Caffellatte.

di EuphemiaMorrigan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le scarpe sono il bene più prezioso di una donna. ***
Capitolo 2: *** I boxer di un uomo... Li comprano le donne, forse. ***
Capitolo 3: *** Buon compleanno. ***
Capitolo 4: *** Piani geniali di un uomo poco geniale, soprattutto in amore. ***
Capitolo 5: *** Hanami ***
Capitolo 6: *** L'allergia ai bambini si cura occupandosene ***
Capitolo 7: *** La vicina di casa racchia suona sempre due volte. ***
Capitolo 8: *** La crisi di nervi del vicino di casa idrofobo. ***
Capitolo 9: *** Alle volte la vendetta non è la soluzione, ma il problema. ***
Capitolo 10: *** La guerra del pianerottolo. Lieto fine? ***
Capitolo 11: *** Regali inaspettati. ***
Capitolo 12: *** Tocco. ***
Capitolo 13: *** Il fratello del tuo amico non amico è tuo nemico, anche a Natale. ***
Capitolo 14: *** Chi preferisce i gatti ai cani ha qualcosa da nascondere. ***



Capitolo 1
*** Le scarpe sono il bene più prezioso di una donna. ***


Caffellatte.
Le scarpe sono il bene più prezioso di una donna.

Angolo autrice: Alola *Cuorizino.
Facciamo delle premesse: è una raccolta di Flash sulla mia OTP (MadaraxSakura).
Saranno storie corte completamente scollegate tra loro, senza nessun filo conduttore che leghi una all'altra, tranne, forse, il fatto che Madara ci busca sempre le botte e il loro connubio perfetto come coppia, nonostante i bisticci di cui saranno protagonisti.
Gli aggiornamenti saranno sporadici (In poche parole quando cavolo mi pare). Tra un aggiornamento e l'altro potrebbe passare un giorno, una settimana, un mese... Finirà, probabilmente, fra milioni di anni.
I personaggi verranno mantenuti il più IC possibile, seppur sarò molto di manica larga (Soprattutto con Madara).
Avviso: potrebbe contenere anche qualche flash più 'drammatica' e non solo comica/romantica.
Non è un solo Universo, ma più Universi. È possibile che ci siano Flash che richiamino una storia da me scritta in passato sulla coppia o storie da me ancora non pubblicate su di loro.
Perché ho deciso di fare una cosa del genere? Per dare un po' amore alla mia OTP sfigata <3
Non è nulla di pretenzioso, sì, conoscendomi qualcosa di più 'introspettivo' prima o poi verrà fuori anche qui, ma voglio mantenermi il più possibile su questa atmosfera leggera ^^
Ed ora vi lascio alla lettura, dato che l'angolo autrice è più lungo della Flash.
Prometto che, nelle prossime, non vi ammorberò così tanto lol
Buona lettura <3
N.B: Ventiduemila ryo sono, all'incirca, 200 euro, soldo più, soldo meno.

Per Sakura Haruno la reale, enorme, disfatta di quell'infausto giorno invernale, non riguardava di certo il comportamento anomalo del fidanzato, o maiale addomesticato che dir si voglia, disteso a pelle di procione sopra il tappeto in pile del piccolo salottino mentre, eccessivamente melodrammatico, si reggeva lo stomaco dolente con le braccia, sbiancando man mano sempre di più.
La vera tragedia era stata l'aver rotto, inesorabilmente, il tacco dei suoi stivali preferiti soltanto per prenderlo a calci, il maniaco.
Scarpe pagate la bellezza di ventiduemila ryo, in saldo, prendendosi a spallate con una specie di armadio a tre ante -in gonnella- per accaparrarsele e che, quella bestia di Madara, le avrebbe ripagato con gli interessi.
Per il resto della sua miserabile esistenza suina!
“Sei una fottuta pazza” Rantolò a fatica, sentendo addirittura le budella arrivargli in gola.
Poteva comprendere un calcio, forse anche due, e probabilmente si sarebbe anche divertito, amando molto la violenza domestica che gli riservava la fidanzata, ma averlo preso a 'zoccolate' sul ventre -grazie al cielo s'era coperto l'inguine- come un cavallo imbizzarrito, per dieci minuti buoni, gli pareva un tantino esagerato persino da parte di Sakura, che femminile non era mai stata.
Anche -soprattutto- a causa dell'inesistente seno.
La donna soffiò inacidita, avanzando verso il compagno in modo minaccioso, poi con noncuranza gli calpestò una mano, passandoci sopra per raggiungere la cucina e prepararsi una calda tisana rilassante, sorridendo sadica all'udire il grugnito carico di sofferenza.
“La prossima volta che osi dimenticarti il nostro anniversario ti uso come strofinaccio per togliere la polvere. Tu ed i tuoi dannati capelli da metallaro!” Decretò cupa, prima di lasciarlo lì, da solo, a morire come meritava.
“Non potremmo, almeno, fare un po' di sano sesso violento?”.
“No!”.
Da quel giorno a venire, internamente terrorizzato dall'eventualità di poter rimanere in astinenza a vita, Madara non dimenticò più nessuna sciocca ricorrenza... Neanche il compleanno dell'odiata suocera. 

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Capitolo 2
*** I boxer di un uomo... Li comprano le donne, forse. ***


I boxer di un uomo... Li comprano le donne, forse.

Angolo autrice: Alola ^_^
Dato che sono a buon punto con la scrittura della long, mi prendo una pausina per scrivere dei miei bambini; questo Madara e questa Sakura provengono da 'I Fondettatori', canonverse demenziale dove tutti i personaggi di Kishimoto vivono a Konoha (O dintorni) e Sakura, prima di incontrare Madara, era sposata con Sasuke. Credo vi basti questo per capire la flash ^^
Per le prime flash mi darò molto al comico, probabilmente.
Buona lettura <3

“Stupida donna!! Per quale assurdo motivo i miei vestiti sono finiti in giardino? Non sai neppure utilizzare quella strana macchina da te chiamata lavatrice?” Sbraitò Madara dal corridoio, mentre trafelato raggiungeva l'esterno della sua villetta -la sua immensa villa!-.
D'altronde era il capoclan degli Uchiha lui e non poteva vivere in una bettola, o in una grotta... Che rappresentazione indecorosa della sua persona era stata quella!
In più aveva bisogno di comfort e spazio da quando conviveva assieme al confettino rosa e la pargola occhialuta, di cui faticava ancora a ricordare il nome.
Sasuke, il padre della ragazzina, era fuggito piume al vento nel momento esatto in cui la ex moglie -ovviamente ex!- aveva demolito il muro portante della loro casetta con un pugno, cercando di colpire il papero dopo aver scoperto che s'era giocato al casinò tutti i risparmi accumulati per pagare il mutuo.
Il pennuto non era mai stato un buon Uchiha, a differenza sua Madara avrebbe sopportato le percosse da vero uomo, magari ricambiandole.
Doveva chiedere a Sakura di aggiungere ai preliminari una bella scazzottata!
Finalmente si ritrovò nell'ampio viale dinnanzi casa e, sollevando il mento, vide la sua schizofrenica concubina impegnata a lanciare fuori dal balcone tutti, nessuno escluso, i suoi abiti. Mutande indecorose con la stampa di una renna, che gli aveva regalato per Natale, comprese.
Accurato dono proposto all'amica da Naruto. Mai indossate da Madara. 
“Tu, donna, smettila immediatamente!” Ringhiò, irritato da tale comportamento indecoroso.
“It's raining dresses, alleluja! -Canticchiò Sakura, lanciando a metri e metri i pantaloni del compagno, poi s'affacciò dalla terrazza, sorridendo serafica- Oh, Romeo Romeo...”.
“Sei impazzita? Che diavolo vai blaterando?!”.
Lei lo trapassò con un'occhiataccia “Attento, caro, ti sale la pressione... Sei così anziano, forse per questo sei anche completamente rincoglionito! Un maleducato! Uno schifo di persona!”.
“Era un innocente complimento”.
“Mi hai definita più virile di un uomo!”.
“Il paragone avrebbe dovuto farti piacere, vista la superiorità del genere maschile”.
“Ed allora trovati un uomo con cui fare i tuoi porci comodi, cretino!” Gli tirò in faccia l'ennesimo paio di boxer, verdi con un quadrifoglio sulla chiappa.
Li aveva proposti Hashirama per la festa di San Patrizio, e quelli aveva tentato più volte di bruciarli. 
Madara divenne rosso di rabbia “Smettila di esibire la mia biancheria!”.
“Dimmi se preferisci questo” Strillò, buttandogli il gunbai in testa.
Lui, impietrito ed incazzato da quell'ennesima mancanza di rispetto, afferrò saldamente la sua arma “Non costringermi...”.
“Oh, ma per favore, come se io avessi paur... AH! Imbecille, non attivare Susanoo!”.
Diverse ore dopo, richiamata dagli ANBU per colpa del disastro accaduto, Sarada osservò la madre, spettinata ed imbufalita, cercare di strangolare zio Madara con un paio di mutande rosa, a fiorellini gialli, suggerite da Rock Lee e Gai alla donna come regalo di compleanno, sulle macerie della loro casa.
“Starò da papà per qualche giorno” Disse a se stessa, ormai abituata a vedere l'abitazione distrutta almeno una volta al mese.
Ed era decisamente meglio l'ossessione di Sasuke per i poncho, le collanine delle bancarelle ed il settimo Hokage, rispetto allo strano romanticismo di quei due. 

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Capitolo 3
*** Buon compleanno. ***


Buon compleanno.

