Un
diamante per ogni lacrima
VII
Chi diavolo era che si
permetteva di interrompere un momento così importante?!
Gaston era furioso: lui e Le
Fou avevano appena finito la confessione più importante della
loro vita e poi, proprio quando stavano per passare alle vie di
fatto, ecco che qualche imbecille si permetteva di perdersi nel bosco
e di arrivare ad interromperli.
Si scambiò uno
sguardo con Le Fou, il quale fece spallucce come a dire "Che
vuoi farci?".
-Vediamo chi è-
Prima di andare ad aprire la
porta, Gaston si preoccupò di prendere il coltello da caccia;
sapeva che le persone che vagavano nel bosco dopo il tramonto erano o
pericolose o disperate, e lui voleva essere pronto nel caso fosse
stata la prima possibilità.
Da dietro la porta chiusa
chiese -Chi è là?- ma non si sarebbe mai aspettato di
sentire la voce di Agatha che chiedeva asilo per la notte.
Gaston aprì la porta
e se la trovò davanti più pallida ed emaciata che mai,
con le mani livide di freddo nonostante fosse giugno inoltrato.
-Vi prego, un riparo per la
notte- supplicò di nuovo la mendicante.
Gaston la guardò
seccato. "Un riparo per la notte" avrebbe voluto dire
rimandare ancora attività che avevano atteso già fin
troppo, eppure se l'avesse scacciata avrebbe significato forse farla
morire di fame o attaccata da qualche animale; come lui aveva provato
a fare con Maurice e Le Fou aveva cercato di impedirglielo.
Fu il pensiero di quanto il
suo amico (ma era ancora solo un amico?) sarebbe stato contrario che
lo fece decidere.
-Entra. Siediti vicino al
fuoco e mangia qualcosa-
Gettò uno sguardo a
Le Fou e lui gli stava sorridendo.
Gaston non capiva perché
ma sapere che Le Fou approvava la sua scelta lo faceva sentire bene.
Era come se tutto fosse più
calmo, tranne il cuore che ancora gli martellava sotto le costole.
Agatha ringraziò,
umile come sempre, e andò a sedersi su uno dei ciocchi che
facevano da sgabello.
Le Fou le offrì del
pane, e Gaston, già che aveva il coltello in mano, le tagliò
della carne che era rimasta.
La donna mangiò in
silenzio e loro due non volevano restare a fissarla ma nemmeno
potevano fare finta che non ci fosse e riprendere la discussione di
prima da dove l'avevano interrotta.
Si scambiarono un'altra
occhiata e Le Fou allargò le braccia rassegnato.
Certo. Non erano argomenti
da discutere davanti ad un'estranea.
Gaston sbuffò
contrariato, e alla fine per passare il tempo si sedette in un angolo
a pulire il vecchio fucile da caccia.
Che seccatura che era quella
donna! Con tanti posti in cui avrebbe potuto perdersi nella foresta,
proprio vicino a loro doveva capitare? E soprattutto, proprio in quel
momento?
Seccante, fastidiosa,
creatura!
Gaston era concentrato sul
meccanismo del grilletto, e solo il suo sesto senso lo avvisò
di qualcosa molto vicino a lui.
Si girò e trasalì
quando vide Agatha che lo fissava.
Era in piedi accanto a lui
ed era ferma, decisa. Non sembrava più la solita mendicante
che tremava di freddo.
Gaston sentì un
brivido che lo scuoteva perché negli occhi della donna aveva
riconosciuto un predatore, ed in quel momento lui non era un rivale,
lui era la preda.
-Dimmi perché mi hai
concesso ospitalità-
-Perché... ne avevi
bisogno?- tentò lui.
-Non mentirmi. Voglio la
verità-
A quel punto Gaston sbuffò
forte. La verità era che non ce la faceva più a fare
buon viso a cattivo gioco, a pensare una cosa e farne un'altra.
-E va bene, vuoi la verità?
La verità è che a me non importa niente di te. Fosse
dipeso solo da me nemmeno avrei aperto la porta. Ma sono con il mio
amico, e so che lui non avrebbe mai scacciato una persona in
difficoltà, perciò ringrazia lui. Contenta adesso?-
-Interessante. Quindi lo hai
fatto per lui-
In quel momento Gaston si
girò verso Le Fou, che si era alzato dal suo angolo vicino al
fuoco e spostava uno sguardo preoccupato da lui ad Agatha.
