Something
Just Like This
Esisteva una
varietà infinita di
lavori che non aveva mai preso in considerazione di fare:
l'informatica, il medico, la guardia forestale. E nemmeno la
becchina, se doveva essere sincera. Certo che nemmeno la donna delle
pulizie o la colf o la domestica, che dir si voleva, era mai
rientrato nelle sue prospettive future di impiego. Eppure, alla
modica età di ventitré anni e un
mini-appartamento ammuffito da
mantenere, quella era diventata l'unica opzione possibile.
Specialmente se i suoi erano convinti che abbandonare l'Irlanda e la
fattoria di famiglia fosse la scelta più sbagliata della sua
vita e
non avevano alcuna intenzione di supportarla finanziariamente. Quindi
sì: fare la donna delle pulizie per i londinesi era la
soluzione più
appetibile. Soprattutto se non si era capace di portare un vassoio
con più di due bicchieri sopra per colpa della pessima
coordinazione
motoria che la contraddistingueva. In meno di un mesetto, era
riuscita a crearsi un discreto giro di casa, per lo più di
impiegati
ed impiegate scapoli della City e una sola famiglia con decisamente
troppi figli, così quando vide una nuova email apparire
sullo
schermo del cellulare esitò ad aprirla. Le restavano due
misere
mattine libere a settimana e l'idea di impiegare anche quelle a
pulire finestre e fare lavatrici, rischiava di rivoltarle lo stomaco.
Eppure c'era il suo portatile che la guardava sofferente dal centro
della scrivania, sette anni di meritata carriera sulle spalle e una
voglia di riavviarsi ogni volta che poteva essere paragonata a quella
di un bambino che doveva prendere le medicine. Così ci
cliccò
sopra.
Da: Joe.Private@gmail.com
Buongiorno,
ho trovato il suo indirizzo
email
sull'app “House Keeper Today”. Le scrivo per sapere
se fosse
disponibile ad occuparsi della pulizia di un appartamento di 200 mq2,
due volte alla settimana. Non si tratterebbe di pulire ogni volta
tutto da capo, ma solo il necessario.
Il compenso è
tranquillamente
raddoppiabile.
Attendo sue notizie.
Joe
Da quando non ci si firmava
più con
nome e cognome? Ma soprattutto, da quando si dava del lei ad una che
aveva scritto piuttosto esplicitamente sul suo profilo di
presentazione di avere ventitré anni? La faceva sentire
incredibilmente vecchia ed in quel momento era esattamente l'ultima
cosa di cui avesse bisogno. Sospirò, lasciandosi cadere sul
divano
malmesso del salotto/cucina/entrata/tre quarti dell'appartamento e
valutò che cosa rispondere. Se davvero quel tipo l'avesse
pagata il
doppio del suo cachet normale, si sarebbe presa un pc di tutto
rispetto nell'arco di due mesi e la cosa non era da sottovalutare.
Tanto in quelle due mattinate libere non avrebbe fatto altro che
dormire e guadare serie tv, quindi tanto valeva andare a guadagnarsi
il denaro necessario per farlo su uno schermo che non ballava come un
budino ogni volta che si spostava il cursore.
Schiacciò su
“Rispondi” e digitò:
A: Joe.Private@gmail.com
Buongiorno,
la ringrazio per la gentile
offerta e
sarei più che disposta ad accettarla, ad una sola condizione
che per
me risulta in questo momento imprescindibile: gli unici orari
disponibili che mi sono rimasti sono il martedì e il
giovedì, dalle
8:00 alle 12:00. Spero si possano conciliare con i suoi impegni.
Attendo una sua risposta.
Cordiali saluti
Miranda Atkin
Aveva sviluppato una certa
abilità
nello stilare email dal tono professionale ed affidabile, che poco
corrispondevano alla scarsissima abilità che aveva nel
parlare in
realtà con le persone, ma di solito queste se ne accorgevano
quando
ormai aveva già firmato il contratto e per di
più, nel suo lavoro
meno faceva notare la sua presenza in casa di una persona,
più
veniva apprezzata. Non dovette attendere neanche un minuto che la
notifica di posta ricevuta le illuminò il telefono.
Da: Joe.Private@gmail.com
Per me va benissimo. La
aspetto domani
mattina (2nd
Floor, Waverley House. 7-12 Noel Street -London)
alle
ore 8:00, così possiamo
definire anche tutte le questione economiche.
A domani e buona giornata
Joe
Miranda rimase a fissare lo
schermo con
la mascella che lentamente cedeva alla forza di gravità e
rischiava
di schiantarsi al suolo: avrebbe cominciato l'indomani?!
Osservò
un'ultima volta il suo fidato pc ed espirò rassegnata. Cosa
si era
disposti a fare per vedere Shadowhunters senza rischiare di vedere
tutti i personaggi come quadri cubisti.
Erano
le otto meno due
minuti ed era davanti al portone di Waverley House, cosa che le
ricordava abbastanza i Maghi di Waverly ma avrebbe evitato di dire al
proprietario il fatto di aver ricollegato casa sua ad una serie tv di
Disney Channel. Non l'avrebbe aiutata ad ottenere il lavoro.
Valutò
di suonare ma non aveva la più pallida idea di quale fosse
il giusto
campanello, dato che non c'era un nome scritto nemmeno a pagarlo oro.
Per qualche idiota motivazione non si era fatta dare un numero di
telefono o per lo meno il cognome? Mai una volta che ne facesse una
giusta. Respirò ed analizzò le varie opzioni: o
cominciava a
suonare tutti i campanelli sperando che qualcuno le rispondesse
nonostante l'ora a dir poco indecente senza lanciarle maledizioni
mortali, oppure poteva utilizzare la logica. Se era il secondo piano,
forse era uno dei due campanelli sulla seconda fila. Okay: ed ora?
Usava il 50-50? Un aiuto da casa? Si guardò attorno, rilesse
affranta l'indirizzo sulla mail e poi seguì l'istinto.
Pigiò quello
a sinistra.
-Si?!
Se quella voce
nasale e decisamente scortese apparteneva al suo nuovo datore di
lavoro, sarebbero stati due mesi a dir poco infiniti.
-Parlo
con il signor Joe?
-No!
Il
suono rabbioso di un
ricevitore che veniva sbattuto giù la lasciarono senza
parole per un
secondo, mentre il sollievo di non dover lavorare per quel
personaggio scorbutico si materializzava nella sua mente.
Schiacciò
il bottone affianco, sperando questa volta di aver indovinato interno
e ci volle un minuto buono prima che una voce piuttosto assonnata le
rispondesse.
-Chi è?
-Parlo con il signor Joe?
Se non fosse stato lui, gli
avrebbe
mandato una email ed in caso di mancata risposta se ne sarebbe
andata, perché non aveva tempo per giocare a nascondino.
Una risatina rispose a
quella domanda e
Miranda alzò gli occhi al cielo, una mano già in
tasca per
recuperare la tessera della metro.
-Io... Sì,
sì. Salga pure.
Fissò senza
capire il portone di vetro
che si aprì con una lentezza incredibile (segno che come
minimo
doveva avere quattro serrature elettroniche di ultima generazione) e
con una certa dose di curiosità, varcò la soglia
e cominciò a
salire le scale. L'ascensore non l'avrebbe preso manco morte morire,
nonostante lo zaino con l'essenziale per pulire che si portava sempre
dietro.
Arrivò al
secondo piano di un edificio
con i corridoi grigio chiaro e panna, una porta in legno di ciliegio
socchiusa ad indicare l'appartamento in cui sarebbe dovuta entrare.
Mentre appoggiava la mano sulla maniglia, si rese conto di come la
voce che le aveva risposto al citofono fosse troppo giovane per
appartenere ad un signore anziano, ma poteva sempre trattarsi di uno
di quegli indaffaratissimi imprenditori londinesi che non avevano mai
visto un barattolo di gelato alla stracciatella in tutta la loro
vita.
Forse fu quel secondo di
troppo, persa
nei suoi pensieri, a convincere il proprietario dell'appartamento ad
andarle incontro, aprendole la porta in faccia e rischiando di farle
lanciare un urlo. Soprattutto quando si accorse di chi aveva di
fronte.
Non poteva essere. Insomma,
una volta,
circa due settimane dopo il suo arrivo a Londra, aveva incontrato per
strada Nick Grimshaw ed aveva trovato il coraggio di chiedergli una
foto assieme, ma quello che stava vivendo in quel momento era fuori
da ogni concepibile pensiero. Joseph Graham Sugg se ne stava
lì
impalato nell'ingresso del suo stesso appartamento, due occhi da
sonno che nemmeno un panda che da mesi soffriva di insonnia, i
capelli che andavano in ogni direzione eccetto quella giusta, il
solito paio di bermuda grigi extralarge che in abbinata alla felpa
rosa confetto di almeno tre taglie più grande del
necessario, lo
rendevano tremendamente simile a Cucciolo, quello dei Sette Nani e i
logicamente a piedi scalzi. Joseph Graham Sugg era il Joe delle mail.
Miranda voleva scappare.
Nella sua vita, oltre il
lavoro e una
voglia matta di viaggiare, c'era spazio per quattro sole altre cose:
le serie tv, la musica, la lettura e YouTube. Oh: e gli amici, ma in
quel momento, con il trasferimento e tutto il resto la situazione era
diventata un pochino più complicata di quanto si fosse
aspettata.
Così, il tempo che una volta utilizzava per andare in giro
per pub
con gli amici, ora lo spendeva guardando video su YouTube e andando
in giro per bar con la sua coinquilina, quelle rare volte che
riusciva a farsi trascinare fuori di casa. Passare il mocio tutto il
giorno, rompeva la schiena più di quanto Louise potesse mai
immaginare.
Quindi sì,
Miranda aveva perfettamente
idea di chi fosse la persona davanti a sé e no, non aveva
nulla a
che fare con qualche indaffaratissimo imprenditore londinese sempre
in giacca e cravatta. L'istinto di ripercorrere le scale ed uscire da
quel palazzo si palesò di nuovo, ma lo rimandò
stoicamente giù
pensando ai soldi che avrebbe incassato. E poi si trattava di sole
due mattine a settimana, probabilmente quando lui sarebbe stato fuori
a filmare qualche collaborazione per il video della settimana. Ma
perché diavolo si stava facendo tutti quei problemi?
Scosse la testa e sorrise,
cercando di
sembrare il più rassicurante e professionale possibile e non
una fan
sfegatata che aveva scoperto il suo indirizzo e gli si era presentata
davanti casa con chissà quale pretesa, perché
quello era
esattamente ciò che sembrava passargli per la testa in quel
momento.
-Piacere, sono Miranda
Atkin...
Nessuna reazione.
-Ci siamo sentiti per email
ieri, per
il servizio di house keepig...
Miranda cominciava sul
serio a temere
che gli fosse venuto un colpo apoplettico, dato che il ragazzo di
fronte a lei non sembrava intenzionato nemmeno a sbattere le
palpebre.
-Mi ha contattato lei...
Si sentiva un'idiota a dare
del lei ad
una persona che aveva tre anni in più, ma se quello fosse
servito in
qualche modo a farlo tornare dalla dimensione parallela in cui
sembrava essersi perso, gli avrebbe dato anche del
“voi”.
A quelle parole, Joe
sembrò
riscuotersi e passandosi una mano tra i capelli, cercando di ridargli
una forma, le porse la mano affinché la stringesse.
-Sì,
sì. Scusa. Non serve che mi dai
del lei. Piacere: sono Joe.
-Miranda...
Lasciò la presa
ancora prima che le
loro mani si sfiorassero e le fece segno di entrare.
-Prego entra pure.
L'appartamento era
esattamente come in
tutti i suoi vlog, solo che per qualche strana motivazione un
quantitativo abominevole di schiuma rosata stava fuoriuscendo dal
bagno degli ospiti dalla parte opposta del corridoio. Joe vi si mise
davanti e con un sorriso imbarazzato, le indicò di
proseguire verso
il salotto che era tutto sommato in ordine.
-Quello era per...
Sembrò di nuovo
in difficoltà, come
se non sapesse da che parte cominciare a spiegare quale fosse il suo
lavoro e in che cosa consistesse e quello stato d'ansia in cui lui
era caduto, la stava facendo agitare altrettanto.
-Per un video. So che
lavoro fai.
Il terrore misto a sospetto
che si
dipinse sul suo volto ancora assonnato le fecero intuire come quella
non fosse stata proprio la scelta di parole migliore. Ora era agitata
pure lei, dannazione. Questa volta fu lui a mettere le mani avanti e
cercare di risistemare la situazione.
-Okay. Cominciamo da capo.
Si mise di fronte a lei, le
tese la
mano e con un sorriso rilassato disse:
-Piacere, sono Joe Sugg, mi
hanno detto
che fare lo youtuber è considerabile come un lavoro e spero
sul
serio che se rimarrai a lavorare qui, anzi, che in qualsiasi caso, tu
decida di non dare mai in giro il mio indirizzo.
Miranda lo
guardò per un secondo e
dovette davvero trattenersi parecchio dallo scoppiare a ridergli in
faccia per quell'espressione velatamente preoccupata che cercava a
tutti i costi di dissimulare.
-Piacere, sono Miranda
Atkin, non farò
finta di non sapere che sei uno youtuber, non ho alcuna intenzione di
twittare dove abiti ma ti sarei molto grata se mi dicessi quali
dovrebbero essere le mie mansioni.
Joe sorrise in quel suo
modo che gli
faceva increspare le guance e che sapeva incredibilmente di
benvenuto.
-Vieni, sediamoci un attimo
così ti
spiego tutto.
Le fece strada verso
l'isola della
cucina dove solitamente posizionava le sue imprese culinarie per
essere fotografate e poi divorate a favore di telecamera. Si
sedettero sui due sgabelli e Joe riprese in mano quella che con ogni
probabilità era una tazza piena di tea che stava bevendo
prima del
suo arrivo.
-Allora, come avrai visto,
ogni tanto
accadono alcuni... Ehm... Incidenti. E per di più, dal
prossimo mese
sarò parecchio via e... Ho bisogno di qualcuno che sistemi
questo
disastro, perché non posso più vivere come facevo
con Caspar.
-Va bene. Non
c'è nessun problema.
Ogni martedì e giovedì mattina sarò
qui e farò quello che c'è da
fare: passare il mocio, pulire i vetri, sistemare quello che
c'è in
giro, pulire la cucina e il bagno...
-No, no! Giuro che tutta
quella roba la
pulisco io!
-Vorrei evitarti di
sprecare due ore
come quella volta della melma verde per il video di Oli, che ne dici?
-Dico che guardi i miei
video.
Tasto dolente, Miranda
l'aveva intuito,
ma mica poteva far finta di non averlo mai visto.
-Allora: sarò
sincera con te.
Joe la guardò in
attesa, guardingo
come mai l'aveva visto fare ma in fin dei conti andava bene
così:
lei conosceva ciò che lui voleva mostrare, non chi fosse
veramente.
-Sono qui per lavorare.
Sarò discreta,
anzi sarà come se non fossi neanche in casa e credimi: non
ho
nessuna intenzione di far scoprire ai miei che sono finita a fare la
donna delle pulizie, quindi dire abiti non rientra assolutamente nei
miei programmi futuri.
Lo vide soppesare la
risposta per meno
di un secondo e poi sorriderle come se la conoscesse da sempre. I
suoi occhi erano di un verde brillante, nonostante fossero ancora
assonnati.
-Affare fatto. Avrai il
doppio della
tua tariffa e il pagamento avverrà ogni fine mese. Bene,
detto
questo...
L'iphone che era
abbandonato sul
bancone prese a vibrare impazzito e il ragazzo sembrò
essersi
improvvisamente ricordato qualcosa di estremamente importante.
-Cazzo! Io... Devo
rispondere, scusa...
Si alzò per
andare verso le scale del
piano superiore e Miranda fu costretta a rincorrerlo per chiedergli:
-Dov'è il mocio?
L'espressione allarmata che
Joe le
riservò la fece desistere dal chiedere ulteriori
informazioni su
eventuali strumenti per la pulizia ed optò per fargli un
cenno di
diniego e dirigersi verso lo zaino
che aveva abbandonato
vicino allo
sgabello, mentre lui correva su per le scale. Lo prese e si diresse
verso il bagno da cui la schiuma rosa sembrava non aver alcuna
intenzione di andarsene: ma di che diamine era fatta? Miranda
provò
a toccarla e si rese immediatamente conto che la mano le era
diventata completamente fucsia. Non ci poteva credere. Andò
in
cucina, si risciacquò la mano e con suo sollievo vide che il
colore
colava tranquillamente giù per lo scarico. Tornò
allo zaino,
indossò il paio di guanti più spessi che si era
portata dietro ed
osservò l'area attorno a sé: le serviva un mocio.
