It must be Destiny

di WeArePerfectlyImperfect
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Discorso del Re ***
Capitolo 2: *** Errore perfetto ***
Capitolo 3: *** Ballo in Maschera ***



Capitolo 1
*** Il Discorso del Re ***


Capitolo1- Il Discorso del Re
 
«Forza Abby!»
«Un attimo, arrivo!» ansimo, correre sotto il sole cocente e con le borse in mano non è proprio la cosa più facile al mondo.
«Ci perderemo il discorso così lumaca!»
«Tanto è sempre lo stesso tutti gli anni. Avremmo potuto saltarlo per una volta» osservai con una punta di rimpianto nella voce.
«No, perché questa è davvero la volta buona, me lo dice il mio stomaco.» mi gridò Bree, ormai quasi in punta alla collina. Arrivai in cima madida di sudore e con il fiato corto, la mia migliore amica era davanti a me e mi faceva segno di fare più in fretta «Forza che è iniziato!» sussurrò e poi iniziò ad addentrarsi nella folla.
«Bree, aspetta che se ti perdo è la fine qua!»
Entrammo nei giardini del castello dei Goldsmith, casata regnante che ormai da tempo immemore governava sul nostro regno.
Non riuscivo a vedere nulla, ma la voce del Re si sentiva chiara e forte «… Grazie a tutti voi che continuate a mantenere in pace e prosperità il nostro regno…» avrei potuto ripeterlo a memoria, il nostro re era ormai anziano, e probabilmente sarebbe stato troppo difficile per lui imparare un discorso nuovo, così riutilizzava sempre lo stesso. Ogni. Singolo. Anno. Era esasperante dopo un po’. Prima parlava del regno, della pace e di come fossero stati in grado di mantenerla nonostante il regno accanto cercasse di conquistarci da anni. Poi passava a parlare dei marchi (o Scottature) e solitamente mostrava poi il suo e tutti quelli della famiglia reale.
«Quest’anno è toccato a mio figlio minore a trovare la sua Metà…»
«Dai, seriamente?!» sbuffò Bree «Quanti anni ha il minore? Quattordici? Quindici?»
«Credo abbia più o meno la nostra stessa età Bree…»
«No, è sicuramente più giovane. E poi anche se fosse, perché per loro è così facile trovarla mentre io ho quasi diciotto anni e non si vede nemmeno l’ombra di una metà?»
«Se per questo nemmeno io l’ho ancora ricevuta eh…» dissi per tirarle su il morale «Non è la fine del mondo!»
«Lo è invece!» si avvicinò di più a me e mi sussurrò all’orecchio «Persino Diana ha la sua metà. DIANA.»
«Cosa c’è di male?»
«Cosa c’è di male? Alle medie mi prendeva in giro per tutto, e adesso ha un pretesto in più per bullizzarmi!» disse drammaticamente portando le mani al cielo. Alcune persone dietro di lei la guardarono male e altre si misero a ridacchiare.
«Non essere così drammatica Bree» dissi ridendo «Cosa importa che cosa dice Diana? Lo sappiamo tutti che è tanto bella quanto stupida. Amen, lascia correre.» conclusi poi sorridendole.
«Hai ragione. Ma io continuo comunque ad odiarla.» scossi la testa, non sarei mai riuscita a farle cambiare idea. E sicuramente la sorte non era dalla mia parte, perché proprio in quel momento passò davanti a noi Diana, aveva la mano intrecciata con quella di un ragazzo alto e muscoloso. Appena ci passò davanti si fermò e fece un sorriso a Bree «Bree tesoro!» le depositò un finto bacio sulla guancia e si rivolse a me con freddezza «Abby.»
«Diana.»
«Non so se vi ho mai presentato la mia Metà. Lui è John, carino non è vero? Voi invece ancora niente eh? Ma non vi preoccupate, arriverà anche il vostro momento… E se non arriverà c’è sempre il Cortile.» scoppiò a ridere e sparì tra la folla trascinandosi dietro la sua metà, che in quel momento mi sembrava di più un cagnolino che altro.
«E poi dici che me ne devo fregare…» disse Bree con amarezza guardandomi «Non voglio finire la mia vita nel Cortile.»
«Nessuno finirà nel Cortile…» cercai di dissimulare il fastidio che provavo in quel momento «E poi anche se fosse, che male ci sarebbe?»