-Perché lui avrebbe
fatto così, sì-
-E tu vuoi essere degno di
lui-
Gaston non l'aveva mai
pensata in quei termini, ma una volta che lo aveva sentito dire gli
sembrò perfettamente naturale.
-Non voglio che abbia paura
di me, o che provi disprezzo per il mio comportamento- per una volta
in vita sua abbassò gli occhi -È già successo-
Lei lo valutò
attentamente, con la testa inclinata da un lato e gli occhi che lo
scandagliavano impedendogli di nascondere nulla.
-Molto interessante. Forse
dopotutto ne vale davvero la pena. Sai, Gaston, non immaginavo che
potessi migliorare tanto-
Come si permetteva?! Come
osava rivolgersi a lui con quel tono di condiscendenza?
Scattò in piedi con i
pugni serrati per la rabbia.
-Adesso osi troppo!-
A lato colse un movimento di
Le Fou che cercava di fargli capire a gesti di stare zitto, ma lui
non ne aveva alcuna intenzione.
Dare ospitalità ad un
vecchia megera era qualcosa che poteva sopportare, ma che lei gli
facesse la predica no, non lo avrebbe tollerato.
Nemmeno per far contento Le
Fou.
Agatha gli sorrise
enigmatica da sotto il suo scialle strappato.
-Questo giovanotto è
davvero molto preoccupato per te. Bene, credo che sia arrivato il
momento di spiegarti tutto-
Gaston avrebbe pensato che
quella povera zitella sempre sola avesse anche le allucinazioni per
la fame e fosse definitivamente uscita di testa, ma non ebbe il tempo
di esprimere il suo pensiero che Agatha si era trasformata sotto i
suoi occhi.
Il mantello logoro era
caduto a terra e così pure il fazzoletto che le tratteneva i
capelli.
Davanti a lui c'era una
donna dall'età indefinibile, con un viso nobile ed occhi dallo
sguardo impossibile da sostenere; sembrava che quegli occhi avessero
visto chissà quali cose e Gaston non riuscì a
resistere.
La guardava e per la prima
volta aveva paura davanti a qualcosa che non comprendeva.
Sapeva di avere a che fare
con la magia, e tutte le superstizioni riguardo alle streghe gli
tornarono in mente in un lampo.
-Ma tu chi diavolo sei?- Le
chiese.
-Io sono l'Incantatrice,
sono la maga, sono colei che vede il destino-
Gaston iniziò a
capire, e man mano che comprendeva si sentiva sempre più perso
davanti a qualcosa di troppo grande.
-Il castello ed il principe
sono stati trasformati da una maga... tu? Sei stata tu?-
-Sì, sono stata io-
-Ma tu sei sempre stata una
mendicante per tutti questi anni. Perché?-
-Per osservare il mondo
senza essere osservata-
Già. Giusto... chi
mai avrebbe dato credito ad una donna povera e lacera come la zitella
del villaggio?
Quella aveva preso in giro
tutti, compreso lui, e Gaston odiava essere preso in giro.
-Tu non hai bisogno della
mia carità. Cosa vuoi davvero da me?-
-Ah, vedo che l'intelligenza
non ti manca. Io non voglio nulla-
-E allora perché mi
hai cercato?-
-Fai troppe domande,
Capitano. Hai mai fatto tutte queste domande a te stesso?-
Gaston sbuffò più
forte che mai.
Maga o zitella, Agatha
comunque non gli piaceva.
-Non ho l'abitudine di
parlare da solo come i folli-
-Conosco qualche specchio
che potrebbe smentirti-
Gaston quasi arrossì.
Non aveva calcolato che
quella donna potesse conoscere quel suo piccolo segreto.
Era convinto che solo Le Fou
lo sapesse, ed era certo che lui non lo avrebbe mai tradito.
-Te lo chiedo di nuovo. Che
cosa vuoi da me?-
-Devi sapere come sono
andate le cose. Devi capire-
Lui si sentì scuotere
da un brivido.
Il modo in cui lei aveva
pronunciato la parola "capire" gli aveva fatto intravedere
qualcosa di troppo grande perché lui lo comprendesse.
In un attimo si sentì
smarrito ed istintivamente cercò Le Fou.
