La Morte innamorata

di Yuuki_Alison
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Fulminato dall'amore. ***
Capitolo 3: *** Dubbio persistente. ***
Capitolo 4: *** All'alba di un nuovo giorno. ***
Capitolo 5: *** Ciò che il cuore non dice. ***
Capitolo 6: *** Dal profondo del tuo cuore. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Un battito, un forte tonfo che si riattiva all'interno del torace. Il suono che produce il cuore di chi ha passato innumerevoli anni nella solitudine più totale.

"Fa quasi male", pensa.
"E' doloroso", realizza.

Gli occhi, che scrutano la bellezza di quell'angelo umano dall'animo puro e ne contemplano la bellezza. 
Le gote, che riprendono colore dopo anni in cui l'unica sfumatura è stata d'un bianco pallido. 
La mano, che stringe la stoffa del lungo mantello nero appena al di sopra del cuore.
Le labbra, che si schiudono per lo stupore all'avvistamento di quel sorriso tanto dolce da poter causare il diabete.
Poi, di nuovo il dolore.
La consapevolezza di non potersi avvicinare, altrimenti, avrebbe privato quella creatura tanto innocente della sua linfa vitale.
Avrebbe maledetto il giorno in cui gli fu affidato il compito di riportare l'ordine naturale nel mondo umano.
Quel dolce dolore chiamato amore lo aveva travolto.

La Morte, si era innamorata.




Angolino autrice: Salve a tutti! E' la prima volta che pubblico in questa sezione. Spero che il prologo abbia attirato almeno un po' la vostra attenzione e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate! ^^ 

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Capitolo 2
*** Fulminato dall'amore. ***


1. Fulminato dall'amore.




Sulla piccola cittadina stava per abbattersi una tempesta molto forte. Per la Morte significava lavoro, un semplice lavoro colmo di apatia nei confronti della vita umana e del suo infimo significato. 
L'allerta meteo era già stata annunciata nei tg locali quando dei forti venti iniziarono a soffiare e una pioggia scrosciante si abbatté violentemente sulle case. L'essere sorvegliava la situazione dal tetto più alto della città, il forte vento a scompigliare il suo lungo mantello e la pioggia ad appiccicargli i capelli bagnati sulla fronte. 
E poi, un tonfo assordante. 
Un maestoso albero crollato sotto le deboli radici sdradicate dal vento travolse una piccola casetta.
Un bilancio: tre vittime.
L'essere annotò i nomi delle vittime su un tomo e alzò lo scettro, le tre anime furono attirate come una calamita e incanalate all'interno. 
Per quella sera era tutto. 
Stava per andarsene quando, dalla finestra dell'abitazione prossima a quella crollata, una giovane donna guardò terrorizzata l'accaduto. Nascose il viso tra le mani mentre delle incombenti lacrime scesere incontrollate. Subito dopo l'affiancarono un uomo e una donna, probabilmente suoi genitori, che la portarono via. 
L'essere provò una sensazione dimenticata. Per Lui quel lavoro era solo come un libro dalle pagine bianche, monotono, senza alcun significato e futile. Eppure, in quel momento, sentì un dolore all'altezza del cuore. Stava ricominciando a battere dopo tanto tempo in cui era stato immobile. In breve tempo divenne una danza, un tripudio di emozioni che si stavano mescolando, le stesse sensazioni che gli riempivano il cuore quando era un angelo normale. Ma poi la nomina di giustiziere, un angelo della morte privo di tutto. 
Non poteva credere esistesse una bellezza tanto angelica in una donna umana. In quel breve istante notò gli occhi dello stesso color del cielo di primavera, i capelli sabbia marina, le labbra rosee e i tratti delicati come un ciliegio in fiore. 
Alcuni giorni dopo il tragico evento, la casa venne rasa completamente al suolo e al suo posto sorse un cantiere. I lavori continuarono senza sosta pur di ricostruire la casetta nel minor tempo possibile. 
Le condizioni meteo erano finalmente migliorate e il cielo di marzo, per quella sera, offriva una visione unica. Il cielo era puntellato da stelle luminose e l'aria mite rendeva tutto rilassante. La giovane umana spalancò la finestra e  prese una boccata d'aria. Tra le impalcature della costruzione sostava l'essere che, sfruttando la luce della luna, osservava la ragazza. Il suo lungo mantello nero s'intonava perfettamente con il luogo. Si avvicinò piano e man mano vide con ancor più accuratezza il bel viso della giovane. 
La ragazza alzò il viso verso il cantiere e strabuzzò gli occhi quando le sembrò di scorgere una figura nera in movimento. Pensò fosse solo frutto della sua immaginazione e perciò non diede molta importanza all'accaduto. 
Poi, di nuovo quella scia nera intravista con la coda dell'occhio e alzò lo sguardo di scatto. Incrociò gli occhi azzurri con degli altri più freddi e felini, due iridi d'argento illuminate dalla luce lunare che scomparvero prontamente dietro la colonna. La ragazza ebbe un sussulto. Chiuse velocemente la finestra e tornò in camera sua. Ultimamente si sentiva osservata e aver visto quella presenza non l'aveva rassicurata per niente. Però non poteva essere reale.
Era solo frutto della sua immaginazione.




