Something Just Like This - Joe Sugg

di Rebecca_Daniels
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


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Something Just Like This

Esisteva una varietà infinita di lavori che non aveva mai preso in considerazione di fare: l'informatica, il medico, la guardia forestale. E nemmeno la becchina, se doveva essere sincera. Certo che nemmeno la donna delle pulizie o la colf o la domestica, che dir si voleva, era mai rientrato nelle sue prospettive future di impiego. Eppure, alla modica età di ventitré anni e un mini-appartamento ammuffito da mantenere, quella era diventata l'unica opzione possibile. Specialmente se i suoi erano convinti che abbandonare l'Irlanda e la fattoria di famiglia fosse la scelta più sbagliata della sua vita e non avevano alcuna intenzione di supportarla finanziariamente. Quindi sì: fare la donna delle pulizie per i londinesi era la soluzione più appetibile. Soprattutto se non si era capace di portare un vassoio con più di due bicchieri sopra per colpa della pessima coordinazione motoria che la contraddistingueva. In meno di un mesetto, era riuscita a crearsi un discreto giro di casa, per lo più di impiegati ed impiegate scapoli della City e una sola famiglia con decisamente troppi figli, così quando vide una nuova email apparire sullo schermo del cellulare esitò ad aprirla. Le restavano due misere mattine libere a settimana e l'idea di impiegare anche quelle a pulire finestre e fare lavatrici, rischiava di rivoltarle lo stomaco. Eppure c'era il suo portatile che la guardava sofferente dal centro della scrivania, sette anni di meritata carriera sulle spalle e una voglia di riavviarsi ogni volta che poteva essere paragonata a quella di un bambino che doveva prendere le medicine. Così ci cliccò sopra.


Da: Joe.Private@gmail.com


Buongiorno,

ho trovato il suo indirizzo email sull'app “House Keeper Today”. Le scrivo per sapere se fosse disponibile ad occuparsi della pulizia di un appartamento di 200 mq2, due volte alla settimana. Non si tratterebbe di pulire ogni volta tutto da capo, ma solo il necessario.

Il compenso è tranquillamente raddoppiabile.

Attendo sue notizie.


Joe


Da quando non ci si firmava più con nome e cognome? Ma soprattutto, da quando si dava del lei ad una che aveva scritto piuttosto esplicitamente sul suo profilo di presentazione di avere ventitré anni? La faceva sentire incredibilmente vecchia ed in quel momento era esattamente l'ultima cosa di cui avesse bisogno. Sospirò, lasciandosi cadere sul divano malmesso del salotto/cucina/entrata/tre quarti dell'appartamento e valutò che cosa rispondere. Se davvero quel tipo l'avesse pagata il doppio del suo cachet normale, si sarebbe presa un pc di tutto rispetto nell'arco di due mesi e la cosa non era da sottovalutare. Tanto in quelle due mattinate libere non avrebbe fatto altro che dormire e guadare serie tv, quindi tanto valeva andare a guadagnarsi il denaro necessario per farlo su uno schermo che non ballava come un budino ogni volta che si spostava il cursore.

Schiacciò su “Rispondi” e digitò:


A: Joe.Private@gmail.com


Buongiorno,

la ringrazio per la gentile offerta e sarei più che disposta ad accettarla, ad una sola condizione che per me risulta in questo momento imprescindibile: gli unici orari disponibili che mi sono rimasti sono il martedì e il giovedì, dalle 8:00 alle 12:00. Spero si possano conciliare con i suoi impegni.

Attendo una sua risposta.


Cordiali saluti

Miranda Atkin


Aveva sviluppato una certa abilità nello stilare email dal tono professionale ed affidabile, che poco corrispondevano alla scarsissima abilità che aveva nel parlare in realtà con le persone, ma di solito queste se ne accorgevano quando ormai aveva già firmato il contratto e per di più, nel suo lavoro meno faceva notare la sua presenza in casa di una persona, più veniva apprezzata. Non dovette attendere neanche un minuto che la notifica di posta ricevuta le illuminò il telefono.


Da: Joe.Private@gmail.com


Per me va benissimo. La aspetto domani mattina (2nd Floor, Waverley House. 7-12 Noel Street -London) alle ore 8:00, così possiamo definire anche tutte le questione economiche.


A domani e buona giornata

Joe

Miranda rimase a fissare lo schermo con la mascella che lentamente cedeva alla forza di gravità e rischiava di schiantarsi al suolo: avrebbe cominciato l'indomani?! Osservò un'ultima volta il suo fidato pc ed espirò rassegnata. Cosa si era disposti a fare per vedere Shadowhunters senza rischiare di vedere tutti i personaggi come quadri cubisti.



Erano le otto meno due minuti ed era davanti al portone di Waverley House, cosa che le ricordava abbastanza i Maghi di Waverly ma avrebbe evitato di dire al proprietario il fatto di aver ricollegato casa sua ad una serie tv di Disney Channel. Non l'avrebbe aiutata ad ottenere il lavoro. Valutò di suonare ma non aveva la più pallida idea di quale fosse il giusto campanello, dato che non c'era un nome scritto nemmeno a pagarlo oro. Per qualche idiota motivazione non si era fatta dare un numero di telefono o per lo meno il cognome? Mai una volta che ne facesse una giusta. Respirò ed analizzò le varie opzioni: o cominciava a suonare tutti i campanelli sperando che qualcuno le rispondesse nonostante l'ora a dir poco indecente senza lanciarle maledizioni mortali, oppure poteva utilizzare la logica. Se era il secondo piano, forse era uno dei due campanelli sulla seconda fila. Okay: ed ora? Usava il 50-50? Un aiuto da casa? Si guardò attorno, rilesse affranta l'indirizzo sulla mail e poi seguì l'istinto. Pigiò quello a sinistra.

-Si?!
Se quella voce nasale e decisamente scortese apparteneva al suo nuovo datore di lavoro, sarebbero stati due mesi a dir poco infiniti.

-Parlo con il signor Joe?

-No!

Il suono rabbioso di un ricevitore che veniva sbattuto giù la lasciarono senza parole per un secondo, mentre il sollievo di non dover lavorare per quel personaggio scorbutico si materializzava nella sua mente. Schiacciò il bottone affianco, sperando questa volta di aver indovinato interno e ci volle un minuto buono prima che una voce piuttosto assonnata le rispondesse.

-Chi è?

-Parlo con il signor Joe?

Se non fosse stato lui, gli avrebbe mandato una email ed in caso di mancata risposta se ne sarebbe andata, perché non aveva tempo per giocare a nascondino.

Una risatina rispose a quella domanda e Miranda alzò gli occhi al cielo, una mano già in tasca per recuperare la tessera della metro.

-Io... Sì, sì. Salga pure.

Fissò senza capire il portone di vetro che si aprì con una lentezza incredibile (segno che come minimo doveva avere quattro serrature elettroniche di ultima generazione) e con una certa dose di curiosità, varcò la soglia e cominciò a salire le scale. L'ascensore non l'avrebbe preso manco morte morire, nonostante lo zaino con l'essenziale per pulire che si portava sempre dietro.

Arrivò al secondo piano di un edificio con i corridoi grigio chiaro e panna, una porta in legno di ciliegio socchiusa ad indicare l'appartamento in cui sarebbe dovuta entrare. Mentre appoggiava la mano sulla maniglia, si rese conto di come la voce che le aveva risposto al citofono fosse troppo giovane per appartenere ad un signore anziano, ma poteva sempre trattarsi di uno di quegli indaffaratissimi imprenditori londinesi che non avevano mai visto un barattolo di gelato alla stracciatella in tutta la loro vita.

Forse fu quel secondo di troppo, persa nei suoi pensieri, a convincere il proprietario dell'appartamento ad andarle incontro, aprendole la porta in faccia e rischiando di farle lanciare un urlo. Soprattutto quando si accorse di chi aveva di fronte.

Non poteva essere. Insomma, una volta, circa due settimane dopo il suo arrivo a Londra, aveva incontrato per strada Nick Grimshaw ed aveva trovato il coraggio di chiedergli una foto assieme, ma quello che stava vivendo in quel momento era fuori da ogni concepibile pensiero. Joseph Graham Sugg se ne stava lì impalato nell'ingresso del suo stesso appartamento, due occhi da sonno che nemmeno un panda che da mesi soffriva di insonnia, i capelli che andavano in ogni direzione eccetto quella giusta, il solito paio di bermuda grigi extralarge che in abbinata alla felpa rosa confetto di almeno tre taglie più grande del necessario, lo rendevano tremendamente simile a Cucciolo, quello dei Sette Nani e i logicamente a piedi scalzi. Joseph Graham Sugg era il Joe delle mail. Miranda voleva scappare.

Nella sua vita, oltre il lavoro e una voglia matta di viaggiare, c'era spazio per quattro sole altre cose: le serie tv, la musica, la lettura e YouTube. Oh: e gli amici, ma in quel momento, con il trasferimento e tutto il resto la situazione era diventata un pochino più complicata di quanto si fosse aspettata. Così, il tempo che una volta utilizzava per andare in giro per pub con gli amici, ora lo spendeva guardando video su YouTube e andando in giro per bar con la sua coinquilina, quelle rare volte che riusciva a farsi trascinare fuori di casa. Passare il mocio tutto il giorno, rompeva la schiena più di quanto Louise potesse mai immaginare.

Quindi sì, Miranda aveva perfettamente idea di chi fosse la persona davanti a sé e no, non aveva nulla a che fare con qualche indaffaratissimo imprenditore londinese sempre in giacca e cravatta. L'istinto di ripercorrere le scale ed uscire da quel palazzo si palesò di nuovo, ma lo rimandò stoicamente giù pensando ai soldi che avrebbe incassato. E poi si trattava di sole due mattine a settimana, probabilmente quando lui sarebbe stato fuori a filmare qualche collaborazione per il video della settimana. Ma perché diavolo si stava facendo tutti quei problemi?

Scosse la testa e sorrise, cercando di sembrare il più rassicurante e professionale possibile e non una fan sfegatata che aveva scoperto il suo indirizzo e gli si era presentata davanti casa con chissà quale pretesa, perché quello era esattamente ciò che sembrava passargli per la testa in quel momento.

-Piacere, sono Miranda Atkin...

Nessuna reazione.

-Ci siamo sentiti per email ieri, per il servizio di house keepig...

Miranda cominciava sul serio a temere che gli fosse venuto un colpo apoplettico, dato che il ragazzo di fronte a lei non sembrava intenzionato nemmeno a sbattere le palpebre.

-Mi ha contattato lei...

Si sentiva un'idiota a dare del lei ad una persona che aveva tre anni in più, ma se quello fosse servito in qualche modo a farlo tornare dalla dimensione parallela in cui sembrava essersi perso, gli avrebbe dato anche del “voi”.

A quelle parole, Joe sembrò riscuotersi e passandosi una mano tra i capelli, cercando di ridargli una forma, le porse la mano affinché la stringesse.

-Sì, sì. Scusa. Non serve che mi dai del lei. Piacere: sono Joe.

-Miranda...

Lasciò la presa ancora prima che le loro mani si sfiorassero e le fece segno di entrare.

-Prego entra pure.

L'appartamento era esattamente come in tutti i suoi vlog, solo che per qualche strana motivazione un quantitativo abominevole di schiuma rosata stava fuoriuscendo dal bagno degli ospiti dalla parte opposta del corridoio. Joe vi si mise davanti e con un sorriso imbarazzato, le indicò di proseguire verso il salotto che era tutto sommato in ordine.

-Quello era per...

Sembrò di nuovo in difficoltà, come se non sapesse da che parte cominciare a spiegare quale fosse il suo lavoro e in che cosa consistesse e quello stato d'ansia in cui lui era caduto, la stava facendo agitare altrettanto.

-Per un video. So che lavoro fai.

Il terrore misto a sospetto che si dipinse sul suo volto ancora assonnato le fecero intuire come quella non fosse stata proprio la scelta di parole migliore. Ora era agitata pure lei, dannazione. Questa volta fu lui a mettere le mani avanti e cercare di risistemare la situazione.

-Okay. Cominciamo da capo.

Si mise di fronte a lei, le tese la mano e con un sorriso rilassato disse:

-Piacere, sono Joe Sugg, mi hanno detto che fare lo youtuber è considerabile come un lavoro e spero sul serio che se rimarrai a lavorare qui, anzi, che in qualsiasi caso, tu decida di non dare mai in giro il mio indirizzo.

Miranda lo guardò per un secondo e dovette davvero trattenersi parecchio dallo scoppiare a ridergli in faccia per quell'espressione velatamente preoccupata che cercava a tutti i costi di dissimulare.

-Piacere, sono Miranda Atkin, non farò finta di non sapere che sei uno youtuber, non ho alcuna intenzione di twittare dove abiti ma ti sarei molto grata se mi dicessi quali dovrebbero essere le mie mansioni.

Joe sorrise in quel suo modo che gli faceva increspare le guance e che sapeva incredibilmente di benvenuto.

-Vieni, sediamoci un attimo così ti spiego tutto.

Le fece strada verso l'isola della cucina dove solitamente posizionava le sue imprese culinarie per essere fotografate e poi divorate a favore di telecamera. Si sedettero sui due sgabelli e Joe riprese in mano quella che con ogni probabilità era una tazza piena di tea che stava bevendo prima del suo arrivo.

-Allora, come avrai visto, ogni tanto accadono alcuni... Ehm... Incidenti. E per di più, dal prossimo mese sarò parecchio via e... Ho bisogno di qualcuno che sistemi questo disastro, perché non posso più vivere come facevo con Caspar.

-Va bene. Non c'è nessun problema. Ogni martedì e giovedì mattina sarò qui e farò quello che c'è da fare: passare il mocio, pulire i vetri, sistemare quello che c'è in giro, pulire la cucina e il bagno...

-No, no! Giuro che tutta quella roba la pulisco io!

-Vorrei evitarti di sprecare due ore come quella volta della melma verde per il video di Oli, che ne dici?

-Dico che guardi i miei video.

Tasto dolente, Miranda l'aveva intuito, ma mica poteva far finta di non averlo mai visto.

-Allora: sarò sincera con te.

Joe la guardò in attesa, guardingo come mai l'aveva visto fare ma in fin dei conti andava bene così: lei conosceva ciò che lui voleva mostrare, non chi fosse veramente.

-Sono qui per lavorare. Sarò discreta, anzi sarà come se non fossi neanche in casa e credimi: non ho nessuna intenzione di far scoprire ai miei che sono finita a fare la donna delle pulizie, quindi dire abiti non rientra assolutamente nei miei programmi futuri.

Lo vide soppesare la risposta per meno di un secondo e poi sorriderle come se la conoscesse da sempre. I suoi occhi erano di un verde brillante, nonostante fossero ancora assonnati.

-Affare fatto. Avrai il doppio della tua tariffa e il pagamento avverrà ogni fine mese. Bene, detto questo...

L'iphone che era abbandonato sul bancone prese a vibrare impazzito e il ragazzo sembrò essersi improvvisamente ricordato qualcosa di estremamente importante.

-Cazzo! Io... Devo rispondere, scusa...

Si alzò per andare verso le scale del piano superiore e Miranda fu costretta a rincorrerlo per chiedergli:

-Dov'è il mocio?

L'espressione allarmata che Joe le riservò la fece desistere dal chiedere ulteriori informazioni su eventuali strumenti per la pulizia ed optò per fargli un cenno di diniego e dirigersi verso lo zaino

che aveva abbandonato vicino allo sgabello, mentre lui correva su per le scale. Lo prese e si diresse verso il bagno da cui la schiuma rosa sembrava non aver alcuna intenzione di andarsene: ma di che diamine era fatta? Miranda provò a toccarla e si rese immediatamente conto che la mano le era diventata completamente fucsia. Non ci poteva credere. Andò in cucina, si risciacquò la mano e con suo sollievo vide che il colore colava tranquillamente giù per lo scarico. Tornò allo zaino, indossò il paio di guanti più spessi che si era portata dietro ed osservò l'area attorno a sé: le serviva un mocio. Intravide una più piccola rispetto al normale, in legno scuro, poco dietro l'entrata. Sentiva i passi di Joe che camminava avanti ed indietro al piano superiore cercando di tenere la voce bassa, mentre continuava la sua conversazione importatissima. Decise che se voleva cominciare a sistemare quel disastro o aspettava che lui tornasse giù, cosa piuttosto improbabile nell'immediato o provava ad aprire quella porta, sperando di non trovarvi dei cadaveri dentro.

Bussò, non seppe nemmeno lei perché e poi aprì con cautela l'anta rischiando di esser travolta da almeno quattro manici di scopa, due moci ed un aspiratore. Ma che diamine gli serviva una governante se sapeva perfettamente farsele da solo le pulizie? Miranda preferì non farsi domande, così recuperò ciò che le serviva e richiuse tutto con cura, cercando di non far troppo rumore.

Ora non le restava che trascorrere le seguenti due ore a far riemergere quel povero bagno da tutta quella schiuma rosetta.


Due ore e mezza, cinque secchi d'acqua rosa e sette chignon tolti e rifatti dopo, Miranda rivide le piastrelle bianche del pavimento del bagno, tirando il primo sospiro di sollievo di quella mattinata.

-Ti prego dimmi che non ho il bagno della Barbie...

Miranda si voltò e vide il padrone di casa dietro di lei, jeans neri strappati sulle ginocchia, felpa verde del merchandising addosso e il giubbotto in mano, pronto per uscire. Anche i capelli avevano assunto una forma quasi definita.

-No. Anche se per un attimo ho temuto di dover passare le fughe con lo spazzolino.

Joe scoppiò in una risata mal trattenuta e Miranda si chiese che cosa avesse detto di così divertente, ma forse era stata l'immagine di lei china a pulire ogni piastrella con uno spazzolino della Barbie a farlo ridere. Simpatico. Molto simpatico.

-Allora... Io devo andare...

Silenzio. Che cosa si aspettasse che gli dicesse? Era lui che avrebbe dovuto darle dei compiti da svolgere prima del termine del tempo stabilito. Quel ragazzo era strano. Cioè: più strano di quanto credesse.

-Okay.

Lo vede annuire, forse più a sé stesso che a lei ed uscire di casa, senza aggiungere altro. Miranda rimase a guardare la porta senza capire davvero che cosa fosse appena successo e fu in quello stato di confusione mentale che la vide riaprirsi. Joe buttò la testa dentro e, per nulla sorpreso di trovarla esattamente dove l'aveva lasciata pochi secondi prima, le disse:

-Quando hai finito basta che chiudi la porta, perché ha la chiusura automatica... Okay. E' davvero tutto.

La porta si richiuse di nuovo e questa volta Miranda riprese in mano il mocio per dare l'ultima passata al bagno, ma fu interrotta dalla notifica dell'arrivo di una mail sul suo telefono. Lo tirò fuori dalla tasca dello zaino a pochi passi da lei e la aprì senza guardare il mittente.


Da Joe.Private@gmail.com

Ah, giusto: ciao e buona giornata!

Joe x


Quel ragazzo era davvero strano.



Erano le otto e dieci di un umidiccio giovedì mattino e Miranda aveva provato a suonare quel dannato campanello almeno cinque volte, senza ottenere alcuna risposta. Amava Londra, ma quando decideva di piovere senza un vero, valido motivo rischiava di starle leggermente sul... La porta si aprì di scatto e Miranda rimase a fissarla. Lanciò un'occhiata verso l'alto e vide un Joe a petto nudo e pantaloncini della tuta che le faceva segno di salire. Non sarebbe durata molto in quel modo. Per una serie svariata di motivazioni che decise di elencarsi mentalmente mentre saliva le scale: 1) non c'era modo che quel ragazzo fosse mai puntuale 2) non aveva ancora capito quale diamine fossero i suoi compiti 3) lui era Joe Sugg e le cose non sarebbero mai andate come con un qualsiasi altro datore di lavoro. Il fatto che poi non gli fosse passato neanche lontanamente per la testa di mettersi una dannata maglietta prima di aprirle la porta, non facilitava la situazione.

Lui sembrò leggerle il pensiero. O forse scorse tutte le rughe d'espressione che le sbucavano sulla fronte quando pensava troppo.

-Scusa, ma stavo cominciando un vlog quando hai suonato.

-Tranquillo.

Joe si spostò per farla entrare e lo sguardo di Miranda non poté fare a meno di fiondarsi verso il bagno degli ospiti per controllarne le condizioni.

-Sono stato bravo: è ancora come l'hai lasciato tu l'altro giorno.

Con quelle mani alzate in segno di innocenza e l'espressione da finto bravo bambino, Miranda valutò di lanciarsi giù dalla finestra della cucina, ma sapeva che si sarebbe solo procurata altro dolore gratuito.

-Cosa devo fare oggi?

-Aspetta... Prima devo darti queste...

Joe cominciò a rovistare sul tavolo della cucina, dove erano appoggiati qualcosa come dieci diversi pacchetti portati dal corriere.

-Dove cazzo le ho messe... Oh scusa!
-Nessun problema.

-Oh, aspetta: sono di sopra.

Lo vide correre al piano di sopra, probabilmente sbattere su una porta aperta, imprecare e poi tornare giù facendo finta di niente.

-Eccole qua!

Le consegno un paio di chiavi, una elettrica probabilmente per il portoncino blindato all'entrata ed un'altra in metallo dorato, tenute insieme da un portachiavi con le figurine di Oli e Caspar che dovevano risalire ancora allo scherzo per il suo compleanno di due anni prima.

-Sono del portone e di casa, così puoi entrare ed uscire come e quando vuoi.

Miranda non poté far altro che fissarle sbalordita: non si era immaginata così la prima volta in cui un ragazzo le avrebbe consegnato il suo paio di chiavi da condividere. Era decisamente troppo presto, anche dal punto di vista lavorativo.

-Voglio dire che così puoi entrare anche se io sono ancora nella fase REM, e non intendo il gruppo musicale... Okay, questa era pessima.

-Un pochino.

Joe rise e Miranda si rese conto che bastava davvero poco per farlo sorridere.

-Comunque, io già lunedì e martedì prossimi andrò a Brighton da Zoe, perché viene giù anche mia madre e poi dobbiamo girare dei video e comprare...

Si fermò un secondo a guardarla, le chiavi ancora a mezz'aria, in mano.

-Non so nemmeno perché ti sto dicendo tutte queste cose, perché insomma a te le chiavi servono per...

-Per non farmi più aspettare sotto la pioggia nella speranza che tu mi apra la porta. Giusto?

Il ragazzo di fronte a lei, ancora a petto nudo, le sorrise di nuovo. Sembrava rilassato.

-Giusto.

Silenzio. Miranda cominciò a valutare che durante quei silenzi Joe seguisse un flusso di pensieri parallelo che lo trasportava in un universo parallelo da cui le dispiaceva distrarlo. O semplicemente non sapeva cosa dire.

-Allora... Puoi fare quello che... Sì, insomma... Quello che fai di solito... Nel senso che...

-Nel senso che sistemo casa, Joe, sì: mi paghi per quello.

-Hai sempre la risposta pronta?

-Mi dicono di sì.

Miranda afferrò le chiavi, le mise nello zaino, si allontanò per prendere ciò che le serviva dallo sgabuzzino e, senza aggiungere altro, si mise a pulire l'interno dei vetri del salotto, che si affacciavano sul terrazzino. Fuori pioveva, ma con la debole luce che filtrava tra le nuvole si scorgevano perfettamente più impronte su quelle vetrate che sulla Walk Of Fame.

Sentì Joe dirigersi verso camera sua e cominciare a parlare, probabilmente alla sua telecamera, così Miranda tirò fuori dalla tasca della felpa l'ipod, inforcò le cuffiette e fece partire l'ultimo album di Ed Sheeran: con lui, era tutto migliore.


Erano trascorsi forse venti minuti quando, ormai al penultimo vetro, Miranda percepì una presenza alle sue spalle. Attese, già pronta a ciò che sarebbe successo.

-Boh!

Un Joe dotato di faccia speranzosa le si palesò di fronte, ma la perse immediatamente notando la mancanza di reazione da parte di Miranda: era cresciuta con due fratelli maschi più grandi e a quei giochetti aveva fatto l'abitudine da troppo tempo.

Si tolse una cuffietta e come se nulla fosse, disse:

-Hai bisogno?

-Ma non ti sei spaventata?

Valutò un istante se dirglielo o no, ma l'espressione interrogativa che aveva spiaccicata in faccia la convinse a parlare.

-Sono davanti ad un vetro. Ti ho visto arrivare.

-Che figura di merda.

-No, non troppo.

-Ah no?

-Avresti potuto inciampare sul secchio d'acqua.

-Quale secchio...

Bastò un solo passo indietro e Joe colpì in pieno la bacinella che Miranda stava usando per pulire i vetri, causando un piccolo Tzunami all'interno che si infranse solo sul palquet e schivò per un soffio il divano.

-Quel secchio.

Joe le lanciò un'occhiata omicida che Miranda pregò in qualsiasi lingua non significasse qualcosa del tipo “te la sei voluta, adesso me la pagherai cara” perché non credeva di aver la resistenza morale ed emotiva per sopportare una cosa del genere.

-Non sai che cos'hai appena scatenato.

-Non credo di volerlo sapere...