Lo trovò dall'altra
parte della stanza, che lo guardava preoccupato.
Come se avesse sentito la
sua richiesta di aiuto, il suo amico attraversò la distanza
che li separava e lo raggiunse.
Avendolo accanto Gaston si
sentì più sicuro, e gli tornò in mente ciò
che gli aveva detto Le Fou.
"Ci sono molti modi di
proteggere una persona"
Si rese conto di quanto Le
Fou fosse importante per lui; avrebbe voluto ringraziarlo, ma non
poteva farlo in quel momento.
Lo guardò negli occhi
sperando che lui capisse.
Perché non aveva mai
prestato attenzione ai suoi occhi? Gli sembrava di trovare tanta
gentilezza, qualcosa capace di calmarlo.
Si rese conto che ciò
che lo tranquillizzava non era pensare ai ricordi di guerra, ma la
voce di Le Fou ed il modo in cui lo faceva sentire protetto.
Le Fou annuì senza
bisogno di dire nulla, e solo allora Gaston si rivolse di nuovo
all'Incantatrice.
-Va bene. Sono pronto-
L'Incantatrice lo guardò
con un sorriso.
-Straordinario. Davvero
straordinario. Adesso sei davvero pronto per conoscere a verità.
Tu, ragazzo, raccontagli tutto-
Allora fu Le Fou a parlare.
Gli raccontò di come
lo aveva trovato all'alba del giorno in cui il sortilegio si era
spezzato, di come aveva pianto per lui e di come l'Incantatrice gli
avesse proposto il patto: le sue lacrime in cambio della magia per
guarirlo.
-Quindi tu mi hai davvero
salvato la vita. Non mi hai solo trovato e portato al sicuro-
Le Fou guardò a terra
in imbarazzo.
-Non potevo abbandonarti-
Qualcosa di simile ad un
coltello gli si piantò tra le costole e lo fece piegare per il
dolore.
-Adesso comprendi, Gaston?
Ti rendi conto di cosa ha fatto? Quest'uomo coraggioso è stato
abbastanza forte da guardare oltre il rancore-
"Oltre il rancore,
oltre l'indifferenza, oltre la mia... stupidità"
Dovette deglutire un paio di
volte per riprendere il controllo sulla sua voce e non mostrare che
tremava.
-Ora capisco cosa ha fatto
per me, e so che non potrò mai ringraziarlo abbastanza-
Lo disse sincero come non
era da anni, come se stesse mettendo a nudo il suo cuore palpitante.
-Sì. Tu gli devi più
che la tua vita. Adesso devi capire un'altra cosa-
Gaston la guardò
incerto. Si sentiva già abbastanza stordito da quando aveva
scoperto cosa aveva fatto Le Fou, e non era sicuro che avrebbe retto
un altro colpo come quello.
L'Incantatrice stese la mano
di fronte a sé e nel suo palmo aperto c'erano tre proiettili.
-Li riconosci?-
Gaston ebbe un brivido che
lo scosse in tutto il corpo.
Erano tre. Tre colpi che
erano partiti dalla sua pistola contro quella che lui credeva essere
una bestia.
Era certo che fossero quei
tre proiettili, ma non osava dirlo a voce alta.
Il suo istinto gli urlava
che era in pericolo.
-Hai sparato tre volte alle
spalle, e per due volte lo hai fatto davanti a Belle, nonostante
sapessi che aveva a cuore quella creatura. Sai cosa si prova a vedere
soffrire qualcuno che ami?-
Ancora una volta Gaston si
mosse per istinto e si mise tra lei e Le Fou.
Non sapeva perché, ma
aveva sentito come se lo avesse direttamente minacciato, e lui non
avrebbe permesso che Le Fou pagasse per colpa sua.
Per la prima volta capiva
come si dovesse sentire la lince che difende a tutti i costi i suoi
cuccioli.
-Hai paura, Capitano?-
Lui non rispose. Rimase a
tenerla d'occhio, ben attento ad ogni suo movimento e attento a
tenere Le Fou dietro di sé.
-Stai cercando di
proteggerlo?-
-Sì-
-Eppure tu devi imparare.
Non fa piacere nemmeno a me ma è necessario-
L'Incantatrice alzò
una mano ma Gaston era già scattato con tutti i riflessi del
soldato e del cacciatore: si girò e strinse Le Fou contro di
sé.
