L'amore ai tempi del decadimento

di MaryFangirl
(/viewuser.php?uid=71435)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Titolo originale: Love in the time of decay
 
 
Il suono delle risate sembrava estraneo alle donne radunate in cerchio, sul divano e sulle sedie. Rosita aveva compiuto un miracolo nel rendere il suo salotto festoso, con decorazioni viola e argento che Maggie aveva trovato nell'attico di Deanna. Due tavoli da gioco mettevano in mostra i dolci, i panini e lo stufato preparati da Carol e Sasha. Una larga ciotola di plastica ospitava la versione modificata di Michonne di un punch alcolico, per il quale era stata famosa alla scuola di legge. C'era più punch che alcool, ma aveva dovuto arrangiarsi con ciò che Daryl aveva portato dalla sua ultima impresa di reclutamento.
Uno dei tanti lussi di Alexandria era che Deanna teneva un preciso calendario fin da quando il mondo era andato fuori di testa. Era il 17 ottobre 2014: il venticinquesimo compleanno di Tara. La donna del momento era seduta sul divano, ancora un po' troppo pallida ed emaciata, ma quello era il momento in cui si sentiva meglio fin da quando si era risvegliata. Era felice di condividere il suo momento circondata dalle donne a cui più voleva bene al mondo...più Eugene. Lui si rifiutava di abbandonarla anche solo per un istante.
"Io, mamma e le mie sorelle facevamo il brunch ogni domenica a casa della mia abuela" disse Rosita mentre camminava per la stanza, assicurandosi che tutti avessero abbastanza da mangiare e da bere. "Ognuno di noi portava un contorno. Abuela si rifiutava di rinunciare a preparare la portata principale, anche quando l'artrite portò le sue mani ad appallottolarsi. Non riuscivamo mai a farla sedere e rilassare. Viveva per prendersi cura di noi" si fermò un momento per asciugare le lacrime che iniziavano a montarle agli occhi. "Ma ora voi altre siete le mie sorelle, la mia famiglia. Sono contenta che possiamo essere tutte qui a festeggiare la nostra Tara"
Tutte sollevarono i bicchieri verso Tara. Quest'ultima era sopraffatta dall'emozione. Si sentiva contemporaneamente grata di avere quelle donne nella sua vita, e triste per via di tutte le perdite che avevano subito. Le mancavano tanto suo padre, sua sorella e sua nipote. Un altro pezzo del suo cuore si era staccato quando aveva scoperto che Noah era morto. Aveva pianto fino a non avere più lacrime. Non sapeva cos'avrebbe fatto se avesse perso qualcun altro.
"Allora, Wugene" disse Tara tentando di allontanare la tristezza, "quand'è stata l'ultima volta in cui sei stato circondato da così tante donne"
"Penso fosse la festa della canasta* che mia madre diede qualche mese prima che il mondo, come lo conoscevamo, si disintegrasse" disse. "Ma come tutte potete immaginare, non ero inondato da una copiosa quantità di attenzione da parte del genere femminile nella mia vita precedente. Quindi, vi ringrazio, signore, per l'inaspettata fortuna che mi avete concesso nell'invitarmi ai festeggiamenti di oggi"
"Non sarebbe stato lo stesso senza di te" disse Tara. Gli strinse la mano.
Michonne sorrise e scosse la testa guardando Eugene. Si divertiva sempre per il modo in cui parlava. Aveva bisogno della sua leggerezza. Il discorso di Rosita l'aveva riportata al passato. Le ferite erano a malapena riparate, stavano insieme con un filo scadente. Sarebbe stato così facile riaprirle. Notò Sasha che si alzava e andava in cucina. Dopo un momento di esitazione, la seguì.
"Stai bene?" chiese Michonne, osservando Sasha che riempiva un bicchiere d'acqua.
Sasha annuì e sorrise grata a Michonne, un sorriso che manteneva ancora un'ombra di tristezza. "Sto tenendo duro"
"Sai che ci sono sempre se hai bisogno di parlare" disse Michonne posandole una mano sulla spalla.
"Lo so" disse Sasha e leggermente coprì la mano di Michonne con la propria prima di tornare in salotto.
Rosita stava sistemando un vecchio tabellone del Monopoly per sfidare Eugene quando Maggie fece la sua comparsa. "Scusate il ritardo. Ero impegnata con i colloqui e le registrazioni della nuova recluta trovata da Aaron e Daryl. Poi l'ho fatto sistemare in una delle case" Maggie girò la stanza e abbracciò tutte quante. Quando si separò da Michonne, disse, "Oh, comunque, Rick ti sta cercando"
Michonne guardò l'orologio sopra la mensola del camino. "Sì, avevo promesso che avrei dato lezioni di combattimento col coltello a chiunque volesse imparare oggi alle quattro. Ci stiamo riprovando dopo l'ultima volta in cui ci siamo offerti e si sono presentate solo due persone. Dovrò andare lì un po' prima. Non posso permettere che il capo mi riduca la paga"
"Come se Rick non fosse ai tuoi ordini" disse Rosita sorridendo.
"Non è affatto così" disse Michonne.
"Beh" disse Rosita guardandosi le dita. "Abbiamo iniziato il cammino verso Washington perché lo volevi tu; siamo venuti qui perché tu non gli hai permesso di dire di no ad Aaron"
Michonne la interroppe prima che continuasse con la lista. "Non è per niente così"
"Beh..." disse Carol.
"Non anche tu, Carol?"
La donna si limitò a scrollare le spalle e continuò a dedicarsi al suo panino.
"A più tardi, signore, Eugene" disse Michonne. Tutti videro il piccolo sorrisetto che aveva, capendo che fingeva soltanto di essere irritata. Si abbassò per abbracciare Tara. "Sono così contenta che tu stia meglio. Dovresti venire ad aiutarmi con l'addestramento al più presto. Porta un po' delle abilità che hai imparato alla scuola di polizia"
"Contaci" disse Tara.
Maggie sorseggiò il punch e storse il naso. "Aspetta, Michonne. Senza offesa, ma il succo d'uva che mio padre spacciava come vino per la comunione era più forte di questa roba"
"Se ti serve qualcosa di più forte, allora convinci Daryl a preparare quel liquore di cui parla in continuazione" disse Michonne mettendosi la felpa.
Maggie storse il naso ulteriormente. "Sai una cosa? Lascia perdere. Penso che nessuno di noi possa resistere a ciò che ha fatto svenire Daryl e Merle per un giorno e mezzo"
Michonne rise. "Punto per te".
 
 
 
Rick camminava lungo le strade di Alexandria indossando la sua giacca da agente, ma aveva rimpiazzato la maglietta e la cravatta ufficiali con una camicia a motivo scozzese bianco e nero. Un freddo pungente era nell'aria. Sapeva che l'inverno sarebbe giunto presto. Era grato che Judith non avrebbe dovuto dormire fuori, al gelo. Si fermò e guardò le mura. Perlomeno, ci sperava.
Continuò a camminare mentre alcune persone gli facevano un cenno di saluto, mentre altri evitavano del tutto il suo sguardo. Raggiunse la via in cui viveva il suo gruppo. Sorrise e aumentò il passo quando vide Michonne uscire dalla casa di Rosita. "Ehi, straniera" la chiamò.
Michonne chiuse la porta e scese i gradini del portico. "Ci siamo visti questa mattina, Rick. Viviamo nella stessa casa, sai" disse rimuovendo un pezzettino di muschio di un albero che le era caduto fra i capelli. Si fermarono a guardarsi, a poca distanza l'uno dall'altra.
"Lo so, ma non avevi quest'aspetto a colazione" disse lui facendo un passo indietro per ammirarla. "Stai...benissimo" indicò i suoi capelli. "Mi piace la crocchia mista a treccia che hai"
"Si chiama treccia alla dea, raccolta in uno chignon basso**" disse lei sorridendo, toccandosi i capelli. Michonne si mise la pesante felpa intorno alle spalle mentre iniziavano a camminare insieme.
"Giusto. Sai che non me lo ricorderò mai" disse Rick, sfregandosi la barba che gli stava tornando in viso.
"Sì, come no"
Rick rise e guardò l'orologio. "Stavo andando a mangiare un boccone, ma penso di dover andare a incontrare questa nuova recluta. Vieni con me?"
"Certo. Ho un po' di tempo prima che la lezione inizi"
Attraversarono la strada e superarono il laghetto, la cui superficie iniziava a essere lambita da foglie ricche di rosso e oro. Michonne calciò giocosamente una piccola pila di foglie sul bordo dell'acqua, dirigendola verso Rick. Lui rise e ricambiò il gesto. Era contento che Michonne fosse lì a trattenere le sue preoccupazioni verso la comunità, per breve tempo. Mentre giravano intorno al lago, videro Tobin che usciva dall'armeria con un fucile.
"Ehi, Tobin" lo chiamò Michonne. "Sei di guardia stasera?"
"Sì, signora" disse lui allegramente. A malapena, invece, guardò Rick e gli rivolse un breve cenno prima di proseguire lungo il marciapiede.
"E' un bene che indossi questa felpa" disse Michonne dopo che Tobin si fu allontanato. "Altrimenti sarei rimasta congelata da quel brivido"
Rick sogghignò. "Sì, sono piuttosto certo che più di alcune persone vorrebbero che non avessi mai messo piede ad Alexandria. Probabilmente Tobin pensa che potrei scattare in ogni secondo e uccidere la sua famiglia"
"Son solo spaventati. Sono sicura che la maggior parte di loro non aveva mai visto un vagante. Ti sei presentato alla riunione coperto di sangue, con un morto sulla spalla, è stato uno shock"
I due dovettero scostarsi rapidamente, dato che un ragazzino che correva con la palla passò tra loro. Rick fece una smorfia.
"A quanto pare non si sono spaventati abbastanza" si voltò e aspettò finché non vide il bambino raggiungere una casa al termine della strada. "Non capiscono che queste mura non hanno significato se un numero sufficiente di vivi o morti vuole entrare"
"Beh, quella sera dissi a tutti che sarebbero stati fortunati se anche solo una piccola parte di Rick Grimes li avesse contagiati" disse Michonne.
"Hai detto questo?" chiese Rick, guardando l'amica meravigliato.
"Una cosa del genere. Dovevano sapere"
Lui sorrise e scherzosamente urtò la spalla di Michonne con la propria. "La mia cheerleader numero uno"
"Tutti abbiamo detto grandi cose su di te perché è vero, e ti amiamo"
Rick guardò Michonne di sbieco mentre proseguivano in silenzio. Il termine 'amore' gli rimbalzò di continuo in testa e si domandò perché sentirlo da parte di Michonne gli causava una sensazione che non riusciva a definire.
"Maggie ha detto di aver tenuto il colloquio. Suppongo che Deanna sia ancora in ufficiosa assenza" disse Michonne, interrompendo la sua fantasticheria.
"Sì. Penso che Maggie e Spencer siano le uniche persone con cui parla. Non mi ha rivolto la parola da quella sera"
"Mmh" disse Michonne. "La perdita e la tristezza possono far agire le persone in modi strani"
Rick si fermò a un incrocio, diede un'occhiata alla propria fede nuziale prima di voltarsi verso Michonne. "Sì"
"Sì" fece lei. Si fissarono finché lei non distolse gli occhi e si posò con disinvoltura una mano sullo stomaco. "Allora, chi è questo nuovo tizio?"
"Si chiama Craig. Daryl ha detto di averlo trovato nel bosco a dormire in una tenda. Era un bersaglio facile per quei Wolves. Maggie lo ha messo nella stessa casa insieme a Morgan. Ha pensato che impedirgli di stare da solo lo avrebbe aiutato ad adattarsi"
"Intelligente. Come ve la passate tu e Morgan?"
"A posto, penso. Solo che lui è così diverso. Non si ricorda di te o di Carl dall'ultima volta in cui lo abbiamo visto. Era completamente perso. Ora è un maestro zen. Non ha alcun senso"
"Non c'è niente di male in un po' di zen. Mi manca fare Tai Chi di mattina presto, come facevo alla prigione"
"Sì, ti guardavo quando ero di turno sulla torre" disse Rick.
"Mi guardavi?" chiese Michonne divertita.
Rick abbassò lo sguardo, sentendosi imbarazzato. "Beh, non in maniera viscida o altro. Ero solo curioso di quello che facevi, ed eri in buona forma"
"Quindi ti piaceva la mia forma?" lo provocò Michonne.
"Siamo arrivati" disse Rick evitando la domanda. Bussò alla porta mentre Michonne notò la statua di Buddha sotto il portico. Guardò Rick e sollevò un sopracciglio. Lui si limitò a scrollare il capo e le spalle.
Morgan aprì la porta, in mano il suo bastone. "Rick. Michonne. Sono così felice di vedervi entrambi in una giornata così bella" spalancò la porta per farli entrare.
"Bel Buddha" disse Michonne.
"Grazie. Era in soffitta ad aspettarmi. È un'ulteriore prova che sono qui per una ragione. Vi prego, accomodatevi" indicò il divano.
"Non siamo qui per una visita di cortesia. Siamo venuti per Craig. Abbiamo pensato di presentarci. Di vedere come vi adattate" disse Rick entrando in casa, ma senza sedersi.
"Giusto. Certo" disse Morgan. Raggiunse le scale. "Craig" esclamò. "Abbiamo visite"
Rick si avvicinò alle scale e vide un uomo alto come Tyreese, ma non altrettanto grosso, che scendeva. Aveva la pelle scura e indossava uno sporco cappellino da baseball degli Atlanta Braves. Si fermò a metà delle scale. I suoi occhi erano intensamente concentrati su Michonne. Rick si allarmò leggermente e toccò la pistola che aveva sul fianco. "Tutto bene, amico?" disse lentamente.
L'uomo ignorò Rick. "Michonne?" chiese.
La donna, che stava guardando fuori dalla finestra, si voltò. Consapevolezza, gioia, confusione e tristezza attraversarono tutte i suoi occhi prima di parlare. "Craig Jackson? Cosa...come...come hai fatto a venire qui?" disse correndogli incontro. Lo abbracciò forte mentre le lacrime iniziavano a rigarle il volto.
Morgan sorrise e tirò fuori il portafortuna a zampa di coniglio che aveva in tasca. Si girò verso Rick e lo vide con espressione confusa, la mano ancora sul calcio della pistola.
 
 
 
*gioco con le carte. Per maggiori informazioni, googlate xD
**l'acconciatura in questione si chiama 'goddess braid' e a dire il vero non ha una traduzione in italiano, quindi effettivamente mi sono presa la libertà di chiamarla 'treccia alla dea'. Ho cercato in giro, e in questo caso immagino che Michonne dovesse essere pettinata più o meno così: http://i0.wp.com/therighthairstyles.com/wp-content/uploads/2016/01/12-black-bun-updo-with-goddess-braids.jpg?w=500

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


 
1998
 
"Beh, direi che questo è quanto" disse Craig guardando in direzione Michonne, seduta sul sedile del passeggero della sua Honda Accord.
"Suppongo di sì" disse Michonne. Fece scorrere le mani lungo la gonna a ruota del suo vestito. Aveva voluto qualcosa di un po' più sexy, ma sua madre aveva posto rapidamente il veto verso quell'idea. Avere diciassette anni significava ancora essere nella fase delle principesse, secondo quella donna. Non avrebbe consentito alla propria figlia di andare al ballo 'con l'aspetto di una passeggiatrice'. Non era necessario essere sexy fino ai 21 anni. Se avesse saputo cosa sua figlia aveva appena fatto, Michonne non ci sarebbe neanche arrivata ai 21 anni.
"Non è che, insomma, te ne sei pentita, Chonney?" Craig la guardò con i suoi grandi occhi marroni da cucciolo, ai quali lei non poteva resistere. Gli prese la mano.
"No, non me ne pento. È stato bello" gli sorrise. "Davvero bello"
Lui le sorrise. "Sì, è vero"
"Il cd di Maxwell è stata una bella scelta"
"Volevo renderlo speciale per te, tesoro" l'attirò a sé e lei appoggiò il capo sulla sua spalla.
"Magari 'Whenever Wherever Whatever' può diventare la nostra canzone di nozze" disse lei.
"E i nostri nipoti la canteranno alla nostra festa per il 50° anniversario"
Michonne rise. "Sembra perfetto"
"Abbiamo così tante cose che ci aspettano, Chonney. Non vedo l'ora di esplorare il mondo"
Lei si rannicchiò contro di lui. "Nemmeno io".
 
 
 
Presente
 
"Mi ricordo di quando mia madre mi chiamò per dirmi della tua. Volevo venire al funerale, ma avevo appena iniziato allo studio legale. Avrei voluto chiamarti ma..." Michonne lasciò la frase in sospeso. "Suppongo che ormai non abbia più importanza" disse dopo un po'.
"No, infatti, Chonney" Craig si sedette sul divano e la osservò.
Michonne si alzò dalla sedia. Teneva le braccia strette intorno a sé mentre attraversava la stanza. "Ero un'amica di merda prima che avesse inizio tutto questo"
"Nulla che ti riguarda è mai stato una merda, tortorella" disse lui facendole l'occhiolino.
Michonne si lasciò andare a una risata sorpresa. "Oh mio Dio. Non posso credere che ti ricordi ancora di quel vecchio soprannome"
"Difficile dimenticare la tua vittoria in quella scommessa, alle medie. Sono ancora meravigliato che tu sia riuscita a mangiare tutte e cinquanta quelle caramelle in meno di un minuto"
"Era stato il mio momento più fiero, a quel punto della mia vita. Dovetti regalarmi il tuo nuovissimo cd di LL Cool J. Era stato un bel giorno per me" rise di nuovo Michonne.
"Era stato bello anche per me. Penso di essermi innamorato di te quel giorno"
Il viso di Michonne cambiò del tutto. Tornò alla sedia che aveva appena lasciato. Si sedette sul bordo del cuscinetto; le braccia ancora chiuse. "E sette anni dopo ti ho spezzato il cuore. Come ho detto, facevo schifo"
"Siamo cambiati molto dopo il diploma. Non avrei dovuto aspettare che mi avresti amato per sempre come ci eravamo promessi la sera del ballo"
"Già...penso sia così" disse Michonne. "Ti ho amato. Solo che..."
"Non eri più innamorata di me. Lo capisco. Pensavo che la nostra rottura fosse la cosa peggiore che mi fosse mai capitata. Poi mia madre morì. Il mondo andò a puttane" Craig lanciò le mani in aria. "Corpi in decomposizione che ti inseguono riescono a farti vedere tutto in prospettiva"
"Sei sempre stato uno con la testa sulle spalle" Michonne guardò verso la cucina per vedere se qualcuno potesse sentire. "Probabilmente andrai d'accordo con Morgan"
"Sembra a posto. Un po' strano, ma gentile" e risero insieme.
Michonne si portò le mani sul grembo e fissò le piccole cicatrici che si erano accumulate nel tempo, in cui si era tagliata con la katana. "Quand'è stata l'ultima volta che ci siamo visti? Alla tua laurea in medicina?"
"Penso di sì. Avevo sentito che tu e Mike vi eravate sposati e avevate avuto un bambino? Loro sono qui?"
Michonne scosse il capo. "No" la voce le uscì rauca e si schiarì la gola. "No, non ci siamo mai sposati" si fissò le mani. "Non sono qui".
Le parole rimasero sospese nell'aria per un momento prima che Craig ne cogliesse il significato. "Oh, Chonney" si avvicinò a lei e si inginocchiò. "Mi dispiace tanto, tesoro" l'attirò in uno stretto abbraccio. Lei appoggiò il capo sulla sua spalla e consentì ad alcune lacrime silenziose di scapparle dagli occhi, prima di scostarsi.
"Sei sempre stato troppo buono per me. Non ti meritavo" disse Michonne mentre si asciugava gli occhi.
"Sì, è quello che tutti i ragazzi amano sentirsi dire dalle belle ragazze che li scaricano" sollevò una mano e rimise a posto un dread che cercava di scappare dalla sua acconciatura. "Anche durante la fine del mondo sei bella come sempre"
Il viso di lui distava solo pochi centimetri da quello di lei. Riusciva a sentire il calore del suo respiro. Essere così vicina a Craig le dava una sensazione di familiarità ed estraneità nel contempo. La sua mente non riusciva a capire quella collisione di passato e presente. Era sul punto di rifiutare la realtà che Craig fosse davvero lì. Gli prese le mani e le strinse.
"Sono felice che sia vivo" sussurrò, poi si alzò. Craig la imitò; svettando sopra di lei. Michonne avvertì un'enorme pressione al petto e capì di dover lasciare quella stanza. "Stavo andando a iniziare una lezione di lotta prima di venire qui. Devo andare adesso. Uhm, probabilmente dovrai sistemarti. Ci vediamo dopo" e scappò prima che Craig potesse dire altro.
 
 
 
Michonne respirò profondamente mentre usciva di casa. L'aria fredda fu un sollievo per i suoi polmoni. La pressione sul petto iniziò a dissiparsi. Si sbrigò a scendere i gradini e voltò l'angolo così in fretta che quasi si scontrò contro Rick.
"Che ci fai qui? Pensavo te ne fossi andato" Michonne si girò per vedere se Craig l'avesse seguita. Il portico era vuoto.
Rick inseguì il percorso dei suoi occhi con i propri. Era preoccupato della velocità con la quale era uscita.
"Sono uscito, ma non volevo andare troppo lontano in caso avessi bisogno di me" inclinò il capo di lato e notò i suoi occhi lucidi; il suo petto ansimante. "Che è successo?"
"Niente. Sto bene"
"Ehi" disse lui. Si avvicinò mentre lei non lo guardava, e le sollevò il mento con le dita. Fissò i suoi occhi tristi. "Ehi, non stai bene. Che c'è che non va?" Rick non l'aveva mai vista così sfasata.
Michonne sospirò e si passò una mano tremante sul viso. "Non ho mai pensato che avrei rivisto qualcuno della mia vita precedente, e poi Craig si presenta su quelle scale...è tanto da immagazzinare"
Rick annuì e la guardò come se volesse vederle l'anima. "Posso immaginare" pensò a cosa avrebbe fatto se avesse rivisto suo fratello o qualunque altra persona avesse mai conosciuto. "E' di famiglia?"
Michonne sollevò il viso verso il cielo. "Era un sacco di cose" disse piano.
Rick la guardava ancora intensamente. "Ti va di parlarne?"
Michonne scosse il capo. "Voglio solo andare a insegnare a quella gente come si uccidono i vaganti"
Rick sospirò. Non voleva semplicemente già perderla di vista. "Vuoi che venga con te? Che ti accompagni, almeno?"
"No, va bene" disse e tornò a voltarsi.
"Sei sicura?"
"Rick..."
"Okay. Ci vediamo a casa più tardi?"
Michonne tentò di sorridergli, ma gli angoli delle sue labbra si sollevarono a malapena. "Sì".
Lui avvertì la forte urgenza di abbracciarla e di dirle che sarebbe andato tutto bene, ma esitò. Lei lo lasciò e si avviò verso il luogo della lezione.
 
 
 
Rick rimase sul marciapiede e osservò Michonne finché lei non sparì oltre l'angolo. Voleva seguirla, ma sapeva che aveva bisogno di stare un po' da sola. Era stata la sua roccia per così tanto tempo, era una sorpresa vederla in quello stato. Tornò a guardare la casa che Morgan e il nuovo arrivato condividevano. Stava pensato di rientrarvi e spremerlo quando sentì una sottile voce chiamarlo. Si girò e vide Jessie, con i due figli, che camminava verso di lui. Li salutò, ma Ron lo ignorò e continuò a camminare. Sam gli rivolse un mite 'Ciao' prima di seguire il fratello.
"Mi dispiace" disse Jessie fermandosi accanto a lui. "Ron è ancora arrabbiato. Amava suo padre nonostante tutto quello che ci aveva fatto passare. E Sam è dello stesso umore di suo fratello"
Rick alzò una mano. "Non c'è bisogno di spiegare. Capisco. Come stai?"
"Bene, penso. Sono ancora shockata, però. È strano non dovermi più alzare con la paura"
"Beh, c'è molto di cui avere paura fuori dalle mura" Rick iniziò a camminare e Jessie lo seguì. "Dovresti davvero partecipare a una delle lezioni di Michonne, o aggregarti a una sessione per imparare a sparare con Sasha. Dobbiamo tutti essere preparati"
"Non so, Rick. Sono sempre stata più una cheerleader che un giocatore. Penso che le mie qualità possano servire altrove. Magari potrei cucinare per te, per Carl, per la piccola Judy. Porterò i miei ragazzi e potremo preparare una grande cena. Potremmo anche invitare Carol. Sembra piacere molto a Sam"
Rick smise di camminare e la guardò. "Capisci cosa c'è lì fuori, vero? Fidati, le morti di Reg e Pete non è la cosa peggiore che possa capitare" non sapeva cos'avrebbe dovuto fare perché tutti comprendessero la serietà della situazione.
Jessie fu colta alla sprovvista dalla durezza nella sua voce. "Capisco. Mi dispiace"
"No. Dispiace a me" disse Rick pensando a ciò che Michonne aveva detto in precedenza sulla comunità. Doveva andarci piano. "Non volevo essere aggressivo. Voglio solo tenere tutti al sicuro"
"Lo so" gli sorrise lei timidamente. "Ecco perché sono contenta che tu sia qui" gli posò una mano sul braccio. Lui guardò la sua mano che gentilmente accarezzava il tessuto del suo cappotto. La sua fede nuziale era ancora intorno al suo dito. Il sole colpì la sua mano in quel momento, e lui ebbe la sensazione che il luccichio dell'anello lo avrebbe accecato.
"...potremmo farlo insieme" Rick la guardò. Era perso nei propri pensieri e non aveva sentito ciò che stava dicendo.
"Fare insieme cosa?"
Lei rise. "Devo essere noiosa con i miei sproloqui. Ho detto che dobbiamo tutti mangiare. Potremmo farlo insieme"
"Giusto. Certo. Penso abbia senso"
"Domani, allora?" Jessie sembrò impaziente che lui dicesse di sì. Le sorrise.
"Potrebbe andare. Però prima aspetta che ne parli con Michonne"
"Oh? Cioè, certo. È invitata anche lei"
Rick sollevò un sopracciglio. "Non penso debba essere invitata a casa sua. Voglio solo assicurarmi che le stia bene ospitare un sacco di gente"
"Sì, sì, naturalmente. Mi dispiace. Non stavo pensando. Allora mi fai sapere?"
Rick annuì. "Ti farò sapere. Vado dai ragazzi. Ci vediamo più tardi"
"Ehi, prima che te ne vada, qual è il tuo piatto preferito?"
Rick aggrottò la fronte, come se la domanda lo avesse confuso. "Non penso da un po' a niente del genere. Mangio qualsiasi cosa, tranne cane"
Toccò a Jessie risultare confusa. "Cane?"
Rick rise leggermente tra sé. "Lascia stare. Buona serata" Rick proseguì lungo la strada per tornare a casa. Si fermò a metà strada e si voltò verso la casa al di là del laghetto. La luce era accesa attraverso la finestra del piano inferiore, ma non vide Michonne. Fece un passo in quella direzione, ma si fermò subito e si voltò. Avrebbe parlato quando fosse stata pronta.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