Il suo tono era risultato più rassegnato di quanto avesse immaginato, ma ormai quella situazione le stava letteralmente sfuggendo di mano e l'unica cosa che le rimaneva da fare era rincorrerla nella speranza che non si schiantasse contro un muro di cemento armato. Ergo: doveva solo sperare di non prendersi una sbandata cosmica per lui.

Poi Joe le regalò uno di quei suoi sorrisi che solo il termine “mischievious” riusciva a rendere perfettamente e Miranda lo vide sparire chissà dove, fotocamera in mano quel suo dannato sedere che lei non avrebbe dovuto guadare per nessun motivo al mondo. Fortuna che la settimana successiva lui non ci sarebbe stato.



Saper di poter aprire il portone del condominio senza dover aspettare un miracoloso risveglio da parte del padrone di casa, fece arrivare Miranda con un sorriso sulle labbra davanti Waverley House, nonostante stesse piovendo come non faceva da mesi. Il cielo si stava rovesciando a secchiate alternate sulle strade londinesi e le sue povere scarpe bianche avevano assunto un colore indefinito: se le sarebbe dovute togliere prima di entrare in casa, altrimenti avrebbe dovuto pulire le sue stesse impronte. Richiuse il portone alle sue spalle e, mentre saliva le scale, cominciò a valutare quale playlist ascoltare dal suo Ipod. Arrivata di fronte alla porta, optò per decidere in base alle pulizie che le toccavano: per i bagni, quella Acoustic-pop, mentre se era il turno di pavimenti e camere quella Pop-Hit. Si accucciò per togliersi sul serio le scarpe, osservando come scegliere i calzini al buio non fosse stata una grande idea, perché i pois bianchi e blu non erano il massimo della professionalità. Lasciò le scarpe affianco la porta e si rimise dritta per aprire: fu allora che si accorse del post-it verde attaccato sul legno scuro. Una grafia stranamente comprensibile lo ricopriva interamente e Miranda si rese conto con orrore che era una lista di cose da fare con alla fine delle striminzite scuse per il caos e la promessa di una piccola sorpresa ad attenderla.

Era andata lì alle otto proprio per finire il tutto il prima possibile e tenersi il resto della mattinata libera ed ora poteva solo dire addio al suo shopping a Covent Gardern.

Aprì la porta dell'appartamento e con la coda dell'occhio vide un altro post-it appeso all'anta del ripostiglio dove lei stessa aveva sistemato tutto ciò che le serviva. Lo lesse con una certa ansia.


Scusa. Scusa davvero.

La festa mi è sfuggita di mano.

Avrei sistemato io, ma dovevo

partite per Brighton.

Scusa.

Joe xx


Miranda fece dietro front, si diresse verso il salotto e per poco non le venne da piangere.

Se fosse esplosa una bomba lì dentro nessuno se ne sarebbe mai accorto, perché tanto non c'era già più alcun oggetto al proprio posto originale. Un letterale disastro.

-Scusa un cazzo, Joe Sugg!

Si lasciò scivolare giù dalla spalla lo zaino e cercò di farlo atterrare nell'unico metro quadrato di pavimento che non fosse sporco di qualche sostanza appiccicosa non ben definita. Per sistemare tutto quello avrebbe dovuto pagarla almeno il triplo del suo tariffario normale.

Si avvicinò con un certo terrore al bagno e, conscia delle abitudini di quell'idiota di Joe e della minaccia di averle lasciato una sorpresina, aprì la porta con tutta la circospezione di questo mondo.

Ad attenderla c'era un Oli White in versione cartonata, dotato di elmetto da pompiere e boa di piume verde fluo.

Fu in quel momento che Miranda valutò l'opzione di uccidere Joe Sugg.


C'aveva messo mezz'ora sola per crearsi lo spazio necessario nel salotto dove appoggiare secchio, stracci e simili, cosa che l'aveva irritata più del necessario, ma l'apice del nervosismo lo raggiunse quando, scostando le tende per aprire i balconi e far cambiare l'aria, scoprì che quell'imbecille di uno youtuber con i suoi amici altrettanto idioti avevano spruzzato quintali di stelle filanti spray senza poi toglierle dalle finestre e dal muro. Di fronte a lei c'era un vero e proprio quadro di Pollock che con ogni probabilità non sarebbe mai venuto via.

Fece per aprire la maniglia, ma la sua mano si poggiò sull'ennesimo post-it che avrebbe volentieri accartocciato con una certa frustrazione se solo ci fossero state scritte ulteriori, inutili scuse, ma si bloccò in tempo per leggerne il contenuto:


Puoi usare il mio impianto

per ascoltare la musica.

Io ti consiglio le playlist

South Africa o ThrowbackThursday:

dipende quanto mi odi ^^

Joe xx


Miranda in quel momento l'avrebbe volentieri scuoiato vivo e poi fatto bollire dentro una pentola di acqua bollente come si faceva con le aragoste, ma si trattenne anche solo dal dirlo ad alta voce. Prese il tablet che era messo di proposito in bella mostra sopra il tavolino, o meglio, sopra la caterva di oggetti che vi erano ammucchiati sopra. Lo accese e si rese conto che l'impianto di amplificazione aveva un'app per gestirlo direttamente da quell'aggeggino lì: a casa sua e di Louise era già tanto se funzionava il telecomando. Osservò con occhio critico le canzoni contenute nelle playlist che le aveva suggerito e ponderò anche l'idea di ascoltare qualcosa di completamente diverso, tipo qualche concerto da camere di Chopin, giusto per scombinargli l'algoritmo di Spotify, ma poi optò per la playlist “The Most Beautiful Songs in the World” che scoprì condividere con lui. To Build A Home dei Chinematic Orchestra si diffuse per tutto l'appartamento e Miranda cercò la calma necessaria per riportare l'ordine in quella casa.


Le ci erano volute più di tre ore per sistemare tutto e l'aiuto del cassiere del negozio lì vicino per buttare via i sacchi dell'immondizia, ma alla fine c'era riuscita: Waverley House splendeva come mai prima. Probabilmente non era nemmeno mai stata così tanto organizzata come in quel momento, ma Miranda sorrise all'idea che Joe potesse tornare a casa e non trovare più le cose dove le aveva lasciate, se mai avesse posseduto una qualche cognizione di quale fosse la loro esatta locazione. Si guardò attorno un'ultima volta e le venne in mente che, tutto sommato, una piccola rivincita se la poteva prendere. Certo: era pur sempre una dipendente, ma aveva ventitré anni, non ottantacinque.

Afferrò il cartonato del fidato Oli, lo piazzò davanti la porta d'ingresso e vi appiccicò un post-it sulla pancia, scrivendoci velocemente giusto due righe.

Si mise in spalla lo zaino, spense le luci e chiuse la porta. Dopo essersi infilata le scarpe, cominciò a scendere le scale e quando uscì in strada si ritrovò con uno stupido sorriso stampato sulle labbra. E non seppe dire se fosse per il sole che era finalmente spuntato a far capolino o per altro.



-Secondo te quanto deve stare su sta cosa?

Louise comparve in salotto con la faccia completamente ricoperta di una sostanza dall'odore a dir poco nauseante che Miranda intuì essere una delle sue creme rilassanti o idratanti o esfolianti. Ne cambiava una a sera.

-Direi poco, se non vuoi farci morire asfissiate.

-Ah. Ah. Ah. Quanta simpatia sta sera.

Louise si sedette accanto a lei e cominciò a sgraffignare enormi manciate di Cocopops dalla confezione con cui Miranda stava distrattamente sbocconcellando. Briciole di cacao zuccherato si mischiarono alla maschera, facendola sembrare sempre più simile ad un'enorme pallina di gelato alla stracciatella.

-Sono a pezzi.

Miranda cambiò canale per la quarantesima volta, sperando di trovare finalmente qualcosa di decente da guardare, ma quella sembrava che le alternative più allettanti andassero dal Grande Fratello Vip ad un film con Nicholas Cage che non avrebbe guardato nemmeno sotto costrizione.

-Che ha fatto Mr Youtube per sfinirti così tanto??

-Ti prego: non fare quell'espressione allusiva con addosso tutta quella schifezza, perché sei abbastanza inquietante.

-Però ammetti che ci sia qualcosa su cui fare allusioni??

All'improvviso Nicholas Cage intrappolato in un sottomarino non era poi così pessima come idea.

-Non c'è proprio un ciufolo su cui fare allusioni. Oggi ho impiegato quasi quattro ore per sistemare il disastro che lui ed i suoi amici avevano combinato nel weekend... Dei rinoceronti in calore avrebbero causato meno danni.

-Mmm... Paragone interessante. Non è che me ne potresti presentare qualcuno?

-Louise che schifo!

-Ti ho solo chiesto di presentarmi dei ragazzi, che c'è di male?!

-Non quello! Ti sei appena mangiata metà della schifezza che hai spalmata in faccia...

L'espressione della ragazza impiegò meno di due secondi per passare dal malizioso al disgustato e Miranda non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere senza ritegno, specialmente quando Louise corse fuori dal salotto, urlando frasi senza senso sul fatto che la bellezza un giorno l'avrebbe uccisa.

Fu in quel momento che il suo cellulare le notificò l'arrivo di una mail e Miranda si chiese chi diamine potesse romperle le scatole a quell'ora di un martedì sera.

Logicamente la risposta poteva essere solo una.


Da Joe.Private@gmail.com

“Sorpresa! Da Oli e colei che potrebbe aver cambiato la sistemazione di tutti i tuoi averi.

Miranda xx”.

Ho rischiato l'infarto quando sono entrato e non ho la più pallida idea di dove sia finito il mio shampoo e il mio ipad.

Sappi che è guerra aperta Atkin.

Joe xx

-Louise! Come si fa a sparire dalla faccia della terra?!


Non aveva il coraggio di aprire la porta. Sul serio. Era rimasta con la mano sospesa sulla maniglia per almeno cinque minuti e non riusciva a decidersi. Forse sarebbe semplicemente dovuta entrare, dire che le dispiaceva tanto per tutti il caos che gli aveva causato e che doveva licenziarsi. Oppure, ancora meglio, poteva tornarsene a casa sua, mandargli una mail con le sue dimissioni e fine della questione. Qualsiasi cosa pur di non scoprire che cosa avrebbe comportato quel “sappi che è guerra aperta”. Era quasi decisa a tornare giù e comporre l'email per licenziarsi, quando una voce dall'altro lato della porta la fece trasalire.

-Lo so che sei lì. Tanto vale che entri.

Almeno il tono non sembrava arrabbiato. E poi gli aveva semplicemente nascosto lo shampoo e l'ipad. E il phone. E forse anche il ricettario con tutte le schede per cucinare e una delle coperte pelose del soggiorno. Ma quella era in lavanderia in realtà, solo che non gliel'aveva detto.

Intuendo la sua esitazione, ci pensò Joe ad aprire la porta, rivelando l'atteggiamento più tranquillo sulla faccia della terra: ecco, ora era terrorizzata.

-Prego, entra pure.

Il sorriso cordiale che le rivolse le fece accapponare la pelle e la certezza che non sarebbe uscita viva di lì bussò alle porte della sua testa.

Mise cautamente un piede dentro l'appartamento e poi anche l'altro, mentre Joe, stranamente vestito di tutto punto, si dirigeva verso la cucina come se nulla fosse. Quando Miranda lo raggiunse, lui si stava infilando il giubbotto di jeans con una pacatezza del tutto inusuale per lui.

-Io devo andare in ufficio per dei meeting. Non c'è molto da fare a dire il vero: ci sono solo le camere di sopra da sistemare.

Afferrò le chiavi di casa dal bancone e, con un sorriso a trentadue denti la salutò, augurandole un buon lavoro.

Quando Miranda sentì il rumore della porta chiudersi, temette di assistere all'esplosione di una bomba nell'appartamento, ripiena magari di qualche sostanza appiccicaticcia che avrebbe impiegato mesi a togliere dalle pareti. Invece non accadde assolutamente nulla.

Con un sospiro di sollievo, ma ancora insospettita, recuperò l'ipad dal mobiletto in cui l'aveva riposto ed accese la musica, dirigendosi al piano superiore dove per poco non le venne davvero un infarto.

Più saliva le scale, più faticava a credere che quel cretino l'avesse fatto sul serio.

Erano le otto della mattina di un giovedì qualsiasi ed il pavimento del piano superiore di Waverley House era completamente ricoperto da una distesa di almeno duecento bicchieri pieni d'acqua. Un unico spazio libero dall'altro lato del disimpegno che conteneva un piccolo trepiedi con una telecamera accesa.

-Joe!!!


Non si sentiva più le braccia a furia di fare le scale con secchi pieni d'acqua svuotata dai bicchieri, ma questo non le impedì di prendere in mano la telecamera che l'aveva ripresa per i precedenti quarantacinque minuti e parlare senza riflettere.

-Se pensi che questo mi spaventi, sei sulla strada sbagliata Sugg... Ah, sì: dì pure addio al tuo cappellino da gaming. Chissà quando lo ritroverai.


Quella sera non le arrivò nessuna email, ma il video che aveva postato sul suo canale di videogame cominciava denunciando “un'inspiegabile” sparizione del suo cappellino preferito. Miranda rise parecchio.



Stava pulendo la moquette della stanza degli ospiti da tutti i coriandoli che il genio del male aveva deciso di usare per il suo ultimo video settimanale, quando sentì chiaramente la sua voce mentre parlava alla telecamera, avvicinarsi sempre di più. Attese di vederlo comparire, già pronta a qualche strigliata di capo per riavere il suo cappelline, invece Joe entrò nella camera come se nulla fosse, in mano, al posto della telecamera, teneva un foglietto che Miranda riconobbe dopo qualche attimo essere un assegno.

Un battito di ciglia e se ne uscì così come se ne era entrato. Miranda rimase a fissare la porta socchiusa per più di qualche secondo prima di riscuotersi e prendere in mano l'assegno.

-Cosa?!

Era assodato il fatto che lei non fosse un asso in matematica, ma quello era come minimo il doppio di quanto stabilito all'inizio del loro accordo. Certo: gli aveva rimesso in sesto l'intero appartamento dopo la sua festicciola/distruzione cosmica della settimana precedente, ma quello era davvero troppo denaro. Con l'assegno in mano, uscì dalla camera e non ebbe il tempo di mettere un piede fuori che un “buh!” le perforò l'orecchio sinsitro e la sua unica reazione, forse ancora intontita dall'urlo e dall'idea di poter uscire da quell'appartamento e andarsi a comprare un pc nuovo senza l'ansia di rimanere a stomaco vuoto per due settimane, fu quella di voltarsi verso di lui e guardarlo come se fosse cretino. Cosa che probabilmente un po' era. Anche senza il probabilmente.

-Niente, eh?

-No.

-Ma ce la farò prima o poi a farti spaventare... Sappilo.

Istanti di silenzio in cui nessuno dei due, o per lo meno non Miranda, sapeva come interpretare: troppo elettrici per essere attesa, troppo immobili per diventare inizio di qualcosa. Così decise di parlare, come sempre, senza riflettere il tempo dovuto.

-Piuttosto: sei serio?

-Riguardo?

La confusione nei suoi occhi fin troppo verdi era più che evidente e Miranda per un istante si dimenticò quale fosse la reale questione, poi il tocco soffice della carta dell'assegno sui polpastrelli la riportò alla realtà. Quel ragazzo la distraeva con una facilità disarmante.

-I soldi. Sono troppi.

Joe sembrò ricollegarsi improvvisamente con la vita e con uno sguardo fin troppo serio le disse:

-Sono giusti, solo che contengono una clausola.

Doveva aspettarselo. Doveva immaginarselo che ci sarebbe stato qualche tipo di intoppo. Perché semplicemente le cose non potevano mai andare per il verso giusto? Probabilmente in quell'assegno era contenuto anche il suo benservito e tanti cari auguri di trovarsi un altro posto dove lavorare.

-Ovvero?

Non sapeva nemmeno lei perché avesse fatto quella domanda, dato che in realtà non aveva nessunissima voglia di scoprire la spiegazione.

-Mi dai il permesso di filmarti quando faccio i vlog? Perché sta diventando piuttosto difficile far finta che non ci sia nessuno in casa quando invece si sente chiaramente il rumore dell'aspirapolvere che copre le mie parole.

-Non credo sia una perdita così grande, sai?

-Non fare la sarcastica con me, Atkin. Ci stai?

-A far cosa?

-A comparire nei miei vlog.

-Partendo dal presupposto che sto qui, se mi va male, solo otto ore a settimana e che potresti benissimo dire semplicemente che hai una donna delle pulizie che ti sta sistemando casa quando ci sono rumori molesti e che, per tanto, non ci sarebbero motivazioni valide per cui io debba accettare questa richiesta assurda...

Joe aveva l'aria di un cagnolino in attesa del suo bocconcino di ricompensa per essersi rotolato al momento giusto davanti agli invitati e Miranda pensò che se fosse dipeso da lei, un cagnolino gliel'avrebbe regalato sul serio.

-Va bene.

-Che?

-Ho detto che va bene. Se proprio devi, mettimi nei tuoi vlog.

Ecco fatto: un cucciolo contento. Miranda rimase sconvolta dal livello di contagiosità di quell'euforia e le ci volle tutto il suo autocontrollo per non sorridere a sua volta.

Joe se ne andò tutto soddisfatto, facendo qualche buffo balletto idiota, che la costrinse a coprirsi il viso con le mani per non ridere.

Miranda si rese conto allora che la situazione stava diventando a dir poco tragica. Però almeno avrebbe comprato un computer nuovo, no?



La settimana successiva sarebbe dovuta essere la più tranquilla della sua vita. Joe doveva partire per registrare un qualche programma in mezzo ai boschi con Alfie e Marcus e lei si sarebbe dovuta recare lì solo per recuperare eventuali pacchi di Amazon (cosa che accadeva almeno quattro volte in una sola mattinata) e per dar da bere alle piante che sua madre l'aveva convinto a comprare. Si sentiva talmente rilassata, che aveva persino deciso di andargli a ritirare la coperta in lavanderia, facendola così ricomparire sul divano per quando fosse tornato.

Fu dunque con una coperta sottobraccio e la musica già sulle orecchie che aprì il portone, non senza una certa difficoltà, dato il bicchiere di cartone con tea verde alla menta che stava cercando di tenere in equilibrio con la mano libera dalle chiavi. Per quella mattina si concesse di prendere l'ascensione, più che altro per evitare una qualche ustione di secondo grado o di dover riportare la coperta a lavare. Quando le ante di metallo satinato si spalancarono sul secondo piano di Waverley House, Miranda percepì quasi un pizzico di felicità invaderle le vene, specialmente nel momento in cui Shape Of You di Ed Sheeran le invase le orecchie. Raggiunse fiancheggiando la porta e la aprì sempre cercando di mostrare un equilibrio che non le apparteneva assolutamente. Se la richiuse alle spalle, togliendosi le scarpe per non sporcare in giro e dirigendosi, sempre a tempo di musica, verso il salotto. La porta a scomparsa era stranamente chiusa ma in quel momento, il ritornello di quella canzone l'avrebbe fatta ballare anche sopra i tavoli di un locale senza essere nemmeno un po' ubriaca, il ché era tutto dire.

Fece scorrere con una mano un'anta, ringraziando il meccanismo che le muoveva entrambe contemporaneamente, e...

Poi la coperta le cadde da sotto il braccio, spiegazzandosi scompostamente ai suoi piedi e perdendosi in mezzo a quella che Miranda capì, con suo sommo orrore, essere una marea di palline di plastica di ogni colore che la stava letteralmente sommergendo come uno tzunami.

Rimase impietrita, mentre centinaia di palline scorrazzavano in ogni direzione sul pavimento liscio del corridoio ed una risata sguaiata, dall'altro lato della stanza, sovrastava la voce di Ed nelle sue orecchie. Il salotto e la cucina erano letteralmente ricoperte da una marea infinita di palline di plastica multicolore che arrivava fino al livello delle sedute dei divani, nascondendole. In piedi, sopra uno di essi, la telecamera davanti la faccia, Joe Sugg in tutto il suo irritante fascino.

Miranda si tolse le cuffiette e calcolò approssimativamente quanto del tea bollente contenuto nel bicchiere sarebbe finito addosso a quell'imbecille che ancora rideva se gliel'avesse lanciato addosso da così distante.

-Oddio! Dovresti vedere la tua faccia!
Miranda lo fulminò con lo sguardo, ottenendo solo altre risate sguaiate. Diede un altro sguardo in giro e si rese conto che quelle dovevano essere almeno tremila palline: quando l'aveva presa tutta quella roba?!

-A che ora ti sei alzato per preparare sta cosa?

-Mmm... Alle cinque?

-Beh: spero che la tua vescica abbia una tenuta sufficientemente lunga, perché io devo pulire di sopra e, a meno che tu non voglia fare un tuffo in mezzo alla plastica, dovrai tenertela. Addio...

Sorrise alla telecamera e, calciando una pallina via dalla sua strada verso le scale, si rimise su le cuffiette e riprese a sculettare a tempo questa volta con i The Chainsmokers.


Aveva appena finito di bere il suo tea e cambiare le lenzuola del letto, quando le urla di Joe la raggiunsero sufficientemente insistenti da convincerla a togliersi le cuffiette di dosso.

-Atkin vieni giù un attimo!

-Ti scappa troppo?!

Perché si stava prendendo tutte quelle confidenze?

-L'ho già fatta sul vaso della pianta in cucina, tranquilla! Tu scendi!

Miranda scosse la testa e sperò sul serio che stesse scherzando, perché le sarebbe dispiaciuto non poco veder morire quella poverina.

Tornò al piano inferiore con una certa circospezione ed arrivata di fronte al salotto non scorse alcuna traccia di Joe, ma solo la stessa identica caterva di palline colorate di prima. Buttò un'occhiata nel bagno socchiuso alla sua sinistra, ma nulla: era vuoto. Non poteva davvero essersi nascosto sotto tutta quella plastica. Era da idioti. Sarebbe potuto soffocare, specialmente uno come lui che era leggermente claustrofobico. Ma in fin dei conti era Joe Sugg ed era quasi sicura che il quaranta percento del suo corpo fosse composto di idiozia.

Si appoggiò allo stipite della porta ed aspetto che, insospettito dalla mancanza di rumori, la chiamasse di nuovo. Non dovette attendere molto.

-Atkin! Ti sbrighi?!

Un cumulo di palline poco più alto del resto, nel bel mezzo della stanza, si mosse, mostrando il luogo esatto di dove fosse. Miranda cercò di mantenersi il più raso muro possibile, spostando il minor numero di palline che le riusciva. Arrivata al bancone, vi saltò sopra e vi scivolò su, fino a trovarsi giusta all'altezza di dove doveva essersi sepolto Joe. Prese una manciata di palline in mano si preparò.

-Joe?? Joe dove sei??

Tre... Due... Uno...

-AAAAHHHHH!!!

L'idiota sbucò fuori dall'ammasso di palline con la sua fotocamera già rivolta verso la porta del salotto e la confusione che gli si dipinse in volto quando non vi scorse nessuno, fu qualcosa di impagabile. E proprio mentre lui si rendeva conto di esser stato raggirato dal suo stesso scherzo, Miranda lanciò la prima pallina che, incredibilmente, lo colpì giusto in testa.

-Oh non dovevi farlo Atkin...

Appoggiò la fotocamera su quello che probabilmente era il tavolino e quando si voltò una pallina blu rischiò di colpirla in piena faccia, se solo non si fosse abbassata in tempo. Ne tirò una in risposta e lui fece lo stesso e, dopo meno di trenta secondi, le faceva già male dappertutto perché quel disgraziato aveva una mira eccellente, mentre lei aveva avuto solo fortuna con il primo lancio.

-Adesso me la paghi!

Joe si avvicinò a lei, avanzando come un palombaro in mezzo alla melma di palline, facendola ridere come un'idiota e solo quando se lo ritrovò davanti, si rese conto di quali fossero le sue reali intenzioni e la risata lasciò il posto al terrore.

-Non ci provare. Joe, davvero! Peso troppo!

Ma lui sembrò non sentire nulla di ciò che Miranda gli stava urlando ormai sull'orecchio, specialmente quando la prese per i fianchi e, nonostante le sue resistenze, riuscì a staccarla dal bancone della cucina e lanciarsi con lei in mezzo a quell'oceano di palline di plastica. Nel silenzio della casa, esplose la risata di Joe e Miranda non riuscì più a trattenersi, mentre affondavano assieme in quel turbinio di colori sgargianti, ridendo anche lei come non faceva da quando se ne era andata dall'Irlanda.

Risero fino a stancarsi entrambi, le schiene schiacciate su scomode palline di plastica e gli occhi puntati sul soffitto bianco del salotto. Ma non era a quello che stavano dando importanza entrambi. Non Miranda almeno, che percepiva con ogni cellula del suo corpo il contatto con la pelle di Joe, lì dove le loro mani si sfioravano.

Stava impazzendo e lo stava facendo immersa in un inferno di palline colorate per bambini di quattro anni.


