Melodia di Giustizia II - Nemesi

di Darth Ploly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Intervista ***
Capitolo 2: *** Una giornata comune ***
Capitolo 3: *** Un nuovo sceriffo in città ***
Capitolo 4: *** Le piogge di Ponyville ***
Capitolo 5: *** La riunione dei Quattro ***
Capitolo 6: *** Avventura nel bosco ***
Capitolo 7: *** Gli amici del drago ***
Capitolo 8: *** La nuova generazione ***
Capitolo 9: *** Una stupida pony in una stupida città ***
Capitolo 10: *** Un potente alleato ***
Capitolo 11: *** Time out ***
Capitolo 12: *** La verità che passa dagli occhi ***
Capitolo 13: *** Il risveglio ***
Capitolo 14: *** Ali di cera ***
Capitolo 15: *** Nemesi ***
Capitolo 16: *** Il lato buono ***
Capitolo 17: *** Un padre ***
Capitolo 18: *** Doppio inganno ***
Capitolo 19: *** Per il bene di una città ***
Capitolo 20: *** Inarrestabile ***
Capitolo 21: *** Apparizione nella notte ***
Capitolo 22: *** Destini ***
Capitolo 23: *** Epilogo: Be prepared ***



Capitolo 1
*** Prologo - Intervista ***


Dal giardino pensile in cui mi trovo si vede tutta Ponyville. Seduta qui, sul tetto della città, la meravigliosa Celestia Tower, prendo un caffè in compagnia del miliardario Filthy Rich, in corsa per diventare nuovo sindaco di Ponyville.
Dopo avermi accolto con la dolce figlioletta Diamond Tiara, educata ed elegante, mi ha accompagnato al giardino, posto su un terrazzo a cui si ha accesso dall’immenso salotto, una stanza dalle pareti in vetro magnificamente arredata.
Mentre beviamo tranquillamente il nostro caffè, allietati dalla calda giornata di sole,  inizio subito il mio lavoro.
A. K. YEARLING: Vorrei ringraziarla per aver concesso quest’intervista esclusiva al nostro giornale, signor Rich.
RICH: Ma si figuri, per me è un privilegio. Sono felice che un giornale che non sia mio si sia interessato a tal punto alla mia campagna elettorale.
YEARLING: Non potrebbe essere altrimenti, non crede? È lei la novità di queste elezioni.
RICH: Oh, la prego, diamoci del tu. Detesto le formalità.
YEARLING: D’accordo, Rich. Allora iniziamo con una domanda semplice: cosa spinge un imprenditore come te a entrare in politica?
RICH: Vedi, le due carriere, quella politica e quella imprenditoriale, sono molto più simili di quel che crede. Io faccio il mio lavoro per cercare di cambiare questa città, ma mi rendo anche conto che come politico potrei raggiungere risultati ben maggiori.
YEARLING: Ma perché cambiare Ponyville?
RICH: Perché la amo. Questa città è la seconda cosa che io ami di più al mondo e mi dispiace constatare quanto potenziale sprechi quotidianamente. Questa città potrebbe essere infinitamente più grande e più ricca di quanto non sia già. Più sicura anche.
YEARLING: Più sicura?
RICH: Più sicura.
YEARLING: Vuoi diffondere una critica alle forze di polizia tramite questo giornale, Rich?
RICH: Io dico solo ciò in cui credo, poi saranno i lettori e gli elettori a scegliere se sono d’accordo o meno. Io so soltanto che il commissario Dash, residuo di una Ponyville ormai vecchia, non fu in grado di evitare ben quattro efferati ponycidi sei mesi fa.
YEARLING: Vero, ma riuscì a evitarne tanti altri. Fu lei a fermare la colpevole.
RICH: Non ne sarei del tutto certo. Alcune fonti mi riferirono che il merito fu soprattutto della Melodia, ma purtroppo non posso provarlo. Comunque rabbrividisco al pensiero di non poter affidare la mia sicurezza e quella di ogni altro pony a delle forze pubbliche e di dover invece ricorrere a una privata. Ecco, questa è una delle cose che vorrei cambiare se venissi eletto. È tempo di modernizzare strutture arcaiche tanto care alla vecchia Mayor Mare.
YEARLING: Questa è una dichiarazione forte. Non temi di perdere consenso?
RICH: Ho smesso da tempo di provare paura.
YEARLING: Eppure sei mesi fa la città si espresse preferendo Spitfire a te. E lei era una delle fedelissime di Mayor Mare.
RICH: Ogni pony cambia idea e in sei mesi sono cambiate tante cose.
YEARLING: Potresti essere più chiaro?
RICH: Certamente. Vedi, il mio programma prevede anche una carta speciale che gli altri candidati non hanno. Qualcosa di eccezionale.
YEARLING: E potresti parlarcene?
RICH: Posso mostrarvela. Vieni pure, cara!
La penna mi cade dagli zoccoli mentre vedo raggiungerci una puledra di cui non si faceva il nome da tempo. Il manto è di una bellissima tonalità di azzurro, i suoi occhi catturano i miei impedendomi ogni movimento. Vorrei che fosse effetto di un qualche incantesimo, invece è pura e terribile paura quella che mi tiene incollata alla sedia. Con difficoltà sussurro il suo nome. Trixie.
TRIXIE: Buona giornata, “Voce di Ponyville”! Vi sono mancata?

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Capitolo 2
*** Una giornata comune ***


“Codice 1-4-6! Abbiamo un codice 1-4-6! Agente Flim! Tu e tuo fratello cercate un posto sicuro e inviate un messaggio magico alla centrale! C’è una rapina in corso alla banca Pants: è necessario l’intervento di rinforzi!”
“Signorsì signora!” Rispondono in coro i due unicorni prima di correre verso un vicolo. Un istante dopo le grandi porte della banca si spalancano con forza mostrando un unicorno nero con indosso una divisa blu elettrico e una mascherina sul muso; sul fianco è disegnato un fulmine. Davvero un pessimo modo per iniziare la giornata!
Fluttershy mi raggiunge e, guardando con decisione davanti a sé, mi domanda: “È lui, vero?”
“Sì, appena evaso dal carcere di Icarus Island e già in azione. Sii prudente, Fluttershy: Thunder Struck è un osso duro”
L’unicorno mascherato inizia a ridere non appena i suoi occhi si posano su di me. Per Celestia, detesto la sua risata!
“È incredibile, commissario: ovunque io vada, la trovo sempre tra le zampe”
“È il mio lavoro, genio. Piuttosto dimmi: non sai stare due giorni fuori dal carcere senza volerci tornare?”
“Sempre simpatica come un’orda di parasprites, vedo” Dice mentre il suo corno si carica di energia magica producendo delle scintille azzurrine “Ma la sua dialettica non la aiuterà a fermarmi: stavolta vincerò io”
“Andiamo, Thunder Struck, ti ho già catturato un’infinità di volte. Cosa ti fa credere che tu…”
Il fulmine viene scagliato ad incredibile velocità, maggiore di quella che mi aspettassi, ma riesco a evitarlo saltando in aria mentre Fluttershy si getta a terra. Soddisfatto, l’unicorno si limita a ridere un’altra volta prima di darsi alla fuga. Mi lancio all’inseguimento e sento Fluttershy alle mie spalle fare lo stesso senza perdere tempo. Fermare Thunder Struck non sarà semplice: con la mia velocità potrei raggiungerlo facilmente ma l’ambiente urbano con i suoi ostacoli e i continui attacchi del criminale mi mettono in difficoltà. I fulmini di Thunder Struck guizzano con precisione nelle stradine strette e sporche in cui prova a far perdere le sue tracce e più di una volta sono costretta a compiere brusche virate ed evoluzioni aeree. Dopo un po’ mi accorgo che Fluttershy non mi sta più seguendo. Forse sono andata troppo veloce? Impossibile! È vero che non ama volare, ma sicuramente è in grado di stare al passo con un unicorno in corsa. È plausibile che abbia avuto un’idea, quindi decido di continuare per la mia strada.
Il criminale continua a correre e sembra non essersi reso conto che sono rimasta solo io dietro di lui. Il vicolo sta per terminare e la stradina si immette nella via principale, affollata come sempre. Se riuscisse a raggiungerla potrebbe mischiarsi tra la folla o, peggio ancora, potrebbe prendere degli ostaggi o ferire qualcuno con i suoi incantesimi elettrici. Mi guardo velocemente intorno e trovo il modo per fermarlo: raggiungo un cassonetto dei rifiuti e ne afferro il coperchio per poi scattare verso l’alto e raggiungere una posizione adatta all’attacco.
“Morte dal cielo!” Esclamo, ripensando a un racconto che mi fece leggere Octavia, e lancio il coperchio con tutta la mia forza, come se fosse un grande frisbee.
Il colpo è un perfetto strike: il coperchio sfreccia rasoterra e va a infilarsi tra le zampe di Thunder Struck che cade rovinosamente a terra. Dolorante e confuso, l’unicorno prova a rialzarsi ma io lo raggiungo con una planata e lo colpisco violentemente con un calcio alla mascella. Il criminale è a terra, debole, sputa via un dente. Con la furia negli occhi carica il corno con la magia ma, prima di lanciare il fulmine, viene abbagliato da un improvviso flash. Prima di riuscire a capire cosa sia successo, si ritrova circondato da agenti guidati da Fluttershy. Due di loro riescono a bloccarlo e a infilargli il corno in un cono di contenimento magico. È finita.
Fluttershy mi raggiunge mentre Flim e Flam si tengono leggermente in disparte scambiandosi un battito di zoccoli; infuriato come non mai, Thunder Struck urla e scalcia nel tentativo di liberarsi.
“Che tu sia maledetta, Rainbow Dash! Che tu sia maledetta!”
“Andiamo, Thunder Struck, questa storia sta diventando ridicola. Cosa sarà questa, la nona volta che ti arresto? E ancora continui a provarci! Hai mai pensato di cambiare città o di restare in prigione? Giusto per un po’, eh, per riflettere”
“Che il demone Tirek ti fotta!”
“Tsk, tipico. Portatelo via, ragazzi, e avvisate il carcere di Icarus Island che abbiamo il loro pony. E per favore, fate in modo che venga sorvegliato meglio”
Lo trascinano via mentre urla ancora. Mi giro verso Fluttershy per farle i complimenti.
“Ottima entrata in scena, Fluttershy, un tempismo perfetto. Come hai fatto a trovarci? A un certo punto ti ho perso di vista”
“Merito degli agenti Flim e Flam, commissario: il loro incantesimo di localizzazione è straordinario”
“Come anche il loro flash, vedo. Ah, dannati idioti!” Dico rivolgendomi ai due fratelli “Avreste dovuto diventare poliziotti fin da subito invece di perdere tempo come trafficanti di droga. Quanti anni avete passato dietro le sbarre?”
“Sei anni, commissario. Le siamo grati per l’opportunità che ci sta offrendo” Risponde il primo.
“Stia sicura che faremo di tutto per essere all’altezza delle sue aspettative” Conclude l’altro.
“Ne sono certa. Adesso tornate alla centrale, vi raggiungerò tra poco” Dico loro mentre lungo la via principale alle loro spalle vedo una pegaso grigia che mi saluta sorridente. La raggiungo con Fluttershy, la quale subito la abbraccia calorosamete. In questi mesi le due sono diventate grandi amiche e anche io sono diventata semplicemente “Dash” per lei.
“Hello, Derpy!” La saluto con una pacca sulla spalla “Passeggiata in solitaria?”
“Sì, Octavia sta dormendo: ieri notte abbiamo risolto un caso e siamo tornate a casa distrutte. Contavo di passare allo Sugarcube e prenderle qualcosa”
“Ne sarebbe felice, te lo assicuro”
“Voi due invece siete già al lavoro”
“Abbiamo avuto a che fare con una vecchia conoscenza” Rispondo ripensando annoiata a quel seccatore di Thunder Struck “Ma per il resto è una giornata come un’altra: denunce, rapporti, ricerche in archivio…una giornata comune. Quasi quasi ti accompagno dai signori Cake: ho bisogno di un caffè prima di tornare in centrale. Tu sei dei nostri, Fluttershy?”
Accetta l’invito e ci incamminiamo verso lo Sugarcube Corner. Quando arriviamo, la pasticceria è piena di clienti, soprattutto giovani, intenti a fare colazione. Dietro il bancone, indaffarata ma sempre con il sorriso sul muso, c’è la signora Cake, aiutata dalla vispa Sugar Belle. La giovane dal manto fucsia e dalla criniera riccia e raccolta lateralmente è diventata la nuova assistente dei Cake dopo la scomparsa di Pinkie “Pinkamena” Pie.
Tsk, Pinkie Pie. Non credo di aver mai seguito un caso più bizzarro del suo. Ammetto che mi sarebbe piaciuto incontrarla, solo per farmene un’idea personale. E di sicuro anche Octavia vorrebbe rivederla. Sono passati sei mesi e lei non soltanto non ha più messo zoccolo a Ponyville, ma non ha fatto parlare di sé nemmeno in altre città. Che sia davvero morta? Forse era ferita troppo gravemente …
“E lei, commissario … ?”
Forse era troppo vicina all’esplosione … insomma, sicuramente non era una pony comune, ma avrebbe potuto davvero resistere a tanto?
“Commissario, cosa prende?”
Forse dovrei chiedere agli obitori delle città vicine, magari sanno qualcosa …
“Commissario” Una zampa mi scuote riportandomi alla realtà.
“Come? Cosa?”
“Ehm … la signora Cake vorrebbe sapere se ordina qualcosa” Spiega Fluttershy, guardandomi un po’ preoccupata.
“Oh … oh sì, certo! Un caffè, grazie. E anche … un cupcake”
Entrambe le pegaso intuiscono i miei pensieri e persino la signora Cake si mordicchia per un istante il labbro con imbarazzo.
Nessuna di noi osa riparlare seriamente dell’argomento.
Forse è meglio così.

Dopo aver finito, ci separiamo da Derpy raccomandandole di portare i nostri saluti a Octavia e proseguiamo verso la centrale. Siamo nel pieno di una divertente discussione riguardo le passate azioni criminali di Thunder Struck quando, a pochi passi da noi, un’anziana unicorno grida aiuto. È a terra e, alcuni metri più avanti, un giovane pony corre mantenendo una borsetta con i denti. Non serve un genio per capire cosa sia successo.
“Fluttershy, aiuta la signora! Io mi occupo di quel balordo!”
Scatto in avanti senza attendere risposta. Il ragazzino si gira per un istante e mi vede. Accelera spaventato e si infila nel primo vicolo che vede ma, purtroppo per lui, è una strada senza uscita. Gli giungo alle spalle bloccandogli ogni via per tonare indietro e lo osservo: è un giovane pony dal manto color ocra, appena un ragazzino.
“Tu sei uno nuovo? Non ti ho mai visto da queste parti”
Il ragazzo rimane in silenzio ma fa cadere la borsetta a terra. Le zampe gli tremano vistosamente: è terrorizzato.
“Ascolta, non rendermi le cose difficili: non mi piace far del male ai ragazzini” Provo ad avvicinarmi “Vieni con me e …”
“Non muoverti!” Esclama con voce squillante. Estrae rapidamente una pistola da dietro la schiena e me la punta contro.
Mi fermo e sospiro: “Questo non ti aiuterà. Stammi a sentire, sei un novellino spaventato. Abbassa quell’arma, tanto non riusciresti a colpirmi” Mento: sono troppo lontana per cercare di disarmarlo e troppo vicina per evitare un proiettile.
Il ragazzo non obbedisce.
“Abbassa quell’arma, ho detto”
“No … no!” Urla e preme il grilletto.
Sono morta.
Per un istante credo di esserlo davvero. La pistola ha sparato, la canna è fumante … ma il proiettile è fermo.
Il proiettile è stato bloccato in aria da un’aura di magia viola.
Il giovane strabuzza gli occhi senza capire cosa stia succedendo.
Di lui però non mi interessa più. È quel che vedo alle sue spalle a rubare la mia attenzione.
La gola mi si secca, ho difficoltà a respirare mentre vedo ergersi di fronte a me la figura più spaventosa a cui io possa pensare.
“Non è possibile. Non tu … non tu …”

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Capitolo 3
*** Un nuovo sceriffo in città ***


Il tempo si è fermato. Non riesco a muovermi o a pensare ad alcunché. Il mio cervello prova a dirmi che quel che succede non è vero, che è tutto un frutto della mia immaginazione, ho forse quel cupcake di prima mi ha fatto male … oppure il mio è un delirio finale prima di morire.
Ma no, non è nulla di tutto questo. Il ragazzino osseva incredulo il proiettile in aria balbettando qualcosa che non riesco a sentire. Sopra le nostre teste, sulle scale esterne di una palazzina, Trixie ci osserva con espressione seria, il suo corno illuminato dalla magia.
“Dovresti stare più attenta, Rainbow Dash. Se avessi tardato anche di un solo istante, saresti morta”
È la sua voce, non ci sono dubbi. Mi ritornano alla mente una serie di immagini dal passato: la prima volta che sentii parlare di lei in centrale, la strage dei boss, l’istituzione della squadra speciale, l’ultima sfida, la sua risata alla fine del processo.
“E tu chi cazzo sei?” Il giovane si è girato verso Trixie e la fronteggia infuriato “Si può sapere che cazzo vuoi? Sei una sbirra anche tu?”
“Come? Non mi conosci?” Domanda Trixie sinceramente stupita, e per un solo, breve istante vedo comparirle sul muso il suo vecchio sorriso.
È come se un fulmine mi abbia attraversata.
“Vattene via, idiota! Scappa subito!”
“Stai zitta! Quella bastarda si è intromessa!” Urla ancora e le punta la pistola contro. Trixie ha solo il tempo per dire “Io non lo farei” prima che l’altro spari tutti i suoi colpi.
Prontamente l’unicorno ferma i proiettili nello stesso modo di prima per poi posarli delicatamente al suolo. Il suo avversario digrigna i denti ma non dice più nulla: probabilmente ha capito il suo errore.
Il corno di Trixie si illumina nuovamente e un raggio di luce bianca sfreccia verso il ragazzo, colpendolo in pieno petto. Lui cade a terra senza emettere verso e inizia a muoversi senza controllo, scosso da terribili convulsioni. Corro verso di lui e provo ad aiutarlo, ma ogni mio gesto è impacciato e sconclusionato e riesco appena a sussurrare qualche parola di conforto. Dalla bocca del ragazzo inizia a uscire un rivolo di bava.
“Non c’è bisogno di agitarsi: non l’ho mica ucciso” Dice Trixie scendendo dalla sua postazione “L’ho solo reso inoffensivo per il tempo necessario per portarlo in prigione”
Mi volto furente verso di lei e per un attimo dimentico di star parlando alla criminale più pericolosa che Ponyville abbia conosciuto.
“Prigione? Questo ragazzo sta male! Ha bisogno di aiuto!”
“Oh, Dash!” Esclama come se le facessi tenerezza “È bello vedere che non sei cambiata per niente: questo tuo buon cuore mi ha sempre divertita”
È l’ultima goccia.
Con cieca ira mi lancio contro di lei ma vengo prontamente intercettata e trattenuta con forza a terra da Fluttershy, arrivata appena in tempo per impedirmi di compiere una pazzia.
“Commissario, si fermi! Che cosa vuole fare?”
“La voglio ammazzare!” Urlo ancora fuori de me, ma non mi oppongo al volere di Fluttershy.
Trixie assiste alla scena ridacchiando immobile, poi domanda: “E tu chi sei? Non ti ho mai vista prima”
Senza allentare la presa, Fluttershy si volge verso di lei e risponde con sicurezza: “Agente Fluttershy, della squadra del commissario Dash. Non credevo che ti avrei mai incontrata, Trixie”
“Ah, mi dai del tu?”
“Non ho rispetto per gli assassini” Il suo tono è glaciale e ne rimango molto impressionata.
La stessa Trixie appare colpita prima di rispondere: “Sei coraggiosa, devo ammetterlo; Dash ha trovato un’ottima aiutante. Cerca però di capire quando può essere un vantaggio: nella mia vita da criminale ho incontrato molti pony coraggiosi e meno della metà respira ancora”
“Ci stai minacciando?” Domando sputando a terra.
“Non sono mai stata tipa da minacce, Dash: ho sempre preferito prevenire ogni rischio con un incantesimo piuttosto che con inutili discussioni. Ma voi siete fortunate: io non sono più la vecchia Trixie”
“Che intendi dire?” Domando mentre mi risollevo da terra “Cosa ci fai qua? Come sei evasa da Arkhay? E perché non sono stata avvisata?”
“Semplicemente perché non sono evasa ma mi hanno fatto uscire”
“Impossibile, nessuno sarebbe così folle. E poi una notizia del genere sarebbe circolata su tutti i giornali”
“Non se tutto avviene nella massima segretezza. Comunque sia, se ti va di sapere qualcosa di più ti consiglio di leggere la Voce di domani. Ora, se permetti, ho del lavoro da fare: preferisci occuparti della borsetta o del criminale?”
“Come?” Non riesco a seguire il suo discorso, sono confusa e sconvolta.
“Ma sì, il criminale! Quello che sta lì a sbavare! Diciamo che lo abbiamo fermato insieme, ti va?”
Solo allora mi ricordo dello sventurato pony. Torno da lui per accertarmi delle sue condizioni: ha smesso di agitarsi ma effettivamente respira ancora e il battito c’è, sebbene più lento del normale.
“Fluttershy, questo ragazzo ha bisogno di cure immediate. Chiedi aiuto a chiunque possa avvertire l’ospedale”
“Volo!” Esclama e sfreccia verso la via principale.
“Quindi immagino che io dovrò occuparmi della borsetta, vero?”
“Che hai in mente di fare?” Le chiedo senza abbassare la guardia.
“Riportarla alla vittima, naturalmente. Non è quello che fate anche voi poliziotti? Ah, ma forse hai ragione, è ancora presto: se mi facessi vedere da un civile, scoppierebbe il panico” Parla come se io sapessi esattamente cosa intende dire … o forse il suo è solo un monologo, un pensiero espresso ad alta voce, un po’ come quello dei cattivi in un libro di serie B?
“È presto per cosa?” Non mi piace il modo in cui si sta evolvendo la faccenda.
“Va bene, se proprio vuoi saperlo …” La sua teatralità è rivoltante. Mi guarda sorridente e dice: “Il sovrintendente e la sua giunta hanno deciso: da oggi io sono la nuova vigilante di Ponyville. Difenderò questa città in nome dei suoi cittadini, del sovrintendente e, quando verrà il momento, del nuovo sindaco. Che te ne pare?”
“Che me ne pare? Ah! Stavolta l’hai sparata grossa! Tu una vigilante?”
Libera di non crederci, Dash, ma devi sapere che da più di sei mesi arrivano in municipio proteste e lamentele riguardo il tuo operato in polizia. Che è successo sei mesi fa, Dash?”
“Nulla che ti riguardi” Bisbiglio minacciosa.
“Se lo dici tu. Comunque il sovrintendente Nandermane è dovuto correre ai ripari e qualcuno gli ha consigliato di rivolgersi a me. Sai, i medici di Arkhay hanno accertato la mia stabilità mentale. Sono guarita! Oh, non sai che gioia!”
“Tu … tu menti …” Vorrei risponderle con forza ma la mia voce esce flebile. Sono sconvolta da queste rivelazioni, non posso credere che siano vere.
Ma lei intanto continua: “Sono stata lì per quasi tre anni e ho affrontato cure e prestazioni mediche di ogni tipo, eppure ricordo tutto, fino al minimo dettaglio. Ma l’immagine che mi torna alla mente più di frequente è quella dell’ultimo giorno in tribunale. Ricordi anche tu, vero? Quando fui giudicata pazza … anzi, incapace di intendere e di volere. Ricordi, vero?”
E allora la vedo. I suoi freddi, gelidi occhi viola sono gli stessi che aveva un tempo. Allora capisco che tutto quel che mi ha detto è vero: qualcuno ha convinto quel vigliacco di Nandermane a risvegliare il mostro e a portarlo qui per sfamarsi. Quel che mi sfugge è chi sia stato e cosa speri di ottenere.
Il terrore e l’insicurezza provano a insinuarsi in me ma riesco a trattenerli. Non permetterò che finisca come l’ultima volta. Chiudo gli occhi e sollevo il muro verso il cielo. Inspiro profondamente, assaporando l’aria fresca, poi torno a guardare Trixie con durezza e dico: “Non mi fai paura, Trixie. È vero, conosco la tua forza, ma se credi che questo basterà a farti spadroneggiare in città, ti sbagli. Sarò la tua ombra e troverò il modo per fermarti definitivamente. Questa volta non ci sarà nessun giudice corrotto a salvarti, Trixie”
Lei rimane a osservarmi in silenzio, i suoi occhi sono due grandi pozzi senza fondo, senza espressione. Alla fine semplicemente prende la borsetta, si gira e risale sulle scale di prima. Credo voglia evitare le strade. Prima di andarsene mi fa un’ultima domanda: “E l’altra come sta? Come sta Octavia?”
Lo sento. Lei prova a celarlo ma io riesco a percepire il suo odio.
“Sono sicura che la notizia del tuo ritorno la farà stare più bene che mai”
“È proprio quel che volevo sentire” Detto questo, raggiunge il tetto della palazzina e scompare dalla mia vista. La tensione pian piano diminuisce, rimpiazzata da un senso di disgusto e di malessere.
Pochi minuti dopo, Fluttershy arriva con un gruppo di medici composto da unicorni e due pegasi che portano una barella. Io sono seduta a terra vicino al ragazzo e sto giocando con una bambolina che ho trovato tra l’immondizia. È sporca, vecchia, le manca un occhio, ma ha il profumo dell’innocenza e dei giorni felici. È la cosa più bella che io abbia visto oggi.
Fluttershy mi si avvicina preoccupata. Noto che i medici si occupano del giovane senza fare domande. Forse Fluttershy ha già dato qualche spiegazione veloce o forse neanche a loro interessano le vicende di uno stupido scippatore. Insomma, se la sarà cercata.
“Commissario … sta bene?”
No, non sto bene. Un incubo che pensavo di essermi lasciata alle spalle è tornato dall’inferno per chissà quale diabolico scopo; un gruppo di politici senza cervello si è piegato alle richieste di uno sconosciuto che potrebbe aver condannato Ponyville alla rovina. Non sto per niente bene.
“Fluttershy, è probabile che … lei riporti la borsetta rubata in commissariato: cerchiamo di essere là prima che accada o scoppierà il panico”
“Va bene”
“E poi voglio parlare con il sovrintendente Nandermane e chiedergli spiegazioni. E voglio parlargli oggi stesso”
“Ma … commissario, è impossibile!” Risponde Fluttershy trasalendo “Il sovrintendente non accetterà mai di incontrarla senza preavviso, lo conosce”
“A costo di volargli dentro l’ufficio dalla finestra, lo incontrerò oggi! Non ammetto obiezioni, Fluttershy!”
“Sì, commissario” Sussurra chinando il capo imbarazzata. Mi dispiace comportarmi con tanta durezza, ma la situazione non permette di ricorrere a mezze misure.
“Infine, Fluttershy, dovremo parlare con Octavia. Solo tu e io. Non voglio che scopra tutto dai giornali o … o peggio” Che succederebbe se Octavia incontrasse Trixie come è successo a me? Non voglio nemmeno pensarci! Mi terrorizza persino l’idea di doverle dire la verità.
Mi viene alla mente l’immagine del cobra e della mangusta, due animali che, posti l’uno di fronte all’altro, si scontrano in una cruenta lotta all’ultimo sangue. Ma che succede se a scontrarsi sono due pony capaci di uccidere un loro simile con un solo gesto?    

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Capitolo 4
*** Le piogge di Ponyville ***


Trixie ha almeno avuto il buonsenso di non presentarsi in centrale. La borsetta rubata è letteralmente volata all’interno dello studio del commissario passando dalla finestra e abbiamo avuto modo così di restituirla alla legittima proprietaria. Il commissario è stata comunque costretta a dire la verità a tutti gli agenti, riuscendo incredibilmente a evitare che la situazione diventasse troppo caotica. Negli ultimi sei mesi il rispetto che gli agenti provano per lei è aumentato ancora di più per via di sempre più frequenti dimostrazioni di coraggio e di carisma. Eppure questa volta è stata necessaria una prova di forza maggiore del solito per tenere a bada gli animi più irrequieti e, nonostante tutto, al termine della discussione l’ira, l’odio e la tensione di tutti erano palpabili. Chi può biasimarli? Molti agenti erano lì quella notte, quando Trixie fece strage nei vicoli. Sarebbe impossibile per loro fare buon muso a cattivo gioco se la incontrassero, soprattutto ora che si professa paladina della legge.
E il resto dei cittadini di Ponyville? Loro come la prenderanno? Quando il commissario mi ha raccontato quel che ha detto Trixie non potevo crederci: posso capire dei dubbi per il nostro operato, soprattutto dopo il caso Pinkamena, ma chi potrebbe arrivare a richiedere l’intervento di una come Trixie? Ma no, sto ragionando in maniera errata. Trixie ha voluto evitare di mostrarsi in pubblico, quindi quasi nessuno sa della sua presenza in città. Ma se il sovrintendente Nandermane ha optato per questa scelta vuol dire che è stato convinto da qualcuno di importante. La domanda è: chi?
“In marcia, soldato!” Esordisce il commissario superando un paio di agenti intenti a fumare la loro quarta sigaretta “Abbiamo un appuntamento e non vorrei fare tardi”
“Stiamo andando dal sovrintendente, vero? Non pensavo avrebbe acconsentito a vederla”
“In realtà non l’ho nemmeno avvisato. Vedi, ho scoperto che quattro mesi fa ha compiuto gli anni e io non gli ho fatto nemmeno gli auguri. Ma dove avevo la testa quel giorno? Spero almeno che sia felice per questa sorpresa”
“Ah, beh … ecco, io …” Ho paura che sarà un disastro.

Quando arriviamo, il municipio è quasi totalmente vuoto. La maggior parte dei pony è al lavoro nei propri uffici, un paio di unicorni sorseggiano un caffè in una sala d’aspetto. Vedo un pony di terra correre indaffarato verso la toilette. Superiamo un lungo corridoio e raggiungiamo una grande sala circolare del tutto bianca, le cui pareti riflettono la luce del sole che entra dalle finestre accecandomi. Il commissario invece avanza rapidamente verso la porta con la targhetta “Ufficio del sindaco” e la spalanca senza nemmeno bussare. Prima della stanza di Nandermane c’è però una modesta anticamera destinata alla sua segretaria, una giovane unicorno con gli occhiali e dalla criniera di diverse tonalità di rosso e viola. Secondo la targhetta sulla scrivania, il suo nome è Moondancer. Leggermente ingobbita su una marea di documenti, appare più anziana di quanto non sia per via dello strano maglione che indossa e della criniera raccolta in una crocchia poco curata. Mentre entriamo ci squadra infastidita e mi mette leggermente in imbarazzo. Il commissario invece si volta verso di lei e chiede, con l’aria di chi conosca già la risposta: “Nandermane è in ufficio?”
“Sovrintendente Nandermane, prego” Risponde lei senza cambiare espressione, limitandosi ad aggiustarsi gli occhiali a mezzaluna sul muso “Avete un appuntamento?”
“Io sì ma lui ancora non lo sa”
Il commissario prova a raggiungere l’ufficio ma Moondancer si alza e le intralcia la via posizionandole una sedia davanti con la magia.
“Il sovrintendente non riceve nessuno senza appuntamento. E ora andatevene subito. O forse crede che la carica che ricopre le consenta di fare quel che vuole, commissario Dash?”
“Ah, ma allora mi conosce! Perché allora non mettiamo da parte le antipatie e non mi fa fare il mio dovere?”
“Perché non sopporto i pony arroganti. Se ne vada” Il corno inizia a splendere di nuovo e questa volta Moondancer sembra più minacciosa.
“Hey, vorresti attaccare un pubblico ufficiale? Ti avviso, oggi non è giornata: prova a fare scherzi e ti sbatto in cella prima che tu possa dire “Celestia””
“Conosco i suoi diritti, commissario, e so che non può entrare in quell’ufficio senza invito o autorizzazione. Ma non sono una tipa che attacca immotivatamente. Facciamo così: ha dieci secondi per andarsene o chiamo la sicurezza”
“Bene! Tu inizia a contare!” Detto questo, il commissario spalanca le ali e si lancia verso la porta di fronte a lei mentre Moondancer le scaglia contro una sfera di energia viola. Questa colpisce il commissario quando lei ha già aperto la porta, facendole perdere l’equilibrio e rotolare disordinatamente dentro l’ufficio, provocando un verso di sorpresa del sovrintendente Nandermane.
“Si può sapere il perché di tutto questo trambusto?” Esclama con vigore rivolgendosi a nessuno in particolare.
“Le … le chiedo scusa, sovrintendente. Questa tipa è davvero testarda, non sono riuscita a fermarla. Avviso subito la sicurezza!” Sento una nota di vergogna e dispiacere che non avrei mai detto fosse in grado di provare.
“Non preoccuparti, Moondancer” La tranquillizza lui con voce rassicurante “Credo che il commissario abbia imparato la lezione e che ci penserà due volte prima di infastidirci di nuovo. Tuttavia vorrei conoscere il motivo di questa irruzione. Le dispiacerebbe spiegarmi, commissario?”
“Non aspettavo altro!” Dice risollevandosi da terra “Entra, Fluttershy! E lei, signorina, chiuda la porta, grazie”
Mentre entro la sento borbottare qualcosa di poco educato, ma lascio correre: il commissario ha davvero esagerato.
Il signor Nandermane, un pony elegante e dall’aria distinta, ha avuto l’incarico di dirigere la città circa un mese dopo l’incendio del Jolly Roger, quando il suo predecessore, l’ex vice-sindaco di Mayor Mare, finì in carcere per crimini finanziari. Poiché sarebbe stato difficile organizzare delle elezioni tanto improvvise, i membri della giunta decisero di affidare momentaneamente il titolo di sovrintendente al signor Nandermane, scelta che provocò scalpore tra molti. Era infatti la prima volta che a Ponyville si prendeva una tale decisione senza consultare i cittadini. Altri, tra cui anche il commissario e Octavia, non ritenevano poi Nandermane il pony più adatto per via di presunte e mai dimostrate amicizie con alcune famiglie criminali.
Nonostante tutto, Nandermane siede al posto del sindaco da alcuni mesi e, senza ideare nuove leggi o regolamenti, fa sì che le norme già in vigore continuino a essere rispettate e si dedica fondamentalmente a dirigere la campagna elettorale dei vari candidati in attesa delle imminenti elezioni. Il rapporto tra lui e il commissario non è dei migliori, perciò assisto preoccupata alla loro discussione restando appoggiata al muro.
“Verrò subito al punto. Vedi, Parish, oggi …”
“Non facciamo finta di essere amici, commissario. Mi chiami Nandermane, se non le dispiace”
Il commissario si ferma un attimo come per organizzare le idee, poi continua: “Vedi, Parish, oggi mi è capitato di inseguire un giovane scippatore. Un ragazzino, probabilmente il suo primo crimine”
“Mi auguro che lei lo abbia fermato”
“Beh, diciamo che è andata un po’ diversamente. Eravamo in un vicolo cieco quando qualcuno lo ha fermato con un incantesimo ferendolo gravemente. Sono rimasta molto colpita perché non era un pubblico ufficiale”
“Un privato non ha diritto di esercitare violenza, lei dovrebbe saperlo. Il ladro era armato? Se sì, potrebbe trattarsi di legittima difesa. Ma questo dovrebbe dirmelo lei”
“Il problema non è questo: il problema è che l’altro pony era la più grande minaccia che Ponyville abbia mai conosciuto!” Il suo tono si alza improvvisamente e Nandermane sembra interessarsi di più “Mi ha anche raccontato una strana storia di vigilanti. Perciò ora le chiedo: perché Trixie non è confinata ad Arkhay?”
Il sovrintendente la osserva serio in silenzio per un po’, come se volesse studiare i suoi comportamenti. La sua risposta arriva come uno schiaffo: “Se è già a conoscenza dei fatti, cosa vuole che le dica?”
Il suo tono pacato e la naturalezza con cui pronuncia questa frase fanno tentennare il commissario, incredula. Il sovrintendente intanto continua: “Ho ricevuto richieste affinché venisse reintegrata nella società. Certo, all’inizio ero scettico, ma i documenti rilasciati da Arkhay dimostrano inequivocabilmente la sua ritrovata sanità mentale. Se vuole, posso mostrarglieli”
“Non mi interessano quei fogli di carta! Tu sai che ha fatto quella bastarda!”
“Sì, lo so. So anche che da allora sono passati quasi tre anni e che ad Arkhay lavorano i migliori psicologi di Equestria”
“E con questo? Parish, Trixie non è mai stata pazza! Lei sapeva quel che faceva, godeva per il dolore che causava. Non puoi credere davvero a questa storia!” Grida il commissario sbattendo uno zoccolo sulla scrivania e facendo rovesciare una boccetta d’inchiostro su delle pergamene. Nandermane reagisce con un nervoso tic all’occhio e cerca di pulire il pasticcio combinato. Quando si rassegna di fronte al lavoro da buttare, si alza e si allunga sulla scrivania guardando il commissario dall’alto in basso con due occhi di fuoco.
“Lasci che glielo ripeta, commissario: Trixie è guarita! E adesso se ne vada! Provi a parlare con lei, con i medici di Arkhay, con Rich ma, per Celestia, non mi faccia perdere altro tempo!”
“Come, scusi?” La mia flebile voce giunge al sovrintendente che sposta lo sguardo verso di me, ancora appoggiata al muro.
“Rich … sta parlando di Filthy Rich?”
“Le sue pupille si dilatano mentre il commissario indietreggia per rientrare nel suo campo visivo.
“Che ha a che fare Filthy Rich con questa storia?” Domanda con rinnovato stupore. Nandermane tace.
“Che ha a che fare Filthy Rich con questa storia?” Questa volta il commissario esplode. Urla rabbiosa e afferra con forza Nandermane riscuotendolo dalla sua stasi. Sono costretta a correre verso di lei e a trattenerla prima che faccia qualche pazzia.
“Commissario, si fermi! Si fermi!”
“È stato quel bastardo a convincerti, eh? È stato Rich? Quanto ti ha offerto, Parish? Per quanti soldi hai venduto la sicurezza di questa città?”
“Moondancer! Moondancer! Chiami la sorveglianza, presto!”
Ma il sovrintendente non ha bisogno di aspettare: la sua segretaria è stata previdente e l’ha chiamata in anticipo. Appena si sentono le prime urla, una coppia di muscolosi pegasi si fionda nell’ufficio e, strattonando rudemente il commissario, riesce ad allontanarla da Nandermane. Questi si appoggia stremato alla scrivania e, tra un respiro affannato e l’altro, dice: “Lei è pazza! Lei è totalmente pazza! È lei che dovrebbero rinchiudere ad Arkhay! E adesso se ne vada e non osi farsi più vedere! Moondancer!”
“Sissignore!” Risponde lei mostrando il suo primo sorriso. Con un gesto del muso ordina alle guardie di uscire trascinando il commissario che scalcia e si agita. La seguo cautamente evitando di provocare ulteriore caos. Prima di uscire, dando le spalle a Nandermane, dico: “Mi auguro che lei si renda conto di quel che ha fatto, sovrintendente. Io spero che lei abbia ragione e che Trixie sia davvero cambiata. Ma se così non fosse, se Trixie decidesse di colpire di nuovo e lei fosse sulla sua lista nera, non le basterebbero tutti i soldi di Equestria per salvarsi. Passi una buona giornata”
Esco dall’ufficio e Moondancer mi chiude la porta alle spalle.
Le due guardie ci scortano silenziosamente fino alla soglia del municipio. Una volta fuori, il commissario comincia a camminare furente, scalciando con forza ogni malcapitato ciottolo che trova davanti agli zoccoli; ogni tanto lancia incomprensibili versi di stizza. Io la seguo leggermente più indietro, lasciando che si sfoghi. Credo che voglia tornare in commissariato a riferire tutto agli altri agenti ma presto mi accorgo che stiamo percorrendo una strada differente. Capendo le sue intenzioni, le chiedo: “Commissario, crede davvero sia una buona idea andare a dirglielo?”
“È giusto che sappia, Fluttershy. E voglio che capisca che non le permetterò di mettere in pericolo la città più di quanto non sia già. Aiutami a controllarla, Fluttershy. E, ti prego, tieni a bada anche me”
Non parliamo più fino a Maner Street.

I raggi del sole filtrano dalla finestra e mi separano dalle mie due ospiti cadendo sul piccolo tavolino e infrangendosi contro una bottiglia di sidro. Il liquido al suo interno risplende e mi invita a berne un altro bicchiere, il secondo. I bicchieri delle altre sono ancora quasi pieni: Dash e Fluttershy hanno deciso di controllarsi mentre Derpy non ama bere in situazioni normali, figuriamoci adesso. Io invece non mi faccio troppi problemi e assaporo la dolcezza del sidro.
Derpy, con gli occhi sbarrati per la sorpresa, tempesta di domande la povera Fluttershy, la quale risponde a stento, imbarazzata e spaventata. Ma è Dash quella che più mi interessa: da quando è arrivata non mi ha staccato gli occhi di dosso. So cosa vuole, so che sta cercando di fermarmi prima ancora che io faccia la prima mossa. Ha lo sguardo serio e penetrante, era da tempo che non la vedevo così.
Finisco di bere e poggio il bicchiere sul tavolo facendo rumore e attirando l’attenzione delle due giovani pegaso che ammutoliscono. Tutte mi osservano mentre mi sposto andando a sedermi al violoncello.
“Ehm, Octavia … cosa pensi di fare adesso?” Domanda Fluttershy che ha finalmente imparato a darmi del tu. Io faccio quel che mi riesce meglio: posiziono l’archetto sulle corde e inizio a suonare.
Nel sentire le prime note, Dash si alza di scatto sbattendo leggermente contro il bordo del tavolino e urla: “Dannazione, Octavia! Non prendere decisioni affrettate!”
Ma io, a occhi chiusi, continuo a suonare lasciandomi trasportare dalla musica lenta e tetra. So che Derpy mi sta osservando senza capire. Come potrebbe? Questa è la prima volta che suono questa canzone davanti a lei.
Prestando attenzione, sento Fluttershy sussurrare a Dash: “Che cosa sta suonando?”
“È una canzone che scrisse dopo la notte in cui catturammo Trixie, prima che si chiudesse il processo. Voleva che fosse un inno, un monito per non dimenticare quanto accaduto. L’ha chiamata “Le piogge di Ponyville””
Brava Dash, spiegazione impeccabile. Peccato che in troppi abbiano dimenticato!
Quando la musica finisce, riapro gli occhi e torno a guardare Dash. Lei sussurra “No” più e più volte, la sua preoccupazione è palpabile.
Decisa, senza dare alcuna spiegazione, annuncio: “Io ucciderò Trixie”

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Capitolo 5
*** La riunione dei Quattro ***


Come previsto, l’esclusiva della Voce di Ponyville ha scioccato l’intera città. Nessuno si sarebbe mai aspettato una simile notizia e questo ha naturalmente giovato al direttore del giornale: sono convinta che abbia superato ogni record di vendite. L’ho comprato persino io nonostante la mia avversione alla stampa. La Yearling, una delle migliori giornaliste e forse una dei pochi pony onesti della città, mi è sembrata davvero stupita, o almeno l’intervista lascia intendere quanto lei fosse all’oscuro della faccenda. Ma ciò che mi ha colpito di più è stato Rich: se già l’idea di ricorrere a Trixie come alleata può sembrare folle, cosa può guadagnare lanciando accuse contro Mayor e Dash? Per giunta si sta facendo propaganda in maniera molto diversa dal suo solito: se in passato ha sempre cercato di apparire come un cittadino comune per accattivarsi le simpatie di tutti, ora invece parla in maniera tronfia, superba. In una qualsiasi altra occasione questo comportamento lo tradirebbe, ma la città è in grave crisi politica da troppo tempo ormai e Rich sa come affascinare le masse. Inoltre nessun altro candidato ha il suo carisma e se l’idea di usare Trixie funzionasse avrebbe la vittoria assicurata. E non oso pensare a cosa succederebbe se davvero vincesse!
Giù in strada un gruppo di giornalisti affannati corre in maniera disordinata; sono già i secondi che vedo in questo stato. Ho ricevuto un messaggio da Fluttershy questa mattina: Dash ha convocato una conferenza stampa in commissariato per spiegare come si comporterà da ora in avanti la polizia. Sono anche stata invitata ad assistere ma mi rifiuto di ascoltare comunicati che mostrino come la polizia abbia gli zoccoli legati in quanto tenuta a rispettare le direttive di quel corrotto di Nandermane. Mi occuperò io di controllare i movimenti di quella criminale e al primo errore sarò pronta a chiudere per sempre il capitolo Trixie.
Abbasso le persiane e mi stendo sul mio letto. Sul cuscino è poggiato il fascicolo relativo al caso Trixie, con il suo pesante carico di ricordi e rimpianti. Documenti e fotografie scorrono davanti ai miei occhi e quasi non mi accorgo di Derpy che, uscita silenziosamente dalla sua camera, mi osserva restando appoggiata alla porta.
“Hai bisogno di qualcosa?” Le domando sollevando leggermente la testa.
“No … no, nulla di particolare. Stavo solo … pensando”
Resto in attesa per un po’ ma alla fine mi metto seduta e la invito ad andare avanti.
“Ascolta, Octavia … secondo te cosa può volere una pony potente quanto Trixie? Voglio dire … una volta uscita da Arkhay sarebbe stato facile per lei uccidere Rich, far sparire le sue tracce e ricreare il suo impero. Ma allora perché non l’ha fatto? Perché ha accettato di lavorare per lui?”
“Forse temeva che quelli di Arkhay le avrebbero dato la caccia?”
“Oh, andiamo! Non sarò un’esperta ma non credo che medici e guardiani abbiano molto potere al di fuori del manicomio”
“Beh, sì, forse hai ragione. E allora cosa ne pensi?”
“Ecco, io …” Il fiato le muore in gola. Non ho bisogno di ascoltare la sua risposta: già la conosco.
“Derpy, io spero davvero che sia qui per vendicarsi. Ho giurato a Dash che non l’avrei attaccata frontalmente, ma nulla mi impedisce di difendermi. Voglio che mi trovi, Derpy”
“E credi di poterla contrastare da sola? Lei che ha sconfitto un’intera squadra speciale?”
“Non sono più quella di una volta” Rispondo con freddezza.
Ma Derpy non sembra convinta. La vedo chinare il muso, gli occhi fissi a terra; la vedo tremare.
“Ho paura, Octavia. Questo non è come i misteri che ti aiuto a risolvere e nemmeno come il caso Pinkamena. Ora è tutto così … grande!”
Una lacrima le corre sul muso. Commossa, mi alzo dal letto e la abbraccio stringendola più forte che posso. Nonostante sia diventata una detective in tutto e per tutto, resta comunque una ragazzina.
“Stai attenta, Octavia. Ti prego”
”Starò attenta. Te lo prometto”
Farò in modo che Trixie rimpianga la prigionia e proteggerò questa città.
Proteggerò Derpy dall’inferno che sta arrivando.

