, io non la penso così. La felicità è vedere le persone che ami con il sorriso sulle labbra, vedere i loro occhi brillare. Alcuni pensano che la felicità dipenda dai soldi che si hanno, altri pensano che sia essere in salute: se sei in salute sei automaticamente felice, questo è ciò che dicono. Ma no. La felicità è quel sentimento che senti quando una persona si avvicina a te per la prima volta, quando nessuno ti si è mai avvicinato e lei si siede vicino a te e inizia a parlarti, prendendosi il tempo per conoscerti. Quando quella persona ti aggiunge al suo gruppo di amici e, automaticamente, loro diventano tuoi amici. Le persone più strambe e speciali che potessi mai conoscere. Quelle che ti rendono felice. Questa è stata la più grande felicità che ho sperimentato sulla mia pelle. Avere dei veri amici per la prima volta nei miei sedici anni di vita. Qualcuno che finalmente si è preso il tempo per conoscermi e capire che non sono la 'sfigata', 'secchiona' che legge sempre. Si è vero, leggo sempre ma qual è il problema? Ciò non significa che non posso essere una brava amica. La felicità è quando le persone ti accettano subito, capendo che persona sei.
Altri momenti di felicità sono stati la nascita del mio fratellino. Posso giurare che non c'è cosa più bella di vedere tuo fratello nascere. Oppure la felicità è anche quando passi la notte a guardare film con tuo fratello più grande, lui che ti tiene tra le sue braccia e tu con la testa sulla sua spalla. Questa è la felicità. Non ci vogliono grandi gesti per rendere una persona felice, bastano piccole cose, anche le più quotidiane. La felicità è quando si ama così tanto una persona che non serve un diamante da ventiquattro carati a renderti felice, ti basta quella persona al tuo fianco.-
Questo è parte che Raquel ha scritto per il suo compito. Perché in fondo la felicità è proprio questo no? Avere delle persone che ti vogliono bene al tuo fianco e, come ha scritto lei, "non ci vogliono grandi gesti per rendere una persona felice". 
Lei era felice quando era con i ragazzi, loro avevano cambiato la sua vita completamente: dal ritrovarsi sempre sola su quel muretto a leggere adesso era sempre in loro compagnia e, quasi quasi, quel muretto se lo scordava anche.
Era ormai giovedì ed era quasi passata una settimana da quando continuava a ricevere quei messaggi sconosciuti. Una settimana che non mangiava.
Da quando si era svegliata si sentiva debole, tuttavia iniziò la giornata con il sorriso e ridendo con i suoi amici. Quando camminava sentiva le gambe cedere così si metteva a braccetto con Aleisha, la quale era preoccupata: aveva notato che l'amica facesse difficoltà a camminare e, quando le chiese se stesse bene, Raquel rispose con un sonoro "ma certo". Ora stavano mangiando in cortile seduti ai tavolini blu da picnic. Tutti mangiavano un panino o una pizza che si erano portati da casa. Ashley stava mangiando un'insalata con pomodorini e pollo a pezzettini. Era quello che mangiava ad ogni pasto per "restare in forma", come diceva lei. Raquel, che era l'unica che non mangiava, sotto quel sole si sentiva ancora più debole, aveva dei giramenti di testa e non aveva le forze nemmeno per parlare o muovere le gambe: le trascinava. I suoi amici se ne accorsero quando si spostarono in piedi vicino al muretto.
-Raquel tutto bene?- Le chiese Michael andandole vicino e mettendole un braccio sulla spalla. 
Ashley li guardò in malo modo. 
La brasiliana forzò un sorriso e confermò il fatto di stare bene. Fu però tradita dal cedere delle sue gambe.
In un attimo si trovò distesa sull'erba, le voci intorno a lei si fecero ovattate fino a non esserci più. I suoi occhi si chiusero e affogarono nell'oscurità.
Michael si affrettò a caderle vicino e a scuoterla per cercare di farla rinvenire, Calum corse a chiamare il fratello e, mentre Luke chiamava un'ambulanza, Ashton andò a chiamare un professore o la preside, il primo che trovasse. Aleisha era terrorizzata e non riusciva a muoversi. Michael le gridava delle istruzioni che gli aveva insegnato la mamma. 
-Avanti Ale alzale le gambe- urlò spazientito e impaurito visto che Aleisha non accennava a muoversi. Solo dopo un po' lei sembrò tornare in sé e si affrettò a fare ciò che il ragazzo le aveva detto. 
Ashley invece era lì a guardarsi le unghie, sorridendo soddisfatta per il fatto che Raquel fosse finalmente crollata. Aspettava da tanto quel momento. 
Finalmente arrivò l'ambulanza che la caricò sul lettino e permise anche ad Alexander di salire, visto che era il fratello. Anche Michael riuscì a guadagnarsi un posto visto che sembrava tanto disperato agli occhi dei medici.
Ormai era un'ora che erano all'ospedale. Tutti quanti: i ragazzi, Aleisha, Aline e Xavier e Alexander. Chiedevano informazioni ai dottori che passavano lì davanti ma nessuno sembrava voler dirgli niente di niente.
Michael era seduto per terra con le ginocchia al petto e le mani che tiravano nervosamente i suoi capelli. 
