Replica

di Sakkaku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Replica

 

Capitolo 1
 

Il cavallo nitrì con terrore.
La persona che lo cavalcava gli diede una leggere pacca sul collo per tranquillizzarlo, spronandolo a continuare ad avanzare, nonostante il fuoco li avesse completamente circondati. Sebbene sembrasse non esserci via di fuga, sicuramente loro due avrebbero trovato una scappatoia.
Nel mezzo della boscaglia la voce di un uomo si alzò gridando – Avanti arrenditi! Oramai sei circondata non puoi più scappare!
Altri uomini intorno a quello che aveva parlato commentarono – Stavolta non scapperà. Sicuramente con quel cavallo da traino che si ritrova, non si salverà mai - - Già abbiamo avuto una bella idea a circondarla con il fuoco.
Il cavallo tirò dritte le orecchi e sbuffò come se avesse capito l'insulto che era stato detto sul suo riguardo.
– Buona piccola, buona. Non sanno che tu sei diversa – le sussurrò nell'orecchio la donna – Sei pronta? – come risposta la cavalla nitrì nuovamente. Fece alcuni passi indietro.
Quel gesto fece sbigottire gli inseguitori.
– Ma cosa vuole fare? Non riuscirà mai a saltare le fiamme, saranno alte quasi due metri! – disse sconcertato il capo del gruppo.
Un mezzo sorriso si dipinse sul volto della donna, spostò una ciocca di capelli castani dietro un orecchio, poi alzando una mano in segno di saluto disse – Non credo che ci rivedremo, perdenti! – nei secondi che seguirono la cavalla spiccò un salto incredibile. Si lamentò quando le zampe posteriori toccarono le fiamme, ma una volta tornata sul terreno coperto di foglie iniziò a trottare come se non avesse nulla.
I loro inseguitori rimasero immobili, increduli, senza parole. Non si mossero per alcuni minuti, poi il capo del gruppo esclamò – Forza cosa aspettate? Spegnete questo incendio! Dobbiamo inseguirla! O il Re stavolta vorrà le nostre teste!
Mentre gli uomini cercavano di spegnere l'incendio, al capo del gruppo si avvicinò un giovane ragazzo con indosso una calzamaglia blu e una veste verde oliva che gli arrivava fino alle ginocchia, timidamente chiese – Mi scusi Sir Cavaliere, sono venuto fin qui da parte di mio padre, servo del Re, per chiedervi come si è terminata la cattura della donna fuggitiva.
L'uomo si voltò a guardarlo. Il giovane teneva le mani unite dall'agitazione all'altezza della pancia tenendo gli occhi bassi verso di esse come se avessero qualcosa d'interessante da osservare.
L'uomo mise una mano sulla spalla del giovane rispondendo – Riferisci al nostro Re che hai parlato con il capo del gruppo di questi cavalieri e che questi ti ha risposto che la caccia non è ancora conclusa. Poi tornatene nei tuoi alloggi a riposare, non dovresti girare a quest'ora della notte nei boschi da solo. E' pericoloso – detto questo, si voltò per parlare con i propri guerrieri, mentre il ragazzo si iniziò a correre per portare il messaggio al suo sovrano.

 

Nel frattempo la donna era scesa dalla cavalla per mettere una crema e bendare la zampa che si era scottata.
– Sei stata fantastica piccola, come sempre – le disse accarezzandole il muso – Ce la fai a continuare? Prima di partire mi sono informata e dovrebbe esserci una città lontana circa tre giorni. Pensi di riuscire a raggiungerla senza fermarti? – la cavalla mosse il muso in segno di affermazione, così la donna saltò nuovamente in groppa, ripartendo al trotto.
Tanto avranno da fare per qualche ora con quell'incendio” pensò la donna “Anche stavolta mi è andata bene… chissà se la città davanti a me porterà fortuna o solo altri casini? Spero solo che siano nemici della città di Glourcastre e non degli alleati. Almeno avrei un problema in meno.
Con questi pensieri che le gironzolavano in testa, si appisolò appoggiandosi al collo della cavalla.

 

I soldati tornarono a Glourcastre, pieni di polvere con i vestiti bruciacchiati. I secchi d'acqua che si erano portati dietro non erano bastati a domare il fuoco da loro appiccato, finalmente dopo due giorni erano riusciti a spegnerlo.
Purtroppo il loro ritorno era tutt'altro che trionfante.
La missione che dovevano compiere era fallita, in più avevano rovinato una parte del bosco che apparteneva al Re e riuscire a trovare un valido motivo per il danno causato era complicato. Quando arrivarono vicino al portone, trovarono le guardie del Re a impedire loro il passaggio.
Una guardia fece un passo avanti annunciando – Siete pregati di seguirci in silenzio. Sarete condotti nelle segrete del castello, domani avrete l'incontro con il nostro Sovrano, Re di queste terre, il quale deciderà il vostro destino.
Gli uomini non obbiettarono, sapevano fin dall'inizio a cosa andavano incontro se avessero fallito con la cattura della fuggitiva.
Forse avrei dovuto seguire il consiglio di quella donna, quando mi ha detto che non saremmo riusciti a catturarla” pensò il capo dei cavalieri.

 

La fuggitiva continuava a cavalcare senza fermarsi da due giorni, alle sue spalle non c'era traccia di segugi o cavalieri, quindi poteva procedere con tutta calma. La preoccupazione per la sua cavalla però, aveva la meglio e non vedeva l'ora di arrivare nella nuova città per curare al meglio la sua bruciatura.
La donna vide in lontananza l'enorme cancello di ferro della cittadina e poco dopo vide tre cavalli, usciti da punti differenti, galoppare a tutta velocità nella sua direzione.
Com'è possibile che siano stati avvertiti da quelli di Glourcastre? E' impossibile, non ho visto nessun messaggero... devo far finta di nulla e restare calma, di sicuro si stanno avvicinando per un'altra ragione. Entro in città, prendo delle provviste e alcune cose per curare Rina. In questo modo potrò ripartire in fretta e furia, sempre se mi accorgo che non è un posto sicuro per far riposare Rina” pensò la donna senza modificare l'andatura della cavalcata per non destare sospetti.
Dopo un attimo si rese conto che i tre che cavalcavano stavano facendo a gara per arrivare per prima, la cosa la sorprese.
Quando i tre cavallerizzi furono vicini, si fermò.
Arrivarono contemporaneamente.
I tre uomini parlarono simultaneamente e l'unica cosa che capì fu che doveva identificarsi.
– Mi chiamo Elisabeth e provengo da una piccola cittadina sperduta, molto lontana da qui. Sono partita in viaggio, quindi sono una viaggiatrice. Se la vostra città mi ospiterà per qualche giorno, ne sarei grata. Prometto di non far danni o infrangere le vostre leggi – parlò con lo sguardo alto, fissandoli negli occhi a turno, con voce sicura.
Uno dei cavalieri indicò l'arco che aveva in spalla – Sei una brava tiratrice? Hai mai partecipato a una battuta di caccia o a un duello? – chiese l'uomo sulla sinistra con cortissimi capelli castani, i suoi occhi azzurri sembravano assetati di potere.
– Oh, ma stai zitto Tim, non gli interesserà di certo schierarsi con dei barbari come voi! – disse l'uomo che si trovava in mezzo, i suoi occhi azzurri rimproverarono il compagno.
Prima che anche il terzo uomo iniziasse a parlare, Elisabeth chiese – Quindi la vostra città è divisa in fazioni?
- Esattamente dolcezza – le rispose l'uomo sulla destra facendole l'occhiolino e lanciandole uno sguardo intenso con gli occhi marroni come se volesse conquistarla.
La donna trattenne una smorfia “Di sicuro non vengo nella tua fazione, hai del viscido.
L'uomo sulla sinistra sputò per terra e disse – Oh Albert come fai il mieloso! Si vede che è una che le piace il sangue e le risse, verrà nella nostra fazione.
- Ehm… veramente preferirei evitare di combattere – disse Elisabeth guardando dritto negli occhi l'uomo che stava in mezzo, sembrava pronto a spostarsi nel caso i due compagni a fianco avrebbero smesso di battibeccare e sarebbero passati alle mani. Appena udì le parole di Elisabeth, gli si dipinse sul volto un mezzo sorriso e disse - Bene, Milady lasci che la accompagni alla nostra entrata. Sarò lieto di rispondere alle sue domande. Inoltre se mi permette, ha fatto bene a schierarsi con noi neutrali. Ah, che sbadato non mi sono neanche presentato! Sono Benjamin, ma può benissimo chiamarmi Benji come fanno tutti.
– Se avrò delle domande, gliele farò più tardi. Al momento m'interessa trovare una pomata per la zampa della mia Rina e della carne per Flyppi – ribatté lei.
Benji la guardò di traverso, non capendo il discorso della donna.
Iniziarono a far muovere i cavalli verso la cittadina, Elisabeth dapprima sospirò, in seguito spiegò – Rina è la mia cavalla, mentre Flyppi è un'aquila che mi segue ovunque vada.
L'uomo sgranò gli occhi ed esclamò – Hai ammaestrato un'aquila? Sei incredibile!! Falco Nero sarà entusiasta di questo!
Si sentì un leggero fruscio, la donna allungò il braccio, afferrò la freccia al volo prima che colpisse la spalla di Benjamin.
Ad alta voce disse – Trovo davvero stupido, soprattutto infantile il vostro comportamento. Senza contare che, essendo un'arciera, riconosco il fruscio nell'aria di una freccia. La prossima volta, vi ritornerà indietro così velocemente che non avrete neanche il tempo di accorgervene.
- Lo sapevo! Sei una combattente! Devi venire con me, nella mia fazione! – sbraitò Tim mentre si avvicinava.
Elisabeth si volto e sentenziò – Te lo puoi scordare! Chi non sa perdere come te e si comporta in questo modo, non voglio averci nulla a che fare! – poi senza aggiungere altro iniziò a galoppare più in velocemente.
Benjamin si affrettò a seguirla e si complimentò – Accidenti non ho mai visto nessuno rispondere in quel modo a Tim, poiché è figlio di...
- Non me ne frega nulla di chi sia o che sia un figlio di – lo interruppe la donna – Questo genere di comportamenti sono inaccettabili da parte di chiunque.
Quando arrivarono davanti al grande cancello, una guardia dalla torretta urlò – Ragazzi aprite il cancello! Benji il rubacuori ha portato una nuova donzella dalla nostra parte!
L'uomo diventò rosso in volto, affrettandosi a spiegare – Non capita spesso di avere un nuovo arrivato donna, per questo ha detto così. Non è vero che sono un rubacuori e spero che non ti sia offesa.
Per tutta risposta la donna rise rispondendogli – Ahahah non preoccuparti! Non mi offendo per così poco!
Elisabeth pensava di trovarvi una grande città vista la grandezza del cornicione di mattoni. Invece era un piccolo villaggio, con alcune case in sasso mentre altre in legno. Subito furono circondati da parecchi uomini, scorse solo due o tre donne affacciate alla finestra di qualche abitazione.
– Scenda pure dal cavallo Milady, me ne occuperò io. Sono lo stalliere della cittadina.
Seppur titubante Elisabeth fece come l'uomo le aveva detto, però prima di seguire Benjamin, precisò – Ha una zampa che si è ustionata saltando un incendio…
L'uomo la interruppe – Non si preoccupi, la faccio subito controllare dal nostro medico. Ogni tanto si occupa anche di cavalli e muli – poi rivolto all'equino, disse – Sei proprio un bravo cavallo forte. Da come camminavi, neanche si capiva che eri ferito a una zampa.
La cavalla nitrì scuotendo la testa, così facendo fece perdere le briglie all'uomo. La proprietaria si mise a ridere di gusto, ritornò sui suoi passi e aiutando l'uomo a rialzarsi spiegò – Non ti preoccupare è solo offesa perché le hai dato del maschio – girandosi verso l'animale le accarezzò il muso, a sua volta la giumenta si strofinò sul volto della donna. – Lo so Rina, ma ora ho chiarito non preoccuparti. Io torno il più in fretta possibile da te, però tu fai la brava capito? – la cavalla pestò una zampata per terra, in segno di protesta.
A quel punto Elisabeth si mise vicino il muso, per poterla fissare dritta negli occhi. – Tornerò presto, ma se quel gentile Signore mi dirà che hai fatto i capricci, puoi scordarti le zollette che ti piacciono tanto.
La donna era talmente assorta nel discorso con Rina, che non si era accorta degli sguardi sbalorditi degli abitanti della cittadina.
Quando si voltò, arrossì non sapendo cosa dire, fu il suo accompagnatore a salvarla – Questo sì che è un vero rapporto tra cavaliere e cavalla. Mi stupisco che tu riesca a capire cosa dica!
- Sono cresciuta con lei, è come una sorella – disse Elisabeth “Anche se Rina è più giudiziosa di me.
Senza altre parole iniziarono a incamminarsi. Eretto in fondo al villaggio, c'era un castello, alto almeno otto metri con enormi bastioni, guardandosi intorno la donna, si rese conto che le fortificazioni circondavano l'intero villaggio, “Ovviamente per proteggersi da attacchi di stranieri o delle altre due fazioni” pensò.
Quello era un mondo tutto diverso da quello cui era abituata. D'altra parte, non le importava molto, a pochi giorni di distanza sarebbe ripartita e avrebbe lasciato quel villaggio. Verso dove non lo sapeva.
Era questo che a Elisabeth piaceva, viaggiare senza meta, con tutto il tempo a disposizione. La libertà, appena ottenuta, la terrorizzava, mentre ora non ne poteva fare a meno. Parecchie volte si era domandata come aveva fatto a vivere tutti quegli anni rinchiusa in quella sottospecie di villaggio, con antiche leggi da rispettare, con antichi rituali ripetuti ogni mese, con dei sacrifici animali e umani che lei aveva sempre disprezzato.
Sì, essere cacciata dal villaggio per aver fatto quel che aveva fatto, ma per Elisabeth simboleggiava quasi un premio.
La donna scosse la testa, allontanando quei ricordi lontano, nei meandri della sua memoria, come a nasconderli in un angolino della mente, in castigo. In qualche modo qualcosa le ricordava il suo vecchio villaggio. La curiosità della gente, perfino dei bambini, che la fissavano quasi senza sbattere le ciglia per paura di perdersi qualche cosa, un minimo gesto del quale discutere. Già il fatto che fosse una donna con un arco alle spalle era un pettegolezzo d'oro per loro. Elisabeth ne era consapevole.
Tutti le ridevano in faccia quando, all'età di dieci anni, aveva deciso di diventare un'arciera. Nonostante le parole di cattivo gusto che le rivolgevano, Elisabeth era diventata la migliore arciera del villaggio, anche se si rifiutava categoricamente di usare la sua bravura per uccidere un cervo o un qualsiasi animale selvatico. Questo era il motivo per cui il suo gesto aveva sconvolto tanto i suoi concittadini. “Dovrei smetterla di pensare al passato, non porta mai bene” pensò Elisabeth, apprezzando il silenzio di Benjamin durante la camminata all'interno del villaggio.




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Ciao a tutti! =)
in questo periodo mi sto dedicando un po' a rivisionare storie di qualche anno fa, questa ad esempio l'ho iniziata nel 2015 e terminata l'anno scorso. Ho atteso a postarla perché una volta finita di scriverla, mi sono resa conto di un difetto: i troppi "che" nelle frasi e alcuni periodi un po' troppo lunghi. L'altro giorno mi sono decisa a sistemarla, sperando di riuscire nel mio intento.
Ringrazio fin da subito chiunque dedichi del tempo alla lettura di questa storia :3

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 

Benjamin si era improvvisato come guida turistica, infatti in quel momento stava accompagnando la donna al castello, prima di entrarvi, salutò con un cenno le due guardie che erano appostate all'esterno.
Elisabeth camminava dritta e fiera, sapeva di dover farsi vedere sicura di sé, altrimenti avrebbero pensato che sarebbe potuta diventare come tutte le altre donne, sottomesse ai voleri degli uomini lavoratori. Era l'atteggiamento giusto, altrimenti avrebbe rischiato di essere vista come debole e bisognosa di protezione.
Quello che diranno è poco importante!” si disse continuando a camminare guardandosi attorno “Tanto la mia permanenza qui, sarà solo di pochi giorni.
Nella testa il suo piano era chiaro, senza errori all'orizzonte. Niente l'avrebbe trattenuta.
Le pareti all'interno erano tappezzate da arazzi colorati, alcuni riprendevano lo stemma di un falco con le ali spalancate e il becco semiaperto, l'animale era racchiuso dentro uno scudo con i contorni verdi.
E' proprio uno stemma molto bello” pensò la donna continuando seguire Benjamin, che le stava spiegando come fosse suddivisa la fortezza. Ad un certo punto si ritrovò davanti a una porta alta almeno quanto la parete di legno scuro con delle maniglie color oro. L'uomo bussò due volte.
Dall'interno una voce disse - Avanti, potete entrare - era calda e cordiale.
Inspiegabilmente quel suono tranquillizzò Elisabeth, ma non per questo motivo, abbassò la guardia. La sua guida aprì l'enorme porta, sebbene a una prima occhiata sembrasse spessa e pesante, sembrava si aprisse con estrema facilità.
La donna rimase sorpresa nel vedere una stanza completamente vuota. Era molto ampia, le uniche cose che addobbavano la sala erano il trono dove vi era seduto un uomo e l'enorme arazzo dietro di lui, uguale a quello con il falco che aveva visto nei corridoi.
Entrambi avevano mosso pochi passi verso la stanza, che l'uomo prese a parlare - Benji! Sono proprio felice che tu sia riuscito a trovare qualcun altro da aggiungere alla nostra famiglia. Hai fatto un ottimo lavoro, le tue capacità oratorie, come sempre, colpiscono nel segno - il tono era gioviale.
- Mi lusinghi troppo Master.
- Suvvia, non sono come i miei colleghi Master che vogliono essere chiamati con quel nome ridicolo! Falco Nero basta e avanza. E' necessario utilizzare il mio titolo solo quando partecipiamo a qualche fiera o gara.
- Mi scusi, ha ragione. Mi dimentico sempre - si giustificò la guida - Sai, Tim mi ha scagliato una freccia prima e lei l'ha presa al volo!
L'uomo sul trono spalancò gli occhi dalla sorpresa, rimanendo comunque seduto.
- Questa sì che è una bella notizia! Questa volta il premio del torneo del tiro con l'arco è assicurato - aggiunse entusiasta Benjamin.
- Sei libera di scegliere se parteciparvi o meno – lo corresse Falco Nero - Nessuno qui obbliga nessuno!
Elisabeth annuì e acconsentì - Se questo torneo si terrà durante la mia permanenza nel vostro villaggio, sarei onorata di parteciparvi. Ci tengo ad informarvi, non mi tratterrò molto, giusto il tempo di far guarire la zampa a Rina. A Flyppi non piace granché quando ci fermiamo per troppo tempo in un posto.
- Presumo che Rina sia il tuo cavallo – disse il Master del villaggio.
- Giumenta a dire il vero - lo corresse la donna - Mentre Flyppi è la mia aquila.
A quelle parole l'uomo si alzò di scatto. A grandi passi si avvicinò, la osservò attentamente, fissandola dritto in volto. Gli occhi verdi di Falco Nero sembravano brillare ed Elisabeth si stupì di vedere uno sguardo bambinesco nel volto del capo di quella fazione. La donna sapeva di doversi comportare in modo educato se voleva tenere nascosta la sua presenza a quelli di Glourcastre, che sicuramente, ben presto sarebbero arrivati fin lì a cercarla.
Nonostante ciò, parlò in tono seccato - Le dispiacerebbe smetterla di fissarmi? Se devi chiedermi qualcosa, domandi pure senza indugi.
- Oh, cielo! Mi sto comportando da villano! - esclamò l'uomo - Neanche una presentazione adeguata, riesco a fare! - fece un inchino. - Sono Falco Nero, capo della fazione neutrale. Piacere di fare la sua conoscenza, Milady.
- Può capitare - disse la donna con un gesto della mano, come per chiudere quella discussione. A sua volta si presentò - Il mio nome è Elisabeth, sono una semplice arciera che ha lasciato il suo villaggio perché era troppo noioso. Altro da dire sul mio conto non c'è.
- A noi non interessa il passato. A meno che sei un'assassina o una criminale ricercata. In quel caso ci riguarda, bada bene, non per giudicare! In questo modo possiamo coprirti da chiunque ti venisse a cercare. Anche se volessero controllare con i loro occhi e ispezionare ogni angolo del villaggio non ti troverebbero, perché saresti nascosta nei passaggi segreti del castello.
Direi che posso rivelare cosa è accaduto qualche giorno fa, dopotutto ora ho la conferma che non mi getteranno nelle grinfie dei soldati di Glourcastre” senza abbassare lo sguardo Elisabeth confessò - Sono fuggita dalla città Glourcastre dopo aver fregato il Re, beninteso, non ho rubato, ho solo vinto con furbizia. Quando me ne sono andata, mi hanno accusata di essere una ladra che stava fuggendo dalla loro autorità. Per fermarmi hanno appiccato un incendio nella foresta e poiché sono qui davanti a voi, potete vedere che non ci sono riusciti.
- Apprezzo molto la tua sincerità - affermò Falco Nero - Puoi stare tranquilla, nessuno delle tre fazioni è in buoni rapporti con Glourcastre. Si presentano spesso ai nostri cancelli per riscuotere le tasse, come le chiamano loro, ma i nostri villaggi sono autosufficienti e li cacciamo sempre in malo modo. Quindi ti posso assicurare che nessuno svelerà la tua presenza qui. Sono curioso: mi piacerebbe sapere il modo in cui l'hai fregato.
Con un ghigno la donna spiegò - Con un semplice gioco. Nascondevo un dato sotto un bicchiere rivolto al contrario e lo mischiavo con altri due. Mai una volta è riuscito a trovare il dado e di conseguenza ha giocato per diverse centinaia di monete d'oro.
- Potresti mostrarmelo? - gli occhi verdi di Falco Nero la guardavano interessati, stranamente non le chiedeva quanti denari avesse con sé, la sua curiosità era legata al gioco di dati. Il capo fazione fremeva dalla voglia di porgli una domanda, si tratteneva solo perché non voleva sembrare nuovamente scortese.
- Magari, più tardi. Ora devo procurarmi del cibo per la mia aquila. Se vuole può venire con me, glielo posso presentare - disse Elisabeth cercando di farsi perdonare per come aveva parlato poco prima.
Gli occhi dell'uomo s'illuminarono di gioia - Dici sul serio? Fantastico! - voleva saltellare, ma si trattenne, si limitò ad alzarsi dal suo trono e incamminarsi.
Senza bisogno di aggiungere altro, la donna fece per uscire dalla stanza, con l'intenzione di dirigersi all'esterno del castello.
- Forse è meglio se andiamo sul retro, nel grande prato. Gli abitanti potrebbero spaventarsi a vedere un rapace.
- Ottimo consiglio Benji - concordò il capo della fazione, portandosi in testa per guidare il trio.
Quando furono all'aria aperta Elisabeth fischiò. Nel giro di pochi secondi udirono un hiiihiii . La donna alzò il braccio destro e l'aquila scese in picchiata, per poi appoggiare le zampe sull'avambraccio.
La testa del rapace era di un bianco candido, gli occhi neri, la punta del becco gialla, il corpo color marrone e l'interno delle ali bianche. Fissò Elisabeth come a rimproverarla di averlo chiamato solo ora. La donna diede all'aquila un pezzo di carne essiccata, che sparì un batter d'occhio nel becco di Flyppi. Dopo aver terminato il suo breve pasto, il rapace spalancò le ali, per mostrare ai due sconosciuti la sua maestosità.
- Sei proprio un fantastico esemplare - si complimentò Falco nero ammirato, avrebbe voluto accarezzare la testa dell'animale, si trattenne solo perché ignorava in che modo avrebbe reagito il rapace.
- Ora deve andare - spiegò Elisabeth dopo che l'aquila ebbe emesso uno stridio acuto - E' il suo segnale, ora andrà a caccia.
- Certo, certo. Ti ringrazio di avermelo presentato – Falco Nero chinò il capo in segno di gratitudine, rialzando lo sguardo, rimase a fissare a bocca aperta il volo dell'aquila verso l'infinito del cielo.
Pochi istanti dopo il capo fazione parlò - Vado a scrivere l'annuncio da appendere sulla trave principale della Grande Taverna, così anche le altre fazioni sono avvisate riguardo Glourcastre - il tono era serio, autoritario - Puoi stare tranquilla: nessuno parlerà. I messaggi che lasciamo nella Grande Taverna sono rispettati da tutti. Se qualcuno dovesse trasgredire e fare il contrario, è considerato come altro tradimento e sarebbe esiliato dalla propria fazione e rifiutato dalle altre due.
La spiegazione non sembrava avere molto senso per Elisabeth, ma in qualche modo si sentì rincuorata. Falco Nero si allontanò a grandi passi e la donna rimase sola con Benjamin.
- Bene, siccome c'è ancora diverso tempo prima della cena, ti porto a visitare il nostro villaggio. In questo modo potrai orientarti e saprai dove trovare ciò che cerchi e ti serve - sembravano parole cordiali, eppure guardandolo negli occhi azzurri, Elisabeth percepì di non dover abbassare la guarda.
Per prima cosa la donna volle andare a controllare la sua giumenta. Con piacere notò una nuova fasciatura, Rina aveva uno spazio tutto per lei e cibo in abbondanza. La giumenta stava dormendo e decise di non disturbarla, più tardi sarebbe passata di nuovo per salutarla.
Benjamin gli presentò alcune persone, del quale Elisabeth dimenticò ben presto i nomi. Il suo intento era fermarsi il meno possibile, per cui non vedeva la necessità di conoscere tutti.
La giornata stava giungendo al termine, il cielo iniziava a oscurarsi, il sole calava lentamente dietro le montagne colorando di rosso le nuvole più vicine, creando quasi un dipinto disegnato dal più grande artista.
Elisabeth alzò il volto per osservarlo. Adorava guardare il cielo e il cambiamento che subiva man mano che il tempo passava.
E' sicuramente la più grande magia di questo mondo” pensò ammirata, in qualche modo, era sempre diverso e questo l'affascinava molto.
Dei rumori alle sue spalle la distrassero dalla contemplazione del cielo. Due uomini stavano urlando, il motivo era anche futile: litigavano per il posto del cavallo davanti alla locanda. Il primo sosteneva che il secondo glielo avesse rubato.
E questi dovrebbero essere neutrali e non propensi a fare a botte per ogni piccolezza? Per fortuna” pensò sorridendo Elisabeth avvicinandosi per vedere meglio.
L'uomo infuriato, dapprima tirò fuori dalla tasca un coltello, poi afferrò il bambino, che fino a poco tempo prima stava intimorito vicino al padre, gli appoggiò sul collo la lama - Sposta subito il cavallo o taglio la gola a tuo figlio! Mi hai capito, bastardo?!
- Che linguaggio - commentò Elisabeth arricciando il naso - Che razza di uomo sei? Arrivare a minacciare il figlio di qualcuno per una sciocchezza simile? E' davvero di un basso livello, deplorevole.
- Stai zitta nuova arrivata. Pensa a stare al tuo posto, donna.
Elisabeth fulminò l'uomo e rintuzzò - Sono fiera di essere una donna, almeno non sono un uomo pietoso come te!
La sua intenzione era di spostare la furia su di lei, in modo che lasciasse libero il bambino e funzionò, perché mollò subito la presa. Il fanciullo corse dal padre che lo abbracciò, mentre l'uomo con il coltello si avventò su di lei. Nonostante fosse abbastanza agile, non riuscì a schivare l'attacco e fu ferita al braccio sinistro. Il taglio iniziò a sanguinare, doveva essere anche profondo di qualche centimetro.
La donna piegò la testa di lato - Se proprio ci tieni... - anche con il braccio ferito, estrasse con velocità dalla faretra l'arco e incoccò una freccia, che punto sulla fronte dell'uomo.
- Pensi di spaventarmi solo perché possiedi un arco?
- No - fu la semplice risposta di Elisabeth.
Quella scena attirò l'attenzione di diversi curiosi, anche le guardie sulla torretta guardavano interessati.
- Ti consiglio di abbassare subito quell'arco, sono un parente di Falco Nero. Penso che tu sappia chi sia. Se mi ferisci, sarai cacciata e consegnata a Glourcastre.
Elisabeth si limitò ad alzare le spalle affermando - Questo non è un problema così impossibile da risolvere. Me la caverò. Almeno saprò di aver liberato il mondo da una feccia come te.
Benjamin la raggiunse di corsa, si era fermato a parlare con il fabbro e Elisabeth si era allontanata senza che lui se ne accorgesse.
- Ecco dove ti eri cacciata.... - si bloccò per qualche secondo poi continuò - Sai che è il cugino di Falco Nero vero? - era incredulo, quella donna minacciava le persone più vicine ai capi fazione, prima Tim ora Denny.
Elisabeth stava per obiettare, ma l'arrivo di Falco Nero infuriato la fece rimanere in silenzio, ciononostante mantenne l'arco puntato sull'uomo.
- Denny! Cosa hai combinato stavolta? Perché la nuova arrivata ti sta puntando una freccia sulla fronte?
- Chiedilo a quella cagna!
- Mi pare di averlo chiesto a te, cugino. Inoltre ti consiglio di moderare il linguaggio, è una nostra ospite.
- Stavo risolvendo una questione a modo mio e questa ficcanaso si è intromessa. L'ho colpita con il coltello e lei ora mi sta puntando il suo arco in faccia. Avanti cacciala e consegnala a Glourcastre! Potremmo guadagnare una bella somma.
L'ira attraversò gli occhi verdi di Falco Nero.
- Si può sapere cosa ti è saltato in mente? Hai ferito un ospite all'interno della nostra fazione! - urlò – E poi cos'è questa cosa di consegnarla in cambio di monete d'oro? Vuoi rovinare per caso la nostra reputazione?
- Lei mi ha fatto scappare il bambino – disse Denny in tono querulo, senza rispondere alle domande del cugino. - Se non fosse stato per lei, ora avrei il posto dove mettere il mio cavallo e sarei nella locanda a bere! E i soldi fanno sempre comodo!
- Aspetta... stai scherzando? Ho sentito bene? Hai minacciato un bambino, Denny! Per cosa? Uno spazio per il cavallo! Abbiamo una stalla apposta! Solo perché sei mio cugino non posso proprio perdonare queste tue gesta. Altrimenti che buon esempio darei se perdono ogni tuo gesto violento? - esclamò Falco Nero.
L'uomo sputò per terra - Va bene ho capito.
- Denny se ti perdono anche questa, tutti penseranno che ti riservi un trattamento di favore. Stavolta devo prendere provvedimenti, non posso fare finta di niente.
- Che cosa dovrò fare? Raccogliere patate?
Con sguardo pieno di rammarico il capo fazione scosse la testa - Devo punirti in maniera più severa. Dovrai vivere all'esterno della fazione per un mese. Senza nessun tipo di contatto. Se scopro che non hai rispettato questa semplice regola sarai esiliato.
- Se pensi che accetterò questa tua decisione senza senso...
- O la accetti o puoi anche andartene. Ora - Falco Nero rimase immobile a fissarlo con sguardo glaciale, in attesa di una reazione.
Tutti gli abitanti riuniti lì intorno, rimasero in silenzio.
Denny fece per lanciare il coltello in direzione della nuova arrivata, Falco Nero fece un gesto con la mano e la sentinella al suo fianco afferrò il braccio dell'uomo facendo cadere a terra il pugnale.
- Hai fatto la scelta sbagliata, cugino. Guardie, accompagnatelo fuori dalla fortezza.
Subito i soldati obbedirono.
- Me la pagheraiiiiiii - gridò Denny mentre veniva scortato con la forza fuori dal villaggio.
Falco Nero sospirò, nonostante gli applausi felici degli abitanti, quel gesto lo rattristava, avrebbe preferito trovare un'alternativa, ma su due piedi non l'aveva trovata. Con quella decisione gli sembrava di mandare il cugino ad abbracciare una morte certa.
Il capo fazione si rivolse a Elisabeth - Ti ringrazio per essere intervenuta, hai avuto fegato.
La donna dopo aver sentito della punizione di Denny, aveva sistemato nella faretra arco e freccia.
- Se vedo un'ingiustizia, intervengo senza pensarci e senza riflettere sulle possibili conseguenze a cui vado incontro – disse con una scrollata di spalle.
- Brava! Fai bene, il tuo gesto è stato molto apprezzato.
Elisabeth piegò leggermente il capo in avanti. Da un po' il taglio sul braccio iniziava leggermente a bruciare, nonostante questo non disse nulla per non sembrare una debole. Si avviarono verso la taverna per un brindisi, dopodiché, prima ancora di entrarvi, la donna svenne.
Si risvegliò in una piccola branda, la testa le girava, gli occhi bruciavano, non riusciva a mettere a fuoco quello che le stava intorno, la luce le dava molto fastidio. La stanza nella quale si trovava sembrava vuota. Aveva sete. Voleva spegnere la lanterna. Le mancavano le forze per alzarsi, sentiva le gambe deboli, il capogiro le impediva di ragionare in maniera coerente. Emise un lieve lamento.
A quel suono qualcuno parlò.
- Tutto bene Elisabeth? - era la voce di Falco Nero.
Era senza forze anche per parlare, quindi si limitò ad annuire quasi impercettibilmente. Sentiva nell'aria la fragranza del cibo.
Probabilmente sono in una camera della locanda, forse stanno cucinando per questo sento quest'odore nauseante” lo stomaco fece una doppia capriola. Trattenne un conato. Il vomito le faceva troppo ribrezzo.
In quel momento le tornò in mente che doveva ancora salutare Rina, si tirò in piedi troppo in fretta e scese rapidamente dalla branda. Le sue gambe cedettero. Le ginocchia cozzarono sul pavimento di legno.
- Ehi ehi, fai piano - le disse Falco Nero - Sei svenuta dopo che hai perso tutto quel sangue. Il dottore ti ha medicato e bendato la ferita. E' abbastanza profonda, però dovrebbe guarire tra qualche settimana. Sono davvero mortificato per quanto è successo...
- Zitto - riuscì a dire Elisabeth, sentire rumori le dava fastidio - Silenzio e buio - aggiunse con fatica mentre chiudeva gli occhi.
Fortunatamente non picchiò la testa perché Falco Nero era lì vicino. Per il fatto che lo avesse zittito non se la prese, era una persona comprensiva, forse fin troppo e intuì che l'aveva detto solo perché non stava bene.
Depose la donna sul letto, scese al piano inferiore, parlò con la cameriera e gli chiese di far portare lì il suo cavallo, Titan.
Dopo tornò nel piano superiore, dove si trovavano le stanze. Prese Elisabeth in braccio e uscì dalla locanda. Fece segno a Titan di abbassarsi così poté salire normalmente senza dover lasciare la donna addormentata.
Elisabeth si accorse di qualcosa, però gli occhi si rifiutavano di aprirsi, la testa continuava a vorticare. A un certo punto, percepì il buio più nero. Falco Nero le aveva coperto il volto con il suo mantello, in modo che la luce delle lanterne non le procurasse fastidio. La accompagnò personalmente in una stanza riservata agli ospiti del castello.
Quel gesto non sfuggì a Benji, che aveva l'abitudine di seguire il proprio capo fazione come un'ombra, avvicinandosi gli domandò - Master come mai questo trattamento speciale?
- Perché ha compiuto una buona azione e merita una ricompensa - disse semplicemente – Ora lasciami solo.
Benjamin fece un inchino e di diresse verso la propria stanza.
Ho come la sensazione di conoscerla, eppure sono sicuro che sia la prima volta che la incontro” pensò il Master allontanandosi.
Falco Nero si diresse verso la torretta destra del castello. Lì c'era la sua base riservata. Arrivò fino in cima, dove si trovava un tetto piano. Falco Nero si avvicinò alla gabbia, dove teneva i suoi corvi. Subito iniziarono a gracchiare.
- Siete proprio gentili a salutarmi sempre - sorrise tra sé e sé - E' ora della passeggiata notturna, piccoli miei - detto questo spalancò la porta della gabbia.
Falco Nero guardò lo stormo volare e oscurare il cielo come una nube nera, come sempre quello spettacolo lo incantava.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 

Elisabeth sentiva le palpebre pesanti. Dopo vari tentativi riuscì ad aprire gli occhi. Spostò lo sguardo, prima a sinistra e poi a destra.
Non riconosco questo posto. Mi sembra completamente diverso dalla locanda, dove ero andata.”
Un quadro con raffigurato una chimera catturò la sua attenzione. Si rattristì nel trovare quella rappresentazione, le fece tornare in mente alcune cose del suo passato. Se avesse avuto le forze, si sarebbe alzata e l'avrebbe rotto o gettato dalla finestra. Le gambe purtroppo non rispondevano al suo comando, era ancora troppo debole.
Sospirò.
In quel momento la vista le venne a mancare. Dapprima iniziò a vedere solo dei puntini neri, poi man mano che i secondi passavano, tutto intorno si oscurò.
Urlò.
Era un grido che sembrava quasi disumano. Un urlo isterico.
La donna sentì un cigolio, si voltò verso la porta, sebbene non vedesse nulla, non voleva far capire la situazione in cui si trovava.
- Tutto a posto Elisabeth? - la voce, aveva un tono preoccupato.
- Falco Nero? - chiese titubante Elisabeth corrugando la fronte.
- Sì, sono io. In effetti, con questo cappuccio che mi copre il volto, è difficile che mi riconoscessi.
La donna finse una risata divertita - Eheheh già.
Non le sfuggì il rumore dei passi sulle assi di legno, l'uomo si stava avvicinando.
- Che stai facendo? - chiese, sperando di guardare nella giusta direzione.
La donna sentì un odore, che non riusciva a riconoscere e qualcosa sfiorarle il volto. Capì che si trattava della guancia di Falco Nero, solo quando lui parlò vicino al suo orecchio
- Peccato, in questo momento non indosso un cappuccio.
Il cuore di Elisabeth iniziò a battere all'impazzata. Ora era in balia del capo fazione. La donna sapeva che senza la vista era difficile prevedere quello che avrebbe fatto, nonostante ciò, si sforzava di mantenere uno sguardo sicuro di sé.
- Mi vuoi dire perché stavi urlando poco fa? - domandò in tono canzonatorio.
- Perché ho rischiato di cadere dal letto, tutto qui - rispose Elisabeth cercando di spostare con le braccia Falco Nero.
- Sicura? - continuava a parlarle nell'orecchio, cosa che oltre a darle fastidio, la fece rabbrividire.
Il capo della fazione sospirò. Con un gesto veloce coprì la donna con un mantello nero
- Cosa stai facendo? - chiese Elisabeth sussultando.
- Ti sto solo coprendo le spalle, stai tremando - si era spostato, ora stava seduto ai piedi del letto. - Sai, mi rattrista che stai mentendo. Se fossi qualcun altro, ti avrei già mandato da un'altra delle due fazioni. Farò un'eccezione con te. Solo a una condizione.
- Quale?
- Se hai bisogno di qualcosa, devi chiedere di me. Ti prometto che non racconterò a nessuno che hai perso momentaneamente la vista.
- E tu che ne sai?
- E' capitato anche a me – mentì Falco Nero - Ora devo andare. Non ti muovere da qui fino al mio ritorno, intesi?
- E se la mi chiedono di raggiungere la taverna per la colazione?
- Dubito che nel cuore della notte ti domanderanno qualcosa di simile - ridacchiò il Master - Tranquilla, tornerò per tempo. Ti aiuterò è una promessa - dopo quella frase si alzò e uscì dalla stanza.
Che cosa vuole? Perché si comporta in questo modo?” pensò Elisabeth avvolgendosi nel mantello che gli aveva messo sulle spalle. Era molto morbido e si accorse che aveva un tepore confortante.
Vuole davvero aiutarmi oppure è solo una finta?” scosse la testa “Il comportamento, le espressioni e i movimenti delle persone mi hanno sempre aiutato a capire le loro intenzioni. Solo che ora, non potendo più vedere, non ho la più pallida idea di cosa fare per evitare delle brutte situazioni” il battito del suo cuore si era calmato, ora era regolare. Quasi senza accorgersene si sdraiò e si addormentò, tenendosi avvolta in quel mantello.

 

Nei corridoi del castello Falco Nero stava camminando a passo veloce. Sorpassò le guardie presenti all'entrata senza degnarle di un saluto. I due soldati rimasero impietriti. Se il loro capo non salutava, voleva dire che era di cattivo umore. Ciò non portava mai nulla di buono. Solitamente Falco Nero era tranquillo, serio con chi trasgrediva le regole, ma niente di più. Questo solo quando era di buon umore. Se aveva la luna storta, era una persona completamente diversa. Chi l'aveva visto infuriato, giurava che diventava ben peggiore del capo della fazione dei guerrieri a sangue freddo.
Falco Nero entrò nella stalla. Titan nitrì scuotendo la testa e sbattendo una zampa per terra. L'animale aveva capito l'umore del padrone e voleva dimostrare il suo disappunto, l'uomo ignorò completamente quel gesto e preparò il proprio cavallo.
Una volta uscito dalla scuderia ordinò - Aprite il cancello, vado a farmi un giro nella foresta.
Subito le sentinelle ubbidirono senza fare domande. La notizia del cattivo umore del Master aveva raggiunto anche loro.
Dannazione” pensò l'uomo mentre cavalcava nella foresta “Dannazione! Dannazione! Dannazione” bloccò il galoppo del cavallo bruscamente e smontò.
Falco Nero si mise a prendere a pugni un albero finché le nocche non iniziarono a sanguinare. Stavolta era riuscito a placare il suo demone interiore senza fare stragi. Almeno era quello che pensava.
- Mi scusi buon uomo, stiamo cercando una donna. E' una ladra fuggita da Glourcastre, lei per caso l'ha vista? Un vagabondo di nome Denny ci ha detto che si trova in questa zona – disse un uomo, il suo compagno di viaggio rimase in silenzio.
- Sì - rispose il Master con un sorriso sghembo.
- Sapete dirci dove trovarla esattamente? Condivideremo con lei la ricompensa, il Re sarà molto generoso.
- Come siete sciocchi! Pensate sul serio che vi svelerò dove trovare quella donna? - i suoi occhi luccicarono al chiarore della luna.
Prima ancora che due uomini potessero fiatare, il capo della fazione neutrale si avventò su di loro, con una velocità e agilità quasi inumana tagliò la giugulare a entrambi con il pugnale che teneva legato alla cintola. Una pozza di sangue si formò sul terreno.
L'uomo ispirò a fondo l'odore del sangue.
- Aaaaah... era questo quello di cui avevo bisogno - il viso sembrò rilassarsi come se finalmente avesse trovato pace.
Come se niente fosse, rimontò a cavallo per tornare al castello.
- Tutto a posto Master? - domandò una delle sentinelle mentre lui e il compagno aprivano il cancello.
- Certo. Ero andato in cerca di Denny, ma non l'ho visto.
- Abbiamo sentito delle urla.
- Le ho udite anch'io. Ho cercato di capire da dove venivano, ma non ci sono riuscito. Quando sarà giorno, manderò qualcuno a controllare - con il buio della notte, nessuno notò le macchie rosse sulla fronte.
Il sonno era disturbato. Il sudore grondava dalla fronte. L'aveva fatto di nuovo. Aveva ucciso qualcuno senza un motivo preciso. Tutto per una sola cosa: placare il suo animo. Forse era frutto di un'illusione oppure di un sogno. Neanche lui sapeva perché gli prendevano quegli attacchi d'ira. Quel desiderio di caccia. Di avere una preda con la quale giocare. Di avere la vita di qualcuno tra le mani. L'odore del sangue.
Falco Nero decise di alzarsi.
Chissà perché sono tornato di nuovo inquieto” pensò mentre si rinfrescava il viso con dell'acqua gelida “Saranno passati almeno cinque anni dall'ultima volta che è capitato. Chissà come mai mi è successo di nuovo.
Subito dopo si vestì e uscì dalla propria stanza. Prima però buttò i vestiti che aveva indossato la sera precedente dentro il camino. Non voleva lasciare indumenti sporchi di sangue, avrebbe solo macchiato la sua integrità.
Falco Nero si sentì in qualche modo sazio, senza dover mangiare neanche una fetta di pane.
Sempre la solita sensazione di sazietà” pensò l'uomo “Solo sentire l'odore di cibo mi viene la nausea.
Malgrado il malessere passò dalla cucina per prendere un po' di latte e miele da portare all'ospite.
Falco Nero la vide sussultare appena aprì la porta. Il suo sguardo era ancora perso nel vuoto, ma vedeva chiaramente che aveva uno sguardo di sfida fisso verso l'ingresso. Il capo della fazione strinse con forza il vassoio, dove era posata la tazza con il latte, non voleva parlare come la scorsa volta. La sua bocca si mosse da sola, quasi contro la sua volontà, come se stesse assistendo a una scena da una finestra.
- Allora, giovane donzella, come si sente oggi? La vista le è tornata?
- Vattene, bastardo! - sibilò Elisabeth tirando su il lenzuolo per coprirsi, nel caso l'uomo avesse ripreso il suo mantello, non sarebbe rimasta scoperta.
- Che caratterino peperino - la schernì il Master, appoggiò il vassoio sul mobile a fianco al letto - Ti lascio qui qualcosa da bere, stai attenta che il latte è caldo - fece una risatina beffarda - Sempre ammesso che riesci a trovarla - dopo quelle parole uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Perché ho parlato così?” si chiese Falco Nero tirando un pugno al muro “Perché ho voglia di rientrare in quella stanza e soffocare quella donna?” 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

L'inquietudine rimase per tutto il resto del giorno. Falco Nero sapeva di conoscerla, di averla già incontrata in passato. Il punto è che non ricordava.
Sei anni prima, quando era giunto nella fazione, aveva creato grande scompiglio.
Il precedente Master Midolf aveva sempre coperto le sue aggressioni e omicidi, lo scusava dicendo che si trattava di una malattia nervosa. L'anno seguente, nel consueto torneo che svolgevano contro le altre fazioni, Falco Nero cadde da cavallo nella foresta. Trattandosi di una gara, nessuno badò alla sua caduta. L'uomo perse i sensi e quando rinvenne, pensava che fosse giunta la sua ora. La prima cosa che vide furono due grandi occhi neri, un enorme corvo lo fissava, quando ricambiò il suo sguardo, gracchiò.
Quel rumore attirò l'attenzione di un falco che pensando di trovare una facile preda si scagliò contro l'uomo a terra. Incredibilmente dai rami molti corvi si scagliarono su di lui, cacciandolo. L'uomo rimase talmente sorpreso, che non ricordando il suo nome, decise che da quel momento in avanti si sarebbe chiamato Falco Nero.
Il capo della fazione vide un enorme cambiamento in lui, così ordinò di non pronunciare mai più il suo vero. Era un uomo completamente diverso, calmo, tranquillo e razionale, non aveva neanche più il desiderio della caccia. In seguito venne nominato nuovo Master. Il predecessore partì dicendo che sarebbe tornato al suo paese d'origine a trovare i parenti e che un giorno sarebbe tornato.
Erano passati cinque anni e di lui nessuna traccia all'orizzonte.
Magari è perché Midolf non si è fatto più vivo che ora mi sono tornate le crisi?” pensò Falco Nero “Oppure è perché ho punito suo nipote? Denny è diventato mio cugino, perché era desiderio di Midolf che ci fosse sempre un trattamento privilegiato per il suo unico nipote. Forse ho sbagliato ad agire in quel modo? E' una punizione divina per non aver rispettato quel patto?” pensò mentre camminava a grandi falcate nei corridoi, facendo la sua solita ronda mattutina. Quando uscì per passeggiare nel villaggio non voleva credere ai propri occhi. La donna che era giunta lì il giorno precedente, stava montando a cavallo senza il minimo aiuto.
Gli abitanti la stavano salutando.
- Peccato ti sia fermata qui per poco tempo. Faccia attenzione nel suo viaggio. Se ripassa da queste parti, sarà la benvenuta - disse Benjamin.
- Grazie per la vostra ospitalità - lo ringraziò Elisabeth - Dubito che tornerò da queste parti, quelli di Glourcastre mi daranno sempre la caccia per consegnare la mia testa al loro Re.
- Fermatela!! - gridò Falco Nero in tono concitato - E' gravemente malata, non può fare un viaggio in quelle condizioni da sola!
Tutti quelli radunati lì. si voltarono verso di lui. Era rosso in volto, sembrava furioso e nel contempo pareva preoccupato.
- Sono spiacente di comunicarti che non hai nessuna autorità sulla sottoscritta - ribatté freddamente Elisabeth senza voltarsi.
- Se effettivamente non sei in condizioni di salute... - iniziò a dire Benji lievemente preoccupato.
- Oh, ma smettetela con questo falso buonismo - scattò irritata la donna - Solo perché ho perso momentaneamente la vista, non vuol dire che non sia in grado di viaggiare! Ho la mia cavalla e la mia aquila: sono le mie gambe e i miei occhi.
Il capo della fazione fece un cenno alle sentinelle che obbedirono al volo, avvicinandosi alla cavalla per tenerla ferma, in modo da poter far scendere la donna.
- Sei un grande bastardo Falco Nero! - strillò Elisabeth mentre era portata di peso al castello.
Tutti rimasero sbigottiti.
L'uomo scosse le spalle - Parla con questi toni perché è infuriata. Lo stiamo facendo per il suo bene, prima o poi capirà e ci ringrazierà di aver agito in questo modo.
Lo sto facendo davvero per il suo bene?” l'uomo era perplesso riguardo le sue stesse azioni, nei suoi trentacinque anni di vita non gli era mai capitato di dubitare delle sue stesse parole.
Elisabeth scalciava, graffiava e gridava.
- Maledetti bastardi!! Ve la farò pagare!! Lasciatemi andare - le sue erano urla isteriche, dovute al fatto che era stata beccata in flagrante mentre cercava di scappare da quel posto.
Le persone erano tutte gentili, però colui che comandava quel villaggio non era affatto una persona affidabile. Tutt'altro. Quando era arrivata lì, le era sembrato una buona persona, solo che quando si era accorto della sua perdita della vista Falco Nero era completamente cambiato.
Elisabeth rabbrividì. Quell'uomo la spaventava.
Sono quasi fortunata a non aver visto il suo sguardo” pensò mentre veniva lasciata cadere su un letto “Credo che avrei tremato come una foglia, riuscivo a percepire il suo intento omicida.
La donna si sdraiò sul letto chiudendo gli occhi.
In passato le era capitato di provare la stessa sensazione con un ragazzo del suo villaggio natio che di solito aiutava la curatrice.
Pensavo non esistesse qualcuno simile a Dirk, mi sono proprio sbagliata, però non devo temere. Lui e Falco Nero sono completamente diversi, Dirk aveva gli occhi neri e capelli color cenere, mentre il leader di questa fazione ha i capelli neri e gli occhi verdi. Hanno giusto una caratteristica in comune: il cambiamento della personalità, come se perdessero il senno e poi improvvisamente tornasse. Per di più Dirk è affogato... lui è morto” con quei pensieri che le ronzavano per la testa Elisabeth si addormentò.