Angolino autrice: Spero che la storia vi piaccia! Se volete farmi sapere pareri o critiche costruttive, lasciate una piccola recensione! Al prossimo aggiornamento! 

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Capitolo 3
*** Dubbio persistente. ***


2. Dubbio persistente.



L'ultimo anno di superiori è considerato il più bello seppur il più impegnativo. Questo lo sapeva bene la ragazza, al ritorno da un'altra estenuante giornata. 
Le sue due amiche più care, solitamente, percorrevano lo stesso tragitto per via della vicinanza delle abitazioni. 
Nell'ultima settimana, la sensazione di sentirsi osservata non era del tutto sparita e perciò, camminare con le due al fianco, la rassicurava notevolmente. Appena arrivarono sotto il porticato dell'abitazione, si congedarono.

"Ci vediamo domani, Eliana", sorrise una delle due.

Ma quel domani non ci fu perché la giovane non si presentò a scuola. Durante la notte ci fu un black-out che durò fino all'alba e, tutta quell'oscurità, le mandò il cuore in gola, facendole tenere gli occhi sbarrati per tutta la durata delle ore di buio. 
Con le prime luci dell'alba, però, fu facile ricadere in un sonno profondo.
Per quel giorno la scuola sarebbe saltata.
Se solo fosse stato quel giorno... 
Quella sensazione era persistente e soffocante. Percepiva come degli occhi a trafiggerla da ogni dove. 
E poi, vi erano quelle scie nere a scorrere veloci e a causarle brividi di paura.
Ormai era più di una settimana che si assentava da scuola e questo, non fece che preoccupare le sue amiche. Si presentarono a casa di punto in bianco e, non appena entrarono, la trovarono in pigiama intenta a giocare con il pc. Per via delle finestre chiuse vi era un caldo asfissiante.

- Si può sapere perché stai mancando? Ti ricordo che quest'anno abbiamo la maturità! - la rimproverò Silvia, spalancando le finestre.

- No! Non aprire le finestre... voi non capite, c'è qualcuno che mi perseguita! - si agitò Eliana, digrignando appena i denti e mostrando la più esasperata delle espressioni. 

- Capiamo che hai vissuto un evento traumatico e forse ti ha scossa più del previsto, dopotutto hai avuto la morte a pochi metri. Nessuno si sarebbe aspettato che quell'albero cadesse... però non puoi assentarti, quest'anno è molto importante. - sospirò Martina, accarezzandole una spalla. 

- Cerca di venire, non ti fa bene stare chiusa dentro, okay? Noi andiamo perché è arrivata una certa ora, salutaci i tuoi. - concluse Silvia prima di uscire insieme all'amica. 

No, loro non potevano realmente capire. Quelle erano sensazioni reali ed angoscianti. La stavano ossessionando, probabilmente più del dovuto, ma sapeva che c'era qualcosa o qualcuno che la sorvegliava. 

"Non posso ignorare queste sensazioni, sono troppo reali", pensò. 

Il giorno dopo mantenne quella sorta di promessa fatta con un mugolio forzato e, camminando, non poté fare a meno di guardarsi continuamente intorno. Quando tornò in classe, la accolsero calorosamente e la tempestarono di domande. 
Durante la ricreazione, uscì nel cortile e raccolse uno dei tanti fiori profumati dell'aiuola. Con l'altra mano strinse il telefono quando, dallo schermo, rivide nuovamente il riflesso di quegli occhi felini. Subito la luce del sole l'accecò e, in un gesto involontario, lasciò cadere il telefono. Si accasciò in ginocchio e, in un gesto nervoso, si coprì gli occhi con le mani.

- Maledizione! - urlò.

- Eliana! Stai bene?! - domandò Silvia, correndo da lei.

- Sì sì... sto bene. - biascicò.