Erano in silenzio da ormai un intero minuto ed i loro respiri si stavano facendo via, via sempre più regolari. Eppure Miranda percepiva ancora fin troppo chiaramente quel tocco minimale di epidermidi, quel polpastrello che ad ogni battito cardiaco si muoveva sul dorso della sua mano, in modo quasi impercettibile. Ma lei lo sentiva. Lo sentiva fin troppo bene dentro le sue ossa.

-Allora ridi, ogni tanto.

Quell'affermazione la lasciò di stucco. Voltò la testa di scatto ed una pallina si mise in mezzo tra i loro volti, ma ci pensò Joe a toglierla, lanciandola chissà dove. Miranda sorrise interamente notando come avesse usato la mano libera dal loro contatto, permettendole di bearsi un altro pochino di quella sensazione strana che creava dipendenza.

Joe non la stava guardando, ma lei si perse nella contemplazione del suo profilo, dimenticandosi completamente di dover rispondere a quella frecciatina. La mascella intagliata con un colpo netto ma delicato sulla pelle chiara del collo, le labbra talmente sottili da risultare quasi fragili in quella luce filtrata, la linea del naso lunga ed affilata che si stendeva nell'arco delle sopracciglia folte. E poi c'erano quegli occhi. Quelle iridi cangianti che avrebbe volentieri osservato fino alla fine della giornata.

-E ti incanti...

Si girò a guardarla e per un solo, microscopico istante il mondo si bloccò. Cristallizzato in quell'immagine perfetta di un ragazzo che conosceva e non conosceva, al tempo stesso, con la sua zazzera di capelli caramello fuso scompigliata in ogni direzione, un'espressione di attesa che lo rendeva fin troppo simile ad uno di quegli angioletti dispettosi dei quadri medievali, tutto purezza e intrighi in un solo volto. Miranda avrebbe tanto desiderato saper dipingere in quel momento.

Poi una pallina cadde da chissà dove, sulla spalla di Joe e lui si voltò per afferrarla e rigirarsela in mano. Miranda non era mai stata così grata ad un pallina di plastica in tutta la sua vita, poiché quella distrazione le permise di tornare in sé, preferendo la contemplazione del soffitto.

-Certo che mi incanto... E rido... E mangio... Cammino... E, cosa ancora più straordinaria: respiro.

-Sei sempre così sarcastica con tutti o è un trattamento di favore per il sottoscritto?

-Diciamo che tu mi istighi parecchio, ma tendenzialmente lo sono un po' con tutti... Però non puoi dire che non sia divertente.

O almeno lo sperava. Non aveva mai capito se la gente apprezzasse appieno quel suo modo sempre ironico e velatamente canzonatorio di rispondere a quasi tutte le domande che le venivano poste, dato che Louise non poteva fare statistica da sola.

-Mai detto che non lo sia, solo...

-Solo?

Si voltò nella sua direzione ancora prima che potesse metabolizzare il pensiero di ciò che stava per fare e bloccarsi per tempo, ma con sua grande sorpresa si ritrovò gli occhi di Joe già puntati su di lei. Da quanto la stava guardando? E perché questa cosa la imbarazzava a tal punto da rischiare di prendere fuoco?

-Solo mi mette in difficoltà.

Quello non aveva senso. Come non ce l'aveva neanche il suo sguardo che si spostava nuovamente sulla pallina con cui stava giocando lentamente, né il silenzio che si creò subito dopo.

Perché lo metteva in difficoltà quel suo modo idiota di rispondere alle domande? Lo faceva anche lui con praticamente tutti: allora perché lei non poteva? Ma soprattutto per quale dannata motivazione il fatto di non metterlo a suo agio le provocava così tanta angoscia?

How Would You Feel (Paean) riempì all'improvviso tutta la stanza e Miranda si rese conto che in tutto quel caos di situazione, tuffo tra le palline di plastica compreso, non si era minimamente pensata di appoggiare il suo telefono da qualche parte sicura della stanza, così ora era partita la musica senza che lei avesse anche solo una vaga idea di dove potesse trovarsi quell'aggeggio in mezzo a tutta quella plastica colorata.

Fece per cercarlo, ma la mano di Joe che prima la stava solo sfiorando, le bloccò il polso.

-Aspetta. Mi piace questa canzone.

Miranda cercò di risistemarsi su quelle scomodissime palline, cercando anche di non sprofondare dato il suo peso per poi accorgersi di come Joe avesse già trovato la sua posizione comoda: un braccio sotto la testa e le gambe dove capitavano. La presa sul polso di Miranda un poco allentata.

Lo vide inspirare e la maglietta bianca che indossava tendersi sui muscoli del ventre che con fatica stava cercando di scolpire in palestra. Chiuse gli occhi cercando di scacciare dalla sua testa l'immagine di ciò che c'era sotto il tessuto.

Quando li riaprì, Joe stava canticchiando le parole della canzone e, probabilmente senza neanche accorgersene, muoveva lentamente il pollice lungo la linea del suo polso. Miranda era certa che percepisse i battiti accelerati del suo cuore, soprattutto quando un sorriso furbo gli increspò le labbra. Era quello il lato di lui che in qualche modo le faceva paura: quel suo essere pienamente cosciente dell'ascendente che esercitava sulle persone.

-Dovresti rilassarti un po' di più, Miranda...

Ed continuava a cantare in sottofondo e lei non aveva la più pallida idea di chi fosse la persona al suo fianco.

-La vedo un po' difficile quando mi aspettano due ore da raccattapalle...

-Frase fraintendibile, data la situazione...

-Solo se uno ci vuole vedere il fraintendimento...

Non doveva suonare così quella frase. Non doveva sembrare un invito a vederci qualcosa di più, a far intendere che potesse esserci un interesse o qualsiasi altra cosa. Non doveva punto e basta. Però si ritrovarono entrambi a guardarsi e Miranda fu certa che l'energia elettrostatica che percepiva sulla pelle non aveva nulla a che fare con l'oceano di palline di plastica che li circondava. Sentiva il respiro di Joe sulle labbra e non poté far altro che abbassare lo sguardo a guardarle. O meglio, incantarsi a guardarle.

E lo percepì chiaramente il cambio di situazione, le palpitazioni che rischiavano di farle scoppiare il petto, le labbra sottili di Joe socchiudersi, il movimento impercettibile ma inevitabile che entrambi stavano compiendo l'uno verso l'altra...

Poi il campanello suonò. Ed una valanga di palline cadde addosso a tutti e due, quando si allontanarono quasi si fossero scottati con qualcosa di bollente o avessero visto un fantasma pronto ad ucciderli. Il campanello suonò di nuovo e Joe riuscì a riemergere da quel caos, per raggiungere il video ricevitore ed annunciare con il tono più incomprensibile della storia:

-E' Oli.

E quindi? Che voleva dire? Che se ne sarebbe dovuta andare? Che era un problema? Ma perché?

Miranda aveva in testa così tante domande che pensò di vedersela esplodere di dosso da un momento all'altro, così si mise a cercare il suo cellulare freneticamente, lanciando palline in ogni direzione. Lo trovò praticamente sotto il divano e si chiese come diamine ci fosse arrivato, ma l'ennesima domanda fu interrotta dal rumore di una porta che si apriva e dal vociare allegro di Oli.

-Ehi Joe! Ma che diamine...?!
-Ehm... Nulla... Cioè è solo uno scherzo...

-Oh, ti prego, dimmi che non è per me, perché te l'avevo detto che dovevamo esser super puntuali oggi!

-No, no... Era per...

Miranda sentiva i passi avvicinarsi all'entrata del salotto e per un singolo secondo intravide la sua immagine riflessa sullo schermo del telefono e si rese conto di essere un letterale spaventa passeri con i capelli elettrizzati, che si rizzavano in ogni direzione possibile. Prese l'elastico che aveva al polso e li raccolse in uno chignon veloce, prima di riemergere dalla montagna di palline.

-Miranda.

Tempismo perfetto. Come sempre. La faccia di Oli, quando la vide uscire dal caos di plastica colorata fu indescrivibile: una maschera di stupore che però durò solo pochi istanti. Qualche secondo dopo, si stava già immergendo in mezzo alle palline per raggiungerla e porgerle la mano.

-E' un piacere conoscerti! Joe parla un sacco di te! Io sono Oli... Oli White.

-Piacere, Miranda.

Provò ad intercettare lo sguardo di Joe per delle spiegazioni, ma non ne ottenne neanche una: il ragazzo era letteralmente sparito.

-Quindi tu sei la ragazza che gli pulisce casa?

-E a cui sta rendendo la vita un inferno in qualsiasi modo possibile ed immaginabile? Sì, sono io.

-Sai: un po' mi dispiace per te, ma almeno così io e Caspar possiamo star tranquilli.

-Grazie per la solidarietà, Oli.

-Di nulla.

Joe rientrò, sorridendo in quel suo modo sghembo, forse perché aveva intuito la vena di ironia nella risposta di Miranda che Oli non aveva assolutamente colto, ma l'attenzione di tutti si concentrò sugli scatoloni che teneva sotto braccio.

-Vanno buttate qui dentro,.

-E poi che ne farai? Perché c'è un centro ricreativo per bambini a cui...

-Pensavo di regalarle al centro ricreativo che c'è qui vicino.

Silenzio assordante. Avevano pensato la stessa cosa e l'avevano detta nello stesso momento. Terribilmente inquietante. Miranda optò per rompere quella situazione il prima possibile.

-Perfetto. Cominciamo?

Sia Joe che Miranda si misero al lavoro, mentre Oli li guardava con fare scandalizzato. Joe fu il primo a bloccarsi.

-Che c'è?

-Io...

-Avevate quell'appuntamento Joe.

Oli la indicò come se avesse appena rivelato la più grande verità dell'universo e Miranda si sentì fin troppo al centro dell'attenzione.

-Andate pure. Qui sistemo io.

-Ma...

-Troverai un modo per sdebitarti.

Quella frase non sapeva nemmeno lei da dove diamine fosse uscita, ma non era decisamente tra le cose che aveva in mente di dire. Proprio per nulla. Ma Joe sorrise e Miranda valutò che avrebbe raccolto anche migliaia di quelle palline, pur di rivederlo ridere. Sconvolgente.

-Beh sai come metterti la musica, sempre se rintracci l'ipad che hai nascosto.

Le fece un occhiolino ed afferrò le chiavi dal bancone della cucina.

-Ehm... Sì. Ciao, Miranda. A presto.

-Ciao Oli.

Sentì il rimbombo della porta diffondersi e poi disperdersi nell'aria attorno a lei e per un solo secondo tutto rimase immobile.

Poi la porta si riaprì, Joe corse dentro e si affacciò alla porta del salotto.

-Resta.

-Che?

-Aspetta che torni. Dobbiamo parlare di una cosa.

-Io ho un altra famiglia da cui andare oggi pomeriggio.

Lo vide per un attimo nel panico, alla disperata ricerca di una soluzione in mezzo a tutto quel marasma di palline colorate e scatoloni. Poi il lampo di genio.

-Passa da me sta sera. Forse c'è anche Oli, ma chissene. Va bene? Lasciami il tuo numero su un post it, così ci sentiamo per l'ora. Ciao.

Miranda era quasi sicura che quando si fossero lanciati sulle palline, invece di caderci sopra, avesse sbattuto la testa per terra, perché quello doveva per forza essere un qualche viaggio pindarico da commozione cerebrale.



-Allora ci vediamo tra due settimana, Miranda, va bene?

-Certo, signora Winston. Buone vacanze e buona serata.

-Anche a te.

Miranda si chiuse la porta alle spalle di casa Winston e per un secondo si perse ad inspirare la leggera brezza che sferzava dispettosa Londra. Di fronte a lei il Tamigi scorreva lento assumendo i colori del cielo al tramonto: rosa pesca, rosso ciliegia e viola ninfea. Erano momenti come quello che la rendevano orgogliosa della scelta che aveva fatto: amava casa sua, ma Londra la faceva sentire viva.

Fu distratta dal rumore di un messaggio, così estrasse cuffiette e telefono, accese la musica e guardò chi la disturbasse nell'unica mezzora di tranquillità che si concedeva. Era un numero sconosciuto ma le bastò leggere il testo, ancora prima di vedere la foto del profilo, per capire che si trattava di Joe. Solo lui avrebbe potuto cominciare un messaggio con un “Certo che scrivi proprio male”.

Valutò di non rispondergli, poi si rese conto che nel messaggio le chiedeva anche di passare da lui sulle nove per parlare e se le andava bene come orario. Stava rispondendo con un semplice pollice all'insù, per evitare fraintendimenti, quando un paletto sembrò apparire dal nulla davanti a lei, facendocela inciampare in pieno, rischiando di cadere sul marciapiede. Così, al posto del pollice alzato, partì una serie senza senso di emoji che Miranda non sapeva nemmeno esistessero e non ebbe nemmeno il tempo di rendersene conto che Joe aveva già visualizzato il messaggio.


Da 748 372 89 44 (SuggLife)

E quello cos'era? Troppa ammoniaca ti ha dato alla testa?


Gli avrebbe volentieri risposto con una manina che mandava a fanculo, ma per prima cosa, cercò di rimettersi in piedi, facendo finta di nulla, si salvò il numero ed optò per farlo sentire un po' in colpa. In parte per averla in ogni caso lasciata da sola a sistemare tutte quelle palline ed in parte per il messaggio che l'aveva quasi uccisa.


A Joe Idiota

Per colpa del tuo stupido messaggio ho rischiato di uccidermi per strada ** Quindi non fare tanto lo spiritoso, perché mi avresti potuto avere sulla coscienza a vita.


Era quasi arrivata a casa e per evitare di veder il telefono spiaccicato sull'asfalto, lo ripose in tasca, mentre cercava disperatamente le chiavi che logicamente dovevano esser entrate in qualche portale dimensionale per esser sparite in quel modo. Quando le trovò, aveva sentito il telefono suonare almeno quattro volte, ma lo ignorò fino a quando non fu dentro in casa, libera da zaino, giubbotto e scarpe, con Louise che le aveva già versato una tazza di tea fumante da bere assieme in cucina.

Intanto i messaggi erano diventati dieci.

Che diamine voleva quel ragazzo?!

Da Joe Idiota

AHAHAHAHAHAH

Ma sei seria?!

Non ti spaventi con nulla, ma non sai camminare?

AH AH AH


Da Joe Idiota

Atkin dai scherzavo su... Non pensavo fossi così permalosa.


Da Joe Idiota

Atkin, davvero: scherzavo.


Da Joe Idiota

Atkin stai bene?


Da Joe Idiota

Miranda, dico davvero: stai bene? E' successo qualcosa?


Da Joe Idiota

Miranda Atkin se scopro che stai bene e non ti è successo nulla, giuro che me la pagherai a vita!

Da Joe Idiota

PER L'AMOR DEL CIELO RISPONDI!


Miranda scoppiò a ridere come se fosse impazzita tutto d'un tratto e Louise la guardò come avrebbe fatto con un unghia incarnita da curare.

-Ma che hai?

-Nulla...

-Non sarà mica...

-Nessuno.

-Oddio!
Perché quella ragazza doveva esser ingenua su qualsiasi cosa eccetto che quando si trattava di gossip e relazioni? Era irritante. Le prese il cellulare di mano prima che potesse accorgersene e scorse tutta la conversazione, per lo più univoca, con Joe. Era la fine.

-Cosa mi stai nascondendo Miranda?

-Nulla, sul serio.

-Certo: perché io tutta questa apprensione nei tuoi confronti, la chiamerei proprio “nulla”.

Aveva virgolettato l'ultima parola non solo con la voce, ma anche con le dita, segno che non avrebbe mollato l'osso facilmente. Miranda si lasciò cadere sullo schienale della sedia ed attese che le venisse ridato il telefono.

-Assolutamente no. A meno che tu non mi racconti tutto.

-Lasciami rispondere e poi ti dico qualsiasi cosa tu voglia...

Tanto già lo sapeva che con Louise era una battaglia persa in partenza.


A Joe Idiota

Sto bene, sono viva e vegeta e, se la mia coinquilina mi farà sopravvivere all'interrogatorio su di te che ora mi spetta causa i tuoi mille mila messaggi, alle nove sarò a Waverley House **


Da Joe Idiota

Hai dato un nome a casa mia? ^^


A Joe Idiota

Il nome mi ricordava quello dei Maghi di Waverly. Detto questo: a dopo x


Da Joe Idiota

A dopo Atkin xx


-Miranda!

-Che c'è?!

-Stai fissando quel telefono con una faccia che più ebete non ci può!

-Oh non è vero...

Ma lo sapeva perfettamente anche lei che sembrava un'ebete: le guance le facevano fin male da quanto stava sorridendo.


C'aveva impiegato tutta la loro misera cena a base di sushi per asporto e nuvole di drago per convincere Louise che Joe non era interessato a lei. Sul dimostrare il contrario, c'aveva rinunciato perché tanto era palese anche ai muri che il giovane youtuber non le fosse indifferente. Sì, a lei e ad altri sette milioni di ragazze sulla faccia della terra. Così dovette prepararsi in fretta e furia, tanto che stava per uscire di casa senza borsa, se non fosse stato per Louise che gliel'aveva praticamente lanciata dietro. Ora era davanti al portone di Waverley House, alla disperata ricerca delle chiavi per aprire, mentre i lampioni del marciapiede donavano luce sufficiente perché lei si specchiasse sulle vetrate della porta. Si rese conto solo in quel momento che Joe l'aveva sempre vista in leggins e felpe, al massimo qualche maglione extralarge, capelli raccolti e solo mascara addosso (dato che l'ammoniaca la faceva piangere tantissimo e la matita sarebbe colata in maniera imbarazzante su tutto il suo viso). Quella sera invece aveva un paio di jeans a vita alta, una maglietta morbida che arrivava a filo dei pantaloni e i capelli rossastri sciolti. Un salto di qualità, certo, se si fosse trovata al mercatino dell'usato: era in ogni caso, molto al di sotto degli standard di ragazze a cui era abituato Joe. O semplicemente a confronto con Mila Kunis.

Con l'autostima sotto i piedi e la certezza di essersi ficcata in un immenso caos, Miranda salì le scale ed arrivò davanti la porta dell'appartamento. Solitamente avrebbe usato le chiavi per entrare senza alcun problema, ma quella sera era lì per un motivo diverso (che nemmeno lei sapeva bene) e non le sembrò opportuno fare come se fosse a casa sua. Così suonò il campanello.

Ad aprirle la porta, fortunatamente, era comparso un sorridente Oli.

-Ehi! Ciao Miranda... Vieni, abbiamo appena finito di mangiare.

Miranda gli sorrise e lo seguì nel soggiorno che lei stessa, quella mattina, aveva sistemato da cima a fondo, trovando la cucina un vero e proprio disastro: Joe doveva essersi cucinato uno di quei pranzi che ordinava su internet e aver fatto metà poi con Oli, il quale si mise subito a sistemare il suo piatto.

-Oh buonasera! Hai mangiato? Perché se vuoi ne è avanzato un quintale di questa cosa che... Non so bene cosa sia, ma è decisamente buona. Vero, Oli?

-Mmm mmm...

Joe la stava guardando con la padella in mano, ma era estremamente palese che la gamba dietro al tavolo si stesse muovendo nervosa.

-Ho già mangiato, grazie. Volete una mano a sistemare?

-No!

La faccia allarmata di Joe la mise ancora più a disagio e si chiese che diamine ci facesse lì.

-Okay, ora mi spaventi.

Joe scosse la testa, si sistemò il ciuffo almeno quattro volte e poi la guardò negli occhi:

-Scusa. Allora, io sistemo un attimo, mentre tu mi aspetti di là con Oli, okay?

-Va bene... Ma non scombinarmi l'ordine dei detersivi.

Per la prima volta, da quando era entrata in quell'appartamento, Joe la guardò e sorrise.


Era seduta nello studio dove di solito Joe filmava i video di gaming, era passato almeno un quarto d'ora ed era finita per farsi spiegare da Oli come diavolo si giocasse a GTA, dato che la sua coordinazione oculo manuale era pessima.

-No, no, no!! Sei morta di nuovo!
-Non è colpa mia se quel ponte è sbucato fuori dal nulla!

-Ma è lo stesso ponte delle ultime quattro volte!

Oli si passò una mano in faccia e Miranda temette sul serio di avergli fatto perdere tutta la pazienza che possedeva. Invece la guardò sorridendo e le disse:

-Proviamo con una città in montagna?

-Così finisce giù da un burrone.

Joe era entrato nella stanza che nessuno dei due se ne accorgesse e li guardava con sguardo divertito dallo stipite della porta su cui era appoggiato: le braccia incrociate che si perdevano nella felpa extralarge che aveva addosso, le gambe nude che sbucavano dalla bermuda altrettanto larghe, i piedi nudi incrociati sulla moquette grigia. Possibile che fosse attraente anche così?

Miranda cercò di scacciare quel pensiero il più velocemente possibile dalla sua testa e per farlo, si concentrò su una risposta adeguata da rifilargli.

-Non è colpa mia se da piccola impiegavo il mio tempo in attività più costruttive.

-Tipo? Pettinare le frange alle scope?

-Oh no: quello era il passatempo dei personaggi sfigati dei miei racconti... Evidentemente hai delle cose in comune con loro.

-Wow, wow, wow! Abbassate le armi, per favore che vorrei uscire sano e salvo da questa stanza.

Oli si era alzato in piedi, mani in aria in segno di resa incondizionata e si diresse, senza mai dare le spalle a nessuno dei due, verso l'uscita.

-Bene: io ora vi lascio da soli, così parlate, fate tutto quello che dovete fare... Ma vi prego: niente spargimenti di sangue, perché non lo sopporto, okay?

Entrambi asserirono e basta ed Oli quasi corse fuori dalla stanza. Miranda si voltò del tutto verso Joe, ancora seduta sulla sua sedia da ufficio, pronta per la resa dei conti: che diamine era cambiato da quella mattina?

-Quindi?

Non il più conciliante degli inizi, doveva ammetterlo, ma la tensione la stava divorando. Joe fece due passi avanti e si chiuse la porta alle spalle, facendo cadere la stanza in un silenzio surreale, interrotto unicamente dal lento ronzio del computer acceso. Si sedette su uno dei giganteschi puff pelosi che aveva all'angolo e Miranda fu costretta a girare la sedia nella sua direzione, aspettando che parlasse. Era piuttosto sicura che nel vocabolario delle espressioni facciali di Joe Sugg non fosse contemplata la combinazione che avevano assunto i suoi lineamenti in quel momento.

-Okay... Come te lo spiego?

-A parole tue?

Tirò su la testa di scatto e la inchiodò con lo sguardo: Miranda sentì lo stomaco diventare un origami di un cigno impazzito.

-La smetteresti per un secondo con il sarcasmo?

-Va bene, solo se però tu ti muovi a parlare perché mi stai spaventando.

-Che?

Ecco quella faccia la conosceva: era confuso.

-Mi hai chiamato qui di sera, mi hai accolto agitato come se dovessi condurre un programma in diretta nazionale, poi sei diventato incredibilmente antipatico ed ora stai partendo dal Polo Nord per dirmi qualcosa... Quindi sì: mi stai spaventando.

-Giusto... Hai ragione.

-Lo so.

-Miranda...

-Okay, sto zitta.

Joe sembrò soddisfatto di quell'affermazione e trasse un respiro profondo prima di incrociare la mani davanti a lui, appoggiare i gomiti sulle ginocchia aperte e guardarla dritta negli occhi. Sarebbe morta, già lo sapeva.

-Hai presente quando ti ho chiesto se potevi apparire nei miei vlog? Sì, lo so che ce l'hai presente, era per fare una premessa... Comunque, come avrai forse notato, non ho ancora pubblicato nulla perché beh... Perché prima vorrei fare un'altra cosa.

Joe la guardava così intensamente che Miranda dovette far leva su tutta la sua buona volontà per non perdersi completamente nella contemplazione sfacciata del suo viso al posto di ascoltare ciò che le stava dicendo.

-Atkin ci sei?

-Sì... Sì, ho capito.

-Ecco io... Io volevo chiederti se lo scherzo di oggi potevo caricarlo sul mio canale principale per il prossimo Sugg Sunday Special.

Aveva parlato così tanto velocemente che Miranda aveva faticato davvero a comprendere le singole parole, così le ci volle più di qualche secondo per metabolizzarne anche il significato.

-Scusa?!

Joe cominciò a torturarsi i capelli, come se si fosse aspettato quella reazione e non avesse però trovato argomenti efficaci per gestirla.

-Io... Lo so che non è una richiesta da poco, però, cioè: è un signor scherzo! E tu sei sostanzialmente l'unica persona che non ci casca mai!

-E questo cosa centra? Potresti benissimo rifarlo con Caspar o Josh e verrebbe decisamente meglio... E poi a livello di visualizzazioni non ti conviene collaborare con qualcuno dei tuoi amici? Io sono un'emerita sconosciuta, non ti aiuterebbe in nessun modo...

-Primo: io non faccio video per le visualizzazioni...

Il sopracciglio di Miranda si alzò prima che potesse bloccarlo.

-Okay, va bene, lo faccio anche per quello ma soprattutto perché più gente lo guarda, più vuol dire che piace e che è vero intrattenimento, ovvero quello che vorrei fare io con il mio canale, e quindi...