 

FLASHBACK
 

I rami dell'albero dondolavano accarezzati da un vento estivo, le foglie coprivano e facevano filtrare i raggi del sole, che andavano a solleticare il viso addormentato di Elisabeth. I passeri cinguettavano quasi volessero farle notare che era il momento di svegliarsi. La ragazza aprì gli occhi sorpresa di tale luce, pensava fosse ancora notte fonda. La sera precedente era scappata dal suo villaggio inseguita dai guerrieri, in coscienza doveva far riposare Rina, aveva tutto il fianco ferito da una lancia scagliata per fermare la sua fuga. Sapeva che sarebbe rimasta per sempre una fuggiasca. La sua permanenza in una cittadina sarebbe sempre durata pochi giorni, non avrebbe più potuto avere una dimora fissa da chiamare casa.
Avere compagni non le serviva. Ne aveva uno dal cielo e uno sulla terraferma, bastavano loro due. Almeno era certa che non l'avrebbero tradita o venduta a chi avrebbe offerto più monete d'oro.
Elisabeth si guardò le mani tremanti, entrambe erano ancora sporche di sangue. Voleva sfogarsi e piangere a dirotto. Cosa che non sarebbe servita a nulla. La ragazza scesa dall'altura e si avvicinò alla riva del fiume. Per prima cosa, si lavò le mani, tirando via il sangue. In seguito riempì la borraccia d'acqua e bagnando un pezzo di stoffa ritornò sulla colline e andò da Rina a pulire la sua ferita. Dopo aver terminato quel processo, le mise un unguento a base di radice di Altea, per fortuna ne aveva sempre una scorta nella bisaccia attaccata alla sella, in modo da aiutare la guarigione della ferita. Le sembrava di cadere da un precipizio che non avrebbe mai avuto fine. La scalata sarebbe stata complicata, ma non aveva intenzione di arrendersi. No, non avrebbe ceduto alla morte. Neanche se l'avessero catturata e mandata al rogo.
Il fiato iniziava a mancarle, i polmoni faticavano a inspirare aria, i sassi che le avevano lanciato probabilmente le avevano incrinato qualche costola e ora che era sveglia, se ne stava accorgendo. Elisabeth ebbe il tempo di finire spalmare la pomata sulla ferita della giumenta che poco dopo qualcuno la afferrò e la alzò da terra.
- Presaaaa!! - gridò vittorioso Dirk.
- Pezzente, lasciami andare!! - gli ordinò la ragazza e subito ebbe nuovamente i piedi sul prato. Lei stava per montare in sella, ma lui la prese per il braccio.
- Non andare - il suo sguardo sembrava veramente dispiaciuto, la fissava negli occhi con un'espressione triste. - Sistemeremo le cose. Mi schiererò dalla tua parte, dirò che è stato un incidente e che la freccia ti è fuggita e in preda al panico hai ferito con il pugnale chi ti ha afferrato.
Elisabeth scosse la testa con vigore - Secondo te, potrei passarla liscia? Tutti sanno che ero contraria a usare mia sorella come dono per l'Echidna della montagna. Mi ero proposta di essere io la prossima offerta! Il capo villaggio ha detto che ero troppo vecchia e che avrei fatto ricadere la sventura sul villaggio se avessi interferito! Dovevo farlo. Dovevo ucciderlo. Per il bene di mia sorella. E' mio compito proteggerla.
- E come farai a proteggerla di nuovo? Dall'istante in cui sei scappata, vuol dire che non hai più intenzione di tornare indietro. Dimmi: in che modo pensi di difendere tua sorella?
Lei sorrise timidamente - Perché so che ci sei tu Dirk. Mi fido di te.
Stava mentendo. In realtà non si fidava affatto, sapeva che la scelta era ricaduta su sua sorella solo perché nessuno al villaggio volevano usare come offerta la ragazza per il quale Dirk aveva una cotta. Tutti lo temevano, era stato ritrovato in fasce all'interno di una grotta e non a caso era stato soprannominato il figlio dell'Echidna. Quella situazione era uno sbaglio. Lui aveva mal interpretato il suo gesto di difenderlo quando anni prima veniva preso a sassate. Lei l'aveva fatto solo per giustizia, mentre il ragazzo l'aveva preso come un gesto d'amore. Elisabeth era diventata sua amica pensando che questo avrebbe tutelato anche la sorellina, cosa che purtroppo non era accaduta. Ora sperava che con quelle parole lui avrebbe capito.
- Credi davvero che ti lascerei andare via per non vederti mai più? - strinse più forte la presa - Se mi aspetti qui, vado a prendere tua sorella e andiamo via tutti e tre insieme.
- E' troppo pericoloso, Dirk - cercò di dissuaderlo lei - Pensaci, se vi vedono uscire insieme dal villaggio, sospetteranno subito qualcosa. Vi seguiranno e verremo tutti uccisi! Se non usati come esempio.
Dopo quelle parole lo sguardo di Dirk mutò. Gli occhi neri sembravano lanciare lampi. Elisabeth si pentì subito di aver usato quelle parole.
- Tu... - Dirk parlò con voce irata - Volevi approfittarti del fatto che sono ritenuto il figlio dell'Echidna, non è vero?!
La ragazza non osò negare l'evidenza, nonostante ciò mantenne alto lo sguardo, mentre un leggero tremore l'accarezzò come la mano di un fantasma. Il ragazzo era più grande di lei di tre anni, la forza dei suoi diciannove anni la sovrastarono. La scaraventò sul prato.
- Credi davvero che sono così stupido?! - il viso era paonazzo - Ho creduto che fossi davvero mia amica! Ho pensato che avremmo potuto fare grandi cose insieme! Tu... hai distrutto tutti i miei progetti, i miei sogni...
Ora non era solo Elisabeth a tremare. Tra i due c'era un'unica differenza: Dirk era furioso mentre lei era impaurita.
Il ragazzo l'afferrò con forza da un braccio, facendola rialzare da terra, mentre con una mano prese dalla tasca dei pantaloni un coltello.
Dirk passò la lama sul collo di Elisabeth, lei tremava pensando che gli avrebbe tagliato la gola. Forse sarebbe stata meglio quell'opzione. Invece il ragazzo continuò a far sfiorare la punta del coltello sul collo sino alla fine della clavicola. A quel punto la trafisse all'altezza della scapola, procurandole un taglio che iniziava da quel punto tornando verso il collo.
In questo modo non potrai vederlo e curarlo” pensò con soddisfazione Dirk.
- Sembra quasi una perfetta linea, non credi? - iniziò a ridere.
Nel vedere lo sguardo dolorante della ragazza, sembrò addolcirsi, pareva quasi dispiaciuto di quel gesto folle appena compiuto.
- Sei stata tu a costringermi a fare questo... - lasciò cadere il coltello per terra.
L'abbracciò. La strinse forte a sé.
Il dolore che Elisabeth sentiva era immenso, straziante, per un attimo aveva pensato che forse era meglio se sarebbe morta subito anziché morire lentamente. La ragazza continuò a tremare. Dirk non sciolse l'abbraccio, temeva che se l'avesse lasciata l'avrebbe persa. Per sempre.
- A volte mi comporto così, non so perché... è come se qualcosa si impadronisse di me... mi fa perdere il controllo... forse ho davvero il sangue dell'Echidna ed è lui a farmi questo.
Sulla spalla scoperta e sanguinante Elisabeth sentì improvvisamente umido. Dirk stava piangendo. Con il braccio sinistro cercò di ricambiare l'abbraccio, lei non l'aveva mai visto piangere. Questo voleva dire che era dispiaciuto sul serio.
- E' tutto a posto, non è niente di grave. Basterà metterci della crema di Mandragora e bendare tutto con un panno pulito.
A quelle parole lui scostò il viso, in modo da poterla vedere bene in volto. Le sopracciglia di Elisabeth erano vicine, contratte in una smorfia e sembrava essere molto più pallida del solito, il tremore era aumentato, le sue ginocchia stavano per cedere, ciò dimostrava che stava perdendo sangue in abbondanza e questo l'avrebbe fatta svenire a breve.
Dirk aveva qualche nozione medica, siccome viveva con la curatrice del villaggio alcuni trucchetti li aveva imparati ed era in grado di riconoscere alcuni sintomi.
- Forza siediti, ci penso io alla tua ferita.
L'aiutò ad adagiarsi sul terreno, era molto premuroso, completamente diverso rispetto a poco prima.
Chissà come mai si comporta così... forse c'è davvero qualcosa di strano, quasi tipo un istinto animalesco in lui che gli fa perdere la ragione e il controllo” pensò Elisabeth mentre provava il sollievo nel sentire la pomata di Mandragora pizzicarle la ferita. Prima di applicargliela Dirk aveva accuratamente pulito il sangue, sebbene la maglietta lacerata si fosse sporcata non importava molto. La cosa essenziale era che il taglio in precedenza fosse stato pulito, con il pezzo di stoffa a coprire la ferita, una volta riabbassata la maglietta lo sporco non rischiava di infettare il taglio.
- Grazie - sussurrò Elisabeth quando la medicazione e bendaggio furono terminati.
- E' il minimo dopo quello che ti ho fatto - Dirk abbassò lo sguardo seriamente dispiaciuto, d'impulso andò a raccogliere il coltello che aveva lasciato dopo aver ferito l'amica. Se lo puntò sul cuore pronto a togliersi la vita.
- Almeno in questo modo non ti recherò più alcun male.
Con uno slanciò la ragazza gli si avvicinò per fermarlo, ma riuscì solo a far cambiare direzione al coltello, facendogli un taglio sul torace.
- Ecco così siamo a pari – commentò lui con un sorriso.
- Stupido!! - lo rimproverò Elisabeth - Avresti potuto semplicemente chiedermi come poter rimediare senza lesionarti! Guarda, tutta la stoffa della maglia ti sta entrando nel taglio, rischi un infezione!
Fece per avviarsi a prendere dell'unguento di Mandragora, purtroppo scivolò all'indietro, Dirk per impedirle di picchiare la testa si protese in avanti.
- Dovresti riposare, sei debole. Tranquilla che mi arrangio a medicarmi.
Con gli occhi che si chiudevano dalla stanchezza Elisabeth seguì il suo consiglio. Il ragazzo la prese in braccio, la adagiò vicino a Rina e la coprì con la sua coperta.
- So che siete lì, perché non uscite allo scoperto, razza di feccia umana?
Il suo sguardo era furente, sapeva che c'era qualcuno che li stava osservando e questo lo faceva innervosire tantissimo. Qualcuno aveva visto la schiena della sua adorata, era una cosa che non poteva perdonare tanto facilmente. Il ghigno sadico si trasformò in una risata.
- Avanti, uscite da lì. Vi sto aspettando.
Dopo quelle parole quattro uomini si avvicinarono brandendo una spada.
- Solo perché siete armati, pensate che mi arrenderò? - rise nuovamente.
Con un balzo all'indietro si avvicinò all'arco di Elisabeth appoggiato per terra, scoccando una sola freccia.
Dirk era molto scarso con l'arco, infatti si trattava solo di uno stratagemma per distrarre gli uomini, che confusi si abbassarono per evitare il dardo, mentre lui correva loro incontro, con due frecce per mano, con l'intenzione di usarle come due piccole lance. A due uomini conficcò la freccia in gola, ad un altro dritto in fronte, mentre all'ultimo trafisse il cuore.
Dirk si ritrovò ad ansimare, il suo sguardo era posato sui quattro corpi esanimi, si sentiva soddisfatto. L'odore del sangue che si confondeva con il suo lo rilassava, riportandolo indietro nel tempo.
Aaaah che bei ricordi” non ne aveva mai abbastanza.
Il suo sguardo cadde su Elisabeth, che per via del trambusto e delle urla degli uomini, si era svegliata. La ragazza era intontita, ma le bastò un occhiata intorno a lei per capire cosa fosse successo.
- Ti prego, spingimi dentro il fiume prima che sia troppo tardi – disse Dirk in un sussurro.
- Come posso farlo? Tu non sai nuotare!
Elisabeth non voleva togliere la vita ad un'altra persona, benché immaginasse cosa sarebbe potuto accadere avere intorno qualcuno con quegli sbalzi comportamentali.
- Se non lo farai, sarai te a perdere la vita ed è una cosa che non voglio fare! Ti prego... aiutami a salvarti!
La stava supplicando e lei in coscienza non poteva di certo non preoccuparsi per la propria incolumità.
- Sii egoista Eli – la incoraggiò Dirk.
- E va bene... lo farò – disse titubante.
Elisabeth si alzò in piedi e insieme scesero dalla piccola collina e raggiunsero la riva del fiume ai suoi piedi. La ragazza guardò Dirk, i suoi occhi neri e profondi erano limpidi privi di nefandezza, la guardavano con gentilezza e i suoi capelli color cenere erano arruffati, per via della lotta contro gli uomini del villaggio.
Elisabeth si sentiva stringere il cuore nel petto e stava cercando di pensare a un'altra soluzione, stava esitando e lui parve capirlo perché la esortò con un sorriso serafico accarezzandole i lunghi capelli biondi.
Dopo un respiro profondo Elisabeth diede una spinta a Dirk e lui non oppose resistenza. Il ragazzo ruzzolò dentro al fiume, proprio nel punto in cui c'era una forte corrente. Gli occhi di Dirk esprimevano terrore mentre affondava, per poi riapparire sulla superficie. La scena durò solo qualche minuto, seguita dalle grida disperate del ragazzo che sapeva che non sarebbe sopravvissuto. Dopo un po' anche quelle cessarono. In seguito il corpo di Dirk venne trascinato via dalla corrente lasciando dietro di sé una scia di sangue.
Si era sporcata nuovamente le mani di sangue. Stavolta non letteralmente, ma sicuramente la sua anima ne era rimata macchiata. Volutamente non aveva prestato soccorso a qualcuno che l'aveva aiutata.
Tutto questo mi si ritorcerà contro un giorno. Pagherò per i miei peccati” pensò Elisabeth mentre metteva via le sue poche cose e prendeva quelle appartenute a Dirk, voleva allontanarsi velocemente da quel fiume di morte.

 

FINE FLASHBACK

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 

Falco Nero si stava rilassando nella sua grande stanza. Il legno bruciava nel camino scoppiettando. I suoi occhi erano persi a fissare le fiamme. Il suo respiro era calmo, anzi quasi si dimenticava di respirare. La sua mente non pensava, in quel momento era libera da qualsiasi pensiero.
Sospirò e chiuse gli occhi.
L'uomo si lasciò cullare dall'oscurità, sprofondò nell'oblio del buio più totale. Il suo momento di totale riposo fu disturbato da qualcuno che bussò alla sua porta.
Maledizione!” pensò stizzito “Sempre a disturbarmi... forse dovrei cedere il posto di capo della fazione a qualcun altro, molto probabilmente sarebbe meglio per tutti e io avrei qualche momento per riposarmi” svogliatamente si alzò dal letto. Falco Nero pensava si trattasse come sempre di Benjamin, per cui non si curò di coprirsi il petto con una maglietta. Quando spalancò la porta, si trovò di fronte ad Elisabeth. La donna non aveva ancora ripreso la vista, questo Falco Nero lo sapeva bene, eppure per qualche strano motivo avvertì i propri zigomi arrossire.
- Lei... - iniziò a dire Elisabeth con un tono calmo e autoritario puntandogli il dito all'altezza del volto ed entrando di qualche passo nella stanza.- Deve assolutamente firmarmi il permesso per andarmene da qui!
- E' buffo che lei, Milady, venga a chiedermi questo genere di favore, mentre mi stavo rilassando sul letto e considerando che in questo momento ho addosso solo un paio di pantaloni.
La donna cercò di reprimere una smorfia e poi assunse un'espressione stupita, alla fine esclamò – Se pensa che cederò a qualche strana proposta, si sbaglia di grosso! Solo perché è il Master di questa fazione non vuol dire che mi abbasserò a tanto per ottenere ciò che voglio! Inoltre come facevo a saperlo? Ho perso temporaneamente la vista, per cui è impossibile per me sapere cosa ha indosso in questo momento.
- Sul serio? E' sicura di non averlo fatto di proposito? - un leggero ghigno apparse sul viso dell'uomo, la situazione lo divertiva molto. - Come mai il suo volto sta diventando rosso?
- Questo non è affatto vero!
- Dice così solo perché non si può vedere allo specchio - sottolineò Falco Nero.
Elisabeth se ne voleva andare da quella stanza. Eppure il suo orgoglio le impediva di andarsene, mica poteva permettere a quell'uomo di prenderla in giro in quel modo. Allungò il braccio per tirargli un pugno. Lui ovviamente lo parò.
- Dovreste smetterla di burlarsi di me e cercare di parlare seriamente - disse Elisabeth, ritraendo il braccio che era stato precedentemente bloccato - Sono abbastanza grande da badare a me stessa. Forse non si nota, ma ho già ventisette anni.
- Davvero? Sembri più giovane. Ed io? Che cosa dice, come li porto i miei trent'anni?
- Perché cambia discorso? Vuole per caso farmi irritare ancora di più?
- Se farla irritare, la porta a essere così buffa, lo farò più spesso. Forse non gliel'ho detto nel nostro precedente incontro, ma può darmi del tu quando si rivolge a me, Milady.
- Smettetela di blaterale fandonie e firmatemi un dannato permesso.
- Lo farò solo e quando avrà recuperato totalmente la vista - ribadì Falco Nero – Dopodiché, sarà libera di andarsene.
Elisabeth corrugò la fronte, facendo un'espressione sospetta.
- Sono un uomo di parola, si può fidare – si avvicinò al camino - Riesce a tornare indietro o le serve un aiuto?
- Ce la faccio anche da sola – rispose bruscamente Elisabeth, allungando le braccia per evitare di andare contro il muro. Prima di essere completamente fuori dalla stanza con un sussurro aggiunse – Grazie.
L'uomo si lanciò sul letto a pancia in giù, sprofondando il viso nel cuscino.
Stavolta, sono riuscito a fermarmi” pensò orgoglioso di se stesso “Però...” alzò la testa dal guanciale, per fissare la mano destra che tremava. “Devo fare qualcosa per questo tremore.
L'espressione preoccupata mutò in una spietata. L'uomo si cambiò in fretta. Doveva uscire da lì. Gli pizzicavano le narici. Spalancò la finestra per far uscire quell'odore. Quel profumo. Uscì dalla stanza.
Scosse la testa “Mi sembra strano, eppure anche se non ricordo, sono sicuro di averla già incontrata in passato. Di sicuro lei si sarebbe accorta quando è arrivata alla fazione se sono una sua vecchia conoscenza. Forse mi ricorda semplicemente qualcuno e lei è la prima volta che la incontro.
La sua memoria non era più tornata, sebbene a volte ricordasse qualcosa, non era mai in modo distinto, tutto era sempre molto confuso e distante dall'essere nitido. Una rabbia nata da chissà dove lo investì.
Una cameriera che passava in quel momento gli rivolse la parola, ignara del suo stato d'animo.
Falco Nero la afferrò per le spalle - Levati di mezzo!! - la scaraventò contro il muro, la donna picchiò la testa e la parete si macchiò di sangue. A quella vista, l'uomo rise.
- Master... – Benjamin era scosso, ancora non credeva di aver assistito a quella scena, in fondo era passato molto tempo dall'ultima volta.
- Che diamine vuoi?
- La stavo cercando per informarla del ritrovamento di due morti nel bosco, ma credo che non sia necessario avvisarla. Immagino lei sappia già tutto.
- E quindi? Anche se vai a spifferare al villaggio che sono infuriato e che ho ripreso il vizietto di un tempo, quando avevo quel nome che non ricordo e che Midolf ha abolito, pensi che cambierebbe qualcosa? Nessuno può sostituirmi come Master, anzi creeresti soltanto paura e caos.
L'uomo rimase in silenzio, sapeva perfettamente che Falco Nero aveva ragione. Oltretutto, era stato il braccio destro anche del Master precedente, per cui era a conoscenza di quello che quell'uomo era in grado di fare, specialmente se era alterato.
- Cosa ti serve? - chiese infine.
- E' buffo che tu me lo chieda - Falco Nero era divertito - Battuta di caccia - rispose sorridendo spietatamente con gli occhi che sembravano brillare come una fiamma incandescente.
A quelle parole Benjamin sudò freddo.
Battuta di caccia era la parola in codice per dire: andare a uccidere persone a caso, senza pensare a chi fosse o che età avesse. L'unica cosa importante era far scorrere un mare di sangue.
- Corri, dì allo stalliere di preparare Titan.
- Subito, Master - Benjamin lo assecondò, era la scelta più intelligente da fare in quella situazione. Mentre si recava verso la stalla, chiese ad una guardia di portare la cameriera ferita e svenuta dal medico.
Falco Nero tornò nella sua stanza per prendere il mantello e i guanti neri in pelle. Mentre attraversava a gran carriera il corridoio qualcosa attirò la sua attenzione.
Nel vedere inginocchiata nel androne Elisabeth, la quale in quel momento stava tirando alcuni pugni sul lungo tappeto, l'uomo si bloccò di colpo.
Quei lunghi capelli castani, con qualche riflesso rosso… mi ricordano qualcosa o forse qualcuno, ma chi?
Un mal di testa allucinante investì l'uomo che barcollò, cercando sostegno nel muro, per restare in piedi.
Elisabeth era intenta a prendere a pugni il tappeto, era frustrata perché non riusciva a recuperare la vista. Delle lacrime iniziarono a scenderle dagli occhi, calde, sembrava che volessero rassicurarla, come a dirle che tutto sarebbe andato per il meglio. A un certo punto sentì un rumore alle sue spalle. Per forza dell'abitudine, si voltò. Ovviamente, vide solamente nero.
- Chi è? - chiese.
- Sono io, non preoccuparti - rispose Falco Nero - Piuttosto, tutto bene?
- Oh, sì - la donna si asciugò con il dorso della mano le guance, voleva evitare di dimostrarsi debole davanti a quell'uomo. – Mi stavo solo sfogando, perché non posso usare il mio arco. Vi avevo promesso che avrei partecipato al torneo, se non miglioro sarò costretta a rinunciare - sapeva che era una scusa stupida, però l'uomo ci cascò, o perlomeno fece finta di crederci.
- D'accordo, nel caso di bisogno può chiedere a chiunque, sicuramente la aiuteranno.
Eccolo, era di nuovo il Falco Nero del primo giorno, disponibile e comprensivo.
- Certo, la ringrazio. Credo che andrò a fare un bagno.
- Gina – chiamò Falco Nero fermando una cameriera che stava passando in quel momento. - Potresti accompagnarla nella stanza da bagno e preparargli la tinozza? Se ha bisogno di aiuto, dalle una mano. Te ne sarei grato.
- Certamente, Master. Sarà un onore per me eseguire i suoi ordini come sempre.
Certo che questi sono tutti strani” pensò Elisabeth mentre Gina la aiutava ad alzarsi “Sicuramente hanno scelto la persona giusta in quanto a stranezza. E' sempre diverso, come se avesse più personalità. E la cosa ancora più bizzarra è che tutti lo seguono come se fosse una divinità” camminava lentamente, per evitare di dare troppo peso alla cameriera che la teneva sotto braccio, essa infatti dava l'impressione di essere molto esile.
Nonostante Elisabeth era consapevole di essere in una stanza con un'altra donna, una volta tolti tutti i vestiti che indossava, si sentì in enorme imbarazzo. Soprattutto perché doveva farsi aiutare a entrare nella tinozza piena d'acqua calda.
- Il Master sembra ammirarla molto - commentò Gina.
Elisabeth notò che l'affermazione era pungente, con una nota di gelosia, questo fece suonare un campanello d'allarme nella testa della donna.
La cameriera continuò - Proprio per questo motivo mi sento onorata. Di certo non per lei, bensì per il fatto che l'abbia messa nelle mie mani, vuol dire che si fida di me e... - senza finire la frase la gettò dentro la tinozza a testa in giù.
Il corpo nudo di Elisabeth fu graffiato dal legno del barile, mentre cercava di divincolarsi. Si sentiva soffocare, trattenere il fiato per minuti non era una cosa di cui era capace, per cui doveva trovare il modo di liberarsi da quella presa. Aveva dormito solo poche ore ed era estremamente stanca, trovò la forza quando sentì il braccio di Gina sfiorarle la cicatrice sulla scapola destra. Con uno scatto tirò indietro la testa, facendola scontrare contro quella della cameriera.
- Aaaaar! Come osi lurida schifosa! - strillò Gina indignata.
- Sei stata tu la prima ad avermi aggredito – disse di rimando Elisabeth in tono spasmodico.
Si spostò una ciocca di capelli che le copriva il viso, chiuse e riaprì gli occhi pur sapendo che non sarebbe cambiato nulla. Con sua grande sorpresa, si accorse di riuscire a percepire delle ombre, non riusciva ancora a vedere, ma era sempre meglio del nero assoluto. Entrambe sentirono un forte rumore di passi giungere oltre la porta. In fretta Elisabeth afferrò quello che le pareva fosse o un suo vestiario o un asciugamano giusto per coprirsi, nell'evenienza che qualcuno entrasse nella stanza da bagno.
Nella stanza fece irruzione Benjamin, seguito a ruota da altri tre uomini e due cameriere, le quali precipitarono a coprire Elisabeth.
- Perché hai urlato in quel modo Gina? - le chiesero con disapprovazione - Dovresti essere comprensiva e aiutare la Milady. Invece ti metti a urlare e la fai cadere di testa nella tinozza, ti sembra il modo di fare?
- Non l'ho fatta cadere, la volevo affogare è ben diverso, non sono stata negligente - ribatté urlando Gina in sua difesa, detestava le sue colleghe, come se loro fossero migliori di lei.
- Cosa?! - tuonò Falco Nero appena giunto in quel momento.
- Master! Stavo scherzando! Si è trattato di un incidente... vede ho visto un topo e...
Benji s'intromise – Master, lasci che mi occupi della faccenda - strattonò la cameriera per un braccio trascinandola di peso fuori dalla stanza, noncurante che la donna scalciasse.
- Ora non è più necessaria la vostra presenza. Potreste gentilmente tutti uscire? In questo modo la nostra ospite può terminare il suo bagno?
Come se fossero scesi dal pero in quel momento, gli uomini si affrettarono a uscire, fatta eccezione per Falco Nero, che rimase sulla soglia dubbioso.
- Master, noi non siamo come Gina. Lei ha problemi, è mentalmente instabile. Senza contare che è molto gelosa di lei, Master, vedendo che presta attenzione alla Milady Elisabeth si sarà infuriata. Può fidarsi di noi.
- D'accordo - acconsentì, precisando subito dopo – Se dovesse succedere un altro imprevisto del genere, ci sarà la giusta punizione - uscì chiudendo la porta dietro di sé.
Le due cameriere aiutarono Elisabeth, le lavarono la schiena e i capelli, lasciando in resto alla donna. Lei rimase attenta alle loro parole e ai loro gesti, voleva evitare di ripetere quella brutta esperienza. Una volta rivestita una delle due cameriere la riaccompagnò nella sua stanza.
- Quando sarà ora di pranzo, le porteremo il vassoio.
- Ve ne sarei grata, grazie - rispose Elisabeth sedendosi sul letto.
Quando la cameriera fu uscita dalla stanza, sospirò.
Forse dovrei cercare di riposare. Chissà, magari la perdita momentanea della vista è dovuta alla stanchezza” pensò girandosi sul fianco “Dopo nel pomeriggio chiederò a quella cameriera di accompagnarmi alla stalla, così potrò andare a trovare Rina, sto rimandando da troppo tempo a causa di questo imprevisto.”
Nonostante l'intenzione di riposare, non ci riuscì. Era ancora agitata per l'incidente con la cameriera Gina, chiuse solo gli occhi, rimanendo in ascolto, concentrandosi su ogni singolo rumore.
- Le ho portato un impacco per gli occhi: è alla Menta ed Eufrasia. Secondo il Master dovrebbe aiutarla a recuperare più velocemente la vista - disse una donna entrando lentamente nella stanza.
La voce l'aveva già sentita, era una delle due cameriere gentili che l'aveva aiutata a fare il bagno e poi riaccompagnata nella camera.
- Va bene – disse Elisabeth mettendosi sdraiata sulla schiena. La cameriera tolse il panno dalla bacinella, lo strizzò un poco e poi lo depose sopra gli occhi dell'ospite.
- Ora vado, lasci il pezzo di stoffa sugli occhi finché non percepisce un miglioramento. Tornerò più tardi con il pranzo - dopo di questo se ne andò.
L'odore forte della menta rilassò molto Elisabeth. Le tornarono in mente alcuni ricordi collegati proprio a quella pianta. Quando in inverno, nel suo villaggio natio una volta a settimana insieme a sua sorella, si riuniva con gli altri intorno al falò bevendo del tè di menta e ortiche.
Chissà come sta ora” pensò la donna, sentendosi in colpa per non aver avuto un pensiero rivolto la sua unica parente in vita. Troppe cose le erano capitate, il suo continuo viaggio la stava sempre di più cambiando.
Forse mi avvicino ad essere di più una bandita piuttosto che una viaggiatrice senza meta” ridacchiò tra sé e sé, per qualche motivo ignoto lo trovava divertente.
Elisabeth si accorse di sentire un altro odore coperto da quello forte della menta, solo non riusciva a distinguerlo, molto probabilmente neanche lo conosceva. Le sue conoscenze in fatto di medicine e piante erano molto scarse. Tuttavia quell'aroma si diffuse per tutta la stanza ed Elisabeth si sentì rilassata, rigenerata e assonnata.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Falco Nero aveva ordinato un incontro con tutte le guardie, che di solito svolgevano il compito di controllo nella torretta e nelle vicinanze del portone d'entrata al villaggio. Lui stava seduto sul suo trono nella Grande Sala, mentre tutti i suoi soldati stavano in piedi, sull'attenti, immobili.
- Ascoltatemi bene uomini! - proclamò il Master in tono solenne – So perfettamente che non siamo né in guerra né abbiamo battaglie in corso, com'è giusto che sia. Ci tengo però voglio ricordarvi una cosa... - fece una pausa a effetto. - Questo non vuol dire che dobbiamo assistere a ingiustizie o a prendere colpi senza reagire. Tim vuole vendicarsi della nostra nuova arrivata. Come ben sapete, ora non è in condizioni fisiche da poter affrontare uno scontro. Quello che vi chiedo quindi, è di rifiutare qualsiasi entrata al villaggio di persone che fanno parte di un'altra fazione.
- La locanda principale è qui da noi - obbiettò un soldato.
- Le altre due fazione ne hanno una a loro disposizione. La nostra è solo più grande, per il momento sarà aperta solo per noi. Almeno finché non inizia il torneo - rispose allargando le braccia Falco Nero - Ho già provveduto a far consegnare i due volantini ai rispettivi capi fazione, per cui il vostro compito è solo far rispettare la nuova regola - incrociò le braccia per poi fissare uno a uno gli uomini che aveva di fronte. - Confido in voi e non accetto eccezioni alla regola, altrimenti sarete esiliati oppure puniti severamente e il vostro titolo di soldato sarà revocato.
Un borbottio si creò tra la folla. Loro erano diventati soldati perché detestavano lavorare la terra e il pensiero di ritrovarsi contadini, per loro era peggio che la morte in una battaglia.
Quando il brusio di commenti cessò, all'unisono gridarono in tono deferente - Ai vostri ordini Master!!
- Ottimo, in questo caso, l'incontro è sciolto. Tornate pure ai vostri compiti quotidiani - questa frase Falco Nero la pronunciò soddisfatto e sorridente, sapeva quali parole usare nei suoi discorsi per evitare rivolte.
Nessuno voleva abbandonare il suo villaggio, essere degradato né tanto meno esiliato.
Osservò il sole fuori dalla finestra, l'alba era ormai passata, quindi a breve si sarebbe potuto recare alla sua locanda per fare una buona colazione.
Prima però andrò a mettermi qualcosa di più comodo di quest'abito pomposo. Se non fosse obbligatorio indossarlo per gli incontri ufficiali, non lo metterei mai” pensò mentre si recava nella sua stanza.
Mentre s'infilava la maglia di seta, la collana che teneva sempre al collo cadde sopra al nuovo abito. Normalmente la teneva nascosta da occhi indiscreti, sebbene non si ricordasse nulla, sul chi gliela avesse regalata o dove l'avesse presa, dal profondo sentiva che era molto importante per lui. La ripose sotto la maglia di seta e improvvisamente fu catturato da un ricordo passato. Lo vide talmente nitido che gli sembrò di viverlo sul momento.

 

FLASHBACK
 

La pietra di resina, l'ambra aveva rinchiuso in sé molti ricordi dimenticati, aveva un potere mistico che celava e svelava solo quando era necessario. Come se avesse uno spirito al suo interno. Capace di decidere e soggiogare le persone al loro volere. Per questo in molti la consideravano la pietra del demonio, il gioiello prediletto dell'Echidna.
Elisabeth era ancora troppo piccola per capire perché tutti evitassero Dirk.
A lei pareva un bambino come tutti gli altri, certo a volte era cattivo, ma nessuno può essere considerato un santo in questo mondo, perché può capitare di fare cattive azioni. Tutti gli altri bambini del villaggio Toreny compivano azioni meschine eppure erano considerati dagli adulti dei bravi fanciulli.
Quando i bambini del villaggio si erano radunati per andare a fare il gioco “Vediamo chi trova il sasso più bello” stranamente anche Dirk era stato invitato. Era stato un gesto tutt'altro che gentile. Lo scopo era raccogliere più sassi possibili per poi lanciarli e ferire il figlio dell'Echidna.
Elisabeth detestava le ingiustizie, per questo si era aggregata al gruppo, avvertendo la sorella minore che si sarebbe assentata per qualche ora. Secondo lei chi se la prendeva con qualcuno perché da solo, era un codardo e un vigliacco, facile picchiare qualcuno quando si è in più di dieci.
– Che bella – esclamò sorridendo Dirk – Sei stata proprio brava Eli, sicuramente vincerai.
- Torniamo al villaggio – quelle parole le uscirono d’impulso, lui era sempre stato gentile con lei, quindi in qualche modo voleva ricambiare salvandolo dall'ennesima tortura.
– Perché mai dovremmo? – Dirk era confuso.
– Vogliono raccogliere i sassi per tirarteli addosso, non è un gioco. Su andiamo – la bambina lo tirò per una mano.
– Perché me lo stai dicendo? Sei venuta qui anche tu... quindi sei come loro.
- No – lo interruppe lei – Volevo solo portare un bel sasso a mia sorella e portarti via prima che loro ti prendano di mira, di nuovo – il volto era serio, stringeva con entrambe le mani il suo sasso color miele, grande quanto la sua mano.
– Se è vero, dammi la tua pietra.
Titubante lei glielo porse – E' tuo, ora torniamo a casa.
- Figlio dell'Echidna, non andrai da nessuna parte – gridarono i bambini iniziando a lanciare sassi nella sua direzione.
Senza pensarci troppo Elisabeth si mise davanti a Dirk per proteggerlo. Il ragazzino sorpreso da quel gesto, fece cadere il sasso color miele sul prato e questi si macchiò con il sangue della bambina.
Elisabeth a un certo punto svenne e a quella vista Dirk s'infuriò. Per prima cosa coprì con il proprio corpo la bambina, facendole da scudo. I marmocchi continuarono a lanciare sassi nella sua direzione e poco dopo il ragazzino iniziò a sanguinare e qualche goccia del suo sangue cadde sopra la pietra color miele
Quando ebbero finito, lui si girò fulminandoli con lo sguardo.
– Potete prendervela con me fino alla fine dei miei giorni, ma lei non dovrete sfiorarla mai più o vi ammazzo dopo aver ucciso la vostra famiglia.
L'odio nei suoi occhi terrorizzò i bambini che corsero via, alcuni strillando altri piangendo.
Dirk si caricò sulla schiena Elisabeth e con una mano raccolse la pietra. Dopo aver lasciato a casa la bambina, si diresse verso la bottega della famiglia che l'aveva adottato.
Il ragazzino levigò la pietra rendendola liscia, cercò di pulirla dal sangue, alcune macchie tuttavia sembravano essere penetrate al suo interno ed era impossibile toglierle completamente. Infine la tagliò formando una forma romboidale, simile alle punta delle frecce. Per concludere fece un piccolo foro sulla pietra per mettere il pezzo di stoffa nero, cosicché potesse essere usata come collana. La pietra era abbastanza grande e Dirk decise di farne due identiche. Una la regalò a Elisabeth in segno di scusa per quanto accaduto il giorno precedente.
– Grazie, non dovevi.
- Mi dispiace, purtroppo non sono riuscito a pulirla - si scusò lui.
- Fa niente. Almeno mi ricorderà di essere forte – la bambina sorrise facendo sanguinare nuovamente il taglio sulla guancia.
- Se vuoi finché non starai meglio, mi occuperò io di tua sorella.
- Grazie, un aiuto mi farebbe comodo, lei corre troppo e le gambe mi fanno male.
- Tu riposa, ci penso io a lei.
Dirk era contento di aiutare l'unica persona che in tutta Toreny lo trattava sempre in modo gentile fin da quando era arrivato. Neppure la famiglia che lo accudiva lo trattava con una gentilezza così sincera.
E ora, anche se a insaputa della bambina, avevano la stessa collana, macchiata dal loro sangue, in memoria di quello che era accaduto quel giorno.
Questo ricordo risaliva a quando Elisabeth aveva 9 anni e Dirk 12.

 

FINE FLASHBACK
 

Dirk... Io sono Dirk...” pensò Falco Nero sconvolto da tale scoperta.
Il suo respiro era affannoso, le pupille erano dilatate, tutto il corpo era percorso da fremiti.
Cosa... chi... che genere di persona ero? Perché in questo momento sento la necessità di scoprire di più sul mio passato? Forse se indago, potrei scoprire perché sono fissato con i quadri che ritraggono creature mitologiche. L'Echidna secondo le credenze popolane del mio villaggio Toreny, era una donna e al posto delle gambe aveva una coda di serpente e di solito viveva in caverne o grotte. Per questo mi consideravano suo figlio, perché secondo la tradizione l'Echidna ha avuto diversi figli: Ortro, Cerbero, Idra e Chimera.”
L'uomo era in ginocchio sul pavimento in legno, probabilmente quel ricordo gli aveva fatto perdere momentaneamente l'equilibrio. Mentre si rialzava i suoi pensieri continuarono.
Mi è tornato in mente solo il nome del mio villaggio natio, come potrei raggiungerlo? E' talmente piccolo che sicuramente da queste parti nessuno l'ha mai sentito nominare. Non conosco nessuno che può rispondere alle mie domande e svelare qualcosa sul mio passato... tranne, Midolf! Lui era sollevato quando mi sono dimenticato chi ero. Che sia meglio così? La cosa migliore da fare è davvero continuare a non ricordare e dimenticarmi nuovamente questo nome?” questi interrogativi continuava ad aumentare e Falco Nero non riusciva a rispondere a nessuno di essi.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 


Benjamin stava dando indicazioni agli addetti della cucina.
- Mi raccomando: preparate la bistecca di manzo e del riso con il rosmarino per il Master. Deve essergli servita sia a pranzo sia a cena. In questo modo sarà di buon umore e potrà accettare le vostre richiesta durante l'incontro di domani - disse con sorriso benevolo l'uomo.
- Oh grazie mille Sir Benji! E' la nostra salvezza, se non ci fosse lei! - gli addetti alla cucina erano davvero riconoscenti per i suggerimenti dell'uomo.
Far sì che tutti gli fossero debitori era uno dei suoi numerosi obiettivi.
In questo modo aveva il controllo di tutti quelli che abitavano del villaggio, Falco Nero non sapeva nulla di tutto ciò, se avesse scoperto questa sua tattica calcolatrice, si sarebbe infuriato.
Benjamin era arrivato insieme a Falco Nero al villaggio, però Midolf aveva subito capito che il ruolo di braccio destro era il più adatto a lui. Inoltre aveva una buona parlantina, per cui decise di nominarlo addetto al rapporto tra capo fazione e popolazione, il precedente Master era sicuro che quei ruoli gli calzassero a pennello, in più sembrava piacere a tutti e quello era un fattore a suo favore.
Non a caso, l'ex-Master, si era confidato con lui riguardo agli strani comportamenti di Falco Nero.
Questo ruolo autoritario, benché sia sottovalutato, mi fa avere un grande potere anche con il Master attuale, potrei spodestarlo in qualsiasi momento e avrei tutti dalla mia parte. Senza contare che se rivelassi quello che so riguardo Falco Nero, nessuno si fiderebbe più di lui” pensava Benjamin mentre usciva dal castello per dirigersi verso il campo agricolo dei contadini.
Quel mattino sentiva che tutto sarebbe andato come pianificato. Allegro si mise a fischiettare.
Più tardi dovrei controllare le condizioni della nuova arrivata... è il soggetto giusto... sì, è perfetta per il piano” continuò a fischiettare allegramente e salutava con un grande sorriso tutte le persone che incontrava.
- Buongiorno uomini della terra. Come sta procedendo la semina?
- Ottimamente Sir Benji! Siamo in perfetto orario, entro sera finiremo di sicuro.
- Che bella notizia mi hai dato! Sicuramente il Master ne sarà entusiasta. Siete i migliori contadini del paese, bravissimi! - batté le mani per sottolineare quanto appena affermato.
- Oh suvvia Sir Benji, facciamo solo il nostro umile lavoro.
- Se non fosse per voi, nessuno ci sfamerebbe, inoltre vi ripeto che con me non avete bisogno di usare il Sir.
- Certo, mi perdoni, me lo scordo sempre.
- Non voleva essere un rimprovero, dopotutto sono un semplice abitante di questo villaggio come voi, per cui non merito di essere chiamato con un onorifico del genere. Ora vi saluto, devo continuare il mio giro, buon lavoro a tutti - i contadini ricambiarono il saluto con il gesto della mano.
L'uomo passò dalla stalla per prendere un cavallo.
Quando passò sotto la torretta disse - Vado a fare un giro di perlustrazione per controllare se quelli di Glourcastre stanno girando nel nostro territorio.
- D'accordo Sir Benji, grazie dell'aiuto!
- Voi perdete diverse ore di riposo per controllare se siamo al sicuro. E' il minimo - salutò con la mano ed entrò nella foresta.
Benjamin girò a vuoto fingendo di fare un pattugliamento accurato della zona.
Procedeva in modo circolare, solo per arrivare alla sua meta più lentamente possibile e non dare nell'occhio.
Quando l'uomo raggiunse il centro della boscaglia, legò le briglie del cavallo a un albero, si addentrò camminando con calma e guardandosi intorno con fare circospetto.
- Era ora che arrivasse Sir Benjamin - lo apostrofò una voce femminile seccata - Mi stavo annoiando e iniziavo a pensare che forse avrei dovuto lanciarle una maledizione.
- Mia carissima dama, non volevo per niente irritarla, ma come ben sa, ho dei compiti da svolgere per avere la benevolenza del nostro villaggio - le baciò dapprima la mano e poi una guancia.
- Se cerca di farsi perdonare, questo è il metodo sbagliato.
- Mia bellissima Lady Gina! Come farei a vivere senza di lei? Siamo una coppia perfetta per governare non solo la nostra attuale fazione, ma anche le altre due. Vuole sempre riunire le tre fazioni in modo da poter sfruttare gli abitanti per fargli fare tutto ciò che vuole e usare chiunque per i suoi esperimenti da fattucchiera, no?
- E' perdonato. Ha usato la parola corretta e non quell'insulto di strega.
L'uomo sorrise, era riuscito nel suo intento, farsi perdonare a costo zero.
Questa donna sottovaluta la mia abilità nel calcolare ogni cosa. Meglio così! Almeno sono in vantaggio anche su di lei” pensò Benjamin mentre tendeva le braccia per abbracciarla, la cameriera abboccò e lo abbracciò.
Con un saltello la donna si allontanò dicendo - Ho trovato quella grotta... è perfetta - un sorriso malizioso si dipinse sul suo volto. - Quando posso usare quella donna in sacrificio? Ho già pensato a come...
- Penso che dovremmo cambiare il programma - la interruppe Benji - Lei sarà la vittima di Falco Nero.
Lo sguardo di Gina diventò adirato, urlò alzando le braccia al cielo – Perché?!
- Perché assomiglia alla donna che Dirk ha colpito quella volta. Si ricorda quella dai capelli rossi che voleva mettersi in mezzo ai nostri piani?
- Secondo lei sono imparentate? - l'ira svanì per far spazio a una fragorosa risata.- Ahahahah ora capisco perché ha cambiato i piani. Avrei fatto lo stesso! - lo raggiunse nuovamente buttandogli le braccia intorno al collo. - La amo per questa sua mente diabolica almeno quanto la mia! - esclamò per poi baciarlo.
Benjamin per un attimo la lasciò fare, dopo pochi istanti la spostò bruscamente.
- Devo tornare alla fazione, altrimenti penseranno che mi sia perso. Tutto questo deve rimanere un segreto, giusto? - chiese per avere conferma che la donna davanti a lui era consapevole di quello che stavano facendo.
- Certo che lo so! - confermò.
- Bene - annuì l'uomo stava per voltarsi e tornare al cavallo, quando si ricordò una cosa.
- Quella pianta... è riuscita a trovarla, vero?
- Nella grotta ce ne sono diverse molto utili - Gina sorrise vedendo gli occhi di Benji illuminarsi.
- Non poteva darmi notizia migliore. Per premiarla, le regalo il resto della giornata e domani liberi da ogni incarico. Dirò che è andata a trovare i suoi parenti.
- Vuole dire gli stessi che ho già sacrificato per iniziare il nostro piano? E' alquanto buffo, ma di certo non ne saranno dispiaciuti - prese a ridere tra sé e sé.
E' proprio una strega pazza” pensò Benjamin mentre rimontava a cavallo per tornare alla fazione. “Se potessi fare a meno di lei, sarebbe perfetto, purtroppo le sue conoscenze sulle piante mi serve, così come i suoi giochetti da strapazzo” senza un apparente motivo sogghignò. “Anzi, appena avrà finito di svolgere il suo compito, la farò bruciare sul rogo rivelando a tutti che è una strega. Così potrò governare in modo indiscusso tutte e tre le fazioni.”
Grazie a quel pensiero riprese a fischiettare.
- Ehilà guardie, sono tornato. Potreste aprirmi gentilmente il portone?
- Subito, Sir Benji - risposero all'unisono i due soldati della torretta.
Presto... molto presto, mi dovrete chiamare Master Benjamin” con quel pensiero riuscì a fare uno dei suoi soliti sorrisi cordiali.
- Grazie e vi auguro una buona continuazione. Ricordatevi: il vostro è un lavoro preziosissimo e indispensabile, voi garantite la sicurezza del nostro piccolo villaggio.
Le guardie piegarono leggermente il capo in segno di ringraziamento, volevano esternare la felicità per aver ricevuto tali parole come complimento, però non potevano rivelare i loro sentimenti, dopotutto erano in servizio e dovevano mantenere un comportamento serio e decoroso.