Dopo il suono della campanella, tornò in classe. In lei stava nascendo un nuovo coraggio, adesso più che mai voleva conoscere quell'entità. Il sole calò in fretta così come, in fretta, salì la preoccupazione. Eppure, non poteva più rinchiudersi a riccio dentro casa. 
Finalmente si decise. 
Si recò su uno dei balconi adiacenti alla costruzione e prese un respiro profondo.

- Qualunque cosa tu sia, fatti vedere! - urlò, incurante dell'ora.

A un tratto la chioma di un alberello sottostante si mosse e, colta dal panico, iniziò a urlare. Si voltò per tornare in casa ma, prima che potesse varcare l'entrata, le porte si chiusero di scatto. Posò le mani sulle ante cercando di forzarle ma furono fin troppo forti. Poi, una voce la riscosse.

"Non aver paura", sussurrò.

Fu un delicato sussurro nel buio tenue della notte che si perse sulla scia di una lieve brezza. 
Il cuore si fermò per un attimo e il respiro si mozzò.
Si voltò lentamente e rincontrò quegli occhi sottili e argentati.
La figura della Morte la stava scrutando da vicino, fluttuando in aria.

Il suo peggior incubo, era adesso a pochi metri di distanza.



Angolino autrice: Salve a tutti! Voglio ringraziare tutti coloro che si prendono la briga di leggere la storia. Al prossimo aggiornamento! <3 

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Capitolo 4
*** All'alba di un nuovo giorno. ***


3. All'alba di un nuovo giorno.



Non poteva ancora credere ai suoi occhi; la figura che l'aveva ossessionata per così tanto tempo era davanti a sé. 
Le labbra della creatura s'incurvarono in un sorriso indecifrabile, nessuna emozione traspariva. 
Si avvicinò di poco, lo sguardo fisso sull'umana. 
Il non battito delle palpebre a renderlo sospetto mentre quegli occhi, colmi di paura, non riuscivano a staccarsi dall'argento che zampillava sotto le sue iridi. 
Con una mano artigliata le fece cenno di avvicinarsi e, come in trance, la giovane posò un ginocchio sulla ringhiera. Si sollevò con entrambe le mani finché, mettendo a dura prova l'equilibrio, rimase in piedi. 
Adesso, poteva intravedere ogni minimo dettaglio di quel volto in parte deturpato. 
Una leggera brezza a smuoverle i capelli, gli occhi socchiusi a delinearne ogni contorno e le labbra a non pronunciar parola.

"Dopo così tanto tempo, Eliana...", pronunciò l'entità con un tono di voce sorprendentemente fine.

Allungò una mano verso il viso niveo della ragazza e ne accarezzò una guancia con delicatezza, quasi a non volerle far male. Delle piccole scosse di energia gli attraversarono il braccio e crearono delle saette che si espanderono per tutto il corpo. Allo stesso tempo, però, non riusciva a smettere di sorridere.

"Devo trattenere il mio potere per non farti male, ma va bene così, finché posso guardarti negli occhi", lo sguardo a metà tra la sofferenza e la stanchezza, un sorriso che mostrava tutto il dolore che stava provando in quelle scosse. 

Eliana sgranò gli occhi, l'entità davanti a sé stava letteralmente sprigionando piccoli fulmini. All'improvviso una voce la ridestò.

- Eliana! ODDIO! Cosa stai facendo?! - la voce della madre la fece voltare con terrore.

- Io... io stavo parlando con lui! - ribatté, girandosi in cerca dell'entità ma, di lui, nessuna traccia.

- Scendi immediatamente! - urlò, tirandola per un braccio e trascinandola in salotto. 

- Ci stavo parlando! - sbottò. 

- Stavi per buttarti! Con chi stavi parlando? Con la costruzione, forse?! - continuò.

- Stava per fare cosa? - chiese il padre, improvvisamente preoccupato.

- E' da un po' che sei strana, ti rinchiudi in casa, dici di parlare con persone che non ci sono! Eliana, tu andrai dallo psicologo. Adesso va' in camera tua e chiudi il balcone. - si pronunciò, lo sguardo severo.

Il mondo le cadde addosso; i suoi genitori non le credevano e in più credevano certamente che lei avesse qualche amico immaginario. Ma non era così, quegli occhi non potevano essere frutto della sua immaginazione, lei non era capace di creare così tanta bellezza. 
Tornò in camera ed uscì nuovamente sul balconcino, ma questa volta, non vi fu nessuna traccia dell'entità. Entrò, si gettò sul letto e affondò il viso nel cuscino. Perché nessuno voleva crederle?
L'alba arrivò e, come detto, l'accompagnarono davanti allo studio di uno psicologo.

