echo, echo, shadow, shadow

di Clarrianne Donavon
(/viewuser.php?uid=866900)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** meriggio dorato ***
Capitolo 2: *** like she's lost and can't be found ***



Capitolo 1
*** meriggio dorato ***



Meriggio Dorato 



Neanche a dirlo, era l’ora del tè.
Break stava chiacchierando amabilmente con Sharon, in quel suo modo tutto ammiccante e a tratti serio, che Oz trovava tanto buffo. I piattini dei dolci si accumulavano accanto alla sua tazza intonsa man mano che parlava. Sharon pendeva dalle sue labbra, come sempre.
Gil aveva quell’aria un po’ corrucciata e un po’ assorta che assumeva quando era profondamente turbato – e che aveva su per la metà del tempo, quindi. Tutto regolare.
Alice invece… dormiva.
Aveva il mento abbandonato tra le mani, i gomiti un po’ instabili poggiati sul tavolo, gli occhi che si aprivano e si chiudevano ad intervalli irregolari. Oz non poteva evitare di sorridere tra sé e sé, guardandola.
Come accadeva sovente, Oz non si era accorto dello sguardo del suo servo, Gil, su di lui. Gli occhi dorati del contraente di Raven scivolarono sulla Chain addormentata.
« Stupido coniglio » borbottò a bassa voce, e in qualche modo Alice parve sentirlo, perché si imbronciò e con un gesto repentino prese la sua tazza da tè ormai vuota, lanciandola in direzione del moro.
Oz cercò di nascondere una risata tossendo in modo eccessivo, mentre tra i due scoppiava l’ennesimo battibecco. « Oz! » la voce di Alice appariva risoluta e solamente lui la conosceva abbastanza da notare quella nota dispettosa nel tono. « Fammi stendere la testa sulle tue gambe! »
Gil digrignò i denti e strinse le dita alla superficie del tavolo, probabilmente per resistere alla tentazione di stringerle al collo della Chain.
Alice raddrizzò le spalle, l’ombra del sonno quasi del tutto sparita dai suoi occhi, sostituita dalla soddisfazione di aver vinto la sua piccola lotta con Gil per le attenzioni di Oz. Era il suo servo, dopotutto. Doveva obbedirle. Eppure Oz esitava.
« Che ti prende? » gli domandò bruscamente Alice, accigliandosi.
Oz la guardava con un misto di curiosità e comprensione – come se avesse capito qualcosa che tutti gli altri ignoravano. « Niente, niente »
Arrossì leggermente e scosse la testa, scacciando via quell’idea fastidiosa, e si scostò dal tavolo con una spinta, sedendosi sulla punta della sedia per far stare più comoda la ragazza. Alice parve contenta – cambiava umore con la stessa velocità di un bambino di quattro anni e Gil detestava questa cosa.
Quando Alice posò la testa sulle sue ginocchia, il trio si accorse dell’improvviso silenzio che aveva avvolto il tavolo da tè. « Siete così teneri! » Sharon sospirò adorante, unendo le mani davanti al petto come un angelo – Break aveva il cucchiaio tra le labbra e osservava la scenetta con un sorriso malizioso che a Gil non piaceva per nulla – e che provocò di nuovo il rossore sulle guance di Oz.
« Non dovete per forza sottostare a tutto quello che vi chiede quella mocciosa » brontolò Gil, stringendo le braccia. « In realtà deve, Alice è la sua padrona » rispose Sharon con noncuranza, riprendendo a sorseggiare il suo tè con sincero divertimento.
« A me non da fastidio » si scusò Oz, sebbene non sapesse esattamente per cosa.
« Oh, come minimo » ironizzò Break, sebbene il suo commento sembrasse del tutto a beneficio di Gil.
Sharon versò del tè in un’altra delle tazzine del servizio, prendendola da uno dei vassoi.
« Alice, vuoi dell’altro tè? »
Dato che la diretta interessata non rispondeva, Oz abbassò lo sguardo sulle sue gambe e si accorse di aver intrecciato la mano nei suoi capelli, carezzandole la testa. Un piccolo sorriso gli salì sulle labbra.
« Si è addormentata ».


***
Note. 
Alloooora, innanzitutto buonasera! Questa raccolta nasce solo ed unicamente per aumentare le file delle fanfic sulla coppia Ozlice, che per qualche motivo nel fandom passa quasi inosservata çç 
Ho iniziato a leggere il manga due giorni fa, dopo aver visto l'anime, e mi sono follemente innamorata di questi personaggi! Sul serio, della storia non ho ancora capito un caz**, ma loro due sono troppo belli :O
Purtroppo per me mi sono già spoilerata il finale e anche l'identità di Oz, ma tutto questo non fa che farmi apprezzare ancora di più questo manga fantastico :3
Volendo, l'idea per una long fic super angst a pairing Ozlice e Ozgil c'è, fatemi sapere se vi piace. 
E niente, se ci siete, lasciate una recensione e farete di me una persona felice :D
Il titolo del primo capitolo è tratto dalla prosa della favola originale di Lewis CarrolCharles Dodgeson, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie. A presto! Clarrianne Donavon