Angolo autrice: Lo ammetto, ci ho provato a trattenermi (Dato che già avevo scritto qualcosa per Sakura), ma non ho potuto dire di no a questa Sakura e questo Madara; ho il cuore troppo fragile ;_;
Comunque la coppia, questa volta, viene dalla canonverse Horror vacui (Mi sento una madre incapace di lasciare andare suo figlio, anche se maggiorenne ;_;), per cui i toni saranno un pochino più malinconici.
È ovviamente spoiler della storia, però io sono così legata a questa che, a parte aver frignato mentre scrivevo 'sta cazzata, non ne ho potuto davvero fare a meno.
Li amo tantissimo il Madara e la Sakura di quella storia, staccarmi da loro è... Complicato.
Ammetto che è anche leggermente più lunga di una flash, non sono riuscita a limitarmi in questa circostanza. Mannaggia a me! 
<3

Sakura sfiorò gentilmente, con la punta delle dita, i piccoli numeri stampati in nero sul calendario di cartone; li studiò attenta, sorpresa lei stessa di non aver ricordato quel giorno.
Rialzò gli occhi adombrati, seguendo il sorgere del Sole al di fuori dei vetri spessi e lucenti della finestra. Trovava stranamente malinconico il cielo privato delle sue stelle.
Trentotto anni...
All'inizio, subito dopo aver scelto consapevolmente, smettendola di reprimersi, di sconvolgere le fragili fondamenta della sua ritrovata vita a Konoha, il tempo aveva iniziato a scorrere lento, sadico; accentuava la frustrazione durante il lungo periodo di reclusione all'interno di quella grotta tenebrosa ed umida. Dove, fra le ombre generate dalle crepitanti fiammelle di un fuoco fortuito, ogni opprimente incubo pareva divenire reale e tangibile.
La paura, il freddo, li sentiva ancora sulla pelle fragile, vedeva forme mostruose oltre il sottile strato delle palpebre calate, e sapeva che quella sensazione asfissiante non l'avrebbe abbandonata. Mai del tutto.
Ma ormai ch'erano ben nascosti dagli shinobi dell'alleanza, il tempo sembrava andare avanti veloce, tanto da ritrovarsi a dover correre per rimanere al passo con gli eventi, non capacitandosi di come si fossero ritrovati lì, insieme, in una casa stabile, al sicuro da qualsiasi pericolo. Al caldo, amata... Terrorizzata.
Carezzò il ventre arrotondato, scacciando il lieve tremore, era stato un regalo di compleanno atipico ed anticipato scoprire, a nemmeno due anni di distanza dalla nascita di Mamoru, di essere di nuovo incinta.
Era stato spaventoso, sofferente, ancora una volta, nell'istante in cui aveva visto il viso di Madara rabbuiarsi, invaso da incertezza; stava appena imparando ad occuparsi di un figlio, con sforzo sovrumano i gesti bruschi cercavano di farsi più delicati, ed erano serviti mesi, uniti a subdole rassicurazioni, ben attenta a non approcciarsi a lui come se fosse debole od inadatto al ruolo di padre, prima che prendesse in braccio Mamoru di spontanea volontà. Le membra e le viscere congelate dall'ansia, e la sensazione d'aver appena sporcato quella creatura innocente al solo contatto con il proprio corpo marcio.
Un altro bambino forse era troppo da chiedere, da sopportare per entrambi...
“Auguri di buon compleanno, mamma!” Esclamò improvvisamente una vocetta acuta.
Sakura si voltò appena in tempo per vedere Mamoru lasciare in fretta la grande mano del papà, avvicinandosi a lei goffamente; le abbracciò una gamba, ricercò attenzioni al rendersi conto che, a causa dello sgomento, aveva assunto una posizione più rigida.
“Mamma, in braccio!” La richiamò offeso, assumendo un tenero cipiglio contrariato. Infantile, ma tremendamente simile a Madara in ogni suo gesto.
La donna allora si riprese, accucciandosi un poco così da sollevare il bambino e stringerlo al petto con affetto, scoccandogli un bacino rumoroso sulla guancia paffuta.
“Grazie... -Le iridi chiare, languide di lacrime trattenute a stento, si spostarono su Madara, e ripeté a voce bassa, commossa- Grazie di essertene ricordato”.
Lui scrollò le spalle, silenzioso come sempre; le orecchie infiammate d'imbarazzo e le labbra curvate in un leggero broncio irritato.
Sakura sorrise fra la chioma folta di Mamoru, comprendendo quanto gli fosse costato quel momento di tenerezza, seppur avesse mandato un messaggero a fare il lavoro sporco; piccolo portavoce che, in quel momento, era concentratissimo a tastare il morbido seno con le manine, probabilmente affamato.
“Vuoi... Ecco, lo teniamo? So che Mamoru è impegnativo... E forse, un altro bambino...”.
Madara aggrottò le sopracciglia, notando il tremore nel tono della compagna, la sua insicurezza; la immaginò abbassare il capo tristemente, non sapendo cosa fare, o cosa dire. Decise così, quella volta, di non lasciarla sola e, accennando un sospiro, parlò finalmente “Uno in più od uno in meno, ormai che differenza fa?”.
Avere più ragazzini in casa, in fondo, sarebbe potuto andare a suo vantaggio in certe occasioni, quando il carattere avvizzito da eventi passati gli avrebbe impedito di dimostrare a parole quello che provava, trovando quindi nella voce dei figli anche la propria.

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Capitolo 4
*** Piani geniali di un uomo poco geniale, soprattutto in amore. ***


Piani geniali di un uomo poco geniale, soprattutto in amore.

Angolo autrice: Alola ^_^
Si torna alle Flash -Che ormai mi tirano come le ciliegie- e, grazie al cielo, qui sono mooolto più facili da gestire queste due suini... Sì, ma son comunque sempre schizofrenici.
Vi lascio alla lettura, questa è una semplice AU.
<3

Sakura s'era assopita sopra il suo torace, le gambe lisce intrecciate a quelle di Madara, il seno acerbo premuto sui pettorali, la testa rosa accoccolata contro una grande spalla ed i pugni stretti, poggiati sullo sterno ampio, vicino al cuore.
L'ansare di Madara divenne più pesante e spazientito.
Era mai possibile che, ogni notte, si ritrovava la compagna spalmata addosso?
A Sakura non importava di quale clima si respirasse fuori dalle mura della loro camera da letto, esigeva, costantemente, usare l'amante come materassino, altrimenti non riusciva a prendere sonno con serenità.
Ed ovviamente... A lui non dispiaceva poi più di tanto quella sua abitudine, la maggior parte delle volte. Soprattutto quando, come quella notte, s'addormentava completamente nuda dopo aver fatto l'amore; solo dopo ad averlo afferrato per un orecchio, però, costringendolo a lavarsi insieme, siccome era stanca di dover cambiare le lenzuola -minimo- ogni cinque giorni.
In effetti la sua donna era fin troppo pignola e maniaca del pulito, ma fintanto se ne occupava lei, Madara di certo non metteva bocca su alcune strambe decisioni prese riguardo la gestione della casa. Probabilmente il primo, ed unico, momento in cui lo aveva fatto, era stato quando Sakura aveva ridipinto la cucina di giallo.
Uchiha se n'era uscito con un innocente 'Ah', che tradotto dal Madarese alla lingua fluente, significava, all'incirca: 'Mi ripugna, tuttavia non lo dirò'.
Purtroppo per lui, e le sue ossa, Sakura era laureata in Madarase...
“Mmh, raccoon, come mai ancora sveglio? -Biascicò, distraendolo dalle sue elucubrazioni mentali; sfregò il nasino sul collo pallido e tornò a stritolarlo subito dopo, quasi lo considerasse un enorme peluche- Non vieni anche tu fra le braccia di Morfeo? Domani dobbiamo alzarci presto, lo sai”.
Ancora una volta scese un profondo silenzio, irreale. Tanto che Sakura, confusa di non aver ricevuto risposta, sollevò il viso arrossato dal sonno e della calura estiva, spaventandosi al leggere immotivata furia negli occhi pece, screziati di rosso.
“E chi diamine sarebbe Morfeo?”.
A quel punto lei spalancò la bocca, sconvolta dall'idiozia sputata fuori dalle labbra di Madara Uchiha: il violento, il pazzo, il maiale, certamente, ma che stupido non era mai stato.
Affinò lo sguardo di giada, capendo, e con un soffio si distanziò da lui. Schifata.
L'indomani mattina lo avrebbe pestato!! Era stato fortunato che, a quell'ora di notte, non le andasse per nulla di sporcassi le mani.
“Sei un coglione” Disse alla fine, dandogli le spalle.
L'uomo, consapevole di non esser visto, sogghignò leggermente, finalmente libero di respirare. Il malefico piano era riuscito alla perfezione, in più ci aveva anche guadagnato una bella visuale del suo culo tondo; cosa chiedere d'altro?
Eppure, dopo una lunghissima mezz'ora, s'era reso conto di non riuscire ad appisolarsi, imputando la colpa di ciò al caldo eccessivo, mentre invece Sakura se la ronfava bellamente dall'altro lato del letto... Sospirò, avvicinandosi a lei e circondandole la vita magra con un braccio; poggiò la fronte fra i capelli rosa e si rilassò quasi all'istante.
Almeno ci aveva provato...
“Che vuoi? Non mi avevi scacciata?” Si lagnò Sakura, offesa. Esperta come sempre nell'interpretazione dei gesti e delle parole di quell'enorme cretino che aveva addosso.
“Non sono affari tuoi. Zitta e dormi”.
Doveva comprare un condizionatore.

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Capitolo 5
*** Hanami ***


-Hanami-

Angolo autrice: BuonSalve!!
Avevo una malsana voglia di scrivere qualcosa di dolce ed innocente, quindi cosa c'è di meglio di Madara e Sakura da bambini? Ho cercato di mantenere l'IC dei personaggi da ciò che ci è stato mostrato: quindi Sakura molto timida ed insicura, mentre Madara più aperto e sbruffone, a tratti amichevole nei confronti di quella scodella del suo migliore amico (...Hashirama quel taglio di capelli era illegale in venti Stati, minimo!).
È una AU, e dovrebbero avere, all'incirca, lei otto anni ed i due cretini sugli undici anni.
Hanami: è la festa dei ciliegi in fiore.