- Entra e fai il colloquio. Poi dicci come va, verremo a prenderti tra un'ora. E sappi che lo facciamo per il tuo bene.. non vogliamo ti accada qualcosa, sei la nostra perla e lo sai. - disse con voce pacata, la madre.

- Vedrai che starai meglio. - sorrise il padre.

- Certo. - rispose, gli occhi vuoti. 

Scese dalla macchina e aspettò che i genitori voltassero l'angolo, poi, una fuga a più non posso dal lato opposto e l'entrata in una sala giochi. Quell'ora passò in fretta e fortunatamente all'interno del locale vi erano giochi divertenti.
Al ritorno fu facile mentire ai suoi, fin troppo.
Il giorno dopo tornò a scuola, stavolta col sorriso. Era riuscita a incontrarlo seppur ne fossero sorsi dei problemi. Durante l'ora di ginnastica, uscì sul cortiletto, gli altri impegnati nel gioco della pallavolo. Raccolse uno dei fiori selvatici mentre una voce la richiamò e la ridestò dal suo intento.

- Mi dispiace per ciò che ti è successo, non volevo causarti problemi.. - si scusò l'entità, il volto coperto quasi a metà da quel cappuccio.

- Si sono solo preoccupati, è comprensibile.. alla fine. - bisbigliò la giovane. 

- Gli umani si preoccupano per gli altri, nel bene o nel male. C'è chi cerca di proteggere, chi invece di ferire. Bisogna solo vedere i punti di vista. A volte si potrebbe far del male per trarne dei vantaggi, però... poi ti rendi conto che semplicemente non puoi. - disse raccogliendo un fiore che appassì subito sulla sua mano.

Se tu morissi, sarebbe tutto più facile e potremmo vivere per sempre insieme... Ma tu, sei una creatura tanto dolce, e il solo sfiorarti una guancia potrebbe ferirti. 

La ragazza guardò il fiore e gli afferrò la mano, accennando un sorriso.

- Gli altri non mi credono, ma tu esisti e sei qui. - disse mentre le pupille si dilatarono.

Il cuore dell'entità batté forte, così dolorosamente forte. Semplicemente non poteva credere all'esistenza di un altro essere capace di fargli provare quelle sensazioni sconosciute. 
Le accarezzò le guance con entrambe le mani e si chinò sul suo viso fino ad arrivare a una distanza pericolosa. Guardò il cielo dentro ai suoi occhi e improvvisamente, si schiusero le labbra. Le guance della ragazza divennero porpora mentre gli occhi si sgranarono.

Se la baci, potrebbe morire. 

Si staccò velocemente da quella presa e si voltò di spalle. Che spettacolo pietoso: la Morte dagli occhi lucidi e dalle guance leggermente colorate che non poteva esaudire il suo desiderio. 

- E' meglio... meglio se adesso vada. - affermò ma, prima che potesse scappare, la ragazza lo strinse dalla schiena.

- Aspetta, dopo tanto tempo in cui mi son sentita osservata e l'angoscia faceva da padrona, vorresti andare via? Solo... restiamo un po' così. - rispose mentre appoggiò il viso su una scapola. 

Quel calore era così familiare e il cuore della giovane non poté far altro che iniziare a battere forte. Di questo la creatura se ne accorse e, in lui, si accese una luce chiamata speranza

- Eliana, mi son esercitato tutta la notte ad abbassare il potere per quando ti sono vicino. Voglio evitare le scosse... e alla fine ci sono riuscito, anche se ne porto i segni addosso. E' meno inquietante per te, vero? - accennò un sorriso.

- Non c'era bisogno che lo facessi... - continuò. La Morte, nel frattempo, si voltò.

- Lo è invece, non voglio spaventarti più del dovuto. Anche perché... presto potrebbero iniziare dei problemi. - mormorò.

Neanche il tempo di pronunciare quelle parole, che il vetro di una finestra del piano superiore si scaraventò contro l'aiuola a pochi metri di distanza. La ragazza, per il forte rumore, affondò il viso sul suo petto e l'entità la strinse, lo sguardo preoccupato.

- Eliana, sta tranquilla... calmati. Entra dentro con tutti gli altri... a te personalmente non succederà niente. - la guardò, l'espressione determinata.