-E quindi ribadisco che Josh, Oli o persino Jack sarebbero meglio di me.

Joe alzò gli occhi al cielo e si lasciò cadere sul puff di pelo, le mani a nascondere la faccia. Che aveva detto di sbagliato questa volta? Era un ragionamento a dir poco logico il suo.

Stava per dire qualcosa, quando Joe tornò a sedersi e la guardò con lo sguardo più serio che gli avesse mai visto fare.

-Ho bisogno di una ragazza nel mio canale.

La faccia di Miranda doveva essersi trasformata in un enorme punto interrogativo, perché per un attimo sembrò che Joe dovesse scoppiare a ridere, ma riuscì a trattenersi: forse stava parlando seriamente.

-Insomma: ho davvero pochi features con youtuber femmine... Beh, quasi nessuno, se escludi mia sorella e due o tre con Tanya agli inizi... E sostanzialmente per due ragioni: uno, nessuna delle youtuber donne che conosco si presterebbe a fare qualcosa di adatto al mio canale... O meglio ce ne sarebbe una, ma abita dall'altra parte dell'oceano ed al momento non posso andarmene a Los Angeles per fare un video...

-Due?

-Due cosa?

-La seconda motivazione.

-Ah sì. Beh, due: tu sei divertente. Dico davvero. Sei la giusta commistione di simpatia e acidità che serve per non farti sembrare una minaccia.

Miranda lo guardò e notò la totale spontaneità con cui avesse appena affermato che il suo pubblico femminile non l'avrebbe mai vista come una minaccia perché non era anche solo vagamente concepibile come tale. Valutò di bere il liquido biancastro che stava raffreddando il computer dietro di lei, di modo da porre fine a quell'omicidio assistito alla sua autostima, ma scelse invece di rispondere come era solita fare: con il sarcasmo.

-Sai che non succede nulla se ammetti di puntare ad un pubblico un pochino più sofisticato e che quindi hai bisogno della mia intelligenza?

-Vedi?! E' di questo che sto parlando! Hai sempre la risposta pronta.

Avrebbe tanto voluto dirgli che se avesse dovuto dirgli quello che sul serio le passava per la testa si sarebbe ribaltato sulla poltrona su cui era seduto, ma lo tenne per sé. Tanto ormai.

-Però se accetti, cosa che spero davvero tanto, devo avvisarti di qualche... Ehm... Complicazione?

-Fammi indovinare: commenti cattivi, insulti senza senso, tartassamenti su qualsiasi social network possibile ed immaginabile? Lo so ed è per questo che non ti ho detto di sì.

Il ragazzo rimase a bocca aperta, considerando forse quanto l'avesse sottovalutata, poi asserì con la testa, facendosi cadere qualche ciocca di capelli appena lavati davanti agli occhi.

Spettava a lei decidere e, sinceramente, con il caos che aveva in testa in quel momento non era per nulla sicura di riuscire a farlo in maniera sensata. Si sarebbe trattato di quel video e dei vlog, nulla di più. Lei avrebbe continuato a fare il suo lavoro di colf e i suoi, che non sapevano nemmeno cosa fosse YouTube, non lo sarebbero mai venuti a sapere. Al massimo sarebbe stato un simpatico aneddoto da raccontare ai mille mila nipotini che Louise era intenzionata a darle.

E poi c'era quella faccia a cui avrebbe dovuto di dire no per principio, mentre l'unica risposta che le uscì di bocca fu:

-Okay.

-Cosa?

La faccia di Joe sembrò illuminarsi di luce nuova e Miranda si sentì incredibilmente stupida ad aver percepito quella stretta allo stomaco per quella sua reazione. Si era appena fregata diversa da sola e ne era pienamente consapevole.

-Va bene per il video. Ma solo uno.

-Sì, sì, certo. Okay: vado a preparare il necessario per filmare un minimo di finale. Se Oli mi da una mano ci metto dieci minuti.

Joe si era già alzato ed era arrivato quasi alla porta, quando Miranda comprese il reale significato delle sue parole.

-Filmare? Cosa?

-La conclusione del video... Nulla di che, lo giuro.

-Ma guarda come sono presa!

-Meglio così: meno invidia.

E detto quello sparì.

Miranda alzò lo sguardo sugli specchi a muro davanti a lei ed osservò la sua faccia: probabilmente il moccio che usava per pulire il bagno degli ospiti aveva un aspetto migliore. Ma tanto che differenza poteva fare ormai?

Si alzò stancamente dalla sedia e raggiunse i due che si stavano urlando qualcosa contro da una parte all'altra della stanza degli ospiti.


-Allora: sii te stessa e andrà tutto bene.

-Sembra una pessima frase d'aggancio di un rapinatore gentiluomo.

-Appunto.

Erano seduti sul bordo del famoso letto che Miranda aveva visto praticamente tutte le domeniche dell'ultimo anno e mezzo, due padelle di un metro quadrato che le sparaflesciavano la faccia, mettendo in evidenza anche i brufoli che aveva scoppiato a quattordici anni, una fotocamera piazzata sul trepiedi, dietro cui c'era un sorridente Oli White che controllava la messa a fuoco e Joe. Joe che era seduto accanto a lei e non la smetteva un attimo di sistemarsi i capelli e di muovere le gambe.

-Ma sei sempre così agitato?

Si girò a guardarla per un secondo, poi si voltò di nuovo verso Oli.

-A dire il vero no... Ma questa è una cosa nuova.

-Okay: se volete siete illuminati e messi a fuoco a dovere.

Oli sorrise rassicurante e Miranda non riuscì a trattenersi dal parlare ancora una volta senza pensare.

-Ci stiamo arrostendo praticamente.

Sia Oli che Joe risero e lei si rese conto che forse, per una volta, il suo essere incredibilmente logorroica quando era nervosa, le sarebbe tornato utile.

-Come presto capirete dall'epocale figura che farò in questo video, ho finalmente trovato qualcuno che non cade ai miei scherzi...

-Ci vuole poco, a dire il vero... Senza offesa Caspar.

-Ecco, come non detto. Signori e signore, vi presento...

Un attimo di esitazione in cui Joe si voltò a guardarla e Miranda si chiese quale fosse ora il problema.

-Come ti chiamo?

-Gina Va...

-Okay... Signori e signori vi presento Va Gi... Oh. Adesso ci sono arrivato.

Oli scoppiò a ridere, mentre Miranda cercava di restare il più seria possibile.

-No, ma quando vuoi Joe... Solo magari, prima che mi crescano le radici e ricresca anche altro...

Oli rise talmente forte che dovette mettersi una mano davanti alla bocca per bloccarsi e Miranda si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto.

-Basta. Mi arrendo a questa ragazza. Fai tu, allora.

-Come vuoi... Salve a tutti! Sono Miranda e tendenzialmente mi occupo di tenere casa Sugg un posto accettabile per la società.

-Fai le pulizie!

-Certo, ma senza di me manderebbero il servizio sanitario dopo due giorni e addio vita sociale.

Joe scosse la testa sconsolato, ma Miranda lo vide il sorrisino soddisfatto che stava cercando di nascondere a tutti i costi.

-Bene, ora che abbiamo fatto le debite presentazioni, direi di passare a mostrare la mia pubblica disfatta... Buon divertimento!

Oli fermò la camera e Joe, sistemandosi per la milionesima volta i capelli, si voltò verso di lei.

-Ora facciamo la conclusione e siamo apposto. Posso mettere i tuoi link sotto? A proposito: hai un canale?

-Sì, quello che si crea di default con l'account Google... Comunque metti quello che vuoi. Sono curiosa di leggere con che fantasie se ne verranno fuori.

-Perfetto... Pronti? Via. Ecco: come avete visto sono stato letteralmente sommerso nel mio stesso scherzo. Non mi sono mai sentito così tanto umiliato in vita mia.

-Peggio di quella volta in cui ho trovato i boxer di Connor sotto il tuo cuscino?

-Ti avevo raccomandato di non raccontarlo a nessuno...

-No, tu avevi detto “mi raccomando non dirlo a nessuno che conosci”... Io i tuoi subscribers mica li conosco.

-Ora capite che fatica? E per dimostrarvi quanta frustrazione questa ragazza mi procuri, potete cliccare tipo qui...

Joe indicò un punto indefinito alla sua sinistra.

-Così vedrete un vlog di almeno trenta minuti su tutti i miei vani tentativi di spaventarla e le sue risposte caustiche che, ve lo posso assicurare, anche se non sembra, sono incredibilmente divertenti.

Miranda fece un piccolo inchino e dallo schermo della fotocamera che Oli aveva girato, vide Joe sorridere nella sua direzione.

-Se invece, per qualche inspiegabile motivazione, vi interessasse seguire questa ragazza qui che a quanto pare riempie casa mia di profumi alla menta e sarcasmo, cliccate sulla sua faccia..

E le piantò un dito dentro la guancia.

-Oppure trovate tutti i link nella descrizione qui sotto.

Indicò in basso con lo stesso dito e poi si voltò verso di lei.

-Vuoi aggiungere qualcosa?

-Solo far sapere a tutti che le palline del video poi le ho sistemate tutte io.

-Ma dovevi proprio precisarlo?! Così non mi vorrà più nessuna...

-Tranquillo: quelle che trovi su Tinder non guardano questi video...

Joe rimase a bocca aperta, così Miranda decise di improvvisare come faceva al liceo, quando non si ricordava più le battute durante lo spettacolo di teatro.

-E mentre Joe medica il suo orgoglio ferito, io ed Oli, che è li dietro, vi salutiamo e speriamo che il povero Joseph si sia ripreso per il prossimo Sugg Sunday Special. Aloha!

-Oddio Joe, dovresti vedere la tua faccia!

Oli non la finiva più di ridere e Miranda era così tanto concentrata su di lui, che quasi neanche si accorse della mano che Joe le stava porgendo. La guardò senza capire.

-Voglio solo farti i complimenti.

Miranda gli strinse la mano, ignorando il fatto che nel mentre anche il suo stomaco stesse compiendo la medesima azione.

-Ho come la sensazione che questo non sarà il nostro ultimo video.

E mentre lo diceva, Joe le sorrise in quel suo modo sghembo che però, quella sera, sembrò tingersi di una sfumatura di speranza.



Era tornata a Waverley House ancora un'altra volta quella settimana, ma Joe era in centro per dei meeting, così la sua mattinata era trascorsa tranquilla. Un po' come quella domenica come tante altre che stava trascorrendo seduta sul divano, scrivendo un romanzo che non avrebbe probabilmente mai visto la luce di una libreria. Non aveva più sentito Joe dopo quel martedì sera e la cosa le aveva fatto sospettare che c'avesse ripensato e magari preferito un video più consono per il suo canale principale. Come non detto, in quel momento le arrivò la notifica di un messaggio sul telefono che, secondo le migliori leggi di Murphy, era dall'altra parte della stanza. Si tolse pc, scatola di cereali e coperta dalle gambe, raggiunse il cellulare e lo sbloccò, mentre tornava a sprofondare sul divano.


Da Joe Idiota

Sei pronta? Cinque minuti e sarà tutto diverso.


A Joe Idiota

Lo sai che non sto per dare alla luce nessun bambino, vero?


Da Joe Idiota

Mi erano mancate queste risposte x


Miranda non si prese nemmeno la briga di rispondere ma attese pazientemente, il computer aperto sulle gambe, che quei fatidici cinque minuti passassero. Non retweettò, come invece avrebbe fatto normalmente, il tweet che Joe mise per avvisare dell'uscita del suo nuovo video, anche se leggerlo le fece venire un mini attacco di panico. Serviva scrivere “la ragazza che ha cambiato la mia vita”?! L'avrebbe ucciso il martedì seguente.

Cercò di usare i dieci minuti successivi per guardare il video, ma il cellulare era completamente impazzito tra notifiche, email e menzioni di qualsiasi social network possibile ed immaginabile. Che cosa aveva fatto?

Una chiamata riuscì a farsi spazio tra tutto quel delirio.

-Immagino come sia il tuo telefono ora: ti va di passare per di qua?

Da quando Joe la chiamava? Non riusciva a ragionare lucidamente, non quando vedeva il numero di pollici aumentare così tanto a vista d'occhio e i commenti positivi accumularsi sotto il video e nella sua casella di posta elettronica.

-Sì.

-Ti aspetto.

Mise giù senza rispondere. Prese solo il carica batterie del telefono, staccò wifi e qualsiasi tipo di rete internet ed uscì quasi di corsa, tornando indietro perché, come al solito, si era dimenticata la borsa.


Arrivò a Waverley House con la strana sensazione che tutti, per strada, la stessero guardando in maniera diversa e si sentì vagamente meglio solo quando fu dentro il portoncino di vetro. Salì scale a due a due e non dovette nemmeno suonare, perché Joe aprì la porta nell'esatto momento in cui lei ci finì quasi addosso.

Non aveva idea di quali fossero le condizioni della sua faccia, ma di certo dovettero spaventare parecchio il ragazzo che si limitò a farle segno di entrare e la seguì in fretta verso il salotto, dove Miranda aveva cominciato a camminare su e giù per il morbido tappeto, dopo aver lanciato le scarpe in qualche angolo della stanza.

Si girò verso di lui e la sua espressione tra il confuso e il preoccupato, la fece esplodere come una bomba al termine del tempo stabilito.

-Lo so che tu non sei in grado di gestire i momenti di crisi degli altri, ma non mi interessa perchè è obbiettivamente colpa tua se ora ho il terrore ad accendere il mio cellulare, quindi mi starai a sentire in completo silenzio, finché non mi sarò sfogata, okay?
Joe annuì con espressione seria, appoggiandosi allo stipite della porta in quel suo modo da modello di Versace che le rendeva difficile ragionare, specialmente quando si accorse di come lui fosse a petto nudo.

-Primo: perché diamine sei a petto nudo, se sapevi perfettamente che sarei venuta qui? Secondo: è tutta colpa tua cazzo! Ecco, ora dico pure le parolacce... Ma ti pare possibile che capiti nella mia vita tra capo e collo e me la sconvolgi come se fosse il cespuglio che hai in testa e che tormenti continuamente? No, dico: va bene che me ne sono andata dall'Irlanda per avere la mia indipendenza e per vivere una vita come dico io, ma questo... Questo è assolutamente fuori da ogni concezione! Io faccio la donna delle pulizie, per l'amor del cielo! Sono sarcastica per difesa personale e per sopravvivere al fatto che qualsiasi decisione io abbia mai preso in vita mia sia stata un completo disastro! E per tua informazione, dire che non risulto una minaccia per il tuo pubblico femminile è il peggior complimento di sempre... Anzi: non è nemmeno un dannato complimento! E' un'offesa bella e buona! Quindi mi devi anche una buona dose di autostima, a cui ho dovuto dire addio per colpa tua... E basta: penso sia tutto. Ah no: smettila di usare quelle dannate bombe colorate per il bagno che per far tornare la vasca bianca ci metto diciassette ore, ogni volta! Bene, ora ho finito.

Il cuore le batteva all'impazzata ed aveva il fiatone, dato che con ogni probabilità aveva parlato con una frequenza di duecento parole al secondo, ma non le importava: non si era mai sentita più leggera come in quel momento.

Poi si ricordò di Joe e la vampata di imbarazzo che la pervase, rischiò sul serio di provocarle una combustione spontanea della pelle. Specialmente quando si rese conto che la stava letteralmente fissando. Le sembrò di esser tornata a quella volta in cui aveva sognato di essere nuda nel bel mezzo di Trafalgar Square, ma era piuttosto sicura di essersi vestita prima di uscire di casa. Solo quando incrociò il suo sguardo si rese conto che era quello a farla sentire nuda.

-Dì qualcosa.

-Leggi.

Le indicò con una mano il Mac che era appoggiato al bancone della cucina e che riconobbe essere aperto sulla pagina del video che aveva appena caricato. Miranda si avvicinò titubante, sentendo il calore dello sguardo di Joe che la seguiva passo, passo.

Arrivò davanti allo schermo e cominciò a scorrere verso il basso tutte le centinaia di commenti che la gente aveva lasciato e le sentì salire una ad una le lacrime. Cercò di trattenerle e ci riuscì, fino a quando all'ennesimo “Miranda è troppo forte! Convincila a fare dei video suoi”, una scappò al suo controllo e le bagnò la guancia. L'asciugò in fretta con la mano, ma sapeva perfettamente che Joe aveva visto tutto. Le si avvicinò e si sedette su uno dei due sgabelli.

Come nulla fosse, le prese il pc dalle mani e scorse i commenti, fino a trovare quelli che gli interessavano di più.

-Eri curiosa di sapere quale sarebbe stata la fantasia più strana che avrebbero tirato fuori? Pronta?

-Anche se non lo fossi, me lo diresti lo stesso, quindi...

-Infatti. Ecco cosa abbiamo: “Ma sono io o sono terribilmente carini assieme?!” a cui segue la versione “ Oddio nuova OTP di YouTube!!!” e quella più esplicita “Chissà cos'hanno fatto su quel letto...”. E potrei andare avanti ma credo di aver reso l'idea...

L'autocombustione parte seconda era già cominciata e Miranda percepiva un certo caldo in quel momento.

-Beh, come hai detto tu: la fantasia non manca.

Non sapeva che diamine dire. Quello non se l'era aspettata o meglio, aveva sperato vivamente che l'occhio clinico femminile non si accorgesse neanche lontanamente dei suoi occhi da pesce lesso per Joe. Ma evidentemente era stata troppo fiduciosa. Stupida lei.

-Però, ti devo ringraziare.

-Per cosa?

-Perché con la tua battutina su Tinder, ho giù ricevuto almeno dieci match positivi in mezzora, quindi magari grazie a te me la trovo sul serio la ragazza.

-Bene direi.

-Già.

Qualcosa si sbagliato nella sua vita precedente doveva averlo combinato per meritarsi di guardare quegli occhi a meno di dieci centimetri di distanza e non avere il permesso di fantasticarci sopra. Un qualche crimine contro l'umanità forse.

Il silenzio che scese nella cucina era a dir poco surreale e Miranda si chiese se non fosse il caso di tornarsene nel suo di appartamento ed affogare i dispiaceri in un'enorme ciotola di gelato ricoperto di cereali.

-Okay... Allora...

-Hai fame? Pensavo di fare una di quelle cose ordinate su Gusto e le porzioni sono sempre per due. Così ti dimostro che non sono un così pessimo uomo di casa come credi.

Miranda lo osservò, tutto tranquillo nei suoi pantaloncini della tuta, senza maglietta a meno di due passi da lei, un invito a cena lasciato cadere lì come avrebbe fatto con uno qualsiasi dei suoi amici e si arrese: ben arrivata friendzone.

-Solo se prometti che poi mi lasci mettere via le pentole, perché altrimenti le scombini tutte e poi le credenze non si chiudono più.

-Come vuole, Miss perfezione...

Miranda gli fece la linguaccia e si rimise a scorrere i commenti sotto il video, mentre Joe si metteva ai fornelli.


Le aveva lasciato scegliere il sottofondo musicale così, mentre lui cercava di capire qualcosa della ricetta ungherese che aveva deciso di preparare, Miranda ricollegò il suo cellulare alla rete Internet, che rischiò letteralmente di esploderle in mano per il sovraccarico di notifiche.

-Sta sera si va in Ungheria, anche se non ho la più pallida idea di che cosa significhi mettere “a bagnomaria”...

-Dovrebbero cuocere con il vapore dell'acqua che bolle sotto, ma tu non hai la pentola giusta.

Aveva parlato senza riflettere e senza valutare che se Joe aveva usato il plurale, probabilmente non si riferiva a loro due, ma a lui e a chi avrebbe guardato il vlog che stava filmando.

-Ah giusto, dimenticavo che per cena sta sera abbiamo anche il sarcasmo di Miss Miranda Atkin, che è appena resuscitata dal mondo delle notifiche con cui meravigliose persone l'avete sommersa, per dirmi che non ho la pentola giusta.

-Era una constatazione la mia... E ci sto mettendo tutto sto tempo perché sono tutti così carini, che voglio leggerli dal primo all'ultimo. Grazie mille.

Mandò un bacio alla vlogging camera di Joe e lui la voltò verso di sé.

-Fammi capire un attimo: sei così dolce con tutti, eccetto che con il sottoscritto?
Rivolse di nuovo l'obbiettivo contro di lei e Miranda, guardando volutamente in camera e non la faccia di Joe, rispose tranquillamente.

-Tranquillo che non sei l'unico... Non vorrei mai si montasse la testa.

Joe riprese a filmare sé stesso, con fare fintamente stizzito.

-Sappi che d'ora in poi farò finta che tu non ci sia.

-Come se cambiasse qualcosa...

-Ora capite che stress è questa ragazza?!

Miranda fece finta di essere concentrata sul suo cellulare e di non aver sentito, ma la verità era che l'unico vero stress in quella situazione era cercare di non saltargli addosso mentre cucinava mezzo nudo.


Erano seduti uno affianco all'altra, intenti a mangiare qualcosa che in teoria doveva essere del gulash ma che assomigliava molto più a della zuppa di pollo, con i The 1975 che cantavano in sottofondo.

-Eri seria quando hai detto che ti ho sconvolto la vita?
Fortunatamente si era messo addosso una maglietta, ma il profumo di pulito che emanava non l'aiutava comunque a concentrarsi. Per poco non si soffocò con il cucchiaio di brodo che stava mangiando.

-Io... Sì. Insomma: credo tu sia piuttosto cosciente di essere una persona... Impegnativa?

-E' un modo gentile per dire che sono uno stronzo? Perché c'era anche tutta la storia dell'autostima che non ho ben capito...

-Joe, lascia stare. Davvero. Stavo straparlando per colpa dell'ansia.

-No.

Abbandonò il cucchiaio nella tazza e si voltò per guardarla in faccia.

-Eccetto mia sorella, non ho nessuna femmina...

-Ti dispiacerebbe usare il termine ragazza? Perché “femmina” mi fa sentire abbastanza un animale...

-Ecco vedi? Io non ci sarei mai arrivato a capire una cosa del genere. Ho bisogno che qualcuno come te mi spieghi l'universo femminile. Che mi spieghi perché non riesco a trovarmi una cazzo di ragazza ad esempio.

-Wow... Questo è piuttosto personale.

-Atkin hai le chiavi di casa mia dalla seconda volta in cui ti ho vista: direi che mi fido di te.

-Pensavo fosse per praticità...

-Seh va beh... Allora: illuminami su tutti i miei errori. Te lo chiedo per favore.

Si era sempre chiesta come ci si sentisse a salvare la vita di qualcuno, cosa si provasse nel tenere l'esistenza di una persona tra le mani, ma si era anche sempre risposta che gente come lei non poteva nemmeno sperare di gestire una responsabilità del genere. E adesso capiva anche perché: l'espressione di attesa che si nascondeva dietro l'atteggiamento fintamente rilassato di Joe le facevano percepire tutto il peso di quel compito e non era convinta di esser capace di portarlo a termine.

-Cosa... Cosa vuoi sapere?

-Dove sbaglio?

-Ehm...

Okay: erano troppo vicini perché lei riuscisse a pensare lucidamente e persino il suo sarcasmo in quei momenti aveva la fastidiosa tendenza di battere in ritirata e lasciarla sola di fronte a situazioni che non aveva la più pallida idea di come gestire.

-Non è che sbagli... E' che non hai proprio il miglior modo di approcciarti, ecco... O meglio ancora, prima che tu ti offenda, ti approcci nel modo sbagliato per quella tipologia di ragazza. Non so se sono stata chiara?

-Un pozzo di petrolio.

Miranda gli sorrise forse per la prima volta dopo il tuffo nelle palline.

-Noto che la mia vicinanza sta facendo effetto.

-Adesso non montarti la testa, eh? Comunque spiegati meglio.

Non riusciva a parargli stando seduta su un seggiolino, che per altro continuava a muoversi in maniera fin troppo pericolosa sotto di lei. Così si alzò e si impossessò dello spazio libero vicino al calcetto, costringendo Joe a voltarsi con la sua seduta per seguirla.

-Allora. Come spero tu abbia notato nei tuo venerando quarto di secolo di vita...

-Perché non puoi dire semplicemente venticinque anni? Così mi fai sentire mio nonno!

-Perché era un discorso solenne che tu hai miseramente interrotto con i tuoi appunti del cacchio. Ora, se permetti, vorrei continuare.

Joe le fece segno di proseguire e Miranda si sciolse i capelli, li scosse un attimo e lo guardò dritto in faccia: certo il leggins neri, il maglione extra large rosa e i calzini a righe non aiutavano, ma pazienza.

-Come avrai notato, esistono differenti tipologie di ragazze.... Anzi, a dire il vero siamo tutte diverse...

-Quindi sono fregato.

-Interrompimi ancora un'altra volta e navigherai nel nulla della tua vita sentimentale per il resto della tua esistenza.

-Wow: volevi uccidermi?

-No, volevo solo mostrarti come esistano differenti tipologie di donna. E che spesso molto dipende anche dal momento che stanno vivendo... Ad ogni modo, ci sono della caratteristiche comuni che potrebbero aiutarti per capire come approcciarti a quella precisa ragazza. Per esempio...