 
Michonne girò un vecchio cd sulla superficie della scrivania su cui era seduta. Il cd portava l'etichetta 'Canzoni per darsi da fare'. Immaginò fosse uno dei mix di Aiden. Non voleva parlare male dei morti, ma rabbrividì nel pensare alla povera ragazza con la quale si era dato da fare. Sospirò e scese dalla scrivania. Si avvicinò alla finestra a osservare la mondanità della comunità. La partecipazione agli addestramenti era peggio che mai. Gli abitanti di Alexandria non volevano imparare a difendersi.
Andava bene così. Non era dell'umore per dare insegnamenti a nessuno. Lampi di ricordi le inondavano la testa. Le suture si stavano rompendo e una cascata di emozioni minacciava di affogarla. Aveva pensato di essere finalmente in via di guarigione. Faceva parte di una vera famiglia e ne amava ogni componente. Avevano un bel posto in cui poter dormire la notte. C'erano i ragazzi...e Rick. Non era sicura di ciò che lei e Rick avessero, ma sapeva che c'era qualcosa. Resisteva a esplorare per scoprire che cosa fosse. Guardare più nel profondo dei propri sentimenti avrebbe potuto rovinare ciò che avevano costruito. Ma era diverso rispetto a ciò che aveva col resto della famiglia. Era un affetto interiore in grado di spingere chiunque altro nell'ombra quando insieme si ritrovavano sotto la luce. Ma la luce si stava spostando e le ombre divenivano più visibili. Riusciva a vedervi Mike e il suo dolce bambino. C'era sua madre e, sul fondo, dimenticato fino a quel giorno, Craig.
Non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che Craig non avrebbe dovuto trovarsi lì. Faceva parte di un'altra vita, con una Michonne diversa. Aveva spazio, nel suo cuore, per qualcun altro? Anche se si trattava di qualcuno che un tempo era stato così speciale per lei? Iniziò nuovamente a sentirsi un'amica orribile. Lui aveva diritto di essere lì tanto quanto lei. Meritava un pasto caldo e un cuscino fresco ogni notte.
Si spostò dalla finestra fino al centro della stanza. Aveva bisogno di fare qualcosa per costruire la barriera contro il flusso di emozioni e ricordi. Iniziò a compiere lentamente alcune mosse di Tai Chi. Era arrugginita, ma dopo qualche minuto il suo corpo cominciò a fluire in ogni mossa senza sforzo.
"Madre di Dio! Ecco come ti tieni in ottima forma"
Michonne si voltò al suono della voce di Abraham. Il robusto uomo entrò dalla porta trasportando un borsone.
"Che ci fai qui, Abe?" chiese lei, sciogliendo la posizione in cui era.
"Rosita ha detto che stavi cercando di mettere su un addestramento diverso. Ho trovato dei coltellini nell'armeria l'altro giorno. Ho pensato che potessero esserti utili" guardò la stanza vuota. "O sei un disastro come insegnante, o questi pazzi idioti si rifiutano ancora di fare qualche cazzo di cosa per proteggersi"
"E' decisamente la seconda opzione" disse Michonne.
"Sarà meglio che preghino Dio che quei Wolves del cazzo non vengano ai nostri cancelli" disse posando il borsone sulla scrivania. "Possiamo tutti tenerci un paio di coltelli. Almeno siamo preparati. So che Rick ha il suo machete e tu hai la tua spada. Lascerò un coltello al giovane Carl"
"Mmh" fece Michonne. "Sembra una buona idea" disse tornando alla finestra. Le foglie nella pozzanghera la ipnotizzarono. Allontanò lo sguardo finché la sua visione periferica colse Craig che camminava verso la dispensa con Morgan. Si spostò rapidamente di lato prima di essere notata dalla coppia.
Abraham la raggiunse e tentò di vedere cosa l'aveva fatta quasi sobbalzare. "Che ti succede?" chiese. Tornò alla scrivania e si sedette con le braccia incrociate sopra il petto.
Michonne si accomodò accanto a lui e sospirò per quella che le parve la cinquantesima volta durante quella giornata. "Ti è mai capitato di avere la testa bombardata dal passato?"
"Quasi ogni dannato giorno da quando è cominciata questa fottuta tempesta"
"Come lo tieni a bada? Sembra che tu stia bene da quando siamo arrivati"
"Cibo, acqua calda e un letto aiutano. Ma in realtà è Rosita"
Michonne non pensava di averlo mai visto sorridere così dolcemente. "Non permette più che io mi autocompatisca. Dio l'ami"
Lei sorrise. "Sei dolce. Chi immaginava che il sergente Abraham potesse essere così romantico"
"Per ora lo sapete solo tu e Rosita, quindi è meglio che quello che ho detto non esca da questa stanza. Allora, il tuo passato ti tormenta? È per questo che sei balzata via dalla finestra come se avessi visto un fantasma?"
"Non ci sono fantasmi dappertutto oramai?"
"Non cominciare a propinarmi della filosofia da quattro soldi. Sono solo un soldato del Texas che un tempo amava Gesù"
Michonne rise. "Okay, niente filosofia" fece una pausa. "Ho solo bisogno di uscire dalla mia stessa testa, a volte"
"E' per questo che stavi facendo mosse Tai Chi?"
Michonne era in qualche modo impressionata che sapesse cosa stava facendo. "Cosa sai del Tai Chi, Abe? Pensavo non ti piacessero queste cose da quattro soldi"
"Uno dei cadetti con cui ho fatto l'addestramento di base lo faceva di continuo. Diceva che lo calmava. Dal mio punto di vista, non lo aiutava molto. Era più pazzo di un criceto sulla ruota"
Michonne rise. Era contenta che Abraham fosse passato.
"Sai cos'altro ferma i brutti ricordi?" le chiese.
"Cosa?"
"Bere"
"E' davvero la tua idea migliore?"
"Dimmene tu una migliore"
"Non importa più se è un'idea buona o cattiva. Il pozzo è un po' a secco al momento. Sono a malapena riuscito a correggere il punch alla festa di Tara" disse lei.
Abraham la circondò col suo grosso braccio. "Devi solo sapere dove cercare, amica mia. Ho due confezioni da sei nascoste nella chiesa di quel prete suonato. Perché non andiamo ad allontanare i demoni?"
L'alternativa era rimanere lì da sola con i propri pensieri. Magari un paio di drink erano la barriera di cui aveva bisogno. Scrollò le spalle. "Andiamo".
 
 
 
Michonne si stese sul letto con le mani a coprire il viso. Sentiva il proprio corpo accaldato e sudato. Voleva alzarsi per fare una doccia fresca e ottenere un po' di sollievo, ma il suo corpo non collaborava. La sveglia le stava strillando addosso da cinque minuti, e non aveva la forza di rotolare e premere il pulsante per fermarla. Tre birre. Era tutto ciò che aveva bevuto. La sbornia non avrebbe dovuto essere così tremenda. O forse ne aveva bevute quattro. Aveva perso il conto nella chiesa di Gabriel con Abe, mentre ascoltava le sue storie. Ora ne pagava il prezzo.
Sentì la porta che si apriva leggermente, seguita da due lievi colpi. "Michonne?" disse Rick.
"Mmmmh?" udì i suoi leggeri passi avvicinarsi al letto per spegnere la sveglia. Le mani le vennero gentilmente rimosse dal viso. Due occhi esausti si aprirono lentamente. La luce del sole che penetrava dalle tendine mezze aperte sembravano siringhe che volevano arrivare a pungerle il cervello. Michonne voleva soltanto raggomitolarsi in un angolo buio finché il suo corpo non avesse smesso di tradirla. Ma sapeva che Rick non l'avrebbe lasciata finché non fosse stata bene, quindi aprì del tutto gli occhi.
Il respiro le si fermò in gola. Rick era abbassato su di lei senza maglietta; indossava solo un paio di pantaloni da tuta color grigio scuro. Non poté impedire ai propri occhi di viaggiare lungo la lieve peluria sale e pepe che aveva sul petto, fino allo stomaco tonico. I suoi occhi scuri si sollevarono di nuovo a incontrare quelli blu di lui, preoccupati. In qualunque altro momento, Michonne avrebbe distolto lo sguardo per l'imbarazzo di essere stata beccata mentre lo fissava, ma lui aveva così tanta tenerezza negli occhi che non riuscì a farlo.
"Ancora in sbornia?" le chiese.
Lei si ricompose e si mise leggermente dritta. "Non ne sono sicura. Penso di essere diventata una mezza calzetta. Un paio di birre mi hanno stesa"
Rick non le rispose. Portò una mano sulla sua fronte come faceva sua madre quando controllava se aveva la febbre. Si diresse al bagno compreso nella stanza. Lei udì il rubinetto che veniva aperto, poi il rumore di ante che venivano aperte e chiuse. Rick tornò in camera con una bacinella d'acqua e un asciugamano fresco. Posò la bacinella sul comodino e inzuppò l'asciugamano nell'acqua. Glielo portò al viso, togliendo gentilmente il sudore.
"Mmmh. Che bello" disse lei. Michonne si rilassò godendosi allo stesso tempo il panno freddo e bagnato e il suo tocco di seta. Lui si spostò sul collo. Sulle spalle. Infine, sul petto, proprio sopra il seno. Michonne si rese acutamente conto di indossare una canotta molto leggera. Per suo sollievo e umiliazione al contempo, lui non tentò di andare oltre.
"Torno subito" disse. E tornò un paio di minuti dopo con un astuccio di Advil, un bicchiere d'acqua e un piatto pieno di cracker. Portò una sedia vicino al letto e si sedette. "Prendile" estrasse due pillole dall'astuccio e la osservò attentamentre mentre le ingoiava insieme all'acqua. "Mangia un paio di cracker. Hai lo stomaco vuoto"
Lei gli rivolse un piccolo sorriso. "Grazie per avermi tenuto i capelli, ieri sera, mentre vomitavo tutto ciò che ho mangiato in vita mia"
"Mi hai salvato la vita circa un centinaio di volte. Era davvero il minimo che potessi fare" le sorrise. "Non siamo riusciti a parlare ieri sera. Sono salito a vedere come stavi un paio d'ore dopo che ti avevo messa a letto. Ti avrei preparato qualcosa nel caso in cui fossi riuscita a mangiare, ma mi hai lanciato un cuscino. Ho pensato che fosse meglio lasciarti dormire"
Michonne guardò verso la porta presso la quale era ancora presente il cuscino colpevole. "Mi dispiace"
Rick rise e bagnò di nuovo l'asciugamano, posandoglielo sugli occhi. "Non ti preoccupare"
Entrambi tacquero. Michonne avvertiva che Rick la fissava. Sentì le sue ruvide, callose mani prendere le proprie. Disegnò piccoli cerchi su ogni nocca. "Che sta succedendo, Michonne?"
"Non ne sono sicura"
"Lui chi è?"
"Qualcuno che ho amato, un tempo"
Di nuovo silenzio. "Avevo pensato che potesse essere stato speciale per te" disse lui infine.
Michonne rimosse il panno e guardò Rick attentamente. Lui fissava il copriletto. "Sembra che la cosa ti preoccupi"
Rick la guardò e scosse il capo. "Non sono preoccupato. Sono solo...solo protettivo, penso. Voglio assicurarmi che non ti farà del male. Ti fidi di lui?"
"Non lo so. Nessuno di noi è lo stesso di prima che il mondo cambiasse"
"Ma lo desideri, giusto?"
"Non so cosa desidero. Non so cosa provare per lui al momento" si mise totalmente seduta. "Non lo vedevo da un po' prima che accadesse tutto. Ero impegnata con la mia vita. La mia carriera. Mike e..." si fermò e distolse lo sguardo dagli occhi indagatori di Rick. "Tutto il resto"
"Immagino che vederlo sia stato un grande shock"
"Sì. È parecchio da metabolizzare"
"Quindi pensi di aiutare il processo ubriacandoti con Abraham?" Rick le lasciò la mano e si inclinò sulla sedia, lanciandole un'occhiata incredula.
Michonne prese un cracker e iniziò a mangiarlo piano. Lo stomaco vuoto iniziava a ringhiare. "Sembrava una buona idea in quel momento"
"Tanto per fartelo sapere. Bere con Abraham non è mai una buona idea. Quell'uomo beve come una spugna"
Michonne rise e si prese la testa fra le mani. "Uh. Sì, sto sentendo il dolore conseguenza della mia cattiva decisione"
Rick si alzò. "Spostati più in giù"
"Cosa?"
Rick sorrise alla sua espressione confusa. "Ho detto, spostati più in giù" fece gesto a Michonne di scostarsi. Lei obbedì. Quando ci fu abbastanza spazio tra il suo corpo e la testiera, Rick si posizionò dietro di lei. "Ora sdraiati all'indietro"
Michonne aveva una gamba sul pavimento e l'altra sul letto. Esitando, si stese e si posizionò fra le sue gambe, contro il suo petto. Lui sciolse teneramente parte dei suoi capelli ancora intrecciati prima di portare le mani alle sue tempie. Con le dita iniziò a massaggiare in movimenti circolari. Era bellissimo; lei si abbassò ulteriormente sul suo petto. Il suo corpo caldo profumava di sapone con uno spruzzo del borotalco di Judith. "Com'è?" le chiese.
Michonne sentì la sua voce vibrare attraverso il petto. "Mmh. Un paradiso"
"Per quanto siete stati insieme?"
"Dalla scuola media al secondo anno di università"
"Quindi è stato il primo amore"
"Sì. Di solito il primo amore è il più dolce"
"Lori è stata il mio primo amore"
Michonne si girò lievemente per poterlo guardare. "Davvero?"
"Davvero"
"Non hai amato nessuno prima di lei?"
"Ho avuto delle ragazze, ma non è mai stato amore fino a Lori. Ci siamo conosciuti a diciannove anni e sposati a venti. Abbiamo trascorso dieci anni davvero felici insieme. Poi è crollato tutto. Non ho mai capito perché"
"Le persone cambiano molto in dieci anni. È successo anche a me e Craig. Quando sei al liceo pensi di capire il mondo"
"Poi entri nel mondo reale e ti rendi conto di non sapere un cazzo" terminò Rick per lei.
"Più o meno. Penso che Craig mi avrebbe sposato a diciannove anni se l'avessi voluto. Non posso immaginare come la mia vita sarebbe stata diversa. Come sarei stata diversa io"
"Saresti comunque stata una persona meravigliosa" disse mentre portava le mani sulla sua fronte.
"Lo dici solo perché non ti lanci un altro cuscino"
Rick rise. "Sì, mi hai quasi decapitato"
"Quando hai capito che le cose tra te e Lori non funzionavano più?" gli chiese.
"Non ne sono sicuro, ma mi ricordo dell'ultima volta in cui mi sono sentito bene all'interno del nostro matrimonio. Era il giorno di San Valentino e Lori era ossessionata con l'osservazione degli uccelli. Di solito facevo schifo nello scegliere i regali, ma vidi questo anello in gioielleria, a forma di gufo. Lo amò. Quasi pianse quando aprì la scatolina. Sentiva che io la comprendevo..." Rick lasciò la frase in sospeso e appoggiò il capo alla testiera. Spostò le mani sulle spalle di Michonne, sciogliendo i nodi. "La casa, il matrimonio, il bambino, il lavoro sicuro erano il sogno. Io ce l'avevo, eppure ero infelice. Solo Carl mi portò gioia"
"Beh, non c'è da stupirsi. È il migliore"
"Sì, è vero"
Le mani di Rick andarono sulle braccia di lei, accarezzando su e giù dalle spalle agli avambracci. Michonne non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui qualcuno si era preso cura di lei in quel modo. Non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui aveva permesso a qualcuno di prendersi cura di lei in quel modo. Appoggiò il capo all'incavo del suo collo. Le sue mani raggiunsero il suo stomaco continuando con i movimenti circolari. L'intimità del momento non sfuggì a Michonne. In qualsiasi altro momento lo avrebbe fermato. Non voleva complicare la loro relazione. Ma tutti gli eventi della giornata precedente avevano tirato fuori quella parte di sé che solitamente teneva nascosta e muta. La parte di lei che assaporava di essere così vicina a Rick. Si voltò e lo guardò. Lui la fissava, ma non seppe leggere cosa c'era nei suoi occhi. Sentì il suo battito aumentare, all'unisono col proprio.
"Rick..." cominciò, non sapendo cosa voleva dire.
Lui portò la mano al suo viso e iniziò a tracciarle le labbra col pollice. "Sì?" la sua voce conteneva un lieve tremolio.
"Io..."
"Papà" sentirono Carl chiamare dal piano inferiore. "Judith vuole la colazione"
Entrambi emisero un lungo sospiro. La tensione era ancora nell'aria, ma l'incantesimo era stato spezzato.
"Doveri di papà" Rick uscì dal letto e si avvicinò alla porta. Si voltò prima di uscire. "Vieni giù?"
"Sì, mi faccio solo una doccia veloce"
Le sorrise. "Okay"
Michonne ricadde sul letto e si portò un cuscino sul viso domandandosi se le cose non fossero più facili quando vagava da sola con l'unica preoccupazione di dover uccidere i vaganti.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


 
Michonne trottò giù per le scale mentre si legava i capelli in una coda. L'acqua calda della doccia aveva sciolto un po' della tensione che si era radunata nella sua testa. Il ritorno di Craig nella sua vita l'aveva intrappolata. Aveva bisogno di trovare un modo per sbrogliarsi. L'unica maniera che conosceva era affrontare la situazione a testa alta. Non le avrebbe giovato nascondersi da lui. La cucina era vuota, ma vide dei residui della colazione nel lavandino. Tre scodelle di porridge. Stava per prepararne una quarta quando vide la sua tazza preferita e due bustine di zucchero accanto a una caraffa di caffè appena fatto. Sorrise al pensiero di Rick che sapeva cosa beveva al mattino. Si versò una tazza di caffè e si diresse verso la parte posteriore della casa, dove lo vide insieme a Judith. Stava passeggiando per il cortile mentre teneva la bambina sorridente sul fianco. Osservò il papà con la sua bambina che giocavano allegramente insieme, persi nel proprio mondo. Era un bravo padre.
Anche Mike lo era stato. Finché non lo era più stato.
Respinse quei pensieri nelle ombre della propria mente e continuò ad osservare i momenti di gioco nel cortile. Vederlo così rendeva difficile rimuovere i sentimenti che ribollivano verso la superficie del suo cuore. Se Carl non li avesse interrotti, in precedenza, non era sicura di ciò che sarebbe accaduto o quali verità nascoste sarebbero state svelate. Avrebbe potuto innamorarsi di lui così facilmente, ma non sarebbe stata una cosa intelligente. Non avrebbero potuto proteggere i ragazzi e il resto della famiglia se fossero stati impegnati ad avvolgersi l'un l'altro. La gente moriva a causa delle distrazioni.
-E quella sarebbe proprio una grande distrazione- pensò Michonne mentre guardava Rick che aveva addosso la divisa diurna composta da jeans neri, camicia a quadri e stivali da cowboy. Immagini di ciò che si trovava sotto a quei vestiti si accesero nel suo cervello. Un'ondata di calore la trafisse da capo a piedi nel momento in cui si ricordò quanto era stato bello ritrovarsi contro il suo petto nudo. Com'era stata bella la sensazione delle sue mani su di sé. Il caffè caldo all'improvviso non le parve più una buona idea. Aveva bisogno di una bevanda fredda. Il fresco soffio del frigorifero aiutò a calmarle i lombi mentre cercava una bottiglia d'acqua.
"Ehi, sei sveglia"
Michonne sollevò lo sguardo sopra la porta del frigorifero e vide Carl entrare in cucina. "Papà mi ha detto di non disturbarti"
"Non doveva farlo. Tu non sei mai un disturbo, Carl"
"Sai quanto possa essere ignaro, a volte" scherzò Carl.
Michonne rise e annuì. "Lo so" lo guardò attentamente. Stava praticamente saltellando sui talloni con un enorme ghigno in faccia. "Hai l'aria di chi sta trattenendo un segreto. Sputa"
"Ho una sorpresa per te"
Lei sorrise sentendo l'eccitazione nella sua voce. "Okaaay. Di cosa si tratta?" disse prendendo sia l'acqua che il caffè e accomodandosi al tavolo.
"Allora, okay, ricordi di quando desideravi il latte di soia?"
Lei annuì e lui proseguì. "In dispensa c'è solo latte condensato e so che lo odi. Ma Olivia aveva alcune mandorle. Notizia dell'ultima ora, puoi preparare del latte di mandorla"
"Mmh, lo sapevo"
Carl sollevò le mani in aria e rise. "Certo che lo sapevi. Pensavo di dirti qualcosa di nuovo. Comunque, Olivia mi ha fatto vedere come preparare il latte. Carol mi ha aiutato a trovare un miscelatore e," aprì il frigorifero e ne estrasse una brocca in plastica che Michonne non aveva notato, piena di un liquido biancastro, "ta-da, latte di mandorla fresco. Ora puoi goderti davvero i tuoi cereali"
Michonne balzò giù dalla sedia e lo attirò in un abbraccio. "Sei il migliore, ragazzino. Il migliore"
Si meravigliava sempre di quanto potesse essere premuroso. Ne aveva passate talmente tante nella sua giovane vita, eppure non aveva permesso alla durezza del mondo di prendere il controllo su di lui. Se fosse stato suo figlio, non avrebbe potuto amarlo di più.
"Io e Judith possiamo unirci agli abbracci?"
Entrambi alzarono lo sguardo e videro Rick entrare in cucina con la bambina sorridente ancora al fianco.
"Judith ottiene sempre gli abbracci perché è la cosina più carina che esista" disse Michonne giocando col piedino della piccola. "Ma tu non mi hai preparato del latte di mandorla fresco. Penso che ciò ti neghi qualsiasi abbraccio" disse guardando Carl e facendogli l'occhiolino. "Tu cosa ne pensi?"
Carl guardò verso il soffitto fingendo di pensare a lungo sulla situazione. "Mmh, non saprei. Questo è un club ristretto del latte di mandorla, papà è un bevitore di latte vaccino convinto"
"Wow, mi ferite. Respinto dal mio primogenito e dalla mia...Michonne. Almeno ho ancora la mia bambina" disse Rick baciando Judith sulla testa prima di appoggiarla sul seggiolone. Guardò l'orologio. "Carl, non sei in ritardo per la scuola?"
"Merda" disse Carl. "Hai ragione" afferrò lo zaino, ma si fermò prima di dirigersi verso la porta. "Ma perché ci devo andare? So leggere, scrivere, fare addizioni e sottrazioni. Dovrebbe essere sufficiente in questo mondo"
"Perché" disse Michonne scompigliandogli i capelli, "quando durante il terzo tempo di questo film Eugene troverà una vera cura, mi aspetto che tu ti laurei, che trovi un lavoro fantastico e che guadagni un sacco di soldi così da poterti occupare di me in vecchiaia"
Carl rise e roteò gli occhi al cielo. "D'accordo, d'accordo" baciò la sorella sulla guancia e corse verso la porta.
"Ehi, riflessi pronti"
Carl si voltò appena in tempo per afferrare la mela che Michonne gli aveva lanciato. "Nutri il cervello nel caso ti venga fame"
"Grazie, Michonne" disse per poi correre fuori.
Rick sorrise osservando il loro scambio. "Sei sempre così buona con lui"
"E' facile. È un bravo ragazzo. Ma ha un padre grandioso quindi non c'è da stupirsi"
Rick le concesse un gesto fintamente altezzoso con le mani. "Non so se posso prendermi tanto merito. Non sono sempre il modello migliore" scosse il capo. "Molto lo devo a Lori. E a te, ovviamente. Non avrei potuto fare granché senza di te"
"Sì, avresti potuto, Rick. Sei un brav'uomo. Avresti trovato il modo" appoggiata all'isola della cucina, lo osservò mentre iniziava a lavare gli oggetti usati per la colazione.
"Beh, sono contento che lo abbiamo trovato" disse lui.
"Anch'io"
Rick si asciugò le mani e raggiunse Michonne. "Sai, mi piace quando leghi i capelli così" e tirò gentilmente la sua coda.
Michonne si rimproverò mentalmente visto che si mise a ridacchiare come un'adolescente, ma le uscì fuori prima di poterlo evitare. "E' un'affermazione un po' illogica"
Rick guardò i propri piedi, ghignando. "Lo so. Stare qui di fronte a te così mi fa pensare a quanto mi piace vedere il tuo viso" e tornò a guardarla. I loro sguardi si incatenarono e rimasero fissi finché Judith non interruppe l'incantesimo. Michonne desiderò capire come fare a sua volta a tirarli fuori dall'incantesimo, definitivamente. Non poteva permettersi di perdersi in lui.
Rick si avvicinò al frigorifero e iniziò a versare del succo di mela nel biberon di Judith. "Sembri stare molto meglio rispetto a prima"
"E' così" disse Michonne, grata per aver cambiato argomento.
"Come gestirai le cose con Craig?"
"Lo vedrò oggi. Non mi sembra giusto evitarlo. Era da solo in mezzo ai boschi. Sono sicura che abbia bisogno di un'amica. Forse la cosa migliore è ricominciare a conoscerci"
"E se lui volesse reinnamorarsi di te?" Rick si appoggiò alla porta chiusa del frigo. "Le cose potrebbero diventare imbarazzanti"
"Ci penserò quando succederà"
"Ma tu sei disposta? Hai voglia di tornare ad amare qualcuno in quel modo?"
"Cosa sono tutte queste domande, Rick?"
Rick distolse lo sguardo da Michonne. Fissò la porta del patio. Non guardava nulla di ciò che c'era fuori. I suoi pensieri lo trasportarono altrove. Dopo un lungo silenzio, la voce gli uscì in un mormorio. "Come ho detto prima, sono solo protettivo nei tuoi confronti, tutto qui"
"Lo apprezzo, Rick, ma sai che so badare a me stessa"
"Lo so meglio di chiunque altro, ma..."
"Ma cosa?"
Rick si affrettò a colmare lo spazio fra loro, piazzandosi esattamente di fronte a lei. Una mano andò a posarsi sulla sua vita. Il suo tocco era lievissimo. "Non posso fare a meno di preoccuparmi per te. Mi preoccupo che qualcuno possa farti male in qualsiasi modo"
"Sto bene, Rick, davvero" disse Michonne evitando il suo sguardo perforante. Non riusciva a guardarlo. Non poteva di nuovo essere vittima della sua magia.
"Io non penso"
Michonne lo guardò rapidamente prima di distogliere di nuovo gli occhi. "Come lo sai?"
"Lo so e basta" Rick posò le mani su entrambi i lati, chiudendola contro l'isola della cucina e facendosi ancora più vicino a lei. A quel punto, lei non poté far altro che guardarlo.
"Fidati di me, Rick. È tutto ciò che ti chiedo"
"Mi fido di te. Ogni più piccola parte di me si fida di te. Ma non voglio che qualcuno...io...io non mi fido di ciò che non conosco"
"Craig è un solo uomo. Cosa può farmi?"
"Non voglio scoprirlo" Rick si avvicinò fino a toccarle la fronte con la propria. "Abbiamo perso così tanto. Se succedesse qualcosa a te, Carl, o Judith...non potrei sopportarlo"
Michonne non sapeva cosa pensare del fatto che lui l'avesse messa nella stessa categoria dei suoi figli. Sapeva che teneva a lei, ma non si era mai permessa di riflettere su quanto profondamente. Le sfumature della conversazione si stavano facendo troppo marcate per lei. Con le mani, gli spinse gentilmente il petto per fare un po' di spazio. Lui si spostò senza opporre resistenza. "Non sono tua, Rick. Non puoi controllare chi scelgo di avere nella mia vita"
Rick scosse il capo come se stesse cercando di schiarirsi le idee. "Non volevo risultare così veemente, Michonne. Voglio solo che tu sappia quanto..." fece una pausa e si passò una mano sul viso, "Lori diceva che non parlavo mai abbastanza. Che non sapevo come esprimere i miei sentimenti. Aveva ragione. Non è mai stato facile per me. Continuo a commettere gli stessi errori e non voglio..."
"Toc, toc. Rick, Michonne. Ci siete?" Carol entrò dalla porta d'ingresso con una piccola pila di piatti.
"Dannazione. Potremo mai avere un po' di privacy?" borbottò Rick. Si sfregò di nuovo il volto, stava quasi diventando un tic nervoso. "Cosa c'è, Carol?"
"Ho pensato che potessero servirvi dei piatti in più per stasera" Carol guardò la scena che le si presentava di fronte. "Ho interrotto qualcosa?"
Michonne la guardò confusa. "Cosa succede stasera?"
"Non gliel'hai ancora detto? Jessie mi ha detto che era affare fatto" disse Carol a Rick.
Rick si spostò verso una sedia, accanto a Judith. Si accomodò, sentendosi più sfinito del solito. Quella mattina non stava andando affatto bene. "Merda, mi sono dimenticato. Jessie vuole portare i suoi figli qui e preparare la cena. Le ho detto che dovevo parlarne con te prima. Per assicurarmi che ti andasse bene avere qui un po' di gente"
"Oh" disse Michonne.
"Non stavo cercando di nasconderti niente" aggiunse Rick velocemente. "Mi sono davvero dimenticato" lanciò una rapida occhiata a Carol prima di parlare più dolcemente a Michonne. "Visto che ieri non eri molto in forma e nemmeno stamattina, penso mi sia solo sfuggito di mente"
"No, va bene" disse Michonne. "Sei sicuro che sia l'idea migliore? Ron non parlerà più a Carl perché è ancora arrabbiato per Pete. Potrebbe essere una cena imbarazzante"
"Jessie ha probabilmente solo bisogno di distrarsi per non fissarsi su quello che è successo. Magari la cena aiuterà a sistemare le cose" disse Rick.
"Le distrazioni possono essere disastrose" disse Michonne. "Ma se volete farlo, fate pure"
"Allora" s'intromise Carol. "Suppongo sia tutto a posto?"
Michonne si voltò verso di lei. "Sì, siamo a posto. Penso che inviterò Craig. Gli farà bene incontrare altra gente. Se va bene a tutti"
"Chi è Craig?" chiese Carol.
"Uno straniero" disse Rick.
"Un vecchio amico" replicò Michonne. Guardò Rick. "Quindi gli dirò di venire. Ti sta bene?"
"Non sembra che io abbia molta possibilità di scelta" disse Rick evitando il suo sguardo, dando da bere a Judith.
"Allora è deciso" disse Michonne ignorando l'ovvia irritazione nella voce di Rick. "Ho alcune faccende da sbrigare. Ci vediamo stasera" si mise la felpa e uscì.
Il morbido rumore della porta che si chiudeva fece finalmente sollevare lo sguardo a Rick. Sospirò e iniziò a sfregarsi la fronte, tra le sopracciglia, come se avvertisse il sentore di un mal di testa che iniziava a invaderlo.
Carol posò i piatti sull'isola della cucina. Si versò una tazza di caffè e si sedette di fronte a Rick. "Che hai combinato adesso, raggio di sole?"