«Che male ci sarebbe Abby? Ma stiamo parlando della stessa cosa?!» disse Bree sconvolta. Non aggiunsi nulla, non volevo entrare nell’argomento e avevo giurato comunque di non parlarne.
Aspettammo che il Re avesse terminato il discorso, ci unimmo agli applausi quando finì di parlare, ma poi, al contrario degli anni precedenti, lo vedemmo alzare una mano e richiamare il silenzio. Strano, qualcosa sicuramente stava per succedere.
«Mio figlio, Alec, vorrebbe scambiare con voi due parole. Vi prego di prestare attenzione.» in quel momento persino gli uccelli sembrarono zittirsi e il vento quietarsi. Cosa ci doveva dire di tanto urgente?
Alec fece un passo avanti e iniziò a parlare con voce grave «Amici, compagni» si guardò attorno per contemplare la vastità della folla «Sono dispiaciuto nel recarvi questa notizia, ma il nostro regno non sta navigando in buone acque ultimamente…» la gente intorno si scambiò sguardi allibiti, cosa stava accadendo al regno? Ci sarebbe stata una guerra? C’è in corso una carestia? Cosa?
«Pochi minuti fa ho ricevuto la notizia che è stato avvistato all’interno dei nostri confini il principe Bloomwood.» fece una pausa, per far si che la notizia fosse assimilata da tutti quanti e poi continuò «Come voi tutti sapete, la dinastia Bloomwood è sovrana del regno che confina con i nostri poderi al Nord. Non sappiamo ancora che cosa voglia, ma ritengo che suo padre, il re, lo abbia mandato come spia, per controllare ogni nostro movimento.» un brusio iniziò a diffondersi nell’aria, qualcuno si portò la mano alla bocca per lo stupore, mentre altri rimasero completamente immobili.
«Voglio chiedere a tutti voi di stare in guardia. Il principe è scaltro e manipolatore, userà qualsiasi mezzo per raggiungere il suo scopo. Per questo vi chiedo la massima prudenza… Non ho in mio possesso in questo momento alcun fotogramma di lui, per questo dovrete tenere gli occhi aperti. E se vedrete qualcosa di sospetto venite subito a riportarlo, ci occuperemo noi poi degli accertamenti del caso. Grazie.» chiuse il discorso così, senza aggiungere altro. Si ritirò e dopo di lui tutta la famiglia reale rientrò a palazzo. Appena sparirono tutta la gente iniziò a scendere la collina, non si sentiva ancora nessun rumore nell’aria.
Iniziavo davvero a preoccuparmi, sicuramente sarebbe partita una caccia all’uomo senza precedenti, e sicuramente ci avrebbero rimesso solo persone innocenti.
«Come mai quelle facce lunghe?»
Diana. Un giorno o l’altro l’avrei presa a schiaffi.
«Oh.» disse con falso dispiacimento «Ancora niente eh?» si guardò intorno «Eppure con tutta questa gente intorno… Avrei giurato che il marchio di almeno una delle due iniziasse a brillare e invece…» sorrise e baciò la sua metà.
«Perché non vai a rompere a qualcun altro Diana?» sbottai
«Perché siete voi due le più sfigate… Lo sapete che siete praticamente le uniche del nostro corso a non aver ancora ricevuto la Metà? Triste eh?» fu un attimo e vidi Bree che partiva a razzo e afferrò i capelli della rossa. Non ci pensai due volte, afferrai la mia amica per il braccio e cercai di portarla via, mentre John non faceva altro che ridere e incitare la rissa… “Dio li fa e poi li accoppia” diceva il proverbio, e forse era davvero così.
«Bree lasciala! BREE!» riuscii a portarla via, ma comunque nella mano dell’amica rimase una ciocca di capelli rossi.
«Te la farò pagare stronza!» disse Diana rossa in viso e poi sparì.
«La prossima volta ci penserà due volte prima di aprire la bocca.»
«Con la violenza non si risolve nulla…»
«Me ne fotto.» disse con tutta sincerità e mi guardò seria. La sua bocca si aprì in un sorriso gigantesco «Hai visto che faccia faceva però?!»
«Avrei voluto fargli una foto!» e scoppiai a ridere. La verità era che se non l’avesse fatto Bree probabilmente l’avrei fatto io prima o poi.
 