Intravide una più
piccola rispetto al normale, in legno scuro, poco dietro l'entrata.
Sentiva i passi di Joe che camminava avanti ed indietro al piano
superiore cercando di tenere la voce bassa, mentre continuava la sua
conversazione importatissima. Decise che se voleva cominciare a
sistemare quel disastro o aspettava che lui tornasse giù,
cosa
piuttosto improbabile nell'immediato o provava ad aprire quella
porta, sperando di non trovarvi dei cadaveri dentro.
Bussò, non seppe
nemmeno lei perché e
poi aprì con cautela l'anta rischiando di esser travolta da
almeno
quattro manici di scopa, due moci ed un aspiratore. Ma che diamine
gli serviva una governante se sapeva perfettamente farsele da solo le
pulizie? Miranda preferì non farsi domande, così
recuperò ciò che
le serviva e richiuse tutto con cura, cercando di non far troppo
rumore.
Ora non le restava che
trascorrere le
seguenti due ore a far riemergere quel povero bagno da tutta quella
schiuma rosetta.
Due ore e mezza, cinque
secchi d'acqua
rosa e sette chignon tolti e rifatti dopo, Miranda rivide le
piastrelle bianche del pavimento del bagno, tirando il primo sospiro
di sollievo di quella mattinata.
-Ti prego dimmi che non ho
il bagno
della Barbie...
Miranda si voltò
e vide il padrone di
casa dietro di lei, jeans neri strappati sulle ginocchia, felpa verde
del merchandising addosso e il giubbotto in mano, pronto per uscire.
Anche i capelli avevano assunto una forma quasi definita.
-No. Anche se per un attimo
ho temuto
di dover passare le fughe con lo spazzolino.
Joe scoppiò in
una risata mal
trattenuta e Miranda si chiese che cosa avesse detto di così
divertente, ma forse era stata l'immagine di lei china a pulire ogni
piastrella con uno spazzolino della Barbie a farlo ridere. Simpatico.
Molto simpatico.
-Allora... Io devo
andare...
Silenzio. Che cosa si
aspettasse che
gli dicesse? Era lui che avrebbe dovuto darle dei compiti da svolgere
prima del termine del tempo stabilito. Quel ragazzo era strano.
Cioè:
più strano di quanto credesse.
-Okay.
Lo vede annuire, forse
più a sé
stesso che a lei ed uscire di casa, senza aggiungere altro. Miranda
rimase a guardare la porta senza capire davvero che cosa fosse appena
successo e fu in quello stato di confusione mentale che la vide
riaprirsi. Joe buttò la testa dentro e, per nulla sorpreso
di
trovarla esattamente dove l'aveva lasciata pochi secondi prima, le
disse:
-Quando hai finito basta
che chiudi la
porta, perché ha la chiusura automatica... Okay. E' davvero
tutto.
La porta si richiuse di
nuovo e questa
volta Miranda riprese in mano il mocio per dare l'ultima passata al
bagno, ma fu interrotta dalla notifica dell'arrivo di una mail sul
suo telefono. Lo tirò fuori dalla tasca dello zaino a pochi
passi da
lei e la aprì senza guardare il mittente.
Da Joe.Private@gmail.com
Ah, giusto: ciao e buona
giornata!
Joe x
Quel ragazzo era davvero
strano.
Erano le otto e dieci di un
umidiccio
giovedì mattino e Miranda aveva provato a suonare quel
dannato
campanello almeno cinque volte, senza ottenere alcuna risposta. Amava
Londra, ma quando decideva di piovere senza un vero, valido motivo
rischiava di starle leggermente sul... La porta si aprì di
scatto e
Miranda rimase a fissarla. Lanciò un'occhiata verso l'alto e
vide un
Joe a petto nudo e pantaloncini della tuta che le faceva segno di
salire. Non sarebbe durata molto in quel modo. Per una serie svariata
di motivazioni che decise di elencarsi mentalmente mentre saliva le
scale: 1) non c'era modo che quel ragazzo fosse mai puntuale 2) non
aveva ancora capito quale diamine fossero i suoi compiti 3) lui era
Joe Sugg e le cose non sarebbero mai andate come con un qualsiasi
altro datore di lavoro. Il fatto che poi non gli fosse passato
neanche lontanamente per la testa di mettersi una dannata maglietta
prima di aprirle la porta, non facilitava la situazione.
Lui sembrò
leggerle il pensiero. O
forse scorse tutte le rughe d'espressione che le sbucavano sulla
fronte quando pensava troppo.
-Scusa, ma stavo
cominciando un vlog
quando hai suonato.
-Tranquillo.
Joe si spostò
per farla entrare e lo
sguardo di Miranda non poté fare a meno di fiondarsi verso
il bagno
degli ospiti per controllarne le condizioni.
-Sono stato bravo:
è ancora come l'hai
lasciato tu l'altro giorno.
Con quelle mani alzate in
segno di
innocenza e l'espressione da finto bravo bambino, Miranda
valutò di
lanciarsi giù dalla finestra della cucina, ma sapeva che si
sarebbe
solo procurata altro dolore gratuito.
-Cosa devo fare oggi?
-Aspetta... Prima devo
darti queste...
Joe cominciò a
rovistare sul tavolo
della cucina, dove erano appoggiati qualcosa come dieci diversi
pacchetti portati dal corriere.
-Dove cazzo le ho messe...
Oh
scusa!
-Nessun problema.
-Oh, aspetta: sono di sopra.
Lo vide correre al piano di
sopra,
probabilmente sbattere su una porta aperta, imprecare e poi tornare
giù facendo finta di niente.
-Eccole qua!
Le consegno un paio di
chiavi, una
elettrica probabilmente per il portoncino blindato all'entrata ed
un'altra in metallo dorato, tenute insieme da un portachiavi con le
figurine di Oli e Caspar che dovevano risalire ancora allo scherzo
per il suo compleanno di due anni prima.
-Sono del portone e di
casa, così puoi
entrare ed uscire come e quando vuoi.
Miranda non poté
far altro che
fissarle sbalordita: non si era immaginata così la prima
volta in
cui un ragazzo le avrebbe consegnato il suo paio di chiavi da
condividere. Era decisamente troppo presto, anche dal punto di vista
lavorativo.
-Voglio dire che
così puoi entrare
anche se io sono ancora nella fase REM, e non intendo il gruppo
musicale... Okay, questa era pessima.
-Un pochino.
Joe rise e Miranda si rese
conto che
bastava davvero poco per farlo sorridere.
-Comunque, io
già lunedì e martedì
prossimi andrò a Brighton da Zoe, perché viene
giù anche mia madre
e poi dobbiamo girare dei video e comprare...
Si fermò un
secondo a guardarla, le
chiavi ancora a mezz'aria, in mano.
-Non so nemmeno
perché ti sto dicendo
tutte queste cose, perché insomma a te le chiavi servono
per...
-Per non farmi
più aspettare sotto la
pioggia nella speranza che tu mi apra la porta. Giusto?
Il ragazzo di fronte a lei,
ancora a
petto nudo, le sorrise di nuovo. Sembrava rilassato.
-Giusto.
Silenzio. Miranda
cominciò a valutare
che durante quei silenzi Joe seguisse un flusso di pensieri parallelo
che lo trasportava in un universo parallelo da cui le dispiaceva
distrarlo. O semplicemente non sapeva cosa dire.
-Allora... Puoi fare quello
che... Sì,
insomma... Quello che fai di solito... Nel senso che...
-Nel senso che sistemo
casa, Joe, sì:
mi paghi per quello.
-Hai sempre la risposta
pronta?
-Mi dicono di sì.
Miranda afferrò
le chiavi, le mise
nello zaino, si allontanò per prendere ciò che le
serviva dallo
sgabuzzino e, senza aggiungere altro, si mise a pulire l'interno dei
vetri del salotto, che si affacciavano sul terrazzino. Fuori pioveva,
ma con la debole luce che filtrava tra le nuvole si scorgevano
perfettamente più impronte su quelle vetrate che sulla Walk
Of Fame.
Sentì Joe
dirigersi verso camera sua e
cominciare a parlare, probabilmente alla sua telecamera,
così
Miranda tirò fuori dalla tasca della felpa l'ipod,
inforcò le
cuffiette e fece partire l'ultimo album di Ed Sheeran: con lui, era
tutto migliore.
Erano trascorsi forse venti
minuti
quando, ormai al penultimo vetro, Miranda percepì una
presenza alle
sue spalle. Attese, già pronta a ciò che sarebbe
successo.
-Boh!
Un Joe dotato di faccia
speranzosa le
si palesò di fronte, ma la perse immediatamente notando la
mancanza
di reazione da parte di Miranda: era cresciuta con due fratelli
maschi più grandi e a quei giochetti aveva fatto l'abitudine
da
troppo tempo.
Si tolse una cuffietta e
come se nulla
fosse, disse:
-Hai bisogno?
-Ma non ti sei spaventata?
Valutò un
istante se dirglielo o no,
ma l'espressione interrogativa che aveva spiaccicata in faccia la
convinse a parlare.
-Sono davanti ad un vetro.
Ti ho visto
arrivare.
-Che figura di merda.
-No, non troppo.
-Ah no?
-Avresti potuto inciampare
sul secchio
d'acqua.
-Quale secchio...
Bastò un solo
passo indietro e Joe
colpì in pieno la bacinella che Miranda stava usando per
pulire i
vetri, causando un piccolo Tzunami all'interno che si infranse solo
sul palquet e schivò per un soffio il divano.
-Quel secchio.
Joe le lanciò
un'occhiata omicida che
Miranda pregò in qualsiasi lingua non significasse qualcosa
del tipo
“te la sei voluta, adesso me la pagherai cara”
perché non
credeva di aver la resistenza morale ed emotiva per sopportare una
cosa del genere.
-Non sai che cos'hai appena
scatenato.
-Non credo di volerlo
sapere...
Il suo tono era risultato
più
rassegnato di quanto avesse immaginato, ma ormai quella situazione le
stava letteralmente sfuggendo di mano e l'unica cosa che le rimaneva
da fare era rincorrerla nella speranza che non si schiantasse contro
un muro di cemento armato. Ergo: doveva solo sperare di non prendersi
una sbandata cosmica per lui.
Poi Joe le
regalò uno di quei suoi
sorrisi che solo il termine “mischievious” riusciva
a rendere
perfettamente e Miranda lo vide sparire chissà dove,
fotocamera in
mano quel suo dannato sedere che lei non avrebbe dovuto guadare per
nessun motivo al mondo. Fortuna che la settimana successiva lui non
ci sarebbe stato.
Saper di poter aprire il
portone del
condominio senza dover aspettare un miracoloso risveglio da parte del
padrone di casa, fece arrivare Miranda con un sorriso sulle labbra
davanti Waverley
House, nonostante stesse piovendo come non faceva da mesi. Il cielo
si stava rovesciando a secchiate alternate sulle strade londinesi e
le sue povere scarpe bianche avevano assunto un colore indefinito: se
le sarebbe dovute togliere prima di entrare in casa, altrimenti
avrebbe dovuto pulire le sue stesse impronte. Richiuse il portone
alle sue spalle e, mentre saliva le scale, cominciò a
valutare quale
playlist ascoltare dal suo Ipod. Arrivata di fronte alla porta,
optò
per decidere in base alle pulizie che le toccavano: per i bagni,
quella Acoustic-pop, mentre se era il turno di pavimenti e camere
quella Pop-Hit. Si accucciò per togliersi sul serio le
scarpe,
osservando come scegliere i calzini al buio non fosse stata una
grande idea, perché i pois bianchi e blu non erano il
massimo della
professionalità. Lasciò le scarpe affianco la
porta e si rimise
dritta per aprire: fu allora che si accorse del post-it verde
attaccato sul legno scuro. Una grafia stranamente comprensibile lo
ricopriva interamente e Miranda si rese conto con orrore che era una
lista di cose da fare con alla fine delle striminzite scuse per il
caos e la promessa di una piccola sorpresa ad attenderla.
Era
andata lì alle otto proprio per finire il tutto il prima
possibile e
tenersi il resto della mattinata libera ed ora poteva solo dire addio
al suo shopping a Covent Gardern.
Aprì
la porta dell'appartamento e con la coda dell'occhio vide un altro
post-it appeso all'anta del ripostiglio dove lei stessa aveva
sistemato tutto ciò che le serviva. Lo lesse con una certa
ansia.
Scusa.
Scusa davvero.
La
festa mi è sfuggita di mano.
Avrei
sistemato io, ma dovevo
partite
per Brighton.
Scusa.
Joe
xx
Miranda
fece dietro front, si diresse verso il salotto e per poco non le
venne da piangere.
Se
fosse esplosa una bomba lì dentro nessuno se ne sarebbe mai
accorto,
perché tanto non c'era già più alcun
oggetto al proprio posto
originale. Un letterale disastro.
-Scusa
un cazzo, Joe Sugg!
Si
lasciò scivolare giù dalla spalla lo zaino e
cercò di farlo
atterrare nell'unico metro quadrato di pavimento che non fosse sporco
di qualche sostanza appiccicosa non ben definita. Per sistemare tutto
quello avrebbe dovuto pagarla almeno il triplo del suo tariffario
normale.
Si
avvicinò con un certo terrore al bagno e, conscia delle
abitudini di
quell'idiota di Joe e della minaccia di averle lasciato una
sorpresina, aprì la porta con tutta la circospezione di
questo
mondo.
Ad
attenderla c'era un Oli White in versione cartonata, dotato di
elmetto da pompiere e boa di piume verde fluo.
Fu
in quel momento che Miranda valutò l'opzione di uccidere Joe
Sugg.
C'aveva messo mezz'ora sola
per crearsi
lo spazio necessario nel salotto dove appoggiare secchio, stracci e
simili, cosa che l'aveva irritata più del necessario, ma
l'apice del
nervosismo lo raggiunse quando, scostando le tende per aprire i
balconi e far cambiare l'aria, scoprì che quell'imbecille di
uno
youtuber con i suoi amici altrettanto idioti avevano spruzzato
quintali di stelle filanti spray senza poi toglierle dalle finestre e
dal muro. Di fronte a lei c'era un vero e proprio quadro di Pollock
che con ogni probabilità non sarebbe mai venuto via.
Fece per aprire la
maniglia, ma la sua
mano si poggiò sull'ennesimo post-it che avrebbe volentieri
accartocciato con una certa frustrazione se solo ci fossero state
scritte ulteriori, inutili scuse, ma si bloccò in tempo per
leggerne
il contenuto:
Puoi
usare il mio
impianto
per
ascoltare la
musica.
Io
ti consiglio le
playlist
South
Africa o
ThrowbackThursday:
dipende
quanto mi odi
^^
Joe
xx
Miranda
in quel momento l'avrebbe volentieri scuoiato vivo e poi fatto
bollire dentro una pentola di acqua bollente come si faceva con le
aragoste, ma si trattenne anche solo dal dirlo ad alta voce. Prese il
tablet che era messo di proposito in bella mostra sopra il tavolino,
o meglio, sopra la caterva di oggetti che vi erano ammucchiati sopra.
Lo accese e si rese conto che l'impianto di amplificazione aveva
un'app per gestirlo direttamente da quell'aggeggino lì: a
casa sua e
di Louise era già tanto se funzionava il telecomando.
Osservò con
occhio critico le canzoni contenute nelle playlist che le aveva
suggerito e ponderò anche l'idea di ascoltare qualcosa di
completamente diverso, tipo qualche concerto da camere di Chopin,
giusto per scombinargli l'algoritmo di Spotify, ma poi optò
per la
playlist “The Most Beautiful Songs in the World”
che scoprì
condividere con lui. To Build A Home dei Chinematic
Orchestra
si diffuse per tutto l'appartamento e Miranda cercò la calma
necessaria per riportare l'ordine in quella casa.
Le ci erano volute
più di tre ore per
sistemare tutto e l'aiuto del cassiere del negozio lì vicino
per
buttare via i sacchi dell'immondizia, ma alla fine c'era riuscita:
Waverley House splendeva come mai prima. Probabilmente non era
nemmeno mai stata così tanto organizzata come in quel
momento, ma
Miranda sorrise all'idea che Joe potesse tornare a casa e non trovare
più le cose dove le aveva lasciate, se mai avesse posseduto
una
qualche cognizione di quale fosse la loro esatta locazione. Si
guardò
attorno un'ultima volta e le venne in mente che, tutto sommato, una
piccola rivincita se la poteva prendere. Certo: era pur sempre una
dipendente, ma aveva ventitré anni, non ottantacinque.