A Sakura non piaceva nella maniera più assoluta partecipare al picnic Primaverile organizzato, ogni anno, dai suoi genitori in celebrazione della fioritura dei ciliegi. Era tradizione della loro famiglia, dell'intera cittadina di Konoha.
E Sakura si sentiva giudicata, osservata. C'era sempre una moltitudine di persone eccessiva, durante quei giorni di festa, nel parco e la mamma la costringeva ad indossare un elegante kimono ed acconciarsi i lunghi capelli rosa, in modo da non poter nascondere la fronte troppo alta con la frangetta. Come faceva di solito.
Quindi per tutto il tempo era rimasta vicina al padre: stringeva la stoffa dei suoi pantaloni con le piccole dita e teneva il viso rivolto al terreno erboso, silenziosa, invisibile; avevano provato a farle coraggio, spingerla ad avvicinarsi ad altri bambini, ma Sakura era timorosa -e testarda-, e continuava ad imbronciarsi e scuotere la testa con forza, ogni volta.
Non desiderava essere presa in giro...
Nel momento in cui iniziarono a consumare il loro pasto, intanto che Kizashi e Mebuki erano impegnati a discutere e ridacchiare fra loro, dimostrandosi ancora una giovane coppietta innamorata, Sakura si allontanò per la prima volta, attratta dall'enorme albero sotto il quale in tanti s'erano fermati a pranzare, e riposare.
Carezzò incerta il grosso tronco nodoso, poi si sollevò sulle punte e cercò, invano, di afferrare uno dei rametti più bassi, curiosa di vedere da vicino i boccioli non ancora aperti del tutto; si sporse talmente tanto che quasi non inciampò sui sandali, venendo così costretta ad abbracciare il fusto per non rischiare una rovinosa caduta.
Notò distrattamente dei ragazzini chiacchierare fitti fitti, lontani pochi metri.
La bambina si spaventò, pensando di aver fatto una brutta figura. Nessuno dei due, però, pareva essersi accorto della sua presenza, sicuramente troppo presi dal loro bisticcio.
“Tzè, sei mentalmente instabile. -Sputò fuori velenoso il giovane degli ispidi e corti capelli neri come il carbone, iniziando a scuotere con la pianta del piede il corpo malamente ripiegato su stesso dell'altro- Non sai accettare la sconfitta, Senju!”.
Lui a quelle parole si rialzò di scatto, facendolo sbilanciare, “Hai barato: mi hai fatto lo sgambetto!”.
“Non ricorro a certi stupidi mezzucci, a differenza tua!”.
“Farò ricorso!!” Esclamò, un po' arrabbiato ed un po' divertito. E dopo il solito urlo di battaglia si lanciò addosso all'amico, circondandogli il collo con un braccio ed infastidendolo terribilmente, conscio di quanto odiasse il contatto fisico non giustificato.
La vittima di quell'efferato attacco -di demenza- si ribellò, com'era scontato; strinse i denti e lo prese a gomitate sullo stomaco, almeno fin quando, senza volerlo davvero, gli occhi pece non si posarono in direzione d'un punto indefinito, obbligandolo a bloccare le sue rimostranze.
Dapprima fu attirato dai petali rosa pastello, staccarsi dalle fronte cariche dell'immenso albero dinnanzi a lui e vorticare verso il morbido suolo ammantato, come in una danza leggiadra e incantata; successivamente, per un veloce attimo, il verde smeraldo fu l'unico colore che riuscì a distinguere. Imbambolandosi a bocca lievemente socchiusa.
“Madara? -Lo richiamò Hashirama, premendo l'indice sulla guancia rossa pomodoro, mentre la bambina sconosciuta, colta in flagrante, era di già scomparsa- Che timidone!! Guardati, sei arrossito tutto quanto! Non sapevo che il tuo cuor di Tuscaloosa fosse così tenero” Lo canzonò, senza pietà, saltellando però all'indietro prima che potesse riprendersi e sbranarlo.
“È asfissia, idiota! Mi stavi strangolando!”.
L'urlo di Madara riecheggiò per tutto il parco, tanto che Sakura, corsa a nascondersi tra le braccia del padre, ridacchiò divertita. La prima volta nell'arco di quella lunga giornata.

Cuor di Tuscaloosa: Citazionissima dell'episodio 1x18 della serie tv Scrubs (Dal titolo, appunto, il mio cuor di Tuscaloosa). Nella mia mente bacata Hashirama è fan della serie tv, quindi gli farò citare spesso Scrubs quando lo troverò attinente con la trama di eventuali storie.

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Capitolo 6
*** L'allergia ai bambini si cura occupandosene ***


-L'allergia ai bambini si cura occupandosene-

Angolo autrice: Ben ritrovate/i.
Non avrei dovuto postare questa flash, ma ci tenevo (Nonostante non sia credente e non la festeggi), a farvi gli auguri... Ok, in verità (Senza farla troppo tragica), l'ho postata anche per spiegare alcune cosine: in questo periodo ho dei problemi personali che mi rallentano moltissimo, l'ispirazione è tanta, forse troppa, ma la scrittura è ingolfata da altri pensieri.
Non è mia intenzione sparire, o mollare, non ora soprattutto che la coppia che amo di più in assoluto (E mi pare inutile negare l'evidenza, ormai il mio amore è palese anche ai sassi lol) si sta conquistando una briciolina piccola piccola, quasi invisibile, di apprezzamento. Ma... Nulla, chiacchiere inutili come sempre ^^.
Questa flash è un extra di 'Mi hai fatto tremare tutta la notte'.
Menma (Dieci anni) è figlio di Naruto e Sasuke (Grazie alla fecondazione assistita); Satoshi (Quindici anni) è il pargolo dei suini. -Arata (Sedici anni) è il figlio di Hashirama e Mito-.
L'immagine in fondo è di (Santissima) Yomi, e rappresenta il piccolo Uchiha. Tutto i suoi genitori (Ovviamente è canonverse, le fanart MadaSaku son poche e mi adatto, è comunque uguale, senza Sharingan però lol) <3: https://twitter.com/yomi_gaeru
Seppur la sensei in questi giorni ha deciso di ammazzare l'intero fandom con le sue r-18, e per intero fandom intendo me e le mie ovaie!
Buona lettura <3

'Sakura-chan potresti occuparti di Menma quest'oggi?'.
Esattamente a causa di questa discutibile richiesta era iniziata la giornata peggiore di Madara Uchiha. Il Sabato. Unico giorno in cui, complessivamente, lui aveva il turno di notte in Caserma, la moglie non lavorava in ospedale ed il figlio, ormai adolescente, frequentava le lezioni soltanto la mattina.
Per tutti questi motivi, quel pomeriggio alla settimana, seppur mai lo avrebbe ammesso ad alta voce, era il momento preferito da Madara. Poiché poteva rimanere in compagnia di Satoshi e Sakura. Nessun altro. E non con una cazzo di pulce iperattiva in mezzo ai coglioni!!
Da quando Naruto aveva mollato lì il moccioso, con la scusa di dover accompagnare quel papero del marito dal dottore, e probabilmente era influenza aviaria, od almeno così sperava al suo interno Madara, il caos regnava sovrano.
Colpa dei vecchi nonni della peste, stranamente tutti ancora vivi che, giustappunto quel week-end, avevano deciso di andarsene in vacanza insieme. E Fugaku, dal preciso istante in cui Itachi gli aveva regalato, ed insegnato ad usare, uno smartphone, non dava un secondo di pace al il telefono di Madara. Inondato, come quello di ogni altro Uchiha, di fotografie che immortalavano spiagge, chalet, ristoranti, locali, musei, cibo... Neanche la cariatide fosse diventato un fottuto fashion blogger!
“Papà?! -Satoshi lo richiamò, scuotendolo da una spalla ed esponendo poi, stizzito- Potresti organizzare l'omicidio dei tuoi parenti più tardi e darmi un aiuto? Nemmeno mi pagate per fare da babysitter a Menma! E stasera devo andare a cena da Arata e gli zii, come se non fosse bastato uno di bambino. -Ironicamente si riferiva a suo zio Hashirama, non al figlio di questo- Non era meglio farmi un fratellino, invece? Oppure mamma aveva paura te lo saresti mangiato?” La logorrea con gli anni non era diminuita, anzi, in compenso ci aveva guadagnato in ironia e faccia tosta, però.
Madara, rigido come un fuso, dapprima adocchiò il ragazzo, subito dopo studiò il disastro ch'era diventato il salotto in quelle poche ore. Il suo salotto. Quello che avevano arredato con i suoi soldi. In casa sua.
Il tappeto ricoperto da fogli e pennarelli, macchinine, scovate da chissà quale anfratto per far divertire il bambino, sparse sul pavimento, ed il cellulare nuovo dell'adulto in mano a quel moccioso appiccicaticcio, intento a videochiamare i vecchi.
“Nonni, ciao!!”.
“Oh, sei a casa di Madara...”.
“Non farlo arrabbiare, Menma, sei il nostro unico nipote” Intervenne Minato, timoroso.
In quel momento Satoshi sorrise serafico al padre “Tu mi hai detto di togliertelo dai piedi, e per farlo ho dovuto sacrificare alcuni oggetti dalla dubbia importanza”.
Madara nemmeno rispose, lasciandosi andare contro la spalliera in pelle del sofà e maledicendo internamente Sakura. Quella faina! Lo aveva corrotto, non appena saputa la notizia di doversi occupare della prole demoniaca del suo migliore amico, ovviamente con il sesso; lo aveva rigirato ben bene su un dito, costringendolo a rimanere solo, mentre lei andava a divertirsi con le amiche. Fregandosene della crisi di nervi che sarebbe venuta al marito.
“Satoshiiiiiiii!! Saluta i nonni!” Strillò acuto Menma, non in grado di parlare in modo normale, poi saltò violentemente in braccio allo zio, ignorandolo, come fosse tutt'uno con l'arredamento. Sasuke lo aveva istruito bene.

Diverse ore dopo, quando Sakura rientrò a casa in punta di piedi, pregando di non ritrovare figlio e nipote appesi da qualche parte come prosciutti, ed il loro sangue a macchiarle le piastrelle del pavimento, si stupì genuinamente alla scena che le si palesò dinnanzi.
Surreale.
Madara, stravolto, aveva allungato le gambe sopra il basso tavolino in ventro, profondamente addormentato; accoccolato sopra di lui c'era Menma che sonnecchiava, stringendo una lunga ciocca di capelli neri, e Satoshi, invece, s'era assopito scomposto contro una spalla del genitore.
Al che lei sorrise intenerita, s'avvicinò piano, senza fare alcun rumore, e poi si chinò leggermente in modo da sfiorare le labbra sottili di Madara con le proprie, sussurrando dolce “Un po' mi spiace di non aver avuto un altro bambino”.
“A me no”.
Ne sarebbe morto.
“Ma nulla ci impedisce di provarci” Aggiunse, il solito porco.


