Cuori di pietra

di Il Gava
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** "Solo pioggia e ricordi" ***
Capitolo 2: *** "Giocando a carte" ***



Capitolo 1
*** "Solo pioggia e ricordi" ***


CAPITOLO 1

SOLO PIOGGIA E RICORDI”

 

 

 

 

Pioggia. Solo pioggia.

Una pioggia sferzante, che devasta i volti di noi poveracci che cerchiamo di marciare in avanti, a carovana.. l'offensiva dei changeling è ricominciata, dopo un periodo di relativa calma, e noi siamo stati destinati alla zona più calda del fronte, per contrattaccare... siamo partiti verso il fronte dal paesino abbandonato dove ci avevano dislocato non più di tre giorni fa a riposo.. o erano mesi..

 

A tratti riesco a distinguere una macchia colorata tra il grigio generale...

Sì, è... un stella.. viola, e rosa, e quelli sono.. due fucili incrociati. Realizzo che sto guardando il simbolo della Fanteria Reale sull'uniforme del pony davanti a me.. una volta era un sole mi dicono, ma ora è diverso, non c'è più l'alicorno solare bianco e puro che vedevo da piccolo sui magischermi...

..da piccolo... quasi mi sorprendo, quando mi accorgo di ricordare qualcosa di quando ero un puledrino.. sì, lì nella verde campagna, dove sono nato e dove ho passato la mia infanzia, dove c'era pace e non ci si doveva preoccupare del fango, dello zaino pesante, della pioggia, dove ogni giorno sapevi che il giorno dopo ti saresti svegliato ancora vivo, senza un buco nella pancia...

...ricordo... ricordo la torta di mele che faceva mia madre, durante il periodo della raccolta..

.mamma..

La recluta alla mia destra inciampa e cade nel fango, stremata dalla camminata e dal peso della mitragliatrice pesante che porta in groppa.. nessuno lo aiuta a rialzarsi, e ben presto lo perdo di vista in mezzo alla foschia..

Mamma, posso un altro po' di torta?”

Certo tesoro, eccoti!”

Mamma, perché Blu può averne un altro pezzo e io no?”

Perché l'hai già mangiata di nascosto!”

Non è vero!”

Non importa, eccoti un pezzo, Orange.”

Grazie Blu, sei il fratello migliore che esista!”

Allora mia madre sorrideva.. la ricordo ancora, un unicorno sull'uscio di casa, il pelo di un bell'indaco, con le trecce color terracotta, e uno stampino per biscotti come cutiemark.... e poi, entrava mio padre, un forte e muscoloso stallone terrestre col manto arancione acceso, e una folta criniera rossa.. prendeva me e mio fatello fra i suoi forti zoccoli anteriori e ci portava in alto, molto in alto, e ci faceva giocare all'aeronave..quando ancora esse erano usate come mezzo di trasporto..

..Ne vedo un paio, lì sull'orizzonte, dopo le colline che coprono la vista del fronte... così grandi... imponenti mostri di acciaio, dalla forma cilindrica e oblunga, con la parte anteriore e posteriore non perfettamente lisce, ma smussate, come se fossero una mezza sfera. Hanno una superficie liscia, tranne che per una miriade di piccole protuberanze, di bitorzoli..

… quelle sono le torrette dei cannoni... stanno sparando, ma noi non possiamo vedere a cosa...

Volano grazie alla magia. In realtà molti dei macchinari bellici usano come carburante la magia. Infatti, una volta al mese, per ordine della Principessa, tutti gli unicorni del regno devono versare una quota della loro magia allo stato, che poi lo da all'esercito, che a sua volta lo distribuisce alle varie destinazioni: la Regia Areonautica, la Fanteria Reale, la Marina da Guerra, la POLSEQ, e altri...

ma mi hanno privato di quella vita troppo presto... i miei genitori erano poveri, non potevano permettersi di sfamare quattro bocche, ma si sacrificavano sempre per permettere a me e a mio fratello di avere una vita felice, senza problemi, così mandarono me e mio fratello Orange dai

nostri zii a Canterlot, dove passai il resto della mia vita. Lì studiai, e feci esperienza del mio primo amore, una bellissima pegaso di nome Golden Heart.. come ci amavamo.. passavamo i tramonti sui balconi della città, la sua criniera dorata sciolta al vento che rifletteva la luce del sole sul suo manto del bianco più puro, e i suoi occhi dello stesso colore del sole che tramontava.. la guerra sembrava una cosa così distante, così poco importante.. ma poi finì, mi arruolai nella fanteria quando raggiunsi l'età minima, e a lei non andò giù..