«Sono a casa!» urlai appena aprii la porta.
«Ciao tesoro!» mia nonna mi venne incontro e mi diede un leggero bacio sulla testa «La cena è pronta.»
Ci sedemmo a tavola e iniziammo a mangiare «Discorso emozionante quest’anno eh?»
«L’hai sentito?»
«Alla radio sì…»
«Cosa ne pensi?» le chiesi
«Non so… Non penso che il principe Bloomwood voglia spiarci. Cosa abbiamo in più che loro non hanno?»
«Forse vogliono dichiararci guerra…» dissi cautamente
«Non penso. Non mi stupirei del contrario però…»
«Noi a loro?» chiesi stupita «No dai. È impossibile.» guardai la nonna, ma lei non aggiunse più niente su quell’argomento.
«Il marchio?»
Scossi la testa in tutta risposta.
«Anche la tua metà arriverà, ne sono sicura.»
«Non mi importa poi così tanto in realtà. Non sarebbe poi la fine del mondo finire nel Cortile.»
«Non dire così…»
«Alla fine io sono la figlia-» non riuscii a finire la frase che la nonna mi interruppe bruscamente «Basta così.»
E in fondo aveva ragione.
Se qualcuno ci avesse sentito avremmo passato dei guai seri, dato che io non sarei dovuta nemmeno esistere.
 
Hello Hello! Allora vorrei iniziare con il dire che questa è la mia prima storia che pubblico su questo sito e sono emozionata, ASSAI. Secondo, ringrazio già in anticipo chiunque abbia avuto il fegato di arrivare fino alla fine del primo capitolo (Graaaaaaande). Vi prego fatemi sapere cosa ne pensate, anche se sono commenti negativi del tipo “Ritiratiii” hahahaha No davvero, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e quali sono le vostre impressioni. Nei prossimi capitoli se volete posso poi inserirvi le foto dei personaggi come sono nella mia testa… O magari prima di farlo potreste dirmi voi come ve li immaginate, visto che non ho ancora descritto nessuno J
Ok, mi sto dilungando troppo, sorry folks, ma amo scrivere e non riesco mai a fermarmi hahaha
Un cuore per voi,
WeArePerfectlyImperfect.

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Capitolo 2
*** Errore perfetto ***


Capitolo2 - Errore Perfetto
 
«La cosa sta iniziando a degenerare… Ieri a casa nostra è stato un inferno.» Bree si avvicinò al suo armadietto e iniziò a fare la combinazione per aprirlo.
«Va bene che c’è tuo padre…» il papà della mia migliore amica era un medico, lavorava durante il giorno nell’ospedale locale e alla sera riceveva a casa le persone che non potevano permettersi le cure. Era la persona più generosa che avessi mai conosciuto, e avrei scommesso qualsiasi cosa che Bree avrebbe seguito le sue orme un giorno.
«Sì, ma anche lui è umano e ha un limite…»
«Posso darvi una mano anche io se volete… Non l’ho mai fatto, ma per dire pulire le ferite e cose del genere non dovrebbe essere così complicato no?» mi proposi, in realtà il sangue mi faceva una certa impressione, ma alla fine era per una buona causa, non mi sarei di certo tirata indietro.
Guardai l’ora, dovevo andare se non volevo fare tardi a lezione, Mr. Shirmann non perdonava i ritardi «Devo correre, passo più tardi da te ok?»
«Vieni quando vuoi, tanto c’è sempre qualcuno.»
Affrettai il passo, la mia classe si trovava proprio nella parte opposta dell’edificio H, sentii il suono della campanella. Merda. Iniziai a correre e riuscii ad infilarmi tra la porta e lo stipite proprio nel momento in cui il professore stava per chiuderla.
«Mi scusi… Non accadrà più.»
«Signorina Pevensie… Il giorno che riuscirà ad arrivare puntuale gli asini inizieranno a volare.» disse secco Mr. Shirmann «Vai a prendere posto adesso.»
«Sì signore.» abbassai la testa e andai al mio posto. Sentii delle risatine e poi udii qualcuno sussurrare «Non riesce ad arrivare nemmeno in orario a lezione, non c’è da stupirsi che poi sia l’ultima a ricevere la sua Metà… Se mai la riceverà.» mi voltai e vidi Diana che ridacchiava con due sue amiche. Certo, chi altro poteva essere?!
«Bene. Come promesso oggi guarderemo un documentario sulla storia del Creatore.» disse alquanto eccitato il professore, alla sua affermazione seguirono degli sbuffi e degli sbadigli, ma lui sembrò non accorgersi di nulla. Spense le luci, accese il proiettore e il documentario iniziò.
Non so perché continuava a stressare ancora tutti noi con questa storia, ormai la sapevamo tutti a memoria.
«Il Dottore decise che era venuto il tempo per mettere un ordine al caos che c’era nel mondo. Lui e un team di esperti studiarono e costruirono una macchina che avrebbero utilizzato una sola volta per mettere ordine nella vita delle persone, per poi distruggerla per sempre. Chiamarono la loro invenzione “il Creatore”, perché creava ordine e il destino delle persone tramite una Scottatura. Le Scottature sono marchi, incisi sui palmi delle mani di tutti gli esseri viventi e che se studiati possono svelare il destino di quest’ultimi…» portai lo sguardo sul mio palmo destro, il marchio spiccava sulla mia pelle, come una grande cicatrice circolare e con linee che si intrecciavano fra loro. Non mi era ancora consentito saperne il significato, la Lettura avveniva al compimento del diciannovesimo compleanno, anno in cui si diventava adulti nel nostro regno… Nel momento in cui avveniva la lettura del simbolo finiva la possibilità di trovare la propria Metà e si finiva direttamente nel Cortile.
«Dopo aver attivato il Creatore, il team capì che non solo la Scottatura svelava il proprio destino, ma faceva trovare anche la propria anima gemella: l’unica persona al mondo con cui si condivideva lo stesso identico destino…»
Chissà come si viveva prima della creazione di quella macchina… Tutto doveva essere incredibilmente più semplice, senza pressioni, senza destino…
 