 

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Capitolo 7
*** La vicina di casa racchia suona sempre due volte. ***


-La vicina di casa racchia suona sempre due volte-

Angolo autrice: Alola <3
Allora, a me piacciono le, così dette, 'trashate'. Sono una vecchiarda anni '90, cresciuta con film dalle trame molto simili e, quando mi è venuta in mente questa flash, non potevo non scriverla. Avessi meno cose da scrivere e progetti d'uno spessore un pochino più 'serio' ne farei una long, lo dico sinceramente. Io per 'ste cazzate mi perdo in viaggi pindarici oltre ogni dire.
Vi lascio alla lettura <3
E grazie di cuore a chi segue queste mie storielle ^^

Da qualche tempo s'era trasferita al quinto piano d'una pacifica palazzina nella periferia di Konoha. L'appartamento trovato in affitto era spazioso, seppur adatto ad una sola persona; purtroppo la vista dalla finestrella del bagno non era di certo invitante, giacché dava sulla strada trafficata e, quindi, aveva dovuto montare una tenda nerissima, rendendo così l'ambiente molto più scuro. Però gli altri condomini sembravano piacevoli e gentili, almeno la maggior parte.
Tutti. Tranne il suo vicino di pianerottolo.
Lo aveva incrociato nel corridoio un paio di volte e, ammetteva, all'inizio ne era rimasta decisamente affascinata. Il classico uomo consapevole di essere attraente e che non avrebbe mai posato lo sguardo su di lei, potendosi permettere molto meglio di una donna dalle forme acerbe d'una ragazzina di quattordici anni, alla veneranda età di trenta.
Non che a Sakura importasse. Superato lo stupore della prima impressione, dovuto unicamente alla prestanza fisica, il suo giudizio su Madara Uchiha s'allontanava del tutto dallo sfociare in frustrante auto-erotismo su di lui. Dato ch'era un bastardo.
E non un bastardo qualsiasi: come il bambino paffuto, alle elementari, che le aveva appiccicato il chewing gum fra i capelli, oppure il ragazzino, alle medie inferiori, che si divertiva a prenderla in giro, o peggio la sua cotta, alle medie superiori, che aveva rifiutato sgarbatamente il regalo di San Valentino.
Il becchino era il peggiore della categoria: quello che godeva a spezzare il cuore delle donne.
E Sakura detestava avere pareti talmente sottili da sentire ogni fottuto gemito che usciva dalle labbra delle sue amanti. Una diversa alla settimana, se era fortunata.
Aveva provato di tutto! A stordirsi con litri e litri di tisane, le gocce per dormire, i tappi nelle orecchie, aprire e poi sbattere la porta d'ingresso con forza. Più volte.
Una notte aveva perfino finto di pulire il pianerottolo, cantando a squarcia gola. Un po' per non sentirli, un po' per far capire al buzzurro di tappare la bocca di quella cornacchia con qualcosa. Qualsiasi cosa!
Ma a nulla era valso. Più trascorrevano i giorni, più la sua insonnia peggiorava. E le sembrava, sinceramente, che lo facesse apposta a farle strillare come se avessero il Diavolo in corpo, e non era poi tanto lontana come metafora, soltanto per dar fastidio a lei.
Forse stava diventando complottista.
All'ennesimo gemito acuto e complimento urlato all'uccello del vicino puttaniere, Sakura scalciò via le lenzuola, alzandosi dal letto. Furiosa.
Se ne fregò di star indossando ancora il comodo e caldo pigiama, rosa, con stampati sopra dei muffin dalle faccine sorridenti e, spettinata e scalza, marciò a passo di carica alla porta di Madara Uchiha, il becchino stronzo.
Rischiò di sfondarla a calci e pugni, ma, nell'esatto istante in cui l'uscio si schiuse, bloccò i suoi movimenti, cominciando a sbraitare subito dopo “Ti pare il modo di comportati? Sopporto da mesi la tua inciviltà! Non mi importa un cazzo se ti consideri il Dio del sesso, mi rifiuto di passare un'altra notte in bianco ad ascoltare gli ansimi delle tue 'amichette'. Quindi, se non vuoi una denuncia per disturbo alla quiete pubblica, ti consiglio di uno... -Lo scrutò da capo a piedi, reprimendo il rossore sulle gote e digrignando i denti- Indossare un paio di mutande in mia presenza e due, smetterla di svegliarmi alle tre di notte con le tue prodezze sessuali. Fatti montare delle pareti insonorizzate, imbavagliale, vai a scopartele a casa loro! Lontano dai miei timpani abusati! Grazie” Concluse, provando a riprendere fiato.
Vide Madara soppesare le sue parole, incrociare le braccia al torace muscoloso ed accennare un mezzo sorriso; per un secondo credette davvero l'avrebbe compresa, magari scusandosi, tanto che si stava quasi sentendo in colpa ad essersi rivolta a lui in quella maniera talmente prepotente.
In fondo non lo conosceva, magari lo aveva giudicato male...
“Credo serva anche a te una bella scopata, ciliegina. Sempre se esistesse qualcuno abbastanza coraggioso”.
L'intera figura di Sakura s'irrigidì alla merda che gli uscì dalla bocca; le mani lungo i fianchi tremarono e, trattenendosi a fatica dal frantumargli l'orrenda faccia sogghignante con un pugno, fece dietrofront.
L'indomani mattina avrebbe rapito il cane con la dissenteria della vecchia inquilina del piano inferiore, lasciandolo sullo zerbino di quell'infame! Voleva la guerra, e lei non si sarebbe tirata indietro.

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Capitolo 8
*** La crisi di nervi del vicino di casa idrofobo. ***


-La crisi di nervi del vicino di casa idrofobo-

Angolo autrice: BuonSalve ^^
Mi sono presa qualche giorno di pausa per situazioni miei personali e dubbi esistenziali, diciamo.
Ma comunque, come detto nella scorsa flash, io stessa ho un debole per certi argomenti, quindi ho deciso di scrivere altre due/tre storielle sulla 'guerra del pianerottolo'. In futuro, se mai avrò tempo e possibilità, magari amplierò l'argomento e ciberò la mia logorrea ^^
Già questo capitolo è venuto più lungo di quanto dovrebbe essere una flash (Ed ho tagliato parecchio), ma, ehm, facciamo finta di nulla ^^'
Per ora ho diversi progetti che mi rubano tempo e, a tal proposito, la prossima BunnyAU verrà pubblicata a giorni... Devo solo rileggermela e convincermi che non fa schifo come penso, viva la crippling depression *COFF*.
Comunque! In questa flash, ci immergiamo nella mente della bestia, o Madara che dir si voglia.
Buona lettura <3

Le donne erano assurde e fastidiose. Senza eccezioni.
La prima volta che quel pensiero lo aveva sfiorato era stato durante l'adolescenza quando, la ragazzina irritante frequentata all'epoca, era improvvisamente scoppiata a piangere a causa di una sua, innocente, battuta sul peso di questa.
Magari non era stato molto educato averla definita balenottera, soltanto per qualche chilo preso durante le vacanze primaverili, ma lo aveva comunque ritenuto un comportamento esagerato. Da donna, appunto.
Madara amava il corpo femminile. Il fascino, le curve, la morbidezza, il calore... Peccato per le irragionevoli pretese della maggior parte delle ragazze avute in oltre trent'anni di vita. Ed esattamente per questo motivo aveva, infine, imparato a mettere in chiaro, sin dall'inizio d'ogni rapporto, cosa aspettarsi da lui.
Sesso. Nulla di più, nulla di meno.
Grazie a quell'improvvisa epifania di sincerità era riuscito persino a mandare avanti una relazione mesi e mesi, almeno fin quando anche lei non s'era trasformata in una figura asfissiante, pretendendo cene romantiche, parole di conforto e di avere accanto un uomo che Madara non sarebbe mai stato. E così, a cuor leggero, tutto era ritornato come prima, di nuovo libero d'intrattenersi insieme ad anonime bellezze, disponibili a scaldargli il letto quando ne aveva il desiderio.
Tutto perfetto. Finché non era apparso il sorcio.
Inizialmente non l'aveva neanche notata. Una mattina come un'altra, mentre usciva di casa e si dirigeva al lavoro, la sua attenzione era stata attirata dagli innumerevoli scatoloni che bloccavano le ante di ferro dell'ascensore ma, infastidito dal dover prendere le scale, aveva tirato dritto. Infischiandosene.
Con il senno di poi, in mezzo a quel cartone, la sagoma di Sakura, intenta a sperticarsi in amichevoli saluti verso il nuovo vicino, sarebbe stata di facile distinzione. Per la gente normale e socievole.
Dopo pochissimi giorni, però, aveva comunque avuto il piacere di conoscere la nuova inquilina: trafelata, indossava un antiestetico maglioncino grigio e se ne stava fuori dalla porta del proprio appartamento a ringraziare, con una serie di inchini spacca schiena, la portinaia per averle fatto recapitare la posta. Remissiva, e dalla vocetta talmente acuta da ricordargli un gatto attaccato ai testicoli.
Le aveva superate, altezzoso come sempre, ed avrebbe presto dimenticato quella visione grottesca, se non che il suo sguardo non incrociò quello di giada ed il sorriso luminoso della giovane donna a lui rivolto...
Che aveva da sorridergli, la mentecatta?
In quel momento ebbe la netta sensazione di aver a che fare con una futura piaga.
E la sensazione si rivelò dura realtà durante la prima riunione di condominio a cui lei aveva partecipato, dove non aveva fatto altro che parlare. Parlare. Parlare. Parlare. Dare un suggerimento atto a migliorare i rapporti fra gli abitanti del palazzo qui, una critica a certi comportamenti, secondo lei, incivili lì, proporre di formare un comitato, ridipingere le pareti ormai ingiallite...
La signorina Rottermeier avrebbe potuto imparare da Sakura l'arte del rompere i coglioni.
Il desiderio d'infastidirla, quindi, divenne così forte che, quando, per pura casualità, aveva intuito quanto le dessero sui nervi i gemiti acuti delle ragazze con cui andava a letto, cominciò ben volentieri a fare del suo peggio, quasi ogni notte. E maggiormente Sakura mostrava sdegno, più accresceva la sua soddisfazione, raggiungendo l'apice la sera precedente dopo averla, finalmente, azzittita come bramava da tempo.
Purtroppo, la mattina successiva, il sentimento scomparve del tutto al rendersi conto di aver affondato le scarpe da jogging, bianche e pagate un occhio della testa, in una palese merda.
Davanti l'ingresso di casa sua!
“Oh, cavolo! -L'esclamazione sorpresa della vocetta conosciuta lo costrinse a rialzare le iridi fiammeggianti, fulminando il visino a forma di cuore di quel piccolo demonio. Era stata lei, lo sapeva! E non nascondeva neppure il suo crimine, tenendo al guinzaglio l'orribile bestiola pelosa, causa di quell'abominio sullo zerbino immacolato- Come è potuto accadere? Mi spiace così tanto, Madara. Ti porto un fazzoletto?”.
“Tu, dannata...”.
“Mi sono appena ricordata di avere un impegno! Dirò alla portinaia di venire a darti una mano, ok? Lo farà volentieri, sai che ha una cotta per te? Che carina” Cinguettò, dolce come l'arsenico, mentre trottava in direzione dell'ascensore.
Intanto Madara era miracolosamente riuscito a sfilarsi le scarpe, senza sporcarsi ulteriormente; si allontanò disgustato dal tappeto e la vide premere il pulsante, con un sorriso da faina disegnato sulle labbra, ed il corpo longilineo fasciato da un aderente tubino nero, che faceva risaltare le sue esili forme.
Per quale ragione s'era vestita in quel modo? Da quando anche i manici di scopa avevano dei fianchi? E soprattutto perché cazzo stava uscendo mezza nuda?
“Devi andare a battere? Oppure hai seguito il mio suggerimento?”.
Sakura si voltò, non aveva ancora perso l'espressione trionfante “Non preoccuparti, non è mia intenzione rubarti la clientela od il lampione dove sei solito sventolare la tua borsetta, a differenza tua le persone normali hanno degli appuntamenti. E sorridi, dicono che pestare la cacca porti fortuna! Magari uno dei tuoi habitué si accorgerà del dolce cuore da Principessina sopito in te”.
Madara sfregò i denti fra loro, furioso, mentre la stronza lo salutava con la manina, trattenendo maldestra le grasse risate che minacciavano d'uscirle dalla bocca...
Non l'avrebbe lasciata vincere, per nulla al mondo!
Né partecipare a qualche futile appuntamento mentre lui era, letteralmente, ricoperto di merda!