Miranda si mise i capelli tutti su una spalla, afferrò al volo il suo cellulare dal bancone e si appoggiò al bordo del calcetto come se fosse una modella pronta per lo scatto di Agosto. Le sue forme morbide ed i troppi vestiti avrebbero suggerito altro, ma pazienza: Joe si sarebbe dovuto dimostrare mentalmente elastico.

-Come ti avvicineresti ad una ragazza così?

Fece finta di essere impegnata al telefono, lanciando ogni tanto qualche occhiata a Joe, il quale, deludendo tutte le sue speranze sull'elasticità mentale, se ne stava seduto imbambolato senza far nulla.

-Joe: ti muovi?! Mi sta venendo un crampo al collo a star messa così.

-Io a quelle così non mi avvicino nemmeno.

Miranda si rimise dritta e lo guardò come se fosse stato su un monociclo rosa, vestita da Elsa di Frozen.

-Cosa?!

-Insomma: eri impegnata con il cellulare, per conto tuo...

-Ma sei un caso disperato allora.

Miranda si passò una mano sulla faccia e cercò di fare mente locale: ormai che c'era, tanto valeva aiutarlo sul serio.

-Joe ero voltata verso di te, con persino il collo esposto nella tua direzione, ti lanciavo occhiate di continuo e secondo te non ero interessata?!

Okay: doveva ricordarsi che non stava parlando di lei. O meglio, sì, ma lui non doveva saperlo.

-Intendo la lei che stavo interpretando, logicamente.

-Quindi il cellulare era un pretesto?

-Bingo! A meno che non sia davvero concentrata su quello che sta facendo o non stia aspettando qualcuno, ma in quel caso vedresti dei segni di impazienza o di insofferenza... Di solito se una ragazza continua a guardarti è perché le interessi...

-Okay. Ho capito. Poi?

-Se invece ti capita una che ci prova spudoratamente, che fai?

-Prova tipo come?

-Non ci pensare nemmeno, perché so che hai capito cosa intendo...

-Peccato, mi sarei divertito un pochino nel vederti fare la gatta morta.

Miranda lo incenerì con lo sguardo e non si prese nemmeno la briga di precisare se fosse per l'offesa ricevuta o per aver detto che una ragazza che ci provava era una “gatta morta”.

-Allora, cosa fai in quel caso?

-Beh ci sto.

-Grazie al cazzo, hai già il lavoro fatto.

-Che volgarità Atkin!
-Taci Sugg o fai una brutta fine sta sera.

Miranda si risedette al suo posto e riprese a mangiare la sua zuppa come se nulla fosse, i The Lumeneers che riempivano l'ambiente di note vagamente country.

-Fine? Tutto qui?

Si voltò verso di lui e lo guardò come avrebbe fatto con uno dei suoi fratelli.

-Per oggi.

Tornò a mangiare e vide che Joe recuperava qualcosa dal bancone: la sua vlogging camera.

-Niente: Miranda ha deciso che per oggi mi ha insegnato anche troppo sul mondo femminile e chissà quando mi concederà la prossima lezione.

-Ma stavi filmando tutto?!
-Certo.

Il sorrisetto beffardo che le rivolse la fece uscire di testa, così il pugno che gli lasciò sulla spalla fu assolutamente pianificato per fare male.

-Ahia!

-Prego.

-Guarda che chiamo la polizia.

-Per te va bene anche la protezione animali, Joe.

E detto questo si alzò e cominciò a sistemare la cucina.


Avevano appena finito di sistemare il disastro che Joe aveva creato e Miranda stava sul serio valutando di andarsene a casa sua, dato che l'indomani sarebbe tornata a lavoro (benché solo nel pomeriggio, dato che i Winston erano in vacanza) e quella giornata era durata anche troppo per i suoi gusti.

-Ti va di guardare un film?

Quella era con ogni probabilità l'idea peggiore dell'ultima settimana, specialmente perché le avrebbe creato più frustrazioni che altro, ma come al solito, non riuscì a dire di no. Soprattutto perché si trattava di Joe.

-Va bene.

Joe si lasciò cadere sulla parte più lunga del divano, quella parallela al muro dove proiettava in 4K il suo stupido acquario digitale, distendendosi su tutti i cuscini disponibili, costringendo così Miranda a sedersi sulla parte corta della L. Si appoggiò allo schienale e distese le gambe di fronte a lei: tutto sommato non era così male quella posizione, considerata la brevità delle sue gambe. Fino a quando Joe Teasing Sugg non decise di scivolare come se nulla fosse vicino a lei e piazzare la sua testa cespugliosa a qualcosa come due centimetri di distanza dalla sua gamba. Miranda l'avrebbe volentieri soffocato. Solo che le venne in mente come la cosa avrebbe implicato troppi problemi più che con la legge, con quelle giusto sette milioni di persone che lo guardavano “fare cose” su YouTube. Mirando spostò istintivamente la mano sul sulla sua pancia, onde evitare di causare qualche contatto involontario che le avrebbe indotto un arresto cardiaco.

-Cosa guardiamo?

Joe la guardò sotto sopra e Miranda notò quando lunghe fossero le sue ciglia, ora che poteva vederle da un'altra prospettiva. Si accorse anche di quanto attraenti fossero le sue labbra, ma optò per eliminare quell'informazione dal suo cervello.

-Qualsiasi cosa non implichi scene splatter o ad alta tensione.

-Quindi hai eliminato tre quarti della mia libreria.

-Non è colpa mia se hai gusti pessimi.

-Ehi Atkin, riponi il sarcasmo, che sono troppo stanco per quello...

E detto questo si diede un'altra spintina verso di lei con i piedi, fino ad appoggiare la testa completamente sulla sua coscia. Miranda cercò davvero di non scappare, lanciandosi magari oltre lo schienale del divano che la braccava alla sua sinistra, ma era l'unico ordine che la sua parte razionale continuava a mandarle.

Joe cominciò a trafficare con il telecomando, fino a quando arrivò sulla sezione film, scorrendola in cerca di qualcosa che Miranda non riusciva ad intuire, data la velocità di scorrimento del cursore: sembrava stesse andando a colpo sicuro.

-Questo.

Quando Miranda vide comparire Shutter Isldand per poco non le venne sul serio un infarto: l'ultima, ed unica, volta in cui l'aveva guardato non aveva dormito per tre giorni a causa degli incubi.

-Non ci pensare neanche.

-Perché?

Joe si voltò a guardarla e Miranda percepì il peso della sua testa spostarsi sulla sua coscia, così lo fissò a sua volta con lo sguardo più critico che le riuscisse.

-Sugg quale parte di: niente splatter o ad alta tensione, non ti è chiara? Il non forse?

-Scusa, non ti stavo ascoltando.

Joe rivolse di nuovo la sua attenzione allo proiezione sul muro e Miranda afferrò la prima cosa che le capitò a tiro: una coperta pelosa che pesava quasi quanto lei, ma che non le impedì di lanciargliela addosso, sperando magari di soffocarlo. Quando Joe riemerse, sistemandosi i capelli e fulminandola con lo sguardo, lei lo prevenne:

-Così impari ad ascoltarmi.

Joe si tolse la coperta di dosso e schiacciò “play”.

-Ma allora sei stronzo davvero! Guarda che se stanotte non dormirò, ti terrò sveglio con me.

-Non vedo l'ora.

E con quella battuta, accompagnata dal suo sorriso che poteva dire tutto e niente, si mise comodo su di lei e cominciò a guardare il film.


Si era pentita di avergli lanciato addosso la coperta dopo due minuti dall'inizio del film, perché almeno con quella si sarebbe potuta coprire gli occhi per praticamente tutta la durata della pellicola e la situazione non sarebbe stata così tragica com'era in quel momento. Doveva cercare di non saltare troppo ogni due secondi, per non dar l'idea a Joe di essere così tanto impressionabile, ma quello implicava disintegrarsi le mani a furia di stringerle attorno al maglione che indossava. L'unico aspetto positivo era che la visione di Leonardo Di Caprio in 4K la distraeva a sufficienza dal pensiero fisso della testa di Joe appoggiata alla sua gamba e dei suoi capelli a così pochi centimetri di distanza.

All'ennesimo matto sbucato fuori dal nulla, Miranda non ce la fece più e saltò più del previsto.

-Mi stai facendo venir su il mal di mare, Atkin.

Gli avrebbe tanto voluto rispondere che se di dava il caso potesse pure spostarsi, ma per qualche inspiegabile motivazione le parole che uscirono dalla sua bocca non furono quelle.

-Te l'avevo detto che mi agitava questo film!

Joe, senza un minimo cenno di ragionamento o di tentennamento, lo sguardo ancora completamente concentrato sul film, allungò un braccio oltre la sua testa ed afferrò la sua mano destra, portandosela poi sul petto. Miranda percepiva il battito calmo e regolare del cuore di Joe come se fosse stato il suo e pregò con tutta sé stessa di non scoppiare a piangere, cosa che le accadeva costantemente quando non riusciva a gestire le emozioni.

Come se fosse la cosa più naturale al mondo, Joe lasciò la mano sopra quella di Miranda, che si era rassegnata al fatto che il film non l'avrebbe guardato neanche di striscio. Almeno aveva raggiunto il suo scopo.

C'era qualcosa in quel contatto, così come era successo una settimana prima in mezzo all'oceano di palline colorate, che la faceva sentire viva e serena al tempo stesso; qualcosa che sembrava inserirsi in posto dentro di lei già sagomato, ma che le risultava incredibilmente nuovo. Era strano ed assolutamente sbagliato. Per la sua professionalità, per il suo equilibrio psichico ma soprattutto, per lei.

Eppure non avrebbe voluto essere in nessun altro posto, se non lì.

Si concentrò sull'alzarsi e abbassarsi ritmico del petto di Joe, sul calore della sua pelle che percepiva oltre il tessuto leggero della maglietta, sul rimbombo forte e rassicurante del suo cuore e non si sentì mai così in pace come in quell'istante. Lentamente, seguendo quel suono ancestrale, scivolò in un sonno senza sogni, ma incredibilmente rilassante, la certezza della mano di Joe a tenerla ancora alla realtà.


Percepì chiaramente delle dita farle il solletico sotto il mento, peccato che lei non l'avesse mai sofferto particolarmente. Così tenne gli occhi chiusi ancora per un po', raccattando tutte i ricordi possibili su come fosse finita per avere Joe a dieci centimetri da lei, che le faceva delle sottospecie di grattini sotto il collo, mentre sghignazzava come un idiota. Quando ebbe un quadro piuttosto completo degli eventi, sempre senza aprire gli occhi, disse:

-Non soffro il solletico sotto il collo.

Joe si allontanò di colpo, imprecando in forse dieci modi diversi e Miranda si tirò su dalla posa scomposta in cui era sprofondata. Come si era aspettata, quell'idiota stava filmando tutto, ma anche quella volta a fare la figura del pesce lesso c'aveva pensato da solo.

-Cazzo, mi hai fatto perdere dieci anni di vita!

-Guarda che su di te sono tantini eh? Vuoi che prenotiamo la visita dal geriatra?

-Ti ricordo che hai solo due anni meno di me Miss Uso Parole Che Nessun Conosce.

-Allora, oltre alla visita dal geriatra, ti compriamo anche un bel dizionario, che ne dici?

-Adesso me la paghi.

Joe appoggiò sul tavolino la camera, afferrò al volo la coperta che lei stessa gli aveva gettato ad inizio serata e si lanciò su di lei di peso, fino a rischiare di soffocarla.

-Oddio! Togliti!

Continuava a muoversi per toglierselo di dosso, ma Joe non faceva altro che strofinare addosso quella stupida coperta di pelo, elettrizzandole tutti i capelli e rischiando sul serio di soffocarla: stava davvero buttando su muscoli, il ragazzo.

-Soffoco! Basta!

Lui si fermò, ma non le tolse la coperta di dosso.

-La pianterai con il sarcasmo almeno fino a domani?

-No!

Joe le strofinò un'altra volta la coperta sulla testa e Miranda fu quasi sicura di sentire lo scoppio di una carica elettrostatica.

-Va bene! Va bene, la smetto.

Quando le tolse la coperta di dosso, Miranda fu investita da un turbinio di capelli elettrizzati che le si attaccarono da qualsiasi parte e da un Joe che la filmava in ogni sua angolazione, ridendo come un matto.

-Davvero divertente.

-Sembri Medusa!

-Spero quella della Marvel e non il mito.

-Beh certo che intendo quella della Marvel!

Miranda fece un rapido inchino e poi cercò di sistemarsi i capelli in uno chignon che non la rassomigliasse troppo ad un ananas rossastro.

-Ma che ore sono?

Joe ripose la camera e guardò sul cellulare.

-L'una e mezza.

-Cosa?! No, no, no! Mi tocca chiamare un Uber per tornare a casa.

-Resta qui.

Il ragazzo stava tranquillamente spegnendo il proiettore e sistemando la coperta, quando si accorse dello sguardo attonito con cui Miranda lo stava fissando.

-Ho una stanza degli ospiti apposta. E se è il fatto di essere una ragazza a preoccuparti, vorrei ricordarti che Britt è rimasta qui una settimana senza mai lamentarsi e che ho convissuto con mia sorella per tre quarti della mia vita.

-Non era quello il problema.

-Oh sì che lo era...

Si avvicinò a lei, per poterle parlare a due centimetri dal suo viso, cosa che la mandò un attimo in confusione.

-Avrai anche un master in sarcasmo, ma certe cose ti si leggono in faccia.

E si diresse verso la porta del salotto.

Era ormai a metà scale, quando le urlò:

-Fai come se fossi a casa tua! Buonanotte Atkin!

Miranda riuscì a rispondere solo con il “buonanotte” più debole della storia.



Svegliarsi a Waverley House era più o meno come un terno al lotto: si poteva avere una quiete perenne fino a mezzogiorno o musica sparata a tutto volume alle nove della mattina. Una via di mezzo, prevedeva Josh che passava a fare colazione lì, facendo rimbombare i suoi passi per tutta casa. La fortuna volle che a Miranda capitasse l'ultima opzione, con l'aggiunta della musica.

-Cazzo Josh! Ssshhh! C'è Miranda che dorme!

-Chi?

-Miranda... Ma ogni tanto li guardi i miei video, coglioncello che non sei altro?

-Mmm no.

-Grazie amico, grazie tante.

La conversazione doveva esser proseguita, ma Miranda si concentrò sul tirarsi fuori dalle coperte, indossare i leggins che si era tolta la sera prima, lasciando il maglione sulla sedia e, a piedi scalzi, andare ad aprire un pochino le tende della stanza. Il suo riflesso sulla finestra per poco non la fece urlare: aveva grumi di mascara ovunque. Aprì piano la porta della stanza e, senza farsi sentire o vedere, corse fino al bagno, dove si chiuse con due giri di chiave.

Di fronte allo specchio, cercò di sistemare il sistemabile, lavando via quello che riusciva e sperando che qualche ragazza avesse lasciato un mascara dentro a qualcuna delle ante. Si accorse ben presto che l'unica cosa utile che sarebbe riuscita a trovare era una spazzola e della lacca sea salt in quantità industriale, così tentò di domare il cespuglio che aveva in testa, rinchiudendolo in una treccia morbida. Pulì la spazzola, andò in bagno perché se la stava letteralmente facendo addosso, si lavò le mani e inspirò a fondo: con che faccia sarebbe uscita da quel bagno? Non era sicura che la serata precedente avesse cambiato anche solo di una virgola le cose tra lei e Joe. Il problema sostanziale era un altro: che tutto quello che era successo dalla cena in poi, aveva cambiato i suoi sentimenti nei confronti di Joe irreparabilmente. Doveva andarsene da lì il prima possibile e tornare ad essere una domestica qualsiasi. Anzi, forse avrebbe fatto meglio a licenziarsi del tutto, così la tragedia si sarebbe bloccata ancora al primo atto.

Due colpi leggeri alla porta, la fecero tornare alla realtà, rendendosi conto di essersi ormai lessata le mani sotto il getto d'acqua caldo.

-Fai pure con calma, volevo solo dirti che è pronta la colazione se vuoi.

La voce le arrivò attutita dalla porta, ma il suo tono era risultato comunque calmo e rassicurante. Cosa che non la aiutò per nulla.

-Ho fatto. Arrivo.

Chiuse il rubinetto e prese l'ultimo respiro profondo. Poi uscì dalla porta.

-Buh!

Miranda scoppiò quasi ad urlare, ma riuscì a trattenersi e si voltò solamente a guardare un Joe già con il telefono in mano, che riprendeva tutto.

-Buongiorno Atkin!

-Buongiorno Mr Non Mi Arrendo Mai a Far Figuracce.

E sorrise in camera, dirigendosi poi verso la cucina, dove un Josh tutto indaffarato ad ingoiare una ciambella praticamente intera, si voltò a guardarla.

-Oh..Pfff... Io...

-Tranquillo: manda pure giù, che non vorrei avere morti sulla coscienza. Il lunedì mattina è già abbastanza difficile così.

Josh le sorrise e Miranda si sedette sullo sgabello affianco a lui, sbirciando che cosa ci fosse dentro i sacchetti di Franco's sparsi per tutto il bancone. Quando finalmente ebbe mandato giù il gigantesco boccone che aveva fatto, Josh si voltò verso di lei e, sorridendole, le porse la mano.

-Piacere, Josh. Peters.

-Piacere, Miranda. Atkin.

-Joe mi aveva detto che aveva ospiti, ma pensavo fosse uno dei ragazzi... Se avessi saputo che eri tu, avrei preso qualcosa di un pochino più salutare.

Miranda scorse il reale dispiacere sulla faccia del ragazzo e si chiese come facesse ad andare d'accordo con Joe che non si accorgeva delle necessità di qualcuno neanche fino a che non avessero riguardato lui direttamente. Forse era per quello che si trovava così bene con Caspar: si compensavano.

-Josh è una colazione: ovvero il pasto che per legge va fatto abbondante e che, quindi, garantisce anche a chi è a dieta di strafogarsi. Ora, partendo da questo presupposto: ci sono dei muffin?

-Di tre tipi.

-Fantastico!

Josh le sorrise e le passò il sacchetto giusto.

-Che ti ridi, rosso?

-Nulla che ti riguardi.

Joe la guardò malissimo e Miranda si sentì soddisfatta di quell'occhiata stizzita: era lunedì mattina, e lei odiava i lunedì mattina.

-Mi riguarda eccome se state facendo colazione nella mia cucina.

-A questo proposito, io tolgo subito il disturbo.

Miranda si alzò da tavola, con ancora mezzo muffin in mano da finire e si diresse verso la camera degli ospiti, ignorando bellamente qualsiasi cosa stesse dicendo Joe. Lasciò la porta socchiusa, così sentì perfettamente la conversazione che avvenne tra i due ragazzi.

-A parte gli scherzi: chi è?

-Miranda.

-Aspetta: quella Miranda?!

-Sì.

-Non ci credo.

-E perché?

-Avevi detto che era...

Miranda chiuse la porta con un calcio e vi si appoggiò con le spalle: non voleva sapere che cosa avesse detto Joe su di lei. Non lo voleva sapere e soprattutto non gliene sarebbe dovuto importare, anche se era palese fosse l'esatto contrario. Si infilò calzini, scarpe e maglione, raccolse il telefono e decise che quel week non fosse mai accaduto, o meglio, che tutta la settimana precedente non fosse stata che uno stupido sogno adolescenziale che sarebbe finito nell'esatto istante in cui avrebbe varcato la porta per uscire da quell'appartamento. Respiro profondo.

-Okay. Ce la posso fare.

Uscì talmente in fretta dalla camera che per poco non travolse completamente Josh, che doveva esser stato sul punto di bussare alla sua porta.

-Ehi!

-Scusa!

-Tranquilla. Senti: Joe mi ha chiesto di chiederti se ti andava di accompagnarci in questa mattinata di shopping sfrenato per il mio prossimo video.

La faccia poco entusiasta di Miranda dovette coglierlo impreparato, perché cercò immediatamente di rimediare, aggiungendo:

-A dire il vero, gli ho chiesto io se potevi venire con noi e lui si è lamentato perché gli stai rubando tutti gli amici, ma è Joe: quindi non lo ascolta nessuno.

Nonostante tutto, Miranda gli sorrise, perché Josh era davvero un ragazzo simpatico e sua madre in quel dell'Irlanda sarebbe impazzita per lui. Soprattutto perché era alto e lei voleva dei nipotini alti. Peccato che Miranda non volesse figli. Almeno non nell'immediato. Ma quella era tutta un'altra storia.

-Verrei volentieri... Solo perché l'invito viene da te, s'intende... Ma a mezzogiorno e mezzo devo essere a lavoro e devo ancora sistemare un sacco di cose...

-Tranquilla, lo capisco... Però una sera di queste, devi assolutamente uscire con noi.

Avrebbe tanto voluto rispondergli che no, non aveva alcuna intenzione di uscire con loro se quello implicava vedere Joe anche solo un secondo più del necessario, ma lo spirito di sua madre si doveva esser impossessato di lei, perché Josh le suscitò un tal simpatia che rispose:

-Volentieri.

Lui sembrò soddisfatto e Miranda avrebbe altrettanto volentieri tirato una testata al muro. Si diressero assieme verso la cucina e, prima che lei potesse aggiungere altro, Josh disse che lei doveva andare a lavorare ma che aveva promesso di uscire con loro. Era fregata sostanzialmente.

-Sì, beh... Grazie di tutto. Ciao.

Imboccò la porta d'uscita più velocemente possibile e la richiuse altrettanto rapidamente, ma un piede si mise in mezzo e un urlo di dolore si diffuse per tutto il pianerottolo.

-Ma sei scemo?!

-E tu che cazzo di fretta hai?!

Joe la guardò per un istante e Miranda ebbe come la sensazione di essersi dimenticata il motivo della sua fuga. Poi lui sorrise nel suo modo beffardo e tutto le tornò improvvisamente in mente.

-Mi sono dimenticata di... Di dover accompagnare Louise ad una visita.

-Ah sì?

-Sì... Vuoi sapere anche che tipo di visita?

-Certo.

Non ci poteva credere: Joe aveva perfettamente capito che gli stava raccontando un'enorme balla e voleva smascherarla. Non ci sarebbe riuscito, questione di orgoglio personale.

-Ginecologica. Contento?

L'espressione imbarazzata che gli si stampò in faccia fu la soddisfazione più grande di tutto il week end e Miranda gli concesse un sorriso sornione che lo fece solamente sentire ancora di più a disagio.

-Detto questo, buona giornata Joe.

Si voltò in fretta e cominciò a scendere le scale, ma la voce del ragazzo la bloccò quando ancora era sulla prima rampa.

-Ti aspetto domani?

Miranda si prese qualche secondo per riflettere, respirare e ricordarsi che quello era lavoro in fin dei conti ed il lavoro non si rifiutava mai. Si voltò e annuì soltanto, prima di riprendere la sua discesa verso l'inferno.

Hi sweethearts,
benvenute nel magico mondo di chi dovrebbe scrivere tutt'altro ed invece, siccome Joe Sugg è come una calamita e ha deciso di attaccarsi al mio cervello di latta, si è ritrovata a produrre una oneshot, presto trasformatasi in una mini Divina Commedia. Giusto per capirci. di solito posto sul fandom degli One Direction ma come appena detto: Joe Sugg stava chiamando ed io ho risposto. Quindi ecco a voi la prima parte (di due) di questa storia nata da uno dei vlog di Joe dove in casa regnava il caos (colpa anche di Mickey e Jack) e che mi ha istigato a trovargli una donna delle pulizie a dir poco particolare. Perché insomma, non so voi, ma Miranda è un concentrato di sarcasmo che ha avuto conseguenze anche sulla mia vita vera (dove mi sono sentita dare della acida per una settimana e a cui risondevo dicendo che "non era colpa mia").  Non vi tormento oltre, soprattutto se siete stati così bravi ad esser arrivati a legger fin qui e vi RINGRAZIO tantissimo. 
Sarei super entusiasta (e grata) di leggere qualche vostro commento/pensiero/critica **
P.s. Alla prossima settimana per la seconda parte.
P.p.s. La canzone del titolo è quella dei The Chainsmokers ft Coldplay con cui sono andata altrettanto in fissa e che avrò ascoltato un trilione di volte ^^

Lots of  Love xx

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Capitolo 2
*** Parte II ***


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Something Just Like This

-Miranda!!!!

No. No. E poi no. Non si sarebbe alzata da quel letto neanche se una task force dell'esercito ce l'avesse trascinata di peso. Louise, però, era peggio di una task force dell'esercito e quindi, quando la vide entrare di furia in camera, Miranda optò per nascondersi sotto le coperte.

-Miranda Atkin esci da quelle coperte ora!!

-No...

-Miranda...

Louise si sedette sul bordo del letto e dal tono rassegnato che aveva assunto la sua voce, Miranda capì come stesse per arrivare il discorso che sostanzialmente aveva cercato di evitare tutto il giorno prima dal momento in cui aveva rimesso piede in casa.

-Lo sai vero che non puoi far finta che non stia succedendo niente? Perché dico: l'han capito anche i muri che qualcosa sta accadendo.

Miranda mugugnò un verso insensato, solo far sapere a Louise che la stava ascoltando.