 

Nel frattempo Gina raccoglieva alcune foglie e radici presenti nella grotta. La piccola lanterna non illuminava molto e il lume della candela ondeggiava a causa degli spifferi d'aria, perlomeno non era nel buio più totale.
Quel dannato Benji! Mi vuole privare di togliere la vita a quella donna! Volevo vendicarmi su di lei, mi ha fatto rimproverare dal Master davanti a quelle due cameriere sgualdrine! Ora è arrabbiato con me e non potrò più riordinare la sua stanza” sbuffò “Vorrà dire che dovrò escogitare un altro metodo per avvelenarlo o convincere qualcun altro a farlo per me”.
Iniziò a strappare con energia le radici per sfogare quel nervosismo che le stava percorrendo in corpo.
Quando ebbe raccolto abbastanza materiale su cui lavorare coprì il cestino di vimini con un pezzo di stoffa.
Gina si alzò per recarsi verso l'uscita della grotta, si sistemò la veste tirando via la polvere, spense la candela e nascose la lanterna dietro un cespuglio, soltanto allora s'incamminò verso la sua capanna. Una volta raggiunta sistemò nella credenza le foglie, in modo che potessero essiccare, mentre le radici le mise nella padella di rame, posizionata sopra il camino.
- Bene ora devo solo aspettare che l'acqua inizi a bollire e posso aggiungerci le mie bacche rosse e dopo alcuni minuti la tisana speciale per il Master sarà pronta.
Quando il procedimento fu terminato, Gina spense il fuoco del camino e si sedette su una sedia di legno con una coperta di lana.
Ora mi merito un attimo di riposo” pensò.
La supervisione delle tisane o di qualsiasi altra cosa da fattucchiera sprecava un sacco di energie e solo dormire la aiutava in qualche modo a recuperarla.
Appena chiuse gli occhi rivide lo sguardo furioso di Falco Nero, quando aveva sentito che voleva annegare quella donna. Benjamin l'aveva salvata da una punizione esemplare, portandola fuori dalla stanza e nascondendola nella camera dei sotterranei.
Gina si svegliò di colpo.
Se non fosse stato per lui, sicuramente ora sarei a far compagnia ai miei genitori. Mi ha portato persino da mangiare e nel cuore della notte mi ha fatto uscire senza che quelle stupide guardie se ne accorgessero” ridacchiò “Usare la scusa di aver visto un cervo vicino e far aprire il cancello è stata una trovata stupenda.
Alzandosi dalla sedia la fattucchiera si avvicinò al cesto contenente le bacche, ne mangiò un paio poi uscì dalla capanna.
E' ora di cacciare scoiattoli. Stasera ho proprio voglia di mangiarmi qualcuno di quegli animaletti inutili” pensò Gina mentre iniziava a canticchiare una cantilena in una lingua incomprensibile.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

Il giorno seguente Elisabeth si sentiva meglio, notevolmente meglio.
Gli occhi sembravano pian piano riprendersi. La luce dei raggi solari le recava fastidio, ma perlomeno ora le figure riusciva a riconoscerle in modo distinto. Quel misterioso impacco aveva funzionato.
La donna si lavò e si vestì, faceva tutto a rallentatore, per lo meno ora non aveva bisogno di chiamare nessuna cameriera, riusciva a fare le cose basilari da sola. Intanto che aspettava sul da farsi, si mise a pensare se fare colazione o meno, si sdraiò nuovamente sul letto, cercando di identificare le linee delle travi legnose del soffitto.
A Elisabeth pareva di aver recuperato tutte le energie perdute nei suoi precedenti viaggi, dove sempre, dopo poco tempo di sosta, si ritrovava a scappare. Questo la fece pensare alle disavventure-avventure che aveva affrontato nei suoi anni di viaggio senza meta né sosta. Sì, le capitavano sempre cose strane. Come se avesse una maledizione addosso. Questo le fece tornare in mente di nuovo Dirk, il suo amico di Toreny, il villaggio natio dal quale era scappata. La donna si mise a giocherellare con la sua collana. Quella pietra in qualche modo la confortava sempre. Un leggero sorriso si dipinse sul volto, ripensando alla storia di quel piccolo pendente, la forma somigliava alla punta di una freccia.
- Stare qui ferma non mi va per nulla, è meglio che esco a fare un giro - disse più a sé stessa che a qualcuno in particolare.
Se usciva da lì, minori erano le possibilità di incontrare il Master. La presenza di Falco Nero in qualche modo turbava il suo animo. Una volta all'aperto, si diresse verso la stalla.
Rina la salutò con un nitrito felice. La donna afferrò una spazzola appoggiata lì vicino e iniziò a pettinarla. La giumenta apprezzò questo gesto amorevole.
- Mi dispiace piccola, ora non posso controllare al meglio la tua bruciatura. Spero solo che la stiano curando al meglio.
La cavalla pestò una zampa come per mostrare che stava bene, la donna sorrise.
- Per quel che ne so, potresti avere pestato un'altra zampa, dopotutto non stavo guardando. Te lo prometto: appena avrò ripreso la vista completamente andremo a fare un bel giretto e ce ne andremo da questo posto.
Rina nitrì sembrava contenta di quell'idea. Qualcuno si avvicinò, la giumenta nitrì per avvisare la sua padrona.
- Chi sei? - domandò la donna, vedeva chiaramente che si trattava di una figura maschile, ma non l'aveva mai visto prima.
– Sono Josh, una delle guardie sulla torretta.
- Oh, piacere. Sono Elisabeth.
- So chi è Milady, per questo motivo sono qui - disse frettoloso Josh - Deve andarsene dalla stalla, subito.
- Per quale motivo? - chiese Elisabeth, era confusa non riusciva a capire l'agitazione del soldato.
- Glielo spiegherò dopo. Per ora deve solo seguirmi - la prese a braccetto pronto a trascinarla fuori dalla stalla.
- Perché stiamo correndo? E dove mi sta port... - le sue domande furono interrotte dall'intervento di Falco Nero.
- Sì, perché fa tutto questo Sir Josh? Sono curioso anch'io di saperlo.
- M-M-Master... vo-vo-volevo solo es-essere d'aiuto. H-ha or-ordi-ordinato che è da-da ai-aiutare, perché ha pe-pe-per-perso la vi-vista mo-mo-mo-momenta-momentaneamente.
- Smettila di balbettare! - ordinò Falco Nero – Se sei così impaziente di ubbidire ai miei ordini, ti assegno un nuovo compito: accompagna la nostra ospite malata nella sua stanza nel castello. Fino a mio nuovo ordine stai di guardia davanti alla sua porta.
- Sissignore! - gridò la sentinella.
Cosa credete di decidere voi due?” pensò Elisabeth furente, detestava che qualcuno prendesse decisioni al suo posto.
- Veramente, vorrei andare alla locanda a bere qualcosa - disse incrociando le braccia - Oggi mi sento meglio, per cui voglio rilassarmi in giro, di certo restare rinchiusa in una stanza, non sarà di aiuto per la guarigione. Inoltre non ho ancora fatto colazione.
I suoi occhi erano impassibili e quelli verdi di Falco Nero la studiarono per un attimo.
- D'accordo - acconsentì – Sir Josh, accompagnala alla taverna, più tardi arriverà Benjamin a illustrarle regole del nostro torneo Milady, cosicché potrà partecipare e sarà pronta a battere i candidati delle altre due fazioni.
Arrogante” pensò la donna “Perlomeno, ha acconsentito a lasciarmi andare in un luogo pubblico.”
- La ringrazio della sua offerta, accetterò volentieri - finse un piccolo sorriso, Falco Nero ricambiò poi uscì dalla stalla.
- Complimenti per il modo in cui ha parlato al Master, nessuno si rivolge a lui in quel modo, tutti temiamo la sua possibile reazione quando è di cattivo umore.
- Che cosa vorresti dire? - Elisabeth lo fissò.
Frettolosamente Josh rispose – Semplice: ci può cacciare e rimarremmo senza uno status sociale e una dimora. Prego, lasci che la accompagni alla taverna Milady.
Una volta giunti a destinazione, una cameriera prese sottobraccio Elisabeth. Dai gesti la riconobbe e capì che era la stessa della sera precedente, quella ad averla aiutata con il bagno e che le aveva messo l'impacco sugli occhi.
- Sir Josh, lasci pure Milady in mia compagnia.
- Certo, Lady Caroline - il soldato salutò e uscì dalla taverna.
Mentre salivano su una scala a chiocciola Elisabeth parlò - Lady Caroline, mi perdoni per la mia maleducazione, ieri tra tutto quello che è accaduto, mi sono dimenticata di ringraziarla.
- Svolgo solo i miei compiti - rispose sorridendo la cameriera - Inoltre come capo della servitù mi sento responsabile per quanto le è accaduto con Gina, sono enormemente dispiaciuta. E' colpa mia, sono sempre troppo clemente.
- La colpa non è sua e non trovo corretto che si assumi la responsabilità dei gesti compiuti da altri! Se proprio vuole essere perdonata, dovreste smetterla di darmi del lei, non ho un ceto sociale più alto di lei Lady Caroline, anzi forse sono addirittura inferiore.
- Se il Master lo scoprisse, mi punirebbe - obiettò l'altra - I suoi ospiti devono essere trattati...
- Se avrà qualcosa da ridire, gli parlerò apertamente. Dopotutto sono una semplice viandante, tutte queste formalità nei miei sono superflue.
La cameriera intuì che era inutile insistere, così, suo malgrado, accettò.
- D'accordo Elisabeth farò come mi hai detto. Ora seguimi nella stanza, il Master mi ha ordinato di farti un altro impacco, visto il miglioramento.
- Oh, accetto molto volentieri, grazie mille – la ringraziò Elisabeth pensando “Mi chiedo come faccia Falco Nero a sapere che il rimedio ha funzionato, non l'ho visto e non ho riferito a nessuno del miglioramento.”
Si sdraiò su una delle brande e lasciò fare il suo lavoro a Caroline.
- Ora ho terminato di metterti l'impacco, per favore rimani qui senza muoverti. Più tardi, qualcuno ti verrà a chiamare per il pranzo, nel caso non dovessi scendere al piano di sotto in modo autonomo.
- Grazie di nuovo Caroline.
- Dovere, Elisabeth - la cameriera fece un inchino, nonostante la donna sul letto non potesse vederla. Uscì silenziosamente, lasciando riposare Elisabeth, che assuefatta di nuovo dall'odore delle erbe e il tepore caldo del pezzo di stoffa sul volto, si addormentò.
Quando la donna si destò e tolse il pezzo di stoffa dagli occhi, rimase sorpresa di accorgersi che la vista era tornata completamente. Il buio totale dei giorni precedenti, le aveva fatto cambiare la prospettiva con cui osservava ciò che la circondava. Ora guardava tutto con aria diversa, prima faceva molta attenzione a scorgere pericoli per la sua incolumità, ora invece si ritrovava ad apprezzare di più ciò che poteva percepire grazie alla vista. Di per sé era sempre stata consapevole di quante cose poteva essere in grado di fare, però a volte con i guai in cui si cacciava, si dimenticava di ringraziare per quello che aveva. Era un vero dono divino.
Elisabeth scese nella locanda, c'era solo un gruppo di uomini a un tavolo abbastanza ubriachi, lo capì subito a una prima occhiata.
L'uomo che si trovava dietro il bancone la salutò cordialmente - Lady Elisabeth! Finalmente ho l'onore di conoscerla!
Lei lo guardò accigliata.
- Oh, mi perdoni! Ha completamente ragione, sono stato sgarbato! Lasciate che mi presenti. Sono Charlie colui che si occupa di questa taverna.
La donna stava per dire qualcosa, ma l'uomo continuò a parlare.
- Forse non lo sa, però ha già una discreta fama nel villaggio. Siete colei che si è ribellata alla prepotenza del cugino del Master. Ne ha avuto di fegato! Peccato che quando stava per venire qua a festeggiare, si è sentita poco bene. A quanto pare vi siete ripresa, ne sono felice - fece un largo sorriso, i suoi occhi blu sembravano riflettere la luce emessa dalle candele appese dietro di lui all'interno delle lanterne in ferro.
Sembra davvero sincero” pensò Elisabeth sorpresa “E' strano, considerando che neanche mi conosce, eppure sono certa che non stia mentendo, il suo sguardo e il suo sorriso sembrano così innocenti e puri.
Lo guardò attentamente e si accorse che l'uomo dai capelli castani chiari era molto cordiale e scherzoso con tutti i suoi clienti. Anzi, fin troppo, nonostante lo appellassero in modo poco garbato, il locandiere trattava tutti in modo gentile.
Perlomeno la sua personalità è reale e non una maschera. Sicuramente con lui potrei parlare a differenza dell'altra gente che c'è nel castello, loro mi stanno appresso solo perché il loro Master gliel'ha ordinato” a quel punto Elisabeth decise di scambiare due parole con il locandiere.
- A quanto pare mi sono fatta riconoscere fin dal primo giorno.
- Ha fatto una buona impressione - ribatté sempre sorridendo Charlie, mentre con un panno asciugava alcuni bicchieri dietro il bancone.
- Posso ordinare qualcosa? - chiese la donna, cercando di cambiare discorso.
- Certamente. Mi dica pure cosa preferisce, cercherò di portarglielo il più in fretta possibile.
- Latte caldo, per favore.
- Niente idromele?
- Passo. Meglio se non mi ubriaco - rispose lei con un mezzo sorriso.
- Oh, oh ha davvero gusti delicati Milady. Sicuramente mi ricorderò della sua ordinazione, è molto particolare.
Lei non ci badò. Era abituata ai commenti dei vari locandieri in merito a ciò che ordinava. Generalmente l'idromele non le dispiaceva, solo che a volte quando ne beveva anche solo un boccale, succedeva qualcosa. Il ricordo era sempre vago eppure agiva in modo diverso, come se fosse un'altra persona. Di questo ne era certa.
Dopo qualche minuto, le passò un boccale fumante - Ecco a lei, Milady.
- Cos'è questa cosa scura? - domandò Elisabeth dubbiosa.
- Polvere di cacao - le rispose Charlie con un sorriso radioso – Ho solo una piccola scorta, è da tempo che quel mercante non passa da queste parti, per questo di solito la tengo per me, però vista la sua ordinazione, ho pensato che eravate la cliente giusta per assaporare tale delizia per il palato.
Seppur titubante Elisabeth portò il boccale alla bocca. Il gusto del latte era delizioso con la polvere di cacao. La donna chiuse per un attimo gli occhi e fu riportata indietro nel tempo. Si sentì rilassata, mantenne le palpebre serrate ed espirò. Le pareva quasi di essere in qualche altro posto e non in una locanda.
Elisabeth riaprì gli occhi e si sentì in imbarazzo nel notare che Charlie la stava fissando.
- E' molto buono - commentò alzando nuovamente il boccale per nascondere il rossore del viso.
Il locandiere fece finta di di non aver notato nulla, si limitò a sorrise ed esclamare - Felice che le sia piaciuto! Ora mi perdoni mia sorella mi sta chiamando.
Di solito non era curiosa, ma per qualche strana ragione la donna si voltò e vide Caroline tirare per un orecchio Charlie, il quale sembrava cercasse in qualche modo di dare spiegazioni. Tra i due non vi era molta somiglianza. Caroline aveva capelli corvini e occhi azzurri, mentre il fratello aveva il colore degli occhi sempre sul blu ma molto scuri e i capelli di un castano chiaro.
Eppure in qualche modo si nota che sono imparentati, hanno entrambi un animo gentile” Elisabeth fissò il poco latte rimasto nel boccale “Chissà come sta Amy, è da molto che non ho sue notizie.

 

Gina camminava nei corridoi del castello, si sentiva a casa in quel posto.
Molto presto, tutto questo sarà in mio possesso. Tutti qui dentro dovranno fare ciò che ordino” pensò iniziando a canticchiare. Falco Nero vide la cameriera nel andito vicino alla sua stanza e inconsciamente serrò la mascella. Da quando Gina aveva aggredito la nuova arrivata, non l'aveva più vista.
L'uomo fissò la cameriera, che sentendosi osservata, si guardò intorno.
- Master!! - esclamò appena lo vide, si affrettò ad andandogli incontro - Mi deve scusare se sono sparita per un paio di giorni! Ho avuto un'emergenza famigliare - si scusò.
- Benjamin mi ha riferito la motivazione della tua assenza, aggiungere altro è inutile - il suo tono era freddo.
Gina capì che l'aver tentato di affogare quella donna aveva danneggiato la sua immagine agli occhi di Falco Nero, più di quanto aveva immaginato.
E' una cosa che non mi posso permettere, devo rimediare” sfoggiando uno dei suoi sorrisi falsi, la donna domandò - Le è mancato il mio tè Master? Glielo vado a preparare subito, se lo desidera.
- No! - rispose seccato l'uomo - E' una giornata molto bella, quel genere di bevanda è adatta ai giorni di pioggia.
Quella risposta fredda e distaccata la ferì.
Gina piegò leggermente il capo in avanti per nascondere la smorfia - Certo, sempre a sua disposizione, nel caso cambiasse idea – fece un inchino e si allontanò.
Maledetto” pensò furiosa “Devo trovare il modo di somministrargli il veleno, affinché quando riprenderà ad avere gli attacchi d'ira e impazzire, potrò controllarlo come un burattino. Solo allora tutto giocherà a nostro favore per il piano che oramai è in atto da tanto tempo.
Incrociò Benjamin e gli fece un sorriso ammiccante, voleva far credere all'uomo che l'incontro con Falco Nero fosse andato bene. In caso contrario Benjamin avrebbe preso provvedimenti e lei voleva evitarlo, perché sapeva che la sua posizione poteva essere compromessa.

 

Elisabeth aveva le braccia conserte, ogni tanto annuiva distrattamente.
Benjamin aveva raggiunto la taverna da pochi minuti e le stava spiegando le regole del torneo.
Come la fa lunga” pensò la donna nascondendo uno sbadiglio dietro la mano “Sono le stesse regole emesse nei tornei generali, forse pensa sia la prima volta che partecipo a un evento del genere.
- Infine se vuoi partecipare alla gara a cavallo con l'arco, puoi utilizzare uno dei nostri purosangue.
- Assolutamente no - rifiutò Elisabeth - Rina è molto brava, senza dubbio vincerò grazie alla sua agilità. Se volete che partecipi, queste sono le mie condizioni, userò il mio arco e cavalcherò la mia Rina.
Perché è così insistente questa donna maledetta? Forse avrei dovuto dar retta a Gina e usarla come sacrificio per i suoi incantesimi. Ormai è fatta, tornare indietro a questo punto è impossibile... devo solo pazientare e alla fine mi gusterò il finale di quando da quella boccaccia l'unica cosa che uscirà saranno delle urla strazianti.
Con quel pensiero a rallegrarlo Benjamin disse - Bene, con questo abbiamo concluso la lezione, spero di non averla tediata troppo Milady.
- Oh, no, siete stato molto preciso e conciso Sir Benjamin - lo rassicurò Elisabeth.
Eccessivo ed egocentrico, però la mia permanenza in questo villaggio si sta prolungando per cui devo tenermelo buono.
Le maschere di circostanza erano d'obbligo se voleva evitare problemi. Elisabeth aveva capito quanto quell'uomo avesse influenza e finora si era sempre comportato in modo gentile e disponibile, per cui, per quanto potesse essere tedioso, doveva dimostrarsi altrettanto cordiale nei suoi confronti.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Sei anni prima
 

Dirk stava dormendo sul tavolo della locanda ubriaco, era l'unico cliente rimasto, per cui il barista si mise a contare le monete che aveva guadagnato durante la giornata, dividendole in modo parziale in sacchettini in cuoio.
Una figura femminile con lunghi capelli mossi rossi si avvicinò a Dirk.
Gli pizzicò l'orecchio sinistro con la punta del suo pugnale con l'impugnatura a osso. Lui mosse leggermente la testa, pensando fosse una mosca.
- Zaaaaaaaaaaaack - iniziò a mormorare - Zaaaaaack, svegliati. Sei ubriaco, ti rendi conto come ti sei ridotto? Dormire ubriaco in una taverna deserta. Eppure pensavo avessi una dignità, almeno, così pareva quando ti ho conosciuto. A quanto pare la vita è stata poco generosa con te... ti farò il favore di ucciderti, affinché tutto questo supplizio abbia fine.
Nell'udire quell'ultima frase, Dirk sobbalzò.
I suoi movimenti erano lenti e la vista era annebbiata dall'alcool, udì una risatina, riuscì a intravedere solo una chioma rossa uscire dalla locanda. Dirk di alzò barcollando e si avvicinò al bancone. Il barista lo fissò e pensò fosse matto, perché il cliente parlava di una donna dai capelli rossi uscita pochi secondi prima dalla taverna e se per caso aveva notato da quale parte fosse diretta.
- Guardi buon uomo, è da diverso tempo che non entra o esce qualcuno - affermò il barista.
- Mi ha punto l'orecchio con un coltello! Guardi! Esce sangue.
- E' a malapena visibile. Sarà una puntura di una zanzara - se la rise l'altro.
- Sarò ubriaco, ma non m'immagino le cose fino a questo punto! - urlò furente Dirk picchiando un pugno sul bancone. Lasciò un paio di monete per saldare il conto e uscì, calciando una sedia.
Il suo cavallo brontolò quando montò in sella bruscamente strattonando le briglie.
- Ti ci metti anche tu adesso? - borbottò Dirk cercando di far partire al galoppo l'equino, con il risultato di trotto.
- Heheheh neanche riesci a farti obbedire dal tuo cavallo, pensi davvero di sopravvivere se continui così?
L'uomo alzò lo sguardo e vide la donna dai capelli rossi. La chioma era illuminata dalla luce lunare, la quale donava un riflesso quasi rosa.
- Chi diamine sei? - domandò Dirk.
Prima di rispondere lei sorrise - Perché sembri così ingenuo? Eppure una volta eri molto sveglio... o aspetta: vuoi dire che non sei ancora tu? Ottimo!
Quella frase confuse ancora di più Dirk, l'alcool gli impediva di pensare lucidamente.
- Sai, mi dispiace. Se le cose si fossero svolte in maniera diversa, avremmo potuto essere buoni amici e risolvere la questione con diplomazia, come la mia razza è solita fare - continuò lei mentre si avvicinava al cavallo che si era fermato. - Mi rende davvero triste, tutto questo. La gloria che avrei potuto ottenere uccidendoti per quello che sei veramente... dopotutto hai fatto la scelta peggiore. Hai rovinato tutto.
- Quale? - Dirk stava cercando di prendere tempo, con la speranza di tornare a pensare coerentemente.
- Sei diventato amico di una strega: ti porterà alla rovina! Oltre al fatto che rivolgersi ad aiuti esterni, è contro il nostro accordo. Vedi? Te l'avevo detto che hai rovinato tutto - il suo volto fu coperto da uno sguardo velato di tristezza.
- Come fai a saperlo? Tu chi sei?
- Lo so. Come non è importante. Anzi, mi stupisco che non te ne sia ancora accorto. Il mio nome è Lynn, dovresti saperlo, però siamo una razza educata, nonostante le calunnie popolari, solo per questo ti ho ricordato il mio nome.
Lui rimase in silenzio, pensieroso. Era certo di non aver mai sentito quel nome, i suoi occhi neri iniziarono a schiarirsi e mutare in un color verde, si posarono su quelli marroni di lei. Poco dopo la donna si allontanò senza aggiungere altro.
Dirk era confuso, negli ultimi giorni aveva incontrato persone nuove che apparentemente gli avevano salvato la vita, era certo di non aver incontrato nessuna strega. Eppure, qualcosa lo turbava. Strinse gli occhi.
Quando li riaprì esclamò - Maledetta arpia! Approfittare della mia assenza per fare quello che vuoi. E' proprio un colpo basso! Ti posso assicurare: Zack te la farà pagare per quest'affronto!

 

Qualche minuto prima
 

Lynn aveva la testa che vorticava.“Maledetto mal di testa” pensò, la vista iniziava a offuscarsi, sapeva cosa sarebbe successo dopo. Scosse la testa con vigore e tutto tornò normale, era il momento di agire, doveva muoversi. Zack era stato preso di mira da una strega e lei non voleva permetterle di usarlo per i suoi scopi, dopotutto l'umano era benevolo, di certo non pensava male dei suoi nuovi amici che gli raccontavano di averlo salvato da morte certa.
Riuscirò a ucciderlo? Dopotutto percepisco che non si è ancora risvegliato... Potrei macchiare il mio onore, a meno che... devo riuscire a escogitare un modo per provocare il risveglio di Zack” quel pensiero le fece tornare un leggero mal di testa. Senza attendere oltre, entrò nella locanda.
Una volta lì, vedendolo ubriaco, da solo, la risposta venne da sé.
In mente iniziava a formarsi un'idea, più prendeva forma, più il sorriso si fece largo sul volto della donna.
Lynn lo chiamò e pronunciò parole forti, sperando di farlo reagire, per sicurezza lo punzecchiò con il suo pugnale, poi si affrettò a lasciare la locanda, attenta a non emettere alcun rumore per non farsi udire dal proprietario. Quando Dirk uscì dalla locanda e montò a cavallo, lei si mise in mezzo. Iniziò a parlargli e cercò di farlo ragionare, svelandogli la verità sulla sua amica, purtroppo senza successo, sembrava troppo ubriaco per capire appieno il suo discorso.
Quella strega deve avergli fatto il lavaggio del cervello, eppure Zack dovrebbe essere più forte. Possibile abbia una volontà così pieghevole? Se fosse così, sarebbe una vera barzelletta per la sua razza, dopotutto è il primogenito della sua stirpe. Se l'Echidna vedesse com'è ridotto adesso si vergognerebbe del suo stesso figlio” pensò incredula “Se non funziona neanche questo, mi toccherà ucciderlo. Anche se in questo modo non otterrei i riconoscimenti e la gloria che merito e nemmeno il rispetto per la mia specie.
Presa quella decisione, fece credere a Dirk di essersi allontanata, quando in realtà aveva solo girato intorno, in modo da poterlo seguire.
Un ghigno apparve sul volto di Lynn, nell'udire le parole di Zack.
Il mio piano ha funzionato, il mio orgoglio rimarrà intatto. Ora posso agire come meglio credo, senza limitazioni.

 

Zack ritornò nella casa, dove negli ultimi giorni viveva con i suoi nuovi amici. Gina lo vide particolarmente diverso dal solito.
- Dirk, che ti è successo?
Lui rimase in silenzio, fissandola.
Lynn ha ragione, come ho fatto a non accorgermene prima? Maledizione, ci mancava questa spina nel fianco! Ora devo cercare di controllarmi e sembrare Dirk il più possibile.
Dopo qualche istante disse - Qualcuno mi ha parlato male di te. Mi hanno riferito che sei una strega. E' vero?
Gli occhi della donna divennero due piccole fessure - Per caso te l'ha detto una donna dai capelli rossi?
Zack annuì, incuriosito da quello che la strega davanti a lui avrebbe detto.
- Benji! - chiamò lei.
L'uomo li raggiunse mezzo assonnato - Cosa succede?
- Ci ha trovato - rispose Gina - L'assassina è qui!
Benjamin impallidì, capendo al volo cosa intendesse la donna, sembrò svegliarsi di colpo, subito si affrettò a brandire la sua spada appoggiata poco lontano da dove si trovava.
- Cosa intendi fare? Non vorrai mica ucciderla? - Zack si finse turbato, quello era un suo compito, loro non dovevano mettersi in mezzo.
Se qualcuno ha il compito di togliere la vita a Lynn, quello sono io.
- Se non lo facciamo noi, lo farà lei - disse con veemenza Benjamin.
- Ho molta paura. E' una violenta - balbettò Gina - L'ho vista uccidere e macchiarsi di sangue senza rimorso.
Zack faticò a reprimere una risata.
Da che pulpito, sicuramente hai sacrificato i tuoi genitori per qualche tuo incantesimo.
- Se uscite allo scoperto, però avrà trovato il suo obiettivo - cercò di farli ragionare Zack. - Lasciatemi tornare da lei. Potrei fingere di avere intenzione di accompagnarla dove siete nascosti e invece la porterò dalla parte opposta, almeno avrete il tempo per fuggire. In questo modo nessuno ucciderà nessuno.
Per sua fortuna conosceva Dirk da sempre, per cui sapeva imitare il suo modo di parlare, seppur con qualche sforzo.
Inoltre doveva e voleva evitare traumi a Dirk, dopotutto poteva risvegliarsi e riprendere il controllo se avesse percepito un pericolo e questo avrebbe interferito con i piani di Zack. Tuttavia stavolta era certo di riuscire a tenere tutto sotto controllo. O quasi.

 

Lynn si trovava a debita distanza dall'abitazione, per ammazzare il tempo, sbirciava dalla finestra l'accesa discussione.
Quella strega... chissà se riuscirà a difendersi con i suoi incantesimi, sicuramente avrà difficoltà a fare ciò che vuole ora che Zack ha aperto gli occhi. Sempre ammesso che riesca a mantenere il controllo e Dirk non interferisca.”
La donna alzò lo sguardo verso la luna, sapeva che il suo tempo stava per scadere.
Mi chiedo perché devo avere questa convinzione di tutto. Perché? Non potevo essere quella ignara come Zack? Se tanto non posso combattere contro il destino, che senso ha tutto questo?” le sue domande si persero nel cielo stellato.
Le risposte le conosceva bene, ma cercava di trovarne altre più soddisfacenti. La donna rimase nascosta dietro all'arbusto, in attesa che la strega facesse la sua mossa. Non dovette aspettare molto.
Gina uscì dalla casa con Benjamin e Zack a fianco, quest'ultimo sembrava indeciso, infatti, continuava a rigirare l'impugnatura della spada, quasi come per calmarsi.
Lynn afferrò il pugnale appeso all'altezza della cintola e prese a correre verso la donna, intuendo che Zack aveva perso momentaneamente il controllo.
Quell'incapace! Possibile che debba rimediare alle sue distrazioni? Se fossi spietata, lo ucciderei, però... sarebbe troppo sleale.
Gina la vide ed esclamò puntando il dito nella sua direzione – Eccola!
Prima ancora che Benjamin iniziasse a muoversi, Zack lo afferrò per un braccio bloccandolo.
- Perché mi fermi, sei per caso impazzito? Quella ci ammazzerà! - sbraitò cercando di liberarsi.
I giorni precedenti, quando l'avevano incontrata, ogni volta aveva bisbigliato le parole: siete carne da macello per corvi. Per cui Gina e Benjamin erano certi che fosse un'assassina. Oltretutto li aveva seguiti dalla città precedente, per cui sospettavano fossero destinati ad essere le sue prossime vittime.
- Vado io. Le parlerò, come vi ho detto.
- Se ti avvicini, ti ucciderà.
- Ne dubito. Mi pare una persona ragionevole, non mi è sembrata una cattiva persona che uccide a sangue freddo come l'avete descritta voi due - dopo quelle parole s'incamminò andando in contro alla donna dai capelli rossi.
Lynn vedendosi arrivare incontro Zack, si fermò, facendo scivolare l'arma sul fianco, senza però abbassare la guardia.
- Devi proprio ucciderli? - chiese Zack in tono flemmatico.
- Sai - ribatté lei - Mi credono un'assassina, mi dispiacerebbe deluderli. Per di più la strega è un rifiuto umano, toglierla dalla circolazione migliorerà solo il mondo.
Zack sogghignò - Sai, la tua idea mi piace. Ti darei una mano a eliminarla, però traumatizzerei Dirk.
- Credi sul serio che ti lascerei rubarmi la preda? Comunque, smettiamola di perdere tempo e pensiamo a risolvere la nostra questione.
- Dannazione... di nuovo... - sbottò Zack toccandosi il ventre – Ignoro il motivo, però sta succedendo qualcosa, percepisco che a breve perderò il controllo. Mi raccomando, rimani in vita.. almeno fino al nostro prossimo incontro! Sono l'unico che ha il diritto di strapparti il cuore dal petto.
Lynn sorrise – Quanto sei romantico Zack. Tranquillo, deluderti è l'ultimo dei miei programmi, anche se sarai tu quello ad avere il cuore fuori dal petto alla fine.

 

Dirk ora era confuso. Si trovava di fronte alla donna dai capelli rossi della locanda, la quale lo fissava divertita e alle sue spalle Gina e Benjamin farneticavano che doveva muoversi e ucciderla.
- Ti stanno mentendo sul mio conto. Loro vogliono uccidermi perché ti ho raccontato la verità su quella donna. Ora mi limito ad agire di conseguenza, solo per difendermi.
Quest'affermazione confuse ancora di più l'uomo. Chi era il vero pericolo? Chi mentiva? Poteva davvero fidarsi dei due nuovi amici? In fin dei conti li conosceva solo da qualche settimana. Oppure la donna dai capelli rossi, si era già scordato il nome, diceva il vero? Gli sembrava che Gina non avesse smentito il fatto di essere una strega.
- Mentre rifletti, lasciami agire!
Con uno scatto Lynn lo superò, disarmandolo, lanciando la spada lontana.
Subito la donna dalla chioma rossa puntò su Benjamin, che disarmò con estrema facilità, lo colpì dietro la nuca con l'elsa della sua stessa spada, facendogli perdere i sensi.
- A noi due, strega.
Gli occhi di Gina la fissarono furiosi.
- Allora: chi ti difenderà adesso? - la schernì Lynn con un sorriso beffardo, la ferì a un braccio, per poi indietreggiare di qualche passo. - Perché non ti difendi, dannata strega?
Gina sorrise sadica.
- Stai per lanciarmi qualche incantesimo per farmi morire?
- Ahahah – a quel punto la fattucchiera scoppiò a ridere - Attendevo che facessi l'errore di colpirmi. Ahahah.
Lynn stava per muoversi quando qualcosa la colpì alla testa.
Dirk, vedendo in difficoltà la sua nuova amica, aveva afferrato un sasso senza pensarci troppo, era corso indietro e aveva colpito la donna dai capelli rossi.
Perché ho agito così?” si chiese.
- Mi hai salvato, ti devo la vita, amico mio! - dichiarò Gina correndo ad abbracciarlo, dopo gli tolse il sasso dalle mani, in moda da mostrargli il sangue. - Guardalo.
Dirk cercava di distogliere lo sguardo, voleva evitare di guardare perché detestava ferire le persone.
Lei allora gli prese una mano sporcandola con il sangue, fece lo stesso con la sua, poi prese a disegnare strani simboli sul volto dell'amico, pronunciando strane parole, tenendogli la mano sporca di sangue, per impedirgli di pulirsi.
Dirk fece in tempo a pensare “Allora la donna dai capelli rossi aveva ragione... Gina è davvero una strega!” purtroppo prima che potesse agire o dire qualcosa cadde a terra privo di sensi.
- Benji! - chiamò lei più volte inginocchiata al suo fianco, gli fece annusare delle foglie gialle per fargli riprendere i sensi.
Lui aprì gli occhi alzandosi furioso - Quella stronza! Mi ha battuto!
- Ho visto. Pensavo avresti resistito di più, ha fatto in tempo a ferirmi. Per fortuna è superficiale e riuscirò a guarirlo senza troppi problemi. Nonostante ciò, sono riuscita a far cadere in un sonno profondo Dirk - con un cenno della testa, gli indicò la donna. - Gettala da qualche parte, è stata colpita in testa con un masso, è sicuramente morta. Di certo non sarà più in grado d'interferire con il nostro piano o di minacciarci di morte - rise divertita.
- Mentre la getto in un viottolo, finisci di preparare le cose, quando Dirk si risveglia, deve credere che non ci siamo mai fermati da nessuna parte.
- Lo so bene. Il Master sarà fiero del nostro lavoro.
- Certo, ci darà un ruolo importante.
Entrambi sorrisero, immaginandosi come sarebbero stati serviti da tutti come se fossero dei sovrani. Di essere proprietari di qualche terra e di ottenere molte monete d'oro, così numerose da bastare per il resto della loro vita e di vivere nel lusso. Si ricomposero, muovendosi a terminare i loro doveri prima della partenza. Furono molto fortunati. Tutti e tre, avevano appena superato il cancello della cittadina e avevano appena iniziato a seguire il sentiero quando Dirk aprì gli occhi.
- E' possibile che mi sia addormentato sul cavallo? - si chiese toccandosi la fronte con una mano.
- Ti abbiamo messo come si deve in modo da non perdere tempo. Come vedi sei tutto intero e non sei caduto neanche una volta - gli spiegò Benjamin.
- Tu... anzi voi... chi siete? - fissò confuso le due persone che gli cavalcavano a fianco, corrucciò la fronte cercando di ricordare.
- Siamo i tuoi amici. Non dirmelo: non ti ricordi di noi? Qualche giorno fa ti abbiamo pescato dal fiume - disse Gina.
- Certo - annuì non del tutto convinto – Immagino sappiate dirmi come mi chiamo - voleva metterli alla prova.
- Sul serio, mi preoccupo, forse hai dormito troppo. Il tuo nome è Dirk.
Lui annuì, se sapevano il suo nome dicevano la verità. Di norma, alla gente che incontrava nelle varie locande inventava un nome a caso, preferiva rimanere anonimo, per evitare che le persone del passato potessero perseguitarlo di nuovo.

 

Lynn si alzò dolorante per la botta, toccandosi la nuca con la mano, vide che perdeva sangue.
- Maledetti! Mi vendicherò! Vi torturerò tutti in modo atroce che non desidererete altro che esalare il vostro ultimo respiro, sperando di trovare la pace - urlò al vento.
Un colpo di tosse smorzò quel suo monologo di vendetta.
Il mio tempo è finito, quando tornerò, sicuramente vi sarete dimenticati di me e userò questo a mio favore” barcollando si avviò verso la sua meta.
Dopo alcuni minuti arrivò vicino al ruscello, dove immerse il volto, con le mani pulì i capelli dal sangue, quando ebbe finito, contemplò la propria immagine riflessa, mentre i capelli bagnati le gocciolavano sull'abito.
Sono tornata quella di prima... ora posso anche andare” pensò cercando il proprio destriero per rimettersi in viaggio.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

L'uomo rispondeva distratto quando veniva chiamato Falco Nero, con Master non aveva problemi, ma con il nome che lui stesso si era dato, tra l'altro gli sembrava strano come appellativo, mostrava la sua attenzione solo dopo qualche secondo di riflessione.
Se continuo con questo comportamento rischio di fare insospettire tutti quanti. Devo ricordarmi che nessuno mi chiamerà mai più con il mio vero nome, Midolf l'ha vietato e anche se ora non è qui, tutti rispettano ancora il suo volere” pensò l'uomo rassegnato “Dovrei preoccuparmi dei preparativi per il torneo tra fazioni, se qualcosa dovesse andare storto, la colpa ricadrebbe su di me, dopotutto sono l'unico organizzatore responsabile” emise un lungo sospiro.
Qualche volta potrebbero occuparsene anche gli altri due Master, invece di pensare solo a darsi alla pazza gioia e ubriacarsi” si sentiva particolarmente stanco, come se avesse un macigno sulle spalle.
Tutte quelle responsabilità, gli sembravano troppe da gestire. Tutto quanto lo trovava tedioso e monotono, voleva un cambiamento radicale.
Come se potesse essere realmente possibile” chiuse per qualche attimo gli occhi, per dimenticarsi di tutti quei documenti accalcati sul suo tavolo da lavoro.
Il campanile della fazione accanto suonò.
Falco Nero iniziava a prendere seriamente in considerazione di ritirarsi dal ruolo di Master, cosicché avrebbe potuto dire di voler essere chiamato Dirk e non più Falco Nero e anche lui, a quel punto, sarebbe diventato un cittadino normale come gli altri.
E' una pessima idea, dovrei dimenticarmene subito” Falco Nero iniziava a pensare di stare per impazzire e decise di rinfrescarsi “Magari con l'acqua fresca riesco a sistemare tutta questa confusione che ho in testa.”
Quel gesto l'aiutò a riordinare i pensieri e l'uomo si rese conto che non poteva abbandonare il ruolo di Master tanto facilmente. Le responsabilità erano troppe per essere abbandonate senza un minimo controllo, il caos si sarebbe creato in un batter d'occhio e rimediare sarebbe stato complicato per un successore. Se il villaggio neutrale crollava dall'interno, niente lo avrebbe riportato a quello che era un tempo e sarebbe diventato esattamente come la fazione di Clay.
Falco Nero sospirò. Scappare da quel luogo senza proferir parola era escluso.
Si rese conto che in quel momento non aveva la mente lucida, doveva pensare a troppe cose: ai dettagli per il torneo, il pagamento mensile per i soldati e i contadini, al controllo delle scorte di grano e della selvaggina catturata nelle ultime settimane. Prima di prendere una decisione sul da farsi, doveva occuparsi di quei compiti. La sua situazione di certo non era semplice, anzi era piuttosto complessa.
Perché dovrei andarmene?” pensò l'uomo fermando la piuma d'oca a mezz'aria, appena sopra al boccale d'inchiostro, sembrò quasi riprendersi dai mille e più pensieri che bombardavano la sua testa. “Per quale motivo devo rinunciare alla pace del villaggio, solo per un mio capriccio riguardo al modo in cui chi mi circonda mi chiama?” era qualcosa di assurdo, si stupiva da solo per aver pensato a una cosa simile.
Devo riprendere il contegno, è il mio compito avere il giusto controllo e giudizio nelle cose, devo portare alto il nome di Master. Se non lo facessi, tradirei la fiducia dei cittadini che ripongono nelle mie capacità e nelle mie decisioni. E' mio dovere non deluderli” si era deciso a rimanere a comando della fazione, esattamente come aveva fatto finora e di certo avrebbe continuato per vari anni a seguire, almeno finché gli abitanti della fazione avrebbero richiesto i suoi servigi.

 