Gli nascose la testa contro
la spalla e gli fece scudo con il proprio corpo.
Sentì a malapena la
protesta soffocata del suo amico, e nonostante lui si divincolasse lo
trattenne con tutta la sua forza.
Si aspettava si sentire da
un momento all'altro il ruore di uno sparo e poi il dolore bruciante
della ferita che gli tagliava la schiena, e invece non c'era nulla.
-Spostati- ordinò
lei.
-No-
-Se non ti sposterai sarai
tu ad essere colpito-
-Va bene, è giusto-
-Perché?-
-Perché sono io che
ho sparato e se c'è una punizione deve essere solo per me. Lui
non merita questo-
Mentre lo diceva si rendeva
conto di esserne davvero convinto.
Intanto Le Fou cercava di
divincolarsi e gli gridava di lasciarlo ma lui nemmeno lo sentiva.
La cosa che percepiva meglio
era la sensazione sorprendentemente piacevole di stringere Le Fou tra
le braccia.
Perché non lo aveva
mai fatto prima? Che altro si era perso?
Cercò di essere più
gentile e di non costringergli la nuca troppo forte.
-Stai fermo- gli ordinò
-Io me la caverò-
Per quanto le Fou lottasse
con tutte le sue forze non poteva sperare di avere la meglio su di
lui.
Gaston sperava comunque che
l'Incantatrice finisse presto, che gli piantasse in fretta quelle tre
pallottole nella schiena e che se ne andasse.
-Allora hai capito davvero.
Bene, molto bene-
Gaston si girò a
guardarla da sopra la spalla.
-Che vuoi dire?-
-Voglio dire che puoi
lasciarlo. Non devi temere né per lui né per te-
-Ma tu avevi detto...-
-Volevo metterti alla prova.
Al castello lo hai usato come scudo ed io volevo assicurarmi che non
ricapitasse-
Solo allora Gaston si
convinse e lasciò andare Le Fou.
Il senso di colpa gli
bruciava dentro come se gli avessero sparato davvero.
-Non accadrà mai più-
poi si girò verso Le Fou perché era a lui che voleva
dirlo -Te lo prometto-
Lo guardò negli occhi
ed ancora una volta si sorprese di quante cose vedesse.
Le Fou sembrava ancora
preoccupato, ma anche felice, e infine commosso.
Gaston si chiese se anche Le
Fou riuscisse a leggere il suo sguardo come aveva imparato a fare
lui.
Probabilmente sì.
Si voltò di nuovo a
guardare l'Incantatrice, che annuì soddisfatta.
-Bene, il mio compito è
finito. Ricordati la promessa che hai fatto, soldato. E tu, ragazzo
coraggioso, ricordati sempre di farti rispettare-
L'Incantatrice sollevò
il cappuccio sulla testa e prima che loro potessero dire qualcosa era
già uscita e li aveva lasciati soli.
***
-Sicuro che è andata
via?- chiese Gaston più sospettoso che mai.
-Sembra di sì. Voglio
dire, ha detto di aver finito con noi, e quindi sì. È
andata via-
Le Fou aveva di nuovo il
cuore in gola.
Era successo davvero alla
fine: Gaston aveva riscattato quel momento orribile al castello,
quando lo aveva trattato come un oggetto.
E lo aveva protetto come se
lui fosse la persona più preziosa che esistesse al mondo.
Guardando Gaston ancora non
riusciva a crederci.
Gaston, quello spaccone,
egoista e presuntuoso lo aveva fatto sentire amato.
Gli aveva dato in pochi
minuti tutta l'attenzione che Le Fou aveva creduto di aver sprecato
per lui per anni.
-Spero che quella non si
impicci mai più dei fatti miei- ringhiò Gaston con lo
sguardo ancora rivolto verso la porta.
-Andiamo, ti ha salvato la
vita e...-
Gaston si voltò verso
di lui e qualsiasi altra cosa gli morì in gola.
-Tu mi hai salvato la vita.
Sei stato tu-
Gaston gli si avvicinò,
ma Le Fou non poteva più aspettare.
Ormai Gaston sapeva tutto,
quindi non c'era più nessun motivo di trattenersi.
Lo afferrò dalla
giacca e gli si buttò tra le braccia, prima di prendergli il
viso tra le mani e, finalmente, baciarlo.