-Michael è inutile fare così, stai tranquillo andrà tutto bene- cercò di rassicurarlo Luke anche se, proprio lui non era rassicurato per niente.
-Ma com'è successo? Io vedevo che non stava mangiando. Avrei dovuto fare qualcosa sin da subito- piangeva Aline sulla spalla del marito che l'avvolse in un abbraccio. 
-Andrà tutto bene- le sussurrò lui.
Quando finalmente un dottore uscì dalla sua stanza si alzarono tutti in piedi. Lui si rivolse ad Aline e Xavier.
-Immagino che voi siate i genitori?-
Loro annuirono. 
-La prega ci dica cos'è successo- supplicò la donna.
Il dottore fece un mezzo sorriso, -non è niente di grave non si preoccupi. Sembra che Raquel non abbia ingerito nulla da un po' di tempo. Questo le ha causato debolezza e carenza di zuccheri che l'ha portata a svenire. Ora è sveglia ma è ancora debole, è meglio se la lasciate riposare per ora-
Spiegò il dottore. I ragazzi rilasciarono un sospiro di sollievo che non si erano accorti di star trattenendo.
-Possiamo vederla?- Chiese Alex.
Il dottore sospirò, -sarebbe meglio lasciarla riposare ma vi lascerò tre minuti. Entrate due alla volta però-
I primi due ad entrare furono i genitori, Alex insistette per entrare per primo ma Aline non glielo lasciò fare dicendo che era la mamma e aveva la precedenza.
Appena entrarono videro Raquel distesa su quel letto bianco con diversi aghi inseriti nel braccio. La mamma subito le corse incontro e l'abbracciò.
-Mi sono preoccupata tantissimo tesoro- disse accarezzandole la testa.
Raquel mormorò delle scuse. Xavier si fece avanti e la strinse a sua volta in un abbraccio. Poi uscirono per lasciare entrare Alex e Michael.
Entrambi l'abbracciarono stretta contenti che stesse bene.
-Io e te dopo dobbiamo parlare- le disse il fratello guardandola con gli occhi socchiusi.
Raquel alzò gli occhi al cielo sapendo già cosa avrebbe dovuto dirle.
Dopo un po' tutti finirono di salutarla e Aline convinse i ragazzi ad andare a casa.
-È stato un piacere conoscere i ragazzi che hanno reso Raquel felice. Anche se sarebbe stato meglio incontrarsi in un'altra occasione. Grazie mille di tutto ragazzi, era da tanto che non vedevo Raquel così....viva. Ora però andate a casa, avete anche saltato la scuola, vostra mamma non ne sarà contenta- 
Dopo un po' di lamentele i ragazzi convinsero anche Michael ad andare.
-Michael?? Che ci fai tu qui?- Chiese una voce preoccupata. Il ragazzo si girò e trovò la mamma a pochi passi da lui. -Tutto bene? Cos'è successo?- 
-Si mamma tutto bene. Una nostra amica si è sentita poco bene-
Karen, non vedendo Raquel, chiese se le fosse successo qualcosa e, alla risposta del figlio, li assicurò che se ne sarebbe occupata lei di persona.
I ragazzi decisero di radunarsi a casa di Luke e di suonare un po' visto che era ciò che li faceva stare bene. Iniziarono a suonare qualche canzone e provarono qualcosa di nuovo che stavano scrivendo. 
Avevano scritto tante canzoni e spesso suonavano in piccoli bar. La gente sembrava apprezzarli e ricevevano sempre più chiamate per andare a suonare da qualche parte. Erano entusiasti per questo, avevano sempre sognato di diventare molto conosciuti e sembrava che tutto stesse prendendo la piega giusta. Chissà cosa riserverà per loro il futuro?!
Verso le cinque tornarono in ospedale per vedere come stava Raquel. Oggi li aveva proprio spaventati. Loro si erano accorti che non mangiava ma, più che chiedergli il perché non mangiasse e provare a convincerla a farlo, non potevano fare altro. Non erano la loro mamma e di certo non potevano imboccarla se lei si rifiutava. Ma da ora in poi l'avrebbero fatta mangiare ad ogni pasto, almeno quando era con loro. Non riuscivano a capire il perché dei suoi continui rifiuti, aveva sempre mangiato e poi così, da un giorno all'altro, aveva smesso di farlo. 
Quando entrarono nella stanza Raquel era sempre distesa su quel lettino. Era triste vederla così: debole, pallida, anzi, aveva anche ripreso un po' di colore rispetto alla mattina.
-Ragazzi!- Sorrise felici di rivederli, -non vi aspettavo qui-
-Beh avresti dovuto sapere che non ti avremmo lasciata sola- disse Michael avvicinandosi e dandole un bacio sulla guancia. Raquel arrossì e restò immobile sul letto. Davvero non si aspettava che sarebbero venuta a trovarla. "A loro interessa davvero così tanto di me?" si chiese. 
-Allora mora? Cos'hai combinato?- Chiese Calum. Il viso della ragazza si tinse di diverse sfumature di rosso solo pensando di essere svenuta di fronte a loro e che, non avendo mangiato, aveva fatto una cosa stupida e ora tutti i suoi amici e famiglia erano preoccupati per lei.