Elisabeth afferrò la faretra e il suo arco decisa a scoccare qualche dardo in vista del torneo. Di certo, sfigurare in mezzo a tutti quegli uomini che vi avrebbero partecipato, era l'ultima cosa che voleva che accadesse. Prima di dedicarsi all'arco passò dalla stalla.
L'uomo addetto ai cavalli stava facendo fatica a tenere fermo un cavallo.
Elisabeth sorrise riconoscendo la folta criniera nera di Rina.
- Mi perdoni per l'intrusione. Ho notato che la mia giumenta vi sta recando disturbo. Vi chiedo perdono per la sua poca diligenza a obbedire agli ordini, a volte tende a ribellarsi e si ostina a fare come vuole lei.
Lo stalliere la guardò e scosse la testa - Dovrei essere io a scusarmi, Milady. Le avevo promesso che mi sarei preso cura della sua cavalla. Ora la ferita è in via di guarigione, le ho appena tolto la fasciatura e si rifiuta di restare ferma. Volevo mettere ancora per oggi la pomata, giusto per sicurezza, almeno sarò certo di affermare che è completamente guarita.
- Lo so. La mia giumenta si sente in forma e ha solo voglia di uscire dalla stalla, non è abituata a tutto questo riposo. Inoltre le sue scuse, come ho detto prima, non sono necessarie - fece un sorriso al giovane uomo e rivolgendosi a Rina usò un tono di rimprovero. - Si può sapere che razza di comportamento è questo? Mi ero raccomandata: niente capricci, Rina. Per quale ragione stai facendo impazzire questa brava persona? Vuole solo che la tua ferita guarisca al meglio!
La giumenta sembrò sbuffare, come se la ramanzina appena ricevuta dalla padrona fosse superflua. Rina s'impennò e scalpitò con gli zoccoli.
- Ecco anche prima stava facendo così - esclamò lo stalliere.
A quel punto lo sguardo severo di Elisabeth si addolcì.
Avvicinandosi cinse le braccia intorno al collo della giumenta bisbigliando - Oh, Rina... quanto sei dolce. Volevi che qualcuno mi avvisasse?
La cavalla piegò leggermente il collo staccandosi dall'abbraccio e a quel punto la donna guardò negli occhi il proprio destriero.
- E' sbagliato comportarsi in quel modo con gli altri. I tuoi avvisi non li capiscono, sai? Così rischi di passare per una giumenta priva di disciplina.
Rina nitrì in tutta risposta.
- Siete incredibile Milady! Riuscite a capire il linguaggio della vostra cavalla.
- In realtà sono solo dei segnali, nulla di più. Rina è molto capricciosa, conoscendola da sempre riesco a riconoscere alcuni suoi comportamenti, se sono capricci o dei messaggi - diede una pacca sul fianco alla giumenta - E ora fatti mettere di nuovo la pomata e una fasciatura, piccola. Se vuoi partecipare al torneo, dovrai essere uno splendore.
Rina sembrò brontolare picchiando forte una zampa sul fieno.
- Stai tranquilla, starò fuori per poco tempo.
- La ringrazio dell'aiuto Milady - disse inchinandosi lo stalliere.
- Non è necessario, anzi se Rina fa ancora dei capricci, me lo riferisca. Così per punizione starà senza zollette di zucchero.
Nell'udire quelle parole la giumenta rizzò le orecchie e parve diventare più mansueta.
Il cielo era fosco, eppure il sole brillava dietro le nuvole, era accecante, quasi da recare fastidio alla vista.
- Dove crede di andare Milady? - domandò prontamente la guardia sulla torretta, vedendo la donna avvicinarsi.
- Ho intenzione di esercitarmi po' in vista del torneo. Vorrei scoccare quattro frecce nel bosco, in questo modo evito di ferire qualcuno, cosa che potrebbe accadere se un bambino mentre corre mi venisse addosso per sbaglio, potrei sbagliare mira.
Il silenzio fu lungo, la guardia stava valutando se concederle il permesso di uscire.
- Sir Josh è per caso in servizio? - chiese Elisabeth.
La sentinella la innervosiva, si domandava perché ci mettesse così tanto a farla uscire dal villaggio.
- In questo momento no, perché? - domandò di rimando l'uomo.
- Perfetto. Se non vi fidate, lui mi potrà accompagnare. Entro un'ora al massimo torneremo al villaggio.
La sentinella parlò con la guardia a fianco a lui, sicuramente si trattava di un novizio, perché poco dopo, scese in fretta dalla scaletta e si avviò di corsa.
Passarono pochi minuti quando riapparse con Josh che lo seguiva con aria piuttosto assonnata, in spalla aveva una sacca di pelle.
- Mi dispiace rovinarle la sua giornata libera, però ho bisogno di qualcuno per uscire, l'ho capito quando hanno esitato ad accettare la mia richiesta e lei è l'unico che conosco.
- Milady tutto questo fa parte del mio lavoro. Ognuno di noi, quando è libero, se necessario, deve accompagnare gli abitanti del villaggio in giro, per assicurarsi che siano al sicuro dai briganti.
Il portone si aprì lentamente, entrambe le torrette avevano un macchinario con delle valvole rotonde da girare contemporaneamente, se una delle due manopole non girava, era impossibile aprire il portone.
- Certo che è strano. Far svolgere questo lavoro faticoso a dei novizi, lo trovo eccessivo, senza contare che è un ruolo di vitale importanza per la sicurezza del vostro villaggio – disse la donna.
- E' la regola: devi imparare ad aprire il portone autonomamente, altrimenti vuol dire che questo ruolo di guardia non è adatto a te - le spiegò Josh.
- E' comunque strano - insisté Elisabeth - Io ovviamente non voglio mettere il becco nelle vostre regole, sono qui solo per un breve periodo.
Giunti in un posto isolato e con molta vegetazione, la donna si fermò.
L'unico rumore nella foresta era il cinguettio dei passeri e lo squittire degli scoiattoli. I dardi sibilavano tagliando l'aria, andando a colpire vari tronchi. Elisabeth fece una piroetta su se stessa, scagliando tre frecce in simultanea, quando si fermò la gamba sinistra era in avanti leggermente piegata, si affrettò a tornare in posizione eretta.
- Whoa! E' davvero incredibile Milady! La sua bravura è notevole! Sicuramente il premio di miglior arciere sarà assegnato a lei! - Josh incantato, si affrettò a recuperare le frecce, staccandole dai tronchi.
Elisabeth fece spallucce - Ci sarà di sicuro qualcuno più bravo di me con l'arco, mi ritengo un'arciera mediocre.
- Sono sicuro che con la sua velocità riuscirebbe a colpire un cervo in corsa - continuò la guardia.
Lo sguardo di Elisabeth divenne serio - Questo è un mistero. Mi sono imposta di non usare quest'arco per uccidere creature viventi. Lo utilizzo solo per difesa personale e diletto. Dopotutto, se un animale selvatico ci attacca, è perché noi siamo entrati nel suo territorio, anche noi umani difendiamo la nostra casa dai furfanti che s'intrufolano per rubare. Perché mai dovrei ucciderli? Per una mia intrusione? Per un mio capriccio, perché voglio mangiare la sua carne? Trovo sia una cosa ingiusta che debbano morire per una cosa simile. E' molto diverso dall'uccidere un animale allevato dai pastori per nutrirsi, si crescono a questo scopo. Togliere la vita a un cervo, che sia un cucciolo cresciuto o un adulto, che probabilmente deve badare alla salvezza dei suoi piccoli, lo trovo sbagliato, ne va della loro sopravvivenza. Magari anche senza il mio intervento morirà per altre ragioni, perché un orso o un lupo lo attacca, però in quel caso è opera del fato e della natura e non ha niente a che vedere con le mie azioni.
Josh rimase ammutolito. Era la prima volta che sentiva parlare una persona in quella maniera. Alla fine un senso l'aveva, sebbene per la sopravvivenza si fosse ritrovato a uccidere anche senza un vero e proprio pericolo alla sua vita o di quelle persone che lo circondavano, tutto questo lo fece riflettere con quale criterio decideva se uccidere una persona. La risposta faticò ad arrivare, poi capì. Intuizione. Se intuiva un pericolo, lo eliminava prima ancora che potesse recare un reale danno.
E' giusto? Come guardia questo mio comportamento è corretto?” Josh era perso in questi pensieri, lo sguardo appoggiato lontano, senza in realtà vedere qualcosa di preciso.
Elisabeth stava depositando le frecce nella faretra, quando si sentì afferrare il braccio. Dalla stretta percepì che era aggressivo. La donna mantenne la calma, si voltò come se niente fosse. Davanti a sé si ritrovò un uomo che non riconobbe.
- E tu chi saresti? Inoltre vorrei chiederti di lasciarmi il braccio, stai facendo troppa pressione.
- Lurida puttana! - sbraitò l'uomo diventando rosso in volto.
Udendo quelle parole Josh tornò in sé. Lui riconobbe subito l'uomo.
- Sir Denny! Cosa sta combinando? Lasci andare immediatamente Milady! - si avvicinò e a sua volta appoggiò la mano sul braccio dell'uomo tirandolo per fargli lasciare la presa su Elisabeth.
- Che diavolo ti prende? - urlò Denny furente - Ti vuoi mettere per caso contro di me?
- Sto solo facendo rispettare gli ordini del Master, non ha ancora deciso quando puoi tornare, quindi devi tenerti a debita distanza sia dal villaggio e dai suoi abitanti, viandanti passeggeri compresi - rispose Josh, avvicinando la mano libera sull'elsa della sua spada.
Denny sputò per terra - Te ne pentirai, aspetta solo il mio ritorno! Ti prometto che dovrai guardarti le spalle.
- E' quello che faccio già, per me non cambierà nulla - ribatté Josh per nulla intimorito.
Tra una bestemmia e l'altra Denny si allontanò.
La guardia sospirò, era felice che le parole fossero bastate, almeno aveva dovuto evitare di usare la forza. Per sdrammatizzare la scena appena avvenuta, Josh afferrò la sacca, estrasse il contenuto e porse a Elisabeth una balestra.
- Provi con questa. Sembra più pesante, però è maneggevole.
Titubante la donna afferrò la balestra.
La differenza di peso tra le due armi da lancio era quasi inesistente, la gittata era maggiore rispetto all'arco così come la potenza. L'unico inconveniente era che necessitava più tempo per sistemare il dardo successivo prima di poterlo scoccare, mentre con l'arco era più semplice e veloce.
- E' proprio un'arma molto bella, ma preferisco sempre l'arco. Devo ammettere che non mi dispiacerebbe imparare a usare meglio la balestra. Qualche volta dovrei provare - affermò Elisabeth.
Il terreno tremò lievemente, quasi impercettibilmente, eppure la donna se ne accorse. Sapeva di cosa si trattava. Nel suo villaggio natio vi erano alcuni vulcani e quando stavano per eruttare, creavano un lieve movimento del terreno.
- Ci sono vulcani nelle vicinanze?
Josh rimase sorpreso da quella domanda - Sì, sul versante nord-ovest. Può stare tranquilla Milady, sono anni che lancia falsi allarmi è un vulcano dormiente. Oltre a qualche scossone nel terreno, danni effettivi a parte alcune nuvole nere, non ci sono mai stati.
Seppur riluttante Elisabeth annuì - Meglio se rientriamo. Ho promesso alle guardie della torretta che mi sarei assentata per poco tempo.
Le sentinelle salutarono Josh, mentre lanciavano occhiate di dissenso per chi gli stava a fianco.
Elisabeth continuò a camminare come se nulla fosse, si diresse verso la locanda, necessitava di idratarsi.
Quando Charlie la vide solcare la soglia, si affrettò a salutarla allegramente - Bentornata! Cosa posso portarti stavolta Elisabeth? Oppure preferisce il solito? - gli occhi del locandiere brillarono divertiti nello scorgere i suoi clienti abituali stupirsi della cordialità che rivolgeva all'ospite del Master, quasi come se la conoscesse da sempre.
- Grazie Charlie. Il solito mi ci vorrebbe proprio in un momento come questo - gli rispose sedendosi al bancone, qualche sedia lontano dagli altri.
- Se ti mostri così separatista, mica puoi pretendere che ti prendano in simpatia - la rimproverò il locandiere porgendole la sua ordinazione.
- Perché mai dovrei fare il contrario? - domandò avvolgendo il boccale con entrambe le mani.
- Suvvia, Sir Josh mi ha detto che hai intenzione di partecipare al torneo nelle gare con l'arco! A proposito, hai provato la balestra?
Socchiudendo gli occhi lei ribatté - Come fai a saperlo?
- Gliel'ho proposto io. Prima di occuparmi della locanda, ero il balestriere del villaggio. Ora ho troppi impegni, però avevo pensato che avresti potuto prendere il mio posto. Ho notato lo stato del tuo arco, devi averne molta cura, per cui se ti dovessi affidare la mia balestra, sono convinto che sarebbe in ottime mani - fece uno dei suoi sorrisi spontanei - Pensaci - aggiunse prima di allontanarsi per raggiungere un cliente che lo stava chiamando.
I capelli ricadevano sulle spalle, ondulando e seguendo la curva della spalla. Il dorso della mano era deposta sotto il mento, lo sguardo era perso, vagava nel nulla, Elisabeth si era isolata completamente, persino i rumori si erano attutiti.
- Hai dei riflessi rossi, sai? - quelle parole furono pronunciate a una distanza ravvicinata, questo la fece sussultare e la spinse a guardarsi intorno.
Charlie sorrideva divertito, anzi sembrava sghignazzare proprio.
- Dovresti avere un certo tipo di comportamento con le clienti, sai? Immagino che tua sorella non ne sarebbe felice.
- Oh, suvvia! Inoltre è un dato di fatto, i tuoi capelli castani sotto un certo verso sembrano rossi.
- Sarà un riflesso dovuto alla luce della candela.
Il locandiere scosse la testa, non del tutto convinto.
– Ora vado, devo finire ancora qualcosa.
- Sei davvero misteriosa Elisabeth.
- Ci vediamo domani - disse lei, evitando di rispondere alla frecciatina.
- Pensaci - gli urlò dietro.
Le persone riunite, perlopiù uomini, iniziarono a ridere.
- Ehi, Charlie, ci stai provando con l'ospite del Master? Ti vuoi cacciare nei guai?
- Perché mai dovrebbe mettersi nei guai? Sono qui di passaggio, sono una viandante senza meta, quindi, anche se fosse, mica sono affari vostri e non comportatevi come se foste delle comari pettegole! Siete degli uomini!
Charlie rimase sorpreso di questa sua reazione, vide la donna fargli l'occhiolino e un sorriso prima di uscire dalla locanda. Alcuni fischi s'innalzarono, seguiti da fragorose risate.
Elisabeth tornò nella sua stanza, si sorprese di trovarvi Caroline. La cameriera aveva i capelli raccolti in una treccia, con l'eccezione di due ciuffi corti, che arrivavano all'altezza degli zigomi, le davano un'aria quasi regale, solo l'abito la tradiva.
La donna le domandò - Mi stavi aspettando da molto? Ero uscita e poi ho perso tempo alla locanda.
- No, tranquilla, prima ho svolto tutte le mie faccende quotidiane. Poco fa mio fratello mi ha fatto avvisare che stavi tornando, quindi mi sono recata nella tua stanza e ti ho aspettato.
“Riescono a comunicare in modo veloce” pensò Elisabeth.
- Hai bisogno di qualcosa in particolare Caroline?
- A dire il vero sì - la cameriera piegò lievemente la testa verso il basso - Mi devi scusare, ma il Master ha espresso in modo autoritario che dopodomani dovrai partecipare alla festa di apertura del torneo delle fazioni, poiché parteciperai alle gare, la tua presenza è necessaria.
- Quindi? - domandò la donna per nulla turbata.
- E' un posto pieno di uomini rozzi, sgarbati e violenti, soprattutto quelli che appartengono alla fazione di Clay, il suo villaggio è pieno di criminali e ricercati. Ho chiesto se poteva lasciarti riposare, perché devi partecipare a delle gare ed essendo l'unica donna deve essere un peso enorme da portare sulle spalle. Nonostante questo, il Master non ha voluto sentire ragioni.
- Caroline, la colpa non è mica tua. Le decisioni e le responsabilità sono di Falco Nero, lo so bene, per cui non sono per nulla arrabbiata con te.
La cameriera sospirò di sollievo - Grazie al cielo! Temevo che potessi avercela con me, per non essere riuscita a persuadere il Master.
- Figurati, so bene come funzionano le cose, coloro che portano i messaggi sono solo delle pedine dei signori che governano e non hanno colpe.
- Parli in modo strano a volte.
Elisabeth fece spallucce - Sono cresciuta in un piccolo villaggio dove criticavano i signori ricchi, li accusavano di approfittarsi della povera gente rendendoli servi e schiavi solo per i loro capricci. Eppure anche da noi era in vigore una gerarchia, altrimenti lo sciamano perché aveva il potere di decidere tutto per tutti, in modo così autoritario?
Caroline osservò lo sguardo della donna, percepì in esso e nelle parole una rabbia furiosa, decise di cambiare discorso.
- Torniamo a noi. Il motivo per cui sono qui: ho il compito di aiutarti con l'abito, controllare se le misure sono corrette e di sistemarti i capelli. E' solo una prova, però la sarta vuole essere sicura di aver fatto un buon lavoro, ti ha visto in giro e ha modificato un vestito che aveva fatto tempo fa.
- Possiamo fare domani? Al momento sono parecchio stanca, desidero solo riposare. Abbiamo ancora tanto tempo e sono sicura che l'abito sia perfetto così come la sarta l'ha sistemato.
- Ma certamente - Caroline fece un inchino e uscì dalla stanza, lasciando sola Elisabeth.
Nei corridoi incrociò Gina.
- Tu. Seguimi.
La strega obbedì agli ordini della prima cameriera e la seguì in silenzio. Le due donne entrarono nella stanza del lavatoio, in qual momento deserto, tutte le addette erano fuori a ritirare gli abiti e le lenzuola stese durante la mattinata, per farle asciugare al sole.
- Hai bisogno di qualcosa? - domandò sfrontata Gina.
Gli occhi di Caroline si fecero due fessure, il labbro si piegò leggermente verso destra.
- Sai, dovrei torturarti per come ti sei comportata con la nostra ospite. Devi proprio ringraziare Sir Benjamin, per averti allontanato da qui. Se fosse stato per me ti avrei punita e te la saresti vista brutta.
Gina iniziò a ridere - Ahahahah, mi stai per caso minacciando? - chiese senza dar segno di voler smettere di ridere.
- Fino a poco tempo fa, potevi essere temibile solo per la tua amicizia con il Master, perché facevi parte della sua cerchia più ristretta. Ora, si dal caso che non è più così, l'avrai capito anche da sola, quindi se fossi in te, farei attenzione. Sei solita ad allontanarti per giorni e se tu sparissi da un giorno all'altro, nessuno si domanderebbe dove sei finita. Né Sir Benjamin né tanto meno il Master - Caroline pronunciò le parole in tono tagliente.
Nell'udire quelle parole Gina deglutì, aveva percepito qualcosa di strano provenire dalla responsabile delle cameriere, qualcosa che prima di allora, mai le era capitato di avvertire.
E' strana, sembra quasi non umana. Sta facendo così per farmi capire che non gliene importa nulla se sono una fattucchiera, vuole incutermi terrore comportandosi in questo modo. E’ sicuramente un'umana astuta!” pensò Gina facendo un inchino di congedo, lasciando Caroline da sola nel lavatoio.
Da parte sua la donna rimase a fissare la porta, le pupille mutarono in due piccole righe verticali e gli occhi divennero dorati, appena chiuse gli occhi però, tornarono normali.
Direi che è giunto il momento di divertirsi” pensò Caroline, evitò di proposito di ridere a voce alta, doveva impedire che si creassero voci di corridoio sul suo conto, perché per essere credibile, il suo comportamento doveva rimanere immacolato.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

Tim stava brindando con il cugino di Falco Nero. Lo aveva trovato nel bosco mentre era a caccia, vedendolo denutrito, l'aveva portato con sé alla propria fazione. Il suo gesto era stato ripagato, perché quello che Denny gli stava raccontando era qualcosa di molto interessante: la donna che aveva osato burlarsi di lui, dandogli dell'infantile, era entrata nelle grazie del Master della fazione neutrale.
- E' proprio una lurida puttana di donna, anzi è peggio! E' inutile quanto uno schiavo che non comprende quello che deve fare! - commentò Tim sputando per terra. - Stai tranquillo Denny, ti assicuro che gliela farò pagare sia per l'affronto nei miei confronti sia per il torto che hai dovuto subire.
- Grazie Tim, tu si che sei un amico, altro che Falco Nero. Quello lì è solo un cugino acquisito, dopotutto sono il nipote di Midolf e lui ha tenuto il titolo solo per rispetto, sebbene dovesse essere un incarico temporaneo. Mi chiedo dove sia finito mio zio - l'uomo era solo preoccupato per la sua posizione gerarchica nella fazione, se non veniva reintegrato al più presto, avrebbe perso tutti i benefici e sarebbe stato costretto a lavorare come tutti gli abitanti del villaggio.
Tim è solo un ignorante, ma si dal caso che in questo momento ho proprio bisogno di una persona come lui per tornare nella mia fazione. Se dovesse tradirmi e svelare il mio piano di rientrare senza il permesso di Falco Nero, userò la carta del tradimento per stabilirmi qui. Alla fine non è che ci sia tanta differenza. Il villaggio è strutturato in egual modo, forse è solo più sporco e puzzolente, del resto che altro si può pretendere da gente come loro, che pensano solo a uccidere?” Denny prese a dondolarsi sulla sedia il boccale d'idromele pieno fino all'orlo traballò e qualche goccia del contenuto si rovesciò sul cavallo dei pantaloni.
- Porcaccia - sbraitò l'uomo, mentre Tim e gli altri presenti nella locanda iniziarono a ridere.
- Sei della fazione neutrale, eppure non pensavamo che fossi un piscia sotto - le risate gli rimbombarono nelle orecchie.
Denny si unì alle risate, battendo qualche pacca sulla schiena agli uomini intorno al tavolo - Capita a tutti, in fondo ci sono le donne apposta, no? Il loro compito è pulire.
- Ahahah, sei proprio un grande! Sei sprecato nella tua fazione!
I discorsi iniziarono a cambiare, cosicché gli uomini presero a importunare le cameriere della locanda, occupate a servire.
Master Clay entrò con un urlo animalesco - Aaaaaaaaaaargh, miei compagni siete pronti per il torneo?
- Sììì - urlarono in coro i presenti, alzando in aria anche i boccali.
- Pronti a fare mangiare il fango e non solo agli altri due Master e i loro compari?
- Sìììì - sbraitarono nuovamente.
- Rendetemi fiero di voi! Anche se parteciperà una donna, dovete mantenerla la guardia alta! E' una sporca bastarda, quindi se fosse necessario, fatele anche male, sarò orgoglioso di voi perché so che avete dato tutti voi stessi per arrivare in cima e vincere!
- Uaaaaaah - urlarono gli uomini carichi dalle parole pronunciate dal loro leader.
- Ora, ricordatevi: domani c'è la festa che precede il torneo, quindi ubriacatevi oggi e bevete meno domani. Voglio che non esageriate altrimenti rischiate di non essere in forma per le gare. Brindate compari, continuate a bere finché i vostri corpi non vi faranno crollare dal sonno.
- Ai suoi ordini Master!! - alzarono tutti quanti i loro boccali e iniziarono a ridere fragorosamente.
I loro modi saranno sgarbati, eppure sono più uniti di quanto lo siamo tra di noi, sentono nel sangue la competizione e si fidano gli uni degli altri. Di alcune persone della mia fazione non mi fiderei mai” pensò Denny ingoiando un altro sorso d'idromele.

 

Ancora due giorni e il torneo sarebbe iniziato. Tutti erano entusiasti all'idea di festeggiare una vittoria. Charlie sembrava più solare del solito, per Elisabeth questo era incomprensibile.
- Sei da solo e dovrai occuparti di tutti i membri delle tre fazioni, sei sicuro di riuscirci?
- Certo che sì! Mi diverte servire più gente, rende ancora più viva la locanda con chiacchiere e risate di persone diverse dal solito, mi rallegra sapere che qui si trovano tutti bene.
- Gli altri locandieri ozieranno o ti aiuteranno?
- Due anni fa si sono proposti di aiutarmi, però non mi piace molto quando altri locandieri mettono le mani dietro il mio bancone spostandomi i miei arnesi da lavoro. Soprattutto se lasciano i boccali sporchi.
E' un perfezionista, vuole avere tutto sotto controllo” pensò la donna addentando un pezzo di pane appena sfornato, terminò di bere il suo latte e si alzò.
- Te ne vai di già? - le chiese Charlie.
- Sì, è una bella giornata, quindi mi va di stare un po' all'aria aperta. Se riesco tornerò ancora, altrimenti ci vedremo domani mattina.
- Se ti eserciti, posso darti la mia balestra, se ti va.
- No, sono soddisfatta dell'esercitazione di ieri. Per quanto riguarda la balestra invece, passo, non sono portata per quell'arma.
Il volto del locandiere fu coperto da un velo di delusione - D'accordo, perdonami, non era mia intenzione scocciarti.
Forse ho risposto in modo scortese” rifletté Elisabeth, si affrettò ad aggiungere - Magari dopo il torneo puoi mostrarmi come usare meglio la balestra.
A quel punto Charlie cambiò completamente, il suo volto s'illuminò - Con vero piacere! A presto!
- Buona giornata Charlie! - lo salutò la donna uscendo dalla locanda.
Vediamo, un posto dove posso stare tranquilla e lontano dalle persone?” ci rifletté un attimo e poi ebbe un'illuminazione.
Il prato sul retro del castello. Era spazioso e privo di gente. Appena giunse in quel luogo, si sdraiò sul terreno erboso. Elisabeth era senza pensieri. O forse fingeva di non averne. Fissava il cielo azzurro, ornato da qualche nuvola bianca. Un lieve sorriso si dipinse sul volto, appena udì un suono famigliare. Flyppi era tornato dopo alcuni giorni, probabilmente era andato a caccia e si era allontanato dalla zona. La donna rimase sdraiata sul prato, alzò solo il braccio.
- Hiiiiiiiik - salutò il rapace.
Elisabeth notò che aveva qualcosa legato sulla zampa. Solo da un'altra persona si lasciava fare in quel modo. Amy. La sua sorella minore. Sfilò la corda e srotolò la pergamena.
Elisabeth fu sorpresa nel notare come la calligrafia della sorella fosse diventata raffinata. Doveva essersi allenata più di lei nelle lezioni dello sciamano, alla donna invece non erano mai interessate più di tanto. Una volta che aveva imparato le basi per leggere e scrivere per lei era abbastanza. In fondo molte persone non ne erano neppure in grado, considerando questo, si sentiva una privilegiata. Mentre gli occhi scorrevano sulla pergamena, fu invasa da diverse emozioni contrastanti, dapprima provò sollievo dopodiché rabbia. Elisabeth percepì chiaramente una morsa allo stomaco.
Quelle parole... non se le sarebbe mai aspettate.

 

Carissima sorella Eli, spero tanto che in qualunque posto ti trovi in questo momento, stai in salute.
Mi auguro che riesci a vivere in pace, senza sensi di colpa, per il gesto atroce e orrendo che hai compiuto qui al villaggio Toreny. Se li avessi ti capirei, voglio solo che tu sappia una cosa: ti ho perdonata. Dopo tanti anni, ce l'ho fatta.
E' vero, all'inizio ti ho odiata. Sarei ipocrita se non te lo dicessi chiaramente. Forse non lo sai, però mi hai fatto tanto soffrire, considera questo.
Il motivo del mio odio nei tuoi confronti è perché a causa tua ero sola.
Tu sei fuggita subito dopo che hai trafitto con cinque frecce il vecchio sciamano del villaggio, solo perché stava iniziando il rituale dopo avermi scelto come sacrificio per l'Echidna. A essere onesta io ero felice, finalmente era giunto il mio turno per essere utile al villaggio, invece ti sei dovuta intromettere e rovinare tutto.
Dirk è sparito lo stesso giorno, probabilmente ti ha raggiunta.
Al villaggio tutti mi consideravano una sciagura e pensavano che avrei portato la distruzione del villaggio. Il rituale era stato interrotto appena era iniziato, per cui non potevano utilizzarmi di nuovo come sacrificio.
Per fortuna Adam, non so se ti ricordi di lui, è il secondogenito del vecchio sciamano, è intervenuto in mio favore.
Ha parlato davanti a tutto il villaggio dicendo che i tuoi errori non dovevano ricadere su di me, che l'assassina eri tu non io e che se qualcosa di brutto sarebbe successa, nessuno avrebbe dovuto prendersela con me, perché anch'io come loro ero vittima della tua follia. Dopo quel discorso tutti al villaggio hanno ripreso a trattarmi come una volta, prima che tu uccidessi lo sciamano.
Questo fa parte del passato, ora ti racconto una notizia incredibile.
Ray, l'attuale sciamano e fratello maggiore di Adam, fra due giorni eseguirà il rituale per congiungere le anime tra me e Adam. Ho chiesto se potevano concederti un giorno di permesso per assistere, poiché sei l'unica parente ancora in vita, purtroppo sei considerata il nostro peggior nemico, quindi partecipare per te, sarebbe impossibile. Anche se forse in due giorni neanche riusciresti a raggiungere Toreny, chissà quanto lontana ti sei spinta per fuggire da questo villaggio.
Mi raccomando non recarti mai qui, per nessuna ragione, altrimenti ti uccideranno con la tortura delle dieci notti, pensa c'è addirittura una taglia con un compenso per chi riesce a catturarti o porterà la tua testa.
Forse ti domanderai come mai sono passati diversi anni dall'ultima volta che ti ho scritto. La risposta è semplice sorella, tu non ti sei mai degnata di rispondere. Presumo perché temi riescano a rintracciarti o che potessi fare la spia in qualche modo. Da una parte lo capisco e va bene così. In fondo mi sto chiedendo perché ti sto scrivendo in questo momento, oramai sei come una sconosciuta, di te non so nulla.
Sono così emozionata! Tra due giorni sarò ufficialmente nella famiglia degli sciamani!
Potrò prendere decisioni importanti per tutto il villaggio e i suoi abitanti! E' davvero un peccato che tu perda tutti questi benefici. Forse, anzi, sicuramente, se tu non avessi ucciso il vecchio sciamano, tutto questo non sarebbe successo, forse saremmo ancora nella nostra misera casetta sulla collina a patire la fame a preoccuparci del vulcano e del suo incandescente fuoco.
Per questo motivo mi sento in dovere di ringraziarti.
Ti avviso che questa sarà l'ultima lettera che riceverai, ti ho sempre scritto di nascosto, però ora che entrerò nella cerchia delle persone importanti, non posso rischiare di rovinare tutto.
Stammi bene Eli, prenditi cura di te.
Con affetto,
Amy

 

Elisabeth si alzò, per potersi dirigere verso la stalla. Aveva bisogno di parlare con Rina. La sua cavalla appena la vide, le strusciò il muso sulla spalla.
- Sai cosa mi ha portato Flyppi? - le pettinava la criniera con energia - Una lettera da parte di Amy, la mia sorellina. Ti ricordi di lei vero?
La giumenta mosse in avanti il muso.
- Dice che mi ha perdonata per aver ucciso lo sciamano che la voleva usare come sacrificio. Ci credi? Mi ha ringraziata? Perché grazie a quello che ho fatto, ora si unirà con uno dei figli dello sciamano e otterrà una posizione di potere ed entrerà a far parte della cerchia delle persone importanti del villaggio. In pratica deciderà le sorti di chi potrà continuare a vivere e chi sarà destinato a essere sacrificato - fece una risatina isterica - Non lo trovi ridicolo? Il destino è proprio beffardo.
La donna passò diverse ore in compagnia di Rina, starle vicino la rilassava, facendole passare la rabbia che la sorella minore le aveva fatto venire.
Probabilmente è la giusta punizione per ciò che ho fatto. Forse dovrei ringraziare per essere ancora viva” pensò Elisabeth sbadigliando.
All'improvviso fu travolta dal sonno, le palpebre faticavano a rimanere aperte.
Mi sarò stancata troppo, dopotutto mi è tornata da poco la vista. Sarà meglio se mi reco nella stanza a riposare, voglio evitare di avere nuovamente una perdita momentanea della vista” la donna salutò Rina, camminava come un automa mentre si dirigeva al castello.
Elisabeth si gettò sul letto.
Dovrei mangiare qualcosa, ma ho lo stomaco sottosopra” si sentiva senza forze, tutto intorno vorticava furiosamente e il sonno prese il sopravvento.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

Falco Nero si sentiva invaso da una furia cieca. Doveva uccidere. Sentire l'odore del sangue. L'uomo chiuse gli occhi, cercando di calmarsi.
Forse tutte le questioni burocratiche lo stavano stancando troppo, era pomeriggio inoltrato e dal mattino stava preparando i mucchietti di monete per i contadini. Qualche giorno prima aveva fatto preoccupare Benjamin facendogli credere di essere tornato alle vecchie abitudini. Lui stesso ci aveva creduto.
Ora il suo corpo pareva eludere il suo buon senso, sentiva che lo stava ingannando, voleva fargli commettere qualche errore. La vista gli si offuscò, davanti a sé vide apparire dei puntini neri.
Falco Nero si allontanò dal tavolo da lavoro per sedersi ai piedi del letto.
Ora che la nuova arrivata ha ripreso la vista, tocca a me? Può esistere una coincidenza così strana?” i suoi pensieri sbiadirono e si addormentò di colpo. Dopo qualche minuto, così come si era addormentato, si risvegliò.
L'uomo si stiracchiò - Aaaah, quanto tempo! Finalmente posso sgranchirmi! - si guardò attorno - E bravo Dirk! Hai approfittato della mia assenza per farti riverire come un re. Hai ottenuto un ruolo di prestigio e ti sei trasferito proprio in un'ottima stanza - soddisfatto si alzò in piedi, poi parve ripensarci e si sdraiò sul letto. - Quasi mi dispiace rovinarti la fama di buon capo. Purtroppo devo entrare in azione. Lei sicuramente mi ha riconosciuto, ha fatto perdere la vista alla donna, usa sempre il suo solito trucchetto - sospirò - Entrambi alla fine, siamo riconoscibili tramite i nostri modi di agire. Dopotutto è inevitabile. Altri metodi per entrare in possesso degli umani non ce ne sono - l'uomo si alzò dal letto, passando davanti allo specchio, notò i capelli neri.
Quella maledetta strega!” pensò irato “Ha osato di nuovo tingermi i capelli neri, con le sue bacche velenose?” era davvero infuriato.
Dirk aveva dalla nascita i capelli color cenere, molto simili a quelli grigi di Zack. Lui infatti era del tutto convinto che cambiare il colore naturale dei capelli rovinasse la sua bellezza e il suo fascino.
Si avvicinò alla piccola tinozza, usata generalmente per lavare il viso, prima pronunciò qualche parola, in seguito chiuse la bocca e v'immerse completamente la testa. L'acqua iniziò a tingersi di nero, mentre i capelli tornavano al loro colore naturale. Appena tolta la testa dalla tinozza, scosse la testa, per togliere l'acqua in eccesso.
- Ora sì che ragioniamo! Zack è tornato! - annunciò con enfasi a sé stesso.
Con i capelli ancora fradici, si affrettò a uscire dalla stanza.
Voleva trovare Lynn prima che anche lei terminasse il processo di controllo, giusto per coglierla di sorpresa, per il vero scontro avrebbe atteso il suo risveglio completo.
Zack interrogò diverse persone della servitù, ma nessuno riuscì a rispondere al suo quesito.
Se non è da queste parti, vuol dire... Maledizione! E' già arrivata all'ultimo passaggio” di corsa si avviò verso l'uscita del castello. Per sua fortuna poteva controllare e accedere alla memoria di Dirk, in modo da trovare subito la locanda e risparmiare tempo prezioso.

 

Elisabeth fin dal primo mattino si era recata alla locanda. All'ora di pranzo aveva mangiato una bistecca con delle lenticchie.
- Charlie, mi potresti portare una caraffa d'idromele?
Il locandiere rimase sbigottito - Come mai questa richiesta?
- Ahahahah - rise Elisabeth - Mi basta un boccale, stavo scherzando!
- La prima volta che sei entrata nella mia locanda, mi hai detto che non bevi idromele.
- Suvvia, ammettilo, in fondo sei curioso di vedermi ubriaca! - lo stuzzicò lei ammiccando.
- D'accordo, solo perché sei una delle mie clienti preferite - le puntò il dito contro – Ti avviso: se mi distruggi qualcosa, sarò nei guai e dovrai ripagare i danni causati.
Charlie era meravigliato, Elisabeth stava trangugiando l'idromele come se fosse acqua.
Il locandiere notò un rossore nelle guance della cliente - Forse non dovevi berlo in un sorso, non sei abituata.
Per tutta risposta, lei ridacchiò, si sporse oltre il bancone e gli stampò un bacio.
- Grazie - gli disse, si allontanò e con un saltello scese dallo sgabello per poi uscire dalla locanda.
La donna si diresse verso la stalla, trotterellando e fischiettando. Rina nitrì appena la riconobbe.
- Sei proprio una giumenta intelligente. Riesci sempre a capire che non sono la tua padrona - allungò la mano per accarezzare l'equino - Non voglio farti male, devo solo uscire da questo posto. Che dici di fare una cavalcata? Avremo modo entrambe di sgranchirci un po', così eviterò di dare a Zack troppo vantaggio per quando ci affronteremo. Lui sicuramente ha già il pieno controllo di tutto ed è in grado di usare le sue abilità.
Lynn salì in groppa alla giumenta e uscì dalla stalla.
- Heilà - salutò le guardie sulla torretta - Vorrei fare un giro a cavallo per controllare se la zampa sta guarendo bene. In fondo domani c'è il torneo e devo essere sicura che sia in piena forma.
Le due sentinelle la guardarono attentamente, la donna intuì cosa li facesse esitare.
- Tranquilli, non intendo scappare. Come potete vedere sono senza bagaglio, come farei a sopravvivere senza neanche una borraccia d'acqua? Tornerò presto.
Le due guardie sulla torretta si scambiarono qualche parola, alla fine uno dei due parlò - Uscita accettata. Sarà meglio che ritorni prima dell'imbrunire Milady, altrimenti potreste avere problemi.
- Certamente! Non ho nessuna intenzione di perdere la grande festa di stasera - salutò con la mano - A più tardi e buon lavoro.
Lynn si addentrò nel bosco, cosicché le sentinelle non avessero più nessuna visuale su di lei. La donna smontò da cavallo, legò le briglie a un albero e si abbassò per curare completamente la zampa di Rina, quel gesto sembrò apprezzato dalla cavalla.
- Ecco fatto - disse rialzandosi - A quanto pare la magia è tornata, inoltre la tua ferita è a posto, non ti darà più fastidi - sorrise, ma ben presto sparì dal suo volto, sentendo dei passi avvicinarsi.
- Finalmente ti mostri, Arpia.
Voltandosi sogghignando Lynn ribatté - Potrei dire lo stesso, Chimera - degli artigli fini a punta sostituirono le unghie.
- Complimenti, hai previsto il luogo dove mi sarei recata - continuò Lynn.
- Veramente sei tu a suggermi tutto, Arpia - ribatté sogghignando Zack - In effetti, ero arrivato alla locanda, mi sono fermato quando ti ho visto uscire saltellando diretta alla stalla. Ho subito capito cosa avessi in mente di fare.
Una smorfia travestito da sorriso si dipinse sul volto della donna - Hai sempre molta tempistica.
- Conosciuta anche come fortuna sfacciata.
- Cosa vuoi fare?
- Potrei rivolgerti la stessa domanda.
- Suggerisco di allontanarci prima che qualcuno di quei soldati ci raggiunga – disse Lynn, il suo udito percepiva dei passi in lontananza, si facevano sempre più vicini.
- E' una perdita di tempo, possiamo risolvere la questione anche restando qui. Tanto non ci vorrà molto.

 

Josh e altre cinque guardie seguirono il Master fuori dal cancello. Era strano che uscisse in quel modo senza proferir parola o almeno accennare un saluto. Inoltre, poco prima Elisabeth era uscita con la scusa di far fare quattro passi al proprio cavallo.
- Quella donna è soltanto un peso per il villaggio, combina solo guai. E' una persona pericolosa, altrimenti perché sarebbe una ricercata da Glourcastre? Ricordate cosa ha fatto a Denny? Non ha rispetto per niente e per nessuno - commentò una delle sentinelle.
- Pensa ad aguzzare la vista e ritrovare il Master, invece di metterti a fare il pettegolo - lo riprese acidamente Josh.
Lui aveva passato del tempo con quella donna, era strana, quello era chiaro come il sole, però in lei c'era qualcosa di pacifico. La ragione che portava i suoi compagni a odiare la donna era l'espulsione momentanea di Denny, perché lui offriva da bere a tutti, oltre a dare sacchetti contenenti monete d'oro per svolgere alcuni lavori al posto suo e le entrate extra mancavano ai soldati, sopratutto ai più avidi. Josh si sentiva obbligato a non contestare troppo i compagni, con loro condivideva i momenti della sua giornata, con altri invece aveva trascorso addirittura anni della sua vita.
Quando Falco Nero ed Elisabeth furono a vista d'occhio, scorsero i due discutere animatamente. Tutti gli uomini rimasero impietriti nel vedere quanto fossero aggressivi, pareva stessero per uccidersi. Da quella distanza era impossibile udire le parole pronunciate, eppure le guardie capirono che era meglio tenersi a distanza, sarebbero intervenuti solo se la vita del loro Master fosse stata in pericolo. Si avvicinarono cercando di fare meno rumore possibile, di certo avrebbero ucciso volentieri la donna, con l'attenuante di difendere il loro leader.

 

Lynn commentò con un tono di disappunto - I tuoi uomini ci hanno raggiunto per colpa tua, lo sai? La tua assurda idea che fermarci fosse la soluzione migliore si è rivelata pessima.
- Taci, Arpia!
- Chimera, si può sapere cosa diavolo ti prende? Da quando abbiamo iniziato a chiamarci in questo modo? E' vero, siamo nemici, eppure abbiamo sempre usato i nostri nomi le altre volte che le nostre strade si sono incrociate.
- Perché, l'ultima volta non è andato secondo i piani. Inoltre volevi approfittarti della mia assenza per portarti in vantaggio.
- Santissime Arpie in cielo!! - sbraitò Lynn - Sei più cocciuto e ottuso di quanto credessi! Era un piano per risvegliarti, ho un onore sai?
- A me sembravi molto seria sul tuo modo di agire in quel momento Arpia.
- Proprio una Chimera incompetente come te doveva capitarmi? Chi me l'ha fatto fare di accettare questo compito? Si vede che ero ancora ingenua a quei tempi!
- Incompetente sarai tu! Finora mai una volta siamo riusciti a risolvere la questione!
- Ti ricordo una cosa:ti sei fatto prendere per il naso da una strega. Se non fosse stato per il mio avviso, chissà cosa sarebbe potuto accadere. Grazie al mio intervento hai potuto usare delle contromisure per ciò che ti propinava nel cibo e nelle bevande.
- Me ne sarei accorto! - tuonò Zack furioso - Forse ci avrei messo qualche giorno, ma non credere che ne sarei rimasto all'oscuro per molto tempo!
Lynn sbuffò. La vita del suo nemico era stata completamente diversa dalla sua. Fin dalla nascita lui era entrato in contatto con l'umano, perciò per lei era intollerabile che un'informazione del genere gli fosse sfuggita. Lei era stata per diversi anni nel suo uovo e poteva solo sentire ciò che accadeva, senza avere la possibilità di agire. Se la sua vita fosse stata più simile a quella della Chimera, sicuramente avrebbe avuto un maggior legame con l'umana.
- Rimandiamo a domani la discussione, lontano dagli occhi indiscreti degli umani - consigliò Lynn, nel frattempo si era un po' calmata.
- E' meglio così. Se dovessero assistere a un nostro scontro, potrebbero intervenire in mia difesa e addio scontro equo – convenne Zack.
- Se pensi tema quei soldati ti sbagli, potrei ucciderli anche da questa distanza.
- Non lo farai.
- Certo, non voglio sporcarmi le mani per degli inutili umani – sbuffò Lynn - Allora ci vediamo domani Zack!
-Ti ho già detto di smetterla! Non usare il mio nome quanto ti rivolgi a me. Capito, Arpia?
- Sei sul serio noioso e monotono. Peccato abbiano scelto la prima Chimera e non un altro tuo simile, forse mi sarei divertita di più - sospirò Lynn.
Quando le due creature mitologiche raggiunsero il gruppo di soldati, Lynn vedendoli spaventati bisbigliò - Vigliacchi, codardi.
Nessuno la udì, perché Zack le parlò sopra - Grazie per essere giunti fin qui. Apprezzo molto la devozione che dimostrate nei miei confronti. Ve ne sono eternamente grato.
Le sentinelle fecero un inchino, più per mascherare la sorpresa dipinta sui loro volti, era raro che il Master esternava in quel modo la sua gratitudine. Da parte sua Josh si affrettò a raggiungere la donna, stava per diventare scuro e voleva proteggerla da eventuali attacchi di briganti, era un ospite e doveva riservare nei suoi confronti lo stesso trattamento degli abitanti del villaggio, anche se si sarebbe trattenuta per poco tempo.
- Posso cavarmela da sola Josh - commentò lei seccata, quando la sentinella l'ebbe raggiunta.
L'uomo ci rimase male, aveva creduto di ricevere un ringraziamento per la sua apprensione e gentilezza nei suoi confronti.
- Posso chiedere... - iniziò a dire.
- No - rispose Lynn senza voltarsi - Sono affari personali, non riguarda né te né tanto meno i tuoi compagni.
Josh si sentì ferito da quella risposta tagliente “Probabilmente il Master ha rifiutato qualche sua richiesta e ora è arrabbiata, per questo mi ha risposto in modo così sgarbato. Forse ora preferisce non parlare” pensò la sentinella, rimanendo in silenzio.
Lynn montò a cavallo e a quel punto Josh non poté più seguirla. Si fermò rimanendo in attesa dei compagni e del Master che erano rimasti qualche iarda indietro.

 

Lynn, una volta tornata nel villaggio sistemò Rina nella stalla, liberandola da sella e staffa, poi si diresse dentro il castello, fino a raggiungere la stanza assegnata a Elisabeth. Quando entrò, trovò una cameriera ad attenderla. Frugando nei ricordi della donna, capì che era lì per via della festa antecedente al torneo. Caroline le pettinò accuratamente i capelli, in seguito glieli intrecciò.
- In questo modo sono valorizzati - esclamò contenta e soddisfatta del proprio lavoro.
Lynn si limitò ad annuire con sorriso a labbra chiuse. Quelle formalità non facevano parte della sua persona, avrebbe preferito evitare tutta quella messa in scena, eppure era consapevole che doveva farlo, altrimenti qualcuno si sarebbe accorto di un cambiamento in Elisabeth e questo non doveva succedere, evitare di attirare l'attenzione era vitale per la sua vera missione.
Il torneo sarebbe iniziato il giorno seguente, come sempre le tre fazioni si riunivano nella locanda comune, situata nella zona neutrale, per festeggiare l'inizio delle gare e decidere il premio per il vincitore così come la penitenza per il perdente. Il primo ospite ad arrivare fu il Master della fazione dei pacifisti.
- Sono Damien, il capo gruppo di coloro che compiono solo buone azioni - si presentò facendo un inchino, lanciò uno sguardo alla donna di fianco a Falco Nero, dapprima le baciò il palmo della mano, o meglio, sebbene lei non avesse allungato il braccio, l'uomo fece tutto da solo. - Lei, Milady, dovrebbe essere colei che ha rifiutato di unirsi a noi. E' un vero peccato, però l'ultima parola non è ancora detta. Con l'esito del torneo, dove saremo eletti vincitori, potrebbe cambiare idea - sorrise in modo sdolcinato.
Lynn represse l'impulso di fare una smorfia e di rispondere con un linguaggio poco adatto a una signora. Doveva evitare di litigare con qualcuno, sebbene lo spirito ribelle dell'umana, di certo non la aiutava a mantenere la calma, anzi le consigliava di rispondere a tono.
In ritardo arrivò il Master della fazione dei criminali.
- Sono Clay, capo gruppo dei cacciatori di taglie e mercenari - emise un sonoro rutto - Dovreste unirti a noi. Il mio compare Tim, mi ha raccontato quello che è successo durante il vostro incontro, sostiene che siete molto abile con l'arco.
- Figurati se si unirebbe alla tua fazione, siete solo un ammasso di poco di buono. Dopotutto una donna della sua classe, sarebbe solo sprecata in mezzo a voi - intervenne Damien.
- Per favore calmate i vostri spiriti e tenete la competitività per le prove - intervenne Zack sorridendo enigmatico - Questo è un incontro di piacere e di chiacchiere in compagnia. Dovreste sapere che l'astio si mette da parte in queste occasioni, inoltre vi ricordo: siete ospiti in casa mia, se infrangete una regola, potrei cacciarvi - per un attimo gli occhi brillarono.
Chissà quale perfida tortura sta immaginando” pensò Lynn.
Nella sottana aveva nascosto il suo pugnale con l'impugnatura a osso, voleva essere preparata a ogni evenienza, da lì a poco poteva crearsi parecchia confusione e se Zack avesse voluto approfittarsene per attaccarla alla sprovvista, avrebbe ricevuto una bella pugnalata come sorpresa. La serata procedeva come tutte le rimpatriate precedenti, il locandiere era indaffarato più che mai a portare boccali e calici d'idromele in tutti i tavoli sparpagliati nella taverna.
Gli finiranno le scorte, poveretto” pensò Lynn adagiandosi comodamente sulla sedia, sempre per quanto fosse possibile, considerando quello scomodo vestito pomposo che stava indossando.
Delle urla, più alte delle solite chiacchiere tra ubriachi attirò la sua attenzione. Tim aveva afferrato per il bavero Charlie, il quale aveva lo sguardo spaventato, drizzando la schiena notò che gli stavano puntando nel petto un coltello. A quella visione Lynn decise di intervenire. A grandi passi, che furono poco aggraziati per via dell'abito, tirò una pacca sulla spalla di Tim.
- Mi pare di averti già detto qualcosa riguardo al fatto che non sopporto la violenza - disarmò l'uomo - Inoltre, attaccare colui che ti sta servendo da bere, trovo sia molto scortese.
- Dovresti stare al tuo posto donna! Non devi intrometterti negli affari degli uomini - le diede una spinta, prontamente Lynn si appoggiò a un tavolo alle sue spalle, evitando così di cadere. - Vedi? Sei solo una debole donna, stai al tuo posto se non vuoi farti male - le consigliò Tim, una fragorosa risata si creò tra gli uomini del suo tavolo.
Lynn stava per attaccarlo, pronta a tirare fuori gli artigli. Zack intervenne, prevedendo la reazione dell'Arpia.
- Tim, perdona l'invadenza della nostra ospite. Deve ancora imparare tutte le regole, quindi agisce come farebbe in qualsiasi altro posto.
- Accetto le tue scuse Falco Nero. Di questi tempi le donne si montano la testa. Mi raccomando, impartiscile una buona lezione, altrimenti potrebbe rovinarci il torneo.
- Puoi considerarlo già fatto Tim - lo rassicurò Zack con un sorriso che non piacque affatto a Lynn.
L'Arpia si vide trascinare fuori e in viottolo lontano dalla locanda, sotto lo sguardo preoccupato di Charlie.
- Che diamine credi di fare Chimera? Vuoi umiliarmi facendomi passare per una fifona?
Zack alzò gli occhi al cielo - Voi Arpie siete così cieche quando v'infuriate! Non riuscite a vedere tutto ciò che vi circonda. I suoi tirapiedi ti avrebbero infilzato come uno spiedino, avevano le mani sull'elsa delle loro spade.
Accigliata per non essersene accorta, Lynn si affrettò a ribattere - Sarei riuscita a tenerli a bada, sono solo umani.
- Li sottovaluti solo perché sono umani, dimenticandoti di tener conto della quantità. Sai può fare la differenza durante uno scontro – la ammonì Zack.
- Sentirmi fare la predica da una Chimera, questa è una cosa che non si sente tutti i giorni, potrebbe diventare una nuova novella tra noi Arpie - lo schernì Lynn, alzando gli occhi al cielo.
Zack scosse la testa - Cerca di fare attenzione al torneo - le consigliò - Se ti azzardi a fare un altro gesto del genere non è detto che ci sarà sempre Falco Nero a coprirti le spalle.
Sbuffando Lynn commentò - Grazie, conosco le regole. Quel Benjamin l'ha spiegato a Elisabeth l'altro giorno, per cui sono informata anch'io in merito. Dopotutto sono un'arciera e devo partecipare a quella parte di sfida.
- Sembri scocciata - sogghignò Zack - Dì la verità, l'umana ti ha incasinata.
- Mica posso rimangiarmi la parola. Vedrò di stracciarli tutti, in modo da poter svolgere il mio compito.
- Suvvia, come sei professionale! Dovresti rilassarti e divertirti! E' passato tanto tempo da quanto abbiamo riottenuto il controllo degli umani, dovresti approfittarne.
- Fa parte del patto. Ti ricordo anche che abbiamo un tempo limite per risolvere la questione - disse con cipiglio severo Lynn.
- Un'Arpia che mi fa lezioni su quali siano i miei compiti, anche questo potrebbe diventare una nuova novella tra noi Chimere - scherzò Zack.
Lynn stava per ribattere, quanto un lieve vento la investì. Portava con sé odori antichi, da tempo dimenticati, il cibo di casa, ricordi di giorni trascorsi intorno al falò, tutto prima che si decidesse di passare a un metodo per raggiungere una pace tra le due razze. Prima che fosse costretta a tornare nel suo uovo per impossessarsi dell'umana prescelta.
Chissà come stanno le mie compagne Arpie. Probabilmente si chiederanno quanto tempo intendo ancora sprecare prima di uccidere il mio obiettivo e tornare a casa” pensò Lynn. Nel momento in cui i ricordi tornarono a galla, si accorse che c'era qualcosa che stava cambiando.
- Zack, il tempo è scaduto - lo avvertì, senza alcun motivo particolare - Qualcosa sta interferendo... ci rivedremo presto. Ho questo presentimento: gli umani non avranno per molto tempo il controllo, si tratta solo di una cosa temporanea.
La Chimera rimase in silenzio. Era la prima volta che l'Arpia lo avvisava.
Per evitare fraintendimenti Lynn precisò - Ti ho avvisato solo per evitare che pensi sia una vigliacca se ora mi dileguo da questo posto - era seccata - Comunque, se vuoi accettare questo consiglio, cerca di liberarti di quella strega, sta cercando di usare il tuo umano.
- Lo so - ora anche Zack era scocciato.
Ognuno prese strade separate, per non dare nell'occhio, lei tornò al castello, mentre lui si diresse verso la locanda.

 

Il mattino seguente Falco Nero si svegliò con forti giramenti di testa.
Forse ho esagerato con i calici d'idromele ieri sera” pensò.
- Avanti - rispose al bussare incessante.
Scosse la testa “Fatico a ricordare cosa sia successo ieri. So per certo che ho parlato con quella donna, anche se non mi ricordo, sono sicuro di averla già incontrata in passato, eppure è così diversa dalla mia Elisabeth” il recente ricordo non aveva cancellato del tutto la sua amnesia e dopo quell'episodio non era ricapitato che qualcosa del passato fosse tornato a galla in modo distinto e nitido, solo cose confuse e senza un senso. Aveva pensato che dopo aver ricordato il suo nome, nuovi ricordi sarebbero sorti, purtroppo niente di simile era accaduto. Una rabbia nata da chissà dove, lo investì.
- Buongiorno Master - lo salutò Gina inchinandosi - Le ho portato il latte con la cannella, la cura per alleviare l'effetto dell'alcool di ieri sera.
Non berlo” quel pensiero scosse Falco Nero perché gli pareva fosse un ordine pronunciato da qualcun altro “Forse ho davvero esagerato con l'idromele.”
- Veramente Gina dovresti portarlo a Benji, lui ne ha più bisogno di me – scosse la testa e rimase seduto a osservare la reazione esagerata della cameriera.
- Master Falco Nero! - strillò la donna - Ho fatto di tutto per lei e mi maltratta in questo modo? Volevo esserle d'aiuto come ho sempre fatto in questi anni, si ricorda a quando risale la nostra amicizia? Dubito se lo sia scordato.
- Amicizia? - un sogghigno laterale spuntò sul viso di Falco Nero - Sicura che la tua lealtà sia vera? E non sia uno sporco trucco architettato da una fattucchiera di basso borgo?
Gina deglutì spaventata – Cosa...
- Oh, andiamo so perfettamente chi sei - Zack era riuscito a riprendere il controllo e a sostituire Dirk. - Sei fortunata, mi devo occupare del torneo, altrimenti ti avrei già ucciso - la Chimera fece passare la lingua sulle labbra - Il tuo sangue deve avere un odore delizioso.
- Sta scherzando... ve-ve-vero Master? - la donna cercava di parlare in modo naturale.
L'uomo assunse un'espressione ferita - Come osi credere che stia scherzando? Su queste cose sono sempre serio. Così come l'avvertimento che sto per darti: tieni i tuoi giochetti da stregoneria lontano da me, lo stesso vale per le tue maledette bacche! I miei capelli devono rimanere come sono ora. Se dovessi ritrovarmeli nuovamente neri... beh, credo mi divertirò a inventare nuove torture, tutto questo prima di ucciderti, ovviamente - Zack fece un largo sorriso - Anche se sono quasi tentato di punirti già ora - gli occhi verdi cambiarono d'intensità, divennero più scuri con ombre grigie.
Gina indietreggiò spaventata, andò a cozzare contro la porta, il colpo le fece cadere di mano il vassoio, tremante si affrettò a voltarsi e uscire.
Cosa diavolo gli è preso a Falco Nero? Che abbia esagerato con il veleno? Eppure l'infuso in tisana non dovrebbe recare questi effetti strani” la cameriera corse nei corridoi “Devo trovare Benjamin, subito!”
Gina entrò nella stanza senza bussare, vide l'uomo russare sonoramente addormentato sopra le lenzuola.
- Avanti, svegliati Benji!! Siamo nei guai! - si tratteneva dall'urlare per non farsi sentire da chi passava nei corridoi - Falco Nero mi ha scoperto - iniziò a scuoterlo con vigore.
– Hnnnn - fu l'unica risposta che ottenne.
- Maledizione - strillò stizzita uscendo dalla stanza.
Caroline osservò divertita la scena, il sorriso divertito non riuscì proprio a mascherarlo.
Tutto si sta svolgendo in modo molto interessante. Sono proprio curiosa di vedere cosa penserai di fare ora che il tuo sostenitore è fuori gioco a causa mia” canticchiando a bocca chiusa la responsabile delle cameriere si affrettò a raggiungere le subordinate per impartire loro i compiti della giornata.