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


 
Michonne poteva sentire il sole che le batteva dietro il collo mentre era inginocchiata sull'erba. Una rapida occhiata all'orologio le disse che era da poco passato mezzogiorno. L'aria era più pungente rispetto al giorno precedente, ma il sole creava una coperta di calore. I giorni soleggiati d'autunno un tempo erano la sua parte preferita dell'anno. Il mondo era così fragrante e pulito che inalare l'aria fresca la rinvigoriva. Quel giorno non aveva quell'effetto. Le montagne russe rappresentate dalle sue emozioni rendevano quel godimento una sensazione fugace ultimamente. Rimuovere il cervello e avere il nulla per un po' sembrava l'ideale. Iniziava a credere che il processo del pensiero fosse sopravvalutato.
Rick non aiutava.
Era passato quasi un anno dalla prima volta in cui i loro occhi si erano incrociati al cancello della prigione. La loro relazione era costituita da una profonda intimità, ma Michonne poteva contare sulle dita di una mano il numero di volte in cui si erano davvero toccati. Eppure quella mattina si erano ritrovato a due passi dallo strapparsi i vestiti di dosso. Lui non si era mai rivelato così insistente fino all'apparizione di Craig. Se si sentiva minacciato da un altro uomo presente nella vita di Michonne, lei non era interessata a fare da pedina nella sua lotta in quanto maschio alfa. Specialmente visto che ancora non sapeva cosa stesse succedendo tra lui e Jessie. La gelosia non aveva mai fatto parte del suo bagaglio, ma non avrebbe permesso a Rick di tenerla vicino mentre se ne andava in giro ad annusare altre opzioni.
E se lui voleva esplorare la loro relazioni in nuovi modi, allora non sapeva cosa fare. Non sapeva come prevenire a entrambi di ritrovarsi col cuore spezzato.
Michonne estrasse quattro sassi dalla tasca della felpa, e le aggiunse alla pila sotto l'albero. Due erano grigi, uno era marroncino, e l'ultimo aveva uno spruzzo di azzurro. Le pietre le ricordavano l'infanzia. I giorni estivi a giocare a 'mondo' i cui quadrati venivano disegnati da sassi appuntiti quando non c'era il gesso. Sorrise al pensiero di insegnare a Judith quel gioco, un giorno. Le cose non andavano così male.
"Ehi, mi sembrava di averti vista qui"
Michonne si voltò e vide Maggie e Glenn scendere i gradini della loro veranda sul retro. Maggie sorrise abbracciando l'amica. Glenn la salutò con il braccio sano. Il sinistro era ancora fasciato.
"Penso che Noah sia finalmente a posto" disse Michonne.
"Lo penso anch'io" disse Maggie. "Sono contenta di averlo messo insieme a Beth sotto l'albero. Ricordo di averlo sentito parlare mentre eravamo in strada dopo...dopo il Grady, diceva che gli mancava molto la magnolia vicino a casa sua"
Michonne e Maggie intrecciarono le braccia, inclinandosi l'una sull'altra. Guardarono il resto delle lapidi fatte di sassi. Piccoli cumuli di pietre erano sparpagliati intorno al giardino a ricordo di Hershel, Bob, Beth, Tyreese e Noah.
"Spero che un giorno riuscirò a trovare dei semi di petunia da piantare intorno alle pietre. Beth amava quelle viola. Papà ne portava un po' ogni anno per i nostri compleanni" Maggie si asciugò le lacrime che si stavano formando agli angoli degli occhi. "Diceva che voleva essere da esempio su come un uomo dovrebbe trattare le sue donne"
"Hershel era un brav'uomo" disse Michonne. Strinse ulteriormente la mano di Maggie.
"E' vero" disse Maggie. "E' orribile dirlo, ma sono contenta che papà sia morto prima di Beth. Lo avrebbe distrutto perdere la sua bambina in quel modo. A volte mi alleggerisce il cuore pensare che potrebbero essere da qualche parte insieme e felici"
"Dopo tutto quello che è successo, hai ancora la tua fede?" chiese Michonne. Lei era cresciuta in chiesa, ma la vita l'aveva portata su un sentiero diverso per quanto riguardava le credenze. Si era considerata agnostica prima che il mondo cambiasse. Non era invasa da pensieri sull'aldilà, ma ricordava di essersi sentita un po' più in pace al pensiero di Andre e Judith insieme, prima che ritrovassero la bambina. Il suo bambino non era con Judith, ma forse Mike e sua madre erano da qualche parte e lo stringevano.
"No. Per molto tempo non l'ho avuta" disse Maggie. "Ricordo quando ho detto a Gabriel che la sua chiesa era solo un tetto insieme a quattro mura. Dicevo sul serio. Lo penso ancora, ma quando ho pregato insieme a lui e a Sasha quella sera, ho sentito qualcosa. Potrebbe essere stato Dio o solo la mia immaginazione. Però è di conforto. Mi piace pensare che potremmo rivedere le persone che amiamo. In questo mondo accetterò qualsiasi cosa per affrontare le giornate"
"Su questo non posso discutere" disse Michonne. Si avvicinò alla lapide di Hershel. "Pensi che io possa assorbire un po' della saggezza di tuo padre se rimango qui a sufficienza? Una parola o due potrebbero essermi d'aiuto al momento"
"Ci ho provato anch'io" disse Glenn, seduto sui gradini. "Una volta ho creduto di sentire la sua voce. Mi disse di essere sveglio e che tutti abbiamo un compito. Poi parlò di qualcosa, tipo il mercoledì degli spaghetti"
Maggie rise. "Sì, sembra da papà"
Michonne sorrise e guardò Glenn. Lo vide sussultare dal dolore ogni volta che muoveva il braccio sinistro. "Come stai, Glenn?"
"Non giocherò insieme ai Braves nei tempi più prossimi, ma starò bene. Mi sto rimettendo"
Maggie guardò il marito con amore e orgoglio. "Sì, è tosto come le situazioni in cui si ritrova. Un piccolo proiettile non lo abbatterà" i suoi occhi si fecero più intensi mentre tornava a guardare Michonne. "Vorrei che quel pezzo di merda di Nicholas non stesse affatto bene"
"Maggie..." disse Glenn.
"Lo so. Mi fa impazzire che lui sia ancora vivo e stia relativamente bene dopo aver tentato di ucciderti e dopo aver causato la morte di Noah"
"Lo detesto anch'io, ma non possiamo fare da giudice, giuria e da boia. Non se vogliamo continuare a essere persone civilizzate" disse Glenn.
"Lui come sta, comunque?" chiese Maggie a Michonne.
"Penso fosse il turno di Rick di fargli visita ieri. L'ultima volta che l'ho visto era tranquillo come al solito. Zoppica ancora. Carol, o un'altra delle signore incaricate per preparare il pranzo, gli porta da mangiare tre volte al giorno. Ha tutto ciò che gli serve. Solo che non può uscire di casa"
"Deanna ha detto che avrebbe preso una decisione su di lui al più presto, ma" Maggie scosse la testa "sta ancora affrontando il lutto"
"Rick mi ha detto che hai fatto la maggior parte del lavoro ultimamente"
"E' vero. Abbiamo tutti perso così tanto là fuori, ma dovevamo andare avanti o saremmo morti. Loro hanno anche il privilegio di affrontare il lutto, qui" Maggie tornò a guardare le lapidi. "Dev'essere bello"
"Abbiamo tutti un compito" disse piano Glenn.
"Infatti" Maggie sorrise tristemente. "A proposito, ora devo andare"
"Vengo con te" disse Michonne.
Maggie si avvicinò a Glenn. "Vieni qui" disse e si abbassò per dargli tre rapidi baci sulle labbra, seguiti da uno più lungo. "Ci vediamo più tardi"
"Ti amo" disse Glenn brevemente prendendole la mano.
Il sole aveva portato fuori molte persone nonostante il freddo. Camminando per le strade, Michonne notò i membri della comunità molto più amichevoli nei suoi confronti e in quelli di Maggie rispetto a Rick. Gli uomini facevano dei cenni col capo e si spostavano di lato per farle passare. Le donne sorridevano e salutavano con la mano.
"Allora" disse Maggie, "ho parlato di nuovo con la nuova recluta stamattina per assicurarmi che stesse bene..."
"E ti ha detto che ci conoscevamo" concluse Michonne.
"Sì" Maggie smise di camminare e le afferrò il braccio. "Perché non me l'hai detto? Non stai dando di matto? È una cosa grossa"
"Sto dando di matto da quando l'ho rivisto" Michonne emise un sospiro frustrato, "Perché pensi che avessi bisogno della saggezza di Hershel?"
"Era un amico o...?"
"Era il mio ragazzo del liceo. Lo conosco da tutta la vita"
"Wow" disse Maggie. "Non so cosa farei se rivedessi uno dei miei ragazzi del liceo"
Le due ripresero a camminare, passando di fianco ad altri gentili abitanti di Alexandria.
"Uno tra i tanti, eh?" disse Michonne.
Maggie scrollò le spalle. "Ai ragazzi piaceva tentare di portare la figlia del religioso verso il lato oscuro. Però è un bene che Craig sia qui. Ci serve davvero un altro dottore. Sono grata che il proiettile abbia attraversato Glenn e che Rosita sia riuscita a pulire la ferita. Con il pericolo che incombe dietro l'angolo per quei Wolves, chi lo sa quale abilità medica ci servirà. Anche se è solo un dermatologo"
"Sua madre voleva che diventasse chirurgo, ma dopo il primo semestre di medicina lui capì di avere le mani di un dermatologo" Michonne sorrise al ricordo.
"Rick lo sa?"
"Era lì quando l'ho rivisto"
"Come l'ha presa?"
Michonne alzò le spalle. "Come prende le cose di solito"
"Quindi ha fatto un po' lo stronzo, ma sai che lo fa perché ci tiene"
Michonne sorrise notando quando Maggie conoscesse bene Rick. "In realtà all'inizio è stato piuttosto comprensivo. I suoi problemi di fiducia sono riapparsi stamattina"
"Mmh, non mi sorprende" disse Maggie. Erano arrivate da Deanna. Maggie si voltò verso Michonne. "Sai com'è Rick con te"
Michonne sollevò un sopracciglio. "E com'è?"
"Non fingere. Tutti sanno che tu e Rick avete una relazione di cui nessun altro fa parte. A volte sembrate più sposati di me e Glenn. Non gli piacerà che nessun altro competa per la tua attenzione"
Michonne sospirò. "Beh, deve farsela passare"
"Non contarci"
"Inviterò Craig a cena stasera. Jessie vuole cucinare per Rick, ed è diventato un affare di stato"
-Uscire dalle mura in mezzo a un'orda di vaganti sembra più allettante di questa cena- pensò Michonne tra sé.
"Sembra un fottuto casino" disse Maggie.
"Abbastanza"
"Quindi, lui e Jessie..."
"Non so davvero cosa stia succedendo" e non sapeva per davvero cosa stava succedendo tra lei e Rick dopo quell'intensa mattinata, ma non aveva voglia di inoltrarsi nella conversazione con Maggie al momento.
"Jessie è carina. Come molte altre persone qui. Mi dispiace per chiunque abbia passato quello che lei ha passato con Pete. Però...non so. Mi ricorda Lori, in un modo un po' strano"
"Sul serio?" chiese Michonne.
"Sì, non per quanto riguarda l'aspetto, ma ha quell'aria da casalinga indifesa che aveva Lori. Il modo in cui Rick la fissava...penso che l'abbia rivista anche lui"
Michonne non sapeva che fare di quell'informazione. Se lui aveva bisogno di avere nella sua vita qualcuno che fosse indifeso, decisamente lei non era la donna che faceva al suo caso.
"Penso che tu e Glenn dovreste venire a cena. Potrei aver bisogno di alleati" disse Michonne per cambiare argomento.
"Mi dispiace, siamo impegnati in un appuntamento con altre due coppie. Pizza vecchia e surgelata e scarabeo insieme ad Abraham, Rosita, Tara e Eugene"
"Tara e Eugene come coppia?"
"Come amici. Anzi, lui è in missione per trovare a Tara una ragazza"
Michonne non poté fare a meno di sorridere. "Buon vecchio Eugene"
La porta d'ingresso si aprì e uscì Spencer. "Grandioso, sei qui, Maggie. La mamma ti stava cercando. Ehi, Michonne"
"Ehi, Spencer" disse Michonne. "Dì a tua madre di farmi sapere se le serve qualcosa"
"Lo farò"
Maggie guardò Michonne. "Il dovere chiama, ma mi servirà un rapporto completo della cena di stasera. Sarà interessante" poi indicò col capo dietro Michonne. "Penso che quell'uomo alto e bellissimo sia qui per te"
Maggie sparì in casa di Deanna e Michonne si voltò per vedere Craig che si dirigeva verso di lei.
 
 
 
Craig si avvicinò a Michonne con un gran sorriso sul volto. Lei notò la sua pelle scura brillare alla luce del sole. C'era stato un tempo in cui non ne aveva abbastanza di scorrere le mani su di lui. Un tempo in cui non poteva impedirsi di baciare le sue labbra piene tutto il tempo.
"Ehi, stavo giusto venendo a trovarti" gli disse.
"E io stavo cercando te. Guarda quanto siamo in sincronia, proprio come ai vecchi tempi"
Michonne abbassò lo sguardo sorridendo. Tornò a guardarlo. La sua altezza l'aveva sempre attratta. La faceva sentire sicura. Questo prima di aver capito di essere in grado di proteggersi da sola.
"Andiamo verso il laghetto" disse lei. Molte foglie dai diversi colori erano cadute sull'acqua durante la notte. Era una visione bellissima. Ci si poteva quasi dimenticare cosa c'era fuori dalle mura.
"Ricordi l'ultima volta in cui eravamo vicini a quello specchio d'acqua" fece Craig. Lei rise quando lui mosse le sopracciglia.
"Oh, Dio. Abbiamo fatto il bagno nudi durante il primo Ringraziamento a casa dal college. Penso fosse più fredda quella sera rispetto a oggi"
"Ricordo che il freddo donava al tuo corpo" disse lui guardandola dall'alto al basso.
"Smettila di immaginarti il mio corpo nudo"
"Stavo immaginando il tuo corpo da diciottenne, non quello di adesso"
"Beh, smettila anche in quel caso"
"Okay, okay" Craig sollevò le mani con aria di resa.
Michonne guardò il laghetto, vedendo i ricordi del passato invece delle barchette che i bambini facevano correte. "Avevo dimenticato quanto un tempo fossi selvaggia"
"Lottare per la sopravvivenza è un bel modo per dimenticare tutto il resto"
"Mmh. A volte" Michonne afferrò una manciata di ciottolini sott'acqua. Li porse a Craig con un sorriso. Immediatamente iniziarono a lanciare i sassi nell'acqua. Facendo a gara su chi riuscisse a lanciarli più a largo, come facevano da ragazzini.
"Allora, perché stavi venendo da me, tortorella?" chiese lui.
Michonne gli colpì giocosamente il petto. "Ti prego di non chiamarmi così di fronte ad altri"
"Okay, Chonney. Meglio?"
Lei separò leggermente l'indice e il pollice. "Un pochino"
Lui le sorrise raggiante, assorbendo il suo viso. "Mi sei mancata così tanto. Sono stato da solo nei boschi per non so quanto tempo. È come se Dio avesse risposto alle mie preghiere nel momento in cui ho visto il tuo viso, ieri"
"Se esiste un Dio"
"Sei ancora una pagana, Chonney? Cosa direbbe sorella Bernice?"
"Sorella Bernice" Michonne fece una smorfia alla menzione della sua vecchia insegnante della scuola domenicate, "Giuro, voleva vendicarsi contro di me"
"Beh, uccidesti il suo gatto"
Michonne lo colpì un po' meno scherzosamente. "Era stato un incidente! Lil Jesus corse in mezzo alla mia bici. E non morì. Era solo un po' malconcio. Si riprese dopo un paio di settimane"
"Vedi, ecco perché non le piacevi. Il nome del gatto era Jonah e non Lil Jesus"
"Oh, merda, è vero. Lil Jesus è un nome migliore, comunque. Che cos'ha fatto Jonah a parte essere inghiottito da una balena?"
"Ora sembri Michelle Robinson, con tutte le domande che faceva"
Michonne inclinò il capo indietro e gemette. "Mi dava i nervi. Ogni settimana faceva tutte quelle domande che ci facevano rimanere in quella piccola aula bollente più a lungo del necessario"
"Quel giorno sei scoppiata e hai detto, 'Sa cosa le faccio se non chiude il becco', pensavo che sorella Bernice ci avrebbe fatto visita a casa da come i suoi occhi le schizzarono fuori dalla testa. Probabilmente pregava ogni sera per la tua piccola anima indemoniata"
"Mamma e papà erano così arrabbiati con me, dovetti dire cento Ave Maria mentre tornavo a casa. Io dissi che era una cosa da cattolici e noi eravamo battisti. Papà fermò la macchina in mezzo alla strada e disse che avevo bisogno di tutto il perdono possibile da Gesù, Maria e Giuseppe"
Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata. Le lacrime offuscarono la visione di Michonne per quanto stava ridendo. Lasciarsi andare così era catartico. Aveva evitato per così tanto tempo di parlare del proprio passato da non rendersi conto di quanto fosse bello ricordare i bei tempi, opposti a tutti quelli brutti.
"C'è una cena stasera a casa mia. Dovresti venire" disse Michonne una volta che le risate si furono placate.
Lui le prese la mano e se la portò alle labbra. Lei scosse il capo e sorrise.
"Non c'è altro posto dove preferirei essere, Chonney"
"Sono felice che tu sia qui" gli disse sinceramente.
"E io sono felice che tu sia qui" disse lui. L'attirò in un abbraccio. Lei gli strinse le braccia intorno, crogiolandosi nella familiarità del momento. Tutte le preoccupazioni del giorno precedente sparirono in quel momento. Non aveva la sensazione che lui fosse fuori luogo. Un leggero sorriso le apparve sulle labbra mentre contemplava l'idea di riabituarsi a tutto ciò. Con la coda dell'occhio notò un lampo marrone appartenente a una giacca da agente che spariva dietro un angolo. Il suo cuore crollò mentre il senso di colpa si faceva strada in lei alla possibilità di essere stata vista da Rick fra le braccia di Craig.
 
 
 
Michonne camminò a passo rapido fino a raggiungere il cancello principale della comunità. Si disse che stava facendo uno giro di pattuglia, ma in realtà stava cercando Rick. Più non riusciva a trovarlo, più a fondo scavava il senso di colpa. Si rimproverò perché non aveva nulla per cui sentirsi in colpa, ma non aveva tempo per pensare razionalmente al momento. Tobin era di guardia.
"Ehi, hai visto Rick?" gli chiese.
"No. Non è uscito da quando sono qui, sfortunatamente" replicò l'uomo. Michonne non aveva tempo per soffermarsi sull'astio poco velato di Tobin. Si voltò verso casa di Daryl. Sapeva che era tornato quella mattina. Magari Rick era andato da lui.
"Oh. Ciao, Michonne" sentì qualcuno che la chiamava. Notò Jessie che le si avvicinava con una borsa di carta marrone. "Ho fatto un po' di spesa per stasera" disse sollevando la borsa. "Grazie mille per aver acconsentito alla cena"
"Nessun problema" Michonne non era dell'umore per fare conversazione.
"Come ho detto a Rick, dobbiamo tutti mangiare, tanto vale farlo insieme"
"Mmh, beh, ci vediamo stasera" Michonne si voltò nella direzione opposta.
"Michonne, aspetta" la fermò Jessie, sorridendo e scrollando il capo. "Mi sento un po' imbarazzata a chiedertelo, ma Rick è così chiuso a volte. Ho cercato di fargli dire qual è il suo piatto preferito e non mi ha risposto. Ho deciso di fare la lasagna. Pensi che gli piacerà?"
"Sono sicura che Rick mangerà qualsiasi cosa gli metterai davanti" tentò di nuovo di andarsene, ma Jessie continuò a parlare.
"Speravo solo che potessi darmi qualche opinione in più. Voi due sembrate...vicini. Il vostro gruppo ha parlato così bene di lui alla riunione di qualche settimana fa, e voglio davvero conoscere quell'uomo" si avvicinò a Michonne per non farsi sentire da altro. "Mi ha detto che non salverebbe nessun altro come ha salvato me. Non ho mai avuto un uomo tanto premuroso con me. Voglio solo che questa cena sia perfetta"
"La cena andrà bene" disse Michonne, riuscendo finalmente a scappare. Era sconvolta dal fatto che lui avesse detto quelle parole a Jessie. Il Rick Grimes che conosceva aveva fatto propria la missione, da quando era cominciato il nuovo mondo, di salvare le persone. Ecco perché la loro famiglia lo avrebbe seguito fino ai confini della Terra. Perlomeno, aveva creduto di conoscerlo. Jessie aveva chiaramente dei cuori al posto degli occhi, e se quello che Maggie aveva detto era vero, forse lui provava la stessa cosa. Michonne non voleva tentare di competere con il ricordo di una moglie morte. Non avrebbe mai vinto quella battaglia.
 
 
 
Rick non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui aveva pianto. Forse era stato il giorno della morte di Lori, ma non ne era sicuro. Non ricordava di aver pianto per altri membri persi della famiglia. Non sapeva se si trattasse di un black out dei ricordi o se le lacrime semplicemente non erano comparse. Tutto quello che sapeva era che il suo cuore si era appesantito di più a ogni morte. Ma in quel momento, mentre era steso sul letto, con Judith addormentata sul petto, sentiva le lacrime sul punto di eruttare. Aveva pianificato di fare un sonnellino prima di cena, ma stava fissando il vuoto da quarantacinque minuti. Il soffitto sembrava un telo che si riempiva di diverse immagini in continuazione come intricati ricordi apparsi dalla sua anima. L'ospedale in cui si era risvegliato durante il caos due anni prima si trasformò nel rifugio fuori da Atlanta pieno di vaganti. Prima di poter infilare il coltello nella testa di uno di loro, l'immagine cambiò e vide lui che pugnalava Shane al cuore, con Lori che lo guardava piena di disgusto e rabbia. Hershel che camminava sulle stampelle con una gamba sola per la prima volta, mentre Lori cercava di attirare il suo sguardo con un sorriso. Lui tentava di sorridere, ma sapeva di non essere sincero. C'erano stati troppa rabbia e troppo rancore sul suo volto, l'ultima volta che si erano visti. Lui che collassava sul suolo per il dolore del lutto mentre sentiva la sua bambina piangere per la prima volta prima che i vaganti invadessero la prigione e la loro casa venisse sbriciolata dalle mani del Governatore.
Le immagini si susseguirono ancora e ancora finché il racconto non iniziò a cambiare. Lei era al suo fianco, adesso. Lo aiutava a trovare rifugio dopo essere scappato dall'ospedale. L'affilata katana decapitava due vaganti alla volta prima che chiunque al rifugio di Atlanta potesse essere morso. La sua mano spostava Carl dalla direzione del proiettile di Otis. Sedevano insieme accanto al fienile di Hershel e lui l'ascoltava mentre lo avvertiva su Shane. Lori lo abbracciava mentre si assicuravano che sarebbero sempre stati amici, ma non andavano più bene come coppia sposata. Poi lei che era in piedi alla prigione e lo osservava piantare i semi. Sorrideva e gli andava incontro per asciugargli il sudore dalla fronte, poi lui la baciava; assaporando la sensazione delle sue labbra sulle proprie.
Era sempre stata con lui, nell'anima. Era inevitabile che i loro cammini si sarebbero incrociati.
Lei era fatta per essere sua, ma li aveva visti. L'aveva vista ridere come mai prima di allora. Aveva visto le braccia di lui stringere il suo corpo come se si appartenessero. L'aveva vista sorridere con aria beata.
Quando lei si era alzata in camera sua, settimane prima, per confessargli che sarebbe sempre stata con lui, lo aveva capito. Non era stato pronto ad ammetterlo, ma lo aveva capito. Ma ora era troppo tardi. La stava perdendo. Stava perdendo Michonne prima che lei sapesse quanto lui l'amava. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Il fuoco divampava appena fuori dai cancelli. Il fumo nero copriva la maggior parte del cielo, rendendo difficile la respirazione. Il caos era tutto intorno a Rick mentre correva per le strade di Alexandria, abbattendo le teste di ogni vagante sul suo cammino.
"Carl!" gridò. Le lacrime gli uscirono dagli occhi. Non ebbe tempo di chiedersi se fossero il prodotto del fumo o se fosse per il fatto che non riusciva a trovare né suo figlio né Michonne.
L'indice gli prudeva per la necessità che avvertiva di tirare fuori la Colt e rendere più semplice l'eliminazione dei non morti. La paura di attrarre altre creature dalle strade glielo impedì. Con così tanti abitanti che correvano impanicati, non voleva nemmeno che un proiettile andasse accidentalmente a colpire un innocente.
"Tutti quanti. Rientrate. In. Casa" gridò a denti stretti. Nessuno degli abitanti di lunga data di Alexandria era pronto per un attacco di quella grandezza. Aveva il machete sollevato sopra la testa mentre lo abbassava per squarciare un altro vagante, quando la testa di quello esplose. Sangue e altro materiale sconosciuto volarono sporcandogli la pelle. Sollevò lo sguardo e vide Sasha sul tetto di casa sua, con un fucile e un silenziatore. Si scambiarono un rapido cenno prima che Rick si rimischiasse nella zuffa.
Una freccia sfiorò la testa di Rick, terminando nell'occhio di un vagante. Daryl si sbrigò a rimuoverla e a caricare la balestra, abbattendo gli intrusi uno dopo l'altro. Abraham, con un fucile attaccato dietro la schiena, superò Rick con un coltello in entrambe le mani. Le grida di Maggie, Glenn e Rosita erano dietro di lui mentre cercavano di radunare le persone nelle loro case, facendo fuori tutti i vaganti che superavano il gruppo. Avendo finalmente raggiunto il cancello principale, Rick vide che l'incendio era più vicino di quanto si fosse aspettato.
"Papà!" sentì la voce del figlio. Corse tra i boschi più velocemente che poté, sperando di evitare il fuoco. La cima del suo vecchio cappello da sceriffo era visibile attraverso il fumo, vicino alla casa abbandonata dove aveva nascosto la pistola molte settimane prima. L'adrenalina pompava nel suo corpo mentre correva più rapidamente, sperando che non fosse troppo tardi per salvare suo figlio.
 