Appena la ragazza annuì, scomparve velocemente. Quell'accaduto l'aveva un po' scossa ma tornando a casa se ne quasi dimenticò. Se c'era qualcosa di cui era certa, però, era che quando l'aveva abbracciato, il suo cuore batteva come mai aveva fatto prima d'ora.



Angolino autrice: Grazie a tutti coloro che leggono la storia! Ringrazio @vl87comu per aver recensito e se volete farmi sapere il vostro parere, siete liberi di lasciare una recensioncina. Al prossimo aggiornamento! <3 

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Capitolo 5
*** Ciò che il cuore non dice. ***


4. Ciò che il cuore non dice.



Passò circa un mese dall'ultima volta che vide i suoi magnetici occhi argentei. Da allora non era cambiato quasi nulla, se non per un avambraccio fratturato in un modo assurdo e una sfortuna che sembrava l'avesse colpita in pieno. 
Più il tempo passava, più si accorgeva di aver fatto lo sbaglio più grande della sua vita; aveva capito il perché tutte le volte che era fuori casa si sentiva in pericolo, il perché durante una normale passeggiata una macchina uscita da chi sa dove stava per investirla... il perché una caduta dalle scale le costò la mobilità momentanea del braccio sinistro.
Tutto tornava, come il filo della matassa che veniva riavvolto in un movimento leggero, quasi fluttuante. 
Un suono stridulo la ridestò dallo stato di trance in cui era caduta, il professore di arte la guardò male.

"Eliana! Se non ti va di ascoltare la mia lezione puoi anche accomodarti fuori!" sbraitò.

La ragazza sbuffò e aprì il quaderno degli appunti, facendo finta di scrivere. A un tratto vide un guizzo attraversare la finestra e balzò quasi in aria quando notò sul proprio banco una pergamena arrotolata. Con sguardo preoccupato, la aprì.

"La tua sola vicinanza mi mette in enorme difficoltà, la distruzione fisica da sopportare è qualcosa che un'umana come te non potrà mai capire. Per tale motivo volevo riguardarti su una cosa: l'amicizia fra un umano e un essere divino non può coesistere sullo stesso piano, perciò, dimentica l'insieme di ciò che hai visto o altrimenti sarò costretto a porre fine alla tua misera vita. Addio." 

Piccole e candide gocce salate rigarono veloci le guance e bagnarono la pergamena retta a malapena dalle mani tremanti della giovane. Piccoli singhiozzi la scossero e si alzò di scatto dalla sua postazione, lasciando che i sinuosi capelli le coprissero il volto. Corse fuori dall'aula a più non posso, ignorando le urla dell'insegnante e si rifugiò nel bagno (fortunatamente vuoto) dove sfogò la sua paura repressa.
Al suono della campanella, la porta si aprì di scatto e Martina andò vicino all'amica. Si sedette al suo fianco senza pronunciar parola quando un piccolo sospiro uscì quasi involontario. 

- Eliana ... so che è un momento difficile per te, anche se non ne vuoi mai parlare e perciò non conosco nessun modo per aiutarti, però mi rattrista molto vederti così quindi trascorrerai più tempo con me e Silvia, è un ordine. - disse fermamente.

Eliana si voltò per guardarla e con un leggero sbuffo si accarezzò le guance ormai asciutte.

- Perché Silvia è in classe? - chiese inarcando di poco un sopracciglio.

- La scusa della porta rotta non funziona con quel rompiscatole. - rispose roteando gli occhi.

Dopo essersi guardate per un istante, tutte e due scoppiarono a ridere e, dopo che Eliana si calmò del tutto, rientrarono in classe. 

Il pomeriggio arrivò e, come promesso, le tre si incontrarono nel parchetto vicino casa. Aveva piovuto da poco e l'aria fresca accarezzava la pelle nivea della giovane che chiuse gli occhi, beandosi di quella sensazione rilassante. A un tratto si sentì tirare per un braccio, Martina la stava conducendo alle altalene, ridacchiando. 

- Martina, aspetta, sono bagnate! - replicò, prima che quest'ultima la spinse sulla seduta zuppa d'acqua e rise subito dopo.

- Tanto è solo acqua. - rispose, inclinando di poco la propria e facendo cadere l'acqua in eccesso. 

- Esattamente, solo acqua. - continuò Silvia, asciugandola minuziosamente con tanti fazzoletti.

