Un diamante per ogni lacrima

di Lady Samhain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***



Capitolo 1
*** I ***


Un dimante per ogni lacrima

I


Le Fou seguì ancora la piccola luce che appariva e spariva davanti a lui.

Lo avrebbe portato da Gaston. Ne era certo.

Sapeva di avere a che fare con la magia, ma in quel momento non gli interessava se fosse magia bianca o nera dopo tutto quello che aveva visto al castello.

Gli importava solo che quella scintilla dorata mantenesse la promessa di riportarlo da Gaston.

Lo stava facendo allontanare dal castello e presto lo condusse su un sentiero che scendeva verso il fiume.

Le Fou non sapeva cosa pensare.

Un momento era sicuro che Gaston se la fosse data a gambe dopo essersi reso conto di aver provocato una sommossa contro il loro signore, un momento dopo invece lo immaginava ferito che si trascinava via lontano dagli artigli della bestia.

Quando Gaston lo aveva abbandonato durante la battaglia del castello lui aveva sentito il suo cuore spezzarsi come l'ingranaio di un orologio troppo vecchio, ma poi... era Gaston! Era stato innamorato di lui per anni ed era stato arrabbiato solo per poche ore, e non poteva semplicemente dimenticare tutto quello che avevano passato insieme.

E quindi lo aveva cercato tra la folla che c'era al castello, tra oggetti che si ritrasformavano in persone, ricordi cancellati che tornavano e famiglie che si ritrovavano.

Non lo vedeva da nessuna parte, poi il suo sguardo aveva incrociato quello di Agatha, e allora la scintilla di luce era apparsa davanti ai suoi occhi proprio mentre pensava a lui più intensamente.

Continuò ad avanzare tra gli alberi e sulle rocce.

Una volta quello doveva essere stato il letto di un torrente o di un ruscello che portava acqua al fiume durante i momenti di disgelo, per questo i sassi erano esposti ma levigati.

Il sentiero e la scintilla lo portarono proprio giù al fiume.

-E adesso? Lui dov'è? Ti avverto che se non...-

La piccola luce svolazzò un paio di volte attorno alla sua testa, prendendosi gioco di lui e dei suoi patetici tentativi di acchiapparla, poi però si tuffò in acqua e lo guidò controcorrente in direzione di una secca vicino alla riva.

Quando vide il corpo, cominciò a correre.

No, non poteva essere Gaston! Quella cosa fradicia ed abbandonata sul greto dalla corrente non doveva essere Gaston!

Non voleva credere che di Gaston, del suo eroe, del suo amore, fosse rimasto solo un corpo spezzato sulla riva di un fiume.

La giubba rossa però non lasciava dubbi.

Le Fou sentì il cuore che si accartocciava nel petto.

Credeva di avere abbandonato Gaston nel momento esatto in cui Gaston aveva abbandonato lui, ed invece a vederlo in quelle condizioni l'ultima cosa che Le Fou pensava era portargli rancore.

Lui non aveva mai voluto che Gaston finisse male!

Avrebbero potuto risolvere la cosa con una scazzottata (che Gaston avrebbe sicuramente vinto) perché quello era un conto personale tra lui e il troglodita di cui aveva avuto la sfortuna di innamorarsi da quando aveva diciassette anni.

Corse verso Gaston inciampando nell'acqua e quando lo raggiunse cadde in ginocchio accanto a lui.

Gaston era bagnato fradicio, con il viso tanto pallido da sembrare grigio; le sue vesti erano strappate ed ogni strappo era scuro di sangue che nell'acqua di allargava come un alone.

Le Fou si chinò su di lui per cercare il respiro sulle sue labbra, poi il battito del cuore sotto la giubba rossa da soldato.

Niente.

Il silenzio lo risucchiava in un vuoto orribile, in cui lui vagava alla spasmodica ricerca di un suono.

Non c'era niente. Nessun segno di vita.

-No, non puoi andartene così! Tu sei il più forte, Gaston, tu... tu sei... sei Gaston! Non puoi lasciarmi solo. Andiamo, svegliati!-

Ma lui non si mosse. Le Fou sapeva che non si sarebbe mosso più, adesso che aveva il silenzio nel petto ed il respiro congelato tra le labbra livide di freddo.

I capelli si erano sciolti e gli si erano incollati al viso in striature nere.

Una volta i suoi capelli erano stati così belli. Le Fou avrebbe dato chissà cosa, un tempo, per accarezzarli, ma non in quel modo.

Era sbagliato che lui gli togliesse le ciocche dal viso quando erano appiccicate dalla stessa acqua che lo aveva annegato.

Avrebbe dovuto poterlo accarezzare nella luce del primo mattino, nel letto che avevano diviso, anche se per una volta sola.

E adesso era davvero impossibile. Quell'unica volta sarebbe rimasta un sogno infranto come una bolla di cristallo.

La sofferenza gli esplodeva dentro come i colpi della carabina di Gaston quando andavano a caccia insieme.

Le Fou pianse tutto il dolore del suo cuore ingenuo mentre gli stringeva la mano.

"Scusa... scusami, Gaston, lo so che non dovrei piangere. Lo so che ti darebbe fastidio vedermi frignare come una donnicciola. Dovrei essere forte come te. Ma io non sono te. Mi dispiace, io non sono Gaston, sono solo Le Fou. Il povero, ingenuo, imbranato Le Fou"

-Stai soffrendo molto-

Le Fou alzò di scatto la testa ed era... Agatha? Ma no, impossibile: era così bella!

Stava davanti a lui sulla riva del fiume ed aveva il viso semi coperto dal cappuccio.

-Tu... Agatha...-

-Sì, è uno dei miei molti nomi. Più spesso mi chiamano Incantatrice-

Agatha lasciò cadere il cappucio ed il mantello logoro, ed apparve in tutta la sua bellezza con abiti degni di una principessa.

Le Fou si spostò in modo da mettersi tra lei e Gaston, perché dopo aver saputo cosa aveva fatto al principe non osava immaginare cosa avrebbe fatto a Gaston; anche il Capitano era un egocentrico egoista e presuntuoso, quindi...

Poi ricordò che Gaston era morto e che era inutile proteggerlo, e allora ricominciò a singhiozzare.

-Straordinario. Tu piangi per lui-

-Come potrei non piangere? Lui era la mia vita-

-Lo vedo. Nessuno lo ama come te. Vuoi salvarlo?-

-Non posso salvarlo. Non più. È stata colpa mia che l'ho lasciato solo-

-Non è troppo tardi. Io posso ancora salvargli la vita, ma tutto ha un prezzo-

Le Fou scattò in piedi, gli occhi sgranati ed il respiro corto per l'emozione.

-Davvero puoi? Ti prego, fallo! Io non possiedo molto denaro, ma ti ripagherò in qualunque modo. Dimmi qual'è il prezzo-

L'Incantatrice tese le mani e tra esse apparve una coppa d'oro piena fino all'orlo di diamanti.

-Le riconosci? Sono tutte le lacrime che hai versato per lui. Un diamante per ogni lacrima. Puoi riaverle indietro e lasciare a me la sua vita oppure puoi riscattarla lasciando a me queste-

-Tienile! Io voglio lui. Ora, ti prego, salvalo-

-Molto bene-

L'Incantatrice si avvicinò a Gaston. La coppa non era più tra le sue mani ma era sospesa in aria dal suo potere magico.

-Aspetta, Agatha! Senti, scusa, ma... ecco, so che spesso Gaston non è stato molto gentile con te-

L'Incantatrice lo guardò con un sopracciglio alzato.

-Va bene, lo ammetto: è stato villano ed offensivo- aggiunse in fretta Le Fou -Il suo comportamento è stato terribile ed io mi scuso al suo posto. Anzi per tutti e due, visto che non l'ho mai fermato-

-Perché mi dici questo?-

-Perché temo che tu lo trasformi in una bestia o in qualche altra creatura come hai fatto con il principe Adam. Per favore, non farlo. Lui è testardo e maleducato e tante altre cose, ma in guerra ha visto cose terribili. Ha già sofferto-

Il viso dell'Incantatrice si aprì in un sorriso e la donna alzò una mano per accarezzargli il viso.

Il contatto lo calmò. Era gentile, confortante, e Le Fou fu certo che l'Incantatrice non avrebbe fatto alcun male a Gaston.

-Ragazzo mio. Anche se avessi voluto fargli un sortilegio, come potrei adesso che ho visto i tuoi occhi? Ma ora dobbiamo sbrigarci, il suo tempo scorre veloce-

Agatha fece salire la coppa in alto e lasciò che i diamanti cadessero su Gaston in una cascata di luce.

Non appena l'ultima pietra fu caduta, la magia avvolse il Capitano di una luce dorata; le ferite sul suo corpo si richiusero, il freddo lasciò le sue membra, il respiro tornò a sollevargli il petto.

L'Incantatrice alzò una mano ed il corpo di Gaston fu sollevato dall'acqua ed adagiato gentilmente all'asciutto sulla riva.

Per un attimo Le Fou lo tenne tra le braccia, prima che il peso dell'uomo ancora incosciente gli facesse piegare le ginocchia.

Di nuovo Le Fou cercò il cuore, e stavolta lo trovò che batteva contro le costole forte come era sempre stato.

-È vivo... grazie! Oh, grazie!-

Stavolta le lacrime che gli pizzicavano gli occhi erano di gioia e sollievo.

Agatha gli sorrise, poi si chinò su di lui per accarezzargli di nuovo il viso.

-Non devi ringraziarmi. Il tuo amore vale la pena di fare un incantesimo in più. Ora però ascoltami: la mia magia non è onnipotente; tu hai comprato una seconda occasione per la sua vita con il tuo dolore, ma adesso lui dovrà imparare a vivere in un modo giusto. È da molto che lo osservo, e se tu non avessi sofferto tanto per lui, non avrei avuto alcun motivo per salvarlo. Ora tocca a lui imparare ad apprezzare il valore della vita-

-Ma questo vorrebbe dire cambiarlo. Gaston non si farà cambiare. Come posso fare?-

-Da tutto quello che è successo di recente deve avere imparato qualcosa, soprattutto da quando ha visto la morte in faccia. Vedrai che con il tuo aiuto ci riuscirà-

Le Fou guardò di nuovo Gaston.

Adesso gli sembrava solo addormentato come lo aveva visto tante volte alla taverna dopo qualche birra di troppo.

Sorrise. Finché Gaston era vivo c'era una speranza.

-Lo aiuterò in ogni modo possibile. Ti ringrazio, Incantatrice-

-Sei stato tu a fare la scelta giusta. Se tu avessi rivoluto indietro i diamanti, ti sarebbero rimaste solo lacrime-

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Nel Cerchio della Strega


Sono tornata, stavolta con qualcosa di più serio (chi ha letto "Nobody bites like Gaston" comprenderà).

Diciamo che sono una fan delle seconde opportunità, e siccome Agatha/L'Incantatrice era lì al castello ho scelto il topic di lei che salva Gaston.

Con un aiuto di Le Fou, ovviamente.

Io ho amato il personaggio di Le Fou ed il suo rapporto con Gaston durante tutto il film.

Al di là di tutte le polemiche sul fatto che la Disney abbia inserito il primo personaggio omosessuale in un film, a me Gaston e Le Fou sono piaciuti tantissimo.

La battuta "Pensa a cose belle... pensa alla guerra, alle esplosioni, alle vedove..." merita da sola tutto il film.

Piuttosto, dato che è una fanfiction, mi sono divertita ad inserire citazioni dalla canzone principale "La bella e la Bestia", quella che tutti conosciamo.


Lady Shamain



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Capitolo 2
*** II ***


Un diamante per ogni lacrima

II


Il suo ultimo ricordo era la vertigine della caduta e poi un dolore lancinante in tutto il corpo.

Poi il nulla.

Il suo ultimo pensiero era stato "Sto morendo".

E invece ora sentiva qualcosa.

Aveva la sensazione di avere un corpo, sebbene tutto indolenzito, e se aveva un corpo allora doveva essere vivo.

Tentò di aprire gli occhi ma riuscì solo a sollevare di poco le palpebre per vedere che sopra di lui c'era la volta azzurra del cielo.

Era vivo.

Il sollievo era tale da gonfiargli il petto di qualcosa che non riusciva a comprendere.

Ricadde nell'incoscienza ma stavolta era più tranquillo: qualcosa gli diceva che non sarebbe morto.

Quando si svegliò la seconda volta andava molto meglio: il sole era sparito dietro gli alberi ed accanto a lui c'era una figura fin troppo familiare.

-Le Fou? Cosa...? Dove...? Credevo di essere morto. E invece mi sono svegliato. Le Fou, tutto questo è vero? Sono vivo?-

Almeno poteva guardarlo: le palpebre non pesavano più come macigni.

