Viaggio all'Isola dei Bias Traditi

di Ilee404
(/viewuser.php?uid=462730)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Nota: questa storia nasce dal fatto che ho sempre immaginato la mia bias list come una nave di pirati. I personaggi verranno rivelati piano piano, ed appartengono a diversi gruppi kpop. La dedico ad Alice, Eleonora e Federica, che mi stanno supportando e consigliando. E' la prima ff che pubblico, quindi mi piacerebbe sapere che ne pensate, e soprattutto se avete qualche critica costruttiva per aiutarmi a crescere. Buona lettura ^^
Image and video hosting by TinyPic
Capitolo 1
 

“Vorrei che il nostro viaggio non avesse fine. Vorrei che le cose non cambiassero mai. Vorrei che il tempo che passo qui con te ed il resto della ciurma fosse infinito.”
Le parole che Jiyong le disse poco più di un anno fa pesavano nella sua mente come un macigno. Bevve l'ultimo sorso di birra, sbattendo poi il boccale sul tavolo in legno. Fece schioccare le labbra, assaporando il gusto che le era rimasto in bocca.
“Promettimi che l’ancora non toccherà mai il fondo di queste acque. Promettimi che avremo sempre luoghi da scoprire, mari da solcare, nuove mete da raggiungere. Promettimi che non mi lascerai.”
Scosse la testa, strizzando forte gli occhi, cercando invano di spegnere quella voce nella sua testa, che gridava quelle parole, nel silenzio assordante dei suoi pensieri.
“PERCHE’ L’HAI FATTO? ME L’AVEVI PROMESSO! GONG GI! GONG GI AH!!”
"Gong gi ah..” La voce di CL si era improvvisamente fusa a quella nella sua testa, riportandola alla realtà. “Pensi davvero che verranno?"
Si trovavano da circa un’ora sedute in una lurida locanda, colma di marinai falliti, pirati maleodoranti e donne di strada. L’aria era a dir poco irrespirabile, i loro gomiti per poco non rimanevano incollati al tavolo a cui stavano bevendo, da quanto era appiccicoso. CL era seduta accanto a lei. Picchiettava nervosamente le dita sul tavolo, guardandosi intorno. I suoi occhi color nocciola cercavano disperatamente qualcuno all'interno della locanda. 
"Lo spero davvero." Gong gi abbassò lo sguardo. Era da tempo che non vedeva la sua ciurma al completo. Da quando l'isola aveva portato con sé Jiyong. Le uniche ad esserle rimaste accanto erano state le Fedeli: CL, Hyuna, Joy e Victoria. Erano state la sua forza, al tempo, ed ora erano le uniche pronte a combattere al suo fianco.
Hyuna si avvicinò a loro, porgendogli un altro boccale di birra. I suoi lunghi capelli marroni si intrecciavano con la pelliccia giallo scuro in cui era avvolta. La sua bellezza particolare non potè non attirare gli sguardi e i commenti poco gradevoli della feccia umana presente nella locanda.
“Non si è visto ancora nessuno?” chiese, sapendo già la risposta. Le due bionde scossero in sincronia il capo, negando. Hyuna prese posto alla sinistra di Gong gi, incrociando le gambe. Affondò due dita nel boccale, rimuovendo la schiuma in eccesso. Bevve voracemente un sorso, pulendosi con il dorso della mano i bordi della bocca.
“Arriveranno, vedrete.” Il tono della sua voce era rassicurante, ma il tremolio nervoso del suo piede tradiva la sua sicurezza.
Passò lentamente un’altra ora. La gente nel locale andava e veniva, ogni volta che la grossa porta di legno si apriva, le tre speravano di intravedere un viso conosciuto, ma le loro speranze andavano man mano sfocandosi.
Più il tempo passava, più CL e Hyuna borbottavano tra loro, alternando pianti nostalgici a risate isteriche, ricordando vecchi aneddoti ed ordinando birra in continuazione, nel disperato tentativo di colmare il vuoto che avevano dentro in quel momento. Erano state abbandonate dal resto della ciurma e se ne stavano lentamente rendendo conto. In tutto questo, Gong gi era troppo immersa nei suoi pensieri da rendersi conto di ciò che le stava accadendo intorno.
La campana scoccò la mezzanotte. Le tre erano esauste, i loro occhi ormai fissavano il vuoto. Ad un tratto lo sguardo di Hyuna si posò su una figura che avanzava lentamente verso di loro, con le mani nelle tasche del cappotto ed il viso nascosto da una bandana. Scattò in piedi, spaventando quasi le altre due.
"LE!" gridò, indicandola.
CL e Gong gi si guardarono per un istante, accennando un sorriso. LE, abbassò timidamente lo sguardo, sorridendo sotto la bandana.
"LE unnie, sono felice di rivederti" disse con un filo di voce Gong gi. Mantenendo il suo silenzio, LE fece un cenno col capo per farle sapere che provava lo stesso. Si fermò di fronte a CL, scostò finalmente la bandana, lasciando intravedere le labbra. Tentò di rivolgere loro la parola, ma fu bruscamente interrotta da una voce maschile che tuonò alle sue spalle.
"Yah non siete contente di vedere anche me?" Dal buio apparve Zico, avvolto in una pelliccia nera. Le tre gli sorrisero. 
"Non proprio" disse Hyuna, ridendo ed arrossendo leggermente. L’atmosfera stava finalmente cambiando.
Zico si passò nervosamente le dita tra i capelli argentei, raggiunse lentamente il loro tavolo, fermandosi bruscamente accanto ad LE e, dopo averla salutata con un cenno, si accucciò di fronte a Gong gi, incrociando le braccia ed appoggiandole sul tavolo.
"Ti trovo in forma Capitano".
La bionda sorrise. "Il tempo non ti ha cambiato oppa."
"Per fortuna, aggiungerei" controbattè Zico. 
"Per sfortuna, vorrai dire." Un uomo seduto al tavolo accanto si alzò, avvicinandosi a loro. Zico aggrottò le sopracciglia, seguendo i suoi movimenti con lo sguardo.
"Da quanto tempo eri seduto lì, Jun.k?" chiese CL, sorpresa di non essersi accorta prima della sua presenza.
"Da prima che voi arrivaste.” rispose lui “Sono rimasto in disparte, aspettando di vedere se si sarebbe fatto vivo qualcuno della vecchia ciurma."
CL studiò con lo sguardo il suo volto. Non riusciva a leggere nelle sue espressioni se Jun.k fosse felice di essere lì oppure no.
Passò qualche minuto ed una figura conosciuta varcò la soglia della locanda. Sbattè i piedi sul tappeto un paio di volte, sistemandosi la giacca nera strappata in più punti. Cercò velocemente con lo sguardo il resto del gruppo e non appena li vide li raggiunse a passo spedito. 
“Scusate il ritardo” esordì, inchinandosi più volte, prima di sorridere a Gong gi. Quest’ultima lo guardò, sorpresa della sua presenza. “Fa niente, Jooheon.” lo rassicurò. Il rosso si fece scappare un sorriso sincero, che fece comparire sul suo volto due fossette ai lati della bocca. Zico fece forza sui gomiti per alzarsi, notando con disgusto che la sua pelliccia ora era imbrattata di vecchia birra ed appiccicoso rum. Diede velocemente un’occhiata intorno, mordendosi un labbro. 
"Siamo solo noi, baby?" si rivolse poi a Gong gi. Ella annuì, rassegnata. 
Jun.k si sistemò il cappotto e con tono sprezzante disse che se non fosse arrivato nessun altro se ne sarebbe andato anche lui. A quelle parole CL si alzò di scatto, battendo il pugno sul tavolo. Non fece in tempo a gridargli contro qualsivoglia insulto che qualcuno entrò di corsa nella locanda, attirando l'attenzione di tutti. 
"Gong gi noona, l'avete vista? Qualcuno sa dov'è? Noona!" 
Era parecchio agitato, passava di tavolo in tavolo, scrutando i volti delle persone presenti e rimanendo intrappolato più volte nel suo stesso cappotto, di dieci taglie più grande.
"Capitano Gong gi?! Yah non sei tu!" Strattonava chiunque gli capitasse a tiro, togliendo loro sciarpe e cappelli, per potergli analizzare meglio il viso. Non si era accorto che il suo capitano era a pochi metri da lui. Ad un certo punto tolse il cappello ad una ragazza, nascosta nell'ombra del sottoscala. Questa gli strappò rabbiosamente il cappello dalle mani, posandoselo poi nuovamente sul capo.
"Tratti così una vecchia amica, Bam Bam?"
Il ragazzino sorrise. 
"Suzy noona!" La abbracciò forte, facendole mancare il respiro. 
"Yah staccati, o finirai per soffocarmi!" strillò, picchiettandogli con forza le spalle.
Bam bam mollò la presa, inchinandosi una decina di volte per ottenere perdono. Suzy sorrise, uscendo dall'ombra in cui era rimasta nascosta fino a quel momento. 
"Gong gi ha chiamato anche te?" Chiese al più piccolo, che rispose scuotendo il capo.
"Anyia. Gong gi noona forse non ha bisogno di me per la missione, ma mi sono presentato qui lo stesso. Non voglio lasciarla sola, non dopo tutto quello che lei ha fatto per me."
Suzy sbarrò gli occhi sorpresa. "Ti rendi conto a cosa stai andando incontro?"
Questa volta il più piccolo annuì. "Glielo devo noona."
Suzy accennò un sorriso. Quella sincerità mista ad innocenza l’aveva intenerita. Si voltò verso il resto del gruppo, seguita da Bam Bam che non appena riconobbe Gong gi le corse incontro, stampandosi in faccia uno dei suoi migliori sorrisi. 
La bionda gli sorrise di rimando. Era commossa dalla sua presenza, così come quella di Jooheon. Loro non erano stati chiamati a rapporto, ma erano pronti a combattere al suo fianco, forse più del resto della ciurma. 
Suzy scostò Bam Bam e strinse Gong gi in un bisognoso abbraccio. Il suo capitano le era tremendamente mancato.
"Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato" disse, interrompendo l'abbraccio "sono pronta a salpare insieme a te." Suzy non era solita a dimostrare affetto, ma provava molta ammirazione verso il suo capitano. Gong gi era per lei un modello da seguire, oltre che un’amica fidata.

"Credimi, non sarei mai voluta arrivare a questo. Ma l'unico modo per salvarlo è portarvi con me." Il suo sguardo si fece cupo. Strinse i pugni lungo i fianchi, trattenendo le lacrime. "Non avrei mai voluto dovervi chiedere questo, mettervi in pericolo in questo modo. Ma siete l'ultima speranza di Jiyong."
I presenti sorrisero tristemente. Sapevano bene quanto Gong gi li amasse, quanto tenesse a loro e soprattutto quanto li avesse protetti in passato. Ma loro erano la sua unica arma per raggiungere l'isola. 

"Spero di non aver interrotto nulla di importante" improvvisamente apparve Victoria, tagliando l’atmosfera di tristezza e senso di colpa che si stava pian piano formando. Si sfilò elegantemente i guanti neri dalle dita, lasciando respirare le mani rosee e ben curate. 
"Ho portato un po' di vecchi amici con me, spero non ti dispiaccia." continuò, facendo l'occhiolino a Gong gi. Salutò il resto della ciurma e si posizionò accanto a Hyuna. Le due si scambiarono un sorriso di complicità. Victoria era riuscita a radunare i bias che mancavano all'appello. Niel si inchinò di fronte a Gong gi, e così anche gli altri, uno dopo l'altro. Jonghyun, Himchan e Namjoon iniziarono un monologo su quando fossero felici di rivederla quasi all’unisono, mentre Taeyeon rimaneva nascosta dietro ai tre, quasi per farsi scudo, coprendosi un lieve sorriso con la sciarpa violacea che le circondava il collo. Sehun si fece spazio, spostando i quattro e raggiungendo il suo capitano. La strise a sé così forte che per poco non le spezzò le ossa. Per ultimo, Dowoon fece capolino, inchinandosi un paio di volte. Alla vista di quest'ultimo, Gong gi sussultò. 
"Anche tu qui?" Chiese stupita.
Il più piccolo annuì, nascondendo un sorriso tra i morsi.
Anche lui, come Jooheon e Bam Bam, non aveva alcun motivo di essere lì. Non era la loro battaglia. Ma la ciurma era la loro famiglia, così come la BiasList era la loro casa. 
Gong gi sospirò, diede un'ultima occhiata intorno prima di invitare i suoi bias a seguirla. Uno dopo l’altro uscirono dalla locanda, seguendo a testa bassa il loro capitano. Dopo un centinaio di metri si ritrovarono in un vicolo stretto e maleodorante. 
"Yah dove ci state portando?!" Disse con tono disgustato Suzy, tappandosi il naso con due dita.
"L'odore assomiglia a quello dei calzini di Jun.k" aggiunse Sehun. Tutti risero. Effettivamente aveva ragione. Jun.k diede un pugno sulla spalla a Sehun, che perse leggermente l'equilibrio. 
"Non puoi dargli torto" intervenì Hyuna, affrettando il passo per non essere colpita a sua volta da Jun.k .
Quest'ultimo finse di ignorare il tutto, affondando il viso nella sciarpa. Ad inizio fila Gong gi, Victoria e CL confabulavano sottovoce. 
"Non sono riuscita a trovarlo capitano" disse la mora "nemmeno Sehun ha più avuto sue notizie dal giorno dell'attacco." 
Gong gi si morse a sangue il labbro. Era arrabbiata e preoccupata: il più importante dei suoi bias non si era presentato all'incontro. Era stato lui la causa del rapimento di Jiyong, e dopo il suo esilio dalla BiasList era diventato irrintracciabile. 
"Si farà vivo, vedrai" la rincuorò CL.
Improvvisamente si fermarono: erano arrivati a destinazione. Entrarono uno alla volta in un piccolo laboratorio abbandonato. Ad aspettarli c'era Joy, che quasi si commosse nel vedere tutta la ciurma nuovamente riunita. 
"Non posso crederci" sussurrò, portando le mani davanti alla bocca, quasi a nascondere un sorriso spontaneo. 
"Dovresti smetterla di dubitare di noi" la rimproverò CL. Presero lentamente tutti posto, sedendosi attorno al grande tavolo in legno che si trovava al centro della stanza. Iniziarono a chiacchierare allegramente tra loro, abbattendo le barriere di imbarazzo e timore che li avevano divisi fin poco prima. Avevano davvero bisogno di ricostruire il loro rapporto. Avevano bisogno l'uno dell'altro.
Le Fedeli si riunirono in piedi attorno a Gong gi, scambiandosi pareri e preoccupazioni. Il capitano però non le stava ascoltando. Era immersa nei suoi pensieri. Non riusciva a credere che lui non si fosse presentato. Era delusa e spaventata. Lui era il motivo per cui si trovavano in quella situazione, ed era l'unico che poteva risolvere le cose. 
“Mi piacerebbe salpare con te. Ma credi di riuscire a gestire uno come me? Ti farò diventare pazza, lo sai questo?”
Sospirò con gli occhi serrati, scacciando nuovamente le voci dalla sua testa. Invitò le Fedeli a disporsi in piedi, dietro di lei. Emanò un fischio per richiamare l'attenzione della ciurma e, quando tutti gli sguardi furono rivolti verso di lei, fece un respiro profondo.
Lo spettacolo stava per cominciare.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
“Sapevi che sarebbe successo. Sapevi che le cose sarebbero cambiate. Ma non ti è importato. Hai preferito avere me al tuo fianco.”
Gong gi era ferma in piedi, con le braccia incrociate sul petto, come per difendersi da un pericolo invisibile.
"Probabilmente avrete tutti una vaga idea del perché vi ho riuniti qui." Iniziò. La voce tremolante tradiva il suo atteggiamento rilassato.
Seguì un silenzio assordante. Nessuno della ciurma aveva il coraggio di guardarla negli occhi o di rispondere a quella domanda.
"È per Jiyong, vero?" rispose Suzy, tagliando il silenzio.
Tutti sapevano che la ragione era lui. Gong gi annuì. Il suo sguardo si fece cupo.
"Esatto. Da quando l'isola ha preso Jiyong, io e le Fedeli non abbiamo mai smesso di cercarlo. Abbiamo solcato ogni onda degli oceani, attraccato ad ogni porto, senza alcun risultato. Zero. In un anno non abbiamo trovato un minimo indizio per raggiungere l'isola, nessuna traccia, il nulla più totale. Fino a qualche giorno fa. Siamo giunte al porto di Entland ed abbiamo ottenuto informazioni fondamentali per la nostra ricerca." 
Zico scoppiò in una risata, che smorzò la tensione. 
"Immagino che sia stata CL a far sputare il rospo a quei viscidi di Entland" disse.
"Sono molto persuasiva, lo sai" rispose la bionda, ghignando. 
"Eccome. Spero che tu non gli abbia fatto troppo male."
CL non riuscì a trattenere una risata. 
"Lo stretto necessario"
CL era così. Quando voleva una cosa la otteneva. Sempre, a qualsiasi costo.
"A modo nostro abbiamo scoperto come raggiungere l'isola" Gong gi riprese il discorso "ma non possiamo intraprendere questo viaggio da sole. L'isola si materializza nel momento in cui tutti i bias si trovano a bordo della Biaslist. Vi abbiamo riuniti per questo motivo. L'isola era introvabile perché eravamo sole a bordo. I bias, tutti, sono la chiave per attraccare sull'isola." 
A quelle parole seguì un trambusto assordante. Ognuno gridava la sua opinione, erano spaventati, l'idea di inoltrarsi nell'isola li terrorizzava.
"FATE SILENZIO!" strillò CL, battendo i pugni sul tavolo. 
Fu inutile, il caos regnava. C'era chi era pronto a salpare immediatamente, chi non aveva intenzione di prendere parte alla missione e chi era talmente impaurito da non riuscire a proferire parola. Gong gi assisteva in silenzio alla scena. Sapeva che avrebbero reagito in quel modo. 
Zico improvvisamente salì sul tavolo, posizionandosi proprio al centro, in modo da attirare l'attenzione di tutti. Guardò gli altri, uno per uno, zittendoli col pensiero. Posò infine lo sguardo sul suo capitano, ghignando.
"Quando si parte baby?"
Gong gi sorrise spontaneamente. 
"Non è così semplice Zico." si limitò a rispondergli.
“Non è affatto semplice” tuonò Jun.k “nessuno ha mai raggiunto l’isola, e tu sai meglio di me che non ne usciremo mai vivi.”
Gong gi abbassò lo sguardo. Jun.k aveva dannatamente ragione, nessuno prima di lei aveva avuto la malsana idea di cercare l’Isola dei Bias Traditi. Quella stessa isola aveva portato con sé molti componenti della vecchia ciurma, e Gong gi non aveva fatto nulla per impedirlo. Non aveva potuto fare nulla. Ma con Jiyong l’isola si era sbagliata. L’aveva preso con se senza alcun valido motivo, e per questo era intenzionata ad andare a riprenderselo. Ma senza tutti i suoi bias avrebbe continuato a vagare alla ricerca di un’isola che non sarebbe nemmeno apparsa sul binocolo.
“Dov’è il tuo spirito d’avventura, Jun.k?” Himchan diede inizio al confronto.
“Non è un’avventura” Taeyeon prese le sue difese, uscendo dal suo guscio “è una missione stupida, che porterà solo morte e dolore.” Le parole le uscirono a fatica.
“E quindi proponi di infischiarcene di Jiyong e proseguire le nostre inutili vite come se nulla fosse?” Jonghyun rigirò le carte in tavola.
“E’ da un anno che ce ne infischiamo di lui” aggiunse a denti stretti LE “penso che ora sia arrivato il momento di fare qualcosa.”
Gong gi e le Fedeli assistevano in silenzio alla discusione.
“Preferisco una coscienza sporca ad una morte certa.” Namjoon trafisse tutti con le sue parole.
Nessuno ebbe il coraggio di ribattere. Zico fece un giro su se stesso. Dall’alto della sua posizione poteva vedere chiaramente le espressioni di tutti loro, leggeva la paura nei loro occhi ma allo stesso tempo la voglia di tornare alla loro vecchia vita da pirati nella BiasList. Era rimasto in silenzio, a fissarli, ad ascoltare parola per parola le loro opinioni, ma ora era arrivato il momento di prendere in mano la situazione. Alzò indice e medio al cielo, tenendo leggermente piegato il gomito, aspettando che il suo capitano gli desse il permesso di parlare. Con un cenno, Gong gi gli concesse il suo turno. Zico abbassò il braccio, si sistemò la cintura dei pantaloni, fece schioccare la lingua ed iniziò.
“Sapete cosa siete?” il silenzio.
“Siete degli stronzi. Degli stronzi fifoni. Ecco cosa siete.”
Jun.k scattò in piedi, lanciandogli contro un valanga di insulti, provocando in Zico un fastidioso solletico. Quest’ultimo portò l’indice davanti alle labbra, zittendo cosi il suo interlocutore. E proseguì.
“E sapete perché siete degli stronzi fifoni? Perché state qui a discutere sul nulla, quando dovreste essere scattati in piedi, aver afferrato le vostre armi ed aver fatto scorta di rum. Jiyong era uno di voi, di noi. Quando è stato preso eravate tutti sconvolti, ed ora non vi interessa nemmeno sapere se è vivo oppure no. Questa donna” proseguì, indicando Gong gi “questa donna vi ha raccolti dai porti luridi in cui vi trovavate e vi ha cambiato la vita. Vi ha reso le persone che siete oggi, vi ha reso pirati senza paura, vi ha reso uomini e donne di mare. Lei e Jiyong vi hanno guidati attraverso mari calmi ed impetuosi, insegnandovi ad affrontare la vita. E il modo in cui dimostrate la vostra riconoscenza è…questo? Abbandonarli entrambi? Per questo siete stronzi.”
Ora Zico poteva vedere ancora più chiaramente chi era con lui e chi no. Jun.k , Taeyeon e Namjoon erano gli unici a tenere chino il capo, evitando il suo sguardo.
“E vi dirò di più” riprese “vi è bastato un anno per perdere la vostra voglia di avventura, di pericolo, di vivere. Preferite restare seduti alla locanda a guardar scorrere le vite degli altri piuttosto di prendere in mano la vostra e farne qualcosa di epico. Per questo siete fifoni.”
Bam bam fece partire un fioco applauso dall’angolo buio in cui era seduto. Applauso a cui nessuno si aggiunse e che Suzy interruppe, chiudendogli strette le mani.
Per qualche minuto regnò il silenzio.
“Non posso che essere d’accordo con te” Sehun si alzò lemtamente in piedi, portò la mano aperta e leggermente inclinata alla fronte, rimanendo poi immobile nel suo saluto militare. Dopo di lui, LE, Niel e Jonghyun fecero lo stesso. Dall’angolo, Suzy si alzò lentamente, eseguì il saluto trattenendo a forza un sorriso spontaneo. Dopo di lei, Himchan scattò in piedi, fece un inchino e fermò la sua mano nella stessa posizione del resto della ciurma.
“Forse sarò stronzo” Namjoon ruppe il silenzio “ma di certo non sono fifone.”
Al suo saluto seguì il sorriso di Gong gi. Timidamente, Taeyeon fece lo stesso. Era spaventata a morte, ma sapeva che i suoi compagni l’avrebbero protetta. E poi a Gong gi serviva la presenza di tutti.
“Anche se io, Bam Bam e Dowoon non siamo la chiave” iniziò Jooheon “non ci perderemmo questo viaggio per nulla al mondo.” I tre, seduti in differenti lati del tavolo, si alzarono e fecero simultaneamente il saluto. Nel vederli, Gong gi trattenne a forza le lacrime.
“Non sono convinto di questa cosa” Jun.k era l’ultimo rimasto. Si poteva leggere chiaramente la rabbia e la paura nel suo sguardo. Era da solo ora. “Non sono convinto, e mai lo sarò. Ma avete bisogno anche di me, vero?”
Gong gi annuì. Se lui non fosse salpato con loro, l’isola non si sarebbe materializzata.
Jun.k sbuffò, e con un filo di voce disse che si sarebbe unito a loro. “Se morirò, verrò a tormentarvi nei sogni, sappiatelo.”

Zico, rimasto sopra al tavolo in legno, incrociò le gambe e si voltò verso il suo capitano. Si inchinò come fosse un maestro d’orchestra, scostando leggermente la pelliccia nera che indossava. Eseguì il saluto, stampandosi in faccia un sorriso che mostrava tutti i suoi denti.
A quel punto, Gong gi si voltò verso le Fedeli, che prontamente eseguirono il saluto.
“Ci siamo sempre state” concluse CL “e sempre ci saremo.”
Gong gi sentiva il cuore esplodergli nel petto. La ciurma era finalmente riunita.
O quasi.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Capitolo 3
 
“Non so cos’è successo. Non ho fatto nulla. Non è stata colpa mia.”
“Yah, c’è davvero tanta bella ferraglia qui dentro!” Bam Bam affondò la testa nel baule polveroso che le Fedeli avevano tirato fuori poco prima. Il grande baule nero conteneva un ammasso di armi di vario genere: spade, pistole, archi ed altri oggetti particolari che potrebbero essergli tornati utili in battaglia.
Suzy afferrò il più piccolo per il colletto del cappotto, trascinandolo indietro e lasciandolo cadere a terra. Guardò curiosa il contenuto del baule, senza sporgersi troppo.
“Possiamo prendere ciò che vogliamo?” chiese, quasi timidamente.
Gong gi annuì. “Prendete tutto ciò che potrebbe servirvi durante un’eventuale battaglia.”
“Eventuale?..” Jun.k non era ancora convinto della sua scelta. Se avesse potuto sarebbe uscito immediatamente dalla porta, senza voltarsi indietro. Ma ormai aveva dato la sua parola, e non poteva rimangiarsela. CL lo fissò senza dire nulla, ma il suo sguardo infuocato valeva più di mille parole. A turno, i componenti della ciurma si avvicinarono al baule per scegliere con cura quale sarebbe stata la loro arma. Fino all’anno prima non ne avevano avuto bisogno, la BiasList aveva solcato i mari senza mai gettare l’ancora. Ma dopo il rapimento di Jiyong, Gong gi e le Fedeli provvidero ad armarsi fino ai denti per difendersi da qualsiasi creatura le avesse attaccate.
 “Prima le signore.” Himchan, che era il più vicino al baule si scostò, lasciando passare avanti le Fedeli. Hyuna vi infilò lentamente la mano, spostando qualche arma per individuare meglio quella che le si addiceva maggiormente.
“Eccola qua!” esclamò, estraendo con un’espressione soddisfatta una katana, con una lama lunga e ben affilata ed un’impugnatura rosso scuro. In abbinato, prese due cinghie bordeaux che le sarebbero servite per legarsi l’arma dietro la schiena.
Dopo di lei, Victoria afferrò a colpo sicuro un arco in legno d’acero, con annessa faretra contenente frecce con diversi tipi di punta. Si era allenata molto e sapeva che con quell’arma non avrebbe sbagliato un colpo.
Joy avanzò di qualche passo, portò una ciocca dei suoi capelli biondo arancio dietro all’orecchio e con fierezza prese un nunchaku. Era diventata molto abile nell’ultimo anno, si era specializzata nell’uso di quell’arma particolare perché suo padre ne possedeva una uguale in gioventù.
Appena ebbe un po’ di spazio, CL affondò le dita nel baule, estraendo una vecchia ma funzionante colt revolver. Non appena la afferrò, Zico le borbottò contro che quell’arma l’avrebbe voluta lui.
“Potresti farti male con una cosa del genere” ribatté lei, tra le risate generali.
Zico mise il broncio, incrociando le braccia sul petto.
LE avanzò timidamente. Ci impiegò qualche minuto a decidere cosa prendere ed infine la sua scelta ricadde su un bracciale in ottone a cui agganciò una frusta in pelle nera, lunga un paio di metri. Anche se non ne aveva mai provata una, la incuriosiva parecchio.
Taeyeon infilò il braccio nel baule e frugò voracemente, ferendosi un paio di volte con le varie lame che conteneva. Estrasse un piccolo pugnale in argento, con l’impugnatura e la fodera dorate. Fece spontaneamente un inchino a Gong gi prima di abbandonare la fila.
Per ultima, Suzy si rimboccò le maniche ed iniziò la sua ricerca. Non ci mise molto a scovare due piccoli coltelli dalla lama fina ma molto affilata. L’impugnatura era molto particolare, ben decorata.
“E’ il nostro turno finalmente!” Bam Bam si fece largo, sfregandosi le mani con eccitazione, ma Zico prontamente lo afferrò per il colletto del cappotto, trascinandolo indietro e facendolo precipitare addosso a Jun.k che, d’istinto, lo spinse via, catapultandolo contro un distratto Sehun che, a sua volta, lo spintonò, facendolo finire tra le braccia di Himchan. Quest’ultimo lo afferrò con entrambe le mani, in modo che si fermasse. Ma non appena il più piccolo gli sorrise in segno di riconoscenza, lo scaraventò contrò Jonghyun che se lo lasciò sbattere contro, ridendo sonoramente. Dopo aver roteato da una persona all’altra, Bam Bam inciampò sui suoi stessi piedi e si ritrovò col sedere al suolo. Tra le risate di tutti, Dowoon lo afferrò per un braccio e lo aiutò a rialzarsi, sorridendogli leggermente.
Zico, ovviamente, scelse per primo la sua arma. A colpo sicuro estrasse una pistola di dimensioni maggiori rispetto a quella di CL. Spostandosi dalla fila, passò davanti alla bionda e non si lasciò sfuggire l’occasione di sventolargli davanti al naso il suo nuovo giocattolo. Per tutta risposta, CL si mosse di scatto, sorprendendo Zico, che perse la presa sulla pistola e, dopo averla fatta saltellare pericolosamente da una mano all’altra, la afferrò saldamente, evitandone la caduta. Si schiarì la voce, evitando per l’imbarazzo lo sguardo di lei e si diresse al lato opposto della stanza.
Niel fu il secondo. “Non ho intenzione di farmi male” confessò, afferrando un bastone lungo circa un metro e ottanta. Lo squadrò con lo sguardo prima di confermare la sua scelta.
“Io invece si!” con un sorriso beffardo, Himchan prese una scatoletta in legno contenente otto shuriken a quattro punte di colore nero.
Dopo di lui, Namjoon afferrò una balestra, ma ci ripensò quasi subito. Mentre stava per riporla nel baule, Jonghyun gliela strappò dalle mani, affermando che quella era decisamente l’arma per lui. Namjoon si accontentò così di un semplice revolver.
“Vediamo un po’ che è rimasto” esclamò eccitato Sehun, avvicinandosi al tesoro. Non appena vide un machete con l’impugnatura marrone scuro gli brillarono gli occhi. Lo afferrò senza pensarci due volte e si scostò dalla fila senza staccare lo sguardo dalla lama affilatissima. Era talmente preso dal suo gioiello che non si accorse che gli altri attorno a lui avevano preso le debite distanze, per non rischiare di essere accidentalmente mutilati.
Jun.k infilò la mano in modo deciso nel baule e, non appena le sue dita afferrarono un qualcosa, lo estrasse. Non gli interessava molto il tipo di arma che avrebbe usato, così come non gli interessava di per sé la missione. Prese due cinghie nere e si legò la falce dietro alla schiena.
Quando Jooheon si trovò finalmente di fronte al baule, constatò che non era rimasto molto. Estrasse una mazza ferrata e la fece leggermente ondeggiare, per poi afferrarla in modo deciso. Sorrise soddisfatto, lasciando comparire due fossette ai lati della bocca.
Rimasti ultimi, Bam Bam e Dowoon si dovettero accontentare di un arco a testa.
“Capitano, io non lo so usare.” bisbigliò Dowoon, a testa bassa.
“Non preoccuparti” intervenì Victoria “vi insegnerò io. Sarete la mia squadra di arcieri.” Posò una mano sulla spalla del più piccolo che sollevò lo sguardo e le sorrise dolcemente.
“Diventeremo i più bravi arcieri di tutti i mari” strillò Bam Bam, agitando per aria il suo arco “Credete alle mie parole!”. Il resto della ciurma non riuscì a trattenere le risate quando il futuro miglior arciere di tutti i mari indossò la faretra al contrario, perdendo una freccia ad ogni passo.

***

“Se mai sentirai che ci stiamo allontanando, se per qualche ragione ti sembrerà di non ricordare il mio volto o la mia voce...esci di casa, guarda la Luna. Non è spettacolare che sia uguale per entrambi?”
Gong gi si lasciò cullare dai suoi pensieri mentre tutti intorno a lei si erano già addormentati da un paio d’ore.
“Saremo lontani, ma sotto la stessa Luna.”
Respirò profondamente, socchiudendo gli occhi. Aveva affrontato la prima di chissà quante dure e dolorose giornate ma, in cuor suo, era soddisfatta della direzione che la situazione stava prendendo. Era riuscita a radunare la ciurma, a convincere ognuno di loro a partire con lei. Ora che erano armati, avevano solo bisogno di qualche giorno di addestramento, in modo da sapersi adeguatamente difendere dai pericoli. Ma c’erano così tante cose ancora che la turbavano. Il più importante dei suoi bias non si era fatto vivo, e senza di lui non sarebbero comunque potuti partire. E poi, partire per dove? Avevano una meta, si. Un’isola ancora inesistente. Si sarebbero imbarcati verso il nulla più totale, pronti a combattere contro non si sa cosa e soprattutto senza una mappa o una bussola che indicasse loro la direzione da seguire.
Scosse la testa, scacciando i pensieri. Si alzò silenziosamente, dirigendosi verso l’uscita del laboratorio. Scavalcò con attenzione un paio di persone raggomitolate a terra che russavano beatamente, aprì lentamente la porta ed uscì, chiudendola dietro di sé.
Alzò il colletto del cappotto in cui era avvolta, cercando un riparo dall’aria notturna. Il vento le pizzicava fastidiosamente le guance, ma aveva bisogno di evadere per un po’.
Chiuse gli occhi si lasciò cadere verso la porta chiusa alle sue spalle. Infilò le mani nelle grandi tasche, espirò ed inspirò in modo controllato e rilassato. Tossì in paio di volte, rifugiando poi il viso nella sciarpa di lana che le circondava il collo.
“E’ buffo. Non mi sarei mai aspettato di ritrovarmi qui. Ma, a quanto pare, hai bisogno di me a bordo. Spero che la cosa non ti dispiaccia. Perché sai, a me non dispiace per niente.”  
Scosse velocemente la testa per cancellare quella voce nella sua testa, ma non ci riuscì. Quella voce, così familiare, così calda e rassicurante. Quella voce di cui le sue orecchie avevano il bisogno estremo di bearsi. Quella voce, questa volta, non veniva dalla sua testa.
“E’ buffo. Non mi sarei mai aspettato di ritrovarmi qui. Ma, a quanto pare, hai bisogno di me a bordo. Spero che la cosa non ti dispiaccia. Perché sai, a me non dispiace per niente.”
Gong gi serrò ancor di più gli occhi. Temeva che se li avesse aperti, si sarebbe accorta che era solo la sua immaginazione, solo un sogno, una voce nella sua testa. Ma quella voce era reale, il profumo che le invase i polmoni era reale, ciò che stava accadendo era dannatamente reale.
“Capisco se non ti va di parlarmi” proseguì lui, con voce fioca e tremante “ma so che hai bisogno anche di me. Che ti piaccia o no, sono qui, sono pronto a salpare con voi. Anche se mi hai esiliato, anche se tutti lì dentro mi odiano e ritengono che la colpa di tutto questo sia mia..” Lasciò cadere la frase nel vuoto. Fece scorrere qualche interminabile secondo prima di riprendere la parola. “Sono qui. Per te. Il resto non mi interessa.”
Finalmente Gong gi prese coraggio, aprì leggermente le palpebre, voltò il capo seguendo la direzione del suono delle sue parole. Anche se quelle poche frasi le avevano fatto sciogliere il cuore, cancellando ogni incomprensione passata, rimase incollata con le spalle alla porta, mantenendo un atteggiamento distaccato.
Lui rimase lì a fissarla attraverso la frangia bionda che nascondeva i suoi piccoli occhi color nocciola, attendendo con ansia una sua risposta. Risposta che non tardò ad arrivare.
Gong gi si mosse, spalancando con decisione la porta in legno che le aveva fatto da sostegno fino a poco prima. Distese il braccio, posando i cinque polpastrelli sullo specchio della porta, in modo da tenerla aperta. Con il capo gli fece cenno di entrare. Da quando si erano riuniti, i loro sguardi non si erano divisi nemmeno per un istante. Erano rimasti separati per troppo tempo, ed ora avevano bisogno di annegare nuovamente l’una negli occhi dell’altro.
Il biondo avanzò, tenendo gli occhi fissi nei suoi. Si fermò per un attimo di fronte a lei, respirando a pieni polmoni il suo profumo. Non ottenendo nessuna reazione da parte del suo capitano, entrò nel laboratorio, seguito da Gong gi che chiuse nuovamente la porta dietro di sé ma, questa volta, con un sorriso ad illuminarle il volto.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
Era da circa un’ora che la ciurma ed il nuovo arrivato si stavano fissando in silenzio. Lui, seduto a capotavola, picchiettava nervosamente le dita sul tavolo; gli altri si limitavano a fissarlo, senza proferire parola. Nessuno di loro aveva il coraggio di sbloccare la situazione, perché nessuno sapeva effettivamente cosa dirgli. Erano tutti stupiti del fatto che fosse tornato. Dopo il suo esilio l’avevano perso di vista e nessuno si era preso la briga di cercarlo in quell’ultimo anno. Ritrovarsi ora gli uni di fronte all’altro era strano, se non addirittura imbarazzante. Nell’ultima ora si erano uditi solo sospiri, picchiettii di dita e tamburellare di scarpe. Il biondo posò il suo sguardo su ognuno dei presenti, aspettando che qualcuno gli rivolgesse la parola. Improvvisamente, Namjoon si fece coraggio, inspirò profondamente, schiuse le labbra per porre finalmente una domanda, ma Gong gi lo batté sul tempo, esclamando: “Ok, è tornato. E ci aiuterà. Ci serve per la missione, quindi non opponetevi. Siamo tutti d’accordo, no? Bene. Andate a fare qualcosa di utile adesso, su su.”
I bias si guardarono tra loro, leggermente confusi, ma obbedirono. Impugnarono le armi e si prepararono al primo giorno di addestramento.
“Gong gi aspetta!” CL affrettò il passo per raggiungere il suo capitano e, dietro di lei, anche le altre Fedeli.
“Va tutto bene?” chiese, incrociando le braccia al petto. Gong gi annuì. CL alzò un sopracciglio, avanzando di un altro passo verso di lei.
“Sicura?” il suo tono accusatorio non prometteva nulla di buono. C’era qualcosa che non andava? Gong gi non se n’era accorta. Annuì nuovamente, indietreggiando di un passo per non scontrarsi con la più grande.
“Hai visto chi c’è?” la bionda indicò con il capo il ragazzo seduto a capotavola. Il capitano annuì nuovamente.
“Non sono cieca.” aggiunse. CL le picchiettò un dito sulla fronte, facendole leggermente male.
“Lui è qui e tu non hai detto nulla a riguardo.” la rimproverò.
“E che dovrei dire? E’ qui, ha detto che ci aiuterà e…”
“E l’ultima volta una piovra gigantesca ha preso Jiyong per una caviglia, trascinandolo con sé sull’isola.”
“Non capisco dove vuoi arrivare.” Gong gi era davvero confusa dall’atteggiamento della sua unnie.
“Non voglio arrivare da nessuna parte. E’ solo che lui è qui da quanto…sei ore? E tu sei già in preda ad una tempesta ormonale.”
“YAH MA CHE DICI!” gridò la più piccola, dandole un lieve pugno sulla spalla. Mentre le due strillavano tra loro, Victoria si voltò di nascosto verso il ragazzo, constatando che effettivamente una tempesta ormonale era più che giustificata.
Gong gi estrasse la colt di CL dal fodero, la rivolse verso di lei con l’impugnatura libera, in modo che potesse afferrarla.
“Abbiamo un addestramento da cominciare.” si limitò a dire, tagliando così il discorso. CL prese l’arma e la ripose nuovamente nel fodero, sospirando.
“Tieni gli occhi aperti.” le sussurrò. Gong gi annuì, ancora. Capiva che CL era preoccupata, ma questa volta non avrebbe abbassato la guardia. Sapeva che influenza aveva il ragazzo su di lei, quindi non si sarebbe lasciata sopraffare di nuovo.
“Eunhyuk ah” si rivolse al ragazzo “è ora di andare.” Lui le sorrise leggermente, chiedendole se andava tutto bene. La bionda gli sorrise, senza dargli una risposta esaustiva.
Le Fedeli accompagnarono la ciurma fuori dal laboratorio, incamminandosi verso il campo di addestramento che avevano accuratamente preparato due giorni prima. In fondo alla fila, Gong gi portava a fatica un bauletto in legno contenente quella che sarebbe stata la sua arma da combattimento. Giunti sul posto, si divisero in piccoli gruppi, in base alla tipologia di armi che avevano scelto: Victoria si sarebbe occupata degli arcieri Bam Bam e Dowoon; Joy di coloro che avevano armi per combattimenti a distanza, come gli shuriken di Himchan, la balestra di Jonghyun e la frusta di LE; CL di chi possedeva armi da fuoco, ossia di Zico e Namjoon; Hyuna di chi aveva armi per combattimenti ravvicinati, come Niel, Jun.k e Jooheon; infine, Gong gi si sarebbe occupata di chi possedeva spade e pugnali, quindi Sehun, Eunhyuk, Taeyeon e Suzy. Ora che erano tutti ben organizzati, l’addestramento poteva avere inizio.

+
 
“La cosa fondamentale per chi come voi possiede armi per combattimenti a distanza è la precisione.” iniziò Joy. Si sentiva un po’ a disagio a dover insegnare a persone più grandi e mature di lei, ma non voleva deludere il suo capitano, quindi aveva organizzato nei minimi dettagli quella giornata.
“Il combattimento a distanza è meno rischioso, se si pensa che si è effettivamente distanti dal pericolo, e si ha quindi una percentuale minore di essere colpiti a morte. Ma l’altro lato della medaglia è che avete un unico attacco a disposizione, prima di essere individuati o raggiunti dal nemico. Quindi, se sbagliate quell’attacco, siete semplicemente fottuti.”
Camminava avanti e indietro mentre recitava il suo discorso, accuratamente studiato. Himchan, Jonghyun ed LE registrarono ogni sillaba nel loro cervello, preparando le loro armi. Joy sistemò sei bottiglie di vetro ad un paio di metri di distanza da LE ed una ventina di fantocci di paglia a sei metri di distanza da Jonghyun e Himchan.
“Il vostro obbiettivo è colpire quegli oggetti. Ricordate: precisione.” I tre si concentrarono ed iniziarono il loro allenamento. Era più difficile del previsto, ma si destreggiavano abbastanza bene con le loro armi. Jonghyun, in particolare, centrò con le sue frecce diversi fantocci.
“La cosiddetta fortuna del principiante!” precisò Himchan. Lui, di quella fortuna, non ne aveva avuta fino a quel momento. I suoi shuriken faticavano ad arrivare in prossimità dei bersagli. Dall’altra parte, LE era già diventata pratica della frusta. Colpì senza grosse difficoltà le bottiglie, facendole cadere una dopo l’altra.
“Ben fatto” si congratulò Joy “ma questo era solo il primo livello. Dovrai riuscire a far agganciare la tua frusta ai rami degli alberi, o meglio ancora alle armi dei nemici, in modo da disarmarli.”
LE sorrise sotto la bandana. Non vedeva l’ora di imparare a farlo. Joy posò lo sguardo su Jonghyun che centrava con facilità un fantoccio dopo l’altro. Ci stava prendendo gusto, soprattutto perché Himchan, che era al suo fianco, non era ancora riuscito ad abbatterne uno. La bionda si avvicinò a Jonghyun e, con aria di sfida, gli chiese se sarebbe stato in grado di colpire il bersaglio su cui si stavano esercitando gli arcieri Bam Bam e Dowoon.
Jonghyun sorrise, voltandosi verso il suo nuovo obiettivo. Prese accuratamente la mira, poggiando la balestra sul braccio sinistro. Chiuse un occhio per inquadrare meglio il bersaglio e, senza esitare più di tanto, scagliò la sua freccia.
+
 
“YAH! Perché è così complicato?!” Bam Bam scagliò a terra con forza il suo arco. Victoria sospirò, alzando gli occhi al cielo. Si era rivelato più difficile del previsto quell’addestramento. Dowoon non era male, le sue frecce finivano la loro corsa in prossimità del cerchio rosso che indicava il centro esatto del bersaglio. Per quanto riguardava Bam Bam, le cose erano diverse. Era già un’impresa per lui posizionare la freccia sull’arco.
“Coraggio, riprova.” ormai Victoria ripeteva quella frase automaticamente. Nell’ultima ora erano le uniche due parole che aveva rivolto al più piccolo.
“Ora riprovo, si.” Bam Bam si picchiettò le ginocchia, cercando di tranquillizzarsi ed incoraggiarsi da solo. Eseguì qualche saltello sul posto, fece roteare la testa per snodare i muscoli del collo. Strizzò prima l’occhio sinistro, successivamente il destro, convinto che in quel modo la sua mira sarebbe migliorata. Dopo aver raccolto l’arco da terra, la mora glielo porse, sorridendo. Dowoon si spostò di qualche centimetro, in modo da lasciare un po’ di posto in più all’amico. Bam Bam afferrò una freccia, l’ennesima, dalla faretra. Accuratamente, la posizionò tra la corda e il dorso dell’arco. Fece un paio di sospiri profondi. Distese le braccia, sfiorando con il naso le alette della freccia. Lasciò scorrere pochi secondi prima di lasciarla andare. Purtroppo, le cose non andarono come sperava. In modo inspiegabile, la corda si allentò, facendo finire le alette della freccia dritte nel suo occhio destro. Victoria trattenne a stento una risata. Dowoon portò una mano davanti alla bocca, nascondendo un sorriso inevitabile. Bam Bam si guardò rapidamente intorno con l’unico occhio sano che gli era rimasto, verificando che nessuno oltre a loro tre si fosse accorto dell’accaduto. Sbuffò rassegnato, riposizionando la freccia. Il suo viso divenne rosso per l’imbarazzo, ma non si lasciò abbattere.
“Coraggio, riprova.” quella frase le uscì quasi strozzata, da quanto stava trattenendo la risata. Bam Bam ripeté i soliti movimenti, con maggiore accuratezza. Questa volta però, serrò gli occhi prima di scagliare la freccia. Le sue dita lasciarono andare la corda e, pochi istanti dopo, si udì in lontananza il rumore della paglia del bersaglio tagliata dalla punta della freccia. Il ragazzo schiuse prima una palpebra, poi l’altra. Vide che una freccia aveva raggiunto proprio il centro del cerchio rosso. Incredulo, iniziò al saltare sul posto, urlando a squarciagola la sua gioia. Abbracciò prima Victoria, quasi stritolandola, e poi Dowoon, che gli picchiettò lievemente le spalle. Troppo impegnato a festeggiare, Bam Bam non si accorse che Victoria raccolse da terra la sua freccia, nascondendola dietro la schiena, per poi voltarsi verso il gruppo addestrato da Joy, che si stava congratulando con Jonghyun per aver centrato il bersaglio dei compagni arcieri.