“La Grande e Potente Trixie è tornata in città!”
“È assurdo!”
“Nandermane doveva essere ubriaco quando ha deciso una cosa del genere, yo!”
“Lui? E quello stronzo di Rich invece? Pensa di tenere Ponyville tutta per sé?”
“Osssa davvero sssfidarci?”
“A quanto pare. Ma che cazzo significa questa storia della vigilante?”
“Io dico di farli fuori entrambi. In fondo noi siamo tanti: una pallottola in testa e risolviamo il problema. Hey, bellezza! Portami dell’altro sidro!”
“Tu sei nuovo, vero? Se conoscessi Trixie, capiresti quanto sia stupido quel che hai proposto”
“Tu dici, damerino? Sappi che il mio nome scatena il panico in tutta Fillydelphia!”
“Fillydelphia dici? Caspita! E dimmi, sei temuto come contrabbandiere di sigari o come scassinatore di appartamenti?”
“Ma chi ti credi di essere? Sei solo un ragazzino che ha fatto strada perché figlio di papà! Dovrei spaccarti una sedia sul muso per la tua insolenza!”
“Ecco a lei il suo sidro, signore! E la prego, lasci stare il locale: è stato ristrutturato recentemente”
Diamine, che individuo rozzo! Oggi la situazione è insostenibile: tutti i più pericolosi criminali della città si sono riuniti per discutere le ultime novità e naturalmente tutti hanno portato con sé almeno cinque scagnozzi. Tra tutti spicca il giovane Falcone non solo perché è il più conosciuto in città, ma anche perché è l’unico accompagnato, come suo solito, anche da due avvenenti puledre. Gli altri invece sono tutti molto seri e imbronciati, ma riesco a capirli. Anche io stamattina non riuscivo a credere a quel che leggevo. Rich ha portato in città una bomba a orologeria capace di distruggere ogni cosa da un momento all’altro. Se oltre a questo si aggiungono anche le reazioni di teste calde come questo ubriacone … bah! Fillydelphia! Non ha neanche idea di cosa voglia dire vivere in una città come Ponyville!
“Oh, finalmente!” Esclama afferrando il suo boccale e bevendo avidamente. Mentre servo gli altri al tavolo, lo sento ruttare rumorosamente. Cafone!
“Io concordo con Grifone” Dice Pinkmane, il più noto trafficante di droga della città nonostante sia un pegaso molto giovane “Attaccare Trixie significa mettersi il cappio al collo da soli”
“Forse stiamo guardando la cosa dal lato sbagliato” Questa volta è il Contabile a intervenire, un unicorno occhialuto e grassoccio. Non fa parte di nessun clan ma è in grado, in caso di necessità, di nascondere il ricavato di attività criminali senza lasciarne traccia e per questo tutti lo rispettano e lo trattano da loro pari. Gesticolando come sempre, continua: “La città intera ne ha paura e di certo nessuno dano di mente si fiderebbe ad affidarle la sorveglianza della città. Forse un’azione rapida potrebbe coglierla di sorpresa. Magari potreste provare tutti insieme, nessuno cercherebbe di fermarvi”
“Certo! E tu intanto rimarresti nascosto, eh? Non se ne parla!”
“E allora cosa suggerisci, Pinkmane? Pensi che saresti in grado di vendere la tua roba tranquillamente con quella in circolazione? Io per un po’ potrei svolgere dei lavoretti legali, ma tu invece? O il Sibilante? O anche tu, Grifone. Se non sbaglio la tua famiglia ha già avuto problemi con lei la prima volta. Fossi in te, non abbasserei la guardia”
Albert non risponde, si limita a fare una smorfia di fastidio: non apprezza che gli venga ricordato quel periodo. È invece il Sibilante a prendere la parola, un assassino e mercenario tra i più temuti del’’intera Equestria. Sebbene io sia abituata a servire criminali di ogni tipo qui al Jolly Roger, lui continua a inquietarmi per via del suo aspetto e della particolare parlata. Durante una missione fu coinvolto in un terribile incendio. Sopravvisse, ma il suo corpo era totalmente ustionato e il lato destro del muso orribilmente sfigurato. Questi danni riportati gli rendono difficile parlare chiaramente, costringendolo soprattutto a pronunciare le s come se fosse un serpente. Deciso a sfruttare queste sue nuove caratteristiche, iniziò a indossare un lungo abito verde smeraldo con cappuccio e mantello e a farsi chiamare il Sibilante, diventando perfino più letale che in passato.
“Io e i miei ragazzi sssaremmo pronti ad un’alleanza per attaccare Rich; nessuno più di me sssarebbe felice di bere il sssuo sssangue. Tuttavia sssarò un asssasssino ma non sssono un idiota: finché Trixie resssta con lui, è al sssicuro”
“Oh, ma per favore!” Esplode il bestione di prima “Ma vi sentite? Tanti di voi terrorizzati da una puledra! Siete ridicoli!”
“Tu cosa ne pensi, Rarity?” Senza prestare attenzione a quel buffone, Albert mi invita a entrare nella discussione. Ordino le idee per un attimo e dico: “Nessuno di voi ha la forza per sconfiggere Trixie: attaccatela e cadrete”
Tutti restano silenziosi a rimuginare su quanto detto finché Grifone non riprende la parola: “Propongo di non farci prendere dal panico e di osservare per un po’ le sue mosse. Intanto fermeremo le nostre attività: nessuno dovrà offrire a Trixie un motivo per arrestarci”
“Oh, yeah!”
“Ssse quesssta è la volontà di tutti”
Va bene, va bene. Vuol dire che per un po’ lavorerò solo in ufficio”
“Siete degli idioti!” Sbotta inferocito il pony di Fillydelphia “Non ho mai sentito così tante stronzate insieme!”
“La decisione è stata presa e non si torna indietro” Ribadisce Grifone.
“Mi creda, le conviene allearsi a loro” Gli consiglio mentre ritiro i boccali vuoti. Ma lo stupido sembra non volersi arrendere.
“Bellezza, dovresti smetterla di occuparti di faccende più grandi di te. In fondo sei solo una barista. Una barista bellissima”
Con decisione mi afferra e mi tira verso di sé facendo cadere a terra tutti i boccali, i quali si rompono rumorosamente. Il suo muso è a pochi centimetri dal mio; lo guardo negli occhi, il suo rivoltante alito mi penetra nelle narici.
“Perché non ci spostiamo in una delle stanze private, eh? Solo io e te. Sono certo che sai bene come far divertire un pony. Una come te dovrebbe parlare meno e muovere di più il corpo”
Gli sorrido trattenendo a stento la repulsione. Il mio corno si illumina ma lui non se ne accorge, confuso dall’alcol e dalla libido. Dietro di lui, Grifone mi fa un cenno con il capo: è pronto.
“Tu non sai come trattare una puledra, vero?”
La sua pistola si sgancia dalla fondina e si volge verso di lui. Mentre inizia a capire, sparo e lo ferisco alla zampa posteriore.
“Raaagh!” Cade a terra con un urlo di dolore facendo rovesciare la sedia. Uno scagnozzo dietro di lui si alza di scatto ma Grifone è più veloce: uno sparo e il pony cade a terra morto, il sangue scorre da un piccolo foro alla testa. Gli altri sgherri osservano la scena attoniti mentre il Sibilante ride in maniera sinistra.
Non ancora soddisfatta, schiaccio con lo zoccolo il punto della zampa dove è entrato il proiettile. Mentre il criminale urla, gli dico: “Non so quali puledre sei solito frequentare né con chi hai fatto affari fino ad oggi, ma qui non sei nella tua Fillydelphia: questa è Ponyville! Vedi di adeguarti o la prossima volta non sarò così misericordiosa”
Per la prima volta il suo sguardo esprime timore e consapevolezza dei propri errori. Mi basta. Lo lascio andare e subito i suoi sottoposti accorrono in suo aiuto e lo portano via. Mentre si allontana, lo sentiamo gridare: “Sentirete ancora parlare di me!”
Sono perplessa.
“Come si chiamava?” Domando ad Albert quando è uscito.
“Non ne ho idea. Piuttosto, mi chiedevo: non dovremmo avvisare anche l’altro?”
“Non ce ne sarà bisogno. Lo conosci: tra meno di un’ora avrà già saputo tutto”
“Il Contabile ha ragione. Non mi ssstupirei ssse i sssuoi informatori ssstesssero già correndo ad avvissarlo”
“Allora è deciso, yo! A chi va una partita a poker?”

“E questo è tutto?”
“Sì, capo! I Quattro hanno raggiunto un accordo”
“Molto bene! Allora recapita un messaggio ad Albert Grifone e riferiscigli che i Gufi seguiranno le loro direttive”
“Signorsì!”
Con un salto elegante, il gufo si lancia nel buio della notte e sparisce tra i vicoli. Io resto ancora un po’ sul tetto a osservare la luna. Adoro la luce bianca che emana quando è piena, la osserverei per ore. È una passione che ho fin da quando ero cucciolo: la osservavo dal mio nido e sognavo di diventare grande come lei, il più grande drago del mondo, e speravo di poter osservare dall’alto la vita di tutti. Beh, per metà ci sono riuscito!
D’improvviso sento un verso, un richiamo. Somiglia a quello dei Gufi ma presenta delle differenze. È un suono che non sentivo da tanto tempo.
Possibile che …?
Inizio a correre e, saltando su delle scale esterne, raggiungo il palazzo di fronte. Nascosto nell’ombra c’è il pony che mi ha chiamato: un pony di terra con una giacca e una sciarpa.
“Tu?” Domando sorpreso.
“Ciao, draghetto! Caspita, sono anni che non ci vediamo!”
“Già, anni … cosa ci fai qui?”
“Mi conosci, amo viaggiare. L’ultima città che ho visitato è stata Appleloosa. Adoro l’atmosfera di quelle parti ma la gente è poco divertente e dopo un po’ diventa noioso giocare con loro”
Mentre parla mi lancia un giornale che afferro al volo. È un quotidiano di Appleloosa di due settimane fa; in prima pagina è riportata la notizia dell’esplosione di una bomba alla stazione: dodici feriti gravi.
“Non sei cambiato per niente …” Sussurro sconcertato.
“Tu dici? Io credo di essere cresciuto molto ma, sai, certe passioni non si perdono. Eppure è difficile trovare pony che valga davvero la pena sfidare. Per questo sono qui”
“Vuoi che sia io il tuo avversario?”
“No, sarebbe inutile: ci conosciamo troppo bene. Però ho sentito parlare di una detective molto abile. Voi la chiamate la Melodia”
“Octavia …”
“Vedo che la conosci. Bene, fai quel che preferisci! Avvisala, parlale di me, non raccontarle nulla, quello che vuoi. Ben presto inizierò a giocare e mi auguro che sia abile quanto si dice in giro. Buona serata, Spike”
Si volta, sale sul bordo del tetto e … vola! Da un macchinario che porta sulla schiena si aprono due magnifiche ali meccaniche. A quanto pare ha ultimato la sua invenzione. Lo guardo allontanarsi nella notte e, quasi senza volerlo, sussurro: “Whooves …”

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Capitolo 6
*** Avventura nel bosco ***


Per i criminali di Ponyville è stata una settimana molto dura. Fin dalla sua prima apparizione pubblica, Trixie ha iniziato la sua personale lotta contro il crimine catturando prima pesci piccoli come spacciatori e scippatori, poi osando sempre di più e chiedendo informazioni alla polizia riguardo casi più importanti. La povera Dash non ha naturalmente potuto rifiutarsi di collaborare, ma ha ottenuto da Nandermane il controllo diretto delle indagini portate avanti da Trixie. È probabile che neanche quell’idiota si senta pronto a lasciare Trixie libera di agire senza essere sorvegliata, ma nessuno sa dire quanto a lungo durerà questa situazione.
Nel frattempo Rich ha dato inizio a una massiccia campagna elettorale. Interviste, volantini, cartelloni e spille: il suo muso ricopre ormai ogni superficie della città. Fortunatamente i primi sondaggi non lo vedono in una netta posizione di vantaggio: la gente ha paura, la popolarità di Trixie resta molto bassa nonostante le sue imprese abbiano spinto alcuni pony a darle fiducia. Quel che mi preoccupa è che effettivamente non c’è nessun candidato in grado di fargli davvero opposizione. Certo, se non ci fosse nessun cambiamento fino alle elezioni la giunta di Rich sarebbe estremamente fragile, ma se il suo piano avesse successo diventerebbe imbattibile. Dannazione!
“Derpy! Vado a fare due passi!”
“Va bene! Torni presto, vero? Ricorda che oggi abbiamo appuntamento con Applejack”
“Non preoccuparti, voglio solo schiarirmi le idee”
Applejack! Sia benedetto il giorno in cui ci siamo incontrate! Dopo aver sentito del ritorno di Trixie, si è subito catapultata qui a tirarmi su di morale e a farmi compagnia. È bastato parlare un po’ con lei per stare meglio. Abbiamo organizzato un picnic nei pressi della Everfree Forest. Inizialmente mi aveva invitata a passare da lei, ma alla fine abbiamo optato per il lago e la foresta dato che la piccola Apple Bloom voleva fare una gita con le amiche Scootaloo e Sweetie Belle. Mi fa piacere stare un po’ anche con le piccole, mi fanno star bene e anche Derpy si diverte tanto a giocare con loro. Va bene, non mi tratterrò molto: ho solo voglia di passeggiare un po’ da sola.

Circa una ventina di minuti dopo, sono seduta su una panchina in una delle principali piazze della città. Riscaldata dal tepore dei raggi del sole, osservo alcuni puledrini giocare a pallone mentre le loro madri, poco distanti, sbirciano dentro le vetrine dei negozi. Al di fuori della piazza il mondo torna a essere caotico e chiassoso come sempre, con pony che camminano a muso chino, come se non sapessero nemmeno dove stiano andando, e rumorose carrozze che sfrecciano rapidamente sulle strade. Dal punto di sosta dei taxi partono tre carrozze; due riescono a immettersi con facilità nella via principale mentre il terzo rischia prima di scontrarsi con un altro calesse che rifiuta di rallentare. Animale! Per questo preferisco camminare. Certo, mi avrebbe fatto più piacere se questa passeggiata mi avesse fatto venire anche qualche idea. Invece mi ritrovo qui, bloccata al punto di partenza e con sempre gli stessi ...
“Mi scusi, signorina …”
pensieri che mi vorticano nella mente. Vi prego …
“Scusi …”
che qualcuno mi …
“Signorina!”
Un ragazzino dall’aria imbronciata mi richiama alla realtà. Non è uno dei puledrini che giocava a pallone, credo si sia avvicinato solo ora ma non saprei dire da dove.
“Scusami, ero un po’ distratta”
“Non fa niente. Un tipo mi ha detto di consegnarle questo” Dice passandomi un pacchetto. Sulla carta non ci sono scritte né francobolli.
“E … chi era questo tipo?”
“Non lo so, volevo solo che le portassi questa. Mi ha pagato bene”
“Capisco … bene, grazie allora” Rispondo un po’ preoccupata. Aspetto che si allontani prima di aprire la busta. Al suo interno c’è uno strano oggetto simile a un auricolare ma senza fili e una lettera con su scritto “Il tasto rosso lo accende e lo spegne, la rotellina cambia il volume. Giochiamo?” e una serie di numeri: 1-1-2-3-8-13. Un gioco, eh? Accendo l’auricolare e me lo porto all’orecchio.
“Pronto?”
“Parlo con la Melodia? La detective Octavia?” È una voce camuffata, impossibile da riconoscere.
“Sono io. Lei chi è?”
“Credo che farebbe meglio ad ascoltare prima quel che ho da dire, non ha molto tempo”
“La ascolto” Non mi piacciono le sfide a tempo.
“Circa un minuto fa, tre taxi sono usciti dal deposito. Ognuno di loro ha una bomba al suo interno: una è a tempo mentre le altre due sono controllate a distanza. Il suo compito è trovare il taxi con la bomba a tempo e disattivarla. Ha il permesso di chiedere informazioni sulle tre carrozze o contattare direttamente il conducente per conoscere il suo tragitto o per dare ordini. Non potrà però parlare delle bombe e la soluzione del gioco dovrà venire solo da lei. In caso contrario farò esplodere tutti e tre i taxi. Se vincerà, potrà rimuovere anche le altre bombe senza alcun pericolo. Cortesemente, tenga acceso l’auricolare. Ha dieci minuti a partire da … adesso! Allons-y!”
Resto scossa per qualche secondo e ripenso rapidamente a quel che ho sentito. Sta accadendo davvero? Non importa, non posso rischiare: devo correre a controllare!
Tre bombe! Merda! Mi alzo di scatto e corro diretta verso il deposito delle carrozze; nell’attraversare la strada vengo quasi investita ma, incurante delle urla dietro di me, continuo per la mia via. Nel deposito ci sono ancora una decina di carrozze sorvegliate da un guardiano; poco distante, due conducenti bevono un caffè. Inizio a controllare i taxi, tutti rigorosamente contrassegnati con un numero, e li confronto con i numeri segnati nella lettera: il numero 8 manca all’appello.
“Serve aiuto?” Il guardiano mi ha raggiunto, probabilmente insospettito dai miei movimenti. Quando mi riconosce, la sua espressione torva cambia rapidamente: “Oh, ma lei è la Melodia!”
“Esattamente. Ascolti, ho bisogno di lei: può mettermi in contatto con la carrozza numero 8?”
“Con il conducente? Certo, ma …”
“La prego, è urgente! Non posso spiegarle ma si fidi, la prego!”
“Va … va bene. Mi segua” Il pony non sembra convinto ma fortunatamente l’essere una famosa detective ha i suoi vantaggi. Dall’auricolare mi arriva il messaggio: “Sono passati tre minuti”
Raggiungiamo una piccola sala di comunicazione dove siede un giovane unicorno occhialuto.
“Sveglia, ragazzo! La detective vuole un contatto con la carrozza numero 8”
Senza dire una parola, l’unicorno preme una serie di pulsanti e mi passa il microfono. Nella stanza si diffonde una voce: “Qui carrozza 8”
“Qui detective Octavia Melody! Mi serve conoscere la sua posizione attuale!”
“Detective, ma cosa … ?”
“È urgente!” I due pony nella stanza con me iniziano a preoccuparsi.
“Mi trovo nei pressi della Celestia Tower. Si è sganciata una ruota della carrozza e sto aspettando aiuto da dieci minuti”
Dieci minuti? No, è impossibile!
“Da quanto tempo ha lasciato il deposito?”
“Direi da un’ora o poco più”
La stanza sembra farsi di colpo più piccola, sembra che le pareti mi stiano per schiacciare.
Ho sbagliato.
Riapro terrorizzata la lettera e rileggo nella mia mente i numeri. Mi colpisce specialmente la ripetizione del numero 1. Ma cos’è, un codice?
“Cinque minuti”
Stai zitto, stai zitto, stai zitto! Cinque minuti andati, me ne restano cinque. 1-1 … cinque minuti … 2-3-8-13 … cinque min … cinque?
“Non è la carrozza 8 …”
“Come, scusi?” Domanda il guardiano.
“Non ho visto la carrozza 5. Da quanto è uscita?”
“Da appena qualche minuto”
“La contatti subito!”
5. Come il numero che manca sul foglio per scrivere la sequenza di Fiponacci, uno dei più grandi matematici di Equestria. Chiunque sia chi mi ha lanciato questa sfida, di certo non è uno stupido.
“Qui carrozza 5”
“Sono la detective Octavia! Mi ascolti attentamente: deve immediatamente fermarsi e far scendere i suoi passeggeri! Qual è la sua posizione attuale?”
“Io … io sono a due isolati dal deposito, in direzione  Ovest. Ma non posso fare quel che dice! Insomma, ho un regolamento da rispettare, ho …”
“Me ne fotto del suo regolamento! Si fermi e cerchi di allontanare tutti dalla zona! Sto arrivando! E lasci la carrozza aperta!”
Restituisco il microfono all’addetto e inizio a correre più veloce che posso; dietro di me sento il guardiano chiedere spiegazioni, ma non ho tempo per dargliele perché dall’auricolare la voce mi avvisa che restano solo tre minuti.
Per strada fortunatamente non ci sono molti pony e questo mi permette di avanzare senza difficoltà. Nonostante questo, impiego circa due minuti a raggiungere il posto.
La carrozza è lì, senza nessuno attorno, parcheggiata con poca attenzione. Alcuni curiosi osservano la scena da postazioni sicure, per strada o dalle finestre dei palazzi vicini.
Raggiungo la carrozza e inizio a cercare l’ordigno dentro e fuori l’abitacolo dei passeggeri, in mezzo ai cuscini, sul tettuccio, ovunque.
“Soltanto trenta secondi”
È poco tempo ma non importa: l’ho trovata. È attaccata sotto la carrozza con del potente nastro adesivo. Non presenta cavi di alcun colore ma solo un bottone rosso.
“Hai detto che se avessi fatto in tempo non sarebbe scoppiata. Non giocherai sporco proprio alla fine, vero?”
“Sono un pony di parola”
Stringo i denti spaventata, chiudo gli occhi e premo il pulsante. L’ordigno emette un suono metallico e nulla più. Intorno a me regna il silenzio. Attendo cinque, dieci, venti secondi. Infine mi abbandono a una risata liberatoria mentre il mio avversario esclama: “Complimenti, detective! Lei ha vinto!”
Ancora stesa a terra, tossisco ripetutamente senza però smettere di ridere. Decido di rialzarmi solo quando vedo i primi passanti avvicinarsi alla carrozza. Tra questi c’è anche il conducente che prova ad avvicinarmi, ma io lo evito per discutere con il misterioso giocatore.
“Le altre bombe?” Domando, scrollandomi da dosso un po’ di polvere.
“Gliel’ho detto, non sono un pericolo. Le ho disattivate e oggi stesso mi occuperò di rimuoverle”
“Già, sei un pony di parola …” Ripeto sarcastica “Ma veniamo al dunque: perché l’hai fatto? Chi sei?”
“Immagino che meriti delle risposte. Io sono un giocatore, uno che ama le sfide. Ho voluto sfidarla perché ho sentito molto parlare di lei e delle sue straordinarie abilità. Beh, sembra che le voci fossero vere. Per quel che riguarda la mia identità, mi chiami con il soprannome con cui sono conosciuto nelle altre città in cui sono stato: Master. Master come colui che crea la storia nei giochi di ruolo. Nome appropriato, non crede?”
“Quindi hai … giocato così anche in altre città?” Domando con voce incrinata.
“Sì. Questo la infastidisce?”
Se è qui vuol dire che tutti quelli sfidati prima di me hanno perso. Quali conseguenze ci saranno state?
“Bene! Per oggi è tutto! Mi farò sentire presto, detective. Lei si tenga pronta. Mi raccomando, non getti l’auricolare”
L’apparecchio emette un beep e la comunicazione ha fine. Lo tolgo dall’orecchio e, dopo averlo spento, lo osservo con attenzione respirando silenziosamente. Una nuova minaccia è arrivata a Ponyville, per giunta nel momento peggiore. Ho paura che questo “Master” mi darà del filo da torcere.
“Detevtive, mi scusi” Vengo raggiunta dal tassista, un pony dallo sguardo confuso “Cosa è successo? Le serve ancora la mia carrozza?”
“No, ma ho bisogno di lei. Chiami la polizia e dica da parte mia al commissario Dash di venire qui. E, per favore, mi porti dell’acqua: muoio di sete”.

“Come sarebbe a dire che non può raggiungerci?”
“Ha avuto un contrattempo” Risponde Derpy visibilmente dispiaciuta “È dalla polizia per qualcosa che è successo poco fa, non so cosa. Ha detto di non preoccuparci e che ci raggiungerà nel caso riesca a finire presto”
Non preoccuparci? Sarà dura! Derpy non riesce nemmeno a godersi la giornata al lago con Apple Bloom e le altre. In che guaio ti sei cacciata stavolta, Octavia? Spero che non abbia a che fare con Trixie.
“Sorellona! Derpy! Venite a giocare?”
Apple Bloom ci invita a raggiungerla vicino alla riva del lago e decido di approfittarne per scuotere un po’ la pegaso grigia.
“Ti va un giro nella foresta, zuccherino? Le piccole non l’hanno mai vista e sono sicura che non aspettano altro, ma non sono sicura di poterle tenere a bada da sola. Puoi aiutarmi?”
Intuisce quel che sto cercando di fare ma accetta. Chiamiamo le tre piccoline e, dopo aver stabilito le regole di sicurezza, ci addentriamo nella Everfree Forest.
Non è consigliabile avventurarsi nel folto della foresta ma, finché si rimane ai margini, può anche essere un bel posto per una gita. La luce del sole passa debolmente attraverso il fitto fogliame dei maestosi alberi e illumina fiori colorati, foglie cadute, cespugli e animali di ogni tipo.In lontananza si avverte lo scroscio di un ruscello ma non so come raggiungerlo e provandoci rischieremmo di perderci. Comunque le tre zuccherine si divertono lo stesso, intente come sono a inseguire scoiattoli e a farsi scherzi. Persino Derpy sembra recuperare vigore e tornare se stessa; prova anche a imitare i saltelli di una rana ma fallisce miseramente e cade goffamente tra i fiori, suscitando l’ilarità delle altre.
“Oh, ma ditemi se non è la giovane Derpy con le sorelle Apple!”
Da dietro alcuni cespugli compare l’unicorno viola che venne alla tenuta per parlare con Octavia mesi fa: Twilight Sparkle. Derpy avanza sorridente: “Dottoressa Sparkle, che piacere! Cosa fa qui nella foresta? Una passeggiata anche lei?”
“Purtroppo non dedico molto tempo al relax, tesoro: sono venuta per fare scorta di erbe per le mie ricerche” Dice un po’ affannata.
Non mi piace la confidenza che Sparkle mostra nei confronti: Octavia dice che potrebbe avere delle idee pericolose. Meglio tenerla d’occhio.
“E invece dov’è la nostra amica detective?”
“Impegnata con la polizia. Sembra ci siano stati dei problemi in città” Rispondo entrando nella discussione.
“Oh! Spero che non sia nulla di grave”
Scuoto le spalle, poi invito le altre ad andare: “Bene ragazze! Vogliamo continuare la nostra gita?” Mi giro verso le piccole ma non vedo Apple Bloom da nessuna parte. Scorgo invece Scootaloo tra dei cespugli in disparte e le chiedo preoccupata dove sia.
“Credo sia qui intorno. Abbiamo visto una grande farfalla e la stavamo seguendo”
Inizio a sudare freddo. Provo a chiamarla a gran voce ma lei non risponde. “Applejack, resta qui con Scootaloo e Sweetie Belle! Io vado a cercarla!” Derpy si lancia nella boscaglia prima che io possa fermarla. Penso di seguirla ma poi guardo le espressioni spaventate delle due puledrine e capisco quale sia il mio posto.
Resto in attesa per … non lo so, non ho idea di quanto tempo sia passato, mi sembra di essere qui da secoli. Scootaloo si guarda intorno senza allontanarsi, sperando di individuare le due amiche che tornano, mentre la dolce Sweetie Belle è seduta tremante vicino a me e cerca rifugio nelle mie carezze. Anche Sparkle è rimasta con noi, sembra stia ascoltando con attenzione ogni fruscio, ogni passo, ogni rumore. Mi infastidisce e inquieta allo stesso tempo.
Improvvisamente si sentono delle urla e dei versi spaventosi. Sparkle spalanca gli occhi e si alza di scatto ma io la anticipo.
“No! Vado io! Stai con le piccole!”
Corro seguendo le urla finché non raggiungo un piccolo spiazzo tra gli alberi dove vedo Apple Bloom e Derpy scappare inseguite da un enorme orso infuriato.
“Di qua! Di qua!” Attiro la loro attenzione e intanto cerco un modo per distrarre la belva dal pelo grigio e dagli occhi rossi. Le due sembrano avere un buon vantaggio sull’inseguitore ma Apple Bloom inciampa su una radice cadendo a terra.
“Apple Bloom!” Cerco di raggiungerla per aiutarla, ma Derpy è più veloce e le fa da scudo ponendosi tra lei e l’orso.
La bestia si ferma e si alza su due zampe, terribile e maestoso. Urla di nuovo e fa scappare un gruppo di uccellini ma non Derpy. Derpy rimane immobile a fissarlo. L’orso si ferma, limitandosi a ringhiare e sbuffare mantenendo i suoi occhi fissi in quelli della pegaso.
Alla fine si calma, senza alcun apparente motivo. Poggia le due zampe anteriori a terra e va via, tornando nella foresta.
Non riesco a crederci.
Mentre guardo l’orso allontanarsi, Derpy cade a terra. Apple Bloom mi chiama spaventata e io raggiungo la pegaso: non si muove più, non sente nulla.
“Oh no, zuccherino! Non farmi questo!” Provo a scuoterla ma lei non ha reazioni “Andiamo, Derpy! Coraggio! Derpy! Derpy …”    

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Capitolo 7
*** Gli amici del drago ***


Quando mi sveglio sono stesa su un piccolo letto in una stanza che non conosco. Non so come ci sono arrivata; le ultime cose di cui ho memoria sono Apple Bloom in pericolo, gli occhi infuocati dell’orso e … no, devo essere ancora un po’ intontita.
Mi giro su di un fianco e vedo Octavia che prepara un impacco di ghiaccio in un’altra stanza.
“Octavia …” La chiamo con voce debole.
Quando mi sente, corre da me preoccupata facendo anche cadere il ghiaccio.
“Derpy! Stai bene?” Domanda posandomi una zampa sul capo per accertarsi delle mie condizioni.
“Sto bene, ho solo un po’ di mal di testa. Dove siamo?”
Siamo a casa della dottoressa Sparkle. Octavia mi spiega che, dopo il mio svenimento, Applejack voleva portarmi in ospedale ma la dottoressa ha consigliato di andare da lei: non solo l’ospedale era troppo lontano, ma lei avrebbe anche potuto aiutare di più unendo le sue conoscenze magiche e mediche ai medicinali che conserva in laboratorio. Nonostante i dubbi, Applejack aveva deciso di fare come lei diceva ma era rimasta comunque a vegliare su di me anche dopo l’arrivo di Octavia, prontamente informata. Solo dopo alcune ore si era lasciata convincere a tornare a casa prima che facesse buio.
“Ma si può sapere cosa è successo?” Domanda Octavia.
“Non te lo so dire. Quando Apple Bloom è caduta ho reagito di impulso. Ho creduto che …” Tremo di nuovo al pensiero dell’enorme animale.
“Non preoccuparti. È finita, Derpy” Mi dice accarezzandomi delicatamente il muso “Sei stata davvero coraggiosa. Sono fiera di te”
“Grazie …” Sussurro felice.
Due vigorosi colpi alla porta anticipano l’ingresso della dottoressa Sparkle. Con un’espressione gioiosa sul muso, si avvicina al letto saltellando e gridando: “Tesoro! Ti sei svegliata finalmente! Non sai quanto siamo state in pensiero!”
La sua teatralità mi strappa un sorriso.
“La ringrazio per tutto quel che ha fatto per me, dottoressa. Lei e Applejack mi avete aiutata tanto e … oh, per Celestia! È un drago!”
Vicino alla porta c’è proprio un piccolo drago viola che ci osserva. Se non fosse per il mal di testa martellante direi che sto ancora sognando.
La sorpresa è ancora maggiore quando dice: “Sono lieto che stia bene, signorina Derpy”
“Sa parlare!” Un drago! Un drago educato che parla! Non ho idea di che espressione io abbia in questo momento ma sono certa che sia molto buffa.
“Derpy, ti presento Spike. È un amico di Twilight” Spiega Octavia.
“Non avevo idea che ci fosse un drago a Ponyville. Perché non me ne hai mai parlato?” La incalzo.
“Ecco … è un po’ difficile da spiegare …”
“Sono sicuro che la detective non abbia voluto farle alcun torto” Le viene in aiuto Spike “Immagino sia stato un modo per difendere i miei interessi e per questo le sono riconoscente. Col tempo mi conoscerà meglio ma per ora, signorina, mi consideri soltanto il suo primo amico drago”
Per Celestia! Ho un amico drago! Ho un amico drago!
Riesco solo ad annuire. Spike allora domanda: “Le signorine gradiscono del tè? Vorrete recuperare le forze”
Accettiamo mentre la dottoressa chiede un caffè: “Prendi il servizio buono, Spike: abbiamo ospiti”
Il draghetto si allontana e io riempio subito di domande la dottoressa. Neanche lei può darmi molte informazioni ma vengo a sapere che questa è in realtà casa di Spike e che lei ci si è trasferita tempo fa. Capisco presto che Spike riveste un ruolo molto importante all’interno della città, probabilmente in ambito non legale. Mi stupisce però il rispetto con cui ne parlano non solo la dottoressa ma persino Octavia, di solito insofferente verso ogni criminale.
Dopo un po’ Spike torna dalla cucina portando un vassoio con quelli che sembrano tre teschi equini. La dottoressa prende subito il suo caffè e inizia a zuccherarlo, Octavia afferra la “tazza” con poca convinzione mentre io resto immobile.
Spike si accorge dei miei tentennamenti e assicura: “Non si preoccupi, signorina, quelle sono davvero tazze. La signorina Twilight crede che dai teschi veri si debbano bere solo alcolici”
Rido divertita prima di rendermi conto che quella non voleva essere una battuta. Chino il capo arrossendo imbarazzata.
“E a te che è successo, Octavia? Ho sentito che hai avuto da fare”
Ah, giusto! Octavia era andata dalla polizia!
“È successo qualcosa di grave? È stato tutto così improvviso”
Octavia si morde leggermente il labbro, poi spiega: “Un tizio ha quasi fatto esplodere tre bombe in centro. Mi ha sfidato a trovarne una prima che fosse troppo tardi e, se ci fossi riuscita, avrebbe disattivato le altre”
“Dunque il fatto che la città sia ancora al suo posto dimostra che hai vinto”
“Esatto, Twilight. Ma è stata dura e temo che non sia finita”
Continuiamo a fare domande di ogni tipo e veniamo a conoscenza del bizzarro modus operandi di questo “Master”. Non è da molto che collaboro con Octavia, sono ancora una novellina, eppure questa è la prima volta che sento di un criminale che sfidi le forze dell’ordine e sia anche tanto leale. Sembra davvero che non gli interessi nemmeno compiere il crimine. Come ci si comporta con uno così, con un “giocatore”? Bisogna cercarlo costantemente o assecondarlo e sperare che faccia un passo falso? E fino a che punto lo si può assecondare?

“Possiamo parlare, Spike?”
Dopo che Octavia e Derpy se ne sono andate, Spike ha convocato urgentemente i Gufi Generali, le più alte cariche dell’organizzazione dopo di lui, e ha tenuto una riunione organizzativa giù nei sotterranei. Non l’avevo mai visto così preoccupato, così cupo. Ho aspettato che finisse seduta sulle scale, senza neanche una luce a schiarire le tenebre che mi circondavano.
Posso raggiungerlo solo al termine della riunione quando i Generali, avvolti nei loro mantelli, mi salutano con un inchino e si allontanano dall’abitazione seguendo direzioni diverse. Spike invece è ancora nel laboratorio e studia una grande mappa di Ponyville aperta sul tavolo operatorio.
“È tardi, Twilight. Non vai a dormire?”
“Non finché non mi avrai detto che succede. Questa non è stata una riunione come le altre, vero? Sei scosso, Spike, e Octavia è coinvolta in tutto ciò”
“Lady Octavia non è coinvolta in niente”
“Ti ho visto prima, Spike, mentre Octavia raccontava la sua avventura. Quando sei nervoso cominci a muovere la coda in cerchio, è una tua abitudine. Non prendermi in giro, Spike. Non tu”
Lui si porta una zampa alla testa mentre inizia a tamburellare pensieroso gli artigli dell’altra sul tavolo. Con voce bassa mi dice: “Non lo farei mai. Ma la situazione è molto più complessa di quanto sembri e devo essere io a trovare una soluzione. Octavia, la polizia, la città intera hanno troppo a cui badare e non posso rischiare che succeda qualcosa di grave mentre loro sono impegnate con Trixie”
“Non hai mai avuto molto a cuore il destino di Ponyville”
Il rapporto di Spike con la città non è mai stato dei migliori. Dopo essere stato cacciato dalla comunità dei draghi aveva vagato a lungo alla ricerca di un luogo che potesse diventare il suo nuovo “nido”. Spike non ha mai parlato molto del suo passato ma so che, quando arrivò a Ponyville, aveva già guadagnato una notevole somma di denaro, frutto di attività illegali in molte altre città. Decise di stabilirsi definitivamente e di fondare l’organizzazione dei Gufi. Neanche qui però riuscì a trovare completamente il nido accogliente che desiderava: era pur sempre un drago. Lui però volle restare e decise anche che mai più avrebbe compiuto altri crimini oltre allo spionaggio dei Gufi, il che era una scelta strana in una città così violenta.
Nel corso degli anni si è creato una cerchia molto ristretta di amici e collaboratori e l’organizzazione ha iniziato a funzionare perfettamente, raccogliendo adepti di ogni tipo: senzatetto, criminali pentiti, studenti insoddisfatti, giovani ribelli e perfino alcuni pony benestanti. E così oggi Spike è allo stesso tempo temuto, rispettato e disprezzato. Strano destino per un draghetto esiliato.
Mi rendo conto solo adesso, mentre lo guardo chino a osservare una cartina più grande di lui, di non avergli mai chiesto se abbia trovato la felicità qui o, per lo meno, qualcosa che le si avvicini. Spike ha fatto tanto per me, più di chiunque altro, e ancora oggi continua ad aiutarmi e a viziarmi. Io invece, dopo essere stata scarcerata, mi sono affidata totalmente alle sue cure, quasi pensando che mi fosse dovuta un po’ di fortuna. Ma ho mai ricambiato i suoi favori? Il massimo che ho fatto è stato aiutarlo con le sue attività fornendogli consulenza scientifica, senza nemmeno entrare in azione al suo fianco insieme agli altri Gufi. So di non essere una spia, ma può questo giustificarmi?
Mi sfugge un singhiozzo, non riesco a trattenermi. Quanto mi odio! Odio il non riuscire a comportarmi normalmente quando sono con lui. Non posso farci niente, è più forte di me: è come se qualcosa in lui fosse capace di abbattere ogni mia barriera. Stupida, stupida Twilight!
Con una zampa mi accarezza gentilmente la criniera per calmarmi.
“Saliamo sopra” Mi dice “Ti racconterò tutto”
Grazie di esserci, Spike.

“Il pony con cui si è confrontata lady Octavia si chiama Doctor Whooves. Lo conobbi all’inizio del mio viaggio e fu il primo pony con cui strinsi amicizia. Era un giovane scapestrato e ribelle, ma anche molto intelligente e dotato di un grande senso pratico. Aveva abbandonato casa, studi e famiglia perché non si sentiva motivato e vedeva la sua vita sfuggirgli velocemente dagli zoccoli. Si misi in cammino per fare esperienza, espandere le sue conoscenze e, perché no, divertirsi. Fu proprio per divertirsi che decise di aiutarmi con i miei primi crimini. Ci servivano dei soldi per vivere e quindi collaboravamo per realizzare dei furti: lui creava strumenti utili per i colpi e li metteva in pratica mentre io ricorrevo ai miei sensi di drago, più sviluppati di quelli di voi pony, per evitare ogni pericolo. Da allora viaggiammo insieme insegnandoci l’un l’altro tutto quel che sapevamo e diventando amici. Quando fondai la prima formazione dei Gufi, ancora dedita a diversi tipi  di crimini, lui divenne il mio vice.
Purtroppo però lo spionaggio non gli bastava, così come non gli bastavano quei furti ormai sempre meno frequenti. Lui cercava emozioni, sfide, adrenalina. Divenne sempre più spregiudicato e spesso mise in pericolo se stesso e i suoi alleati: azioni in solitaria, attacchi contro le forze dell’ordine, decisioni affrettate o poco calibrate. Desiderava trovare qualcosa che lo mettesse davvero alla prova e non si curava delle conseguenze che le sue azioni avrebbero potuto avere. Ho provato più e più volte a farlo ragionare, ma non è mai servito a niente.
E un brutto giorno fui costretto a cacciarlo: per colpa di un’azione sconsiderata si era inimicato un importante clan mafioso. L’Organizzazione fu attaccata di sorpresa e noi non potemmo difenderci. Fummo costretti a scappare ma ci salvammo in pochi: io, uno degli odierni Generali, due che poi abbandonarono l’associazione e lo stesso Whooves; gli altri non furono così fortunati”
Il rumore della pioggia che cade nel vicolo accompagna Spike per tutta la durata del racconto. Ora capisco il suo comportamento: è una faccenda personale.
“Vuoi essere tu a fermarlo. I Gufi lo stanno cercando per tutta Ponyville”
Lui annuisce. Rimango a osservarlo, un piccolo drago pronto a prendersi le sue responsabilità più di quanto non farebbe la maggior parte dei pony di questa città.
“Non lo fai per Ponyville”
“No. Certo, vorrei evitare spargimenti di sangue, ma non lo faccio per la città”
“Vuoi vendicare i Gufi?”
“Se avessi cercato vendetta l’avrei ucciso quella notte. Lo faccio per lui, Twilight. Era mio amico. Non può andare avanti così. E poi meglio io che Trixie”
Non ci avevo pensato: se Octavia ha raccontato il fatto alla polizia, presto o tardi Trixie verrà a saperlo. E se decidesse di occuparsene non è detto che Whooves riuscirebbe a cavarsela. Ma Trixie non è un pericolo solo per lui.
“Spero che tu non voglia esporti troppo”
“Soltanto il necessario” Risponde in maniera evasiva.
Vorrei offrirgli il mio aiuto ma so che rifiuterebbe. I suoi occhi sono malinconici ma brillano combattivi. Mi limito a dirgli: “Sai che io ci sono per ogni evenienza, vero?”
“Sì, lo so. Grazie. Adesso vai a letto: si è fatto davvero tardi. Io resto qui ancora un po’”
“Ah, no!” Esclamo “Resto con te, Spike. A costo di addormentarmi sulla sedia”
Cosa che, credo, accadrà tra meno di quindici minuti.

“Il suo arresto fu un colpo duro per tutti noi. In molti erano morti, la maggior parte era finita dietro le sbarre e lei direttamente ad Arkhay. Ci salvammo in cinque, ma ormai nessuno si sentiva più in grado di continuare. Io ero l’unico ad avere ancora fede in lei, sapevo che sarebbe tornata. Avrei voluto aiutarla, deve credermi, ma ormai ero solo e non potevo neanche tornare a Ponyville: se mi avessero visto, la mia copertura sarebbe saltata. Avrei voluto avere il suo carisma e la sua forza per far rinascere la Illusion e venire ad aiutarla, ma … sono un debole!”
“Però adesso sei qui. Sei l’unico”
“Non potrei mai abbandonarla! Mai!”
Gli occhi blu dietro gli spessi occhiali sono sinceri. Non sono sola. Nonostante la mia precedente sconfitta, lui mi è ancora fedele al punto da inchinarsi.
“Come ti salvasti quella notte?”
“Usai il Libro Nero. L’avevo studiato con attenzione”
Interessante, non sono molti gli unicorni in grado di usare quegli incantesimi.
“Mi hai contattato dicendo di avere informazioni: parla!”
“Alcuni criminali minori temono le sue interferenze nelle loro attività e hanno deciso di dimostrare a Rich chi comanda. Non hanno ancora deciso come fare perché non hanno trovato il sostegno dei principali rappresentanti della malavita”
“Vogliono agire da soli?”
“Precisamente”
Tsk, stupidi! Ma chi si credono di essere? Li schiaccerò come mosche!
Eppure … forse c’è un’altra possibilità. Il piano di Rich procede con lentezza e i cittadini ancora non si fidano di me. Forse potrei prendere il controllo della situazione.
“Sarò io a fornir loro l’occasione adatta” Affermo con grinta, poi gli dico “Mi sei stato molto di aiuto e spero che anche in futuro potrò fare affidamento su di te”
“Sempre pronto a servirla, Grande e Potente Trixie”
“E allora alzati, Sunburst! Io e te faremo risorgere la Illusion!”

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Capitolo 8
*** La nuova generazione ***


“Hey, Fluttershy! Dai un’occhiata a questo!”
Il commissario mi chiama dal suo ufficio, dove se ne sta seduta alla scrivania a leggere il giornale. La raggiungo e mi mostra l’articolo in prima pagina chiedendomi: “Cosa ne pensi?”
Filthy Rich ha annunciato un comizio che si terrà fra tre giorni nella piazza centrale della città. In seguito alle numerose preoccupazioni espresse dai cittadini in merito alla questione Trixie, il candidato sindaco sembra voler rispondere direttamente a ogni domanda e fugare ogni dubbio senza la mediazione di giornalisti o forze dell’ordine, così da stabilire un rapporto più stretto con gli elettori.
In effetti, nonostante alcuni arresti compiuti, la popolarità di Trixie è rimasta molto bassa non solo perché le sue azioni sono controllate e gestite da noi della polizia, ma soprattutto perché la gente continua a essere impaurita.
“Sembra che Rich sia in difficoltà” Rispondo al commissario “I sondaggi preliminari cosa dicono?”
“Si mantengono stabili, forse Rich è calato leggermente. È debole, Fluttershy, ma sono sicura che non si arrenderà facilmente”
“Ha dei dubbi su questo comizio?”
“Beh, sì. Insomma, mi sembra strano: sembra quasi che sia costretto a giocare sulla difensiva”
“In effetti è così, commissario: vorrà mostrare di avere ragione su Trixie. Non è la prima volta che tiene un comizio però: cosa avrebbe questo di diverso?”
“È questo il punto, Fluttershy: non lo so” Risponde alzandosi. Camminando per tutto lo studio, continua: “È un comizio come gli altri ma, nello stesso tempo, è diverso: è troppo teatrale e non mi piace. Pensi che mi sbagli?”
“Ecco, io … io non lo so” Rispondo titubante “Credo che lei si stia preoccupando di troppe cose al momento”
“Cosa intendi dire?”
“La minaccia più grande ora è Trixie. È potente e ricopre un ruolo importante, senza contare che dobbiamo tenere d’occhio anche Octavia. Non possiamo evitare a Rich di parlare alla città, quindi è nostra priorità lavorare affinché non succeda nulla di grave”
Il commissario rimane silenziosa poggiata alla scrivania. Riguarda un’altra volta il giornale e mi dice: “Hai ragione, Fluttershy. Continuiamo per la nostra strada ma non abbassiamo la guardia”
“Nossignora!”
Sto per uscire dallo studio quando mi chiede: “Sul pony che ha sfidato Octavia ci sono novità?”
“No, commissario” Chiunque sia, sa come non lasciare tracce. È bravo.
“In caso di novità, corri ad avvisarmi. Diamine, si può sapere perché questa città attira i pazzi?”

Scosto la tenda del palco da dietro le quinte per dare un’occhiata all’esterno. La piazza di Ponyville, illuminata dal sole, è gremita di pony di ogni età, ce ne sono molti più di quanto mi aspettassi. La giornata è davvero calda e alcuni cercano riparo come possono, in un gelato o in una bibita fresca.
La piazza è assediata da forze dell’ordine pronte a intervenire per qualunque evenienza. Sono sul palco, sotto, in mezzo alla folla, ovunque! Dash avrà detto che sono una protezione necessaria ma non ho mai visto tanti poliziotti ad un comizio: non sono qui per proteggere Rich ma per controllare me. Chissà lui cosa ne pensa! Eccolo lì mentre si fa dare un’ultima sistemata dalla truccatrice. Arrogante, tronfio e vanesio! Sono sicura che goda al pensiero che tutti i pony qui fuori siano venuti per lui: il suo egocentrismo è sconfinato. Oh, eccolo che arriva!
“Oggi è più elegante che mai, signor Rich”
“Grazie mille, Trixie, anche tu sei radiosa. Dobbiamo dare il meglio di noi davanti a quella gente: voglio che tutti si convincano che io e te siamo davvero il meglio che possa capitare a questa città”
“Eppure continuo a chiedermi se non sarebbe stato meglio attendere il confronto con gli altri candidati”
“Questo perché tu non sei esperta di politica. Quest’oggi discuterò del tema più scottante della mia campagna elettorale senza poter essere interrotto o infastidito in alcun modo. Mostrerò a tutti quanto abbiamo ragione. Fidati, è una buona idea” Termina con un disgustoso occhiolino.
Oh, certo! Tu continua a parlare come se fosse davvero un’idea tua. È così facile ingannare quelli come lui che quasi non mi diverto.
“Pronti!”
Un pony poco distante ci fa un cenno invitandoci ad andare. Il primo a mostrarsi è naturalmente Rich che raccoglie dei cordiali applausi di incoraggiamento. Già con le sue prime parole dimostra una grande conoscenza delle regole dello spettacolo e di essere un abile oratore. Ha inizio un discorso introduttivo vivace, tagliente e un po’ volgare che il pubblico sembra gradire.
Dopo dieci minuti di show vengo finalmente invitata a raggiungerla, ma stavolta la reazione è più fredda. Non è importante, anzi era prevedibile. Scruto con attenzione la folla preparandomi per quel che sta per accadere. Sunburst è posizionato al lato destro della folla opportunamente camuffato. Sembra molto tranquillo: la sua idea deve aver funzionato.
“Vuoi aggiungere qualcosa, Trixie?” Domanda Rich offrendomi il microfono.
Ha inizio così il mio show. Ne avrei fatto volentieri a meno ma secondo Rich è importante che io dia un messaggio alla città intera. Dannazione, io odio i monologhi! Cosa credono che sia, il cattivo di un fumetto?
“Il tuo discorso è stato straordinario, Rich, eppure sì, c’è qualcosa che vorrei dire” Recito la frase iniziale del mio discorso accordato come se fossi una puledrina alla sua prima recita scolastica.
Ed è allora che la vedo. Lì, proprio davanti a me, in una delle prime file: Octavia Melody. I suoi occhi sono fissi su di me, il suo sguardo è privo di espressione ma riesco lo stesso a sentire la sua rabbia e il suo odio.
Era da anni che non stavo così bene.
“Io … io avevo preparato un discorso. Avrei voluto parlarvi dei due anni passati ad Arkhay, quell’orribile, orribile posto; avrei voluto raccontarvi dei medici che, nonostante la mia fama, non hanno mai voluto arrendersi con me; avrei voluto spiegarvi i miei propositi, come intenda ripagare questa città per quello che ho fatto … ma ho cambiato idea. Voi tutti pensate di essere venuti qui per me ma vi sbagliate: sono io a essere qui per voi. Oggi sono su questo palco per due motivi. Prima di tutto vorrei ringraziare chi mi ha permesso di parlare a tutti voi oggi e mi ha affidato l’incarico di aiutare la polizia nel suo lavoro. La ringrazio per la fiducia, sovrintendente Nandermane.
E, a proposito di fiducia, non posso non ringraziare proprio Filthy Rich, il primo ad aver creduto in me e nella mia riabilitazione. Ora ho un futuro davanti e lo devo solo a lui.
Ma oggi voglio anche fare i conti con il mio passato. Quel mostro, quell’animale che ero prima ha fatto tante cose imperdonabili e infatti non sono venuta sperando che voi dimentichiate. Molti pony sono morti, altri hanno sofferto o hanno visto amici soffrire …
Non pretendo che mi perdoniate, ma spero almeno di far nascere una nuova opinione di me grazie al mio lavoro. E nel frattempo … io vi chiedo scusa. È soltanto una parola, ma è sincera. Scusatemi, abitanti di Ponyville!”
Inchino. Sipario. Attesa.
Il silenzio viene spezzato da Rich, il primo ad applaudire. Lo seguono collaboratori e sostenitori, poi Nandermane e la sua giunta e infine anche il resto della folla si lascia andare. Non tutti, certo, ma la maggior parte. La polizia rimane in silenzio, alcuni pony lanciano dei fischi e Octavia rimane impassibile. I nostri sguardi si incontrano e mi sembra di essere di nuovo in tribunale, l’ultimo giorno del processo.
Questo applauso è per te, Octavia, assaporalo fino all’ultimo istante. Prego affinché tu possa ricordarlo per sempre.
“Bene! Qualcuno ha domande?” Rich invita il pubblico a partecipare: è il segnale.
Non so bene cosa dovrebbe succedere, Sunburst non ha potuto spiegarmi i dettagli. Mi toccherà improvvisare.
L’attesa non è lunga: mentre Rich risponde a una domanda, dal lato opposto a Sunburst arrivano alcuni schiamazzi.
“Che cazzo fai, eh? Volevi rubarmi il portafogli?”
Dalle parole si passa ai fatti e due pony iniziano a colpirsi provocando scompiglio tra la folla e costringendo alcuni poliziotti a intervenire. La mia attenzione viene però richiamata da Sunburst con una lama di luce: un pony di terra dal suo lato approfitta della confusione per estrarre una pistola e puntarla contro Rich. È in seconda fila, di fronte al miliardario: non può mancarlo.
“Attento!” Mi lancio davanti a Rich ed evoco una barriera mentre l’attentatore fa fuoco. Tutti i colpi sparati vengono intercettati, ma la pistola è ancora carica e lui ne approfitta per prendere in ostaggio una giovane pegaso della fila davanti.
“State indietro o la ammazzo! Fatemi uscire!”
Gli agenti di Dash sono costretti a fermarsi e io colgo l’occasione per chiudere la partita: un’esplosione di luce verde e mi ritrovo alle spalle dell’attentatore, uno stupido che pensava di minacciarmi con una pistola. Lo colpisco con un incantesimo prima che possa premere il grilletto; non si sveglierà prima di quattro ore.
Per un istante che dura un secolo la folla rimane in silenzio, poi tutto accade in fretta: la pegaso cade in ginocchio piangente, la piazza va in delirio e tutti urlano sciogliendo la tensione. Mi giro verso Dash che osserva la scena a bocca spalancata. Le faccio un occhiolino e lei si riscuote.
“Circondate la piazza!” Ordina a voce alta “Che nessuno esca da qui!”
Ma è tardi: Sunburst è già sparito.