La campanella suonò di nuovo, segnando la fine delle lezioni. Andai al mio armadietto e posai tutti i libri che tenevo in mano, grazie al cielo il week end stava iniziando, potevo prendermi una pausa per due giorni. Non feci in tempo a chiudere l’armadietto che qualcuno si sbatte contro di me facendomi cadere tutto.
«Ei! Stai attento!» gridai al ragazzo che stava correndo nel corridoio seguito da altri.
«Scusa!!» mi gridò di rimando, poi si girò verso di me, corricchiando all’indietro per qualche secondo «Dovresti venire fuori! Hanno catturato il Principe!»
«Chi?!» non stavo capendo nulla, tutto ad un tratto la scuola sembrava essersi svegliata. Gente che correva e altri che gridavano. Raccolsi velocemente tutto cercando di non essere calpestata, e poi seguii gli altri fuori nel campo da football.
Si era formato un cerchio enorme con ragazzi che incitavano alla rissa, cercai di farmi spazio per vedere cosa stava succedendo. C’era un ragazzo a terra che cercava di dire qualcosa e altri tre che continuavano a tirare calci e a trascinarlo da una parte all’altra del cerchio.
«L’abbiamo trovato che spiava dentro la nostra scuola! Pensavi di scapparci, eh Bloomwood?!» il ragazzo a terra perdeva sangue dalla bocca e teneva gli occhi chiusi, gemendo ad ogni colpo.
Guardai bene il ragazzo, mi sembrava di conoscerlo, eppure non riuscivo a ricordare… Il poveretto ad un certo punto aprì gli occhi e mi guardo, in cerca di aiuto, e in quel momento mi ricordai!
«Fermi!» mi buttai in mezzo, cercando di fermare i tre «Fermi ho detto!!» tutti si bloccarono, il più grosso dei tre venne verso di me fermandosi a pochi centimetri dalla mia faccia e mi parlò con rabbia, quasi schiumando «Cosa vuoi? Vuoi davvero proteggere Bloomwood?»
«Pezzo d’idiota, lui non è il Principe che tutti stanno cercando!» lo scostai e andai ad aiutare il ragazzo a rialzarsi, era messo decisamente male.
«Si chiama Tom Wilson, la sua famiglia si è traferita la scorsa settimana nella casa accanto a quella della mia amica. Non c’entra niente con il Principe!» Tom era appoggiato alla mia spalla e cercò di annuire. Nessuno disse una parola «Adesso andatevene, prima che vi denunci io stessa al Principe Alec.» minacciai.
In quel momento arrivò la preside «Cosa sta succedendo qua?» in quel preciso momento tutti i ragazzi che si trovavano lì sparirono praticamente all’istante, rimasi solo io con Tom e qualche altro curioso che voleva sapere come la cosa sarebbe finita.
«Cosa è successo?»
«Pensavano fosse un sospetto…» risposi lapidaria, il resto poteva dedurlo da sé. La preside annuì «Qualcuno la aiuti a portare il ragazzo in infermeria, vado a chiamare la sua famiglia.»
Io e un altro ragazzo trascinammo Tom in infermeria e lo lasciammo nelle mani della dottoressa della scuola «Si riprenderà, tranquilli.» ci rassicurò prima di mandarci a casa.
 