Erano tutti e due troppo
sorpresi e in realtà rimasero con le bocche incollate una
all'altra e le labbra che si muovevano in tentativi imbarazzanti, ma
Gaston non lo stava respingendo e questo bastava per renderlo il
bacio migliore del mondo.
Quando si staccarono Le Fou
rimase a guardarlo negli occhi e con un braccio a trattenere Gaston
in vita.
-La prima volta che ho
pensato di baciarti era inverno. C'era la neve, mi ricordo, e tu eri
appena tornato da una battuta di caccia e ti eri stravaccato alla
taverna. Avevi le guance rosse, la neve tra i capelli e ridevi.
Eri bellissimo-
Vide che gli occhi di Gaston
luccicavano di orgoglio come ogni volta che riceveva un complimento,
ma ci vide anche qualcos'altro.
-Io non ricordo quando è
stata la prima volta perché ero sempre ubriaco. Ma me ne
ricordo una. Io avevo esagerato a sollevare da solo un cervo adulto
sulle spalle. L'ho portato fino alla taverna in spalla per scommessa
e poi ovviamente ci siamo ubriacati tutti per festeggiare. Nessuno si
era accorto che mi facevano male i muscoli perché avevo
davvero esagerato, sai? Solo tu. Ancora mi chiedo come diavolo hai
fatto a capirlo. Io non mi ero nemmeno accorto che ti eri avvicinato
e quando ho sentito qualcuno che mi massaggiava le spalle ho creduto
che fosse una delle ragazze. Ti ho guardato ed ho capito che tu
sapevi, ma mi sono anche sentito al sicuro perché sapevo che
non mi avresti preso in giro. E allora avrei voluto... bè, lo
sai-
-Baciarmi?-
-Sì-
-Allora fallo-
-Cosa?-
-Hai capito bene. Se vuoi
ancora baciarmi fallo subito. Voglio che sia tu a cominciare-
Per Le Fou in quel momento
era importantissimo. Se Gaston non fosse riuscito a prendere
l'iniziativa avrebbe voluto dire che si vergognava di lui o di quello
che provava per lui, e questo avrebbe portato ad un rapporto diverso
da prima ma ugualmente sbagliato.
Per fortuna dopo pochi
secondi di incertezza Gaston lo attirò contro di sé e
di nuovo premette le labbra sulle sue.
"Oh... dunque non era
vergogna. Era paura di sbagliare. O forse di non essere all'altezza"
Poco importava ormai.
Qualunque cosa fosse, purché
non fosse rifiuto, avrebbe potuto essere addolcita e migliorata con
il tempo.
Le Fou decise di iniziare
subito.
Strofinò piano le sue
labbra contro quelle di Gaston, mettendoci tutta la tenerezza che era
sempre stato attento a nascondere per non essere preso in giro.
Lo baciò
delicatamente all'angolo della bocca, sulla guancia, e poi lungo la
mascella.
Cercava di dirgli "Non
temere. Va tutto bene. Guarda cos'altro esiste al mondo oltre alla
guerra e alla caccia"
Gaston rispondeva con
respiri lenti e profondi.
Si stava rilassando.
Se prima lo aveva stretto
come un ciocco di legno da accatastare, adesso sembrava rendersi
conto che era un altro essere umano.
Quando Le Fou si spostò
di poco, Gaston piegò la testa e all'improvviso aveva la bocca
sul suo collo; a Le Fou sfuggì uno strillo.
Quanto a lungo aveva sognato
una cosa simile!
Gaston faceva del suo meglio
per essere gentile mentre provava a fare ciò che aveva fatto
lui poco prima.
Gli strofinava il viso nel
collo poco sotto l'orecchio e Le Fou poteva sentire il suo respiro
caldo sulla pelle; bastava per fargli sentire le gambe molli.
Si aggrappò forte
alle spalle del Capitano e scoprì con sorpresa che Gaston
aveva capito perfettamente il suo gesto e sapeva ricambiarlo.
-Questo mi piace-
Mormorò Gaston.
Aveva un'espressione seria e
concentrata che Le Fou gli aveva visto raramente.
-Perché non ci ho mai
provato prima?-
"Oh, sapessi quante
volte me lo sono chiesto io!" pensò Le Fou.