“Una pistola! Quel bastardo aveva una pistola! Non vi avevo detto di controllare che ogni pony fosse disarmato prima di entrare in quella piazza? Non l’avevo forse detto? E allora qualcuno mi sa spiegare perché quel dannato bastardo aveva con sé una fottuta pistola?” Urlo fino a diventar paonazza, finché non ho più fiato nei polmoni. Fluttershy, Flim, Flam e gli altri agenti riuniti quasi non riescono a guardarmi negli occhi, sconvolti e imbarazzati come sono. Li ho convocati nel mio ufficio appena rientrati dalla piazza.
“Come è potuto succedere? Come?”
“Ecco … e se fosse riuscito a superare la sorveglianza laterale di nascosto?”
“Impossibile! Io, Flam e tutta la Squadra 2 siamo stati bene attenti: nessuno è entrato evitando i controlli preliminari”
“E se avesse ricevuto l’arma una volta dopo essersi seduto?”
“In quel caso avrebbe dovuto usare la magia” Risponde Flam “Forse aveva un unicorno complice”
“Questo è impossibile, fratello: il teletrasporto di oggetti richiede una grande quantità di energia magica e nessun unicorno che non sia un esperto potrebbe farlo passare inosservato”
“Esperto in che senso?” Domando.
“Mettiamola così, commissario: tra i cittadini di Ponyville soltanto il Contabile e Twilight Sparkle potrebbero esserne in grado”
“E Trixie” Concludo io.
“Come dice?”
“Non prendiamoci in giro, agenti, lo pensiamo tutti. Mentre noi siamo qui a discutere, lei è lì fuori a dare la caccia ai peggiori criminali della città. Quel bastardo di Nandermane le ha affidato un incarico e le ha lasciato libertà d’azione, proprio quello che dovevamo evitare. Riuscite a immaginare quanto aumenterà la sua popolarità adesso?”
Tutti restano in silenzio. Sono consapevoli del fatto che la giornata di oggi rappresenta una grave sconfitta per la polizia e che avremo bisogno di tutta la nostra forza di volontà per risollevarci.
Improvvisamente dal corridoio giungono le urla di un pony che mi chiama infuriato. Esco dall’ufficio e vedo Albert Grifone trattenuto da due agenti che cercano di tenerlo a bada.
“Dash! Maledizione, Dash! Esci fuori! E tu levami gli zoccoli di dosso, brutto figlio di …”
“Va bene, ragazzi, lasciatelo! Non farà pazzie”
Quando i due obbediscono, Albert avanza deciso e mi fronteggia: “Mi spieghi che cazzo succede? Perché Trixie e i tuoi sbirri hanno fatto irruzione in casa mia? Perché sono qui?”
“Hanno provato a uccidere Rich durante il comizio. Abbiamo arrestato l’attentatore e la banda di cui fa parte. Sono criminali minori, vengono da Fillydelphia, ma …”
“Che? Quell’incapace ha cercato di uccidere Rich?”
“Già, ma non è questo il punto: sono stati riconosciuti in piazza pony membri delle organizzazioni dei Quattro e Trixie ha avuto l’incarico di venirvi a prendere. A breve arriveranno gli altri e sarete interrogati”
“Cosa?” Grifone è sconvolto “Che metodo è? Da quando non si indagano più quelli trovati sulla scena del crimine? È naturale che ci fossero dei nostri pony al comizio, dovevano raccogliere informazioni. Non puoi adottare misure repressive, Dash!”
“Non è stata una mia idea, Grifone!” Riesco a zittirlo urlando, poi abbasso la voce “Sono ordini del sovrintendente, non posso oppormi. La situazione non piace neanche a me, credimi”
Mi aspetto una nuova reazione adirata, ma invece Grifone si limita a pestare uno zoccolo a terra e ad abbassare lo sguardo. Respira ansimante, come se fosse preoccupato, poi dice: “Dash, io devo tornare a casa. Mio padre è gravemente malato, non so quanto tempo gli rimanga. Giuro che non scapperò ma, se non ti fidi, affidami anche a una scorta. Dash … ti prego!”
Non posso crederci: Albert Grifone sta implorando. Sta implorando me! Non posso crederci!
Che stia mentendo? No, è troppo orgoglioso e non userebbe mai una scusa del genere.
“Non ho la facoltà di fare quello che mi chiedi. Vorrei poterti aiutare. Giuro, lo vorrei davvero. Aspetta solo questa notte. Faremo in fretta, vedrai”
Lo lascio lì, frustrato e abbattuto, e rientro nello studio chiedendomi se davvero non ci sia un’altra possibilità.
Che schifo di giornata!

La vasta stanza da letto è immersa nell’oscurità della notte; non si sente altro rumore oltre al lento e irregolare respiro del vecchio che dorme. A volte tossisce; mi ricorda un grosso, anziano orso.
Mi siedo silenziosamente sulla poltrona di fronte a lui e aspetto senza fretta. Dopo alcuni minuti, il vecchio apre finalmente gli occhi, due fiochi lumi nel buio.
“E così alla fine sei venuta” Dice con voce roca.
Non rispondo. Lui si prende il suo tempo per andare avanti, forse fa fatica persino a parlare.
“Non avrai fatto del male agli altri per entrare, vero?”
“Ho solo fatto in modo che dormano profondamente. Si sveglieranno domani senza aver sentito niente. Considera la loro vita come il tuo ultimo desiderio”
“Bene, te ne sono grato” E si interrompe di nuovo. Che strana sensazione: è curioso pensare che solo pochi anni fa questo pony mi contendeva il controllo delle attività criminali della città.
“Sei pronta?”
“È una domanda che in genere si fa al condannato, non al boia”
Io sono pronto da tempo, ormai. Non mi vedi? Sono vecchio e malato, sto morendo da solo” Prova a ridere ma la tosse glielo impedisce “Sto per raggiungere gli altri boss”
“Sei stato l’unico a sfuggire alla Illusion”
“Già. Immagino che sia una delusione per te uccidermi ora che sono inerme”
Fingo indifferenza ma lui sa di aver ragione.
“Non importa. Da ora in poi ci sarò solo io”
“Davvero?”
Il mio corpo viene scosso da un brivido. I suoi occhi brillano di più, sembrano ghignare.
“Tu pensi di poter prendere il controllo di questa città come sei quasi riuscita a fare in passato. Puoi contare sulla tua forza che, se possibile, è aumentata in questi anni e sul carisma di uno come Filthy Rich. Purtroppo però i soggiorno ad Arkhay ti ha reso cieca al punto da non accorgerti delle minacce che hai intorno”
“Se qualcuno osa minacciarmi, io lo schiaccio!”
“Come stai per fare con me? Credi che siano tutti vecchi confinati a letto?”
Digrigno i denti infuriata.
“Ponyville è cambiata in questi anni: ha meno paura”
“Oh, sì, sono tutti leoni! Avresti dovuto sentirli applaudire oggi!”
“Fammi indovinare: una piazza piena di pony festanti e inneggianti il tuo nome e quello di Rich”
“Esatto”
“Bene, ora rifletti: Tra quei pony vi sono molti che sostengono Rich da prima che arrivassi tu, soci in affari, conoscenti, gente che si è arricchita grazie a lui; altri saranno stati probabilmente pagati da Rich per acclamarlo, è un vecchio trucco da politici; poi ci sono gli agenti della sorveglianza, i criminali in incognito, magari dei puledrini con le famiglie. Sembra che il numero sia diminuito”
“Di poco, vecchio. Ti stai arrampicando sugli specchi”
“E a cosa mi servirebbe? Sto per morire! Vedi, non metto in dubbio che i vostri voti ora aumenteranno, gli altri candidati sono degli inetti. Ma gli altri avversari sono temibili”
“Chi? Octavia? Rainbow Dash?”
“Loro le conosci e sai che ti odiano ma no, non parlo di loro. Parlo dei giovani. Pensa ad esempio ai ragazzi che due anni fa non avevano ancora il diritto di voto, agli studenti, ai ragazzi e alle ragazze pieni di sogni e privi di alcuna preoccupazione: per loro vigeva il coprifuoco perché c’erano criminali ad ogni vicolo. Pensa al terrore che li accompagnava ogni volta che uscivano di casa! Si sentivano intrappolati e rifiuteranno di provare di nuovo quella sensazione. O pensa a tutte le coppie che crescevano dei puledrini. Credi che si fideranno di te? Credi che affideranno la sicurezza dei loro frugoletti a chi stava per far annegare Ponyville nel sangue? Tu non hai idea di quanti giovani siano diventati poliziotti in questi anni. Quel giorno la polizia credette di aver perso quando in realtà aveva dato inizio a una sua nuova era. Lo stesso è successo nel mondo criminale. Io e gli altri boss ti sottovalutammo e combattemmo divisi, ma ora è tutto diverso: la nuova generazione ha imparato la lezione e oggi mio figlio e gli altri sono conosciuti come i Quattro. Fanno riunioni, si aiutano, si spartiscono incarichi e zone di influenza. Hanno creato un’impresa dalle enormi dimensioni che tu non potrai mai distruggere. Aspetta e vedrai”
È un discorso lungo e impiega molto tempo per finirlo, eppure ogni singola parola sembra pronunciata con la stessa forza di un tempo. Per giunta i suoi occhi sembrano scavarmi nell’anima e prendersi gioco di me.
“Vedremo se avrai ragione. Io non temo nessuno”
“È vero. Soltanto me”
È l’ultima goccia.
Il mio corno si illumina di verde mentre mi preparo a scagliare l’incantesimo.
“Non temere, non farà male. Hai delle ultime parole?”
“Prendo il volo senza rimpianti”
Addio, stupido vecchio. 

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Capitolo 9
*** Una stupida pony in una stupida città ***


Un altro candidato sindaco si è ritirato, è il secondo in una settimana. Ormai Rich ha soltanto un avversario e il suo prestigio non fa che aumentare. Il numero dei suoi sostenitori è cresciuto rapidamente dal giorno del suo comizio in piazza grazie alle azioni di Trixie: in qualche ora ha sgominato la banda che organizzò l’attentato e ha catturato anche i capi della criminalità organizzata di Ponyville, mostrando così di poter svolgere da sola il lavoro dell’intera squadra di Dash. O almeno questo è quel che ha fatto pensare a tutti. Certo, per una come lei non deve essere stato difficile catturare dei pony che non sapevano nulla di quel che era accaduto.
L’attentatore è crollato subito e, durante l’interrogatorio, ha spiegato tutto nei minimi dettagli: nomi dei compagni, scopo dell’attacco, legami con i Quattro. Nessuno di loro aveva a che fare con l’assalto e sono stati rilasciati dopo qualche ora senza accuse. Tuttavia i problemi non erano finiti.
Tornato a casa, Albert Grifone è venuto a sapere della morte del padre. Un attacco di cuore nel sonno, non ha sofferto. Il giorno del funerale, il commissario Dash è passata da noi per parlare con Octavia. Si sentiva in debito con Grifone: diceva che avrebbe voluto farlo uscire quella notte perché le era sembrato onesto e perché sarebbe bastato comunque interrogare gli altri indagati per ottenere quello che le serviva. In realtà Octavia pensa che la sua indecisione fosse dovuta soprattutto al rifiuto di sottostare a Trixie e al sovrintendente Nandermane, ma io non ne sono molto convinta. Quella sera sembrava davvero dispiaciuta e, considerando il disprezzo che ha sempre provato per Grifone, non riesco a capire perché avrebbe dovuto fingere.
In realtà chi mi preoccupa di più è proprio Octavia. Negli ultimi giorni si è comportata in maniera fredda e distaccata, a stento ci siamo scambiate qualche parola. Passa tutto il giorno da sola fuori casa e, quando torna, si chiude in camera a guardare vecchi album fotografici, in genere quello dedicato a Vinyl  e Trixie. Sta perdendo la sua battaglia contro la rabbia e il dolore e ho paura che da un momento all’altro possa tentare una mossa disperata.
Devo aiutarla ad ogni costo. Questa volta parleremo e riusciremo a mettere le cose a posto. Ci riusciamo sempre.

Quando torno a casa, il sole sta ormai tramontando e l’aria si è fatta fredda. Sulle scale vedo la signorina Rottermare intenta a firmare delle ricevute per il postino. La supero senza dire una parola: una delle riviste che ha con sé è un volantino propagandistico con Risch e Trixie in copertina. Vorrei strapparglielo dalle zampe e ridurlo in pezzi, ma sono troppo stanca e non ne varrebbe la pena. Certi pony non imparano nulla.
Rientro in casa e Derpy mi accoglie amorevolmente. Mi fa alcune domande a cui rispondo con frasi di circostanza e dopo vado in camera accostando la porta. Mi lascio cadere sul letto e chiudo gli occhi, confidando in un sonno che però non arriva.
Smetto di rigirarmi nel letto soltanto quando sento dei leggeri colpetti alla porta.
“Octavia, dormi? Puoi … puoi lasciarmi entrare?”
“Sono sveglia, vieni”
Derpy apre ma rimane vicino all’uscio. È chiaramente preoccupata, ma io non faccio nulla per farla sentire più a suo agio.
“È successo qualcosa?” Mi limito a domandare.
“No. Volevo, ecco … volevo solo parlare”
Peccato che io non voglia.
“Scusami, Derpy, ma non adesso. È stata una giornataccia, sono stanca e voglio solo …”
“Chiuderti in te stessa e scappare nel passato come fai da giorni?”
Sul comodino vicino al letto c’è il mio album di foto. Una distrazione che avrei potuto evitare.
“Possibile. La cosa ti disturba?” Chiedo infastidita.
“No, mi inquieta. Ultimamente non sei più te stessa, Octavia. Mi rendo conto che stai passando un brutto momento, ma …”
“Ah, grazie tante per averlo notato!” La interrompo più acidamente di quanto non voglia.
“Ma questo non deve farti perdere il senno!”
“Perdere il … Derpy, chi ti credi di essere?”
“Devi calmarti, Octavia. Capisco che tu voglia fermare Trixie, ma non puoi fare tutto da sola. Guardati: sei stressata! Non parli con nessuno, non mangi, quasi non dormi!”
“Mi dispiace ma non ci riesco! Appena chiudo gli occhi la sento ridere di me e … io non resisto!”
Lei si ferma per un attimo prima di continuare, riflettendo su cosa dire.
“Octavia, non puoi lottare da sola. Dash potrebbe aiutarti, io stessa sarei disposta a fare di tutto per te! E poi siamo socie, no? Stai controllando l’operato di Trixie in questi giorni? Stai facendo altro? Non importa, lascia che ti aiuti! Insieme salveremo la città e …”
“Salvare la città? Quanto sei ingenua, Derpy” Dico con un filo di voce.
Questa volta rimane sorpresa. Sgrana gli occhi senza sapere come rispondere.
“Vuoi sapere cosa faccio tutto il giorno? Bene! La mattina indago sulle azioni di Trixie sperando che abbia fatto dei passi falsi. Quando mi rendo conto che tutto è inutile, vado a salutare Vinyl. Le parlo un po’ e le prometto che sarò io a vincere. Non sono certa di riuscire a mantenere la promessa ma ci proverò in ogni modo. Quando torno a casa guardo quelle vecchie foto per ricordare il motivo per cui continuo a lottare: i quasi due anni che ho passato da sola, tormentata dagli incubi e troppo spaventata per andare a trovare la mia migliore amica. Tu lo sai cosa voglia dire aver paura di vedere il pony che più ami, Derpy? Pensare che l’unica cosa che lo rende diverso da un cadavere è il fatto che respira? Lo sai, Derpy?”
I suoi occhi iniziano a riempirsi di lacrime. Il mio sfogo l’ha colpita.
Senza attendere repliche, continuo: “Non mi interessa né di Ponyville né dei suoi abitanti: io combatto solo per me stessa”
“No, non è vero!” Prova a farsi coraggio “Non posso capire quel che provi, ma so che tu non sei così! Tu sei la Melodia di Ponyvile e la proteggi da anni. Ciò che dici è … egoista!”
“Sarei io l’egoista, Derpy?” Questa volta non trattengo la rabbia “Ho cercato di aiutare questa città per tutta la vita e cosa ho ricevuto in cambio? Un branco di imbecilli pronti a gettarsi nelle fauci di un mostro, dei pony che hanno dimenticato il dolore che avevano conosciuto in passato e che ora applaudono quella che li ha quasi condotti alla rovina. E io dovrei salvarli? No, Derpy. Non questa volta”
Restiamo in silenzio per un po’, senza il coraggio di guardarci negli occhi.
“Dunque è così: la vendetta prima di tutto”
“La vendetta prima di tutto” Ripeto con voce atona.
“Forse ti ho sopravvalutata, Octavia”
È un colpo diretto. Fa male.
“Sei una ragazzina, Derpy. Un giorno capirai”
“Non trattarmi da bambina, Octavia. Sono tua socia e soprattutto tua amica. Ti prego, ascoltami!” Arriva quasi a implorarmi “Perché non mi permetti di aiutarti come faceva Vinyl?”
“Perché tu non sei Vinyl!” Urlo infuriata spaventandola “Tu non sei Vinyl e non la sarai mai! Smettila di parlare di lei, smettila di paragonarti a lei! Non potrai mai prendere il suo posto, Derpy! Mai!”
Questa volta la furia spinge il mio sguardo a incontrare il suo: sta piangendo.
È un pianto silenzioso, composto da rari e quasi impercettibili singhiozzi, ma le lacrime non accennano a diminuire.
Derpy scappa via ed esce di casa. La porta di ingresso sbatte con violenza.
“Va bene! Va bene, vattene! Sei come gli altri … sei come tutti gli altri!” Le urlo dietro lanciando un cuscino fuori dalla camera. Perdo totalmente il controllo e urlo con quanto fiato ho in gola, urlo finché non inizia a farmi male la testa.
A un tratto decido di sfogarmi sulla lampada che ho sul comodino, la sollevo a due zampe e la getto a terra facendola finire in mille pezzi. Una scheggia di vetro torna verso l’alto e mi graffia leggermente il muso. È un piccolo taglio superficiale ma è sufficiente a farmi fermare. Osservo il caos davanti a me mentre una goccia di sangue mi scorre lungo la guancia. È tornato il silenzio, assordante e terribile. Ripenso al mio comportamento di poco fa, rivivendo la scena e riascoltando le mie parole. Stavolta sono io a tremare.
Che cosa ho fatto?
Sono stata cattiva, le ho detto cose orribili e … e adesso Derpy …
Mi lancio giù dal letto e corro fuori casa. Lungo il corridoio del pianerottolo non c’è. Scendo le scale sperando di trovarla seduta in qualche angolo degli altri piani, ma lei non è da nessuna parte.
No! Non è vero ... non è vero …
Alla fine arrivo nell’atrio principale, piccolo, vuoto e opprimente. Mi manca il respiro. Apro il portone ed esco fuori dal palazzo: è buio e non ci sono molti pony in giro. Mi guardo a destra e a sinistra senza risultati.
Non riesco a respirare, mi brucia lo stomaco e nella testa risuonano con forza le parole di prima. Sono una stupida, una completa idiota!
“Derpy …” Inizio a correre sussurrando il suo nome, ma metto uno zoccolo in fallo e sento un lancinante dolore alla zampa.
La vista mi si offusca per le lacrime. Io non volevo questo … non volevo!
“DERPY!” Il mio grido si diffonde per i vicoli di Ponyville senza ricevere risposta.

Sono seduta su una panchina nel parco di Ponyville da … non lo so, ho perso la cognizione del tempo. Sicuramente è quasi orario di chiusura: tutte le famiglie con i loro puledrini se ne sono già andate e rimangono solo un paio di coppiette nascoste tra gli alberi. Dovrei andarmene anche io ma non so dove. Tornare a casa è impensabile, sarebbe troppo doloroso. Se avessi preso del denaro avrei potuto cercare una camera da qualche parte, ma in quel momento non ci ho pensato, non ho pensato a nulla.
Per giunta comincia a far freddo. Mi porto le zampe posteriori al petto e piego la testa chiudendo gli occhi. Fa davvero freddo! Ho paura. Nuove lacrime cominciano a scorrermi lungo il muso; non credevo di poter piangere tanto.
“Cosa spinge una giovane e affascinante pegaso a piangere da sola nel buio della notte?” Domanda una voce che non conosco. Sollevo lo sguardo e vedo un pony di terra dal manto marroncino con un farfallino al collo. Lo sconosciuto mi offre una rosa e domanda: “Posso essere d’aiuto?”
Con gli occhi spalancati, afferro delicatamente il fiore con due zampe e lui mi sorride dolcemente. Arrossisco e sorrido imbarazzata.
“Grazie” Rispondo timidamente.
“Posso sedermi?”
Mi sposto più di lato e lui si siede al mio fianco.
“Dunque, una giovane pegaso piange da sola in un parco dove in genere si riuniscono gli innamorati. Mi viene da chiedermi quale mostro senza cuore farebbe soffrire una così meravigliosa creatura”
Non capisco subito quel che intende dire, sono imbarazzata ma anche felice per le sue belle parole. Poi però cerco di chiarire la situazione: “Oh, no, non è come sembra! Non sono qui per colpa di nessun … lui”
Questa volta è lui a stupirsi: “Nessun dramma d’amore? Oh, sono terribilmente imbarazzato per l’equivoco! In questo caso spero che non si tratti di nulla di grave”
“No, non credo … non lo so … è un litigio con un’amica. So che può sembrare stupido, ma ci siamo dette cose terribili e …” E io sto raccontando i miei fatti personali a uno sconosciuto con una rosa. Bel colpo, Derpy!
“Piangi spesso per dei litigi con le tue amiche?”
“Beh, no”
“Allora forse è davvero una cosa seria. Forse l’amica è molto importante o la discussione molto dolorosa … o forse entrambe”
“Entrambe. Direi entrambe” Affermo tristemente “E adesso non so cosa fare”
“Hai paura di parlarle?”
Annuisco.
Lui ci pensa un po’, poi dice: “Le possibilità sono solo due: aspettare che sia lei a muoversi o cercare di portare la situazione come era prima. E fidati di uno che ci è passato: la prima raramente funziona”
“Anche tu hai litigato con qualcuno?” Domando incuriosita “È per questo che sei qui?”
“No, no. Semplicemente adoro passeggiare di notte osservando la luna, guidato dalle stelle” Risponde alzando gli occhi al cielo “È una cosa successa anni fa ma è difficile dimenticare. Ma torniamo a te: non conosci qualcuno che potrebbe aiutarti? Avete amiche in comune?”
“Beh, sì”
“Parla con loro, allora. Potrebbero darti un consiglio”
E magari potrebbero ospitarmi per la notte. Dovrei solo scegliere da chi andare: Dash? Fluttershy? La dottoressa Sparkle?
Osservo di nascosto il mio galante interlocutore. È più grande di me ma è affascinante. Ha uno sguardo profondo e intelligente, un po’ malinconico, e sembra davvero avere a cuore quel che gli dico. So che dovrei stare attenta ma, stranamente, con lui mi sento al sicuro.
A un certo punto si accorge che lo sto fissando e ride, facendomi arrossire di nuovo.
“Sei gentile, comunque. Grazie ancora” Gli dico abbassando lo sguardo a terra di scatto “Non tutti si sarebbero fermati ad aiutare una sconosciuta”
“Non mi piace quando le ragazze piangono” Risponde con semplicità.
L’anziano guardiano del parco avanza lungo il sentiero facendo suonare a intervalli regolari una piccola campana: è il segnale di chiusura.
“Hai pensato a un posto dove andare?” Mi domanda mentre ci alziamo e ci mettiamo in cammino verso l’uscita.
“Sì, credo di aver trovato la pony giusta. E poi mi è venuta un’idea per risolvere la situazione” Rispondo con convinzione.
“Hai bisogno di un accompagnatore?”
“No, non preoccuparti: hai già fatto tanto. Vorrei andare da sola per pensare un po’”
“Come preferisci. Però ti andrebbe di rivederci? Torna qui tra tre giorni, così mi racconterai di come avrai fatto pace con la tua amica”
Sorrido di gioia e accetto.
Una volta raggiunti i grandi cancelli del parco, prima di separarci, gli dico: “Derpy. Mi chiamo Derpy”
Con un elegante inchino si presenta: “È un piacere, Derpy. Io sono Doctor Whooves” 

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Capitolo 10
*** Un potente alleato ***


“Quello che ci diremo questa notte non uscirà mai da questa casa. Chiaro?”
“Chiaro!” Rispondono i tre in coro.
Io e Fluttershy siamo stati chiamati urgentemente dai fratelli Flim e Flam per discutere in segreto sugli avvenimenti di sette giorni e su quel che è successo dopo. Gli interrogatori ci hanno permesso di accertare l’innocenza dei Quattro: l’attentato è stato davvero organizzato da un gruppo ridotto di criminali. La confessione è arrivata dallo stesso pony che quel giorno sparò a Rich. Due giorni dopo la morte di Falcone, alcuni carcerati hanno circondato l’organizzatore dell’attacco e gliel’hanno fatta pagare per aver osato sfidare i Quattro; l’attentatore, per paura di fare la stessa fine, ha deciso di collaborare. Saggio, molto saggio.
Tra le tante interessanti informazioni che ci ha fornito, una soprattutto ha colpito i due unicorni: l’attentatore ha sempre avuto con sé la pistola. Io pensavo che fosse riuscito a passare per via di una falla nella sorveglianza, ma Flim e Flam, poco convinti, hanno preferito indagare in privato e ci hanno poi chiamato per discutere delle loro scoperte.
“Ci sono novità?” Domando ai due.
“Sì, potremmo aver trovato una risposta” Risponde Flam iniziando a spiegare “Presupponendo uno svolgimento perfetto del lavoro da parte di ogni agente, abbiamo convenuto che solo usando la magia sarebbe stato possibile introdurre una pistola nella piazza. Considerando che il nostro collaboratore ha sempre avuto l’arma con sé, non dovevamo cercare un incantesimo di trasporto, bensì di camuffamento”
“Pensate che abbiano trasformato la pistola o … non so, che l’abbiano rimpicciolita?”
“Era un’ipotesi ma l’abbiamo scartata subito”
 “Il nostro pony ha negato una collaborazione di questo tipo da parte dei suoi compagni e quindi, se la pistola fosse improvvisamente mutata, lui stesso sarebbe rimasto stupito” Dichiara l’altro fratello “Abbiamo fatto allora due deduzioni: il mago non faceva parte del gruppo e l’incantesimo usato non ha avuto effetto sull’oggetto ma su un pony, sulla guardia che ha fatto passare l’attentatore”
“Di che incantesimo si tratta?” Domanda Fluttershy, totalmente rapita dal discorso.
“Crediamo sia un incantesimo di deviazione dell’attenzione: la mente del pony colpito viene, per così dire, “distratta” e può non notare oggetti o individui anche molto vicini. È una magia usata spesso durante attività di spionaggio, ma degli unicorni abili, se colpiti, possono riconoscerla e bloccarla”
“Quindi l’unicorno misterioso avrebbe incantato uno dei nostri pegasi o pony di terra per far intrufolare l’assassino. Ma se non era della squadra vuol dire che sapeva del piano e voleva accertarsi che andasse a buon fine”
“È quel che crediamo anche noi, Fluttershy. Forse dovremmo concentrarci su qualche rivale di Rich” Conclude Flim sistemandosi i baffi rossicci.
Io rimango pensierosa un po’ in disparte. Una strana teoria mi ronza in testa, un pensiero che avrei scacciato subito se solo non stessimo parlando della Grande e Potente Trixie.
“E se loro l’avessero saputo?” Rifletto ad alta voce.
“Cosa intende, commissario?” Domandano in tre fissandomi interessati.
“Mettiamo che i due fossero venuti a conoscenza della minaccia: non avrebbero potuto sfruttarla per i loro scopi?”
“Senza offesa, commissario, ma non riesco proprio a immaginare Rich disposto a mettere così a rischio la propria vita” Fa notare Flim ridacchiando.
“E Trixie invece? Se l’avesse saputo solo lei?”
Questa volta nessuno risponde. Il sorriso di Flim muta in una smorfia di tensione, Flam sposta lo sguardo da una parte all’altra della stanza e Fluttershy deglutisce preoccupata. È l’unicorno baffuto il primo a cercare una spiegazione logica.
“Trixie non può essere entrata in contatto con la mafia di Ponyville o l’avremmo saputo. In più, nessun criminale scenderebbe a patti con lei”
“Mio fratello ha ragione. E poi il giorno del comizio l’abbiamo attentamente sorvegliata: non avrebbe mai potuto aiutare l’attentatore”
  “È vero, ragazzi” Confermo “Per questo credo che abbia un complice”
È un’altra sorpresa per tutti.
“Un … un complice?” Sussurra incredula Fluttershy.
“Sì, qualcuno nascosto tra la folla che abbia usato l’incantesimo di cui hanno parlato Flim e Flam. Potrebbe essere stato proprio lui ad avvertire Trixie del pericolo”
“Quindi come vuole che ci muoviamo?” Domanda Flam, capendo per primo lo scopo del mio discorso.
“Lavoreremo in segreto. Tu e tuo fratello cercherete informazioni su tutti i pony alleati di Trixie ai tempi della Illusion. Consultate archivi, contattate le carceri e le centrali di polizia delle altre città”
“Sì, commissario!” Rispondono in coro.
“Fluttershy, io e te indagheremo su quel che è successo al comizio. Ci servono testimonianze. Inizieremo dai fotografi dell’evento”
“Va bene”
Se Trixie è davvero coinvolta in questa vicenda, dobbiamo fermarla. E dobbiamo farlo prima che Rich venga eletto. O prima che accada qualcosa di peggio.

Mi piacerebbe sapere dove avevo la testa quando ho rifiutato l’invito di Whooves ad accompagnarmi. È vero che volevo stare da sola, però ora che sono qui al New Jolly Roger mi rendo conto di quanto mi piacerebbe avere vicino qualcuno. Attraversare la Bet Way è stato spaventoso, ogni rumore mi faceva immaginare pericoli nascosti in ogni ombra. E stare nel locale di Rarity non mi fa certo sentire meglio: il posto è molto bello, Rarity ha davvero buon gusto, ma non sono per nulla a mio agio. È un ambiente nuovo, diverso, e forse avventurarmi qui in maniera tanto avventata non è stata una buona idea. Spero di incontrare presto Rarity.
Mi avvicino al bancone e chiedo di lei a un’indaffarata pony dal manto e dalla criniera color magenta.
“Spiacente, in questo momento la principale è occupata. Vuoi bere qualcosa nell’attesa?”
 “Bere, dice …?” Guardo con preoccupazione la mensola dietro di lei piena di bottiglie di alcolici di ogni tipo “Io in realtà non vado d’accordo con l’alcol …” Sussurro imbarazzata notando gli altri avventori del bar, giovani e anziani, stalloni e puledre, che mandano giù un bicchiere dopo l’altro come se nulla fosse.
“Allora avevo ragione: non mi sembrava di averti mai visto da queste parti. È raro incontrare qualcuno che non beva qui al Jolly Roger” Detto questo, riempie un boccale di birra e me lo passa sorridente “Tieni, è la più leggera che abbiamo. Questa te la offro io: non sia mai detto che Berry Punch lasci qualcuno a gola asciutta!” Termina con un occhiolino.
La ringrazio e lei mi invita ad aspettarla un attimo. Mentre bevo un sorso, la guardo servire due unicorni e ridere a una loro battuta. Passa da un cliente all’altro con rapidità e allegria e sembra essere amata da tutti. Non posso fare a meno di paragonare il suo comportamento alla grazia e all’eleganza di Rarity.
Quando torna, ha con sé un altro boccale di birra.
“Sono riuscita a farmi sostituire da un’amica per un po’. Allora, parlami un po’ della strana pegaso che viene al Jolly senza voler bere” Alza il suo boccale e ne beve metà con un solo sorso.
“Mi chiamo Derpy, sono una conoscente di Rarity. Diciamo che abbiamo delle amiche in comune ma l’ho anche incontrata alcune volte. Speravo di poterle chiedere aiuto per una faccenda”
“Stai tranquilla, ti aiuterà sicuramente. Rarity è una puledra straordinaria, di certo saprà cosa fare”
Le sue parole mi rendono più fiduciosa e bevo un altro po’ di birra; questa volta è un sorso lungo.
“Ci stai prendendo gusto, vedo” Mi canzona Berry. Effettivamente è vero, sto bevendo la birra con più gusto di quanto non abbia fatto con il sidro. Sarà forse per il gusto un po’ più amarognolo, non saprei dire.
“Già, ti ringrazio per avermela consigliata”
“È stata la prima bevanda alcolica che ho provato, sapevo che ti sarebbe piaciuta”
“Tu conosci bene Rarity?” Le domando pensando a quel che ha detto prima “Al di fuori dell’ambito lavorativo intendo”
“Non tanto quanto vorrei. Però la stimo molto: è la puledra più in zampa che conosca. La cosa che mi colpì di lei la prima volta che la incontrai fu la sua capacità di capire ogni aspetto del carattere di chi ha di fronte. Sa sempre come comportarsi con chiunque in ogni situazione ed è per questo che tutti la amano e la rispettano, non solo per la sua innegabile bellezza ed eleganza. E poi è una forza della natura! Non è mica facile gestire un locale come il Jolly, sai. Non immagini cosa darei per essere come lei!”
È proprio su questa caratteristica di Rarity che voglio puntare. Dubito che Dash e le altre potrebbero aiutarmi in quel che ho intenzione di fare, ma Rarity ha carisma e molte conoscenze in città. Il difficile sarà convincerla.
Certo che Berry è proprio una ragazza adorabile. Mi piacciono molto la sua sincerità e la sua vitalità. Inoltre l’ammirazione che prova per Rarity mi fa pensare al mio rapporto con Octavia.
Oh, Octavia! Chissà cosa starà facendo adesso!
“Hey, Derpy! Guarda: Rarity è arrivata!” Me la indica e inizia a muovere una zampa in aria per richiamarla. Rarity è con due giovani e bellissime ballerine, ma vicino a lei la loro bellezza sembra appassire. Rarity indossa un magnifico abito azzurro che sembra quasi attirare le luci del locale e porta la criniera raccolta in una lunga treccia; il trucco non è esagerato ma riesce a metterle in risalto gli ipnotici occhi. Qualcuno le urla dei complimenti, altri la invitano a giocare al loro tavolo, ma lei invece vede me e Berry e ci raggiunge stupita.
“Oh, Derpy! Che sorpresa! Mai mi sarei aspettata di vederti qui. Sei da sola?” Domanda guardandosi attorno alla ricerca di Octavia.
“Sì, Rarity. Mi dispiace disturbarti sul lavoro ma è una questione importante”
Con calma le racconto di Octavia e di tutto quello che è successo dal giorno del comizio di Filthy Rich fino al litigio di poco fa. Nonostante l’emozione, cerco di apparire forte. Non c’è un solo istante in cui mi faccia sopraffare dalla tristezza, non me lo posso permettere.
Al termine del racconto, Rarity è dispiaciuta ma anche chiaramente in difficoltà.
“Ascolta, cara, sono felice che tu abbia riposto fiducia in me, ma non credo di essere la più adatta a parlare con Octavia. Insomma, potresti contattare Applejack, sicuramente riuscirebbe a farla ragionare. Sono molto intime, lo sai”
“Non voglio che tu parli con lei, Rarity, voglio aiutarla ad affrontare ciò che la spaventa e che la mette in difficoltà” Le spiego prima di bere un altro sorso di birra “Voglio impedire che Rich diventi sindaco. Voglio fermare la minaccia di Trixie”
Berry Punch, ancora vicina a noi, emette un gridolino e fa cadere a terra il suo boccale, ormai quasi vuoto, mentre Rarity mi osserva incredula. Dietro di me, alcuni pony che mi hanno sentita  iniziano a diffondere la notizia nel locale. Ben presto cala il silenzio. Il gruppo jazz cessa di suonare, le ballerine interrompono il loro show, non si sente più nemmeno il rotolar dei dadi ai tavoli da gioco. Tutti puntano il loro sguardo sulla pegaso grigia mai vista prima. Forse avrei dovuto ponderare meglio le mie parole, non volevo attirare l’attenzione di tutti.
I primi contestatori non tardano a farsi sentire.
“Hey, Rarity! Cos’è, uno scherzo? Chi è quella ragazzina che si permette di parlare in questo modo qui dentro?”
“Che fai, vuoi forse attirare Trixie qui?”
“Se vuoi farti ammazzare, fallo da sola!”
La reazione di tutti è rabbiosa. Rarity si avvicina maggiormente a me e prova a chiedermi spiegazioni.
“Derpy, sei impazzita? Attaccare Trixie in questo modo! È così che vuoi aiutare Octavia? Mettendoti in prima linea in una guerra che non puoi vincere?”
Vorrei provare a risponderle ma i miei occhi vanno verso Berry, seduta dietro di lei. Non sembra più la stessa di prima: è terrorizzata, sconvolta, mi guarda come se fossi un fantasma. Il trambusto intorno a me continua ad aumentare; si sentono schiamazzi, fischi, insulti.
“Rarity, ascoltami, posso spiegare …”
Ma prima che possa andare avanti qualcuno mi invita a girarmi e mi getta un drink sul muso, lasciandomi senza parole e scatenando le risate di tutti.
Rarity scatta infuriata verso di lui mentre Berry cerca di aiutarmi asciugandomi con dei fazzolettini.
“No …” Le sussurro, poi mi alzo e fronteggio la folla.
“Siete soddisfatti? Vi sentite forti adesso? E allora continuate! Continuate a urlare, a ridere e a insultarmi, a me non interessa! Anzi, perché non venite qui a versarmi addosso un altro drink? Coraggio, fate come me!” Prendo un bicchierino sul bancone e mi getto il contenuto sul muso sorprendendo tutti. Il caos termina pian piano e io continuo a parlare: “Credete di intimorirmi? Pensate di spaventarmi e di farmi scappare via in lacrime? Beh, vi sbagliate! Sono venuta qui in cerca di aiuto ma, anche se non lo ricevessi, continuerei a cercare un modo per realizzare il mio progetto. So di non poter combattere contro Trixie, ma per lo meno posso renderle più difficile la conquista di Ponyville. Ho paura … quel che voglio fare mi angoscia, ma preferisco affrontare la paura piuttosto che rinchiudermi in casa e sperare che qualcosa cambi o … o a bere, facendo finta che niente sia reale” Poi richiamo Rarity “Se non vuoi ascoltarmi, se credi che io stia sbagliando, allora dimmelo. Dimmelo e me ne andrò”
Rimango a fissarla negli occhi a lungo. È incerta e preoccupata, non sa come agire.
Sospiro flebilmente e chino il muso, quando ad un tratto qualcuno in fondo alla sala esclama: “Questa tipa ha fegato, yo!”
Tutti i pony in sala si girano verso quello che ha parlato, tutti con un’espressione di grande stupore, persino Rarity. La voce intanto continua: “Hey, ragazzina! Perché non vieni qui? Non riesco a vederti”
Incuriosita avanzo e, incredibilmente, tutti mi fanno spazio silenziosamente finché non raggiungo il tavolo giusto.
Un giovane pegaso mi sorride e mi saluta con la zampa per farsi notare. A prima vista, sembrerebbe uno arrivato qui per caso: è seduto in maniera sciatta, indossa un passamontagna sulla testa ed è intento ad arrotolare una sigaretta. Nonostante non ne abbia l’aria, deve essere un pony molto importante, almeno a giudicare dalla reazione degli altri.
Al mio arrivo, dà un colpetto a uno dei pony seduti al tavolo con lui e ordina: “Trova alla signorina qualcosa con cui asciugarsi” Poi torna a rivolgersi a me “Woh, sei proprio una ragazzina! Siediti, siediti” e mi indica un posto vuoto davanti a lui. Intanto si è avvicinata anche Rarity, ma per il ragazzo non sembrano esserci problemi.
“Allora, dimmi un po’ ragazzina: ce l’hai un nome, eh?”
“Derpy” Rispondo semplicemente, sostenendo il suo sguardo.
“Dimmi, Derpy, credi davvero in quel che hai detto prima?”
“Fino all’ultima parola”
“Vorresti davvero fermare Trixie?”
“Sì”
“Sai quel che ha fatto in passato?”
“Sì”
“E fin dove saresti disposta a spingerti per fermarla?”
“Non oltre i limiti imposti dalla legge. Non sono una criminale”
“Ma Trixie sì. O, stando a quanto dice, lo era”
“Io sono Derpy, non Trixie”
Mentre rispondo alle sue domande, il pony di prima torna con un asciugazoccoli e me lo passa gentilmente. Il pegaso intanto sembra riflettere sulle mie parole. Accende la sigaretta e fa un lungo tiro, assaporando il sapore del tabacco. Infine scoppia in una risata e in un applauso di ammirazione.
“Guardate! Guardate tutti e imparate!” Esclama rivolto a tutti i pony nella sala “E voi sareste la grande criminalità di Ponyville? Vi siete fatti mettere gli zoccoli in testa da una ragazzina! Vergognatevi!”
La folla messa in ridicolo borbotta offesa e un unicorno cerca di rispondere: “Pinkmane, quella lì non sa di che parla! Come puoi darle credito?”
“Io so quel che ho visto e tanto mi basta. E per di più la ragazza di Rarity. Ragiona prima di parlare, yo!”
L’unicorno si zittisce e china il capo. Il pegaso intanto si allunga sul tavolo e torna a rivolgersi a me: “Se sei venuta fin qui è perché hai un’idea su come agire, no? Dimmi secondo quali vie legali intendi sconfiggere la Grande e Potente Trixie”
Prendo un profondo respiro e rispondo in maniera più chiara possibile: “Non è su Trixie che dobbiamo concentrarci, ma su Rich: deve essere sconfitto alle elezioni. Se perdesse, il suo sfidante potrebbe allontanare Trixie dalla città”
“E credi che Trixie se ne starebbe tranquilla senza far nulla?”
“No. Per questo bisogna formare un fronte compatto contro di lei. Pensavo di iniziare a raccogliere le firme di tutti gli oppositori di Rich per farmi un’idea di quanti siamo e dopo scegliere il nostro candidato. Se i fogli fossero quelli del municipio, avremmo anche la lista necessaria per la candidatura ufficiale alle elezioni. Andrei io stessa a ritirarli”
“Sai che è un progetto ambizioso, yo?” Domanda con un’espressione di vivo interesse.
“È l’unico modo che ho per fare qualcosa di legale. Non voglio nascondermi. Sono venuta da Rarity perché conosce la città meglio di chiunque altro ma, se non volesse aiutarmi, farò da sola. La violenza non è servita contro Trixie e quindi bisogna provare in un altro modo” Nel dirlo mi volto verso Rarity e la guardo negli occhi in attesa di una risposta.
Sebbene sia ancora poco convinta, questa volta appare anche colpita. Alla fine mi sorride e mi abbraccia, quasi con le lacrime agli occhi, sussurrandomi: “Sei straordinaria, Derpy. Sei … sei davvero unica”
Dopo tanto tempo, torno a sentirmi bene. Le dolci parole di Rarity mi scaldano il cuore.
Il pegaso dietro di me applaude e lancia urla di incitamento. Alla fine esclama soddisfatto: “Yo! Mi piaci, Derpy! Mi piaci un casino! Sai cosa? Sono con te!”
Si alza di nuovo un brusio, questa volta più forte di prima, mentre persino Rarity, con gli occhi spalancati, balbetta cose senza senso.
Il pegaso continua: “Sì sì, sono con te! Presenterò la tua idea al consiglio dei Quattro e riuscirò a farti avere un importante appoggio. Naturalmente niente scherzi: sarò al tuo gioco” Detto questo, si alza e mi allunga uno zoccolo “Il mio nome è Jesse Pinkmane. Da oggi considerami tuo alleato e tuo protettore. Capito, bastardi?” Urla alla folla “Provate a sfiorarla e ne risponderete a me!”
Rimango interdetta ma Rarity mi incoraggia ad accettare. Sollevo a mia volta lo zoccolo ma, prima di sigillare l’accordo, chiedo: “Tu sei sempre un criminale. Perché dovrei fidarmi di te?”
Alcuni prendono la mia domanda per un affronto, ma Pinkmane risponde comprensivo: “Trixie è una minaccia per tutti ma voglio credere che insieme possiamo fermarla. Naturalmente quando tutto finirà saremo nemici come prima”
È una risposta sincera: mi basta.
Rispondo dunque toccandogli lo zoccolo con il mio e dicendo: “Ti sono grata per l’aiuto, Jesse Pinkmane. Mi auguro che lavoreremo bene insieme”
Improvvisamente qualcuno mi salta addosso: è Berry Punch che, abbracciandomi euforica, urla: “Sei forte, Derpy! Sei forte!”

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Capitolo 11
*** Time out ***


Derpy non è tornata a casa. Ieri notte ho continuato a cercarla a lungo ma senza risultati e alla fine, stanca e angosciata, sono rincasata sperando che volesse stare da sola per un po’, un’ora o due al massimo. Sono rimasta in attesa nel salone dilaniata dal rimorso, nemmeno il violoncello è riuscito a tranquillizzarmi. Non ho potuto far altro che pensare a ciò che è successo e alla mia totale idiozia: ho cercato con tutta me stessa di evitare che Trixie facesse del male a qualcuno e invece sono stata proprio io a ferire Derpy, quella che più di chiunque altro avrei dovuto proteggere.
Ho preso il mio cuscino e ci ho premuto con forza il muso contro, fin quasi a perdere il respiro, più e più volte. È passata così la mia notte infernale, tra pensieri burrascosi, mal di testa lancinanti e lacrime incessanti. Ho pronunciato il tuo nome così tante volte, Derpy, quasi come se potessi evocarti qui o, non so, fare una di quelle diavolerie magiche in cui è tanto brava Twilight, ma immagino che non funzioni così, vero? No, ovvio che no. Sapevo che l’unico modo che avevo per rimettere le cose a posto era trovarti e parlarti, farti capire quanto tu sia importante per me e come tu mi abbia salvato strappandomi alle tenebre che ogni giorno mi divorano e che solo la tua dolcezza e gentilezza totalmente disinteressate riescono a tenere a bada. Io invece mi sono comportata da idiota e ti ho detto cose che non penso. Ho lasciato che la rabbia e il dolore che provo per Vinyl  prendessero il sopravvento, ho permesso a Trixie di vincere ancora.
A volte mi chiedo se posso davvero sconfiggerla. Qualunque cosa io faccia, lei è sempre un passo avanti a me. È più scaltra, più forte e più spietata, mentre io, nonostante quel che mi ripeto ogni giorno per farmi forza, continuo ad aver paura persino del suo ricordo, della sua ombra. Non posso farcela da sola, ho bisogno di qualcuno che creda in me e che mi dica che sto facendo la cosa giusta. Ho bisogno di te, Derpy. E io, da perfetta imbecille, sono stata capace perfino di farti scappare via.
Perdonami se puoi, Derpy. Ti prego.