Afferrò il
cartonato del fidato Oli,
lo piazzò davanti la porta d'ingresso e vi
appiccicò un post-it
sulla pancia, scrivendoci velocemente giusto due righe.
Si mise in spalla lo zaino,
spense le
luci e chiuse la porta. Dopo essersi infilata le scarpe,
cominciò a
scendere le scale e quando uscì in strada si
ritrovò con uno
stupido sorriso stampato sulle labbra. E non seppe dire se fosse per
il sole che era finalmente spuntato a far capolino o per altro.
-Secondo te quanto deve
stare su sta
cosa?
Louise comparve in salotto
con la
faccia completamente ricoperta di una sostanza dall'odore a dir poco
nauseante che Miranda intuì essere una delle sue creme
rilassanti o
idratanti o esfolianti. Ne cambiava una a sera.
-Direi poco, se non vuoi
farci morire
asfissiate.
-Ah. Ah. Ah. Quanta
simpatia sta sera.
Louise si sedette accanto a
lei e
cominciò a sgraffignare enormi manciate di Cocopops dalla
confezione
con cui Miranda stava distrattamente sbocconcellando. Briciole di
cacao zuccherato si mischiarono alla maschera, facendola sembrare
sempre più simile ad un'enorme pallina di gelato alla
stracciatella.
-Sono a pezzi.
Miranda cambiò
canale per la
quarantesima volta, sperando di trovare finalmente qualcosa di
decente da guardare, ma quella sembrava che le alternative
più
allettanti andassero dal Grande Fratello Vip ad un film con Nicholas
Cage che non avrebbe guardato nemmeno sotto costrizione.
-Che ha fatto Mr Youtube
per sfinirti
così tanto??
-Ti prego: non fare
quell'espressione
allusiva con addosso tutta quella schifezza, perché sei
abbastanza
inquietante.
-Però ammetti
che ci sia qualcosa su
cui fare allusioni??
All'improvviso Nicholas
Cage
intrappolato in un sottomarino non era poi così pessima come
idea.
-Non c'è proprio
un ciufolo su cui
fare allusioni. Oggi ho impiegato quasi quattro ore per sistemare il
disastro che lui ed i suoi amici avevano combinato nel weekend... Dei
rinoceronti in calore avrebbero causato meno danni.
-Mmm... Paragone
interessante. Non è
che me ne potresti presentare qualcuno?
-Louise che schifo!
-Ti ho solo chiesto di
presentarmi dei
ragazzi, che c'è di male?!
-Non quello! Ti sei appena
mangiata
metà della schifezza che hai spalmata in faccia...
L'espressione della ragazza
impiegò
meno di due secondi per passare dal malizioso al disgustato e Miranda
non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere senza
ritegno,
specialmente quando Louise corse fuori dal salotto, urlando frasi
senza senso sul fatto che la bellezza un giorno l'avrebbe uccisa.
Fu in quel momento che il
suo cellulare
le notificò l'arrivo di una mail e Miranda si chiese chi
diamine
potesse romperle le scatole a quell'ora di un martedì sera.
Logicamente la risposta
poteva essere
solo una.
Da Joe.Private@gmail.com
“Sorpresa! Da Oli
e colei che
potrebbe aver cambiato la sistemazione di tutti i tuoi averi.
Miranda xx”.
Ho rischiato l'infarto
quando sono
entrato e non ho la più pallida idea di dove sia finito il
mio
shampoo e il mio ipad.
Sappi che è
guerra aperta Atkin.
Joe xx
-Louise! Come si fa a sparire dalla faccia della terra?!
Non aveva il coraggio di
aprire la
porta. Sul serio. Era rimasta con la mano sospesa sulla maniglia per
almeno cinque minuti e non riusciva a decidersi. Forse sarebbe
semplicemente dovuta entrare, dire che le dispiaceva tanto per tutti
il caos che gli aveva causato e che doveva licenziarsi. Oppure,
ancora meglio, poteva tornarsene a casa sua, mandargli una mail con
le sue dimissioni e fine della questione. Qualsiasi cosa pur di non
scoprire che cosa avrebbe comportato quel “sappi che
è guerra
aperta”. Era quasi decisa a tornare giù e comporre
l'email per
licenziarsi, quando una voce dall'altro lato della porta la fece
trasalire.
-Lo so che sei
lì. Tanto vale che
entri.
Almeno il tono non sembrava
arrabbiato.
E poi gli aveva semplicemente nascosto lo shampoo e l'ipad. E il
phone. E forse anche il ricettario con tutte le schede per cucinare e
una delle coperte pelose del soggiorno. Ma quella era in lavanderia
in realtà, solo che non gliel'aveva detto.
Intuendo la sua esitazione,
ci pensò
Joe ad aprire la porta, rivelando l'atteggiamento più
tranquillo
sulla faccia della terra: ecco, ora era terrorizzata.
-Prego, entra pure.
Il sorriso cordiale che le
rivolse le
fece accapponare la pelle e la certezza che non sarebbe uscita viva
di lì bussò alle porte della sua testa.
Mise cautamente un piede
dentro
l'appartamento e poi anche l'altro, mentre Joe, stranamente vestito
di tutto punto, si dirigeva verso la cucina come se nulla fosse.
Quando Miranda lo raggiunse, lui si stava infilando il giubbotto di
jeans con una pacatezza del tutto inusuale per lui.
-Io devo andare in ufficio
per dei
meeting. Non c'è molto da fare a dire il vero: ci sono solo
le
camere di sopra da sistemare.
Afferrò le
chiavi di casa dal bancone
e, con un sorriso a trentadue denti la salutò, augurandole
un buon
lavoro.
Quando Miranda
sentì il rumore della
porta chiudersi, temette di assistere all'esplosione di una bomba
nell'appartamento, ripiena magari di qualche sostanza appiccicaticcia
che avrebbe impiegato mesi a togliere dalle pareti. Invece non
accadde assolutamente nulla.
Con un sospiro di sollievo,
ma ancora
insospettita, recuperò l'ipad dal mobiletto in cui l'aveva
riposto
ed accese la musica, dirigendosi al piano superiore dove per poco non
le venne davvero un infarto.
Più saliva le
scale, più faticava a
credere che quel cretino l'avesse fatto sul serio.
Erano le otto della mattina
di un
giovedì qualsiasi ed il pavimento del piano superiore di
Waverley
House era completamente ricoperto da una distesa di almeno duecento
bicchieri pieni d'acqua. Un unico spazio libero dall'altro lato del
disimpegno che conteneva un piccolo trepiedi con una telecamera
accesa.
-Joe!!!
Non si sentiva
più le braccia a furia
di fare le scale con secchi pieni d'acqua svuotata dai bicchieri, ma
questo non le impedì di prendere in mano la telecamera che
l'aveva
ripresa per i precedenti quarantacinque minuti e parlare senza
riflettere.
-Se pensi che questo mi
spaventi, sei
sulla strada sbagliata Sugg... Ah, sì: dì pure
addio al tuo
cappellino da gaming. Chissà quando lo ritroverai.
Quella sera non le
arrivò nessuna
email, ma il video che aveva postato sul suo canale di videogame
cominciava denunciando “un'inspiegabile” sparizione
del suo
cappellino preferito. Miranda rise parecchio.
Stava pulendo la moquette
della stanza
degli ospiti da tutti i coriandoli che il genio del male aveva deciso
di usare per il suo ultimo video settimanale, quando sentì
chiaramente la sua voce mentre parlava alla telecamera, avvicinarsi
sempre di più. Attese di vederlo comparire, già
pronta a qualche
strigliata di capo per riavere il suo cappelline, invece Joe
entrò
nella camera come se nulla fosse, in mano, al posto della telecamera,
teneva un foglietto che Miranda riconobbe dopo qualche attimo essere
un assegno.
Un battito di ciglia e se
ne uscì così
come se ne era entrato. Miranda rimase a fissare la porta socchiusa
per più di qualche secondo prima di riscuotersi e prendere
in mano
l'assegno.
-Cosa?!
Era assodato il fatto che
lei non fosse
un asso in matematica, ma quello era come minimo il doppio di quanto
stabilito all'inizio del loro accordo. Certo: gli aveva rimesso in
sesto l'intero appartamento dopo la sua festicciola/distruzione
cosmica della settimana precedente, ma quello era davvero troppo
denaro. Con l'assegno in mano, uscì dalla camera e non ebbe
il tempo
di mettere un piede fuori che un “buh!” le
perforò l'orecchio
sinsitro e la sua unica reazione, forse ancora intontita dall'urlo e
dall'idea di poter uscire da quell'appartamento e andarsi a comprare
un pc nuovo senza l'ansia di rimanere a stomaco vuoto per due
settimane, fu quella di voltarsi verso di lui e guardarlo come se
fosse cretino. Cosa che probabilmente un po' era. Anche senza il
probabilmente.
-Niente, eh?
-No.
-Ma ce la farò
prima o poi a farti
spaventare... Sappilo.
Istanti di silenzio in cui
nessuno dei
due, o per lo meno non Miranda, sapeva come interpretare: troppo
elettrici per essere attesa, troppo immobili per diventare inizio di
qualcosa. Così decise di parlare, come sempre, senza
riflettere il
tempo dovuto.
-Piuttosto: sei serio?
-Riguardo?
La confusione nei suoi
occhi fin troppo
verdi era più che evidente e Miranda per un istante si
dimenticò
quale fosse la reale questione, poi il tocco soffice della carta
dell'assegno sui polpastrelli la riportò alla
realtà. Quel ragazzo
la distraeva con una facilità disarmante.
-I soldi. Sono troppi.
Joe sembrò
ricollegarsi
improvvisamente con la vita e con uno sguardo fin troppo serio le
disse:
-Sono giusti, solo che
contengono una
clausola.
Doveva aspettarselo. Doveva
immaginarselo che ci sarebbe stato qualche tipo di intoppo.
Perché
semplicemente le cose non potevano mai andare per il verso giusto?
Probabilmente in quell'assegno era contenuto anche il suo benservito
e tanti cari auguri di trovarsi un altro posto dove lavorare.
-Ovvero?
Non sapeva nemmeno lei
perché avesse
fatto quella domanda, dato che in realtà non aveva
nessunissima
voglia di scoprire la spiegazione.
-Mi dai il permesso di
filmarti quando
faccio i vlog? Perché sta diventando piuttosto difficile far
finta
che non ci sia nessuno in casa quando invece si sente chiaramente il
rumore dell'aspirapolvere che copre le mie parole.
-Non credo sia una perdita
così
grande, sai?
-Non fare la sarcastica con
me, Atkin.
Ci stai?
-A far cosa?
-A comparire nei miei vlog.
-Partendo dal presupposto
che sto qui,
se mi va male, solo otto ore a settimana e che potresti benissimo
dire semplicemente che hai una donna delle pulizie che ti sta
sistemando casa quando ci sono rumori molesti e che, per tanto, non
ci sarebbero motivazioni valide per cui io debba accettare questa
richiesta assurda...
Joe aveva l'aria di un
cagnolino in
attesa del suo bocconcino di ricompensa per essersi rotolato al
momento giusto davanti agli invitati e Miranda pensò che se
fosse
dipeso da lei, un cagnolino gliel'avrebbe regalato sul serio.
-Va bene.
-Che?
-Ho detto che va bene. Se
proprio devi,
mettimi nei tuoi vlog.
Ecco fatto: un cucciolo
contento.
Miranda rimase sconvolta dal livello di contagiosità di
quell'euforia e le ci volle tutto il suo autocontrollo per non
sorridere a sua volta.
Joe se ne andò
tutto soddisfatto,
facendo qualche buffo balletto idiota, che la costrinse a coprirsi il
viso con le mani per non ridere.
Miranda si rese conto
allora che la
situazione stava diventando a dir poco tragica. Però almeno
avrebbe
comprato un computer nuovo, no?
La settimana successiva
sarebbe dovuta
essere la più tranquilla della sua vita. Joe doveva partire
per
registrare un qualche programma in mezzo ai boschi con Alfie e Marcus
e lei si sarebbe dovuta recare lì solo per recuperare
eventuali
pacchi di Amazon (cosa che accadeva almeno quattro volte in una sola
mattinata) e per dar da bere alle piante che sua madre l'aveva
convinto a comprare. Si sentiva talmente rilassata, che aveva persino
deciso di andargli a ritirare la coperta in lavanderia, facendola
così ricomparire sul divano per quando fosse tornato.
Fu dunque con una coperta
sottobraccio
e la musica già sulle orecchie che aprì il
portone, non senza una
certa difficoltà, dato il bicchiere di cartone con tea verde
alla
menta che stava cercando di tenere in equilibrio con la mano libera
dalle chiavi. Per quella mattina si concesse di prendere
l'ascensione, più che altro per evitare una qualche ustione
di
secondo grado o di dover riportare la coperta a lavare. Quando le
ante di metallo satinato si spalancarono sul secondo piano di
Waverley House, Miranda percepì quasi un pizzico di
felicità
invaderle le vene, specialmente nel momento in cui Shape Of
You
di Ed Sheeran le invase le orecchie. Raggiunse fiancheggiando la
porta e la aprì sempre cercando di mostrare un equilibrio
che non le
apparteneva assolutamente. Se la richiuse alle spalle, togliendosi le
scarpe per non sporcare in giro e dirigendosi, sempre a tempo di
musica, verso il salotto. La porta a scomparsa era stranamente chiusa
ma in quel momento, il ritornello di quella canzone l'avrebbe fatta
ballare anche sopra i tavoli di un locale senza essere nemmeno un po'
ubriaca, il ché era tutto dire.
Fece scorrere con una mano
un'anta,
ringraziando il meccanismo che le muoveva entrambe
contemporaneamente, e...
Poi la coperta le cadde da
sotto il
braccio, spiegazzandosi scompostamente ai suoi piedi e perdendosi in
mezzo a quella che Miranda capì, con suo sommo orrore,
essere una
marea di palline di plastica di ogni colore che la stava
letteralmente sommergendo come uno tzunami.
Rimase impietrita, mentre
centinaia di
palline scorrazzavano in ogni direzione sul pavimento liscio del
corridoio ed una risata sguaiata, dall'altro lato della stanza,
sovrastava la voce di Ed nelle sue orecchie. Il salotto e la cucina
erano letteralmente ricoperte da una marea infinita di palline di
plastica multicolore che arrivava fino al livello delle sedute dei
divani, nascondendole. In piedi, sopra uno di essi, la telecamera
davanti la faccia, Joe Sugg in tutto il suo irritante fascino.
Miranda si tolse le
cuffiette e calcolò
approssimativamente quanto del tea bollente contenuto nel bicchiere
sarebbe finito addosso a quell'imbecille che ancora rideva se
gliel'avesse lanciato addosso da così distante.
-Oddio! Dovresti vedere la
tua
faccia!
Miranda lo fulminò con lo sguardo, ottenendo solo altre
risate sguaiate. Diede un altro sguardo in giro e si rese conto che
quelle dovevano essere almeno tremila palline: quando l'aveva presa
tutta quella roba?!
-A che ora ti sei alzato
per preparare
sta cosa?
-Mmm... Alle cinque?
-Beh: spero che la tua
vescica abbia
una tenuta sufficientemente lunga, perché io devo pulire di
sopra e,
a meno che tu non voglia fare un tuffo in mezzo alla plastica, dovrai
tenertela. Addio...
Sorrise alla telecamera e,
calciando
una pallina via dalla sua strada verso le scale, si rimise su le
cuffiette e riprese a sculettare a tempo questa volta con i The
Chainsmokers.
Aveva appena finito di bere
il suo tea
e cambiare le lenzuola del letto, quando le urla di Joe la
raggiunsero sufficientemente insistenti da convincerla a togliersi le
cuffiette di dosso.
-Atkin vieni giù
un attimo!
-Ti scappa troppo?!
Perché si stava
prendendo tutte quelle
confidenze?
-L'ho già fatta
sul vaso della pianta
in cucina, tranquilla! Tu scendi!
Miranda scosse la testa e
sperò sul
serio che stesse scherzando, perché le sarebbe dispiaciuto
non poco
veder morire quella poverina.