-Non lo so, ma adesso puoi
farlo-
Gaston lasciò andare
un sospiro e di nuovo tornò ad affondargli il viso nel collo.
Era più alto di lui e
doveva piegarsi per arrivarci, ed in quel modo Le Fou si sentiva al
centro di tutta l'attenzione che aveva desiderato per anni.
-Le Fou? Sento il tuo cuore.
Ha sempre fatto così?- gli chiese Gaston.
Sembrava enormemente
sorpreso dalla scoperta.
"Sì, sempre
quando sono con te" pensò, ma non poteva rispondergli
così; sarebbe sembrato troppo una dama da novella romantica.
Eppure era sempre quello che
aveva sempre sognato: Gaston che lo stringeva tra le sue braccia
forti.
E credeva che sarebbe
rimasto un sogno, perché con tutte le ragazze che cadevano ai
suoi piedi, chi avrebbe mai scommesso che l'aitante Gaston scegliesse
il goffo, insicuro, imbranato, rotondetto Le Fou?
Tentò di rispondere
normalmente ma la sua voce si era alzata di un'ottava ed i suoi
polmoni non ce la facevano a farlo sia respirare che parlare.
-Gaston? Sono un essere
vivente. Certo che il mio cuore ha sempre fatto così. Si
chiama battito cardiaco-
Sì, il battito di un
cuore che stava per scoppiare di felicità.
-Non so che vuol dire. Non
me n'ero mai accorto-
La guancia di Gaston, dalla
mascella forte, era appoggiata contro la sua guancia resa morbida da
qualche madeleine di troppo.
-Forse non te ne sei accorto
perché non siamo mai stati così vicini?-
-Forse-
Gaston lo strinse di più.
Gli affondò ancora il viso nel collo.
A Le Fou mancava il respiro
perché, insomma, quanto lo aveva sognato!
Avrebbe potuto svenire, ma
svenire tra le sue braccia sarebbe stato poco virile, e comunque Le
Fou non avrebbe voluto perdere coscienza per niente al mondo, perché
voleva godersi quei momenti fino in fondo.
Gaston sembrava un bambino
alla scoperta di qualcosa di sconosciuto.
Era attento, concentrato,
forse più di quanto non fosse mai stato nella sua vita per
qualcosa che non fosse la caccia.
Gli faceva scorrere le mani
sulle spalle e sulla schiena come se davvero non lo avesse mai
conosciuto ed avesse bisogno di relazionarsi con lui sul piano
fisico.
-Ma tu sei... morbido. Sei
sempre stato così?-
-Sì... certo. Mi
prendevano in giro perché sono sempre stato piuttosto in
carne, ricordi?-
-Non devono più
farlo- ringhiò Gaston.
Le Fou avrebbe voluto dirgli
che nessuno lo prendeva più in giro da anni perché
tutti sapevano che cercare guai con Le Fou significava cercare guai
con Gaston, ma non ci riuscì perché la sensazione di
contare qualcosa per Gaston era troppo bella per rovinarla.
Gli girava la testa e non
sapeva se scoppiare a piangere oppure a ridere.
Prima di perdere
definitivamente la ragione e di fare qualcosa di troppo imbarazzante
che rovinasse tutto, Le Fou si costrinse a fermarsi per chiarire una
questione piccola ma fondamentale.
-Gaston... Gaston,
aspetta... sei sicuro di volere questo?-
-Questo cosa?-
-Questo che stiamo facendo
adesso-
-Sì. Mi piace-
-Ma questo è... tra
due uomini... è sodomia-
-Non so che vuol dire-
borbottò Gaston contro le sue labbra socchiuse.
E tornò a baciarlo.
_____________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
Sono tornata con la sorpresa
di Pasqua!
Scusate se vi ho fatto
attendere ma questo capitolo mi ha richiesto molta attenzione e
tempo.
Spero che sia valsa
l'attesa.
Ora che siamo alla fine
della storia posso fare tutti i ringraziamenti.
Grazie a tutte le persone
che hanno seguito la storia, grazie a chi l'ha recensita capitolo per
capitolo, e grazie a chi l'ha apprezzata in silenzio e a chi l'ha
messa tra le prefeite, seguite o ricordate.
Grazie a tutti, ci
risentiamo da questa parti con una storia mia o vostra.
Lady Shamain
|