 

Blu, lo sai che a me non piace la violenza, non mi importa chi sia a farla o a subirla,

siano pony, grifoni o changeling!”

Ma Goldie, tesoro, lo faccio per il nostro paese! Se noi non lo facessimo, chi ci proteggerebbe?! Chi proteggerebbe le nostre famiglie, i nostri amici, le nostre città!?”

Ma ci deve essere un'altra soluzione per questo! Celestia non avrebbe mai fatto

una cosa del genere!”

Celestia non c'è più, va bene?! Io andrò a combattere per proteggere il paese, punto e fine!!!”

E a me non ci pensi? A me, che dovrò aspettarti ogni giorno, senz..”

BASTA!”....

 

Una lacrima mi scende sulla guancia, ma presto si perde con le gocce di pioggia..

 

La picchiai quella notte. Me ne pentii solo il giorno dopo, e lei se n'era già andata. E lo stesso pomeriggio partii per la caserma di addestramento, ad Appleloosa, insieme a mio fratello. Non la rividi mai più. Cosa avevo fatto... dopo un breve ma duro addestramento ci buttarono su un treno, e passando per Canterlot ci dirigemmo al fronte.

Mentre passavamo per la città ci salutarono come eroi, c'erano festoni, coriandoli, gridi e urla di incoraggiamento, e c'era lei, sul balcone principale del palazzo, la pony più importante di tutta Equestria, Sua Altezza la Principessa Di Tutte le Equestrie, la Maestosa Twilight Sparkle, la Beneamata Regnante di Equestria e Di Tutti i Pony.

Vestiva un abito coloratissimo, formato da un mantello color arcobaleno bordato di cotone viola, di un vestito viola e oro, e ovviamente la Corona e lo scettro. Teneva la prima sulla testa, e il secondo nello zoccolo destro. Tutto ciò che vestiva le dava un'aria imponente, gigantesca, da dea, e ci salutava, evidentemente contenta.

E anche noi festeggiavamo, ma poco sapevamo di quello che ci aspettava..

 

Tre bufali di ferro ci oltrepassano lenti, sbuffando.

Sono così buffi, con quella forma a scatolone cingolato, eppure così letali.. dalla botola sulla parte superiore del primo della fila spunta un pony.

È un sergente, lo riconosco dalle stelline sul colletto.. scruta la sua mappa, ci guarda con aria di commiserazione e poi ritorna dentro.

 

Riconduco lo sguardo per la seconda volta sul pony davanti a me... non so il suo nome, ma lo riconosco, è un caporale della compagnia che sta accanto alla mia in trincea.

È un “mantoscurato”.

I “mantioscurati” sono i pony che avevano un manto troppo chiaro o luminoso, scomodo in guerra, in quanto bersaglio facile per i cecchini nemici.

Si dicono così perché l'esercito prevedeva che essi venissero immersi nella colorina, una sostanza

che cambiava il colore del manto, scurendolo fino quasi farlo diventare nero.

Il problema era che il colore nuovo te lo tenevi per sempre, non era lavabile.

Ora non si usa più la colorina, ma una sostanza lavabile. I “mantioscurati” sono quelli che non vedranno mai più il lor vecchio manto.

A me non l'hanno fatto, siccome il mio manto blu scuro mi permette una visibilità alquanto bassa, e la mia criniera marrone aiuta a camuffarmi fra i cespugli secchi. Forse l'unica pecca sono i miei occhi verde profondo, una cosa che tutti abbiamo in famiglia, ma l'esercito non ha ancora trovato il modo di cambiarne il colore.

Veste l'uniforme kaki d'ordinanza, con il simbolo della Fanteria Reale sul punto dove sotto si trova il suo cutiemark, e con gli stivali neri, che ormai sono marroni, ricoperti dal fango e dal sangue. Come tutti noi noi porta l'elmetto di metallo, pressoché inutile contro i colpi di arma da fuoco.