 
+
 
“Uffa però, anch’io volevo una spada come la tua, Capitano.” borbottò Sehun, affilando con una pietra il suo machete. L’arma di Gong gi  era davvero unica, così come quella di Eunhyuk. Le loro spade infatti, se unite, formavano un’unica grande spada. Le loro lame avevano una metà liscia e argentea ed una metà seghettata e dorata, proprio perché, originariamente, facevano parte della stessa arma.
“Se mai dovessi diventare ultimate, protrai prendere quella di Eunhyuk.” si lasciò sfuggire tra le labbra Gong gi. Sehun sbuffò, tenendo gli occhi fissi sulla spada che bionda teneva legata al fianco, nel fodero. Suzy e Taeyeon avevano affilato le lame dei loro pugnali ed avevano già iniziato a duellare tra loro. Gong gi le seguiva con lo sguardo, correggendo mano a mano posture e affondi. Mentre aspettava che Sehun si preparasse, Eunhyuk tagliava l’aria con la sua spada, facendola roteare in un duello contro il nulla. 
“Eccomi, eccomi.” Il moro si sistemò la cintura, posizionandosi alle spalle del suo avversario. Quest’ultimo si voltò di scatto, fingendo di colpire Sehun. Il ragazzo strillò, indietreggiando pericolosamente.
“Ma sei scemo? Mi hai fatto prendere un colpo!” tuonò, portandosi una mano sul cuore, come se volesse diminuirne i battiti.
Eunhyuk non riuscì a rispondere. Rideva così di gusto che lo stomaco iniziò a fargli male e dovette poggiarvici una mano sopra. Era passato molto, troppo tempo dall’ultima volta che aveva riso. Aveva tenuto a lungo nascosto il suo sorriso tutto gengive e, finalmente, si stava lasciando andare.
“Yah! Smettetela di perdere tempo ed iniziate il vostro addestramento!” anche se la scena era stata parecchio buffa, Gong gi non tradì il suo atteggiamento composto.
I due obbedirono immediatamente. Gong gi camminava lentamente, da uno spadaccino all’altro, studiando i loro movimenti e correggendo eventuali errori. Lo stridio dello sfregare di lame era un sottofondo perfetto per immergersi nei suoi pensieri.
“E’ stranamente romantico che le nostre spade siano state una cosa sola in passato, non trovi?”
I suoi piedi andavano avanti e indietro automaticamente, si fermavano per ripartire subito dopo. Era soddisfatta di come si stava svolgendo l’addestramento, o almeno quello del suo gruppo.
“Pensi davvero che abbiamo qualche possibilità di vittoria, nel caso in cui sull’isola ci fosse una battaglia?” le parole di Suzy risvegliarono Gong gi dai suoi pensieri. Esitò un’istante prima di rispondere. Proprio in quell’istante, il suo sguardo si era posato sul gruppo degli arcieri, in cui Bam Bam si era appena scagliato la sua stessa freccia nell’occhio. Scosse il capo, lasciando uscire tra i denti in lieve “sì” che suonò più come una domanda che un’affermazione.

 
+

“Ah, è così dannatamente noioso!”
Da circa mezz’ora Niel agitava per aria il suo bastone, simulando un duello corpo a corpo. Non c’era nulla di entusiasmante nella sua arma, ma l’aveva scelta proprio perché era la meno pericolosa da usare. Mentre eseguiva i suoi esercizi, ruotò il capo, notando come, dall’altro lato del campo di addestramento, Eunhyuk e Sehun si stessero divertendo. Si chiedeva cosa ci trovasse di così divertente Eunhyuk nell’allenamento, visto com’era piegato in due dal ridere.
Pochi metri più in là, Jooheon e Jun.k si allenavano con dei manichini in legno, assestando colpi molto forti e decisi. Il maggiore sfogò tutta la sua frustrazione contro il povero tronco, riducendolo quasi in segatura. Jooheon, accanto a lui, non poté fare a meno di notare lo strano atteggiamento del suo compagno, ma proseguì i suoi esercizi senza dire nulla. Non era il momento di iniziare quella che si sarebbe tramutata quasi sicuramente in una discussione accesa. Osservando i tre allenarsi, Hyuna diede un morso alla mela color rosso scuro che teneva in mano. Masticò voracemente, tenendo con la mano sinistra l’impugnatura della katana. Finito il suo spuntino, lanciò dietro di sé il nocciolo e si avvicinò a Niel, invitandolo a duellare con lei.
“Terrò la katana nel fodero, così non rischierò di rovinare il tuo bastone. Sarà un duello alla pari.” A Niel piacque molto l’idea. Perlomeno, si sarebbe trovato di fronte ad un vero avversario.

 
+
 
“BANG BANG BANG!”
Dopo ogni pioggia di proiettili, Zico e Namjoon intonavano una strana canzone. Ondeggiavano seguendo chissà quale coreografia mentre ricaricavano le loro pistole.
“Non è che siccome siete già bravi potete permettervi di perdere tempo in questo modo.” CL ormai si stava rassegnando. Era inutile redarguirli, loro erano fatti così. Si era limitata a sistemare i bersagli, sia quelli fissi che quelli in movimento. Non si era intromessa nel loro addestramento. Non ne aveva avuto bisogno. Se la stavano cavando alla grande entrambi, quindi non se l’era sentita di deconcentrarli in qualche modo. Erano già deconcentrati abbastanza per conto loro.
“Non sei incazzato per il mio discorso dell’altra sera, vero?” chiese Zico, infilando a uno a uno i proiettili nel suo fucile.
Namjoon scaricò una raffica di proiettili contro il suo obiettivo.
“Anyia. Se non lo avessi fatto tu, lo avrebbe fatto di certo qualcun altro. E sinceramente, se devo sentirmi dare dello stronzo da qualcuno, preferisco che sia tu.”
Quando il revolver terminò i suoi colpì, il ragazzo sospirò, grattandosi la testa con la canna della pistola.
“C’è qualcosa che non va?” proseguì Zico, sistemandosi la pelliccia nera prima di riprendere a sparare.
A quella domanda Namjoon annuì, stampandosi un falso sorriso sul volto. In realtà aveva visto come, qualche metro più in là, Jun.k stesse massacrando il suo manichino, e non poté fare a meno di immaginare cosa sarebbe potuto succedere se, durante il viaggio, avesse scaricato la sua rabbia contro qualcuno della ciurma. Non era mai andato molto d’accordo con gli altri e i battibecchi passati, uniti al rancore che covava adesso, l’avrebbero potuto trasformare in una sorta di mostro.
“BANG BANG BANG!” Zico ci aveva decisamente preso gusto. Si sentiva potente con quel fucile in mano e, ogni volta che centrava perfettamente il bersaglio, non mancava di farlo notare a CL.
“Hai visto baby? Se ti servirà protezione in battaglia, potrai contare su di me. Non sbaglio e non sbaglierò un colpo. YAH!”
CL si posizionò dietro di lui, aspettò che sparasse il colpo successivo, estrasse con velocità la colt e fece fuoco, frantumando a mezz’aria il proiettile dell’arma del ragazzo. Non attese nemmeno che i frammenti toccassero il suolo per soffiare via il fumo che usciva dalla canna della sua pistola, riporla nel fodero ed andarsene, non prima di avergli scaraventato in faccia le punte dei suoi lunghi capelli biondi.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
“C’è qualcosa che mi lega a te. Non so cosa di preciso, e nemmeno come. Ma lo sento, proprio qui. Dove dovrebbe esserci il cuore.”
“Di questo passo non troveremo mai nulla.” Gong gi scaraventò il più lontano possibile l’ammasso di carte che teneva in mano. Dopo duri giorni di allenamento, il capitano aveva concesso alla sua ciurma una serata di svago, lasciandogli trascorrere una serata alla locanda. Al laboratorio rimasero solo lei, Eunhyuk, CL e Namjoon, intenti a trovare una rotta da seguire. Non vi erano mappe o carte nautiche che indicassero un modo per raggiungere l’Isola dei Bias Traditi, quindi dovettero affidarsi a racconti tramandati oralmente e vecchi libri di leggende impolverati.
“Ci siamo vicini, non arrendiamoci proprio adesso.” Namjoon riordinò i fogli lanciati da Gong gi, rivolgendole con la mano libera un piccolo libricino aperto, dall’aspetto consumato dal tempo. La bionda ci posò lo sguardo sopra, leggendo velocemente un paio di righe. Espirò profondamente, facendo quasi volar via le poche pagine che vi erano rimaste magicamente incollate.
“Non capisco Namjoon, a me sembrano altre parole senza significato.” il tono della sua voce sorresse il peso della sua stanchezza. Namjoon si vantava di possedere quello che lui stesso amava definire “cervello sexy”. Indubbiamente la sua mente era geniale, ma la maggior parte delle volte nessuno degli altri riusciva a seguire i suoi ragionamenti.
“Ma come non capisci, è scritto proprio qui!” gridò, indicando prepotentemente un punto indefinito della piccola pagina giallognola. Gong gi lo fissò per un istante, come se volesse richiamarlo silenziosamente, per poi trasferire il suo sguardo sulle parole indicate dal ragazzo.

«[…] quando il capitano poserà i suoi vecchi scarponi a bordo e le anime ferite della ciurma guariranno consolidando la loro unione, il cuore dell’ultimate indicherà la rotta da seguire.»

Non appena Gong gi lesse quelle poche righe, CL ed Eunhyuk staccarono simultaneamente gli occhi dai rispettivi libri che stavano studiando. In quelle parole Namjoon aveva evidentemente trovato la soluzione al loro problema, ma loro erano altrettanto evidentemente ciechi da non riuscire a vederla.
“…e quindi?” si lasciò sfuggire tra le labbra Gong gi.
“…ma…aspettate…davvero non capite?” Namjoon sbarrò gli occhi, guardandoli con estremo stupore. I tre si scambiarono una serie di sguardi, constatando che davvero nessuno di loro era riuscito a seguire il ragionamento di Namjoon. Si rivolsero poi verso di lui, scuotendo contemporaneamente il capo in segno di negazione. Il ragazzo sospirò, abbassando momentaneamente il capo.
“Ok, analizziamo tutto con calma.” Si sedette composto, richiamando occhi ed orecchie a sé.
“La prima parte… «quando il capitano poserà i suoi vecchi scarponi a bordo»…abbiamo un capitano che possiede scarponi ed un’immensa nave?”
Gong gi alzò timidamente la mano, rispondendo all’appello.
“Bene, ne abbiamo uno.” proseguì Namjoon “Ed ora la seconda parte… «e le anime ferite della ciurma guariranno consolidando la loro unione»…abbiamo una ciurma di persone che fin poco tempo fa si odiavano ed ora hanno riconsolidato il loro rapporto?”
I tre annuirono.
“Ottimo, abbiamo anche questo. Infine, la terza parte…«il cuore dell’ultimate indicherà la rotta da seguire»…qui a dire il vero non so a cosa si riferisca, ma penso che avremo la risposta non appena Eunhyuk metterà nuovamente piede a bordo della BiasList. Vi è tutto molto più chiaro ora?”
Era tutto più chiaro, finalmente. Non era poi così difficile collegare i vari elementi ma, ovviamente, il cervello di Namjoon si era preso l’incarico di fare ciò.
“Bene, abbiamo finalmente qualcosa di simile ad una rotta!” gioì CL, chiudendo con forza il libro che teneva in mano. Lo posò sul tavolo, stiracchiandosi.
“A quanto pare si.” si rincuorò Gong gi. Si complimentò con Namjoon per la sua intelligenza ed invitò i tre a raggiungere gli altri alla locanda. Erano tutti molto stanchi e di certo non avevano molta voglia di uscire. Ma il loro umore aveva bisogno di risollevarsi un po’. I quattro si alzarono, sgranchendosi le gambe. Si incamminarono con calma, coprendosi per bene visto il freddo di quella sera. Durante il tragitto, CL e Namjoon chiacchierarono allegramente del più e del meno, rompendo il silenzio che li accompagnava lungo il cammino. Gong gi ed Eunhyuk seguivano i loro passi senza fiatare, godendosi l’aria fresca e la tranquilla camminata. Erano ancora imbarazzati dalla situazione. Si rivolgevano raramente la parola e non avevano avuto alcun modo di chiarire, una volta per tutte, cos’era successo quella notte, quando Jiyong fu preso dall’isola. I due camminavano fianco a fianco, tenendo le mani nelle tasche dei rispettivi cappotti. Entrambi avevano il viso nascosto dalla sciarpa, in un vano tentativo di proteggersi a vicenda da delle parole che non sarebbero comunque state pronunciate.
Gong gi rivolse quasi meccanicamente lo sguardo alla luna. Era abituata a farlo. Da quando Eunhyuk se n’era andato lo faceva ogni notte. La luna era stata l’unico contatto che poteva avere con lui, perché sapeva che, ovunque fosse stato in quel momento, anche lui la stava guardando.
“Sono proprio qui, sai?”
Gong gi arrossì violentemente a quelle parole, abbassando rapidamente il capo. Il biondo sorrise, affondando ancor di più il viso nella sciarpa.
“Hai idea di cosa potrebbe succedere una volta che sarai salito nuovamente a bordo?” chiese il capitano, deviando bruscamente il discorso.
“Non saprei” rispose lui, scoprendosi le labbra “non saprei proprio.”
“Non sei preoccupato?”
Eunhyuk scosse la testa. “Servirebbe esserlo?”
Non sarebbe servito. Preoccuparsi prima del tempo non avrebbe portato a nulla. Quindi perché preoccuparsi? Ma lui era il suo ultimate. Ogni cosa che lo riguardasse la preoccupava.
“Ah, quasi dimenticavo. Devo chiederti una cosa importante. Mi prometti che non ti arrabbierai?”
Gong gi annuì. Sapeva che, con una premessa del genere, si sarebbe arrabbiata di sicuro.
“Quando salperemo domani…permettimi di portare Donghae con me. Si, so che non c’entra nulla con il resto della ciurma, ma fidati di me, potrebbe esserci d’aiuto.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo. Adorava Donghae, avevano un bellissimo rapporto, di fratellanza più che di amicizia, ma Donghae durante la missione sarebbe stata solo una persona in più da proteggere.
“Eunhyuk ah…non credo sia il caso…”
Il ragazzo congiunse le mani, posizionandosi davanti a lei, proseguendo la sua marcia camminando all’indietro.
“Ti prego, fidati di me. Me ne occuperò io, non preoccuparti. Non sarà d’intralcio nella missione e farò in modo che non uccida involontariamente qualcuno.”
Gong gi si lasciò sfuggire una risata. Donghae era il tipo di persona in grado di ferirsi o ferire casualmente qualcuno.
“Io non…perché non me l’hai chiesto qualche giorno fa? Avrei avuto perlomeno il tempo di allenarlo.” rispose.
“Non ha bisogno di alcun tipo di allenamento, credimi. Allora, posso portarlo con me?” gli occhi di Eunhyuk si illuminarono di una luce così dolce che Gong gi non poté dirgli di no. Dopo essersi inchinato una decina di volte, il ragazzo riprese a camminare normalmente, ripetendo a macchinetta che non si sarebbe pentita della sua scelta. 
Dopo una manciata di passi si ritrovarono di fronte all’entrata della locanda. Dall’esterno potevano chiaramente sentire la musica e le risate come fossero già all’interno. Namjoon aprì la porta, lasciando entrare i tre che lo seguivano, per poi richiuderla dietro di sé.

 
­***
 
“Wow, è veramente fantastico!” esclamò entusiasta Victoria. Namjoon aveva appena terminato di raccontare ai suoi compagni come il suo cervello sexy aveva scoperto la rotta per raggiungere l’isola, risollevando gli animi di tutti. I festeggiamenti proseguirono, bevvero e cantarono per ore, quanto erano felici di poter partire finalmente per la missione. Tutti, tranne uno.
“Non sei ancora convinto, vero?” il capitano bevve un altro sorso dal boccale, pulendosi poi i lati della bocca con il dorso della mano. Jun.k si limitò a rivolgerle uno sguardo, seguito da un sospiro.
“E mai lo sarai immagino. Ma sai una cosa? Se potessi, non ti chiederei di restare. Non sei più il Jun.k coraggioso ed intrepido di una volta. Ora hai persino timore di me, dei tuoi compagni, della tua famiglia. Capisco che tu sia spaventato dalla missione che ci aspetta perché, credimi, lo sono anch’io. Ma questo tuo atteggiamento non ti aiuterà a sopravvivere, anzi, ti renderà ancor più difficili le cose.” finì di bere e posò il boccale sul tavolo dietro di lei, facendo schioccare le labbra. Jun.k ascoltò in silenzio le parole del suo capitano, ragionando sull’ atteggiamento  che aveva avuto in quei giorni. Era rimasto sempre distaccato dal gruppo, sia durante gli allenamenti, sia durante i momenti di svago. Anche in quel preciso momento, mentre tutti stavano festeggiando tra loro, lui era rimasto in un angolo, ad osservarli, pensando a quanto fossero stupidi. Cosa stavano festeggiando? Il loro ormai prossimo funerale? Ma Gong gi aveva ragione. Il suo atteggiamento schivo non lo avrebbe aiutato. Nel momento del bisogno, i suoi compagni gli sarebbero potuti tornare utili. Ma perché pensava questo? Perché ad un tratto la ciurma per lui erano solo persone che sarebbero potute tornargli utili? La testa gli divenne estremamente pesante. C’era qualcosa che non andava in lui. Era cambiato in quell’ultimo anno e Gong gi gliel’aveva fatto notare. Si voltò verso la direzione del suo capitano, ma si accorse che accanto a lui non c’era ormai nessuno. Sospirò profondamente, lanciando un ultimo sguardo ai suoi compagni prima uscire dalla locanda e dirigersi al laboratorio.

 
+
 
“Ok ok fermi tutti fermi tutti! Fermate la musica per favore! YAH STATE ZITTI!” Zico saltò in piedi sul tavolo, strillando a tutto il locale di zittirsi ed ascoltarlo.
“Dunque, qui tra noi stasera non ci sono solo uomini e donne di mare, pirati agguerriti e senza paura.” tuonò, ruotando prima a destra e poi a sinistra, rovesciando mezzo bicchiere di rum per strada “Tra noi, signore e signori, questa sera abbiamo anche dei ballerini provetti…”
Non riuscì a terminare la frase che i clienti della locanda iniziarono a gridare, sbattendo i boccali sui tavoli ed applaudendo rumorosamente.
“…mi sembra di capire che volete una gara di ballo? Si o no? Fatevi sentire!” all’incitamento di Zico la folla rispose con un boato. Contemporaneamente, i membri della ciurma si guardarono tra loro, ridendo rumorosamente.
“Coraggio, chi vuol essere il primo?” il biondo distese il braccio, porgendo la mano a Hyuna perché la afferrasse. Ma la ragazza non fece nemmeno in tempo a sfiorargli le dita che Sehun balzò sul tavolo, spingendo via Zico che quasi piombò in braccio a Joy.
Sehun allargò le braccia, muovendo su e giù le mani come se stesse facendo rimbalzare l’aria sui suoi palmi. La folla gridò ancora più forte quando la musica riprese e Sehun iniziò a muoversi, seguendo le note. I suoi passi erano molto armoniosi, ma allo stesso tempo sensuali. Le ragazze della ciurma non poterono non notare come quei pantaloni gli calzassero a pennello, facendo risaltare il suo corpo ben proporzionato. Le grida della folla non fecero altro che caricare ancor di più il ragazzo, che eseguì un paio di capriole in ringraziamento. Quando LE vide che Sehun si stava gasando leggermente troppo, salì sul tavolo accanto a lui, spingendolo poi via con una fiancata. Il ballo di LE era estremamente sensuale, tanto che Dowoon si coprì gli occhi un paio di volte. Prima che il locale si riempisse di bava umana, Niel la aiutò a scendere dal tavolo, per poi salirci lui stesso. Il suo ballo era leggermente strano. I suoi piedi si muovevano all’impazzata, così come le sue gambe si intrecciavano tra loro quasi spezzandosi. Hyuna salì accanto a lui, cercando invano di seguire i suoi movimenti. Tra le risate di tutti, Niel scese, cedendo il palcoscenico alla mora, che diede inizio ad una danza grintosa e sexy. La sua pelliccia gialla accompagnava i suoi passi, rendendo il suo spettacolo ancora più sensuale. Dopo di lei, Eunhyuk attirò gli occhi a sé con i suoi movimenti leggeri e ben studiati. Le sue mani tagliavano l’aria con affascinante delicatezza, così come i suoi piedi seguivano l’armonia della musica. Gong gi non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Era come piombata in un forte stato di trans, colpita da un incantesimo potentissimo. CL se ne accorse e decise di intervenire, salendo sul tavolo ed interrompendo la danza del ragazzo. Non fece nemmeno in tempo ad eseguire un paio di mosse sexy che Himchan si mise accanto a lei, portando con sé Bam Bam e Jonghyun. I tre diedero inizio ad uno spettacolo a dir poco imbarazzante, eseguendo una sottospecie di danza del pollo, colpendosi accidentalmente tra loro una dozzina di volte. I loro passi erano appositamente fatti a casaccio, scatenando le risate di tutti. Non vi erano dubbi: i vincitori della gara di ballo erano loro. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
“Mi sembra così irreale essere qui, poggiare i miei piedi su questa rampa. L’ho desiderato così tanto che ora mi sembra assurdo che stia accadendo davvero..”
Ad ogni passo Gong gi volgeva lo sguardo verso Eunhyuk. Nella sua mente stava rivivendo il ricordo della prima volta che lo aveva portato con sé sulla nave. Poteva rivedere chiaramente lo sguardo eccitato del suo ultimate mentre percorreva la rampa che l’avrebbe condotto sul ponte centrare della nave, udire lo scricchiolio delle travi di legno schiacciate dal suo poco peso accompagnare i suoi passi. A tratti, i ricordi si fusero al presente, tanto che Gong gi si stropicciò più volte gli occhi, nel tentativo di rimanere aggrappata alla realtà.
“Mi sembra così irreale essere qui, poggiare i miei piedi su questa rampa. L’ho desiderato così tanto che ora mi sembra assurdo che stia accadendo davvero..” Eunhyuk ripeté esattamente le stesse parole che pronunciò un anno prima salendo a bordo della BiasList per la prima volta. Questa volta, però, il suo tono non era affatto entusiasta. Al contrario, la voce tremante tradiva il suo atteggiamento tranquillo ed impassibile. Sapeva che, non appena sarebbe salito a bordo, qualcosa si sarebbe scatenato, indicando loro la rotta da seguire. Purtroppo per lui, era lui stesso la chiave di tutto e la cosa iniziava a spaventarlo. Soprattutto perché, passo dopo passo, si stava rendendo conto che non stava accadendo nulla di anomalo. Era tutto apparentemente tranquillo. E se Namjoon si fosse sbagliato?
 “Va tutto bene?” il suo capitano lo accompagnava ad ogni passo, assicurandosi che non gli succedesse nulla. Eunhyuk annuì, rivolgendo uno sguardo prima a lei e successivamente a Donghae, che lo precedeva di qualche passo.
“Grazie per averlo fatto venire con noi.” aggiunse. Gong gi gli sorrise, dicendo che per lei avere Donghae lì non era affatto un problema. La ciurma lo conosceva benissimo, erano molto legati, quasi come lui fosse uno di loro. L’unica sua preoccupazione era che il ragazzo non si sarebbe saputo difendere da solo. Ma aveva deciso di fidarsi di Eunhyuk.
Finalmente, il piede destro del ragazzo si posò sul ponte centrale della nave. Il suo sguardo si staccò dal suo scarpone per posarsi su ogni singola trave che componeva la BiasList. Quel veliero maestoso gli era tremendamente mancato. Osservò da lontano come ognuno degli altri bias aveva preso lentamente ed automaticamente posto a bordo. Ad ognuno di loro era stata assegnata una mansione la prima volta che avevano salpato con Gong gi, così venne naturale per loro riprendere la loro vita da pirati da dove l’avevano lasciata. I loro cuori si sentivano finalmente completi ora che erano stati riuniti alla BiasList. Consideravano quella nave come la loro casa, avevano viaggiato per il mondo a bordo di essa, condividendo momenti di gioia e dolore. Si sentivano più carichi che mai ad esserci saliti di nuovo, anche se il viaggio che li attendeva sarebbe stato il più difficile mai intrapreso.

 
***
 
“Sicuro che va tutto bene? Non senti nulla di strano? Di…diverso dal solito?” era da ore che Namjoon opprimeva Eunhyuk con le sue domande. Non poteva credere di essersi sbagliato. L’ultimate era la chiave, di questo ne era certo. Ma allora, perché non era ancora successo nulla?
“«quando il capitano poserà i suoi vecchi scarponi a bordo e le anime ferite della ciurma guariranno consolidando la loro unione, il cuore dell’ultimate indicherà la rotta da seguire.»… oh andiamo, cos’è che mi sfugge…” si strofinò con due dita il mento, ripetendo all’infinito quelle poche parole. C’era qualcosa che non quadrava, qualche punto incompleto.
“Namjoon, sto benissimo, davvero. Non so cosa stia accadendo o cosa dovrebbe accadere, ma io mi sento esattamente come al solito, mi dispiace.” Eunhyuk si sentiva in qualche modo colpevole di quella situazione. Involontariamente, non stava indicando al suo capitano la rotta da seguire, frantumando lentamente le speranze di tutta la ciurma.
“Lo vedo che stai bene…lo vedo…aaah non riesco proprio a capire!” disse Namjoon, continuando a leggere e rileggere il libricino in cui era contenuta la profezia, cercando invano una soluzione a quel problema. Si preoccupava molto del suo hyung, anche se, in cuor suo, sperava che gli capitasse qualcosa, qualsiasi cosa, che sbloccasse quella situazione di stallo. Eunhyuk, nel frattempo, seguiva gli altri bias con lo sguardo. Lui e Namjoon erano rimasti fermi alla fine della rampa, senza spostarsi di un solo passo. Il ragazzo avrebbe tanto voluto riesplorare il suo vecchio veliero, come del resto stavano facendo i suoi compagni, ma ad ogni suo respiro Namjoon si assicurava che stesse bene e che fosse tutto nella norma, bloccandolo lì.
“Ok ripetiamo…«quando il capitano poserà i suoi vecchi scarponi a bordo e le anim--»…q-quando il…Gong gi ah! GONG GI!!” strillò improvvisamente.
“Yah non urlare. Sono qui, dimmi.” rispose lei, sedendosi sul bordo del ponte, con le gambe a penzoloni.
“T-tu…porti gli scarponi, vero?” chiese Namjoon, abbassando leggermente il tono della sua voce. Gong gi annuì, sollevando entrambi i piedi perché potesse verificare con i suoi stessi occhi.
“Ok ok…dunque gli scarponi li abbiamo… «quando il capitano poserà i suoi vecchi scarponi a bordo e le anim--…» GONG GI AH!”
“Che c’è ancora?!” brontolò la bionda.
“I t-tuoi scarponi…”
“Mmh?!”
“Sono vecchi?”
“Come prego?”
“Qui c’è scritto «quando il capitano poserà i suoi vecchi scarponi»…eccetera eccetera quindi…sono vecchi gli scarponi? Forse sono troppo nuovi, per questo non-“
“Sono vecchi, si. Non credo che la cosa veramente determinante siano i miei scarponi Namjoon.” Gong gi si era già stancata dell’interrogatorio a cui il ragazzo la stava sottoponendo, ma allo stesso tempo si stava chiedendo come avesse fatto Eunhyuk a resistere così a lungo a tutte quelle domande.
“Ok ok…è solo che non capisco…noi della ciurma abbiamo fatto pace tra noi, quindi la seconda parte della profezia è completa. B-beh io credo che ci sia qualcos’altro che ci sfugge, ma non riesco a capire, davvero, io non…Gong gi ah, sei sicura che quelli siano scarponi e non anfibi? Sai, la moda insegna a distinguere le cose e forse il problema è che i tuoi non sono scarponi ma anfibi, anfibi sai? Forse beh ecco dovresti cambiare scarpe.”
Gong gi saltò giù dal parapetto, si slacciò una scarpa e la scaraventò con forza addosso a Namjoon.
“YAH SONO SCARPONI!” gridò a pieni polmoni.
“Ok ok…non serve agitarsi…dicevo solo che forse sono anfibi.”

 
+
 
“…hai…hai bisogno di qualcosa?” Donghae stava sistemando i suoi effetti personali accanto alla sua amaca, nella stanza degli alloggi. Di fronte a lui, Bam Bam si dondolava su quello che sarebbe stato il suo letto per i prossimi mesi. Da quando Donghae si era presentato a bordo, il più piccolo non gli aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un istante. Bam Bam era stato arruolato da poco, dunque non aveva avuto modo di conoscere Donghae come gli altri membri della ciurma. Era ammaliato dalla bellezza fisica del suo hyung ed era difficile per lui smettere di guardarlo. Donghae se n’era accorto ed iniziava a sentirsi leggermente in imbarazzo.
“Anyia. Non mi serve nulla.”  gli rispose, donandogli un dolce sorriso.
Donghae distolse lo sguardo, arrossendo. Gong gi gli aveva detto che Bam Bam era strano, ma non così strano. Finì di svuotare lo zaino, lo poggiò sotto alla sua amaca e diede un’occhiata intorno. La stanza degli alloggi era molto grande ed era stata adibita per accogliere tutta la ciurma al completo, salvo Gong gi ed Eunhyuk che possedevano delle cabine a parte.
Bam Bam balzò giù dal letto, spaventando quasi il maggiore.
“Hai finito con i tuoi bagagli?” chiese timidamente. Donghae annuì, sorridendogli. Il piccolo prese il suo borsello e lo posò sul letto accanto a quello scelto da Hae, chiedendogli se per lui sarebbe stato un problema dormire vicini. Il moro sbarrò gli occhi nell’udire quella domanda, ma scosse la testa, cercando di scacciare l’imbarazzo.
“Nessun problema.” lo rassicurò. Bam Bam gli sorrise nuovamente, sedendosi sul suo nuovo letto e posando nuovamente lo sguardo sul bellissimo viso del suo hyung.
“Posso farti una domanda?” chiese, fissandolo in un modo ancora più intenso. Donghae annuì, deglutendo rumorosamente.
“Come fai ad essere così bello?” domandò sfacciatamente.
Il moro abbassò lo sguardo, arrossendo violentemente. Ma che razza di domanda era?
“I-io non lo so. C-ci sono nato.” balbettò.
“Mi sarebbe piaciuto nascere bello come te.” confessò Bam Bam, dondolandosi sull’amaca. “Posso farti un’altra domanda?”
Donghae sospirò e si preparò ad ascoltare un’altra domanda imbarazzante.
“Che tipo di rapporto hai con Eunhyuk?”
“C-che tipo di rapporto??…ah, n-normale. S-siamo amici. Che altro dovremmo essere?” quando era imbarazzato Donghae balbettava vistosamente.
“Ah non lo so, per questo ti ho chiesto. E’ che se io avessi un amico non lo porterei con me in un viaggio pericoloso. Quindi pensavo foste qualcosa di diverso da amici.”
“D-diverso?” le parole di Bam Bam lo confondevano. Che tipo di rapporto avrebbero dovuto avere? Lui ed Eunhyuk erano amici da molti anni. Il loro rapporto era più di fratellanza che di amicizia, ed Eunhyuk l’aveva portato con sé per un motivo ben preciso, di cui lui stesso era a conoscenza.
“Ah, lascia perdere. Non volevo metterti in imbarazzo con le mie domande, è solo che qui a bordo sono quello che ti conosce meno di tutti, quindi cercavo di fare amicizia con te, tutto qui. Perché sei molto bello e chissà, forse se passo un po’ di tempo con te diventerò bello anch’io.” disse con un filo di voce.
“O chissà, forse lui diventerà brutto come te!” intervenne Suzy con tono scherzoso, passandogli accanto per scegliere il suo letto. Bam Bam mise il broncio, incrociando le braccia sul petto. Donghae salutò la ragazza con un lieve inchino, sorridendole dolcemente mentre si stava allontanando. Poi rivolse il suo sguardo al più piccolo, accorgendosi che, ancora una volta, lo stava fissando. In quei pochi minuti passati insieme, aveva capito una cosa del suo dongsaeng: Bam Bam era strano, ma allo stesso tempo adorabile.

 
***

“Non so cosa stia accadendo. So solo che non riesco a stare lontana da te.”
Gong gi portò le ginocchia al petto, fissando la luna dalla piccola finestra della sala da pranzo. Avevano appena finito di cenare ed era terribilmente stanca quella sera. Namjoon l’aveva convinta a non salpare quel giorno, temeva che se fossero partiti prima del tempo avrebbero stravolto la situazione e la profezia non si sarebbe avverata. Avevano lasciato trascorrere le ore tranquillamente, sistemando le loro cose e preparando il necessario per salpare. LE si era occupata di riorganizzare l’infermeria, procurando medicinali e bende per ogni evenienza, i ragazzi avevano rimpinguato la riserva d’acqua, caricando una trentina di barili, mentre le Fedeli si erano occupate delle scorte di cibo. Tutto era pronto per quando avrebbero levato l’ancora. Tutto, tranne loro.
“Va tutto bene?” Jooheon ruotò una sedia, sedendosi di fronte a lei, con le braccia incrociate sullo schienale a sorreggergli il viso. Gong gi annuì, alzando gli angoli della bocca in un leggero sorriso. Il rosso le sorrise di rimando e, quando Gong gi rivolse nuovamente lo sguardo alla luna, le disse con un filo di voce che, se aveva bisogno di qualcosa, lui era lì per lei. La ragazza lo ringraziò con un cenno, arrossendo lievemente. Jooheon si voltò in direzione di Namjoon, che stava discutendo con gli uomini nella ciurma sul da farsi. Le carte nautiche ricoprivano l’intero tavolo, nonostante fossero posizionate una sopra l’altra.
“Hanno scoperto nulla di nuovo?” chiese il capitano, che aveva preferito lasciare che se ne occupassero loro per un po’, cercando di recuperare le forze per la lunga notte di studio che probabilmente l’avrebbe attesa. Jooheon scosse il capo, negando.
“Nulla di nulla. Namjoon ha blaterato un qualcosa su degli anfibi, ma non ho seguito bene il discorso.” rispose, posando lo sguardo nuovamente su Gong gi. “Dovresti dormire un po’. Ci occuperemo noi della profezia, non preoccuparti. Victoria ha già sistemato la tua stanza, puoi tranquillamente riposare per qualche ora. Li terrò d’occhio io, promesso.”
Gong gi sorrise sinceramente di fronte a tanta premura. Aveva proprio bisogno di una bella dormita, ma non voleva abbandonarli così. Già si sentiva in colpa a riposare la mente per mezz’ora, figuriamoci per l’intera notte.
“Ti ringrazio Jooheon, ma non voglio lasciarvi soli. D’altronde, un capitano non abbandona mai la sua ciurma, giusto?” concluse il breve dialogo, alzandosi dal davanzale su cui era seduta. Avanzò di un paio di passi e si fermò accanto ad Eunhyuk, incrociando le braccia al petto e sporgendosi un po’, per leggere qualche parola qua e là dell’ammasso di carte riverso sul tavolo. Il biondo fece un piccolo passo laterale, per lasciare alla ragazza un po’ di posto. Appena posò i suoi occhi sul viso di Gong gi, le sue guance divennero improvvisamente rosse, costringendolo a ritrarre velocemente lo sguardo. Perché starle accanto lo rendeva così nervoso?
Dopo pochi minuti, le ragazze li raggiunsero nella sala da pranzo, avvisandoli che avevano riordinato a dovere la cucina dopo l’impegnativa cena e chiedendo se c’erano novità. Le ragazze…e Bam Bam. Il ragazzino, infatti, aveva preferito aiutare le sue noonas a lavare i piatti sporchi di cibo. Purtroppo però, si era scordato di slacciarsi il grembiule rosa a quadri che aveva legato in vita.
“Davvero, non so cosa dirvi ragazzi. C’è qualcosa che blocca la profezia, ma non riesco a capire cosa.” gli occhi di Namjoon erano rosso fuoco per la stanchezza. Il suo cervello sexy aveva lavorato duramente quel giorno ed ora dava anche lui segni di cedimento.
Mentre lui borbottava alla ciurma le sue teorie, Dowoon si avvicinò piano piano a Gong gi, chiedendole con un tono di voce a dir poco basso di ripetergli la profezia. Il capitano faticò ad udire le sue parole, tanto che dovette chiedergli di ripetere la domanda. Dowoon alzò il volume della voce e ripeté la sua richiesta, ottenendo questa volta la pronta risposta di Gong gi.
“«quando il capitano poserà i suoi vecchi scarponi a bordo e le anime ferite della ciurma guariranno consolidando la loro unione, il cuore dell’ultimate indicherà la rotta da seguire.»”
Dowoon la ripeté tra sé e sé per qualche minuto per imprimerla nella sua mente. Si inchinò un centinaio di volte verso il suo capitano e sgattaiolò verso Bam Bam che si trovava in quel momento dall’altro lato del tavolo. Gli sussurrò qualcosa all’orecchio, slacciandogli con due dita il grembiule dietro la schiena. Bam Bam annuì, battendogli il cinque e sorridendogli a trentasei denti. Dowoon corse velocemente in cucina, tornando dopo pochi secondi vicino a Gong gi. La ragazza aveva seguito i suoi movimenti con un sguardo perplesso, fino a quando non aveva notato Bam Bam con il grembiule rosa. Da lì, era stata troppo occupata a contenere una sonora risata per accorgersi di cosa si erano detti.
Mentre Namjoon discuteva con gli altri uomini intorno a lui, Dowoon estrasse due mestoli in legno, afferrandoli al contrario. Iniziò a tamburellare sul tavolo, richiamando l’attenzione dei maggiori. Anche se era circondato da sguardi interrogativi, Dowoon proseguì la sua esibizione, con la speranza che qualcuno si aggiungesse alla sua canzone. Prontamente, Eunhyuk diede il via ad un duello di beat box con Zico, scatenando gli applausi dei compagni. A ritmo di musica, Hyuna prese Joy, Victoria e CL per mano ed iniziarono a ballare, senza seguire nessuna particolare coreografia, lasciandosi guidare semplicemente dal ritmo. Niel seguiva il tamburellare di Dowoon sbattendo i piedi a terra e, accando a lui, Himchan batteva le mani in sincronia. Senza rendersene conto, avevano ricreato l’atmosfera di serenità e gioia della sera prima, alla locanda. La musica era in grado di cancellare pensieri, preoccupazioni, ansie e paure. Bam Bam e Dowoon si scambiarono uno sguardo e, ad un cenno del batterista, Bam Bam distese il braccio verso Jun.k, afferrandogli una mano e trascinandolo con sé sopra il tavolo. Calpestando le carte nautiche, iniziò a ballagli intorno in modo alquanto imbarazzante, scatenando le risate di tutti. Lo stesso Jun.k si coprì il viso per la vergogna, scoppiando poi in una risata liberatoria. Finalmente anche lui si stava divertendo insieme agli altri. Namjoon salì sul tavolo accanto a loro, imitando in modo ridicolo una coreografia che solitamente LE ballava nelle loro serate libere. Jun.k si piegò in due dal ridere, stringendosi forte lo stomaco. Eunhyuk dovette interrompere il suo beat box per ridere anche lui di quella scena. Tossì un paio di volte, riprendendo fiato. Tossì ancora, cercando di schiarirsi la gola. Tossì nuovamente, portandosi una mano sul petto. Gong gi si avvicinò immediatamente a lui, chiedendogli con un’espressione terrorizzata se stava bene. Eunhyuk tossì, scuotendo velocemente il capo. Le gambe cedettero improvvisamente sotto il su peso e si ritrovò a terra, in ginocchio. Gong gi gli posò una mano sulla schiena, accarezzandogliela amorevolmente perché la tosse si fermasse. E si fermò. Donghae si precipitò da lui, portandogli dell’acqua in modo che si riprendesse un po’, ma non fece nemmeno in tempo ad allungargli il bicchiere che Eunhyuk iniziò a gridare, stringendosi energicamente una mano al petto. Zico prontamente lo mise a sedere, in modo da poterlo monitorare meglio. Sulla mano del ragazzo iniziò a scorrere un fluido rosso scuro, che in pochi secondi gli imbrattò gli abiti. Gong gi lo fece stendere a terra, premendo con forza entrambe le mani sul suo petto. Alla vista del sangue, LE corse in infermeria, racimolando disinfettante, bende e punti di sutura per fermare in qualche modo la fuoriuscita continua del liquido. Le urla di Eunhyuk pervasero la mente di Gong gi, gonfiandole gli occhi di lacrime. Lei e Donghae si rivolsero uno sguardo disperato. Che diavolo stava succedendo? Quando le urla di Eunhyuk si fecero ancora più forti e strazianti, CL trascinò via la ragazza, lasciando che fosse Zico a fare pressione sulla ferita. Gong gi tremò tra le braccia della maggiore, che la strinse forte a sé, accarezzandole i lunghi capelli biondi in un vano tentativo di tranquillizzarla. La vista di Gong gi divenne appannata a causa delle lacrime che tentava disperatamente di trattenere, ma riuscì chiaramente a vedere le sue mani completamente rosse del sangue del suo ultimate. Sehun si affrettò a portare Donghae fuori dalla stanza, per evitargli di assistere ancora a quell’atroce scena. Il ragazzo non ebbe nemmeno la forza di ribellarsi, si lasciò semplicemente trascinare all’esterno, rivolgendo un ultimo e vuoto sguardo al suo migliore amico. Victoria rapidamente accompagnò fuori Bam Bam e Dowoon, rimasti pietrificati dall’accaduto. Dowoon, in particolare, si sentiva in colpa per ciò che era successo: era stato lui ad aver risolto l’enigma della profezia e a causare le sofferenze di Eunhyuk. Infatti, non era Eunhyuk il problema, ne tantomeno gli scarponi. Ciò che aveva impedito alla profezia di avverarsi era stato Jun.k.
 «[...] e le anime ferite della ciurma guariranno consolidando la loro unione»
Jun.k era rimasto in disparte fino a quel momento, emarginato dal resto del gruppo. La ferita nella sua anima era rimasta aperta, fino a quando Bam Bam non gli aveva porto la mano, coinvolgendolo e riunendolo in qualche modo al resto della ciurma. Per questo Dowoon aveva iniziato a suonare, per questo aveva chiesto a Bam Bam di ballare con Jun.k. Non avrebbe mai potuto, però, immaginare una conseguenza simile.
Gong gi posò i suoi occhi disperati su Namjoon, sperando che almeno lui sapesse come risolvere le cose, ma il ragazzo era impotente tanto quanto lei. Eunhyuk iniziò a contorcersi dal dolore, stridendo i denti. Con un filo di voce, chiamò a sé Gong gi, che si liberò violentemente dalla presa di CL e si trascinò vicino a lui.
“Sono qui…sono qui…” lo rassicurò, tenendogli sollevata la testa con entrambe le mani. Il ragazzo sorrise non appena vide il suo volto, trattenendo le lacrime di dolore.
“Sai…quando un anno fa ti dissi che li mio cuore era tuo…beh…non pensavo che…avresti preso le mie parole alla lettera…” sussurrò, regalandole l’ultimo sorriso. Gong gi rise tristemente, lasciando finalmente che le lacrime rigassero il suo volto.
“Non era mia intenzione strappartelo dal petto, credimi.” lo assecondò lei. Il viso del ragazzo andava via via impallidendosi e la luce nei suoi occhi aveva preso le sembianze di un fioco bagliore lontano. Eunhyuk raccolse le ultime forze rimastegli e posò una mano gelida ed insanguinata sulla guancia rosea ed umida di Gong gi, asciugandole con il pollice le lacrime, che scorrevano sul suo viso come un fiume in piena.
“Promettimi…promettimi che lo salverai Gong gi…promettimi che…che riporterai Jiyong a casa…” le parole uscirono a fatica.
“Lo riporteremo a casa, tu ed io. Lo salveremo insieme.” ribatté lei, mantenendo un sorriso rassicurante.
“…e…promettimi che ti occuperai di Donghae…ti prego, ti prego proteggilo…ti prego…” la implorò, con la voce rotta dal pianto.
“Non ci sarà bisogno che lo protegga, ci sarai tu al suo fianco, tu lo difenderai Hyuk, tu…”
“Promettimelo ti prego…”
“…te lo prometto…te lo prometto…ma tu promettimi che non mi lascerai, ti prego…ti supplico, non lasciarmi Hyukjae…promettimelo…”
“…mi dispiace…non posso farlo…AAAHHH!!”
Niel tamponò il petto di Eunhyuk con un asciugamano, assorbendo più sangue possibile, in modo da pulire bene la ferita per permettere ad LE di operare. Ma ciò che la ragazza si trovò davanti agli occhi era agghiacciante. Nulla aveva ferito il suo petto. Qualcosa ne stava uscendo.
Hyuna versò dell’acqua sulla zona, permettendo ad LE di vedere come un oggetto rotondo e dorato stava letteralmente uscendo dal petto del ragazzo.
«[...] il cuore dell’ultimate indicherà la rotta da seguire.»
Una bussola dorata aveva preso il posto del cuore di Eunhyuk, causandogli le più atroci sofferenze. Quella bussola li avrebbe finalmente condotti all’Isola dei Bias Traditi. Ma il prezzo era stato decisamente troppo alto.
LE rimase pietrificata, rendendosi conto che qualunque cosa avesse fatto non avrebbe salvato la vita ad Eunhyuk. Zico, trapanato dalle urla del biondo, decise di alleviare il suo dolore, estraendo interamente la bussola dal suo petto. Forse gli avrebbe dato il colpo di grazia o, forse, avrebbe permesso ad LE di salvargli la vita. Si asciugò velocemente le mani impregnate di sangue e tentò di rimuovere la bussola dal petto del maggiore, ma fallì. Era come se quell’oggetto facesse ormai parte del suo corpo.
Gong gi assistette terrorizzata alla scena, tenendo gli occhi talmente sbarrati da farle quasi male. Le sue mani tremavano tra i capelli di Eunhyuk, così come le sue gambe sotto di lei. L’ultimate le afferrò con due dita il mento, ruotandole il viso verso di sé. Annegò per l’ultima volta nei suoi profondi occhi marroni, accarezzò con il pollice quelle labbra che non erano mai state sue, sorrise per l’ultima volta al suo capitano.
“Saremo lontani, ma sotto la stessa Luna.” sussurrò, prima di chiudere definitivamente le palpebre e lasciar pesare il suo capo tra le mani del capitano.
Pochi centimetri più in basso, una bussola dorata brillava, puntando l’ago a nordest.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


NOTA: le immagini che troverete nei capitoli a seguire sono dei miei disegni.