Bevvi un sorso del tè che Bree mi aveva preparato «Lo stavano quasi per ammazzare…»
«Sono pazzi! Solo perché non hanno mai visto un ragazzo prima non vuol dire che deve per forza essere il delfino del regno accanto!» era sconvolta, si alzò e posò la sua tazza nel lavandino. Sembrava stesse macchinando qualcosa, mi sembrava quasi di vedere il suo cervello macinare idee «Cosa stai pensando Bree?»
«Dovremmo dirlo al Re, che cosa sta accadendo intendo…»
«Non essere stupida, dovremmo denunciare al Re le decisione di Alec, non che suo figlio?»
«E perché no?» rispose lei
«Perché ci farà rinchiudere entrambe!» Bree sembrò pensare un po’ sulle mie parole, e poi annuì dandomi ragione «Hai ragione, non so a cosa stessi pensando.»
In quel momento il padre entrò in cucina e gridò «Bree prendimi delle garze e del disinfettante, non ne ho più nello studio sopra…»
«Sì arrivo!»  prendemmo tutto ciò che il padre aveva richiesto e salimmo al piano superiore, dove il Signor Hepburn aveva la stanza per ricevere pazienti.
«Non devi rimanere, so che il sangue può farti impressione Abby.»
«Tranquilla,  penso di poter resistere dopo oggi…»
«Bree, devo occuparmi di questo paziente, potete disinfettare e bendare le ferite di quel ragazzo laggiù? Si è messo in mezzo ad una rissa oggi.»
Il ragazzo ci dava la schiena, aveva capelli neri come la pece e lunghi fin sopra le spalle, si teneva il braccio e stava pazientemente aspettando che qualcuno andasse ad aiutarlo con la ferita. Posai il disinfettante sul tavolo dove era seduto «Ho dimenticato sotto le bende Abby! Tono subito, puoi iniziare a pulire il taglio» mi disse Bree prima di correre di nuovo di sotto.
Feci il giro del tavolo e mormorai al ragazzo «Fammi vedere…» lui voltò la testa e abbassò lo sguardo su di me, i nostri occhi si incrociarono e il mio cuore mancò un colpo. Aveva occhi marroni e profondi, erano cioccolato fuso con venature dorate. Le labbra erano sottili e inizialmente contratte in una smorfia di dolore, e poi distese in un sorriso dolce. Potevo sentire le farfalle nello stomaco, le budella che si attorcigliavano e un macigno pensante quintali sullo stomaco. Tutto questo nello stesso momento. Sorrisi, non potevo crederci.
Il tempo sembrò fermarsi, niente intorno a noi aveva più alcuna importanza, c’era solo più lui, e poi c’ero io. Lui era davanti a me, mi sorrideva, gli occhi gli brillavano, una tenue luminescenza gli illuminò il viso quando il suo palmo iniziò a brillare, segno che aveva trovato la sua Metà.
Sorrisi. Avevo trovato colui che stavo cercando, il nostro destino era intrecciato da quando eravamo nati, e ora lui era qui.
Il sorriso divenne più intenso e caldo, e sembrò che anche lo sguardo si fece più profondo.
Un momento.
Feci un passo indietro “Non può essere”.
Lui non stava guardando me. Aveva lo sguardo perso verso qualcosa alla mie spalle. Abbassai lo sguardo sul mio palmo. Niente, il mio Marchio non stava brillando.
Un rumore improvviso mi riportò alla realtà, facendomi voltare: a Bree era caduto il vassoio con le bende e si stava massaggiando la mano con una smorfia di dolore dipinta sul viso.
Non c’era più pericolo che Abby finisse nel Cortile, perché aveva appena trovato la sua Metà.
Quel ragazzo era destinato a Bree, e non a me.
 