Tornò al piano
inferiore con una certa
circospezione ed arrivata di fronte al salotto non scorse alcuna
traccia di Joe, ma solo la stessa identica caterva di palline
colorate di prima. Buttò un'occhiata nel bagno socchiuso
alla sua
sinistra, ma nulla: era vuoto. Non poteva davvero essersi nascosto
sotto tutta quella plastica. Era da idioti. Sarebbe potuto soffocare,
specialmente uno come lui che era leggermente claustrofobico. Ma in
fin dei conti era Joe Sugg ed era quasi sicura che il quaranta
percento del suo corpo fosse composto di idiozia.
Si appoggiò allo
stipite della porta
ed aspetto che, insospettito dalla mancanza di rumori, la chiamasse
di nuovo. Non dovette attendere molto.
-Atkin! Ti sbrighi?!
Un cumulo di palline poco
più alto del
resto, nel bel mezzo della stanza, si mosse, mostrando il luogo
esatto di dove fosse. Miranda cercò di mantenersi il
più raso muro
possibile, spostando il minor numero di palline che le riusciva.
Arrivata al bancone, vi saltò sopra e vi scivolò
su, fino a
trovarsi giusta all'altezza di dove doveva essersi sepolto Joe. Prese
una manciata di palline in mano si preparò.
-Joe?? Joe dove sei??
Tre... Due... Uno...
-AAAAHHHHH!!!
L'idiota sbucò
fuori dall'ammasso di
palline con la sua fotocamera già rivolta verso la porta del
salotto
e la confusione che gli si dipinse in volto quando non vi scorse
nessuno, fu qualcosa di impagabile. E proprio mentre lui si rendeva
conto di esser stato raggirato dal suo stesso scherzo, Miranda
lanciò
la prima pallina che, incredibilmente, lo colpì giusto in
testa.
-Oh non dovevi farlo
Atkin...
Appoggiò la
fotocamera su quello che
probabilmente era il tavolino e quando si voltò una pallina
blu
rischiò di colpirla in piena faccia, se solo non si fosse
abbassata
in tempo. Ne tirò una in risposta e lui fece lo stesso e,
dopo meno
di trenta secondi, le faceva già male dappertutto
perché quel
disgraziato aveva una mira eccellente, mentre lei aveva avuto solo
fortuna con il primo lancio.
-Adesso me la paghi!
Joe si avvicinò
a lei, avanzando come
un palombaro in mezzo alla melma di palline, facendola ridere come
un'idiota e solo quando se lo ritrovò davanti, si rese conto
di
quali fossero le sue reali intenzioni e la risata lasciò il
posto al
terrore.
-Non ci provare. Joe,
davvero! Peso
troppo!
Ma lui sembrò
non sentire nulla di ciò
che Miranda gli stava urlando ormai sull'orecchio, specialmente
quando la prese per i fianchi e, nonostante le sue resistenze,
riuscì
a staccarla dal bancone della cucina e lanciarsi con lei in mezzo a
quell'oceano di palline di plastica. Nel silenzio della casa, esplose
la risata di Joe e Miranda non riuscì più a
trattenersi, mentre
affondavano assieme in quel turbinio di colori sgargianti, ridendo
anche lei come non faceva da quando se ne era andata dall'Irlanda.
Risero fino a stancarsi
entrambi, le
schiene schiacciate su scomode palline di plastica e gli occhi
puntati sul soffitto bianco del salotto. Ma non era a quello che
stavano dando importanza entrambi. Non Miranda almeno, che percepiva
con ogni cellula del suo corpo il contatto con la pelle di Joe,
lì
dove le loro mani si sfioravano.
Stava impazzendo e lo stava
facendo
immersa in un inferno di palline colorate per bambini di quattro
anni.
Erano in silenzio da ormai
un intero
minuto ed i loro respiri si stavano facendo via, via sempre
più
regolari. Eppure Miranda percepiva ancora fin troppo chiaramente quel
tocco minimale di epidermidi, quel polpastrello che ad ogni battito
cardiaco si muoveva sul dorso della sua mano, in modo quasi
impercettibile. Ma lei lo sentiva. Lo sentiva fin troppo bene dentro
le sue ossa.
-Allora ridi, ogni tanto.
Quell'affermazione la
lasciò di
stucco. Voltò la testa di scatto ed una pallina si mise in
mezzo tra
i loro volti, ma ci pensò Joe a toglierla, lanciandola
chissà dove.
Miranda sorrise interamente notando come avesse usato la mano libera
dal loro contatto, permettendole di bearsi un altro pochino di quella
sensazione strana che creava dipendenza.
Joe non la stava guardando,
ma lei si
perse nella contemplazione del suo profilo, dimenticandosi
completamente di dover rispondere a quella frecciatina. La mascella
intagliata con un colpo netto ma delicato sulla pelle chiara del
collo, le labbra talmente sottili da risultare quasi fragili in
quella luce filtrata, la linea del naso lunga ed affilata che si
stendeva nell'arco delle sopracciglia folte. E poi c'erano quegli
occhi. Quelle iridi cangianti che avrebbe volentieri osservato fino
alla fine della giornata.
-E ti incanti...
Si girò a
guardarla e per un solo,
microscopico istante il mondo si bloccò. Cristallizzato in
quell'immagine perfetta di un ragazzo che conosceva e non conosceva,
al tempo stesso, con la sua zazzera di capelli caramello fuso
scompigliata in ogni direzione, un'espressione di attesa che lo
rendeva fin troppo simile ad uno di quegli angioletti dispettosi dei
quadri medievali, tutto purezza e intrighi in un solo volto. Miranda
avrebbe tanto desiderato saper dipingere in quel momento.
Poi una pallina cadde da
chissà dove,
sulla spalla di Joe e lui si voltò per afferrarla e
rigirarsela in
mano. Miranda non era mai stata così grata ad un pallina di
plastica
in tutta la sua vita, poiché quella distrazione le permise
di
tornare in sé, preferendo la contemplazione del soffitto.
-Certo che mi incanto... E
rido... E
mangio... Cammino... E, cosa ancora più straordinaria:
respiro.
-Sei sempre così
sarcastica con tutti
o è un trattamento di favore per il sottoscritto?
-Diciamo che tu mi istighi
parecchio,
ma tendenzialmente lo sono un po' con tutti... Però non puoi
dire
che non sia divertente.
O almeno lo sperava. Non
aveva mai
capito se la gente apprezzasse appieno quel suo modo sempre ironico e
velatamente canzonatorio di rispondere a quasi tutte le domande che
le venivano poste, dato che Louise non poteva fare statistica da
sola.
-Mai detto che non lo sia,
solo...
-Solo?
Si voltò nella
sua direzione ancora
prima che potesse metabolizzare il pensiero di ciò che stava
per
fare e bloccarsi per tempo, ma con sua grande sorpresa si
ritrovò
gli occhi di Joe già puntati su di lei. Da quanto la stava
guardando? E perché questa cosa la imbarazzava a tal punto
da
rischiare di prendere fuoco?
-Solo mi mette in
difficoltà.
Quello non aveva senso.
Come non ce
l'aveva neanche il suo sguardo che si spostava nuovamente sulla
pallina con cui stava giocando lentamente, né il silenzio
che si
creò subito dopo.
Perché lo
metteva in difficoltà quel
suo modo idiota di rispondere alle domande? Lo faceva anche lui con
praticamente tutti: allora perché lei non poteva? Ma
soprattutto per
quale dannata motivazione il fatto di non metterlo a suo agio le
provocava così tanta angoscia?
How Would You Feel
(Paean) riempì
all'improvviso tutta la stanza e Miranda si rese conto che in tutto
quel caos di situazione, tuffo tra le palline di plastica compreso,
non si era minimamente pensata di appoggiare il suo telefono da
qualche parte sicura della stanza, così ora era partita la
musica
senza che lei avesse anche solo una vaga idea di dove potesse
trovarsi quell'aggeggio in mezzo a tutta quella plastica colorata.
Fece
per cercarlo,
ma la mano di Joe che prima la stava solo sfiorando, le
bloccò il
polso.
-Aspetta.
Mi piace
questa canzone.
Miranda
cercò di
risistemarsi su quelle scomodissime palline, cercando anche di non
sprofondare dato il suo peso per poi accorgersi di come Joe avesse
già trovato la sua posizione comoda: un braccio sotto la
testa e le
gambe dove capitavano. La presa sul polso di Miranda un poco
allentata.
Lo vide
inspirare e
la maglietta bianca che indossava tendersi sui muscoli del ventre che
con fatica stava cercando di scolpire in palestra. Chiuse gli occhi
cercando di scacciare dalla sua testa l'immagine di ciò che
c'era
sotto il tessuto.
Quando
li riaprì,
Joe stava canticchiando le parole della canzone e, probabilmente
senza neanche accorgersene, muoveva lentamente il pollice lungo la
linea del suo polso. Miranda era certa che percepisse i battiti
accelerati del suo cuore, soprattutto quando un sorriso furbo gli
increspò le labbra. Era quello il lato di lui che in qualche
modo le
faceva paura: quel suo essere pienamente cosciente dell'ascendente
che esercitava sulle persone.
-Dovresti
rilassarti un po' di più, Miranda...
Ed
continuava a
cantare in sottofondo e lei non aveva la più pallida idea di
chi
fosse la persona al suo fianco.
-La
vedo un po'
difficile quando mi aspettano due ore da raccattapalle...
-Frase
fraintendibile, data la situazione...
-Solo
se uno ci
vuole vedere il fraintendimento...
Non
doveva suonare
così quella frase. Non doveva sembrare un invito a vederci
qualcosa
di più, a far intendere che potesse esserci un interesse o
qualsiasi
altra cosa. Non doveva punto e basta. Però si ritrovarono
entrambi a
guardarsi e Miranda fu certa che l'energia elettrostatica che
percepiva sulla pelle non aveva nulla a che fare con l'oceano di
palline di plastica che li circondava. Sentiva il respiro di Joe
sulle labbra e non poté far altro che abbassare lo sguardo a
guardarle. O meglio, incantarsi a guardarle.
E lo
percepì
chiaramente il cambio di situazione, le palpitazioni che rischiavano
di farle scoppiare il petto, le labbra sottili di Joe socchiudersi,
il movimento impercettibile ma inevitabile che entrambi stavano
compiendo l'uno verso l'altra...
Poi il
campanello
suonò. Ed una valanga di palline cadde addosso a tutti e
due, quando
si allontanarono quasi si fossero scottati con qualcosa di bollente o
avessero visto un fantasma pronto ad ucciderli. Il campanello
suonò
di nuovo e Joe riuscì a riemergere da quel caos, per
raggiungere il
video ricevitore ed annunciare con il tono più
incomprensibile della
storia:
-E' Oli.
E
quindi? Che
voleva dire? Che se ne sarebbe dovuta andare? Che era un problema? Ma
perché?
Miranda
aveva in
testa così tante domande che pensò di vedersela
esplodere di dosso
da un momento all'altro, così si mise a cercare il suo
cellulare
freneticamente, lanciando palline in ogni direzione. Lo
trovò
praticamente sotto il divano e si chiese come diamine ci fosse
arrivato, ma l'ennesima domanda fu interrotta dal rumore di una porta
che si apriva e dal vociare allegro di Oli.
-Ehi
Joe! Ma che
diamine...?!
-Ehm... Nulla... Cioè è solo uno scherzo...
-Oh, ti
prego,
dimmi che non è per me, perché te l'avevo detto
che dovevamo esser
super puntuali oggi!
-No, no... Era per...
Miranda sentiva i passi
avvicinarsi
all'entrata del salotto e per un singolo secondo intravide la sua
immagine riflessa sullo schermo del telefono e si rese conto di
essere un letterale spaventa passeri con i capelli elettrizzati, che
si rizzavano in ogni direzione possibile. Prese l'elastico che aveva
al polso e li raccolse in uno chignon veloce, prima di riemergere
dalla montagna di palline.
-Miranda.
Tempismo perfetto. Come
sempre. La
faccia di Oli, quando la vide uscire dal caos di plastica colorata fu
indescrivibile: una maschera di stupore che però
durò solo pochi
istanti. Qualche secondo dopo, si stava già immergendo in
mezzo alle
palline per raggiungerla e porgerle la mano.
-E' un piacere conoscerti!
Joe parla un
sacco di te! Io sono Oli... Oli White.
-Piacere, Miranda.
Provò ad
intercettare lo sguardo di
Joe per delle spiegazioni, ma non ne ottenne neanche una: il ragazzo
era letteralmente sparito.
-Quindi tu sei la ragazza
che gli
pulisce casa?
-E a cui sta rendendo la
vita un
inferno in qualsiasi modo possibile ed immaginabile? Sì,
sono io.
-Sai: un po' mi dispiace
per te, ma
almeno così io e Caspar possiamo star tranquilli.
-Grazie per la
solidarietà, Oli.
-Di nulla.
Joe rientrò,
sorridendo in quel suo
modo sghembo, forse perché aveva intuito la vena di ironia
nella
risposta di Miranda che Oli non aveva assolutamente colto, ma
l'attenzione di tutti si concentrò sugli scatoloni che
teneva sotto
braccio.
-Vanno buttate qui dentro,.
-E poi che ne farai?
Perché c'è un
centro ricreativo per bambini a cui...
-Pensavo di regalarle al
centro
ricreativo che c'è qui vicino.
Silenzio assordante.
Avevano pensato la
stessa cosa e l'avevano detta nello stesso momento. Terribilmente
inquietante. Miranda optò per rompere quella situazione il
prima
possibile.
-Perfetto. Cominciamo?
Sia Joe che Miranda si
misero al
lavoro, mentre Oli li guardava con fare scandalizzato. Joe fu il
primo a bloccarsi.
-Che c'è?
-Io...
-Avevate quell'appuntamento
Joe.
Oli la indicò
come se avesse appena
rivelato la più grande verità dell'universo e
Miranda si sentì fin
troppo al centro dell'attenzione.
-Andate pure. Qui sistemo
io.
-Ma...
-Troverai un modo per
sdebitarti.
Quella frase non sapeva
nemmeno lei da
dove diamine fosse uscita, ma non era decisamente tra le cose che
aveva in mente di dire. Proprio per nulla. Ma Joe sorrise e Miranda
valutò che avrebbe raccolto anche migliaia di quelle
palline, pur di
rivederlo ridere. Sconvolgente.
-Beh sai come metterti la
musica,
sempre se rintracci l'ipad che hai nascosto.
Le fece un occhiolino ed
afferrò le
chiavi dal bancone della cucina.
-Ehm... Sì.
Ciao, Miranda. A presto.
-Ciao Oli.
Sentì il
rimbombo della porta
diffondersi e poi disperdersi nell'aria attorno a lei e per un solo
secondo tutto rimase immobile.
Poi la porta si
riaprì, Joe corse
dentro e si affacciò alla porta del salotto.
-Resta.
-Che?
-Aspetta che torni.
Dobbiamo parlare di
una cosa.
-Io ho un altra famiglia da
cui andare
oggi pomeriggio.
Lo vide per un attimo nel
panico, alla
disperata ricerca di una soluzione in mezzo a tutto quel marasma di
palline colorate e scatoloni. Poi il lampo di genio.
-Passa da me sta sera.
Forse c'è anche
Oli, ma chissene. Va bene? Lasciami il tuo numero su un post it,
così
ci sentiamo per l'ora. Ciao.
Miranda era quasi sicura
che quando si
fossero lanciati sulle palline, invece di caderci sopra, avesse
sbattuto la testa per terra, perché quello doveva per forza
essere
un qualche viaggio pindarico da commozione cerebrale.
-Allora ci vediamo tra due
settimana,
Miranda, va bene?
-Certo, signora Winston.
Buone vacanze
e buona serata.
-Anche a te.
Miranda si chiuse la porta
alle spalle
di casa Winston e per un secondo si perse ad inspirare la leggera
brezza che sferzava dispettosa Londra. Di fronte a lei il Tamigi
scorreva lento assumendo i colori del cielo al tramonto: rosa pesca,
rosso ciliegia e viola ninfea. Erano momenti come quello che la
rendevano orgogliosa della scelta che aveva fatto: amava casa sua, ma
Londra la faceva sentire viva.
Fu distratta dal rumore di
un
messaggio, così estrasse cuffiette e telefono, accese la
musica e
guardò chi la disturbasse nell'unica mezzora di
tranquillità che si
concedeva. Era un numero sconosciuto ma le bastò leggere il
testo,
ancora prima di vedere la foto del profilo, per capire che si
trattava di Joe. Solo lui avrebbe potuto cominciare un messaggio con
un “Certo che scrivi proprio male”.