 


Capitolo 7
 
“Non so se sono degno di impugnare questa spada…Gong gi, non odiarmi per questo. Non volevo che finisse così…”
Gong gi immerse quasi interamente la testa nell’acqua. Dopo giorni di insonnia, si era concessa un lungo bagno caldo, per recuperare le energie. Aveva riempito la vasca in legno scuro fin quasi al bordo, creando quante più bolle di sapone possibile. Anche se aveva provveduto a legarsi i lunghi capelli biondi in uno chignon spettinato, si era sbadatamente bagnata le punte con quella immersione. Era in ammollo da una ventina di minuti, rimuginando sui fatti accaduti in quegli ultimi giorni. Una bussola d’oro zecchino si era conficcata sul petto di Eunhyuk, prendendo prepotentemente il posto del suo cuore. Dopo qualche giorno di immobilità, il ragazzo si era miracolosamente ripreso, sorprendendo il resto della ciurma. Da quando era apparsa, la bussola  aveva puntato sempre a nordest. Gong gi aveva dato ordine di seguirne le indicazioni, sperando che li conducesse nel luogo giusto. Il viaggio era stato tranquillo e piacevole. Nessuna tempesta, mare calmo e limpido. Fino a quella mattina. Taeyeon, infatti, intorno a mezzogiorno era corsa nella Grande Cabina in preda al panico: improvvisamente, le onde del mare che si infrangevano sulle pareti della BiasList avevano assunto un colore grigio scuro, tendente al nero. In tanti anni di navigazione, Gong gi non aveva mai visto nulla di simile. Evidentemente, quelle acque scure e tenebrose erano un segnale del loro avvicinamento alla meta.
“Perché mi guardi così?...ti prego, non farlo.”
Si immerse ancora più in profondità, lasciando in superfice la zona del viso che comprendeva gli occhi. Li chiuse per un istante, portando le ginocchia al petto e ricoprendo il suo riflesso di schiuma. Si tuffò nuovamente nei suoi pensieri, quando improvvisamente fu risvegliata da delle voci maschili provenienti dal corridoio. Le voci si fecero sempre più chiare e vicine, tanto che Gong gi poté associarle ai legittimi proprietari. A quanto pare, Sehun ed Eunhyuk stavano discutendo proprio fuori dal bagno. Si coprì ancor di più con la schiuma, per paura che, sovrappensiero, qualcuno dei due entrasse. E, come previsto, Eunhyuk abbassò velocemente la maniglia della porta, entrando nella stanza, senza nemmeno controllare se ci fosse qualcuno all’interno. Essendo intento a discutere con Sehun, non notò che Gong gi era immersa in una coltre di schiuma a pochi metri da lui. Continuando il suo dialogo, il biondo frugò nel mobiletto del bagno, alla ricerca di qualcosa che gli apparteneva e di cui evidentemente Sehun aveva bisogno. Nell’altro lato della stanza, la ragazza era rimasta immobile, trattenendo addirittura il fiato, per paura di essere vista e, soprattutto, per evitare ad entrambi una figura imbarazzante.
“Yah, l’hai trovato?” sbraitò Sehun, impaziente.
“Ero sicuro di averlo messo qui…ah, aspetta, forse l’ho trovato!” rispose Eunhyuk, facendo cadere qualche oggetto nel tentativo di prendere la cosa tanto ambita dal compagno. Gioì non appena la vide, lamentandosi del disordine che regnava in quell’armadietto. Sistemò il disastro che aveva combinato e richiuse l’anta, tenendo saldamente tra le mani un tubetto di chissà che prodotto. Rimosse il tappo ed annusò per vedere se aveva preso l’oggetto giusto.
“Ecco, è questa!” esclamò voltandosi “Ho detto che te l’avrei prestata, ma sai quanto sono geloso delle mie cose, quindi vedi di oh porca miseria.” quando posò il suo sguardo su Gong gi spremette istintivamente il tubetto, facendo volare per aria metà prodotto. Lei sprofondò ancor di più nella schiuma, facendo riemergere una mano con cui lo salutò timidamente. Il viso di Eunhyuk assunse un colore rosso fuoco, la sua pelle iniziò a bruciare e si sentì improvvisamente mancare il fiato. Serrò gli occhi, cercando di rimediare, ma non appena mosse un paio di passi scivolò sul prodotto che aveva spremuto prima, sbattendo violentemente il sedere a terra. Gong gi trattenne a stento una risata: l’aveva seguito con lo sguardo per tutto il tempo, e vederlo sparire improvvisamente era stato parecchio divertente. Il biondo si rialzò ed uscì velocemente, facendo un breve inchino di scuse mentre chiudeva la porta.

 
***
 
“E, dopo averla agganciata per bene, premi questo grilletto, e il meccanismo scaglierà la freccia con una potenza che nemmeno immagini!” spiegò Jonghyun, puntando l’indice sulle varie parti della balestra di cui stava parlando. Anche se Victoria era tremendamente affascinata da quell’arma, era rimasta sempre fedele al suo arco. Ma, per curiosità, aveva chiesto a Jonghyun di mostrarle come funzionava. 
“Quindi l’unica cosa di cui ti devi occupare tu è prendere bene la mira?” chiese delucidazioni.
“Praticamente si. E’ molto più semplice dell’arco. Ed è ugualmente preciso.” affermò lui.
A quelle parole Victoria rimase un po’ perplessa, così decise di sfidare Jonghyun ad una gara di precisione.
“Ti sei cacciata in un brutto guaio mia cara” sorrise il ragazzo.
“Sei davvero così sicuro di battermi?” ghignò lei, estraendo una freccia dalla faretra e posizionandola con accuratezza tra la corda e il dorso dell’arco.
“Beh, sai, ho avuto un’ottima insegnante.” rispose il biondo, voltandosi in direzione di Joy che, seduta con le gambe a penzoloni su di un barile, aveva seguito fino a quel momento il loro dialogo. La ragazzina arrossì violentemente, abbassando lo sguardo, portandosi poi una ciocca di capelli dietro all’orecchio destro.
“Ci serve solo un bersaglio da colpire…” esclamò Victoria, dando un’occhiata intorno. Jonghyun si avvicinò a Hyuna che, pochi metri più in là, stava per addentare una mela rosso scuro.
“Posso favorire?” chiese, donandole un sorriso ammaliante. La mora non poté dirgli di no. Gli lanciò la mela e scese dal parapetto, dirigendosi poi in direzione di Zico ed Himchan che, con i loro schiamazzi, avevano attirato la sua attenzione.
Il ragazzo si voltò con un’espressione soddisfatta verso la sua avversaria che, prontamente, gli sorrise. Tornando alla sua postazione, Jonghyun sbatté involontariamente contro Sehun, facendogli sfuggire il tubetto che stringeva tra le mani.
“Yah Sehun, fermati! Cercavamo proprio te!!” lo fermò, afferrandolo per un braccio e trascinandolo fino in prossimità dell’Albero Maestro.
“C-Cercavate me?” balbettò il minore, leggermente confuso. Jonghyun gli strappò il tubetto dalle mani e lo posò a terra, sistemando poi Sehun con le spalle appoggiate all’Albero Maestro. Regolò la sua postura, raddrizzandogli la testa e facendo appoggiare le sue caviglie alla trave. Con accuratezza, posizionò la mela al centro del capo del moro, facendola stare in equilibrio tra i suoi capelli.
Non appena ebbe terminato di sistemare il suo bersaglio, raggiunse Victoria sulla linea di tiro e, prima ancora che Sehun potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo, scagliarono in sincronia le loro frecce, colpendo entrambi la mela, esattamente al centro.
“VOI SIETE PAZZI!!” si ribellò Sehun, rimanendo però pietrificato sul posto.
“Che c’è, pensavi che non avremmo centrato il bersaglio?!” ribatté Jonghyun, battendo il cinque a Victoria.
“I-io non…” proseguì Sehun, respirando affannosamente “Ok, sono contento che abbiate centrato il bersaglio…si insomma, voi siete bravi, precisi…” ribatté, seguendo con lo sguardo un impacciato Bam Bam che li stava raggiungendo di corsa, preparando il suo arco per partecipare alla sfida “…ma oddio lui no.”
E, in quel momento, udirono un dolce canto provenire dal mare.  

 
+
 
“Quindi Gong gi non lo sa?” CL ruotò con entrambe le mani di una decina di gradi il timone. Lei e Donghae si trovavano nel Ponte del castello di Poppa. Il ragazzo le aveva spiegato il motivo che aveva spinto Eunhyuk a chiedere a Gong gi il permesso di portarlo con loro in missione, ma aveva badato bene di non farlo sapere in alcun modo al capitano. Era una cosa che il maggiore non riusciva ancora a governare e temeva che se Gong gi l’avesse scoperto prima del tempo non lo avrebbe voluto a bordo, per la sicurezza sua e del resto della ciurma. CL, però, era il tipo di persona che avrebbe potuto aiutarlo, sia a mantenere il segreto, sia nel momento in cui non sarebbe più riuscito a controllarsi.
“No, e non lo deve sapere per ora. Ne lei, ne gli altri.” chiarì Donghae. CL annuì, facendogli capire che aveva recepito il messaggio e che avrebbe custodito il suo segreto. Pochi minuti dopo Namjoon ed Eunhyuk li raggiunsero, per aggiornare CL sulle indicazioni della bussola. L’ultimate si sbottonò i primi tre bottoni della camicia, scostò il tessuto lasciando intravedere l’ago che, come previsto, puntava a nordest. Namjoon appuntò il dato sul suo diario di bordo e si sedette in un angolo, a pochi passi dai tre. Eunhyuk e Donghae presero a parlare del più e del meno, discutendo, tra le altre cose, del colore sempre più scuro che le onde del mare assumevano mano a mano che avanzavano in quella direzione. Mentre il biondo si allacciava i bottoni della camicia apparve Gong gi, che gli rivolse uno sguardo, per poi ritirarlo immediatamente, lasciando arrossire le sue guance sia per l’accaduto di poco prima, sia per il petto per metà scoperto del ragazzo. Eunhyuk si voltò non appena i suoi occhi si incontrarono con quelli del suo capitano, riallacciandosi velocemente la camicia. Gong gi si fermò accanto a CL, informandosi su come stava procedendo il viaggio.
E, in quel momento, udirono un dolce canto provenire dal mare.

 
+

“L’ho trovata!!” gioì Niel, estraendo una lunga trave nascosta dietro ad una schiera di barili contenenti polvere da sparo. Zico ed Himchan, che stavano cercando la medesima cosa in altri punti del Ponte di Coperta, si affrettarono a raggiungerlo.
“Yah, ecco il mio nome!” gridò Zico, indicando il suo nome che lui stesso aveva inciso sul legno. Dal primo giorno in cui Gong gi salpò, il trampolino non era mai stato usato. Non avevano mai avuto prigionieri da lasciar cadere in mare, quindi lo avevano tenuto nascosto, un po’ per inutilità ed un po’ per scaramanzia. Avevano preso l’abitudine di far incidere ad ogni nuovo pirata reclutato il proprio nome, in modo che ognuno dei presenti si sentisse veramente parte della nave. Oltre ad i loro nomi, ve n’erano altrettanti incisi e brutalmente cancellati con diversi segni di coltello. Il nome di Jiyong, però, era rimasto immacolato. Per Gong gi, lui non se n’era ancora veramente andato. Hyuna udì gli schiamazzi e si avvicinò a loro, incuriosita dal tesoro che avevano riscoperto. Lesse con gioia il suo nome tra i tanti, lasciandosi sfuggire un sorriso soddisfatto, ma allo stesso tempo notò che mancavano quelli di Bam Bam e Dowoon. I due, infatti, prima di allora non avevano avuto occasione di salpare a bordo della BiasList. Prontamente, la mora li chiamò a sé, salvando Sehun da morte certa. Dowoon fu il primo a raggiungerli e, dopo essersi fatto raccontare quella tradizione, timidamente incise il proprio nome con la punta di una delle sue frecce. Prima che Bam Bam arrivasse, Himchan sistemò il trampolino, incastrandolo saldamente.
“Eccomi” disse con il fiatone il ragazzino “mi avevate chiamato?”
Zico gli chiese innocentemente se voleva anche lui incidere il suo nome sulla rampa. Bam Bam si sentì oltremodo onorato di quella richiesta e non tardò nemmeno un istante ad afferrare una delle sue frecce, lasciandone cadere altre cinque mentre, a quattro zampe, si avviava sul trampolino, raggiungendone quasi la fine. Si voltò, dando le spalle al vuoto. Si concentrò particolarmente, portando la lingua fuori dalle labbra ed alzandola verso l’alto, nello stesso modo in cui i bambini fanno uscire la lingua quando sono concentrati a colorare un disegno. Non fece in tempo ad arrivare alla seconda parte del suo nome che Zico agitò violentemente il trampolino, facendogli quasi perdere l’equilibrio e scatenando rumorose risate da parte dei suoi compagni.
“Povero ragazzo, lasciatelo in pace.” Hyuna prese le difese del ragazzino, afferrando Zico per la manica destra della pelliccia nera.
E, in quel momento, udirono un dolce canto provenire dal mare.
“Oh andiamo, è così divertente!” si giustificò il biondo, mollando la presa sulla trave.
“HO DETTO DI LASCIARLO IN PACE!” con una forza sovrumana, Hyuna scaraventò a terra Zico, cogliendolo di sorpresa. Estrasse la katana dal fodero che teneva legato dietro alla schiena e cercò di colpire Zico, che schivò miracolosamente il colpo infieritogli dalla mora, lasciando che la lama affilatissima della spada tranciasse solo qualche ciuffo della sua amata pelliccia nera.
“MA CHE TI PRENDE?! SEI IMPAZZITA?!” Zico si rialzò velocemente, allontanandosi di qualche passo da lei. Si era trattato di uno scherzo innocente, perché stava reagendo in quel modo? Hyuna era rimasta immobile, con la katana stretta tra le mani. Le sue spalle si muovevano su e giù lentamente, seguendo il suo respiro affannoso. Himchan mosse cautamente un passo verso di lei, portando le mani in avanti per cercare di calmarla e, allo stesso tempo, di strapparle dalle mani l’arma micidiale. Non appena si avvicinò di una manciata di centimetri, Hyuna rivolse lo sguardo verso di lui, lasciando intravedere tra i ricci che le incorniciavano il viso due occhi azzurri come il cielo in piena estate. Terminato il suo passo in avanti, Himchan ne fece velocemente quattro all’indietro, portando istintivamente la mano al borsello in cui teneva i suoi shuriken.
“Che diavolo ti è successo baby…” sussurrò Zico, indietreggiando. Hyuna era diventata una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Ed il momento arrivò non appena si udì uno sparo dal Ponte del castello di Poppa.
“NAMJOON RESISTI!” Eunhyuk era disteso a terra, con la sua spada tenuta saldamente in orizzontale nel tentativo di proteggersi dai continui colpi infieritogli da Gong gi. Era assurdo come le loro spade gemelle stavano combattendo l’una contro l’altra. Il capitano sferrava colpi potentissimi, carichi di una rabbia inspiegabile. Anche i suoi occhi, come quelli di Hyuna, avevano assunto un colore azzurrognolo. Eunhyuk raccolse tutte le sue forze e, non appena la lama di Gong gi si posò sulla sua, fece pressione sulle braccia e spinse il capitano all’indietro, facendole perdere momentaneamente la presa dell’arma. Il biondo si alzò di scatto ed afferrò la spada della ragazza, lanciandola poi verso Donghae perché la custodisse. Il minore, dopo averla fatta cadere sbadatamente un paio di volte, la impugnò con entrambe le mani. Eunhyuk corse velocemente ad aiutare Namjoon, che si trovava decisamente in una posizione più scomoda. CL, infatti, aveva cercato di sparargli con la sua colt, ma prontamente Namjoon le aveva afferrato le mani, portandole sopra la testa e lasciando che il colpo partisse in aria. Aveva tentato di strapparle la pistola dalle mani, ma CL non aveva allentato la presa neanche per un istante. Anche i suoi occhi erano cambiati. Eunhyuk intervenne afferrando le mani della bionda e spostando un dito alla volta dall’impugnatura, lasciando che Namjoon prendesse possesso dell’arma. Pochi metri più in là, Gong gi si era scaraventata su Donghae per riprendersi ciò che era suo. In preda al panico, il moro lanciò l’arma alla sua sinistra, lasciandola cadere al piano di sotto, sul Castello di Quarto. Gong gi seguì la traiettoria della spada con lo sguardo, ma non fece in tempo a raggiungere i gradini che Eunhyuk la afferrò da dietro, avvolgendole le braccia intorno alla vita. Con forza la sollevò, ruotando il suo corpo dalla parte opposta della scalinata, lasciando che Donghae prendesse la pistola di CL che aveva agganciato alla sua cintura dietro la schiena e che scendesse velocemente a recuperare la spada del capitano. Gong gi si dimenava dannatamente tra le braccia del suo ultimate, che stava lentamente allentando la presa. I calci e i pugni infieritegli dalla ragazza lo stavano indebolendo sempre di più e non sapeva per quanto ancora avrebbe resistito. Sospirò forte e lasciò che Gong gi poggiasse i piedi a terra. La afferrò per le spalle e la girò velocemente, impedendole di reagire in alcun modo. Distese le braccia e ritrasse rapidamente i gomiti, dandole una forte testata. Gong gi perse i sensi, crollando tra le sue braccia. Eunhyuk si sfregò velocemente la fronte con il palmo della mano, cercando di cancellare il dolore di quel colpo forte. La sorresse con le braccia, sussurrandole le sue scuse mentre con due dita gli spostava delicatamente i capelli dal viso, osservando come la sua fronte stava diventando sempre più arrossata. Lanciò uno sguardo a Namjoon prima di prendere in braccio Gong gi e scendere i pochi gradini che lo dividevano dal Castello di quarto e da Donghae. Appena raggiunse il compagno, notò il suo sguardo terrorizzato.
“Eunhyuk ah, aiutami!!” Jonghyun era riuscito a strappare dalle mani di Victoria l’arco, ma la mora aveva fatto in tempo a scagliare una delle sue frecce contro di lui, ferendolo al braccio. Era intrappolato a terra, vittima innocente della furia della mora. Eunhyuk fece appena in tempo a schivare il nunchaku di Joy prima di cadere a terra, inciampando sul corpo di qualcuno. Si rialzò velocemente, afferrando l’altra estremità dell’arma di Joy ed impossessandosene, dopo averla strattonata con forza. Diede uno spintone a Joy, facendola cadere a terra e guadagnando qualche secondo per organizzare la prossima mossa. Scavalcò il corpo di Sehun che giaceva a terra, svenuto probabilmente dopo un colpo infieritogli dalla ragazzina, si avvicinò a Donghae, gli strappò le armi dalle mani e gli elencò una serie di ordini.
“Donghae, ascoltami bene adesso. Ti metto la pistola di CL qui, dietro la schiena, la spada di Gong gi te la incastro qui, sulla cintura, e il nunchaku di Joy te lo metto attorno al collo, ok? Guardami…devi fare una cosa per me ora, puoi?” disse, sistemando le armi dove aveva detto e guardandolo poi dritto nei suoi occhi color nocciola. Donghae annuì spaventato.
“Devi portare Sehun al sicuro, lontano dalle Fedeli, ok? Io ora aiuto Jonghyun e vedo di recuperare Hyuna, hai capito? Fai presto e vai a chiamare il resto della ciurma, veloce!” gli diede una pacca sulla spalla e raggiunse Jonghyun, liberandolo dall’attacco di Victoria. Donghae inspirò profondamente ed eseguì gli ordini. Spostò il corpo di Gong gi che era caduto a terra con Eunhyuk ed afferrò Sehun per i piedi, trascinandolo verso le scale, con l’intento di raggiungere il Ponte di Coperta e portarlo negli alloggi. Trovatosi di fronte alle scale, Donghae non ci pensò due volte ed iniziò a scenderle all’indietro, posando piano un piede dopo l’altro sui gradini dietro di lui. Intendo a guardare la scala alle sue spalle, non si accorse che la testa di Sehun sbatteva su ogni gradino percorso. Se non era morto dopo il colpo di Joy, era morto sicuramente in quel momento. Arrivato alla fine della scalinata, il maggiore si voltò in avanti e trascinò velocemente Sehun sugli ultimi tre gradini, notando finalmente come la sua testa aveva sbattuto fino a quel momento. Sussurrò un “ops” tra i denti e corse dall’altro lato, afferrandolo per le braccia e tenendogli la testa sollevata. Si voltò verso Eunhyuk per assicurarsi che lui e Jonghyun se la stessero cavando e riprese a trascinare Sehun attraverso il Ponte di Coperta, dove Zico, Niel, Himchan, Dowoon e Bam Bam erano intendi a combattere un’inferocita Hyuna. Trattenne il fiato per non farsi notare dalla mora, ma non appena passò dietro di lei la ragazza si voltò, impiantando la punta della sua katana giusto qualche millimetro più in là del fianco destro di Sehun. Approfittando del momento di distrazione, Zico le saltò addosso, strappandole con forza la spada dalle mani. La lanciò a Niel e prese in braccio Hyuna, sistemandosela sulla spalla sinistra come fosse un sacco di patate. La ragazza gli infierì dei forti pugni sulla schiena e prese a scalciare, ma Zico non provò alcun dolore, anzi, raggiunse Eunhyuk e Jonghyun al piano superiore per aiutarli con le altre Fedeli. Namjoon cercò di raggiungere gli altri di sotto, ma CL lo spinse giù dalle scale, procurandogli qualche botta. Mentre Himchan raggiungeva Zico di sopra, Niel portò Bam Bam, Dowoon e Donghae negli alloggi, allontanandoli dal pericolo. Il maggiore sistemò Sehun sulla sua amaca ed appoggiò a terra le armi delle Fedeli che avevano recuperato. Non fecero nemmeno in tempo a riprendere fiato che udirono un urlo femminile quasi strozzato provenire dall’altro lato della stanza. Niel si precipitò verso Taeyeon che era stata intrappolata da Suzy in una stretta mortale. La mora, infatti, stava cercando di soffocare con le mani la maggiore. In quel momento Niel si rese conto che non erano solo le Fedeli ad essere state in qualche modo possedute. Forse anche LE lo era, e chissà dove si trovava in quel momento, e soprattutto con chi. Ma allora, perché Taeyeon era rimasta quella di sempre? Niel diede con il suo bastone un colpo non troppo forte in testa a Suzy, facendole perdere conoscenza. Afferrò poi Taeyeon per un braccio e la trascinò vicino al resto del gruppo.
“Ragazzi ascoltate! Dovete legare gli arti di Suzy con le vostre cinture, così quando si risveglierà non potrà farvi nulla. Fate presto però, non l’ho colpita forte. Taeyeon, tu vieni con me.” ordinò prima di correre dagli altri, sperando che Donghae e Bam Bam riuscissero a cavarsela senza essere uccisi o uccidere qualcuno.
Taeyeon lo seguì timidamente, stringendo tra le mani tremanti il suo pugnale e guardandosi attorno nervosamente. Raggiunsero gli altri, intenti a combattere contro le Fedeli. Non appena Taeyeon vide Gong gi priva di sensi, corse da lei, le sollevò la testa, poggiandola sulle sue ginocchia. Vedere il suo capitano inerme la fece sentire inspiegabilmente vulnerabile. Niel si affrettò a raggiungere Eunhyuk, raccontandogli della trasformazione di Suzy. A quelle parole l’ultimate impallidì.
“Zico, Namjoon, Himchan, Niel, occupatevi voi di loro. Jonghyun tu vieni con me. Ti accompagno in infermeria e poi andrò a cercare LE, sperando che non sia impazzita anche lei.” disse, afferrando Jonghyun per un braccio e trascinandolo con sé in infermeria.
Taeyeon accarezzò i capelli di Gong gi, sfiorando delicatamente il rossore sulla sua fronte. Non riusciva a capire cosa stava accadendo alle ragazze. Erano tutte state possedute da qualcosa. Tutte, tranne lei. Si diede un’occhiata intorno, notando come una fitta nebbia stava avvolgendo la BiasList. Evidentemente si stavano avvicinando alla meta. Improvvisamente i suoi occhi si posarono su una figura sconosciuta, che si trovava in piedi sul trampolino sistemato poco prima da Himchan. La bionda si alzò, avvicinandosi lentamente a quell’ombra misteriosa.
“LE? LE sei tu?” si lasciò sfuggire tra le labbra. La mora si voltò, quasi a rallentatore, scostando con la mano i suoi lunghi capelli mossi. Non era LE.
“Ciao Taeyeon. E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo viste.”  rispose.
Taeyeon sentì improvvisamente il suo cuore fermarsi. Si sfregò con forza gli occhi, sperando che la sua vista le stesse solo giocando un brutto scherzo. Ma purtroppo non era così. Quando i suoi occhi rimisero bene a fuoco la figura che le si era presentata davanti, la ragazza indietreggiò di qualche passo, sentendosi, questa volta, il cuore uscirgli dal petto.
“Come diavolo sei salita a bordo, Tiffany?” disse la maggiore, aggrottando le sopracciglia.
“La vera domanda è che diavolo ci fai tu a bordo.” ribatté l’altra, ghignando.
Taeyeon attese qualche istante prima di risponderle. Era sconvolta dalla presenza di Tiffany e non sapeva come affrontare la situazione.
“Sei stata tu a stregare le ragazze?” chiese infine. La mora annuì.
“Un bello spettacolo, non trovi? Peccato che il colpo di CL sia finito in aria. Mi sarebbe piaciuto vedere la sua reazione non appena si sarebbe resa conto di aver sparato ad uno dei suoi.”
“Come puoi dire questo? Come puoi desiderare una cosa del genere?...Tiffany, che cosa vuoi da noi?”
“Da loro non voglio nulla. Tranquilla. E’ da te che voglio qualcosa.” Taeyeon non rispose.
“Non ho intenzione di farti del male Taeyeon, anzi. Voglio offrirti una via di fuga.”
“Via di fuga?” chiese la bionda, con un’espressione perplessa stampata in viso.
“So che cosa c’è sull’isola e credimi, non hai speranze di sopravvivere. Non siete nemmeno arrivati alla meta e già stavate per ammazzarvi tra voi. E poi guardati. Credi che abbiano bisogno di una come te? Per loro sei solo una persona in più da proteggere. Questo non è il posto per te, credimi.” Tiffany avanzò di qualche passo, scendendo dal trampolino. Taeyeon non indietreggiò, anzi, guardò la mora girarle attorno e posizionarsi alle sue spalle.
“Vieni con me Taeyeon. Ti porterò al sicuro, dove nessuno potrà farti del male. Non permetterò che ti portino all’isola.” la voce di Tiffany assunse un tono preoccupato. Le due si fissarono negli occhi per qualche istante, in silenzio. Taeyeon lanciò uno sguardo a Gong gi, che giaceva accanto all’Albero Maestro.
“Dove vorresti portarmi, Tiffany?”
La mora sorrise sinceramente. “Ci lasceremo cullare dalle onde del mare, deliziando i marinai con le nostre soavi voci. Solo io e te Taeyeon, per sempre.”
Taeyeon rivolse nuovamente il suo sguardo verso Tiffany. Effettivamente, non aveva tutti i torti. Lei non era coraggiosa, ne tantomeno brava a combattere. Non avevano nemmeno gettato l’ancora e già stava per morire soffocata dalla sua stessa compagna di ciurma. Se invece avesse seguito Tiffany, avrebbe reso loro le cose più facili, togliendogli un peso di dosso. Rifletté qualche minuto prima di darle la sua risposta.
“D’accordo, verrò con te. Ma ad una condizione.”
Tiffany annuì, donandole il suo miglior sorriso.
Taeyeon respirò profondamente prima di fare la sua richiesta.
“Libera le ragazze dalla possessione. Non meritano una sofferenza simile.”
La mora annuì. I suoi occhi marroni assunsero un colore azzurrognolo per qualche istante, prima di tornare color nocciola. In quel momento, si sentì un silenzio assordante. La lotta era finalmente finita. Tiffany afferrò con decisione la mano di Taeyeon e la trascinò lungo il trampolino. Giunta alla fine, si voltò, le afferrò anche l’altra mano e le sorrise dolcemente.
“Finalmente saremo di nuovo insieme.” sussurrò, prima di scambiare le posizioni. “Salta Taeyeon. Lascia che il tuo spirito diventi un tutt’uno col mare. Io ti seguirò, non aver paura.”
La bionda si voltò lentamente. Allargò le braccia per paura di perdere l’equilibrio e, non appena vide le onde nere del mare infrangersi sulle pareti della nave, indietreggiò di qualche passo.
“Non posso farlo Tiffany, non voglio farlo.” le sue gambe erano come pietrificate. Tiffany posò le mani sulla sua schiena e fece un passo in avanti, obbligando Taeyeon ad avanzare.
“Non avere paura, andrai in un posto dove nessuno potrà metterti in pericolo.” la rassicurò la mora.
“Allontanati da lei immediatamente.” Gong gi posò la punta della sua spada sul collo di Tiffany. “Non te lo ripeterò una seconda volta.”
Tiffany alzò le mani, lasciandosi scappare una risata.
“E’ buffo come un tempo tu mi proteggessi ed ora mi stai puntando la tua arma contro.” ghignò. Gong gi affondò leggermente l’estremità della lama, provocandole un piccolo taglio sul collo.
“Taeyeon torna a bordo. Fa attenzione a non cadere.” ordinò il capitano, facendo ancora pressione con la spada, intimando Tiffany a non muoversi.
“Afferra la mia mano baby.” Zico si sporse ed allungò la mano verso Taeyeon, in modo che potesse afferrarla ed evitasse di cadere in acqua. La bionda allungò il braccio verso di lui, ma prima che potesse raggiungerlo Tiffany le diede una forte spinta, facendola cadere sul lato destro della rampa. Prontamente Gong gi la afferrò, aggrappandosi con l’altra mano all’estremità opposta del trampolino. Prima che Tiffany riuscisse a spingere giù anche il capitano, Niel la spinse via con il suo bastone, lasciando che il suo corpo venisse risucchiato dalle onde del mare.
“GONG GI NON LASCIARMI CADERE, TI PREGO!”
“Non lo farò! Non ti lascerò mai andare! Non mollare la presa Taeyeon, reggiti forte alla mia mano ed andrà tutto bene!” Gong gi riusciva a fatica a sorreggere la maggiore, ma venne immediatamente aiutata dai ragazzi, che aiutarono Taeyeon a risalire. Non appena i suoi piedi toccarono nuovamente il pavimento, la bionda stritolò Gong gi in un bisognoso abbraccio. La prima prova era stata superata.

 
***

“Posso?” Eunhyuk fece capolino dalla porta del bagno, dopo aver bussato una ventina di volte. Gong gi aveva lasciato la porta socchiusa dato che si stava semplicemente tamponando la fronte con un panno umido.
“Ti fa ancora male?” chiese il biondo, tenendo lo sguardo basso.
“Anyia. Ogni giorno che passa mi fa meno male. Niel deve avermi dato una bella botta con quel bastone!” borbottò sorridendo. Eunhyuk arrossì violentemente.
“Ehm si, infatti. Ti ha dato una bella botta.” tossì tra le parole.
“Jonghyun sta un po’ meglio oggi?” chiese il capitano, strizzando il panno bagnato sul lavandino per liberarlo dall’acqua in eccesso. Eunhyuk annuì.
“Stanno tutti bene. Anche Jun.k si è ripreso. LE l’aveva quasi strangolato con la sua frusta. Menomale che Jooheon si trovava in infermeria con loro.”
“Pensi che ce la caveremo sull’isola?” domandò sussurrando Gong gi, guardando Eunhyuk attraverso il suo riflesso sullo specchio.
“Ne sono certo, capitano.” la rassicurò il ragazzo, uscendo poi dal bagno.
La nebbia li aveva accompagnati in quegli ultimi tre giorni, impedendogli di vedere come l’acqua del mare era diventata nera come la notte. Eunhyuk raggiunse CL sul Ponte del castello di Poppa, fissando poi il paesaggio impercettibile davanti a sé. Non fece nemmeno in tempo a slacciare il terzo bottone della camicia che Suzy, dalla torre di vedetta, gridò con tutta la voce che aveva in corpo un sonoro e terrorizzato “Terra!!”

Curiosità: a grande richiesta, in contemporanea con i nuovi capitoli, pubblicherò il diario di bordo di BamBam (si, vi sento fangirlare.) ^^
Saranno capitoli abbastanza brevi, in cui BamBam descrive ciò che è accaduto nel capitolo dal suo punto di vista. Essendo un diario, il linguaggio è stato adattato ;) 
Buona lettura :D e mi raccomando, non leggete prima il diario di bordo del capitolo, altrimenti vi spoilerate ><

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Nota: dedico questo capitolo ad Ele e Fede. Scoprirete perchè ;)

 
 
Capitolo 8
 
 
“Va tutto bene? Sei strana ultimamente…è come se ti stessi allontanando da me.”
“Vi sto dicendo che è un labirinto. Un fottutissimo labirinto.” Suzy sbatté con forza entrambi i pugni sul tavolo. Dalla torre di vedetta era riuscita a vedere finalmente l’Isola dei Bias Traditi. La cosa sorprendente, però, è che non si trattava di una vera e propria isola. Si presentava infatti come un esagonale labirinto in cemento. Avevano già provato a circumnavigarla per riuscire a trovare un’entrata alternativa, ma l’isola aveva proprio quella struttura. Bisognava passare dal labirinto per arrivare a Jiyong.
“Evidentemente Jiyong si trova al centro del labirinto. E’ inutile aspettare, preparate le vostre cose e gettate l’ancora. Si scende tra un’ora.” ordinò Gong gi, alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso la finestra. CL sospirò forte in segno di disappunto. Era del parere che, prima di scendere allo sbaraglio, bisognasse organizzarsi, e dividersi in gruppi se necessario.
“Permettimi di dissentire Gong gi. Penso che sia inutile scendere ora ed affrontare il labirinto senza un piano ben preciso. Potremmo dividerci in squadre e provare le diverse direzioni, qualcuno prima o poi arriverà al centro, no?” si sbilanciò. Gong gi scosse la testa.
“Assolutamente no. Non ho intenzione di dividere il gruppo per nessuna ragione. Forse ci metteremo il triplo del tempo, ma uniti siamo forti e sappiamo difenderci. Separati…”
“Separati dovremmo imparare a difenderci. Gong gi, lo sai meglio di me che subiremo delle perdite e che probabilmente non arriveremo tutti alla fine di questo viaggio. Dobbiamo imparare a combattere anche con un numero minore di bias.”
“Non subiremo perdite CL. Non possiamo permettercelo.” intervenne Victoria “Subire delle perdite significherebbe distruggere l’isola. Ricordate? L’isola si materializza nel momento in cui tutti i bias sono a bordo della BiasList. Se uno di loro muore, l’isola scomparirà.”
“Non subiremo perdite perché resteremo uniti. Ed uniti vinceremo.” Gong gi rimase ferma sulla sua idea.
“Io credo che CL unnie abbia ragione.” la interruppe Joy “Potremmo dividerci in due squadre e sperare che almeno uno dei due gruppi giunga all’arrivo.”
“Sperare non ci porterà a niente. Gettate l’ancora e preparatevi a scendere.” ordinò nuovamente. Anche se non si trovavano pienamente d’accordo con la sua decisione, le fedeli obbedirono, affrettandosi ad uscire. Gong gi incrociò le braccia al petto e sospirò, fissando il paesaggio avvolto dalla nebbia fuori dalla piccola finestra della Grande Cabina. Eunhyuk era rimasto in silenzio fino a quel momento. Si mise a riordinare le carte nautiche che si trovavano sul tavolo, aspettando che Gong gi gli chiedesse la sua opinione a riguardo. Ma il capitano continuava a fissare il nulla, lasciando che il silenzio regnasse nella stanza. Entrambi erano spaventati e coscienti del fatto che non sarebbe stato affatto facile. Gong gi si voltò di scatto e si diresse verso la porta d’uscita. Prima che potesse raggiungerla, l’ultimate la afferrò per un braccio e la guardò intensamente nei suoi occhi preoccupati. Le sorrise dolcemente, in un vano tentativo di infonderle un po’ di coraggio. Quel coraggio che, in quel momento, nemmeno lui aveva. Gong gi posò la sua mano su quella che stringeva il suo braccio e, delicatamente, la spostò. Interruppe lentamente il contatto delle loro mani, godendo di ogni istante in cui le loro dita si erano sfiorate. Uscì dalla stanza senza dire nulla, lasciando aperta la porta dietro di sé.
Arrivata al Ponte di Coperta, Gong gi osservò gli altri intorno a sé muoversi freneticamente. Erano tutti eccitati all’idea di esplorare l’isola ma, al tempo stesso, l’ignoto li terrorizzava. Mentre era immobile a fissarli, Bam Bam arrivò di corsa con il suo borsello legato al collo.
“Capitano! Capitano!” gridò, terminando il fiato che gli era rimasto dopo la corsa. Gong gi si limitò a rivolgergli il suo sguardo e la sua attenzione.
“Capitano, Suzy noona mi ha detto che l’isola è un labirinto, vero?” chiese, portandosi una mano al petto e ansimando vistosamente. Gong gi annuì.
“Non vedo l’ora di scendere! Sarà un’avventura fantastica!” Bam Bam era in grado di trovare il lato positivo di ogni cosa: mentre Gong gi vedeva la missione come un viaggio pericoloso, il ragazzino l’aveva presa come una nuova esperienza ed un’avventura da vivere insieme ai suoi compagni. Gong gi schiuse le labbra per rispondere al più piccolo, quando la BiasList sotto di loro si fermò improvvisamente. L’ancora aveva raggiunto il fondo del mare.