 
Passarono un po' di tempo insieme che, però, volò subito. Le sette si fecero subito e i ragazzi dovettero lasciarla perché l'orario delle visite era finito. Raquel iniziò a sentirsi triste e sola in quella stanza color bianco che puzzava di disinfettante e di ospedale. Non le era mai piaciuto stare in quel posto, lo trovava pauroso.
Decise di prendere il cellulare e scrivere un po' con Alex in modo d'avere compagnia ma, appena prese il telefono trovò un altro messaggio sconosciuto.
Non sai come sono contenta di ciò che ti è successo!!! Ora impegnati un po' di più. Muori!
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Ora impegnati un po' di più. Muori!
Queste parole restarono ben impresse nella mente di Raquel per giorni. Ormai era uscita dall'ospedale da tre giorni ma quei messaggi erano ancora lì. Ogni mattina ne riceveva  di questo tipo e non ce la faceva più. Era stanca di tutto questo e pensava che davvero avrebbe dovuto farla finita. Però sarebbe stato un peccato....Aveva appena trovato degli amici. E poi aveva paura,  non voleva morire. Ancora si rifiutava di mangiare. Si limitava ad un frutto quando la forzavano. Almeno quello non l'avrebbe fatta ingrassare.
Michael ogni giorno le stava vicino e, a ricreazione e a pranzo, controllava sempre che mangiasse. Non era contento del fatto che mangiasse soltanto un frutto: Raquel aveva bisogno di quelle energie che esso non le avrebbe dato. Però intanto si accontentava così. Almeno mangiava.
A scuola tutti continuava ad evitarla, come se ciò che fosse successo cinque giorni prima non fosse mai esistito, come se lei non fosse mai svenuta. Però non le dava fastidio: pensava a come sarebbe stato avere gli occhi di tutti addosso e che era meglio che nessuno la guardasse. "Sai che imbarazzo con tutti che mi guardano?"
 
Questa giornata era parecchio noiosa. Le ore sembravano non passare mai, aveva superato le prime tre ore di matematica, risorse umane e scienze che sembravano essere durate una giornata intera. Fortunatamente la quarta ora aveva arte. Andò nell'armadietto per posare tutti quei libri che aveva nello zaino che pesava un quintale per le sue povere spalle deboli. Come succedeva ormai da tempo, appena aprì quell'armadietto rosso numero 96, una cascata di bigliettini cadde per terra. Si meravigliò di quanti ce ne fossero questa volta. Aveva paura, non voleva leggerli. Si affrettò a raccoglierli e a riposarli nell'armadietto, posò i libri e andò nell'aula 212.  Prese i suoi colori, pennelli e quaderno da disegno. Iniziò a disegnare ciò che le passava per la mente. Alla fine della lezione uscì fuori una ragazza nel centro del foglio, aveva la testa abbassata, il nero faceva da sfondo e due paia di ali le spuntavano dalla schiena, erano belle come quelle di un angelo e, dal modo in cui l'aveva disegnate, si poteva quasi sentire quanto fossero soffici e piumose. E quel disegno stava rispecchiando il suo volere degli ultimi giorni: diventare un angelo. Lassù in quel cielo blu dove, sicuramente, quei messaggi e cattiverie non le sarebbero arrivate. Ma anche dove la sua famiglia e quei ragazzi che le avevano cambiato la vita non ci sarebbero stati. Il paradiso l'aveva sempre immaginato come una specie di giardinetto, ma enorme. Immaginava come tutto fosse fatto d'erba, i bambini che purtroppo avevano perso la vita da piccoli che giocavano sullo scivolo o sull'altalena, gli anziani che passeggiavano e ridevano felici. Felici di non dover più soffrire di quel dolore che li affliggeva quando erano in vita. 
Chissà com'era per davvero lassù? Sarà vero ciò che lei si era sempre immaginata, o è completamente diverso? Tutto di un colore candido, le persone morte che stavano sdraiate sulle nuvole e si sporgevano per vedere come andava avanti il mondo? Pensava che, se tutto sarebbe continuato così, l'avrebbe scoperto presto.
 
Quando la campanella suonò uscì dalla classe e si avviò verso l'armadietto per prendere il libro di storia, che le sarebbe servito nella prossima lezione, dopo il pranzo.
Lo aprì e i bigliettini caddero di nuovo. Si sbrigò a raccoglierli ma, proprio mentre stava per prendere gli ultimi due una figura alta si abbassò vicino a lei e fece per aiutarla, cosa che Raquel non permise visto che si era buttata sul foglietto per prima. Alzò lo sguardo e trovò Alexander che la guardava con espressione confusa e come a dire 'sei pazza?' La sorella fece un mezzo sorriso imbarazzato e si alzò prendendo ciò che le serviva e cercando di nascondere i bigliettini.
-Tutto bene?- Chiese il fratello confuso dal suo comportamento.
La ragazza sorrise e annuì. Chiuse l'armadietto e guardò Alex. -Che ci fai qui?-
-Stavo andando fuori e ti ho visto quindi mi sono fermato a parlare con la mia bellissima bimba-
Raquel lo prese a braccetto e andarono fuori insieme. Quando individuò i suoi amici Alex andò da loro e Raquel andò al muretto dove si incontrava con gli altri.
-Hey Chel, tieni- le disse Aleisha mentre le porgeva un panino che aveva comprato per lei, sapendo che la ragazza non avrebbe comprato niente per mangiare.