Alla fine il sonno ha avuto la meglio e mi sono addormentata seduta sul divano mentre ancora stringevo il cuscino contro il petto; non so dire che ora fosse, ma sono sicura che mancasse poco all’alba. Mi sono svegliata poco fa, con la criniera scompigliata e un filo di bava che mi usciva dalla bocca. È quasi ora di pranzo e sono seduta al tavolo della cucina a leggere una lettera di Rarity. Era a terra nell’ingresso, deve averla fatta passare da sotto la porta.
Derpy è andata da lei, le ha raccontato quel che è successo e le ha chiesto di ospitarla per la notte. Sembra che abbia dormito in una delle camere del Jolly Roger in compagnia di una ragazza con cui ha fatto amicizia lì, una delle bariste del locale. Dice di non voler ancora ritornare e che preferirebbe prendersi un po’ di tempo per riflettere. Penso che sia giusto, non mi aspettavo che sarebbe tornata subito. Sono contenta che abbia trovato accoglienza da Rarity: il Jolly non è di certo un posto raccomandabile, ma Rarity si assicurerà che non le accada nulla e lei non sarà sola. Mi piacerebbe andare da lei ma non voglio forzare i tempi: tornerà quando si sentirà pronta e io accetterò ogni sua decisione, anche la più dolorosa. Se andrà male, me lo sarò meritata.
Rileggo la lettera ancora e ancora ma, ad un tratto, qualcosa nella mia stanza inizia a fare un suono acuto. La raggiungo senza capire ma, dopo essermi guardata attorno, capisco che proviene dal marchingegno lasciatomi dall’attentatore della stazione dei taxi.
Mi sta chiamando. Sicuramente vorrà sfidarmi di nuovo e io non posso tirarmi indietro o le conseguenze sarebbero catastrofiche.
Con poca voglia infilo un auricolare all’orecchio e schiaccio il pulsante per aprire la comunicazione.
“Qui Octavia Melody” Sussurro.
“Buongiorno, stella del cielo! Chiedo scusa per non essermi fatto sentire così a lungo, ma ho scoperto di non aver scelto il periodo più adatto per venire a Ponyville. Ci sono squadre di polizia ovunque e in più bisogna stare attenti anche a quella unicorno che tutti temono, Trixie”
“Ti sta dando la caccia?”
“No, si occupa più dei pesci grossi”
Sicuramente il modo migliore per ottenere l’appoggio dei più e nello stesso tempo mostrare alla mafia chi comanda.
“Comunque avrei voglia di giocare un po’” Continua lui “Accetti la sfida?”
“Ho forse scelta?”
“Certo! Tutti hanno il diritto di scegliere”
“No, non tutti” Sentenzio a denti stretti, poi concludo “Dimmi il tuo indovinello”

Venti minuti di tempo. Ne sono già passati dieci e io non ho idea di come risolvere il suo enigma. Non solo è molto complesso, ma il mio misterioso avversario oggi sembra anche molto loquace.
“Metà del tempo che avevi a disposizione è passato. Credi di riuscire a farmi divertire oggi?”
Maledetto, smettila di distrarmi! Dannazione, non mi sto applicando abbastanza. Quanto vorrei che questa seccatura non fosse toccata a me!
Cammino pensierosa avanti e indietro per il salone quando, ad un tratto, sento il rumore di un graffio sul vetro. Mi giro verso la finestra e vedo Spike che, seduto su un pegaso in volo, mi fa cenno di farlo entrare.
Stupita, faccio quanto mi viene chiesto. Il draghetto salta elegantemente nella stanza mentre il suo Gufo si allontana. Senza perdere tempo, mi mostra un foglietto indicandomi di tacere. Leggo il messaggio senza parlare: “Ferma tutto. Non giocare”
Devo portarmi uno zoccolo alla bocca per trattenere un urlo ma riesco comunque a fulminarlo con gli occhi. Lui però sembra infischiarsene e scrive un nuovo messaggio con il quale mi impone di dire che non sono nella condizione adatta per giocare. Gli ordino di andarsene ma lui, muovendo la bocca senza parlare, mi dice: “Ti prego”
“Solo sette minuti, Octavia” Mi avverte Master.
“Stai un po’ zitto!” Gli urlo in tutta risposta. Vedo Spike continuare a scrivere tantissimi messaggi ma non riesco a leggerli. Sembra incredibilmente serio ma non capisco quale sia il suo piano. Inoltre sono terrorizzata al pensiero di quel che potrebbe fare Master se mi tirassi indietro. Se ci fossero altre bombe in giro per la città?
Ma Spike, vedendomi indecisa, mi mostra un terzo bigliettino, stavolta più lungo: “Ferma il gioco senza arrenderti e avvicinati in modo che anche io possa ascoltare quel che dice. Andrà tutto bene”
Consapevole di star per fare una pazzia, respiro profondamente e dico: “Master, voglio interrompere il gioco. Sono molto preoccupata per delle questioni private e non riesco a ragionare come vorrei. Ti prego di fermare il gioco”
Quando finisco, Spike si avvicina per sentire mentre Master rimane in silenzio. Dopo un po’, con voce bassa mi chiede: “Come, prego?”
“Voglio interrompere il gioco” Gli ripeto.
“Quindi ti arrendi?”
“No, ma non mi sento in grado di continuare ora. Ferma il gioco”
“Non posso mica farlo. Considererò la tua come una resa”
“No! Io non ho mai pronunciato parole di resa” Ripeto, guadagnando il tempo necessario per leggere un nuovo messaggio di Spike e per pensare alle parole giuste “Non ti sei mai espresso su un eventuale time-out. Vuoi davvero cambiare le regole del gioco?” Mi prendo un’altra breve pausa e termino cautamente “La scorsa volta mi hai lasciato intendere di non essere spietato; ora, ti prego, dimostralo chiaramente”
Non posso credere di aver detto queste parole, ma ormai non si può tornare indietro. Spero che Spike abbia ragione, oppure … non oso pensarci.
Ogni secondo di silenzio sembra un’ora, persino il draghetto attende con gli occhi chiusi.
“Il gioco è interrotto” Decreta Master dopo aver riflettuto e, con poca convinzione, conclude “Ti contatterò io”
“Te ne sono grata” Rispondo prima che chiuda la comunicazione. Ripongo immediatamente l’oggettino in camera e ritorno in salone, dove Spike mi aspetta vicino al violoncello.   
“Chiedo scusa per il disagio provocatole, ma …” Prima che finisca la frase, lo colpisco con una violenta zampata al muso e lui cade a terra. Lo guardo infuriata mentre si rialza gemendo.
“Credo di essermelo meritato”
“Sì, infatti! Maledetto drago! Mi spieghi che cazzo succede? Perché sei qui? E cosa significa questa storia?”
Lui si siede sul divano e mi invita a fare altrettanto. Digrignando i denti, aspetto delle risposte.

“Mi hai fatta sorvegliare, Spike? Fin da quella sera a casa tua?”
“Sono costernato, lady Octavia, ma era il modo più semplice per seguire i movimenti di Master” Rispondo massaggiandomi la gengiva dolorante “Non ho ancora localizzato il suo covo. È molto intelligente e sa come nascondersi dalle mie spie”
“Ne parli come se lo conoscessi …”
Sostengo il suo sguardo senza rispondere e lei non impiega troppo tempo a capire.
“Sei … sei assurdo! Quante cose sai, Spike? E perché non mi hai aiutato?”
“L’ho fatto: abbiamo impedito che qualcuno si facesse male”
“Per ora. E per pura fortuna”
“Lo crede davvero?”
Octavia si blocca prima di rispondere e dà un’occhiata ai miei biglietti, ognuno con una differente risposta da adoperare a seconda delle parole di Master.
“Sei riuscito, nonostante fossi sotto pressione, ad anticipare ogni sua eventuale risposta?” Mi chiede per sicurezza. In cuor suo però conosce già la risposta.
“Adesso cosa conti di fare?” Domanda ancora.
“Lo voglio trovare. Il suo contributo mi ha fatto guadagnare tempo prezioso”
“Certo, almeno finché non deciderà di richiamarmi”
“Oh, non lo farà” Rispondo sorridendo “Mi ha aiutato ben più di quel che crede, lady Octavia. Master ora penserà a lungo su cosa fare, lo abbiamo messo in difficoltà. In fondo l’ha detto lei, non io: lui non è spietato”
La detective scuote lentamente la testa. È preoccupata, non riesce ad ammettere di aver dato fiducia a qualcuno di così pericoloso senza sapere nulla su di lui. Eppure le sue parole sono state oneste, non venivano dalle mie direttive.
Mi alzo e le poggio una zampa sulla spalla: “Farò tutto quel che è in muo potere per evitare che combini qualche disastro. Ma ho bisogno che lei mi lasci campo libero, lady Octavia. Non posso darle informazioni ma, mi creda, lo fermerò”
Octavia mi guarda negli occhi a lungo. Vorrebbe saperne di più ma ha capito che ogni suo tentativo sarebbe vano. Alla fine sospira e risponde: “Lascio tutto nelle tue zampe e in quelle dei Gufi. Ti avviserò qualora dovesse contattarmi”
“La ringrazio molto, lady Octavia. Adesso è ora che io vada”
Mi avvicino alla finestra ed effettuo il segnale di richiamo dei Gufi, ma la detective non ha finito di parlare.
“Spike! Prima hai detto che mi hai fatta sorvegliare a lungo. Per caso anche Derpy è sotto controllo?”
“No, non l’ho ritenuto necessario. Però ho saputo che avete litigato, ne sono molto dispiaciuto. Vuoi che faccia qualcosa a riguardo?”
“Sì, se puoi. Fai in modo che i tuoi Gufi la tengano d’occhio. Voglio che sia libera di fare quel che vuole ma, se fosse in pericolo, devo saperlo subito. Consideralo un modo per ripagare il favore che ti ho fatto”
“Mi sembra ragionevole”
Acconsento alla sua richiesta e salto sul pegaso venuto a prendermi. Faccio un cenno di saluto a Octavia e parto diretto verso casa.

“Due giorni! È da due giorni che la famosa miss Rarity e una piccola, insulsa pegaso stanno raccogliendo firme per proporre un nuovo candidato che corra contro di me!”
“Ah-ah” Rispondo annoiata mentre mangio dei chicchi d’uva distesa sul suo enorme divano.
“Ti rendi conto di quanto siano sfrontate?”
Mi rivolge uno sguardo infuriato aspettando una mia reazione, ma la faccenda non mi interessa e, in maniera irrispettosa, ripeto: “Ah-ah”
Lui trattiene a stento un urlo di rabbia e poi esclama: “Vogliono fermarci, Trixie! Questo non ti preoccupa?”
“No” Rispondo semplicemente “Hai superato ogni tuo avversario  nei sondaggi; due stupide illuse non ci fermeranno”
Lui però non sembra della stessa opinione e mi fulmina con gli occhi. Poi, quando provo a staccare un altro chicco, si avvicina e con una zampata mi fa cadere l’uva a terra.
Sghignazzando pacatamente, lo schernisco: “Siamo nervosetti, eh?”
“Dannazione, Trixie! Cerca di essere più seria! Hai forse dimenticato il nostro accordo?”
Se sapesse tutto quel che ho fatto per lui non oserebbe parlarmi così. In realtà quella che ancora non ha ottenuto nessun guadagno dal patto sono proprio io. Ho avuto solo la soddisfazione di eliminare definitivamente il vecchio Grifone, ma l’ho fatto solo io e Rich non ha avuto alcuna voce in capitolo.
“Dimmi, allora: cosa vuoi che faccia?” Gli domando alzandomi dal divano.
“Voglio che tu le spaventi. Trova un modo per convincerle a finire la loro raccolta firme”
“E hai bisogno di me? Non basterebbe mandare qualcuno dei tuoi pony a importunarle? Oppure potresti spaventare la pegaso in maniera semplice: non so, il sasso con un messaggio lanciato contro una finestra sarebbe un bel classico. So che Rarity è una dura, ma l’altra resta sempre una piccoletta”
“Già, solo che non è così semplice: la pegaso è la nuova assistente di Octavia”
La notizia mi giunge alle orecchie con la forza di un proiettile sparato a bruciapelo e tutta la vicenda diventa improvvisamente l’unica cosa che conti veramente. Passandomi la lingua sui denti, chiedo altre informazioni.
“E lei invece dov’è?”
“Chi, Octavia? I miei pony non l’hanno vista con loro, non so se le stia aiutando”
Non importa, tutto verrà a tempo debito.
“Consideralo un lavoro fatto, Rich. Concedimi un paio di giorni e le due non ti daranno più fastidio”
“Conto su di te, Trixie”
Gli volto le spalle e mi dirigo alla porta d’ingresso. Una brillante idea comincia a nascere in me, qualcosa di grande. Rich sarà soddisfatto e al sicuro mentre io non metterò in discussione la mia posizione all’interno della polizia.
Per quanto riguarda Octavia, beh … mi dispiace che sia tanto sfortunata con le sue socie. 

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Capitolo 12
*** La verità che passa dagli occhi ***


“Octavia, sono io … sono Derpy”
Da dietro la porta d’ingresso  giunge la voce della mia dolce amica. Ho passato tre giorni di inferno chiedendomi se non fosse il caso di andare di corsa da lei nonostante i consigli di Rarity. Alla fine però è arrivata, è qui. Dallo spioncino vedo che è da sola, il suo sguardo è basso e timoroso. Ha paura della mia reazione oppure di quello che vuole dirmi? E se volesse …?
No … no, non può essere così!
Apro la porta e ci ritroviamo una davanti all’altra. Dentro me si agitano preoccupazione e dubbi di ogni tipo.
“Non hai usato le tue chiavi”
“Volevo … volevo essere sicura che ci fossi”
No, non è così: voleva accertarsi che io volessi farla entrare. Questa in realtà è tanto casa sua quanto mia, ma a volte non sembra ancora rendersene conto.
La invito a entrare e a sedersi in salone mentre vado a preparare un tè. Non credevo che si sarebbe presentata così improvvisamente, mi ha colto di sorpresa. Ogni minuto che passa, sento diminuire di più il mio sangue freddo. Quando è pronto, le porto il tè e lo beviamo senza parlare.
“Sei venuta sola?” Le chiedo quando finiamo.
“Rarity mi ha accompagnata dal Jolly ma mi ha lasciata davanti al portone. Dovevo essere io a parlarti. Io e nessun altro”
Sento un brivido salirmi lungo il collo. La situazione sembra fin troppo seria.
“Ascolta, Derpy … riguardo quella sera …”
“No!” Mi interrompe “Ti prego, fai cominciare me”
Colpita da una tale richiesta, riesco solo ad annuire lentamente. Lei mi sorride scaldandomi il cuore per un attimo, poi ritorna seria.
“Ho ripensato molto alla nostra discussione. Quella sera avevi bisogno di qualcuno che ti sostenesse. Eri triste, senza speranza, e io ho cercato di offrirti il mio aiuto e i miei consigli”
“E io, come una stupida, non sono riuscita a capirti”
“No, non tu” Dice scuotendo il capo “La stupida ero io”
“Cosa …?” No, non è così che deve andare. Cosa succede? Perché si sta incolpando? Dopo tutto quel che le ho detto, dopo averla fatta scappare via in lacrime …
“Sei stata via per tre giorni! Ti ho ferita, Derpy, so di averlo fatto! E sono stata male per questo! Dovrei essere io a scusarmi, non tu!” Urlo dando sfogo a tutta la mia angoscia.
Lei attende tranquilla che io finisca. Quando ricomincia a parlare, il tono della sua voce si è addolcito.
“Sono felice di sentirtelo dire. Però questo non cambia il fatto che anche io ho commesso degli errori: non ho provato neppure per un momento a immaginare quel che stavi sentendo. Ho pensato a Ponyville e ai compiti della Melodia, ma non ho badato ai sentimenti di Octavia Melody. Questi tre giorni mi hanno aiutata a riflettere molto sulla nostra amicizia, Octavia, ai nostri sentimenti e al nostro lavoro. Ho preso una decisione: devo crescere e voglio farlo al tuo fianco. Il nostro litigio mi ha fatto capire che voglio conoscerti meglio e, nel frattempo, voglio aiutarti con tutti i mezzi. Guarda” Si alza e apre una borsa che ha con sé e di cui mi accorgo solo ora. Ne tira fuori un fascicolo di fogli e me lo passa. Su ognuno c’è una lunga lista di nomi ed è impresso il timbro del Comune.
“Che cosa sono?” Le domando sfogliando le pagine.
“Sono tutti i pony contrari al ritorno di Trixie e alla nomina di Rich a sindaco. Sono tutti pronti ad andare in massa alle urne per votare un altro candidato e per combattere pacificamente contro quel che reputano un pericolo. Io e Rarity abbiamo parlato a moltissimi pony in questi giorni e, sebbene non tutti abbiano firmato, abbiamo comunque ottenuto molti consensi e speriamo di andare oltre”
È vero, sono tanti. Ogni nome è un pony che vive in città, un muso che potrei aver visto senza nemmeno prestargli attenzione. Alcuni però li riconosco: i signori Cake, Tree Hugger, Lyra Heartstring e …
“Derpy … questi perché sono qui?” Chiedo mostrandole i nomi dei Quattro e di molti altri che riconosco essere loro sottoposti.
“Oh sì, giusto! Lascia che ti spieghi”
E la sua spiegazione è quanto di più sconvolgente io possa immaginare. Mi racconta della sua prima serata al Jolly, dell’alleanza stipulata con Pinkmane e della riunione dei Quattro da lui organizzata la notte successiva.
“Certo, l’idea di combattere contro Trixie in questo modo non li convinceva all’inizio, non sono abituati a risolvere le cose per vie legali. Pinkmane però li ha convinti e mi ha anche presentata a loro”
“Hai incontrato i Quattro?” Urlo sobbalzando. Maledizione, che significato ha per Spike la parola “pericolo”?
“Sì, ma non hai di che preoccuparti: mi hanno trattata bene. Sicuramente deve essere stato per via della vicinanza a Pinkmane e Rarity all’inizio, ma poi mi hanno considerata davvero come un’alleata. Certo, ero spaventata, soprattutto per il Sibilante, ma alla fine sono riuscita a convincerli”
Come ho potuto non accorgermene in tutto questo tempo? Derpy non è più la stessa pegaso smarrita che dormiva fuori la porta di casa in cerca di conforto. Per sei mesi è stata non solo mia amica, ma anche mia socia: le ho mostrato il lato oscuro di Ponyville. Certo, non è mai stata in pericolo, ma ha aperto gli occhi più di quanto io non mi sia resa conto.
È diventata coraggiosa.
“Ascolta, Octavia, questo è il massimo a cui sia riuscita a pensare. Lo so, non sono Vinyl e probabilmente lei avrebbe agito diversamente, però …”
Con uno scatto mi lancio verso di lei e la abbraccio. Con il muso dietro le sue spalle, inizio a singhiozzare commossa.
“Octavia … stai piangendo?” Domanda lei incredula.
“Non parlare di Vinyl. È vero, non sei lei, ma non voglio che tu lo divenga: tu sei tu e nessun’altra. Quel che hai fatto è straordinario, tu sei straordinaria! Io invece ti ho detto cose orribili … Ti prego, Derpy, perdonami. Non lasciarmi! Io ho bisogno di te, Derpy. Non lasciarmi”
Per tutta risposta, lei mi abbraccia a sua volta battendomi delicatamente uno zoccolo sulla schiena.
“Non vado da nessuna parte” Sussurra “Il mio posto è qui”
Ne avevo bisogno. Oh, quanto ne avevo bisogno!
Restiamo così a lungo, finché i miei occhi non diventano secchi. Le ali di Derpy mi fanno il solletico sul muso e sul collo; è una sensazione stupenda. Lo stress e il malessere di tre giorni scompaiono e io torno a sentirmi viva.

 Quando raggiungo la panchina, lui è già lì e sta giocando con alcuni scoiattoli. Stavolta questa zona del parco è deserta, nonostante io abbia visto altri pony venendo qui. Quando si accorge di me, sorride e mi saluta agitando uno zoccolo.
“Sei venuta davvero” Mi dice felice.
“Dubitavi di me?” Domando facendogli un occhiolino.
“No, per niente. Però non credevo che ti avrei convinta così facilmente: non mi è mai stato facile comunicare con gli altri pony”
“Strano, la sera scorsa non mi sei sembrato in difficoltà”
“Hey, piangevi da sola in un parco: avrei cercato in ogni modo di tirarti su di morale”
Sembra che la prima impressione che ho avuto su di lui fosse corretta e questo mi rende felice.
“Hai risolto il problema con la tua amica?” Mi chiede.
“Oh, sì! In realtà abbiamo fatto pace solo oggi. Non ce l’avrei fatta senza l’aiuto di alcuni amici e … senza di te. In fondo sei stato tu a darmi il consiglio giusto quando ne avevo più bisogno”
“Felice di aver fatto la mia parte, allora” Risponde sorridendo.
La serata passa più in fretta di quanto vorrei. Passeggiamo allegramente per il parco e io dimentico tutti i guai e le difficoltà di questi giorni.
Whooves sa essere di compagnia. Non è particolarmente chiacchierone, ma è gentile ed educato e sa come trattare gli altri con dolcezza. Un po’ assomiglia a Octavia e questo mi diverte: sembra che il destino si burli di me.
In compenso, io parlo abbastanza per due. Per mia fortuna lui non sembra annoiarsi, tutt’altro. Gli racconto un po’ di me e della mia vita a Ponyville tralasciando gli eventi che mi hanno spinta a trasferirmi qui. In realtà è da tempo che non penso a mia madre e quelle poche volte che succede non soffro tanto quanto in passato. Immagino che anche di questo debba essere grata a Octavia.
È quasi orario di chiusura quando mi vien voglia di sapere qualcosa in più su Whooves.
“Raccontami un po’ di te ora” Gli dico “Chi sei, cosa fai per vivere, cose del genere”
“Beh, nemmeno io sono di Ponyville. Sono nato a Ponyfrey, una piccola cittadina della regione orientale di Equestria. È un piccolo gioiellino incastonato tra i monti, ma non ho mai amato i suoi abitanti. Così, alla prima occasione, ho deciso di mettermi in viaggio per esplorare il mondo”
“Wow, devi essere un tipo avventuroso!” Esclamo ammirata.
“Non esattamente: sono molto curioso. Equestria ha tanti segreti, più di quanti tu riesca a immaginare, e io non ce la facevo più a leggere delle brevi e imprecise informazione dalla biblioteca della mia città”
“E cosa ti ha portato qui? Hai sentito parlare di un qualche particolare mistero?”
“No, stavolta è per una questione personale. Volevo incontrare un … vecchio conoscente”
“Un tuo amico? Magari lo conosco”
“È un tipo un po’ particolare. Lo incontrai anni fa e per un po’ fummo compagni di viaggio, finché alcuni eventi sfortunati non ci hanno separati”
La sua voce è incrinata. Devo aver toccato un tasto dolente.
“La sera in cui ci siamo incontrati parlavi di questo evento, vero? Dicesti che sapevi quel che provavo perché ci eri già passato”
“Già. Tu però sei stata più brava” Replica allegro “Ne sono contento”
Dice il vero, non sta recitando. È davvero felice per me.
“Risolverai tutto anche tu, ne sono certa”
Non parliamo più del suo amico. Usciamo dal parco e raggiungiamo un bar vicino. Seduti a bere una granita, mi racconta alcune storie dei suoi viaggi. Sorprendentemente, scopro che ha una grande abilità da narratore; mi sento quasi come se avessi vissuto con lui tutte quelle avventure. Quanto mi sarebbe piaciuto!
Quando mi rendo conto che è ora di tornare a casa, lui mi accompagna fin sotto la palazzina di Maner Street.
“Grazie per la splendida serata, Whooves” Gli dico al momento dei saluti “Sono stata davvero bene”
“Sono contento. Anche per me è stato straordinario”
Ci salutiamo ma, quando sto per entrare nel palazzo, mi rigiro verso di lui e chiedo un po’ imbarazzata: “Quanto a lungo rimarrai qui? Mi pare di aver capito che non ti trattieni mai a lungo in uno stesso posto”
Lui sorride e risponde: “A volte trovo dei motivi che mi spingano a restare”
Dentro il mio petto sento il cuore battermi più forte. Alla fine riesco solo ad arrossire.

“Derpy è innamorata! Derpy è innamorata!”
“Dai, stai zitta” Sussurro dando un calcio a Berry da sotto il tavolo a cui siamo sedute. È tarda mattinata e le sto facendo compagnia mentre fa colazione al negozio dei Cake. Come mi aspettavo, però, l’unico suo scopo era ficcanasare nel mio appuntamento di ieri.
“E dopo? Vi siete baciati?”
“Ma che dici? Lo conosco appena!” Replico ormai completamente rossa.
“Eeeh? Ma dai! Sul serio?” Sbuffa un po’ indispettita “Però ti piace, no? È evidente!”
È davvero così facile per gli altri capire come mi sento? O forse è questa occasione a essere tanto diversa dalle altre?
“Sì … un pochino …” Ammetto cercando di non incrociare il suo sguardo.
“Ah! Lo sapevo! Lo sapevo!” Urla quasi alzandosi dalla sedia, per poi bere un sorso del suo succo d’arancia con atteggiamento trionfante.
Nonostante un enorme imbarazzo, sono felice di stare con Berry. È una ragazza vivace e solare e sprizza energia da tutti i pori. In questi tre giorni di permanenza al Jolly Roger non ci siamo mai separate e abbiamo finito presto per diventare amiche. Sta anche aiutando me e Rarity con la nostra raccolta firme impegnandosi davvero molto.
Mentre continua a parlare, il tono della sua voce si alza troppo e la invito a non esagerare: una coppia di pony anziani al tavolo di fianco ci guarda sdegnata, ma Berry non ci fa caso. A parte noi e loro, non ci sono molti clienti e la seconda sala è totalmente vuota. Anche l’unicorno seduto al tavolo di fronte si alza e va a pagare il suo conto alla cassa. Mentre lo fa, si sistema un’ampia giacca a collo alto decisamente non adatta alla calda giornata di oggi. Lasciato il denaro alla cassa, si dirige velocemente all’uscita senza nemmeno prendere il resto. Incuriosita da tanta fretta, lo seguo con gli occhi mentre Berry ancora parla. Lui se ne accorge e, prima di uscire, si volta verso di me incrociando il mio sguardo.
E allora succede qualcosa.
La mia mente è come attraversata da una scarica, un flusso rapido di immagini, suoni, pensieri. Dura un attimo ma, qualunque cosa sia, non sono l’unica ad avvertirla: l’unicorno all’uscita vacilla e si porta uno zoccolo alla testa. Appoggiato alla parete mi guarda spaventato per poi andare via. Io rimango con gli occhi fissi nel vuoto.
“Derpy … Derpy!” Mi richiama Berry scuotendomi una zampa “Mi stavi ascoltando? Va tutto bene? Sei … sei pallida”
Guardo in direzione del tavolo dove era seduto l’unicorno e vedo una valigetta sotto una sedia.
“È la stessa …” Sussurro.
“Come?”
Di scatto afferro con due zoccoli la zampa di Berry e le dico: “Fai riparare tutti dietro il bancone dei Cake! Sbrigati!”
Mi alzo e corro verso la valigetta mentre lei mi domanda qualcosa che non capisco. La valigetta è chiusa con un lucchetto ma so cosa c’è dentro.
“Ho meno di quindici secondi”
La afferro e sto per gettarla fuori dalla pasticceria, quando penso ai tanti passanti inconsapevoli. Mi rigiro e vedo Berry aiutare i due anziani; gli altri sono già dietro il bancone. Faccio una corsa in avanti, lancio la valigetta nell’altra sala vuota e infine mi nascondo vicino a Berry.
“Tappati le orecchie” Le consiglio prima di abbassare la testa e chiudere gli occhi.
L’esplosione arriva dopo pochi secondi. Non è eccessivamente potente e non provoca danni alla parete che ci separa dalla stanza, ma sento vetri frantumarsi, tavoli e mobili venire devastati e gente in strada urlare spaventata; se fosse successo qui avrebbe potuto fare dei feriti, o peggio.
Tutto termina presto. I clienti dello Sugarcube si agitano e i proprietari li indirizzano cautamente verso l’uscita.
“Derpy, cosa … cosa è successo?” Domanda Berry tremante. Sta bene, questo è l’importante.
Non riesco a rispondere, le forze mi vengono meno. Tutto diventa buio mentre la voce di Berry si fa sempre più lontana e indistinta.

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Capitolo 13
*** Il risveglio ***


“Non mi hai avvisata, Octavia! Ho infranto il regolamento per venire incontro alle tue richieste e tu non mi hai avvisata!”
“Abbassa la voce, Dash!” Le sussurro. Derpy è nella sua stanza a riposare. È stata portata qui da Spike e Twilight, aiutati dai Gufi che dovevano sorvegliarla e da due pony di Jesse Pinkmane. Per fortuna non li avevo ancora avvisati che tutto era tornato alla normalità!
Spike è andato via subito senza dire una parola, mentre Twilight ha controllato che stesse bene ed è rimasta con me fino all’arrivo di Dash. Stavolta è venuta da sola, lasciando Fluttershy allo Sugarcube Corner a occuparsi delle indagini. È infuriata e non posso certo darle torto: mi sono affidata a Spike, ho dato fiducia alle parole di uno che mi aveva già dimostrato di fare sul serio e le conseguenze sono state terribili. Derpy è stata fantastica, ma il pensiero di quel che sarebbe potuto accadere se non fosse stata tanto attenta o tanto veloce mi tortura.
“È un miracolo che non ci sia scappato il morto” Riprende lei facendo quanto le ho richiesto “Il tuo comportamento è stato vergognoso, Octavia. Ti ho lasciato la possibilità di agire in maniera autonoma e hai anche avuto il permesso di tenere gli strumenti del terrorista che sarebbero dovuti andare a noi. Avresti dovuto solo chiamarmi in caso di pericolo, quindi mi vuoi spiegare perché non l’hai fatto? Adesso finirò nei guai: non posso mantenere segrete certe rivelazioni”
“Ho pensato che non sarebbe stato necessario. Credevo che la faccenda stesse per chiudersi” Rispondo e le spiego quel che è successo l’altro giorno con Spike. La colpa di tutto questo è mia ed è giusto che lei sappia la verità, qualunque siano le conseguenze.
Quando finisco, Dash rimane in silenzio, come se non avesse la forza per rispondere.
“Scusami, Dash, ma in quel momento mi è davvero sembrata la cosa giusta da fare. Spike era convinto che …”
“Spike! Octavia, so bene che il tuo metodo di indagine è diverso dal mio. Tu ti spingi oltre dei limiti che io, come poliziotta e come pony, non potrei mai superare. Non ho mai apprezzato le tue collaborazioni con pony come Rarity o Twilight, ma in ogni caso non ho mai criticato le tue scelte: tu sei una detective privata, sei sveglia e matura e hai il diritto di agire come meglio credi. Ma Spike non è Rarity! È il capo dei Gufi! Per la miseria, è potente e importante quanto il Consiglio dei Quattro! Come hai potuto fidarti tanto di lui? Per quel che ne sappiamo, potrebbe essere addirittura un complice dell’attentatore!”
“Da quando i Gufi farebbero esplodere dei palazzi in centro?”
“Non saprei. Magari da oggi”
No. No, non è così, Spike non farebbe mai una cosa del genere. Di sicuro avrà commesso un errore in questa occasione, ma non ha mai fatto del male a nessuno da quando risiede in città. Inoltre ha vegliato più volte su me e Derpy, soccorrendoci quando eravamo in difficoltà. Devo concedergli almeno il beneficio del dubbio finché non mi avrà dato una spiegazione.
“Non sono pentita di aver collaborato con Spike” Le dico sinceramente, provocando il suo disappunto.
“È incredibile quanto tu sia cambiata dai tempi della polizia: in passato non avresti accettato di farti comandare da un criminale”
“Comandare? Sei impazzita, Dash? Ma ti senti quando parli?”
“E per di più non sei neanche la sola ad allearsi con loro” Continua lei “Pensi che non sappia cosa sta facendo Derpy con Rarity e i Quattro?”
Questa volta mi coglie impreparata. Immaginavo che per lei sarebbe stato facile venirne a conoscenza, ma non pensavo che ne avrebbe parlato in una situazione simile.
“Non criticare Derpy. Tu non hai nemmeno idea del coraggio che ha mostrato”
“Io non critico lei, Octavia: critico te! Cosa le stai insegnando? Credi che faccia bene ad affidarsi a pony come il Sibilante o Grifone?”
“Da quel che so, sono loro ad affidarsi a lei” Le faccio notare.
“Basta con queste idiozie!” Esplode lei “I Quattro che si lasciano guidare da una ragazzina? Io non credo a quel che sento! Derpy si sta cacciando nei guai e tu non te ne rendi conto! Sei così presa da Trixie da non badare a chi avrebbe più bisogno della tua protezione. La sete di vendetta ti ha accecato!”
Vendetta. Anche Derpy mi aveva detto cose simili la sera in cui è scappata. Se non sto attenta, rischio di allontanarmi da tutte coloro a cui tengo di più. Trixie è ormai diventata un’ossessione per me, lo so, ma d’altro canto non posso tirarmi indietro. Dash dice che dovrei proteggere Derpy, ma il solo modo che ho per farlo è fermare Trixie. Nessuno sarà mai al sicuro finché lei continuerà a percorrere le strade di Ponyville.
“Derpy è cresciuta tanto in questi mesi” Comincio io “E ha imparato a muoversi in questa giungla. Mi assomiglia ma ha anche qualcosa di te. La sua strategia si basa sulla tua ferrea volontà di agire nei limiti della legalità ma, come me, non disdegna l’aiuto di criminali, persino i peggiori. Io non mi sarei mai rivolta ai Quattro, ma Derpy ha preferito fare a modo suo. Pensi che non abbia paura, Dash? Ti sbagli! Ma ho capito che devo credere in lei perché ha le capacità per compiere grandi imprese. Ha ottenuto la protezione di Pinkmane senza l’aiuto di nessuno! Se lei crede che tutto questo possa aiutarla … possa aiutarci, allora voglio fidarmi di lei. Tu non faresti lo stesso con Fluttershy?”
Questa volta sembra che il mio discorso abbia effetto. Dash mi ascolta attentamente per poi riflettere in silenzio a lungo.
“Ti rendi conto che Derpy non è addestrata quanto Fluttershy?” Mi domanda.
“Ne sono consapevole” Rispondo impassibile.
Lei sbuffa e scuote la testa. Alla fine si alza e decide di andarsene.
“Ho molto lavoro da fare e sicuramente tu vorrai passare un po’ di tempo con Derpy. Scusami se ti ho disturbata a lungo”
Mentre si avvicina alla porta, la sua attenzione cade sui fogli con le firme raccolte da Derpy. Con una penna vicina, aggiunge il suo nome alla lista.
“Non fraintendere: non condivido le alleanze che avete formato. Eppure firmare non mi costa niente”
Le sorrido riconoscente.
“Avvisa Derpy che la voglio incontrare in commissariato” Continua lei “Magari potrebbe fornire degli indizi sull’attentatore”
“Glielo dirò appena sveglia” Prometto.
La guardo scendere le scale e mi assicuro che non sia intenzionata a tornare indietro. Quando è ormai già su Maner Street dico: “Puoi uscire fuori ora: se n’è andata”
Derpy esce dalla sua stanza e mi raggiunge tenendosi lontana dalle finestre. Mi ero accorta che stava origliando di nascosto la nostra conversazione. Non voleva che Dash la trovasse sveglia, probabilmente per evitare di rispondere alle sue domande. Non è affatto un comportamento da Derpy.
“Qualcosa ti turba?” Le chiedo.
Lei annuisce. Mi accorgo che sta tremando.
“Vuoi parlarmene?” Mi siedo sul divanetto e la invito a mettersi di fronte a me, ma lei invece si siede al mio fianco e appoggia la testa su di me. Cerco di tranquillizzarla abbracciandola e accarezzandole affettuosamente la criniera in attesa che si apra con me.

“Dal momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati, è successo qualcosa di inspiegabile. Ho visto cose, Octavia: immagini che si susseguivano con rapidità, momenti che non ho mai vissuto, pony che non conosco. In mezzo a tutto questo c’era l’unicorno del bar, sempre, dovunque. Ho visto la bomba, l’istante in cui la preparava. Io … ho capito quel che voleva fare! Non so come o perché ma l’ho capito! E … e poi c’era … c’era lei, Octavia: c’era Trixie! Era con lui in un magazzino abbandonato. Stavano parlando ma non riuscivo a sentirli e … alla fine lui si è inginocchiato. Lavora per lei! Trixie ha un alleato, un aiutante segreto!”
“Derpy, ti prego, calmati!”
È agitata, sconvolta, terrorizzata. Io invece faccio fatica a seguire il suo incredibile racconto. Visioni, flashback … cosa significa tutto questo? È chiaro il perché non abbia voluto parlarne a Dash: avrebbe pensato che fosse ancora sotto shock o che, peggio, la volesse prendere in giro. Eppure non è così, la questione è molto più seria.
È da tempo che non vedo Derpy così fragile, forse dai nostri primi incontri. Inoltre c’è un altro dettaglio della sua storia che mi spinge a riflettere.
“Non è la prima volta che provi una sensazione del genere, vero?” Le chiedo “Cos’è successo quel giorno nella foresta?”
Lei solleva il muso e io posso scrutare nei suoi occhi ormai pieni di lacrime. Tra un singhiozzo e l’altro, inizia a spiegare: “L’orso … quando ho fatto da scudo alla piccola Apple Bloom, ho guardato l’orso negli occhi. Anche lì ho avvertito lo stesso brivido, la stessa scarica, e ho capito quel che pensava l’orso … anzi, l’orsa: io e Apple Bloom ci eravamo avvicinate troppo alla tana dove erano nascosti i suoi cuccioli e, data la nostra esuberanza, ha creduto che potessimo rappresentare un pericolo. Eppure è andata via subito dopo, come se avesse capito che in fondo non eravamo una minaccia. Io … io ero nella sua mente e sono stata anche in quella dell’unicorno al bar. Ma perché? Cosa mi sta succedendo, Octavia? Che cosa mi succede?”
“Hey, Derpy, coraggio” Torno a stringerla con forza “Coraggio, si risolverà tutto. Ci sono io con te. Ci sono io con te”
Quanto sembra facile a parole. In realtà non ho idea di cosa possa fare per aiutarla, non so neanche cosa sia tutto questo. Ma Derpy conta su di me, solo questo è importante.
Certo che, a ben pensarci, non è la prima volta che Derpy mostra di possedere strane abilità. Già in passato notai che aveva come la capacità di influenzare i pensieri degli altri pony oppure di avvertire delle sensazioni particolari in loro presenza. Fu lei la prima a credere all’innocenza di Lyra ai tempi di Pinkamena. Da allora non si erano più verificati casi di questo tipo, perciò non ci avevo più pensato. Eppure tutto questo è senz’altro opera di magia e io non sono esperta in questo ambito. Potrei rivolgermi a Twilight, ma ho paura di quel che potrebbe fare a Derpy, dato l’interesse che ha più volte mostrato per lei. Devo riflettere.
Dopo un lungo silenzio, mi viene un altro dubbio a cui avrei dovuto pensare prima.
“Derpy, chi era l’unicorno con Trixie?”
“Non … non lo so. Non lo conosco”
“Sapresti descriverlo?”
“Al bar era ben coperto, ma nella visione l’immagine era chiara: ha il manto arancione e la criniera rossa. Indossava anche un paio di occhiali. Ti dice qualcosa?”
“Sì … credo di sì …”
Ma non può essere lui! Ricordo un unicorno con queste caratteristiche tra le fila dell’Illusion, ma … non può assolutamente essere lui: Sunburst morì quella notte!

“Una bomba! Era questa la tua brillante idea, Trixie? Una bomba in pieno centro?”
“La cosa ti disturba?”
“Certo che mi disturba! Doveva essere un lavoro discreto e silenzioso, mentre invece hai attirato l’attenzione di tutti! E poi avevo parlato di spaventare, ricordi? Tu hai rischiato di ucciderla!”
“La bomba non era abbastanza potente. E adesso spostati: mi fai ombra”
Non la sopporto! Quanto è arrogante! Io le sto parlando in questo modo e lei è stesa tranquillamente a godersi gli ultimi raggi di sole sul terrazzo come se niente fosse. Ma chi si crede di essere?
“Come fai a non comprendere la gravità della situazione? Se si diffondesse la voce che quella pegaso sta portando avanti una mobilitazione contro di me, diventeresti la prima sospettata. Cosa farei io allora? Hai idea di che colpo sarebbe per la mia carriera politica?”
Ma lei non sembra interessata e, anzi, scoppia a ridere.
“Ti diverto?”
“No, Rich, mi fai pena” Risponde brutalmente “Ti stai piangendo addosso, sei uno smidollato”
“Come osi?” Replico furente.
“Pensi che mi interessi la tua carriera politica? Patetico!”
“Ora stammi bene a sentire, sottospecie di fattucchiera” Le tolgo gli occhiali da sole e la guardo con fermezza negli occhi “Dovresti preoccuparti di più del mio destino: se io cado, tu cadi con me!”
Quel che succede immediatamente dopo è talmente improvviso e rapido che non riesco a spiegarlo. Alla fine mi ritrovo paralizzato schiena a terra con Trixie che mi fronteggia minacciosa dall’alto.
“Era una minaccia? Mi stai minacciando, Rich? Ti è chiaro chi hai di fronte? Ho tenuto in scacco un’intera città con le mie sole forze e tu, ridicolo politicante da quattro soldi, credi di farmi paura? Sei arrivato dove sei solo grazie a me. Io garantisco la legalità nelle strade di Ponyville come mi hai chiesto, io metto in cattiva luce Dash e la sua squadra, io ti ho fatto guadagnare tutta la popolarità di cui ti bei! Ma ricordati che, così come ti ho dato tutto questo, posso anche riprendermelo! Tu sei legato a un’ancora che va sempre più giù nelle profondità marine. Credi forse che io sia legata al tuo fianco? No: io sono quella che la cala a fondo! E adesso stammi bene a sentire” Continua a dire allontanandosi e lasciandomi rialzare “So che hai un’intervista a breve e sicuramente ti faranno delle domande riguardo l’attacco allo Sugarcube Corner. Ebbene, tu farai ricadere la colpa sull’attentatore del taxi e ti lamenterai dell’incapacità della polizia nel gestire la situazione. Fai notare che non mi è permesso indagare su quel caso ma non chiedere per nessun motivo che mi venga affidato: se tutto andrà bene, la richiesta verrà dai cittadini. Tu sei bravo con le parole, vedrai che te la caverai”
Si allontana con grazia, dirigendosi verso il salone.
Prima di entrare, ci tiene a sottolineare: “Tu sei sicuramente l’insetto più ricco della città, Rich, ma per me rimani pur sempre un insetto. Ricordatelo bene”
Mi lascia qui sul terrazzo, troppo sconvolto per fare un passo o per dire una parola. È la prima volta che Trixie ha una reazione del genere. Nonostante l’abbia liberata e riportata alla civiltà, lei ha mostrato una furia che non mi sarei aspettato e … ho avuto paura.
Mi chiedo se sia questo quel che provano tutti quando la vedono per le strade della città.  

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Capitolo 14
*** Ali di cera ***


I fumi dell’oppio si sollevano delicatamente rilasciando un’aroma gradevole. Ho sempre apprezzato molto il suo odore e, sebbene non ne sia mai stata una consumatrice, mi fa piacere restare in questa stanza in compagnia dei miei clienti, anche solo per sentirne il profumo.  Eppure è ormai da un po’ che non ne traggo lo stesso godimento.
Dal giorno della morte del padre, Albert ha iniziato una lunga caduta nella parte peggiore di sé, cercando rifugio nell’annebbiamento dei sensi provocato dalla pianta. È devastato dall’idea di non essergli stato vicino nei suoi ultimi istanti, si sente debole e inutile. Proprio ora che dovrebbe mostrare la sua forza e prendere le redini della famiglia per contrastare Trixie, lui non riesce a reagire. Persino alla riunione dei Quattro organizzata da Pinkmane è parso disinteressato e svogliato. Dopo quella sera ho anche deciso di non permettergli più di farsi del male nel mio locale, ma lui sa bene che, a parte me, nessuna delle ragazze del locale si sognerebbe di mettere in discussione una sua richiesta: è pur sempre un Grifone. E allora eccolo di nuovo qui a cercare di sfuggire alle sue paure e ai suoi doveri.
“Mi sembrava di averti proibito l’ingresso in questa sala” Gli dico avvicinandomi al lettino su cui è disteso.
“Tu non … non puoi proibirmi nien … niente” Biascica lui, completamente fuori di testa dopo appena mezz’ora dall’apertura del locale.
Stupido, stupido ragazzo! Non si rende conto del suo potenziale. Se solo volesse, potrebbe diventare persino più grande del padre.
“Forse ti è sfuggito, ma io sono la proprietaria del Jolly. Fin quando resterai sotto questo tetto dovrai obbedire alle mie regole. Ora alzati ed esci subito da questa sala. Dai, ti offro qualcosa di forte”
“Non mi serve nulla. Voglio solo restare da solo”
“Ma non te lo puoi permettere! Il tuo lavoro ti aspetta, la famiglia dei Grifone ha bisogno di un nuovo capo. E poi ci sono i Quattro! La loro stabilità dipende da te”
“Mai come in quesssto momento”
Una voce inconfondibile alle mie spalle annuncia l’ingresso del Sibilante in sala. Il suo verde mantello risplende illuminato dalle fiamme delle candele rendendolo una presenza sinistra.
“Qualcosa ti turba, Sibilante?” Gli domando.
“Purtroppo sssì. Mi dissspiace esssere portatore di brutte notizie, ma sssono ssstato contattato poco fa dai Gufi e ho avuto l’incarico di informare i Quattro delle ultime novità”
La cosa non mi piace: da che io ricordi, Spike non ha mai contattato qualcuno per condividere spontaneamente le proprie informazioni. E soprattutto non gratuitamente.
“Parla, dunque”
“Presssto detto: Nandermane ha sssollevato il commissario Dash dall’incarico e domani mattina verrà dato l’annuncio ufficiale. Sssembra che il sssuo comportamento nelle indagini sssull’attentatore sssia ssstato consssiderato “inaccettabile”. Non è un licenziamento ma tanto basssterà a Trixie per ottenere ancora più potere e prestigio”
Per un attimo mi manca il fiato e sono costretta a sedermi sul lettino al mio fianco. Persino Albert sembra più lucido e interessato. Dopo solo un giorno dall’attacco alla pasticceria, quel bastardo di Nandermane ha preso una decisione radicale. Sicuramente sarà stato convinto dall’intervista a Rich pubblicata oggi.
“Hanno trovato un capro espiatorio. È evidente che l’attacco sia stato organizzato da Trixie e da Rich!”
“Evidente lo è per noi, Rarity. Gli altri cittadini collegheranno la bomba alla passsticceria a quella nel taxi. Per giunta sssembra che la Melodia fossse a conossscenza di un altro tentato attacco. La sssituazione ormai può sssolo peggiorare”
Il Sibilante ha ragione. Trixie ha calcolato tutto e noi non siamo riusciti a prevenire alcuna sua mossa. Ci ha giocati.
“E adesso che si fa?” Chiedo preoccupata all’assassino.
“È necesssaria un’azione decisssa da parte dei Quattro. Bisssogna aiutare non sssolo quella ragazza, ma anche la Melodia e i poliziotti fedeli a Dash. Sssarà ssstrano ma deve nassscere un’unica forza” Poi si rivolge al povero Albert “Non te lo direi in altre occasssioni, ma abbiamo bisssogno di te. I Quattro devono esssere una guida per tutti”
“Albert …” Torno a osservarlo, un pony indolente come non lo è mai stato. Devo fare qualcosa, devo essere forte. Per lui, per i Quattro, per tutti.
“Sarò io ad aiutarti, Albert! Da solo non ti riprenderesti in tempo, quindi permettimi di lavorare al tuo fianco: lascia che io sia la tua rappresentante!”
Il Sibilante emette un verso strano per poi iniziare a tossire. Quando si calma dice: “Con tutto il rissspetto, Rarity, quel che proponi è asssurdo”
“È l’unico modo che abbiamo” Ritratto io “E poi non temere: gestisco il Jolly da anni e so come comportarmi con mafiosi e criminali”
“Quesssto non vuol dire essserlo. La vita da mafiossso non è come quella della venditrice di oppio”
“Allora imparerò! I Quattro sono i migliori in questo campo, giusto?”
Questo scatena una profonda ilarità nel Sibilante, che ride con forza fin quasi alle lacrime. Alla fine però risponde: “Ci sssarà da divertirsssi”
Soddisfatta, ricerco l’approvazione di Albert.
“Tu che ne dici invece?”
Incrocio i suoi occhi e lui, pian piano, accenna un sorriso.