-Certo che sei vivo, Gaston. Te lo garantisco io-

-Come è possibile?-

-È una storia sai... ma non è il momento adesso. Dobbiamo andarcene-

-Perché?-

-Sarebbe più saggio che tu non ti rifacessi vedere al villaggio tanto presto. Dunque vediamo: hai cercato di uccidere Maurice, poi volevi farlo rinchiudere in manicomio, poi hai rinchiuso anche Belle, la ragazza che volevi sposare, ed infine hai trascinato l'intero villaggio in un attacco suicida contro un castello incantato. Ed hai cercato di uccidere la bestia, che però non è una bestia, anzi, guarda un po'? Era il principe padrone di queste terre-

Gaston lo guardava ad occhi sempre più sgranati perché tutto ciò che Le Fou gli aveva detto gli sembrava uno scherzo folle.

Si tirò su a sedere per trovarsi alla sua stessa altezza.

-Allora non è stato un sogno?-

-No-

-Quella bestia era vera?-

-Vera come te. Senza offesa-

-E non era una bestia ma il signore di queste terre?-

-Eh, già. E tu hai fomentato una rivolta contro di lui. Tecnicamente credo che questo ti costerebbe l'impiccaggione-

Gaston si portò una mano alla gola come se già sentisse il cappio di corda che lo stringeva.

-Le Fou, vecchio mio... tu non mi denuncerai, non è vero?-

Lui lo guardò corrucciato.

-Forse dovrei farlo. Te lo meriteresti. Al castello tu mi hai usato come scudo contro un appendiabiti che picchiava piuttosto forte, e poi, non so se ti ricordi, ma mi hai lasciato sotto un clavicembalo. Hai presente di cosa parlo, giusto?-

-Al momento non...-

-Oh, per favore! Neanche io sono così stupido-

Gaston rimase zitto. Era confuso.

Le Fou non gli aveva mai risposto in quel modo, e qual che era peggio lui non riusciva a rispondere come avrebbe fatto di solito.

Non riusciva a pensare a nulla per ribattere e allora si limitò a guardarlo minaccioso, scoprendo con sorpresa che Le Fou sosteneva il suo sguardo a testa alta.

Solo il giorno prima un suo sguardo del genere sarebbe bastato per fare scattare Le Fou come un cavallo a cui avessero fatto schioccare la frusta sui fianchi, invece in quel momento non riusciva ad imporsi.

-Comunque sia, Gaston, per tua fortuna un clavicembalo è meno pericoloso della forca, quindi ti aiuterò ancora una volta-

Gaston sentì il fuoco dell'offesa bruciarlo da dentro.

Come osava? Nessuno doveva permettersi di usare quel tono di condiscendenza con Gaston!

-Chi ti credi di essere? Pensi che io abbia bisogno della tua pietà? Posso farcela anche da solo-

Provò a rimettersi in piedi ma appena fu sulle gambe le vertigini stavano per farlo crollare di nuovo a terra.

Strizzò gli occhi, mentre tutto il mondo girava e lui non riusciva a trovare nessun punto fermo per orientarsi.

No, quello no! Aveva una paura folle di quel malessere!

Stava barcollando come un ubriaco ma era toppo spaventato per preoccuparsene.

La sua mano afferrò qualcosa e lui si aggrappò istintivamente a quell'appiglio con tutto il corpo; quella cosa lo riaccompagnò gentilmente a sedere per terra perché non cadesse, ma poi non lo lasciò.

Una volta, da ragazzo, era caduto in un fiume, e per non farsi trascinare sott'acqua dalla corrente si era aggrappato ad un tronco galleggiante.

La sensazione era la stessa, come se gli unici punti fermi del mondo fossero lui ed il suo appiglio, ma stavolta non era un tronco; si era aggrappato a Le Fou, che gli teneva un braccio attorno alle spalle nonostante la differenza di altezza.

-Perché lo fai? Sei offeso con me. Vattene via-

Ringhiò ancora ad occhi chiusi, odiandosi per essere così debole.

Aveva appena cacciato Le Fou ma già se ne pentiva, perché senza di lui sarebbe stato solo.

Il pensiero gli faceva provare un terrore cieco, la stessa paura primitiva che attanagliava la preda che si sente spiata dal cacciatore senza riuscire a vederlo.

Lo stesso terrore che lo aveva preso quando la bestia lo aveva tenuto sospeso nel vuoto sulla torre e lui per la prima volta nella vita si era sentito vulnerabile ed in pericolo.

-No, Gaston. Sono offeso ma non ti lascerò-

-Perché?!-

La risposta gli giunse con una voce bassa, che lui riuscì a sentire solo perché era vicinissimo a Le Fou.

-Perché sono davvero uno stupido come dice il mio nome e nonostante quello che hai fatto io ci tengo a te-

A quelle parole la rabbia sparì come d'incanto.

La bestia, il castello, Belle... non esisteva più nulla. Solo l'abbraccio di un amico.

-Ma tu devi promettermi una cosa- aggiunse in fretta Le Fou.

Non era mai stato così. Le Fou non era mai stato così sicuro di sé, e questo lo confondeva.

Dove era finito l'amico fedele pronto a dargli ragione su tutto?

-Che cosa vuoi?-

-Devi imparare a rispettarmi-

Lui aggrottò le sopracciglia.

Perché mai Le Fou pensava che lui non lo rispettasse? Non aveva sempre riservato gli scherzi più crudeli proprio per lui?

-Non capisco che vuoi dire-

-Te lo spiegherò quando capiterà l'occasione. Accetti questa condizione?-

-Bé... Sì, accetto-

Le Fou si alzò in piedi e gli tese la mano.

Non era mai capitato prima.

Di solito era Le Fou che finiva a terra e Gaston che lo agguantava dalla collottola e lo tirava in piedi con un sorriso di scherno.

Gaston si rialzò ignorando l'aiuto che gli veniva offerto, ma stavolta si sollevò più lentamente per evitare nuove vertigini.

-Va bene. Se non possiamo tornare a Villeneuve, che facciamo adesso?-

-Andiamo al capanno di caccia in mezzo al bosco. Tutti ti credono morto e nessuno si preoccuperà se io scompaio. Resteremo lì un paio di giorni per riposare e fare calmare le acque, e poi ci metteremo in viaggio per lasciare queste terre-

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Nel Cerchio della Strega


Secondo capitolo. E già litigano!

Grazie a tutte le persone che seguono la storia, tra recensioni, preferite, ricordate e seguite.

Non credevo che sarebbe stata accolta così bene, perciò grazie, ed una rosa a tutti.


Lady Shamain

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Capitolo 3
*** III ***


Un diamante per ogni lacrima

III


Il capanno di caccia era esattamente come lo ricordavano, forse solo più vecchio e con qualche buco in più nel tetto.

Fortunatamente il focolare era ben coperto e la notte non era particolarmente fredda.

Avevano trovato un fucile, munizioni e polvere asciutta avvolta nella tela cerata, e con quelle armi Gaston era riuscito ad abbattere due lepri.

Non erano le prede nobili a cui mirava di solito, ma un cinghiale o un cervo sarebbero stati troppo impegnativi, dato che non avevano come conservare la carne e non avrebbero potuto certo lasciare una carcassa vicino al loro rifugio.

C'era un po' di sale nel capanno e Le Fou riuscì a procurarsi qualche erba aromatica nel bosco, così poterono consumare un pasto decente, sebbene fossero senza pane e senza birra.

Non parlarono molto.

Gaston aveva chiesto di nuovo cosa fosse successo, ma Le Fou per qualche motivo aveva deciso di non raccontargli tutto.

Gli aveva detto solo di averlo cercato e di averlo trovato.

Non gli aveva detto di aver riscattato la sua vita con le lacrime né che era stata una magia a guarire ferite che altrimenti sarebbero state mortali.

E soprattutto non gli aveva detto nulla di un'Incantatrice che voleva che lui imparasse a vivere in un modo diverso.

Gaston aveva le sopracciglia aggrottate e fissava il fuoco.

Le Fou non lo aveva mai visto tanto pensieroso e tanto a lungo, e quasi gli veniva da chiedersi se l'Incantatrice non gli avesse fatto un sortilegio nonostante la sua promessa.

Era come se Gaston cercasse di focalizzare qualcosa che gli sfuggiva e questo era insolito: Gaston non rifletteva mai sulle cose.

Si convinceva della sua ragione e tirava dritto su quella strada fino alle estreme conseguenze, per questo vederlo immerso nei pensieri era strano.

-Gaston? Va tutto bene?- gli chiese.

Lui lo guardò per un attimo confuso, come se si fosse appena svegliato da uno stato di trance, poi però lo guardò come se ce l'avesse con lui.

Solo il giorno prima Le Fou avrebbe tremato, chiedendosi cosa mai avesse fatto per meritarsi il suo disappunto e cercando freneticamente un modo per tornare nelle sue grazie, adesso invece scoprì che non si sentiva intimidito.

-Allora?- insistette.

Gaston distolse lo sguardo.

-È tardi. Voglio dormire-

Allora Le Fou sentì per la prima volta qualcosa di simile all'amor proprio che gli faceva rialzare la testa.

-No. Ti ricordi che avevamo stabilito la condizione per cui tu avresti imparato a rispettarmi? Ecco, questa è la prima lezione-

Gaston scattò in piedi e gli si avvicinò minaccioso.

-Tu vuoi dare lezioni a me?-

-Voglio che tu mi tratti con rispetto. Sono una persona, non uno dei tuoi cani da caccia-

Gaston fece una smorfia strana, di disprezzo e divertimento insieme.

-Rispetto, rispetto... ti sei fissato! Dimmi come non ti ho trattato con rispetto, avanti-

-Non te ne sei reso conto, immagino. Io ti ho fatto una domanda, e tu avresti dovuto o darmi una risposta oppure avresti potuto dire "Sono stanco e non ho voglia di parlarne adesso". O qualunque cosa più gentile di come ti sei rivolto a me prima-

Gaston lo guardò come se non capisse.

-Che differenza c'è? Il risultato sarebbe stato lo stesso-

-Lo so che sarebbe stato lo stesso, ma è il modo che cambia tutto. Quando qualcuno ti attraversa la strada, ti chiede il permesso o ti spintona fuori dai piedi?-

-Che domande! Mi chiedono il permesso!-

-Esatto. Vedi che è il modo che cambia?-

Stavolta Gaston annuì.

-Allora è solo questo? Trovare una parola più gentile-

-Sì, è questo. Dunque, se io ti chiedo se c'è qualcosa che non va, tu come rispondi?-

Gaston lo guardò di nuovo in quel modo, con i pugni stretti e tutti i muscoli tesi come un lupo pronto a scattare all'attacco.

-Io... io...- sbuffò forte e distolse lo sguardo.

-Non sono sicuro di capire cosa c'è che non va. Non saprei spiegarlo e preferisco parlarne in un altro momento- riuscì a masticare tra i denti, con il viso contratto come se stesse inghiottendo una rana viva.

Le Fou sorrise.

Da una parte aveva sentito dalla sua voce che c'era qualcosa che lo tormentava e questo gli dispiaceva, ma dall'altro lato sapeva che Gaston aveva fatto un grosso sforzo per controllarsi, e lui lo apprezzava proprio perché sapeva quanto dovesse essergli costato.

-Va bene, Gaston, non c'è problema. Ne riparleremo quando sarai pronto- gli disse con tutta la gentilezza di cui era capace.

In realtà avrebbe voluto alzarsi ed abbracciarlo, ma non sarebbe stata la cosa giusta da fare in quel momento.

Gaston sembrava indeciso.

Forse si aspettava altro, magari che lui insistesse, e sembrava molto sorpreso di trovare comprensione.

-Ora vorrei dormire. Sono molto stanco-

"Sì, si vede" pensò Le Fou. Gaston sembrava portarsi dentro un peso enorme che non riusciva a lasciare andare.

-Non preoccuparti, capisco che tu sia stanco. Riposa. Domani cercheremo di rendere questo posto più confortevole-

Lo pensava davvero. Le Fou ebbe l'improvvisa nostalgia di un posto da chiamare "casa".

Dopo avergli indirizzato un ultimo sguardo perplesso, Gaston si stese vicino al fuoco e si avvolse nella coperta, invece Le Fou rimase seduto sul ciocco di legno che faceva da sgabello.

Tante cose erano cambiate.

Solo la sera prima, a quell'ora, Gaston era ancora l'eroe del villaggio, capace di guidare una folla con la sua sola presenza, invece adesso era... cosa era?

Sarebbe mai più stato lo stesso Gaston? E lui sarebbe mai più stato lo stesso Le Fou?

No.

Lui era sciocco ma non così tanto.

Molte cose erano cambiate all'alba, e ad essere sincero Le Fou reputava più importanti i cambiamenti per lui e Gaston piuttosto che il prodigio di un principe tramutato in bestia, di domestici tramutati in suppellettili o di un inverno a giugno.

Le Fou pensava al futuro, a cosa fare quando fosse sorto il sole ad est, a spalancare il blu dell'immensità.