-Mangialo tu, non ho fame- sorrise gentilmente. A queste parole si beccò degli sguardi di ammonimento da parte dei ragazzi.
-Avanti- continuò la bionda con la mano tesa.
Raquel lo prese anche se non l'avrebbe mangiato. Pensava a quante calorie quel panino con formaggio e prosciutto sarebbe stato e a quanto l'avrebbe fatta ingrassare. Però le mancava mangiare, era da tanto che non lo faceva. 
-Hey ragazzi- esclamò Michael che era appena arrivato insieme ad Ashley.
-Raquel ti ho preso queste- le disse porgendole una mela e una banana. Sapeva che avrebbe rifiutato qualunque cosa che non fosse stato un frutto e lui voleva che mangiasse.
Lei sorrise e sentì il calore espandersi per le sue guance: era imbarazzante il fatto che loro le comprassero da mangiare ogni giorno e che la costringessero a mangiare.
-Grazie- sussurrò.
Diede un morso alla mela per far contenti gli altri, che la guardavano soddisfatti mentre lei continuava a mangiare.
-Allora Raquel? Come ti senti? Certo che non avresti dovuto smettere di mangiare eh- la voce di Ashley risuonò nel piccolo spazio tra di loro e viaggiò fino alle orecchie di Raquel, la quale la guardò come per accertarsi che ce l'avesse per davvero con lei. Si era stupita che la rossa le avesse rivolto parola, soprattutto se per chiederle come stava. Però non si era accorta del tono di voce della ragazza; si sentiva che l'aveva chiesto in modo falso e non era interessata alla risposta.
-Oh, ehm..Bene grazie- rispose impacciata.
 
La pausa pranzo finì in fretta e così anche l'ultima lezione. All'uscita di scuola decise di andare a casa, non se la sentiva di stare in compagnia, non dopo aver letto alcuni di quei bigliettini. Così mandò un messaggio ai ragazzi avvisandoli che stava andando via così che loro non l'avessero aspettata. 
Il fratello era lì fuori che parlava con i suoi amici. Quando Raquel gli passò vicino per uscire dal cancello lui la chiamò.
-Non vai da Michael oggi?-
-No, non ne ho voglia- rispose lei un po' imbarazzata dagli amici del fratello; anche se loro stavano parlando e non li stavano né guardando né ascoltando.
-Oggi va mamma a prendere Tomás, ti accompagno a casa-
Dopo alcuni battibecchi erano finalmente arrivati a casa. Raquel non voleva che Alex rinunciasse a una chiacchierata con gli amici per portarla a casa; abitavano vicino alla scuola, avrebbe potuto andare a piedi.
Quando entrarono ognuno andò nella propria stanza. Si cambiò e indossò un paio di leggings e una maglietta a maniche corte di Harry Potter. Aveva appena finito di cambiarsi quando Alex entrò nella camera.
-Raquel che fai adesso?- Chiese sistemandosi meglio la maglietta che aveva appena indossato.
-Devo fare due compiti, perché?-
-Volevo guardare un film insieme- disse avvicinandosi e avvolgendole la vita, poi posò il suo mento sulla testa della sorella. Lei appoggiò la testa sul petto muscoloso del fratello e lo abbracciò. 
-Possiamo farlo dopo, non devo farne tanti- rispose con la voce ovattata dalla maglia dei Blink-182 di Alex. 
Quando lui uscì dalla stanza lei prese il libro di francese e iniziò a fare gli esercizi assegnati finché 'Chocolate', la canzone dei The 1975 la distrasse. Guardò il cellulare e il nome di Michael lampeggiava sullo schermo. Accettò la chiamata e subito la bella voce del ragazzo si fece sentire, -hey Chel, tutto bene? Perché non sei venuta con noi?- Sembrava preoccupato. 
-Hey Mike, si tutto bene. Non sono venuta perché devo studiare francese per domani e non mi andava molto di uscire- ammise con vergogna.
-Oh...- la sua voce suonava delusa.
-Domani però verrò- aggiunse Raquel come per farsi perdonare. 
Anche se farsi perdonare per cosa? Infondo era vero, non le andava di uscire, aveva detto la verità. Però sentiva un senso di dispiacere, sarebbe voluta stare con loro. 
-Ci conto eh- 
Una volta chiusa la chiamata si concentrò nuovamente sui compiti. Doveva leggere un testo sulle vacanze estive e poi rispondere a delle domande e farne uno simile, ma sulla sua esperienza. 
"Je préfère aller à la plage parce que j'aime la chaleur et l'eau fraîche sur la peau. Avoir du sable dans les mains est un bon sentiment. Prenez-le et laissez-le glisser lentem-" la sua mano si fermò quando si sentì un 'blip', guardò di nuovo il telefono e trovò un messaggio
 Sei cosi brutta e grassa che chi ti guarda vomita. Ma dico...allo specchio non ti ci guardi mai??......Ah no giusto, se lo fai va a finire che si rompe. Sette anni di sfiga, ma tu lo sei di già una sfigata quindi che differenza farà? 
Continuò a fissare quel messaggio e ricordò anche tutti quelli che aveva letto sui bigliettini lasciatele nell'armadietto. Si alzò e si diresse in bagno. Si abbassò per prendere le forbicette dallo sportello sotto il lavandino. Si alzò e si guardò allo specchio. Alzò lo maglietta e vide la sua pancia, sembrava enorme adesso che tutti quei messaggi gliel'avevano fatta notare. Pensava di essere magra, ma a quanto pare non lo era abbastanza...