-Senti, mettiamola così: quel tipo ti paga il doppio di quello che fanno le altre famiglie, per non fare praticamente nulla, per altro. Quindi, vorrei solo ricordarti che alle volte, è più produttivo soffrire un pochino, ma ottenere abbastanza soldi per dimostrare ai tuoi che te la stai cavando piuttosto bene e magari cominciando anche a trovare del tempo per finire quel diamine di libro che hai messo da parte perché lavori troppo.

Per l'ennesima volta Louise aveva ragione e lei sarebbe dovuta andare a Waverley House con la coda tra le gambe. Ma era solo per i soldi. Nulla di più.


Mezzora dopo era di fronte all'ormai familiare portoncino in vetro e sperò sul serio che in casa non ci fosse nessuno.

Capì di non esser stata così tanto fortunata quando, avvicinandosi alla porta dell'appartamento, sentì un gran vociare e rumori di zampette che grattavano sul parquet.

Aprì senza suonare e appena si fu tolta le scarpe ed ebbe fatto qualche passo dentro casa, si ritrovò un esserino nero tutto agitato che le sgambettava tra le gambe, annusandole ferocemente i piedi. Quella che Miranda riconobbe essere Nala, iniziò ad abbaiare a più non posso, così si accucciò per accarezzarle il musetto, nella speranza che la smettesse di fare tutta quella confusione: le mancava solo un'entrata ad effetto per rovinare definitivamente quella giornata.

-Joe ma è entrato qualcuno?

-Oddio Miranda!

Un Joe tutto preoccupato arrivò di tutta fretta in corridoio, dove si ritrovò davanti di certo non lo scenario apocalittico che doveva essersi aspettato. Nala si era già distesa a terra per farsi accarezzare sulla pancia e Miranda non se l'era sentita di disattendere le sue speranze.

-Come non detto.

-Nala!

All'udire quel nome affermato con tanto allarme, la cagnolina si alzò di tutta fretta e corse incontro alla sua proprietaria che aveva appena raggiunto il fratello nell'ingresso del suo appartamento. Zoe Sugg era esattamente come Miranda se l'era sempre immaginata: semplicemente e contagiosamente bella. Nel senso che solo stare in sua presenza rendeva la situazione, l'umore e la vita migliori. Certa gente possedeva questo incredibile dono e lei era assolutamente tra quelle.

Le labbra truccate di un rosso acceso si curvarono in un sorriso gentile e spontaneo, che diminuirono immediatamente i complessi d'inferiorità che si stavano già ammassando nella testa di Miranda.

-Oh quella Miranda! Ciao, piacere: sono Zoe!

Si avvicinò velocemente e le porse la mano, affinché potesse stringerla, ma appena Miranda lo ebbe fatto, Zoe se la tirò verso di sé e le diede due baci sulle guance. Riuscì a parlare solo quando la ragazza l'ebbe lasciata andare.

-Piacere mio.

-Scusami tanto per Nala.

-Oh tranquilla: è dolcissima... E poi sono io che sono entrata come un ladro.

-Non sei un ladro: hai le chiavi.

-Grazie Joe: è un modo di dire.

Zoe rise fra sé, ma l'occhiataccia del fratello la costrinse a nascondersi dietro al pelo di Nala che aveva appena preso in braccio.

-Beh, se non vi dispiace, io andrei a fare il mio lavoro...

Passò in mezzo a loro e lasciò lo zaino in salotto, per poi ispezionare velocemente la stanza (che logicamente aveva bisogno di una sistemata) e il bagno degli ospiti. Optò per prendere il necessario dallo sgabuzzino, cosa che la costrinse a passare di nuovo in mezzo ai fratelli Sugg, per poi dirigersi al piano superiore e sperare di allontanarsi il più possibile da loro.

-Joe, ma non le dai una mano?

-E perché dovrei?

-Oddio, se lo sapesse la mamma!

-La pago per fare questo.

Miranda era ormai giunta al pianerottolo e quella frase le fece cadere sia il secchi che la scopa per terra: wow. Quello sì, che era mettere i paletti. Ma era andata lì per quello no? Per il lavoro e niente altro.

-Joe!

Sentì Zoe sussurrargli in maniera concitata qualcosa all'orecchio, ma non aveva importanza: Miranda aveva già raccolto tutto ed era sparita oltre la porta del bagno al piano superiore.

Non sapeva perché lui si fosse impuntata per averla nel suo video, non voleva scoprire perché l'avesse messa in tre quarti degli ultimi vlog che aveva caricato, costringendola a disattivare le notifiche per qualsiasi social network e pure per le email. L'unica cosa che le bastava era essere fuori di quell'appartamento prima di riveder ancora una sola volta il volto di Joe Sugg.



Era giovedì mattina ed era sicura che l'ultima volta in cui la sua fronte aveva scottato così tanto fosse stato quando, a quattro anni, aveva accidentalmente messo la testa nel forno per aiutare sua madre ad infornare una teglia di biscotti. Miranda non si ammalava mai, questo era poco ma sicuro. Eccetto quel giovedì mattina dove la febbre le stava risucchiando le forze vitali come solo un Dissennatore avrebbe fatto.

-Allora, se hai bisogno mi chiami, perché tanto sono in salone solo tre ore stamattina.

-Non sto morendo, Louise...

-Sì, l'avevo capito quando hai avuto il coraggio di paragonare il mio nuovo cappello al paralume in casa di tua nonna. Ti scrivo a metà mattina. Vedi di bere molta acqua.

-Per non ridurmi in cartapecorita?

-No, idiota: per abbassare la febbre. Ciao.

Louise se ne uscì di casa e Miranda si rese conto che, con la scusa delle vacanze della famiglia Winston che le avevano lasciato libero anche il giovedì pomeriggio, si era completamente dimenticata di dover avvisare Joe che non sarebbe andata.

Solo pensare al suo nome le fece venire una terribile fitta alla testa che la spinse a lasciare il cellulare esattamente dov'era sul comodino e tornare a sonnecchiare.


Era sicura di aver tolto la suoneria al telefono, eppure quello suonava impazzito e Miranda per un secondo pensò di esser arrivata ad avere persino le allucinazioni uditive; poi voltò la testa verso il comodino e si rese conto che sul serio qualcuno la stava chiamando e, convinta che fosse Louise, rispose senza guardare chi fosse.

-Sono ancora viva.

-Beh, buono a sapersi: allora perché non sei a casa mia?

Miranda allontanò il telefono dall'orecchio e si rese conto con un certo orrore che il nome sullo schermo non era quello dell'amica, bensì quello di Joe Sugg. Anzi, di “Joe Idiota”. Notò anche il quantitativo di messaggi che le aveva mandato su WhatsApp che si rifiutò di leggere.

-Atkin?

Non aveva davvero né la voglia né le forze fisiche per affrontare quella conversazione e la tentazione di buttargli giù il telefono fu così forte che Miranda si ritrovò a stringere le coperte in un pugno fin troppo forte, pur di non farlo.

-Si?

-Non sarai mica arrabbiata, vero?

-Cosa?

Va bene che aveva la febbre, ma quella domanda non aveva un minimo di nesso logico.

-Dico: non è che non ti sei presentata, perché te la sei presa per quello che ho detto l'altro giorno? Vero?

Miranda avrebbe tanto voluto urlare, ma riusciva a malapena a trovare la forza per respirare, quindi optò per sospirare pesantemente e lasciare che l'idiota facesse tutte le considerazioni che voleva.

-Atkin davvero?!
Il tono sorpreso con cui gliel'aveva chiesto, sembrò ridarle la forza necessaria per chiarire a quel tipo due idee molto semplici su come ci si comportasse coerentemente con le persone.

-Primo: mi pare un po' tardi per farsi certi problemi, dato che è passato più di un giorno. Secondo...

-Cazzo: è tutta colpa di Zoe! Te la sei presa sul serio! Io volevo scriverti per chiedertelo, ieri, ma lei ha detto che era meglio parlartene di persona e...

Miranda era davvero troppo stanca per stare anche solo a sentirlo e la testa aveva cominciato a pulsarle in maniera a dir poco inquietante: e se le fosse esploso il cranio?
-Secondo: sono ammalata.

-Cosa?

-Sono ammalata Joe, per questo non sono passata.

-Non ci credo.

-Ma sei serio?! Ahia...

Lo scatto di incredulità le aveva provocato un giramento di testa ben poco simpatico e l'unica cosa che voleva Miranda in quel momento era collassare sui cuscini e sperare di non liquefarcisi sopra.

-Atkin ma davvero stai male?
-Joe ho la febbre a 39 e l'ultima cosa di cui ho bisogno è perdere tempo a convincerti di star davvero male.

-Oh...

-Già. Buona giornata.

E detto quello chiuse la chiamata. Abbandonò il cellulare sulla coperta, accanto a lei e si mise a fissare il soffitto biancastro della sua stanza: forse avevano ragione i suoi, quando le avevano detto che certa gente non è fatta per la vita movimentata delle grandi città, che gente come loro doveva morire dove era nata.


Era sicura di essersi addormentata solo qualche minuto prima, eppure Louise sembrava già essere tornata a casa, dimenticandosi per altro le chiavi, dato che stava suonando alla porta. Miranda si costrinse ad alzarsi dal letto, trascinandosi dietro il plaid che aveva aggiunto alla coperta ed andò a rispondere al campanello.

-Chi è?

-Sono io.

No, quella non era la voce di Louise e non era nemmeno il modo in cui lei di solito le urlava di aprire.

-Chi?

-Sono Joe.

Bene: erano arrivate anche le allucinazioni. Fantastico.

-Atkin, mi apri sì o no?

Miranda schiacciò il pulsante senza rendersene davvero conto, perché era piuttosto sicura che non fosse possibile che Joe si fosse presentato sul serio a casa sua. Così aprì la porta e senza tante possibilità d'errore, sentì la voce potente di Joe lamentarsi lungo le scale.

-Ma un ascensore no?
Lo vide comparire dopo trenta secondi, un sacchetto di carta in una mano e il cellulare nell'altra.

-Buongiorno Atkin! Sono arrivati i rinforzi. Posso?

Senza attendere alcuna risposta, il ragazzo la superò ed entrò nell'appartamento come fosse il suo. Tralasciando il fatto che Miranda avesse ancora addosso il suo pigiama celeste con i fenicotteri, fosse completamente struccata e spettinata, con una cera da morto, si ritrovò a chiedersi come avesse fatto a scoprire il suo indirizzo. Fu la prima cosa che gli chiese rientrando in casa e rintracciandolo in cucina, già intento ad estrarre chissà cosa dal sacchetto.

-Come hai scoperto dove abito?

-Mmm, vediamo... Quel magico oggetto chiamato Internet?

Miranda aveva la febbre troppo alta per rispondergli a tono, così rimase semplicemente a fissarlo, mentre continuava a tirar fuori contenitori dal sacchetto.

-Wow: devi star proprio male per non rispondere nemmeno con un commentino sarcastico. Dove tieni le posate?

Lo guardò come se fosse stato un alieno appena sbarcato da una scintillante navicella nel bel mezzo della sua cucina e Joe decise di cercarsi da solo ciò che gli serviva. Quindi, l'unica cosa che le venne spontaneo fare fu lasciarsi cadere su una sedia, stringersi le ginocchia al petto e coprirsi meglio con la coperta.

Un minuto dopo una vaschetta di liquido fumante con un cucchiaio posato in parte comparve davanti a lei, mentre Joe si sedeva prendendo per sé altri due contenitori, due bicchieri d'acqua già pronti in centro tavola.

-Zuppa di pollo. Vera, questa volta. Mio papà me la faceva sempre quando stavo male.

Joe cominciò a mangiare quella che sembrava una Cesar salad come se fosse la cosa più normale al mondo e Miranda, forse per colpa della febbre troppo alta, osservò come, con la sua camicia a quadrettoni, la maglietta bianca scollata, il beane che gli schiacciava leggermente il ciuffo di capelli color sabbia e quei modi a dir poco indifferenti allo schifo che poteva esserci nel mondo, sembrava integrarsi perfettamente nella sua quotidianità. Nella sua normalità.

-Perché?

Joe alzò la testa dalla sua vaschetta e la guardò senza capire, continuando a masticare un'enorme foglia di insalata. Miranda non aveva ancora assaggiato la sua zuppa.

-Perché sei qui?

Mandò giù il boccone e rispose nella maniera più tranquilla possibile, come se il contenuto della risposta fosse stato più che scontato.

-Ho pensato che essendo mezzogiorno dovessi magiare ma che non avessi alcuna voglia di prepararti qualcosa, quindi c'ho pensato io.

-Non ha senso.

Joe girò gli occhi e le lanciò un'occhiata fintamente esasperata.

-Cos'è che non ha senso?

-Tutto questo.

Con la testa indicò il tavolo e tutto ciò che c'era sopra, tanto da spingere Joe a riporre la forchetta e sospirare brevemente, prima di parlare.

-Senti: volevo farmi perdonare per quello che ho detto. E no! Non provare ad alzarti finché non hai sentito tutto quello che ho da dirti.

Miranda lo guardò per la prima volta senza sapere davvero che cosa ribattere.

-Non intendevo quello che ho detto. Voleva essere una battutina ironica e a dire il vero, non so nemmeno perché tu te la sia presa così tanto... Come non ho capito perché mi hai raccontato quella balla per andartene via lunedì mattina: ti faceva così schifo passare la giornata con me?

Fu a quell'affermazione che Miranda sembrò riprendere vita e volle rispondere, perché non era stata lei a non volerla tra i piedi.

-A dire il vero è stato Josh a chiedermi se volevo venire con voi e mi ha pure detto che ti eri lamentato perché ti rubo tutti gli amici... Cosa per altro infantile, se posso esser sincera.

-Ehi! Ferma un attimo. Io mi sono lamentato per altro...

-Ovvero?
Sapeva di aver assunto uno sguardo di sfida, ma non le importava: voleva capire punto e basta.

-Che erano loro a rubarti a me.

La mascella di Miranda non riuscì proprio a rimanere al suo posto e si staccò a sufficienza per formare una O quasi perfetta.

-Non fare quella faccia, stupita. E adesso mangia, che si fredda.

-Ma...

-Mangia.

Miranda avrebbe voluto ribattere, ma sapeva che non avrebbe cavato un ragno dal buco in quel momento, così si arrese ad assaggiare il suo brodo che, in tutta onestà, era quasi buono quanto quello di sua madre.


Joe si era offerto di sistemare la cucina, mentre Miranda si sistemava un attimo in bagno e quando tornò, una tuta addosso ed i capelli finalmente pettinati, lo trovò che girovagava per il loro piccolo soggiorno patchwork: non c'era una sola cosa coordinata all'altra. Era tutto intento a contemplare uno dei fornetti per unghie di Louise, come se fosse un'opera di alta ingegneria, e Miranda non riuscì a trattenersi dal ridacchiare. Joe si voltò verso di lei.

-Zoe ne ha uno simile...

-E tu lo stai guardando come se fosse il fossile di sei miliardi di anni fa.

-Oh oh sarcasmo... Vuol dire che stai meglio.

-Un po', sì.

Miranda se ne stava in piedi sull'entrata senza saper bene che cosa fare in casa sua: assurdo. Si rese conto che solo Joe era capace di farla sentire in quel modo e non sapeva se fosse una cosa positiva o no.

-Allora: che programmi abbiamo per il pomeriggio, Atkin?

-Abbiamo?

Joe si lasciò cadere sul divano, allargando le braccia sullo schienale, proprio come se fosse a casa sua.

-Beh, ormai che sono qui, rimango a farti compagnia. Tanto non ho nulla di meglio da fare.

-Sempre pieno di complimenti, Sugg...

-No, scusa! Non intendevo che...

-Sto scherzando, Joe.

Miranda si sedette dall'altra parte del divano e prese il telecomando, sapendo già cosa mettere su.

-Allora, dato che siamo a casa mia e che, per di più, sono pure malata, il film lo scelgo io...

-Oddio.

-Un'ora e mezza di Zac Efron in una delle sue migliori interpretazioni...

-Dimmi che non è Ho Cercato Il Tuo Nome...

-Assolutamente no! Quanta lacca hai portato?

-Cosa?

-Si guarda Hairspray.

Anche se non l'avrebbe mai ammesso, Joe trasse un sospiro di sollievo.


Erano ormai ad uno dei punti che Miranda amava di più, ovvero quando facevano il makeover a Tracy ed Edna e, nonostante la febbre, faticava a tener fermi i piedi dal tenere il ritmo. Ad un tratto Joe si voltò verso di lei e, senza un minimo di preavviso, le disse.

-Ieri sono uscito con una.

Forse una bomba nel suo salotto avrebbe fatto meno rumore, Miranda ne era certa. Abbassò il volume del film, abbandonando il rassicurante scintillio della vita sorridente di Tracy e tornò al disastro che era la sua.

-Vuoi parlarne?

-Hai visto quanta gente ha commentato che non vede l'ora di guardare la tua seconda lezione al sottoscritto sull'universo femminile?

-Primo: non ho più letto nulla dopo domenica; secondo: questo che collegamento ha con il fatto che sei uscito con una ragazza?

-Posso togliermi le scarpe?

-Sì..

Miranda si stava convincendo sempre più di non essere lei quella fuori come un balcone per colpa della febbre, soprattutto quando lo vide sedersi a gambe incrociate sul divano, completamente rivolto verso di lei.

-Primo: dovresti sul serio leggere cos'hanno scritto di te, perché ti adorano. Secondo: centra eccome. Ieri sono uscito con questa ragazza che avevo sentito per un po' su Tinder.

-Non sono sicura di voler sapere com'è finita.

-Aspetta. Allora, sembrava che andasse tutto bene... Era molto carina, due anni più giovane, capiva abbastanza le mie battute, davvero carina...

-L'hai già detto.

-Sì, scusa. Insomma: pensavo fosse quella giusta. Ci troviamo, andiamo a bere qualcosa, io faccio il gentiluomo e le scosto la sedia, pago tutto, ogni tanto mi perdo a guardare le sue cosce...

-Joe!

-Sono stato discreto! Comunque, la serata prosegue, parliamo del più e del meno, fino a quando entriamo a parlare di lavoro... Io tento di spiegarle ciò che faccio, le sembra capire, è pure interessata, solo che ad un certo punto mi fa: e poi? Ed io le chiedo cosa intenda e lei mi risponde che vuole sapere che cosa farò davvero come lavoro quando sta cosa di YouTube sarà finita e dovrò metter su famiglia. Io la guardo senza capire e lei mi dice che, insomma, per avere una relazione stabile non si può fare un lavoro dove sei continuamente attaccato al pc, con fan di dieci anni più piccole di te, con orari assolutamente irragionevoli e senza una vera e propria routine... Ed io sono rimasto letteralmente spiazzato.

Miranda lo guardò fissarsi le mani e poi togliersi velocemente il beane per scompigliarsi i capelli, cercando forse di trovare una soluzione pratica a quel problema a cui proprio non sembrava trovar risposta. Sorrise al pensiero di come Joe non avesse ancora capito che non tutte le situazioni si potevano risolvere nella pratica: alle volte, era tutta questione di sentimenti.

-Quindi, per la seconda volta: dov'è che sbaglio?

Un brivido la sconvolse da capo a piedi e Miranda preferì dare la colpa alla febbre, piuttosto che allo sguardo sfacciatamente vulnerabile che le stava rivolgendo il ragazzo seduto di fronte a lei.

-Forse non sbagli nulla... Forse semplicemente non era la ragazza giusta.

-In che senso?

Sapeva che dando quella risposta lo avrebbe indirizzato verso la donna della sua vita e sarebbe stata costretta a dirgli addio per sempre, ma in fin dei conti doveva andare così dall'inizio.

-Nel senso che magari dovresti cambiare tipologia di ragazza... Dal mio personalissimo punto di vista, hai bisogno di qualcuno che si stupisca per le piccole cose... Come quella di oggi. Una ragazza che non abbia paura di condividere il tuo mondo, che non cerchi una routine ma che le basti saperti accanto a lei per avere le sicurezze che le servono... Che non voglia un supereroe ma qualcuno da baciare quando ha bisogno di una certezza... Qualcuno che abbia il coraggio di dirti quando sbagli, ma che abbia voglia di accompagnarti mentre lo fai.

-E che sia carina.

Miranda sospirò e scosse la testa, sorridendo rassegnata.

-Sì: e che sia carina.

Joe sembrò soddisfatto di quella risposta e tornò a guardare la televisione, dove ormai Tracy era diventata la protagonista indiscussa dello show.

-Grazie Miranda...

-Di nulla Joe...



Joe quel giorno se ne era andato giusto venti minuti prima che Louise tornasse a casa, salvandola da qualche combo spiacevole. Ma questo non aveva impedito alla sua coinquilina di tartassarla di domande per le due giornate seguenti, domande a cui Miranda aveva cercato di rispondere il meno possibile. Il weekend era trascorso piuttosto tranquillo, con una precoce guarigione e quella domenica sera Miranda aveva programmato di starsene in casa con Louise a guardare Sex And The City 2 come se ne dipendesse della loro vita. Erano le sette e mezza quando le arrivò un messaggio da Joe.


Da Joe Idiota:

Ti va di uscire a cena con me, Josh, Caspar, Maddie e Oli? Dì di sì, altrimenti Josh non mi lascia più vivere ^^

-Se è un messaggio di Joe che ti chiede di uscire, rispondi di sì.

-Ma leggi nel pensiero?

-No, basta guardarti in faccia.

Miranda volle sprofondare sul divano dov'era seduta, ma si trattenne solo per rispondere al messaggio.


A Joe Idiota:

Va bene. Ma solo perché lo chiede Josh x


Da Joe Idiota:

Ti aspetto alla Waverley House alle sette e mezza xx

-Quindi?

Louise la stava guardando con il suo tipico sguardo da “te l'avevo detto” e la cosa le procurò un certo fastidio: perché per il mondo era palese che cosa provasse per Joe, eccetto che per il diretto interessato? Miranda ignorò volontariamente il fatto che avesse chiamato casa sua con il soprannome che le aveva dato lei.

-Quindi vado a cena con Josh, Caspar, Maddie, Oli e Joe.

-Sai vero che mettendolo alla fine non hai cambiato la sostanza delle cose.

-Sai vero che alle volte sarebbe bello se mi lasciassi vivere nelle mie misere illusioni?

Louise le rispose con una linguaccia e Miranda andò a prepararsi, dato che era pienamente cosciente che le ci sarebbero voluti quaranta minuti solo per scegliere che cosa mettere.


Due ore e dieci cambi di outfit dopo, Miranda arrivò a Waverley House con i capelli che le si erano già afflosciati sulla testa e gli stivali bombi d'acqua: logicamente perché non far venir giù le intere Cascate del Niagara nell'esatto istante in cui lei usciva dalla metro? Amava Londra, ma certe volte l'istinto di mandare a quel paese quel tempo imprevedibile rischiava di prendere il sopravvento. Fortunatamente gli stivaletti erano neri, anche se in velluto, con un tacco cinque che non rischiava di farla schiantare per terra sul primo pavimento bagnato. Altro discorso era per il vestitino nero dai richiami hippy che aveva indossato, che si era miracolosamente salvato sotto il cappotto leggero. Sperava sul serio di non esser fuori luogo o si sarebbe scavata un fossa da sola con il tacco degli stivali, anche a costo di metterci una vita intera. Tanto non avrebbe avuto nulla di meglio da fare, dopo una figura del genere.

Aprì il portoncino e salì le scale, sentendo un miscuglio di voci sovrastarsi sin dalla prima rampa. Arrivata di fronte alla porta dell'appartamento valutò di aprire con le chiavi e non fare alcuna entrata ad effetto, ma vista la pessima riuscita dell'ultima volta in cui c'aveva provato, decise di suonare. Dopo alcuni secondi un Joe a dir poco tirato a lucido le aprì la porta e Miranda non fu più sicura di come si formulasse un pensiero coerente. Ogni suo neurone si era perso nella contemplazione del ragazzo sorridente in piedi di fronte a lei, la camicia bianca a fantasia nera sicuramente di Topman lasciata sbottonata quel tanto che bastava per far intravvedere le clavicole sottili ed infilata dentro ad un paio di pantaloni neri che sembravano essergli stati disegnati addosso. Ma il colpo peggiore, fu il ciuffo che doveva essersi messo d'impegno per sistemare e che ricadeva leggermente di lato, rendendo il look molto meno formale. Doveva esser stato impegnato ad arrotolarsi le maniche della camicia mentre andava ad aprire la porta, perché ne aveva una su ed una giù, ma in quel momento era letteralmente bloccato a guardarla.

-Buona sera anche a te Joe.

Odiava esser fissata in quel modo. Odiava esser fissata in generale, a dire il vero, ma lo sguardo cristallino di Joe la stava sul serio mettendo in imbarazzo.

-Oh, sì. Buona sera Atkin. Prego...

Le fece segno di entrare e l'accompagnò verso il salotto, come se non fosse mai stata in casa sua.

-La conosco la strada, lo sai vero?

-Sì, ma voglio vedere la tua faccia.

A quell'affermazione, Miranda si bloccò di colpo e lo guardò come per assicurarsi che non ci fosse nessuno scherzo ad attenderla, perché quel vestito le era costato un occhio della testa da Zara e non aveva alcuna intenzione di rovinarlo.