 
 
2 ore prima
 
Il vapore della doccia offuscava il bagno con una densa nebbia. Rick non riuscì a vedere di fronte a sé mentre usciva fuori dalla cabina. Camminando lentamente, si fermò bruscamente quando urtò contro la mensola. Tolse la condensa dallo specchio e un appannato ritratto di se stesso lo fissò. Una peluria leggera e morbida gli copriva il volto. Lo stesso rasoio che aveva usato il primo giorno in cui erano arrivati alla comunità stava sulla mensola, ma lo ripose nel cassetto. Si sentiva più se stesso con la barba. Un Rick rasato era il prodotto di una vita passata. Di un mondo passato. Appoggiò le mani sulla mensola e si inclinò in avanti finché il suo naso non toccò quello del suo riflesso. Occhi iniettati di sangue lo salutarono. Era stanco. Fisicamente e mentalmente stanco.
Il sonno finalmente aveva preso possesso di lui poco prima, quando era crollato in un breve sonnellino che non lo aveva ristorato. Si era svegliato con un principio di sudore a causa di un incubo che era già diventato un ricordo perso prima che fosse pienamente consapevole di ciò che lo circondava. Era stato preso dal panico quando si era reso conto di essere nel letto da solo. Afferrando la fondina, era corso in corridoio un secondo dopo, gridando il nome della sua bambina, prima di sentire il dolce suono di 'Itsy Bitsy Spider' ruzzolargli in testa. La voce di Michonne era salita su per le scale. Rick non era riuscito a trattenere il grande sorriso che gli era comparso in volto. Ma presto era sparito quando quello di cui era stato testimone in precedenza gli tornò in testa. Voleva dimenticare il modo in cui lei aveva guardato un altro uomo, con l'amore negli occhi, ma il ricordo aveva preso residenza e non se ne sarebbe andato per un po'. Aveva abbassato la testa e si era diretto in bagno.
Lì era rimasto, tentando di radunare la forza di vestirsi e di presentarsi a cena. Non sapeva a cosa stava pensando quando aveva acconsentito. Non era mai stato uno da grandi cene. Anche alla prifione, di solito mangiava dopo che tutti gli altri se n'erano andati dalla caffetteria. Aveva la sensazione di dover fare cose più importanti, ma l'aveva promesso a Jessie. Jessie. Non sapeva come se l'era ritrovata intrecciata nella vita, ma sentiva di doverle qualcosa. Con un profondo sospiro, uscì dal bagno. Oltrepassò la camera di Michonne e riuscì a udire i farfugliamenti di Judith. Michonne le stava rispondendo come se la bambina stesse ponendo vere domande. Rick non poté trattenersi dal sorridere di nuovo. Appoggiò la mano sulla porta per bussarla, ma con la stessa velocità la tolse. Si girò e andò in camera sua per vestirsi. Si mise i jeans, e l'unica bella camicia che possedeva. Si sentiva sempre un impostore quando indossava quella bianca. I suoi logori stivali da cowboy produssero morbide tacche nel tappeto mentre scendeva le scale verso la cucina. Aprì la porta del frigo e fu contento di vedere un paio di bottiglie di birra nascoste sul retro. Ne aprì una e andò fuori. Un foglio bianco che sbucava dalla porta colse il suo sguardo.
"Merda" imprecò Rick fissando l'ordinata calligrafia, "come se questa giornata non fosse già abbastanza brutta". Accartocciò il foglio e lo strinse nel pugno. Seduto sul primo dei gradini in veranda, lasciò che il fresco liquido della birra gli scorresse in gola. Era una bella sensazione ma servì a poco per aiutare il suo umore. La mano stringeva il foglio con tanta forza da riuscire a vedere le vene sporgenti. Tutte le piccole cicatrici che adornavano le sue mani apparivano più visibili. Alcune cicatrici erano dovute alle battaglie, altre erano il risultato di attacchi di follia. Appoggiò il capo all'indietro, sulla ringhiera, e chiuse gli occhi. Si domandò se si sarebbe mai più sentito un uomo sano. Di domandò se sapesse ancora riconoscere quella sensazione.
"Hai l'aria di uno a cui hanno cagato nel caffè" una voce dal marciapiede fece aprire gli occhi a Rick. Daryl era lì con due bottiglie in mano. Rick non si era accorto di essere corrucciato. Non voleva che Daryl sapesse che si stava ancora ponendo dei dubbi sulla propria sanità. "Deanna" disse semplicemente. "Sono stato convocato a casa sua domani per una riunione. Uno dei suoi lacchè ha lasciato questo alla porta" sollevò la mano per mostrare a Daryl il foglio appallottolato. "Non ha avuto le palle di bussare e darmelo" lanciò il foglio in un punto imprecisato e bevve un altro sorso di birra, guardando Daryl con aria confusa. "Che stai facendo qui? Pensavo che te ne fossi andato per qualche giorno"
"Avrei dovuto. Ho pensato però che sarei stato più utile qui. Non volevo lasciarvi a corto di uomini. Non è che abbiamo chissà quale gruppo di combattenti"
Rick sbuffò. "Guarda tu se non è la verità"
"Non ho fatto più di otto chilometri prima di decidere di tornare indietro. Ho trovato una vecchia casa, comunque, con una bella scorta di buon liquore. Sono venuto a condividere, altrimenti berrò tutto io" Daryl salì i gradini del portico e porse a Rick una bottiglia di scotch.
"Ma guarda un po'" disse Rick esaminando la bottiglia. "Proprio quello che mi serve". La birra non stava eseguendo il compito di rendergli possibile il trascorrere di quella serata.
Daryl osservò i capelli ordinati di Rick e la sua bella camicia. "Perché sei così in tiro? Un'altra festa o cosa?" chiese.
"No, Jessie verrà a preparare la cena con noi" disse Rick, quasi imbarazzato di ammetterlo a Daryl.
"Jessie, eh?"
"Sì"
"Non è un po' strano?"
"Tutto di questo cazzo di posto è strano"
"Sfondi una porta aperta" borbottò Daryl. "Michonne è qui?"
"Di sopra con Judith" -A farsi bella per Craig- voleva aggiungere, ma si tuffò in un altro sorso di birra.
"Ho una cosa anche per lei" sollevò una bottiglia di vino rosso con un lussuoso nome francese. Daryl aveva sempre pensato a Michonne come a un tipo acculturato. Pensava che meritasse qualcosa di classe. Rick guardò l'altra bottiglia che Daryl aveva in mano. "Vino rosso, eh? Sì, sembra da lei" sbadigliò Rick, chiudendo gli occhi, tornando contro la ringhiera. "Dovresti rimanere per cena. Viene Carol"
"Nah, passo. Io e Carol non siamo esattamente culo e camicia ultimamente"
Rick aprì gli occhi e sollevò un sopracciglio. "Che succede?"
"Questa farsa che ha messo su fin da quando siamo arrivati qui" Daryl scosse il capo, "non è più se stessa. Sempre a cospirare e a preparare biscotti e a indossare maglioni"
"Sono i maglioni che ti lasciano molto perplesso?"
"Fanculo"
Rick rise e tornò a bere.
"Beh, guarda se quello non è Daryl Dixon". Entrambi si voltarono verso la porta d'ingresso mentre Michonne usciva con la piccola Judith sul fianco. "Torni qui, lasci giù qualcuno, e te ne vai ancora prima di salutare come si deve la tua famiglia"
Daryl abbracciò Michonne. Baciò Judith sulla fronte prima di guardare Michonne e scrollare le spalle. "A volte è difficile stare qui. La gente sorride sempre, è felice e tutto il resto. Come se non ci trovassimo durante la fottuta fine del mondo"
"Mi ricordo quando una certa persona mi disse che io non facevo che fuggire. Ma sai, quando la situazione si capovolge..." gli fece l'occhiolino.
"Mpf" grugnì Daryl, ma l'angolo della bocca si sollevò appena quando Judith avvolse il suo dito con le manine. Gli era mancata la sua famiglia.
"Dovresti rimanere per cena" gli disse Michonne.
"Ci ho già provato. Niente da fare" disse Rick da dov'era seduto.
Michonne guardò Rick. Sembrava stanco e un po' triste. Era preoccupata; si domandava perché fosse seduto al freddo a bere. "Beh, io posso essere un po' più persuasiva delle persone medie" e tornò verso Daryl. "Allora, rimani?"
"Sì, va bene. Come ti pare" porse a Michonne la bottiglia di vino. "Ho preso una cosa per te"
Michonne sorrise quando vide la bottiglia. "Vosne-Romanée, Domaine d'Eugénie" pronunciò con perfetto accento francese, "E' un grande rosso. Ricordo di averlo bevuto per la prima volta quando sono andata in Europa dopo l'università"
"Felice che ti piaccia. Se rimango, mi servirà molto più alcool. A che ora si comincia?" chiese Daryl. Michonne guardò Rick e scrollò le spalle. "Quando tutti saranno qui"
"D'accordo. A più tardi"
"Sarà meglio, Daryl" disse Michonne e sorrise quando lui le rispose con un cenno disinvolto.
Si voltò verso Rick e notò che la stava fissando come se non l'avesse mai vista prima. I suoi occhi scorsero lungo il suo corpo senza rendersi conto che era praticamente inebetito. Michonne indossava un maglione bianco, pantaloni neri, e stivali al ginocchio neri alti. Ogni capo d'abbigliamento abbracciava tutte le sue curve splendidamente. I capelli erano sollevati in uno chignon alto. Matita per gli ochi e un tocco di lucidalabbra accentuavano il suo già bellissimo viso. Era un look semplice, ma lo sfoggiava come se stesse sfilando su una passerella di Parigi. Con aria assente, le sue dita tamburellavano sulla propria gamba mentre la osservava sedersi davanti a lui. Rick le colpì piano lo stivale col proprio. "Carina" disse, complimentandosi col suo look.
Lei gli sorrise. "Grazie. Maggie trova sempre delle miniere d'oro per quanto riguarda i vestiti nascosti in diversi posti" fece posandosi Judith sul grembo. L'aveva vestita con un cappottino viola, a richiamare le scarpe. "Allora, che ci fai qui fuori? Io e Judith facevamo troppo rumore dentro?"
Rick rise. "No. Avevo solo bisogno di un po' d'aria"
Michonne lo guardò con preoccupazione. Le cose si erano fatte un po' tese quando avevano parlato quella mattina. Voleva assicurarsi che fosse tutto a posto. "Stai bene? Ti stavo cercando prima. Sono rimasta sorpresa di trovarti addormentato"
Rick sollevò le spalle. "Suppongo di essere crollato"
"Probabile. Non dormi per più di un paio d'ore da dopo la prigione"
"Ricordi il vecchio detto 'Dormirò quando sarò morto?', sembra appropriato oggigiorno. Chi baderà a noi se sono occupato a dormire?"
"Non puoi fare tutto, Rick. Siamo qui per aiutarti"
"Allora perché tutti aspettano me per ogni decisione? E poi mi guardano con biasimo e accuse quando le cose vanno male?" disse sfregandosi gli occhi.
Michonne osservò le sue spalle abbassarsi. Il pesante fardello di essere un leader lo stava lentamente schiacciando. Desiderò di potersi fare carico di tutto il suo dolore e delle sue preoccupazioni, ma sapeva che il senso di colpa nel suo cuore non sarebbe stato facile da sradicare. "Ehi" lui sollevò lo sguardo e la fissò negli occhi. "Io non lo faccio"
"No, tu no" disse sorridendole. "Tu sei sempre con me"
"Sempre" gli rispose sorridendogli. Fu lui a distogliere lo sguardo, alzandolo verso il tetto e poi di nuovo sulla strada. "Ma" disse Michonne reclamando di nuovo la sua attenzione, "non ho nemmeno paura di dirti quando stai facendo delle cazzate"
"Sì, l'ho imparato a mie spese" disse lui sfregandosi dietro la testa, fingendo dolore.
"A volte circostanze estreme richiedono misure estreme. Giusto, piccola Judy?" disse alla piccola, facendole il solletico sullo stomaco. Sia Rick che Michonne risero quando Judith strillò allegramente.
"Perché mi stavi cercado prima?" chiese Rick.
"Nessuna ragione in particolare". Michonne non era sicura di cosa lui fosse stato testimone, per quanto riguardava lei e Craig. La cosa la infastidiva più di quanto volesse.
Lui riusciva a ricordare il bordo del lago, dal punto in cui i due si erano trovati. La gente ci andava con coperte e cesti per il picnic e giocattoli per i bambini, impedendo all'aria fredda di fermarli dal divertirsi fuori. Rick non sapeva se si sarebbe mai abituato alla normalità quotidiana di quel posto. Si sentiva sempre all'erta e pronto per la guerra. "Carl mi diceva sempre che voleva vivere vicino all'acqua dopo una vacanza al lago Burton. Suppongo che un lago artificiale durante l'apocalisse sia più di quanto possiamo chiedere"
"Mike e io andavamo al lago Burton ogni estate. Forse i nostri cammini si sono incrociati in passato e non ce ne siamo accorti"
"Penso che mi sarei ricordato di te". La sua mente andò alle immagini di Michonne che cincischiava sulla battigia del lago, indossando un bikini colorato che completava la sua bellissima pelle scura. Riusciva a vederla sorridere, spensierata. Sì, si sarebbe sicuramente ricordato di lei. Quando l'immagine cambiò in quella in cui Craig era steso con Michonne al lago di Alexandria, scosse il capo per allontanarla. "Ti ho vista" sussurrò.
"Cosa?" domandò Michonne. Ma sapeva a cosa si stava riferendo. Sapeva che l'aveva vista con Craig.
"Ti ho vista prima. Con Craig"
"Oh...io..."
Rick mosse la mano. "Non devi spiegarmi niente. Sembravi felice. Mi piace vederti felice" e se non poteva essere lui a renderla felice, era contento che qualcun altro ne fosse in grado. Era difficile ammetterlo a se stesso. "Mi dispiace aver esagerato stamattina. Stavo facendo lo stronzo. Suppongo di tenere troppo a te"
Michonne abbassò lo sguardo, impaurita di cos'avrebbe visto nei suoi occhi. Impaurita di cosa lui avrebbe potuto vedere nei propri. "Impossibile. Sono contenta che ci tieni"
Rick si avvicinò a lei. Ginocchio contro ginocchio; spalla contro spalla. "Sei davvero felice?" le chiese.
Michonne non sapeva veramente cosa rispondere a quella domanda. La felicità sembrava un lusso. Qualcosa che avrebbero potuto raggiungere quando non si fossero più dovuti preoccupare del cibo, di tenersi il loro rifiugio, e di eliminare tutte le minacce. Non sapeva se quello sarebbe mai successo. "Ho i miei momenti. Molti, a volte. Ma la vera felicità? Non lo so. Sembra un pio sogno". Si guardarono nello stesso momento. Quasi trovavano impossibile evitare i reciproci sguardi per troppo a lungo. "E tu?" gli chiese.
Rick sorrise tristemente. "Penso che tu conosca la risposta"
Lei sentì il proprio cuore spezzarsi per lui. Alzò una mano e gliela passò fra i riccioli. "Non permettere ai demoni di vincerti, Rick. Sono successe anche delle belle cose"
Lui chiuse gli occhi, esalando intensamente, poi li riaprì. Il suo tocco gli stava inviando brividi lungo la spina dorsale. "I miei figli vivi e al sicuro mi rendono felice" disse, "la risata di Judith non smette mai di farmi sorridere. Carl che diventa un magnifico e coraggioso giovane uomo in questo mondo mi rende più orgoglioso di quanto riesca a esprimere", esitò. "Tu mi rendi felice"
Lei tolse la mano dai suoi capelli e lo guardò incuriosita. "Cosa faccio per renderti felice?"
"Sei semplicemente tu. Probabilmente avrei ancora le allucinazioni se non ti fossi mai presentata alla prigione"
"L'avresti superata per i tuoi figli"
Rick inclinò il capo di lato, poi lo alzò di nuovo. "Non lo so"
"Quand'è l'ultima volta che l'hai vista?" chiese Michonne riferendosi a Lori.
"E' passato un po', ma" alzò e abbassò gli occhi in strada, "i fantasmi invisibili sono ovunque"
Michonne rise piano. "Ho detto una cosa simile ad Abraham ieri". Si sorrisero. Comprendendosi. Un silenzio confortevole si stanziò tra loro.
"Voglio solo che tu sia felice, Michonne" disse lui infine.
"E' quello che voglio anch'io per te, Rick"
"Beh, tu lo meriti di più"
Michonne scosse il capo, esasperata. "Dobbiamo davvero lavorare sulla tua autostima"
"Shane mi diceva la stessa cosa al liceo. Non pensavo mai che potessi piacere alle ragazze" ridacchiò mestamente.
"E' la prima volta che ti sento dire il suo nome"
"Ho pensato un sacco a lui e a Lori da quando siamo qui"
"Fantasmi invisibili" disse Michonne, "ti mancano?"
Rick ci pensò un po' prima di rispondere. "Penso che mi manchi avere il conforto di una moglie e di un migliore amico che sono stati presenti per la maggior parte della mia vita. Mi manca quella vita così semplice e prevedibile. Ma la verità è che non avevo più quelle cose quando erano ancora vivi. Io e Lori ci allontanavamo giorno dopo giorno. Shane avrebbe dovuto essere come un fratello per me, ma mi trattò come se fosse in competizione con me. Come se io fossi il nemico. A volte mi domandò se sapesse che ero ancora vivo, in quell'ospedale"
Michonne gli carezzò il ginocchio, capendo esattamente cosa intendeva. "Mike mi mancava quando ero ancora con lui. Fece delle cose...diventò un uomo diverso. Uno che non riconoscevo"
"Oppure erano sempre stati così e noi non l'avevamo capito prima"
"Ma guarda le tue intuizioni da psicologo" scherzò lei.
"Ho frequentato una lezione di psicologia, una volta" la guardò con un sorrisetto che presto divenne un cipiglio. "Suppongo di essere diventato qualcuno che nemmeno io riconosco"
"Io ti ho visto. Nel profondo, eri lì" Michonne fece un cenno col capo e gli prese gentilmente la mano. Lui rispose stringendole la mano di più, non capendo come lei avesse sempre tanta fiducia in lui, ma ne sarebbe stato per sempre grato.
"Jessie mi ha detto quello che le hai detto" disse lei separando le loro mani, spostandosi per guardare Rick. Lui alzò entrambe le sopracciglia, confuso.
"Del fatto che tu non avresti salvato nessun altro in quel modo"
Rick scosse il capo e si strinse la base del naso. "Non so perché l'ho detto. Penso che stessi solo cercando di salvarla da Pete come meglio sapevo fare"
"Provi dei sentimenti per lei?" chiese Michonne con cautela, non sapendo se volesse conoscere la risposta.
"No. Non lo so. Probabilmente no. Penso che mi piaceva il pensiero di lei. Mi ricordava Lori"
"C'è conforto nella familiarità" disse lei, pensando al pomeriggio trascorso con Craig.
"Ecco. Aveva sempre voluto vivere in un posto come questo"
"Questo sarebbe stato il mio peggiore incubo" sbuffò lei.
Rick le sorrise. "Davvero?"
"Ero una ragazza di città, del tutto. Non ero tipo da andare in giro con furgoncini e da fare la casalinga disperata"
"Sì, non riesco a vederti in queste cose. Saresti una mamma grandiosa, però. Penso che questa piccolina sia d'accordo" disse lui accarezzando la testa di Judith. Alzò lo sguardo e vide Michonne con le lacrime agli occhi.
"Ehi" disse togliendo le lacrime col pollice. "Stai bene? Ho detto qualcosa che non va?"
Michonne scosse il capo. "No. Significa molto detto da te". Voleva dire a Rick di Andre, ma ogni volta che era sul punto di farlo, le labbra si chiudevano; non era pronta a condividere quel dolore privato.
Rick non sapeva se fosse il coraggio proveniente dalla birra o se fosse il fatto di non sopportare la vista di lei che piangeva. Sentì quasi di avere un'esperienza extra corporea mentre si abbassava per baciarla sulla fronte. Le sue labbra poi andarono a eliminare le lacrime su entrambe le sue guance. Michonne riuscì ad avvertire la salinità quando finalmente lui incontrò le sue labbra con le proprie. Il bacio fu leggero e fugace. Lui si separò a la fissò negli occhi.
"Non funzionerebbe mai con Jessie" le sussurrò carezzandole le guance coi pollici.
"Perché no?" chiese lei. Le labbra le formicolavano per il bacio. Il suo corpo era in stato di shock per tutto quello che stava succedendo.
"Perché io ti amo", Rick era sul punto di abbassarsi per baciarla di nuovo quando il rumore di passi sul marciapiede giunse alle loro orecchie. Si separarono proprio quando i passi si fermarono davanti a casa loro.
"Spero che siate tutti pronti per le lasagne" disse Jessie tenendo sulle mani due grandi piatti. Porse a Michonne un'occhiata cortese, ma Rick ebbe la sua totale attenzione. Lui guardò rapidamente Michonne, poi abbassò gli occhi. Si grattò dietro l'orecchio, evitando lo sguardo della bionda.
"E stufato" disse Carol. Guardò sia Rick che Michonne con un sorrisetto. "E guarda chi abbiamo incontrato". Craig era dietro Carol con altri piatti e un enorme sorriso, fisso su Michonne.
"Mi sa che mi hanno già messo a lavorare" disse.
"Beh, andiamo tutti in cucina. Rick e Michonne, potete rimanere qui. Pensiamo a tutto noi" disse Carol seguendo Jessie sulle scale e sorridendo ai due con l'aria di chi la sapeva lunga.
Michonne scosse il capo per spezzare l'incantesimo sotto cui Rick l'aveva messa. Si alzò con Judith ancora in braccio. "No, va bene. Vieni, Craig, lascia che ti mostri la casa"
Rick la fissò, sentendo l'esigenza di attirarla giù di nuovo per divorarle completamente le labbra. Invece, fece un cenno a Craig mentre questi gli passava vicino. Si alzò e si avvicinò a Michonne. Leccò via i rimasugli del suo lucidalabbra appiccicoso dalle proprie labbra. "Suppongo che dovremo finire più tardi" le sussurrò all'orecchio prima di prendere Judith in braccio.
Lei annuì e si toccò le labbra. Guardò le proprie dita come se avessero le risposte su quello che era appena accaduto. "Grande". Sollevò la bottiglia di vino ed entrò in casa con Craig dietro di sé. Si voltò a guardare Rick un'ultima volta prima di chiudere la porta d'ingresso. 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


Michonne corse giù per le scale con una Judith che piangeva fra le braccia. La bambina era diventata isterica dopo essere stata svegliata all'improvviso. "Lo so, piccola. Mi dispiace" Michonne posò un bacio sulla sua testa. La katana rimbalzava contro la sua schiena mentre dava una rapida occhiata alla cucina e al salotto.
"Carl" esclamò.
Craig arretrò dalla porta d'ingresso da dove aveva visto il caos per strada. "E' uscito poco dopo Rick. Ha detto che doveva aiutare suo padre"
"Dannazione" imprecò Michonne. "Gli avevo detto di rimanere qui ad aspettarmi. Carol è ancora qui?"
"No, è uscita anche lei"
Sasha entrò dalla porta d'ingresso con il fucile fra le mani. "Vado sul tetto. Provo a farne fuori più che posso" esclamò mentre saliva i gradini a due a due.
Michonne si guardò intorno. Sapeva che proteggere Judith era la sua priorità principale, ma non poteva lasciare che la sua famiglia fosse lì fuori a combattere senza di lei. C'erano così poche persone veramente in grado di difendersi nella comunità. A giudicare dalla quantità di vaganti lì fuori, sarebbero stati impegnati tutta la notte.
"Craig, rimani qui con Jessie, i suoi figli e padre Gabriel. Chiudete a chiave la porta e state lontani dalle finestre. Porto Judith a casa di Tara"
"Posso occuparmi di Judith" disse Jessie allungando le mani verso la bambina.
Michonne scosse il capo con enfasi. "Senza offesa, ma devo lasciare Judith con qualcuno che so essere capace di tenerla al sicuro"
Si spostò rapidamente verso la porta. "Non vai lì fuori per combattere, vero?" chiese Craig.
"Certo che sì" gridò lei senza fermarsi.
Per fortuna i vaganti non si erano ancora addentrati in profondità nella comunità, e Michonne riuscì a raggiungere la casa di Tara velocemente. La donna era in piedi insieme a Eugene sulla veranda. Entrambi avevano dei coltelli.
"Tara, devi occuparti di Judith"
"Certo. Abraham, Rosita, Maggie e Glenn sono già fuori"
Michonne le porse la bambina. "Promettimi che la proteggerai sopra ogni cosa"
Tara strinse Judith a sé. "Ne andasse della mia vita, Michonne"
Michonne guardò Eugene. "Sì, signora. Ti assicuriamo che la prole di Rick Grimes sarà al sicuro nelle nostre mani"
 
 
1 ora prima
 
"Quindi tu e questo Rick vivete insieme?" Craig seguì Michonne da vicino mentre guardava la casa, notando l'arredamento; meravigliato che ci fossero ancora case come quelle nel nuovo mondo.
"Mmh?" fece lei posando la bottiglia di vino sul bancone. Rick, ancora in veranda, giunse alla sua visuale mentre si voltava verso la finestra. I loro occhi si incontrarono e lui le porse un mezzo sorriso. Lo sguardo di lei viaggiò fino alle sue labbra, poi rapidamente lo distolse, sentendosi sconvolta. Il calore percorse il suo corpo. Guardò a lungo la bottiglia di vino, bramandone improvvisamente un bicchiere.
"Ho detto, vivi qui con Rick?" Craig la stava guardando con aria curiosa mentre lei iniziò a farsi aria con la mano.
"Oh. sì. Mmh. Io, lui e i suoi figli" Michonne iniziò ad aprire cassetti con ritmo quasi frenetico. "Dev'esserci un cavatappi da qualche parte" borbottò.
"Penso che ne sia uno nel cassetto vicino alla lavastoviglie" disse Carol.
"Grandioso. Grazie" Michonne si tenne impegnata aprendo il vino. Alzò la bottiglia verso Craig, domandandogli silenziosamente se ne volesse. Lui scosse il capo, osservandola prendere un bicchiere. Michonne lasciò la bottiglia a Carol e guidò Craig in salotto. Appoggiandosi al bracciolo del divano, lui la osservò camminare avanti e indietro sorseggiando il vino, poi toccandosi le labbra con un sospiro, per poi ricominciare tutto da capo.
Craig aveva un'eccellente visuale della veranda principale da dov'era seduto. Con la coda dell'occhio poteva vedere Rick muoversi quasi come Michonne, mentre vagava per il portico con una bambina al fianco. Non gli era sfuggito quanto i due si fossero ritrovati vicini quando erano seduti insieme, poco prima.
"Quanti figli ha Rick?" chiese.
"Due. La bimba è Judith, e ha un figlio adolescente, Carl"
"Quindi lo stai aiutando ad occuparsi dei suoi figli?"
"Sì" disse Michonne bruscamente; non aveva davvero voglia di rispondere a delle domande mentre la sua mente era alla rinfusa al momento. "Il nostro gruppo è rimasto insieme per un po'. Siamo una famiglia. Mi sono avvicinata molto ai figli di Rick" immediatamente si sentì in colpa quando vide Craig alzare una mano in segno di difesa. Non era colpa sua se lei stava barcollando per via delle bombe della verità che Rick le lanciava e per averla baciata senza alcun avvertimento.
"Okay, Chonney. Era tanto per chiedere" fece una pausa, assicurandosi che le sue parole fossero le più diplomatiche possibili. "Non penso di piacergli"
Michonne fece un gesto come a scacciare la sua preoccupazione. "A Rick non piace nessuno all'inizio. Avresti dovuto vederci quando ci siamo incontrati la prima volta"
"Mi ricorda Mike"
Lei si fermò, shockata dal paragone. "Che intendi?" I due non avrebbero potuto essere più diversi in quanto ad atteggiamenti. Mike era il simbolo dello scanzonato e disinteressato. Nessuno di quei termini descrivevano Rick.
"L'ho incontrato solo un paio di volte, ma aveva quel modo di comportarsi da maschio alfa notava ogni vibrazione di competizione. È così anche per Rick"
"Stai dicendo sciocchezze adesso" disse Michonne scuotendo il capo.
"Quindi non c'è niente fra voi due? Non che sia affar mio. Però sembrava davvero possessivo verso di te ieri, a casa di Morgan"
"Hai ragione. Non è affar tuo" Michonne riprese a camminare. "Non c'è molto tempo per il romanticismo quando si cerca di rimanere vivi"
Craig notò che lei non aveva negato che ci fosse qualcosa con Rick. Prima di poterlo far notare, Carl entrò in casa con Judith in braccio.
"Ehi, sei a casa" disse Michonne. "Vedo che tuo padre ti ha rifilato Judy"
"Sì, ha detto che si stava facendo troppo freddo per lei"
Michonne lanciò una rapida occhiata alla finestra, ma vide solo la schiena di Rick. Anche lui avrebbe dovuto rientrare visto il freddo.
"Guarda questi nuovi fumetti che mi ha prestato Enid" Carl agitò i volumi che aveva in mano. "Lo sapevi che hanno trasformato Thor in una donna, e Captain America è Sam Wilson? Che figata"
"Decisamente li leggerò dopo di te" Michonne gli accarezzò affettuosamente il capo. "Tua sorella sembra assonnata. Mettila nel lettino. Poi torna giù per cena"
"Davvero devo tornare giù?"
"Sì. Ci sarà Ron e gli sarebbe utile un amico"
"Non siamo amici da quando è successo tutto il casino con papà" fece lui guardando Craig. "Beh, lo sai. Ma se dici che devo venire a cena, lo farò"
"Sì, devi" disse Michonne spingendolo gentilmente verso le scale. Craig osservà Michonne che guardava il ragazzo con amore materno.
"Che è successo alla madre?"
"E' morta partorendo Judith poco prima che io mi imbattessi nel gruppo"
"Un brutto colpo per quei bambini"
"Infatti. Carl ne ha passate molte. Sono felice che abbiamo questa comunità. Se non altro, almeno c'è un accenno di sicurezza"
"Anch'io sono felice che ci sia questa comunità" si avvicinò a Michonne e l'attirò in un abbraccio.
 