L’abitazione di Dash è immersa nell’oscurità. Tutte le tapparelle sono abbassate, l’aria entra a stento. Dash è seduta in un angolo della sua camera con il muso chino; sopra di lei è appeso il poster autografato dei Wonderbolts, la famosa squadra acrobatica aerea per cui ha una grande passione fin da quando era una puledrina. Tempo fa mi disse che quando da piccola era triste o arrabbiata trovava conforto guardando questo poster e la sua vasta raccolta di fotografie della squadra capitanata da Fleetfoot. Vederla qui ora mi fa star male.
“Dash … hey, Dash …” La chiamo, ma lei non solleva nemmeno la testa.
Quando questa mattina ha annunciato alla città che avrebbe momentaneamente abbandonato il suo incarico, mi si è gelato il sangue. Dopo aver concluso l’annuncio, Dash ha silenziosamente evitato i giornalisti ed è volata a casa, fortunatamente senza essere seguita: tutti erano più interessati a quel che avrebbero detto Nandermane e Trixie. Sono corsa qui senza perdere tempo, pensando a tutte le cose successe negli ultimi giorni e a quel che hanno causato. Quel che io ho causato.
La richiamo di nuovo, stavolta con voce più insicura. Il silenzio che segue è straziante.
“Ti ho vista prima, in piazza” Continuo “Hai dimostrato una forza incredibile, Dash, nessuno potrà negarlo. Io … sono desolata, Dash. Quel che è successo è solo colpa mia. Non avevo idea che ti avrebbero … sì, insomma …”
“Ti avevo avvisata” Sussurra lei con voce cupa “Hai forse creduto che mi stessi preoccupando inutilmente, Octavia?”
“Io … io pensavo che …”
“Ti dico io cosa pensavi: pensavi che la mia prima preoccupazione fosse catturare quel misterioso pony mentre tu volevi occuparti di Trixie. Ti è mai venuto in mente che anche io volessi prima fermare lei? Ovviamente no. Eri accecata dall’ira e non hai ragionato a mente lucida. Io mi sono fidata di te perché speravo che tu fossi la Octavia che conosco, la Melodia che ha risolto il caso Pinkamena. Invece ho sbagliato e queste sono le conseguenze. Sai quale sarà il prossimo passo?”
“No” Sussurro io.
“L’epurazione” Esclama sollevando finalmente il muso “Trixie obbligherà tutti i miei collaboratori a occuparsi di noiosi e inutili incarichi d’ufficio. Non ci sarà nessuno in grado di contrastarla all’interno della polizia. E questo solo perché le hai permesso di avere un’arma da usare contro di noi”
Fa male quando sei costretta a confrontarti con la realtà. Dash ha ragione. Ha ragione su tutto. Se ci penso, mi rendo conto che gli errori che ho commesso sono gli stessi di cui la accusavo ai tempi di Pinkie: testardaggine ed egoismo. La sola differenza è che lei non volle fidarsi di Twilight Sparkle, una folle scienziata dal torbido passato, mentre io non mi sono fidata di una delle mie più sincere amiche, fedele alleata fin dai tempi della scuola di polizia e pegaso dall’incrollabile senso di giustizia. E adesso, senza nemmeno rendermene conto, potrei aver condannato Ponyville più di quanto non abbiano fatto Rich e Nandermane. E tutto questo perché? Per aver pensato di nuovo di essere … sola.
“Non volevo si arrivasse a tanto” Provo a difendermi, ma mi sento ridicola.
“Neanche io, eppure ci siamo. Io sono impotente, la polizia è schiava di Trixie e tu sei sempre più debole. Trixie ti sta isolando da tutti, ti sta sottraendo ogni sostegno e tu da sola non puoi vincere. Tu sei … Icarus, Octavia. Ricordi il mito di Icarus, vero?”
Annuisco. È una delle storie più celebri della mitologia di Equestria.
“Tu sei Icarus e Trixie è il sole. Icarus cerca di raggiungerlo, ma lui è un semplice pony di terra e le sue sono misere ali di cera. Il calore del sole le scioglie e lui cade in mare fallendo nel suo intento. Stai attenta al sole, Octavia: ha sciolto già un’ala e ha provato a danneggiare l’altra. Proteggi la tua ala, perché è indifesa, nonostante sia intrepida e volenterosa. Abbi cura di lei”
Stavolta la sua voce ha un tono più dolce. Nonostante tutto è ancora preoccupata per me e Derpy.
“Adesso cosa farai?” Le chiedo.
“Chi lo sa! La mia ricerca di testimonianze del giorno dell’attacco a Rich non ha portato ad alcun risultato e nessun alleato di Trixie sopravvissuto a quella notte si trova in città. Molti sono morti, altri sono in carcere, un paio hanno messo la testa a posto. E io sono alla ricerca di una pista”
“E a che ti servirebbe? Ormai sei fuori dai giochi”
“Fuori dai giochi, dici?” Ripete, alzandosi lentamente “Non ho intenzione di fermarmi, Octavia. Non permetterò che il mio posto vada a quella maledetta”
I suoi occhi, fissi nei miei, sembrano lanciare fiamme. Non l’avevo mai vista così furiosa e determinata.
Alzo lo zoccolo e lei ricambia con grinta il saluto. In cuor mio prometto a me stessa che non commetterò più errori; è tempo che la Melodia ritorni a suonare.
Sto per andarmene, quando capisco come posso aiutare Dash.
“Derpy mi ha descritto il pony che ha piazzato la bomba dai Cake. È un unicorno dal manto arancione che mi ha ricordato Sunburst. Ha la criniera rossa e il pizzetto, proprio come lui. Credi che potrebbe interessarti?” Concludo con un occhiolino.
Lei mi risponde con un sorriso. Quando mi giro però mi richiama: “È una descrizione molto accurata considerato che, secondo le ricostruzioni, il pony aveva un lungo giaccone. C’è qualcosa che mi stai nascondendo?”
“Sì” Rispondo onestamente “Ma lo faccio per proteggere la mia ala di cera”

Nel folto della Everfree Forest si trova una grande, buia grotta. Al suo interno si snodano lunghi corridoi abbelliti da meravigliose stalattiti e stalagmiti che rendono la discesa nelle profondità della terra un’esperienza irripetibile. Uno dei sentieri conduce addirittura a un lago sotterraneo, più piccolo di quello tanto amato dagli abitanti di Ponyville ma non per questo meno affascinante. Ancora oggi i nonni raccontano ai puledrini che le acque di questo lago sono in grado di creare una copia perfettamente uguale del pony che vi si immerga. Ovviamente è solo una storia, ma contribuisce a mantenere un’aura di mistero. Purtroppo la visita della grotta senza una guida esperta non è consigliata, sia per la facilità con cui ci si può perdere, sia per il rischio di frane.
Ma Doctor Whooves non è un pony come tutti gli altri.
Guidato dai miei sensi di drago, raggiungo l’ampia area dove si trova il lago. Qui, immobile, Whooves si specchia nelle limpide acque. Nel tunnel alle sue spalle vedo alcuni apparecchi tecnologici tra cui le sue ali, oggetto della mia invidia fin da quando l’ho visto volare dritto verso la luna quella sera in città. Non è facile per un drago accettare che non potrà mai volare, ancor di più quando vede riuscirci perfino un pony di terra.
“Una magnifica dimora” Dico avanzando verso di lui.
Piuttosto che venirmi incontro, Whooves preferisce aspettarmi.
“È stata una sorpresa. La Everfree Forest è un luogo incantevole, dotata del fascino del mistero, e questa grotta non fa eccezioni. Come hai fatto a trovarmi?”
“Merito della fortuna, venuta con le sembianze di un incarico per i Gufi, e della tua distrazione” Gli spiego “Ho avuto il compito di sorvegliare i movimenti della giovane Derpy Hooves. È stato sorprendente scoprire che aveva un appuntamento proprio con te”
Lui ride divertito: “Tradito dalla mia galanteria! Mi sembra di essere un combattente delle antiche leggende”
Ride ancora un po’, poi si siede e mi invita a raggiungerlo al suo fianco. Restiamo in ascolto del rumore delle gocce d’acqua che scendono dalla volta sopra di noi sulle lastre di roccia venutesi a formare nel corso dei secoli. Era una vita che non passavo del tempo con Whooves.
“Come sta?” Mi domanda alla fine.
“È spaventata, ma niente di più. Ha evitato che quella bomba ferisse qualcuno, è stata brava”
“Ne sono lieto” Dice, e mi sembra sincero.
“Non sei stato tu, vero?”
“No. Non compierei mai un atto del genere senza lasciare agli altri un modo per salvarsi. Dove sarebbe altrimenti il divertimento?”
Lo immaginavo. Whooves ha sempre cercato il divertimento in ogni istante della sua vita. Il brivido dell’incertezza, il desiderio di scoperta, tutto purché sia divertente.
“Perché ti sei avvicinato a Derpy? Volevi carpirle delle informazioni?”
“Su cosa? Ho visto una ragazzina piangere da sola e ho voluto aiutarla. Cosa potrebbe sapere di tanto importante? Probabilmente è ancora una studentessa”
“Ti sbagli: è una detective, la socia della Melodia della Giustizia”
Lui si volta verso di me con espressione incredula, ricercando la verità nei miei occhi. Quando si accorge che non mento, ridacchia e dice: “Che coincidenza incredibile. Giuro che non ne avevo idea. Io volevo solo essere …”
“Gentile?” Concludo io. Lui deglutisce e fa un cenno di assenso.
Chi avrebbe mai pensato che il suo lato buono si sarebbe espresso in questo modo? Che in fondo sia davvero cresciuto in questi anni? Sarebbe tutto più facile se avessi la certezza di non star parlando allo stesso Whooves che mi fece quasi ammazzare dalla mafia.
“E adesso che si fa?” Gli domando, cogliendolo alla sprovvista.
“Che intendi? Mi hai trovato, no? Hai vinto! Portami dalla polizia, dalla Melodia o non so. Conosci questa città molto meglio di me”
“Non trattarmi da idiota, Whooves” Sibilo stringendo i denti “Sono da solo nel tuo covo e tu sei uno dei pony più geniali che io abbia mai conosciuto: potresti scappare, imprigionarmi, forse uccidermi, ma invece ti comporti come se non avessi scampo. Perché?”
“Come? Vuoi che lo ripeta? Mi hai preso! Sono le regole del gioco!”
“Quale gioco? Tu hai sfidato Octavia, non me! So come ragioni, Whooves, perciò non trattarmi da idiota!” Perdo la pazienza e con un rapido gesto della coda getto dei sassi nel lago di fronte a noi; dalla mia bocca si solleva del fumo mentre continuo: “Ho smesso anni fa di essere lo zimbello degli altri. Il draghetto che tutti deridevano è diventato un predatore notturno, potente e temuto quanto i maggiori criminali della città. Sono il Signore dei Gufi e farai bene a ricordartelo! E adesso spiegami tutto!”
Lo metto in soggezione. Persino Doctor Whooves è costretto a chinare il muso davanti a me.
Aspetto pazientemente la sua risposta e, quando arriva, è più di quanto io sia disposto a tollerare.
“Quando sentii parlare per la prima volta della misteriosa organizzazione di spionaggio nata a Ponyville, capii subito che eri diventato quel che avevi sempre sognato. Io invece, sebbene fossi riuscito a ottenere conoscenze e indipendenza, ero comunque ancora vittima della mia passione per le sfide. L’aver vissuto totalmente da solo per tanti anni aveva però affinato le mie capacità tanto che non ne perdevo più neanche una. Ho sfidato al suo gioco ogni tipo di malfattore, criminale e mafioso che ho incontrato e ho sempre vinto. Tutto ciò però non mi stimolava più, come puoi immaginare, e allora ho deciso che sarei stato io a organizzare le sfide: i miei avversari sarebbero stati i più famosi investigatori di Equestria e solo il migliore avrebbe potuto arrestarmi. Per questo sono venuto qui per Octavia: gli altri non si sono rivelati all’altezza delle aspettative. Credevo che lei potesse vincere davvero, avevo sentito ottime voci sul suo conto”
“Credevi … o volevi?” Domando, notando delle variazioni nel suo tono di voce.
Lui osserva ancora il suo riflesso; nei suoi occhi alberga la sofferenza.
“Non posso più continuare così, Spike. All’inizio era divertente vedere i detective e i poliziotti che cercavano di trovarmi, ma poi sono arrivati gli incubi” Mentre parla, il suo corpo inizia a tremare mentre gli occhi gli si riempiono di lacrime “Vedevo i pony rimasti feriti negli incidenti da me provocati, vedevo i musi straziati dal dolore e dalla paura; sentivo le urla disperate dei passanti, i gemiti dei feriti, il pianto dei puledrini. Una notte sono comparsi anche i nostri compagni, Spike! I loro corpi erano perforati dai proiettili e perdevano sangue senza finire. Ho provato a smettere di giocare, ma non ci sono riuscito: è più forte di me! Speravo che Octavia riuscisse dove gli altri avevano fallito, ma invece ha chiesto l’interruzione del gioco e … non sapevo cosa fare! Ma ora ci sei tu! Tu mi aiuterai, vero?” Con un gesto rapido mi afferra una zampa posteriore e si allunga verso di me con sguardo allucinato “Noi siamo amici, vero? Mi aiuterai!”
“Mi fai schifo” Rispondo con disprezzo. Mentre mi osserva incredulo, lo colpisco con forza facendolo allontanare. Sul muso compaiono tre segni leggeri che iniziano presto a sanguinare.
“Sei rimasto lo stesso egoista di un tempo. Hai fatto i tuoi comodi finché ne sei stato capace e ora vuoi evitare le tue responsabilità contando sugli altri. Mi hai deluso profondamente”
“T … taci!” Prova a ribattere “Tu non sai cosa si provi a essere …”
“Cosa? Ho vissuto sulle mie squame ogni forma di maltrattamento, sono stato povero, solo, disprezzato, ma alla fine ho prevalso. Credi davvero di potermi insegnare qualcosa?”
No, non può e lo sa bene. Nessuno ne ha passate tante quanto me. Rendendosi conto della stupidità di quello che stava per dire, indietreggia lentamente e io osservo strisciare il verme che si ostentava farfalla dietro il suo lucente paio di ali meccaniche. Possibile che si sia trattato solo di apparenza?
Gli volto le spalle e muovo i miei passi alla volta del sentiero per l’uscita. Dopo un attimo di smarrimento, Whooves mi richiama ma io non mi volto.
“Te ne vai davvero?”
“Sì. Non perdo tempo con chi non lo merita”
“E allora cosa posso fare? Dimmelo, maledizione! Non lasciarmi solo con … loro!”
Questa volta mi fermo e rifletto per qualche secondo, poi spiego con voce seria: “Non sono fantasmi, Whooves, è solo rimorso. Puoi continuare a scappare fino a impazzire oppure diventare divenire spietato al punto tale da non provarne mai più per il resto dei tuoi giorni. Dimmi: credi di essere diventato tanto sanguinario da liberarti così dei tuoi incubi?”
“No! Sai che non è così”!
“Allora accogli il rimorso in te e cerca rifugio nel tuo lato buono. Da qualche parte dentro te c’è quel pony che ha provato pietà nei confronti di una ragazzina che piangeva da sola nel buio della notte. Sii quel pony, Whooves, e potrai salvarti”
La nostra discussione termina così. Mi allontano in silenzio entrando nell’oscuro tunnel di roccia; alle orecchie mi giungono i lamenti di un genio disperato.
Mostrami quel che sai fare, Whooves. Mostrami quanto sia errata la nuova opinione che ho di te.
 
 
 
 
 
 
Nota d’autore: Dato che mi è stato chiesto tra le recensioni, volevo spiegare il funzionamento delle pistole all’interno della storia. Immaginate una pistola senza grilletto. Al suo posto c'è una sorta di bottoncino o comunque qualcosa su cui si possa far pressione. Il pony afferra l'arma stringendola tra lo zoccolo e la zampa (diciamo all'altezza del nostro polso) e fa pressione sul bottoncino provocando lo sparo.
Lo spazio del polso viene usato anche per impugnare altri oggetti, come i due sai usati da Octavia. Non ho potuto spiegarlo all'interno del racconto perché in una narrazione in prima persona avrebbe stonato il ribadire quel che per loro è una normalità.
Spero di esservi stato utile.

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Capitolo 15
*** Nemesi ***


Il mio zoccolo si ferma a metà del suo movimento verso la porta dell’abitazione che ho di fronte. Sono davvero sicura di volerlo fare? Non ho ancora bussato, potrei sempre girarmi e andarmene via per continuare le indagini in un altro modo. Sono sicura che Fluttershy, Flim e Flam sarebbero pronti ad aiutarmi. Oh, Fluttershy! Chissà che incarico le avrà affidato Trixie! Sicuramente uno misero che non la renda una minaccia. Forse essere stata momentaneamente allontanata dalla polizia è una fortuna: posso agire come meglio credo, devo solo stare attenta a non osare troppo. Se ci riesce Octavia, posso farcela anche io! Come d’altronde spero di riuscire a bussare a questa porta … E dire che mentre venivo qui ero piena di buoni propositi! Ma allora perché non mi decido? Oh, lo so bene perché: perché non ho mai dimenticato, non ho mai perdonato. Se fosse stata una qualsiasi altra situazione non sarei mai neanche venuta fin qui. Ma ora siamo tutti in pericolo e lei è l’unica che possa darmi spiegazioni. Coraggio, Dash! Coraggio!
Porto lo zoccolo alla porta e batto tre colpi. Devo aspettare un paio di minuti prima che mi venga aperta. Dall’altra parte, con la criniera scompigliata e con indosso un paio di occhiali protettivi, c’è Twilight Sparkle.
La scienziata mi osserva spostando lentamente il muso prima verso l’alto e poi verso il basso, mentre io guardo fisso davanti a me.
“È così grave?” Chiede quando ha finito di studiarmi.
“Sì” Le rispondo senza avere dubbi “Sì, lo è”
“Accomodati allora” Dice voltandosi e precedendomi in casa “Seguimi, ti faccio strada”
Con passo svelto raggiungiamo il suo laboratorio. È la prima volta che lo vedo con i miei occhi, fino ad oggi solo Octavia me l’aveva descritto un paio di volte. Mi guardo attorno incuriosita ma Twilight, sedutasi davanti a una scrivania, mi invita a raggiungerla senza perdere tempo. Mi sta trattando con freddezza e questo mi infastidisce: sembra quasi che la causa del nostro allontanamento sia stata io!
La raggiungo comunque facendo finta di nulla e mi siedo di fronte a lei. Quando mi ritiene pronta, domanda: “Di cosa si tratta?”
Le spiego tutto quel che mi è stato riferito da Octavia e le descrivo l’unicorno visto da Derpy, tralasciando però i particolari sul comportamento misterioso tenuto dalle due amiche. Se hanno un segreto, non intendo fare interessare troppo Twilight.
Dopo aver finito la spiegazione, giungo alla conclusione del discorso: “Entrambe riteniamo che somigli molto a un vecchio alleato di Trixie di nome Sunburst. C’è solo un problema: Sunburst morì la notte in cui sgominammo la Illusion. Il suo corpo fu ritrovato nel locale e identificato”
“Cosa mi stai chiedendo, Dash?” Domanda lei, mostrando finalmente un maggiore interesse.
Con un po’ di timore rispondo: “È possibile riportare in vita i morti, Twilight?”
L’idea di combattere contro una specie di zombie mi terrorizza, ma per fortuna la scienziata nega subito questa possibilità.
“Un incantesimo di resurrezione? È impossibile! Non solo i più grandi unicorni di sempre ci hanno provato senza risultati, ma persino gli alicorni hanno fallito. Non esiste alcuna via per tornare dall’oltretomba”
Questo dovrebbe rincuorarmi, almeno credo. Ma allora significa che Derpy si è sbagliata? Magari ha visto una foto di Sunburst negli album di Octavia e il suo cervello le ha giocato un brutto scherzo il giorno dell’attacco.
O forse l’errore lo abbiamo commesso noi.
“Dimmi, Twilight … esiste un incantesimo con cui Sunburst avrebbe potuto salvarsi?”
“Esistono molti incantesimi di difesa o di fuga molto utili in caso di pericolo” Spiega lei “Non potresti essere più precisa?”
“Noi trovammo il suo cadavere, ma … se fosse stato un falso?” Le chiedo mentre penso a quanto sarebbe doloroso aggiungere un altro fallimento ai tanti di allora. Sunburst era giovane, un novellino nell’ambiente criminale, ma aveva dimostrato di essere un unicorno molto dotato riuscendo più volte a mettere in difficoltà i nostri agenti.
Twilight riflette in silenzio giocando con un bisturi sul tavolo, poi si alza e mi supera.
“Resta lì” Mi dice mentre risale al piano superiore “E non toccare niente!”
Detesto questo suo comportamento, ma non voglio darle altri motivi per trattarmi con disprezzo. E poi, a essere sincera, ora che sono sola questo posto mi mette i brividi: è persino peggiore del suo vecchio laboratorio alla centrale!
Al suo ritorno ha con sé molti rotoli di pergamena, tutti chiusi da nastri neri. Ne poggia uno su un tavolo di marmo e, mentre fa fluttuare gli altri con la sua magia, lo apre e inizia a consultarlo. Poco dopo, non contenta, lo getta a terra e ne prende un altro. Ripete l’operazione altre due volte prima di invitarmi a raggiungerla.
“In effetti esiste un incantesimo che potrebbe avergli permesso di salvarsi” Mi spiega “È una magia oscura contenuta in un libro estremamente raro. Il suo meccanismo è un po’ complesso, ma proverò a spiegartelo in maniera chiara. L’incantesimo consente a chi lo usa di scambiare il proprio corpo con quello di un qualsiasi altro pony nelle vicinanze. In altre parole, ogni caratteristica fisica visibile e non visibile di Sunburst si sarebbe trasferita momentaneamente nel corpo di qualcun altro e viceversa. L’incantesimo mantiene il suo effetto tanto a lungo quanto glielo consentono le forze del mago. Non conta tanto la capacità magica quanto la resistenza. Inoltre è una magia pericolosa: si rischia di restare intrappolati nel corpo nuovo o, peggio ancora, i due patrimoni genetici possono unirsi generando mutazioni o addirittura distruggendosi”
“E tu credi che Sunburst fosse in grado di usare un simile incantesimo? Inoltre hai detto che il libro in cui è trascritto è molto raro”
“Certo, ma stiamo parlando di un alleato di Trixie. Non mi stupirei se lei fosse riuscita a mettere i suoi zoccoli su una copia”
Purtroppo quel che dice ha senso. Se Sunburst avesse davvero conosciuto l’incantesimo, avrebbe potuto usarlo durante il nostro attacco in caso di difficoltà.
“È riuscito a scappare” Sussurro trattenendo a stento la rabbia. È scappato e si è preso gioco di noi per più di due anni, nascondendosi e aspettando fiducioso il momento giusto per tornare mentre gli altri pony venivano arrestati in altre città o perdevano la vita all’interno di nuove bande. Ma adesso è tornato, lavora con Trixie e … è stato lui! Lui ha nascosto la pistola con cui hanno sparato a Rich! Trixie ha pianificato tutto e sfruttato l’occasione per ottenere il consenso che ancora le mancava!
“E adesso cosa pensi di fare?” Mi domanda Twilight.
“Devo catturarlo” Rispondo voltandomi. Nel farlo, mi accorgo che lei non è più vicina a me ma sta ascoltando un pegaso sulle scale a chiocciola del laboratorio. È senz’altro un Gufo. Ritorno alla scrivania provando un profondo disprezzo.
“Tu da sola?” Continua dopo un po’ mentre torna da me.
“Non sono sola: ho Fluttershy e i miei pony”
“Errore: Trixie ha i tuoi pony. Non puoi trovare Sunburst da sola, Dash. Chiederò a Spike di mobilitare i suoi Gufi”
“No!” Rispondo immediatamente facendola sobbalzare “Niente Gufi! Non posso accettare”
Lei mi osserva sconsolata, come se si aspettasse questa mia reazione.
“È così, eh? Non è cambiato niente. Sei venuta qui solo per necessità, vero?”
“Eri l’unica che potesse aiutarmi”
“Ma di me continui a non fidarti. Nemmeno dopo la galera, dopo che sono rimasta sola”
“Sei una criminale, Twilight Sparkle”
“Sono una pony, Dash! Commetto errori ma cerco di trarne degli insegnamenti. Tu invece cosa hai imparato da quella volta, eh? Quando venni a bussare alla tua porta chiedendoti perdono e aiuto e tu preferisti non aprire affatto. Ricordi, vero?”
Come potrei dimenticare? Fu il giorno in cui Twilight riottenne la libertà. Eppure, allora come oggi, non ero pronta a perdonarla.
“Avevi compiuto atti orribili nella mia centrale. Io mi fidavo di te!”
“Anche io! Eri l’unica di cui mi fidassi! Invece non hai voluto nemmeno parlarmi!” Si accascia sulla sua sedia come se le forze le siano venute meno. C’è dolore nei suoi occhi, ma anche una forte dignità.
“Non mi vergogno di essere diventata amica del Signore dei Gufi, devo tutto a Spike. Eppure mi piacerebbe poter camminare di nuovo per le vie della città senza vedere le mamme con i loro puledrini cambiare strada quando mi vedono. Certo, sono stati fatti dei passi avanti: Octavia mi chiede aiuto sempre più spesso, la tua fedele Fluttershy mi capisce molto più di quanto immagini, e Derpy … Derpy mi sorride. Quella puledrina mi sorride” In quel momento si porta rapidamente uno zoccolo agli occhi per celare una lacrima. È questione di un istante, ma mi provoca empatia nei suoi confronti. Alla fine termina il discorso con grinta ritrovata: “Hai dimostrato di non essere insensibile di fronte a chi si pente davvero: i fratelli Flim e Flam ne sono la prova. Arriverà mai il mio turno, Dash?”
Nascondo ogni reazione ma la mia sorpresa è grande. Ho sempre pensato a Twilight come alla scienziata pazza, alla “macellaia” senza alcuno scrupolo. Mai avrei immaginato che tenesse così tanto a dimostrare di essere cambiata.
“Io … io non lo so, Twilight. La tua situazione è … delicata”
“Delicata, certo” Ripete lei dispiaciuta.
“Adesso devo proprio andare” Mi dirigo verso le scale ma, prima di salire, dico “Grazie, Twilight”
Lei non risponde, tra gli zoccoli ha un teschio di cui fissa intensamente gli ormai vuoti fori degli occhi. Esco dal laboratorio provando un imprevisto senso di rimorso.

“È una follia, Octavia! Non dovresti farlo!”
“Ormai sono qua, Derpy, e io indietro non torno” Rispondo guardando l’enorme palazzo che si erge di fronte a me.
“È troppo pericoloso” E poi cosa speri di ottenere?”
Assolutamente nulla. Voglio solo trovarmi di fronte ai due pony che hanno quasi ucciso Derpy e far capire loro che non ho intenzione di arrendermi.
Derpy cerca di fermarmi senza successo un altro paio di volte, poi sbuffa e chiede di poter salire con me.
“Stavolta no. È importante che tu rimanga qui” Le spiego fissandola intensamente “Voglio che torni indietro ed entri nel primo bar che trovi, ordini qualcosa e mi aspetti. Se entro mezz’ora non ti ho raggiunta, vola da Rainbow Dash più veloce che puoi e chiedi aiuto. Ricordi dove abita, no?”
Lei annuisce, poi mi abbraccia di scatto.
“Sono così preoccupata, Octavia”
“Non succederà niente” Le prometto per tranquillizzarla, ma cerco comunque di godere della sua stretta fino all’ultimo istante. Quando ci separiamo, la osservo allontanarsi lungo la via da cui siamo venuti finché non è altro che un puntino lontano. Allora prendo un respiro ed entro nella Celestia Tower.
La vasta hall dell’edificio ha un colore candido, etereo, ed è ornata da intarsi in oro e argento. Sulla parete di fronte all’ingresso è appeso un drappo raffigurante il sole, cutie mark della principessa Celestia, e alla sua sinistra ci sono le scale e l’ascensore che portano ai piani. Provo a raggiungerle ma vengo subito fermata dalla guardia posta in una celletta vicino all’ingresso.
“Dove è diretta?” Domanda.
“Vado a fare visita a Filthy Rich. Sono Octavia Melody”
“Sono spiacente, ma il signor Rich non è in casa in questo momento, e comunque non permette ad alcun visitatore di disturbarlo senza invito. Se vuole può lasciargli un messaggio. Mi occuperò personalmente di consegnarglielo”
C’era da aspettarselo. Osservo la guardia, un grosso unicorno con indosso un’elegante divisa blu. È molto educato e sembra anche molto ligio al dovere.
“Sa se anche Trixie è con lui?” Gli chiedo.
“Oh no, lei è di sopra”
“Le mandi un messaggio, per cortesia. Sono sicura che sarà … entusiasta di ricevermi”
L’unicorno prende una pergamena da un cassetto e, dopo aver scritto il comunicato, lo invia con la sua magia. Non passa molto tempo prima di ricevere il permesso di cui necessito.
“La signorina Trixie non aveva mai concesso un incontro a nessuno” Fa notare l’unicorno impressionato “Lei è una pony molto fortunata”
E questa era una battuta molto divertente. Annuisco trattenendomi quel tanto che basta a evitare di ridergli davanti al muso, poi mi faccio dire il piano e salgo sull’ascensore.
La casa di Rich è situata su uno dei piani più alti del grattacielo e naturalmente, oltre a poter vantare il più grande terrazzo della torre, è anche l’unica abitazione sul piano. Busso alla porta in legno scuro che viene prontamente aperta da una giovane pegaso dal bel manto giallo.
“Benvenuta, detective Octavia” Saluta con un leggero inchino “La signorina Trixie l’attende con impazienza nel terrazzo. Le faccio strada”
“Molto gentile, grazie”
Raggiungiamo un salone dalle pareti in vetro che riconosco come quello descritto da A. K. Yearling nell’intervista di tempo fa e usciamo nel terrazzo. Stesa al sole su una sdraio c’è Trixie.
Dentro me scorre un lungo flusso di emozioni: rabbia, odio, tristezza e sofferenza si susseguono a gran velocità, ma nemmeno per un attimo avverto la paura.
“Oh, guarda che visione celestiale abbiamo qui …” Sussurra lei sollevando lentamente il capo dalla sdraio e guardandomi attraverso le lenti scure. Poi si rivolge alla pegaso e ordina: “Vai via tu! Torna al tuo lavoro!”
“Subito, signorina!” Risponde prontamente la giovane prima di rientrare velocemente in casa lasciandoci sole.
“Adesso Rich ti procura anche le serve?” Domando senza fare un passo.
“Nessuna serva, è solo la babysitter della sua mocciosa. Lui è un pony molto impegnato e quindi lei si occupa della figlia e della casa. Ma prego, accomodati! Non vorrai mica restare lì impalata!”
Una sedia viene fatta avanzare verso di me. Dopo essermi seduta, mi viene anche offerto da bere.
“Vuoi avvelenarmi?” Chiedo sorridendo.
“Il veleno è l’arma dei codardi, dicono”
“Le bombe non sono particolarmente più nobili” Rispondo affondando la mia prima stoccata. Lei però non reagisce in alcun modo, quindi accetto anche questa sua offerta: “Un Whisky on the rock, se non ti dispiace. Immagino che uno come Rich abbia una vasta collezione di liquori”
“I migliori di Equestria” Garantisce Trixie prima di richiamare la pegaso di prima e di ordinarle di portarci quanto richiesto.
Nell’attesa restiamo a osservarci in silenzio. Il manto di Trixie è splendidamente curato e la sua criniera sembra splendere illuminata dal sole del tramonto; se anche la permanenza in manicomio abbia avuto delle conseguenze sul suo fisico, ora non ne mostra alcuna traccia. È solo l’arrivo del drink a riscuoterci dalla nostra stasi.
“Ti trovo in forma, Trixie”
“Vero, eh? L’aria di questa città è miracolosa, per non parlare del sole! Giuro, fino a qualche giorno fa non avevo mai pensato che prendere il sole potesse essere un’attività così piacevole”
“Immagino che dopo due anni in una cella di isolamento lo penserebbe chiunque”
Questa volta Trixie fa una smorfia di disappunto.
“Quelle di Arkhay non sono semplici celle di isolamento, Octavia: tu non hai nemmeno idea di cosa accada lì dentro” Risponde bevendo un sorso del suo whisky.
“Allora mi chiedo se ti sia convenuto evitare il carcere e andare lì”
“Non è colpa mia: il giudice ha deciso che avevo bisogno di aiuto” Replica con tono lamentoso “Però sono stata fortunata, me ne rendo conto solo ora. Potrei quasi dire che giudice e giuria mi abbiano salvata, non trovi?”
Non va bene: Trixie ha capito il mio gioco e lo sta usando contro di me. Devo stare calma.
“Effettivamente sei stata salvata davvero tante volte nella tua vita: prima loro, adesso Rich … sai, a volte mi chiedo se non siano troppo lusinghieri tutti quei titoli con cui ogni pony era solito chiamarti. Meriti davvero di essere ricordata come la grande e Potente Trixie?”
“Magari potresti chiedere a quella tua amica, Vinyl Scratch. Oh, dimenticavo: potrebbe avere difficoltà nel risponderti”
Questa volta la sua risposta arriva inaspettata. Ho pungolato il suo orgoglio e lei ha reagito con violenza colpendo il mio punto debole. Sto per compiere l’errore di abbassare lo sguardo ma riesco a trattenermi. Questo sembra far piacere a Trixie, tanto da spingerla perfino a sorridermi.
“Perché sei venuta, Octavia?” Mi domanda poi “Il tuo gioco mi ha divertito, ma ora torniamo serie: che cosa vuoi?”
Io bevo il mio drink in un sorso prima di rispondere: “Stavi per portarmi via qualcuno che amo. Di nuovo. Sei tu la mandante dell’attentato allo Sugarcube Corner”
“È una grave accusa la tua, ma hai delle prove?”
“Le avrò. Dimostrerò che quanto dico è vero e te la farò pagare, Trixie”
“Stai minacciando un pubblico ufficiale, Octavia: ti ricordo che adesso svolgo io le funzioni del commissario”
“L’unico commissario di Ponyville è Rainbow Dash!”
“E prima di lei Spitfire. E ora dove sono? Sono fuori dai giochi, Octavia!” Esclama alzandosi in piedi. Lentamente avanza verso di me parlando con tono minaccioso: “Io ho costretto Spitfire a dimettersi, io ho fatto crollare la popolarità di Dash! Tutti quelli che si mettono contro di me sono destinati a cadere! Non risparmierò nessuno che oserà ostacolarmi, né poliziotti né criminali … e nemmeno un’ingenua pegaso dalle manie di grandezza”
Il suo muso è a un soffio dal mio, gli occhi viola che tanto hanno tormentato le mie notti si specchiano nei miei. Stavolta però non ho paura.
“Non toccherai più Derpy” Sussurro.
“E come me lo impedirai?”
“L’hai detto tu: ti ostacolerò”
“Non mi sembra che tu abbia ottenuto molti risultati finora” Risponde ghignando.
Io invece rimango seria: “Non mi fermerò mai. Finché avrò vita farò di tutto per sconfiggerti … e ucciderti”
Questa volta le mie parole hanno effetto. Il suo sguardo si fa rabbioso, la sua bocca si contrae in una smorfia orribile.
“Hai un bel coraggio a minacciarmi qui” Dice “Potrei schiacciarti come un insetto in questo momento”
“Fallo allora!”
Mi alzo, faccio un passo indietro e metto in mostra il petto. Sorridendo, la invito: “Colpiscimi”
Mi sono spinta troppo oltre e Trixie è furiosa, ma se sto attenta posso sfruttare la sua rabbia. Se facesse un passo falso, se si tradisse anche per un solo istante, scoppierebbe il caos: Rich cadrebbe nel panico e Trixie si sentirebbe di nuovo braccata. Devo solo stare attenta, pensare bene a cosa dire … ed evitare di morire.
“È vero, sei forte e hai sconfitto molti nemici, ma io sono ancora qui. E sono la più pericolosa” Continuo ostentando sicurezza, ma senza mai abbassare la guardia “Non ho mai dimenticato quel che hai fatto a Vinyl e ho sempre sperato di poter fartela pagare prima o poi. Beh, non perderò quest’occasione! Mostrerò a tutti chi sei davvero e poi ti ucciderò. Questa è la sola opportunità che avrai per fermarmi. Ma immagino che non lo farai: non sei in grado di farlo senza colpirmi alle spalle in un vicolo buio, vero?”
È fatta! Trixie non riesce più a contenere l’odio e il suo corno inizia a illuminarsi luce viola. Mi preparo a saltare di lato mentre aspetto che la luce diventi più intensa.
Ancora … ancora …
“Trixie!”
La voce di Rich risuona con forza e ci fa voltare entrambe. Lui avanza con vigore verso Trixie senza pensare a me e le ordina: “Vai in camera mia!”
“No … non ora, no …” Prova a rispondere quasi implorante, ma Rich è sordo ad ogni richiesta.
“Vai in camera mia!” Ripete scandendo meglio le parole. Questa volta Trixie si arrende e ferma l’incantesimo; l’aura colorata intorno al suo corno si affievolisce fino a svanire e lei rientra in casa senza dire una parola.
A questo punto, Rich torna a interessarsi a me.
“Cosa ci fai qui?” Domanda ancora infuriato “Vattene subito da casa mia! Subito!”
Io non riesco a trattenere una risata. Poi, con un leggero inchino, rispondo: “Come il signore desidera” e lascio la sua abitazione ancora ridendo.
Quando raggiungo il piano terra, l’unicorno di prima mi chiede: “Ha incontrato il signor Rich? È salito un attimo fa”
“Oh sì, l’ho incontrato” Rispondo sorridendo cordiale “È stato un incontro molto piacevole. Arrivederci!”
Lascio la Celestia Tower e mi incammino in cerca di Derpy. Proprio come le avevo detto, è in un bar non molto distante. Si guarda intorno ansiosa mentre regga un bicchiere di limonata con uno zoccolo tremante. Busso sulla vetrata del locale e lei, quando mi vede, esplode in un meraviglioso sorriso. Senza perdere tempo, finisce la sua bibita e paga il conto, poi mi raggiunge fuori.
“Octavia, finalmente!” Dice gettandosi tra le mie zampe in un abbraccio liberatorio “Pensavo fosse successo qualcosa, stavo per andare da Dash”
“Non preoccuparti, sto bene” Rispondo accarezzandole la criniera “Vieni, torniamo a casa. Ti racconterò tutto. Ah, Derpy, ho trovato il tuo nuovo candidato sindaco”

“Che cosa volevi fare, eh? Rispondimi, Trixie!” Urlo mentre cammino avanti e indietro nella mia stanza infuriato.
“Sai perfettamente cosa volevo fare!” Risponde lei altrettanto arrabbiata “Ci sarei riuscita se non ti fossi intromesso!”
“E dopo cosa avremmo fatto? Immagina la scena: la detective scomparsa dopo essere stata vista l’ultima volta in casa di Filthy Rich con Trixie. Il nostro piano sarebbe fallito!”
“Continui a usare il plurale, Rich?” Mi fa notare Trixie con un tono che mi fa gelare il sangue. Mi fermo e mi giro verso di lei mentre continua a parlare: “Io non ho un piano, Rich, ho uno scopo: uccidere Octavia. E tu mi stai intralciando! Sai cosa succede a chi mi intralcia?”
“Non oseresti!”
“Tu credi? Vuoi mettermi alla prova?” Urla illuminando il corno.
“Signor Rich, va tutto bene?” Domanda una voce. La porta della camera si apre e una testa fa capolino.
“Non si bussa?” Urla Trixie mentre si gira e scaglia il suo incantesimo.
L’immagine che si mostra ai miei occhi subito dopo mi riempie di orrore: la giovane babysitter di mia figlia, la gioviale Parasol, giace a terra all’interno della stanza. Un occhio è spalancato e privo di vita, l’altro semplicemente non esiste più: dal foro che lo ospitava fuoriesce una poltiglia rossa e bianca che le macchia la criniera viola.
Sconcertato, mi trascino in ginocchio verso il corpo. Vorrei toccarlo ma ne provo ribrezzo.
“L’hai … l’hai uccisa …” Sussurro trattenendo un conato di vomito.
“Sì, l’ho uccisa, così come ho ucciso il vecchio Grifone e tanti, tanti altri pony. Perciò stai attento a non farmi più arrabbiare”
Ma io non l’ascolto più. Riesco solo a osservare l’occhio integro di Parasol e a pensare a mia figlia.
“Era come una sorella maggiore per la mia Tiara” Dico iniziando a piangere “Come farò a dirglielo?”
“Dirglielo? Dirglielo?” Trixie mi afferra con forza e mi costringe a girarmi verso di lei “Tu non dirai nulla a nessuno! Temevi per il tuo piano prima, vero? Beh, se si venisse a sapere di questa storia saremmo rovinati! Tu questa notte ti libererai del corpo e da domani nessuno sentirà più parlare di questa pegaso! Mi sono spiegata?”
“Ma … ma io …” Balbetto agitato.
“Mi sono spiegata, Rich? Guarda che non te lo chiederò una terza volta!”

“Sei sicura che verrà?”
“Sì, non ho dubbi. Probabilmente passerà un po’ di tempo, ma sono sicura che non rimarrà chiusa dietro quelle mura, data la situazione di Ponyville”
Abbiamo finalmente raggiunto Maner Street e stiamo per entrare nel condominio. Ho raccontato a Derpy la mia disavventura con Trixie e ora stiamo discutendo su chi credo possa essere il miglior sindaco per la città.
Un attimo prima di entrare, sento una voce che mi chiama. Mi giro e vedo l’infermiera di Vinyl correre forsennatamente verso di noi.
“Signorina Redheart! Che succede?” Domando preoccupata. Non si sarebbe mai allontanata da Vinyl se non per qualcosa di grave.
“La signorina Vinyl …” Risponde tra gli affanni “La signorina Vinyl è …”

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Capitolo 16
*** Il lato buono ***


A contrastare il buio della notte vi è soltanto una piccola lampada accesa sul comodino. La sua luce è debole, ma io conosco troppo bene questa camera per averne bisogno.  Per di più, illumina perfettamente la sola cosa che mi interessi.
Dopo aver sentito le parole della signorina Redheart, sono corsa qui senza neanche aspettare lei e Derpy; appena il tempo di prendere le chiavi di casa ed ero già lontana. Troppi pensieri si sono susseguiti furiosamente all’interno della mia testa, ma il più spaventoso era sicuramente quello che si trattasse di un piano di Trixie. Le sarebbe bastato sfuggire al controllo di Rich e avrebbe potuto facilmente attirarmi in trappola. Tuttavia non mi sarei mai tirata indietro, neanche se Trixie avesse avuto con sé un esercito.
Eppure ora non rimane nemmeno l’ombra di quelle paure. Quel che ho davanti a me non è un sogno, né un’illusione: seduta nella sua solita posizione, Vinyl è sveglia.
Mi avvicino al suo letto con devozione, quasi fosse una reliquia sacra. Lei mi sorride con enorme sforzo, non credo abbia le energie per muoversi. Miss Redheart, vuoi per distrazione o per la fretta di avvisarmi, non ha pensato a toglierle le cuffie, ma gli occhiali scuri sono poggiati ordinatamente sul letto e posso quindi vedere i suoi occhi, quegli occhi che non vedevo da tanti anni.
“Vinyl, sei …” Balbetto con la mente annebbiata dall’emozione.
“Oc … tavi … ia”
La voce di Vinyl è rauca e debole. Dopo quasi tre anni passati senza muoversi e senza parlare, anche il solo pronunciare il mio nome le costa una fatica immensa. Nonostante ciò, sono sicura di non aver mai sentito un suono più melodioso.
Senza riuscire a mantenere più il controllo, mi lancio verso di lei in lacrime.  Cercando di trattarla con più delicatezza possibile, la abbraccio, la bacio, le tolgo le cuffie, le accarezzo il muso e le stringo gli zoccoli tra i miei mentre anche dai suoi occhi iniziano a scorrere lacrime. Prova a rispondere ai miei gesti ma glielo impedisco: “No, no, aspetta, non fare movimenti bruschi, sei debole … oh, Vinyl, io … non posso crederci, è stupendo!”
Lo è davvero. Dopo un così lungo periodo di sciagure, mai mi sarei aspettata di ricevere la più grande gioia che io potessi immaginare in maniera così improvvisa. Nonostante i mille impegni, mi ero sempre ritagliata del tempo da dedicare a lei ma mai, nemmeno una volta, aveva dato segni di miglioramento.
“Come hai fatto a tornare? Sei … sei straordinaria, Vinyl! Ancora non riesco a crederci!”
“Ma … gi … a …”
Quando la sento, avverto un brivido lungo la schiena. Sollevo la testa dal suo petto e la guardo incredula. Sul muso ha un’espressione preoccupata, gli occhi sbarrati.
“Come hai detto?” Domando in cerca di conferma.
“M … magia” Ripete con ancora più sforzo.
“Sì …” Ripeto capendo quel che intende “Sì, magia”
Sono costretta a raccontarle che cosa è successo dalla notte in cui perse conoscenza fino a oggi. In realtà vorrei non parlarne in questo momento, ma so che Vinyl è in pensiero per me.
Mentre spiego, la mia mente è impegnata a pensare a quel che lei ha detto poco fa, quel “magia” che ancora mi lascia sconcertata. È mai possibile che Vinyl abbia mantenuto un legame con Trixie? L’incantesimo che Trixie stava per scagliare contro di me può aver agito sulla mente di Vinyl? No, in fondo quell’incantesimo non è mai partito, e poi non si spiegherebbe come avrebbe potuto avere effetto su Vinyl.
Ma forse c’è un’altra possibilità: non ne capisco molto di magia, ma mi chiedo se Vinyl abbia stabilito un legame con me piuttosto che con Trixie. Oggi come allora, Trixie ha provato a uccidermi e lei ha cercato di difendermi.
Mentre cerco una risposta, Vinyl fa una smorfia, come se volesse chiedermi qualcosa, e solo allora mi accorgo di avere un’espressione inebetita.
“No, non è nulla” Le spiego sorridendo imbarazzata. Non so se la mia teoria è giusta, probabilmente non lo scoprirò mai, ma mi piace pensare che sia così; mi piace credere che Vinyl sia corsa in mio aiuto.
“Aspetta, voglio presentarti qualcuno” Le dico. Sto per andare verso l’uscita, ma Vinyl mi richiama con un verso. Vuole che le rimetta le cuffie: fin da quando la conosco, le ha sempre indossate in pubblico; le toglie soltanto quando siamo io e lei da sole.
Dopo averlo fatto, chiamo Derpy e l’infermiera, arrivate poco fa. Le faccio entrare e le presento a Vinyl: “Questa è la signorina Redheart. Si è presa cura di te in questi anni”
“È una gioia vederla sveglia, signorina”
Vinyl sorride e fa un leggero cenno di saluto con il muso. Poi il suo sguardo si sposta su Derpy.
“Lei è la pegaso di cui ti ho parlato. Lei è Derpy”
Vedo Derpy molto in difficoltà. Prova a dire qualcosa, ma dalla sua bocca escono solo balbettii incomprensibili.
Vinyl le viene in soccorso invitandola ad avvicinarsi. Quando Derpy l’ha raggiunta, si allunga verso di lei e le sussurra all’orecchio: “Gra … zie …”
Derpy sgrana gli occhi per la sorpresa mentre io, troppo emozionata, piango di nuovo mentre assaporo il momento più felice della mia vita.

Quando entro nel salone principale del Jolly Roger, il pianista smette di suonare e la giovane puledra che cantava inizia a tossire dopo aver preso male il respiro; intorno a me si diffondono bisbigli, sussurri, occhiate curiose, intimorite o semplicemente sorprese. Sebbene tutti i pony in sala mi conoscano, pochi di loro hanno avuto il privilegio di incontrarmi. Estremamente di rado frequento locali notturni e il Jolly Roger, nonostante la sua fama, non gode di un trattamento di riguardo. Oggi però è diverso: le ultime informazioni arrivate sono troppo importanti perché solo io ne sia a conoscenza.
Raggiungo il bancone di cristallo e mi guardo attorno in cerca della proprietaria del locale. Non vedendola da nessuna parte, mi siedo e chiamo con un gesto la giovane cameriera amica di Derpy, Berry Punch.
“Desidera bere qualcosa?” Domanda educatamente, ma il suo sorriso non nasconde del tutto la sua inquietudine.
“Un Bloody Mary, grazie. E rilassati, non c’è nulla da temere, non mordo. Dico io, ma cos’è questo mortorio?” Domando allora girandomi verso il palco “Hey, pianista! Sei bravo, sai? Mi piaceva quella canzone di prima, suonala ancora”
Dopo essersi scambiato dei cenni di intesa con la cantante, lo spettacolo riprende e, ben presto, tutti ritornano alle loro occupazioni. La ragazza ha intanto fatto ritorno con il mio drink e mi osserva mentre ne bevo un sorso.
“Lavoro eccelso, giovane Berry Punch, davvero ottimo!”
 “Lei mi conosce?” Domanda stupita. Immagino non si aspettasse che anche una semplice cameriera potesse essere oggetto di interesse dei Gufi.
“Milady, io conosco chiunque in questa sala e potrei svelarle centinaia di segreti, naturalmente sotto pagamento. Stasera sono qui per dare e ricevere informazioni, ma il fato ha voluto che l’ordine di queste due azioni venga invertito. Posso rubarle dieci minuti del suo tempo, milady?”
“Io … penso di sì, ma dovrei avvisare le mie colleghe”
“Si fidi, finché rimarrà con me non ne avrà bisogno. Si versi un drink, piuttosto: offro io”
La giovane è poco convinta, ma si prepara comunque un Cuba Libre mentre un’altra cameriera ci spia insospettita pensando di non essere notata. La lascio fare, non mi interessa.
“Mi dica, signorina: ricorda qualcosa del pony che attaccò lei e la signorina Derpy al locale dei Cake?” Chiedo intanto a Berry.
“Arriva tardi: è una domanda che mi ha già fatto la polizia. Comunque no, era dietro di me e non gli ho prestato attenzione”
“Capisco. Speravo che divise e distintivi l’avessero messa in agitazione, a volte succede”
“Non temo la polizia, signor Spike” Afferma con sicurezza.
“E allora di cosa ha paura?” Continuo incuriosito.
Lei però torna sulla difensiva: “Perché le interessa? È un interrogatorio dei Gufi?”
“I Gufi non sono detective, sono spie. Questa è solo una discussione amichevole, mi piace conoscere i pony con cui parlo”
“Pensavo che conoscesse già i miei segreti”
“Molte cose sì, non lo nego. Vede, Ponyville sta vivendo una situazione delicata e io, per sapere come muovermi, devo capire chi sono i pony coinvolti. Lei rientra tra questi, signorina”
“Perché?” Domanda bevendo un sorso del drink.
“Perché ha scelto di aiutare la signorina Derpy e qualcuno ha cercato di farvi del male. Non voglio spaventarla, signorina Berry, né farla sentire a disagio. Vorrei solo che lei si fidasse di me: voglio proteggerla. Altrimenti può scegliere di andarsene: io le chiederò dove posso trovare miss Rarity e continuerò il mio lavoro”
Lei si morde il labbro combattuta e tiene lo sguardo basso. Io aspetto senza metterle fretta, prestando attenzione alla romantica ballata suonata dal pianista.
“Quel che ha detto vale anche per Derpy?” Chiede quando si sente pronta “Vuole proteggerla?”
“Sì. Temo Trixie quanto chiunque altro e alcuni eventi recenti mi hanno convinto ad agire per contrastarla. Ma separati non possiamo vincere. È per questo che Derpy ha stretto un’alleanza con i Quattro, giusto?”
Lei sospira e annuisce divertita.
“Lei è bravo con le parole, lo sa? È anche furbo”
“L’ingegno e le parole sono le uniche armi che mi sono state donate alla nascita. Ho imparato a usarle”
Lei finisce il suo Cuba Libre, poi risponde senza alcun segno di dubbio alla mia domanda: “Ho paura di perdere il Jolly. In questo locale ho trovato una casa, e in Rarity e le altre ragazze una famiglia. Combatterò fino allo stremo per non farmele portare via”
“E dove sono la tua vera casa e la tua vera famiglia?”
“La mia famiglia è morta quando quello schifoso ubriacone di mio padre ha picchiato mia madre fino a ucciderla e poi si è addormentato sul divano lasciando il suo corpo nel bagno. Sono scappata di casa e ho lasciato una segnalazione anonima alla polizia. Quel bastardo ora marcisce a Icarus Island e io ho trovato un nuovo posto dove stare”
Racconta la sua storia velocemente, senza mai fermarsi. Mentre parla, mi fissa dritto negli occhi, quasi come se voglia sfidarmi. Io non abbasso lo sguardo nemmeno per un istante e cerco di studiarla: la ragazza non mente. Quando parla non è fredda, tutt’altro. Dentro di lei è celata una rabbia mai sopita, ma riesce a domarla grazie a uno sforzo imponente. Lo fa per me o per lei?
“Chi altro lo sa?”
“Nessuno”
“Nemmeno miss Rarity?”
“Specialmente Rarity”
“Perché si preoccuperebbe, vero? La tratterebbe con più riguardo”
“Esatto. Quella notte ho fatto tutto da sola. Non voglio che gli altri mi trattino con pietà”
“Potrei chiederle perché ha deciso di raccontarlo proprio a me? Avrebbe potuto non rispondere o mentire”
“Se ne sarebbe accorto” Risponde correttamente “E poi volevo metterla alla prova. Ha detto che di lei posso fidarmi, no? Lo dimostri!”
È intelligente e scaltra, molto più di quanto lo fossi io in passato. È una fortuna che abbia trovato Rarity: se avesse scatenato la sua rabbia per fare del male, oggi sarebbe una criminale incontrollabile … o sarebbe sotto terra.
Con serietà, affermo: “Non è mia abitudine trattare con compassione chicchessia, lo trovo irrispettoso, dunque non inizierò oggi. Inoltre le giuro sul mio titolo di Signore dei Gufi che non rivelerò mai il suo segreto. Questo le basta?”
Lei sorride, questa volta in maniera sincera, poi ci scambiamo un saluto con le zampe nel modo tipico dei pony. Il passo più grande è stato fatto.
“Ora mi ascolti bene, signorina Berry, perché è estremamente importante” La avverto “A che punto è la raccolta dei nomi per il nuovo candidato?”
“Abbiamo raggiunto oggi la quota necessaria per presentare la richiesta al sovrintendente. Domani andrò ad avvisare Derpy”
“Bene” La interrompo “Ma non vada ancora, continui a raccogliere comunque altre firme. Le chiedo inoltre di prestarmi quella lista per stanotte. Domani mattina gliela farò riavere da uno dei miei Gufi”
Come previsto, Berry non si aspettava una simile richiesta.
“La lista è di primaria importanza nella lotta a Trixie! Abbiamo ancora solo pochi giorni per presentare una richiesta di candidatura e … non abbiamo neanche il candidato!”
“Questo non è detto” La correggo senza svelare altro.
“Fa parte del suo piano, vero?”
Annuisco in silenzio.
Alla fine, dopo un leggero sospiro, mi dice: “Quando sarà uscito dal locale, aspetti dieci minuti sul tetto di fronte: gliela porterò inventando una scusa”
“Gliene sono grato” Rispondo con un rispettoso cenno del capo.
“Cosa devo dire a Rarity? Anche lei è coinvolta nella faccenda”
“Riferirò io a miss Rarity ciò che deve sapere. Lei non dica nulla a nessuno. E se nei prossimi giorni dovesse accadere qualcosa alla lista, non faccia follie”
“Va bene. Adesso mi scusi ma devo tornare al lavoro. Rarity è con i Quattro vicino ai tavoli da biliardo in fondo alla sala. Le auguro una buona serata”
La saluto e la guardo allontanarsi e raggiungere dei tavoli. La pony che ci ha osservato finora le va incontro e le chiede qualcosa, ma lei rifiuta di parlarne.
Dai tavoli si alzano delle risate: sul palco, un ventriloquo ha preso il posto del pianista e della cantante. Mi sporgo verso una pegaso che prende ordinazioni e le chiedo un foglietto dal suo blocco per appunti. Una volta ricevuto, gli passo sopra uno dei miei artigli diverse volte. Quando credo che possa bastare, torno a guardare l’esibizione e mi concedo cinque minuti di pausa prima di tornare al lavoro.