L'unica differenza fra me e lui è che lui è un pony terrestre, mentre io, essendo unicorno, ho il buco per il corno. Il corno. A noi unicorni viene affilato mensilmente con un macchinario simile a un

gigantesco temperamatite. Provoca un dolore bestiale, ma almeno abbiamo i nostri corni-baionetta

magici sempre a posto.

Come tutti noi, sotto l'elmetto i capelli sono tagliati corti e raggruppati in una corta treccia, lo stesso viene fatto con la coda.

Potrebbero infatti intralciarci gli zoccoli in situazioni scomode.

Ma soprattutto, come tutti noi, è sporco dalla testa ai piedi di fango e sangue, è circondato da mosche ed è stanco.

Mi nota. Si è accorto che lo guardo. Allora rallenta il passo e si avvicina a me.

“Vuoi fumare?”

“Sì”

“Ecco, tieni. Come va? Tutto bene?”

“Sì, si va avanti, insomma”

“Ok, dai, che per l'HeartsWarming Eve siamo a casa a riposo!”

Detto questo sfila una fotografia in bianco e nero dalla borsa a tracolla, e me la mostra.

In essa si vedono una tozza cavalla con tre puledrini, sotto un albero festivo decorato in modo molto essenziale, ma comunque bello.

“Belli, vero? Ancora poco e potò tornare a vederli! Non fanno altro che scrivermi lettere quei tesori!”

Detto questo mi posa uno zoccolo sull'elmetto in segno di amicizia e poi torna vanti.

È stato un semplice atto, ma che per un soldato significa molto. Il cameratismo è una delle poche cose che ancora ci distinguono dai fantasmi.

 

...il primo impatto fu devastante. Ci misero in una trincea con l'unica istruzione di sparare ai nemici.

Ma la guerra di trincea non era ciò per cui eravamo stati addestrati. Al primo assalto, morirono in tanti, e la mia compagnia fu dimezzata. Morì anche mio fratello.

Non vidi neanche l'accadere del fatto, ma mi dissero che era stato colpito in pieno d una granata, e che faceva pena vedere il cadavere.

Mi indicarono soltanto una delle tante barelle coperte da veli bianchi macchiati di rosso che erano sparse per il campo dell'infermeria.

Da sotto il velo spuntava un suo zoccolo, il manto arancione che aveva preso dalla mamma macchiato di un impuro rosso. Non piansi, ma vomitai quella notte.

Forse è un bene che non sia sopravvissuto per vedere gli orrori che mai ha visto.

Mi consegnarono la scatola con i suoi beni personali, e dentro ci trovai la foto di famiglia che avevamo entrambi, e il suo prezioso orologio da polso, che era stato il mio regalo di compleanno per il raggiungimento dei diciott'anni. Il resto erano cianfrusaglie di poco valore.

Sotterrai la scatola e il suo contenuto tranne l'orologio, e misi una lapide di legno con il suo nome.

Sapevo che non l'avrebbero sepolto, perché i cadaveri li usano come sacchi di sabbia e scudi umani in casi estremi..

Ho tenuto l'orologio come suo ricordo, e ce l'ho tutt'or..

 

KA-BOOOOOOOOM- - - -

 

Un' esplosione mi risveglia dai miei pensieri. È caduta molto vicino, davanti a me.

Ci buttiamo tutti a terra, il serpente equino che formiamo si disperde.

Niente.

Dopo cinque minuti ancora niente.

Il capitano della nostra compagnia dà il segnale e ci li rialziamo, e riprendiamo la marcia. Era una bomba di cannone solitaria, vagante, probabilmente si era dispersa ed era uscita dallo sciame di bombe sopra il fronte ed era arrivata fin qui.

Ricominciamo a marciare, avanti.

A lato della strada, alla mia sinistra, vedo che stanno ammucchiando i corpi di quattro stalloni.

Sono quelli che sono stati colpiti dalla bomba.
Fra loro c'è anche il caporale che mi ha offerto la sigaretta.
Giro la testa e vado avanti, marciando nel fango e nella pioggia, riperdendomi nei miei pensieri, se ancora ne ho.

 

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Capitolo 2
*** "Giocando a carte" ***


CAPITOLO 2

 

Giocando a carte”

 

 

 

Bombardamenti continui.

Bombardamenti martellanti e continui.

Il suono delle bombe che esplodono, ti riempe le orecchie, poi la testa, e infine o ti ci abitui o diventi pazzo.