Gli unici rumori erano il crepitare del fuoco ed il verso di un gufo appollaiato su qualche albero vicino, per questo Le Fou trasalì quando sentì la voce di Gaston.

-Non riesco a dormire-

Le Fou non sapeva quanto fosse passato da quando si era steso. Potevano essere minuti oppure ore.

-Perché non puoi dormire?-

-Non lo so- Gaston si tolse la coperta di dosso e rimase disteso con le braccia dietro la testa a fissare il soffitto -Sono molto... molto... in realtà non so cosa sono-

-Confuso?-

Gaston sollevò la testa e lo guardò con una strana smorfia in viso.

-Sì. Esatto. Sono... confuso. Hai trovato la parola giusta per me-

-Je t'enprie, mon ami- sospirò Le Fou.

Ormai si era rassegnato a non sentire mai un grazie uscire dalle labbra di Gaston, ma lui gli rispondeva sempre come se lo avesse fatto.

Credeva che Gaston lo avrebbe liquidato con quel misto di fastidio ed arroganza che usava ogni volta che lui usava un'espressione più ricercata, e che lui avrebbe dovuto impartirgli un'altra lezione, invece Gaston continuava a guardarlo.

Era lo stesso sguardo che usava quando valutava una preda, e davanti a quegli occhi Le Fou si sentiva tremare le ginocchia.

Non era paura. Era che lui avrebbe dato chissà cosa per essere la preda di Gaston.

-Credo che tu lo abbia fatto altre volte. Questa cosa di trovare le parole per me-

Le Fou era stregato dai suoi occhi. Da tutta la sua figura.

Gli sembrava più bello che mai ora che era semidisteso nel gioco di luci ed ombre del fuoco.

"Oh, se solo tu potessi vedermi almeno una volta come io vedo te!" desiderò disperatamente Le Fou.

Gaston aveva anche qualcosa che lui non aveva mai visto prima: era più attento, meno superficiale, sembrava considerarlo davvero per la prima volta, e Le Fou si sentiva lo stomaco stretto per l'emozione.

-Sì, in effetti l'ho fatto molte volte- disse cauto.

Temeva che Gaston si offendesse e rompesse quel momento in cui stava abbassando le difese.

-Ah... capisco... ed io ti ho mai detto niente?-

-No, nulla di particolare-

-Ne sei sicuro, Le Fou? Perché c'è qualcosa che... non so... ce l'ho proprio sulla punta della lingua...-

-Magari un "grazie"?-

Gli occhi di Gaston si illuminarono e lui scattò a sedere.

-Ecco! Era quello! Ah, l'hai appena fatto di nuovo...-

-E quindi...?-

-Ti ringrazio-

Le Fou sgranò gli occhi.

Gaston lo guardava con qualcosa che non gli aveva mai visto prima negli occhi.

Un certo je ne sais quoi...

Come se lo vedesse per la prima volta.

-Non... non c'è di che- Balbettò lui.

Oh, santo cielo! Aveva sperato tutta la vita che Gaston lo guardasse in quel modo e adesso che succedeva davvero lui era paralizzato dalla paura.

-Le Fou... anche per avermi avvertito del pericolo che correvo. E per essere venuto a cercami. E per altre cose che adesso non ricordo... io... grazie?-

-Te ne sei accorto?-

-Sì. No... no, l'ho sempre saputo. Anche altre volte mi hai aiutato molto. Mi hai sempre guardato le spalle, ed io me ne sono accorto solo adesso. È come se rivedessi tutte quelle cose ma... io...-

Gaston lo guardò con gli occhi azzurri colmi di smarrimento.

Tutto il suo viso esprimeva la lotta interiore che stava vivendo e che non riusciva né ad esprimere né a superare da solo.

-Le Fou, io non riesco a dormire perché ogni volta che chiudo gli occhi e mi trovo al buio, mi sento come nel momento in cui il parapetto è crollato ed io sono precipitato nel vuoto-

Era la prima volta che Gaston ammetteva una debolezza.

Era a disagio e la sensazione non doveva piacergli, e di certo Le Fou non voleva rendergli le cose ancora più difficili in quel momento in cui si sentiva vulnerabile.

Vedeva il petto di Gaston sollevarsi in respiri brevi ed aspri e allora non resistette oltre: andò ad inginocchiarsi a terra accanto a lui e lo abbracciò.

Nessuno avrebbe potuto credere che le sue braccia grassocce potessero stringere tanto forte, né che il suo piccolo, semplice cuore, potesse contenere un'emozione così immensa, eppure era così.

Nessuno avrebbe nemmeno potuto credere che sarebbe arrivato il giorno in cui il Capitano Gaston sarebbe stato sbilanciato e qualcun altro avrebbe dovuto sostenerlo.

Forse per la sorpresa, forse perché non si era ripreso dall'essere quasi morto solo poche ore prima, ma Gaston stava per cadere quando Le Fou si gettò tra le sue braccia, e dovette essere il suo amico a tenerlo per non rotolare entrambi a terra.

-Non devi avere paura di questo, Gaston. Io sono qui, e giuro che non ti lascerò cadere-

Le Fou lo strinse perché aveva paura di perderlo di nuovo.

Non avrebbe mai immaginato di trovare il coraggio per fare una cosa simile, ed in effetti se ne rese conto appieno solo dopo qualche secondo, quando sentì il torace di Gaston che si espandeva in respiri lenti e regolari contro il cerchio delle sue braccia, ed il respiro che gli sfiorava l'orecchio.

-Ops... hem... troppo?- chiese incerto.

-...-

-...?-

-No-

Le Fou credette che sarebbe svenuto nel momento esatto in cui Gaston, invece di respingerlo, sollevò un braccio e lo strinse attorno a lui.

Era troppo da sopportare.

Lui non si era mai azzardato ad abbracciare Gaston perché non avrebbe sopportato di essere preso in giro.

Il massimo che si scambiavano era qualche virile pacca sulla schiena o rare volte in cui Gaston gli permetteva di massagiargli le spalle dopo una giornata trascorsa nella tensione della caccia.

E ora invece buona parte della sicurezza di sè di Gaston sembrava essere sparita per lasciare posto al suo lato più umano; un lato che addirittura era capace di provare affetto e paura.

Le Fou scoprì che gli era ancoa più caro in quel momento di fragilità che quando lo vedeva marciare attraverso la città come se il mondo intero gli appartenesse.

-Gaston, ascoltami. Io voglio aiutarti. Lasciami dormire accanto a te come quando eravamo accampati durante la guerra-

Non riusciva a vedere il suo viso ma sentì lo stesso lo scatto di Gaston ogni volta che si nominava la guerra.

Le Fou sapeva che Gaston temeva la guerra perché tante volte aveva visto la morte, ma allo stesso tempo la bramava perché era lì che era cresciuto e non conosceva altro mondo.

Quando erano stati arruolati avevano diciassette anni. Troppo pochi per vedere certe cose.

-Io non sono un debole- disse Gaston, ma la sua voce suonava spaventata.

-Non ho detto che tu sia debole. So che non lo sei. Voglio solo stare vicino a te-

Quell'ultima parte voleva dire tante altre cose, e Le Fou sperò di non essersi lasciato andare troppo.

-Allora va bene. Resta-

Si scolsero dall'abbraccio ma solo il tempo di trovare un'altra coperta e che Le Fou lo raggiungesse sul pavimento di terra battuta.

Le Fou sospirò. Gaston aveva ancora una traccia di paura negli occhi, ma se lui avesse insistito avrebbe solo finito per farlo chiudere definitivamente in sé stesso.

In silenzio, sperando di fare la cosa giusta, cercò la sua mano sotto la coperta e la strinse forte.

Sentì Gaston tremare e poi guardarlo interrogativo, sorpreso, confuso.

La sua mano, grande e forte, tremava di tensione nella sua come se Gaston fosse tirato da due forze, una che gli voleva fare ritirare la mano e l'altra che lo spingeva a cercare un contatto confortante.

Le Fou sapeva di cosa aveva bisogno Gaston, per questo aggiunse l'altra mano a stringere la sua per formare un nido sicuro.

-Io sono qui-

Gaston fece solo un cenno con la testa.

Poco dopo si era rilassato, ma spesso Le Fou sentiva la mano che si contraeva tra le sue. Era come se Gaston cercasse un appiglio per fermare la caduta, e Le Fou sperava di essere abbastanza.

Avrebbe fatto molto di più per Gaston, ma non era il momento di rivelargli i suoi sentimenti, perché se Gaston lo avesse rifiutato probabilmente se ne sarebbe andato.

Le Fou non voleva che succedesse perché, se il principe aveva messo una taglia su di lui o aveva dato ordine di catturarlo, viaggiare da solo non sarebbe stato sicuro nemmeno per un uomo forte come Gaston.

No. In fondo aveva atteso tanto che ormai qualche settimana in più non avrebbe fatto la differenza.

Si addormentò tenendogli la mano e vegliando su quel raro, prezioso momento di intimità.

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Nel Cerchio della Strega


Ho il dubbio che questo capitolo sia troppo fluffoso, nonostante abbia fatto un sacco di tagli su scene e dialoghi che mi piacevano ma erano troppo OOC.

Giudicate voi, posteri.

E grazie a tutti per l'affetto con cui è stata accolta questa storia. Credevo che sarebbe rimasta triste e semisconosciuta e invece è seguita, per cui grazie dal profondo del mio piccolo cuoricino.


Lady Shamain

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Capitolo 4
*** IV ***


Un diamante per ogni lacrima

IV


Al mattino Gaston era tornato ad essere lo stesso arrogante spaccone di sempre.

Il sorgere del sole aveva cancellato la paura e lui era pronto per un'altra battuta di caccia, che per quanto fosse alla lepre o al faggiano, era comunque sufficiente a risvegliare il suo istinto da predatore.

Le Fou evitò di fargli troppe raccomandazioni circa il non farsi vedere, gli disse solo "Attento a non sparare a nessun paesano per errore e attento a non farti sparare".

Lui aveva un compito ben più importante: procurarsi del pane.

Aveva deciso che sarebbe andato fino a Villefort, un paese che non era sulla strada principale, per non essere riconosciuto.

Il cammino era lungo ma decise di andare ugualmente a piedi, perché un uomo che ha abbastanza denaro da permettersi un cavallo e lascia la strada principale solo per comprare del pane avrebbe generato sospetti; oltretutto il cavallo di Gaston, un magnifico stallone nero come la notte, non avrebbe potuto in nessun modo passare inosservato.

Partì di mattina presto e tornò due ore dopo con una pagnotta grande che avrebbe potuto bastare per un paio di giorni.

Non si aspettava di trovare Gaston già a casa, che arrostiva pezzi di carne di fagiano sul fuoco e che parlava con... Agatha?

Non appena Le Fou la vide lanciò un grido di spavento.

Era convinto che Gaston sarebbe presto stato tramutato in qualche bestia, e lui poteva solo sperare che l'Incantatrice fosse clemente e lo trasormasse in qualcosa di piccolo che si potesse portare in giro facilmente.

Anche se, taglia ridotta o meno, la sua vita sarebbe stata comunque ben misera, se avesse dovuto andare in giro per il resto dei suoi giorni con il suo migliore amico nonché quasi amante sotto forma di ratto, lucertola o rospo.

O magari, conoscendo Gaston, sotto forma di asino.

-Le Fou! Eccoti qui finalmente! Abbiamo ospiti-

Gaston era ovviamente ignaro del pericolo che correva, e mentre Le Fou cercava un modo per avvertirlo senza sembrare più folle di Maurice quando parlava della bestia, Agatha si fece sentire.

Dentro la sua testa.

-Non dire niente. Voglio metterlo alla prova. Non una parola o vi trasformo tutti e due-

Le Fou chiuse la bocca.

Forse, se l'Incantatrice voleva metterlo alla prova, c'era una piccola speranza che Gaston restasse umano.

-Agatha! Che... che sorpresa! Non mi aspettavo di trovare nessuno-

-Nemmeno io mi aspettavo di trovare un gentiluomo che mi aiutasse, quando stamattina mi sono inoltrata nel bosco per raccogliere fascine di legna-

Oh. Quella sì che era una sorpresa.

Le Fou posò il pane sul tavolo e mentre lo tagliava cercava di non fissare troppo insistentemente il duo più improbabile di Villeneuve.

Gaston aveva aiutato quella che credeva essere una povera, vecchia mendicante?

-Le Fou, bada tu alla carne. Io vado a gettare via le interiora-

Gaston uscì dalla capanna con il suo solito passo marziale e con la massa molliccia delle viscere della cacciaggione tra le mani.

Un po' di sangue gocciolò sul pavimento ma lui non vi badò; del resto Le Fou sapeva che, se Gaston era tanto svelto a liberarsi degli scarti, non lo faceva né per essere schizzinoso né perché ci teneva troppo alla pulizia; semplicemente, come ogni bravo cacciatore, Gaston sapeva perfettamente che le interiora delle prede attirano altri animali, per questo doveva liberarsene prima possibile gettandole nel vicino torrente.