 
Rick fissava la strada con le mani sprofondate nelle tasche dei jeans. Dopo finalmente aver avuto un assaggio, le sue labbra bramavano di più da Michonne. L'esigenza di entrare in casa e cacciare tutti stava ribollendo. Aveva bisogno di più tempo con lei. La fiducia che aveva avuto nel mostrare e nel dirle dei propri sentimenti era evaporata. Era preoccupato di aver fatto la mossa sbagliata. Lei era scappata così velocemente, e ora era dentro con Craig. Aggrottò la fronte per la preoccupazione, domandandosi se non si fosse scoperto troppo presto.
Prima di poter meditare più a lungo, Sasha e Gabe svoltarono l'angolo e salirono i gradini.
"Che ci fate qui?" chiese Rick.
Sasha scrollò le spalle, guardando padre Gabriel e poi di nuovo Rick. "Carol ci ha detto di passare per cena. Ha detto che era una riunione di famiglia"
Rick ringraziò mentalmente Carol per essere stata previdente. Pensò che, più gente ci fosse, meno l'evento sarebbe risultato imbarazzante. Sperava anche che la cena sarebbe finita presto così da poter parlare con Michonne.
Rick indicò la porta. "Accomodatemi"
Jessie uscì cercando Rick, domandandosi dove si stesse nascondendo, mentre Sasha e Gabe entravano. "Oh, grandioso" disse sarcasticamente mentre i due nuovi ospiti si facevano strada in casa. "Altre persone. Questo è l'esatto opposto della cena intima che speravo fosse"
Bevendo un altro sorso di birra, Rick osservò Jessie, quasi timidamente, mentre lei gli si avvicinava e posava una mano sulla sua spalla. L'intimità del gesto non gli fu immediatamente chiara, perché notò Craig che abbracciava Michonne dalla finestra. Resistette all'urgenza di correre dentro e fargli levare le mani da lei.
"...quasi vent'anni di matrimonio, eppure mi sento ancora sola"
Rick si voltò verso Jessie, rendendosi conto che lei gli stava parlando. "Mi dispiace. Dicevi qualcosa?"
"Oh mio dio, Rick. Potrei iniziare a pensare che non ti piaccio affatto. Sembra che non ti piaccia ascoltarmi. Tanto vale che parli con il mio gufo scolpito"
"Mi dispiace" disse Rick sinceramente. "E' solo che mi distraggo facilmente" adocchiò di nuovo la finestra e vide Craig che parlava con Gabe. Michonne stava abbracciando Sasha. Emise un sospiro di sollievo. La mano di Jessie era ancora sulla sua spalla. Notò la sua fede nuziale. Erano passate quasi sei settimane da quando aveva ucciso suo marito, e lei ancora non si era tolta l'anello. Ed era a casa sua e cucinare per lui. Era passato quasi un anno da quando Lori si era sacrificata per dare alla luce la loro bambina, e anche lui indossava ancora la fede. Si domandò cosa Lori avrebbe pensato della sua attuale situazione. Si era perso di nuovo perché Jessie gli aveva ricordato di una vita morta molto tempo prima. Il futuro probabilmente era macchiato perché aveva realizzato troppo tardi che Michonne era quella giusta per lui; quella che amava. Un altro uomo avrebbe potuto insinuarsi e risultare il vincitore del suo cuore.
Si passò la mano libera fra i capelli, quasi desiderando ridere per via della sua complicata vita amorosa mentre i morti si rialzavano e camminavano. Voleva dire a Jessie tutto quello che gli passava per la testa ma, "Anche a Lori piacevano i gufi" fu tutto ciò che gli uscì.
Lei gli sorrise "Beh, sembra una donna intelligente"
Lui annuì. "Fu solo per poco tempo. Aveva la fissa per l'osservazione degli uccelli. Me n'ero dimenticato finché non ho visto la tua scultura la prima volta. Mi hai ricordato lei"
"E' piuttosto sorprendente che io ti ricordi di tua moglia. Penso che qualsiasi donna tu abbia scelto di amare debba essere stata decisamente speciale"
Rick guardò la finestra e vide Michonne. "Sì"
"Prima dicevo" disse Jessie avvicinandosi a lui, "che Pete e io siamo stati sposati a lungo. All'inizio andava bene, ma ho trascorso molti anni a sentirmi sola"
Rick si guardò i piedi, sentendosi a disagio nell'averla così vicino. "So cosa significa"
"Avevo vent'anni quando ci siamo sposati. Una sorta di matrimonio riparatore visto che ero incinta di Ron"
"Anche io e Lori eravamo giovani. Suppongo che sia facile allontanarsi quando all'inizio si è praticamente dei ragazzini"
"Ho pensato spesso di lasciare Pete. Tra gli abusi" sospirò, "e il non essere più innamorata. Ma nella mia famiglia, quando ci si sposa si rimane sposati. Poi il mondo è cambiato, e ci siamo ritrovati qui. Non so cos'avrei fatto se non ci fossi stato tu. Ti sono così grata"
Rick non poteva sopportare la sincerità delle sue parole visto che non condivideva gli stessi sentimenti. Tenne lo sguardo fisso sui piedi.
Lei gli afferrò il braccio costringendolo ad alzare gli occhi. "Senti, Rick, so che le cose non sono ideali, ma abbiamo molto in comune. Penso che forse potremmo stare bene insieme"
Il senso di colpa si rovesciò su Rick mentre pensava a come avesse fatto inserirsi nella vita di Jessie, sconvolgendola a causa del casino che lui stesso aveva in testa. Gli occhi di lei erano pieni di speranza e impazienza per quel qualcosa che poteva germogliare fra loro. Sapeva che non poteva permettere che andasse oltre.
"Jessie, io..." iniziò ma si fermò bruscamente quando la vide avvicinarsi ulteriormente. Non comprese a fondo ciò che stava facendo finché non sentì il suo respiro caldo contro la pelle. Poco prima che le loro labbra si toccassero, lui voltò il capo leggermente. Le labbra di lei gli sfiorarono il viso mentre lui indietreggiava involontariamente.
Un "oh" uscì fuori in un sussurro soffocato. Un'accesa tinta rosa prese posto sul viso di lei mentre l'imbarazzo si faceva spazio. Lei rimase lì con la bocca lievemente aperta e una mano appoggiata sul suo petto.
"Sul serio, mamma? Il suo corpo non è nemmeno ancora freddo"
Rick e Jessie si voltarono e videro Ron e Sam di fronte alla casa. Ron afferrò la mano del fratellino ed entrò in casa, sbattendo la porta.
Rick e Jessie rimasero in veranda, un silenzio teso si pose fra loro per qualche istante. Lui si schiarì la gola e si voltò verso di lei. "Jessie..."
Lei alzò le mani per frenare qualsiasi cosa avrebbe detto. I suoi occhi erano lucidi di lacrime. "Non dirlo. Non dire niente. Mi sento un'idiota. Pensavo che-" scosse il capo e rise senza alcun divertimento. "Non so a cosa stessi pensando" fece per tornare in casa. "La cena dovrebbe essere pronta a momenti" disse piano prima di entrare.
Rick si sentì un imbecille. Pensò di andarsene. Di andare nell'ufficio della polizia e di aspettare che Michonne, sapeva lo avrebbe fatto, andasse a cercarlo. Era a metà sulla scalinata quando Daryl giunse con un'altra bottiglia di scotch in mano.
"Ho portato altro liquore. Porta il tuo magro culo bianco in casa così possiamo farla finita".
 
 
 
Rick entrò nell'affollata sala da pranzo alla ricerca di Michonne. Stava apparecchiando la tavola. Tutti erano impegnati nei compiti degli ultimi minuti o nel conversare mentre lui, come un clandestino, si avvicinò a lei e le posò una mano sulla schiena. Lei sobbalzò per la sorpresa al contatto e per il brivido che le scorse lungo il corpo.
"Dobbiamo parlare" le sussurrò all'orecchio.
"Rick, c'è un sacco di gente"
"E allora?"
"Allora, sarebbe maleducato. Parleremo più tardi"
Lui la guardò attentamente, "Stai cercando di evitarmi?"
"No" gli strinse leggermente la mano, "Ma hai fatto abbastanza prima"
Lui le accarezzò la schiena annuendo. "Lo so. Mi dispiace"
"Ehi, Michonne, ci sono altri bicchieri?" chiese Sasha dall'altra parte del tavolo.
"Sì, vado a prenderli" Michonne gli lanciò un'occhiata di scuse, e andò in cucina.
Poco tempo dopo, tutti erano pronti per cena. Carol era seduta alla destra di Rick, nello spazio che lui aveva sperato di Michonne. Invece lei era dall'altro lato del tavolo, fra Craig e Carl. Lui la fissava apertamente mentre iniziava il suo secondo bicchiere di scotch. Finalmente lei lo guardò. Rick sollevò il bicchiere verso di lei in un brindisi privato. Lei sorrise leggermente, scosse il capo, e spostò la sua attenzione su Carl.
"Non preoccuparti, non staremo qui a lungo" sussurrò Carol a Rick. Non aveva esattamente confessato i suoi sentimenti per Michonne a Carol, ma lei aveva un'idea di cosa stesse succedendo fra loro.
"Gabe, perché non dici la preghiera" disse Sasha.
"Okay...uhm...Signore, so che molti dubitano di te adesso, ma è per la tua grazia che, nonostante il mondo stia vivendo un periodo di ombra, abbiamo trovato una casa e una comunità che ci terrà al sicuro e che ci darà il rifugio di cui abbiamo bisogno in attesa della fine di questa guerra dell'umanità. Sappiamo che alla fine giungeremo alla gloria, e per questo ti ringraziamo, Signore. Ti ringraziamo per le persone riunite a questo tavolo, che tu hai riunito come una famiglia. Ti ringraziamo per questo cibo. Sappiamo che provvederai sempre per noi se rimaniamo tuoi umili servitori. Nel nome di Gesù. Amen"
"Amen" disse Carol sorridendo. "Che il Signore sia con tutti noi"
"Dacci un taglio" borbottò Daryl, seduto alla sinistra di Rick. Carol lo guardò con preoccupazione, leggermente ferita.
"E' bello avere un uomo di fede nella comunità. Sembra di essere a casa" disse Craig.
Rick sbuffò ma non disse nulla. Guardò di lato e notò lo sguardo di Jessie. Entrambi distolsero rapidamente gli occhi l'uno dall'altra.
"Sei un uomo di fede, Craig?" chiese Gabe.
"Sì, cresciuto in chiesa. Sia io e Chonney eravamo di servizio ogni domenica e ogni mercoledì per lo studio della Bibbia"
"Solo perché i miei genitori mi costringevano" disse Michonne ridacchiando.
"Chonney. Adorabile" farfugliò Rick fra sé.
Tutti iniziarono a passarsi le pietanze. Suoni di utensili contro i piatti riempirono l'aria. Rick era l'unico a non partecipare. Si versò un altro drink mentre guardava tutti. Il surreale mix di famiglia, sconosciuti e conoscenti lo portò a socchiudere gli occhi, domandandosi cosa ci facesse lui lì. Incontrò lo sguardo di Michonne nuovamente. Non riuscivano a evitare di trovarsi. Lui sillabò, "Andiamocene da qui", inclinando il capo verso la porta. Lei scosse la testa lievemente e a sua volta sillabò, "Non adesso". Lui sospirò e continuò a bere.
"Quindi, sei un dottore, Craig" Sasha ruppe il silenzio.
"Sì, un dermatologo"
"Finalmente non dovremo più preoccuparci dell'acne. So che dormirò meglio adesso" disse Rick mentre tutti lo guardavano, chiedendosi da dove giungesse la sua ostilità. Michonne lo sapeva. Pensava che probabilmente avrebbero dovuto andare a parlare da qualche parte prima che lui implodesse. Notò quando stava bevendo.
"Beh" disse Sasha, "E' comunque bello avere un altro dottore" poi guardò Ron, Sam e Jessie. "Oh, mi dispiace"
Jessie alzò la mano dicendo, "Va tutto bene" mentre Ron diceva, "Almeno a qualcuno importa".
Carl sospirò e lasciò la forchetta sul piatto.
Michonne alzò un sopracciglio e si inclinò verso di lui, sussurrando, "Stai bene?"
"Perché lo stiamo facendo? Tutto questo è strano. Papà si comporta in modo strano"
"Lo so" gli toccò la mano, "mangia velocemente e finiremo presto"
"Stai cercando di tornare di sopra per leggere quei fumetti, ragazzino?" chiese Craig.
"Sì" Carl riprese la forchetta, e spinse la lasagna sul piatto. Pensava che Craig fosse okay, ma era sempre diffidente con gli sconosciuti.
"Sapevi che Michonne una volta creò un proprio fumetto?" disse Craig.
"Non ci credo" Carl alzò lo sguardo entusiasta.
"Me n'ero dimenticata" rise Michonne. "Pensavo che sarei stata la nuova Stan Lee"
"Proprio quando pensavo che non potessi essere più fantastica"
Michonne rise di nuovo. "Ricordatelo quando ti farò fare i compiti"
"Faceva fare i compiti anche a me al liceo" disse Craig.
"Ed è impossibile dirle di no, vero?" disse Carl.
"Impossibile"
"Dovreste essere grati del mio animo premuroso" disse lei mentre tutti e tre ridevano.
"Va tutto bene lì" fece Rick dall'altra parte del tavolo. "Carl, stai bene?" Rick non poteva trattenere la gelosia che gli cresceva dentro mentre osservava suo figlio e Michonne divertirsi con Craig.
"Uhm, sì, papà" Carl sperava che suo padre non fosse di nuovo sul punto di perdere le staffe.
"Cosa facevi prima, Rick?" Craig sapeva che Rick stava cercando di irritarlo, quindi decise di cambiare argomento.
"Non penso che abbia importanza, Craig" Rick si reclinò sulla sedia.
"Il passato fa parte di noi, a prescindere da quello che sta succedendo adesso"
Rick scrollò le spalle. "Ero uno sceriffo" disse. Si versò un altro drink.
"Ad Atlanta?"
"King's County"
"Avevo uno zio che doveva attraversare King's County per lavoro. Diceva che c'erano alcuni poliziotti tra i più razzisti che avesse mai incontrato"
"Devo ammettere che alcuni dei miei ex colleghi non erano le migliori persone, ma io sono sempre stato onesto e giusto"
"Buono a sapersi. Non vorrei che Chonney vivesse con un bigotto"
"Penso che Chonney" Rick strascicò la parola sarcasticamente, "sia più che capace di badare a se stessa"
"Sarebbe bello se voi due la smetteste di parlare di me come se non fossi qui" Michonne era esasperata da entrambi. Rick la guardò e i suoi occhi si addolcirono immediatamente, ma tornarono duri quando tornò su Craig. Nel profondo, sotto la nebbia dell'alcool sapeva che non aveva il diritto di essere arrabbiato con lui, ma non era pronto ad accontentare quel suo lato interiore. "Come sei sopravvissuto da solo così a lungo?"
"Trovai rifugio nell'ospedale dove lavoravo per un po', finché non fu invaso dai morti. Misi su un accampamento con altri medici, ma ci separammo dopo un'altra invasione, poco prima che Daryl e Aaron mi trovassero"
"E non avete trovato nessun altro del suo gruppo?" Rick diresse la domanda a Daryl.
"Nah" disse Daryl mentre si leccava il sugo delle lasagne dalle dita. Non voleva far parte di qualsiasi cosa Rick stesse combinando.
"Suppongo che non siano sopravvissuti" disse Craig.
"Mmh" disse Rick. "Michonne, gli hai fatto le domande?"
"No, non ne ho avuto il tempo" disse lei. "Rick, perché non mi aiuti a prendere altra insalata dal frigo" sapeva di dover attenuare la situazione.
"Certo, fra un secondo" disse Rick. L'offerta, finalmente, di appartarsi da solo con Michonne non fermò la sua ricerca per capire a fondo cos'avesse portato Craig da loro.
"Quali domande?" chiese Craig.
"Quanti vaganti hai ucciso?"
"...un sacco..."
"Quante persone hai ucciso?"
"Nessuna. Non ho ucciso alcuna persona"
"Perché?"
"Perché?" ripeté Craig incredulo.
"Sì, perché? Abbiamo tutti fatto delle brutte cose per sopravvivere così a lungo"
"Mi stai davvero chiedendo perché non ho ucciso una vera persona. Da quello che ho sentito nella comunità, forse dovrei farti io le stesse domande. Ho sentito che ti piace uccidere le persone"
"Solo quelle cattive. Tu lo sei?" l'accento di Rick divenne più pronunciato, la sua voce più profonda.
Craig si voltò verso Michonne. "Lo sai, è fortunato ad averti qui per aiutarlo a occuparsi dei suoi figli, perché ovviamente qualcosa non va in lui. Sono fortunati ad averti come lo era Andre"
La faccia di Rick si deturpò per lo stupore. "Andre? Chi è Andre?"
Michonne si alzo, sconvolta nell'udire il nome del suo bambino gettato lì in sala da pranzo come se la sua memoria non fosse sacra. Come se qualcun altro a parte lei avesse il diritto di pronunciarlo. Prima di poter rispondere, un piatto si fracassò sulla faccia di Rick. Lui avvertì il sangue gocciolare lungo la guancia. Spaghetti, formaggio e sugo gli ricoprivano la camicia.
"Hai ucciso mio padre e a nessuno frega un cazzo. Nemmeno a te, mamma. Eri lì fuori a baciare l'uomo che l'ha ucciso. So che ha fatto delle brutte cose, ma era comunque mio padre" gridò Ron alzandosi e balzando sopra Rick.
"Ron, ti prego, fermati" gridò Jessie.
"Lascia stare mio padre!" Carl abbatté Ron per terra. Un paio di pugni maldestri vennero scagliati prima che i ragazzi venissero separati. Michonne teneva Carl mentre Daryl stringeva un Ron che piangeva.
"Dobbiamo tutti calmarci" disse Michonne. Incontrò gli occhi di Rick e sospirò.
 
 
 
Rick era nel bagno di servizio del salotto, senza camicia e mentre si applicava un po' di alcool sul taglio che aveva sulla guancia. Era fortunato che il piatto non avesse causato ulteriori danni.
Michonne entrò nel bagno, lanciando una maglietta pulita sulla mensola. Fissò il suo riflesso allo specchio. "Insisti nello sfregiare quella tua bella faccia"
Rick la guardò attraverso lo specchio. "Non volevo che le cose sfuggissero così di mano"
"Non lo vuoi mai" disse lei piano.
Rick si voltò. "Quello che Ron ha detto riguardo a me e Jessie che ci baciavamo non è vero. Lei ha provato a baciarmi, io mi sono girato"
"Non devi spiegarmi niente. Non è che siamo una coppia"
"Potremmo esserlo"
Michonne sospirò. "Rick, che stiamo facendo?"
Lui l'afferrò per la vita e l'attirò a sé. "Provi qualcosa per me?"
"Non è così semplice"
"Penso che lo sia. Provi qualcosa per me?"
"Non possiamo permetterci di invischiarci con tutto quello che sta succedendo"
"Come puoi dirlo quando il domani non è mai una certezza?" la supplicò. La baciò di nuovo. Più profondamente. Più a lungo. Le loro lingue si incontrarono come se si fossero cercate per una vita. Lui la strinse contro il proprio corpo. Sentendo la sua eccitazione, lei affondò con le unghie nella sua spalla nuda. Le mani di lui scorsero lungo il suo corpo e sfiorarono il seno. Tornò ad afferrarle il sedere, attirandola ancora di più. Michonne iniziò involontariamente a strofinare i fianchi contro di lui. I suoi sensi erano sovraccarichi, doveva scostarsi per riprendere fiato.
"Rick..." esalò lei in un sussurro.
"Mmh?" fece lui, muovendo le labbra verso il suo collo, carezzandole ancora il sedere.
"C'è ancora una casa piena di gente. E la porta è aperta"
Lui chiuse la porta sbattendola col piede. Lei si divincolò dal suo abbraccio e si appoggiò alla mensola. Prendendo la maglietta pulita che lei aveva portato, Rick decise di adottare una nuova tattica. "Okay, se non vuoi parlare di noi, allora chi è Andre?"
"Cosa?" Michonne si allontanò dalla mensola e fece un passo indietro.
"Chi è Andre? Ho visto la tua reazione quando Craig ha detto quel nome. Ovviamente era una persona importante per te" Rick riempì lo spazio che lei aveva lasciato vuoto contro la mensola e incrociò le braccia.
Michonne iniziò a sfregarsi le tempie con le dita. Non era pronta per quella conversazione. "Rick, non è importante adesso"
"Ho la sensazione che tu sappia così tanto di me, ma sei un tale muro bianco a volte. Chi è Andre?"
Michonne espirò lentamente per evitare di piangere. "Era...mio figlio"
"Merda...Michonne...merda" velocemente lui l'abbracciò.
"Papà, vieni, veloce. Sta succedendo qualcosa. C'è Tobin alla porta"
I due si guardarono e corsero alla porta d'ingresso. Grida e strilli erano udibili dalla strada. Un incendio vicino al cancello era visibile dalla veranda.
"Abbiamo un problema. Uno sfondamento" disse Tobin. 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


"Pensate che dovremmo uscire?" chiese Craig mentre osservava il caos dalla finestra. La preoccupazione piegò la sua fronte quando vide più non morti rispetto ai vivi lungo le strade. Era preoccupato per ciò in cui Michonne si era infilata. Il senso di colpa per essere al sicuro in un luogo chiuso mentre lei era fuori a rischiare la vita stava iniziando ad avere la meglio. Una visione di dread che ruotavano lo fece avvicinare alla finestra. Osservò Michonne compiere una giravolta che avrebbe evocato l'invidia di una prima ballerina mentre tagliava le teste di tre vaganti. Lui rimase lì, meravigliato, domandandosi dove avesse imparato a fare così.
"Michonne ha detto di rimanere qui, e ho imparato ad ascoltarla quando dice qualcosa" disse padre Gabriel. "Oltre a lei, Rick e tutti gli altri sono più che capaci di badare a loro stessi e a noi"
"Ron? Sam? Vi ho detto di stare qui vicino. Dove siete?"
Craig e Gabe si voltarono e videro Jessie uscire dalla cucina, torcendosi le mani. "Cosa c'è che non va, Jessie?" chiese Gabe.
"Non riesco a trovare i miei ragazzi"
Prima che fosse pronunciata un'altra parola, Sam sbuco da dietro il divano dov'era nascosto. "Carol è tornata?" chiese.
"No, tesoro, non ancora. Dov'è tuo fratello?" chiese Jessie fra le lacrime. Piangeva perché era spaventata. Perché era sollevata di vedere Sam. Perché, nel profondo, era sempre triste. Ma soprattutto stava piangendo perché, nel caos, il suo bambino aveva chiamato un'altra donna.
"Sono qui anch'io" Ron scese giù dalle scale, aggiustandosi la felpa. Si avvicinò a sua madre e al fratello, accucciati dietro il divano. "Andrà tutto bene, mamma. Sono io l'uomo di casa adesso. So che papà ha fatto un sacco di cose sbagliate. Penso di avergli voluto bene comunque. Avrei voluto salvarti prima, ma non permetterò più a nessuno di farti di nuovo del male"
Jessie abbracciò entrambi i figli mentre loro appoggiavano il capo su ciascuna delle sue spalle. "Vi amo così tanto"
Craig tornò a guardare dalla finestra e sobbalzò quando vide un volto che lo fissava. Afferrò il coltello che aveva preso dalla cucina.
"E' Rosita" disse Gabe correndo ad aprirle la porta. Craig rilasciò un sospiro che non si era reso conto di trattenere mentre andava verso la porta a sua volta.
"Michonne mi ha chiesto di venire a controllare. Le cose si stanno facendo gestibili fuori. Tutto bene qui?" chiese lei.
"Stiamo bene" disse Craig. "Voi ve la state cavando ovviamente bene là fuori" guardò verso la strada, vedendo perlopiù cadaveri immobili e decapitati sulle stesse vie in cui solo un attimo prima avevano percorso.
 
 
 
"Papà, vieni, presto!" esclamò Carl. Rick stava correndo a tutta velocità e si fermò bruscamente arrivando al punto sgombero in cui c'era la casa abbandonata. Ciò che vide lo lasciò senza parola. Un'esposizione di roditori morti e altri piccoli animali costituiva una coda disordinata fino al cancello di Alexandria. Non l'aveva notato quando aveva emergenza di trovare Carl.
"Proprio come alla prigione" disse Carol. "Quando Lizzie lasciava i topi per i vaganti. Qualcuno deve averlo fatto apposta. Volevano che i vaganti si presentassero davanti alle nostre porte"
"Merda" disse Rick fra i denti. Si avvicinò a Carl e posò una mano sulla sua spalla. "Stai bene?"
"Sì, papà. Ma dobbiamo investigare più a fondo. Forse dovremmo addentrarci nei boschi e vedere se ci sono altre tracce" Carl arretrò dal padre per dirigersi dietro la casa.
"Carl, fermati" disse Rick, "Dov'è tua sorella? Michonne? Pensavo di averti detto di rimanerle vicine"
"Ho visto quanti vaganti c'erano. Sapevo che ti serviva il mio aiuto"
"Hai visto dov'è andata Michonne?"
"Si stava occupando di tenere Judith in salvo. Io ho seguito Carl per assicurarmi che lui fosse in salvo" disse Carol.
"Grazie, Carol" Rick le fece un cenno in segno di apprezzamento.
"So come badare a me stesso" disse Carl.
"E' vero, ma avresti dovuto comunque ascoltare Michonne" disse Rick. "Non l'ho vista per strada. Forse è rimasta con Judith, ma non riesco a immaginare che non abbia aiutato nella lotta"
Carol riuscì ad avvertire il leggero panico nella sua voce. "Coraggio" disse. "E' buio. Non è un bene rimanere fra i boschi alla ricerca di tracce, adesso. Torniamo indietro, assicuriamoci che tutti stiano bene e raggruppiamoci".
 
 
 
Michonne si guardò intorno e vide i cadaveri. Il sollievo le riempì il corpo quando si rese conto che nessuno di loro era un membro della sua famiglia. Nessuno di loro era Rick o Carl. Si diresse verso l'ingresso della comunità dove Abraham e Tobin lanciavano secchi d'acqua sul fuoco.
"Non è così tremendo come sembra" disse Abraham, "E' bruciato solo un albero. Chiunque l'abbia appiccato voleva di certo che pensassimo che l'intera fottuta comunità fosse a fuoco"
"Una trappola" disse Maggie giungendo dietro Michonne.
"Ci scommetterei sulla dannata tomba di mia madre" disse Abraham.
"Avete visto Rick?" fece Michonne. Fece una giravolta per cercare di guardare la comunità in ogni angolo, ma non vide traccia di lui.
"E' andato verso i boschi" disse Abraham.
Michonne corse nella direzione da lui indicata. "Rick!" gridò quanto più possibile senza attirare vaganti.
"Michonne!" udì il suo nome esclamato alla stessa maniera.
Qualche secondo dopo Rick comparve; correva verso di lei con Carl e Carol non molto lontani. Non ebbe tempo di emettere un sospiro di sollievo prima che Rick l'attirasse in uno stretto abbraccio. "Grazie a Dio" le sussurrò all'orecchio. "Mi stavo preoccupando, non riuscendo a trovarti"
Dopo essersi sorpresa per l'abbraccio, lei si rilassò; era grata che stesse bene. "Ero preoccupata anch'io"
"Judith?" chiese lui, staccandosi con riluttanza.
"Sta bene. È con Tara e Eugene" si voltò verso Carl e lo abbracciò. "La prossima volta che ti dico di aspettarmi, mi aspetti. Chiaro?"
"Mi dispiace, tutto è accaduto così in fretta. Ma devi vedere quello che abbiamo scoperto" disse Carl.
Michonne sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi di Rick.
"Non è una cosa positiva" disse lui.
 
 
 
"Qualcuno ha ovviamente messo lì quegli animali di proposito per attirare i vaganti verso la comunità. Ci serve che più di una persona controlli i cancelli principali, in ogni momento. Tre o quattro sarebbero ideali. Sasha è la nostra cecchina migliore, ma non può stare di guardia ogni ora di ogni giorno. Ho bisogno di fare una stima di tutti coloro che sanno usare un'arma e assegnare turni da quattro ore ciascuno, giorno e notte..." Rick lasciò la frase in sospeso quando realizzò che Deanna non lo stava ascoltando. "Ti sto annoiando?" disse. "Scusa se sto cercando di proteggere questa dannata comunità"
"Ti stavo ascoltando, Rick" Deanna emise un debole sospiro. La donna, solitamente ben compita, indossava un vecchio maglione, pantaloni della tuta, e una t-shirt. I suoi capelli erano raccolti in una coda che rendeva ben visibile il grigiore alle radici. "Penso solo che tutto questo non sia necessario. Abbiamo protezione a sufficiente. Nessuno è rimasto ferito o ucciso ieri sera. Staremo bene"
"Come puoi dirlo? È la seconda volta da quando siamo arrivati che i vaganti sono entrati dai cancelli"
"Allora forse il problema siete voi" disse lei aspramente.
Rick fece un passo indietro e inclinò il capo di lato. "Cosa c'è, Deanna? Vuoi me e la mia gente fuori da qui?"
"Mio marito e mio figlio erano vivi prima che venissi qui. Sembra che sia stato tu a portare tutti i problemi"
"O forse io ho esposto i problemi che nascondevate sotto il tappeto" la sfidò Rick. Rimase con le gambe divaricate e la mano destra sul calcio della pistola.
Deanna lo studiò per un istante. "Sai che ti ho detto che so leggere bene le persone. Raramente mi sbaglio, ma penso di averti mal giudicato. Non del tutto, ma non avevo considerato quant'anima avessi potuto perdere mentre sopravvivevi lì fuori. La tua pistola è la tua rete di sicurezza. Finché hai quella cosa addosso, pensi di avere il diritto di dettare legge. Pensi di avere il diritto di decidere su chi vive o muore. Ma un giorno quest'inferno in cui viviamo finirà, e dovremo ricostruire il mondo. Non possiamo farlo se cominciamo tutti a pensare come te. Se diventiamo tutti selvaggi"
Rick rise, privo di divertimento. "Non predicavi questo quando mi hai detto di sparare a Pete dopo che lui aveva ucciso Reg. Ho ucciso per proteggere la mia famiglia. Probabilmente dovrò farlo di nuovo. Ucciderei per proteggere te. Se questo mi rende un selvaggio," Rick scrollò le spalle, "allora posso conviverci. Almeno quelli che amo rimarranno vivi"
Deanna scosse il capo. "Ho sempre cercato di vivere senza molti rimpianti, ma nelle ultime settimane sono cresciuti. Fai quello che pensi di dover fare per proteggere la comunità" Deanna afferrò un albun di foto dal tavolino del salotto e si avviò su per le scale. "Comunque, la ragione per cui ti ho convocato cui è per dirti che libererò Nicholas. È pentito. Non penso che sarà più un problema"
"Ha sparato a Glenn. Avrebbe potuto ucciderlo. Voleva ucciderlo. E lo lascerai libero di vagare per la comunità. Se uccide qualcuno, ricade su di te" Rick avvertì tutto il proprio corpo scaldarsi. L'ingenuità e la testarda ignoranza della comunità non smettevano mai di sconvolgerlo e al tempo stesso di farlo arrabbiare.
"Pensavo che uccidere ti stesse bene, Rick. Forse Nicholas pensava di proteggersi da Glenn dopo quanto accaduto con Aiden" la voce di Deanna svanì e Rick udì una porta che veniva sbattuta. Stava per salire e finire la conversazione quando avvertì una mano sulla spalla.
"Non farlo" disse Maggie.
"Hai sentito quello che ha detto?"
"Ogni parola. E credimi, sono incazzata più di chiunque all'idea di liberare l'uomo che ha sparato a Glenn, ma abbiamo pesci più grossi da pescare. Dobbiamo proteggere la comunità. Proteggere la nostra famiglia da qualunque cosa ci sia fuori da qui"
Rick si sfregò il viso e sollevò un'ultima volta lo sguardo verso le scale. "Sì" disse.
 