 
Hello Hello again!
Aaaaaaaallora, vorrei prima di tutto ringraziare le due anime pie che hanno recensito il mio primo capitolo, graziegraziegrazie <3 I vostri commenti mi hanno davvero fatto piacere! Vorrei poi ringraziare le persone che hanno inserito la mia storia tra le seguite e le ricordate, graziegraziegrazie <3 y’all made my day!
E poi vorrei ringraziare tutti i lettori silenziosi che si sono imbarcati in questa avventura con me, grazie davvero!
Ma adesso torniamo al capitolo… Abby pensava di aver ricevuto la sue Metà e invece… Cosa accadrà adesso? In questo capitolo alcune cose che erano un po’ vaghe in quello precedente hanno iniziato a prendere più forma. J
Grazie per aver letto, fatemi sapere cosa ne pensate!
WeArePerfectlyImperfect.

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Capitolo 3
*** Ballo in Maschera ***


Capitolo3- Ballo in maschera
 
Era passata una settimana da quando Bree aveva trovato la sua metà, e io non avevo ancora trovato il coraggio di parlare a qualcuno di quello che avevo sentito e provato in quel momento, nemmeno a mia nonna.
Cosa c’era che non andava in me?
«… Non è vero Abby?» sentii una voce chiamarmi e tornai sulla terra e con la testa sulle spalle. Mi trovavo in mensa, e stavo mangiando con Bree e una sua amica della sua classe di matematica.
«Cosa?»
«Tutto bene Abby?»
«Sì, scusa ero solo distratta… Dopo ho un test di storia e sono solo tesa…» mentii, non me ne fregava davvero niente del test di storia.
«Storia della simbologia o tradizionale?» mi chiese Vicky, l’amica di Bree
«Simbologia.»
«Vai tranquilla allora, è semplice, l’ho avuta lo scorso semestre.» mi sorrise
«Meno male grazie!» sorrisi stanca e poi aggiunsi «Cosa stavi dicendo Bree comunque?»
«Oh, le stavo solo raccontando come erano andate le cose con Adam…» ogni volta che pronunciava il suo nome nei suoi occhi si accendeva una luce mai vista prima.
«E tu Abby? Chi è la tua Metà?» vidi Bree lanciare un occhiataccia a Vicky, ma feci finta di niente e risposi tranquillamente «Non l’ho ancora trovata.»
«Oh…»
«Scommetto però che accadrà presto!» si intromise Bree «E a tal proposito, c’è una festa sabato, è un ballo in maschera, ed è organizzato dalla casata reale! Siamo tutti invitati a quanto pare!» era tutta elettrizzata all’idea.
«Non so…» non ero mai stata una persona da feste, tanto meno per quelle organizzate dalla casata reale. Qualcosa mi diceva che le facevano solo per entrare sempre di più nelle grazie dei sudditi. E questo mi era sempre suonato una cosa abbastanza ipocrita.
«Sarà la tua occasione Abby! Me lo sento!»
Ero davvero indecisa, non volevo offendere Bree, ma allo stesso tempo lei ci sarebbe andata con Adam e io avrei fatto il reggi candele e…
«Ciao tesoro!» parlando del Diavolo… Adam arrivò proprio in quel momento e diede un leggero bacio sulle labbra alla mia amica «Oh Adam, diglielo tu a Abby che deve venire alla festa con noi!»
«Certo che devi venire, ci divertiremo!» e mi sorrise, uno di quei sorrisi che ti fanno girare la testa. Lo so che era sbagliato, ma continuavo a sentire qualcosa per lui, qualcosa che non riuscivo a definire. Come potevo dire di no a quel sorriso? Abby ripigliati, è la Metà della tua migliore amica!
«Io… Non ho un vestito, e nemmeno la maschera.»
«Tranquilla, i miei hanno un negozio di costumi in centro, sei la migliore amica di Bree e quindi sei anche mia amica, posso prestarti tutto ciò che vuoi!» mi sorrise Vicky. Perché doveva essere così gentile?! Le sorrisi e poi guardai Bree. Stava battendo le mani, come una bambina a Natale.
«Va bene, verrò.»
 