 
***
 
“E…adesso?”
I loro piedi sprofondavano nella grigia sabbia dell’isola. Erano rimasti pietrificati davanti all’entrata del labirinto per una decina di minuti, disposti in riga, ammaliati dall’imponenza della struttura ed indecisi sul da farsi. Un’accecante luce era pronta ad accoglierli sull’uscio, ma erano terrorizzati all’idea di attraversarla. Gong gi avanzò di qualche passo, sistemandosi di fronte a loro. Posò la mano tremante sull’impugnatura della sua spada, custodita nel fodero. Serrò gli occhi ed eseguì dei respiri profondi e controllati. Alzò poi lo sguardo, posandolo su ognuno di loro e, quando li ebbe guardati uno per uno, prese fiato ed iniziò il suo discorso.
“Eccoci qui. Siamo finalmente approdati sull’Isola dei Bias Traditi. Ce l’abbiamo fatta. E’ stato difficile, ma siamo riusciti ad arrivare fin qui. E dal profondo del cuore vi confesso che sono fiera di voi. Davvero. Uniti, abbiamo intrapreso questo viaggio verso il nulla ed abbiamo raggiunto la meta predestinata. Sono orgogliosa di avere una ciurma come voi, ragazzi. Ma la nostra battaglia è appena cominciata.” distese il braccio ed indicò l’entrata del labirinto “Vedete quella luce? Non sappiamo cosa ci sia al di là, ma noi la attraverseremo e combatteremo contro tutto ciò che tenterà di ostacolarci. Ci difenderemo con le unghie e con i denti e porteremo a termine la nostra missione. E sapete perché? Perché siamo una famiglia. Famiglia significa unione, ed è il legame che ci tiene uniti che ci darà la forza di sconfiggere qualunque avversario. Oltre quel fascio di luce, vi ordino di aiutarvi gli uni con gli altri. Di non separarvi mai e di proteggervi a vicenda. Perché da soli non siamo nulla, ma uniti siamo come un’onda che è in grado di spazzare via ogni cosa. Solo un mese fa eravate un branco di stronzi fifoni. Ed ora guardatevi.”
La ciurma ascoltò in silenzio il discorso del suo capitano, godendo di ogni parola che usciva dalla sua bocca. CL avanzò, posizionandosi affianco a Gong gi. Le sorrise teneramente prima di eseguire il saluto militare. Dopo di lei, anche le restanti Fedeli si accostarono al loro capitano, portando la mano alla fronte. In sincronia, la ciurma eseguì il saluto, sorridendo fieramente a Gong gi.
“Entriamo lì dentro e riprendiamoci ciò che ci appartiene.” Gong gi impugnò saldamente la sua spada e giudò la ciurma attraverso l’accecante bagliore. Non appena ebbero tutti attraversato la luce, udirono un’assordante boato dietro alle loro spalle.
“L’entrata è scomparsa! Non posso crederci!” Jooheon sbatté forte i palmi delle sue mani contro le pareti grigie del labirinto. Al loro passaggio, l’entrata del labirinto si era chiusa, intrappolandoli nella struttura.  
“Gong gi non possiamo più tornare indietro…” il ragazzo appoggiò la fronte sul freddo cemento. Sbatté più forte i palmi, quasi volesse abbattere a mani nude il muro. “Ed ora che facciamo capitano?” chiese sconfortato.
“Jooheon…” LE scostò la bandana, lasciando scorrere più liberamente la sua voce “…non c’è nessun capitano. Siamo solo noi due.”
Il ragazzo sbarrò gli occhi, voltandosi rapidamente. Si guardò intorno spaesato, constatando che il resto della ciurma era letteralmente scomparso nel nulla. C’erano solo lui, LE ed un freddo corridoio.
“D-dove sono tutti?!” balbettò ruotando su sé stesso. LE scoppiò in una risata liberatoria.
“E’ la prima volta che vedo i tuoi occhi così aperti. Dovresti spaventarti più spesso Jooheon!” lo derise. Il rosso era completamente in preda al panico: il suo capitano gli aveva appena raccomandato di non dividersi ed ora si trovava da solo con LE, che per di più si stava divertendo a prenderlo in giro.
“Yah non mi sembra il momento di ridere! Che facciamo adesso?!” sbraitò.
“Ti sembra che abbiamo qualche alternativa? Camminiamo e vediamo dove ci porta il labirinto. Magari gli altri sono stati trasportati in altre parti della struttura.” lo tranquillizzò lei, preparandosi la frusta tra le mani. Jooheon deglutì rumorosamente, afferrando la sua mazza ferrata. Camminarono per una decina di metri prima di imbattersi nel primo bivio.
“E adesso? Destra o sinistra?” brontolò il ragazzo. LE si voltò prima da una parte e poi dall’altra. Nel corridoio di destra la nebbia era molto fitta, mentre in quello di sinistra si vedeva chiaramente la strada. LE proseguì a passo deciso imboccando la strada a destra.
“Aspetta, aspetta, aspetta!” la richiamò Jooheon “Perché hai scelto quello di destra? Qui la strada si vede a malapena, perché non siamo andati a sinistra?!?”
LE si fermò di colpo, scontrandosi quasi col ragazzo. Gli lanciò uno sguardo saccente prima di scostare la bandana e rispondere a quella domanda apparentemente sensata.
“Se dovessi posizionare una bomba la nasconderesti in un posto trafficato o lungo una strada deserta?”
“B-bhe io..” balbettò il minore.
“Se avessimo preso la strada facile qualcosa ci avrebbe sicuramente attaccati.”
Il ragionamento di LE non faceva una piega. Jooheon si zittì e proseguì la camminata, porgendole di tanto in tanto domande più o meno stupide. Arrivati al secondo bivio svoltarono a sinistra, seguendo la stessa logica. Prima di giungere in prossimità del terzo bivio, Jooheon si lasciò sfuggire un urlo, il centesimo da quando si erano avviati.
“Che ti prende adesso?” chiese LE, quasi disinteressata. Il ragazzo scosse velocemente la testa e si stropicciò freneticamente gli occhi, nel tentativo di cancellare ciò che aveva appena visto.
“I miei piedi…”
“Sei già stanco di camminare?” sbuffò LE, fermandosi e voltandosi indietro verso di lui.
“…i miei piedi si sono sollevati da terra.” terminò la frase con un’espressione sconvolta cucita in viso.
“Non sono in vena di scherzi Jooheon.”
“Te lo giuro! Li ho visti coi miei occhi!” strillò il rosso.
“Quali occhi?” si lasciò sfuggire la ragazza, soffocando una risata
“Yah non scherzare! Te lo assicuro, i miei piedi si sono sollevati da terra!” insistette lui.
“Mi stai dicendo che hai preso il volo Jooheon?” chiese LE, sollevando istintivamente un sopracciglio. Il ragazzo annuì, mostrandole ancora una volta le sue enormi pupille.
“Continua a camminare, vediamo se succederà di nuovo.” Sospirò lei, strofinandosi le tempie. Ripresero il cammino, in assoluto silenzio. Jooheon la seguiva a rallentatore, fissandosi ossessivamente i piedi. Era certo di ciò che aveva visto. Al terzo bivio svoltarono a sinistra quasi automaticamente. Giunti circa a metà del corridoio, Jooheon urlò di nuovo.
“Che c’è, stai volando?” sospirò LE, voltandosi per l’ennesima volta.
“Non io…” l’indice tremolante di Jooheon puntava dritto sui piedi della ragazza. LE abbassò lo sguardo e scoprì che le sue scarpe non stavano toccando il suolo sabbioso. Staccò gli occhi dai suoi stessi piedi per puntarli dritti verso quelli del ragazzo di fronte a lei prima di lanciare sincronizzatamente un grido assordante.
“FAMMI SCENDERE!” sbraitò LE.
“SCENDERE DA COSA?! NON SEI SOPRA A NULLA!” strillò lui.
“TU PRIMA STAVI VOLANDO! COME HAI FATTO A TORNARE A TERRA?!”
“NON LO SO! HO URLATO E QUANDO TI SEI GIRATA ERO GIA’ ATTERRATO!”
“STO URLANDO, MA SONO ANCORA PER ARIA!”
“NON SO CHE DIRE, DEV’ESSERE UNA SPECIE DI WINGARDIUM LEVIOSA!”
“DI CHE?? JOOHEON SMETTILA DI DIRE STRONZATE!”
“OK, OK, BASTA CHE TI DAI UNA CALMATA!” mosse qualche passo verso di lei, portando le mani avanti. Improvvisamente, i piedi di LE ripresero il contatto con il terreno. I due si guardarono, senza dirsi una parola per una manciata di secondi. Non appena Jooheon prese fiato per dare la sua intelligente opinione su ciò che era appena accaduto, i piedi di LE presero nuovamente il volo, facendole raggiungere un paio di metri d’altezza e facendola ondeggiare prima a destra e poi a sinistra, sbattendo il suo corpo inerme da una parete all’altra del labirinto. Jooheon correva in modo buffo di qua e di là, cercando di afferrarla e, in qualche modo, di farla tornare a terra. Improvvisamente la magia si interruppe ed LE cadde di peso in braccio al ragazzo. Alle urla di lei si fusero quelle di Jooheon che, probabilmente, tra i due era quello più spaventato.

 
+

“Allora? Trovato nulla?” sbuffò Jonghyun spazientito. Da quando si erano ritrovati soli, Namjoon non aveva fatto altro che consultare i libri e le scartoffie che aveva portato con sé, ben custodite nel suo zaino in pelle. Jonghyun si era limitato a fare qualche passo avanti e indietro lungo il freddo corridoio, lasciando che il suo compagno si concentrasse sulle sue carte. Avrebbe decisamente preferito inoltrarsi nel misterioso labirinto piuttosto che aspettare un altro minuto senza fare nulla, con la fioca speranza che il cervello sexy di Namjoon scoprisse qualcosa di nuovo.
“Nulla di nulla. Gli scritti non parlano di nessun labirinto, non riesco a capire. L’isola si sarebbe dovuta presentare come tale, non una serie di vicoli in cemento. Ah, mi sono stancato!” sbuffò il minore, riponendo alla rinfusa il materiale nello zaino. Jonghyun lasciò andare un respiro di sollievo, svuotandosi quasi i polmoni. Finalmente il compagno si era arreso e sarebbero partiti all’avventura. Entrambi prepararono a dovere le loro armi, puntando poi in simultanea lo sguardo in fondo al corridoio, dove potevano già intravedere il primo bivio. Si misero in cammino, lasciando che lo scricchiolio delle loro scarpe infrangesse il silenzio che li circondava. Svoltarono a sinistra e successivamente a destra, guidati dal semplice istinto di Jonghyun. Giunti in prossimità del terzo bivio, Namjoon notò come, davanti ai suoi piedi, una rosa bianca aveva affondato le sue radici nella sabbia.
“Jonghyun, guarda che ho trovato!” disse, puntando l’indice verso il fiore. Jonghyun retrocesse di qualche passo e si accucciò per vedere più da vicino quella bellissima rosa. Inaspettatamente ruppe il gambo, porgendola poi al compagno.
“Yah perché l’hai strappata?” lo rimproverò Namjoon.
“Tienila. Quando ritroveremo Gong gi gliela regaleremo.” si giustificò il maggiore, sorridendo. Il suo era stato un semplice gesto di dolcezza nei confronti del suo capitano, ma Namjoon aveva intuito che fosse impossibile che una rosa crescesse nel bel mezzo di un labirinto buio, e per di più nella sabbia. Nonostante i suoi dubbi, afferrò la rosa per il gambo e la custodì con cura. Si imbatterono in altri bivi, proseguendo il loro cammino beatamente a casaccio.
“Ah, porca miseria!” tuonò ad un certo punto Namjoon, tenendo fra le mani la rosa. Jonghyun si voltò, notando come i petali si stavano staccando lentamente, uno ad uno.
“Qualsiasi cosa passi per le tue mani si distrugge, non è vero amico mio?” lo derise il maggiore. Namjoon cercò stupidamente di riattaccare i petali del fiore, lasciando trasparire il senso di colpa per aver rotto il regalo per Gong gi.
“Coraggio Namjoon, lasciala per terra e proseguiamo. Troveremo qualcos’altro da portarle.” lo rassicurò Jonghyun, avanzando di qualche metro. Non sentendo il compagno camminare dietro di lui, si voltò di scatto, notando come Namjoon era rimasto lì immobile, con i petali tra le dita.
“NAMJOON AH! MUOVITI!” strillò. Ma il ragazzo rimase a fissare le sue stesse mani. Jonghyun sbuffò, tornando indietro a recuperare l’amico.
“Lo so che non l’hai fatto apposta, ma ora dobbiamo sbrigarci. Buttala via.” brontolò. Namjoon teneva fissi gli occhi sulla rosa, mantenendo un’espressione dispiaciuta. Jonghyun passò velocemente la mano aperta davanti agli occhi del ragazzo, nel vano tentativo di svegliarlo. Avvicinò il viso alle mani di Namjoon, scrutando ogni petalo di quella rosa meravigliosa. Iniziò a pensare che il ragazzo fosse stato stregato dal fiore, ma con orrore notò come uno dei petali era rimasto sospeso tra l’indice ed il pollice di Namjoon e il palmo della sua mano sinistra, su cui poggiavano i resti della rosa. Era come se il tempo si fosse fermato in quell’istante. Non appena Jonghyun toccò con un dito il petalo sospeso in aria, Namjoon si riprese, indietreggiando di un passo.
“Che stavi guardando?” chiese sorpreso.
“Namjoon butta immediatamente quella rosa!” gli ordinò. Il ragazzo abbassò il capo, chiudendo leggermente la mano sinistra.
“Mi dispiace di averla distrutta. Magari ne troveremo un’altra.” disse infine, con un tono sconfortato. Si inginocchiò, posando a terra i resti di quel fiore bellissimo. Li coprì leggermente con della sabbia, per evitare che volassero via. Si alzò lentamente, sbattendosi via i granelli che si erano incollati sui suoi pantaloni.
“Possiamo ripartire ora.” sospirò, avvicinandosi a Jonghyun “Chiudi la bocca, o ci entreranno le api!” aggiunse. Il ragazzo era rimasto pietrificato nel momento in cui aveva chiesto a Namjoon di buttare la rosa, con le labbra schiuse e gli occhi sbarrati. Il cervello sexy di Namjoon ci impiegò un nanosecondo per rendersi conto che l’amico era rimasto involontariamente immobilizzato in quella posizione. Provò a scuoterlo violentemente, ma era come se fosse un tutt’uno con il terreno. Posò istintivamente lo sguardo sui suoi piedi, cercando un modo per muoverlo da lì e notò come uno dei petali era atterrato a pochi centimetri dai suoi scarponi. Con decisione lo calpestò, facendolo affondare nella sabbia scura.
“Che stavi guardando?” chiese stupito Jonghyun. Namjoon gli sorrise sollevato.
“Credo che Gong gi stia bene anche senza i nostri regali.” si limitò a rispondergli. Jonghyun annuì, sorridendogli di rimando. Ripresero il loro cammino, prendendosi reciprocamente in giro per essere stati così scemi a cadere in un tranello simile e badando bene di calpestare, ad ogni bivio, le rose bianche che gli si presentavano immancabilmente davanti.
+
 
Nel silenzio di quel lungo corridoio, Himchan stava raccontando la storia della sua vita ad un annoiato Jun.k. Anche se erano stati per parecchio tempo insieme sulla BiasList, Himchan ritenne che una bella rinfrescata sul suo passato sarebbe stato un buon modo per migliorare ulteriormente il loro rapporto. Jun.k non era affatto della stessa opinione, anzi, le parole che Himchan sputava fuori ininterrottamente entravano per l’orecchio destro ed uscivano per il sinistro, senza nemmeno passare per il cervello. Avevano già incontrato diversi bivi, ma erano stati costretti a prendere sempre la strada di destra, dato che quella di sinistra era immancabilmente frantumata.
“E tu invece? Che mi racconti?” la serenità di Himchan era inspiegabile.
“Che dovrei raccontarti?” rispose quasi seccato il compagno. Himchan si stiracchiò, lamentandosi del fatto che non si erano fermati neanche per un minuto. Jun.k si lasciò scorrere i suoi brontolii addosso ancora una volta.
“Sei davvero noioso, sai?” lo offese Himchan, nascondendo dietro ad una battuta una sacrosanta verità. Jun.k alzò gli occhi al cielo, voltandosi di scatto.
“Allora al prossimo bivio imbocca la strada a sinistra!” gli strillò contro. Himchan per tutta risposta gli rise in faccia, scusandosi per averlo offeso.
“E’ incredibilmente difficile intraprendere una conversazione con te però, devi ammeter-…woh che diavolo succede?! Hai sentito anche tu la terra tremare?!”
Jun.k era già diversi passi davanti a lui ed aveva ignorato nuovamente le sue parole.
“YAH, JUN.NOIA ASPETTAMI!” lo richiamò Himchan, iniziando a corrergli dietro. Quando lo ebbe quasi raggiunto, però, la terra iniziò a frantumarsi ad ogni suo passo, obbligandolo a sveltirsi per non rischiare di sprofondare nel nulla. Richiamato dalle grida, Jun.k si voltò di scatto.
“HIMCHAN PIU’ VELOCE!!” gridò a squarciagola. Quando fu ad un passo da lui la terra crollò improvvisamente sotto i suoi piedi. Prontamente, Jun.k allungò la mano e lo afferrò al volo, impedendogli di cadere del vuoto. Riuscì a stento a tirarlo in salvo ed entrambi si distesero a terra, respirando affannosamente. Da quel momento pesarono ogni passo, ascoltando l’uno le parole dell’altro.

 
+
 
“Vuoi un po’ d’acqua?” chiese Eunhyuk, allungando il braccio verso il compagno. Donghae scosse la testa, rifiutando.
“Non ti preoccupare, riusciremo a ricongiungerci agli altri.” le parole pronunciate dal biondo suonarono più come un auto incoraggiamento. Donghae non era affatto preoccupato: si fidava di Eunhyuk e sapeva che, finché sarebbe stato al suo fianco, non gli sarebbe accaduto nulla. Giunti al primo bivio, il maggiore si grattò nervosamente la testa. Guardò prima da un lato e poi da quello opposto. I corridoi erano apparentemente uno il riflesso dell’altro. Donghae si sporse leggermente, guardando anche lui prima a destra e poi a sinistra.
“Dove andiamo secondo te?” domandò Eunhyuk.
“Scegli tu. Ovunque tu deciderai di andare, io ti seguirò.” rispose il minore, sorridendogli amorevolmente. L’ultimate sospirò, guardando nuovamente nelle due direzioni. Imboccò la strada a destra, inciampando quasi sui suoi stessi piedi per l’indecisione. Dietro di lui, Donghae poggiava le sue scarpe sulle impronte lasciate dal maggiore, seguendo esattamente il suo percorso. Giunti al secondo bivio, l’insicurezza di Eunhyuk si fece maggiore: entrambi i corridoi presentavano delle gocce d’acqua sulle pareti. Si morse nervosamente un labbro, guardando prima da un lato e poi dall’altro. Quando decise finalmente di proseguire a sinistra, Donghae gli si parò davanti, portando le mani alla sua camicia.
“Hae ah, che stai facendo?!” strillò il biondo, sorpreso dal comportamento del minore.
“Fidati di me per una volta.” lo rimproverò il compagno, slacciandogli i primi due bottoni della camicia. Eunhyuk arrossì violentemente, sentendosi le guance bruciare. Arrivato all’ultimo bottone, Donghae scostò entrambi i lati della camicia, lasciando scoperto il petto del maggiore.
“Yah ma che fai?!” balbettò il biondo, indietreggiando di un passo.
“Che ti prende? Non è la prima volta che ti spogli davanti a me. Non devi vergognarti, ormai so come sei fatto.” lo tranquillizzò Donghae. Eunhyuk inarcò le sopracciglia, stampandosi un’espressione di dubbio in volto. Il più piccolo si avvicinò nuovamente a lui, fin quasi a solleticargli il naso con i capelli.
“Abbiamo una bussola, no?” lo illuminò. Eunhyuk si schiaffeggiò mentalmente, lasciando che il suo viso riprendesse il suo colore naturale. Donghae sfiorò con due dita il vetro della bussola, conficcata nel petto dell’ultimate. Finalmente l’ago si era spostato, e gli stava indicando la direzione opposta rispetto a quella che Eunhyuk aveva scelto di percorrere. Donghae fece scorrere le mani fino a raggiungere i fianchi del ragazzo di fronte a lui. Anche se erano solo amici, Eunhyuk si sentì a disagio in quella situazione. Erano soli e dannatamente vicini.
“Quindi dove si va?” sussurrò.
“Dall’altra parte, scemo.” rispose il moro, ruotando Eunhyuk di 180°. Tenendosi saldamente sui fianchi del maggiore, Donghae posò il mento sulla sua spalla, raggiungendo con le labbra il suo orecchio. Eunhyuk chiuse istintivamente gli occhi, lasciando comparire un sorriso tutto gengive sotto il suo naso.
“Vorrei che lo sentissi anche tu, Hyukjae.” sussurrò il minore.
“Cosa, Donghae?” rispose il biondo, tenendo gli occhi saldamente chiusi.
“Il rumore dell’acqua che si infrange sulle pareti. Da quando mi hai portato con te a bordo lo sento continuamente. È come se i fiumi scorressero nelle mie vene, se il mare riempisse i miei occhi, se le onde scrosciassero nei miei timpani. Nessuno sente costantemente questi rumori, ma a me succede. All’inizio ero spaventato, ma ora mi sento…oserei dire completo.”
“Sai Donghae, ti sembrerà assurdo, ma è come se lo sentissi anch’io. L’acqua che si infrange nelle pareti e trascina via ogni cosa al suo passaggio…io la sento.”
“T-tu…cosa?” balbettò il minore, indietreggiando leggermente.
“Io la sento Hae. Proprio come te.” insistette Eunhyuk, portandosi le mani sui fianchi in cerca del contatto ormai perso col compagno.
“Non può essere. Tu non sei come me, come puoi sentirla anche tu?!” il tono di Donghae rispecchiava un insieme di paura e fastidio. Eunhyuk era normale, come poteva sentire anche lui le sue stesse cose?
“Non lo so” proseguì il biondo, voltandosi ed aprendo finalmente gli occhi “non lo so ma è così, te lo giuro. Forse sto cambiando anch’io e magari…” lasciò cadere la frase nel vuoto. La sua espressione cambiò radicalmente, tramutando l’estasi in puro terrore. Donghae spalancò le orecchie in attesa che terminasse il suo discorso, ma il suo viso assunse gli stessi tratti di quello di Eunhyuk non appena vide chiaramente come, negli occhi color nocciola del maggiore, si stava rispecchiando un’onda gigantesca, l’onda che di lì a poco li avrebbe investiti e trascinati con sé.
“DONGHAE CORRI!”
I due iniziarono a correre il più veloce possibile, senza voltarsi indietro. Dopo un centinaio di metri Eunhyuk rallentò, lasciando passare avanti Donghae in modo da tenerlo sott’occhio. Dietro di loro, un fiume stava scorrendo con una potenza inaudita, raggiungendo circa i due metri d’altezza. Imboccarono i corridoi senza badare alla direzione indicata dalla bussola, cercando disperatamente un’inesistente via di fuga.
“Hyukjae, forse potrei fermarlo!” gridò il moro, voltando leggermente il viso in modo che la sua affermazione arrivasse forte e chiara al ragazzo dietro di lui. Eunhyuk aumentò la velocità, posando una mano dietro la schiena del più piccolo e spingendolo leggermente, obbligandolo a sveltire il passo.
“Non pensarci nemmeno, continua a correre e risparmia il fiato!” ordinò l’ultimate.
“Posso farcela! Perché non ti fidi mai di me?!”
Stavano inevitabilmente rallentando la corsa, sentendo le gambe sciogliersi per la stanchezza. Eunhyuk continuava a spingere Donghae in avanti, impedendogli di fermarsi, ma il minore arrestò improvvisamente la sua corsa, lasciando che il biondo lo superasse di qualche metro.
“DONGHAE CHE DIAVOLO FAI, CORRI!” gridò Hyuk a pieni polmoni. Il compagno però ignorò completamente le sue parole. Serrò gli occhi e portò le mani in avanti, quasi volesse fermare la furia dell’acqua con i suoi stessi palmi. Raccolse le poche forze che gli erano rimaste in corpo e le concentrò nelle sue braccia, sospirando affannosamente. Eunhyuk lo raggiunse nuovamente, ordinandogli di riprendere la fuga, ma le parole del maggiore risuonarono come un suono distorto nelle orecchie di Donghae. L’acqua li aveva quasi raggiunti, ma il moro non aveva nessuna intenzione di spostarsi da lì. Improvvisamente, il fiume che stava per travolgerli si divise a metà, scorrendo lungo le pareti del labirinto, ma senza nemmeno sfiorarli. Eunhyuk osservò la scena con gli occhi sbarrati dallo stupore: Donghae ce l’aveva fatta. Era da qualche mese che aveva sviluppato degli strani poteri; riusciva inspiegabilmente a controllare l’acqua in qualsiasi sua forma. Anche se non era ancora in grado di controllare le sue capacità al meglio, Eunhyuk aveva deciso di portarlo in missione con loro, nel caso i suoi poteri sarebbero stati utili in qualche modo. E quella decisione gli aveva appena salvato la vita. Vide il fiume dividersi a pochi passi da Donghae, scorrere a pochi centimetri dal suo gomito e ricongiungersi dietro di sé, proseguendo inesorabile il suo percorso.
“Non so quanto riuscirò a resistere ancora!” gridò il minore, voltandosi indietro. Eunhyuk lo afferrò saldamente per un braccio e, sorridendo, gli disse di arrendersi. Donghae, stremato, lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, permettendo al fiume in piena di travolgerli e trascinarli via con sé.

 
+

“L’hai sentito anche tu, Dowoon?” chiese Victoria, alzando lo sguardo al cielo. Sopra le loro teste il cielo era ricoperto da nuvole nere. Il ragazzino annuì, ammettendo di aver sentito anche lui un tuono. Avevano appena raggiunto il primo bivio e si erano fermati per consultarsi tra loro su che strada intraprendere. Victoria studiò con attenzione le nuvole sopra di loro, preoccupata di dover affrontare un temporale senza alcun riparo. Presero la strada a sinistra senza alcun motivo particolare, sperando semplicemente che il tempo cambiasse presto. Proseguirono a passo spedito, senza rallentare e senza voltarsi indietro. Dowoon tamburellava con la punta delle sue frecce sul muro, creando una sorta di melodia ad accompagnarli lungo la strada. Arrivati al secondo bivio imboccarono nuovamente la strada a sinistra. Sopra di loro il rumore dei tuoni si fece assordante.
“Fermiamoci qui.” ordinò Victoria, rifugiandosi appena dietro l’angolo “Dopo i tuoni ci sono sempre i fulmini, no?”
Sfortunatamente, la ragazza aveva ragione. Una serie di fulmini si scaglio sulla parete su cui si stavano proteggendo, creando un profondo crepo ed obbligandoli a fare le valige e correre via. I fulmini cadevano pochi centimetri dopo i loro piedi, schivandoli miracolosamente. I due corsero il più velocemente possibile, lasciando che il rumore dei fulmini si intervallasse al suono sordo delle loro scarpe affondate nella sabbia nera. Improvvisamente Victoria inciampò sul nulla, sentendo le gambe cedere sotto il peso del suo corpo stremato. Dowoon arrestò immediatamente la sua corsa, tornando velocemente indietro per aiutare la sua noona a rialzarsi. Quando finalmente Victoria fu nuovamente in piedi, in filmine viola colpì in pieno il ragazzino, facendolo cadere a terra in preda a spasmi.
“DOWOON AH! DOWOON!” le grida strazianti di Victoria vennero strozzate dai dei singhiozzi inevitabili. Afferrò decisa il ragazzo per il braccio e proseguì la sua camminata, trascinandolo dietro di sé. Riuscì a percorrere solo una manciata di metri prima di essere colpita a sua volta da una scarica di fulmini, che le fecero mancare il fiato. Giacevano entrambi a terra, fissando le nuvole sopra di loro e sentendo il loro corpo eseguire movimenti quasi meccanici contro il loro volere.

 
+

“Maledizione!” imprecò Zico, sbattendo per l’ennesima volta i pugni contro il muro, nell’inutile tentativo di abbatterlo. Accanto a lui, Hyuna faceva scorrere le dita su ogni centimetro della parete, nella speranza di ritrovare la porta d’entrata.
“Quello che state facendo è inutile, ve ne rendete conto? Dovreste risparmiare le forze per dopo. Non sappiamo a cosa andremo incontro.” tuonò CL, intenta a caricare la sua colt. Senza nemmeno degnarla di uno sguardo, Hyuna le chiese se era contenta che il gruppo si fosse diviso in piccole squadre.
“Era quello che volevi, no?” non mancò di farle notare. CL non si sprecò a risponderle. Il discorso di Gong gi rimbombava prepotentemente nella sua testa, facendola sentire quasi in colpa per non essere con il resto della ciurma. Avrebbe preferito dividere il gruppo in squadre, questo è vero, ma di certo non era questo il risultato che avrebbe voluto ottenere. Lei era rimasta sola con Zico e Hyuna, due dei più forti combattenti della ciurma, e non riusciva a smettere di pensare a come sarebbero potuti essere stati divisi gli altri.
“Ok, da qui non si esce. Temo che dovremo inoltrarci nel labirinto.” borbottò il ragazzo, estraendo il fucile dal fodero. Hyuna indietreggiò, dando un’ultima occhiata generale alla parete.
“Coraggio, andiamo.” ordinò CL, incamminandosi. Zico affrettò il passo, affiancandosi alla bionda. Arrivati al primo bivio Hyuna li raggiunse, posando di tanto in tanto lo sguardo al muro d’entrata diversi metri dietro di loro. Le due direzioni erano apparentemente identiche, se non fosse che da sinistra proveniva un vento fresco, mentre da destra un’aria calda. Dopo varie discussioni, i tre decisero di proseguire a sinistra, dato che ognuno di loro era ben avvolto in una calda pelliccia. Dopo pochi metri percorsi in silenzio, Zico allargò le braccia, posando le mani una sulla spalla di CL e l’altra sulla spalla di Hyuna.
“Guardate il lato positivo ragazze: nel caso in cui dovessimo rimanere intrappolati qui per sempre non ci sarà il rischio dell’estinzione della specie umana!” gioì. Nemmeno nei suoi sogni più segreti aveva immaginato di ritrovarsi intrappolato in un labirinto solo con le due ragazze. CL e Hyuna si liberarono contemporaneamente dalla presa del ragazzo, dandogli entrambe una forte sberla sulla guancia.
“YAH SCHERZAVO!” no, non scherzava. Le ragazze lo distanziarono di qualche passo, ma a Zico non dispiacque poi molto, dato che da lì aveva una visione di entrambi i loro posteriori. Passo dopo passo l’aria fredda diventò sempre più pungente, costringendoli a rallentare.
“Le pareti si stanno ghiacciando. Tutto questo non mi piace per niente!” confessò Hyuna
affondando il viso nella pelliccia. CL posò istintivamente la mano su una delle due pareti del labirinto, sfiorando appena il ghiaccio con i polpastrelli. Non appena ci fu il contatto con il muro, la bionda ritrasse velocemente la mano.
“E’ il ghiaccio più freddo che abbia mai toccato.” appurò. I tre si scambiarono degli sguardi preoccupati, interrogandosi mentalmente sul da farsi.
“Non si torna mai indietro, giusto?” esclamò Zico, riprendendo il percorso e facendo quasi scontrare la sua spalla con quella di Hyuna mentre le passava davanti. Le ragazze si guardarono per un istante prima di seguire il compagno, che avanzava saltellando verso un corridoio sempre più congelato.
“Li troveremo, vedrai.” sussurrò Hyuna, sentendosi in colpa per aver attaccato CL poco prima. La bionda si limitò a rivolgerle uno sguardo, facendole intuire che accettava le sue scuse celate dietro ad una frase di incoraggiamento. Zico fu il primo a raggiungere il secondo bivio. Estrasse l’indice accuratamente immerso nella pelliccia nera, lo infilò in bocca, estraendolo quasi subito, lo puntò al cielo e sentì il vento indicargli la strada da intraprendere.
“Si va a sinistra, bamboline!” annunciò, incamminandosi “Siete fortunate, sapete? Con me siete al sicuro! Non temete, anche se siamo rimasti noi tre non vi accadrà nulla e potrete contare sul mio CAZZO!”
“Yah Zico, ancora con questa storia?” rise CL. Ma quella del ragazzo era un’imprecazione nella frase sbagliata al momento sbagliato.
“STATE INDIETRO!” strillò lui, allargando il braccio sinistro per tenerle dietro di lui. Le due ignorarono il suo ordine e gli si accostarono, impugnando le loro rispettive armi. Davanti ai loro occhi si presentò un’enorme massa di ghiaccio, formatasi sulla parete destra del labirinto, la cui punta raggiungeva circa metà corridoio. I tre la superarono, camminando lentamente. Quel cumulo di ghiaccio si era materializzato talmente velocemente che temevano di incontrarne altri lungo il loro cammino. Avanzarono con cautela, posando i piedi sulla scura sabbia che ormai aveva assunto la forma di una lastra ghiacciata, e prestando attenzione sia a non scivolare, sia a non venire trafitti dalle stalagmiti. Di lì a poco si sarebbero resi conto che nemmeno le loro calde pellicce gli sarebbero bastate.

 
+

“Possiamo fare una pausa?” si lamentò Joy, lasciandosi cadere addosso alla parete del corridoio. Da quando si erano resi conto di essere rimasti soli nel labirinto, lei, Taeyeon e Niel non si erano fermati nemmeno un minuto.
“E va bene, fermiamoci per un po’.” si lasciò convincere il ragazzo, concedendogli qualche minuto per riposarsi. Taeyeon si tolse lo zainetto in cuoio che portava dietro la schiena, lo aprì ed estrasse una bottiglietta d’acqua che, gentilmente, allungò a Joy. La ragazzina le donò un sorriso di gratitudine e bevve voracemente qualche sorso, pulendosi le labbra sulla manica della camicia. Niel si sedette per un attimo, poggiando a terra il bastone con cui, fino a quel momento, aveva tracciato la strada su cui erano passati. Avevano ritenuto che quello sarebbe stato l’unico modo per distinguere le loro impronte impresse nella sabbia da quelle degli altri, impedendogli di ripercorrere, più volte magari, gli stessi corridoi. Preso da un’improvvisa fame, il ragazzo prese dal suo borsello un pezzo di pane, che non mancò di dividere con le altre due.
“Secondo te stiamo andando nella direzione giusta, oppa?” chiese timidamente Joy. Niel alzò le spalle, porgendole una fetta di pane.
“Come posso saperlo.” disse, sconfortato “Perlomeno non abbiamo incontrato ostacoli nel nostro cammino.” aggiunse poi, allungando il braccio in direzione di Taeyeon, che rifiutò con un sorriso il cibo del ragazzo. La maggiore era ancora turbata da ciò che era accaduto qualche giorno prima, a bordo della BiasList. Non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi Tiffany davanti, e si era tristemente resa conto che, se non fosse stato per il suo capitano, sarebbe caduta nella trappola della Bias Tradita. Da quella sera si era ripromessa che avrebbe cambiato il suo atteggiamento in battaglia, tirando fuori il coraggio che non era nemmeno sicura di avere. Immersa nei suoi pensieri, si spaventò leggermente quando vide una lucciola apparire davanti ai suoi occhi. Istintivamente le sorrise, godendo della visione di quell’adorabile creatura.
“Andate via, insettacci!!” brontolò Niel, di tutt’altro parere. Agitò le mani davanti al viso, cercando di scacciare via quello sciame fastidioso. Joy portò una mano davanti alla bocca, tentando invano di nascondere una spontanea risata. Taeyeon osservava incantata quegli esserini, liberando finalmente la mente dai cupi pensieri.
“Forse queste bestioline sono la luce che ci guiderà al centro del labirinto.” sognò a voce alta la maggiore, chiudendo serenamente gli occhi.
“Spero di no!” obiettò Niel, afferrando il bastone per aiutarsi a rimettersi in piedi.
“La nostra pausa è già finita?” brontolò Joy, arricciando le labbra in un adorabile broncio. Niel le sorrise inevitabilmente, annuendo in risposta. A quelle parole Taeyeon schiuse le palpebre, preparandosi psicologicamente a riprendere il cammino.
“Non sarebbe poi così brutto, no? Sarebbe quasi romantico.” sussurrò, incrociando gli occhi nel tentativo di seguire con lo sguardo la lucciola che stava per posarsi sul suo piccolo naso.
“Romantico?! Fastidioso vorrai dire!” obiettò nuovamente il ragazzo, scacciando via lo sciame che lo circondava. Non appena la lucciola si posò sulla punta del naso di Taeyeon, la ragazza lanciò uno strillo di dolore, richiamando l’attenzione dei compagni.
“Che succede? Ti ha morsa?” esclamò Joy, precipitandosi di fronte alla sua unnie. Taeyeon scosse il capo, coprendosi il naso con una mano.
“Mi ha scottata.” sussurrò, intrappolando la voce tra le labbra e il palmo della mano.
“Scottata?” intervenne Niel, avvicinandosi a lei e spostandole delicatamente la mano per verificare la situazione. Il naso della ragazza presentava una bruciatura proprio nel punto in cui la lucciola si era posata. Ma dell’insetto non vi era più alcuna traccia.
“Coraggio, andiamo.” ordinò Niel, aiutando Taeyeon a rialzarsi. Joy raccolse velocemente le sue cose e seguì i maggiori, scacciando con la mano le lucciole che la circondavano. Niel posò il bastone a terra, permettendogli di tracciare nuovamente la strada che avrebbero percorso. Passo dopo passo, però, il numero di lucciole aumentava sempre più, rendendo il cammino sempre più difficile. Ogni volta che uno degli insetti si posava su di loro, infatti, si trasformava in una piccola fiamma, ustionandogli alcuni punti del viso e delle braccia.
“Lo trovi ancora romantico, Taeyeon?! Lucciole che diventano fiammelle di fuoco?!” la prese in giro Niel, cercando di smorzare un po’ l’atmosfera. La ragazza scosse velocemente la testa, nascondendo il viso tra le mani tormentate di bruciature.
“Avrei dovuto prevederlo.” gli rispose poi “Luce e fuoco non possono essere mai divisi, soprattutto in un posto oscuro come questo.”

 
+
 
Susy sbuffò spazientita, per l’ennesima volta da quando si era ritrovata rinchiusa nel labirinto. Sola, con Bam Bam.
“Vuoi mettere giù quell’arco? Mi stai infastidendo!” gli strillò contro. Bam Bam camminava dietro di lei, tremando come una foglia e puntando il suo arco in ogni direzione, per paura che qualcosa li attaccasse da un momento all’altro. Suzy si strofinò le tempie, sospirando ancora. Avrebbe decisamente preferito trovarsi sola in quella  situazione. Perlomeno non avrebbe dovuto badare anche al ragazzino.
“Noona io voglio solo proteggerti!” si giustificò lui, puntando prima a destra, poi a sinistra, poi in alto ed infine in basso, per poi ricominciare il giro. Suzy gli si avvicinò, soffiando rumorosamente con il naso. Prese la freccia che il ragazzo aveva posizionato sull’arco e la ruotò.
“Almeno metti la freccia dritta.” lo rimproverò prima di voltarsi di scatto e schiaffeggiarlo con le punte dei suoi lunghi capelli marroni. Bam Bam abbassò le braccia, calciando rabbiosamente la sabbia ed auto redarguendosi mentalmente. Si affrettò per raggiungere la sua noona che lo precedeva di ormai parecchi passi.
“Suzy noona, anche se adesso sei arrabbiata con me c’è una cosa che devo dirti! Me ne sono sempre dimenticato, così l’ho scritto sul mio diario per tenerlo bene a mente!” confessò il minore. Suzy trattenne a stento una risata, chiedendogli se davvero teneva un diario.
“Sì noona, sto scrivendo un diario di bordo. Così quando ritroveremo Jiyong gli farò leggere tutte le cose che abbiamo affrontato per salvarlo.” aggiunse, inciampando sul suo stesso arco. Suzy alzò gli occhi al cielo, schiacciandosi mentalmente la mano in faccia. Strappò arco e freccia dalle mani di Bam Bam, riponendo una nella faretra e agganciando l’altro all’apposita cinghia fissata dietro alla schiena. Il ragazzino non oppose alcuna resistenza.
“Puoi per favore non farti male Bam Bam?” chiese lei, esasperata. Bam Bam annuì un centinaio di volte, spaventato dallo sguardo perforatore della maggiore. Suzy soffiò verso l’alto, spostandosi leggermente la frangia che le disturbava la vista.
Ripresero il cammino in assoluto silenzio, imboccando prima il corridoio a sinistra e poi quello a destra, guidati dal fatto che alla domanda “Tu da che parte andresti, Bam Bam?” avrebbero imboccato la direzione opposta alla sua risposta.
“Suzy, non ti ho ancora detto quella cosa! Ho paura di dimenticarmene di nuovo!” brontolò il ragazzino, appendendosi al braccio della maggiore e strattonandola.
“Yah mi stai stancando, davvero!” strillò lei in risposta. Bam Bam sbarrò gli occhi, lasciando la presa sul suo braccio ed indietreggiando di qualche passo. Suzy si passò la mano sul viso, scusandosi per aver alzato la voce. Il dito tremante di Bam Bam, però, indicava una cosa dietro di lei.
“Noona…i tuoi…” balbettò terrorizzato. Suzy inclinò la testa, confusa dall’atteggiamento del più piccolo. Prima che potesse chiedergli che diavolo stesse succedendo, i coltellini che custodiva nei foderi agganciati sui suoi fianchi sfrecciarono ai lati della sua testa, facendo svolazzare i suoi capelli per lo spostamento d’aria che la velocità con cui si erano scagliati contro Bam Bam aveva causato. Le lame perforarono il corpo del ragazzino sul fianco e sul braccio, guidati da una sorta di telecinesi. Suzy gridò con tutta la voce che aveva in corpo precipitandosi su Bam Bam per fermare l’attacco improvviso delle sue stesse armi. Nonostante riuscisse ad impugnarli, i coltelli erano guidati da una forza più potente di lei e stavano massacrando il ragazzino che, tra le urla di dolore, sussurrò un fioco “Non ti ho mai detto che sei bella, noona.”