 
 
Rick uscì da casa di Deanne e trovò Michonne seduta sui gradini. "Ehi" disse.
Michonne si alzò nell'udire la sua voce. "Com'è andata?" chiese.
Rick scosse il capo e fece cenno di iniziare a camminare. "Più o meno come ci si aspetterebbe. È come parlare a un fottuto muro, con queste persone. La comunità avrebbe potuto bruciare ieri sera, con vaganti ovunque, ma a nessuno sembra importare"
"Beh, si fottano" disse Michonne.
Rick si fermò e sollevò le sopracciglia. "Scusa?"
"Si fottano" ripeté lei. "Ero del tutto incline al loro modo di vivere quando sembrava che non ci fossero minacce. Ma dopo l'aggressione di ieri sera e i Wolves lì fuori, dobbiamo fare tutto ciò che è necessario. Loro beneficeranno, ma non chiederemo più il permesso. Questa è casa nostra adesso. Non lascerò che Carl e Judith tornino fuori a sopravvivere a malapena"
Rick le sorrise. "Un giorno in più con un'opportunità"
Michonne ricambiò il sorriso. "E' tutto ciò che ho sempre voluto per i ragazzi. Per tutti noi"
"Raduniamo tutti a casa nostra a mezzogiorno per proseguire col piano"
"Mi sembra una buona idea"
Attraversarono un isolato in silenzio. Rick la guardò con la coda dell'occhio dopo aver raggiunto il lago. "Allora, so che stanno succedendo molte cose" iniziò esitante, "ma parleremo mai di ieri?"
Michonne si guardò i piedi, improvvisamente sentendosi timida e nervosa con Rick. "Non ho assorbito ancora tutto ciò che è successo ieri. Forse possiamo parlarne quando riusciremo a respirare dopo aver capito come sopravvivere a qualunque cosa stia per capitare"
Rick annuì e si mise le mani nelle tasche. "Se è quello che vuoi. Ma sai che non c'è alcuna garanzia che riusciremo ad arrivare a quella conversazione"
Finalmente Michonne lo guardò negli occhi. "Non moriamo, Rick"
Lui sollevò l'angolo della bocca in un mezzo sorriso e guardò di lato. "La nostra fortuna finirà prima o poi"
Michonne gli prese la mano. "Non se posso impedirlo" disse.
Lui guardò le loro mani intrecciate e sorrise. Si separarono quando videro Carl camminare verso di loro.
"Sai che c'è scuola oggi? Dopo tutto quello che è successo ieri sera, vogliono che ci mettiamo a leggere di persone che probabilmente sono tutte morte o trasformate ora" Carl aveva le mani appoggiate ai fianchi e le gambe aperte. Sembrava quasi una copia di suo padre.
"Almeno per oggi puoi non andare" disse Rick. "Dobbiamo escogitare un piano e ho bisogno di te. La sicurezza è la priorità principale adesso"
"Forte" disse Carl. "Voglio fare qualche turno di guardia..." la voce di Carl si esaurì quando notò qualcuno correre verso di loro.
"Cosa c'è?" chiese Rick vedendo l'attenzione di Carl rivolta altrove. Ron si stava dirigendo verso di loro. C'era qualcosa di diverso nel ragazzo.
"Voglio parlarti, Rick" cercò di risultare un duro, ma la sua voce era soffocata dai nervi. Continuava a guardarsi indietro, sfregandosi il collo. Rick istintivamente fece un passo avanti, allargando una mano per tenere Carl dietro di sé.
"Okay, figliolo. Parla"
"No" la voce di Ron uscì con uno squittio arrabbiato. "Non chiamarmi 'figliolo'. Non sono tuo figlio. Hai rovinato la mia famiglia. Ti ho visto baciare mia madre e poi ti ho visto baciare lei" indicò Michonne, "Non ti importa di lei. Non ti importa di nessuno a parte te stesso" frugò nella cintola per tirare fuori una pistola.
Rick sollevò le mani in segno di resa. "Okay, Ron. Non deve andare così. Possiamo parlarne", vide Michonne fare un passo avanti. Scosse lievemente il capo, facendole capire di avere la situazione in mano.
"No, io penso che sia necessario" disse Ron con aria audace. "Tutti noi staremmo meglio senza di te"
"Non vuoi farlo, Ron" disse Carl a denti stretti.
"Perché tu puoi avere tuo padre quando il mio è morto? E ora sta usando mia madre per poi buttarla via"
"Ron, torniamo a casa mia e parliamon-" il rumoroso botto riportò Rick alla notte in cui aveva addentato la gola di un uomo. Avvertì lo stesso disorientamento. Tutto si mosse a rallentatore. I capelli di Michonne gli sfiorarono il viso, solleticandolo, mentre correva per prendere la pistola di Ron. Tentò di dirle di fermarsi. Tentò di dirle di non inasprire la situazione. Con aria assente, fece per spingere Carl dietro di sé, ma la sua mano incontrò l'aria. Il battito del suo cuore si intensificò nelle sue orecchie mentre si voltava alla ricerca di Carl. Il corpo di suo figlio era steso nel lago. Un cerchio rosso sul suo torso si allargò e incupì l'acqua, mentre sprofondava. 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


Sporche impronte bagnate erano disseminate sul pavimento di lineoleum nella sala d'attesa dell'infermeria. Lo scatto di stivali che andavano avanti e indietro era l'unico suono evidente a parte le voci soffocate che parlavano con urgenza dietro la porta chiusa. Si fermava ogni minuto per fissare nel vuoto. Un continuo fiume d'acqua gli cadeva dai vestiti zuppi, formando piccole pozze ai suoi piedi. Parole mormorate iniziarono a riempire l'aria. Michonne non riusciva a decifrare quello che stava dicendo, ma captò un 'Lori' e molti 'Mi dispiace'. Una sensazione d'impotenza la investì mentre osservava Rick che perdeva i fragili strati della sua sanità.
Volendo fare qualcosa, qualsiasi cosa, per riportarlo indietro, gli si mise di frone e lo bloccò. "Rick, hai davvero bisogno di toglierti questi vestiti bagnati" disse piano.
Lui la guardò confuso, senza capire le parole che gli stava dicendo. Il lutto e il dolore nei suoi occhi erano così forti che lei dovette guardare altrove; tutto quello che lui stava passando le era fin troppo familiare.
"Devi cambiarti i vestiti" ripeté. Guardandogli le mani vide le sue unghie ancora blu, da quando si era gettato nell'acqua ghiacciata del lago. "Non puoi prenderti una polmonite".
Lui scosse il capo guardando il pavimento. "Non posso...Carl...devo stare qui"
"Carol ha portato dei vestiti puliti e asciutti per te" indicò i jeans ben piegati e la camicia sulla sedia, "Puoi usare la dispensa per cambiarti. Sarai ancora vicino a Carl. Non lo stai lasciando"
Le lacrime che avevano minacciato di cadere nel giro dell'ultima ora finalmente gli rotolarono lungo le guance, miscelandosi alla sua pelle già umida. "Mio figlio si è preso un proiettile per me"
"E le persone dietro quella porta stanno facendo tutto il possibile per salvarlo"
"Dovrei essere lì con lui. E se..." Rick non riuscì a concludere la frase. Il solo pensiero quasi lo paralizzò per il dolore.
"Dobbiamo farli lavorare senza distrazioni" gli prese la mano e lo guidò lungo il corridoio. "Andiamo. Ti devi cambiare"
Una volta entrati nella dispensa Rick si limitò a rimanere sulla soglia con l'aria di chi non sapeva cosa fare. Michonne prese l'iniziativa e iniziò a slacciargli la camicia. Riuscì ad avvertire l'umidità della sua pelle. La camicia cadde al suolo quando lei gliela fece scivolare dalle spalle. Con la parte superiore del corpo esposta, numerosi brividi presero possesso di lui. Fino ad allora non si era praticamente reso conto di quanto fosse congelato.
Michonne trovò un asciugamano su una mensola e iniziò a passarglielo lungo il torso, sperando di aiutarlo a scaldarsi. Passò alle sue braccia evitando la garza messa a casaccio sull'avambraccio destro. Rick la osservò attentamente, vedendole solo il capo mentre lei si prendeva cura di lui. I suoi occhi presto persero l'attenzione e mentalmente lui tornò indietro nel tempo. Feste di compleanno, partite di baseball, grigliate, tutte le cose che faceva con suo figlio prima che il mondo diventasse un inferno. Usava domandarsi quasi tutti i giorni se fosse un buon marto, ma non aveva mai dubitato del suo amore e impegno verso Carl fino ad allora. Non sapeva se fosse più in grado di essere definito un genitore.
"Non so perché stai con me" la sua voce uscì in un rauco sussurro. "Non faccio del benere a nessuno. Shane diceva che non riuscivo a tenerli al sicuro. Aveva ragione. Lori è morta. Carl è stato colpito..." la sua voce si spezzò, "di nuovo. Avrei perso Judy se non fosse stato per Tyreese"
Michonne si fermò e gli abbassò il viso così da guardarlo negli occhi. "Rick, è il tuo dolore a parlare. Non devi crederci. Carl starà bene" alzò la voce per enfatizzare, "starà bene". Non era sicura se stesse cercando di convincere lui o se stessa. Senza aggiungere altro, gli occhi di lui si incatenarono ai suoi. Lei riuscì a vedere la sua mente che lavorava senza sosta come se stesse tentando di risolvere un enigma. Finalmente lui alzò lo sguardo al soffitto e si tolse gli stivali, iniziando con aria assente a slacciarsi i jeans, facendoli scivolare lungo le gambe. Michonne si voltò per concedergli un po' di privacy.
"Non devi distogliere lo sguardo" disse lui dopo alcuni attimi.
Michonne si girò appena e lo vide con l'asciugamano avvolto in vita. La camicia, i jeans e i boxer erano impilati ai suoi piedi.
"Suppongo che Carol non mi abbia preso la biancheria" disse infilandosi i jeans asciutti sotto l'asciugamano. "Non sarà la prima volta che sto senza"
Lei sorrise leggermente al suo tentativo di scherzo, sperando che ciò significasse che stava tornando in sé. Lo osservò indossare la camicia ma senza abbottonarla. Si sedette su una sedia imbottita per rimettersi gli stivali. Si fermò con uno stivale in mano e guardò Michonne. I suoi occhi erano tornati spenti.
"Ti amo davvero. Ho bisogno che tu lo sappia, ma capisco perché non ne vuoi parlare, o perché non me lo dici a tua volta. Non sono un bene. Deanna ha detto che ho perso l'anima. Inizio a crederle. Il virtuoso sceriffo di King's County odierebbe l'uomo che sono diventato"
Michonne gli si avvicinò e si inginocchiò fra le sue gambe. Posò una mano sul suo petto. La sua pelle ghiacciata aveva iniziato a scaldarsi leggermente. "Hai ancora l'anima. La sento proprio qui"
Lui le sfiorò i capelli, sfuggiti alla coda, spostandoglieli dietro l'orecchio. "Non ti merito. Farò del male anche a te alla fine"
Lei gli carezzò la guancia, scostandogli i capelli dal viso. Lui chiuse gli occhi per godersi la sensazione. "Sei molto meglio di quello che pensi, Rick". Il modo in cui lui scosse il capo per negare le sue parole le spezzarono il cuore. Ogni parte di lui irradiava tristezza. Si chinò a posargli un lieve bacio sulle labbra ancora fredde, volendo fargli capire che rimaneva ancora al suo fianco.
Lui le strinse la mano, disegnando piccoli cerchi col pollice su ogni nocca. "Mi parlerai di Andre?"
Michonne esalò un profondo sospiro. Non parlava di Andre. Lo aveva fatto con Carl, ma senza offrire i dettagli del dolore e della sofferenza con cui conviveva. Ma lei e Rick erano così simili, sempre in sincronia; sapeva che parlargli di come lei ora stava bene avrebbe fatto stare bene anche lui.
"Era perfetto" iniziò. "Era felice. Sorrideva sempre. Era il bambino più dolce che si potesse conoscere. Era la luce della mia vita, e ho dovuto abbatterlo. Ho dovuto infilzare la spada nella testa del mio bambino" si fermò per riprendere fiato. Il peso delle sue parole le ricaddero addosso con pesantezza mentre rivelava il punto più oscuro della sua vita. "So cosa significa pensare di aver fallito come genitore. Quando stavo da sola diventavo pazza pensando a cosa avrei potuto fare di diverso. Mi ci è voluto un po' per rendermi conto che questo mondo non rispetta nessuno. Puoi fare tutto al meglio e perdere comunque le persone che ami. Questo mi spaventa. Mi spaventa amarti visto che abbiamo così tante persone da proteggere. Non volevo che niente ci distraesse"
Rick rimase in silenzio, osservandola mentre ricomponeva i suoi pensieri, sapendo che aveva bisogno di tirarli fuori senza essere interrotta.
"Ero così arrabbiata con Mike" proseguì, "diventavo furibonda a volte. Penso che la rabbia mi abbia aiutato a sopravvivere là fuori così a lungo. Ma ho capito che non potevo colpevolizzarlo. Nessuno di noi aveva capito cosa stesse realmente succedendo. Non posso arrabbiarmi con chi non è riuscito ad adattarsi. Lui era così buono con me, con Andre. Voglio ricordarlo così. Voglio ricordare come Andre squittiva dalla gioia quando suo padre lo faceva girare per aria come Superman" sorrise al ricordo, "Fa ancora male. Farà sempre male, ma so che ora sto bene" guardò Rick negli occhi. "Tu mi hai aiutato a stare bene. Ho trovato di nuovo una famiglia da amare grazie a te. Quindi non ti azzardare a dirmi che non sei un brav'uomo".
Rick le prese la mano che ancora stava stringendo e la fece sollevare sulle proprie gambe. Seppellì il viso nell'incavo del suo collo. Lei era così calda e protettiva, lui non poté più trattenersi. Il suo corpo fu scosso mentre le lacrime gli uscirono. Pianse per il proprio lutto e per quello di lei. Michonne fece scorrere le mani fra i suoi riccioli umidi; calmandolo, facendogli tirare fuori tutti. Quando non ebbe più lacrime, Rick sollevò il capo. Lei gli asciugò il viso. C'era così tanto amore nei suoi occhi che lui avvertì il bisogno di abbassarsi e posarle un breve e dolce bacio, ottenendo conforto dalla morbidezza delle sue labbra.
Michonne si alzò, e si asciugò i propri occhi, non si era resa conto di aver cominciato a piangere. "Finisci di vestirti. Mi sembra di sentire gli altri che parlano. Potrebbero avere notizie sulle condizioni di Carl".
 
 
 
Rick tenne la mano di Michonne come fosse una cima di salvataggio mentre tornavano nella sala d'attesa. Craig e Rosita stavano uscendo dalla stanza in cui c'era Carl a lottare per la propria vita.
"Vi prego, ditemi che mio figlio sta bene" disse Rick.
"Beh, ci sono buone notizie e cattive notizie" disse Craig. "C'è una ferita superficiale, quindi non è stato necessario alcun intervento per estrarre i frammenti. Rosita mi ha aiutato a pulirla. Il sangue che hai dato per la trasfusione ha aiutato. Potrebbe non servirne altro. Per fortuna, abbiamo una buona scorta di antibiotici. Ne sta ricevendo un bel po' dalla flebo. Questo impedirà qualsiasi infezione. Ora, le cattive notizie. Non sono esattamente brutte, ma visto che è quasi affogato nel lago, gli è entrata molta acqua nei polmoni prima che lo tirassi fuori. Sono riuscito a tirare fuori quella che spero fosse tutta l'acqua. Non c'è modo di affermarlo visto che non possiamo fare una radiografia. Dobbiamo solo osservarlo attentamente, e spero di essere riuscito a fare tutto il necessario"
Rick annuì, guardò Michonne e poi di nuovo Craig. "Quindi mi stai dicendo che mio figlio ha una buona possibilità di farcela?"
"Sì" disse Craig. "Puoi entrarlo e vederlo, se vuoi"
Rick guardò di nuovo Michonne.
"Vai pure" gli disse. "Parlerò con Rosita e poi arrivo"
Lui le strinse la mano ed entrò nella stanza, sorreggendosi all'idea di vedere suo figlio in stato di incoscienza.
Michonne aspettò che la porta si chiudesse e si voltò verso Rosita. "Abraham ha chiuso Ron in una delle case vuote?"
"Sì, non ci è voluto molto. Abe ha detto che il ragazzino era piuttosto sconvolto da quello che aveva fatto. Ha confessato di aver rubato la pistola dalla scorta di Rick mentre tutti erano distratti dall'aggressione dei vaganti"
Michonne sospirò. "E' una brutta situazione. Non so come sistemarla"
"Non ti preoccupare, adesso. Vai da Rick e Carl"
Michonne annuì. "Hai ragione"
"Vado ad aggiornare tutti sulle condizioni di Carl" Rosita posò una mano confortante sulla schiena di Michonne prima di andarsene.
"Starà davvero bene?" chiese a Craig una volta soli.
"Non posso dirlo con sicurezza al 100%, ma ha una buona possibilità, Chonney. Ho dovuto ripensare a tutti i miei studi di medicina e al tirocinio. Non lavoravo su un paziente così critico da un bel po'. Non si vedono molti di questi casi in dermatologia. Il dottore che c'era qui prima che arrivassi aveva molti libri di medicina, quindi sono andato a leggere come tirare fuori l'acqua dai polmoni. Farò tutto il possibile per Carl. Lo prometto. Vedo quanto lui significhi per te. Quanto Rick significhi per te"
"Sono la mia famiglia" disse Michonne.
"Allora vai da loro"
Michonne lo abbracciò. "Grazie. Per tutto. Anche tu sei la mia famiglia"
Lui ricambiò l'abbraccio. "Come un fratello, già" fece con un sorriso triste.
Lei lo baciò sulla guancia. "Sai che ho sempre voluto un fratello".
 
 
 
Carl sembrava così piccolo e pallido in quel letto d'ospedale. Le fasciature gli coprivano il petto. La cicatrice dell'ultimo colpo subito da un proiettile era subito visibile. Rick era seduto e fissava intensamente il figlio.
Michonne si sedette sul letto e baciò Carl sulla fronte. "Devi svegliarti al più presto, ragazzino. Non abbiamo mai parlato di quei tuoi ultimi fumetti. Dobbiamo leggerli a Judy. A lei piace. Specialmente quando cambi la voce per i vari personaggi" gli scostò i capelli dal viso. "Abbiamo bisogno di te. Non puoi lasciarci. Non te lo permetterò, e sai che devi sempre ascoltare quello che dico".
Michonne osservò il suo petto sollevars e abbassarsi a ritmo di deboli respiri. Rimase lì per un po' sperando in un miracolo.
Alla fine, si sedette accanto a Rick. Le loro mani si trovarono silenziosamente, di nuovo, aspettando con determinazione che il loro bambino aprisse gli occhi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


"E' un dannato ragazzino. Non possiamo piantargli un proiettile in testa" Daryl sollevò gli occhi stretti verso Carol.
"Non andrò lì ad estrarre la mia pistola, ma dobbiamo riflettere sulle opzioni. Ha sparato a Carl. È un pericolo" Carol incrociò le braccia ma non incontrò lo sguardo di Daryl. Quello che aveva dovuto fare a Lizzie aveva perseguitato Tyreese fino alla tomba, e aveva intenzione di portarsi quell'azione fin dentro alla propria. Non sapeva se gli altri avrebbero compreso quanto fosse pericolosa quella bambina visto che non l'avevano sperimentato di persona. Lei e Daryl arrancavano su un terreno scivoloso ultimamente. Non c'era bisogno che qualcos'altro fosse da impedimento al loro rapporto.
"Se Nicholas è stato rilasciato dopo quello che ha fatto a Glenn, allora Deanna non butterà il ragazzino per strada" disse lui.
"Beh, bisogna fare qualcosa"
"Aspettiamo Rick. Facciamo quello che dice lui" Daryl si grattò la peluria che cresceva selvaggiamente sul suo mento.
"Rick è accanto a Carl giorno e notte. E se Carl non si riprende, che Rick avremo? Ricordi com'era dopo Lori"
"Sì, ma Michonne non gli permetterà di lasciarsi andare di nuovo. Ci pensa lei"
"A proposito..." Carol indicò Michonne che attraversava la strada e si dirigeva verso di loro, davanti alla casa che faceva da prigione per Ron.
"Ehi, ragazzi. Che succede?" disse Michonne.
"Jessie e Sam sono dentro a visitare Ron. Stiamo qui per consentire loro un po' di privacy" disse Carol.
"E per assicurarci che il piccolo cecchino non tenti di scappare" disse Daryl.
Michonne si portò una mano dietro il collo e scosse il capo. "Non so ancora cosa dovremmo fare con lui. Non possiamo esiliare un ragazzino, ma non mi sento a mio agio all'idea di lui che se ne va liberamente in giro"
"E' ciò di cui stavamo parlando" disse Carol. "Pensi che Rick dirà la sua su cosa dovremmo fare?"
Michonne scosse nuovamente la testa. "Penso che non sia ancora mentalmente pronto. Ron è chiuso in quella casa. Questo deve bastare per ora"
"Inoltre abbiamo altre cose di cui preoccuparci" disse Daryl. "Quello che è successo l'altra sera non è una coincidenza. Dobbiamo scoprire chi ha lasciato entrare i vaganti. Oggi io e Aaron usciremo per investigare intorno all'area"
"Sembra una buona idea. Non abbiamo mai avuto quella riunione per pensare alle strategie. Perché non ci incontriamo a casa nostra questa sera. Pensate di riuscire a tornare per allora?" chiese Michonne a Daryl.
"Dovremmo farcela"
"Stai attento là fuori" gli disse Carol.
Daryl urtò la sua spalla con la propria. Un po' delle loro vecchie celie stavano lentamente tornando. "Sì".
Sam si gettò fuori per correre giù dagli scalini verso Carol. L'abbracciò con le sue piccole braccia e appoggiò il capo sul suo ventre. Lei gli accarezzò i capelli e gli sorrise. Per quanto ci provasse, non resisteva al prendersi cura dei bambini feriti.
Daryl si affrettò a raggiungere la porta e a chiudere la serratura di sicurezza per accertarsi che il loro giovane prigioniero fosse al sicuro dentro.
"Ehi, Michonne" disse Jessie docilmente, "Carol, gli è piaciuto quello che hai preparato"
"Bene" disse Carol.
"Mamma, posso andare con Carol?" chiese Sam.
Jessie abbassò lo sguardo sentendo di nuovo il dolore dovuto al fatto che suo figlio cercasse un'altra donna. "Certo. Se per la signora Peletier va bene"
"Vieni. Andiamo a fare i biscotti" Carol e Sam si avviarono lungo la strada. Daryl fece un cenno a Michonne e andò nella direzione opposta lasciando le due donne da sole.
Jessie si sedette sul primo gradino. Michonne rimase in piedi con un piede su uno scalino e la mano al fianco.
"Come sta Carl?" chiese Jessie.
"Stabile. Stiamo aspettando" disse Michonne.
"Pensavo di andare da Rick per dargli supporto, ma non penso che voglia vedermi. Probabilmente mi odia per quello che ha fatto Ron"
"Rick non ha il tempo di odiare nessuno adesso. Tutta la sua energia è per Carl"
Jessie guardò in basso. Quando tornò a guardare Michonne aveva le lacrime agli occhi. "Rick è davvero una persona buona"
"Già"
"Ron me l'ha detto" Jessie fece una pausa, insicura sul dover dire a Michonne quello che aveva in mente. Sembrava sciocco farlo viste le attuali circostanze, "mi ha detto di aver visto te e Rick che vi baciavate alla cena dopo quel casino. Voi due...? Non so cosa sto dicendo. Sto farfugliando"
"E' davvero questo su cui vuoi concentrarti al momento?" chiese Michonne.
Jessie scosse il capo e si asciugò le lacrime. "So che non dovrei, ma è stato così gentile con me fin dall'inizio. Era una cosa che non avevo mai sperimentato. La mia famiglia non è mai stata molto di supporto. Pensavano che avrei dovuto sopportare gli abusi ed essere grata di aver sposato un dottore. Pete mi aveva alienato da tutti i miei amici. Deanna chiudeva gli occhi. Quindi Rick è stato...come il mio salvatore. Pensavo che potessimo avere qualcosa. Suppongo sia difficile rinunciare a una fantasia del genere, anche dopo averlo visto rifiutare il mio bacio" disse piano. "Ma no, hai ragione. Devo concentrarmi sui miei figli. Sai cosa faranno a Ron? Ho cercato di andare da Deanna, ma rifiuta di vedere chiunque"
Michonne guardò Jessie con comprensione. Non poteva immaginare cosa significasse sopportare gli abusi che lei aveva vissuto per anni. "Non lo so, ma non cacceremo un ragazzino. Però qualcosa verrà fatto. Ron potrebbe non essere più libero per un po'"
"Finché è vivo possiamo sopportare qualsiasi cosa"
Michonne annuì e distolse lo sguardo. -Anche Carl è vivo, ma chissà per quanto.- Rapidamente allontanò quel pensiero dalla mente. "Sì, sei molto fortunata ad avere entrambi i tuoi figli vivi e in salute"
Jessie iniziò a balbettare una scusa quando si rese conto di cos'aveva detto. "Voglio dire che anche Carl starà bene. Ne sono sicura"
"Sì, è vero" disse Michonne. "Prenditi cura di te, Jessie" si voltò per andarsene.
"Aspetta" disse Jessie. Michonne si girò aspettando che parlasse. La donna improvvisamente sembrò esitante.
"Sì?"
"Dì a Rick...digli solo che mi dispiace"
"Lo farò" disse Michonne prima di lasciarla da sola sotto il portico.
 