-Giuro che non è nulla di brutto.

Alzò le mani con fare innocente e le fece segno di proseguire, mentre lui estraeva il cellulare dalla tasca per riprendere. Miranda avrebbe tanto voluto aggiungere qualcosa, ma ormai era arrivata sulla soglia del soggiorno dove, tutti splendidi come solo della gente che era abituata a stare davanti ad una telecamera poteva essere, se ne stavano gli amici di Joe. Oli e Josh si diressero immediatamente verso di lei per salutarla come se fosse una di famiglia, mentre Caspar, Maddie rimasero un attimo in disparte, aspettando che si liberasse. Quando fu il loro turno, Miranda si presentò ad entrambi e un attacco di panico rischiò di stroncarle lo stomaco quando valutò l'assoluta necessità di star simpatica a Maddie, perché altrimenti sarebbe stata una serata terrificante. Ricacciò indietro i complessi d'inferiorità nei confronti di una ragazza così naturalmente bella e cercò di ricordarsi come si faceva amicizia con qualcuno che ti metteva in soggezione. L'ultimo vago ricordo di una situazione del genere risaliva al suo primo anno di università e non era sicura di voler sapere come fosse finita quella volta.

-Piove, fuori?

Maddie indicò i suoi capelli schiacciati sulla testa che aveva cercato di salvare con la sua pochette e valutò il peso di quel commento: era sinceramente interessata e pure una punta dispiaciuta. Okay, forse poteva farcela.

-Diciamo che una passeggiata sotto un idrante avrebbe dato risultati migliori.

Maddie rise e Miranda tornò a respirare. Il peggio era passato.

-Bene, ora che le presentazioni sono state fatte, noi andiamo a mangiare e non credo che filmerò molto, perché vorrei passare un po' di tempo con queste incredibili persone e festeggiare un bel po'.

Miranda si voltò verso di Oli con faccia interrogativa, mentre vedeva Joe metter via il cellulare ed afferrare la giacca di pelle dallo sgabello della cucina.

-Festeggiare cosa?

-Ah boh.. A me ha solo detto che lui e Caspar hanno un annuncio da fare.

-Beh almeno sappiamo che non si può trattare di un matrimonio, perché Maddie potrebbe risentirsene un pochino.

-E' la stessa cosa che ho pensato io.

Joe arrivò in centro la stanza e con fare fin troppo solenne, annunciò:

-Gente, sono arrivate le macchine. Andiamo.

Scesero le scale immergendosi nel chiacchiericcio l'uno dell'altro e la paura di Miranda di esser subito tagliata fuori dalla conversazione, fu immediatamente sedata da un a dir poco elegante Josh in camicia blu elettrico e pantalone nero, che le si mise affianco per parlare con lei.

Appena furono in strada, Josh la prese per un braccio e la fece salire sulla prima macchina, assieme a lui e ad Oli. Miranda vide Joe guardarla e scuotere la testa, ma forse se l'era solo immaginato a causa della pioggia fitta che continuava a scendere incessante.

Finì schiacciata tra Josh e Oli che non le diedero tregua un solo attimo, parlando di tutto e niente, scherzando con lei, insultandosi a vicenda per farla ridere, domandandole qualsiasi cosa passasse loro per la testa. Era al centro dell'attenzione e non se la stava cavando proprio così male: avrebbe solo voluto che Joe la vedesse così.


Quando arrivarono di fronte al The Winter Garden Restaurant per poco Miranda non si mise a piangere. Se c'era un posto dove aveva sempre sognato di andar a mangiare da quando era arrivata a Londra era proprio quello ed ora stava per metterci piede con le persone più fantastiche che avesse mai conosciuto (esclusa Louise, s'intendeva). Appena vi misero piede dentro, due chaperon arrivarono immediatamente per prendere i loro cappotti ed un cameriere li accompagnò al loro tavolo, dopo aver chiesto il nome della prenotazione. Miranda rimase un attimo indietro, incantata a contemplare la meraviglia di quel posto: la cupola in vetro che mostrava il cielo tempestoso di Londra, le linee eleganti delle strutture in pietra bianca, le luci che si mischiavano ai colori della vegetazione che spuntava in ogni dove, creando effetti sempre differenti e magici. Notò Joe voltarsi indietro per dirle qualcosa, ma Josh le aveva già messo una mano dietro la schiena per spingerla avanti. Come se tutto quello non fosse abbastanza, Joe era riuscito a prenotare uno dei tavoli sotto una delle quattro gigantesche palme che delimitavano l'area più esclusiva e Miranda temette sul serio di avere un crollo emotivo.

Caspar si sedette vicino a Joe, riservando l'altra sedia a Meddie che vi prese subito posto. Miranda guardò il tavolo, incapace, come al solito, di decidere cosa fare della sua vita, così sospirò quasi di sollievo quando Joe la guardò e le fece segno di sedersi vicino a lui. Appena ebbe preso posto, Josh si mise accanto a lei, costringendo Oli ad adattarsi all'ultima sedia rimasta: fortuna che il tavolo era circolare e così riuscivano a vedersi tutti.

Appena i camerieri ebbero consegnato loro il menu, Joe si sporse verso di lei e le indicò qualcosa sulla carta.

-Questo è spettacolare. Però, se malauguratamente dovesse piacerti il pesce, mi hanno detto che anche questo è molto buono.

Miranda guardò per un secondo il menù che aveva in mano e le parole le uscirono di bocca prima che potesse fermarle.

-Grazie.

Joe alzò la testa dal suo menù e la guardò senza capire, mentre il vociare degli altri e la musica jazz di sottofondo copriva la loro conversazione.

-Grazie per tutto. Lo so che ti ho detto che mi hai sconvolto la vita e che sei la principale valvola di sfogo di tutto il mio sarcasmo represso, ma grazie.

Per la prima volta da quando aveva visto Joeseph Sugg nel suo appartamento, pronta per essere assunta come colf, Miranda lo vide sorridere in una maniera del tutto nuova: era imbarazzato, sorpreso e decisamente orgoglioso.

-Detto questo, credo che prenderò pesce.

Il voltò di Joe tornò quello di sempre e la guardò minaccioso:

-Non ci provare Atkin.

-A fare che?

Josh si era intromesso nella conversazione ora che i loro toni si erano fatti più alti e Miranda rispose, ridendo.

-Ad ordinare pesce.


Joe passò il resto della serata a lamentarsi per l'odore terribile che proveniva dal piatto di Miranda, tanto da filmarsi persino mentre si lagnava e prendendosi anche un sacco di rispostacce dalla diretta interessata, ma alla proposta di Meddie di far cambio di posto non ne aveva voluto sapere.

Erano ormai al dessert, con parecchi bicchieri di un buon vino bianco in corpo, quando Joe richiamò l'attenzione di tutti i presenti per annunciare a tutti il reale motivo di quella serata. L'unico a sapere qualcosa era Caspar che però avevano scoperto esser stato ricattato da Joe per non dir nulla fino al momento giusto.

-Bene. Allora, da dove cominciare?

-Se parti così non finirai mai...

-Zitto rosso o giuro che diventerai il prossimo bersaglio di tutti i miei scherzi.

Josh alzò le mani in segno di resa e l'attenzione tornò tutta su Joe.

-Come sapete io e Caspar abbiamo una compagnia di produzione, con cui abbiamo messo in piedi i due Hit The Road... Bene: sta sera vi abbiamo chiamato qui a festeggiare con noi, perché tra un mese cominceremo le riprese del primo comedy show tutto nostro, che andrà in onda sulla BBC ogni lunedì sera.

Le esclamazioni di stupore (a dir poco scurrili) e le urla di congratulazione che esplosero alla fine del discorso di Joe fecero girare verso di loro tutta la sala, così furono costretti a darsi un contegno, a meno finché non fossero usciti da lì. Josh ed Oli andarono ad abbracciare sia Joe che Caspar, quest'ultimo quando ebbe finito di baciarsi in maniera piuttosto imbarazzante con Meddie.

-Allora?

Joe era in piedi affianco a lei e la guardava con uno sguardo così colmo di gioia e di speranza che, per qualche stupida ragione, Miranda pensò che con quel suo “allora?” attendesse la sua approvazione. Ma sapeva perfettamente che non era così, eppure si alzò lo stesso in piedi e lo abbracciò.

Quello era il primo contatto ravvicinato che avevano dalla sera del film a casa di Joe e Miranda colse ogni singola sfumatura di ciò che stava accadendo tra loro. La rigidità con cui lui accolse quello slancio di affetto che non era abituato a gestire nemmeno quando arrivava da persone che conosceva bene; il lento arrendersi a quel contatto, come se fosse qualcosa a cui avrebbe potuto far l'abitudine... Poi qualcosa cambiò. Le sue mani si rilassarono, sfiorandole con tutto il palmo la schiena coperta dal leggero vestito, la testa si inabissò nei capelli di Miranda , le braccia che la tenevano ancorata a sé.

Miranda non sapeva cosa dire. Cosa fare. Cosa provare. Ma avrebbe tanto voluto che quel momento durasse per sempre.

-Complimenti...

Lo disse così a bassa voce che risultò quasi un sussurro, ma fu certa che Joe l'avesse sentita quando la strinse un'ultima volta, prima di lasciarla andare. Si risistemò il ciuffo e, senza guardarla, le disse:

-Grazie.

Quando si risedettero per terminare i loro dessert era esattamente tutto come prima: tutti facevano domande, Caspar dava spiegazioni supportato da Joe, ognuno che continuava a complimentarsi. Ma Miranda sapeva che sarebbe stato tutto esattamente come prima se solo Joe avesse trovato il coraggio di guardarla ancora in faccia. Ma non lo fece per il resto della serata.


Miranda avrebbe pagato oro per poter anche solo intuire che diamine stesse passando per la testa di Joe, ma se solo ci avesse ragionato su un secondo in più, sarebbe impazzita. Tanto valeva tentare godersi quel post cena al XOYO, in mezzo a gente che ballava e beveva il suo cocktail come se non ci potesse essere assolutamente nulla a preoccuparla. Il bello di uscire con degli Youtuber era che in certi ambienti, come quello, la gente non li conosceva o se lo faceva era troppo impegnata a divertirsi per rendersene conto. Così non si lasciò chiedere due volte da Josh se le andasse di ballare, mentre la fresca coppietta si era già dispersa in mezzo alla folla. Si volò una sola volta indietro per guardare dove fosse finito Joe, ma lo vide impegnato a prendere da bere con Oli, senza mai voltarsi verso di loro, così lasciò definitivamente perdere.

Josh era senza dubbio troppo alto per poter sperare di muoversi in maniera coordinata, ma andava bene così, perché sembrava divertirsi fin troppo e lei non si sentiva così leggera da almeno un secolo. Ma forse quello dipendeva da tutto il vino che aveva bevuto. L'ultima volta in cui era andata in discoteca, oltre esser finita a recuperare Louise dal bagno mentre vomitava anche l'anima, si era ritrovata a sgusciare lontano dalle attenzioni a dir poco inopportune così tanti ragazzi, che più che ballare aveva giocato a nascondino; il quel momento invece, avrebbe potuto anche strusciarsi su un palo e nessuno le si sarebbe avvicinato, perché Josh le ballava così attaccato che non ne avrebbero trovato il modo. Non che avesse sul serio intenzione di strusciarsi su un palo, ma quella mancanza di preoccupazione aiutava a rendere la testa di Miranda sempre meno pesante e, ad un certo punto, anche il pensiero di Joe sembrò dissolversi in mezzo al beat di una delle mille canzoni dei The Chainsmokers che adorava.

Si ritrovò le grandi mani di Josh sui fianchi e le venne quasi naturale appoggiare le sue sulle spalle del ragazzo, più per comodità che per una reale necessità di contatto e poi quella canzone le piaceva decisamente troppo per preoccuparsi di cose del genere.

Poi lo vide.

Joe aveva raggiunto il gruppo con Oli e due ragazze a dir poco stupende. Una ragazza mora, con un fisico così longilineo che Miranda finì per chiedersi come facesse a stare dritta, si mise subito a ballare con Joe, non in maniera volgare, ma decisamente chiara nelle sue intenzioni: ci stava provando e, con ogni probabilità, ci sarebbe riuscita.

Fu allora che accaddero due cose.

Miranda sentì qualcosa nascerle dentro, all'altezza dello stomaco che si contorse sempre di più, fino a diffondersi a qualsiasi cellula del suo corpo. Un senso di oppressione, di desiderio impellente che non trovava sfogo. Temette perfino di star per soffocare. Riuscì a dargli un nome solo quando vide la mano di Joe, che sapeva per esperienza esser bollente, poggiarsi sul fianco della ragazza: era gelosia. Era gelosa di non essere lei la ragazza che poteva percepire quel calore attraverso il tessuto leggero del vestito; era gelosa di non essere lei quella a cui stava dando tutte le sue attenzioni; era gelosa di non esser lei la fortuna che avrebbe sicuramente sperimentato un suo bacio.

E mentre Miranda riusciva a dare un nome a ciò che provava e a definirsi come ufficialmente spacciata, Joe si voltò nella sua direzione ed inchiodò le sue iridi ghiacciate su di lei. I capelli avevano perso qualsiasi forma ed si ammassavano sulla sua fronte donandogli un'aria angelica che contrastava in maniera quasi dolorosa con la durezza del suo viso, immobilizzato in un'espressione che Miranda non gli aveva mai visto addosso. C'era delusione, freddezza, desiderio, un caos indecifrabile che la stava intimorendo. Ma durò un solo istante: Joe lanciò un sorriso veloce a Josh, che si era voltato a sua volta e tornò a concentrarsi sulla ragazza che aveva davanti.

Pochi minuti dopo, Caspar propose di andar a bere qualcosa e Miranda si sentì improvvisamente sollevata: non averli sotto gli occhi, rendeva il tutto molto più semplice.

Avevano appena ordinato e raggiunto il tavolino che erano riusciti ad accaparrarsi, quando Oli comparve al suo fianco con tre drink in mano, tra cui il suo e quello di Miranda. Si sedette affianco a lei sul divanetto ed essendo sul soppalco che circondava l'intero locale, Miranda riuscì a ringraziarlo senza dover urlare.

-Di nulla.

Calò un attimo di silenzio, in cui entrambi assaggiarono i loro drink ed in cui Josh si sedette alla sua sinistra, rischiando quasi di schiacciarla nella foga, poi Miranda si girò di nuovo verso Oli e si accorse che il ragazzo aveva qualcosa da dire che gli prudeva sulla punta della lingua ed era quasi certa fosse per lei.

-Oli, devi dirmi qualcosa?

La faccia spiazzata del ragazzo la fece sorridere ed Oli sembrò improvvisamente rilassarsi. Fece un respiro profondo, bevve un altro sorso dell'intruglio viola che si era ordinato e poi disse tutto d'un fiato.

-Lo sai che non ci farà nulla con quella, vero?

-Cosa?

Nell'ultimo mese Miranda aveva sul serio cominciato a dubitare delle sue capacità di comprensione, perché le era capitato più di fare quella faccia da pesce lesso in quel periodo che in tutta la sua vita. Forse era la vicinanza con Joe a rintronarla.

-Sì, insomma: lo sai che con quella tipa non ci farà nulla?

-Ma chi Oli?
-Joe!

-Ah. Oh... Ma... No, aspetta: perché me lo stai dicendo?

Sapeva perfettamente di esser diventata bordeaux, ma ringraziò le luci colorate del locale che avrebbero dissimulato il tutto: che diamine voleva dirle Oli con quella frase?
-No, così. Per sicurezza.

Come se avesse intuito essere l'argomento della loro conversazione, Joe apparve al tavolo in compagnia della faccia stravolta di chi aveva già dato tutto il possibile.

-Non ci farà nulla, perché ha già fatto.

La frase le uscì dalle labbra prima che il suo cervello potesse censurarla e, nonostante fosse sicura di averla pronunciata a bassa voce, Oli si voltò verso di lei e scosse la testa, quasi pronto per giustificare il suo amico. Ma la verità era che non c'era motivo per cui nessuno si giustificasse con nessuno, dato che tra lei e Joe non c'era assolutamente nulla.

Miranda scosse la testa e si voltò verso Josh e Meddie che sembravano intenti in una disquisizione piuttosto accesa su quale fosse l'abbinamento di colore migliore per uno con i capelli arancioni come lui. Schivò del tutto l'occhiata che Joe le lanciò e si inserì nella conversazione, la voglia di tornare a casa e riprendere in mano il suo romanzo mai finito che le faceva prudere le mani. Miranda, in quel momento, diede ragione a chi un giorno scrisse quanto si potesse diventare incredibilmente artistici quando si aveva il cuore infranto.


Erano le tre e mezza quando uscirono dal locale e decisero di dividersi nelle macchine in modo da far la strada più breve per tornare ognuno a casa propria. Josh si avvicinò a lei e la salutò con due baci sulle guance che durarono quel secondo in più del dovuto, per far sì che Joe si avvicinasse e saltasse sulle spalle dell'amico per infastidirlo abbastanza da farlo staccare da Miranda. Era così stanca che fece finta di nulla, voltandosi verso Caspar e Meddie per salutarli.

Quando furono in macchina, Oli diede il suo indirizzo all'automobilista dell'Uber e poi Joe fornì il suo, tornando poi in silenzio a guardare fuori dal finestrino. E lei che avrebbe dovuto fare? Non poteva di certo tornare a casa in metro a quell'ora, così si sporse per dare anche il suo indirizzo ma Joe girò di scatto la testa verso di lei e la fulminò con lo sguardo.

-Sì?

Miranda aveva pronunciato quel monosillabo con il tono più freddo che le riuscisse, ma l'alcol che ancora aveva in corpo non aiutava granché.

-Resti da me no?

-E perché dovrei?

-Perché sei mia ospite e perché è tardi.

-Ho una casa mia e ventitré anni: non ho bisogno della balia.

Il povero Oli, seduto in mezzo a loro, si fece piccolo, piccolo sul sedile, sperando forse di arrivare il prima possibile a destinazione e potersi liberare da quella situazione imbarazzante.

-Atkin non fare la difficile...

-Giusto, perché a te piacciono le cose semplici.

Cazzo. Con tutte le cose che potevano sgusciarle fuori in quel momento, proprio l'ultima che avrebbe dovuto dire. Miranda si diede dell'idiota e tornò a fissare fuori dal finestrino, pur di trovare un modo per gestire le lacrime che minacciavano di scendere da un momento all'altro.

-Che vorresti dire con questo?

-Nulla.

-Primo indirizzo.

-Alleluia!

Oli si sporse oltre Joe ed aprì così velocemente lo sportello che per poco non cadde fuori dall'auto. Scavalcò l'amico senza dargli il tempo di scendere e fargli spazio, per poi riaffacciarsi velocemente dentro il veicolo.

-Bene ragazzi! E' stato davvero un piacere vedervi litigare...

-Non stavamo litigando!

Lo avevano detto nello stesso identico istante e persino l'autista sogghignò senza ritegno.

-Ecco, appunto. Joe: complimenti per la serie! Miranda: spero di vederti davvero presto! Notte!

E detto quello richiuse lo sportello e sparì dietro il portone del suo palazzo ancora prima che la macchina potesse ripartire.

Il resto del tragitto trascorse in silenzio, fino a quando arrivarono di fronte a Waverley House e Joe si sporse per pagare, mentre Miranda scendeva silenziosamente dall'auto, ringraziando l'autista.

Quando furono entrambi sul marciapiede, a pochi passi del portone, uno di fronte all'altro Joe la guardò e sorrise. No, non sorrise: le fece quel suo mezzo ghigno che la mandava completamente in confusione e che, con i fumi dell'alcol, rischiava di avere effetti davvero pericolosi.

-Quindi?

-Quindi cosa?

-Rimani?

Miranda si guardò un attimo intorno e l'idea di dover aspettare un altro Uber o di prendere la metro, considerato il male ai piedi che aveva in quel momento, la costrinsero ad annuire.

Un Joe a dir poco soddisfatto si avviò ad aprire il portoncino.


Erano le quattro e un quarto quando arrivarono in salotto e Miranda valutò di lanciarsi sul letto e dormire vestita: non aveva più l'età per fare certe cose. Joe la superò, lanciò le chiavi sul bancone della cucina e si rivolse a lei:

-Ti offendi se ti do qualcosa di più comodo per dormire oppure lo interpreterai come un mio tentativo di tarpare le ali della tua indipendenza femminile?

-Parli sempre così tanto a queste ore?

-Sì, soprattutto se sono brillo. Arrivo subito.

Si diresse verso le scale e Miranda, gli stivali e la borsa a penzoloni in mano, si diresse verso la camera degli ospiti: le coperte erano spiegazzate ma probabilmente perché c'aveva filmato il Q&A che aveva postato quel pomeriggio.

Lasciò cadere tutto a terra e poi sentì bussare.

-Posso o sei nuda? Anzi: posso, se sei nuda?

Miranda guardò la porta allibita e poi scosse la testa: l'alcol doveva dargli parecchio alla testa

-Entra idiota.

Joe fece il suo trionfale ingresso con in mano una maglietta maniche corte della Sugg Life che doveva essere almeno una XL ed paio di pantaloncini che di certo non potevano essere suoi.

-Quelli dove li hai trovati?

Indicò con aria critica i pantaloncini di cotone rosa chiaro che in abbinato al verde oliva della maglia facevano sul serio un pugno sull'occhio.

-La maglia era una di quelle che c'hanno mandato come prova e i pantaloni... Sinceramente non so di chi siano, ma dato il colore penso li abbia lasciati qui Zoe l'ultima volta che è passata...

-Sai che non ci entrerò mai io, vero?

-Beh: a lei stavano grandi...

-Va bene, dammi...

Allungò la mano nella sua direzione ma Joe optò per lanciarglieli, dopo averli appallottolati per bene. Logicamente, Miranda non fu abbastanza pronta di riflessi per afferrarli prima che le si spalmassero in faccia.

-Quanto idiota sei?

-Il giusto.

E se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.


Era già sotto le coperte da almeno dieci minuti ed era piuttosto sicura che in altri due battiti di ciglia si sarebbe addormentata, ma qualcuno aveva tutt'altra idea.

-Ma quanto ti ci vuole per cambiarti?

Non poteva crederci. Insomma: erano le cinque meno un quarto della mattina e lei si sarebbe dovuta alzare in meno di quattro ore per andare a casa, lavarsi ed essere nella bivilla della famiglia Winston per le dieci.

-Sono già a letto.

-Lo sai che suona male così, vero?

La voce di Joe arrivava attutita dall'altra parte della porta, ma Miranda se lo poteva immaginare appoggiato allo stipite della porta, la fronte spiaccicata sul legno ed un sorriso idiota sulle labbra.

-Lo sai che sei idiota, vero?

-Questa sera me l'hai detto fin troppe volte perché me lo possa dimenticare.

-Joe cosa vuoi?

-Posso entrare?

No. La risposta doveva essere quella. Assolutamente no. Miranda lo sapeva. Perché si era fatto fare chissà cosa da una sconosciuta, perché l'aveva trattata come una dannata estranea dopo che si erano abbracciati, perché era ineluttabilmente attraente ai suoi occhi e perché lei era troppo stanca per riuscire a gestire anche solo un suo mezzo sorriso. Esitò troppo a rispondere e sentì la serratura della porta scattare.

-Chi tace, acconsente. Salve Atkin.

Joe entrò in camera con la vlogging camera in mano e Miranda ebbe l'istinto di lanciargli contro un cuscino, sperando di centrarlo in piena faccia, ma considerato il sonno che aveva non avrebbe preso nemmeno il quadro della porta su cui Joe era fermo.

-Ma stavi davvero dormendo?

-Joe tra cinque ore io devo essere a lavoro, vedi te.

Lo guardò da sotto il piumone in cui si era nascosta, tirato su fin sotto gli occhi, incapace di accettare il fatto che lui avesse intenzione di vederla completamente struccata ed in pieno post sbronza.

-Dai, solo due paroline.

Come se Miranda gli avesse dato il suo permesso, Joe si fiondò sul lato libero del letto e vi si distese, stando fortunatamente sopra le coperte: un solo altro contatto fisico con lui e Miranda sarebbe implosa. Una supernova arrivata al termine della sua vita e pronta per diventare una nana bianca. Joe si sistemò i capelli e, la telecamera puntata sopra di loro, si voltò a guadarla. Ma come in quel momento, Miranda si rese conto di quanto i suoi occhi fossero incredibilmente simili all'Oceano che si infrangeva sugli scogli di fronte a casa sua, in Irlanda.

Durò solo un attimo, ma a lei costò un interno anno di vita.

-Allora: credo che sta sera Miranda sia particolarmente ispirata per la terza lezione sull'universo femminile.

-E perché dovrei?

Joe si rivoltò verso di lei e le parlò con la sua tipica faccia da “lo sai perfettamente cosa intendo”.

-Beh, perché potresti avermi visto in azione e la cosa sembrava darti particolarmente fastidio.

Non poteva averlo detto davvero. Insomma: di cosa poteva essersi accorto, se tutta la sua attenzione era completamente incentrata su quella ragazza?