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Capitolo 9
*** Alle volte la vendetta non è la soluzione, ma il problema. ***


-Alle volte la vendetta non è la soluzione, ma il problema-

Angolo autrice: BuonSalve, care <3
Giugno si avvicina e con questo mese anche uno degli eventi a me più cari: il MadaSaku week. Quindi mi farebbe davvero molto molto piacere, in quei giorni, non so, leggere qualche altra MadaSaku. Ecco... Regaliamo un po' d'amore a questa coppia ^^
Comunque, il link con i prompt è questo: http://madasakuweek.tumblr.com/post/158978299791/madasaku-weekend-2017-june-23-26-2017
Chi volesse partecipare e necessitasse di... Boh, consigli, spiegazioni o altro, mi contatti pure o su EFP o su Facebook e vi aiuterò volentieri.
Detto questo vi lascio alla lettura <3
E sì, Madara è abbastanza una merda U_U

Il sorcio avrebbe pagato caro quell'affronto!
Questo era l'unico pensiero che martellava costantemente in testa a Madara, impegnato a sfregare la pelle arrossata con una spugna, mentre malediva a mezza bocca la frigida vicina e quello scherzo poco divertente di cui era stato vittima.
Ed aveva dovuto gettare via anche le scarpe nuove!
Poggiò la fronte sulle mattonelle umide della doccia, rilassando le braccia lungo il corpo ed accennando un pericoloso sorriso. Di certo non poteva riciclare l'idea malsana di Sakura ma, dato che sembrava avere così tanti problemi con il sesso, forse a quel fastidioso roditore non sarebbe dispiaciuto trovare come dono di pace, sulla maniglia della porta, un suo profilattico usato. Probabilmente neanche ne aveva mai visto uno.
Anche se, pensando a come era uscita quel giorno...
Sbuffò e scostò i lunghi capelli bagnati dal viso. Serviva qualcosa di più sofisticato, non era tipo da scendere così in basso... Poteva fare di peggio.
Proprio per questo motivo, riacquista la calma, decise di votare le successive settimane ad architettare la vendetta perfetta. Umiliando una volta per tutte la stupida donna che aveva osato tanto.
Aspettò paziente il suo rientro, poggiato allo stipite della porta, con un sorriso rassicurante disegnato sulle labbra sottili. Scioccandola, non appena le iridi smeraldo si accorsero di lui.
“Cosa hai fatto?” Domandò, guardinga, aspettandosi qualsiasi tiro mancino.
“Nulla. Ho compreso di aver esagerato e volevo scusarmi”.
Sakura si guardò comicamente intorno, chinandosi poi per controllare sotto il proprio zerbino, in seguito il campanello e, dopo ancora, la serratura dell'appartamento. Pareva tutto come sempre.
“D-davvero vuoi solo scusarti?”.
“Sì. Per un rapporto di buon vicinato”.
Lei sbatté le palpebre, confusa “Oh, o-ok... Credo”.
Da quel momento in poi la loro antipatia reciproca parve scomparire, come se non fosse mai esistita. Le notti passavano tremendamente silenziose e riposanti, da quando Madara aveva smesso di portare le sue conquiste in casa. Anche perché s'era concentrato fin troppo sul modo in cui l'avrebbe fatta pagare a Sakura, rispetto a qualsiasi altra donna.
Ed alla fine aveva avuto l'illuminazione. Semplice, ma da gran bastardo qual era.
Senza farsi notare, aveva cominciato a fotografarla ad ogni occasione disponibile, sperando di riuscire ad immortalarla in una posa adatta allo scopo. Riuscendoci diverso tempo dopo, intanto che lei era chinata ad accarezzare il dannato cane con la dissenteria. Piccolo demonio, fonte di ogni suo male.
Perfetta.
La piccola bocca leggermente schiusa, una mano adagiata sulle ginocchia e gli occhi illuminati d'affetto rivolti a quella bestiaccia.
Gli ci volle poco per fare un perfetto photoshop di Sakura mentre succhiava con piacere il cazzo di qualche pornodivo a caso di cui aveva trovato l'immagine su internet, e ci volle ancor meno a stamparlo su carta lucida, soddisfatto del capolavoro svolto.
Sembrava quasi vero, e lei molto portata per certe attività.
Con il cartellone ripiegato sottobraccio, nuovamente aspettò, come faceva ormai ogni giorno, che Sakura uscisse di casa. La scusa ufficiale era il desiderio di fare due chiacchiere prima del lavoro, la verità, invece, era che in quelle settimane aveva fatto di tutto per conquistare la sua fiducia. Riuscendoci.
“Buon giorno, Madara. Anche oggi lavori fino a tardi?” Lo salutò con un lieve sorriso, sistemando la borsetta sulla spalla.
“No, è il mio giorno libero”.
“Oh, ecco... Allora mi chiedevo, dato che andiamo più d'accordo, se... -Accennò una piccola risata imbarazzata e rivolse lo sguardo al pavimento, mentre si mordicchiava il labbro inferiore a disagio; prese un respiro e tornò a rivolgersi a lui ma, prima di poter concludere il discorso, notò curiosa il cartellone arrotolato, chiedendo spontanea- Cos'è? ...Cioè, scusa, non...”.
Madara accennò una roca risata di rimando “È soltanto un regalo per una persona molto speciale”.
“Ah... -Deglutì a fatica, dopodiché mormorò rapida- Le piacerà sicuramente, io vado”.
“Buon lavoro” Disse l'uomo, osservandola sorpreso mentre, mogia, scompariva oltre le porte metalliche dell'ascensore. Elegante come sempre quando aveva qualche incontro importante.
Altro che appuntamenti galanti, come lei gli aveva fatto credere, le uniche occasioni in cui si tirava a lucido erano quelle dove era obbligata a partecipare a noiose riunioni.
Fortunatamente...
Storse la bocca a quel pensiero fastidioso, concentrandosi al meglio per appendere l'enorme fotografia ritoccata; stirò la carta lucida con i palmi, fermandosi qualche secondo a studiare il viso rilassato impresso nello scatto. Sarebbe stata la vendetta perfetta, ormai la conosceva bene e sapeva quanto certi argomenti la mettessero a disagio.
Ritrovarsi in una posa così sconcia, con il timore d'esser stata vista da qualsiasi altro condomino, l'avrebbe costretta a rinchiudersi in casa giorni interi. E ovviamente sarebbe tornata ad odiarlo...
Imprecò, allungando la mano per strapparlo via, nell'esatto momento della sua completa disfatta. Senza possibilità di scampo.
Sakura cercava di farsi coraggio da tempo, rendendosi conto man mano che trascorrevano le settimane di quanto, in fondo, Madara fosse una piacevole compagnia. Era certa non l'avrebbe mai guardata, o desiderato altro della semplice 'amicizia', però poteva almeno provarci. Unicamente per non rimpiangere in futuro di non averlo fatto.
Allora era ritornata rapida sui suoi passi e, intravedendolo ancora in corridoio, aveva buttato fuori tutto d'un fiato “Ti andrebbe di bere qualcosa insieme stasera? Se vuoi e se...”.
S'era bloccata, alzando gli occhi sgranati a quella mortificazione su carta; sentì, per la prima volta dopo anni di duro lavoro su se stessa e la sua emotività, le lacrime premere insistentemente per liberarsi. Ingannata, e stupida per averci anche soltanto sperato.
“Io...” Tentò di parlare l'uomo. Stranamente gli si era rivoltato lo stomaco.
Sakura ritornò seria e fredda, decisa a non dargli alcuna soddisfazione; fermò qualsiasi altra parola potesse uscire dalla sua boccaccia e, dandogli le spalle, richiamò l'ascensore.
“Buona giornata, Uchiha”.
Non lo era per niente.
E, mentre osservava la magra schiena tesa, Madara sapeva di star per compiere un gesto ancor più stupido del precedente.

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Capitolo 10
*** La guerra del pianerottolo. Lieto fine? ***


-La guerra del pianerottolo. Lieto fine?-

Angolo autrice: Salveeee <3
Dopo mille sfighe sono tornata! Credo che scrivere degli Uchiha (Di Madara, che è uno dei più sfigati) abbia portato sfortuna anche a me ahahaha.
La piccola parentesi sui vicini di casa finisce con questa flash (*Coff* Lunga come una OS *Coff*), ovviamente 'Caffellatte' continuerà con altre storie e, chissà, in futuro con qualche altra trama legata ^_^
Vi ricordo che, dal 23 al 26 Giugno c'è il MadaSaku week *Congiunge le mani in preghiera*.
E sì, vi ammorberò fino ad allora con ogni cosa che pubblico ^_^
Buona lettura <3