 

Elisabeth stava dormendo, la voglia di alzarsi era nulla, però sentiva un dolore alla spalla destra, era un fastidio intenso, come se ci fosse un utensile riscaldato dai carboni ardenti. Controvoglia si mise a sedere.
Che diamine è successo ieri? Ho partecipato alla festa e dopo... ouch qualcuno deve avermi fatto bere idromele” pensò la donna avvicinando la mano sinistra sulla fronte.
Sei in pericolo, lasciati aiutare” udendo quest'avvertimento si guardò intorno per vedere se nella stanza ci fosse qualcuno.
- Chi sei? Dove sei?
Più vicino di quanto credi” fu la risposta che ottenne.
Elisabeth pensò di avere allucinazioni uditive stava per avvicinarsi alla finestra quando qualcuno spalancò la porta senza bussare.
- Ti decidi a svegliarti o vuoi che ti aggredisca? - Falco Nero si appoggiò al muro sulla soglia con un'espressione divertita.
Elisabeth lo fissò cupa in volto “Perché ha i capelli grigi? Sembra tanto simile a Dirk ora...” una fitta allo stomaco la fece inginocchiare.
- Sei davvero un bastardo Zack, avrei ripreso il controllo in modo più cauto se non avessi fatto questa entrata boriosa - Lynn lo guardò sprezzante.
- Avevo pensavo che finalmente avessi riconosciuto la mia superiorità e ti fossi inchinata al mio cospetto per chiedere pietà - la Chimera piegò le labbra in un sogghigno - Sei pronta per il torneo? Ricordati di farmi divertire.
- Se butterò qualcuno fuori pista, lo farò perché mi daranno fastidio non di certo per un divertimento tuo - ribatté l'Arpia - Ora dovresti uscire, mi devo preparare - Lynn lo spinse e chiuse la porta facendola sbattere rumorosamente.
Per occupare il tempo che sprecherò partecipando alle gare, m'inventerò un modo per distruggere la Chimera una volta per tutte” pensò Lynn, nascondendo il pendente sotto la maglia. “E' il destino: le nostre razze sono in attesa di un esito. Mi stupisco del fatto che finora non abbiano ancora inviato qualcuno a controllare la situazione.”

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

Caroline camminava avanti e indietro, impaziente. Charlie stava tardando.
Lo aveva fatto chiamare appena una delle cameriere le aveva raccontato quanto accaduto la sera precedente alla locanda. Tim aveva aggredito Charlie ed Elisabeth lo aveva aiutato. La donna considerava Charlie come un fratello, sebbene tra i due non ci fossero legami di sangue. La sera precedente poco prima di coricarsi, aveva avvertito una fitta nel petto, era rimasta impietrita pensando che la sua vita fosse in pericolo. Dopo un accurato controllo, si era convinta che forse si stava lasciando condizionare dai rami che sbattevano sulle finestre a causa del vento.
L'uomo arrivò ansante - Si può sapere qual è quest'urgenza? Lo sai, in questo momento ho molti impegni ora che il torneo è iniziato.
Lei lo abbracciò - Stupido! - lo apostrofò - Perché hai fatto finta di nulla e non mi hai fatto chiamare?
Lui ricambiò l'abbraccio rispondendo - Perché è stata una sciocchezza! Sono cose che succedono quando sono ubriachi, non volevo disturbarti per così poco. Sei venuta a saperlo da altri e mi dispiace per questo, avrei preferito raccontarti io come sono andata le cose, almeno avrei evitato di farti preoccupare per nulla. Guardami, sto bene! - allargò le braccia facendo un passo indietro, per dimostrare alla sorella che era illeso e poteva constatarlo con i suoi stessi occhi.
- Lo sai, Elisabeth è davvero una forza! Aveva quel vestito pomposo enorme, eppure ha tenuto testa a Tim. I suoi seguaci erano tentati di aggredirla, ma Falco Nero è intervenuto a salvare la situazione prima che degenerasse!
- Lei ti ha aiutato?
- Sì, è davvero una persona gentile.
- Già - commentò Caroline - Fai attenzione quando stai in mezzo agli uomini di Clay, sono un branco di criminali, potrebbero ucciderti solo perché sono troppo ubriachi.
- Farò attenzione, promesso - Charlie si mise la mano sul cuore - Se avverto un pericolo, prendo la balestra sotto il bancone e li trafiggo tutti.
- E' una battuta del tutto inappropriata – la cameriera pronunciò quella frase in tono di rimprovero.
- Ahahahahahah sei adorabile quando fai quell'espressione severa. Ora ci siamo chiariti, quindi posso scappare, altrimenti mi distruggono la locanda. Ci vediamo presto sorella.
- A dopo - lo salutò la donna con un sospiro.
Com'è possibile che un'Arpia sia generosa a tal punto da aiutare un umano senza avere un rendiconto? E' impossibile, mai una cosa simile è accaduta in passato! Inoltre, non può sapere di me, ho nascosto bene la mia presenza e nemmeno può immaginare che ho contribuito a mettere fuori gioco l'aiutante della strega. Più tardi andrò a parlarle” pensò Caroline avviandosi di gran carriera “O perlomeno ringraziarla di aver salvato Charlie. Prima però, devo occuparmi delle mie faccende.

 

FLASHBACK

Il porto rumoreggiava come tutti i giorni. Alcune navi attraccavano, altre partivano, quelli che portavano con sé merci rimanevano ferme alcuni giorni, perché dovevano svuotare la stiva prima di poter ripartire. Un bambino osservava incantato il viavai dei marinai.
Un giorno vorrei poter viaggiare come loro, visitare diversi posti e città straniere, stare in mare aperto senza pensieri” un passante lo spinse e lui cadde per terra, sbucciandosi il ginocchio, che iniziò a sanguinare. Trattenendo le lacrime, si rialzò cercando di togliere con le manine la polvere dagli abiti.
Il bambino si guardò attorno cercando un posto più tranquillo dove poter osservare meglio le navi. Mentre s'incamminava, vide una figura avvolta da uno straccio, il volto nascosto sotto il cappuccio, presa a calci da alcuni uomini ubriachi, probabilmente marinai.
- Dove pensi di andare? Devi pulire tutta la nave: da poppa a prua! Il capitano vuole che risplenda.
- Ha dato questo compito a voi - si difese la figura, dalla voce lieve e melodiosa, il bambino intuì che doveva trattarsi di una bambina, poco più grande di lui.
Senza pensarci troppo, il bambino si avvicinò e dichiarò - Vi ammiro per la vita e il lavoro che fate, comprendo la vostra stanchezza, però prendervela con qualcuno più piccolo di voi è scorretto!
- Fatti gli affari tuoi moccioso! Vai a raccogliere conchiglie sulla spiaggia invece di bighellonare al porto dove gli adulti devono lavorare - gli rispose in modo brusco uno dei marinai.
- Loro fingono di lavorare, si ubriacano e basta, sono dei totali lazzaroni.
- Taci marmocchia! Ti abbiamo raccolto in mare aperto, è questo il modo in cui ci ringrazi?
- Il capitano mi ha detto che ero libera di andare dove volevo e appena avremmo raggiunto il primo porto, me ne sarei potuta andare senza tornare sulla nave.
- Te lo stai inventando! Il Capitano è un fottuto bastardo, le buone azioni non fanno parte di lui! – sbraitò uno dei marinai.
– Già, già – concordarono i compagni.
- Sospettavo che pensavate qualcosa di simile riguardo al sottoscritto, eppure siete sempre stati senza spina dorsale per dirmelo direttamente in faccia - commentò un omone barbuto apparso in quel momento.
Il bambino rimase immobile, impaurito da quella presenza alle sue spalle.
- C... C... Capitano! - gridarono gli uomini, affrettandosi a fare il saluto.
- Smettetela! - tuonò - Siete privi di orgoglio! Cercare di obbligare una bambina a svolgere il vostro lavoro è deplorevole! Macchiate l'onore di tutti i buoni marinai che solcano i mari.
Il bambino si voltò per guardarlo, lo fissò pieno d'ammirazione.
- Tornate subito alla nave! - ordinò il Capitano - Se per quando sarò di ritorno, starete ancora pulendo, vi degraderò e il vostro compito sarà di pulire le latrine! Ora, muovetevi!
I marinai, dalla fretta, andarono a cozzare gli uni contro gli altri, prima di dirigersi a gran carriera verso il molo.
Il Capitano si chinò verso il bambino, arruffandogli i capelli gli chiese - Come ti chiami giovane uomo?
- Charlie - rispose velocemente in bambino.
L'uomo sorrise - Bravo Charlie, hai fatto un ottimo lavoro a difendere qualcuno che era in difficoltà. E' questo il modo in cui si comportano i veri uomini.
- Grazie Capitano - disse il bambino chinando il capo.
La bambina era rimasta immobile, il cappuccio in testa le copriva il volto.
- Avanti Caroline, saluta e ringrazia Charlie per averti aiutato - la esortò il Capitano abbassandole il copricapo - Nasconderti non serve a nulla.
Lunghi capelli corvini ricaddero sulle spalle, mentre un paio di occhi azzurri fissarono il bambino.
- Perché sei intervenuto? Me la sarei cavata anche da sola.
-Loro erano in tanti e ti stavano tirando calci! Potevano ucciderti! - gridò lui.
- Smettila di strillare, sei peggio di una femminuccia! - lo rimproverò Caroline, tappandosi le orecchie con le mani.
Il Capitano iniziò a ridere di gusto - Ahahah! Charlie ti piacerebbe fare un giro sulla mia nave? Se ti piace, potresti unirti al mio equipaggio.
- Sissignore!
- Se vuoi, ti porterò con me, prima però devi chiedere il consenso ai tuoi genitori.
- Sono orfano dalla nascita - rispose il bambino senza smettere di sorridere - Posso decidere da solo.
- Allora, non ti resta che seguirmi, giovanotto.
Charlie prese a saltellare dalla gioia. La bambina era rimasta ferma a osservare la scena, era incuriosita dal loro comportamento.
Forse potrei unirmi a loro, dopotutto non ho niente di meglio da fare” pensò Caroline “Potrebbe essere interessante, chissà magari vivrò qualche avventura che mi renderà famosa tra la mia razza tanto da diventare una saga” ad alta voce disse - Aspettatemi, vengo anch'io.
- Speravo l'avessi detto. Conosci già la nave, lo potresti istruire sulle varie mansioni e le zone da evitare. Oltre ad avvisarlo su quali elementi del mio equipaggio deve tenersi alla larga. Un paio ha già avuto modo di conoscerli.
Quando salirono sulla nave, il Capitano presentò i due bambini come nuovi membri dell'equipaggio, specificando che nessuno avrebbe dovuto delegare il proprio lavoro a loro, tuttavia avrebbero potuto osservare le varie mansioni e aiutare di loro iniziativa. Caroline sottolineò il tutto fissando i marinai con uno sguardo assassino e mostrando i suoi veri occhi dorati con la pupilla verticale. Col passare del tempo si affezionò al piccolo umano, che suo malgrado, la seguiva ovunque lei andasse. Un giorno, un mozzo chiamò Caroline sguattera, Charlie s'infuriò, tirò addosso al marinaio il secchio d'acqua dicendo che non doveva permettersi di chiamare in quel modo sua sorella. Per Caroline fu strano, eppure non disse nulla a riguardo.
Gli umani sono troppo abitudinari, basta che qualcuno entra nella loro vita e ci rimane per un po’ e subito creano un sentimento che li lega nel profondo. Da una parte noi Delfine siamo più distaccate da questo tipo di affetto e difficilmente ci facciamo fuorviare, anche se Charlie riesce quasi a farmi sembrare più buona di quello che sono in realtà. In fondo è una buona copertura, sebbene per il momento stiamo vivendo a mare aperto” pensò Caroline mentre osservava le onde dall'oblò della sua cabina. “Chissà se quando lascerò questo posto resterà qui. Sarebbe un'ottima cosa se mi seguisse, nessuno sospetterebbe mai di una sorella maggiore che viaggia con il fratello. E' vero, potrei obbligarlo, ma è una persona troppo onesta, deluderei la mia specie se tradissi la sua fiducia in questo modo. La nostra magia la adoperiamo solo su chi merita ed è una persona spregevole, altrimenti noi Delfine siamo solidali a differenza delle altre razze che non si preoccupano se fanno una strage di vite innocenti, solo perché sono umani.”

FINE FLASHBACK
 

Il torneo era iniziato con la gara tra i corrieri, per valutare chi tra le tre fazioni avesse il miglior messaggero in precisione e rapidità. Lynn era annoiata. Quando avevano appeso sulla bacheca della locanda l'ordine in cui si sarebbero svolte le gare, fu travolta da un'angosciante noia. Per lei non era in vista nessuna gara durante quella giornata. Il giorno seguente avrebbe avuto sia la gara a cavallo sia quella con arco.
Dovrei trovare un modo per far passare velocemente questa tediosa giornata” pensò Lynn sbadigliando.
La locanda era troppo affollata, di certo avrebbe rischiato di esplodere e intervenire contro qualche comportamento inopportuno e spregevole da parte di quegli uomini volgari e privi di rispetto. Il villaggio era deserto, neanche i contadini erano a lavorare nei campi, gli unici a essere lì erano le sentinelle sulle due torrette. Lynn incrociò Caroline.
- Ti stavo proprio cercando! - esclamò quest'ultima - Pensavo fossi anche tu sul versante sud, seduta su qualche panchina a guardare le gare! Nessuno mi ha detto di averti vista, stavo per andare alla locanda per cercarti lì! Fortuna che ti ho incontrato, avevo finito le idee su dove cercarti, avevo già controllato anche la stalla.
Nonostante avesse corso, non respirava con affanno.
- Di che cosa avevi bisogno? - le domandò Lynn, un po' infastidita dalla presenza della cameriera.
Ho già dovuto sopportare le sue chiacchiere ieri quando mi ha sistemato i capelli e mi ha aiutato con quell'abito scomodo. Dubito che riuscirei a sopportare la sua parlantina per molto tempo. Dovrei iniziare a pensare già da ora una scusa da usare per levarmela di torno.”
L'Arpia si sorprese quando la cameriera le disse - Dovresti recarti sulla torretta destra del castello. Puoi stare tranquilla, di guardie non ce ne sono, hai libero accesso. Aspettami lì, arriverò subito, devo attendere un attimo prima di raggiungerti per non destare sospetti. Le guardie ci stanno guardando e vorrei evitare pensassero che stia tramando un complotto.
- D'accordo - disse Lynn “E' un modo per passare il tempo. Almeno vedrò un posto nuovo.”
L'Arpia vide la cameriera salire sulla torretta, le guardie la salutarono allegramente, apprezzando la sua visita. Caroline domandò loro se necessitavano di qualche cosa, le risposero se poteva riempire le borracce con acqua fresca, lei annuì e si diresse verso il pozzo, portò a termine il compito nel giro di pochi minuti. La cameriera non si fece attendere per molto. Lynn si stupì della sua velocità, aveva appena avuto il tempo di osservare i corvi nella gabbia che la donna l'aveva raggiunta.
Caroline iniziò il suo discorso - Volevo ringraziarti per quello che hai fatto ieri. Ti sono grata per aver aiutato mio fratello e averlo tolto dai guai. Charlie è troppo buono, a volte è addirittura un perfetto idiota. Se c'è bisogno di intervenire per aiutare gli altri in difficoltà, è in prima linea, ma se si tratta di lui, sembra quasi che si dimentica come difendersi e non riesce a badare a se stesso.
- Le ingiustizie sono qualcosa che proprio detesto, i tuoi ringraziamenti sono superflui.
- Poche persone la pensano così. La gente di solito ignora chi si trova in difficoltà o si diverte addirittura a deriderle.
- Voi farmi credere che mi hai fatto venire qua solo per dirmi questo?
Caroline sorrise a Lynn - Sei proprio un'acuta osservatrice. Sai sono contenta di rivederti.
L'Arpia alzò le sopracciglia.
- Certo, è comprensibile, errore mio. La scorsa volta non mi hai visto in volto e neanche mi sono presentata a dovere. Se ti svelassi che sono una Delfine, immagino capiresti subito.
Lynn spalancò la bocca per lo stupore poi esclamò – Tu quella volta sei sbucata dal nulla e mi ha permesso di scappare!
La cameriera sorrise.
- Perché sei rimasta in silenzio finora?
- Come ben sai, noi Delfine proviamo una certa simpatia per voi Arpie, sappiamo che siete rigorose per quanto riguarda il controllo di un essere umano. Ho capito subito che Elisabeth era in fase di risveglio, così mi sono limitata ad appoggiarla senza farmi scoprire.
- In effetti, mi stavo chiedendo che fine avesse fatto quella strega di basso borgo. Sono curiosa: come hai fatto a capire che ero io? In fondo ci siamo viste per qualche attimo ed io potevo essere un'altra Arpia.
- Stai sottovalutando la mia memoria e senso dell'osservazione. Ho percepito che eri tu, grazie alla magia che emani.
- Cosa hai intenzione di fare ora? Sai, o almeno sei a conoscenza, che nessuno si deve intromettere nella faida tra la mia razza e quella delle Chimere, vero?
Caroline alzò le spalle e roteò gli occhi al cielo - Gina è una strega, certo è umana, quindi si diverte a giocare con la magia, ma può essere pericolosa se dovesse sperimentare a caso un incantesimo vero e questo potrebbe essere fastidioso per qualcuno della nostra specie, mia o tua. Sai benissimo che alcune creature mitologiche a volte si divertono a dare suggerimenti agli umani, come passatempo, cercando di rovinare la vita di chi come noi, convive in corpo umano o riesce ad assumere un aspetto umano. Se dovesse entrare in contatto con qualcuno di loro, allora sì che sarebbe un guaio, per tutti. Lei sta dalla parte del Master, sebbene ho il sospetto che stia tramando qualcosa alle sue spalle. Comunque, se dovesse fare qualche mossa azzardata contro di te, potrei intervenire in tua difesa, tutto qui. Se sarà la Chimera a recarti danno, me ne starò in disparte. Non voglio combattere le tue battaglie, solo assistere e assicurarmi che sia combattuta senza favoritismi esterni.
Lynn rifletté in silenzio. In effetti, era in territorio nemico, Zack poteva contare su un intero villaggio, sicuramente, essendo il leader chiunque lo avrebbe aiutato, anche se lui non l'avesse chiesto. Le Delfine erano molto potenti, sia a livello di forza sia magico. Dopotutto erano per metà serpenti e metà donne, nel loro sangue scorreva quello di un drago, una delle creature più potenti conosciute.
In fondo averla come alleata potrebbe portare dei benefici. Se dovessimo collaborare bene, senza disguidi, potrebbe nascere una nuova alleanza tra le nostre razze, di questi tempi più si uniscono le forze più si ha possibilità di sopravvivere” rifletté Lynn “Ma sì, passare la giornata con un'altra creatura che non sia umana sarà interessante.”
- Possiamo scambiare due parole o hai dei compiti da svolgere? - chiese Lynn
- Ho delegato tutto alle mie subordinate - sogghignò Caroline, gli occhi divennero dorati, poi tornarono azzurri. - Sbaglio o adoperi i tuoi poteri apertamente? Come fai a rimanere in incognito? Nessuno se n'è accorto
finora?
- Oh, quello? E' merito di Charlie. Come avrai capito non è veramente mio fratello, è un'ottima copertura sai? L'ho incontrato per caso quando ero giovane, ho subito capito che era una persona onesta e lo sarebbe rimasto, quindi ho pensato: perché no? La decisione di seguirmi è stata spontanea, a volte mi chiedo se questo suo lato infantile lo porterà a braccia aperte da una morte atroce.
- Ti sei affezionata a lui?
- Perché, vuoi farmi credere che a te non importa nulla di Elisabeth?
- Certo! Finché sono collegata a lei, se muore faccio la stessa fine!
In realtà aveva capito cosa intendesse la Delfine. Entrambe erano creature mitologiche, superiori alla razza umana, per cui stare insieme a loro, le facevano sentire in qualche modo responsabili della loro fragile vita mortale, come se fossero dei cuccioli bisognosi di protezione.
L'Arpia alzò il viso verso il cielo - So cosa volevi dire con quella frase, solo... insomma non lo trovi assurdo? Dovrebbero essere gli umani a venerarci e chiedere di andare loro in soccorso, invece prendiamo l'iniziativa e li proteggiamo a loro insaputa.
- Su questo hai ragione - concordò Caroline - Forse siamo meno spietate di quello che narrano le leggende sul nostro conto.
- Può essere, oppure siamo noi a essere diventate troppo benevole e ci siamo lasciate contagiare dalla loro gentilezza.
- Sai, a essere onesta a questo mai ci avrei pensato, tu dici?
- Ci fanno tenerezza per come sono indifesi - fece notare Lynn - E' questo ciò che ci frega Caroline. Noi conosciamo la razza umana da secoli, sappiamo di quali atrocità sono capaci. Li proteggiamo perché sappiamo perfettamente che da soli non sono in grado di badare a sé stessi, si cacciano solo nei guai, nonostante poi riescono a modo loro a uscirne.
- Concordo con te - sorrise la Delfine – Bisogna ammettere una cosa: a volte li usiamo come scudi per nascondere la nostra natura e a quel punto ci sentiamo in debito ed essendo creature orgogliose vogliamo ripagarli.
- Questo è una motivazione che ci rende più che onore - anche Lynn sorrise.
Era da parecchio tempo che non parlava apertamente con qualcuno, specialmente perché raramente dialogava con gli umani, quindi l'incontro con qualcuno di un'altra specie le faceva sentire meno la mancanza di casa.
- Dimmi Caroline, da quanto non torni al tuo villaggio d'origine?
Il sorriso scomparve dal volto della Delfine - A dire il vero sono scappata da ragazzina e a meno che non ci sia un cambio delle regole, dubito ci tornerò mai un giorno. Tu?
L'Arpia rifletté prima di rispondere - Finché la mia missione è in corso, mi è proibito tornare. Le possibilità sono due: se perdo, la mia vita sarà finita; se vinco, chissà come reagiranno le altre Arpie? Dipenderà tutto dal tipo di vittoria e il modo in cui sconfiggerò Zack.
- Noto che l'hai chiamato con il suo nome.
- Sì, a lui dà tremendamente fastidio, ma lo faccio anche perché chiamarci come la specie della nostra razza sia triste e denigratorio, almeno questo è il mio parare. Siamo creature viventi anche noi, abbiamo la nostra vita e dei nomi esattamente come gli umani con cui condividiamo il corpo, quindi perché dobbiamo evitare di usarli solo perché siamo di specie diverse?
- Siete nemici giurati fin dalla notte dei tempi, questo lo sappiamo tutti - le fece notare Caroline.
- Lo so, però trovo sia irrispettoso questo modo di fare. Insomma rispettare e onorare l'avversario è una delle cose più importanti. Forse il mio modo di pensare è sbagliato. Tu cosa dici?
- Credo tu abbia ragione, eppure sai credo che queste regole non scritte di distacco necessario da mantenere tra le razze differenti, sia solo una specie di protezione per la nostra incolumità.
- Siamo per metà umane entrambe - commentò Lynn.
Caroline la fissò colpita - A questo non avevo mai pensato! Sarà per questo motivo che nutro una grande simpatia per te, forse perché anche nella nostra vera forma siamo metà donne. E' proprio questa la nostra debolezza: abbiamo qualcosa in comune con chi stiamo convivendo e ci viene spontaneo essere solidali con gli umani.
- Io solo con la mia umana, gli altri gli eliminerei dalla faccia della terra.
- Hihihi sei così crudele Lynn. Mi vedo però d'accordo con te, certa feccia farebbe un piacere alla propria razza a impiccarsi e liberare il mondo dalla loro inutile presenza.
- Ahahaha - rise l'Arpia - Forse non siamo così buone come pensavamo inizialmente.
La Delfine prese a ridere a sua volta - Ahahahah credo proprio che tu abbia ragione.
Le due donne furono travolte dalle risate, dopo alcuni minuti le risa cessarono.
- Mi mancavano le chiacchierate con qualcuno che fosse non fosse un umano, anche se siamo di razze differenti, siamo comunque simili - affermò Caroline.
- Vero - annuì Lynn - Penso proprio che in questi giorni ci divertiremo sai? Domani dovresti venire a vedere le gare. Zack probabilmente sta già escogitando qualcosa, presumo ci sarà da divertirsi, perché tutto quello che farà sarà inutile. Le gare le vincerò io.
- Vedrò di non mancare! - promise la Delfine - Tanto posso supervisionare le cameriere, anche se sono distante. E' un vantaggio dell'avere a disposizione la magia: a loro insaputa posso sapere se lavorano o si perdono in pettegolezzi - fece un sorriso sadico - Inoltre se scopro che svolgono i loro compiti in malo modo posso punirle e sfogare un po' la mia malvagità senza spargimenti di sangue, ovviamente. Su di me potresti sentire che sono una zoticona senza cuore e che maltratto pure il mio fratellino tanto dolce e carino con tutti.
- A mio avviso gli insegni il modo corretto di comportarsi, è giusto che abbia un certo distacco con i clienti della locanda, soprattutto per quanto riguarda alcuni elementi, sarebbero da cacciare appena mettono piede nella taverna.
- Lascia stare! Tante volte devo passare io stessa a chiudere e sbattere fuori gli ubriachi, perché lui è troppo buono e si sente in colpa a mandarli via.
- Sopra ci sono delle stanze, giusto? Mi ricordo una volta ci hai portato Elisabeth per medicarle gli occhi, quando le ho fatto perdere la vista. Anzi, mi ha fatto piacere che non sei intervenuta con la magia per guarirla.
- Mi sarei messa in mezzo, era una cosa che volevo evitare perché avresti pensato che avrei avuto cattive intenzioni. Comunque, sì sono destinati agli ospiti o ai viandanti o per coloro che si fermano qui durante il torneo annuale. Quelli del villaggio devono rientrare nelle proprie case, c'è il coprifuoco e se dovessero rimanere in giro, la colpa ricadrebbe su chi permette loro di non rincasare e per evitare a Charlie punizioni esemplari, devo passare per la cattiva della famiglia, ma la cosa non mi dispiace per niente.
- Con il torneo queste regole non sono in vigore, le eccezioni sono solo il torneo o le feste pagane?
- Esattamente - annuì Caroline, socchiuse gli occhi - Devo lasciarti, Lynn. Qualcuno pensa di sonnecchiare nelle coperte pulite - si avviò a passo deciso e felpato.
Ha sicuramente intenzione di avvicinarsi nascondendo la sua presenza e di spaventare la povera malcapitata. E' incredibile come riesca ad accettare un ruolo così umile. Sono certa che ha un orgoglio smisurato, è una Delfine dopotutto, forse il fatto di delegare e tenere tutto sotto controllo le dà l'impressione di avere una posizione di potere. Sono sicura che se Zack non fosse il Master, avrebbe fatto di tutto pur di essere lei al comando del villaggio. Sebbene sia una Delfine, sfidare una Chimera significherebbe creare una nuova faida e lei vuole evitare una cosa simile. E' scappata dal suo villaggio, chissà come mai? Questo vuol dire che è da sola, senza compagne a coprirle le spalle. Se sconfiggerò Zack, lei avrà campo libero per comandare questi stolti umani” rifletté Lynn.
L'Arpia rimase sul tetto del castello per un'altra manciata di minuti, dopodiché raggiunse il prato in comune, dove erano riunite le tre fazioni e osservò l'ultima gara in corso. L'annoiò terribilmente, continuava a sbadigliare, sperando che quel supplizio avesse fine. Le gare del primo giorno furono vinte dalla fazione dei pacifisti.
Un uomo dalla barba rossiccia, capelli ricci arancioni e occhi verdi, si avvicinò e le chiese - Allora, Milady, avete cambiato idea?
Lynn si voltò e lo riconobbe, si trattava di Master Damien, guardandolo per nulla interessata declinò il suo invito - Nemmeno se foste l'ultimo gruppo di sopravvissuti sulla terra, mi unirei a voi.
Quest'affermazione fece ridere fragorosamente tutti coloro che facevano parte della fazione di Clay.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
 

Denny grazie all'aiuto di Tim e i suoi compagni era riuscito finalmente a rientrare nella propria fazione. Certo, era entrato di soppiatto e con l'inganno, eppure era sicuro che alcune guardie non mai l'avrebbero denunciato.
Purtroppo dovette evitare la locanda, se Charlie l'avesse visto lo avrebbe riferito subito a Falco Nero.
Quel maledetto bamboccio parla decisamente troppo e ha la mania di dover fare la cosa giusta” pensò infuriato Denny per doversi perdere una bella serata di bevute.
Delle guardie doveva invece evitare Josh, lui rappresentava un pericolo, l'aveva capito quando nel bosco era assieme alla donna con l'arco e l'aveva difesa. Quando incrociò Gina, pensò di aver avuto fortuna. Lei lo aveva sempre appoggiato, inoltre era favorevole al ritorno di suo zio Midolf.
- Gina - la chiamò nascosto dietro una botte d'acqua.
- Denny? - chiese lei dubbiosa.
- Sì, sono io - la rassicurò l'uomo - Mi potresti aiutare a nascondermi da Falco Nero?
Con un largo sorriso la donna rispose - Certamente! Seguimi ti farò entrare nel castello dalle porte di servizio che usiamo noi cameriere, sono prive di controlli, non ti vedrà nessuno.
- Fantastico! - esultò Denny.
- Shhh! Parla Piano! Sai che rischio a farti entrare nel castello quando dovresti essere al di là del cancello?
- Scusami Gina, hai ragione - bisbigliò lui.
I due s'incamminarono a passo furtivo, quando sulla strada incontravano qualcuno, Gina faceva due chiacchiere per distrarli, poi attendeva che si allontanassero e faceva uscire Denny da un nascondiglio improvvisato. Una volta entrati nel castello, entrambi tirarono un sospiro di sollievo.
- Ce l'abbiamo fatta! - sorrise felice l'uomo, abbracciò la cameriera - Ti sono debitore Gina! Grazie a te la mia posizione non subirà un danno d'immagine.
- Riguardo al mio compenso per averti aiutato - iniziò a dire la donna.
- Oh, sì, certo. Fammi andare nella mia stanza, ho ancora qualche sacchetto con monete d'oro. Vieni pure con me - l'esortò l'uomo.
Ti avrei seguito anche se non me l'avessi detto” pensò Gina, nascondendo un sorriso con un finto attacco di tosse, coperto educatamente con la mano.
La cameriera accese la lanterna, chiuse la porta mentre Denny si avvicinava al tavolo in legno aprendo vari cassetti. L'uomo era voltato di spalle e la donna ne approfittò rompendogli un vaso in testa, procurandogli un taglio profondo sulla nuca.
- Cosa diavolo stai facendo?
- Prendo la mia ricompensa - rispose Gina allontanando i cocci con il piede e osservando l'uomo perdere i sensi.
La donna andò alla ricerca di Benjamin, purtroppo per lei, si era già recato alla locanda, questo voleva dire che era già ubriaco e la sua presenza sarebbe stata inutile.
A volte non serve proprio a niente! Per altre invece è essenziale, senza il suo aiuto è impossibile per Midolf tornare da noi” pensò Gina mentre trascinava Denny tirandolo per le caviglie.
Il pavimento si sporcò di sangue.
Pazienza, pulirò dopo. In fondo è un passaggio segreto che solo Benji ed io conosciamo, Midolf ce l'ha mostrato perché potessimo utilizzarlo nel momento del bisogno. Per il sangue nella stanza di Denny, posso anche aspettare a pulire, tanto nessuno vi oserà entrare, bisogna mantenere la distanza assoluta dagli esiliati se non si vuole fare la stessa fine, è fondamentale tenersi a distanza da tutto ciò che è suo o altrimenti si rischia di essere accusati di sostenere dei criminali. Oltretutto ora sono tutti alla locanda a festeggiare, ho tutto il tempo per sistemare senza che nessuno se ne accorga” la fronte della donna era madida di sudore a causa dello sforzo.
Una volta raggiunta la segreta si affrettò a legare Denny alla sedia con i lacci in pelle, prima che rinvenisse. L'uomo, una volta ripreso i sensi, cercò di liberarsi dai lacci a cintura che gli legavano i polsi e caviglie, strattonò con tutte le sue forze, invano.
- Cosa hai in mente di fare tenendomi qui, Gina? Mio zio ti farà impiccare se dovesse scoprire cosa mi stai facendo.
- Ti sbagli Denny - gli disse la cameriera - Midolf ha architettato tutto questo. E' opera sua, sto solo seguendo gli ordini che mi ha impartito tempo fa. L'importante è il risultato, giustificherò la tua morte come un incidente di percorso. Dirò che ti opponevi al piano ed eri pericoloso.
Puro terrore apparì negli occhi di Denny - Tu sei pazza! - gridò.
- Shhhh! Devi rimanere in silenzio. Pochi sono a conoscenza di questo passaggio, ma se fai rumore potrebbero sentirti e indagare - frugò nella sottana, vi estrasse un fazzoletto di stoffa, lo appallottolò e lo depose nella bocca di Denny per evitare che continuasse a urlare.
- Mi raccomando respira con il naso! Mi servi vivo - gli raccomandò Gina - Tornerò domani, ora devo farmi trovare nel dormitorio. Riposa bene.
Denny cercò di far ribaltare la sedia, purtroppo non vi riuscì perché era inchiodata al pavimento in legno.

 

Zack era annoiato. La Chimera credeva di vedere all'opera la sua nemica, invece avrebbe dovuto attendere il giorno successivo.
Mi tocca aspettare domani prima di attaccarla, altrimenti rischio di compromettere la mia stessa vittoria” Zack voleva intervenire con la propria magia, quando il messaggero che lo rappresentava si bloccò nel fango. “Sul serio, cosa ti costava saltarlo via? Ci fai perdere un sacco di tempo, di questo passo saremo ultimi.”
Nonostante il suo animo si stesse scaldando rimase composto, come il suo ruolo richiedeva. Rimase in attesa per mezz'ora, poi stanco di vedere il suo uomo ancora bloccato, l'aiutò a liberarsi, nonostante fosse chiaro che la sua fazione avrebbe perso, ma perlomeno avrebbero terminato la gara. Con suo grande stupore il messaggero successivo recuperò metà del tempo perso.
E' di certo un umano interessante” pensò Zack, immaginandosi per quale scopo poteva utilizzarlo.
Alla fine della gara la fazione neutrali arrivò seconda, i per bene primi, mentre i criminali furono squalificati perché avevano cercato di pugnalare un messaggero delle altre due squadre.
Strano, l'Arpia non si è vista da queste parti. E' sempre qui all'interno del villaggio, di questo ne sono certo, lo avverto dalla sua presenza" pensò Zack mentre stringeva la mano a Master Damien per complimentarsi della vittoria guadagnata durante la prima gara.
Quanto mi piacerebbe squartarti e usare la tua barba rossiccia come pulisci zoccoli per il mio cavallo” pensò la Chimera, rimanere fermo dalle formalità lo irritava, sentiva il sangue ribollirgli nelle vene, aveva la necessità di ferire a morte qualcuno, la sua natura lo richiedeva.
Devo rimanere concentrato” pensò cercando di calmarsi “Devo pensare in che modo atroce posso uccidere quell'Arpia eliminandola una volta per tutte. Devo vincere a tutti i costi, ne va della sopravvivenza e prosperità della mia specie” a quel pensiero divenne determinato. “Sì, riuscirò a sconfiggerla, ma prima deve vincere le gare di domani! Per oggi la lascerò tranquilla, solo perché deve partecipare a delle sfide e vincere.”
Secondo il programma organizzato da Falco Nero, le gare dei giorni seguenti sarebbero state più corte, perché non vi era un tragitto da percorrere, bensì solo bersagli da colpire ed era a squalificazione, chi sbagliava i primi cinque lanci si doveva fermare e non passava al turno successivo, per questo vi erano più partecipanti. Zack guidò tutti alla locanda per brindare la fine della prima giornata di torneo, sebbene lui volesse riposare per prepararsi al ormai sempre più vicino scontro con la sua rivale Arpia. L'uomo finse un leggero malore, cosicché poté tornare nei suoi alloggi a riposare. Per i corridoi incontrò Gina. La cameriera aveva una cesta di vimini coperta da un tovagliolo. La Chimera capì il suo contenuto e le sue intenzioni, eppure non proferì parola, si limitò ad ignorarla. Contro di lui non poteva niente, inoltre voleva passare il tempo divertendosi alle spalle di quella fattucchiera che pensava di saper utilizzare la magia. La donna prese paura a vederlo nuovamente dopo che l'aveva ripresa sgridandola per avergli cambiato il colore dei capelli.
E' strano, nessuno si accorge che li ha grigi e non più neri...” ebbe un leggero giramento di testa “Cosa sto pensando? Li ha sempre avuti di questo colore!”
La cameriera si affrettò a raggiungere la sua destinazione, Zack invece sorrideva compiaciuto per aver eliminato anche dalla sua memoria il ricordo che fino a poco tempo prima aveva i capelli neri.

 

Denny sentiva che stava per cedere alla morsa della morte.
L'ossigeno iniziava a mancargli, il solo respirare con il naso gli procurava un bruciore alla gola secca per non aver bevuto nulla durante tutta la giornata.
La segreta era situata sottoterra, quindi era priva di finestre dal quale potesse entrare anche un singolo spiffero d'aria. Quando udì lo scricchiolio dei pioli della porta, Denny credette che finalmente qualcuno l'avesse trovato.
Le sue speranze furono infrante appena riconobbe la figura di Gina. Le sembrò in qualche modo turbata, avrebbe potuto giocar a suo favore, se non fosse forzato a rimanere in silenzio dal tovagliolo in bocca.
- Se ti azzardi a gridare, ti taglio la lingua - lo minacciò lei prima di togliergli il bavaglio, per prima cosa lo fece bere con una borraccia estratta dal cesto di vimini.
La sorte di certo non girava a favore di Denny. Gina lo osservò attentamente quando iniziò ad accasciarsi sulla sedia.
- Cosa diavolo mi hai fatto bere?
La donna gli rispose con un largo sorriso - Ti ho fatto ingerire una bacca che fa perdere la sensibilità dei muscoli - spiegò - Quello che sto per farti ora necessita la tua completa collaborazione, di certo ti saresti opposto e dimenandoti mi avresti fatto sbagliare. Credimi è meglio così, sentirai anche meno dolore. Dovresti proprio ringraziarmi per la generosità e gentilezza con la quale ti sto accudendo!
- Sei solo una stronza pazza!
- Ahahah, sbagliato! - lo corresse Gina - Se proprio devo essere definita in qualche modo, allora, desidero venir chiamata fattucchiera.
Dopo aver terminato la frase, diede le spalle all'uomo per mettersi a frugare nel cesto di vimini. La cameriera estrasse dal suo interno una pinzatrice, come quella usata dai giardinieri per recidere i gambi dei fiori e un pezzo di stoffa ricoperto da aghi lunghi due pollici.
Denny voleva dimenarsi eppure il suo corpo non rispondeva ai suoi comandi, rimase inerme senza rispondere ai suoi ordini. Le pupille dell'uomo divennero due spilli.
A quella vista Gina iniziò a ridere - Ahahahah non devi preoccuparti per quello che ti accadrà. Hai l'obbligo di stare tranquillo e rilassato, il dolore non raggiungerà il tuo cervello, te lo immaginerai solo vedendo cosa ti farò. Direi che tutto questo è una tortura maggiore ahahahah.
La cameriera afferrò uno spillo e lo ricamò sul braccio di Denny, delle lacrime spuntarono nei suoi occhi inorriditi e impauriti. Gina lavorò in modo minuzioso prima si occupò del braccio destro poi del sinistro.
- Ora passeremo alle gambe - spiegò mentre Denny perdeva i sensi - Mi sorprende che hai resistito finora. Meglio così, questa parte ti avrebbe fatto mordere la lingua e quella mi serve per altro - apparve un sorrisetto malefico - Peccato però, mi sarei divertita a vedere il tuo volto contorto dal dolore e dall'agonia - inserì la mano nel cesto di vimini ed estrasse un coltello da carne.
La donna prese a recidere la carne facendo dei tagli che si congiungevano e formavano dei triangoli. Una volta finito quel processo, staccò la pelle con una pinza con un colpo netto. Il sangue iniziò a colare sul pavimento, per non sprecarlo la cameriera mise i piedi dell'uomo all'interno di un catino, per far sì che si riempisse. Più avanti le sarebbe servito.
- Denny mi auguro che al tuo risveglio non ti spaventerai troppo - disse fingendosi preoccupata - E' necessario che rimani rilassato altrimenti il processo richiederebbe più tempo - per precauzione gli fece ingerire altra acqua, per evitare che riuscisse a muoversi o urlare.
Gina si tolse il grembiule, era stata disattenta e lo aveva macchiato di sangue. - Perfetto, speriamo di non incrociare quella strega di Caroline, se mi vede senza grembiule, farebbe troppe domande. Devo sbrigarmi a tornare nella stanza e indossare quello di riserva. Più tardi passerò dal lavatoio per pulirlo, così eviterò che una di quelle pettegole veda il sangue.
La cameriera nascose la sua veste sporca e si affrettò a raggiungere il dormitorio comune. Il giorno successivo, se Benjamin era in buone condizioni, avrebbe proceduto con la sua tabella di marcia per far tornare Midolf.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 

Rina sbuffò battendo con forza la zampa anteriore. Lo stalliere sembrava confuso, come sempre non capiva i suoi comportamenti.
Lynn si sforzò di sorridere - Fa i capricci perché sono arrivata tardi e lei è l'unica ad essere ancora nella stalla - buttò lì una scusa.
Il giovane si allontanò scuotendo la testa.
- Smettila di fare la stupida! Dobbiamo partecipare alle gare e noi vinceremo. Se lo farai di tua volontà sarebbe meglio, in caso contrario lo farai per obbligo, sai che posso usarti come una marionetta, vero?
La giumenta sembrò capire, perché si calmò lasciandosi mettere la sella, ferri e staffe dall'Arpia, obbedendo agli ordini appena venivano emessi. Furono le prime ad arrivare, sebbene la stalla era già vuota quando erano uscite.
Zack la salutò con un cenno e un sorriso beffardo, Lynn da parte sua lo ignorò, sapeva che era un suo modo per irritarla e farla sbagliare. La sua concentrazione però era ferrea e nulla l'avrebbe distratta dal suo obiettivo di vittoria. Suo malgrado dovette sopportare anche Tim con i suoi capelli castani unti e il maleodorante odore che emanava.
- Ti farò piangere lurida donnaccia - disse l'uomo con l'intendo di intimorirla.
Pensa a buttarti in una tinozza d'acqua e lavarti invece di sprecare il tuo tempo cercando di spaventarmi. Sei ridicolo, neanche alla più piccola delle Arpie metteresti timore” pensò Lynn sogghignando – Rina fagli mangiare la polvere.
- Hai una giumenta e pensi di farcela?
- E' per metà frisone. La mia cavalla è meglio del tuo.
Rina nitrì come per sottolineare quanto il proprio fantino aveva appena detto.
- Ahahahah, cerchi di fare la gradassa? Questa è una gara, gli incidenti a cavallo succedono, attenta a non mangiare troppo fango ahahghagh.
Tim era uno di quegli umani a cui avrebbe ficcato molto volentieri un pugnale nel cuore per poi darlo in pasto agli sciacalli. Lynn represse l'impulso di farlo cadere subito da cavallo, si divertì invece ad allentare la cintura sotto la sella, rendendo instabile il suo appoggio.
L'Arpia estrasse con grazia l'arco afferrandolo insieme ad un paio di frecce, giusto per essere pronta a scoccare i dardi anche da quella distanza e colpire il centro prima di tutti gli altri partecipanti. L'uomo con in mano il fazzoletto rosso, l'abbassò di colpo, segnalando l'inizio della gara.
Rina scalpitò con gli zoccoli e poi partì in un galoppo ambio, superando gli altri equini in gara, a sua volta Lynn scoccò i dardi con estrema precisione, questo fece balzare in piedi i due Master, Zack conoscendola rimase comodamente seduto.
Solita esibizionista” pensò la Chimera “Doveva iniziare in modo teatrale per demoralizzare gli avversari. E' l'unico rappresentante della mia fazione e non deve assolutamente deludere le mie aspettative. Oltre a lei doveva partecipare qualcun altro, ma temono Clay e la sua banda, soprattutto in queste gare particolari, visti i precedenti, hanno preferito lasciare una viandante con questo peso sulle spalle e vedere come se la cavava, rischiando di perdere due gare in un colpo solo. Mi chiedo come ha potuto permettere una cosa simile Dirk, accettare di darsi per sconfitti fin dalla partenza è la cosa peggiore che si possa fare. L'unico ad aver avuto fegato è stato quel locandiere... Dirk lo ammirava prima che decidesse di abbandonare il ruolo di arciere e si dedicasse a servire i capricci di stolti ubriachi.”
Qualcosa attirò l'attenzione di Zack, vide in modo distinto Caroline, la capo cameriera tra la folla, si stava scostando un ciuffo dietro le orecchie e fu in quel momento che notò un riflesso dorato nei suoi occhi.
Possibile che non sia una semplice umana? Forse è solo colpa della stanchezza e dei giochi di luce?” scosse la testa “No, mi sto sbagliando, nessuna creatura saggia si metterebbe in mezzo alla faida tra Chimere e Arpie. Se fosse intelligente si sarebbe allontanata il prima possibile. Tutte le fiere sono a conoscenza del fatto che nessuno deve interferire in una faida, altrimenti l'estinzione dell'intera razza verrà effettuata dai piani alti” eppure qualcosa lo tormentava.
Dopo aver controllato se nella donna non ci fosse traccia di presenza magica, il dubbio nella Chimera rimase, nonostante effettivamente risultava essere una semplice umana. Zack frugò nei ricordi di Dirk, per quanto l'umano ricordava, quella donna era nel villaggio da diverso tempo prima del suo arrivo. Quindi né lui né l'Arpia erano stati seguiti da qualcuno, malgrado questa certezza guardò ancora Caroline.
E' un passatempo del quale mi occuperò più tardi. Sono curioso di vedere cosa combinerà quell'Arpia o si limiterà a slegare selle? Spero si inventi qualcosa di più creativo” la Chimera si stava annoiando come il giorno precedente, così prese l'iniziativa per far iniziare la gara con il botto.
Improvvisamente il cielo si oscurò e iniziò a piovere a dirotto. Il terreno divenne fangoso e scivoloso, rendendo per i cavalli più complicato mantenere un trotto omogeneo e per i fantini difficile restare in equilibrio. Un fulmine colpì un albero tagliandolo a metà, vi furono solo poche scintille, nessun incendio, ci pensò la pioggia a fermare il tutto prima che la situazione degenerasse. Molti fantini ed equini furono presi dal panico, impauriti si dimenticarono della gara e si avviarono di gran carriera verso le stalle. I cittadini si affrettarono a loro volta a cercare riparo. Gli unici che rimasero a guardare la gara furono i tre Master, loro avevano un riparo sopra la testa, per cui il cambiamento atmosferico li sfiorava ben poco. Con loro grande disappunto notarono solo Tim e la donna, erano gli unici rimasti in gara e continuavano a scagliare frecce verso i bersagli.
Lynn maledisse Zack “Questa è opera tua, ne sono sicura. Se pensavi di mettermi in difficoltà, hai sbagliato, anzi mi hai solo facilitato la gara. Tutti i partecipanti sono scappati a parte questo caprone. Vincere contro di lui sarà facilissimo.”
Per ingannare la vista umana aveva lanciato un incantesimo su sé stessa e su Rina, entrambe sembravano zuppe e invece erano asciutte e riparate dalla pioggia.
Tim trepidava, era certo di riuscire a ottenere vendetta, ora che erano rimasti gli unici due concorrenti in gara, la sua mente viaggiava alla velocità della pioggia. L'uomo si piazzò a sinistra della donna, facendo andare il muso del suo cavallo contro quello della giumenta. Rina rimase impassibile, era abituata a quel genere di contatto e prepotenza, tutte le volte che doveva seminare qualcuno per salvare la pelle alla sua padrona. L'esperienza nelle gare simili non gli mancava, perlomeno sapeva gestire l'adrenalina e l'aggressività di chi le stava intorno. Nulla poteva renderla nervosa, soprattutto considerando che il rischio di scivolare per lei era inesistente.
L'Arpia le diede una leggera pacca sul collo - Fagli vedere di che pasta sei fatta, dimostriamo di essere più brave e superiori di loro.
Rina emise un nitrito, come per sottolineare che poteva considerare quella cosa già fatta. Con un trotto controllato raggiunsero il nuovo bersaglio e con grazia Lynn riprese la mira con l'arco, beccando il centro.