Impugnò per bene le forbici e le fissò. Non voleva farlo, aveva paura... Poi però lo fece.
Uno- un dolore indescrivibile, anche se poco profondo. 
Due- un po' più su. Forse questo era un po' più profondo visto il sangue in più che usciva. 
Tre- sul fianco, spinse con la punta; in profondità. Il sangue cadeva sul lavandino come una cascata. Aprì l'acqua e lo fece scorrere via, come il suo dolore. Decise che per oggi sarebbe bastato. Cercò delle garze che fortunatamente trovò e tamponò il sangue. Quando aveva finalmente smesso di scorrere abbassò la maglia e buttò le garze coprendole bene per non fare vedere quella sostanza rosso....sangue.  
Tornò in camera e fece come se nulla fosse successo. D'altronde era questo che succedeva sempre no? Lei fingeva sempre, lo faceva da un bel po' ormai. Si asciugava le lacrime e sorrideva, facendo finta che nulla fosse successo, che quei messaggi non fossero mai arrivati...anche se dentro moriva dal dolore che essi le procuravano.
Fingere. Era questo che faceva la gente, fingeva e fingeva, impauriti di far conoscere la realtà.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


It's hard to see your tears in the pouring rain
In quella stanza con le pareti blu, steso supino sul letto, se ne stava Michael. Guardava il soffitto e pensava a Raquel. Non si era mai preoccupato così tanto in vita sua se non quando l'aveva vista svenire. Per un momento gli era sembrato di crollare insieme a lei. Sembrava come se il suo mondo si fosse sbriciolato.
Raquel le piaceva, e anche tanto. Ora che la conosceva meglio poteva dire che persona meravigliosa fosse. Aiutava sempre gli altri quando avevano bisogno, dava buoni consigli ed era semplice. 
Quegli occhi scuri l'avevano intrigato sin da subito; e quel sorriso...avrebbe potuto guardarla sorridere per ore: i suoi occhi si illuminavano, le labbra carnose si allargavano sincere e due piccole fossette sulle guance rifinivano il suo sorriso.
Fissava la porta immaginando un pomeriggio insieme, solo lui e lei. Lei che entrava e gli si buttava sopra per abbracciarlo, il suo viso nascosto nel suo collo, le sue mani dietro la vita di lei e per completare il quadro un dolce bacio. Uno di quelli che ti toglie il fiato, che ti fa sentire le farfalle nello stomaco, uno di quelli che ti completa.
Invece da quella porta entrò un'altra persona. Quella che una volta era tanto dolce ma che era cambiata così tanto. Quella che amava con tutto se stesso ma che, dopo aver conosciuto Raquel, aveva imparato ad amare di meno. 
Però non la incolpava, anzi...
-Stavo pensando che dovrei andare a fare la manicure domani- disse Ashley camminando nella stanza e andando vicino a Michael.
-Secondo te quale colore mi starebbe meglio? Fucsia o viola?- Continuò.
E Michael non poteva non pensare a quanto Ashley e Raquel fossero diverse. Quest'ultima non si preoccupava tanto di scegliere il colore per lo smalto.
-Come vuoi- rispose il ragazzo.
E, come sempre, lei iniziò a dire che non gli si poteva chiedere nessun consiglio e altre cose che Michael non si era preso la pena di ascoltare.
Quando Ashley si sedette cavalcioni su di lui ed iniziò ad accarezzare il suo petto, non poté fare a meno di pensare a quanto era timida molto tempo fa. Non si sarebbe mai sognata di fare una cosa del genere...
Si abbassò su di lui facendo toccare i loro petti e lo baciò nel mentre cercava di togliergli la maglietta.
Una volta fatto andò con le mani sui pantaloni ma, appena mise mano sulla cinta, Michael la fermò.
-Non mi va-
La ragazza sbuffò fortemente, 
-Maddai Michael stai diventando uno sfigato! Da quant'è che non facciamo sesso?- si lamentò.
-Ashley non mi importa, ho detto che non mi va- ribatté lui bruscamente.
La rossa si alzò da lui e si avvicinò alla scrivania dove aveva poggiato la borsa.
-Beh allora ciao- e uscì dalla stanza.
Michael si ritrovò a scuotere la testa e a pensare che lei lo voleva davvero per il suo corpo soltanto. A lei non interessavano le caratteristiche interne di una persona; a lei bastava l'esterno. E di nuovo la paragonò a quella ragazza mora che gli aveva rubato il cuore.
Prese il cellulare e le mandò un messaggio:
Hey!! Che fai?
Non dovette aspettare molto per una risposta:
Ciao! Leggevo te?
Trovava incredibile come qualcuno potesse amare così tanto la lettura.
Parlo con te...Che leggi?
Continuarono a parlare per un po' finché Karen lo chiamò chiedendogli di andare ad aiutarla con la spesa.
Gli piaceva parlare con Raquel, era divertente vedere quanto fosse ancora un po' timida con lui. La trovava carina.
A Raquel, invece, non dava per niente fastidio il fatto che avesse disturbato la sua lettura. Di solito avrebbe mentalmente imprecato contro chiunque l'avesse fatto... Invece quando le arrivò il messaggio e vide che era da parte di Michael, un sorriso comparve sul suo volto. 