 
+
 
“Posso farti una domanda?”
Il percorso di Gong gi e Sehun era stato a dir poco monotono. Non avevano incontrato alcun bivio lungo il cammino ed avevano ormai perso il conto dei passi effettuati. Dopo il panico iniziale si erano messi in marcia, chiacchierando del più e del meno per far scorrere velocemente il tempo e per non pensare più di tanto alla situazione in cui si trovavano. Gong gi annuì alla richiesta del compagno, guardandolo con la coda dell’occhio.
“Perché mi hai voluto a bordo? Insomma, conoscendo il mio predecessore mi sono chiesto spesso perché tu abbia preferito me a lui.” domandò, grattandosi nervosamente la testa. Gong gi aprì la bocca per rispondergli ma non vi uscì alcun suono. Ci pensò un minuto di troppo, tanto che Sehun tramutò la domanda rendendola a risposta multipla.
“Per il mio fascino? Le mie abilità? I miei capelli?” suggerì, ma Gong gi sembrò non trovare la risposta tra quelle elencatogli.
“Io…ma perché mi fai una domanda simile?” sviò il capitano. Sehun ci impiegò un po’ prima di rispondere.
“Curiosità.” esclamò. Passarono un paio di silenziosi minuti prima che il ragazzo deviasse il discorso.
“Sono contento che Donghae sia venuto con noi. In quest’ultimo anno sono uscito con lui parecchie volte ed abbiamo legato molto. Non ha voluto dirmi però che cosa ha spinto Eunhyuk a farlo salpare con noi. Tu ne sai niente?”
Gong gi scosse la testa.
“Anyia. Hyukjae mi ha chiesto di portarlo con noi ed io ho semplicemente acconsentito. Secondo lui potrebbe tornarci utile, ma non ha voluto dirmi in che modo. Mi ha chiesto di fidarmi di lui ed è quello che sto facendo.”
A quella affermazione Sehun diede un colpetto con la spalla al suo capitano, ridendo sotto i baffi. Gong gi lo guardò ridacchiare come stesse fissando un disagiato.
“Che ci trovi di così divertente?” domandò infine. Sehun fece un respiro profondo, cercando di placare la sua euforia.
“Ah, niente. E’ solo che siete così carini voi due.” confessò. Gong gi divenne improvvisamente rossa per l’imbarazzo e, presa dall’istinto, schiaffeggiò più volte la spalla del ragazzo.
“Yah non dire cose del genere!” stillò, alternando le parole alle sberle.
“Ok, ok, scusa. Non lo dirò più!” si zittì Sehun, tossendo tra le risate. Gong gi si ricompose, sistemandosi per bene il cappotto e riprendendo il cammino. Pochi metri più avanti il corridoio si interruppe. Di fronte a loro si presentò una stanza totalmente buia, le cui dimensioni erano ovviamente impercettibili. Gong gi non fece nemmeno in tempo ad estrarre la pila dallo zaino che una luce circolare si accese proprio al centro della stanza, delineandone finalmente i contorni. La luce imponente illuminò un trono di colore scuro, su cui sedeva una figura da loro ben conosciuta. Il ragazzo indossava una camicia di forza aperta, di un color bianco acceso che, insieme ai suoi capelli biondo platino, rifletteva ancor di più la luce che lo colpiva. Ai piedi non portava alcun tipo di calzatura, ma il terreno sabbioso non sembrava dargli particolarmente fastidio. Gong gi e Sehun impugnarono preventivamente le loro spade e, dopo essersi scambiati uno sguardo di intesa, iniziarono ad avanzare verso di lui.
“Sono davvero sorpreso di vedervi qui. Certo, non posso dire che mi faccia piacere, ma ammetto che la vostra presenza ha animato questa giornata.” la sua voce calda fece scorrere un brivido lungo la schiena del capitano. Quella voce di cui aveva goduto per così poco tempo.
“Credimi, non è piacevole nemmeno per noi essere qui. Quindi perché non fai un favore a tutti e ci lasci uscire?” Gong gi non abbassò l’arma nemmeno di un millimetro. Il ragazzo sul trono posò improvvisamente i piedi a terra, avanzando di qualche passo verso di loro, fino a permettere a Gong gi di vedere chiaramente i suoi occhi circondati da un trucco scuro ed un ghigno spuntare proprio sotto il suo naso.
“Ah, Capitano. E’ passato così tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti. Non ti sono mancato nemmeno un po’?” chiese, conoscendo già  la risposta. Gong gi posò la punta della sua spada sotto il suo mento, obbligandolo a tenere la testa leggermente alzata.
“Ridammi immediatamente il resto della ciurma, Kai.”
Il ragazzo scoppiò in una snervante risata, portando Gong gi a fare ulteriore pressione con la lama.
“Stanno più o meno bene, non preoccuparti. Io non gli ho torto nemmeno un capello. Il labirinto, però, non è stato così clemente…sai, è davvero buffo. I tuoi membri hanno camminato lungo i corridoi proprio come voi. Loro, però, sono stati leggermente sfortunati. In questo momento stanno affrontando delle prove durissime e dannatamente dolorose, ma volete sapere la cosa divertente? Tutti i bivi che hanno imboccato portano ad una strada chiusa. Ahaha non lo trovate divertente? Non esiste il centro del labirinto. Il centro sono io, e l’unico modo per arrivare a me è capitare nel corridoio in cui siete capitati voi. Un corridoio a dir poco ospitale, non credete? Niente fuoco, niente ghiaccio, niente di niente. Loro si trovano proprio dietro quelle due pareti, vedete? Avete percorso tutti la stessa strada, solo che la vostra non era chiusa.”
Sehun puntò il suo machete all’altezza del cuore di Kai, preparandosi a trafiggerlo nel caso in cui la discussione fosse degenerata.
“Ciao Sehunnie. Ti trovo bene.” lo derise Kai. Il bias, però, non si sprecò a rispondergli, obbligando Kai a rivolgere nuovamente la parola alla ragazza.
“Sai, non avrei mai pensato che mi avresti lasciato per portare lui a bordo. Insomma, guardaci. Che ha lui più  me?”
Gong gi ignorò nuovamente le sue parole, chiedendogli di restituirle la sua ciurma. Kai le rise nuovamente in faccia.
“Davvero il suo posteriore ha avuto una così grande influenza su di te?” la stuzzicò. Gong gi schiuse le labbra per rispondergli ma, ancora una volta, non vi uscì alcun suono. Ripensando al discorso avuto poco prima con lei, Sehun arrossì violentemente, chiedendosi se davvero il suo Sebooty aveva in qualche modo influito sul suo reclutamento. Alla sua bocca spalancata per lo stupore, Gong gi rispose con un sorriso a denti stretti.
“Anche se era da molto che non ricevevo visite, non ho voglia di perdere altro tempo. Che cosa vi porta qui?” chiese Kai, notando come l’attenzione si era ormai spostata lontano da lui. Gong gi lo trafisse con lo sguardo.
“Siamo qui per riprenderci Jiyong.” A quella frase Kai si lasciò sfuggire un sorriso.
“Quindi è Eunhyuk il nuovo ultimate?” chiese. Gong gi sospirò, lasciando che lo interpretasse come una risposta affermativa.
“Ho una proposta per te, Kai. Tu mi lasci proseguire con la mia ciurma e io ti lascio vivere. Mi sembra più che equo come scambio, non credi?”
Il ragazzo finse di pensare alla proposta di quello che era stato il suo capitano.
“Io ho una proposta migliore.” disse, passandosi la lingua sul labbro superiore. “Che ne dici se io vi lascio proseguire ed in cambio tu porti i miei saluti a Jiyong?”
Gong gi inarcò le sopracciglia. Come poteva tornargli conveniente un saluto a Jiyong?
“Mi stai dando il via libera per tagliarti la gola?” chiese lei, confusa da quella sua offerta. Kai la guardò dritta negli occhi, sussurrandole che per questo piccolo particolare si aggrappava alla sua clemenza. Gong gi annuì, accettando lo scambio.
Con un impercettibile schioccare di dita, Kai fece crollare le due pareti dietro di loro, che avevano bloccato agli altri bias l’accesso alla stanza in cui si trovava lui. Gong gi si voltò, osservando i membri uno per uno. Sentì il cuore sbriciolarsi dentro al petto non appena vide in che condizioni erano ridotti: Zico, Hyuna e CL avevano la pelle viola, trafitti dal freddo pungente; Suzy sorreggeva Bam Bam, immerso in una pozza di sangue; Jonghyun e Namjoon erano avvolti in un roseto che, con le sue spine, li aveva feriti in vari punti; Taeyeon, Niel e Joy erano ustionati; Victoria e Dowoon giacevano a terra, agitandosi meccanicamente in preda a degli spasmi; LE e Jooheon avevano il corpo ricoperto di botte; Jun.k e Himchan erano stremati e ricoperti di terra, quasi irriconoscibili; infine, Eunhyuk e Donghae giacevano a terra inermi, con gli abiti inzuppati d’acqua ed il respiro quasi fermo. Gong gi non riuscì nemmeno a muovere un muscolo che Kai la afferrò per il collo, stringendo con tutta la forza che aveva in corpo. Prontamente, Sehun gli puntò il machete alla gola, intimandolo a lasciarla andare. La rabbia improvvisa che sentì in quel momento lo fece respirare affannosamente, lasciando che i pori della sua pelle sprigionassero un’aria calda. I piedi di Gong gi avevano perso il contatto col terreno e si dimenavano in un disperato tentativo di liberarsi da quella presa mortale. Kai avvicinò le labbra al suo orecchio, sussurrandole le ultime parole prima di scaraventarla a terra, facendole perdere i sensi, e teletrasportarsi lontano da lì.
“Buona fortuna, Capitano. E mi raccomando, non dimenticarti del nostro patto.”
Rimasto l’unico in salute, Sehun si diede un’occhiata intorno. Non aveva la minima idea di cosa fare, era nel più totale panico. Le gambe sotto di lui tremavano nervosamente e i suoi occhi passavano da una persona all’altra, guardandoli tutti ma vedendone nessuno. Improvvisamente, il suo sguardo si posò su di una luce che proveniva dallo schienale del trono su cui sedeva Kai. La luce fioca delineava la figura di un unicorno. Sehun si avvicinò lentamente a quel bagliore, sfiorando con due dita quell’immagine. Al suo tocco, l’unicorno sprigionò una luce potentissima che invase l’intero labirinto, abbattendone le pareti. Dopo un tempo quasi interminabile, Gong gi schiuse le palpebre, trovando tesa davanti a lei la mano di Eunhyuk che la aiutò ad alzarsi. La ragazza sbatté ripetutamente le palpebre, cercando di mettere a fuoco la scena che le si presentava di fronte: tutti i bias stavano alla grande ed avevano preparato l’accampamento per la notte. Il labirinto era scomparso e, alle sue spalle, la BiasList era ancorata proprio come l’avevano lasciata quella mattina. Se la prima luce che li aveva travolti li aveva intrappolati nel labirinto infernale, la seconda luce gli aveva donato una guarigione istantanea. Ignorando la differenza di grado tra lei e i suoi pirati, il capitano li abbracciò uno ad uno, stritolandoli quasi per la gioia di vederli di nuovo in piedi. Trovatasi nuovamente davanti ad Eunhyuk, esitò a stringerlo a sé dato che la sua camicia si trovava appesa ad un ramo in attesa che si asciugasse. Seppur in imbarazzo, l’ultimate la strinse tra le sue muscolose braccia, lasciandole un lungo bacio sui capelli. Dietro di lui, le mani di Gong gi vagavano per aria, indecise se posarsi o meno su quella schiena nuda, per ricambiare l’abbraccio. E, tra le risate soffocate della ciurma, si concluse la prima giornata nell’Isola dei Bias Traditi.

Curiosità: Gong gi non è un nome scelto a caso. Essendo il mio nome Ilaria, ho scelto questo nome perchè "gong gi" in coreano significa "aria".
Dunque dunque, siamo finiti nel labirinto di Overdose, attaccati dai vari elementi degli EXO (sì, tutti e 12.) ^^ Chissà cosa ci aspetterà nel nuovo capitolo ;)
Vi ricordo che potete trovare, in contemporanea con i nuovi capitoli, il diario di bordo di BamBam :D
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***




Nota: dedico questo capitolo ad Elis;) so che mi odierai, ma dettagli-- Image and video hosting by TinyPic




 
 
 
Capitolo 9
 
“Yah ma così non vale!”
Jiyong lanciò le carte che teneva saldamente in mano sul tavolo da gioco.
“E’ così facile vincere contro di te! Non c’è neanche gusto!” lo derise l’altro, raccogliendo le carte e facendole scorrere velocemente tra le sue mani, mescolando per bene il mazzo. Jiyong sbuffò, arricciando le labbra in un broncio annoiato. Com’era possibile che avesse sempre lui la mano fortunata?
“Hai perso ancora, oppa?” Gong gi sorrise tra le parole, entrando nella stanza e sedendosi accanto all’ultimate. Jiyong la guardò mantenendo l’espressione imbronciata e facendole intuire che si, aveva perso per l’ennesima volta.
“Non è colpa sua, capitano.” lo difese l’altro “La verità è che la fortuna gira sempre dalla mia parte!” concluse, ridistribuendo le carte ed alzando un sopracciglio nei confronti della ragazza, domandandole col pensiero se voleva unirsi a loro. Gong gi rise rumorosamente, allungando una mano per farsi dare il suo mazzo di carte.
“Fortuna? Davvero? Ma se lo sappiamo tutti che bari!” lo accusò lei, allargando le carte tra le dita. Lui arrossì, sorridendo. Anche Jiyong sapeva che lui era un abile baro, ma era convinto che sarebbe riuscito a batterlo lo stesso, prima o poi.
“Questo lo dite voi. A te l’onore di iniziare la partita, Capitano.” le sorrise dolcemente, tenendo erette le braccia davanti a sé e badando bene di non far scivolare le carte fortunate che aveva nascosto nella manica del cappotto.

Gong gi sbarrò improvvisamente gli occhi. Il fruscio delle foglie aveva interrotto bruscamente quel suo ricordo celato dietro ad un sogno. Le era parso tutto talmente reale che si sentì disorientata non appena i suoi occhi ebbero messo a fuoco il luogo in cui si trovava. Portò le coperte fin sopra il naso, tentando di ripararsi sia dal freddo della notte, sia dal suo passato, che era appena andato a farle visita. Non riusciva a smettere di pensare a quel sogno, continuava ad agitarsi sotto le coperte, rotolando da un fianco all’altro in cerca di un po’ di serenità. Decise di alzarsi ed uscire dalla tenda: prendere un po’ d’aria le avrebbe fatto bene. Si alzò silenziosamente e raggiunse l’uscita, scavalcando le ragazze rannicchiate lungo il suo cammino. Non appena scostò il tessuto per uscire, sentì una brezza rigenerante accarezzarle il viso. Respirò a pieni polmoni, sentendosi finalmente un po’ meglio. Avanzò di qualche passo, raggiungendo Jooheon che sedeva su un tronco spezzato a qualche metro di distanza dalla loro tenda. Avevano deciso di darsi il turno per fare guardia durante la notte e, in quel momento, toccava a lui e Sehun.
“E’ già ora del cambio guardia?” chiese il ragazzo, vedendola avvicinarsi a lui. Gong gi scosse la testa, sbadigliando.
“No, sono solo uscita a prendere una boccata d’aria.” lo tranquillizzò, fermandosi in piedi di fronte a lui.
“Brutto sogno?” per la sua ciurma Gong gi era ormai un libro aperto.
“Brutto ricordo.” sospirò, guardando istintivamente i suoi stessi piedi. Jooheon le sorrise tristemente, picchiettando la mano sul tronco per farla sedere accanto a lui. Il capitano si stropicciò gli occhi e si sedette sul tronco, sbadigliando un’altra volta.
“Posso farti una domanda?” gli chiese poi, affondando la testa nel cappotto per ripararsi dal freddo. Jooheon annuì, prestandole tutta la sua attenzione.
“Quando ho convocato la ciurma alla locanda per dare inizio alla missione, tu, Bam Bam e Dowoon non eravate stati chiamati. Voi non siete Bias Traditori, quindi avevamo deciso di non farvi sapere nulla in modo da tenervi al sicuro. Ma allora, perché vi siete presentati? Chi vi ha fatto sapere della convocazione? Non fraintendermi, vi sono grata per la vostra presenza e fedeltà, è solo che…speravo che non dicendovi nulla vi avrei risparmiato tutto questo, ecco.”
Jooheon inspirò ed espirò un paio di volte, pesando parola per parola ciò che stava per dirle. Aveva giurato che non le avrebbe mai detto il perché della loro presenza, ma se non l’avesse fatto lui in quel momento, sarebbe prima o poi sfuggito sicuramente a Bam Bam.
“Un giorno stavo girovagando per il porto di Montown e sono stato avvicinato da una persona che conoscevo. Mi ha chiesto di berci qualcosa insieme ed io ho accettato. Siamo andati in una locanda lì vicino e ci siamo fatti un paio di birre. Mi sentivo un po’ a disagio, devo ammetterlo, ma sapevo che, se era lì, un motivo c’era. E quel motivo eri sicuramente tu. Dopo aver parlato di varie cose, finalmente mi ha spiegato il perché di quel nostro incontro, apparentemente casuale. Mi ha mostrato la tua lettera di convocazione e mi ha ordinato di presentarmi con Bam Bam e Dowoon.”
“Ordinato? Jooheon, gli unici ordini a cui dovete rispondere sono i miei.” tuonò la ragazza, sbarrando gli occhi per lo stupore.
“In mancanza del capitano, però, dobbiamo rispondere al suo vice.”
A quelle parole Gong gi sentì scorrere un brivido lungo la schiena. L’unica persona che, oltre a lei, aveva potere sulla ciurma era lui: l’ultimate.
Posando lo sguardo sul piccolo fuoco che li stava riscaldando, Jooheon proseguì il suo racconto.
“Inizialmente ci sono rimasto un po’ male perché mi sentivo…come posso dire…escluso dalla ciurma. Ma quando lui mi ha spiegato che missione avevi in mente, ho capito da solo che il tuo era un tentativo di proteggerci. Gli ho dato la mia parola che ci saremmo presentati alla locanda e che saremmo salpati con voi.”
“Non riesco a capire…non ti ha detto perché vi voleva a bordo?”
“Mi ha solo detto che, nel caso in cui lui avesse dovuto lasciarti sola per qualche ragione, avremmo dovuto essere al tuo fianco, colmando la sua mancanza.”
Gong gi sospirò, guardando per un istante la luna piena. Perché Eunhyuk gli aveva detto questo? Perché mai avrebbe dovuto lasciarla sola?
“Capitano…se dovesse mai veramente lasciarti…so che non potrei mai sostituirlo, ma giuro su dio che mi impegnerò al massimo perché ogni tuo giorno senza di lui sia un giorno un po’ meno triste.” disse il ragazzo, con un filo di voce. Il capitano gli sorrise amorevolmente prima di appoggiare la testa sulla sua spalla destra. Anche se non riusciva a capire a cosa si riferisse l’ultimate, sapere che Jooheon sarebbe rimasto sempre e comunque al suo fianco la rassicurò molto. Chiuse gli occhi per un istante, stringendosi un po’ di più al suo bias. Nonostante non fosse stata lei a convocarli, era grata che i tre fossero lì con il resto della ciurma. Nella tranquillità di quel momento, un grido femminile squarciò il silenzio della notte, facendoli scattare velocemente in piedi e correre in direzione dell’urlo. Percorsi pochi metri, arrivarono all’entrata della tenda in cui dormivano i ragazzi e a cui stava facendo guardia Sehun.
“Che è successo? Chi ha urlato?” chiese allarmata Gong gi, respirando affannosamente. L’unica persona sveglia davanti a loro era proprio Sehun.
“Scusate, non volevo spaventarvi. Ho visto un cespuglio muoversi ed ho gridato, ma mi sono accorto che era solamente un coniglio.” li tranquillizzò. Gong gi e Jooheon si guardarono per un istante, mordendosi le labbra per non farsi scappare una risata: pensavano che fosse stata una delle ragazze ad urlare in quel modo. Ops.
“Non fa niente Sehun, l’importante è che sia stato solo un coniglio.” le parole le uscirono a fatica tra uno sbadiglio e l’altro.
“GONG GI AH, CHE E’ SUCCESSO? PERCHE’ HAI URLATO?” l’espressione di Zico era tremendamente preoccupata. Sehun aveva svegliato tutti i ragazzi con quel suo strillo improvviso.
“Va tutto bene Zico, torna pure a dormire.” lo rassicurò lei, sorridendogli dolcemente.
“Avete detto che c’era un coniglio, vero? Avete visto dov’è andato per caso? Voglio vederlo!” Bam Bam vagava come un bambino in cerca di caramelle, circumnavigando la tenda da cui era appena uscito ed affondando la testa in ogni cespuglio in cerca di quell’animaletto.
“Capitano, se riesco a prenderlo posso tenerlo?” le sue pupille si erano allargate fin quasi a coprire l’iride. Gong gi annuì, sicura che non sarebbe mai riuscito ad acciuffarlo. Mentre i ragazzi tornavano beatamente a ronfare, Bam Bam continuò la sua ricerca, squittendo. Vedendolo in disparte, Gong gi si avvicinò a lui e, con la scusa di aiutarlo a cercare il coniglio, lo ringraziò per essere salpato con loro.
“Non devi ringraziarmi capitano. Anche se Eunhyuk non me l’avesse ordinato, sarei salpato lo stesso.” improvvisamente si tappò da solo la bocca, maledicendosi per le parole che ne erano appena uscite. Gong gi gli sorrise, spiegandogli che Jooheon le aveva già raccontato tutto. A quelle parole il ragazzino lasciò andare un sospiro che gli svuotò quasi i polmoni.
“Menomale che non sono stato io a dirtelo. Sai, Eunhyuk hyung ha detto che se ti avessi rivelato il nostro discorso mi avrebbe tolto gli occhi e c’avrebbe giocato a biglie.”
Gong gi non poté trattenere una risata spontanea.
“Non preoccuparti, farò finta di essere all’oscuro di tutto.” lo tranquillizzò. Mentre parlavano tra loro, Bam Bam separò con le mani i rami di un cespuglio, intravedendo nel buio due orecchiette grigie e pelose.
“L’ho trovato noona!” gioì, affondando il braccio ed estraendo il coniglio dal cespuglio. Lo tenne saldamente per le orecchie, accarezzandogli con un dito il musetto.
“Ahw, è veramente adorabile!” anche se, inizialmente, Gong gi non aveva davvero intenzione di portarsi dietro quella bestiola, stava decisamente cambiando idea.
“L’avete preso? Oddio ma è così carino!” Sehun si accucciò accanto a loro, accarezzando con due dita il nuovo cucciolo. Talmente intenti ad ammirare la bestiola, i tre non si accorsero dell’arrivo di Eunhyuk alle loro spalle.
“Che state facendo?” chiese, vedendoli improvvisamente balzare in aria per lo spavento.
“Yah che paura!” Bam Bam si portò la mano libera sul cuore, rallentandone i battiti, porgendo poi l’altra mano con cui reggeva il coniglio al maggiore. Eunhyuk accarezzò l’animale e, sorridendo, disse ai tre di restituirgli la sua libertà. Non vedendo alcuna reazione da parte dei compagni, il biondo staccò lo sguardo dal coniglio e lo posò prima su Bam Bam, poi su Sehun ed infine su Gong gi.
“Non avete intenzione di tenerlo, vero?” ebbe quasi paura di porgli quella domanda. Ed infatti, i tre annuirono in sincronia. “State scherzando? Che ce ne facciamo di un coniglio?!”
“Non possiamo lasciarlo qui da solo.”
“Ci farà compagnia.”
Le giustificazioni di Bam Bam e Sehun non avevano senso. Eunhyuk ripose dunque le sue speranze su Gong gi.
“Stai davvero pensando di tenerlo?” le chiese, appellandosi alla sua professionalità. Gong gi rifletté forse un istante prima di sputargli addosso un convinto e definitivo “Si.”.
Prima che Eunhyuk potesse dire qualcosa, un tuono frantumò la tranquillità della notte. Delle nuvole grigio scuro avevano completamente ricoperto il cielo, privandoli della fioca brillantezza della luna piena. Gong gi invitò tutti a rientrare velocemente nelle tende, anche i bias che erano incaricati di fare la guardia: di lì a poco, la pioggia avrebbe reso ancora più fredda quella serata.
"Capitano..." Dowoon era avvolto nella sua coperta e la sua voce tremolante si perdeva nella brezza marina.
"Dowoon torna dentro, sta per cominciare a piovere, se resti qui fuori ti inzupperai!" Gong gi lo coprì per bene con la coperta, lasciando scoperti solo gli occhi, ma il ragazzino scosse la testa. Il suo sguardo di terrore si gonfiò improvvisamente di lacrime.
"Capitano..." balbettò tra i singhiozzi "Ho paura..."
"Paura di cosa?" Nel vederlo così Gong gi sentì il cuore salirgli in gola.
"...del temporale. I fulmini...fanno male capitano. Io...non voglio essere colpito ancora." faticò a finire la frase. Ciò che aveva subito nel labirinto l'aveva traumatizzato, rendendogli impossibile dormire sotto un temporale. Gong gi lo abbracciò forte, accarezzandogli i capelli. Si sentiva tremendamente in colpa per quello che aveva dovuto affrontare ed ora si sentiva in dovere di proteggere il suo bias. 
"Non preoccuparti, troverò un posto più sicuro dove ripararci. Ora torna dentro e di a tutti di preparare le loro cose e di smontare le tende. Ti porto via da qui." 
Dowoon obbedì, andando ad avvertire anche le ragazze che si trovavano nell'altra tenda. Gong gi chiamò a sé Sehun, chiedendogli se, perlustrando la zona, avesse trovato qualche posto in cui avrebbero potuto ripararsi meglio. Sehun ci pensò un paio di minuti prima di indicargli una grotta ad una dozzina di metri di distanza dal loro accampamento. Anche se l'aveva vista, aveva preferito non addentrarsi. Non da solo almeno. Senza indugiare, il capitano ordinò di recuperare le loro cose e raggiungere la grotta, sperando di non trovare brutte sorprese all'interno dell'oscuro rifugio scavato nella roccia. Sopra di loro i tuoni si fecero più forti, intimandoli a velocizzare i movimenti. Dopo aver raccolto i suoi pochi averi, Gong gi prese istintivamente per mano Dowoon e si fece guidare da Sehun verso la grotta. In pochissimo tempo la raggiunsero e non esitarono ad entrarci. Avanzarono illuminando con le torce la strada davanti a loro, mantenendo un pesante silenzio per individuare eventuali pericoli. Tutto era all’apparenza tranquillo lì dentro e questo li mise ancor più sull’attenti.
“Solo io penso che ci sia qualcosa di strano? Insomma, prima un labirinto infernale ed ora una grotta senza nemmeno un pipistrello assassino? Io suggerisco di non proseguire oltre ed accamparci qui prima che WAH ODDIO CHE SCHIFO!!” i brontolii di Zico rimbombarono per tutta la lunghezza del tunnel, attirando l’attenzione di tutti.
“Che ti è preso?!?” immediatamente le torce di tutti erano puntate su di lui.
“QUALCOSA HA CAMMINATO SOPRA I MIEI PIEDI!” strillò, guardandosi ossessivamente gli scarponi. Niel e CL, che erano accanto a lui, puntarono le torce prima a destra e poi a sinistra illuminando, in un angolo della galleria, un gruppetto di conigli ammassati l’uno sull’altro.
“Era solo un coniglio. Fifone.” lo derise CL, facendo scontrare volutamente le loro spalle mentre riprendeva il cammino. Zico sospirò profondamente, rallentando i battiti cardiaci. Il suo grido, però, aveva attirato l’attenzione di qualcuno…
“Yah, questa umidità è così fastidiosa!” borbottò Suzy, districandosi i capelli con le dita.
“Mai quanto te!” l’ironia nell’affermazione di Jun.k era quasi inesistente.
“Perché devi essere sempre così antipatico, Jun.k?” lo rimproverò Jonghyun, ricevendo un brontolio incomprensibile in risposta.
“Finché siamo tutti riuniti, io, Niel e Donghae dobbiamo mettervi al corrente di una cosa!” sbraitò Himchan, richiamando a sé l’attenzione di tutti.
“E’ successo qualcosa?” chiese Eunhyuk, visibilmente preoccupato. Donghae scosse velocemente la testa, donandogli un tenero sorriso.
“Nulla di grave, abbiamo solo pensato ad una cosa!” gli rispose.
“Ecco spiegato il diluvio universale che c’è là fuori!” servì una gomitata sul fianco da parte di Joy per zittire il solito insopportabile Jun.k .
Himchan raccolse più fiato possibile prima di dar loro delle spiegazioni.
“Abbiamo pensato che, come ogni crew che si rispetti…”
“Non siamo una crew.”
“…ok si beh…come ogni gruppo che si rispetti, abbiamo bisogno di un segnale!”
“Di fumo?”
“Anyia! Un segnale in codice!”
“Da quando le crew hanno segnali in codice?!”
“Non siamo una crew, l’avete detto voi.”
La ciurma era parecchio confusa a riguardo. Perché mai avrebbero dovuto aver bisogno di un segnale in codice? E, soprattutto, che tipo di segnale avevano in mente?
“Gong gi” intervenne Niel “ognuno di noi tre ha pensato ad un segnale, ma abbiamo deciso che dev’essere la maggioranza a scegliere qual è il migliore! Che ne pensi, capitano?”
“…aiuto.”
“Vediamo un po’ questi segnali!” disse Zico, incrociando le braccia sul petto e lasciando comparire sul suo volto un sorriso già divertito.
“La mia proposta è questa!” Himchan avanzò di un paio di passi, si piegò a terra ed eseguì un paio di flessioni al grido di “ONLY ONE SHOT! ONLY ONE SHOT!”.
“Io questo non lo faccio.” quasi in coro, le ragazze bocciarono la prima proposta.
“Ora la mia!” Niel agitò improvvisamente le mani, incrociandole davanti al petto al ritmo di “JANGNAN ANIEYO, JANGNAN ANIEYO, JANGNAN ANIEYO”.
“Questa mi piace!” Taeyeon approvò la proposta di Niel, che la ringraziò con entrambi i pollici all’insù.
“E la tua, Donghae?” chiese CL, sperando forse in qualcosa di meglio. Il ragazzo portò gli indici ai lati della sua testa, puntandoli verso l’alto. Alternandoli, li mosse avanti ed indietro, quasi fossero due orecchie, sussurrando un flebile “CHOKI CHOKI CHOKI WA!”.
“A me piace.” mentì l’ultimate.
“E ti pareva.” non si stupì Jun.k .
“Non è male.” esclamò Gong gi, mentendo.
“OTP.” tossì Hyuna.
“Approvo!!” strillò Sehun.
“…maledetto sfascia-OTP…” sussurrò il capitano, bruciando il ragazzo con lo sguardo.
“Anch’io voglio proporre qualcosa!”
“BAM BAM, NO!!!!!!!!” per una volta erano tutti d’accordo su una cosa. Il ragazzino mise il broncio, mostrando poi ad LE ciò che aveva in mente: pugni ben serrati davanti a sé, gambe divaricate, sguardo perso verso il cielo e movimento da destra a sinistra, con in sottofondo un “UHUHUH UHUHUHUHUH.”
Nel silenzio imbarazzante che si era creato, Donghae iniziò a contare qualcosa sulle dita. Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse che gli altri avevano ripreso il cammino.
“Hae ah, attento a non perderti!” lo richiamò Eunhyuk, agitando per aria la mano in modo da attirare la sua attenzione.
“Hyukjae ah, HO VINTO IO!” gioì il moro, sentendosi piombare addosso gli sguardi perplessi di tutti. “Himchan ha ricevuto zero voti, Niel uno ed io ben tre!! Ho vinto io! Il nostro segnale in codice sarà Choki Choki Choki Wa!” ai lati delle orecchie, le sue dita si muovevano una avanti e l’altra indietro, accompagnate da dei saltelli sul posto.
Il clima di demenza che si era creato, però, cambiò bruscamente.
“Capitano, guarda lì!” sussultò Victoria, indicando a Gong gi la luce di una lanterna che proveniva dalla direzione verso cui stavano andando. La ragazza impugnò immediatamente la sua spada, scostando con un braccio Dowoon in modo che si posizionasse dietro di lei. Contemporaneamente, anche il resto della ciurma si armò, lasciando che l’eco dello stridio di spade e lo scattare dei caricatori delle pistole tuonasse nell’intera grotta. Rimasero immobili, seguendo con lo sguardo il bagliore che aumentava man mano che la persona dall’altra parte avanzava verso di loro. Non appena videro apparire una figura non molto alta ed avvolta in un cappotto beige strinsero la vista, cercando di riconoscere il loro avversario. Quando i suoi lineamenti si fecero più chiari, il gruppo reagì allo stesso modo, quasi si fossero fusi in un’unica persona: occhi sbarrati, bocca spalancata e armi ancora più salde tra le mani.
“Gong gi! Ah, non avrei mai immaginato di rivederti! O, almeno, non qui!” il ragazzo allargò le braccia non appena riconobbe quello che era stato il suo capitano, desideroso di stringerla finalmente in un abbraccio. Dall’altra parte, Gong gi gli puntò la lama della sua spada al centro esatto del petto, mantenendo la distanza tra loro.
“Sei solo?” lo interrogò, senza abbassare la guardia. Il ragazzo annuì, tenendo le braccia spalancate.
“Sei armato?” questa volta scosse la testa, mostrandole che non aveva alcun tipo di arma addosso. Ma la fiducia che Gong gi riponeva in lui in quel momento era talmente poca che, con un cenno, ordinò a Jonghyun di perquisirlo.
“Cosa c’è alla fine del tunnel?” chiese, tenendo la spada puntata sul suo petto. Il ragazzo sorrise amichevolmente, distendendo il braccio sinistro verso la direzione da cui era arrivato, invitandoli così ad avanzare per scoprire loro stessi cosa c’era al centro della grotta. Gong gi lo fece camminare davanti a loro, puntando questa volta la lama sulla sua schiena.
“Capisco il vostro essere malfidenti, ma tranquilli, non ho intenzione di farvi del male. Anzi, da quando avete messo piede in questa grotta siete diventati miei ospiti. Quindi prego, accomodatevi.”
Dopo svariati metri, davanti ai loro occhi si presentò un ambiente accogliente, con un fuoco caldo e delle coperte raggomitolate in un angolo. Vi era addirittura un tavolo in legno, con una ciotola e delle posate costruite intrecciando tra loro dei piccoli rami. Quella grotta era diventata la sua casa, il suo riparo, ma tutta quella normalità era fin troppo strana.
“Siete scappati dal temporale, vero? Capitano spesso dei forti acquazzoni da queste parti, per questo ho fatto di questa grotta la mia abitazione. E’ un po’ umida, lo so, ma sempre meglio di nulla, non trovate?” sistemò con cura l’ammasso di coperte che dovevano essere state il suo letto e li fece accomodare intorno al fuoco, perché si riscaldassero un po’ le ossa. Nessuno della ciurma, però, ripose la propria arma nella custodia.
“Avete fame? Posso prepararvi un po’ di zuppa o del pesce se preferite. Ho anche dell’acqua potabile nel caso in cui…”
“Andiamo YoungJae, dove sta la fregatura?” Himchan tentò oralmente di strappargli di dosso quella maschera di normalità, ma il Bias Tradito lo guardò con sguardo interrogativo. Era davvero tutto tranquillo?
“Non c’è nessuna fregatura, Himchan. Capisco che dopo il vostro incontro con Kai siate restii a fidarvi di me, ma davvero, non c’è nulla da temere. Noi Bias Traditi non siamo tutti uguali.” mentre parlava, YoungJae trafficava sul tavolo, preparando un po’ di ciotole con della zuppa di verdure e infilzando su dei rametti alcuni pesci che avrebbe poi arrostito sul fuoco.
“So che non è semplice chiedervi di fidarvi di me, ma posso dimostrarvi che non mento. Se avessi voluto farvi del male, non vi starei preparando del cibo caldo, non credete?” disse, distribuendo prima alle ragazze la zuppa calda. Gong gi la tenne tra le mani, sentendo come il calore del pasto stava sciogliendo le sue dita congelate dal freddo.
“Hai ragione. Ma sai, fidarsi è bene, non fidarsi è d’obbligo.” il capitano gli porse la sua ciotola invitandolo a bere per primo. Le zuppe venivano dallo stesso pentolone in legno, quindi, se ci fosse stato del veleno dentro, non avrebbe avuto scampo nemmeno lui. Senza battere ciglio, YoungJae bevve un sorso, passandosi poi la lingua sugli angoli della bocca. La zuppa era solo zuppa. Tutta la ciurma fissava Gong gi, aspettando che gli desse il permesso di mangiare. Erano stanchi, infreddoliti ed affamati e non potevano chiedere di meglio che l’ospitalità che gli era stata data. Il capitano gli concesse di cenare, o fare colazione, dato che nessuno di loro sapeva esattamente che ora fosse. I bias annegarono nella zuppa, chiedendo bisognosi il bis. YoungJae non se lo fece ripetere due volte e riempì nuovamente le loro ciotole, sorridendogli. Gong gi continuava a mischiare il suo primo piatto di zuppa, cercando un pericolo inesistente. Di fronte a lei, Himchan faceva la stessa identica cosa: loro due conoscevano YoungJae come le loro stesse tasche ed erano evidentemente gli unici a trovare ancora quella situazione fin troppo tranquilla.
“Non hai fame, capitano?” chiese il Bias Tradito, fermatosi di fronte a Gong gi. La ragazza gli restituì la ciotola completamente piena, se non per il sorso bevuto da lui stesso poco prima.
“Non molta, ma grazie lo stesso.” al suo sorriso finto YoungJae rispose con un’espressione sinceramente triste.
“C’è qualcos’altro che posso fare per te? Posso darti un po’ d’acqua, una coperta, una…”
“…spiegazione?” YoungJae poteva sentire lo sguardo del capitano perforargli il cervello.
“Di che spiegazione hai bisogno?”
“Perché non ci hai ancora uccisi?” la domanda di Gong gi poteva sembrare quasi assurda, se solo non avessero rischiato grosso nel labirinto. YoungJae rimase in piedi di fronte a lei, sentendosi quasi offeso da quelle parole.
“Perché non ne ho motivo. Uccidervi non mi riporterà a bordo, quindi perché mai dovrei farlo? Anche se sono qui, non provo rancore nei vostri confronti. Ogni Bias Tradito, nel momento in cui viene sbattuto in questo angolo del mondo, deve fare una scelta: adattarsi o vendicarsi. Là fuori molti di loro cercheranno di uccidervi, e qualcuno di loro sicuramente ci riuscirà. Ma ci sono delle eccezioni. Ed io sono una di queste.”
“Stai dicendo che hai davvero intenzione di aiutarci?” intervenne l’ultimate. YoungJae annuì, abbozzando un sorriso.
“Per quel poco che potrò esservi d’aiuto…” sussurrò, iniziando a raccogliere le ciotole vuote “…posso chiedervi una cosa?”
“Chiedi pure.” stranamente, Gong gi stava iniziando a dargli davvero ascolto.
“Come siete arrivati fin qui? E soprattutto…perché mai?” dopo aver riordinato le posate, si sedette tra loro, intorno al focolare. Eunhyuk si sbottonò la camicia, raccontandogli di come quella bussola era apparsa nel suo petto e li aveva guidati all’isola.
“Anche in questo momento sta puntando verso una direzione! Wow…è davvero una cosa strana. Volete raggiungere il centro dell’isola? È questa la vostra missione?” chiese ingenuamente. Gong gi scosse la testa.
“Vogliamo trovare Jiyong.”
A quelle parole YoungJae aggrottò le sopracciglia.
“Perché? Lo volete indietro? Non è un Bias Tradito come noi?”
“Lui era l’ultimate. E l’isola me l’ha portato via nel momento in cui…” il capitano lasciò cadere la frase nel vuoto, posando il suo sguardo su Eunhyuk. YoungJae capì immediatamente la situazione.
“Se le cose stanno così, vi aspettano giorni difficili. Domani mattina vi preparerò delle provviste da portare con voi, così non rischierete di morire di fame.” Il ragazzo si stava dimostrando sinceramente gentile nei loro confronti.
Senza abbassare la guardia, Gong gi aveva preso a parlare con il suo vecchio bias, raccontandogli che cosa era accaduto a bordo da quando lui se n’era andato. Sentirlo così vicino le fece provare qualcosa di inspiegabile, quasi una sensazione di vuoto proprio sulla bocca dello stomaco. YoungJae le stava mancando?
“Aaah, mi sarebbe piaciuto così tanto vivere queste avventure con voi! È un peccato che io non sia stato quello giusto per te…per la BiasList.” Gong gi si morse a sangue un labbro. Si sentiva stranamente in colpa per quella situazione. Ma non era stata una sua scelta. Era stata la nave a decidere. È sempre la nave a decidere.
“YoungJae hyung, ho una cosa da chiederti!” Bam Bam, che aveva appena finito di esplorare ogni angolo della grotta, gli si avvicinò, aprendo leggermente il suo borsello. Il maggiore allungò il collo, in un timido tentativo di sbirciare dentro alla sua borsa.
“Abbiamo trovato questo coniglio tra i cespugli, ma se là fuori è pericoloso come hai detto, non me la sento di portarlo con noi.” afferrò saldamente il coniglietto per le orecchie e lo estrasse dal borsello. YoungJae lo accarezzò dolcemente, rassicurando il minore.
“Lascialo pure qui, me ne occuperò io! Ce ne sono così tanti qui dentro. Uno in più mi fa solo compagnia.”
Con un sorriso a sessantadue denti, il ragazzino lasciò andare l’animale, guardandolo saltellare via.
Nel momento in cui la ciurma stava iniziando a sentirsi a proprio agio, però, si udirono dei passi pesanti provenire dal tunnel. Gong gi balzò in piedi, atterrando con un pugno YoungJae, che cadde a pochi centimetri dal fuoco in cui stava arrostendo il pesce. Il capitano gli piombò sopra, poggiandogli la lama sulla gola e gridando a pochi centimetri dal suo viso.
“Avevi detto che eri solo!! Cosa c’è nel tunnel?! Parla!”
YoungJae alzò le mani, spiegandole balbettando che non doveva aver alcun timore.
“S-sono i conigli.”
“Conigli?! Non sono stupida, dovresti saperlo. Che genere di coniglio è così grande da fare dei passi così rumorosi?” i passi si fecero sempre più forti, portando la ciurma ad armarsi nuovamente. Non appena i conigli arrivarono di fronte a loro, YoungJae corresse la sua affermazione.
“S-sono i Matoki.”
Alti quasi un metro, Dadamato e Kekemato si fermarono immediatamente, spaventati dai nuovi ospiti.  Nel vederli, Himchan si diresse a passo spedito verso YoungJae, spostandogli bruscamente Gong gi di dosso e trascinandolo in piedi per il colletto del cappotto.
“DOV’E’ TATSMATO? CHE GLI HAI FATTO?!” le sue grida perforarono i timpani del ragazzo che aveva di fronte.
“Non gli ho fatto niente, Himchan! E’ fuori, a fare la guardia con gli altri Matoki! Si danno il turno per sorvegliare l’area, proprio come voi! Non sono io che ho deciso di finire in questo posto, mi sto solo adattando alla situazione! E’ colpa tua se mi trovo qui ora, quindi vedi di darti una calmata! E mettimi giù subito!”
Himchan non se lo fece ripetere due volte e lo scaraventò a terra, facendogli inalare la sabbia.
“Mi stai dicendo che questi esseri sono innocui?” chiese Zico, tenendo il fucile puntato in fronte ad uno dei due Matoki. YoungJae annuì, chiedendo a Gong gi di ritirare i suoi uomini. La ragazza richiamò la ciurma, che tornò a sedersi attorno al fuoco, seguendo con la coda dell’occhio lo spostamento degli animali.
“Non puoi pretendere che ci fidiamo cecamente di te, YoungJae.” gli disse poi, infilando la spada nel fodero. Il moro si scrollò la sabbia dai vestiti, borbottando.
“No, questo no. Ma non puoi pretendere che mi faccia trattare in questo modo in casa mia.” effettivamente aveva ragione.
“Da cosa ti stanno proteggendo?” lo interrogò Himchan. Se i Matoki erano di guardia, lì fuori c’era sicuramente qualcosa di cui lo stesso YoungJae aveva paura.
“Da nulla, in realtà. Non so che cosa ci sia là fuori perché, da quando sono arrivato sull’isola, non sono mai uscito da qui. Chiedo loro di fare la guardia perché io stesso ho paura dell’isola, degli altri bias.”
“Stai dicendo che i Bias Traditi vagano liberamente per l’isola?” intervenne CL. YoungJae scosse la testa.
“Non ne hanno mai visto uno da queste parti. Ma, come dite voi, fidarsi è bene, non fidarsi è d’obbligo.”
“Pensi che potrebbero farti del male?” Gong gi iniziò a preoccuparsi ancora di più, se possibile.
“Loro forse no. Ma vi avranno preparato così tante sorprese nell’isola che non vorrei mai incappare in una di queste.”
Stanchi per la rocambolesca notte trascorsa, i bias chiesero di poter riposare un paio d’ore. YoungJae ordinò ai due Matoki di distribuire loro delle coperte, in modo che stessero ancora più caldi. Himchan e Gong gi continuavano a fissarlo, cercando di leggere sul suo volto se davvero era dalla loro parte oppure no. Gli aveva offerto cibo, acqua, coperte ed un riparo. Eppure, gli parve più strano quel comportamento rispetto agli istinti omicidi di Tiffany e ai sadici problemi mentali di Kai. Nonostante la calma che regnava, Gong gi ed Eunhyuk non riuscirono a chiudere occhio. YoungJae non si era addormentato con loro, anzi, era intento a preparargli le provviste che gli aveva promesso per il giorno dopo. Con lui ancora sveglio, i due non si fidarono ad addormentarsi completamente. Erano distesi l’uno di fronte all’altra, dandosi quasi il turno per riposare, in modo che uno dei due fosse sempre rimasto a vegliare sugli altri.

“Gong gi ah, corri!”
I loro piedi si muovevano così velocemente che gli parve quasi di prendere il volo, come fossero aquiloni.
“YAH, non ce la faccio più!” la ragazza poteva sentire le sue gambe sciogliersi ad ogni passo, ma si stava divertendo così tanto che non le sarebbe nemmeno importato se fosse inciampata. “Oppa! Rallenta!”
YoungJae diminuì la sua velocità, allungando il braccio dietro di sé, in modo che il suo capitano potesse aggrapparsi a lui. Non appena sentì le loro mani intrecciarsi, la guidò fino a raggiungere la stanza in cui erano custodite le riserve d’acqua. I due si nascosero per bene dietro ad alcuni barili, coprendosi la bocca con entrambe le mani per non lasciarvi uscire nemmeno un lieve sospiro.
“SO CHE SIETE QUI! FARESTE MEGLIO AD USCIRE SUBITO, PRIMA CHE SIA IO A TROVARVI!”
A quelle parole, i fuggiaschi si fecero ancora più piccoli, trattenendo a stento delle risate. Un Jun.k inferocito e completamente ricoperto di farina stava per raggiungerli, ma ciò non li spaventava affatto: non era la prima volta che facevano uno scherzo ad un membro della ciurma, e nemmeno la prima volta che scappavano a tutta velocità per non essere presi.
“Vi troverò, non ho paura di andare lì fuori, e allora si che ci sarà da ridere, vedrete, voglio solo vederlo, starò attento, non preoccuparti.”

Gong gi aprì improvvisamente gli occhi. Di fronte a lei, Eunhyuk portò l’indice davanti alle sue labbra carnose, invitandola a rimanere in silenzio. Era successo di nuovo: i suoi ricordi, mascherati da sogni, erano tornati a farle visita. Questa volta, però, una voce più che reale si era fusa con i suoi pensieri.
“Non credevo nemmeno che potesse esistere. Ho sempre pensato che Tatsmato fosse solo un’immagine nella mia testa. Qualcosa che solo io potevo vedere. Invece, a quanto pare, non erano allucinazioni.” la voce di Himchan tremava inspiegabilmente. Il minore impiegò qualche minuto prima di rispondergli.
“Pensavo la stessa cosa anch’io. Ma poi sono finito qui, e ho capito che non ero un pazzo: Jokomato era sempre stato una parte di me, ma io non ero mai riuscito a vederlo chiaramente mentre ero a bordo.”
“Ho bisogno di vederlo, YoungJae.”
“Capisco. Se vuoi, è qui fuori. Anche quando fanno la guardia, non si allontanano molto, dovresti trovarlo con facilità. Sta attento, però. Tieni pronte le tue armi, non si sa mai.”
Gong gi ascoltò parola per parola ciò che i due si stavano dicendo. Himchan le aveva parlato spesso di quello strano coniglio che gli appariva, oramai, non solo in sogno. Da un lato era preoccupata che uscisse dalla grotta da solo, ma dall’altro era felice che, finalmente, Himchan avesse avuto l’occasione di conoscere Tatsmato e di scoprire, probabilmente, qualcosa in più su sé stesso. Anche se l’istinto la portava ad alzarsi e a seguirlo con una scusa qualsiasi, l’immagine di Eunhyuk di fronte a lei si faceva sempre più sfocata e le sue palpebre divennero troppo pesanti: era da giorni che non dormiva bene, e il suo corpo le stava chiedendo un po’ di riposo.

“GOOOAL!!” YoungJae percorse di corsa tutto il perimetro del ponte di coperta, esultando con le braccia al cielo.
“E’ stata tutta fortuna!” sbuffò Kai, recuperando il pallone di cuoio che era finito contro la porta dietro di lui, passandogli tra le gambe.
“Batti il cinque, compagno!” gridò CL, allungando la mano aperta verso YoungJae, che obbedì immediatamente, lasciando che lo schiocco tra i loro palmi perforasse i timpani dei suoi avversari.
“Aish, non ce ne va bene una, vero oppa?” Hyuna afferrò il pallone con entrambe le mani, sospirando.
“E’ il triste destino dei perdenti, cari miei.” ghignò YoungJae, pronto per continuare la partita. “Capitano! Capitano, guarda come li stracciamo! Capitano!”