Valutò di non
rispondergli, poi si
rese conto che nel messaggio le chiedeva anche di passare da lui
sulle nove per parlare e se le andava bene come orario. Stava
rispondendo con un semplice pollice all'insù, per evitare
fraintendimenti, quando un paletto sembrò apparire dal nulla
davanti
a lei, facendocela inciampare in pieno, rischiando di cadere sul
marciapiede. Così, al posto del pollice alzato,
partì una serie
senza senso di emoji che Miranda non sapeva nemmeno esistessero e non
ebbe nemmeno il tempo di rendersene conto che Joe aveva già
visualizzato il messaggio.
Da 748 372 89 44 (SuggLife)
E quello cos'era?
Troppa ammoniaca
ti ha dato alla testa?
Gli
avrebbe
volentieri risposto con una manina che mandava a fanculo, ma per
prima cosa, cercò di rimettersi in piedi, facendo finta di
nulla, si
salvò il numero ed optò per farlo sentire un po'
in colpa. In parte
per averla in ogni caso lasciata da sola a sistemare tutte quelle
palline ed in parte per il messaggio che l'aveva quasi uccisa.
A Joe
Idiota
Per colpa del tuo
stupido messaggio
ho rischiato di uccidermi per strada ** Quindi non fare tanto lo
spiritoso, perché mi avresti potuto avere sulla coscienza a
vita.
Era
quasi arrivata
a casa e per evitare di veder il telefono spiaccicato sull'asfalto,
lo ripose in tasca, mentre cercava disperatamente le chiavi che
logicamente dovevano esser entrate in qualche portale dimensionale
per esser sparite in quel modo. Quando le trovò, aveva
sentito il
telefono suonare almeno quattro volte, ma lo ignorò fino a
quando
non fu dentro in casa, libera da zaino, giubbotto e scarpe, con
Louise che le aveva già versato una tazza di tea fumante da
bere
assieme in cucina.
Intanto
i messaggi
erano diventati dieci.
Che
diamine voleva
quel ragazzo?!
Da Joe
Idiota
AHAHAHAHAHAH
Ma sei seria?!
Non ti spaventi
con nulla, ma non
sai camminare?
AH AH AH
Da Joe
Idiota
Atkin dai
scherzavo su... Non
pensavo fossi così permalosa.
Da Joe
Idiota
Atkin, davvero:
scherzavo.
Da Joe
Idiota
Atkin stai bene?
Da Joe
Idiota
Miranda, dico
davvero: stai bene? E'
successo qualcosa?
Da Joe
Idiota
Miranda Atkin se
scopro che stai
bene e non ti è successo nulla, giuro che me la pagherai a
vita!
Da Joe
Idiota
PER L'AMOR DEL
CIELO RISPONDI!
Miranda
scoppiò a
ridere come se fosse impazzita tutto d'un tratto e Louise la
guardò
come avrebbe fatto con un unghia incarnita da curare.
-Ma che
hai?
-Nulla...
-Non
sarà mica...
-Nessuno.
-Oddio!
Perché
quella ragazza doveva esser ingenua su qualsiasi cosa eccetto che
quando si trattava di gossip e relazioni? Era irritante. Le prese il
cellulare di mano prima che potesse accorgersene e scorse tutta la
conversazione, per lo più univoca, con Joe. Era la fine.
-Cosa
mi stai
nascondendo Miranda?
-Nulla,
sul serio.
-Certo:
perché io
tutta questa apprensione nei tuoi confronti, la chiamerei proprio
“nulla”.
Aveva
virgolettato
l'ultima parola non solo con la voce, ma anche con le dita, segno che
non avrebbe mollato l'osso facilmente. Miranda si lasciò
cadere
sullo schienale della sedia ed attese che le venisse ridato il
telefono.
-Assolutamente
no.
A meno che tu non mi racconti tutto.
-Lasciami
rispondere e poi ti dico qualsiasi cosa tu voglia...
Tanto
già lo
sapeva che con Louise era una battaglia persa in partenza.
A Joe
Idiota
Sto bene, sono
viva e vegeta e, se
la mia coinquilina mi farà sopravvivere all'interrogatorio
su di te
che ora mi spetta causa i tuoi mille mila messaggi, alle nove
sarò a
Waverley House **
Da Joe
Idiota
Hai dato un nome a
casa mia? ^^
A Joe
Idiota
Il nome mi
ricordava quello dei
Maghi di Waverly. Detto questo: a dopo x
Da Joe
Idiota
A dopo Atkin xx
-Miranda!
-Che c'è?!
-Stai fissando quel
telefono con una
faccia che più ebete non ci può!
-Oh non è vero...
Ma lo sapeva perfettamente
anche lei
che sembrava un'ebete: le guance le facevano fin male da quanto stava
sorridendo.
C'aveva impiegato tutta la
loro misera
cena a base di sushi per asporto e nuvole di drago per convincere
Louise che Joe non era interessato a lei. Sul dimostrare il
contrario, c'aveva rinunciato perché tanto era palese anche
ai muri
che il giovane youtuber non le fosse indifferente. Sì, a lei
e ad
altri sette milioni di ragazze sulla faccia della terra.
Così
dovette prepararsi in fretta e furia, tanto che stava per uscire di
casa senza borsa, se non fosse stato per Louise che gliel'aveva
praticamente lanciata dietro. Ora era davanti al portone di Waverley
House, alla disperata ricerca delle chiavi per aprire, mentre i
lampioni del marciapiede donavano luce sufficiente perché
lei si
specchiasse sulle vetrate della porta. Si rese conto solo in quel
momento che Joe l'aveva sempre vista in leggins e felpe, al massimo
qualche maglione extralarge, capelli raccolti e solo mascara addosso
(dato che l'ammoniaca la faceva piangere tantissimo e la matita
sarebbe colata in maniera imbarazzante su tutto il suo viso). Quella
sera invece aveva un paio di jeans a vita alta, una maglietta morbida
che arrivava a filo dei pantaloni e i capelli rossastri sciolti. Un
salto di qualità, certo, se si fosse trovata al mercatino
dell'usato: era in ogni caso, molto al di sotto degli standard di
ragazze a cui era abituato Joe. O semplicemente a confronto con Mila
Kunis.
Con l'autostima sotto i
piedi e la
certezza di essersi ficcata in un immenso caos, Miranda salì
le
scale ed arrivò davanti la porta dell'appartamento.
Solitamente
avrebbe usato le chiavi per entrare senza alcun problema, ma quella
sera era lì per un motivo diverso (che nemmeno lei sapeva
bene) e
non le sembrò opportuno fare come se fosse a casa sua.
Così suonò
il campanello.
Ad aprirle la porta,
fortunatamente,
era comparso un sorridente Oli.
-Ehi! Ciao Miranda...
Vieni, abbiamo
appena finito di mangiare.
Miranda gli sorrise e lo
seguì nel
soggiorno che lei stessa, quella mattina, aveva sistemato da cima a
fondo, trovando la cucina un vero e proprio disastro: Joe doveva
essersi cucinato uno di quei pranzi che ordinava su internet e aver
fatto metà poi con Oli, il quale si mise subito a sistemare
il suo
piatto.
-Oh buonasera! Hai
mangiato? Perché se
vuoi ne è avanzato un quintale di questa cosa che... Non so
bene
cosa sia, ma è decisamente buona. Vero, Oli?
-Mmm mmm...
Joe la stava guardando con
la padella
in mano, ma era estremamente palese che la gamba dietro al tavolo si
stesse muovendo nervosa.
-Ho già
mangiato, grazie. Volete una
mano a sistemare?
-No!
La faccia allarmata di Joe
la mise
ancora più a disagio e si chiese che diamine ci facesse
lì.
-Okay, ora mi spaventi.
Joe scosse la testa, si
sistemò il
ciuffo almeno quattro volte e poi la guardò negli occhi:
-Scusa. Allora, io sistemo
un attimo,
mentre tu mi aspetti di là con Oli, okay?
-Va bene... Ma non
scombinarmi l'ordine
dei detersivi.
Per la prima volta, da
quando era
entrata in quell'appartamento, Joe la guardò e sorrise.
Era seduta nello studio
dove di solito
Joe filmava i video di gaming, era passato almeno un quarto d'ora ed
era finita per farsi spiegare da Oli come diavolo si giocasse a GTA,
dato che la sua coordinazione oculo manuale era pessima.
-No, no, no!! Sei morta di
nuovo!
-Non
è colpa mia se quel ponte è sbucato fuori dal
nulla!
-Ma è lo stesso
ponte delle ultime
quattro volte!
Oli si passò una
mano in faccia e
Miranda temette sul serio di avergli fatto perdere tutta la pazienza
che possedeva. Invece la guardò sorridendo e le disse:
-Proviamo con una
città in montagna?
-Così finisce
giù da un burrone.
Joe era entrato nella
stanza che
nessuno dei due se ne accorgesse e li guardava con sguardo divertito
dallo stipite della porta su cui era appoggiato: le braccia
incrociate che si perdevano nella felpa extralarge che aveva addosso,
le gambe nude che sbucavano dalla bermuda altrettanto larghe, i piedi
nudi incrociati sulla moquette grigia. Possibile che fosse attraente
anche così?
Miranda cercò di
scacciare quel
pensiero il più velocemente possibile dalla sua testa e per
farlo,
si concentrò su una risposta adeguata da rifilargli.
-Non è colpa mia
se da piccola
impiegavo il mio tempo in attività più
costruttive.
-Tipo? Pettinare le frange
alle scope?
-Oh no: quello era il
passatempo dei
personaggi sfigati dei miei racconti... Evidentemente hai delle cose
in comune con loro.
-Wow, wow, wow! Abbassate
le armi, per
favore che vorrei uscire sano e salvo da questa stanza.
Oli si era alzato in piedi,
mani in
aria in segno di resa incondizionata e si diresse, senza mai dare le
spalle a nessuno dei due, verso l'uscita.
-Bene: io ora vi lascio da
soli, così
parlate, fate tutto quello che dovete fare... Ma vi prego: niente
spargimenti di sangue, perché non lo sopporto, okay?
Entrambi asserirono e basta
ed Oli
quasi corse fuori dalla stanza. Miranda si voltò del tutto
verso
Joe, ancora seduta sulla sua sedia da ufficio, pronta per la resa dei
conti: che diamine era cambiato da quella mattina?
-Quindi?
Non il più
conciliante degli inizi,
doveva ammetterlo, ma la tensione la stava divorando. Joe fece due
passi avanti e si chiuse la porta alle spalle, facendo cadere la
stanza in un silenzio surreale, interrotto unicamente dal lento
ronzio del computer acceso. Si sedette su uno dei giganteschi puff
pelosi che aveva all'angolo e Miranda fu costretta a girare la sedia
nella sua direzione, aspettando che parlasse. Era piuttosto sicura
che nel vocabolario delle espressioni facciali di Joe Sugg non fosse
contemplata la combinazione che avevano assunto i suoi lineamenti in
quel momento.
-Okay... Come te lo spiego?
-A parole tue?
Tirò su la testa
di scatto e la
inchiodò con lo sguardo: Miranda sentì lo stomaco
diventare un
origami di un cigno impazzito.
-La smetteresti per un
secondo con il
sarcasmo?
-Va bene, solo se
però tu ti muovi a
parlare perché mi stai spaventando.
-Che?
Ecco quella faccia la
conosceva: era
confuso.
-Mi hai chiamato qui di
sera, mi hai
accolto agitato come se dovessi condurre un programma in diretta
nazionale, poi sei diventato incredibilmente antipatico ed ora stai
partendo dal Polo Nord per dirmi qualcosa... Quindi sì: mi
stai
spaventando.
-Giusto... Hai ragione.
-Lo so.
-Miranda...
-Okay, sto zitta.
Joe sembrò
soddisfatto di
quell'affermazione e trasse un respiro profondo prima di incrociare
la mani davanti a lui, appoggiare i gomiti sulle ginocchia aperte e
guardarla dritta negli occhi. Sarebbe morta, già lo sapeva.
-Hai presente quando ti ho
chiesto se
potevi apparire nei miei vlog? Sì, lo so che ce l'hai
presente, era
per fare una premessa... Comunque, come avrai forse notato, non ho
ancora pubblicato nulla perché beh... Perché
prima vorrei fare
un'altra cosa.
Joe la guardava
così intensamente che
Miranda dovette far leva su tutta la sua buona volontà per
non
perdersi completamente nella contemplazione sfacciata del suo viso al
posto di ascoltare ciò che le stava dicendo.
-Atkin ci sei?
-Sì...
Sì, ho capito.
-Ecco io... Io volevo
chiederti se lo
scherzo di oggi potevo caricarlo sul mio canale principale per il
prossimo Sugg Sunday Special.
Aveva parlato
così tanto velocemente
che Miranda aveva faticato davvero a comprendere le singole parole,
così le ci volle più di qualche secondo per
metabolizzarne anche il
significato.
-Scusa?!
Joe cominciò a
torturarsi i capelli,
come se si fosse aspettato quella reazione e non avesse però
trovato
argomenti efficaci per gestirla.
-Io... Lo so che non
è una richiesta
da poco, però, cioè: è un signor
scherzo! E tu sei sostanzialmente
l'unica persona che non ci casca mai!
-E questo cosa centra?
Potresti
benissimo rifarlo con Caspar o Josh e verrebbe decisamente meglio...
E poi a livello di visualizzazioni non ti conviene collaborare con
qualcuno dei tuoi amici? Io sono un'emerita sconosciuta, non ti
aiuterebbe in nessun modo...
-Primo: io non faccio video
per le
visualizzazioni...
Il sopracciglio di Miranda
si alzò
prima che potesse bloccarlo.
-Okay, va bene, lo faccio
anche per
quello ma soprattutto perché più gente lo guarda,
più vuol dire
che piace e che è vero intrattenimento, ovvero quello che
vorrei
fare io con il mio canale, e quindi...
-E quindi ribadisco che
Josh, Oli o
persino Jack sarebbero meglio di me.
Joe alzò gli
occhi al cielo e si
lasciò cadere sul puff di pelo, le mani a nascondere la
faccia. Che
aveva detto di sbagliato questa volta? Era un ragionamento a dir poco
logico il suo.
Stava per dire qualcosa,
quando Joe
tornò a sedersi e la guardò con lo sguardo
più serio che gli
avesse mai visto fare.
-Ho bisogno di una ragazza
nel mio
canale.
La faccia di Miranda doveva
essersi
trasformata in un enorme punto interrogativo, perché per un
attimo
sembrò che Joe dovesse scoppiare a ridere, ma
riuscì a trattenersi:
forse stava parlando seriamente.
-Insomma: ho davvero pochi
features con
youtuber femmine... Beh, quasi nessuno, se escludi mia sorella e due
o tre con Tanya agli inizi... E sostanzialmente per due ragioni: uno,
nessuna delle youtuber donne che conosco si presterebbe a fare
qualcosa di adatto al mio canale... O meglio ce ne sarebbe una, ma
abita dall'altra parte dell'oceano ed al momento non posso andarmene
a Los Angeles per fare un video...
-Due?
-Due cosa?
-La seconda motivazione.
-Ah sì. Beh,
due: tu sei divertente.
Dico davvero. Sei la giusta commistione di simpatia e
acidità che
serve per non farti sembrare una minaccia.
Miranda lo
guardò e notò la totale
spontaneità con cui avesse appena affermato che il suo
pubblico
femminile non l'avrebbe mai vista come una minaccia perché
non era
anche solo vagamente concepibile come tale. Valutò di bere
il
liquido biancastro che stava raffreddando il computer dietro di lei,
di modo da porre fine a quell'omicidio assistito alla sua autostima,
ma scelse invece di rispondere come era solita fare: con il sarcasmo.
-Sai che non succede nulla
se ammetti
di puntare ad un pubblico un pochino più sofisticato e che
quindi
hai bisogno della mia intelligenza?
-Vedi?! E' di questo che
sto parlando!
Hai sempre la risposta pronta.
Avrebbe tanto voluto dirgli
che se
avesse dovuto dirgli quello che sul serio le passava per la testa si
sarebbe ribaltato sulla poltrona su cui era seduto, ma lo tenne per
sé. Tanto ormai.
-Però se
accetti, cosa che spero
davvero tanto, devo avvisarti di qualche... Ehm... Complicazione?
-Fammi indovinare: commenti
cattivi,
insulti senza senso, tartassamenti su qualsiasi social network
possibile ed immaginabile? Lo so ed è per questo che non ti
ho detto
di sì.
Il ragazzo rimase a bocca
aperta,
considerando forse quanto l'avesse sottovalutata, poi asserì
con la
testa, facendosi cadere qualche ciocca di capelli appena lavati
davanti agli occhi.