Un movimento rapido, un rumore sordo e la pallina nera finisce in buca d’angolo.
“Boom! Woooah! Partita chiusa!”
“No! Non è possibile, è la quinta volta!”
“Smettila di giocare, Sibilante, o alla prossima dovrai dargli anche il mantello”
È incredibile quanto Jesse sia abile con quella stecca. Il Sibilante ha perso in un paio d’ore più di quanto io abbia speso in tre mesi. Mi fa piacere però che Albert si stia divertendo. Lentamente ha recuperato un po’ di vigore e di forza d’animo, ma c’è ancora tanto da fare. Nel frattempo mi sto occupando delle sue attività, mettendo al sicuro i capitali ancora rintracciabili e dando indicazioni ai suoi pony affinché non cadano nelle trappole di Trixie. Il Contabile dice che me la cavo bene, ma va anche detto che finora la situazione è stata molto tranquilla. In ogni caso, la mia esperienza al Jolly Roger mi è d’aiuto: un’organizzazione criminale è simile a un locale notturno … molto grande.
“Guardate chi è venuto a farci visita!” Ci richiama il Contabile avvertendoci dell’arrivo di Spike.
“Hai sssconvolto tutti in sssala al tuo ingresso. Ci chiedevamo quando ci avresssti raggiunti”
“Ho avuto da fare”
“Ti fa piacere essere intrattenuto dalle mie ragazze, Spike?” Gli chiedo punzecchiandolo “L’allegra Berry ha forse fatto palpitare il cuore del freddo Signore dei Gufi?”
“Non più di quanto faccia lei ogni volta che la incontro, miss Rarity” Risponde con un impeccabile bacia zampa.
“Ah, se ce ne fossero di più di clienti galanti come te! Ma cosa ti spinge fin qui? Non credo tu avessi solo voglia di un drink”
“Purtroppo ha ragione, miss Rarity. Vi porto notizie e avvertimenti”
“Parla, dunque” Lo esorta Albert inserendosi nella discussione. Spike lo guarda come se si fosse appena accorto della sua presenza, poi torna a rivolgersi agli altri. Ci avvisa del ritorno di un vecchio membro della Illusion e del ruolo che avrebbe svolto il giorno del tentato ponycidio di Filthy Rich. Alla fine del discorso, Jesse è infuriato.
“È colpa di quell’infame se Trixie ha avuto il permesso di darci la caccia quella sera?”
“Secondo la mia fonte, sì. Ma non sono qui per indicarvi una preda. Al contrario, vorrei che continuaste a tenere un profilo basso: Trixie è sempre più potente e la sua popolarità crescerebbe a dismisura se riuscisse a fare  un colpo grosso … come la cattura dei Quattro”
“Ora i Quattro sono puliti, Spike: le nostre attività sono ferme e io personalmente mi sono occupato di far sparire ogni elemento compromettente” Spiega il Contabile in un impeto di orgoglio.
“È un ingenuo se crede che Trixie abbia bisogno di prove” Ribatte serio Spike.
“Trixie non è come Spitfire o Rainbow Dash” Spiego io “Non si piegherà alle norme del commissariato. Oh, cosa può esserci di peggio?”
“Non ha che da chiedere, miss Rarity: oggi la Melodia ha incontrato Trixie e, come può immaginare, la loro non è stata una discussione amichevole. Sembra che lo stesso Rich sia dovuto intervenire per separarle prima che accadesse il peggio”
La notizia ci lascia pietrificati, mi sento come se mi avessero gettato addosso una bacinella d’acqua gelata. La zampa del Contabile trema mentre cerca di afferrare un sigaro, il muso del Sibilante è completamente coperto dal cappuccio e Jesse ha gli occhi sbarrati e l’espressione che avrebbe un pony sotto effetto di allucinogeni.
“Di tutte le cose possibili, questa è sicuramente la peggiore …” Sussurro sconvolta.
Spike annuisce, poi spiega: “Immagino che lady Octavia non abbia accettato l’attacco alla giovane Derpy. Il problema è che Trixie ora è più infuriata che mai e non so quale sarà la sua prossima mossa”
“Va .. va bene, Spike, abbiamo capito” Balbetta il Contabile, che ha finalmente acceso il suo sigaro dopo averne fatti cadere quattro a terra “Staremo attenti”
“Non basta: voglio che voi tre formiate un unico squadrone con i vostri pony. Ragionerete e agirete come un solo individuo e non vi farete mai cogliere impreparati”
“Yo!”
“Sssarà fatto”
“In quanto a lei, miss Rarity, rispetto la sua volontà, ma la prego di non osare troppo. Saperla in pericolo mi farebbe star male”
“Starò attenta” Rispondo gentilmente.
Raggiunti gli accordi, Spike dà segno di volersene andare e io sto per accompagnarlo all’uscita, quando Albert lo richiama rabbioso: “Te ne vai così, stronzo? Senza avermi minimamente considerato?”
Speravo che non succedesse, ma Albert non ha mai sopportato le offese. Spike si volta e, mettendo da parte la sua diplomazia, dice: “Non sei nella condizione di meritarti la mia considerazione”
In un attimo, Albert, digrignando i denti, estrae la sua pistola mentre Spike, con un leggero scatto in avanti, sottrae quella del Contabile. I due si puntano le armi contro a vicenda, pronti a far fuoco. La scorta di Albert si muove come un pony solo e circonda il minaccioso drago.
“Abbasssate le armi! Abbasssatele sssubito!” Ordina loro il Sibilante, costringendo le guardie del corpo a fare un passo indietro.
I due rivali si fronteggiano, ma Spike è in leggero vantaggio sul suo avversario e la sua espressione mostra che ne è a conoscenza.
“Vuoi tentare una prova di abilità?” Lo sfida.
“Basta così!” Intervengo prima che sia troppo tardi. Non sono sicura di cosa farebbe Alfred, dato il suo stato; inoltre credo di aver visto un puntino rosso dietro la sua testa.
Spike fa ruotare la pistola intorno all’artiglio e la restituisce al legittimo proprietario; Albert è un po’ più restio a farlo, ma alla fine obbedisce.
“Accompagno Spike all’uscita. Voi non combinate guai!” Mi sembra di avere a che fare con dei puledrini!
Ci lasciamo alle spalle il chiasso provocato dai clienti ai tavole e dai musicisti jazz sul palco e, poco dopo, giungiamo alla Bet Way. Un vento forte e gelido soffia per le strade della città, trascinando con sé rifiuti leggeri e fogli di giornale. A giudicare dalle tante luci accese nei palazzi, nessun pony sembra abbastanza coraggioso da lasciare la sua abitazione o il locale dove ha trovato rifugio. Nascosto nell’ombra, un gatto sta banchettando con la carcassa di un ratto.
“Sono estremamente dispiaciuto per il fastidio procurato, miss Rarity” Dice Spike.
“Oh, non dirlo nemmeno! È stato Albert a esagerare!”
Quel citrullo!
“Piuttosto, potrei sapere che vi siete detti tu e Berry prima?”
Spike si guarda attorno sospettoso e annusa l’aria in cerca di pericoli. Alla fine mi afferra uno zoccolo e sussurra: “C’è tempo e luogo per ogni cosa, mia cara …”
Dalle sue zampe scivola quella che sembra essere una pallina di carta. Lo guardo e lui mi sorride con aria complice. Annuisco affidandomi a lui. Come ha detto prima, dobbiamo muoverci come una squadra.
Alla fine fa due passi indietro e mi saluta con un inchino prima di incamminarsi lungo la Bet Way. Con mio immenso stupore, dietro di lui compaiono, sbucando chissà da quali nascondigli, uno, due … cinque pony armati che gli fanno rispettosamente da scorta.
Un brivido mi accompagna mentre rientro nel locale, ma non è affatto dovuto al freddo.

La pegaso gialla è seduta dietro una scrivania in un ufficio vuoto. Con aria annoiata e sguardo spento, divide con lentezza un gran numero di documenti e li cataloga riponendoli in diversi cassetti; destino infelice per quella che fino a pochi giorni fa era la principale collaboratrice del commissario!
Non è stato difficile trovare informazioni su quali potessero essere gli agenti più propensi ad ascoltarmi, è bastato cercare in biblioteca alcuni quotidiani dei giorni scorsi. Più difficile è stato convincere quel Flam a distrarre gli agenti in servizio e permettermi di arrivare fin qui indisturbato, ma si vedeva chiaramente che quell’unicorno era ormai disperato. Non tutti nascondono bene le emozioni come il sottoscritto.
Eppure ho provato simpatia per lui: conosco bene quel senso di malessere e di impotenza. Ho passato due giorni interi nascosto nell’antro più oscuro della grotta dopo l’incontro con Spike. Non ho dormito, non ho mangiato, ho bevuto a stento. Per un po’ ho desiderato di morire, di farla finita: in fondo, chi è il demone Tirek in confronto a quelli che vedo ormai da così tante notti?
Poi però ho pensato a Spike e alle sue parole; ho pensato a Whooves e a Master e … a qualcun altro …
Alla fine il destino mi ha mandato un segnale e ora sono qui per mettermi alla prova e per vedere se davvero esiste in me un lato buono.
Mi avvicino alla scrivania mentre la pegaso mi dà le spalle e busso tre volte con lo zoccolo. Lei si gira con un sussulto facendo cadere alcuni fogli a terra. Divertente!
“Mi scusi per il disturbo, vorrei sporgere una denuncia”
“Hem … in realtà non è qui che … per le denunce deve chiedere …” Balbetta timidamente. Strano, non pensavo fosse così insicura la zampa destra del commissario di Ponyville.
“No, guardi, io credo proprio di aver trovato il posto giusto. Lei è l’agente Fluttershy, giusto?”
La puledra cerca di ricomporsi.
“Sì, ma … lei come sa …?”
“Bene, è proprio lei! Allora ascolti: vorrei denunciare il signor Filthy Rich per ponycidio”
Alle mie parole, l’agente cade per terra con un gran tonfo. Deve aggrapparsi saldamente alla sedia per rialzarsi.
“Che cosa? Ponycidio … il signor Rich … ma lei chi è?” Riesce a domandare terrorizzata.
“Il mio nome è Doctor Whooves, ma forse lei mi conoscerà come l’attentatore del taxi” 

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Capitolo 17
*** Un padre ***


“L’abbiamo trovata, agente Fluttershy. L’informatore ha detto la verità” Annuncia il poliziotto tornato dalla Everfree Forest. Altri quattro sono ancora lì mentre io sono rimasta in centrale per vegliare su Whooves. Dato l’evolversi della vicenda, sarebbe poco cauto lasciarlo alla mercé di Trixie. Adesso però bisogna muoversi in fretta e attentamente, non possiamo permetterci errori. Devo prendere il comando per dare fiducia alla squadra e poi contattare il commissario Dash per avvisarla di quel che è successo; lei saprà cosa fare.
“Invii subito una carrozza per ritirare il corpo e portarlo alla scientifica” Ordino decisa all’agente “Poi faccia venire qui Flim e Flam”
“Sissignora!”
Quando si è allontanato, mi giro e apro la piccola finestrina quadrata nella porta della cella. Whooves è steso sulla branda con le zampe dietro la testa, placido e sereno come se stesse in vacanza.
“Avevo ragione, vero?” Domanda con aria retorica “Spero che l’aver aspettato un giorno prima di avvisarvi non vi causi problemi”
“Perché l’hai fatto?” Gli chiedo “Prima attacchi tre volte la nostra città e poi ti consegni a noi rivelandoci un’informazione del genere. Che senso ha?”
“Per come la vedo io, ha molto senso. Voglio scoprire chi si è spacciato per me: l’attentato allo Sugarcube Corner non è affatto opera mia, ma sono certo che questo lei già lo sospetta”
Già, è proprio come immaginavamo: Trixie è coinvolta nell’attacco alla povera Derpy. Sicuramente Rich avrà voluto fermare la raccolta firme contro di lui, ma il suo piano è fallito: Derpy e Rarity si sono rivelate molto più coraggiose del previsto. D’altra parte, Trixie è riuscita a prendere il posto del commissario Dash e a ottenere ancora più potere. Direi troppo potere: mi chiedo se Rich sia ancora in grado di controllarla. D’altronde perché avrebbe dovuto commettere un ponycidio? Ormai è sulla cresta dell’onda! Penso che Trixie abbia compiuto il suo primo passo falso e che lui abbia cercato di coprirla.
“Inoltre un’informazione non è mai gratuita” Continua lui mettendosi seduto “Voglio che la polizia mi assicuri qualcosa in cambio”
“Non sei nella posizione adatta per pretendere qualcosa”
“Io credo proprio di sì, invece: voi avete un corpo, io ho un nome e senza di me non potete inchiodare Rich. Sono il vostro testimone chiave”
Non è venuto impreparato, c’era da aspettarselo.
“E cosa vorresti?” Gli domando sbuffando.
“La certezza che il mio processo si tenga subito dopo quello di Rich. Non accetterò attese o perdite di tempo”
Mi guarda negli occhi con decisione. Non mi sta prendendo in giro, si è davvero consegnato a noi.
“Sei davvero uno strano pony …” Gli sussurro.
“Fluttershy!”
Flim e Flam arrivano di corsa, increduli e agitati.
“È vero quel che ci hanno detto? Rich avrebbe …”
“Non so cosa sia vero, ma ho intenzione di scoprirlo! Rimanete di guardia alla cella e non fate avvicinare nessuno! Io ho del lavoro da fare”
“Signorsì!” Rispondono in coro “Buona fortuna!”
Fortuna! Per Celestia, me ne servirà davvero tanta!

“La situazione è davvero tragica, Octavia. Non volevo neanche credere a quel che diceva la tua lettera”
“Non ti avrei chiamata se non fosse stato necessario. Immagino non sia stato facile convincere le principesse a lasciarti tornare qui”
“So che non provi molta stima per Celestia e Luna, ma Canterlot non è mica una dittatura” Risponde ridendo “E poi la mia buona reputazione a corte mi ha reso tutto molto semplice”
“Sì, probabilmente sì” Sorrido e bevo un sorso di the.
È piacevole parlare di nuovo con Spitfire. Ora che lei è tornata e Vinyl si è risvegliata, mi sembra davvero di aver ritrovato una famiglia che credevo perduta. Dash sarà felicissima quando verrà a saperlo!
Io invece potrò ritenermi pienamente soddisfatta solo quando avrò visto Rich disperarsi per la scoperta della sua nuova avversaria. Spitfire è ben diversa dai candidati che c’erano prima: è forte, intelligente, carismatica e molto stimata. Quando la vedranno scendere in campo, sicuramente molti elettori che non hanno firmato la lista di Derpy voteranno per lei.
Possiamo vincere. Questa volta ne sono convinta.
Quando Spitfire finisce il suo the, si gira verso Derpy e le chiede: “Dunque le firme che ci servono sono state raccolte?”
“Sì, ma … Berry e Rarity hanno preferito continuare anche ieri. Non so perché, Berry non ha voluto spiegarmelo. Credo che neanche oggi si siano fermate” Risponde lei con voce spezzata. Mi fa tenerezza vederla cercare con difficoltà le parole giuste e gesticolare agitata. Parlare con una leggenda come Spitfire la spaventa, posso capirla.
Spitfire le lascia tutto il tempo che le occorre, poi replica: “Domani andrò da Nandermane e mi candiderò. Non possiamo più rimandare, qualcuno mi avrà sicuramente vista arrivare in città e non ci vorrà molto prima che la voce giunga ai giornalisti o alla stessa Trixie”
Sono d’accordo con lei: Trixie non prenderà bene l’arrivo di Spitfire, si sentirà braccata e questo potrebbe portarla ad attaccare senza il consenso di Rich. In più, non dobbiamo dimenticare che Sunburst è ancora nascosto da qualche parte. Ancora non riesco a credere che sia davvero sopravvissuto quella notte, e ancor meno riesco a credere alle capacità che Derpy sta sviluppando. È davvero una … telepate? Roba da fantascienza!
Ma non è il momento adatto per pensarci, ho già troppe preoccupazioni.
“Andrò da Rarity più tardi” Decido “La avviserò e magari mi farò consegnare la lista con i nomi”
“No, Octavia, è meglio che me ne occupi io” Mi ferma Derpy “Bisogna dimostrare ai Quattro che le minacce non mi spaventano. E poi sono io ad aver stretto l’accordo con Pinkmane, quindi sarebbero più propensi ad ascoltare me che te”
“Pensi che questo patto sia stabile?” Domanda Spitfire pensierosa “I Quattro potrebbero non accettarmi come candidato”
“Il pericolo per tutti noi è troppo grande, ma lei può contrastarlo. E poi … sono sicura di potermi fidare di Pinkmane. In fondo i suoi pony mi hanno davvero aiutata, quel giorno”
Come mi piacerebbe essere sicura quanto lei! Eppure, nonostante i miei dubbi, non posso impedirle di fare quel che desidera, perché effettivamente la sua strategia funziona molto più della mia. Senza contare che una discussione tra me e i Quattro potrebbe acuire le nostre divergenze.
“Va bene, faremo come dici tu” Acconsento “A condizione che io ti accompagni al Jolly per osservare la situazione”
Lei mi sorride riconoscente e mi ringrazia. So di averla resa felice garantendole tanta fiducia.
“Bene, allora facciamo in modo che tutto sia pronto per domani pomeriggio”
“Non sbaglieremo, Spitfire”
“Lo so. Non lo fai mai” Risponde con dolcezza, come quando ero una novellina, poi mi chiede “Quando avremo finito da Nandermane, credi che sarebbe possibile andare da Vinyl? Mi piacerebbe vederla”
“Sono certa che anche lei ne sarebbe felice”
E sono anche certa di aver scelto davvero la pony più adatta a divenire sindaco.

Dopo aver bussato, la signorina Moondancer entra nell’ufficio di Nandermane e accosta la porta, ma io riesco comunque a sentirli parlare.
“Signor Nandermane, qui fuori c’è l’agente Fluttershy. Vorrebbe parlarle”
“Chi?” Replica lui infastidito.
“L’agente Fluttershy. Ricorda quella pegaso che venne con il commissario Dash per discutere di Trixie?”
“Oh, ci mancava solo questa! Beh, le dica che sono impegnato. Non ho tempo da perdere con nuove futili lamentele”
“Se permette, signore, credo che dovrebbe farla entrare. È … è importante” Spiega preoccupata.
Anche Nandermane deve essersi accorto del comportamento inusuale della sua segretaria, tanto che, dopo un breve istante di silenzio, acconsente a ricevermi. Moondancer mi lascia entrare, poi esce e chiude la porta lasciandoci soli.
“Mi colpisce che tu sia riuscita a spaventare Moondancer” Comincia lui “Posso chiederti che trucchetto hai usato?”
“Sovrintendente, le assicuro che se avessi voluto davvero spaventarla, la vostra segretaria sarebbe scappata via in preda ad un attacco isterico e io sarei entrata da sola”
Lui trattiene una risatina. Crede che io voglia mostrarmi forte in assenza del commissario. Libero di farlo, per me è meglio così.
“Dunque, di che vuoi parlarmi tanto urgentemente? Se sei qui per pregarmi di restituire a Dash il suo incarico …”
“Io non sono qui per pregare nessuno, ma sono sicura che, quando me ne sarò andata da qui, avrò ottenuto quel che voglio”
E allora inizio a spiegargli tutto. Mi diverte osservare il mutare delle sue reazioni, il passaggio dal disinteresse all’incredulità e infine alla negazione.
Al termine della mia spiegazione, il sovrintendente è seduto alla sua scrivania e con una zampa si regge il muso, come se, in mancanza di tale accorgimento, questo possa cadere e sbattere contro il legno.
“Non è possibile, non è possibile …” Si ripete cercando un modo per sfuggire alla realtà dei fatti “Rich è uno dei cittadini più rispettabili di Ponyville ed è il candidato che più probabilmente otterrà la poltrona da sindaco. Se tutto questo diventasse di dominio pubblico, scoppierebbe il caos! Io non posso …”
“Lei non può permettere a un indagato di divenire sindaco!” Lo interrompo sbattendo uno zoccolo sulla scrivania e facendolo sobbalzare “È necessario avviare le indagini e far luce su questo mistero. La scientifica a quest’ora avrà già scoperto l’identità della ragazza e che legami avesse con Rich, ma c’è bisogno del commissario Dash per guidare le indagini. Lei deve dare il suo consenso!”
“Ma Trixie …”
“Trixie è troppo vicina a Rich per essere attendibile! Si svegli, signor Nandermane!”
È disperato, manca poco perché crolli. Prova a mostrare del coraggio chiedendo chi sia l’informatore, ma mi basta ribadire che la sua segnalazione si è rivelata giusta per farlo demordere.
Alla fine è costretto a cedere.
“Affiderò a Rainbow Dash l’indagine” Promette a voce bassa “Non le posso ridare il suo incarico ma, per via della posizione di Trixie, sono costretto a rivolgermi a lei”
Dopo aver preso la sua decisione, apre un cassetto e ne tira fuori due fogli timbrati.
“Invierò una lettera a lei e una alla centrale dove saranno spiegate le mie disposizioni. Se vuole, può aspettare e portarle lei stessa”
“Le sono grata” Rispondo, notando che ha smesso di darmi del tu.
Provi adesso a chiamare la sorveglianza!

“E così, grazie alla magia della saggia e buona alicorno, i due pegasi poterono volare insieme come non avevano mai fatto. Quello fu il loro ultimo volo”
Finisco la storia e guardo mia figlia, seduta sul letto, stringere il suo pupazzo preferito e sorridermi dolcemente. È un sorriso bellissimo, lo stesso di sua madre. Darei ogni cosa per far durare questo momento in eterno.
“È bellissima, papà” Mi dice, rapita come ogni volta.
“Non capirò mai cosa ti piaccia di questa storia. È così … triste”
“Ma alla fine volano insieme. Era il loro sogno, papà”
Sogno … sì, è sicuramente così, i piccoli adorano questo genere di cose. Io invece ho dimenticato cosa siano i sogni, le speranze. Sono un guscio vuoto, per me esiste solo la mia Tiara.
“Ti ha fatto piacere passare la giornata con me?”
“Sì! Quando lo rifacciamo?”
“Presto, molto presto” Le prometto “Ma papà deve anche lavorare. Lo sai questo, no?”
“Sì” Mi risponde, poi si incupisce “Devi lavorare con la signorina Trixie?”
“È una mia importante aiutante. Qualcosa ti turba?” Le chiedo, rendendomi conto di quanto sia ovvio.
“Non mi piace!” Risponde con la sincerità tipica dei puledrini “Da quando è arrivata, ci sei poco o sei sempre preoccupato. E poi … mi fa paura! A volte la sento urlare, si arrabbia e mi fa paura. Non mi piace!”
Le prendo uno zoccolo e glielo bacio per rassicurarla.
“È solo questione di qualche giorno” Le dico “Poi le troverò un nuovo posto dove stare. Dobbiamo solo finire questo lavoro”
E manca davvero poco. Quando sarò sindaco, tutto diventerà più facile. Ponyville cambierà per sempre e Tiara non sarà mai più triste o in pericolo.
“Adesso però andiamo a nanna, d’accordo? Una principessa come te ha bisogno di dormire”
Mi allungo verso di lei e la bacio sulla fronte. Lei ride felice e ricambia abbracciandomi.
Quando sto per uscire dalla stanza, mi chiede: “Quando tornerà Parasol?”
La domanda arriva come un improvviso vento gelido, devo sforzarmi per non farmi prendere dal panico.
Il suo occhio! Oh, Celestia, il suo occhio!
“Non lo so, ha detto solo che ci sono stati problemi in famiglia e che doveva tornare subito a Cloudsdale. Non voleva farti piangere dicendotelo”
“Ma non è giusto!” Si lamenta “Mi prende sempre per una puledrina! Non piango più, sono grande!”
“Forse aveva paura che sarebbe stata lei a piangere. A volte i grandi lo fanno ma non lo dicono”
“Tu lo fai, papà?”
“Io … non pensare a queste cose adesso. Vai a dormire, su! È tardi”
“Va bene” Risponde spegnendo la lampada vicino al letto “Buonanotte, papà”
“Buonanotte, tesoro”
La osservo girarsi finché non trova la posizione migliore, poi mi allontano silenziosamente.
La casa è immersa nel buio, ma riesco a raggiungere facilmente la cucina anche senza accendere la luce. Su una mensola trovo una bottiglia di Scotch. La prendo e vado a sedermi sul divano in salone. Davanti a me, dalle pareti vetrate, osservo la città illuminata dalle luci di bar e locali e decine di pony fare baldoria per strada. Lei amava la vita notturna di Ponyville …
Stappo la bottiglia e bevo un lungo sorso. Mentre due lacrime iniziano a scorrermi sul muso, sussurro: “Spoiled …”

Vengo svegliato di soprassalto da alcuni colpi alla porta: qualcuno bussa. Mi alzo barcollante e la mia zampa finisce su qualcosa di bagnato: dello Scotch si è versato sul pavimento, la bottiglia è affianco alla pozzanghera, fortunatamente ancora intatta.
Ancora colpi alla porta, stavolta più forti.
“Sì, arrivo!” Urlo con la voce impastata dal sonno e dall’alcol. Fuori è ancora buio.
“Chi diamine è a quest’ora?” Domando aprendo la porta, ma la risposta mi lascia senza parole.
“Polizia, Rich. Dovresti seguirci in centrale per rispondere a delle domande” Dice Rainbow Dash con un tono che non ammette repliche. Dietro di lei ci sono altri cinque agenti ma nessuna traccia di Trixie.
“Che … che domande? Cosa volete? E poi perché sei venuta tu?”
“Ordini di Nandermane” Risponde mostrandomi una lettera timbrata dal municipio “Ti hanno visto gettare il cadavere di una pegaso nel lago della grotta. La vittima si chiamava Parasol. Ti dice niente?”
È un incubo, solo un incubo. Nessuno può avermi visto, nessuno! Possibile che Trixie … no, non lo farebbe mai.
“Deve esserci stato uno sbaglio, un malinteso”
“Questo lo chiariremo in centrale”
“Papà, che succede?”
Una voce alle mie spalle mi getta nel più completo sconforto: Tiara ci sta guardando dal corridoio.
“Chi sono questi pony?”
Mi avvicino e la accarezzo, ma mi accorgo di star tremando.
“Questi pony hanno bisogno di papà, tesoro. Tu torna a letto, non preoccuparti”
“Ma te ne stai andando?” È spaventata e non so come calmarla.
Una pegaso viene in mio aiuto. La riconosco, è la stessa che mi sfidò quando organizzai la protesta davanti alla centrale.
“Potrei occuparmi io di lei, non le succederà nulla” Mi dice avvicinandosi, poi si rivolge a mia figlia “Tuo padre starà bene, te lo prometto”
Non so come faccia, ma riesce a tranquillizzarla. La pegaso mi fa un cenno con il muso, quindi bacio Tiara e raggiungo Dash.
“Potrebbe contattare la mia segretaria e farla venire qui? Si chiama Minuette”
“Manderò due dei miei agenti una volta arrivati in centrale” Acconsente lei, poi mi invita a uscire.
Mi giro un’ultima volta verso mia figlia e riesco a fare un ultimo sorriso. Poi è solo disperazione.  

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Capitolo 18
*** Doppio inganno ***


“Maledetto incapace!” Urla Trixie gettando a terra il giornale e calpestandolo con forza “Non posso crederci, si è fatto beccare! Dannato idiota!”
Quando smette di sfogarsi sul quotidiano, lo raccolgo e leggo di nuovo la notizia seduto su una cassa del magazzino.
Filthy Rich è indagato per un brutale ponycidio avvenuto qualche giorno fa. La fonte dell’informazione è sconosciuta ed è attualmente tenuta sotto stretta sorveglianza da Rainbow Dash che, sebbene non abbia ancora riavuto il suo incarico da commissario, è stata scelta per guidare questa indagine. Sembra però che anche un altro pony, un unicorno che lavora come guardiano alla Celestia Tower, abbia dichiarato che era di turno l’ultimo giorno in cui la vittima è stata vista viva e di averla vista effettivamente salire in casa di Rich, ma mai andarsene. La polizia è in cerca di indizi e Trixie non ha il diritto di intromettersi nell’indagine.
“Una gran brutta situazione” Constato sistemandomi gli occhiali “Pensa che possa parlare?”
“Ne dubito: ha paura di me. Inoltre, se la polizia non trovasse prove, non potrebbe essere condannato. Comunque mi occuperò personalmente di convincerlo a stare in silenzio. Piuttosto, è più urgente risolvere l’altro problema”
Ritorno in prima pagina, occupata da una grande foto sfocata di un pegaso che vola sui tetti della città; un pegaso che ricorda fin troppo Spitfire. Stavolta anche io devo reprimere un impeto di rabbia.
“Deve essere stata avvisata della sua presenza in città, potente Trixie”
“Senza dubbio, Sunburst, e non è difficile immaginare da chi. Sembra che Octavia abbia trovato l’avversaria per Rich”
“Ma il giornale non parla di motivazioni politiche. Sembra addirittura che non si sappia neanche dove si trovi in questo momento” Le faccio notare.
“Questo vuol dire che ancora non è andata in municipio per candidarsi. Sicuramente avrà incontrato Octavia per avere più informazioni su me e Rich. Dunque abbiamo ancora un po’ di tempo …”
Dopo aver camminato a lungo avanti e indietro tirando calci al vento infuriata, finalmente Trixie sembra calmarsi. Si avvicina a una parete e le si appoggia, spostando lo sguardo verso una finestra da cui entra la tenue luce del mattino. I raggi del sole raggiungono la sua criniera e creano intorno a lei un’aura celestiale. Rimango a fissarla estasiato, beandomi di ogni diverso riflesso luminoso che la valorizzi ancora e ancora. Bella come la principessa Celestia, letale come il leggendario demone Tirek …
Ricordo il giorno in cui sentii parlare di lei per la prima volta come se fosse ieri. I giornali, la polizia, nessuno allora immaginava che minaccia sarebbe diventata per Ponyville. Nessuno tranne me. Le sue prime azioni non furono eclatanti, sembrava voler studiare il terreno e i suoi nemici, ma c’era sempre qualcosa che mostrava quanto le sue capacità fossero molto al di sopra della norma.
Ne rimasi folgorato.
Qualcuno direbbe che fu una pazzia abbandonare lavoro e famiglia per diventare un criminale, ma non avrei mai potuto continuare la mia vita quotidiana senza sentirmi un inetto, un fallito. Sentivo che stavo sprecando le mie potenzialità da unicorno e che, servendo Trixie, avrei ritrovato me stesso..
Entrare nel giro non fu difficile: bastava entrare in uno dei locali più frequentati dai criminali, bere qualcosa senza infastidire nessuno e ascoltare quel che dicevano gli altri. C’erano sempre quelli più scalmanati o più ubriachi che si lasciavano sfuggire delle informazioni, così colpivo tutti coloro che coloro che potevano rappresentare un ostacolo per Trixie. Sapevo che avrei raggiunto il mio scopo, era solo questione di tempo.
E alla fine lei mi trovò.
Dopo avermi catturato e aver fatto i dovuti accertamenti, decise di parlare con me. Era bellissima, regale! Mi inginocchiai e le giurai fedeltà. Volevo entrare nella sua organizzazione ma lei, saggiamente, non si fidava di me. Divenni un gregario ma mi misi subito in mostra, obbedendo sempre ai suoi ordini e mostrando intraprendenza e ingegno anche nelle missioni più pericolose.
Ci volle altro tempo, ma alla fine si accorse finalmente di me e iniziò a seguire la mia crescita. Il mio sogno si era realizzato. E anche adesso, come allora, sono qui a godermi la sua magnificenza, il suo carisma e il suo enorme potere.
“Sunburst, ho un incarico per te”
“Comandi, mia signora!” Rispondo scendendo dalla cassa e inginocchiandomi.
“Devi distruggere la lista di firme della mocciosa di Octavia: senza quella, Spitfire non potrà candidarsi. Fai in fretta!”
“Sì, mia signora”
“E poi c’è un’altra cosa che vorrei tu facessi per me …”
“Qualsiasi cosa, mia signora”
Esaudirò ogni desiderio della Grande e Potente Trixie. Questa è la vita che ho scelto e non potrei chiederne di migliore.

“Non hai nessuna colpa, Derpy. Non hai fatto nulla di male” Le ripeto per la terza volta senza riuscire a calmarla.
“Avrei potuto metterti in pericolo, avrei dovuto stare più attenta …” Mormora tra i singhiozzi.
“Ma non è successo niente. Quella notte eri a pezzi e, nonostante questo, non ti sei lasciata sfuggire alcuna informazione”
“Mi sono fidata di uno sconosciuto, Octavia! Sarebbe bastato un nome o una parola fuori luogo e lui sarebbe arrivato a te!”
E mi avrebbe fatto piacere: avrei potuto prenderlo a calci e fargli capire quale errore avesse commesso nell’ingannare Derpy.
Ma non è successo: lui non si è interessato a me o alla vita privata di Derpy, ma solo alle difficoltà che lei aveva in quel momento.
Nonostante questo, è da stamattina che Derpy è disperata e arrabbiata con se stessa. Fluttershy ci ha raccontato tutto quello che non era stato rivelato ai giornalisti, compresa l’identità dell’informatore: Doctor Whooves, il pony che mi aveva sfidato. Certo, mai avrei sospettato che lui e Derpy si fossero incontrati e, a ben pensarci, Spike avrebbe potuto anche avvisarmi. Non capirò mai come ragioni quel drago, ci rinuncio.
“Ora basta, Derpy” La afferro per le spalle e la obbligo a guardarmi negli occhi “Ti sei fidata di un pony che ti ha aiutata e che in due occasioni non ti ha mai dato l’impressione di volerti fare del male. Non ha mai voluto parlare di me, vero?”
“Sì … sì, è vero …”
“E allora non hai nulla di che vergognarti: ti sei comportata come la pony buona e gentile che sei veramente. Ora però ritorna in te! Ho bisogno del tuo aiuto: Spitfire ci aspetta”
Le passo un fazzoletto sul muso e lei, pian piano, smette di piangere.
“Salviamo insieme questa città, Derpy. Come volevi tu”
“Sì … sono pronta”
Le sorrido e mi preparo per andare in municipio. Mentre prendo tutto l’occorrente, Derpy mi dice: “Quando tutto sarà finito, vorrei parlare con lui. Credi che me lo lasceranno fare?”
“Lo chiederò a Dash. Non vedo perché dovrebbe rifiutare”
È tempo di andare. L’appuntamento con Spitfire è davanti all’ufficio di Nandermane e anche Rarity e l’amica di Derpy ci raggiungeranno presto con la lista. Spero solo che vada tutto bene.

 Quando arriviamo davanti all’ufficio di Nandermane, Spitfire sta parlando con Fluttershy.
“Non mi aspettavo di trovarti qui” Dice Derpy raggiungendo di corsa la timida pegaso.
“Il commissario mi ha chiesto di tenere d’occhio la situazione e di raccontarle tutto al ritorno. Lei è impegnata con Rich” Risponde mantenendo un aspetto molto più professionale del solito, probabilmente per non sfigurare di fronte a Spitfire.
“Ha parlato?” Domando.
“No e dubito che lo farà: i nostri indizi non sono sufficienti a inchiodarlo”
“Vogliate scusarmi …”
La porta dell’ufficio si apre e la segretaria di Nandermane ci avvisa che lui è pronto a riceverci. Mentre entriamo, noto che abbassa lo sguardo al passaggio di Fluttershy.
“Ma che le hai fatto?” Le chiedo sottovoce.
Lei ridacchia e poi risponde: “Ti spiego dopo”
La prima a entrare nell’ufficio è Spitfire, decisa e con lo sguardo diretto verso il sovrintendente, ma Derpy, subito dietro di lei, si blocca impietrita. Cerco di capire che problema ci sia sporgendomi oltre di lei.
Trixie è al fianco di Nandermane e ci saluta sorridendo allegramente.
Fluttershy anticipa ogni mia mossa poggiandomi delicatamente una zampa sulla spalla per invitarmi alla calma. Respiro profondamente e raggiungo Spitfire ponendomi al suo fianco e lasciando dietro le altre due pegaso.
“Quindi è davvero qui” Inizia Nandermane dopo che la porta dietro di noi si è chiusa “Quando ho visto la foto sul giornale, ho pensato a un errore o a un titolo ingannatore per vendere più copie”
“Non ce ne sarebbe stato bisogno: la notizia dell’arresto di Rich mi sembra già abbastanza sensazionale”
“Non c’è stato nessun arresto, Spitfire!” Tuona improvvisamente Trixie e Nandermane deve intimarle di restare al suo posto. Lei sbuffa, poi spiega: “Non ci sono prove, solo una testimonianza da parte di un pericoloso terrorista. Non è forse così, agente Fluttershy?”
Per la pegaso è una sorpresa essere chiamata in causa. Prova a reggere lo sguardo di Trixie mentre questa continua: “Sono colpita dal suo attaccamento al lavoro, agente Fluttershy, ma si renderà conto che è entrata in contatto con un individuo molto pericoloso e che avrebbe dovuto informarmi, anche perché il suo compito in centrale è esclusivamente burocratico. Lei invece è persino venuta a minacciare il sovrintendente e a complottare contro di me. Vuole forse perdere il lavoro, agente? Vuole che la cacci via?”
Fluttershy sembra farsi sempre più piccola di fronte all’imponente avversaria. Non riesco a tollerarlo.
“Ora basta, Trixie!” La interrompo facendo da scudo alla pegaso “Lasciala stare!”
“Ma bene, ecco la valorosa paladina!” Mi schernisce, dando il tempo a Derpy di raggiungere Fluttershy e tirarla da parte.
“Basta!” Sbotta Spitfire “Non siamo qui per Trixie, Octavia. Vi sta solo provocando: siate forti”
Con un po’ di vergogna, chino il muso maledicendo me stessa. Trixie invece sembra indispettita da questa interruzione e fa un verso di stizza. Quando torna la calma, Spitfire si rivolge di nuovo a Nandermane: “Sono venuta a presentare la mia candidatura alla carica di sindaco di Ponyville. Immagino che per te non ci siano problemi”
“Certo che no, in fondo il mio incarico qui terminerà presto. Tuttavia mi tocca ricordarle che ci sono delle regole da rispettare: ho bisogno di quella famosa lista di firme di cui tanto si è sentito parlare ultimamente. Lei ha quella lista, Spitfire?”
“Dovrebbe essere qui a momenti. Ho avvisato la sua segretaria di far entrare le pony che la porteranno”
In realtà avrebbero dovuto essere già qui. Anche Spitfire lo sa, ma il suo sangue freddo è invidiabile.
Per fortuna non passa molto tempo prima che la segretaria di Nandermane ci avvisi dell’arrivo di Rarity. Quando entra è però chiaro che qualcosa sia andato storto: Rarity, generalmente elegante e composta, si presenta ansimante, grondante di sudore e con la criniera arruffata.
“Derpy! Octavia! Siamo nei guai!”
Le avvicino una sedia mentre Fluttershy cerca di farle aria sbattendo un’ala. Derpy guarda preoccupata verso la porta ormai chiusa, poi chiede: “Rarity, cos’è successo ? Dov’è Berry?”
Rarity riprende fiato e risponde: “Siamo state attaccate! Non so chi fosse, indossava un giaccone ed era mascherato, ma sicuramente era un unicorno molto potente. Ci ha sottratto la lista difendendosi dai miei incantesimi come se fossero quelli di una studentessa alle prime armi. Anche Berry ha provato a fermarlo, ma è stata ferita a una zampa e adesso è all’ospedale. Sarebbe potuta finire molto peggio se non ci fossero venuti in soccorso i Gufi e gli scagnozzi del Sibilante che l’hanno messo in fuga. Ma la lista è …”
La frase rimane sospesa, interrotta da leggeri singhiozzi e ripetuti “mi dispiace” mentre Derpy la accarezza per calmarla. Spitfire è la prima a cercare di reagire, mentre io sono troppo frastornata anche solo per pensare a qualcosa e Fluttershy è talmente sconvolta da rimanere immobile con gli occhi spalancati, la sua ala sinistra ondeggiante lentamente in su e in giù.
“Qualcuno deve trovare quell’unicorno!” Dice Spitfire “Ha compiuto un’aggressione in pieno giorno! È pericoloso!”
Nandermane annuisce deciso, poi ordina: “Trixie! L’incarico è tuo!”
“Certo, signore! Mobiliterò i miei agenti migliori!”
Ipocrita e bugiarda! L’unicorno non può essere altri che Sunburst! Sicuramente ha voluto anticipare le nostre mosse privandoci della nostra sola arma.
Mi giro verso Derpy e capisco che anche lei pensa la stessa cosa.
“E ora che succederà?” Chiedo al sovrintendente “Spitfire deve essere candidata!”
Lui sospira mestamente e risponde: “Vede, detective, capisco la situazione, ma senza quei nomi non posso acconsentire alla sua candidatura. Per quel che ne so, potreste non aver neanche raggiunto la quota necessaria”
“No! Non è possibile! Li avevamo, deve credermi!” Urla Rarity disperata. Non può finire così, non dopo tutto quello che abbiamo fatto, non dopo tutti i rischi corsi.
“Tu … sei stata tu!” Esclamo guardando Trixie con occhi di fuoco. Afferro un fermacarte dalla scrivania di Nandermane e provo a lanciarglielo contro, ma lei lo intercetta pigramente con una barriera. Derpy interviene per fermarmi mentre Nandermane urla per riportare la calma. Nessuno si accorge di Trixie che, dopo essersi messa in disparte, mi sorride.
“Adesso basta, detective!” Continua il sovrintendente “Non tollererò più certi comportamenti! Cercheremo l’unicorno e la lista, ma non le prometto altro!”
“Non ce ne sarà bisogno, sovrintendente Nandermane” Lo interrompe una voce proveniente dall’esterno dell’edificio. Dalla finestra aperta alla mia destra, Spike entra nella stanza saltando da un pegaso in volo. Tra le sue zampe vedo …
“Ho io la lista”
Per un imprecisato numero di secondi, sette pony osservano un draghetto a bocca aperta e nel più totale silenzio. Se entrasse qualcuno, si troverebbe davanti un’immagine decisamente singolare.
Spike non perde tempo e posa la lista sulla scrivania, proprio davanti a Nandermane.
“Controlli pure, se lo desidera” Lo invita “La lista presenta tutti i nomi necessari e ogni foglio riporta la sua firma. Lei e la signorina Spitfire dovete solo compilare il modulo finale e questa città avrà un nuovo candidato. Ci terrei che questa pratica venisse sbrigata ora in presenza di tutti”
Nandermane annuisce con espressione ebete e inizia a controllare la lista.
“Come hai fatto?” Domando al draghetto.
Lui si mette con le spalle al muro in un punto da cui possa tenere tutti sotto controllo, poi spiega: “Sospettavo che la lista potesse essere trafugata o distrutta, quindi me la sono fatta consegnare per una notte dalla signorina Berry. Ah, a proposito, mi è stato riferito che la signorina sta bene e che già domani potrà lasciare l’ospedale”
Rarity e Derpy accolgono la notizia con un sospiro di sollievo.
“La povera dottoressa Twilight Sparkle ha passato l’intera nottata a copiare ogni nome imitando la calligrafia di tutti e realizzando una perfetta contraffazione. Ha anche imitato la sua calligrafia, sovrintendente, tranne in una pagina interna dove ha usato la propria. Quindi la lista rubata era falsa, ma solo un’attenta analisi avrebbe potuto rivelare la verità. Invece immagino che il ladro l’abbia distrutta dopo essersi accertato che fosse proprio ciò che cercava. Tuttavia la vera lista è quella che ha adesso davanti, sovrintendente”
“Sì … sì, è vero: è tutto regolare”
Derpy e Fluttershy si lasciano andare a un’esplosione di gioia e persino Spitfire muove uno zoccolo rilasciando tutta la tensione accumulata. Trixie invece cela la sua rabbia restando immobile, ma il suo sguardo promette vendetta.
Ma questo domani: la vittoria oggi è nostra.

Usciamo dall’ufficio dopo esserci accertati che la candidatura di Spitfire sia inattaccabile. Trixie invece ci ha lasciato molto prima con la scusa di dover iniziare le ricerche del pericoloso unicorno, ma qualcosa mi dice che non sarà trovato.
Decidiamo di andare a festeggiare con un gelato e persino Spike, incitato con insistenza da Derpy, accetta di unirsi a noi. Una volta in strada, tutti manifestiamo la nostra gioia, liberandoci dell’oppressione provata fino a questo momento. Derpy e Fluttershy giocano a rincorrersi nel cielo mentre Rarity scoppia in un pianto liberatorio.
“Grazie, Spike! Credevo di aver rovinato tutto!” Ripete tra i singhiozzi “Grazie! E scusatemi tutte!”
Spike le si avvicina e le passa un fazzoletto.
“I suoi occhi non sono adatti alle lacrime, miss Rarity” Dice, accompagnandole uno zoccolo al muso per aiutarla a pulirsi “Non si prenda colpe inesistenti. Lei e la signorina Berry avete corso un rischio enorme mostrando grande coraggio. Lo dica anche a lei quando andrà a trovarla: le farà piacere”
Lei annuisce e cerca di darsi una sistemata. Spike invece raggiunge Spitfire; i due si osservano in silenzio con rispetto.
“È un piacere rivederla, signorina Spitfire. La gente sarà felice del suo ritorno”
“Lo spero, Spike” Risponde dandosi un’occhiata intorno. Chi si accorge di noi bisbiglia a chi gli sta vicino e ci indica, altri corrono via per dare a tutti la notizia. Presto saremo raggiunti dai giornalisti. Che seccatura!
Lei però sembra non volerci pensare e continua: “Devo ringraziarti, Spike. Non siamo mai stati amici, anzi, talvolta ci siamo anche scontrati. Ma oggi mi hai salvata e non lo dimenticherò. Ti sono debitrice”
“Lei sta per rendere un enorme servizio alla comunità e il minimo che io possa fare è aiutarla. Nessuno vuole che Trixie vinca questa guerra, posso assicurarglielo. Perciò può contare sul mio appoggio e su quello dei Quattro, anche se non so quanto le possa far piacere”
“Immagino che dovrò solo abituarmi. Ma ora andiamo a prendere questo gelato, dai!” Conclude portandosi al fianco di Rarity. Io invece rallento il passo e invito con un gesto Fluttershy a raggiungermi.
“Posso farti una domanda sul caso Rich?” Le chiedo quando siamo sole.
“Certamente. Mi dica tutto”
“Ho letto che la vittima è una pegaso di nome Parasol. Come è stata uccisa?”
“Beh, non mi piace parlarne” Inizia lei addolorata “È stata colpita alla testa, probabilmente con un coltello o comunque qualcosa di acuminato. Le mancava … le mancava un occhio” Conclude trattenendo un moto di disgusto.
“Potrebbe trattarsi di magia?”
“Sì, immagino di sì. Purtroppo è quasi impossibile capire quando sia stato usato un incantesimo”
“Non fa nulla, permettimi di testimoniare” Chiedo con maggior grinta “L’ultimo giorno in cui la vittima è stata vista viva, io sono stata a casa di Rich. Ho fatto arrabbiare Trixie tanto che stava quasi per attaccarmi, ma è stata fermata da Rich stesso prima che potesse farlo. Ma se dopo non fosse stato più in grado di controllarla?”
Fluttershy prova a rispondere ma, alla fine, si limita ad annuire.
Trixie ha ucciso Parasol in un impeto di rabbia e Rich la sta coprendo. So che è andata così, ne sono certa. Bisogna continuare ad attaccarla ora che è più in difficoltà. Non abbiamo prove, è vero, ma a lungo andare o lei o Rich crollerà. Lui è fragile e lei è infuriata e fuori controllo. Stavolta manca veramente poco.