«Abby sei stupenda!» mi gridò Bree appena ci trovammo all’entrata. Sorrisi e feci un inchino, facendo ridere la mia amica e la sua Metà.
«Grazie, anche voi non siete per niente male!» ed era davvero vero, erano stupendi entrambi, Bree con quel vestito stile impero color tortora e Adam con una giacca a doppio petto blu, era davvero incredibile.
Ci mettemmo in fila per l’entrata, la fila scorreva a rilento per via dei controlli che avevano rafforzato.
«Stanno davvero controllando ogni persona che entra per cercare il principe Bloomwood?» chiesi incredula «Perché dovrebbe mai imbucarsi in una festa come questa?»
«Io avevo sentito che l’avevano preso al confine…» disse Bree
«Non è vero! Chi te l’ha detto? Il lattaio?» la prese in giro Adam
«Che cretino che sei. Non me l’ha detto il lattaio…»
«E allora chi?» continuò ad incalzarla lui
«…L’ho sentito oggi dal parrucchiere.»
«Ahh allora sì che adesso le cose cambiano.» Adam si mise a ridere. Lui era davvero incredibile quando scherzava, feci scorrere il mio sguardo sulla sua bocca… sulle sue labbra…
Mi riscossi. “Basta Abby. Basta.”
Arrivammo davanti alla guardia che controllava «Poggiate la mano sul lettore di Marchio, se è stato reclamato, altrimenti dovete andare in quella fila per il riconoscimento sanguineo.» continuava a ripetere.
Ingegnoso, sapevo che ogni Marchio reclamato era registrato in un database, ma effettivamente non avevo mai pensato che alla nascita ci registrassero anche tramite il nostro sangue. Mi misi in coda per quello sanguineo, mentre Bree e Adam rimasero in coda per quello tramite la Scottatura.
«Metti il dito qua, Cara.» una signora anziana mi sorrise e mi indicò un una macchina con un piccolo buchino. Non appena appoggiai il dito un ago mi perforò il polpastrello, fu talmente veloce che non ebbi nemmeno il tempo di accorgermene.
«Abby Pevensie?» mi chiese la donna dopo aver fissato per qualche secondo uno schermo collegato con la macchina.
«Sì, sono io.»
«Bene, puoi andare Cara. Il prossimo!»
Entrai nella sala, mi guardai un po’ attorno e vidi i miei amici aspettarmi alla fine della scalinata «Abby!»
Scesi i gradini velocemente e andai da loro «Eccomi, scusatemi, ci si metteva un po’ di più da noi.»
«Non fa nulla, andiamo a prendere da mangiare.» ci avvicinammo al buffet: c’era ogni sorta di cibo su quei tavoli, c’era solo l’imbarazzo della scelta, iniziai a riempirmi il piatto «Posso davvero morire felice dopo oggi» dissi ad Abby, ma per mia sfortuna non fu l’unica a sentirmi.
«Stai sfogando le tue frustrazioni sul cibo, sfigata?» mi voltai e mi trovai Diana davanti.
«Non sono affari tuoi.»
«Mi chiedevo no… Come ci si sente ad essere rimasta l’ultima? Persino la tua amica sfigata ha trovato la Metà. Devi essere così gelosa di lei…» si mise a ridere forte, perché tutti la sentissero.
«Torna da John, che sicuramente ti starà cercando.» dissi glaciale
«Certo… Torno dalla mia Metà, perché io posso farlo. Tu al massimo tornerai dal Cortile.» rise di nuovo della sua stessa battuta e poi se ne andò.
Raggiunsi Bree e Adam al nostro tavolo «Perché devono esistere persone come Diana?!» mi lamentai.
«Cosa ha fatto questa volta?»
«Esiste, ecco cosa ha fatto.» addentai un pezzo di pane e lasciai cadere la conversazione.
In quel momento una dolce melodia si diffuse nell’aria, la band aveva iniziato a suonare e coppie stavano andando verso il centro della pista da ballo, guardai Adam e Bree, sembravano facessero finta di nulla, ma sapevo che entrambi avrebbero voluto ballare.
«Andate. Non preoccupatevi di me…»
«Ma no, possiamo stare qui con te!» disse la mia amica, non troppo convinta.
«Davvero, ho il cibo a tenermi compagnia.» sorrisi, lei guardò la sua Metà e poi entrambi si alzarono «Un ballo e siamo da te!» mi disse ancora lei, e poi sparirono alla mia vista, inghiottiti dalle persone.
Iniziai a guardarmi intorno, devo ammettere che avevano fatto davvero un gran bel lavoro con le decorazioni. Era tutto perfetto, le luci erano soffuse al punto giusto e distribuite in punti strategici. L’atmosfera era rilassata e piacevole, tutti si stavano divertendo e non c’era niente che non andava, come se tutti i problemi per quella sera fossero spariti.