Pensò che probabilmente non avrebbe dovuto fare quello che aveva fatto la notte scorsa. Pensò che forse Michael l'accettava così com'era, e forse anche gli altri ragazzi... Però quei messaggi non li sopportava. Continuavano ad arrivare e lei non poteva non prendere in mano quelle forbici. Ormai i segni sulla pancia erano aumentati. L'altra volta Aleisha se n'era quasi accorta: Calum le aveva dato un leggero schiaffetto sulla pancia per giocare e il suo viso si contrasse in una piccola smorfia che solo la bionda vide. Però pensò soltanto che forse le aveva fatto male Calum.
Si alzò dal letto, posò il libro e andò davanti all'armadio decisa a scegliere qualcosa da mettersi per uscire. Era stanca di stare al chiuso, voleva uscire e godersi l'aria fresca che c'era oggi a Sydney. Scelse degli skinny jeans neri strappati sul ginocchio, una felpa grigia che le arrivava sopra l'ombelico, si mise ai piedi le Superstar bianche, prese la borsa nera e ci mise dentro il libro. Scese al piano di sotto e avvertì la mamma che stava uscendo. Vedendo come gli alberi si muovevano decise di prendere il giacchetto nero di pelle, poi prese anche un cappello bianco dell'adidas di Alex.
Prese le cuffiette dalla borsa e le attaccò al telefono. Come sempre scelse Invisible. La voce di Calum le risuonò nelle orecchie e adesso le faceva un po' strano il fatto che lei quella voce la sentisse tutti i giorni. Le faceva strano che adesso lui era suo amico e non soltanto una persona che lei vedeva esibirsi nelle assemblee di tanto in tanto. Pensò a quei quattro ragazzi e alla loro musica che la faceva stare bene; pensò ad Aleisha, quella ragazza che con i suoi capelli biondi e quel sorriso che non abbandonava mai il suo viso le aveva cambiato la vita rendendola un po' meno invisibile. Senza rendersene conto arrivò al parco. Si sedette su una panchina e tirò fuori il suo libro. Iniziò a leggere isolandosi dal mondo, come succedeva ogni volta che aveva un libro in mano. Dopo un quarto d'ora la musica si fermò. Pescò nelle tasche del giacchetto per tirare fuori il cellulare, mise la password e trovò un messaggio. Aprì la casella e quel numero sconosciuto appariva sullo schermo. Il messaggio era come quelli che riceveva ogni giorno: cicciona.
Posò il telefono e tornò a leggere ma, dopo pochi minuti la sua vista fu offuscata da lacrime...Ormai ci viveva con esse, proprio come viveva con quei messaggi e tagli. Come se non bastasse iniziò a piovere. Rimase sotto quella pioggia torrenziale senza neanche preoccuparsi di chiudere il libro. Era come se non se ne fosse nemmeno accorta. Guardava il vuoto davanti a sé pensando al male che stava ricevendo senza ragione.
Non si era neanche accorta del ragazzo che la scuoteva. 
-Raquel, hey Raquel- continuava a chiamarla quella voce di cui lei si era innamorata senza neanche saperlo. 
Finalmente la ragazza tornò alla realtà e girò il viso verso la voce. Due occhi verde smeraldo la incastrarono con la loro bellezza. Erano gli stessi che lei disegnava.
-Michael! Che ci fai qui?- Chiese Raquel sorpresa nel vederlo.
-Facevo una passeggiata ma ha iniziato a piovere e mentre andavo a casa ti ho vista seduta qui-
Alle parole "ha iniziato a piovere" la ragazza abbassò subito lo sguardo. Il libro che leggeva giaceva zuppo sulle sue gambe. Sussultò e si affrettò a chiuderlo e infilarlo in borsa.
-Oh cavolo- sussurrò.
-Raquel? Perché piangi?- Chiese ad un tratto il ragazzo dai capelli verdi.
La mora alzò subito lo sguardo su di lui, -cosa?- balbettò, -non sto piangendo-
-Chel, so che è difficile vedere le tue lacrime nella pioggia scrosciante, però so che sono lì che velano quei bei occhi neri-
-Dai andiamo che sennò ci prendiamo il raffreddore- sviò l'argomento Raquel.
Il ragazzo sospirò, -vuoi venire a casa mia?- Chiese speranzoso.
Raquel guardò l'ora sul cellulare, erano le 17:30. Decise che forse era meglio andare a casa: doveva cambiarsi e cercare un modo per asciugare il libro. Anche se, fradicio com'era, era quasi impossibile.
-Ti presto io qualcosa da mettere e il libro puoi metterlo sul termosifone- propose Michael.
Dopo averci pensato un po' il ragazzo la convinse.
Si avviarono, correndo, verso la casa di Michael. La pioggia cadeva su di loro come una cascata, continuava ad aumentare e loro si stavano bagnando ancora di più. Però ridevano, spensierati. Era bello correre insieme sotto la pioggia. Era bella la loro compagnia l'uno per l'altro. Quando stava con lui Raquel non pensava a quei messaggi, a quei tagli, a quel sangue che, ogni volta che la lama delle forbici toccava la sua pelle, scorreva sulla sua pancia per poi cadere nel lavandino e mischiarsi insieme all'acqua, per poi scomparire. E Raquel voleva che i suoi problemi fossero come quel sangue: voleva lasciarseli scivolare addosso e poi lasciarli cadere, essere inghiottiti proprio come quel sangue dal rubinetto.