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Capitolo 19
*** Per il bene di una città ***


Quattro giorni. Sono bastati solo quattro giorni per riaprire una sfida che sembrava avere già un vincitore. Octavia aveva ragione, la fiducia che questa città nutre nei confronti di Spitfire non può essere abbattuta facilmente. Sempre più pony sembrano intenzionati a dare il loro voto alla leggendaria pegaso, soprattutto dopo lo scandalo che ha colpito Filthy Rich. I giornali ormai parlano solo di questi due argomenti e, nonostante la polizia non stia più rilasciando informazioni di alcun tipo, non è difficile per i giornalisti procurarsi notizie intervistando presunti testimoni, conoscenti o ogni altro pony in cerca di notorietà. Alcuni reporter più coraggiosi si sono anche appostati sotto casa nostra per prendere di sorpresa Octavia il giorno dopo la sua testimonianza in commissariato, salvo poi dover scappare via mentre lei li inseguiva infuriata. Credo che la vicenda sia stata raccontata in giro, perché da allora non ci sono stati più inconvenienti di questo tipo.
Nel frattempo Rich si è rintanato in casa ed è da giorni che non lo si vede in città. Dash non ha potuto trattenerlo in centrale e ha dovuto rilasciarlo. Nonostante abbia riottenuto la libertà, non ha cercato né di dare spiegazioni né di trovare delle contromisure per la minaccia di Spitfire. Per giunta, al contrario di quanto successo da noi, nessuno si è preso la briga di cacciare i reporter appostati all’ingresso della Celestia Tower.
Per quanto riguarda Trixie, è da giorni che non rincasa. Secondo le indiscrezioni di Dash e Fluttershy, non fa altro che lavorare e, in caso di stanchezza, dorme in commissariato. È chiaro che voglia far intendere la sua totale estraneità ai fatti e, tenendosi lontana da Rich, anche la sua neutralità. Questa è un’ottima notizia: finché resteranno separati, sarà difficile per i due confrontarsi e organizzare il contrattacco. Naturalmente Octavia è molto soddisfatta della situazione, soprattutto perché è stata lei a spostare l’attenzione della polizia e dei cittadini su Trixie. Nonostante la sua testimonianza abbia appena il valore di un’ipotesi, è convinta che presto la verità salterà fuori da sola e che allora dovremo essere pronte a catturare Trixie. Questo almeno è quel che ha detto a Dash. So bene che in realtà accarezza ancora l’idea di muoversi da sola ed eliminare Trixie definitivamente e non so se in quel caso potrei fermarla. Speravo che il risveglio di Vinyl le avrebbe restituito serenità, invece nemmeno questo è riuscito a placare del tutto la sua rabbia. Comunque Vinyl sembra davvero far bene a tutti: il giorno dell’incontro con Nandermane, dopo aver festeggiato anche con Rarity, Fluttershy e Spike, io e Octavia abbiamo accompagnato Spitfire a salutarla ed è stato uno degli eventi più commoventi a cui abbia mai assistito. Spitfire incarna davvero lo spirito del leader perfetto ed è arrivata al punto da chiedere perdono per non essere riuscita a proteggerla. In quel momento mi sono chiesta se Octavia, Spitfire, Dash e gli altri agenti che parteciparono a quell’assalto, quella notte, fossero davvero pronti a tutto. Tutti pensano che il momento più duro sia proprio quello dell’attacco, quando affronti la morte, ma ho vissuto abbastanza a lungo con Octavia da poter capire che non è sempre così, e il comportamento di Spitfire me ne ha dato prova. Il senso di copla per aver provocato la morte dei suoi agenti senza ottenere alcun risultato non deve averla mai abbandonata. Ma lei è il mito di Ponyville, la sua indomabile guerriera. E qeusta verità non verrà mai rivelata.
Forse è proprio questo il tragico destino degli eroi: il non poter essere compresi da chi li circonda.

Mi evitano, mi squadrano cercando di non farsi notare e poi borbottano qualcosa nelle orecchie di chi hanno vicino. Li sto perdendo tutti con la stessa velocità con cui li avevo conquistati. Posso ancora contare su un discreto numero di fedelissimi di Rich, ma i sostenitori di quella maledetta Spitfire aumentano di giorno in giorno. E poi la gente mormora! Che fastidio! Tutte le volte che, come ora, cammino per le strade di Ponyville, li sento mormorare alle mie spalle. Basta che un solo pony esprima la sua preoccupazione ed ecco che questa si espande e si trasforma in paura collettiva. Ho sempre desiderato che questa città mi temesse, ma non ora, non in questo modo! Ed è tutta colpa di Rich! Come si può essere più imbecilli? E per giunta è anche uno smidollato! Con tutti i soldi che ha non gli sarebbe difficile trovare qualche avvocato che risolva la questione. Magari potremmo essere noi stessi ad accusare tutti per diffamazione! In fondo, chi sono quelli che ci attaccano con più forza? Un criminale e una pony che nutre un profondo risentimento nei miei confronti. Non hanno alcuna prova, dunque perché aspettare?
Penso proprio che alla fine dovrò fare tutto da sola, come al solito. Rich avrà anche i mezzi, ma non ha il carattere. Ci ha provato, posso concederglielo, ma ha fatto troppo affidamento sulla mia riconoscenza. Pensava che sarei stata la sua servetta ma non ha capito che i giochi vengono vinti dai più forti, non dai più ricchi. Perciò ora è lì, nascosto con la testa nella sabbia, a piangere sui suoi sbagli. Che misero esserino! Ponyville è un campo difficile per chiunque, dal politico al mafioso, e Rich non è nessuno dei due: è solo un imprenditore troppo pieno di sé. In una qualsiasi altra occasione lo lascerei indietro e continuerei per la mia strada, ma stavolta devo agire con cautela: da sola non potrei riottenere il mio vecchio potere, mentre senza di me Rich non ha possibilità contro Spitfire. Devo trovare un modo per contattarlo senza destare sospetti.
Sono così immersa nei miei pensieri da non accorgermi del sasso che vola verso di me finché non mi colpisce alla testa. Lancio un urlo per il dolore e la sorpresa e mi guardo intorno per capire cosa sia successo. I pony che hanno assistito alla scena fanno finta di niente e abbassano lo sguardo a terra.
“Chi è stato? Chi è stato?” Urlo sbattendo gli zoccoli al suolo.
Nessuno risponde.
Sto perdendo la pazienza quando mi accorgo che, non troppo distante, c’è un ragazzino che mi guarda ad occhi spalancati; è l’unico che continua a fissarmi.
Quando si rende conto che sono interessata a lui, si gira di scatto e inizia a correre verso un vicolo; legata a un cinturone ha una fionda.
“Fermati!” Gli ordino, ma lui non ascolta. In un attimo mi teletrasporto comparendogli di fronte e interrompendo la sua corsa. Il piccolo cade a terra e mi guarda terorizzato.
“Sei stato tu a colpirmi?” Domando pronta a punirlo nel caso scelga di mentire.
Lui però non risponde. È impaurito e batte i denti irritandomi ancora di più.
“Rispondi!” Grido afferrandolo per una zampa e strattonandolo con forza. Gli faccio male e lui inizia a piangere e gridare, come se questo possa farmi smettere.
“Ora mi dirai dove abiti e andremo a parlare con i tuoi genitori. Sono sicura che sarai messo in punizione, ma anche loro dovranno rispondere della tua mancanza di rispetto. Ti piace l’idea?”
Gli tiro la zampa con ancora più violenza e questa volta il suo urlo è raccapricciante. Per fortuna mi sono trattenuta o avrei rischiato di rompergliela: i giovani puledrini sono così delicati!
“Basta così, Trixie!” Ordina qualcuno.
Distratta da questa voce sconosciuta, alzo lo sguardo e vedo una giovane unicorno che non conosco avanzare verso di noi. Il manto e la criniera dono di due diverse tonalità di verde acqua e il suo cutie mark ha la forma di uno strumento a corda.
“Conosci questo moccioso?” Le chiedo senza mollarlo.
“So che è un ragazzino e che gli stai facendo del male. Il resto non mi interessa”
“Ma interessa a me! E ora vattene e lasciami fare il mio lavoro”
“Il maltrattamento di minori non era tra i compiti di Rainbow Dash”
“Ma Dash non è più commissario, no?” Le faccio notare irritata. Lascio andare il ragazzino e lui si va a mettere con le spalle al muro in cerca di un riparo. Io invece mi avvicino di più all’unicorno che sembra volermi davvero sfidare.
“Tu non sei una puledrina” Le dico “Magari potrei portare te in centrale. Potrei parlare di “resistenza a pubblico ufficiale”. Cosa ne pensi, carina?”
Ma prima che lei abbia il tempo di rispondere, mi accorgo di altri pony che entrano nel vicolo avvicinandosi a noi. Saranno almeno una trentina tra pegasi, unicorni e pony di terra di ogni sesso ed età. In breve mi ritrovo circondata.
“E voi che volete? Filate via, questa storia non vi riguarda!”
Ma loro non se ne vanno e, anzi, altri continuano ad arrivare. Il ragazzino di prima ritrova un po’ di coraggio e, preso per lo zoccolo da un’anziana dagli occhi umidi, si allontana dalla ressa.
“Questo è inconcepibile!” Dico loro “Cosa pensate di fare?”
“E tu invece?” Replica l’unicorno con una grinta tale da spingermi a fare un passo indietro “Quando sei tornata in città, molti hanno creduto in te. Pensavano che quel che tu e Rich dicevate fosse la verità e ti hanno sostenuta anche se io e tanti altri eravamo preoccupati. È così che ripaghi chi ha voluto darti una seconda occasione? Usando la forza contro un puledrino?”
Rimango ferma cercando di sostenere i suoi attacchi, ma con uno sguardo veloce mi accorgo delle reazioni di tutti: alcuni sono arrabbiati, altri combattivi, la maggior parte soltanto delusi.
“Lascia che ti faccia un’altra domanda, Trixie …” Continua la ragazza facendosi sempre più avanti “Che è successo a Parasol?”
E allora cado a terra.
La folla mi osserva stupita mentre io, guardando terrorizzata un punto dietro la mia sfidante, ripeto: “No … non tu … non tu …”
Per alcuni istanti mi compare davanti, come un fantasma da uno spaventoso passato, il muso stanco del vecchio Grifone. È uguale alla sera in cui l’ho ucciso e i suoi occhi brillano prendendosi gioco di me.
In un attimo scompare, rapido così come era arrivato. Io però sono ancora a terra, circondata da tutti mentre si domandano cosa sia accaduto. Sono sudata e ho difficoltà a respirare; mai avrei pensato che sarei stata messa così in ridicolo davanti a tanti pony.
“Andate via … andate via …” Sussurro mentre cerco di riprendere fiato, ma nessuno mi ascolta.
“Voglio restare sola!”
Usando quanto più potere possibile, lancio un incantesimo di teletrasporto sottraendomi alla morsa della folla. Mi ritrovo nel folto della Everfree Forest, in un punto dove la luce del sole arriva a stento.
Qui, lontana da tutti, mi siedo a terra raccogliendomi le zampe posteriori al petto e tremando. Un odio feroce mi dilania dall’interno.

È già calata la notte quando arrivo a casa sua.
“Credevo che non saresti più venuto” Mi dice Rich facendomi entrare.
“Mi sono dovuto trattenere al lavoro. Con le elezioni alle porte, i miei compiti sono aumentati” Gli rispondo stanco. Sarei tornato a casa con piacere, ma non potevo far finta di niente davanti alla lettera recapitatami in ufficio.
“Gradisci qualcosa da bere?” Mi chiede dalla cucina mentre mi accomodo in salone poggiando a terra la mia valigetta “Ho finito lo scotch, ma di sicuro ho un bottiglia di Jack Daniel’s”
“Va benissimo, grazie”
Poco dopo torna con la bottiglia e due bicchieri con ghiaccio posti su un vassoio e si siede di fronte a me. Cerco di osservarlo evitando di farlo sentire a disagio. È ridotto a uno straccio: è fiacco, debole, con delle terribili occhiaie; sembra malaticcio, quasi invecchiato.
“Non devo essere un bello spettacolo, eh?” Chiede retoricamente lui, come se mi avesse letto nel pensiero.
Dato che la mia risposta non arriva, lui continua: “Non c’è bisogno che ti preoccupi per me, conosco la mia situazione. Certo, non era quello in cui speravo all’inizio di quest’avventura”
Beve un sorso di liquore direttamente dalla bottiglia senza curarsi del bicchiere vicino.
“Dimmi la verità, Parish” Dice quando ha finito “Ho ancora delle possibilità di vittoria?”
Lo guardo accasciato disordinatamente sul divano mentre ancora regge la bottiglia e ripenso ai recenti avvenimenti.
“Voglio essere onesto” Rispondo poi “Il numero dei tuoi sostenitori diminuisce costantemente facendo salire Spitfire nei sondaggi. È finita, Rich”
Lui annuisce con un sorriso di amarezza; sul muso si staglia l’ombra della delusione.
“In fondo me lo merito: ho voluto giocare col fuoco e sono rimasto scottato”
“Hai fatto quel che ritenevi giusto. Le tue intenzioni erano nobili” Replico io “Saresti stato un buon sindaco per Ponyville”
So che è così. Le mie parole sono oneste e lui sembra capirlo ma, nonostante questo, beve di nuovo.
“Pensavo di poterla controllare. Sapevo cosa voleva ma speravo che si sarebbe accontentata di un incarico importante come quello di Dash. Non avrei voluto che facesse del male a nessuno, non ero a conoscenza della bomba contro l’aiutante di Octavia. Dopo questa vicenda però non mi ha più ascoltato, è diventata autonoma e si è incattivita. Quando ho protetto Octavia, ha perso la testa!”
Mentre parla, posa la bottiglia sul tavolino e si porta gli zoccoli al muso per aprire le lacrime che iniziano a scorrere e cercare di attutire il suono dei singhiozzi. Bevo un sorso anche io.
“Mi porto la morte di Parasol nella coscienza. Non potrò mai perdonarmi”
“Non potevi immaginare che sarebbe successo”
“Ma non ho nemmeno fatto nulla per evitarlo!” Urla disperato “E ora sono chiuso in casa, sconfitto e senza neanche la possibilità di vedere mia figlia! Non volevo che succedesse tutto questo, Parish: volevo sconfiggere la criminalità di Ponyville, non darle nuovo vigore!”
Con un’ultima esplosione di rabbia, si alza e si avvicina alla parete di vetro. Con sguardo spento guarda le luci della città. A pochi metri dalla Tower ci sono dei giornalisti in attesa di novità; non è stato facile superarli senza essere visto.
“Non sono un bravo pony, Parish” Dice dopo aver fatto vagare gli occhi a lungo “Nella mia vita ho commesso molti errori e ho anche infranto la legge qualche volta. Ma i crimini che ho commesso sono stati unicamente di stampo economico: non ho mai fatto del male a nessuno, i miei zoccoli non si sono mai macchiati di sangue. Ma gli altri invece? Quanti pony sono andati oltre i limiti che mi sono imposto? Guarda questa città, Parish” Mi invita con un gesto della zampa “Proprio adesso qualcuno sta pensando a un amico o a un parente ucciso per chissà quale motivo, altri forse si chiedono perché i figli stiano tardando tanto per la cena. A te sembra giusto vivere nel terrore? È giusto avere costantemente paura di ogni muso che vedi per strada o pensare che la tua vita potrebbe finire perché hai infastidito qualcuno di pericoloso?
Io volevo cambiare davvero questa città, volevo salvarla e liberare ogni suo potenziale. Ma il crimine si è rivelato più forte di ogni suo avversario: Spitfire, Mayor Mare e infine Rainbow Dash. Riesci a immaginare il terrore che ho provato alla comparsa di quel folle serial killer mesi fa? Un criminale qualunque mi aveva strappato via mia moglie anni prima: cosa sarebbe successo se lo stesso fosse avvenuto a Tiara? O se fosse toccato a me? Sarebbe rimasta sola! È una puledrina!
Per questo sono entrato in politica. Sapevo che sarebbe stata dura, ma ero sicuro che avrei vinto questa battaglia. Chi avrebbe mai osato sfidare il commissario Trixie? Avremmo vinto tutti: Trixie avrebbe riacquistato la libertà e il prestigio, gli abitanti di Ponyville non avrebbero più avuto paura e io avrei creato una città dove nessun puledrino avrebbe rischiato di ritrovarsi orfano improvvisamente. Invece è andato tutto storto”
Finisce di parlare e rimaniamo in silenzio, lui troppo perso nei suoi rimpianti e io intento a riflettere su quel che sto per fare. Il pensiero della ventiquattrore a terra e di quel che succederà non appena la aprirò mi fa capire che è davvero la fine. Sto per scatenare una bufera.
“Sei davvero convinto, Rich? Dopo non si torna più indietro” Lo avviso.
“Lo so. Non ho alcun dubbio, Parish”
Sospiro rassegnato e apro il mio vaso di Pandora. Estraggo un foglio dai documenti e lo consegno a Rich mentre torna a sedersi al suo posto dopo aver preso una piuma e dell’inchiostro da uno scaffale.
“Ecco quel che ti serve. Firmalo anche tu e avrà valenza giuridica”
Senza pensarci due volte, scrive il suo nome e avvicina ancora di più il foglio a sé, come se voglia proteggerlo.
“Lo consegnerò tra trenta minuti” Mi spiega “Quindi è meglio che ti sbrighi. Cosa farai?”
“Mi terrò lontano da Ponyville per un po’. Ho degli amici a Las Pegasus che potrebbero ospitarmi. Mancano pochi giorni alle elezioni e la mia giunta se la caverà anche senza di me. Devo solo inviare delle lettere e prendere la mia roba, poi partirò”
“Lettere? Non credo sia saggio lasciare indizi sui tuoi movimenti”
“Tranquillo, non riguardano me. Sono raccomandazioni: la mia segretaria sta per laurearsi, quindi voglio avvisare i maggiori studi legali che conosco. Me ne vado senza darle spiegazioni, le ho solo detto di non passare in ufficio nei prossimi giorni. È intelligente, credo che sospetti qualcosa. In ogni casa, le sono affezionato e vorrei fare qualcosa per lei prima di sparire”
“Va bene”
Ci alziamo e ci salutiamo scambiandoci un abbraccio. Io gli auguro buona fortuna e lui mi ringrazia per tutto l’aiuto datogli.
Quando me ne vado, avverto un brivido al pensiero che questa è l’ultima volta che lo vedo da pony libero. In meno di una settimana, la sua vita è cambiata per sempre. Mi dispiace che sia andata a finire così.
Fatti forza, amico mio. Fallo per tua figlia.

Un vicolo cieco, una strada senza illuminazione. Stando a quanto dettomi dall’agente che ho incontrato al mio ritorno dalla foresta, doveva essere il luogo del ritrovamento di un cadavere. L’ho seguito senza farmi domande, pensando solo a proteggere i miei interessi da commissario, e adesso mi accorgo di non essere stata attenta.
Appena entrata nel vicolo, vengo accolta da una dozzina di agenti che mi circondano chiudendomi ogni via di fuga. Tra loro ci sono Rainbow Dash e la sua stupida lecchina.
“Avevo sentito parlare di un morto” Esordisco “Ma mi sembra che l’esecuzione debba ancora compiersi”
“Non ci sarà nessuna esecuzione, Trixie” Mi risponde la pegaso dalla criniera arcobaleno “Ma sei comunque nei guai”
In perfetta sincronia, dieci agenti mi puntano contro le loro pistole.
“Trixie, sei accusata del ponycidio di Carmine Grifone e di Parasol e di aver organizzato l’attacco allo Sugarcube Corner. Ogni parola che dirai potrà essere usata contro di te in tribunale. Getta la tua arma a terra!”
Lentamente faccio quel che dice e, con un calcio, le passo la pistola. Prima che qualcuno si avvicini, dico: “Non ti credevo così stupida, Dash: arrestare un tuo superiore? O forse vuoi uccidermi qui? È una congiura?”
“Niente di tutto questo” Risponde mostrandomi un foglio “È una dichiarazione del sovrintendente Nandermane che mi restituisce pieni poteri. Sei stata tradita, Trixie: Rich ha confessato tutto. Hai perso” 

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Capitolo 20
*** Inarrestabile ***


“Hai perso”
Quasi non riesco a credere alle mie parole. Quando Rich si è presentato in centrale dicendo di avere importanti informazioni da darci, ho pensato che fosse un nuovo trucco. Eppure mi sono dovuta ricredere: il ricco imprenditore ha spiegato con lucidità e freddezza tutto quel che lui e Trixie avevano fatto, senza tralasciare alcun particolare. Per giunta ha affermato di essere pronto anche a testimoniare in tribunale contro la sua ex-socia.
“Non sappiamo molto sul ponycidio di Grifone” Le spiego “Ma il resto basta a inchiodarti. Ti spedirò a Icarus Island stavolta, è una promessa”
Trixie ascolta impassibile, il suo sguardo vacuo non tradisce alcuna emozione. Sembra una di quelle marionette che si trovano appese agli scaffali dei negozi di giocattoli: sebbene siano inanimate, sembra sempre che osservino ogni tua mossa.
Mi faccio passare da un agente un cono di contenimento magico ma, prima che la raggiunga, Trixie si scuote dalla sua immobilità.
“Rich, eh? Devo fargli i miei complimenti: non pensavo che quel verme potesse mostrare tanto fegato”
Si gira prima a destra e poi a sinistra cercando un contatto con tutti i presenti, poi torna a rivolgersi a me: “Voglio semplificarti il lavoro, Dash: confesso tutto”
Accanto a me, Fluttershy sobbalza sorpresa mentre io riesco a trattenermi.
“Davvero?”
“Certo! Credi che sia uno di quei volgari ladruncoli che si riducono a delle ridicole caricature di loro stessi nel tentativo di nascondersi? Io sono fiera di quel che ho fatto! Ho ucciso Grifone perché la prima volta era sfuggito alla mia rappresaglia; ho pianificato l’attacco allo Sugarcube Corner per convincere quella insulsa pegaso a non intralciare i miei piani; ho ucciso la balia di Rich perché si è trovata al posto sbagliato nel momento sbagliato. L’ha colpita l’incantesimo destinata a Octavia, povera cara! Ah, se ti interessa, oggi stavo per rompere la zampa a un puledrino …”
“Basta!”
Fluttershy urla con tutta la sua forza serrando gli occhi. Tremando come una foglia, cerca di regolare il respiro.
“Come puoi dire queste cose con tanto menefreghismo? Che razza di mostro sei per poter fare una cosa del genere e … vantartene?”
Provo a fermarla ma lei non mi ascolta. Non l’avevo mai vista in questo stato: i suoi occhi sembrano voler uscire fuori dalle orbite e le ali vibrano.
“Eppure ti è stata concessa la possibilità di cambiare!” Continua “Perché fai tutto questo? Cosa cerchi? Potere? Denaro? Vendetta?”
“Smettila, ragazzina!” Tuona Trixie riuscendo a farla tacere “La tua ingenuità è imbarazzante! Apri gli occhi! Questo non è uno stupido fumetto, non ho subito nessun trauma infantile né porto avanti qualche assurdo piano per la conquista del mondo! La risposta è molto più semplice: quel che faccio mi piace. Se so che posso fare qualcosa che adoro senza che nessuno possa impedirmelo, perché non farlo? Io penso a me, non mi interessa degli altri. Credi che sia egoista? Beh, ti svelo un segreto: lo siamo tutti! Noi pony siamo creature cattive ed egoiste e il nostro primo interesse è il nostro personale benessere. Non ho ragione, Dash?” Mi domanda voltandosi verso di me “Non avevi forse perso l’incarico perché Octavia aveva preferito tenere segrete tutte le sue scoperte? E quei due colleghi unicorni? Non sono diventati agenti per star bene con la coscienza dopo anni di vendita di droga? L’unica differenza tra me e loro è che io non mi nascondo. Io sono un mostro, ragazzina, e continuerò a esserlo fin quando avrò vita!” Dice con un leggero inchino, sorridendo con glaciale ironia “Mi vendicherò di chi mi ha tradito ora e di chi mi fermò in passato, dopodiché continuerò a uccidere e terrorizzare chiunque mi capiti a tiro! E godrò nel farlo! Magari potrei farti assistere, Fluttershy: potrei uccidere tutti quelli che ami fino a quando non finirai strisciante e disperata davanti a me! Allora capirai quanto tu sia solo una misera, piccola, debole …”
“Yaaah!”
Lanciando un urlo agghiacciante, Fluttershy solleva la sua pistola e la punta contro Trixie.
Carico a testa bassa e la butto a terra proprio nell’istante in cui spara. Tre proiettili si perdono lontani nel cielo.
“Che cazzo combini, Fluttershy?” Grido trattenendola mentre si dibatte. È fuori di testa! È spaventoso l’influenza che Trixie riesce ad avere sugli altri pony anche senza usare la magia.
Continuo a parlare e a cercare di calmarla quando, con la coda dell’occhio, mi accorgo del lento movimento di un agente che sposta la sua pistola puntandola contro di noi.
“Spostati!”
Spingendola con le zampe, faccio rotolare Fluttershy di qualche metro al di fuori della traiettoria dell’arma, ma il mio spostamento non è altrettanto veloce: il colpo mi raggiunge al fianco, poco distante dal mio cutie mark.
“Commissario!” Grida Fluttershy rialzandosi e correndomi incontro mentre io, sopportando il dolore, presto attenzione alle reazioni di chi mi circonda.
La formazione si spezza senza che io possa impedirlo. Tutti sono spaesati e indecisi su come agire. Soltanto un unicorno riesce a mantenere il sangue freddo e a puntare la sua pistola contro il pegaso che mi ha sparato.
“È un infiltrato!” Grida per richiamare all’ordine i suoi compagni prima di sparare a sua volta.
Rapida come un fulmine, Trixie raggiunge il pegaso e genera una barriera magica per proteggerlo.
“Ti ho ingannata ancora, Dash” Esclama divertita “Eri così presa dall’idea di catturarmi che ti sei dimenticata di chi ti era già sfuggito una volta”
Improvvisamente il pegaso dietro di lei viene avvolto da una tenue aura rossa e io assisto a un evento incredibile: il corpo dell’agente inizia a trasformarsi, le ali si ritirano all’interno delle spalle mentre dalla testa spunta lentamente un corno. Fluttershy rimane a bocca aperta, ipnotizzata da quel che vede; alcuni agenti invece provano a far fuoco, ma i loro proiettili terminano la corsa schiantandosi contro la barriera di Trixie.
“Sunburst …” Sussurro guardando il suo manto tornare rosso e maledicendo la mia stupidità. Avrei dovuto controllare meglio gli agenti scelti, avrei dovuto stare più attenta! Invece lui è riuscito a intrufolarsi nella centrale e, per farlo, ha probabilmente ucciso un poliziotto senza che me ne accorgessi.
“Cessate tutti il fuoco!” Ordino mentre cerco di sollevarmi “Unicorni, abbattete quella barriera!”
Raggi di magia si scontrano con lo scudo di Trixie, ma neanche questo la impressiona e la sua difesa rimane intatta.
“Ascolta, Dash, ti andrebbe di continuare a giocare più tardi? Adesso mi sto annoiando” Spiega simulando degli sbadigli, poi si rivolge al suo compagno “Pensi di riuscire a portarci via da qui?”
“Conti pure su di me!”
La criminale poggia uno zoccolo sulla spalla del suo apprendista mentre il corno di lui si illumina di bianco.
“Ora ho molto da fare, ma giuro che tornerò presto da te. Alla prossima!” Mi saluta con un occhiolino.
A nulla valgono i nostri tentativi: in un attimo, i due scompaiono teletrasportandosi senza lasciare traccia.
“Maledizione, no! No!” Urlo pestando uno zoccolo a terra. Una fitta al fianco mi interrompe facendomi cadere a terra. Fluttershy osserva con apprensione la mia ferita.
“Ha bisogno di cure! Qualcuno cerchi un dottore!”
“Non c’è tempo, Fluttershy!” Esclamo provando senza successo a rialzarmi. Inizio a tossire e vengo costretta a rimanere stesa.
“Non può seguirla in questo stato, commissario!” Ripete Fluttershy prima di inviare un agente in cerca di aiuto. Gli altri si dividono in squadre per perlustrare i dintorni, mentre Fluttershy mi si siede affianco. Ora che ha terminato di organizzare tutto, un’ombra le cala sul muso.
“Mi perdoni, commissario, è solo colpa mia: ho perso la concentrazione. Sono stata una stupida!”
“Lo siamo state entrambe” Le rispondo pensando al mio errore, poi decido “Bisogna avvisare Octavia. Fluttershy, corri da lei e raccontale che è successo”
“Ma non posso lasciarla qui!”
“So badare a me stessa. E poi Trixie non vuole ancora uccidermi. Vai da Octavia, è l’unica che possa aiutarci”
Nonostante sia combattuta, alla fine mi lascia la sua pistola e si prepara ad andare.
“Stia attenta”
Rispondo con un cenno del capo e la guardo prendere il volo. Spero faccia presto: Ponyville è in pericolo.

“Non possiamo restare qui: la polizia ci starà cercando per tutta la città. Abbiamo bisogno di un nascondiglio più sicuro”
“Non ho intenzione di nascondermi, Sunburst! Il tradimento di Rich è la cosa migliore che mi sia capitata da quando sono a Ponyville. Ora sono libera di agire come preferisco”
“Ma abbiamo un’intera città alle calcagna!”
“E allora farò a pezzi l’intera città!” Rispondo infuriata. Lancio un raggio verde e una cassa del magazzino esplode.
“Devi solo decidere” Gli dico “Sei con me o no?”
Senza pensarci un attimo, lui si inchina e risponde: “Le ho giurato fedeltà, potente Trixie. Il mio voto è indissolubile”
“E io ho la piena fiducia in te”
Lo vedo arrossire per l’emozione e la riconoscenza, per quanto gli sia permesso dal suo manto, poi lo invito a rialzarsi e gli chiedo se abbia recuperato le forze.
“Non del tutto, mia signora, ma se vuole partire sono pronto a seguirla”
“No, non c’è alcuna fretta. Riposa ancora un po’”
Nonostante l’incantesimo di sostituzione richieda molte energie, Sunburst è anche riuscito a teletrasportarci entrambi molto lontano da Dash e la sua squadra. Se ci muovessimo ora si affaticherebbe troppo.
“Vuole attaccare Octavia?” Mi chiede dopo essersi seduto sulla sua cassa preferita.
“A cena mangi prima il dolce?” Replico ironica “Ho atteso così tanto di ucciderla che sarebbe una delusione se tutto finisse così presto. Andremo a caccia di quelli che mi hanno voltato le spalle. Voglio che si rendano conto del loro sbaglio e …” Mi interrompo guardando in alto.
Alla finestra nell’angolo! C’è qualcuno!
“Sunburst, barriera a ore sette!”
Risuonano degli spari, ma entrambi riusciamo a evocare una protezione in tempo. Nel frattempo, alcuni vetri vanno in frantumi e un gran numero di pegasi entrano con le pistole estratte; alcuni aprono il portone di ingresso facendo entrare unicorni e pony di terra. Sono tanti, molti di più degli agenti di prima, e presto siamo circondati.
Io e Sunburst ci posizioniamo in modo da proteggerci a vicenda, pronti a combattere.
“Eccovi qua, yo!”
Riconosco questa voce: è quella di un ragazzino che gioca a fare il bulletto nel mondo del traffico di droga.
“Come ci hai trovati, Pinkmane?” Domando senza perdere tempo.
“Oggi sono i Quattro a proteggere la città. Ognuno di noi si sta occupando di un’area e anche i Gufi sono ovunque. Non puoi sfuggire alle spie di Spike”
Di nuovo quel dannato drago! Per quanto ancora dovrà ostacolarmi?
“Vattene via, Pinkmane, e prometto che dimenticherò il tuo affronto. Non gettare via la tua vita, sei giovane”
“Non ti facevo tanto simpatica! Ti sei data un’occhiata intorno?” Dice passando in rassegna tutti i suoi pony schierati “Stavolta non puoi scappare. E poi hai la sfortuna di stare con uno che è in debito con me” Poi si gira verso Sunburst e la sua espressione si inasprisce “Sei tu quello che ha cercato di far saltare in aria Derpy, vero? Beh, lei era sotto la mia protezione! Verrai punito per la tua insolenza! Pronti a sparare, yo!”
Le armi, cariche e puntate verso di noi, ci impediscono di tentare la fuga. Inoltre, se provassimo a teletrasportarci, ci ritroveremmo senza difese per contrastare altre eventuali ondate.
“Sunburst, cerca di non esagerare” Lo avviso mentre carico il mio incantesimo.
“Fuoco!”
Pesto lo zoccolo a terra facendo comparire dal suolo dei massi che ci separano dai nostri avversari e ci proteggono dai proiettili. Saltando ci arrampichiamo su di essi e dall’alto inizio a lanciare dei raggi, costringendo i pegasi a rompere la formazione; Sunburst invece preferisce ricorrere alla telecinesi, scagliando contro unicorni e pony di terra le molte casse contenute nel magazzino.
Dopo un attimo di smarrimento, la squadriglia dei Quattro si riorganizza seguendo le disposizioni del suo leader. I primi ad attaccarci sono i pegasi, i quali si mantengono a distanza sulle nostre teste sparando e lanciandoci contro oggetti di diversa natura; una parte dei pony di terra cerca di raggiungerci sui massi mentre gli altri restano indietro per fare da scudo alla retroguardia degli unicorni, intenta a scagliare incantesimi.
“Tieni la guardia alta e occupati dei pony di terra” Ordino a Sunburst “Io apro un varco”
Salto in avanti e, prima di toccare terra, mi teletrasporto tra la seconda fila di pony di terra e gli unicorni. Alzo la testa di scatto e dal mio corno illuminato di viola si genera un piccolo tornado, abbastanza potente da scatenare il caos nella retroguardia. Gli incantesimi cessano e torna a sentirsi di più il rumore degli spari e il fischiare dei proiettili.
“Maledetta troia!”
Due muscolosi pony armati di mazza di ferro mi attaccano alle spalle, ma non mi è difficile sconfiggerli dopo che si sono fatti scoprire: quando quello davanti muove l’arma contro di me, lancio un campo di forza che modifica la traiettoria del colpo spedendolo all’indietro a colpire l’altro pony rompendogli la mascella. Nel momento in cui la seconda mazza cade a terra, la afferro magicamente e infilzo al fianco il primo dei due bestioni, il quale cade a terra sputando sangue per poi smettere del tutto di muoversi. Molti altri pony fanno un passo indietro terrorizzati; persino Pinkmane interrompe per un attimo il suo volo alla vista di due tra i suoi pony più robusti a terra.
Nel frattempo torno a prestare attenzione a Sunburst. A terra intorno a lui ci sono molti pony morti o feriti. La maggior parte di quelli ancora in grado di lottare sono nascosti dietro dei ripari improvvisati e coprono le spalle a quelli intenti a mettere in salvo i feriti e ad attaccare Sunburst frontalmente. Il problema principale rimane la squadra aerea, da cui Sunburst riesce a difendersi ma ha serie difficoltà ad attaccare.
Notando gli unicorni dietro di me rialzarsi, raggiungo rapidamente l’altro lato del campo di battaglia e lancio un nuovo incantesimo del vento. I pegasi finiscono nel mezzo di una tempesta e vengono schiantati contro le pareti o le casse, alcuni addirittura fuori dal magazzino.
Nel frattempo gli unicorni cominciano a lanciare sfere di fuoco, ma la difesa di Sunburst riesce a resistere anche a queste. Io invece tengo a bada una nuova carica di pony di terra scaricando loro contro tutti i proiettili ancora all’interno delle pistole dei caduti.
“Ok, Sunburst, ora dobbiamo uscire da qui!” Ordino dopo aver svuotato l’ultimo caricatore. Nonostante le perdite, l’armata dei Quattro è estremamente agguerrita e, grazie anche ad un nuovo assalto dei pegasi, si avvicina sempre di più a noi. Per giunta è passato del tempo dall’inizio dello scontro e, se arrivassero anche dei rinforzi, per noi sarebbe la fine.
“Osserva bene, mio apprendista”
Punto il corno in direzione degli unicorni ed evoco un gas verde che si dirige rapidamente verso di loro, prendendo le sembianze di una mandria di cavalli selvaggi dagli occhi neri. Dopo averli investiti, il gas si dissolve veloce come era comparso, lasciando tutti sbigottiti.
Un attimo dopo, il primo unicorno cade al suolo scosso da terribili convulsioni e con la bava alla bocca. Successivamente altri subiscono destini simili: c’è chi vomita, chi tossisce e sputa sangue mentre gli lacrimano gli occhi, chi si getta a terra portandosi gli zoccoli alla testa o alla pancia, urlando come se gli stessero scoppiando le viscere. I pony di terra e quasi tutti i pegasi li raggiungono per cercare di capire cosa succeda.
“Pazzesco …” Sussurra Sunburst, anche lui colpito dalla scena che gli si para davanti.
“Ciò che vedi è l’effetto di Pestilence, un incantesimo oscuro. È magia potente, molto più complessa dell’incantesimo di sostituzione che hai imparato. Come vedi, è capace di rendere innocuo un intero esercito”
“Riesce a farti sentire un insetto”
“Già” Rispondo ridacchiando “Adesso però andiamo: questi non possono fermarci”
Iniziamo a correre verso l’uscita superando pony vivi e morti; qualcuno prova a puntarci contro la pistola con zampe tremanti, ma mi basta illuminare appena il corno per convincerlo a ripensarci.
Quando siamo quasi fuori, Sunburst mi spinge con forza facendomi quasi perdere l’equilibrio. Allora tutto sembra diventare più lento: alla mia destra, in alto, sento qualcosa scoppiare e una macchia rossa mi sporca il muso.
Sunburst crolla ai miei zoccoli con un buco in testa. I suoi occhi sono già spenti.
Guardo in alto e mi accorgo di Pinkmane, ferito e sanguinante ma pronto a far fuoco un’altra volta. Mi lancio su Sunburst ed evoco una barriera che ci circonda completamente. I colpi di Pinkmane vanno a vuoto.
“Sunburst … Sunburst …” Sussurro, ma ormai non c’è più niente da fare. Estraggo magicamente il proiettile ramato all’interno della sua testa, il proiettile che era destinato a me.
“Non volevo che finisse così …” Dico al mio compagno a terra, poi gli chiudo delicatamente le palpebre, mossa da pietà per la prima volta nella mia vita.
Rivolgo di nuovo lo sguardo verso Pinkmane e mi rialzo tremando per la rabbia. Mentre digrigno i denti, ritiro la barriera e il corno diventa rosso, sprigionando un’intensa ondata di calore. Il mafioso vorrebbe spararmi, ma la sua pistola diventa incandescente ed è costretto a lasciarla cadere.
“Sparatele! Sparatele!” Ordina ai suoi pony, ma nemmeno loro riescono ad afferrare le armi. Allora torna a guardarmi, accorgendosi che sto accumulando sempre più potere.
E allora capisce.
“Scappate! Tutti via!”
Io lancio un urlo e genero un’enorme esplosione rossa. Pony e oggetti di ogni tipo vengono sbalzati lontani e l’intero magazzino crolla sulle nostre teste con un fragore assordante.
Quando finisco, una nuova barriera protegge me e Sunburst dalle macerie. Intorno a me sento i lamenti dei sopravvissuti. Scaglio lontano delle travi e, annullata la protezione, fuggo via prima che arrivi gente.
Stavolta corro da sola.

Quando lo trovo, è nascosto sotto la scrivania del suo ufficio. Il sovrintendente di Ponyville ridotto come un verme: patetico!
“I miei omaggi, signor Nandermane”
Lui cerca di non fissarmi, guardandosi attorno in cerca di una via di fuga.
“Dove … dove sono i pony della sicurezza?”
“Esattamente dove hai detto loro di stare” Gli rispondo “Piuttosto dovresti chiedermi come stanno”
“No … no …” Con uno scatto si alza e raggiunge la finestra “Aiuto! Qualcuno mi aiuti!”
Rido davanti a questa scena ridicola, poi con un gesto lo faccio cadere bruscamente sulla sua sedia.
“Chi credi possa sentirti? La polizia ha decretato il coprifuoco e il blocco dei trasporti. È per questo che sei ancora qui, no? Il tuo treno non è partito”
Mi stendo con la pancia sulla scrivania e mi allungo verso di lui fino a sfiorargli il muso con lo zoccolo.
“Non sei stato abbastanza veloce, eh? Sciocchino! Avevi altro da fare? O forse speravi di farla franca? In fondo ho così tanti nemici che di certo non avrei pensato a te”
Lui piagnucola stridulo e batte i denti.
“Io ho fatto solo il mio dovere” Prova a spiegare “Sono il sovrintendente di Ponyville!”
“E sei stato bravissimo!” Lo canzono “Solo che io non amo chi mi pugnala alle spalle. Sai … fa molto male!”
Nandermane grida di dolore: un tagliacarte gli si conficca magicamente alla schiena; io invece scoppio a ridere.
“Ti prenderanno” Mi interrompe lui “Tutti ti danno la caccia. Ti prenderanno e ti sconfiggeranno”
“Quindi devo divertirmi più che posso prima che sia troppo tardi? È questo che volevi dire?” Replico rialzandomi e dandogli una zampata al muso “Lo farò, fidati. La strega è tornata, Nandermane, e ha ancora molti pony a cui fare visita. Ma prima tocca a te”
Chiudo gli occhi e apro la porta dello studio dietro di me.
“Coraggio, entra! Non essere timida”
Mi sposto così da far vedere a Nandermane l’unicorno tremante che ci stava ascoltando.
“Moondandcer! Cosa ci fai qui?” Domanda confuso.
La ragazza non risponde, troppo spaventata per fare qualcosa.
“Credo che fosse in prossimità del municipio quando sono arrivata e le urla delle guardie devono averla spinta a entrare. Ti faccio i miei complimenti per aver infranto il coprifuoco!” Le dico applaudendo.
“Signor Nandermane, ero preoccupata” Inizia lei “Si era comportato in maniera strana oggi, e … per favore, non gli faccia del male!” Mi prega.
“Non parlarle!” Le ordina Nandermane “Vattene via! Scappa!”
“Sì, è un buon consiglio. Prima però dimmi: hai avvertito già la polizia di quel che sta succedendo?” Mi intrometto.
Lei nega scuotendo il capo: “La prego … la prego …”
“Beh, allora per oggi ti lascerò andare. Corri dalla polizia e racconta tutto quel hai visto”
“S … sì!” Risponde guardando Nandermane che la incita a fare quel che ho detto. Fa per voltarsi ma io la richiamo.
“Forse non ci siamo capiti: ho detto tutto”
Con un primo leggero movimento del capo, un filo di magia compie un giro intorno al collo di Nandermane; me ne basta solo un altro per decapitarlo.
La testa cade davanti a me e io le poggio uno zoccolo sopra. Guardo Moondancer balbettare scossa, poi le lancio la testa mozzata con un calcio. Quando la raggiunge, la giovane segretaria urla di terrore.
Mi incammino verso il corridoio lasciandomela alle spalle, inebriandomi e abbandonandomi totalmente a questi dolci suoni che mi accompagnano finché non esco dal municipio.

Mi muovo tra i vicoli della città protetta dalle tenebre. Ormai manca poco al commissariato, ancora alcune svolte e raggiungerò Rich. Mi chiedo Dash come avrà disposto i suoi agenti: in una situazione normale, dovrebbero essere tutti a pattugliare le strade, ma forse è a conoscenza della sorveglianza dei Quattro e ha scelto di attendermi in centrale.
Beh, non ha importanza: presto anche lei perirà. La cosa migliore per me sarebbe trovarla insieme a Rich e all’attentatore del taxi, così da non perdere altro tempo.
Tutti i miei pensieri però scompaiono quando, dopo aver imboccato una strada più larga a destra, sento una voce alle mie spalle.
“Trixie!”
E allora mi dimentico di tutti i miei propositi. Dietro di me, Octavia mi attende.
“Mi hai trovata …”
“Sapevo che saresti venuta qui. Conosco bene queste stradine, mi è bastato anticiparti”
“I miei complimenti”
La guardo sorridendo, senza lasciarmi sfuggire neanche una sola particolarità del suo muso.
“Sarei venuta anche da te, non c’era bisogno che ti scomodassi a raggiungermi. Non avrei perso troppo tempo qui, mi conosci”
“Finirà qui, Trixie. Finirà stanotte”
“Come preferisci! Mi ricorda molto il posto in cui fui catturata … quello dove segnai il destino della tua amica”
Vorrei farle del male, ma invece lei sembra felice.
“Come, non sei stata avvisata?” Mi dice “Vinyl è sveglia, sta bene. Stavolta hai fallito”
Non riesco a crederci! Per un attimo penso sia un bluff, ma Octavia non scherzerebbe mai sulla sua amica unicorno.
“Non ti lascerò nemmeno la soddisfazione di morire pensando alle tue vittorie. Penserai al tradimento di Rich, a Vinyl, ai cittadini che ti hanno cacciata da Ponyville”
“E tu come lo sai?” Urlo senza riuscire a trattenermi.
“Ero lì, poco distante. Quando ho raggiunto la folla, tu eri già sparita. Però mi hanno raccontato tutto! Ti sei fatta superare da una ragazza e un puledrino …”
“Taci!” Provo a fermarla, ma le sue risate sembrano un fiume in piena.
“Sei una perdente, Trixie. Io mi occuperò solo di eliminarti definitivamente”
“Tu … o voi?” Le chiedo indicandole la pegaso in volo sulle nostre teste.
“Derpy ha voluto accompagnarmi, ma sa che questa battaglia è mia e non ci ostacolerà. E ora in guardia!”
Con un movimento molto rapido estrae due pugnali sai da dietro le zampe posteriori.
“Non sono più quella di un tempo” Mi avverte.
“Dimostralo” Rispondo caricando il corno.
La prima mossa è mia.