Le Fou sperava tanto che Gaston facesse un minimo sforzo in più e, una volta raggiunto il corso d'acqua, si lavasse anche le mani.

-Non è migliorato di un pollice, lo sai?-

Gli disse Agatha.

-Come?-

-Il tuo amico. È ancora superbo, arrogante ed egocentrico-

-Ma ti ha aiutato. Cioè... ha aiutato quella che crede essere la mendicante del villaggio-

-Lo ha fatto perché il suo ego non riceve complimenti da troppo tempo. Pur di ricevere attenzione è andato contro il buon senso di non farsi notare e si accontenta di dividere con me i suoi avanzi come farebbe con un cane accucciato sotto la sua sedia-

L'Incantatrice sputava ogni parola con il più assoluto disprezzo, e Le Fou ricominciava a vedere all'orizzonte la minaccia di un Gaston somaro da condurre per la cavezza.

-Può migliorare, ne sono sicuro. Dagli un altro po' di tempo-

-Ha tutta la vita e tutta la tua pazienza. Forse gli basteranno. Piuttosto, tu quando hai intenzione di dirglielo?-

-Cosa?-

-Che hai pianto d'amore per lui. Non hai visto quei diamanti? Erano puri, perfetti. Solo un amore perfetto avrebbe potuto crearli-

Le Fou scosse la testa.

In un certo senso gli dava fastidio che qualcuno leggesse i suoi sentimenti più intimi, ma d'altra parte era stato quello a salvare Gaston.

-Non posso dirglielo. Se lui ne fosse disgustato mi lascerebbe, ed in questo momento non deve succedere. Non ora che può contare solo su di me-

L'Incantatrice gli sorrise, stavolta benevola.

-Sì. Per un amore come questo vale la pena tentare-

Le Fou arrossì e per tutto il resto del tempo non osò più rivolgerle la parola, anche perché aveva paura che Gaston rientrasse e cogliesse brandelli di conversazione inappropriati.

***

Gaston si chiedeva ancora che gli fosse preso.

Normalmente la mendicante suscitava il lui un misto di repulsione e divertimento; le girava alla larga come se le rughe e la miseria fossero contagiose, e si limitava a gettarle uno sguardo, fare una smorfia e pensare "meglio a te che a me".

Invece quella mattina, mentre tornava dalla caccia soddisfatto per aver abbattuto due begli esemplari di fagiano, l'aveva vista sul sentiero e per la prima volta si era fermato a guardarla davvero.

Era curva a terra per raccogliere rami secchi e sottili che poi avrebbe rivenduto in paese per pochi soldi.

Sembrava stanca, come se la gerla sulle sue spalle fosse già carica di macigni.

Gaston stava per voltarle le spalle quando Agatha era caduta.

Il suono delle sue ginocchia che cozzavano sulla pietra e delle fascine che si spargevano e terra gli aveva ricordato lo schianto del camminamento dove era stato lui, e poi il rumore delle sue ossa che si spezzavano.

Era rimasto sconvolto dall'orrore.

Era corso verso di lei per autarla ad alzarsi e l'aveva vista pallida e tremante.

-Ho fame- gli aveva detto lei.

E Gaston conosceva bene la fame. Ne aveva presa tanta quando era una leva dell'esercito, prima di diventare Capitano e di imparare a cacciare.

-Vieni con me. Puoi mangiare con noi-

Aveva preso la gerla sulle sue spalle e l'aveva accompagnata al capanno di caccia.

Anche mentre si lavava le mani nel ruscello, ripensando a quei momenti non riusciva a capire bene cosa avesse provato.

La zitella gli suscitava un senso di repulsione, un qualcosa che non capiva e che lo spingeva allo stesso tempo ad evitarla come la peste e a fare qualcosa per renderla più umana.

Non poteva sopportarla in quelle condizioni.

Il Capitano Gaston si era ridotto da idolo delle damigelle a fare la carità alla più misera donna del villaggio.

Sperava di ricevere da lei un barlume di apprezzamento per quello che stava facendo, e invece lei era stata appena appena cortese.

Gaston si sarebbe aspettato un po' più di gratitudine, non che quasi lo ignorasse; diamine, lui si stava mostrando generoso con una donna che non poteva offrire nemmeno un bel sorriso in cambio!

Ma tant'era, ormai l'aveva invitata a pranzo e non gli restava altro da fare che tenersela in casa, sperando che non prendesse l'abitudine come i cani di tornare dove una volta gli era stato dato da mangiare.

Tornò in fretta al capanno dopo essersi sciacquato in fretta le mani nell'acqua fredda del ruscello, e tutti e tre si sedettero a mangiare.

La carne dei fagiani era bianca e tenera, ed il pane riempiva lo stomaco a dovere. Non ci sarebbe stato molto di cui lamentarsi se solo Agatha non fosse stata chiusa nel mutismo.

Dannazione, che avrebbe dovuto fare per strappare un grazie a quella donna? Trovarle anche del vino, magari?

Guardandosi attorno notò in un angolo la gerla di Agatha che era ancora vuota, ad eccezione di pochi sterpi sul fondo.

Allora gli venne un'idea.

Certo, lui non se ne sarebbe mai andato in giro per il bosco con una gerla sulle spalle come una donna, ma con le sue braccia poteva raccogliere abbastanza legna.

-Torno tra poco. E tu non andare via, aspettami-

Si alzò da tavola e uscì di casa.

***

-Incredibile cosa sia disposto a fare quell'uomo pur di appagare la sua vanità- disse Agatha.

-Non capisco. Perchè è uscito così?-

-Ci è rimasto male perché non mi sono prostrata ai suoi piedi per ringraziarlo. E adesso tornerà carico come un mulo pur di costringermi a notare quanto è generoso. Voglio proprio vedere a che punto arriverà-

Le Fou non sapeva se ridere o essere preoccupato.

-Dimmi, tu prevedi il futuro?-

-No, ma conosco Gaston abbastanza bene-

E difatti un'ora dopo Gaston era di ritorno con i capelli in disordine, un graffio sulla guancia e le braccia cariche di legna, abbastanza da riempire la gerla di Agatha ed in meno della metà del tempo che ci avrebbe messo lei.

Le Fou osservò preoccupato le loro reazioni.

Agatha, invece di ringraziarlo, gli chiese -Perché lo hai fatto?-

-Perché volevo aiutarti- rispose Gaston pronto.

Era falso. Le Fou riusciva a capire quando il suo amico mentiva, ed in quel momento aveva la stessa espressione di quando aveva finto di credere a Maurice.

Tutto ciò poteva finire molto male.

-Bene, mi hai aiutata. Una buona azione è giusta ricompensa a sé stessa-

Evidentemente non era ciò che Gaston si aspettava.

Fece un sorriso che somigliava più alla smorfia di una colica e riuscì a rispondere -Hai perfettamente ragione-

-Adesso, se permettete, tolgo il disturbo. Vi ringrazio per il cibo che avete diviso con me-

Agatha stava per prendere uno degli spallacci della gerla per caricarsela sulle spalle ma Gaston la precedette.

-Aspetta. Adesso pesa. Ti accompagnerò io fino al limitare del bosco-

Le Fou si era già alzato in piedi per seguirli ma di nuovo l'Incantatrice lo inchiodò al suo posto.

-Fermo. Voglio vedere dove può arrivare-

Uscirono entrambi.

Le Fou rimase da solo nella capanna vuota con la testa tra le mani ed i gomiti tristemente appoggiati al tavolo.

Ormai era praticamente certo che l'Incantatrice gli avrebbe riconsegnato una bestiola.

***

Gaston marciava a denti stretti attraverso il bosco.

Quel diavolo di una donna non gli aveva nemmeno rivolto la parola!

Non vedeva l'ora di liberarsene, punto.

-La tua generosità mi sorprende. Nessuno mi aveva mai aiutata tanto, tantomeno tu-

"Ah, allora sa parlare!" pensò lui.

-Sai, Capitano, non avrei mai sperato in un aiuto proprio da te. Non so come sdebitarmi-

-Non devi sdebitarti. È dovere di ogni gentiluomo aiutare una donna in difficoltà-

-Anche se è una megera?-

-Oh, andiamo, Agatha, era solo uno scherzo. Non ce l'avrai con me per quello, spero!-

-No, non preoccuparti-

"Meno male! Ci mancava pure che si fosse offesa!"

-Piuttosto, il tuo amico, anche lui ti sta aiutando molto. Ha lasciato tutto per te. Lo hai capito, non è vero?-

Gaston si fermò per guardarla attentamente. Quella donna era pazza. Presto gli inservienti dell'ospedale sarebbero venuti a prendere lei invece che Maurice.

Scosse la testa e si rimise in marcia.

-Le Fou ha fatto la cosa giusta. Che farebbe in quel villaggio dimenticato da Dio senza di me?-

-Oh, quindi tu credi di essere indispensabile per dare un senso alla sua esistenza?-

-Che domande! Certo che sì!-

-Sai qual'è il guaio? Che hai ragione-

Gaston si fermò di nuovo e si girò a guardarla.

-Come, scusa?-

-Ho detto che, purtroppo per quel povero ragazzo, tu sei davvero tutto il suo mondo. Potrei offrirgli oro, terre o diamanti, e lui sceglierebbe te. Potrebbe tornare al villaggio e vivere come tutti gli altri, dicendo che è stato trascinato nella rivolta per giustificarsi, e invece è rimasto con te. Pensaci, Capitano-

Gaston non riusciva a parlare.

Come faceva quella vecchia strega impicciona a sapere tutte quelle cose? E soprattutto come si permetteva di parlargli così!

-Non sono affari tuoi!- esclamò brusco.

-Non lo sono, ma tu chiedi a te stesso...-

-Non chiederò un bel niente!-

Agatha lo guardò in un modo che gli fece correre dei brividi lungo la schiena.

Non era paura, era come se qualcuno stesse spiando i suoi segreti più intimi e questo non gli piaceva per niente.

Per fortuna durò solo un attimo.

Agatha lo guardò, ma stavolta con un sorriso.

-Straordinario. Tu non capisci-

-Non capisco? Cosa non capisco?-

Lei scosse la testa.

-Non importa. Non dare troppo credito alle parole di una vecchia impicciona. Sei stato buono con me ed io non ti sto ripagando nel modo giusto. Accetta le mie scuse, per favore-

Finalmente diceva qualcosa di sensato!

Gaston si rilassò un po', ora che il mondo era tornato al suo ordine naturale.

-Non importa, Agatha. Ora andiamo. Villeneuve non è lontana ed io voglio tornare prima che faccia buio.

Per tutto il resto della strada non parlarono, e Gaston la lasciò poco prima della fine del bosco, perché nessuno lo notasse.

Lei lo salutò e lo ringraziò di nuovo, regalandogli finalmente il sospiro di appagamento che provava ogni volta che qualcuno riconosceva il suo valore.

Rifece la strada verso il capanno di caccia perso nei suoi pensieri.

Era strano. Ora che Agatha gli aveva detto quelle cose in effetti c'era come un tarlo nella sua mente a proposito di Le Fou.

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Nel Cerchio della Strega


Eccoci qui, quarto capitolo.

Ho pensato bene di inserire ancora una volta l'Incantatrice/Agatha nella storia: lei sa tutto, Gaston non sa niente e Le Fou teme di dover nutrire il suo amico a biada per il resto della vita.

Tutti felici e contenti, giusto? Io sì XD


Lady Shamain

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Capitolo 5
*** V ***


Un diamante per ogni lacrima

V


"C'è anche la possibilità che lo trasformi in un oggetto" pensava Le Fou mentre aspettava il ritorno di Gaston.

"Se lo trasformasse in una tazza da thé potrei baciarlo, se lo trasformasse in un orologio da taschino potrei portarlo sempre sul cuore..."

Scosse la testa, irritato da quanto erano stupidi i pensieri che aveva appena fatto.

Comunque era certo che Gaston sarebbe stato petulante anche da oggetto.

Quando Gaston tornò al capanno di caccia ancora umano e con non più peli del solito, per Le Fou fu un momento di assoluto sollievo.

Almeno per i primi dieci secondi, poi Gaston gli fece una domanda strana, soprattutto strana considerando che veniva da lui.

-Le Fou? Se tu potessi scegliere tra, per esempio, dei diamanti, ed essere mio amico, cosa sceglieresti?-

Cosa? Sembrava quasi che Gaston sapesse.

Ma l'Incantatrice non poteva avergli detto cosa aveva fatto. O sì?

-I diamanti non comprano l'amicizia. Io sceglierei sempre te-

Glielo disse con il cuore in gola, un cuore che faticava a tenere a bada.

-Allora aveva ragione quella mendicante. Mi chiedo come facesse a saperlo. Le Fou, tu potresti tornare al villaggio a vivere la tua vita. So che non mi denunceresti. Puoi tornare indietro e dire che mi hai visto sbranato dai lupi. Vorresti tornare a vivere a Villeneuve?-

Le Fou ci pensò un po' prima di rispondere. In fondo poteva essere una soluzione.