Buona giornata, Uchiha.
Quelle poche parole, sputate fuori con palese disprezzo, gli rimbombarono violentemente in testa, nauseandolo.
Non credeva possibile che un uomo come lui avesse avuto un'idea talmente idiota e indecente; non che fosse educato o socievole, in realtà era un misantropo senza speranza, a cui mai era importato dei sentimenti degli altri, però...
Si rese conto di aver fatto l'ennesimo gesto inconsulto soltanto quando, dopo aver inseguito Sakura, bloccando rapidamente l'ascensore, sentì dietro la nuca lo sguardo gelido che lei gli stava rivolgendo. E quasi ebbe voglia di rimanere di spalle.
Non per paura, ma vergogna.
“Cosa vuoi ancora? Non ti è bastato mettermi in imbarazzo?” Gli abbaiò contro, furiosa.
Madara trattenne un sospiro, rivolgendosi alla figura agitata della donna.
Finse di non notare le guance arrossate e umide, gli occhi gonfi, scappata via così veloce per non scoppiare in lacrime dinnanzi a lui. Dargli una soddisfazione che non lo animava.
“Mi dispiace...”.
Fin quando si trattava di scusarsi fingendo un dispiacere inesistente, per manipolare il suo giudizio su di lui e costringerla ad abbassare la guardia, non aveva alcun problema, ma farlo sinceramente, con quegli strani sentimenti di difficile interpretazione che gli smuovevano le viscere, era tutta un'altra storia.
“Vattene! -Non gli permise neppure di finire. Stava stringendo la borsetta così forte da sbiancare le nocche, digrignando quasi i denti, mentre combatteva con tutta se stessa contro quell'orribile desiderio recondito di credergli ancora una volta. Scottarsi di nuovo fra le sue fiamme- Non voglio perdere tempo con te! Fallo ripartire. Subito”.
“Sei così fastidiosa...” Sussurrò, le ciocche corvine davanti agli occhi adombrati.
Sakura puntò i piedi a terra, come una bambina “Ho detto vattene! Ti disprezzo!”.
“Bugiarda. -Accennò un sorriso di sufficienza, mascherando il dolore intenso che gli avevano procurato quelle parole- Proprio perché non mi disprezzi sei così arrabbiata, giustamente”.
Non si stupì quando lo schiaffeggiò, percependo la piccola mano scontrarsi contro la guancia pallida ed il rumore schioccante che rimbalzò sulle pareti claustrofobiche durante quel breve attimo, né rimase sconvolto al vederla lottare, destreggiarsi dalla sua presa improvvisa e spintonarlo di lato, a testa bassa per non mostrare il pianto.
Fu un'epifania. Lo riscosse dall'apatia. Capire, per la prima volta, di non voler essere più la causa della sofferenza di quella donna, né separare le loro strade, ormai intrecciate in un unico cammino.
“Mi piaci, Haruno”.
L'atmosfera divenne ancor più tesa e Madara si maledì, così maldestro nei rapporti sociali da irritare persino se stesso. Poteva di sicuro risparmiarsi la confessione stile asilo, dopo aver riempito di insetti i capelli della bambina di cui era cotto.
Vide Sakura immobilizzarsi sul posto, la bocca lievemente schiusa, gli occhi sgranati; respirava lenta, come se ogni movimento potesse distruggere maggiormente quel minimo di dignità di cui a fatica aveva raccattato i cocci.
Rabbiosa, delusa, scontrò di nuovo la mano sulla sua guancia, cercando di fargli il più male possibile, almeno una briciola di quanto quelle menzogne ne facevano a lei.
“Lasciami andare... -Disse con voce rotta, imponendosi di rifiutarlo- N-non ti basta mai umiliarmi, vero? L-lasciami, ti prego... Abbi un minimo di cuore...”.
Chinò il viso, il palmo tremulo premuto sullo zigomo rosso dell'uomo. Non sapeva perché lo stesse ancora sfiorando, beandosi del contatto con la sua pelle, così stupida, confusa, ferita... Speranzosa.
Madara strinse l'arto minuto, lo abbassò e catturò entrambi, chiudendoli con insolita dolcezza fra i propri; si avvicinò, causando a Sakura una fitta mai provata al petto quando, lento, si sporse al suo orecchio, tra i capelli setosi, dichiarando “Sono sincero, non credo di essere mai stato più sincero di oggi in tutta la mia vita. Mi piaci, ti voglio”.
“T-ti prego...”.
Non sapeva cosa dire, non sapeva a cosa credere.
L'uomo esaudì la sua richiesta subito dopo, liberandola; tornò a premere il pulsante per il piano terra, udendo distrattamente il rumore metallico del vecchio ascensore ed il singulto sorpreso della donna. Forse pensava che non l'avrebbe ascoltata, reputandolo davvero meschino più di quanto fosse.
Lei s'azzardò ad alzare lo sguardo smeraldo, timorosa di quello d'onice. Intenerendosi quando vi lesse pacatezza e colpa, tentennò nel momento in cui le porte elettroniche si aprirono, ma gli diede le spalle, incamminandosi lontana.
Era meglio finirla lì, prima di farsi davvero del male.
“Sakura. -La richiamò, un ghigno sulle labbra sottili e le mani affondate nelle tasche dei jeans- Due settimane”.
La donna aggrottò la fronte, non capendo.
“Ci metterò meno di due settimane ad averti nel mio letto” Spiegò, prepotente e disinibito come al solito, ridendo internamente al vedere i corti capelli rosa della vicina rizzarsi quasi verso l'alto dopo quell'affermazione.
“Io ti ammazzo, Uchiha!”.
Purtroppo il suo urlo si scontrò contro un muro. Letteralmente e metaforicamente.

Madara aveva poggiato l'avambraccio muscoloso dinnanzi agli occhi stanchi, un grande cerchio alla testa gli impediva di ragionare lucidamente e, la sensazione di secchezza nel fondo della gola, spezzava la respirazione pesante. Sbadigliò, rendendosi conto di come le uscite serali, ormai, lo riducessero ad uno straccio logoro e calpestato.
Bestemmiò quando suonarono insistentemente al campanello, alzandosi di scatto ed infilandosi rapido un paio di pantaloni. Il folle che lo stava disturbando alle tre di notte doveva avere un buon motivo per farlo, o se ne sarebbe pentito amaramente, soprattutto dopo ch'era stato costretto a festeggiare i suoi trentacinque anni con quella pustola di Hashirama e la sua fastidiosa ed iperattiva progenie dal pannolino puzzolente.
Spalancò l'uscio, arcigno.
“Buon compleanno, Madara... Sai che esistono le magliette?” Domandò squillante, peggiorando la sua emicrania.
Lui sbatté le palpebre, mettendo a fuoco la sagoma longilinea ed euforica davanti a sé; sorrideva contenta, una scatola enorme fra le braccia, proveniente da qualche pasticceria nell'isolato, coperta dall'usuale pigiamone rosa pastello ed i capelli scompigliati.
“Sakura. Non potevi attendere un'ora decente?” Biascicò, lasciandola entrare.
Lei scosse il capo “È importantissimo festeggiare nel momento preciso della nascita!”.
Madara abbozzò un sorriso tirato. Dalla goffa confessione in ascensore erano trascorsi cinque mesi e, a parte qualche risata affettuosa insieme, parole scambiate in fretta, pessime torte fatte in casa dalla donna e la riconquista d'un minimo di fiducia, non era cambiato molto. Malgrado lui ci avesse provato, spingendosi spesso oltre il lecito.
In fondo era conscio di non poter pretendere altro, ma... Più il tempo passava, più quello che provava si trasformava in qualcosa di peggio di una semplice attrazione fisica, divenendo un sentimento che, aveva capito, non sarebbe mai stato ricambiato.
Probabilmente era colpa del karma, e lo meritava.
Dopo una vita di avvenenti compagne di letto, l'unica donna di cui si era innamorato lo aveva condannato, a causa della sua stessa idiozia, ad un'eternità di mera amicizia ed astinenza da chierichetto.
Se non fosse stato lui lo sfigato della situazione, certamente, si sarebbe fatto una bella risata ai danni di quel poveraccio.
La vide macchinare maldestra con le stoviglie, mettendo in tavola due piattini e, al centro, la confezione fin troppo esagerata del dolce. Non aveva le mezze misure, mai.
“Pronto?!”.
“Almeno non l'hai cucinata tu, quindi sì” Sussurrò, puntellando i gomiti sul legno freddo.
“I miei dolci sono buonissimi, sto migliorando!” Esclamò, così rossa sulle gote magre da rischiare l'autocombustione. Adorabile.
La scrutò ancora, attento, mentre prendeva una boccata d'aria e, con dita tremule, rialzava piano il coperchio del cartone laccato di verde, mostrando una rotonda cheesecake alle nocciole e pistacchio. La sua preferita, come immaginava.
Madara stava per risponderle con la solita battutina sarcastica sui nulli miglioramenti avuti in cucina, quando le iridi opache inquadrarono meglio la superficie della torta, rimanendo in silenzio a studiare quel 'Anche tu' fatto di glassa al cioccolato.
Deglutì privo di saliva e rialzò lo sguardo a lei: bordeaux, le spalle strette con forza ed i denti bianchi affondanti nel labbro inferiore, in trepidante attesa d'una reazione.
Attesa infinita, dato che Madara s'era immobilizzato sul posto. Incerto.
Indeciso se credere di aver compreso bene cosa stava accadendo, o se magari i suoi reconditi desideri avevano mal interpretato quella scritta. In verità abbastanza palese.
“Provavo a cucinarla ogni settimana, da quando me lo hai detto. -Mugolò Sakura a disagio, rompendo il pesante silenzio- Ovviamente mi veniva sempre male, davvero orribile. Così ho iniziato ad ordinarla, ma non avevo mai il coraggio di portartela, perché non volevo darti la soddisfazione di vincere, di capire quanto... Io... Fossi senza speranza... -Strinse i pugni con forza e la voce divenne flebile, sofferente- Ma... Ma ieri, oggi, dopo tanto tempo sei uscito per festeggiare e... Ho avuto paura. Così tanta paura di perderti che alle dieci di sera mi sono letteralmente inginocchiata di fronte alla pasticceria, pregandoli di assecondare un'altra volta questo mio stupido capriccio.
N-non voglio... N-non posso più vivere così, capisci? D-dovevo fare qualcosa, qualsiasi cosa... -Sollevò finalmente gli occhi lucidi, urlando- Se anche questa volta è uno scherzo, io non ti perderò mai! Non ti perd...”.
Venne azzittita improvvisamente, nel modo migliore.
Trasalì al rumore sordo della sedia scontrarsi sul pavimento ed alla sensazione morbida, umida, delle labbra di Madara salde alle proprie. Le girò la testa, i pensieri si azzerarono e le gambe divennero gelatina, mentre la abbracciava, costringendola quasi a non respirare talmente la stava schiacciando contro di lui; seguì i suoi movimenti, lo sentì approfondire quel loro primo bacio e passare una mano fra le ciocche rosa, martoriando la bocca di pesca con dolcezza.
Sakura sfiorò il collo possente con la punta delle dita, poi scivolò sui pettorali gonfi e scoperti, diventando rossa anche sulle orecchie al rendersi conto di essere praticamente incollata al suo torace nudo e spazioso, intanto che Madara la stava mangiando viva, incapace di darsi un contegno.
Ridacchiò in imbarazzo quando la spinse contro il tavolo, allora lo allontanò un poco, poi coprì le labbra fameliche con il palmo e lo ammonì accaldata “Mi farai sedere sulla torta”.
Lui posò la fronte su quella spaziosa della donna, si liberò di quel 'bavaglio' e propose, malizioso “Se prometto di lavarti molto accuratamente dopo, me lo permetterai?”.
Sakura fece roteare gli occhi al cielo, non sarebbe mai cambiato.
Fortunatamente però a quel piano abitavano soltanto loro due. 