 
 
"Ricordi la festa del tuo ottavo compleanno al Party Palace? Giuro, quel ristorante esisteva fin da quando ero bambino, il vecchio Johnson era ancora a capo di quel posto. I bambini lo amavano. C'era una tale baldoria con tutti i tuoi amici. Penso che tua madre dovette prendere un paio di aspirine in più quella sera. Tutto il caos dei giochi e dei bambini la faceva impazzire, ma non lo dava a vedere perché era felice nel vederti felice..."
Deanna si sentì in colpa nell'ascoltare Rick che parlava al suo incosciente figlio in un momento privato di abbandonamento ai ricordi, ma non voleva interromperlo. Quando ci fu una pausa, bussò leggermente sulla porta mezza aperta. Rick si voltò per vedere Deanna con aria apprensiva. Lanciò una rapida occhiata a Carl, poi si alzò e andò verso di lei.
"Deanna" disse. Notò che lei sembrava di nuovo se stessa con una bella camicia e pantaloni morbidi. I suoi capelli erano ben sistemati.
"Ciao Rick. Non volevo interrompere"
"Va bene"
"Volevo tornare a vedere come sta Carl"
"Nessun cambiamento"
"Nessun genitore dovrebbe vedere il proprio figlio ridotto così" sospirò. La sua voce iniziava ad essere tremula mentre tratteneva le lacrime. "Devo scusarmi con te, Rick. Ho fatto un grave errore nel non ascoltarti sul fatto di tenere al sicuro la comunità. Mi dispiace che tuo figlio abbia dovuto pagare il prezzo della mia testardaggine"
Rick ammorbidì il suo duro sguardo. "Nessuno avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo. Devo prendere la mia parte di responsabilità nell'averlo provocato. Non è tutta colpa tua"
"Quando sarai pronto, voglio discutere su come possiamo rendere più sicuro questo posto. Non sono più adatta ad essere il leader. Perlomeno non da sola. Mi serve il tuo aiuto, Rick"
"Ce l'hai" disse Rick. "Io, Michonne e chiunque altro lavoreremo al massimo per proteggere quello che abbiamo" si fermò prima di proseguire, "Mi dispiace per Aiden e Reg. Non penso di averti porto le mie condoglianze. Anche tu ne hai passate molte"
"Pensavo di aver capito tutto. Avevamo dei lutti di tanto in tanto, ma non pensavo che questo tipo di tragedia avrebbe mai colpito la mia famiglia. La mia superbia ha costato la vita della metà della mia famiglia"
"So qualcosa sul vivere col senso di colpa ed essere tormentato dai morti. Può mangiarti lentamente se glielo consenti"
"Userò il dolore per cambiare tutto. C'è la speranza che possiamo prevenire che accadano altre cose simili" Deanna esitò a posare una mano rassicurante sul braccio di Rick prima di andarsene.
Rick tornò in stanza sperando di vedere gli occhi del figlio aperti che lo guardavano, ma Carl era ancora nel suo ininterrotto sonno. Si avvicinò alla caraffa del caffè posta su un fornellino portatile. C'erano bustine di zucchero dappertutto, ma si limitò al caffè nero. Si voltò e vide Craig che camminava lungo il corridioio con un libro in mano.
"Nessun cambiamento?" chiese Craig versandosi quello che rimaneva del caffè.
"Nessun cambiamento" confermò Rick. "Voglio ringraziarti per tutto quello che stai facendo per salvare Carl. Ti vedo mentre lavori senza sosta. Lo apprezzo più di quanto tu sappia. Solo che..." Rick scosse il capo.
"Solo che non sai perché non si sveglia. Lo so, ma tutti i suoi organi vitali sono in buono stato. A volte quando il nostro corpo sperimenta questo tipo di trauma, va in ibernazione per riposare e riabilitarsi. Michonne mi ha detto che tu ne sai qualcosa"
Rick si appoggiò alla mensola. "Sì, tale padre, tale figlio. Vorrei che avessimo in comune trofei della Little League e non ferite da proiettile"
Craig studiò l'uomo che aveva di fronte e notò le borse sotto gli occhi, i vestiti spiegazzati, e come il suo sguardo continuasse ad atterrare sul figlio. "Quando sono arrivato nella comunità non mi piacevi molto, e dannazione, sono sicuro che la cosa fosse reciproca"
Rick ghignò. "Beh, all'inizio non mi piace quasi nessuno. Non prenderla sul personale"
"Michonne mi ha detto anche questo. Voi due sembrate avere la stessa mente a volte"
"Fortunatamente la sua mente funziona più della mia. Non so cosa farei senza di lei" disse Rick. Quasi sussultò al pensiero di non avere Michonne al suo fianco.
Craig rimase sospreso dalla sincerità nella sua voce. "Una volta lo pensavo anch'io. Poi mi mollò. Sono andato avanti. Ho avuto altre relazioni significative, ma parte di me ha sempre pensato a come sarebbe stato se fossimo rimasti insieme. Una parte di me l'ha sempre amata. Probabilmente lo farà per sempre. Lei ha quell'effetto. È speciale"
"Già" disse Rick. "Dice che sei una brava persona, e ne sono testimone io stesso". Rick tese la mano. "Benvenuto in squadra"
Craig guardò il suo braccio teso, poi lo guardò negli occhi. "Trattala bene"
"Se non lo faccio, sarà lei la prima a prendermi a calci. Fidati" disse Rick e i due si strinsero la mano.
 
 
 
Rick uscì a prendere un po' d'aria. Sorseggiava il suo caffé guardando le mura della comunità. Le mura che dovevano tenere la sua famiglia al sicuro. Era così perso nei suoi pensieri che sobbalzò leggermente quando sentì una mano sulla spalle. Voltandosi rapidamente, in all'erta, il suo atteggiamento da guerriero si addolcì quando vide Michonne. Il suo braccio scivolò intorno alla sua vita mentre lei si appoggiava a lui. Da quando avevano parlato qualche giorno prima, una profonda intimità si era sviluppata tra loro.
"Dove hai preso il caffè? Ne volevo un po' stamattina, ma non ne abbiamo a casa" disse lei.
Rick le porse la tazza senza parlare. L'osservò sorseggiare e assaporare il tiepido liquido prima di ridarglielo.
Lei guardò il suo profilo notendo i suoi capelli ingrigiti sulle tempie. "Jessie voleva che ti dicessi che le dispiace"
Rick la guardò, annuì, e tornò con gli occhi sulle mura.
"A cosa pensi?" chiese lei.
"Mi sto domandando per quanto quelle mura ci terranno al sicuro. Non riusciranno a tenere fuori chiunque vuole davvero entrare qui"
"No, infatti" concordò Michonne. "Come ti ho già detto, succederò qualcosa. Dobbiamo solo essere preparati. Ricreare alcune misure di protezione come avevamo fatto intorno al perimetro della prigione sarebbe un buon inizio"
"Deanna è passata da me. Penso che finalmente stia vedendo le cose come noi. Forse possiamo salvare questo posto"
"Ho preparato una seduta strategica a casa nostra questa sera"
"Vuoi che venga?" chiese Rick.
"No, rimani qui con Carl. Posso pensarci io"
"Okay" disse lui leggermente grato che fosse lei a occuparsi di tutto quando lui non poteva. "Posso condividere con te una follia?"
Lei gli spostò alcuni ricci ribelli che erano scappati sulla sua fronte. "Con chi altro puoi condividere le tue follie?"
Lui sorrise prima di tornare serio. "A volte mi manca essere lì fuori. Nonostante tutto. Stare fuori così a lungo mi ha cambiato. Ho assorbito un po' di aspetto selvaggio. Non posso eliminare quell'istinto animale"
"Istinto umano e istinto animale sono insieme. Torniamo a essere gli animali che siamo sempre stati. Il mondo moderno ci ha solo addomesticato un po'"
"Quindi siamo tutti semplici animali, eh?"
"Possiamo essere animali civilizzati" Michonne emise un ringhio e finse di muovere la mano a mo' di artiglio. Rick rise leggermente e si abbassò a baciarla sul naso. Lei appoggiò il capo sulla sua spalla mentre continuavano a guardare le mura.
"Stavo pensando" Rick ruppe il silenzio, "a come potrei andare avanti se Carl non ce la facesse". Ammettere che Carl avrebbe potuto non svegliarsi lo lasciò quasi senza fiato.
"Carl riuscirà-"
Rick sollevò la mano per fermarla. "So che nessuno di noi vuole ammetterlo, ma c'è la possibilità che il nostro bambino muoia"
Lo sguardo di Michonne si focalizzò sulle crepe nel cemento del marciapiede mentre un'unica lacrima le scappava dall'occhio. Rick aveva ragione. Non poteva pensare a uno scenario in cui Carl non sopravviveva.
"Ma devo andare avanti" continuò lui. "Judith ha bisogno di suo padre"
Michonne si divincolò dall'abbraccio di Rick e si parò di fronte a lui. "Anch'io ho bisogno di te"
"E' più vero il contrario" disse lui circolandole la vita.
"Smettila di denigrare il tuo valore, Rick" fece un piccolo passo avanti così che non ci fosse spazio tra loro. "Ho bisogno di te. Ti amo"
Rick scosse il capo, quasi non credette al fatto di udire quelle parole dalla sua bocca. Le aveva sognate, le aveva attese prima di ammettere a se stesso come si sentiva. La realtà di avere l'amore di Michonne era sufficiente a schiacciarlo per l'emozione. Appoggiò la fronte alla sua prima di trovare le sue labbra e di baciarla profondamente. Il calore del suo corpo sapeva di casa accanto al proprio. Michonne si separò dal bacio e appoggiò il capo sul suo petto. Rick arrotolò uno dei suoi dread intorno al dito mentre disegnava cerchi sulla sua schiena con l'altra mano. Entrambi rimasero abbracciati finché non sentirono delle grida.
"Rick!" Craig giungeva correndo dall'infermeria. "Grandioso Michonne, ci sei anche tu. Venite, svelti"
Rick e Michonne corsero nell'edificio, temendo il peggio. Entrambi si fermarono all'entrata della stanza dove videro due brillanti occhi blu che li fissavano. Si guardarono con le lacrime che iniziarono a rigare i loro volti. Rick si avvicinò al letto per primo. Gentilmente prese una mano di Carl fra le proprie.
"Papà. Sei qui" la voce di Carl era un sussurro rauco.
"Ehi, figliolo. Non potrei essere da nessun'altra parte" Rick sentiva di star per esplodere dalla felicità. Posò un bacio sulla mano di Carl. Carl si voltò per guardare Michonne che era dall'altra parte del letto e gli teneva l'altra mano.
"Ehi Michonne" Carl sorrise più luminosamente che poteva.
"Ehi, ragazzino. Ci hai spaventato parecchio" disse Michonne ridendo e piangendo. Era così piena di gioia per il fatto di rivedere il suo ragazzo.
"Mi dispiace" si mise a tossire. La gola era secca per essere stato privo di sensi tanto a lungo. Craig gli porse un bicchiere d'acqua e lo aiutò a bere.
"Non c'è nulla per cui dispiacersi" disse Rick quando Carl tornò a stare comodo. "Siamo felici che tu sia tornato da noi"
"Ehi, papà?"
"Che c'è, Carl?"
"Sono in vantaggio rispetto a te"
"In che modo?"
"Tu sei sopravvissuto solo a una ferita d'arma da fuoco. Io sono sopravvissuto a due"
Rick rise tra le lacrime. "Ci hai preso, figliolo".

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


Michonne si sedette sulla sedia pieghevole sorseggiando il caffè che in qualche modo Rick le aveva procurato dalla scorta decrescente di Olivia. Il sole era tramontato dieci minuti prima, ma non sarebbe andata a letto di lì a poco. La sua notte l'avrebbe trascorsa pattugliando la comunità. Voleva prestare speciale attenzione attorno al perimetro. Daryl e Aaron non avevano trovato prova di crimini lì fuori, ma il suo istinto le diceva che stava per succedere qualcosa e non sarebbe stato nulla di buono.
Si strinse ulteriormente nella camicia larga di plaid di Rick. Il vento era aumentato quindi dubitava che quell'indumento sarebbe riuscito a tenerla al caldo a lungo, ma non voleva sentirsi costretta da un cappotto ingombrante. La katana era appesa alla sua schiena proprio come ai vecchi tempi. Gli stivali di pelle strisciavano sul suolo. L'atteggiamento freddo che di solito la caratterizzava era in conflitto con l'energia nervosa e ininterrotta che sentiva nell'anima. Non sapeva perché cose simili cominciavano sempre a farsi vive di notte, ma era pronta a lasciarsele alle spalle.
"Ehi" Rick entrò nell'area e la baciò velocemente sulla guancia prima di sedersi accanto a lei. "Siamo proprio i primi, eh?" chiese.
"Sembra di sì" disse. "Com'è stata la guardia questo pomeriggio?"
"Tranquilla" disse lui iniziando nervosamente a muovere la gamba, "ma non sembra un bene"
"Sta arrivando qualcosa"
"Qualcosa di brutto"
Michonne posò la mano sulla sua gamba per farlo smettere di agitarsi. Nessuno dei due aveva bisogno di essere così nervoso. Guardò dietro la propria spalla e vide Jessie e Sam camminare dentro il cortile di Deanna. La donna bionda rivolse un imbarazzato cenno di saluto prima di sistemarsi dalla parte opposta. Rick guardò l'orologio per evitare lo sguardo di Jessie. Non si sentiva ancora completamente a suo agio con lei. Dall'aver ucciso suo marito, al loro goffo non-bacio fino al fatto che suo figlio avesse tentato di ucciderlo, colpendo Carl, era strano stare insieme a lei.
"Sembra che cominceremo presto" disse Michonne.
Rick si voltò per vedere cos'avesse attirato l'attenzione di Michonne. Fu sconvolto dal sussulto di odio che immediatamente colpì il suo cuore alla vista di Ron. Mentalmente, sapeva che Ron era solo un ragazzino confuso che rimpiangeva quello che aveva fatto, ma era difficile accettarlo con le immagini di suo figlio che veniva colpito e quasi affogava. Fece un respiro profondo e guardò il cielo per tentare di calmarsi. Stava perdendo la battaglia finché non avvertì una mano fresca attorno alla propria. Michonne gliela strinse forte. Lui emise un altro respiro profondo e annuì, facendole capire che era tutto ok.
Ben presto il resto della comunità iniziò ad entrare. Carol si sedette accanto a Michonne. Glenn, Tara e Rosita rimasero accanto all'entrata insieme a Morgan e Aaron.
Deanna fece il suo ingresso con Maggie e Spencer rispettivamente ai suoi lati. Il brusio di voci si zittì. "Grazie per essere usciti stasera. Mi dispiace che ultimamente ci riuniamo solo per discutere di tragedie, ma questo è il mondo in cui viviamo oggi"
"Non era il nostro mondo finché Grimes e la sua gente non sono venuti qui" disse Tobin.
"Ora non è il momento-" cominciò Deanna.
Nicholas si alzò dall'angolo in cui era seduto. "Aiden e Reg e Pete sarebbero ancora vivi se Rick non fosse mai venuto"
"Un'affermazione piuttosto audace da parte dell'uomo che è appena stato rilasciato dagli arresti domiciliari per aver sparato a Glenn. E ti sei dimenticato che Noah è morto perché sei un dannato codardo?" gridò Tara.
"Tutti quanti, smettetela. Basta" Maggie si piazzò in centro alla gente riunita. "Dobbiamo tutti calmarci, e parlare di quello per cui siamo venuti. Non è il momento per le vostre lamentele"
"Allora quando potremo parlare di quello che sta succedendo?" chiese Tobin. Si stava arrabbiando così tanto che la sua pelle assunse una tinta rossastra. "Ragazzini che sparano a ragazzini. Quelle cose non morte che invadono il posto in cui viviamo. E probabilmente qualcuno o qualcosa li sta guidando a noi. La mia famiglia è spaventata. Diamine, io sono spaventato, Deanna ci ha sempre protetto di tenerci al sicuro. Non siamo al sicuro"
"Dove cazzo sei stato negli ultimi due anni?" chiese Abraham. Si parò direttamente di fronte a Tobin e incrociò le braccia dietro la schiena con atteggiamento da soldato. "Non c'è un solo centimetro di spazio sicuro rimasto su questo dannato pianeta infetto. Voi figli di puttana state vivendo del fottuto paese dei balocchi se pensate che la ragione dell'assedio di questo posto sia Rick e noi altri. Là fuori ci sono più vaganti che persone. E tra le persone che sono rimaste, ogni singolo stronzo sta cercando di diventare il capo per conquistare quello che è rimasto in vita. Ringraziate le vostre stelle fortunate che siamo qui per darvi una dannata idea del mondo"
"Sto solo cercando di tenere la mia famiglia al sicuro" molto del tono pungente di Tobin era sparito mentre Abraham continuava a stare di fronte a lui.
"Nessuno è venuto per sentire queste stronzate, amico" disse Daryl.
Michonne si piegò per sussurrare a Rick, "E' un déjà-vu. Tobin stava dicendo la stessa cosa quando Deanna convocò la riunione per decidere se volesse esiliarti"
Rick sbuffò e scosse il capo. "Non ne avevo idea..." smise di parlare quando vide Morgan avanzare. La sua fronte si corrugò per la preoccupazione. Lui e Morgan non erano esattamente sulla stessa lunghezza d'onda ultimamente. L'uomo avrebbe potuto cominciare a unirsi al coro delle lagnanze, per quanto Rick ne sapeva. "Cosa significa?" sussurrò a Michonne.
"Magari ti sorprenderà"
"Tutti quanti" disse Morgan, "vi prego di ricordare che sono appena arrivato da quello che c'è fuori dalle mura. Sono giunto fin qui dalla Georgia. Così come hanno fatto Rick e la sua gente. E anche se non avrei usato lo stesso linguaggio del mio amico dai capelli rossi, Abe, ha assolutamente ragione. Nessun posto è veramente al sicuro. Alcuni lo sono più di altri. Anche se le nostre filosofie sono differenti adesso, Rick Grimes mi ha salvato la vita, ed è un brav'uomo. Vi farà bene ascoltarlo"
Rick abbassò lo sguardo impressionato e toccato dalle parole dell'amico. Guardò Michonne e lei mimò le parole 'Te l'avevo detto'.
"E se non lo facciamo, cosa farà? Ci sparerà come ha fatto con Pete?" gridò qualcuno da dietro.
"Okay, basta!" Deanna si alzò dalla sua sedia. "Siamo qui per parlare della punizione per Ron Anderson" si voltò verso Jessie. "So che è tuo figlio, e so che lo ami, ma ha fatto qualcosa di molto brutto. Dev'essere punito. Starà agli arresti domiciliari a tempo indeterminato. Riconsidereremo la sentenza da tre a sei mesi" si rivolse a Ron, "Giovanotto, posso vedere il pentimento e il rimorso sulla tua faccia. Siamo molto fortunati che tu non abbia ucciso Carl Grimes. Spero che durante il tempo che trascorrerai rinchiuso, continuerai a riflettere sul tuo sbaglio. Prendi questo tempo per crescere come persona. Hai fatto una cosa brutta, ma non credo che tu sia una brutta persona. Credo che un giorno sarai di nuovo un membro di valore della comunità"
Ron guardò sua madre con le lacrime agli occhi, poi di nuovo Deanna e annuì. "Ci proverò" si alzò e guardò Rick negli occhi. "Mi dispiace. Ti prego, dillo anche a Carl. Non avrei mai voluto che accadesse questo"
Rick si limitò a concedere un cenno, non fidandosi di se stesso se avesse parlato.
"E per quanto riguarda tutti voi" continuò Deanna, "So che molti di voi si stanno chiededo perché sto chiudendo Ron per tentato omicidio mentre lascio Rick livero. Ha ucciso Pete per ordine mio. Quell'uomo era una minaccia e nessuno di noi era al sicuro con lui. Ora Rick mi sta aiutando a dirigere questo posto perché ne sa molto di più di questo mondo rispetto a me. Ascoltiamo quello che ci dice e se non vi piace vi prego di sentirvi libero di lasciare Alexandria e di tentare di sopravvivere da soli. Con questo, la riunione si aggiorna".
 
 
 
Rick emise un sospiro frustrato mentre osservava le persone di fronte a sé. Camminò avanti e indietro con la mano sul calcio della pistola. Il sole brillava sul gruppo di persone allineate fuori dalle mura di Alexandria. Ognuna di loro aveva una pistola. La maggior parte non sapeva cosa fare delle armi. L'addestramento obbligatorio era iniziato due settimane prima e i residenti non sembravano migliorati a gestire le armi da fuoco rispetto all'inizio.
Rick si asciugò bruscamente una goccia di sudore che colava dalla fronte. La frustrazione era quasi sul punto di esplodere.
Michonne osservò nell'osservare Rick che toglieva la pistola dalla mano di un uomo che non riconobbe per mostrargli come caricarla appropriatamente. Persino da dov'era situata, sulla torre di guarda, riusciva ad avvertire la sua irritazione. Comprendeva i suoi sentimenti visto che le lezioni di coltelli e combattimento corpo a corpo che stava tenendo con Abraham avevano risultati simili. Rick guardò verso la torre. Non era sicura che potesse vederla, ma gli regalò un gesto rassicurante con la mano. Guardando dal mirino del fucile, sorvegliava l'area. Non c'erano stati vaganti. Se n'erano andati qualche giorno prima, e se n'era visto solo qualcuno qua e là.
Vide una versione in miniatura di Carl, mentre entrava dai cancelli e si dirigeva verso la torre, attraverso il mirino. Si girò velocemente quando sentì i suoi passi fermarsi in cima alle scale.
"Ehi ragazzino" disse prima di tornare a concentrare sulla terra in basso.
"Ehi Michonne" si avvicinò per sedersi accanto a lei e guardare fuori dalla finestra. "Papà è davvero duro con loro"
Michonne annuì. "E' vero. Ma sta cercando di salvare le loro vite"
"Stamattina mi ha detto che avrebbe cercato di essere più paziente con tutti, ma non penso stia funzionando"
Michonne inclinò il capo di lato e le tornò in mente la personalità di Rick. "I modi di tuoi padre con le persone potrebbero certamente essere più...diciamo rifiniti" si consentì di distogliere l'attenzione dalla guardia per osservare Carl più da vicino. Era magro e pallido. "Come ti senti? Sicuro che dovresti stare qua?"
Carl mantenne l'attenzione verso l'addestramento con le pistole. "Michonne, sto bene. Non potrei trascorrere un altro secondo chiuso in quella casa. Quando Carol è passata per stare con Judith sono scappato"
Michonne scosse il capo. "Carol lo sa che te ne sei andato?"
"Le ho detto che me ne stavo andando e poi sono corso fuori prima che potesse fermarmi"
"Cosa devo fare con te?"
"Puoi dire a papà che io dovrei aiutarlo" afferrò il calcio della pistola, tirandola fuori dalla fondina intorno alla vita. "Sono uno dei cecchini migliori che ha"
"E' vero ma non ancora, ragazzino. Dobbiamo pensare alla tua salute. Craig dice che sei in convalescente. Aspetta un altro paio di settimane, okay?"
"Chi lo sa cos'accadrà in un paio di settimane. Gli Wolves e chiunque altro esserci addosso" Carl voltò la schiena alla finestra e guardò Michonne.
"Se sarà così, ci penseremo. Tuo padre sa cosa sta facendo. Io so cosa sto facendo. Staremo bene" Michonne sapeva e capiva il suo radicato bisogno di aiutare gli altri per sentire di contribuire alla sicurezza di tutti, ma non gli avrebbe permesso di mettere a rischio la sua salute.
Carl tornò a guardare fuori dalla finestra e osservò come suo padre e Sasha tentassero di fare in modo che Olivia reggesse la pistola come si doveva. "E' abbastanza fantastico come tu abbia sempre tanta fiducia in papà"
Michonne sollevò un sopracciglio. "Certo che ho fiducia in lui. Tu no?"
"Sì, ma a volte dà di matto" scrollò le spalle. "Cioè, tutta la storia con Jessie e dopo aver ucciso Pete" scosse il capo e distolse lo sguardo da quello inquisitorio di Michonne. "Lascia stare"
Michonne guardò il perimetro della comunità per assicurarsi che fosse tutto ancora a posto per Rick e gli altri prima di tornare su Carl. "Parlami. Hai qualcosa per la testa. Sai che puoi dirmi tutti"
Carl sospirò ma rimase zitto tentando di mettere insieme le parole. "Sai quanto voglio bene a papà. È il mio eroe. Tutto quello che fa è per proteggerci. Pete era pericoloso e ha dovuto ucciderlo. Ma quella cosa che aveva con Jessie era strana. Se non avesse avuto quell'ossessione, forse..."
"Forse tu non saresti stato colpito" concluse Michonne al suo posto.
"Sì" disse lui con il capo chino. "Con tutto quello che papà ha fatto per me, non voglio sembrare un ragazzino che piagnucola, ma ho trascorso l'ultimo paio di settimane sentendomi grato e arrabbiato perché è andato troppo oltre"
"Va bene essere arrabbiati. Io l'ho messo k.o. Perlopiù perché cercavo di salvarlo da se stesso, ma ero anche arrabbiata da morire. Non significa che non gli vuoi bene. Non elimina neanche il suo stato da eroe. È umano. Commetterà degli errori e va bene sgridarlo quando lo fa. E poi venire colpiti da un proiettile fa uscire tutta la rabbia. Credimi, io lo so"
Carl la graziò con un piccolo sorriso. "Sì, è vero. Ero arrabbiato anche quando avevo otto anni e non mi aveva comprato il nuovo fumetto di Batman perché diceva che ero troppo piccolo"
Entrambi scoppiarono a ridere. Una volta acquietati, Michonne posò la mano sulla spalla di Carl, "Dovresti parlare con tuo padre. Dirgli come ti senti"
Lui scosse il tempo. "Non voglio ferirlo"
"Il punto, con tuo padre, è che non importa quanto sei arrabbiato con lui, perché sarà cento volte più arrabbiato con se stesso. Entrambi vi portate addosso senso di colpa, rabbia e dolore. Parlatene. Renderà il vostro rapporto ancora più forte"
"Penserà che sono solo un bambino piagnucoloso"
"Conosci tuo padre meglio di così. Non lo farà. Ti ama più di qualsiasi altra cosa. Ti ascolterà. Ti rispetta"
"Okay, gli parlerò" si appoggiò a Michonne e posò il capo sulla sua spalla.
Lei gli accarezzò la testa. "Ti senti stanco?"
"Sì, un po'. Non dirmi 'te l'avevo detto'"
"Non lo farò. Lo penserò e basta" gli sorrise. "Il mio turno finirà presto. Quando verrà Sasha a darmi il cambio, andremo a casa e ti preparerò la cena"
Carl chiuse gli occhi con il capo ancora appoggiato alla spalla di Michonne. "Quando mi ammalavo la mamma mi preparava formaggio grigliato e zuppa di pomodoro"
Lei sorrise. "Andre amava la zuppa di pomodoro di mia madre. Ne mangiava almeno due scodelle"
"La mamma usava le lattine, ma l'adoravo comunque"
Michonne gli tolse i capelli lunghi dal viso. "Ti manca molto"
Carl annuì. "Già. Le saresti piaciuta"
"Perché lo dici?" la voce di Michonne era venata di sorpresa. Non aveva mai pensato a cosa Lori avrebbe sentito riguardo a lei.
"Ami me e Judith come se fossimo tuoi. Lo apprezzerebbe. Penso quasi che lei ti abbia inviato a noi. Ti sei presentata alla prigione il giorno dopo la sua morte. Non sembra una coincidenza. Forse anche Andre ti ha mandato per noi perché sapeva che avevi bisogno di un'altra famiglia"
Michonne faticò per tenere a bada le lacrime che minacciavano di scendere. "E' un modo bellissimo di vedere le cose"
"Penso che ti abbia mandato non solo per me e Judith, ma anche per papà. Sapeva che non avrebbe preso bene la sua morte" fece una pausa. "Ho visto papà uscire dalla tua stanza ieri sera"
"Capisco" disse Michonne. Si stava muovendo con calma.
"Non stavo spiando o altro. Mi ero solo alzato per prendere un bicchiere d'acqua e l'ho visto uscire dalla tua stanza per tornare nella sua. Sembrate molto più vicini ora rispetto a prima che venissi colpito"
"A te sta bene?" per quanto amasse Rick, non voleva fare nulla che avrebbe potuto causare dolore a Carl.
"Papà ha bisogno di te. Tu hai bisogno di lui. Sono contento che stiate insieme" sollevò la testa e la guardò. "Se state insieme"
Lei gli scompigliò i capelli e gli sorrise. "Ci stiamo lavorando"
"Bene. Una delle cose per cui ero arrabbiato prima era la foto persa alla prigione della mamma. Ero arrabbiato perché Judith non saprà mai com'era. Ho paura che un giorno lo dimenticherò, ma abbiamo entrambi te adesso. Questo aiuta a far andare via la tristezza e la rabbia. Spero che siamo in grado di aiutarti allo stesso modo. Di eliminare un po' del dolore per aver perso Mike e Andre"
Michonne non poté più trattenere le lacrime. Abbracciò il ragazzo che considerava suo figlio. "Lo fate, ragazzino. Lo fate tutti, davvero".
 