“Capitano! Capitano, svegliati!!” la voce stridente di Suzy svegliò bruscamente Gong gi, riportandola alla realtà. Era finalmente mattina, ed era giunto il momento di riprendere il loro viaggio. La bionda si appoggiò sui suoi stessi gomiti, cercando di alzarsi da quel letto improvvisato. Si grattò la testa, sbadigliando più volte. Nonostante sbattesse ripetutamente le palpebre, faticò a mettere bene a fuoco le figure che si trovavano ad una dozzina di centimetri dal suo naso.
“Baby, sbrigati, dobbiamo uscire subito.” Zico aveva già recuperato lo zaino del suo capitano e non aspettò nemmeno un secondo di porgerglielo, obbligandola così ad uscire dal dormiveglia.
“Che…che è successo?” si stropicciò gli occhi, ancora intontita dal sonno profondo in cui era caduta.
“Himchan ieri notte è uscito a cercare Tatsmato, ma non ha ancora fatto ritorno. E’ da un po’ che i ragazzi e i Matoki lo stanno cercando, ma non hanno trovato né lui, né Tatsmato.” a Zico toccò il compito di raccontare ciò che era accaduto a Gong gi e, di conseguenza, di beccarsi i suoi insulti.
“Cosa?? Perché non mi avete svegliata prima?! Che diavolo stavate aspettando?! Yah, spostati! Vado a cercarlo!”
“Fermati, lascia che ti spieghi!” la sgridò Zico, afferrandola per un braccio e strattonandola leggermente “Non ti abbiamo svegliata perché non ce n’era bisogno. Himchan si è semplicemente allontanato un po’ troppo dalla grotta. Vedrai che li troveranno. YoungJae dice che probabilmente sono andati alla fonte, è un posto abbastanza lontano in cui Tatsmato va sempre. Così si spiegherebbe il loro ritardo. Stiamo semplicemente aspettando che gli altri ritornino qui, così da partire tutti insieme verso la fonte. YoungJae ci accompagnerà, non preoccuparti.”
“Non preoccuparti? Come puoi anche solo chiedermi di restare qui ad aspettare che gli altri tornino?!” gli strillò contro il capitano, ma Zico strinse ancor di più la presa, impedendole di dimenarsi.
“Calmati baby. Non serve a nulla dare di matto. Himchan si sa difendere, l’hai addestrato dopotutto, no?”
Nonostante fosse in disaccordo con lui, Gong gi cedette alla loro decisione. Si sedette su uno dei tronchi, sorreggendosi la testa con le mani. Vedendo un broncio spuntare sul suo viso, Joy si sedette accanto a lei, cercando di farle passare l’ansia.
“Unnie, stamattina abbiamo visto due nuovi Matoki, sai? Uno di loro aveva una specie di ciuccio disegnato sulla maschera. Era davvero adorabile! L’altro invece aveva una maschera a gas. Yah, era davvero inquietante!” le sue parole, però, cadevano nel vuoto: Gong gi era intenta a fissare YoungJae che, in piedi in un angolo, discuteva con CL. Davvero non c’era nulla da temere?
Improvvisamente, si udì un forte rumore di passi lungo il tunnel. Gong gi scattò in piedi non appena vide Eunhyuk, i quattro Matoki ed il resto della ciurma piombare nella stanza, se stanza si poteva chiamare.
“L’avete trovato?” non seppe nemmeno lei perché quelle parole le uscirono dalla bocca: si era accorta da sola che, nel gruppo, lui non c’era.
Eunhyuk scosse la testa, chiedendo a YoungJae di guidarli alla fonte.
“Certo! Muoviamoci!” il ragazzo si affrettò a raggiungere il gruppo, bisbigliando qualcosa all’ultimate. Il maggiore annuì, riponendo la spada nel fodero. Gong gi si avvicinò a loro a passo svelto, preparandosi a partire.
“Dobbiamo restare uniti, o rischieremo di perderci. E, se siamo fortunati, li troveremo a metà strada, intenti a ritrovare la via verso casa! Seguitemi e vedrete che…”
Un sordo suono di passi costrinse YoungJae a zittirsi. La ciurma si voltò di scatto verso l’entrata del tunnel, aspettando che la persona che lo stava percorrendo si rivelasse. Ma ciò che videro apparire non era una persona: era Tatsmato. YoungJae si avvicinò subito a lui, cercando di calmarlo, ma il Matoki aveva lo sguardo terrorizzato.
“Dov’è Himchan? Che cosa hai visto?” chiese insistentemente, non ottenendo alcuna risposta. Il grande coniglio corse improvvisamente verso Gong gi, ma non seppe spiegare che era accaduto. Dopotutto, i Matoki non sapevano parlare. Quando Niel provo a chiedergli di guidarli da Himchan, il coniglio scosse velocemente la testa, rischiando quasi di colpirli con le sue orecchie. Iniziò ad agitare le zampe, ma i suoi gesti erano totalmente incomprensibili.
“Gong gi, dovremmo muoverci.” CL appoggiò una mano sulla spalla del capitano, invitandola ad avviarsi verso l’uscita. Gong gi cercò di leggere nei grandi occhi dei Matoki che cosa avesse visto di così terrificante, ma vide solo il riflesso del suo stesso volto perplesso nelle pupille nere del coniglio.
“Coraggio, prima partiamo e prima lo troveremo.” YoungJae afferrò la mano di Gong gi, rassicurandola con un sorriso al quale la ragazza non rispose. La ciurma iniziò a muovere qualche passo verso l’uscita, distanziando YoungJae e Gong gi di qualche metro.
“Non portiamo Tatsmato con noi? Sarà più facile trovare Himchan se sarà lui a guidarci.” chiese la ragazza, liberando la mano dalla presa del suo vecchio bias. Il ragazzo rivolse uno sguardo al Matoki prima di spiegare al capitano che sarebbe stato meglio lasciarlo a casa con gli altri, visto quant’era turbato dalla situazione. Gong gi annuì, sentendo la mano del ragazzo raggiungere la sua schiena e spingerla leggermente in avanti, avviandola verso l’uscita della grotta. Ad ogni passo, Gong gi si voltava indietro, implorando Tatsmato con lo sguardo di darle qualche segnale per ritrovare il suo bias. E il segnale arrivò: il Matoki portò gli indici delle sue enormi zampe ai lati delle orecchie ed iniziò a muoverli, uno avanti e l’altro indietro, alternandoli. Quei movimenti erano più che familiari a Gong gi che, non appena li riconobbe, sussurrò un flebile “Chocki Choki Choki Wa”.
“EUNHYUK AH!! RAGAZZI!! E’ LUI! E’ TATSMATO!” gridò improvvisamente, cercando di raggiungere di corsa il Matoki. YoungJae, però, la afferrò per un braccio e la trascinò nuovamente in avanti, impedendole di superarlo.
“Che diavolo stai dicendo?” continuò a ripetere lui, obbligandola a forza di spintoni a riprendere il cammino.
Gong gi estrasse la sua spada, puntandola dritta al cuore di YoungJae, che alzò immediatamente le braccia.
“Sei impazzita?!” gridò, spaventato. I suoi occhi, però, cambiarono drasticamente non appena udì i passi veloci della ciurma che stava tornando indietro, richiamata dalle grida del capitano. Sul suo viso comparve un sorriso malefico che fece rabbrividire Gong gi. Quando i bias furono ad una dozzina di metri da loro, YoungJae schioccò le dita talmente forte che l’eco rimbombò per tutta la lunghezza del tunnel. Una frana bloccò  improvvisamente il passaggio, dividendo i due e i Matoki dal resto della ciurma.
Una nuvola di polvere e frammenti rocciosi avvolse i due ragazzi, accecandoli per qualche interminabile secondo. Quegli attimi di disorientamento, però, bastarono a YoungJae per afferrare Gong gi per i capelli e far sbattere la sua fragile testa contro la parete rocciosa. La vista della bionda divenne appannata, la risata di YoungJae riecheggiava nella sua testa e, nonostante cercasse di rialzarsi, le sue braccia non riuscivano più a reggere il peso del suo corpo.
“Ah, mio capitano, non posso credere che tu mi abbia scoperto. Devo ammetterlo, sei diventata estremamente malfidente. Ciononostante, ero a tanto così dal riprendermi il posto che mi spetta a bordo.” anche se il ragazzo era accucciato a pochi centimetri dal suo viso, Gong gi non riusciva a vederlo chiaramente, ma, dietro di lui, notò come quattro grandi macchie scure avevano immobilizzato una quinta macchia. E, quella macchia, era Himchan.
“Sapevo che mentivi…l’ho sempre saputo…” tossì tra le parole. Dall’altra parte, YoungJae parve quasi onorato di sentirsi dare del bugiardo.
“Oh, lo so. L’ho notato. Ma sai, non ho mentito proprio su tutto. Il fatto che gli altri bias vi uccideranno è la verità. Oh, e anche il fatto che vi hanno preparato tante belle sorprese è la verità. Hai visto? Non sono stato poi così bugiardo. Ho solo…come posso dire…modificato qualche informazione.”
“Che cosa avevi in mente di fare, YoungJae? Prendere il posto di Himchan dopo averlo trasformato in un Matoki?” sussurrò la ragazza.
“Era così evidente? Sai, il fatto è che noi due stavamo tanto bene a bordo. Sbaglio, forse? Giocavamo a calcio, facevamo gli scherzi agli altri bias, addirittura mi coprivi quando baravo a carte…cos’è successo poi? Devo ricordartelo io?”
“Lo so…so cos’è successo…so che…”
“Sai che mi hanno preso, mi hanno sbattuto qui e hanno messo LUI al mio posto?! Lo sai? E allora perché non sei tornata a prendermi? Perché Jiyong si ed io no? Cos’è lui più di me?”
“Lui era l’ultimate, YoungJae. Non merita di stare qui…”
“Ah, perché, io si?”
“No. Non intendevo questo. Ma lui è un normale bias, e il suo posto è a bordo.”
“Se è per questo, anche il mio posto è lì.”
Il silenzio che seguì congelò l’atmosfera. YoungJae afferrò la spada di Gong gi e si diresse verso Himchan, osservando come la sua immagine si riflettesse perfettamente nei suoi grandi occhi neri.
“La spada dell’ultimate…spezzata a metà, per tenerlo sempre legato alla sua biased…ho sempre desiderato impugnarla, sai?” la agitò più volte, tagliando l’aria con la lama.
“Non sarà mai tua.” Gong gi era riuscita finalmente a rialzarsi ed ora si trovava, disarmata, ad affrontare il suo Bias Tradito.
“Toglimi una curiosità, capitano. Come hai capito che Tatsmato era Himchan?”
“Semplice. Dalle ciotole.”
“…Le ciotole?”
“Di tutte le ciotole che ci hai dato solo cinque erano consumate. La tua e quella di quattro Matoki. Quattro, non cinque. Da lì ho avuto il primo sospetto che ci fosse qualcuno in meno tra i tuoi coinquilini.”
“I miei complimenti, davvero. E poi? hai notato qualcos’altro?” mentre parlavano, i due camminavano lentamente, inseguendosi lungo un cerchio  invisibile.
“Certo. Ho notato come le posate, i piatti e le coperte fossero abbastanza per tutti. Chissà da quanto tempo ci stavi aspettando.”
“Da molto, da molto.”
“Posso chiederti io una cosa?”
“Certamente.”
“Come sapevi che eravamo qui? Nessuno di noi ha avvistato i Matoki durante la notte, ma tu sapevi che noi avevamo organizzato turni di guardia. Come ci hai spiati?”
“Semplice. Il coniglio nella siepe.”
Arrivata accanto ai Matoki, Gong gi si fermò improvvisamente.
“Mi dispiace di averti abbandonato, YoungJae. Ma sai bene che non è stata una mia scelta.”
“Non mi interessa. Se io non potrò tornare a bordo, non potrà farlo nemmeno lui!”
Con un’abile mossa Gong gi si voltò, afferrò per le grandi orecchie Kekemato e lo trascinò per qualche centimetro, dando la possibilità a Tatsmato di atterrare gli altri tre Matoki con facilità. Facendosi scudo con il grande coniglio, la ragazza avanzò, affiancata da Tatsmato. L’espressione sul volto di YoungJae divenne di puro terrore. Gong gi aveva tra le mani forse la cosa a cui lui teneva di più, e la stava usando contro di lui.
“Fallo tornare come prima.” gli ordinò.
“Non finché non avrai lasciato libero Kekemato.” balbettò lui, tenendo ben tesa davanti a sé la spada dell’ultimate. Gong gi si avanzò di qualche passo, fino a far sfiorare la punta della spada con il petto del Matoki.
“Ho detto, fallo tornare come prima.” ordinò nuovamente. Le gocce di sudore rigavano il viso di YoungJae, la cui espressione tesa accompagnava il tremolio delle sue mani. Ad un certo punto, dopo aver trafitto il suo vecchio capitano col suo sguardo glaciale, il ragazzo strizzò forte gli occhi, restituendo ad Himchan le sue sembianze umane. Prima di restituirgli Kekemato, Gong gi chiese che il tunnel fosse liberato dalla frana, permettendo così alla sua ciurma di raggiungerli e, soprattutto, lasciandoli finalmente uscire di lì. YoungJae obbedì, crollando sulle ginocchia. Nonostante avesse studiato accuratamente il suo piano, e nonostante fosse quasi riuscito a portarlo a termine, il legame tra bias e biased era stato più forte di lui. Strinse forte a sé Kekemato, senza rivolgere nemmeno uno sguardo al suo vecchio amico Himchan che, prima di seguire il gruppo verso l’uscita, gli sussurrò un impercettibile “Ti perdono”. 

Curiosità: nella storia, solo Gong gi e Donghae si rivolgono ad Eunhyuk chiamandolo Hyukjae.
Allora, che ne pensate della trasformazione di Himchan in Tatsmato? Vi aspettavate un finale del genere?
Vi ricordo che potete trovare, in contemporanea con i nuovi capitoli, il diario di bordo di BamBam :D


 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


ATTENZIONE: questo capitolo è diverso dal solito e, per godervelo appieno, vi invito a fare ciò che viene proposto tra parentesi nel corso della storia (si tratta di link di youtube) ^^ 
Image and video hosting by TinyPic

 
Capitolo 10
 
 “Hai un sorriso ebete in faccia, lo sai?” borbottò Jiyong, aggrappandosi con entrambe le mani sul bordo della nave.
“Yah, non è vero!” Gong gi scosse velocemente la testa e spostò lo sguardo, posandolo sull’orizzonte di fronte a lei.
“C’è qualcosa di strano sul tuo viso.” Jiyong la conosceva come il palmo delle sue mani e non mancò di notare come il suo capitano era strano ultimamente. Accanto a lui, con i gomiti poggiati sul bordo, Gong gi teneva le braccia incrociate davanti al petto, stringendo le spalle sempre di più, in un vano tentativo di scomparire.
“Perché le tue guance sono rosse? Hai esagerato con il rum?” chiese ancora, copiando la sua posizione.
“Che stai dicendo?” rise lei, picchiettandosi le guance con ambe le mani, dimostrandogli come, ora, fossero davvero rosse. Jiyong non poté trattenere un sorriso spontaneo. Guardò il suo capitano con uno sguardo pieno d’amore, quell’amore che solo l’ultimate poteva farle provare.
“A che stai pensando?” talmente immersa nei suoi ricordi, Gong gi non si era accorta che CL si stava sedendo accanto a lei sull’umido tronco.
“Uhm?...A nulla.” rispose sottovoce, regalando alla maggiore un leggero sorriso. Sorriso a cui CL non credette.
“A me puoi dirlo, lo sai.” si limitò a ricordarle. Tra loro c’era sempre stato un forte legame, avevano affrontato così tante cose insieme, proteggendosi l’un l’altra e Gong gi sapeva benissimo di poter contare su di lei per qualsiasi cosa. Nonostante ciò, la maggior parte delle volte preferiva tenere per sé le sue preoccupazioni.
“Lo so. E’ solo che…” sospirò forte, chiudendo gli occhi. Posò lo straccio bagnato che teneva in mano sul lato destro della fronte: la botta che YoungJae le aveva fatto prendere sulla parete rocciosa della grotta le aveva procurato un taglio profondo sul sopracciglio ed un bel ematoma. L’ennesimo.
“C’è qualcosa che ti preoccupa. I tuoi occhi non mentono, Gong gi. Dimmi di che si tratta, permettimi di aiutarti.” insistette CL, avvicinandosi alla minore di qualche centimetro, scostando poi la pelliccia bianca in modo da poter accavallare le gambe senza restarvene impigliata.
“Mi chiedo solo se sto facendo la cosa giusta.” rispose l’altra, facendo pressione sulla ferita sulla sua fronte. CL la guardò confusa: ultimamente Gong gi stava facendo così tante cose che non capiva a quale delle tante si riferisse.
“Che intendi dire?” chiese delucidazioni. Gong gi sospirò.
“Mi chiedo se venire fin qui sia stata la cosa giusta.” a quelle parole seguì un silenzio tremendamente assordante.
“Perché dici questo?” chiese a denti stretti la maggiore.
“Non lo so. E se…YoungJae avesse ragione?”
“Ragione riguardo a cosa?”
“Sto mettendo a rischio la vita di tutti i miei bias per salvarne uno. CL, pensaci bene. Li ho messi in pericolo per riuscire in una missione quasi impossibile, ma…in fondo…che cos’ha Jiyong in più di tutti loro? E’ giusto che loro rischino ogni istante di morire per lui? Non lo so…forse YoungJae non aveva tutti i torti, forse non avrei mai dovuto portarvi qui e chiedervi questo. Avrei potuto lasciarvi all’entrata del labirinto, cercando di cavarmela da sola. Jiyong è un bias tanto quanto Taeyeon, Sehun o Himchan. Ed io non riesco a capire se sia giusto rischiare le loro vite per riavere lui.” tolse lo straccio dalla fronte, controllando la quantità di sangue che era rimasta assorbita, in modo da avere un’idea dell’entità della ferita.
“Non devi preoccuparti per loro, Gong gi. Sanno badare a sé stessi e, soprattutto, sanno a cosa stanno andando incontro. Sono coscienti del fatto che potrebbero perdere la vita durante questo viaggio, ma ciò non li ha fermati, anzi. Sono pronti a tutto per riavere Jiyong. E’ vero, ora lui è semplicemente un bias, come tutti gli altri, ed è per questo che dobbiamo andare a riprendercelo. Il suo posto non è qui, lo sai bene. E lo sanno anche gli altri. Ed è per questo che siamo qui. Ed è per questo che non ce ne andremo.”
“Non voglio rischiare di perderne altri, CL. E’ tutto così difficile. Noi ci aspettavamo una grande battaglia, ricordi? Eravamo pronte a combattere contro tutto e tutti e a riprenderci ciò che ci spettava. Ma l’isola è diversa da ciò che immaginavamo. E’ crudele, dolorosa e…difficile. Ho paura di non riuscire a farcela. Di non riuscire a riportarli sani e salvi a casa, capisci? Non riuscirei mai a perdonarmelo. Le loro vite valgono tanto quanto quella di Jiyong. Ed io…non lo so. Sono ancora decisa a riportarlo a bordo, non fraintendermi. Ma sto iniziando ad avere paura di ciò che ci aspetta e non voglio che loro lo debbano affrontare. Non è giusto che lo debbano fare a causa mia.” le parole le uscivano dalla bocca come un fiume in piena, dimostrando come stesse lentamente annegando nei sensi di colpa. Accanto a lei, CL fissava il vuoto, pensando ad un modo convincente per ribattere a ciò che Gong gi le aveva detto. Doveva essere dura per il suo capitano vedersi costantemente in difficoltà, in pericolo, in trappola. Perché questo era l’isola: un’immensa e crudele trappola.
Gong gi appoggiò dietro di sé lo straccio bagnato, lasciando che la ferita si asciugasse da sola. Avevano percorso pochi chilometri prima che, a causa sua, la marcia si interrompesse: per il duro colpo subito, la sua vista si era momentaneamente appannata e aveva dovuto sedersi per qualche minuto, in modo da recuperare velocemente le forze. Purtroppo, non aveva il tempo di guarire del tutto. Chiuse nuovamente gli occhi, assaporando il profumo della natura e lasciandosi accarezzare dai raggi forti del sole. In quegli istanti di silenzio, però, CL aveva preparato la sua risposta.
“YoungJae non aveva ragione. E’ vero, le nostre vite valgono tanto quanto quella di Jiyong, anzi, qualcuna forse per te vale anche di più della sua. Ma tu ci hai portati qui perché sì, questa era la cosa giusta da fare. L’isola non è affatto come ce l’aspettavamo ed una sanguinosa battaglia sarebbe stata forse meno difficile da affrontare, ma ormai siamo qui e non possiamo tirarci indietro. Stiamo finalmente capendo come funzionano i giochi, non possiamo mollare. YoungJae ha solo cercato di farti il lavaggio del cervello con quelle sue frasi ben studiate, ma non devi lasciarti ingannare. Non lasciare che l’isola ti cambi. Sei tu che ci hai insegnato ad esserci sempre, gli uni per gli altri, giusto? Non permettere che la tua testa ragioni al posto del tuo cuore.”
“Soprattutto perché la tua testa è parecchio ammaccata!” con un sorriso ad occupargli quasi interamente il volto, Jonghyun si presentò davanti al suo capitano. Entrambe le ragazze sorrisero a quella sua apparizione, sentendo pian piano le loro preoccupazioni allontanarsi.
“Capitano, è una fortuna, non credi?” disse poi, togliendosi il cappello dalla testa e poggiandolo per bene sul capo di lei. Peccato, però, che la piccola testa di Gong gi in quel cappello enorme ci navigasse. Dovette sollevare la visiera da entrambi i lati per riuscire a guardare Jonghyun nuovamente in faccia.
“Una fortuna?” chiese poi, soffiandosi via i ciuffi di capelli che le pizzicavano le palpebre.
“E’ una fortuna che la tua testa sua bella dura! E’ già la seconda botta che prendi e sei ancora in piedi!”
“E’ anche fin troppo dura a volte questa testaccia!!” ridacchiò CL, picchiettandole il cappello.
“Yah! Non è vero! Non è una testaccia!” strillò Gong gi, lasciandosi scappare una risata.
“E’ una testa carina capitano, ma se continui a sbatterla qua e là finirai per…oh no! La tua ferita ha ripreso a sanguinare!”
Gong gi non fece nemmeno in tempo ad afferrare lo straccio che aveva poggiato dietro la schiena poco prima che, in un’unica mossa, Jonghyun si era sfilato la maglietta, per poi appallottolarla e posargliela sulla fronte, facendo una leggera pressione. La ragazza sbarrò gli occhi, trovandosi improvvisamente in un grave stato di shock: davanti alle sue pupille, ormai completamente dilatate, un corpo a dir poco scultoreo le si era prepotentemente piazzato davanti. Non sapeva esattamente dove guardare in quel momento: voleva distogliere lo sguardo da quell’ammasso di perfezione divina, ma suvvia. Come poteva. Nemmeno voi l’avreste fatto. Ammettetelo. Poteva sentire il cuore tamburellargli nelle orecchie, così come le sue guance andare completamente a fuoco. Gli addominali di Jonghyun erano…indescrivibili. Il suo corpo, perfettamente proporzionato, era probabilmente una delle sette meraviglie del mondo. Com’era possibile che tutta quella…cosa (?) fosse racchiusa in così pochi centimetri...EHM, in quel metro e qualcosa di altezza??* Era una situazione decisamente imbarazzante ma, nonostante ciò, la sua Gong gi interiore la intimava a rimanere immobile ed adorante di fronte a cotanta maestosità. Dopotutto, era pur sempre una fangirl.
“Ti conviene rimetterti addosso quello straccio, Jonghyun.” lo rimproverò CL, alzandosi dal tronco e togliendo con cura i frammenti lignei che si erano intrecciati nella sua pelliccia bianca “Altrimenti quel sangue non si fermerà più!” tossì poi, strizzando l’occhiolino a Gong gi che, nello stato confusionale in cui si trovava al momento, non l’aveva nemmeno sentita parlare, assordata dai cori angelici presenti nella sua testa.


*chiedo umilmente perdono per la scarsa professionalità riguardo alla descrizione degli abs di Jonghyun. Ma, per certe creazioni divine, non vi sono aggettivi in nessuna lingua ed in nessun dialetto abbastanza adeguati per descriverne la magnificenza.
 
+
“Che dite…ci fidiamo?”
Riuniti attorno ad un cespuglio di bacche rosse, Hyuna, Zico, Namjoon, Taeyeon e Jun.k valutavano se fosse il caso o no di raccoglierne un po’ per il viaggio. Le provviste iniziavano a scarseggiare e l’idea che l’isola potesse offrirgli qualcosa per sfamarsi li rasserenava.
“Ve l’ho detto, sono commestibili, solo non dobbiamo mangiarne in grosse quantità.” dotato di un cervello sexy, Namjoon diede la sua opinione. Ricordava di aver letto qualcosa su una bacca con le stesse caratteristiche di quella che, in quel momento, si trovavano davanti. Gli sfuggiva solo un piccolo dettaglio: l’isola non era un posto qualunque.
“Non lo so, Namjoon. C’è qualcosa che non mi convince.” sussurrò Taeyeon, avvicinandosi un po’ di più al cespuglio. La punta del suo piccolo naso sfiorò un rametto colmo di frutti rossi, annusandone il profumo.
“Qualcuno di noi dovrebbe provarne una e, se non muore, significa che sono commestibili, no?” azzardò Hyuna, tenendo un chicco tra le dita e schiacciandolo nel momento in cui le  sue labbra pronunciarono la parola “muore”.
“Quanta crudeltà baby.” si stupì Zico “…mi piace!”
Jun.k alzò gli occhi al cielo e decise di prendere l’iniziativa. Strappò con forza un ramo dal cespuglio, afferrò con due dita una delle bacche saldamente attaccatevi e la portò davanti al suo naso, incrociando gli occhi per guardarla più da vicino, quasi le sue pupille fossero un microscopio.
“Hai intenzione di mangiarla, Jun.k?” chiese Taeyeon, portando entrambe le mani davanti alle labbra, nascondendole. Il ragazzo la guardò stranito.
“Sei impazzita forse? Non ho intenzione di morire!!” ringhiò. Tenendo gli occhi fissi su quel frutto misterioso, gridò un nome. Il nome della loro cavia.
“BAMBAAAAAM!”
Non appena udì il suo nome, Bambam si affrettò a raggiungerli e, stranamente, non inciampò in quei pochi metri percorsi.
“Mi hai chiamato, hyung?” chiese, risistemandosi il cappotto di otto taglie più grandi. Il maggiore distese il braccio verso di lui, offrendogli il rametto con le bacche.
“Prendine una, offre la casa.”
Nel trambusto generale creatosi per persuadere Jun.k dalla sua folle soluzione, Bambam tenne gli occhi fissi su quei piccoli frutti rossi. Lo stomaco gli faceva male per la troppa fame e, non curante degli altri, ne assaggiò un chicco. Non appena i suoi denti frantumarono la bacca esplose il silenzio. Gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di lui, più precisamente sulla sua mascella che si muoveva rumorosamente. Deglutì, leccandosi poi prima il labbro inferiore e successivamente il superiore. Si passò la mano ben aperta sulla pancia, accarezzandosela. Lo spuntino gli era piaciuto.
“…T-tutto apposto?” chiese Hyuna, tenendo gli occhi talmente sbarrati che si temeva le uscissero. Il ragazzino annuì.
“Sì, perché? Voi non le avete assaggiate?” chiese poi, ignaro del fatto che era appena stato usato come cavia dai suoi stessi compagni. Alla sua domanda seguì un groviglio di parole a dir poco incomprensibile.
“Direi che possiamo riempirci gli zaini con questa delizia!” gioì Namjoon, iniziando a staccare qualche ramo dal cespuglio e ripetendo fino allo sfinimento “ve l’avevo detto”.  
“Sei sicuro di star bene, ragazzino?” chiese nuovamente Zico, poggiandogli un mano sulla spalla. Bambam annuì, fissandolo con sguardo a dir poco confuso. Il maggiore gli sorrise, dandogli una forte pacca sulla spalla.
“Coraggio, aiutaci a raccoglierle.” ordinò poi, sfilandogli da sopra la testa il borsello che teneva a tracolla. Bambam arricciò il naso, afferrando con entrambe le mani la borsa. Era sempre felice di aiutarli: si sentiva coinvolto nelle cose e questo gli faceva estremamente piacere. Prese a raccogliere le bacche, badando bene che fossero mature. Avrebbe voluto mangiare il cespuglio intero, ma sapeva che avrebbe dovuto condividere con il resto della ciurma. Si strofinò il naso, continuando a staccare rami colmi di bacche ed infilandoli per bene nel borsello, schiacciandoli il più possibile, in modo da farcene stare quanti più poteva.
“ETCIU’!” da quanto forte era stato lo starnuto, il borsello gli sfuggì dalle mani. Alzò gli occhi al cielo, maledicendosi per aver fatto cadere tutto. Si accucciò per raccogliere le bacche che erano fuoriuscite dalla borsa e borbottò con sé stesso. Le sue mani, però, incontrarono quelle di un’altra persona.
“Aspetta, ti aiuto.” Donghae era accucciato di fronte a lui, intento a raccogliere le bacche che gli erano cadute. Appena lo vide, il ragazzino si sentì quasi mancare, tanto che cadde all’indietro. La sua strana “cotta” per il suo hyung non gli era ancora passata.
“N-non serve hyung. Posso farlo da solo. Non mi perdonerei mai se le tue mani si rovinassero.” balbettò, strappandogli le bacche dalle mani, senza nemmeno rivolgergli uno sguardo. Donghae sorrise, guardando come il ragazzino finì di raccogliere ciò che aveva perso. Entrambi si rialzarono, sbattendosi i pantaloni sporchi di terra.
“Oh, hai qualcosa sul naso.” improvvisamente, il maggiore si leccò un pollice e lo strofinò sulla punta del naso di Bambam, cercando di togliere quella fastidiosa macchia rossa. Il ragazzino si pietrificò immediatamente, incrociando i suoi grandi occhi marroni nel tentativo di controllare che cosa stesse facendo quel pollice umido sul suo naso. Nonostante Donghae avesse strofinato con forza, la macchia non ne aveva voluto sapere di andarsene, anzi, più lui cercava di toglierla, più essa si espandeva, finendo per coprirgli l’intero naso.
“Che state facendo voi due?” Sehun li raggiunse, tenendo lo sguardo fisso sul naso del suo dongsaeng.
Non appena Donghae staccò il pollice da Bambam, il ragazzino scosse la testa, sperando che le sue pupille fossero ritornate al loro posto.
“Non riesco a far sparire questa macchia.” brontolò il maggiore, arricciando le labbra in un broncio adorabile. Di tutta risposta, Sehun scoppiò in una risata rumorosissima.
“AHAHAHAH guardalo, sembra un pagliaccio!” lo stomaco gli faceva addirittura male dal ridere.
“Non prendermi in giro, hyung!!” strillò Bambam, coprendosi il naso velocemente con entrambe le mani. Il suo viso divenne rosso per l’imbarazzo ma, nonostante ciò, la macchia rossa era ancora ben visibile. Mentre i due battibeccavano, lo sguardo di Donghae ricadde su Gong gi: la ragazza si era appena alzata a fatica dal tronco, aiutata dal suo ultimate. Improvvisamente si sentì in colpa: Gong gi aveva così tante cose di cui occuparsi e loro, con il loro comportamento ingenuo, non le stavano di certo dando una mano.
“Tieni” disse, avvolgendo velocemente la sua sciarpa attorno al collo di Bambam fino a coprirgli completamente il naso “non toglierla per nessun motivo, ok?” ordinò poi. Il ragazzino unì pollice ed indice in un “ok”, sorridendo sotto al tessuto. Donghae guardò nuovamente Gong gi prima di avvisare gli altri che le bacche non erano, poi, così tanto commestibili.
­­­
+

"Ecco, tieni, questa è l'ultima." Suzy distese il braccio destro verso LE, porgendole l'ultima benda da medicazione raggomitolata al meglio. LE era l'unica a bordo con conoscenze in campo medico: lei e Namjoon studiavano spesso insieme questo genere di materia, in modo da essere entrambi pronti ad intervenire nel caso in cui uno dei membri avesse avuto bisogno di cure. Purtroppo, in certi casi la teoria non basta, e Namjoon lo aveva ben capito. LE era molto abile quando si trattava di intervenire veramente, di agire rispetto a ciò che avevano studiato. Lui, invece, non si era mai sentito veramente pronto.
"Sai, ogni volta che chiudo il mio zaino spero sempre di non doverlo più riaprire. Ed è buffo pensare che siamo solo all'inizio." sussurrò, chiudendo la zip ed assicurandosi di non aver dimenticato nulla da riporvi. 
"Ti capisco. Beh, dobbiamo solo tenere la testa di Gong gi lontana da qualsiasi cosa, no?" rise Suzy, cercando di smorzare la tensione. LE si limitò a sorriderle, infilando il braccio destro nella spallina dello zaino. Entrambe si voltarono in direzione del loro capitano, notando come, grazie ai punti di sutura che LE le aveva applicato sulla fronte, fosse già pronta per riprendere il viaggio. 
"Unnies, si riparte!" Joy strillò improvvisamente di fronte a Suzy che, troppo intenta a seguire i movimenti del suo capitano, non si era nemmeno accorta di quando la ragazzina le si fosse parata davanti. 
"Yah mi hai fatto prendere un colpo! Ok ok, siamo pronte." borbottò, passandosi le dita tra i suoi lunghi capelli marroni.
"Forza, forza! Gong gi ha detto di proseguire in questa direzione." Joy era impaziente di riprendere il viaggio: le sue mani si agitavano per aria, intimando Suzy ad avviarsi velocemente. 
"Com'è che voi Fedeli avete sempre tutta questa energia?" sbuffò la maggiore, sentendosi già stanca ancor prima di partire. Joy scosse la testa, sorridendo. 
"Coraggio unnie, prima partiamo e prima troviamo Jiyong!"
Dopo un intero anno speso a vagare nel nulla alla ricerca dell'ultimate tradito, era comprensibile che Joy e le altre Fedeli fossero più motivate degli altri bias a ritrovarlo. 
"E va bene, ora parto!" borbottò Suzy, muovendo i primi passi verso nord e seguita a distanza dal resto della ciurma "Ah, perché mi mettete pressione?! Così facendo turbate la mia quiete emotiva! Non lo sapete che...uhm?" la suola del suo scarpone scricchiolò in modo sospetto, portando la ragazza ad abbassare istintivamente lo sguardo. Sotto il suo piede sinistro, Suzy scorse l'angolo di quello che pareva essere un foglietto di carta. Scostò il piede e si accorse che ciò che aveva pestato non era altro che una specie di volantino pubblicitario. Inarcò le sopracciglia e socchiuse leggermente gli occhi nel tentativo di decifrare cosa vi era scritto, ma il biglietto era completamente imbrattato di sabbia ed acqua piovana, nonché dell'impronta del suo scarpone numero 36.
Notando la frenata brusca della ragazza, Joy ed LE le si accostarono, allungando il collo quanto più gli era possibile per vedere qual era la causa della loro sosta improvvisa. 
"Un volantino nel bel mezzo di un'isola semi-deserta?" disse Joy, appoggiando la testa sulla spalla di Suzy, che si trovava davanti a lei. LE si accucciò, afferrò per un angolo il biglietto e lo sollevò, lasciando scorrere lo sporco che vi era rimasto depositato. Lo agitò leggermente, stando attenta che la carta bagnata non si strappasse. Afferrò per un secondo angolo il volantino e si rimise in piedi, voltandolo verso le altre due. La scritta sul pezzo di carta era a dir poco illeggibile, un po' a causa della pioggia del giorno prima che ne aveva mischiato i vari colori ed un po' a causa dello scarpone di Suzy che, affondandolo ancor di più nella sabbia umida, lo aveva arricciato proprio nel centro, imprimendo per bene la sua impronta.
“Che avete trovato?” intervenne Namjoon, dopo averle raggiunte ad inizio fila e puntando le sue pupille sul volantino che LE teneva tra le mani. La ragazza glielo porse, sperando che il suo cervello sexy potesse decifrare la scritta sbiadita che vi era stampata. Namjoon lo afferrò con entrambe le mani, lo guardò da vicino, ma constatò che l’inchiostro si era inevitabilmente mescolato a causa della pioggia. Più arguto degli altri, però, lo afferrò per gli angoli superiori, ruotandolo al contrario. Con due dita afferrò anche gli angoli inferiori, rischiando quasi di strapparlo. Alzò le braccia, ruotando su sé stesso alla ricerca del sole: posizionando il volantino in controluce e leggendolo al contrario, probabilmente sarebbe riuscito ad individuare qualche lettera. Chiuse l’occhio destro, coprendo la fastidiosa luce solare con il pezzetto di carta. Ci volle un po’ di tempo prima che riuscisse a decifrare un paio di lettere.
“Dunque, tenendo presente che lo sto leggendo al contrario e calcolando la grandezza che dovrebbe aver avuto ogni singola lettera…Beh, il risultato non è molto soddisfacente.” sbuffò, inclinando il capo prima a destra e poi a sinistra, facendo schioccare le ossa del collo. Le tre ragazze drizzarono le orecchie, attendendo con ansia l’esito della sua scoperta.
“La parola principale di questo volantino contiene le lettere A e P, rispettivamente al secondo e quinto posto. La parola finale dovrebbe essere composta all’incirca da sette lettere.”
Suzy si lasciò scappare una smorfia: che diamine significava? Mantenendo la testa appoggiata alla spalla della mora, Joy portò entrambe le mani in avanti, avvolgendo Suzy in un abbraccio involontario. Compose il numero 7 con le dita, tenendo abbassati l’indice ed il mignolo della sua mano destra, dita a cui corrispondevano le lettere indicategli da Namjoon. Le sue labbra si muovevano appena, sussurrando varie parole che potessero contenere quelle lettere nelle rispettive posizioni.
[ _ A _ _ P _ _ ]
“Non riesci a leggere nient’altro, Namjoon?” chiese LE, coprendosi poi la bocca con la bandana che teneva costantemente legata al collo. Il ragazzo scosse la testa, provando nuovamente a decifrare il biglietto. Ma si sa, ogni cosa che Namjoon tocca ha vita breve: non appena distese un po’ di più il volantino in modo da renderne più visibile il centro, il foglio si strappò esattamente a metà, indebolito dalla pioggia battente della notte prima. I lembi del volantino finirono per atterrargli sulle palpebre, lasciandolo in stato confusionale.
“Yah! Sei sempre il solito!” nonostante il ragazzo avesse strappato l’unico indizio che avevano, Suzy non riuscì a trattenere una risata. Namjoon era rimasto ancora con le braccia leggermente alzate, sentendo come i raggi del sole, ora, punzecchiassero il suo viso. Si schiaffeggiò mentalmente per ciò che aveva combinato ma, d’altronde, c’era da aspettarselo da lui. Aprì lentamente prima un occhio, poi l’altro, sentendo le pupille bruciare per la troppa luce del sole. Iniziò a vedere delle macchie scure un po’ ovunque, dovute al fatto che aveva cercato di fissare la stella luminosa troppo a lungo. Ad un tratto, però, si accorse che una delle macchie che vedeva non era affatto scura. Anzi, non era nemmeno una macchia. Senza nemmeno togliersi i resti del volantino dal viso, puntò l’indice verso il cielo, gridando il nome del suo capitano. Le tre ragazze accanto a lui alzarono lo sguardo al cielo quasi contemporaneamente, fissando i loro occhi su un oggetto di color rosso acceso che prendeva quota.
"Questa cosa non mi piace per niente." il tono di Suzy cambiò radicalmente. Si sentì improvvisamente stringere lo stomaco quando capì di che cosa poteva trattarsi. A Gong gi non servì nemmeno aprir bocca: non appena vide quel puntino rosso scomparire tra le nuvole sentì un brivido percorrerle la spina dorsale.
 
***
 
Tutto era finalmente più chiaro: il naso rosso di Bambam, il biglietto scolorito ed infine il palloncino tra le bianche nuvole di quella calda mattina. Tutto aveva assunto un senso nel momento in cui, proseguendo verso nord, erano giunti ad una nuova macabra destinazione. Un cancello in ferro, alto all'incirca tre metri, determinava l'entrata ad un altro incubo. Su di esso campeggiava una scritta: sette lettere, la seconda una A e la quinta una P: Jackpot. Esitarono ad entrare: tutto, oltre quel cancello, era inquietante. Sulla destra vi erano una vetrata spoglia ed un immenso tendone da circo a strisce rosse e bianche; sulla sinistra, invece, una giostra di cavalli ed una casa degli specchi. A causa della fitta nebbia era impossibile vedere cosa ci fosse oltre tutto ciò. Ogni luce era spenta, ogni attrazione disattivata ed arrugginita. Certamente, quel luogo non prometteva nulla di buono. Zico fu il primo a varcare la soglia, impugnando con freddezza la sua pistola. I suoi piedi scivolavano uno avanti all'altro, facendolo avanzare molto lentamente. Dietro di lui, la ciurma si armo ed entrò con cautela, guardandosi le spalle l'un l'altro. Gong gi fu l'ultima ad entrare: luoghi del genere erano sempre stati la casa di una delle sue paure più grandi. A pochi metri dall'entrata era stata posizionata una sorta di cabina di legno incustodita che fungesse da biglietteria. Il capitano si avvicinò ad essa, mordendosi a sangue il labbro: forse, per la prima volta, aveva paura di ciò che poteva incontrare. Sul tavolo della biglietteria vi erano appoggiati pochi oggetti: delle bacche, uno spago, qualche brandello di palloncini rossi ed un blocchetto di biglietti d’ingresso. Gong gi lo afferrò, confrontandolo mentalmente con quello trovato poco prima da Suzy. Passò il palmo della sua mano sopra al primo biglietto, rimuovendone la polvere in modo tale da leggere chiaramente cosa vi era stato stampato.

« We hit the Jackpot baby! »

“Questo posto mette i brividi.” sussurrò Niel, stringendo tra le mani il suo bastone.
“Dovremmo andarcene al più presto!” li invitò Jun.k, indietreggiando.
“Perché invece non diamo un’occhiata intorno? Questo posto sembra abbandonato, potremmo svagarci un po’!” intervenne Sehun, avanzando di qualche passo in direzione della casa degli specchi. Zico sospirò, afferrando il minore per il colletto della giacca e trascinandolo nuovamente indietro.
“Appunto perché sembra abbandonato dovremmo andarcene.” tuonò infine il biondo.
“Non ci lascerà andare.” Gong gi teneva ancora tra le mani il blocchetto di biglietti sbiaditi “Ormai avete capito come funziona, no? Finché non sconfiggiamo il Bias Tradito non saremo liberi di proseguire.”
“Se le cose stanno così, suggerisco di dividerci. Prima lo troviamo e prima potremo andare via di qui.” disse Eunhyuk, avviandosi verso sinistra. Come lui, anche gli altri bias si incamminarono in varie direzioni, avvicinandosi in piccoli gruppi alle poche attrazioni visibili. Il capitano era rimasto pietrificato di fronte alla biglietteria: tra le mani tremolanti teneva a malapena i biglietti d’ingresso, guardandoli ossessivamente. Notando questo suo stato d’animo inquieto, Zico le si affiancò.
“Che ti succede baby? Qualcosa non va?” chiese timidamente, inarcando le sopracciglia. Gong gi scosse la testa, sorridendogli tristemente.
“Anyia. Ho solo paura di vederne uno.” rispose vagamente. Il ragazzo fece una smorfia ai limiti del derp.
“Uno cosa?”
“Non te lo dico.”
“Dimmelo.”
“Rideresti.”
“Capitano, se continui a girarci intorno mi spingi a pensare ad un doppio senso.”
“YAH! Ma che dici! Mi riferivo a…” la ragazza sospirò, strizzando gli occhi: si vergognava di rivelargli quella sua stupida fobia.
“Andiamo, dimmelo. Cos’hai paura di vedere?” chiese nuovamente lui, con un tono di voce caldo e rassicurante.
“Un…pagliaccio.”
Un pagliaccio. La fobia di Gong gi erano i pagliacci. Ah.
“…….…PFF. VEDRAI CHE QUI NON CE NE SARANNO.” nemmeno lo stesso Zico credette alle parole che gli uscirono di bocca. Gong gi lo guardò in cagnesco, redarguendolo mentalmente: i pagliacci nei luna park? Chi li ha mai visti?
“Andrà tutto bene, vedrai! Mi occuperò io di te, baby.” sorrise poi, abbracciandola forte. Gong gi si lasciò stritolare, fingendo di brontolare qualcosa. Non appena il ragazzo mollò la presa e si avviò verso sinistra, Gong gi lo richiamò a sé.
“Ehi tu! Dove vai senza biglietto?” un sorriso le illuminò il volto: la cosa migliore sarebbe stata vivere il tutto con ironia, senza lasciare che la paura li pietrificasse. Afferrò il primo biglietto per un angolo e, con un colpo secco, lo staccò dal blocchetto. Non appena il rumore impercettibile della carta strappata terminò, l’assordante silenzio che regnava in quel luna park abbandonato si frantumò.