Sentii delle risa,  mi voltai e un gruppo di ragazzi attirò la mia attenzione, erano appena entrati probabilmente, perché erano in piedi in cima alle scale, stavano guardando la sala e ridendo per qualcosa o qualcuno. Uno dei quattro indicò il buffet e poi disse qualcosa a agli altri che sembrarono annuire. Iniziarono a scendere la gradinata, indossavano tutti la maschera e sembravano tutti molto sicuri di sé. Uno dei quattro era rimasto un po’ più indietro, sembrava cercare qualcuno nella sala, magari la sua Metà, fino a quando non spostò lo sguardo nella mia direzione, legando un secondo il suo sguardo con il mio.
Bastò quel secondo, quel piccolissimo, fottutissimo secondo per cambiare la mia vita.
Mi morsi l’interno della guancia per non urlare, mi alzai di scatto facendo cadere la sedia, ma non me ne preoccupai. Abbassai lo sguardo sul palmo della mia mano sinistra.
Stava brillando.
“Sentirai le farfalle nello stomaco e non capirai più nulla.” Così mi aveva detto Bree, ma io non sentivo farfalle nello stomaco, ma più macigni, pesanti una tonnellata, che non mi facevano respirare e che mi schiacciavano il petto.
“Il marchio ti brucerà un po’, ma niente di così tremendo.”, il dolore che sentivo non era bruciore, era come se qualcuno mi avesse appena pugnalato la mano e trapassato da parte a parte, e come se non fosse ancora abbastanza, stavano rigirando la lama, cercando di farmi davvero un buco. Era lancinante e mi face lacrimare gli occhi, mi strinsi il polso con l’altra mano e cercai di non urlare. Mi sbilanciai in avanti e mi dovetti appoggiare al tavolo per rimanere in piedi. La vista era offuscata per il dolore, ma nessuno sembrava accorgersi di quello che stava accadendo.
“Capirai all’istante che lui è tutto ciò che hai sempre desiderato. Sarà un colpo di fulmine.” Davvero non riuscivo a capire, perché non mi sentivo come Bree mi aveva descritto? Come mai mi sentivo così… Così male?
Anche il suo palmo si era illuminato, potevo intravedere la luminescenza da dove mi trovavo. Lui iniziò ad avanzare verso di me, io invece rimasi al mio tavolo, cercando di darmi un contegno, ma sapevo che non sarei riuscita a fare nemmeno un passo. Più quel ragazzo si avvicinava a me, più il mio marchio pulsava in modo doloroso e intenso. Stavo impazzendo, per un attimo pensai davvero di prendere il coltello presente sul tavolo e strapparmi via il marchio dalla mano. Riportai lo sguardo sul ragazzo e i nostri occhi si incatenarono di nuovo: occhi color smeraldo spiccavano da sotto la maschera.
Ci separavano solo più pochi metri l’uno dall’altro, una forte rabbia iniziò ad impossessarsi di me, mi resi conto di odiare quel ragazzo con tutta me stessa. Se si fosse avvicinato anche solo un centimetro di più non sarei riuscita a controllare le mie azioni.
Strinsi la mano a pugno, ero pronta. Che si avvicinasse pure, l’avrei ucciso.
Poi ad un tratto lui si fermò di colpo, guardò qualcosa alle mie spalle, corse dai suoi amici e li trascinò via.
Come tutto era apparso, scomparì, così, in un attimo.
Il dolore cessò e la mia mente finì di essere offuscata da pensieri violenti. Mi guardai la mano che stavo ancora stringendo a pugno. Ero davvero pronta a colpire una persona senza nemmeno conoscerla? Cosa diavolo mi stava succedendo?
Calmati Abby, per l’amor del cielo, CALMATI.
 
 
Hello folks!
Ecco a voi il terzo capitolo di “It must be destiny”. Cosa ne pensate? Finalmente siamo arrivati ad un punto di svolta, anche Abby ha trovato la sua Metà yuhuuu ma come mai quella sua strana reazione?
Stay tuned se volete sapere tutto il resto hahahahaha
Ringrazio le due anime pie che hanno recensito (grazie, siete sempre così carine! Mi fa davvero piacere che mi diciate sempre cosa ne pensate!), ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite e le ricordate (<3 <3) e ringrazio ovviamente tutti i lettori silenziosi che continuano a seguire.
Alla prossima,
WeArePerfectlyImperfect

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