Forse avrebbe potuto tornare al paese ed essere lui a raccontare storie alla taverna la sera, di come aveva salvato Mrs. Brick e di come aveva aiutato gli abitanti del castello.

Avrebbe potuto essere lui l'eroe.

Forse avrebbe potuto, in un altra vita in cui lui non fosse stato un povero sciocco innamorato.

-Tu non potresti tornare, Gaston, e la vita non sarebbe la stessa senza di te. Non mi piacerebbe, quindi preferisco lasciare il paese e restare con te-

Il suo era un cuore incerto, forse troppo sensibile, e che stava per scoppiare quando Gaston gli strinse forte una spalla e gli sorrise come Le Fou non ricordava da un po' di tempo.

Era un sorriso sincero, non il ghigno di superiorità che aveva di solito.

-Sapevo di poter contare su di te, amico mio-

Gli disse Gaston.

Sembrava sicuro come al solito, ma Le Fou era certo di aver visto un ombra di paura mentre aspettava la risposta, e questo gli diede una speranza.

Era la prima volta che Gaston non lo dava per scontato e che forse si rendeva conto di aver bisogno di lui.

Le Fou volle illudersi di avere un valore agli occhi di Gaston, e che il suo sorriso fosse dettato da un affetto sincero.

***

Quella sera Le Fou vide la stessa incertezza nel comportamento di Gaston.

Non appena calò la notte sembrò teso, sempre in allerta, attento ad ogni minimo rumore che proveniva dall'esterno.

Le Fou notò che Gaston preferiva togliere giacca e gilet e restare solo con la camicia per rimanere più vicino possibile al fuoco nonostante il calore.

Rimaneva a fissare le fiamme seduto di lato e con le ginocchia quasi raccolte al petto, in un atteggiamento molto diverso da quello che Le Fou conosceva.

Vedere il suo eroe fragile non lo infastidiva, anzi gli dava la possibilità di provare per Gaston qualcosa di nuovo.

-Hai le spalle rigide. Posso?- gli chiese.

Non sarebbe stata la prima volta che gli faceva un massaggio, ma sapeva che Gaston odiava essere toccato senza permesso.

Lui lo guardò per un attimo confuso, impiegandoci qualche secondo di troppo per capire, poi annuì.

Le Fou si inginocchò dietro di lui.

Non erano molte le occasioni in cui poteva illudersi di essere più alto di Gaston, e questa era una di quelle.

Gli mise le mani sulle spalle e cominciò piano per non fargli male.

Forse era egoista a fare una cosa del genere, ma la verità era che lui adorava la sensazione dei fasci di muscoli che cedevano sotto i suoi massaggi.

Era come domare una belva che nessun altro a parte lui poteva calmare.

Gaston lasciò andare un paio di sospiri profondi e reclinò la testa all'indietro, poi però all'improvviso scattò di nuovo sulla difensiva.

-Io non ho paura- ringhiò rivolto a nessuno.

-Lo so che non hai paura- gli disse piano Le Fou -Tu sei forte, e coraggioso. Tu sei Gaston! Sono io il povero sciocco che ha abbastanza paura per entrambi-

Gaston si voltò così in fretta che lui non ebbe il tempo di spostarsi e si trovò con la mano sul suo petto invece che sulla spalla.

Ne sentiva il cuore battere pochi centimetri sotto le sue dita, e allora avrebbe voluto solo prenderlo tra le mani per togliergli di dosso tutte le paure e le meschinità che vi erano rimaste incrostate e permettere a tutte le cose belle di brillare.

Si sforzò di sostenere il suo sguardo.

-Io ho tante paure, Gaston, e la più grande è che un giorno tu te ne andrai lontano, ed io non potrò essere lì a proteggerti. Ho paura di non essere abbastanza-

Gaston sbuffò una risata divertita.

-Tu proteggere me?-

Il tono scettico di Gaston lo ferì più di quanto si sarebbe aspettato.

-Non prendermi in giro. Ci sono molti modi di proteggere una persona-

"Ad esempio tu proteggi me dall'essere una nullità ed io proteggo te dai tuoi cali di autostima" pensò.

Non distolse gli occhi nemmeno un istante, e che Gaston vedesse pure quanto era stupido ed ipersensibile.

Il cacciatore lo guardava attento, ma ogni traccia di scherno era sparita.

-Qualche giorno fa avrei riso. Ora so che hai ragione-

Quello non se lo sarebbe mai aspettato da Gaston, come non si sarebbe aspettato che posasse una mano sulla sua per premerla più forte sul petto o che reclinasse la testa all'indietro per appoggiarsi a lui.

-Io so che mi stai aiutando tanto, e ti prometto che, se mai sarai di nuovo in difficoltà, il mio primo pensiero sarà aiutare te. Quello che è successo al castello non sarà mai più-

Era la cosa più simile a delle scuse che Le Fou si sarebbe mai aspettato.

Per il momento era abbastanza che Gaston avesse compreso il suo errore e che avesse ammesso a voce alta di non volerlo rifare, per questo Le Fou non volle insistere e si limitò a ringraziarlo.

Gaston gli aveva appena consegnato un frammento di fragilità e Le Fou voleva solo custodirlo al meglio.

-Ora deve essere tardi. Dormiamo?-

Gaston annuì. Come la sera prima si stesero uno accanto all'altro nel riverbero del fuoco e Le Fou appoggiò piano la sua mano contro quella di Gaston per essere sicuro di afferrarlo in tempo non appena fossero arrivati gli incubi.

Gaston si addormentò presto e Le Fou rimase ad ascoltare il suo respiro.

Evidentemente Gaston aveva meno paura quando calava la notte, e Le Fou sperava che fosse merito suo.

Lui avrebbe fatto di tutto per farlo stare bene; c'erano momenti in cui avrebbe voluto solo stringerlo e baciarlo fino a fargli dimenticare tutte le paure, ma molto probabilmente Gaston non sarebbe stato d'accordo.

Però una cosa poteva farla: con la mano libera, raccolse un bacio sulla punta delle dita e lo posò pianissimo sulla guancia dell'uomo incredibilmente problematico di cui lui era innamorato.

***

Gaston usciva a caccia tutti i giorni.

Era vero che era estate e la carne doveva essere cucinata e consumata subito altrimenti sarebbe andata a male, ma Le Fou sospettava che Gaston andasse a caccia soprattutto per dare a sé stesso la prova di non essere cambiato.

Lui lo aveva accompagnato un solo giorno e per poche ore erano stati solo loro due, come se nulla fosse successo.

Le Fou lo aveva accompagnato per rivivere per poco i vecchi tempi, ma anche per accertarsi che Gaston fosse prudente e non facesse nulla di stupido come sparare vicino al villaggio, uccidere più animali del necessario o esporsi sulla strada principale.

Fortunatamente Gaston era stupido per tanti aspetti ma non sulla sua sopravvivenza, per cui non ebbe nessun comportamento imprudente.

Forse stava iniziando a mettere giudizio.

Le Fou andava a prucurarsi il pane ogni tre giorni e sempre in un paese diverso, mentre il resto del tempo lo passavano a fare piccoli lavori nel capanno.

Il capanno di caccia era un bene comune nel bosco, per quanto fosse poco frequentato.

Chi consumava qualcosa lasciava qualcos'altro, per questo Le Fou si preoccupava di riempire il barattolo del sale o di rifornire la scorta di legna asciutta per chi fosse venuto dopo di loro.

Passarono anche del tempo a riaccomodare le assi del tetto, aiutandosi a vicenda a restare in equilibrio là sopra e ridendo come ragazzini.

Spesso Le Fou si sorprendeva a pensare che avrebbe dovuto essere sempre così, senza che Gaston si fissasse su Belle.

Un giorno lui stava spaccando legna a torso nudo ed era così concentrato nel trovare i punti giusti in cui far cadere la scure per ottenere un buon taglio con il minimo sforzo che non si accorse che Gaston era tornato dalla caccia, che era appoggiato ad un albero e che lo stava osservando.

Aveva di nuovo quello sguardo che faceva tremare Le Fou per quanto era attento e lui si sentì più nudo di quanto fosse in realtà.

-Ehi... è andata bene la caccia?-

Gli chiese tanto per rompere il silenzio.

Gaston si avvicinò a lui ma invece di rispondergli gli si avvicinò per posargli le mani sulle spalle.

-Non si direbbe a vederti, sai? Ma anche tu sei forte-

Le Fou tentò di sdrammatizzare mormorando che in ogni caso non sarebbe mai stato forte come lui, e allora Gaston rise e gli diede una pacca sulla spalla che gli lasciò l'impronta rossa della sua mano.

-Dovrebbe essere sempre così, amico mio! Solo noi, senza donne nel mezzo!-

Gaston si era allontanato ancora ridendo, invece Le Fou era rimasto a cercare di controllare i brividi perché per lui quella frase voleva dire molto di più. Ma forse era solo la sua immaginazione.

***

-Tra qualche giorno potremo andarcene da qui- disse Gaston una sera mentre cenavano.

-Sei sicuro di voler partire?-

-Sì, sono sicuro. Ormai sono passati dieci giorni ed io non voglio passare più tempo del necessario nascosto come una lepre-

Quella vita gli piaceva, ma odiava il fatto si essere costretto a nascondersi.

Non era da lui.

Non era da Gaston.

-Va bene, allora altri tre giorni e partiremo-

Una volta avrebbe dato per scontata la risposta di Le Fou, invece da un po' di tempo lo considerava in una maniera diversa.

-Tu sei ancora convinto di voler venire con me?-

-Certo che ne sono convinto-

Gaston non lo avrebbe mai ammesso ma era sollevato dalla risposta.

Il fatto di sapere che Le Fou sceglieva lui ogni giorno lo esponeva a due sentimenti fino ad allora sconosciuti: il timore che le cose sarebbero potute cambiare era quello che non gli piaceva, ma poi c'era quella sensazione così bella che lo prendeva allo stomaco ogni volta che aveva una conferma.

Poteva essere uno sguardo, un sorriso o una parola di apprezzamento di Le Fou e lui si sentiva più forte.

-Sono contento. Grazie-

Le Fou gli sorrise in quel modo che lui aveva cominciato a notare solo da pochi giorni.

Gli sembrava una cosa bella, e siccome succedeva in particolare quando lui si ricordava di dire "grazie", pensò che valeva proprio la pena di dirglielo più spesso.

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Nel Cerchio della Strega


Sono tornata. E niente, sembra andare tutto bene ma non illudetevi troppo.

Voglio ringraziare tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate e a chi si ferma a recensire ogni volta che pubblico un nuovo capitolo.

Grazie a tutti.


Lady Shamain




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Capitolo 6
*** VI ***


Un diamante per ogni lacrima

VI


I tre giorni erano trascorsi e l'indomani sarebbero partiti.

Quella era l'ultima sera che passavano al capanno che ormai era diventata la loro casa, e Le Fou provava già nostalgia di quei giorni di pace che avevano vissuto.

Partivano per lasciarsi tutto alle spalle ed andare incontro all'ignoto.

-Ti mancherà Villeneuve?- chiese le Fou, mentre erano entrambi seduti davanti al fuoco del camino.

-No- rispose subito Gaston, poi però cercò di rimangiarsi la troppa fretta -Forse un po'. Non lo so. In ogni caso non posso tornare, quindi è inutile stare a pensarci-

Le Fou annuì.

Sì, era una risposta piena della tipica sicurezza di Gaston, ma lui aveva sentito qualcosa di simile all'amarezza.

-E tu, Le Fou? Tu sentirai la mancanza del villaggio?-

Le Fou si girò a guardarlo. Era la prima volta che Gaston gli chiedeva dei suoi sentimenti verso qualcosa.

-Non so se mi mancherà. Quando eravamo in guerra mi mancava tutto, ma ora è diverso. Ora sono cresciuto. E sono con te-

-Eravamo insieme anche in guerra- gli fece notare Gaston.

-Ora è diverso-

-Hai ragione. È diverso. Ma non capisco come-

Rimasero in silenzio davanti al fuoco, entrambi con l'impressione di aver detto qualcosa di più, ma senza riuscire a capire cosa.

-Gaston, posso farti una domanda?-

-Certo-

-Io... insomma, mi chiedevo... pensi ancora a Belle?-

Gaston lo guardò molto sorpreso.

Sembrava che per un attimo avesse fatto fatica a ricordare chi fosse Belle.

-In che senso?-

-Se pensi a lei. Eri molto preso e quando ti ha rifiutato tu l'hai presa malissimo. Eri ossessionato da quella ragazza. E adesso non pensi a lei nemmeno un po'?-

-No, non ci ho più pensato. Se ha preferito un animale a me, forse era davvero pazza-

Le Fou rimase a bocca aperta per la sorpresa.

Sembrava che Gaston non solo non soffrisse per amore, ma anzi che si fosse liberato di una grossa seccatura.