-Vieni ti dò un paio di pantaloni di mia mamma e poi ti vado a prendere una mia maglietta-
"Una mia maglietta", con il suo profumo sopra, indossata precedentemente sulla sua pelle.
Una volta cambiata Raquel tornò in camera di Michael dove lui l'aspettava per poter andarsi a cambiare. Quella maglietta le stava enorme, le arrivava fino a metà coscia, però le piaceva. Era dei Metallica, nera con delle scritte bianche sul davanti. Quando la vide, Michael si innamorò di come la sua maglia, così larga addosso a lei, le stesse bene. E questo era una contraddizione: di solito nessuno indossa cose larghe e, per lo più non stanno bene addosso, ma il ragazzo amò subito il piccolo corpo di Raquel avvolto nella sua maglia e nei leggings della madre che le fasciavano le gambe fine. La ragazza arrossì visto il modo in cui Michael la stava guardando.
-Ehmm, io vado a cambiarmi- disse per poi scomparire dietro la porta del bagno.
Raquel prese il suo cellulare e avvertì la mamma che sarebbe stata a casa di Michael per un po'. Aline era molto entusiasta per l'amicizia creatasi tra sua figlia e il ragazzo dai capelli strani. Era un bravo ragazzo. E sapeva che a Raquel piaceva, l'aveva capito quel giorno che studiavano insieme. Aveva visto come gli occhi della figlia lo guardavano, e non le scappò come gli occhi di Michael guardavano la figlia.
Raquel si sedette sul letto e aprì Instagram sul suo cellulare, così per passare il tempo mentre lui si lavava. Mentre scorreva sulla pagina principale trovò una foto. Era Ashley, il suo corpo perfetto fasciato da un costume da bagno nero. Probabilmente un ricordo di quell'estate. I suoi capelli rossi che le scendevano davanti al seno. La sua pancia era piatta, il seno prosperoso e sodo, le gambe fine. Raquel non riuscì a non pensare alla sua di pancia, avrebbe voluto che fosse come quella di Ashley. Invece no, la sua pancia era solo un rotolo di grasso, il suo seno non era sodo e le sue gambe erano grandi, giganti. Iniziò a vedersi così dall'arrivo di quei messaggi. Lei non era affatto così, era bella, un bel corpo snello e seno sodo. Da fare invidia.
-Hey- disse Michael, di ritorno dal bagno, sedendosi accanto a lei sul letto, il quale si abbassò sotto il suo peso. Appoggiò una mano sulle soffici lenzuola e guardò sopra la spalla di Raquel per vedere cosa stesse facendo.
-Chi è?- Chiese quando Raquel schiacciò due volte sullo schermo per mettere mi piace alla foto di un bel ragazzo; aveva i capelli neri e riccioluti, i suoi occhi chiari brillavano come diamanti sulla sua pelle leggermente scura. Il suo mento era contornato da una leggera barba che lo rendeva ancora più bello.
-Lourenço, è mio cugino- rispose la ragazza mentre digitava un commento sotto la foto "Sinto falta de voce" cioè "mi manchi".
-Oh, non vi assomigliate molto, a parte i capelli così neri e la bellezza- rispose il ragazzo sapendo che l'ultima parola avrebbe acceso le guance dell'amica.
-E' il figlio del fratello di mio papà e io ho ripreso più dalla genetica di mia mamma. Lui è più scuro di pelle perché mia zia è di colore- spiegò evitando il commento di Michael.
-Ah ecco. E' più grande di te?- Continuò il ragazzo curioso di sapere qualcosa sulla famiglia della brasiliana.
Lourenço e Raquel avevano la stessa età perciò erano sempre andati d'accordo, non importava il sesso diverso. Lui sembra molto più grande dal modo in cui si lascia crescere la barba e il suo viso ha caratteristiche da uomo, non di un ragazzo di sedici anni.
 
Dopo un po' Michael chiese a Raquel se avrebbe potuto aiutarlo con i compiti di Francese, la ragazza era molto portata per le lingue e non aveva problema ad impararle, Michael invece aveva un po' di difficoltà: il Francese non gli piaceva, la trovava una lingua inutile.
-Certo-
Dopo venti minuti sui libri a scrivere un tema, Michael se ne uscì con una battutina sul conto di Raquel.
Lei agguantò una matita dal letto e indossò un'espressione minacciosa. Il ragazzo si alzò ridendo portando le mani ai lati del viso per proteggersi.
-Giocavo Raquel, giocavo- disse divertito.
-Ripetilo se hai coraggio- rispose lei, divertita quanto lui, con ancora la matita in mano puntato contro di lui.
-Non sei molto minacciosa con una matita sai- replicò lui alzando un sopracciglio.
-Ti ucciderò con questa matita se continui a prendermi in giro- rispose lei assumendo un'espressione seria che, però, svanì quando guardò Michael negli occhi.