-Credimi: non vuoi davvero sapere che cosa penso.

Miranda ebbe la malsana idea di guardare per un istante dentro lo schermo della vlogging camera che le rimandava l'immagine della loro inquadratura e ciò che vi scorse rischiò sul serio di mandare in frantumi qualsiasi tipo di equilibrio emotivo potesse esserle rimasto alle cinque della mattina. Joe la stava guardando, la linea della mascella che si definiva gradualmente con la luce aranciata della lampada, il neo che risaltava sulla pelle chiara, i capelli sparpagliati sul cuscino candido, le labbra socchiuse, forse in attesa di poter rispondere a quella sua affermazione. E poi c'era lei, la pelle ancora più chiara, gli occhi scuri cerchiati dalle poche ore di sonno, i tratti morbidi che aveva ereditato dalla nonna italiana, i capelli rossastri che si mischiavano con quelli di lui in un intrico quasi perfetto.

Perché le sembrava così normale? Perché stava desiderando che quella fosse la sua normalità? Ma soprattutto: perché non poteva semplicemente essere davvero così?

-Invece sì.

Miranda non ce la fece più: si voltò di scatto verso di lui ed in un secondo, si ritrovò a respirare l'aria calda che lui aveva appena espirato. Erano terribilmente vicini e Miranda valutò di soffocare dentro quegli occhi che le chiedevano una spiegazione, ma che non sembravano assolutamente pronti per riceverla.

-Mi ha fatto abbastanza schifo quello che ho visto. Insomma: era una splendida ragazza, ma tu che cosa ne sapevi di lei? Le hai chiesto almeno il nome? Forse anche lei aveva le tue stesse intenzioni... In fin dei conti non c'è nulla di sbagliato nel divertirsi, ma...

L'espressione di Joe era immobile, come se qualsiasi emozione di fosse congelata dentro di lui e non riuscisse più a modificare i tratti del suo bellissimo viso.

-Ma non è quello che continui a dire di star cercando. Quello non è amore.

-E allora cos'è l'amore?

Già: che cos'era l'amore? Miranda non era sicura di voler che quella conversazione finisse tra le mani di milioni di persone sul web, ma in quel momento voleva solamente far capire a Joe che cosa volesse dire sentirsi esattamente come si sentiva lei in quel momento. Perché tanto, non aveva più senso continuare a nasconderlo anche a sé stessa che si era innamorata di lui.

-E' quel qualcosa che ti fa guardare una persona negli occhi e ti ci fa vedere un universo intero che non vedi l'ora di scoprire... E' quel qualcosa che ti spinge verso l'altro anche se è la persona che al momento ti sta ferendo di più... E' quel qualcosa che...

Joe non la smetteva per un secondo di guardarla dritta negli occhi, mostrandole quell'universo per cui lei avrebbe fatto follie.

-Che?

Non poteva farlo. Non poteva dirglielo.

-Nulla. L'amore è amore. Punto. E' come tentar di definire il sesso degli angeli.

-O smacchiare un giaguaro.

Nonostante tutto, nonostante dentro stesse morendo per quelle tre parole non dette, Miranda scoppiò a ridere e Joe sembrò compiaciuto di quella sua reazione.

-O cercare di far capire l'universo femminile a te.

-Touché.

Si voltò verso la vlogging camera e parlò direttamente a chi avrebbe guardato quell'assurda conversazione, fin troppo personale per i suoi gusti.

-Bene gente, credo sia giusto il momento di salutarvi. A breve scoprirete anche voi per che cosa siamo andati a festeggiare oggi... Ah e fatemi sapere che cos'è l'amore per voi nei commenti qui sotto! E nulla: credo che Miranda Atkin stia dando una svolta fin troppo femminile a questo canale... Penso che dovrò uscire con Jack per almeno due settimane dopo questa conversazione. Notte! E ricordatevi: non sono un daily vlogger!!

Spense quello che per Miranda stava diventando un aggeggio infernale e lasciò cadere il braccio probabilmente indolenzito sul letto.

-Bene: credo sia ora di andare a dormire. Buonanotte Atkin... E grazie.

Joe si alzò prima che Miranda potesse dire qualsiasi cosa ed uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.

Avrebbe tanto voluto dire, fare qualcosa ma la verità era che nella sua vita ordinaria aveva meno di due ore e mezza per dormire e un'estenuante bisogno di togliersi Joe Sugg dalla testa.



Non poteva essere vero. Non poteva averlo fatto sul serio. Miranda aveva il computer aperto sulle ginocchia, un intero lunedì di lavoro sulle spalle e due ore e mezza di sonno sugli occhi che avevano rischiato di farglieli chiudere fino a due minuti prima. Ovvero fino a quando non era arrivata la notifica da uno dei canali di Joe che la informava dell'upload di un nuovo vlog, dal titolo “Conversazioni profonde”.

-Io lo uccido!

-Chi?

Louise arrivò di corsa dalla cucina con una faccia allarmata che in qualsiasi altra occasione l'avrebbe fatta ridere, ma che in quel momento non fece che peggiorare la situazione.

-Joe!

-Che ha fatto sta volta?

-Ha messo sul suo canale una conversazione a dir poco personale che abbiamo avuto ieri sera... No, beh, più sta mattina, ma il concetto è quello: era personale!

-Dai, fammi vedere...

Louise si sedette affianco a lei, il mestolo pieno di sugo ancora in mano e guardò il pezzo di video incriminato.

-Wow...

-Wow cosa?

-Ora capisco cosa intendevi per personale.

-Vero? Non è che tutti parlano di che cosa intendono per amore al primo che passa per strada!

-No, non intendevo quello Miranda.

Guardò Louise senza capire dove volesse andare a parare con quella frase.

-Voglio dire che si capisce che è personale perché è palese anche ai muri che sei innamorata di lui.

Forse un pugno nello stomaco sarebbe stato meno doloroso, ne era quasi sicura.

-E a quanto pare, non sono l'unica ad averlo notato...

Louise le indicò i commenti che stavano comparendo a raffica sotto il video e la guardò con uno sguardo a dir poco commiserevole.

-Mi dispiace tanto Miranda.

-Anche a me...


Era l'una e mezza di notte e lei era distesa a letto, gli occhi spalancati come due fanali, il cellulare in mano ed una sfilza di tweet per lei da leggere. A quanto pareva, metà del fandom di Joe l'aveva presa per un guro in fatto di relazioni sentimentali e consigli amorosi, tanto da averle inviato qualsiasi tipo di richiesta e Miranda si chiese come avrebbe fatto a trovare le parole giuste per ognuna se la sua vita sentimentale, in primis, era un vero e proprio disastro. Rispose a qualche tweet, per lo più persone che la ringraziavano per esser stata così sincera ed aver aperto gli occhi a tutti i ragazzi come Joe, sinceramente perché non aveva la forza mentale per pensare a delle risposte degne di quelle domande così personali. Non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine di loro due distesi sul letto, talmente vicini da poter percepire le variazioni dei loro respiri senza sfiorarsi il petto. Scosse la testa e continuò a scorrere tra le notifiche, fino a quando un tweet attirò la sua attenzione. C'era uno screenshot del video, di quando Miranda stava cercando di spiegargli che cosa fosse l'amore per lei senza sostanzialmente scoppiare a piangergli in faccia o finendo per confessargli ciò che provava e quella che presupponeva essere una ragazza sui diciotto anni, aveva scritto “Non capisco come non facciate a rendervene conto... Ma forse non lo sanno ancora neanche loro che sono innamorati”.

Fu più forte di lei. Salvò la foto e poi spense il telefono, lanciandolo sul comodino.

Il buio attorno a lei accolse le sue lacrime come un prezioso segreto che avrebbe custodito gelosamente, assieme a quelle tre parole che non aveva il coraggio di pronunciare.



Ed eccola di nuovo lì, di fronte al portoncino di Waverley House con la voglia di salire pare a quella di un gatto di fare il bagno con shampoo ed acqua gelida. Non sapeva come avrebbe affrontato quella giornata ma sperava sul serio che Joe non fosse in casa.

Aprì il portone e salì le scale, prendendo un bel respiro prima di entrare in casa.

Le tende erano tirate, segno che in casa ci fosse qualcuno, ma il silenzio che permeava l'atmosfera era a dir poco surreale: Joe stava sicuramente preparando qualcosa. Si guardò bene attorno, fece due passi lungo il corridoio e fu una questione di istanti, un solo piccolo rumore alle sue spalle che la mise in guardia e l'avviso dell'inevitabile.

-Buh!!!

Joe saltò fuori dal ripostiglio, portandosi dietro praticamente tutto il set di moci e scope che Miranda aveva comprato in quei mesi e l'unica reazione che riuscì ad ottenere fu di farla scoppiare a ridere come una pazza.

-Niente gente: io ci rinuncio ufficialmente. Questa ragazza non si spaventa con nulla.

-Buongiorno anche a te Sugg.

Detto quello lo lasciò con un palmo di naso e si diresse a fare la solita ispezione della casa per vedere dove servissero gli interventi più importanti, sperando davvero tanto che fossero il più lontano possibile da dove fosse lui. L'ultima cosa se sentì fu un “prima o poi ce la farò” che decise di ignorare.


Erano tre ore che lo sentiva parlare da solo dentro al suo studio, dove probabilmente stava filmando qualche video di gaming, ma Miranda aveva cercato di tenersi impegnata anche mentalmente con tutta la serie di pulizie che il piano terra di Waverley House aveva richiesto.

Era intenta a risistemare i cuscini e le coperte sul divano, quando Joe uscì dalla stanza e si diresse, a passo di carica, al bancone della cucina, il pc in una mano ed il cappello da gaming nell'altra. Li appoggiò entrambi sul marmo nero e si sedette su uno degli sgabelli, girandosi poi verso di lei.

-Atkin, mi serve il tuo aiuto.

-Dimmi.

-No, devi venire qui, perché devo mostrarti una cosa e tu devi scegliere.

Miranda si avvicinò guardinga, certa che avesse qualcosa in mente, rimanendo anche ad una certa distanza. Il fatto che poi il suo profumo la mandasse in confusione non centrava nulla. No, no.

-Quale dei due thumbnail metto?

Guardò lo schermo di fronte a lei e non vide nessuna differenza tra le due immagini in anteprima.

-Joe sono uguali.

-No, guarda meglio...

Lo sentì trafficare in piedi alle sue spalle, ma soprattutto, nonostante lui si stesse tenendo lontano dal riflesso dello schermo del Mac, non avendo fatto i conti con le mille mila superfici riflettenti che popolavano quella cucina, vide l'immagine piuttosto distorta di quello che lui stava facendo sull'anta del frigorifero in acciaio.

-Joe sono davvero uguali.

-Ne sei sicura?
Quando il cretino si avvicinò, indossava una delle sue maschere da zombie preferite e Miranda si voltò a guardarlo con la faccia più inespressiva che le fosse mai riuscita.

-Sei serio?

Joe si tolse lentamente la maschera ed afferrò la telecamerina che aveva nascosto sotto il cappello da gaming, a cui si rivolse con tono sconfitto.

-Io gente ci rinuncio davvero. Questa ragazza non prende paura per nulla, non si spaventa e non rimane senza fiato per nulla di quello che faccio. Miranda Atkin: mi arrendo. Hai vinto tu.

Miranda sorrise alla telecamera e pensò a quanto in quella frase non fosse vero. Miranda prendeva paura per tutto ciò che riguardava Joe, si spaventava per quello che provava per lui e soprattutto rimaneva stupita per ogni stupita cosa che faceva. Ma non glielo poteva dire. Non doveva.

Joe rimise giù la telecamera e la guardò con aria triste.

-Credo che sia la fine di un'era questa.

Lo guardò senza capire e Joe si sedette scomposto sullo sgabello affianco a lei.

-Insomma: se non riesco a spaventare te, non c'è neanche più gusto no?

Miranda lo osservò per un attimo e la reale rassegnazione che gli vide dipingersi sul volto le causò una qualche stretta allo stomaco che l'avrebbe spinta ad abbracciarlo in quel preciso istante. Ma non se lo permise. Fece semplicemente di peggio.

Si avvicinò a lui senza preavviso e, priva di qualsiasi indecisione, gli lasciò un bacio a stampo sulle labbra. Durò un solo secondo ma fu come se dentro a Miranda esplodessero un concerto di fuochi d'artificio di mille sfumature e forme differenti. Ma come era loro natura, si spensero immediatamente, quando la consapevolezza dell'immobilità delle labbra di Joe la riportò al presente.

Si allontanò all'istante e trovò la forza di dire solo una singola frase:

-Così si lascia qualcuno senza fiato.

Lo lasciò così: a fissare il vuoto mentre lei raccoglieva le sue cose e correva fuori dal suo appartamento, fino in strada, giù per le scale della metro, fino al primo treno disponibile.

Solo quando fu seduta e le sue dita arrivarono a sfiorarsi la bocca ancora tremante, si rese davvero conto di quello che aveva appena fatto. Scoppiò a piangere, mentre un sorriso ebete le stirava le labbra.



C'erano state volte in cui aveva sperato di ricevere un messaggio come se ne dipendesse della sua stessa vita. Quella volta in cui doveva capire con quanto avesse passato gli A Levels; oppure quella in cui suo fratello era sparito per tre giorni, tornando poi a casa come se nulla fosse, dato che si era semplicemente addormentato nel fienile di un contadino lì vicino, perché completamente sbronzo e poi si era fermato ad aiutarlo; o come quella volta in cui la sua più grande cotta di sempre le aveva scritto un messaggio per chiederle informazioni su un corso extra scolastico ed aveva passato settimane nella speranza che le riscrivesse. Aveva scoperto solo anni dopo che in realtà lui aveva sbagliato numero e pensava fosse quello della segreteria studenti.

Eppure mai come quel martedì pomeriggio e quel mercoledì mattina Miranda si ritrovò a controllare il cellulare così frequentemente. Perché almeno sperava di scoprire se avrebbe ancora potuto lavorare per lui o se, come credeva, avesse mandato tutto al diavolo con quel stupido bacio.

Era appena rientrata dal turno di pulizie del pomeriggio che faceva in un piccolo ufficio del centro e starsene seduta in cucina di fronte ad un barattolo pieno di Nutella, le sembrava la soluzione migliore a tutti i suoi problemi. Forse spostare il cellulare dal suo campo visivo sarebbe stato un buon rimedio alla sua ansia, ma davvero non riusciva a smettere di controllare, tra una cucchiaiata e l'altra, se fossero arrivati messaggi, chiamate o anche email.

-Se lo guardi un altro po', lo fonderai.

Louise entrò in cucina e, afferrato un cucchiaio dal cassetto, si sedette di fronte a lei, prelevando una quintale di crema alle nocciole dal vasetto.

-Lo so, ma non posso farci nulla.

-Posso chiederti una cosa?

-Vai.

-Perché l'hai baciato?

Quando Louise decideva di voler sapere qualcosa di certo non ci girava tanto attorno, Miranda l'aveva capito dal loro secondo giorno di convivenza quando le aveva chiesto senza mezzi termini per quale motivo se ne fosse andata dall'Irlanda senza quasi un soldo in tasca. Ed anche perché fosse fissata con il chiudere con il tappo lo scarico del lavandino quando si lavava i denti.

-Perché...

Miranda si rigirò il cucchiaio con i residui di Nutella tra le dita e si perse per un secondo a rivivere quella scena per la millesima volta nella sua testa: lo scherzo andato male, l'espressione rassegnata di Joe, la voglia di abbracciarlo e la consapevolezza di non poterlo fare. E poi quelle labbra e il bisogno di stupirlo, di fargli capire che alle volte bastava davvero poco per rendere qualcosa speciale. Sospirò, prima di guardare di nuovo Louise in faccia.

-Perché lo amo.

Una volta aveva letto che se un albero cadeva nel folto di una foresta dove nessuno poteva sentirlo, allora forse non produceva nessun rumore. In quell'istante Miranda capì che si trattava di una gran cazzata: non aveva importanza se non c'era nessuno ad assistere quella caduta, perché di sicuro l'albero l'aveva percepita, così come la terra sotto di lui e non bastava quello a renderlo reale? Non bastava infatti che lei fosse innamorata di Joe, nonostante lui non lo sapesse, perché il suo sentimento esistesse davvero e la facesse gioire e patire e vivere allo stesso tempo?

Louise le sorrise e le ripassò il barattolo di Nutella, un sorriso comprensivo sulle labbra, come a dirle che prima o poi tutto si sarebbe sistemato. In un modo o nell'altro.


Erano le undici e mezza quando il suo cellulare si illuminò per l'arrivo di un messaggio. Miranda era già a letto da un pezzo, così allungò la mano per afferrarlo dal comodino e sbloccarlo.

Trattenne il fiato senza accorgersene.


Da Joe Idiota:

Ti aspetto domani alle otto e mezza, come sempre. Ho fatto un disastro sulla moquette dell'armadio e mi serve un'esperta in materia.

Buonanotte Atkin xx


Miranda non rispose, ma puntò la sveglia con una stretta allo stomaco che non provava da quando Joe le aveva sfiorato la mano la prima volta, immersi fino al collo in un oceano di palline colorate.



Say You Love Me le stava riempiendo le orecchie e Miranda avrebbe tanto voluto ringraziare la riproduzione casuale per quella chicca adatta alla situazione. Ne avrebbe volentieri fatto a meno, specialmente ora che era di fronte al portoncino di Waverley House, il giubbotto già fradicio di pioggia e i capelli che andavano in ogni direzione a causa del vento incattivito che sferzava dalla costa fin lì. Se quelli erano indizi sull'andazzo della giornata, sarebbe di certo stata una di quelle giornate di merda che si sarebbe ricordata a vita. Il portone di vetro di fronte a lei si aprì senza che lei usasse la chiave ed un uomo in giacca e cravatta, dall'aria arrabbiata, la travolse mentre correva per entrare nell'auto che lo stava aspettando, rischiando quasi di farla cadere. Doveva essere l'inquilino dell'altro appartamento al secondo piano, quello che le aveva risposto malissimo il primo giorno. Mentre saliva le scale, si perse lungo il filo dei ricordi di come tutta quella storia fosse iniziata e si ritrovò a sorridere mentre apriva la porta dell'appartamento, quasi dimentica di ciò che l'avrebbe aspettata: l'incognita Joe.

Entrò in casa, ma trovò tutto ancora chiuso, segno che Joe o era fuori casa oppure era ancora a dormire. Per un solo istante rimase delusa dal non trovarselo lì ad accoglierla, ma subito si diede dell'idiota perché così avrebbe guadagnato forse qualche ora per capire come gestire quella situazione.

Aprì le tende del salotto e recuperò, facendo meno rumore possibile, tutto ciò che le sarebbe potuto servire per pulire al piano di sopra.

Quando ci arrivò, diede una rapida occhiata alla porta della stanza del ragazzo e la trovò socchiusa, un respiro pesante e regolare che si poteva intuire. Chissà com'era svegliarsi accanto a lui. Miranda scosse la testa e si diresse nella cabina armadio, dove effettivamente trovò un disastro: sembrava vi fosse esplosa una bomba. Un bigliettino pendeva precario da una delle mensole: era la calligrafia di Joe.


Sono stati i Maynard.

Non è colpa mia.

Non so cosa sia la cosa

sulla moquette.

Joe x


Come sempre non era colpa sua e Miranda optò per non chiedersi nemmeno che cosa fosse realmente successo lì dentro. Indossò i guanti, si mise su le cuffiette, schiacciò play e cominciò a ripiegare tutte le magliette ed i pantaloni che erano sparsi per il pavimento.


Stava sistemando le ultime felpe sulla mensola di mezzo, quando sentì una canzone giungere ad altissimo volume dal piano di sotto: evidentemente Joe si era svegliato e non era passato nemmeno a salutarla. Forse avrebbero comunicato attraverso messaggi e post-it per un certo periodo, magari fino a quando lui non si fosse dimenticato dello spiacevole incidente del martedì precedente e poi tutto sarebbe tornato come prima. Miranda non era sicura di potercela fare.

Di certo, però, quella canzone le piaceva da matti, così si tolse le cuffiette e le rimise nelle tasche della felpa extra large che aveva addosso, cominciando a tenere il ritmo con i fianchi, mentre canticchiava le parole del testo.

Era così presa dalla musica che non si accorse di avere uno spettatore fino a quando non parlò.

-Carino il balletto.

Miranda si voltò di scatto e si ritrovò un Joe Sugg a petto nudo e bermuda di cotone grigio, appoggiato a braccia conserte allo stipite di legno scuro della porta, i capelli appena lavati ed asciugati che stavano scomposti sulla fronte, gli occhi brillanti che la osservavano, le labbra sottili piegate in quel suo sorriso.

Per la prima volta, Miranda fece fatica a rispondere. C'era qualcosa di diverso in quella situazione. Forse era perché ora sapeva quale fosse la consistenza di quelle labbra o forse era perché Joe sembrava non volerle staccare gli occhi di dosso. Miranda si accorse solo di sfuggita che la canzone era ripartita di nuovo, perché si perse nella contemplazione delle mani di Joe che si infilavano tra i capelli per tentare di ordinarli.

-Gra... Grazie.

Che diamine le stava succedendo?

Si guardò attorno alla ricerca di qualcosa da fare, ma i suoi arti pareva non avessero alcuna voglia di collaborare, così se ne rimase lì immobile anche quando Joe fece due passi all'interno della cabina armadio, giusto nella sua direzione, senza smettere di guardarla un solo istante.

-Hai presente quando hai detto che dovrei cercarmi una ragazza che non cerchi una routine, che non voglia un supereroe ma qualcuno da baciare quando ha bisogno di certezze... Qualcuno che abbia il coraggio di dirmi quando sbaglio e la voglia di sbagliare con me?

-Hai una buona memoria...

-Per le cose che mi interessano, sì.

Che stava cercando di dirle con quel discorso? Voleva comunicarle il fatto di aver trovato la persona giusta per lui, che rispecchiava tutte quelle caratteristiche, perché se doveva farlo senza indossare neanche una maglietta, Miranda l'avrebbe trovato davvero scorretto.

Joe fece altri due passi verso di lei e Miranda se lo trovò a meno di venti centimetri da lei, le mani che prudevano per poterlo sfiorare. Sarebbe impazzita a breve, ne era consapevole.

-Beh... Bene.

-Ma sai di che cosa mi sono reso conto?

-Cosa?

-Che voglio davvero qualcosa del genere.

Un altro passo verso di lei e Miranda fu circondata dal suo profumo di pulito, con un accenno di menta, che le mandò in tilt il cervello, non fosse stato per quelle iridi verdi come il mare in tempesta che continuavano a tenerla ancorata a loro.

-E sai di cos'altro mi sono reso conto?

Quella volta riuscì soltanto a scuotere la testa per dire che non ne aveva la più pallida idea, dato che ormai non sapeva nemmeno se quello fosse un sogno o la realtà e quale fosse il suo nome.

-Che ce l'ho avuto davanti a me per tutto questo tempo.

E detto questo, Joe colmò la distanza minima che li separava ed appoggiò le sue labbra su quelle di Miranda.

Resto di sasso per un singolo istante, in cui valutò di essere impazzita, ma poi il suo corpo e tutto il desiderio che aveva contenuto per tutto quel tempo, risposero per lei, portandola a schiudere leggermente le labbra. Joe portò una mano sulla sua guancia, carezzandone gentilmente la morbidezza con il pollice, mentre con l'altro braccio le cingeva i fianchi. Miranda, ormai sicura che quello non fosse un sogno, ma la realtà tangibile della sua vita, immerse le mani dentro i capelli del ragazzo e lo senti protestare debolmente contro la sua bocca, per poi stringerla ancora più forte. C'erano stati momenti, in quei due mesi, in cui aveva creduto che mai un ragazzo come Joe potesse anche solo vederla in una maniera diversa da quella in cui lei stessa si vedeva: una ragazza in fuga, nascosta dietro una poderosa muraglia di sarcasmo, alla disperata ricerca di un amore semplice. Ma alla fine, Joe si era reso conto per entrambi che nessuno dei due voleva un supereroe al proprio fianco, ma solo qualcuno da baciare quando avessero voluto una prova dell'unica certezza di cui avessero davvero bisogno. Un po' come stavano facendo in quel momento nella cabina armadio di Waverley House, dove una macchia di inchiostro non sarebbe mai venuta via dalla moquette bianca, nonostante tutte le ore perse di Miranda a cercare di pulirla. E sarebbero state davvero tante.

Hi sweethearts!
Diciamo che c'ho messo un pochino più di una settimana per aggiornare causa la vita che ne ha sempre una ^^ Ad ogni modo, vi lascio con questi Joe e Miranda che finalmente cominciano a parlarsi davvero e lasciare un pochino da parte il sarcasmo, facendo spazio a qualcosa che è semplicemente così. 
Vorrei davvero sapere cosa ne pensate di questa storia, perché per me è stata proprio un'esigenza scriverla per riuscire a sorpassare un blocco dello scrittore da chilo. In ogni caso vorrei ringraziarvi per averla letta: GRAZIE davvero **
P.S. Potrebbe arrivare qualche altra storia sul suddetto Joe, causa innumerevoli idee che lui stesso fornisce con tutti i suoi vlog **

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