-Quindi non ti manca?-

-No-

Forse non era il caso di iniziare una discussione come quella di sera, ma ormai Le Fou non poteva rimangiarsi quello che aveva detto.

C'era sempre stato qualcosa di strano nella fissazione di Gaston per Belle, e la ragazza era l'unica di cui Le Fou era stato davvero geloso perché Gaston era interessato a lei.

Il comportamento di Gaston era incoerente: dopo averla corteggiata per mesi, era arrivato a rinchiuderla in manicomio, e dopo solo una settimana l'aveva completamente dimenticata.

-Ma allora che ci trovavi in lei, che hai dato di matto per giorni e giorni?-

-Era l'unica ragazza adatta a me. Lei era la più bella del paese-

-Oh, piantala con questa storia!- sbottò Le Fou -Belle non si acconciava i capelli, i suoi vestiti erano cuciti in casa ed indossava scarpe da ragazzo. Scommetto che non ha mai messo del rossetto sulle labbra nella sua vita. Non era la più bella del paese, anzi forse era proprio la meno femminile. Era la stramba figlia dello strambo, e allora perché lei?-

Le Fou si accorse troppo tardi che era stata la sua gelosia a parlare per lui, ma fortunatamente Gaston non aveva notato quanto era alterato perché rimase in silenzio per un po' prima di rispondere.

-Forse proprio perché era così diversa dalle altre. Lei non sarebbe stata una creatura perennemente dipendente dalle mie attenzioni, capisci?-

"Una creatura perennemente dipendente dalle mie attenzioni"

Le Fou sentì qualcosa che si incrinava dentro il suo petto a quelle parole.

Belle sarebbe stata meno appiccicosa di lui, probabilmente.

-La amavi?- chiese. Ormai valeva la pena arrivare davvero in fondo all'argomento.

-Mi piaceva molto, ma non so se la amavo-

-Ti eri intestardito tanto...-

-Lo so. Ma con Belle era diventata una questione di principio, perché se lei mi diceva di no chiunque avrebbe pensato che in me c'era qualcosa che non andava-

-Qualcosa che non andava? Santo cielo, Gaston ricominciamo con questa storia? Non sono dell'umore adatto per cantare di nuovo tutta la canzone, ma ti ripeto che ogni uomo in città avrebbe voluto essere te e che ogni donna avrebbe voluto essere la tua. Se Belle non ti voleva era lei ad avere qualcosa che non andava, non tu-

Gaston guardò da un'altra parte e Le Fou si sentì in colpa per essere stato così brusco.

-Scusami. Non voglio sminuire i tuoi sentimenti. Forse in fondo la amavi davvero-

-Te l'ho detto, non lo so. Però adesso che è sposata con il principe mi sento sollevato. Voglio dire, nessuno avrebbe da dire niente se ha preferito un nobile a me. Non potrei competere con lui senza finire sulla forca, e per una donna non ne vale la pena-

-Secondo me ti senti sollevato perché non devi più soddisfare l'aspettativa di conquistarla a tutti i costi-

-Forse è così. Ma sono ancora sicuro che fosse l'unica adatta a me. L'unica alla mia altezza. Certo, sarebbe stata pur sempre una donna, e con lei non ci sarebbe stato mai il cameratismo che ci può essere tra uomini. Non sarebbe mai stato come tra me e...-

Gaston si bloccò ed i suoi occhi si spalancarono per qualcosa di simile alla paura.

Il cuore di Le Fou perse un colpo per poi accelerare bruscamente.

-Tra te e chi, Gaston?-

Aveva l'assurda sensazione che, se Gaston avesse completato la frase, sarebbe stata "Come tra me e te".

-No, niente. Lascia perdere-

-No! Adesso me lo dici!-

-No!-

A quel punto Le Fou scattò in piedi come una molla. Non avrebbe potuto stare seduto un secondo di più.

-Perché no? Di che diavolo hai paura?-

-Io non ho paura di niente!- ringhiò Gaston.

-Sì invece! Tutti hanno paura di qualcosa. Ma tu non devi avere paura di me! Gaston, io non sono come quegli invidiosi giù al villaggio, che se non fossi sempre forte ti salterebbero alla gola per invidia. Io non sono come loro! Io ti...-

Stavolta fu lui a fermarsi.

Lo aveva quasi detto e non era il momento. Se Gaston si fosse offeso con lui probabilmente se ne sarebbe andato, e non era prudente per lui viaggiare da solo.

Il Capitano gli si avvicinò per piantarsi davanti a lui in tutta la sua altezza.

In un altro momento gli avrebbe fatto paura, ma ormai le Fou aveva capito che Gaston faceva più il duro quanto più si sentiva minacciato, per cui rimase ben piantato a terra e a guardarlo negli occhi.

La scena avrebbe potuto essere ridicola: l'uomo meno atletico del villaggio che sfidava l'uomo capace di sollevare due persone sulle spalle, ma per Le Fou la questione era diventata terribilmente seria.

Rimase a fronteggiarlo sperando che Gaston non lo mandasse a terra con un dito, o almeno sperando che se fosse successo il suo strato adiposo gli avrebbe attutito la caduta.

Gaston era nella stessa misura arrabbiato e spaventato, e quando gli parlò la sua voce sembrava un latrato.

-Non sei come loro, dici? Va bene, vediamo subito. Vediamo cosa fai quando ti dico che secondo me le donne sono creature inutili, irritanti e frivole, e che dipendesse da me potrebbero imbarcarsi tutte per il Nuovo Mondo e restarci, per quanto voglio avere a che fare con loro-

Gaston aveva buttato fuori tutto d'un fiato, con una rabbia che Le Fou gli aveva visto raramente.

-Non vuoi avere a che fare con...? Ma Gaston! E tutte le ragazze nelle taverne durante la guerra? E quando sorridevi alle bimbettes? Cosa...?-

Gaston sbuffò irritato.

-Da me se lo aspettano. I soldati combattono, sono forti e fanno impazzire le ragazze. Io farei volentieri a meno dell'ultima parte ma non posso-

-Quindi... non ti piacciono le ragazze?-

Il silenzio di Gaston, le sue labbra strette ed il modo il cui sembrava voler allo stesso tempo scappare e distruggere tutto quello che gli capitava davanti furono la risposta più chiara.

Le Fou non riusciva a capacitarsi.

Se da un lato c'era una parte di lui che esultava perché sapeva di avere finalmente una possibilità, dall'altro lato c'era un'altra parte, quella testarda appena nata, quel nocciolo di amor proprio, che lo spingeva ad arrabbiarsi.

-Tu non me lo hai mai detto! Sono sempre stato il tuo migliore amico e non mi hai detto una cosa come questa?!-

-Non potevo! Non sai come chiamano quelli che non vogliono le donne?!-

-Ma tu... tu... non ti fidavi di me? Io non lo avrei detto a nessuno-

-Certo che mi fidavo di te. E so che non lo avresti detto a nessuno, ma è proprio per te. Perché non volevo che tu mi lasciassi. Non volevo che proprio tu mi guardassi disgustato-

Gaston non gli era mai parso così vulnerabile, e Le Fou non poteva certo dargli torto.

Era un segreto che aveva custodito per anni ed anni, sempre più in fondo, una debolezza che avrebbe potuto rovinare la sua reputazione non solo nel villaggio di Villeneuve... e adesso era stato estratto a forza.

Come una larva che ha trovato riparo nel terreno, e quando le zolle vengono rivoltate dall'aratro resta ad annaspare e a contorcersi completamente vulnerabile.

Le Fou capiva come doveva sentirsi Gaston, più o meno come se avesse una lama puntata alla gola che avrebbe potuto affondare in ogni istante.

Aveva i pugni stretti, il respiro affannato ed i suoi occhi, di solito magnetici, erano dilatati dalla paura.

Le Fou non sapeva se essere offeso per la mancanza di fiducia o se essere lusingato da quanto Gaston tenesse alla sua amicizia.

-Ehi... ehi, va tutto bene... io non ti avrei mai chiamato...-

-NON DIRLO!- urlò lui.

Accidenti, la ferita era più profonda di quanto Le Fou avesse immaginato.

Provò ad avvicinarsi lentamente per non spaventarlo ma Gaston fece uno scatto di lato.

Forse non era pronto per una cosa come un abbraccio, almeno non in quel momento, così Le Fou si rassegnò a parlargli da lontano.

-Non sono disgustato. Non c'è niente di male. Io sarei stato tuo amico anche se lo avessi saputo prima-

-Come?-

Lui fece spallucce. Come poteva dirgli che, se lo avesse saputo prima, si sarebbe impegnato molto di più per farsi notare invece di accontentarsi di fare l'amico devoto?

-Perché sei tu-

-Non ti da fastidio?-

-No-

Gaston scosse la testa e sospirò.

Alzò le testa come se improvvisamente fosse interessato al soffitto, e Le Fou avrebbe giurato che fosse per nascondere gli occhi lucidi di lacrime.

-Non dovrebbe essere così- disse Gaston -Io dovrò scegliere una donna prima o poi. Una moglie che si occupi della casa e che cresca i miei bambini, ma io non voglio questo. Le donne fanno diventare matti e nemmeno ne vale la pena. Io vorrei che la vita fosse sempre così. Come abbiamo passato questi giorni-

Le Fou era certo che Gaston non si rendesse nemmeno conto di cosa stava dicendo, ma non poteva evitare che le emozioni si annodassero in fondo allo stomaco e alla gola.

-Credimi, lo so come ti senti. Lo so benissimo-

Si fermò, incerto. Se glielo avesse detto? In fondo che aveva ormai da perdere? E poi Gaston si era ritrovato a vedere scoperto il suo segreto, e se Le Fou avesse continuato a nascondergli una cosa tanto importante si sarebbe sentito niente più che un traditore.

-Gaston... io manterrò il tuo segreto. Tu manterrai il mio?-

-Quale segreto?-

Adesso aveva davvero il cuore in gola. Da quel momento la sua vita avrebbe potuto essere un sogno che si realizzava oppure un incubo.

-Io non so se mi piacciono le ragazze. Forse potrei trovarne una che mi piace, ma finché starò con te non ho nessuna voglia di cercarla. Io.. tu...-

-Io?-

-Sì. È con te che vorrei stare-

Gaston non rispose. Sembrava avere bisogno più tempo del solito per elaborare l'informazione, e Le Fou poteva solo aspettare.

-Tu hai... da quanto?-

-Da sempre. Questo è il mio segreto-

Fu Gaston ad avvicinarsi per primo, ma ancora era cauto e sospettoso.

-Perché non me lo hai mai detto? Neanche tu ti sei fidato di me-

Le Fou abbassò gli occhi. Era vero, Gaston aveva ragione.

-Non l'ho fatto per il tuo stesso motivo: non avrei sopportato di saperti disgustato da me. Ho preferito fare l'amico in ogni circostanza anche a costo di rendermi ridicolo, piuttosto che essere respinto-

Per la prima volta sul viso di Gaston passò qualcosa di simile ad un sorriso.

-E così avevamo paura uno dell'altro-

-Sì, immagino che siamo stati stupidi entrambi-

-Le Fou? Io non credo che ti avrei respinto-

Lui alzò gli occhi di scatto.

-Davvero?-

-Sì. Insomma, quando ero ubriaco pensavo che essere toccato da te mi piaceva. E qualche volta ho pensato come sarebbe stato... baciarti-

Per un attimo Le Fou rimase stordito, poi, man mano che il suo cervello comprendeva l'esatto significato di quelle parole, si sentiva pronto a piangere e a ridere insieme.

Si premette le mani sulla bocca per trattenersi ma ormai non ce la faceva più.

-Ho aspettato anni... e credevo fosse impossibile-

-Ed io non mi sono mai accorto di te-

Rimasero a guardarsi, ancora increduli per quello che era appena successo.

Tanti anni in cui erano stati sempre insieme e non erano riusciti a capire una cosa così importante.

-E adesso?- chiese Gaston.

-Adesso cosa?-

-Che succede adesso?-

"Ah... bella domanda! Di solito dopo la dichiarazione d'amore c'è il bacio. No, aspetta... questa era una dichiarazione?"

-Non ne sono sicuro. Potremmo...- ma non riuscì a finire la frase perché non trovava le parole per dire cosa avrebbe voluto fare.

Ogni cosa gli sembrava ancora irragiungibile e proibita.

-Potremmo?-

Anche gli occhi di Gaston bruciavano della stessa fiamma.

Oh, sembrava che fosse pronto a divorarlo!

Le Fou pensò che fosse finalmente arrivato il momento di saltargli addosso, appicicarlo al muro e fargli tutto ciò che aveva a malapena osato immaginare, ma qualcosa li distrasse.

Qualcuno bussava alla porta, ed era piuttosto insistente.

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Nel Cerchio della Strega


Sono una brutta persona, lo so.