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** like she's lost and can't be found ***


like she's lost and can't be found


L'estate era alle porte.
Alice indossava un vestitino leggero, pieno di grinze e fiocchi, ed aveva legato i capelli in due code alte ai lati della testa. Stava disegnando un coniglietto, la sua ossessione più recente.
Con Alice era così, d'altra parte. Giornate buone e giornate cattive.
 Cose che la ossessionavano e altre che la lasciavano completamente indifferente.
Quella però era una giornata buona, e quegli stupidi conigli erano disegnati ovunque.
« Perché mi stai fissando? Ho qualcosa sulla faccia? »
Una nuvola che passava davanti al sole in quel momento adombró il tavolino in pietra dove sedevono, lei disegnando, e lui osservandola.
Forse, dopotutto, non era una giornata buona.
« Non ti sto fissando » negó lui, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi per coprirsi di più gli occhi. « Se lo dici tu » aveva mugugnato Alice di rimando, stringendo le labbra ed iniziando a colorare di nero il coniglio che aveva disegnato.
In favore di Jack, c’è da dire che Alice non era sempre così, anzi.
C’erano giorni in cui era veramente felice di vederlo, ed era gentile con lui, sembrava quasi cercasse di compiacerlo.
Altre, come in quel caso, sembrava che Alice dovesse impegnarsi per tollerare la sua presenza e fingere di trovare anche soltanto lontanamente piacevole la sua compagnia.
Certe volte non c'era alcuna cosa in comune tra lei e Lacie.
Altre, erano così simili che le loro figure si sovrapponevano agli occhi di Jack, impedendogli di respirare.
In quel momento, era una via di mezzo.
Negli otto anni che aveva vissuto con Lacie, non l'aveva mai vista impiegare il suo tempo in qualcosa di sciocco come il disegno.
Lei leggeva, studiava geografia, lingue, si appassionava all'arte e alla musica.
Alice sembrava non avere nessun talento particolare - o comunque non lo aveva ancora scoperto.
Certe volte era una ragazzina allegra e molto affettuosa, tanto ingenua quanto irritante, altri giorni diventava cupa e taciturna e gli ricordava Lacie così tanto da non sopportare neppure di guardarla.
Nell’aria si udivano i cinguettii degli uccellini, i rami frondosi degli alberi in giardino che ondeggiavano al vento, il ronzio delle api in volo sui fiori. E il rumore della matita nera spuntata che Alice stringeva con insistenza tra indice e pollice, pigiando talmente forte da bucare quasi il foglio.
« Perché proprio quel colore? » le chiese pungente, senza tuttavia perdere quell'ambiguo sorriso dalle labbra.
« Quale altro colore dovrei usare? »
Rispondere ad una domanda con un'altra domanda o non fornire alcuna risposta era una prerogativa di Alice. Così come anche quell'essere costantemente sovrappensiero. Jack distolse lo sguardo.
« Il bianco » rispose, senza riflettere.
«Il bianco non è un colore » lo corresse senza neppure guardarlo, come se una persona come lui non meritasse neppure di essere guardato negli occhi una seconda volta.
« Neanche il nero lo è » aggiunse Jack, mentre si alzava per andarsene.
Ne aveva abbastanza di lei, per quella giornata.
« E che cos'è allora? »
Alice aveva di nuovo alzato lo sguardo, e la sua attenzione era totalmente concentrata su di lui.
Era così affamata di conoscenza, così curiosa. I suoi lineamenti erano così infantili.
Era molto diversa da Lacie, e in qualche modo non lo era affatto.
« Il nero è ció che vedi in assenza di luce »
I suoi occhi erano viola, non rossi. E anche se erano pensierosi, erano grandi e trasparenti. Non tormentati.
La risposta di Jack aveva stuzzicato i suoi pensieri, perché continuava a mantenere gli occhi nei suoi senza però realmente vederlo – anche se fisicamente lì, Alice era fisicamente altrove.
« in effetti, è tutto così nero, laggiù » concluse, sovrappensiero, riabbassando lo sguardo sul foglio e riprendendo a colorare il suo coniglietto nero.
 
***
 
Buonsalve **
Volevo approfondire un po’ il rapporto di Jack ed Alice prima della tragedia di Sabriet, ma essendo Jack un personaggio parecchio ambiguo, il risultato è stato questo. Voglio pensare che lui abbia provato a voler bene ad Alice, a farsela bastare, prima di fare quello che poi ha fatto. Spero che questa piccola cosa vi sia piaciuta :)

Ad ogni modo, ho pubblicato una nuova long fic su Pandora Hearts, mi farebbe taaanto piacere che gli deste un'occhiata se avete tempo :) Ah, vi lascio il link di un amv che ho trovato su youtube che ho letteralmente AMATO. 
Se avete qualche amv preferito riguardo quest'anime, scrivetemelo nei commenti o in posta, mi sto drogando di video Ozlice e su PH in generale, non riesco ancora a realizzare di aver finito il manga xD 
Ecco il link --->> 
https://www.youtube.com/watch?v=GWJsgdGBkPU

A presto, 
Clarrianne Donavon

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3649680