Spettava a lei decidere e,
sinceramente, con il caos che aveva in testa in quel momento non era
per nulla sicura di riuscire a farlo in maniera sensata. Si sarebbe
trattato di quel video e dei vlog, nulla di più. Lei avrebbe
continuato a fare il suo lavoro di colf e i suoi, che non sapevano
nemmeno cosa fosse YouTube, non lo sarebbero mai venuti a sapere. Al
massimo sarebbe stato un simpatico aneddoto da raccontare ai mille
mila nipotini che Louise era intenzionata a darle.
E poi c'era quella faccia a
cui avrebbe
dovuto di dire no per principio, mentre l'unica risposta che le
uscì
di bocca fu:
-Okay.
-Cosa?
La faccia di Joe
sembrò illuminarsi di
luce nuova e Miranda si sentì incredibilmente stupida ad
aver
percepito quella stretta allo stomaco per quella sua reazione. Si era
appena fregata diversa da sola e ne era pienamente consapevole.
-Va bene per il video. Ma
solo uno.
-Sì,
sì, certo. Okay: vado a
preparare il necessario per filmare un minimo di finale. Se Oli mi da
una mano ci metto dieci minuti.
Joe si era già
alzato ed era arrivato
quasi alla porta, quando Miranda comprese il reale significato delle
sue parole.
-Filmare? Cosa?
-La conclusione del
video... Nulla di
che, lo giuro.
-Ma guarda come sono presa!
-Meglio così:
meno invidia.
E detto quello
sparì.
Miranda alzò lo
sguardo sugli specchi
a muro davanti a lei ed osservò la sua faccia: probabilmente
il
moccio che usava per pulire il bagno degli ospiti aveva un aspetto
migliore. Ma tanto che differenza poteva fare ormai?
Si alzò
stancamente dalla sedia e
raggiunse i due che si stavano urlando qualcosa contro da una parte
all'altra della stanza degli ospiti.
-Allora: sii te stessa e
andrà tutto
bene.
-Sembra una pessima frase
d'aggancio di
un rapinatore gentiluomo.
-Appunto.
Erano seduti sul bordo del
famoso letto
che Miranda aveva visto praticamente tutte le domeniche dell'ultimo
anno e mezzo, due padelle di un metro quadrato che le
sparaflesciavano la faccia, mettendo in evidenza anche i brufoli che
aveva scoppiato a quattordici anni, una fotocamera piazzata sul
trepiedi, dietro cui c'era un sorridente Oli White che controllava la
messa a fuoco e Joe. Joe che era seduto accanto a lei e non la
smetteva un attimo di sistemarsi i capelli e di muovere le gambe.
-Ma sei sempre
così agitato?
Si girò a
guardarla per un secondo,
poi si voltò di nuovo verso Oli.
-A dire il vero no... Ma
questa è una
cosa nuova.
-Okay: se volete siete
illuminati e
messi a fuoco a dovere.
Oli sorrise rassicurante e
Miranda non
riuscì a trattenersi dal parlare ancora una volta senza
pensare.
-Ci stiamo arrostendo
praticamente.
Sia Oli che Joe risero e
lei si rese
conto che forse, per una volta, il suo essere incredibilmente
logorroica quando era nervosa, le sarebbe tornato utile.
-Come presto capirete
dall'epocale
figura che farò in questo video, ho finalmente trovato
qualcuno che
non cade ai miei scherzi...
-Ci vuole poco, a dire il
vero... Senza
offesa Caspar.
-Ecco, come non detto.
Signori e
signore, vi presento...
Un attimo di esitazione in
cui Joe si
voltò a guardarla e Miranda si chiese quale fosse ora il
problema.
-Come ti chiamo?
-Gina Va...
-Okay... Signori e signori
vi presento
Va Gi... Oh. Adesso ci sono arrivato.
Oli scoppiò a
ridere, mentre Miranda
cercava di restare il più seria possibile.
-No, ma quando vuoi Joe...
Solo magari,
prima che mi crescano le radici e ricresca anche altro...
Oli rise talmente forte che
dovette
mettersi una mano davanti alla bocca per bloccarsi e Miranda si
lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto.
-Basta. Mi arrendo a questa
ragazza.
Fai tu, allora.
-Come vuoi... Salve a
tutti! Sono
Miranda e tendenzialmente mi occupo di tenere casa Sugg un posto
accettabile per la società.
-Fai le pulizie!
-Certo, ma senza di me
manderebbero il
servizio sanitario dopo due giorni e addio vita sociale.
Joe scosse la testa
sconsolato, ma
Miranda lo vide il sorrisino soddisfatto che stava cercando di
nascondere a tutti i costi.
-Bene, ora che abbiamo
fatto le debite
presentazioni, direi di passare a mostrare la mia pubblica
disfatta... Buon divertimento!
Oli fermò la
camera e Joe,
sistemandosi per la milionesima volta i capelli, si voltò
verso di
lei.
-Ora facciamo la
conclusione e siamo
apposto. Posso mettere i tuoi link sotto? A proposito: hai un canale?
-Sì, quello che
si crea di default con
l'account Google... Comunque metti quello che vuoi. Sono curiosa di
leggere con che fantasie se ne verranno fuori.
-Perfetto... Pronti? Via.
Ecco: come
avete visto sono stato letteralmente sommerso nel mio stesso scherzo.
Non mi sono mai sentito così tanto umiliato in vita mia.
-Peggio di quella volta in
cui ho
trovato i boxer di Connor sotto il tuo cuscino?
-Ti avevo raccomandato di
non
raccontarlo a nessuno...
-No, tu avevi detto
“mi raccomando
non dirlo a nessuno che conosci”... Io i tuoi subscribers
mica li
conosco.
-Ora capite che fatica? E
per
dimostrarvi quanta frustrazione questa ragazza mi procuri, potete
cliccare tipo qui...
Joe indicò un
punto indefinito alla
sua sinistra.
-Così vedrete un
vlog di almeno trenta
minuti su tutti i miei vani tentativi di spaventarla e le sue
risposte caustiche che, ve lo posso assicurare, anche se non sembra,
sono incredibilmente divertenti.
Miranda fece un piccolo
inchino e dallo
schermo della fotocamera che Oli aveva girato, vide Joe sorridere
nella sua direzione.
-Se invece, per qualche
inspiegabile
motivazione, vi interessasse seguire questa ragazza qui che a quanto
pare riempie casa mia di profumi alla menta e sarcasmo, cliccate
sulla sua faccia..
E le piantò un
dito dentro la guancia.
-Oppure trovate tutti i
link nella
descrizione qui sotto.
Indicò in basso
con lo stesso dito e
poi si voltò verso di lei.
-Vuoi aggiungere qualcosa?
-Solo far sapere a tutti
che le palline
del video poi le ho sistemate tutte io.
-Ma dovevi proprio
precisarlo?! Così
non mi vorrà più nessuna...
-Tranquillo: quelle che
trovi su Tinder
non guardano questi video...
Joe rimase a bocca aperta,
così
Miranda decise di improvvisare come faceva al liceo, quando non si
ricordava più le battute durante lo spettacolo di teatro.
-E mentre Joe medica il suo
orgoglio
ferito, io ed Oli, che è li dietro, vi salutiamo e speriamo
che il
povero Joseph si sia ripreso per il prossimo Sugg Sunday Special.
Aloha!
-Oddio Joe, dovresti vedere
la tua
faccia!
Oli non la finiva
più di ridere e
Miranda era così tanto concentrata su di lui, che quasi
neanche si
accorse della mano che Joe le stava porgendo. La guardò
senza
capire.
-Voglio solo farti i
complimenti.
Miranda gli strinse la
mano, ignorando
il fatto che nel mentre anche il suo stomaco stesse compiendo la
medesima azione.
-Ho come la sensazione che
questo non
sarà il nostro ultimo video.
E mentre lo diceva, Joe le
sorrise in
quel suo modo sghembo che però, quella sera,
sembrò tingersi di una
sfumatura di speranza.
Era tornata a Waverley
House ancora
un'altra volta quella settimana, ma Joe era in centro per dei
meeting, così la sua mattinata era trascorsa tranquilla. Un
po' come
quella domenica come tante altre che stava trascorrendo seduta sul
divano, scrivendo un romanzo che non avrebbe probabilmente mai visto
la luce di una libreria. Non aveva più sentito Joe dopo quel
martedì
sera e la cosa le aveva fatto sospettare che c'avesse ripensato e
magari preferito un video più consono per il suo canale
principale.
Come non detto, in quel momento le arrivò la notifica di un
messaggio sul telefono che, secondo le migliori leggi di Murphy, era
dall'altra parte della stanza. Si tolse pc, scatola di cereali e
coperta dalle gambe, raggiunse il cellulare e lo sbloccò,
mentre
tornava a sprofondare sul divano.
Da Joe Idiota
Sei pronta? Cinque
minuti e sarà
tutto diverso.
A Joe Idiota
Lo sai che non sto
per dare alla
luce nessun bambino, vero?
Da Joe Idiota
Mi erano mancate
queste risposte x
Miranda non si prese
nemmeno la briga
di rispondere ma attese pazientemente, il computer aperto sulle
gambe, che quei fatidici cinque minuti passassero. Non
retweettò,
come invece avrebbe fatto normalmente, il tweet che Joe mise per
avvisare dell'uscita del suo nuovo video, anche se leggerlo le fece
venire un mini attacco di panico. Serviva scrivere “la
ragazza che
ha cambiato la mia vita”?! L'avrebbe ucciso il
martedì seguente.
Cercò di usare i
dieci minuti
successivi per guardare il video, ma il cellulare era completamente
impazzito tra notifiche, email e menzioni di qualsiasi social network
possibile ed immaginabile. Che cosa aveva fatto?
Una chiamata
riuscì a farsi spazio tra
tutto quel delirio.
-Immagino come sia il tuo
telefono ora:
ti va di passare per di qua?
Da quando Joe la chiamava?
Non riusciva
a ragionare lucidamente, non quando vedeva il numero di pollici
aumentare così tanto a vista d'occhio e i commenti positivi
accumularsi sotto il video e nella sua casella di posta elettronica.
-Sì.
-Ti aspetto.
Mise giù senza
rispondere. Prese solo
il carica batterie del telefono, staccò wifi e qualsiasi
tipo di
rete internet ed uscì quasi di corsa, tornando indietro
perché,
come al solito, si era dimenticata la borsa.
Arrivò a
Waverley House con la strana
sensazione che tutti, per strada, la stessero guardando in maniera
diversa e si sentì vagamente meglio solo quando fu dentro il
portoncino di vetro. Salì scale a due a due e non dovette
nemmeno
suonare, perché Joe aprì la porta nell'esatto
momento in cui lei ci
finì quasi addosso.
Non aveva idea di quali
fossero le
condizioni della sua faccia, ma di certo dovettero spaventare
parecchio il ragazzo che si limitò a farle segno di entrare
e la
seguì in fretta verso il salotto, dove Miranda aveva
cominciato a
camminare su e giù per il morbido tappeto, dopo aver
lanciato le
scarpe in qualche angolo della stanza.
Si girò verso di
lui e la sua
espressione tra il confuso e il preoccupato, la fece esplodere come
una bomba al termine del tempo stabilito.
-Lo so che tu non sei in
grado di
gestire i momenti di crisi degli altri, ma non mi interessa
perchè è
obbiettivamente colpa tua se ora ho il terrore ad accendere il mio
cellulare, quindi mi starai a sentire in completo silenzio,
finché
non mi sarò sfogata, okay?
Joe annuì con espressione seria,
appoggiandosi allo stipite della porta in quel suo modo da modello di
Versace che le rendeva difficile ragionare, specialmente quando si
accorse di come lui fosse a petto nudo.
-Primo: perché
diamine sei a petto
nudo, se sapevi perfettamente che sarei venuta qui? Secondo:
è tutta
colpa tua cazzo! Ecco, ora dico pure le parolacce... Ma ti pare
possibile che capiti nella mia vita tra capo e collo e me la
sconvolgi come se fosse il cespuglio che hai in testa e che tormenti
continuamente? No, dico: va bene che me ne sono andata dall'Irlanda
per avere la mia indipendenza e per vivere una vita come dico io, ma
questo... Questo è assolutamente fuori da ogni concezione!
Io faccio
la donna delle pulizie, per l'amor del cielo! Sono sarcastica per
difesa personale e per sopravvivere al fatto che qualsiasi decisione
io abbia mai preso in vita mia sia stata un completo disastro! E per
tua informazione, dire che non risulto una minaccia per il tuo
pubblico femminile è il peggior complimento di sempre...
Anzi: non è
nemmeno un dannato complimento! E' un'offesa bella e buona! Quindi mi
devi anche una buona dose di autostima, a cui ho dovuto dire addio
per colpa tua... E basta: penso sia tutto. Ah no: smettila di usare
quelle dannate bombe colorate per il bagno che per far tornare la
vasca bianca ci metto diciassette ore, ogni volta! Bene, ora ho
finito.
Il cuore le batteva
all'impazzata ed
aveva il fiatone, dato che con ogni probabilità aveva
parlato con
una frequenza di duecento parole al secondo, ma non le importava: non
si era mai sentita più leggera come in quel momento.
Poi si ricordò
di Joe e la vampata di
imbarazzo che la pervase, rischiò sul serio di provocarle
una
combustione spontanea della pelle. Specialmente quando si rese conto
che la stava letteralmente fissando. Le sembrò di esser
tornata a
quella volta in cui aveva sognato di essere nuda nel bel mezzo di
Trafalgar Square, ma era piuttosto sicura di essersi vestita prima di
uscire di casa. Solo quando incrociò il suo sguardo si rese
conto
che era quello a farla sentire nuda.
-Dì qualcosa.
-Leggi.
Le indicò con
una mano il Mac che era
appoggiato al bancone della cucina e che riconobbe essere aperto
sulla pagina del video che aveva appena caricato. Miranda si
avvicinò
titubante, sentendo il calore dello sguardo di Joe che la seguiva
passo, passo.
Arrivò davanti
allo schermo e cominciò
a scorrere verso il basso tutte le centinaia di commenti che la gente
aveva lasciato e le sentì salire una ad una le lacrime.
Cercò di
trattenerle e ci riuscì, fino a quando all'ennesimo
“Miranda è
troppo forte! Convincila a fare dei video suoi”, una
scappò al suo
controllo e le bagnò la guancia. L'asciugò in
fretta con la mano,
ma sapeva perfettamente che Joe aveva visto tutto. Le si
avvicinò e
si sedette su uno dei due sgabelli.
Come nulla fosse, le prese
il pc dalle
mani e scorse i commenti, fino a trovare quelli che gli interessavano
di più.
-Eri curiosa di sapere
quale sarebbe
stata la fantasia più strana che avrebbero tirato fuori?
Pronta?
-Anche se non lo fossi, me
lo diresti
lo stesso, quindi...
-Infatti. Ecco cosa
abbiamo: “Ma sono
io o sono terribilmente carini assieme?!” a cui segue la
versione “
Oddio nuova OTP di YouTube!!!” e quella più
esplicita “Chissà
cos'hanno fatto su quel letto...”. E potrei andare avanti ma
credo
di aver reso l'idea...
L'autocombustione parte
seconda era già
cominciata e Miranda percepiva un certo caldo in quel momento.
-Beh, come hai detto tu: la
fantasia
non manca.
Non sapeva che diamine
dire. Quello non
se l'era aspettata o meglio, aveva sperato vivamente che l'occhio
clinico femminile non si accorgesse neanche lontanamente dei suoi
occhi da pesce lesso per Joe. Ma evidentemente era stata troppo
fiduciosa. Stupida lei.
-Però, ti devo
ringraziare.
-Per cosa?
-Perché con la
tua battutina su
Tinder, ho giù ricevuto almeno dieci match positivi in
mezzora,
quindi magari grazie a te me la trovo sul serio la ragazza.
-Bene direi.
-Già.
Qualcosa si sbagliato nella
sua vita
precedente doveva averlo combinato per meritarsi di guardare quegli
occhi a meno di dieci centimetri di distanza e non avere il permesso
di fantasticarci sopra. Un qualche crimine contro l'umanità
forse.
Il silenzio che scese nella
cucina era
a dir poco surreale e Miranda si chiese se non fosse il caso di
tornarsene nel suo di appartamento ed affogare i dispiaceri in
un'enorme ciotola di gelato ricoperto di cereali.
-Okay... Allora...