A mia discolpa posso dire che ci sono validi motivi per questa interruzione proprio sul più bello:

1 – il capitolo stava diventando troppo lungo rispetto ai precedenti.

2 – la discussione tra Gaston e Le Fou era già abbastanza impegnativa.

3 – volevo cambiare punto di vista e lasciare voce a Gaston.

4 – quello che succede adesso merita un capitolo a sé.


Dopo le giustificazioni ci sono le precisazioni, soprattutto a proposito di Gaston.

Dunque, io sono convinta di ogni parola che ho scritto, e cioè che Gaston consideri le donne un altro mondo, troppo diverso dal suo ed a cui lui non è minimamente interessato.

È comunque un maschilista dalla mentalità retrograda, ma è anche un uomo messo sotto pressione dalla società.

Fare lo spaccone ed il macho gli piace, essere adorato pure, flirtare forse, sistemarsi seriamente con una donna no.

Con Belle avrebbe forse potuto essere amico, se i canoni dell'epoca non avessero previsto come unico rapporto tra uomo e donna il matrimonio con conseguente sottomissione.

A proposito di Le Fou ho da dire di meno.

Solo che certi momenti in cui si rendeva ridicolo (ad esempio reggere il gioco durante "la caccia" alla locanda) posso giustificarli solo con un amore cieco e totale; da un lato vuol dire sacrificare una fetta di dignità, dall'altro però è chiaro che solo un amore così può "salvare" Gaston. A patto che riesca ad accorgersene.

Ci risentiamo al prossimo capitolo.


Lady Shamain

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Capitolo 7
*** VII ***


Un diamante per ogni lacrima

VII


Chi diavolo era che si permetteva di interrompere un momento così importante?!

Gaston era furioso: lui e Le Fou avevano appena finito la confessione più importante della loro vita e poi, proprio quando stavano per passare alle vie di fatto, ecco che qualche imbecille si permetteva di perdersi nel bosco e di arrivare ad interromperli.

Si scambiò uno sguardo con Le Fou, il quale fece spallucce come a dire "Che vuoi farci?".

-Vediamo chi è-

Prima di andare ad aprire la porta, Gaston si preoccupò di prendere il coltello da caccia; sapeva che le persone che vagavano nel bosco dopo il tramonto erano o pericolose o disperate, e lui voleva essere pronto nel caso fosse stata la prima possibilità.

Da dietro la porta chiusa chiese -Chi è là?- ma non si sarebbe mai aspettato di sentire la voce di Agatha che chiedeva asilo per la notte.

Gaston aprì la porta e se la trovò davanti più pallida ed emaciata che mai, con le mani livide di freddo nonostante fosse giugno inoltrato.

-Vi prego, un riparo per la notte- supplicò di nuovo la mendicante.

Gaston la guardò seccato. "Un riparo per la notte" avrebbe voluto dire rimandare ancora attività che avevano atteso già fin troppo, eppure se l'avesse scacciata avrebbe significato forse farla morire di fame o attaccata da qualche animale; come lui aveva provato a fare con Maurice e Le Fou aveva cercato di impedirglielo.

Fu il pensiero di quanto il suo amico (ma era ancora solo un amico?) sarebbe stato contrario che lo fece decidere.

-Entra. Siediti vicino al fuoco e mangia qualcosa-

Gettò uno sguardo a Le Fou e lui gli stava sorridendo.

Gaston non capiva perché ma sapere che Le Fou approvava la sua scelta lo faceva sentire bene.

Era come se tutto fosse più calmo, tranne il cuore che ancora gli martellava sotto le costole.

Agatha ringraziò, umile come sempre, e andò a sedersi su uno dei ciocchi che facevano da sgabello.

Le Fou le offrì del pane, e Gaston, già che aveva il coltello in mano, le tagliò della carne che era rimasta.

La donna mangiò in silenzio e loro due non volevano restare a fissarla ma nemmeno potevano fare finta che non ci fosse e riprendere la discussione di prima da dove l'avevano interrotta.

Si scambiarono un'altra occhiata e Le Fou allargò le braccia rassegnato.

Certo. Non erano argomenti da discutere davanti ad un'estranea.

Gaston sbuffò contrariato, e alla fine per passare il tempo si sedette in un angolo a pulire il vecchio fucile da caccia.

Che seccatura che era quella donna! Con tanti posti in cui avrebbe potuto perdersi nella foresta, proprio vicino a loro doveva capitare? E soprattutto, proprio in quel momento?

Seccante, fastidiosa, creatura!

Gaston era concentrato sul meccanismo del grilletto, e solo il suo sesto senso lo avvisò di qualcosa molto vicino a lui.

Si girò e trasalì quando vide Agatha che lo fissava.

Era in piedi accanto a lui ed era ferma, decisa. Non sembrava più la solita mendicante che tremava di freddo.

Gaston sentì un brivido che lo scuoteva perché negli occhi della donna aveva riconosciuto un predatore, ed in quel momento lui non era un rivale, lui era la preda.

-Dimmi perché mi hai concesso ospitalità-

-Perché... ne avevi bisogno?- tentò lui.

-Non mentirmi. Voglio la verità-

A quel punto Gaston sbuffò forte. La verità era che non ce la faceva più a fare buon viso a cattivo gioco, a pensare una cosa e farne un'altra.

-E va bene, vuoi la verità? La verità è che a me non importa niente di te. Fosse dipeso solo da me nemmeno avrei aperto la porta. Ma sono con il mio amico, e so che lui non avrebbe mai scacciato una persona in difficoltà, perciò ringrazia lui. Contenta adesso?-

-Interessante. Quindi lo hai fatto per lui-

In quel momento Gaston si girò verso Le Fou, che si era alzato dal suo angolo vicino al fuoco e spostava uno sguardo preoccupato da lui ad Agatha.

-Perché lui avrebbe fatto così, sì-

-E tu vuoi essere degno di lui-

Gaston non l'aveva mai pensata in quei termini, ma una volta che lo aveva sentito dire gli sembrò perfettamente naturale.

-Non voglio che abbia paura di me, o che provi disprezzo per il mio comportamento- per una volta in vita sua abbassò gli occhi -È già successo-

Lei lo valutò attentamente, con la testa inclinata da un lato e gli occhi che lo scandagliavano impedendogli di nascondere nulla.

-Molto interessante. Forse dopotutto ne vale davvero la pena. Sai, Gaston, non immaginavo che potessi migliorare tanto-

Come si permetteva?! Come osava rivolgersi a lui con quel tono di condiscendenza?

Scattò in piedi con i pugni serrati per la rabbia.

-Adesso osi troppo!-

A lato colse un movimento di Le Fou che cercava di fargli capire a gesti di stare zitto, ma lui non ne aveva alcuna intenzione.

Dare ospitalità ad un vecchia megera era qualcosa che poteva sopportare, ma che lei gli facesse la predica no, non lo avrebbe tollerato.

Nemmeno per far contento Le Fou.

Agatha gli sorrise enigmatica da sotto il suo scialle strappato.

-Questo giovanotto è davvero molto preoccupato per te. Bene, credo che sia arrivato il momento di spiegarti tutto-

Gaston avrebbe pensato che quella povera zitella sempre sola avesse anche le allucinazioni per la fame e fosse definitivamente uscita di testa, ma non ebbe il tempo di esprimere il suo pensiero che Agatha si era trasformata sotto i suoi occhi.

Il mantello logoro era caduto a terra e così pure il fazzoletto che le tratteneva i capelli.

Davanti a lui c'era una donna dall'età indefinibile, con un viso nobile ed occhi dallo sguardo impossibile da sostenere; sembrava che quegli occhi avessero visto chissà quali cose e Gaston non riuscì a resistere.

La guardava e per la prima volta aveva paura davanti a qualcosa che non comprendeva.

Sapeva di avere a che fare con la magia, e tutte le superstizioni riguardo alle streghe gli tornarono in mente in un lampo.

-Ma tu chi diavolo sei?- Le chiese.

-Io sono l'Incantatrice, sono la maga, sono colei che vede il destino-

Gaston iniziò a capire, e man mano che comprendeva si sentiva sempre più perso davanti a qualcosa di troppo grande.

-Il castello ed il principe sono stati trasformati da una maga... tu? Sei stata tu?-

-Sì, sono stata io-

-Ma tu sei sempre stata una mendicante per tutti questi anni. Perché?-

-Per osservare il mondo senza essere osservata-

Già. Giusto... chi mai avrebbe dato credito ad una donna povera e lacera come la zitella del villaggio?

Quella aveva preso in giro tutti, compreso lui, e Gaston odiava essere preso in giro.

-Tu non hai bisogno della mia carità. Cosa vuoi davvero da me?-

-Ah, vedo che l'intelligenza non ti manca. Io non voglio nulla-

-E allora perché mi hai cercato?-

-Fai troppe domande, Capitano. Hai mai fatto tutte queste domande a te stesso?-

Gaston sbuffò più forte che mai.

Maga o zitella, Agatha comunque non gli piaceva.

-Non ho l'abitudine di parlare da solo come i folli-

-Conosco qualche specchio che potrebbe smentirti-

Gaston quasi arrossì.

Non aveva calcolato che quella donna potesse conoscere quel suo piccolo segreto.

Era convinto che solo Le Fou lo sapesse, ed era certo che lui non lo avrebbe mai tradito.

-Te lo chiedo di nuovo. Che cosa vuoi da me?-

-Devi sapere come sono andate le cose. Devi capire-

Lui si sentì scuotere da un brivido.

Il modo in cui lei aveva pronunciato la parola "capire" gli aveva fatto intravedere qualcosa di troppo grande perché lui lo comprendesse.

In un attimo si sentì smarrito ed istintivamente cercò Le Fou.

Lo trovò dall'altra parte della stanza, che lo guardava preoccupato.

Come se avesse sentito la sua richiesta di aiuto, il suo amico attraversò la distanza che li separava e lo raggiunse.

Avendolo accanto Gaston si sentì più sicuro, e gli tornò in mente ciò che gli aveva detto Le Fou.

"Ci sono molti modi di proteggere una persona"

Si rese conto di quanto Le Fou fosse importante per lui; avrebbe voluto ringraziarlo, ma non poteva farlo in quel momento.

Lo guardò negli occhi sperando che lui capisse.

Perché non aveva mai prestato attenzione ai suoi occhi? Gli sembrava di trovare tanta gentilezza, qualcosa capace di calmarlo.

Si rese conto che ciò che lo tranquillizzava non era pensare ai ricordi di guerra, ma la voce di Le Fou ed il modo in cui lo faceva sentire protetto.

Le Fou annuì senza bisogno di dire nulla, e solo allora Gaston si rivolse di nuovo all'Incantatrice.

-Va bene. Sono pronto-

L'Incantatrice lo guardò con un sorriso.

-Straordinario. Davvero straordinario. Adesso sei davvero pronto per conoscere a verità. Tu, ragazzo, raccontagli tutto-

Allora fu Le Fou a parlare.

Gli raccontò di come lo aveva trovato all'alba del giorno in cui il sortilegio si era spezzato, di come aveva pianto per lui e di come l'Incantatrice gli avesse proposto il patto: le sue lacrime in cambio della magia per guarirlo.

-Quindi tu mi hai davvero salvato la vita. Non mi hai solo trovato e portato al sicuro-

Le Fou guardò a terra in imbarazzo.

-Non potevo abbandonarti-

Qualcosa di simile ad un coltello gli si piantò tra le costole e lo fece piegare per il dolore.

-Adesso comprendi, Gaston? Ti rendi conto di cosa ha fatto? Quest'uomo coraggioso è stato abbastanza forte da guardare oltre il rancore-

"Oltre il rancore, oltre l'indifferenza, oltre la mia... stupidità"

Dovette deglutire un paio di volte per riprendere il controllo sulla sua voce e non mostrare che tremava.

-Ora capisco cosa ha fatto per me, e so che non potrò mai ringraziarlo abbastanza-

Lo disse sincero come non era da anni, come se stesse mettendo a nudo il suo cuore palpitante.

-Sì. Tu gli devi più che la tua vita. Adesso devi capire un'altra cosa-

Gaston la guardò incerto. Si sentiva già abbastanza stordito da quando aveva scoperto cosa aveva fatto Le Fou, e non era sicuro che avrebbe retto un altro colpo come quello.

L'Incantatrice stese la mano di fronte a sé e nel suo palmo aperto c'erano tre proiettili.

-Li riconosci?-

Gaston ebbe un brivido che lo scosse in tutto il corpo.

Erano tre. Tre colpi che erano partiti dalla sua pistola contro quella che lui credeva essere una bestia.

Era certo che fossero quei tre proiettili, ma non osava dirlo a voce alta.

Il suo istinto gli urlava che era in pericolo.

-Hai sparato tre volte alle spalle, e per due volte lo hai fatto davanti a Belle, nonostante sapessi che aveva a cuore quella creatura. Sai cosa si prova a vedere soffrire qualcuno che ami?-

Ancora una volta Gaston si mosse per istinto e si mise tra lei e Le Fou.