Io per fortuna, o per sfortuna, mi sono abituato, ma molti no.

Ma non posso biasimarli.

Essere chiusi dentro una specie di sotterraneo dentro una trincea, sostenuto solo da fango indurito e tavole di legno marcito, che potrebbero crollare da un momento all'altro con o senza le bombe, un incessante e stordente rumore, ma sopratutto la domanda che tutti ci siamo fatti da quando eravamo solo delle reclute: “Cadrà qui la prossima?”, non sono precisamente un toccasana per la stabilità mentale.

Ma ormai noi veterani ci abbiamo fatto l'abitudine.

Seduti attorno a un tavolino a giocare a carte, ce ne freghiamo.

O per meglio dire, ci siamo rassegnati, pensando che se effettivamente cadesse una bomba su di noi, non potremmo impedirlo.

Ma le reclute non hanno l'esperienza necessaria per pensarla così.

Poveracci, sembrano appena usciti dalla culla, e buttati in un inferno contro la loro volontà.

Sono giovani. Anche troppo.

Chiedo a un biondino:

“Quanti anni hai te?”

Lui si mette goffamente sull'attenti. Noto che l'uniforme gli sta grande.

“Diciassette signore!”

Celestia. Letteralmente strappati dalla culla.

“Riposo, soldato.”

Non andrà lontano con quell'uniforme che lo impaccia.

“Soldato, come mai hai l'uniforme della misura sbagliata?”

Mi mostra una faccia con un misto di costernazione e paura.

“No-non ne avevano una della mia misura.... signore!”

Lo squadro da cima a fondo.

“Senti, vai dal caporale Handy Needle. Dagli l'uniforme, e digli che ti mando io. Te la sistema di sicuro.”

“Sì signore... grazie signore!”

Non gli rispondo neanche.

Fosse solo l'uniforme il problema.

Non hanno nessuna esperienza.

Prima si trovano a scuola, con un libro tra le mani, forse una ragazza, e un momento dopo si ritrovano in trincea con un fucile.

Io e i miei camerati cerchiamo di insegnarli alcuni dei trucchi della vita in trincea:

Se sentono i fischi gravi e bassi, sono le bombe di grosso calibro, niente di cui preoccuparsi, sbagliano sempre la traiettoria. Sono i fischi acuti ma quasi impercettibili che ti fottono. Le bombe di piccolo calibro hanno una precisione incredibile. O gli insegnamo come uccidere i topi di trincea, in modo che non ci mangino il pane.

Ma è inutile. Alla prima bomba corrono e si raggomitolano, divorati dal panico.

E quando arriva l'assalto, cadono come mosche.

Tre semplici parole per descriverli:

Carne da macello.

Ma è il destino.

Tutti noi siamo destinati a morire per la Nazione, per Equestria, per la Principessa.

Quindi cosa importa se muoiono anche i più giovani, quelli che dovrebbero essere ancora a casa fra le braccia delle madri?

È per il bene della Patria, mi ripeto di continuo, ci ripetono di continuo gli alti ufficiali, ci ripetono la radio e i giornali. Ma più ce lo ripetono e meno ne sono convinto. È veramente giusto tutto questo, andare a morire per una cosa che noi non abbiamo mai voluto...?

Ma in fondo, cosa c'importa?

La guerra ci ha reso macchine che eseguono gli ordini alla lettera, che uccidono in modo spaventosamente efficiente.

Non abbiamo altra emozione che l'odio verso il nemico.

L'unica cosa che ci rimane siamo noi stessi e i nostri camerati, gli unici capaci di sapere e capire quello che stiamo passando insieme.

 

Mi risiedo al tavolino dove stavo giocando a carte con i veterani.

 

Sono loro tre i miei unici, se si può usare ancora la parola, amici. Lì c'è Cook Katz, il più vecchio di noi, quarantacinque anni* . È uno stallone terrestre, con un manto marrone cioccolato e la criniera brizzolata a taglio militare, come tutte le nostre. Nonostante ciò si possono ancora notare dei piccoli riccioli indomabili. Ha un talento speciale: se c'è del cibo nel raggio di kilometri, lui lo sente e lo trova. Sempre. È grazie a lui che di solito non abbiamo molti problemi con il cibo.