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Capitolo 11
*** Regali inaspettati. ***


-Regali inaspettati-

Angolo autrice: Alola <3
Lo so, mancavo da un po' con le flash, ma 'Percorrendo...' mi occupa la maggior parte del tempo, questa volta però ho voluto staccare un poco dalla long per scrivere questa cosina semplice semplice, che spero vi farà piacere leggere ^^

Madara scrutò dubbioso il pacchettino colorato che la fidanzata, senza la benché minima grazia, gli aveva pressato contro il torace, sbuffandogli contro qualcosa di incomprensibile. Probabilmente un insulto a lui e i suoi antenati.
Malfidato come sempre trovò sospetta la scatolina arancione. Non era il suo compleanno, né il loro anniversario, non era Natale o qualche altra stupida festa a cui Sakura teneva.
Allora perché gli aveva fatto un regalo? Cosa stava macchinando la Big Babol?
“Potresti aprirlo entro domani? Non è una bomba e non c'è dentro dell'antrace!” Esclamò esasperata, gettandosi poi sul letto a pancia in giù.
Sembrando un sacco di patate.
Uchiha analizzò il corpo ancora nudo e lievemente sudato, soddisfatto che almeno avesse avuto la decenza di aspettare dopo aver fatto l'amore...
Lasciò una sonora pacca sul sedere tondo e sodo, dopodiché, ignorando le sue lamentele, incrociò meglio le gambe contro il materasso e cominciò a scartare il dono, lanciandole un'occhiataccia non appena si ritrovò fra le mani un inutile smartphone.
“Ho già un cellulare”.
Sakura alzò gli occhi al cielo, immaginava una reazione simile da quel testone! Fingendosi accomodante, quindi, si avvicinò a lui, mordicchiandogli maliziosa il ginocchio sino a risalire verso l'interno coscia nerboruto “È vecchio! Non riesco mai a rintracciarti e mi impensierisco ogni volta. -Lo strinse in un abbraccio, provando a convincerlo con le coccole. Baciò il ventre cesellato, seguendo un percorso immaginario che la portò ai pettorali; sapeva ancora di sesso e sudore. Di loro. Adorava quel profumo- Ti insegnerò io ad usarlo. Fallo per me, caro” Miagolò, strusciandosi sensualmente sopra di lui.
Aveva la vittoria in pugno.
“Sei diabolica” Sibilò, arpionandole subito le natiche paradisiache e affondando le dita nella pelle liscia e calda. Meravigliosamente invitante.
Purtroppo Sakura era testarda tanto quanto lui, e lo ammonì “Prima il dovere, poi il piacere. Non vorrai farmi arrabbiare, vero?”.
Lui arricciò le labbra, inasprito. Conscio della potenza dei suoi pugni, però, decise di arrendersi, almeno in quell'occasione, e magari se avesse fatto il bravo sarebbe stato lautamente ripagato dello sforzo. Dopo.
“Porco!” Ridacchiò, intercettando facilmente i suoi pensieri.
Madara, poco paziente per natura, alla fine la sovrastò con la sua figura imponente; decise comunque di non approfittarne e, puntellando il gomito sul letto per non pesarle troppo, le sventolò il cellulare sotto il naso, mentre lasciava una scia di baci dal seno al collo pallido.
“Allora, sensei? Questa lezione sull'utilizzo delle tecnologie moderne?”.
Sakura sfiorò il torace muscoloso con la punta delle dita, leggermente distratta “Da dove vuoi iniziare?”.
Non fu l'unico a vederci un doppio senso in quella domanda.
“Magari inserendo dei numeri in rubrica” Suggerì, pragmatico.
“Noioso. -S'imbronciò, accoccolandosi di più contro il corpo possente- Quello puoi farlo da solo. Idea! Ti scarico instagram!” Cinguettò euforica, appropriandosi dell'aggeggio malefico e smanettando felice con questo. Era inutile opporsi ai voleri della versione umanizzata di Pinkie Pie.
Madara premette un lieve sorriso sulla spalla magra, constatando quanto sembrasse proprio una bambina alle prese con il giocattolo nuovo. Le cinse delicatamente la vita e si rilassò mentre Sakura era tutta concentrata nelle sue faccende.
Trascorso qualche minuto lei lo guardò intenerita, scoccandogli poi un bacino sul naso e affermando “Guarda! Hai già un follower, vediamo chi è!”.
“Conoscendovi ti sarai messa d'accordo con il Senju, e il demone che si è sposato, per irritarmi” Disse, senza troppo interesse.
“Non lo farei mai, caro. -Finse maldestramente innocenza, squittendo poi quando la mordicchiò sul collo per vendetta. Peccato che la sua ilarità scemò d'un colpo, l'ambiente si fece più freddo e l'espressione gioiosa della ragazza divenne una maschera di puro disprezzo nel momento esatto in cui scorse il nome dello sconosciuto 'seguace'- Mei Terumi”.
La geniale idea di avvicinare il compagno alla tecnologia le si era rivolta contro, con l'ingombrante presenza della bella Mei, vecchia compagna di corso alla stessa Università che aveva frequentato Madara, conoscente di Sakura da quando quest'ultima ancora simulava il suo matrimonio con le Barbie, dato i nove anni di differenza.
Terribilmente affascinante e fonte di ogni male!
Almeno così la pensava la ragazza, accecata dalla gelosia.
E di certo Madara Uchiha, malvagio fino al midollo, non si fece sfuggire l'occasione di avere, ancora una volta, facile vittoria; osservò, mostrandosi affascinato, la fotografia in bikini della donna dai capelli rossi e, dopo qualche secondo, commentò “Si mantiene in forma, non credi?”.
Nemmeno un attimo dopo lo smartphone era stato spento, abbandonato sul comodino e Sakura, irruente, gli si era spalmata addosso, catturando le sue labbra piegate in un sogghigno compiaciuto.
In fondo, il sesso arrabbiato era quello che preferiva.

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Capitolo 12
*** Tocco. ***


-Tocco-

Angolo autrice: Hola <3
Non immaginate nemmeno quanto mi mancasse farli 'coccolare' un pochino, nella long sono lenti, io stessa ho problemi a scrivere il capitolo ed ho anche impegni al di fuori che mi prendono tempo e pazienza, quindi ho pensato di ritagliarmi del tempo per scrivere questa flash ^^
Non sparisco, tranquille, e se lo faccio non è per lunghi periodi!
Oh, e dobbiamo anche festeggiare il fatto che mi abbiano cambiato nome dopo aver fatto richiesta mesi e mesi fa lol
PS: Questa flash sfiora il rating rosso.

Trasognante, percepì il tipico odore del legno umido, misto ad una vaga puzza di muffa, causata dai mobili datati che componevano lo scarno arredamento del salone di quella vecchia baita persa fra le montagne. Il rumore crepitante del focolare la distrasse, malgrado la pioggia che batteva sulla finestra chiusa e l'ululato del vento le avessero subito impedito di bearsi di quel caloroso scoppiettio.
Sakura stringeva dolcemente il suo uomo. Il viso arrossato immerso nella folta chioma corvina, lasciata sciolta sulle spalle nude e accoglienti, e le braccia magre a circondargli la vita; le dita birichine pigiavano gli addominali cesellati con divertimento, intanto che si manteneva in equilibrio sulle ginocchia premute contro il freddo parquet.
Erano già trascorsi diversi minuti, ma cullata dal respiro profondo di Madara, il battito del cuore e il calore appagante della sua pelle a contatto con la propria, l'idea di muoversi e allontanarsi da quell'attimo di Paradiso non le aveva attraversato la testa nemmeno un secondo.
Si sentiva così felice...
“Quanto tempo vuoi rimanermi appiccicata?” Domandò lui, il velato sarcasmo provò a celare la nota affettuosa nel tono di voce.
“Mmh... Per sempre” Mugolò, dopodiché s'allungò un poco verso l'orecchio ammantato dalla coltre scura. Lo mordicchiò sensuale, scendendo al collo possente e lasciando una scia di bacini schioccanti su questo; affondò i denti sulla spalla muscolosa, strusciandosi dietro al compagno come una piccola e levigata saponetta.
Non si stupì quando Madara si girò, rinchiudendola prepotente fra le braccia e schiacciandola a terra con tutto il peso del suo corpo, mentre le scaldava ogni lembo di pelle infreddolita con i palmi delle mani.
Amava toccarla. Da morire.
Ne sentiva il bisogno soprattutto dopo aver appena finito di fare sesso, e sapeva che provava lo stesso anche Sakura. Conscio di quanto la donna adorasse sentire le mani callose percorrere il derma delicato, afferrarle il sedere alto e sodo, nel frattempo che la bocca maliziosa le baciava il seno, succhiandole i capezzoli ancora turgidi...
“Non sei mai sazio” Lo accusò scherzosa, le cosce sudate e bagnate dai precedenti umori si divaricarono e rialzò piano il bacino, circondando con gambe tremanti quello di Madara. Mostrando chiaramente quanto, in realtà, non fosse l'unico ad avere fame di quell'amore.
“La colpa è tua, mi provochi”.
Sakura rise, accaldata “...Sei già così duro”.
“E la cosa ti piace, vero? Il pensiero che solo tu riesci a farmi quest'effetto? – la provocò, irritante come al solito. Raggiunse la boccuccia schiusa, tracciandola con la punta della lingua, per poi divorarla con gusto. I muscoli bollenti s'intrecciarono e gli occhi d'ebano affogarono nello sguardo smeraldo.
Al solito le mani di Madara, sempre ancorate ai meravigliosi glutei, vennero percorse da spasmi. – Se potessi ti mangerei” Confessò ansante, premendo il naso leggermente schiacciato, causa di tutti i pugni presi durante la sua carriera da pugile, su quello piccolo e all'insù della fidanzata.
Sakura lo abbagliò con un sorriso e poi tirò il suo labbro inferiore con i dentini affilati, succhiandolo e stuzzicandolo indecente mente i bacini danzavano a ritmo sostenuto. Uniti. Un corpo solo che si muoveva per piacere di entrambi.
Trattenne un gemito acuto quando la penetrazione si fece più intensa e violenta, quindi affondò i polpastrelli sugli avambracci nerboruti di Madara per sorreggersi.
“Essere mangiata da te... Mi piacerebbe molto” Rispose a fatica.
L'uomo grugnì con sforzo, ricercando un brandello di lucidità “A ripensarci preferisco fotterti!”.
La reazione falsamente indignata di Sakura fu scontata, così come i solchi sulla schiena possente lasciati dalle unghie ben curate e il broncio che Madara scacciò subito dopo con un nuovo bacio languido.
“Bestia...” Bofonchiò sulle labbra sottili.
Permettendogli di vincere, come al solito, la battaglia che giornalmente li coinvolgeva come se fosse la prima volta.
In qualsiasi epoca, in qualsiasi contesto, avrebbe sempre finito per sceglierlo.