Non sapeva perché, ma aveva sentito come se lo avesse direttamente minacciato, e lui non avrebbe permesso che Le Fou pagasse per colpa sua.

Per la prima volta capiva come si dovesse sentire la lince che difende a tutti i costi i suoi cuccioli.

-Hai paura, Capitano?-

Lui non rispose. Rimase a tenerla d'occhio, ben attento ad ogni suo movimento e attento a tenere Le Fou dietro di sé.

-Stai cercando di proteggerlo?-

-Sì-

-Eppure tu devi imparare. Non fa piacere nemmeno a me ma è necessario-

L'Incantatrice alzò una mano ma Gaston era già scattato con tutti i riflessi del soldato e del cacciatore: si girò e strinse Le Fou contro di sé.

Gli nascose la testa contro la spalla e gli fece scudo con il proprio corpo.

Sentì a malapena la protesta soffocata del suo amico, e nonostante lui si divincolasse lo trattenne con tutta la sua forza.

Si aspettava si sentire da un momento all'altro il ruore di uno sparo e poi il dolore bruciante della ferita che gli tagliava la schiena, e invece non c'era nulla.

-Spostati- ordinò lei.

-No-

-Se non ti sposterai sarai tu ad essere colpito-

-Va bene, è giusto-

-Perché?-

-Perché sono io che ho sparato e se c'è una punizione deve essere solo per me. Lui non merita questo-

Mentre lo diceva si rendeva conto di esserne davvero convinto.

Intanto Le Fou cercava di divincolarsi e gli gridava di lasciarlo ma lui nemmeno lo sentiva.

La cosa che percepiva meglio era la sensazione sorprendentemente piacevole di stringere Le Fou tra le braccia.

Perché non lo aveva mai fatto prima? Che altro si era perso?

Cercò di essere più gentile e di non costringergli la nuca troppo forte.

-Stai fermo- gli ordinò -Io me la caverò-

Per quanto le Fou lottasse con tutte le sue forze non poteva sperare di avere la meglio su di lui.

Gaston sperava comunque che l'Incantatrice finisse presto, che gli piantasse in fretta quelle tre pallottole nella schiena e che se ne andasse.

-Allora hai capito davvero. Bene, molto bene-

Gaston si girò a guardarla da sopra la spalla.

-Che vuoi dire?-

-Voglio dire che puoi lasciarlo. Non devi temere né per lui né per te-

-Ma tu avevi detto...-

-Volevo metterti alla prova. Al castello lo hai usato come scudo ed io volevo assicurarmi che non ricapitasse-

Solo allora Gaston si convinse e lasciò andare Le Fou.

Il senso di colpa gli bruciava dentro come se gli avessero sparato davvero.

-Non accadrà mai più- poi si girò verso Le Fou perché era a lui che voleva dirlo -Te lo prometto-

Lo guardò negli occhi ed ancora una volta si sorprese di quante cose vedesse.

Le Fou sembrava ancora preoccupato, ma anche felice, e infine commosso.

Gaston si chiese se anche Le Fou riuscisse a leggere il suo sguardo come aveva imparato a fare lui.

Probabilmente sì.

Si voltò di nuovo a guardare l'Incantatrice, che annuì soddisfatta.

-Bene, il mio compito è finito. Ricordati la promessa che hai fatto, soldato. E tu, ragazzo coraggioso, ricordati sempre di farti rispettare-

L'Incantatrice sollevò il cappuccio sulla testa e prima che loro potessero dire qualcosa era già uscita e li aveva lasciati soli.

***

-Sicuro che è andata via?- chiese Gaston più sospettoso che mai.

-Sembra di sì. Voglio dire, ha detto di aver finito con noi, e quindi sì. È andata via-

Le Fou aveva di nuovo il cuore in gola.

Era successo davvero alla fine: Gaston aveva riscattato quel momento orribile al castello, quando lo aveva trattato come un oggetto.

E lo aveva protetto come se lui fosse la persona più preziosa che esistesse al mondo.

Guardando Gaston ancora non riusciva a crederci.

Gaston, quello spaccone, egoista e presuntuoso lo aveva fatto sentire amato.

Gli aveva dato in pochi minuti tutta l'attenzione che Le Fou aveva creduto di aver sprecato per lui per anni.

-Spero che quella non si impicci mai più dei fatti miei- ringhiò Gaston con lo sguardo ancora rivolto verso la porta.

-Andiamo, ti ha salvato la vita e...-

Gaston si voltò verso di lui e qualsiasi altra cosa gli morì in gola.

-Tu mi hai salvato la vita. Sei stato tu-

Gaston gli si avvicinò, ma Le Fou non poteva più aspettare.

Ormai Gaston sapeva tutto, quindi non c'era più nessun motivo di trattenersi.

Lo afferrò dalla giacca e gli si buttò tra le braccia, prima di prendergli il viso tra le mani e, finalmente, baciarlo.

Erano tutti e due troppo sorpresi e in realtà rimasero con le bocche incollate una all'altra e le labbra che si muovevano in tentativi imbarazzanti, ma Gaston non lo stava respingendo e questo bastava per renderlo il bacio migliore del mondo.

Quando si staccarono Le Fou rimase a guardarlo negli occhi e con un braccio a trattenere Gaston in vita.

-La prima volta che ho pensato di baciarti era inverno. C'era la neve, mi ricordo, e tu eri appena tornato da una battuta di caccia e ti eri stravaccato alla taverna. Avevi le guance rosse, la neve tra i capelli e ridevi. Eri bellissimo-

Vide che gli occhi di Gaston luccicavano di orgoglio come ogni volta che riceveva un complimento, ma ci vide anche qualcos'altro.

-Io non ricordo quando è stata la prima volta perché ero sempre ubriaco. Ma me ne ricordo una. Io avevo esagerato a sollevare da solo un cervo adulto sulle spalle. L'ho portato fino alla taverna in spalla per scommessa e poi ovviamente ci siamo ubriacati tutti per festeggiare. Nessuno si era accorto che mi facevano male i muscoli perché avevo davvero esagerato, sai? Solo tu. Ancora mi chiedo come diavolo hai fatto a capirlo. Io non mi ero nemmeno accorto che ti eri avvicinato e quando ho sentito qualcuno che mi massaggiava le spalle ho creduto che fosse una delle ragazze. Ti ho guardato ed ho capito che tu sapevi, ma mi sono anche sentito al sicuro perché sapevo che non mi avresti preso in giro. E allora avrei voluto... bè, lo sai-

-Baciarmi?-

-Sì-

-Allora fallo-

-Cosa?-

-Hai capito bene. Se vuoi ancora baciarmi fallo subito. Voglio che sia tu a cominciare-

Per Le Fou in quel momento era importantissimo. Se Gaston non fosse riuscito a prendere l'iniziativa avrebbe voluto dire che si vergognava di lui o di quello che provava per lui, e questo avrebbe portato ad un rapporto diverso da prima ma ugualmente sbagliato.

Per fortuna dopo pochi secondi di incertezza Gaston lo attirò contro di sé e di nuovo premette le labbra sulle sue.

"Oh... dunque non era vergogna. Era paura di sbagliare. O forse di non essere all'altezza"

Poco importava ormai.

Qualunque cosa fosse, purché non fosse rifiuto, avrebbe potuto essere addolcita e migliorata con il tempo.

Le Fou decise di iniziare subito.

Strofinò piano le sue labbra contro quelle di Gaston, mettendoci tutta la tenerezza che era sempre stato attento a nascondere per non essere preso in giro.

Lo baciò delicatamente all'angolo della bocca, sulla guancia, e poi lungo la mascella.

Cercava di dirgli "Non temere. Va tutto bene. Guarda cos'altro esiste al mondo oltre alla guerra e alla caccia"

Gaston rispondeva con respiri lenti e profondi.

Si stava rilassando.

Se prima lo aveva stretto come un ciocco di legno da accatastare, adesso sembrava rendersi conto che era un altro essere umano.

Quando Le Fou si spostò di poco, Gaston piegò la testa e all'improvviso aveva la bocca sul suo collo; a Le Fou sfuggì uno strillo.

Quanto a lungo aveva sognato una cosa simile!

Gaston faceva del suo meglio per essere gentile mentre provava a fare ciò che aveva fatto lui poco prima.

Gli strofinava il viso nel collo poco sotto l'orecchio e Le Fou poteva sentire il suo respiro caldo sulla pelle; bastava per fargli sentire le gambe molli.

Si aggrappò forte alle spalle del Capitano e scoprì con sorpresa che Gaston aveva capito perfettamente il suo gesto e sapeva ricambiarlo.

-Questo mi piace-

Mormorò Gaston.

Aveva un'espressione seria e concentrata che Le Fou gli aveva visto raramente.

-Perché non ci ho mai provato prima?-

"Oh, sapessi quante volte me lo sono chiesto io!" pensò Le Fou.

-Non lo so, ma adesso puoi farlo-

Gaston lasciò andare un sospiro e di nuovo tornò ad affondargli il viso nel collo.

Era più alto di lui e doveva piegarsi per arrivarci, ed in quel modo Le Fou si sentiva al centro di tutta l'attenzione che aveva desiderato per anni.

-Le Fou? Sento il tuo cuore. Ha sempre fatto così?- gli chiese Gaston.

Sembrava enormemente sorpreso dalla scoperta.

"Sì, sempre quando sono con te" pensò, ma non poteva rispondergli così; sarebbe sembrato troppo una dama da novella romantica.

Eppure era sempre quello che aveva sempre sognato: Gaston che lo stringeva tra le sue braccia forti.

E credeva che sarebbe rimasto un sogno, perché con tutte le ragazze che cadevano ai suoi piedi, chi avrebbe mai scommesso che l'aitante Gaston scegliesse il goffo, insicuro, imbranato, rotondetto Le Fou?

Tentò di rispondere normalmente ma la sua voce si era alzata di un'ottava ed i suoi polmoni non ce la facevano a farlo sia respirare che parlare.

-Gaston? Sono un essere vivente. Certo che il mio cuore ha sempre fatto così. Si chiama battito cardiaco-

Sì, il battito di un cuore che stava per scoppiare di felicità.

-Non so che vuol dire. Non me n'ero mai accorto-

La guancia di Gaston, dalla mascella forte, era appoggiata contro la sua guancia resa morbida da qualche madeleine di troppo.

-Forse non te ne sei accorto perché non siamo mai stati così vicini?-

-Forse-

Gaston lo strinse di più. Gli affondò ancora il viso nel collo.

A Le Fou mancava il respiro perché, insomma, quanto lo aveva sognato!

Avrebbe potuto svenire, ma svenire tra le sue braccia sarebbe stato poco virile, e comunque Le Fou non avrebbe voluto perdere coscienza per niente al mondo, perché voleva godersi quei momenti fino in fondo.

Gaston sembrava un bambino alla scoperta di qualcosa di sconosciuto.

Era attento, concentrato, forse più di quanto non fosse mai stato nella sua vita per qualcosa che non fosse la caccia.

Gli faceva scorrere le mani sulle spalle e sulla schiena come se davvero non lo avesse mai conosciuto ed avesse bisogno di relazionarsi con lui sul piano fisico.

-Ma tu sei... morbido. Sei sempre stato così?-

-Sì... certo. Mi prendevano in giro perché sono sempre stato piuttosto in carne, ricordi?-

-Non devono più farlo- ringhiò Gaston.

Le Fou avrebbe voluto dirgli che nessuno lo prendeva più in giro da anni perché tutti sapevano che cercare guai con Le Fou significava cercare guai con Gaston, ma non ci riuscì perché la sensazione di contare qualcosa per Gaston era troppo bella per rovinarla.

Gli girava la testa e non sapeva se scoppiare a piangere oppure a ridere.

Prima di perdere definitivamente la ragione e di fare qualcosa di troppo imbarazzante che rovinasse tutto, Le Fou si costrinse a fermarsi per chiarire una questione piccola ma fondamentale.

-Gaston... Gaston, aspetta... sei sicuro di volere questo?-

-Questo cosa?-

-Questo che stiamo facendo adesso-

-Sì. Mi piace-

-Ma questo è... tra due uomini... è sodomia-

-Non so che vuol dire- borbottò Gaston contro le sue labbra socchiuse.

E tornò a baciarlo.

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Nel Cerchio della Strega


Sono tornata con la sorpresa di Pasqua!

Scusate se vi ho fatto attendere ma questo capitolo mi ha richiesto molta attenzione e tempo.

Spero che sia valsa l'attesa.

Ora che siamo alla fine della storia posso fare tutti i ringraziamenti.

Grazie a tutte le persone che hanno seguito la storia, grazie a chi l'ha recensita capitolo per capitolo, e grazie a chi l'ha apprezzata in silenzio e a chi l'ha messa tra le prefeite, seguite o ricordate.

Grazie a tutti, ci risentiamo da questa parti con una storia mia o vostra.


Lady Shamain




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