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Capitolo 21
*** Apparizione nella notte ***


Evito la saetta di Trixie scartando rapidamente sulla destra. Inizio a correre girandole attorno mentre lei continua a lanciare fulmini viola e verdi. Quando uno di questi mi raggiunge quasi alle zampe, stringo Ludwig tra i denti e prendo la pistola. Sparando, la costringo a interrompere la sua catena di attacchi e a ripararsi dietro uno scudo magico. Questo però, iniziando a ruotare, diventa bianco e mi scaglia contro tre affilate lance di cristallo. Il colpo è poco preciso e io lo evito scivolando a terra in avanti: quando le lance mi sono passate sopra, mi rialzo velocemente lasciando la pistola a terra e tento un affondo con i due sai. Stavolta Trixie è costretta a indietreggiare. Provo a inseguirla, ma lei sparisce ricorrendo al teletrasporto; nel momento in cui ricompare alle mie spalle, mi abbasso e riesco a darle un calcio in pieno petto, anticipando il suo nuovo attacco e facendola tossire.
“Sei diventata più veloce” Mi dice mentre mi risollevo.
“E questo è niente” Rispondo sogghignando.
Con uno scatto percorro quei pochi metri che ci separano prima che possa allontanarsi di nuovo. Guidata da una furia istintiva, traccio dei larghi archi orizzontali con i miei pugnali costringendola a scappare. Tenta il teletrasporto altre due volte, ma mi basta spostarmi rapidamente e in maniera imprevedibile per mettermi in salvo, poi torno a colpire.
Quanto più guardo Trixie arretrare, tanto più mi sento galvanizzata: stavolta sono io a condurre lo scontro, io a dettare le regole.
Dandomi la carica con un urlo, colpisco Trixie spingendola con tutto il mio peso contro un muro. Il colpo la stordisce ma, un istante prima che io la trafigga, si abbassa e si sposta rotolando verso la sua sinistra. Con un forte clangore metallico, Ludwig e Petr si schiantano contro il muro e le loro lame vibrano leggermente.
A terra, poco distante, Trixie respira affannata. Rimango a guardarla dall’alto in basso, assaporando il momento e quasi ottenendo energia da ogni secondo che passa.
L’ultima volta che abbiamo combattuto le nostre posizioni erano invertite, ma oggi la più forte sono io.
“Sembra che la lotta corpo a corpo ti metta in difficoltà” La schernisco “La tua magia può sconfiggere chiunque, ma è inutile quando non hai il tempo per lanciare gli incantesimi. È per questo che spararti non serve: hai modo di difenderti, scappare o contrattaccare come preferisci. Ma cosa si prova quando la tua avversaria riesce perfino ad anticipare i tuoi teletrasporti?”
Ancora a terra, Trixie inizia a tremare e i suoi occhi vengono offuscati dalla paura. Sono stupita, non credevo sarebbe stato così semplice.
“Stai per raggiungere Sunburst” Le dico avvicinandomi senza abbassare la guardia.
“Sei stata avvertita, dunque” Risponde con voce esitante “Sono stati i Gufi?”
Annuisco, ma stavolta mi fermo. Qualcosa è cambiato.
“Ti hanno spiegato cos’è successo dopo la sua uccisione?”
La sua voce ora è più pacata e lei stessa sembra rilassata. Lentamente si solleva e si sistema la criniera.
“Sei migliorata molto, è vero” Continua “Ma non posso credere che tu mi abbia sottovalutata così tanto. Dopotutto dovresti conoscere la mia forza”
Cerco di mantenere il controllo, ma ormai il dubbio si è fatto strada nel mio cuore e l’angoscia inizia a prendere il sopravvento.
Trixie se ne accorge e spiega: “Ho sconfitto da sola la squadriglia dei Quattro e tu, misera pony di terra, credi di eliminarmi con quei ridicoli stuzzicadenti?”
Il suo corno inizia a pulsare di luce viola, prima appena visibile, poi sempre più intensa.
“Ti piace combattere corpo a corpo? Bene! Osserva questo”
Dal corno esce un sottile vapore che si addensa fino a prendere le forme di due pugnali sai identici ai miei, ma viola e brillanti, circondati da una luce fredda e inquietante.
“Ti regalo qualcosa con cui giocare: sono sicura che ti divertirai in un duello con le spade”
Dopo avermi sorriso, mi volta le spalle e si dirige verso le scale dell’uscita dul retro di un negozio.
“Dove vai? Fermati subito!”
Provo a correre verso di lei, ma uno dei due pugnali si muove improvviso e, disegnando un arco, cerca di colpirmi al muso. Muovo la zampa istintivamente e mi accorgo che i miei sai sono in grado di bloccarlo.
“Stai tranquilla, mi sto solo mettendo comoda. Non so usare le armi come te e, se ci provassi, mi uccideresti all’istante. Fortunatamente queste spade si manovrano con la mente. Oggettini interessanti, non trovi?”
Seduta comodamente sulle scalette, Trixie ha trovato il modo perfetto per proteggersi dai miei attacchi. Per raggiungerla devo superare questi pugnali oppure distruggerli.
Il problema è che non so come fare.

Dopo dieci minuti di scontro ininterrotto, mi fermo un attimo per recuperare fiato mentre realizzo di non aver fatto alcun passo avanti. Contavo sulla mia velocità, ma sembra impossibile superare i sai. Sebbene Trixie non conosca l’arte del combattimento, anche quelle volte in cui supero la linea di difesa le sue armi riescono a raggiungermi di nuovo e a tagliarmi la strada. Ma quel che è peggio è che lei, al contrario di me, non si stanca. Se continuo così, rischio di essere uccisa da una vigliacca che non mi affronta neanche.
“Ti serve ancora altro tempo?” Mi domanda, sorridendo come farebbe una puledrina per la foto dell’annuario scolastico. Darei via uno zoccolo per poterla prendere a calci!
“Ti dispiace se cambio le regole del gioco?”
Prima che possa chiedermi cosa intenda, i due pugnali rivolgono le lame contro di me. Incrocio i miei sai in posizione di difesa appena prima che una delle due lame parta veloce come una freccia contro di me. Impreco indietreggiando mentre i due pugnali viola mi inseguono falciando l’aria. I loro colpi sono imprecisi ma molto violenti, in grado di far vibrare le lame dei miei sai ogni volta che si scontrano. Trixie non conosce neanche la minima nozione del duello con le spade e manovra le sue come se fossero dei bastoni. Eppure, nonostante la mia maggiore abilità, riesco soltanto a difendermi e a schivare i suoi fendenti.
Ad un tratto, un’idea mi balena nella mente. È una trovata folle, ma è l’unico modo che ho trovato per uscire da questa situazione. Spero che funzioni o presto sarò morta.
Con una serie di balzi mi allontano di alcuni metri dai pugnali, poi mi lancio contro di loro con tutta la mia rabbia. Unendo tutta la forza di cui dispongo, concentro tutti i miei colpi sulle armi sbalordendo Trixie. Saltando e roteando come una trottola impazzita, muovo i miei sai in modo da impedire a Trixie di contrattaccare; a volte prova a far allontanare le sue armi con il rischio restare scoperta, ma di lei non mi curo e continuo la mia azione.
Le lame viola sembrano lasciarsi dietro una scia luminosa ogni volta che si muovono, ma questo non cela le effettive difficoltà di Trixie: non è pronta a respingere un assalto così violento, nemmeno con la sua mente.
Alla fine riesco a ingannarla e, dopo aver fatto allineare i suoi pugnali tra Ludwig e Petr, ne trancio i manici come se fossero in mezzo alla chela di un granchio. Le due lame cadono al suolo, poi scompaiono nel nulla.
La via per Trixie è libera.
“Sei finita!” Urlo correndo subito verso di lei. Quando sto quasi per raggiungerla, un nuovo scudo si frappone fra noi. Continuo a gridare e a colpirlo con tutta la forza che ho, ma è tutto inutile.
Poi, ad un tratto, un’ondata di energia mi lancia via, gettandomi violentemente con la schiena contro il muro. L’impatto è devastante e uno dei sai mi sfugge dallo zoccolo. Mentre resto gemente a terra, distesa in posizione supina, Trixie mi raggiunge con passo deciso.     
“Abbiamo giocato anche troppo” Dice ponendosi alla mia destra, poi mi pesta con violenza la zampa obbligandomi a far cadere anche l’altro pugnale.
“La nostra battaglia finisce qui” Dice avvicinando il suo muso al mio e continuando a esercitare pressione sulla mia zampa. Generando un campo di energia intorno a me, mi solleva e, dopo avermi fatto roteare, mi scaglia nuovamente contro il muro. Sputo sangue mentre le lacrime mi inondano gli occhi, spinte più dall’insoddisfazione e dalla vergogna che dal dolore fisico.
“Ma non preoccuparti, non resterai sola a lungo” Continua “Mi occuperò subito della mocciosa che ti sei portata dietro, troveranno i vostri corpi vicini. Poi passerò a Dash e alla sua squadra, con cui farò in fretta, e infine sarà il turno della tua Vinyl. Questa volta non si salverà, poverina, immagino che riesca a stento a muoversi. Sarà un piacere torturarla, farò arrivare le sue urla persino all’inferno. E le sentirai, Octavia, dovunque sarai capitata. Ma adesso crepa!”
Il suo corno si illumina di cupa luce nera.
Sta per finire tutto. Ho perso e sto per essere uccisa. Ma dopo tutto quel che è successo, io … non voglio!
“Nooo!”
Veloce come una freccia, una macchia grigia urlante si frappone tra me e Trixie.
“Derpy! No, scappa!” Le ordino inutilmente mentre Trixie è costretta a fare un passo indietro e a liberarmi la zampa.
“Divertente!” Dice, poi punta il corno verso Derpy preparandosi a colpirla.
Qualcosa però sembra non funzionare.
L’incantesimo non viene scagliato e Trixie, mentre il suo corpo inizia a tremare, muta radicalmente la sua espressione. Lo stupore, il dubbio e lo sconcerto rubano il posto alla rabbia.
“Che cosa succede? Che cosa stai facendo?” Grida sconvolta.
Di fronte a lei, Derpy è immobile e i suoi occhi spalancati sembrano risplendere come torce in una stanza buia. Sta trattenendo Trixie con la sola volontà.
“Lo Sguardo …” Sussurro incredula e spaventata. Alla fine è successo davvero: Derpy ha sviluppato lo Sguardo.
La magia intorno al corno di Trixie svanisce, ma in compenso lei riesce a muovere una zampa con grandissimo sforzo.
“Non so cosa tu stia facendo, ma non fermarti!” Dico a Derpy mentre vedo la mia pistola poco distante.
Nonostante i mille dolori, corro a prenderla e, dopo aver controllato che sia carica, torno indietro e la punto contro Trixie. Per la prima volta la spavento.
“Non lo faresti … sono disarmata … e bloccata. Dov’è la giustizia in questo?”
“Giustizia?” Ripeto furente “Hai minacciato di morte me e le mie migliori amiche, hai messo in pericolo Ponyville, hai giurato di torturare Vinyl! Non meriti altro che una pallottola in fronte!”
Carico il colpo e le sorrido.
“Fai buon viaggio!”
Premo il grilletto.
“Hey, hey! Time out!”

“Hey, hey! Time out!”
Una voce sconosciuta risuona alle mie spalle e dalla mia pistola esce un sottile getto d’acqua.
“No …” Mi giro di scatto ma non sono pronta per ciò che vedo.
Davanti ai miei occhi si erge su due zampe la creatura più assurda che io abbia mai visto. Alta, con il corpo serpentiforme ma dotata di due paia di zampe tutte diverse tra loro, due ali differenti anch’esse e una lunga coda. Sembra quasi un puzze di parti di vari animali. Non avevo mai letto di una creatura del genere, quasi credo di essere caduta in un’illusione di Trixie.
La creatura ride e applaude come se non si fosse mai divertita tanto, esclamando di tanto in tanto: “Brave! Brave!”
Punto la pistola alla mia sinistra e riprovo a sparare, ma continua a uscire solo stupida acqua.
“Sembra che non funzioni” Fa notare la strana creatura “Perché non mettiamo da parte le armi per un po’?”
Con uno schiocco di zampa, non so se sia il termine più adatto, fa sparire la mia pistola e la sostituisce con un mazzo di fiori.
“Molto bene! E adesso …” Con l’altra zampa compie un movimento come a voler cacciare un moscerino. Derpy, che ancora stava occupandosi di Trixie, si accascia al suolo come se avesse perso ogni energia.
“Derpy!” Urlo terrorizzata gettandomi a terra e sollevandole delicatamente la testa. È svenuta ma respira ancora. Con la coda dell’occhio mi rendo conto che Trixie è di nuovo libera di muoversi. È stanca, stremata, la sento respirare con difficoltà e persino incespicare, ma è libera. Eppure questa volta non mi interessa.
“Che cosa le hai fatto?” Chiedo al mostruoso essere, totalmente fuori di me per la rabbia.
“Oh, sta bene, non preoccuparti. Si sveglierà tra qualche ora, non hai nulla da temere”
Non so quanto possa fidarmi di lui, ma di sicuro non posso svegliarla o metterla in pericolo. E con Trixie alle mie spalle sono più indifesa che mai.
“Chi sei? Che cosa vuoi da me?”
“Il mio nome è Discord. Tu invece sei Octavia Melody, vero? È un vero piacere! Purtroppo non posso parlare con te, ho delle faccende da sbrigare”
Poi, con mio grande orrore, rivolge la sua attenzione a Trixie.
“La Grande e Potente Trixie … mai nome fu più adatto!”
Anche lei, che sembra aver quasi perso interesse nei miei confronti, osserva con curiosità il nuovo arrivato. Non lo conosce.
“Cercavi me? Bene, mi hai trovata! Ma sei un amico o un nemico?”
“Nemico no di certo” Spiega subito lui “Amico … dipende da te. Avrei una proposta da farti”
“Parla, allora”
“Vedi, ho un progetto interessante in mente ma, per realizzarlo, ho bisogno di aiuto. Ora, io posso farti uscire da questa difficile situazione e tu, in cambio, potresti aiutarmi. Cosa ne dici?”
Farla uscire … no! Non adesso! Non di nuovo!
Mi guardo intorno e vedo Petr a pochi passi di distanza. Trixie intanto continua la trattativa con Discord.
“Non credi che dovresti spiegarmi questo tuo progetto?”
“Ora non ne abbiamo il tempo, ma sarà uno sballo, te lo assicuro. So che sei una a cui piace … ballare”
“Già, è vero” Risponde lei più interessata. Ad un tratto, improvvisa, si gira verso me e Derpy dicendo “Prima fammi eliminare queste due e poi ti seguo”
“Non faresti in tempo” La ferma lui “Non hai abbastanza energie per farlo. Scommetto che Octavia riuscirebbe ad afferrare il pugnale che ha già puntato e a ucciderti prima che tu riesca a lanciare il tuo incantesimo. Mi serve una risposta: sei con me o no?”
Queste parole non sembrano piacere a Trixie. L’idea di avermi ai suoi zoccoli e di non potermi cancellare per sempre deve darle un senso di insoddisfazione terribile. Eppure, alla fine, è costretta ad accettare l’offerta.
“Fammi strada, Discord”
“Sono felice che tu abbia preso questa scelta” Risponde, accogliendola con un molto plateale inchino mentre lei lo raggiunge.
“Aspetta … aspetta! Fermi!”
Raggiungo il pugnale più vicino e provo a lanciarlo contro di loro, ma è tutto inutile: silenziosamente, mentre Trixie mi fa un saluto, la magia di Discord li avvolge in una nube di nebbia. Il pugnale si schianta contro il muro dietro di loro.
Quando si dirada, i due sono spariti.
Li cerco attorno a me con lo sguardo, ansimante e incredula. Poi mi accascio al suolo vicino a Derpy, mi porto lentamente gli zoccoli agli occhi e inizio a piangere per il mio fallimento.
È scappata. Ho perso. Era a un passo da me ed è …
Nella notte, il mio urlo attraversa la città silenziosa.

Come girasoli che sollevano il capo al sentire i primi raggi del sole scaldare i loro petali, gli abitanti di Ponyville, spinti da chissà quale forza, escono dalle loro abitazioni e si riversano nelle strade della città, prima impauriti, poi sempre più convinti. Dall’alto, sul tetto dove tutto è cominciato, osservo la loro silenziosa marcia. L’ultimo suono che ho udito è stato un grido forte e rabbioso, poi più nulla.
Un pegaso atterra davanti a me e piega il capo con un gesto di rispetto.
“Avete trovato qualcosa?” Gli domando.
“No, signore. Abbiamo cercato dappertutto, ma sembra che la Grande e Potente Trixie abbia davvero lasciato la città”
Sospiro sollevato. Difficilmente potremmo resistere a un’altra battaglia.
“E i Quattro invece? Si hanno notizie di Pinkmane?”
“È sopravvissuto all’esplosione e sta bene, ma lo stesso non si può dire di molti pony che erano con lui. Tra le macerie del magazzino è stato trovato anche il cadavere di Sunburst”
“Una buona notizia, almeno. I feriti della battaglia?”
“Sono stati messi al riparo”
“Molto bene” Rispondo, poi mi affaccio nuovamente dal tetto. Sotto di me vedo due puledrini giocare sotto l’occhio vigile dei rispettivi genitori, due unicorni e due pony di terra che discutono cercando notizie su ciò che è successo. Più in disparte, in un vicolo, una coppia di giovani si bacia con passione per scacciare via la paura.
“Quali sono i nuovi ordini, signore?” Mi chiede il Gufo in attesa.
“Ordini? Siamo appena sopravvissuti a una guerra, amico mio: giornata libera per tutti! Diffondi la notizia! Passate un po’ di tempo con i vostri amici, rincuorate le vostre famiglie o, se volete, soccorrete i feriti. Ora vai!”
“Sissignore! Grazie, signore!”
Dopo aver salutato, prende il volo e si allontana in direzione Sud.
Io invece devo tornare a casa: Twilight sarà preoccupata e io non chiedo di meglio che passare un po’ di tempo con lei.
Sceso dal tetto, decido di evitare i vicoli e di seguire la via principale. Per la prima volta da tanto tempo, la folla non sembra curarsi di me. Ne approfitto per studiare il volto di ogni pony e le emozioni che esprime: paura, preoccupazione, angoscia, ma anche sollievo, commozione, amore. Una cosa accomuna gli sguardi di tutti: il fuoco della speranza.
Ponyville respira l’aria di un nuovo giorno. 

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Capitolo 22
*** Destini ***


Twilight è l’ultima ad arrivare. La accolgo all’ingresso e la accompagno al salone; Dash e Fluttershy stanno già zuccherando il loro tè. Derpy, seduta in disparte, evita accuratamente il contatto visivo con le altre per paura di provocare qualche danno.
Quando anche Twilight ha avuto da bere, dopo un momento di difficoltà iniziale Dash dà inizio con poca convinzione alla discussione.
“Dunque è vero? Derpy, hai veramente usato lo …?”
Derpy non risponde. Mantiene gli occhi bassi e inizia a tremare.
“È così” Rispondo io “E abbiamo bisogno di aiuto”
Negli ultimi tre giorni, Derpy è a stento uscita dalla propria stanza,troppo persa nel ricordo dello scontro con Trixie. L’attivazione dello Sguardo è qualcosa che va ben oltre i suoi limiti di sopportazione.
“Derpy non può nascondersi in eterno” Spiego “Ma d’altronde non sappiamo come comportarci con questo … potere. So solo che una così grande può essere pericolosa negli zoccoli di chi non la sa controllare. Per questo vorrei chiedervi di aiutarla a capire, magari di addestrarla”
Dopo aver finito, osservo le mie tre ospiti. Twilight ha stampato sul muso un sorriso estasiato, come di chi abbia appena trovato lo scopo della sua intera esistenza. Forse non avrei dovuto avvisarla, ma in fondo è l’unica ad avere le conoscenze necessarie per studiare lo Sguardo. Spero solo di aver fatto la cosa giusta.
“Posso capire che tu ti sia rivolta a Twilight” Dice Dash con un tempismo che mi sbigottisce “Ma purtroppo non credo che noi ti saremo molto utili. Insomma, è lei la mente più brillante della città”
“È vero, ma neanche Twilight potrebbe insegnarci a usarlo. Abbiamo bisogno della guida di qualcuno esperto”
“Allora ti servirà molta fortuna: non sarà facile trovare qualcuno dotato dello stesso potere” Risponde ridacchiando. Io però ho già rivolto gli occhi verso Fluttershy, la quale appare irrequieta e combattuta. Dash non impiega molto tempo per accorgersi del bizzarro comportamento dell’amica.
“C’è qualcosa che non va?” Chiede con tono preoccupato.
Dopo qualche istante di silenzio, è proprio Fluttershy a prendere la parola: “Commissario, vorrei parlarle di una cosa”
La rivelazione di Fluttershy sorprende Dash anche se, quando viene raccontato di quella sera in cui entrammo di nascosto in centrale, sembra divertita, come se abbia finalmente compreso qualcosa che non aveva mai capito fino in fondo.
“Non pendetela come una mancanza di fiducia in voi” Dice Fluttershy alla fine della storia “È solo che cerco quanto più possibile di far finta che questo mio potere non esista. A dirla tutta, non so nemmeno se mi sento pronta a fare quanto mi chiedi, Octavia” Conclude rivolgendosi a me.
Twilight scuote il muso e anche per me è un duro colpo. Il suo aiuto sarebbe stato importante e avrebbe dato sicurezza sia a me che a Derpy. Ma la decisione deve essere sua.
“Va bene. Ti capisco, non ti preoccupare. Grazie lo stesso” Le rispondo cercando di non farla sentire in colpa.
Quando ho ormai perso le speranze, Dash ci interrompe rimproverando con durezza Fluttershy: “È questo che hai imparato in polizia? A scappare? A nasconderti da ciò che ti spaventa? Qui ci sono pony che hanno bisogno di te, Fluttershy, e come agente hai il dovere di aiutarle!”
Nell’udire queste parole, Fluttershy arrossisce per la vergogna. Mortificata, inizia a generare versi simili a dei pigolii.
Avvicinando la propria testa alla sua fino a toccarla, Dash continua con voce più serena: “Non potrò mai capire quanto tu debba aver sofferto per questa tua abilità, è tutto molto più grande di me. Ma in compenso conosco te: sei una delle pony più coraggiose e leali che abbia mai incontrato e so che non tradiresti mai chi ami. Adesso due tue amiche sono in difficoltà e solo tu puoi aiutarle. So che sarà dura, ma non pensare che affronterai tutto questo da sola. Stavolta sarò io a guardarti le spalle. Ti prometto che neanche lo Sguardo mi allontanerà da te”
La commozione è troppa e Fluttershy non riesce a contenerla. Mentre ascolta il discorso di incoraggiamento di Dash, annuisce più volte e inizia a piangere. Persino Derpy le si avvicina e la abbraccia sussurrandole ringraziamenti e parole di conforto. Io mi limito a guardare questo dolcissimo spettacolo.
Poco dopo, quando la situazione sembra essersi calmata, chiedo per sicurezza anche a Twilight che intenzioni abbia, sebbene non abbia alcun dubbio al riguardo.
“Sono della partita, ovviamente” Risponde, trepidante e gioiosa come una puledrina la vigilia di Heart’s Warming “Oh, sarà un piacere lavorare con voi! Stiamo per studiare un potere praticamente sconosciuto, ve ne rendete conto? Octavia, ti ringrazio enormemente per questa opportunità! E Derpy … oh, Derpy!” Esclama cambiando improvvisamente il tono “Stavo per dimenticarmene: ho un messaggio da Spike! Sai, ha parlato con Whooves un po’ di tempo fa …”

“È tutto pronto” Assicura Fluttershy chiudendosi alle spalle la porta della sala degli incontri “Puoi entrare quando vuoi. Io e Octavia ti aspetteremo qui fuori”
“Va bene, grazie”
“Sei sicura di volerlo fare?” Mi domanda Octavia, che finora era rimasta in silenzio immersa nei suoi pensieri.
“Devo per forza” Rispondo osservando con intensità la porta che mi separa da lui “Ho bisogno di conoscere la verità”
“E credi che te la dirà?”
“Non lo so, ma stavolta mi accorgerò se non lo farà”
Octavia scuote la testa con scetticismo, ma capisce quanto sia importante per me e non fa nulla per fermarmi. Dopo avermi augurato buona fortuna, si allontana con Fluttershy lungo il corridoio dietro di me lasciandomi sola.
Mi concentro sulla respirazione per cercare di porre un freno all’agitazione che mi divora dall’interno. Respiro profondamente una, due, tre volte, poi apro la porta ed entro.
La sala degli incontri è piccola e tanto bianca da far male agli occhi. Unica nota di colore è un tavolino di legno al centro con due sedie. Su una siede Whooves.
Questo breve periodo di detenzione non sembra averlo affatto provato, tutt’altro: appare in forma e riposato. Appena entro, mi sorride dolcemente come aveva fatto tante volte quelle sere nel parco e io provo un senso di dolore al petto, come se il mio cuore fosse stato schiacciato in una pressa. Mi siedo davanti a lui cercando di non lasciarlo trasparire.
“Speravo che venissi” Mi dice con voce sollevata.
“Non ero convinta di volerlo fare” Rispondo freddamente per mantenere le distanze.
“E cosa ti ha spinto a farlo?”
“So che hai detto delle cose a Spike. Cose su di me e te. Sono qui in cerca di verità” Rispondo rivelando solo metà delle motivazioni reali.
Non riesco a capire se intuisca qualcosa, ma si limita a sospirare accontentandosi della mia spiegazione con un’espressione divertita.
“Da dove vuoi che inizi?”
“Ti sei avvicinato a me per arrivare a Octavia?”
“No, non avevo idea di chi fossi. È stato Spike a raccontarmi tutto”
“E a me invece è stato raccontato ciò che hai fatto in altre città. Non potevo crederci, ero convinta ci fosse un errore, che si trattasse di omonimia o chissà che altro, ma invece era tutto vero. E avevi intenzione di fare lo stesso anche qui”
“Esatto”
È calmo, fin troppo se paragonato a me. Io invece vorrei afferrargli il muso e sbatterlo contro il tavolino.
“Allora perché dovrei credere che, incontrandomi, tu abbia scoperto la gentilezza?” Domando ripensando alle parole del drago.
Questa domanda lo rende più pensieroso, sebbene non si legga ancora alcuna traccia di agitazione nei suoi occhi. Lo osservo mentre riflette silenzioso con lo sguardo che vaga lontano, quasi a voler perforare una di queste quattro mura per uscire.
“Non lo so” Risponde alla fine “Non ho una risposta a quanto chiedi”
“Tsk, certo!” Replico amareggiata mentre penso a quanto sia stata stupida. Che cosa speravo di ottenere? Quel che è successo è stato un errore, un imbroglio o forse il semplice delirio di una ragazzina sognatrice. In ogni caso, non è stato reale.
“Sono stata davvero felice quella sera, lo sai? Quando sei venuto da me con quel fiore e mi hai tenuto compagnia. Se non fossi arrivato, probabilmente sarei rimasta lì a disperarmi per tutta la notte e non avrei concluso niente. Chissà, forse anche la nostra lotta con Trixie sarebbe terminata diversamente! Quel che voglio dire è che, prima di andarmene, vorrei almeno ringraziarti. Forse non scoprirò mai se sei stato onesto oppure no, ma mi sei stato di grande aiuto. Volevo che lo sapessi”
Mi alzo e mi volto rapidamente per raggiungere l’uscita il prima possibile.
“Ho chiesto di essere processato” Dice prima che me ne vada “Ho confessato tutto. Spike mi ha spiegato che l’unico modo che avevo per salvarmi era fare ammenda, ma io non ci credevo. Però questo mi ha fatto pensare a te. Non mi aspetto che tu mi creda, ma sei stata tu a convincermi a fare questo passo. Quando sono venuto a conoscenza dei motivi dietro l’attentato in pasticceria, ho capito quanto tu stessi rischiando per qualcuno che consideri importante. Hai preso parte a una battaglia perché volevi ostinatamente restare al fianco di Octavia e perché volevi risolvere una situazione di disagio di cui ti consideravi causa principale. Non era possibile stabilire di chi fosse la colpa del vostro litigio, ma a te non importava: tu volevi solo risolvere tutto.
Mi sei stata d’esempio, Derpy. Qualcosa in me è cambiato, anche se non so dire perché. E adesso dimenticami, disprezzami, odiami, ma sappi che io ti ricorderò per sempre. Forse era destino che ti incontrassi. E ti prego, non piangere: non mi piace quando le ragazze piangono”
Per un attimo resto immobile con lo zoccolo sulla maniglia della porta, come se avessi bisogno di tempo per archiviare queste parole nella mia memoria, poi vado via. Non ci diciamo nulla, non un addio, non un arrivederci, non mi rigiro neanche a guardarlo per un’ultima volta.
Dopo essere uscita, mi chiudo la porta alle spalle e mi chino poggiandomi a lei, respirando a fatica. Lo stomaco mi brucia e nella testa riprendono forma i ricordi dei nostri incontri. Vorrei scomparire.
Trovo Octavia e Fluttershy in attesa in una sala di svago per gli agenti in fondo al corridoio. Fluttershy è preoccupata e mi domanda come sia andata, ma io mi sento la gola secca e non riesco a risponderle. Raggiungo Octavia, la quale mi guarda negli occhi e attende senza dire una parola. Lentamente, perdo il controllo e vengo sopraffatta dalla tensione. Scoppiando in lacrime, mi aggrappo a lei e inizio a singhiozzare. Restiamo in quella posizione a lungo.
Octavia non vacilla nemmeno una volta.

“Posso concederti quindici minuti, Rich. Non uno di più”
“Non si preoccupi, commissario: ha già fatto molto”
Con un cenno del capo, Dash mi invita a uscire dalla cella che è ormai la mia nuova casa da quando, sette giorni fa, ho confessato i crimini miei e di Trixie. Il processo invece è iniziato solo due giorni fa, ma non durerà a lungo: gli elementi che ho fornito alla polizia bastano per condannarmi a un lungo periodo di detenzione. Ho chiesto al mio avvocato di non cercare di dimostrare la mia innocenza in tribunale, ma solo di lavorare per rendere il meno dura possibile la mia punizione. In fondo ho intenzione di pagare, anche se sono terrorizzato.
Raggiungiamo la sala degli incontri e Dash mi ripete di nuovo le regole.
“Forza” Conclude “Lì dentro ti stanno aspettando”
Varco la soglia lentamente, quasi con timore. Minuette sta intrattenendo Tiara cantando delle filastrocche ma questa, appena mi vede, lancia un grido di gioia e inizia a correre verso di me dimenticandosi della sua compagna di giochi.
“Papà! Papà!” Urla raggiungendomi e saltandomi al collo.
“Ciao, principessa!” La saluto stringendola nell’abbraccio più forte che riesca a dare. Quanto mi è mancata!
Dopo aver assaporato il momento, mi avvicino alla mia segretaria, che si è gentilmente tenuta in disparte finora.
“Minuette, non so come ringraziarti per quel che stai facendo” Le dico riconoscente “Mi rendo conto che non deve essere facile per te: sei ancora così giovane e allevare un puledrino può essere una tale seccatura …”
“Oh no, signor Rich! Tiara è adorabile e non mi è di alcun disturbo badare a lai. Si fidi di me” Mi risponde con tono gentile.
Minuette è una pony buona, matura e responsabile; a volte mi chiedo se mi meriti davvero l’aiuto di qualcuno così straordinario.
La mia attenzione torna presto a Tiara che, inarrestabile come un treno in corsa, mi racconta come stia passando le giornate con Minuette, come vadano le cose a scuola e anche un paio di nuove avventure con l’amica Silver Spoon. Era da giorni che non mi sentivo così bene. Immagino di vivere questo momento a casa, libero e lontano da tutti. Niente più Trixie, niente più Rainbow Dash, solo io e mia figlia.
Ma è solo il sogno irrealizzabile di un illuso: tra pochi minuti verrò riportato in cella e perderò Tiara. Non potrò vederla crescere, non sarò presente ai suoi compleanni, non la vedrò alle prese con la sua prima cotta. Ho perso tutto.
Il tempo è tiranno e presto Dash mi avvisa che è ora di andare. Quando Tiara capisce che neanche questa volta tornerò a casa con lei, tutta la felicità che aveva negli occhi scompare.
“Papà deve restare qui” Spiego quando mi domanda perché “Papà ha fatto molte cose sbagliate e ora non può tornare a casa”
“È per questo che Parasol se n’è andata? Per queste cose che hai fatto?”
I suoi occhi innocenti mi scavano nel profondo dell’animo per trovare una risposta che io non posso darle: non ho la forza di dirle quel che ho fatto.
“È maglio che tu vada, piccola. Raggiungi la poliziotta mentre io dico una cosa a Minuette”
Ci abbracciamo un’ultima volta, poi si allontana con sguardo triste. Dash è fuori ad aspettarla, ma la accoglie in maniera impacciata. È evidente che non sappia come comportarsi con dei puledrini.
“Glielo dirai tu, prima o poi?” Domando a Minuette quando sono sicuro che Tiara non possa sentirci.
“Io … sicuramente, ma credo che sospetti già qualcosa” Risponde titubante, dando voce alle mie paure.
Non chiedo il perdono per quel che ho fatto, so di non meritarmelo, ma vorrei che un domani, quando mia figlia avrà scoperto la verità, non mi odiasse. È l’unica cosa che mi rimane, la più preziosa, la più pura.
“Minuette, ho parlato con il notaio: è tutto organizzato”
A queste parole, la giovane unicorno blu sobbalza preoccupata.
“Ho pensato anche a te” Continuo a spiegare “Ti chiedo solo di continuare a occuparti di Tiara”
“Senz’altro, ma … questo significa che …?”
“Non so cosa succederà in futuro ma, semmai lei decidesse di venire a cercarmi, le mura di una prigione non sarebbero abbastanza spesse da proteggermi. L’ho tradita, Minuette, e lei non dimentica le offese”
Sospiro lentamente, avvertendo distintamente il destino che mi attende. Potrebbero passare anni prima del suo ritorno, o forse appena poche ore, ma so per certo che l’ultimo muso su cui si poseranno i miei occhi sarà quello di Trixie.
“È tempo che tu vada” Sussurro, non senza una forte emozione “Vivi in pace, Minuette. Grazie di tutto”
“È stato un piacere lavorare con lei” Risponde in preda alle lacrime.
La guardo correre via sconvolta. Solo ora, mentre riflette sul fatto che le ho appena annunciato la mia morte e sulla puledrina di cui dovrà occuparsi per i prossimi anni, si accorge che la sua vita sta cambiando in fretta, anche stavolta per colpa mia. La mia ultima preghiera è che trovi la forza per affrontare tutto ciò.
Poco dopo, mentre sono seduto con gli occhi persi nel vuoto, due unicorni entrano e mi dicono che è il momento di rientrare in cella.
Con voce spenta rispondo: “Sono pronto”

Riempio due bicchieri di sidro e ne offro uno a Spitfire mentre mi racconta qualche avventura avuta a Canterlot. Mi ha anche regalato una foto autografata dei Wonderbolt, a cui si sono recentemente aggiunti due nuovi membri. L’ho appesa con riconoscenza in camera, vicino al mio vecchio poster.
Spitfire afferra il bicchiere e beve dopo aver fatto un brindisi: Ponyville è salva, i suoi cittadini sono di nuovo gioiosi e domani, dieci giorni dopo la battaglia, si andrà finalmente a votare. La vittoria di Spitfire è praticamente certa, anche se lei non sembra farci caso: nonostante il tempo che è passato, si comporta, parla e ride esattamente come quando era commissario. Sono felice che la vita alla reggia non l’abbia cambiata.
“E in centrale come vanno le cose?” Mi domanda smettendo di parlare di sé “Avete rimesso in ordine tutto?”
“Sì, ognuno è stato riassegnato alle sue mansioni. Fortunatamente Trixie non aveva operato molti cambiamenti”
“Mi fa piacere. Tu invece come stai?”
“Come un puledrino che non ha finito tutti i compiti” Rispondo dopo averci riflettuto per un po’ “Sunburst è morto e Rich sta per essere condannato, ma Trixie è scappata dopo aver portato devastazione e morte in città. E io … io mi sento un’incapace!”
Un movimento brusco mi provoca un forte dolore al fianco, ancora non del tutto guarito dallo scontro con Sunburst. Spitfire mi si avvicina offrendomi un appoggio ma io rifiuto, cercando di tornare alla normalità respirando lentamente. Questo è un altro segno del mio fallimento, un ulteriore fardello da sopportare.
“Mi chiedo se tutto questo non sia troppo per me …” Sussurro a me stessa, ma Spitfire mi sente e chiede che io mi spieghi.
“Spitfire, c’è una domanda che volevo farti da tempo” Le dico con il cuore in gola “Se quella volta Octavia non avesse lasciato la polizia, chi avresti nominato commissario?”
Non avrei mai creduto che una domanda potesse essere così difficile, ma era dentro di me da troppo tempo perché potessi sopportare ancora. Tuttavia, Spitfire sembra contrariata e, con sguardo severo, risponde: “Non dovresti nemmeno pensarle certe cose”
“Invece non posso farne a meno!” Replico con forza “Non è la prima volta che fallisco e, nonostante tutto l’impegno che metto nel mio lavoro, sbaglio sempre qualcosa! Forse Octavia sarebbe stata davvero una scelta migliore”
Abbasso il muso vergognandomi profondamente e inizio a tremare. È la prima volta che rivelo a qualcuno questi miei pensieri, ma in verità è da tempo che mi torturano rendendomi difficile continuare a lavorare. Non potrei mai lasciare il mio posto da commissario, la città conta su di me, ma l’idea di non essere all’altezza del compito ormai non mi fa dormire la notte.
Vedendomi in difficoltà, Spitfire si avvicina e mi poggia una zampa sulla schiena.
“Vedo che la rivalità tra voi due non accenna a scemare” Mi dice accarezzandomi le ali.
“È più forte di me” Le rispondo più pacatamente, godendo della sua vicinanza.
“Sembra che sia la vostra stessa natura, vero? Capita a tutti: anche io ero come te. La mia rivale si chiamava Lightning Dust ed era anche lei una pegaso. Eravamo incredibilmente legate, quasi come se ci avesse unite il destino. Purtroppo perse la vita sul lavoro ben prima che una delle due avesse l’opportunità di diventare commissario. Eppure ancora oggi mi ritrovo a chiedermi, quando sono in difficoltà, come agirebbe lei o se le mie scelte siano state quelle più giuste. Ma bisogna andare avanti pensando che, comunque siano andate le cose, abbiamo sempre fatto del nostro meglio. Questo vale per me come per te”
Torno a guardarla negli occhi e ritrovo la pegaso che è stata la mia guida e fonte di ispirazione sin dal primo giorno in polizia: forte, carismatica, ma anche gentile. Una vera leader..
“Dici che Trixie è riuscita a scappare e sì, è vero. Ma pensi mai che sia fuggita perché tu hai dato la priorità al salvataggio di una collega, di un’amica? E allora dimmi, Dash: sei sicura di aver perso?”
Dopo un breve silenzio, volto il muso di lato e, portandomi uno zoccolo agli occhi, scoppio in una risata sommessa con il solo scopo di coprire i singhiozzi. Il trucco ovviamente non riesce e Spitfire sorride, poi conclude: “Non so chi avrei scelto tra voi due, ma so che sei diventata il miglior commissario che potessi sperare”
Riesco solo ad annuire lentamente, ma ognuna di queste lacrime è un ringraziamento per tutto ciò che Spitfire ha fatto per me nel corso degli anni.
Restiamo insieme fino a tarda notte, ma il tempo sembra passare in un attimo.
“È già un nuovo giorno” Fa notare con apprensione.
“Tra poche ore si apriranno i seggi elettorali. Ora tocca a lei, sindaco!” Le dico divertita preparando un ultimo brindisi “Sono sicura che sarai fantastica”
“Grazie, Dash. Significa molto per me”
I bicchieri tintinnano aprendoci le porte per un destino di rinascita.  

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Capitolo 23
*** Epilogo: Be prepared ***


Neri bracieri posti a distanze regolari lungo la parete illuminano il vasto salone rotondo della diroccata dimora di Discord con fiamme verdi, conferendogli un colorito acido. Dal soffitto, cupi gargoyles osservano tutto ciò che accade come dei silenti guardiani. Al centro della sala vi è una tavola rotonda di cristallo nero con troni dello stesso materiale; su uno sono seduta io, mentre un altro è occupato da una pony di terra tutta rosa dalla criniera liscia di nome Pinkamena. La puledra canta allegramente una canzone dalle parole inventate allietando il bizzarro Discord che, steso a pancia in su sul tavolo, la osserva con occhi sognanti tenendo la testa cascante oltre il bordo. Ogni tanto, con uno schiocco di quelle che chiama “dita”, fa apparire un fazzoletto e si asciuga gli occhi commosso.
“Quanto ancora dovremo aspettare senza far nulla?” Domando annoiata, con la sensazione di star perdendo il mio tempo.
“Suvvia, Trixie, rilassati: saranno qui a momenti” Risponde lui senza staccare gli occhi dall’altra pony.
A giudicare dal numero di troni, stiamo aspettando l’arrivo di tre pony, e Discord non sembra intenzionato a spiegare il suo progetto senza di loro. Inizio a chiedermi se abbia fatto bene a seguirlo: sono fuggita da Ponyville otto giorni fa e da allora sono bloccata in questo palazzo, sebbene abbia recuperato tutte le mie forze. Inoltre Discord passa molto tempo lontano a fare chissà cosa lasciandomi da sola con quella svitata. Ne ho abbastanza! 
“Discord!” Lo chiamo infuriata lanciando un incantesimo che manda in frantumi un gargoyle.
“Quello me lo ripaghi” Dice lui con tono indolente.
“Sono stufa di aspettare! Pretendo delle risposte e non mi importa se tu …”
“Ah.ah! Silenzio!” Mi interrompe.
Da lontano giunge il rumore del pesante portone d’ingresso in legno che si chiude.
“Sembra che tu sia stata accontentata” Dice allegramente Discord “Le mie ospiti sono qui!”
Una serie di impronte luminose parte dal tavolo e prosegue uscendo dalla sala: il modo di Discord per condurre qui le nuove arrivate.
Ben presto anche la porta del salone si apre e Discord, facendo un profondo inchino, esclama: “Benvenute, gentili fanciulle!”
Se Discord è strano, le tre creature che entrano con passo deciso non sono da meno: come il mostro, camminano sulle sole zampe posteriori, mentre quelle anteriori terminano entrambe in una protuberanza con cinque … dita. Sono più basse del lucertolone, ma le loro forme sono senz’altro più aggraziate e sembrano seguire un ordine preciso. Come noi pony, anche loro possiedono criniere lunghe e acconciate in diversi stili: la prima, quella che cammina con fierezza davanti e che sembra essere il capo, ne ha una folta, riccia e ramata, di un biondo tendente al rossiccio; le due compagne alle sue spalle si comportano in maniera del tutto diversa, mostrando la prima, dalla criniera viola divisa in due code, poco interesse, e la seconda, al contrario, una grande curiosità per il luogo in cui si trova. La osservo girare la testa a destra e a sinistra, in su e in giù, facendo danzare freneticamente nell’aria la sua criniera blu raccolta in una coda singola.
“Che piacere rivedervi, mie adorate!” Continua Discord festante.
“Piantala con i convenevoli!” Sbotta irritata quanto me la prima “Sai perché siamo qui: facci ritornare subito normali!”
“Oh, Adagio, hai sempre un bel caratterino …”
Definirlo “caratterino” è poco: ha lo sguardo di una belva feroce pronta a saltare al collo della sua preda.
“Cosa succede qui, Discord?” Domando rendendomi conto di essere finita in disparte “Chi … o cosa sono loro?”
“Non molto delicata, l’unicorno” Sbuffa la ragazza dalla criniera viola ma, al contrario di me, non sembra volersi aggiungere alla discussione.
“Mia cara Trixie, permettimi di presentarti Adagio Dazzle, Aria Blaze e Sonata Dusk, le tre sirene note come Dazzlings”
“Cosa?” Domando sorpresa “Non è possibile!”
Le Dazzlings rientrano sicuramente tra i personaggi più noti della storia di Equestria. Le tre sirene erano creature magiche dalle sembianze di un serpente marino, nate dalle profondità dell’oceano. Tra i tanti poteri di cui disponevano, il più terrificante era di certo la loro capacità di manipolare la mente dei pony grazie al loro canto e di ottenere nutrimento ed energia generando odio e discordia nei cuori di tutti.
“Equestria intera vi crede morte!” Dico rivolgendomi per la prima volta direttamente alle tre “Siete scomparse da decenni!”
“Non per nostra volontà: il tuo amico biscione ci ha trasformate anni fa in questi … che cosa sono?”
“Si chiamano umani, Adagio. Li ho scoperti esplorando le dimensioni limitrofe alla nostra” Spiega Discord.
Viaggi dimensionali? Non pensavo potesse esistere qualcosa del genere!
Rivolgo un’occhiata furtiva a Discord e per la prima volta mi chiedo chi sia in realtà e quanto sia potente. Forse non mi conviene andare via, dopotutto.
“Comunque arriveremo a parlare anche di voi tre, ma prima vorrei che mi ascoltaste” Continua Discord sedendosi sul suo scranno e catturando anche l’attenzione di Pinkamena, assente fino ad ora “Ho chiamato voi tre e Trixie perché spero vogliate unirvi a me e alla mia Pinkamena in quello che sarà l’evento più memorabile della storia di Equestria”
“Uh-uh, è qualcosa di grosso! Sembra divertente!”
“E lo sarà, mia amichevole Sonata! Ho intenzione di conquistare Canterlot e spazzare via le principesse Luna e Celestia”
Alle sue parole cala un gelido silenzio. Solo dopo un po’ Sonata trova il coraggio per ritrattare quanto detto.
“Ecco, ripensandoci sono un po’ stanca …”
“Quanto preferirei che tu stessi zitta!” Sibila Aria.
“Basta così!” Le interrompe Adagio prima che inizino a litigare, poi torna a rivolgersi a Discord “Vuoi farti ammazzare? Non puoi sfidare le principesse!”
“Mi sembra che voi ve la siate sempre cavata”
“Ma non abbiamo mai attaccato Canterlot!”
“Adagio ha ragione” La appoggio io “È una follia!”
“Uh, che noia!”
Questa volta è la vocetta stridula di Pinkamena a interromperci.
“Come, prego?” Domando infastidita.
“Siete una noia! A me sembra un bel gioco!”
Cielo, che idiota!
“Questo non è un gioco! Si tratta di sfidare gli esseri più potenti di Equestria! Ma tanto tu sei matta, cosa ne vuoi capire?”
“Non dovresti sottovalutarla, Trixie” Mi riprende Discord “Questa “matta” ha quasi sconfitto Octavia qualche mese fa”
Queste parole mi colpiscono persino più della presentazione delle tre sirene. Posso accettare tutto, ma questo è troppo!
“Dunque ci hai chiamato qui per aiutarti” Continua Adagio mentre io studio ogni gesto della pony rosa “E immagino che tu voglia ripagarci con …”
“Le vostre vere sembianze, naturalmente. Ritornerete normali e potrete andarvene per la vostra strada” Assicura Discord.
“Non male come idea, vecchia lucertola, ma ti faccio notare che siamo solo in sei. Non riusciremmo nemmeno ad avvicinarci alla reggia” 
“Adagio ha ragione” Ribadisce Aria “Siamo troppo pochi. Ci vorrebbe …”
“Un esercito?”
Non senza un po’ di disgusto, osservo Discord spalancare la bocca e farne uscire una minuscola versione di sé, la quale si avvicina alla parete alle nostre spalle e preme una serie di mattoni. I sei troni indietreggiano e il tavolo si sposta alla sua destra mostrando una botola nel pavimento che si apre con un rumore metallico.
“Delle scale …” Sussurro io mentre Sonata e Pinkamena lanciano urletti isterici di eccitazione.
Dopo che il piccolo Discord si è dissolto in una nuvoletta di fumo, quello normale ci invita a seguirlo.
Le scale scendono sempre più in profondità e, per quanto avanziamo, sembrano non finire mai. Il cunicolo è buio, stretto e freddo, si respira a fatica. A parte Discord, l’unica che non sembra turbata è Pinkamena, che trotterella canticchiando.
“Dove porta questo tunnel?” Chiede Adagio dopo qualche minuto “Direttamente in bocca al demone Tirek?”
“Peggio, mia cara, molto peggio! Ma ormai ci siamo” Risponde Discord ridendo, poi si rivolge a me “Trixie, volevi sapere dove andavo ogni giorno, vero?” Dice dirigendosi verso un’area illuminata da cui provengono delle voci “Beh, guarda con i tuoi occhi!”
Ci affacciamo da un balconcino scolpito nella roccia. Sotto di noi, in quella che sembra essere una grande arena illuminata da fiaccole e da cui si dipanano molte gallerie, si muove affaccendata una moltitudine di pony.
“Wow!” Esclama Sonata, mentre le altre due sirene restano senza fiato.
“Saranno … un migliaio” Provo a stimare.
“Poco meno di 1500, secondo i primi calcoli” Mi corregge Discord carezzandosi con fierezza la barbetta.
“Ma chi sono? Da dove vengono?”
“Sono i carcerati di Icarus Island. Li ho fatti evadere ieri dopo giorni passati a studiare la struttura della prigione”
Tutto questo è spaventoso! Certo, c’erano già stati due o tre casi di evasione da Icarus Island, ma non si era mai sentito di una fuga di massa di tale entità!
“Ora, Adagio, mi auguro che tu sia più interessata”
“Ammetto che radunare la peggior feccia di Equestria è stato un bel colpo. Credi che potrebbero vincere contro le truppe di Celestia?”
“Contro un esercito adeguatamente addestrato? Assolutamente no! La maggior parte di loro servirà come diversivo per attirare l’armata lontano dalla capitale. Ma noi sei e i rimanenti possiamo avere la meglio sulle principesse!”
“Sembra interessante. E dove vorresti colpire?”
“Inizieremo con un’azione di guerriglia in varie città, specialmente in quelle vicino Ponyville. La nostra amica Trixie ha generato il caos lì e le cose non sono ancora tornate alla normalità. Basta una mia piccola mossa e la città crollerà come un castello di carte. Se siete con me, presto raggiungerò Ponyville con Pinkamena”
Le tre riflettono in silenzio, scambiandosi occhiate complici. Alla fine, Adagio chiede di nuovo: “Quando tutto sarà finito, riavremo le nostre sembianze?”
“Croce sul cuore!”
“Allora abbiamo un patto!” Esclama la leader delle sirene sorridendo in maniera sinistra.
“Eccellente! Tu invece, Trixie? Sei dei nostri?”
“Perché no? Potrebbe essere divertente!” Rispondo allungando una zampa verso di lui.
Prima che la tocchi però la ritraggo bruscamente e spiego: “A una condizione: voglio venire anche io a Ponyville. Al momento della fuga non ho potuto salutare un amico …”
“Comprendo!” Risponde lui con un occhiolino “Allora, luridissimi vermi!” Grida poi affacciandosi dal balcone “È tempo di mettersi al lavoro!”
Un coro di urla e risate esplode mentre i criminali si voltano tutti verso di noi.
“Presto Ponyville sarà tutta vostra! Siate pronti!”

A tarda notte, Flim e Flam si presentano a casa svegliando me e Derpy. Non li ho mai visti così agitati.
“Detective Octavia, c’è stato un … un attacco!” Mi informa il primo “Sono entrati nella cella di Rich, non siamo riusciti a fermarli …”
“Chi?”
“Trixie! Qualcuno l’ha fatta entrare lì e ha bloccato magicamente le porte della cella e del corridoio. Non siamo riusciti a salvarlo”
Derpy non trattiene un sussulto: è terrorizzata al pensiero del ritorno di Trixie.
“Vengo subito con voi! Dash è lì?”
Questa volta i due non rispondono. Vedo Flim tremare mentre una lacrima gli cade dall’occhio.
“Che altro c’è?” Domando preoccupata.
“Mentre era in corso l’attacco, c’è stato uno scontro in strada” Dice l’altro fratello cercando di mantenere il controllo “Hanno aspettato che lasciasse la casa del commissario e … signorina Octavia, hanno ucciso Spitfire!”

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