 

Caroline era andata a ripararsi come tutti, all'interno della locanda. A differenza degli umani, lei stava osservando ancora la gara, ma tutto dall'alto, utilizzando gli occhi di una civetta adagiata su un albero lì vicino.
Quella Chimera è davvero malefica ed egoista, rovinare una gara così interessante solo per vedere in difficoltà la sua rivale. Ora capisco perché la loro faida non è giunta al termine dopo tutti questi anni, peccato che non sappiano... no, non sono affari miei! Devo lasciar procedere gli eventi, come il fato ha scritto.”
Charlie riconobbe quello sguardo pensieroso che corrispondeva a preoccupazione, così si avvicinò alla sorella e le disse - Se pensi che mi serva una mano con tutte queste persone puoi aiutarmi, sai.
- Sciocco - lo apostrofò lei - Elisabeth è ancora là fuori con Tim, è questo a preoccuparmi! Mi chiedo come possono continuare una gara con un maltempo simile. Inoltre, sei abituato a lavorare con questa folla, anzi a te diverte, lo so e per questo motivo non ti aiuterò.
- Sei davvero crudele - gemette lui - Oggi sono molti di più, potresti almeno servire qualcuno mentre vado alla ricerca di sgabelli e tavolini nelle cantine?
La cameriera alzò gli occhi al cielo - Va bene, solo per stavolta! Togliti dalla testa di prenderla come un abitudine - afferrò un vassoio in legno e prese a chiedere alle persone intorno a lei quale bevanda preferissero bere in quel momento.
Caroline si muoveva in modo aggraziato e riusciva a trovare uno spiraglio per passare senza rovesciare nulla, nonostante gli uomini di Clay cercassero in diversi modi di spintonarla. I suoi riflessi erano pronti, nessuno poteva fregarla, questo Charlie lo sapeva bene. In passato i marinai che avevano tentato di farla cadere fuori bordo erano stati ammaliati dai canti delle sirene e portati negli abissi. I suoi ricordi su quanto avvenuto erano sfuocati, anche perché lui era mezzo addormentato e gli occhi erano più chiusi che aperti, le sirene non le aveva scorte, eppure era sicuro che fossero state loro a far sparire il quartetto di marinai. Aveva udito anche lui il loro canto, o forse credeva di averlo sentito, rimaneva un mistero come fosse possibile che lui fosse rimasto sulla prua per qualche minuto per poi girarsi e tornare a dormire nella sua cuccetta. Nessuno, neppure il capitano era riuscito a scoprire il perché Charlie non si fosse buttato in mare per seguire quella voce incantatrice.


Master Damien si massaggio la sua barba rossiccia - Quasi quasi vi abbandono e vado a prendermi un boccale di idromele.
- Non puoi - disse prontamente Zack - In gara ci siamo io e Master Clay, questo comporta che il vincitore dovrà essere annunciato da te.
- Tanto è Tim il vincitore! Possiamo anche concludere qui.
- Al tuo posto chiuderei la bocca, perché il tuo uomo è appena caduto da cavallo – ridacchiò Master Damien.
Lynn stufa di sentire quel lezzo odore, aveva bloccato l'intero corpo di Tim, il cavallo non ricevendo ordini su dove andare andò a sbattere contro un bersaglio. L'Arpia aveva salvaguardato l'animale, giusto per evitare che si ferisse, per l'umano invece aveva in serbo ancora qualcosa, estrasse una freccia dalla faretra, una volta scoccata andò a conficcarsi sulla parte sinistra del bavero, Tim venne strattonato e picchiò un ulteriore testata sul bersaglio.
Master Clay iniziò a gridare furioso, Master Damien batté le mani ed enunciò - Il vincitore di questa gara spetta a Master Falco Nero! Ora andiamo tutti a scaldarci alla locanda. Se il tempo migliorerà continueremo o rimanderemo a domani la seconda gara - si avviò trotterellando, evitando di scivolare sulla fanghiglia.
Zack rimase seduto con una posizione soddisfatta, sentendo il suo sguardo addosso, Lynn si voltò a fulminarlo con lo sguardo, facendo a sua volta cadere un fulmine ai suoi piedi. Master Clay in quel momento stava aiutando Tim a liberarsi della freccia, sobbalzò al rumore del tuono, si voltò in direzione di Falco Nero e con sua sorpresa, lo vide in piedi mentre si allacciava il mantello, sorridente e compiaciuto.
Il corpo di Lynn venne avvolto da brividi, di certo la causa non era il cambiamento climatico, bensì per l'irrefrenabile sete di sangue.
Devo mantenere un comportamento composto! La mia razza verrebbe macchiata da un disonore se mi lasciassi influenzare dalla rabbia” pensò l'Arpia, facendo capire a Rina che poteva tornare nella stalla.
- Hai fatto un buon lavoro - si complimentò mentre le toglieva la sella - Sul serio, potevi scappare impaurita alla vista del fulmine, eppure sei rimasta composta e attenta ai miei ordini. In passato hai superato prove ben più difficili di un temporale vero? - mentre parlava una morsa all'addome la fece piegare in due. - Cosa... diamine... - iniziò a tossire senza sosta, rimase quasi senza respiro. Mentre tutto quello accadeva, sentì i propri abiti diventare bagnati e iniziò a tremare dal freddo. L'acqua colava dai capelli entrandole negli occhi, che ben presto divennero lievemente arrossati.
Zack stava festeggiando con un boccale di idromele, quando iniziò a tossire. Dapprima pensò che la bevanda gli fosse andata di traverso, nonostante le pacche ricevute sulla schiena, l'attacco non si quietò. Un dolore al ventre gli mozzò il respiro.
Quella maledetta Arpia mi sta attaccando” pensò subito la Chimera.
Si ricredette quando davanti a lui si parò l'immagine di Lynn che si contorceva nella stalla, anche lei vide l'immagine del rivale alla locanda, sebbene lui fosse circondato da persone preoccupate per la sua salute. Rina le sfiorò la fronte, si allontanò subito scuotendo il muso, era fradicio di sudore e bollente.
Nelle menti delle due creature mitologiche una voce rimbombò, con un eco in sottofondo.
Avete portato avanti per troppi anni questa faida, dovete trovare una soluzione, adesso! Siete fuori da troppo tempo ed io sono stufo di attendere ancora! Se non risolverete la questione con la prossima luna piena, morirete in modo atroce, quello che vi ho fatto provare ora era solo un assaggio.”
Così com'era arrivato il malessere svanì. L'aura magica era superiore alla loro, entrambi non riuscirono a capire chi fosse questa fiera, perché fosse interessata alla loro faida, ma soprattutto come avesse fatto ad abbattere le loro difese e renderli inermi.

 

Caroline si bloccò appena vide Falco Nero contorcersi. La cameriera si affrettò a oscurarsi completamente, per evitare che lui prendesse di mira anche lei.
Quell'aura l'aveva già percepita in passato, sapeva che non vi era modo di contrastarlo, era superiore a tutti e causava una distruzione immaginabile. Se l'avesse scoperta di certo non l'avrebbe lasciata in pace. Dopo qualche attimo, Falco Nero si rimise in piedi, ma nemmeno allora abbassò la guardia. La Delfine era irrequieta, se avesse usato il suo potere per controllare se si trovava nella zona era fregata, avrebbe firmato con piuma d'oca la sua condanna.
Se lui è arrivato sin qui, le cose possono solo peggiorare. Lui ha mandato un avvertimento all'Arpia e alla Chimera, ora spetta a loro fare la giusta mossa. Devo rimanere nell'ombra e stare attenta a non compromettere la mia copertura. Le mie difese magiche mi proteggeranno da qualsiasi suo attacco, però devo considerare che nessuno sa con esattezza fino a dove può arrivare il suo potere.”
Caroline finì di servire due uomini e si avvicinò a Charlie - Ora vado a ritirarmi nelle mie stanze, domani mi aspetta una giornata impegnativa. Dovrai arrangiarti.
- Grazie sorella, hai già fatto molto. Vai a riposare, ti vedo stanca - il suo tono era preoccupato - Spero una bella dormita possa aiutarti.
Lei gli sorrise e annuì. Tutto quello che sarebbe accaduto nei giorni a seguire sarebbe rimasto immacolato nelle menti di chiunque avrebbe assistito.

 

Lynn voleva recuperare le energie dopo quell'attacco magico, così pronunciò le parole per risvegliare per un periodo limitato l'umana. Questo era una cosa che solo le Arpie erano in grado di fare, per loro era come tornare chiuse dentro l'uovo, un posto rigenerativo e di meditazione.
Elisabeth non si accorse di essere rimasta dormiente per tutto quel tempo, si sentiva stremata a causa della gara e dopo aver fatto un bagno caldo, bevve del brodo con del pane. Una volta terminato il pasto andò a letto, evitando di pensare al temporale che continuava a far tremare le persiane. La donna aveva perso la cognizione del tempo, così come le persone riunite alla locanda, erano incerte se la giornata fosse giunta al termine se fosse notte o ancora giorno. Quella confusione era comprensibile, dopotutto il sole era come scomparso mangiato da gigantesche nuvole grigie.

 

Zack rimase in allerta per tutto il resto del tempo. Senza farsi notare continuava a scrutare in giro, cercando di localizzare la creatura vigliacca che l'aveva attaccato in quel modo. Sentiva il proprio orgoglio ferito, benché fosse contento che pure l'Arpia fosse caduta in quella trappola, eppure non lo consolava del tutto. Lui doveva vincere, quindi avrebbe dovuto evitarlo, invece le sue difese magiche erano state annullate da quell'aura. La capo cameriera che si era ripromesso di tenere d'occhio era andata a dormire, sembrava fosse scappata da quel posto o forse era una sua impressione e stava diventando paranoico.
Perché devo stare così teso per una cosuccia del genere? E' stato un caso, sì, ero impreparato poiché non mi aspettavo un attacco del genere da qualcuno di esterno” pensò Zack “Chiunque sia deve essere davvero forte, ma si è praticamente intromesso nella nostra faida, le ripercussioni non lo spaventano, quindi... forse è qualcuno d'importante nella gerarchia delle fiere.”
Le ore passavano e la Chimera continuava a bere senza ubriacarsi, nessuna delle bevande umane riusciva a portarlo in uno stato di stordimento. L'atmosfera alla locanda si fece allegra, gli uomini iniziarono a sbraitare anziché parlare, ma i toni non raggiunsero i livelli aggressivi. Probabilmente, tutti volevano evitare una sfuriata da parte di Falco Nero, che dallo sguardo sembrava attendesse solo quello. La Chimera sfogò la sua frustrazione nella pioggia, un vero diluvio colpì la zona, a seconda di alcuni erano secoli che non si vedeva un temporale simile. L'acquazzone continuò per molto. Quando fu giunto il momento di andare a coricarsi, Zack pronunciò un incantesimo affinché si svegliasse nel caso qualcosa di magico si fosse avvicinato cercando di prenderlo impreparato una seconda volta.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16


Il temporale stava peggiorando. La pioggia cadeva avvolta dalla nebbia, in qualche modo rendeva tutto più tenebroso e lugubre. Il freddo penetrava nelle ossa, facendo rabbrividire Elisabeth. Un fragoroso tuono fece tremare le persiane della stanza, facendola sussultare sotto le lenzuola. Il fulmine illuminò la stanza con la sua luce.
Basta non ce la faccio più a restare qui” scese dal letto, s'infilò una maglia di lana, le galosce, si mise sulle spalle una coperta e s'incamminò in punta di piedi fuori dalla stanza, con sua grande sorpresa non incontrò guardie.
Elisabeth sgattaiolò nella stalla. Appena entrò, Rina tirò su il muso, riconoscendola.
- Sapevi sarei venuta da te, vero?
La giumenta in risposta le fece spazio in modo che si potesse appoggiare al suo ventre. I tremiti della donna cessarono, Rina riusciva a scacciare i demoni del passato, con il muso appoggiato vicino alla fronte, si rilassò completamente e riuscì finalmente ad addormentarsi senza problemi. La donna sapeva fosse stupido da parte sua temere un temporale, alla sua età oltretutto, eppure qualcosa la metteva a disagio, in realtà il ricordo era sfuocato eppure la faceva tremare ogni volta e solo la sua cavalla riusciva a farle scordare quella strana sensazione.
Elisabeth svegliò di buon umore. Prima dell'alba uscì di soppiatto dalla stalla, per evitare che qualcuno si accorgesse di dove aveva passato la notte. Una volta raggiunto la sua stanza, si avvicinò al catino, vi immerse le mani e si bagnò il volto con l'acqua, guardandosi nello specchio si accorse di avere tra i capelli qualche spiga di fieno. Si affrettò a toglierle, se qualcuno le avesse viste, di sicuro avrebbe fatto domande oppure credere che fosse uscita di nascosto dal villaggio.
Il mal tempo continuava imperterrito. La pioggia scrosciava costantemente contro le finestre della locanda, stranamente deserta. Le gare del torneo erano state rinviate al giorno successivo, quindi tutti erano rintanati nelle proprie fazioni e case.
Elisabeth teneva il suo boccale di latte fumante con entrambe le mani per riscaldarsi. Si sentiva particolarmente riposata, tuttavia sentiva le palpebre pesanti, la donna avvicinò il boccale alle labbra. La bevanda calda le bruciò la gola, ma l'aiutò a svegliarsi del tutto. Elisabeth era pensierosa, cercava di ricordare cosa fosse successo di così tremendo durante un temporale per farle avere ancora paura, sembrava quasi che la sua stessa mente si opponeva di trovare una soluzione, di ragionare in modo razionale e darle una risposta plausibile.
Charlie come sempre cordiale, si sedette al suo tavolo - Elisabeth, cosa mi racconti?
- Sai, in realtà nulla. Sto solo aspettando il momento propizio per partire. Rina è guarita e non devo fare altre gare, pensavo che forse è giunto il momento di lasciare il villaggio.
- Hai deciso, te ne andrai, quindi? - sembrava dispiaciuto.
- Sì - soffiò sul boccale, voleva evitare una discussione del genere.
Un pezzo di carta le usciva dalla tasca posteriore, vedendolo l'uomo glielo sfilò - Vediamo cosa ti scrive l'ammiratore segreto.
Di scatto Elisabeth si alzò strappando il pezzo di pergamena dalle mani dell'uomo.
Il locandiere sbigottito da questa sua reazione, si affrettò a scusarsi - Perdonami, non pensavo fosse qualcosa d'importante.
- Infatti non lo è. Al suo interno ci sono scritte delle cose personali - rimase in silenzio guardando il vuoto per qualche istante. - E' di mia sorella - gli spiegò, sedendosi nuovamente - Per questo ho reagito in quel modo.
- Brutte notizie? - le domandò, sebbene non fosse sicuro di ricevere una risposta.
La donna scosse la testa aggiunse solo - Una scelta che non approvo.
La loro discussione venne interrotta dall'entrata nella locanda di Falco Nero e Benjamin.
- Batti la fiacca, giovane? - chiese in tono canzonatorio a fianco del Master - Dovresti impegnarti con qualche ragazza del villaggio, piuttosto che perdere tempo con i viandanti, dopotutto se ne vanno sempre senza mettere radici da nessuna parte.
Quella era una frecciatina per la donna, doveva aver udito la discussione, lei lo guardò gelida, senza rispondere alla provocazione.
- Grazie della chiacchierata, Charlie. Prima di partire passerò a salutarti - a grandi passi uscì dalla taverna.
Lo sguardo di Falco Nero le diede una strana sensazione, le sembrava fosse la stessa espressione assassina di quando lei aveva perso la vista. Si affrettò per allontanarsi da lì, la pioggia continuava a scendere a dirotto e non voleva rischiare di ammalarsi.
Lynn ha lasciato il controllo all'umana di sua volontà. Se pensa di sfuggirmi, si sbaglia di grosso! Appena finirò con questo qui, andrò a cercarla” pensò Zack.
Le pratiche le trovava banali, però doveva farlo, era compito del Master e lui di certo non poteva tirarsi indietro. Dal canto suo anche Benjamin sperava di finire in fretta, doveva andare ad aiutare Gina.


Una volta aver aperto gli occhi, Denny si maledisse. Il suo corpo era irriconoscibile. I piedi dentro al catino, galleggiavano nel sangue e apparivano grinzosi.
Devo trovare un modo per scappare da qui” continuava a pensare l'uomo.
Gina entrò nella stanza in compagnia di Benjamin, che cercava di nascondere il disgusto e di trattenere il vomito.
- Allora, come ti senti? - domandò con interesse la donna, togliendo il bavaglio all'uomo.
- Cough cough - tossì in risposta, della bava scese dagli angoli della bocca.
- Sei davvero poco elegante, sbavare in questo modo davanti ad una signora - scuotendo la testa Gina si rivolse al compare. - Benji, slegalo e portalo sul tavolo.
Lui ubbidì - Quanto ti manca?
- Ancora due giorni, forse tre. Sto cercando di recuperare gli oggetti più significativi altrimenti l'incantesimo sarà inutile e non funzionerà. Almeno questo è quello che mi ha detto quel mostro che ho incontrato nella foresta mentre cacciavo scoiattoli - quella spiegazione sembrava esaustiva e Benjamin evitò di fare altre domande, la donna sembrava irritarsi quando gliene veniva posta una e lui di certo voleva evitare che gli scagliasse addosso qualche maledizione.
Denny voleva parlare, ma risultò essere impossibile.
Gina gongolava felice. Finalmente dopo tanto tempo aveva una cavia umana. In realtà torturare Denny lo avrebbe potuto evitare, ma come fattucchiera non poteva di certo farsi sfuggire un occasione del genere. Aveva l'opportunità di sbizzarrirsi e sperimentare nuovi riti e verificare quanto potenti erano gli effetti collaterali delle erbe velenose, soprattutto il tempo che ci mettevano ad attaccare il sistema nervoso e muscolare umano. Benjamin trovava rivoltante le gesta della donna, la quale sembrava disinteressata di quanto potessero essere disumane le sue azioni. Per lui esagerava solo per un suo divertimento personale.
- Questo maltempo rischia di rovinare il raccolto, devo andare a controllare se i contadini hanno bisogno d'aiuto.
La sua era una scusa, semplicemente voleva allontanarsi il più possibile da Gina e Denny, qualsiasi cosa sarebbe accaduta voleva tenere i suoi occhi lontano da quella scena.
- Sì sì vai pure, ora mi arrangio - rispose distrattamente la donna pensando “Senza di te lavorerò sicuramente meglio. In fondo se sono da sola senza curiosi che mi gironzolano attorno ho più inventiva.”
Denny percepì l'uscita di scena di Benjamin come qualcosa di negativo, se nessuno voleva stare in quella stanza probabilmente sarebbe accaduto qualcosa di brutto. Gina gli coprì gli occhi con un panno, l'uomo sentì bruciare, voleva urlare, ma la donna fu più svelta e gli versò una sostanza liquida che dapprima gli diede la sensazione di affogare in seguito gli bruciò la gola.
- Su su non fare i capricci, è soltanto un po' di sapone di Marsiglia con ortiche e qualche bacca velenosa che in genere, o almeno agli scoiattoli, riempie di bolle la lingua. Sono emozionata è la prima volta che ho l'opportunità di testarlo su una persona.
Gina fu delusa dal constatare le stesse reazioni degli roditori.
Forse dovevo mischiare qualcosa di più forte” pensò scontenta Prima che avrò nuovamente una nuova cavia umana potrebbe passare diverso tempo, se non anni.”
La donna continuò il suo lavoro, tagliando pezzi di pelle, infilando aghi, strappando ciglia, raccogliendo in altri catini il sangue che fluiva dalla ferite. Denny raggelò quando capì che quel supplizio sarebbe continuato ancora per molto.
Quali altre torture dovrò sopportare?” si domandò.
I suoi pensieri furono interrotti da una pugnalata al cuore.
- Ahahah, scommetto che questo non te lo aspettavi! - Gina sembrava felice - Era da tanto che volevo farlo! Ora mi dovrò sporcare le mani per estrarre il tuo cuore, ma la zuppa che ne uscirà sarà sublime.


Nel primo pomeriggio la pioggia smise di cadere dal cielo. Il torneo riprese con alcune gare tra contadini. Zack aveva creato un doppione di sé e lo aveva spedito a sedersi su una sedia e fare da giudice. Nessuno si sarebbe accorto della sua assenza, ordinava al clone cosa dire, in fondo aveva il resoconto di quello che vedeva nella testa come un immagine riflessa su vari specchi. Lui come Chimera aveva qualcosa di più importante di cui occuparsi che di una festa pagana. Quando aveva incontrato Lynn alla locanda durante la mattina, si era subito accorto che lei in realtà non c'era, aveva lasciato le redini all'umana, il motivo lo ignorava.
Chissà cosa le frulla in testa! Ci siamo incontrati in questo villaggio per scontrarci, stavolta è il momento giusto per porre fine alla nostra faida e eleggere una volta per tutte quale delle due razze è superiore. Inoltre c'è anche quest'altra creatura che si è messa in mezzo, scommetto che non tarderà molto ad attaccarci di nuovo se il nostro scontro tarderà ancora ad iniziare. E quella stupida di un'Arpia lascia all'umana la possibilità di prendere decisioni e andarsene da qui” Zack era seccato e come una furia si diresse verso il castello.


Master Clay osservava Master Falco Nero, gli era sempre sembrato fin troppo pacato, addirittura più di Master Damien, eppure stavolta aveva qualcosa di diverso. Continuava a rivedere la scena di quanto accaduto durante la gara a cavallo di tiro con l'arco, quando quel fulmine era caduto a pochi passi da Falco Nero, Clay si era voltato subito e gli pareva di aver visto il Master della fazione neutrale come se ne fosse elettrizzato, una reazione strana ed inspiegabile. Benjamin interruppe i suoi pensieri passandogli davanti, sussurrò qualcosa al proprio Master che non si scompose, si limitò ad allontanarlo con un gesto della mano.
- Ora c'è il torneo, stila il rapporto, lo leggerò appena la gara sarà terminata.
Maledetto!” pensò Benjamin irato allontanandosi a passo pesante “Questa doveva essere una scusa per prenderlo in contropiede e fargli bere il veleno di Gina. Ora dovrò inventarmi altro oppure trovare qualcuno disposto a consegnargli del cibo, cosa che farà solo in cambio di una ricompensa in denari, ma in questo modo non desterei sospetti. Devo solo trovare la persona giusta.”


Caroline si era accorta del clone lasciato dalla Chimera a visionare il torneo. Era tentata di rintracciare l'Arpia e avvisarla, il buon senso però le raccomandava di mantenere un basso profilo, solo così avrebbe evitato di attirare l'attenzione di quella creatura, nonostante avesse azzerato la sua percezione magica poteva sentirlo avvicinarsi.
Devo rintanarmi nella piccola chiesa, lui non avrà il coraggio di controllare un posto del genere. Oltretutto ho lanciato un non-incantesimo che mi proteggerà” si avviò alla locanda.
Con una scusa prese sottobraccio Charlie, mise il cartello fuori dalla taverna con scritto “chiuso” e lo porto con sé all'interno della chiesa. L'uomo era confuso, continuava a chiedere una spiegazione per questo suo strano comportamento.
Alla fine Caroline sbottò - Una creatura pericolosa si sta avvicinando al villaggio, qui saremo al sicuro.
- Cosa stai dicendo? Se è così dobbiamo avvisare gli altri!
- No! Se notasse un cambiamento nelle emozioni umane saremmo tutti morti!
- Come fai a sapere queste cose Caroline?
- E' una storia lunga Charlie, ora siediti e fai silenzio! - d'impulso lo fece addormentare, il corpo dell'uomo si accasciò sulla panca.
La Delfine tirò un punto sul muro “Accidenti alla tua parlantina! Spero solo che lui sia distratto e che non si sia accorto di questo minuscolo incantesimo!”


Elisabeth aprì la finestra della stanza, subito entrò una brezza fresca che le pizzicò il volto, allontanandole i capelli dietro le spalle. In quel momento la Chimera entrò nella stanza.
Lynn percependo le sue intenzioni riprese il controllo.
- Cosa vuoi Zack? - domandò piuttosto scocciata.
Lui replicò con un ghigno - Ti sei dovuta rintanare per un po' d'acqua? Eppure mi sembrava ti fossi protetta.
- La cosa non ti riguarda - la sua determinazione era alle stelle, sentiva di essere pronta a tutto, aveva la certezza che la vittoria sarebbe stata sua, niente poteva batterla quel giorno.
All'improvviso s'innalzò il vento e una potente folata di vento li avvolse. Si ritrovarono in mezzo alla boscaglia.
- Sei stata tu? - domandò Zack, una magia di vento poteva essere collegata a poche fiere e una di queste erano le Arpie.
- Assolutamente no - rispose Lynn - Come potrei fare una magia così inutile? Sarebbe solo uno spreco!
- Allora chi può essere stato?
- Ragiona Zack! E' sicuro quella creatura che ci ha attaccato ieri! - si spostò una ciocca di capelli dietro le spalle.
La Chimera trovò irritante quel gesto “Vuole farmi innervosire. Solo perché ha intuito qualcosa vuole vantarsi di esserci arrivata prima di me, ma scommetto che il motivo lo ignora pure lei.”
- Fra poco si farà vedere - disse con sguardo serio Lynn, osservando la zona intorno a lei. - Stai in allerta, perché non posso prevedere da che parte arriverà.
- Maledetta! Come fai a sapere queste cose? - le chiese Zack irato.
- Semplice intuito - rispose lei alzando le spalle - E' una cosa naturale per me saperlo.
- Smettila di pavoneggiarti! Ci avrà portati qui per farci combattere in un posto lontano dagli umani. Anche tu hai sentito il suo messaggio: la nostra faida deve terminare. Vuol dire che deve succedere adesso.
Lynn s'irritò nel sentire quelle parole - Usa quel cervello! Se il suo scopo fosse stato quello di farci combattere l'avrebbe detto subito! Ti stai soltanto rendendo ridicolo, sono sicura che starà ridendo alle tue spalle!
Nell'udire quelle parole la rabbia di Zack raggiunse anche la punta dei suoi capelli. La loro discussione sarebbe continuata se non fosse che entrambi percepirono un'aura potente avvicinarsi, sfiorando le loro difese, individuare da quale direzione provenisse era impossibile, perché la presenza magica ricopriva tutta la zona per miglia.
Con passo felpato il coyote si avvicinò ai due umani, o meglio alle due fiere che controllavano gli umani. Li fissò con i suoi profondi occhi dorati, nonostante il colore chiaro, sembravano un pozzo senza fondo. Il manto del coyote bianco era candido, sembrava renderlo ancora più suggestivo, come se lo rendesse ancora più mistico e potente. Al suo fianco vi erano altri due coyote. Uno dei due aveva il manto grigio scuro, mentre l'altro aveva il manto sul marrone. I due coyote camminavano a qualche metro di distanza, in segno di reverenza nei confronti del coyote bianco che stava al centro. Gli occhi dorati dei tre canidi brillarono.
Zack e Lynn capirono subito di chi si trattava.
- Il Cerbero - esclamarono all'unisono increduli.
Come loro era una creatura mitologica, però raramente si mostrava, essendo una fiera piuttosto riservata. Il suo potere magico era temuto, si narravano numerosi racconti riguardo a lui e all'inferno, dove svolgeva il ruolo di guardiano, eppure sembrava essere a conoscenza di tutto e riguardo a qualsiasi fiera.
Il muso del coyote bianco si contrasse, sembrava quasi un sorriso - Mi complimento con entrambi. Mi avete riconosciuto subito, altri ci hanno messo più tempo. Alla fine siete creature più acute di quello che si dice in giro.
- Hmpt - commentò l'Arpia.
- Perché dalle tue parti, cosa si racconta di noi, fratello? - chiese Zack.
Fu il coyote grigio a rispondere – Sai, sono stupito di sapere che tra tutte le Chimere proprio mio fratello è stato scelto per questo duello: la prima Chimera in assoluto. Se al tuo posto ci fosse stata un'altra Chimera avrei capito tutto questo ritardare, ma tu sei superiore, avresti dovuto terminare tutto anni fa. Mi vergogno a essere considerato tuo fratello. State giocando da troppo tempo a rincorrervi come una volpe e una lepre. Per questo state diventando gli zimbelli di tutte le creature mitologiche, perché non avete abbastanza fegato da affrontare la vostra faida in modo tradizionale.
- Proprio per questo siamo qui - prese a parlare il coyote dal manto marrone - Vogliamo aiutarvi a risolvere tutto questo il prima possibile. Per cui faremo intervenire gli umani, avranno voce in capitolo e loro vi parleranno in testa come se fossero dei vostri pensieri.
- State scherzando? - sbottò Lynn.
- Concordo con lei, è più che una pessima idea.
-Così sia – sintetizzò il coyote bianco fingendo di non aver udito obiezioni. - Ora devo fare ritorno alla mia dimora, ma tornerò tra qualche giorno.
La sua presenza fisica scomparve e l'aura magica svanì così com'era apparsa.


Caroline si accorse immediatamente del Cerbero. Nonostante la distanza riusciva a sentire la sua voce rimbombare nella foresta. Una folata di vento passò sopra la piccola chiesa e la Delfine si accorse che trasportava Lynn e la Chimera. Quando tutto si fu calmato si apprestò a svegliare Charlie e con un incantesimo gli fece dimenticare la discussione avuta precedentemente, facendogli credere che si fosse allontanato dalla locanda per un mancamento.


Zack e Lynn ritornarono nella stanza dove erano prima di essere catapultati in mezzo alla foresta.
La prima a parlare fu l'Arpia - Anche tu sei riuscito a bloccare momentaneamente le interferenze dell'umano.
- Certo, devo inventarmi qualcosa di credibile prima di affrontarlo in un dialogo, considerando che si sta facendo buio, dobbiamo rinviare la sfida a domani.
- E' impossibile, dobbiamo fare dopodomani. Prima dobbiamo occuparci di tenere a bada gli umani e spigargli come stanno le cose, altrimenti impedirebbero lo scontro solo per evitare di farci male a vicenda.
- Hai ragione Lynn - ammise Zack con un sospiro - Hai una buona strategia devo ammetterlo, però sai che c'è poco da scherzare con il Cerbero. Le novelle sul suo conto sono vere, te lo posso assicurare, perché ad alcune ero presente.
- Nessuno mette in giro voci false sul Cerbero. Per fortuna ora è impegnato e questo è un punto a nostro favore, abbiamo tempo e modo per prepararci. Niente trappole o attacchi alle spalle. Ci incontreremo nel bosco, almeno nessuno interferirà o rimarrà ferito.
- Bene - concordò Zack - Vedi di mantenere la tua umana in questo villaggio fino ad allora - si raccomandò prima di voltarsi ed uscire dalla stanza.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

 

Il Cerbero amava rovinare le vite alle fiere, era un passatempo che aveva scoperto essere molto divertente. Attualmente i suoi obiettivi erano le Arpie e le Chimere o per meglio dire, i due prescelti che avrebbero dovuto porre fine alla loro faida secolare, la razza vincente avrebbe dimostrato la superiorità della sua specie nei confronti dell'altra.
Come rappresentante delle Chimere hanno scelto mio fratello, la prima Chimera venuta al mondo, invece le Arpie dal canto loro avranno scelto la loro combattente migliore, forte e furba. Per loro due come può essere normale che nessuno della loro razza li abbia cercati? Dopo secoli hanno trovato un modo pacifico per determinare la propria superiorità e perdono anni a rincorrersi? Allora era meglio se la risolvevano alla vecchia maniera: chi annientava più nemici aveva la vittoria e mostrava la propria preminenza” pensò il Cerbero mentre svolgeva il suo solito giro di controllo. “E' assurdo! Hanno scelto di sacrificare i loro migliori combattenti, con la speranza di concludere la loro faida e loro non si sono ancora battuti dopo tutto questo tempo... forse non dovrei lamentarmi. Passo del mio tempo per seguirli perché sono divertenti, ma ora sto iniziando ad annoiarmi, quindi gli manderò un incentivo per aumentare la competizione.”
Il suo potere era immenso e nonostante le due creature mitologiche fossero a iarde di distanza, il Cerbero li attaccò. Per evitare che accusassero il loro nemico di quell'attacco a sorpresa, con la mente dimostrò loro che entrambi erano stati braccati da una fiera molto più potente di loro due messi assieme. Il Cerbero aveva percepito del terrore insinuarsi nei loro cuori. Un enorme sorriso spuntò nelle tre teste della creatura, era il suo divertimenti preferito creare paura pura e divorare l'anima umana quando non vi era più un minimo barlume di speranza, solo terrore.
- Direi di muoverci. Se questo messaggio non è stato preso seriamente, farò cambiare a quei due idea facilmente. Sto architettando un piano diabolico - disse la testa a sinistra.
- Lo sappiamo già, Bud – borbottò quella a destra.
- Bob, Bud, dovreste smetterla di battibeccare, per me che sono in mezzo è veramente seccante.
- Scusaci Bram - entrambi dimostrano di essere veramente dispiaciuti.
Il capo era lui e poteva toglier loro la parola con un solo battito di ciglia, era lui che possedeva la percentuale magica maggiore. Il Cerbero prese le sembianze di tre coyote, convocò nella foresta le due fiere e vi parlò in prima persona, per poi tornarsene nell'ade, perché c'era bisogno di lui.


Gina mandò una giovane cameriera a cercare Benjamin. La sua tenuta era impeccabile, l'aveva controllata in modo minuzioso, la fattucchiera era sicura che fosse linda e pulita. S'illudeva.
Caroline la riprese - Ti rendi conto della tua posizione? Come puoi lavorare con una manica della divisa sporca di sangue? Ti sei almeno disinfettata il taglio?
Tutte quelle domande misero in ansia Gina “Questa maledetta ha visto una gocciolina così minuscola? Capisco perché è a capo di tutte le cameriere, ma è davvero esagerata. A chi importa se ho una goccia di sangue? Per fortuna ignora che prima la divisa era completamente sporca.”
- Devi stare più attenta - la ramanzina di Caroline continuava - La nostra divisa dimostra come siamo. Se sembriamo delle persone sporche, chi prenderà seriamente il lavoro che svolgiamo? Come possiamo pretendere che ci rispettino quando siamo le prime a non avere la decenza di trattare con cura i nostri abiti? - pronunciava le parole con veemenza solo con l'intento di dar fastidio alla donna.
Cosa vuole adesso questo parassita?” pensò Caroline vedendo arrivare Benjamin, faticava a tollerare la sua presenza, era una persona falsa e meschina, il suo istinto ogni volta le diceva di stargli lontano o di ucciderlo.
- Mi hai cercato Gina? - domandò ignorando completamente la capo cameriera.
- Sì, mi dovresti aiutare con quella cosa - rispose vagamente la donna.
- Si può sapere di cosa state parlando? Gina sai che il regolamento vieta lavori extra o favori in cambio di una ricompensa vero?
- Lo so bene. Questa è una faccenda tra me e lui.
Benjamin si sentiva a disagio, la presenza di Caroline lo rendeva nervoso e irrequieto.
Maledetta strega! Perché diavolo mi fai chiamare se poi nemmeno possiamo discutere tranquillamente senza giochi di parole?” pensò l'uomo sfiorando l'elsa della spada legata alla cinta.
Quel gesto, la Delfine, lo trovò divertente “Ahahah, crede che possa temere la sua spada? Ho incontrato spadaccini più abili e forti di lui in passato. Probabilmente ignora che sono cresciuta su una nave di marinai, anche se forse è più corretto chiamarli pirati e che ho abbordato e saccheggiato diverse navi” scosse la testa, quei bei tempi oramai facevano parte del passato.
Quei due umani si comportavano in modo strano, era palese che nascondessero qualcosa.
Se non fosse il Cerbero che si aggira nei paraggi, li controllerei a distanza con la magia, però rischierei di essere scoperta e voglio evitare di avere dei contatti lui... potrebbe obbligarmi a tornare al villaggio e questo è l'esatto opposto di quello che voglio” pensò Caroline, ignorando di proposito l'uomo, riprese a dialogare con la sua subordinata.
- Se credi di eludere una punizione, ti stai illudendo! - diede loro le spalle - Ti attendo in sala a fine turno - senza aggiungere altro si allontanò.
La Delfine interruppe le proprie mansioni per seguire personalmente il luogo in cui i due umani si stavano dirigendo. Per la prima volta vide un passaggio segreto di cui ignorava l'esistenza.
Deve essere quello di Midolf! Quindi avevo ragione sulla teoria di una cospirazione contro Falco Nero” pensò Caroline rimanendo nascosta e attendendo che uscissero nuovamente dal passaggio. Vide Benjamin trasportare un corpo, riconobbe il volto di Denny contorto in una smorfia di dolore e sorpresa.
Non si sono degnati neanche di chiudergli gli occhi” era disgustata, nonostante conoscesse la razza umana, si domandava come riuscissero a commettere simili atrocità tra di loro senza un vero motivo.
Quanto notò un taglio nel petto, s'incupì. Andando contro quanto si era ripromessa, frugò velocemente nella mente di Gina, dopo aver appurato che l'utilizzo del cuore era culinario, si rilassò.
Certo... è troppo stupida per conoscere quell'incantesimo” sospirò, affrettandosi ad annullare la sua aura magica.
Caroline si allontanò dal passaggio segreto per occuparsi delle sue faccende e controllare se le altre cameriere stessero svolgendo al meglio le loro mansioni.
Benjamin aiutò Gina ad avvolgere il corpo esanime di Denny in un lenzuolo, dopodiché lo nascosero dentro una sacca in pelle da viaggio per allontanare gli occhi dei curiosi. Mentre lei si apprestava a legare la sacca, lui giustificava l'uscita non programmata alle guardie della torretta come un pattugliamento per farli riposare. Benjamin si allontanò a passo lento per dimostrare che si guardava intorno in modo accurato, almeno finché gli alberi non ebbero coperto completamente la sua presenza. In seguito si avviò al trotto, in direzione del fiume. La corrente era molto forte, con potenti mulinelli, appena la sacca toccò l'acqua venne risucchiata da un vortice.
Ora anche questo passo è concluso. Se Gina ha fatto tutto in modo corretto, Midolf tornerà in vita” pensò Benjamin continuando a fissare il corso d'acqua, doveva passare del tempo prima di fare ritorno, altrimenti le sentinelle avrebbero sospettato qualcosa. L'uomo si mise in bocca uno stelo d'erba e iniziò a mordicchiarlo, mentre appoggiava la schiena al tronco dell'albero dove era legato il cavallo, che pascolava tranquillamente.

 

Il Cerbero aveva notato un'umana interessante. All'apparenza sembrava un insulsa fattucchiera, eppure aveva una nozione magica reale, qualcuno doveva averle parlato, una qualche fiera annoiata probabilmente, perché l'incantesimo poteva riportare per davvero in vita un morto regalando l'immortalità a lui e a chi era l'artefice del sortilegio.
- Dobbiamo scoprire chi è il traditore e punirlo! - Bram era furioso, perché quella cosa era sfuggita al suo controllo assoluto, probabilmente troppo occupato ad osservare la Chimera e l'Arpia.
Quel comportamento era una grave violazione del regolamento delle creature mitologiche: mai, per nessuna ragione o motivo era acconsentito insegnare magia agli umani. Il Cerbero si concentrò per trovare il colpevole, quando trovò la creatura che per diletto aveva insegnato la formula magica all'umana, ne fu stupito. In genere era risaputo che gli Ofiotauri non brillassero d'intelletto, eppure arrivare a tanto era molto anche per loro. In un batter d'occhio si precipitò nel luogo in cui si trovava la fiera.
- Ti sei scomodato solo per questo? Perché dovrei essere punito? L'elemento più importante non riuscirà mai a trovarlo. Le sue chance sono praticamente nulle! - si difese l'Ofiotauro appena vide il Cerbero capì il motivo della sua visita.
- Taci stolto! Gli hai dato un sacco di indizi e un incantesimo quasi completo. Hai violato la più essenziale delle nostre regole, sarei preso poco seriamente da tutte le altre fiere se ti lasciassi impunito. Se credi che ti risparmierò rischiando di diventare lo zimbello di tutti, ti sbagli di grosso! Anzi, dopo oggi lo diventerai tu: di certo sarai ricordato nella storia e ti utilizzerò per farne un caso esemplare. Sicuramente nessuno imiterà le tue gesta, di questo puoi starne certo!
- Cosa hai in mente di fare per punirmi? Mi strapperai la carne? Romperai le mie ossa? Oppure le mie corna? - domandò l'Ofiotauro dondolando la propria coda da serpente.
- Pffft, mi ritieni così poco creativo? Niente di tutto ciò. Diventerai il mio schiavo personale. Ogni richiesta di sopralluogo dovrai effettuarla e farmi rapporto entro dieci minuti, se sbaglierai o tarderai ti verrà inflitta una punizione. Per tua informazione, ogni volta interpellerò una fiera diversa e saranno loro a fare quello che vogliono di te, per un intera giornata. Ovviamente tutto questo senza ucciderti, altrimenti saranno loro a prendere il tuo posto. Allora, cosa ne pensi?
L'Ofiotauro rabbrividì. Avrebbe preferito qualsiasi tortura a quel umiliazione pubblica, sarebbe diventato lo zimbello di tutte le creature mitologiche, oltre al fatto che avrebbe annientato la reputazione della sua razza, i quali appena ne avrebbero avuto l'occasione di certo gliela avrebbero fatta pagare a caro prezzo. La fiera deglutì cercando di calmarsi e di nascondere la paura, ma dal ghigno del Cerbero capì che era inutile. Al suo olfatto nulla poteva sfuggire.
– La tortura è meglio! Pensaci. Ho molta resistenza fisica! Dopotutto sono per metà toro, potrei sopportare un supplizio per delle ore o per delle intere giornate.
- No – rispose il Cerbero – Mi annoio subito. La ruota della tortura verrà eseguita al tuo primo sbaglio, non essere così impaziente di conoscerla! – sorrise di nuovo – Ti regalo un viaggio di sola andata per la mia umile dimora. Inizia a strisciare, devi farti un'idea della sua grandezza o rischi di perderti.
L'Ofiotauro pensò di soffocare a causa della mancanza dell'ossigeno, in realtà vi era presente solo in forma rarefatta.
Il Cerbero si sentì soddisfatto. Ora aveva un passatempo a due passi da casa, quindi poteva imporre la fine della faida tra Chimere e Arpie o meglio obbligarli a uccidersi. Prima però doveva occuparsi della fattucchiera e del suo compagno, solo dopo avrebbe spostato nuovamente la sua attenzione alle due fiere.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

 

Il tempo pareva si fosse scordato di scorrere. Da quando il Cerbero aveva risvegliato gli umani nelle menti delle fiere e il loro incantesimo per farle rimanere dormienti si era spezzato, tutto era rimasto immobile. Elisabeth pensava a mille cose, come fosse possibile una situazione simile e come aveva fatto a non accorgersene, era un fiume di pensieri e questo stava facendo venire mal di testa a Lynn.
Dall'altra parte, neanche Zack se la passava bene. Dirk continuava a farsi mille domande per poi rispondersi da solo, il mal di testa anche per la Chimera era dietro l'angolo.
Lynn si recò alla taverna, aveva bisogno di bere per sopportarla, fu sfortunata. La locanda era deserta, quindi Charlie aveva il tempo per chiacchierare.
Quanto accidenti parla questo?” pensò l'Arpia bevendo un sordo d'idromele “Mi devo concentrare e localizzare Zack. Prima lo trovo meno avrà tempo di architettare e creare trappole.”
Perché pensi a queste cose? Sii gentile con lui! Charlie è sempre stato cordiale nei miei confronti” la rimproverò Elisabeth.
- Devo proprio assentarmi. Ho delle faccende da sbrigare, come ti ho anticipato ieri, a breve partirò dal villaggio.
- Perché? Non ti trovi bene qui?
- Mi piace cambiare aria e non rimanere ferma in un posto per troppo tempo.
- Ti piace molto viaggiare?
- Sì, mi fa sentire libera essere priva di legami con altre persone che tendono solo a ferirti e pugnalarti alle spalle, ignorando tutti i sacrifici che hai fatto per loro - pronunciò quella frase con una nota di delusione nella voce.
Per Lynn la sorella di Elisabeth si era comportata da ingrata scrivendo quella lettera, sarebbe stato meglio se avesse semplicemente smesso di scriverle senza darle una motivazione.
Sei troppo critica” la riprese l'umana, sul pensiero che l'Arpia aveva avuto riguardo sua sorella non disse nulla, ognuno era libero di pensare quello che voleva.
Elisabeth si ritrovò nuovamente dormiente, Lynn era riuscita a trovare l'incantesimo giusto per avere un po' di pace e pensare senza interferenze.
Zack aveva lanciato su se stesso il medesimo sortilegio, sapeva che l'effetto non sarebbe durato in eterno.
Devo trovare quella maledetta Arpia e sistemare la questione una volta per tutte! Col cavolo che rimandiamo tutto a domani, se non risolviamo la questione oggi, potrei impazzire! Almeno dopo questa situazione assurda finirà.”

 

Il Cerbero si riteneva soddisfatto del modo in cui l'Arpia e la Chimera stavano agendo alla sua imposizione di avere i pensieri degli umani udibili nella loro mente.
- Sono acuti, proprio degni di essere...
- Taci Bud! - lo sgridò Bram.
- L'Ofiotauro è in giro e quello che stavi per dire è un segreto che nessuno all'infuori di noi deve sapere!
- Sei sempre il solito stupido - lo prese in giro Bob.
- Stai zitto anche tu! - lo riprese la testa centrale - Direi di far riunire quei due nella foresta e liberare gli umani, senza che abbiano opportunità di zittirli. Inoltre mi assicurerò d'informarli su tutta la faccenda della faida, almeno non si limiteranno a farsi domande a loro stessi! Mi aspetto che diano filo da torcere alle fiere. Ci sarà da divertirsi - tutti e tre sorrisero pregustandosi un bello spettacolo.