Eliana non poté fare a meno di sospirare e ridacchiare subito dopo, sapeva il perché Martina stesse facendo tutto questo. 
Ed eccoli lì, di nuovo quei pensieri come un fulmine a ciel sereno. Lo sguardo perso nel vuoto, quei grandi occhioni color cielo di primavera persi in un abisso profondo.
A un tratto, una folata di vento la riscosse da quello stato in cui era caduta e, appena alzò il viso, incontrò lo sguardo di Martina che la scrutò con un sorriso appena accennato, un sorriso dai tratti malinconici.
Quello sguardo valeva più di mille parole, più di quante il cuore ne potesse urlare in quel preciso istante.
L'amica alzò la mano e le spostò alcune ciocche di capelli che le erano finite davanti gli occhi.

- Sai... dovresti legarti i capelli o ti si scompiglieranno tutti. - accennò con voce bassa. 

Eliana annuì e si portò i capelli in una piccola coda bassa. Poi, iniziò a dondolare, seguita dalle due e tentò di non pensare, anche solo per poco, a quell'iceberg che cercava di seppellirla senza pietà.

Il resto del pomeriggio trascorse spenseriatamente, tra una partita al bowling e un gelato nella gelateria più rinomata della città. Il ritorno a casa fu più leggero, stare con loro era stata proprio una buona idea.


Nel frattempo, Colui che brandiva il controllo della vita e della morte, continuò quel suo frenetico lavoro. Alzò lo scettro e raccolse le anime delle vittime morte a causa di un incendio in quel piccolo locale. 
Si accorse della mancanza di un'anima e si guardò intorno, come un falco che cerca la propria preda. 
Il poveretto che era riuscito a sopravvivere all'incendio osservò la figura terrorizzato, il viso sporco di polvere e il fumo a invadergli i polmoni.

"John Wattis, irlandese trasferitosi in Italia nel duemila quando aveva ancora undici anni, morto per l'incendio nel locale "Gocce di notte" la sera del venti febbraio duemiladiciassette".

Il ragazzo continuò a non capire ma, quando vide l'essere brandire un'ascia, sgranò gli occhi e lacrime rigarono veloci il viso, lasciando intravedere il colore della pelle sotto quello strato di polvere.
La Morte alzò l'arma e scrutò il ragazzo da sopra il suo sguardo gelido.

- Le tue ultime parole?

- Non farlo.. - i singhiozzi lo interruppero - diventerò padre fra pochi giorni... - continuò, mentre la voce tremava.

- Tua moglie saprà prendersi cura di lei e del bambino da sola - accennò un ghigno, prima di affondare la lama nel ragazzo che chiuse gli occhi nell'attesa di perdere la vita.

Calde gocce di sangue gli schizzarono sul viso, macchiando la pelle lucida. Lo sguardo insensibile di fronte a tutta quelle distruzione, le labbra curvate in una smorfia, l'espressione disgustata, tutte impresse a fuoco sul suo viso per nulla provato. 



Tempo prima, in cielo c'era stata una convocazione urgente e non poteva assolutamente denigrare quella riunione. Si presentò con la speranza di poter continuare a vedere Eliana senza che questo desse fastidio a qualcuno dei piani alti quando, dalla pesante porta entrò un consigliere, accompagnato da due sottoposti.

- Non so cosa ti sia passato per la testa, ma devi smettere assolutamente di vedere quell'umana o verrai distrutto nell'immediato.-

- E' questo il modo in cui mi ripagate dopo tutti questi anni di servizio? - replicò la Morte, digrignando i denti.

- Sapevi questo fin dall'inizio. E' un avvertimento, mi auguro seriamente che tu intenda perseguirlo per evitare ripercussioni piuttosto gravi. Con permesso. - terminò, congedandosi.




"Tsk...", scosse la testa, facendo dondolare le gambe dal cornicione di un palazzo, mentre si lavò le mani sporche di sangue sotto il getto dell'acquazzone. Si portò le mani al viso, la pioggia si scontrava contro la sua pelle diafana come le onde si infrangevano sugli scogli. 
Socchiuse i sottili occhi e schiuse di poco le labbra, quel tempo gli riportò alla memoria la prima volta che la vide, lì, da dietro quella finestra. 
I capelli, ormai incollati al viso, erano cresciuti più del dovuto ma in fin dei conti non gli stavano male.
"Che sciocchezze..." si ritrovò a pensare mentre un fulmine deflagrò a pochi passi da Lui. 
Voltò il viso e scorse la nera figura del consigliere, i lunghi capelli biondi che venivano trasportati con poca curanza dal vento e dalla pioggia e gli occhi, simili a quelli di un gatto, che brillavano nel buio. Sfoggiando un sorriso sadico, pronunciò:

"Sei stato nuovamente convocato."