-Hai fame? Pensavo di fare
una di
quelle cose ordinate su Gusto e le porzioni sono sempre per due.
Così
ti dimostro che non sono un così pessimo uomo di casa come
credi.
Miranda lo
osservò, tutto tranquillo
nei suoi pantaloncini della tuta, senza maglietta a meno di due passi
da lei, un invito a cena lasciato cadere lì come avrebbe
fatto con
uno qualsiasi dei suoi amici e si arrese: ben arrivata friendzone.
-Solo se prometti che poi
mi lasci
mettere via le pentole, perché altrimenti le scombini tutte
e poi le
credenze non si chiudono più.
-Come vuole, Miss
perfezione...
Miranda gli fece la
linguaccia e si
rimise a scorrere i commenti sotto il video, mentre Joe si metteva ai
fornelli.
Le aveva lasciato scegliere
il
sottofondo musicale così, mentre lui cercava di capire
qualcosa
della ricetta ungherese che aveva deciso di preparare, Miranda
ricollegò il suo cellulare alla rete Internet, che
rischiò
letteralmente di esploderle in mano per il sovraccarico di notifiche.
-Sta sera si va in
Ungheria, anche se
non ho la più pallida idea di che cosa significhi mettere
“a
bagnomaria”...
-Dovrebbero cuocere con il
vapore
dell'acqua che bolle sotto, ma tu non hai la pentola giusta.
Aveva parlato senza
riflettere e senza
valutare che se Joe aveva usato il plurale, probabilmente non si
riferiva a loro due, ma a lui e a chi avrebbe guardato il vlog che
stava filmando.
-Ah giusto, dimenticavo che
per cena
sta sera abbiamo anche il sarcasmo di Miss Miranda Atkin, che
è
appena resuscitata dal mondo delle notifiche con cui meravigliose
persone l'avete sommersa, per dirmi che non ho la pentola giusta.
-Era una constatazione la
mia... E ci
sto mettendo tutto sto tempo perché sono tutti
così carini, che
voglio leggerli dal primo all'ultimo. Grazie mille.
Mandò un bacio
alla vlogging camera di
Joe e lui la voltò verso di sé.
-Fammi capire un attimo:
sei così
dolce con tutti, eccetto che con il sottoscritto?
Rivolse di nuovo
l'obbiettivo contro di lei e Miranda, guardando volutamente in camera
e non la faccia di Joe, rispose tranquillamente.
-Tranquillo che non sei
l'unico... Non
vorrei mai si montasse la testa.
Joe riprese a filmare
sé stesso, con
fare fintamente stizzito.
-Sappi che d'ora in poi
farò finta che
tu non ci sia.
-Come se cambiasse
qualcosa...
-Ora capite che stress
è questa
ragazza?!
Miranda fece finta di
essere
concentrata sul suo cellulare e di non aver sentito, ma la
verità
era che l'unico vero stress in quella situazione era cercare di non
saltargli addosso mentre cucinava mezzo nudo.
Erano seduti uno affianco
all'altra,
intenti a mangiare qualcosa che in teoria doveva essere del gulash ma
che assomigliava molto più a della zuppa di pollo, con i The
1975
che cantavano in sottofondo.
-Eri seria quando hai detto
che ti ho
sconvolto la vita?
Fortunatamente si era messo addosso una
maglietta, ma il profumo di pulito che emanava non l'aiutava comunque
a concentrarsi. Per poco non si soffocò con il cucchiaio di
brodo
che stava mangiando.
-Io... Sì.
Insomma: credo tu sia
piuttosto cosciente di essere una persona... Impegnativa?
-E' un modo gentile per
dire che sono
uno stronzo? Perché c'era anche tutta la storia
dell'autostima che
non ho ben capito...
-Joe, lascia stare.
Davvero. Stavo
straparlando per colpa dell'ansia.
-No.
Abbandonò il
cucchiaio nella tazza e
si voltò per guardarla in faccia.
-Eccetto mia sorella, non
ho nessuna
femmina...
-Ti dispiacerebbe usare il
termine
ragazza? Perché “femmina” mi fa sentire
abbastanza un animale...
-Ecco vedi? Io non ci sarei
mai
arrivato a capire una cosa del genere. Ho bisogno che qualcuno come
te mi spieghi l'universo femminile. Che mi spieghi perché
non riesco
a trovarmi una cazzo di ragazza ad esempio.
-Wow... Questo è
piuttosto personale.
-Atkin hai le chiavi di
casa mia dalla
seconda volta in cui ti ho vista: direi che mi fido di te.
-Pensavo fosse per
praticità...
-Seh va beh... Allora:
illuminami su
tutti i miei errori. Te lo chiedo per favore.
Si era sempre chiesta come
ci si
sentisse a salvare la vita di qualcuno, cosa si provasse nel tenere
l'esistenza di una persona tra le mani, ma si era anche sempre
risposta che gente come lei non poteva nemmeno sperare di gestire una
responsabilità del genere. E adesso capiva anche
perché:
l'espressione di attesa che si nascondeva dietro l'atteggiamento
fintamente rilassato di Joe le facevano percepire tutto il peso di
quel compito e non era convinta di esser capace di portarlo a
termine.
-Cosa... Cosa vuoi sapere?
-Dove sbaglio?
-Ehm...
Okay: erano troppo vicini
perché lei
riuscisse a pensare lucidamente e persino il suo sarcasmo in quei
momenti aveva la fastidiosa tendenza di battere in ritirata e
lasciarla sola di fronte a situazioni che non aveva la più
pallida
idea di come gestire.
-Non è che
sbagli... E' che non hai
proprio il miglior modo di approcciarti, ecco... O meglio ancora,
prima che tu ti offenda, ti approcci nel modo sbagliato per quella
tipologia di ragazza. Non so se sono stata chiara?
-Un pozzo di petrolio.
Miranda gli sorrise forse
per la prima
volta dopo il tuffo nelle palline.
-Noto che la mia vicinanza
sta facendo
effetto.
-Adesso non montarti la
testa, eh?
Comunque spiegati meglio.
Non riusciva a parargli
stando seduta
su un seggiolino, che per altro continuava a muoversi in maniera fin
troppo pericolosa sotto di lei. Così si alzò e si
impossessò dello
spazio libero vicino al calcetto, costringendo Joe a voltarsi con la
sua seduta per seguirla.
-Allora. Come spero tu
abbia notato nei
tuo venerando quarto di secolo di vita...
-Perché non puoi
dire semplicemente
venticinque anni? Così mi fai sentire mio nonno!
-Perché era un
discorso solenne che tu
hai miseramente interrotto con i tuoi appunti del cacchio. Ora, se
permetti, vorrei continuare.
Joe le fece segno di
proseguire e
Miranda si sciolse i capelli, li scosse un attimo e lo
guardò dritto
in faccia: certo il leggins neri, il maglione extra large rosa e i
calzini a righe non aiutavano, ma pazienza.
-Come avrai notato,
esistono differenti
tipologie di ragazze.... Anzi, a dire il vero siamo tutte diverse...
-Quindi sono fregato.
-Interrompimi ancora
un'altra volta e
navigherai nel nulla della tua vita sentimentale per il resto della
tua esistenza.
-Wow: volevi uccidermi?
-No, volevo solo mostrarti
come
esistano differenti tipologie di donna. E che spesso molto dipende
anche dal momento che stanno vivendo... Ad ogni modo, ci sono della
caratteristiche comuni che potrebbero aiutarti per capire come
approcciarti a quella precisa ragazza. Per esempio...
Miranda si mise i capelli
tutti su una
spalla, afferrò al volo il suo cellulare dal bancone e si
appoggiò
al bordo del calcetto come se fosse una modella pronta per lo scatto
di Agosto. Le sue forme morbide ed i troppi vestiti avrebbero
suggerito altro, ma pazienza: Joe si sarebbe dovuto dimostrare
mentalmente elastico.
-Come ti avvicineresti ad
una ragazza
così?
Fece finta di essere
impegnata al
telefono, lanciando ogni tanto qualche occhiata a Joe, il quale,
deludendo tutte le sue speranze sull'elasticità mentale, se
ne stava
seduto imbambolato senza far nulla.
-Joe: ti muovi?! Mi sta
venendo un
crampo al collo a star messa così.
-Io a quelle
così non mi avvicino
nemmeno.
Miranda si rimise dritta e
lo guardò
come se fosse stato su un monociclo rosa, vestita da Elsa di Frozen.
-Cosa?!
-Insomma: eri impegnata con
il
cellulare, per conto tuo...
-Ma sei un caso disperato
allora.
Miranda si passò
una mano sulla faccia
e cercò di fare mente locale: ormai che c'era, tanto valeva
aiutarlo
sul serio.
-Joe ero voltata verso di
te, con
persino il collo esposto nella tua direzione, ti lanciavo occhiate di
continuo e secondo te non ero interessata?!
Okay: doveva ricordarsi che
non stava
parlando di lei. O meglio, sì, ma lui non doveva saperlo.
-Intendo la lei che stavo
interpretando, logicamente.
-Quindi il cellulare era un
pretesto?
-Bingo! A meno che non sia
davvero
concentrata su quello che sta facendo o non stia aspettando qualcuno,
ma in quel caso vedresti dei segni di impazienza o di insofferenza...
Di solito se una ragazza continua a guardarti è
perché le
interessi...
-Okay. Ho capito. Poi?
-Se invece ti capita una
che ci prova
spudoratamente, che fai?
-Prova tipo come?
-Non ci pensare nemmeno,
perché so che
hai capito cosa intendo...
-Peccato, mi sarei
divertito un pochino
nel vederti fare la gatta morta.
Miranda lo
incenerì con lo sguardo e
non si prese nemmeno la briga di precisare se fosse per l'offesa
ricevuta o per aver detto che una ragazza che ci provava era una
“gatta morta”.
-Allora, cosa fai in quel
caso?
-Beh ci sto.
-Grazie al cazzo, hai
già il lavoro
fatto.
-Che volgarità
Atkin!
-Taci Sugg o
fai una brutta fine sta sera.
Miranda si risedette al suo
posto e
riprese a mangiare la sua zuppa come se nulla fosse, i The Lumeneers
che riempivano l'ambiente di note vagamente country.
-Fine? Tutto qui?
Si voltò verso
di lui e lo guardò
come avrebbe fatto con uno dei suoi fratelli.
-Per oggi.
Tornò a mangiare
e vide che Joe
recuperava qualcosa dal bancone: la sua vlogging camera.
-Niente: Miranda ha deciso
che per oggi
mi ha insegnato anche troppo sul mondo femminile e chissà
quando mi
concederà la prossima lezione.
-Ma stavi filmando tutto?!
-Certo.
Il sorrisetto beffardo che
le rivolse
la fece uscire di testa, così il pugno che gli
lasciò sulla spalla
fu assolutamente pianificato per fare male.
-Ahia!
-Prego.
-Guarda che chiamo la
polizia.
-Per te va bene anche la
protezione
animali, Joe.
E detto questo si
alzò e cominciò a
sistemare la cucina.
Avevano appena finito di
sistemare il
disastro che Joe aveva creato e Miranda stava sul serio valutando di
andarsene a casa sua, dato che l'indomani sarebbe tornata a lavoro
(benché solo nel pomeriggio, dato che i Winston erano in
vacanza) e
quella giornata era durata anche troppo per i suoi gusti.
-Ti va di guardare un film?
Quella era con ogni
probabilità l'idea
peggiore dell'ultima settimana, specialmente perché le
avrebbe
creato più frustrazioni che altro, ma come al solito, non
riuscì a
dire di no. Soprattutto perché si trattava di Joe.
-Va bene.
Joe si lasciò
cadere sulla parte più
lunga del divano, quella parallela al muro dove proiettava in 4K il
suo stupido acquario digitale, distendendosi su tutti i cuscini
disponibili, costringendo così Miranda a sedersi sulla parte
corta
della L. Si appoggiò allo schienale e distese le gambe di
fronte a
lei: tutto sommato non era così male quella posizione,
considerata
la brevità delle sue gambe. Fino a quando Joe Teasing Sugg
non
decise di scivolare come se nulla fosse vicino a lei e piazzare la
sua testa cespugliosa a qualcosa come due centimetri di distanza
dalla sua gamba. Miranda l'avrebbe volentieri soffocato. Solo che le
venne in mente come la cosa avrebbe implicato troppi problemi
più
che con la legge, con quelle giusto sette milioni di persone che lo
guardavano “fare cose” su YouTube. Mirando
spostò istintivamente
la mano sul sulla sua pancia, onde evitare di causare qualche
contatto involontario che le avrebbe indotto un arresto cardiaco.
-Cosa guardiamo?
Joe la guardò
sotto sopra e Miranda
notò quando lunghe fossero le sue ciglia, ora che poteva
vederle da
un'altra prospettiva. Si accorse anche di quanto attraenti fossero le
sue labbra, ma optò per eliminare quell'informazione dal suo
cervello.
-Qualsiasi cosa non
implichi scene
splatter o ad alta tensione.
-Quindi hai eliminato tre
quarti della
mia libreria.
-Non è colpa mia
se hai gusti pessimi.
-Ehi Atkin, riponi il
sarcasmo, che
sono troppo stanco per quello...
E detto questo si diede
un'altra
spintina verso di lei con i piedi, fino ad appoggiare la testa
completamente sulla sua coscia. Miranda cercò davvero di non
scappare, lanciandosi magari oltre lo schienale del divano che la
braccava alla sua sinistra, ma era l'unico ordine che la sua parte
razionale continuava a mandarle.
Joe cominciò a
trafficare con il
telecomando, fino a quando arrivò sulla sezione film,
scorrendola in
cerca di qualcosa che Miranda non riusciva ad intuire, data la
velocità di scorrimento del cursore: sembrava stesse andando
a colpo
sicuro.
-Questo.
Quando Miranda vide
comparire Shutter
Isldand per poco non le venne sul serio un infarto: l'ultima, ed
unica, volta in cui l'aveva guardato non aveva dormito per tre giorni
a causa degli incubi.
-Non ci pensare neanche.
-Perché?
Joe si voltò a
guardarla e Miranda
percepì il peso della sua testa spostarsi sulla sua coscia,
così lo
fissò a sua volta con lo sguardo più critico che
le riuscisse.
-Sugg quale parte di:
niente splatter o
ad alta tensione, non ti è chiara? Il non forse?
-Scusa, non ti stavo
ascoltando.
Joe rivolse di nuovo la sua
attenzione
allo proiezione sul muro e Miranda afferrò la prima cosa che
le
capitò a tiro: una coperta pelosa che pesava quasi quanto
lei, ma
che non le impedì di lanciargliela addosso, sperando magari
di
soffocarlo. Quando Joe riemerse, sistemandosi i capelli e
fulminandola con lo sguardo, lei lo prevenne:
-Così impari ad
ascoltarmi.
Joe si tolse la coperta di
dosso e
schiacciò “play”.
-Ma allora sei stronzo
davvero! Guarda
che se stanotte non dormirò, ti terrò sveglio con
me.
-Non vedo l'ora.
E con quella battuta,
accompagnata dal
suo sorriso che poteva dire tutto e niente, si mise comodo su di lei
e cominciò a guardare il film.
Si era pentita di avergli
lanciato
addosso la coperta dopo due minuti dall'inizio del film,
perché
almeno con quella si sarebbe potuta coprire gli occhi per
praticamente tutta la durata della pellicola e la situazione non
sarebbe stata così tragica com'era in quel momento. Doveva
cercare
di non saltare troppo ogni due secondi, per non dar l'idea a Joe di
essere così tanto impressionabile, ma quello implicava
disintegrarsi
le mani a furia di stringerle attorno al maglione che indossava.
L'unico aspetto positivo era che la visione di Leonardo Di Caprio in
4K la distraeva a sufficienza dal pensiero fisso della testa di Joe
appoggiata alla sua gamba e dei suoi capelli a così pochi
centimetri
di distanza.
All'ennesimo matto sbucato
fuori dal
nulla, Miranda non ce la fece più e saltò
più del previsto.
-Mi stai facendo venir su
il mal di
mare, Atkin.
Gli avrebbe tanto voluto
rispondere che
se di dava il caso potesse pure spostarsi, ma per qualche
inspiegabile motivazione le parole che uscirono dalla sua bocca non
furono quelle.
-Te l'avevo detto che mi
agitava questo
film!
Joe, senza un minimo cenno
di
ragionamento o di tentennamento, lo sguardo ancora completamente
concentrato sul film, allungò un braccio oltre la sua testa
ed
afferrò la sua mano destra, portandosela poi sul petto.