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Capitolo 13
*** Il fratello del tuo amico non amico è tuo nemico, anche a Natale. ***


-Il fratello del tuo amico non amico è tuo nemico, anche a Natale-
 

Angolo autrice: Alola carissimi lettori <3 
L'ispirazione fulminante e le fanart mi hanno dato questa piccola idea, spero vi piaccia. Un bacione <3 

Madara, con tutta la sua anima oscura -la poca rimasta-, detestava far compere durante il periodo natalizio; i vicoli della cittadina di Konoha erano stipati di troppe persone rumorose e la frenesia delle feste rendeva tutti facilmente irritabili, peggiorando il suo umore già di solito per nulla idilliaco.
Reclinò il viso a destra ed osservò la piccola mano di Sakura stretta alla propria, in quel momento gli venne spontaneo domandarsi da quando era diventato così mansueto da permettere ad un ragazzina qualsiasi quelle effusioni in pubblico.
Lui e Haruno s'erano incontrati per caso all'Università e da qualche mese avevano iniziato a frequentarsi assiduamente, sin troppo! Madara reputava atipica la complicità instauratasi in un così breve lasso di tempo, abituato alle sue precedenti ragazze che avevano sempre complicato tutto fin da subito, annoiandolo; perché allora era felice che Sakura gli tenesse testa e si era persino lasciato convincere a fare shopping sotto Natale?
...Forse si stava davvero impegnando a mandare avanti quella relazione.
“Madara?! – il richiamo improvviso lo distrasse e gli provocò un brivido di disgusto dietro la schiena. – Sei proprio il mio Madaruccio!” Esclamò una voce conosciuta e, prima ancora che l'interpellato potesse capire da dove proveniva, si sentì stritolare le ossa da due braccia muscolose, schiacciato contro un torace illegalmente enorme e spupazzato come un peluche.
“Hashirama, lasciami o ti prendo a calci sulle palle!”.
La sua minaccia non venne ascoltata “Oh, Madarino! Mi sei mancato così tanto! Dove sei sparito? Sono ventiquattro ore che non mi rispondi al telefono, ero così preoccupato!”.
La mezza risata di Sakura giunse all'orecchio dell'uomo dagli arruffati capelli neri che, vergognandosi come un ladro per il comportamento demente del suo -ex- migliore amico, lo scacciò con rabbia, sbraitandogli contro qualche bestemmia.
Tornato a dare attenzioni alla ragazza, però, ritrovò il suo sguardo confuso e deluso da tutta quella prepotenza e inciviltà.
“Mi si è appiccicato addoso!” Si giustificò come un bambino.
Perché stava andando in panico? Perché desiderava farle un impressione almeno decente?
Lei borbottò “Non è un buon motivo per essere maleducato”.
“Tzè” Sibilò fra i denti, scostando lo sguardo.
Hashirama intanto stava dondolando fanciullesco sui talloni, per nulla offeso dallo spintone precedente, forse...
“Madaruccio perché non mi hai detto che ti eri fidanzato? Che carina! Hai sempre avuto ottimi gusti con le ragazze, infatti ne cambiavi una a settimana, ricordi?”.
Il Senju era il Diavolo.
“Smettila, idiota” Ringhiò, livido di vergogna.
Dannazione! Non voleva fare quella pessima figura davanti a Sakura, non da quanto aveva cominciato ad innamo... Pensare a lei sotto una luce differente dal mero sesso.
Analizzò infatti l'espressione sconcertata della ragazza, poi la vide accennare un sospiro e sorridere lieve, rivolgendosi ad Hashirama “Io sono Sakura, è un piac...”.
“UCHIHA!”.
Furono ancora interrotti da una potente esclamazione, ma quando Madara mise a fuoco la poco lontana figura di Tobirama il sangue gli ribollì nelle vene e, esattamente come una bestia aveva voglia di sbranare la sua preda la salivazione aumentò. Fosse stato un cane avrebbe puntato ai suoi polpacci.
“Secondo inutile Senju” Rispose arcigno.
Le narici di Tobirama s'allargarono di disgusto e ruggì “Stai lontano dal mio anija”.
“Dì a lui di stare lontano dalla mia donna allora!”.
“Troglodita”.
“Finocchio”.
Sakura sobbalzò quando le loro fronti dure cozzarono l'una contro l'altra, indecisa se intervenire oppure no, ma si girò di scatto quando Hashirama le circondò amichevolmente le spalle, prendendosi una confidenza che lei non voleva di certo ancora dargli.
“Fanno sempre così quando si incontrano, è il loro modo per volersi bene”.
A lei sembravano in verità pronti ad uccidersi... Tentennò nell'istante in cui lo sconosciuto la guardò negli occhi, ed allora chiese “Qualcosa non va?”.
“No, pensavo che... – il labbro inferiore di Hashirama cominciò a tremare. – Sei così adorabile! Proprio perfetta per il mio Madarino!” Scoppiò in un falso pianto pieno di gioia, neanche fosse stato la madre di Madara, pronta a dar loro la benedizione.
Aveva ragione Ino: gli Uchiha erano matti, e si circondavano soltanto di altrettanti folli simili. 

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Capitolo 14
*** Chi preferisce i gatti ai cani ha qualcosa da nascondere. ***


-Chi preferisce i gatti ai cani ha qualcosa da nascondere-

Angolo autrice: Passano gli anni, ma con i titoli farò sempre pietà lol
Premessa: non andate in 'paranoia' la raccolta è una MadaSakuCentric e tale rimarrà ma, dato che nell'altra flash ho inserito Hashirama e Tobirama mi sono detta: perché non mettere una coppia secondaria, od un gruppo di amici, o genitori e parenti vari, in qualche futura flash una volta ogni tanto? Semmai avrò l'ispirazione? L'ispirazione è arrivata e ho deciso di provare a scrivere di questa coppia un pochino -tanto- snobbata (Anche per provarli insieme lol). Vi auguro buona lettura e spero che possa piacervi <3
Sakura è un pasticcino qui ;_; *Troppo per il suo cuore innamorato lol *
Ps: non so se rimarrà una flash isolata o avrà un seguito, anche se lo avesse sarà corto come la 'Guerra del pianerottolo' ^^
Perdonate eventuali errori l'ho scritta e corretta in un lampo di ispirazione lol

Akamaru le leccò la mano, lasciando una scia di saliva appiccicosa su tutta l'epidermide.
“Kiba! Che schifo, tienimelo lontano!” Si lamentò Sakura, forse con troppa foga, pulendosi grazie all'ausilio del fazzolettino umidificato estratto dalla borsa.
“Da quando sei così schizzinosa? – la interpellò Inuzuka, mentre carezzava il capo enorme della sua bestiola, dopodiché si sporse verso la ragazza, sorridendole affilato. – E poi perché siamo qui? Come mai non hai trascinato con te il tuo amico con una ciotola di ramen nel cervello?” La punzecchiò, perfido.
In cambio ricevette una gomitata fra le costole “Naruto è uno stupido, più di te! Pensa a quanti anni ci ha messo prima di accorgersi di Hinata! Non ci capisce nulla di amore...”.
“Che palle, come se a me interessasse” Brontolò, portandosi le braccia dietro la testa e appoggiandosi a peso morto sulla panchina di metallo; il cagnone grosso come un umano premette le zampe anteriori sulle sue gambe, cercando un poco di affetto.
“Sei il mio migliore amico” Sakura gli sorrise complice e speranzosa, mandando in tilt il suo cuore come sempre. Quella ragazzina sapeva come fregarlo.
“Va bene! Andiamo ad incontrare questo tuo Principe Azzurro”.
“Grazie!” Cinguettò, saltandogli al collo euforica.
Da parecchi mesi Haruno si era presa un'assurda cotta per il proprietario di una gelateria aperta di recente a Konoha; un locale elegante, fin troppo freddo e sofisticato per i gusti di Kiba, che lo aveva bollato da subito come luogo da non frequentare mai.
Lo faceva sentire inadeguato.
Sakura prima di varcare la soglia gli sfiorò il polso “Tutto bene?”.
“Sì, ma... – le parole gli morirono in gola quando intercettò di sfuggita due opachi occhi neri. Appartenevano ad un ragazzo di qualche anno più grande, la giacca bianca risaltava la sfumatura blu dei suoi capelli corvini; li aveva superati senza dire nulla, stringendo l'impugnatura di una busta dell'immondizia. – Io... Vai da sola... Ti aspetto”.
Aveva di sicuro perso qualche neurone, dato che stava fissando insistentemente lo sconosciuto, soprattutto il suo culo sodo, fasciato dalla divisa.
“Non si può mai contare su di te!” Lo accusò Sakura, entrando nel locale e rabbrividendo d'ansia, o forse l'aria condizionata era troppo alta.
Avanzò in direzione del bancone, ormai non poteva tirarsi indietro, seppur si rendesse conto di quanti anni di differenza dividevano lei e il proprietario, non era stata in grado di scacciare quei sentimenti sbocciati per caso e cresciuti giorno dopo giorno. Almeno voleva parlarci, smetterla di guardarlo da lontano...
“Devi ordinare o continuerai a fissarmi?”.
“Mi scusi... – mormorò, cercando di riprendersi dalla sorpresa. In certe occasioni i suoi sedici anni si facevano sentire, arrossì sulle gote morbide e continuò. – Un cono piccolo alla fragola, grazie Madara-san”.
Il gelataio la studiò a sentirsi chiamare per nome “Sei una cliente?”.
“S-sì, vengo qui spesso!”.
Anche se non era mai entrata.
Madara la servì senza aggiungere altro, sogghignando internamente al vederla arrivare a coprire tutte le sfumature del rosso mentre pagava e cercava di sfuggire alle iridi nere e indagatrici. Era carina. Troppo giovane, ma carina.
“Arrivederci”.
“Ehm... – Sakura tentennò, quasi volesse dire qualcosa, ma alla fine sorrise dolce. – Sì, arrivederci”. Ci aveva parlato, era un passo avanti.
Incamminandosi sognante all'uscita per poco non si scontrò con lo stesso ragazzo intravisto qualche minuto prima; accennò un gesto di scuse, ma la smorfia disgustata che le rivolse la bloccò e fece arrabbiare allo stesso tempo. Se solo avesse potuto prenderlo al pugni!
Lo osservò lanciare un'occhiata carica d'astio a Madara quando il più grande lo riprese e gonfiò le guance, borbottando intanto che si allontanava dalla gelateria “Che antipatico! Dovrebbe licenziarlo!”.
“Si chiama Sasuke Uchiha. – parlò d'improvviso Kiba, spuntando chissà come accanto a lei e facendole venire un mezzo infarto. – Ha ventuno anni e frequenta lingue all'Università, vive con suo zio e il fratello maggiore e... A proposito: il tuo caro Madara è single, ma va quasi per la trentina, credo sia ancora illegale. Tornando a Sasuke, odia i dolci e preferisce i gatti ai cani, ma conto di fargli cambiare idea”.
“Come hai fatto a scoprire tutte queste cose in due minuti?!”.
“Talento naturale” Si pavoneggiò.
Sakura aggrottò la fronte spaziosa, il gelato dimenticato stava colando e, ovviamente, Akamaru ne approfittò all'istante, quindi lasciò quella leccornia al cane e domandò “Come mai ti interessa tanto?”.
Kiba le posò le mani sulle spalle “Sakura, io e te conquisteremo gli Uchiha, insieme!”.
...Il suo migliore amico aveva sempre delle orribili idee.

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