Angolino autrice: Scusate per l'assenza ma in questo periodo di tempo ho avuto molto da fare. Ringrazio tutti coloro che seguono la storia o chi soltanto legge. Non sapete quanto valete per me! Inoltre, questo era il penultimo capitolo. Sono triste al solo pensiero che il prossimo sarà l'ultimo, mi sono affezionata ai personaggi. Comunque, vi ringrazio nuovamente e se volete, fatemi sapere cosa ne pensate, per me è molto importante sapere il vostro parere. Alla prossima! <3 ^///^ 

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Capitolo 6
*** Dal profondo del tuo cuore. ***


5. Dal profondo del tuo cuore.


Assottigliò lo sguardo sul paesaggio che lo circondava. Erano ormai secoli che non tornava nella sua vera casa e i cambiamenti che vi avevano arrecato erano palpabili. 
Il consigliere strattonò la lunga catena che cingeva con forza uno dei polsi dell'essere e lo fulminò con lo sguardo.

- Potresti non fermarti a guardare in continuazione? - chiese il biondo.

- Oh, ma da quanto ho capito questa è l'ultima volta che lo farò. Perché non approfittarne? Al contrario di te sono stato lontano da casa per molti secoli. Quella volta della convocazione mi sono trasportato direttamente nella sala riunioni. Adesso perché mi fai percorrere tutte le strade? Lo stai facendo di proposito, vero? - si bloccò, la Morte. 

- Taci e cammina! - replicò di rimando.

Questa volta strattonò più forte la catena e dal polso cadde qualche goccia scarlatta. L'essere imprecò mentalmente mentre, tentando di mantenere la calma, continuò a seguire il consigliere.

Dentro di sé cercava delle risposte che però non accennavano ad arrivare. Si chiedeva perché fosse lì, in quel momento. Non aveva violato in nessun modo il codice e quando gli era stato chiesto di fare qualcosa non aveva mai rifiutato. Corrucciò le sopracciglia, gli occhi che dopo tanto tempo esprimevano il sentimento chiamato tristezza. Lo stesso sentimento che provò Eliana non appena lesse la pergamena che gli aveva spedito. In quel momento capì come sentiva, quel senso di vuoto interiore era devastante e scavava fino alle viscere del proprio cuore. 
A un tratto alzò lo sguardo e corse incontro al consigliere, colpendolo con la mano libera sul collo. Quest'ultimo lo fulminò e lo afferrò dal mantello.

- Cosa credi di fare? Non puoi opporti adesso! La tua pena sarà maggiore!- tuonò, sferrandogli uno schiaffo.

L'essere lo guardò quasi scioccato.

- Perché parli come se dovessi ancora vivere? - digrignò i denti.

- O cielo, i tuoi sentimenti stanno riaffiorando pian piano. Non sei più adatto a questo ruolo. - si guardò intorno e sospirò piano. -Su, proseguiamo. -

- Non mi hai risposto! - urlò.

- Cammina se non vuoi che ti faccia fuori all'istante. - accennò un sorriso che di sincero non aveva nulla.




La domenica era proprio bella: niente scuola, sveglia impostata tardi, riposo assoluto. Se era soleggiata poi era ancora meglio. Peccato che quella, non lo era affatto. Il cielo era di varie sfumature grigiastre e qualche volta faceva capolino un sole timido. Decise comunque di seguire le due amiche per una tranquilla passeggiata.
Da un mese circa avevano iniziato a uscire con frequenza; non solo l'amicizia era diventata più forte, anche la sua mente sembrava rilassarsi in loro compagnia. 
Si sedettero su una panchinetta adiacente allo scivolo del parco quando, improvvisamente, si sentì uno stomaco brontolare. Tutte si voltarono verso Martina.

- Ehm... diciamo che ho un po' di fame. - ridacchiò nervosa, grattandosi il capo.

- Andiamo nella nuova rosticceria aperta in centro! - urlò Silvia, entusiasta.

- Sì! E' una buona idea! - applaudì velocemente Eliana. 




I due arrivarono ben presto nella sala riunioni dove, oltre a un altro consigliere, presenziava un comandante. Fece segno alla Morte di accomodarsi e quest'ultimo si sedette su una sedia posta di fronte al consiglio. 

- Conosci il motivo per il quale sei stato convocato, Azrael? - chiese il comandante mentre si avvicinò assieme ai due consiglieri.