 
 
L'addestramento con le armi era finito per quel giorno. Il gruppo di abitanti di Alexandria era tornato a casa. Michonne e Carl incontrarono Sasha all'entrata della torre di guardia per il cambio di turno con la promessa di tornare presto con la cena per lei. Michonne portò Carl al cancello principale della comunità. Con il fucile e la katana addosso, Michonne rimase attentamente di guardia alla ricerca di qualsiasi problema. Carl fece lo stesso con la mano sulla pistola, pronto a tirarla fuori in qualsiasi momento di bisogno.
Rick li stava aspettando al cancello con un cipiglio in viso. "Cosa stai facendo fuori dal letto?" chiese a Carl.
"Quelle quattro mura mi stavano facendo impazzire. Dovevo uscire" disse Carl.
"Sii grato di avere quelle quattro mura" Rick lo abbracciò. "Non è sempre stato così. Potrebbe non essere sempre così"
"Lo so, papà. Sono grato. Davvero. Uhm, possiamo parlarne più tardi?"
Rick si corrucciò ulteriormente. "Ti senti bene?"
"Sto bene. È solo che non parliamo da un po'..."
Rick guardò Michonne, ma lei scrollò le spalle sapendo che era compito di Carl spiegare al padre come si sentiva. "Okay, lascia che parli con Deanna, poi potremo discutere, prima o dopo cena"
"Va bene. Ci vediamo a casa" disse Carl avviandosi prima di loro.
Rick e Michonne si misero in cammino insieme, disinvolti, senza volersi separare immediatamente visto che non si erano visti molto durante il resto della giornata. "Di cosa si trattava?" chiese Rick.
"Forse tuo figlio vuole soltanto parlare. Ma qualsiasi cosa dica, ascoltalo. Assorbi quello che cerca di dirti"
"Quindi tu sai di cosa si tratta"
Michonne fece il gesto di chiudersi le labbra e di gettare via la chiave. Rick le sorrise grato, con tutto quello che stava succedendo, riuscivano ancora a essere scherzosi tra loro. Lui notò che lei indossava la sua camicia di plaid bianca e nera.
"Quindi adesso indossi i miei vestiti?" chiese.
"Le tue camicie sono comode" disse Michonne stringendosi nell'indumento.
"Ho solo quattro camicie, e continui a rubarmele. Quella è la mia preferita"
"Scusa" disse lei con un finto broncio.
Lui si fermò e la guardò. "Ora sei ingiusta. Come posso resistere a quella faccia?" finse di pensarci. "Suppongo che vada bene che tu tenga la camicia anche se è la mia preferita, visto che anche tu sei la mia preferita"
Michonne rise. "Dio, Rick. Questa era davvero sdolcinata"
"Lo so. Sento la svenevolezza che mi esce dalla bocca, ma mi è-"
Un rumoroso sparo tagliò l'aria. Tutti coloro che erano per le strade di Alexandria si bloccarono, troppo spaventati per sapere cosa fare.
"Pensi che fosse Sasha?" chiese Michonne.
"Non può essere. La sua arma ha il silenziatore. Vai a chiamare Abraham, Daryl e Rosita e cerca di andare oltre le mura per vedere chiunque ci sia ai cancelli. Io vado all'ingresso per distrarli"
Michonne annuì e si guardarono come a dire 'Stai attento' e 'Torna da me'.
Rick fece cenno alle persone in strada di tornare in casa prima di dirigersi all'entrata principale. Spencer era per terra cercando di alzarsi dopo essere stato colpito in testa da un sasso. Uno strano uomo calvo con una 'W' incisa sulla fronte stava ghignando appena oltre il cancello chiuso.
"Okay, hai la nostra ottenzione" disse Rick. "Cosa possiamo fare per te?"
"Non è ovvio?" chiese l'uomo con voce rauca. "Porcellino, porcellino, fammi entrare"
Rick inclinò il capo come al solito e sorrise minaccioso. "Beh, è carino che tu ti stia presentando con filastrocche, ma non funzionerà qui"
"Oh, io penso che le cose qui intorno stiano per cambiare. Voi sembrate un gruppo formidabile. Il mio regalino composto da vaganti non vi ha turbato molto. Sono impressionato"
"Quindi sei stato tu a condurre i vaganti fino alle nostre case"
"Volevo solo giocare un po' con voi. Mi annoio così facilmente. Non è più divertente farsi fregare. Prendo quello che posso" l'uomo non aveva armi visibili. Teneva le mani nelle tasche. Rick mantenne una posizione disinvolta, ma stava osservando attentamente l'uomo per qualsiasi movimento improvviso.
"Beh, a qualsiasi gioco tu stia giocando, non entrerai qui. Abbiamo regole e protocolli per tenere il pericolo fuori. Tu sembri un sacco pericoloso"
"Io? Mi lusinghi" ridacchiò lo sconosciuto. "Ovviamente ho più uomini nascosti qui ed è nel vostro interesse lasciarci entrare. Altrimenti qualcosa di molto brutto vi accadrà"
"Davvero?" disse Rick ridacchiando a sua volta senza umorismo.
"Se ti va di abbassare lo sguardo sul tuo petto per quel piccolo punto rosso. Vedi, ho un cecchino nascosto. Basta che io sollevi la mano e sei un uomo morto. Se alzi la tua arma, sei un uomo morto. È una situzione fallimentare per te. Tanto vale che apri il cancello per tentare di risparmiarti la vita un po' più a lungo"
"Non credo. Non ti farò entrare. Non farò entrare i tuoi amici. Ti girerai e te ne andrai prima che ti uccida. O potrei ucciderti subito"
"Grandi minacce da parte di un uomo che è a pochi secondi dalla morte. È stato bello conoscerti" l'uomo sollevò la mano. Un solo sparo rimbombò, ma Rick era ancora in piedi. Il suo sorriso era quello di un animale che sapeva che presto la sua preda sarebbe morta. Dietro l'uomo Abraham, Daryl, Rosita e Michonne uscirono con i membri prigionieri del gruppo. Avevano tutti una 'W' intagliata sulla fronte.
"Sembra che il mio cecchino abbia abbattuto il tuo" Rick sollevò la pistola e iniziò a sparare.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


Rick si reclinò sul divano e allungò i piedi sul tavolino. Bevve un lungo sorso di birra e si guardò intorno. La giornata era stata lunga ed era bello rilassarsi a casa. Se chiudeva gli occhi, poteva fingere di tornare a tre anni prima, di essere appena tornato a casa da un turno di notte con Shane. Poteva immaginare Lori e Carl addormentati, e lui stesso sarebbe presto andato a letto. Ma non era la realtà. La realtà era che aveva trascorso tutto il giorno a bruciare cadaveri di vaganti, a rinforzare le mura, a stabilire nuove misure di sicurezza insieme agli altri per la protezione della comunità. Carl era al piano di sopra a dormire, ma non c'era Lori. Però c'era la sua bambina, sana e salva. E la sua Michonne. Era un po' più grezzo e triste rispetto a tre anni prima, ma amava tutte le persone sotto quel tetto con tanta forza come in passato. Mise giù i piedi e posà la bottiglia mezza piena sul tavolo. La birra vecchia di due anni non era buona come era sembrata qualche settimana prima. Il corpo gli doleva mentre si rimetteva in piedi. Il risultato di una dura giornata di lavoro e semplicemente l'età che avanzava. Quasi inciampò su uno dei giocattoli di Judith mentre andava verso la finestra e gli venne da sorridere. Amava che sua figlia avesse dei veri giocattoli. In quel mondo aveva imparato ad essere grato per le piccole cose. Le strada di Alexandria erano silenziose a quell'ora di sera, come al solito. Era una cosa che apprezzava e odiava al tempo stesso. Non sapeva se il richiamo della vita selvaggia se ne sarebbe mai andato, ma sapeva di poterlo addomesticare.
"Vedi qualcosa lì fuori?" Rick osservò il riflesso di Carl che scendeva le scale attraverso la finestra. Sembrava quasi un fantasma. Quelli erano i pensieri che desiderava poter esiliare dal proprio cervello, ma pensare al peggio era quasi un lavoro a tempo pieno a quel punto.
"Mi godo la quiete" disse al figlio. "Non ci sono ancora completamente abituato" Rick tornò verso il divano e indicò a Carl di raggiungerlo.
"Lo so" disse il ragazzo sedendosi. "Sembra quasi di essere di nuovo a King's County a volte"
"Prima stavo pensando a quei giorni" disse Rick. Notò il nuovo taglio di capelli del figlio, realizzato da Michonne, e il rossore sulle sue guance per essere rimasto sotto il sole la maggior parte del giorno. Era passato quasi un mese da quando era stato colpito da un proiettile, e Carl finalmente ricominciava ad essere se stesso.
"Ti mancano?" chiese Carl. Giocò con un filo sbrogliato dal suo pigiama mentre aspettava la risposta.
"Mi manca il mondo semplice" Rick tornò a reclinarsi mettendo le mani dietro il capo.
"Ti manca la mamma?"
Rick guardò il figlio. Il ragazzo lo osservava attentamente. Iniziò a domandarsi se era di quello che volesse parlare un paio di settimane prima di venire attaccati dagli Wolves. "Sì. Tua madre era una donna buona. Abbiamo trascorso molti anni belli insieme. Mi addolora che non vedrà mai crescere te e Judith"
"Quindi vorresti che fosse ancora qui?" saggiò ulteriormente.
"Certo che sì"
"E Michonne?"
Rick si mise sul bordo del divano e si voltò del tutto verso il figlio. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e unì le mani. "Che succede, Carl? Perché tutte le domande su tua madre e Michonne?"
Carl si mosse e imitò la posizione del padre. "E' piuttosto ovvio quanto tieni a Michonne. So che e tu e la mamma non andavate molto d'accordo prima che morisse. Pensi che staresti comunque con Michonne se lei fosse viva?"
Rick produsse un sospiro per la pesantezza della domanda. Da quando aveva ammesso a se stesso i suoi sentimenti per Michonne, aveva pensato molto a Lori e a che punto erano prima che morisse. Per quanto volesse che Lori fosse ancora viva, voleva comunque Michonne al suo fianco. "A questo non posso davvero rispondere, Carl. Non è possibile sapere cosa sarebbe successo se fosse sopravvissuta. Hai ragione sul fatto che non andassimo molto d'accordo, ma sarebbe potuto cambiare. O avremmo potuto imparare a vivere da amici prendendoci comunque cura di te e Judith"
Carl si alzò e andò verso la finestra, assumendo la stessa posizione del padre di poco prima. Guardò il cielo notturno, ma non vide stelle; solo nuvole. Non vedeva l'ora che Kudith crescesse così da poterle mostrare il Gran Carro e il Piccolo Carro e le altre costellazioni, come Lori aveva fatto con lui. "Penso di poter capire" disse infine. "E' solo che voglio che la mamma sia ancora viva, ma non vorrei affatto che la mia relazione con Michonne cambiasse. Non voglio scegliere fra di loro"
Rick sorrise un po' tristemente per il fatto che avessero avuto gli stessi pensieri su Lori e Michonne nelle loro vite. Si ricordava quotidianamente di quanto Carl stesse diventando simile a lui. Lo spaventava a morte. "Quello che Michonne ha fatto per noi...beh, non saremmo qui se lei non fosse venuta alla prigione. Amarla è così naturale per entrambi. Anche per Judith. Non potrei immaginare di aver perso quell'occasione. Non possiamo guardare al passato e pensare a 'cosa sarebbe successo se'. Dobbiamo concentrarci sul presente per assicurarci il futuro"
Carl distolse l'attenzione dal cielo e guardò di nuovo suo padre. "Hai intenzione di ascoltare il tuo consiglio?"
"Come hai detto, figliolo?" Rick fu colto alla sprovvista dal leggero e velato disprezzo nella sua voce.
"Non penso che tu ascolti sempre i tuoi consigli. Qualsiasi cosa ci fosse tra te e Jessie era una follia. Penso ti abbia riportato in mente il passato. Il nostro passato. È come se tu pensassi...non lo so...che forse Jessie era la mamma, per un po'. Cioè, non pensavi davvero che fosse la mamma, ma i ricordi che ti ha riportato hanno fatto in modo che ti fissassi per lei" emise un sospiro di sollievo per aver finalmente detto le parole che stava trattenendo.
Rick prese la sua vecchia birra e bevve. Era orgoglioso che il figlio esprimesse i suoi sentimenti, e provava anche vergogna perché fosse riuscito a leggere così bene la sua pazzia. "In un certo senso, sì. Mi ricordava dei momenti più semplici. Dei momenti con tua madre. A come avrebbe sempre voluto vivere in un posto come questo. Volevo una seconda opportunità. Volevo fare ammenda per la morte di Lori"
"Ti ho incolpato per la sua morte. Ho incolpato anche me stesso. Vorrei essere stato più gentile prima che morisse"
"Anch'io" disse Rick. Il suo cuore si appesantì ulteriormente al proseguire della conversazione. Voleva solo terminarla e correre di sopra, al santuario che ora era la stanza sua e di Michonne, ma sapeva che Carl aveva bisogno di proseguire. Sapeva che aveva bisogno di quella catarsi. "Ero così arrabbiato con lei. È buffo perché adesso a malapena ricordo il perché. Penso avesse a che fare con quello che successe con Shane, e a come ti trattò dopo. Sembra tutto così stupido adesso. Ho sprecato così tanti mesi a non essere il figlio di cui lei aveva bisogno. E in queste ultime settimane sono stato ugualmente arrabbiato con te. Forse di più. Ogni volta che ho respirato e i polmoni mi hanno fatto lievemente male. Od ogni volta che mi muovevo nella direzione sbagliata e sentivo una pulsazione al petto mi arrabbiavo di più. La mia mente continuava a tornare al fatto che se non ti fossi ossessionato tanto con Jessie, la catena di eventi che mi ha portato ad essere colpito non sarebbe successa"
Rick abbassò il capo e si asciugò gli occhi, sentendo la sensazione pungente delle lacrime che iniziavano a formarsi. "Ci ho pensato ogni giorno da quando sei stato colpito"
"Ma non voglio più essere arrabbiato con te, papà. Penso che la mamma sia morta senza aver mai davvero capito quanto l'amassi. Non voglio che capiti a noi"
Rick raggiunse suo figlio e lo attirò in un abbraccio. Appoggiò la testa su quella del ragazzo. Posò un bacio sui suoi capelli come faceva quando era piccolo. "Non devi mai preoccuparti di questo. Tua madre sapeva che l'amavi, e lo so anch'io. Non importa se rimani arrabbiato con me da qui all'eternità. Ti amo a sufficienza per tutti e due"
Carl si separò dal padre e lo guardò negli occhi. Rick non poteva credere che il ragazzo fosse alto quasi quanto lui. "Ami me, Judith e Michonne a sufficienza da promettere di non farti mai più coinvolgere così tanto?"
Rick si passò una mano sul volto, insicuro di come rispondere alla domanda. Se doveva essere sincero con se stessa, doveva ammettere di avere un'instabile relazione con la propria sanità mentale fin dal giorno in cui si era svegliato in quell'ospedale, tre anni prima.
"Nonostante tutto, sei grande" continuò Carl, "Ci hai salvato dagli Wolves. Stai rendendo più sicuro questo posto. Le persone che ti evitavano ora ti guardano con molto più rispetto. Sei il mio eroe, e probabilmente lo sarai per sempre. Ma quando ti fai convolgere troppo, cadi. Ho paura che un giorno non ritornerai da noi"
"Non ti mentirò, figliolo. Non sono...non sono neanche lontanamente vicino all'uomo che ero prima che tutto questo cominciasse. Non posso promettere di non commettere più errori. Sono sicuro di averne ancora un po' da fare. Non mi scuserò per le cose che ho fatto per proteggere la mia famiglia. Ucciderei chiunque se significasse proteggere te, tua sorella e Michonne. Ma ti prometto che capirò quando sto per andare oltre e mi tirerò indietro. So che devo esserci per voi, e per la nostra famiglia allargata"
Carl tese la mano a suo padre. Rick si sorprese del fatto che sembrasse più un uomo che il suo bambino. "E io ti prometto di tirarti fuori se scoprirai di non poterti fermare"
Il sorriso di Rick si irradiò con l'enorme amore e l'orgoglio che provava per il figlio mentre stringeva la sua madre. "Affare fatto".
 
 
Michonne fu svegliata da labbra delicate che le posavano baci sul collo. Strinse ulteriormente il lenzuolo portandolo sopra la testa, ed emise un lieve gemito. "Non possono essere già le sette" disse.
"In realtà sono le sette e un quarto" disse Rick con tono quasi cantilenante. Michonne sbuffò per il divertimento che avvertì nella sua voce. Lui andò con la mano sotto le coperte per scorrere con il dito dal fianco alla coscia, tornando poi su. "Abbiamo promesso a Maggie e Glenn che saremmo stati a casa loro alle otto, e dobbiamo ancora fare colazione e preparare Judy" si abbassò per posare altri baci sulla sua spalla. Michonne gemette piano. I servizi di Rick le stavano dando ulteriore ragioni per non voler uscire dal letto. "Chi ha deciso un orario del genere?"
"Saresti stata tu, mio amore. Penso che tu mi abbia buttato addosso diverse banalità quando mi sono lamentato dell'ora. Il mattino ha l'oro in bocca. Qualcosa riguardo la salute e la saggezza"
"E' opportuno alzarsi alle prime ore del giorno, poiché tale abitudine contribuisce alla salute, al benessere e alla saggezza, lo disse Aristotele molte lune fa" borbottò Michonne, ancora nascondendosi sotto il lenzuolo.
"Sì, quella. Quindi puoi incolpare te stessa"
Michonne rotolò e inarcò la schiena stirandosi completamente. I suoi movimenti erano così aggraziati e sensuali che Rick dovette impedirsi di togliersi il pigiama e saltare nel letto con lei. Voltandosi per guardare Rick, lei gli fornì il broncio che solitamente lui trovava irresistibile. "Sei tu il leader. Avresti dovuto mettere il veto alla mia idea"
Rick la guardò incredulo. "Non sono riuscito a farti fare una sola cosa che non volevi fare fin da quando ci siamo incontrati"
Lei lo colpì scherzosamente prima di uscire con riluttanza dal letto. Rick l'osservò camminare nuda nel bagno contiguo alla camera. "Sai, se condividessimo la doccia potremmo prepararci in metà del tempo" le disse.
"E' la ragione per cui è così difficile alzarmi. Mi hai tenuta sveglia oltre la mia solita ora ieri sera" disse tornando in camera con i capelli legati e che le lasciavano libero il viso. Ancora nuda e con lo spazzolino in mano, Rick pensò di non aver mai visto niente di più sexy in vita sua. "Perché non sei pronto" gli fece. "Sei sveglio abbastanza da aver potuto fare la doccia"
Rick si appoggiò alla testiera. "La signora di casa fa la doccia per prima. Sono le regole"
Michonne rise e roteò gli occhi. "Sai che non sei affatto divertente come pensi"
"Ma hai riso, quindi almeno un po' devo esserlo"
Lei roteò gli occhi di nuovo. "Come ti pare, Grimes. Sai che sarebbe stato bello avere una casa con quei bagni separati per ciascun coniuge. Potremmo prepararci allo stesso tempo" tornò in bagno. Rick udì l'acqua essere aperta mentre si lavava i denti.
Michonne che diceva "ciascun coniuge" gli fece sorgere qualcosa dentro. Il suo amore per lei era sprofondato nella sua anima. Vivevano insieme e stavano crescendo i loro bambini insieme. Lei era, a tutti gli effetti, sua moglie. Si alzò dal letto e si diresse al cassettone dove conservava la sua fede. Il pensiero di avere un'altra signora Grimes gli sarebbe stato estraneo un paio di mesi prima. Ma ora il pensiero gli faceva correre il cuore per la bellissima previsione. Proprio allora Michonne tornò nella stanza avvolta in un asciugamano. La sua pelle brillava per la doccia. Rick non si era reso conto di aver trascorso così tanto tempo lì in piedi a contemplare il matrimonio. Si sedette ai piedi del letto e la osservò cospargersi la pelle di una lozione alla lavanda che lui aveva trovato per lei nell'ultima ricerca.
"Hai mai pensato di sposarti?" chiese.
Lei smise di massaggiarsi la coscia e gli lanciò un'occhiata curiosa. "E' una proposta?"
"No, beh, forse?" la guardò con un mix di timidezza e paura. Lei sorrise per quanto fosse adorabile. Sembrava un ragazzino spaventato. "Sei carino" si avvicinò a lui baciandolo sulle labbra. Lui si allungò istintivamente per afferrarle i fianchi.
"Un carino del tipo, 'Sì Rick, voglio sposarti' o significa 'E' carino che tu pensi che voglia davvero sposarti?'" tentò di scherzare, ma la sua voce tradì il suo nervosismo.
"Sai quanto ti amo. Non devi mai dubitarne. Il matrimonio non è mai stato nel mio radar. Nemmeno nella vecchia vita. Mike lo voleva, ma non lo trovavo necessario. Non sono religiosa. Il mio amore per Mike o il fatto che fossimo genitori di Andre non dipendevano da un certificato rilasciato dallo stato. Non ci rendeva meno impegnati in quanto famiglia"
"Sicura di essere una ragazza del sud? Parli come uno Yankee, come avrebbe detto mio nonno"
"Ero una donna molto moderna. Penso di esserlo ancora" si mise sulle sue gambe e gli tolse i riccioli dal viso prima di baciarlo ancora sulle labbra. "Domani mi amerai di più se ci sposiamo oggi?"
"Ti amerò ogni giorno di più nonostante tutto" disse Rick seriamente. Le strinse intorno maggiormente le braccia.
"Ecco. Quei titoli non significano più niente. Marito. Moglie. Non ha importanza. Quello che importa è Rick. Carl. Judith. Michonne. Siamo una famiglia. Niente e nessuno può dire altrimenti"
Rick la baciò sulla spalla, sul collo, la guancia prima di raggiungere le labbra. Inalò il suo profumo e si crogiolò nell'intimità delle loro pelli a contatto. "Suppongo che per me sia difficile lasciare andare il vecchio mondo" disse quando finalmente separò le labbra dalle sue.
"E' il momento di lasciarlo andare, tesoro. E poi chi ci sposerebbe? Padre Gabriel?"
Rick quasi rabbrividì al pensiero. "Qui hai ragione" la guardò negli occhi come aveva fatto tante volte da quando si erano incontrati. Spesso aveva distolto lo sguardo perché aveva paura di cos'avrebbe visto nel suo e di ciò che lei avrebbe potuto vedere nel proprio. La gratitudine per aver finalmente trovato il coraggio di guardare in quegli occhi senza inibizioni era senza misura.
"Posso comunque pensare a te come a mia moglie a volte. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Lo sai"
Michonne appoggiò la fronte alla sua. Sospirò contenta sentendosi a sua volte grata per tutto quello che aveva ottenuto nell'ultimo anno. "Suppongo che te lo consentirò".
 
 
L'inverno non era più in arrivo. Era giunto. Piccoli turbinii di neve colpivano l'aria mentre Rick teneva stretta una Judith infagottata mentre Carl e Michonne camminavano davanti a loro. Erano passate da poco le otto. Dopo la loro chiacchierata, lui e Michonne avevano trascorso un po' di tempo a riconsumare il loro non-matrimonio. Sorrise tra sé ascoltando il suo amore e suo figlio parlare su chi avrebbe vinto in una lotta tra Iron Man e Captain America. A volte si sentiva un po' escluso quando sprofondavano ingarbugliandosi nei loro fumetti. Perfino a Judith faceva piacere che Carl glieli leggesse.
"Non sapevo ci fossero altri supereroi a parte Batman e Superman" li interruppe.
"Ci sono un sacco di supereroi, papà" disse Carl.
"Oh, sì. Un sacco" disse Michonne. "C'è Thor, Storm, Captain Marvel, Misty Knight, Rick Grimes" gli lanciò un occhiolino. Rick sorrise e abbassò il capo per tentare di nascondere il caloroso rossore che gli stava trapelando in viso. "Oh, sì, papà è decisamente un supereroe. Quale potere pensi che avrebbe?"
"Forse possiamo trasformare la sua mano in una gigantesca pistola?" disse Michonne mimando l'atto di usare il braccio come un fucile.
"Grande" disse Carl entusiasta. "Gli servirà un partner"
"Io, ovviamente" disse Michonne.
"Fidati, tesoro. Non sei il partner di nessuno. Sei tu a comandare tutto" disse Rick ricambiando l'occhiolino. "Oooh, mi piace" il suo viso si aprì in un sorriso enorme. "Quale sarebbe il mio nome da supereroe?"
"Michonne. Non c'è un nome più tosto di Michonne" disse Carl con enfasi.
"Abraham è tosto. È nella Bibbia, e ha visto cespugli che bruciavano e cose varie" disse Abraham mentre insieme a Rosita raggiungeva il gruppo per dirigersi da Glenn e Maggie.
"Quello era Mosè, tesoro" disse Rosita. "Ignoratelo. È stato ancora impegnato con la sua scorta di liquori ieri sera"
"Se l'alcool va bene a Gesù tanto da trasformare l'acqua in vino, allora va bene anche per me" muggì l'energumeno. Il gruppetto finalmente giunse a destinazione. Entrarono nel cortile attraverso il cancello laterale e videro il resto della famiglia già presente. Carol e Daryl stavano parlando a bassa voce sotto uno degli alberi. Glenn, Maggie e Sasha erano seduti sui gradini. Tara e Eugene stavano bevendo caffè contro la recinzione sul retro. Glenn fu il primo a notare i nuovi arrivati.
"Grandioso, ci sono tutti. Cominciamo"
Maggie offrì a tutti del caffè poco forte e diluito con acqua. I momenti per parlare, farsi visita e divertirsi insieme erano rari. Ogni giorno era speso a tenere sicura la comunità. Era bello rilassarsi per un po' e godersi la riunione di famiglia. Una volta terminati le piccole ciambelle stantie, Maggie raggiunse Michonne e le carezzò con fare confortante la schiena. "Tu e Carl siete pronti?"
Michonne alzò un sopracciglio verso Carl, ponendogli silenziosamente una domanda. Lui annuì, e tirò fuori due sassi lisci dalla tasca del cappotto. Camminarono fino alle nuove pile di sassi poste nel giardino di Glenn e Maggie. Rick e il resto del gruppo rimasero indietro mentre osservavano Michonne e Carl aggiungere i sassi alle pile.
"Ora sono al completo" disse Michonne a Carl.
"Sì" disse lui, asciugandosi le lacrime che iniziavano a formarsi nei suoi occhi.
"Adesso mi fai piangere, ragazzino"
"E' come se questo fosse l'ultimo addio" disse Carl.
"Non è l'ultimo. Lori e Andre saranno sempre nei nostri cuori. Vivranno sempre attraverso di noi"
I due si strinsero in un abbraccio laterale. La neve cadde con più forza intorno a loro. Amore e smarrimento si irradiarono nell'aria. Il resto della famiglia si avvicinò, ognuno silenzioso nei propri pensieri personali su tutto ciò che avevano perso e guadagnato.
 
 
Rick aveva fretta di portare Judith a casa. Le sue piccole guance erano rosse per via dell'aspro vento. Gli veniva da ridere per come teneva fuori la lingua nel tentativo di catturare la neve che cadeva. Aveva preso quell'abitudine dal fratello. Olivia aveva cercato di catturare la sua attenzione per l'ultimo isolato, e finalmente riuscì a raggiungere i suoi lunghi passi.
"Rick, scusa se ti disturbo ma..." la donna era ancora un po' intimidita dall'uomo che ora era il loro leader.
"Ma cosa?" chiese Rick impaziente. Tirò il cappuccio della figlia stringendoglielo intorno al viso.
"Beh, le scorte iniziano a diminuire molto. Abbiamo cibo per mangiare senza problemi per altre due settimane circa. Dopodiché non so cosa faremo"
Rick si grattò dietro l'orecchio e guardò Michonne. "Ero preoccupato di questo. Non riusciremo a piantare niente fino a primavera. Penso sia il momento per programmare di allargare la nostra ricerca. Cominceremo con le aree intorno alla comunità, poi ci spingeremo oltre"
"Ma abbiamo già setacciato quelle aree" disse Olivia. Si stava tormentando le mani per il freddo e i nervi. Pensò di avvertire il proprio cuore fermarsi quando Rick la fissò.
"Non hanno cercato come facciamo noi" disse Michonne. "Possiamo preparare un gruppo per domani"
"Un'altra delle cose che volevo dirti. Spencer ha riunito delle persone per uscire. Dice che non vuole più aspettare. Ora sono al cancello"
Rick porse Judith a Carl. "Porta tua sorella a casa. Falla scaldare. Arrivo non appena sbrigo questa faccenda"
Insieme a Michonne camminò rapidamente fino al cancello. Spencer sapeva di dover concordare tutte le uscite con Rick. Sapeva che quell'uomo era aperto a rompere le regole per protestare contro sua madre che aveva lasciato la maggior parte del controllo su Alexandria a Rick.
Rick serrò i denti e iniziò a correre quando vide il gruppo preparare una macchina al cancello.
"Spencer" esclamò. La voce giunse più alta di quanto avesse voluto, ma era incazzato. "Cosa cazzo stai..." si fermò quando sentì una mano di Michonne sulla spalla. Guardò in basso e la vide indicare verso il cancello. C'era uno sconosciuto in piedi e sorrideva verso di loro. Non c'era un W incisa sulla sua fronte, ma sia lui che Michonne erano altamente all'erta comunque. Lo sconosciuto aveva lunghi capelli che cadevano da un berretto fatto a maglia, per il quale Rick si ricordò di come Tyreese lo indossasse sempre. Aveva la barba e un sorriso amichevole. Sollevò le mani in segno di difesa quando sia Rick che Michonne tirarono fuori le armi.
"Wow, tranquilli amici. Vengo in pace. Il mio nome è Jesus, e ho buone notizie per voi".
 
 
La fanfiction finisce qui...l'autrice ha lasciato spazio a un possibile sequel, ma per ora questo è quanto, dopotutto il tema centrale della storia era trovare l'amore nel nuovo mondo e i nostri Rick e Michonne ce l'hanno fatta. Ringrazio come sempre chi ha recensito, Miky2911 e SaraLincoln. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3648561