[Lo sentite anche voi?... https://www.youtube.com/watch?v=WtpZkQ5j1l4 ]

Le luci delle giostre si accesero improvvisamente, le attrazioni iniziarono a rilento ad attivarsi ed ogni loro movimento era accompagnato da un fastidioso cigolio che trapanava i loro timpani. Gong gi sentì il cuore salirle fino in gola, e dovette deglutire rumorosamente per rispedirlo al suo posto. Strinse nella mano il biglietto d’ingresso che aveva dato inizio a tutto ciò, torturando nervosamente quel pezzetto di carta tra le sue dita, stropicciandolo il più possibile, come se fosse servito ad interrompere quel macabro spettacolo. I bias si guardarono l’un l’altro, in cerca di una spiegazione e, non appena rivolsero simultaneamente i loro sguardi verso il loro capitano, Gong gi nascose la mano dietro la schiena, stampandosi un’espressione sorpresa in volto. Senza preavviso Zico le strappò dalle mani il blocco di biglietti e, sventolandoglielo davanti al naso, borbottò qualcosa.
“Hai ragione, non posso entrare senza biglietto!” le sue parole abbondavano di ironia. Ciò che accadde non appena strappò un biglietto per sé, però, non fu affatto divertente…

[E voi? Non avete preso il vostro biglietto? YAH! Non ditemi che avete anche voi paura dei pagliacci! Staccate anche voi il vostro ed entrate con noi! …Allora? L’avete preso? Sì?... Oh. Dunque lo sentite anche voi. https://www.youtube.com/watch?v=f3pSWR_lCVk Benvenuti.]

Un’allegra e sorda melodia risuonò nell’aria, accompagnando i cigolii delle giostre arrugginite. Il leggero suono di un pianoforte riecheggiò in tutto il parco, immobilizzando improvvisamente tutta la ciurma. In un altro contesto, quella musica sarebbe stata piacevole da udire ma, in quel luogo ed in quel momento, servì a rendere l’atmosfera ancora più macabra. Gong gi e Zico buttarono a terra i biglietti che avevano tra le mani, calpestandoli ripetutamente, per poi iniziare il loro giro di perlustrazione come se nulla fosse.
­+
“Lalala lalala lalala lalalala lalala lalala …non è poi così male!” Sehun sembrava a dir poco a suo agio dentro la casa degli specchi.
“Wow, non ti ho mai sentito cantare così a lungo! Sono commosso!” la frecciatina di Eunhyuk era pronta per essere scagliata già da un bel po’: forse perché, ultimamente, Sehun non si staccava un attimo da Donghae?
“Non fare l’antipatico!” lo rimproverò immediatamente il moro, dandogli una pacca sulla spalla.
“Lascia perdere Hae, non mi offendo mica!” lo rassicurò Sehun, fermandosi di colpo di fronte ad uno specchio ed iniziando a fare una serie di boccacce.
“C-c’è nessuno?...No?...Perfetto...USCIAMO!” Jooheon mosse le sue gambe molli in direzione dell’uscita. Lungo la sua strada, però, si imbatté in un ragazzino avvolto in una lunga sciarpa blu.
“WAH. BAMBAM. MI HAI SPAVETATO!” gli strillò conto, sbarrando gli occhi.
“Vedo le tue pupille hyung!” il ragazzino puntò l’indice destro dritto verso gli occhi del maggiore, che seguivano istintivamente il movimento delle sue falangi.
“Non sei divertente.” mise il broncio il rosso, incrociando le braccia davanti al petto. Eunhyuk non si impegnò minimamente a trattenere una risata spontanea, ma il suo viso cambiò improvvisamente non appena si accorse di cosa stava indossando il ragazzino.
“Ma…quella non è la tua sciarpa, Donghae?” balbettò. Il moro annuì, inventandosi che Bambam aveva freddo e che quindi aveva pensato di prestargli la sua sciarpa: anche l’ultimate, come il capitano, aveva tanti pensieri per la testa, e Donghae non voleva essere un peso per nessuno dei due. In fondo, il fatto che Bambam avesse il naso rosso come quello di un pagliaccio era chiaramente legato al fatto che il nuovo Bias Tradito si nascondeva in un luna park ed era certo che, non appena il Bias Tradito fosse stato sconfitto, il naso del suo dongsaeng sarebbe tornato alla normalità. Eunhyuk finse di credergli e storse il naso, fulminando il ragazzino con lo sguardo. Di tutta risposta, Bambam sprofondò del suo cappotto, cercando ti scomparire a poco a poco.
“Ragazzi! Ragazzi! Guardate il mio Sebooty!!!” Sehun si trovava nuovamente di fronte ad uno specchio. A differenza del primo, però, questo specchio ingrandiva la parte inferiore del corpo del ragazzo, mettendo ancor più in evidenza il suo bel posteriore. Donghae gli si avvicinò, ridendo e commentando insieme al moro il suo riflesso. Poco distante, Eunhyuk sentiva la pelle bruciare di gelosia.
“Se ti metti di profilo anche il tuo posteriore diventerà come il mio!” gioì Sehun, afferrando il maggiore per i fianchi  e ruotandolo con una mossa sola. La mano del più piccolo accarezzò innocentemente il gluteo del moro, facendogli notare come il suo didietro fosse diventato molto più grande nel riflesso. Alla vista di tutto ciò, l’ultimate sbottò.
“SMETTETELA!” strillò improvvisamente Eunhyuk, afferrando Donghae per il polso e trascinandolo con sé “DOBBIAMO TROVARE IL BIAS TRADITO, NO? E ALLORA ANDIAMO! SEHUN MUOVI QUEL SEBOOTY E SEGUICI!”
Il ragazzo rimase basito dalla reazione del maggiore, ma obbedì ai suoi comandi, seguendoli ad ogni passo. In fondo alla fila, Bambam e Jooheon camminavano l’uno con la schiena appoggiata all’altro, in modo da avere una visione a 360° di ciò che li circondava. Tra tutti i riflessi negli specchi, però, nessuno di loro notò una figura sconosciuta, con un abito viola ed una maschera da pagliaccio. Troppo intenti ad osservare il Sebooty, erano passati accanto al Bias Tradito senza nemmeno vederlo.
 
+

“Non. Mi. Piace.” CL scandì le parole, lasciando che i suoi occhi scorressero da un cavallo all’altro nella grande giostra illuminata. I finti animali seguivano indisturbati il loro percorso, eseguendo sempre lo stesso giro, muovendosi su e giù lungo un palo in ferro che collegava ogni cavallo al tetto della giostra. La bionda li osservò tutti, continuamente, non lasciandosene sfuggire nemmeno uno. Le sue pupille erano l’unica parte del suo corpo in movimento: stringeva tra le mani la sua colt, puntandola dritta davanti a sé; le gambe divaricate le permettevano di rimanere in perfetto equilibrio, nonostante  i tacchi sprofondassero nella sabbia.
““Lalala lalala lalala lalalala lalala lalala …è raccapricciante, non credi?” dopo aver camminato attorno all’attrazione per svariate volte, Hyuna le si fermò accanto, riponendo la katana nel fodero che teneva legato dietro alla schiena.
“Decisamente.” sospirò CL, abbassando la guardia “Non c’è nessuno qui, vero?”
Hyuna scosse la testa. Le ragazze si guardarono negli occhi, volgendo poi lo sguardo nuovamente alla biglietteria.
“Non trovi che sia una situazione buffa?” sorrise a denti stretti la mora. CL si limitò a guardarla con un’espressione confusa stampata in viso. “Invece di fuggire, siamo costretti ad andare in cerca del nostro nemico. E’ così assurdo.”
“Purtroppo non abbiamo scelta. Dobbiamo solo sperare di trovarlo prima che faccia buio.” intervenne Victoria, che si trovava nella cabina accanto alla giostra. Scese rapidamente dalla pedana e raggiunse le altre due tenendo stretti nella mano destra un paio di gettoni rossi.
“Trovato qualcosa di interessante?” chiese subito CL, aprendo il palmo della sua mano e lasciando che la bruna ci posasse i gettoni in duro ferro.
“Nulla di anomalo.” sbuffò la maggiore, dando le spalle alla giostra. CL diede uno dei gettoni a Hyuna, ruotando su sé stessa in direzione della luce: c’era un viso impresso nei gettoni, ma non riusciva a vedere chiaramente chi fosse. Intente a decifrare la stampa sui piccoli cerchi in ferro, non si accorsero che qualcuno, avvolto in un elegante abito viola e col viso coperto da una maschera da pagliaccio, si teneva saldamente su uno dei pali legati ai cavalli, badando di non cadere mentre la giostra continuava imperterrita il suo giro.
“Questo viso io l’ho già visto. Ah, l’immagine è così rovinata che non riesco a riconoscerlo.” Hyuna avvicinò ancor di più ai suoi occhi il gettone che teneva tra le dita, sperando in qualche modo che le sue pupille si trasformassero miracolosamente in lenti di ingrandimento.
“Se lo portiamo al capitano, di certo lo riconoscerà!” le illuminò Victoria, incamminandosi verso il lato sinistro del parco in cui si era diretta Gong gi. Senza voltarsi, le altre due la seguirono. Se solo i loro occhi si fossero posati un’ultima volta su quella giostra…

 
+

“Ci sono dei pagliacci in quella vetrina, vero?” Gong gi sapeva già quale sarebbe stata la risposta. Era ferma immobile, con le palpebre serrate, le braccia lungo i fianchi e l’impugnatura della spada stretta nella mano destra.
“Hai intenzione di combattere ad occhi chiusi?” le si affiancò Jonghyun, schiacciando il naso sulla vetrina davanti a sé. Cinque pagliacci erano immobili oltre quel vetro spesso: ognuno di loro indossava un completo di un colore diverso e molto vivace. Tutti e cinque, però, erano immobili.
“Sarebbe una battaglia interessante, non credi?” rispose ironicamente la ragazza: non aveva la minima intenzione di guardare in faccia quei manichini.
“Te l’ho detto baby, sarò i tuoi occhi.” la voce di Zico sapeva rassicurare sempre Gong gi. La ragazza sorrise, sentendo le sue guance arrossire.
“Qui non si muove nulla. Direi che possiamo proseguire.” disse Jonghyun, staccando finalmente la sua faccia dalla vetrina e lasciando un alone impresso sul vetro. Gong gi annuì, riponendo la spada nel fodero. Sentì i piedi del ragazzo calpestare il terriccio davanti a lei ed un leggero spostamento d’aria ad indicargli la direzione che Jonghyun aveva preso.
“Dove sono i miei occhi?! Yah, Zico! Vieni a prendermi!” strillò, schiudendo appena una palpebra. Non appena, tra le folte ciglia nere, intravide la vetrina con i pagliacci, rabbrividì, serrando nuovamente gli occhi: la sua paura era più forte di lei. Improvvisamente sentì la sua mano stretta da una presa calda e rassicurante: finalmente la sua guida era arrivata.
“Oh, eccoti qui! Vedi di non perdermi per strada la prossima volta!” rise, dandogli un leggero pugno in direzione della spalla. Non ottenne alcuna risposta.
“Allora, per dove si va?” chiese, sorridendo. La stretta sulla sua mano si fece più forte.
“Ti sei morso la lingua?” Gong gi allentò la presa sulla mano dell’altro, cambiando drasticamente il tono della sua voce: non vi era più la solita ironia a scacciare la paura. Ancora, non vi fu risposta. Il capitano fece un respiro profondo, incoraggiandosi mentalmente ad aprire gli occhi. Tentò di schiudere una delle due palpebre, ma la sua vista era leggermente appannata. Riconobbe, oltre le ciglia, i contorni dei cinque pagliacci nella vetrina. Con la coda dell’occhio guardò nella direzione in cui era andato Jonghyun: il tendone da circo si ergeva alla sua destra, ed il ragazzo si trovava proprio di fronte all’entrata. Accanto a lui, però, c’era Zico. Appena lo riconobbe, il cuore iniziò a battere forte nel suo petto, le gambe divennero improvvisamente molli ed un tremolio si impossessò delle sue mani: se Zico era davanti al tendone con Jonghyun, chi le stava tenendo la mano?
Lentamente portò la mano sul suo fianco, cercando di afferrare la spada custodita nel fodero, ma la persona accanto a lei scomparì improvvisamente, non lasciandole nemmeno il tempo di voltarsi. Trafisse l’aria con la lama della sua arma e rimase pietrificata, con gli occhi spalancati a fissare il nulla accanto a sé. Con il fiato corto indietreggiò rapidamente, tenendo le braccia ben distese davanti a sé. Si sentiva così indifesa in quel momento: il Bias Tradito era riuscito ad avvicinarsi a lei più di quanto si aspettasse.
“Capitano, che succede?” chiese Zico con tono allarmato. Gong gi biascicava parole incomprensibili.
“Forse ci siamo. Vado a chiamare gli altri!” disse Jonghyun, sparendo velocemente dalla loro visuale. La nebbia iniziò a farsi sempre più fitta, un’aria fredda accarezzò le loro guance e delle grigie nuvole coprirono a poco a poco il caldo sole che illuminava l’isola.
“Pensi quello che penso io, vero baby?” azzardò Zico, afferrando un lembo del tendone e scostandolo quanto bastava a lui e a Gong gi per infilarvici dentro. La bionda lo fissò intensamente nei suoi profondi occhi marroni, non riuscendo a dire nemmeno una parola: non sarebbe mai voluta entrare in quel tendone ma, in cuor suo, sapeva che l’unico modo che aveva per porre fine a tutto questo era affrontare con coraggio la sua fobia. Di coraggio, però, ne era sprovvista al momento. Zico distese la mano sinistra verso di lei, sorridendole dolcemente.
“Finché ci sarò io non devi temere nulla, capitano. Sono qui, accanto a te. E ti proteggerò fino all’ultimo dei miei respiri ed anche oltre, se il buon dio me lo permetterà.”
Gong gi non aveva mai visto Zico così preoccupato per lei ed iniziò a sentir crescere dentro di lei un forte senso di colpa ad ogni parola pronunciata dal ragazzo: lei avrebbe dovuto proteggerlo, lei avrebbe dovuto proteggere tutti loro. Era a causa sua se si trovavano in quella situazione e non avrebbe mai potuto permettere a Zico di doversi preoccupare così tanto per lei. Lei era il capitano e a lei spettava il compito di occuparsi della sua ciurma.
Chinò lentamente il capo e, contemporaneamente, abbassò la spada. Eseguì una serie di respiri profondi e controllati, diminuendo il battito impazzito del suo cuore. Era finalmente pronta ad affrontarlo. Doveva esserlo.
Fu la prima ad entrare: il tendone, rispetto a come si mostrava dall’esterno, era incredibilmente immenso, tanto che, ad occhio nudo, non si riusciva nemmeno a vederne il soffitto. Come un normale tendone da circo, vi erano delle sedie disposte in modo circolare attorno ad uno spiazzo di sabbia, delimitato da un basso muretto a strisce bianche e rosse. Nonostante le luci fossero accese, non vi erano né spettatori, né circensi. Gong gi e Zico presero comodamente posto sugli spalti: scelsero la zona in cui avrebbero potuto, per quanto assurdo, godere meglio dello spettacolo e vi si sedettero tranquillamente, dandosi un’occhiata intorno, quasi fossero una giovane coppia sposata in un normale circo in una fredda serata invernale. Gong gi raggruppò bandane, fazzoletti di stoffa ed altri stracci che teneva nello zaino e nelle tasche dei suoi pantaloni grigio scuro e li infilò nella sua manica destra, lasciandoli ammucchiati all’altezza del polso. Nel mentre, Zico notò come la sorda musica che avevano udito all’esterno si sentisse molto più distintamente lì dentro. Si sporse giusto quel poco che bastava per individuare in quale lato del palco il pianoforte si trovasse. La cosa raccapricciante, però, fu che non c’era nessuno che lo suonasse: i tasti bianchi e neri si alzavano ed abbassavano autonomamente, ripetendo continuamente la stessa allegra melodia, come un jukebox impazzito.
“Dove sei, bastardo…” Gong gi iniziava a perdere la pazienza. La sua stabilità mentale era stata messa a dura prova durante tutta la giornata ed era ormai arrivata al culmine della sopportazione.
Poco dopo, tutte le luci si spensero e la musica del pianoforte si interruppe.
“Signore e signori, bambini di tutte le età! Vi do il benvenuto nel mio piccolo regno! Prego, accomodatevi! Non siate timidi, occupate pure le prime file!” una voce calda e profonda diede ufficialmente inizio allo spettacolo. Quella voce Gong gi la conosceva bene. Talmente bene che non esitò nemmeno un istante ad impugnare la sua spada.
“E’ con immenso piacere che vedo come gli spalti siano affollati questa sera! Oh, ne sono lusingato! Mi sento quasi in imbarazzo di fronte a tutto questo affetto, ma non temete, combatterò questa mia timidezza iniziale e vi offrirò il miglior spettacolo di sempre signori miei. Uno spettacolo che, spero, non dimenticherete mai.”
Improvvisamente, dei fasci luminosi si accesero, illuminando vari punti degli spalti e ruotando da ogni parte. I movimenti dei riflettori furono accompagnati da un assordante rullo di tamburi, che parve infinito. Ad un tratto, un’accecante occhio di bue illuminò l’intero palcoscenico, in cui era comparsa una pedana coperta da una tenda semi trasparente, che lasciava intravedere solo l’ombra della persona che vi era nascosta dietro. Quando i tamburi si zittirono, il tessuto si sganciò, scivolando sulla terra sabbiosa e rivelando, finalmente, il volto del Bias Tradito: ingessato in un completo viola, il ragazzo era inchinato a 90°, con una mano dietro la schiena ed una appoggiata allo stomaco. I piedi puntavano pari sulla pedana rialzata, permettendogli di rimanere in perfetto equilibrio. I suoi capelli, anch’essi di colore viola, erano accuratamente fissati con del gel, intrappolati in un’acconciatura molto elaborata.
“Poniamo fine a questa pagliacciata.” sussurrò Zico, estraendo la pistola e puntandola dritta verso il Bias Tradito: il nemico era immobile davanti a lui, non avrebbe potuto sbagliare il colpo. Durante quel nanosecondo necessario al biondo per prendere bene la mira, il Bias Tradito si mise in piedi, scendendo rapidamente dalla pedana ed iniziando lo spettacolo.
“Vi ho detto di prendere posto, no?” disse, con tono seccato. Inaspettatamente, una forza sconosciuta obbligò i due spettatori a sedersi sulle sedie dietro di loro ed un paio di cinghie legarono i loro polsi ai braccioli, immobilizzandoli completamente. Nonostante si dimenassero con tutta la forza che avevano in corpo, non riuscivano nemmeno ad allentare la stretta di quelle fasce in pelle.
“Sono commosso, devo ammetterlo. Ho passato molto tempo ad organizzare questo spettacolo, ho provato e riprovato il discorso introduttivo e mi sono molto allenato per rendere tutto perfetto, nella speranza che voi due avreste varcato la soglia del circo. Vi trovo in forma, entrambi. Soprattutto tu, Zico. Si sta bene a bordo, no? Ci si sente amati, protetti, coccolati. Ah, dev’essere bello sentirsi così. Oh, ma aspetta, so esattamente come ci si può sentire. E’ un peccato però, ora non posso più godere di tutto questo.”
Zico e Gong gi rimasero in silenzio, ascoltando le sue parole. Cercavano cautamente di liberarsi: non volevano che, notando il loro tentativo di fuga, il Bias Tradito decidesse di immobilizzarli ancora di più.
“E tu, Gong gi? Come stai? Sono contento che tu sia venuta a trovarmi. Scommetto che non è una visita di piacere, ma sono comunque onorato di averti qui, tra il pubblico. Sono pronto a mostrarti uno spettacolo indimenticabile, mio capitano, e spero apprezzerai tutto il lavoro che ho fatto per perfezionare il tutto.” la sua voce profonda riecheggiava nella testa della ragazza. Quel suo vecchio bias era sempre stato dolce con lei, ed ora non sapeva davvero che cosa aspettarsi dalla sua vendetta.
“Apprezzo tutto il lavoro che hai fatto, Ji Hoon, ma noi veramente…” Gong gi prese la parola, ma fu bruscamente interrotta dal ragazzo, che la zittì portandosi l’indice davanti alle labbra.
“Per favore, chiamami P.O .”
Il capitano si sentì gelare il cuore.
“Se permettete, vorrei dare inizio allo spettacolo. Non vi ruberò molto tempo, non preoccupatevi. LUCI PREGO!” batté le mani due volte, facendo spegnere improvvisamente l’occhio di bue che l’aveva illuminato fino a quel momento. Passarono pochi secondi prima che i riflettori illuminassero nuovamente il palco. Al centro di esso era stata posta una ruota in legno, sostenuta da un cavalletto colorato. Con mani e piedi legati alla struttura, Taeyeon spalancò gli occhi terrorizzata. Non si era resa conto, fino a quel momento, in che situazione fosse capitata.
“NO! LASCIALA STARE!” sbraitò Zico, dimenandosi sulla sedia.
“Pubblico, vi invito a rimanere in silenzio, altrimenti potreste distrarre il mio speciale lanciatore di coltelli.” la potenza del tono di voce di P.O sovrastò senza difficoltà le grida del biondo. Zico si dimenava senza sosta sulla sedia, sentendo i polsi infuocati a causa delle cinghie che lo tenevano legato sul posto. Il Bias Tradito prese ad illustrare con fierezza il numero con cui avrebbe deliziato i suoi spettatori: dal soffitto impercettibile delle corde calarono Dowoon e Jooheon, posizionandoli ai lati della ruota in cui era stata legata Taeyeon. Successivamente, anche Himchan scese dall’alto, ma lui venne posizionato proprio di fronte alla ruota, a tre metri di distanza da essa. I tre ragazzi avevano dei fili legati ai polsi e alle dita, segno che non erano in grado di muoversi liberamente. Non appena Gong gi e Zico notarono questo particolare, si resero conto di essere dei burattini nelle mani del loro nemico.
“Ed è con immenso piacere che do inizio allo spettacolo!” tuonò P.O, spostandosi di un paio di passi, in modo da lasciare il centro della scena alla ciurma di Gong gi.
Controllati dai fili, Dowoon e Jooheon iniziarono a muovere la ruota a cui era stata legata Taeyeon, aumentandone a mano a mano la velocità. Di fronte a loro, Himchan teneva nella mano destra un piccolo coltello dorato ed era pronto a scagliarlo contro la ragazza. Con orrore, però, Taeyeon si accorse che, attorno alla vita del ragazzo, penzolavano una decida di coltellini, legati ad una cintura in pelle. Iniziò a strillare in modo disumano, spaventata da ciò che stava per accaderle e obbligando Zico ad insistere ancor di più nel liberarsi, ferendosi i polsi a forza di dimenarsi. In tutto questo, Gong gi lavorava qualcosa con le dita, non mostrando particolare agitazione. Himchan scagliò tra le lacrime il primo coltello e, successivamente, tutti gli altri, uno dopo l’altro, schivando miracolosamente la ragazza quasi ad ogni tiro. Purtroppo, però, alcuni coltelli riuscirono a raggiungere il corpo di Taeyeon, ferendola lievemente. Scagliato anche l’ultimo coltello, le luci si spensero nuovamente.
“Allora, che ne pensate? Vi è piaciuto questo numero?” la voce profonda di P.O riecheggiò nel circo buio. Zico iniziò ad imprecare contro il vecchio bias, non smettendo nemmeno un attimo di dimenarsi. Accanto a lui, il capitano era in silenzio, concentrata su ciò che stava facendo.
“Ladies and gentlemen, vi farà piacere sapere che non è finita qui! Prego, entri la prossima circense!” il gusto con cui P.O presentava i suoi prigionieri dava una chiara idea di quanto si stesse godendo la sua vendetta, ormai non più solo psicologica.
L’occhio di bue si accese di nuovo, accecando la ragazza che si trovava rinchiusa in una trappola rettangolare, con solo la testa e le gambe scoperte. Gong gi riconobbe immediatamente quei lunghi capelli biondo-arancio: quella ragazza era Joy. Immaginando come si sarebbe sviluppato quel numero, Gong gi si sveltì, guadagnando più tempo possibile prima che la sua bias venisse tagliata a metà dall’enorme sega che P.O teneva tra le sue possenti mani.
“Sapete, sono diventato anche un abile mago!! Ahimè, non sempre le magie mi riescono. Ma speriamo solo che questo non sia uno di quei casi!” rise, posizionando accuratamente la lama della sega a metà del corpo di Joy. La ragazzina gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, implorando il suo capitano di liberarla di lì. Per sua fortuna, Gong gi conosceva fin troppo bene i suoi vecchi bias: appena entrata nel tendone, infatti, la ragazza aveva appallottolato più stracci possibili e li aveva posizionati nella manica, all’altezza del suo polso destro. Aveva previsto che sarebbero stati legati alle sedie e, nell’eventualità che sarebbe accaduto, aveva escogitato un modo per far si che le cinghie si chiudessero in base alla misura del polso, gonfiato grazie agli stracci. Le era bastato, dunque, sfilare uno alla volta quei fazzoletti per recuperare lo spazio necessario alla sua mano per liberarsi. E così fece, sfilando la mano destra dal laccio in pelle, ormai troppo largo per immobilizzarla. Non potendosi muovere più di tanto e martellata dalle urla di Joy che era stata ferita all’addome dalla lama seghettata, afferrò dalla custodia la pistola che Zico teneva legata in vita e sparò un colpo sicuro, trapassando la mano sinistra del Bias Tradito.
P.O gridò di dolore, uccidendo Gong gi con lo sguardo mentre il sangue scorreva senza sosta dal foro sulla sua mano. Le luci si spensero ancora: Joy era ferita, ma salva. P.O, invece, era decisamente più incazzato di prima.
“Non mi è piaciuta questa attiva partecipazione del pubblico” tuonò il ragazzo, lasciando che la sua voce penetrasse il cervello di Gong gi. Senza perdere tempo, il capitano aveva approfittato di quegli istanti di tregua per tagliare, con la lama della sua spada, la seconda cinghia che la teneva legata alla sedia. Mentre era intenta a liberare Zico, le luci si riaccesero, catturando la sua attenzione.
Un telo giallognolo copriva un’attrazione rettangolare, alta circa due metri. Non riuscendo a capire di che cosa si trattasse, Gong gi riprese ad occuparsi delle fasce che legavano il suo bias: qualunque numero fosse stato il successivo, l’avrebbero perlomeno affrontato insieme.
“Signore e signori, ecco a voi la vera magia!” P.O introdusse così il nuovo circense. Con un’unica mossa levò il telo che copriva la teca trasparente in cui era stato rinchiuso Donghae. Stretto in una camicia di forza, il moro era stato incatenato ad una sedia, ed un tubo in plastica faceva scorrere litri d’acqua dentro la teca. Di lì a pochi minuti, l’acqua l’avrebbe completamente riempita, lasciando Donghae morire annegato. Quando anche la seconda cinghia stretta al polso di Zico si tagliò, i due si voltarono velocemente, scoprendo il nuovo macabro spettacolo che li stava aspettando. Non appena gli occhi del capitano incontrarono quelli di Donghae, nella ragazza esplose tutta la rabbia che aveva represso fino a quel momento. Tenendo ben salda la sua spada nella mano destra, scavalcò i posti a sedere che la dividevano dal palcoscenico, fino a raggiungere il muretto bicolore. Vedendola ormai in prossimità del palco, P.O mise in atto il suo ultimo numero.
Delle alte fiamme color arancio si accesero lungo la circonferenza del palcoscenico, bloccando Gong gi sugli spalti. Il tempo per salvare Donghae era poco e i due dovettero trovare una soluzione alla svelta: l’acqua aveva già raggiunto la gola del ragazzo, che continuava a gridare al di là del vetro.
“Non preoccuparti per me, Gong gi!” gridava il moro, dimenandosi senza sosta. Il suo messaggio, però, non raggiunse chiaramente il suo capitano, che lo percepì invece come un sordo tentativo di chiedere aiuto. Zico sparò un paio di colpi in direzione di P.O, ma il Bias Tradito si stava velocemente dileguando. Il fuoco ardeva sempre di più, creando una barriera impenetrabile per i due biondi. Tra le fiamme Gong gi poteva vedere chiaramente come Donghae era ormai completamente ricoperto dall’acqua. Teneva gli occhi serrati, e la bocca gonfia d’aria gli permetteva di resistere per qualche minuto in più. Il capitano tentò disperatamente di oltrepassare quel cerchio infuocato ma, come risultato, ottenne solo delle dolorose bruciature alle braccia.
“E adesso che facciamo, Zico?” chiese tra le lacrime, facendo pressione con la mano su una delle scottature che iniziava a farle male. Zico era completamente pietrificato, impotente di fronte all’ostacolo che gli si era presentato davanti. Non sapevano come oltrepassarlo, ne tantomeno come liberare Donghae. Improvvisamente, gli occhi annebbiati dalle lacrime di Gong gi videro la teca di vetro esplodere a causa della troppa pressione dell’acqua. Non appena il capitano capì ciò che Donghae aveva fatto, le tornarono in mente le parole che Eunhyuk le aveva detto quella sera, mentre si stavano dirigendo alla locanda.

“Quando salperemo domani…permettimi di portare Donghae con me. Si, so che non c’entra nulla con il resto della ciurma, ma fidati di me, potrebbe esserci d’aiuto.”

Ora tutto aveva finalmente senso: Donghae aveva aumentato la pressione dell’acqua fino a frantumare la teca in vetro. Tutti i litri in cui, fino a poco prima, era stato immerso, ora erano sospesi sopra alla sua testa, come se il tempo si fosse fermato nel momento in cui la teca si era distrutta. Il moro alzò la testa e sorrise al capitano: P.O aveva scelto la persona sbagliata per quel numero.  Senza battere ciglio, Donghae guidò la massa liquida di fronte a Gong gi, lasciandola cadere sopra alle fiamme che le impedivano il passaggio, creando così uno stretto varco momentaneo, che permise ai due di raggiungerlo al centro della scena. Gong gi gli corse incontro, stritolandolo in un forte abbraccio. Gli lasciò dei dolci baci sui capelli, rimproverandolo di non avergli detto prima di quella sua particolare capacità.
“Ti avevo detto che non dovevi preoccuparti per me.” rise lui, lasciandosi poi liberare dalla camicia di forza e dalle catene. Ma, improvvisamente, le luci ed il fuoco si spensero.
“Lo spettacolo non è ancora finito.”

 
***
 
Zico aprì gli occhi, cercando di mettere bene a fuoco il luogo in cui si trovava. Era rinchiuso in una piccola stanza azzurra, sulle cui pareti erano state dipinte delle linee a chiocciola. Questa volta non era stato legato alla sedia; in compenso, di fronte a lui si trovava un piccolo tavolo in legno scuro e, sopra alla sua testa, penzolava una grossa lampada accesa. P.O si trovava in piedi dietro di lui. Accarezzava la sua mano sinistra, la cui benda era impregnata del suo stesso sangue.
“La ragazzina è cresciuta, non è vero?” chiese, posizionandosi di fronte a lui, in modo tale da guardarlo in faccia mentre parlava.
“Non osare parlare di lei.” ringhiò Zico, scattando in piedi. P.O rise sonoramente.
“Perché te la prendi tanto? Devo forse ricordarti che è stata lei a scegliermi? Lei voleva me, voleva noi. E’ stata la BiasList a decidere che noi non eravamo adatti a lei, ma tutte le persone che si trovano su quest’isola sono state scelte da Gong gi. Non capisco davvero perché siate così legati a lei: le siete capitati, ecco la verità. Lei voleva noi.” P.O gli sputò addosso la sua verità. E non aveva tutti i torti. Quando Gong gi attraccava ai vari porti sceglieva lei chi reclutare nella sua ciurma. Decideva in base al suo cuore, ma era la BiasList che aveva l’ultima parola.
“Vuoi sapere perché siamo così legati a lei? Bene, te lo spiego subito. La verità è che non sono loro a scegliere il bias. Siamo noi bias che scegliamo loro. E lo stesso vale per Gong gi. E’ vero, lei non ha scelto noi. Ma noi abbiamo scelto lei. Perché lei è il nostro capitano.”
P.O rimase in silenzio, riflettendo su ciò che avrebbe potuto rispondergli, ma si rese conto che, a modo suo, anche Zico aveva ragione.
“E che cosa vi porta qui? Sentiamo. Siete venuti a conquistare quest’isola?” chiese semplicemente.
“Siamo qui per riprenderci Jiyong.” rispose Zico, con tono deciso. P.O inarcò le sopracciglia, stampandosi un’espressione dubbiosa in volto.
“Jiyong? Siete venuti per lui?”
“Sì. E’ il motivo per cui abbiamo affrontato questo viaggio ed è il motivo per cui, se non ci lascerai andare, ti farò saltare il cervello con un unico proiettile.”
A quella sua affermazione, P.O scoppiò a ridere così di gusto che la pancia gli fece male.
“E’ per lui che siete qui? Dici davvero?”
Zico annuì. A quel punto, P.O si ricompose. Allargò il braccio destro, indicando a Zico la strada per uscire dal circo.
“Cos’è, una trappola?” la domanda si Zico era più che comprensibile. P.O sorrise, mostrandogli la sua bianca dentatura.
“So che cosa troverete alla fine del vostro viaggio e, credimi, se vi uccidessi ora vi farei solo un favore. Quindi prego, andate pure. Per me, lasciarvi proseguire verso ciò che vi aspetta è la vendetta perfetta. Non potrei chiedere di meglio.”
Zico non fece nemmeno in tempo a chiedergli delucidazioni che la lampada si spense, catapultandolo all’esterno del tendone.

 
***

“Questa volta sono stata attenta alla mia testa, hai visto?” Gong gi aveva ripreso il suo tono ironico, cercando di smorzare l’atmosfera pesante che si era creata dopo quella terribile esperienza. LE si era occupata di rimettere in sesto Joy e Taeyeon ed ora stava medicando le sue ustioni, applicandole un po’ di crema per disinfettare le ferite e fasciandole le braccia bruciacchiate.
“Non ti si più lasciare sola nemmeno per un attimo, dico bene?” Eunhyuk apparve da dietro una palma, porgendole una borraccia con dell’acqua fresca. Gong gi gli sorrise, afferrando il contenitore.
“Hyukjae, ti devo delle scuse. Avevi ragione, Donghae potrà tornarci utile lungo il viaggio. Non avrei dovuto dubitare di te, mi dispiace.”
Eunhyuk non le rispose a parole. Le lasciò un dolce bacio sui capelli, facendole capire che non c’era nemmeno bisogno che si scusasse.
Dopo essersi rifocillati, avevano ripreso il cammino, lasciandosi dietro le spalle il luna park maledetto. Gong gi faceva scorrere tra le dita i due gettoni rossi in ferro in cui era stampata la faccia sorridente di P.O, ripensando a ciò che era accaduto in quel tendone. Li strinse forte nel palmo della mano prima di riporli nel taschino della sua camicia, proprio all’altezza del suo cuore, ferito dalla cattiveria con cui il suo vecchio bias si era scagliato sulla sua ciurma.

 
Curiosità: P.O non è mai stato un mio bias. Anzi, io ho una vera e propria fobia di P.O. Ed è il motivo per cui ho deciso di scrivere un capitolo su di lui, in modo da migliorare il nostro rapporto (?) Per questo non ci sono ricordi con P.O a bordo, ma nella storia è da considerare comunque come Bias Tradito ^^

Lo so, c'ho messo un'eternità ad aggiornare. But spero siate soddisfatti del nuovo capitolo. Fatemi sapere che ne pensate ^^ 
PS: il "Diario di bordo" di Bambam lo pubblicherò stasera--

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Image and video hosting by TinyPic
Capitolo 11

Non era successo ancora nulla. Erano trascorse ben otto notti da quando erano usciti dal circo infernale e l’Isola non li aveva ancora attaccati: il quinto Bias Tradito si stava facendo desiderare. Vista la clemenza momentanea e forse non voluta dell’Isola, Gong gi aveva deciso di approfittare di quella pace per far riposare la sua ciurma: la loro avventura nel luna park li aveva indeboliti parecchio e necessitavano di molto riposo e cure continue. Più di tutti, Joy non era ancora pronta a proseguire: la ragazzina, infatti, soffriva ancora moltissimo per lo squarcio che P.O le aveva procurato durante il suo numero e, nonostante LE fosse riuscita a richiudere al meglio la ferita, la Fedele aveva bisogno di qualche giorno in più per rimettersi completamente.
“Capitano, è il tuo turno.” LE le si accucciò di fronte, iniziando con cautela a srotolare le bende che avvolgevano le braccia ustionate della minore. Le ferite di Gong gi stavano guarendo bene e di lì ad un paio di giorni non avrebbe nemmeno più dovuto portare quelle fastidiose fasciature.
“Taeyeon come sta?” chiese il capitano, distendendo le braccia in modo che LE potesse medicarla. La maggiore sorrise, rassicurandola che le condizioni della ragazza erano più che buone: i coltelli di Himchan l’avevano ferita superficialmente.
“Presto sarete tutti come nuovi, Capitano.” disse poi, terminando il suo lavoro.
“Un altro giorno sta per terminare e non abbiamo concluso nulla.” ringhiò Jun. K, con un tono parecchio scocciato. “C’è qualcosa che non va e lo sai bene.”
“Lo so, credimi. Ma dimmi, cosa ti aspetti che faccia? Namjoon ci ha già dato una possibile spiegazione, dunque godiamoci un po’ di meritato riposo, finché ci è concesso.” rispose lei, non rivolgendogli nemmeno uno sguardo. Jun.k era irrequieto: batteva meccanicamente il piede a terra e si mordeva nervosamente il labbro inferiore, quasi cercasse di trattenersi dal contraddire il suo capitano. Da un lato, lei aveva ragione: il cervello sexy di Namjoon aveva insinuato in loro il dubbio che l’Isola stesse semplicemente aspettando che Joy si riprendesse completamente.
“L’Isola si materializza nel momento in cui tutti i bias sono riuniti, giusto? A rigor di logica, se uno di noi muore, muore anche l’Isola.” constatò. Il suo ragionamento non faceva una piega, il che portava Gong gi ad avere finalmente una ragione per cui non erano stati attaccati: se l’Isola li voleva al pieno delle forze, c’era qualcosa di male nel riposarsi un po’? Jun.k, come spesso accadeva, non era d’accordo: nonostante avessero passato i primi sei giorni girovagando alla ricerca del Bias Tradito, sentiva il bisogno di non fermarsi, di cercare ancora, di non restare impalato ad aspettare di essere ferito gravemente, ma non ucciso.
“Mi sembra di essere il verme legato all’amo che aspetta solo di essere divorato.” si limitò a dire, sedendosi accanto a Gong gi e tenendosi la testa tra le mani.
“E quando il pesce arriverà, gli conficcheremo un proiettile nel cervello.” gli sorrise lei, diversamente fine come al solito.
“Capitano, mio Capitano…” sbucò dal nulla Niel, fermandosi in piedi dietro a Gong gi ed iniziando a massaggiarle le spalle. “Prima di pensare a come ammazzare il Bias Tradito, dovremmo trovare un modo per ammazzare il tempo.” la battuta era voluta, ma non divertente.
“Tutti i passatempi che conosco io includono donne e rum.” si intromise Zico, dando una fiancata a Niel e prendendo il suo posto da massaggiatore.
“Potremmo fare un po’ di addestramento, che ne pensate?” propose CL, nel pieno del suo ruolo da Fedele.
“YAH CHE NOIOSA.” strillò Hyuna, sedendosi a gambe incrociate di fronte al suo Capitano. “Io approvo i passatempi che includono il rum!” aggiunse poi, trovando lo sguardo d’approvazione di Zico.
“Vi proporrei la mia idea, ma non voglio che Zico si fermi, quindi la tengo per me.” sussurrò il capitano, lasciando che per una volta si arrangiassero tra loro.
“Facciamo una caccia al tesoro?” Victoria lanciò a caso una battuta pietosa.
“Scriviamo una canzone? Mi piace scrivere canzoni! E poi ci serve un inno! Non ci serve? Mi sembra di si. Eunhyuk hyung, abbiamo un inno? N-non mi pare. L’AVETE SCRITTO SENZA DI ME? Dovremmo scriverne uno. Beh, io lo scrivo per me.” blaterò Jonghyun nel suo quotidiano monologo delirante.
“Posso proporre anch’io qualcosa?” li raggiunse di corsa Bambam, ma la sua proposta venne bocciata ancor prima che lui stesso la pensasse.
 “Qualsiasi cosa decidiate di fare deve includere un bel pasto conclusivo.” puntualizzò Himchan.
“E non dev’essere nulla di spaventoso, sia chiaro. Io soffro le cose spaventose. Lo sapete.” anche Jooheon disse la sua, distraendo Zico con una scusa e prendendo il suo posto dietro a Gong gi. I suoi massaggi, però, non erano rilassanti come i precedenti: al contrario, Gong gi sentì quasi i muscoli staccarsi dalle scapole. Presa dall’istinto di sopravvivenza e dal timore di restare paralizzata a causa di Jooheon, il capitano propose la sua idea.   
“Vi ricordate quando giocavamo al tiro alla fune sul ponte di coperta e chi perdeva doveva pulire da cima a fondo la BiasList con Bambam?”
“WOHO SI. CI STO!” gridò Hyuna, scattando in piedi e sbattendo per bene la pelliccia per liberarla dai granelli di sabbia.
“Nah, non mi piace questo gioco. Che io vinca o che perda, comunque mi fate pulire. Non capisco questa discriminazione nei miei confronti.” mise il broncio Bambam. Tutti sapevano che, di lì a poco, avrebbe cambiato idea: cambiava sempre idea quando si trattava di passare del tempo insieme alla ciurma.
Namjoon, però, fece notare al capitano che nessuno di loro aveva con sé una fune.
“Chi ha bisogno di un fune quando abbiamo una frusta?” spiegò Gong gi, alzandosi in piedi e liberandosi dalla presa infernale di Jooheon.
“Sai che potrebbe uscirne una cosa sadomaso, vero?” tuonò Jun.k, sprizzando gioia da tutti i pori come suo solito.
“I miei secondi in comando facciano le squadre, su su! Muovetevi!” ordinò il capitano, afferrando dalla cintura di LE la frusta e giocherellandoci mentre la sua ciurma decideva i due team.
“Parto io!” strillò CL, alzando la mano al cielo e distanziandosi dal resto della ciurma. Accanto a lei, Eunhyuk stava già scrutando i volti dei suoi compagni, scegliendo già la sua squadra mentalmente.
“Dunque vediamo…nel mio Swag team voglio…mmm…Hyuna!” scelse la ragazza, puntando il suo indice contro l’amica. Hyuna la raggiunse di corsa, lasciandole un bacio sulla guancia in segno di ringraziamento.
“Baby attenta a non dimenticarti di me!” sottolineò Zico, auto-indicandosi. CL gli sorrise, lasciandolo nella sua illusione.
“Swag team? Cosa? Aspetta, anche a me serve un nome per il team…” Eunhyuk non dovette pensarci poi molto: in coro, l’intera ciurma gli consigliò “Ugly team”. Quasi offeso da quella scelta unanime, l’ultimate optò per “Diversamente Belli team”: il significato è lo stesso, ma non diteglielo.
“Se le cose stanno così… Niel, vieni qui. Veloce.” ordinò poi, facendo segno al compagno di raggiungerlo. Il viso di Niel non era oggettivamente tra i più belli della ciurma, dunque il ragazzo si aspettava di essere scelto da Eunhyuk: dopotutto, di swag non aveva proprio nulla. Successivamente, CL chiamò a sé Jooheon ed LE mentre Hyukjae scelse Jun.k e Jonghyun, sopportando le lamentele di entrambi.
“Baby, stai scherzando vero?” disse sconfortato Zico, rendendosi conto di essere rimasto l’ultima scelta insieme a niente popò di meno che Bambam. Chaerin non riuscì più a trattenere le risate e, senza indugiare più di tanto, puntò il suo indice paffuto sul più piccolo del gruppo. Non saprei dire se Zico fosse più sconvolto di essere finito nel Diversamente Belli team o di non essere nello Swag team, decisamente più adatto a lui. Senza perdere altro tempo, Gong gi consegnò le due estremità della frusta ai due leader e si godette lo spettacolo.