 

Lynn e Zack si ritrovarono nella boscaglia. Tutto quello che stava accadendo era sicuramente opera del Cerbero, entrambe le creature mitologiche ne erano certe, così come la strana reazione degli umani e del modo in cui il loro incantesimo si era spezzato prima del previsto.
I loro cuori scalpitavano, come se fossero davanti a due scelte, una peggiore dell'altra. Intorno sembrava esserci silenzio, l'unico rumore era il palpitare del cuore dentro al petto. O almeno, era quello l'unico suono che parevano udire.
Lynn percepiva la sua parte umana ribellarsi. L'Arpia digrignò i denti. Doveva portare a termine la sua missione, la dinastia della specie alla quale apparteneva lo esigeva. Il suo corpo venne percosso da dei fremiti. L'affetto che Elisabeth provava per l'umano posseduto dalla Chimera era profondo, dopotutto era prevedibile. Il periodo dell'infanzia l'avevano trascorso insieme, i ricordi dei tempi passati erano vividi nella mente e nel cuore.
Dall'altra parte Zack era in conflitto come la rivale. Dirk si stava ribellando al suo controllo, lottava contro la Chimera che viveva in lui. L'uomo sapeva che il carattere e i comportamenti della donna che aveva davanti erano diversi da quelli delle sua amica d'infanzia Elisabeth, però era certo che lei stava combattendo come lui, per evitare che si facessero del male a vicenda. I suoi occhi gli mostravano quel altro carattere che a volte prevaleva. Da una parte era contento di non essere lui il diretto assassino, anche se le sue mani erano in egual modo sporche di sangue. La Chimera dormiente prendeva il controllo nel momento in cui il suo spirito era più fragile e vacillava. Stavolta però era diverso. Dirk era consapevole di quello che stava succedendo e di ciò che in passato era accaduto. Le sue amnesie avevano finalmente un senso. Tutto iniziava a schiarirsi anche nella sua mente. Zack notò che Lynn aveva il suo stesso problema, così decise che era il momento migliore per passare all'assalto.
Lo stesso pensiero passò nella mente dell'Arpia, che prontamente si scansò, mandando a vuoto l'attacco dell'avversario. Con grazia spiccò un salto, scavalcando la Chimera, poi andò a colpirlo alla nuca con il ginocchio.
Gli ansimi di entrambi sembravano ringhi.
Insomma, stupida umana, lasciami concentrare! Devo indebolirlo prima di ucciderlo!”
“No” le rispose Elisabeth “Lui ha sofferto per molto tempo, non merita di fare la fine che indendi dargli.”
-
Smettila di curiosare nella mia testa! Stai al tuo posto!! - gridò Lynn stringendo con forza l'impugnatura del pugnale, maledisse il Cerbero per aver mandato all'aria il suo piano.
Quella situazione la rendeva irrequieta e aveva accentuato la sete di vendetta e la creatività malvagia che per natura viveva in lei. Questo le aveva fatto dimenticare del suo lato da mediatore, come lo era inizialmente. Ora era troppo tardi per cambiare, doveva agire se non voleva morire. Una nebbia copriva la sua mente facendole dimenticare come doveva svolgersi realmente il loro scontro. Anche Zack sembrava essersene scordato, altrimenti non l'avrebbe mai attaccata. L'interferenza del Cerbero li aveva mandati fuori controllo. Il suo obiettivo era stato raggiunto.
Ti sbagli” la voce di Elisabeth le rimbombò in testa “Sono sicura che anche Dirk non è d'accordo con tutto questo. Possiamo trovare un compromesso, una soluzione che rende contenti tutti i due fronti. Con il dialogo si può risolvere tutto.”
Lynn scosse la chioma rossa, come per allontanare quel discorso. Lei, in cuor suo, voleva credere a una soluzione senza altri spargimenti di sangue, le sue compagne Arpie la pensavano allo stesso modo, solo per quel motivo erano scese a patti con le Chimere, per evitare di perdere persone care per una battaglia che non sarebbe mai terminata. Entrambe le razze volevano la stessa cosa: la dimostrazione di chi tra le due creature mitologiche fosse superiore e meritava un territorio più ampio. Dopo secoli di rivalità erano entrambe d'accordo di trovare una soluzione evitando in questo modo di uccidersi a vicenda, portando come unico risultato un aumento di cadaveri da entrambe le parti. Liberarsi dei deceduti era il lato più faticoso e straziante della loro faida.
Ora importava solo di portare a termine la missione che era stata a loro assegnata, in fin dei conti erano passati molti anni. Sia Lynn che Zack erano consapevoli dei loro ruoli, lo erano sempre stati, solo che la presenza del Cerbero li aveva resi più determinati a concludere in fretta. Se uno dei due non avesse sovrastato l'altro, un'altra terribile guerra avrebbe avuto inizio.
Lynn si stava calmando e piano piano tornò a pensare lucidamente, diradando la nebbia di ira che fino a poco prima la stava accecando.
Stavo per mandare all'aria l'accordo” pensò scuotendo la testa “Avrei rovinato tutto. Grazie all'intervento di Elisabeth sono riuscita a fermarmi prima che fosse troppo tardi.”
Avanti Zack, lasciami parlare con lei” insistette Dirk “Sono sicuro di riuscire a dialogare in modo civile con Elisabeth. Lo sai bene anche tu che in passato mi ha aiutato, nonostante le divergenze di opinioni. Insomma, guardami! Sono ancora vivo e pensare che le avevo chiesto di uccidermi in modo definitivo. Neanche quello è riuscita a fare.”
La Chimera sapeva che non aveva tutti i torti. La lucidità stava tornando e si era reso conto di aver commesso un altro errore.
Questo dev'essere lo scopo del Cerbero. Farci combattere come animali. Peccato che in questo modo il nostro patto verrebbe spezzato e questo è una cosa che né io né l'Arpia possiamo permetterci” pensò Zack controllando la respirazione e valutando la proposta di Dirk.
La Chimera sospettava che Lynn non avrebbe mai accettato una soluzione presa dagli umani. Le Arpie mai avrebbero sotterrato l'ascia di guerra senza ottenere un risultato definitivo, specialmente in un momento di vantaggio. Inoltre c'era da considerare quanto tempo Lynn avesse atteso per prendere il pieno possesso del corpo dell'umana senza avere una scadenza definitiva. Alla fine lei era stata fortunata, sapeva in anticipo a partire da quando avrebbe avuto il possesso del corpo e quindi quando poteva agire. Invece lui a differenza, poteva solo aiutarsi con le amnesie per coprire le sue tracce quando Dirk riprendeva il controllo. Lynn invece riusciva a cancellare completamente le sue tracce. Zack aveva avuto vita difficile, oltretutto sulla sua strada si erano intromessi Benjamin e Gina che ignoravano la sua vera natura, pensavano di avere tra le mani il figlio di satana da usare per i propri scopi, ritenendolo solo una pedina senza volontà. Per questo motivo gli sarebbe tanto piaciuto usare la sua magia di Chimera per far esplodere il busto a Benjamin e il cranio a Gina, era la punizione più adatta a delle persone del genere.
Elisabeth perseverò “Sul serio lasciami tentare. Se Zack mi impedirà di parlare con Dirk potrai riprendere il controllo e vedertela con il tuo avversario. Ti lascerò carta bianca e potrai agire come meglio credi.
Gli occhi marroni e quelli verdi s'incrociarono. Sia Elisabeth che Dirk capirono di guardare il proprio amico perduto, riconoscendosi si abbracciarono. Quel gesto fece rabbrividire le fiere.
- Mi dispiace per quello che ti ho fatto passare - si scusò subito lui.
- Nel torto ci sono anche io, non sei l'unico ad aver sbagliato - lo rincuorò lei - Sei riuscito anche tu a liberarti?
- Sì. La mia Chimera sta in allerta per controllare come va e se deve intervenire in mia difesa.
- Lo stesso vale per la mia Arpia. A quanto pare appartengono a razze diverse, però si assomigliano - sorrise Elisabeth.
- Chi l'avrebbe mai detto che avremmo parlato in questo modo, di creature mitologiche che vivono dentro di noi come se fossero delle guardie che ci proteggono? - Dirk sorrise a sua volta.
- Vero. A saperlo anni fa, quando eravamo ancora giovani, mai avremmo creduto a una cosa simile. Sicuramente avremmo pensavamo che si trattava di un'altra diceria dello sciamano.
- Parliamo seriamente - disse Dirk, dal modo e tono in cui parlava, dava l'impressione di avere fretta, come se il tempo stesse per scadere e arrivasse la fine del mondo. - Dobbiamo trovare una soluzione.
- A dire il vero, a qualcosa ho già pensato - lo interruppe Elisabeth - Si potrebbe fare una sfida che non comporta l'uccidersi a vicenda. Tipo una gara di chi è più agile a cavallo, oppure chi si arrampica più in fretta sugli alberi - aveva gli occhi marroni che brillavano, orgogliosa di quella che le sembrava una grande idea.
Che razza di soluzione sarebbe?” si lamentò subito Lynn “Il nostro onore di guerriere verrebbe macchiato se mi abbassassi a fare una cosa simile! Indipendentemente dal risultato, sarebbe un affronto vincere o perdere con una sfida simile!!”
Come l'Arpia, pure la Chimera aveva da ridire, sulla soluzione di Elisabeth.
Spero stia scherzando” Zack pareva quasi più irato di Lynn “Tu la conosci da tempo, mi confermi che sta scherzando vero?”
- Alla Chimera veramente non va a genio la tua idea.
- Neppure all'Arpia se per questo - la donna sospirò, l'espressione desolata dipinta sul suo volto, con le sopracciglia corrucciate, ricordò a Dirk un episodio del passato.
Era la festa del villaggio e c'erano le mele ricoperte di cioccolato. Elisabeth aveva cercato di rubarne due, in modo da averne una per lei e una per la sorella. Il capo villaggio l'aveva scoperta, così per punizione l'aveva obbligata a restare in casa. Elisabeth fissava fuori dalla finestra tutto quello che accadeva alla sagra, con le sopracciglia corrucciate e uno sguardo triste. Dirk aveva fatto compagnia alla sorellina dell'amica, facendo sì che, almeno la più piccola potesse divertirsi alla festa. Quando la sera la riaccompagnò Amy a casa, portò a Elisabeth sempre una mela al cioccolato. Fu ricordando lo sguardo luminoso e felice dell'amica in quel momento di addentare la mela che gli balenò l'idea adatta per porre fine alla faida.
- La sfida si potrebbe basare su chi conosce meglio il nemico - propose Dirk - Sono certo che entrambi sappiate quali siano i punti deboli del vostro avversario e per cosa sia temibile. Quello che vi chiedo è di trovare il pregio che caratterizza l'altro e di saper riconoscere cosa desidera di più.
E' insulsa e senza senso” commentarono le fiere.
La donna scosse la testa - Possibile che entrambi rifiutino tutto quello che proponiamo? - brontolò - Vedete di trovare tra di voi una soluzione allora. Lascio la parola a te Lynn.
- Hai ragione - le fece eco Dirk - Faccio lo stesso, almeno Zack può prendere parola.
Le due creature mitologiche si ritrovarono ad avere il possesso del corpo senza averlo ottenuto per una loro iniziativa. Tutto ciò li sorprese, infatti per alcuni minuti rimasero in silenzio sbigottiti su come due semplici umani li avessero comandati e gettati nella fossa.
- Hai qualche idea decente Chimera?
- Per me, seguire il metodo che abbiamo deciso durante l'accordo è il migliore, oltre ad essere il più efficace. Il risultato è evidente, senza rischio che qualcuno da una delle due parti reclami.
- Sono d'accordo - Lynn mosse leggermente la testa in avanti, come per annuire.

 

Gina stava camminando nella foresta.
La donna girò in lungo e in largo, controllando vari nascondigli dove nei giorni precedenti aveva incontrato l'Ofiotauro, senza risultato. La fattucchiera stava per tornare al villaggio quando udì una voce che riconobbe subito.
Cosa ci fa qui tutto solo Falco Nero senza una scorta?” guardando più attentamente notò che era in compagnia della donna viandante. “Perché si incontrano di nascosto? E' impossibile che siano divenuti amanti in così poco tempo! Inoltre Benji mi ha assicurato che lei vuole andarsene dal villaggio, tanto è vero che avevo già provato a cercare una sostituta come sacrificio” rimase immobile, dalla distanza in cui si trovava non riusciva a capire di cosa stessero parlando. “Questa potrebbe essere la mia occasione! Benji mi ha detto che ieri ha fatto somministrare il veleno a Falco Nero, quindi mi obbedirà se gli dirò di ucciderla, con il sacrificio già svolto, potrei riportare in vita Midolf molto prima del previsto... mi mancherebbe soltanto da portare gli oggetti personali, ma quello lo posso fare in qualunque momento, basta che li avrò con me al momento di pronunciare l'incantesimo.”
A passi decisi si avvicinò.
- Oh, Master Falco Nero che sorpresa incontrarla qui! - esclamò fingendosi stupita.
- Vattene - le ordinò Zack guardandola con sguardo furente.
Lei sgranò gli occhi - Perché mi state cacciando? Cosa mi state nascondendo? Perché incontra di nascosto la viandante?
Lynn roteò gli occhi - Ci sta facendo perdere tempo - era infastidita, le interruzioni non le tollerava, specie in un momento così cruciale, inoltre si ricordò dell'avvertimento di Caroline, meno quella donna sapeva riguardo la vera magia meglio era per tutti.
- Come osa parlarmi in questo modo? E' oltraggioso Master Falco Nero, in memoria della nostra amicizia che ci lega, uccidila, seduta stante!
Zack la guardò serio poi iniziò a ridere di gusto - Ahahahahah, questa è decisamente una barzelletta assurda ahahahah.
Lynn cercò di trattenersi dal ridere a sua volta, mentre Elisabeth e Dirk non capivano cosa ci fosse di divertente nelle parole pronunciate da Gina.
- Ascoltami attentamente fattucchiera fallita - disse Zack una volta riuscito a fermare le risate - I tuoi veleni per potermi comandare come una marionetta sono nulli contro le mie difese, per cui scordati che seguirò i tuoi ordini come fa Benjamin, d'accordo? Ora fammi il piacere di toglierti di mezzo immediatamente, prima che ti uccida e sparga le tue budella nel fango.
Gina raggelò, Lynn sogghignò immaginandosi la scena. Zack soggiogò l'umana facendole dimenticare di averli visti nel bosco, ma lasciandole vivido la sua minaccia di morte.
- Questo posto sta diventando troppo affollato per i miei gusti - commentò l'Arpia – Dobbiamo rimandare a domani. Entrambi gli umani devono essere convinti che la nostra è l'unica soluzione e spiegare le conseguenze che ci sarebbero se fallissimo.
- Il mio umano è cocciuto - borbottò Zack - Mi verrà un grande mal di testa.
Lynn lo guardò alzando un sopracciglio - Credi che la mia non lo sia? Però è giusto dar loro delle spiegazioni. Il Cerbero gli avrà raccontato neanche la metà della verità che si cela dietro la nostra faida. Sono umani intelligenti Zack, altrimenti non li avremmo scelti, capiranno e saranno d'accordo con noi sul modo di procedere.
I ragionamenti dell'Arpia qualche volta sorprendevano la Chimera, le sue capacità di valutazione erano perfette, contraddirle era difficile.
- Speriamo che quello che dici sia vero - si augurò Zack - Se opporranno resistenza come prima, la nostra faida sarà compromessa oltre che risultare rischiosa sia per la nostra stessa incolumità che per la loro, se estranei dovessero intrufolarsi mentre ci stiamo sfidando, gli umani potrebbero far traballare le difese e chiunque potrebbe ucciderci entrambi, specie se sarà il Cerbero a intromettersi.
- Speriamo che andrà nel migliore dei modi - si augurò a sua volta Lynn.
Le due creature mitologiche si allontanarono, l'Arpia usò il vento per tornare nella stanza all'interno del castello, mentre la Chimera si fece una passeggiata, una volta arrivato di fronte al portone, le sentinelle gli domandarono sconvolte come avesse fatto a uscire di nascosto, Zack si limitò a soggiogarle per fargli dimenticare di averlo visto arrivare dal bosco.
Le due fiere iniziarono raccontando come secoli fa la loro faida aveva avuto inizio. Dirk e Elisabeth si rattristirono, il loro passato era simile a quello delle due creature, il dolore era presente nei loro cuori oltre alla grande responsabilità che gravava sulle loro spalle. Il loro destino era stato cruento, fin dalla tenera età avevano ucciso per sopravvivenza, l'unico sorriso felice che conoscevano era quello espresso dopo aver ucciso più nemici del amico o dell'amica.

 

Zack osservava il cielo dalla sua torretta privata. Dirk gli aveva chiesto se poteva andare fin lassù per liberare dalle gabbie i corvi, la Chimera decise di accontentarlo, tanto non aveva nulla di meglio da fare. Lo spettacolo che si parò davanti ai suoi occhi fu inimmaginabile. Il cielo colorato di blu notte e le stelle vennero coperte dallo stormo di corvi rendendo il manto celeste maculato e sembrava quasi portassero un messaggio nefasto, eppure nel medesimo istante era qualcosa d'incantevole.
 

Caroline afferrò la sua arpa, ogni tanto le piaceva suonarla di nuovo, sopratutto in una notte stellata e senza nuvole, si avviò in cima alla collina, perché era un luogo isolato e tranquillo.
Charlie aveva appena chiuso la taverna, stava per raggiungere la sua dimora quando udì una voce soave cantare. La riconobbe all'istante, anni addietro aveva sentito la medesima canzone sul ponte della nave. La curiosità di sapere cosa avesse spinto la donna che considerava una sorella a cantare nuovamente, lo portò a cambiare destinazione. Ai piedi della collina incontrò Elisabeth, la quale stava sdraiata sul terreno erboso.

 

Dietro il grande prato, ai piedi della collina Elisabeth si sdraiò. La brezza soffiava calda, la avvolgeva in un abbraccio che la rasserenava.
In cielo risplendeva una luna piena che illuminava tutto il villaggio, mentre le stelle brillavano.
Uno stormo di corvi volarono in circolo, facendo cadere alcune delle loro piume nere. Pareva quasi un presagio di morte.
Alcune stelle sono così luminose, eppure altre mi sembrano così tristi con quel brillio così opaco e flebile” Elisabeth adorava fissare il cielo stellato, il tempo sembrava passasse a rallentatore e lei si perdeva nella sua vastità. L'immensità e l'assenza delle nuvole le fece perdere la cognizione del tempo, in più c'era qualcuno che cantava in modo melodioso e si sentiva come rapita da quel suono.
Charlie sbucò all'improvviso, con il suo solito sorriso cordiale dipinto sul volto.

 

Elisabeth non fece in tempo a salutarlo, perché Lynn prese il controllo, si alzò in piedi e gli stampò un bacio sulle labbra. Lui rimase sbigottito, ma non fu l'unico.
Elisabeth domandò “Si può sapere che diavoli ti è passato per la testa?”
Charlie chiese – Perché?
Lynn fece spallucce - Te lo meritavi per come ti sei comportato alla locanda quando sono entrati Falco Nero e Benjamin - la motivazione non aveva molto senso, ma l'uomo non fece altre domande, era la seconda volta che quella donna lo baciava senza ragione, non che la cosa gli dispiacesse.
Lynn chiese - Tu sai chi sta cantando?
- Certo, è mia sorella Caroline.
- E' davvero molto brava - affermò l'Arpia con ammirazione.
- I marinai la chiamavano la sirena degli arrembaggi, proprio perché incantava tutti e ci permetteva di impadronirci di tesori senza troppi problemi – asserì Charlie orgoglioso.
E' un criminale! Lynn ti rendi conto in che situazione mi stai mettendo?”
E con ciò? E' un gran bel tipo, guardalo bene!”
Elisabeth sospirò e senza sapere bene il motivo, seguì il suo consiglio o forse si trattava di una costrizione da parte della fiera, non lo sapeva per certo. Gli occhi azzurri di Charlie sembravano ancora più intensi del solito, i capelli castani mossi dal vento gli davano un aria diversa dal solito.
Hai ragione Lynn, ma comunque non è una scusante valida! Inoltre tu sapevi che prima era un pirata?”
“Tu pensavi che usasse la balestra solo per delle stupide feste? Non farmi ridere!”

Elisabeth si stava arrabbiando con l'Arpia, forse lei era stata ingenua, però questo non toglieva il fatto che rischiava di passare per quello che non era davanti agli occhi del locandiere.

 

Caroline nel frattempo aveva smesso di cantare, stava per tornare al castello, vedendoli chiese meravigliata - Voi due cosa ci fate qui?
- Stavo per salire sulla collina a parlarti, ma ho incontrato Elisabeth e... beh... - le sue guance diventarono rosse - Ho parlato con lei, le ho detto del nomignolo che ti davano i marinai.
La Delfine dapprima non disse nulla, fissò Lynn che fece spallucce, sospirando disse soltanto – Sai, non è un vanto affermare di essere stati dei pirati. Al villaggio nessuno lo sa.
- Stai tranquilla, sono sicuro che non lo dirà a nessuno, inoltre tra qualche giorno se ne andrà.
- Capisco. Ora vai a casa, ci penso io a riaccompagnare Elisabeth al castello.
- Un gentiluomo... - iniziò a dire Charlie.
- Ahahahah - rise Caroline interrompendolo - Questo discorso non vale, ora è a conoscenza del tuo passato criminale, fidati, vai a casa.
Il locandiere scosse la testa e disse – D'accordo, buona notte a entrambe, fate attenzione- si allontanò come se l'avessero bastonato.
- Spero non stia giocando con lui - si augurò la Delfine.
- No, affatto. Era un dispetto a Elisabeth, se vuoi sai che posso cancellargli la memoria su quanto successo.
Caroline scosse la testa - Va bene così, l'importante è che lui non ne rimanga ferito, è una cosa che non potrei perdonarti
Lynn si fermò fissandola negli occhi, degli occhi dorati ricambiarono il suo sguardo.
- Domani potrei morire, volevo solo che Elisabeth baciasse un bel tipo, tutto qui.
La Delfine annuì - Se il motivo è questo, allora va bene - l'abbracciò - Tu batterai quella Chimera, ne sono certa - aprì la bocca per aggiungere altro, ma sembrò ripensarci. - Quando tutto sarà finito, dovrò dirti qualcosa di molto importante. Spero solo non mi odierai per avertene parlato in ritardo.
- Come se potessi farlo! - esclamò Lynn - Ti sono debitrice per l'aiuto dell'altra volta, quelle Lamie erano davvero furibonde perché mi ero messa in mezzo al loro pasto.
Caroline sorrise - Ti ho aiutato perché non mi ero accorta che ci fossero delle Lamie nella zona e loro stavano puntando a Charlie, probabilmente non l'hai riconosciuto perché indossava il cappuccio.
Lynn fu sorpresa, sorridendo disse - Allora considero quel bacio un premio per averlo salvato. Dovresti dirglielo domani, almeno non si farà strane idee.
- Sei davvero incredibile, come se glielo potessi dire - rise la Delfine seguita a ruota dall'Arpia.

 

La giornata era terminata. Il Cerbero stava lanciando un incantesimo su tutti gli abitanti dei tre villaggi rendendoli completamente privi dei loro sensi, voleva paralizzare i loro arti, ma poi ci ripensò.
– Bob lascia che abbiano almeno l'udito, così avranno più paura quando sentiranno la loro casa crollare e la loro carne lacerata.
- Bud a volte hai delle buone idee – si complimentò Bram.
Quello che sarebbe successo il giorno successivo, il Cerbero voleva che venisse ricordato come un giorno di distruzione e dolore.
Gli unici che il Cerbero risparmiò dal sortilegio furono un uomo e una donna, per loro aveva altri piani, doveva trovare un alleato degno di ricevere una ricompensa. Lo trovò facilmente e la creatura mitologica ne fu entusiasta, avere un pasto gratis senza faticare non capitava tutti i giorni e ricevere un'offerta del genere da parte del Cerbero era un onore immenso oltre al fatto che significava che egli avesse un'alta considerazione di lei e della sua razza.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

 

I passeri cantavano felici come ogni mattina, eppure nessuno sembrava accorgersene, troppo occupati a perdersi nella vie della disperazione.
Gli abitanti del villaggio di tutte e tre le fazioni si svegliarono sbigottiti e terrorizzati. Tutti rimasero immobili per molto tempo, cercando di capire cosa stesse accadendo, a tentoni alcuni riuscirono a uscire di casa, altri ad arrivare alle finestre. Tutti provavano a chiedere aiuto, senza ottenerlo perché erano nella medesima situazione e nessuno riusciva a udire il suono della propria voce e ne ignoravano il motivo.
La vista era sparita, così come la voce, solo l'udito sembrava essere rimasto e tutti pensavano che fosse opera di qualche strega.
Benjamin e Gina s'incontrarono subito, evitando gli altri abitanti del villaggio, cosa che risultò facile.
L'uomo le domandò – E' opera tua?
- No – rispose la donna – Potrebbe essere opera di quella creatura che mi sta aiutando per riportare Midolf in vita, forse è per questo che noi due siamo stati risparmiati.
- Perché l'avrebbe fatto?
- Forse è il prezzo da pagare per il suo aiuto - rispose Gina rabbrividendo.
Benjamin cercò di mantenere la calma e disse - D'accordo, ragioniamo. Se ci ha risparmiati vuol dire che avrà qualcosa da dirci, quindi dobbiamo cercarlo e parlarci. Ti accompagnerò.
- Va bene - annuì la fattucchiera.
I due si avviarono verso la boscaglia.

 

Caroline appena si rese contro della gravità della situazione corse da Charlie.
Al villaggio e nei due adiacenti, le persone cercavano di attirare l'attenzione in tutti i modi possibili, sperando di ottenere aiuto da qualcuno. Purtroppo non vedendo dove andavano, rompevano qualsiasi cosa si trovasse sulla loro strada, creando un fracasso assordante.
Il locandiere ignaro di tutto, continuava a dormire beato con un sorriso infantile dipinto sul volto.
Quando finalmente, dopo diversi scossoni, l'uomo si svegliò, si sedette di colpo – Cos'è tutta questa confusione? – chiese sentendo oggetti che cadevano e si rompevano a ogni dove.
A Caroline vennero quasi le lacrime agli occhi, l'abbracciò – Sono felice che la protezione abbia funzionato! – sciogliendo l'abbraccio lo fissò – Muoviti a vestirti, dobbiamo andare nella chiesa, non fare caso a nessuno e sopratutto non fermarti per nessuna ragione! Una volta che sarai al sicuro ti spiegherò tutto – il tono di voce della Delfine era agitato, sapeva che lui stava arrivando.
Quando disperazione e paura arieggiano nell'aria, è il segnale del suo imminente arrivo.

 

Il Cerbero amava arrivare in modo trionfale, distruzione e paura facevano parte del suo habitat naturale, per questo aveva creato tutto quello scompiglio, cosicché potesse sentirsi come a casa, inoltre aveva l'occasione di potersi divertire un po' con degli umani vivi. Avere il controllo dell'entrata degli inferi era noioso, raramente c'era chi tentava di fuggire e oltretutto poteva giocare solo con le anime, le quali avevano una percezione del dolore diverso, perché esso veniva avvertito con minore intensità rispetto a quando erano in vita. Con gli umani vivi, il Cerbero aveva più possibilità di tortura e il trio stava decidendo con quale tipo di tormento iniziare. Per questo avevano deciso di concedere agli umani di nuovo la parola.
Ogni coyote si prese un villaggio per divertirsi. Per primi colpirono i bambini, strillavano troppo e le loro orecchie sensibili non tolleravano grida così acute e fastidiose. Bud ne decapitò alcuni azzannandoli alla carotide, Bob si divertì a strappare le orecchie, mentre Bram lacerava gli arti di netto. I loro musi da coyote furono colorati di rosso intenso e dalla bocca gocciolavano alcune gocce di sangue. Quando furono stanchi di giocare con gli umani decisero di occuparsi della strega e del suo aiutante. Bram pietrificò gli abitanti dei tre villaggi, in modo che nulla cambiasse durante la loro momentanea assenza, così dopo avrebbero potuto continuare a divertirsi indisturbati.
Il Cerbero si avviò alla ricerca dei due umani, passando davanti alla piccola chiesa, percepì qualcosa, gli sembrava che al suo interno ci fosse qualcuno, ma forse si trattava solo di un gatto o qualche altro animale che si era nascosto all'interro della struttura sentendo l'arrivo di una creatura malvagia.
Bram sorrise compiaciuto “Allora soltanto questi passeri canterini sono ingenui.”
Benjamin e Gina si erano nascosti nel bosco, vicino alla tana dell'Ofiotauro, per il Cerbero fu facile trovarli, gli bastò annusare l'aria, poteva distinguere chiaramente l'odore umano e seguirlo. I tre coyote li trovarono nel giro di pochi minuti.

 

Nell'udire le urla strazianti degli abitanti del villaggio attaccati dal Cerbero, Charlie guardò la sorella con uno sguardo terrorizzato - Cosa sta succedendo? Tu lo sai?
Caroline fu sorpresa che non le domandasse perché non erano fuori ad aiutare gli altri.
- Credi nelle creature mitologiche? - chiese a sua volta, dopo averci pensato su per qualche istante.
- Ho solo udito il canto delle Sirene, sai anche tu però che non le ho mai viste. Cosa c'entra con quello che sta accadendo? Ci sono loro dietro tutto questo? E perché solo noi siamo indenni?
- Perché ti ho protetto con un incantesimo e nella chiesa siamo al sicuro. Il Cerbero non entrerà mai in un luogo sacro. Oltretutto ci sono barriere difensive che ci rendono invisibili ai suoi sensi, altrimenti saremmo già morti. Anzi, tu saresti torturato solo perché sei in mia compagnia.
Charlie era confuso - Cosa... mi stai nascondendo qualcosa, di cosa si tratta?
- Le Sirene ti hanno risparmiato per un mio ordine. Sono una Delfine, ovvero una creatura mitologica molto potente perché nel mio sangue scorre quello di un drago. Prima che tu possa chiedermelo, nonostante questo non sono in grado di battere il Cerbero da sola.
- Chiama i tuoi simili! - la esortò l'uomo.
Caroline scosse la testa - Loro non verranno mai. Le ho tradite fuggendo dal mio villaggio natio. Mi ero rifiutata di entrare in collaborazione con qualcuno di un'altra razza, perché lo reputavo ignobile e se non scappavo mi avrebbero uccisa, anche se sono una delle ultime figlie purosangue.
Il locandiere era incredulo, il riassunto che aveva ricevuto sembrava quasi una novella narrata da un cantastorie, ma tutto quello che stava accadendo al villaggio era reale. Sconvolto l'uomo si adagiò sulla panca, prima si grattò la testa e poco dopo si coprì le orecchie con le mani.

 

Dirk ed Elisabeth avevano acconsentito alla battaglia, solo dopo aver scoperto che sarebbe stata psicologica e non fisica. Per i due umani era importante evitare torture e dolore all'altro. La battaglia consisteva in trappole e attacchi mentali, pareti difensive nella propria mente, il primo che avrebbe rotto le barriere avrebbe potuto bloccare il cuore del perdente, uccidendolo senza sofferenze. Il loro problema era trovare un'apertura nella difesa magica, poteva trattarsi anche di un singolo poro presente nel piede o in un braccio, poco importava, se si riusciva a infilarsi nell'organismo della fiera avversaria si otteneva un punto di vantaggio, perché oltre a difendersi, bisognava impedire l'avanzata. La battaglia sarebbe durata molto, perché non era affatto facile sovrastare completamente la creatura mitologica avversaria.
Lynn tranquillizzò Elisabeth - Stai a guardare in silenzio, la minima distrazione può essere letale per entrambe.
D'accordo, me ne starò zitta e farò il tifo per te”
Ti isolerò da tutto. Almeno se Zack dovesse rompere le mie barriere difensive non sentirai nulla, avvertirai qualcosa solo nel caso vincerà lui lo scontro.”
Dopo aver lanciato l'incantesimo e troncato ogni collegamento con l'umana, Lynn pensò “Mi dispiace farti questo Elisabeth, però se ti mettessi a frugare nei miei ricordi mentre sono concentrata su Zack, avresti accesso a troppi dettagli e ricordi che ti ho eliminato dalla mente, non posso permettere che tornino a galla... in fondo è più facile accettare la morte di un amico perso e appena ritrovato, piuttosto che di qualcuno con cui hai un legame profondo.”
L'Arpia chiuse gli occhi esternando la sua aura magica, la sua ombra prese la forma originale di fiera: grandi ali piumate spuntarono dalla schiena e la parte inferiore del corpo terminò con artigli affilati e coda, tutto vagamente simile a quella di un'aquila. In quel modo poteva accedere a tutti i suoi poteri pur mantenendo la propria forma umana.

 

Zack eseguì i suoi rituali pre-combattimento prima di recarsi nel luogo dell'incontro con l'Arpia. L'ombra mutò, divenne come il suo aspetto originale di Chimera: la testa di un leone con una folta criniera, possenti zampe e corpo da felide, un'altra testa di capra spuntava dalla schiena e la coda un serpente. In quel modo avrebbe avuto maggior accesso ai suoi veri poteri, senza restrizioni. Dirk era stato accondiscendente, all'inizio aveva provato a cercare una soluzione alternativa, ma senza risultato. La via scelta dalla Chimera era l'unica che avrebbe messo la parola la fine alla faida tra le due specie.
Ora sarai escluso dalla mia mente, in questo modo evito distrazioni da parte tua e in più il dolore sarai in grado di sentirlo solo quando saremo spacciati. Cosa che non accadrà, nulla mi impedirà di battere l'Arpia una volta per tutte.”
Quindi niente chiacchierate finché tutto questo non sarà finito?”
Esatto” senza aggiungere altro oscurò la presenza di Dirk.
Zack era certo che anche la rivale avesse fatto la sua medesima mossa. Distrattamente toccò la pietra d'ambra intorno al collo.
- Chissà se è solo un caso che entrambi gli umani hanno un pezzo di questa pietra macchiata di sangue... la indossano senza saperne la reale forza magica che racchiude. Probabilmente non sono a conoscenza che riesce a lanciare una protezione a chiunque gli abbia offerto il proprio sangue. Il fato è davvero assurdo.
Zack si avviò pensando alla reazione di Dirk se avesse saputo chi e cosa fosse in realtà Elisabeth per lui. Per fortuna tutto questo non sarebbe successo, perché i ricordi erano cancellati e con l'isolamento mai e poi mai l'umano avrebbe scovato nella mente della Chimera quelle memorie collegate al passato.

 

Il Cerbero esigeva il termine della faida senza interferenze, avvertiva che entrambe le creature si stavano preparando alla battaglia. A suo avviso ci stavano mettendo troppo, decise di mandare un messaggio chiaro, prima però doveva occuparsi dei due umani che aveva risparmiato dal suo incantesimo. La fiera a due passi da loro, quando il coyote marrone partì all'attacco. Benjamin non ebbe il tempo di reagire che Bud spiccò un salto aprendo le fauci e chiudendole nella sua gola. Tutto ciò accadde nel giro di pochi secondi. A Gina le urla morirono ancora prima di raggiungere le corde vocali, il coyote grigio le lanciò un sortilegio bloccandola fisicamente.
- E' inutile che cerchi di parlare o di dimenarti - le disse il coyote bianco - Avevi scoperto un incantesimo indubbiamente interessante, ma avevi intenzione di usarlo per uno scopo banale. La creatura che te l'ha insegnata sta subendo una punizione esemplare per l'errore che ha commesso. Ora è il tuo turno. Dire che sono spiacente di porre fine alla tua vita, sarebbe una bugia, consideralo un gesto di elemosina nei tuoi confronti, credevi di poter comandare il mondo, ma esso ti è crollato addosso con tutto il suo peso.
La donna sentì un bruciore salire dallo stomaco, sgranò gli occhi terrorizzata, aveva capito cosa stava succedendo.
Questo mostro vuole che i miei organi vitali prendano fuoco dall'interno, cosicché per tutti sembrerà una morte naturale e invece sarò carbonizzata... chissà se anche Benji sta ricevendo la mia stessa punizione” voleva girarsi per vedere se anche l'uomo stava soffrendo come lei.
Bram stava leggendo nella sua mente e le chiarì la situazione - Forse prima mi sono spiegato male. Sei tu l'unica a essere un problema. Il tuo amico era fastidioso perché sapeva troppe cose, gli abbiamo concesso una morte veloce, angosciante ma rapida. La tua invece, vogliamo proprio gustarcela e non temere, mi prenderò cura personalmente delle tue spoglie. Sei fortunata, ho già preso la briga di contattare l'Anarada. Lei vive poco lontano da qui, sempre in questo bosco, forse l'avrai vista di sfuggita: è per metà donna, mentre la parte dalla pancia in giù ha zampe e zoccoli da mula. Sai è felice di ricevere un pasto facile, scommetto che è impaziente di conoscerti. Anche se, probabilmente non gradirà la tua cottura interna, di solito preferisce mangiare la carne cruda e l'umano deve essere ancora vivo, almeno il corpo è caldo - sogghignò e Bob e Bud fecero lo stesso. - Appena morirai ti farò tornare in vita, così facendo manterrò la pace con le Anarade e lei avrà la sua cena preferita!
Gina voleva parlare, scappare, fare qualsiasi cosa per allontanarsi da lì, ma era pietrificata dal dolore e dal sortilegio di Bob. Si maledisse per la sua curiosità riguardo la magia, il voler dimostrare di essere la migliore fattucchiera di tutte, di essere sfuggita a vari roghi nel corso degli anni. Ora era lì, incastrata ben peggio delle sue sorelle streghe, per la prima volta pregò. Le sue preghiere non ottennero risposta. Piano piano il suo corpo bruciò completamente.
A quel punto Bram chiamò l'Anarada che contrariata borbottò - Mi avevi detto un buon pasto, non carne carbonizzata.
- Solo un attimo - il Cerbero fece tornare in carne ed ossa Gina. - E' tutta tua. Fai quello che preferisci, purché di lei non ne rimanga traccia.
- Sarò felicissima di accontentarti! - rispose l'Anarada sorridendo estasiata.
I tre coyote si allontanarono, erano certi che la fiera avrebbe svolto quanto le era stato ordinato. La punizione per gli umani troppo curiosi l'avevano portata a termine, quindi potevano finalmente raggiungere la battaglia tra la Chimera e l'Arpia che tardava ad iniziare.

 

Lynn e Zack si fissarono.
- Finalmente è giunto il momento - disse lei.
- E' passato molto tempo. Sembra quasi una beffa del destino: stiamo iniziando il nostro scontro in circostanze completamente diverse rispetto a quelle dell'accordo.
- Basta perdere tempo, iniziate subito!! - tuonò Bram apparendo alle loro spalle.
Uno dei due coyote si avventò contro l'Arpia mordendola sull'addome. Zack rimase fermo, era indeciso su come reagire, da una parte era un vantaggio per lui, dall'altra invece era un inizio impari. Di certo non voleva mettersi contro suo fratello, era il cocco della madre e se lo avesse aggredito anche solo verbalmente, l'Echidna sarebbe accorsa e avrebbe potuto togliergli la magia come punizione. In quella situazione era un rischio che non poteva correre.
L'Arpia espirò cercando di cacciare via il dolore che provava, non funzionava granché, l'unico beneficio erano i muscoli che si rilassavano.
A denti stretti Lynn soffiò - Questa ferita non cambia nulla. Abbiamo deciso che oggi si sarà svolta la conclusione della nostra faida e così sarà! Dobbiamo rendere fede alla promessa fatta ai nostri compagni. Sono passati troppi anni Zack!
- Hai ragione, ma in questo modo mi pare di partire avvantaggiato.
- Questo morso non cambia nulla, combatterò normalmente non mi sarà d'intralcio, te lo posso assicurare.
Zack conosceva l'orgoglio dell'Arpia, eppure gli sembrava fosse scorretto una condizione simile. D'altra parte il Cerbero aveva fatto capire le sue intenzioni e non intendeva rischiare di essere ferito a sua volta. Lynn curò la ferita, il sangue smise di fluire, nonostante questo il morso non si rimarginò del tutto. Entrambe le creature mitologiche respirarono a fondo ad occhi chiusi, per poter distribuire la propria linfa magica in modo omogeneo, riaprirono gli occhi e fissandosi annuirono. Quello era il segnale dell'inizio della loro scontro.
Lynn afferrò il pugnale con l'impugnatura a osso e fissò il proprio riflesso nella lama del coltello. Quel gesto l'aiutava a concentrarsi e non farsi distrarre da ciò che la circondava. Le foglie degli alberi si piegavano al volere del vento impetuoso, che si era andato a creare a causa dell'intensità magica in quel punto del bosco.

 

Caroline rimase in silenzio. Riusciva a percepire nell'aria lo scontro tra la Chimera e l'Arpia, era certa che quest'ultima fosse in difficoltà, perché ferita dal Cerbero. Una sfida impari non era degna di esser portata avanti.
Devo intervenire, nonostante avessi promesso a Lynn che non mi sarei intromessa. Visto come stanno andando le cose, a questo punto è impossibile evitarlo. E' giunto il momento che quei due sappiano la verità e pongano fine a questa faida. Oramai ha perso di significato” la Delfine si era decisa sul da farsi.
Si alzò in piedi e disse - Charlie, tu rimani qui, tra non molto questa situazione finirà.
- Come fai a dirlo?
- Perché io stessa mi metterò in mezzo tra il Cerbero, Lynn e il villaggio.
- Per me sei come una sorella e lo sai, questa cosa che sei una creatura mitologica per me non cambia le cose. Quindi ti chiederò: è rischioso quello che stai per fare? - il locandiere si era alzato in piedi e la fissava intensamente con i suoi occhi azzurri.
- Ahahah - rise Caroline – Ricordati: tra i due sono io la maggiore. E' ovvio, è pericoloso, ma se rimanessi nascosta qui senza fare nulla sarebbe indegno. Oltretutto lasciare Lynn in difficoltà con tutto quello che ha fatto salvandoti dalle Lamie sarebbe imperdonabile.
L'uomo ammirava il coraggio della donna, da sempre sapeva che era impavida, non a caso in passato era spesso a capo degli abbordaggi e si proponeva di essere in prima linea senza esitazione. Ora sapeva che aveva la magia dalla sua, eppure neanche quella poteva tenerla lontano dalla morte.
Caroline bisbigliò alcune parole.
Lui non sentì chiaramente e chiese - Cos... - si accasciò al suolo.
- Perdonami Charlie. Conoscendoti, so che tenteresti di seguirmi. Questo non è il tuo mondo, devi starne lontano se vuoi rimanere illeso - i suoi occhi divennero dorati. - Ed ora a noi due Cerbero - la sua determinazione fece tremare il terreno.
Stavolta l'avrebbe affrontato senza fuggire.

 

Caroline si stava inoltrando nel bosco quando sfiorò le menti dell'Arpia e della Chimera.
Premetto che le mie intenzioni non sono quelle di mettermi in mezzo o interrompervi. Vi chiedo solo di non schermarmi. Sto per avere una discussione interessante con il Cerbero e vorrei che voi due ascoltaste.”
Le due fiere non risposero perché avrebbero dato vantaggio all'avversario, mantennero comunque il contatto con la Delfine, perché non era pericoloso e non creava aperture che potessero mettere a rischio l'esito della battaglia.
Caroline raggiunse il Cerbero pensando di apparirgli di soppiatto alle spalle. Non fu così, lui si accorse perfettamente di lei.
- E' un piacere rivederti, Delfine purosangue. Immagino sei al corrente che ti ho cercato per molto tempo. Mi devo complimentare con te: hai nascosto bene le tue tracce. Ti sei mimetizzata in mezzo alla feccia umana, non mi ero accorto che ci fossi anche tu in questo villaggio. Se pensavi di cogliermi di sorpresa mi spiace deluderti, ma l'odore del tuo sangue puro ti ha tradita nel momento stesso che hai messo piede nel bosco dentro la mia linea magica di controllo. E' un odore prelibato che è impossibile dimenticare.
- Smettila! Sei nauseante come sempre - cercò di zittirlo lei - Sono qui per ordinarti di smettere subito con tutta questa farsa!
- Credi di avere voce in capitolo? Se avessi accettato la mia proposta secoli fa, forse ti avrei ascoltato e dato retta, almeno in parte. Hai fatto una scelta sbagliata, quindi osserva questo spettacolo insieme a me se vuoi o sparisci.
La Delfine non si fece intimorire e continuò - Sono a conoscenza di quello che hai fatto... pensavi fosse un segreto?
Quelle parole irritarono Bram - Sei l'ultima che può giudicarmi! Tu hai abbandonato la tua stessa razza per una libertà effimera! Guardati! Sembri una misera e comune cameriera umana!
Gli occhi doratati di Caroline scagliarono un fulmine nella sua direzione, prontamente Bob si preoccupò di innalzare una barriera difensiva.
- E' inutile! Oltretutto sei fuori allenamento. Da quanti anni non usi la magia per combattere? Ti ricordo: sei da sola, le tue speranze di battermi sono nulle, nonostante in te scorra del sangue di drago, la situazione attuale ti è sfavorevole.
- Sei davvero un essere spregevole, cosa ti diverte nel vedere due fiere uccidersi? L'Arpia e la Chimera meritano di sapere cosa sia successo ai loro villaggi. Cosa le tue fiamme hanno fatto ai loro simili.
- Sei fastidiosa! La mia ira doveva abbattersi da qualche parte, ero in quella zona per caso ed è capitato a loro. Potevano essere Lamie o Ofiotauri, in quel momento non mi importava! Volevo uccidere e divertirmi per scaricare un po' di rabbia e tensione. Ti ricordo che sono il Cerbero, nessuno può nulla contro di me e le mie decisioni.
- Almeno ferma questa inutile battaglia! Tutto ciò è assurdo! Loro combattono sperando di portare al loro villaggio una vittoria per il bene della propria razza. Entrambi stanno andando incontro a una morte certa solo per la prosperità della propria specie e stanno facendo del loro meglio, non meritano questa fine senza sapere la verità! - Caroline cercava in tutti i modi di nascondere il sorriso che le stava spuntando agli angoli della bocca, al pensiero di essere riuscita a fregare il Cerbero e a farlo confessare.
Sia l'Arpia che la Chimera rimasero immobili. Era difficile capire se la loro battaglia stava continuando o se si fosse interrotta.
Bram notò la Delfine sogghignare - Cosa diavolo hai da ridere?
- Osserva tu stesso! - gli rispose Caroline.
Zack e Lynn si stavano avvicinando.
- Sai è estremamente facile aprire una discussione mentalmente, quando due fiere sono concentrate su un solo obiettivo. Li ho avvisati e per fortuna non mi hanno estromessa. Per me è stata una passeggiata far udire a loro la nostra piccola chiacchierata - si voltò dandogli le spalle. - Vi lascio soli, penso che desiderano parlare in privato con te e non ho nessuna intenzione di interferire - Caroline fece un ampio sorriso - E per essere sicura che nessuno scappi come un codardo, ho creato una barriera per impedire di uscire chi è all'interno e chi è all'esterno di entrare. Forse non è necessario puntualizzarlo, ma è meglio farlo: questo vale solo per te Cerbero.
- Me la pagherai - ringhiò il coyote bianco, mentre gli altri due si concentravano sulla Chimera e sull'Arpia.
Le due fiere presero la loro forma originale e unendo le forze attaccarono il Cerbero, in quella forma era molto più debole. La Delfine gli aveva lanciato un sortilegio che gli impediva di unirsi e di difendersi nella sua forma originale. Bob e Bud riparavano tutti i colpi, loro venivano feriti mentre Bram cercava di rompere la barriera della Delfine, dopo quasi mezz'ora ci riuscì e il Cerbero fuggì tornando nell'Inferno. Si teletrasportò cosicché né la Chimera né l'Arpia l'avrebbero potuto inseguire.
A quel punto entrambe le fiere ripresero sembianze umane.
- A quanto pare ci siamo rincorsi per tutti questi anni per niente. E' tutto sparito... è finita - disse Zack.
- A dire il vero non sappiamo con esattezza quando il Cerbero ha annientato i nostri villaggi - commentò Lynn - Di certo ora la nostra faida non ha più senso.
- Secondo te cosa dovremmo fare?
- Puoi fare quello che reputi meglio per te, non abbiamo più nessun obbligo nei confronti del altro. Per quanto mi riguarda, penso che mi metterò in viaggio in cerca di altre fiere che vogliono vendicarsi del Cerbero. Da come ha parlato presumo che quello che ha fatto a noi non è stata la prima volta. Altri avranno subito il nostro stesso torto, mi metterò a cercare e lascerò Elisabeth in modo che abbia una vita normale.
- Dici che glielo dovremmo dire? - chiese Zack guardandola intensamente.
- No, quello fa parte del passato è giusto così. Se senza la mia influenza le torneranno in mente quei ricordi pazienza, ma non voglio essere io a riportarle in mente quanto ha vissuto in passato.
- Pensi anche te che non è stato un caso se l'ambra si sia macchiata di sangue, vero?
Lynn scosse la testa - Può essere un caso, conosco il potere magico dell'ambra, ma credo che ti stai facendo condizionare dalle leggende. Siamo creature influenti: la vita di repliche che hanno vissuto finora non è solo colpa di quella pietra o del destino. Certi avvenimenti non sarebbero mai capitati se nelle loro vite non vi fossimo mai entrati - era dispiaciuta, abbandonare Elisabeth era qualcosa di doloroso.
Da troppo tempo era stata egoista, alla fine prendere il possesso di un umano per i propri scopi e agendo alle sue spalle era sicuramente qualcosa di egoistico. All'inizio se qualcuno le avesse detto che si sarebbe sentita così non ci avrebbe creduto. In fondo era giusto nei confronti di Elisabeth concederle di vivere un po' di felicità, alla fine le era andata bene, era rimasta viva.
- Se tu lasci libera l'umana dovrò farlo anche io - disse Zack in tono scocciato.
Vivere con Dirk l'aveva divertito molto, sopratutto vederlo reagire dopo le amnesie che gli causava per nascondere le sue tracce. La Chimera era sempre stato consapevole che prima o poi l'avrebbe dovuto abbandonare e tornare al proprio villaggio, nel caso avesse vinto, però ora che era venuto a conoscenza che non esisteva più, gli sembrava sciocco andarsene a zonzo senza meta da solo o tornare da sua madre. L'Echidna si era sempre detta contraria alla sua voglia di circondarsi di altre Chimere con forme differenti dalla sua e crearsi una famiglia a parte.
Mi duole ammetterlo, però l'Arpia ha ragione. E' giusto che questi due umani siano felici, almeno per loro c'è speranza” pensò Zack sospirando.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Ciao a tutti ^^
finalmente sono riuscita a terminare la revisione di questa storia! 
Grazie mille a chiunque abbia letto questa storia dall'inizio alla fine, o anche solo un paio di capitoli per curiosità, se volete sentitevi liberi di scrivere la vostra opinione, se il finale è stato di vostro gradimento oppure no, se avete critiche costruttive o consigli sono sempre ben accetti. Un ringraziamento speciale a Sagas, non solo per aver recensito ogni singolo capitolo, ma per aver apprezzato la storia e i suoi personaggi, questo mi ha reso molto felice, grazie di cuore, davvero <3
Prossimamente (potranno volerci due, sei o forse più mesi), pubblicherò un sequel di questa storia, perché sono particolarmente affezionata a questi personaggi e ho già qualche idea in mente, quindi se volete sapere qualcosa in particolare su un personaggio, scrivetemelo pure con un commento o con un messaggio privato e vedrò di inserirlo :3
Ora finisco di scrivere e vi lascio alla lettura, spero che il finale sia di vostro gradimento! ^-^

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Capitolo 20

 

Caroline fu colta alla sprovvista quando Lynn e Zack le chiesero di spezzare la possessione sugli umani. La Delfine non riusciva a credere che per due razze del loro calibro fosse impossibile sciogliere quel legame, quando per entrare in simbiosi con gli umani ci volevano giusto pochi secondi. Decise di acconsentire alla loro richiesta quando Chimera e Arpia le spiegarono che l'unica soluzione per dividersi dagli umani era la morte di uno dei due. Alla fine anche Zack aveva preso la decisione di separarsi da Dirk. La ferita di Lynn causata dal Cerbero si era rimarginata e questo aveva confortato la Delfine.
Quello che accadde in seguito fu particolarmente strano. Caroline iniziò a parlare nella lingua delle Delfine, pronunciò le parole in un sussurrò, con voce cristallina e leggiadra. Mentre parlava alcune scintille d'acqua apparvero intorno a lei, in seguito si sparpagliarono nell'area circostante, cerchiando Lynn e Zack. Si crearono anche diverse bolle in grado di riflettere le immagini intorno come specchi. Tutto accadde velocemente. Le due creature mitologiche si ritrovarono a essere di fianco agli umani, che per la prima volta videro il vero aspetto delle fiere, non solo, scoprirono di essere diversi da come si erano visti allo specchio fino a quel momento.
Lynn aveva gli occhi di un colore marrone arancio e lunghi capelli mossi rossi, mentre Zack aveva i capelli color grigio e gli occhi verdi con alcune sfumature grigie.
La cosa che colpì Elisabeth e Dirk fu il proprio riflesso nelle bolle d'acqua. Lei scoprì di avere dei lunghi capelli biondi con boccoli, cosa che collegava alla gioventù e che con la crescita erano cambiati forse a causa del troppo sole, e occhi marroni, mentre lui si accorse di avere degli occhi neri molto profondi e dei capelli color cenere.
Per i due umani il riflesso della loro immagine fu qualcosa di sconvolgente.
Quando il Cerbero aveva rivelato che erano sotto la possessione di due creature mitologiche, i loro pensieri erano andati alle azioni che avevano compiuto senza accorgersene. Al loro aspetto fisico non avevano minimamente pensato, anche perché non credevano fosse diverso a causa della possessione. Fatta eccezione per quelle due differenze, fiere e umani erano identici, quasi fossero gemelli mancati.
Chimera e Arpia presero da parte il proprio umano, così da poter parlare senza essere ascoltati dagli altri.