- Come potrei saperlo se non mi è stato riferito? - ribatté.

- Non hai neanche il bisogno di saperlo. - sogghignò prima di schioccare le dita.




Le ragazze si diressero nel centro della città. Non appena arrivarono di fronte alla rosticceria, però, Eliana si fermò.

- Sembra un bel posticino ma non ho fame al momento, voi andate pure.- disse, accennando un sorriso.

Martina e Silvia difatti entrarono per prendere qualche rustico, mentre la bionda restò fuori in attesa. D'un tratto un fulmine deflagrò proprio su di lei e fece sparire il suo corpo, lasciando un'inconfondibile traccia di bruciato sul pavimento.

- ELIANA! - urlò Martina uscendo dal negozio e guardandosi attorno in preda alla disperazione.





Il suo corpo era circondato da un cilindro trasparente, quando, riuscì a intravedere il luogo dove fu trasportata. La Morte, anzi, Azrael, non appena se ne accorse, si alzò dalla sedia di scatto con un'espressione a dir poco confusa e sopresa. Il cilindro si dissolse, lasciando cadere la ragazza con delicatezza. 
Il comandante le fece cenno di avvicinarsi e le mise una mano sulla spalla. 
Schioccò nuovamente le dita e una scia di energia si propagò dal basso verso l'alto, circondando il corpo di Azrael. Emanava una luce accecante e, una volta che superò il viso, i suoi capelli tornarono a essere di un biondo chiarissimo. Il corpo si alzò in aria, i capelli fluttuarono leggeri e gli occhi, adesso tornati a essere di un azzurro/violaceo, si chiusero. 

- I suoi sentimenti sono riaffiorati completamente perciò non può più ricoprire il ruolo per cui era stato assegnato. Lui è tornato umano e la sua memoria è stata cancellata, così potrà vivere felicemente fino alla fine dei suoi giorni. - accennò un sorriso, il comandante. 

- Devi sapere che quando qualcuno accetta questo ruolo, le sue emozioni vengono represse in modo da non provare più nulla nei confronti della vita umana. Questo è un ordine che viene da ancora più in alto... Mi auguro che un giorno nostro Padre prenda un'altra decisione. Sarebbe molto meglio se sulla terra non esistesse più sofferenza e morte, le persone vivrebbero felici. Il mondo è una landa triste e senza cuore... - continuò un consigliere, abbassando lo sguardo triste.

- Ma adesso, porta Azrael con te, dagli un altro nome se preferisci ma prenditene cura. Se lo merita... - accennò un sorriso l'altro, aprendo una voragine che conduceva direttamente sulla terra.

- Io... non so cosa dirvi.. - li guardò confusa.

- Un'altra cosa, lui non ricorderà niente ma tu sì. Sii discreta, e buona fortuna. - salutò, il comandante.

Dopodiché Eliana prese Azrael da una mano e si lanciò nella voragine. Tutto divenne bianco e confuso. Al suo risveglio, si ritrovò su un prato con il ragazzo a pochi metri che si guardava intorno confuso.

- Azrael... - sorrise appena, correndo ad abbracciarlo.

- Chi.. sei? - chiese, arrossendo appena.

- Ahah, hai preso una forte botta in testa, vero? Sono la tua migliore amica Eliana, su andiamo adesso! - esclamò trascinandolo con se.

La ragazza lo ospitò in casa propria per quella notte e il giorno dopo lo portò con sé a scuola dove poté rivedere le sue amiche e rassicurarle sulla sua salute. 

Il ragazzo capì di essersi innamorato di lei per una seconda volta. 

Al ritorno a casa, lei gli strinse la mano e si fermò.

- Ascolta, per me sei molto più che il mio migliore amico.. - trovò il coraggio di dire.

Il ragazzo sgranò gli occhi e arrossì visibilmente.

- Anche tu... Eliana... - balbettò quasi.

La ragazza circondò il suo collo con le braccia e, con i cuori a mille, si scambiarono un tenero bacio che segnò la loro definitiva unione. Con le guance color porpora e i sorrisi smaglianti, si guardarono negli occhi.

- Ti amo. - dissero entrambi.

Da quel giorno, la loro vita avrebbe preso una piega decisamente positiva.

FINE.




Angolino autrice: Ed ecco che a malincuore finisco questa serie! T^T Ringrazio tutti coloro che mi hanno dimostrato supporto! Tornerò presto a pubblicare in questa categoria, spero seguirete i miei progetti. Alla prossima e grazie davvero per tutto! Siete fantastici. <3 

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