-Una matita non mi ucciderà sai?-
Raquel alzò, o per lo meno ci provò, un sopracciglio -mai visto The Vampire Diaries?-
Michael scoppiò a ridere. Si avvicinò a Raquel e le punzecchiò il fianco. Poi cercò di toglierle la matita di mano ma, quando le circondò i fianchi cercando di raggiungere la schiena della ragazza, dove lei aveva nascosto la mano con la matita, si sbilanciarono e caddero sul letto. Raquel era stesa sul letto e lui sopra di lei che si teneva con la mano al fianco della sua testa per non pesarle troppo. Risero di nuovo ma, accorgendosi della vicinanza, smisero. I loro occhi erano così vicini che potevano specchiarcisi dentro; Raquel ebbe un tuffo al cuore immersa in quel verde. I loro nasi quasi si sfioravano, potevano sentire i loro respiri che si confondevano l'uno nell'altro diventando un tutt'uno. Michael si abbassò e le loro labbra quasi si sfiorarono quando un cellulare squillò e le note di Invisible riempirono l'aria. Il ragazzo si alzò subito dal corpo di Raquel, la quale era rimasta immobile trattenendo il respiro. Accorgendosi della suoneria scattò in piedi e prese il cellulare dalle mani di Michael.
-Pronto?- Rispose ancora scossa.
-Raquel tra quanto pensi di tornare?- La voce della mamma rispose dall'altra parte del telefono.
Gli occhi della ragazza guizzarono all'orologio bianco appeso alla parete, erano le sette e un quarto. Il tempo era volato così velocemente...
-Oh ehmm, mi camb..ehm no, ecco è che...no niente, adesso vengo- rispose balbettando imbarazzata.
-Ti cambi?- Chiese Aline interrogativa.
-Si..ehmm...no-
Michael stava cercando di trattenere una risata vedendo com'era impacciata e rossa Raquel.
-Tra dieci minuti sono a casa- affermò la ragazza e si affrettò a riattaccare.
"Diamine che casino" pensò sapendo che la mamma aveva, probabilmente, capito qualcos'altro. Pensò che avrebbe dovuto imparare a mentire meglio.
-Ehm, devo andare- riferì a Michael.
-Si avevo capito- disse alzandosi insieme alla ragazza, -i vestiti tienili, i tuoi sono ancora bagnati. Me li ridarai domani-
Dopo un po' di polemica decise che probabilmente Michael aveva ragione.
-Dai ti accompagno- si offrì il ragazzo.
-Oh no non ce n'è bisogno, vado da sola-
-Ma sta diventando buio, e poi sarò più sicuro sapendo che arriverai sana e salva-
 
Così ora si ritrovavano per strada diretti verso la casa della mora. Iniziarono a parlare del più e del meno e subito arrivarono a destinazione...anche se non erano pronti a lasciarsi andare.
-Diamine ho scordato le chiavi- sussurrò Raquel quando, frugando nella borsa, si accorse di non averle.
Aline venne ad aprire la porta e, vedendo Michael i suoi occhi si illuminarono.
-Ciao ragazzi- salutò con un sorriso da orecchio a orecchio. Li fece entrare e, quando Tomás li vide, corse incontro a loro abbracciando una gamba di Michael e una della sorella così che le loro gambe fossero in contatto. Entrambi portarono una mano dietro la schiena del piccolo per abbracciarlo e le loro dita si toccarono. Raquel sentì un brivido percorrerle la mano, il braccio e la spina dorsale. Beh, con il tempo lì fuori non si poteva pretendere che facesse caldo!
-Michael ti fermi a cena?- Chiese Aline speranzosa: voleva che Raquel non si facesse problemi a portare i suoi amici a pranzo o cena, voleva che tra lei e Michael non ci fosse imbarazzo. Cosa che, ora come ora, era impossibile visto il quasi bacio che c'era stato pochi minuti prima.
-Oh no non si preoccupi-
-Insisto. E poi dammi del tu, il lei mi fa sentire ancora più vecchia-
Ci fu un po' di esitazione e di sguardi tra il ragazzo e Raquel. Gli occhi di Michael chiedevano il permesso e, quando la mora alzò le spalle per far capire che a lei andava bene, lui decise di rimanere. 
Aline sembrava la più contenta tra tutti che rimanesse a cena.
-Ragazzi abbiamo un ospite- gridò al resto della famiglia che stava al piano di sopra. Xavier, appena tornato dal lavoro, si stava cambiando e Alexander stava giocando al computer.
Quando Xavier scese e vide Michael lo guardò un po' strano e curioso. Era pronto a essere il padre geloso e appiccicoso se Michael fosse stato il fidanzato della figlia. Poi si tranquillizzò quando capì che tra loro c'era solo amicizia.
-Xavier- si presentò allungando la mano al ragazzo, -non ci siamo conosciuti bene l'altra volta-
Michael gli strinse la mano e si presentò, -beh, non era la situazione –
 
La cena passò tranquilla ma un po' imbarazzante. Raquel non era mai stata a cena con un'amica e, essendo la sua prima volta con un maschio per di più, non si poteva dire che era proprio a suo agio.
Si chiedeva come le cose sarebbero andare l'indomani. Sicuramente molto imbarazzanti. E poi c'era Ashley, lui anche se per mezzo secondo l'aveva tradita. E Raquel non voleva questo, anche se la rossa non era la più simpatica persona che conosceva non lo meritava. Nessuno l'avrebbe meritato.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3648770