 

Lynn parlò per prima - Ti ho causato tanti problemi. Per questo motivo intendo scusarmi con te. Senza che tu lo sapessi, ti suggerivo o meglio ti obbligavo a compiere alcune azioni, fin dai tempi del villaggio. Sebbene in quel periodo non prendevo ancora possesso del tuo corpo, perché non ne avevo il completo controllo, riuscivo a manovrarti ugualmente con facilità - abbassò il volto - Sono stata io a farti scoccare la freccia contro lo sciamano e ucciderlo. Togliere la vita a qualcuno era un segnale per far capire a Zack che il mio risveglio era completato - finita quella frase rimase in silenzio.
Quando l'Arpia aveva spiegato a grandi linee in cosa consisteva la faida tra la sua razza e quella delle Chimere, aveva omesso di svelare alcuni dettagli importanti come quello. Elisabeth rimase immobile a fissarla, assimilando la notizia appena ricevuta.
La donna scosse la testa - Tu puoi avermi condizionato a scoccare quella freccia, ma io desideravo farlo... tremavo al pensiero di prendere una decisione così importante, eppure sentivo che era la cosa giusta da fare se volevo salvare mia sorella. Dovrei ringraziarti per essere stata lì ad aiutarmi a compiere quel gesto, anzi ti sono grata per avermi dato la spinta per realizzare un desiderio che da sola mai sarei stata in grado di concretizzare.
- Perché non ce l'hai con me? - le chiese Lynn sorpresa.
- Te l'ho appena spiegato. Hai affermato di essere sei stata tu a darmi l'ordine, per così dire, di uccidere lo sciamano, secondo me ti sbagli. Io volevo ucciderlo per un mio egoismo, perché volevo salvare mia sorella, purtroppo mi mancava il coraggio. Di quel gesto non ho rimorsi. Anzi, a essere sincera mi sento sollevata - la guardò sorridendole - Ora so che quando ho preso quella decisione non ero da sola, ma c'eri tu al mio fianco.
L'Arpia rimase colpita da quelle parole - Elisabeth - pronunciò solo il suo nome, poi si abbracciarono.

 

Zack era indeciso con quale argomento iniziare il discorso che aveva in mente. Era dubbioso sulle parole da utilizzare, pensava a quali fossero le più adatte in quella circostanza che, se tutto sarebbe andato secondo i piani, nulla di tutto ciò sarebbe successo. Lui avrebbe lasciato il corpo di Dirk senza rivelarsi per tornare al suo villaggio e la storia sarebbe morta lì.
Aaah, ci sto pensando troppo! Perché mi sto incasinando la testa? Al diavolo le buone maniere! Meglio dire chiaramente le cose come stanno in modo schietto” così senza pensarci ulteriormente, decise per prima cosa di scusarsi.
- Ti ho fatto commettere diversi omicidi, solo per una sete di sangue di noi Chimere. Mi dispiace, ma era necessario per cercare di farmi notare dall'Arpia in modo che mi localizzasse più facilmente, la nostra battaglia sarebbe iniziata solo con questo genere di comunicazione di sangue. Sarei un bugiardo se negassi che si è trattato anche di un piacere personale - sorrise tra sé e sé - Devi sapere che a noi Chimere, anzi, è più corretto dire a me, lo scorrere del sangue aiuta ad alimentare il mio potere, a rendermi più forte. Sono a conoscenza dei sensi di colpa che senti nei confronti delle vittime. Ti voglio dire questo: addossa tutta la colpa a me, liberati da questa angoscia che ti turba l'anima. Il responsabile di aver tolto la vita a quelle persone sono io. Sono le mie mani ad essersi sporcate del loro sangue. L'assassino sono io, non tu - Zack lo fissava in quegli occhi neri, erano passati anni dall'ultima volta che li aveva visti, eppure con stupore notò che quella scintilla determinata era ancora viva, sebbene in quel momento regnava la confusione.
- Dovresti smetterla di addossarti tutta la colpa - disse Dirk dopo diversi minuti - Mi hai condizionato la vita e ne sono consapevole, hai compiuto azioni e scelte che appartenevano a te per raggiungere il tuo scopo. Questo non cancella che, seppur in modo indiretto, sono responsabile di tutte quelle morti. Se ho capito bene quando me l'hai spiegato l'ultima volta, senza il consenso da parte dell'umano per voi creature mitologiche è impossibile prendere possesso di un tramite. Ciò vuol dire che ti ho accettato, non ricordo in quale circostanza, ma l'ho fatto. Avrò analizzato i rischi a cui sarei andato incontro e, visto l'esito, ero d'accordo. Per cui siamo entrambi responsabili di quelle vittime.
- Sono azioni che tu non avresti mai compiuto se non fosse stato per una mia possessione! - cercò di fargli notare Zack.
- Sicuramente - concordò Dirk - Eppure anche se prendevi il mio posto, in alcune situazioni avrei agito esattamente come te.
Zack rimase spiazzato da quelle parole.
Dirk sembrava pronto a contrastarlo, voleva impedirgli di assumersi tutta la responsabilità degli eventi accaduti in passato.
- Ti svelo un segreto - disse la Chimera – Una volta senza rendertene conto, mi hai fermato. Quella volta avrei ucciso Lynn, ero accecato dalla furia e avrei spezzato l'accordo tra Arpie e Chimere. Tu hai fatto sì che dell'accaduto rimanesse soltanto una cicatrice su entrambi - fece una pausa scuotendo la testa. - Per fortuna la tua amica ti ha fermato, avresti ucciso entrambi se ti fossi trafitto il cuore. Invece ci ritroviamo con una cicatrice sulla parte sinistra del torace.
- Il senso di colpa in quel momento era... non riesco neanche a descriverlo - Dirk aveva lo sguardo perso nel vuoto. Ripensare a quel momento era ancora doloroso per lui.
Zack lo notò, per cambiare discorso disse - Certo che il destino è strano, se ci pensi. In quel villaggio ti chiamavano figlio dell'Echidna a causa dei capelli grigi. In realtà eri posseduto da una Chimera, e guarda caso io sono proprio il figlio dell'Echidna, in fondo erano molto vicini alla verità.
Quell'affermazione strappò un sorriso a Dirk.
- Sì, hai ragione a questo non ci avevo pensato! - fece una pausa e aggiunse - Comunque sono lieto di esserti stato d'aiuto quella volta. Se Elisabeth fosse morta tutto sarebbe diverso ora. Come vedi tu hai fatto un favore a me, difendendomi ed io ho evitato di farti commettere un errore. In questo momento non saremmo nemmeno qui, ed io, probabilmente, sarei vittima di qualche sacrificio architettato da Gina e Benjamin.
- Te ne saresti accorto che erano soltanto due esseri viscidi. Sei un umano in gamba - cercò di rincuorarlo Zack - Se eri uno stolto non ti avrei mai scelto come mio contenitore.
- Questa frase dovrebbe consolarmi?
- Sì - rispose la Chimera annuendo - Affermo soltanto il mio pensiero ad alta voce. Se credi che dichiarerei qualcosa solo per tirarti su di morale ti sbagli. Sono una creatura mitologica non un umano, cose come consolare nel mio vocabolario non esiste.
Dirk lo fissò. Zack stava parlando in tono terribilmente serio, eppure non poté fare a meno di ridere. La loro discussione l'aveva trovata troppo esilarante per rimanere composto e continuare a parlare normalmente.

 

Flyppi emise un suono acuto, girò un paio di volte in cerchio, per poi scendere in picchiata, puntando verso Lynn. Elisabeth si preoccupò, pensò che volesse attaccarla. Si calmò appena vide l'aquila adagiarsi sulla spalla e strofinare la faccia sulla guancia dell'Arpia.
- Cosa... - iniziò a dire Elisabeth.
Lynn prese ad accarezzare la testa del rapace e spiegò - Lui ha sempre saputo cosa fossi. Nella mia forma originale ho le ali e gli artigli di un'aquila e lui ha percepito questo legame tra di noi. Per questo ti, anzi ci ha sempre seguito - fece una pausa, sorrise e continuò - Il fatto che ti portasse lettere di pergamena scritte da tua sorella però non me lo so spiegare. E' davvero strano, penso sia un segnale che ti rispetta e che sia molto affezionato a te.
- Un saluto del genere non l'ha mai fatto - obiettò la donna scuotendo la testa incredula.
Lynn distorse lo sguardo da Fyppi e osservò Elisabeth.
La donna si stava guardando, notando di essere fissata disse - Sai, faccio fatica a vedermi in questo modo, sono completamente diversa!
- Qualcosa è rimasto - la corresse l'Arpia – La cicatrice. Nemmeno con la mia magia sono in grado di eliminarla. Lo stesso vale per me, Zack e Dirk, è un segno indelebile che ci porteremo dietro per sempre.
- Tutti quanti abbiamo un legame indissolubile, che bello! - esclamò felice Elisabeth – Oltretutto sono abituata a vederla, se sparisse all'improvviso sarebbe strano. Lo considero un ricordo di quanto avvenuto negli ultimi anni.
Lynn faticava a capire il motivo di questa sua felicità.
Una cicatrice simile nessuno la vorrebbe... è rimasta un'umana interessante, alla fine non è cambiata. A questo punto mi sembra inutile ammettere che si è ferita perché in quel momento non potevo prendere il controllo del suo corpo, poiché la mia aura magia non aveva interamente circondato la sua anima.”
Prendendo nuovamente parola l'Arpia disse - E' stato un piacere conoscerti Elisabeth, non mi dimenticherò di te.
- Perché dici questo? Dove hai intenzione di andare? - le domandò la donna.
- Farò un viaggio, voglio vendicarmi del Cerbero e devo trovare altre fiere che hanno subito un torto da lui - Lynn conosceva l'umana e sapeva che la discussione non sarebbe finita tanto presto, così si affrettò ad aggiungere - Spero mi perdonerai, Elisabeth.
La donna non fece in tempo a muoversi o a rispondere che si accasciò tra le braccia dell'Arpia, in un sonno profondo.

 

Nel medesimo istante Zack riprese a parlare.
- Dirk, mi raccomando, prenditi cura di te ed evita di bere troppo idromele.
- Te ne andrai? Si sta bene qui.
- Sì, concorderai con me: due Falco Nero sarebbero troppo per il villaggio - scherzò la Chimera - Cambiare aria mi farà bene e tranquillo, tornerò a trovarti.
- Scordatelo! - esclamò l'umano - Mi oppongo!
Mentre Dirk si esprimeva contrariato, Zack si mise mentalmente in contatto con Lynn. Lei subito gli rispose bruscamente.
Io farò addormentare Elisabeth, voglio evitare discussioni, almeno posso allontanarmi senza drammi.”
Sei crudele a usare un metodo così spietato, neanche sai dare un addio come si deve”
Zack mi hai posto una domanda ed io ti ho detto come agirò io. Tu sei libero di scegliere la via migliore, se riesci a trovarla.
Non mi tiro mai indietro a una sfida lanciata da un'Arpia. Ho già trovato un modo migliore del tuo.”
Dirk non si accorse di nulla. Zack lo fece addormentare subito dopo aver deciso di imitare le azione dell'Arpia, impedendo quindi all'umano di continuare a dimostrare il suo disappunto alla loro imminente separazione. A differenza di Lynn però, la Chimera apparve nella mente di Dirk, come in un sogno, ma l'umano avrebbe creduto che fosse accaduto realmente.
Per quanto riguarda la collana d'ambra, le fiere decisero di lasciarla agli umani. In fondo oltre a essere una protezione, rappresentava un legame con loro e privargliene sarebbe stato come spezzarlo. Entrambe le creature mitologiche duplicarono la collana, almeno anche loro avrebbero avuto un ricordo del legame con i due umani. Oltretutto lasciarsi alle spalle un ambra macchiata con il proprio sangue, poteva creare delle ripercussioni sconosciute e le due fiere ci tenevano a evitare che ciò accadesse.
Zack vide l'espressione accigliata e preoccupata di Lynn, così spiegò - Alla fine un duplicato vale esattamente come l'originale, perché grazie alla nostra magia riusciamo a mantenere l'esatta consistenza della pietra. Senza dimenticare che ha del nostro sangue, ciò vuol dire che è legata anche a noi e non solo a loro - la spiegazione della Chimera convinse l'Arpia, che si apprestò a creare un duplicato della collana di Elisabeth.

 

Caroline fino a quel momento era rimasta in disparte, si avvicinò alle due fiere e abbracciò Lynn.
- Mi raccomando abbi cura di te! Se dovessi aver bisogno di aiuto, mandami la tua aquila o un messaggio mentale e vedrò di raggiungerti il più velocemente possibile. Ricordati: sono un drago e posso usare il vento come te per volare.
- Cercherò di farlo. Dovresti fare attenzione anche tu - le disse Lynn ricambiando l'abbraccio - Ora che il Cerbero sa dove sei dubito ti lascerà in pace. Considerando che l'hai truffato in modo così astuto, escogiterà un modo per vendicarsi. Probabilmente prenderà di mira Charlie. Se dovessi aver bisogno, fammelo sapere e in un attimo verrò a darti man forte.
All'Arpia dispiaceva lasciare la sua nuova amica, avrebbe preferito rimanere vicino a lei, in modo da aiutarla, ma la vendetta contro il Cerbero aveva la precedenza.
Se riesco a farlo fuori in poco tempo, potrei impedirgli di vendicarsi con Caroline.
Zack interruppe i saluti in modo brusco - Dobbiamo muoverci, se rimaniamo ancora qui a chiacchierare, quei due potrebbero svegliarsi.
- Perché mi dovresti aspettare?
- Andiamo nella stessa direzione, per cui tanto vale fare il viaggio assieme.
Per tutta risposta Lynn alzò gli occhi al cielo e Caroline si mise una mano davanti alla bocca per trattenne una risata. Dopo un ulteriore saluto le due fiere si avviarono. L'Arpia era molto seria mentre la Chimera si divertiva a punzecchiarla, pareva quasi che i ruoli si fossero invertiti.
Rimasta sola la Delfine si preoccupò di spostare i corpi esanimi di Dirk e Elisabeth, facendoli accomodare nei letti della locanda. Lei si avviò con calma verso il villaggio, aveva usato abbastanza magia per spostare i due umani e voleva risparmiare energie per annullare la pietrificazione del Cerbero e sistemare i tre villaggi.
Una volta tornata nella propria fazione Caroline si impegnò a far sparire le persone uccise dal Cerbero. Era il primo passo per rimettere ordine. Nessuno aveva il potere di riportare in vita i morti, l'unica cosa che si potesse fare era concedere loro di non essere visti in quelle condizioni dai loro cari. Il corpo della Delfine fu percorso da brividi di orrore e rabbia.
Devo rimanere concentrata” si disse scuotendo il capo “Solo quando avrò cancellato questo scenario raccapricciante, potrò andare a svegliare Charlie.”
Passarono diverse ore prima che tutti e tre i villaggi furono ripuliti e tornati al loro aspetto naturale. Caroline ansimava, il sudore gocciolava dalla fronte al mento per poi precipitare sul terreno.
Andiamo, ancora un po' e ho finito” si disse la Delfine “Devo solo annullare la pietrificazione e tutto sarà tornato esattamente come era prima dell'arrivo del Cerbero” una mano le toccò la spalla e sconvolta si voltò.
Charlie stava scuotendo la testa - Dovresti riposarti, ti stai stancando troppo, guardati! I lenzuoli bianchi hanno più colore del tuo viso!
- Devo finire... - la frase si fermò a mezz'aria, le gambe di Caroline cedettero e cozzarono sul terreno compatto. Le ginocchia graffate dal colpo iniziarono a sanguinare.
A quella vista Charlie iniziò a parlare in tono severo - Adesso mi seguirai fino alla locanda, senza obiettare. Ti riposerai e solo dopo ti concederò di far tornare tutti come prima. Ho capito che ci tieni a riportare tutto alla normalità, però devi pensare anche a te stessa, non puoi affaticarti tanto da star male. Sei esausta - le cinse la vita con un braccio e l'aiutò ad alzarsi in piedi.
- Sei davvero testardo - commentò la Delfine - Per stavolta seguirò il tuo consiglio. Devo essere in forza per annullare un sortilegio lanciato dal Cerbero - si sentiva stanca e debole.
Aveva usato un immane quantità di magia, non era più abituata e ora il suo corpo era indebolito, fino a quel momento aveva ignorato i segnali, perché concentrata a risolvere la questione il prima possibile.
Charlie stava aiutando Caroline a salire le scale.
- Mi metto un attimo a dormire. Appena avrò abbastanza energia magica, libererò tutti gli abitanti - disse la Delfine – Giusto, devo informarti di una cosa: Elisabeth e Falco Nero stanno dormendo nell'altra stanza, tra l'altro il suo vero nome è Dirk. Hanno un aspetto un po' diverso rispetto a prima, perché le fiere che li possedevano si sono separate da loro. Ho preferito avvisarti, almeno quando li vedrai non ti spaventerai.
Il locandiere annuì, solo quando fu seduta sul letto lasciò la presa.
- Grazie per avermi aiutato.
- Non scherzare, con tutto quello che hai fatto per me in questi anni, questo è il minimo - Charlie sorrise - Ora pensa a riposare - senza aggiungere altro uscì dalla stanza e tornò al piano inferiore.
Elisabeth e Dirk continuavano a dormire profondamente. Entrambi stavano facendo lo stesso sogno. Si trattava di un ricordo perduto e nascosto dalle fiere.

 

FLASHBACK

Ai bordi dei marciapiedi, nei vicoli più bui della città non è facile vivere. La vita più cruda e spietata ti appare davanti agli occhi appena li apri al mattino o nel cuore della notte, nulla cambia è sempre tutto uguale e triste. Le giornate di sole sembrano grigie come quelle di pioggia, perché nulla di piacevole può accadere, è sempre tutto identico. L'unica cosa che ti può aiutare a sopravvivere è coalizzarti, fare gruppo, almeno in quel modo sei in grado di difenderti o tenere occupato il tuo giaciglio, evitando così che i pochi averi racimolati non ti vengano rubati. La vita è spietata: non guarda in faccia a nessuno, se sei una bocca di troppo da sfamare, bastano pochi secondi per passare dal caldo fuoco del camino a stare in mezzo a una strada con pochi stracci addosso. E' difficile, ma questa condizione ti rinforza l'anima e il desiderio che presto o tardi la tua vita migliorerà, ti fa resistere a tutto, ti fa continuare a vivere.
 

Un ragazzino stava scappando inseguito da delle guardie, per sfuggirvi si infilò in un vicolo e scomparve.
- Dovresti fare più attenzione - lo rimproverò una ragazzina scuotendo la testa.
- Ho preso un pezzo di pane anche per te - disse lui sorridendo senza dar caso al rimprovero.
I due avevano subito lo stesso torto, per questo aveva fatto immediatamente amicizia e questa somiglianza li aveva uniti e ben presto erano diventati inseparabili. I due ragazzini intorno ai loro polsi avevano un amuleto. Con della corda raccolta in giro, avevano circondato il coccio dal colore resina, in quel modo avevano un braccialetto speciale. Lo consideravano un simbolo della loro amicizia e un portafortuna.
In quella giornata d'inverno c'era una nebbia fitta che circondava le strade, a malapena si riusciva a vedere qualcosa da un palmo dal naso. Era quel tipo di nebbia sottile che creava o dava la sensazione, che vi fosse una leggerissima e impercettibile pioggerellina invisibile. Di certo non era la prima volta che il tempo atmosferico fosse così, sembrava uno dei tanti giorni d'inverno. Eppure proprio quel giorno, un incontro avrebbe cambiato le vite di due persone per sempre, avrebbero riscritto la loro storia… chissà se il destino questa volta sarebbe stato più clemente?

 

Due creature mitologiche erano partite dai loro villaggi e si erano incontrati a metà strada, il resto del viaggio lo avrebbero intrapreso insieme, perché dovevano entrare in simbiosi con un umano nello stesso momento, altrimenti la battaglia sarebbe iniziata in modo impari. La ricerca era ardua: non tutti gli umani erano in grado di sopportare un ospite della loro importanza, e se un tramite fosse morto, la ricerca doveva ripartire da zero. Per questo era difficile trovare qualcuno di appropriato. Il genere d'umano che cercavano era lo stesso, il problema era trovarne due equivalenti e che avessero una morale, di quei tempi era raro almeno quanto un amico fidato che per niente al mondo ti avrebbe pugnalato come un qualsiasi mercenario.
– Sono stufa di cercare! Gli umani sono solo corrotti e non hanno un anima degna di sopportare il peso della nostra faida.
- Arpia, smettila di lamentarti e cerca, non voglio passare troppo tempo appiccicato a te.
- Zack dovresti rilassarti di più – Lynn scostò un ciuffo di capelli, vide una figura interessante in un vicolo. – Che ne dici di due ragazzini? Alla fine non importa che siano adulti, la loro aura umana è forte.
Le due creature mitologiche percepivano che entrambi i ragazzini desideravano un cambiamento, erano determinati e decisi più di qualsiasi adulto a uscire da quello squallido vicolo. Fu questo a colpire la Chimera e l'Arpia, tanto da farli discutere su quale fosse il miglior modo per approcciarsi ai due e raggiungere un riscontro positivo.
- Io prendo la ragazzina – disse Zack– Vedrai, lei accetterà sicuramente e il suo amico la seguirà, così anche il tuo tramite è assicurato.
- Perché devo prendere il moccioso?
- Semplice, credi davvero che cadrebbe ai piedi del mio fascino? Certo, potrebbe…
- Sei un narcisista nauseante! Poco importa chi dei due mi toccherà come tramite, potrò lavorarlo per bene nel corso della crescita e renderlo un guerriero degno per noi Arpie.

 

Entrambi i ragazzini sobbalzarono quando due figure apparvero alle loro spalle.
- Siete perfetti - commentò la donna dai capelli rossi, pareva quasi che annusasse l'aria.
- Sì, hai ragione. Prima devono accettare le condizioni, sai bene come funziona, altrimenti siamo a punto a capo.
- Lo so, conosco le regole - sbuffò lei scocciata - Lascio a te la trattativa, signor so tutto io.
Lui sorrise e guardò la ragazzina dritta negli occhi - Fate fatica a sopravvivere in questo modo vero?
Lei annuì senza rendersene conto, di solito rispondeva in modo sgarbato, ma quello sguardo aveva qualcosa che la incantava. Forse era a causa di quegli occhi verdi con sfumature grigie, sembrava nascondessero chissà quale mistero.
Sempre continuando a sorridere, nonostante le occhiatacce del ragazzino, la Chimera spiegò - Sarà difficile per voi credere a quanto sto per dire, ma io e quella signora dai capelli rossi siamo due creature mitologiche e siamo nemici. Le nostre razze si combattono da anni e per poter finire la nostra faida, dobbiamo trovare dei tramiti umani. Loro devono accettarci, in quel modo possiamo entrare in simbiosi con loro e successivamente combatterci.
- Uno di voi due morirà? - chiese il ragazzino.
- Esatto, ma pensateci bene. Vi stiamo offrendo la possibilità di cambiare la vostra vita. Siete due vagabondi reietti della società. A malapena riuscite ad avere del cibo per mangiare e dormite nei vicoli rischiando di morire congelati ogni inverno... credetemi, la vostra vita cambierà! Rinascerete una seconda volta, senza ricordi di tutto questo schifo e potrete vivere meglio. Solo quando sarà giunto il momento, noi due riappariremo e prenderemo il controllo del vostro corpo, giusto il tempo per scontrarci. Per il resto la vostra nuova vita sarà sempre decisa da voi.
- A me piacerebbe! - affermò la ragazzina.
- Elisabeth non parlare a sproposito! - la rimproverò il ragazzino.
- Dirk fatti gli affari tuoi! - sbraitò lei, distogliendo per un attimo i propri occhi marroni da quelli della Chimera.
Tra i due Dirk era il più diffidente, Elisabeth era istintiva, nonostante nelle situazioni rifletteva in modo razionale, quel giorno pareva averla messa da parte e avrebbe lasciato vincere l'istinto, perché sentiva di potersi fidare di quelle due creature mitologiche. L'amico però non era d'accordo a lasciarla andare via insieme a uno sconosciuto. Quello che l'uomo aveva raccontato poteva essere soltanto una bugia e avrebbe potuto mangiare la sua amica per cena, insieme a quella donna dai capelli rossi. Lui sapeva che esistevano persone del genere, ne aveva incontrati una volta e lui era scappato appena in tempo, prima di essere catturato e mangiato a sua volta.
- Prendi me piuttosto! - nei suoi occhi neri si poteva scorgere quanto fosse determinato - Ma Elisabeth lasciala stare, è una ragazza non è adatta al combattimento!
- Perché continui a intrometti Dirk? Ho preso la mia decisione!
- Lo capisci che è pericoloso?
Lei allontanò una ciocca di capelli biondi dietro la spalla, era un gesto che faceva quando era irritata, l'amico lo sapeva bene.
- Lo sarebbe anche per te! Dimmi cosa cambia dal vivere qui con il rischio di morire a causa del freddo, per la fame o per colpa di qualche ubriaco che ti picchia a morte? Nulla!
L'Arpia fino a quel momento era rimasta in silenzio ad ascoltare, a quel punto parlò - Allora è deciso, tu prendi il ragazzo e io lei. Ha un buon animo combattente mi piace! - senza attendere ulteriori scambi di battute, sparì unendosi con l'umana.
- Maledetta! - inveì Zack - A causa tua ho perso il tramite che preferivo, me la stavo lavorando così bene, sicuramente mi avrebbe accettato! Tu stesso ti sei proposto di prendere il suo posto ed ora sarai sotto il mio controllo.
Dopo alcuni secondi i due ragazzini erano in simbiosi con le creature mitologiche. Entrambi sfilarono dai polsi il braccialetto con l'ambra.
- Ora arriva il lavoraccio - sbuffò Lynn
- Smettila di lamentarti e ricordati di andare nel villaggio giusto - la riprese Zack - Se sarai da un'altra parte, sarà difficile mettere in atto l'accordo e sai che nulla ha la precedenza per poter svolgere la nostra missione.
L'Arpia fece una smorfia - Come se potessi sbagliare. Ci si vede tra qualche anno.
- A presto, goditi la vita, finché ne avrai ancora una - la salutò la Chimera.
Probabilmente nessuno dei due ragazzini sapeva che questa è una pietra speciale, sopratutto se si macchia con il sangue” pensò Lynn mentre usciva dal vicolo, lasciandosi alle spalle la Chimera.
Chissà come mai questi due avevano un coccio d'ambra... potrebbe non essere un caso” pensò Zack “E' una pietra molto potente. E' in grado di creare un legame speciale e indelebile tra due persone, perché è in grado di far condividere lo stesso destino. Niente è più forte di un legame del genere. Si può considerale indistruttibile” con quei pensieri si allontanò indisturbato, senza essere visto da nessuno.
Quel giorno stesso Dirk e Elisabeth sparirono dal vicolo. Nessuno dei barboni che vivevano vicino a loro riuscì a dire chiaramente quando erano andati via. Si presero cura dei loro averi per alcuni giorni, poi fecero razzia. Qualcuno trovò i loro amuleti e quanto cercarono di afferrarli, questi si dissolsero.

FINE FLASHBACK
 

Dirk e Elisabeth si svegliarono di soprassalto. Respiravano velocemente, la loro gabbia toracica si gonfiava e si restringeva rapidamente. Entrambi avevano dei forti giramenti. Quel sogno sembrava troppo vero per trattarsi solo di un delirio dovuto al sonno. Quando uscirono dalla stanza si ritrovarono faccia a faccia.
- Ho fatto un sogno... - iniziò a dire Elisabeth.
- Lo so - annuì Dirk - Penso si tratti dello stesso che ho fatto io.
A quell'affermazione la donna sentì stranamente freddo, avvertiva la propria pelle rabbrividire.
Dirk se ne accorse, si tolse il mantello e lo appoggiò sulle sue spalle - Avanti scendiamo giù. Ne discutiamo una volta seduti tranquillamente davanti a qualche boccale di idromele.
- Preferirei qualcosa di caldo, invece - disse lei - Se bevo idromele succede sempre qualcosa di strano... - fece una pausa, la sua espressione si rattristò. - O forse dovrei dire che è questo che accadeva quando Lynn prendeva il controllo del mio corpo a mia insaputa.
Dirk voleva dire qualcosa che potesse essere di supporto all'amica, ma non riuscì a trovare una singola parola che andasse bene per quella situazione. Lui si sentiva allo stesso modo. Era come se fossero stati abbandonati al loro destino. Di nuovo.
Quando raggiunsero il piano inferiore, videro Charlie dietro il bancone, intento a fare l'inventario. Il locandiere si girò di scatto udendo dei passi. Il suo stupore fu immenso, nel vedere due sconosciuti davanti a sé.
- Ehm... perdonate la scortesia, ma al momento la locanda è chiusa. Vorrei chiedervi come avete fatto a entrare.
- Siamo scesi dal piano di sopra, Charlie - gli rispose Dirk - Forse non ci riconosci, in effetti il nostro aspetto è cambiato. Io sarei Falco Nero, anche se il mio vero nome è Dirk.
- Accidenti a me! - esclamò Charlie - Non vi avevo proprio riconosciuti! E pensare che mia sorella mi aveva avvertito, ma ero talmente concentrato che mi è proprio passato di mente! Quindi tu saresti Elisabeth giusto?! - domandò rivolto alla donna.
Lei annuì.
Il locandiere si accorse che stava tremando, nonostante il mantello sopra le spalle.
- Ti preparo subito del latte caldo con della cioccolata - disse Charlie mobilitandosi subito - Lei cosa desidera Master Falco Nero?
- Un boccale di idromele e chiamami pure Dirk - sorrise - Credo smetterò di essere il Master di questo villaggio, d'altronde non mi ci vedo proprio in questo ruolo ora che ho recuperato la memoria.
A causa di quell'affermazione per poco il locandiere non versò l'idromele fuori dal boccale.
- Coooooosa!?! Mica dirai sul serio spero! Sei il miglior Master che abbiamo mai avuto! Senza di te diventeremmo gli zimbelli dei tre villaggi - dichiarò mentre porgeva ai due le rispettive ordinazioni.
Dirk scosse la testa - Sai Charlie, tra tutti credo che tu saresti un Master adatto. Sei il più rispettato e stimato, non solo dal nostro villaggio, ma anche da quelli che abitano nelle altre due fazioni. Dovresti candidarti.
- Assolutamente no! Sono capace di dialogare con le persone finché si tratta di far compagnia a dei clienti. Dare ordini e controllare la gente è del tutto diverso!
- Secondo me ha ragione - Elisabeth parlò dopo aver bevuto metà della bevanda calda - Sei molto cordiale e riesci a risollevare il morale di una persona anche quando è triste. Un buon Master deve saper portare positività e tu ne hai da vendere.
Charlie arrossì e senza rendersene conto urlò - Ero un pirata non posso essere una persona di riferimento o da cui prendere esempio.
- Stai gridando come un pazzo - lo rimproverò Caroline raggiungendo il gruppo - Mi hai spaventato, pensavo fosse tornato il Cerbero.
- Scusami. Mi stavano dicendo di propormi come Master, siccome Falco Nero ha detto che intende andarsene.
La Delfine guardò incuriosita i due umani, con una sola occhiata capì cosa fosse successo.
- Avete ricordato la vostra vita precedente, vero?
Entrambi sgranarono gli occhi.
Elisabeth le domandò - E tu come fai a saperlo?
- Era inevitabile - Caroline sospirò - Sono dei ricordi incatenati all'anima. Possono essere rinchiusi e tenuti sotto controllo dalla fiera, ma appena questa abbandona il tramite, l'incantesimo che tiene chiuso il ricordo si spezza. E' questione di tempo e questo si ripresenta sotto forma di sogno, rivelando ricordi che si credevano perduti e dimenticati a causa della rinascita - la sua spiegazione fu chiara e tutti e tre gli umani capirono.
Per evitare ulteriori domande, Caroline si apprestò a dire - Vado a liberare gli abitanti del villaggio.
- Sicura di aver recuperato le forze necessarie? - la domanda partì immediata da Charlie, la stava scrutando con uno sguardo preoccupato.
La Delfine cercò le parole giuste per rincuorarlo - Puoi starne certo. In caso contrario non mi sarei neanche alzata dal letto - senza aggiungere altro, uscì dalla taverna.
Raggiunse il centro del villaggio, si concentrò ed estese la propria aura magica. Una volta ricoperto i tre villaggi, iniziò a recitare l'incantesimo. Quanto tutti furono liberati dalla pietrificazione, Caroline tirò un sospiro di sollievo. Non fece in tempo a fare due passi che le mancarono le forze e svenne.
Josh in quel momento era di turno sulla torretta, assistette alla scena dello svenimento della capo cameriera. Si precipitò a soccorrere la donna, la prese in braccio e la portò alla locanda.
- Charlie, tua sorella è svenuta in mezzo alla piazza, non so per quale motivo. Forse è dovuto a un colpo di caldo - il soldato parlava in tono pacato, ciò che era accaduto solo poche ore prima era stato completamente rimosso dalla sua memoria.
- Potresti portarla di sopra Josh? - gli domandò il locandiere, quando la guardia annuì, avviandosi al piano di sopra Charlie aggiunse - Te ne sono grato.
Per tutta risposta il soldato ribatté - Con tutti i pranzi che ci porti quando siamo di turno, questo è il minimo!
L'uomo depose Caroline sul letto di una stanza, chiuse delicatamente la porta per evitare di svegliarla, tornò nuovamente al piano inferiore, uscì e velocemente raggiunse il suo posto sulla torretta. Josh non fece caso alle due persone sedute al bancone della locanda, troppo impegnato a pensare ai propri obblighi nei confronti degli abitanti del villaggio per farci caso.
Una volta di nuovo soli, Charlie sbottò - Sapevo che avrebbe esagerato!! - la sua espressione era preoccupata, nonostante cercasse di rimanere calmo.
Elisabeth lo guardò dolcemente dicendogli- Vai da lei.
- Non posso lasciare la locanda incustodita.
- Ci siamo io e Dirk. Stai al suo fianco, potrebbe negarlo, ma ha bisogno di supporto e aiuto.
Il locandiere la fissò, un sorriso di gratitudine apparve sul suo volto e annuì, avviandosi a gran carriera su per le scale.
La donna scosse la testa, un lieve sorriso le piegò gli angoli della bocca.
- E' davvero incredibile. Mi domando come qualcuno con il suo cuore potesse essere uno spietato pirata.
Dirk si sentì sollevato nel notare quel piccolo miglioramento.
Starà elaborando in modo logico, le ci vuole tempo” pensò spostandosi dietro il bancone.
Entrambi rimasero in silenzio. Tutto pareva diverso. Elisabeth sapeva che niente era cambiato rispetto a prima, ciononostante era consapevole di aver sempre avuto al suo fianco Lynn e ora si sentiva sola. Prima non ci aveva mai fatto caso, Flyppi e Rina erano i suoi compagni di viaggio e con loro si sentiva a casa. Tuttavia adesso si sentiva smarrita, perché fino a pochi giorni prima aveva qualcuno che le guardava le spalle, seppur a sua insaputa. Quel pensiero la turbava.
Dirk aveva le sue stesse sensazioni. Nulla sembrava come prima, la consapevolezza lo rendeva irrequieto, era indeciso su come comportarsi. Se tornare ad essere Master Falco Nero oppure abbandonare quel luogo come aveva precedentemente pensato quando si era ricordato il suo nome, ma aveva accantonato l'idea dato l'inizio imminente del torneo. A Charlie aveva dichiarato di non voler tornare ad essere il Master, però non era certo che fosse la scelta migliore.
Le loro riflessioni furono interrotte da dei passi pesanti che scendevano le scale, inseguiti da delle urla femminili. Il locandiere corse fuori dalla taverna senza rivolgere la parola ai due che rimasero sbigottiti. Solo quando videro Caroline capirono.
- Razza di screanzato! Se ti prendo ti... devo ancora pensare a cosa ti farò - il suo tono era furioso.
Elisabeth cercò di capire come mai la Delfine avesse il viso e i capelli zuppi d'acqua.
- Cosa ti è successo? - domandò la donna.
- Quel cretino! - commentò Caroline. - Voleva bagnarmi la fronte con un fazzoletto, peccato che mi abbia rovesciato in faccia la bacinella d'acqua gelata.
Dirk si immaginò la scena e non riuscì a trattenere le risate - Ahahahah, avrà cercato di fare tutto in maniera silenziosa per evitare di svegliarti e deve essere inciampato ahahaah
- Smettila di ridere! - gli ordinò Elisabeth.
- Ti consiglio di ascoltare il suggerimento della tua amica - aggiunse la Delfine, scosse la testa e i suoi capelli si asciugarono.
L'uomo continuò a ridere - Avanti, dovete ammettere che è divertente! Charlie si impegna sempre al massimo, eppure nonostante questo, a volte si ritrova a combinare disastri.
Quell'affermazione fece effetto, perché Caroline sorrise - In effetti hai ragione - lo guardò con i suoi occhi dorati - Ciò non toglie il fatto che non è una cosa piacevole.
- Concordo con te - annuì Elisabeth - Dirk faceva spesso scherzi del genere quando eravamo al villaggio, per questo lo trova divertente. Lui lo faceva di proposito, Charlie era in buona fede.
La Delfine notò le anime degli umani oscillare, sembravano indecisi se domandarle qualcosa o era meglio evitare.
Sono proprio curiosa di sapere cosa hanno intenzione di chiedermi” pensò divertita.
Ad alta voce propose - Andiamo in cima alla collina e chiudiamo la locanda. Un po' d'aria farà bene anche a voi.
I due amici non obiettarono e la seguirono in silenzio. Elisabeth era determinata a parlare, il suo problema era trovare il momento adatto per esporre la sua richiesta alla delfine, senza saperlo, anche Dirk aveva lo stesso desiderio. Quando raggiunsero la cima della collina, gli umani dovettero proteggersi gli occhi con una mano, perché i raggi del sole erano molto forti. Caroline si sedette su una roccia, chiuse gli occhi e iniziò a cantare. Piano piano, intorno a lei si avvicinarono alcune lepri, sull'albero alle sue spalle si riunì uno stormo di passeri. La sua voce melodiosa, risultava cristallina ai timpani dei due umani. Dirk e Elisabeth rimasero incantati, quasi ammaliati, erano senza parole, a entrambi parve che il tempo rallentasse il suo corso. Per la donna non era la prima volta che udiva la Delfine cantare, ma le sembrò diverso, forse l'assenza dell'Arpia la rendeva più sensibile al suo canto.
Caroline cantava con un espressione serena, le labbra erano piegate in un sorriso che dava l'impressione di spensieratezza.
Appena finì di cantare fissò i due umani con i suoi occhi dorati - Spero che questa canzone vi abbia aiutato a prendere coraggio. Avanti, esprimente i vostri pensieri - quella frase sembrò risvegliarli e riportarli alla realtà.
Fu Dirk a parlare per primo - Sai dove sono andati?
- Perché? - domandò Caroline - Ora siete finalmente liberi di vivere una vita normale. Per quale motivo volete cercarli?
- Semplice - stavolta fu Elisabeth a parlare - Sono stati con noi tutto questo tempo! Ci hanno protetto, ora siamo consapevoli del fatto che ci facevano compagnia e non eravamo mai del tutto soli. Ora la loro faida è giunta al termine, non hanno un posto dove fare ritorno e sono gli unici della loro razza rimasti in vita. Sono soli. Per questo noi vogliamo esserci per loro, così come loro ci sono stati per noi tutti questi anni.
Dirk annuì per confermare che le parole espresse dall'amica valevano anche per lui.
La Delfine non poté fare a meno di trovare quella situazione divertente, sorridendo disse - Siete davvero onesti, mi ricordate molto Charlie. Le vostre intenzioni sono davvero onorevoli. Per questo vi darò un semplice indizio, il resto dipenderà da voi - chiuse gli occhi per localizzare con più precisione l'aura magica della Chimera e dell'Arpia, una volta riaperti rivelò - Con un cavallo li potreste raggiungere in poco tempo, stanno litigando nei pressi di un torrente, quindi dubito che riprenderanno presto il loro cammino. Non intendo aggiungere altro, sarà il destino a ricongiungervi se così dev'essere.
- Grazie mille, ti siamo debitori! - risposero in coro i due umani piegandosi in un inchino.
- Tutti questi convenevoli sono superflui. Lynn è una cara amica, se posso renderla meno sola e più felice, questo è il minimo che posso fare - Caroline fece una pausa, poi continuò - Se posso darvi un consiglio, fatevi preparare qualche spuntino da Charlie e riempite le borracce d'acqua.
- Hai detto che li raggiungeremo facilmente perché dici questo adesso? - domandò Dirk.
- Perché Lynn ha avvertito la mia presenza e ha capito che li stavo localizzando. Se la conosco bene, aumenterà il passo per evitare di essere raggiunta e di mettere a rischio la tua incolumità.
Elisabeth capì che la Delfine doveva conoscere Lynn molto bene, così decise di seguire il suo consiglio.
- Dirk vai a cercare Charlie e aiutalo a preparare le provviste. Io intanto vado a preparare Rina.
- Fai preparare anche Titan, è il mio cavallo, lo riconosci è quello dal manto nero - le disse l'amico mentre scendeva dalla collina in cerca del locandiere.

 

Era passata poco più di mezza giornata e avevano percorso già diverse miglia, quando Lynn si fermò di colpo, alzò lo sguardo al cielo e notò un incantesimo di localizzazione.
– Caroline ci sta rintracciando - mantenendo lo sguardo verso l'alto aggiunse – Elisabeth e Dirk vorranno saperlo e lei li sta accontentando, probabilmente vogliono raggiungerci.
- Cosa vuoi fare adesso? - le chiese Zack.
- Vedremo cosa succede. Se la conosco bene non svelerà la nostra esatta posizione. Vorrà mettere alla prova il destino, se sarà favorevole alla ricongiunzione con noi oppure no - Lynn emise un sospiro - La mia intenzione era sparire dopo l'addio, dopotutto in passato ci sono stati troppi saluti. Credevo che questo sarebbe stato l'ultimo e che sarebbe rimasto tale, invece con la loro iniziativa, hanno ribaltato questa decisione.
La Chimera si mise a osservare il cielo - Forse dovremmo nascondere le nostre tracce quando ci fermeremo al prossimo villaggio.
- Sarebbe scorretto - l'Arpia scosse la testa - Inoltre quei due non si abbattono e combattono per ciò che vogliono. Questo nel loro animo non è cambiato. Dopotutto sono i nostri prescelti, se non avessero avuto carisma avremmo optato per qualche altro candidato.
Zack era dubbioso, non sapeva se Lynn lo stesse prendendo in giro oppure aveva iniziato quella discussione per parlarne in modo serio.
Si può sapere cosa mi sta prendendo? Io sono il grande Zack! La prima Chimera apparsa in questo mondo!” quel pensiero aumentò la sua autostima.
– Se ci pensi è assurdo: ce ne siamo andati per concedergli l'opportunità di vivere le loro vite in libertà e invece loro vogliono unirsi di nuovo a noi.
- Sono d'accordo con te! Questa situazione è assurda! - Lynn annuì e tornando a guardare davanti a sé aggiunse - Dopotutto non è sicuro che ci raggiungeranno. Noi continuiamo per la nostra strada, cercando di trovare altri sostenitori per questa nuova missione.
- Siamo un duo invincibili! - affermò lui circondandole il collo con un braccio.
Lynn gli afferrò il polso e spostò con forza il braccio della Chimera.
- Tieni le tue zampacce al loro posto, Zack! - lo avvertì - Anche se la faida tra di noi è finita, non vuol dire che non possa squartarti.
- Come siamo aggressivi, dovresti avere più autocontrollo - la rimproverò Zack - Vuoi per caso farci ammazzare? Se qualcuno dovesse sentirti parlare in modo violento metteresti nei guai anche me.
L'Arpia lo fulminò con lo sguardo, senza rispondergli continuò a camminare.
Fino a qualche tempo fa era più divertente, adesso sembra così noiosa” pensò la Chimera aumentando il passo per raggiungerla.
Una volta di nuovo al suo fianco, riprese a parlare - E' incredibile che i nostri villaggi siano scomparsi e nessuno ci abbia informato.
La sua compagna di viaggio rimase in silenzio.
Zack sbuffò – Posso localizzare mio fratello quando è sulla terra, ma non so quando deciderà di apparire di nuovo. Andare negli Inferi è sconsigliato: è un posto noioso e ci sono troppi suoi sottoposti da incrociare prima di arrivare a lui, inoltre conoscendolo appena si accorgerà della nostra presenza si dileguerà. Il viaggio sarà lungo e noioso. Se Dirk ed Elisabeth ci raggiungeranno, potrebbe diventare più divertente. Quando sarà il momento di agire e combattere contro il Cerbero, li faremo allontanare in modo che non corrano dei pericoli.
- Se si oppongono, potremmo sempre obbligarli.
- Hai una mente diabolica, sono felice che ora siamo compari.
- Cosa diamine dici! Solo perché condividiamo un obiettivo e camminiamo a fianco non vuol dire che siamo amici!
Zack sorrise - Andiamo Lynn! Tu hai sempre parlato di chiamarci per nome e essere amici. Ora che finalmente agisco come vuoi, ti tiri indietro?
- Fai un altro passo verso di me e ti ritroverai con il volto sfregiato! - lo avvertì l'Arpia - Inoltre è irritante il fatto che usi a tuo piacimento le mie affermazioni - sbuffò “Spero che quei due si sbrighino a raggiungerci o potrei ucciderlo.”
Spero che Dirk sbagli sentiero, così potrò stuzzicare Lynn, senza che abbia Elisabeth a dargli una mano come spalla ” Zack iniziò a fischiettare.
Le due fiere speravano in qualcosa di opposto, ma entrambi avevano un desiderio in comune: ricongiungersi con i loro amici umani, possibilmente dopo l'annientamento del Cerbero. O forse i due desideri si sarebbero intrecciati, dopotutto sebbene fossero delle creature mitologiche, erano nelle mani del destino, esattamente come gli esseri umani.
La pietra d'ambra iniziò a luccicare, ma nessuno se ne accorse. O forse, sia fiere che umani, pensarono si trattasse di un riflesso dovuto ai raggi del sole, che splendeva alto in cielo. Le sue volontà sono fortuite dovute al caso, eppure le repliche sono di certo opera sua. Quello che stava accadendo era colpa della sua influenza. In quel momento era in corso una replica di ciò che era accaduto anni prima. Forse si trattava dell'ironia del fato. L'ambra macchiata di sangue stava mutando nuovamente gli avvenimenti, facendoli apparire sotto altre spoglie. Questo era il suo modo per far rivivere ai propri proprietari una vita di repliche. Stava mostrando il suo potere nascosto, eppure nessuno ci fece caso. Sicuramente poteva essere un caso che gli umani avessero deciso di ricongiungersi con le creature mitologiche, in qualche modo però, sembrava la ricerca delle fiere svolta al contrario.
Di certo Elisabeth, Dirk, Lynn e Zack avrebbero intrapreso il loro viaggio, impegnandosi per arrivare alla loro meta e, solo quando si sarebbero ritrovati, la replica si sarebbe conclusa.
Forse.

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