***
 
“Non riesco ancora a capire come ci siate riuscite.” Zico ripose la manciata di legna che si era occupato di raccogliere accanto alla fiamma ardente, preparandosi alla fredda notte di guardia che lo attendeva.
“Sai com’è, noi Fedeli abbiamo quel pizzico di forza in più che voi poveri bias muscolosi vi sognate.” rise Chaerin, godendo ancora per poco di quel calore rilassante.
“E dove la tiene nascosta tutta quella forza Hyuna? Nei capelli?”
“E’ mingherlina, ma ti conviene non provocarla: ti farebbe il culo a scacchi, e lo sai bene.” lo mise in guardia la bionda, alzandosi dal tronco, pronta per coricarsi.
“Beh, non so se mi dispiacerebbe!” si lasciò sfuggire Zico. Prima di augurarle buon riposo, però, pose alla Fedele una domanda che lo tormentava da giorni; più precisamente, dal suo ultimo incontro con P.O .
“Chaerin, aspetta, ho bisogno di parlarti di una cosa.”
CL lo ascoltò in silenzio, con le braccia incrociate davanti al petto.
“Prima che lasciassimo il circo, P.O mi disse che, sapendo cosa ci aspetta alla fine di questo viaggio, se ci avesse ucciso ci avrebbe fatto solo un favore. Sinceramente… non so che pensare. E se stessimo sbagliando qualcosa? Se, in realtà, Jiyong fosse diventato un Bias Tradito e decidesse di ucciderci in un modo ancor più sadico di come avrebbe fatto P.O?”
“Pensi davvero che Jiyong farebbe una cosa simile?”
“A noi?”
“A Gong gi? Se si trovasse di fronte un branco di bias che nemmeno conosce non ci penserebbe due volte a farvi saltare le cervella. Metà di voi è stata reclutata dopo che Jiyong è stato preso, dunque per lui al momento non siete niente. Gong gi, però, è stata con lui sin dall’inizio.”
“Ed è stata anche la sua fine. Non credi che, prima di uccidere senza motivo noi, ucciderebbe per svariati motivi lei?”
“Quando ami qualcuno, Zico, tutto il resto diventa solo l’impercettibile sfondo di un dipinto: sempre presente, ma in secondo piano.”

+
 
“Hai deciso di unirti al Diversamente Belli team per il turno di guardia?” nonostante odiasse perdere, Eunhyuk era di buon umore quella sera: svagarsi con la ciurma gli era mancato.
“Pensi che non sia abbastanza swag per andarmene a dormire con gli altri?” chiese il capitano, allungando le mani aperte verso il fuoco.
“Al contrario. Ma il giudice di solito non perde la partita, quindi non capisco cosa ti tenga ancora sveglia.” l’ultimate si sedette accanto a lei, distendendo le braccia dietro la schiena per sorreggersi il busto.
“Visto che non so ancora quanto tempo passeremo insieme, cerco di guadagnare qualche ora con te, no?”
Lo sguardo confuso di Eunhyuk le bastò per capire che non era ancora venuto a conoscenza della chiacchierata che lei aveva fatto con Jooheon molte sere prima.
“Qual è la tua prossima meta, Hyukjae?” chiese infine, guardandolo dritto nei suoi piccoli occhi a mandorla.
“Di che cosa stai parlando? Non ho nessuna meta, non capisco cosa-“
“So che hai incontrato Bambam, Dowoon e Jooheon prima della nostra partenza; so che a quest’ultimo hai detto che, nel caso in cui te ne fossi andato di nuovo, lui sarebbe dovuto rimanere al mio fianco. Che significa tutto ciò? Hai intenzione di abbandonarmi un’altra volta?”
Eunhyuk tacque. Nella sua mente si materializzò il ricordo di quella serata in cui, tra una birra e l’altra, aveva consegnato a Jooheon la cosa più importante che possedeva: Gong gi.
“Voglio solo che tu abbia protezione, tutto qui.” se fosse stato davvero così, non l’avrebbe certamente chiesto a Bambam.
“Non è tutto qui. Ti conosco Hyukjae, c’è qualcosa di più. Te lo leggo negli occhi.”
L’ultimate sospirò. “Non ho intenzione di abbandonare la BiasList. Non l’ho mai desiderato e mai lo farò. L’esilio è stato…”
“Non avrei mai voluto farlo, lo sai.”
“Ma l’hai fatto. Hai lasciato che la ciurma mi portasse via da te e sei rimasta a guardare la mia immagine farsi man mano più piccola ed insignificante, fino a scomparire dalla tua vista.”
“Avevo perso troppe cose quella sera: le mie certezze, la mia forza, il mio punto di riferimento. Avevo perso il mio ultimate, Hyukjae.”
“No! Avevi trovato il tuo vero ultimate, ma non hai voluto crederci. Non finché la luce non ti ha strappato dalle mani Jiyong. Non ti aspettavi che accadesse, non immaginavi che anche per l’ultimate valesse la stessa regola: non sei tu a scegliere noi, Gong gi, e finché non ti arrenderai a quest’idea, quest’isola non smetterà di affollarsi.”
“E’ per questo, dunque, che vuoi abbandonarmi?”
“Non ho mai detto di volerlo fare. Quando ho ricevuto la tua lettera, prima della partenza, io… Gong gi, non sappiamo cosa ci aspetta. E se le cose non dovessero andare nel verso giusto? Se non riuscissi ad arrivare alla fine del nostro viaggio? Non potevo rischiare di lasciarti un’altra volta senza ultimate.”
Gong gi rimase in silenzio: le era capitato fin troppo spesso di pensare all’eventualità che Eunhyuk non tornasse sano e salvo a bordo. D’altronde, tra lui e Jiyong non scorreva buon sangue, e se l’Isola era stata in grado di trasformare i suoi vecchi ed affettuosi bias in bestie vendicative…che ne sarebbe stato del suo Ultimate Tradito?
“E’ l’ultimate che sceglie me, non l’hai detto tu? Ordinare a Jooheon di starmi accanto non mi sembra una sua scelta.”
“Jooheon ti ha scelta nel momento in cui ti ha trovata sola e malnutrita per le strade di Montown. E’ stato nel preciso momento in cui ti ha presa tra le braccia contro la tua volontà e ti ha tormentata con quella sua vocina da neonato per tutto il tragitto fino a casa che lui ti ha scelta.”
Senza rendersene conto, Gong gi sorrise: ricordava perfettamente quel momento. Il suo dimenarsi tra le braccia del ragazzo, le persone che li fissavano come due fenomeni da baraccone…e di sicuro Jooheon ricordava i calci e i pugni che aveva incassato lungo la strada.
“Vi siete raccontati parecchie storie voi due.”
“Giusto il necessario per capire che, se un giorno dovessi lasciarti sola, lui ci sarà. La luna cambia ogni notte, Gong gi, e tu meriti di guardarla con qualcuno accanto.”
La ragazza distolse lo sguardo dall’ultimate. Hyukjae era così certo di morire? Non era questo il finale che si aspettava.
“Hai ragione. La luna cambia di continuo. A volte è maestosa e luminosa, altre invece è nascosta dalle nuvole. Ma non importa che aspetto abbia. Non voglio guardarla con qualcuno che non sia tu.”
+
 
Il rumore dello sfregare di fogli svegliò Joy dal suo lungo, ma necessario, riposo.
“Oh perbacco!! Ti ho forse svegliata?” si affrettò a scusarsi Jonghyun, facendo ancor più confusione con l’ammasso di carte che teneva tra le mani.
“Quell’espressione si usa ancora?” rise la ragazzina, tirando su la coperta fino a coprirsi il naso.
“Non era mia intenzione, mi dispiace.” seduto ai piedi dell’improvvisato letto di Joy, il biondo si affrettò a raccogliere le sue cose, pronto a lasciare la piccola riposare.
“Fermo! Non serve che te ne vai…piuttosto, che stavi facendo?” chiese incuriosita Joy, sgusciando fuori dal suo rifugio e mettendosi a sedere accanto a lui.
“Stavo scrivendo una canzone. Sai, mi sono accorto che non abbiamo ancora un inno, quindi ho preso carta e inchiostro e mi sto dando da fare.”
“Ti sei davvero portato appresso tutte queste cose per scrivere?”
“In realtà, le mie sono rimaste a bordo. Pensavo che in missione non avrei avuto molto tempo da dedicare alla scrittura, dunque ho preferito lasciare tutto lì.”
“E queste cose dove le hai prese?”
“Bambam. Ho scoperto che tiene un diario di bordo, quindi gli ho chiesto se poteva strappare qualche foglio dal suo quaderno e prestarmi l’occorrente per scrivere.”
“…perché, Bambam sa scrivere?” chiese Joy, sbarrando gli occhi. Jonghyun non seppe trattenere una risata.
“Quel ragazzino è pieno di sorprese! Ma tu piuttosto, come ti senti?” si allarmò. La bionda gli sorrise, portando la mano all’altezza dello stomaco.
“LE dice che la ferita si sta rimarginando bene. Le mie budella resteranno qui dentro ancora per un po’!” ironizzò poi, facendo spuntare sul viso di Jonghyun il suo splendido sorriso da dinosauro.
“E’ davvero una splendida notizia! Dunque…se tu stai meglio…significa che…”
“Che domani conosceremo il quinto Bias Tradito? Se i calcoli di Namjoon sono corretti sì, è così.”
Jonghyun sorrise tristemente a quella affermazione: nonostante fossero impazienti di portare avanti la missione, l’idea di affrontare una vecchia conoscenza era tremendamente difficile da accettare. Nel suo caso, poi, lo era particolarmente.

***

L’accecante luna piena stava finalmente lasciando al sole lo spazio per sorgere nel nuovo giorno. Hyukjae gettò l’ultimo ramo rimasto sul braciere ancora ardente di fronte a lui, rimanendo qualche minuto a fissare il legno sbriciolarsi, con lo sguardo incantato per stanchezza. Sfregava le mani una contro l’altra, cercando di scaldarle ancora un po’; accanto a lui, con la testa appoggiata sullo zaino, Gong gi dormiva beatamente. L’ultimate si era preoccupato di appoggiarle la sua giacca sulle spalle, in modo tale da ripararla dal freddo.
Era sempre stato molto protettivo nei confronti del suo capitano; sentiva come il bisogno di starle costantemente accanto, di badare a lei e di assicurarsi che stesse sempre bene, che fosse felice. Ma l’unica cosa che avrebbe potuto farle del male era proprio lui.
Il loro rapporto non era mai stato semplice. Nemmeno loro sapevano che tipo di sentimenti provassero l’una per l’altro, ma erano certi di una cosa: quando erano insieme, si sentivano completi.
Durante quell’ultimo anno erano cambiati molto, entrambi. Si erano amati, odiati, allontanati. Ma Gong gi non aveva mai staccato gli occhi dalla luna e così Hyukjae aveva sempre seguito la sua bussola alla ricerca del suo capitano. Perché l’ultimate era esattamente questo: l’altra metà di lei.
Il suo sguardo si posò su quel sorriso appena abbozzato, sulle labbra schiuse e tremolanti, come se stesse conversando silenziosamente con qualcuno, e sulle pupille nascoste dalle palpebre rosee, che non avevano smesso di muoversi nemmeno per un istante: Gong gi stava sognando qualcosa di bello.
“Riporteremo a casa Jiyong, te lo prometto.” sussurrò, accarezzandole i capelli con la mano destra portando, invece, la sinistra dove, un tempo, batteva il suo cuore.
Non appena i polpastrelli sfiorarono il freddo vetro che proteggeva la bussola, un triste sorriso comparve sul suo volto: come poteva pretendere di amare se non possedeva nemmeno l’organo per farlo?
Sospirò profondamente, chiudendo per un istante gli occhi.
E fu in quell’esatto momento che lo sentì per la prima volta.
Si alzò di scatto, brandendo la sua spada spezzata. Non era riuscito a capire da dove provenisse quel rumore: fu talmente inaspettato e flebile che gli parve quasi di averlo semplicemente immaginato.
Un piede avanti l’altro, si avvicinò con cautela alla zona di ronda che spettava a Niel. Come volevasi dimostrare, il ragazzo stava tranquillamente dormendo in piedi, sorretto dal tronco di una palma.
“NIEL!” strillò Eunhyuk, colpendolo con la punta del piede sullo stinco. Niel si svegliò di soprassalto, facendo cadere rovinosamente a terra il suo bastone, nel goffo tentativo di armarsi.
“Ti sembra forse questo il modo di fare la guardia?” lo redarguì l’ultimate.
“H-ho riposato gli occhi solo per dieci minuti, lo giuro!” balbettò il bias, strofinandosi la gamba con entrambe le mani.
“Sì, certo…” sbuffò. “Dunque non hai sentito anche tu quel rumore?”
Niel scosse la testa: non aveva sentito nulla. Hyukjae calciò la sabbia dal nervosismo: si era davvero immaginato tutto?
“Forse dovresti riposare un po’ anche tu hyung.” suggerì il moro, rialzandosi. L’ultimate sorrise.
“Ottima idea. Me ne vado a letto anch’io, così domattina ci sveglieremo tutti con la gola mozzata.” ironizzò.
“…veramente se siamo morti non ci possiamo svegliare.” gli fece prontamente notare Niel. Eunhyuk annuì, strappando poi dalle mani del minore il suo stesso bastone e colpendolo in testa. Il moro gridò, grattandosi la nuca e inchinandosi al suo hyung in segno di scuse.
“EHI, VOI DUE!”
Una voce squillante fece sobbalzare i bias, troppo presi dalla loro discussione per accorgersi dell’arrivo di un assonnato Bambam alle loro spalle.
“Yah! Perché strilli in quel modo? Finirai per svegliare l’intera ciurma!” lo attaccò Niel. Il ragazzino sbarrò gli occhi stupito, puntandosi un dito sul petto.
“E chi pensi che abbia svegliato me, eh?!” lo zittì poi.
“Già che sei in piedi, potresti aiutarci a cercare una cosa.” intervenne Eunhyuk, avviandosi verso destra, in direzione della zona di guardia di Zico.
“SI! Mi piace aiutare gli hyung!! Che devo cercare? Cibo? Acqua? Il Bias Tradito?”
“Il bottone per spegnerti?” sussurrò Niel, senza cattiveria.
“No, qualcosa di più importante.” proseguì Hyukjae, guardandosi intorno. Bambam accelerò il passo, per paura di essere distanziato troppo dall’ultimate.
“Di che si tratta??” sbraitò, spazientito “Non tenermi sulle spine!”
“Sssh!! Vuoi abbassare il tono della voce?!”
Bambam fece la linguaccia a Niel prima di correre velocemente verso Eunhyuk e piazzarglisi davanti.
“Che cerchiamo, hyung?”
“Cerchiamo…qualcosa.”
“Ok! E cosa?”
“Qualcosa.”
“Qualcosa cosa?”
“Qualcosa…qualcosa.”
“Si ma qualcosa qualcosa cosa?”
“Se lo sapessi non ti avrei chiesto di aiutarmi a cercarla, non credi?”
…Hyukjae stava davvero impazzendo?
“Quindi stiamo cercando qualcosa che non sappiamo cosa sia?” chiese Bambam, con un’espressione dubbiosa disegnata in viso. Eunhyuk sorrise ed annuì, superandolo nuovamente e raggiungendo la sua meta.
“Ehi, Zico! Hai sentito anche tu quel…MA CHE DIAVOLO!”
Seduto su di un tronco, il biondo ronfava beatamente, tenendo chino il capo: nemmeno la sua guardia era stata utile.
“Ma che razza di ciurma siete?!” sbraitò l’ultimate, esasperato.
“Sssh! Sveglierai gli altri!” intervenne prontamente Niel.
“O sveglierò chi è di guardia?! Yah, Zico!! Alzati!” con un calcio, Eunhyuk sbilanciò il minore, che rotolò goffamente a terra.
“CHI SEI?! COSA VUOI?! FATTI SOTT- Oh, siete voi.”
“Buongiorno principessa, dormito bene?” lo salutò l’ultimate. Zico si stropicciò gli occhi, rispondendogli che non era riuscito a riposare molto bene a causa della posizione scomoda in cui si era addormentato. Hyukjae lo fulminò con lo sguardo, serrando la mascella.
“E’ successo qualcosa?” osò chiedere poi, giusto per far arrabbiare ancora di più il suo hyung.
“Non saprei. Dovresti dirmelo tu già che ERI DI GUARDIA!”
“Ssssh! Non serve che strilli!” gli ricordò Niel.
“TI PARE CHE STIA STRILLANDO?”
“Si, lo stai facendo.”
“A ME NON SEMBRA.”
“Sì, invece.”
“Hyung, ma non dovevamo cercare qualcosa?”
“E’QUELLO CHE STO TENDANDO DI FARE.”
“Ci riusciresti se solo non strillassi.”
“NON LO STO FACENDO.”
“Ma che vi siete bevuti di prima mattina? Le mie scorte di rum?” Zico sbadigliò rumorosamente, rialzandosi e ponendo fine a quel bisticcio fastidioso. Eunhyuk iniziò, così, a raccontargli ciò che era successo quella mattina.
“Non l’ho sognato. Era reale.”
“Che tipo di rumore era, hyung?”
“Non saprei spiegarlo: è durato così poco che non ho nemmeno fatto in tempo a rendermi conto di ciò che stavo sentendo.”
“Pensi che sia finalmente lui?” chiese Zico, stringendo l’impugnatura del suo revolver. Hyukjae annuì.
“Penso che il Bias Tradito stia uscendo allo scoperto.”
In quel preciso momento, il rumore si sentì di nuovo. Forte e chiaro. E, intorno all’ultimate, erano tutti svegli per poterlo sentire.
“CHE DIAVOLO E’ STATO?!” la voce di Zico gli si strozzò in gola.
“Qualcosa!! Qualcosa!!” saltellò allegramente Bambam.
“OK. PENSO CHE SIA GIUNTO IL MOMENTO DI STRILLARE.” aggiunse Niel, abbracciando il suo bastone per sorreggere il suo corpo tremante.
“Dobbiamo andarcene di qui e alla svelta.” ordinò Eunhyuk, guardandosi ossessivamente attorno: aveva una forte sensazione che qualcuno lo stesse osservando.
“S-se Gong gi scopre che abbiamo dormito invece di fare la guardia ci ucciderà prima che lo faccia il Bias Tradito!” balbettò Niel.
Seguì un istante di silenzio.
“GONG GI!”
Occupati a cercare quel qualcosa, i bias avevano lasciato il loro capitano senza alcuna protezione.
Senza esitare un secondo, i tre lasciarono che Zico si occupasse di allertare la parte di ciurma che stava ancora riposando in quel punto e scattarono in direzione della zona di accampamento sorvegliata da Eunhyuk. Mentre i loro scarponi calpestavano rami secchi e sprofondavano appena nella sabbia umida, sentirono quel verso ancora e ancora, sempre più forte, sempre più vicino. Anche Niel si fermò per raccogliere le sue cose e a radunare i bias ancora addormentati. Arrivato al punto esatto in cui aveva lasciato Gong gi, l’ultimate la trovò ancora addormentata.
 “Bambam, avverti gli altri e poi corri a prendere le tue cose.” ordinò, avvicinandosi a piccoli passi alla ragazza. Bambam obbedì immediatamente.
“Gong gi…Gong gi…” sussurrò Hyukjae, accucciandosi di fronte al suo capitano e scostando una ciocca di capelli che le copriva gli occhi. La ragazza mugugnò, serrando ancor di più le palpebre.
“E’ ora di svegliarsi…” disse lui, sorridendo.
“Ma il mio sogno non era finito…” si lamentò Gong gi, mettendo il broncio. L’ultimate rise, accarezzandole i lunghi capelli biondi.
“Forse, se aprissi gli occhi, scopriresti che la realtà che hai di fronte potrebbe essere meglio di quel sogno.” le sussurrò. La ragazza aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi il viso dell’ultimate un po’ troppo vicino.
“Forse hai ragione, Hyukjae…”
Fu in quell’istante che il qualcosa si fece sentire ancora più forte.
“Ah, dimenticavo…” disse Eunhyuk, sfilandole lo zaino da sotto alla testa e afferrando la giacca che le aveva lasciato come coperta “…stiamo per morire.”
 
***
 
“Volete dirci da che diavolo stiamo scappando?!” Suzy era abbastanza irascibile di prima mattina. O meglio, lo era più del solito.
“Te l’avrò detto mille volte noona, scappiamo da qualcosa!” la illuminò Bambam, inciampando poi sulla radice di un cespuglio. Prontamente, Jun.k lo afferrò per il colletto del cappotto e lo rimise in piedi, dandogli una leggera spinta per intimarlo a non fermarsi più del dovuto.
“Potete ripetermi precisamente quando avete sentito quel verso strano?” domandò Namjoon, cercando di capirci qualcosa in più di quella situazione assurda.
“Da questa mattina, all’alba. All’inizio si sentiva appena, ma con il passare dei minuti sembrava quasi che si stesse avvicinando al nostro accampamento.” spiegò Zico, come se non avesse ronfato quella mattina ed Eunhyuk non gli avesse raccontato cosa era successo.
“Siete sicuri di non esservi immaginati tutto? Insomma, stiamo fuggendo da un bel po’ e l’unica cosa che abbiamo udito sono i lamenti di Suzy.” fece notare Sehun, beccandosi poi una gomitata dalla ragazza in questione.
Mentre i bias blateravano tra loro, l’ultimate guidava il gruppo alla cieca, inoltrandosi sempre più verso il centro dell’isola, trovandosi completamente circondato da cespugli ed arbusti, che rallentavano la loro fuga: voleva allontanarsi più che poteva da dove avevano trascorso la notte, ma lo assillava il dubbio di starli guidando, invece, dritti dritti in bocca al Bias Tradito. Accanto a lui, Gong gi fissava il suo volto, spaventata da quella sua costante espressione di panico.  
“La bussola non ti può aiutare?” chiese Donghae, tenendo fermo con il palmo della mano un enorme ramo spinato, in modo tale che Jonghyun, che portava in spalla un’ancora debole Joy, potesse proseguire senza farsi male. Eunhyuk non gli rispose.
“Ragazzi! RAGAZZI! Fermatevi un secondo ed ascoltate!” LE richiamò l’attenzione della ciurma, che immediatamente si zittì e drizzò le orecchie. “Lo sentite anche voi?”
I bias si concentrarono ancor di più, trattenendo addirittura il fiato per non coprire il rumore.
“…io non sento nulla.” confessò Himchan, grattandosi la nuca.
“Esatto. Nessun uccello che starnazza, nessun insetto che ci svolazza intorno, nemmeno il fruscio del vento tra le foglie.”
“N-non è un buon segno, vero?” balbettò Taeyeon. LE scosse la testa.
“E’ il segno che siamo nella direzione giusta per raggiungere il Bias Tradito.”
Seguirono interminabili minuti di silenzio, durante i quali i membri della ciurma speravano invano che un uccello fischiettasse, che una zanzara gli ronzasse attorno e che una folata di vento staccasse le foglie dal loro ramo. Ma, purtroppo, il silenzio regnava.
“…mi vergogno a dirlo, ma…mi avete messo talmente tanta agitazione che mi scappa la pipì.”
“JOOHEON!!” strillarono in coro le ragazze, scandalizzate.
“Non è colpa mia! Con i vostri discorsi mi avete spaventato al punto che ora devo farla!” si giustificò lui, sentendo le sue guance arrossire. Jooheon era così: all’apparenza, poteva sembrare un ragazzo sicuro di sé, coraggioso e temibile; in realtà, era una persona dal cuore grande e spaventata dalla sua stessa ombra. Prima di sapere altri dettagli, Gong gi gli diede il permesso di andare, raccomandandosi che facesse veloce. Jooheon si inchinò in segno di gratitudine e si allontanò dal gruppo di qualche metro, in modo da ritagliarsi un po’ di privacy. Si slacciò la cintura ed abbassò i pantaloni quel poco che gli bastava per fare i suoi bisogni. Chiuse gli occhi e sospirò, sentendosi finalmente meglio. All’improvviso, però, uno scricchiolio di rami secchi frantumò il silenzio che avvolgeva l’isola. D’istinto, il ragazzo iniziò a rivestirsi, preoccupato che fosse un membro della ciurma andato a recuperarlo.
“Arrivo! Arrivo!!” si affrettò a comunicare, sistemandosi per bene la camicia all’interno dei pantaloni. Il grande cespuglio di fronte a lui iniziò all’improvviso a tremare, facendo cadere qualche foglia morta a terra. Jooheon indietreggiò di qualche passo, scusandosi con il Signor Cespuglio per aver urinato su di lui. Quello che apparve davanti alle sue, stranamente, enormi pupille, però, non era nulla di buono. Era…qualcosa.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
 
“Ed è per questo che si è arrabbiato così tanto!” la ragazza rise, portando una mano allo stomaco.
“Povero Jun.k! Se continuate a trattarlo così finirà per abbandonare la nave!” sussurrò Gong gi, ridacchiando. Le due ragazze si trovavano distese in posizione supina sul Ponte di Coperta: rimanevano spesso fino a tardi a fissare le stelle e ridere tra loro. Si era instaurata un’amicizia genuina tra le due, nonostante i loro caratteri così diversi.
“Nah, ci vuole troppo bene per andare via!” disse la maggiore, sistemandosi la frangia. Il capitano sorrise, ripensando a tutte le volte che Jun.k era stato vittima dei loro scherzi infantili.
“Pss, ragazze!” Eunhyuk le raggiunse di corsa, tenendo tra le mani un ammasso di vestiti ed accucciandosi accanto a loro perché potessero sentire meglio le sue parole bisbigliate. “Secondo voi dove posso nasconderli? Jun.k si sta facendo il bagno e ho pensato che…”
Le due si guardarono, leggendosi nella mente a vicenda.
“Nei cannoni!!” suggerirono all’unisono. L’ultimate rise, coprendosi il viso con il palmo della mano: Jun.k si sarebbe davvero incazzato.
Gridando con tutto il fiato che aveva in gola, Jooheon si voltò di scatto e scappò a gambe levate verso Gong gi ed il resto dei pirati, non voltandosi mai per paura di scoprire che diavolo lo stesse inseguendo. Lungo la strada cadde a terra svariate volte a causa dei suoi pantaloni che, non essendo stati legati in vita con la cintura, scivolavano passo dopo passo lungo le sue paffute cosce, intralciando i suoi piedi e facendolo ritrovare riverso al suolo. Per paura di essere raggiunto, si rialzava in fretta e furia ogni volta, tenendosi i pantaloni con la mano sinistra ed impugnando la mazza ferrata con la destra, come se avesse davvero avuto il coraggio di usarla.
“QUALCOSA!!! QUALCOSA!!!” urlò a gran voce, raggiungendo il gruppo ed ignorandolo spudoratamente, intenzionato a non arrestare la sua corsa per nulla al mondo. I bias lo videro passare velocemente davanti ai loro occhi, ma non fecero nemmeno in tempo a recepire il suo avvertimento che si resero conto da soli di che cosa fosse la nuova minaccia: ricoperta da un morbido pelo rosa, striato di nero e bianco, un’enorme tigre apparve inaspettatamente dalla selva, perforando loro i timpani con il suo potente ruggito. Maestosa ed elegante, la creatura fissava la ciurma con i suoi occhi ambrati ed affamati; le unghie affilate scavavano appena la sabbia, desiderose di affondare nella carne; la bocca semi aperta mostrava denti aguzzi e bianchissimi, pronti solo a rosicchiare qualche scheletro di pirata. Gong gi rimase incantata dall’imponenza dell’animale, dal manto e dalle dimensioni decisamente insolite, pari a quelle di un purosangue. Viaggiando per il mondo, le era capitato spesso di imbattersi in animali particolari e, certamente, quella non era la prima tigre che vedeva; l’esemplare che si trovava di fronte, però, era qualcosa di mai visto prima. E, purtroppo per loro, non era sola. Silenziose come veri felini, altre tigri apparvero da direzioni diverse, circondando il capitano ed i suoi bias, che furono costretti ad indietreggiare, ritrovandosi spalle  contro spalle e senza via di fuga. Gong gi cercò con lo sguardo un qualsiasi passaggio che gli avrebbe permesso di sgattaiolare in mezzo alla selva velocemente, ma gli animali erano troppi e ben disposti: la ciurma era diventata improvvisamente una preda in trappola.
“Ehi…Micio micio miciooo…” Zico tentò un primo approccio con la tigre che si trovava a poca distanza da lui, allungando la mano quasi volesse dargli un po’ di croccantini per tenerla a cuccia. Alla creatura, però, i croccantini non sarebbero bastati: con un’agilità impressionante, l’animale graffiò gravemente la mano del ragazzo che penzolava davanti ai suoi occhi. Era inutile che Zico imprecasse contro di lei: se l’era cercata.
“Zico, non gridare! Non fate movimenti bruschi, o ci attaccheranno. Non abbassate lo sguardo, non sguainate le spade, né caricate le pistole: ogni mossa che fate potrebbe essere l’ultima.”
“Oh, bene. Siamo a cavallo.” il sussurro di Hyuna si sentì appena. Prede e predatori respiravano lentamente, pensando gli uni a come uscire da quella situazione e gli altri a come attaccare senza essere feriti. Gong gi portò una mano dietro alla schiena, tastando con cautela quale dei suoi bias si trovasse alle sue spalle, all’interno del cerchio.
“Victoria, sei tu?” bisbigliò, non appena la sua mano toccò qualcosa.
“No. E’ il Sebooty.” brontolò Sehun, non spostando minimamente il suo posteriore. Gong gi arrossì, scusandosi a denti stretti.
“Victoria, sei al centro del cerchio?” chiese poi, ritraendo la mano. Alle sue spalle, il sussurro di una negazione fece fallire il piano di Gong gi ancor prima che potesse attuarlo.
“Ci siamo io, Suzy, Taeyeon, Bambam e Donghae al centro, capitano. Possiamo esserti d’aiuto lo stesso?” bisbigliò Sehun, sperando che la ragazza avesse trovato una soluzione. Gong gi sbuffò: lei stessa non credeva a ciò che stava per ordinare.
“Ehm…Bambam? Mi senti?”
Il ragazzino annuì. Dopo qualche istante di troppo si rese conto che il suo capitano non poteva voltarsi e vedere il suo cenno, dunque rispose con un flebile “si, noona”. Gong gi stava male al solo pensiero di dover affidare la loro unica possibilità di sopravvivenza a Bambam, ma non aveva scelta: solo lui poteva, senza dare nell’occhio, scagliare una delle sue frecce abbastanza distante, contro un qualsiasi albero o cespuglio, producendo un rumore in lontananza, riuscendo così a distrarre le tigri quell’attimo che gli sarebbe bastato per ritagliarsi una via di fuga. Mormorò il suo piano al ragazzino, sperando che avesse recepito chiaramente il messaggio. Lentamente, Bambam si accucciò, nascosto dal cerchio di bias. Con le mani tremanti, afferrò una freccia dalla faretra e la sistemò al meglio tra la corda ed il dorso dell’arco. Sopirò profondamente prima di rimettersi in piedi. Una volta pronto, individuò un frutto giallognolo appeso appena al ramo del suo albero. Se fosse riuscito a tranciarne il picciolo, il frutto sarebbe caduto su di un cespuglio, producendo abbastanza rumore per richiamare l’attenzione dagli animali: d’altronde, in quel silenzio oppressante, anche il batter d’ali di una farfalla si sarebbe notato. Distese le braccia, sfiorando con la punta del naso le alette della freccia. Chiuse l’occhio, ripassando mentalmente le lezioni di Victoria; si era impegnato molto durante gli allenamenti ed era giunto il momento di dimostrare alla ciurma che era in grado di salvar loro la vita, come loro avevano spesso fatto con lui. Fece scorrere alcuni secondi prima di lasciar andare la sua freccia: il destino di Gong gi e dei suoi bias dipendeva da lei e dalle magre dita che l’avevano scagliata.
“…ahia.”
Incastratosi inspiegabilmente sulla corda, il bastone appuntito percorse appena una manciata di centimetri, giusto il tempo di tagliare di striscio la guancia di Donghae, pietrificato di fronte all’arciere, e di atterrare davanti ai piedi di Eunhyuk, alle sue spalle. Piano fallito. Miseramente.
Le tigri seguirono con lo sguardo il breve viaggio dell’innocua freccia e, per fortuna di Bambam, essendo animali non ne risero a crepapelle. Anzi, interpretarono quello come un tentativo di attacco e si avvalsero del diritto di difendersi: avanzando lentamente, le tigri spalancarono le loro fauci, ruggendo ancor più forte e ponendo fine a quel silenzio carico di tensione. Gong gi ordinò, finalmente, alla sua ciurma di armarsi, sentendo alle sue spalle lo sfregare delle lame d’acciaio contro le fondine e lo scattare dei proiettili in canna.
“Al mio tre, correte tutti verso sud, chiaro?”
All’unisono, i bias gridarono un convinto e potente “si, capitano!”. Quando la tigre di fronte a Gong gi le ruggì a cinquanta centimetri di distanza, la ragazza urlò “tre!” a gran voce, ferendo poi l’animale con la lama della sua spada metà dorata e metà argentea. La bestia si voltò di scatto, mugugnando di dolore, lasciando però libero il percorso al capitano che, senza perdere nemmeno un millisecondo, scattò nella direzione che lei stessa aveva indicato. Corse velocissima, come mai aveva fatto prima, tranciando senza pietà i rami che ostacolavano la sua strada. Si voltò indietro per assicurarsi di essere seguita dai suoi bias: in lontananza, però, non vide nessuno. Avendo raggiunto una distanza discreta, si fermò per riprendere fiato: poggiò i palmi delle mani sulle ginocchia, respirando affannosamente. Continuava a fissare il luogo da dove era fuggita, ma nessuno dei suoi pirati si trovava ancora lì; sentiva ancora il ruggito delle tigri, ma nessun grido umano o colpi d’arma da fuoco.
“Oh, andiamo!” brontolò poi, allargando le braccia “Proprio a me doveva toccare una ciurma che non sa nemmeno dov’è il sud?”

+
 
“Ve l’avevo detto che era dall’altra parte!”
Incamminatisi verso nord, Sehun, Taeyeon e Donghae si incolparono a vicenda su chi tra loro fosse scattato per primo in quella direzione, ovviamente opposta a quella indicata da Gong gi.
“Lo sapevo! Avrei dovuto seguire Hyukjae dato che ha la bussola!” Donghae iniziò a sgridare sé stesso, schiaffeggiandosi la fronte con il palmo della mano destra. Essersi divisi non era affatto un bene, ma l’importante, al momento, era allontanarsi il più possibile da quei feroci animali.
“Non preoccupatevi ragazzi, ci ricongiungeremo presto al gruppo ed andrà tutto per il meglio!” Taeyeon cercò di portare un po’ di positività. Dopo essersi allontanati ancor di più, i tre si fermarono, indecisi sul da farsi: proseguire nella direzione sbagliata li avrebbe distanziati ancor di più dal resto della ciurma e tornare indietro non era un’opzione da tenere in considerazione.
“Potremmo fermarci qui per un po’ e vediamo che succede.” propose Sehun, lasciando cadere il suo corpo stanco addosso al tronco di un albero.
“Buona idea, penso che non ci sia altra…uhm? Donghae hai detto qualcosa?” la ragazza troncò improvvisamente la frase, pesando di essere stata interrotta dal maggiore. Donghae, però, non aveva fiatato.
“Dicevo, penso che…uhm? Sehun, che c’è?”
Il ragazzo inarcò le sopracciglia, confuso: nemmeno lui aveva parlato.
“…ok sto iniziando a…”
“Ehi voi!”
Una voce più che familiare attirò la loro attenzione.
“Sono quassù!” arrampicatosi sull’albero, Jooheon sedeva con le gambe a penzoloni sul ramo più possente, senza il minimo timore di precipitare da quell’altezza.
“Sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo!” lo attaccò la ragazza, agitando l’indice contro di lui. Jooheon sorrise, mostrandole la sua adorabile fossetta.
“Che diavolo ci fai lassù?” borbottò Sehun, mettendosi accanto a Donghae per riuscire a guardarlo in faccia.
“Beh…secondo voi?!” era piuttosto ovvio che il rosso si fosse rifugiato così in alto per sfuggire alle tigri; ma, parlando di Donghae, Sehun e Taeyeon, non tutto è così ovvio.
“Avevi fame e hai deciso di cercare un alveare per spalmare il miele sul pane bianco che non abbiamo, ma quando sei arrivato lì ti sei accorto che non ci sono alveari e da una parte ne sei contento perché le api ti avrebbero punto, ma dall’altra ti dispiace perché ti è venuta fame di pane e miele arrampicandoti?” ipotizzò il primo.
“Pensavi che, raggiungendo la cima dell’albero, avresti potuto vedere l’orizzonte, ma i tuoi occhi sono talmente piccoli che vedere le cose è già opzionale?” suppose il secondo.
“Sei segretamente innamorato di Gong gi e sei scappato lassù per paura che Eunhyuk ti affettasse per bene non appena l’avesse scoperto, ma ora non riesci più a scendere quindi probabilmente non morirai affettato ma spappolato al suolo?”
“Cosa?!”
“Cosa?!”
“Cosa?!”
“Cosa?! Niente.” concluse la ragazza.
“…le tigri. Sono qui per le tigri.”
“Aaaaaah.” compresero al volo i tre.
“Beh, visto che siete venuti a recuperarmi, penso che sia giunto il momento di scendere da qui e riprendere il nostro viaggio, dico bene? Il resto della ciurma dov’è?” chiese il rosso, lasciando cadere a terra la sua mazza ferrata per poi scendere a sua volta dall’albero.
“Un po’ di qua…un po’ di là…” confessò Donghae, gesticolando. Jooheon si immobilizzò: non sapeva che il gruppo si fosse diviso e che le tigri vagassero ancora per la selva.
“E…che significa precisamente qua e là?”
I tre si guardarono intensamente prima di indicare uno la direzione opposta agli altri: i bias potevano essere da qualsiasi parte in quel momento.
“AVETE PERSO IL RESTO DEL GRUPPO?!” Jooheon iniziava ad andare leggermente nel panico.
“Mmm…no” ci tenne a precisare Sehun “LORO hanno perso noi.”

+

Il capitano camminava da sola, sentendo i ruggiti delle tigri farsi sempre più vicini. Si spostava silenziosamente, cercando di stare alla larga da quei versi senza, allo stesso tempo, allontanarsi troppo da dove si trovava: ogni passo in avanti era un passo lontano dalla ciurma. Si nascondeva tra i cespugli o dietro agli spessi tronchi, scrutando i felini che, ad una manciata di metri da lei, annusavano le impronte che i suoi stessi scarponi avevano lasciato poco prima. Vedendole avanzare, si spostò lateralmente, sperando che proseguissero verso sud, lasciandola libera di tornare indietro a recuperare i suoi bias. Raccolse uno dei frutti marci che giacevano ai suoi piedi e lo scagliò contro il cespuglio più lontano che riuscì a raggiungere, costringendo gli animali a seguire il loro istinto e a balzare in quella direzione. Allontanatesi, Gong gi accelerò il passo, cercando di raggiungere il punto esatto da cui era venuta. Purtroppo per lei, una delle tigri rosa si era allontanata dal branco e si trovava proprio lì, davanti a lei. Un profondo taglio all’altezza dell’occhio destro la rese subito riconoscibile a Gong gi: era la creatura che aveva dovuto ferire per fuggire. La ragazza indietreggiò, tenendo stretta tra le mani l’impugnatura della spada. Le sue spalle si muovevano su e giù, seguendo il suo respiro affannoso: era di nuovo in trappola. L’animale ruggì, avanzando lentamente; spalancò le fauci, lasciando che la bava le scorresse ai lati della bocca: la vendetta le era stata servita su un piatto d’argento.
“CAPITANO!! DI QUA!!”
Gong gi si voltò di scatto verso sinistra, cercando con lo sguardo il bias che l’aveva chiamata: da dietro un ammasso di rocce, la mano di LE oscillava nell’aria, cercando di farsi notare in lontananza. Il capitano non perse altro tempo e si diresse verso di lei, schivando gli attacchi dell’animale ed agitando la spada per tenerla a bada. Arrivata da LE, la bionda poggiò il palmo della mano sulla roccia fredda ed umida e la saltò, pensando di atterrare nella sabbia: al di là di quella pseudo barriera, però, trovò un piccolo stagno, profondo abbastanza per farla quasi annegare. Per sua fortuna, una grande mano la afferrò per il colletto del cappotto e la trascinò nuovamente in superficie, trascinandola poi contro la parete rocciosa e nascondendola così dall’animale.
“N-Niel?” bisbigliò, vedendo il ragazzo sorriderle: lui ed LE erano riusciti a trovare il nascondiglio perfetto. O quasi…
Improvvisamente, udirono la parete scricchiolare ed il riflesso dell’animale apparire sulla superficie dello stagno: la tigre si trovava proprio sopra alle loro teste. Gong gi si strinse ancor di più a Niel, un po’ perché non sapeva nuotare e un po’ perché temeva di essere vista dalla creatura.
Dovettero trascorrere minuti infiniti prima che l’animale decidesse di scendere dalla roccia e cercare la sua preda altrove.
“Via libera?” chiese il capitano, battendo i denti dal freddo. LE spiò da dietro la parete e vide la tigre ancora troppo vicina.
“Negativo, si è allontanata solo di qualche metro.”
Gong gi spalancò i suoi grandi occhi marroni ed iniziò a radiografare ogni centimetro di ciò che li circondava: davanti a loro, la parete di un monte poneva fine a quel piccolo stagno; attorno allo specchio d’acqua, delle grandi rocce ne delineavano il perimetro, permettendogli di rimanere nascosti; alle loro spalle, però, non vi era alcuna via di fuga.
“Non possiamo rimanere qui per sempre. Noi dobb-“ un ruggito la zittì subito: non avevano altra scelta.
“Aspettate qui.” bisbigliò LE, prendendo un respiro profondo ed immergendosi nello stagno. Gong gi e Niel videro la sua figura avvicinarsi alla parete montuosa e scomparire in profondità. I due si guardarono, non dicendo una parola: LE aveva forse trovato una via d’uscita tra le rocce della montagna? Dopo pochi minuti la mora li raggiunse nuovamente, riemergendo e riprendendo fiato.
“C’è qualcosa oltre quella parete?” chiese il capitano, sperando con tutto il cuore in un sì. LE sorrise, facendo segno a Niel di seguirla. Il ragazzo, ovviamente, si sarebbe dovuto occupare di trascinare anche Gong gi con loro.
“Prendi un bel respiro e tieniti saldamente alla mia caviglia, ok?”
La bionda annuì, facendo scorta di ossigeno. Quando LE si immerse, e Niel dopo di lei, Gong g si lasciò risucchiare dall’acqua, agitando le mani alla ricerca del piede di Niel. Non appena le sue dita lo afferrarono, il ragazzo iniziò ad agitare le gambe, nuotando velocemente per paura di essere distanziato troppo da LE. Il capitano tenne gli occhi serrati fin quando non sentì il suo corpo riemergere.
“Ce l’abbiamo fatta!! Ottimo lavoro LE!!!” gioì Niel, prendendo finalmente fiato.
“Siamo stati fortunati che la fessura nella montagna fosse stata abbastanza grande per passarci attraverso.” aggiunse la mora, uscendo finalmente dallo stagno e strizzando la sua bandana zuppa d’acqua.
“M-ma….Dove diavolo siamo finiti ora??... Aaah, ho perso il mio cappello!” brontolò Gong gi, schiaffeggiando la superficie dell’acqua con i palmi delle mani.
“Non preoccuparti baby, te ne comprerò uno nuovo!”
“…ZICO!” la ragazza sgambettò schizzando ovunque fino a raggiungere la tanto amata sabbia. Si precipitò a stritolare il suo bias in un abbraccio che racchiudeva tutta la sua preoccupazione.
“Grazie al cielo stai bene! E la tua mano? Sta sanguinando!”
“Non è niente di grave, tranquilla. Ma se abbracciarmi ti fa sentire meglio, prego! Sono qui!” disse lui, spalancando le braccia e stampandosi un sorriso da ebete in viso. Per tutta risposta, Gong gi gli diede uno spintone, ridendo: quell’abbraccio era valido per il resto della sua vita.
“Sei da solo o c’è qualcun altro con te?”
“Mi dispiace dirtelo baby, ma…sono tutti con me!”
Il volto della ragazza si illuminò improvvisamente: finalmente sentiva il cuore un po’ più leggero.
“Se vuoi raggiungerli basta che vai in quella direz…YAH! Baby! Aspetta però!”
Gong gi non aveva tempo di aspettare: doveva vederli.
“Ragazzi! State tutti…bene?”
Sì. La ciurma stava bene. Erano schierati uno affianco all’altro, fissando tutti la stessa cosa.
“…EXID HOTEL?”
“Era quello che stavo cercando di dirti bambolina, ma sei partita in picchiata e non me ne hai dato il tempo.” la rimproverò Zico. Il capitano rimase a bocca aperta di fronte a quell’edificio maestoso che si ergeva proprio davanti a loro. Le pareti erano in pietra bianca e l’insegna incisa su un pannello di legno penzolava sopra alla porta d’entrata.
“Stai per dirci che dobbiamo entrare, non è così?” la anticipò Jun.k, sbuffando. CL lo fulminò con lo sguardo e si avviò verso l’hotel, seguita dal resto della ciurma.
“Almeno potrai farti un bagno caldo e lasciar asciugare i vestiti, no?” disse Eunhyuk, facendole cenno con il capo di seguire i suoi uomini. Gong gi abbassò lo sguardo, notando come le maniche della sua camicia gocciolassero: l’ultimate aveva ragione.
“Hyukjae…ho perso il cappello.”
Il ragazzo non poté non sorridere di fronte all’adorabile broncio del suo capitano.
“Non preoccuparti. Sei carina anche senza.” confessò poi, mordendosi il labbro per nascondere un imbarazzato sorriso.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3340709