Miranda
percepiva il battito calmo e regolare del cuore di Joe come se fosse
stato il suo e pregò con tutta sé stessa di non
scoppiare a
piangere, cosa che le accadeva costantemente quando non riusciva a
gestire le emozioni.
Come se fosse la cosa
più naturale al
mondo, Joe lasciò la mano sopra quella di Miranda, che si
era
rassegnata al fatto che il film non l'avrebbe guardato neanche di
striscio. Almeno aveva raggiunto il suo scopo.
C'era qualcosa in quel
contatto, così
come era successo una settimana prima in mezzo all'oceano di palline
colorate, che la faceva sentire viva e serena al tempo stesso;
qualcosa che sembrava inserirsi in posto dentro di lei già
sagomato,
ma che le risultava incredibilmente nuovo. Era strano ed
assolutamente sbagliato. Per la sua professionalità, per il
suo
equilibrio psichico ma soprattutto, per lei.
Eppure non avrebbe voluto
essere in
nessun altro posto, se non lì.
Si concentrò
sull'alzarsi e abbassarsi
ritmico del petto di Joe, sul calore della sua pelle che percepiva
oltre il tessuto leggero della maglietta, sul rimbombo forte e
rassicurante del suo cuore e non si sentì mai
così in pace come in
quell'istante. Lentamente, seguendo quel suono ancestrale,
scivolò
in un sonno senza sogni, ma incredibilmente rilassante, la certezza
della mano di Joe a tenerla ancora alla realtà.
Percepì
chiaramente delle dita farle
il solletico sotto il mento, peccato che lei non l'avesse mai
sofferto particolarmente. Così tenne gli occhi chiusi ancora
per un
po', raccattando tutte i ricordi possibili su come fosse finita per
avere Joe a dieci centimetri da lei, che le faceva delle sottospecie
di grattini sotto il collo, mentre sghignazzava come un idiota.
Quando ebbe un quadro piuttosto completo degli eventi, sempre senza
aprire gli occhi, disse:
-Non soffro il solletico
sotto il
collo.
Joe si allontanò
di colpo, imprecando
in forse dieci modi diversi e Miranda si tirò su dalla posa
scomposta in cui era sprofondata. Come si era aspettata, quell'idiota
stava filmando tutto, ma anche quella volta a fare la figura del
pesce lesso c'aveva pensato da solo.
-Cazzo, mi hai fatto
perdere dieci anni
di vita!
-Guarda che su di te sono
tantini eh?
Vuoi che prenotiamo la visita dal geriatra?
-Ti ricordo che hai solo
due anni meno
di me Miss Uso Parole Che Nessun Conosce.
-Allora, oltre alla visita
dal
geriatra, ti compriamo anche un bel dizionario, che ne dici?
-Adesso me la paghi.
Joe appoggiò sul
tavolino la camera,
afferrò al volo la coperta che lei stessa gli aveva gettato
ad
inizio serata e si lanciò su di lei di peso, fino a
rischiare di
soffocarla.
-Oddio! Togliti!
Continuava a muoversi per
toglierselo
di dosso, ma Joe non faceva altro che strofinare addosso quella
stupida coperta di pelo, elettrizzandole tutti i capelli e rischiando
sul serio di soffocarla: stava davvero buttando su muscoli, il
ragazzo.
-Soffoco! Basta!
Lui si fermò, ma
non le tolse la
coperta di dosso.
-La pianterai con il
sarcasmo almeno
fino a domani?
-No!
Joe le strofinò
un'altra volta la
coperta sulla testa e Miranda fu quasi sicura di sentire lo scoppio
di una carica elettrostatica.
-Va bene! Va bene, la
smetto.
Quando le tolse la coperta
di dosso,
Miranda fu investita da un turbinio di capelli elettrizzati che le si
attaccarono da qualsiasi parte e da un Joe che la filmava in ogni sua
angolazione, ridendo come un matto.
-Davvero divertente.
-Sembri Medusa!
-Spero quella della Marvel
e non il
mito.
-Beh certo che intendo
quella della
Marvel!
Miranda fece un rapido
inchino e poi
cercò di sistemarsi i capelli in uno chignon che non la
rassomigliasse troppo ad un ananas rossastro.
-Ma che ore sono?
Joe ripose la camera e
guardò sul
cellulare.
-L'una e mezza.
-Cosa?! No, no, no! Mi
tocca chiamare
un Uber per tornare a casa.
-Resta qui.
Il ragazzo stava
tranquillamente
spegnendo il proiettore e sistemando la coperta, quando si accorse
dello sguardo attonito con cui Miranda lo stava fissando.
-Ho una stanza degli ospiti
apposta. E
se è il fatto di essere una ragazza a preoccuparti, vorrei
ricordarti che Britt è rimasta qui una settimana senza mai
lamentarsi e che ho convissuto con mia sorella per tre quarti della
mia vita.
-Non era quello il problema.
-Oh sì che lo
era...
Si avvicinò a
lei, per poterle parlare
a due centimetri dal suo viso, cosa che la mandò un attimo
in
confusione.
-Avrai anche un master in
sarcasmo, ma
certe cose ti si leggono in faccia.
E si diresse verso la porta
del
salotto.
Era ormai a metà
scale, quando le
urlò:
-Fai come se fossi a casa
tua!
Buonanotte Atkin!
Miranda riuscì a
rispondere solo con
il “buonanotte” più debole della storia.
Svegliarsi a Waverley House
era più o
meno come un terno al lotto: si poteva avere una quiete perenne fino
a mezzogiorno o musica sparata a tutto volume alle nove della
mattina. Una via di mezzo, prevedeva Josh che passava a fare
colazione lì, facendo rimbombare i suoi passi per tutta
casa. La
fortuna volle che a Miranda capitasse l'ultima opzione, con
l'aggiunta della musica.
-Cazzo Josh! Ssshhh!
C'è Miranda che
dorme!
-Chi?
-Miranda... Ma ogni tanto
li guardi i
miei video, coglioncello che non sei altro?
-Mmm no.
-Grazie amico, grazie tante.
La conversazione doveva
esser
proseguita, ma Miranda si concentrò sul tirarsi fuori dalle
coperte,
indossare i leggins che si era tolta la sera prima, lasciando il
maglione sulla sedia e, a piedi scalzi, andare ad aprire un pochino
le tende della stanza. Il suo riflesso sulla finestra per poco non la
fece urlare: aveva grumi di mascara ovunque. Aprì piano la
porta
della stanza e, senza farsi sentire o vedere, corse fino al bagno,
dove si chiuse con due giri di chiave.
Di fronte allo specchio,
cercò di
sistemare il sistemabile, lavando via quello che riusciva e sperando
che qualche ragazza avesse lasciato un mascara dentro a qualcuna
delle ante. Si accorse ben presto che l'unica cosa utile che sarebbe
riuscita a trovare era una spazzola e della lacca sea salt in
quantità industriale, così tentò di
domare il cespuglio che aveva
in testa, rinchiudendolo in una treccia morbida. Pulì la
spazzola,
andò in bagno perché se la stava letteralmente
facendo addosso, si
lavò le mani e inspirò a fondo: con che faccia
sarebbe uscita da
quel bagno? Non era sicura che la serata precedente avesse cambiato
anche solo di una virgola le cose tra lei e Joe. Il problema
sostanziale era un altro: che tutto quello che era successo dalla
cena in poi, aveva cambiato i suoi sentimenti nei confronti di Joe
irreparabilmente. Doveva andarsene da lì il prima possibile
e
tornare ad essere una domestica qualsiasi. Anzi, forse avrebbe fatto
meglio a licenziarsi del tutto, così la tragedia si sarebbe
bloccata
ancora al primo atto.
Due colpi leggeri alla
porta, la fecero
tornare alla realtà, rendendosi conto di essersi ormai
lessata le
mani sotto il getto d'acqua caldo.
-Fai pure con calma, volevo
solo dirti
che è pronta la colazione se vuoi.
La voce le
arrivò attutita dalla
porta, ma il suo tono era risultato comunque calmo e rassicurante.
Cosa che non la aiutò per nulla.
-Ho fatto. Arrivo.
Chiuse il rubinetto e prese
l'ultimo
respiro profondo. Poi uscì dalla porta.
-Buh!
Miranda scoppiò
quasi ad urlare, ma
riuscì a trattenersi e si voltò solamente a
guardare un Joe già
con il telefono in mano, che riprendeva tutto.
-Buongiorno Atkin!
-Buongiorno Mr Non Mi
Arrendo Mai a Far
Figuracce.
E sorrise in camera,
dirigendosi poi
verso la cucina, dove un Josh tutto indaffarato ad ingoiare una
ciambella praticamente intera, si voltò a guardarla.
-Oh..Pfff... Io...
-Tranquillo: manda pure
giù, che non
vorrei avere morti sulla coscienza. Il lunedì mattina
è già
abbastanza difficile così.
Josh le sorrise e Miranda
si sedette
sullo sgabello affianco a lui, sbirciando che cosa ci fosse dentro i
sacchetti di Franco's sparsi per tutto il bancone. Quando finalmente
ebbe mandato giù il gigantesco boccone che aveva fatto, Josh
si
voltò verso di lei e, sorridendole, le porse la mano.
-Piacere, Josh. Peters.
-Piacere, Miranda. Atkin.
-Joe mi aveva detto che
aveva ospiti,
ma pensavo fosse uno dei ragazzi... Se avessi saputo che eri tu,
avrei preso qualcosa di un pochino più salutare.
Miranda scorse il reale
dispiacere
sulla faccia del ragazzo e si chiese come facesse ad andare d'accordo
con Joe che non si accorgeva delle necessità di qualcuno
neanche
fino a che non avessero riguardato lui direttamente. Forse era per
quello che si trovava così bene con Caspar: si compensavano.
-Josh è una
colazione: ovvero il pasto
che per legge va fatto abbondante e che, quindi, garantisce anche a
chi è a dieta di strafogarsi. Ora, partendo da questo
presupposto:
ci sono dei muffin?
-Di tre tipi.
-Fantastico!
Josh le sorrise e le
passò il
sacchetto giusto.
-Che ti ridi, rosso?
-Nulla che ti riguardi.
Joe la guardò
malissimo e Miranda si
sentì soddisfatta di quell'occhiata stizzita: era
lunedì mattina, e
lei odiava i lunedì mattina.
-Mi riguarda eccome se
state facendo
colazione nella mia cucina.
-A questo proposito, io
tolgo subito il
disturbo.
Miranda si alzò
da tavola, con ancora
mezzo muffin in mano da finire e si diresse verso la camera degli
ospiti, ignorando bellamente qualsiasi cosa stesse dicendo Joe.
Lasciò la porta socchiusa, così sentì
perfettamente la
conversazione che avvenne tra i due ragazzi.
-A parte gli scherzi: chi
è?
-Miranda.
-Aspetta: quella Miranda?!
-Sì.
-Non ci credo.
-E perché?
-Avevi detto che era...
Miranda chiuse la porta con
un calcio e
vi si appoggiò con le spalle: non voleva sapere che cosa
avesse
detto Joe su di lei. Non lo voleva sapere e soprattutto non gliene
sarebbe dovuto importare, anche se era palese fosse l'esatto
contrario. Si infilò calzini, scarpe e maglione, raccolse il
telefono e decise che quel week non fosse mai accaduto, o meglio, che
tutta la settimana precedente non fosse stata che uno stupido sogno
adolescenziale che sarebbe finito nell'esatto istante in cui avrebbe
varcato la porta per uscire da quell'appartamento. Respiro profondo.
-Okay. Ce la posso fare.
Uscì talmente in
fretta dalla camera
che per poco non travolse completamente Josh, che doveva esser stato
sul punto di bussare alla sua porta.
-Ehi!
-Scusa!
-Tranquilla. Senti: Joe mi
ha chiesto
di chiederti se ti andava di accompagnarci in questa mattinata di
shopping sfrenato per il mio prossimo video.
La faccia poco entusiasta
di Miranda
dovette coglierlo impreparato, perché cercò
immediatamente di
rimediare, aggiungendo:
-A dire il vero, gli ho
chiesto io se
potevi venire con noi e lui si è lamentato perché
gli stai rubando
tutti gli amici, ma è Joe: quindi non lo ascolta nessuno.
Nonostante tutto, Miranda
gli sorrise,
perché Josh era davvero un ragazzo simpatico e sua madre in
quel
dell'Irlanda sarebbe impazzita per lui. Soprattutto perché
era alto
e lei voleva dei nipotini alti. Peccato che Miranda non volesse
figli. Almeno non nell'immediato. Ma quella era tutta un'altra
storia.
-Verrei volentieri... Solo
perché
l'invito viene da te, s'intende... Ma a mezzogiorno e mezzo devo
essere a lavoro e devo ancora sistemare un sacco di cose...
-Tranquilla, lo capisco...
Però una
sera di queste, devi assolutamente uscire con noi.
Avrebbe tanto voluto
rispondergli che
no, non aveva alcuna intenzione di uscire con loro se quello
implicava vedere Joe anche solo un secondo più del
necessario, ma lo
spirito di sua madre si doveva esser impossessato di lei,
perché
Josh le suscitò un tal simpatia che rispose:
-Volentieri.
Lui sembrò
soddisfatto e Miranda
avrebbe altrettanto volentieri tirato una testata al muro. Si
diressero assieme verso la cucina e, prima che lei potesse aggiungere
altro, Josh disse che lei doveva andare a lavorare ma che aveva
promesso di uscire con loro. Era fregata sostanzialmente.
-Sì, beh...
Grazie di tutto. Ciao.
Imboccò la porta
d'uscita più
velocemente possibile e la richiuse altrettanto rapidamente, ma un
piede si mise in mezzo e un urlo di dolore si diffuse per tutto il
pianerottolo.
-Ma sei scemo?!
-E tu che cazzo di fretta
hai?!
Joe la guardò
per un istante e Miranda
ebbe come la sensazione di essersi dimenticata il motivo della sua
fuga. Poi lui sorrise nel suo modo beffardo e tutto le tornò
improvvisamente in mente.
-Mi sono dimenticata di...
Di dover
accompagnare Louise ad una visita.
-Ah sì?
-Sì... Vuoi
sapere anche che tipo di
visita?
-Certo.
Non ci poteva credere: Joe
aveva
perfettamente capito che gli stava raccontando un'enorme balla e
voleva smascherarla. Non ci sarebbe riuscito, questione di orgoglio
personale.
-Ginecologica. Contento?
L'espressione imbarazzata
che gli si
stampò in faccia fu la soddisfazione più grande
di tutto il week
end e Miranda gli concesse un sorriso sornione che lo fece solamente
sentire ancora di più a disagio.
-Detto questo, buona
giornata Joe.
Si voltò in
fretta e cominciò a
scendere le scale, ma la voce del ragazzo la bloccò quando
ancora
era sulla prima rampa.
-Ti aspetto domani?
Miranda si prese qualche
secondo per
riflettere, respirare e ricordarsi che quello era lavoro in fin dei
conti ed il lavoro non si rifiutava mai. Si voltò e
annuì soltanto,
prima di riprendere la sua discesa verso l'inferno.
Hi sweethearts,
benvenute nel
magico mondo di chi dovrebbe scrivere tutt'altro ed invece, siccome Joe
Sugg è come una calamita e ha deciso di attaccarsi al mio
cervello di latta, si è ritrovata a produrre una oneshot,
presto trasformatasi in una mini Divina Commedia. Giusto per capirci.
di solito posto sul fandom degli One Direction ma come appena detto:
Joe Sugg stava chiamando ed io ho risposto. Quindi ecco a voi la prima
parte (di due) di questa storia nata da uno dei vlog di Joe dove in
casa regnava il caos (colpa anche di Mickey e Jack) e che mi ha
istigato a trovargli una donna delle pulizie a dir poco particolare.
Perché insomma, non so voi, ma Miranda è un
concentrato di sarcasmo che ha avuto conseguenze anche sulla mia vita
vera (dove mi sono sentita dare della acida per una settimana e a cui
risondevo dicendo che "non era colpa mia"). Non vi tormento
oltre, soprattutto se siete stati così bravi ad esser
arrivati a legger fin qui e vi RINGRAZIO tantissimo.
Sarei super
entusiasta (e grata) di leggere qualche vostro
commento/pensiero/critica **
P.s. Alla prossima
settimana per la seconda parte.
P.p.s. La canzone del titolo è quella dei The Chainsmokers
ft Coldplay con cui sono andata altrettanto in fissa e che
avrò ascoltato un trilione di volte ^^
Lots of
Love xx
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