Poi c'è First Aid, l'unicorno medico capo della brigata, un vero mago della medicina e chirurgia da campo. Il rosso scuro della croce medica e il bianco sbiadito e sporco della sua fascia da medico, legata intorno al suo zoccolo sinistro, fanno una specie di cupo gioco di colori con il manto carbone, la criniera nera e gli occhi grigi. Come tutti noi ha il cutie mark coperto dalla divisa con il simbolo della fanteria. Ha solo ventisette anni, ma deve avere visto più orrori della guerra di tutti noi messi insieme, lì sul campo di battaglia, ma soprattutto negli ospedali da campo.

Infine c'è Autumne, il pegaso che era insieme a me in classe al liceo. Ci siamo arruolati insieme, io, lui, e mio fratello. Ci avevano assegnato a brigate diverse, ma a causa dello sfacelo totale della sua in una battaglia, era stato riassegnato alla nostra. Da allora siamo inseparabili. La sua caratteristica fisica più evidente è che è un “mantoscurato”. In origine era di un bel verde mela, con il cutiemark a forma di libro con un paio di occhiali poggiati sopra. Ora è verde scuro, con la criniera marrone scuro anche quella. Si nota subito anche che porta gli occhiali. Piccoli e rotondi, di quelli con la montatura dorata, che si appoggiano sul muso senza stanghette. Ha tutto l'aspetto di un intellettuale. E lo è. Era sempre il primo della classe, e per questo lo prendavamo in giro amichevolmente ogni volta. Quanto vorrei fosse ancora come a quei tempi, senza sofferenza... E a volte la sua conoscenza in praticamente ogni campo può tornarci utile. Come quella volta che mi ha insegnato un potente incantesimo di difesa...

 

Kaz abbassa le carte e mi guarda sghignazzando:

 

“Eh bravo il nostro Blu, che fa l'ufficiale buono!”

“Stai zitto, tu avresti fatto la stessa cosa. Anzi, l'hai fatta con me, la stessa sera in cui ci siamo incontrati per la prima volta, ricordi?”

“Sì, dovevo farlo, e allora? Quell'imbecille del magazziniere ti aveva dato un elmetto che per poco ti spaccava la testa da quanto stretto ti stava.”

 

A quel punto interviene nella discussione anche First Aid:

 

“Oh, Blu, hai fatto una cosa tanto onorevole quanto inutile.”

 

Non sei l'unico a pensarlo.

“Voglio dire, tanto, uniforme della giusta misura o no, domani mi ritroverò i suoi pezzi da ricomporre sul tavolo operatorio. Dopodiché potremo mandarlo bello impacchettato a casa sua

 

*Nell'Equestria qui descritta la vita media di un pony è uguale a quella di un umano

 

 

dove lo aspetta quella poveraccia della madre.”

 

Purtroppo ha ragione.

 

“Pensa che l'altro giorno me ne hanno mandato uno, dal campo di battaglia, fatto così a pezzi che si sono sbagliati e mi hanno portato un changeling morto”

“E cos'hai fatto?” chiede Katz.

“Beh, cosa potevo fare? Con l'aiuto di Autumne e della sua conoscenza in anatomia changeling,

l'ho rimesso insieme, e gli ho fatto fare una sepoltura sotto nome anonimo.”

“Ma cos'avete fatto? Siete forse matti? Come osate trattare con rispetto il Nemico della nostra Altissima e Grandissima Principessa di Tutte Le Equestrie dandogli sepoltura?!” ironizza pesantemente Katz.

 

Ridiamo tristemente un po' tutti.

 

“Quindi sai anche di anatomia changeling, Autumne? Ogni giorno mi sorprendi di più con la tua conoscenza!”

“Beh, sai Katz, prima della guerra i changeling non erano così “nemicizzati”, e c'erano testi medici e scientifici su di loro. È bastato frugare negli archivi del Liceo Reale di Canterlot per trovarli.”

 

Ma Kaz s'interrompe.

 

“Cosa c'è?” domando.

“Lo sentite?”

 

Apro bene le orecchie, ma non sento niente.

 

Non sento niente.

 

Oh, cazzo, non sento NIENTE!

 

L'artiglieria del nemico ha smesso di martellarci. Questo può solo significare che...

 

“IL NEMICO CI STA ATTACCANDO!” irrompe il capitano nel nostro “rifugio”.

 

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